Find a way

di Destinycantbechanged
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Say hi to the stranger ***
Capitolo 2: *** Red ***
Capitolo 3: *** Unespectedly ***
Capitolo 4: *** Against myself ***
Capitolo 5: *** No way ***



Capitolo 1
*** Say hi to the stranger ***


“Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la resurrezione dei morti. Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati.”
“Mr Winchester sarebbe così gentile da dire ai suoi compagni da quale passo della Bibbia è tratto questo chiarimento sulla morte?” chiese il Professor Chuck a Dean che sembrava dormisse sul banco.
In effetti si era appisolato davvero. Era l’ultima ora, l’orario scolastico prevedeva religione, e neanche Dio poteva immaginare la noia di Dean nel sentire quelle futili parole scritte nella Bibbia.
Dean stava seduto nell’ultima fila, da solo, accanto alla finestra. Aveva approfittato della voce soporifera del professor Chuck per schiacciare un pisolino e pensare a ciò che avrebbe fatto il week end.
La sua mente vagava già nel suo pub preferito, un paio di birre, qualche bella ragazza che magari si sarebbe portato a letto, cosa che, tra l’altro, gli riusciva benissimo.
Nessuno sfuggiva ai suoi occhi verdi, le morivano tutte dietro.
Dean si limitava a cambiarne una ogni sabato. “Non avranno mai il mio cuore, solo il mio corpo”, diceva spesso così a Sam, fratello minore, scherzando sulle sue avventure del fine settimana.
“Ben svegliato Cenerentola, vuole quindi dirci qualcosa a riguardo?” continuò il professore, mentre tutti stavano ridacchiando guardando Dean.
“A dire il vero no, se lo dice Gesù o chi per lui, mi fido”.
Il resto della classe scoppiò a ridere e mentre il professore cercava di ammonire il ragazzo, il suono della campana interruppe il siparietto esilarante.
“Va bene, potete andare, leggete tutta la lettera dei Corinzi 15 da cui è tratta questa frase e ne riparliamo venerdì prossimo. Vale  anche per lei Mr Winchester”.
Dean annuì distratto e uscì dalla classe insieme ai suoi compagni.

Il liceo John Kennedy, si trovava a dieci minuti da casa sua, ma Dean comunque si spostava soltanto con la sua Impala, Baby come era solito chiamarla lui, probabilmente l’unico vero amore della sua vita.
Era seduto sul muretto del cortile e stava aspettando Sam per tornare a casa e finalmente pranzare e poi buttarsi sul divano fino a sera. 
Sam come al solito era in ritardo perché secchione come lui, in quel liceo ce ne erano veramente pochi. Stava tutto il tempo sui libri e alla fine delle lezioni usciva sempre per ultimo dalla classe.
Dean lo prendeva sempre in giro e gli chiedeva se avesse potuto sostenere lui i suoi esami, magari tagliandosi quella massa di capelli e vestendosi un po’ meglio, giusto per assomigliare al fratello più grande.
Dean stava fumando una delle sue sigarette, le sue preferite, le Marlboro light, mentre vide Sam avvicinarsi all’uscita, stranamente in compagnia di un ragazzo.
I due andarono nella direzione di Dean.
“Dean lui è Castiel, è appena arrivato in città, il preside Crowley ha chiesto a me di fargli da tutor per i primi giorni, dice che sono l’unico qualificato qui”.
Castiel si stava guardando le scarpe e non riuscì a dire una parola se non un banalissimo ciao.
“E’ all’ultimo anno, come te, da lunedì sarete nella stessa classe” aggiunse Sam che invece non la smetteva mai di parlare.
“Amico, credimi, sei mesi e questo inferno sarà finito” Dean scese dal muretto, diede una pacca sulle spalle a Castiel e fece cenno di andare via a Sam.
“Ci vediamo lunedì qui, alle otto, meglio otto meno dieci, sai è sempre meglio essere puntuali e non farsi cogliere impre…”
“Saaaam, andiamo o chiamo mamma e ci facciamo portare il pranzo qui?”
Sam fu interrotto dalle urla di Dean che si era scocciato di stare lì ad aspettarlo. Salutò il nuovo arrivato e si precipitò in macchina dal fratello.

                           ***

“Mamma! Siamo a casa, che c’è per pranzo?” chiese Dean con voce squillante.
“Maccheroni al formaggio, sono di suo gradimento principino?” mamma Mary si divertiva ad apostrofare così Dean , che prima la guardò male, poi si avvicinò e le diede un bacio sulla testa. “Sì, mamma, sono i miei preferiti, lo sai, ma smettila di chiamarmi in quel modo!”
“Dai principino non fare l’offeso” aggiunse Sam divertito.
“Va bene, basta ragazzi, sedetevi, mangiate che poi si fredda e raccontatemi come è andata la vostra giornata” disse Mary.
Sam non se lo fece ripetere due volte e iniziò una fitta descrizione degli avvenimenti, mentre Dean si gustava il suo piatto di pasta.
“E sai è arrivato un nuovo studente, Castiel, è del Minnesota, si è trasferito qui in Kansas ed è pure lui all’ultimo anno come Dean, saranno compagni” disse Sam.
“ Sai che gioia, un nuovo secchione come te” rispose Dean con la bocca piena di cibo.
“Cosa ne sai tu che è secchione, manco lo conosci, non lo conosco neanche io, ma mi pare affrettato dare giudizi così su due piedi su una persona”
“Dai Sam, quello è strano forte, non ha alzato lo sguardo, ha sussurrato un misero ciao, se ne stava tutto raggomitolato in quel cappotto beige, di certo è un tipo insolito e comunque è secchione perché l’ho deciso io”
“Trench si chiama trench, non cappotto”
“Adesso mio fratello sembra figlio di Tyra Banks, ma che ne sai di moda tu che ti metti lo stesso maglione da tre anni?”
“Idiota”
“Stronzo”
“Adesso direi che è il caso di smetterla” disse infine Mary per far tacere i due fratelli, che non perdevano mai occasione di star lì a punzecchiarsi.
Dean si alzò e si diresse in bagno.
“Io mi faccio la doccia, ho cose da fare nel pomeriggio, voi continuate pure a parlare di quel tizio” disse noncurante Dean.
“Studiare non sia mai” disse tra se e se Sam.
“Dai, finisci di mangiare e riposati pure tu un po’, ne hai bisogno” aggiunse poi Mary scompigliando la folta chioma di capelli a Sam.

     ****
Tre ore più tardi Dean si stava guardando allo specchio, cercando di decidere se mettere la camicia a scacchi rossa o quella nera.
“Metti quella col rosso” Sam stava sull’uscio della porta della camera di Dean quando disse quelle parole.
“Ah già, abbiamo qui l’esperto di moda, l’avevo dimenticato” rispose Dean ironicamente.
“Invece di stare lì impalato, cambiati ed esci con me, ne hai bisogno” disse il fratello maggiore.
“Dovrei finire il capitolo di storia, ma mi sa che può aspettare. Esco con te, ma non mi cambio, sto benissimo così” disse Sam fingendo di fare una piroetta.
“Come vuoi, basta che molli quei libri!”
Dean si arrotolò le maniche della camicia, si passò una mano tra i capelli, diede un ultima occhiata allo specchio e si affrettò ad uscire dalla stanza in compagnia di Sam.
“Mamma noi usciamo, sì, noi, viene pure Sam, ha battuto la testa e dice di voler godersi la vita, le donne, le macchine, una birra e quindi stasera è con me. Stai tranquilla” queste di certo non erano parole rassicuranti, soprattutto se a dirle era Dean Winchester alla madre.
“Mamma andiamo semplicemente a fare un giro, non ascoltarlo neanche” aggiunse poi Sam.
 
Dean decise di portare Sam in quel locale nuovo dove già era stato un paio di volte. Si chiamava ‘L’angolo dei demoni’ e la loro specialità era il colore delle bibite, qualsiasi cosa era di colore rosso, pure la birra.
Sam si guardava intorno un po’ a disagio.
“Certo che tu una cosa carina e normale non la scegli mai” disse Sam con una faccia tra il disgusto e la voglia di andare via.
“Sam, se fossimo in libreria allora avresti il diritto di dire qualcosa, ma la vita sociale e i locali sono il mio ambito e quindi, come al solito, decido io e fidati di me”, rispose Dean convinto di sé.
“Sediamoci qui e ordina quello che vuoi, offro io” aggiunse poi Dean.
Sam optò per un banale succo di frutta, anche questo ovviamente di colore rosso, Dean prese una birra alla spina per iniziare la serata.
Erano trascorsi solo dieci minuti e Sam doveva già andare al bagno, Dean ne approfittò per andar fuori a fumare una sigaretta.
La fila in bagno era piuttosto lunga, Sam si appoggiò al muro in attesa.
Notò che davanti a lui c’era un ragazzo moro e con un trench beige e si ricordò subito del nuovo ragazzo a scuola, e lo chiamò per capire se fosse veramente lui.
“Castiel?”
Castiel si girò lentamente e incredulo, non capiva come qualcuno potesse sapere già il suo nome visto che era in città da meno di un giorno.
“Sono Sam Winchester ci siamo visti oggi a scuola, ti ricordi, vero?”
Cas capì subito chi fosse il ragazzo ma non capiva cosa ci facesse in quel locale.
“Ciao Sam”- disse Castiel guardando ovunque tranne che nella direzione dell’altro ragazzo.
“Anche tu qui. Strano. Sei appena arrivato. Conosci qualcuno qui? O sei solo venuto a fare un giro?”
Tutte quelle domande resero Cas ancora più inquieto del solito.
“Sono qui per caso” aggiunse poi non sapendo bene cosa dire.
Anche Sam, che era un gran chiacchierone , non sapeva bene cosa dire, ma adesso era il turno di Cas di andare alla toilette e così la conversazione finì lì.
Ma Sam non era certo un tipo da arrendersi così facilmente.
Quando Cas uscì gli chiese di aspettarlo.
Cas sempre più inquieto decise di aspettarlo per non creare ancora più disagio.
“Dai sono con mio fratello, siediti con noi al tavolo così ti ambienti un po’, ti raccontiamo un paio di cose del posto, la vita in città, dai, sarà divertente.” Disse Sam piuttosto entusiasta.
“Ok” rispose Cas, che invece aveva voglia di starsene da solo e pensare a come attuare un piano per risolvere le sue sventure.
Sam arrivò al tavolo seguito da Castiel.
“Dean guarda un po’ chi ho trovato?” disse Sam indicando il ragazzo moro col trench.
Dean era sorpreso quanto il fratello se non di più. “Hey amico, anche tu qui” aggiunse piuttosto spiazzato dalla situazione.
“Già” fu la misera risposta di Castiel, che aggiunse poi, di nuovo, un banalissimo ciao.
“Ma tu oltre al ciao sai poi dire qualcos’altro?” chiese spavaldo Dean.
“Beh, Sì” disse Cas guardando questa volta finalmente Dean in faccia, rivelando due occhi di un blu accecante.
“Siediti con noi, ordina qualcosa, ci fa piacere, vero Dean?” Sam guardò il fratello cercando solidarietà, ma Dean si limitò a fare spallucce.
“Grazie dell’invito, davvero, ma non ho trovato cosa stavo cercando, quindi tornerò a casa. Tanto ci rivedremo lunedì a scuola” Cas disse così e fece per andarsene.
“Quello è strano forte, lo confermo” disse Dean un po’ a voce alta, quasi per farsi sentire dal ragazzo col trench che ormai ,però, era fuori dal locale.
“E tu invece sei il solito diffidente e antipatico” rispose Sam un po’ scocciato.
“Sam se hai finito , andiamo, perché mi sono rotto le scatole di stare in questo posto pure io.”
“Così, improvvisamente?” chiese Sam.
“Sì improvvisamente” disse Dean.
“Adesso sei tu quello che non sa dire più di due parole di fila” aggiunse infine Sam mentre usciva dal locale seguito da Dean che non lo degnò neanche di una delle sue battutacce pseudoironiche.
 

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Capitolo 2
*** Red ***


Il week end era passato così velocemente che Castiel ancora non si rendeva conto di essere in una nuova città, in una nuova scuola, con nuove persone e tutti questi pensieri di lunedì mattina gli crearono solo ansia e irrequietezza. Tre giorni e ancora nessun indizio, o quantomeno qualcosa che lo ricollegasse a sua sorella Anna, la sua gemella. Castiel era cresciuto senza genitori, da solo con due fratelli, Gabriel e Anna. La madre e il padre erano morti quando lui aveva soltanto tre anni. In realtà erano in bancarotta. Debiti, solo debiti e la vergogna li costrinse ad un gesto estremo, il suicidio. Gabriel aveva quindici anni all';epoca dei fatti e per lui fu un trauma ritrovarsi da solo e con due fratelli piccoli a cui badare. Gabriel aveva abbandonato la scuola, aveva venduto tutto quello che poteva vendere tranne la loro casa in campagna. Era riuscito a pagare la maggior parte dei debiti e proprio lì in quella casa decise di vivere insieme ai suoi fratelli, lontano dalla città caotica e dalle dicerie della gente. Aiutato dallo zio Zaccaria riuscì in questa impresa e fu lo stesso zio a trovargli lavoro in una piccola azienda in cui lavorava solo la mattina, mentre i gemelli erano a scuola. Gabriel era un buon fratello, davvero. Si era impegnato molto per non far mancare nulla nè a Castiel nè ad Anna. Era molto severo e pretendeva che i suoi fratelli studiassero molto e che si impegnassero per essere delle"persone che sanno stare nella società" come diceva sempre lui. Castiel non gli aveva dato mai grandi problemi. A scuola andava bene, aveva poche amicizie e diceva sempre a Gabriel che un giorno avrebbe voluto, insieme a lui, portare di nuovo avanti gli affari della famiglia. Anna invece si dimostrò una ragazza piuttosto vivace. Amici, quelli sbagliati. Aveva abbandonato gli studi a quindici anni e aveva trovato lavoro in un negozio di tatuaggi. Gabriel non ne era particolarmente entusiasta e da lì iniziarono i primi screzi tra i due fratelli. Castiel cercava di difenderla come meglio poteva, ma lei non faceva che creare disastri giorno dopo giorno.
Nel giorno del trentesimo compleanno di Gabriel si presentò alla festa completamente ubriaca e strafatta e in compagnia del fidanzato di turno.
Arrivò in mezzo ad amici e parenti annunciando che aspettava un bambino.
Gabriel era fuori di se.
Quella scenata in pubblico non l’avrebbe tollerata.
Ne seguì una lite furibonda e Gabriel cacciò di casa Anna, che colse subito la palla al balzo per andarsene finalmente via.
Erano trascorsi cinque mesi e Cas non aveva nessuna notizia di sua sorella.
Solo una telefonata in cui lo avvisava che stava bene e che viveva in Kansas.
Da lì anche il trasferimento di Cas, che aveva bisogno della sorella, di vederla, di sapere che stava bene.
Ma soprattutto aveva bisogno della sua presenza. Voleva molto bene a Gabriel, ma la sua gemella era la parte che lo completava di più. La parte irrazionale che mancava a lui.
 
                             ***

Dean Winchester odiava tante cose, ma il lunedì mattina le batteva tutte.
“Ma stai ancora a poltrire? Su dai, sono le sette e mezza e alle otto dobbiamo essere a scuola” disse Sam tirandogli un cuscino in faccia.
“Sam non rompere, è lunedì, abbi pietà di me”
“Ti aspetto in macchina, il caffè te lo bevi a scuola”.


Occhiali da sole neri e in mano un caffè macchiato bollente, che Dean sperava l’avrebbe fatto svegliare un attimo.
Si sedette al suo posto e stranamente non era in ritardo.
Due ore di filosofia con la professoressa Charlie sarebbero volate velocemente. Tanto alla fine si parlava di tutto tranne che di filosofia.
Era l’insegnante preferita di Dean, l’unica che gli andasse a genio.
E diciamolo, anche a lei stava molto simpatico Dean.
La professoressa arrivò in classe in compagnia di un ragazzo che Dean riconobbe subito.
Era Castiel.
“Ragazzi buongiorno, lui è Castiel –che si stava guardando la punta bianca delle sue converse,- è il vostro nuovo compagno. Vuoi dirci qualcosa su di te?” chiese Charlie a Cas.
“Ehm, mi chiamo Castiel, ma questo già vi è stato detto. Ho la vostra età, ma questo mi pare scontato. Adoro la filosofia e la musica classica”.
“Sì, è arrivato il nuovo cocco della prof” esordì Dean dall’ultima fila, suscitando le risate dei suoi compagni.
“Dean, togliti gli occhiali da sole e fai accomodare Cas vicino a te, la sua media è molto alta, magari ti influenza positivamente” disse la professoressa.
E’ proprio un secchione, pensò Dean tra se e  se, dandosi ragione.
“Ciao” sibilò Castiel.
“Entro la fine dell’anno riuscirai a dirmi una frase con più di tre parole, senza lo ciao, e morirò di gioia” rispose Dean sarcasticamente.
Cas pensò che non valeva la pena stare lì a rispondere, pensava invece che magari, dopo aver trovato Anna e sistemato le cose con Gabriel, poteva tornarsene a casa sua.
Dean Winchester amava anche tante cose, ad esempio l’intervallo.
“Rimani qui seduto?” chiese Dean a Castiel, ed erano le prime parole che gli diceva dopo il solito ciao.
“Sì, do un’occhiata ai nuovi libri” rispose Castiel.
“ Dai alzati che ti faccio vedere l’edificio, oggi mi sento buono”
Castiel tentennò un attimo, ma poi decise di andare con Dean e di non sorbirsi battute di ogni genere.
Dean elencava cose a casaccio sulla scuola, inserendo accuratamente dettagli sulla sua  vita sessuale sparsi qua e là.
“Ok, che  hai scopato in tutti i bagni l’ho capito, grazie” sentenziò Castiel.
“Che c’è , amico, ti da fastidio parlare di sesso?” chiese Dean con un sopracciglio alzato.
“No, ma pensavo parlassimo di scuola” disse Castiel infastidito.
“Di solito non prevedo mai che tipo di conversazione andrò a fare. La prossima volta dammi una scaletta di cosa posso dire e non dire e magari ti sentirai meglio” adesso quello infastidito era Dean.
Ne seguì un silenzio imbarazzante interrotto dall’arrivo di una ragazza che si buttò tra le braccia di Dean.
“Tesoro!” e gli schioccò un bacio sulla guancia, rimanendo con un braccio intorno al suo collo.
“Venerdì è Halloween e ci sarà la solita festa a casa mia, ti aspetto vestito in maschera” disse la ragazza ammiccando.
“Ma certo cara, ci vediamo venerdì” stavolta fu Dean ad ammiccare e lasciarle un bacio sulla guancia.
“Puoi dirlo pure a Sam se vuoi e al tuo amico” la ragazza fece segno verso Castiel che si era spostato verso la finestra.
“Sì, sì, ci penso io” disse Dean che l’abbracciò e fece per tornare in classe.
“Lisa ti ha invitato alla sua festa di Halloween venerdì, se vuoi venire poi ti do l’indirizzo” disse noncurante Dean.
“Ci penso, non lo so” rispose Castiel, aggiungendo poi “è  la tua fidanzata Lisa?”
Dean fu sorpreso dalla domanda. “Cosa te lo fa pensare?”
“Il fatto che vi mangiavate con gli occhi” disse Cas pentendosi subito di essere stato così diretto e sfacciato.
Dean scoppiò a ridere. “Parli poco ma osservi tanto, amico. E comunque no. Siamo stati insieme un po’ di tempo fa, ma era solo sesso, poi lei voleva di più ma queste cose non fanno per me” rispose Dean.
Silenzio. Di nuovo.
“Oh scusa ho parlato di nuovo di sesso, perdonami” aggiunse Dean con quel suo tono sempre sarcastico.
Castiel gli lanciò un’occhiataccia, ma ormai erano arrivati in classe e decise, un’altra volta di starsene zitto.

                                
                                       ***

Castiel passava il pomeriggio tra i libri e nelle pause cercava di contattare come meglio poteva sua sorella.
Il suo numero di cellulare era ancora attivo, ma non rispondeva nessuno. Squillava e basta.
Al locale L’angolo dei demoni gli avevano detto che aveva lavorato per loro due settimane e che poi li aveva lasciati perché aveva trovato un lavoro migliore.
Anna e il suo essere imprevedibile.
L’esatto opposto di Castiel: contenuto, misurato, preciso.
Ma Castiel era anche una persona tenace e avrebbe ritrovato Anna, che ormai doveva essere al sesto mese di gravidanza e il fratello si chiedeva come potesse lavorare in quelle condizioni.
 
                               ***
A scuola le cose invece procedevano abbastanza bene.
Castiel si stava inserendo bene nella classe, se per inserirsi bene si intende un saluto veloce all’inizio e alla fine delle lezioni, stare sempre attento, avere la risposta a qualsiasi domanda di ogni materia e sopportare il sarcasmo – spesso non richiesto di Dean Winchester.
Però Castiel era contento, almeno Dean era l’unico che lo prendeva in considerazione, non che lui facesse molto per essere notato, ma le cose gli andavano bene così.
Dean gli parlava durante gli intervalli, gli raccontava episodi random della sua vita, gli parlava di Sam, di quanto fosse bravo a scuola, gli parlava della madre, di quanto fosse affezionato a lei, ma perlopiù parlava di donne, ma Castiel lo ascoltava volentieri.
Cas pensava a Dean come ad un gran chiacchierone, parlava in continuazione, ma alla fine erano semplici battute, piccoli racconti, Cas non sapeva nulla di Dean, ma gli piaceva dedurre molte cose dietro i suoi discorsi.
Di certo pensava che il suo sarcasmo fosse soltanto un’arma di difesa.
(Cas e il suo essere sempre razionale e trovare un perché a tutto, pure alle battute più sceme)

“Ogni tanto puoi dire pure tu qualche cosa, giuro che non lo scrivo  su Twitter!” disse Dean dopo il suono della campanella che segnava la fine delle lezioni, mentre si apprestava ad andare fuori seguito da Cas.
“La mia vita di certo non è emozionante come la tua”  rispose miseramente Cas.
“Alla tua vita poco emozionante ci penseremo un’altra volta. Adesso scappo, ci vediamo domani sera alla festa di Lisa” aggiunse velocemente Dean che aveva visto la ragazza in cortile e doveva chiederle una cosa.
Cas non fece in tempo a dire neanche no che vide Dean correre verso Lisa e abbracciarla.
Avvertì quasi una nota di fastidio in quel gesto, ma scacciò via il pensiero noncurante.

                             ***

“Sam sei pronto? Non posso aspettarti un’eternità!” gridò Dean dalla sua stanza. Quando vide Sam a letto e in pigiama si chiese se suo fratello fosse vestito da studente in crisi.
“Dean ho la febbre, dove vuoi che vada?”
“Sei il solito sfigato, ti racconto tutto domani!”
“Ma Cas viene con te?” chiese poi Sam.
Dean si ritrovò spiazzato dalla domanda e pensò che non aveva avvertito l’amico del cambio di programma.
La festa sarebbe stata all’Angolo dei demoni  e non più a casa di Lisa. La ragazza infatti aveva affittato il privè del locale.
“Hai ragione, ma non ho nemmeno il suo numero per avvertirlo e non so neanche se verrà” disse poi Dean.
“Prendi il mio telefono, io ce l’ho il numero e gli mandi un messaggio” suggerì Sam.
Dean non chiese come il fratello facesse ad avere il numero, si limitò a chiamarlo direttamente.


“P-pronto?” la voce titubante di Cas al telefono.
“Castiel sono Dean, senti mandami il tuo indirizzo a questo numero, passo a prenderti e andiamo alla festa, hai cinque minuti per farti trovare davanti casa, a dopo”
“M-ma, ma ,io”
Niente, Dean aveva già chiuso ed era pronto per andare via.

Castiel in panico.
Andare a quella festa era proprio l’ultima cosa che desiderava fare.
Alla fine decise comunque di andare, quali altre alternative aveva? Farsi prendere in giro da Dean Winchester ,ancora, era fuori discussione.

“Perché non sei vestito?” chiese Dean quando vide Castiel con i jeans, la camicia bianca e il trench.
“Ti sembro nudo?” rispose Cas.
“Va bene dai, sali che siamo pure in ritardo” aggiunse Dean
“Tu invece che cosa saresti?” chiese Castiel.
“Un diavolo, non si vede?” e Dean gli fece l’occhiolino.
Aveva un mantello rosso sopra la camicia nera e le corna da diavolo. Tutto quel rosso faceva risaltare le sue iridi verdi.  Castiel sembrava quasi ipnotizzato dalla sua figura, ma decise di non star lì a fissarlo e sembrare un pervertito.
“Andiamo all’Angolo dei demoni, Lisa ha spostato lì la festa” disse Dean e Cas annuì semplicemente.

Entrati nel privè Cas ebbe la conferma che era meglio starsi a casa e continuare a chiamare invano Anna.
Spose cadaveri, diavoli, teste con finti coltelli infilzati, sangue finto, angeli malefici, musica martellante, birra a fiumi e qualcosa da mangiare sparsa sui tavoli: una festa in pieno stile Halloween.
“Prenditi da bere, saluto Lisa e ci vediamo tra un po’” urlò Dean all’orecchio di Castiel in evidente imbarazzo.
Era trascorsa almeno un’ora e Cas se ne stava seduto in un angolo con la sua birra ormai calda tra le mani.
Vide uscire da una stanza Dean senza più il mantello e le corna, seguito da Lisa vestita come una poco di buono, ma Cas pensò fosse un abito adatto al tema della festa.
Dean si stava avvicinando adesso verso Castiel.
“Amico non mi dire che non ti sei mosso da qui” disse Dean appoggiandosi al muro per trovare l’equilibro dopo tutte quelle birre.
“Non avevo molto poi da fare” rispose Castiel senza neanche guardarlo.
(Cristo - pensava Cas-  come fai ad essere irritato dalla situazione? Datti un contegno)
“Dai vieni con me di là, stanno giocando ad obbligo o verità, sarà divertente!” così disse Dean che prese per un braccio l’amico dirigendosi nell’altra stanza.
A cerchio seduti a terra c’erano Lisa, due sue amiche, e due compagni di classe di Dean e Castiel, ovvero Adam e Michael.
“Perfetto, adesso ci divertiremo” disse Lisa che ormai era ubriaca fradicia.
“Obbligo o verità e non esistono scuse di nessun tipo” aggiunse la sua amica.
Vennero fuori banalità assurde, stava pensando Castiel, che comunque se la stava cavando abbastanza bene, senza mostrare eccessiva voglia di scappare via.
“Adesso facciamo sul serio” disse Lisa in tono di sfida, e obbligò poi le sue amiche a baciarsi.
L’atmosfera stava decisamente cambiando, Castiel iniziava a preoccuparsi.
“Se si sono baciate le mie amiche, devono farlo anche i miei amici” disse Lisa guardando prima Dean e poi Castiel.
Castiel adesso voleva andare davvero via, ma poi pensò che Dean si sarebbe rifiutato sicuramente.
“Mi sa che non possiamo dire di no” disse invece Dean guardando Cas che si stava fissando le mani.
“I-io” Cas era piuttosto titubante, ma quando si girò vide soltanto Dean sempre più vicino alla sua faccia.
Dean e i suoi maledetti occhi verdi ormai lucidi a causa dell’alcol, stavano fissando quelli di Cas che non erano mai stati così blu.
“Dai, vieni qui” così Dean incoraggiò Cas che pensò che l’amico doveva essere davvero tanto ubriaco per baciare un uomo.
Dean mise una mano sulla guancia di Castiel, che chiuse gli occhi istintivamente e aspettò che Dean posasse le sue labbra geometricamente perfette sulle sue.
Erano così morbide ,pensò Cas in quella frazione di secondo. Sentì un bruciore allo stomaco e usò tutta il suo autocontrollo per non ficcargli la lingua in gola.
Dean si staccò e sorrise all’amico mente gli altri fecero un applauso, divertiti dalla situazione.
“E’ stato semplice” sussurrò infine Dean a Castiel all’orecchio, che invece stava chiedendo a Lisa di dargli da bere.
“Chiamo la cameriera, abbiamo finito tutto” disse sorridendo la ragazza.
Si presentò nella stanza una ragazza mora coi capelli lunghi e un grembiule a tema halloweeniano.
“Porta la bottiglia a quel ragazzo con la camicia bianca” disse Lisa alla cameriera.
Castiel finalmente alzò gli occhi da terra per prendere la bottiglia e quando vide quei fanali blu guardarlo intensamente, non potè che esclamare “Anna!”.
 

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Capitolo 3
*** Unespectedly ***


                                   UNESPECTEDLY
 
 
“Anna” esclamò di nuovo Castiel, dirigendosi verso la sorella. “Cosa ci fai qui, io ero venuto a cercarti, ma…”
Anna intimò Castiel con gli occhi di smettere di parlare.
Si avvicinò al suo orecchio  e gli disse che l’indomani l’avrebbe chiamato e gli avrebbe spiegato tutto, questa volta davvero.
Cas si sentì come proiettato in un sogno, o forse un incubo.
Dean Winchester l’aveva appena baciato – anche se per gioco – e aveva rivisto Anna  – solo per un attimo- ed era certo che domani l’avrebbe sicuramente cercato.
Anna se diceva una cosa, la faceva veramente, Castiel di questo ne era certo.
Adesso però sentiva il bisogno di andare via da quella stanza, di prendere una boccata d’aria e tornare a casa.
Uscì dalla porta, affrettandosi in un saluto veloce.
“Cas rimani, ci stavamo divertendo” disse Lisa maliziosamente, ma Castiel aveva già chiuso la porta alle sue spalle.
La sua idea era quella di cercare la sorella per il locale, ma pensò poi che sarebbe stato meglio aspettare la sua chiamata. Se Anna glielo aveva promesso, l’avrebbe cercato.
Come quella volta in cui era scappata di casa. Gli aveva lasciato un bigliettino sul comodino “Sono dalla mia amica Abbadon, tu non ti preoccupare, due giorni e torno, tieni buono Gabriel, baci, la tua gemella”
E due giorni dopo fu davvero a casa.
O come quando era tornata a casa con un occhio nero.
A Gabriel aveva giurato di esser caduta dalle scale, ma a Cas disse la verità. Castiel pensava avesse fatto a botte, tipico di Anna e invece  aveva battuto la testa su un albero giocando a nascondino a casa di amici, la banalità più grande che poteva succederle.
 A Gabriel non poteva dirlo, tanto non le avrebbe creduto, quindi tanto valeva mentire, piuttosto che essere derisa.  Castiel invece fece solo una piccola risata.
Anna non mentiva mai a Castiel, al  massimo ometteva dei dettagli.
Ma omettere, si sa, non è di certo mentire.

Castiel pensò di iniziare ad incamminarsi per tornare a casa, avrebbe impiegato un quarto d’ora, e l’aria pungente lo infastidiva parecchio.
“Hey amico dove vai?” non poteva essere lui. E invece sì. Castiel vide Dean avvicinarsi a lui mentre si accendeva una sigaretta, buttando il fumo dalle narici.
“Sto tornando a casa” rispose Cas, dicendo poi la verità e cercando di essere il solito Cas.
“E vuoi andare a piedi?” aggiunse Dean.
“Beh, la festa per te penso non sia finita, tanto cinque minuti e arrivo a casa” Cas si stava di nuovo guardando la punta delle scarpe, guardare gli occhi verdi e lucidi di Dean non lo avrebbe fatto sentire meglio.
“Sali in macchina, come minimo ti perdi se vai da solo e ti tocca chiamare la polizia. E ti assicuro che se chiami la polizia a quest’ora risponde Bobby che non sarà felice di accompagnarti a casa. C’è la partita non puoi disturbarlo”
Cas pensò che l’alcol rendesse Dean ancora più loquace del solito e quindi si limitò a seguirlo in macchina.
“Grazie” aggiunse ormai salito in macchina.
“Figurati, mi stavo annoiando e poi le amiche di Lisa sono insopportabili. Mi guardano come se volessero saltarmi addosso. Le capisco, cioè chi non vorrebbe?” disse Dean e sulle ultime parole si soffermò, forse troppo, a guardare Castiel, che ordinò al suo cervello di non mordersi troppo il labbro inferiore.
Seguì un attimo di silenzio. Dean svoltò a destra al secondo incrocio e arrivò davanti casa di Castiel, spense il motore della macchina e si accese un’altra sigaretta.
“Fumi troppo” disse Castiel permettendosi di guardarlo, questa volta, in faccia. Gli occhi verdi di Dean al buio erano così evidenti e Castiel voleva farglielo notare, ma ovviamente non lo fece.
“Chi era quella ragazza?” chiese invece Dean.
“Ah, beh” Cas fu colto di sorpresa e sillabare senza senso non era certo una risposta. “Lei è mia sorella” aggiunse infine.
Dean sembrò quasi scioccato dalla risposta.
“Che c’è? Ti aspettavi qualcosa di più emozionante?!” disse ancora Cas vedendo Dean titubante.
“Non sapevo avessi una sorella e che vivesse qui, tutto qua” disse Dean portandosi la sigaretta alle labbra, gesto che Cas osservò con attenzione.
“Non parlo molto di me, penso si capisca” rispose Cas, adesso in evidente imbarazzo.
Dean si limitò a guardarlo, buttò di nuovo il fumo dalle narici e spense la sigaretta nel posacenere della macchina.
Castiel odiava rimanere in silenzio, soprattutto se a fissarlo c’era Dean Winchester, sbronzo e bellissimo.
Pensò quindi di scendere dalla macchina.
“Grazie per il passaggio” disse il moro aprendo lo sportello.
“Grazie a te della compagnia, ci vediamo a scuola” rispose Dean che aveva già messo in moto.
Castiel entrò in casa e poi nella sua camera.
Si tolse i vestiti e si mise a letto.
Pensò ad Anna, a Dean, a quel bacio, alla gentilezza di Dean.
Poi pensò che era semplicemente ubriaco e che non c’era bisogno di altre spiegazioni per tutto.
Si addormentò.
Anna domani l’avrebbe chiamato.
Domani avrebbe saputo tutto, forse.



                                                                                          ***
 
 
Castiel si svegliò presto quella mattina. Il pensiero che Anna chiamasse e che lui non sentisse il telefono, lo faceva stare in ansia più del solito.
Decise di fare colazione con del latte bollente e di aspettare la chiamata della sorella, ma Anna di certo non era una persona mattiniera, quindi si mise il cuore in pace e accese distrattamente la tv.
Il tg locale stava intervistando uno degli agenti speciali e quando Castiel lesse il suo nome, capì che era la persona a cui si riferiva Dean la sera prima, Bobby Singer.
Ovviamente il pensiero di Dean non lo aveva mollato un attimo.
Quelle labbra soffici, la mano che gli accarezzava la guancia, i suoi occhi verdi, la sua pelle così liscia.
Un bacio di pochi secondi che Castiel di certo non avrebbe dimenticato così presto.
Si mise sul divano con la tazza in mano facendo zapping in tv.
Il tempo trascorreva così lentamente che Castiel ad un certo punto sprofondò di nuovo nel sonno.
Un’ora dopo il telefono stava squillando e Castiel balzò dal divano e si precipitò a rispondere.
“Pronto!” rispose Cas con la voce un po’ assonnata.
“Non ci credo che stai dormendo!” disse Anna dall’altro capo del telefono.
“Anna! Dove sei, dimmi che ci vediamo!” aggiunse Cas col cuore in gola.
“Mandami un messaggio con l’indirizzo e sono subito da te” chiese Anna che chiuse poi frettolosamente la chiamata.
Castiel anche stavolta non potè fare a meno di pensare a Dean che la sera prima gli aveva chiesto la stessa cosa.
Digitò l’indirizzo e supplicò il suo cervello di fare a meno di trovare riferimenti a Dean sempre.
 
                                            ***
 


Anna  suonò il campanello e Castiel in un attimo fu lì pronto ad aprire.
Anna aveva gli stessi occhi di Cas e una chioma di capelli lunghi e mossi, mori come il fratello.
La ragazza gettò le braccia intorno al collo di Castiel.
“Mi sei mancato gemello”
Cas annuì, mentre continuava ad abbracciarla.
“Dai fammi entrare o qualche vicino pettegolo si chiederà cosa facciamo qui fuori abbracciati” aggiunse infine Anna.
Castiel ancora emozionato fece segno ad Anna di sedersi sul divano accanto a lui.
La guardò come se non la vedesse da anni e solo dopo un momento si accorse che…
“Cas, non dire nulla, fai parlare me, ti racconto tutto”

Seguì un racconto dettagliato dei mesi precedenti in cui era andata via.
Cas le stava fissando il grembo.
Anna non aspettava più il bambino.
Qualche settimana dopo essere andata via aveva avuto un aborto spontaneo. Fu un periodo abbastanza difficile, se aggiungiamo il fatto che quell’idiota del fidanzato l’aveva mollata due giorni dopo la brutta notizia.
Ma Anna non era certo il tipo da abbattersi facilmente. Si trovò un lavoro – all’Angolo dei demoni- e riuscì a prendersi una stanza in affitto e tirare avanti come meglio poteva.

“Nel locale mi hanno detto che non lavoravi più da loro” disse Cas interrompendo il racconto della sorella.
“Ho chiesto io di non dire nulla di me se mai qualcuno fosse venuto a cercarmi, ma poi ieri sera quando ti ho visto lì ho capito che non avrei potuto negarti l’evidenza… E a proposito cosa facevi lì e soprattutto con quel ragazzo bellissimo che ti ha seguito fuori?”
Anna e la sua passione per i dettagli – pensò Castiel- , non le sfuggiva mai, ma proprio mai nulla.
“Ero ad una festa e quel ragazzo bellissimo si chiama Dean, siamo compagni di scuola”  rispose timidamente Castiel.
“Scommetto che ti piace da morire, guardati sei tutto rosso!” disse Anna salterellando sul divano e prendendo in giro il fratello. Castiel aveva confidato proprio a lei, per prima, qualche anno fa, che fosse gay.
Ovviamente per Anna non era assolutamente un problema, neanche per Gabriel, che però faceva finta di nulla.
“Anna smettila, lo sa che mi vergogno” disse Castiel cercando di frenare l’entusiasmo della ragazza.
“No dai, dimmi tutto, lo sai che vado matta per le storie romantiche altrui” continuò Anna facendo come dei piccoli applausi di incoraggiamento al fratello.
“Storia romantica mi sembra eccessivo per non dire inesistente. Diciamo che siamo più o meno amici, che è l’unico con cui parlo un po’ a scuola.. è pure il mio compagno di banco…. E niente. C’è stata questa festa e mi ha baciato, ma era ubriaco ed era obbligo o verità, era costretto insomma” Cas fece spallucce mentre Anna era praticamente pronta per chiamare un wedding planner e organizzare il matrimonio.
“Ma Cas è fantastico! Dai, raccontami di lui, dimmi tutto!”
Castiel non sapeva bene cosa dire, si limitò a raccontare i fatti con estremo distacco, ma Anna capì che il fratello fosse abbastanza preso da questo fantomatico Dean Winchester.
“Chiamalo e chiedigli di uscire stasera! Venite al locale, dai, la birra la offro io! Dai Cas, non ti fare pregare!”
continuò Anna che era troppo esaltata dall’idea.
“Intanto calmati. Poi volevo chiederti una cosa - disse Cas cercando di cambiare argomento e di farsi ascoltare- vieni a vivere qui, so che tu hai i tuoi spazi, però l’appartamento è abbastanza grande per due persone, puoi stare qui, non pagherai l’affitto e poi puoi farmi compagnia fino al diploma” Castiel adesso stava guardando dritto negli occhi Anna.
“Cas, lo sai che non voglio dipendere da Gabriel in nessun modo, noi possiamo vederci sempre, ti verrò a trovare spesso, solo che…” Anna non finì la frase perché Castiel l’aveva interrotta, supplicandola.
“Ti prego, sono stati dei mesi difficili senza di te, io…” Cas non trattenne le lacrime. Anna lo abbracciò subito  istintivamente.
“Cas, sei l’unico uomo che mi fa venir da piangere, dovresti vergognarti solo per questo” disse Anna scompigliando i capelli al minore. “Vengo a vivere qui, ma ad una condizione”
A Cas gli si illuminarono gli occhi e subito annuì. “Tutto quello che vuoi”
“Chiama Dean, invitalo ad uscire e io domani porto le valigie qui” aggiunse subito Anna , con aria soddisfatta.
“Anna, non posso. Ma come faccio? E poi a lui piacciono le donne, ne cambia una ogni settimana!” rispose Cas, cercando di dissuadere inutilmente la sorella.
“Senti Cas, a me non interessa se a questo Dean piacciono le donne, se ti ha baciato per scherzo o qualsiasi altra scusa. So che quando sei uscito dal locale ti è corso dietro e ti ha pure riaccompagnato a casa, quindi, alza le chiappe dal divano, prendi quel telefono e chiamalo. Se ti dice di no, non sa che si perde la persona migliore del mondo” rispose secca Anna, che di certo sapeva come convincere le persone.
“Non sei affatto cambiata” disse Castiel che ormai si era arreso all’idea di dover chiamare Dean.
“Neanche tu!” Anna abbracciò di nuovo Cas e lo intimò di fare subito quella chiamata mentre lei avrebbe dato un’occhiata alla cucina.


Castiel digitò il numero e pregò qualsiasi entità superiore affinchè Dean non rispondesse al telefono.
Al quarto squillo Cas stava per chiudere la chiamata quando la voce di Dean gli fece provare quasi un tuffo al cuore.
“Che ore sono?”  chiese Dean
“S-sono le 12:15 “  rispose Castiel che non si aspettava quella domanda.
“E ti pare il caso di chiamare alle 12:15 di sabato mattina?! Ma tu non dormi come i vampiri?” disse ancora Dean sbadigliando tra una parola e l’altra.
“Scusa Dean, non ho pensato all’eventualità che potessi dormire, io…davvero scusa…scusa” aggiunse Castiel desolato e imbarazzatissimo. Voleva sotterrarsi.
Ne seguì un ulteriore sbadiglio di Dean e poi “Va bene, ormai che sono sveglio, che c’è di così urgente Cas?”
Al suono del suo nome Castiel quasi sobbalzò dal divano. L’aveva riconosciuto o più semplicemente, pensò, aveva letto il nome sul display del cellulare.
“N-niente, mi chiedevo se ti andasse di fare un giro stasera, in quel locale, o dove vuoi tu, se non hai impegni, cioè se ti va, non…” Castiel si stava intrecciando le dita della mano destra e stava straparlando come sempre quando era in imbarazzo. O taceva o iniziava a sproloquiare.
“Frena amico! Sto ancora dormendo! Fammi prendere la mia dose di caffè e ti scrivo più tardi” aggiunse Dean.
“O-ok” disse poi Cas, che ormai era viola in viso.

La chiamata era terminata così e Castiel non sapeva cosa pensare minimamente.





 
                                                             ****


In Casa Winchester l’odore di lasagne aveva ormai invaso la casa.
Mary era ai fornelli, Sam stava leggendo un libro sul divano e Dean stava scendendo le scale per dirigersi in cucina.
“Hey Sam, passata la febbre?” Dean diede una pacca sulla testa al fratello come buongiorno e si diresse in cucina per salutare la madre.
“Più o meno”  - rispose Sam sistemandosi la chioma -  “Come è andata ieri sera?”
Dean si strofinò gli occhi e cercò di fare mente locale su quanto fosse accaduto.
La birra, Lisa, la sveltina in bagno, ancora birra, obbligo o verità, Castiel, il bacio.
Ripensando al bacio Dean spalancò gli occhi neanche avesse visto un  fantasma.
“Tutto bene?” chiese Sam che vide il fratello più o meno sconvolto.
“Sì, sì, serata tranquilla” rispose Dean abbozzando un sorriso.
“E Castiel, si è divertito?” chiese ancora Sam che non la smetteva mai di fare duemila domande in trenta secondi.
“Alla grande” disse velocemente Dean cercando di non far trasparire i suoi pensieri.
“Venite a tavola o mangiate in salotto oggi?” gridò Mary dalla cucina.

Si sistemarono a tavola e mangiarono scambiandosi qualche battuta.
Dean era piuttosto silenzioso e non stava neanche mangiando.
“Dean. Dean?” - Mary stava chiamando il figlio che aveva la testa tra le nuvole -  “Dean, tutto apposto? Sei silenzioso, non hai neanche toccato cibo, stai bene?”
“Sì, solo un po’ di mal di testa…” rispose Dean.
In realtà stava pensando che aveva baciato Castiel. Ricordava anche che non aveva esitato un attimo a baciarlo e che in fondo non gli era nemmeno dispiaciuto.
Adesso collegava anche il fatto che Cas l’avesse chiamato e chiesto di uscire.
Dean era confuso.
Aveva baciato un ragazzo. Davanti ai suoi amici, davanti a Lisa.
Ma la cosa strana è che non provava fastidio nel ripensarlo.
Diamine, Dean Winchester che bacia un ragazzo e che non ne rimane sconvolto al sol pensiero.
Doveva fare qualcosa. Doveva in qualche modo risolvere la situazione.

“Scusate, io credo che andrò a fare un giro, un po’ d’aria fresca e mi sentirò meglio” aggiunse Dean scappando letteralmente via.
“Non lo capirò mai mio fratello” disse Sam alla madre.
“Lascialo stare, so io cosa gli può passare per la testa” rispose Mary.

Si vestì in fretta e uscì di Casa.
Vederlo era l’unica soluzione, Dean Winchester affrontava le situazioni. L’avrebbe rivisto e avrebbe subito capito che in fondo Castiel era un amico, che era ubriaco, che queste cose capitano e tutto si sarebbe risolto.
E poi a lui piacevano le donne, di questo ne era certo.

“Passo da te tra cinque minuti.”
Quando Cas lesse il messaggio quasi si strozzò con l’acqua che stava bevendo.
Anna capì subito chi fosse il mittente e quindi disse a Castiel che lo lasciava da solo in dolce compagnia, sarebbe poi tornata più tardi.
“Non fare il timido e stai sereno” fu l’unico consiglio di Anna che baciò Cas sulla guancia e andò via.

Due minuti dopo Dean era davanti casa di Castiel.
Andrà tutto bene, sono cose che capitano, chiariremo come fanno gli amici, si ripeteva Dean mentre suonava il campanello.
Andrà tutto bene, era solo ubriaco, sono cose che capitano, non ci penserò più, si ripeteva Castiel mentre apriva il portone.
“Hey” disse Dean.
“Hey “ rispose Cas.
“Mi fai entrare o resto qui” aggiunse Dean.
“Entra pure” e Castiel lo fece accomodare sul divano. “Stavo facendo il caffè, ho pure della torta se vuoi”
“Sì grazie, non dico mai di no di fronte ai dolci” rispose Dean sempre con quel modo di fare così sicuro.
Castiel versò il caffè nella tazza e mise la torta su un piattino e li portò a Dean.
Le dita si sfiorarono e Castiel sussultò al tocco, e ritirò subito la mano con fare maldestro, e quasi per poco non rovesciava il caffè addosso a Dean.
“Amico sei sempre così sbadato tu?” disse Dean guardando negli occhi Castiel e rendendosi conto che fossero più azzurri di quanto ricordasse.
“Scusa…e sì, sono un po’ imbranato” rispose Castiel sedendosi sul divano a debita distanza da Dean.
“Quindi tu sei gay? Cioè ti piacciono i ragazzi?” chiese Dean tutto d’un fiato e senza pensarci due volte.
Castiel fu sorpreso dalla domanda a bruciapelo, in fondo si aspettava soltanto un “scusa ero ubriaco, cosa vuoi che sia stato” o qualunque altra cosa, ma non certo quella domanda.
Non sapeva cosa dire, per la prima volta. Castiel non si vergognava affatto della sua sessualità, però ammetterlo ad un ragazzo etero e che gli piaceva e che aveva baciato, un po’ lo intimoriva.
“Sì” disse infine, mordendosi il labbro inferiore, perché in evidente imbarazzo.
“Si nota così tanto?” chiese poi Castiel a Dean che continuava a fissarlo con quegli occhi verdi, così profondi.
“In realtà non l’avrei mai detto, però sai dopo ieri sera, mi è venuto qualche dubbio” disse Dean. E adesso quello in imbarazzo sembrava lui.
Castiel arrossì, e la cosa era evidente. Sentì il calore delle guance aumentare e si strofinò una mano sulla fronte non sapendo cosa dire né tantomeno cosa fare.
Dean si avvicinò e d’istinto posò la sua mano sul ginocchio di Castiel, che non potè fare a meno di notare il gesto.
“Se non ne vuoi parlare non è un problema, assolutamente” disse Dean che ormai era vicinissimo a Castiel.
Ne seguì un ulteriore momento di imbarazzante silenzio in cui Dean fissava Castiel. Gli alzò con la mano il mento in modo da guardarlo negli occhi e farsi guardare.
Spostò la mano dal mento alla guancia, come la sera precedente. Dean si sentiva strano, poteva giurare di essere veramente attratto da Castiel ma non riusciva a capirne il perché.
Forse erano quegli occhi blu, in cui poteva perdersi.
O quel ciuffo di capelli scomposti che gli ricadeva sulla fronte e che adesso stava rimettendo a posto, con un gesto così naturale quanto inaspettato.
O forse ancora era quel modo di fare timido, incerto che lo rendeva indifeso ed esposto, e faceva vacillare anche le sue sicurezze.
Una mano di Dean era ancora sulla guancia di Cas e l’altra appoggiata sul ginocchio.
Adesso Cas stava poggiando la sua di mano su quella di Dean.
“Cas, io davvero…non so cosa mi prende, io…” disse Dean a voce bassa, e lo baciò.
Così, improvvisamente.
Castiel si lasciò cullare da quel bacio.
Dean Winchester era sul divano di casa sua, lo stava baciando e gli stava accarezzando il viso ed era tutto dannatamente vero.
La lingua di Dean esplorava la boccadi Cas alla ricerca della sua lingua.
Uno scontro di passione in un vortice di tenerezza.
Era un bacio pieno di desiderio.
Continuarono a baciarsi fino a non avere più fiato.
Cas si prese un momento per ammirare Dean.
Dean ancora col fiato corto stava anche lui ammirando Castiel.
“Cas non ti rendi conto di cosa mi fai” disse Dean che riprese a baciarlo senza dargli tregua.
Castiel ricambiò il bacio con passione e dalla bocca si spostò verso il collo e poi  verso il lobo dell’orecchio, e poi vicino l’angolo della bocca , per poi tornare a danzare con la lingua di Dean.
Quando furono letteralmente senza fiato si staccarono l’uno dalla bocca dell’altro.
“Forse è il caso di andarci piano o non so come potrebbe finire” disse Castiel senza neanche pensarci.
Dean buttò la testa indietro e scoppiò a ridere.
“Sentiamo un po’ cosa è capace di fare Castiel Novak?!” rispose Dean ammiccando.
Castiel poggiò la sua mano sulla cintura di Dean che continuava a guardarlo maliziosamente.
“ Sei sicuro Dean?” chiese Castiel, e adesso quello malizioso era certamente lui.
“Sai Cas, il tuo difetto è che quando c’è da agire ti perdi in chiacchiere e…”
Dean tacque quando si ritrovò la mano di Castiel sul suo membro.
“Adesso va meglio?” chiese Castiel, ma Dean aveva già gli occhi chiuse e si limitò ad annuire col capo, e Castiel si sporse per baciarlo di nuovo, ancora.
 

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Capitolo 4
*** Against myself ***


 
“Contro i sentimenti siamo disarmati, poichè essi esistono e basta.
Possiamo rimproverarci un gesto, una frase, ma non un sentimento.
Su di esso non abbiamo alcun potere.”
Milan Kundera.


 
 
 
 
                                                           AGAINST MYSELF
 
                                                                                                  
 
 
 
 
Dean e Castiel stavano lentamente diventando inseparabili.
Avevano iniziato a studiare ogni pomeriggio insieme, anche se con qualche difficoltà.


“Dean il test di matematica non lo supereremo di certo così, se continui a..” Castiel si interruppe quando Dean gli morse il labbro inferiore.
“Sai Cas, ti preferivo quando stavi in silenzio” rispose Dean continuando a baciargli il viso, poi le labbra, la fronte, per poi scendere giù fino al collo.
Castiel si arrese al fascino dei baci di Dean e gli mise una mano sulla nuca, per avvicinarlo a sé.
“Che si fotta la matematica” disse infine Castiel, trascinando il biondo sul divano.
“Ecco a proposito di fottere…” aggiunse Dean ammiccando e lasciandosi cadere sul divano, abbandonandosi poi alle mani sapienti di Cas.




 
 
“Sai potremmo farci un giro domani in quel nuovo negozio che si è aperto vicino al pub” -disse Castiel mentre cercava di rivestirsi- “Si sta avvicinando il natale e volevo prendere un regalo per Anna”.
“Ti sembro il tipo da shopping Cas?!” rispose Dean con quel suo sorriso sghembo, seduto ancora sul divano.
“In realtà non sembravi neanche il tipo da baciarmi…” aggiunse Castiel, sapendo ormai difendersi dalle battute sarcastiche di Dean.
Dean non rispose. Lo guardò e fece quella solita faccia come per dire ‘vedi tu se mi devo far prendere per il culo da questo qui’. Poi infine acconsentì.
“Mezz’ora e poi ci andiamo a fare una birra al pub” disse Dean con un finto tono autoritario.
“Grazie” rispose Cas. E gli stampo un baciò sulle labbra, tenendogli il viso tra le mani.

“No ma continuate pure, come se io non ci fossi, eh”. Era la voce di Anna che era appena ritornata a casa.
Cas si allontanò da Dean immediatamente e il ragazzo dagli occhi verdi si passò una mano tra i capelli in segno di imbarazzo.


“Tranquilli, è così bello vedervi così… uniti. Certo rischio il diabete , però siete carini” aggiunse Anna dirigendosi poi verso la sua stanza.
“Ma io non faccio venire il diabete, dai non sono il tipo” disse Dean sottovoce, ma Castiel l’aveva sentito.
“Dean.” Disse Cas con il suo tono perentorio.
“Sì?” rispose Dean piegando la testa di lato.
“Smettila di dire sempre ‘non sono il tipo’, ‘io questo non lo faccio’, ‘ma io non lo dico’ e poi fai l’esatto contrario” e nel mentre Castiel cercava sbadatamente di imitare il compagno.
Anche questa volta Dean non rispose, ma si limitò a lanciare uno sguardo tra il divertito e il preoccupato a Castiel.
Dean Winchester ammutolito da Castiel Novak.
Quel ragazzo gli stava fottendo il cervello, tra le altre cose.
Dean non era cambiato, ma in sua presenza riusciva ad abbassare un po’ le difese e a mostrarsi un po’ di più per quello che lui non credeva essere.
“Rimani a cena?” chiese poi Cas per rompere il silenzio.
“Torno a Casa o mia madre si lamenterà, di nuovo e non mi va di farla lamentare in continuazione” rispose Dean prendendo le sue cose.
“Ci vediamo domani a scuola” aggiunse infine il biondo e andò via senza tante cerimonie.



 
 
“Dean puoi dirmi come si fa… - era la voce di Anna che tornava in cucina-  a… è andato via?” chiese Anna non vedendolo in giro.
“Sì” rispose distrattamente Castiel che era tornato col naso sui libri.
“Va tutto bene?” chiese ancora Anna, prendendo dalla dispensa un muffin al cioccolato.
“Anna stiamo per cenare, non mangiare quelle schifezze” la riprese Castiel.
“Ti ho fatto una domanda” insistette la sorella dando un altro morso al dolce.
“Sì, sì, è tutto a posto” rispose Castiel guardando quei numeri sul libro.
“Dai Cas, dimmi cosa non va, non te lo far chiedere duecento volte, tanto poi alla fine me lo dici lo stesso”.
Anna adesso era seduta vicino al fratello con i gomiti poggiati sul tavolo, pronta ad ascoltarlo quasi in confessione.
“Quindi, perché quei musi lunghi se due minuti fa la tua lingua stava facendo un viaggio approfondito nella gola di Dean?” – chiese Anna che di certo non aveva mezze misure neanche nel linguaggio.
“Anna” – in tono quasi di rimprovero alla sorella, e Castiel cercò le parole adatte da dire. “Va tutto bene, ma a volte ho la sensazione che tra di noi manchi qualcosa”.
“Il sesso non di sicuro” bofonchiò Anna.
“Se continui così non dirò una parola in più.” Rimproverò così Cas la sorella, che fece il gesto di tirare la zip davanti la sua bocca per tacere.
Castiel timidamente raccontò ad Anna che davvero le cose tra di loro andavano bene, che Dean era un bravo ragazzo, che gli voleva bene – anche se questo Dean non lo aveva detto ancora esplicitamente-, che con lui si sentiva libero di dire e fare qualsiasi cosa, insomma con lui poteva davvero osare e lasciarsi andare.
L’unica cosa che Castiel non capiva era se Dean fosse disposto a lasciarsi andare tanto quanto lui, sentimentalmente parlando.
“Insomma mi vuoi dire che lo ami e che invece tu per lui sei solo una scoperta sessuale?” chiese Anna tutto di un fiato.
“Grazie per aver riassunto i miei giri di parole in una sola frase “ disse poi Castiel.
“Quindi ti sei innamorato di Dean Winchester, il bello e impossibile Dean Winchester” continuò Anna che si sentiva proiettata in uno di quei talk show tamarri da prima serata.
“Perché lo dici come se fosse un problema?” chiese Castiel che con i sentimenti non è che fosse la persona più esperta.
“Ma infatti non lo è . Mi spiego – disse Anna – è un problema se è lui a non amarti e io a questa cosa non ci credo neanche un po’. Cioè, hai visto come ti guarda? Pende dalle tue labbra. E dai tuoi occhi. A volte mi fate sentire un’intrusa, come se non esistesse altro spazio intorno ai vostri corpi e tutto intorno solo ed esclusivamente voi. Magari Dean non è il tipo da cioccolatini e da urlare ai quattro venti cosa prova, ma non posso dire che lui non ti ami, o non provi un forte sentimento per te” concluse Anna.
Ma Castiel non sembrava convinto delle sue parole.
“Senti Cas, non stare lì a fare i tuoi duemila ragionamenti come fai con quello stupido libro. Piuttosto parlane con lui e vedi un po’ che faccia fa, cosa dice, già me lo vedo diventare rosso e imbarazzatissimo”.
“Tu e queste visioni da film la dovete smettere “ - disse Cas sorridendo e sapendo che come al solito la sorella aveva ragione. Star lì a pensare non serviva a nulla, meglio agire- “E posa quel biscotto che preparo la cena” aggiunse infine Cas che per risposta si beccò la linguaccia divertita di Anna.



                                                            ****
 



“Non ci credo. Stasera abbiamo a cena mio fratello, quale onore!” disse Sam vedendo rientrare Dean e facendogli un inchino a mò di sfottò.
“Sempre simpatico tu, eh?” rispose il maggiore dando la solita pacca sulla testa al fratello.
“Dean è davvero un onore. Dì la verità il profumo del mio pollo con le patate si sente in giro per la città e tu hai deciso di tornare e deliziarci della tua presenza?” aggiunse Mary divertita e reggendo il gioco a Sam.
“Vaaaa bene. Ho capito. Mea culpa. Adesso ceniamo però che sto morendo di fame” disse Dean sedendosi a capotavola.
“Dean che cita pure il latino, allora le ripetizioni di Castiel stanno servendo a qualcosa” disse Sam addentando una patata.
Dean quasi si strozzò a quelle parole. Sam non sapeva di lui e Castiel, tantomeno la madre, in realtà in quel momento pensò che nessuno sapesse di loro se non Anna e la cosa gli andava piuttosto bene così.
“Si vede che questo Castiel ti fa proprio bene” aggiunse la madre guardando Dean con sguardo interrogativo. “Dovresti invitarlo a cena, così posso conoscerlo anche io” disse poi Mary, guardando sempre Dean.
Quella donna aveva il potere di leggere la mente del figlio, Dean ne era piuttosto certo, ma soprattutto ne era preoccupato.
“Sì.. glielo chiederò” rispose distrattamente Dean.
La cena continuò in religioso silenzio.
Dean stava masticando uno spicchio di Mandarino, quando sentì vibrare il cellulare nella sua tasca.
Lo prese e vide un messaggio di Castiel.

< Hai dimenticato qui il tuo libro e a dir la verità c’è anche la tua maglietta dei Led Zeppelin sul mio letto…

Dean sorrise, si scusò con la madre e il fratello e si diresse su per le scale verso la sua stanza.

“O mio fratello si è innamorato o si è innamorato. Sorride come un’ebete al display del cellulare, non è normale questa situazione” disse Sam alla madre che annuiva distrattamente come a dire ‘hai proprio ragione figlio mio’.

> che scuse del cavolo solo per scrivermi  J (fu la risposta di Dean ormai sdraiato sul letto)
< beh, che c’è di male e poi è la verità, avevo voglia di sentirti…
< che stai facendo?
> stavo ripassando matematica, sai non mi hai permesso molto di studiare oggi.
< non mi sembrava ti dispiacesse così tanto J J J
> se è per questo neanche a te!
< ci vediamo domani dopo scuola.. ah già andiamo a fare shopping come Carrie e le sue amiche!
> scusa ma non ti facevo tipo da Sex and the city *emoji con le lacrime agli occhi*
< siamo simpatici stasera e poi me l’hai detto tu oggi che non devo classificarmi o robe del genere.
> hai ragione scusa *cuoricino*
< non iniziare coi cuori *faccia col lecco*


La conversazione morì lì  e dopo mezz’ora Cas riprese in mano il cellulare e buttò giù una serie di parole che gli sembrarono sconclusionate e che non rilesse o le avrebbe cancellate all’istante.
> Buona notte Dean.
Ho messo su la tua maglia così ho su di me il tuo profumo, così ti ho vicino a me. Non so cosa mi succede stasera ma devo dirti grazie, perché con te sto bene. Mi fai stare bene, Dean. A domani. *cuore e faccia col lecco*

Dean lesse il messaggio e di certo non si aspettava quelle parole. Beh, aveva capito le intenzioni di Castiel, anche lui provava (forse) le stesse cose, pensava che i gesti fossero  abbastanza eloquenti, non pensava minimamente che servissero pure le parole per dimostrare i fatti. Lui non era abituato a fare così.
La cosa non gli dispiacque affatto – e si preoccupò anche di questo- ma non sapeva cosa dire  e come rispondere.
Seguì un momento lunghissimo di attesa per Castiel.
Infine , dopo aver cancellato non so quante volte il messaggio, Dean optò per mandargli soltanto un cuore, che per lui non era poi così banale.
Castiel non si aspettava di certo chissà quale romanzo pseudo romantico, ma almeno qualche parola, anche un insulto sarcastico.
E invece un cuore, che non sapeva come interpretare.
Castiel ritornò a dare ordini al cervello. Posò il cellulare sul comodino e cercò, invano di addormentarsi.




 
                                    ****


Giovedì a prima ora c’era educazione fisica e Castiel odiava indossare quella canotta e quei pantaloncini neri aderenti che spesso lasciavano poco all’immaginazione.
A Dean quel completo donava parecchio, ne risaltava le cosce muscolose e Cas cercava sempre di non guardarlo troppo in quell’ora.
Il moro era già in palestra quando arrivò Dean che buttò lo zaino in un angolo per poi sedersi vicino a lui e aspettare il professore, mentre il resto della classe era impegnato in conversazioni mattutine e scolastiche.
“Siamo mattinieri oggi” disse Dean sbadigliando sbadatamente.
“Già” rispose Cas che guardava altrove.
“C’è qualcosa che non va?” chiese Dean poggiando una mano sulla spalla di Castiel che si alzò di scatto per mettersi poi in riga vicino ai compagni.
Il professore Balthazar era arrivato e dopo un rapido appello, ordinò agli alunni di iniziare a correre per quindici minuti.
Dean cercò di raggiungere Castiel, cosa che non gli risultò affatto difficile data la lentezza e la svogliatezza nel correre di Cas.
“Ti ho fatto una domanda” disse Dean quando fu vicino a Castiel.
Castiel non rispose, ancora, e continuò la sua corsa accelerando il passo, provando a distaccarsi da Dean.
“Ma si può sapere cosa ti prende?” aggiunse ancora Dean che aveva un po’ il fiato corto, ma per l’agitazione.
Castiel si fermò e poggiò le mani sulle ginocchia, era già stanco e si maledisse per la prima volta di non essere rimasto a casa a dormire.
“Ne parliamo dopo” aggiunse poi guardando Dean che si era fermato anche lui.
“Sei proprio una femminuccia quando fai così Cas” rispose irritato Dean.
“E tu sei uno stronzo” rispose Cas che aggiunse all’insulto un pugno in faccia a Dean, senza neanche pensarci due volte.
“Ma che caz..” e Dean si ritrovò con la mascella dolorante.
“Hey, voi due , Winchester e Novak , andate a risolvere i vostri problemi dal preside Crowley, sono stanco di voi adolescenti che litigate e basta” urlò loro il professor Balthazar mentre il resto della classe era divertita dalla situazione.

Uno dei bidelli aveva accompagnato Castiel e Dean nella stanza del preside e i due presero posto nelle poltrone davanti l’immensa scrivania di Crowley.
“Abbiamo qui Novak e Winchester - disse poi il preside leggendo i loro nomi sul registro- compagni di classe che hanno una media a chiasmo e che si sono presi a botte per che cosa? Fatemi indovinare…una ragazza?” chiese loro Crowley guardando prima l’uno e poi l’altro che rimanevano in silenzio.
“Bene, statevi pure zitti. In fondo non mi interessa neanche il perché vi prendiate a pugni. Adesso tornate in palestra e finita la lezione rimanete lì e pulitela da cima a fondo, vi servirà da lezione.”
Dean e Cas si alzarono e quando furono davanti la porta il preside aggiunse che avrebbe ovviamente avvertito i loro genitori di questa piccola bravata.
 
 
Due ore più tardi Dean e Cas non si erano ancora rivolti la parola.
Castiel stava sistemando i palloni da basket mentre Dean si stava fumando una sigaretta.
Cas pensò che se fosse entrato qualcuno, Dean sarebbe di nuovo finito dal preside. D’altronde non si poteva fumare in palestra , ma Dean aveva l’aria di uno a cui non gliene fregava niente.
Spense la sigaretta per terra e poi gettò il mozzicone fuori da una finestra.
Dean era incazzato ma di quel pugno non gliene fregava niente, anche se poteva giurare di sentire ancora dolore.
Ma decise comunque di volere una spiegazione e quindi affrontò Cas, dirigendosi verso di lui.
Lo prese per un braccio costringendolo a girarsi e guardarlo.
“Posso sapere che cazzo ti è preso oggi o vuoi continuare ad ignorarmi e prendermi a pugni?” disse Dean a Castiel che posò l’ultimo pallone nella cesta.
“Posso avere anche io una giornata no o ti devo chiedere il permesso?” rispose Cas che non sapeva come sarebbe finita la discussione, e anzi temeva di poter dire troppo, per una volta.
“Questo non ti giustifica a prendermi a pugni in faccia” e adesso Dean aveva azzerato completamente la distanza tra loro due.
Castiel lo guardò e abbassò lo sguardo, scusandosi.
Poi optò per sedersi a terra poiché Dean era troppo vicino e lui aveva bisogno di parlargli.
Dean seguì il gesto del compagno e aspettò che dicesse qualcosa.
Ma Castiel non disse nulla.
Dean non era di certo stupido e aveva capito che dopo quel messaggio c’era qualcosa che era andato storto.
“Senti Cas, so cosa stai pensando” disse poi Dean.
Castiel alzò lo sguardo e vide gli occhi verdi di Dean fissarlo.
“Se lo sai, dimmelo” rispose Cas.
Dean pensava che Castiel gli avrebbe fatto il solito discorso e invece adesso era lui a doverlo fare e si sentì le mani sudare e terribilmente in imbarazzo.
Ma erano lì, da soli e di certo dovevano parlarne.
Dean fece un respiro profondo e si sfregò le mani pensando a cosa dire, a qualcosa di lontanamente sensato e che non risultasse fuori luogo.
“Cas, se è per ieri sera e se vuoi la verità, sono andato in panico” disse infine Dean.
Ma Castiel continuava a stare zitto e a fissarlo in attesa che dicesse altro.
“Mi dispiace. Non sapevo cosa dire. Io non sono fatto così.”
Castiel capì che tanto Dean non sarebbe andato oltre, quindi si alzò e fece per andarsene.
Ma Dean gli afferrò il braccio, alzandosi.
Cas si liberò dalla stretta.
“Mi dispiace per il pugno, mettici del ghiaccio o ti verrà fuori il livido” disse Castiel.
Seguì un attimo di silenzio  e poi il moro aggiunse “Anzi no. Non mi dispiace, te lo meritavi proprio. Smettila con questa storia che tu non sei così, che non fai così, che non dici questo o quell’altro e che neanche tuo fratello sa di noi – se un noi poi esiste- che mi eviti appena qualcuno si avvicina, e giuro che questo potrei anche capirlo, ma cazzo Dean non sei capace neanche di dirmi che mi vuoi bene, o di un gesto affettuoso o di qualsiasi altra cosa che si avvicini minimamente a dimostrare un minimo dell’amore che io provo per te e mi fai sentire solo un oggetto sessuale e basta. Dimmi che mi sbaglio, dai, dillo!”.
Castiel era fuori di sé e Dean lo guardava preoccupato. Quelle parole gli piombarono così veloci  e pensava che aveva sì ragione, ma non sapeva lo stesso che fare.
“Continua pure a startene zitto e lì impalato. Io me ne torno in classe. E non disturbarti a venire a casa mia questo pomeriggio. Me la caverò da solo, come sempre”.
Castiel disse le ultime parole in tono rassegnato, sperando in qualsiasi parola di Dean, in qualsiasi reazione, ma lui rimase lì immobile.


 
 
                                                             ***
 
 
 
Dean era arrivato a casa e si era subito fiondato nella sua stanza, senza nemmeno passare dalla cucina per pranzare.
Mary bussò alla sua porta e entrò.
Dean era disteso sul letto, con la faccia sul cuscino.
“Possiamo parlare del perché mi ha chiamata il preside dicendomi che adesso, ti sei messo pure a fare a botte, eh Dean?” disse Mary, ma il suo tono era apprensivo e non di rimprovero.
Dean si voltò e aveva un po’ la mandibola ancora gonfia.
“I pugni li ho presi, non li ho dati.” Disse Dean guardando per terra.
“Che succede Dean. Sei strano. Hai sempre la testa tra le nuvole, sei poco presente a casa. Io ho capito che c’entra qualcuno, però parlane , con me puoi farlo” disse Mary stringendo la mano al figlio.
Dean stravedeva per la madre e tra di loro c’era sempre stato un rapporto speciale e di grande confidenza.
Mary conosceva perfettamente Dean.
“Si tratta del tuo amico Castiel?” aggiunse poi Mary.
Dean si sentì colpito come allo stomaco. Sua madre aveva capito tutto e adesso lui si sentiva esposto e non aveva altra scelta se non dire come stavano le cose.
“Io e Cas non siamo solo amici” e poi Dean non seppe più continuare.
Mary gli fece una carezza sul viso, per poi dire “Dean io l’avevo capito, non sono così scema, ho anche capito che ti senti vulnerabile, che non sai cosa fare, ma ti ho sempre insegnato che non ci si deve mai vergognare di noi stessi, per nulla, né tantomeno per i sentimenti che proviamo”.
“Mamma è… difficile” disse Dean che si sentiva gli occhi quasi pungere dalle lacrime e che cercò di trattenere in ogni modo possibile.
“Perché il pugno?” chiese Mary.
“Perché me lo meritavo e perché sono un coglione, e perché è…difficile” disse Dean che non aveva la minima idea di come comportarsi. Desiderava soltanto avere uno di quei manuali in cui ti danno le istruzioni per ogni tipo di situazione.
“Va da lui. Chiarite. Dì quello che provi Dean, ti sentirai meglio. Accetta il fatto che un burbero Winchester come te può provare l’ebbrezza e la semplicità dell’amore”. Le parole di Mary suonarono dolci e talmente belle a Dean che si sentì un po’ sollevato. Ma in cuor suo sapeva che sarebbe stato difficile.
E iniziò ad odiare quella parola.
“Dormici su e poi vallo a cercare Dean” disse infine Mary baciandogli la tempia.


Ed eccolo lì.
Dean Winchester affrontava le situazioni ma adesso non sapeva affrontare un sentimento.

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Capitolo 5
*** No way ***


                                                        
                                                                 NO WAY
 
 
 
Dean aveva dormito tutto il pomeriggio.
Anzi ad essere davvero onesti, si era rigirato nel letto per diverso tempo finchè non era crollato esausto.
Al suo risveglio la mandibola non gli faceva più male, almeno non fisicamente.
Castiel l’aveva colpito ed era un gesto che non si sarebbe mai aspettato.
Ma sapeva che in fondo se lo meritava.
Anche se…
Dean scacciò via ogni tipo di pensiero, fece un bel respiro e l’unica cosa da fare era affrontare la situazione, o per meglio dire i suoi sentimenti.
Pensò che in fondo non doveva essere così complicato dichiararsi alla persona che si ama.
Qual era poi il pericolo? Che non venisse ricambiato? E quella opzione la escluse a priori poiché Cas glielo aveva praticamente urlato in palestra che lo amava.
Cosa non riusciva a dire Dean? Perché non sapeva esprimersi?
Stava di nuovo pensando troppo.
Prese il cellulare e notò con dispiacere che non vi erano messaggi né tantomeno chiamate di Castiel.
Erano le sette di sera , decise di andare comunque a trovare Cas, qualcosa si sarebbe inventato.
Magari il solo sguardo da cane bastonato sarebbe bastato.
Magari.
 
 




Alla porta di casa Novak Dean venne accolto da Anna.
Sperava a dir la verità di non trovarla in casa. Dean e Anna andavamo molto d’accordo, ma affrontare due Novak insieme non era poi così facile.
“Entra pure Dean”  disse Anna facendolo accomodare sul solito divano.
“Grazie” disse Dean e non era così agitato probabilmente da anni.
“Dov’è Cas?” chiese dopo un attimo, in fondo doveva parlare con lui, le chiacchiere e convenevoli con Anna potevano aspettare.
“Dean, Castiel non c’è.” Rispose secca Anna.
Dean non sapeva come interpretare quelle parole, di colpo era diventato come di pietra, ci vollero due minuti per organizzare un pensiero e provare a chiedere cosa stava succedendo.
Non si aspettava chissà quale accoglienza, ma di certo la totale assenza non l’aveva neanche lontanamente ipotizzata.
Anna notò la reazione del ragazzo e gli spiegò la situazione.
“Non ti preoccupare non è scappato” disse Anna ,abbozzando un sorriso , e Dean provò a rilassarsi a quelle parole, ma aspettava comunque una spiegazione.
“Non so cosa sia successo oggi a scuola tra voi due, ma so che il preside ha chiamato mio fratello maggiore – e a quelle parole Anna roteò gli occhi-  per avvertirlo della situazione. Sai Gabriel non è un tipo semplice, si è incazzato parecchio e ha preteso che Castiel passasse il week end a casa per spiegargli un po’ come vanno le cose e anche perché non si vedono da un po’” disse infine e l’ultima affermazione sembrava più una scusa per Anna.
Dean era piuttosto confuso e se ne rimase in silenzio un attimo, ma subito Anna cercò di indagare di più.
“A proposito” disse la ragazza e Dean in quel momento si sentì in trappola.
‘Un altro Novak che vuole spiegazioni’ pensò il biondo.
“Cosa diamine è successo tra di voi da far incazzare così tanto Gabriel? E soprattutto da fare incazzare Castiel! Non sono nemmeno riuscita a parlargli, ti rendi conto?” disse Anna e il suo tono era quello di un poliziotto che vuole scoprire la verità.
Dean si sentiva sotto interrogatorio e desiderava poter chiamare un avvocato per difendersi o meglio ancora, avvalersi della facoltà di non rispondere.
Ma non erano in un episodio di ‘Law and Order’, quella era la vita vera e Dean cercò di spiegare come erano andate le cose.
“Io e tuo fratello abbiamo avuto un diverbio durante l’ora di ginnastica e mi ha dato un pugno” disse Dean toccandosi la mascella e guardando il pavimento, perché l’imbarazzo era davvero tanto.
“Cooosa?!” fece Anna con un’espressione del viso sconvolta. “Castiel. Mio fratello. Ti ha dato un pugno. Dean, ma che stai dicendo?” continuò Anna sempre più meravigliata all’idea del fratello che fa a botte.
“Sì, ma non è questo il punto…” disse Dean e a quelle parole si schiaffeggiò mentalmente poiché adesso Anna avrebbe voluto sapere tutto.
Dean non avrebbe retto ancora molto la situazione e così la fece breve.
“Tuo fratello mi ama e io sono un coglione perché… perché sì” disse Dean infine.
“Lo sapevo” disse Anna e nel suo tono non c’era nessun segno di vittoria, ma anzi un misto di delusione e rabbia.
“Non sei riuscito a dirglielo?” continuò Anna mentre la delusione le si stampava sul volto.
Dean incrociò le braccia, poi fece per dire qualcosa ma rimase in silenzio.
“Scusa” disse infine.
“Dean le scuse non le devi fare di certo a me. Tu non hai visto Castiel come stava, dovresti piuttosto scusarti con lui” rispose Anna.
“Quando torna?” chiese Dean.
“Domenica pomeriggio o di mattina, non lo so ancora” disse Anna.
Dean si alzò dal divano. Salutò Anna, la ringraziò e andò via.
Anna voleva dirgli di pensarci su, di prendere una decisione, voleva dirgli che Castiel era la persona migliore del mondo, che non si meritava un rifiuto.  Ma poi pensò che erano cose che Dean sapeva.
La scelta era sua, nessuno poteva aiutarlo, doveva farcela da solo.
 
 
                                                     ***


 
 
 
 
Castiel era seduto nel salotto di casa sua e stava aspettando Gabriel che tornasse dal lavoro.
Mezz’ora dopo il maggiore si presentò a casa accogliendo il fratello con un abbraccio.
“Castiel! Finalmente!” e lo strinse un po’ a se.
“Sediamoci, ordino due pizze così puoi raccontarmi tutto.” Disse infine Gabriel.
 
Gabriel era abbastanza incazzato.
Ma in fondo era davvero una scusa quella, così poteva rivedere il fratello e comunque informarsi sulla situazione, ma anche su Anna.
“Mi dispiace che il preside ti abbia chiamato, non succederà più” disse subito Castiel, sapendo quanto il fratello ci tenesse alla sua istruzione e alla sua disciplina.
“Devo dire che non me l’aspettavo, ma sono curioso di sapere il perché” chiese Gabriel.
Nel frattempo il citofono di casa che suonava avvertiva dell’arrivo delle pizze e Castiel ebbe tempo di pensare a come spiegare a suo fratello che forse aveva un fidanzato che aveva preso a pugni perché non sapeva dirgli che lo amava.
‘Troppi dettagli’ pensò Cas tra se e se.

“Quindi, che succede laggiù?” chiese Gabriel addentando una fetta di pizza.
Castiel si pulì la bocca con un tovagliolo e cercò di spiegare come erano andate le cose.
“Questo ragazzo a cui ho dato il pugno, in realtà è il mio ragazzo.” Castiel fece una breve pausa per vedere la reazione sul volto del fratello e per chiedersi se Dean fosse veramente il suo ragazzo, ma su questo avrebbe riflettuto poi.
Gabriel era pronto ad ascoltare il fratello senza giudicarlo.
Sapeva benissimo il suo orientamento sessuale, anche se non ne avevano mai parlato e mai gli aveva chiesto di più.
“E perché avete fatto a pugni?” chiese Gabriel.
“ E’ colpa mia. Cioè, l’ho colpito io, non volevo ma è successo” disse infine Castiel in evidente imbarazzo sia col fratello che con se stesso.
“Va bene Castiel, capisco il tuo imbarazzo, è giusto così. Sono stato giovane anche io, qualche lite l’ho fatta anche io, l’importante è risolvere tutto” disse Gabriel e Castiel apprezzò quelle parole, anziché un sonoro rimprovero.
“Certo, non me lo sarei mai aspettato da te, ma si vede che era…come dire? Necessario?!” aggiunse Gabriel guardando il fratello e sperando forse in qualche parola in più.
Castiel fece un solo cenno con la testa come a dire ‘Sì era necessario e grazie che non mi stai urlando in faccia qualsiasi cosa’.
“Non accadrà più” aggiunse infine Castiel, dando l’ultimo morso alla sua pizza.

Ci fu un attimo di silenzio e poi i Gabriel chiese come andava la vita in Kansas, se aveva fatto amicizie, com’era la scuola.
Insomma le solite domande che si fanno due fratelli che non si vedono da mesi.
Poi arrivò l’argomento Anna.
Castiel stava sparecchiando il tavolo, ma Gabriel disse che ci avrebbero pensato poi. Così si accomodarono sul divano.
“Come sta Anna?” chiese infine il maggiore.
Cas non aveva fatto in tempo a chiedere alla sorella se poteva dirgli tutto a Gabriel, ma poi optò per dire solo il necessario, senza mentire.
“Sta bene. Vive con me, ma questo lo sai. Lavora in un bar, mi da una mano in casa, ce la passiamo piuttosto bene” disse Castiel guardando il fratello che aveva un’espressione piuttosto triste sul volto.
“Sai, ogni tanto mi mancate. Ogni tanto…ogni giorno ad essere sinceri. Questa casa senza tua sorella che ne combina una ogni due ore è troppo silenziosa. Mi manchi anche tu. Non so mai con chi parlare…di qualsiasi cosa” e nelle parole di Gabriel vi era sincerità e senso di nostalgia, nostalgia della famiglia.
“Lo so Gabe. Mi manchi pure tu e mi manca anche questa casa. La serenità della campagna, leggere fuori in cortile un libro. Ma ormai penso di finire l’anno nella nuova scuola. Poi c’è il college. Ancora non so bene che cosa fare. E Anna… è il caso che voi due testoni vi parliate al più presto. Ne avete bisogno” disse Castiel a suo fratello. E sperava veramente che i due potessero far pace  e cercare di andare d’accordo.
“Hai proprio ragione fratello”  disse Gabriel. “Adesso si è fatto un po’ tardi e magari tu sei stanco, vai a dormire, domani andiamo a farci un giro, voglio farti vedere una cosa” aggiunse poi Gabriel dando la buonanotte al fratello.



Castiel era nel suo letto e nella sua casa.
Si sentiva proprio bene.
Però gli mancava Dean.
Si era tolto i vestiti e li aveva poggiati sulla sedia, e si era infilato sotto le coperte, col cellulare in mano, non sapendo esattamente cosa fare.
Non si erano sentiti per tutto il giorno e al sol pensiero Castiel si sentì lo stomaco aggrovigliare.
Cazzo, quanto lo amava.
Un paio di mesi e gli aveva scombussolato completamente la vita.
Quegli occhi verdi in cui poteva perdercisi e ritrovarcisi sempre.
Era difficile stancarsene.
Al sole a volte tendevano ad essere gialli e Castiel li fissava talmente tanto da poterseli ora, immaginare lì, come se li stessero guardando.
E poi quelle lentiggini.
Una volta Dean si era addormentato sul divano e Castiel non potè resistere dalla tentazione di fissarle e creare immagini, come quando si uniscono i puntini e ne viene fuori un disegno strano.


“Che fai Cas?” chiese Dean ancora intorpidito dal sonno.
Castiel rivolse lo sguardo altrove come un bambino scoperto con le mani nella cioccolata.
“Cas?” Dean continuava a chiamarlo e lui per risposta si era messo a sfogliare il libro.
“Cas o mi dici cosa stavi facendo o giuro che…” Dean non finì la frase e Castiel gli si era appiccicato alle labbra, pur di farlo stare zitto.
Quando si staccò tutto d’un fiato disse che gli stava fissando le lentiggini e che ne veniva fuori uno strano disegno di una stella a cinque punte.
“Tu sei pazzo! Completamente Pazzo” aggiunse Dean ridendo di gusto e scompigliando i capelli di Castiel.
E quando rideva buttava la testa all’indietro, sempre.
Oppure si portava una mano sulla fronte, chinando il capo, quasi in imbarazzo.


Castiel scacciò via quell’immagine proprio quando il suo telefono vibrò.
Non aveva il coraggio di guardare.
Sperava intensamente fosse Dean e se era lui, come si sarebbe comportato?
‘Cas non fare l’imbecille e sii serio, guarda il cellulare e poi si vedrà’ si ripeteva Castiel.
Ma il suo cuore aveva già aumentato i battiti.


Era Dean.

> Come stai?
Dean e la fantasia, ma poi pensandoci non era una domanda così banale.
Castiel voleva dirgli che stava male e lo fece. Che senso aveva mentire ancora e non affrontare la situazione? Avevano già perso abbastanza e una sola lite li aveva già allontanati.
< Male.
> Anche io.

E ancora Castiel si aspettava qualcosa in più.
Ma non vi fu altro messaggio.
Era stanco Castiel, spense il telefono e scivolò nel sonno, con sua meraviglia, molto velocemente.



Dean invece era ancora lì e col telefono tra le mani, a cancellare parole , che in cuor suo sapeva non avrebbe mai detto. 

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