Blue Sky

di Emma_38
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter 1 ***
Capitolo 2: *** chapter 2 ***



Capitolo 1
*** chapter 1 ***


15 Settembre 2015 Primo giorno di scuola, solita routine,solita vita, soliti maglioni larghi per coprire ciò che si è realmente. Torna tutto alla “normalità”, si ricomincia a svegliarsi ogni giorno all’alba,a sentire la solita sveglia con la solita canzoncina che a metà anno si inzia ad odiare, allora cambi melodia, ma dopo poche settimane inizi ad odiare anche quella. Così non ti resta che aspettare;aspettare che arrivino le vacanze e disattivi quella maledetta sveglia, ma puntualmente alle 5 la senti rintronare nella tua mente e,snervata, ti svegli. Era successo tutto questo il primo e fatidico giorno di scuola. Ero al bagno,presa a dipingermi le labbra di un colore scuro e deciso. Indossavo un paio di pantaloni neri a vita alta,una maglietta corta bianca, un felpone nero che mi copriva il sedere e le stan smith. Ero pronta,esausta, ma pronta. Invidiavo i miei genitori che alle 7 di mattina erano ancora al caldo,ignari di tutto quello che la loro figlia aveva passato prima di alzarsi dal letto. Non potevo farcela,eppure alle 8 precise ero davanti al cancello di scuola, pronta per un nuovo ed emozionante primo giorno… Fa sempre piacere rivedere i propri compagni di classe, ma sinceramente l’unico mio pensiero era quello di uscire da quella maledetta aula. È così snervante, pensavo. “Emma,vuoi parlarci di cosa hai fatto questa estate?” lo sapevo,prima o poi questa domanda sarebbe arrivata anche a me. Feci un respiro profondo. “ Prof, secondo lei, cosa si fa di solito in estate?” risposi in modo un po’ saccente, ma non mi importava. “ Si va al mare, si esce, si studia, ci si diverte…” la professoressa mi guardava, sperando di ricevere una risposta educata e rispettosa, ma non le diedi il tempo di sperare troppo. “ Se già sa cosa ho fatto, perché cazzo me lo chiede...?!” tra i miei compagni di classe si sentì una lieve risata. La professoressa annuì e perse ogni speranza, continuava a guardami e lo stesso facevo io. Ad interrompere i nostri sguardi di fuoco fu la campanella d’uscita. Salutai i miei compagni e scesi le scale di corsa. Ad aspettarmi fuori c’erano due miei amici, Mattia ed Elena. “Emmina,tutto apposto?” annuì velocemente e come tre soldatini tirammo fuori dalla tasca una sigaretta. L’accesi e mi sentì immediatamente più rilassata. “Andiamo alla stazione? Ho voglia di sedermi da qualche parte.” Ero stanca, come sempre. “ Si, potete aspettare le 13.00 con me,perfavore…devo aspettare un mio amico” Mattia fece la sua proposta, io ed Elena lo guardammo inorridite,ma era come un fratello e dove andava lui, andavo io. “va bene, Red” Io e Mattia ci conoscevamo dall’asilo, era sempre stato un mio grandissimo amico. Aveva gli occhi verdi,qualche lentiggine sul naso e aveva i capelli rossi, per questo gli amici più stretti delle volte lo chiamavano “Red”. Elena invece era stata una scoperta,girava sempre con Mattia e così ci siamo conosciute. Appena arrivammo in stazione ci sedemmo sulle scale inziando a parlare del più e del meno. Dopo poco iniziai a sentire un rumore fastidioso; ovviamente erano quelle macchinette che quando le accendi sembrano delle motoseghe arrugginite. Quel giorno, almeno per me, era fastidiosa qualsiasi cosa. Nella macchinetta c’era un ragazzo di cui io conoscevo solo il nome e che consideravo sparito dalla faccia della terra. Il mio primo pensiero a voce alta fu: “ Ma ancora è vivo questo?” Elena soffocò una risatina e Mattia mi lanciò uno sguardo che voleva dire “Sempre delicata Emma, mi raccomando”. Il ragazzo della macchinetta si chiamava Marco, e appena uscì da quel catorcio notai subito la sua straordinaria bellezza. Era alto, davvero molto, biondo,aveva gli occhi coperti da un paio di occhiali, ma ero sicura fossero verdi. Dopo di lui uscì un altro ragazzo, Ivan. Conoscevo Ivan dal 14 giugno del 2013. Appena lo vidi corsi ad abbracciarlo, senza degnare di uno sguardo Marco, ma potevo sentire i suoi occhi su di me. Tornai sulle scale, continuai a parlare con Elena lanciando qualche sguardo a Marco, sperando che lui non mi vedesse. Continuava a portare gli occhiali e non capivo dove guardasse. Marco e Ivan poco dopo tornarono in macchinetta,lasciando solo il rumore che mi infastidiva tanto. Ormai si erano fatte le 13 e finalmente anche noi potevamo tornare a casa. Quel giorno il viaggio in autobus sembrava durare un eternità. I minuti non passavano più, volevo arrivare a casa il prima possibile. Mi misi a contare le fermate che mi mancavano,erano tre, e al pensiero sospirai. “Emma, sei quasi arrivata, tranquilla” Elena mi rassicurò, come se mi avesse letto nel pensiero. Mi conosceva troppo bene. Le sorrisi e continuai a contare. Penultima fermata. Ultima fermata. Ero arrivata. Scesi dal pullman, salutai tutti e ringraziai l’autista. Fortunatamente dalla fermata a casa mia erano pochi metri. Aprii il cancello e successivamente la porta. Entrai. Vidi mia madre intenta a preparare il pranzo, mi guardò e mi mandò un bacio. “ Come è andata?”mi chiese sorridente. “Mamma, è stato traumatico!” senza aspettarmi alcuna riposta andai in camera, salutai mio padre, e mi buttai di peso sul letto. Non feci in tempo a godermi il momento che il mio telefono inziò a ricevere notifiche in continuazione. Allungai il braccio per arrivare al telefono, lo sbloccai e vidi che erano tutte notifiche di Ask.fm. Aprii l’applicazione e il nome che lessi subito dopo mi fece spalancare la bocca…

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Capitolo 2
*** chapter 2 ***


Guardai il telefono e strabuzzai gli occhi.
“A Marco piace la tua risposta.” Quella frase era ripetuta almeno una decina di volte. Andai sul suo profilo e la prima cosa che notai era che le ultime risposte risalivano a molti mesi prima. Sorrisi all’idea che fosse entrato su Ask solo per cercare me. Ispezionai per bene il suo profilo, poco dopo mi arrivò una nuova domanda.
“10” era solamente un numero,era un anonimo e  di solito non mi facevo votare da nessuno, pensai che qualcuno si fosse sbagliato. Comunque risposi…
“Ma l’anonimo?” 
Quasi immediatamente mi arrivò un'altra domanda.
“ non posso levarlo,scrivimi e ti spiego” non feci in tempo a rispondere che mi arrivò un'altra domanda, in cui c’era scritto un numero di telefono. Segnai il numero.
Era Marco. La prima cosa che vidi fu la foto del profilo, era lui che baciava una ragazza, forse non avrei dovuto scrivergli, ma lo feci.
‘Sono Emma, penso di aver capito tutto.’
 Lasciai il telefono, un po’ amareggiata dalla situazione in cui mi ero andata ad infilare. Entrai in doccia e cercai di rilassarmi, ma i miei pensieri volgevano sempre e solo a Marco.
Uscii dalla doccia e mi vestì, mi asciugai i capelli e tornai in camera.
Il telefono lampeggiava, forse aveva risposto.
‘Marco ti ha inviato un nuovo messaggio’
Aprii il messaggio.
‘Ei Emma, immaginavo avessi capito…è grave?’ ero più che convinta a non rispondergli più, ma più lui mi scriveva più io non potevo fare a meno di parlargli. Parlammo tutta la notte, e devo ammettere che mi fece davvero molto piacere.
Forse stavo sbagliando, e qualcosa mi diceva che avrei continuato a sbagliare.
Nei giorni seguenti io e Marco eravamo diventati praticamente una cosa sola, parlavamo giorno e notte e ogni tanto uscivamo insieme. Mi trovavo bene con lui, moltissimo. Inziava a darmi dei nomignoli. Mi chiamava Gnoma, poiché ero molto più bassa di lui e ogni tanto si faceva scappare un “Amore”.
Tra me e lui c’erano solo lunghi abbracci, mai nulla di più. Spesso mi guardava le labbra ed io istintivamente le bagnavo con la lingua e, subito dopo, lo faceva lui.
Delle volte ci guardavamo negli occhi e, molto spesso, io mi perdevo in quel verde che tanto amavo.
Ogni giorno che uscivamo, speravo in un bacio, ma non volevo mai ammetterlo. Ogni volta che mi riportava a casa io speravo che quello sarebbe stato il giorno in cui, salutandomi, anche per sbaglio, le nostre labbra si toccassero.
“Sei bellissima, davvero” eravamo dentro la sua macchinetta, le nostre mani erano intrecciate, ed io ,senza volerlo, ero felice.
“Smettila.” Cercavo sempre di non far vedere la mia felicità ogni volta che mi diceva cose carine.
“Marco,posso chiederti una cosa?” lui annuì, io feci un lungo respiro e lo guardai negli occhi.
“Perché mi hai scritto?” ormai la nostra amicizia andava avanti da parecchio, ma non mi era ancora chiaro il motivo per cui mi aveva scritto quando era ancora felicemente fidanzato. Cosa voleva da me?
“Bhe… tu eri seduta su quelle scale, mi guardavi, ed eri così bella. Non ho potuto farne a meno.” Dentro me un uragano di emozioni si facevano sentire, avevo lo stomaco sottosopra, ma come sempre, non lo facevo notare.
“Sei fidanzato…” Marco mi guardò negli occhi,sorrise. Si avvicinò a me continuando a guardarmi fisso. Mi persi nei suoi occhi,veramente. Notai che avevo i brividi, mi sentì strana, ma era una bellissima sensazione. I nostri occhi erano come due calamite,non riuscivo a distogliere lo sguardo,più lui si avvicinava,più io sentivo di morire da un momento all’altro.
“Io non ce la faccio!” questa volta i miei pensieri presero forma.
“A fare cosa?” scesi dalla macchinetta, avevo bisogno di aria. Stavo sbagliando, era fidanzato,non potevo rovinare tutto. Marco mi seguì e subito mi avvolse fra le sue braccia possenti. Mi alzò il volto costringendo i miei occhi a perdersi nuovamente nei suoi. Ci guardammo per un tempo indeterminato. Mise le sue mani sotto le mie cosce,voleva prendermi in braccio. In pochi secondi ero su di lui. Sorrise. Sorrisi.
Marco continuava ad avvicinarsi a me, ma proprio quando pensavo che mi avrebbe baciato,si allontanava. Era indeciso, aveva paura. Decisi di porre fine a quel momento, tanto bello quanto pericoloso.
Tornai con i piedi a terra,presi la mia borsa, le lasciai un bacio fuggente sulla guancia e lo salutai.
Mi incamminai verso casa. Pochi minuti dopo ero arrivata,salutai mia madre e optai per farmi un bagno rilassante. Ero in pace, finalmente. A disturbare quella quiete fu il mio telefono, un nuovo messaggio.
Da Marco:
“Sei a casa?”
A Marco:
“si”
Da Marco:
“Posso passare a darti un bacio e vado via? “
Non potevo crederci,prima di realizzare ogni sua parola passarono infiniti minuti.
A Marco:
“Vieni.” Non so per quale motivo risposi in quel modo, forse avrei dovuto semplicemente non rispondergli più, ma era impossibile, non riuscivo a farlo. Quel ragazzo aveva un potere troppo potente verso di me e io mi sentivo impotente. Volevo quel bacio da impazzire, forse ero diventata pazza.
Da Marco:
“Scendi,sono già qui.”
Lasciai il telefono in camera e corsi per il corridoio sotto gli occhi sbalorditi di mia madre.
“Emmaa,dove stai andando??” mia madre non capiva,e io in quel momento capivo peggio di lei. Non sapevo cosa stavo facendo, ne il motivo per cui correvo.
“Vado a baciare Marco e torno” urlai in riposta a mia madre, la quale, anche se non potevo vederla, sorrise.
Aprii il cancello e velocemente uscii, vidi la macchinetta di Marco, e appoggiato ad essa la sua sagoma. Era bellissimo,aveva il volto rivolto verso il basso,era teso e potevo vederlo benissimo. Ero tesa anche io e devo ammettere anche un po’ impaurita. Mi vide e lentamente si avvicinò, lo abbracciai e lui mi prese in braccio, come qualche minuto prima. Mi guardò negli occhi e insieme sorridemmo. Guardava le mie labbra come se volesse staccarmele a morsi, ma le guardava e basta. Pensavo non mi baciasse nemmeno in quel momento, ma decisi di aspettare di essere paziente, di dare tempo al tempo. Mentre i miei pensieri erano rivolti al tempo che passava velocemente, le sue labbra si posarono sulle mie.
 
 
Spazio autrice: buonaseraaa, eccovi il secondo capitolo. Spero vi piaccia. Domani metterò sia il terzo che il quarto, commentate e fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacione.
-Emma-
 
 

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