L'uomo di platino

di LePableu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Episodio 1 ***
Capitolo 2: *** Episodio 2 ***
Capitolo 3: *** L'uomo di Platino ep.3 ***
Capitolo 4: *** L'uomo di Platino ep.4 ***



Capitolo 1
*** Episodio 1 ***


L'uomo di platino
 
Il mio nome è Timothy Clockton, sono un agente del fisco... in pratica mi occupo di controlli fiscali per conto dell’agenzia delle entrate, il lavoro meno eccitante del mondo se vogliamo dirla tutta.

Quella mattina mi recai al lavoro come ogni altra mattina e salii al secondo piano, sfoggiando la mia nuova valigetta e salutando ogni collega che mi capitasse a tiro. Quindi mi sedetti davanti alla scrivania del mio collega e grande amico, Karl Altman. Lui è in un settore più burocratico dell’agenzia, si occupa di fornirmi gli incarichi e catalogarli. In poche parole un lavoro ancor più noioso del mio, non invidio per niente il vecchio Karl.
Quella mattina aveva un nuovo incarico per me, direttamente dall’archivio degli "incarichi importanti".
-Una missione sotto copertura – disse sorridendo e passandomi una cartella gialla che conteneva informazioni sul bersaglio – ti infiltrerai in una piccola azienda qui ad Attville e ruberai i loro registri bancari, così scopriremo se non pagano qualche tassa. – fece ironicamente appoggiandosi allo schienale della sedia.
Attville era la mia città. La mia casa.

Amavo il luogo in cui vivevo nonostante negli ultimi dieci anni avesse visto il tasso di criminalità impennarsi. Avevo 16 anni quando 3 ricchi e potenti cittadini, ormai soprannominati 
da tutti "uomini di platino", hanno iniziato a guadagnare con attività illecite sulle spalle dei nostri cittadini. Il primo è lo stesso sindaco: Washington Mc Neely, plurieletto grazie al favore della mafia locale, il più corrotto ma anche il più amato dalla popolazione. Il secondo uomo di platino, o meglio.. donna di platino, è Lydia Humphrey, padrona di un casinò sul lungolago di Attville. Ha la fama di una donna inflessibile e senza scrupoli, e gestisce numerose attività illecite dalle sue numerose proprietà. Infine… lui: LePableu. Un ricco uomo d’affari che da decine di anni dirige la Siel, azienda di successo nel campo dell’animazione. La sua gigantesca villa fuori città e le sue numerose attività secondarie lasciano presumere, però, che ci sia qualcosa di ben peggiore dietro le animazioni.
Queste comunque erano sempre state cose più grandi di me. Ero solo Timothy Clockton: un agente del fisco di 26 anni.

-Sotto copertura? Karl, queste sono le tasse… non siamo mica l’FBI. –
-Crediamo sia l’unico modo per incastrare un ricco evasore. –
-...Nello specifico? –
-Ti farai assumere in questa azienda oggi stesso, si trova al 525 di Cromwell Avenue. –
-Ok… conta su di me. –

Ancora oggi mi pento di aver accettato quell’incarico, ma non ho mai rinunciato a un lavoro e Karl contava su di me per fare bella figura coi superiori. I suoi occhi si illuminarono.

-Perfetto, fammi sapere quando sei lì, ciao 'bro. –
-A dopo Karl –feci sorridendo e avviandomi verso l’uscita.
Entrai in macchina e guardai allontanarsi lentamente l’imponente edificio di mattoni che ospitava la sede dell’agenzia delle entrate di Attville e sorrisi guardando il sole illuminare la strada davanti a me. Passò qualche minuto e alla fine giunsi a Cromwell Avenue.
Chiunque poteva immaginare il mio stupore quando misi piede fuori dal veicolo e controllando nervosamente google maps dal telefono mi assicuravo che quello fosse davvero il mio bersaglio.
"Eppure non mi sto sbagliando" pensai guardando la scritta sulla facciata bianca dell’enorme edificio davanti a me.

"SIEL"

Quello era il mio bersaglio.
"Karl … sei un vero bastardo" pensai tra me e me.
Riguardai un’altra volta la facciata dell’edificio.
Qui è dove inizia la mia storia.


MES CHERS AMIS
Rieccomi dopo decine di migliaia di nanosecondi con una nuova storia.
Come nella precedente la storia va in parallelo con un’animation sul canale Le Pableu e sarà composta di otto capitoli come otto sono gli episodi dell'animation.
Spero che la storia vi piaccia, ci vediamo presto col prossimo episodio.
Ciao da LePableu

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Capitolo 2
*** Episodio 2 ***


Afferrai il telefono e cercai nervosamente il nome di Karl nella rubrica. Dopo un paio di squilli mi rispose con quel suo tono tranquillo da ‘non ho fatto niente’.
-Sei un vero bastardo Karl –
-Non avresti mai accettato se ti avessi detto che l’azienda sospetta era la Siel. –
Aveva ragione in effetti, io non avevo grandi ambizioni: infiltrarmi nella più grande casa di animazioni del paese non era nei miei piani e non avrei mai accettato. Ma ormai avevo accettato: c’ero dentro.
-Alla Siel cercano un contabile, fatti assumere, noi ci vediamo stasera al bar.-
-Ok Karl –
-A stasera –
Mi rimisi in tasca il telefono e guardai ancora una volta l’imponente e maestosa facciata dell’azienda.
Mentre ero assorto nei miei pensieri e cercavo di trovare il coraggio per entrare nell’edificio e chiedere per il posto di contabile sentii qualcosa afferrarmi la mano.
Mi voltai terrorizzato e mi trovai davanti una simpatica faccia dalle guance rosse e i corti capelli neri con due grandi occhi marroni che mi fissavano contenti e contemporaneamente sentii la sua simpatica voce che sembrava fatta apposta per attirare la gente.
-Benvenuto alla Siel signore, posso fare qualcosa per lei? – disse agitando la mia mano mentre io lo fissavo sconvolto.
-Mi chiamo Timothy Clockton, ho sentito che cercate un contabile. –
-Un contabile? – disse lui con quella voce che pareva sempre più bussa e simpatica – beh, sei venuto dall’uomo giusto amico, mi chiamo Russel Kincald, addetto alle assunzioni del personale –
-Veramente lei è venuto da me. – dissi cercando di fargli notare quella sua invadenza che nonostante tutto mi rendeva più allegra quella giornata iniziata in maniera tanto inattesa.
-Prima di discutere della tua assunzione però devo farti visitare l’azienda, seguimi. – disse mettendomi la mano sulla spalla e spingendomi frettolosamente verso la porta in ferro che dominava la facciata attraverso il viale alberato che precede il primo blocco dell’edificio.
Accompagnandomi tra i grandi corridoi bianchi della Siel, sia nel primo che nel secondo dei blocchi in cui il complesso era diviso avevo un senso di timore e mi sentivo piccolo paragonato all’edificio e a chi lo possedeva, il fantomatico Le Pableu.
Al contempo però ci si sentiva a proprio agio, fontane, piante e ogni genere di agi erano presenti nella hall e nelle stanze del primo blocco.
-E questo sarebbe un posto di lavoro? – chiesi a Russel che sembrava in ogni momento pronto a rispondere a tutte le mie domande.
-Qui alla Siel adottiamo una politica che mette i dipendenti a proprio agio per sviluppare creatività e produttività. –
-Interessante… - borbottai sentendomi sempre più vicino a quel curioso personaggio nel quale sentivo di aver già trovato un collega amichevole e disponibile.
Il giro dell’azienda durò tre quarti d’ora buoni nei quali fui accompagnato attraverso quella ingegnosa struttura: dall’ufficio sospeso di LePableu che troneggiava nella hall e che era collegato al piano superiore tramite un ponticino, il chiostro del secondo blocco intorno al quale si diramavano i suoi tre piani, il ponte sospeso che collega i piani superiori dei due blocchi passando sopra il parcheggio e la zona security che le collega al piano di sotto. Visitammo le sale dei doppiaggi, il piccolo cinema dell’azienda per le antepriem dei film, la sala riunioni e gli uffici dove avrei lavorato. Solo la sala server del terzo piano, mi disse a malincuore Russel Kincald, mi era vietato vedere.
Al termine del giro, esausto, mi accasciai ad un tavolino e, sperando di essermi liberato per un attimo della presenza dell’addetto alle assunzioni tirai un sospiro di sollievo e feci riposare le orecchie alle quali, a lungo andare, quell’adorabile voce era sembrato un fastidioso ronzio. Ma mi ero illuso. Sentii una violenta pacca sulla spalla e subito dopo la sua voce.
-Ehy, ora che hai visto l’azienda seguimi nel tuo ufficio, dobbiamo parlare della tua assunzione. –
 
Uscii molto provato da quel primo giorno alla Siel, ma tutto sommavo ero contento di aver incontrato Russel, sapevo che già dal giorno successivo avrei avuto qualcuno con cui parlare durante la mia indagine segreta.
Quella sera andai al bar dove io e Karl passavamo da anni le nostre serate e mi sedetti al nostro solito tavolo che sentivamo entrambi come il nostro ‘luogo di ritrovo segreto’.
Ci sentivamo sempre come degli agenti segreti quando ci scambiavamo informazioni sul lavoro del giorno appena trascorso.
-E così ti sei fatto assumere, ottimo lavoro Timothy. –
-Grazie Karl, e domani comincio. – Tutto sommato non mi spaventava più così tanto.
-Perfetto, mi aspetto un lavoro coi fiocchi da te,  domani inizierai a scoprire dove Le Pableu tiene i registri contabili. –
-Volentieri Karl… è il mio lavoro. – dissi sorridendogli e alzando verso di lui il mio bicchiere.
 
Solo qualche giorno più avanti avrei appreso l’altro evento che segnò quella fatidica sera.
Russel Kincald infatti alla stessa ora si era recato nell’ufficio del misterioso uomo di platino Le Pableu per riferirgli ciò che aveva fatto in giornata.
-L’agente del fisco è assunto signore, come secondo i suoi piani. – disse libero dalla finta voce gioiosa che si era costruito durante la mattinata per me. Ancora non sapeva però la vera natura di Le Pableu, e ciò che gli sarebbe spettato.
-E tu che ne sai dei miei piani? – disse lui aggrottando le sopracciglia illuminate dalla luce lunare che filtrava dal lucernario dell’ufficio.
-Niente signore… - balbettò Russel mettendosi sulla difensiva, ma Le Pableu non lo ascoltò e continuò a parlare.
-Fino al compimento del mio progetto non ci devono essere testimoni. –
-Lo so, è per questo che depisteremo l’agente del fisco, per liberarci delle tasse… -
-Ed è per questo che devo liberarmi di te. – disse sbattendo il pugno sul tavolo. –
-Cosa? – fece lui con gli occhi iniettati di terrore.
-Ho detto… - disse afferrando una vistosa pistola dorata dalla sua giacca.
-Niente testimoni. –
Come le sue labbra i chiusero un lampo squarciò l’oscurità della notte e un tuono ne ruppe il profondo silenzio. L’eco dello sparo fu sormontato solo dal tonfo del corpo senza vita del giovane Russel sul freddo pavimento dell’ufficio.
Ma io ancora non lo sapevo.
Al contrario non vedevo l’ora che quella notte passasse… per iniziare il mio primo giorno alla Siel.

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Capitolo 3
*** L'uomo di Platino ep.3 ***


Il giorno che cominciai a lavorare alla Siel il sole splendeva su Attville e la luce si rifletteva attraverso le finestre della Siel. Camminavo lungo l’atrio osservando le facce dei nuovi colleghi e cercando con lo sguardo quella di Russel Kincald che, stranamente, non era venuto al lavoro. A un certo punto però sentii un grido e ebbi appena il tempo di alzare la testa che mi sentii travolto da un corpo molto pesante.
Sdraiato sul pavimento vidi alzarsi in piedi un uomo sulla cinquantina che indossava un curioso vestito rosso con una cravatta verde. Subito dopo gli si avvicinarono una giovane donna e un uomo che indossava una sorta di casco davanti agli occhi. Faticai a rialzarmi ma mi parve di sentire i tre discutere sopra di me.
-Che ci fai per terra? – fece l’uomo vestito di rosso.
-Quest’uomo ha attutito la caduta, le ha salvato la vita – disse la donna con una splendida voce che mi aiutò ad alzarmi in piedi.
-Timothy Clockton, lavoro qui. –
Quello vestito di rosso però sembrava non ascoltarmi, mi mise la mano sulla spalla e disse con un sorriso smagliante:
-Grazie mille George, Ami, fai immediatamente dirigente quest’uomo. – Poi si voltò con uno sguardo tenebroso verso l’altro uomo. – William, noi andiamo, siamo già in ritardo. –
Mentre guardavo i due allontanarsi verso gli uffici dalla mia bocca uscì un sommesso ‘Veramente… era Timothy’ Ma ormai i due erano lontani.
-Non preoccuparti, Le Pableu ha imparato il mio nome dopo due mesi. –
Disse una voce alle mie spalle.
Dunque quello era Le Pableu, il fantomatico uomo di platino: il mio obiettivo.
Mi voltai e mi trovai faccia a faccia con la donna segretaria del capo e pensai di approfittare dell’occasione per strappare qualche informazione a quella giovane dalla carnagione scura e dai profondi occhi marroni.
-Dunque lui è Le Pableu e lei è? –
-Ami Green, segretaria del capo. –
-Molto piacere, chi era il tizio con il casco? –
-Si chiama William Goode, è la guardia del corpo di Le Pableu. Quello che ha davanti agli occhi è un visore termico: tempo fa ha perso l’uso degli occhi e si serve del visore per distinguere ciò che ha intorno. –
-Poverino…-  dissi io assorto nei miei pensieri – Le Pableu era sarcastico sulla promozione no? –
- Credo di no, dopotutto gli hai salvato la vita attutendo la sua caduta dal piano di sopra… - e mentre lo diceva il mio sguardo tornava alla scalinata pericolosamente sospesa che portava al suo ufficio e da cui era caduto.  –Seguimi – concluse lei – parliamo della tua promozione a dirigente. –
Il resto della giornata passò in fretta e quella sera mi ritrovai di nuovo al bar con Karl a parlare del lavoro compiuto alla Siel.
-E così ora sei dirigente Tim? Ottimo, domani ruberai i registri bancari e la faremo finita. –
-è durata poco – osservai.
-Sì, abbiamo avuto fortuna. –
Fortuna… mentre tornavo a casa quella notte non smettevo di pensare alla mia fortuna: appena arrivato alla Siel l’addetto alle assunzioni mi si era presentato davanti con il solo obiettivo di farmi diventare parte dell’azienda, il giorno dopo il capo cade dal secondo piano, io lo salvo e divento dirigente. Per quanto queste coincidenze mi agevolassero il lavoro lasciavano dietro di sé un alone di mistero poco realistico che sarebbe poi stato incrementato dalle notizie che appresi qualche giorno dopo.
Infatti, la sera del secondo giorno della mia storia, un altro evento aveva turbato Attville. Col favore delle tenebre William Goode, la guardia del corpo di Le Pableu, si era intrufolato nella dimora del sindaco e uomo di platino Washington Mc Neely e l’aveva assassinato a sangue freddo portandogli i saluti del capo.
Ma per adesso la mia ristretta visione mi permetteva solo di vedere tutto come un enorme groviglio di fortuite coincidenze, era il secondo giorno ed ero ancora lontano dallo scoprire il misterioso segreto dei tre uomini di platino.

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Capitolo 4
*** L'uomo di Platino ep.4 ***


E così, al mio secondo giorno di lavoro alla Siel, mi ritrovai nel mezzo di una riunione del consiglio dei dodici dirigenti diretta da Le Pableu, alle spalle del quale non mancava mai il suo braccio destro: William Goode.
Essere lì, come dirigente, in mezzo a quel gruppo di personalità di spicco mi faceva sentire importante, una bella sensazione devo dire.
Ma come mio solito ho rovinato tutto.
-Tagliando sugli stipendi degli sceneggiatori dovremmo riuscire a comprare delle nuove macchina da caffé -
Disse Le Pableu, avvolto nel suo elegante completo rosso, indicando un grafico a torta. Quell'insulsa e sciocca frase, strana da sentire in un consiglio di amministrazione dove le macchine da caffé dovevano essere l'ultimo dei problemi, non fece che alimentare i dubbi che già avevo su quell'azienda. 
-Veramente credo che ce ne siano già a sufficienza - dissi alzando la mano nel tentativo di richiamarlo ad argomenti che più si addicono ad un consiglio dei dirigenti. 
Quando tutti si voltarono verso di me però, capii dell'errore che avevo fatto.
-Lo crede davvero? Allora è bene che si vada a fare un giro, magari provi a contarle - qui fece una pausa agghiacciante - signor Clockton. -
E mi rivolse una delle peggiori occhiatacce che avessi mai visto.
Quell'uomo enigmatico, al contempo un idiota bonaccione dalle idee stravaganti ed un tenebroso e intransigente uomo d'affari, ancora non sapevo cosa pensare di quel curioso personaggio. Ma una cosa era certa: lui era il mio capo, dovevo fare quello che mi diceva.
Uscii a malincuore dalla stanza sotto gli sguardi freddi dei miei colleghi e mi diressi verso il corridoio. Lì mi fermai e mi guardai intorno, senza accorgersene Le Pableu mi aveva dato la perfetta occasione per fregarlo. 
Presi l'ascensore e raggiunsi il terzo piano, quello che fino al giorno della mia promozione mi era stato severamente proibito. La sala server si mostrava a me con tutta la sua maestosità: le pareti coperte da monitor e luci lampeggianti, i cavi elettrici sul pavimento e la curiosa assenza di personale.
Assenza che si prolungò fino a quando non raggiunsi la sala del computer principale, una tetra scatola di luci colorate al centro della quale si trovava il mainframe: il cuore pulsante della Siel. Presi una chiavetta USB dalla tasca, la misi nella porta del computere e in pochi secondi ero diventato il detentore di tutti i dati amministrativi dell'azienda: la mia missione era finalmente compiuta. 
Tutto ciò che dovevo fare era uscire dalla stanza, andare alle tasse e dimenticare per sempre la Siel e gli uomini di platino.
Purtroppo nel mio lavoro le cose non vanno mai come dovrebbero andare.
Beh in realtà lo fanno, anche perchè il mio è un lavoro piuttosto banale.
Ma quella volta qualcosa andò veramente storto.
Fuori dalla stanza sembrava aspettarmi Ami Green che con uno sguardo accigliato mi fissava mentre uscivo dalla porta.
-Cosa fai qui? -
-Io? Niente, stavo solo contando le macchine da caffé.-
-Sì? Beh qui non ce ne sono. -
Ero compromesso, l'intera missione lo era. Dovevo pensare in fretta, sfoderare tutto il mio charme e sedurla come in un qualsiasi film di spie.
-Ah sì? Allora perchè non andiamo a berne uno più tardi? -
Lei arrossì.
-Beh... volentieri. -
Incredibile... per la prima volta aveva funzionato. Peccato che non sarebbe mai avvenuto niente, infatti presi la prima scusa per congedarmi e quel pomeriggio lasciai l'edificio e con esso mi lasciai dietro tutti i misteri di quel stravagante luogo.

E qui arrivò il vero contrattempo della giornata. QUasi non me ne accorsi quando quell'elegante auto sportiva frenò davanti a me fuori dal parcheggio e una mano mi afferrò trascinandomi dentro la portiera, bendandomi e lasciandomi sul sedile posteriore spaventato e con mille domande.
Quando aprii gli occhi e mi trovai di fronte a Lydia Humphrey alcune di qeulle trovarono risposta.
Purtroppo non erano che un decimo di quelle appena sorte.
Guardando l'ufficio in cui ero stato portato a occhio e croce mi dovevo trovare nel grattacielo a fianco del casinò della donna di platino, il motivo era... perchè?
-Ho bisogno del tuo aiuto - disse lei togliendosi gli occhiali da sole come ogni super cattivo che si rispetti (nonostante il sole fosse alle sue spalle e le pareti di vetro ne filtravano la luce). 
-Come? Io... -
-So chi sei Timothy. -
-Come? -
-So che lavori per le tasse come infiltrato alla Siel. - 
-Ah... - feci io rattristato per le mie scarsi doti di spia.
-Tengo d'occhio tuttti i dipendenti di Le Pableu da quando ha fatto uccidere il sindaco Mc Neely. -
Per la prima volta la figura di Le Pableu mi veniva mostrata per qeullo che era.
-La ucciso lui? - dissi ripensando a quanto avevo letto sul giornale dell'omicidio della sera prima.
-Non solo, temo che ucciderà anche me, quindi ho bisogno del tuo aiuto, devi spiare Le Pableu e informarmi delle sue mosse. -
-Perchè dovrei aiutarti? - dissi impulsivamente pensando alla cattiva fama che la donna portava con sé.
-Le Pableu vuole il controllo su Attville, per farlo ha ucciso il sindaco e violato la tregua che c'era tra noi uomini di platino, devi aiutarmi a fermarlo. -
-E se non lo facessi? -
E qui i miei sospetti sulla crudeltà della donna trovarono conferma.
-Dico a Le Pableu che sei una spia e lui si sbarazza di te. - Disse senza pensarci troppo, quasi con leggerezza.
La fissai per qualche secondo.
Avrei potuto dire di no, porre fine a tutto ciò e sperare che Le Pableu la uccidesse prima che lei rivelasse la mia identità.
Ma qualcosa mi spinse ad agire diversamente.
Maledirò quel qualcosa per tutta la mia vita.
-Ok, la aiuterò io signora Humphrey. -

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