The last male and me -The Revolution-

di tsubasa_rukia3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ospiti indesiderati ***
Capitolo 3: *** La Vista ***
Capitolo 4: *** Passepartout ***
Capitolo 5: *** Vampires ***
Capitolo 6: *** Thoughts and Hachiko ***
Capitolo 7: *** Pianificare ***
Capitolo 8: *** La vampira in stato interessante ***
Capitolo 9: *** L'Equilibrio è tutto ***
Capitolo 10: *** Dolore ***
Capitolo 11: *** Rendez-vous ***
Capitolo 12: *** Sara e Layla ***
Capitolo 13: *** Crepe ***
Capitolo 14: *** Epilogo: Tra leggenda e mito ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Pensa! Anche se sei nel panico più totaledevi pensare!
Sara guardò le grandi ombre che pestavano le assi di legno sotto le quali si era nascosta.
Alla faccia della notte più bella della sua vita! Questo era il suo inferno personale!
Ieri sera c'era stato il matrimonio, in grande stile, dopotutto era una delle dieci famiglie più importanti nella società vampirica, e avevano festeggiato senza inibizioni fino al pomeriggio di questa giornata. La sua famiglia si era offerta di ospitare per la notte gli invitati e con stanchezza avevano accettato. Poi erano iniziate le urla, dapprima sommesse e poi più numerose e alte. Suo marito aveva appena fatto in tempo a nasconderla sotto le travi quando la porta fu sbalzata con violenza dentro la loro stanza da letto.
Ben presto l'uomo che aveva appena iniziato a condividere la sua vita con lei si distese sopra di lei ricoprendola del suo sangue. Tremante, mise le mani sulla bocca per smorzare le possibili urla e si costrinse a rallentare i battiti fino a fermare quel muscolo, per lei e per come quelli della sua razza, volontario.
L'irrazionalità e la paura furono nascosti in un angolo dentro di lei insieme ai battiti frenetici.
PensaDevi pensare!
Stette in silenzio ad ascoltare gli assassini del suo consorte mentre si muovevano furtivamente nella stanza.
-Allora, l'hai trovata?-domandò una voce.
-Noil suo odore è su di lui e nel lettoNon dovrebbe essere lontana.... GuardaUn passaggio segretoForse è andata per di !-, rispose il suo compagno. Dovettero aver imboccato il passaggio per le cantine, ma nonostante se ne fossero andati, Sara rimase incollata al suo nascondiglio.
Cercano qualcuno.... Una donna... Se il cuore battesse ancora in questo preciso istante avrebbe preso a galoppare come uno di quei recenti veicoli per volare. Ohper AllahStanno cercando meStanno uccidendo la mia famiglia per trovarmiPerché?! Chi sono?! Mariam avrebbe dovuto vederli arrivareSarà viva?

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Quando Sara aprì gli occhi, li spalancò su un soffitto. Il respiro era ansante e sudata si strinse in automatico le mani sulla gola.
-Shhhhh, va tutto bene-, la rincuorò una voce maschile mentre le accarezzava delicatamente le mani, -era solo un incubo-.
Un incuboSe fosse vero...
Scosse la testa per stabilizzarsi e schiarendosi la gola chiese dove si trovavano.
-Siamo da tua nonna Suria, stavamo aspettando che ti svegliassi... Va tutto bene? Sei pallida-.
Sara inghiottì rumorosamente la saliva prima di accarezzargli il volto, soprendendolo.
-Stai bene? Non ti ha fatto male, vero?-, chiese con voce roca e tremante.
-No-, la rassicurò con lentezza. Appena notò che effettivamente stava bene, si scostò da lui e si avviò al bagno adiacente per un bagno caldo e veloce. Sotto lo scrosciare dell'acqua notò che il suo girovita si era allargato notevolmente e non sarebbe un esagerazione se fossero venti centimetri.
Quando uscì si mise un semplice kaftan verde chiaro e propose ad Adam di farsi anche lui il bagno.
Dopo che lui si fu cambiato in un pantalone nero e una camicia bianca dal taglio semplice, ma raffinato. Essi si avviarono per le scale che portavano al piano inferiore.
Sara prese un profondo respiro entrando nel salone, dove sua nonna li aspettava con le gambe incrociate e uno sguardo duro.

Nota autrice:
Nell'epoca in cui è nata la protagonista, che era il culmine dell'impero ottomano, era ovvio che sia musulmana nei riferimenti religiosi.

 

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Capitolo 2
*** Ospiti indesiderati ***


Adam cercava di apparire più calmo possibile dentro a quella tensione assassina. Le due donne si stavano osservando negli occhi da mezz'ora senza proferire parola. Ci sarebbe voluto un sordo-cieco per non capire che non erano voluti in quella casa, o almeno un idiota.

-Signora Suria, la prego. Abbiamo bisogno di lei-, le chiese con cordialità in arabo.

-Bisogno? Siete appena arrivati, entrando di soppiatto nel luogo dove non dovrei ricevere alcuna visita e già pretendente qualcosa?! Io-.

Ansioso di farla tacere da quelle lamentele Adam le disse il suo nome completo e la Signora si zittì sbiancando e lanciando uno sguardo omicida verso sua nipote.

-Senta, ci sono state delle circostanze che ci hanno portati allo sposalizio....-, dopo aver finito la parola la donna diede un sonoro schiaffo alla donna gravida, fu come sentire una cintura frustare l'aria, e successivamente le sputò in faccia versandole addosso fiumi di insulti. I mobili preziosi iniziarono a tremare seguendo la sua rabbia. Adam fece per toccarla e allontanarla dalla sua compagna, ma fu fermato da un messaggio mentale: lasciala fareda adesso ci penso ioTu non intervenirehai fatto abbastanza.

E così fece, si rilassò sul comodo divano e si trattenne dall'intervenire rammaricandosi di non avere una tazza da tè con cui sfogare almeno un po' la sua impazienza. Siamo proprio indesiderati se non ha preparato nemmeno una tazza di menta piperita...

La donna apparentemente di mezza età sfogò tutta la sua indignazione su sua nipote senza lasciare a quest'ultima il tempo di fiatare, anche se la giovane non sembrò intenzionata a farlo e dopo aver graffiato la sua voce decise di fermare i propri insulti e sedersi davanti a loro in una posa di autorità, sua di diritto, che le competeva.

-.... la predizione di Mariam si sta avverando, non è vero?-, chiese con un tono talmente calmo da parere un'altra persona. Privo della sua ira, il volto dell'anziana signora mostrava il fantasma della sua bellezza, nonostante la sua attuale condizione avesse appena superato i secoli.

-Temo di sì....-, rispose la donna dalla guancia arrossata.

-L'hai scoperto prima o dopo?-.

-Dopo-.

-Dopo la morte di Latifa.... Vi siete separate allora?-.

-Non lo so, dopo la cena non l'avevo più vista e non ho avuto sue notizie finché Françoise non mi ha detto che l'ha vista a Palazzo.-, disse stringendo i pugni, -Sappiamo che le Guardie ci stanno cercando... Non sapevo il perché fino a tre giorni fa-, spiegò guardando suo marito che irrigidì leggermente le spalle.

-Finalmente è ora..... -, sospirò, inudita,- Ditemi, giovane sciocco e feccia che non siete altro, sapete perché le nostre famiglie si odiano così tanto?-, domandò con sdegno.

Al suo silenzioso diniego, ella rispose: -Potere. La risposta è così semplice.... Tu, cosa faresti se scoprissi che il tuo amato imperatore non è altro che un impostore?-, la domanda fu retorica e il tarlo dello sconforto fu insinuato nella sua mente.

-Nonna, non siamo qui per parlare di questo...-.

-Già, Di cosa siete venuti a parlare? Chissà cosa possono volere da me una traditrice e il discendente di un impostore.....-.

-Nonna, ho bisogno della vostra vista-, spiegò lasciando perdere il sarcasmo e gli insulti della propria progenitrice.

-Come osi!-, si alzò indignata.

-Mi rendo conto dell'offesa-.

-No, tu non te ne rendi conto! Insulsa puttana!-, molti degli insulti che le rivolse non si udivano da secoli e con sconcerto Adam ne imparò di nuovi. Sapevo che chiedere un oblige è un'offesa molto grande.... Ma perché deve essere così drammatica?

-Stava cercando Lei.... Adam stava cercando Lei.... L'Imperatore la sta cercando, Nonna-, queste frasi parvero stupirla al punto da farla impallidire e zittire.

-Come hai detto?-, chiese tremando e sedendosi lentamente.

-Mi avete sentita.... Qualcuno ci ha tradite.... e non penso che sia Miriam. Almeno lo spero.... È per questo che ho bisogno di voi: devo vedere come sta il bambino e se sarà in pericolo, ho bisogno della vostra vista.-, parlò con lenta calma.

-Va bene, ma mentre faccio i preparativi, anzi, prima di essi e quindi adesso, voglio sentire come vi siete incontrati e cosa è successo dopo fino a due ore fa-, pose come condizione.

-Come volete-, acconsentì sua nipote prima di prendere fiato e incominciare dall'inizio:- Ero in una montagna in Italia e come copertura stavo lavorando in un ristorante quando una sera....

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Capitolo 3
*** La Vista ***


Dopo aver raccontato quello che era successo quasi un anno prima, accompagnati da brevi pause per riprendere fiato o essere integrate -dove Sara era fuori gioco- dal punto di vista di Adam, l'anziana signora dedusse la sua opinione, ma si astené dall'esprimerla senza aver visto in che condizione si trovasse il neonato.

Dopo aver condotto la coppia di sposi in una stanza più appartata e fatto distendere Sara, nuda se non di un paio di slip, sul freddo pavimento, ella si preparò ad agire alzando teatralmente le lunghe maniche della sua veste. I suoi occhi divennero forme ovali riflettenti e il grigio degli specchi rifletteva ciò che analizzava: il ventre di sua nipote.
Sara rimase ferma il più possibile, ma non poté fermare il gemito che le sfuggì. Strinse le mani, senza che Adam fosse notato, poiché anche lui fece lo stesso gesto ansioso della moglie. Rivoli di sudore le colarono dalla fronte.
Ha appena iniziato! Si ricordò con sconforto e quei due minuti furono degli attimi lenti e dolorosi.
Un sospiro di sollievo le uscì dalle labbra quando sentì la pressione scomparire, per poi essere sostituita dall'ansia.
-A-Allora?-, chiese tremante, timorosa della risposta.
-Mia cara, sembra che non dovrò punirvi..... È stato già provveduto-, e Sara si spaventò, non per la minaccia velata, ma per il sorriso.
-Che intendete?-, sentì gli occhi inumidirsi.
-Oh, povera cara.-, si leccò le labbra pregustando l'attimo che incombeva, -Tesoro tu aspetti la Trtinità-.
Il silenzio fu corporeo in quello che era una stanza spoglia sotterranea. Ricordò di aver detto una volta:" Il silenzio è l'urlo più straziante"; e dentro le sue orecchie stava occupando tutti i suoi sensi.
-Cosa vuol dire?-, domandò con serietà, più per l'atmosfera, il futuro padre.
-Significa che è maledetta-, gongolò, -L'incubo di ogni donna è quello che ha dentro di sé vostra moglie-.
-Perché?-.
-Cannibalismo-, a rispondere fu Sara,- I feti si mangiano a vicenda finché non rimane l'ultimo e a quel punto muore di fame dopo aver prosciugato la madre-, spiegò concisa mentre si alzava e usciva dalla stanza.
Si diresse, incurante dei due individui, nella camera superiore e si chiuse a chiave. 
Quando stava iniziando a vestirsi dagli indumenti che aveva appena estratto dalla sua borsa, sentì la porta tremare in tre ritmici colpi.
-Sara! Apri!-.
-No-, sussurrò.
-Ti prego, apri!-, urlò Adam prima di aspettare la risposta.
-No-, sussurrò nuovamente.
Come se fosse stata sentita, il bussare cessò. 
Saltò strabuzzando gli occhi quando sentì le braccia di Adam cingere la nuda pelle. Le baciò il collo.
-Andrà tutto bene, ci riusciremo, riusciremo a superare anche questo -, le sussurrò all'orecchio con una voce così calorosa da distruggere qualcosa in lei.
-NO!-, urlò mentre si allontanava da lui e si mise la felpa che aveva già infilato per le maniche, in un movimento rapido.
-Smettila! Io non sono una stupida vampira su una crisi di nervi! Non trattarmi come una bambina spaventata,Ok? Io ho visto la mia famiglia essere uccisa davanti ai miei occhi! Ho visto corpi putrefatti! Guerra e morte erano mie amiche! Quindi non venirmi ora, a consolare come se fossi traumatizzata! Sono stufa! Ogni volta... ogni volta...-, ogni volta è doloroso come quella notte. Terminò dentro di se.
-Non sei l'unica ad aver visto cose orribili.... E non cambierà, continueremo sempre a vedere cose orribili. Ma quello che è cambiato è che non saremo soli. Tu hai me e io ho te. Te l'ho detto. Non ti lascio andare-.
Sara piangeva mentre sentiva il cuore aumentare il ritmo e, come a confermare il discorso di suo marito, il terreno si mise a tremare mentre un fragore entrava nell'appartamento. Spalancarono gli occhi: i nemici li avevano trovati.

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Capitolo 4
*** Passepartout ***


Sara si vestì frettolosamente e meccanicamente prese la borsa, iniziando a correre sulle scale.
Il soggiorno era ricolmo di presenze indesiderate, vestite della divisa imperiale, le Guardie minacciavano solo con lo sguardo l'incolumità dei trasgressori. 
Adam e Sara raggiunsero tranquillamente Sumia e le Guardie chiusero il cerchio. 
Il silenzio fu assordante, mentre entrambe le parti aspettavano la prima mossa.
-Che cosa volete?-, domandò la padrona di casa, certa che una di loro li avrebbe capiti.
-Consegnate i fuggitivi, nel nome dell'Imperatore-, ordinò una voce senza proprietario.
-Imperatore?-, un'aura minacciosa iniziò ad uscire dal corpo dell'anziana signora, costringendo le guardie ad assumere una posizione di difesa e Sara elargì un profondo respiro di pazienza,- In questa casa, l'autorità del vostro imperatore non è riconosciuta-, dichiarò con tono di sfida e orgoglio.
Alcune si offesero e altre ringhiarono pronte all'attacco.
-Consegnate i fuggutivi-, ripeté la stessa voce di prima.
Sumia si limitò a sputare per terra, come se fosse un segnale d'inizio le vampire balzarono all'attacco.
Un muro di fuoco fermò ogni loro offensiva, e spietato si mise a divorare le due incaute sciagurate.
-Le bambine di oggi dovrebbero iniziare a imparare le buone maniere-, rimproverò con fare bonario.
-Nonna, non penso sia il momento di insegnare le buone maniere-, pensò ad alta voce.
-Che cosa proponi?-, domandò mentre si comportava come se quelle fiamme non esistessero.
-Per prima cosa, propongo di uscire da qui...-.
-Scappare? Da casa mia? E darla vinta? Assolutamente no!-, si oppose indispettita.
-Nonna, siamo stanchi per il viaggio. Ci serve la tua esperienza e non voglio perdere un altro membro della famiglia. Vieni con noi-, la supplicò addolorata conscia di come le avrebbe risposto.
-E scappare per l'eternità? Giammai-, pronunciò alzando il mento e sentendo il fuoco spegnersi. Le guardie avevano deciso di attuare una delle loro numerose strategie, ma non l'avrebbe permesso così facilmente dentro casa sua.
Delle radici sottili si insinuarono negli arti delle intruse e velocemente s'inspessirono, ignorando i tentativi di liberarsi di alcune.
-Ecco che succede a prendere dei mocciosi a fare il lavoro dei grandi-, commentò sbadigliando.
-Infatti, ci sono io a controllarle-, concordò una figura uscendo dall'ombra.
-Chi non muore si rivede, purtroppo-, disse in tono disgustato, Sumia.
Dalla folla di guardie intrappolate, una sola figura s'incamminò silenziosamente verso la padrona di casa. Il cappuccio non si alzò e l'identità della combattente rimase un mistero per la giovane nipote, ma una cosa seppe per certo: era pericolosa.
Nessuna delle due combattenti dette segno di avanzare una mossa e Sara fu sorpresa di iniziare un dialogo mentale con la parente.
Sara, ti ricordi quale era il tuo posto preferito quando venivi a trovarmi?
Le vette della Catena Atlantica, rispose in maniera confusa.
Bene, ti ricordi cosa ti dicevo sul mio ciondolo d'argento?
Nonna, perché mi state parlando del vostro 'Prezioso'? Iniziò a provare paura per le congetture che le stava facendo fare la logica.
Hai capito bene, tieni stretto il tuo sposo nipote mia.
Se avrò una figlia, la chiamerò in tuo onore! Gridò mentalmente, mentre stretta al braccio di Adam, prese un oggetto metallico che volò nella sua direzione. 
Sumia sorrise nel sentire l'imprecazione dell'avversaria, ma non staccò gli occhi dal punto dove pochi istanti prima erano scomparsi, con un secco schiocco, gli ultimi eredi della sua famiglia.
«Allora, Adaghta, penso che sia il momento di finire quello che abbiamo iniziato. Una volta per tutte», pronunciò mentre una fiammata rovente le avvolse le spalle.
«Finalmente», pronunciò l'ombrosa figura prima di saltare.

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Capitolo 5
*** Vampires ***


Quando Adam aprì gli occhi vide una profonda vallata davanti a se. Non si stupì più di tanto nel vedere che il paesaggio intorno a lui era cambiato, ma lo fece quando vide le rare lacrime di sua moglie uscire allo scoperto.
«Sara?», sussurrò il nome come se fosse una carezza fragile e avesse paura di spaventare un animaletto selvatico ferito.
Il bacio leggero che le pose sui capelli ebbe lo straordinario potere di riportarla alla realtà e con un balzo si allontanò, Adam liberato dalla presa della donna si sentì turbato dalla sua allontananza. Non aveva fatto niente di negativo e aveva cercato di confortarla... Allora, perché lo guardava come una bambina che aveva appena visto il mostro sotto al letto?
Istintivamente, la vampira, fletté le gambe pronta a scappare e sarebbe successo se suo marito non l'avesse stretta dolcemente intorno alla vita gravida.
Inaspettato, da entrambi, e lacerante fu sentire il grido dolorante graffiare il mondo, l'aria, l'ingiustizia che era stata costretta a vedere e subire il suo proprietario.
Sembrò che insieme a quel suono fosse uscita l'anima della donna, sempre se i vampiri ne possedevano una, e per questo crollò indifferente fra le braccia di suo marito; non le importo più niente, che il mondo fosse libero di torturarla e schiacciarla, non aveva più la volontà di resistergli...
Adam sospirò e si chiese se la donna incosciente che stringeva non fosse eccessivamente drammatica.
La neve decise di disturbare i due protagonisti e ben presto iniziò a trasformare il paesaggio.

Lo scoppiettio del fuoco fu ciò che ridestò la vista di Sara. Sotto l'effetto di quella danza luminosa, le ombre si agitavano al suo ritmo; e per un istante le parve di scorgere la rabbia sul volto del suo consorte.
Si sedette, ritrovandosi avvolta da coperte, e guardò la tenda che li proteggeva dalle interperie della montagna.
«Ti senti meglio? Hai bisogno di sangue?», chiese apprensivo Adam.
«Non ne ho voglia, Grazie», il tono fu flebile e vago.
Il silenzio durò per attimi pesanti, ma dopo l'ennesimo sospiro Adam si decise ad andare fino in fondo. 
«Avanti Sara, parlami... E questa volta non nascondere la verità», forse fu il grande sentimento di impotenza che provava, oppure il desiderio di alleggerire il suo fardello; qualsiasi fu la ragione, non importò perché finalmente si decise a parlare.
«Dimmi, Adam. Che cosa è un vampiro?», iniziò prendendo una breve pausa e lasciando che la sorpresa liberasse l'animo del suo consorte.
«Gli umani ci definiscono in diversi modi: " non morti", "bevitori di sangue", "anime dannate" e queste sono solo le più famose. Ma noi stessi, non sappiamo come definirci.
Alcune famiglie pensano che noi vampiri siamo dei prescelti e che dovremmo governare il mondo, non nasconderci; altri pensano che siamo solo uno scherzo genetico e altri ancora credono che siamo semplicemente l'apice della catena alimentare... Tutti hanno ragione e allo stesso tempo tutti sbagliano.
È questo il segreto che custodisce la mia famiglia e per uno scherzo del destino è ciò che cerchi: noi custodiamo l'ultima Genes. La donna col neo dentro al labbro inferiore.», aspettò che il vampiro smettesse di sgranare gli occhi prima di continuare, «La chiamiamo con diversi nomi, ma nessuno di noi conosce quello vero. Non può parlare ne comunicare e credimi, non può nemmeno invecchiare.
Pft, diciamo che sta dormendo...
E insieme a lei, la mia famiglia, costudisce il segreto delle origini della nostra razza...», si fermò lì. Non volle dire altro, nemmeno sotto le insistenze del marito; adirato uscì a fare una passeggiata per evitare di sfogarla su di lei, mentre la vampira rimase a sentire il vento ululare.
«Dimmi un po' Adam, credi negli alieni?», sussurrò prima di cadere nel sonno.

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Capitolo 6
*** Thoughts and Hachiko ***


Quando si svegliò, Sara stava sudando. Non seppe il perché, ma era terrorizzata, la sensazione di paura non voleva mollare la presa su di lei. Le spalle parvero volersi staccare, i polmoni non ricevevano abbastanza aria e le lacrime iniziarono ad annebbiarle la vista quasi subito.
Non sentì la presenza del vampiro consorte e questo aumentò la paura con un lungo e strisciante brivido di vertigine.
Perché ho paura? Che sia un sintomo della gravidanza?
Il mondo era un posto orribile: chiunque le si avvicinasse moriva e ora non poteva certo reprimere tutta quell'energia negativa; ma come fare? Spostò leggermente la mano, le dita sfiorarono la borsa ed ebbe un'idea nel vederla. Freneticamente, scavò dentro di essa finché non trovò ciò che cercava.

Adam aveva fatto un lungo e dettagliato sopralluogo dei dintorni, gli fu molto utile per calmare i nervi e far tacere la sua mente, ma ora che aveva finito il giro di perlustrazione non si poté fermare dal riflettere.
Sara si trovava in una situazione delicata -grazie al suo generoso aiuto- e gli aveva appena detto che l'obbiettivo della sua missione era proprio la sua famiglia. La cosa si sta ingarbugliando... Il conflitto in Francia è stata ben poca cosa rispetto a tutto questo! 
Ma non l'avrebbe abbandonata, non avrebbe lasciato la madre dei suoi figli senza il suo sostegno. Inevitabilmente, gli venne in mente la particolare condizione dei futuri figli: secondo la vecchia, si sarebbero mangiati a vicenda fino a divorare la madre.
E lui non poteva rimanere a vedere Sara morire, non senza provare ad impedirlo; l'aveva promesso: non l'avrebbe lasciata.
Con un sospiro sfiorò la tenda, soppresse gli ultimi rimasugli di incertezza e scostò l'ingresso per entrare.

Sara stava mangiando del gelato roseo direttamente dalla coppa, con tanto di cucchiaio gigante, ma ciò che mise in allarme il vampiro fu ben altra cosa: stava piangendo, pronunciando parole incomprensibili, osservando uno schermo portatile uscito da chissà dove.
«Oh, Adam! Sei tornato! Sei in tempo per vedere la morte di Haciko», tornò a guardare il film alternando lacrime a singhiozzi.
Adam si fece coraggio, cinse con una spalla il corpo gracile di sua moglie e scoprì che Haciko non era altro che un cane.
E mentre la neve li isolava dal mondo si scoprì ancora interessato alla sua consorte. Possibile che ciò che provasse andava al di là dell'istinto di possessione vampiresco?
Ironicamente, si ritrovò nel personaggio canino e si chiese in quanto potesse assomigliargli. Cosa avrebbe fatto se Sara fosse morta? Avrebbe trovato un'altra compagna? Se avesse dovuto scegliere tra lei e i suoi eredi, sapeva già dove sarebbe caduta la sua scelta.
Ma la domanda che non sembrava trovare risposta nella sua mente fu: se l'Imperatore avrebbe messo le mani sulla Genesche ne sarebbe stato di loro due?

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Capitolo 7
*** Pianificare ***


Tredici ore, questo fu il tempo che servì a Sara per tornare a contatto con la realtà. Tempo trascorso a far uscire tutte le lacrime che il suo corpo poteva versare, mentre s'ingozzava di gelato fatto in casa al sangue di daino fermentato.
Girò la testa, cercando di non svegliare l'assopito Adam, che stava amabilmente spalmato sul suo fianco sinistro e poggiava la testa sulla sua spalla. L'aveva stupita.
Non avrebbe immaginato che si sarebbe prestato volentieri a rassicurarla con la sua presenza, si era perfino messo a seguire i film drammatici proiettati nel tablet -l'unico oggetto elettronico che possedeva nella borsa dimensionale- con sincero interesse e se le usciva troppo moccio dal naso, per l'eccessivo commuoversi, si prendeva la libertà di ripulirla con un pezzo di stoffa dandole un bacio sulla fronte, senza chiedere niente o dire qualcosa. Fu in quell'esatto istante che capì l'importanza di quel giovane per lei: non avrebbe più potuto vivere senza. Ciò le fece paura, la possibilità di perderlo come era successo per la sua famiglia la spaventò non poco; e se l'imperatore li avesse trovati? Adam, sebbene era sangue del suo sangue, non aveva una qualche immunità e non era detto che dopo aver ottenuto lei  li avrebbe lasciati vivere in pace...
Devo trovare un modo per renderci indispensabili... 
Un'idea sbocciò nella sua mente, una orribile, terrificante e innominabile idea.

Quando suo marito si svegliò, Sara stava assaporando un soufflé al cioccolato fondente in compagnia di un libro dall'aria antica. Come punto di appoggio aveva scelto la spalla del consorte e doveva ammettere che i suoi muscoli non erano così scomodi.
Il vampiro si stiracchiò, togliendo il sostegno alla giovane, perciò fu inevitabile la caduta del sufflé addosso alla faccia della mora macchiando la maglia di entrambi.
«Devo dire che questo genere di risvegli non mi dispiacciono», affermò Adam osservando la testa cioccolatosa di sua moglie sulle sue gambe.
Sara, molto lentamente, si tolse un pezzo del dolce da una guancia e con inversa velocità spalmò di marrone il naso mascolino. Senza farsi problemi, quest'ultimo si leccò la sostanza zuccherina facendo così ridere Sara.
«Cosa ridi?», le chiese col sorriso sulle labbra, «Non sono mica io quello con la faccia completamente sporca» e dopo averglielo fatto notare si adoperò a ripulirle il viso con l'aiuto della sua umida lingua.
Sara emise dei risolini che non si sarebbe mai aspettata di fare e non seppe come, ma nella sua mente comparve la figura di Sumia.
La flebile sensazione di serenità sfumò come neve al sole e si sedette in maniera quasi repentina.
«Che cosa facciamo adesso?», domandò al consorte e dal suo tono fu facile intuire che tutta l'allegria di un momento prima era scomparsa.
«Sappiamo che cosa vuole l'imperatore e sappiano che è molto vicino a prenderlo. Ma avrà bisogno di te per recuperarlo, giusto?». 
Sara si limitò ad annuire e lasciò ad Adam il comando della discussione.
«Quindi quello che dobbiamo fare è tenerti nascosta», sentenziò.
«Purtroppo, ti do ragione; ma c'è una cosa di cui dobbiamo tenere conto: sono in stato interessante, mio caro. E questo vuol dire che avrò bisogno di sangue umano, tanto sangue umano. Quindi, come farò a prenderne a sufficienza senza destare sospetti? E ricordiamoci che io ho la Trinità nel mio grembo, non è detto che avrò bisogno solo di sangue...», sospirò con le dita intrecciate rigidamente tra di loro.
 «Che intendi dire?».
 «Stavo consultando qualche libro della mia biblioteca. Sì, la borsa è più grande di quel che pensate, ma non è questo l'importante. Ci sono stati solo due casi in cui la Trinità è finita bene, ma non riesco a capire bene i dettagli. Ma c'è una speranza: la seconda vampira, una certa Cerwein De Vonson, aveva un diario personale. Magari, potremmo trovare delle informazioni utili...», la voce le divenne flebile. 
 «E dove si trova?», domandò l'uomo con preoccupazione.
«Era quello che stavo cercando. Lei era di origini danesi, ma ha avuto un matrimonio politico con un'austriaco- sospirò amareggiata- e l'antico Impero Austriaco è troppo vicino all'imperatore per poterci andare. Che facciamo Adam?», guardò l'interessato con occhi cupi, temendo la risposta.
«Se parto e vado da solo rischio di non trovare il diario e tu rimani senza difese, se ti porto con me rischiamo di essere riconosciuti e non esiste che ti lascio andare da sola... Questa è una bella fregatura!», strinse istintivamente i propri palmi.
La sua consorte li accarezzò, allentando la sua crudele presa e gli sorrise debolmente per incoraggiarlo. Un lampo, una luce fugace che ebbe modo di sconvolgere l'oscuritò della sua mente e dissipare le rughe della sua fronte.
«Potremmo mandarci la tua... ehm, serva!», esclamò un po' incerto sul titolo da dare alla prigioniera della sua consorte.
Un sorriso da predatore si aprì sulle labbra di sua moglie e seppe così di avere il suo consenso.

 

Angolo autrice:

Ciao a tutti! La storia è quasi alla sua fine. Vorrei sapere dei vostri pareri. Che ne pensate dei personaggi? Vi piace come si svolge la storia?

 

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Capitolo 8
*** La vampira in stato interessante ***


 
 
 

La vampira in stato interessante

Nel mese successivo, in cui l'addome di Sara decise di espandersi di altri venti centimetri, la donna gravida continuò a studiare gli antichi tomi che aveva nella sua biblioteca fornita e Adam si era preoccupato di scavare una grotta nella rocciosa montagna, seguendo le indicazioni della consorte che era famigliare a quel luogo; e di procurarle del sangue umano senza destare sospetti.

Sara era di pessimo umore e la ragione era che le mancava il brivido della caccia, quella che procurava il terrore di cui narravano le leggende umane; inoltre, era sempre assetata o affamata e le sue scorte stavano raggiungendo i livelli di riserva mai raggiunti prima.
Il dettaglio piú impegnativo era la sua perenne lussuria; ebbene, questa frenesia amorosa aveva raggiunto livelli mai provati dalla donna.
Nemmeno al loro primo incontro, nella baita d'emergenza vicino alle Dolomiti, aveva provato un tale bisogno del corpo di Adam.Era giunto ad un livello tale da non permetterle di coricarsi senza averlo dentro di sé.
E ora che l'unico sollievo per la sua frenesia era lontano, fu costretta a soddisfare il suo corpo in un'altra maniera.
Le mani percorrevano la sua pelle, stringendo il seno e pizzicando l'interno coscia, ma in pochi attimi quelle movenze non bastarono più e sentì il suo ventre diventare bollente.

Uno spiraglio entrò nella grotta e un brivido strisciò lungo i suoi fianchi, insieme ad esso un'idea si fece spazio nella sua annebiata mente.
Si alzò, nuda e febbricitante, per uscire sul monte innevato; la bianca sostanza ben presto si sciolse al suo passaggio e sebbene Sara si fosse sfregata il corpo con esso, rendendolo rosso e teso, non lo trovò sufficiente.
Riuscì a localizzare una piccola pozza d'acqua e rompendo il ghiaccio con pugni ricolmi di energia ci si buttò dentro. Il sollievo la invase nei primi momenti, ma successivamente il freddo iniziò a pizzicarle il corpo.
Oh, se le piacque. Innarcò la schiena ed esplorò se stessa con l'adeguata tenerezza e la giusta violenza.
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Adam era riuscito a riempire venti sacche da un litro di sangue AB negativo, il preferito della sua consorte, e fu alquanto sorpreso di trovare la grotta vuota, soprattutto nel vedere i vestiti di Sara sopra i tessuti morbidi e spessi che costituivano il loro giaciglio.
Mise le sacche sopra l'unico comodino e prese la felpa grigia che indossava sua moglie, la annusò e notò che qualcosa stonava col suo odore.
Uscendo dal nascondiglio, fu sollevato di vedere che non nevicasse. I fiocchi d'acqua avrebbero causato solo un'ostacolo alla sua ricerca.

Trovò la sua consorte, nuda e tinta di sangue. I denti fusi sulla giugulare di un giovane uomo, la pila di corpi sotto di essa fu preoccupante e Adam capì che aveva appena estinto quel villaggio di contadini.
-Sara-, quando la vampira rispose al suo richiamo trovò il suo sguardo assente, ma il suo corpo emanava un'intensa e profumata invitante brezza.
La mora gattonò lentamente verso di lui e affondò con lentezza i denti sul ventre piatto del vampiro.
Vladimir non ebbe altra scelta che lasciarla agire, poiché appena sazia e soddisfatta sarebbe stato facile riportarla al nascondilio; ciò che lo preoccupava erano i cadaveri: un'evidente indizio che avrebbe messo in pericolo la sicurezza del loro recente rifiugio.

Con un sospiro coprì la sua sposa con il primo tessuto che trovò e scaldandosi le spalle si vide costretto ad usare uno dei suoi poteri, fortuna che le ore di luce in quel periodo dell'anno erano alquanto ridotte.
Un respiro profondo, una stretta volontaria bloccò il suo cuore e la terra davanti a lui si aprì in una vorace, inghiottendo l'intero paesaggio intorno a loro. Ebbe la premura di lasciare una passerella verso i confini di quel vuoto e mettendo sua moglie in spalla inizò a correre, facendo un percorso lungo e impervio per despitare possibili inseguitori, verso l'unico posto sicuro.
Si infastidì pensando che grazie al suo oblige ora era costretto a passare sei ore sepolto vivo nella terra e sperò che Sara non avesse fatto alcun altro guaio nel frattempo.
Forse è meglio se sigillo l'ingresso... per precauzione.

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Yuki osservò il diario, pieno di ragnatele e polvere, scricchiolò sinistramente sotto la leggera pressione delle sue dita.
Sospirò, nonostante quella commissione minore e noiosa era onorata di lavorare per lei, per una Ἔρεβος 'Erebos'.
Chiunque ben informato sapeva che gli Erebos erano la vera stirpe dell'oscurità, ma ormai erano in pochi e quel segreto non veniva spesso condiviso. 
La sua antica famiglia Yamamoto, dopo la predizione di una profezia, l'aveva addestrata per essere il seguace assoluto: fedele, perfetto, silenzioso e accurato; mai avrebbe creduto che la sua profezia parlasse degli Erebos, la famiglia l'aveva preparata a servire la grande famiglia dei Vladimir. Buffo il destino, si diverte a prendere in giro le creature sotto il suo sortilegio.

La giapponese avvolse il fragile manufatto e si aprestò ad uscire dalle catacombe reali che aveva violato quella notte senza luna per raggiungere la sua vera padrona, nonché sua carceriera.

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Capitolo 9
*** L'Equilibrio è tutto ***


 

  "Vieni, aurora, incendia la casa del sonno, inonda di luce l'ombra che bisbiglia ancora."   

 

Ormai Gennaio aveva attraversato le porte e come promesso La Trinità aveva preso con se quasi tutta l'energia vitale presente nel mio corpo.
Mi avvolgevo in enormi e lunghe lenzuola solo per ingannare me stessa, solo per illudermi di avere un corpo e non un'insieme di osse trattenute dallo scomporsi per terra con due lembi di pelle.
Per contrasto, il mio addome era gonfio, teso e duro; non potevo fare respiri troppo profondi, perché rischiavo che il ventre mi schiacciasse letteralmente il diaframma e se fossi stata umana sono certa che avrei avuto il problema dell'incontinenza.

Adam, dopo l'incidente del villaggio, non mi lasciava più sola e se doveva fare qualche commissione mi metteva alle calcagna un lupo secco e strimizzito quanto me. 
A quanto pare mio marito è in grado di possedere la volontà della fauna locale. Trovo questa abilità molto interessante e utile; ma mi domando quale sia l'oblige  che deve rispettare per mantenerlo.
Sentì il cuore produrre un colpo sordo e capì che Yuki era nei dintorni.
 «Adam, è arrivata», non ci fu bisogno che specificassi di chi stavo parlando. Una sola persona stavamo aspettando.
«Vado a prenderla, tu non ti sforzare e se succede qualcosa sai che ti basta-».
«-tirare la coda del lupo.», conclusi per lui. Mi guadagnai un'occhiata torva e successivamente uscì dal nostro nascondiglio.
Ancora non gli ho detto perché gli ho chiesto di scavare la caverna qui.
In realtà, non voglio farlo se non costretta dalle circostanze. Sto conservando le energia per gli ultimi messaggi.
Sebbene sembrasse un compito facile, dopotutto non facevo che restare seduta tutto il giorno e tutta la notte, il compito sembrava molto più difficile di quel che sembrasse. I feti non facevano che risuchiare il mio sangue e le mie energie ad un ritmo costante ed ininterrotto; confermando il mio pensiero sentì la sinfonia dei loro cuori tuonare in contrasto al flebile ritmo del mio. Se avessi fermato anche un solo istante il mio cuore avrei rischiato di provocare loro dei danni ed è per questo che le vampire gravide rischiano di perdere dei poteri durante questo periodo.
Spero solo che riescano a resistere dieci secondi.

Yuki aveva un carattere fiero e netto, l'avevo capito appena l'avevo presa in mia 'custioda' in Francia e mi fu ancor più chiaro quando l'avevo interrogata ai Pirenei.
Non so come, ma lei credeva che fosse destinata a servirmi ed ora non sapevo se considerarla una laccé, una prigioniera, un'alleata o una semplice voltabandiera.
Un prigioniero rimane un pigioniero; mi ricordai mentre la vedevo avvicinarsi.
 «Mia signora, ho trovato ciò che cercavamo.», mi informò inginocchiandosi e mettendosi a gambe incrociate al mio cospetto. 
«Molto bene», perfino parlare diventava faticoso, «Cosa hai scoperto?», chiesi mentre ricevevo il manoscritto tanto agoniato. Adam si mise al mio fianco per poter vedere le pagine insieme a me e ciò parve attirare le antipatie della vampira nipponica.
«Non mi è stato possibile decifrarlo completamente, poiché in Europa sembra che le Guardie abbiano aumentato il livello di sorveglianza, ma da quel che ho capito la Contessa è riuscita a trovare la chiave per dare forza ai feti senza rubarle la sua: ha creato un miscuglio di sangue. A quanto pare ha supposto che, poiché appartenessero a tre specie differenti e simili, ogni feto aveva bisogno di una nutrizione specifica. Il feto dhampir beveva da quello umano, mentre quello vampirico divorava il dhampire e l'umano si trovava costretto a prendere tutte le energie della madre.», mi spiegò a capo chino.
Odio le sue formalità, ma sapevo che erano necessarie; dopotutto ero la figlia di quella famiglia. 
  «"L'equilibrio è tutto e tutto sta nell'equilibrio"», decifrai leggendo la quinta pagina del diario, subito dopo i capitoli che riguardavano il suo matrimonio e la convivenza coniugale; Yuki me l'aveva segnata per facilitarmi la ricerca. Le mie labbra screpolate si spaccarono quando sorrisi. 
«Molto bene, Adam, penso che sia il momento di far lavorare la materia grigia», scherzai.
«Davvero, cara? Credevo di esserne sprovvisto», mi confidò ironico.
«Beh, diciamo che ultimamente hai dimostrato che una piccola, ma molto piccola, parte è rimasta attaccata in quella testa vuota», osservai, «Grazie Yuki, puoi iniziare a..», lentamente sentì le mie membra trascinarmi in quello che sarebbe stato uno dei miei sonni tutt'altro che ristoratori.

Quando le mie palpebre si aprirono, trovai Adam intento a strozzare Yuki facendola penzolare a un metro da terra ed entrambi avevano le zanne scoperte. Sospirai pesatnemente. Che infantili.
«Vedete di smettere immediatamente», gli avvisai con tono secco e roco. Yuki smise di opporre resistenza e rinfoderò le zanne, smettendo di insultare l'autorità del mio consorte, quest'ultimo non sembrava intenzionato a mollarla però.
«Adam, molla subito-», il vomito interruppe violentemente qualsiasi cosa stetti per dire e con disappunto notai che stavo vomitando sangue, mentre avevo delle leggere convulsioni. 
Stanno ancora rifiutando l'unico alimento che posso dargli!  Ho fatto scomparire intere città per saziarli e non sono nemmeno un po' collaborativi o grati! 
Non seppi il come, ma due lacrime osarono uscire dagli occhi e ciò mi fece davvero, davvero, irritare.
E dopo mesi feci qualcosa che non avevo più la forza di fare: urlai.

«Dobbiamo fermarla o si farà del male!», sentì la voce di Adam gridare contro il vento furioso che mi avvolgeva.
«Non osare dirmi che cosa devo fare, impostore»replicò Yuki.
«Senti un po', sciocca stolta. La cosa più importante al momento è la salute di Sara, perciò vedi di smettere di fare la capricciosa e renditi utile».
«Come osa un bambino fare la predica a me!».
Sentire la loro lite mi fece arrabiare ancor di più e bloccando il mio cuore creai una crepa nel pavimento, separandoli, e da quella fenditura delle radici bianche e sottili li avvolsero per sollevarli e sbatterli ripetutamente sul terreno.
Mi fermai solo quando fui soddisfatta e solo allora feci ripartire il cuore. Sentì subito le spalle appesantirsi e persi conoscenza, certa di aver rotto più di una decina di ossa a quei incompetenti.

A sentirli, questa volta sono rimasta a dormire per una settimana, mi hanno costretta a nutrirmi tramite delle flebo -la cosa più umiliante per un vampiro-, mentre cercavano di decifrare il diario nella speranza di trovare altre informazioni.
"Ogni speranza è una attesa, e ogni attesa è una speranza ", ricordai a me stessa.
«Spero solo che facciate in tempo», risposi prima di riaddormentarmi e capendo che mi ero appena condanata da sola.

Ci volle un'altra settimana e sembrò che Adam e Yuki avessero messo da parte le loro antipatie per poter risolvere il mistero; a quanto pare la parola chiave era "L'equilibrio"
Bisognava sempicemente fare un frullato di sangue umano, vampirico, dhampir e di cibo umano, detto in parole povere.
 Sarà stato disgustoso vedermi trangugiare tre litri di quella roba senza fiatare e sporcarmi qualsiasi indumento mi ricoprisse, ma dal primo sorso capì che eravamo sulla strada giusta e nei tre giorni successivi ne avemmo tutti la conferma: bastava guardarmi. Non avevo più le occhiaie, la pelle non era più screpolata e i capelli erano già più forti, per non contare del mio umore.

Portavo una lunga ed ampia veste verde finemente decorata con fili d'oro e d'argento in motivi floreali, due trecce si intrecciavano sulla mia testa e la mia pelle era stata adeguatamente idratata grazie ad un caldo bagno ed una crema alle rose,- proprio quando osai tranquilizzarmi del tutto- in quell'istante sentì una vibrazione attraversarmi il corpo.
Quando Febbraio stava finendo, in quel momento dell'anno iniziarono le doglie;ma tutti e tre eravamo pronti ad accogliere nella maniera giusta i tre feti.

 

 

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Capitolo 10
*** Dolore ***


"Promossi al rango di incurabili, siamo materia dolente, carne urlante, ossa rose da grida, e i nostri stessi silenzi non sono che strozzati."

«WOAAAARGH!», urlò Sara per l'ennesima volta.
«私の女王, Mia regina, controllate il respiro! State sprecando energie preziose», urlò Yuki dall'estremità delle sue gambe, mentre le massaggiava la schiena.
«Che vadano a puttane le stronzate delle energie e delle fEEEAAAAAARGH!», la partoriente imprecò nuovamente per il dolore delle doglie. Erano ormai sette ore che quell'inferno si abbatteva su di lei, onda dopo onda. Per loro fortuna, Yuki aveva assistito a due parti nella sua famiglia e aveva aiutato anche qualche cortigiana di corte prima di essere effettivamente una Guardia Reale. Le donne erano freneticamente concentrate nel focalizzare le energie di Sara, mentre Adam si occupava di mantenere il calderone d'acqua bollente costante e di avere abbastanza asciugamani, senza dimenticarsi di reidratare sua moglie con qualche goccia di sangue.

Dopo altre cinque ore sembravano essere ad un punto di svolta: le gonne e le sottogonne del vestito mostravano la parte inferiore della futura madre e tra di esse si intravedeva il capo celureo di una testa. Sara respirò con la bocca costringendosi a ritmare il respiro che le usciva forzamente dalle labbra superiori.
«Un'ultima e forte spinta, watashi no joo», spronò la nipponica mentre istruì Adam di darle un nuovo asciugamano sterilizzato. Il tessuto morbido e assorbente ebbe giusto il tempo di raffreddarsi un poco prima di accogliere il suo primo figlio.
Si avvicinò alla consorte e le fece vedere il loro primo genito maschio, approfittando della momentanea distrazione, Yuki tagliò il cordone ombelicale e strinse un nodo da entrambi i lati.
«Sara, è un maschio», le informò capendo così che il feto vampiro era anche il primo genito.
«Ciao, Anuar», salutò annaspante la neomamma.
Adam non poté fare a meno di sorridere, scegliere 'Luminoso' come nome per il primo genito era una chiara sfida per il mondo e lui decise il suo secondo nome, come aveva promesso a sua madre: Timofey.
Un'altra ondata dolorosa ruppe l'incantesimo di calma e il dolore ritornò: il secondo genito pretendeva di nascere.
Altre urla e grugniti, più tardi, accompagnarono la nascita del nuovo neonato. Sara era visibilmente esausta, ma la imminente sorpresa fu una momentanea fonte di energia.
«Sorewa dekimasen! それはできません ! Padrona, il secondo bambino.... il secondo bambino è un maschio!», esclamò completamente presa in contropiede.
«Non è possibile, non esiste nella storia che una vampira abbia dato alla luce due gemelli maschi», sussurrò mentre Adam ripuliva il nuovo fagotto di vita e glielo appoggiava sul petto.
Sara vide con i suoi occhi il sesso e capì che era inutile soffermarsi per quella stranezza, doveva dire il suo nome e far nascere l'ultimo.
«Junayd, vedi che questa sia la tua ultima sorpresa! La mamma non sa se potrà riceverne altre!», quasi non fu udita, ma i sensi sopraffini dei vampiri le permisero di essere ascoltata.
Yuki controllò che il secondo cordone ombelicale fosse reciso e suturato a dovere prima di avvertire che era il momento di spingere per il terzo.
Sara sentì che le forze la abbandonavano, ma non poteva permettersi di fermarsi. Adam le diede un po' di vigore dandole un mezzo bichiere di sangue e asciugandole il volto completamente sudato.
Non osò togliere i bambini dalle braccia di Sara, poiché era ben risaputo che farlo equivaleva a condannare la propria morte. Osservò il nuovo arrivato e rifletté sul significato che aveva il nome: 'Giovane Lottatore'.
L'ultimo sembrò non volerne sapere di venire al mondo e Yuki stava iniziando a preoccuparsi della quantità di sangue che perdeva la sua carceriera, nonostante ella avesse bevuto tutte le riserve di sangue, la situazione rimaneva critica.
Sara capì che qualcosa non andava e sapeva che se entro pochi attimi non l'avesse fatto uscire, avrebbero rischiato la vita entrambi. Non poteva permetterlo. Andiamo! Devo darti il nome di Sumiya!
Urlò finché non sentì le corde vocali graffiarsi e solo allora sentì il proprio ventre liberarsi della pressione che la costringeva a spingere.
Le mani di Yuki lavorarono frenetiche, mentre Adam si curava di ripulire l'ultimo nato. Fu proprio lui a notare il sesso.
«Un altro maschio», sussurrò mentre automaticamente lo portava dalla madre, «Un altro maschio», ripeté, questa volta rivolto alle due vampire.
«Questo è strano. Non è mai esistita una Trinità completamente di un sesso. Tantomeno completamente maschile. Questo non è un buon segno», pensò ad alta voce la nipponica, senza fermare il suo lavoro.
«Che cosa significa?», chiese Sara.
«Significa che il destino si è mosso, Joo, Regina.».
Sara abracciò in un unico movimento i suoi tre bambini e guardando l'ultimo, quello ancora leggermente violaceo, decise il suo nome: «Beh, il destino non farà del male a Timofey, Junayd o a Shadi. Noi lo impediremo. Qualsiasi sia la minaccia.».
Un brivido freddo le percosse la schiena e Adam entrò in allerta. Il lupo ringhiò all'ingresso.
«Le Guardie», sibillarono con astio tre voci.
«Ma che bel quadretto», introdusse una voce, il corpo avvolto da un mantello scuro apparve attraversando la roccia. Fuori doveva essere scesa la notte.
Sara capì che era il momento.
Silenziò il proprio cuore e inviò una serie di visioni ad Adam e Yuki, le stesse identiche visioni.
I due cambiarono atteggiamento e da difensivo assunsero un fare tranquillo.
«Sapevo che i ribelli erano pazzi; ma adirittura ignorare una Guardia Reale!», protestò con tono borioso prima di attaccare. 
Yuki intercettò il suo colpo diretto alla sua padrona e usando la sua abilità la mandò il più lontano possibile. Un mucchio di neve prese il posto della figura precedentemente minacciosa.
«Dobbiamo sbrigarci», incitò verso Adam.
Seguendo le direzioni di Sara, cercarono una piccola incisione, difficilmente visibile anche all'occhio vampirico, riuscirono a trovarla dopo un minuto e con movimenti rapidi portarono la neomadre dentro l'ingresso segreto.

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Capitolo 11
*** Rendez-vous ***


 
 

Rendez-vous

"Sognare è andare oltre i confini che ci separano dagli dèi"

«Che cosa...», lo stupore morì dentro la gola di Adam, mentre Yuki avanzava dentro al tunnel di stalagmiti e stalattiti violacei, apparentemente indifferente.
«Non abbiamo molto tempo, la Guardia impiegerà tre minuti a tornare e la prossima volta non sarà sola.», incentivato, il neopadre si mosse.
Sara, sembrando che imitasse i bambini, stava dormendo tra le sue braccia in posizione fetale.
«Allora, proseguiamo», fece notare.
Sapevano entrambi dove sarebbero andati, seguendo quell'unico sentiero contornati da pungenti minerali, avrebbero raggiunto lei.      
 Ci vollero esattamente quindici secondi per abituarsi a quella densa tenebra e quando finalmente poterono vedere, si stupirono nel notare che i minerali emanavano loro stessi una luce soffusa e pulsante.
Trenta secondi dopo, videro la stalagmite più grande che potesse esistere e come una goccia di resina, dentro di essa dormiva una principessa. Nonostante sapessero cosa avrebbero trovato, rimasero comunque scioccati da ciò che videro: una figura minuta, avvolta da quelle che sembravano piume di pavone, teneva le braccia sopra la sua testa e se la si confrontava con la vampira tra le braccia di Adam non si sarebbero trovate differenze.
«Sei tu», mormorò senza fiato, gli occhi fissati sul neo sul labro inferiore.
«Presto, dobbiamo sbrigarci», ruppe l'incantesimo la nipponica. L'uomo fece un cenno d'assenso e morse la mano di Sara. Rivoli scarlatti corruppero il candido braccio e senza aspettare che facessero il loro corso, con una mano spalmò il braccio sanguinante contro la superficie  del ruvido minerale. Quest'ultimo brillò, quasi accecandoli, mentre Sara si disgregò in pezzi di vetro e venne abbracciata dalle ruvide pareti. La luce s'intensificò ancor di più, un faro nell'ombra, che privò il passaggio segreto di tutta la sua misticità.
L'enorme stalagmite si sciolse, mentre i tre neonati fluttuavano intorno a quella figura, lune intorno al sole, e la madre iniziò a subire la gravità del mondo.
Tempestivamente fu presa e raccolta, ma appena sfiorò la terra coi piedi uno strano fenomeno accadde: anch'ella iniziò a fluttuare e lentamente abbracciò le gambe per essere avvolta in una sfera di luce protettiva, un piccolo raggio uscì da essa e si strinse intorno alla figura del suo sposo.
«Sara... perché non me l'hai detto prima...».
«Non abbiamo tempo per questo. Presto, dobbiamo andare», insistette Yuki.

Appena furono fuori dalla caverna, con le solite due sacche e la grotta svuotata, si misero subito a correre verso valle.
Fortunatamente, non incontrarono la stessa Guardia di prima, ma non era comunque una buona notizia. Sicuramente, avrà già chiamato dei rinforzi.

Stavano correndo ormai da un'ora e iniziarono a vedere l'ultima montagna prima di varcare i confini della Tunisia, quando due figure ammantate sbucarono dall'orizzonte.
Che li avessero preceduti?
Con un'imprecazione di entrambi, cambiarono direzione e le figure iniziarono l'inseguimento.
I quattro vampiri si immersero in un frenetico toccata e fuga, quando finì, le due guardie ammantate tenevano sotto scacco i fuggitivi.
Adam, strinse le labbra, indeciso se iniziare uno scontro mortale.
«Dite le vostre ultime parole», minacciò Yuki, mentre fletté le ginocchia.
«Fermati, fuggitiva. Non abbiamo intenzioni ostili», parlò il cappuccio alla destra, «Io sono Fatima, la Trecentesima concubina, ma non sono qui per conto del nostro padrone», nell'affermarlo fece scivolare il copricapo e una testa contornata da suadenti ricci sorrise.
La sua compare fece un passo avanti, attirando la loro attenzione.
«Ah, giusto. Prima che possa esservi qualche equivoco: la mia amica qui presente non è altri che Mariam, una delle favorite, conosciuta anche come 'La Veggente'. Forse vi interesserà sapere che è la sorella della vampira che volteggia davanti a noi», aggiunse con un furbo sorriso, certa di avere il loro interesse.

 
 

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Capitolo 12
*** Sara e Layla ***


 
 
 

Sara e Layla

"Gli incubi peggiori sono quelli che facciamo ad occhi aperti."

La stanza era completamente avvolta di tappeti persiani, tutte le pareti erano inglobate da esse, mentre due cuscini dai fili intrecciati di purissima seta e dai colori scargianti si spacciavano per dei sedili affiancando un basso tavolino intagliato con segni geometrici alle sue gambe legnose. Sopra quest'unico mobile era poggiata una lampada in metallo, ricordava una teiera, e dal suo tubo usciva una piccola fiamma: una lampada ad olio; essa era accompagnata da due piccole tazze ricoperte in filigrana dorata che contenevano un dolce liquido ambrato. 
Il fumo che proveniva da quei piccoli recipienti in vetro promettevano una tazza ristoratice di tè alla menta.
Sara, notando di essere vestita con gli abiti tradizionali di Costantinopoli -e se non sbagliava, oggigiorno si chiamava Istanbul-, smosse la lunga veste con un movimento stizzito, mentre direzionava la sua camminata verso il silenzioso invito.

"Che cavolo! Sapete che odio la stanza del tè! Perché non potevamo incontrarci nella sala dei giochi?", si lamentò Sara mentre pogiava il suo deretano sul morbido tessuto.
In risposta alle sue lamentele delle piccole nuvole comparvero e si avvicinarono fino a formare una figura uguale e identica alla sua.
"Non possiamo avere tutto ciò che vogliamo nella vita", la rimproverò bevendo un sorso.
"C'era un tempo in cui avrei fatto qualsiasi cosa per te, Layla; ma ormai non ti devo più niente. 
Sei tu che devi un favore a me. Non ti ho chiesto mai niente e questo vuol dire che quando l'avrei fatto sarebbe stato qualcosa di grande". Sara non ce la faceva più. 
Da quando ne aveva memoria lei era diversa; non era un dhampir, un'umana e nemmeno una vampira qualunque. Sempre esclusa, sempre fuori da qualsiasi etichetta.
Iniziò a capirlo quando aveva vent'anni, ovvero alla fine della pubertà vampiresca e questo evento si celebrava con La Cerimonia della Rinascita. 
A differenza delle sue coetanee lei non aveva un'oblige e quando sua madre lo venne a sapere uccise i testimoni, la servitù presente, e la segregò in camera per dieci anni.
Non capiva che cosa ci fosse di male nel non avere l'oblige, ma non era tutta questa tragedia. Magari i vampiri si stavano finalmente liberando delle loro debolezze e in qualche generazione forse sarebbe riuscita a liberarsi dalla sua malsana dipendenza dal sangue. Dopotutto, poter usare i poteri che la sua famiglia le aveva donato, grazie ai geni, senza dover eseguire un pagamento non era così orribile.
Evidentemente, gli altri non la pensavano così e quando finalmente ricevette delle risposte alle domande desiderò non averle mai avute.
Lo ricordava come se fosse ieri: sua mamma aveva i capelli ramati raccolti in una crocchia impreziosita da zaffiri e fiori d'argento, mentre il suo corpo era avvolto da seta azzurrina; invece, suo padre indossava le tradizionali vestiti ottomani di moda a quell'epoca e stranamente non aveva il turbante. Entrambi si guardarono prima di iniziare a rivolgerle la parola.
"Figlia mia, siamo qui per spiegarti perché ti abbiamo limitato lo spazio da... da un anno ormai", iniziò suo padre accarezzandosi la nera barba, "La nostra famiglia è una delle dieci famiglie più importanti nella società vampiresca. Sai perché?".
"Perché abbiamo combattuto affianco all'imperatore" rispose, dimostrando di essere stata attenta alle lezioni di storia.
"Questo è quello che vi raccontano a scuola? Beh, dopotutto sapere è potere. No, la Storia non è andata così. La risposta è il sangue, come sempre, il nostro sangue. Sia io che tua madre siamo i discendenti dei Dieci Genes coloro a cui dobbiamo la nostra esistenza come specie", le chiarì sedendosi davanti a lei, sua moglie fece lo stesso e la giovane segregata fanciulla la guardò confusa, "Tua madre, e quindi anche tu, è la discendente degli Erebos. 
Tanto tempo fa, prima della nascita dell'imperatore, i vampiri seguivano la guida della Madre, colei che ci ha portati in salvo dalla nostra casa: il pianeta morente di Venere. Nessuno sa di come era la nostra vita lì, ma è noto a tutti che restammo solo in dieci.
Lei stessa aveva addestrato il figlio del suo migliore amico: l'attuale imperatore; senza sapere che un giorno l'avrebbe tradita.
La Genes si era ritirata nel suo terzo Sonno, e approfittando di questo, il giovane sovrano, uccise l'erede, il figlio prediletto della nostra antenata.
Il mondo vampiresco ebbe una spaccatura: alcuni lo sostennero, mentre altri vollero vendetta per la vita perduta.
Sappiamo tutti come è andata a finire....".
"E come siamo arrivati noi qui se la nostra antenata ha perso?", domandò la giovane Sara.
La madre sorrise e fece cenno al marito che avrebbe risposto lei.
"Perché, tesoro, noi donne siamo ricche di ingegno.
La sorella più piccola dell'erede riuscì a nascondere la madre dentro un sigillo, proteggendola dai nemici e solo il sangue della nostra famiglia avrebbe potuto scioglierlo... Con un prezzo enorme: il corpo non sarebbe più stato nostro.
"La chiave" del sigillo viene tramandata casualmente col nostro sangue e con la caratteristica che il prescelto non deve pagare gli oblige.
Figlia mia sei stata scelta, tu sei la reincarnazione della sorella dell'erede. Sei destinata ad essere la nostra capo famiglia e a custodire il segreto della nostra antenata".
"Ma madre! Non capisco! Se l'imperatore aveva vinto, perché non sterminarci tutti?", domandò confusa.
"Quello è un altro segreto, figlia mia. Ma sappi che da ora in poi verrai istruita diversamente dagli altri e ufficialmente noi siamo la famiglia Curdis".

"Vedo che scappare non funziona più", osservò l'antica sovrana.
"Non ha mai funzionato", rispose sorseggiando il tè.
"Allorafiglia miaChe cosa mi sono persaSe hai spezzato il sigillo l'aria profumerà di guerra", osservò mentre irrigidiva la postura.
Sara sospirò, sapendo che Layla, così l'aveva chiamata, aveva ragione.

 
 

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Capitolo 13
*** Crepe ***


 
 

Crepe

"Il futuro è passato"

Mariam osservava voracemente colui che risultava essere suo cognato, cercando di dare un giudizio silenzioso; l'unica cosa che poteva fare al momento.
La sua vista era troppo annebbiata per capire qualcosa, troppe varianti creavano diversi futuri e tutti avevano la stessa probabilità di avverarsi. Perfino la sua fidata sfera non era altro che una nebbia vorticante.
Yuki, l'unica ad emettere ancora degli intenti omicidi, squadrava la sorella della sua padrona; al più presto possibile avrebbe dovuto giudicarla se meritevole dei suoi servigi, poiché la sua carceriera era occupata al momento.
Fatima, si leccò le rosse labbra per l'ennesima volta. Quel bocconcino risultava davvero peccaminoso e avrebbe mentito nel dire di non aver fatto diverse fantasie su di lui durante le ultime dodici ore passate insieme alla sua silenziosa e assorta compagnia.
Quest'ultimo, Adam, continuava a fissare la sua sposa fluttuante. Aveva notato che Sara stava cambiano, lentamente e costantemente. I capelli si stavano scurendo, infoltendo e arricciando, come la sua pelle si ambrava, mentre i tratti si affilavano leggermente.
Non aveva intenzione di perdere un'istante di quella trasformazione, ma era anche vero che doveva guidare quelle donne prima che si ammazzassero a vicenda.
-Signore, possiamo muoverci? La notte è nostra alleata-.
-È alleata di tutti i vampiri, se ci cercano, non è una buona idea muoversi sotto la benedizione della luna-, fece notare Fatima.
-In caso di difficoltà potremmo comunque usare i nostri poteri-, protestò Yuki e forse non li avrebbe utilizzati solo sulle Guardie imperiali.
Mariam si limitò ad osservare gli scambi di battute.
-Prima o poi dovremo uscire dal nascondiglio e come vi ho già detto, dobbiamo arrivare alla corte entro i prossimi due giorni-, i muscoli dell'uomo si tesero.
-E andare dritto nelle fauci del lupo?!-, urlò Fatima.
-Abbiamo un piano-, sibillò tra i denti, Yuki.
-Ah, giusto! Il famoso piano segreto! Scommetto che è uno stupido piano suicida!-.
-Non ci interessa il tuo parere. Noi dobbiamo andare-, sentenziò Adam, alzandosi. Yuki lo imitò.
-Non abbiamo rischiato l' "alto tradimento" per vedere voi che andate ad amazzarvi-, si mise davanti all'uscita Fatima.
-Spostati-, concesse la nipponica di avvertirla, prima di poterla aggredirla.
-E se non lo facessi?-.
Il montante finì incastrato sulla parete, mentre la chioma riccia si posizionò alle sue spalle. Veloce, il braccio serpeggiò intorno al collo e ben presto le labbra scarlatte si accostarono all'orecchio.
Le unghie si trasformarono in artigli cremisi.
-Non sottovalutarmi solo perché sono una concubina-, il basso sussurro sapeva di morte certa.
Yuki tirò una forte gomitata verso il suo costato e poggiando le mani sul terreno, con le gambe la spinse contro il muro in pietra.
-TemehNon osare minacciarmi-, le disse in tono basso e con voce calma, una condanna a morte.
Miriam inclinò la testa e dal gomitolo di luce che avvolgeva sua sorella, notò un'increspatura sulla fronte, proprio lì all'attaccatura dei capelli ormai ricci.
Sorrise, quel dettaglio aveva appena eliminato molti futuri.
Fatima, inginocchiata contro la parete, notò il sorriso della sua compare e seguendo il suo sguardo vide una strana sporgenza farsi strada attraverso la pelle ambrata. Tornò a guardare la vampira e la trovò già nei panni della veggente.
Ignorando l'orgoglio si alzò e si mise in una posa protettiva al suo fianco.
Gli occhi di Mariam si riempirono di una nebbia nera, mentre la mano destra stringeva la sfera e quella sinistra si muoveva con frenesia sul terreno.
Per un umano fu un lampo, per un vampiro fu solo veloce; Adam e Yuki si ritrovarono incantati, incapaci di approfittarne per scappare.

Quando la mano smise di solcare il terreno, si poté ammirare una figura in rilievo: una donna alta e imponente era in primo piano, i capelli ricci le facevano quasi da mantello e alla loro attaccatura, una corona appuntita le ornava il viso; dietro la sua autorevole figura un esercito d'ombre la seguiva.
Fatima accarezzò i contorni della donna e il vestito le parve familiare, alzò gli occhi e lo ritrovò avvolto in una sfera di luce.
-Bene, bene. La storia si fa sempre più interessante-, gongolò.

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Capitolo 14
*** Epilogo: Tra leggenda e mito ***


 
 

Epilogo: Tra leggenda e mito

"Le leggende nascondono verità ai poveri stolti come noi"

L'aveva sentito: un impulso magnetico che la trascinava; non era l'unica. Metà del villaggio era uscito in mezzo alle strade, quella inumana. La nostra città, Laodicea è famosa per il vino delle sue colline; e proprio da quei colli veniamo attirate. Ci guardiamo in sfuggenti visi di confusione, ma le nostre membra non si fermano.
Uscite dalla città, con la notte che ci vegliava, incontrammo un esercito fermo; capimmo subito chi erano: vampire, come noi.
Ognuna aveva vestiti particolari, invece altre erano avvolte da strani mantelli; riuscì ad identificare vagamente la fattura egiziana in alcune e il tessuto spesso della penisola arabica.
Quelle statue stavano guardando una sola figura e segueno i loro volti nascosti, finalmente capimmo che cosa ci aveva atratte: una bellissima donna avvolta da un prezioso abito verde stava ammirando tristemente il mare; i suoi capelli parvero un'estensione riccia della notte e alla loro attaccatura un bianco diadema riluceva, ma ciò che attirò la mia attenzione furono i suoi occhi. Quei dischi emettevano autorità e bellezza d'animo; la cornea era totalmente inglobata dall'iride perlacea, o forse era quest'ultima ad essere stata inglobata, la pupilla non era nera come la pece, no, stupiva catturando lo sguardo di tutte noi, un piccolo zaffiro rotondo e velato da vene cerulee; il tutto veniva esaltato dalla sua pelle ambrata.
-Un vampiro!-, sussurrò qualcuno alle mie spalle e ciò diede inizio ad un brusio di stupore. Un vampiro? Dove? Questo è impossibile!
Mi ritrovai anche io a cercarlo, ci impegai poco, si trovava dietro l'imponente figura, la sua ombra ammantata.
In quell'esatto istante la divina creatura mi guardò con i suoi occhi. Persi il respiro e la ragione. Il mio mondo, ecco cosa era appena diventata. Me lo diceva il mio sangue, urlava e ribolliva: lei è la nostra padrona.
Credo che il mio corpo abbia ceduto, perché dopo mi sono ritrovata in ginocchio con una gonna smeraldina che volteggiava davanti a me.
-Dove siamo?-, mi chiese. La sua voce. Questo mondo non era fatto per sentirla, non ne era degno.
-S-Siamo a Laodicea, ma gli umani negli ultimi decenni le hanno dato il nome di Latakia-, mi sorpresi io stessa. Come ho ho potuto osare rivolgerle la parola?
-Tu!-. Il maschio che non dovrebbe esistere. Sembrava stanco... od erano le ombre della luna a renderlo tale? I suoi capelli corvini e mossi gli incorniciavano la mascella squadrata, mentre una faccia sbarbata mi fissava con severità.
-Sì?-, chiesi. Di nuovo, da dove mi veniva questo coraggio?
-Tu la senti, non è vero?-. Annuì distrattamente.
Una vampira dai capelli neri e lisci mi guardò con intento omicida, mentre silenziosamente mi alzava dal terreno.
-Bene, allora puoi aiutarmi. Faccio fatica alcune volte a capire cosa vuole dire... sembra confusa-, mi spiegò stringendosi il naso all'altezza degli occhi. Il suo arabo ha un'acento esotico. Da dove vieni?
-Ma, I-Io sono una semplice vampira di decima generazione. Non ho il diritto di parlarle-.
La donna inclinò la testa di lato.
-Però, hai il diritto di scelgiere al posto mio.... Strano, eppure dovresti sentire il mio potere che vibra nell'aria. O il tuo sangue è così diluito da essere cieco e sordo?-, mi disse.
L'ho offesa?
-Non mi permetterei mai di offenderla!-, guardai il terreno, -Sono un semplice insetto sotto la sua scarpa-. Ed era così che mi sentivo, un minuscolo essere inferiore che non aveva il diritto nemmeno di respirare la sua stessa aria.
-Bene, allora da adesso in poi sarai la mia voce per questo mondo-, decise.
-Perché?-, mi morsi il labbro. Che cosa ha che non va il mio corpo oggi?!
-Non ti ho scelta io, La Stella del Mattino lo ha fatto. La sua luce sembra cullarti-. Penso che la mia faccia assunse un'espressione perplessa.
-Era questo quello che intendevo. Alcune volte parla in altre lingue, altre sembra che parli con esseri invisibili e per il resto del tempo parla in maniera criptica-, mi spegò il vampiro, la sua ombra.
-Chi siete?-, ebbi l'ardire di chiedere. Credo che stessi iniziando ad abituarmi alla tensione presente, oltre che ad ignorare la moltitudine di esseri immortali che ci fissava.
-Io sono Adam, figlio del fratello dell'attuale Imperatore. A quanto pare sono lo sposo di questa divinità qui presente-, si presentò indicando la figura celeste. Un'erede diretto dei Vladimir? Impossibile!
-Pensi che stia mentendo?-, con gesto secco, prese il bordo del suo maglione e lo strattonò fino allo sterno. Nonostante le ombre e la flebile luce della luna, riuscì a vedere una voglia a forma di tulipano.
-Il simbolo degli eterni!-, sussurrai ad occhi spalancati. Mi rivolse uno sguardo interrogativo.
-Oh, conosci le leggende! Credevo che qualsiasi essere in grado di rimembrarle fosse diventato ormai cenere. Bisogna sempre fidarsi della Stella-, non seppi se stava parlando con me o se stesse semplicemente pensando ad alta voce.
-Vieni, cammina insieme a noi. A quanto pare ho perso qualche secolo di questo mondo. Sarei felice se mi informassi di cosa hanno visto questi tuoi bei occhi color della tempesta-, arrossì. Nessuno aveva descritto così i miei occhi grigi.

 

Qualche ora dopo, stavamo marciando in silenzio come solo un insieme di vampiri era in grado di fare. La nostra destinazione era Minsk, l'attuale Bielorussia. La creatura divina, che scorpì essere chiamata Sara, usò un'altro nome e nonostante ciò riuscì benissimo a capirla. Mi stupivo di me stessa.
 

I nostri piedi mangiarono montagne, vallate, deserti, fiumi e mari; e allo stesso tempo la marcia si era infoltita di altre vampire. Più ci avvicinavmo alla meta, più diventavamo nervose e nessuno osava fare qualcosa che nemmeno la Regina, così avevano iniziata a chiamarla tra di loro, che non avesse permesso alla 'Stretta Cerchia'.
Forse per alcuni è difficile da credere, ma i vampiri hanno una loro lingua ufficiale. Usata in rari casi, ma esiste e io mi ritrovai ad usarla quotidianamente per tradurre i messaggi della Regina. Ero diventata il suo messaggero-portavoce.
Un giorno, per la precisione a Chisinau, si fecero avanti dei delegati della famosa associazione che protegge i vampiri nell'ombra. Chiesero un'incontro con la Regina e lei glielo concesse, nei suoi occhi vidi un'ombra di nostalgia. Forse, in un'altra vita faceva le stesse cose...
-Signora, noi non abbiamo mai sentito parlare di voi e osate spuntare all'improvviso per detronizzare l'Imperatore? Che spavalderia!-, iniziò a chiarire fin da subito una formosa vampira dai capelli biondi e dalla pelle candida.
Iniziano già con il piede di guerra? Alzai un sopracciglio. E per poco non diventai muta alla risposta che dovevo riferire.
Guardai Adam che con un cenno mi fece il segno di proseguire.
-Vi sbagliate. Nessuno può essere detronizzato da un trono che non gli appartiene-.
-Come vi permettete-, la vampira fu rimessa sulla sedia dalla forza di Yuki, la guardia del corpo della Regina.
-Come stavo dicendo-, tradussi,- Io sto solo andando a prendere il mio posto. L'arancia deve essere colta appena diventa matura o rischia di marcire.-, fece una pausa per dare uno dei suoi rari sorrisi scettici,- E poi, è stato lui a creare tutto questo. Non posso certo rifiutare il suo invito-.
La osservai e non potei dire ciò che l'aria trasmise alle mie orecchie: Siccome nessuno vuole rispondere alla mia domanda; devo chiedere direttamente a lui. Adam sbiancò.
Comparvero dal nulla tre fagotti e con un'espressione da far piangere perfino una pietra, li strinse leggermente al petto. La seta si stropicciò legermente al suo abraccio e Adam fece il segnale.
Mi alzai in piedi.
-Mi duole avvisarvi che la Regina ha finito di parlare con voi. Prego, potete accomodarvi all'uscita-, invitai le tre delegate. Divennero delle statue di sale e poi delle persone oltraggiate. E queste sarebbero delle diplomatiche?
-Come osa congedarci! Noi siamo coloro che nascondono i vampiri all'umani-. Non seppi mai cosa avrebbe detto. Le tre ospiti divennero, letteralmente, delle chiazze di sangue.
-Allora, è il momento di aprire gli occhi ai bambini-, setenziò la Regina. 
Ci vollero venti minuti per far girare la voce e meno di cinque per avere i preparativi completi. A quanto pareva, la Veggente aveva avvisato chi in dovere già in anticipo.
La sorella della Regina e la sua amica erano una coppia particolare. Molte volte mi hanno invitata a prendere qualche tazza di te, ma dopo il primo invito declinavo sempre le oro offerte.
Ancora oggi mi chiedo perché Sara mi abbia scelta. Per il mio strano aspetto?
Ho scoperto, quando siamo passate per il Mar Morto, che era sempre stata in grado di vedere il mio aspetto oltre l'illusione; ma, ad eccezione di lei, nessuno ne è in grado.
Quella notte, fu indimenticabile per il resto del mondo e i notiziari umani non fecero altro che diffondere il nostro messaggio: 'I vampiri esistono'.
L'avevamo scritto con tutti i corpi prosciguati della Capitale, impossibile insabbiare l'accaduto; fu anche una buona scorpacciata per tutte noi.
Adam divenne ubriaco, ovviamente di sague, per nutrire la sua sposa. La Regina si nutriva solo dalla ninfa del suo consorte, mentre i gemelli neonati succhiavano il suo latte mischiato a quello umano; ovviamente queste, informazioni appartenevano solo alla 'Stretta Cerchia'.

Raggiunti la città di L'viv, in Polonia, Le Guardie Reali si unirono alla nostra marcia. 
Solo dopo che furono decimate dallo Sguardo della Morte; le seguaci della Regina si divertivano a  dare dei nomi ai suoi poteri, almeno a quei pochi che potevano scorgere.
Mi invidiavano, incredibile ma vero. Perché io ero la sua prediletta, colei che poteva udire la sua voce. All'inizio, quella notte in Siria, non me ne ero accorta; ma dopo pochi giorni capì che quando Sara parlava, ella non muoveva le labbra.
Ho rischiato di essere avvelenata sette volte, morire in 'strani incidenti' per dieci volte e qulache volta mi ritrovavo col corpo irrigidito, siccome qualcuno aveva avuto la folle idea di acquisire le mie capacità facendomi quasi morire dissanguata. Ovviamente, il pazzo piano non funzionò; le tre volte successive in cui mi svegliai con una sete genocida me lo confermavano.

Eccoci qui, alle porte della nostra meta. Il silenzio lo si poteva accarezzare, talmente era spesso. La città era stata ipnotizzata e fatta evaquare, le vampire che conoscevano gli ingressi segreti li aprirono e li resero sicuri, mentre le nuvole minacciavano pioggia.
Ci vollero dieci minuti per entrare; la 'Stretta Cerchia', di cui facevo parte anche io, fu la prima ad entrare insieme a due volontarie per guidarci.

Non ero mai entrata alla Corte e la Sala del Trono sembrava il frutto di un bellissimo dipinto che si sposava con dell'architettura gotica.
Il trono, posizionato a qualche metro dall'ingresso, era avvolto dalle ombre.
-Bene, bene-. Una voce profonda e potente scosse l'aria facendo inginocchiare tutti i presenti tranne la Regina. Con enorme stupore, anche io  fui risparmiata da quell'effetto.
Sara mi osservò per qualche secondo, agrottado la fronte per un'istante.
-La stella del Matino ti benedice anche adesso-, mi spiegò. Fui confusa più di prima. -Ti prego di essere la mia voce, mia cara Sofia-. Annuì sotto shock. Mi stava pregando? Mi diedi un pizzicotto.
-E così, sei tornata dal regno dei morti. Amica mia-, l'Imperatore si alzò dal trono e io, bloccata dai corpi delle vampire, non potei nascondermi dietro la Regina, anzi mi trovavo più vicina al sovrano rispetto a Sara.
-Hai perso il diritto di chiamarmi così-, la mia voce era diversa. Piena di fiducia, un tono più bassa e autorevole. O per Allah, oggi è la mia fine, non è vero?  Mi chiesi non appena fui fulminata dagli occhi cremisi del potente Vladimir.
Me lo immaginavo ormai decrepito, dopotutto era un sovrano di quasi cinque mila anni; invece un vampiro dai tratti di un quarantenne stava facendo dei piccoli passi verso di noi. I capelli corvini, che erano ancora folti e lucenti, incorniciavano un fisico statuario sebbene avvolto da vesti antiche di qualche secolo. Solo la leggera patina bianca sulle sue iridi scarlatte tradiva un segno della sua lunga vita. Sorrideva. Confidente di se stesso.
-Beh, ormai non ricordo più il vostro nome. Perciò come potrei mai chiamarvi?-, la sua pronuncia della lingua vampirica era perfetta, -Ora ricordo. Mi hanno detto che oltre a chiamarvi 'Regina', in pochi vi chiamano Sara. Farò così-, decise.
Un leggero ridacchiare fu diffuso nella sala e solo allora mi accorsi che dietro alle due file di colonne che incorniciavano il tappeto, quello che dall'ingresso andava fino al trono, c'erano delle dame avvolte da vestiti preziosi. Le mogli!
-Ma come. Dopo tutti questi anni non avete perso il vizio di circondarvi dei vostri giocattoli?-, le mie labbra avevano una volontà propria, ormai.
L'espressione derisoria scomparve dai suoi tratti maschili.
-Facciamola finita. Se siete venuta per una battaglia, sarò felice di porre fine alla vostra vita-. Perché sta guardando me?
-L'unico motivo, perché stai ancora respirando, è la mia volontà. Rispondi con la verità o la morte ti sembrerà una benedizione irragiungibile-, finalmente capì. La Regina mi stava accarezzando i capelli e forse per quello le mie parole erano accompagnate da strane immagini nella mia testa. Le mie parole? Sono le sue.
Rise.
Come si permetteva?
Un momento. Questa rabbia non è mia. Questo senso di potere non mi appartiene e questo infinito dolore non l'ho mai provato.
Le lacrime mi uscirono dagli occhi, stupefatta raccolsi qualche goccia. Sui miei palmi, delle irregolari sfere di rubino brillavano. La Regina sta piangendo.
-Che tu sia maledetto Imperatore!-. Ecco. Queste erano parole mie e questa era la mia rabbia.
-Io non farei arrabbiare la benedetta dalla Stella-, aggiunse la Regina.
Vladimir s'irrigidì.
Iniziai a sentire stanchezza, questa storia era inutile. Il serpente che si mangia la coda.
-Non intendo prendere il tuo trono. In onore della nostra vecchia amicizia rispondi solo a quest'ultima domanda: Dove è mio figlio-. Vidi un mircaolo. L'Imperatore sbiancò dalla paura.
Inclinai leggermente la testa.
-Qual'è stato il tuo errore?- chiesi. Ed ero io a volerlo sapere.
Una luce uscì dalla sua fronte. Cercò di scappare, ma delle radici si avvilupparono intorno a lui. Della cenere fluttuante lo circondò e quelle corde vegetali scomparirono.
-La verità compare sempre-, e nel dirlo mi sentì stanca come una donna vissuta, amareggiata.

Finalmente, eravamo riuscite ad imobilizzarlo. Le poche stolte che avevano provato a fermarci coprivano il pavimento sotto forma di ferro liquido.
Sentivo il corpo stremato, mentre la mia Regina era fresca come una rosa.
Riformulò la domanda:-Dove è il mio bambino!-. Comparve nuovamente quel cono di luce e da esso immagini piene di verità colmarono la nostra mente: l'aveva ucciso in un impeto di rabbia.
Nessuna madre vuole assistere all'assassinio del prorpio figlio.
Sentì qualcosa spezzarsi dentro di me, e quella spaccatura mi uccise.
Gridammo e il mondo smise di avere importanza.
L'imperatore divenuto cenere, insieme alle sue mogli, non aveva rilevanza.
Adam che si alzava non aveva importanza.
Le vampire che ci avevano seguito, che tremavano di paura e piangevano, non avevano importanza.
L'aria che mancava dai miei polmoni, non era importante.
La nostra sofferenza specchiata negli occhi di entrambe era solo un fardello; vederla riprodotta in quelli di Adam era solo un'altro riverbero doloroso.
I tre bambini non importavano, nemmeno loro. 
Sentì le coperte dell'oscurità che, promettendo serenità, provenivano dalla Regina.
Mi diressi verso di lei, ci abbracciammo e ci preparammo ad essere avvolte da un bel sonno rassenerante.

"Layla! Sofia! Svegliatevi!"
Chi era? Chi disturbava il nostro sonno? Una strana luce mi avvolgeva e vidi due donne.
Entrambe sembravano due dipinti viventi della regina. Quella coi capelli castani e senza la corona, cercava di scuotere l'altra.
"Layla! Layla!", continuava ad urlare.
"Ti prego! Avevi promesso che avresti cresciuto i miei bambini! I nostri bambini!", si mise a piangere.
Mi riaddormentai.

Una vita dopo, i miai occhi si riaprirono. La Regina dai capelli castani mi diede uno schiaffo, ebbi la sensazione che non fosse il primo.
"Svegliati!".
Sono sveglia, le feci notare fermando il prossimo.
"Tu sei la prediletta della Stella. Ti prego, illuminala!".
Non capisco. Io non ho dei poteri particolari. Non ho nemmeno un oblige. Ad essere onesta non ho ancora capito la storia della Stella, le confessai.
"Tu sei quasi uguale a me. No, anzi più potente. In te il sangue della prima generazione si è risvegliato e sembra che la Madre, La Stella del Mattino, ti adori.".
Voi state parlando in un'altra lingua.
"No! Devi fare qualcosa! Sei l'unica che può fare qualcosa! I miei bambini!", gemette. La sua disperazione, lentamente mi abbracciò e delle immagini mi riempirono la mente.
Io cullavo dei piccoli fagottini di tenerezza, li osservavo camminare, li assistevo nella loro prima caccia di sangue, aiutavo il loro apprendimento, giocavo con loro, li sgridavo per le sciocchezze che avrebbero potuto fare.... E un groppo mi si formò in gola. 
Avrebbero fatto tuttto questo senza di me?!
No, io li ho portati in questo mondo, hanno bisogno di me come io di loro! 

I MIEI BAMBINI!

"Raziel, tesoro mio. Ormai, è l'ora di tornare a casa", gli sussurrai all'orecchio.
"Ancora un po'", si lamentò stringendosi di più sul mio petto.
Sorrisi. Arrivare su questo pianeta è stata un'ottima idea. La nostra razza è rinata e La Madre mi ha benedetto con dei figli. Il mio primogenito, Raziel. La luce dei miei occhi.

 

"Madre!Aspettate! State correndo troppo velocemente! Il mio cavallo non riesce a stare dietro al vostro passo!", si lamentò.
"Tesoro, ma sto andando già troppo piano!", lo presi in giro tirandogli dolcemente le orecchie, " Inoltre, siamo in ritardo. Tua sorella si arrabbia se non arriviamo in tempo alla sua festa".
Mise il broncio.
"Dai, quando crescerai faremo delle bellissime gare di corsa", gli promisi.
"Non è vero". L'aria si fece fredda.
"Io non crescerò. La vita mi verrà strappata per la sete di potere. Non mi vedrete mai sposare una donna e non avrete mai il caloroso sorriso di una nonna".
Una macchia di sangue iniziò ad uscire dal suo stomaco. Il cavallò scomparve. Le vesti si distrussero e la carne iniziò a squagliarsi.
"RAZIEL! RAZIEL"

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-Adam, che facciamo?!-, chiese per l'ennesima volta Yuki.
Fatima stava gestendo le altre vamipre, mentre Mariam stava stringendo la mano di Sofia.
Nessuna di loro due si svegliava da due giorni e le vampire si stavano innervosendo. I bambini sembravano privi di vita, addormentati, come loro due. Abbiamo fatto venire le curatrici più famose ed esperte e nessuna di loro era stata utile.
Tutti avevano visto il miracolo di Sofia. Tutte avevano cercato di prendere i 'Sacri Zaffiri' e tutti avevano assistito al leggendario incontro.
E solo Adam e Mariam assistettero all'immenso potere di Sara. Gli ci vollero mesi per scoprire che in realtà era stata Sofia a riportarla in vita.
I due corpi, quello esile della vampira siriana e quello autorevole della Regina, si unirono in uno solo.
Quello fu l'istante in cui i neonati iniziarono a piangere.
Quello fu l'istante in cui i Vampiri iniziarono ad uscire verso il sole e quello fu l'inizio del Regno di  Menigišiti.

 

FINE

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