Il diario dimenticato

di CUCCIOLA_83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Premessa: La grande guerra contro Lord Voldemort si è ormai conclusa da qualche mese con la vittoria del mondo magico ma ad un

Alla fine ho deciso di farlo. Ogni volta che aprivo questa FF (come molte delle prime che ho scritto nel lontanissimo 2005 e non solo) mi venivano i brividi per com’era impostata.

Così ho deciso di risistemarla, e con lei le altre. Certo ci vorrà un po’, perché sto lavorando ad un progettino personale che mi porta via parecchio tempo.

Magari continuerò con qualcosa di più corto, perché questa è stata un vero inferno.

Ora vi auguro buona lettura. Tenete però presente alcune cose:

  1. quando ho scritto questa storia dovevano ancora uscire il sesto e il settimo libro;
  2. ero particolarmente fantasiosa, in pratica questa storia è stata la base del mio personalissimo AU.

 

 

 

 

Il Diario Dimenticato

 

Capitolo 1

 

 

La giornata fuori dalla finestra era limpida ma ancora un po’ fredda, quello era un classico gennaio inglese non c’erano dubbi. Tonks si godeva il suo giorno di libertà da lavoro, cercando di sistemare un po’ quella casa, si erano trasferiti lì da quasi un mese, ma nonostante questo gli scatoloni la facevano da padroni in quasi tutte le stanze. Decise di cominciare dalla salotto, Remus le aveva “suggerito” di non toccare gli scatoloni riguardanti la cucina «forse è meglio se la cucina la sistemiamo quando torno, che ne dici? Non vorrei ti facessi male» ma la verità era che non voleva rischiare di veder frantumate a terra tutte le stoviglie presenti negli scatoloni, Tonks era sempre molto maldestra come il primo giorno che si erano conosciuti, ma in fondo amava anche questo in lei.

Terminato di sistemare il salotto, decise di andare in soffitta per cercare qualche libro da aggiungere alla libreria, sapeva che da qualche parte c’erano dei vecchi libri di Remus e voleva prenderli per dargli una sistemata prima di metterli con gli altri. Frugò in molti scatoloni ma non riuscì trovare niente d’interessante, fino a quando la sua attenzione non fu catturata da un vecchio baule, si avvicinò e lesse la targhetta “R. J. Lupin settimo anno, grifondoro Hogwarts” quello era il baule che Remus usava ai tempi della scuola, forse li avrebbe trovato qualche libro interessante. Quando lo aprì fu colpita da una quantità assurda di polvere, dovevano essere anni che nessuno apriva quel baule, quando la polvere si dissolse Tonks iniziò a cercare. All’interno del baule trovò molte cose come la vecchia divisa dei grifondoro

«mamma mia com’era mingherlino a scuola…non che ora sia molto diverso…» commentò mentre la osservava.

Dopo averla messa da parte cercò ancora, trovò dei vecchi vestiti, un calderone arrugginito varie provette e una piccola bilancia necessarie per le lezioni di pozioni, vari libri scolastici, e quello cos’era? Un album fotografico? Non seppe resistere e iniziò a sfogliarlo, c’erano tantissime foto al suo interno la maggior parte lo ritraevano con James e Sirius, in altre invece c’era anche quel piccolo ratto schifoso di Peter, in altre ancora era con una ragazza con i capelli rossi all’inizio non l’aveva riconosciuta ma guardandola meglio e soprattutto osservando gli occhi…quella era Lily, in alcune foto Remus e Lily erano insieme e mostravano dei premi, le targhette non si riuscivano a leggere. Tonks decise di portarlo giù così al ritorno di Remus lo avrebbero sfogliato insieme. Stava per chiudere il baule quando da una piccola tasca ricavata dal coperchio uscì un sacchetto di velluto nero chiuso da un laccio di color argento, Tonks lo aprì e al suo interno trovò un vecchio libricino con una serratura, quello doveva essere il diario di Remus ai tempi della scuola, combattuta sul dafarsi decise di portare giù anche quello, solo Remus aveva il diritto di aprirlo.

Scesa in salotto posò i libricini nella libreria, il diario però lo rimise nel sacchetto di velluto nero, poi si rimise a sistemare gli scatoloni che le rimanevano.

 

*****

Remus era molto nervoso quel giorno, lo aveva capito anche Sirius, il quale si era offerto di accompagnarlo al ministero, voleva stargli vicino in quella giornata che poteva significare l’inizio di una vita migliore per l’amico. Remus fu felice della sua offerta, ma declinò, doveva e voleva affrontare da solo tutto questo, in fondo aveva cominciato da solo e voleva finire allo stesso modo.

 

Dopo aver passato la mattinata con Sirius in giro per Londra, Remus si materializzò nell’atrio del ministero. Il ministero, lo aveva sempre reso molto nervoso, brutti ricordi erano associati a quel posto, lunghi ed estenuanti interrogatori, soprusi, a volte persino violenze a causa della sua “natura di lupo mannaro”, o ancora lo scontro con Voldemort circa tre anni prima che aveva quasi ucciso molti dei suoi amici, compresa Tonks, e tutto a causa della mentalità ottusa del ministro della magia che non voleva ammettere i suoi errori. Ma quello che doveva fare oggi era troppo importante, doveva farsi forza, si diresse dal sorvegliante, che dopo aver pesato la bacchetta, gli diede un cartellino da appuntarsi al petto con scritto “Remus J. Lupin – cavia esperimento” .

«Prenda l’ascensore fino al sotterraneo, piano “ufficio misteri – laboratori di ricerca”, appena uscito dall’ascensore si diriga alla 5° porta a destra»

Remus rimase sconcertato dalla scritta apparsa sul suo cartellino ma decise di non obiettare, avrebbe perso solo tempo ringraziò la guardia e se ne andò. Si diresse agli ascensori, i quali erano sempre pieni di gente e di promemoria volanti, mentre attendeva l’arrivo della cabina si guardò in giro e ad un tratto.

«Ciao Arthur! Sempre indaffaratissimo? » Tra la folla che usciva dalla cabina di un altro ascensore aveva intravisto Arthur Weasley

«Ho ciao Remus, eh si puoi dirlo forte, ieri notte dei ragazzi hanno avuto la bellissima idea di incantare una cabina telefonica in modo da farle insultare chiunque volesse telefonare, ci sono volute più due ore per sistemare tutto. E tu? Oggi è il gran giorno vero? » Chiese impaziente.

«Già, oggi potrebbe essere l’inizio di qualcosa di molto bello, ma credo che ci vorranno dei mesi per sistemare tutto, comunque.. ho aspettato trent’anni posso aspettare qualche mese giusto? » Rispose Remus cercando di dare alla sua voce un tono tranquillo. Dentro di sé però era tutto forche tranquillo, sapeva bene cosa avrebbe significato per lui, e per tutti quelli nelle sue stesse condizioni, la riuscita di questo esperimento.

«Bene, allora credo che sia meglio che tu vada non vorrei farti far tardi, spero che tu e Tonks veniate a farci visita alla Tana, Molly e io saremo molto felici di avervi a cena una di queste sere».

 «Ma certo, verremo molto volentieri, grazie per l’invito questa sera lo riferirò a Tonks. Ora vado se no magari quelli cambiano idea. Ci vediamo». Lo salutò ed entro in ascensore.

La discesa fino ai sotterranei del ministero sembrava infinita, ma ad un tratto una voce annunciò “sotterranei, comprende ufficio misteri e laboratori di ricerca” Remus uscì dall’ascensore e si diresse alla porta che gli aveva indicato il custode “laboratori di ricerca”, bussò, subito dopo una voce rauca parlò.

«Chi siete? »

«Sono Remus Lupin sono qui per un esperimento contro la maledizione dell’uomo lupo». Rispose Remus, cercando di capire da dove provenisse la voce.

«Ok, prego entri pure. Benvenuto nei laboratori del ministero della magia». Annunciò ancora la voce mentre la porta si aprì da sola.

Appena fu entrato venne accolto da molti ricercatori.

«Salve io sono il dottor Whitman e sono a capo di questo esperimento». Si presentò il guaritore capo, un uomo attempato ma dall’aria bonaria, stringendogli la mano. Remus salutò tutti quanti i presenti e notò che tutti indossavano delle lunghe vesti bianche, ma su alcune di esse c’era il simbolo dell’ospedale San Mungo.

Il laboratorio era pieno di calderoni, ampolle, e una sorta di marchingenio stranissimo.

«Bene, bene. Ecco qui il nostro volontario!». Esclamò una voce squillante e alquanto familiare.

Cornelius Caramell ministro della magia, in passato quanto aveva odiato quella voce, ma ora le cose erano cambiate, almeno in parte.

«Buongiorno ministro, come sta? non pensavo che ci sarebbe stato anche lei qui oggi». Chiese cortesemente Remus.

«Beh non potevo certo perdermi l’inizio di un esperimento importante come questo». Rispose il ministro con il suo solito tono pomposo che usava soprattutto per le grandi occasioni.

«Signor Lupin, prego da questa parte. Oggi le preleveremo del sangue, come le abbiamo gia spiegato qualche giorno fa dovremo prelevarlo per i prossimi due giorni per vedere come il sangue reagisce in prossimità della trasformazione». Spiegò un ricercatore mentre lo faceva accomodare su una poltrona, Remus annuì al ricercatore e si sedette sulla poltrona, una guaritrice alla sua sinistra gli sollevò le maniche della camicia e preparò il necessario per il prelievo, un altro alla sua destra, invece, preparava una decina di a provette.

«non vorrete mica riempirle tutte vero?? » Chiese un po’ preoccupato.

«Stia tranquillo, non saranno piene». Rispose tranquillamente il guaritore che per primo lo aveva accolto al suo arrivo.

«Beh certo ora sì che sono più tranquillo».Rispose sarcasticamente. «Datemi pure del tu, solo i miei alunni mi davano del lei, e sinceramente mi suonava strano detto anche da loro». Continuò ancora.

Molti ricercatori risero alla battuta mentre continuavano il loro lavoro. Ad un tratto il guaritore che lo aveva accolto gli si avvicinò.

«Bene, Remus. Ora le preleverò la quantità di sangue necessaria per la prima parte dell’esperimento» così dicendo prese una grande siringa, Alla vista di quell’arnese Remus ebbe un tremito «è proprio necessario che sia così grande?»

 «Sì, almeno non dovremo bucarla più volte, ora si rilassi». Rispose tranquillamente il dottor Whitman e così dicendo gl’infilò il grosso ago nel braccio. Remus stava per urlare dal dolore ma tenne duro.

«Allora come si sente?» Chiese Caramell.

«Caro Professor Lupin volevo ringraziarla a nome di tutto il mondo magico per il suo aiuto, grazie a lei molte persone che malauguratamente sono state, o che saranno, morse da un lupo mannaro potranno avere una speranza in più per tornare ad essere membri rispettabili della nostra società». Esclamò con il suo solito tono di voce pomposo il ministro.

All’udire quelle parole tutti si voltarono sconcertati verso di lui e poi verso Lupin in attesa di una sua reazione o di un suo commento.

«Anche io ripongo molta fiducia in questo esperimento. Se dovesse aver successo potrei avere una vita normale, quella stessa vita che mi è stata negata dall’età di sei anni» Rispose, rivolto al ministro, il quale sembrava aver capito la tremenda gaffe appena fatta.

 «Sì, sì. Certo ha ragione professore. Col vostro permesso ora dovrei tornare alle mie occupazioni. In bocca al lu.. Hem buona fortuna a tutti quanti». Mormorò imbarazzato mentre si dirigeva a gran velocità verso la porta.

Quando il ministro sparì dietro la porta, tutti guardarono Remus che lo aveva seguito con lo sguardo.

 «So che le sue intenzioni sono buone, peccato che non ci azzecchi mai con le parole…» Commentò scutendo la testa, mentre il dottor Whitman estraeva la siringa da braccio.

 Tutti i presenti sorrisero e annuirono alle parole di Lupin, poi ripresero il loro lavoro, trafficarono a lungo con provette di sangue e boccette contenenti dei liquidi di vari colori, Remus li osservava, era molto incuriosito dal loro lavoro «bene, vedo che sei molto interessato se vuoi ti illustro cosa stiamo facendo» disse il dottor Whitman gentilmente.

 «Certo, mi piacerebbe conoscere tutte le varie fasi dell’esperimento». Così dicendo si alzò velocemente dalla poltrona, ma ebbe un mancamento.

«Con calma Remus. Ti abbiamo prelevato parecchio sangue devi alzarti con calma, ecco, mangia questo ti aiuterà a sentirti meglio». Lo aiutò a sedersi allungandogli una barretta di cioccolato.

 «Grazie, e pensare che in passato sono stato io a dare del cioccolato ad un alunno per… Ma meglio non divagare... Mi diceva delle provette e delle ampolle?» Chiese incuriosito. I due rimasero parecchio tempo a discutere sull’uso delle varie provette di sangue.

 «Vede? In questa zona misceleranno il sangue con dei vari reagenti ricavati dalla pozione Antilupo che prende ormai da qualche anno. Oh a proposito eccola, ci siamo presi la briga di preparagliene un po’, la prenda subito, domani gliene daremo dell’altra». Spiegò il dottore porgendo a Remus un grande bicchiere contenente il liquido fumante che conosceva bene.

 «Grazie mille. Adoro prendere questa pozione, è così deliziosa che la berrei tutto il giorno» Esclamò, sarcastico prendendo il bicchiere in mano. «A parte gli scherzi sono grato di aver avuto questa pozione, grazie ad essa sono riuscito a controllare la mia parte lupesca per molto tempo. Cin cin ».

Sorridendo ai ricercatori che lo stavano osservando, la bevve tutta in un sorso appena finì d’ingoiarla una smorfia di disgusto gli si disegnò in volto.

 «Veramente ottima grazie» ancora una volta i ricercatori risero alla sua battuta.

Il tempo passò molto rapidamente e per Remus ormai era ora ti tornare a casa.

«Ok per oggi abbiamo terminato, ti aspettiamo qui domani mattina per un altro prelievo, so che domani la luna sorgerà piuttosto presto, quindi meglio non correre rischi. Buona serata». Lo salutò il dottor Whitman.

«Va bene a domani allora, ma dovrete usare la stessa siringa?» Chiese quasi intimorito.

«Temo proprio di si, va a casa e non pensarci troppo». Rispose tranquillamente il dottore.

«Ok, non vedo l’ora. A domani, buona serata a tutti». Lupin salutò tutti i presenti.

«Ha davvero una gran forza d’animo, sono anni che combatte contro questa maledizione, e come lui molti altri, quindi dobbiamo fare del nostro meglio, e anche di più, per riuscire in questa impresa…Tutti al lavoro». Esclamò il dottor Whitman rivolto ai colleghi, i quali annuirono vigorosamente, e si rimisero subito al lavoro.

*****

Tonks aveva appena fatto sparire gli ultimi scatoloni vuoti, seduta sul divano stava per iniziare a controllare delle pratiche che si era portata a casa dal lavoro quando udì uno schiocco che proveniva dall’ingresso, finalmente Remus era tornato! Lei gli corse in contro, ma inciampò nel tappeto che aveva appena sistemato nell’ingresso, per fortuna che Remus ebbe i riflessi pronti e la prese al volto.

«Ciao amore. Carino il tappeto che hai messo. Forse, però, un pochino pericoloso ma molto carino».

«Ciao, ben tornato. Sì è carino, me lo ha consigliato Molly, ma forse dovrei fargli un incantesimo per evitare d’inciamparci ogni volta che ci passo sopra». Rispose lei tutta rossa mentre se ne stava ancora tra le braccia di Remus.

Durante la cena, Remus e Tonks parlarono delle rispettive giornate.

 «Allora, com’è andata oggi al ministero? Questa mattina eri parecchio nervoso quando sei uscito, ero un po’ preoccupata». Chiese lei mentre serviva il secondo.

 «Sì è vero lo ammetto, questa mattina ero parecchio nervoso. Come ben sai il ministero della magia non racchiude tra le sue mura dei bellissimi ricordi per me, ma oggi quando mi sono ritrovato in quel laboratorio ho sentito nascere nel mio cuore una piccola fiamma di speranza. Ho conosciuto molte persone veramente professionali, una tra tutte è il dottor Whitman, il capo ricercatore, per una volta in vita mia  non mi ha trattato da lupo mannaro da persone estranee che conoscevano il mio segreto, anzi è stato veramente gentile con me e anche tutta la su equipe, mi hanno reso partecipe di tutto quello che stavano facendo».

Il suo viso era sereno, raramente lo era quando parlava delle sue condizioni, anche se cercava di non darlo a vedere aveva sempre una luce malinconica negli occhi. Oggi, invece, no e questo la fece stare un po’ più tranquilla.

Remus continuò a raccontare della sua giornata. «Ci sono state solo due note leggermente stonate oggi, la prima è stata Caramell, con quel suo fare pomposo mentre parlava dell’esperimento per far tornare i maghi vittime della maledizione “membri rispettabili della nostra società”». Mentre pronunciava queste ultime parole il suo viso si fece più duro, “membri rispettabili della società”. Perché ora che cos’erano? Animali da giardino? Tonks non riusciva a credere alle sue orecchie.

«No, non ci credo…Ha davvero detto una cosa del genere?? Ma è impazzito del tutto? Come si permette di dire una cosa del genere dopo che gli hai quasi salvato la vita? Forse lui non si ricorda ma nell’Ordine della Fenice c’eri anche tu…» Tonks era davvero furibonda con Caramell, come aveva potuto dire quella cosa dopo tutto quello che era successo?

«Beh, probabilmente avrà usato le parole sbagliate, sai benissimo che non sono mai state il suo forte, però devo ammettere che ci sono rimasto un po’ male, e anche lui doveva averlo capito e mentre se stava andando aveva farfugliato una sorta di scuse». Cercò di calmarla Remus.

«Ok, però non è stato affatto carino. E poi che altro è successo? Mi hai detto che le note negative erano due». Chiese incuriosita.

 «A sì, stavo quasi per dimenticarmi l’enorme siringa che hanno usato per prelevarmi il sangue, ero quasi indeciso se urlare o svenire, ma non volevo passare per un fifone allora ho resistito, peccato che domani e dopo domani si replica». Confessò un po’ abbattuto, ma subito dopo le sorrise.

«Povero amore mio, diventerai un punta spilli prima della fine dell’esperimento». E così dicendo gli diede un bacio.

«Beh almeno avrei un futuro nel campo della moda, potrei trovare un lavoro per un grande stilista». Tonks adorava le battute che spesso e volentieri faceva Remus, nonostante tutto aveva conservato il suo umorismo, probabilmente era quello che lo aveva fatto andare avanti per molti anni.

La cena era quasi giunta alla termine e Remus guardandosi in giro aveva notato che Tonks si era data molto da fare quel giorno.

«Ma vedo che oggi non sei stata con le mani in mano, sono spariti tutti gli scatoloni dal salotto. Dopo potremmo sistemare la cucina che ne dici?» Chiese.

 «Dato che oggi  era il mio giorno libero ho pensato di dare una sistemata, tutte quelle scatole stavano mettendo radici in salotto. Ti piace com’è venuta la libreria? Per ora è ancora un po’ vuota ma so che non ti ci vorrà molto per riempirla».

Tonks conosceva bene la passione di Remus per i libri.

«Vero. Infatti, oggi passando davanti al ghirigoro ho visto un paio di volumi molto interessanti, e credo proprio che domani li comprerò».

Insieme si diressero verso il divano per continuare a parlare più comodamente.

«Oggi pomeriggio per cercare altri libri sono stata in soffitta ma non ho trovato niente d’interessante, a parte… A parte un vecchio baule. Il tuo vecchio baule, quello di quando andavi a scuola. Spero che non ti dispiaccia, non volevo ficcare il naso. Cercavo solo dei libri e pensavo che lì forse ne avrei trovati». Tentò di giustificarsi, ma Remus non si arrabbiò anzi.

«Il mio vecchio baule. Sono anni che non lo apro, trovato qualcosa di bello? Sarà stato pieno di cianfrusaglie, James, Sirius ed io eravamo imbattibili nel collezionare le cose più assurde». sorrise pensando alla sua gioventù e ai suoi migliori amici, ne avevano passate di tutti i colori insieme.

«Beh si ho trovato qualcosa ma non sono precisamente libri». Così dicendo si diresse verso la libreria e prese l’album e il sacchetto, quest’ultimo però lo nascose un attimo, era meglio aspettare per quello.

«Ho trovato questo, ci sono un sacco di foto molto belle e inedite di voi da giovani».

Remus prese tra le mani l’album e appena lo aprì si ritrovò una sua foto in bianco e nero. Era molto piccolo, due o tre anni circa, se ne stava seduto sul tavolo e faceva ciao con la manina mentre sorrideva.

Divenne tutto rosso, non poteva credere che Tonks avesse visto questa foto.

«Ma quanto eri carino da piccolo! Che amore!» Esclamò lei mentre continuava a fissare la foto.

«Già peccato che poi mi sono rovinato con la crescita….» Commentò lui.

«Non è vero, anzi sei sempre bellissimo». Ribadì lei dandogli un bacio sulla guancia.

«Sì come no…Comunque, questi sono i miei genitori, io sono identico a mia madre vero? O guarda questa, è stata scattata il giorno prima di partire per Hogwarts, mi avevano fatto mettere la divisa solo per scattare la foto. E questa? Ce l’aveva fatta un nostro compagno di grifondoro, avevo appena fatto amicizia con Sirius e James, da quel giorno siamo stati inseparabili, qui invece siamo con tutti i ragazzi e ragazze del nostro anno. Qui invece sono con Silente mi aveva appena premiato perché avevo vinto un torneo di duello magico, qui invece…» S’interruppe. Aveva dimenticato quella foto con Lily, lei era sempre rimasta nel suo cuore. Era stato grazie a lei che in passato aveva abbattuto tutte le mura che si era costruito in torno .

«Qui invece sono con Lily, avevamo vinto il premio come migliori studenti dell’anno, lo avrebbero vinto anche Sirius e James, se non si fossero messi nel guai un giorno si e l’altro pure per tutto l’anno». sorrise ricordando molti episodi in cui i suoi amici avevano rischiato l’espulsione.

Passarono molto tempo a sfogliare l’album. Ad ogni foto interessante, Remus le raccontava qualche aneddoto divertente; come quando avevano rischiato di trasformare la McGranitt in un coniglio, oppure quando avevano fatto levitare il professor Vitious al posto della sedia.

Quando ebbero terminato di sfogliare l’album Tonks si decise a tirare fuori il sacchetto.

«C’era anche dell’altro nel baule. Mentre stavo per chiuderlo, da una parte nascosta del coperchio è uscito questo sacchetto. Al suo interno c’era un libricino con una serratura, ho pensato che fosse il tuo diario quindi non l’ho aperto, non mi sembrava giusto senza il tuo permesso».

 Remus però non aveva ascoltato molto di quello che lei aveva detto. Il suo sguardo era come rapito da quel sacchetto.

Molte immagini annebbiate si facevano strada nella sua mente, sul suo volto si disegnò un’espressione d’incredulità. Per anni aveva relegato il ricordo di quel diario in parti remote della sua mente.  Poi, ad un tratto, fu come svegliato da una sorta di trance mentre Tonks gli porgeva il sacchetto.

Remus tentennò per qualche istante, era ancora incredulo; le sue mani tremarono mentre lo apriva, come se da lì potesse uscire un terribile mostro, e forse in parte era così. Tra quelle pagine erano racchiusi tutti i suoi segreti e tutte le sue sensazioni legate alla maledizione. Ma infine eccolo, ora lo teneva tra le sue mani.

Quanti anni erano passati dall’ultima volta che era successo? Quel piccolo diario di pelle marrone, con inciso il suo nome in lettere d’argento, proprio come la luna che ormai da troppo tempo lo teneva Prigioniero. Le sue mani, ancora tremanti, lo rigirarono più volte, sfiorarono l’incisione, la serratura e ancora tutta la copertina ruvida come per volersi assicurare che fosse davvero il suo vecchio diario.

Gli occhi si riempirono di velate lacrime mentre ripensava al giorno in cui sua madre glielo regalò.

I ricordi che prima sembravano lontani e annebbiati ora erano più nitidi.

Ecco sua madre sorridente mentre lo aiutava a preparare il baule per la scuola. Era ancora incredula per la sua ammissione a Hogwarts e come darle torto persino lui lo era. T

Terminato di sistemare le ultime cose gli porse un piccolo pacchetto, lui lo scartò, attento a non rovinare la carta, e si ritrovò tra le mani, proprio come ora, quel diario.

*spero che ti piaccia, è un diario, così ci potrai scrivere tutto quello che vorrai, so che la tua non è stata una vita spensierata, ma spero che tu su questo diario un giorno possa scrivere tutte le cose belle che ti capiteranno*

Quando si voltò verso Tonks, con gli occhi ancora pieni di lacrime, lei l’osservò con un amore tale da infondergli la forza per aprirlo ma, prima di farlo, decise di spiegarle l la storia del diario, di sua madre e del suo desiderio.

«Sfortunatamente, non sono mai riuscito ad esaudirlo in pieno. In queste pagine sono racchiuse molte cose che riguardano le mie prime trasformazioni e i miei sentimenti legate ad esse. Ma per fortuna, se non ricordo male, ci sono anche parecchi racconti delle mie disavventure con Sirius e James. Ora credo di avere la forza per aprirlo». Mentre con una mano stringeva quella di Tonks, con l’altra prese la bacchetta e pronunciò la formula che aveva inventato da piccolo per farlo aprire.

«Il signor Lunastorta ti ordina di aprirti». Pronunciò quella parole con un poco d’imbarazzo, da piccolo non sembravano così, infantili.  «Non mi guardare così ho perso il conto delle volte che ho cambiato questa formula. Alla fine ho tenuto questa».

Nonostante il momento solenne all’udire quella formula Tonks aveva riso e di conseguenza anche lui riuscì ad allontanare per un attimo la tristezza.  Ma non durò a lungo. Alla vista della prima pagina Remus s’incupì leggermente. La pagina era datata primo settembre di circa venticinque anni prima

 Ciao,

io mi chiamo Remus J. Lupin. Ho undici anni, e sono nato a Blackpool, una città che si affaccia sul mare d’Irlanda non molto distante da Liverpool. Ora mi trovo in viaggio, da solo, per la prima volta. Beh veramente non sono proprio solo, il treno è pieno di ragazzi e ragazze. Stiamo andando alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, dove mi aspettano sette anni di intenso lavoro per diventare dei grandi maghi e streghe.

Non avrei mai pensato o sperato che un giorno mi si sarebbe presentata l’opportunità di frequentare questa scuola. E’ stata una sorpresa per tutti. Nessuno ci sperava dopo quello che mi è successo.

 Una notte di cinque anni fa ero uscito di casa e mi ero addentrato nella foresta, ad un tratto da dei cespugli è uscita una bruttissima creatura dai denti lunghissimi, quello che successe dopo non lo ricordo tanto bene, la mia mamma mi ha detto che mi avevano trovato a terra svenuto con un brutto morso sulla spalla. Quello è stato l’inizio e allo stesso tempo la fine di tutto.

Sono stato ricoverato a lungo all’ospedale San Mungo, all’inizio nessuno voleva dirmi cosa mi era successo, ma un giorno mentre mia madre e mio padre pensavano che stessi dormendo, parlavano  col guaritore proprio nella mia stanza. È stato in quel momento che ho scoperto la terribile verità, quella brutta creatura che mi aveva morso era un lupo mannaro, e facendolo mi aveva trasmesso la maledizione. Nel sentire quelle parole mi sono alzato urlando, nonostante avessi solo sei anni avevo sempre sentito parlare dei lupi mannari, si dicevano cose terribili su di loro, non ci potevo, non ci volevo credere. Ho pianto per giorni e giorni, non volevo mangiare, e non volevo vedere nessuno. un giorno ho sentito una guaritrice parlare con una collega e dicevano che il mio era un destino crudele, così piccolo e con un futuro così nero e pieno di sofferenze. Avevano ragione.

 

Remus s’interruppe, le lacrime avevano ripreso a scorrere dai suoi occhi, come anche in quelli di Tonks. Lei aveva sempre saputo che Remus era stato morso da piccolo, ma ora leggendo quello che aveva scritto, a soli undici anni, sulla vicenda la facevano sentire ancora più vicina a lui, a quello che aveva provato veramente.

Dopo essersi calmato un attimo Remus riprese a leggere.

 

Da quel momento non sono più stato il solito Remus. Ero diventato taciturno e scontroso, prima invece ero sempre allegro e spiritoso, nessuno mi capiva e nemmeno ora. Mi sentivo solo e per un bambino di quella età è una cosa che lascia il segno, probabilmente è qualcosa che non riuscirò mai a lasciarmi alle spalle. Spero solo che a scuola le cose possano cambiare almeno un po’. Mi piacerebbe farmi degli amici, magari mi aiuterebbe a sentirmi meglio.

Sul treno ora c’è un grande movimento. Un ragazzo con una grossa P su un distintivo ci ha avvistato che è ora di cambiarsi e mettere la divisa scolastica perché stiamo per arrivare. Non vedo l’ora! Cchissà come sarà vivere lì, imparare tante cose nuove e stare insieme ad altri ragazzi. I miei genitori mi hanno detto di ringraziare il preside Albus Silente appena ne ho l’opportunità. Dicono che lui si è battuto col ministero della magia  per farmi ammettere a scuola, deve essere veramente un grande uomo, nonostante non mi conosca a fatto tanto per me, spero solo di non deluderlo. Ora è meglio che finisca di vestirmi, credo davvero che manchi pochissimo.

R. J. Lupin

 

Quest’ultima parte faceva trasparire un minimo di serenità per l’arrivo a Hogwarts.

«La lettera d’ammissione, per me è stata come uno spiraglio di luce nell’oscurità che mi stava circondando da troppo tempo. Silente aveva fatto in modo che venissi ammesso a scuola, grazie a lui ho conosciuto i miei migliori amici, i quali hanno reso gli anni dell’adolescenza indimenticabili. È incredibile come una semplice lettera possa cambiare la vita di una persona». Commentò Remus.

«Ora più che mai capisco come la tua vita sia stata dura e difficile», Mormorò accarezzandogli i capelli. «Certo, l’ho sempre saputo, ma ora avendo letto queste prime pagine del tuo diario lo capisco ancora di più. Io non posso fare molto per il tuo passato, ma ti prometto che il nostro futuro sarà totalmente diverso. Ti renderò felice». Promise, guardandolo negli occhi.

«Tu mi rendi felice ogni momento che passiamo insieme, non potrei chiedere di più alla vita. Ho una persona fantastica al mio fianco, degli amici unici e delle persone davvero in gamba stanno lavorando giorno e notte alla ricerca di un antidoto per migliorare ancore di più la mia vita, e quella di tutti quelli come me. Questo diario rappresenta il mio passato e ho deciso di continuare a leggerlo, ma solo perché spero che il mio futuro sotto certi punti di vista possa essere completamente diverso». E così dicendo l’abbraccio e la baciò.

«Lo sarà…Te lo prometto…» Bisbigliò Tonks mentre stava tra le sue braccia.

 

 

 

Ed eccoci alla fine del primo capitolo. Ho apportato alcune modifiche dalla versione precedente, spero di averlo migliorato almeno un pochino. Probabilmente tutta questa storia agli occhi di molti potrà sembrare semplicistica o infantile, ma ho deciso di non modificarla più di tanto, in particolare nei contenuti. È nata così non mi sembrava giusto modificarla troppo.

Vi do appuntamento al prossimo capitolo.

Taotao :*

 

Ps: dimenticavo, ho salvato tutti i commenti fatti alla precedente versione.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Il Diario Dimenticato

Eccovi il secondo capitolo. Non vi ho fatto aspettare molto, vero?

Buona lettura!

 

 

Il Diario Dimenticato

Capitolo 2

 

Per tutta la notte Tonks non fece che pensare a quelle poche pagine del diario che Remus aveva letto.

Ora capiva perché era sempre stato così tranquillo e solitario. Le persone, a causa delle sue condizioni, lo avevano sempre isolato fin da bambino, e questa è una cosa in grado di segnare profondamente la vita di qualcuno.

 

La mattina seguente il sole sorse in una giornata limpida ma fredda. Tonks e Remus si svegliarono quasi contemporaneamente.

«Buongiorno amore, dormito bene?» Chiese Remus mentre l’abbracciava.

«Come al solito…» Rispose lei, riferendosi ai soliti incubi che da mesi ormai la tormentavano.

«Capisco. Beh anche io questa notte ho avuto degli incubi. Pensa che c’era Caramell che m’inseguiva per tutta Londra con una grossa siringa. Brr terrificante!» Le raccontò Remus facendo finta di rabbrividire.

Entrambi si misero a ridere, Tonks capì che stava cercando di tirarla su di morale.

«Merlino, deve essere stato tremendo. Vedere Caramell correre, è con una siringa in mano per di  più». Continuarono a riderci sopra anche mentre si dirigevano in cucina per fare colazione.

«Allora, cosa ti aspetta questa mattina al lavoro?» Chiese Remus mentre si serviva del caffè.

 «Dovrebbe essere una mattinata tranquilla. Credo che sistemerò delle scartoffie, niente di che. Invece, credo che il tuo incubo si realizzerà, anche se ad inseguirti non sarà Caramell. Pronto per un’altra iniezione?» Chiese, divertita

«Molto carina, davvero molto carina. Sono prontissimo per farmi infilzare ancora una volta con quell’arnese» Rispose Remus sarcastico.

«Ah, ieri mi sono dimenticato di dirti che ho incontrato Arthur. Lui e Molly ci hanno invitati a cena una di queste sere. Ho accettato, spero che non ti dispiaccia». Continuò Remus cercando di sviare il discorso.

«Ma certo che non mi dispiace. Anzi avevo voglia di rivederli, però prima o poi dovremo deciderci ad invitare tutti qui, sai, per l’inaugurazione della casa». Commentò Tonks guardando in torno con fare sconsolato, la casa era un vero disastro

«Bene, allora oggi se finisco presto passo a trovarlo per la conferma definitiva. Per quanto riguarda la festa d’inaugurazione, prima, cerchiamo di liberarci di tutti questi scatoloni che ancora prevalgono in casa». Osservando anche lui il disordine che li circondava a causa degli scatoloni e imballaggi vari.

Quando ebbero finito di fare colazione si prepararono per uscire, il ministero della magia li attendeva.

Essendo giorno di luna piena, Remus non era al pieno delle sue forze, sentiva che il suo corpo rispondeva a fatica alle sue richieste, quindi, preferirono evitare la magia, dirigendosi al ministero con mezzi babbani.

Arrivati davanti alla cabina telefonica si guardarono in torno per assicurarsi che non ci fosse nessuno ed entrarono, composero il numero 2442 e la fredda voce femminile fece le solite domande, quando dallo sportellino uscì la targhetta per Remus, Tonks la osservo indignata.

«Cavia esperimento?? Ma sono impazziti?» Urlò di colpo.

«Lascia perdere, anche quella di ieri era così». Rispose rassegnato.

«Beh, è una cosa oltraggiosa secondo me». Non fece in tempo a  terminare la frase si ritrovarono nell’atrio del ministero e dopo il solito rito del peso della bacchetta si diressero, insieme, agli ascensori.

«Se vuoi ti accompagno, ho ancora un po’ di tempo prima dell’inizio del mio turno». Propose lei.

«No tranquilla, non voglio rischiare di farti arrivare tardi. Sai che poi non ti lascerei più andare via. Passo più tardi a trovarti se va».

 «Ok, come vuoi. Allora ti aspetto in ufficio. Ciao». Confermò per poi dargli un veloce bacio prima che le porte dell’ascensore si chiudessero.

Remus scese ancora nei sotterranei del ministero e quando si trovò davanti alla porta del laboratorio, busso senza esitazione.

«Buongiorno Remus, bentornato, prego entra pure. Come ti senti oggi? Pronto per un altro prelievo?» Chiese il dottor Whitman.

«Buongiorno, beh i giorni di luna piena non sono mai facili per me. Ma a parte questo va tutto bene». Rispose Remus mentre si accomodava sulla solita poltrona, che lui aveva soprannominato “poltrona delle torture”.

«Bene, oggi faremo un altro prelievo di sangue, per confrontarne i cambiamenti con quello di ieri, grazie ai liquidi colorati che ti ho mostrato. Domani manderò dei miei colleghi a casa tua per effettuarne un altro. So bene che sarai piuttosto esausto a causa della nottata movimentata che ti attende, quindi voglio evitarti il tragitto fin qui. Per te va bene?» Chiese il dottore mentre infilava l’ago nel braccio del povero Remus, il quale, nel tentativo di trattenere le urla, annuiva.

Terminata la tortura Remus rimase ancora due ore circa nel laboratorio per farsi spiegare altre lavorazioni effettuate dai ricercatori, in fondo quello era il suo sangue.

Pian piano stava facendo amicizia con tutti i membri dello staff e l’idea che si era fatto all’inizio su di loro non venne smentita, erano tutte persone volenterose e appassionate del proprio lavoro, si stavano veramente dando da fare per riuscire nell’impresa, e questo lo rese molto felice. Era bello sapere che stavano dando il meglio di loro stessi per la riuscita di questo progetto.

Quando si congedò dai ricercatori, si diresse al secondo livello del ministero dov’era ubicato il quartier generale degli Auror, per mantenere la promessa di passare a salutare Tonks prima di andare via.

Quando salì sull’ascensore tutti i presenti lo guardarono, o per meglio dire, fissarono il suo cartellino che brillava sotto la luce come se fosse sotto ad un riflettore, ma Remus cercò di non farci troppo caso.

Ad un tratto la solita fredda voce annunciò:

 

“secondo livello, Ufficio Applicazione Della Legge Sulla Magia, comprende L’Ufficio Per l’Uso Improprio Delle Arti Magiche, Il Quartier Generale Degli Auror e I Servizi Amministrativi Wizengamot”

 

Remus scese dall’ascensore, sotto gli sguardi incuriositi degli occupanti, e si avviò per un lungo corridoio pieno di porte. Voltò l’anglo e attraversò una grande porta a due battenti ritrovandosi così nel quartier generale degli Auror.

Si guardò in torno per cercare la postazione di Tonks, ma non dovette cercare a lungo perché fu lei a trovare lui, infatti, si trovava poco distante e appena lo vide corse ad abbracciarlo, sotto gli occhi stupefatti dei colleghi, ma entrambi sembrarono non accorgersene, e dopo aver avvisato il suo capo che prendeva una pausa per il pranzo, si diressero alla caffetteria del ministero per pranzare.

 «Devi mangiare qualcosa anche se non ti và. Non vorrai restare a digiuno fino a domani mattina!» Esclamò Tonks notando che Remus giocherellava col cibo, ma non ne metteva in bocca nemmeno un pezzetto. «Tranquilla, non ti sbranerò nel sonno» Commentò prima d’infilzare un boccone con la forchetta ed infilarselo in bocca. «Non fare quella faccia stavo scherzando». La rassicurò osservando la sua reazione alla battuta. «Però non ho mai molto appetito in queste giornate. Comunque ok, mangerò qualcosa, contenta?» E subito dopo si riempì di nuovo la bocca di cibo abbozzando un sorriso. lei ricambiò nell’assistere a quella scena, almeno una piccola vittoria l’aveva ottenuta.

Terminato di pranzare e, dopo essere tornati nel quartier generale degli Auror, l’atmosfera tra di loro si rattristo un poco. Entrambi sapevano bene che non si sarebbero rivisti fino al mattino successivo, e questo rendeva ancora più difficile la separazione.

Tonks avrebbe voluto stargli vicino nonostante la trasformazione, non lo voleva lasciare solo in un momento come quello ma, anche se Remus aveva preso regolarmente la pozione antilupo, le aveva fatto promettere di non avvicinarsi per nessun motivo al mondo. Non voleva che le succedesse qualcosa di brutto, non se lo sarebbe mai perdonato.

«Ora è meglio che torni al lavoro, ti staranno dando per dispersa. Io faccio un salto da Arthur e poi torno a casa». Così dicendo gli diede un bacio e si allontanò in direzione dell’ufficio uso improprio dei manufatti babbani, dove lavorava Arthur.

*****

La casa era immersa in un silenzio irreale, pensò Remus, quando c’era Tonks era sempre piena di allegria e di rumore.

Decise così d’allontanare questi pensieri tristi dalla sua mente dedicandosi alla sistemazione della cucina per farle una sorpresa.

Quel lavoro lo tenne occupato per le seguenti tre ore, immerso fino al collo tra scatoloni e materiale da imballaggio, ma riuscì a sistemare tutto senza grandi perdite, e fuori dalla finestra cominciava a farsi buio, controllando l’orologio si accorse che era ora di prendere la dose di pozione antilupo che i ricercatori avevano preparato per lui. Storcendo un po’ il naso la inghiottì tutta di un colpo per evitare di sentirne il sapore.

Ormai mancava poco al sorgere della luna e quindi si preparò all’imminente trasformazione, ma non prima di aver lasciato un biglietto a Tonks e, dopo essersi chiuso a chiave nella stanza prescelta per quelle notti di luna piena, si sedette a terra con rassegnazione.

Avrebbe dovuto essere abituato a quel rito, ma da quando Tonks era entrata nella sua vita questo momento era diventato, se possibile, ancora più doloroso, in quanto significava stare lontano da lei, anche se solo per una notte.

*****

Tonks tornò a casa piuttosto stanca, benché quel pomeriggio non fosse riuscita a combinare molto. La sua mente continuava a tornare a Remus, e a quello che sarebbe successo quella notte. Quante volte aveva cercato di spiegarglielo, ma non era mai riuscito a finire il racconto troppo dolore, e troppi ricordi da spiegare solo a parole.

Avvicinandosi al tavolo del salotto trovò il messaggio che le aveva lasciato, e sedendosi sul divano e cominciò a leggere:

 

 

Ciao amore,

spero che il lavoro sia andato bene. Io qui a casa mi sono dato da fare, ho sistemato tutta la cucina da solo.

Visto che bravo? Ti ho anche preparato qualcosa da mangiare, devi solo scaldarlo.

Mi mancherai questa notte, e spero che anche io ti mancherò almeno un po’, ma qualunque cosa succeda ricordati la promessa che mi hai fatto, non devi aprire quella porta. Non voglio che ti succeda qualcosa a causa mia, o meglio, dell’animale che è in me, sei troppo importante per la mia vita e non ti voglio perdere.

Ascolta queste mie parole, te ne prego. Ora devo andare, ci vediamo domani mattina, spero che sia il tuo viso la prima cosa che vedrò. Ti amo amore mio, non dimenticarlo mai.

     Con amore

     Remus

 

 

Tonks lesse e rilesse quel bigliettino poi, di colpo, si alzò dal divano e corse alla porta dietro la quale, sapeva che c’era Remus, anche se in forma lupesca. Non voleva aprirla, non l’avrebbe mai fatto, la sfiorò solamente, sperando che il mattino arrivasse presto.

Non le andava molto di mangiare, ma sapeva che Remus le aveva preparato tutto nella speranza che mangiasse, quindi, decise di fare uno sforzo.

Aveva dimenticato quanto fosse deprimente mangiare da sola.

Quando terminò, decise che ciondolare per casa senza una meta precisa fino al mattino non era la soluzione giusta, quindi, andò in camera da letto con un plico di documenti che si era portata a casa dal lavoro, se proprio doveva fare qualcosa tanto valeva sistemare le scartoffie.

Si mise a letto e cominciò a sfogliare i vari documenti, ce la mise tutta per combinare qualcosa di costruttivo ma i mille pensieri che le affollavano la mente non l’aiutarono di certo a concentrarsi.

Ad un tratto guardò la parte del letto dove di solito dormiva Remus, sospirò rassegnata ma poi vide poggiato sul comodino il suo diario. Rimase ad osservarlo per diversi minuti. Poteva leggerlo? Remus non le aveva detto niente al riguardo, però…

Forse tra quelle pagine avrebbe potuto esserci qualcosa che le avrebbe fatto capire meglio quello che veramente provava Remus durante le trasformazioni. In un attimo prese il diario tra le mani, subito notò che Remus non aveva chiuso il lucchetto e, mentre lo apriva, un foglietto usci da una delle pagine.

 

 

Ciao amore,

se stai leggendo questo biglietto vuol dire che hai deciso di leggere questo diario senza di me. Tranquilla, fai pure, non ho niente in contrario. Non dobbiamo avere segreti tra di noi, giusto?

 Ti amo.

Buonanotte  amore mio

Remus

 

 

Tonks arrossì mentre sorrideva.

«Ormai mi conosce anche troppo bene…» Commentò, ripiegando il bigliettino e mettendosi a leggere.

 

 

19 settembre

Ciao,

rieccomi qui a scrivere su questo diario, non so perché ma un po’ mi aiuta. Qui posso scrivere tutto quello che mi passa per la mente, dato che non ho nessuno con cui sfogarmi.

Allora vediamo, sono passati parecchi giorni dall’ultima volta che ho scritto, quindi, per prima cosa ricapitolerò le cose che mi sono successe dal mio arrivo qui a Hogwarts fino ad oggi.

La sera del nostro arrivo c’è stato lo smistamento, e io sono capitato a grifondoro, “culla dei coraggiosi di cuore, audaci, impavidi …”

Ancora oggi credo che il cappello parlante si sia sbagliato nel mandarmi in questa casa, io sono tutto fuorché coraggioso e impavido. Un prefetto ci ha detto che dobbiamo essere orgogliosi di appartenere a questa casa, ed io, nonostante tutto, lo sono. Spero che a giugno ci venga assegnata la coppa delle case.

Tutti i miei compagni sembrano simpatici, anche se non li conosco bene.

In particolare due sembrano veramente divertenti, si chiamano Sirius Black e James Potter, ora sono amici, ma i primi giorni non si potevano vedere. Ne combinano sempre di tutti i colori, e la professoressa McGranitt li punisce quasi tutti i giorni.

Mi piacerebbe essere loro amico, ma non mi faccio troppe illusioni, io sono l’esatto opposto di loro, credo che non sappiano nemmeno che esisto, nonostante dormano vicino a me.

Mi piacciono molto le lezioni che si fanno qui, sono interessantissime, incantesimi, trasfigurazione, difesa contro le arti oscure, storia della magia, astronomia sono tra le mie preferite. Invece, con pozioni ho qualche difficoltà, ma spero di recuperare in fondo siamo solo all’inizio.

 Finalmente sono riuscito a parlare con Silente, qualche giorno fa mi ha chiamato nel suo ufficio, è stato molto gentile con me, mi ha fatto persino conoscere Fanny la sua fenice, abbiamo parlato a lungo di come andavano le lezione e i rapporto con i compagni.

 “Studiare è importante ma anche i rapporti con i compagni lo sono, cerca di aprirti di più e loro faranno altrettanto” queste solo le esatte parole che mi ha detto, quando gli avevo riferito che non avevo ancora fatto amicizia con qualcuno in particolare.

Tra pochi giorni ci sarà la luna piena, e sarà anche la mia prima trasformazione qui a Hogwarts, Silente mi ha detto che verso le sei di pomeriggio mi dovrò recare da madama Chips, l’infermiera della scuola, lei mi porterà ad un passaggio segreto custodito da un Platano Picchiatore, questo passaggio porta ad una vecchia casa abbandonata vicino ad Hogsmeade, è lì che starò per tutta la notte in attesa che la luna tramonti. Spero solo che a nessuno venga in mente di entrare a controllare se sentiranno dei rumori strani, non voglio fare del male a nessuno, non me lo perdonerei mai.

Ora si è fatto tardi meglio mettersi a dormire domani avrò una giornata molto impegnativa.

Remus

 

26 settembre

ciao,

n questo momento mi trovo in infermeria. Madama Chips mi sta curando le ferite che mi sono procurato due notti fa, da quello che ho potuto capire dai tantissimi graffi e morsi sul mio corpo, devo proprio essermi sfogato, Silente mi ha detto che probabilmente è stato solo a causa del cambiamento d’ambiente. L’essersi trovato in un posto sconosciuto deve essere stato strano per il lupo, di conseguenza si è sentito spaesato e si è innervosito più del solito. Quando ero a casa i miei genitori mi chiudevano in cantina e insonorizzata per non allarmare i vicini, era molto dura per loro ma non glene faccio una colpa, era l’unica cosa da fare,  anche se soffrivo per la situazione, dentro di me li capivo, erano terrorizzati che potessi fare del male a qualcuno era, ed è tutt’ora la mia stessa paura.

Ormai mi sono abituato a non avere una vita normale, ma non nego che all’inizio è stata molto dura, soprattutto per un bambino piccolo. Di colpo mi sono trovato davanti ad una cosa più grande di me, e nessuno era in grado di aiutarmi.

Oltre al male causato dalla solitudine, dovevo affrontare anche quello fisico, causato dalla trasformazione. Tutti giudicano i lupi mannari come bestie orribili, ma nessuno sa quello che comporta trasformasi in loro.

Dentro di te senti come un fuoco che ti divora, e mentre bruci dentro il cuore inizia a battere fortissimo nel petto come se volesse schizzare fuori, senti che la tua pelle non è più in grado di contenerti. La carne sembra che si laceri e in quei momenti vorresti solo morire per far cessare quel dolore, poi di colpo tutto finisce e da quel momento non sei più te stesso, vedi le cose come in un brutto sogno, come se quel corpo non fosse il tuo, e forse sotto un certo punto di vista è così.

Quando al mattino ti risvegli, ti senti spaesato, impaurito, ma soprattutto solo e colpevole, il tuo unico desiderio è quello di scappare e nasconderti dalla vista delle altre persone, perché hai paura della loro reazione.

Io non avendo persone da mordere di solito mordo me stesso o gli oggetti che mi circondano, infatti, nella vecchia casa dove mi sono rintanato due notti fa devo aver combinato un bel casino perché il mattino seguente molti mobili erano stati fatti a pezzi, con segni di morsi e graffi, ma almeno non ho morso nessuno, credo.

Quando all’alba Madama Chips è venuta a riprendermi, si è spaventa molto vedendomi ricoperto di sangue, e mentre mi riaccompagnava al castello continuava a rassicurarmi che dopo le sue cure tutti quei bruttissimi tagli sarebbero spariti, devo ammettere che aveva ragione pian piano stanno sparendo, presto potrò tornare a lezione con i miei compagni, non vedo.

Ora devo andare, Madama Chips deve controllare le ferite più profonde è un po’ doloroso ma almeno so che guariranno… Almeno alcune…

Remus

 

 

Finalmente Tonks aveva capito quello che per mesi Remus aveva cercato, senza successo, di spiegale riguardo la trasformazione.

Mentre leggeva quelle ultime pagine di quel particolare passaggio del diario, non riuscì a trattenere le lacrime, tutto quel dolore lo aveva accompagnato per la maggior parte della sua vita, e lei non poteva fare niente per aiutarlo, era ingiusto!

Ci mise un po’ ad addormentarsi, non riusciva a fermare le lacrime mentre abbracciava il cuscino di Remus, ma quando ci riuscì le cose non andarono meglio.

Per tutta la notte i suoi sogni furono pieni d’immagini orribili: Remus bambino chiuso in cantina mentre piangeva e aspettava il sorgere della luna piena, oppure, ancora Remus pieno di ferite sanguinante che le chiedeva aiuto ma lei non riusciva ad avvicinarsi per soccorrerlo.

Tonks pianse nel sonno tutta la notte.

 

 

 

Grazie a tutti per aver letto questo secondo capitolo spero che vi sia piaciuto.

Julia Weasley: sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto, ma forse ti era sfuggito il “quasi” in quel passaggio, ho scritto che quella guerra aveva Quasi ucciso molti dei suoi amici compresa Tonks;

Pan_tere94: beh ti dirò, tutte le mie ff, o quasi parlando di loro due ;);

Lauretta86: Wow che commentone che hai fatto sono quasi arrossita leggendo. Probabilmente non ti sei persa molto non avendo letto la precedente versione. Spero che continuerà a piacerti anche in seguito;

Maira_Hermione96: e si lo ammetto all’inizio sono stata un poco troppo sul formale, ma credo che andando avanti migliori questo fattore :p;

FunnyPink: Lo ammetto il Remus delle mie ff è decisamente più “allegro” di quello tormentato all’esasperazione che si trova nei libri, spero che ti piacerà anche nei prossimi capitoli.

 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Il Diario Dimenticato

Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto problemi con il pc, ma ora eccomi qui!

Buona lettura!

 

 

Il Diario Dimenticato

Capitolo 3

Tonks si svegliò molto presto quella mattina, il sole era appena sorto e, quando aprì gli occhi, si ritrovò ancora il cuscino di Remus tra le braccia.

Dopo essersi completamente svegliata si mise la vestaglia e si precipitò da  Remus, visto che ormai la trasformazione doveva essere terminata. Ma quando si trovò davanti alla porta esitò per qualche istante. Cos’avrebbe trovato dietro quella porta?

Il desiderio di rivederlo era troppo forte, quindi, lasciò da parte ogni esitazione, pronunciò Alohomora e in un attimo la serratura si aprì. Con mano tremante girò la maniglia e aprì lentamente la porta.

Remus era disteso a terra, quasi completamente nudo. Brandelli di vestiti erano sparsi per tutta la stanza. Le sue mani e le braccia erano ricoperte di tagli, molti dei quali sanguinavano ancora.

Tonks si guardò in giro per cercare qualcosa con cui coprirlo. Fortunatamente trovò una vecchia coperta di patchwork, lo coprì con quella mentre si sedette vicino a lui. Poi, senza svegliarlo, appoggiò la testa di Remus sulle sue gambe.

Mentre gli accarezzava i capelli osservò il suo viso. Sembrava così impaurito ed indifeso e proprio in quel momento le parti del diario che aveva letto la sera precedente le tornarono alla mente:

Poi quando al mattino ti risvegli, ti senti spaesato, impaurito, ma soprattutto solo e colpevole, il tuo unico desiderio è quello di scappare e nasconderti dalla vista delle altre persone, perché hai paura della loro reazione”.

Questo le fece capire ancora una volta, quanto ogni giorno della vita di Remus fosse stato duro. 

Remus si mosse nel sonno e poco dopo si svegliò.

Aprendo gli occhi ebbe come un fremito ma subito dopo incrociò i suoi occhi con quelli di Tonks, nonostante tutto le sorrise ma il suo viso lasciava trasparire molta stanchezza.

«Buongiorno amore, come mai quella faccina triste?» Chiese tentando di alzarsi, ma i tagli alle mani unite alla debolezza causata dalla lunga notte glielo impedirono. Tonks scosse la teste e lo aiutò ad alzarsi poi insieme si diressero verso il salotto.

«Ecco, sdraiati sul divano. Io vado a prenderti la vestaglia e qualcosa per sistemare quelle ferite. Non ti muovere». Lo minacciò, mentre si precipitava in camera a prendere la vestaglia. Quando tornò lo aiutò ad infilarla poi cominciò a medicargli le ferite, tra le proteste di Remus.

«Ahi! Brucia!!!» Si lamentò lui facendo delle finte smorfie di dolore.

«Non fare il bambino, bisogna disinfettarle altrimenti peggioreranno…» Rispose lei sorridendo

«Ok mamma…..» Mugugnò sarcastico.

Terminata la medicazione Tonks andò in cucina a preparare la colazione, se Remus voleva  recuperare le forze doveva mangiare volente o nolente.

«Ma oggi non devi lavorare?» Chiese Remus dal salotto.

«No, ho la mattinata libera. Così posso restare qui a viziarti un po’. Non sei contento?» Chiese lei mentre tornava in salotto con un vassoio pieno di roba da mangiare.

«Sì, certo che sono contento. Ma non vorrai mica che mangi tutta questa roba…» Esclamò osservando stupefatto il vassoio che Tonks gli aveva appoggiato vicino.

«Certo che devi mangiare tutto. Però, se vuoi, ti faccio compagnia». Così i due si misero a mangiare insieme.

Terminata la colazione i due rimasero abbracciati per un po’ sul divano.

 «Che ne diresti di un bel bagno? Credo che potrebbe aiutarti a sentire meglio». Propose Tonks.

«Ottima idea, ma mi farai compagnia?» Chiese lui con uno sguardo leggermente malizioso.

«Non pensare male, è solo che non mi va di stare solo…»

«Certo. Vado a preparare tutto, poi ti aiuto a salire le scale». E così dicendo si avviò verso la stanza da bagno.

Quando la vasca fu piena di acqua ed essenze varie, le preferite di Remus, Tonks tornò da lui  e lo aiutò con le scale.

«Gazie mille, ci voleva proprio. Ma sei sicura che sia una cosa buona continuare a viziarmi così? Potrei anche abbituarmici…» Chiese dopo essersi immerso nella vasca da bagno.

«Mi piace viziarti, e poi dopo la nottata che….» S’interruppe di colpo, non sapeva bene se fosse il caso di parlarne.

«Guarda che ne possiamo parlare se ti và. Hai per caso letto il mio diario?» Chiese osservandola meglio. «Magari proprio qualcosa che riguardava le trasformazioni?» Chiese ancora cercando di incrociare lo sguardo di Tonks.

 lei annuì quasi mortificata.

Remus ancora nella vasca gli tese la mano, lei la prese e si sentì trascinare vicino alla vasca, in un attimo capì cosa volesse, e la trascinò con lui nella vasca.

«Ora hai capito perché per me è sempre stato difficile parlare di certe cose?» Chiese. «Molte persone pensano che dopo tanti anni io sia abituato a questa condizione e a tutto quello che comporta, ma non è così.

A quel dolore non ci si abitua mai. Ad ogni trasformazione ti si apre una nuova ferita, non parlo di ferite fisiche o visibili, quelle prima o poi guariscono, ma per quelle dell’anima non c’è molto da fare. In tutti questi anni ne ho accumulate parecchie di quel genere di ferite, soprattutto dopo la morte di James e Lily e la condanna di Sirius. Ma oggi, grazie a te questo, non è successo. Svegliarmi con te vicino mi ha fatto capire veramente che ora non sono più solo, e di questo ti ringrazio. Sei la cosa più bella che mi potesse capitare». Confessò.

Sentendosi dire queste parole Tonks non riuscì a trattenersi. Si girò verso di lui e con gli occhi pieni di lacrime, lo baciò, più e più volte.

Remus in quel momento dimenticò la stanchezza, le fitte derivanti dai tagli e qualsiasi altra cosa al mondo. In quel momento sapeva solo che voleva lei, in un attimo fu sopra di lei continuando a baciarla sulle labbra e sul collo. Ogni sua carezza era accompagnata da un brivido, lei lo voleva, ora più che mai.

In un attimo Remus fu in lei, i loro corpi erano ancora immersi nell’acqua, la quale li accompagnava nei movimenti lenti ma intensi, e raggiunsero l’apice del piacere quasi contemporaneamente lasciandoli completamente esausti ma felici. Si addormentarono così abbracciati per alcune ore nel calore dei loro corpo misto a quello dell’acqua.

*****

A mattinata inoltrata Remus si svegliò piuttosto dolorante. Ci mise un attimo a realizzare dove si trovava e cos’era successo, poi vide Tonks che dormiva abbracciata a lui, il suo viso era tranquillo e sereno come non lo vedeva da parecchi mesi, avrebbe voluto accarezzarla e baciarla ma temeva di svegliarla, così si limitò ad osservarla e a sorridere pensando a quanto fosse stato fortunato ad incontrarla.

Poco dopo di lui però, si svegliò anche Tonks, e vedendo che Remus la stava guardando gli sorrise e lo abbracciò ancora più forte.

«Remus, sai che ti amo tantissimo?» Mormorò spiazzandolo completamente.

«Anche io ti amo amore mio». Rispose, alzandole il viso con una mano e baciandola.

Avrebbero voluto rimanere ancora un po’ in quella vasca ma l’acqua era diventata fredda e la loro pelle cominciava ad avere un po’ troppe grinze così decisero di uscire.

«Ma quanto abbiamo dormito? Deve essere piuttosto tardi, in più o tutta la schiena dolorante». Mormorò Tonks massaggiandosi la schiena mentre si dirigeva in camera da letto tenendolo per mano.

«Non lo so, ma credo che la vasca da bagno non sia il massimo per schiacciare un pisolino» Commentò lui.

«Sarò anche confusa e dolorante, ma una cosa è certa, non abbiamo solo dormito in quella vasca». Rispose Tonks, facendolo sdraiare sul letto.

In quella posizione, Remus, aveva un’ottima visuale della stanza, e in particolare di Tonks, intenta a vestirsi, non riuscendo a toglierle gli occhi di dosso.

Era così giovane, bella, ma soprattutto così piena di vita. Come poteva perdere il suo tempo con uno come lui?

Il senso d’inferiorità che per anni lo aveva tormentato tornava a farsi sentire, ma questa volta decise di ignorarlo. Si era gia rovinato abbastanza la vita, in passato, a causa di quei brutti pensieri.

Ora voleva solo pensare al futuro, al loro futuro.

«Che ne dici se oggi pranziamo a letto? Non lo abbiamo mai fatto» Propose Tonks, ignara dei pensieri di lui, sfoggiando il suo solito sorriso che usava quando voleva convincerlo a fare qualcosa di diverso e/o trasgressivo.

Remus la guardò di traverso, chissà perché lei se ne saltava fuori sempre con le idee più strane ma, nonostante questo, annuì per farla contenta. Felice e soddisfatta per la sua opera di convincimento, Tonks, scese in cucina sfortunatamente per lei e i suoi propositi, proprio in quel momento suonarono alla porta.

Quando aprì si ritrovò davanti i ricercatori incaricati del prelievo giornaliero.

«Buongiorno signori». Li salutò cercando di mascherare il suo disappunto per quell’interruzione, «seguitemi vi porto da Remus. Attendeva con ansia la vostra visita, mi ha detto che ama in modo particolare i vostri strumenti». Continuò cercando di trattenere una risatina sarcastica.

Arrivati in camera da letto, sul volto di Remus si dipinse un’espressione all’inizio indecifrabile, per Tonks.

Era come se volesse solo scappare, ma pur di non fare la figura del fifone, tentava di sembrare indifferente. Intuendo il vero motivo, si sedette vicino a lui e gli prese la mano libera per infondergli coraggio, ma quando uno dei ricercatori estrasse la siringa anche lei ebbe un tremito di paura, avrebbero davvero usato quell’arnese??

Per loro fortuna il prelievo non dirò molto, e i ricercatoti se ne andarono subito dopo augurando loro una buona giornata.

Finalmente soli, Remus e Tonks poterono tornare al loro piano originale, pranzare in camera da letto.

Lei si ostinava a volerlo imboccare ma lui opponeva una vigorosa resistenza.

«Eddai! Ti avevo detto che ti volevo viziare…» Cercò di persuaderlo tentando di ficcargli la forchetta in bocca.

«Questo non è viziare! Non sono un bambino piccolo! Sono perfettamente in grado di mangiare da solo!!» rispose lui mentre cercava di schivare gli assalti della forchetta.

«Su dai non fare così…Uffa…Va bene va bene, mangia da solo». Mormorò lei fingendosi arrabbiata e facendogli una linguaccia.

«Grazie, molto gentile, ora però tocca a te!!» A tradimento, le ficcò la forchetta piena di cibo in bocca.

«Hey, dovresti essere tu quello malato, non io!» Si lamentò lei ripulendosi dai residui di cibo che le erano rimasti sulle labbra, ignorando le risate di Remus.

Passarono praticamente tutto il pranzo così, tentando di mangiare mentre scherzavano, finalmente le angosce del giorno precedente sembravano solo un brutto ricordo lontano.

Fin troppo presto arrivò il momento per Tonks, di prepararsi per il lavoro.

«Uffa, non voglio andare..vorrei restare tutto il giorno qui a casa con te». Sbuffò triste, standosene tra le braccia di Remus. Nemmeno lui voleva lasciarla andare, ma sapeva che il lavoro era molto più importante, quindi, cercò di convincerla ad andare.

«anche io vorrei stare qui con te tutto il giorno, ma so anche quanto sia importante per te il tuo lavoro. Quindi, ora vai a prepararti. Io starò bene, in più tra un po’ dovrebbe arrivare Sirius. Non ti preoccupare, ok?»

Anche se controvoglia Tonks si preparò per uscire, con la consolazione che almeno non sarebbe stato da solo per tutto il pomeriggio.

Dopo averlo saluto con un bacio e avergli raccomandato di non fare sforzi.

«Guarda che non sono un bambino piccolo e nemmeno vecchietto. So ancora badare a me stesso». Protestò Remus, ma lei fece finta di non ascoltarlo e gli rimboccò le coperte, tra gli sbuffi di lui.

Prima d’andarsene lasciò un messaggio per suo Sirius.

 

Ciao Sirius

io sono al lavoro. Ti affido Remus, assicurati che se ne stia a letto a riposare, se scopro che si è strapazzato troppo me la prenderò con te. Sei avvertito…

Baci Tonks

 

*****

Sirius ormai si materializzava direttamente in casa quando sapeva che probabilmente avrebbe trovato solo Remus così comparo in salotto lo chiamò.

«Remus ci sei?»

«Sì, sono in camera. Tonks mi ha praticamente legato al letto».

«Moony, non sei troppo vecchio per certi giochetti?» Chiese beffardo Sirius.

«Davvero molto spiritoso». Rispose Remus cercando di liberarsi dalle coperte.

Proprio mentre stava per salire le scale Sirius trovò il biglietto che gli aveva lasciato Tonks e si mise a ridere di gusto.

«Caro amico mio ti sei ficcato proprio in un bel guaio. La mia carissima cuginetta ti sta mettendo in riga, anzi, ci vuole mettere in riga tutti e due. Si vede che ci conosce bene». Esclamò appena arrivato in camera e mostrando il biglietto all’amico.

«Si confermo in pieno. Pensa che oggi a pranzo mi voleva addirittura imboccare»

 Sirius non sapeva bene se ridere o compatirlo, a volte Tonks esagerava un pochino con le manifestazioni d’affetto, era sempre stata così fin da piccola.

«Però devo ammettere che farsi viziare ogni tanto non è male». Concluse Remus ripensando alla piccola avventura nella vasca da bagno, ma vedendosi bene dal raccontarlo all’amico. «E a te come vanno le cose? Ormai anche tu e Silphie siete una coppia consolidata. Ti sopporta ancora? Devo dire che ha coraggio, so cosa vuol dire sopportarti per così tante ore al giorno». Continuò Remus ma non fece in tempo a terminare la frase perché un cuscino lo colpì in piena faccia. Da buon malandrino però non se ne stette con le mani in mano e ricambiò il colpo colpendo Sirius diritto sul petto.

I due amici continuarono a prendersi a cucinate per parecchio tempo. Se qualcuno li avesse visti avrebbe creduto che fossero due dei tre ragazzini di Grifondoro che per anni, avevano messo sottosopra tutta la loro casa comune. Ad un tratto però esausti caddero sul letto.

«Vecchio mio… Non abbiamo… Più l’età… Per…Per fare queste cose…» Ansimò Sirius cercando di riprendere fiato.

«Puoi dirlo forte… Ormai siamo grandi… Per fare la lotta… Coi cuscini… Credo che sia meglio che Tonks non venga mai a sapere di questa cosa… » Concordo a sua volta Remus, tentando anche lui di riprendere fiato.

«Già, lo  credo anche io… Ci concerebbe per le feste… En conoscendola, troverebbe sicuramente qualcosa di molto doloroso». Sirius rabbrividendo al solo pensiero.

«Però mi sono divertito, erano anni che non lo facevo. Ti ricordi quella volta che hai sbagliato mira e invece che prendere James hai colpito in pieno la McGranitt che era venuta a vedere cosa stava succedendo nella sala comune? Quella volta sì, che si era arrabbiata» Remus rise quasi fino alle lacrime ripensandoci.

«Già, ma io ricordo soprattutto la punizione che aveva dato, a me e a James s’intende. Non immaginavo che a Hogwarts ci fossero così tante armature, prima di ritrovarmi a pulire tutte quelle del 3 e del 4 piano». Commentò ridendo anche lui.

Quando si furono ripresi tornarono a sedersi più comodamente, mentre ancora ridevano ripensando ai vecchi tempi

«A proposito di vecchi tempi, ti ricordi questo libretto?» Chiese Remus prendendo il mano il libricino dalla copertina marrone.

«Certo che mi ricordo. Ti ho visto più di una volta in disparte mentre gli scrivevi sopra. James ed io ci chiedevamo sempre cos’avessi di così importante da scrivere». Rispose Sirius mentre scrutava la copertina del diario.

«Questo era il mio diario. qui sono racchiusi molti ricordi. Alcuni belli, altri un po’ meno. Diciamo che stando con voi le cose da scrivere non mancavano e, anche prima che diventassimo amici, scrivevo spesso di voi e delle vostre disavventure. La vostra vita era senza dubbio più movimentata della mia». Così dicendo Remus lo aprì, «ascolta questo pezzo e vediamo se ti viene in mente qualcosa..»

 

Ciao,

è successa una cosa incredibile. Ti ricordi di quei due ragazzi di cui ti avevo scritto? Ecco, non so ancora bene come ma abbiamo fatto amicizia.

E’ successo tutto un paio di giorni fa, dopo la lezione di pozioni. Il professore quel giorno aveva deciso di prendermi di mira, io non ce la facevo più e stavo per scappare dall’aula. Probabilmente loro dovevano averlo capito, da dietro sentii una voce che bisbigliando mi diceva di spostarmi, da quel momento in poi.. L’inferno..Schizzi di pozione esilarante che vilavano addosso a quasi tutti i presenti, compreso il professore, il quale tra una risata e l’altra cercava di ristabilire l’ordine. Quando tutto tornò alla normalità, il professore cercò di scoprire il colpevole di tutto quel casino, naturalmente non trovò risposta a nessuna delle sue domande, quindi, ha penato bene di punire me, perché secondo lui centravo sicuramente qualcosa.

Mentre io cercavo di ribellarmi a quell’ingiustizia, James e Sirius si sono alzati e confessando la verità ma, nonostante questo però il professore non ha cambiato la sua opinione, io ero sempre in punizione, ma in compagnia di loro due. Terminata la lezione ci ha fatto rimanere in aula perché parte della nostra punizione era quella di ripulire tutto il disastro lasciato dalle macchie di pozione

«E non pensiate che sia tutto qui, questa sera dopo cena, andrete in infermeria e la pulirete da cima a fondo, senza magia naturalmente, e se non finirete questa sera continuerete fino a quando sarà necessario!! In più toglierò dieci punti a testa alla vostra casa».Ci ha urlato andandosene dall’aula, io ero atterrito, non ci potevo credere, ero in punizione. Cos’avrebbe pensato Silente di me? Non facevo che pensare alla reazione del preside quando gli avrebbero detto di quella punizione, si sarebbe di certo pentito di avermi ammesso a  scuola. Ma in quel momento Sirius mi diede una pacca sulla spalla

«Cos’è quella faccia triste? Non ti è piaciuto lo scherzetto? Non dirmi che è la tua prima punizione». Mi ha detto.

 «Sirius, non tutti si cacciano nei guai come noi. Comunque tu sei Remus, vero? Senti Remus mi dispiace che anche tu ci sia andato di mezzo ma abbiamo visto che quello stava esagerando con te allora abbiamo pensato di fargliela pagare. Ma il nostro piano doveva avere qualche difetto di base» disse pensieroso.

 «E sì.. .Dovremo ricontrollarlo, prima di ritentare».

 io ero allibito.

«Cosa?? Volete rifarlo?? Non vi basta quel che è successo oggi??? È gia tanto se non ci hanno buttato fuori dalla scuola!!» Nemmeno mi ero reso conto che stavo urlano, erano anni che non mi succedeva di perdere le staffe così. Era stato in quel preciso momento decisi che non gli avrei più rivolto la parola.

 

Sirius non riuscì a trattenere le risate mentre Remus leggeva quei passaggi del diario

«Certo che mi ricordo quei momenti. Tu eri davvero infuriato con noi. E pensare che volevamo solo aiutarti».

 «Hai ragione, ma solo dopo un po’ di tempo ho capito realmente le vostre intenzioni. La mia più grande paura era quella di deludere Silente. Ma voi due eravate talmente convincenti che era impossibile evitare di parlarvi». Rispose Remus ridendo a sua volta ripensandoci.

 

E così ho fatto. Per tutto il tempo delle pulizie non gli ho rivolto loro nemmeno una sillaba. Ma le cose cambiarono durante la punizione serale, io ero sempre a terra e mi aspettavo da un momento all’altro una visita di Silente il quale mi diceva che dovevo tornarmene a casa perché si era sbagliato sul mio conto.

Sai, non credevo che l’infermeria fosse così grande e soprattutto sporca. Il lavoro che ci aspettava era davvero enorme, ma nonostante questo James e Sirius continuavano a ridere e a scherzare, anche con secchi e spazzoloni in mano.

 Ad un tratto uno dei due mi ha chiamato, io faccio per girarmi ma proprio nell’istante in cui l’ho fatto, mi sono ritrovato la faccia completamente coperta di schiuma. Sirius mi aveva tirato una spugna inzuppata di acqua e sapone per pavimenti di nonna Acetonella

«Hey Remus che fai? No…Non ci provare…Non puoi!!» Urlò lui tentando di nascondersi dietro a James, mentre io mi ero armato col secchio dell’acqua sporca in una mano e una spugna nell’altra, e tentavo di raggiungerlo, Fortunatamente per me, James si spostò al momento giusto e così ho potuto rovesciare tutta l’acqua sopra alla testa di Sirius, il quale in un ultimo disperato tentativo di sfuggirmi ha inciampato tra la schiuma. Io e James lo abbiamo fissato per almeno due minuti prima di metterci a ridere. Era davvero buffo, tutto bagnato e ricoperto di schiuma.

Peccato che madama Chips non la pensasse come noi, infatti si è messa ad urlare frasi lì per lì sconnesse sul fatto che non era il modo di comportarsi e che dovevamo ripulire tutto quel disastro al più presto. Proprio in quel momento alle sue spalle arrivò Silente, che con il suo solito fare tranquillo la rassicurava sul fatto che avremmo sistemato tutto.

«Remus ti dispiace venire qui un momento? Dovrei parlarti». Ecco era arrivato il momento della verità mi stavo gia preparando mentalmente a preparare il baule per tornare a casa.

 «No signor preside non è stata colpa sua! Siamo stati noi a fare tutto questo. Non lo punisca» Dissero in coro James e Sirius cercando di aiutarmi

«Non ho nessuna intenzione di punirlo state pure tranquilli, ve lo riporto subito,scusate» ha risposto congedandosi da loro e da madama Chips.

Arrivati nel corridoio, Silente ha iniziato a parlarmi

«Bene Remus, ho parlato col professore di pozioni, mi sono stupito quando mi ha detto che eri in punizione, ma poi mi ha detto chi c’era con te e allora ho capito molte cose. Quei due sono bravi ragazzi, un po’ scatenati ma credo che saranno ottimi amici per te. Sono certo che sapranno affrontare bene la rivelazione del tuo segreto. Naturalmente non sono qui per farti pressioni, spetta a te decidere il momento giusto per rivelarglielo, volevo solo che tu sapessi la mia opinione al riguardo. Ora va pure torna di la ad aiutarli a sistemare l’infermeria altrimenti madama Chips si arrabbierà ancora di più. Buona fortuna Remus, credo che questa amicizia durerà molto a lungo» e così dicendo mi ha fatto l’occhiolino. Io sono rimasto per un attimo ad osservarlo mentre si allontanava, aveva ragione su molti fronti:

1.               avevo trovato degli amici;

2.               per la prima volta dopo tantissimo tempo mi ero divertito davvero;

3.               dovevo rivelare a loro il mio segreto…ma come??Quando??

Ho deciso che per ora è meglio non dire niente. Lo so che non è bello mentire agli amici, soprattutto su cose così importanti, ma la nostra amicizia è appena nata e non la voglio rovinare con questa rivelazione.

Ho paura che una volta saputa la verità mi abbandoneranno come quasi tutte le persone che conoscevo prima. Sarebbe un colpo troppo duro per me.

Ora devo andare Sirius e James mi stanno chiamando andiamo a trovare Hagrid perché ci ha invitati per il tè. Speriamo che non ci dia ancora quei biscotti L’ultima volta ho rischiato di rompermi un dente o forse di più.

Remus

 

«Avevi molta fiducia in noi…» Commentò Sirius.

«Non è mai stata una cosa piacevole mentirvi».

«Sì, lo so. Sei un pessimo bugiardo». Lo prese in giro.

I due amici rimasero lì a parlare dei vecchi tempi per quasi tutto il pomeriggio. verso le cinque scesero in cucina per bere una tazza di tea e nel mentre continuarono a parlare.

«Ma ti ricordi quando eravamo al quarto anno? quella ragazzina mora del settimo anno di Corvonero?? Era uno schianto…» Esclamò Sirius.

«Già, peccato che non ti abbia mai degnato di uno sguardo…» Rispose Remus prima di bere una lunga sorsata di tea.

«Questo lo credi tu. La festa di fine anno quella vota era stata decisamente più divertente….» Rispose a sua volta Sirius strizzando l’occhiolino all’amico.

«Dici sul serio?? E  tu non ci hai mai detto niente?? Bell’amico che sei…» Remus si finse offeso per quella mancata confessione del passato.

«Tanto anche se ve lo avessi detto non mi avreste mai creduto e comunque te l’ho detto ora. Meglio tardi che mano giusto?»

«Sì, sì come no. Certo meglio tardi che mai».

«E poi se non ricordo male anche tu avevi un discreto successo con le ragazze a scuola». Sirius conosceva Remus come le sue tasche, per lui era sempre stato come un libro aperto.

All’udire quelle parole per poco non gli andò di traverso il tea

«Coaf coaf, ma sei impazzito?? Cosa ti salta in mente. Lo sai bene che sono sempre stato una frana con le ragazze».

«Certo certo. Il tuo fascino da bello e misterioso unito ai tuoi occhini da cucciolo, faceva impazzire parecchie ragazze, le sentivo io nei corridoi. Ma come al solito tu non ti accorgevi di niente, vero? Peccato che l’unica ragazza che volevi avesse già una cotta per qualcun altro di nostra conoscenza». Mormorò tranquillamente Sirius.

«Occhini da cucciolo??? Ma sei impazzito del tutto? Ogni tanto l’influsso dei dissennatori si fa ancora sentire noto. Comunque ho capito a cosa alludi, e ti posso assicurare che mi è passata subito. Era stata solo una piccola sbandata giovanile. Ti pregherei di non dire niente a Tonks di questa storia». Disse con tono minaccioso Remus.

«Vuoi dire che non le hai mai detto niente? Strano, ma avrai avuto i tuoi buoni motivi. In oltre scommetto che ora che è ricomparso il diario lo scoprirà da sola.Comunque io non le dirò niente». Promise.

«Tranquillo, lo saprà prima da me. Anche se non vedo cosa ci sia di così eclatante, eravamo ragazzini. Tonks sa che ora per me esiste solo lei». Rispose Remus

«Remus guarda che ho gia zuccherato il tè non me ne serve dell’altro….» Lo prese in giro. Dal punto di vista del romanticismo i due amici erano sempre stati molto dirveli: uno romantico e sognatore ma timido; l’altro spavaldo e sicuro di se.

Spesso però si compensavano a vicenda.

«Spiritoso, molto spiritoso…» E con un colpo di bacchetta rovesciò l’intero contenuto della zuccheriera nel tè di Sirius.

 

 

 

 

Pan_Tere94: Felice che ti sia piaciuto. Io Remus me lo sono sempre immaginata così :p spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento;

PinkMoonlightPrincess: Wow O_O, sono felicissima dico davvero è bello sapere che molte persone leggono le mie storie;

Lauretta86: che dire, i tuoi commenti mi fanno sempre arrossire! Grazie di cuore, dico davvero.

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Il vostro incubo fatta scrittrice di ff è di nuovo qui, e vi augura buona lettura

Il vostro incubo fatta scrittrice di ff è di nuovo qui, e vi augura buona lettura.

 

Il Diario Dimenticato

Capitolo 4

Ben presto si fece sera e i due amici, accomodati sul divano, continuarono a parlare del più e del meno.

 Ad interromperli ci fu uno schiocco e Tonks comparve nell’ingresso

«Ciao amore, ben tornata. Com’è  data al lavoro?» Le chiese Remus, il quale si era alzato per darle un bacio ma, dalla sua espressione,  si capiva che non ne era affatto contenta.

«Tutto bene». Rispose, «ma tu cosa ci fai qui? Non ti avevo detto di restare a letto? Sirius sei stato tu, vero? E mi ero pure raccomandata!»E sciamò contrariata.

«Tonks non guardare me, è lui che ha voluto venire qui a bere del tè…» Cercò di giustificarsi Sirius.

«Zitto! Dai amore, non puoi pretendere di legarmi a letto per tutto il giorno, in fondo sono sceso solo in cucina non sono mica andato a fare una maratona».  Remus gli fece occhi dolci .

«Ecco cosa intendevo dire io con occhioni da cucciolo …. » Mormorò Sirius, beccandosi pure una gomitata dall’amico.

Tonks sembrava essersi convinta, anche se il suo sguardo era ancora teso. Si sedette vicino a Remus dandogli un bacio.

«Allora ragazzi, cos’avete fatto tutto il giorno?» Chiese incuriosita. Conosceva bene Remus e Sirius, era quasi sicura che non gli stessero raccontando tutto, ma decise di non indagare oltre, quando le spiegarono che avevano solo parlato dei vecchi tempi che erano tornati loro in mente dopo aver letto alcune pagine del diario di Remus.

Era ormai giunta l’ora di cena, ma la conversazione era talmente interessante , che sarebbe stato un peccato interromperla, visto che Remus e Sirius gli stavano raccontando alcuni aneddoti del loro periodo scolastico, particolarmente divertenti.

«Sirius perché non ti fermi a cena? Chiama anche Silphie, è da molto tempo che non mangiamo tutti insieme». Propose Tonks.

«Ok potrei provare a chiederle se le và. Arrivo subito». Così dicendo si diresse verso il camino, prese una manciata di polvere volante e, dopo che le fiamme verdi si accesero, infilò la testa nel camino.

«Grimmauld Palace, numero 12».

In un attimo si ritrovò nella cucina di casa sua dove vide Silphie seduta al tavolo mentre leggeva un libro.

«Ciao amore» La salutò tranquillamente.

Silphie, che non aveva sentito comparire, presa com'era dal suo libro, fece un salto sulla sedia dallo spavento.

«Tutto bene? Ti ho spaventata? Scusami! Hem volevo solo chiederti se ti andava di cenare qui da Remus e Tonks» Chiese Sirius, cercando di non riderle in faccia.

«Sirius ma ti sembrano scherzi da fare?? Comunque va bene mi do una sistemata e arrivo». Rispose lei cercando di riprendersi dal colpo che le aveva fatto prendere.

«Ok amore, allora ti aspettiamo. Ti amo e scusa ancora». E rapidamente scomparve.

«Si prepara e arriva». Confermò agli altri.

«Poi dice a me che sono zuccheroso...» Mormorò tra sé e sé  Remus.

Dopo circa mezz'ora si sentì nell'ingresso uno schiocco e Silphie comparve davanti a loro.

Dopo i saluti di rito, Tonks e Silphie si misero ai fornelli, mentre Remus e Sirius cercavano di dare una mano come potevano.

«Meglio se ci occupiamo della tavola, quelle due possono diventare pericolose quando sono in cucina». Commentò Sirius cercando di non farsi sentire.

«Guarda che ti abbiamo sentito!» Risposero in coro Silphie E Tonks, le quali si girarono lanciando occhiate infuocate, e non solo, nella direzione di Sirius.

«Dai scherzavo!» Cercò di rimediare mentre tentava di schivare le scintille che le due ragazze gli stavano scagliando contro.

«E no, questa volta te la cavi da solo». Disse tranquillamente Remus quando Sirius cercò riparo da lui.

Tra una piccola battaglia riuscirono a mettersi a tavola più o meno indenni. Remus e Sirius allietarono la conversazione con vari aneddoti tanto sembrava stessero facendo una gara su chi metteva più in imbarazzo l'altro. Questi racconti fecero sbellicare dalle risate Silphie e Tonks, le quali non si stancavano mai di ascoltare i racconti di gioventù dei rispettivi compagni, ormai sapevano bene che non erano mai stati degli angioletti a scuola, ma ogni volta scoprivano qualcosa di nuovo sul loro conto.

Si era fatto tardi, e la serata stava per volgere al termine.

«Ragazze devo ammetterlo, in cucina state davvero diventando bravissime». Commentò Remus.

«Tutto merito di Molly, Le sue lezioni sono state davvero utili. Vero,Tonks? Hey vi sei?» Chiese Silphie.

In quel momento Tonks si rese conto che stavano parlando con lei.

«Cosa? Ah sì, sì hai ragione». Confermò distogliendo per un attimo la ma mente dai suoi pensieri. «Molly è stata molto paziente con me nonostante combinassi un disastro dietro l'altro»

«Sì questo è vero. Più di una volta hai rischiato d'incendiare la cucina». Confessò Silphie, scatenando parecchie risate.

«Credo che sia meglio andare. Si sta facendo davvero tardi». Esclamò ad un tratto Sirius resosi conto dell'orario.

«Morgana, è già quasi mezzanotte! Il tempo è davvero volato. Grazie mille per l'invito, spero che una di queste sere potremo ricambiare». Propose a sua volta Silphie.

«E’ sempre bello ritrovarsi insieme, verremo molto volentieri. Buonanotte» Salutò Remus. Sirius e Silphie ricambiarono l'augurio e si smaterializzarono.

Era stata davvero una bella serata e dopo aver sistemato la cucina Remus e Tonks andarono a letto.

Remus però sembrava pensieroso. D'un tratto il discorso che lui e Sirius avevano fatto quel pomeriggio gli tornò alla mente. Doveva raccontarle tutto, ma da dove cominciare?

Si voltò verso il suo comodino e vide il diario.

La decisione fu rapida da prendere.

Le avrebbe letto quello che a suo tempo aveva scritto di tutta quella storia.

«Amore, dovrei parlarti di una cosa che, ecco, per anni avevo quasi dimenticato. Ma credo che … Che ora sia giusto che te lo racconti».

 Tonks lo guardò di traverso, cosa ci poteva essere di così importante e segreto ne suo passato in grado di farlo reagire così?

Anche lei però quella sera era molto pensierosa. Pensieri che la fecero ricadere nel senso d'angoscia che l'aveva oppressa per tutta quella terribile giornata. Ma in quel momento non se al sentiva di parlarne con Remus. Per questo aveva insistito per avere Sirius e Silphie a cena. Così, almeno per qualche ora, avrebbe evitato di pensare e parlare.

Ma, nonostante questo, lo lasciò continuare. Remus prese in mano il suo diario, iniziando a sfogliarlo, fino a quando non trovò quello che stava cercando, cominciando subito a leggere:

16 Aprile

Ciao,

Non so più che fare. Dentro di me ho mille emozioni che si sovrappongono e mi dividono il cuore in due. Da una parte c'è Lily, te ne avevo già parlato, è quella ragazza che per prima mi ha rivolto la parola.E’ stata sempre gentile con me, più di una volta mia detto che sono il suo migliore amico, con me si confida. Quando non sono con Sirius e James sono con lei a chiacchierare o a studiare in biblioteca.

Già, James ... L'altra metà della situazione… Qualche mese fa ci ha confessato, a me e a Sirius, di avere una cotta per lei.

Veramente noi lo avevamo capito da un pezzo, soprattutto dal suo modo di fare quando c'è lei nei paraggi. Diventa, se possibile, ancora più spavaldo ed esibizionista cerca sempre di stuzzicarla, infatti non fanno altro che litigare appena s'incontrano.

«Ma come fai ad essere loro amico? Siete così diversi. Proprio non riesco a capire». Ecco quello che mi ripete sempre dopo ogni litigata con James. Io non so mai bene come rispondere e mi limito a sorriderle, e non immagini quanto mi sento scemo in quei momenti.

Ma come ho fatto a cacciarmi in un casino come questo? Non mi posso innamorare della ragazza che piace anche al mio migliore amico! Non posso fargli questo... So per certo che anche lei prova qualcosa per lui, l'ho capito dai suoi occhi quando lo osserva, sicura di non essere vista.  I suoi bellissimi occhi verdi, non riesco a togliermeli dalla mente.

Se ti stai chiedendo se le ho detto della mia “condizione” ti posso assicurare che non ce ne è stato bisogno, anche lei come James e Sirius l'ha capito da sola, guardando semplicemente il calendario, pensa, non si è spaventata. Anzi si è arrabbiata con me perché non glielo avevo detto.

Tu credi che questo sia amore? Io non lo so. So solo che per me lei è una persona molto importante. L'amore non lo conosco, ma credo che questo sentimento che provo ci si avvicini molto... Beh forse è vero... Mi sono preso una cotta per Lily Evans!

Remus Lupin

Remus smise di leggere, non aveva il coraggio di guardare Tonks. Tentò di sfiorarle la mano, ma lei sentendo quel tocco s'irrigidì e tolse la mano, Remus ci rimase molto male

«Amore cosa c'è? Ti prego dì qualcosa». La supplicò.

Tonks però a malapena lo aveva sentito. I pensieri che aveva in testa stavano diventando davvero terrificanti.

«No scusa. Va tutto bene. Beh che dire. E’ stata una rivelazione questa, non ci sono dubbi». Abbozzò un finto sorriso, «scusa ma è stata una lunga giornata, sono molto stanca. Buonanotte». Così dicendo si sdraiò  dando le spalle a Remus.

«Ok, buonanotte amore». Ricambiò lui triste.

Quando anche lui si sdraiò, tentò di abbracciarla ma lei s'irrigidì ancora una volta. Da quel gesto Remus capì che in qualche modo l'aveva ferita, e questo lo fece stare male. Si voltò e tentò di addormentarsi.

*****

Quella Mattina l'atmosfera in casa sembrava piuttosto tesa. Già dal risveglio Remus capì che Tonks era ancora molto arrabbiata, visto come si presentò a colazione.

 Lunghi capelli neri, mentre di solito sfoggiava capigliature decisamente stravaganti.

«Amore ti prego dimmi cosa ti succede, non sopporto di vederti in queste condizioni». le Chiese, ma lei non rispose si limitò a scuotere la testa sorseggiando una tazza di caffè.

Rimasero in silenzio per tutto il resto della colazione.

 Solo prima di uscire Tonks si decise a parlare.

«Questa sera forse farò un po’ tardi, devo passare da Silphie. Ciao» E subito dopo  si smaterializzò

«No aspetta!» Troppo tardi, se ne era andata.

Ma perché aveva reagito così?

A lui sembrava impossibile che se la fosse davvero presa per una cosa successa più di venticinque anni prima. Eppure… Doveva parlare con qualcuno.

Senza nemmeno pensarci, si precipitò verso il camino, prese una manciata di polvere volante e la gettò dentro.

«Grimmauld Palace, numero 12». Scandì. Nel giro di pochi istanti si ritrovò con la testa nella cucina di Sirius e Silphie.

«Hem .. Ciao ragazzi, scusate il disturbo so che è un po' presto ma…» Mormorò lui imbarazzato, solo in quel momento aveva realizzato che era decisamente presto per comparire così all’improvviso, ma aveva davvero bisogno di parlare con il suo migliore amico.

«Buongiorno Remus, ma cos'è successo? Hai una faccia orribile. Più del solito, voglio dire». Esclamò Sirius osservandolo meglio.

«Grazie, Sirius. No, non sto affatto bene, ho bisogno di parlarti ma... Non così ... E’ un decisamente scomodo. Ti va se ci vediamo a Diagon Alley verso le nove?» Chiese Remus.

« Certo, va bene. Al Paiolo magico?» Chiese a sua volta Sirius, il quale cominciava davvero a preoccuparsi di quello strano comportamento da parte di Remus. Raramente lo aveva visto in queste condizioni.

«Va benissimo. Grazie mille Sirius, e scusate il disturbo, non mi ero reso davvero conto dell’orario. Allora a dopo ciao Sirius. Ciao Silphie scusami  ancora». Così dicendo la sua testa scomparve dal camino.

Silphie, preoccupata guardò Sirius.

«Ma secondo te cos'è successo? Sembrava davvero sconvolto». Chiese.

«Ho un brutto presentimento. Spero solo di sbagliarmi» rispose lui.

 

Sirius era quasi pronto per andare  all'appuntamento quando un gufo a tutta velocità attraversò la stanza, portava con se una lettera per Silphie.

 

 

Ciao Silphie,

 scusa il disturbo, ma oggi pomeriggio posso passare da te? Ti prego ho un bisogno disperato di parlare con qualcuno sto malissimo! Non so davvero cosa fare.

Baci

Tonks

Silphie, sconcertata, passò il biglietto a Sirius.

«Credo che il mio presentimento sia fondato. Cavolo, lo sapevo! Ok, allora io adesso vado da Remus, e cerco  di capire bene cos'è successo. Tu cerca di calmare Tonks legala se necessario. Ora meglio che vada, ci vediamo più tardi». Le diede un bacio e si smaterializzò.

Rimasta sola Silphie rispose a Tonks.

 

Certo che puoi venire qui, ti aspetto. E cerca di calmarti vedrai che si risolverà tutto.

A Più tardi

Baci

Silphie

 

Diede la lettera al gufo, il quale ripartì a grande velocità.

«Spero davvero che si risolva tutto...» Mormorò sospirando.

*****

Il paiolo magico quella mattina era piuttosto affollato. Remus salutò Tom e tentando di non fare molto caso al vociferare che aveva seguito il suo arrivo.

Nonostante tutto quello che era successo, il fatto di essere un lupo mannaro faceva ancora parlare la gente, e di certo non erano commenti gentili.

Trovato un tavolo libero piuttosto appartato, dove lui e Sirius avrebbero potuto parlare tranquillamente, si sedette ad aspettare, ma non dovette farlo a lungo perché, un paio di minuti dopo il suo arrivo Sirius comparve dalla porta.

Come poco prima, anche il suo arrivo venne accolto da un susseguirsi di bisbigli tra i vari clienti del locale. Salutato il proprietario si mise a cercar Remus, trovandolo seduto ad un tavolo nascosto dietro ad una grossa colonna intento a fissava, senza vederlo, il bicchiere di idromele che aveva davanti.

Gli andò vicino ma sembrava che non se ne fosse nemmeno accorto, perché quando Sirius lo salutò sobbalzò sulla sedia.

«Hey Remus, che ti succede? Dal vivo hai un aspetto davvero terribile, persino peggio di prima, nel camino». Sorrise cercando di tirarlo un po' su di morale, senza successo.

«Credo di averla combinata davvero grossa questa volta». Mormorò. «Ma non immaginavo che ...» La sua voce tremava troppo per poter continuare il racconto. La sola idea che Tonks... No, non poteva essere.

«Avanti raccontami tutto dall'inizio. C'entra il nostro discorso di ieri, vero?» Chiese Sirius, Sperando che i suoi sospetti fossero infondati.

«Purtroppo è così». Confessò. «Il nostro discorso mi ha fatto riflettere. Non potevo continuare a tenerle nascosta questa cosa, in fondo alla base del nostro rapporto c'è sempre stata reciproca fiducia. Così ieri sera, quando eravamo a letto, non sapendo come fare ad iniziare il discorso, le ho letto delle pagine del mio diario. Parlavano del nostro secondo anno di scuola, quando mi sembrava di provare qualcosa per Lily, e di quando mi ero accorto che lei, invece, era cotta di James e viceversa.

Quando mi sono interrotto per spiegarle il seguito a voce aveva una faccia atterrita. Sembrava davvero sconvolta, non mi ha nemmeno lasciato spiegare, si è sdraiata dicendo che era stanca e che voleva dormire. Io non ho insistito, però non so se ho fatto bene».

Mentre diceva queste cose a Sirius, Remus si rattristò ancora di più.

« senti non ti puoi colpevolizzare per quello che è successo. Prima o poi avresti dovuto dirglielo. Solo che, secondo me la sua reazione è stata decisamente esagerata, in fondo sono passati non so quanti anni, eravamo dei ragazzini!» Esclamò Sirius.

«Venticinque, anno più, anno meno. Ma non so, forse avrei fatto meglio a tacere. Se ne potrebbe benissimo andare, avresti dovuto vederla quando è uscita questa mattina!»

«Remus calmati!» Sirius alzò la voce

«Come faccio a calmarmi? Me lo spieghi? Senza di lei la mia vita non è niente, lo capisci?!?» Alzando a sua volta la voce e sbattendo un pugno sul tavolo, facendo cadere i loro bicchieri.

Era davvero disperato, il solo pensiero di perdere Tonks lo faceva morire dentro.

«Basta Remus, non è il momento di perdere la testa. So che sei sconvolto ma devi calmarti. In fondo non puoi sapere cosa le passa per la testa. Magari c'è dell'altro sotto».Cercò di calmarlo, ma nemmeno lui era  molto convinto delle sue stesse parole.

«Non lo so Sirius. Sento che la perderò. Per sempre». Mormorò abbandonandosi contro lo schienale della sedia. «Ma in fondo, credo che sia meglio così. Cosa le potrei offrire io? Un vecchio lupo mannaro che si è sempre rintanato dietro ai libri. Sì, meglio finirla qui».

Questo era davvero troppo, la situazione era davvero preoccupante.

Remus sembrava totalmente impazzito, e Sirius non sapeva più cosa fare. Poi, d'un tratto lo portò fuori dal Paiolo magico per fargli prendere una boccata d’aria.

Doveva farlo reagire.

I due amici si immisero nel flusso di maghi e streghe che giravano per tutta Diagon Alley e fu in quel momento che Sirius decise di far capire a Remus che sbagliava a rinunciare a combattere per Tonks, perché se lo avesse fatto, avrebbe perso a una delle cose più belle che il destino gli aveva regalato.

 Con questo pensiero in testa Sirius cominciò a parlare.

«Senti Remus, so bene che tutta questa storia è stata un fulmine a ciel sereno, ma ora voglio che tu ripensi alla tua vita prima che comparisse Tonks». Gli disse, e senza lasciargli il tempo di rispondere continuò. «Vediamo se indovino. Dopo la morte di James e Lily, la mia cattura e la falsa morte di Peter, ti sei sentito completamente solo. All'inizio ti sei rintanato in casa, da solo come un vecchio lupo solitario, nella speranza che in una notte di luna piena la tua parte lupesca prendesse il sopravvento e ti facesse morire dissanguato. Poi, vedendo che questo non succedeva hai deciso di ributtarti sui libri. Hai ricominciato a studiare qualsiasi cosa ti capitasse sotto mano. Avrai continuato così fino a quando Silente non ti ha chiesto di tornare a Hogwarts per insegnare difesa contro le arti oscure». S'interruppe un attimo, ma solo per osservare la reazione dell'amico che camminava al suo fianco a testa bassa. Aveva colpito nel segno

«Poi, io sono stato liberato, Voldemort è tornato e Silente ha ricostituito l'Ordine della Fenice, una vera svolta nella tua triste vita. Ti ricordi la prima volta che ci siamo ritrovati a casa mia? C'eravamo tutti, compresa Tonks. Così giovane, eppure così determinata a dare una mano». S'interruppe nuovamente. Ma Remus lo anticipò prima che potesse ricominciare a parlare.

«E come dimenticarlo? Ricordo che già allora mi aveva colpito. Era sempre così allegra nonostante tutto quello che stava succedendo, con la sua sbadataggine aveva rallegrato parecchie serate nel quartier generale. Per la disperazione di Molly».

Per la prima volta, in quella giornata, Remus riuscì a sorridere.

«Si hai ragione, ma io ricordo anche un'altra cosa. Il vostro ritorno dal soggiorno estivo a Hogwarts due estati fa. Sprizzavate gioia da tutti i pori, credo di non averti mai visto così felice prima di allora». Sorrise a Remus, il quale si fermò per un attimo e fissò il cielo grigio.

«L'estate a Hogwarts. L'inizio di tutto. Mai avrei pensato che lei si fosse presa una cotta per me..» Sussurrò, continuando a guardare il cielo.

«Visto? Sempre la solita storia! Tu che fai la parte della vittima “o povero me sono un lupo mannaro, sono brutto e cattivo, nessuno mi vuole!” Remus non ti sembra ora di finirla con questa storia? Così facendo la perderai veramente. Ma sai cosa ti dico? Meglio così, in fondo hai ragione, cosa mai ci troverà in te, sei solo capace di compatirti. Sei patet..»

Sirius non riuscì a terminare la frase perché Remus lo prese per il collo della giacca e lo sbatté contro un muro della casa più vicina.

«cosa volevi dire?? che io sono patetico? Beh amico ti sbagli!! Io non rinuncerò mai a lei!! E' troppo importante per me! Non la posso perdere, io.. Io la amo troppo per farlo!! Sirius lo capisci? Non la lascio andare via!»

Remus lasciò la presa su Sirius e cadde in ginocchio sbalordito per quella rivelazione.

«Finalmente ci sei arrivato. Certo che ce ne è voluto per fartelo capire». Commentò Sirius appoggiandogli una mano sulla spalla.

*****

Silphie era davvero preoccupata per l'amica, dal messaggio che le aveva mandato sembrava molto agitata, per non parlare di Remus, che quando era comparso nel loro camino aveva un aspetto da far paura.

Ma cos'era successo di così tremendo da ridurli così? Non erano passate nemmeno dodici ore da quando si erano visti per cena. In compenso non dovette aspettare a lungo per avere una risposta alle sue domande.

Verso le due del pomeriggio Tonks comparve nell'ingresso.

«Ben arrivata! Ti stavo aspettando, come...» S'interruppe di colpo.

Guardandola in volto si capiva benissimo che aveva pianto parecchio, i suoi occhi erano rossi e gonfi. In oltre non doveva aver dormito molto la notte precedente perché delle grandi occhiaie erano ben visibili sotto i suoi occhi. Per non parlare dei suoi capelli neri.

«Lo so, ho un aspetto orribile. Non sei prima a notarlo oggi. Non ho dormito molto questa notte. Ogni volta che chiudevo gli occhi, non facevo che immaginare...» Senza terminare  la frese scoppiò di nuovo in lacrime.

«Ti prego ora calmati e cerca di farmi capire. Vieni, siediti qui».

La fece sedere sul divano davanti al camino acceso. Pian piano Tonks si riprese e tentò di raccontarle tutta la storia .

«Vedi ieri sera che siete andati via, siamo andati a letto subito a letto, ma Remus era strano, taciturno più del solito. Poi d'un tratto mi ha detto che doveva dirmi qualcosa d'importante che fino ad allora mi aveva taciuto e subito dopo si è messo a leggere un pezzo del suo diario e ...» Fece un grande respiro.

«E diceva di essere innamorato di Lily!» Esclamò di colpo.

«Cioè fammi capire, Remus era innamorato di Lily, la madre di Harry?» Chiese Silphie tentando di capire quello che Tonks stava dicendo.

«Sì, in pratica se non ci fosse stato James si sarebbero messi insieme ne sono sicura, scommetto che mi considera solo un ripiego...» Tonks stava davvero delirando. O almeno era quello che stava pensando Silphie.

«Senti Tonks, ma come fai a pensare una cosa del genere? Remus ti ama davvero, ne sono sicura, non è possibile che una cosa che ha scritto quando era ancora un ragazzino, ti sconvolga così tanto! Ragiona, non è possibile che ti consideri solo un ripiego».

Ma Tonks scosse la testa convulsamente, come se non volesse ascoltarla.

A Silphie questa storia non quadrava. Non era possibile che per una cosa del genere, Tonks, reagisse in maniera così esagerata.

«Tonks, ora guardami negli occhi. Davvero vorresti lasciare l'uomo che ami per una storia successa venticinque anni fa?? Sii sincera».

Tonks si alzò di colpo e cominciò a camminare per tutto il perimetro  della stanza, senza però darle una risposta.

«Davvero saresti in grado di rinunciare a lui? Ripensa a tutto quello che avete passato insieme. Vuoi cancellare tutto quanto?» La incalzò. «Il vostro primo incontro, il vostro primo bacio, tutti i momenti passati insieme? Ripensa a queste cose, le vuoi cancellare dal tuo cuore? Ne sei davvero certa?» Insisté.

D'un tratto Tonks smise di camminare a vuoto, e rimase immobile come una statuta.

«Basta smettila!! BASTA!» Urlò tappandosi le orecchie. Ormai le lacrime avevano preso il sopravvento, erano irrefrenabili.

Silphie si accorse di avere esagerato, corse da lei e l'abbracciò.

«Che ne diresti di raccontarmi come stanno davvero le cose? Quello che ti ha raccontato ieri sera non centra, vero? C'è qualcos'altro di più profondo». Tonks annuì, mentre tornavano a sedersi sul divano.

Silphie preparò il tè, e tornò da lei nel giro di pochi minuti.

«Va un po’ meglio?» Chiese. Tonks annuì asciugandosi gli occhi con la manica del magione. «Raccontami cosa ti ha sconvolto veramente». Ritentò, porgendole una tazza piena di tè bollente.

Tonks la prese e ne bevve uno sorso, il liquido caldo le diede un leggero sollievo.

E, dopo aver preso un grande respiro, cominciò a raccontarle la verità.

«Ho paura Silphie. Ieri al lavoro è stata una giornata terribile. Dei colleghi sono stati chiamati per catturare un folle che la notte precedente si era divertito ad uccidere 3 lupi mannari. La notizia non è stata diffusa naturalmente. Quando l'hanno portato al ministero io ero presente, è stato orribile. Continuava ad urlare che quegli essersi “schifosi” si meritavano di morire e, se anche lui fosse finito ad Azkaban, altri avrebbero preso il suo posto. Avrebbero sterminato una volta per tutte i licantropi anche senza di lui».

Silphie era senza parole, Tonks aveva davvero passato un'orribile giornata non c'erano dubbi. Nonostante questo però si era tenuta tutta tutto dentro.

«Merlino, è terribile! Al mondo ci sono un sacco di persone folli, ma perché ti sei tenuta tutto dentro? Perché non ne hai parlato con Remus?» Tonks scosse la testa.

«H già abbastanza pensieri per la testa. Non voglio che si preoccupi anche di questo».

«Lo capisco, ma prima di tutto lui è un lupo mannaro e ha il diritto di sapere quello che è successo, anche se la Gazzetta del profeta e il ministero intendono insabbiare questa faccenda. Senza contare il fatto che tu non puoi affrontare tutto da sola. Voglio dire, è una cosa che riguarda tutti e due. Pensa a come si sarà sentito vedendo il tuo comportamento di questa mattina» Silphie non era sicura di volerle raccontare della “visita” di Remus, ma se era l’unico modo per farla ragionare l’avrebbe fatto.

«Forse non dovrei dirtelo, ma questa mattina ci ha contattati attraverso la metropolvere. era davvero sconvolto. Ha voluto a tutti i costi incontrarsi con Sirius. Giuro che non lo avevo mai visto così in quello stato. Credo che comportandoti così tu lo abbia davvero ferito. Lui ha cercato di aprire il suo cuore, confidandoti una cosa che ha tenuto nascosta per tantissimo tempo. Pensava che tu avresti capito e, invece, ti sei allontanata. Si sarà sentito abbandonato dalla persona che ama, e questa è una cosa che fa male».

«Ma il diario non c'entra niente. Voglio dire, sì ero un po’ gelosa ma niente di più. Io…»

«Ma lui questo non lo sa! E' convito che tu sia sconvolta per via di quello che ha ti detto e non per quello che ti è successo ieri!» Silphie alzò un po’ il tono di voce, ma questa discussione era davvero assurda secondo il suo parere.

«Morgana, ero talmente presa dai miei pensieri che non mi sono resa conto di quello che gli stavo facendo passare. Ho sbagliato tutto! Devo andare da lui. Subito!!» Così dicendo si alzò di scatto, rovesciando la tazza con tutto il suo contenuto sul tappeto. Si chinò per ripulire ma Silphie la fermò.

«Non ti preoccupare sistemo io. Tu ora vai da Remus e spiegagli come stanno davvero le cose». La incitò.

«Grazie mille Silphie, sei un'amica».

Le due amiche si abbracciarono, e subito dopo Tonks si smaterializzò.

*****

Quando Remus arrivò a casa la trovò vuota.

Anche se Tonks lo aveva avvertito che probabilmente avrebbe fatto tardi, il non trovarla a casa lo rattristò. Doveva parlare, subito.

Cominciò a girare in tordo per il salotto, fissando il pavimento e attendendo l'arrivo di Tonks, quando d'un tratto si fermò ad osservare la libreria che lei aveva sistemato qualche giorno prima.

 Prese il loro album di fotografie, erano mesi che non lo apriva e, seduto sul divano si mi se a sfogliarlo.

 Ad ogni foto, si soffermava ad osservare le loro figure che lo salutavano felici. La loro estate a Hogwarts, il viaggio in Irlanda, le giornate passate al mare, tutti bei ricordi che rischiavano di essere cancellati.

Remus era talmente assorto nei ricordi di quei momenti, che non si accorse nemmeno che Tonks era tornata a casa.

Se ne stava appoggiata allo stipite della porta del salotto ad osservarlo. Come aveva anche solo lontanamente pensare di lasciarlo? Lo amava troppo per riuscirci. In oltre, era intenzionata trascorrere con lui tutto il tempo che il destino avesse concesso loro.

Proprio in quel momento, Remus si accorse di essere osservato. Di girò verso di lei, e nel momento in cui i loro occhi s'incrociarono, il tempo si fermò per qualche istante.

Tonks corse verso di lui e lo abbracciò tra le lacrime continuando a chiedergli scusa.

Remus cercò di calmarla e rassicurarla.

«Amore mio mi dispiace, non avrei mai pensato che leggendoti quelle cose ti avrei turbata tanto». Si scusò a sua volta, abbracciandola ancora più forte.

Tonks scosse la testa.

«Non è per il diario, non m’importa niente di quella faccenda». Confessò. «Ho tanta paura  che tu… Ieri mattina al lavoro è stata una giornata terribile...» E così, finalmente, gli raccontò tutta la storia.

E solo dopo la fine del suo racconto, Remus capì come stavano davvero le cose.

«Ma perché non mi hai raccontato tutto ieri sera? Perché te lo sei tenuta?» Le chiese.

«Sì, lo so sono stata una stupida. Durante la guerra contro Voldemort  era tutto diverso, non avevamo tempo di pensare al futuro. Vivevamo ogni giorno come se fosse l'ultimo. Ma ora le cose sono diverse, io vorrei sempre stare con te dalla mattina alla sera. Non mai provato una cosa simile per nessuno. Ho paura che qualche pazzo fanatico possa farti del male. E se succedesse come farei senza di te? Avrei tanto voluto dirtelo, è che… Non volevo angosciarti con le mie paure, hai già tante cose a cui pensare».

«Capisco le tue paure. Ma non puoi tenerti tutto dentro, siamo in due in questa storia, dovremmo condividere le gioie e i dolori. Certo, anche io ho le mie colpe dovevo immaginare quanto fosse dura per te questa situazione. Ma giurami che da oggi in poi se ci sarà qualcosa che ti turba me ne parlerai. Questa mattina mi sono sentito morire vedendoti in quelle condizioni, ho temuto davvero di perderti. Sai che non riesco a vivere senza di te».

Tonks sentendogli dire quelle parole gli buttò le braccia al collo e tra le lacrime lo baciò.

«Te lo giuro amore mio, lo farò. Non voglio perderti!» Esclamò con voce tremante.

Remus si alzò in piedi, tenendola tra le braccia la condusse in camera, senza mettere di baciarla.

Benché fossero entrambi esausti per gli avvenimenti di quel giorno, si lasciarono travolgere dalla passione, come se quella fosse la loro prima volta insieme.

E forse, sotto un certo punto di vista lo era. Grazie a quello che era successo il loro rapporto si era rafforzato ancora di più.

 

 

Wow se siete arrivati fin qui vuol dire che siete sopravvissuti, complimenti!

lauretta86: mega commento come sempre hihi. Vediamo se riesco a rispondere a tutto, pronti via! Quando scrivo cerco sempre d’immedesimarmi nei personaggi è come se fossi io ad interpretarli e solo in questo modo riesco a descrivere a pieno le situazioni,  o almeno credo. Per quanto riguarda Remus, spesso si tende a farlo apparire chiuso a riccio ed estremamente depresso, ma secondo me non è esattamente così, altrimenti col cavolo che Sirius e James sarebbero diventati suoi amici, ecco perché spesso gli faccio fare delle battute :p. per quanto riguarda il prenderti Remus dubito che riusciresti a sbarazzarti di Tonks così facilmente hihi… taotao

Lars Black: sono felice che le mie storie, almeno quelle che hai letto, ti siano piaciute. Spero che, se ne leggerai altre, ti piacciano pure quelle.

Lupinuccia: eccoti accontenta spero di non averti fatto aspettare troppo ;)

FunnyPink: hai ragione, Remus e Sirius me l’immagino sempre due eterni ragazzini quando si trovano nella stessa stanza, è una cosa più forte di me hihi.

 

Arrivederci a tutti, al prossimo capitolo

Smack!!

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Chiedo scusa per il ritardo ma in questi giorni sono stata impegnata

Chiedo scusa per il ritardo ma in questi giorni sono stata impegnata.

Fatto sta che ora sono qui con il quinto capitolo!

Buona lettura!!

 

 

 

Il Diario Dimenticato

Capitolo 5

 

Il sole quella mattina era appena sorto, ma l’aria sembrava ancora piuttosto fredda.

Remus si alzò molto presto cercando di non far rumore ma, soprattutto, tentò di non svegliare Tonks. Scese le scale e si diresse subito verso lo scrittoio in salotto, prese piuma e pergamena e iniziò a scrivere un messaggio:

 

Cara Molly,

allora per oggi siamo tutti d’accordo? Ci troviamo da Sirius verso le tre, l’ho già avvertito io, ci sono ancora dei punti da sistemare.

Non so ancora come fare a ringraziarti per il tuo aiuto, e per quello di tutti gli altri… Per ora posso solo dirvi

grazie mille di cuore

Con affetto

     Remus

 

Quando terminò di scrivere andò in cucina dove il suo gufo, Jarold, sonnecchiava sul trespolo.

«Amico mio, ho una piccola missione per te. Porta questa dai Weasley». Sussurrò al gufo, porgendogli dei biscottini per gufi. Jarold li mangiò volentieri e lo ringrazio mordicchiandogli leggermente un dito, dopodiché volò fuori dalla finestra con la lettera ben salda nella zampa.

Remus l'osservò per un attimo poi, guardandosi in torno, si accorse che ormai era inutile tornare a letto. Avrebbe solo rischiato di svegliare Tonks, così si mise ai fornelli per preparare la colazione e portagliela a letto.

 

Quando Tonks si decise ad aprire gli occhi, si accorse che Remus non c’era.

Con ancora gli occhi semi chiusi si mise la vestaglia e scese a cercarlo, Visto che un profumo di caffè e altre cose buone aleggiava per tutta la casa.

Arrivata in cucina lo trovò indaffaratissimo tra caffettiere e tazze volanti, per non parlare dei vassoi che non ne volevano sapere di appoggiarsi sulla tavola o delle uova che gli giravano in torno alla testa.

«Buongiorno amore, ma cosa stai combinando?» Chiese, divertita dalla scena che aveva davanti.

«Buongiorno tesoro, sto cercando di farmi obbedire da queste uova. Sarà una lunga lotta ma ne uscirò vincitore». Affermò con decisione, schivando un uovo impazzito che lo voleva colpire.

«Sì, ne sono sicura. Ma anche loro mi sembrano molto agguerrite». Osservò divertita.

«Non temere ce la farò. Tu piuttosto, cosa ci fai in piedi? Volevo portarti la colazione a letto…» Mormorò lui tentando di sembrare triste

«Cosa? Davvero? Allora ci torno subito, sbrigati, ho una fame da lupo!» Urlò mentre correva su per le scale.

 «Ma come sei spiritosa questa mattina!» le Urlò a sua volta, abbassandosi di colpo per schifare l’ennesimo uovo.

Alla fine Remus prevalse sulle uova, e riuscendo a preparare una colazione completa senza troppe perdite per la cucina e i suoi arti. La sistemò sul vassoio e portò tutto in camera da letto dove Tonks lo aspettava a braccia aperte.

«Mio eroe! Sei riuscito a battere le uova ribelli come potrò mai ringraziarti?» Chiese Tonks scherzosamente.

«La smetterai mai di prendermi in giro per questa storia?» Le chiese mentre appoggiava il tutto sul letto e si sedeva vicino a lei.

«Mmm ... No, non credo». Rispose addentando una fetta di pane tostato.

Mentre entrambi mangiavano, Remus aveva davvero fatto un buon lavoro, chiacchierarono delle più svariate cose come, per esempio, i programmi della giornata.

«Cosa farai oggi di bello? Sai che io dovrò stare al lavoro tutto il giorno, vero? Non ne ho voglia ma devo sostituire un collega» Sbuffò lei.

«Sì tranquilla. Io farò un giro a Diagon Alley, devo passare al Ghirigoro, per vedere se sono arrivati dei libri che avevo ordinato. Poi magari mi incontrerò con Sirius. Come vedi ho già il mio programmino, quindi, non ti preoccupare». La rassicurò sorridendo.

Arrivò presto l’ora per Tonks di andare al lavoro, salutò Remus con un baciò e si smaterializzò, lasciandolo libero di mettere a punto i  suoi piani. Così, appena lei se ne fu andata Remus andò in salotto, aspettando da un momento all’altro l’arrivo di Sirius.

Avevano una missione da compiere quel giorno, una cosa molto importante che solo due malandrini come loro potevano potare a termine con successo. O almeno uno sì, ecco perché si portava dietro anche l’amico.

Dopo circa venti minuti Sirius si presentò nell’ingresso.

«Finalmente sei arrivato, come mai ci hai messo tanto?» Gli chiese mentre s’infilava il mantello.

«Ho dovuto inventare una scusa per Silphie. Sai che quando ci si mette è peggio di un segugio. Ma non credo di essere riuscito a convincerla, non so come faccia, ma capisce sempre quando le racconto delle bugie. Per quanto ancora dovrò tenerglielo nascosto?» Chiese Sirius.

«Ok, puoi dirglielo. Ma devi farle giurare di non dire niente a Tonks, voglio che sia una sorpresa indimenticabile».

 «Beh, dubito che se lo possa scordare, nemmeno volendo. Ora andiamo». Così entrambi si smaterializzarono.

*****

Arrivata al lavoro, Tonks, cominciò a pensare insistentemente ai fatti accaduti quella mattina. Prima il risveglio senza averlo vicino, poi la colazione a letto e Remus così allegro.

C’era qualcosa che non la convinceva, era tutto troppo strano. Senza contare che l’ultima volta che Remus si era comportato così le aveva chiesto di andare a vivere insieme. Questo sì, che la mandava in confusione. Cosa nascondeva questa volta?

«Devo scoprire cosa ha in mente!» Urlò senza rendersene conto, tanto che molti dei suoi colleghi sbucarono fuori dai loro cubicoli per vedere cosa stesse combinando.

«Tutto bene Tonks?» Chiese Kingsley.

«Ops... Hem, sì scusate. Tutto ok, tranquilli». Si scusò arrossendo, affondando il naso nelle pergamene che aveva davanti. Dopo quell’imbarazzante episodio, passò tutto il giorno cercando di concentrarsi sul lavoro. A Remus avrebbe pensato al suo ritorno a casa. 

*****

Sirius e Remus tornarono a casa Black decisamente di buon umore, tanto che decisero di raccontare i loro loschi piani a Silphie, in fondo anche il suo aiuto sarebbe stato prezioso per la riuscita del piano.

La reazione della donna fu proprio quella che si aspettavano.

«Wow ma è fantastico! Una cosa è certa, ne resterà sorpresa, senza alcun dubbio. Non vedo l’ora di vedere la sua faccia! State tranquilli non le dirò nulla. Complimenti Remus bella pensata». Si congratulò, dandogli una pacca sulla spalla.

«Grazie. Spero che non le prenda un colpo. Gradirei che restasse tra noi». Mormorò un po’ preoccupato,

«Dai stai tranquillo, vedrai che ne sarà entusiasta ne sono sicuro!». Lo incoraggiò Sirius.

Proprio in quel momento suonarono alla porta.  Ora lo si poteva suonare tranquillamente visto che, per il sollievo di tutte le persone che frequentavano casa Black, il quadro della vecchia signora Black si era staccato dal muro dopo la caduta definitiva di Volemort.

Quando Silphie andò ad aprire si ritrovò davanti Molly Weasley.

«Ben arrivata! Entra, a scaldarti. Vado a preparare il tè per tutti, In salotto ci sono Anche Sirius e Remus, io arrivo subito».

«Grazie cara, è proprio quello che ci vuole, anche se sarebbe più appropriata una camomilla visti i miei nervi tesi per quello che ci aspetta». Commentò Molly, appendendo il mantello sull’attaccapanni dell’ingresso, All’improvviso sgranò gli occhi e si voltò verso la donna.

«Non ti preoccupare Molly, so già tutto. Mi hanno appena raccontato del vostro piano». La rassicuro sorridendo.

Molly fece un sospiro di sollievo, non voleva rovinare la sorpresa.

Tornati tutti in salotto, i quattro cominciarono a definire gli ultimi dettagli.

«Bene Remus, allora come procedono i tuoi preparativi?» Chiese incuriosita Molly rigirando il cucchiaino nella tazzina.

 «E’ proprio per questo che Vi ho chiesto di venire qui oggi. Vorrei che fosse tutto perfetto per quella sera». Rispose.

«Staremo tutti qui?» Chiese ancora Molly.

«Sì certo. Io ho già avvisato Harry, Hermione, Ron e Ginny. Saranno qui nel pomeriggio. Naturalmente non  sanno niente di preciso, li sto tenendo un po’ sulle spine». Sorrise Sirius, strizzando l’occhio ai presenti.

«Dì piuttosto che li stai torturando. sono giorni che arrivano gufi a tutte le ore del giorno e della notte e ora ne capisco il motivo. Ma per quanto dovremo ancora tenere il riserbo assoluto?» Chiese Silphie

«Ancora per qualche giorno, non voglio correre il rischio di una fuga di notizie». Rispose Remus. «Comunque oggi io e Sirius siamo stati a Diagon Alley, finalmente mi sono deciso!» Continuò Remus facendo un sorriso ancora più ampio.

«Ci mancherebbe altro. Ha passato quattro ore a far impazzire il commesso, e me. Credo che verrai bandito per sempre da quel negozio. Te lo garantisco. Esporranno un cartello con la tua foto e una scritta lampeggiante sotto “io qui non posso entrare”». Esclamò Sirius sarcastico.

«Non lo prendere in giro tu. Ci vuole calma per certe cose. Vedremo quando toccherà a te». lo Rimproverò Molly.

Silphie arrossì vistosamente, ma anche Sirius non rimase indifferente a quelle parole.

 

Passarono tutto il pomeriggio a pianificare “la grande serata” tra fogli di pergamena, piume e inchiostro. Doveva essere tutto perfetto, proprio come voleva Remus, e forse, non solo lui.

Verso sera ognuno aveva il proprio compito, quindi, decisero di tornare alle proprie case, promettendo di nuovo di non dire niente a nessuno.

«Bene, allora siamo d’accordo su quasi tutto vero? Per gli ultimi dettagli ci sentiremo il giorno prima dell’evento. Ciao e buona serata» Molly salutò tutti si smaterializzò, mentre Remus rimase ancora un attimo.

«Tienilo tu, mettilo in un posto sicuro. Se Tonks s’insospettisce è capace di mettere a sottosopra tutta la casa pur di scoprire cosa sto combinando». Sospirò consegnandogli una busta.

 «Ok, conta pure su di me. Dopo quello che ho passato oggi, non voglio che tutto vada a monte per la curiosità di mia cugina».

«Grazie mille, grazie davvero di tutto. Ciao, buona serata» E così anche Remus se ne andò.

«Sono sicura che andrà tutto bene. Sono davvero felice per loro. Voglio davvero vedere la faccia Tonks». Confessò Silphie tra le risate mentre con Sirius tornava in salotto.

 

Tonks arrivò a casa piuttosto stanca. Era stata una giornata lunga e faticosa e ora non voleva altro che starsene tranquilla, preferibilmente con Remus vicino, molto vicino.

Quando arrivò però non trovò nessuno.

«Sarà ancora in giro con Sirius, quei due non cambieranno mai». Mormorò scotendo la testa mentre si sdraiava sul divano.

Fortunatamente per lei, non dovette aspettare molto a lungo l’arrivo di Remus. Dopo circa dieci minuti da quando si era sdraiata comparve nell’ingresso.

«Ciao amore, scusa il ritardo ma Sirius aveva parecchie commissioni da fare».

«Non ti preoccupare, ormai vi conosco. Vedo che al Ghirigoro non hai trovato quello che cercavi». Constatò lei osservandolo meglio.

«Cosa? Hem… No… I libri che ho ordinato non sono ancora arrivati». Rispose, cercando di dare alla sua voce un tono convincente.

«Capisco. Uff, è ora di cena ma sinceramente non so se riuscirò ad alzarmi da qui per mettermi ai fornelli». Mugugnò.

«Non ti preoccupare per la cena, ci penso io. Spero che non ti vada una frittata, la battaglia di questa mattina mi è bastata». Rise.

Lei scosse la testa e rise a sua volta osservandolo mentre si metteva ai fornelli. Adorava vederlo nelle vesti di uomo di casa, aveva un certo non so che di sexy.

Seduti a tavola, lei gli raccontò tutte le disavventure della sua giornata lavorativa e, come sempre, non erano affatto poche.

«Poi Deller ha avuto la brillante idea di tagliarmi la strada, proprio nel momento in cui avevo una pila di pratiche in mano che mi coprivano la visuale, così sono inciampata e tutti i fascicoli sono caduti a terra. Ho passato tutto il pomeriggio nel tentativo di riordinarle, ma il peggio è stato che quelle determinate pratiche erano ant’incantesimo, di conseguenza ho dovuto riordinarle tutte a mano. Naturalmente, Deller, non si  è nemmeno degnato di aiutarmi!!» Esclamò senza nascondere tutto il suo risentimento per il collega, ficcandosi un boccone di carne in bocca e masticandolo con nervosismo.

«Ora calmati o finirai per strozzarti. Ecco, come non detto…»

Come previsto da Remus, il boccone le andò di traverso facendola quasi soffocare, ma Remus le diede degli efficaci colpi sulla schiena e in un attimo tornò a respirare normalmente.

«Quante volte ti dovrò ripetere di non mangiare così in fretta? Logico che poi rischi di soffocarti». Commentò in tono pacato, come al solito.

«Si papà….» Rispose lei facendogli una linguaccia.

 

Quando andarono a letto l’atmosfera era ancora allegra. Ma non durò a lungo. Tonks mise da parte la rivista che stava sfogliando e lo fissò con fare indagatore.

«Ok, cosa state combinando tu e Sirius? Sono certa che mi nascondete qualcosa, ma non riesco a capire cosa». Chiese con tono da interrogatorio.

«Ma cosa ti salta in mente?» Chiese lui facendo una faccia da finto Innocente.

«Vediamo, fammi pensare. La colazione a letto di questa mattina; tu che ti offri volontario per preparare la cena e, non meno importante, quel sorriso a 32 denti che hai stampato in faccia da almeno una settimana. Sputa il rospo!»

«Non capisco perché sei così sospettosa. Non posso fare niente di carino per te? Voglio rendere felice la strega che amo, è forse un crimine?» Chiese fingendosi quasi scandalizzato da quelle accuse.

Tonks si sentì un po’ in colpa per aver dubitato di lui e delle sue intenzioni, quindi, si avvicinò a lui e cominciò a baciarlo. Mentre Remus, tirava un sospiro di sollievo vedendo che Tonks non si era accorta della piccola bugia che le aveva raccontato.

Chissà per quanto sarebbe riuscito a mantenere il segreto.

 

Il mattino seguente, essendo il giorno libero di Tonks decisero di andare a fare un giro per Diagon Alley, subito dopo aver fatto colazione.

La via preferita dai maghi e dalle streghe di tutta Londra era affollatissima, ma quell’atmosfera allegra era ben accetta finalmente tutti potevano passeggiare tranquillamente senza il timore di attacchi da parte di mangiamorte o altre creature oscure.

Remus e Tonks passeggiavano mano nella mano tra la folla e passando davanti all’Emporio del Gufo Tonks si fermò un attimo.

«Ricordo quando siamo usciti di qui con il nostro Jarold, non faceva che svolazzare per la gabbia tutto felice».

«Già. Il proprietario del negozio non vedeva l’ora di venderlo, diceva che era troppo esuberante. Proprio come la sua padrona». La prese in giro

«Cosa vorresti dire con questo?» gli chiese facendo finta di arrabbiarsi.

«Niente di particolare, volevo solo dire che…» Ma ì non fece in tempo a finire la frase perché qualcuno lo stava chiamando a poca distanza da dove si trovavano.

Uno dei commessi del Ghirigoro gli andò in contro sventolando una mano per rendersi più visibile.

«Professor Lupin, aspetti!» Urlò. «Salve professore, finalmente l’ho trovata. Volevo dirle che i libri che ha ordinato sono arrivati da una settimana. Il proprietario, voleva sapere quando aveva intenzione di ritirarli». Riuscì a dire a fatica, tra un rantolo di stanchezza e l’altro.

Remus dovette cercare rapidamente una soluzione per evitare il disastro totale.

«Perfetto! Li avete trovati, mi fa piacere. Ieri c’era quel nuovo commesso e non era riuscito a trovarli». Esclamò, pregando che Tonks non intuisse il tono falso della sua voce.

 Il giovane commesso sembrava perplesso.

«Ma signore ieri…Ahi!» Accidentalmente qualcuno gli pestò il piede, e lui, finalmente, capì.

«Sì, sì, ha ragione. Li abbiamo trovati proprio poco fa. Non si sa come erano finiti dietro un vecchio scaffale».

Remus tirò l’ennesimo sospiro di sollievo, mentre Tonks non riuscì a capire bene quello che era successo. Preferì comunque non indagare troppo, sapeva bene che non ne avrebbe ricavato niente. Così, insieme, seguirono il commesso zoppicante verso il Ghirigoro per ritirare i libri di Remus.

«Ma perché sta zoppicando? Prima correva come un fulmine». Bisbigliò lei.

«Chissà, forse ha preso una storta o un crampo, sono cose che succedono». Rispose Remus rimanendo sul vago e guardando da un’altra parte.

Anche questa volta era salvo.

 *****

Il giorno tanto atteso era ormai arrivato. Mentre Remus era sempre più teso, nemmeno le parole di Sirius riuscivano a calmarlo.

«Grazie Sirius, so che cerchi di aiutarmi, ma fino a quando non sarà tutto finito, non riuscirò a calmarmi». Sospirò Remus.

«Ma, se questa sera sarai talmente agitato da non riuscire a parlare, dubito che ti possa rispondere». Commento Sirius un po’ sconcertato.

«Ce la farò Sirius, a costo di farmi un incantesimo tranquillizzante!» Rispose con decisione Remus.

«Ecco, così ti voglio. Piuttosto oggi pomeriggio arriveranno Hermione, Harry e Ron. Sono davvero curiosi di sapere cosa sta succedendo. Io, naturalmente, non ho parlato».

«Dovranno aspettare come tutti gli altri, spero che non si mettano a fare i detective come ai tempi della scuola». Mormorò Remus preoccupato.

«Ci hanno già provato. Ma con me e Silphie hanno trovato pane per i loro denti. Stessa cosa con Molly».

«Bene, allora non credo che ci saranno problemi. Meglio sbrigarci qui, abbiamo ancora molte cose da fare». Così dicendo si rimisero a sistemare la tutta la sala da pranzo.

Poco dopo arrivarono anche Molly e Silphie, di ritorno dal centro commerciale babbano, pronte a mettersi ai fornelli.

«Mai vista così tanta gente in giro per Londra, sembrava quasi fatto di proposito. Siamo state due ore in fila dal panettiere» sbuffò Molly mentre appoggiava le buste della spesa vicino alla porta della cucina. « Ma vedo che durante la nostra assenza vi siete dati da fare, bravi. Vi posso assumere anche per sistemare la Tana?» Chiese osservando l’ottimo lavoro che avevano fato.

«Amore, dovresti farlo più spesso. Credo che d’ora in poi le pulizie le farò fare a te». Commentò ridendo Silphie.

«Non ci provare, questa è stata una piccola eccezione. Dubito che si ripeterà». Affermò con determinazione.

«Su via Sirius, ormai sei un perfetto uomo di casa. Le pulizie sono un gioco da ragazzi per te». Esclamò Remus facendo finta di spolveragli da testa con il piumino.

«Piantala Remus, mi stai impolverando tutti i capelli!!» Urlò Sirius tentando di allontanarlo, noncurante delle risate che lo circondavano.

Dopo un fugace pranzo a base di panini, si rimisero tutti al lavoro ma poco dopo furono interrotti dal suono del campanello.

«Ciao Harry!!! Che bello vederti!» Esclamò Sirius dopo aver aperto la porta e ritrovandosi davanti il suo figlioccio.

«Ciao Sirius, anche io sono contento di vederti» Rispose Harry abbracciandolo. «Vedo che vi state tutti dando da fare. Vi serve una mano» Chiese togliendosi il mantello

«Stai tranquillo Harry, abbiamo quasi finito. Quindi, siediti pure sul divano e scaldati davanti al camino». Rispose Sirius trascinandolo in salotto. «Tra poco dovrebbero arrivare anche Hermione, Ron e Ginny».

Proprio come aveva detto Sirius, il campanello suonò ancora, ma questa volta fu Silphie ad aprire.

«Ron smettila non ci stava seguendo nessuno. Ti sei appena materializzato e di sicuro i tuoi innumerevoli fans non ti avranno visto». Sbuffò Hermione in tono esasperato.

«Non esserne tanto sicura. Quelli potrebbero uscire persino dal quel tombino». Rispose Ron continuando a guardarsi intorno mentre additava una griglia sul marciapiede.

Dal canto suo, Ginny si divertiva un mondo a vederli discutere.

Silphie riuscì a stento a trattenere le risate. Quei due erano peggio di Remus e Sirius certe volte.

«Ben arrivati ragazzi, entrate qui fuori è freddissimo». Esclamò facendosi da parte per farli entrare.

Una volta dentro salutarono tutti e si diressero in salotto per scaldarsi vicino al camino.

«Allora, ci volete dire cosa sta succedendo? Sono settimane che Sirius ci tiene sulle spine». Sbottò Hermione, mente Harry e Ron annuivano.

«Perderete mai la vostra curiosità voi quattro? Comunque questa sera scoprirete tutto». Rispose tranquillamente Remus.

«Ma non è giusto! Voi lo sapete, perché noi no??» Insisté Lei visibilmente offesa.

«Hermione ha ragione, anche noi abbiamo il diritto di saperlo» Concordò a sua volta Harry.

«Giusto! sono settimane fa il vago. Io non ce la faccio più». Convenne Ron.

«Dai ragazzi, cosa vi costa aspettare ancora qualche ora? Avete aspettato fino adesso, credo che possiate resistere ancora un pochino». S’intromise Molly.

I quattro ragazzi non sembrarono molto d’accordo ma non insistettero oltre, ma dalle loro facce,ì però, si poteva intuire tutto il loro disappunto.

 

Finalmente, arrivò sera e lo stato nervoso di Remus, era sempre più precario. Incapace di stare fermo, continuava a camminare avanti e in dietro per la camera da letto, mentre Tonks, chiusa in bagno si preparava per uscire.

«Devo stare calmo, devo stare calmo devo…». Continuava a ripetersi, come un mantra.

«Amore ti senti bene? Se preferisci restiamo a casa, te la senti di uscire. Spero che tu non ti stia ammalando sei così pallido». Propose osservando bene, appena uscita dal bagno.

«No, sto benissimo non ti preoccupare. E’ solo che sono giorni che non sento quelli del ministero, sono solo un po’ preoccupato, tutto qui». Mentì spudoratamente

«Capisco. Non preoccuparti, chiameranno presto ne sono sicura. Ora finisci di prepararti, e cambia quei calzini, non vedi che sono un blu e uno grigio?» Chiese, sconcertata osservandogli i piedi.

 

In casa Black l’agitazione era seconda solo a quella in casa Lupin. Chi sapeva era agitato per quello che sarebbe successo, e chi non sapeva era agitato perché non vedeva l’ora di sapere.

Finalmente però suonarono alla porta e tutti si precipitarono ad aprire.

«Ben arrivati!!» urlarono in coro, assalendo i due nuovi arrivati.

«Hem, ciao a tutti. A cosa dobbiamo questa calorosa accoglienza? E voi quattro che ci fate qui?» Chiese Tonks stupita nel vedere Hermione, Harry, Ginny e Ron.

«Ecco, avevamo dei giorni liberi e… E abbiamo pensato di passare da queste parti» balbettò Hermione, che non era mai stata molto brava a raccontare bugie.

«Ma che fate ancora lì sulla porta, entrate, e voi altri lasciateli passare». Ordinò Molly cercando di cambiare discorso, scoccando occhiatacce a tutti i presenti.

Nel giro di pochi minuti si ritrovarono tutti nel grande salone che abitualmente usavano quando si radunavano tutti insieme, ma l’atmosfera sembrava diversa dalle altre volte. Tonks lo avvertì molto chiaramente, sorprese più volte Sirius e Silphie scambiarsi occhiate complici, mentre Harry, Hermione, Ron e Ginny sembravano impazienti per qualcosa.

«Si può sapere cosa sta succedendo? Mi sembrate tutti così strani». Chiese di punto in bianco.

Tutti la fissarono stupiti.

«Non sta succedendo niente, cosa vai a pensare,. E’ solo che… » Tentò di dire Sirius.

«E’ solo che siamo molto contenti di ritrovarci qui tutti insieme. Ultimamente ci siamo visti davvero poco». Concluse la frase Silphie.

«Se lo dite voi…» Commentò Tonks, poco convinta.

Approfittando della distrazione di Tonks, Remus bisbigliò qualcosa a Sirius, il quale a sua volta gli passò un pacchettino.

 Quell’imbarazzante conversazione fu interrotta da Molly, la quale li chiamò tutti a tavola per la cena.

Le portate erano una più succulenta dell’altra, non per nulla Molly ci lavorava da almeno due giorni. Osservando attentamente i vassoi che le capitavano sotto al naso, Tonks osservò che sopra  c’erano praticamente tutti i suoi piatti preferiti ma in quel momento non le sembrò molto strano, in fondo i suoi gusti erano molto comuni a quelli di molti altri.

La cena durò circa due ore, alla fine delle quali arrivò il momento tanto atteso del dolce. Sfortunatamente però, ci fu un piccolo contrattempo.

«Scusatemi tutti, ma ho avuto dei problemi con il forno. Dovrete aspettare per mangiare il dolce» Si scusò mortificata Molly.

«Non ti preoccupare Molly, con tutto quello che abbiamo mangiato, non ci farà altro che bene aspettare un pochino». La rassicurò Sirius che nel frattempo si era alzato da tavola. Senza farsi vedere, con un rapido gesto della mano abbasso l’intensità della luce sprigionata dalle candele che aleggiavano in torno alla tavola, in modo che fosse il camino la fonte maggiore di luce.

Remus prese un grosso respiro e si alzò a sua volta voltandosi verso Tonks. La fissò negli occhi e s’inginocchiò davanti a lei prendendole la mano.

«Amore mio, da due anni a questa parte mi hai reso l’uomo più felice della terra. Con te ho passato dei momenti bellissimi, come non ne vivevo da anni. So bene che sei ancora giovane per pensare al matrimonio, ma…Ecco…Io vorrei vivere il resto della mia vita con te. Vuoi sposarmi e rendermi il mago più felice della terra?» Le chiese, aprendo la scatolina che teneva in mano, da cui ne uscì un bellissimo anello con dei piccoli brillantini bianchi e rosa.

Tonks era paralizzata, mille emozioni le affollavano la mente non appena Remus ebbe pronunciato quelle fatidiche parole “Vuoi sposarmi e rendermi il mago più felice della terra?”.

Insieme... Insieme… Insieme per tutta la vita…

Tonks scattò in piedi, seguita da Remus che non smise un attimo di guardarla, e gli si buttò al collo, abbracciando.

«Si, centomila volte sì amore mio!» Esclamò, e subito dopo lo baciò.

Tutti i presenti, commossi fino alle lacrime, corsero a congratularsi con loro.

«E bravo Remus, così si fa!» Si congratulò Sirius dandogli una forte pacca sulla spalla. E  lo stesso fece anche Arthur, mentre Molly e Silphie si asciugavano gli occhi umidi di lacrime.

«Ecco cosa non volevate dirci...» Mormorò Hermione tra un singhiozzo e l’altro abbracciata a Ron.

Quando Tonks si decise a lasciar respirare Remus, si voltarono entrambi verso gli amici che avevano condiviso con loro questo momento importantissimo, tutti corsero a congratularsi

«sono felicissima per voi ragazzi, davvero molto felice». Disse Molly abbracciandoli entrambi, seguita successivamente da tutti gli altri.

Proprio in quel momento un gufo planò nella sala.

Tra le zampe aveva una pergamena, Remus la prese e iniziò a leggere a voce alta.

 

Cari ragazzi,

finalmente vi siete decisi a fare il grande passo.

 Ero sicuro che sarebbe successo, ve lo si leggeva negli occhi da un bel po’.

Spero che possiate essere felici per il resto della vostra vita.

 Io vi do la mia benedizione perché la vostra unione è come uno spiraglio di luce dopo una tempesta.

Ora vi lascio ai festeggiamenti, ma spero che al banchetto nuziale ci siano tanti buonissimi dolci.

 

Con affetto

Albus Silente

 

Tutti rimasero stupefatti. Come faceva Silente a sapere quello che era successo?

«Beh, credo che ormai in tutti questi anni Silente ci abbia abituato a sorprese di questo genere. Ora però brindiamo ai futuri sposi, cosa ne dite?» Chiese Sirius alzando il suo bicchiere. Tutti gli altri fecero lo imitarono.

«Ai futuri sposi!» Urlarono in coro.

 

 

 

Lars Black: Non ti preoccupare per i commenti basta che ti siano piaciute ;) ;

lauretta86: i tuoi commenti chilometrici sono sempre ben accetti lo sai hehe. Sono contenta che ti sia piaciuto il quarto capitolo, devi sapere che ho fatto varie versione prima di questa, ma nessuno mi convinceva a pieno. Ok lo ammetto nemmeno quella definitiva che avete letto mi ha convinta a pieno ma se voi è piaciuto sono felice.

FunnyPink, PinkMoonlightPrincess, Lupinuccia: grazie mille per i complimenti! Spero di non avervi fatto aspettare troppo per questo nuovo capitolo. PS: lupinuccia ti assicuro che è tutta questione di allenamento ;)

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Il Diario Dimenticato

Nonostante in questi giorni non sia molto dell’umore eccomi di nuovo qui con un altro capitolo.

Buona lettura

 

Dedicata ad Angie.

Ricordati che io

ci sarò sempre per te

Smack

 

Il Diario Dimenticato

Capitolo 6

 

Benché fosse giorno già da diverse ore ormai, la casa di Remus e Tonks era immersa in un profondo silenzio.

Entrambi dormivano tranquillamente abbracciati nella loro stanza, visto che la sera precedente era stata ricca di forti emozioni.

Quando Remus si svegliò, un raggio di sole lo colpì in pieno viso, ma nonostante questo non voleva alzarsi, era così bello rimanere a letto abbracciato a Tonks che sorrideva nel sonno.

Al dito portava ancora l’anello che gli aveva regalato, non aveva voluto toglierlo.

«Non lo toglierò mai più!» Aveva affermato.

 Con la mano gli spostò una ciocca di capelli dagli occhi e sorrise mentre lei nascondeva la testa contro il suo petto, ma ci mise almeno un’altra ora per svegliarsi.

Appena la sua mente tornò ad essere lucida quel tanto che basta va per ricordarsi quello che era successo al sera precedente, alzò lo sguardo e fissò Remus negli occhi.

I suoi bellissimi occhi ambrati illuminati dalla luce del sole risaltavano ancora di più pensò tra sé e sé.

«Buongiorno amore, perché mi guardi così?» Chiese lui, distraendola per un attimo dalle sue riflessioni.

«Cosa? Ah sì, buongiorno. Stavo pensando a quanto sono belli questa mattina i tuoi occhi» Rispose semplicemente. Lui la fissò con occhi sgarrati.

«I miei occhi? E cosa hanno di diverso dagli altri giorni?» Chiese lui incuriosito da quelle parole.

«Mmm non saprei. E’ solo quello che ho notato oggi, ma forse...»

« “Ma forse” cosa?»

«Ma forse è perché oggi ti amo più del solito!» Esclamò, baciandolo

 

Mentre i due futuri sposi facevano colazione, o per meglio direi pranzavano, un gufo planò sul tavolo da una piccola finestrella della porta della cucina.

Remus lesse attentamente la lettere visto che sulla busta era stampato i simboli del ministero della magia insieme a quello dell’ospedale San Mungo:

 

Salve Remus,

spero che tu stia bene. Qui al ministero procede tutto abbastanza bene.

Abbiamo scoperto molte cose che ci saranno molto utili, ma ti scrivo per un’ altro motivo. Presto ci sarà la luna piena e, ci sarebbe utile vedere da vicino il processo di trasformazione.

Le informazioni che abbiamo al riguardo sono molto vaghe per i motivi che tu ben sai, in oltre sarebbe opportuno che non prendessi la pozione antilupo, tranquillo prenderemo tutte le precauzioni necessarie.

So di chiederti molto, ma sarebbe davvero importante ai fini dell’esperimento.

Riflettici con calma e poi inviami la tua risposta.

      

     J. K. Whitman

 

Sul viso di Remus si dipinse una smorfia, ma Tonks non riusciva a capirne il motivo. Gli sfilò la lettera dalle mani e la lesse.

Quando finì di leggerla anche lei sembrava perplessa.

«Vogliono osservarti mentre ti trasformi? Mi sa tanto di attrazione da circo». Esclamò.

«Gia, mi turba il fatto che non prendere la pozione antilupo. L’ultima volta che non l’ho presa ho quasi rischiato di uccidere Sirius e i ragazzi, e avevo saltato solo una sera. Immaginati cosa potrei fare se non la prendessi per tutta la settimana». Mormorò Remus con sguardo terrorizzato al ricordo di quella vicenda.

«Capisco, ma so anche che questo esperimento è molto importante. Credo che tu debba fare il possibile per aiutare i ricercatori, Senza contare che ti hanno assicurato che prenderanno tutte le precauzioni necessarie». Tentò di rassicurarlo appoggiandogli una mano sul braccio, la stessa mano dove portava l’anello di fidanzamento.

 Remus lo fissò per un istante.

Lo doveva fare, lo doveva fare per il loro futuro

«Hai ragione, Devo farlo. Tengo troppo a questo esperimento per rinunciare proprio ora.».

Così dicendo corse allo scrittoio del salotto per rispondere alla lettera del dottor Whitman. Dopo averla spedita tramite lo stesso gufo, tornò in cucina dove Tonks aveva già sparecchiato ed ora era intenta a coccolare Jarold, il quale sembrava gradire molto tutte quelle attenzioni.

Remus la osservava pensieroso.

«Sai, non voglio rovinarmi questi momenti di felicità. Mancano ancora due settimane alla luna piena e non intendo passarle a rodermi il fegato contando i giorni che mancano».

Tonks e Jarold lo fissarono con uno sguardo interrogativo, ma poi a le venne un’idea.

«Ben detto amore, e io forse ho la soluzione. Aspettami qui arrivo subito, Jarold vieni con me». disse rivolta al gufo, il quale le si posò sulla spalla.

Remus non capì molto di quello che stava succedendo ma, conoscendola, rabbrividì.

Come un fulmine Tonks si precipitò allo scrittoio, prese pergamena piuma e inchiostro e iniziò a scrivere:

 

Caro Silente,

come sta? Noi qui stiamo tutti bene, anzi benissimo. Non può nemmeno immaginare che piacere ci abbia fatto ricevere la sua lettera ieri sera, ma come fa a sapere sempre tutto?

Le scrivo oggi per ringraziarla dell’augurio ma soprattutto per essere sempre stato così amorevole nei nostri confronti. Per noi, le,i è come un padre, volevo farglielo sapere.

Ma come avrà sicuramente capito, le scrivo anche per chiederle se Remus ed io possiamo passare qualche giorno a Hogwarts.

Oggi Remus ha ricevuto una lettera dai ricercatori del ministero in cui gli chiedono di recarsi da loro il giorno della trasformazione senza aver preso la pozione, lui è molto in ansia per questa cosa anche se, naturalmente, nega spudoratamente.

Io so bene che non farà altro che pensare a questa storia se non trovo un modo per distrarlo.

Qualche giorno fa il mio superiore mi ha affidato una missione proprio vicino a Hogwarts, quindi, anche per il mio lavoro non ci sarebbero problemi.

Aspetto con ansia la sua risposta per il momento le auguro una buona giornata.

 Con affetto,

Tonks

 

Rilesse più volte la lettera per controllare che ci fosse scritto tutto quello che aveva in mente, poi la legò alla zampa di Jarold, il quale volò subito fuori dalla finestrella della porta della cucina, sfiorando con le zampe la testa di Remus.

«Hey Jarold! Ma…» Esclamò toccandosi la testa con la mano

«Non ti preoccupare tornerà presto: Gli ho affidato una piccola missione, della massima importanza». Lo tranquillizzò osservando il suo sguardo interrogativo per al fuga del gufo

Remus preferì non indagare, temeva ciò che avrebbe scoperto.

 Fortunatamente per Tonks, la risposta di Silente non si fece attendere, verso mezzogiorno Jarold tornò a casa con una lettera tra le zampe.

Cara Tonks,

Mi ha fatto piacere ricevere la tua lettera, mi hanno fatto piacere soprattutto le tue parole, anche voi per me siete come dei figli e tengo tantissimo ad ognuno di voi.

Passando alla tua richiesta, mi farebbe molto piacere avervi qui a Hogwarts per qualche giorno. Sono sicuro che a Remus farebbe bene distrarsi un po’ .

In oltre so già come occupare il suo tempo mentre tu sarai al lavoro.

Fatemi sapere quando avete intenzione di arrivare così farò preparare tutto il necessario.

Buona giornata.

Con affetto

Albus Silente

 

 Tonks leggendo le parole del preside non riuscì a trattenere un grido di gioia, sotto lo sguardo perplesso di Remus.

«Prepara i bagagli amore. Domani si parte per Hogwarts!» Urlò lei saltellando per la cucina. «A Hogwarts?? Ma cosa stai dicendo??» Chiese lui ancora più sconcertato.

«Sì, hai capito bene. Hogwarts! Credi davvero che io non conosca? So benissimo che se restiamo qui, passerai i prossimi quindici giorni a rimuginare su quello che ti aspetta. Così ho chiesto a Silente se potevamo stare lì per qualche giorno, e lui ha accettato. Quindi, non ci resta che comunicargli quando intendiamo arrivare, io proporrei domani mattina, che ne dici?» Chiese lei mentre prendeva piuma e pergamena.

«No, aspetta un attimo. Fammi capire bene quello che hai appena detto. TU hai chiesto a Silente se possiamo andare a Hogwarts per qualche giorno, solo perché TU credi che IO penserò troppo all’esperimento?» Gli chiese.

Tonks annuì vagamente, mentre pensava a cosa scrivere a Silente.

«Tesoro forse tu dimentichi un piccolo particolare che sarebbe il tuo lavoro».

«Non ti preoccupare per quello è gia risolto da qualche giorno. Ti ricordi quella missione top secret che il mio capo mi voleva affidare? Bene, ho intenzione di accettare, e pensa un po’? E’ proprio vicino a Hogwarts. Dillo che sono un genio!» Rispose lei facendogli l’occhiolino

«Una ne pensi e cento ne fai, l’ho sempre detto io. Certo che potevi chiedere il mio parere prima di scrivere a Silente». Borbottò Remus scotendo la testa rassegnato, mentre lei continuava a scrivere.

*****

I bagagli erano pronti nell’ingresso già dalla sera precedente, visto che Tonks voleva partire il prima possibile. Ma, nonostante questo, alzarsi presto per lei rimaneva sempre un grosso problema.

«Amore, Svegliati è ora di andare. Non eri tu quella che aveva tutta la fretta del mondo? Tonks? Svegliati» La chiamò scotendola nel tentativo di svegliarla.

«Dai mamma ancora cinque minuti». Mugugnò nel sonno.

«Mamma?? Tonks dobbiamo andare, Hogwarts ci aspetta!» Esclamò.

«Hogwarts? Mamma io la scuola l’ho finita da un pez.. » S’interruppe di colpo, per poi mettersi seduta guardando Remus con gli occhi sbarrati. «Ma ... Ma cosa… Morgana, Hogwarts… Le due settimane. Perché non mi hai svegliato? È tardissimo!!! Sbrigati!» Urlò saltando fuori dal letto e correndo in bagno.

«Veramente è più di mezz’ora che ti chiamo. Io sono già pronto da ore, ma tu non ne volevi sapere di svegliarti. Mi hai persino chiamato mamma». La informò tentando di sembrare offeso, ma in realtà era piuttosto divertito.

«Ma dai non è possibile che ti abbia chiamato mamma. Comunque cinque minuti e sono pronta. hai già fatto colazione? Hai preparato la passaporta?» Chiese lei con lo spazzolino in bocca.

«Evito sempre di mangiare quando devo prendere una passaporta, la quale è già pronta da un pezzo al contrario di te», la prese in giro.

Quando, finalmente, Tonks fu pronta, si ritrovarono nell’ingresso. Remus prese una vecchia teiera senza beccuccio e con il manico rotto, e quando entrambi la toccarono si attivò.

 

Nel giro di pochi istanti si ritrovarono fuori dai cancelli della scuola, e dopo Remus ebbe aiutato Tonks a rialzarsi da un atterraggio poco fortunato s’incamminarono verso il castello.

Silente li aspettava nel suo ufficio seduto alla sua scrivania, e quando entrarono li accolse con un caloroso sorriso.

«Ben arrivati ragazzi, viaggiato bene?» Chiese, osservando divertito le foglie tra i capelli di Tonks.

«Benissimo, non c’è niente di meglio di un viaggetto con una passaporta di prima mattina». Commentò Tonks passandosi una mano tra i capelli e accorgendosi delle suddette foglie.

«Grazie per l’ospitalità. Mi dispiace disturbare le normali attività della scuola. Non so cosa le sia venuto in mente di chiederle…» Tentò di dire Remus.

«Remus non ti preoccupare, è un piacere avervi qui. Anche io come Tonks ti conosco bene, credo che questo periodo a Hogwarts ti farà bene. Non puoi certo rovinarti questo momento di felicità rimuginando su quello che ti aspetta. Dovresti essere solo felice dopo quello che hai avuto il coraggio di fare l’altra sera». Lo interruppe, prima che continuasse con le sue solite scuse. «A proposito, ancora congratulazioni ragazzi, sapere delle vostra intenzione di sposarvi ci ha reso tutti molto felici». Continuò il preside.

«Hem, chi altro lo ss?» Chiese preoccupato Remus.

«Non molte persone a dire la verità. La professoressa McGranitt, il professor Vitious, Madama Chips e Hagrid. Ma credo che la notizia si diffonderà presto a macchia d’olio».

«Come sempre naturalmente. Visto che sono ancora tutti a lezione possiamo andare a fare un giro?» chiese Tonks.

«Ma certo, ricordate di tornare per l’ora di pranzo. Divertitevi». Si raccomandò Silente congedandoli dal suo ufficio.

I corridoi del castello erano deserti mentre dalle aule si sentivano i vari professori intenti a fare lezione.

Si fermarono, per qualche minuto, davanti all’aula di trasfigurazione da dove proveniva una voce famigliare, quella di Hermione, che aiutava la professoressa McGranitt nelle sue lezioni.

«Sembra che se la stia cavando bene, vero?» Chiese Tonks.

«Sì devo dire di sì. Come dico spesso è stata una delle streghe più brillanti a cui abbia mai insegnato» Confermò Remus.

Proseguirono il loro giro per i corridoi del castello, si fermarono a chiacchierare con Nick quasi senza testa e la signora grigia che, fluttuando qua e là, controllavano che tutto fosse in ordine. Incontrarono anche Gazza che, rispetto a come se lo ricordavano, sembrava di buon umore.

«Magari avrà trovato la sua anima gemella». Sussurrò Remus quando si furono allontanati.

«Sì e magari la sua anima gemella è uscita dall’armadio svanitore. Poverina chissà da quanto tempo era lì dentro». Commentò  ridendo Tonks.

«Ma lo sai che sei davvero tremenda quando ti ci metti?» Chiese lui ridendo a sua volta.

«Grazie, lo so. Ma dillo che mi ami anche per questo». Ribatté e zittendolo con un bacio prima che potesse ribattere.

Quando uscirono dal castello l’aria era fredda, ma nonostante questo decisero di fare una passeggiata per il grande giardino ancora innevato.

Si avviarono, tenendosi per mano, verso il lago le cui acque scure avevano fatto da cornice al loro primo bacio, circa un anno e mezzo prima. In quel luogo era iniziato tutto, e sarebbe sempre rimasto nei loro cuori.

Arrivati in riva al lago rimasero in silenzio per qualche istante poi Tonks disse qualcosa che lo spiazzò.

«Remus John Lupin, sei davvero sicuro di volermi sposare?» Chiese voltandosi verso di lui e guardandolo negli occhi.

lui la strinse forte a sé.

«Non sono mai stato così sicuro di qualcosa in vita mia. Ti amo così tanto che non posso immaginarmi la mia vita senza di te». In un attimo annullò le distanze di loro, proprio com’era successo un anno e mezzo prima.

 Sfortunatamente, però, arrivò qualcuno a rovinare l’atmosfera.

«Hey piccioncini!! Che bello vedervi qui!» Remus e Tonks fecero giusto in tempo a voltarsi per vedere chi fosse, quando si sentirono quasi sollevare da terra in un fortissimo abbraccio.

«Ci... Ciao Hagrid… Che be.. Bello vederti...» Tentò di dire Tonks, anche se non era facile parlare chiusi in quella morsa d’acciaio che formavano le braccia di Hagrid.

Intuendo che forse stava un tantino esagerando, si decise a lasciali andare.

«Allora come state? Ho sentito della bella notizia, congratulazione!! Ma ce ne avete messo di tempo...» Esclamò facendo l’occhiolino a Remus e dandogli una gomitata nello stomaco, che per poco non lo fece cadere a terra, oltre che a mozzagli il fiato.

«Grazie Hagrid. Beh sai, volevo far calmare le acque prima» Rispose quando si fu ripreso.

«Sì, sì hai fatto bene. Ma cosa fate qui al freddo e in mezzo alla neve. Venite in casa, stavo giusto facendo del tè». Propose facendo strada verso la sua capanna.

 Il fuoco scoppiettava nel camino, rendendo l’atmosfera davvero piacevole, mentre Hagrid preparò del tè e dei biscotti dall’aria piuttosto “sassosa”. Appoggiato tutto sul tavolo, si sedette anche lui a tavola con i suoi ospiti.

«Sono davvero contento che vi sposate, Silente ne era sicuro che prima o poi vi sareste decisi. Grand’uomo Silente, sa sempre tutto lui. Ma raccontatemi tutto sono curioso». Chiese evidentemente incuriosito.

Tonks e Remus raccontarono al loro amico tutto quello che era successo la sera in cui Remus le aveva chiesto di sposarlo ma, mentre raccontavano, tutte le emozioni che avevano provato quella sera, riaffiorarono dalle loro voci.

Terminato il racconto anche Hagrid era visibilmente commosso, ad un tratto prese dalla tasca un grande fazzoletto decisamente malridotto e si soffiò vigorosamente il naso.

«Deve... Deve essere stato davvero un bel momento…Sono.. Sono così emozionato per voi ragazzi...». Balbettò, soffiandosi nuovamente il naso. Vedendolo in quelle condizioni anche Thor si alzò dal suo comodo giaciglio, vicino al fuoco, e andò a posare la testa sulle gambe del suo padrone.

 Tonks fissò Remus, ma anche lui era indeciso sul datarsi.

«Hem Hagrid, non fare così… Guarda è quasi ora di pranzo, è meglio se ci avviamo verso il castello, non vorrai che gli studenti ti vedano in queste condizioni». Esclamò Remus.

«Oh,  certamente, non è il caso. E vuoi non potete fare tardi al vostro primo pranzo qui al castello. Andiamo!»

Entrati nella sala grande notarono che i ragazzi stavano gia prendendo posto ai loro tavoli.

«Tonks! Remus!! Che bello rivedervi! Ma cosa ci fate qui?» Chiese correndo verso di loro per abbracciarli.

«Ciao Ginny, è un piacere rivederti. Diciamo che è stata una decisione presa all’ultimo momento». Rispose Remus scompigliando i capelli di Tonks.

«Vero, lo abbiamo deciso solo ieri. Ed ora ecco qui». Confermò Tonks.

Rimasero ancora per qualche minuto a parlare con Ginny poi si avviarono verso il tavolo degli insegnati,  accompagnati da una serie di bisbigli provenienti dai quattro tavoli delle case.

I due nuovi arrivati furono accolti calorosamente da tutti i professori.

Tutti tranne una persono, Piton.

Appena li aveva visti entrare dalla grande porta della sala grande, era rimasto quasi pietrificato, non poteva credere ai suoi occhi. Che diavolo ci facevano a Hogwarts quei due? Più loro si avvicinavano, più la sua collera saliva.

Quando tutti furono seduti al proprio posto Silente si alzò, e andò verso il suo leggio, come faceva ogni volta che aveva qualcosa d’importante da dire. Si schiarì la voce e cominciò a parlare.

«Salve ragazzi, spero che la vostra mattinata sia stata proficua. So benissimo che sarete affamati, quindi, sarò breve. Come potete notare abbiamo due ospiti al nostro tavolo. Molti di voi già li conoscono, visto che sono stati con noi anche due estati fa. Il professor R. J. Lupin e Ninf... Hem, voglio dire Tonks resteranno con noi per due settimane. Colgo l’occasione per dare loro il bentornato». Silente si voltò verso di loro applaudendo seguito da tutti gli studenti e il corpo insegnante.

«Vedo che siete tutti molto felici di questo annuncio. Ma c’è un'altra novità che li riguarda, ma forse vorranno parlarne loro». Propose volgendo lo sguardo verso Remus, il quale scosse la testa, mimando con la bocca le parole

«Non lo faccia preside, la prego…»

«Cosa? No? Ok allora lo dirò io. Due sere fa, i nostri due ospiti, si sono fidanzati ufficialmente, e presto convoleranno a giuste nozze». Tutti i presenti rimasero a bocca aperta ma, dopo qualche istante, scoppiò un altro applauso se possibile, ancora più fragoroso del precedente.

Tonks e Remus erano imbarazzattissimi, Silente fece segno loro di alzarsi ma si rifiutarono, era gia abbastanza imbarazzante così senza bisogno di alzarsi davanti a tutti.

Piton era a dir poco atterrito, come poteva essere? Lupin era solo un maledettissimo lupo mannaro, cosa ci trovava Tonks in lui?

Il professore di Pozioni riuscì a malapena a mangiare, si vedeva lontano un miglio la sua irritazione. Possibile che non accettasse il fatto che Remus potesse essere felice?

 

 Terminato il pranzo tutti tornarono alle loro attività, mentre Remus e Tonks, rimasti di nuovo soli, decisero di andare a Hogsmeade.

«Ho una voglia matta di andare da Mielandia, adoro quel negozio». Esclamò lei mentre pregustava tutte le leccornie del negozio.

«Sei sempre la solita golosa». Commentò ridendo Remus.

Hogsmeade non era molto affollata quel giorno, ma in fondo era solo un piccolo centro, niente a che vedere con Diagon Alley.

Tonks era davvero ansiosa di entrare da Mielandia e, appena mise piede dentro al negozio, corse subito verso il bancone.

«Salve! Vorrei un sacchetto di api frizzose, una manciata di fildimenta. Poi vorrei anche delle Piperille nere, dei rospi alla menta, due piume di zucchero, e un sacchetto di gelatine tuttigusti +1. Amore tu non prendi niente? Amore, cosa ti prende?» Chiese vedendo Remus era ancora vicino alla porta intento a fissarla sbalordito.

«Cosa? Ah sì, do un’occhiata in giro e poi decido». Mormorò incamminandosi verso gli scaffali pieni zeppi di dolci, alla fine prese quattro tipi di cioccolato, delle caramelle mou, e dei bon bonbon esplosivi per Sirius. Dopo circa venti minuti riuscì a farla uscire dal negozio, ma cominciò subito ad aprire alcuni sacchetti.

«Amore, hai appena mangiato!»

«Si lo so, ma non riesco a resistere». Mugugnò con la bocca piena.

 Passeggiarono a lungo per il paese, e quando passarono davanti all’emporio di Zonko, Remus si mise a raccontare un aneddoto di gioventù.

«Durante le uscite a Hogsmeade, James, Sirius ed io eravamo sempre qui, passavamo ore a commentare i vari oggetti anche se raramente compravamo qualcosa. La maggior parte dei nostri scherzi l’inventavamo. Devo ammettere che eravamo piuttosto bravi, anche se la vera mente del gruppo, per gli scherzi, era Sirius. Pensa che alcuni dei nostri brevetti li abbiamo passati a Zonko. Certo, Fred e George sono dei degni successori». Commentò sorridendo ripensando agli scherzi ideati dai due gemelli Weasley.

Dopo circa un’ora uscirono dal villaggio, e si diressero verso la Stamberga Strillante.

Benché Tonks sapesse ormai da tempo che quella vecchia casa non era infestata da chissà quali mostri, un brivido le percorse la schiena quando se la ritrovò davanti.

«Non dirmi che ti fa ancora paura, non è altro che una vecchia casa malandata». La rassicuro Remus, fissando il luogo dove per anni si era rifugiato nelle notti di luna piena.

«Lo so benissimo, ma fa sempre una certa impressione. Silente aveva fatto davvero un ottimo lavoro».

 Si avvicinarono sempre di più e, quando furono davanti alla porta, Remus le fece segno di entrare. Lei esitò per un istante, non era mai entrata in quella vecchia casa, nemmeno durante le prove di coraggio che spesso i ragazzi si divertivano a fare ai tempi della scuola.

Leggermente impaurita annuì, non voleva sembrare una fifona, si presero per mano mentre Remus apriva la porta.

 La polvere la faceva da padrona all’interno della casa, da tutte le parti si vedevano mobili fatti a pezzi e brandelli di stoffa.

 Tonks guardò Remus.

«Sai, dovevo pur sfogarmi in qualche modo». Commentò semplicemente lui, stringendosi nelle spalle mentre si avvicinavano alle scale, dove una lunga striscia leggermente impolverata rispetto a tutto il resto, era ancora evidente.

«Povero Ron, non si sarà di certo divertito ad essere trascinato per una gamba da Sirius» Sospirò, per poi afferrarla per un braccio, «non ti appoggiare alla balaustra, potrebbe crollare».

Arrivati al primo piano seguirono la striscia meno impolverata, fino ad arrivare nella stessa stanza in cui quasi quattro prima Remus aveva ritrovato il suo migliore amico.

«Qui è dove finalmente avevo capito com’erano andate veramente le cose. Dove finalmente avevo ritrovato Sirius». Mormorò.

Remus fissò per qualche istante la stanza.

«Ma è anche la stessa stanza dove mi trasformavo, come puoi vedere dai segni sui mobili. Pensa, persino quel letto ogni mattina era praticamente distrutto, ma madama Chips lo riaggiustava sempre. Lì mi prestava le prime cure.

A proposito quando torniamo al castello dobbiamo passare a salutarla ne ha passate tante a causa mia».

«Non fare quella faccia, questa deve essere una vacanza per te. Non voglio vederti triste». Lo minacciò Tonks puntandogli un dito contro il naso, mentre con la mano libera prese la bacchetta e ripulì il letto, ma per sicurezza fece apparire un’altra coperta e dei cuscini. Non appena si furono accomodati, lei frugò nel mantello ed estrasse il diario di Remus, lui la fissò sconcertato.

«Perché lo hai portato?» Le chiese.

«Sinceramente non lo so nemmeno io, mi è capitato sottomano e ho l’ho infilato nel mantello. Ti va di leggermi qualcosa? Per esempio, qualche scherzo che avete combinato a scuola?» Chiese lei con evidente curiosità.

«Sì.. credo che ce ne dovrebbero essere alcuni. Fammi pensare». Mormorò cominciando a sfogliarlo.

«Questo è stato parecchio divertente, o almeno per noi lo era stato, ma credo che Piton non l’abbia pensata allo stesso modo». Commentò ridendo.

 

20 marzo

 Ciao,

da quando sono diventato amico di James e Sirius ogni giorno ci capitano nuove avventure. Ma andiamo con ordine, prima di tutto devo dirti che da qualche tempo un ragazzino del nostro anno ci segue come un’ombra, il suo nome è Peter Minus. A dire la verità sembra un po’ più piccolo di noi, ma forse dipende solo dal fatto che è molto basso. Ormai credo che si senta parte del gruppo, James dice che non c’è niente di male, in fondo più siamo e più ci divertiamo.

Ma passiamo alla parte divertente, gli scherzi.

James e Sirius si divertono molto a fare scherzi, e devo dire che sono piuttosto ingegnosi ma devono ancora lavorare molto sul fatto di non farsi scoprire dai professori o da Gazza. Praticamente sanno a memoria la strada per l’ufficio di Silente, e come loro anche io, ma almeno non ci sono finito così spesso come loro.

Ti racconterò l’ultima bravata che abbiamo combinato ai danni della nostra vittima prediletta, Severus Piton,. Un infido ragazzino di serpeverde che pensa solo a studiare, è addirittura peggio di me, e a trattare male quelli che lui considera “mezzosangue”. Io personalmente non la sopporto quella parola perché in qualche modo mi sento anche io un “mezzosangue”, metà umano e metà lupo mannaro. Forse è per questo che mi da tanto sui nervi e raramente mi sento in colpa per gli scherzi che gli facciamo.

Ieri al termine delle lezioni mattutine ci stavamo dirigendo verso la sala grande per il pranzo un gruppo di ragazzine di tassorosso stavano chiacchierando vicino alla porta d’entrata ostruendo leggermente il passaggio, ma in realtà ci si passava benissimo, tra quelle ragazze c’era anche Emy Leegarden una ragazza molto simpatica e gentile di origini babbane. Piton sembrava non aspettare altro, appena si ritrovò vicino al gruppetto ha iniziato a dire cose davvero cattive come

 «Hey stupida mezzosangue non vedi che tue e le tue amiche state intralciando il passaggio? I babbani con cui vivi non ti hanno insegnato l’educazione?».

 Emy è scoppiata in lacrime seguita a ruota dalle sue amiche, Sirius stava per correre da Severus per dargli un pugno su quel suo lungo naso, ma io e James siamo riusciti a fermarlo giusto in tempo.

«Non qui Sirius, non vedi che i professori ci stanno fissando? Ho un’idea migliore, ve la illustrerò mentre mangiamo, ma ora Remus vai a vedere come sta Emy e cerca di rassicurarla.  Quel piccolo verme untuoso la pagherà». Ci ha assicurato James.

 Così io sono uscito di corsa fuori in cerca di Emy, era seduta sui gradini poco lontana dall’ingresso principale. Io ho tentato di rassicurarla sul fatto che Severus era solo un idiota, che il suo unico scopo nella vita era quello di insultare le persone solo per il gusto di sentirsi superiore, ma in realtà era solo un piccolo verme strisciante con il naso ad uncino. Fortunatamente le mie parole l’hanno aiutata a calmarsi e subito dopo l’ho riaccompagnata dentro visto che le sue amiche, appena mi avevano visto avvicinare, erano sparite più veloce della luce non so perché. Così l’ho scortata fino al tavolo dei tassorosso.

Tornato al mio tavolo James ha iniziato a raccontarci il suo piano, era davvero diabolico, degno della sua fama.

«Allora, avete capito tutto? Bene, lo metteremo in atto questo pomeriggio durante l’ora di volo».

Siamo arrivati al campo di quidditch prima di tutti gli altri per preparare tutto, ognuno aveva il suo compito.

 James doveva stregare la scopa, Sirius doveva spalmare sul manico la colla invisibile a presa rapida, Peter faceva da palo e io dovevo distrarre madama Bumb. Conosciamo abbastanza bene Severus da sapere che si mette sempre vicino all’insegnate, quindi, James e Sirius non hanno avuto particolari difficoltà a scegliere la scopa da incantare e incollare appena in tempo visto che i   nostri compagni di grifondoro e i serpeverde arrivarono sul campo pronti per la lezione di volo, come previsto Severus era proprio nel punto giusto.

 Quando madama Bumb ci diede il via ci alzammo tutti in volo per fare alcuni volteggi, ad un tratto la scopa di Severus è schizzata in alto, sempre più in alto, di botto si è fermata e si è capovolta lasciandolo penzolare a testa in giù. Grazie alla colla non è caduto, poi la scopa ha cominciato a fare vari giri della morte e a roteare su se stessa per poi farlo rimanere ancora a testa in giù.

È rimasto in quella posizione per un bel po’, Madama Bumb pensava che lo avesse fatto apposta.

«Potter, vallo a riprendere devo scambiare con lui due paroline». James ha preso la pluffa al balzo ed andato da lui.

 «Che ti serva da lezione Mocciosus, non azzardati più a trattare Emy in quel modo o la prossima volta non ti andrà così bene…» E così dicendo lo ha portato giù, prima però fa fatto sparire i residui di colla e ha rimesso a posto il manico di scopa.

Spero che quell’arrogante abbia imparato la lezione, anche se non ci conto troppo.

Buonanotte.

     Remus

 

Tonks stava ancora ridendo quando Remus terminò di leggere.

 «Piton su una scopa stregata. Cavolo mi sarebbe piaciuto vederlo». Riuscì a dire mentre cercava di calmare le risate.

«Sì, devo ammettere che era stato molto divertente, ricordo che madama Bumb gli aveva fatto una bella ramanzina, e lui ci giurò guerra eterna. A quei tempi ci divertivamo molto a prenderlo in giro e a fargli brutti scherzi. Sirius in verità non è cambiato molto, io invece sì. Probabilmente da quando Sirius gli ha fatto quello scherzo terribile. Se non fosse stato per James probabilmente lo avrei sbranato».

«Ma non è successo, Piton è ancora vivo e vegeto sempre pronto a sparare cattiverie con la sua lingua untuosa e biforcuta. E il suo naso ad uncino è sempre pronto ad immischiarsi negli affari altrui. E tutto questo perché tu sei il mio bravo lupacchiotto». Lo prese in giro saltandogli addosso.

«Lupacchiotto??» chiese sconcertato e liberandosi dalla presa di Tonks facendola atterrare al suo posto.

quando fu sopra di lei cominciò a baciarla.

«Sai, è bello essere qui con te, mi sento stranamente tranquillo. Grazie amore mio». Le sussurrò per poi ricominciare a baciarla.

 

 

Ringraziamenti:

PinkMoonlightPrincess: Grazie mille per i complimenti, sono tutta rossa!! Hihi, spero che anche il seguito ti piacerà così tanto, mi dispiace non poterti dire di più sui prossimi capitoli :p;

Lupinuccia: mi piaceva l’idea di Sirius come sostegno morale per Remus, e i commessi come vittime sacrificali della nevrosi pre- proposta. Tu continua ad esercitarti scrivendo tutto quello che ti viene in mente e leggi tantissimo, per trovare le parole giuste  :D;

lauretta86: Chissà perché tutti adorano il modo in cui parlo di Sirius, anche certe mie amiche mi chiedono ff solo su di lui… boh mistero hihi. Il mio preferito rimane sempre Remus, visto che con lui riesco a spaziare di più;

FunnyPink e Lars Black: Grazie mille a tutte e due ;) ;

 

Ciao a tutti, al prossimo capitolo

Smack

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Il diario Dimenticato

Scusate l’attesa ma in questo periodo ho un poco da fare.

Buona lettura!

 

 

Il Diario Dimenticato

Capitolo 7

 

La permanenza nella stamberga strillante non era mai stata così piacevole per Remus. Stare tra quelle mura disastrate con la persona che amava gli aveva dato la giusta dose di fiducia che gli serviva, finalmente il futuro non era più così buio come, invece, si era rassegnato a credere fin da piccolo.

Fu solo quando si decisero ad uscire dalla vecchia casa che si accorsero di quanto fosse tardi. Ormai era quasi buio e l’aria era sempre più fredda. S’incamminarono verso il villaggio di Hogsmeade che, alla sera e con la neve che ancora lo ricopriva, sembrava un vero e proprio paesaggio da cartolina.

Tonks avrebbe voluto fermarsi ancora una volta da Mielandia per rimpinguare le scorte di dolci che lungo il pomeriggio erano drasticamente diminuite, ma Remus la trascinò via appena in tempo.

«Se vuoi ci torniamo un altro giorno, ma ora dobbiamo tornare al castello o ci lasceranno senza cena». Le disse trattenendola per un braccio.

Solo dopo aver sentito le parole “senza cena” Tonks si decise a seguirlo, benché avesse mangiato parecchi dolci non vedeva l’ora di cenare a Hogwarts, aveva sempre adorato i manicaretti che si mangiavano lì.

Tornati al castello, corsero nella loro camera per darsi una sistemata in vista della cena e appena pronti scesero nella sala grande e presero posto al tavolo degli insegnanti. Per fortuna questa volta Silente non fece nessun discorso e quindi poterono mangiare tranquillamente.

L’atmosfera al castello era serena, tutti chiacchieravano allegramente, si vedeva che le nubi nere si erano allontanate definitivamente dal mondo magico. Solo una persona sembrava turbata. Piton, non aveva ancora mandato giù il fatto che Remus fosse lì a Hogwarts per di più a sventolare ai quattro venti il suo fidanzamento con Tonks mentre dalla sua postazione li osservava mentre chiacchieravano con Vitious e Silente, erano insopportabili, non avrebbe ancora resistito per molto. Per fortuna la cena era quasi finita. Sfortunatamente per lui, mentre i ragazzi stavano già tornando nelle rispettive sale comuni, Silente chiese a tutti i professori se volevano andare nel suo studio per bere qualcosa e fare quattro chiacchiere, tutti accettarono di buon grado, di conseguenza anche lui dovette accettare, benché contro voglia.

Raramente l’ufficio di Silente era stato così affollato, ma nessuno, o per meglio dire, quasi nessuno sembrava notarlo.

«Allora ragazzi, a quando il gran giorno? Quando Silente ci ha avvertito non potevamo credere alle nostre orecchie». Esclamò la professoressa McGranitt.

«Raccontateci nei particolari cos’è successo quella sera». Concordò la professoressa Sprite

«E’ stato davvero emozionante, credetemi, io c’ero». Intervenne Hermione.

Davanti a tutte quelle richieste Tonks e Remus furono costretti a raccontare tutto per filo e per segno quello che era successo, ad ogni pausa qualcuno dei presenti sospirava e sussurrava

«Che cosa romantica…»

Piton se ne stava in un angolo, quel racconto lo nauseava. Di sicuro Remus stava gongolando nell’essere così al centro dell’attenzione.

Al termine del racconto le professoresse avevano quasi tutte le lacrime agli occhi.

«Sarebbe stato bello esserci». Sospirò la professoressa Sprite.

«Ci sarebbe piaciuto avervi lì con noi, ma per via delle lezioni è stato impossibile. Naturalmente al matrimonio siete tutti invitati». Le rassicurò Remus che con queste parole scatenò una serie di commenti di approvazione.

Dopo circa due ore, quasi tutti i presenti decisero ad andare a dormire, Piton prese la palla al balzo.

«Scusi preside, ma dovrei cominciare il mio giro di ronda per i corridoi»

«Oh si certo Severus, vai pure. Scusa se ti abbiamo trattenuto». Rispose Silente osservandolo attentamente.

Piton salutò il preside e se ne andò senza degnare di uno sguardo Remus e Tonks, i quali non si stupirono del suo comportamento, ormai lo conoscevano bene.

Quando tutti se ne furono andati, Remus chiese al preside quali progetti aveva per lui per le due settimane seguenti, il preside lo scrutò per qualche istante, sfoderando un sorrisetto che Remus giudicò alquanto inquietante.

«Cosa ne diresti di riprendere le tue lezioni di recupero? Molti dei ragazzi che hai aiutato durante estate hanno superato brillantemente gli esami» Propose, mentre Remus tirava un sospiro di sollievo. Sollievo che non durò a lungo. «Ma in realtà ci sarebbe anche un’altra cosa che ti vorrei chiedere. Ti piacerebbe lavorare qui definitivamente l’anno prossimo, come professore di difesa contro le arti oscure? Naturalmente non mi devi rispondere subito, pensaci con calma». Continuò, noncurante dello sguardo del suo interlocutore.

«Ma preside, come… Voglio dire, abbiamo già tentato, e sappiamo bene com’è andata a finire». Rispose Remus, visibilmente sconcertato e spaventato nel ripensare a quei momenti. Certo, lui adorava insegnare ma…

«Sì, ricordo benissimo. Ma il prossimo anno le cose saranno diverse, non credi? Io ho molta fiducia nel dottor Whitman e nella sua equipe, dovresti averne anche tu». Continuò tranquillamente Silente.

«Anche io ho molta fiducia in loro, è solo che… Va bene, ci penserò. Grazie Preside» Rispose abbozzando un sorriso.

Usciti anche loro dall’ufficio Tonks non riuscì a trattenere il suo entusiasmo per la proposta del preside.

«Secondo me dovresti accettare, finalmente potresti fare il lavoro che ami! In oltre Silente ha ragione, il prossimo anno probabilmente non dovrai più preoccuparti del tuo piccolo problema».

 «Siete tutti molto fiduciosi vedo. Vorrei esserlo anche io. Però su una cosa hai ragione, io adoro insegnare in oltre, secondo Harry e gli altri le mie lezioni appassionavano sempre tutti».

Improvvisamente Remus si bloccò in mezzo al corridoio. Cosa ci faceva Piton vicino alla porta della loro camera?

Se ne stava proprio lì ad osservarli dall’alto in basso con aria di sfida.

«Bene, bene. Ecco la coppietta dell’anno, devo dire che questa notizia mi ha stupito molto,chi l’avrebbe mai detto che un dannato lupo mannaro potesse sposarsi. Avete già preparato la cuccia per i cuccioli? Tanti bei lupetti che saltellano in giro per casa. Sarà un caso più unico che raro». Sbottò.

Tonks era furibonda, gli corse in contro con il braccio alzato pronta a sferragli un memorabile schiaffo, ma Remus la bloccò giusto in tempo.

«Amore fermati. Non ne vale la pena, sta solo cercando di provocarci. In quanto a te togliti da quella porta». Ringhiò tra i denti lanciandogli un’occhiata infuocata.

«No Remus, basta. Non lo sopporto, sono anni che non fa altro che comportarsi così. E’ ora che qualcuno gli dia una lezione. Non vorrai mica passare tutto il prossimo anno con lui che ti tratta in questo modo?!». Esclamò lei guardando Remus negli occhi.

«Il prossimo anno? Cosa stai dicendo??» Chiese Piton.

«Come, non lo sai? Pensavo che avessi origliato alla porta dell’ufficio di Silente, visto che è la cosa che sai fare meglio, o sbaglio? No? Bene. Beh il prossimo anno sarete colleghi, sei contento?» Chiese sarcastica.

«Tonks, non ho ancora deciso…» Tentò di dire Remus.

«Silente ti ha chiesto di lavorare qui?? Non è possibile sa bene che i genitori non vorranno mai che un lupo mannaro insegni ai loro figli…» Esclamò Piton, frastornato da quella rivelazione.

«Probabilmente avranno cambiato idea. Come mai non sorridi più?? Ti si legge in faccia la contentezza».

«Tonks basta, dico davvero. E tu Severus spostati da lì e vattene».

Piton, ancora incredulo si spostò dalla porta.

«Grazie molto gentile, buonanotte». lo salutarono a denti stretti richiudendosi la porta alle spalle.

Tonks era ancora infuriata per le cose che Piton aveva detto e non mancò occasione per ribadire il concetto.

«Ma chi si crede di essere?? Ma l’hai sentito come ti ha parlato?! Mi spieghi perché non reagisci mai quanto ti dice queste cose? Il passato è passato, devi farlo smettere». Urlò mentre si preparava per la notte, anche se il nervosismo era tale che si ritrovò a sparpagliare tutti i vestiti in giro per la stanza.

«Ora calmanti.. Lo so bene che il passato è passato ma non mi voglio abbassare al suo livello, se gli rispondessi con lo stesso tono non sarei migliore di lui. So bene che lui prova un immenso piacere nel ferire le persone, in particolare Sirius e me, io cerco di non fargli capire quanto le sue parole mi facciano male. Devo dire che mi fa molta pena, io ho sempre avuto degli amici che, anche nei momenti più difficili, mi sono sempre stati vicino, persino quando hanno scoperto cos’ero in realtà. Lui, invece, è sempre stato solo fin da piccolo, respingeva chiunque gli si avvicinasse».

Remus si sedette sul letto e lei fece altrettanto.

«Capisco cosa vuoi dire, ma questa non è una giustificazione per il suo comportamento. Secondo me c’è dell’altro»

«Si certo c’è dell’altro, lui è sempre stato geloso di noi tre. Era geloso di James, ammirato da tutti per la sua bravura  a quidditch e a scuola, oltre che a cavarsela sempre sia nelle lezioni che dopo aver combinato dei guai; di Sirius e della sua aria da bello e ribelle che lo contraddistingue tutt’ora, tutte le ragazze cadevano ai loro piedi. Per quanto riguarda me, invece, non so bene perché fosse geloso. Forse perché a scuola andavo piuttosto bene senza uno sforzo eccessivo. Questo lo rendeva furioso. In tre rappresentavamo tutto quello che lui voleva essere, ecco perché ha cercato in tutti i modi di trovare i nostri punti deboli, per colpirci e sentirsi così superiore a noi». Mormorò cercando di spiegarle tutta la situazione.

«Io so perché era ed è geloso di te». Affermò lei con decisione. Remus la osservò sconcertato. «Perché sei incredibilmente sexy». Sorrise baciandolo, mentre Remus arrossì vistosamente.

 

*****

Piton aveva ancora gli occhi fuori dalle orbite, come poteva Silente riassumere Lupin?? Era forse impazzito? Doveva scoprire cos’aveva in mente il preside. Così, appena Remus e Tonks si chiusero la porta alle spalle si diresse verso il mascherone, disse la parola d’ordine e salì nell’ufficio del preside.

«Severus, già finito il tuo giro di ronda per i corridoi? Prego accomodati. Qualcosa mi dice che non se qui per un’allegra chiacchierata». Esclamò Silente scrutandolo nel profondo, come solo lui sapeva fare.

«Infatti preside». Rispose, mentre prendeva posto davanti alla scrivania. «Prima ho incontrato, per caso, Lupin e Tonks in corridoio. Mi hanno detto che lei ha offerto un lavoro a Lupin come professore qui a Hogwarts. È uno scherzo, vero?» Chiese con una nota di speranza nella voce, mentre Silente continuava a osservarlo attentamente.

«No Severus, non è uno scherzo. Ho sempre creduto che Remus potesse essere un ottimo insegnate e anni fa ne ho avuto la prova. Quindi, ora voglio assumerlo definitivamente» Continuò tranquillamente il preside.

«Ma signore, è un lupo mannaro! Non possiamo rischiare un’altra volta, ha forse dimenticato cos’è successo l’ultima volta?» Chiese stupefatto Piton.

«No, non ho dimenticato. Ma sono certo che le cose cambieranno il prossimo anno. Quindi, gradirei che tu non mettessi in discussione il mio metro di giudizio. Ma già che siamo in argomento “Remus”, quando ti deciderai a lasciarlo in pace? Non credere che non ti abbia visto oggi a pranzo o a cena e persino poco fa, proprio qui nel mio studio. C’era un tale odio nel tuo guardo che mi ha stupito, speravo che col tempo tutto il rancore che portavi dentro di te si sarebbe dissolto, ma con mio grande rammarico devo constatare che non è così. Ora, però, ti chiedo di non rovinagli questo soggiorno, tra due settimane dovrà affrontare una prova molto dura e voglio che per quel giorno sia tranquillo». Chiarì il preside.

«Farò del mio meglio preside, ma non le prometto nulla. Buonanotte». Rispose Piton congedandosi.

«Per il momento, mi accontento. Buonanotte».

 

Remus si guardò in torno sconsolato osservando i vestiti che Tonks aveva sparpagliato in giro per la stanza.

«Mi spieghi perché ogni volta che ti innervosisci, e hai dei vestiti a portata di mano, li sparpagli per tutta la stanza?» Chiese Remus cominciando a raccoglierli e a sistemarli nell’armadio.

«Sinceramente non lo so, sarà un tic nervoso». Rispose mettendosi sotto le coperte, mentre Remus la raggiungeva.

«Quanti ricordi in questa stanza, l’hai riconosciuta?» Chiese ancora Tonks, accoccolandosi meglio contro di lui. «È la stessa che avevo due estati fa».

«E’ vero! Ora che mi ci fai pensare mi sembrava che avesse un’aria famigliare. Hai ragione, qui ci sono molti ricordi, uno in particolare…» Rispose Remus arrossendo, ripensando, a quello che era successo proprio un quella stanza.

«Già, però devo ammettere che è stato molto, come dire, piacevole». Confermò, anche lei rossa in viso. «Oh, guarda cosa c’è qui». Continuò lei prendendo in mano il diario e cercando così di cambiare discorso.

«Sinceramente non mi va molto di leggere questa sera». Mormorò Remus, chiudendo gli occhi.

«Non ti preoccupare leggo io. Facciamo così, apro una pagina a caso e vediamo cosa ne esce». E così fece. «Vediamo, andiamo all’inizio del racconto… Oh bene credo che sia quando Sirius e James hanno scoperto il tuo segreto». Constatò lei cercando leggendo qualche riga qua e la per capirne l’argomento trattato.

«Ma ormai la saprai a memoria questa storia». Cercò di dire, ma ormai Tonks stava già cominciando a leggere.

 

27 febbraio

ciao,

ieri è stata una giornata davvero… Non so ancora bene come definirla. Ma andiamo con ordine, l’altro ieri c’è stata luna piena e come al solito mi sono dovuto inventare una scusa da rifilare a James e Sirius, questo mese era il turno della scusa:

“mi assenterò per qualche giorno, mia madre sta ancora male” .

Loro non hanno detto niente, come sempre. Comunque la trasformazione è stata piuttosto movimentata, ne sono uscito davvero malconcio, quindi, madama Chips ha dovuto trattenermi in infermeria per qualche giorno.

Non so ancora bene come hanno fatto ma me li sono ritrovati entrambi davanti. Avevano delle facce indescrivibili, erano un misto tra rabbia e preoccupazione.

«Perché diavolo non ce lo hai detto?? Abbiamo dovuto capirlo da soli…» Mi ha accusato Sirius.

«Pensavo che fossimo amici, gli amici si dicono tutto…» Ha rincarato la dose James.

«Ragazzi voi non capite… Non potevo dirvelo...» Ho tentato di spiegare.

«E perché non potevi dircelo? Pensavi che andassimo a sventolarlo ai quattro venti??» Mi ha urlato contro Sirius.

«No, non è così…E’ solo che... che…» Ho tentato di dire.

«Avanti parla, dicci perché secondo te non eravamo degni di conoscere il tuo segreto» Sirius era davvero arrabbiato

«Sirius lascialo parlare». È intervenuto James.

«Grazie. Ecco io, avevo paura che una volta scoperto il mio segreto, mi avreste voltato le spalle, come hanno sempre fatto tutti». Sono riuscito a dire abbassando lo sguardo, ero davvero impaurito, e sinceramente lo sono tuttora.

«Ma come hai anche solo potuto pensare una cosa simile? Ci ritieni davvero così idioti?» Mi ha risposto Sirius mentre mi alzava per il collo del pigiama.

«Sirius lasciami! Mi fai male!» Ho urlato, mentre tutte le ferite che avevo sul corpo ricominciavano a sanguinare. Solo vedendo le bende insanguinate ha deciso a lasciarmi andare, ma poi se ne è andato dall’infermeria.

«Remus, non preoccuparti sai com’è fatto, gli passerà. Però su una cosa ha ragione, come hai  potuto pensare che ti abbandonassimo? Gli amici non fanno queste cose. Comunque ora cerca solo di rimetterti in sesto, con Sirius ci parlo io. Ma preparati, quando tornerai nella sala comune dovremo chiarire molte cose, e forse troveremo anche una soluzione. Ora devo andare o madama Chips mi butterà fuori a calci. Ciao». Così dicendo se ne è andato, senza nemmeno lasciarmi il tempo di rispondergli.

Che gran casino. Silente aveva ragione, avrei dovuto parlagliene subito e non rimandare per quasi quattro mesi. Cosa devo fare? Ho quasi paura di tornare nel mio dormitorio, però li dovrò affrontare prima o poi, non c’è altro da fare. Sperando che a Sirius passi l’arrabbiatura.

Oh no! Madama Chips ha visto le mie bende tutte insanguinate. Ora dovrà rifarle tutte, non vedo l’ora. Adoro il bruciore del disinfettante.

     Remus

 

Tonks si fermò un attimo per osservare la sua reazione, ma non sembrava turbato.

«Quello dopo è la continuazione, il nostro chiarimento». Rispondendo alla sua domanda silenziosa, allora lei riprese a leggere.

 

 

1° marzo

ciao,

ieri dopo esserci rintanati nella torre di astronomia ci siano finalmente chiariti. Anche grazie a  James che è riuscito a calmare Sirius, il quale non mi ha più aggredito.

Hanno voluto che gli parlassi di tutto, da quando sono stato morso fino al mio arrivo a Hogwarts. Terminato il mio racconto sono stati zitti per un po’.

«Ora capisco perché ti sei comportato così, fin da piccolo ti sei sentito abbandonato da tutti, però ciò non toglie che non sei stato molto corretto nei nostri confronti». Ha detto Sirius, sbuffando.

«Hai ragione, ho sbagliato. Dovevo dare retta a Silente e dirvelo subito». Ho mormorato mortificato.

James, però, non sembrava interessato a quello che stavamo dicendo, è stato zitto per un bel po’, poi d’un tratto ha battuto un pugno a terra.

«Ci deve essere una soluzione, non puoi continuare a ridurti in quelle condizioni tutti i mesi. Da domani tutti in biblioteca, dobbiamo saperne di più su questa cosa. Così potremo escogitare una soluzione».

Io e Sirius lo abbiamo guardato di traverso.

«Ma James, non per rovinare il tuo entusiasmo mai sono così da cinque anni, temo che non ci sia una soluzione». Ho cercato di spiegargli, inutilmente, era, ed è tuttora, certo che una soluzione ci sia, così io e Sirius siamo stati costretti ad assecondarlo.

«Ok va bene. Domani tutti in biblioteca».

Sono contento che le cose, con James e Sirius, si siano chiarite. Non potrei immaginare la mia vita qui a Hogwarts senza la loro amicizia, se ripenso a me stesso prima di diventare loro amico… Mi rivedo lì, in un angolo del tavolo di grifondoro che mangio da solo, oppure in biblioteca sommerso dai libri.

Mi buttavo sullo studio per non pensare alla solitudine e solo ora capisco quanto fossi patetico. Una cosa è certa, sono stato fortunato a trovare due amici così.

     Remus

 

Tonks chiuse il diario, lo fissò e ne sfiorò la copertina.

«Più leggo o sento parlare di voi tre, più mi rendo conto di quanto la vostra amicizia è qualcosa che sfugge all’umana comprensione. E’ come se foste stati destinati, fin dalla nascita, ad essere amici per l’eternità. E’ davvero una cosa incredibile!» Esclamò, passando il suo sguardo dal diario agli occhi di Remus, il quale sorrise alle parole che le aveva appena sentito pronunciare.

«Io stesso non avrei saputo descriverlo meglio, davvero. Sono convinto che a modo loro mi abbiano salvato la vita con la loro amicizia. Sai, dopo la morte di James mi sono sentito perso, poi però col passare del tempo ho capito che in qualche modo le nostre anime erano legate da qualcosa di molto forte e profondo, quindi, sapevo che lui non era morto veramente, perché avrebbe continuato a vivere in me, anche Sirius l’ha sempre pensato. Con questo pensiero fisso nella mente sono riuscito a superare molti momenti difficili. Persino quando tutti credevano che Sirius fosse morto, e tutti lo credevano morto, io sentivo che non era così». Confessò.

Tonks capiva benissimo il discorso di Remus, fin dal suo ingresso nell’Ordine della Fenice aveva sentito parlare di loro tre, e di quanto quell’amicizia fosse stata vitale per Remus. In quell’istante le venne in mente una frase che aveva sentito dire a Silente qualche anno prima durante una conversazione con alcuni membri dell’ OdF.

“Se non fosse stato per James e Sirius, probabilmente Remus non sarebbe sopravvissuto alla sua condizione. I demoni che lo assalgono una volta al mese lo avrebbero distrutto..”

Lei scosse vigorosamente la testa.

«Cosa c’è?» chiese incuriosito Remus.

«No niente, è solo che sarò sempre grata a Sirius e James per averti salvato, perché è anche grazie a loro se ora possiamo vivere tutto questo».Rispose, mostrandogli l’anello di fidanzamento.

«Sì, hai perfettamente ragione». Confermò lui dandole un bacio.

 

 

lauretta86: hehe lo ammetto ogni tanto il “gli” sfugge al mio controllo, ho cercato di tenerlo al guinzaglio ma non ne vuole sapere hihi. Grazie mille per i complimenti, non immagini quanto mi tirino su di morale :D;

Lupinuccia: ammetto che quando rileggo il passaggio dello scherzo, spesso rido come una matta nonostante l’abbia scritto io. Lo so ho dei problemi, lo ammetto ^^’.

Grazie a tutti quelli che hanno letto e non hanno commentato, spero che quello che state leggendo vi piaccia :D

 

Taotao smack!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Il Diario Dimenticato

Chiedo scusa per l’imperdonabile ritardo ma ho vari progetti aperti e non riesco a seguire anche la revisione di questa storia.

Buona lettura!

 

 

 

Il Diario Dimenticato

Capitolo 8

 

 

Il tempo a Hogwarts stava volando. Senza nemmeno accorgersene era gia trascorsa una settimana dal loro arrivo al castello.

Remus era talmente impegnato con le lezioni di recupero che si era quasi scordato di quello che lo attendeva, il che era un bene constatarono sia Silente che Tonks, anche lei molto impegnata con il suo nuovo lavoro alla sede Auror di Hogsmeade. I colleghi l’avevano messa subito a suo agio, Anche se c’era tanto da fare e non le restava molto tempo libero da passare con Remus.

Quel pomeriggio volgeva ormai al termine e Remus stava tenendo l’ultima lezione di recupero di trasfigurazione con dei ragazzi del primo e del secondo anno per quel giorno, ma  d’un tratto un ragazzo alzò la mano. «Dimmi pure Adam, non ti è chiaro qualcosa?»

«No professore, è solo che girano delle voci qui a scuola, e sostengono che il preside le ha chiesto di tornare ad insegnare qui, è vero?» Chiese titubando il giovane Adam, ma anche gli altri ragazzi sembrarono incuriositi dalla risposta che avrebbe dato Remus, il quale, dopo essere stato zitto per qualche istante sospirò.

«Voglio essere sincero con voi. E’ vero, il preside mi ha chiesto di tornare definitivamente ad insegnare qui a Hogwarts ma io non so ancora se accettare. Come tutti ben sapete io sono un lupo mannaro e qualche hanno fa per una banale dimenticanza, stavo per uccidere un vostro insegnate e alcuni ragazzi che per me sono quasi come dei figli e francamente non voglio che risucceda ancora. In oltre non credo che i vostri genitori sarebbero entusiasti di sapermi ancora qui». Confessò lui fissandoli uno ad uno.

«Per i miei genitori non ci sono problemi, gli scrivo quasi tutti i giorni e sanno tutto di lei, ma nelle mie lettere gli dico sempre che è un ottimo insegnate e che ci sta aiutando molto. All’inizio erano un po’ preoccupati, ma ora sono felici di saperla qui». Intervenne una ragazza in seconda fila.

«Grazie Daphne, sei stata molto gentile. Prenderò una decisione al più presto, ma prima volevo sapere cosa ne pensavate voi ragazzi, dato che sarete i diretti interessati». Continuò Remus, ed in quel momento tutti i ragazzi presenti cominciarono a parlare contemporaneamente.

«Certo professore, resti con noi!!»

«Giusto! Accetti la proposta del preside!»

«Non se ne vada!».

Remus era colpito, non si aspettava un consenso così plateale, soprattutto da dei ragazzi così giovani. «Grazie ragazzi, davvero. Ma ora si è fatto tardi, è meglio che andiate o farete tardi per cena». Li congedò. In modo un poco disordinato i ragazzi uscirono dall’aula, mentre Remus si dedicava alla sistemazione di alcune pergamene che affollavano la sua scrivania, ma qualcuno l’osservava dalla porta.

Hermione, visto che lui non si era accorto della sua presenza decise di entrare, «devo dire che i ragazzi sono molto entusiasti delle tue lezioni, e ammetto che alcuni sono migliorati parecchio». Disse, avvicinandosi.

«Grazie Hermione, sono dei bravi ragazzi, molto recettivi». Rispose lui raccogliendo le ultime pergamene.

«Ho ascoltato involontariamente il discorso che hai fatto. Se fossi stato così sincero anche con noi, sicuramente non avresti avuto tanti problemi».

«Hai ragione, ma quelli erano altri tempi, le persone avevano un’altra mentalità nei confronti dei lupi mannari, per meglio dire nei miei confronti. Non che ora sia migliorata di molto, ma con tutto quello che è successo l’anno scorso, ma non mi posso lamentare».

«Sì, forse hai ragione. Però ho visto che i ragazzi non vedono l’ora di riaverti qui come insegnate fisso, è molto bella questa cosa».

«E’ vero, mi ha stupito molto la loro reazione, ma devo ammettere che mi ha reso molto felice, io adoro insegnare» Confermò Remus.

«Si vede. Dai ora andiamo, è tardissimo», e così dicendo si avviarono entrambi verso la sala grande per la cena.

Al tavolo degli insegnati c’era un posto vuoto, Tonks infatti, aveva avvertito che avrebbe fatto tardi un’altra volta. Remus era dispiaciuto, ma sapeva che il lavoro per Tonks era molto importante, quindi, la sosteneva in tutto. Dal canto suo Hermione sembrava preoccupata e non mancò di farglielo notare. «Da quando siete qui, ha sempre mangiato poco o niente e di fretta. Non può continuare così»

«Non ti preoccupare, di solito le faccio portare qualcosa dalla cucina. Appena finisco di mangiare chiederò a Dobby di portare qualcosa nella nostra camera. Come quasi tutte le sere ormai». Le rispose tranquillamente Remus e dopo quelle parole, Hermione sembrò più tranquilla.

Ma Qualcun altro, aveva ascoltato con particolare interesse quel discorso. Piton tenendo  l’orecchio teso Sorrise malignamente, stando attendo a non darlo troppo avedere.

A cena finita Remus si avviò verso la cucina, dove avrebbe trovato Dobby, il quale si era preso l’incarico di potare a termine queste piccole mansioni extra. «Aspettami! Vengo anche io, così controllerò come stanno gli elfi domestici». Hermione era sempre molto attiva nella sua campagna per i diritti degli elfi domestici, Remus acconsentì ed insieme si diressero verso le cucine.

Dopo essere scesi lungo la scala di pietra, si ritrovarono nell’ampio corridoio di pietra illuminato da delle torce e si fermarono davanti al quadro che raffigurava una ciotola d’argento contenente della frutta, Remus fece il solletico alla grossa pera verde e la porta si aprì. Appena ci misero piede, vennero accolti da molti elfi domestici, i quali offrirono loro dolci e tazze di tè, mentre Dobby si faceva largo tra loro, «Salve signore, Dobby è sempre felice di vederla. Oh salve signorina Hermione». Li salutò rivolgendo loro un profondo inchino.

«Ciao Dobby tutto bene? Mi dispiace disturbarti ma volevo chiederti un altro favore, questa sera Tonks farà ancora tardi. Potresti portare qualcosa da mangiare nella nostra camera più tardi?» Chiese molto gentilmente Remus, mentre Hermione stava interrogando i vari elfi domestici sull’andamento della loro vita.

 Dobby sorrise. «Ma certo professore, non si preoccupi. Dobby le porterà le sue pietanze preferite». Lo rassicurò.

«Grazie mille, Dobby, ci vediamo domani allora. Tanto so già che farà di nuovo tardi». Mormorò Remus un po’ sconsolato.

«Arrivederci professore. Dobby è sempre contento quando è d’aiuto». Così dicendo fece un altro inchino e si mise ai fornelli, mentre Remus, quando riuscì a trascinare Hermione fuori dalla cucina, s’incamminarono verso la sala grande.

«Grazie per avermi accompagnato. Ora però devo andare a preparare la lezione di domani sugl’incantesimi di ostacolo. Buonanotte». La salutò fermandosi vicino alla scalinata.

«Buonanotte, e non lavorare troppo…»Lo prese in giro.

«Senti chi parla...» Rise a sua volta, incamminandosi verso la sua aula.

*****

Il lavoro quella settimana era stato particolarmente duro ma, nonostante questo, Tonks doveva ammettere che si trattava di una bella sfida. L’incarico che il suo capo le aveva affidato era davvero stimolante. In oltre i suoi colleghi l’avevano messa subito a suo agio, cosa che contribuiva in modo significativo a migliorarle l’umore, un poco basso in quei giorni a causa del poco tempo che le restava per stare con Remus.

Finalmente, verso le ventitré, terminò di compilare gli ultimi rapporti, chiuse il fascicolo che aveva davanti, prese le sue cose e, appena fu pronta per andarsene salutò i colleghi, si smaterializzò.

Ricomparve proprio vicino al cancello e, visto che la serata era particolarmente buia e fredda, si affrettò a raggiungere il grande portone contro il quale bussò più volte per farsi aprire.

«Ben tornata signorina, il professor Lupin mi ha pregato di dirle che come sempre le ha fatto portare la cena nella vostra stanza». Bofonchiò il custode, che negli ultimi giorni era ritornato il solito brontolone, ma appena la vide si sforzò di sorridere.

«Grazie mille, sapete dove lo posso trovare ora?» Chiese lei.

«L’ultima volta che l’ho visto era nella sua aula, forse lo trova ancora lì».

«Grazie, allora passerò a salutarlo. Buonanotte». Lui ricambiò l’augurio e si dileguò nella sala grande. Tonks, invece, salì le scale e si diresse subito verso l’aula di Remus dove lo trovò seduto alla sua scrivania sommerso dai libri e da un mucchio di pergamene, lei entrò senza fare rumore e gli si avvicinò. «Ciao amore, sempre al lavoro? E poi dici a me che lavoro troppo…» Commentò, a meno di un centimetro dal suo orecchio. Remus, preso alla sprovvista, fece un salto sulla sedia.

«Ma… Ma ti sembrano scherzi da fare??» Balbettò tenendosi una mano sul petto.

 «Povero amore mio, non hai più l’età…» Lo prese in giro dandogli un bacio.

«Già, puoi dirlo forte… Ma dimmi, com’è andata al lavoro?».

«Dai, ne parliamo dopo ora sono troppo affamata. Vieni anche tu?».

«Devo controllare le ultime cose poi arrivo. Tu vai pure avanti. Dobby mi ha detto che avrebbe preparato i tuoi piatti preferiti» Le anticipò.

Tonks non se lo fece ripetere due volte, dileguandosi in un baleno e quando entrò nella camera notò che il camino era acceso. Dobby era davvero adorabile pensò, mentre si toglieva il mantello per poi dirigersi vero il tavolo vicino al camino su cui era poggiato il vassoio. Alzò alcuni coperchi e notò che l’elfo domestico aveva mantenuto la parola, c’erano tutti i suoi piatti preferiti.

D’un tratto però sentì qualcosa muoversi nell’ombra, si voltò ma non notò niente di particolare, così tornò a concentrarsi sulla sua cena, prese in mano la forchetta ma in quel momento qualcosa le sfiorò i lunghi capelli quel giorno di un rosso acceso. Si voltò di colpo e si trovo di fronte Piton in persona.  «Piton, ma si può sapere cosa ci fai qui? Chi ti ha fatto entrare??» Sibilò alzandosi di colpo da tavola, mentre Piton sorrideva in modo inquietante.

«Devo dire che il vostro amico elfo domestico è parecchio codardo, è stato fin troppo semplice convincerlo a lasciare il vassoio e scappare…» Rispose, lanciano un incantesimo alla porta.

Tonks iniziò a spaventarsi davvero, cercò di avvicinarsi al letto per prendere la sua bacchetta ma Piton fu più veloce. «Accio Bacchetta! » Urlò attirando a sé la bacchetta di Tonks.

«Ma si può sapere cosa vuoi? Vattene!!!» Urlò lei.

Piton le si avvicinò ancora di più puntandole contro la bacchetta. «Cosa voglio? È molto semplice. Dimmi, cosa ci trovi in quel pulcioso lupo mannaro?? Dimmelo perché non riesco a capirlo!!» Ringhiò Piton avanzando verso di lei facendola, a sua volta, indietreggiare.

«Ma si può sapere cosa ti prende?»

«Voglio delle risposte! Perché lui??»

«Perché lo amo!!!»

«Lo ami… Lo ami? Ma come fai a ad amare un essere come lui? Un assassino! Un lurido lupo mannaro ripugnante e assassino!! Ecco cos’è, perché non apri gli occhi? Perché non riesci a vedere cos’è veramente?» Ringhiò nuovamente lui avvicinandosi ancora di più fissandola, e in quello sguardo ci lesse tutta la frustrazione che tratteneva dentro da ormai troppi anni. Anni nei quali era stato zitto, ma ora tutto il suo odio e la sua rabbia stavano uscendo come un fiume in piena.

«Lui non è ripugnante!! Tu lo sei!» Gli orlò contro, inorridita da quelle parole che aveva sentito uscire dalla schifosa bocca dell’uomo, «No! Lasciami!» urlò nuovamente, ma Piton sembrava davvero su tutte le furie. La prese per i polsi la buttò sul letto minacciandola ancora con la bacchetta.

«Io sarei ripugnante? Questa si che è divertente». La perse in giro.

«Lasciami stare! Ti prego vattene!!» Ma queste sue parole caddero nel vuoto. Piton non sembrava intenzionato a lasciarla andare, mentre si avvicinava sempre di più a lei puntandole la bacchetta contro il viso, qualcosa dentro di lui gli diceva che doveva farlo. Doveva punirla, a costo di ucciderla.

D’un tratto però, «Expelliarmus!!» Remus entrò nella stanza, dopo essere riuscito ad annullare l’incantesimo che Piton aveva fatto alla porta.

«Lasciala andare! Allontanati da lei, Ora!!!» Urlò Remus, puntandogli la bacchetta contro, Piton si spostò lentamente da Tonks, fissando Remus con aria di sfida.

Tonks si rannicchiò sul letto e cominciò a tremare e, vedendola, Remus corse da lei. «Amore mio! Come stai? Ti prego, non fare così è tutto finito» le sussurrò dolcemente mentre l’abbracciava, Tonks si aggrappò a lui sciogliendosi finalmente in lacrime.

«Dobby? Dobby entra pure. Vai a chiamare Hermione dille di venire qui subito». Esclamò Remus rivolto al piccolo elfo domestico, il quale annuì e corse fuori dalla porta.

«Piccolo insulso essere...» Ringhiò tra i denti Piton.

«Zitto! Non azzardarti a dire una sola parola tu!» Ringhiò Remus puntandogli ancora addosso la bacchetta, totalmente accecato dalla rabbia. Ma come aveva potuto fare una cosa del genere? Possibile che lo odiasse fino a questo punto?

In quel momento entrò Hermione, la quale rimase allibita da quella scena: Tonks in lacrime tra le braccia di Remus che a sua volta puntava la bacchetta contro Piton.

«Ma cos’è successo qui? Tonks cosa ti è successo? Stai bene?» Cominciò a chiedere, ma Remus la interruppe.

«Ti prego puoi restare qui con lei? Io ho un conto in sospeso con lui...». Le chiese senza guardarla. Hermione annuì  sedendosi accanto a Tonks nel tentativo di rassicurarla, poi guardò Remus e Piton che si fissavano con un tale odio da far quasi scattare le scintille. «Muoviti tu, cammina…» Lo spinse fuori dalla stanza, chiedendosi la porta alle spalle. Una volta fuori dalla stanza, lo condusse fino al secondo piano, poi lo spinse in malo modo in aula vuota. Appena furono entrati però Piton tentò di ribellarsi, ma Remus fu più veloce di lui. «Immobilus!» Urlò immobilizzandolo nel tentativo di fuga.

Il corpo era rigido ma le sue orecchie potevano sentire benissimo e Remus aveva molte cose da dirgli. «Severus ma sei completamente impazzito? Come hai potuto fare una cosa del genere? Mi odi davvero così tanto? Come hai osato toccarla?» Gli urlò contro,  mentre continuava girargli in torno con la bacchetta pronta a colpire. «Ho sempre saputo che non potevi soffrici, ma tentare addirittura di farle del male! Severus io non ho mai alzato la bacchetta contro di te, nemmeno da ragazzi, e tu ora cerchi di fare del male alla persona più importante della mia vita, tu sei completamente pazzo!!» Continuò ad urlare.

Dal canto suo Piton tentava di mugugnare qualcosa, nonostante la bocca fosse paralizzata come il resto del corpo, ma per lo più sembravano parole senza senso, visto che, probabilmente, era in preda al delirio più completo.

Remus continuò a fissarlo con odio, non poteva credere a quello che aveva visto pochi minuti prima. «Questa me la paghi Severus, potevi farmi qualsiasi cosa, potevi colpire me direttamente, invece, te la sei presa con lei, hai fatto un grave errore e ne pagherai le conseguenze!» Era sul punto di pronunciare la formula quando una mano bloccò il suo braccio. Voltandosi vide che apparteneva a Silente.

«Fermati Remus, non è il caso di compiere un gesto così affrettato, siediti.» Mormorò tranquillamente il preside.

Remus, confuso, decise di dargli retta e abbasso la bacchetta mentre Silente sbloccava Piton dalla paralisi e lo aiutava a sedersi. «Preside, sa cosa ha tentato di fare a Tonks? Come può essere così indulgente con lui?!» Chiese Remus battendo un pugno sul tavolo più vicino.

«Remus calmanti. So benissimo cos’è successo, Dobby mi ha informato di tutto e ho già mandato Madama Chips a controllare le condizioni di Tonks. Ora però credo che sia opportuno chiarire questa storia, perché non è come pensi tu». Tento di rassicurarlo.

«Non è come penso io? So quello che ho visto. L’ho visto mentre puntava la bacchetta contro Tonks e l’ho visto mentre avvicinava sempre di più... Non me lo sono sognato!»Urlò Remus interrompendo il preside.

«Capisco benissimo, ma devi anche capire le ragione che lo hanno spinto a comportarsi così». Continuo Silente ma venne nuovamente interrotto.

«Mi odia. Mi ha sempre odiato, e ha pensato bene di colpirmi attraverso Tonks».

«No, non è così. Voglio dire, sì, lui non ha molta simpatia nei tuoi confronti, ma normalmente non avrebbe mai fatto una cosa del genere». Puntualizzò.

«Normalmente? Cosa ha di diverso dal solito?» Chiese poco convinto Remus guardandolo. Ma oltre al suo solito sguardo di sfida non vide niente di particolare.

«Ci stavo giusto arrivando. Mesi fa Severus ha cominciato una serie di esperimenti per elaborare una nuova pozione per l’invisibilità. Ha provato e riprovato, ma senza grossi successi. Recentemente ha modificato la formula ma, invece, che generare l’invisibilità, si è rivelata in grado di accentuato i sentimenti fino a quadruplicarli, se non di più. Devo dedurre che la deve aver provata  su se stesso. È stato questo lo ha spinto a comportarsi in quel modo deplorevole, l’astio che prova nei tuoi confronti si è talmente ingigantito che lo ha spinto a fare del male all’unica persona veramente importante per te. Nella sua mente lui ora vuole solo farti del male» Rispose Silente passando il suo sguardo da Remus a Piton e viceversa.

«Ma preside, vuole davvero farmi credere che è tutta colpa di una pozione creata da lui stesso?» Chiese guardando il preside, il quale annuì. «Però anche se fosse davvero così, questo non giustifica per intero il suo comportamento. Tonks è ancora sotto shock, ha passato degli istanti terribili…» Finalmente aveva abbassato il tono di voce, ma non riusciva a smettere camminare avanti e in dietro per l’aula.

«Lo capisco benissimo, infatti, sarà compito tuo cercare di farle superare il trauma. Certo, non sarà semplice ma ce la farai ne sono sicuro». Lo rassicuro. «In quanto a te, Severus, ho già mandato un gufo al San Mungo, presto ci manderanno un guaritore esperto in alterazioni della personalità dovute a pozioni. Per ora ti accompagnerò in infermeria, e lì dovrai restare, a costo di legarti al letto». Continuò fissando Piton negli occhi, il quale però abbassò subito lo sguardo. Benché fosse ancora in stato confusionale capiva benissimo che Silente doveva avercela con lui.

«Remus, ora torna da Tonks e cerca di tranquillizzarla. Severus, vieni, andiamo in infermeria, hai bisogno di molto riposo anche tu. Buonanotte Remus, mi dispiace davvero per quello che è successo» Così dicendo fece alzare Piton e insieme uscirono dall’aula, lasciando libero Remus di tornare in camera, da Tonks..

Appena arrivò nella stanza trovò Hermione e Madama Chips al capezzale di Tonks che, ancora visibilmente scossa, tentava di spiegare cos’era successo. «Amore mio! Come ti senti?» Chiese Remus avvicinandosi e sedendosi vicino a lei.

« Ho avuto tanta paura! Non puoi immaginare». Mormorò lei buttandogli le braccia al collo e stringendolo forte.

«Ora è tutto finito. Stai tranquilla ci sono qui io». La rassicurò baciandole la fronte. «Grazie per essere state qui con lei. Madama Chips, Silente sta portando Severus in infermeria, credo che servirà il suo aiuto». Sussurrò rivolto all’infermiera della scuola.

«Cos’è successo? Non lo avrai aggredito??!» Chiese impaurita Hermione.

«No, sta tranquilla. Silente mi ha fermato prima che potessi fargli qualcosa. Da quello che ho capito era sotto l’effetto di una nuova pozione o qualcosa del genere, ma non m’importa. Ora voglio solo stare con lei». Rispose continuando a stringere Tonks tra le braccia.

«Bene, allora è meglio che mi sbrighi. Remus, stalle vicino, ti ho lasciato un po’ di pozione per una notte senza sogni se serve, io ripasserò domani mattina. Buonanotte». Intervenne l’infermiera congedandosi dai presenti e poco dopo anche Hermione decise di andarsene.

«Vi lascio riposare. Ci vediamo domani mattina, buonanotte». E così dicendo si chiuse la porta alle spalle.

Rimasti soli Remus aiutò Tonks a mettersi a letto, per poi tornare ad abbracciarla. «Va un po’ meglio? Se vuoi ti prendo la pozione.» Propose Remus, tentando di alzarsi, ma Tonks lo fermò.

«Magari dopo, ora spiegami cos’è successo appena siete andati via». Chiese Tonks.

«Non credo che sia il caso, te la racconterò quando ti sentirai meglio. Ora devi pensare a riposare, è stata una lunga serata». Rispose.

«Forse hai ragione. Ma la cosa che mi brucia di più è che io sono un Auror, sono addestrata per affrontare queste cose. Eppure, quando me lo sono ritrovata qui, quando mi ha puntato la bacchetta contro… e quando..» Iniziò a dire.

«No, non direi queste cose. Non potevi farci niente, eri disarmata. In oltre, credo che sia stato meglio che tu non abbia reagito, la situazione poteva degenerare ancora di più». La interruppe Remus prendendola tra le sue braccia.

«Ma avrei potuto tentare…» Mormorò ancora Tonks, aggrappandosi a lui, mentre le lacrime cominciavano di nuovo a scenderle sulle guance.

«Ecco, sfogati, sono sicuro che poi ti sentirai meglio». Le sussurrò accarezzandole i capelli.

Poco dopo Tonks, si addormentò ma Remus, invece, quella notte non riuscì a chiudere occhio ripensando in continuazione a quello che sarebbe potuto succedere se Dobby non lo avesse avvertito.

Rabbrividì al solo pensiero.

 

 

Grazie a tutti quelli che hanno letto e commentato il capitolo precedente, spero solo di non farvi aspettare così tanto anche per il nove!

Taotao

Smack :*

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


IL DIARIO DIMENTICATO

 Il Diario Dimenticato

Capitolo 9

 

Erano passati alcuni giorni da quella terribile notte, e fortunatamente Tonks iniziava a riprendesi.

La vicinanza di Remus le era stata di grandissimo aiuto, ma non solo. Il giorno seguente quella notte, Remus aveva avvertito Sirius e Silphie, i quali si precipitarono subito a Hogwarts.

Stranamente la notizia non era circolata tra gli studenti, era chiaro che Silente voleva mantenere il più assoluto riserbo su quegli accadimenti. Tutto quello che era dato sapere era che Piton aveva avuto un incidente nel suo laboratorio e ora si trovava in un ala riservata del castello, dov’era vietato andare, per ricevere le cure necessarie.

Durante la sua assenza Sirius Black avrebbe preso il suo posto per le lezioni di pozioni, e come prevedibile, queste due notizie avevano reso euforici gli studenti: Piton assente a tempo indeterminato, un lupo mannaro e un ex prigioniero di Azkaban come insegnati, i ragazzi non potevano essere più contenti, quello era sicuramente un periodo da non scordare.

 

Il martedì seguente quella terribile notte, Remus se ne stava nella sala insegnati con Sirius.

«Io non ce la faccio più a rimanere qui con le mani in mano, devo fare qualcosa». Sbottò Remus.

«Sì hai ragione, sarebbe ora di fargliela pagare cara per quello che ha fatto, se lo prendo lo s…» Ringhiò Sirius, ma Remus lo interruppe.

«No Sirius, non ho intenzione di fargli del male, o almeno niente di definitivo. Vorrei solo avere delle spiegazioni su un paio di punti che non mi sono chiari».

«Per fortuna che uno dei due ragiona. Sirius, Silente è stato molto chiaro, non dovete andare da Piton. Sapete bene che non è in se». Intervenne Silphie, entrando nella stanza. Appena i due amici sentirono la sua voce si voltarono e la fissarono stupiti.

«Come mai sei qui? È successo qualcosa? Tonks come sta?» Chiese a raffica Remus.

«Tranquillo non ti agitare, lei sta bene. Madama Chips e Silente sono da lei. Ero passata per vedere cosa stavate combinando voi due». Rispose passando il suo sguardo da uno all’altro.

«Hem, ma non stavamo facendo niente di particolare. Si parlava tra amici, e comunque ora dobbiamo tornare in classe vero Remus?» Chiese Sirius all’amico, conosceva bene Silphie e sapeva che quello sguardo non prometteva niente di buono.

«Cosa? Ah sì, è vero i ragazzi ci aspettano». Concordò.

I due amici corsero fuori dalla sala insegnati più veloci della luce, mentre Silphie li guardava sconcertata.

Rimasta sola, Silphie tornò da Tonks, ma nel tragitto verso la sua stanza incontrò Silente.

«Come sta? Lei dice di stare bene ma non mi convince». Chiese.

«Migliora, ma ci vorrà ancora molto tempo prima che lo possa superare». Rispose Silente.

«Ma perché non possiamo usare l’incantesimo per cancellare la memoria?» Chiese ancora Silphie.

«Potremmo è vero, ma sono convinto che certi avvenimenti, per pur brutti che siano, possono essere utili per la crescita interiore di una persona». Continuò il preside.

«Capisco. Cercherò di aiutarla nel migliore dei modi». Promise prima d’incamminarsi nuovamente.

Entrata nella stanza trovò l’amica seduta davanti alla finestra, appena la vide saltò in piedi e le sorrise.

«Eccoti! Ti va di andare a fare una passeggiata in giardino? Non ne posso di stare chiusa qui dentro». Propose Tonks, con un certo tono implorante nella voce.

«Hai ragione, con una giornata così bella non si può stare chiuse in camera. Andiamo!»

Le due amiche passeggiarono lungo le rive del lago nero chiacchierando del più e del meno quando improvvisamente.«Allora, cosa ti ha detto Remus riguardo a quella notte?» Chiese Tonks fermandosi e guardando negli occhi l’amica.

«Non molto a dire la verità, solo che Piton ti ha aggredita nella vostra stanza, ma non è sceso nei particolari. Ma non credo che sia il caso di parlarne non credi? Ora dovresti sono cercare di lasciarti alle spalle tutto e pensare al futuro, in fondo state per sposarvi». Silphie cercò di sviare il discorso.

«Hai ragione, ma come faccio a lasciarmi alle spalle tutto se non ne posso parlare? Ti chiedo solo di ascoltarmi, se ti va. Sento che solo parlandone riuscirò davvero a superare questa cosa». Chiese Tonks.

«Se ti farà sentire meglio va bene, ma non scordarti che dobbiamo ancora cominciare ad organizzare il matrimonio. Ho portato un po’ di materiale che ti sarà utile». Rispose Silphie per allentare un po’ la tensione.

Tonks cominciò il suo racconto. Le racconto di quando si sentì sfiorare i capelli, di quando si ritrovò Piton davanti e delle frasi sconnesse che disse.

Silphie era semplicemente incredula, più Tonks proseguiva nel suo racconto più le sembrava impensabile che fosse successo veramente.

«Ad un tratto mi sono ritrovata sul letto, lui si avvicinava sempre di più, mi puntava ancora la bacchetta contro, continuava a dire che Remus era uno sporco lupo mannaro assassino e cose del genere. Io non sapevo davvero cosa fare. Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita impotente, benché io sia stata addestrata ad affrontare situazioni del genere quella sera, invece, non sono riuscita a reagire , a difendermi. È stato davvero terribile. Fortunatamente Remus è entrato ed è riuscito a disarmarlo...» Mormorò con un mezzo sorriso.

Per tutto il racconto aveva tenuto lo sguardo fisso verso il lago, Silphie la guardava, non sapeva che dire.

«Più ne parli, più mi sembra tutto così assurdo…» Tentò di dire.

«Ti confesso che anche a me ripensandoci sembra assurdo, ma poi mi rendo conto che è successo tutto veramente. Ma grazie a voi sto decisamente meglio».

«Noi ci saremo sempre, ricordalo. A cosa servono gli amici, altrimenti?» Chiese Silphie abbracciandola.

Finalmente Tonks era riuscita a tirare fuori quello che aveva dentro ora sì, che si sentiva davvero meglio, pronta ad affrontare il futuro, e il futuro imminente era rappresentato dal suo matrimonio.

*****

Il giorno seguente Tonks si sentiva pronta per affrontare persino il lavoro, sfortunatamente per lei Remus, non la pensava allo stesso modo.

«Amore, non credo che sia saggio, secondo me dovresti riposarti ancora un po’». Le suggerì, anche se il tono non era esattamente quello di un suggerimento.

«No, basta. Sono stanca di starmene qui tra queste quattro mura a fare niente. Mi sento quasi soffocare, in più mi manca il mio lavoro». Rispose lei mentre si preparava.

«Lo capisco, ma secondo me dovresti pensare un po’ di più a te stessa…» Tentò di dire Remus.

«Infatti, penso a me stessa, ecco perché ora vado al lavoro, anche se solo per mezza giornata. E tu non me lo puoi impedire!». Urlò uscendo dalla stanza sbattendo la porta.

 Remus non la seguì, era inutile farla ragionare. Così andrò a fare colazione nella sala grande con gli altri.

Sconsolato Remus si sedette al tavolo dei professori.

«Remus, che c’è?» Chiese Sirius.

«Niente di particolare, solo che Tonks è andata al lavoro. Io le ho detto che forse avrebbe fatto meglio a riposare ancora un po’ ma non ha voluto sentire ragioni». Rispose lui afferrando una fetta di pane tostato.

«Secondo me ha fatto bene». Sentenziò Silphie.

«Ma che dici?» Chiese stupito Remus.

«Senti, ieri abbiamo parlato a lungo, è pronta, fidati. Pensa che, sempre ieri, ci siamo messe a sfogliare delle riviste di abiti da sposa. Credo che si sia davvero ripresa, o è sulla buona strada per farlo». Rispose tranquillamente la donna.

Remus era incredulo, possibile che non si fosse accorto di niente?

«Se quello che dici è vero, credo che al suo ritorno mi dovrò scusare con lei...» Mormorò alla Remus sorseggiano del caffé, Silphie sorrise tra sé e sé, felice di essere stata d’aiuto.

 

La giornata trascorse lentamente per Remus, ma forse dipendeva dal suo desiderio di parlare con Tonks, a dargli quell’impressione.

Per fortuna quel giorno aveva tenuto solo due corsi di recupero, astronomia e incantesimi, i quali occuparono solo metà giornata. Il resto del tempo lo aveva passato ad organizzare una piccola sorpresa per lei, aveva molto da farsi perdonare.

Giunta la sera, tutto era pronto. I fiori erano ben disposti i alcuni vasi, il camino era acceso, e le candele anche, mentre la cena sarebbe arrivata da un momento all’altro.

«Bene, direi che è tutto a posto. Ora non mi resta altro che prepararmi e andare al cancello ad aspettarla». Mormorò tra sé e sé Remus, cominciando a cambiarsi d’abito.

Il sole ormai era quasi tramontato del tutto, la notte avanzava portando con sé una brezza leggera ma fredda. D’un tratto si sentì uno schioppo.

«Ben tornata amore». Le sussurrò Remus dandole un bacio.

 Tonks era sorpresa di trovarlo lì.

«Ciao amore. Ma cosa sei venuto a fare qui? Mi vuoi scortare fino al castello?» Chiese sospettosa.

«Non pensare subito male. Avevo solo una gran voglia di vederti, ma ora andiamo prima di ammalarci stando qui al freddo. Non vorrai assentarti ancora dal lavoro». La prese in giro, mentre s’incamminavano verso il castello.

Appena entrarono nell’atrio, Tonks si diresse subito verso la sala grande ma Remus la fermò.

«No, non ceneremo lì. Vieni con me». Le disse prendendola per mano e conducendola su per le scale.

Oltrepassarono il primo piano, il secondo, il terzo e così via fino ad arrivare al settimo.

«Ma dove mi stai portando?» Chiese lei guardandosi in torno.

«Non ti preoccupare, vedrai che ti piacerà. O almeno lo spero». Le rispose tenendosi sul vago, fermandosi davanti all’arazzo di Barnaba il babbeo bastonato dai troll.

Tonks cominciò a capire.

«La stanza delle necessità…Ma perché siamo qui?» Chiese incuriosita.

«Ora lo scoprirai…» Rispose lui aprendo la porta.

Lo scenario che si aprì agli occhi di Tonks fu davvero stupefacente. Vasi di rose di tutti i colori erano sparsi per la stanza, il camino era acceso e scoppiettava allegro, molte candele erano accese e fluttuavano tranquille sopra di loro, mentre un grande tavolo apparecchiato per due era posizionato vicino al fuoco e davanti ad un grande letto a baldacchino.

«Ma… Ma cosa significa tutto questo?» Chiese a mezza voce guardando Remus che, sempre tenendola per mano, la conduceva all’interno della stanza dopo aver chiuso accuratamente la porta.

«Oggi grazie a Silphie ho capito di avere un tantino esagerato, quindi, ora voglio farmi perdonare». Rispose abbracciandola.

«Ma non era necessario, voglio dire, avevi i tuoi buoni motivi per comportarti così, volevi sono aiutarmi».

«Sì è vero, volevo aiutarti ma non era il modo giusto». Continuò staccandosi da lei e guardandola negli occhi. «Mi dispiace…» Sussurrò, prima di baciarla.

Seduti a tavola, si gustarono la deliziosa cena preparata, da Dobby e gli altri elfi domestici, appositamente per loro.

«Remus è tutto così… Bello…» Mormorò guardandosi ancora una volta in torno.

«Volevo che fosse tutto perfetto. Se non te lo avessi gia chiesto ti chiederei ancora di sposarmi».

«Cosa ti impedisce di chiedermelo un’altra volta?» Chiese lei, Remus non se lo fece ripetere due volte, si avvicinò a lei e si inginocchiò.

«Amore mio, mi vuoi sposare? E rendermi l’uomo più felice del mondo?» Lei fece una faccia indecisa.

«Mmm ci devo pensare. Quanto tempo ho per rispondere?»

«Ah sì??». Sbottò lui alzandosi di scatto e prendendola tra le braccia e dandole un bacio lungo ed appassionato.

«Ok… Ok... Mi hai convita. Ti sposerò». Rispose Ridendo.

«Ecco così va meglio»

D’un tratto una dolce musica iniziò a suonare.

«Signorina mi concede questo ballo?» Chiese Remus inchinandosi.

«Ma certo». Rispose lei porgendogli la mano e inchinandosi a sua volta.

Con un colpo di bacchetta, Remus, spostò il tavolo così da fare un po’ di spazio per ballare, poi la prese tra le braccia ed insieme cominciarono a volteggiare. Tonks appoggiò la testa sul petto di Remus e si lasciò trasportare da lui e dalla musica.

«Ti amo...» Sussurrò Tonks, sentendosi dire quelle poche e semplici parole Remus si allontanò un attimo da lei, le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente ma intensamente.

Tonks fece scorrere di nuovo le sue mani sul petto di Remus fino a farle arrivare al suo collo, si strinse forte a lui, poi lo prese per mano e lo condusse verso il letto, sedendovisi sopra. Poi, sempre tendendolo per mano, lo attirò a sé, cominciò a baciarlo dolcemente.

Remus però. si allontanò da lei.

«Amore, sei sicura?» Le chiese. La voleva è vero, ma sapeva bene che quello che era successo qualche sera prima era stato un duro colpo per lei, non voleva assolutamente forzarle la mano.

Per tutta risposta lei ricominciò a baciarlo con ancora più passione, cominciando a sbottonargli la camicia un bottone alla volta. Ogni volta che ne slacciava uno gli baciava la pelle del petto che man mano si scopriva, continuò così fino a sfilargliela.

Lui, a sua volta, le sfilò la maglia e i pantaloni, cominciò a baciarla partendo dal collo fino ad arrivare all’ombelico, lei si mise a ridere a causa del solletico che quei gesti le procuravano, era così bello sentirla ridere che continuò a farle il solletico accarezzandole e baciandole ogni centimetro di pelle.

All’improvviso Tonks lo tirò a sé voleva guardarlo negli occhi.

«Amore mio, non puoi immaginare quanto ti amo, il mio unico desidero è quello di stare per sempre tra le tue braccia. Non importa quello che è successo o che non è successo, ora voglio solo pensare a noi». Sussurro per poi baciarlo nuovamente.

Mentre allontanava il viso da quello di Remus, sorride maliziosa mentre le sue mani scendevano verso i suoi pantaloni sbottonandoli e sfilandoglieli.

I loro corpi nudi aderivano perfettamente l’uno all’altro, le loro bocche si cercavano affamate di baci, le mani irrefrenabili scorrevano senza pudore. Remus la guardò per un istante negli occhi, se avesse scorto il minimo segno di ripensamento si sarebbe fermato, ma non trovò nulla, solo uno splendo sorriso ad illuminarle il viso, così entrò in lei.

In quel momento un fremito di piacere la percorse, i  movimenti intensi ma allo stesso tempo delicati, come solo Remus sapeva fare, la mandavano in estasi. Raggiunse presto l’apice del piacere, seguita poco dopo da lui.

Erano esausti, ma nonostante questo continuarono a coccolarsi, a ad amarsi tra le lenzuola di seta.

*****

Il giorno della partenza era ormai alle porte e, nonostante tutto quello che era successo, Tonks era davvero triste all’idea di andare via.

«Amore, dimmi che accetterai la proposta di Silente. Mi piace troppo stare qui».

«Ne sei proprio sicura? Se accetto, non tornerò indietro». Le rispose lui mentre finiva di preparare i bagagli.

«Lo so benissimo ma, tu adori insegnare, io adoro stare qui. Che altro vuoi di più? Dai, vai da Silente a dirgli che accetti. Io vado a fare un giro per salutare tutti». Esclamo Tonks saltando giù dal letto e spingendolo fuori dalla stanza.

«Ok, ok ci vado, ma ora smettila di spingere». Protestò Remus.

Arrivato davanti alla porta dell’ufficio si bloccò sentendo delle voci all’ suo interno. Non volendo disturbare attese pazientemente.

Dopo qualche minuto la porta si aprì e Remus si ritrovò di fronte a Sirius e Silphie.

«Ciao, Scommetto che sei venuto a dare una risposta a Silente, vero?» Gli chiese Sirius.

«Si, ho deciso di accettare. E devo dire che Tonks ha avuto un grosso ruolo in questa decisione, mi ha “intimato” di accettare. E voi, che ci fate qui?» Chiese a sua volta.

«Beh, allora il prossimo anno saremo colleghi, Silente ci ha appena chiesto se vogliamo insegnare qui, e abbiamo accettato subito». Rispose Silphie.

«Davvero? Ma è fantastico!!» Esclamò Remus, visibilmente entusiasta.

«Bene, vedo che siete tutti contenti di tornare qui. Spero solo che non combinerete troppi guai come quando eravate bambini». Intervenne Silente avvicinandosi alla porta.

«Non promettiamo niente, vero Lunastorta?» Chiese Sirius, strizzando l’occhio all’amico.

«Hai ragione Felpato, con noi non si sa mai». Rispose Remus, trattenendo a stento le risate. «Per la barba di Merlino, credo di essermi appena cacciato in un bel guaio». Sospirò Silente rivolto a Silphie.

«Lo credo anche io...» Commentò lei.

 

Tonks aspettò qualche minuto prima di uscire dalla stanza, voleva farlo allontanare il più possibile. Lo conosceva abbastanza bene per sapere che l’avrebbe dissuasa dal fare quello che aveva in mente.

Chiusasi la porta alla spalle, si diresse con passo deciso verso l’ala proibita del castello. Doveva farlo, doveva parlare con Piton a tutti i costi, peccato che non aveva considerato i due troll messi di guardia nel corridoio che precedeva il luogo dov’era segregato Piton..

«Ferma! abbiamo ordine che nessuno passa qui» Esclamò il primo troll sulla sinistra.

«Ma è una cosa urgente io Devo passare». Rispose Tonks.

«Nessuno passa qui, ordini precisi nessuno passa qui». Ripeté il troll di destra.

«Voi non capite, è una cosa davvero importante! Vi prego fatemi passare». Supplicò ancora Tonks.

«No, nessuno passa qui, tornare tu indietro».

Tonks capì che non ne avrebbe cavato niente da questi due bestioni, non l’avrebbero mai fatta passare, ma in quell’istante si sentì chiamare, e vide Madama Chips che le andava in contro, tenendo in mano un vassoio con alcune bottiglie sopra.

«Ciao Tonks, ma cosa ci fai qui? Sai bene che è vietato. In oltre, pensavo che tu fossi l’ultima persona che…» Chiese stupita.

«Sì, so bene che non dovrei trovarmi qui, ma sento che per lasciarmi definitivamente alla spalle tutta questa storia, c’è ancora una cosa che devo fare. Devo parlare con lui». Rispose Tonks.

 Madama Chips probabilmente aveva capito il suo discorso, infatti, ordinò ai due troll di lasciarle passare. Una volta messo piede nel corridoio illuminato dalle torce, però, il passo di Tonks si fece un po’ meno sicuro. Si fermò per qualche istante, fece un grande respiro per farsi forza, e riprese a camminare al fianco dell’infermiera.

Si fermarono davanti ad una grande porta di legno massiccio, Madama Chips bussò ritmicamente tre volte e la porta si aprì.

La stanza che si aprì agli occhi di Tonks era un misto tra una stanza del San Mungo e uno studio. Al suo interno erano sistemati un letto tipicamente ospedaliero, varie sedie, un comodino pieno di medicamenti, due scrivanie una traboccante di libri e pergamene, l’altra con un folto numero di boccette dai molti colori, una libreria e un mobiletto riempito di oggetti tra i più disparati.

Su una poltrona, vicino ad una finestra c’era lui, Piton, intento a leggere un libro.

Quando si accorse di essere osservato alzò lo sguardo, e s’impietrì appena incrociò quello di Tonks ma subito dopo riuscì ad alzarsi di scatto, facendo cadere il libro a terra.

Non riuscì a dire niente, rimase lì, in piedi, fissandola con occhi sgranati, ancora in credulo nel ritrovarsela davanti. Si sarebbe aspettato di vedere chiunque, persino Remus, oppure Sirius, ma non lei.

Cosa poteva volere da lui? Probabilmente voleva sputargli in faccia tutto il dolore che le aveva causato, e come biasimarla?

Solo ora, a mente piuttosto lucida, si rendeva conto dell’enorme gravità del gesto che stava per compiere quella dannata sera. Ripensandoci abbassò lo sguardo, non sarebbe più stato in grado di guardarla, mai più.

Dal canto suo Tonks, lo fissava, possibile quello fosse lo stesso Severus Piton che l’aveva aggredita qualche sera prima? Guardandolo ora, sembrava un’altra persona.

Nonostante questo però qualcosa dentro di lei si accese, per qualche istante un fremito percorse il suo corpo, aveva una gran voglia di colpirlo, voleva fargli male, anche solo la metà di quello che lui aveva fatto a lei, strinse i pugni, sempre fissandolo, voleva colpirlo. Voleva, ma non lo fece. Con un grande sforzo di volontà riuscì a trattenersi, non poteva abbassarsi a tanto, non era per quello che era arrivata fino a lì.

All’improvviso arrivò qualcuno ad interrompere i pensieri di entrambi.

«Salve signorina, sono il guaritore Jonson, è venuta a trovare il paziente?» Chiese il guaritore.

 Tonks non sapeva che rispondere ma per fortuna Madama Chips la precedette.

«Salve Nathan. Sì diciamo che è venuta per far visita al paziente, ma ora venga con me le spiegherò tutto davanti ad una tazza di tè». E con quelle poche parole lo prese sottobraccio e lo condusse lontano da loro.

Tonks si avvicinò a Piton, il quale però si allontanò all’istante.

«Tranquillo non sono qui per farti del male, non mi abbasserò a questo livello. Mi hanno spiegato che quello che ti ha spento a comportarti così quella sera, Silente è stato chiaro su questo punto, ha precisato più volte che è stata colpa della pozione che hai accidentalmente inventato. Per me la sua spiegazione è stata più che sufficiente, ma voglio mettere in chiaro una cosa. So bene quanto odio provi nei confronti di Remus, ma nemmeno la tua dannata pozione può giustificare quello che hai tentato di fare, se tu mi avessi davvero uccisa a quest’ora non saresti qui, ritieniti molto fortunato. Per quanto riguarda Remus dovrai abituarti ad averlo intorno perché ha accettato la proposta di Silente, il prossimo anno sarà a tutti gli effetti il nuovo professore di difesa contro le arti oscure qui a Hogwarts. Ricordati Piton, non azzardarti mai più ad alzare la tua bacchetta contro di Remus o contro di me, perché la prossima volta mi troverai preparata».

Tonks si interruppe un momento, voleva assicurarsi che Piton avesse recepito il messaggio, poi riprese. «Ora, sono più che decisa a lasciarmi tutta questa vicenda alle spalle. Voglio solo pensare al mio matrimonio, e non sarà di certo il tuo comportamento a rovinare i nostri progetti. Forse a te non importerà niente di tutto questo ma a me sì. E ora che mi sono tolta questo peso, posso finalmente pensare alle cose davvero importanti». Così dicendo gli voltò le spalle. «Arrivederci Piton». Mormorò dirigendosi verso la stanza dove si erano recati Madama Chips e il guaritore, li saltò e se ne andò.

Appena Tonks se ne fu andata, Madama Chips tornò da Piton, che per tutto il discorso era rimasto fermo ed immobile appoggiato al bordo della finestra. Appena la vide avvicinarsi si lasciò cadere sulla poltrona privo di forze.

«Severus tutto bene? Involontariamente abbiamo ascoltato tutto quello che ti ha detto. Devo dire che è una ragazza molto matura, nonostante tutto ha deciso di lasciar perdere tutta la questione, in pochi l’avrebbero fatto. Sei stato davvero fortunato, spero che tu te ne renda conto».

 Piton non rispose. Le parole di Tonks continuavano a ronzagli in testa, lei voleva lasciarsi tutto alle spalle, ma lui ne sarebbe stato in grado?

 

Tonks passeggiò a lungo per i corridoi del castello fermandosi ogni tanto per salutare qualche fantasma o i personaggi di alcuni quadri, a tutti promise di tornare al più presto.

Passeggiando per un corridoio del terzo piano incontrò Remus.

«Amore, com’è andata da Silente?» Chiese allegramente.

«Tutto bene, ma ci sono delle novità molto interessanti. Davanti all’ufficio di Silente, ho incontrato Sirius e Silphie, e indovina? Ha chiesto anche a loro di insegnare qui il prossimo anno!» Esclamò sfoderando un grande sorriso.

«Ma è fantastico!! Saremo tutti insieme qui a Hogwarts, non ci posso credere! È una notizia fantastica!» Esultò a sua volta Tonks, che per poco non si mise a saltellare.

«Sì è davvero fantastico, non ci potevo credere nemmeno io quando me lo hanno detto. Ma ora andiamo abbiamo ancora molte cose da sistemare prima della partenza».

 

*****

 

Quella notte ne Remus ne Tonks riuscirono a chiudere occhio. Entrambi non fecero che pensare a quello che sarebbe successo la sera seguente. Mentre durante tutta la giornata ciondolarono per casa tentando di distrarsi con le più svariate attività, dalla lettura di libri e riviste, al riordino, pressoché inutile, della casa. Ma niente di tutto questo servì allo scopo. Entrambi avevano una sola cosa in mente, l’esperimento.

Arrivarono presto, fin troppo presto pensarono entrambi. le cinque di pomeriggio, ora in cui Remus aveva programmato di recarsi al ministero della magia Andò in camera a prepararsi, ma appena arrivato sulla soglia della stanza trovò Tonks pronta per uscire.

«Come mai sei vestita così? Dove devi andare?» Le chiese timoroso.

«E’ molto semplice, io vengo con te». Rispose Tonks.

«Cosa? E tu davvero pensi che ti farei assistere ad una cosa del genere? No, assolutamente no. Non voglio». Esclamò Remus scotendo la testa.

«Non m’importa cosa vuoi o cosa non vuoi, io vengo con te, questa cosa la dobbiamo affrontare insieme! E poi... Ho gia chiesto al guaritore Whitman il permesso, e lui ha acconsentito. Quindi ora preparati e usciamo». Sentenziò.

«Ti prego, te lo chiedo per favore, resta qui. Non voglio che tu…Che tu mi veda in quelle condizioni..» Mormorò ancora Remus prendendole una mano e posandosela sul cuore.

«Ma non capisci? Io voglio essere lì con te per darti forza». Replicò Tonks.

Remus abbassò lo sguardo, nel suo inconscio aveva sperato più volte di averla vicino in questa fase, ma la sua parte razionale insisteva nel dire di no. Dopo un lungo scontro tra le sue due parti interiori, Remus, acconsentì a portarla con lui al ministero, si preparò e uscirono insieme.

 

Nell’atrio del ministero Tonks prese per mano Remus, ed insieme si diressero verso gli ascensori.

Lo scenario che si mostrò ai loro occhi appena entrarono nel laboratorio fu davvero sorprendente: molti tavoli da lavoro pieni di ampolle e liquidi colorati erano spariti, al posto dello strano marchingenio che di solito occupava il centro della stanza, c’era una grande sfera di luce.

Il dottor Whitman avanzò verso di loro, con passo deciso e un sorriso confortante.

«Benvenuti. Sono davvero felice che tu abbia accettato Remus, so bene che per te non è stata una decisione facile. Salve signorina Tonks, vedo che è riuscita a convincerlo a portarla con lui».

 «Sì, è stata dura ma alla fine ce l’ho fatta» Rispose Tonks abbozzando un sorriso.

Remus, invece, non parlò. Il suo sguardo era rivolto a quella sfera trasparente ma molto luminosa che occupava il centro della stanza.

«Remus, credo che tu abbia già capito, vero? Quello è l’unico sistema che sia in grado di contenere la furia di un lupo mannaro». Confermo il dottore appoggiando una mano sulla spalla di Remus.

«Sì, ha ragione, l’avevo intuito» Remus abbassò lo sguardo, non gli piaceva l’idea di essere rinchiuso li dentro ma sapeva che era l’unico modo per non fare del male a chi gli stava in torno.

Tonks gli si avvicinò e lo prese, ancora una volta, per mano per infondergli la sua forza.

La notte ormai era vicina.

Tutti era pronto per dare inizio a questa nuova fase dell’esperimento ma, Remus prima di entrare nel campo di forza, portò in un angolo Tonks.

«Ti prego, vattene, non voglio che tu assista a tutto questo». La supplicò stringendola tra le braccia.

«No, non me ne andrò. Questa cosa è molto importante per te e io voglio esserti sempre vicino, sia nel bene che ne male». Ripose.

«Tu non sai quello che dici. Non hai idea di quello che diventerò…» Mormorò Remus.

«Non m’importa, lo sai. Quello che ha sempre contato per me è quello che c’è qui». E così gli dicendo gli posò la mano sul petto, proprio in corrispondenza del cuore.

Remus annuì, e la baciò.

 Il dottor Whitman si avvicinò lentamente a loro.

«mi dispiace interrompere, ma è quasi ora. Devi andare». C

Così dicendo lo condusse vicino alla sfera, la sfiorò con la bacchetta e da quel tocco si aprì un varco, Remus entrò in quella che sarebbe stata la sua gabbia luminosa per tutta quella lunga notte notte.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


IL DIARIO DIMENTICATO

Il Diario Dimenticato

Capitolo 10

 

 

La luna piena era sempre più vicina, Remus lo avvertiva. Si avvicinò alla parete della sfera dalla parte dove si trovava Tonks per poterla guardare negli occhi.

«Ti amo…» Sussurrò Remus, lei gli sorrise.

«Anche io...» Mormorò a sua volta.

Ed infine, eccola, pallida e luminosa allo stesso tempo. La luna, si stava facendo strada nella notte mentre tutti si voltarono verso una delle finte finestre ad osservare quella grande sfera celeste che aspettavano con ansia e fermento.

Anche Remus si voltò, come tutti i lupi mannari ne era attratto, la odiava e la desiderava allo stesso tempo. Appena il suo sguardo si posò su di essa crollò a terra, mentre il respiro gli si fece sempre più affannoso. Di colpo tutto il suo corpo si irrigidì mentre smorfie di dolore si dipinsero sul suo volto, il dolore era talmente inteso che urla strazianti gli uscirono dalla bocca senza controllo, mostrando così i denti affilati che si stavano gia allungando in fauci appuntite. Lunghe zampe artigliate e ricoperte di un pelo crespo e scuro presero il posto di braccia e gambe ed il suo viso, sempre più lupesco, continuava ad allungarsi come anche le orecchie che ormai erano completamente trasformate.

Tonks era sconvolta, si portò le mani alla bocca per impedirsi di urlare, mentre assisteva impotente alla sofferenza dell’uomo che amava, ed il dottor Whitman le si avvicinò per confortarla.

«Vieni, siediti qui». Le suggerì avvicinandole una sedia.

Tonks si mosse lentamente, era come paralizzata da quello a cui aveva appena assistito.

«E’ dura, lo so bene. Ora capisci perché ti voleva impedire di assistere? È una cosa che lacera il cuore». Commentò il Dottor Whitman.

Sentendo quelle parole Tonks ritornò alla realtà e fissò il guaritore, che però non ricambiava lo sguardo, era troppo preso dai suoi lontani ricordi.

«So bene cosa si prova ad avere vicino una persona colpita da questa maledizione. Mio figlio era un lupo mannaro. Venne morso durante un campeggio organizzato con degli amici per festeggiare l’ammissione al corso per guaritori. Non si è mai ripresto psicologicamente, era come se tutto avesse perso significato, anche la vita. Un giorno è uscito di casa… Non ha mai più fatto ritorno». Mormorò. «Qualche settimana più tardi ci è stato riferito che aveva avuto un gravissimo incidente in una città babbana, è morto sul colpo». Continuò.

«Mi dispiace davvero. E’ per questo che ha preso così a cuore questo esperimento?» Chiese comprendendo benissimo il dolore del dottor Whitman.

«Sì, proprio così. Vedi, io ammiro tantissimo Remus, perché riuscito a reagire alla sua condizione, non si è fatto distruggere. Nonostante non abbia ma vissuto a pieno la sua vita, questo non gli ha impedito di andare avanti. Ormai, questo esperimento è diventato l’unico scopo della mia vita, voglio davvero che abbia successo per Remus e per tutte persone che come lui e mio figlio hanno avuto la sfortuna di essere stati colpiti da questa maledizione. Se Avrò successo sarà come aver vendicato mio figlio, a modo mio, naturalmente» Concluse.

Tonks abbozzò un sorriso, capiva perfettamente il suo discorso, piuttosto che uscire e uccidere tutti i lupi mannari fino a trovare quello che aveva condannato suo figlio, come invece aveva fatto quel pazzo alcune settimane prima, aveva deciso di utilizzare le sue conoscenze per trovare un antidoto alla maledizione, e gli fu grata per questo.

Negli stessi istanti, “Remus”, ormai completamente trasformato, si aggirava nervosamente nella sfera di energia fissando minacciosamente uno ad uno tutti i presenti, con i suoi grandi occhi gialli.

All’improvviso fece un balzo verso di loro, a fauci spalancate ma, fortunatamente, la barriera riuscì a farlo rimbalzare all’indietro, facendolo però innervosire ancora di più.

Il dottor Whitman chiamò intorno a se tutti i suoi collaboratori per definire gli ultimissimi dettagli, così facendo Tonks e “Remus” si ritrovarono faccia a faccia.

Appena gli occhi gialli di lui si incrociarono con quelli di Tonks, si calmò immediatamente. Lentamente si avvicinò alla barriera e con una zampa cominciò a graffiarla, senza rabbia, verso la sua direzione. Tutti i guaritori si voltarono ad osservare quella scena così inusuale. Persino Tonks era sorpresa, non era mai successo che un lupo mannaro completamente trasformato desse segni di riconoscere le persone che aveva davanti. Si alzò e andò verso di lui per poi appoggiare una mano in direzione della zampa di “Remus”, il quale cominciò a guaire.

Tutti i presenti erano senza parole, persino il dottor Whitman. Poi però si avvicinò a Tonks.

«Mi dispiace, ma si deve allontanare, dobbiamo cominciare gli esperimenti, e non vorrei che correre rischi». Così dicendo la condusse di nuovo verso la poltrona. Il lupo, vedendola allontanarsi, ululò.

I guaritori si avvicinarono alla sfera, appoggiarono le loro bacchetta alla barriera e cominciarono a bombardarlo di incantesimi per immobilizzarlo, fino a farlo cadere a terra, privo di sensi. Solo in quel momento i guaritori, sempre con la dovuta cautela, poterono cominciare a prelevare diversi campioni di sangue pelo e quant’altro, in oltre presero le misure di zampe, artigli, orecchie e coda. Poi a turno si diressero verso i tavoli da lavoro per analizzarli o per amalgamarli in grandi calderoni dentro i quali ribolliva una strana pozione.

Tonks seduta in un angolo della stanza osserva, impotente, tutto quello che stava accadendo. Aveva come una fitta al cuore nel vederlo in quelle condizioni e nel vedere tutto quello che gli stavano facendo. Ora capiva perché era stato così titubante ad accettare la proposta che gli avevano fatto.

Su una scrivania trovò una piuma, una boccetta di inchiostro e un rotolo di pergamena, li osservò per qualche istante, poi li afferrò e cominciò a scrivere.

 

Ciao amore,

Ti scrivo mentre mi trovo in questo freddo laboratorio osservandoti in quella che spero sia la tua ultima trasformazione.

In questo momento un gruppo di guaritori ti sono intorno armati di bacchetta mentre tu sei disteso privo di sensi, ci sono voluti un sacco di schiantesimi per tenerti buono. Stanno davvero lavorando sodo per raggiungere lo scopo che si sono preposti ma, qui seduta in un angolo, mi sento inutile. Vorrei rendermi utile in qualche modo… Ed invece me ne resto qui seduta a scrivere.

Non so nemmeno perché lo sto facendo, e non so neppure se leggerai mai queste righe. Forse inconsciamente lo reputo l’unico modo per comunicare con te mentre, in questa notte di luna piena, la tua parte lupesca ha preso il sopravvento.

Ora, avendo visto con i miei occhi quello che hai dovuto sopportare per tutta la tua vita, riesco a capire il perché di molte cose, come per esempio i tuoi mille dubbi all’inizio della nostra storia.

Ti ricordi? All’inizio mi continuavi a ripetere che eravamo troppo diversi per riuscire a stare insieme. Poi, quando hai capito che questa era una scusa che non stava in piedi ti sei aggrappato al fatto che io ero troppo giovane.

Ma a me non importava niente, l’unica cosa che volevo era starti accanto, la sola idea di allontanarmi da te mi faceva stare male. Avevo anche provato a dirtelo ma tu continuavi ad insistere che ero troppo giovane per stare con uno come te, non volevi che mi rovinassi la vita.

Io ero esterrefatta nel giro di un giorno ero passata dalla felicità alla tristezza più nera, non riuscivo a capire il perché di questo tuo rapido cambiamento.

Poi un giorno Silente vedendomi giù di morale mi portò nel suo ufficio, dopo qualche minuto cominciai a raccontargli tutta la storia, del fatto che tra noi c’era qualcosa, e di come tu ti eri tirato in dietro senza darmi una ragione valida.

Lui dopo essere stato in silenzio per qualche istante mi disse

 «Credo di capire perché si sia comportato così. Tu sai benissimo in cosa si trasforma una volta al mese. Lui, nella sua vita, è sempre stato guardato con sospetto. Tutti lo trattavano come un appestato, le uniche persone che gli volevano bene per quello che era veramente sono quasi tutte morte. Secondo me ha paura che questo succeda anche con te. Non vuole affezionarsi troppo a te perché ha paura che tu un giorno lo possa abbandonare. E’ del tutto comprensibile, non credi? Ormai si sta riabituando alla solitudine interiore da cui, con tanta fatica, James e Sirius erano riusciti a farlo uscire. Ora tocca a te. Ti avverto non sarà semplice, ma ho buone ragioni di  credere che tu avrai successo in questa impresa».

Credo di esserci riuscita, non trovi? Con te ho dovuto usare tutte le mie armi migliori. Non è stato facile lo ammetto, tu ti eri intestardito più di un mulo, ma alla fine ce l’ho fatta.

 Che sia stata proprio quella notte a farti cambiare idea? Beh lo spero.

Ora sono più che mai sicura che il mio destino è quello distare con te, e non desidero altro.

Spero che questo esperimento abbia successo lo spero soprattutto per te, perché so che ci tieni tantissimo a poter vivere una vita “normale” senza bisogno di rinchiuderti da qualche parte durante le notti di luna piena. Ma, se anche dovesse fallire, voglio che tu sappia che io ci sarò sempre, non ti lascerò mai solo.

Abbiamo vissuto bene fino ad ora, nonostante tutto, non trovi? Spero che tutta la nostra vita futura possa essere così.

Ti amo amore ,non scordarlo mai. Qualunque cosa accada.

Tonks

 

 

Finalmente la notte si decise a lasciare il posto al giorno, così, lentamente, Remus riprese le sue sembianze umane. Era ancora privo di coscienza, ma nonostante tutto sembrava in buone condizioni.

Appena i guaritori dissolsero il campo di forza Tonks corse da lui, l’unica cosa che voleva in quel momento era stringerlo forse a sé. Un paio di guaritori lo adagiarono su un letto che avevano appena fatto comparire in una stanzetta adiacente al laboratorio e Tonks gli si sedette accanto, con una mano gli accarezzava la testa mentre con l’altra teneva quella di Remus.

Remus rimase incosciente per buona parte della mattinata ma il dottor Whitman la reputava una delle conseguenze dovute ai vari schiantesimi che aveva subito.

«Non c’è da preoccuparsi, si riprenderà più in fretta se continua a dormire, guarirà molto prima. Ma anche tu dovresti dormire un po’, non hai chiuso occhio per tutta la notte». Le propose facendo comparire un altro letto vicino a quello dove riposava Remus. E solo in quel momento lei si accorse di quanto fosse stanca.

«Grazie, ci proverò» Mormorò sdraiandosi, ma tenendo sempre stretta la mano di Remus. Dopo qualche minuto crollò, esausta, così il dottor Whitman li lasciò tranquilli.

Decise di rimettersi al lavoro con i suoi collaboratori, i quali stavano gia trafficando con una piccolo calderone, dentro il quale bolliva uno strano liquido viola.

 

*****

 

Remus si aggirava per casa con fare inquieto. Ormai era quasi un mese che non aveva notizie dai guaritori del ministero, l’unica cosa che gli avevano detto prima di lasciare il laboratorio era di non prendere la pozione antilupo.

Tonks, preoccupata, decise di chiedere a Sirius di tenergli compagnia mentre lei era al lavoro, e lui non se lo fece ripetere due volte ma quando entrò in casa trovò l’amico ancora intento a fare avanti e in dietro per tutto il salotto.

«hey amico, se continui così finirai per scavare un solco nel pavimento. Cosa ne dici di fermarti un attimo?» Propose avvicinandosi.

Remus lo fissò per qualche istante, poi resosi conto che ormai il tappeto sotto i suoi piedi cominciava ad essere consumato decise di sedersi sul divano.

«Scusa hai ragione, è che la luna piena si avvicina e io non ho ancora ricevuto notizie dal ministero. E come se non bastasse, non posso prendere la pozione antilupo. Se quelli non si faranno vivi al più presto dovrò trovare un posto sicuro e il più lontano possibile dalla città per evitare di uccidere qualcuno». Mormorò tetro.

Sirius si andò a sedere vicino a lui. «Dai non ti preoccupare, sono sicuro che entro domani si faranno vivi. Ma mentre aspettiamo, e visto che hai molta voglia di camminare, che ne dici di andare fuori da questa casa? È da un sacco di tempo che non facciamo un giro per Londra».

Remus capendo le intenzioni dell’amico andò a prepararsi e in pochi minuti si ritrovarono a camminare per le vie affollate della capitale.

Conoscendo le condizioni dell’amico, Sirius evitò accuratamente il discorso “esperimento/ antidoto”, quindi spostò l’attenzione sulla proposta di Silente.

«Allora, cosa ti ha spinto ad accettare la proposta di Silente? All’inizio non sembravi molto convinto». Chiese.

«E’ vero, ero molto tentato di rifiutare. Avevo gia messo a rischio la vita dei ragazzi in passato e non volevo ripetere quell’esperienza. Ma poi, durante una lezione ne ho parato con dei ragazzi, mi hanno pregato di tornare ad insegnare definitivamente a Hogwarts. Ci avresti mai creduto?» Esclamò ancora stupito della loro reazione.

«Sempre detto io che le nuove generazioni sono decisamente sagge». Commentò Sirius, ridendo. «Ma secondo te come sarà ritrovarsi a Hogwarts, dalla parte opposta? Io credo che sarà curioso per non dire strano».

«Per te di sicuro, pensa se ti capitasse un alunno simile a te o James …»

«Morgana! No, ti prego! Non credo che potrei sopportarlo, ho una certa età io». Rispose ridendo Sirius.

I due amici continuarono a chiacchierare mentre passeggiavano, confondendosi perfettamente nella Londra babbana che si muoveva freneticamente intorno a loro.

Nel frattempo a casa un gufo planò sul tavolo della cucina, Depositando una lettera e ripartendo velocemente verso il luogo da cui era partito.

 

La giornata era stata piacevole, lo doveva ammettere. Sirius era sempre in grado di risollevargli il morale, fin da quando piccoli.

Rientrando in casa, Remus, notò che Tonks non era ancora tornata dal lavoro, così decise di andare in cucina a salutare Jarold.

Si diresse verso il trespolo dove Jarold cominciò a sbattere le ali in segno di saluto, Remus gli allungò un biscotto per gufi e Jarold lo mangiò di gusto, quando lo finì volò via dal trespolo e atterrò sul tavolo facendo così notare la lettera a Remus, il quale la prese e iniziò a leggerla.

 

La casa era totalmente al buio tranne la cucina e appena ci entrò, trovò Remus seduto a tavola con la testa fra le mani fissando un foglio di pergamena.

«Amore, è successo qualcosa?» Chiese allarmata, ma lui non rispose. Così si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla spalla.

Remus, sentendo quel tocco, sobbalzò come se si fosse appena svegliato da una sorta di trans.

«Ho, ciao amore. Non ti ho sentita arrivare». Commentò distrattamente cercando di ricomporsi.

«Sono appena arrivata e ho visto che era tutto buio tranne qui, ma quando sono entrata ti ho visto chino su quel foglio. Cattive notizie?» Chiese con tono preoccupato.

Remus senza dire una parola le passò la lettera:

 

Salve Remus,

scusa il ritardo, ma in quest’ultimo mese siamo stati tutti molto occupati.

Ti scrivo oggi per informarti che il 26 di questo stesso mese dovrai tornare qui da noi.

Come già ti avevo accennato non dovrai prendere la pozione anti-lupo.

Ci vediamo tra qualche giorno.

J. K. Whitman

 

Tonks era sconcertata.

«Devo dire che è stato, come dire, beve e conciso. Cosa credi che abbiano in mente questa volta?» Chiese ancora.

«Non lo so. Non voglio illudermi, probabilmente mi diranno che è stato tutto inutile e che resterò un lupo mannaro per sempre…» Rispose abbassando la testa.

«Va bene non illudersi troppo, ma non bisogna essere così pessimisti». Commentò, cingendogli le spalle in un grande abbraccio.

«Lo so, hai ragione. Ma non voglio iniziare a fantasticare troppo».

«Uffa, sei sempre il solito concretone». Sbuffando.

«Concretone? Ma come ti permetti!»  Così dicendo la prese tra le braccia e la fece sedere sulle sue ginocchia e la baciò dolcemente.

«Così va un po’ meglio ma rimani sempre un concretone» risero entrambi di gusto.

«Poi mi spiegherai cosa vuol dire concretone, vero?» mormorò Remus, per poi continuare a baciarla, ma Tonks non rispose, felice di essere riuscita a distrarlo.

 

Le ore quella notte sembravano non passare mai ma stanco di rigirarsi nel letto senza pace, Remus, decise di alzarsi per non svegliare Tonks.

Arrivato al piano inferiore cominciò a gironzolare senza meta per tutta la casa, percorrendo più volte il tragitto dal soggiorno alla cucina prima di fermarsi davanti allo scrittoio, il quale era nel più totale caos. Decise di risistemarlo giusto per tenersi occupato. Prese alcuni libri per sistemarli nella libreria, ma appena li sollevò un foglio scivolò via, lì per lì non ci fece caso poi, tornato allo scrittoio, raccolse il foglio per sistemarlo insieme agli altri nel cassetto, quando si accorse che era la calligrafia di Tonks.

Non era certo di poter leggerne il contenuto ma quando il suo sguardo venne catturato dalle parole “Ciao amore,” capì che quella lettera doveva per lui, o così si augurava. Messi da parte tutti i dubbi cominciò a leggerla, una, due, tre volte. Man mano che proseguiva nella lettura sul suo viso si formarono varie espressioni in linea con le parole scritte da Tonks.

Quella lettera scritta con tanto amore l’avevano colpito più di mille parole, rimise la pergamena al suo posto e salì in camera, inizialmente rimase per qualche istante appoggiato alla base del letto guardando la donna che amava dormire serena, poi decise di tornare a letto. Voleva sentirla vicina, così l’abbracciò dolcemente cercando di non svegliarla ma Tonks si mosse nel sonno.

«Cosa c’è?» Mugugnò con la voce stanca, Remus sorrise quasi divertito.

«Niente amore mio. Dormi è ancora presto». Le sussurrò dolcemente, mentre lei risprofondava in un sonno più profondo.

 

*****

 

Il lavoro nel laboratorio del ministero era frenetico, mancava solo un’ora prima dell’arrivo di Remus e Tonks, e c’erano ancora un sacco di cose da sistemare.

«Signor Conner, porti quelle ampolle nell’altra stanza, qui ci servirà molto più spazio, e lei signorina Riley metta in ordine quegli ingredienti così non rischieremo di sbagliare l’ordine d’aggiunta. Signor Mallory può aggiungere le quattro gocce d’estratto di Calicanto». Il dottor Whitman stava impartendo gli ultimi ordini ai suoi collaboratori, tutto doveva essere eseguito nel giusto ordine per evitare di rovinare il lavoro di un mese.

Ma c’era anche qualcun altro interessato a quel progetto, Caramell il ministro della magia, voleva assicurarsi in prima persona che tutto andasse per il verso giusto. Era stanco di vedere sulla sua scrivania pile e pile di pergamene che segnalavano nuovi casi di persone morse da lupi mannari, era ora di risolvere una volta per tutte la faccenda. Ecco perché sperava che l’equipe del dottor Whitman fosse riuscita nel suo intento, se non fosse stato così, avrebbe dovuto adottare misure drastiche, per sistemare la questione. Con il suo solito modo di fare pomposo il ministro si diresse nei sotterranei, voleva essere presente qualsiasi cosa fosse successa.

Era ora, Remus e Tonks arrivarono in perfetto orario al ministero ormai completamente deserto, persino la voce dell’ascensore sembrava più desolata del solito.

Nei loro occhi si leggeva tutta la tensione accumulata in mesi di attesa.

Cosa sarebbe successo quella notte? Sarebbe davvero cambiata la vita di Remus, oppure, si sarebbe dissolto tutto come una nuvola di fumo?

La mente di Remus continuava a vagare fra mille supposizioni, una più assurdo dell’altra, ma ormai era abituato a non farsi troppe illusioni, tutta la sua vita era stata costellata di cocenti delusioni e aveva imparato a difendersi.

“pensa sempre al peggio, così non resterai mai deluso, ma piacevolmente sorpreso”

Aveva adottato questa filosofia di vita da parecchio tempo e fino a quel momento aveva funzionato.

Entrati nel laboratorio si accorsero che l’attività era frenetica ma, nonostante questo, tutti i guaritori li salutarono calorosamente. Come qualche mese prima, però, una voce sovrastò quella di tutti gli altri, Caramell si era fatto largo tra i guaritori per stringere la mano a Remus e Tonks, i quali si guardarono perplessi.

«Ben arrivati ragazzi! È un piacere rivedervi!» Esclamò sfoggiando un grande sorriso.

«Salve ministro. Anche lei qui? Sinceramente non mi aspettavo di vederla. Anche perché non so bene cosa succederà questa notte» lo salutò Remus cercando di nascondere i suoi veri sentimenti.

In quel momento intervenne il dottor Whitman.

«Salve ragazzi, in perfetto orario, come sempre. Prima di tutto volevo scusarmi per il messaggio che ti ho spedito, mi rendo conto di essere stato troppo vago riguardo a tutto quello che succederà questa notte. Ma prego, seguitemi da questa parte». Li prese sottobraccio e  li allontanandoli dal ministro, che nel frattempo stava osservando un guaritore alle prese con un calderone, così da poter parlare in pace.

«Ok, qui va meglio. Allora dicevo, nel messaggio non ho scritto molto perché non volevo che vi faceste troppe illusioni, ma… Forse ci siamo» Esclamò non riuscendo a trattenere un fremito di gioia.

«Cosa??» Chiesero entrambi.

«Vu... Vuole dire che…» Balbettò Remus ancora incredulo.

«Vuole dire che ci siete riusciti?» Chiese per lui Tonks stringendo forte le mani del compagno.

«Sì, naturalmente vorremmo che tu provassi la pozione questa notte per fugare ogni dubbio e per verificare alcune cose». Aggiunse ancora il guaritore.

Tonks e Remus non potevano credere a quello che stavano sentendo. I guaritori erano riusciti nel loro intento e ora restava solo una cosa da fare, testare la pozione.

Remus sapeva bene che sarebbe arrivato quel momento. Certo, qualcosa poteva andare storto, una dose eccessiva o inferiore di un solo ingrediente poteva compromettere tutto, ma lui aveva piena fiducia nell’equipe e quindi accettò di testare la pozione.

Per sicurezza, si decise di ricreare il campo di forza che avevano usato il mese precedente, ma prima di farlo entrare, Il dottor Whitman, porse un’ampolla contenente un liquido color argento a Remus. Tutti lo stavano fissando, compreso Caramell. Lo mandò giù tutto d’un colpo e subito dopo fece una smorfia di disgusto.

«Vedo che dovete ancora lavorare parecchio sul gusto. Credo che sia ancora peggio della pozione antilupo che ho preso fin’ora. Io consiglierei una gamma di gusti che vanno dalla fragola alla menta». Suggerì cercando di sdrammatizzare la situazione.

Tutti risero alla battuta,  tranne naturalmente Caramell che fu l’unico a non capirla, poi Remus salutò con un bacio Tonks ed entrò nella sfera.

Ora non restava che attendere il sorgere della luna piena.

 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


IL DIARIO DIMENTICATO

Chiedo scusa per l’imperdonabile ritardo ma negli ultimi tempi sono stata completamente assorbita da un nuovo progetto, e mi sono completamente dimenticata di aggiungere l’ultimo capitolo di questa storia. Ringrazio DoraremusLupin per avermelo fatto ricordare :D

 

Il Diario Dimenticato

Capitolo 11

 

 

Quando la luna piena fece la sua compara tutti si ritrovarono a passare lo sguardo da lei a Remus, nel tentativo di captare ogni minimo cambiamento.

Remus fu il primo a voltarsi, nel momento stesso in cui la vide il suo corpo ebbe un fremito, mentre piccoli ciuffi di pelo cominciarono a spuntargli in varie parti del corpo, anche le sue orecchie cambiarono leggermente forma, ma poi non successe più nulla.

Tutti si bloccarono di colpo, fissarono Remus increduli, Alcuni guaritori fecero un lungo sospiro di sollievo, altri, invece, si strinsero le mani tra loro. Il dottor Whitman però li ammonì.

«Signori vi prego, mi sembra ancora presto per esultare. Credo che ci convenga aspettare che la notte sia passata».

Molti guaritori annuirono alle sue parole. Remus nel frattempo continuava a guardare, incredulo, le sue mani e le sue gambe, si toccava ripetutamente il viso per accertarsi che non si fosse trasformato.

Tonks, che con il permesso del dottor Whitman, si era seduta vicino al campo di forza e continuava a guardare l’orologio.

«Ma il tempo non passa mai questa notte?» Mormorava in continuazione.

«Amore non ti preoccupare, per me è gia tanto non essermi trasformato fino ad ora. È la prima volta che ti vedo illuminata dalla luna piena, sembri ancora più bella, lo sai?» Le sussurrò Remus osservandola mentre la luce della luna le illuminava il viso.

«La cosa è reciproca». E così dicendo sfiorò il campo di forza.

Proprio come per Tonks, anche per i guaritori la notte sembrava interminabile, alcuni si erano persino addormentati, e persino Caramell se la russava della grossa seduto su una comoda poltrona.

Ogni tanto qualche ciuffo di pelo sbucava sul corpo di Remus, e ogni volta un gruppo di guaritori segnavano l’accaduto su dei fogli di pergamena, ma non ci furono particolari episodi d’allarme.

Verso le sei di mattina la luna si decise a calare, pian piano i ciuffi di pelo caddero mentre le orecchie di Remus tornarono normali.

I guaritori finalmente poterono esultare, ce l’avevano fatta! Erano riusciti a sconfiggere la maledizione dell’uomo lupo!

Anche il dottor Whitman si lasciò andare in un grido liberatorio, finalmente aveva raggiunto il suo scopo. Quando un guaritore andò a dissolvere il campo di forza Tonks corse tra le braccia Remus, il quale era fermo immobile, ancora incredulo per quello che era successo anzi, che non era successo quella notte, ma appena si ritrovò Tonks tra le braccia capì che era finalmente finita, non si sarebbe più trasformato in un lupo mannaro, mai più.

Passarono diverse ore prima che la situazione tornasse tranquilla, Remus e Tonks non la smettevano più di ringraziare uno a uno tutti guaritori che avevano partecipato al progetto, ma d’un tratto Caramell si fece avanti.

«Bene bene, sono davvero felice che sia andato tutto bene. Finalmente il problema dei lupi mannari è risolto. Sarebbe stato spiacevole doverne cercare un’altra “soluzione definitiva”». Esclamò

«Ministro, cosa intende dire con “soluzione definitiva”?» Chiese Tonks.

«Cosa? Ah Hem niente, niente d’importante....» Balbettò il ministro mentre tutti lo fissavano in modo sospettoso.

Dopo due minuti, per evitare altri lapsus, il ministro si congedò.

Finalmente soli, cioè senza il ministro tra i piedi, i festeggiamenti continuarono ancora per alcune ore, erano tutti euforici per i risultati che avevano ottenuto.

Circa verso le undici di mattina però il dottor Whitman mandò tutti a casa, soprattutto Remus e Tonks che sembravano davvero esausti e, dopo ancora una serie di saluti a e ringraziamenti, il laboratorio si svuotò.

 

Appena aprirono la porta di casa, vennero assaltati da Sirius Silphie e la Signora Weasley, i quali avevano trascorso praticamente tutta la mattinata passeggiando avanti e indietro per il soggiorno della casa dei futuri sposi.

«Allora? Com’è andata?» Chiese Sirius.

« E’ tutta la mattina che aspettiamo vostre notizie, ma dov’eravate finiti??» Continuò Molly.

«Dai ragazzi non sto più nella pelle, com’è andata al ministero?» Insisté Silphie.

«Ehi uno alla volta! Fateci almeno entrare in casa…» Esclamò Tonks cercando di farsi largo tra gl’inattesi ospiti.

Quanto tutti si furono accomodati nel soggiorno, Remus cominciò a raccontare tutto quello che era successo nel laboratorio del ministero.

«Se devo essere sincero, tutti quei ciuffi di pelo che mi stavano sbucando da tutte le parti, mi avevano fatto preoccupare.. Ma per fortuna è andato tutto bene, più di quanto potessi sperare». Sospirò sfoderando un grande sorriso.

«La cosa che mi ha dato più fastidio, invece, è stato il comportamento di Caramell. Chissà cosa voleva dire con le parole: “soluzione definitiva”, riguardo ai lupi mannari». Borbottò Tonks pensierosa.

«Cosa vuoi dire?» Chiese Sirius, incuriosito.

«No, niente di particolare. Solo che Caramell ha detto che, se l’equipe del dottor Whitman non fosse riuscita a risolvere il problema dei lupi mannari, lui avrebbe dovuto mettere in atto una soluzione definitiva… Devo dire che mi ha allarmata parecchio quella frase». Rispose.

«Non ci pensare, orami la pozione funziona. Credo che sia meglio evitare di pensare a quello che dice il ministro». La rincuorò sorridendo Remus.

«Remus ha ragione, ormai conosciamo tutti Caramell. Comunque, concordo sul fatto che la faccenda della “soluzione definitiva” non ispira niente di buono nemmeno a me, ma lasciamo perdere, ora è il momento di festeggiare». Esclamò Sirius.

«E’ vero! Dovremmo avvertire tutti. Qui serve una grande festa per festeggiare questo avvenimento!» Concordarono quasi in coro Silphie e Molly.

«Beh, suppongo che potremmo farla qui. Sono mesi che avevo in mente di invitarvi tutti qui per inaugurare la casa nuova».Propose Tonks.

Nelle seguenti due ore progettarono la festa e si divisero i vari compiti.

Rimasti soli, si accorsero di essere talmente stanchi da crollare entrambi addormentati sul letto nonostante fosse ancora pieno pomeriggio.

*****

Quando Remus aprì gli occhi, era ormai notte fonda. Tonks, invece, dormiva tranquillamente tra le sue braccia.

Voltandosi verso il proprio comodino per controllare l’ora, vide il suo diario. Facendo attenzione a non svegliarla si alzò e, prendendo il diario scese in salotto. Dopo aver acceso alcune candele si mise sul divano e cominciò a leggere alcune pagine:

4 febbraio

Ciao,

tu credi a quella storia che dice

“se vedi una stella cadente esprimi un desiderio, vedrai che si avvererà?”

Io non so se crederci o no, però ho pensato “tentar non nuoce”. Così ho deciso che, ogni volta che vedrò una stella cadente, esprimerò il mio desiderio più grande:

 Tornare ad essere un ragazzo normale.

Molti miei coetanei, compresi i miei due migliori amici, non hanno molte preoccupazioni. Credo che i loro desideri riguarderebbero più che altro il nuovo modello di manico di scopa uscito sul mercato e di diventare un grande giocatore di Quidditch, oppure di conquistare la ragazza dei propri sogni.

 Io, invece, vorrei solo vivere una vita normale con i problemi di tutti gli altri ragazzi.

Sono stanco di dovermi sempre nascondere, sono stanco di dover mentire alle persone a cui tengo, ma soprattutto sono stanco di dover sopportare tutto il dolore che mi provoca essere un lupo mannaro: sia il dolore fisico che quello mentale!

Ecco perché non mi resta che aggrapparmi saldamente alla speranza che un giorno qualcuno riesca ad aiutarmi, comprese le stelle cadenti, se questo può accelerare le cose.

Remus

 

1 giugno

Ciao,

E così, anche quest’avventura è giunta alla fine. Devo ammettere che i sette anni passati in questa scuola mi hanno dato tanto, sia per quanto riguarda le conoscenze magiche sia per quanto riguarda gli affetti.

Ora non mi resta che guardare avanti, al futuro. Ma quale futuro posso avere io?

Chi mai darà lavoro ad uno come me? Girano vochi che al ministero stiano varando una legge per impedire ai lupi mannari di lavorare, e se decidessero di approvarla, io cosa farò?

Tutti hanno gia pianificato la loro vita, James e Lily andranno al corso di Auror, Sirius si prenderà un anno di pausa e poi deciderà, Peter, beh non ho capito bene cosa voglia fare lui..

A me piacerebbe diventare insegnante, oppure un guaritore, ma dubito che qualcuno mi farebbe insegnare ai propri figli o, peggio ancor,a sono certo che nessuno si farebbe mai curare da uno come me.

Davanti a me vedo una solo grande oscurità, l’incertezza del futuro.

In oltre questi sono tempi difficili, molte persone hanno paura. Voldemort sta cercando di ottenere sempre più potere nel mondo magico, si dice che stia assoldando molte creature oscure, compresi i lupi mannari, e chi rifiuta di seguirlo raramente ha salva la vita, e in quei rari casi, viene ridotto peggio di un vegetale. Sinceramente, meglio la morte.

E se dovesse trovarmi? Io cosa farei?? Come gia detto, Meglio la morte!

Remus

 

Remus, ancora scosso da quelle ultime righe che aveva letto, andò alla fine del diario per leggere l’ultima cosa in assoluto che aveva scritto.

 

 1 novembre       

Ciao,

è successa una cosa terribile, davvero terribile… Ancora non riesco a credere che non ci siano più...

Perché proprio loro?? Avrei preferito esserci io al loro posto... Loro avevano tutta una vita davanti, perché è successo? Perché Voldemort ha deciso di colpire proprio James e Lily??

Non riesco a capire come abbia fatto a scoprire il loro nascondiglio…E Peter… Anche lui è morto!

Tutti credono che sia stato Sirius a tradirli, ma io non ci credo! Mi rifiuto di credere che proprio lui abbia fatto una cosa simile.

 L’hanno mandato diritto ad Azkaba, senza nemmeno fargli un giusto processo, ma io lo so che non è stato lui. Ma chi mai crederebbe alla mia parola?

E’ successo tutto così in fretta, nel giro di una notte ho perso tutti i miei migliori amici… Mi chiedo che senso abbia continuare ad andare avanti, il mondo magico esulta mentre io vorrei solo morire. Mi sembra d’impazzire!!

Non è giusto, perché tutte le persone a cui voglio bene mi devono lasciare?? Ormai trovo inutile persino continuare a scrivere qui, nulla a più senso, compresa la mia vita.

 Vorrei solo raggiungere i miei amici, smettere di soffrire una volta per tutte.

 

Remus

 

Con questo ricordo aveva chiuso definitivamente il suo diario.

Ora però molte cose erano cambiate.

«Credo sia ora di ricominciare a scrivere… » Mormorò tra sé e sé. così prese una piuma e una boccetta d’inchiostro dallo scrittorio e si mise a scrivere:

 

27 Aprile

Ciao,

sono passati parecchi anni dall’ultima volta che ho scritto tra questo pagine.

Non ci siamo lasciati nel migliore dei modi, vero? Molte cose sono cambiate nella mia vita, alcune in meglio altre un po’ meno.

Ti ricordi quando ti parlavo delle stelle cadenti? Ti avevo detto che da quel giorno in poi avrei espresso il mio desiderio ogni volta che ne avessi vista una. Beh, ammetto che ho smesso di esprimerli parecchio tempo fa.

Col tempo avevo capito che era tutto inutile, sarei restato un lupo mannaro per il resto della mia vita. Ero rassegnato al mio destino, per quanto crudele potesse essere, quindi, cercavo di sopravvivere come meglio potevo.

Un giorno però, ho incontrato Tonks, che con il suo amore mi ha dato la forza di reagire alla mia condizione tanto che alla fine ho accettato la proposta del ministero, sì proprio quello stesso ministero che mi aveva sempre trattato come un animale se non peggio, per entrare a far parte dell’esperimento n° 2475/Lm, altresì detto la soluzione al mio problema, la licantropia.

Un gruppo di ricercatori hanno intrapreso un difficile percorso per cercare un antidoto che permettesse a tutte le persone nelle mie condizioni di poter tornare ad una vita normale.

E’ stata una decisione difficile da prendere, poteva essere rischioso, ma se volevo un futuro “normale” con Tonks, dovevo rischiare. E così ho fatto.

Non è stato semplice, anzi. Certe fasi sono state piuttosto dolorose: se ripenso a quelle siringhe tendo ancora a svenire seduta stante, ma ho stretto i denti e sono andato a vanti.

Certo, la risposta più che positiva di Tonks alla mia proposta di matrimonio è stata un ottimo incentivo per proseguire questo cammino.

Sì, hai capito bene, Remus Lupin il ragazzino più introverso del mondo si sposa... Chi l’avrebbe mai detto.

Comunque dopo alcuni mesi, tra prelievi e trasformazioni “pubbliche”, eccolo.

 Stretto tra le mie mani c’era l’antidoto che poteva cambiare la mia vita.

Finalmente dopo anni di sofferenze il mio desiderio era stato esaudito. Così la notte scorsa per la prima volta non mi sono trasformato in una bestia orribile, a parte qualche piccolo ciuffo di pelo qua e là.

Ammetto che ancora non ci credo, è tutto così incredibile. Per anni ho condiviso il mio corpo con un animale, che ora se ne è andata per sempre. Una cosa è certa, non mi mancherà.

L’essere un lupo mannaro ha lasciato un segno profondo nella mia anima, ma forse non è stata una cosa del tutto negativa. Per tutta la vita le persone che scoprivano il mio segreto, mi allontanavano, mi umiliavano facendomi sentire inferiore a loro.

Grazie a questo ho imparato a non trattare nessuno allo stesso modo.

La popolazione mondiale è composta da una miriade di razze diverse tra loro, ma questo non vuol dire che alcune siano superiori ad altre.

Questa è sicuramente una delle più grandi le lezioni che la vita possa insegnare a chiunque. Io l’ho imparata nel modo peggiore, ma dal prossimo anno quando diventerò il nuovo insegnante di difesa contro le arti oscure a Hogwarts (altro desiderio che si avverera), cercherò di insegnarlo anche ai miei studenti, perché non facciano gli stessi errori che altri prima di loro hanno fatto.

Non temere molto presto ti aggiornerò più nei dettagli su tutto quello che è successo, per ora ti dico, arrivederci. La stanchezza comincia di nuovo a farsi sentire.

Remus

 

Ora che aveva scritto quelle righe sul diario si sentiva davvero bene, probabilmente solo in quel momento cominciava a rendersi conto che non stava sognando, tutti i suoi desideri più grandi si stavano avverando. Non si sarebbe più trasformato in un lupo mannaro, sarebbe diventato un vero insegnante e nel giro di qualche mese avrebbe sposato la donna che amava.

Tornò in camera da letto dove trovò Tonks completamente sveglia.

«Amore dov’eri sparito?» Chiese leggermente preoccupata.

«Ho fatto una cosa che avrei dovuto fare molto tempo fa, e non ti volevo svegliare».

Così dicendo mise il diario nel cassetto del comodino e tornò a letto, abbracciandola. Voleva tenerla stretta a se in quel modo per tutta la vita.

«sono felice, lo sai?» Mormorò lei alzando lo sguardo verso di lui.

«Anche io lo sono, non immagini quanto. E lo sarò ancora di più quando potrò chiamarti signora Lupin». Sorrise baciandola.

«Non vedo l’ora!» Confermò lei continuando a baciarlo sempre con più passione, fino a quando entrambi non furono travolti dalla passione.

 

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