Viva Las Vegas

di eleCorti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Andiamo a Las Vegas! ***
Capitolo 2: *** Welcome to Las Vegas ***
Capitolo 3: *** Fortuna e Misurderstandings ***
Capitolo 4: *** La fortuna si esaurisce ***
Capitolo 5: *** Tutto è bene quel che finisce bene ***



Capitolo 1
*** Andiamo a Las Vegas! ***


Camminava con un sorriso stampato sul volto il venticinquenne Tai Kamiya, mentre percorreva le strade di Odaiba, dirigendosi verso casa sua, dove lo aspettavano la sua fidanzata Sora e il suo dolce figlioletto di un anno, che aveva il suo stesso nome.
Il motivo di cotanta felicità era che, insieme al suo migliore amico Matt Ishida, aveva trovato dei biglietti aerei, con hotel incluso, per Las Vegas a buon prezzo, luogo in cui, quell’anno, avevano deciso di passare le vacanze estive.
E lui non vedeva l’ora di andare a Las Vegas, luogo perfetto per riuscire a guadagnare una bella fortuna e finalmente rendere felice la sua dolce metà.
Era appena giunto davanti al portone di casa sua, infilò la chiave nella serratura, facendo scattare la porta ed entrò nell’appartamento che condivideva con Sora da un paio di anni.
“Sora, sono tornato!” gridò.
La ramata gli corse incontro e gli posò un tenero bacio a fior di labbra.
“Ciao, sei tornato presto oggi” gli fece notare.
“Lo so, ho una notizia da comunicarti!” esclamò il castano.
Non voleva aspettare oltre, era sicuro che la ragazza sarebbe stata contenta all’idea.
“E sarebbe?” domandò la prescelta impaziente, afferrando il colletto della camicia del fidanzato.
“Io e Matt abbiamo trovato dei biglietti per  Las Vegas” rispose, sorridendo.
La digiprescelta dell’amore si allontanò dal ragazzo, guardandolo stranita.
“Quindi vai con Matt a Las Vegas?” chiese, con un tono arrabbiato.
Tai si avvicinò, posandole le mani sulle spalle per tranquillizzarla.
“Ma no che hai capito! Ci andiamo io, tu, lui e Mimi” la rassicurò.
“E il bambino?” domandò, sapendo che il compagno non ci aveva pensato a loro figlio.
“Viene con noi! Come se non ci avessi pensato!” ribatté il prescelto del coraggio.
“E quando partiamo?” chiese, infine.
“Settimana prossima!” replicò il castano.
La ramata sbuffò e ritornò in cucina; non era convita di questa vacanza, non le piaceva Las Vegas, in particolare il gioco d’azzardo, ma ormai Tai aveva preso i biglietti e non poteva rifiutare. Magari una piccola vacanza era ciò di cui avevano bisogno.
Anche Matt era felice di andare a Las Vegas, ed era certo che anche la sua Mimi sarebbe stata entusiasta all’idea.
Viveva con lei da circa un anno, avevano deciso di compiere questo grande passo, dopo anni che si erano messi insieme, anche se ancora non avevano deciso di sposarsi, ma loro sinceramente non ci avevano pensato; per ora, per loro, andava bene la convivenza.
Quando il giovane Ishida entrò nel suo appartamento, non molto distante da quello di Tai (quindi sempre a Odaiba) fu invaso da un dolce profumino che proveniva dalla cucina, quindi evidentemente Mimi stava cucinando.
Quando entrò nella sala da pranzo, trovò la tavola imbandita di gustose leccornie e la sua ragazza seduta che lo aspettava.
“Ciao Mimi” le disse, dopo essersi seduto di fronte a lei.
“Ciao tesoro, sei tornato presto” rispose, sorridendo.
“Sì ecco vedi, ti devo dire una cosa” confessò.
La castana posò la propria mano su quella del biondino, sorridendo ancora di più; chissà perché era convita che il fidanzato le stesse per dire qualcosa d' importante per loro.
“Cosa?” domandò, curiosa.
“Settimana prossima, io, tu, Tai e Sora andiamo a Las Vegas” disse, senza troppi giri di parole.
La prescelta della purezza ritirò la propria mano delusa: aveva pensato male, ma, allo stesso tempo, era contenta di andare a Las Vegas, città che amava tanto.
Il prescelto dell’amicizia, però, si accorse che l’umore di Mimi era cambiato, perciò si preoccupò, temendo di avere sbagliato ad accettare la proposta dell’amico.
“Non va bene?” domandò, preoccupato.
La digiprescelta sorrise; si preoccupava per lei e lo trovava così tenero.
“No, anzi sono così contenta!” esclamò, entusiasta.
E il biondino si tranquillizzò e riprese a mangiare il gustoso sushi che la compagna gli aveva preparato.
Dopo cena, Mimi decise di chiamare Sora, per sapere che cosa ne pensava di questa vacanza a quattro.
Dopo vari squilli la ramata finalmente rispose: a causa del figlioletto che piangeva, non era riuscita a prendere subito il telefono, ma per fortuna il fidanzato era accorso in suo aiuto, prendendo la piccola peste.
“Pronto” rispose, con il respiro affannato.
“Sora, sono Mimi” ripose la castana.
“Ciao Mimi!” esclamò la ramata.
“So che forse disturbo, ma volevo sapere che cosa ne pensi di andare in vacanza a Las Vegas” disse la prescelta della purezza.
“Non mi entusiasma molto l’idea, ma comunque sono contenta di andare in vacanza tutti insieme, però spero che Tai non commetta sciocchezze” rispose Sora.
“Anch’io spero che Matt non faccia stupidaggini! Sai prima quando mi ha riferito la notizia, speravo mi chiedesse di sposarlo!” confessò.
“Già capisco, anch’io vorrei che Tai me lo chiedesse” sospirò la ramata.
Dietro la porta il giovane Kamiya aveva sentito tutto, e sorrise pensando alla sorpresa che avrebbe fatto all’amata una volta giunto a Las Vegas.
“Secondo me, molto presto te lo chiederà!” la rassicurò l’amica.
“Lo spero, comunque ora devo andare ciao” disse, per poi riattaccare.
E il leader dei prescelti scappò subito in salotto e si sedette sul divano a guardare la TV. A lui, subito dopo, si aggiunse la ramata che si accomodò accanto a lui, accoccolandosi al suo petto.
Il castano le passò una mano sulla spalla, avvicinandola di più a sé e passarono il resto della serata così: teneramente abbracciati a guardare la TV, com’erano soliti fare.
Capendo che l’amata si era addormentata, Tai la prese in braccio e, una volta giunto nella loro stanza, la posò delicatamente nel letto, coprendola con il lenzuolo. Poi, una volta indossato il pigiama, si sdraiò accanto a lei e, dopo averle posato un tenero bacio sulla fronte, cadde tra le braccia di Morfeo.
Intanto Matt si era rinchiuso nella sua stanza degli strumenti e stava scrivendo una nuova canzone per il suo gruppo, famoso ormai in tutto il Giappone, mentre la sua dolce metà si era messa a guardare il suo programma preferito che, ovviamente, si dedicava alla moda.
Chissà perché, ma era alquanto preoccupata per questa imminente vacanza; aveva una strana sensazione, come se potesse succedere qualcosa a lei e a i suoi amici. Forse si stava sbagliando, ma non poteva saperlo.  
 
 

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Capitolo 2
*** Welcome to Las Vegas ***


I giorni passarono in fretta, anzi volarono così velocemente che ai quattro amici non sembrava vero che l’indomani sarebbero partiti per Las Vegas.
Sora era preoccupata per il suo bimbo, poiché quella era la prima volta che prendeva l’aereo, e, dato che la durata del volo era di circa 16 ore, non sapeva come avrebbe reagito il piccolo.
Ma lo stesso decise di portarlo con sé, anche perché le sarebbe mancato tanto. Perciò nella valigia mise anche tutti gli oggetti che servivano al bambino, come pannolini e robe varie.
“Sora non esagerare! Altrimenti non entreranno le tue cose!” protestò Tai, vedendo che la fidanzata riempiva il bagaglio con le cose del figlio.
“Amore voglio solo che abbia tutte le comodità!” ribatté la ramata.
“Sora stiamo andando a Las Vegas, mica nel deserto!” le fece notare, con un tono da rimprovero.
La prescelta dell’amore sbuffò: non sopportava quando il ragazzo aveva ragione, sebbene fossero rare volte.
“Hai vinto!” esclamò adirata, per poi svuotare la valigia e riempiendola con altri suoi vestiti che non c’entravano.
E una volta finito di fare i bagagli e dopo averli chiusi, il digiprescelto del coraggio li mise all’ingresso, in moto tale da non perdere tempo il giorno dopo.
Dopodiché Sora andò in cucina a preparare la cena, mentre il castano si sdraiò insieme al figlio sul divano.
Ma in casa Ishida-Tachikawa le cose non andavano rose e fiori.
Era, infatti, appena scoppiata una lite tra la coppietta, tutto a causa di un banale motivo.
Mimi, la quale ovviamente quando viaggiava doveva avere tutto a disposizione, aveva riempito troppo il bagaglio, per cui aveva chiesto al suo ragazzo se poteva mettere la sua piastra nella sua di valigia. Purtroppo, però, così facendo, Matt non riusciva a inserire alcuni oggetti, e qui è iniziata la lite.
“Mimi mi spieghi perché ti devi portare sta cosa?” aveva sbraitato il prescelto dell’amicizia in faccia alla castana.
“Perché mi devo stirare i capelli, se non perché?” gli rispose acidamente la ragazza.
“Ma perché non usi semplicemente il phon!” ringhiò ancora più adirato il biondo.
“Perché mi vengono male ed io li voglio lisci! Ma tu cosa puoi capirne di queste cose!” urlò ancora più forte, arrossendo per la rabbia.
“Comunque te l’ho già detto non posso metterla nella mia valigia, perché altrimenti non mi entra il phon!” cercò di concludere.
Ma facendo ciò, il giovane Ishida suscitò l’ira della sua ragazza, che, ancora più incavolata di prima, lo prese per il colletto della camicia bianca, pronta per fargli un’altra sfuriata.
“Ora tu mi spieghi a che cazzo ti serve il phon?” urlò, ormai iraconda.
“Ad asciugarmi i capelli, no?” si prese gioco di lei.
“E non puoi usare il mio?” gridò la castana.
“No, perché i miei capelli con il tuo phon non vengono bene!” replicò acido.
“Ti odio!” ringhiò la ragazza.
Poi prese la piastra e la infilò nella sua valigia, chiudendola poi con un tale sforzo che cadde quasi a terra.
Anche il digiprescelto dell’amicizia chiuse il suo bagaglio e poi, insieme a quello della compagna, lo mise all’ingresso.
Quella sera i due cenarono senza proferire parola, per fortuna, la notte fecero pace, perché loro erano così: litigavano per delle sciocchezze, ma dopo poche ore si riappacificavano.
Il giorno dopo, i quattro si diedero appuntamento sotto casa di Tai e Sora; avevano deciso di andare con una sola macchina, cosicché da non sprecare ulteriore benzina.
E una volta giunti in aeroporto e dopo aver sbrigato tutte le pratiche prima dell’imbarco, si sedettero davanti al gate in attesa dell’annuncio dell'hostess.
“Stiamo imbarcando il volo per Las Vegas” annunciò la voce all’altoparlante.
I quattro, anzi cinque contando il piccolo Tai Junior, si alzarono e si misero in coda, e dopo finalmente aver superato l’ultimo controllo, potettero finalmente occupare posto sull’aereo.
Tai, Sora e il loro bimbo erano seduti assieme, la ramata si era messa dal lato del finestrino, affinché il piccolo, che era sulle sue gambe, potesse guardare fuori; mentre il castano era dalla parte del corridoio.
Matt e Mimi erano seduti dietro i loro amici, la castana, ovviamente dal lato del finestrino (sennò non era contenta) e il biondo da quello del corridoio, così poteva parlare con l’amico.
Il comandante annunciò il decollo e subito il mezzo, dopo aver preso velocità, si alzò dal terreno lentamente, facendo godere ai passeggeri di uno spettacolo meraviglioso.
Tutto, infatti, pian piano si rimpicciolì, Sora, per distrarre il figlio, che aveva iniziato a piangere a causa della forte pressione, gli aveva indicato le “piccole” case che si vedevano fuori.
“Dì ciao a casa Tai” aveva detto la giovane mamma, muovendo la manina del figlio che, imperterrito, continuava a piangere.
“Signorina provi a mettergli il ciuccio, dovrebbe calmarsi” le suggerì una hostess che passava di lì.
La digiprescelta dell’amore seguì il consiglio, infilando nella bocca del bimbo il ciuccio e ciò parve calmarlo, per il momento.
Il viaggio, ovviamente molto lungo, si poteva sostenere solo in un modo, anzi due: dormendo (in modo tale da soffrire meno il jetlag) o guardando i film proposti a bordo.
E quando si scendeva dall’aereo, ci si sentiva tutti indolenziti, ed era proprio così che si sentivano i quattro amici, ma ciò non li demoralizzò.
Così, dopo aver preso i loro bagagli, chiamarono un taxi che li avrebbe condotti al loro albergo.
“Dove vi porto?” domandò il tassista, in inglese ovviamente.
“Al Hard Rock Hotel” rispose, ovviamente, Mimi, l’unica tra loro che sapeva parlare l’inglese, grazie agli anni vissuti a NY.
E il conducente, una volta regolato il tassametro, sfrecciò a tutta velocità.
Las Vegas era molto diversa da Tokyo, già dal grandissimo cartello illuminato con scritto:
“Welcome to Las Vegas” molto carino a loro parere.
Gli edifici erano molto illuminati, come se fosse Natale, e molti avevano una forma strana; ce n’era uno che ricordava la Tour Effeil.
Inoltre notarono che a pochi metri di distanza si susseguivano delle palme, evidentemente piante tipiche del Nevada, non potevano saperlo.
Ma la cosa che li stupì di più, fu vedere che i casinò erano uno dopo l’altro. Per qualsiasi turista, americano o non, questo non sarebbe stato importante, perché sapevano che Las Vegas è famosa principalmente e soprattutto per i casinò, ma ai loro occhi tutto era così nuovo.
Finalmente giunsero a destinazione, per cui il tassista si fermò e li fece pagare, in dollari ovviamente, e li aiutò a scaricare i bagagli.
L’edificio era molto grande e lussuoso già da fuori, la particolarità che aveva era una chitarra formata gigante che si ergeva come monumento, che era il simbolo del marchio.
L’interno era ancora più bello dell’esterno: era diviso in due parti, la parte del casinò posta sulla sinistra, dove vi erano tutti i giochi propri del casinò e la parte dell’hotel.
La sala pranzo era quella tipica dell'hard rock cafè, per cui molto sullo stile “rock”, ma con una certa eleganza.
La hall era molto grande e spaziosa ed era adornata con dei divanetti bianchi e dei graziosi puf e ovviamente vi era la televisione.
Sul retro vi era la grandissima piscina, munita di sdraio ed anche di palme, che a Las Vegas non mancano mai.
I quattro prescelti, dopo essersi ripresi dallo shock, si avvicinarono alla reception, prendendo così le camere, che erano vicine.
Dopo essere entrati nelle loro lussuose camere, entrambe con il letto matrimoniale, un televisore al plasma, la terrazza con una vista mozzafiato, si sdraiarono nei loro letti stanchi per il lungo viaggio.
“Wow questo posto è magnifico!” esclamò entusiasta Tai.
“Già, immagino avrai speso una cifra!” appuntò Sora, con una vena di rimprovero nelle ultime parole.
“No, è questa la cosa che mi stupisce di più: non ho speso molto!” disse il leader.
“Allora vuol dire che sei un uomo fortunato” gli fece notare la fidanzata, avvicinandosi a lui, che era sdraiato accanto a lei.
Posò le sue delicate mani sul viso di lui, posandogli un tenero bacio, per ringraziarlo dello splendido regalo.
Tai però, volle approfondire questo casto bacio, attirando di più a sé la compagna e cingendole la vita con la mano; Sora, però, si spostò di poco.
“Tai, quante volte ti ho detto di non baciarmi così davanti al bambino!” lo rimproverò, indicando il figlio, che nel frattempo si era avvicinato ai genitori.
Intanto Matt e Mimi avevano già disfatto le valigie e la castana si era infilata sotto la doccia, mentre il biondino si era sdraiato sul letto, cadendo in un sonno profondo.
Anche Tai e Sora avevano disfatto le loro valigie e la giovane mamma aveva cambiato il suo pargoletto, così raggiunsero di sotto i loro amici.
Entrarono nel ristorante dell'hotel, così grande, da poter ospitare un ricevimento.
E ordinarono i tipici panini enormi dell’hard rock, che di solito erano conditi con hamburger, patatine e salse varie; gli americani, in quanto a panini conditi in maniera strana, non li batteva nessuno.
E così, dopo aver consumato la loro abbondante cena, andarono subito a letto, senza nemmeno fermarsi un minuto al casinò, stanchi per il lungo viaggio e soprattutto a causa del jetlag.
Ma l’indomani ci sarebbero andati, specie Tai che ci teneva tanto a vincere tanti soldi, avendo in mente già come spenderli.
 
    

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Capitolo 3
*** Fortuna e Misurderstandings ***


Il Sole splendeva alto nel cielo nella calda città di Las Vegas, l’Hard Rock Hotel si era già riempito di clienti che uscivano a visitare la città oppure che si rintanavano nel casinò; i quattro digiprescelti si erano alzati da poco e si stavano preparando per affrontare il primo giorno della loro piccola vacanza.
“Tai sbrigati, sennò arriviamo in ritardo!” aveva urlato Sora, bussando alla porta del bagno, nel quale il fidanzato era rinchiuso da un paio di interminabili minuti.
“Sì un minuto!” gridò Tai dalla doccia.
La ramata ne approfittò per sistemare il suo piccolo, aggiustandogli la maglietta di un color azzurro, e allacciandogli le scarpe da ginnastica.
Il castano uscì dal bagno e si vestì in modo semplice: dei bermuda di jeans e di sopra una maglietta blu scura, ai piedi, come sempre, le scarpe da ginnastica.
Una volta pronti, uscirono dalla stanza e si diressero verso l’ascensore, dove trovarono i loro migliori amici, che li attendevano pazientemente.
“Finalmente!” si lamentò Mimi, avvicinandosi a Sora.
“Scusate, è colpa mia” si scusò il digiprescelto del coraggio.
“Non ne avevo dubbio!” esclamò Matt, che era appoggiato alla parete.
“Su non prendetevela con lui, la colpa è anche mia che ho perso tempo a sistemare Tai” s’intromise Sora, difendendo il suo uomo.
“Sora sei sempre la solita, lo difendi sempre!” le fece notare l’amica.
Il giovane Ishida, intanto, chiamò l’ascensore, il quale, per loro fortuna, non tardò ad arrivare, per cui, dopo esserci entrati, scesero al piano terra, in cui vi era la grandissima sala pranzo.
La sala da pranzo era enorme, ci poteva entrare un’intera comunità; i tavoli erano riposti a cerchio, ed erano rotondi e le sedie erano molto alte e di un color bianco, che dava sul panna.
I ragazzi, dopo aver preso posto, si diressero al bouffe, dove presero tutto ciò che era a loro diposizione: ovvero la tipica colazione americana, composta da uova strapazzate, bacon, pancake; ma vi erano anche i cereali, pane con la nutella o la marmellata, o per chi voleva mangiare qualcosa di più sano, anche della frutta, come le mele e le banane.
Finito di fare l’abbondante colazione, i prescelti decisero cosa fare durante la giornata, per cui ritornarono alla hall e si sedettero su uno dei tanti divanetti disponibili.
“Allora che vogliamo fare?” domandò la digiprescelta della purezza.
“Io vorrei andare al casinò”rispose Tai.
“No Tai, è troppo presto per andarci. Perché invece non andiamo alle spiagge artificiali così ci rinfreschiamo?” propose la ramata, bocciando la proposta del fidanzato.
“Concordo con Sora!” la asserì la castana.
“Matt? Tu cosa ne pensi?” chiese il castano, sperando che l’amico fosse d’accordo con lui.
“Per me è uguale, possiamo andare al casinò, ma anche alla spiaggia” disse semplicemente.
“Sei sempre il solito indeciso!” lo canzonò la fidanzata.
“Mmm.. allora possiamo fare così: voi ragazze andate alla spiaggia, mentre io e Matt andiamo al casinò. Per pranzo ci rivediamo qui alla hall, d’accordo?” propose il leader dei prescelti.
La prescelta dell’amore sbuffò; Tai era proprio testardo ed era difficile fargli cambiare idea, e lei non voleva litigare di prima mattina e soprattutto il primo giorno di vacanza, per questo motivo non obiettò la decisione del ragazzo.
“D’accordo Tai” disse, difatti, Sora.
Mimi, però, non era per niente d’accordo; era venuta fin qui per poter passare più tempo con il suo ragazzo, ma decise di non lamentarsi, come al suo solito, perché sapeva che il biondino si sarebbe arrabbiato.
“Anch’io” esclamò la castana.
“Ok, allora ci vediamo dopo” esclamò il prescelto del coraggio, alzandosi in piedi e avvicinandosi alla fidanzata e posandole un dolce bacio.
Ma il bacio di Sora era freddo: era arrabbiata per la decisione del compagno. E Tai l’aveva capito, ma non poteva spiegarle il vero motivo per il quale voleva assolutamente andare al casinò.
“Dai amore non essere arrabbiata, staremo insieme questo pomeriggio” si scusò, facendole gli occhi dolci e chiamandola amore, cosa che lui non faceva mai, salvo rare occasioni.
La ragazza si convinse e cinse il collo del suo amato, schioccandogli un piccolo, casto bacio.
“Va bene amore, ci vediamo dopo” gli disse a fior di labbra.
Poi prese il suo bimbo e aspettò l’amica che stava salutando il suo compagno.
“Non fare sciocchezze!” lo ammonì la castana, sapendo che il suo uomo era molto popolare tra le ragazze.
“Tranquilla” la rassicurò il biondino.
Poi le diede un piccolo e fugace bacio a fior di labbra e raggiunse il suo amico che lo stava aspettando poco più in là, mentre la prescelta della purezza si avvicinò a Sora per poi uscire dall’edificio.
I due amici entrarono nell’enorme casinò, popolato da innumerevoli giochi che non avevano mai visto, ma che comunque conoscevano.
Subito Tai decise di iniziare a giocare e fatto sedere al banco dal croupier, iniziò a giocare alla roulette.
Il gioco consisteva in un disco diviso in trentasette settori numerati da zero a trentasei e colorati alternativamente in rosso o in nero. Il disco è fatto girare del croupier, che poi vi lancia un pallina bianca, che inizia a girare in senso opposto a quello della roulette e si ferma in uno dei settori numerati, determinando il numero vincente.
Il gioco iniziò e tutti i partecipanti puntarono le loro fish, Tai incluso e dicendo il numero che secondo loro sarebbe uscito; Tai punto sul 10 rosso.
Il croupier fece, perciò, girare il disco per poi successivamente lanciare la pallina, che iniziò a girare, sempre più velocemente, fin quando si fermò; e fortuna volle, che la sua tappa fosse proprio il dieci rosso, Tai vinse tutto.
Ma il giovane prescelto non si fermò qui, dopo altre due vincite alla roulette, decise di cambiare gioco, dedicandosi alla slot machine.
Si avvicinò, quindi, alla slot machine e vi si sedette di fronte ed inserì il proprio gettone. Spinse quindi il piccolo pulsante, posto sulla macchina, e il gioco iniziò, vinse facendo una tripletta perfetta ed incassò il suo ambito premio in denaro.
Ma ancora non volle fermarsi, continuò a giocare a quel gioco per ore e ore vincendo sempre: sembrava proprio che la sua fortuna fosse inesauribile.
Intanto il giovane Ishida, annoiato, decise di andare al bar e prendersi un drink, ovviamente analcolico, data l’ora.
Stava bevendo il suo drink, quando notò due occhi neri che lo osservavano: due posti più in là del suo vi era una giovane donna, che doveva avere pressoché la sua età. Indossava un aderente vestito che le arrivava poco sopra il ginocchio e dalla scollatura profonda, i suoi capelli erano lunghi e castani e leggermente mossi.
E guardava il biondino intensamente; a un certo punto, s’inumidì le labbra con la lingua, non togliendo gli occhi di dosso dalla sua dolce preda.
Matt fu invaso da un’ondata di calore e sentì che il suo amico lì sotto era uscito dal suo letargo; quanto avrebbe voluto che la sua Mimi fossi lì in quel momento.
Purtroppo per lui la prescelta della purezza non c’era, era difatti con Sora alle spiagge artificiali, sdraiata su una comoda sdraio a prendere il cocente Sole di mezzogiorno.
A un certo punto la giovane Tachikawa sentì una fitta al cuore, come se fosse appena successo qualcosa. Si portò la mano al petto e si mise seduta agitata.
“Mimi qualcosa non va?” domandò la ramata, notando l’agitazione dell’amica.
“Io… non lo so, ho come la sensazione che sia successo qualcosa a Matt” rispose.
“Mmm… torniamo in albergo” propose la digiprescelta dell’amore.
La castana annuì e si alzò dalla sdraio, rimettendo l’asciugamano nella borsa da mare e indossando il copricostume, mentre Sora rivestiva suo figlio e rimetteva apposto gli asciugamano ed indossava il copricostume.
Nel frattempo in albergo, la giovane misteriosa donna si era avvicinata a Matt, non smettendo nemmeno una volta di fissarlo incessantemente.
“Tutto solo?” domandò, con un tono sensuale e seducente.
“Ehm... sì” balbettò il prescelto dell’amicizia.
“Poverino, ci penso io a farti compagnia” disse, alzandosi in piedi e avvicinandosi ancora di più al giovane, finendo a pochissima distanza dalle sue labbra.
Il biondino iniziò a sudare ancora di più; non poteva, non doveva cedere, lui amava Mimi e non poteva tradirla.
Purtroppo, però, qualcuno aveva visto la scena: erano Mimi e Sora appena giunte nella hall dell’albergo.
La castana si fermò sgranando gli occhi e spalancando la bocca: avrebbe voluto urlare contro quello stronzo e a quella puttana, ma non lo fece; bensì si voltò di scatto e scappò via, scoppiando in un pianto isterico.
“No, mi dispiace, ma io sono fidanzato” disse Matt, con tutta la forza di volontà che possedeva.
Poi si alzò e se ne andò via, lasciando la misteriosa donna lì e con un due di picche.
“Sora, che ci fai qui? Dov’è Mimi?” domandò Matt, incrociando la sua ex.
La ramata non sapeva se dirgli o no che avevano visto tutta la scena e che la castana era corsa via piangendo, scelse, alla fine, di non dirglielo.
“Ehm… è uscita… Tai dov’è?” sviò il discorso.
“Ancora al casinò” rispose il prescelto dell’amicizia, per poi oltrepassare l’amica e andando a cercare Mimi.
Sora, dopo aver lasciato il suo bimbo alla security che stava davanti al casinò, andò alla ricerca del suo amato e lo trovò che giocava alla slot machine.
“Tai, ancora qui sei? Forza andiamo a mangiare!” disse.
Il giovane le diede retta, solo perché sentiva i morsi della fame, altrimenti l’avrebbe ignorata.
“Ok, faccio l’ultima e andiamo” rispose.
“Sbrigati, io ti aspetto fuori con Tai” disse la giovane mamma, uscendo dal quel luogo che non le piaceva.
Già non le andava giù che il suo fidanzato passasse tutto questo tempo, rinchiuso in quella sala.
Il castano riprese la sua partita, vincendo ancora per l’ennesima volta.
Intanto Matt era uscito in cerca di Mimi, ma non la trovò da nessuna parte, chissà dov’era finita? Si domandò.
  

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Capitolo 4
*** La fortuna si esaurisce ***


Corse, mentre le lacrime scendevano copiose dal suo viso, fino a quando si fermò davanti alla grandissima fontana di fronte all’albergo e vi si sedette, tenendosi le mani sul volto per evitare di essere vista mentre piangeva.
“Qualcosa non va?” domandò una misteriosa voce.
La castana allora alzò il viso e vide che seduto accanto a lei, vi era un giovane uomo, che doveva avere pressoché la sua età, dai capelli castani e gli occhi di un bellissimo verde.
“è tutto apposto non si preoccupi”rispose la giovane Tachikawa.
“No, non ci credo” la smentì il giovane.
“Beh a dir la verità, prima ho visto il mio ragazzo che ci provava con altra” confessò, scoppiando di nuovo a piangere.
Il castano si avvicinò ancora di più, posandole i capelli dietro l’orecchio sinistro e facendo voltare la fanciulla verso di lui.
“Beh se io fossi il tuo ragazzo, ci penserei due volte prima di provarci con un’altra” le disse, sorridendo e mostrando dei denti perfettamente dritti e di un bianco smagliante.
E la prescelta della purezza ne rimase ammaliata, per un attimo smise di pensare a Matt e ciò che aveva visto un attimo prima, decidendo di lasciarsi tutto alle spalle.
“Davvero?” domandò, sorridendo a sua volta.
“Sì! Anzi sai che ti dico? Basta piangere e vieni con me! Ti offro il pranzo!” esclamò, alzandosi in piedi e porgendo la mano alla castana.
“Molto volentieri! Ah, a proposito, come ti chiami?” domandò, afferrando la sua mano.
“Io sono Oliver, molto piacere” rispose il giovane.
“Io sono Mimi piacere” gli sorrise.
Insieme andarono a pranzare in un bellissimo ristorante costoso e super lussuoso, poco distante rispetto all’hotel.
Se solo fosse arrivato prima, il giovane Ishida avrebbe visto tutta la scena e sicuramente sarebbe stato invaso da un impeto di gelosia e avrebbe preso a pugni quel tizio che ci stava spudoratamente provando con la sua fidanzata.
Purtroppo, quando giunse davanti alla fontana, non vi trovò nessuno. Ma dove poteva essere? Si domandò il biondino.
Decise di chiamarla, ma la ragazza non gli rispose, suscitando ancora di più la preoccupazione da parte del fidanzato.
E se avesse visto tutto? Si domandò in preda al panico. No, non poteva essere così, di sicuro Sora glielo avrebbe detto, ma si sbagliava.
Decise di rientrare e raggiungere i suoi due amici, sperando che presto la sua amata sarebbe tornata.
Intanto Tai, finita l’ultima partita, decise controvoglia di uscire dalla sala giochi e di raggiungere la sua famiglia: sentiva i morsi della fame e non riusciva a concentrarsi.
“Era ora!” lo rimproverò la ramata, quando lo vide uscire dal casinò.
“Scusami tanto, ma mi sono lasciato trasportare” si scusò il digiprescelto del coraggio, scoccando un dolce bacio alla sua amata.
“Sei perdonato per stavolta, ma non prenderci troppo la mano o finirai per perdere tutto!” lo ammonì la prescelta dell’amore.
“Tranquilla” la rassicurò il castano, facendole l’occhiolino.
“Ragazzi non trovo Mimi, ma andiamo a pranzo, ci raggiungerà dopo” disse Matt, avvicinandosi alla coppia.
Sora si preoccupò, forse avrebbe fatto meglio a inseguire la sua amica e consolarla, invece non l’aveva fatto, perché anche lei era preoccupata per il suo uomo.
Si diede della sciocca, chissà dov’era andata Mimi, si domandò. E se si fosse persa? Si chiese, preoccupata.
Dopo l’avrebbe chiamata, per accertarsi che stesse bene.
I quattro si avviarono verso la sala pranzo, che era la stessa in cui avevano fatto colazione quella mattina, e si sedettero in uno dei tavoli centrali, lasciando il posto libero per Mimi, sperando che presto li avrebbe raggiunti.
Si misero in coda al tavolo del buffet, ripieno, come sempre di gustose leccornie, come la pasta italiana con salse di grande varietà, carne di primo taglio e molto grosse e tante altre pietanze tipiche americane.
I quattro prescelti si sedettero a tavola e iniziarono a mangiare tutto ciò che erano riusciti a prendere.
Il prescelto dell’amicizia, però, era silenzioso e con un'aria assente, motivo per cui Tai e Sora si preoccuparono.
“Qualcosa non va?” domandò il leader dei prescelti.
“Sono preoccupato per Mimi” ammise il biondino.
“Matt sta tranquillo!Vedrai che avrà visto un negozio che le piaceva e lo starà svaligiando!” lo rassicurò il suo migliore amico.
Il digiprescelto si convinse che ciò che aveva appena detto il suo migliore amico fosse vero e che quindi non aveva nessuna ragione per essere preoccupato, ma dentro di sé aveva una strana sensazione, chissà se era vera? Si domandò.
“Per distrarti, perché non vieni al casinò con me?” gli propose il castano.
“No grazie, credo che andrò al bar a bere e ad aspettare Mimi” rifiutò il biondino.
“E tu Sora che fai? Vieni con me?” domandò alla fidanzata.
“No io salirò in camera, così lavo Tai e mi faccio una doccia che so di salsedine” rispose la ragazza.
Presero anche il dessert: una gustosa torta al cioccolato, e dopo aver finito di mangiare, si divisero, andando ognuno per la propria strada; Tai ritornò al casinò, Matt si sedette al bar ed ordinò una grappa per digerire, infine Sora salì in camera con suo figlio.
Il digiprescelto del coraggio si sedette subito al tavolo del croupier, pronto per iniziare una nuova partita alla roulette.
Scelse il numero che secondo lui avrebbe vinto: l’undici nero; la roulette iniziò a girare e il croupier inserì la pallina, che dopo aver compiuto pochi giri, si fermò, ma non sul numero di Tai che perse tutto.
Il giovane iniziò ad andare in panico; che sarà mai una partita persa? Si domandò; la prossima sarebbe andata sicuramente meglio! Si disse.
Decise di giocare al suo gioco preferito: la slot machine.
Inserì il gettone e premette il pulsante, ma non vinse e perse di nuovo tutto.
Ma non si diede per vinto, possibile che la sua fortuna si fosse già esaurita? Si domandò.
No, si disse, non poteva finire così, decise di giocare ancora e ancora, ma non vinse mai e finì per perdere tutto.
Intanto il giovane Ishida era ancora al bar che sorseggiava un drink analcolico e che aspettava la sua dolce metà.
Subito la sua attenzione fu richiamata da una risata che conosceva bene, si girò verso l’ingresso e vide la sua amata a braccetto con uno sconosciuto.
Digrignò i denti e strinse la mano a pugno, conficcandosi le unghie nella carne, si alzò di scatto e si avvicinò ai due, sferrando un pugno in pieno volto a quel ragazzo e facendolo cadere al suolo.
La prescelta della purezza urlò e s'inginocchiò accanto alla sua nuova conoscenza, accertandosi che stesse bene.
“Ma che ti è saltato in mente?” sbraitò, infuriata.
“Come che mi è saltato in mente? Che è saltato in mente a te? Mi tradisci con questo?” urlò iracondo il biondino.
“Io non ti sto tradendo! Sei tu che mi hai tradito con quella! Ed ora se non ti dispiace noi ce ne andiamo!” tuonò la fanciulla aiutando a rialzarsi il suo nuovo amico, per poi andarsene insieme a lui.
Matt rimase lì immobile; ora capiva tutto: evidentemente Mimi aveva visto quella ragazza che ci provava con lui, ma non aveva visto il suo rifiuto, per questo si era arrabbiata.
Doveva fare qualcosa e spiegarle che si era sbagliata e che ciò non era altro che il frutto di un terribile misunderstanding.
Entrò nell’ascensore, andando al piano, dove c’era la sua stanza, sperando di trovare lì la ragazza.
Non appena le porte dell’ascensore si aprirono, incrociò Sora con il suo pargoletto.
“Sora, hai visto Mimi?” domandò.
“No, tu hai visto Tai?” chiese di rimando la giovane.
“è ancora al casinò. Quando la vedi, dille per favore che le devo parlare” rispose il biondino.
La ramata annuì e, insieme al figlio, entrò nell’ascensore, mentre il prescelto dell’amicizia ne usciva, dirigendosi in camera.
Una volta giunta al piano terra, Sora incontrò la sua migliore amica.
Un sorriso si dipinse sul suo volto non appena incrociò il suo sguardo.
“Mimi sei tornata! Dove sei stata? Matt era così preoccupato e ti sta cercando dice che ti vuole parlare” la bombardò di informazioni.
La castana strinse i pugni e indurì lo sguardo.
“Non voglio parlare con quello, non dopo quello che mi ha fatto e che ha fatto ad Oliver!” gridò, arrabbiata.
La digiprescelta dell’amore spostò lo sguardo poco più in là e vide che poco distante dall’amica vi era un bellissimo ragazzo dai capelli castani e gli occhi verdi.
Ora capiva perché Matt era così agitato, decise di dire a Mimi ciò che era successo mentre era scappata.
“Ascolta Mimi, parla con Matt. Quando te ne sei andata è successo dell’altro, ma non è come credi tu, anzi il contrario, Matt ha mandato via quella ragazza” le rivelò la giovane.
La prescelta sbuffò; forse doveva parlare con Matt.
“Ok ci parlerò” la asserì.
Poi ognuna andò per la propria strada: Mimi di sopra e Sora al casinò a raggiungere il suo fidanzato.
Prima, però, Sora lasciò suo figlio a Mimi, poiché non poteva entrare al casinò, vietato ai minori.
Una volta entrata nell’enorme sala, vide l’amato davanti alla slot Machine, con uno sguardo perso, perciò, preoccupata si avvicinò a lui, per accertarsi che fosse tutto apposto.
“Tai tutto apposto?” domandò la ramata.
Il giovane deglutì, e ora che avrebbe fatto? Si domandò. Forse avrebbe fatto meglio a rivelarle tutta la verità.
“Sora ho perso tutto” le disse, evitandola di guardarla negli occhi.
La giovane strinse i pugni, lo sapeva che non poteva fidarsi di lui! E ora come avrebbero fatto! Si disse.
“Tai, come hai potuto? Ora come facciamo? Te lo avevo detto di non fare sciocchezze! Ma tu come al solito non mi hai ascoltato! Anzi ti sei rintanato qui dentro a giocare a questi stupidi giochi!” urlò, per poi andarsene via.
Il leader dei prescelti la seguì, sperando che lo potesse perdonare.
“Ti prego amore perdonami” la supplicò, seguendola fino agli ascensori.
“Non chiamarmi amore! Anzi sai che ti dico? Ora prendi tuo figlio e ci passi un po’ di tempo, visto che non l’hai calcolato minimamente!” tuonò, prendendo il bimbo dalle braccia di Mimi, poco distante da loro.
Poi entrò in ascensore sparendovi dentro e dirigendosi nella sua camera.
E il giovane Kamiya rimase lì, nell’atrio con in braccio suo figlio che, a causa degli urli aveva iniziato a piangere.
Perché era andata così? Perché non aveva dato ascolto alla sua amata? E non aveva smesso quando era ancora in tempo? Così facendo avrebbe potuto finalmente renderla felice, ma ora era troppo tardi. Chissà se Sora sarebbe riuscita a perdonarlo? Si domandò.
 

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Capitolo 5
*** Tutto è bene quel che finisce bene ***


Il giovane digiprescelto del coraggio uscì con in braccio suo figlio, che non smetteva di piangere; si sedette sopra le grandi scalinate che conducevano al marciapiede, posando il suo bimbo sulle gambe, cercando di calmarlo, invano.
“Tesoro smetti di piangere, si sistemerà tutto con la mamma. È solo un po’ arrabbiata con papà, vedrai che tra un pochino le passerà” disse con un sorriso al bimbo.
Sapeva benissimo che il motivo per il quale il dolce bimbo piangeva, era perché lui e la ramata avevano litigato; al piccolo Kamiya non piaceva vedere i genitori urlare, ciò lo spaventava.
E il castano cercava di rassicurarlo dicendogli quelle parole, ma stavolta sapeva di averla fatta grossa e che difficilmente avrebbe ottenuto il perdono della sua dolce Sora.
Ma avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di farsi perdonare dall’amore della sua vita, non ne aveva dubbio.
*****
Il giovane Ishida, una volta giunto davanti alla porta della sua stanza, la aprì, sperando di trovarvi dentro la sua amata; ma così non fu, la stanza, infatti, era vuota.
Forse la castana era rimasta di sotto con il suo nuovo amichetto, si disse, così decise di andare di sotto a controllare, tanto valeva tentare.
Uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle; attraversò il lungo e stretto corridoio, costernato di quadri che ritraevano momenti della storia dell’hard rock, fino ad arrivare davanti all’ascensore; vi premette il pulsante e aspettò che il mezzo giungesse al suo piano.
Quando le porte si aprirono, il biondino si avviò verso l’entrata, non facendo caso a chi stava uscendo dall’ascensore.
“Matt!” esclamò una voce, quella di Mimi.
“Mimi finalmente! Ti stavo cercando! Ti devo parlare!” tuonò il prescelto dell’amicizia.
“So già tutto! Sora mi ha detto ogni cosa! Ma con me non attacca! Non ci credo! Addio!” urlò, per poi afferrare la mano della suo nuova conoscenza e dirigersi verso la sua camera.
“Ma è la verità! Ti prego Mimi credimi!” le gridò il giovane.
Ma la fanciulla non si voltò, né tantomeno tornò indietro, bensì proseguì il suo cammino con la sua nuova fiamma.
Matt strinse i pugni, perché non gli voleva credere, si domandò?
Sconfitto, entrò nell’ascensore, dirigendosi verso il piano terra.
****
Era troppo nervosa, anzi no, amareggiata, sapeva che il suo uomo commetteva sempre delle sciocchezze e spesso si ficcava pure nei guai, ma mai si sarebbe aspettata che potesse arrivare a tanto.
Si alzò dal letto e asciugò le lacrime che, copiose, rigavano il suo dolce viso, andò in bagno, si sciacquò il viso e si aggiustò il trucco, che le era colato.
Poi decise di uscire a farsi una passeggiata, per riflettere e decidere cosa fare.
Mentre percorreva il lungo e stretto corridoio, teneva la testa bassa e aveva lo sguardo assente, era evidente che non si era ancora ripresa e non sapeva quanto ci avrebbe messo a farlo.
Lei amava Tai, su questo ne era certa e voleva costruire con lui una famiglia, ma come poteva farlo se lui sperperava i loro risparmi in cose futili come il gioco d’azzardo? Si chiese, continuando a camminare.
“Sora! È tutto apposto?” domandò Mimi, che insieme ad Oliver, stava passando accanto all’amica.
La giovane mamma alzò la testa, come se fosse stata risvegliata dal suo stato di trance e guardò l’amica con uno sguardo spento e triste.
E la giovane Tachikawa capì che c’era qualcosa che non andava: conosceva troppo bene la sua migliore amica.
“Sora, qualcosa non va?” chiese preoccupata.
“è successo qualcosa con Tai” ammise la ramata.
“Oliver, tu vai in stanza e aspettami lì, è la 116” si rivolse al ragazzo.
Una volta che il giovane si allontanò, Mimi incitò l’amica a parlare; e più andava avanti e più rimaneva stupita di ciò che sentiva.
“Non ci posso credere, non pensavo che Tai avesse una dipendenza dal gioco d’azzardo!” esclamò la castana, stupita.
“Già non lo credevo pure io! Ho cercato di dirgli di non passare tutto il tempo al casinò, ma niente, non ha voluto ascoltarmi!” disse la prescelta dell’amore, con un tono arrabbiato.
“Beh secondo me c’è un motivo per il quale Tai ha iniziato a giocare al casinò” ipotizzò la Tachikawa.
“Beh spero per lui che sia una ragione valida!” tuonò la giovane mamma.
“Perché non vai a chiederglielo?” propose la digiprescelta della purezza.
La ramata ci rifletté un attimo: forse l’amica aveva ragione; se c’era una cosa che sapeva, era che il suo amato non agiva mai senza un valido motivo; quindi, forse, avrebbe fatto bene a domandarglielo per poi decidere se fosse o no valido.
“E va bene mi hai convito!” le rispose.
“Buona fortuna!” le gridò Mimi, mentre l’amica si allontanava verso l’ascensore.
Ed anche lei si avviò verso la sua camera, in cui la aspettava la sua nuova conquista.
 
****
Una volta aperto l’ascensore, il biondino decise di andare fuori a fumarsi una sigaretta, in modo tale da alleggerire la tensione e ragionare a mente fredda.
Una volta fuori, riconobbe subito una sagoma a lui famigliare: seduto sulla grande scalinata, infatti, vi era seduta una figura dalla folta chioma castana, sopra di lui ve ne era una piccolissima; erano Tai e suo figlio.
Li raggiunse e si sedette accanto all’amico d’infanzia, notando subito che aveva l’aria assente e triste.
“Hai litigato con Sora?” domandò in maniera schietta, sapendo che era quello il motivo di cotanta tristezza da parte del castano.
Il leader, infatti, annui, facendo intendere all’amico che aveva indovinato.
“Ho perso tutto al casinò e lei si è arrabbiata” confessò il prescelto del coraggio.
“Sei stato uno stupido Tai!” lo rimproverò il biondo.
“Lo so” ammise il castano.
“Ma Sora ti ama, vedrai che ti perdonerà” lo rassicurò il prescelto dell’amicizia.
“Come fai a saperlo?” domandò il leader, volendo conoscere la risposta.
“Ti ha perdonato per cose peggiori, quindi ti perdonerà anche per questa” gli rispose Matt.
“Hai ragione! Vado a parlarle!” esclamò il giovane papà, riprendendo il suo tipico entusiasmo.
“Tu hai trovato Mimi?” chiese.
“Sì ed è arrabbiata con me, perché una ragazza ci ha provato con me. Ho provato a spiegarle tutto, ma lei non mi crede, così se ne andata con un altro” spiegò il biondino, con un tono triste.
“Conosco Mimi troppo bene, non andrebbe mai con un altro” lo rassicurò il castano.
“Hai ragione! Riprovo a parlarle!” esclamò, determinato.
E così entrambi si alzarono e tornarono dentro, decisi a chiarirsi con le rispettive metà.
 
****
Perché fra tutti i momenti, sua madre aveva deciso di chiamarla proprio in quello? Si domandò la digiprescelta dell’amore, chiudendo la chiamata.
Chiamò l’ascensore, sperando che fosse già al piano, purtroppo non era così, e dovette aspettare che arrivasse al suo piano, il quarto.
Perché ci metteva tanto ad arrivare? Si chiese, spazientita.
Più passava il tempo e più rischiava di non incrociare il suo amato, con il quale voleva assolutamente chiarire.
La porta si aprì rivelando le due persone che erano dentro.
Due di loro sgranarono gli occhi sorpresi, non credevano di incrociarsi con cotanta facilità.
“Sora!” esclamò Tai.
“Tai!” esclamò la giovane.
Entrambi si avvicinarono, mentre il loro amico li oltrepassava, dirigendosi verso la sua stanza, anche lui per chiarire con la sua amata.
“Ti devo parlare” esordì il leader, stringendo con la mano libera, quella destra della sua amata.
“Sì anch’io” disse la ramata.
Il giovane deglutì, non voleva sapere ciò che gli doveva dire la fidanzata; temeva fosse una notizia spiacevole.
“Prima tu” lo incitò la prescelta.
“Ok. Sora se ho iniziato a giocare d’azzardo era perché volevo guadagnare una fortuna e renderti felice” ammise il castano.
“Ma Tai non ho bisogno del denaro per essere felice” gli disse, posandogli la mano sinistra sul viso e sorridendogli.
“Lo so. Ma vedi io volevo comprarti quell’anello di Tiffany che ti piace tanto e farti la proposta” confessò il leader.
La fanciulla sorrise; allora era questo il motivo per quale aveva commesso tutte quelle sciocchezze; che romantico che era, si disse, avvicinandosi di più a lui e sorridendo.
“Sei uno stupido, Tai” gli sussurrò a poca distanza dalle sue labbra, per poi posargli un dolce bacio.
Il castano le cinse la vita con la mano libera, mentre approfondiva quel bacio, rendendolo travolgente, ottenendo il consenso dell’amata e facendo iniziare una dolce danza tra le loro lingue infuocate.
Dopo essersi staccati, si fissarono negli occhi perdendosi in quel mare rispettivamente di cioccolato e di miele; sorridendosi come non facevano da qualche tempo.
“Quindi Sora mi vuoi sposare?” le disse, a pochi centimetri dalle sue labbra.
“Sì” rispose la donna, sorridendo, per poi avventarsi su quelle dolci e morbide labbra che lei tanto amava.
E di nuovo iniziarono la loro travolgente danza, alla quale non volevano porre fine, se non fosse stato per loro figlio, che picchiettando la folta chioma del padre, li fece staccare.
Si diressero tutti e tre in camera, per decidere come recuperare i soldi persi e i dettagli del matrimonio.
****
Il giovane Ishida percorreva il corridoio a passo svelto; voleva arrivare in più in fretta possibile alla sua stanza, poiché temeva che potesse succedere qualcosa tra la sua amata e quel ragazzo che odiava.
Si fermò, poco prima di giungere a destinazione, perché aveva notato che l’oggetto della sua preoccupazione era intento parlare al telefono.
Tirò un sospiro di sollievo, in quanto i suoi peggiori sospetti erano stati smentiti.
Stava per avvicinarsi alla sua dolce metà, quando sentì la porta della sua stanza aprirsi e poi richiudersi.
Si girò e vide quell' odioso ragazzo che in modo molto sospetto e svelto si stava dirigendo verso l’ascensore.
Era molto strano, si guardava sempre intorno, come se controllasse che non ci fosse nessuno in giro; ed era piegato in avanti, come se nascondesse qualcosa dentro la felpa grigia che aveva addosso.
Il digiprescelto dell’amicizia lo raggiunse, e lo bloccò, posando la mano sulla sua spalla e facendolo voltare, spaventato.
“Dove vai?” domandò il biondino.
“Nella mia stanza” rispose brevemente il castano, sviando il discorso.
“Cosa nascondi lì sotto?” chiese il prescelto, indicando la felpa del ragazzo.
“Niente” balbettò, nascondendo ancora di più la sporgenza della felpa.
“Fammi vedere!” esclamò Matt, prendendo per il cappuccio della felpa il nemico.
Oliver tese le braccia in avanti e, tutto ciò che era nascosto sotto la felpa, cadde sul pavimento, coperto da un tappeto rosso.
Erano soldi, circa 100 dollari, una collana di perle, un bracciale d’oro e vari oggetti di bigiotteria; era evidente che aveva rubato.
Il digiprescelto dell’amicizia fu invaso da un impeto di rabbia e, senza esitazione, sferrò un pugno al ladro, facendolo cadere a terra e facendogli uscire sangue dal naso.
“Ma che succede?” domandò Mimi, spaventata, che non appena si liberò dal telefono, si era avvicinata preoccupata.
“Il tuo amico ha rubato in camera nostra, ed io l’ho appena beccato!” esclamò, indicandole la roba rubata, che giaceva ancora in terra.
“Ed io che pensavo fossi un bravo ragazzo!” gridò la castana, sferrando uno schiaffo al povero malcapitato.
“Mi dispiace Matt, sono stata una stupida, avrei dovuto crederti fin dall’inizio” si scusò con il fidanzato.
“No, io sono stato uno stupido!” ribatté il biondino.
“Ti amo” gli disse Mimi, per poi baciarlo d’impeto.
Il prescelto approfondì il bacio, attirando di più a sé l’amata e cingendole con una mano la vita, e con l’altra afferrandogli la nuca e accarezzando i morbidi capelli che amava tanto.
Il travolgente e passionale bacio durò poco, i due furono costretti a staccarsi, poiché avevano sentito un rumore; si girarono verso il ladro e videro che stava scappando.
Iniziarono a inseguirlo, fortuna volle che il tragitto di Oliver durasse poco: aveva percorso qualche metro che si scontrò con il giovane Kamiya, cadendo a terra.
“Fermo ladro!” urlò Matt, avvicinandosi ai tre.
Tai alzò di peso il giovane che giaceva di fronte a lui e lo immobilizzò, in modo tale che non potesse fuggire.
Matt, insieme a Mimi, una volta giunto dai tre, perseguì il ladro, riprendendosi le sue cose.
Poi tutti insieme scesero alla hall e denunciarono il furto. Il receptionist, dopo aver guardato le telecamere di sicurezza, diede ragione ai prescelti, così Oliver fu arrestato dalla polizia, chiamata subito dopo dal direttore dell’albergo.
I quattro amici furono ricompensati e con il denaro appena ricevuto, Tai comprò all’amata un anello di fidanzamento, anche se non di Tiffany, ma comunque bello (era di oro bianco e con incastonato un piccolo splendente diamante).
****
Un nuovo giorno era appena iniziato, il Sole splendeva alto nel cielo; la giovane prescelta dell’amore era già sveglia e con lei Mimi; per lei oggi era un giorno importante: quello del suo matrimonio.
Aveva deciso con il suo futuro sposo di sposarsi lì a Las Vegas, famosa per i matrimoni lampo, per poi, una volta ritornati in Giappone, risposarsi con il rito Giapponese e festeggiare con tutti i loro amici.
Erano riusciti a trovare anche le fedi, molto classiche, ed anche il vestito da sposa; molto semplice, era bianco, come da tradizione, non troppo lungo, le arrivava poco sotto il ginocchio, e non era nemmeno troppo attillato, né tantomeno troppo largo; ai piedi la giovane sposina aveva delle scarpe con il tacco color champagne.
I capelli erano raccolti in uno chignon che le lasciava cadere sulla fronte, la sua frangia; il trucco era leggero e molto semplice.
Le due, una volta che la sposa fu pronta, uscirono dalla stanza e si diressero verso la cappella dell’albergo, dove vi era già lo sposo che attendeva con impazienza la sua dolce metà.
La marcia nuziale partì e la sposa, con la sua damigella, fece il suo ingresso.
Il giovane Kamiya rimase incanto di fronte a quella soave visione; la sua amata era stupenda, sembrava un angelo caduto dal cielo.
Le sorrise, come solo lui sapeva fare, e la ramata ricambiò il dolce sorriso, mentre si avvicinava alla sua meta, ossia l’altare.
Una volta giunta a destinazione, Sora si voltò verso Tai, che non aveva smesso nemmeno per un secondo di sorridere.
“Sei stupenda” le sussurrò, causando il rossore da parte della sua futura moglie.
Il rito fu breve, tipico di Las Vegas, e il prete passò subito alla parte più importante.
“Vuoi tu Tai Kamiya prendere Sora Takenouchi come tua legittima moglie finché morte non vi separi?” domandò il prete.
“Sì lo voglio” rispose lo sposo, non smettendo di fissare l’amore della sua vita.
“E vuoi tu Sora Takenouchi prendere Tai Kamiya come tuo legittimo marito finché morte non vi separi?” si rivolse il prete alla sposa.
“Sì lo voglio” rispose la ramata, sorridendo e guardando il suo amato.
“Vi dichiaro marito e moglie, può baciare la sposa” disse, infine, il prete.
E il castano non se lo fece ripetere due volte, attirò a sé la prescelta dell’amore scoccandole un casto, ma intenso bacio.
Percorsero la navata, mentre i due testimoni lanciavano loro il riso, per poi congratularsi con loro.
Finalmente erano marito e moglie, era da tanto che desideravano compiere questo importante passo e finalmente ne avevano avuta occasione; si sentivano entrambi al settimo cielo e per la prima volta nella loro vita, felici, di poter finalmente creare la loro famiglia.
E la giornata la passarono con i loro migliori amici e il loro dolce figlioletto, che sicuramente non si sarebbe ricordato nulla di tutta quella strana vicenda, poiché la memoria nei bambini si sviluppa a partire dei tre anni, ma sicuramente ci avrebbero pensato i suoi genitori a fargliela ricordare.
 
****
La sera, finalmente giunse e i due sposini, dopo aver lasciato il loro pargoletto ai due migliori amici, si rintanarono nella loro stanza, pronti per passare la loro prima notte di nozze.
Tai non volle attendere oltre, non ce la faceva più ad aspettare, voleva ardentemente la sua ormai moglie.
Per questo attirò a sé la giovane e la baciò, mentre le toglieva il vestito e la lasciava con solo l’intimo addosso; mentre Sora gli toglieva la giacca, nel frattempo che era spinta verso il letto ed esserne adagiata.
“Quanta fretta” gli sussurrò la ramata a pochi centimetri dalle labbra del marito.
“Scusa ma non ce la facevo più ad aspettare” le disse tutt’a un fiato, per poi riprendere a baciarla.
Con le mani percorse tutto il corpo della sua sposa, le gambe toniche, il ventre piatto, fino a giungere ai seni ancora coperti dall’intimo, iniziandoci a giocare, provocando i gemiti della sua dolce metà.
Sora, dal canto suo, non rimase ferma, slacciò la cravatta del castano per poi iniziare a sbottonargli la camicia, passando le mani sui suoi addominali che ogni volta la facevano eccitare.
Tai, avvertendo che il suo amico lì sotto era sveglio, si tolse i pantaloni, interrompendo il suo gioco con i seni dell’amata, rimanendo solo in boxer.
Poi catturò di nuovo le labbra della prescelta, mentre si dedicava al reggiseno, che riuscì a togliere dopo vari tentativi.
Sempre continuando a baciare la moglie, si concentrò sui suoi capezzoli, iniziando a giocarci con le dita e notando che erano già turgidi.
Si staccò da quelle invitanti labbra, concentrandosi sul capezzolo destro della moglie, lambendolo con le sue labbra, mentre la ramata gemeva dal piacere e posava le sue mani sulla chioma di suo marito, intimandolo di non fermarsi; e così fu, poiché il giovane si dedicò anche all’altro capezzolo, ripetendo lo stesso gioco.
Il giovane Kamiya percorse ancora una volta il ventre dell’amata, fino ad arrivare alla zona intima e, in un sol colpo, tolse le mutandine della moglie; e lei fece lo stesso con i suoi boxer.
Il leader la penetrò con due dita, causando ancora una volta gemiti di piacere da parte della digiprescelta dell’amore.
Una volta uscite le dita, costatò che era bagnata e quindi pronta per accogliere il suo amico lì sotto.
Si posizionò meglio su di lei, ed entrò in lei, iniziando a spingere, prima lentamente, poi sempre più velocemente, mentre la moglie, sotto di lui, gemeva dal piacere, supplicandolo di non fermarsi.
E la passione li travolse entrambi; quella notte fecero l’amore con ardore e passione, come non lo facevano da tempo.
Vennero quasi insieme e, dopo essersi accasciati sul letto, caddero tra le braccia di Morfeo, stremati.
 
****
Ora che i piccoli misunderstanding erano stati risolti, la loro piccola vacanza proseguì tranquillamente; Tai non mise più piede nei casinò e si concentrò di più sulla sua famiglia; Matt non si staccò nemmeno per un secondo da Mimi ed anche la castana stava sempre con il suo ragazzo; e Sora, beh lei era la persona più felice del mondo, perché finalmente aveva coronato il suo sogno d’amore: quello di sposarsi con l’amore della sua vita, Tai.
E, come si dice, tutto è bene quel che finisce bene.
 
 
 
 
 

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