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Premessa: La grande guerra contro Lord Voldemort si è ormai conclusa da
qualche mese con la vittoria del mondo magico ma ad un
Alla fine ho deciso di farlo.
Ogni volta che aprivo questa FF (come molte delle prime che ho scritto nel
lontanissimo 2005 e non solo) mi venivano i brividi per com’era impostata.
Così ho deciso di
risistemarla, e con lei le altre. Certo ci vorrà un po’, perché sto lavorando
ad un progettino personale che mi porta via parecchio tempo.
Magari continuerò con qualcosa
di più corto, perché questa è stata un vero inferno.
Ora vi auguro buona lettura.
Tenete però presente alcune cose:
quando ho
scritto questa storia dovevano ancora uscire il sesto e il settimo libro;
ero
particolarmente fantasiosa, in pratica questa storia è stata la base del
mio personalissimo AU.
Il Diario Dimenticato
Capitolo
1
La giornata fuori dalla finestra era limpida ma ancora un po’ fredda,
quello era un classico gennaio inglese non c’erano dubbi. Tonks si godeva il
suo giorno di libertà da lavoro, cercando di sistemare un po’ quella casa, si
erano trasferiti lì da quasi un mese, ma nonostante questo gli scatoloni la
facevano da padroni in quasi tutte le stanze. Decise di cominciare dalla
salotto, Remus le aveva “suggerito” di non toccare gli scatoloni riguardanti la
cucina «forse è meglio se la cucina la sistemiamo quando torno, che ne dici?
Non vorrei ti facessi male» ma la verità era che non voleva rischiare di veder
frantumate a terra tutte le stoviglie presenti negli scatoloni, Tonks era
sempre molto maldestra come il primo giorno che si erano conosciuti, ma in
fondo amava anche questo in lei.
Terminato di sistemare il salotto, decise di andare in soffitta per
cercare qualche libro da aggiungere alla libreria, sapeva che da qualche parte
c’erano dei vecchi libri di Remus e voleva prenderli per dargli una sistemata
prima di metterli con gli altri. Frugò in molti scatoloni ma non riuscì trovare
niente d’interessante, fino a quando la sua attenzione non fu catturata da un
vecchio baule, si avvicinò e lesse la targhetta “R. J. Lupin settimo anno,
grifondoro Hogwarts” quello era il baule che Remus usava ai tempi della
scuola, forse li avrebbe trovato qualche libro interessante. Quando lo aprì fu
colpita da una quantità assurda di polvere, dovevano essere anni che nessuno
apriva quel baule, quando la polvere si dissolse Tonks iniziò a cercare.
All’interno del baule trovò molte cose come la vecchia divisa dei grifondoro
«mamma mia com’era mingherlino a scuola…non che ora sia molto diverso…»
commentò mentre la osservava.
Dopo averla messa da parte cercò ancora, trovò dei vecchi vestiti, un
calderone arrugginito varie provette e una piccola bilancia necessarie per le
lezioni di pozioni, vari libri scolastici, e quello cos’era? Un album
fotografico? Non seppe resistere e iniziò a sfogliarlo, c’erano tantissime foto
al suo interno la maggior parte lo ritraevano con James e Sirius, in altre invece
c’era anche quel piccolo ratto schifoso di Peter, in altre ancora era con una
ragazza con i capelli rossi all’inizio non l’aveva riconosciuta ma guardandola
meglio e soprattutto osservando gli occhi…quella era Lily, in alcune foto Remus
e Lily erano insieme e mostravano dei premi, le targhette non si riuscivano a
leggere. Tonks decise di portarlo giù così al ritorno di Remus lo avrebbero
sfogliato insieme. Stava per chiudere il baule quando da una piccola tasca
ricavata dal coperchio uscì un sacchetto di velluto nero chiuso da un laccio di
color argento, Tonks lo aprì e al suo interno trovò un vecchio libricino con
una serratura, quello doveva essere il diario di Remus ai tempi della scuola,
combattuta sul dafarsi decise di portare giù anche quello, solo Remus aveva il
diritto di aprirlo.
Scesa in salotto posò i libricini nella libreria, il diario però lo
rimise nel sacchetto di velluto nero, poi si rimise a sistemare gli scatoloni
che le rimanevano.
*****
Remus era molto nervoso quel giorno, lo aveva capito anche Sirius, il
quale si era offerto di accompagnarlo al ministero, voleva stargli vicino in
quella giornata che poteva significare l’inizio di una vita migliore per
l’amico. Remus fu felice della sua offerta, ma declinò, doveva e voleva affrontare
da solo tutto questo, in fondo aveva cominciato da solo e voleva finire allo
stesso modo.
Dopo aver passato la mattinata con Sirius in giro per Londra, Remus si
materializzò nell’atrio del ministero. Il ministero, lo aveva sempre reso molto
nervoso, brutti ricordi erano associati a quel posto, lunghi ed estenuanti
interrogatori, soprusi, a volte persino violenze a causa della sua “natura di
lupo mannaro”, o ancora lo scontro con Voldemort circa tre anni prima che aveva
quasi ucciso molti dei suoi amici, compresa Tonks, e tutto a causa della
mentalità ottusa del ministro della magia che non voleva ammettere i suoi
errori. Ma quello che doveva fare oggi era troppo importante, doveva farsi
forza, si diresse dal sorvegliante, che dopo aver pesato la bacchetta, gli
diede un cartellino da appuntarsi al petto con scritto “Remus J. Lupin –
cavia esperimento” .
«Prenda l’ascensore fino al sotterraneo, piano “ufficio misteri –
laboratori di ricerca”, appena uscito dall’ascensore si diriga alla 5°
porta a destra»
Remus rimase sconcertato dalla scritta apparsa sul
suo cartellino ma decise di non obiettare, avrebbe perso solo tempo ringraziò
la guardia e se ne andò. Si diresse agli ascensori, i quali erano sempre pieni
di gente e di promemoria volanti, mentre attendeva l’arrivo della cabina si
guardò in giro e ad un tratto.
«Ciao Arthur! Sempre indaffaratissimo? » Tra la folla che usciva dalla
cabina di un altro ascensore aveva intravisto Arthur Weasley
«Ho ciao Remus, eh si puoi dirlo forte, ieri notte dei ragazzi hanno
avuto la bellissima idea di incantare una cabina telefonica in modo da farle
insultare chiunque volesse telefonare, ci sono volute più due ore per sistemare
tutto. E tu? Oggi è il gran giorno vero? » Chiese impaziente.
«Già, oggi potrebbe essere l’inizio di qualcosa di molto bello, ma credo
che ci vorranno dei mesi per sistemare tutto, comunque.. ho aspettato
trent’anni posso aspettare qualche mese giusto? » Rispose Remus cercando di
dare alla sua voce un tono tranquillo. Dentro di sé però era tutto forche
tranquillo, sapeva bene cosa avrebbe significato per lui, e per tutti quelli
nelle sue stesse condizioni, la riuscita di questo esperimento.
«Bene, allora credo che sia meglio che tu vada non vorrei farti far
tardi, spero che tu e Tonks veniate a farci visita alla Tana, Molly e io saremo
molto felici di avervi a cena una di queste sere».
«Ma certo, verremo molto
volentieri, grazie per l’invito questa sera lo riferirò a Tonks. Ora vado se no
magari quelli cambiano idea. Ci vediamo». Lo salutò ed entro in ascensore.
La discesa fino ai sotterranei del ministero sembrava infinita, ma ad un
tratto una voce annunciò “sotterranei, comprende ufficio misteri e laboratori
di ricerca” Remus uscì dall’ascensore e si diresse alla porta che gli aveva
indicato il custode “laboratori di ricerca”, bussò, subito dopo una voce
rauca parlò.
«Chi siete? »
«Sono Remus Lupin sono qui per un esperimento contro
la maledizione dell’uomo lupo». Rispose Remus, cercando di capire da dove
provenisse la voce.
«Ok, prego entri pure. Benvenuto nei laboratori del ministero della
magia». Annunciò ancora la voce mentre la porta si aprì da sola.
Appena fu entrato venne accolto da molti ricercatori.
«Salve io sono il dottor Whitman e sono a capo di questo esperimento».
Si presentò il guaritore capo, un uomo attempato ma dall’aria bonaria,
stringendogli la mano. Remus salutò tutti quanti i presenti e notò che tutti
indossavano delle lunghe vesti bianche, ma su alcune di esse c’era il simbolo
dell’ospedale San Mungo.
Il laboratorio era pieno di calderoni, ampolle, e una sorta di
marchingenio stranissimo.
«Bene, bene. Ecco qui il nostro volontario!». Esclamò una voce
squillante e alquanto familiare.
Cornelius Caramell ministro della magia, in passato quanto aveva odiato
quella voce, ma ora le cose erano cambiate, almeno in parte.
«Buongiorno ministro, come sta? non pensavo che ci sarebbe stato anche
lei qui oggi». Chiese cortesemente Remus.
«Beh non potevo certo perdermi l’inizio di un esperimento importante
come questo». Rispose il ministro con il suo solito tono pomposo che usava
soprattutto per le grandi occasioni.
«Signor Lupin, prego da questa parte. Oggi le preleveremo del sangue,
come le abbiamo gia spiegato qualche giorno fa dovremo prelevarlo per i
prossimi due giorni per vedere come il sangue reagisce in prossimità della
trasformazione». Spiegò un ricercatore mentre lo faceva accomodare su una
poltrona, Remus annuì al ricercatore e si sedette sulla poltrona, una
guaritrice alla sua sinistra gli sollevò le maniche della camicia e preparò il
necessario per il prelievo, un altro alla sua destra, invece, preparava una
decina di a provette.
«non vorrete mica riempirle tutte vero?? » Chiese un po’ preoccupato.
«Stia tranquillo, non saranno piene». Rispose tranquillamente il
guaritore che per primo lo aveva accolto al suo arrivo.
«Beh certo ora sì che sono più tranquillo».Rispose sarcasticamente.
«Datemi pure del tu, solo i miei alunni mi davano del lei, e sinceramente mi
suonava strano detto anche da loro». Continuò ancora.
Molti ricercatori risero alla battuta mentre continuavano il loro
lavoro. Ad un tratto il guaritore che lo aveva accolto gli si avvicinò.
«Bene, Remus. Ora le preleverò la quantità di sangue necessaria per la
prima parte dell’esperimento» così dicendo prese una grande siringa, Alla vista
di quell’arnese Remus ebbe un tremito «è proprio necessario che sia così
grande?»
«Sì, almeno non dovremo bucarla
più volte, ora si rilassi». Rispose tranquillamente il dottor Whitman e così
dicendo gl’infilò il grosso ago nel braccio. Remus stava per urlare dal dolore
ma tenne duro.
«Allora come si sente?» Chiese Caramell.
«Caro Professor Lupin volevo ringraziarla a nome di tutto il mondo
magico per il suo aiuto, grazie a lei molte persone che malauguratamente sono
state, o che saranno, morse da un lupo mannaro potranno avere una speranza in
più per tornare ad essere membri rispettabili della nostra società». Esclamò
con il suo solito tono di voce pomposo il ministro.
All’udire quelle parole tutti si voltarono sconcertati verso di lui e
poi verso Lupin in attesa di una sua reazione o di un suo commento.
«Anche io ripongo molta fiducia in questo esperimento. Se dovesse aver
successo potrei avere una vita normale, quella stessa vita che mi è stata
negata dall’età di sei anni» Rispose, rivolto al ministro, il quale sembrava
aver capito la tremenda gaffe appena fatta.
«Sì, sì. Certo ha ragione
professore. Col vostro permesso ora dovrei tornare alle mie occupazioni. In
bocca al lu.. Hem buona fortuna a tutti quanti». Mormorò imbarazzato mentre si
dirigeva a gran velocità verso la porta.
Quando il ministro sparì dietro la porta, tutti guardarono Remus che lo
aveva seguito con lo sguardo.
«So che le sue intenzioni sono
buone, peccato che non ci azzecchi mai con le parole…» Commentò scutendo la
testa, mentre il dottor Whitman estraeva la siringa da braccio.
Tutti i presenti sorrisero e
annuirono alle parole di Lupin, poi ripresero il loro lavoro, trafficarono a
lungo con provette di sangue e boccette contenenti dei liquidi di vari colori,
Remus li osservava, era molto incuriosito dal loro lavoro «bene, vedo che sei
molto interessato se vuoi ti illustro cosa stiamo facendo» disse il dottor
Whitman gentilmente.
«Certo, mi piacerebbe conoscere
tutte le varie fasi dell’esperimento». Così dicendo si alzò velocemente dalla
poltrona, ma ebbe un mancamento.
«Con calma Remus. Ti abbiamo prelevato parecchio sangue devi alzarti con
calma, ecco, mangia questo ti aiuterà a sentirti meglio». Lo aiutò a sedersi
allungandogli una barretta di cioccolato.
«Grazie, e pensare che in
passato sono stato io a dare del cioccolato ad un alunno per… Ma meglio non
divagare... Mi diceva delle provette e delle ampolle?» Chiese incuriosito. I
due rimasero parecchio tempo a discutere sull’uso delle varie provette di
sangue.
«Vede? In questa zona
misceleranno il sangue con dei vari reagenti ricavati dalla pozione Antilupo
che prende ormai da qualche anno. Oh a proposito eccola, ci siamo presi la
briga di preparagliene un po’, la prenda subito, domani gliene daremo
dell’altra». Spiegò il dottore porgendo a Remus un grande bicchiere contenente
il liquido fumante che conosceva bene.
«Grazie mille. Adoro prendere
questa pozione, è così deliziosa che la berrei tutto il giorno» Esclamò,
sarcastico prendendo il bicchiere in mano. «A parte gli scherzi sono grato di
aver avuto questa pozione, grazie ad essa sono riuscito a controllare la mia
parte lupesca per molto tempo. Cin cin ».
Sorridendo ai ricercatori che lo stavano osservando, la bevve tutta in
un sorso appena finì d’ingoiarla una smorfia di disgusto gli si disegnò in
volto.
«Veramente ottima grazie» ancora
una volta i ricercatori risero alla sua battuta.
Il tempo passò molto rapidamente e per Remus ormai era ora ti tornare a
casa.
«Ok per oggi abbiamo terminato, ti aspettiamo qui domani mattina per un
altro prelievo, so che domani la luna sorgerà piuttosto presto, quindi meglio
non correre rischi. Buona serata». Lo salutò il dottor Whitman.
«Va bene a domani allora, ma dovrete usare la stessa siringa?» Chiese
quasi intimorito.
«Temo proprio di si, va a casa e non pensarci troppo». Rispose
tranquillamente il dottore.
«Ok, non vedo l’ora. A domani, buona serata a tutti». Lupin salutò tutti
i presenti.
«Ha davvero una gran forza d’animo, sono anni che combatte contro questa
maledizione, e come lui molti altri, quindi dobbiamo fare del nostro meglio, e
anche di più, per riuscire in questa impresa…Tutti al lavoro». Esclamò il
dottor Whitman rivolto ai colleghi, i quali annuirono vigorosamente, e si
rimisero subito al lavoro.
*****
Tonks aveva appena fatto sparire gli ultimi scatoloni vuoti, seduta sul
divano stava per iniziare a controllare delle pratiche che si era portata a
casa dal lavoro quando udì uno schiocco che proveniva dall’ingresso, finalmente
Remus era tornato! Lei gli corse in contro, ma inciampò nel tappeto che aveva
appena sistemato nell’ingresso, per fortuna che Remus ebbe i riflessi pronti e
la prese al volto.
«Ciao amore. Carino il tappeto che hai messo. Forse, però, un pochino
pericoloso ma molto carino».
«Ciao, ben tornato. Sì è carino, me lo ha consigliato Molly, ma forse
dovrei fargli un incantesimo per evitare d’inciamparci ogni volta che ci passo
sopra». Rispose lei tutta rossa mentre se ne stava ancora tra le braccia di
Remus.
Durante la cena, Remus e Tonks parlarono delle rispettive giornate.
«Allora, com’è andata oggi al
ministero? Questa mattina eri parecchio nervoso quando sei uscito, ero un po’
preoccupata». Chiese lei mentre serviva il secondo.
«Sì è vero lo ammetto, questa
mattina ero parecchio nervoso. Come ben sai il ministero della magia non
racchiude tra le sue mura dei bellissimi ricordi per me, ma oggi quando mi sono
ritrovato in quel laboratorio ho sentito nascere nel mio cuore una piccola
fiamma di speranza. Ho conosciuto molte persone veramente professionali, una
tra tutte è il dottor Whitman, il capo ricercatore, per una volta in vita
mianon mi ha trattato da lupo mannaro
da persone estranee che conoscevano il mio segreto, anzi è stato veramente gentile
con me e anche tutta la su equipe, mi hanno reso partecipe di tutto quello che
stavano facendo».
Il suo viso era sereno, raramente lo era quando parlava delle sue
condizioni, anche se cercava di non darlo a vedere aveva sempre una luce
malinconica negli occhi. Oggi, invece, no e questo la fece stare un po’ più
tranquilla.
Remus continuò a raccontare della sua giornata. «Ci sono state solo due
note leggermente stonate oggi, la prima è stata Caramell, con quel suo fare
pomposo mentre parlava dell’esperimento per far tornare i maghi vittime della
maledizione “membri rispettabili della nostra società”». Mentre
pronunciava queste ultime parole il suo viso si fece più duro, “membri
rispettabili della società”. Perché ora che cos’erano? Animali da giardino?
Tonks non riusciva a credere alle sue orecchie.
«No, non ci credo…Ha davvero detto una cosa del genere?? Ma è impazzito
del tutto? Come si permette di dire una cosa del genere dopo che gli hai quasi
salvato la vita? Forse lui non si ricorda ma nell’Ordine della Fenice c’eri
anche tu…» Tonks era davvero furibonda con Caramell, come aveva potuto dire
quella cosa dopo tutto quello che era successo?
«Beh, probabilmente avrà usato le parole sbagliate, sai benissimo che
non sono mai state il suo forte, però devo ammettere che ci sono rimasto un po’
male, e anche lui doveva averlo capito e mentre se stava andando aveva
farfugliato una sorta di scuse». Cercò di calmarla Remus.
«Ok, però non è stato affatto carino. E poi che altro è successo? Mi hai
detto che le note negative erano due». Chiese incuriosita.
«A sì, stavo quasi per
dimenticarmi l’enorme siringa che hanno usato per prelevarmi il sangue, ero
quasi indeciso se urlare o svenire, ma non volevo passare per un fifone allora
ho resistito, peccato che domani e dopo domani si replica». Confessò un po’
abbattuto, ma subito dopo le sorrise.
«Povero amore mio, diventerai un punta spilli prima della fine
dell’esperimento». E così dicendo gli diede un bacio.
«Beh almeno avrei un futuro nel campo della moda, potrei trovare un
lavoro per un grande stilista». Tonks adorava le battute che spesso e
volentieri faceva Remus, nonostante tutto aveva conservato il suo umorismo,
probabilmente era quello che lo aveva fatto andare avanti per molti anni.
La cena era quasi giunta alla termine e Remus guardandosi in giro aveva
notato che Tonks si era data molto da fare quel giorno.
«Ma vedo che oggi non sei stata con le mani in mano, sono spariti tutti
gli scatoloni dal salotto. Dopo potremmo sistemare la cucina che ne dici?»
Chiese.
«Dato che oggiera il mio giorno libero ho pensato di dare
una sistemata, tutte quelle scatole stavano mettendo radici in salotto. Ti
piace com’è venuta la libreria? Per ora è ancora un po’ vuota ma so che non ti
ci vorrà molto per riempirla».
Tonks conosceva bene la passione di Remus per i libri.
«Vero. Infatti, oggi passando davanti al ghirigoro ho visto un paio di
volumi molto interessanti, e credo proprio che domani li comprerò».
Insieme si diressero verso il divano per continuare a parlare più
comodamente.
«Oggi pomeriggio per cercare altri libri sono stata in soffitta ma non
ho trovato niente d’interessante, a parte… A parte un vecchio baule. Il tuo
vecchio baule, quello di quando andavi a scuola. Spero che non ti dispiaccia,
non volevo ficcare il naso. Cercavo solo dei libri e pensavo che lì forse ne
avrei trovati». Tentò di giustificarsi, ma Remus non si arrabbiò anzi.
«Il mio vecchio baule. Sono anni che non lo apro, trovato qualcosa di
bello? Sarà stato pieno di cianfrusaglie, James, Sirius ed io eravamo
imbattibili nel collezionare le cose più assurde». sorrise pensando alla sua
gioventù e ai suoi migliori amici, ne avevano passate di tutti i colori
insieme.
«Beh si ho trovato qualcosa ma non sono precisamente libri». Così
dicendo si diresse verso la libreria e prese l’album e il sacchetto,
quest’ultimo però lo nascose un attimo, era meglio aspettare per quello.
«Ho trovato questo, ci sono un sacco di foto molto belle e inedite di
voi da giovani».
Remus prese tra le mani l’album e appena lo aprì si ritrovò una sua foto
in bianco e nero. Era molto piccolo, due o tre anni circa, se ne stava seduto
sul tavolo e faceva ciao con la manina mentre sorrideva.
Divenne tutto rosso, non poteva credere che Tonks avesse visto questa
foto.
«Ma quanto eri carino da piccolo! Che amore!» Esclamò lei mentre
continuava a fissare la foto.
«Già peccato che poi mi sono rovinato con la crescita….» Commentò lui.
«Non è vero, anzi sei sempre bellissimo». Ribadì lei dandogli un bacio
sulla guancia.
«Sì come no…Comunque, questi sono i miei genitori, io sono identico a
mia madre vero? O guarda questa, è stata scattata il giorno prima di partire
per Hogwarts, mi avevano fatto mettere la divisa solo per scattare la foto. E
questa? Ce l’aveva fatta un nostro compagno di grifondoro, avevo appena fatto
amicizia con Sirius e James, da quel giorno siamo stati inseparabili, qui
invece siamo con tutti i ragazzi e ragazze del nostro anno. Qui invece sono con
Silente mi aveva appena premiato perché avevo vinto un torneo di duello magico,
qui invece…» S’interruppe. Aveva dimenticato quella foto con Lily, lei era
sempre rimasta nel suo cuore. Era stato grazie a lei che in passato aveva
abbattuto tutte le mura che si era costruito in torno .
«Qui invece sono con Lily, avevamo vinto il premio come migliori
studenti dell’anno, lo avrebbero vinto anche Sirius e James, se non si fossero
messi nel guai un giorno si e l’altro pure per tutto l’anno». sorrise
ricordando molti episodi in cui i suoi amici avevano rischiato l’espulsione.
Passarono molto tempo a sfogliare l’album. Ad ogni foto interessante,
Remus le raccontava qualche aneddoto divertente; come quando avevano rischiato
di trasformare la McGranitt in un coniglio, oppure quando avevano fatto
levitare il professor Vitious al posto della sedia.
Quando ebbero terminato di sfogliare l’album Tonks si decise a tirare
fuori il sacchetto.
«C’era anche dell’altro nel baule. Mentre stavo per chiuderlo, da una
parte nascosta del coperchio è uscito questo sacchetto. Al suo interno c’era un
libricino con una serratura, ho pensato che fosse il tuo diario quindi non l’ho
aperto, non mi sembrava giusto senza il tuo permesso».
Remus però non aveva ascoltato
molto di quello che lei aveva detto. Il suo sguardo era come rapito da quel
sacchetto.
Molte immagini annebbiate si facevano strada nella sua mente, sul suo
volto si disegnò un’espressione d’incredulità. Per anni aveva relegato il
ricordo di quel diario in parti remote della sua mente.Poi, ad un tratto, fu come svegliato da una
sorta di trance mentre Tonks gli porgeva il sacchetto.
Remus tentennò per qualche istante, era ancora incredulo; le sue mani
tremarono mentre lo apriva, come se da lì potesse uscire un terribile mostro, e
forse in parte era così. Tra quelle pagine erano racchiusi tutti i suoi segreti
e tutte le sue sensazioni legate alla maledizione. Ma infine eccolo, ora lo
teneva tra le sue mani.
Quanti anni erano passati dall’ultima volta che era successo? Quel
piccolo diario di pelle marrone, con inciso il suo nome in lettere d’argento,
proprio come la luna che ormai da troppo tempo lo teneva Prigioniero. Le sue
mani, ancora tremanti, lo rigirarono più volte, sfiorarono l’incisione, la
serratura e ancora tutta la copertina ruvida come per volersi assicurare che
fosse davvero il suo vecchio diario.
Gli occhi si riempirono di velate lacrime mentre ripensava al giorno in
cui sua madre glielo regalò.
I ricordi che prima sembravano lontani e annebbiati ora erano più
nitidi.
Ecco sua madre sorridente mentre lo aiutava a preparare il baule per la
scuola. Era ancora incredula per la sua ammissione a Hogwarts e come darle
torto persino lui lo era. T
Terminato di sistemare le ultime cose gli porse un piccolo pacchetto,
lui lo scartò, attento a non rovinare la carta, e si ritrovò tra le mani,
proprio come ora, quel diario.
*spero che ti piaccia, è un diario, così ci potrai
scrivere tutto quello che vorrai, so che la tua non è stata una vita
spensierata, ma spero che tu su questo diario un giorno possa scrivere tutte le
cose belle che ti capiteranno*
Quando si voltò verso Tonks, con gli occhi ancora pieni di lacrime, lei
l’osservò con un amore tale da infondergli la forza per aprirlo ma, prima di
farlo, decise di spiegarle l la storia del diario, di sua madre e del suo
desiderio.
«Sfortunatamente, non sono mai riuscito ad esaudirlo in pieno. In queste
pagine sono racchiuse molte cose che riguardano le mie prime trasformazioni e i
miei sentimenti legate ad esse. Ma per fortuna, se non ricordo male, ci sono
anche parecchi racconti delle mie disavventure con Sirius e James. Ora credo di
avere la forza per aprirlo». Mentre con una mano stringeva quella di Tonks, con
l’altra prese la bacchetta e pronunciò la formula che aveva inventato da
piccolo per farlo aprire.
«Il signor Lunastorta ti ordina di aprirti». Pronunciò quella parole con
un poco d’imbarazzo, da piccolo non sembravano così, infantili.«Non mi guardare così ho perso il conto
delle volte che ho cambiato questa formula. Alla fine ho tenuto questa».
Nonostante il momento solenne all’udire quella formula Tonks aveva riso
e di conseguenza anche lui riuscì ad allontanare per un attimo la
tristezza.Ma non durò a lungo. Alla
vista della prima pagina Remus s’incupì leggermente. La pagina era datata primo
settembre di circa venticinque anni prima
Ciao,
io mi chiamo Remus J. Lupin. Ho undici anni, e sono nato a Blackpool,
una città che si affaccia sul mare d’Irlanda non molto distante da Liverpool.
Ora mi trovo in viaggio, da solo, per la prima volta. Beh veramente non sono
proprio solo, il treno è pieno di ragazzi e ragazze. Stiamo andando alla scuola
di magia e stregoneria di Hogwarts, dove mi aspettano sette anni di intenso
lavoro per diventare dei grandi maghi e streghe.
Non avrei mai pensato o sperato che un giorno mi si sarebbe
presentata l’opportunità di frequentare questa scuola. E’ stata una sorpresa
per tutti. Nessuno ci sperava dopo quello che mi è successo.
Una notte di cinque anni fa
ero uscito di casa e mi ero addentrato nella foresta, ad un tratto da dei
cespugli è uscita una bruttissima creatura dai denti lunghissimi, quello che
successe dopo non lo ricordo tanto bene, la mia mamma mi ha detto che mi
avevano trovato a terra svenuto con un brutto morso sulla spalla. Quello è
stato l’inizio e allo stesso tempo la fine di tutto.
Sono stato ricoverato a lungo all’ospedale San Mungo, all’inizio
nessuno voleva dirmi cosa mi era successo, ma un giorno mentre mia madre e mio
padre pensavano che stessi dormendo, parlavanocol guaritore proprio nella mia stanza. È stato in quel momento che ho
scoperto la terribile verità, quella brutta creatura che mi aveva morso era un
lupo mannaro, e facendolo mi aveva trasmesso la maledizione. Nel sentire quelle
parole mi sono alzato urlando, nonostante avessi solo sei anni avevo sempre
sentito parlare dei lupi mannari, si dicevano cose terribili su di loro, non ci
potevo, non ci volevo credere. Ho pianto per giorni e giorni, non volevo
mangiare, e non volevo vedere nessuno. un giorno ho sentito una guaritrice
parlare con una collega e dicevano che il mio era un destino crudele, così
piccolo e con un futuro così nero e pieno di sofferenze. Avevano ragione.
Remus s’interruppe, le lacrime avevano ripreso a
scorrere dai suoi occhi, come anche in quelli di Tonks. Lei aveva sempre saputo
che Remus era stato morso da piccolo, ma ora leggendo quello che aveva scritto,
a soli undici anni, sulla vicenda la facevano sentire ancora più vicina a lui,
a quello che aveva provato veramente.
Dopo essersi calmato un attimo Remus riprese a leggere.
Da quel momento non sono più stato il solito Remus.
Ero diventato taciturno e scontroso, prima invece ero sempre allegro e
spiritoso, nessuno mi capiva e nemmeno ora. Mi sentivo solo e per un bambino di
quella età è una cosa che lascia il segno, probabilmente è qualcosa che non
riuscirò mai a lasciarmi alle spalle. Spero solo che a scuola le cose possano
cambiare almeno un po’. Mi piacerebbe farmi degli amici, magari mi aiuterebbe a
sentirmi meglio.
Sul treno ora c’è un grande movimento. Un ragazzo con una grossa P su
un distintivo ci ha avvistato che è ora di cambiarsi e mettere la divisa
scolastica perché stiamo per arrivare. Non vedo l’ora! Cchissà come sarà vivere
lì, imparare tante cose nuove e stare insieme ad altri ragazzi. I miei genitori
mi hanno detto di ringraziare il preside Albus Silente appena ne ho
l’opportunità. Dicono che lui si è battuto col ministero della magiaper farmi ammettere a scuola, deve essere
veramente un grande uomo, nonostante non mi conosca a fatto tanto per me, spero
solo di non deluderlo. Ora è meglio che finisca di vestirmi, credo davvero che
manchi pochissimo.
R. J. Lupin
Quest’ultima parte faceva trasparire un minimo di serenità per l’arrivo
a Hogwarts.
«La lettera d’ammissione, per me è stata come uno spiraglio di luce
nell’oscurità che mi stava circondando da troppo tempo. Silente aveva fatto in
modo che venissi ammesso a scuola, grazie a lui ho conosciuto i miei migliori
amici, i quali hanno reso gli anni dell’adolescenza indimenticabili. È
incredibile come una semplice lettera possa cambiare la vita di una persona».
Commentò Remus.
«Ora più che mai capisco come la tua vita sia stata dura e difficile»,
Mormorò accarezzandogli i capelli. «Certo, l’ho sempre saputo, ma ora avendo
letto queste prime pagine del tuo diario lo capisco ancora di più. Io non posso
fare molto per il tuo passato, ma ti prometto che il nostro futuro sarà
totalmente diverso. Ti renderò felice». Promise, guardandolo negli occhi.
«Tu mi rendi felice ogni momento che passiamo insieme, non potrei
chiedere di più alla vita. Ho una persona fantastica al mio fianco, degli amici
unici e delle persone davvero in gamba stanno lavorando giorno e notte alla
ricerca di un antidoto per migliorare ancore di più la mia vita, e quella di
tutti quelli come me. Questo diario rappresenta il mio passato e ho deciso di
continuare a leggerlo, ma solo perché spero che il mio futuro sotto certi punti
di vista possa essere completamente diverso». E così dicendo l’abbraccio e la
baciò.
«Lo sarà…Te lo prometto…» Bisbigliò Tonks mentre stava tra le sue
braccia.
Ed eccoci alla
fine del primo capitolo. Ho apportato alcune modifiche dalla versione
precedente, spero di averlo migliorato almeno un pochino. Probabilmente tutta
questa storia agli occhi di molti potrà sembrare semplicistica o infantile, ma
ho deciso di non modificarla più di tanto, in particolare nei contenuti. È nata
così non mi sembrava giusto modificarla troppo.
Vi do
appuntamento al prossimo capitolo.
Taotao :*
Ps: dimenticavo,
ho salvato tutti i commenti fatti alla precedente versione.
Eccovi il secondo capitolo. Non vi ho fatto
aspettare molto, vero?
Buona
lettura!
Il Diario Dimenticato
Capitolo 2
Per tutta la notte Tonks non fece che pensare a quelle
poche pagine del diario che Remus aveva letto.
Ora capiva perché era sempre stato così tranquillo e
solitario. Le persone, a causa delle sue condizioni, lo avevano sempre isolato
fin da bambino, e questa è una cosa in grado di segnare profondamente la vita
di qualcuno.
La mattina seguente il sole sorse in una giornata
limpida ma fredda. Tonks e Remus si svegliarono quasi contemporaneamente.
«Buongiorno amore, dormito bene?» Chiese Remus mentre
l’abbracciava.
«Come al solito…» Rispose lei, riferendosi ai soliti
incubi che da mesi ormai la tormentavano.
«Capisco. Beh anche io questa notte ho avuto degli
incubi. Pensa che c’era Caramell che m’inseguiva per tutta Londra con una
grossa siringa. Brr terrificante!» Le raccontò Remus facendo finta di
rabbrividire.
Entrambi si misero a ridere, Tonks capì che stava
cercando di tirarla su di morale.
«Merlino, deve essere stato tremendo. Vedere Caramell
correre, è con una siringa in mano per dipiù». Continuarono a riderci sopra anche mentre si dirigevano in cucina
per fare colazione.
«Allora, cosa ti aspetta questa mattina al lavoro?» Chiese Remus mentre
si serviva del caffè.
«Dovrebbe essere una mattinata
tranquilla. Credo che sistemerò delle scartoffie, niente di che. Invece, credo
che il tuo incubo si realizzerà, anche se ad inseguirti non sarà Caramell.
Pronto per un’altra iniezione?» Chiese, divertita
«Molto carina, davvero molto carina. Sono prontissimo per farmi
infilzare ancora una volta con quell’arnese» Rispose Remus sarcastico.
«Ah, ieri mi sono dimenticato di dirti che ho incontrato Arthur. Lui e
Molly ci hanno invitati a cena una di queste sere. Ho accettato, spero che non
ti dispiaccia». Continuò Remus cercando di sviare il discorso.
«Ma certo che non mi dispiace. Anzi avevo voglia di rivederli, però
prima o poi dovremo deciderci ad invitare tutti qui, sai, per l’inaugurazione
della casa». Commentò Tonks guardando in torno con fare sconsolato, la casa era
un vero disastro
«Bene, allora oggi se finisco presto passo a trovarlo per la conferma
definitiva. Per quanto riguarda la festa d’inaugurazione, prima, cerchiamo di
liberarci di tutti questi scatoloni che ancora prevalgono in casa». Osservando
anche lui il disordine che li circondava a causa degli scatoloni e imballaggi
vari.
Quando ebbero finito di fare colazione si prepararono per uscire, il
ministero della magia li attendeva.
Essendo giorno di luna piena, Remus non era al pieno delle sue forze,
sentiva che il suo corpo rispondeva a fatica alle sue richieste, quindi,
preferirono evitare la magia, dirigendosi al ministero con mezzi babbani.
Arrivati davanti alla cabina telefonica si guardarono in torno per
assicurarsi che non ci fosse nessuno ed entrarono, composero il numero 2442 e
la fredda voce femminile fece le solite domande, quando dallo sportellino uscì
la targhetta per Remus, Tonks la osservo indignata.
«Cavia esperimento?? Ma sono impazziti?» Urlò di colpo.
«Lascia perdere, anche quella di ieri era così». Rispose rassegnato.
«Beh, è una cosa oltraggiosa secondo me». Non fece in tempo aterminare la frase si ritrovarono nell’atrio
del ministero e dopo il solito rito del peso della bacchetta si diressero,
insieme, agli ascensori.
«Se vuoi ti accompagno, ho ancora un po’ di tempo prima dell’inizio del
mio turno». Propose lei.
«No tranquilla, non voglio rischiare di farti arrivare tardi. Sai che
poi non ti lascerei più andare via. Passo più tardi a trovarti se va».
«Ok, come vuoi. Allora ti
aspetto in ufficio. Ciao». Confermò per poi dargli un veloce bacio prima che le
porte dell’ascensore si chiudessero.
Remus scese ancora nei sotterranei del ministero e quando si trovò
davanti alla porta del laboratorio, busso senza esitazione.
«Buongiorno Remus, bentornato, prego entra pure. Come ti senti oggi?
Pronto per un altro prelievo?» Chiese il dottor Whitman.
«Buongiorno, beh i giorni di luna piena non sono mai facili per me. Ma a
parte questo va tutto bene». Rispose Remus mentre si accomodava sulla solita
poltrona, che lui aveva soprannominato “poltrona delle torture”.
«Bene, oggi faremo un altro prelievo di sangue, per confrontarne i
cambiamenti con quello di ieri, grazie ai liquidi colorati che ti ho mostrato.
Domani manderò dei miei colleghi a casa tua per effettuarne un altro. So bene
che sarai piuttosto esausto a causa della nottata movimentata che ti attende,
quindi voglio evitarti il tragitto fin qui. Per te va bene?» Chiese il dottore
mentre infilava l’ago nel braccio del povero Remus, il quale, nel tentativo di
trattenere le urla, annuiva.
Terminata la tortura Remus rimase ancora due ore circa nel laboratorio
per farsi spiegare altre lavorazioni effettuate dai ricercatori, in fondo
quello era il suo sangue.
Pian piano stava facendo amicizia con tutti i membri dello staff e
l’idea che si era fatto all’inizio su di loro non venne smentita, erano tutte
persone volenterose e appassionate del proprio lavoro, si stavano veramente
dando da fare per riuscire nell’impresa, e questo lo rese molto felice. Era
bello sapere che stavano dando il meglio di loro stessi per la riuscita di
questo progetto.
Quando si congedò dai ricercatori, si diresse al secondo livello del
ministero dov’era ubicato il quartier generale degli Auror, per mantenere la
promessa di passare a salutare Tonks prima di andare via.
Quando salì sull’ascensore tutti i presenti lo guardarono, o per meglio
dire, fissarono il suo cartellino che brillava sotto la luce come se fosse
sotto ad un riflettore, ma Remus cercò di non farci troppo caso.
Ad un tratto la solita fredda voce annunciò:
“secondo livello, Ufficio Applicazione Della Legge
Sulla Magia, comprende L’Ufficio Per l’Uso Improprio Delle Arti Magiche, Il
Quartier Generale Degli Auror e I Servizi Amministrativi Wizengamot”
Remus scese dall’ascensore, sotto gli sguardi incuriositi degli
occupanti, e si avviò per un lungo corridoio pieno di porte. Voltò l’anglo e
attraversò una grande porta a due battenti ritrovandosi così nel quartier
generale degli Auror.
Si guardò in torno per cercare la postazione di Tonks, ma non dovette
cercare a lungo perché fu lei a trovare lui, infatti, si trovava poco distante
e appena lo vide corse ad abbracciarlo, sotto gli occhi stupefatti dei colleghi,
ma entrambi sembrarono non accorgersene, e dopo aver avvisato il suo capo che
prendeva una pausa per il pranzo, si diressero alla caffetteria del ministero
per pranzare.
«Devi mangiare qualcosa anche se
non ti và. Non vorrai restare a digiuno fino a domani mattina!» Esclamò Tonks
notando che Remus giocherellava col cibo, ma non ne metteva in bocca nemmeno un
pezzetto. «Tranquilla, non ti sbranerò nel sonno» Commentò prima d’infilzare un
boccone con la forchetta ed infilarselo in bocca. «Non fare quella faccia stavo
scherzando». La rassicurò osservando la sua reazione alla battuta. «Però non ho
mai molto appetito in queste giornate. Comunque ok, mangerò qualcosa,
contenta?» E subito dopo si riempì di nuovo la bocca di cibo abbozzando un
sorriso. lei ricambiò nell’assistere a quella scena, almeno una piccola
vittoria l’aveva ottenuta.
Terminato di pranzare e, dopo essere tornati nel quartier generale degli
Auror, l’atmosfera tra di loro si rattristo un poco. Entrambi sapevano bene che
non si sarebbero rivisti fino al mattino successivo, e questo rendeva ancora
più difficile la separazione.
Tonks avrebbe voluto stargli vicino nonostante la trasformazione, non lo
voleva lasciare solo in un momento come quello ma, anche se Remus aveva preso
regolarmente la pozione antilupo, le aveva fatto promettere di non avvicinarsi
per nessun motivo al mondo. Non voleva che le succedesse qualcosa di brutto,
non se lo sarebbe mai perdonato.
«Ora è meglio che torni al lavoro, ti staranno dando per dispersa. Io
faccio un salto da Arthur e poi torno a casa». Così dicendo gli diede un bacio
e si allontanò in direzione dell’ufficio uso improprio dei manufatti
babbani, dove lavorava Arthur.
*****
La casa era immersa in un silenzio irreale, pensò Remus, quando c’era
Tonks era sempre piena di allegria e di rumore.
Decise così d’allontanare questi pensieri tristi dalla sua mente
dedicandosi alla sistemazione della cucina per farle una sorpresa.
Quel lavoro lo tenne occupato per le seguenti tre ore, immerso fino al
collo tra scatoloni e materiale da imballaggio, ma riuscì a sistemare tutto
senza grandi perdite, e fuori dalla finestra cominciava a farsi buio,
controllando l’orologio si accorse che era ora di prendere la dose di pozione
antilupo che i ricercatori avevano preparato per lui. Storcendo un po’ il naso
la inghiottì tutta di un colpo per evitare di sentirne il sapore.
Ormai mancava poco al sorgere della luna e quindi si preparò
all’imminente trasformazione, ma non prima di aver lasciato un biglietto a
Tonks e, dopo essersi chiuso a chiave nella stanza prescelta per quelle notti
di luna piena, si sedette a terra con rassegnazione.
Avrebbe dovuto essere abituato a quel rito, ma da quando Tonks era
entrata nella sua vita questo momento era diventato, se possibile, ancora più doloroso,
in quanto significava stare lontano da lei, anche se solo per una notte.
*****
Tonks tornò a casa piuttosto stanca, benché quel pomeriggio non fosse
riuscita a combinare molto. La sua mente continuava a tornare a Remus, e a
quello che sarebbe successo quella notte. Quante volte aveva cercato di
spiegarglielo, ma non era mai riuscito a finire il racconto troppo dolore, e
troppi ricordi da spiegare solo a parole.
Avvicinandosi al tavolo del salotto trovò il messaggio che le aveva
lasciato, e sedendosi sul divano e cominciò a leggere:
Ciao amore,
spero che il lavoro sia andato bene. Io
qui a casa mi sono dato da fare, ho sistemato tutta la cucina da solo.
Visto che bravo? Ti ho anche preparato
qualcosa da mangiare, devi solo scaldarlo.
Mi mancherai questa
notte, e spero che anche io ti mancherò almeno un po’, ma qualunque cosa
succeda ricordati la promessa che mi hai fatto, non devi aprire quella porta.
Non voglio che ti succeda qualcosa a causa mia, o meglio, dell’animale che è in
me, sei troppo importante per la mia vita e non ti voglio perdere.
Ascolta queste mie
parole, te ne prego. Ora devo andare, ci vediamo domani mattina, spero che sia
il tuo viso la prima cosa che vedrò. Ti amo amore mio, non dimenticarlo mai.
Con
amore
Remus
Tonks lesse e rilesse quel bigliettino poi, di colpo, si
alzò dal divano e corse alla porta dietro la quale, sapeva che c’era Remus,
anche se in forma lupesca. Non voleva aprirla, non l’avrebbe mai fatto, la
sfiorò solamente, sperando che il mattino arrivasse presto.
Non le andava molto di mangiare, ma sapeva che Remus le
aveva preparato tutto nella speranza che mangiasse, quindi, decise di fare uno
sforzo.
Aveva dimenticato quanto fosse deprimente mangiare da
sola.
Quando terminò, decise che ciondolare per casa senza una
meta precisa fino al mattino non era la soluzione giusta, quindi, andò in
camera da letto con un plico di documenti che si era portata a casa dal lavoro,
se proprio doveva fare qualcosa tanto valeva sistemare le scartoffie.
Si mise a letto e cominciò a sfogliare i vari documenti,
ce la mise tutta per combinare qualcosa di costruttivo ma i mille pensieri che
le affollavano la mente non l’aiutarono di certo a concentrarsi.
Ad un tratto guardò la parte del letto dove di solito
dormiva Remus, sospirò rassegnata ma poi vide poggiato sul comodino il suo
diario. Rimase ad osservarlo per diversi minuti. Poteva leggerlo? Remus non le
aveva detto niente al riguardo, però…
Forse tra quelle pagine avrebbe potuto esserci qualcosa
che le avrebbe fatto capire meglio quello che veramente provava Remus durante
le trasformazioni. In un attimo prese il diario tra le mani, subito notò che
Remus non aveva chiuso il lucchetto e, mentre lo apriva, un foglietto usci da
una delle pagine.
Ciao amore,
se stai leggendo questo biglietto vuol dire che hai
deciso di leggere questo diario senza di me. Tranquilla, fai pure, non ho
niente in contrario. Non dobbiamo avere segreti tra di noi, giusto?
Ti amo.
Buonanotteamore mio
Remus
Tonks arrossì mentre sorrideva.
«Ormai mi conosce anche troppo bene…» Commentò,
ripiegando il bigliettino e mettendosi a leggere.
19 settembre
Ciao,
rieccomi qui a scrivere su questo diario, non so
perché ma un po’ mi aiuta. Qui posso scrivere tutto quello che mi passa per la
mente, dato che non ho nessuno con cui sfogarmi.
Allora vediamo, sono passati parecchi giorni
dall’ultima volta che ho scritto, quindi, per prima cosa ricapitolerò le cose
che mi sono successe dal mio arrivo qui a Hogwarts fino ad oggi.
La sera del nostro arrivo c’è stato lo smistamento, e
io sono capitato a grifondoro, “culla dei coraggiosi di cuore, audaci, impavidi
…”
Ancora oggi credo che il cappello parlante si sia
sbagliato nel mandarmi in questa casa, io sono tutto fuorché coraggioso e
impavido. Un prefetto ci ha detto che dobbiamo essere orgogliosi di appartenere
a questa casa, ed io, nonostante tutto, lo sono. Spero che a giugno ci venga
assegnata la coppa delle case.
Tutti i miei compagni sembrano simpatici, anche se
non li conosco bene.
In particolare due sembrano veramente divertenti, si
chiamano Sirius Black e James Potter, ora sono amici, ma i primi giorni non si
potevano vedere. Ne combinano sempre di tutti i colori, e la professoressa
McGranitt li punisce quasi tutti i giorni.
Mi piacerebbe essere loro amico, ma non mi faccio
troppe illusioni, io sono l’esatto opposto di loro, credo che non sappiano
nemmeno che esisto, nonostante dormano vicino a me.
Mi piacciono molto le lezioni che si fanno qui, sono
interessantissime, incantesimi, trasfigurazione, difesa contro le arti oscure,
storia della magia, astronomia sono tra le mie preferite. Invece, con pozioni
ho qualche difficoltà, ma spero di recuperare in fondo siamo solo all’inizio.
Finalmente
sono riuscito a parlare con Silente, qualche giorno fa mi ha chiamato nel suo
ufficio, è stato molto gentile con me, mi ha fatto persino conoscere Fanny la
sua fenice, abbiamo parlato a lungo di come andavano le lezione e i rapporto
con i compagni.
“Studiare è
importante ma anche i rapporti con i compagni lo sono, cerca di aprirti di più
e loro faranno altrettanto” queste solo le esatte parole che mi ha detto,
quando gli avevo riferito che non avevo ancora fatto amicizia con qualcuno in
particolare.
Tra pochi giorni ci sarà la luna piena, e sarà anche
la mia prima trasformazione qui a Hogwarts, Silente mi ha detto che verso le
sei di pomeriggio mi dovrò recare da madama Chips, l’infermiera della scuola,
lei mi porterà ad un passaggio segreto custodito da un Platano Picchiatore,
questo passaggio porta ad una vecchia casa abbandonata vicino ad Hogsmeade, è
lì che starò per tutta la notte in attesa che la luna tramonti. Spero solo che
a nessuno venga in mente di entrare a controllare se sentiranno dei rumori
strani, non voglio fare del male a nessuno, non me lo perdonerei mai.
Ora si è fatto tardi meglio mettersi a dormire domani
avrò una giornata molto impegnativa.
Remus
26 settembre
ciao,
n questo momento mi trovo in infermeria. Madama Chips
mi sta curando le ferite che mi sono procurato due notti fa, da quello che ho
potuto capire dai tantissimi graffi e morsi sul mio corpo, devo proprio essermi
sfogato, Silente mi ha detto che probabilmente è stato solo a causa del
cambiamento d’ambiente. L’essersi trovato in un posto sconosciuto deve essere
stato strano per il lupo, di conseguenza si è sentito spaesato e si è
innervosito più del solito. Quando ero a casa i miei genitori mi chiudevano in
cantina e insonorizzata per non allarmare i vicini, era molto dura per loro ma
non glene faccio una colpa, era l’unica cosa da fare,anche se soffrivo per la situazione, dentro di me li capivo,
erano terrorizzati che potessi fare del male a qualcuno era, ed è tutt’ora la
mia stessa paura.
Ormai mi sono abituato a non avere una vita normale,
ma non nego che all’inizio è stata molto dura, soprattutto per un bambino
piccolo. Di colpo mi sono trovato davanti ad una cosa più grande di me, e
nessuno era in grado di aiutarmi.
Oltre al male causato dalla solitudine, dovevo
affrontare anche quello fisico, causato dalla trasformazione. Tutti giudicano i
lupi mannari come bestie orribili, ma nessuno sa quello che comporta
trasformasi in loro.
Dentro di te senti come un fuoco che ti divora, e
mentre bruci dentro il cuore inizia a battere fortissimo nel petto come se
volesse schizzare fuori, senti che la tua pelle non è più in grado di
contenerti. La carne sembra che si laceri e in quei momenti vorresti solo
morire per far cessare quel dolore, poi di colpo tutto finisce e da quel
momento non sei più te stesso, vedi le cose come in un brutto sogno, come se
quel corpo non fosse il tuo, e forse sotto un certo punto di vista è così.
Quando al mattino ti risvegli, ti senti spaesato,
impaurito, ma soprattutto solo e colpevole, il tuo unico desiderio è quello di
scappare e nasconderti dalla vista delle altre persone, perché hai paura della
loro reazione.
Io non avendo persone da mordere di solito mordo me
stesso o gli oggetti che mi circondano, infatti, nella vecchia casa dove mi
sono rintanato due notti fa devo aver combinato un bel casino perché il mattino
seguente molti mobili erano stati fatti a pezzi, con segni di morsi e graffi,
ma almeno non ho morso nessuno, credo.
Quando all’alba Madama Chips è venuta a riprendermi,
si è spaventa molto vedendomi ricoperto di sangue, e mentre mi riaccompagnava
al castello continuava a rassicurarmi che dopo le sue cure tutti quei
bruttissimi tagli sarebbero spariti, devo ammettere che aveva ragione pian
piano stanno sparendo, presto potrò tornare a lezione con i miei compagni, non
vedo.
Ora devo andare, Madama Chips deve controllare le
ferite più profonde è un po’ doloroso ma almeno so che guariranno… Almeno
alcune…
Remus
Finalmente Tonks aveva capito quello che per mesi Remus
aveva cercato, senza successo, di spiegale riguardo la trasformazione.
Mentre leggeva quelle ultime pagine di quel particolare
passaggio del diario, non riuscì a trattenere le lacrime, tutto quel dolore lo
aveva accompagnato per la maggior parte della sua vita, e lei non poteva fare
niente per aiutarlo, era ingiusto!
Ci mise un po’ ad addormentarsi, non riusciva a fermare
le lacrime mentre abbracciava il cuscino di Remus, ma quando ci riuscì le cose
non andarono meglio.
Per tutta la notte i suoi sogni furono pieni d’immagini
orribili: Remus bambino chiuso in cantina mentre piangeva e aspettava il sorgere
della luna piena, oppure, ancora Remus pieno di ferite sanguinante che le
chiedeva aiuto ma lei non riusciva ad avvicinarsi per soccorrerlo.
Tonks pianse nel sonno tutta la notte.
Grazie
a tutti per aver letto questo secondo capitolo spero che vi sia piaciuto.
Julia Weasley:
sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto, ma forse ti era sfuggito
il “quasi” in quel passaggio, ho scritto che quella guerra aveva Quasi ucciso
molti dei suoi amici compresa Tonks;
Pan_tere94: beh ti dirò, tutte le mie
ff, o quasi parlando di loro due ;);
Lauretta86: Wow che commentone che hai
fatto sono quasi arrossita leggendo. Probabilmente non ti sei persa molto non
avendo letto la precedente versione. Spero che continuerà a piacerti anche in
seguito;
Maira_Hermione96: e
si lo ammetto all’inizio sono stata un poco troppo sul formale, ma credo che
andando avanti migliori questo fattore :p;
FunnyPink: Lo ammetto il Remus delle
mie ff è decisamente più “allegro” di quello tormentato all’esasperazione che
si trova nei libri, spero che ti piacerà anche nei prossimi capitoli.
Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto problemi con il pc, ma
ora eccomi qui!
Buona
lettura!
Il
Diario Dimenticato
Capitolo 3
Tonks si svegliò molto presto quella mattina, il sole
era appena sorto e, quando aprì gli occhi, si ritrovò ancora il cuscino di
Remus tra le braccia.
Dopo essersi completamente svegliata si mise la
vestaglia e si precipitò daRemus,
visto che ormai la trasformazione doveva essere terminata. Ma quando si trovò
davanti alla porta esitò per qualche istante. Cos’avrebbe trovato dietro quella
porta?
Il desiderio di rivederlo era troppo forte, quindi,
lasciò da parte ogni esitazione, pronunciò Alohomora e in un attimo la
serratura si aprì. Con mano tremante girò la maniglia e aprì lentamente la
porta.
Remus era disteso a terra, quasi completamente nudo.
Brandelli di vestiti erano sparsi per tutta la stanza. Le sue mani e le braccia
erano ricoperte di tagli, molti dei quali sanguinavano ancora.
Tonks si guardò in giro per cercare qualcosa con cui
coprirlo. Fortunatamente trovò una vecchia coperta di patchwork, lo coprì con
quella mentre si sedette vicino a lui. Poi, senza svegliarlo, appoggiò la testa
di Remus sulle sue gambe.
Mentre gli accarezzava i capelli osservò il suo viso.
Sembrava così impaurito ed indifeso e proprio in quel momento le parti del
diario che aveva letto la sera precedente le tornarono alla mente:
“Poi quando al mattino ti risvegli, ti senti
spaesato, impaurito, ma soprattutto solo e colpevole, il tuo unico desiderio è
quello di scappare e nasconderti dalla vista delle altre persone, perché hai
paura della loro reazione”.
Questo le fece capire ancora una volta, quanto ogni
giorno della vita di Remus fosse stato duro.
Remus si mosse nel sonno
e poco dopo si svegliò.
Aprendo gli occhi ebbe
come un fremito ma subito dopo incrociò i suoi occhi con quelli di Tonks,
nonostante tutto le sorrise ma il suo viso lasciava trasparire molta
stanchezza.
«Buongiorno amore, come
mai quella faccina triste?» Chiese tentando di alzarsi, ma i tagli alle mani
unite alla debolezza causata dalla lunga notte glielo impedirono. Tonks scosse
la teste e lo aiutò ad alzarsi poi insieme si diressero verso il salotto.
«Ecco, sdraiati sul
divano. Io vado a prenderti la vestaglia e qualcosa per sistemare quelle
ferite. Non ti muovere». Lo minacciò, mentre si precipitava in camera a
prendere la vestaglia. Quando tornò lo aiutò ad infilarla poi cominciò a
medicargli le ferite, tra le proteste di Remus.
«Ahi! Brucia!!!» Si
lamentò lui facendo delle finte smorfie di dolore.
«Non fare il bambino, bisogna
disinfettarle altrimenti peggioreranno…» Rispose lei sorridendo
«Ok mamma…..» Mugugnò
sarcastico.
Terminata la medicazione
Tonks andò in cucina a preparare la colazione, se Remus volevarecuperare le forze doveva mangiare volente
o nolente.
«Ma oggi non devi
lavorare?» Chiese Remus dal salotto.
«No, ho la mattinata
libera. Così posso restare qui a viziarti un po’. Non sei contento?» Chiese lei
mentre tornava in salotto con un vassoio pieno di roba da mangiare.
«Sì, certo che sono
contento. Ma non vorrai mica che mangi tutta questa roba…» Esclamò osservando
stupefatto il vassoio che Tonks gli aveva appoggiato vicino.
«Certo che devi mangiare
tutto. Però, se vuoi, ti faccio compagnia». Così i due si misero a mangiare
insieme.
Terminata la colazione i
due rimasero abbracciati per un po’ sul divano.
«Che ne diresti di un bel bagno? Credo che
potrebbe aiutarti a sentire meglio». Propose Tonks.
«Ottima idea, ma mi
farai compagnia?» Chiese lui con uno sguardo leggermente malizioso.
«Non pensare male, è solo
che non mi va di stare solo…»
«Certo. Vado a preparare
tutto, poi ti aiuto a salire le scale». E così dicendo si avviò verso la stanza
da bagno.
Quando la vasca fu piena
di acqua ed essenze varie, le preferite di Remus, Tonks tornò da luie lo aiutò con le scale.
«Gazie mille, ci voleva
proprio. Ma sei sicura che sia una cosa buona continuare a viziarmi così?
Potrei anche abbituarmici…» Chiese dopo essersi immerso nella vasca da bagno.
«Mi piace viziarti, e
poi dopo la nottata che….» S’interruppe di colpo, non sapeva bene se fosse il
caso di parlarne.
«Guarda che ne possiamo
parlare se ti và. Hai per caso letto il mio diario?» Chiese osservandola
meglio. «Magari proprio qualcosa che riguardava le trasformazioni?» Chiese
ancora cercando di incrociare lo sguardo di Tonks.
lei annuì quasi mortificata.
Remus ancora nella vasca
gli tese la mano, lei la prese e si sentì trascinare vicino alla vasca, in un
attimo capì cosa volesse, e la trascinò con lui nella vasca.
«Ora hai capito perché
per me è sempre stato difficile parlare di certe cose?» Chiese. «Molte persone
pensano che dopo tanti anni io sia abituato a questa condizione e a tutto
quello che comporta, ma non è così.
A quel dolore non ci si
abitua mai. Ad ogni trasformazione ti si apre una nuova ferita, non parlo di
ferite fisiche o visibili, quelle prima o poi guariscono, ma per quelle
dell’anima non c’è molto da fare. In tutti questi anni ne ho accumulate
parecchie di quel genere di ferite, soprattutto dopo la morte di James e Lily e
la condanna di Sirius. Ma oggi, grazie a te questo, non è successo. Svegliarmi
con te vicino mi ha fatto capire veramente che ora non sono più solo, e di
questo ti ringrazio. Sei la cosa più bella che mi potesse capitare». Confessò.
Sentendosi dire queste
parole Tonks non riuscì a trattenersi. Si girò verso di lui e con gli occhi
pieni di lacrime, lo baciò, più e più volte.
Remus in quel momento
dimenticò la stanchezza, le fitte derivanti dai tagli e qualsiasi altra cosa al
mondo. In quel momento sapeva solo che voleva lei, in un attimo fu sopra di lei
continuando a baciarla sulle labbra e sul collo. Ogni sua carezza era
accompagnata da un brivido, lei lo voleva, ora più che mai.
In un attimo Remus fu in
lei, i loro corpi erano ancora immersi nell’acqua, la quale li accompagnava nei
movimenti lenti ma intensi, e raggiunsero l’apice del piacere quasi
contemporaneamente lasciandoli completamente esausti ma felici. Si
addormentarono così abbracciati per alcune ore nel calore dei loro corpo misto
a quello dell’acqua.
*****
A mattinata inoltrata
Remus si svegliò piuttosto dolorante. Ci mise un attimo a realizzare dove si
trovava e cos’era successo, poi vide Tonks che dormiva abbracciata a lui, il
suo viso era tranquillo e sereno come non lo vedeva da parecchi mesi, avrebbe
voluto accarezzarla e baciarla ma temeva di svegliarla, così si limitò ad
osservarla e a sorridere pensando a quanto fosse stato fortunato ad
incontrarla.
Poco dopo di lui però,
si svegliò anche Tonks, e vedendo che Remus la stava guardando gli sorrise e lo
abbracciò ancora più forte.
«Remus, sai che ti amo
tantissimo?» Mormorò spiazzandolo completamente.
«Anche io ti amo amore
mio». Rispose, alzandole il viso con una mano e baciandola.
Avrebbero voluto
rimanere ancora un po’ in quella vasca ma l’acqua era diventata fredda e la
loro pelle cominciava ad avere un po’ troppe grinze così decisero di uscire.
«Ma quanto abbiamo
dormito? Deve essere piuttosto tardi, in più o tutta la schiena dolorante».
Mormorò Tonks massaggiandosi la schiena mentre si dirigeva in camera da letto
tenendolo per mano.
«Non lo so, ma credo che
la vasca da bagno non sia il massimo per schiacciare un pisolino» Commentò lui.
«Sarò anche confusa e
dolorante, ma una cosa è certa, non abbiamo solo dormito in quella vasca».
Rispose Tonks, facendolo sdraiare sul letto.
In quella posizione,
Remus, aveva un’ottima visuale della stanza, e in particolare di Tonks, intenta
a vestirsi, non riuscendo a toglierle gli occhi di dosso.
Era così giovane, bella,
ma soprattutto così piena di vita. Come poteva perdere il suo tempo con uno
come lui?
Il senso d’inferiorità
che per anni lo aveva tormentato tornava a farsi sentire, ma questa volta
decise di ignorarlo. Si era gia rovinato abbastanza la vita, in passato, a
causa di quei brutti pensieri.
Ora voleva solo pensare
al futuro, al loro futuro.
«Che ne dici se oggi
pranziamo a letto? Non lo abbiamo mai fatto» Propose Tonks, ignara dei pensieri
di lui, sfoggiando il suo solito sorriso che usava quando voleva convincerlo a
fare qualcosa di diverso e/o trasgressivo.
Remus la guardò di
traverso, chissà perché lei se ne saltava fuori sempre con le idee più strane
ma, nonostante questo, annuì per farla contenta. Felice e soddisfatta per la
sua opera di convincimento, Tonks, scese in cucina sfortunatamente per lei e i
suoi propositi, proprio in quel momento suonarono alla porta.
Quando aprì si ritrovò
davanti i ricercatori incaricati del prelievo giornaliero.
«Buongiorno signori». Li
salutò cercando di mascherare il suo disappunto per quell’interruzione,
«seguitemi vi porto da Remus. Attendeva con ansia la vostra visita, mi ha detto
che ama in modo particolare i vostri strumenti». Continuò cercando di
trattenere una risatina sarcastica.
Arrivati in camera da
letto, sul volto di Remus si dipinse un’espressione all’inizio indecifrabile,
per Tonks.
Era come se volesse solo
scappare, ma pur di non fare la figura del fifone, tentava di sembrare
indifferente. Intuendo il vero motivo, si sedette vicino a lui e gli prese la
mano libera per infondergli coraggio, ma quando uno dei ricercatori estrasse la
siringa anche lei ebbe un tremito di paura, avrebbero davvero usato
quell’arnese??
Per loro fortuna il
prelievo non dirò molto, e i ricercatoti se ne andarono subito dopo augurando
loro una buona giornata.
Finalmente soli, Remus e
Tonks poterono tornare al loro piano originale, pranzare in camera da letto.
Lei si ostinava a
volerlo imboccare ma lui opponeva una vigorosa resistenza.
«Eddai! Ti avevo detto
che ti volevo viziare…» Cercò di persuaderlo tentando di ficcargli la forchetta
in bocca.
«Questo non è viziare!
Non sono un bambino piccolo! Sono perfettamente in grado di mangiare da solo!!»
rispose lui mentre cercava di schivare gli assalti della forchetta.
«Su dai non fare
così…Uffa…Va bene va bene, mangia da solo». Mormorò lei fingendosi arrabbiata e
facendogli una linguaccia.
«Grazie, molto gentile,
ora però tocca a te!!» A tradimento, le ficcò la forchetta piena di cibo in
bocca.
«Hey, dovresti essere tu
quello malato, non io!» Si lamentò lei ripulendosi dai residui di cibo che le
erano rimasti sulle labbra, ignorando le risate di Remus.
Passarono praticamente
tutto il pranzo così, tentando di mangiare mentre scherzavano, finalmente le
angosce del giorno precedente sembravano solo un brutto ricordo lontano.
Fin troppo presto arrivò il momento per
Tonks, di prepararsi per il lavoro.
«Uffa, non voglio andare..vorrei restare
tutto il giorno qui a casa con te». Sbuffò triste, standosene tra le braccia di
Remus. Nemmeno lui voleva lasciarla andare, ma sapeva che il lavoro era molto
più importante, quindi, cercò di convincerla ad andare.
«anche io vorrei stare qui con te tutto il
giorno, ma so anche quanto sia importante per te il tuo lavoro. Quindi, ora vai
a prepararti. Io starò bene, in più tra un po’ dovrebbe arrivare Sirius. Non ti
preoccupare, ok?»
Anche se controvoglia Tonks si preparò per
uscire, con la consolazione che almeno non sarebbe stato da solo per tutto il
pomeriggio.
Dopo averlo saluto con un bacio e avergli
raccomandato di non fare sforzi.
«Guarda che non sono un bambino piccolo e
nemmeno vecchietto. So ancora badare a me stesso». Protestò Remus, ma lei fece
finta di non ascoltarlo e gli rimboccò le coperte, tra gli sbuffi di lui.
Prima d’andarsene lasciò un messaggio per
suo Sirius.
Ciao Sirius
io sono al lavoro. Ti
affido Remus, assicurati che se ne stia a letto a riposare, se scopro che si è
strapazzato troppo me la prenderò con te. Sei avvertito…
Baci Tonks
*****
Sirius ormai si
materializzava direttamente in casa quando sapeva che probabilmente avrebbe trovato
solo Remus così comparo in salotto lo chiamò.
«Remus ci sei?»
«Sì, sono in camera.
Tonks mi ha praticamente legato al letto».
«Moony, non sei troppo
vecchio per certi giochetti?» Chiese beffardo Sirius.
«Davvero molto
spiritoso». Rispose Remus cercando di liberarsi dalle coperte.
Proprio mentre stava per
salire le scale Sirius trovò il biglietto che gli aveva lasciato Tonks e si
mise a ridere di gusto.
«Caro amico mio ti sei
ficcato proprio in un bel guaio. La mia carissima cuginetta ti sta mettendo in
riga, anzi, ci vuole mettere in riga tutti e due. Si vede che ci conosce bene».
Esclamò appena arrivato in camera e mostrando il biglietto all’amico.
«Si confermo in pieno.
Pensa che oggi a pranzo mi voleva addirittura imboccare»
Sirius non sapeva bene se ridere o
compatirlo, a volte Tonks esagerava un pochino con le manifestazioni d’affetto,
era sempre stata così fin da piccola.
«Però devo ammettere che
farsi viziare ogni tanto non è male». Concluse Remus ripensando alla piccola
avventura nella vasca da bagno, ma vedendosi bene dal raccontarlo all’amico. «E
a te come vanno le cose? Ormai anche tu e Silphie siete una coppia consolidata.
Ti sopporta ancora? Devo dire che ha coraggio, so cosa vuol dire sopportarti
per così tante ore al giorno». Continuò Remus ma non fece in tempo a terminare
la frase perché un cuscino lo colpì in piena faccia. Da buon malandrino però
non se ne stette con le mani in mano e ricambiò il colpo colpendo Sirius
diritto sul petto.
I due amici continuarono
a prendersi a cucinate per parecchio tempo. Se qualcuno li avesse visti avrebbe
creduto che fossero due dei tre ragazzini di Grifondoro che per anni, avevano
messo sottosopra tutta la loro casa comune. Ad un tratto però esausti caddero
sul letto.
«Vecchio mio… Non
abbiamo… Più l’età… Per…Per fare queste cose…» Ansimò Sirius cercando di
riprendere fiato.
«Puoi dirlo forte… Ormai
siamo grandi… Per fare la lotta… Coi cuscini… Credo che sia meglio che Tonks
non venga mai a sapere di questa cosa… » Concordo a sua volta Remus, tentando
anche lui di riprendere fiato.
«Già, locredo anche io… Ci concerebbe per le feste…
En conoscendola, troverebbe sicuramente qualcosa di molto doloroso». Sirius
rabbrividendo al solo pensiero.
«Però mi sono divertito,
erano anni che non lo facevo. Ti ricordi quella volta che hai sbagliato mira e
invece che prendere James hai colpito in pieno la McGranitt che era venuta a
vedere cosa stava succedendo nella sala comune? Quella volta sì, che si era
arrabbiata» Remus rise quasi fino alle lacrime ripensandoci.
«Già, ma io ricordo
soprattutto la punizione che aveva dato, a me e a James s’intende. Non
immaginavo che a Hogwarts ci fossero così tante armature, prima di ritrovarmi a
pulire tutte quelle del 3 e del 4 piano». Commentò ridendo anche lui.
Quando si furono ripresi
tornarono a sedersi più comodamente, mentre ancora ridevano ripensando ai
vecchi tempi
«A proposito di vecchi
tempi, ti ricordi questo libretto?» Chiese Remus prendendo il mano il libricino
dalla copertina marrone.
«Certo che mi ricordo.
Ti ho visto più di una volta in disparte mentre gli scrivevi sopra. James ed io
ci chiedevamo sempre cos’avessi di così importante da scrivere». Rispose Sirius
mentre scrutava la copertina del diario.
«Questo era il mio
diario. qui sono racchiusi molti ricordi. Alcuni belli, altri un po’ meno.
Diciamo che stando con voi le cose da scrivere non mancavano e, anche prima che
diventassimo amici, scrivevo spesso di voi e delle vostre disavventure. La
vostra vita era senza dubbio più movimentata della mia». Così dicendo Remus lo
aprì, «ascolta questo pezzo e vediamo se ti viene in mente qualcosa..»
Ciao,
è successa una cosa
incredibile. Ti ricordi di quei due ragazzi di cui ti avevo scritto? Ecco, non
so ancora bene come ma abbiamo fatto amicizia.
E’ successo tutto un
paio di giorni fa, dopo la lezione di pozioni. Il professore quel giorno aveva
deciso di prendermi di mira, io non ce la facevo più e stavo per scappare
dall’aula. Probabilmente loro dovevano averlo capito, da dietro sentii una voce
che bisbigliando mi diceva di spostarmi, da quel momento in poi..
L’inferno..Schizzi di pozione esilarante che vilavano addosso a quasi tutti i
presenti, compreso il professore, il quale tra una risata e l’altra cercava di
ristabilire l’ordine. Quando tutto tornò alla normalità, il professore cercò di
scoprire il colpevole di tutto quel casino, naturalmente non trovò risposta a
nessuna delle sue domande, quindi, ha penato bene di punire me, perché secondo
lui centravo sicuramente qualcosa.
Mentre io cercavo di
ribellarmi a quell’ingiustizia, James e Sirius si sono alzati e confessando la
verità ma, nonostante questo però il professore non ha cambiato la sua
opinione, io ero sempre in punizione, ma in compagnia di loro due. Terminata la
lezione ci ha fatto rimanere in aula perché parte della nostra punizione era
quella di ripulire tutto il disastro lasciato dalle macchie di pozione
«E non pensiate che
sia tutto qui, questa sera dopo cena, andrete in infermeria e la pulirete da
cima a fondo, senza magia naturalmente, e se non finirete questa sera
continuerete fino a quando sarà necessario!! In più toglierò dieci punti a
testa alla vostra casa».Ci ha urlato andandosene dall’aula, io ero atterrito,
non ci potevo credere, ero in punizione. Cos’avrebbe pensato Silente di me? Non
facevo che pensare alla reazione del preside quando gli avrebbero detto di
quella punizione, si sarebbe di certo pentito di avermi ammesso ascuola. Ma in quel momento Sirius mi diede
una pacca sulla spalla
«Cos’è quella faccia
triste? Non ti è piaciuto lo scherzetto? Non dirmi che è la tua prima
punizione». Mi ha detto.
«Sirius, non tutti si cacciano nei guai come
noi. Comunque tu sei Remus, vero? Senti Remus mi dispiace che anche tu ci sia
andato di mezzo ma abbiamo visto che quello stava esagerando con te allora
abbiamo pensato di fargliela pagare. Ma il nostro piano doveva avere qualche
difetto di base» disse pensieroso.
«E sì.. .Dovremo ricontrollarlo, prima di
ritentare».
io ero allibito.
«Cosa?? Volete
rifarlo?? Non vi basta quel che è successo oggi??? È gia tanto se non ci hanno
buttato fuori dalla scuola!!» Nemmeno mi ero reso conto che stavo urlano, erano
anni che non mi succedeva di perdere le staffe così. Era stato in quel preciso
momento decisi che non gli avrei più rivolto la parola.
Sirius non riuscì a
trattenere le risate mentre Remus leggeva quei passaggi del diario
«Certo che mi ricordo
quei momenti. Tu eri davvero infuriato con noi. E pensare che volevamo solo
aiutarti».
«Hai ragione, ma solo dopo un po’ di tempo ho
capito realmente le vostre intenzioni. La mia più grande paura era quella di
deludere Silente. Ma voi due eravate talmente convincenti che era impossibile
evitare di parlarvi». Rispose Remus ridendo a sua volta ripensandoci.
E così ho fatto. Per
tutto il tempo delle pulizie non gli ho rivolto loro nemmeno una sillaba. Ma le
cose cambiarono durante la punizione serale, io ero sempre a terra e mi
aspettavo da un momento all’altro una visita di Silente il quale mi diceva che
dovevo tornarmene a casa perché si era sbagliato sul mio conto.
Sai, non credevo che
l’infermeria fosse così grande e soprattutto sporca. Il lavoro che ci aspettava
era davvero enorme, ma nonostante questo James e Sirius continuavano a ridere e
a scherzare, anche con secchi e spazzoloni in mano.
Ad un tratto uno dei due mi ha chiamato, io
faccio per girarmi ma proprio nell’istante in cui l’ho fatto, mi sono ritrovato
la faccia completamente coperta di schiuma. Sirius mi aveva tirato una spugna
inzuppata di acqua e sapone per pavimenti di nonna Acetonella
«Hey Remus che fai? No…Non ci
provare…Non puoi!!» Urlò lui tentando di nascondersi dietro a James, mentre io
mi ero armato col secchio dell’acqua sporca in una mano e una spugna
nell’altra, e tentavo di raggiungerlo, Fortunatamente per me, James si spostò
al momento giusto e così ho potuto rovesciare tutta l’acqua sopra alla testa di
Sirius, il quale in un ultimo disperato tentativo di sfuggirmi ha inciampato
tra la schiuma. Io e James lo abbiamo fissato per almeno due minuti prima di
metterci a ridere. Era davvero buffo, tutto bagnato e ricoperto di schiuma.
Peccato che madama
Chips non la pensasse come noi, infatti si è messa ad urlare frasi lì per lì
sconnessesul fatto che non era il modo di comportarsi e che dovevamo
ripulire tutto quel disastro al più presto. Proprio in quel momento alle sue
spalle arrivò Silente, che con il suo solito fare tranquillo la rassicurava sul
fatto che avremmo sistemato tutto.
«Remus ti dispiace
venire qui un momento? Dovrei parlarti». Ecco era arrivato il momento della
verità mi stavo gia preparando mentalmente a preparare il baule per tornare a
casa.
«No signor preside non è stata colpa sua!
Siamo stati noi a fare tutto questo. Non lo punisca» Dissero in coro James e
Sirius cercando di aiutarmi
«Non ho nessuna
intenzione di punirlo state pure tranquilli, ve lo riporto subito,scusate» ha
risposto congedandosi da loro e da madama Chips.
Arrivati nel
corridoio, Silente ha iniziato a parlarmi
«Bene Remus, ho
parlato col professore di pozioni, mi sono stupito quando mi ha detto che eri
in punizione, ma poi mi ha detto chi c’era con te e allora ho capito molte
cose. Quei due sono bravi ragazzi, un po’ scatenati ma credo che saranno ottimi
amici per te. Sono certo che sapranno affrontare bene la rivelazione del tuo
segreto. Naturalmente non sono qui per farti pressioni, spetta a te decidere il
momento giusto per rivelarglielo, volevo solo che tu sapessi la mia opinione al
riguardo. Ora va pure torna di la ad aiutarli a sistemare l’infermeria
altrimenti madama Chips si arrabbierà ancora di più. Buona fortuna Remus, credo
che questa amicizia durerà molto a lungo» e così dicendo mi ha fatto
l’occhiolino. Io sono rimasto per un attimo ad osservarlo mentre si
allontanava, aveva ragione su molti fronti:
1.avevo trovato degli amici;
2.per la prima volta dopo tantissimo tempo mi ero
divertito davvero;
3.dovevo rivelare a loro il mio segreto…ma come??Quando??
Ho deciso che per ora
è meglio non dire niente. Lo so che non è bello mentire agli amici, soprattutto
su cose così importanti, ma la nostra amicizia è appena nata e non la voglio
rovinare con questa rivelazione.
Ho paura che una
volta saputa la verità mi abbandoneranno come quasi tutte le persone che
conoscevo prima. Sarebbe un colpo troppo duro per me.
Ora devo andare
Sirius e James mi stanno chiamando andiamo a trovare Hagrid perché ci ha
invitati per il tè. Speriamo che non ci dia ancora quei biscotti L’ultima volta
ho rischiato di rompermi un dente o forse di più.
Remus
«Avevi molta fiducia in
noi…» Commentò Sirius.
«Non è mai stata una
cosa piacevole mentirvi».
«Sì, lo so. Sei un
pessimo bugiardo». Lo prese in giro.
I due amici rimasero lì
a parlare dei vecchi tempi per quasi tutto il pomeriggio. verso le cinque
scesero in cucina per bere una tazza di tea e nel mentre continuarono a
parlare.
«Ma ti ricordi quando
eravamo al quarto anno? quella ragazzina mora del settimo anno di Corvonero??
Era uno schianto…» Esclamò Sirius.
«Già, peccato che non ti
abbia mai degnato di uno sguardo…» Rispose Remus prima di bere una lunga
sorsata di tea.
«Questo lo credi tu. La
festa di fine anno quella vota era stata decisamente più divertente….» Rispose
a sua volta Sirius strizzando l’occhiolino all’amico.
«Dici sul serio?? Etu non ci hai mai detto niente?? Bell’amico
che sei…» Remus si finse offeso per quella mancata confessione del passato.
«Tanto anche se ve lo
avessi detto non mi avreste mai creduto e comunque te l’ho detto ora. Meglio
tardi che mano giusto?»
«Sì, sì come no. Certo
meglio tardi che mai».
«E poi se non ricordo
male anche tu avevi un discreto successo con le ragazze a scuola». Sirius
conosceva Remus come le sue tasche, per lui era sempre stato come un libro
aperto.
All’udire quelle parole
per poco non gli andò di traverso il tea
«Coaf coaf, ma sei
impazzito?? Cosa ti salta in mente. Lo sai bene che sono sempre stato una frana
con le ragazze».
«Certo certo. Il tuo
fascino da bello e misterioso unito ai tuoi occhini da cucciolo, faceva
impazzire parecchie ragazze, le sentivo io nei corridoi. Ma come al solito tu
non ti accorgevi di niente, vero? Peccato che l’unica ragazza che volevi avesse
già una cotta per qualcun altro di nostra conoscenza». Mormorò tranquillamente
Sirius.
«Occhini da cucciolo???
Ma sei impazzito del tutto? Ogni tanto l’influsso dei dissennatori si fa ancora
sentire noto. Comunque ho capito a cosa alludi, e ti posso assicurare che mi è
passata subito. Era stata solo una piccola sbandata giovanile. Ti pregherei di
non dire niente a Tonks di questa storia». Disse con tono minaccioso Remus.
«Vuoi dire che non le
hai mai detto niente? Strano, ma avrai avuto i tuoi buoni motivi. In oltre
scommetto che ora che è ricomparso il diario lo scoprirà da sola.Comunque io
non le dirò niente». Promise.
«Tranquillo, lo saprà
prima da me. Anche se non vedo cosa ci sia di così eclatante, eravamo
ragazzini. Tonks sa che ora per me esiste solo lei». Rispose Remus
«Remus guarda che ho gia
zuccherato il tè non me ne serve dell’altro….» Lo prese in giro. Dal punto di
vista del romanticismo i due amici erano sempre stati molto dirveli: uno
romantico e sognatore ma timido; l’altro spavaldo e sicuro di se.
Spesso però si
compensavano a vicenda.
«Spiritoso, molto
spiritoso…» E con un colpo di bacchetta rovesciò l’intero contenuto della
zuccheriera nel tè di Sirius.
Pan_Tere94: Felice che ti sia piaciuto. Io
Remus me lo sono sempre immaginata così :p spero che anche questo capitolo sia
di tuo gradimento;
PinkMoonlightPrincess: Wow O_O, sono felicissima
dico davvero è bello sapere che molte persone leggono le mie storie;
Lauretta86: che dire, i tuoi commenti mi fanno sempre arrossire! Grazie di
cuore, dico davvero.
Il vostro incubo fatta scrittrice di ff è di nuovo qui, e vi augura
buona lettura
Il
vostro incubo fatta scrittrice di ff è di nuovo qui, e vi augura buona lettura.
Il Diario Dimenticato
Capitolo
4
Ben presto si fece sera e i due amici, accomodati sul
divano, continuarono a parlare del più e del meno.
Ad interromperli
ci fu uno schiocco e Tonks comparve nell’ingresso
«Ciao amore, ben tornata. Com’èdata al lavoro?» Le chiese Remus, il quale
si era alzato per darle un bacio ma, dalla sua espressione,si capiva che non ne era affatto contenta.
«Tutto bene». Rispose, «ma tu cosa ci fai qui? Non ti
avevo detto di restare a letto? Sirius sei stato tu, vero? E mi ero pure
raccomandata!»E sciamò contrariata.
«Tonks non guardare me, è lui che ha voluto venire qui a
bere del tè…» Cercò di giustificarsi Sirius.
«Zitto! Dai amore, non puoi pretendere di legarmi a
letto per tutto il giorno, in fondo sono sceso solo in cucina non sono mica
andato a fare una maratona».Remus gli
fece occhi dolci .
«Ecco cosa intendevo dire io con occhioni da cucciolo ….
» Mormorò Sirius, beccandosi pure una gomitata dall’amico.
Tonks sembrava essersi convinta, anche se il suo sguardo
era ancora teso. Si sedette vicino a Remus dandogli un bacio.
«Allora ragazzi, cos’avete fatto tutto il giorno?»
Chiese incuriosita. Conosceva bene Remus e Sirius, era quasi sicura che non gli
stessero raccontando tutto, ma decise di non indagare oltre, quando le
spiegarono che avevano solo parlato dei vecchi tempi che erano tornati loro in
mente dopo aver letto alcune pagine del diario di Remus.
Era ormai giunta l’ora di cena, ma la conversazione era talmente
interessante , che sarebbe stato un peccato interromperla, visto che Remus e
Sirius gli stavano raccontando alcuni aneddoti del loro periodo scolastico,
particolarmente divertenti.
«Sirius perché non ti fermi a cena? Chiama anche Silphie, è da molto
tempo che non mangiamo tutti insieme». Propose Tonks.
«Ok potrei provare a chiederle se le và. Arrivo subito». Così dicendo si
diresse verso il camino, prese una manciata di polvere volante e, dopo che le
fiamme verdi si accesero, infilò la testa nel camino.
«Grimmauld Palace, numero 12».
In un attimo si ritrovò nella cucina di casa sua dove vide Silphie
seduta al tavolo mentre leggeva un libro.
«Ciao amore» La salutò tranquillamente.
Silphie, che non aveva sentito comparire, presa com'era dal suo libro,
fece un salto sulla sedia dallo spavento.
«Tutto bene? Ti ho spaventata? Scusami! Hem volevo solo chiederti se ti
andava di cenare qui da Remus e Tonks» Chiese Sirius, cercando di non riderle
in faccia.
«Sirius ma ti sembrano scherzi da fare?? Comunque va bene mi do una
sistemata e arrivo». Rispose lei cercando di riprendersi dal colpo che le aveva
fatto prendere.
«Ok amore, allora ti aspettiamo. Ti amo e scusa ancora». E rapidamente
scomparve.
«Si prepara e arriva». Confermò agli altri.
«Poi dice a me che sono zuccheroso...» Mormorò tra sé e séRemus.
Dopo circa mezz'ora si sentì nell'ingresso uno schiocco e Silphie
comparve davanti a loro.
Dopo i saluti di rito, Tonks e Silphie si misero ai fornelli, mentre
Remus e Sirius cercavano di dare una mano come potevano.
«Meglio se ci occupiamo della tavola, quelle due possono diventare
pericolose quando sono in cucina». Commentò Sirius cercando di non farsi
sentire.
«Guarda che ti abbiamo sentito!» Risposero in coro Silphie E Tonks, le
quali si girarono lanciando occhiate infuocate, e non solo, nella direzione di
Sirius.
«Dai scherzavo!» Cercò di rimediare mentre tentava di schivare le
scintille che le due ragazze gli stavano scagliando contro.
«E no, questa volta te la cavi da solo». Disse tranquillamente Remus
quando Sirius cercò riparo da lui.
Tra una piccola battaglia riuscirono a mettersi a tavola più o meno
indenni. Remus e Sirius allietarono la conversazione con vari aneddoti tanto
sembrava stessero facendo una gara su chi metteva più in imbarazzo l'altro.
Questi racconti fecero sbellicare dalle risate Silphie e Tonks, le quali non si
stancavano mai di ascoltare i racconti di gioventù dei rispettivi compagni,
ormai sapevano bene che non erano mai stati degli angioletti a scuola, ma ogni
volta scoprivano qualcosa di nuovo sul loro conto.
Si era fatto tardi, e la serata stava per volgere al termine.
«Ragazze devo ammetterlo, in cucina state davvero diventando
bravissime». Commentò Remus.
«Tutto merito di Molly, Le sue lezioni sono state davvero utili.
Vero,Tonks? Hey vi sei?» Chiese Silphie.
In quel momento Tonks si rese conto che stavano parlando con lei.
«Cosa? Ah sì, sì hai ragione». Confermò distogliendo per un attimo la ma
mente dai suoi pensieri. «Molly è stata molto paziente con me nonostante
combinassi un disastro dietro l'altro»
«Sì questo è vero. Più di una volta hai rischiato d'incendiare la
cucina». Confessò Silphie, scatenando parecchie risate.
«Credo che sia meglio andare. Si sta facendo davvero tardi». Esclamò ad
un tratto Sirius resosi conto dell'orario.
«Morgana, è già quasi mezzanotte! Il tempo è davvero volato. Grazie
mille per l'invito, spero che una di queste sere potremo ricambiare». Propose a
sua volta Silphie.
«E’ sempre bello ritrovarsi insieme, verremo molto volentieri.
Buonanotte» Salutò Remus. Sirius e Silphie ricambiarono l'augurio e si
smaterializzarono.
Era stata davvero una bella serata e dopo aver sistemato la cucina Remus
e Tonks andarono a letto.
Remus però sembrava pensieroso. D'un tratto il discorso che lui e Sirius
avevano fatto quel pomeriggio gli tornò alla mente. Doveva raccontarle tutto,
ma da dove cominciare?
Si voltò verso il suo comodino e vide il diario.
La decisione fu rapida da prendere.
Le avrebbe letto quello che a suo tempo aveva scritto di tutta quella
storia.
«Amore, dovrei parlarti di una cosa che, ecco, per anni avevo quasi
dimenticato. Ma credo che … Che ora sia giusto che te lo racconti».
Tonks lo guardò di traverso,
cosa ci poteva essere di così importante e segreto ne suo passato in grado di
farlo reagire così?
Anche lei però quella sera era molto pensierosa. Pensieri che la fecero
ricadere nel senso d'angoscia che l'aveva oppressa per tutta quella terribile
giornata. Ma in quel momento non se al sentiva di parlarne con Remus. Per questo
aveva insistito per avere Sirius e Silphie a cena. Così, almeno per qualche
ora, avrebbe evitato di pensare e parlare.
Ma, nonostante questo, lo lasciò continuare. Remus prese in mano il suo
diario, iniziando a sfogliarlo, fino a quando non trovò quello che stava
cercando, cominciando subito a leggere:
16 Aprile
Ciao,
Non so più che fare. Dentro di me ho mille emozioni che si
sovrappongono e mi dividono il cuore in due. Da una parte c'è Lily, te ne avevo
già parlato, è quella ragazza che per prima mi ha rivolto la parola.E’ stata
sempre gentile con me, più di una volta mia detto che sono il suo migliore
amico, con me si confida. Quando non sono con Sirius e James sono con lei a
chiacchierare o a studiare in biblioteca.
Già, James ... L'altra metà della situazione… Qualche mese fa ci ha
confessato, a me e a Sirius, di avere una cotta per lei.
Veramente noi lo avevamo capito da un pezzo, soprattutto dal suo modo
di fare quando c'è lei nei paraggi. Diventa, se possibile, ancora più spavaldo
ed esibizionista cerca sempre di stuzzicarla, infatti non fanno altro che
litigare appena s'incontrano.
«Ma come fai ad essere loro amico? Siete così diversi. Proprio non
riesco a capire». Ecco quello che mi ripete sempre dopo ogni litigata con
James. Io non so mai bene come rispondere e mi limito a sorriderle, e non
immagini quanto mi sento scemo in quei momenti.
Ma come ho fatto a cacciarmi in un casino come questo? Non mi posso
innamorare della ragazza che piace anche al mio migliore amico! Non posso
fargli questo... So per certo che anche lei prova qualcosa per lui, l'ho capito
dai suoi occhi quando lo osserva, sicura di non essere vista.I suoi bellissimi occhi verdi, non riesco a
togliermeli dalla mente.
Se ti stai chiedendo se le ho detto della mia “condizione” ti posso
assicurare che non ce ne è stato bisogno, anche lei come James e Sirius l'ha
capito da sola, guardando semplicemente il calendario, pensa, non si è
spaventata. Anzi si è arrabbiata con me perché non glielo avevo detto.
Tu credi che questo sia amore? Io non lo so. So solo che per me lei è
una persona molto importante. L'amore non lo conosco, ma credo che questo
sentimento che provo ci si avvicini molto... Beh forse è vero... Mi sono preso
una cotta per Lily Evans!
Remus Lupin
Remus smise di leggere, non aveva il coraggio di guardare Tonks. Tentò
di sfiorarle la mano, ma lei sentendo quel tocco s'irrigidì e tolse la mano,
Remus ci rimase molto male
«Amore cosa c'è? Ti prego dì qualcosa». La supplicò.
Tonks però a malapena lo aveva sentito. I pensieri che aveva in testa
stavano diventando davvero terrificanti.
«No scusa. Va tutto bene. Beh che dire. E’ stata una rivelazione questa,
non ci sono dubbi». Abbozzò un finto sorriso, «scusa ma è stata una lunga
giornata, sono molto stanca. Buonanotte». Così dicendo si sdraiòdando le spalle a Remus.
«Ok, buonanotte amore». Ricambiò lui triste.
Quando anche lui si sdraiò, tentò di abbracciarla ma lei s'irrigidì
ancora una volta. Da quel gesto Remus capì che in qualche modo l'aveva ferita,
e questo lo fece stare male. Si voltò e tentò di addormentarsi.
*****
Quella Mattina l'atmosfera in casa sembrava piuttosto tesa. Già dal
risveglio Remus capì che Tonks era ancora molto arrabbiata, visto come si
presentò a colazione.
Lunghi capelli neri, mentre di
solito sfoggiava capigliature decisamente stravaganti.
«Amore ti prego dimmi cosa ti succede, non sopporto di vederti in queste
condizioni». le Chiese, ma lei non rispose si limitò a scuotere la testa
sorseggiando una tazza di caffè.
Rimasero in silenzio per tutto il resto della colazione.
Solo prima di uscire Tonks si
decise a parlare.
«Questa sera forse farò un po’ tardi, devo passare da Silphie. Ciao» E
subito doposi smaterializzò
«No aspetta!» Troppo tardi, se ne era andata.
Ma perché aveva reagito così?
A lui sembrava impossibile che se la fosse davvero presa per una cosa
successa più di venticinque anni prima. Eppure… Doveva parlare con qualcuno.
Senza nemmeno pensarci, si precipitò verso il camino, prese una manciata
di polvere volante e la gettò dentro.
«Grimmauld Palace, numero 12». Scandì. Nel giro di pochi istanti si
ritrovò con la testa nella cucina di Sirius e Silphie.
«Hem .. Ciao ragazzi, scusate il disturbo so che è un po' presto ma…»
Mormorò lui imbarazzato, solo in quel momento aveva realizzato che era
decisamente presto per comparire così all’improvviso, ma aveva davvero bisogno
di parlare con il suo migliore amico.
«Buongiorno Remus, ma cos'è successo? Hai una faccia orribile. Più del
solito, voglio dire». Esclamò Sirius osservandolo meglio.
«Grazie, Sirius. No, non sto affatto bene, ho bisogno di parlarti ma...
Non così ... E’ un decisamente scomodo. Ti va se ci vediamo a Diagon Alley
verso le nove?» Chiese Remus.
« Certo, va bene. Al Paiolo magico?» Chiese a sua volta Sirius, il quale
cominciava davvero a preoccuparsi di quello strano comportamento da parte di
Remus. Raramente lo aveva visto in queste condizioni.
«Va benissimo. Grazie mille Sirius, e scusate il disturbo, non mi ero
reso davvero conto dell’orario. Allora a dopo ciao Sirius. Ciao Silphie
scusamiancora». Così dicendo la sua
testa scomparve dal camino.
Silphie, preoccupata guardò Sirius.
«Ma secondo te cos'è successo? Sembrava davvero sconvolto». Chiese.
«Ho un brutto presentimento. Spero solo di sbagliarmi» rispose lui.
Sirius era quasi pronto per andareall'appuntamento quando un gufo a tutta velocità attraversò la stanza,
portava con se una lettera per Silphie.
Ciao Silphie,
scusa il
disturbo, ma oggi pomeriggio posso passare da te? Ti prego ho un bisogno
disperato di parlare con qualcuno sto malissimo! Non so davvero cosa fare.
Baci
Tonks
Silphie, sconcertata, passò il biglietto a Sirius.
«Credo che il mio presentimento sia fondato. Cavolo, lo sapevo! Ok,
allora io adesso vado da Remus, e cercodi capire bene cos'è successo. Tu cerca di calmare Tonks legala se
necessario. Ora meglio che vada, ci vediamo più tardi». Le diede un bacio e si
smaterializzò.
Rimasta sola Silphie rispose a Tonks.
Certo che puoi venire qui, ti aspetto. E cerca di
calmarti vedrai che si risolverà tutto.
A Più tardi
Baci
Silphie
Diede la lettera al gufo, il quale ripartì a grande velocità.
«Spero davvero che si risolva tutto...» Mormorò sospirando.
*****
Il paiolo magico quella mattina era piuttosto affollato. Remus salutò
Tom e tentando di non fare molto caso al vociferare che aveva seguito il suo
arrivo.
Nonostante tutto quello che era successo, il fatto di essere un lupo
mannaro faceva ancora parlare la gente, e di certo non erano commenti gentili.
Trovato un tavolo libero piuttosto appartato, dove lui e Sirius
avrebbero potuto parlare tranquillamente, si sedette ad aspettare, ma non
dovette farlo a lungo perché, un paio di minuti dopo il suo arrivo Sirius
comparve dalla porta.
Come poco prima, anche il suo arrivo venne accolto da un susseguirsi di
bisbigli tra i vari clienti del locale. Salutato il proprietario si mise a
cercar Remus, trovandolo seduto ad un tavolo nascosto dietro ad una grossa
colonna intento a fissava, senza vederlo, il bicchiere di idromele che aveva
davanti.
Gli andò vicino ma sembrava che non se ne fosse nemmeno accorto, perché
quando Sirius lo salutò sobbalzò sulla sedia.
«Hey Remus, che ti succede? Dal vivo hai un aspetto davvero terribile,
persino peggio di prima, nel camino». Sorrise cercando di tirarlo un po' su di
morale, senza successo.
«Credo di averla combinata davvero grossa questa volta». Mormorò. «Ma
non immaginavo che ...» La sua voce tremava troppo per poter continuare il
racconto. La sola idea che Tonks... No, non poteva essere.
«Avanti raccontami tutto dall'inizio. C'entra il nostro discorso di
ieri, vero?» Chiese Sirius, Sperando che i suoi sospetti fossero infondati.
«Purtroppo è così». Confessò. «Il nostro discorso mi ha fatto
riflettere. Non potevo continuare a tenerle nascosta questa cosa, in fondo alla
base del nostro rapporto c'è sempre stata reciproca fiducia. Così ieri sera,
quando eravamo a letto, non sapendo come fare ad iniziare il discorso, le ho
letto delle pagine del mio diario. Parlavano del nostro secondo anno di scuola,
quando mi sembrava di provare qualcosa per Lily, e di quando mi ero accorto che
lei, invece, era cotta di James e viceversa.
Quando mi sono interrotto per spiegarle il seguito a voce aveva una
faccia atterrita. Sembrava davvero sconvolta, non mi ha nemmeno lasciato
spiegare, si è sdraiata dicendo che era stanca e che voleva dormire. Io non ho
insistito, però non so se ho fatto bene».
Mentre diceva queste cose a Sirius, Remus si rattristò ancora di più.
« senti non ti puoi colpevolizzare per quello che è successo. Prima o
poi avresti dovuto dirglielo. Solo che, secondo me la sua reazione è stata
decisamente esagerata, in fondo sono passati non so quanti anni, eravamo dei
ragazzini!» Esclamò Sirius.
«Venticinque, anno più, anno meno. Ma non so, forse avrei fatto meglio a
tacere. Se ne potrebbe benissimo andare, avresti dovuto vederla quando è uscita
questa mattina!»
«Remus calmati!» Sirius alzò la voce
«Come faccio a calmarmi? Me lo spieghi? Senza di lei la mia vita non è
niente, lo capisci?!?» Alzando a sua volta la voce e sbattendo un pugno sul
tavolo, facendo cadere i loro bicchieri.
Era davvero disperato, il solo pensiero di perdere Tonks lo faceva
morire dentro.
«Basta Remus, non è il momento di perdere la testa. So che sei sconvolto
ma devi calmarti. In fondo non puoi sapere cosa le passa per la testa. Magari
c'è dell'altro sotto».Cercò di calmarlo, ma nemmeno lui eramolto convinto delle sue stesse parole.
«Non lo so Sirius. Sento che la perderò. Per sempre». Mormorò
abbandonandosi contro lo schienale della sedia. «Ma in fondo, credo che sia
meglio così. Cosa le potrei offrire io? Un vecchio lupo mannaro che si è sempre
rintanato dietro ai libri. Sì, meglio finirla qui».
Questo era davvero troppo, la situazione era davvero preoccupante.
Remus sembrava totalmente impazzito, e Sirius non sapeva più cosa fare.
Poi, d'un tratto lo portò fuori dal Paiolo magico per fargli prendere una
boccata d’aria.
Doveva farlo reagire.
I due amici si immisero nel flusso di maghi e streghe che giravano per
tutta Diagon Alley e fu in quel momento che Sirius decise di far capire a Remus
che sbagliava a rinunciare a combattere per Tonks, perché se lo avesse fatto,
avrebbe perso a una delle cose più belle che il destino gli aveva regalato.
Con questo pensiero in testa
Sirius cominciò a parlare.
«Senti Remus, so bene che tutta questa storia è stata un fulmine a ciel
sereno, ma ora voglio che tu ripensi alla tua vita prima che comparisse Tonks».
Gli disse, e senza lasciargli il tempo di rispondere continuò. «Vediamo se
indovino. Dopo la morte di James e Lily, la mia cattura e la falsa morte di
Peter, ti sei sentito completamente solo. All'inizio ti sei rintanato in casa,
da solo come un vecchio lupo solitario, nella speranza che in una notte di luna
piena la tua parte lupesca prendesse il sopravvento e ti facesse morire
dissanguato. Poi, vedendo che questo non succedeva hai deciso di ributtarti sui
libri. Hai ricominciato a studiare qualsiasi cosa ti capitasse sotto mano.
Avrai continuato così fino a quando Silente non ti ha chiesto di tornare a
Hogwarts per insegnare difesa contro le arti oscure». S'interruppe un attimo,
ma solo per osservare la reazione dell'amico che camminava al suo fianco a
testa bassa. Aveva colpito nel segno
«Poi, io sono stato liberato, Voldemort è tornato e Silente ha
ricostituito l'Ordine della Fenice, una vera svolta nella tua triste vita. Ti
ricordi la prima volta che ci siamo ritrovati a casa mia? C'eravamo tutti,
compresa Tonks. Così giovane, eppure così determinata a dare una mano».
S'interruppe nuovamente. Ma Remus lo anticipò prima che potesse ricominciare a
parlare.
«E come dimenticarlo? Ricordo che già allora mi aveva colpito. Era
sempre così allegra nonostante tutto quello che stava succedendo, con la sua
sbadataggine aveva rallegrato parecchie serate nel quartier generale. Per la
disperazione di Molly».
Per la prima volta, in quella giornata, Remus riuscì a sorridere.
«Si hai ragione, ma io ricordo anche un'altra cosa. Il vostro ritorno
dal soggiorno estivo a Hogwarts due estati fa. Sprizzavate gioia da tutti i
pori, credo di non averti mai visto così felice prima di allora». Sorrise a
Remus, il quale si fermò per un attimo e fissò il cielo grigio.
«L'estate a Hogwarts. L'inizio di tutto. Mai avrei pensato che lei si
fosse presa una cotta per me..» Sussurrò, continuando a guardare il cielo.
«Visto? Sempre la solita storia! Tu che fai la parte della vittima “o
povero me sono un lupo mannaro, sono brutto e cattivo, nessuno mi vuole!” Remus
non ti sembra ora di finirla con questa storia? Così facendo la perderai
veramente. Ma sai cosa ti dico? Meglio così, in fondo hai ragione, cosa mai ci
troverà in te, sei solo capace di compatirti. Sei patet..»
Sirius non riuscì a terminare la frase perché Remus lo prese per il
collo della giacca e lo sbatté contro un muro della casa più vicina.
«cosa volevi dire?? che io sono patetico? Beh amico ti sbagli!! Io non
rinuncerò mai a lei!! E' troppo importante per me! Non la posso perdere, io..
Io la amo troppo per farlo!! Sirius lo capisci? Non la lascio andare via!»
Remus lasciò la presa su Sirius e cadde in ginocchio sbalordito per
quella rivelazione.
«Finalmente ci sei arrivato. Certo che ce ne è voluto per fartelo
capire». Commentò Sirius appoggiandogli una mano sulla spalla.
*****
Silphie era davvero preoccupata per l'amica, dal messaggio che le aveva
mandato sembrava molto agitata, per non parlare di Remus, che quando era
comparso nel loro camino aveva un aspetto da far paura.
Ma cos'era successo di così tremendo da ridurli così? Non erano passate
nemmeno dodici ore da quando si erano visti per cena. In compenso non dovette
aspettare a lungo per avere una risposta alle sue domande.
Verso le due del pomeriggio Tonks comparve nell'ingresso.
«Ben arrivata! Ti stavo aspettando, come...» S'interruppe di colpo.
Guardandola in volto si capiva benissimo che aveva pianto parecchio, i
suoi occhi erano rossi e gonfi. In oltre non doveva aver dormito molto la notte
precedente perché delle grandi occhiaie erano ben visibili sotto i suoi occhi.
Per non parlare dei suoi capelli neri.
«Lo so, ho un aspetto orribile. Non sei prima a notarlo oggi. Non ho
dormito molto questa notte. Ogni volta che chiudevo gli occhi, non facevo che
immaginare...» Senza terminarela frese
scoppiò di nuovo in lacrime.
«Ti prego ora calmati e cerca di farmi capire. Vieni, siediti qui».
La fece sedere sul divano davanti al camino acceso. Pian piano Tonks si
riprese e tentò di raccontarle tutta la storia .
«Vedi ieri sera che siete andati via, siamo andati a letto subito a
letto, ma Remus era strano, taciturno più del solito. Poi d'un tratto mi ha
detto che doveva dirmi qualcosa d'importante che fino ad allora mi aveva
taciuto e subito dopo si è messo a leggere un pezzo del suo diario e ...» Fece
un grande respiro.
«E diceva di essere innamorato di Lily!» Esclamò di colpo.
«Cioè fammi capire, Remus era innamorato di Lily, la madre di Harry?»
Chiese Silphie tentando di capire quello che Tonks stava dicendo.
«Sì, in pratica se non ci fosse stato James si sarebbero messi insieme
ne sono sicura, scommetto che mi considera solo un ripiego...» Tonks stava
davvero delirando. O almeno era quello che stava pensando Silphie.
«Senti Tonks, ma come fai a pensare una cosa del genere? Remus ti ama
davvero, ne sono sicura, non è possibile che una cosa che ha scritto quando era
ancora un ragazzino, ti sconvolga così tanto! Ragiona, non è possibile che ti
consideri solo un ripiego».
Ma Tonks scosse la testa convulsamente, come se non volesse ascoltarla.
A Silphie questa storia non quadrava. Non era possibile che per una cosa
del genere, Tonks, reagisse in maniera così esagerata.
«Tonks, ora guardami negli occhi. Davvero vorresti lasciare l'uomo che
ami per una storia successa venticinque anni fa?? Sii sincera».
Tonks si alzò di colpo e cominciò a camminare per tutto il
perimetrodella stanza, senza però
darle una risposta.
«Davvero saresti in grado di rinunciare a lui? Ripensa a tutto quello
che avete passato insieme. Vuoi cancellare tutto quanto?» La incalzò. «Il
vostro primo incontro, il vostro primo bacio, tutti i momenti passati insieme?
Ripensa a queste cose, le vuoi cancellare dal tuo cuore? Ne sei davvero certa?»
Insisté.
D'un tratto Tonks smise di camminare a vuoto, e rimase immobile come una
statuta.
«Basta smettila!! BASTA!» Urlò tappandosi le orecchie. Ormai le lacrime
avevano preso il sopravvento, erano irrefrenabili.
Silphie si accorse di avere esagerato, corse da lei e l'abbracciò.
«Che ne diresti di raccontarmi come stanno davvero le cose? Quello che
ti ha raccontato ieri sera non centra, vero? C'è qualcos'altro di più
profondo». Tonks annuì, mentre tornavano a sedersi sul divano.
Silphie preparò il tè, e tornò da lei nel giro di pochi minuti.
«Va un po’ meglio?» Chiese. Tonks annuì asciugandosi gli occhi con la
manica del magione. «Raccontami cosa ti ha sconvolto veramente». Ritentò,
porgendole una tazza piena di tè bollente.
Tonks la prese e ne bevve uno sorso, il liquido caldo le diede un
leggero sollievo.
E, dopo aver preso un grande respiro, cominciò a raccontarle la verità.
«Ho paura Silphie. Ieri al lavoro è stata una giornata terribile. Dei
colleghi sono stati chiamati per catturare un folle che la notte precedente si
era divertito ad uccidere 3 lupi mannari. La notizia non è stata diffusa
naturalmente. Quando l'hanno portato al ministero io ero presente, è stato
orribile. Continuava ad urlare che quegli essersi “schifosi” si
meritavano di morire e, se anche lui fosse finito ad Azkaban, altri avrebbero
preso il suo posto. Avrebbero sterminato una volta per tutte i licantropi anche
senza di lui».
Silphie era senza parole, Tonks aveva davvero passato un'orribile
giornata non c'erano dubbi. Nonostante questo però si era tenuta tutta tutto
dentro.
«Merlino, è terribile! Al mondo ci sono un sacco di persone folli, ma
perché ti sei tenuta tutto dentro? Perché non ne hai parlato con Remus?» Tonks
scosse la testa.
«H già abbastanza pensieri per la testa. Non voglio che si preoccupi
anche di questo».
«Lo capisco, ma prima di tutto lui è un lupo mannaro e ha il diritto di
sapere quello che è successo, anche se la Gazzetta del profeta e il ministero
intendono insabbiare questa faccenda. Senza contare il fatto che tu non puoi
affrontare tutto da sola. Voglio dire, è una cosa che riguarda tutti e due.
Pensa a come si sarà sentito vedendo il tuo comportamento di questa mattina»
Silphie non era sicura di volerle raccontare della “visita” di Remus, ma se era
l’unico modo per farla ragionare l’avrebbe fatto.
«Forse non dovrei dirtelo, ma questa mattina ci ha contattati attraverso
la metropolvere. era davvero sconvolto. Ha voluto a tutti i costi incontrarsi
con Sirius. Giuro che non lo avevo mai visto così in quello stato. Credo che
comportandoti così tu lo abbia davvero ferito. Lui ha cercato di aprire il suo
cuore, confidandoti una cosa che ha tenuto nascosta per tantissimo tempo.
Pensava che tu avresti capito e, invece, ti sei allontanata. Si sarà sentito
abbandonato dalla persona che ama, e questa è una cosa che fa male».
«Ma il diario non c'entra niente. Voglio dire, sì ero un po’ gelosa ma
niente di più. Io…»
«Ma lui questo non lo sa! E' convito che tu sia sconvolta per via di
quello che ha ti detto e non per quello che ti è successo ieri!» Silphie alzò
un po’ il tono di voce, ma questa discussione era davvero assurda secondo il
suo parere.
«Morgana, ero talmente presa dai miei pensieri che non mi sono resa
conto di quello che gli stavo facendo passare. Ho sbagliato tutto! Devo andare
da lui. Subito!!» Così dicendo si alzò di scatto, rovesciando la tazza con
tutto il suo contenuto sul tappeto. Si chinò per ripulire ma Silphie la fermò.
«Non ti preoccupare sistemo io. Tu ora vai da Remus e spiegagli come
stanno davvero le cose». La incitò.
«Grazie mille Silphie, sei un'amica».
Le due amiche si abbracciarono, e subito dopo Tonks si smaterializzò.
*****
Quando Remus arrivò a casa la trovò vuota.
Anche se Tonks lo aveva avvertito che probabilmente avrebbe fatto tardi,
il non trovarla a casa lo rattristò. Doveva parlare, subito.
Cominciò a girare in tordo per il salotto, fissando il pavimento e
attendendo l'arrivo di Tonks, quando d'un tratto si fermò ad osservare la
libreria che lei aveva sistemato qualche giorno prima.
Prese il loro album di
fotografie, erano mesi che non lo apriva e, seduto sul divano si mi se a
sfogliarlo.
Ad ogni foto, si soffermava ad
osservare le loro figure che lo salutavano felici. La loro estate a Hogwarts,
il viaggio in Irlanda, le giornate passate al mare, tutti bei ricordi che
rischiavano di essere cancellati.
Remus era talmente assorto nei ricordi di quei momenti, che non si
accorse nemmeno che Tonks era tornata a casa.
Se ne stava appoggiata allo stipite della porta del salotto ad
osservarlo. Come aveva anche solo lontanamente pensare di lasciarlo? Lo amava
troppo per riuscirci. In oltre, era intenzionata trascorrere con lui tutto il
tempo che il destino avesse concesso loro.
Proprio in quel momento, Remus si accorse di essere osservato. Di girò
verso di lei, e nel momento in cui i loro occhi s'incrociarono, il tempo si
fermò per qualche istante.
Tonks corse verso di lui e lo abbracciò tra le lacrime continuando a
chiedergli scusa.
Remus cercò di calmarla e rassicurarla.
«Amore mio mi dispiace, non avrei mai pensato che leggendoti quelle cose
ti avrei turbata tanto». Si scusò a sua volta, abbracciandola ancora più forte.
Tonks scosse la testa.
«Non è per il diario, non m’importa niente di quella faccenda».
Confessò. «Ho tanta paurache tu… Ieri
mattina al lavoro è stata una giornata terribile...» E così, finalmente, gli
raccontò tutta la storia.
E solo dopo la fine del suo racconto, Remus capì come stavano davvero le
cose.
«Ma perché non mi hai raccontato tutto ieri sera? Perché te lo sei
tenuta?» Le chiese.
«Sì, lo so sono stata una stupida. Durante la guerra contro
Voldemortera tutto diverso, non
avevamo tempo di pensare al futuro. Vivevamo ogni giorno come se fosse l'ultimo.
Ma ora le cose sono diverse, io vorrei sempre stare con te dalla mattina alla
sera. Non mai provato una cosa simile per nessuno. Ho paura che qualche pazzo
fanatico possa farti del male. E se succedesse come farei senza di te? Avrei
tanto voluto dirtelo, è che… Non volevo angosciarti con le mie paure, hai già
tante cose a cui pensare».
«Capisco le tue paure. Ma non puoi tenerti tutto dentro, siamo in due in
questa storia, dovremmo condividere le gioie e i dolori. Certo, anche io ho le
mie colpe dovevo immaginare quanto fosse dura per te questa situazione. Ma
giurami che da oggi in poi se ci sarà qualcosa che ti turba me ne parlerai.
Questa mattina mi sono sentito morire vedendoti in quelle condizioni, ho temuto
davvero di perderti. Sai che non riesco a vivere senza di te».
Tonks sentendogli dire quelle parole gli buttò le braccia al collo e tra
le lacrime lo baciò.
«Te lo giuro amore mio, lo farò. Non voglio perderti!» Esclamò con voce
tremante.
Remus si alzò in piedi, tenendola tra le braccia la condusse in camera,
senza mettere di baciarla.
Benché fossero entrambi esausti per gli avvenimenti di quel giorno, si
lasciarono travolgere dalla passione, come se quella fosse la loro prima volta
insieme.
E forse, sotto un certo punto di vista lo era. Grazie a quello che era
successo il loro rapporto si era rafforzato ancora di più.
Wow se siete arrivati fin qui vuol dire che siete
sopravvissuti, complimenti!
lauretta86: mega commento come sempre
hihi. Vediamo se riesco a rispondere a tutto, pronti via! Quando scrivo cerco
sempre d’immedesimarmi nei personaggi è come se fossi io ad interpretarli e
solo in questo modo riesco a descrivere a pieno le situazioni,o almeno credo. Per quanto riguarda Remus,
spesso si tende a farlo apparire chiuso a riccio ed estremamente depresso, ma
secondo me non è esattamente così, altrimenti col cavolo che Sirius e James
sarebbero diventati suoi amici, ecco perché spesso gli faccio fare delle
battute :p. per quanto riguarda il prenderti Remus dubito che riusciresti a
sbarazzarti di Tonks così facilmente hihi… taotao
Lars Black: sono felice che le mie storie,
almeno quelle che hai letto, ti siano piaciute. Spero che, se ne leggerai
altre, ti piacciano pure quelle.
Lupinuccia: eccoti accontenta spero di non
averti fatto aspettare troppo ;)
FunnyPink: hai ragione, Remus e Sirius me
l’immagino sempre due eterni ragazzini quando si trovano nella stessa stanza, è
una cosa più forte di me hihi.
Chiedo scusa per il ritardo ma in questi giorni sono stata impegnata
Chiedo scusa per il ritardo ma in
questi giorni sono stata impegnata.
Fatto
sta che ora sono qui con il quinto capitolo!
Buona lettura!!
Il Diario Dimenticato
Capitolo 5
Il sole quella mattina era appena sorto, ma l’aria
sembrava ancora piuttosto fredda.
Remus si alzò molto presto cercando di non far
rumore ma, soprattutto, tentò di non svegliare Tonks. Scese le scale e si
diresse subito verso lo scrittoio in salotto, prese piuma e pergamena e iniziò
a scrivere un messaggio:
Cara Molly,
allora per oggi siamo tutti d’accordo? Ci troviamo
da Sirius verso le tre, l’ho già avvertito io, ci sono ancora dei punti da
sistemare.
Non so ancora come fare a ringraziarti per il tuo aiuto,
e per quello di tutti gli altri… Per ora posso solo dirvi
grazie mille di cuore
Con affetto
Remus
Quando terminò di scrivere andò in cucina dove il suo gufo, Jarold,
sonnecchiava sul trespolo.
«Amico mio, ho una piccola missione per te. Porta questa dai Weasley».
Sussurrò al gufo, porgendogli dei biscottini per gufi. Jarold li mangiò
volentieri e lo ringrazio mordicchiandogli leggermente un dito, dopodiché volò
fuori dalla finestra con la lettera ben salda nella zampa.
Remus l'osservò per un attimo poi, guardandosi in torno, si accorse che
ormai era inutile tornare a letto. Avrebbe solo rischiato di svegliare Tonks,
così si mise ai fornelli per preparare la colazione e portagliela a letto.
Quando Tonks si decise ad aprire gli occhi, si accorse che Remus non
c’era.
Con ancora gli occhi semi chiusi si mise la vestaglia e scese a
cercarlo, Visto che un profumo di caffè e altre cose buone aleggiava per tutta
la casa.
Arrivata in cucina lo trovò indaffaratissimo tra caffettiere e tazze
volanti, per non parlare dei vassoi che non ne volevano sapere di appoggiarsi
sulla tavola o delle uova che gli giravano in torno alla testa.
«Buongiorno amore, ma cosa stai combinando?» Chiese, divertita dalla
scena che aveva davanti.
«Buongiorno tesoro, sto cercando di farmi obbedire da queste uova. Sarà
una lunga lotta ma ne uscirò vincitore». Affermò con decisione, schivando un
uovo impazzito che lo voleva colpire.
«Sì, ne sono sicura. Ma anche loro mi sembrano molto agguerrite».
Osservò divertita.
«Non temere ce la farò. Tu piuttosto, cosa ci fai in piedi? Volevo
portarti la colazione a letto…» Mormorò lui tentando di sembrare triste
«Cosa? Davvero? Allora ci torno subito, sbrigati, ho una fame da lupo!»
Urlò mentre correva su per le scale.
«Ma come sei spiritosa questa
mattina!» le Urlò a sua volta, abbassandosi di colpo per schifare l’ennesimo
uovo.
Alla fine Remus prevalse sulle uova, e riuscendo a preparare una
colazione completa senza troppe perdite per la cucina e i suoi arti. La sistemò
sul vassoio e portò tutto in camera da letto dove Tonks lo aspettava a braccia
aperte.
«Mio eroe! Sei riuscito a battere le uova ribelli come potrò mai
ringraziarti?» Chiese Tonks scherzosamente.
«La smetterai mai di prendermi in giro per questa storia?» Le chiese
mentre appoggiava il tutto sul letto e si sedeva vicino a lei.
«Mmm ... No, non credo». Rispose addentando una fetta di pane tostato.
Mentre entrambi mangiavano, Remus aveva davvero fatto un buon lavoro,
chiacchierarono delle più svariate cose come, per esempio, i programmi della
giornata.
«Cosa farai oggi di bello? Sai che io dovrò stare al lavoro tutto il
giorno, vero? Non ne ho voglia ma devo sostituire un collega» Sbuffò lei.
«Sì tranquilla. Io farò un giro a Diagon Alley, devo passare al
Ghirigoro, per vedere se sono arrivati dei libri che avevo ordinato. Poi magari
mi incontrerò con Sirius. Come vedi ho già il mio programmino, quindi, non ti
preoccupare». La rassicurò sorridendo.
Arrivò presto l’ora per Tonks di andare al lavoro, salutò Remus con un
baciò e si smaterializzò, lasciandolo libero di mettere a punto isuoi piani. Così, appena lei se ne fu andata
Remus andò in salotto, aspettando da un momento all’altro l’arrivo di Sirius.
Avevano una missione da compiere quel giorno, una cosa molto importante
che solo due malandrini come loro potevano potare a termine con successo. O
almeno uno sì, ecco perché si portava dietro anche l’amico.
Dopo circa venti minuti Sirius si presentò nell’ingresso.
«Finalmente sei arrivato, come mai ci hai messo tanto?» Gli chiese
mentre s’infilava il mantello.
«Ho dovuto inventare una scusa per Silphie. Sai che quando ci si mette è
peggio di un segugio. Ma non credo di essere riuscito a convincerla, non so
come faccia, ma capisce sempre quando le racconto delle bugie. Per quanto
ancora dovrò tenerglielo nascosto?» Chiese Sirius.
«Ok, puoi dirglielo. Ma devi farle giurare di non dire niente a Tonks,
voglio che sia una sorpresa indimenticabile».
«Beh, dubito che se lo possa
scordare, nemmeno volendo. Ora andiamo». Così entrambi si smaterializzarono.
*****
Arrivata al lavoro, Tonks, cominciò a pensare insistentemente ai fatti
accaduti quella mattina. Prima il risveglio senza averlo vicino, poi la
colazione a letto e Remus così allegro.
C’era qualcosa che non la convinceva, era tutto troppo strano. Senza
contare che l’ultima volta che Remus si era comportato così le aveva chiesto di
andare a vivere insieme. Questo sì, che la mandava in confusione. Cosa
nascondeva questa volta?
«Devo scoprire cosa ha in mente!» Urlò senza rendersene conto, tanto che
molti dei suoi colleghi sbucarono fuori dai loro cubicoli per vedere cosa
stesse combinando.
«Tutto bene Tonks?» Chiese Kingsley.
«Ops... Hem, sì scusate. Tutto ok, tranquilli». Si scusò arrossendo,
affondando il naso nelle pergamene che aveva davanti. Dopo quell’imbarazzante
episodio, passò tutto il giorno cercando di concentrarsi sul lavoro. A Remus
avrebbe pensato al suo ritorno a casa.
*****
Sirius e Remus tornarono a casa Black decisamente di buon umore, tanto
che decisero di raccontare i loro loschi piani a Silphie, in fondo anche il suo
aiuto sarebbe stato prezioso per la riuscita del piano.
La reazione della donna fu proprio quella che si aspettavano.
«Wow ma è fantastico! Una cosa è certa, ne resterà sorpresa, senza alcun
dubbio. Non vedo l’ora di vedere la sua faccia! State tranquilli non le dirò
nulla. Complimenti Remus bella pensata». Si congratulò, dandogli una pacca
sulla spalla.
«Grazie. Spero che non le prenda un colpo. Gradirei che restasse tra
noi». Mormorò un po’ preoccupato,
«Dai stai tranquillo, vedrai che ne sarà entusiasta ne sono sicuro!». Lo
incoraggiò Sirius.
Proprio in quel momento suonarono alla porta.Ora lo si poteva suonare tranquillamente visto che, per il
sollievo di tutte le persone che frequentavano casa Black, il quadro della
vecchia signora Black si era staccato dal muro dopo la caduta definitiva di
Volemort.
Quando Silphie andò ad aprire si ritrovò davanti Molly Weasley.
«Ben arrivata! Entra, a scaldarti. Vado a preparare il tè per tutti, In
salotto ci sono Anche Sirius e Remus, io arrivo subito».
«Grazie cara, è proprio quello che ci vuole, anche se sarebbe più
appropriata una camomilla visti i miei nervi tesi per quello che ci aspetta».
Commentò Molly, appendendo il mantello sull’attaccapanni dell’ingresso,
All’improvviso sgranò gli occhi e si voltò verso la donna.
«Non ti preoccupare Molly, so già tutto. Mi hanno appena raccontato del
vostro piano». La rassicuro sorridendo.
Molly fece un sospiro di sollievo, non voleva rovinare la sorpresa.
Tornati tutti in salotto, i quattro cominciarono a definire gli ultimi
dettagli.
«Bene Remus, allora come procedono i tuoi preparativi?» Chiese
incuriosita Molly rigirando il cucchiaino nella tazzina.
«E’ proprio per questo che Vi ho
chiesto di venire qui oggi. Vorrei che fosse tutto perfetto per quella sera».
Rispose.
«Staremo tutti qui?» Chiese ancora Molly.
«Sì certo. Io ho già avvisato Harry, Hermione, Ron e Ginny. Saranno qui
nel pomeriggio. Naturalmente nonsanno
niente di preciso, li sto tenendo un po’ sulle spine». Sorrise Sirius,
strizzando l’occhio ai presenti.
«Dì piuttosto che li stai torturando. sono giorni che arrivano gufi a
tutte le ore del giorno e della notte e ora ne capisco il motivo. Ma per quanto
dovremo ancora tenere il riserbo assoluto?» Chiese Silphie
«Ancora per qualche giorno, non voglio correre il rischio di una fuga di
notizie». Rispose Remus. «Comunque oggi io e Sirius siamo stati a Diagon Alley,
finalmente mi sono deciso!» Continuò Remus facendo un sorriso ancora più ampio.
«Ci mancherebbe altro. Ha passato quattro ore a far impazzire il
commesso, e me. Credo che verrai bandito per sempre da quel negozio. Te lo
garantisco. Esporranno un cartello con la tua foto e una scritta lampeggiante
sotto “io qui non posso entrare”». Esclamò Sirius sarcastico.
«Non lo prendere in giro tu. Ci vuole calma per certe cose. Vedremo quando
toccherà a te». lo Rimproverò Molly.
Silphie arrossì vistosamente, ma anche Sirius non rimase indifferente a
quelle parole.
Passarono tutto il pomeriggio a pianificare “la grande serata” tra fogli
di pergamena, piume e inchiostro. Doveva essere tutto perfetto, proprio come
voleva Remus, e forse, non solo lui.
Verso sera ognuno aveva il proprio compito, quindi, decisero di tornare
alle proprie case, promettendo di nuovo di non dire niente a nessuno.
«Bene, allora siamo d’accordo su quasi tutto vero? Per gli ultimi
dettagli ci sentiremo il giorno prima dell’evento. Ciao e buona serata» Molly
salutò tutti si smaterializzò, mentre Remus rimase ancora un attimo.
«Tienilo tu, mettilo in un posto sicuro. Se Tonks s’insospettisce è
capace di mettere a sottosopra tutta la casa pur di scoprire cosa sto
combinando». Sospirò consegnandogli una busta.
«Ok, conta pure su di me. Dopo
quello che ho passato oggi, non voglio che tutto vada a monte per la curiosità
di mia cugina».
«Grazie mille, grazie davvero di tutto. Ciao, buona serata» E così anche
Remus se ne andò.
«Sono sicura che andrà tutto bene. Sono davvero felice per loro. Voglio
davvero vedere la faccia Tonks». Confessò Silphie tra le risate mentre con
Sirius tornava in salotto.
Tonks arrivò a casa piuttosto stanca. Era stata una giornata lunga e
faticosa e ora non voleva altro che starsene tranquilla, preferibilmente con
Remus vicino, molto vicino.
Quando arrivò però non trovò nessuno.
«Sarà ancora in giro con Sirius, quei due non cambieranno mai». Mormorò
scotendo la testa mentre si sdraiava sul divano.
Fortunatamente per lei, non dovette aspettare molto a lungo l’arrivo di
Remus. Dopo circa dieci minuti da quando si era sdraiata comparve
nell’ingresso.
«Ciao amore, scusa il ritardo ma Sirius aveva parecchie commissioni da
fare».
«Non ti preoccupare, ormai vi conosco. Vedo che al Ghirigoro non hai
trovato quello che cercavi». Constatò lei osservandolo meglio.
«Cosa? Hem… No… I libri che ho ordinato non sono ancora arrivati».
Rispose, cercando di dare alla sua voce un tono convincente.
«Capisco. Uff, è ora di cena ma sinceramente non so se riuscirò ad
alzarmi da qui per mettermi ai fornelli». Mugugnò.
«Non ti preoccupare per la cena, ci penso io. Spero che non ti vada una
frittata, la battaglia di questa mattina mi è bastata». Rise.
Lei scosse la testa e rise a sua volta osservandolo mentre si metteva ai
fornelli. Adorava vederlo nelle vesti di uomo di casa, aveva un certo non so
che di sexy.
Seduti a tavola, lei gli raccontò tutte le disavventure della sua giornata
lavorativa e, come sempre, non erano affatto poche.
«Poi Deller ha avuto la brillante idea di tagliarmi la strada, proprio
nel momento in cui avevo una pila di pratiche in mano che mi coprivano la
visuale, così sono inciampata e tutti i fascicoli sono caduti a terra. Ho
passato tutto il pomeriggio nel tentativo di riordinarle, ma il peggio è stato
che quelle determinate pratiche erano ant’incantesimo, di conseguenza ho dovuto
riordinarle tutte a mano. Naturalmente, Deller, non siè nemmeno degnato di aiutarmi!!» Esclamò
senza nascondere tutto il suo risentimento per il collega, ficcandosi un
boccone di carne in bocca e masticandolo con nervosismo.
«Ora calmati o finirai per strozzarti. Ecco, come non detto…»
Come previsto da Remus, il boccone le andò di traverso facendola quasi
soffocare, ma Remus le diede degli efficaci colpi sulla schiena e in un attimo
tornò a respirare normalmente.
«Quante volte ti dovrò ripetere di non mangiare così in fretta? Logico
che poi rischi di soffocarti». Commentò in tono pacato, come al solito.
«Si papà….» Rispose lei facendogli una linguaccia.
Quando andarono a letto l’atmosfera era ancora allegra. Ma non durò a
lungo. Tonks mise da parte la rivista che stava sfogliando e lo fissò con fare
indagatore.
«Ok, cosa state combinando tu e Sirius? Sono certa che mi nascondete
qualcosa, ma non riesco a capire cosa». Chiese con tono da interrogatorio.
«Ma cosa ti salta in mente?» Chiese lui facendo una faccia da finto
Innocente.
«Vediamo, fammi pensare. La colazione a letto di questa mattina; tu che
ti offri volontario per preparare la cena e, non meno importante, quel sorriso
a 32 denti che hai stampato in faccia da almeno una settimana. Sputa il rospo!»
«Non capisco perché sei così sospettosa. Non posso fare niente di carino
per te? Voglio rendere felice la strega che amo, è forse un crimine?» Chiese
fingendosi quasi scandalizzato da quelle accuse.
Tonks si sentì un po’ in colpa per aver dubitato di lui e delle sue
intenzioni, quindi, si avvicinò a lui e cominciò a baciarlo. Mentre Remus,
tirava un sospiro di sollievo vedendo che Tonks non si era accorta della
piccola bugia che le aveva raccontato.
Chissà per quanto sarebbe riuscito a mantenere il segreto.
Il mattino seguente, essendo il giorno libero di Tonks decisero di andare
a fare un giro per Diagon Alley, subito dopo aver fatto colazione.
La via preferita dai maghi e dalle streghe di tutta Londra era
affollatissima, ma quell’atmosfera allegra era ben accetta finalmente tutti
potevano passeggiare tranquillamente senza il timore di attacchi da parte di
mangiamorte o altre creature oscure.
Remus e Tonks passeggiavano mano nella mano tra la folla e passando
davanti all’Emporio del Gufo Tonks si fermò un attimo.
«Ricordo quando siamo usciti di qui con il nostro Jarold, non faceva che
svolazzare per la gabbia tutto felice».
«Già. Il proprietario del negozio non vedeva l’ora di venderlo, diceva
che era troppo esuberante. Proprio come la sua padrona». La prese in giro
«Cosa vorresti dire con questo?» gli chiese facendo finta di arrabbiarsi.
«Niente di particolare, volevo solo dire che…» Ma ì non fece in tempo a
finire la frase perché qualcuno lo stava chiamando a poca distanza da dove si
trovavano.
Uno dei commessi del Ghirigoro gli andò in contro sventolando una mano
per rendersi più visibile.
«Professor Lupin, aspetti!» Urlò. «Salve professore, finalmente l’ho
trovata. Volevo dirle che i libri che ha ordinato sono arrivati da una
settimana. Il proprietario, voleva sapere quando aveva intenzione di
ritirarli». Riuscì a dire a fatica, tra un rantolo di stanchezza e l’altro.
Remus dovette cercare rapidamente una soluzione per evitare il disastro
totale.
«Perfetto! Li avete trovati, mi fa piacere. Ieri c’era quel nuovo
commesso e non era riuscito a trovarli». Esclamò, pregando che Tonks non
intuisse il tono falso della sua voce.
Il giovane commesso sembrava
perplesso.
«Ma signore ieri…Ahi!» Accidentalmente qualcuno gli pestò il piede, e
lui, finalmente, capì.
«Sì, sì, ha ragione. Li abbiamo trovati proprio poco fa. Non si sa come
erano finiti dietro un vecchio scaffale».
Remus tirò l’ennesimo sospiro di sollievo, mentre Tonks non riuscì a
capire bene quello che era successo. Preferì comunque non indagare troppo,
sapeva bene che non ne avrebbe ricavato niente. Così, insieme, seguirono il
commesso zoppicante verso il Ghirigoro per ritirare i libri di Remus.
«Ma perché sta zoppicando? Prima correva come un fulmine». Bisbigliò
lei.
«Chissà, forse ha preso una storta o un crampo, sono cose che
succedono». Rispose Remus rimanendo sul vago e guardando da un’altra parte.
Anche questa volta era salvo.
*****
Il giorno tanto atteso era ormai arrivato. Mentre Remus era sempre più
teso, nemmeno le parole di Sirius riuscivano a calmarlo.
«Grazie Sirius, so che cerchi di aiutarmi, ma fino a quando non sarà
tutto finito, non riuscirò a calmarmi». Sospirò Remus.
«Ma, se questa sera sarai talmente agitato da non riuscire a parlare,
dubito che ti possa rispondere». Commento Sirius un po’ sconcertato.
«Ce la farò Sirius, a costo di farmi un incantesimo tranquillizzante!»
Rispose con decisione Remus.
«Ecco, così ti voglio. Piuttosto oggi pomeriggio arriveranno Hermione,
Harry e Ron. Sono davvero curiosi di sapere cosa sta succedendo. Io,
naturalmente, non ho parlato».
«Dovranno aspettare come tutti gli altri, spero che non si mettano a
fare i detective come ai tempi della scuola». Mormorò Remus preoccupato.
«Ci hanno già provato. Ma con me e Silphie hanno trovato pane per i loro
denti. Stessa cosa con Molly».
«Bene, allora non credo che ci saranno problemi. Meglio sbrigarci qui,
abbiamo ancora molte cose da fare». Così dicendo si rimisero a sistemare la
tutta la sala da pranzo.
Poco dopo arrivarono anche Molly e Silphie, di ritorno dal centro
commerciale babbano, pronte a mettersi ai fornelli.
«Mai vista così tanta gente in giro per Londra, sembrava quasi fatto di
proposito. Siamo state due ore in fila dal panettiere» sbuffò Molly mentre
appoggiava le buste della spesa vicino alla porta della cucina. « Ma vedo che
durante la nostra assenza vi siete dati da fare, bravi. Vi posso assumere anche
per sistemare la Tana?» Chiese osservando l’ottimo lavoro che avevano fato.
«Amore, dovresti farlo più spesso. Credo che d’ora in poi le pulizie le
farò fare a te». Commentò ridendo Silphie.
«Non ci provare, questa è stata una piccola eccezione. Dubito che si
ripeterà». Affermò con determinazione.
«Su via Sirius, ormai sei un perfetto uomo di casa. Le pulizie sono un
gioco da ragazzi per te». Esclamò Remus facendo finta di spolveragli da testa
con il piumino.
«Piantala Remus, mi stai impolverando tutti i capelli!!» Urlò Sirius
tentando di allontanarlo, noncurante delle risate che lo circondavano.
Dopo un fugace pranzo a base di panini, si rimisero tutti al lavoro ma
poco dopo furono interrotti dal suono del campanello.
«Ciao Harry!!! Che bello vederti!» Esclamò Sirius dopo aver aperto la
porta e ritrovandosi davanti il suo figlioccio.
«Ciao Sirius, anche io sono contento di vederti» Rispose Harry
abbracciandolo. «Vedo che vi state tutti dando da fare. Vi serve una mano» Chiese
togliendosi il mantello
«Stai tranquillo Harry, abbiamo quasi finito. Quindi, siediti pure sul
divano e scaldati davanti al camino». Rispose Sirius trascinandolo in salotto.
«Tra poco dovrebbero arrivare anche Hermione, Ron e Ginny».
Proprio come aveva detto Sirius, il campanello suonò ancora, ma questa
volta fu Silphie ad aprire.
«Ron smettila non ci stava seguendo nessuno. Ti sei appena
materializzato e di sicuro i tuoi innumerevoli fans non ti avranno visto».
Sbuffò Hermione in tono esasperato.
«Non esserne tanto sicura. Quelli potrebbero uscire persino dal quel
tombino». Rispose Ron continuando a guardarsi intorno mentre additava una
griglia sul marciapiede.
Dal canto suo, Ginny si divertiva un mondo a vederli discutere.
Silphie riuscì a stento a trattenere le risate. Quei due erano peggio di
Remus e Sirius certe volte.
«Ben arrivati ragazzi, entrate qui fuori è freddissimo». Esclamò
facendosi da parte per farli entrare.
Una volta dentro salutarono tutti e si diressero in salotto per
scaldarsi vicino al camino.
«Allora, ci volete dire cosa sta succedendo? Sono settimane che Sirius
ci tiene sulle spine». Sbottò Hermione, mente Harry e Ron annuivano.
«Perderete mai la vostra curiosità voi quattro? Comunque questa sera
scoprirete tutto». Rispose tranquillamente Remus.
«Ma non è giusto! Voi lo sapete, perché noi no??» Insisté Lei
visibilmente offesa.
«Hermione ha ragione, anche noi abbiamo il diritto di saperlo» Concordò
a sua volta Harry.
«Giusto! sono settimane fa il vago. Io non ce la faccio più». Convenne
Ron.
«Dai ragazzi, cosa vi costa aspettare ancora qualche ora? Avete
aspettato fino adesso, credo che possiate resistere ancora un pochino».
S’intromise Molly.
I quattro ragazzi non sembrarono molto d’accordo ma non insistettero
oltre, ma dalle loro facce,ì però, si poteva intuire tutto il loro disappunto.
Finalmente, arrivò sera e lo stato nervoso di Remus, era sempre più
precario. Incapace di stare fermo, continuava a camminare avanti e in dietro
per la camera da letto, mentre Tonks, chiusa in bagno si preparava per uscire.
«Devo stare calmo, devo stare calmo devo…». Continuava a ripetersi, come
un mantra.
«Amore ti senti bene? Se preferisci restiamo a casa, te la senti di
uscire. Spero che tu non ti stia ammalando sei così pallido». Propose osservando
bene, appena uscita dal bagno.
«No, sto benissimo non ti preoccupare. E’ solo che sono giorni che non
sento quelli del ministero, sono solo un po’ preoccupato, tutto qui». Mentì
spudoratamente
«Capisco. Non preoccuparti, chiameranno presto ne sono sicura. Ora
finisci di prepararti, e cambia quei calzini, non vedi che sono un blu e uno
grigio?» Chiese, sconcertata osservandogli i piedi.
In casa Black l’agitazione era seconda solo a quella in casa Lupin. Chi
sapeva era agitato per quello che sarebbe successo, e chi non sapeva era
agitato perché non vedeva l’ora di sapere.
Finalmente però suonarono alla porta e tutti si precipitarono ad aprire.
«Ben arrivati!!» urlarono in coro, assalendo i due nuovi arrivati.
«Hem, ciao a tutti. A cosa dobbiamo questa calorosa accoglienza? E voi
quattro che ci fate qui?» Chiese Tonks stupita nel vedere Hermione, Harry,
Ginny e Ron.
«Ecco, avevamo dei giorni liberi e… E abbiamo pensato di passare da
queste parti» balbettò Hermione, che non era mai stata molto brava a raccontare
bugie.
«Ma che fate ancora lì sulla porta, entrate, e voi altri lasciateli
passare». Ordinò Molly cercando di cambiare discorso, scoccando occhiatacce a
tutti i presenti.
Nel giro di pochi minuti si ritrovarono tutti nel grande salone che
abitualmente usavano quando si radunavano tutti insieme, ma l’atmosfera
sembrava diversa dalle altre volte. Tonks lo avvertì molto chiaramente,
sorprese più volte Sirius e Silphie scambiarsi occhiate complici, mentre Harry,
Hermione, Ron e Ginny sembravano impazienti per qualcosa.
«Si può sapere cosa sta succedendo? Mi sembrate tutti così strani».
Chiese di punto in bianco.
Tutti la fissarono stupiti.
«Non sta succedendo niente, cosa vai a pensare,. E’ solo che… » Tentò di
dire Sirius.
«E’ solo che siamo molto contenti di ritrovarci qui tutti insieme.
Ultimamente ci siamo visti davvero poco». Concluse la frase Silphie.
«Se lo dite voi…» Commentò Tonks, poco convinta.
Approfittando della distrazione di Tonks, Remus bisbigliò qualcosa a
Sirius, il quale a sua volta gli passò un pacchettino.
Quell’imbarazzante conversazione fu
interrotta da Molly, la quale li chiamò tutti a tavola per la cena.
Le portate
erano una più succulenta dell’altra, non per nulla Molly ci lavorava da almeno
due giorni. Osservando attentamente i vassoi che le capitavano sotto al naso,
Tonks osservò che soprac’erano
praticamente tutti i suoi piatti preferiti ma in quel momento non le sembrò
molto strano, in fondo i suoi gusti erano molto comuni a quelli di molti altri.
La cena durò
circa due ore, alla fine delle quali arrivò il momento tanto atteso del dolce.
Sfortunatamente però, ci fu un piccolo contrattempo.
«Scusatemi
tutti, ma ho avuto dei problemi con il forno. Dovrete aspettare per mangiare il
dolce» Si scusò mortificata Molly.
«Non ti preoccupare
Molly, con tutto quello che abbiamo mangiato, non ci farà altro che bene
aspettare un pochino». La rassicurò Sirius che nel frattempo si era alzato da
tavola. Senza farsi vedere, con un rapido gesto della mano abbasso l’intensità
della luce sprigionata dalle candele che aleggiavano in torno alla tavola, in
modo che fosse il camino la fonte maggiore di luce.
Remus prese
un grosso respiro e si alzò a sua volta voltandosi verso Tonks. La fissò negli
occhi e s’inginocchiò davanti a lei prendendole la mano.
«Amore mio,
da due anni a questa parte mi hai reso l’uomo più felice della terra. Con te ho
passato dei momenti bellissimi, come non ne vivevo da anni. So bene che sei
ancora giovane per pensare al matrimonio, ma…Ecco…Io vorrei vivere il resto
della mia vita con te. Vuoi sposarmi e rendermi il mago più felice della
terra?» Le chiese, aprendo la scatolina che teneva in mano, da cui ne uscì un
bellissimo anello con dei piccoli brillantini bianchi e rosa.
Tonks era
paralizzata, mille emozioni le affollavano la mente non appena Remus ebbe
pronunciato quelle fatidiche parole “Vuoi sposarmi e rendermi il mago più
felice della terra?”.
Insieme...
Insieme… Insieme per tutta la vita…
Tonks scattò
in piedi, seguita da Remus che non smise un attimo di guardarla, e gli si buttò
al collo, abbracciando.
«Si,
centomila volte sì amore mio!» Esclamò, e subito dopo lo baciò.
Tutti i presenti, commossi fino alle lacrime,
corsero a congratularsi con loro.
«E bravo Remus, così si fa!» Si congratulò Sirius
dandogli una forte pacca sulla spalla. Elo stesso fece anche Arthur, mentre Molly e Silphie si asciugavano gli
occhi umidi di lacrime.
«Ecco cosa non volevate dirci...» Mormorò Hermione
tra un singhiozzo e l’altro abbracciata a Ron.
Quando Tonks si decise a lasciar respirare Remus, si
voltarono entrambi verso gli amici che avevano condiviso con loro questo
momento importantissimo, tutti corsero a congratularsi
«sono felicissima per voi ragazzi, davvero molto
felice». Disse Molly abbracciandoli entrambi, seguita successivamente da tutti
gli altri.
Proprio in quel momento un gufo planò nella sala.
Tra le zampe aveva una pergamena, Remus la prese e
iniziò a leggere a voce alta.
Cari
ragazzi,
finalmente
vi siete decisi a fare il grande passo.
Ero sicuro che sarebbe successo, ve lo si
leggeva negli occhi da un bel po’.
Spero
che possiate essere felici per il resto della vostra vita.
Io vi do la mia benedizione perché la vostra
unione è come uno spiraglio di luce dopo una tempesta.
Ora
vi lascio ai festeggiamenti, ma spero che al banchetto nuziale ci siano tanti
buonissimi dolci.
Con affetto
Albus Silente
Tutti rimasero
stupefatti. Come faceva Silente a sapere quello che era successo?
«Beh, credo che
ormai in tutti questi anni Silente ci abbia abituato a sorprese di questo
genere. Ora però brindiamo ai futuri sposi, cosa ne dite?» Chiese Sirius
alzando il suo bicchiere. Tutti gli altri fecero lo imitarono.
«Ai futuri sposi!»
Urlarono in coro.
Lars Black: Non ti preoccupare per i
commenti basta che ti siano piaciute ;) ;
lauretta86: i tuoi commenti chilometrici
sono sempre ben accetti lo sai hehe. Sono contenta che ti sia piaciuto il
quarto capitolo, devi sapere che ho fatto varie versione prima di questa, ma
nessuno mi convinceva a pieno. Ok lo ammetto nemmeno quella definitiva che
avete letto mi ha convinta a pieno ma se voi è piaciuto sono felice.
FunnyPink, PinkMoonlightPrincess,
Lupinuccia: grazie mille per i complimenti! Spero di non avervi fatto aspettare
troppo per questo nuovo capitolo. PS: lupinuccia ti assicuro che è tutta
questione di allenamento ;)
Nonostante in questi giorni non sia
molto dell’umore eccomi di nuovo qui con un altro capitolo.
Buona lettura
Dedicata
ad Angie.
Ricordati
che io
ci
sarò sempre per te
Smack
Il Diario Dimenticato
Capitolo 6
Benché fosse giorno già
da diverse ore ormai, la casa di Remus e Tonks era immersa in un profondo
silenzio.
Entrambi dormivano
tranquillamente abbracciati nella loro stanza, visto che la sera precedente era
stata ricca di forti emozioni.
Quando Remus si svegliò, un raggio di sole lo colpì in pieno viso, ma
nonostante questo non voleva alzarsi, era così bello rimanere a letto
abbracciato a Tonks che sorrideva nel sonno.
Al dito portava ancora l’anello che gli aveva regalato, non aveva voluto
toglierlo.
«Non lo toglierò mai più!» Aveva affermato.
Con la mano gli spostò una
ciocca di capelli dagli occhi e sorrise mentre lei nascondeva la testa contro
il suo petto, ma ci mise almeno un’altra ora per svegliarsi.
Appena la sua mente tornò ad essere lucida quel tanto che basta va per
ricordarsi quello che era successo al sera precedente, alzò lo sguardo e fissò
Remus negli occhi.
I suoi bellissimi occhi ambrati illuminati dalla luce del sole
risaltavano ancora di più pensò tra sé e sé.
«Buongiorno amore, perché mi guardi così?» Chiese lui, distraendola per
un attimo dalle sue riflessioni.
«Cosa? Ah sì, buongiorno. Stavo pensando a quanto sono belli questa
mattina i tuoi occhi» Rispose semplicemente. Lui la fissò con occhi sgarrati.
«I miei occhi? E cosa hanno di diverso dagli altri giorni?» Chiese lui
incuriosito da quelle parole.
«Mmm non saprei. E’ solo quello che ho notato oggi, ma forse...»
« “Ma forse” cosa?»
«Ma forse è perché oggi ti amo più del solito!» Esclamò, baciandolo
Mentre i due futuri
sposi facevano colazione, o per meglio direi pranzavano, un gufo planò sul
tavolo da una piccola finestrella della porta della cucina.
Remus lesse
attentamente la lettere visto che sulla busta era stampato i simboli del
ministero della magia insieme a quello dell’ospedale San Mungo:
Salve Remus,
spero che tu stia bene. Qui al ministero procede tutto
abbastanza bene.
Abbiamo scoperto molte cose che ci saranno molto utili,
ma ti scrivo per un’ altro motivo. Presto ci sarà la luna piena e, ci sarebbe
utile vedere da vicino il processo di trasformazione.
Le informazioni che abbiamo al riguardo sono molto vaghe
per i motivi che tu ben sai, in oltre sarebbe opportuno che non prendessi la
pozione antilupo, tranquillo prenderemo tutte le precauzioni necessarie.
So di chiederti molto, ma sarebbe davvero importante ai
fini dell’esperimento.
Riflettici con calma e poi inviami la tua risposta.
J. K.
Whitman
Sul viso di Remus si
dipinse una smorfia, ma Tonks non riusciva a capirne il motivo. Gli sfilò la
lettera dalle mani e la lesse.
Quando finì di leggerla
anche lei sembrava perplessa.
«Vogliono osservarti
mentre ti trasformi? Mi sa tanto di attrazione da circo». Esclamò.
«Gia, mi turba il fatto
che non prendere la pozione antilupo. L’ultima volta che non l’ho presa ho
quasi rischiato di uccidere Sirius e i ragazzi, e avevo saltato solo una sera.
Immaginati cosa potrei fare se non la prendessi per tutta la settimana».
Mormorò Remus con sguardo terrorizzato al ricordo di quella vicenda.
«Capisco, ma so anche
che questo esperimento è molto importante. Credo che tu debba fare il possibile
per aiutare i ricercatori, Senza contare che ti hanno assicurato che
prenderanno tutte le precauzioni necessarie». Tentò di rassicurarlo
appoggiandogli una mano sul braccio, la stessa mano dove portava l’anello di
fidanzamento.
Remus lo fissò per un istante.
Lo doveva fare, lo
doveva fare per il loro futuro
«Hai ragione, Devo
farlo. Tengo troppo a questo esperimento per rinunciare proprio ora.».
Così dicendo corse allo
scrittoio del salotto per rispondere alla lettera del dottor Whitman. Dopo
averla spedita tramite lo stesso gufo, tornò in cucina dove Tonks aveva già
sparecchiato ed ora era intenta a coccolare Jarold, il quale sembrava gradire
molto tutte quelle attenzioni.
Remus la osservava
pensieroso.
«Sai, non voglio
rovinarmi questi momenti di felicità. Mancano ancora due settimane alla luna
piena e non intendo passarle a rodermi il fegato contando i giorni che
mancano».
Tonks e Jarold lo
fissarono con uno sguardo interrogativo, ma poi a le venne un’idea.
«Ben detto amore, e io
forse ho la soluzione. Aspettami qui arrivo subito, Jarold vieni con me». disse
rivolta al gufo, il quale le si posò sulla spalla.
Remus non capì molto di
quello che stava succedendo ma, conoscendola, rabbrividì.
Come un fulmine Tonks
si precipitò allo scrittoio, prese pergamena piuma e inchiostro e iniziò a
scrivere:
Caro Silente,
come sta? Noi qui stiamo tutti bene, anzi benissimo. Non può nemmeno
immaginare che piacere ci abbia fatto ricevere la sua lettera ieri sera, ma
come fa a sapere sempre tutto?
Le scrivo oggi per ringraziarla dell’augurio ma soprattutto per
essere sempre stato così amorevole nei nostri confronti. Per noi, le,i è come
un padre, volevo farglielo sapere.
Ma come avrà sicuramente capito, le scrivo anche per chiederle se
Remus ed io possiamo passare qualche giorno a Hogwarts.
Oggi Remus ha ricevuto una lettera dai ricercatori del ministero in
cui gli chiedono di recarsi da loro il giorno della trasformazione senza aver
preso la pozione, lui è molto in ansia per questa cosa anche se, naturalmente,
nega spudoratamente.
Io so bene che non farà altro che pensare a questa storia se non
trovo un modo per distrarlo.
Qualche giorno fa il mio superiore mi ha affidato una missione
proprio vicino a Hogwarts, quindi, anche per il mio lavoro non ci sarebbero
problemi.
Aspetto con ansia la sua risposta per il momento le auguro una buona
giornata.
Con affetto,
Tonks
Rilesse più volte la
lettera per controllare che ci fosse scritto tutto quello che aveva in mente,
poi la legò alla zampa di Jarold, il quale volò subito fuori dalla finestrella
della porta della cucina, sfiorando con le zampe la testa di Remus.
«Hey Jarold! Ma…» Esclamò toccandosi la
testa con la mano
«Non ti preoccupare
tornerà presto: Gli ho affidato una piccola missione, della massima importanza».
Lo tranquillizzò osservando il suo sguardo interrogativo per al fuga del gufo
Remus preferì non
indagare, temeva ciò che avrebbe scoperto.
Fortunatamente per Tonks, la risposta di
Silente non si fece attendere, verso mezzogiorno Jarold tornò a casa con una
lettera tra le zampe.
Cara Tonks,
Mi ha fatto piacere ricevere la tua lettera, mi hanno fatto piacere
soprattutto le tue parole, anche voi per me siete come dei figli e tengo
tantissimo ad ognuno di voi.
Passando alla tua richiesta, mi farebbe molto piacere avervi qui a
Hogwarts per qualche giorno. Sono sicuro che a Remus farebbe bene distrarsi un
po’ .
In oltre so già come occupare il suo tempo mentre tu sarai al
lavoro.
Fatemi sapere quando avete intenzione di arrivare così farò
preparare tutto il necessario.
Buona giornata.
Con affetto
Albus Silente
Tonks leggendo le parole del preside non
riuscì a trattenere un grido di gioia, sotto lo sguardo perplesso di Remus.
«Prepara i
bagagli amore. Domani si parte per Hogwarts!» Urlò lei saltellando per la
cucina. «A Hogwarts?? Ma cosa stai dicendo??» Chiese lui ancora più
sconcertato.
«Sì, hai
capito bene. Hogwarts! Credi davvero che io non conosca? So benissimo che se
restiamo qui, passerai i prossimi quindici giorni a rimuginare su quello che ti
aspetta. Così ho chiesto a Silente se potevamo stare lì per qualche giorno, e
lui ha accettato. Quindi, non ci resta che comunicargli quando intendiamo
arrivare, io proporrei domani mattina, che ne dici?» Chiese lei mentre prendeva
piuma e pergamena.
«No, aspetta
un attimo. Fammi capire bene quello che hai appena detto. TU hai chiesto a
Silente se possiamo andare a Hogwarts per qualche giorno, solo perché TU credi
che IO penserò troppo all’esperimento?» Gli chiese.
Tonks annuì
vagamente, mentre pensava a cosa scrivere a Silente.
«Tesoro
forse tu dimentichi un piccolo particolare che sarebbe il tuo lavoro».
«Non ti
preoccupare per quello è gia risolto da qualche giorno. Ti ricordi quella
missione top secret che il mio capo mi voleva affidare? Bene, ho intenzione di
accettare, e pensa un po’? E’ proprio vicino a Hogwarts. Dillo che sono un
genio!» Rispose lei facendogli l’occhiolino
«Una ne
pensi e cento ne fai, l’ho sempre detto io. Certo che potevi chiedere il mio
parere prima di scrivere a Silente». Borbottò Remus scotendo la testa
rassegnato, mentre lei continuava a scrivere.
*****
I bagagli
erano pronti nell’ingresso già dalla sera precedente, visto che Tonks voleva
partire il prima possibile. Ma, nonostante questo, alzarsi presto per lei
rimaneva sempre un grosso problema.
«Amore,
Svegliati è ora di andare. Non eri tu quella che aveva tutta la fretta del
mondo? Tonks? Svegliati» La chiamò scotendola nel tentativo di svegliarla.
«Dai mamma
ancora cinque minuti». Mugugnò nel sonno.
«Mamma??
Tonks dobbiamo andare, Hogwarts ci aspetta!» Esclamò.
«Hogwarts?
Mamma io la scuola l’ho finita da un pez.. » S’interruppe di colpo, per poi
mettersi seduta guardando Remus con gli occhi sbarrati. «Ma ... Ma cosa…
Morgana, Hogwarts… Le due settimane. Perché non mi hai svegliato? È
tardissimo!!! Sbrigati!» Urlò saltando fuori dal letto e correndo in bagno.
«Veramente è
più di mezz’ora che ti chiamo. Io sono già pronto da ore, ma tu non ne volevi
sapere di svegliarti. Mi hai persino chiamato mamma». La informò tentando di
sembrare offeso, ma in realtà era piuttosto divertito.
«Ma dai non
è possibile che ti abbia chiamato mamma. Comunque cinque minuti e sono pronta.
hai già fatto colazione? Hai preparato la passaporta?» Chiese lei con lo
spazzolino in bocca.
«Evito
sempre di mangiare quando devo prendere una passaporta, la quale è già pronta
da un pezzo al contrario di te», la prese in giro.
Quando,
finalmente, Tonks fu pronta, si ritrovarono nell’ingresso. Remus prese una
vecchia teiera senza beccuccio e con il manico rotto, e quando entrambi la
toccarono si attivò.
Nel giro di
pochi istanti si ritrovarono fuori dai cancelli della scuola, e dopo Remus ebbe
aiutato Tonks a rialzarsi da un atterraggio poco fortunato s’incamminarono
verso il castello.
Silente li
aspettava nel suo ufficio seduto alla sua scrivania, e quando entrarono li
accolse con un caloroso sorriso.
«Ben
arrivati ragazzi, viaggiato bene?» Chiese, osservando divertito le foglie tra i
capelli di Tonks.
«Benissimo,
non c’è niente di meglio di un viaggetto con una passaporta di prima mattina».
Commentò Tonks passandosi una mano tra i capelli e accorgendosi delle suddette
foglie.
«Grazie per
l’ospitalità. Mi dispiace disturbare le normali attività della scuola. Non so
cosa le sia venuto in mente di chiederle…» Tentò di dire Remus.
«Remus non
ti preoccupare, è un piacere avervi qui. Anche io come Tonks ti conosco bene,
credo che questo periodo a Hogwarts ti farà bene. Non puoi certo rovinarti
questo momento di felicità rimuginando su quello che ti aspetta. Dovresti
essere solo felice dopo quello che hai avuto il coraggio di fare l’altra sera».
Lo interruppe, prima che continuasse con le sue solite scuse. «A proposito,
ancora congratulazioni ragazzi, sapere delle vostra intenzione di sposarvi ci
ha reso tutti molto felici». Continuò il preside.
«Hem, chi
altro lo ss?» Chiese preoccupato Remus.
«Non molte
persone a dire la verità. La professoressa McGranitt, il professor Vitious,
Madama Chips e Hagrid. Ma credo che la notizia si diffonderà presto a macchia
d’olio».
«Come sempre
naturalmente. Visto che sono ancora tutti a lezione possiamo andare a fare un
giro?» chiese Tonks.
«Ma certo,
ricordate di tornare per l’ora di pranzo. Divertitevi». Si raccomandò Silente
congedandoli dal suo ufficio.
I corridoi
del castello erano deserti mentre dalle aule si sentivano i vari professori
intenti a fare lezione.
Si
fermarono, per qualche minuto, davanti all’aula di trasfigurazione da dove
proveniva una voce famigliare, quella di Hermione, che aiutava la professoressa
McGranitt nelle sue lezioni.
«Sembra che
se la stia cavando bene, vero?» Chiese Tonks.
«Sì devo
dire di sì. Come dico spesso è stata una delle streghe più brillanti a cui
abbia mai insegnato» Confermò Remus.
Proseguirono
il loro giro per i corridoi del castello, si fermarono a chiacchierare con Nick
quasi senza testa e la signora grigia che, fluttuando qua e là, controllavano
che tutto fosse in ordine. Incontrarono anche Gazza che, rispetto a come se lo
ricordavano, sembrava di buon umore.
«Magari avrà
trovato la sua anima gemella». Sussurrò Remus quando si furono allontanati.
«Sì e magari
la sua anima gemella è uscita dall’armadio svanitore. Poverina chissà da quanto
tempo era lì dentro». Commentòridendo
Tonks.
«Ma lo sai
che sei davvero tremenda quando ti ci metti?» Chiese lui ridendo a sua volta.
«Grazie, lo
so. Ma dillo che mi ami anche per questo». Ribatté e zittendolo con un bacio
prima che potesse ribattere.
Quando
uscirono dal castello l’aria era fredda, ma nonostante questo decisero di fare
una passeggiata per il grande giardino ancora innevato.
Si
avviarono, tenendosi per mano, verso il lago le cui acque scure avevano fatto
da cornice al loro primo bacio, circa un anno e mezzo prima. In quel luogo era
iniziato tutto, e sarebbe sempre rimasto nei loro cuori.
Arrivati in
riva al lago rimasero in silenzio per qualche istante poi Tonks disse qualcosa
che lo spiazzò.
«Remus John
Lupin, sei davvero sicuro di volermi sposare?» Chiese voltandosi verso di lui e
guardandolo negli occhi.
lui la
strinse forte a sé.
«Non sono
mai stato così sicuro di qualcosa in vita mia. Ti amo così tanto che non posso
immaginarmi la mia vita senza di te». In un attimo annullò le distanze di loro,
proprio com’era successo un anno e mezzo prima.
Sfortunatamente, però, arrivò qualcuno a
rovinare l’atmosfera.
«Hey
piccioncini!! Che bello vedervi qui!» Remus e Tonks fecero giusto in tempo a
voltarsi per vedere chi fosse, quando si sentirono quasi sollevare da terra in
un fortissimo abbraccio.
«Ci... Ciao
Hagrid… Che be.. Bello vederti...» Tentò di dire Tonks, anche se non era facile
parlare chiusi in quella morsa d’acciaio che formavano le braccia di Hagrid.
Intuendo che
forse stava un tantino esagerando, si decise a lasciali andare.
«Allora come
state? Ho sentito della bella notizia, congratulazione!! Ma ce ne avete messo
di tempo...» Esclamò facendo l’occhiolino a Remus e dandogli una gomitata nello
stomaco, che per poco non lo fece cadere a terra, oltre che a mozzagli il
fiato.
«Grazie
Hagrid. Beh sai, volevo far calmare le acque prima» Rispose quando si fu
ripreso.
«Sì, sì hai
fatto bene. Ma cosa fate qui al freddo e in mezzo alla neve. Venite in casa,
stavo giusto facendo del tè». Propose facendo strada verso la sua capanna.
Il fuoco scoppiettava nel camino, rendendo
l’atmosfera davvero piacevole, mentre Hagrid preparò del tè e dei biscotti
dall’aria piuttosto “sassosa”. Appoggiato tutto sul tavolo, si sedette anche
lui a tavola con i suoi ospiti.
«Sono
davvero contento che vi sposate, Silente ne era sicuro che prima o poi vi
sareste decisi. Grand’uomo Silente, sa sempre tutto lui. Ma raccontatemi tutto
sono curioso». Chiese evidentemente incuriosito.
Tonks e
Remus raccontarono al loro amico tutto quello che era successo la sera in cui
Remus le aveva chiesto di sposarlo ma, mentre raccontavano, tutte le emozioni
che avevano provato quella sera, riaffiorarono dalle loro voci.
Terminato il
racconto anche Hagrid era visibilmente commosso, ad un tratto prese dalla tasca
un grande fazzoletto decisamente malridotto e si soffiò vigorosamente il naso.
«Deve...
Deve essere stato davvero un bel momento…Sono.. Sono così emozionato per voi
ragazzi...». Balbettò, soffiandosi nuovamente il naso. Vedendolo in quelle
condizioni anche Thor si alzò dal suo comodo giaciglio, vicino al fuoco, e andò
a posare la testa sulle gambe del suo padrone.
Tonks fissò Remus, ma anche lui era indeciso
sul datarsi.
«Hem Hagrid,
non fare così… Guarda è quasi ora di pranzo, è meglio se ci avviamo verso il
castello, non vorrai che gli studenti ti vedano in queste condizioni». Esclamò
Remus.
«Oh,certamente, non è il caso. E vuoi non potete
fare tardi al vostro primo pranzo qui al castello. Andiamo!»
Entrati
nella sala grande notarono che i ragazzi stavano gia prendendo posto ai loro
tavoli.
«Tonks!
Remus!! Che bello rivedervi! Ma cosa ci fate qui?» Chiese correndo verso di
loro per abbracciarli.
«Ciao Ginny,
è un piacere rivederti. Diciamo che è stata una decisione presa all’ultimo
momento». Rispose Remus scompigliando i capelli di Tonks.
«Vero, lo
abbiamo deciso solo ieri. Ed ora ecco qui». Confermò Tonks.
Rimasero
ancora per qualche minuto a parlare con Ginny poi si avviarono verso il tavolo
degli insegnati,accompagnati da una
serie di bisbigli provenienti dai quattro tavoli delle case.
I due nuovi
arrivati furono accolti calorosamente da tutti i professori.
Tutti tranne
una persono, Piton.
Appena li
aveva visti entrare dalla grande porta della sala grande, era rimasto quasi
pietrificato, non poteva credere ai suoi occhi. Che diavolo ci facevano a
Hogwarts quei due? Più loro si avvicinavano, più la sua collera saliva.
Quando tutti
furono seduti al proprio posto Silente si alzò, e andò verso il suo leggio,
come faceva ogni volta che aveva qualcosa d’importante da dire. Si schiarì la
voce e cominciò a parlare.
«Salve
ragazzi, spero che la vostra mattinata sia stata proficua. So benissimo che
sarete affamati, quindi, sarò breve. Come potete notare abbiamo due ospiti al
nostro tavolo. Molti di voi già li conoscono, visto che sono stati con noi
anche due estati fa. Il professor R. J. Lupin e Ninf... Hem, voglio dire Tonks
resteranno con noi per due settimane. Colgo l’occasione per dare loro il
bentornato». Silente si voltò verso di loro applaudendo seguito da tutti gli
studenti e il corpo insegnante.
«Vedo che
siete tutti molto felici di questo annuncio. Ma c’è un'altra novità che li
riguarda, ma forse vorranno parlarne loro». Propose volgendo lo sguardo verso
Remus, il quale scosse la testa, mimando con la bocca le parole
«Non lo
faccia preside, la prego…»
«Cosa? No?
Ok allora lo dirò io. Due sere fa, i nostri due ospiti, si sono fidanzati
ufficialmente, e presto convoleranno a giuste nozze». Tutti i presenti rimasero
a bocca aperta ma, dopo qualche istante, scoppiò un altro applauso se
possibile, ancora più fragoroso del precedente.
Tonks e
Remus erano imbarazzattissimi, Silente fece segno loro di alzarsi ma si
rifiutarono, era gia abbastanza imbarazzante così senza bisogno di alzarsi
davanti a tutti.
Piton era a
dir poco atterrito, come poteva essere? Lupin era solo un maledettissimo lupo
mannaro, cosa ci trovava Tonks in lui?
Il
professore di Pozioni riuscì a malapena a mangiare, si vedeva lontano un miglio
la sua irritazione. Possibile che non accettasse il fatto che Remus potesse
essere felice?
Terminato il pranzo tutti tornarono alle loro
attività, mentre Remus e Tonks, rimasti di nuovo soli, decisero di andare a
Hogsmeade.
«Ho una
voglia matta di andare da Mielandia, adoro quel negozio». Esclamò lei mentre
pregustava tutte le leccornie del negozio.
«Sei sempre
la solita golosa». Commentò ridendo Remus.
Hogsmeade
non era molto affollata quel giorno, ma in fondo era solo un piccolo centro,
niente a che vedere con Diagon Alley.
Tonks era
davvero ansiosa di entrare da Mielandia e, appena mise piede dentro al negozio,
corse subito verso il bancone.
«Salve!
Vorrei un sacchetto di api frizzose, una manciata di fildimenta. Poi vorrei
anche delle Piperille nere, dei rospi alla menta, due piume di zucchero, e un
sacchetto di gelatine tuttigusti +1. Amore tu non prendi niente? Amore, cosa ti
prende?» Chiese vedendo Remus era ancora vicino alla porta intento a fissarla
sbalordito.
«Cosa? Ah
sì, do un’occhiata in giro e poi decido». Mormorò incamminandosi verso gli
scaffali pieni zeppi di dolci, alla fine prese quattro tipi di cioccolato,
delle caramelle mou, e dei bon bonbon esplosivi per Sirius. Dopo circa venti
minuti riuscì a farla uscire dal negozio, ma cominciò subito ad aprire alcuni
sacchetti.
«Amore, hai
appena mangiato!»
«Si lo so,
ma non riesco a resistere». Mugugnò con la bocca piena.
Passeggiarono a lungo per il paese, e quando
passarono davanti all’emporio di Zonko, Remus si mise a raccontare un aneddoto
di gioventù.
«Durante le
uscite a Hogsmeade, James, Sirius ed io eravamo sempre qui, passavamo ore a
commentare i vari oggetti anche se raramente compravamo qualcosa. La maggior
parte dei nostri scherzi l’inventavamo. Devo ammettere che eravamo piuttosto
bravi, anche se la vera mente del gruppo, per gli scherzi, era Sirius. Pensa
che alcuni dei nostri brevetti li abbiamo passati a Zonko. Certo, Fred e George
sono dei degni successori». Commentò sorridendo ripensando agli scherzi ideati
dai due gemelli Weasley.
Dopo circa
un’ora uscirono dal villaggio, e si diressero verso la Stamberga Strillante.
Benché Tonks
sapesse ormai da tempo che quella vecchia casa non era infestata da chissà
quali mostri, un brivido le percorse la schiena quando se la ritrovò davanti.
«Non dirmi
che ti fa ancora paura, non è altro che una vecchia casa malandata». La
rassicuro Remus, fissando il luogo dove per anni si era rifugiato nelle notti
di luna piena.
«Lo so
benissimo, ma fa sempre una certa impressione. Silente aveva fatto davvero un
ottimo lavoro».
Si avvicinarono sempre di più e, quando
furono davanti alla porta, Remus le fece segno di entrare. Lei esitò per un
istante, non era mai entrata in quella vecchia casa, nemmeno durante le prove
di coraggio che spesso i ragazzi si divertivano a fare ai tempi della scuola.
Leggermente
impaurita annuì, non voleva sembrare una fifona, si presero per mano mentre
Remus apriva la porta.
La polvere la faceva da padrona all’interno
della casa, da tutte le parti si vedevano mobili fatti a pezzi e brandelli di
stoffa.
Tonks guardò Remus.
«Sai, dovevo
pur sfogarmi in qualche modo». Commentò semplicemente lui, stringendosi nelle
spalle mentre si avvicinavano alle scale, dove una lunga striscia leggermente
impolverata rispetto a tutto il resto, era ancora evidente.
«Povero Ron,
non si sarà di certo divertito ad essere trascinato per una gamba da Sirius»
Sospirò, per poi afferrarla per un braccio, «non ti appoggiare alla balaustra,
potrebbe crollare».
Arrivati al
primo piano seguirono la striscia meno impolverata, fino ad arrivare nella
stessa stanza in cui quasi quattro prima Remus aveva ritrovato il suo migliore
amico.
«Qui è dove
finalmente avevo capito com’erano andate veramente le cose. Dove finalmente
avevo ritrovato Sirius». Mormorò.
Remus fissò
per qualche istante la stanza.
«Ma è anche
la stessa stanza dove mi trasformavo, come puoi vedere dai segni sui mobili.
Pensa, persino quel letto ogni mattina era praticamente distrutto, ma madama
Chips lo riaggiustava sempre. Lì mi prestava le prime cure.
A proposito
quando torniamo al castello dobbiamo passare a salutarla ne ha passate tante a
causa mia».
«Non fare
quella faccia, questa deve essere una vacanza per te. Non voglio vederti
triste». Lo minacciò Tonks puntandogli un dito contro il naso, mentre con la
mano libera prese la bacchetta e ripulì il letto, ma per sicurezza fece
apparire un’altra coperta e dei cuscini. Non appena si furono accomodati, lei
frugò nel mantello ed estrasse il diario di Remus, lui la fissò sconcertato.
«Perché lo
hai portato?» Le chiese.
«Sinceramente
non lo so nemmeno io, mi è capitato sottomano e ho l’ho infilato nel mantello.
Ti va di leggermi qualcosa? Per esempio, qualche scherzo che avete combinato a
scuola?» Chiese lei con evidente curiosità.
«Sì.. credo
che ce ne dovrebbero essere alcuni. Fammi pensare». Mormorò cominciando a
sfogliarlo.
«Questo è
stato parecchio divertente, o almeno per noi lo era stato, ma credo che Piton
non l’abbia pensata allo stesso modo». Commentò ridendo.
20 marzo
Ciao,
da quando sono diventato amico di James e
Sirius ogni giorno ci capitano nuove avventure. Ma andiamo con ordine, prima di
tutto devo dirti che da qualche tempo un ragazzino del nostro anno ci segue
come un’ombra, il suo nome è Peter Minus. A dire la verità sembra un po’ più
piccolo di noi, ma forse dipende solo dal fatto che è molto basso. Ormai credo
che si senta parte del gruppo, James dice che non c’è niente di male, in fondo
più siamo e più ci divertiamo.
Ma passiamo alla parte divertente, gli
scherzi.
James e Sirius si divertono molto a fare
scherzi, e devo dire che sono piuttosto ingegnosi ma devono ancora lavorare
molto sul fatto di non farsi scoprire dai professori o da Gazza. Praticamente
sanno a memoria la strada per l’ufficio di Silente, e come loro anche io, ma
almeno non ci sono finito così spesso come loro.
Ti racconterò l’ultima bravata che abbiamo
combinato ai danni della nostra vittima prediletta, Severus Piton,. Un infido
ragazzino di serpeverde che pensa solo a studiare, è addirittura peggio di me,
e a trattare male quelli che lui considera “mezzosangue”. Io personalmente non
la sopporto quella parola perché in qualche modo mi sento anche io un
“mezzosangue”, metà umano e metà lupo mannaro. Forse è per questo che mi da
tanto sui nervi e raramente mi sento in colpa per gli scherzi che gli facciamo.
Ieri al termine delle lezioni mattutine ci
stavamo dirigendo verso la sala grande per il pranzo un gruppo di ragazzine di
tassorosso stavano chiacchierando vicino alla porta d’entrata ostruendo
leggermente il passaggio, ma in realtà ci si passava benissimo, tra quelle
ragazze c’era anche Emy Leegarden una ragazza molto simpatica e gentile di
origini babbane. Piton sembrava non aspettare altro, appena si ritrovò vicino
al gruppetto ha iniziato a dire cose davvero cattive come
«Hey
stupida mezzosangue non vedi che tue e le tue amiche state intralciando il
passaggio? I babbani con cui vivi non ti hanno insegnato l’educazione?».
Emy
è scoppiata in lacrime seguita a ruota dalle sue amiche, Sirius stava per
correre da Severus per dargli un pugno su quel suo lungo naso, ma io e James
siamo riusciti a fermarlo giusto in tempo.
«Non qui Sirius, non vedi che i professori
ci stanno fissando? Ho un’idea migliore, ve la illustrerò mentre mangiamo, ma
ora Remus vai a vedere come sta Emy e cerca di rassicurarla.Quel piccolo verme untuoso la pagherà». Ci
ha assicurato James.
Così
io sono uscito di corsa fuori in cerca di Emy, era seduta sui gradini poco
lontana dall’ingresso principale. Io ho tentato di rassicurarla sul fatto che
Severus era solo un idiota, che il suo unico scopo nella vita era quello di
insultare le persone solo per il gusto di sentirsi superiore, ma in realtà era
solo un piccolo verme strisciante con il naso ad uncino. Fortunatamente le mie
parole l’hanno aiutata a calmarsi e subito dopo l’ho riaccompagnata dentro
visto che le sue amiche, appena mi avevano visto avvicinare, erano sparite più
veloce della luce non so perché. Così l’ho scortata fino al tavolo dei
tassorosso.
Tornato al mio tavolo James ha iniziato a
raccontarci il suo piano, era davvero diabolico, degno della sua fama.
«Allora, avete capito tutto? Bene, lo
metteremo in atto questo pomeriggio durante l’ora di volo».
Siamo arrivati al campo di quidditch prima
di tutti gli altri per preparare tutto, ognuno aveva il suo compito.
James doveva stregare la scopa, Sirius doveva spalmare sul manico
la colla invisibile a presa rapida, Peter faceva da palo e io dovevo distrarre
madama Bumb. Conosciamo abbastanza bene Severus da sapere che si mette sempre
vicino all’insegnate, quindi, James e Sirius non hanno avuto particolari
difficoltà a scegliere la scopa da incantare e incollare appena in tempo visto
che inostri compagni di grifondoro e
i serpeverde arrivarono sul campo pronti per la lezione di volo, come previsto
Severus era proprio nel punto giusto.
Quando madama Bumb ci diede il via ci alzammo tutti in volo per
fare alcuni volteggi, ad un tratto la scopa di Severus è schizzata in alto,
sempre più in alto, di botto si è fermata e si è capovolta lasciandolo
penzolare a testa in giù. Grazie alla colla non è caduto, poi la scopa ha
cominciato a fare vari giri della morte e a roteare su se stessa per poi farlo
rimanere ancora a testa in giù.
È rimasto in quella posizione per un bel
po’, Madama Bumb pensava che lo avesse fatto apposta.
«Potter, vallo a riprendere devo scambiare
con lui due paroline». James ha preso la pluffa al balzo ed andato da lui.
«Che
ti serva da lezione Mocciosus, non azzardati più a trattare Emy in quel modo o
la prossima volta non ti andrà così bene…» E così dicendo lo ha portato giù,
prima però fa fatto sparire i residui di colla e ha rimesso a posto il manico
di scopa.
Spero che quell’arrogante abbia imparato la
lezione, anche se non ci conto troppo.
Buonanotte.
Remus
Tonks stava
ancora ridendo quando Remus terminò di leggere.
«Piton su una scopa stregata. Cavolo mi
sarebbe piaciuto vederlo». Riuscì a dire mentre cercava di calmare le risate.
«Sì, devo ammettere che era stato molto divertente, ricordo che madama
Bumb gli aveva fatto una bella ramanzina, e lui ci giurò guerra eterna. A quei
tempi ci divertivamo molto a prenderlo in giro e a fargli brutti scherzi.
Sirius in verità non è cambiato molto, io invece sì. Probabilmente da quando
Sirius gli ha fatto quello scherzo terribile. Se non fosse stato per James
probabilmente lo avrei sbranato».
«Ma non è successo, Piton è ancora vivo e vegeto sempre pronto a sparare
cattiverie con la sua lingua untuosa e biforcuta. E il suo naso ad uncino è
sempre pronto ad immischiarsi negli affari altrui. E tutto questo perché tu sei
il mio bravo lupacchiotto». Lo prese in giro saltandogli addosso.
«Lupacchiotto??» chiese sconcertato e liberandosi dalla presa di Tonks
facendola atterrare al suo posto.
quando fu sopra di lei cominciò a baciarla.
«Sai, è bello essere qui con te, mi sento stranamente tranquillo. Grazie
amore mio». Le sussurrò per poi ricominciare a baciarla.
Ringraziamenti:
PinkMoonlightPrincess: Grazie mille per i complimenti, sono tutta rossa!! Hihi,
spero che anche il seguito ti piacerà così tanto, mi dispiace non poterti dire
di più sui prossimi capitoli :p;
Lupinuccia: mi piaceva l’idea di Sirius come sostegno morale per Remus,
e i commessi come vittime sacrificali della nevrosi pre- proposta. Tu continua
ad esercitarti scrivendo tutto quello che ti viene in mente e leggi tantissimo,
per trovare le parole giuste:D;
lauretta86: Chissà perché tutti adorano il modo in cui parlo di Sirius,
anche certe mie amiche mi chiedono ff solo su di lui… boh mistero hihi. Il mio
preferito rimane sempre Remus, visto che con lui riesco a spaziare di più;
FunnyPink e Lars
Black: Grazie
mille a tutte e due ;) ;
Scusate l’attesa ma in questo periodo ho un poco da fare.
Buona lettura!
Il Diario Dimenticato
Capitolo 7
La permanenza nella stamberga strillante non era mai
stata così piacevole per Remus. Stare tra quelle mura disastrate con la persona
che amava gli aveva dato la giusta dose di fiducia che gli serviva, finalmente
il futuro non era più così buio come, invece, si era rassegnato a credere fin
da piccolo.
Fu solo quando si decisero ad uscire dalla vecchia casa che si accorsero
di quanto fosse tardi. Ormai era quasi buio e l’aria era sempre più fredda.
S’incamminarono verso il villaggio di Hogsmeade che, alla sera e con la neve
che ancora lo ricopriva, sembrava un vero e proprio paesaggio da cartolina.
Tonks avrebbe voluto fermarsi ancora una volta da Mielandia per
rimpinguare le scorte di dolci che lungo il pomeriggio erano drasticamente
diminuite, ma Remus la trascinò via appena in tempo.
«Se vuoi ci torniamo un altro giorno, ma ora dobbiamo tornare al
castello o ci lasceranno senza cena». Le disse trattenendola per un braccio.
Solo dopo aver sentito le parole “senza cena” Tonks si decise a
seguirlo, benché avesse mangiato parecchi dolci non vedeva l’ora di cenare a
Hogwarts, aveva sempre adorato i manicaretti che si mangiavano lì.
Tornati al castello, corsero nella loro camera per darsi una sistemata
in vista della cena e appena pronti scesero nella sala grande e presero posto
al tavolo degli insegnanti. Per fortuna questa volta Silente non fece nessun
discorso e quindi poterono mangiare tranquillamente.
L’atmosfera al castello era serena, tutti chiacchieravano allegramente,
si vedeva che le nubi nere si erano allontanate definitivamente dal mondo
magico. Solo una persona sembrava turbata. Piton, non aveva ancora mandato giù
il fatto che Remus fosse lì a Hogwarts per di più a sventolare ai quattro venti
il suo fidanzamento con Tonks mentre dalla sua postazione li osservava mentre
chiacchieravano con Vitious e Silente, erano insopportabili, non avrebbe ancora
resistito per molto. Per fortuna la cena era quasi finita. Sfortunatamente per
lui, mentre i ragazzi stavano già tornando nelle rispettive sale comuni,
Silente chiese a tutti i professori se volevano andare nel suo studio per bere
qualcosa e fare quattro chiacchiere, tutti accettarono di buon grado, di conseguenza
anche lui dovette accettare, benché contro voglia.
Raramente l’ufficio di Silente era stato così affollato, ma nessuno, o
per meglio dire, quasi nessuno sembrava notarlo.
«Allora ragazzi, a quando il gran giorno? Quando Silente ci ha avvertito
non potevamo credere alle nostre orecchie». Esclamò la professoressa McGranitt.
«Raccontateci nei particolari cos’è successo quella sera». Concordò la
professoressa Sprite
«E’ stato davvero emozionante, credetemi, io c’ero». Intervenne
Hermione.
Davanti a tutte quelle richieste Tonks e Remus furono costretti a
raccontare tutto per filo e per segno quello che era successo, ad ogni pausa
qualcuno dei presenti sospirava e sussurrava
«Che cosa romantica…»
Piton se ne stava in un angolo, quel racconto lo nauseava. Di sicuro
Remus stava gongolando nell’essere così al centro dell’attenzione.
Al termine del racconto le professoresse avevano quasi tutte le lacrime
agli occhi.
«Sarebbe stato bello esserci». Sospirò la professoressa Sprite.
«Ci sarebbe piaciuto avervi lì con noi, ma per via delle lezioni è stato
impossibile. Naturalmente al matrimonio siete tutti invitati». Le rassicurò
Remus che con queste parole scatenò una serie di commenti di approvazione.
Dopo circa due ore, quasi tutti i presenti decisero ad andare a dormire,
Piton prese la palla al balzo.
«Scusi preside, ma dovrei cominciare il mio giro di ronda per i
corridoi»
«Oh si certo Severus, vai pure. Scusa se ti abbiamo trattenuto». Rispose
Silente osservandolo attentamente.
Piton salutò il preside e se ne andò senza degnare di uno sguardo Remus
e Tonks, i quali non si stupirono del suo comportamento, ormai lo conoscevano
bene.
Quando tutti se ne furono andati, Remus chiese al preside quali progetti
aveva per lui per le due settimane seguenti, il preside lo scrutò per qualche
istante, sfoderando un sorrisetto che Remus giudicò alquanto inquietante.
«Cosa ne diresti di riprendere le tue lezioni di recupero? Molti dei
ragazzi che hai aiutato durante estate hanno superato brillantemente gli esami»
Propose, mentre Remus tirava un sospiro di sollievo. Sollievo che non durò a
lungo. «Ma in realtà ci sarebbe anche un’altra cosa che ti vorrei chiedere. Ti
piacerebbe lavorare qui definitivamente l’anno prossimo, come professore di
difesa contro le arti oscure? Naturalmente non mi devi rispondere subito,
pensaci con calma». Continuò, noncurante dello sguardo del suo interlocutore.
«Ma preside, come… Voglio dire, abbiamo già tentato, e sappiamo bene
com’è andata a finire». Rispose Remus, visibilmente sconcertato e spaventato
nel ripensare a quei momenti. Certo, lui adorava insegnare ma…
«Sì, ricordo benissimo. Ma il prossimo anno le cose saranno diverse, non
credi? Io ho molta fiducia nel dottor Whitman e nella sua equipe, dovresti
averne anche tu». Continuò tranquillamente Silente.
«Anche io ho molta fiducia in loro, è solo che… Va bene, ci penserò.
Grazie Preside» Rispose abbozzando un sorriso.
Usciti anche loro dall’ufficio Tonks non riuscì a trattenere il suo
entusiasmo per la proposta del preside.
«Secondo me dovresti accettare, finalmente potresti fare il lavoro che
ami! In oltre Silente ha ragione, il prossimo anno probabilmente non dovrai più
preoccuparti del tuo piccolo problema».
«Siete tutti molto fiduciosi
vedo. Vorrei esserlo anche io. Però su una cosa hai ragione, io adoro insegnare
in oltre, secondo Harry e gli altri le mie lezioni appassionavano sempre
tutti».
Improvvisamente Remus si bloccò in mezzo al corridoio. Cosa ci faceva
Piton vicino alla porta della loro camera?
Se ne stava proprio lì ad osservarli dall’alto in basso con aria di
sfida.
«Bene, bene. Ecco la coppietta dell’anno, devo dire che questa notizia
mi ha stupito molto,chi l’avrebbe mai detto che un dannato lupo mannaro potesse
sposarsi. Avete già preparato la cuccia per i cuccioli? Tanti bei lupetti che
saltellano in giro per casa. Sarà un caso più unico che raro». Sbottò.
Tonks era furibonda, gli corse in contro con il braccio alzato pronta a
sferragli un memorabile schiaffo, ma Remus la bloccò giusto in tempo.
«Amore fermati. Non ne vale la pena, sta solo cercando di provocarci. In
quanto a te togliti da quella porta». Ringhiò tra i denti lanciandogli
un’occhiata infuocata.
«No Remus, basta. Non lo sopporto, sono anni che non fa altro che
comportarsi così. E’ ora che qualcuno gli dia una lezione. Non vorrai mica
passare tutto il prossimo anno con lui che ti tratta in questo modo?!». Esclamò
lei guardando Remus negli occhi.
«Il prossimo anno? Cosa stai dicendo??» Chiese Piton.
«Come, non lo sai? Pensavo che avessi origliato alla porta dell’ufficio
di Silente, visto che è la cosa che sai fare meglio, o sbaglio? No? Bene. Beh
il prossimo anno sarete colleghi, sei contento?» Chiese sarcastica.
«Tonks, non ho ancora deciso…» Tentò di dire Remus.
«Silente ti ha chiesto di lavorare qui?? Non è possibile sa bene che i
genitori non vorranno mai che un lupo mannaro insegni ai loro figli…» Esclamò
Piton, frastornato da quella rivelazione.
«Probabilmente avranno cambiato idea. Come mai non sorridi più?? Ti si
legge in faccia la contentezza».
«Tonks basta, dico davvero. E tu Severus spostati da lì e vattene».
Piton, ancora incredulo si spostò dalla porta.
«Grazie molto gentile, buonanotte». lo salutarono a denti stretti
richiudendosi la porta alle spalle.
Tonks era ancora infuriata per le cose che Piton aveva detto e non mancò
occasione per ribadire il concetto.
«Ma chi si crede di essere?? Ma l’hai sentito come ti ha parlato?! Mi
spieghi perché non reagisci mai quanto ti dice queste cose? Il passato è
passato, devi farlo smettere». Urlò mentre si preparava per la notte, anche se
il nervosismo era tale che si ritrovò a sparpagliare tutti i vestiti in giro
per la stanza.
«Ora calmanti.. Lo so bene che il passato è passato ma non mi voglio
abbassare al suo livello, se gli rispondessi con lo stesso tono non sarei
migliore di lui. So bene che lui prova un immenso piacere nel ferire le
persone, in particolare Sirius e me, io cerco di non fargli capire quanto le
sue parole mi facciano male. Devo dire che mi fa molta pena, io ho sempre avuto
degli amici che, anche nei momenti più difficili, mi sono sempre stati vicino,
persino quando hanno scoperto cos’ero in realtà. Lui, invece, è sempre stato
solo fin da piccolo, respingeva chiunque gli si avvicinasse».
Remus si sedette sul letto e lei fece altrettanto.
«Capisco cosa vuoi dire, ma questa non è una giustificazione per il suo
comportamento. Secondo me c’è dell’altro»
«Si certo c’è dell’altro, lui è sempre stato geloso di noi tre. Era
geloso di James, ammirato da tutti per la sua bravuraa quidditch e a scuola, oltre che a cavarsela sempre sia nelle
lezioni che dopo aver combinato dei guai; di Sirius e della sua aria da bello e
ribelle che lo contraddistingue tutt’ora, tutte le ragazze cadevano ai loro
piedi. Per quanto riguarda me, invece, non so bene perché fosse geloso. Forse
perché a scuola andavo piuttosto bene senza uno sforzo eccessivo. Questo lo
rendeva furioso. In tre rappresentavamo tutto quello che lui voleva essere,
ecco perché ha cercato in tutti i modi di trovare i nostri punti deboli, per
colpirci e sentirsi così superiore a noi». Mormorò cercando di spiegarle tutta
la situazione.
«Io so perché era ed è geloso di te». Affermò lei con decisione. Remus
la osservò sconcertato. «Perché sei incredibilmente sexy». Sorrise baciandolo,
mentre Remus arrossì vistosamente.
*****
Piton aveva ancora gli occhi fuori dalle orbite, come poteva Silente
riassumere Lupin?? Era forse impazzito? Doveva scoprire cos’aveva in mente il
preside. Così, appena Remus e Tonks si chiusero la porta alle spalle si diresse
verso il mascherone, disse la parola d’ordine e salì nell’ufficio del preside.
«Severus, già finito il tuo giro di ronda per i corridoi? Prego
accomodati. Qualcosa mi dice che non se qui per un’allegra chiacchierata».
Esclamò Silente scrutandolo nel profondo, come solo lui sapeva fare.
«Infatti preside». Rispose, mentre prendeva posto davanti alla
scrivania. «Prima ho incontrato, per caso, Lupin e Tonks in corridoio. Mi hanno
detto che lei ha offerto un lavoro a Lupin come professore qui a Hogwarts. È
uno scherzo, vero?» Chiese con una nota di speranza nella voce, mentre Silente
continuava a osservarlo attentamente.
«No Severus, non è uno scherzo. Ho sempre creduto che Remus potesse
essere un ottimo insegnate e anni fa ne ho avuto la prova. Quindi, ora voglio
assumerlo definitivamente» Continuò tranquillamente il preside.
«Ma signore, è un lupo mannaro! Non possiamo rischiare un’altra volta,
ha forse dimenticato cos’è successo l’ultima volta?» Chiese stupefatto Piton.
«No, non ho dimenticato. Ma sono certo che le cose cambieranno il
prossimo anno. Quindi, gradirei che tu non mettessi in discussione il mio metro
di giudizio. Ma già che siamo in argomento “Remus”, quando ti deciderai a
lasciarlo in pace? Non credere che non ti abbia visto oggi a pranzo o a cena e
persino poco fa, proprio qui nel mio studio. C’era un tale odio nel tuo guardo
che mi ha stupito, speravo che col tempo tutto il rancore che portavi dentro di
te si sarebbe dissolto, ma con mio grande rammarico devo constatare che non è
così. Ora, però, ti chiedo di non rovinagli questo soggiorno, tra due settimane
dovrà affrontare una prova molto dura e voglio che per quel giorno sia
tranquillo». Chiarì il preside.
«Farò del mio meglio preside, ma non le prometto nulla. Buonanotte».
Rispose Piton congedandosi.
«Per il momento, mi accontento. Buonanotte».
Remus si guardò in torno sconsolato osservando i
vestiti che Tonks aveva sparpagliato in giro per la stanza.
«Mi spieghi perché ogni volta che ti innervosisci, e
hai dei vestiti a portata di mano, li sparpagli per tutta la stanza?» Chiese
Remus cominciando a raccoglierli e a sistemarli nell’armadio.
«Sinceramente non lo so, sarà un tic nervoso».
Rispose mettendosi sotto le coperte, mentre Remus la raggiungeva.
«Quanti ricordi in questa stanza, l’hai
riconosciuta?» Chiese ancora Tonks, accoccolandosi meglio contro di lui. «È la
stessa che avevo due estati fa».
«E’ vero! Ora che mi ci fai pensare mi sembrava che
avesse un’aria famigliare. Hai ragione, qui ci sono molti ricordi, uno in
particolare…» Rispose Remus arrossendo, ripensando, a quello che era successo
proprio un quella stanza.
«Già, però devo ammettere che è stato molto, come
dire, piacevole». Confermò, anche lei rossa in viso. «Oh, guarda cosa c’è qui».
Continuò lei prendendo in mano il diario e cercando così di cambiare discorso.
«Sinceramente non mi va molto di leggere questa
sera». Mormorò Remus, chiudendo gli occhi.
«Non ti preoccupare leggo io. Facciamo così, apro
una pagina a caso e vediamo cosa ne esce». E così fece. «Vediamo, andiamo
all’inizio del racconto… Oh bene credo che sia quando Sirius e James hanno
scoperto il tuo segreto». Constatò lei cercando leggendo qualche riga qua e la
per capirne l’argomento trattato.
«Ma ormai la saprai a memoria questa storia». Cercò
di dire, ma ormai Tonks stava già cominciando a leggere.
27 febbraio
ciao,
ieri è stata una giornata davvero… Non so ancora bene come definirla.
Ma andiamo con ordine, l’altro ieri c’è stata luna piena e come al solito mi
sono dovuto inventare una scusa da rifilare a James e Sirius, questo mese era
il turno della scusa:
“mi assenterò per qualche giorno, mia madre sta ancora male” .
Loro non hanno detto niente, come sempre. Comunque la trasformazione
è stata piuttosto movimentata, ne sono uscito davvero malconcio, quindi, madama
Chips ha dovuto trattenermi in infermeria per qualche giorno.
Non so ancora bene come hanno fatto ma me li sono ritrovati entrambi
davanti. Avevano delle facce indescrivibili, erano un misto tra rabbia e
preoccupazione.
«Perché diavolo non ce lo hai detto?? Abbiamo dovuto capirlo da
soli…» Mi ha accusato Sirius.
«Pensavo che fossimo amici, gli amici si dicono tutto…» Ha rincarato
la dose James.
«Ragazzi voi non capite… Non potevo dirvelo...» Ho tentato di
spiegare.
«E perché non potevi dircelo? Pensavi che andassimo a sventolarlo ai
quattro venti??» Mi ha urlato contro Sirius.
«No, non è così…E’ solo che... che…» Ho tentato di dire.
«Avanti parla, dicci perché secondo te non eravamo degni di conoscere
il tuo segreto» Sirius era davvero arrabbiato
«Sirius lascialo parlare». È intervenuto James.
«Grazie. Ecco io, avevo paura che una volta scoperto il mio segreto,
mi avreste voltato le spalle, come hanno sempre fatto tutti». Sono riuscito a
dire abbassando lo sguardo, ero davvero impaurito, e sinceramente lo sono
tuttora.
«Ma come hai anche solo potuto pensare una cosa simile? Ci ritieni
davvero così idioti?» Mi ha risposto Sirius mentre mi alzava per il collo del
pigiama.
«Sirius lasciami! Mi fai male!» Ho urlato, mentre tutte le ferite che
avevo sul corpo ricominciavano a sanguinare. Solo vedendo le bende insanguinate
ha deciso a lasciarmi andare, ma poi se ne è andato dall’infermeria.
«Remus, non preoccuparti sai com’è fatto, gli passerà. Però su una
cosa ha ragione, come haipotuto
pensare che ti abbandonassimo? Gli amici non fanno queste cose. Comunque ora
cerca solo di rimetterti in sesto, con Sirius ci parlo io. Ma preparati, quando
tornerai nella sala comune dovremo chiarire molte cose, e forse troveremo anche
una soluzione. Ora devo andare o madama Chips mi butterà fuori a calci. Ciao».
Così dicendo se ne è andato, senza nemmeno lasciarmi il tempo di rispondergli.
Che gran casino. Silente aveva ragione, avrei dovuto parlagliene
subito e non rimandare per quasi quattro mesi. Cosa devo fare? Ho quasi paura
di tornare nel mio dormitorio, però li dovrò affrontare prima o poi, non c’è
altro da fare. Sperando che a Sirius passi l’arrabbiatura.
Oh no! Madama Chips ha visto le mie bende tutte insanguinate. Ora
dovrà rifarle tutte, non vedo l’ora. Adoro il bruciore del disinfettante.
Remus
Tonks si fermò un attimo per
osservare la sua reazione, ma non sembrava turbato.
«Quello dopo è la
continuazione, il nostro chiarimento». Rispondendo alla sua domanda silenziosa,
allora lei riprese a leggere.
1° marzo
ciao,
ieri dopo esserci rintanati nella torre di astronomia ci siano
finalmente chiariti. Anche grazie aJames che è riuscito a calmare Sirius, il quale non mi ha più aggredito.
Hanno voluto che gli parlassi di tutto, da quando sono stato morso
fino al mio arrivo a Hogwarts. Terminato il mio racconto sono stati zitti per
un po’.
«Ora capisco perché ti sei comportato così, fin da piccolo ti sei
sentito abbandonato da tutti, però ciò non toglie che non sei stato molto
corretto nei nostri confronti». Ha detto Sirius, sbuffando.
«Hai ragione, ho sbagliato. Dovevo dare retta a Silente e dirvelo
subito». Ho mormorato mortificato.
James, però, non sembrava interessato a quello che stavamo dicendo, è
stato zitto per un bel po’, poi d’un tratto ha battuto un pugno a terra.
«Ci deve essere una soluzione, non puoi continuare a ridurti in
quelle condizioni tutti i mesi. Da domani tutti in biblioteca, dobbiamo saperne
di più su questa cosa. Così potremo escogitare una soluzione».
Io e Sirius lo abbiamo guardato di traverso.
«Ma James, non per rovinare il tuo entusiasmo mai sono così da cinque
anni, temo che non ci sia una soluzione». Ho cercato di spiegargli,
inutilmente, era, ed è tuttora, certo che una soluzione ci sia, così io e
Sirius siamo stati costretti ad assecondarlo.
«Ok va bene. Domani tutti in biblioteca».
Sono contento che le cose, con James e Sirius, si siano chiarite. Non
potrei immaginare la mia vita qui a Hogwarts senza la loro amicizia, se ripenso
a me stesso prima di diventare loro amico… Mi rivedo lì, in un angolo del tavolo
di grifondoro che mangio da solo, oppure in biblioteca sommerso dai libri.
Mi buttavo sullo studio per non pensare alla solitudine e solo ora
capisco quanto fossi patetico. Una cosa è certa, sono stato fortunato a trovare
due amici così.
Remus
Tonks chiuse il diario, lo fissò e ne sfiorò la copertina.
«Più leggo o sento parlare di voi tre, più mi rendo conto di quanto la
vostra amicizia è qualcosa che sfugge all’umana comprensione. E’ come se foste
stati destinati, fin dalla nascita, ad essere amici per l’eternità. E’ davvero
una cosa incredibile!» Esclamò, passando il suo sguardo dal diario agli occhi
di Remus, il quale sorrise alle parole che le aveva appena sentito pronunciare.
«Io stesso non avrei saputo descriverlo meglio, davvero. Sono convinto
che a modo loro mi abbiano salvato la vita con la loro amicizia. Sai, dopo la
morte di James mi sono sentito perso, poi però col passare del tempo ho capito
che in qualche modo le nostre anime erano legate da qualcosa di molto forte e
profondo, quindi, sapevo che lui non era morto veramente, perché avrebbe
continuato a vivere in me, anche Sirius l’ha sempre pensato. Con questo
pensiero fisso nella mente sono riuscito a superare molti momenti difficili.
Persino quando tutti credevano che Sirius fosse morto, e tutti lo credevano
morto, io sentivo che non era così». Confessò.
Tonks capiva benissimo il discorso di Remus, fin dal suo ingresso
nell’Ordine della Fenice aveva sentito parlare di loro tre, e di quanto
quell’amicizia fosse stata vitale per Remus. In quell’istante le venne in mente
una frase che aveva sentito dire a Silente qualche anno prima durante una
conversazione con alcuni membri dell’ OdF.
“Se non fosse stato per James e Sirius,
probabilmente Remus non sarebbe sopravvissuto alla sua condizione. I demoni che
lo assalgono una volta al mese lo avrebbero distrutto..”
Lei scosse vigorosamente la testa.
«Cosa c’è?» chiese incuriosito Remus.
«No niente, è solo che sarò sempre grata a Sirius e James per averti salvato,
perché è anche grazie a loro se ora possiamo vivere tutto questo».Rispose,
mostrandogli l’anello di fidanzamento.
«Sì, hai perfettamente ragione». Confermò lui dandole un bacio.
lauretta86:
hehe lo ammetto ogni tanto il “gli” sfugge al mio controllo, ho cercato di
tenerlo al guinzaglio ma non ne vuole sapere hihi. Grazie mille per i
complimenti, non immagini quanto mi tirino su di morale :D;
Lupinuccia:
ammetto che quando rileggo il passaggio dello scherzo, spesso rido come una
matta nonostante l’abbia scritto io. Lo so ho dei problemi, lo ammetto ^^’.
Grazie
a tutti quelli che hanno letto e non hanno commentato, spero che quello che
state leggendo vi piaccia :D
Chiedo scusa per l’imperdonabile
ritardo ma ho vari progetti aperti e non riesco a seguire anche la revisione di
questa storia.
Buona lettura!
Il Diario Dimenticato
Capitolo 8
Il tempo a Hogwarts stava volando. Senza nemmeno accorgersene era gia
trascorsa una settimana dal loro arrivo al castello.
Remus era talmente impegnato con le lezioni di
recupero che si era quasi scordato di quello che lo attendeva, il che era un
bene constatarono sia Silente che Tonks, anche lei molto impegnata con il suo
nuovo lavoro alla sede Auror di Hogsmeade. I colleghi l’avevano messa subito a
suo agio, Anche se c’era tanto da fare e non le restava molto tempo libero da
passare con Remus.
Quel pomeriggio volgeva ormai al termine e Remus
stava tenendo l’ultima lezione di recupero di trasfigurazione con dei ragazzi
del primo e del secondo anno per quel giorno, ma d’un tratto un ragazzo alzò la mano. «Dimmi pure Adam, non ti è
chiaro qualcosa?»
«No professore, è solo che girano delle voci qui a
scuola, e sostengono che il preside le ha chiesto di tornare ad insegnare qui,
è vero?» Chiese titubando il giovane Adam, ma anche gli altri ragazzi sembrarono
incuriositi dalla risposta che avrebbe dato Remus, il quale, dopo essere stato
zitto per qualche istante sospirò.
«Voglio essere sincero con voi. E’ vero, il preside
mi ha chiesto di tornare definitivamente ad insegnare qui a Hogwarts ma io non
so ancora se accettare. Come tutti ben sapete io sono un lupo mannaro e qualche
hanno fa per una banale dimenticanza, stavo per uccidere un vostro insegnate e
alcuni ragazzi che per me sono quasi come dei figli e francamente non voglio che
risucceda ancora. In oltre non credo che i vostri genitori sarebbero entusiasti
di sapermi ancora qui». Confessò lui fissandoli uno ad uno.
«Per i miei genitori non ci sono problemi, gli
scrivo quasi tutti i giorni e sanno tutto di lei, ma nelle mie lettere gli dico
sempre che è un ottimo insegnate e che ci sta aiutando molto. All’inizio erano
un po’ preoccupati, ma ora sono felici di saperla qui». Intervenne una ragazza
in seconda fila.
«Grazie Daphne, sei stata molto gentile. Prenderò
una decisione al più presto, ma prima volevo sapere cosa ne pensavate voi
ragazzi, dato che sarete i diretti interessati». Continuò Remus, ed in quel
momento tutti i ragazzi presenti cominciarono a parlare contemporaneamente.
«Certo professore, resti con noi!!»
«Giusto! Accetti la proposta del preside!»
«Non se ne vada!».
Remus era colpito, non si aspettava un consenso così
plateale, soprattutto da dei ragazzi così giovani. «Grazie ragazzi, davvero. Ma
ora si è fatto tardi, è meglio che andiate o farete tardi per cena». Li
congedò. In modo un poco disordinato i ragazzi uscirono dall’aula, mentre Remus
si dedicava alla sistemazione di alcune pergamene che affollavano la sua
scrivania, ma qualcuno l’osservava dalla porta.
Hermione, visto che lui non si era accorto della sua
presenza decise di entrare, «devo dire che i ragazzi sono molto entusiasti delle
tue lezioni, e ammetto che alcuni sono migliorati parecchio». Disse,
avvicinandosi.
«Grazie Hermione, sono dei bravi ragazzi, molto
recettivi». Rispose lui raccogliendo le ultime pergamene.
«Ho ascoltato involontariamente il discorso che hai
fatto. Se fossi stato così sincero anche con noi, sicuramente non avresti avuto
tanti problemi».
«Hai ragione, ma quelli erano altri tempi, le
persone avevano un’altra mentalità nei confronti dei lupi mannari, per meglio
dire nei miei confronti. Non che ora sia migliorata di molto, ma con
tutto quello che è successo l’anno scorso, ma non mi posso lamentare».
«Sì, forse hai ragione. Però ho visto che i ragazzi
non vedono l’ora di riaverti qui come insegnate fisso, è molto bella questa
cosa».
«E’ vero, mi ha stupito molto la loro reazione, ma
devo ammettere che mi ha reso molto felice, io adoro insegnare» Confermò Remus.
«Si vede. Dai ora andiamo, è tardissimo», e così
dicendo si avviarono entrambi verso la sala grande per la cena.
Al tavolo degli insegnati c’era un posto vuoto,
Tonks infatti, aveva avvertito che avrebbe fatto tardi un’altra volta. Remus
era dispiaciuto, ma sapeva che il lavoro per Tonks era molto importante,
quindi, la sosteneva in tutto. Dal canto suo Hermione sembrava preoccupata e
non mancò di farglielo notare. «Da quando siete qui, ha sempre mangiato poco o
niente e di fretta. Non può continuare così»
«Non ti preoccupare, di solito le faccio portare
qualcosa dalla cucina. Appena finisco di mangiare chiederò a Dobby di portare
qualcosa nella nostra camera. Come quasi tutte le sere ormai». Le rispose
tranquillamente Remus e dopo quelle parole, Hermione sembrò più tranquilla.
Ma Qualcun altro, aveva ascoltato con particolare
interesse quel discorso. Piton tenendo l’orecchio teso Sorrise malignamente, stando attendo a non darlo
troppo avedere.
A cena finita Remus si avviò verso la cucina, dove avrebbe
trovato Dobby, il quale si era preso l’incarico di potare a termine queste
piccole mansioni extra. «Aspettami! Vengo anche io, così controllerò come
stanno gli elfi domestici». Hermione era sempre molto attiva nella sua campagna
per i diritti degli elfi domestici, Remus acconsentì ed insieme si diressero
verso le cucine.
Dopo essere scesi lungo la scala di pietra, si
ritrovarono nell’ampio corridoio di pietra illuminato da delle torce e si
fermarono davanti al quadro che raffigurava una ciotola d’argento contenente
della frutta, Remus fece il solletico alla grossa pera verde e la porta si
aprì. Appena ci misero piede, vennero accolti da molti elfi domestici, i quali
offrirono loro dolci e tazze di tè, mentre Dobby si faceva largo tra loro, «Salve
signore, Dobby è sempre felice di vederla. Oh salve signorina Hermione». Li
salutò rivolgendo loro un profondo inchino.
«Ciao Dobby tutto bene? Mi dispiace disturbarti ma
volevo chiederti un altro favore, questa sera Tonks farà ancora tardi. Potresti
portare qualcosa da mangiare nella nostra camera più tardi?» Chiese molto
gentilmente Remus, mentre Hermione stava interrogando i vari elfi domestici
sull’andamento della loro vita.
Dobby
sorrise. «Ma certo professore, non si preoccupi. Dobby le porterà le sue
pietanze preferite». Lo rassicurò.
«Grazie mille, Dobby, ci vediamo domani allora.
Tanto so già che farà di nuovo tardi». Mormorò Remus un po’ sconsolato.
«Arrivederci professore. Dobby è sempre contento
quando è d’aiuto». Così dicendo fece un altro inchino e si mise ai fornelli,
mentre Remus, quando riuscì a trascinare Hermione fuori dalla cucina,
s’incamminarono verso la sala grande.
«Grazie per avermi accompagnato. Ora però devo
andare a preparare la lezione di domani sugl’incantesimi di ostacolo.
Buonanotte». La salutò fermandosi vicino alla scalinata.
«Buonanotte, e non lavorare troppo…»Lo prese in
giro.
«Senti chi parla...» Rise a sua volta,
incamminandosi verso la sua aula.
*****
Il lavoro quella settimana era stato particolarmente
duro ma, nonostante questo, Tonks doveva ammettere che si trattava di una bella
sfida. L’incarico che il suo capo le aveva affidato era davvero stimolante. In
oltre i suoi colleghi l’avevano messa subito a suo agio, cosa che contribuiva
in modo significativo a migliorarle l’umore, un poco basso in quei giorni a
causa del poco tempo che le restava per stare con Remus.
Finalmente, verso le ventitré, terminò di compilare
gli ultimi rapporti, chiuse il fascicolo che aveva davanti, prese le sue cose e,
appena fu pronta per andarsene salutò i colleghi, si smaterializzò.
Ricomparve proprio vicino al cancello e, visto che
la serata era particolarmente buia e fredda, si affrettò a raggiungere il grande
portone contro il quale bussò più volte per farsi aprire.
«Ben tornata signorina, il professor Lupin mi ha
pregato di dirle che come sempre le ha fatto portare la cena nella vostra
stanza». Bofonchiò il custode, che negli ultimi giorni era ritornato il solito
brontolone, ma appena la vide si sforzò di sorridere.
«Grazie mille, sapete dove lo posso trovare ora?»
Chiese lei.
«L’ultima volta che l’ho visto era nella sua aula,
forse lo trova ancora lì».
«Grazie, allora passerò a salutarlo. Buonanotte». Lui
ricambiò l’augurio e si dileguò nella sala grande. Tonks, invece, salì le scale
e si diresse subito verso l’aula di Remus dove lo trovò seduto alla sua
scrivania sommerso dai libri e da un mucchio di pergamene, lei entrò senza fare
rumore e gli si avvicinò. «Ciao amore, sempre al lavoro? E poi dici a me che
lavoro troppo…» Commentò, a meno di un centimetro dal suo orecchio. Remus,
preso alla sprovvista, fece un salto sulla sedia.
«Ma… Ma ti sembrano scherzi da fare??» Balbettò
tenendosi una mano sul petto.
«Povero
amore mio, non hai più l’età…» Lo prese in giro dandogli un bacio.
«Già, puoi dirlo forte… Ma dimmi, com’è andata al
lavoro?».
«Dai, ne parliamo dopo ora sono troppo affamata.
Vieni anche tu?».
«Devo controllare le ultime cose poi arrivo. Tu vai
pure avanti. Dobby mi ha detto che avrebbe preparato i tuoi piatti preferiti»
Le anticipò.
Tonks non se lo fece ripetere due volte,
dileguandosi in un baleno e quando entrò nella camera notò che il camino era
acceso. Dobby era davvero adorabile pensò, mentre si toglieva il mantello per
poi dirigersi vero il tavolo vicino al camino su cui era poggiato il vassoio.
Alzò alcuni coperchi e notò che l’elfo domestico aveva mantenuto la parola,
c’erano tutti i suoi piatti preferiti.
D’un tratto però sentì qualcosa muoversi nell’ombra,
si voltò ma non notò niente di particolare, così tornò a concentrarsi sulla sua
cena, prese in mano la forchetta ma in quel momento qualcosa le sfiorò i lunghi
capelli quel giorno di un rosso acceso. Si voltò di colpo e si trovo di fronte
Piton in persona. «Piton, ma si può
sapere cosa ci fai qui? Chi ti ha fatto entrare??» Sibilò alzandosi di colpo da
tavola, mentre Piton sorrideva in modo inquietante.
«Devo dire che il vostro amico elfo domestico è
parecchio codardo, è stato fin troppo semplice convincerlo a lasciare il
vassoio e scappare…» Rispose, lanciano un incantesimo alla porta.
Tonks iniziò a spaventarsi davvero, cercò di
avvicinarsi al letto per prendere la sua bacchetta ma Piton fu più veloce. «Accio
Bacchetta! » Urlò attirando a sé la bacchetta di Tonks.
«Ma si può sapere cosa vuoi? Vattene!!!» Urlò lei.
Piton le si avvicinò ancora di più puntandole contro
la bacchetta. «Cosa voglio? È molto semplice. Dimmi, cosa ci trovi in quel
pulcioso lupo mannaro?? Dimmelo perché non riesco a capirlo!!» Ringhiò Piton avanzando
verso di lei facendola, a sua volta, indietreggiare.
«Ma si può sapere cosa ti prende?»
«Voglio delle risposte! Perché lui??»
«Perché lo amo!!!»
«Lo ami… Lo ami? Ma come fai a ad amare un essere
come lui? Un assassino! Un lurido lupo mannaro ripugnante e assassino!! Ecco
cos’è, perché non apri gli occhi? Perché non riesci a vedere cos’è veramente?»
Ringhiò nuovamente lui avvicinandosi ancora di più fissandola, e in quello
sguardo ci lesse tutta la frustrazione che tratteneva dentro da ormai troppi
anni. Anni nei quali era stato zitto, ma ora tutto il suo odio e la sua rabbia
stavano uscendo come un fiume in piena.
«Lui non è ripugnante!! Tu lo sei!» Gli orlò contro,
inorridita da quelle parole che aveva sentito uscire dalla schifosa bocca dell’uomo,
«No! Lasciami!» urlò nuovamente, ma Piton sembrava davvero su tutte le furie. La
prese per i polsi la buttò sul letto minacciandola ancora con la bacchetta.
«Io sarei ripugnante? Questa si che è divertente».
La perse in giro.
«Lasciami stare! Ti prego vattene!!» Ma queste sue
parole caddero nel vuoto. Piton non sembrava intenzionato a lasciarla andare,
mentre si avvicinava sempre di più a lei puntandole la bacchetta contro il
viso, qualcosa dentro di lui gli diceva che doveva farlo. Doveva punirla, a
costo di ucciderla.
D’un tratto però, «Expelliarmus!!» Remus
entrò nella stanza, dopo essere riuscito ad annullare l’incantesimo che Piton
aveva fatto alla porta.
«Lasciala andare! Allontanati da lei, Ora!!!» Urlò
Remus, puntandogli la bacchetta contro, Piton si spostò lentamente da Tonks,
fissando Remus con aria di sfida.
Tonks si rannicchiò sul letto e cominciò a tremare
e, vedendola, Remus corse da lei. «Amore mio! Come stai? Ti prego, non fare
così è tutto finito» le sussurrò dolcemente mentre l’abbracciava, Tonks si
aggrappò a lui sciogliendosi finalmente in lacrime.
«Dobby? Dobby entra pure. Vai a chiamare Hermione
dille di venire qui subito». Esclamò Remus rivolto al piccolo elfo domestico,
il quale annuì e corse fuori dalla porta.
«Piccolo insulso essere...» Ringhiò tra i denti
Piton.
«Zitto! Non azzardarti a dire una sola parola tu!»
Ringhiò Remus puntandogli ancora addosso la bacchetta, totalmente accecato
dalla rabbia. Ma come aveva potuto fare una cosa del genere? Possibile che lo
odiasse fino a questo punto?
In quel momento entrò Hermione, la quale rimase
allibita da quella scena: Tonks in lacrime tra le braccia di Remus che a sua
volta puntava la bacchetta contro Piton.
«Ma cos’è successo qui? Tonks cosa ti è successo?
Stai bene?» Cominciò a chiedere, ma Remus la interruppe.
«Ti prego puoi restare qui con lei? Io ho un conto
in sospeso con lui...». Le chiese senza guardarla. Hermione annuì sedendosi accanto a Tonks nel tentativo di
rassicurarla, poi guardò Remus e Piton che si fissavano con un tale odio da far
quasi scattare le scintille. «Muoviti tu, cammina…» Lo spinse fuori dalla
stanza, chiedendosi la porta alle spalle. Una volta fuori dalla stanza, lo
condusse fino al secondo piano, poi lo spinse in malo modo in aula vuota.
Appena furono entrati però Piton tentò di ribellarsi, ma Remus fu più veloce di
lui. «Immobilus!» Urlò immobilizzandolo nel tentativo di fuga.
Il corpo era rigido ma le sue orecchie potevano
sentire benissimo e Remus aveva molte cose da dirgli. «Severus ma sei
completamente impazzito? Come hai potuto fare una cosa del genere? Mi odi
davvero così tanto? Come hai osato toccarla?» Gli urlò contro,mentre continuava girargli in torno con la
bacchetta pronta a colpire. «Ho sempre saputo che non potevi soffrici, ma
tentare addirittura di farle del male! Severus io non ho mai alzato la
bacchetta contro di te, nemmeno da ragazzi, e tu ora cerchi di fare del male
alla persona più importante della mia vita, tu sei completamente pazzo!!»
Continuò ad urlare.
Dal canto suo Piton tentava di mugugnare qualcosa,
nonostante la bocca fosse paralizzata come il resto del corpo, ma per lo più
sembravano parole senza senso, visto che, probabilmente, era in preda al
delirio più completo.
Remus continuò a fissarlo con odio, non poteva
credere a quello che aveva visto pochi minuti prima. «Questa me la paghi
Severus, potevi farmi qualsiasi cosa, potevi colpire me direttamente, invece,
te la sei presa con lei, hai fatto un grave errore e ne pagherai le
conseguenze!» Era sul punto di pronunciare la formula quando una mano bloccò il
suo braccio. Voltandosi vide che apparteneva a Silente.
«Fermati Remus, non è il caso di compiere un gesto
così affrettato, siediti.» Mormorò tranquillamente il preside.
Remus, confuso, decise di dargli retta e abbasso la
bacchetta mentre Silente sbloccava Piton dalla paralisi e lo aiutava a sedersi.
«Preside, sa cosa ha tentato di fare a Tonks? Come può essere così indulgente
con lui?!» Chiese Remus battendo un pugno sul tavolo più vicino.
«Remus calmanti. So benissimo cos’è successo, Dobby
mi ha informato di tutto e ho già mandato Madama Chips a controllare le
condizioni di Tonks. Ora però credo che sia opportuno chiarire questa storia,
perché non è come pensi tu». Tento di rassicurarlo.
«Non è come penso io? So quello che ho visto. L’ho
visto mentre puntava la bacchetta contro Tonks e l’ho visto mentre avvicinava
sempre di più... Non me lo sono sognato!»Urlò Remus interrompendo il preside.
«Capisco benissimo, ma devi anche capire le ragione
che lo hanno spinto a comportarsi così». Continuo Silente ma venne nuovamente
interrotto.
«Mi odia. Mi ha sempre odiato, e ha pensato bene di
colpirmi attraverso Tonks».
«No, non è così. Voglio dire, sì, lui non ha molta
simpatia nei tuoi confronti, ma normalmente non avrebbe mai fatto una cosa del
genere». Puntualizzò.
«Normalmente? Cosa ha di diverso dal solito?» Chiese
poco convinto Remus guardandolo. Ma oltre al suo solito sguardo di sfida non
vide niente di particolare.
«Ci stavo giusto arrivando. Mesi fa Severus ha
cominciato una serie di esperimenti per elaborare una nuova pozione per
l’invisibilità. Ha provato e riprovato, ma senza grossi successi. Recentemente
ha modificato la formula ma, invece, che generare l’invisibilità, si è rivelata
in grado di accentuato i sentimenti fino a quadruplicarli, se non di più. Devo
dedurre che la deve aver provatasu se
stesso. È stato questo lo ha spinto a comportarsi in quel modo deplorevole,
l’astio che prova nei tuoi confronti si è talmente ingigantito che lo ha spinto
a fare del male all’unica persona veramente importante per te. Nella sua mente
lui ora vuole solo farti del male» Rispose Silente passando il suo sguardo da
Remus a Piton e viceversa.
«Ma preside, vuole davvero farmi credere che è tutta
colpa di una pozione creata da lui stesso?» Chiese guardando il preside, il
quale annuì. «Però anche se fosse davvero così, questo non giustifica per
intero il suo comportamento. Tonks è ancora sotto shock, ha passato degli
istanti terribili…» Finalmente aveva abbassato il tono di voce, ma non riusciva
a smettere camminare avanti e in dietro per l’aula.
«Lo capisco benissimo, infatti, sarà compito tuo
cercare di farle superare il trauma. Certo, non sarà semplice ma ce la farai ne
sono sicuro». Lo rassicuro. «In quanto a te, Severus, ho già mandato un gufo al
San Mungo, presto ci manderanno un guaritore esperto in alterazioni della
personalità dovute a pozioni. Per ora ti accompagnerò in infermeria, e lì
dovrai restare, a costo di legarti al letto». Continuò fissando Piton negli
occhi, il quale però abbassò subito lo sguardo. Benché fosse ancora in stato
confusionale capiva benissimo che Silente doveva avercela con lui.
«Remus, ora torna da Tonks e cerca di
tranquillizzarla. Severus, vieni, andiamo in infermeria, hai bisogno di molto
riposo anche tu. Buonanotte Remus, mi dispiace davvero per quello che è
successo» Così dicendo fece alzare Piton e insieme uscirono dall’aula,
lasciando libero Remus di tornare in camera, da Tonks..
Appena arrivò nella stanza trovò Hermione e Madama
Chips al capezzale di Tonks che, ancora visibilmente scossa, tentava di
spiegare cos’era successo. «Amore mio! Come ti senti?» Chiese Remus avvicinandosi
e sedendosi vicino a lei.
« Ho avuto tanta paura! Non puoi immaginare».
Mormorò lei buttandogli le braccia al collo e stringendolo forte.
«Ora è tutto finito. Stai tranquilla ci sono qui
io». La rassicurò baciandole la fronte. «Grazie per essere state qui con lei.
Madama Chips, Silente sta portando Severus in infermeria, credo che servirà il
suo aiuto». Sussurrò rivolto all’infermiera della scuola.
«Cos’è successo? Non lo avrai aggredito??!» Chiese
impaurita Hermione.
«No, sta tranquilla. Silente mi ha fermato prima che
potessi fargli qualcosa. Da quello che ho capito era sotto l’effetto di una
nuova pozione o qualcosa del genere, ma non m’importa. Ora voglio solo stare
con lei». Rispose continuando a stringere Tonks tra le braccia.
«Bene, allora è meglio che mi sbrighi. Remus, stalle
vicino, ti ho lasciato un po’ di pozione per una notte senza sogni se serve, io
ripasserò domani mattina. Buonanotte». Intervenne l’infermiera congedandosi dai
presenti e poco dopo anche Hermione decise di andarsene.
«Vi lascio riposare. Ci vediamo domani mattina, buonanotte».
E così dicendo si chiuse la porta alle spalle.
Rimasti soli Remus aiutò Tonks a mettersi a letto, per
poi tornare ad abbracciarla. «Va un po’ meglio? Se vuoi ti prendo la pozione.»
Propose Remus, tentando di alzarsi, ma Tonks lo fermò.
«Magari dopo, ora spiegami cos’è successo appena
siete andati via». Chiese Tonks.
«Non credo che sia il caso, te la racconterò quando
ti sentirai meglio. Ora devi pensare a riposare, è stata una lunga serata».
Rispose.
«Forse hai ragione. Ma la cosa che mi brucia di più
è che io sono un Auror, sono addestrata per affrontare queste cose. Eppure,
quando me lo sono ritrovata qui, quando mi ha puntato la bacchetta contro… e
quando..» Iniziò a dire.
«No, non direi queste cose. Non potevi farci niente,
eri disarmata. In oltre, credo che sia stato meglio che tu non abbia reagito,
la situazione poteva degenerare ancora di più». La interruppe Remus prendendola
tra le sue braccia.
«Ma avrei potuto tentare…» Mormorò ancora Tonks,
aggrappandosi a lui, mentre le lacrime cominciavano di nuovo a scenderle sulle
guance.
«Ecco, sfogati, sono sicuro che poi ti sentirai
meglio». Le sussurrò accarezzandole i capelli.
Poco dopo Tonks, si addormentò ma Remus, invece, quella
notte non riuscì a chiudere occhio ripensando in continuazione a quello che
sarebbe potuto succedere se Dobby non lo avesse avvertito.
Rabbrividì al solo pensiero.
Grazie a tutti quelli che
hanno letto e commentato il capitolo precedente, spero solo di non farvi
aspettare così tanto anche per il nove!
Erano passati alcuni giorni da quella terribile
notte, e fortunatamente Tonks iniziava a riprendesi.
La vicinanza di Remus le era stata di grandissimo
aiuto, ma non solo. Il giorno seguente quella notte, Remus aveva avvertito
Sirius e Silphie, i quali si precipitarono subito a Hogwarts.
Stranamente la notizia non era circolata tra gli studenti, era chiaro
che Silente voleva mantenere il più assoluto riserbo su quegli accadimenti.
Tutto quello che era dato sapere era che Piton aveva avuto un incidente nel suo
laboratorio e ora si trovava in un ala riservata del castello, dov’era vietato
andare, per ricevere le cure necessarie.
Durante la sua assenza Sirius Black avrebbe preso il suo posto per le
lezioni di pozioni, e come prevedibile, queste due notizie avevano reso
euforici gli studenti: Piton assente a tempo indeterminato, un lupo mannaro e
un ex prigioniero di Azkaban come insegnati, i ragazzi non potevano essere più
contenti, quello era sicuramente un periodo da non scordare.
Il martedì seguente quella terribile notte, Remus se ne stava nella sala
insegnati con Sirius.
«Io non ce la faccio più a rimanere qui con le mani in mano, devo fare
qualcosa». Sbottò Remus.
«Sì hai ragione, sarebbe ora di fargliela pagare cara per quello che ha
fatto, se lo prendo lo s…» Ringhiò Sirius, ma Remus lo interruppe.
«No Sirius, non ho intenzione di fargli del male, o almeno niente di
definitivo. Vorrei solo avere delle spiegazioni su un paio di punti che non mi
sono chiari».
«Per fortuna che uno dei due ragiona. Sirius, Silente è stato molto
chiaro, non dovete andare da Piton. Sapete bene che non è in se». Intervenne
Silphie, entrando nella stanza. Appena i due amici sentirono la sua voce si
voltarono e la fissarono stupiti.
«Come mai sei qui? È successo qualcosa? Tonks come sta?» Chiese a
raffica Remus.
«Tranquillo non ti agitare, lei sta bene. Madama Chips e Silente sono da
lei. Ero passata per vedere cosa stavate combinando voi due». Rispose passando
il suo sguardo da uno all’altro.
«Hem, ma non stavamo facendo niente di particolare. Si parlava tra
amici, e comunque ora dobbiamo tornare in classe vero Remus?» Chiese Sirius
all’amico, conosceva bene Silphie e sapeva che quello sguardo non prometteva
niente di buono.
«Cosa? Ah sì, è vero i ragazzi ci aspettano». Concordò.
I due amici corsero fuori dalla sala insegnati più veloci della luce,
mentre Silphie li guardava sconcertata.
Rimasta sola, Silphie tornò da Tonks, ma nel tragitto verso la sua
stanza incontrò Silente.
«Come sta? Lei dice di stare bene ma non mi convince». Chiese.
«Migliora, ma ci vorrà ancora molto tempo prima che lo possa superare».
Rispose Silente.
«Ma perché non possiamo usare l’incantesimo per cancellare la memoria?»
Chiese ancora Silphie.
«Potremmo è vero, ma sono convinto che certi avvenimenti, per pur brutti
che siano, possono essere utili per la crescita interiore di una persona».
Continuò il preside.
«Capisco. Cercherò di aiutarla nel migliore dei modi». Promise prima
d’incamminarsi nuovamente.
Entrata nella stanza trovò l’amica seduta davanti alla finestra, appena
la vide saltò in piedi e le sorrise.
«Eccoti! Ti va di andare a fare una passeggiata in giardino? Non ne
posso di stare chiusa qui dentro». Propose Tonks, con un certo tono implorante
nella voce.
«Hai ragione, con una giornata così bella non si può stare chiuse in
camera. Andiamo!»
Le due amiche passeggiarono lungo le rive del lago nero chiacchierando
del più e del meno quando improvvisamente.«Allora, cosa ti ha detto Remus
riguardo a quella notte?» Chiese Tonks fermandosi e guardando negli occhi
l’amica.
«Non molto a dire la verità, solo che Piton ti ha aggredita nella vostra
stanza, ma non è sceso nei particolari. Ma non credo che sia il caso di
parlarne non credi? Ora dovresti sono cercare di lasciarti alle spalle tutto e
pensare al futuro, in fondo state per sposarvi». Silphie cercò di sviare il
discorso.
«Hai ragione, ma come faccio a lasciarmi alle spalle tutto se non ne
posso parlare? Ti chiedo solo di ascoltarmi, se ti va. Sento che solo
parlandone riuscirò davvero a superare questa cosa». Chiese Tonks.
«Se ti farà sentire meglio va bene, ma non scordarti che dobbiamo ancora
cominciare ad organizzare il matrimonio. Ho portato un po’ di materiale che ti
sarà utile». Rispose Silphie per allentare un po’ la tensione.
Tonks cominciò il suo racconto. Le racconto di quando si sentì sfiorare
i capelli, di quando si ritrovò Piton davanti e delle frasi sconnesse che
disse.
Silphie era semplicemente incredula, più Tonks proseguiva nel suo
racconto più le sembrava impensabile che fosse successo veramente.
«Ad un tratto mi sono ritrovata sul letto, lui si avvicinava sempre di
più, mi puntava ancora la bacchetta contro, continuava a dire che Remus era uno
sporco lupo mannaro assassino e cose del genere. Io non sapevo davvero cosa
fare. Per la prima volta nella mia vita mi sono sentita impotente, benché io
sia stata addestrata ad affrontare situazioni del genere quella sera, invece,
non sono riuscita a reagire , a difendermi. È stato davvero terribile.
Fortunatamente Remus è entrato ed è riuscito a disarmarlo...» Mormorò con un
mezzo sorriso.
Per tutto il racconto aveva tenuto lo sguardo fisso verso il lago,
Silphie la guardava, non sapeva che dire.
«Più ne parli, più mi sembra tutto così assurdo…» Tentò di dire.
«Ti confesso che anche a me ripensandoci sembra assurdo, ma poi mi rendo
conto che è successo tutto veramente. Ma grazie a voi sto decisamente meglio».
«Noi ci saremo sempre, ricordalo. A cosa servono gli amici, altrimenti?»
Chiese Silphie abbracciandola.
Finalmente Tonks era riuscita a tirare fuori quello che aveva dentro ora
sì, che si sentiva davvero meglio, pronta ad affrontare il futuro, e il futuro
imminente era rappresentato dal suo matrimonio.
*****
Il giorno seguente Tonks si sentiva pronta per affrontare persino il
lavoro, sfortunatamente per lei Remus, non la pensava allo stesso modo.
«Amore, non credo che sia saggio, secondo me dovresti riposarti ancora
un po’». Le suggerì, anche se il tono non era esattamente quello di un
suggerimento.
«No, basta. Sono stanca di starmene qui tra queste quattro mura a fare
niente. Mi sento quasi soffocare, in più mi manca il mio lavoro». Rispose lei
mentre si preparava.
«Lo capisco, ma secondo me dovresti pensare un po’ di più a te stessa…»
Tentò di dire Remus.
«Infatti, penso a me stessa, ecco perché ora vado al lavoro, anche se
solo per mezza giornata. E tu non me lo puoi impedire!». Urlò uscendo dalla
stanza sbattendo la porta.
Remus non la seguì, era inutile
farla ragionare. Così andrò a fare colazione nella sala grande con gli altri.
Sconsolato Remus si sedette al tavolo dei professori.
«Remus, che c’è?» Chiese Sirius.
«Niente di particolare, solo che Tonks è andata al lavoro. Io le ho
detto che forse avrebbe fatto meglio a riposare ancora un po’ ma non ha voluto
sentire ragioni». Rispose lui afferrando una fetta di pane tostato.
«Secondo me ha fatto bene». Sentenziò Silphie.
«Ma che dici?» Chiese stupito Remus.
«Senti, ieri abbiamo parlato a lungo, è pronta, fidati. Pensa che,
sempre ieri, ci siamo messe a sfogliare delle riviste di abiti da sposa. Credo
che si sia davvero ripresa, o è sulla buona strada per farlo». Rispose
tranquillamente la donna.
Remus era incredulo, possibile che non si fosse accorto di niente?
«Se quello che dici è vero, credo che al suo ritorno mi dovrò scusare
con lei...» Mormorò alla Remus sorseggiano del caffé, Silphie sorrise tra sé e
sé, felice di essere stata d’aiuto.
La giornata trascorse lentamente per Remus, ma forse dipendeva dal suo
desiderio di parlare con Tonks, a dargli quell’impressione.
Per fortuna quel giorno aveva tenuto solo due corsi di recupero,
astronomia e incantesimi, i quali occuparono solo metà giornata. Il resto del
tempo lo aveva passato ad organizzare una piccola sorpresa per lei, aveva molto
da farsi perdonare.
Giunta la sera, tutto era pronto. I fiori erano ben disposti i alcuni
vasi, il camino era acceso, e le candele anche, mentre la cena sarebbe arrivata
da un momento all’altro.
«Bene, direi che è tutto a posto. Ora non mi resta altro che prepararmi
e andare al cancello ad aspettarla». Mormorò tra sé e sé Remus, cominciando a
cambiarsi d’abito.
Il sole ormai era quasi tramontato del tutto, la notte avanzava portando
con sé una brezza leggera ma fredda. D’un tratto si sentì uno schioppo.
«Ben tornata amore». Le sussurrò Remus dandole un bacio.
Tonks era sorpresa di trovarlo
lì.
«Ciao amore. Ma cosa sei venuto a fare qui? Mi vuoi scortare fino al
castello?» Chiese sospettosa.
«Non pensare subito male. Avevo solo una gran voglia di vederti, ma ora
andiamo prima di ammalarci stando qui al freddo. Non vorrai assentarti ancora
dal lavoro». La prese in giro, mentre s’incamminavano verso il castello.
Appena entrarono nell’atrio, Tonks si diresse subito verso la sala
grande ma Remus la fermò.
«No, non ceneremo lì. Vieni con me». Le disse prendendola per mano e
conducendola su per le scale.
Oltrepassarono il primo piano, il secondo, il terzo e così via fino ad
arrivare al settimo.
«Ma dove mi stai portando?» Chiese lei guardandosi in torno.
«Non ti preoccupare, vedrai che ti piacerà. O almeno lo spero». Le
rispose tenendosi sul vago, fermandosi davanti all’arazzo di Barnaba il
babbeo bastonato dai troll.
Tonks cominciò a capire.
«La stanza delle necessità…Ma perché siamo qui?» Chiese incuriosita.
«Ora lo scoprirai…» Rispose lui aprendo la porta.
Lo scenario che si aprì agli occhi di Tonks fu davvero stupefacente.
Vasi di rose di tutti i colori erano sparsi per la stanza, il camino era acceso
e scoppiettava allegro, molte candele erano accese e fluttuavano tranquille sopra
di loro, mentre un grande tavolo apparecchiato per due era posizionato vicino
al fuoco e davanti ad un grande letto a baldacchino.
«Ma… Ma cosa significa tutto questo?» Chiese a mezza voce guardando
Remus che, sempre tenendola per mano, la conduceva all’interno della stanza
dopo aver chiuso accuratamente la porta.
«Oggi grazie a Silphie ho capito di avere un tantino esagerato, quindi,
ora voglio farmi perdonare». Rispose abbracciandola.
«Ma non era necessario, voglio dire, avevi i tuoi buoni motivi per
comportarti così, volevi sono aiutarmi».
«Sì è vero, volevo aiutarti ma non era il modo giusto». Continuò
staccandosi da lei e guardandola negli occhi. «Mi dispiace…» Sussurrò, prima di
baciarla.
Seduti a tavola, si gustarono la deliziosa cena
preparata, da Dobby e gli altri elfi domestici, appositamente per loro.
«Remus è tutto così… Bello…» Mormorò guardandosi
ancora una volta in torno.
«Volevo che fosse tutto perfetto. Se non te lo
avessi gia chiesto ti chiederei ancora di sposarmi».
«Cosa ti impedisce di chiedermelo un’altra volta?»
Chiese lei, Remus non se lo fece ripetere due volte, si avvicinò a lei e si
inginocchiò.
«Amore mio, mi vuoi sposare? E rendermi l’uomo più
felice del mondo?» Lei fece una faccia indecisa.
«Mmm ci devo pensare. Quanto tempo ho per
rispondere?»
«Ah sì??». Sbottò lui alzandosi di scatto e
prendendola tra le braccia e dandole un bacio lungo ed appassionato.
«Ok… Ok... Mi hai convita. Ti sposerò». Rispose
Ridendo.
«Ecco così va meglio»
D’un tratto una dolce musica iniziò a suonare.
«Signorina mi concede questo ballo?» Chiese Remus
inchinandosi.
«Ma certo». Rispose lei porgendogli la mano e
inchinandosi a sua volta.
Con un colpo di bacchetta, Remus, spostò il tavolo
così da fare un po’ di spazio per ballare, poi la prese tra le braccia ed
insieme cominciarono a volteggiare. Tonks appoggiò la testa sul petto di Remus
e si lasciò trasportare da lui e dalla musica.
«Ti amo...» Sussurrò Tonks, sentendosi dire quelle
poche e semplici parole Remus si allontanò un attimo da lei, le prese il viso
tra le mani e la baciò dolcemente ma intensamente.
Tonks fece scorrere di nuovo le sue mani sul petto
di Remus fino a farle arrivare al suo collo, si strinse forte a lui, poi lo
prese per mano e lo condusse verso il letto, sedendovisi sopra. Poi, sempre
tendendolo per mano, lo attirò a sé, cominciò a baciarlo dolcemente.
Remus però. si allontanò da lei.
«Amore, sei sicura?» Le chiese. La voleva è vero,
ma sapeva bene che quello che era successo qualche sera prima era stato un duro
colpo per lei, non voleva assolutamente forzarle la mano.
Per tutta risposta lei ricominciò a baciarlo con
ancora più passione, cominciando a sbottonargli la camicia un bottone alla
volta. Ogni volta che ne slacciava uno gli baciava la pelle del petto che man
mano si scopriva, continuò così fino a sfilargliela.
Lui, a sua volta, le sfilò la maglia e i pantaloni,
cominciò a baciarla partendo dal collo fino ad arrivare all’ombelico, lei si
mise a ridere a causa del solletico che quei gesti le procuravano, era così
bello sentirla ridere che continuò a farle il solletico accarezzandole e
baciandole ogni centimetro di pelle.
All’improvviso Tonks lo tirò a sé voleva guardarlo
negli occhi.
«Amore mio, non puoi immaginare quanto ti amo, il
mio unico desidero è quello di stare per sempre tra le tue braccia. Non importa
quello che è successo o che non è successo, ora voglio solo pensare a noi».
Sussurro per poi baciarlo nuovamente.
Mentre allontanava il viso da quello di Remus,
sorride maliziosa mentre le sue mani scendevano verso i suoi pantaloni
sbottonandoli e sfilandoglieli.
I loro corpi nudi aderivano perfettamente l’uno
all’altro, le loro bocche si cercavano affamate di baci, le mani irrefrenabili
scorrevano senza pudore. Remus la guardò per un istante negli occhi, se avesse scorto
il minimo segno di ripensamento si sarebbe fermato, ma non trovò nulla, solo
uno splendo sorriso ad illuminarle il viso, così entrò in lei.
In quel momento un fremito di piacere la percorse,
imovimenti intensi ma allo stesso
tempo delicati, come solo Remus sapeva fare, la mandavano in estasi. Raggiunse
presto l’apice del piacere, seguita poco dopo da lui.
Erano esausti, ma nonostante questo continuarono a
coccolarsi, a ad amarsi tra le lenzuola di seta.
*****
Il giorno della partenza era ormai alle porte e, nonostante tutto quello
che era successo, Tonks era davvero triste all’idea di andare via.
«Amore, dimmi che accetterai la proposta di Silente. Mi piace troppo
stare qui».
«Ne sei proprio sicura? Se accetto, non tornerò indietro». Le rispose
lui mentre finiva di preparare i bagagli.
«Lo so benissimo ma, tu adori insegnare, io adoro stare qui. Che altro
vuoi di più? Dai, vai da Silente a dirgli che accetti. Io vado a fare un giro
per salutare tutti». Esclamo Tonks saltando giù dal letto e spingendolo fuori
dalla stanza.
«Ok, ok ci vado, ma ora smettila di spingere». Protestò Remus.
Arrivato davanti alla porta dell’ufficio si bloccò sentendo delle voci
all’ suo interno. Non volendo disturbare attese pazientemente.
Dopo qualche minuto la porta si aprì e Remus si
ritrovò di fronte a Sirius e Silphie.
«Ciao, Scommetto che sei venuto a dare una risposta a Silente, vero?»
Gli chiese Sirius.
«Si, ho deciso di accettare. E devo dire che Tonks ha avuto un grosso
ruolo in questa decisione, mi ha “intimato” di accettare. E voi, che ci fate
qui?» Chiese a sua volta.
«Beh, allora il prossimo anno saremo colleghi, Silente ci ha appena
chiesto se vogliamo insegnare qui, e abbiamo accettato subito». Rispose
Silphie.
«Davvero? Ma è fantastico!!» Esclamò Remus, visibilmente entusiasta.
«Bene, vedo che siete tutti contenti di tornare qui. Spero solo che non
combinerete troppi guai come quando eravate bambini». Intervenne Silente
avvicinandosi alla porta.
«Non promettiamo niente, vero Lunastorta?» Chiese Sirius, strizzando
l’occhio all’amico.
«Hai ragione Felpato, con noi non si sa mai». Rispose Remus, trattenendo
a stento le risate. «Per la barba di Merlino, credo di essermi appena cacciato
in un bel guaio». Sospirò Silente rivolto a Silphie.
«Lo credo anche io...» Commentò lei.
Tonks aspettò qualche minuto prima di uscire dalla stanza, voleva farlo
allontanare il più possibile. Lo conosceva abbastanza bene per sapere che
l’avrebbe dissuasa dal fare quello che aveva in mente.
Chiusasi la porta alla spalle, si diresse con passo deciso verso l’ala
proibita del castello. Doveva farlo, doveva parlare con Piton a tutti i costi,
peccato che non aveva considerato i due troll messi di guardia nel corridoio
che precedeva il luogo dov’era segregato Piton..
«Ferma! abbiamo ordine che nessuno passa qui» Esclamò il primo troll
sulla sinistra.
«Ma è una cosa urgente io Devo passare». Rispose Tonks.
«Nessuno passa qui, ordini precisi nessuno passa qui». Ripeté il troll
di destra.
«Voi non capite, è una cosa davvero importante! Vi prego fatemi
passare». Supplicò ancora Tonks.
«No, nessuno passa qui, tornare tu indietro».
Tonks capì che non ne avrebbe cavato niente da questi due bestioni, non
l’avrebbero mai fatta passare, ma in quell’istante si sentì chiamare, e vide
Madama Chips che le andava in contro, tenendo in mano un vassoio con alcune
bottiglie sopra.
«Ciao Tonks, ma cosa ci fai qui? Sai bene che è vietato. In oltre,
pensavo che tu fossi l’ultima persona che…» Chiese stupita.
«Sì, so bene che non dovrei trovarmi qui, ma sento che per lasciarmi
definitivamente alla spalle tutta questa storia, c’è ancora una cosa che devo
fare. Devo parlare con lui». Rispose Tonks.
Madama Chips probabilmente aveva
capito il suo discorso, infatti, ordinò ai due troll di lasciarle passare. Una
volta messo piede nel corridoio illuminato dalle torce, però, il passo di Tonks
si fece un po’ meno sicuro. Si fermò per qualche istante, fece un grande
respiro per farsi forza, e riprese a camminare al fianco dell’infermiera.
Si fermarono davanti ad una grande porta di legno massiccio, Madama
Chips bussò ritmicamente tre volte e la porta si aprì.
La stanza che si aprì agli occhi di Tonks era un misto tra una stanza
del San Mungo e uno studio. Al suo interno erano sistemati un letto tipicamente
ospedaliero, varie sedie, un comodino pieno di medicamenti, due scrivanie una
traboccante di libri e pergamene, l’altra con un folto numero di boccette dai
molti colori, una libreria e un mobiletto riempito di oggetti tra i più
disparati.
Su una poltrona, vicino ad una finestra c’era lui, Piton, intento a
leggere un libro.
Quando si accorse di essere osservato alzò lo sguardo, e s’impietrì
appena incrociò quello di Tonks ma subito dopo riuscì ad alzarsi di scatto,
facendo cadere il libro a terra.
Non riuscì a dire niente, rimase lì, in piedi, fissandola con occhi
sgranati, ancora in credulo nel ritrovarsela davanti. Si sarebbe aspettato di
vedere chiunque, persino Remus, oppure Sirius, ma non lei.
Cosa poteva volere da lui? Probabilmente voleva sputargli in faccia
tutto il dolore che le aveva causato, e come biasimarla?
Solo ora, a mente piuttosto lucida, si rendeva conto dell’enorme gravità
del gesto che stava per compiere quella dannata sera. Ripensandoci abbassò lo
sguardo, non sarebbe più stato in grado di guardarla, mai più.
Dal canto suo Tonks, lo fissava, possibile quello fosse lo stesso
Severus Piton che l’aveva aggredita qualche sera prima? Guardandolo ora,
sembrava un’altra persona.
Nonostante questo però qualcosa dentro di lei si accese, per qualche
istante un fremito percorse il suo corpo, aveva una gran voglia di colpirlo,
voleva fargli male, anche solo la metà di quello che lui aveva fatto a lei,
strinse i pugni, sempre fissandolo, voleva colpirlo. Voleva, ma non lo fece.
Con un grande sforzo di volontà riuscì a trattenersi, non poteva abbassarsi a
tanto, non era per quello che era arrivata fino a lì.
All’improvviso arrivò qualcuno ad interrompere i pensieri di entrambi.
«Salve signorina, sono il guaritore Jonson, è venuta a trovare il
paziente?» Chiese il guaritore.
Tonks non sapeva che rispondere
ma per fortuna Madama Chips la precedette.
«Salve Nathan. Sì diciamo che è venuta per far visita al paziente, ma
ora venga con me le spiegherò tutto davanti ad una tazza di tè». E con quelle
poche parole lo prese sottobraccio e lo condusse lontano da loro.
Tonks si avvicinò a Piton, il quale però si allontanò all’istante.
«Tranquillo non sono qui per farti del male, non mi abbasserò a questo
livello. Mi hanno spiegato che quello che ti ha spento a comportarti così quella
sera, Silente è stato chiaro su questo punto, ha precisato più volte che è
stata colpa della pozione che hai accidentalmente inventato. Per me la sua
spiegazione è stata più che sufficiente, ma voglio mettere in chiaro una cosa. So bene quanto odio provi nei confronti di
Remus, ma nemmeno la tua dannata pozione può giustificare quello che hai
tentato di fare, se tu mi avessi davvero uccisa a quest’ora non saresti qui,
ritieniti molto fortunato. Per quanto riguarda Remus dovrai abituarti ad averlo
intorno perché ha accettato la proposta di Silente, il prossimo anno sarà a
tutti gli effetti il nuovo professore di difesa contro le arti oscure qui a
Hogwarts. Ricordati Piton, non azzardarti mai più ad alzare la tua bacchetta
contro di Remus o contro di me, perché la prossima volta mi troverai preparata».
Tonks si interruppe un momento, voleva assicurarsi che Piton avesse
recepito il messaggio, poi riprese. «Ora, sono più che decisa a lasciarmi tutta
questa vicenda alle spalle. Voglio solo pensare al mio matrimonio, e non sarà
di certo il tuo comportamento a rovinare i nostri progetti. Forse a te non
importerà niente di tutto questo ma a me sì. E ora che mi sono tolta questo
peso, posso finalmente pensare alle cose davvero importanti». Così dicendo gli
voltò le spalle. «Arrivederci Piton». Mormorò dirigendosi verso la stanza dove
si erano recati Madama Chips e il guaritore, li saltò e se ne andò.
Appena Tonks se ne fu andata, Madama Chips tornò da Piton, che per tutto
il discorso era rimasto fermo ed immobile appoggiato al bordo della finestra.
Appena la vide avvicinarsi si lasciò cadere sulla poltrona privo di forze.
«Severus tutto bene? Involontariamente abbiamo ascoltato tutto quello
che ti ha detto. Devo dire che è una ragazza molto matura, nonostante tutto ha
deciso di lasciar perdere tutta la questione, in pochi l’avrebbero fatto. Sei
stato davvero fortunato, spero che tu te ne renda conto».
Piton non rispose. Le parole di
Tonks continuavano a ronzagli in testa, lei voleva lasciarsi tutto alle spalle,
ma lui ne sarebbe stato in grado?
Tonks passeggiò a lungo per i corridoi del castello fermandosi ogni
tanto per salutare qualche fantasma o i personaggi di alcuni quadri, a tutti
promise di tornare al più presto.
Passeggiando per un corridoio del terzo piano incontrò Remus.
«Amore, com’è andata da Silente?» Chiese allegramente.
«Tutto bene, ma ci sono delle novità molto interessanti. Davanti
all’ufficio di Silente, ho incontrato Sirius e Silphie, e indovina? Ha chiesto
anche a loro di insegnare qui il prossimo anno!» Esclamò sfoderando un grande
sorriso.
«Ma è fantastico!! Saremo tutti insieme qui a Hogwarts, non ci posso
credere! È una notizia fantastica!» Esultò a sua volta Tonks, che per poco non
si mise a saltellare.
«Sì è davvero fantastico, non ci potevo credere nemmeno io quando me lo
hanno detto. Ma ora andiamo abbiamo ancora molte cose da sistemare prima della
partenza».
*****
Quella notte ne Remus ne
Tonks riuscirono a chiudere occhio. Entrambi non fecero che pensare a quello
che sarebbe successo la sera seguente. Mentre durante tutta la giornata
ciondolarono per casa tentando di distrarsi con le più svariate attività, dalla
lettura di libri e riviste, al riordino, pressoché inutile, della casa. Ma
niente di tutto questo servì allo scopo. Entrambi avevano una sola cosa in
mente, l’esperimento.
Arrivarono presto, fin
troppo presto pensarono entrambi. le cinque di pomeriggio, ora in cui Remus
aveva programmato di recarsi al ministero della magia Andò in camera a
prepararsi, ma appena arrivato sulla soglia della stanza trovò Tonks pronta per
uscire.
«Come mai sei vestita così?
Dove devi andare?» Le chiese timoroso.
«E’ molto semplice, io
vengo con te». Rispose Tonks.
«Cosa? E tu davvero pensi
che ti farei assistere ad una cosa del genere? No, assolutamente no. Non
voglio». Esclamò Remus scotendo la testa.
«Non m’importa cosa vuoi o
cosa non vuoi, io vengo con te, questa cosa la dobbiamo affrontare insieme! E
poi... Ho gia chiesto al guaritore Whitman il permesso, e lui ha acconsentito.
Quindi ora preparati e usciamo». Sentenziò.
«Ti prego, te lo chiedo per
favore, resta qui. Non voglio che tu…Che tu mi veda in quelle condizioni..»
Mormorò ancora Remus prendendole una mano e posandosela sul cuore.
«Ma non capisci? Io voglio
essere lì con te per darti forza». Replicò Tonks.
Remus abbassò lo sguardo,
nel suo inconscio aveva sperato più volte di averla vicino in questa fase, ma
la sua parte razionale insisteva nel dire di no. Dopo un lungo scontro tra le
sue due parti interiori, Remus, acconsentì a portarla con lui al ministero, si
preparò e uscirono insieme.
Nell’atrio del ministero
Tonks prese per mano Remus, ed insieme si diressero verso gli ascensori.
Lo scenario che si mostrò
ai loro occhi appena entrarono nel laboratorio fu davvero sorprendente: molti
tavoli da lavoro pieni di ampolle e liquidi colorati erano spariti, al posto
dello strano marchingenio che di solito occupava il centro della stanza, c’era
una grande sfera di luce.
Il dottor Whitman avanzò
verso di loro, con passo deciso e un sorriso confortante.
«Benvenuti. Sono davvero
felice che tu abbia accettato Remus, so bene che per te non è stata una
decisione facile. Salve signorina Tonks, vedo che è riuscita a convincerlo a
portarla con lui».
«Sì, è stata dura ma alla fine ce l’ho fatta» Rispose Tonks
abbozzando un sorriso.
Remus, invece, non parlò.
Il suo sguardo era rivolto a quella sfera trasparente ma molto luminosa che
occupava il centro della stanza.
«Remus, credo che tu abbia
già capito, vero? Quello è l’unico sistema che sia in grado di contenere la
furia di un lupo mannaro». Confermo il dottore appoggiando una mano sulla
spalla di Remus.
«Sì, ha ragione, l’avevo
intuito» Remus abbassò lo sguardo, non gli piaceva l’idea di essere rinchiuso
li dentro ma sapeva che era l’unico modo per non fare del male a chi gli stava
in torno.
Tonks gli si avvicinò e lo
prese, ancora una volta, per mano per infondergli la sua forza.
La notte ormai era vicina.
Tutti era pronto per dare
inizio a questa nuova fase dell’esperimento ma, Remus prima di entrare nel campo
di forza, portò in un angolo Tonks.
«Ti prego, vattene, non
voglio che tu assista a tutto questo». La supplicò stringendola tra le braccia.
«No, non me ne andrò.
Questa cosa è molto importante per te e io voglio esserti sempre vicino, sia
nel bene che ne male». Ripose.
«Tu non sai quello che
dici. Non hai idea di quello che diventerò…» Mormorò Remus.
«Non m’importa, lo sai.
Quello che ha sempre contato per me è quello che c’è qui». E così gli dicendo
gli posò la mano sul petto, proprio in corrispondenza del cuore.
Remus annuì, e la baciò.
Il dottor Whitman si avvicinò lentamente a loro.
«mi dispiace interrompere,
ma è quasi ora. Devi andare». C
Così dicendo lo condusse
vicino alla sfera, la sfiorò con la bacchetta e da quel tocco si aprì un varco,
Remus entrò in quella che sarebbe stata la sua gabbia luminosa per tutta quella
lunga notte notte.
La
luna piena era sempre più vicina, Remus lo avvertiva. Si avvicinò alla parete
della sfera dalla parte dove si trovava Tonks per poterla guardare negli occhi.
«Ti
amo…» Sussurrò Remus, lei gli sorrise.
«Anche
io...» Mormorò a sua volta.
Ed
infine, eccola, pallida e luminosa allo stesso tempo. La luna, si stava facendo
strada nella notte mentre tutti si voltarono verso una delle finte finestre ad
osservare quella grande sfera celeste che aspettavano con ansia e fermento.
Anche
Remus si voltò, come tutti i lupi mannari ne era attratto, la odiava e la
desiderava allo stesso tempo. Appena il suo sguardo si posò su di essa crollò a
terra, mentre il respiro gli si fece sempre più affannoso. Di colpo tutto il
suo corpo si irrigidì mentre smorfie di dolore si dipinsero sul suo volto, il
dolore era talmente inteso che urla strazianti gli uscirono dalla bocca senza
controllo, mostrando così i denti affilati che si stavano gia allungando in
fauci appuntite. Lunghe zampe artigliate e ricoperte di un pelo crespo e scuro
presero il posto di braccia e gambe ed il suo viso, sempre più lupesco,
continuava ad allungarsi come anche le orecchie che ormai erano completamente
trasformate.
Tonks
era sconvolta, si portò le mani alla bocca per impedirsi di urlare, mentre
assisteva impotente alla sofferenza dell’uomo che amava, ed il dottor Whitman
le si avvicinò per confortarla.
«Vieni,
siediti qui». Le suggerì avvicinandole una sedia.
Tonks
si mosse lentamente, era come paralizzata da quello a cui aveva appena
assistito.
«E’
dura, lo so bene. Ora capisci perché ti voleva impedire di assistere? È una
cosa che lacera il cuore». Commentò il Dottor Whitman.
Sentendo
quelle parole Tonks ritornò alla realtà e fissò il guaritore, che però non
ricambiava lo sguardo, era troppo preso dai suoi lontani ricordi.
«So
bene cosa si prova ad avere vicino una persona colpita da questa maledizione.
Mio figlio era un lupo mannaro. Venne morso durante un campeggio organizzato
con degli amici per festeggiare l’ammissione al corso per guaritori. Non si è
mai ripresto psicologicamente, era come se tutto avesse perso significato,
anche la vita. Un giorno è uscito di casa… Non ha mai più fatto ritorno».
Mormorò. «Qualche settimana più tardi ci è stato riferito che aveva avuto un
gravissimo incidente in una città babbana, è morto sul colpo». Continuò.
«Mi
dispiace davvero. E’ per questo che ha preso così a cuore questo esperimento?»
Chiese comprendendo benissimo il dolore del dottor Whitman.
«Sì,
proprio così. Vedi, io ammiro tantissimo Remus, perché riuscito a reagire alla
sua condizione, non si è fatto distruggere. Nonostante non abbia ma vissuto a
pieno la sua vita, questo non gli ha impedito di andare avanti. Ormai, questo
esperimento è diventato l’unico scopo della mia vita, voglio davvero che abbia
successo per Remus e per tutte persone che come lui e mio figlio hanno avuto la
sfortuna di essere stati colpiti da questa maledizione. Se Avrò successo sarà
come aver vendicato mio figlio, a modo mio, naturalmente» Concluse.
Tonks
abbozzò un sorriso, capiva perfettamente il suo discorso, piuttosto che uscire
e uccidere tutti i lupi mannari fino a trovare quello che aveva condannato suo
figlio, come invece aveva fatto quel pazzo alcune settimane prima, aveva deciso
di utilizzare le sue conoscenze per trovare un antidoto alla maledizione, e gli
fu grata per questo.
Negli
stessi istanti, “Remus”, ormai completamente trasformato, si aggirava
nervosamente nella sfera di energia fissando minacciosamente uno ad uno tutti i
presenti, con i suoi grandi occhi gialli.
All’improvviso
fece un balzo verso di loro, a fauci spalancate ma, fortunatamente, la barriera
riuscì a farlo rimbalzare all’indietro, facendolo però innervosire ancora di
più.
Il
dottor Whitman chiamò intorno a se tutti i suoi collaboratori per definire gli
ultimissimi dettagli, così facendo Tonks e “Remus” si ritrovarono faccia a
faccia.
Appena
gli occhi gialli di lui si incrociarono con quelli di Tonks, si calmò
immediatamente. Lentamente si avvicinò alla barriera e con una zampa cominciò a
graffiarla, senza rabbia, verso la sua direzione. Tutti i guaritori si
voltarono ad osservare quella scena così inusuale. Persino Tonks era sorpresa,
non era mai successo che un lupo mannaro completamente trasformato desse segni
di riconoscere le persone che aveva davanti. Si alzò e andò verso di lui per
poi appoggiare una mano in direzione della zampa di “Remus”, il quale cominciò
a guaire.
Tutti
i presenti erano senza parole, persino il dottor Whitman. Poi però si avvicinò
a Tonks.
«Mi
dispiace, ma si deve allontanare, dobbiamo cominciare gli esperimenti, e non
vorrei che correre rischi». Così dicendo la condusse di nuovo verso la
poltrona. Il lupo, vedendola allontanarsi, ululò.
I
guaritori si avvicinarono alla sfera, appoggiarono le loro bacchetta alla
barriera e cominciarono a bombardarlo di incantesimi per immobilizzarlo, fino a
farlo cadere a terra, privo di sensi. Solo in quel momento i guaritori, sempre
con la dovuta cautela, poterono cominciare a prelevare diversi campioni di sangue
pelo e quant’altro, in oltre presero le misure di zampe, artigli, orecchie e
coda. Poi a turno si diressero verso i tavoli da lavoro per analizzarli o per
amalgamarli in grandi calderoni dentro i quali ribolliva una strana pozione.
Tonks
seduta in un angolo della stanza osserva, impotente, tutto quello che stava
accadendo. Aveva come una fitta al cuore nel vederlo in quelle condizioni e nel
vedere tutto quello che gli stavano facendo. Ora capiva perché era stato così
titubante ad accettare la proposta che gli avevano fatto.
Su
una scrivania trovò una piuma, una boccetta di inchiostro e un rotolo di
pergamena, li osservò per qualche istante, poi li afferrò e cominciò a
scrivere.
Ciao
amore,
Ti
scrivo mentre mi trovo in questo freddo laboratorio osservandoti in quella che
spero sia la tua ultima trasformazione.
In
questo momento un gruppo di guaritori ti sono intorno armati di bacchetta
mentre tu sei disteso privo di sensi, ci sono voluti un sacco di schiantesimi
per tenerti buono. Stanno davvero lavorando sodo per raggiungere lo scopo che
si sono preposti ma, qui seduta in un angolo, mi sento inutile. Vorrei rendermi
utile in qualche modo… Ed invece me ne resto qui seduta a scrivere.
Non
so nemmeno perché lo sto facendo, e non so neppure se leggerai mai queste
righe. Forse inconsciamente lo reputo l’unico modo per comunicare con te
mentre, in questa notte di luna piena, la tua parte lupesca ha preso il
sopravvento.
Ora,
avendo visto con i miei occhi quello che hai dovuto sopportare per tutta la tua
vita, riesco a capire il perché di molte cose, come per esempio i tuoi mille
dubbi all’inizio della nostra storia.
Ti
ricordi? All’inizio mi continuavi a ripetere che eravamo troppo diversi per
riuscire a stare insieme. Poi, quando hai capito che questa era una scusa che
non stava in piedi ti sei aggrappato al fatto che io ero troppo giovane.
Ma
a me non importava niente, l’unica cosa che volevo era starti accanto, la sola
idea di allontanarmi da te mi faceva stare male. Avevo anche provato a dirtelo
ma tu continuavi ad insistere che ero troppo giovane per stare con uno come te,
non volevi che mi rovinassi la vita.
Io
ero esterrefatta nel giro di un giorno ero passata dalla felicità alla
tristezza più nera, non riuscivo a capire il perché di questo tuo rapido cambiamento.
Poi
un giorno Silente vedendomi giù di morale mi portò nel suo ufficio, dopo
qualche minuto cominciai a raccontargli tutta la storia, del fatto che tra noi
c’era qualcosa, e di come tu ti eri tirato in dietro senza darmi una ragione
valida.
Lui
dopo essere stato in silenzio per qualche istante mi disse
«Credo di capire perché si sia comportato
così. Tu sai benissimo in cosa si trasforma una volta al mese. Lui, nella sua
vita, è sempre stato guardato con sospetto. Tutti lo trattavano come un appestato,
le uniche persone che gli volevano bene per quello che era veramente sono quasi
tutte morte. Secondo me ha paura che questo succeda anche con te. Non vuole
affezionarsi troppo a te perché ha paura che tu un giorno lo possa abbandonare.
E’ del tutto comprensibile, non credi? Ormai si sta riabituando alla solitudine
interiore da cui, con tanta fatica, James e Sirius erano riusciti a farlo
uscire. Ora tocca a te. Ti avverto non sarà semplice, ma ho buone ragioni
dicredere che tu avrai successo in questa
impresa».
Credo
di esserci riuscita, non trovi? Con te ho dovuto usare tutte le mie armi
migliori. Non è stato facile lo ammetto, tu ti eri intestardito più di un mulo,
ma alla fine ce l’ho fatta.
Che sia stata proprio quella notte a farti
cambiare idea? Beh lo spero.
Ora
sono più che mai sicura che il mio destino è quello distare con te, e non
desidero altro.
Spero
che questo esperimento abbia successo lo spero soprattutto per te, perché so
che ci tieni tantissimo a poter vivere una vita “normale” senza bisogno di
rinchiuderti da qualche parte durante le notti di luna piena. Ma, se anche
dovesse fallire, voglio che tu sappia che io ci sarò sempre, non ti lascerò mai
solo.
Abbiamo
vissuto bene fino ad ora, nonostante tutto, non trovi? Spero che tutta la
nostra vita futura possa essere così.
Ti
amo amore ,non scordarlo mai. Qualunque cosa accada.
Tonks
Finalmente
la notte si decise a lasciare il posto al giorno, così, lentamente, Remus
riprese le sue sembianze umane. Era ancora privo di coscienza, ma nonostante
tutto sembrava in buone condizioni.
Appena
i guaritori dissolsero il campo di forza Tonks corse da lui, l’unica cosa che
voleva in quel momento era stringerlo forse a sé. Un paio di guaritori lo
adagiarono su un letto che avevano appena fatto comparire in una stanzetta
adiacente al laboratorio e Tonks gli si sedette accanto, con una mano gli
accarezzava la testa mentre con l’altra teneva quella di Remus.
Remus
rimase incosciente per buona parte della mattinata ma il dottor Whitman la
reputava una delle conseguenze dovute ai vari schiantesimi che aveva subito.
«Non
c’è da preoccuparsi, si riprenderà più in fretta se continua a dormire, guarirà
molto prima. Ma anche tu dovresti dormire un po’, non hai chiuso occhio per
tutta la notte». Le propose facendo comparire un altro letto vicino a quello
dove riposava Remus. E solo in quel momento lei si accorse di quanto fosse
stanca.
«Grazie,
ci proverò» Mormorò sdraiandosi, ma tenendo sempre stretta la mano di Remus.
Dopo qualche minuto crollò, esausta, così il dottor Whitman li lasciò
tranquilli.
Decise
di rimettersi al lavoro con i suoi collaboratori, i quali stavano gia
trafficando con una piccolo calderone, dentro il quale bolliva uno strano
liquido viola.
*****
Remus
si aggirava per casa con fare inquieto. Ormai era quasi un mese che non aveva
notizie dai guaritori del ministero, l’unica cosa che gli avevano detto prima
di lasciare il laboratorio era di non prendere la pozione antilupo.
Tonks,
preoccupata, decise di chiedere a Sirius di tenergli compagnia mentre lei era
al lavoro, e lui non se lo fece ripetere due volte ma quando entrò in casa
trovò l’amico ancora intento a fare avanti e in dietro per tutto il salotto.
«hey
amico, se continui così finirai per scavare un solco nel pavimento. Cosa ne dici
di fermarti un attimo?» Propose avvicinandosi.
Remus
lo fissò per qualche istante, poi resosi conto che ormai il tappeto sotto i
suoi piedi cominciava ad essere consumato decise di sedersi sul divano.
«Scusa
hai ragione, è che la luna piena si avvicina e io non ho ancora ricevuto
notizie dal ministero. E come se non bastasse, non posso prendere la pozione
antilupo. Se quelli non si faranno vivi al più presto dovrò trovare un posto
sicuro e il più lontano possibile dalla città per evitare di uccidere qualcuno».
Mormorò tetro.
Sirius
si andò a sedere vicino a lui. «Dai non ti preoccupare, sono sicuro che entro
domani si faranno vivi. Ma mentre aspettiamo, e visto che hai molta voglia di
camminare, che ne dici di andare fuori da questa casa? È da un sacco di tempo
che non facciamo un giro per Londra».
Remus
capendo le intenzioni dell’amico andò a prepararsi e in pochi minuti si
ritrovarono a camminare per le vie affollate della capitale.
Conoscendo
le condizioni dell’amico, Sirius evitò accuratamente il discorso “esperimento/
antidoto”, quindi spostò l’attenzione sulla proposta di Silente.
«Allora,
cosa ti ha spinto ad accettare la proposta di Silente? All’inizio non sembravi
molto convinto». Chiese.
«E’
vero, ero molto tentato di rifiutare. Avevo gia messo a rischio la vita dei
ragazzi in passato e non volevo ripetere quell’esperienza. Ma poi, durante una
lezione ne ho parato con dei ragazzi, mi hanno pregato di tornare ad insegnare
definitivamente a Hogwarts. Ci avresti mai creduto?» Esclamò ancora stupito della
loro reazione.
«Sempre
detto io che le nuove generazioni sono decisamente sagge». Commentò Sirius,
ridendo. «Ma secondo te come sarà ritrovarsi a Hogwarts, dalla parte opposta?
Io credo che sarà curioso per non dire strano».
«Per
te di sicuro, pensa se ti capitasse un alunno simile a te o James …»
«Morgana!
No, ti prego! Non credo che potrei sopportarlo, ho una certa età io». Rispose
ridendo Sirius.
I
due amici continuarono a chiacchierare mentre passeggiavano, confondendosi
perfettamente nella Londra babbana che si muoveva freneticamente intorno a
loro.
Nel
frattempo a casa un gufo planò sul tavolo della cucina, Depositando una lettera
e ripartendo velocemente verso il luogo da cui era partito.
La
giornata era stata piacevole, lo doveva ammettere. Sirius era sempre in grado
di risollevargli il morale, fin da quando piccoli.
Rientrando
in casa, Remus, notò che Tonks non era ancora tornata dal lavoro, così decise
di andare in cucina a salutare Jarold.
Si
diresse verso il trespolo dove Jarold cominciò a sbattere le ali in segno di
saluto, Remus gli allungò un biscotto per gufi e Jarold lo mangiò di gusto,
quando lo finì volò via dal trespolo e atterrò sul tavolo facendo così notare
la lettera a Remus, il quale la prese e iniziò a leggerla.
La
casa era totalmente al buio tranne la cucina e appena ci entrò, trovò Remus
seduto a tavola con la testa fra le mani fissando un foglio di pergamena.
«Amore,
è successo qualcosa?» Chiese allarmata, ma lui non rispose. Così si avvicinò e
gli appoggiò una mano sulla spalla.
Remus,
sentendo quel tocco, sobbalzò come se si fosse appena svegliato da una sorta di
trans.
«Ho,
ciao amore. Non ti ho sentita arrivare». Commentò distrattamente cercando di
ricomporsi.
«Sono
appena arrivata e ho visto che era tutto buio tranne qui, ma quando sono
entrata ti ho visto chino su quel foglio. Cattive notizie?» Chiese con tono
preoccupato.
Remus
senza dire una parola le passò la lettera:
Salve
Remus,
scusa
il ritardo, ma in quest’ultimo mese siamo stati tutti molto occupati.
Ti
scrivo oggi per informarti che il 26 di questo stesso mese dovrai tornare qui
da noi.
Come
già ti avevo accennato non dovrai prendere la pozione anti-lupo.
Ci
vediamo tra qualche giorno.
J.
K. Whitman
Tonks
era sconcertata.
«Devo
dire che è stato, come dire, beve e conciso. Cosa credi che abbiano in mente
questa volta?» Chiese ancora.
«Non
lo so. Non voglio illudermi, probabilmente mi diranno che è stato tutto inutile
e che resterò un lupo mannaro per sempre…» Rispose abbassando la testa.
«Va
bene non illudersi troppo, ma non bisogna essere così pessimisti». Commentò,
cingendogli le spalle in un grande abbraccio.
«Lo
so, hai ragione. Ma non voglio iniziare a fantasticare troppo».
«Uffa,
sei sempre il solito concretone». Sbuffando.
«Concretone?
Ma come ti permetti!»Così dicendo la
prese tra le braccia e la fece sedere sulle sue ginocchia e la baciò
dolcemente.
«Così
va un po’ meglio ma rimani sempre un concretone» risero entrambi di gusto.
«Poi
mi spiegherai cosa vuol dire concretone, vero?» mormorò Remus, per poi
continuare a baciarla, ma Tonks non rispose, felice di essere riuscita a
distrarlo.
Le
ore quella notte sembravano non passare mai ma stanco di rigirarsi nel letto
senza pace, Remus, decise di alzarsi per non svegliare Tonks.
Arrivato
al piano inferiore cominciò a gironzolare senza meta per tutta la casa,
percorrendo più volte il tragitto dal soggiorno alla cucina prima di fermarsi
davanti allo scrittoio, il quale era nel più totale caos. Decise di
risistemarlo giusto per tenersi occupato. Prese alcuni libri per sistemarli
nella libreria, ma appena li sollevò un foglio scivolò via, lì per lì non ci
fece caso poi, tornato allo scrittoio, raccolse il foglio per sistemarlo
insieme agli altri nel cassetto, quando si accorse che era la calligrafia di
Tonks.
Non
era certo di poter leggerne il contenuto ma quando il suo sguardo venne
catturato dalle parole “Ciao amore,” capì che quella lettera doveva per lui, o
così si augurava. Messi da parte tutti i dubbi cominciò a leggerla, una, due,
tre volte. Man mano che proseguiva nella lettura sul suo viso si formarono
varie espressioni in linea con le parole scritte da Tonks.
Quella
lettera scritta con tanto amore l’avevano colpito più di mille parole, rimise
la pergamena al suo posto e salì in camera, inizialmente rimase per qualche
istante appoggiato alla base del letto guardando la donna che amava dormire
serena, poi decise di tornare a letto. Voleva sentirla vicina, così l’abbracciò
dolcemente cercando di non svegliarla ma Tonks si mosse nel sonno.
«Cosa
c’è?» Mugugnò con la voce stanca, Remus sorrise quasi divertito.
«Niente
amore mio. Dormi è ancora presto». Le sussurrò dolcemente, mentre lei
risprofondava in un sonno più profondo.
*****
Il
lavoro nel laboratorio del ministero era frenetico, mancava solo un’ora prima
dell’arrivo di Remus e Tonks, e c’erano ancora un sacco di cose da sistemare.
«Signor
Conner, porti quelle ampolle nell’altra stanza, qui ci servirà molto più
spazio, e lei signorina Riley metta in ordine quegli ingredienti così non
rischieremo di sbagliare l’ordine d’aggiunta. Signor Mallory può aggiungere le
quattro gocce d’estratto di Calicanto». Il dottor Whitman stava impartendo gli
ultimi ordini ai suoi collaboratori, tutto doveva essere eseguito nel giusto
ordine per evitare di rovinare il lavoro di un mese.
Ma
c’era anche qualcun altro interessato a quel progetto, Caramell il ministro
della magia, voleva assicurarsi in prima persona che tutto andasse per il verso
giusto. Era stanco di vedere sulla sua scrivania pile e pile di pergamene che
segnalavano nuovi casi di persone morse da lupi mannari, era ora di risolvere
una volta per tutte la faccenda. Ecco perché sperava che l’equipe del dottor
Whitman fosse riuscita nel suo intento, se non fosse stato così, avrebbe dovuto
adottare misure drastiche, per sistemare la questione. Con il suo solito modo
di fare pomposo il ministro si diresse nei sotterranei, voleva essere presente
qualsiasi cosa fosse successa.
Era
ora, Remus e Tonks arrivarono in perfetto orario al ministero ormai
completamente deserto, persino la voce dell’ascensore sembrava più desolata del
solito.
Nei
loro occhi si leggeva tutta la tensione accumulata in mesi di attesa.
Cosa
sarebbe successo quella notte? Sarebbe davvero cambiata la vita di Remus,
oppure, si sarebbe dissolto tutto come una nuvola di fumo?
La
mente di Remus continuava a vagare fra mille supposizioni, una più assurdo
dell’altra, ma ormai era abituato a non farsi troppe illusioni, tutta la sua
vita era stata costellata di cocenti delusioni e aveva imparato a difendersi.
“pensa
sempre al peggio, così non resterai mai deluso, ma piacevolmente sorpreso”
Aveva
adottato questa filosofia di vita da parecchio tempo e fino a quel momento
aveva funzionato.
Entrati
nel laboratorio si accorsero che l’attività era frenetica ma, nonostante
questo, tutti i guaritori li salutarono calorosamente. Come qualche mese prima,
però, una voce sovrastò quella di tutti gli altri, Caramell si era fatto largo
tra i guaritori per stringere la mano a Remus e Tonks, i quali si guardarono
perplessi.
«Ben
arrivati ragazzi! È un piacere rivedervi!» Esclamò sfoggiando un grande
sorriso.
«Salve
ministro. Anche lei qui? Sinceramente non mi aspettavo di vederla. Anche perché
non so bene cosa succederà questa notte» lo salutò Remus cercando di nascondere
i suoi veri sentimenti.
In
quel momento intervenne il dottor Whitman.
«Salve
ragazzi, in perfetto orario, come sempre. Prima di tutto volevo scusarmi per il
messaggio che ti ho spedito, mi rendo conto di essere stato troppo vago
riguardo a tutto quello che succederà questa notte. Ma prego, seguitemi da
questa parte». Li prese sottobraccio eli allontanandoli dal ministro, che nel frattempo stava osservando un
guaritore alle prese con un calderone, così da poter parlare in pace.
«Ok,
qui va meglio. Allora dicevo, nel messaggio non ho scritto molto perché non
volevo che vi faceste troppe illusioni, ma… Forse ci siamo» Esclamò non
riuscendo a trattenere un fremito di gioia.
«Cosa??»
Chiesero entrambi.
«Vu...
Vuole dire che…» Balbettò Remus ancora incredulo.
«Vuole
dire che ci siete riusciti?» Chiese per lui Tonks stringendo forte le mani del
compagno.
«Sì,
naturalmente vorremmo che tu provassi la pozione questa notte per fugare ogni
dubbio e per verificare alcune cose». Aggiunse ancora il guaritore.
Tonks
e Remus non potevano credere a quello che stavano sentendo. I guaritori erano
riusciti nel loro intento e ora restava solo una cosa da fare, testare la
pozione.
Remus
sapeva bene che sarebbe arrivato quel momento. Certo, qualcosa poteva andare
storto, una dose eccessiva o inferiore di un solo ingrediente poteva
compromettere tutto, ma lui aveva piena fiducia nell’equipe e quindi accettò di
testare la pozione.
Per
sicurezza, si decise di ricreare il campo di forza che avevano usato il mese
precedente, ma prima di farlo entrare, Il dottor Whitman, porse un’ampolla
contenente un liquido color argento a Remus. Tutti lo stavano fissando,
compreso Caramell. Lo mandò giù tutto d’un colpo e subito dopo fece una smorfia
di disgusto.
«Vedo
che dovete ancora lavorare parecchio sul gusto. Credo che sia ancora peggio
della pozione antilupo che ho preso fin’ora. Io consiglierei una gamma di gusti
che vanno dalla fragola alla menta». Suggerì cercando di sdrammatizzare la
situazione.
Tutti
risero alla battuta,tranne
naturalmente Caramell che fu l’unico a non capirla, poi Remus salutò con un
bacio Tonks ed entrò nella sfera.
Ora
non restava che attendere il sorgere della luna piena.
Chiedo
scusa per l’imperdonabile ritardo ma negli ultimi tempi sono stata
completamente assorbita da un nuovo progetto, e mi sono completamente
dimenticata di aggiungere l’ultimo capitolo di questa storia. Ringrazio DoraremusLupinper avermelo fatto ricordare :D
Il Diario Dimenticato
Capitolo 11
Quando la luna piena fece la sua compara tutti si
ritrovarono a passare lo sguardo da lei a Remus, nel tentativo di captare ogni
minimo cambiamento.
Remus
fu il primo a voltarsi, nel momento stesso in cui la vide il suo corpo ebbe un
fremito, mentre piccoli ciuffi di pelo cominciarono a spuntargli in varie parti
del corpo, anche le sue orecchie cambiarono leggermente forma, ma poi non
successe più nulla.
Tutti
si bloccarono di colpo, fissarono Remus increduli, Alcuni guaritori fecero un
lungo sospiro di sollievo, altri, invece, si strinsero le mani tra loro. Il
dottor Whitman però li ammonì.
«Signori
vi prego, mi sembra ancora presto per esultare. Credo che ci convenga aspettare
che la notte sia passata».
Molti
guaritori annuirono alle sue parole. Remus nel frattempo continuava a guardare,
incredulo, le sue mani e le sue gambe, si toccava ripetutamente il viso per
accertarsi che non si fosse trasformato.
Tonks,
che con il permesso del dottor Whitman, si era seduta vicino al campo di forza
e continuava a guardare l’orologio.
«Ma
il tempo non passa mai questa notte?» Mormorava in continuazione.
«Amore
non ti preoccupare, per me è gia tanto non essermi trasformato fino ad ora. È
la prima volta che ti vedo illuminata dalla luna piena, sembri ancora più
bella, lo sai?» Le sussurrò Remus osservandola mentre la luce della luna le
illuminava il viso.
«La
cosa è reciproca». E così dicendo sfiorò il campo di forza.
Proprio
come per Tonks, anche per i guaritori la notte sembrava interminabile, alcuni
si erano persino addormentati, e persino Caramell se la russava della grossa
seduto su una comoda poltrona.
Ogni
tanto qualche ciuffo di pelo sbucava sul corpo di Remus, e ogni volta un gruppo
di guaritori segnavano l’accaduto su dei fogli di pergamena, ma non ci furono
particolari episodi d’allarme.
Verso
le sei di mattina la luna si decise a calare, pian piano i ciuffi di pelo
caddero mentre le orecchie di Remus tornarono normali.
I
guaritori finalmente poterono esultare, ce l’avevano fatta! Erano riusciti a
sconfiggere la maledizione dell’uomo lupo!
Anche
il dottor Whitman si lasciò andare in un grido liberatorio, finalmente aveva
raggiunto il suo scopo. Quando un guaritore andò a dissolvere il campo di forza
Tonks corse tra le braccia Remus, il quale era fermo immobile, ancora incredulo
per quello che era successo anzi, che non era successo quella notte, ma appena
si ritrovò Tonks tra le braccia capì che era finalmente finita, non si sarebbe
più trasformato in un lupo mannaro, mai più.
Passarono
diverse ore prima che la situazione tornasse tranquilla, Remus e Tonks non la
smettevano più di ringraziare uno a uno tutti guaritori che avevano partecipato
al progetto, ma d’un tratto Caramell si fece avanti.
«Bene
bene, sono davvero felice che sia andato tutto bene. Finalmente il problema dei
lupi mannari è risolto. Sarebbe stato spiacevole doverne cercare un’altra
“soluzione definitiva”». Esclamò
«Ministro,
cosa intende dire con “soluzione definitiva”?» Chiese Tonks.
«Cosa?
Ah Hem niente, niente d’importante....» Balbettò il ministro mentre tutti lo
fissavano in modo sospettoso.
Dopo
due minuti, per evitare altri lapsus, il ministro si congedò.
Finalmente
soli, cioè senza il ministro tra i piedi, i festeggiamenti continuarono ancora
per alcune ore, erano tutti euforici per i risultati che avevano ottenuto.
Circa
verso le undici di mattina però il dottor Whitman mandò tutti a casa,
soprattutto Remus e Tonks che sembravano davvero esausti e, dopo ancora una
serie di saluti a e ringraziamenti, il laboratorio si svuotò.
Appena
aprirono la porta di casa, vennero assaltati da Sirius Silphie e la Signora
Weasley, i quali avevano trascorso praticamente tutta la mattinata passeggiando
avanti e indietro per il soggiorno della casa dei futuri sposi.
«Allora?
Com’è andata?» Chiese Sirius.
«
E’ tutta la mattina che aspettiamo vostre notizie, ma dov’eravate finiti??»
Continuò Molly.
«Dai
ragazzi non sto più nella pelle, com’è andata al ministero?» Insisté Silphie.
«Ehi
uno alla volta! Fateci almeno entrare in casa…» Esclamò Tonks cercando di farsi
largo tra gl’inattesi ospiti.
Quanto
tutti si furono accomodati nel soggiorno, Remus cominciò a raccontare tutto
quello che era successo nel laboratorio del ministero.
«Se
devo essere sincero, tutti quei ciuffi di pelo che mi stavano sbucando da tutte
le parti, mi avevano fatto preoccupare.. Ma per fortuna è andato tutto bene,
più di quanto potessi sperare». Sospirò sfoderando un grande sorriso.
«La
cosa che mi ha dato più fastidio, invece, è stato il comportamento di Caramell.
Chissà cosa voleva dire con le parole: “soluzione definitiva”, riguardo
ai lupi mannari». Borbottò Tonks pensierosa.
«Cosa
vuoi dire?» Chiese Sirius, incuriosito.
«No,
niente di particolare. Solo che Caramell ha detto che, se l’equipe del dottor
Whitman non fosse riuscita a risolvere il problema dei lupi mannari, lui
avrebbe dovuto mettere in atto una soluzione definitiva… Devo dire che mi ha
allarmata parecchio quella frase». Rispose.
«Non
ci pensare, orami la pozione funziona. Credo che sia meglio evitare di pensare
a quello che dice il ministro». La rincuorò sorridendo Remus.
«Remus
ha ragione, ormai conosciamo tutti Caramell. Comunque, concordo sul fatto che
la faccenda della “soluzione definitiva” non ispira niente di buono nemmeno
a me, ma lasciamo perdere, ora è il momento di festeggiare». Esclamò Sirius.
«E’
vero! Dovremmo avvertire tutti. Qui serve una grande festa per festeggiare
questo avvenimento!» Concordarono quasi in coro Silphie e Molly.
«Beh,
suppongo che potremmo farla qui. Sono mesi che avevo in mente di invitarvi
tutti qui per inaugurare la casa nuova».Propose Tonks.
Nelle
seguenti due ore progettarono la festa e si divisero i vari compiti.
Rimasti
soli, si accorsero di essere talmente stanchi da crollare entrambi addormentati
sul letto nonostante fosse ancora pieno pomeriggio.
*****
Quando
Remus aprì gli occhi, era ormai notte fonda. Tonks, invece, dormiva
tranquillamente tra le sue braccia.
Voltandosi
verso il proprio comodino per controllare l’ora, vide il suo diario. Facendo
attenzione a non svegliarla si alzò e, prendendo il diario scese in salotto.
Dopo aver acceso alcune candele si mise sul divano e cominciò a leggere alcune
pagine:
4 febbraio
Ciao,
tu
credi a quella storia che dice
“se
vedi una stella cadente esprimi un desiderio, vedrai che si avvererà?”
Io
non so se crederci o no, però ho pensato “tentar non nuoce”. Così ho deciso
che, ogni volta che vedrò una stella cadente, esprimerò il mio desiderio più
grande:
Tornare ad essere un ragazzo normale.
Molti
miei coetanei, compresi i miei due migliori amici, non hanno molte
preoccupazioni. Credo che i loro desideri riguarderebbero più che altro il
nuovo modello di manico di scopa uscito sul mercato e di diventare un grande
giocatore di Quidditch, oppure di conquistare la ragazza dei propri sogni.
Io, invece, vorrei solo vivere una vita
normale con i problemi di tutti gli altri ragazzi.
Sono
stanco di dovermi sempre nascondere, sono stanco di dover mentire alle persone
a cui tengo, ma soprattutto sono stanco di dover sopportare tutto il dolore che
mi provoca essere un lupo mannaro: sia il dolore fisico che quello mentale!
Ecco
perché non mi resta che aggrapparmi saldamente alla speranza che un giorno
qualcuno riesca ad aiutarmi, comprese le stelle cadenti, se questo può
accelerare le cose.
Remus
1 giugno
Ciao,
E così,
anche quest’avventura è giunta alla fine. Devo ammettere che i sette anni
passati in questa scuola mi hanno dato tanto, sia per quanto riguarda le
conoscenze magiche sia per quanto riguarda gli affetti.
Ora non
mi resta che guardare avanti, al futuro. Ma quale futuro posso avere io?
Chi mai
darà lavoro ad uno come me? Girano vochi che al ministero stiano varando una
legge per impedire ai lupi mannari di lavorare, e se decidessero di approvarla,
io cosa farò?
Tutti
hanno gia pianificato la loro vita, James e Lily andranno al corso di Auror,
Sirius si prenderà un anno di pausa e poi deciderà, Peter, beh non ho capito
bene cosa voglia fare lui..
A me
piacerebbe diventare insegnante, oppure un guaritore, ma dubito che qualcuno mi
farebbe insegnare ai propri figli o, peggio ancor,a sono certo che nessuno si
farebbe mai curare da uno come me.
Davanti a
me vedo una solo grande oscurità, l’incertezza del futuro.
In oltre questi sono tempi difficili, molte persone
hanno paura. Voldemort sta cercando di ottenere sempre più potere nel mondo
magico, si dice che stia assoldando molte creature oscure, compresi i lupi
mannari, e chi rifiuta di seguirlo raramente ha salva la vita, e in quei rari
casi, viene ridotto peggio di un vegetale. Sinceramente, meglio la morte.
E se dovesse trovarmi? Io cosa farei?? Come gia
detto, Meglio la morte!
Remus
Remus, ancora scosso da quelle ultime righe che aveva letto,
andò alla fine del diario per leggere l’ultima cosa in assoluto che aveva
scritto.
1 novembre
Ciao,
è successa una cosa terribile, davvero terribile… Ancora non riesco a
credere che non ci siano più...
Perché proprio loro?? Avrei preferito esserci io al loro posto...
Loro avevano tutta una vita davanti, perché è successo? Perché Voldemort ha
deciso di colpire proprio James e Lily??
Non riesco a capire come abbia fatto a scoprire il loro
nascondiglio…E Peter… Anche lui è morto!
Tutti credono che sia stato Sirius a tradirli, ma io non ci credo! Mi
rifiuto di credere che proprio lui abbia fatto una cosa simile.
L’hanno mandato diritto ad
Azkaba, senza nemmeno fargli un giusto processo, ma io lo so che non è stato
lui. Ma chi mai crederebbe alla mia parola?
E’ successo tutto così in fretta, nel giro di una notte ho perso
tutti i miei migliori amici… Mi chiedo che senso abbia continuare ad andare
avanti, il mondo magico esulta mentre io vorrei solo morire. Mi sembra
d’impazzire!!
Non è giusto, perché tutte le persone a cui voglio bene mi devono
lasciare?? Ormai trovo inutile persino continuare a scrivere qui, nulla a più
senso, compresa la mia vita.
Vorrei solo raggiungere i
miei amici, smettere di soffrire una volta per tutte.
Remus
Con questo
ricordo aveva chiuso definitivamente il suo diario.
Ora però
molte cose erano cambiate.
«Credo sia
ora di ricominciare a scrivere… » Mormorò tra sé e sé. così prese una piuma e
una boccetta d’inchiostro dallo scrittorio e si mise a scrivere:
27 Aprile
Ciao,
sono passati parecchi anni dall’ultima volta che ho scritto tra
questo pagine.
Non ci siamo lasciati nel migliore dei modi, vero? Molte cose sono
cambiate nella mia vita, alcune in meglio altre un po’ meno.
Ti ricordi quando ti parlavo delle stelle cadenti? Ti avevo detto che
da quel giorno in poi avrei espresso il mio desiderio ogni volta che ne avessi
vista una. Beh, ammetto che ho smesso di esprimerli parecchio tempo fa.
Col tempo avevo capito che era tutto inutile, sarei restato un lupo
mannaro per il resto della mia vita. Ero rassegnato al mio destino, per quanto
crudele potesse essere, quindi, cercavo di sopravvivere come meglio potevo.
Un giorno però, ho incontrato Tonks, che con il suo amore mi ha dato
la forza di reagire alla mia condizione tanto che alla fine ho accettato la
proposta del ministero, sì proprio quello stesso ministero che mi aveva sempre
trattato come un animale se non peggio, per entrare a far parte
dell’esperimento n° 2475/Lm, altresì detto la soluzione al mio problema, la
licantropia.
Un gruppo di ricercatori hanno intrapreso un difficile percorso per
cercare un antidoto che permettesse a tutte le persone nelle mie condizioni di
poter tornare ad una vita normale.
E’ stata una decisione difficile da prendere, poteva essere
rischioso, ma se volevo un futuro “normale” con Tonks, dovevo rischiare. E così
ho fatto.
Non è stato semplice, anzi. Certe fasi sono state piuttosto dolorose:
se ripenso a quelle siringhe tendo ancora a svenire seduta stante, ma ho
stretto i denti e sono andato a vanti.
Certo, la risposta più che positiva di Tonks alla mia proposta di
matrimonio è stata un ottimo incentivo per proseguire questo cammino.
Sì, hai capito bene, Remus Lupin il ragazzino più introverso del
mondo si sposa... Chi l’avrebbe mai detto.
Comunque dopo alcuni mesi, tra prelievi e trasformazioni “pubbliche”,
eccolo.
Stretto tra le mie mani c’era
l’antidoto che poteva cambiare la mia vita.
Finalmente dopo anni di sofferenze il mio desiderio era stato
esaudito. Così la notte scorsa per la prima volta non mi sono trasformato in
una bestia orribile, a parte qualche piccolo ciuffo di pelo qua e là.
Ammetto che ancora non ci credo, è tutto così incredibile. Per anni
ho condiviso il mio corpo con un animale, che ora se ne è andata per sempre.
Una cosa è certa, non mi mancherà.
L’essere un lupo mannaro ha lasciato un segno profondo nella mia
anima, ma forse non è stata una cosa del tutto negativa. Per tutta la vita le
persone che scoprivano il mio segreto, mi allontanavano, mi umiliavano
facendomi sentire inferiore a loro.
Grazie a questo ho imparato a non trattare nessuno allo stesso modo.
La popolazione mondiale è composta da una miriade di razze diverse
tra loro, ma questo non vuol dire che alcune siano superiori ad altre.
Questa è sicuramente una delle più grandi le lezioni che la vita
possa insegnare a chiunque. Io l’ho imparata nel modo peggiore, ma dal prossimo
anno quando diventerò il nuovo insegnante di difesa contro le arti oscure a
Hogwarts (altro desiderio che si avverera), cercherò di insegnarlo anche ai
miei studenti, perché non facciano gli stessi errori che altri prima di loro
hanno fatto.
Non temere molto presto ti aggiornerò più nei dettagli su tutto
quello che è successo, per ora ti dico, arrivederci. La stanchezza comincia
di nuovo a farsi sentire.
Remus
Ora che aveva scritto quelle righe sul diario si sentiva
davvero bene, probabilmente solo in quel momento cominciava a rendersi conto
che non stava sognando, tutti i suoi desideri più grandi si stavano avverando.
Non si sarebbe più trasformato in un lupo mannaro, sarebbe diventato un vero
insegnante e nel giro di qualche mese avrebbe sposato la donna che amava.
Tornò in camera da letto dove trovò Tonks completamente sveglia.