dinasty of wolves

di daeronIII
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'assedio ***
Capitolo 2: *** Riunione ***
Capitolo 3: *** Riunione parte 2 ***
Capitolo 4: *** Incoronato ***
Capitolo 5: *** Qual'è il tuo dovere? ***
Capitolo 6: *** Il primo giorno ***
Capitolo 7: *** sette anni dopo ***
Capitolo 8: *** Per ogni azione c'è una conseguenza ***
Capitolo 9: *** Consiglio di guerra ***



Capitolo 1
*** l'assedio ***


Fortezza Rossa, Approdo del Re

Eddard "Ned" Stark corse per i corridoi, impalando la prima guardia che si precipitò verso di lui. Sapeva che sarebbe dovuto restare indietro con il resto dei suoi soldati, ma la sua furia non poteva essere contenuta. Dopo tutto quello che era successo nel corso degli ultimi due anni, la morte del padre e del fratello, di innumerevoli suoi soldati e alfieri che Ned considerava suoi amici, e tanti altri. Ned non poteva fermarsi ora. Sapeva che Robert voleva uccidere il Re Folle personalmente, ma non poteva lasciare che accadesse. Stava per provare il piacere di farlo personalmente. Robert aveva ucciso Rhaegar nella battaglia del Tridente e vendicato Lyanna. Ora Ned stava per vendicare il padre e il fratello. Un altro soldato si precipitò verso di lui, ma Ned parò facilmente i suoi attacchi e lo abbattè con un solo calcio. Sollevò la spada, per poi tuffarla attraverso petto e cuore della guardia. L'uomo rimase a bocca aperta e ne tossì fuori sangue. Ned estrasse la spada e proseguì.

Dopo la vittoria al Tridente, Ned Stark aveva marciata con le proprie forze ad Approdo del Re, nella speranza di raggiungerla prima di Tywin Lannister; il quale, secondo gli esploratori si stava dirigendo verso la città con un esercito di ventimila uomini. Robert era stato ferito durante l'ultima battaglia e quindi costretto a fermarsi. A Ned non importava quanto tempo l'assedio sarebbe durato, la sua famiglia avrebbe avuto giustizia e né i Lannister né le guardie cittadine l'avrebbero fermato. Ma con sua grande sorpresa, Tywin aveva invece tradito Aerys e attaccato la città. La Fortezza Rossa era riuscita a resistere agli attaccanti, questo fino a quando Ned non aveva condotto le proprie forze in città. A quel punto quelle Targaryen furono completamente sopraffatte.

Irrompendo dentro, Ned e le suo due guardie del corpo si trovarono in qualche modo alla testa delle forze di Tywin. Ser Rodrik Cassel e Howland Reed erano i due soldati più fidati di Ned e non protestarono quando Ned si precipitò davanti alle forze principali per entrare. Lo seguirono eliminando tutti coloro che cercavano di attaccare Ned da dietro. Per tutta la sua vita a Ned era stato insegnato di credere in onore e dovere. Ma verso chi? Un pazzo che aveva massacrato la sua famiglia e chiesto la sua testa. Ned era stato il primo a unirsi a Jon Arryn e Robert Baratheon. Ma in quel momento non si trattava di dovere o onore, si trattava di giustizia! Ned avrebbe ucciso Aerys Targaryen con le proprie mani.

Girando l’angolo prima delle porte per la sala del trono, trovarono due cadaveri sul pavimento sgozzati. Erano membri della Guardia Reale! Qualcuno aveva già attaccato qui. I Lannister? Credeva che fossero ancora ai piani inferiori del castello. Ned aprì le porte a calci e, con orrore, si rese conto che era troppo tardi. Sdraiato a faccia in giù sul pavimento giaceva Aerys Targaryen, in un lago di sangue. Seduto sul Trono di Spade invece Jamie Lannister, membro della Guardia Reale e sola persona viva nella stanza. Non ci voleva un genio per capire che cosa era successo. Jamie aveva rinnegato i suoi voti e ucciso l'uomo che aveva giurato di proteggere. Ned si precipitò in avanti e controllò il polso del re. Quasi urlò di rabbia quando non sentì nulla. Aerys Targaryen doveva morire per mano sua. Era suo dovere vendicare la sua famiglia, suo diritto uccidere il Re Folle. E ora gli era stato sottratto.

«Lord Eddard Stark. Devo dire che sono sorpreso di vederti attraversare per primo quella porta.", commentò Jamie.

Ned guardò verso di lui, appena in grado di contenere la sua rabbia. "Scendi da lì." sussurrò in tono pericoloso.

Jamie si alzò e scese giù per le scale. "Lo stavo tenendo in caldo per Robert. Sareste sorpresi di scoprire quanto è comodo in realtà."

"Lo volevo morto per mano mia», sbottò Ned. Era suo dovere e diritto uccidere Aerys. E ora gli era stato negata da un giovane uomo compiaciuto che aveva rotto il suo giuramento e accoltellato il re alle spalle come un codardo.

«Le mie scuse. Puoi ancora prendere la sua testa se vuoi», rispose Jamie. Passeggiando accanto al cadavere, abbassando lo sguardo. "Voleva bruciare tutta Approdo del Re per pura ripicca. Ha continuato a gridarlo anche quando ho fatto passare la mia lama attraverso la sua spina dorsale e il sangue colava fuori dalla sua bocca. Bruciateli tutti…bruciateli tutti…"

Ned guardò il cadavere, tutta la sua rabbia e la sua furia si concentrarono su quello che era stato l'uomo che aveva ucciso la sua famiglia. Sollevò Ghiaccio e con un grido furioso l'abbatté sul collo del Re Folle. La testa rotolò tra i suoi piedi. Trattenne le lacrime mentre i ricordi del padre e del fratello emergevano nella sua mente. E ora erano stati vendicati.

"Fa sentir bene, no? Mi aspetto che mio padre metterà la sua testa su una picca insieme al resto della famiglia Targaryen" disse Jamie.

Una nuova paura si avvicinò a Ned. Aerys Targaryen meritava di morire mille volte per quello che aveva fatto, ma la sua famiglia era innocente. Non dovevano essere puniti per quello che qualcuno con il loro stesso cognome aveva fatto. "Dov'è il resto della famiglia reale?" domandò Ned.

"Immagino vicino alla cima della Fortezza Rossa. Non hanno modo di sfuggire..." Jamie iniziò a dire prima che Ned si precipitasse fuori dalla porta. Corse il più velocemente possibile per le scale dirigendosi verso l'alto. Ned sapeva che tipo di uomo era Tywin Lannister, un uomo che avrebbe ucciso l'intera famiglia reale approfittando del caos per fare un'offerta al nuove detentore del Trono di Spade.

Non poteva lasciare che l'intera famiglia Targaryen venisse macellata. Robert avrebbe potuto non approvare questo, ma Ned non poteva lasciare che accadesse. Sentì gridare sopra di lui, l'ultima resistenza della Guardia Reale a difesa della famiglia reale. Un piccolo gruppo di soldati Lannister aveva sfondato le file nemiche come Ned all’ingresso. Raggiunse la cima delle scale e trovò una dozzina di soldati che stavano cercando di aprirsi la strada in una stanza in fondo al corridoio. L'uomo di fronte era l'uomo più grande che Ned avesse mai visto. Lo riconobbe: era ser Gregor Clegane, la Montagna che cavalca. I soldati irruppero nella stanza, i corpi delle ultime Guardie Reali schiacciato sotto i loro piedi. Strilli di donne e bambini riempirono la sala mentre Ned accorreva dietro di loro. “Mio signore aspetta!” supplicò Ser Rodrik dietro, ma lui lo ignorò e si precipitò dentro.

Buttò un soldato da parte e si trovò alle spalle di Gregor, il quale teneva la regina Rhaella a terra. Lei si rannicchiò e alzò le braccia per proteggere la sua grande pancia incinta. Nelle vicinanze la principessa Elia teneva in braccio sua figlia Rhaenys e l’infante Aegon, assolutamente terrorizzato. Gregor alzò un’enorme spada e mirò alla pancia della Regina. "No!" gridò Ned mentre si precipitava in avanti con tutta la sua forza e alzando Ghiaccio. Deviò il colpo di Gregor da parte, salvando la regina e la vita del suo bambino non ancora nato. La montagna rivolse la sua attenzione a Ned, gli occhi pieni di una rabbia sanguinaria come un animale selvatico. Il suo respiro era forte e spaventoso. L'uomo massiccio urlò di rabbia dirigendo la spada verso di lui.

Tutti i soldati si allontanarono impauriti mentre Ned fu costretto a indietreggiare e difendere se stesso. Gli altri soldati vennero poi tenuti a bada da Rodrik e Reed, i quali sguainarono le spade e minacciarono di attaccarli se fossero intervenuti. "Fermare questa follia!" gridò Ned. Gregor ignorò i suoi ordini. Era diventato un animale selvatico a cui era stato negata un’uccisione e ora il suo bersaglio era Ned. Gregor era molto più forte, ma Ned era più veloce e più agile. Non poteva combattere la montagna in una lotta diretta, ma forse non doveva. Dopo ogni mossa, Gregor sembrava sempre più lento e con meno forza nei suoi colpi. Si stava affaticando. I precedenti combattimenti dovevano averlo esaurito. Ma questo non toglieva il fatto di quanto pericoloso fosse. Lanciò un fendente selvaggio che quasi staccò la testa di Ned Stark, ma lui riuscì ad evitarlo all'ultimo momento. Questo lasciò Gregor vulnerabile per una frazione di secondo, che Ned utilizzatò. Girò dietro di lui e colpì un punto debole vulnerabile nei pressi delle spalle.

Il sangue cominciò a gocciolare dalla ferita, ma il gigante non sembrava nemmeno accorgersene. Si girò di nuovo e Ned colpì l'altra spalla, facendo sgorgare il sangue ancora una volta. Questa volta Gregor se ne accorse. Le ferite stavano minando la sua forza mentre lui stringeva ancora la sua spada. “Non far loro del male!” esclamò Ned con convinzione.

Gregor urlò e caricò di nuovo, il suo attacco lento e facilmente evitabile. Ned batte il manico della spada sull’elmo di Gregor. Il colpo lo stordì, permettendo a Ned di colpire la parte posteriore scoperta del ginocchio sinistro della montagna. Ghiaccio tagliò ossa e carne. Il gigante urlò di dolore e infine cadde a terra. Non era più in grado di stare in piedi, alzò le mani in segno di resa mentre i suoi occhi guardavano Ned. "Cedo!" ringhiò furioso.

“Sii grato che io credo nella misericordia”, rispose Ned. Rivolse la sua attenzione agli uomini di Gregor che erano assolutamente scioccati. Non avevano probabilmente mai visto il loro capo sconfitto prima. Rodrik e Reed si aprirono la strada attraverso, i soldati non li trattennero.

“Grazie, mio signore” piagnucolò la regina. La principessa Elia e sua figlia Rhaenys avevano entrambe le lacrime agli occhi, ma che erano anche pieni di gratitudine. Poco dopo Aegon gridò tra le braccia di sua madre.

Ned diede ciascuno un sorriso confortante e notò che qualcuno mancava. "Dov'è Viserys?"

"Non lo so. Il ragazzo è scomparso questa mattina», rispose Elia.

Poi la Regina gridò di dolore. Ned si inginocchiò e le tenne la mano. "Sta arrivando." sussurrò.

"Datemi delle coperte ora!" gridò Ned. Alcuni soldati si precipitarono fuori mentre gli altri aiutavano Ser Gregor. Stark passò una mano sul ventre di Rhaella e sentì la familiare sensazione del caldo umido del sangue. Lei aveva un'emorragia e grave. Qualcosa non andava. "Mia regina. State perdendo troppo sangue", le disse, con uno sguardo di dolore.

Lei ricambiò il suo sguardo, con lacrime di dolore. Se avesse dato alla luce ora, molto probabilmente sarebbe morta. "Chi siete voi?" gli chiese.

“Lord Eddard Stark di Grande Inverno” rispose Ned.

"Per favore, lord Stark. Mi aiuti attraverso tutto questo", implorò Rhaella. Lui annuì e cercò di darle un sorriso rassicurante.

Rodrik si precipitò al suo fianco con diverse coperte. Ned le prese e si preparò. "Spinga mia signora!" gridò. Rhaella urlò di dolore mentre una piccola testa veniva fuori. Con un altro grido, il bambino era fuori per metà. Il terzo e ultimo grido fu sostituito dalle grida di una piccola bambina cullata tra le braccia di Ned Stark. "E’ una femmina" sussurrò.

Rhaella era completamente esausta e non riusciva nemmeno a sollevare le mani per tenere il suo neonato. Ned delicatamente mise il bambino giù tra le braccia. La Regina cullò e zittì tranquillamente sua figlia. "Daenerys" sussurrò alla bambina. Chiuse gli occhi e la sua testa crollò a terra, completamente priva di vita.

Ned era senza parole e per un attimo era immobile, tirò via delicatamente il bambino e si alzò in piedi. "E’ bella", Elia disse a Ned che cullava Daenerys avanti e indietro tra le sue braccia.

“Sì, lo è”, concordò Ned.

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Un'ora dopo la battaglia era stata vinta. Approdo del Re e la Fortezza Rossa erano stati presi. La guerra era finita. Tecnicamente c'erano battaglie ancora da vincere. I Tyrell stavano assediando Capo Tempesta, tenuta da Stannis Baratheon e i Martell combattevano a loro volta per i loro cugini. Ma Ned aveva salvato la sorella di Doran Martell e lui senza dubbio avrebbe mostrato la sua gratitudine sottomettendosi. I Tyrell avrebbero di sicuro fatto lo stesso una volta che la notizia di questa vittoria avesse raggiunto le loro orecchie.

Per il momento Ned stava su un balcone che si affacciava sulla città di Approdo del Re. In un giorno tutto era cambiato. Re Aerys era morto e la dominio che la sua famiglia aveva esercitato nel corso di tre secoli finito. Non c'era modo in cui i Targaryen avrebbero riottenuto il controllo del Trono di Spade dopo questo. Ned gli aveva salvati, ma le grandi case non avrebbero mai permesso a loro di salire di nuovo al potere. Poteva sentire gli applausi dei soldati all'interno della città, notizia della loro vittoria era giunta alle loro orecchie. Poteva solo immaginare i soldati di ogni casa: Lannister, Stark, Arryn, Baratheon, tutti abbracci e congratulazioni a vicenda. Striscioni e alleanze non significavano nulla al momento. Ned poteva anche sentire il rumore di passi dietro di lui. Guardò per vedere il suo vecchio amico e mentore Jon Arryn muoversi al suo fianco.

"Vorrei che Robert fosse qui. Questa è la sua vittoria," sospirò Ned. Robert Baratheon era stato ferito nel duello con Rhaegar Targaryen e aveva lasciato le sue forze sotto il comando di Ned. Metti una lancia attraverso quel bastardo dai capelli d'argento gli aveva detto Robert prima che lui partisse.

"E’ anche la tua. Sono orgoglioso di quello che hai fatto oggi. Salvare la famiglia reale", disse Jon mentre stava accanto a Ned guardando la città sotto.
"Erano innocenti. Essi non meritano di essere vittima della sete di potere di Tywin Lannister" sospirò Ned.

"Ma la maggior parte degli uomini non avrebbe affrontato la montagna per salvare la famiglia di un uomo che ha ucciso la loro. Oggi non solo hai fatto orgoglioso me, ma anche tuo padre e tuo fratello", disse Jon prima di mettere il braccio sulla spalla di Ned. Questo significava molto detto dall'uomo considerato come un secondo padre per lui.

"Cosa succederà adesso?" chiese Ned.

"Stiamo assemblando le nostre forze per marciare su Capo Tempesta, ma dubito che si arriverà allo scontro. Ho inviato corvi messaggero in ogni grande città del sud. Non passerà molto tempo prima che tutti nei Sette Regni sappiano quanto è successo. Ho convocato ogni lord delle grandi case per giurare fedeltà a Robert una volta arrivato", disse Jon.

"L'unica cosa che Robert farà quando arriverà sarà bere il più grande barile di birra in città", sorrise Ned.

«Beh, io sospetto che lui avrà un sacco di tempo per questo. Ci vorrà un mese almeno prima che i lord di tutte le maggiori famiglie arrivino", ammise Jon.

Una paggio si precipitò nella stanza portando una lettera, un corriere senza dubbio. "Messaggio per voi dal Tridente mio signore", disse prima di consegnare un pezzo di carta arrotolato. Ned strappò via il sigillo e lo aprì. Un minuto dopo,finì di leggere e la lettera gli cadde dalle mani.

"Cosa c'è che non va?" chiese Jon.

"Robert è morto. Le sue ferite era più grave di quanto il maestro credeva. Si è infettata ed è morto la notte scorsa," sussurrò Ned. Non riusciva a credere a quanto questo era ingiusto. Questo era stato il momento culminante della vita di Robert, prendere il Trono di Spade e Sette Regni solo per poi essere derubarlo di tutto dalla morte.

“Questo complica le cose”, sussurrò Jon. Il dolore nella sua voce era evidente ma stava già pensando al futuro.

"Di cosa stai parlando?" chiese Ned.

"Robert è stato colui che ha unito i nostri alleati. Con lui andato, temo che i Lannister tenteranno una presa di potere", disse Jon. Ned sapeva che Tywin Lannister non avrebbe cercato di usare la forza per prendere il Trono di Spade. Avrebbe cercato di convincere le altre Case a giurare fedeltà a lui. Stannis poteva essere l'erede di Casa Baratheon, ma che non era lui il vero erede al trono e molte delle altre case lo avrebbero reso evidente. "Non c'è niente che possiamo fare adesso, tranne aspettare e pregare gli antichi dèi e i nuovi che Tywin Lannister non si sieda sul Trono di Spade".
 

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Capitolo 2
*** Riunione ***


Era passato un mese dalla morte di Aerys Targaryen. Come Ned aveva previsto, i Tyrell avevano chiesto la pace non appena la notizia della morte del Re Folle aveva raggiunto le loro orecchie. I Martell pure. Ma il mese era stato anche pieno di tragedia. Ned aveva trovato la sorella Lyanna nella Torre della Gioia a Dorne. Con sei compagni Ned aveva combattuto contro il più grande cavaliere vivo Arthur Dayne e il suoi compagni della Guardia Reale Gerold Hightower e Oswell Whent. Ned e Howland Reed erano gli unici due vivi quando la battaglia era finita. Ned era corso dentro la torre ma troppo tardi. Le ultime parole di Lyanna lo tormentavano ogni notte da allora: “Promettimi Ned!”. La guerra era finita, ma ora una battaglia ancora più importante stava per iniziare. I pensieri di Ned andavano tutti a Grande Inverno e a quanto desiderava tornare a casa. Aveva visto abbastanza combattimenti e non voleva più vederne. Voleva solo andare a casa e restarci. Prima dell'inizio della guerra, suo fratello Brandon era stato promesso a Catelyn Tully e dopo la sua morte Ned l’aveva sposata al posto di suo fratello. Anche ora Catelyn stava prendendosi cura del loro figlio Robb che era nato mentre Ned stava combattendo in guerra. Sperava che ne avrebbero avuti molti di più che li avrebbero fatti impazzire (nota dell’autore: è un autoironia). Al pensiero Ned sorrise mentre aspettava nel cortile d'ingresso della Fortezza Rossa Stannis Baratheon. Ogni grande lord di Westeros era stato convocato a partecipare al Gran Consiglio. Il suo unico scopo era quello di decidere chi sarebbe stato il prossimo re. Tale evento si era verificato solo una volta prima di allora, 50 anni fa, dopo della morte di re Maekar I. Il consiglio aveva scelto Aegon V che governò con saggezza, ma suo nipote Aerys no. Aveva portato la follia e la morte nei Sette Regni e nessuno avrebbe mai dovuto consentire a un Targaryen di salire sul trono di nuovo. L'unica domanda era: chi avrebbe preso il posto dei Targaryen? Ned pensò a questa domanda mentre i cavalieri che trasportavano i vessilli Baratheon entravano nel cortile. Davanti a tutti vi era Stannis Baratheon, la sua faccia severa come sempre. Ned ricordava di averlo incontrarlo diverse volte, ma lui non era mai stato cordiale. “Lord Stannis. Benvenuto.” Ned salutò il nuovo lord di Capo Tempesta, quando quest’ultimo smontò da cavallo. "Lord Stark," Stannis rispose quasi con un grugnito. Ned si sentiva a disagio parlando con lui. Stannis era l'esatto opposto di suo fratello maggiore. Robert beveva, si divertiva e rideva. Stannis non sorrideva mai, non rideva mai. E se non era crudele, di certo era severo e inflessibile. "Mi dispiace per la perdita di vostro fratello. Era un grand’uomo", disse Ned. "Lo piango per il ragazzo che era. Non per l'uomo che è diventato. Ho fatto tutto quello che lui abbia mai chiesto. Ho fatto il mio dovere di fratello minore e l’ho servito fedelmente tutta la vita e non una sola volta mi ha mai ringraziato per questo. Non una solo parola di gratitudine per aver tenuto Capo Tempesta per quasi un anno!" dichiarò Stannis. Robert aveva sempre detto a Ned quanto lui odiava passare del tempo con Stannis. Erano poli opposti. “Non vi avrà ringraziato o detto che parole gentili, ma vi ha sempre rispettato.” disse Ned. "Un vero uomo dovrebbe parlare di come si sente. Non avrebbe dovuto lasciare che i suoi amici lo dicano che lui." rispose Stannis. L'uomo era chiaramente amareggiato per non aver avuto l'amore di suo fratello maggiore. Robert non aveva mai amato nessuno dei suoi fratelli. "E Renly sta bene?" chiese Ned cercando di cambiare l’oggetto della conversazione. "Ora che può mangiare qualcosa di diverso dai topi. Prima Ser Davos consegnava rifornimenti e lui era così fragile che riusciva a malapena a stare in piedi." rispose Stannis. Ned aveva sentito che un contrabbandiere di nome Davos Seaworth aveva aggirato il blocco navale e consegnato del cibo a Capo Tempesta. Stannis lo aveva premiato con un cavaliereto, ma gli aveva anche tagliato quattro dita per i suoi passati crimini. Severo e inflessibile. "Ho visto dei soldati Tyrell accampati fuori dalle mura della città. Non capisco perché a Mace Tyrell e Doran Martell viene dato un posto in questo Consiglio. Hanno combattuto contro di noi, hanno perso, e ora vorresti dare loro una voce su chi sarà incoronato?" commentò Stannis. A ognuno dei grandi lord era stato permesso di mantenere una forza di cinquecento uomini al di fuori delle mura della città e non era certo la soluzione più stabile. Molti di questi uomini avevano combattuto gli uni contro gli altri, perso molti amici, e ora era stato detto loro di sedersi tranquillamente gli uni accanto gli altri. "Jon Arryn crede che ogni lord deve avere una voce in capitolo in modo che vi sia una vera pace duratura» rispose Ned. La verità era che si sentiva a disagio all’idea di portare lì le stesse persone che un tempo avevano giurato fedeltà a Aerys Targaryen, ma Jon Arryn aveva detto che doveva essere fatto affinchè la pace fosse forgiata e durasse. "E cosa ne pensi?" chiese Stannis. "Non importa quello che penso. Farò tutto ciò che è meglio per il regno,» rispose Ned. "Ciò che è meglio per il regno è che sia io ad essere incoronato. Tu e Jon Arryn giuraste di servire Robert quando ha combattuto per il Trono di Spade. Ha vinto e ora tutto ciò che era suo ora è mio di diritto. E voi state dando una voce alle persone che hanno cercato di farmt morire di fame a Capo Tempesta." disse Stannis. "Aerys è morto. Non c'è più ragione per lo spargimento di sangue." rispose Ned. "C'è per la giustizia. Per gli uomini che hanno combattuto e sono morti accanto a Robert, me e te. Essi meritano giustizia contro tutti coloro che hanno combattuto contro di loro." ribattè Stannis. Si allontanò con le sue guardie d'onore, lasciando un po’ scosso Ned. Stannis non avrebbe mai perdonato chi aveva combattuto contro di loro, anche se ciò significava continuare la guerra. Ma secondo tutti i diritti Stannis era il legittimo erede di Robert, e Ned aveva combattuto per dare a lui il Trono di Spade. A Ned Grande Inverno mancava ogni giorno di più. Approdo del Re era una topaia piena di tradimento e complotti. Nel Nord, l'onore e la famiglia significavano più di ogni cosa. Ma qui tutto era concentrato sul guadagnare il potere e mantenerlo. Fu tentato di andarsene e tornare a casa. Lasciare che gli altri grandi lord si sistemassero da soli. Ned non voleva nessuna parte in tutto questo. "Lord Stark." una voce profonda e familiare dietro di lui. Ned si voltò per vedere il lord di Castel Granito e protettore dell'Occidente Tywin Lannister. L'uomo era l'incarnazione del potere la cui intelligenza era pari solo alla sua ambizione. Era così ricco che spesso si scherzava su di lui dicendo che cacava oro. Anche se nessuno aveva mai osato dirlo di fronte a lui. "Lord Tywin." Ned lo salutò mentre cercava di contenere la sua rabbia. Voleva fargliela pagare per il suo tentativo di uccidere la famiglia reale, ma non avrebbe fatto che peggiorare le cose. La pace era già a malapena stabile. "Con lord Stannis qui, manca solo il principe Doran prima che il destino di Westeros sia deciso", dichiarò Tywin. "Cosa volete?" domandò Ned. Tywin lo fissò con i suoi occhi freddi. Ned aveva sentito dire che lord Tywin non perdeva mai le staffe, si limitava a fissare i suoi rivali con quello sguardo. La maggior parte degli uomini preferiva vedersela con la montagna piuttosto che avere quello sguardo addosso. Ned, tuttavia, non aveva paura. "So benequello che Stannis intende fare. Inizierà la guerra tutto da capo e per cosa? I suoi sciocchi ideali di giustizia? Possono i Sette Regni permettersi a un tale uomo di sedersi sul Trono di Spade?” chiese Tywin. "E chi mi suggerite? Qualcuno che è rimasto a guardare per tutta la guerra e ha agito solo quando ha saputo quale parte avrebbe vinto? Un uomo che ha ordinato la morte di due bambini innocenti?" rispose Ned. "Un uomo che ha portato venti anni di prosperità per i Sette Regni, mentre era il primo cavaliere del re. Un uomo che è disposto a fare tutto il necessario per assicurare la stabilità e l'ordine. Non posso dire lo stesso di Stannis.” rispose Tywin. "Non potrò mai sostenere un uomo come te!" ringhiò Ned. "Il regno ha bisogno di uomini come me. Se non avessi preso questa città attraverso il tradimento la guerra si sarebbe trascinata per anni. E ora avete dato a ogni lealista Targaryen un pretesto, lasciando i figli di Rhaegar e la figlia di Aerys vivi. E se un'altra ribellione inizierà il sangue di che sarà versato ricadrà sulla vostra testa." rispose Tywin. Si voltò e lasciò Ned furioso. -------------------------------------------------- ------------------------------ Ned lasciò il cortile e si diresse verso il parco degli dei. Aveva bisogno di schiarirsi le idee e nient'altro sembrava rilassare la sua mente che stare seduto di fronte all'albero del cuore e pregare per gli Antichi Dei. La maggior parte degli abitanti di Westeros pregavano i Sette, ma quelli del nord ancora avevano le credenze dei loro antenati. La maggior parte dei parchi degli dei nel sud erano stati utilizzati come giardini, invece di luoghi di culto, Ned non aveva mai visto nessun altro se non i propri alfieri pregare qui. Una parte di lui era grata per l'isolamento che ciò gli aveva portato. "Per cosa state pregando?" chiese una voce gentile. Ned alzò lo sguardo per vedere la principessa Elia in piedi accanto a lui. Era stato così perso nei suoi pensieri che non l’aveva sentita arrivare. "Mia moglie e mio figlio sono in viaggio da Delta delle Acque. Sto pregando che arrivino sani e salvi principessa.» rispose Ned. "Non avete più bisogno di chiamarmi così. Sappiamo entrambi che non manterrò il titolo per molto." disse Elia. "Come stanno Rhaenys e Aegon?" chiese Ned. Elia sospirò. "Aegon sta bene ma Rhaenys ha ancora incubi su quello che è successo. Lei urla nel cuore della notte e chiama il padre, anche se le ho detto che non c'è più." "Mi dispiace per tutto quello che avete dovuto sopportare. Voi e i vostri bambini non dovete soffrire a causa di Aerys e Rhaegar.» disse Ned. Elia gli rivolse un sorriso grato per le sue parole. «L'ho amato una volta. Rhaegar era l'invidia di ogni donna nei Sette Regni, ma lui era mio marito. Gli ho dato due bellissimi bambini che amava e tuttavia non mi ha mai amato. A volte avrà goduto della mia compagnia suppongo, ma amato mai. Sapevo la verità ad Harrenhal quando ha dato a tua sorella la corona di fiori invece che a me." disse Elia. Ned ricordava la prima volta aveva incontrato Rhaegar. Era stato durante il torneo di Harrenhal, Ned parlava a Brandon, Lyanna, e Robert quando il principe si avvicinò a loro. Sembrava un uomo gentile, ma Ned si era accorto che non riusciva a staccare gli occhi da Lyanna e lei non riusciva a smettere di guardare verso di lui. Avrebbe dovuto dire qualcosa, agire istintivamente. Invece non aveva fatto niente e Lyanna era morta. “Lord Stark..." Elia cominciò a dire, la sua voce disperata. "... quando mio fratello arriverà, voi e tutti gli altri alti lord deciderete chi incoronare. E così facendo deciderete il destino dei miei figli. Chi si siederà sul Trono di Spade non vorrà rivali alla sua pretesa e dovesse essere qualcuno come Tywin Lannister o Stannis Baratheon, Rhaenys e Aegon saranno uccisi. E’ per loro che ti prego di rivendicare il Trono di Spade." Ned non riusciva a credere a quello che lei stava dicendo. Non aveva alcun diritto al Trono di Spade, né lo voleva. I Baratheon avevano il vero reclamo con la loro ascendenza Targaryen. Qualcosa che gli Stark non avevano. "No, non posso," protestò Ned. «È necessario. Mio fratello non ha alcuna possibilità di ottenere il trono. Jon Arryn è un buon uomo, ma lui non vuole essere incoronato. Non mi fido di Mace Tyrell, Hoster Tully, o Balon Greyjoy ed i miei figli sono morti se Tywin o Stannis diventano re." rispose Elia. "Governare sette regni non è una responsabilità che voglio imporre alla mia famiglia. Se divento re ogni ambizioso pazzo affamato di potere sarà una minaccia per loro proprio come è successo con i Targaryen. Io non sono degno di governare a prescindere," Ned scosse la testa . «È qui che vi sbagliate, lord Stark. Tu sei l'unico uomo che è adatto a governare. Tywin è un uomo affamato di potere che volentieri ucciderebbe chiunque si metta sulla sua strada. Stannis è apatico per la vita degli altri intorno a lui. Mace Tyrell è semplicemente stupido e mio fratello non può vincere questo trono, non importa quanto si sforzi. Tu e Jon Arryn sono gli unici tra il consiglio che non vogliono il trono. Jon è un buon leader, ma lui non ispira grandezza come voi. Avete sfidato la montagna per proteggere la famiglia dei vostri nemici. Chiunque altro avrebbe fatto quello che avete fatto? Se non per il bene dei miei figli, allora fatelo per il bene del regno." esclamò Elia. Ned non disse nulla. Fissò pensieroso l’albero cuore. "Dovrei andare a controllare Aegon. Vi prego, pensate a quello che ho detto." gli disse Elia prima di andarsene. -------------------------------------------------- ------------------------------ Quando Ned tornò nella sua stanza, uscì sul balcone e si affacciò sulla città. Si stava ancora riprendendo dall’attacco di Tywin. Anche se l'esercito di Ned era riuscito a ridurre alcuni dei danni, mantenendo le forze di Tywin a bada, centinaia forse migliaia erano morti. Come possono cavalieri e uomini che affermano di adorare i Sette e prestano giuramenti di fare il bene commettere tale brutalità? Lo stesso si potrebbe dire di Aerys Targaryen e la sua follia. Rhaegar Targaryen avrebbe potuto essere un grande re. Era amato dalla gente comune e un uomo gentile a detta di tutti. Eppure anche lui era caduto nella trappola del potere. Quando si dava una corona e un potere illimitato, perché sembrava sempre che cambiasse un uomo in peggio? Era semplicemente il potere stesso che cambiava qualcuno o semplicemente faceva solo emergere qualcosa dentro di lui che era sempre lì? Stannis vedeva il Trono di Spade come suo diritto. Tywin lo vedeva come il premio finale. Entrambi volevano il potere e Ned sapeva che non sarebbe finita bene per i sette regni se si fosse avverato il loro desiderio. La guerra e lo spargimento di sangue sarebbero seguiti e in migliaia avrebbero perso la vita, tutto per una maledetta sedia di metallo. E che dire di Rhaenys, Aegon, e Daenerys? Erano innocenti e se lui avesse messo qualcuno sul Trono di Spade che poi li avrebbe uccisi, ciò avrebbe reso Ned altrettanto colpevole. Come avrebbe potuto vivere con se stesso? "Non ho mai voluto questo,” Ned sussurrò a se stesso. Un colpo alla porta gli fece serrare il pugno. Tutto quello che voleva in quel momento era essere lasciato in pace. "Avanti," gemette. Era piacevolmente sorpreso quando Jon Arryn entrò. "Il principe Doran è arrivato. Il consiglio si riunirà domani", annunciò Jon. Fissò Ned per un momento. "E sembra che tu non abbia dormito per giorni." "Forse perché non ho." sospirò Ned. “Credo di conoscerti abbastanza bene per sapere c'è di più di questo." rispose Jon mentre prendeva una sedia. Ned si sedette pure. "Cos’è che ti preoccupa veramente?" "Chi sosterrai domani?" chiese Ned. "Sinceramente non so. Non voglio sostenere Tywin ma forse Stannis sì. Ha un vero e proprio diritto al trono e lui era dalla nostra parte durante la guerra." Jon si strinse nelle spalle. "E cosa succede se ci ordina di radunare le nostre truppe e marciare contro i Tyrell e i Martell?" chiese Ned. “Che cosa ti rende così sicuro che farà?" si accigliò Jon. "Me lo ha detto.” rispose Ned. Jon sospirò mentre teneva la mano sulla fronte. I due rimasero in silenzio per un attimo prima che Ned lo rompesse. "Hai mai desiderato qualcun altro fosse lord della Valle al posto tuo?" chiese. “A volte sì..." ammise Jon. "... ma non si tratta di quello che voglio. Ho il dovere di proteggere e governare il popolo della Valle al meglio delle mie capacità. Come figlio primogenito di mio padre non ho avuto scelta, ma ho deciso che avrei cercato di fare sempre ciò che era giusto. Non mi sono unito alla ribellione di Robert solo perché ho amato voi due come se foste miei figli, ma anche perché era la cosa giusta da fare." "Sto cominciando a chiedermi quale sia veramente la cosa giusta.” disse Ned. "Fai quello che tu pensi sia giusto domani, Ned. Non posso dirti di cosa è giusto e chi scegliere. Ma tu sei l'uomo più onesto che abbia mai conosciuto e so che farai la cosa giusta, non importa ciò che si deciderà. Ora vai a riposare un po’.” rispose Jon. -------------------------------------------------- ------------------------------ Al mattino, Ned fissò uno specchio per quello che sembrava ore. Aveva combattuto decine di battaglie ma quelle erano state vinte da spade, armature, e formazioni militari. Ora era vestito per un diverso tipo di battaglia, dove le parole erano le armi e le appartenenze cambiavano come le maree. La guerra della politica. Ned indossò la tunica di pelle marrone mentre si preparava per l'incontro più importante degli ultimi secoli. La Sala del Trono era stato ridisegnata per poter contenere un tavolo con otto sedie in cui i capi di ogni grande famiglia si sarebbero seduti a discutere il futuro di Westeros. Ned Stark del Nord, Jon Arryn della Valle di Arryn, Tywin Lannister dell’Occidente, Mace Tyrell dell’Altopiano, Stannis Baratheon delle Terre della Tempesta, Doran Martell di Dorne, e Hoster Tully delle Terre dei Fiumi. Balon Greyjoy delle Isole di Ferro era stato convocato, ma non era arrivato. Ned dubitava che si sarebbe presentato fin dall'inizio. L'uomo si era sempre creduto al di fuori dell'autorità del re anche prima della ribellione di Robert. Ned era uscito dalla sua stanza dove Rodrik e Reed lo stavano aspettando. Erano armati ma Ned dubitava che sarebbe stato necessario. Nessuno avrebbe mai osato colpire chiunque in un incontro come questo. "Siete pronto mio signore?” chiese Reed. "Andiamo," annuì Ned. Li seguì nella sala del trono. Rimasero due guardie fuori dalle porte per loro quando i tre entrarono. La sala del trono sembrava molto diversa da quando Ned aveva reciso la testa del Re Folle sul pavimento. I teschi di drago che erano appesi alle pareti giacevano frantumati sul pavimento e vi era un grande tavolo in mezzo alla stanza. Jon Arryn, Tywin Lannister e Hoster Tully stavano già aspettando con i loro scudieri e due guardie per ciascuno di essi. Non erano stati autorizzati a portare nessun altro alla riunione. Ned aveva fatto a Jon un cenno prima di sedersi. Tywin lo guardò in silenzio dal suo posto senza dubbio riflettendo su ciò che lui avrebbe detto durante la riunione. Per la prima volta in 50 anni, tutte le grandi case avrebbero deciso chi sarebbe stato il prossimo re. Il che significava che tutti avevano bisogno di sapere chi avrebbe giurarato fedeltà a chi. I due finalmente ruppero i loro sguardi quando Mace Tyrell entrò con i suoi servi e Doran Martell proprio dietro di lui. L'ultimo uomo a entrare fu Stannis Baratheon. Quando prese il suo posto, le porte della camera furono chiuse e sarebbero rimaste così fino a quando un nuovo re non fosse stato deciso. Nessuno sarebbe uscito fino a quel momento. "Benvenuti miei signori. Aerys Targaryen è morto e la sua dinastia non deve tornare mai più. Siamo qui per decidere chi dovrà prendere il suo posto e far sì che un pazzo non si sieda di nuovo sul Trono di Spade." disse Jon Arryn. "Non c'è niente da decidere. Mio fratello doveva sedersi sul Trono di Spade e ora che è morto questo diritto appartiene a me." rispose Stannis. "Se non fosse per i Lannister e gli Stark saresti ancora morendo di fame a Capo Tempesta!" esclamò Mace. Il capo della Casa Tyrell non aveva intenzione di giurare fedeltà a un uomo che avrebbe sconfitto se la notizia della morte del Re Folle non avesse raggiunto le sue orecchie. "Le nobili case che ci hanno giurato fedeltà si aspettano che li guidiamo. Vogliono vedere un uomo di cui sanno che possono fidarsi a governare questo regno in modo efficiente e razionale.” concordò Tywin. “E suppongo ti riferisci a te stesso, vero? Un Lannister paga sempre i suoi debiti, giusto? Potete essere sicuro che un giorno vi ripagherò per aver cercato di uccidere mia sorella e i suoi figli!" sbottò Doran Martell. I Martell sapevano che Tywin aveva ordinato alla montagna di uccidere la famiglia reale che comprendeva la principessa Elia, la sorella di Doran. "Miei signori, vi prego calmatevi!"esclamò Jon cercando di allentare le tensioni, ma non funzionava. "I Lannister si sono indietro e non hanno fatto nulla durante la guerra. Hanno agito solo quando hanno saputo che Robert avrebbe vinto. Sono anche entrati ad Approdo del Re sotto una bandiera di amicizia prima di attaccarla. Vi aspettate che affidiamo a voi il Trono di Spade dopo tutto questo, lord Tywin?" concordò Hoster. “Anche lei si è tirato indietro e ha lasciato il resto di noi a combattere, Hoster!” sbottò Stannis. "Combattere? Ti sei seduto sul tuo culo a Capo Tempesta per un anno!" gridò Hoster. "Almeno io ho le risorse e la lealtà dei miei alfieri. Che è più di quello che posso dire per te, Stannis. Ho sentito che avete difficoltà a mantenere i vostri nobili in linea.” rispose Tywin. Stannis lo fulminò con lo sguardo. Per la prossima ora, insulti e urla vennero scambiati nella stanza. Non tutti si nominarono per il Trono di Spade, ma nessuno concordò su qualsiasi scelta. Un'idea proposta fu che i sette regni tornassero a essere indipendenti l'uno dall'altro, ma l'idea fu subito scartata. Gli uomini in quella stanza non erano disposti a rinunciare alla possibilità di essere re di tutti i sette regni. Per tutto il tempo Ned fu silenzioso, desiderando segretamente di essere da qualche altra parte. Egli detestava il cosiddetto Gioco del Trono. Almeno in un campo di battaglia sapeva chi erano i suoi nemici e alleati. Inoltre detestava quello che stava per fare. "Signori," parlò Ned, la sua voce sovrastò quelle degli altri e li fece tacere. "Abbiamo bisogno di qualcuno che sappiamo può mantenere la sua parola e rispettare il diritto. Qualcuno che può assumere il ruolo di re come un dovere, invece di un diritto. Ogni re è chiamato Protettore del reame e abbiamo bisogno di qualcuno che agirà veramente come tale. Chi metta ciò che è meglio per i Sette Regni invece delle proprie ambizioni egoistiche." dichiarò Ned. "Hai qualcuno in particolare in mente?" chiese Jon. "Io stesso” sospirò Ned. Mace alzò gli occhi infastidito e Tywin sembrava voler fare lo stesso. Hoster e Jon erano in stato di shock mentre Doran lo fissò. Stannis era furioso. Questo era stato un’azzardo da parte di Ned, ma sentiva che era la cosa giusta da fare. "Spiegati.” domandò Stannis. Tutta la stanza era silenziosa. Ned aveva tutta la loro attenzione. "Non ho l'oro di Casa Lannister o la pretesa di Casa Baratheon. Tutto quello che ho da offrire a tutti voi è il mio onore e giuro che, dovessi essere incoronato, farei tutto quanto in mio potere per stabilire la pace nei sette regni e far finire lo spargimento di sangue. Io insegnerei ai miei figli a considerare il trono come un dovere e non un diritto." dichiarò. Mentre Tywin e Stannis erano indifferenti, Jon fece un cenno del capo e Hoster sembrava voler fare altrettanto. Anche Mace Tyrell sembrava colpito. "Casa Martell giura fedeltà a lord Eddard Stark! Anche se tu eri mio nemico, hai salvato mia sorella e i suoi figli. Lei è un uomo d'onore e una persona di la cui parola posso fidarmi." disse Doran. Ciò prese tutti di sorpresa, tranne Ned. Sospettava che Elia avrebbe convinto Doran a sostenerlo. "Sono d'accordo. Casa Arryn giura fedeltà a lui e a nessun altro!" sorrise Jon. "Se qualcuno che una volta era tuo nemico giurato si fida di voi, questo vuol dire qualcosa. Se Stannis o Tywin promettessero che non ci sarebbe nessuna vendetta contro la mia casa non crederei a nessuno dei due. Ma se voi promettete che la mia famiglia non subirà conseguenze per aver combattuto contro di voi, vi crederei Lord Stark. Casa Tyrell giura fedeltà a voi e a nessun altro!" disse Mace. "Io... credo che tu abbia ragione. Casa Tully sceglie lord Stark!" esclamò Hoster. Tywin e Stannis erano completamente senza parole. Dovevano sapere che sarebbe stato difficile ottenere il sostegno per se stessi, ma di certo non pensavano che il resto sarebbe d'accordo su qualcuno all'unanimità. Ned sapeva che Doran lo avrebbe sostenuto per il salvataggio di Elia e i suoi figli. Essendo sposato con Catelyn, avrebbe ottenuto il sostegno di Hoster. Jon Arryn sembrava quasi che stesse solo aspettando che Ned si proponesse. E Ned aveva detto che avrebbe portato la pace nel regno, catturando l'interesse di Mace Tyrell. Il Signore di Alto Giardino aveva probabilmente paura di ritorsioni da parte di Stannis e non si fidava di Tywin. Sentendo Doran, una volta nemico giurato di Ned, giurare fedeltà a lui lo aveva convinto che di lui ci si poteva fidare. "Questa è follia. Non ha alcuna pretesa al Trono di Spade!" gridò Stannis. "Nemmeno tu. Il sangue Targaryen nelle tue vene non ti rende adatto per essere un re." ribatté Tywin facendo sapere in quel momento su chi si era spostato il suo voto. Fece un profondo respiro. "Eddard Stark avrà il sostegno della Casa Lannister." E tutti gli occhi si rivolsero a Stannis. Sapeva che non poteva vincere il Trono di Spade. Nulla di ciò che avrebbe detto sarebbe riuscito a cambiare la situazione. Era un uomo inflessibile ma anche lui sapeva che non poteva combattere sei degli altri sette regni. Non quando aveva ancora problemi con i suoi alfieri. Tutto quello che poteva fare ora era semplicemente dire: "Casa Baratheon giura fedeltà a Eddard Stark." "Si è deciso quindi. Dobbiamo inviare messaggeri a tutti i nostri alfieri e far sapere a tutti che un nuovo re sarà incoronato. Possa egli regnare a lungo." concluse Jon.

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Capitolo 3
*** Riunione parte 2 ***


(mi sono accorto di aver dimenticato di inserire il codice html i paragrafi del capitolo precedente sono venuti fuori tutti uniti, dunque ve li ripresento qui in ordine, scusate l’errore)
 
 
Era passato un mese dalla morte di Aerys Targaryen. Come Ned aveva previsto, i Tyrell avevano chiesto la pace non appena la notizia della morte del Re Folle aveva raggiunto le loro orecchie. I Martell pure. Ma il mese era stato anche pieno di tragedia. Ned aveva trovato la sorella Lyanna nella Torre della Gioia a Dorne. Con sei compagni Ned aveva combattuto contro il più grande cavaliere vivo Arthur Dayne e il suoi compagni della Guardia Reale Gerold Hightower e Oswell Whent. Ned e Howland Reed erano gli unici due vivi quando la battaglia era finita. Ned era corso dentro la torre ma troppo tardi. Le ultime parole di Lyanna lo tormentavano ogni notte da allora: “Promettimi Ned!”. La guerra era finita, ma ora una battaglia ancora più importante stava per iniziare.

I pensieri di Ned andavano tutti a Grande Inverno e a quanto desiderava tornare a casa. Aveva visto abbastanza combattimenti e non voleva più vederne. Voleva solo andare a casa e restarci. Prima dell'inizio della guerra, suo fratello Brandon era stato promesso a Catelyn Tully e dopo la sua morte Ned l’aveva sposata al posto di suo fratello. Anche ora Catelyn stava prendendosi cura del loro figlio Robb che era nato mentre Ned stava combattendo in guerra. Sperava che ne avrebbero avuti molti di più che li avrebbero fatti impazzire (nota dell’autore: è un autoironia). Al pensiero Ned sorrise mentre aspettava nel cortile d'ingresso della Fortezza Rossa Stannis Baratheon.

Ogni grande lord di Westeros era stato convocato a partecipare al Gran Consiglio. Il suo unico scopo era quello di decidere chi sarebbe stato il prossimo re. Tale evento si era verificato solo una volta prima di allora, 50 anni fa, dopo della morte di re Maekar I. Il consiglio aveva scelto Aegon V che governò con saggezza, ma suo nipote Aerys no. Aveva portato la follia e la morte nei Sette Regni e nessuno avrebbe mai dovuto consentire a un Targaryen di salire sul trono di nuovo. L'unica domanda era: chi avrebbe preso il posto dei Targaryen?

Ned pensò a questa domanda mentre i cavalieri che trasportavano i vessilli Baratheon entravano nel cortile. Davanti a tutti vi era Stannis Baratheon, la sua faccia severa come sempre. Ned ricordava di averlo incontrarlo diverse volte, ma lui non era mai stato cordiale. “Lord Stannis. Benvenuto.” Ned salutò il nuovo lord di Capo Tempesta, quando quest’ultimo smontò da cavallo.

"Lord Stark," Stannis rispose quasi con un grugnito. Ned si sentiva a disagio parlando con lui. Stannis era l'esatto opposto di suo fratello maggiore. Robert beveva, si divertiva e rideva. Stannis non sorrideva mai, non rideva mai. E se non era crudele, di certo era severo e inflessibile.

"Mi dispiace per la perdita di vostro fratello. Era un grand’uomo", disse Ned.

"Lo piango per il ragazzo che era. Non per l'uomo che è diventato. Ho fatto tutto quello che lui abbia mai chiesto. Ho fatto il mio dovere di fratello minore e l’ho servito fedelmente tutta la vita e non una sola volta mi ha mai ringraziato per questo. Non una solo parola di gratitudine per aver tenuto Capo Tempesta per quasi un anno!" dichiarò Stannis. Robert aveva sempre detto a Ned quanto lui odiava passare del tempo con Stannis. Erano poli opposti.

“Non vi avrà ringraziato o detto che parole gentili, ma vi ha sempre rispettato.” disse Ned.

"Un vero uomo dovrebbe parlare di come si sente. Non avrebbe dovuto lasciare che i suoi amici lo dicano che lui." rispose Stannis. L'uomo era chiaramente amareggiato per non aver avuto l'amore di suo fratello maggiore. Robert non aveva mai amato nessuno dei suoi fratelli.

"E Renly sta bene?" chiese Ned cercando di cambiare l’oggetto della conversazione.

"Ora che può mangiare qualcosa di diverso dai topi. Prima Ser Davos consegnava rifornimenti e lui era così fragile che riusciva a malapena a stare in piedi." rispose Stannis. Ned aveva sentito che un contrabbandiere di nome Davos Seaworth aveva aggirato il blocco navale e consegnato del cibo a Capo Tempesta. Stannis lo aveva premiato con un cavaliereto, ma gli aveva anche tagliato quattro dita per i suoi passati crimini. Severo e inflessibile.

"Ho visto dei soldati Tyrell accampati fuori dalle mura della città. Non capisco perché a Mace Tyrell e Doran Martell viene dato un posto in questo Consiglio. Hanno combattuto contro di noi, hanno perso, e ora vorresti dare loro una voce su chi sarà incoronato?" commentò Stannis. A ognuno dei grandi lord era stato permesso di mantenere una forza di cinquecento uomini al di fuori delle mura della città e non era certo la soluzione più stabile. Molti di questi uomini avevano combattuto gli uni contro gli altri, perso molti amici, e ora era stato detto loro di sedersi tranquillamente gli uni accanto gli altri.

"Jon Arryn crede che ogni lord deve avere una voce in capitolo in modo che vi sia una vera pace duratura» rispose Ned. La verità era che si sentiva a disagio all’idea di portare lì le stesse persone che un tempo avevano giurato fedeltà a Aerys Targaryen, ma Jon Arryn aveva detto che doveva essere fatto affinchè la pace fosse forgiata e durasse.

"E cosa ne pensi?" chiese Stannis.

"Non importa quello che penso. Farò tutto ciò che è meglio per il regno,» rispose Ned.

"Ciò che è meglio per il regno è che sia io ad essere incoronato. Tu e Jon Arryn giuraste di servire Robert quando ha combattuto per il Trono di Spade. Ha vinto e ora tutto ciò che era suo ora è mio di diritto. E voi state dando una voce alle persone che hanno cercato di farmt morire di fame a Capo Tempesta." disse Stannis.

"Aerys è morto. Non c'è più ragione per lo spargimento di sangue." rispose Ned.

"C'è per la giustizia. Per gli uomini che hanno combattuto e sono morti accanto a Robert, me e te. Essi meritano giustizia contro tutti coloro che hanno combattuto contro di loro." ribattè Stannis. Si allontanò con le sue guardie d'onore, lasciando un po’ scosso Ned. Stannis non avrebbe mai perdonato chi aveva combattuto contro di loro, anche se ciò significava continuare la guerra. Ma secondo tutti i diritti Stannis era il legittimo erede di Robert, e Ned aveva combattuto per dare a lui il Trono di Spade. A Ned Grande Inverno mancava ogni giorno di più. Approdo del Re era una topaia piena di tradimento e complotti. Nel Nord, l'onore e la famiglia significavano più di ogni cosa. Ma qui tutto era concentrato sul guadagnare il potere e mantenerlo. Fu tentato di andarsene e tornare a casa. Lasciare che gli altri grandi lord si sistemassero da soli. Ned non voleva nessuna parte in tutto questo.

"Lord Stark." una voce profonda e familiare dietro di lui. Ned si voltò per vedere il lord di Castel Granito e protettore dell'Occidente Tywin Lannister. L'uomo era l'incarnazione del potere la cui intelligenza era pari solo alla sua ambizione. Era così ricco che spesso si scherzava su di lui dicendo che cacava oro. Anche se nessuno aveva mai osato dirlo di fronte a lui.

"Lord Tywin." Ned lo salutò mentre cercava di contenere la sua rabbia. Voleva fargliela pagare per il suo tentativo di uccidere la famiglia reale, ma non avrebbe fatto che peggiorare le cose. La pace era già a malapena stabile.

"Con lord Stannis qui, manca solo il principe Doran prima che il destino di Westeros sia deciso", dichiarò Tywin.

"Cosa volete?" domandò Ned. Tywin lo fissò con i suoi occhi freddi. Ned aveva sentito dire che lord Tywin non perdeva mai le staffe, si limitava a fissare i suoi rivali con quello sguardo. La maggior parte degli uomini preferiva vedersela con la montagna piuttosto che avere quello sguardo addosso. Ned, tuttavia, non aveva paura.

"So benequello che Stannis intende fare. Inizierà la guerra tutto da capo e per cosa? I suoi sciocchi ideali di giustizia? Possono i Sette Regni permettersi a un tale uomo di sedersi sul Trono di Spade?” chiese Tywin.

"E chi mi suggerite? Qualcuno che è rimasto a guardare per tutta la guerra e ha agito solo quando ha saputo quale parte avrebbe vinto? Un uomo che ha ordinato la morte di due bambini innocenti?" rispose Ned.

"Un uomo che ha portato venti anni di prosperità per i Sette Regni, mentre era il primo cavaliere del re. Un uomo che è disposto a fare tutto il necessario per assicurare la stabilità e l'ordine. Non posso dire lo stesso di Stannis.” rispose Tywin.

"Non potrò mai sostenere un uomo come te!" ringhiò Ned.

"Il regno ha bisogno di uomini come me. Se non avessi preso questa città attraverso il tradimento la guerra si sarebbe trascinata per anni. E ora avete dato a ogni lealista Targaryen un pretesto, lasciando i figli di Rhaegar e la figlia di Aerys vivi. E se un'altra ribellione inizierà il sangue di che sarà versato ricadrà sulla vostra testa." rispose Tywin. Si voltò e lasciò Ned furioso.

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Ned lasciò il cortile e si diresse verso il parco degli dei. Aveva bisogno di schiarirsi le idee e nient'altro sembrava rilassare la sua mente che stare seduto di fronte all'albero del cuore e pregare per gli Antichi Dei. La maggior parte degli abitanti di Westeros pregavano i Sette, ma quelli del nord ancora avevano le credenze dei loro antenati. La maggior parte dei parchi degli dei nel sud erano stati utilizzati come giardini, invece di luoghi di culto, Ned non aveva mai visto nessun altro se non i propri alfieri pregare qui. Una parte di lui era grata per l'isolamento che ciò gli aveva portato.

"Per cosa state pregando?" chiese una voce gentile. Ned alzò lo sguardo per vedere la principessa Elia in piedi accanto a lui. Era stato così perso nei suoi pensieri che non l’aveva sentita arrivare.

"Mia moglie e mio figlio sono in viaggio da Delta delle Acque. Sto pregando che arrivino sani e salvi principessa.» rispose Ned.

"Non avete più bisogno di chiamarmi così. Sappiamo entrambi che non manterrò il titolo per molto." disse Elia.

"Come stanno Rhaenys e Aegon?" chiese Ned.

Elia sospirò. "Aegon sta bene ma Rhaenys ha ancora incubi su quello che è successo. Lei urla nel cuore della notte e chiama il padre, anche se le ho detto che non c'è più."

"Mi dispiace per tutto quello che avete dovuto sopportare. Voi e i vostri bambini non dovete soffrire a causa di Aerys e Rhaegar.» disse Ned.

Elia gli rivolse un sorriso grato per le sue parole. «L'ho amato una volta. Rhaegar era l'invidia di ogni donna nei Sette Regni, ma lui era mio marito. Gli ho dato due bellissimi bambini che amava e tuttavia non mi ha mai amato. A volte avrà goduto della mia compagnia suppongo, ma amato mai. Sapevo la verità ad Harrenhal quando ha dato a tua sorella la corona di fiori invece che a me." disse Elia.

Ned ricordava la prima volta aveva incontrato Rhaegar. Era stato durante il torneo di Harrenhal, Ned parlava a Brandon, Lyanna, e Robert quando il principe si avvicinò a loro. Sembrava un uomo gentile, ma Ned si era accorto che non riusciva a staccare gli occhi da Lyanna e lei non riusciva a smettere di guardare verso di lui. Avrebbe dovuto dire qualcosa, agire istintivamente. Invece non aveva fatto niente e Lyanna era morta.

“Lord Stark..." Elia cominciò a dire, la sua voce disperata. "... quando mio fratello arriverà, voi e tutti gli altri alti lord deciderete chi incoronare. E così facendo deciderete il destino dei miei figli. Chi si siederà sul Trono di Spade non vorrà rivali alla sua pretesa e dovesse essere qualcuno come Tywin Lannister o Stannis Baratheon, Rhaenys e Aegon saranno uccisi. E’ per loro che ti prego di rivendicare il Trono di Spade."

Ned non riusciva a credere a quello che lei stava dicendo. Non aveva alcun diritto al Trono di Spade, né lo voleva. I Baratheon avevano il vero reclamo con la loro ascendenza Targaryen. Qualcosa che gli Stark non avevano. "No, non posso," protestò Ned.

«È necessario. Mio fratello non ha alcuna possibilità di ottenere il trono. Jon Arryn è un buon uomo, ma lui non vuole essere incoronato. Non mi fido di Mace Tyrell, Hoster Tully, o Balon Greyjoy ed i miei figli sono morti se Tywin o Stannis diventano re." rispose Elia.

"Governare sette regni non è una responsabilità che voglio imporre alla mia famiglia. Se divento re ogni ambizioso pazzo affamato di potere sarà una minaccia per loro proprio come è successo con i Targaryen. Io non sono degno di governare a prescindere," Ned scosse la testa .

«È qui che vi sbagliate, lord Stark. Tu sei l'unico uomo che è adatto a governare. Tywin è un uomo affamato di potere che volentieri ucciderebbe chiunque si metta sulla sua strada. Stannis è apatico per la vita degli altri intorno a lui. Mace Tyrell è semplicemente stupido e mio fratello non può vincere questo trono, non importa quanto si sforzi. Tu e Jon Arryn sono gli unici tra il consiglio che non vogliono il trono. Jon è un buon leader, ma lui non ispira grandezza come voi. Avete sfidato la montagna per proteggere la famiglia dei vostri nemici. Chiunque altro avrebbe fatto quello che avete fatto? Se non per il bene dei miei figli, allora fatelo per il bene del regno." esclamò Elia.

Ned non disse nulla. Fissò pensieroso l’albero cuore. "Dovrei andare a controllare Aegon. Vi prego, pensate a quello che ho detto." gli disse Elia prima di andarsene.

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Quando Ned tornò nella sua stanza, uscì sul balcone e si affacciò sulla città. Si stava ancora riprendendo dall’attacco di Tywin. Anche se l'esercito di Ned era riuscito a ridurre alcuni dei danni, mantenendo le forze di Tywin a bada, centinaia forse migliaia erano morti. Come possono cavalieri e uomini che affermano di adorare i Sette e prestano giuramenti di fare il bene commettere tale brutalità? Lo stesso si potrebbe dire di Aerys Targaryen e la sua follia. Rhaegar Targaryen avrebbe potuto essere un grande re. Era amato dalla gente comune e un uomo gentile a detta di tutti. Eppure anche lui era caduto nella trappola del potere. Quando si dava una corona e un potere illimitato, perché sembrava sempre che cambiasse un uomo in peggio? Era semplicemente il potere stesso che cambiava qualcuno o semplicemente faceva solo emergere qualcosa dentro di lui che era sempre lì? Stannis vedeva il Trono di Spade come suo diritto. Tywin lo vedeva come il premio finale. Entrambi volevano il potere e Ned sapeva che non sarebbe finita bene per i sette regni se si fosse avverato il loro desiderio. La guerra e lo spargimento di sangue sarebbero seguiti e in migliaia avrebbero perso la vita, tutto per una maledetta sedia di metallo. E che dire di Rhaenys, Aegon, e Daenerys? Erano innocenti e se lui avesse messo qualcuno sul Trono di Spade che poi li avrebbe uccisi, ciò avrebbe reso Ned altrettanto colpevole. Come avrebbe potuto vivere con se stesso?

"Non ho mai voluto questo,” Ned sussurrò a se stesso. Un colpo alla porta gli fece serrare il pugno. Tutto quello che voleva in quel momento era essere lasciato in pace. "Avanti," gemette. Era piacevolmente sorpreso quando Jon Arryn entrò.

"Il principe Doran è arrivato. Il consiglio si riunirà domani", annunciò Jon. Fissò Ned per un momento. "E sembra che tu non abbia dormito per giorni."

"Forse perché non ho." sospirò Ned.

“Credo di conoscerti abbastanza bene per sapere c'è di più di questo." rispose Jon mentre prendeva una sedia. Ned si sedette pure. "Cos’è che ti preoccupa veramente?"

"Chi sosterrai domani?" chiese Ned.

"Sinceramente non so. Non voglio sostenere Tywin ma forse Stannis sì. Ha un vero e proprio diritto al trono e lui era dalla nostra parte durante la guerra." Jon si strinse nelle spalle.

"E cosa succede se ci ordina di radunare le nostre truppe e marciare contro i Tyrell e i Martell?" chiese Ned.

“Che cosa ti rende così sicuro che farà?" si accigliò Jon.

"Me lo ha detto.” rispose Ned. Jon sospirò mentre teneva la mano sulla fronte. I due rimasero in silenzio per un attimo prima che Ned lo rompesse. "Hai mai desiderato qualcun altro fosse lord della Valle al posto tuo?" chiese.

“A volte sì..." ammise Jon. "... ma non si tratta di quello che voglio. Ho il dovere di proteggere e governare il popolo della Valle al meglio delle mie capacità. Come figlio primogenito di mio padre non ho avuto scelta, ma ho deciso che avrei cercato di fare sempre ciò che era giusto. Non mi sono unito alla ribellione di Robert solo perché ho amato voi due come se foste miei figli, ma anche perché era la cosa giusta da fare."

"Sto cominciando a chiedermi quale sia veramente la cosa giusta.” disse Ned.

"Fai quello che tu pensi sia giusto domani, Ned. Non posso dirti di cosa è giusto e chi scegliere. Ma tu sei l'uomo più onesto che abbia mai conosciuto e so che farai la cosa giusta, non importa ciò che si deciderà. Ora vai a riposare un po’.” rispose Jon.

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Al mattino, Ned fissò uno specchio per quello che sembrava ore. Aveva combattuto decine di battaglie ma quelle erano state vinte da spade, armature, e formazioni militari. Ora era vestito per un diverso tipo di battaglia, dove le parole erano le armi e le appartenenze cambiavano come le maree. La guerra della politica. Ned indossò la tunica di pelle marrone mentre si preparava per l'incontro più importante degli ultimi secoli. La Sala del Trono era stato ridisegnata per poter contenere un tavolo con otto sedie in cui i capi di ogni grande famiglia si sarebbero seduti a discutere il futuro di Westeros.

Ned Stark del Nord, Jon Arryn della Valle di Arryn, Tywin Lannister dell’Occidente, Mace Tyrell dell’Altopiano, Stannis Baratheon delle Terre della Tempesta, Doran Martell di Dorne, e Hoster Tully delle Terre dei Fiumi. Balon Greyjoy delle Isole di Ferro era stato convocato, ma non era arrivato. Ned dubitava che si sarebbe presentato fin dall'inizio. L'uomo si era sempre creduto al di fuori dell'autorità del re anche prima della ribellione di Robert. Ned era uscito dalla sua stanza dove Rodrik e Reed lo stavano aspettando. Erano armati ma Ned dubitava che sarebbe stato necessario. Nessuno avrebbe mai osato colpire chiunque in un incontro come questo. "Siete pronto mio signore?” chiese Reed.

"Andiamo," annuì Ned. Li seguì nella sala del trono. Rimasero due guardie fuori dalle porte per loro quando i tre entrarono. La sala del trono sembrava molto diversa da quando Ned aveva reciso la testa del Re Folle sul pavimento. I teschi di drago che erano appesi alle pareti giacevano frantumati sul pavimento e vi era un grande tavolo in mezzo alla stanza. Jon Arryn, Tywin Lannister e Hoster Tully stavano già aspettando con i loro scudieri e due guardie per ciascuno di essi. Non erano stati autorizzati a portare nessun altro alla riunione.

Ned aveva fatto a Jon un cenno prima di sedersi. Tywin lo guardò in silenzio dal suo posto senza dubbio riflettendo su ciò che lui avrebbe detto durante la riunione. Per la prima volta in 50 anni, tutte le grandi case avrebbero deciso chi sarebbe stato il prossimo re. Il che significava che tutti avevano bisogno di sapere chi avrebbe giurarato fedeltà a chi. I due finalmente ruppero i loro sguardi quando Mace Tyrell entrò con i suoi servi e Doran Martell proprio dietro di lui. L'ultimo uomo a entrare fu Stannis Baratheon. Quando prese il suo posto, le porte della camera furono chiuse e sarebbero rimaste così fino a quando un nuovo re non fosse stato deciso. Nessuno sarebbe uscito fino a quel momento.

"Benvenuti miei signori. Aerys Targaryen è morto e la sua dinastia non deve tornare mai più. Siamo qui per decidere chi dovrà prendere il suo posto e far sì che un pazzo non si sieda di nuovo sul Trono di Spade." disse Jon Arryn.

"Non c'è niente da decidere. Mio fratello doveva sedersi sul Trono di Spade e ora che è morto questo diritto appartiene a me." rispose Stannis.

"Se non fosse per i Lannister e gli Stark saresti ancora morendo di fame a Capo Tempesta!" esclamò Mace. Il capo della Casa Tyrell non aveva intenzione di giurare fedeltà a un uomo che avrebbe sconfitto se la notizia della morte del Re Folle non avesse raggiunto le sue orecchie.

"Le nobili case che ci hanno giurato fedeltà si aspettano che li guidiamo. Vogliono vedere un uomo di cui sanno che possono fidarsi a governare questo regno in modo efficiente e razionale.” concordò Tywin.

“E suppongo ti riferisci a te stesso, vero? Un Lannister paga sempre i suoi debiti, giusto? Potete essere sicuro che un giorno vi ripagherò per aver cercato di uccidere mia sorella e i suoi figli!" sbottò Doran Martell. I Martell sapevano che Tywin aveva ordinato alla montagna di uccidere la famiglia reale che comprendeva la principessa Elia, la sorella di Doran.

"Miei signori, vi prego calmatevi!"esclamò Jon cercando di allentare le tensioni, ma non funzionava.

"I Lannister si sono indietro e non hanno fatto nulla durante la guerra. Hanno agito solo quando hanno saputo che Robert avrebbe vinto. Sono anche entrati ad Approdo del Re sotto una bandiera di amicizia prima di attaccarla. Vi aspettate che affidiamo a voi il Trono di Spade dopo tutto questo, lord Tywin?" concordò Hoster.

“Anche lei si è tirato indietro e ha lasciato il resto di noi a combattere, Hoster!” sbottò Stannis.

"Combattere? Ti sei seduto sul tuo culo a Capo Tempesta per un anno!" gridò Hoster.

"Almeno io ho le risorse e la lealtà dei miei alfieri. Che è più di quello che posso dire per te, Stannis. Ho sentito che avete difficoltà a mantenere i vostri nobili in linea.” rispose Tywin. Stannis lo fulminò con lo sguardo.

Per la prossima ora, insulti e urla vennero scambiati nella stanza. Non tutti si nominarono per il Trono di Spade, ma nessuno concordò su qualsiasi scelta. Un'idea proposta fu che i sette regni tornassero a essere indipendenti l'uno dall'altro, ma l'idea fu subito scartata. Gli uomini in quella stanza non erano disposti a rinunciare alla possibilità di essere re di tutti i sette regni. Per tutto il tempo Ned fu silenzioso, desiderando segretamente di essere da qualche altra parte. Egli detestava il cosiddetto Gioco del Trono. Almeno in un campo di battaglia sapeva chi erano i suoi nemici e alleati. Inoltre detestava quello che stava per fare.

"Signori," parlò Ned, la sua voce sovrastò quelle degli altri e li fece tacere. "Abbiamo bisogno di qualcuno che sappiamo può mantenere la sua parola e rispettare il diritto. Qualcuno che può assumere il ruolo di re come un dovere, invece di un diritto. Ogni re è chiamato Protettore del reame e abbiamo bisogno di qualcuno che agirà veramente come tale. Chi metta ciò che è meglio per i Sette Regni invece delle proprie ambizioni egoistiche." dichiarò Ned.

"Hai qualcuno in particolare in mente?" chiese Jon.

"Io stesso” sospirò Ned. Mace alzò gli occhi infastidito e Tywin sembrava voler fare lo stesso. Hoster e Jon erano in stato di shock mentre Doran lo fissò. Stannis era furioso. Questo era stato un’azzardo da parte di Ned, ma sentiva che era la cosa giusta da fare.

"Spiegati.” domandò Stannis.

Tutta la stanza era silenziosa. Ned aveva tutta la loro attenzione. "Non ho l'oro di Casa Lannister o la pretesa di Casa Baratheon. Tutto quello che ho da offrire a tutti voi è il mio onore e giuro che, dovessi essere incoronato, farei tutto quanto in mio potere per stabilire la pace nei sette regni e far finire lo spargimento di sangue. Io insegnerei ai miei figli a considerare il trono come un dovere e non un diritto." dichiarò. Mentre Tywin e Stannis erano indifferenti, Jon fece un cenno del capo e Hoster sembrava voler fare altrettanto. Anche Mace Tyrell sembrava colpito.

"Casa Martell giura fedeltà a lord Eddard Stark! Anche se tu eri mio nemico, hai salvato mia sorella e i suoi figli. Lei è un uomo d'onore e una persona di la cui parola posso fidarmi." disse Doran. Ciò prese tutti di sorpresa, tranne Ned. Sospettava che Elia avrebbe convinto Doran a sostenerlo.

"Sono d'accordo. Casa Arryn giura fedeltà a lui e a nessun altro!" sorrise Jon.

"Se qualcuno che una volta era tuo nemico giurato si fida di voi, questo vuol dire qualcosa. Se Stannis o Tywin promettessero che non ci sarebbe nessuna vendetta contro la mia casa non crederei a nessuno dei due. Ma se voi promettete che la mia famiglia non subirà conseguenze per aver combattuto contro di voi, vi crederei Lord Stark. Casa Tyrell giura fedeltà a voi e a nessun altro!" disse Mace.

"Io... credo che tu abbia ragione. Casa Tully sceglie lord Stark!" esclamò Hoster. Tywin e Stannis erano completamente senza parole. Dovevano sapere che sarebbe stato difficile ottenere il sostegno per se stessi, ma di certo non pensavano che il resto sarebbe d'accordo su qualcuno all'unanimità. Ned sapeva che Doran lo avrebbe sostenuto per il salvataggio di Elia e i suoi figli. Essendo sposato con Catelyn, avrebbe ottenuto il sostegno di Hoster. Jon Arryn sembrava quasi che stesse solo aspettando che Ned si proponesse. E Ned aveva detto che avrebbe portato la pace nel regno, catturando l'interesse di Mace Tyrell. Il Signore di Alto Giardino aveva probabilmente paura di ritorsioni da parte di Stannis e non si fidava di Tywin. Sentendo Doran, una volta nemico giurato di Ned, giurare fedeltà a lui lo aveva convinto che di lui ci si poteva fidare.

"Questa è follia. Non ha alcuna pretesa al Trono di Spade!" gridò Stannis.

"Nemmeno tu. Il sangue Targaryen nelle tue vene non ti rende adatto per essere un re." ribatté Tywin facendo sapere in quel momento su chi si era spostato il suo voto. Fece un profondo respiro. "Eddard Stark avrà il sostegno della Casa Lannister."

E tutti gli occhi si rivolsero a Stannis. Sapeva che non poteva vincere il Trono di Spade. Nulla di ciò che avrebbe detto sarebbe riuscito a cambiare la situazione. Era un uomo inflessibile ma anche lui sapeva che non poteva combattere sei degli altri sette regni. Non quando aveva ancora problemi con i suoi alfieri. Tutto quello che poteva fare ora era semplicemente dire: "Casa Baratheon giura fedeltà a Eddard Stark."

"Si è deciso quindi. Dobbiamo inviare messaggeri a tutti i nostri alfieri e far sapere a tutti che un nuovo re sarà incoronato. Possa egli regnare a lungo." concluse Jon.
 

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Capitolo 4
*** Incoronato ***


Ned camminava avanti e indietro nelle sue stanze in piena notte. Che cosa aveva fatto? Aveva deciso di rivendicare il Trono di Spade la sera prima al consiglio e nonostante avesse vinto, il dubbio che la sua fosse veramente una vittoria aveva cominciato a insinuarsi nella sua mente. Aveva appena posto un peso su se stesso, su Robb e su ognuno dei loro discendenti. Ned si era convinto di essere l’uomo giusto al consiglio, ma era veramente il migliore per tale ruolo? Un colpo alla porta interruppe i suoi pensieri. "Entrate." disse Ned. Jon Arryn entrò.

"La maggior parte degli uomini starebbe festeggiando dopo aver saputo che diventeranno re." commentò.

"Non volevo diventare re, Jon. So quello che ho detto nella sala del trono, ma la verità è che io non voglio il Trono di Spade." Rispose Ned mentre continuava a camminare. Per la prima volta in vita sua aveva veramente paura. Era nervoso ogni volta che era andato in battaglia, ma non aveva mai avuto veramente paura. L’idea di essere incoronato però incuteva più paura di qualsiasi nemico.

"Calmati e respira prima di crollare” sospirò Jon. Ned si fermò e fece un respiro profondo. «Così va meglio. Ora dimmi perché hai deciso di essere re, anche se non lo desideravi." Jon si sedette ma Ned rimase in piedi, rifiutandosi di sedersi.

"Avevo paura di quello che sarebbe successo se qualcun altro fosse stato incoronato. Stavo pensando a tutte le persone di Approdo del Re che sono morte quando Tywin ha attaccato, i miei uomini che sarebbero stati costretti a combattere nella guerra di Stannis, e stavo pensando ai bambini di Elia e Daenerys. Non riuscivo a far uscire una qualsiasi delle loro facce dalla mia testa la notte scorsa." disse Ned.

"Beh, questo è un motivo nobile, almeno." Jon si strinse nelle spalle.

"Ma ora non sono più così sicuro. Non so se posso farlo. Per la prima volta in vita mia ho paura." ammise Ned.

"Va bene. Significa che non sei stupido." sottolineò Jon mentre si alzava in piedi. "Molti Targaryen hanno governato con la paura, il tradimento e l'arroganza. Gli Stark sono in procinto di diventare una dinastia, se tu non impari dagli errori dei Targaryen i tuoi discendenti prima o poi li ripeteranno."

Ned non rispose, meditando su ogni possibile decisione e quali comandi poteva essere costretto a dare in futuro. Concedere il cavalierato a qualcuno o privarlo del titolo, la guerra o la pace, avere pietà o punire. Così tanto potere e tanta responsabilità. "Se devo essere re poi ho bisogno di una buona mano." disse.

"Io non sono degno di tale onore." rispose Jon scuotendo la testa.

"Dannazione vecchio. Non si può pretendere che diventi re dei sette regni e non abbia bisogno del tuo aiuto. E dagli dèi ho bisogno di aiuto più ora che mai.” sbottò Ned.

Jon sorrise. "Sarei la tua mano sia se lo chiedessi o lo domandassi."

I due furono interrotti dal bussare alla porta. "Entrate." rispose Ned.

Una delle guardie di Ned, Hallis, entrò nella stanza. "Perdonatemi miei signori, ma lady Catelyn e lady Lysa sono arrivate." disse. Ned sapeva che le due si stavano a loro volta dirigendo alla capitale, ma non si aspettava che arrivassero quella sera.

"Portaci da loro." ordinò. Hallis annuì e li accompagnò fuori.

"Per gli dei, Ned. Lysa è una bambina rispetto a me. Mi sento così dispiaciuto per lei, essere barattata da suo padre in questo modo…” sospirò Jon. Sposare le figlie di Hoster era il prezzo che avevano dovuto pagare per le sue truppe. Ned aveva sempre rispettato Hoster come un buon padre di famiglia, ma sapeva che era pericoloso contrariarlo. Durante la guerra contro Aerys, diversi suoi lord alfieri avevano sfidato il suo comando e Hoster aveva rimborsato il loro tradimento passando interi villaggi a fil di spada. Grazie agli dei lui era dalla loro parte.

I due si diressero al cortile d'ingresso dove un loro inviato era appena sceso dai carri delle Tully. Jory Cassel, nipote di ser Rodrik e capo della guardia d'onore che proteggeva le loro mogli, stava aiutando Lysa a scendere giù dal carro. Mentre Jon si allontanò per incontrarsi con lei, l'occhio di Ned si spostò su Catelyn che si avvicinava con un neonato addormentato tra le braccia.

Ned rimase senza parole, quando si fece avanti e guardò il volto di suo figlio per la prima volta. Per quasi due anni aveva combattuto contro i Targaryen per vendicare il padre e il fratello, e per salvare sua sorella. Non era mai andato a visitare Catelyn a Delta delle Acque durante quel periodo. Si erano sposati in fretta e avevano passato una sola notte insieme prima che Ned dovesse marciare in guerra. Nove mesi dopo, Catelyn aveva dato alla luce un bambino sano e gli aveva scritto per suggerimenti sul nome. Si erano accordati su Robb. Il futuro del bambino era cambiato così velocemente. Doveva essere il futuro lord di Grande Inverno, ma ora sarebbe stato lord dei Sette Regni.

"Posso tenerlo?" chiese Ned. Catelyn gli rivolse un sorriso e gli consegnò il ragazzo. Aprì gli occhi mentre guardava il volto di suo padre per la prima volta. Ned non era sicuro di cosa dire, tuttavia non sembrava avere importanza quando Robb sorrise.

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Se qualcuno avesse detto a Catelyn un anno fa che sarebbe stata la regina, l’avrebbe chiamata follia. Riusciva a malapena a credere alla notizia quando l’aveva sentito nella locanda in cui lei e Lysa si erano fermate per riposare. Catelyn aveva pensato che fosse un racconto della gente del posto. C'era così tanta confusione in seguito alla fine della guerra che nessuno sapeva per certo chi era il re ora. Eppure, quando raggiunsero Approdo del Re e furono scortate da centinaia di soldati Stark e Arryn per le strade, il racconto era diventato realtà.

Per due anni aveva pregato affichè il marito fosse al sicuro e tornasse vivo per aiutarla a crescere Robb. Le sue preghiere non erano state esaudite nel modo in cui pensava lei. Lysa aveva quasi urlato di gioia quando l'ascensione di Ned al trono era stata confermata. "Sorella, stai per essere una regina!" aveva esclamato. Lei avrebbe voluto essere felice come sua sorella. Per il momento, aveva semplicemente seguito Ned mentre entrava con Robb. I due si erano scambiati un semplice saluto, ma Robb era così stanco che riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti.

Giunsero alla loro stanza nel Fortino di Maegor e si stabilirono lì. Dopo che Robb si fu profondamente addormentato, Ned condusse Catelyn al di fuori nel corridoio. "Io non mi aspettavo che arrivassi qui così presto." le disse.

"Abbiamo fatto in tempo. Per i sette dèi, Ned, la tua incoronazione è fra tre giorni!" esclamò Catelyn. Tutto stava succedendo così velocemente che lei ci aveva a malapena riflettuto su. Ned un re e Cat la sua regina? Sembrava quasi come un sogno da cui non si era risvegliata ancora.

"Io non voglio questo." disse Ned.

"Eppure sta succedendo a prescindere.” rispose Catelyn.

"Non ho mai voluto che questa responsabilità ricadesse su di noi, sui nostri figli e i loro figli." sospirò Ned. Una volta incoronato, il suo destino, quello di Robb e di ogni futuro Stark sarebbe stato segnato. Sarebbero stati parte di una dinastia che avrebbe dovuto mantenere la pace nei Sette Regni.

"Una responsabilità che solo un uomo come te può ricevere. Non posso ricordare l'ultima volta che un uomo d'onore si è seduto sul Trono di Spade. Sinceramente, non voglio essere regina, ma se questo è il percorso che hai deciso allora io lo seguirò." lo incoraggiò Catelyn.

Almeno sembrava confortare il marito. “E i figli Targaryen?" chiese lei. Ned fece cenno di seguirla lungo il corridoio.

"Rhaenys e Aegon rimarranno a Approdo del Re per ora, insieme alla loro madre.” disse Ned.

"Non possono andarsene, Ned. So che sono innocenti, ma diventeranno un punto di riferimento per tutti i tuoi nemici, si riuniranno intorno a loro per sfidare il tuo diritto al trono." disse Catelyn. Odiava dire quelle parole, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare era Robb. E se un giorno uno dei bambini di Rhaegar avesse sollevato una rivolta e ucciso suo figlio?

"Non lascerò che venga fatto loro del male." dichiarò Ned. Certo che no. Era un uomo d'onore, non un macellaio come Tywin Lannister.

"Lo so che non lo farai e mi fa piacere. Ho sposato un uomo d'onore.” rispose Catelyn.

Ned le rivolse un sorriso grato per la sua comprensione prima di entrare in una stanza. Dentro c'erano due culle con due ostetriche accanto a loro. Catelyn era confusa mentre seguiva il marito. Nelle culle dormivano due neonati, un ragazzo e una ragazza. "Dobbiamo prenderci cura di entrambi." disse Ned.

"Chi sono?" chiese Catelyn.

"La ragazza è Daenerys Targaryen, unica figlia rimasta di Aerys. Sua madre è morta dandola alla luce.” spiegò Ned mentre fissava il bambino addormentato. Prendersi cura di un Targaryen? Aveva sentito di come aveva rischiato la vita per proteggere i bambini di Rhaegar e non ne era rimasta sorpresa. Ma allevare la figlia di Aery come se fosse la sua non andava bene per lei.

"E l'altro?" chiese Catelyn.

Ned rimase in silenzio per un attimo mentre fissava il ragazzo. "Il figlio di Lyanna." rispose. Questo era tutto quello che doveva dire prima che Catelyn capisse tutto. Lyanna fu rapita da Rhaegar Targaryen e tenuta segregata per quasi due anni. Tempo più che sufficiente per concepire un figlio bastardo. "Lo trovai tra le braccia di Lyanna mentre lei stava per morire. Ho promesso che l’avrei tenuto al sicuro."

Catelyn sentiva la stessa paura attorno ai due neonati che aveva provato dei figli Targaryen. Chiunque di loro poteva essere una minaccia per Robb e tutti gli altri bambini che lei e Ned avrebbero avuto. “Ned, non chiedermi di essere una madre anche per questi due. So bene che sono due bambini innocenti, ma so anche che si tratta di due potenziali minacce per nostro figlio.” implorò Catelyn.

"Non hanno nessun altro. Il sangue del ragazzo è Stark e del Nord. E io ero lì quando Daenerys è venuta a questo mondo, la prima persona a tenerla e a calmarla quando piangeva. Non ti sto chiedendo di essere la loro madre ma ti chiedo di accettare tutto questo." rispose Ned.

Catelyn non tentò di convincerlo a cambiare idea. Alla fine aveva ragione lui. Forse a Robb crescere con gli altri bambini della sua età avrebbe fatto bene. "Non mi hai mai detto il nome di tuo nipote." chiese.

"Lyanna non mi ha mai detto il suo nome prima di morire.” rispose Ned.

Poi il nome perfetto le venne in mente, era completamente evidente. "Jon. Chiamalo Jon." disse Catelyn pensando al mentore e amico di Ned.

Suo marito sorrise concordando. "Jon."

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La mattina presto, all'alba, i preparativi erano già in corso, i servi stavano preparando un banchetto per dopo l'incoronazione di Ned. I vessilli del meta-lupo erano appesi lungo tutto il percorso che Ned avrebbe compiuto lungo i gradini del Grande Tempio. Solo che non erano le bandiere dei suoi antenati. Un nuovo sigillo era stato modellato in seguito alla sua ascensione. Un meta-lupo d'oro con una corona in cima alla sua testa con uno sfondo nero. Questo sarebbe stato il nuovo emblema della famiglia reale.

Ned guardò tutto questo dal suo solarium vicino alla parte superiore della Fortezza Rossa. La paura che provava oggi superava qualsiasi cosa avesse mai sperimentato. Cavalcare contro le linee nemiche nella battaglia del Tridente era stata una cosa facile da fare per lui. Si era sentito più nervoso a chiedere ad Ashara Dayne di ballare ad Harrenhal che a combattere in una battaglia. Era terribile quello che poi le era successo. Poi il giorno delle nozze era venuto quando aveva sposato Catelyn Tully, una donna che non aveva mai incontrato prima e che doveva sposare suo fratello maggiore Brandon. Quello era stato il momento più terribile della sua vita fino ad oggi.

Pensò al suo vecchio amico Robert e a quanto gli mancava il suo senso dell'umorismo. Almeno a Robert sarebbe stato risparmiato il dovere che comportava sedere sul Trono di Spade. Ned sapeva che l'uomo non aveva mai voluto essere re. Voleva solo vivere la sua vita al massimo e non si poteva fare con una corona in testa. Almeno lui era morto in una battaglia vittoriosa, proprio come aveva sempre voluto.

“Lord Stark. Vostro fratello Benjen è arrivato!" gridò Hallis dal corridoio.

"Fallo entrare.” rispose Ned. Suo fratello minore entrò e i due si abbracciarono.

"Dei, Ned! Ti lascio solo per troppo tempo e ora tutti ti chiamano re. Se ti avessi lasciato solo per più tempo ora le persone ti crederebbero la reincarnazione di uno dei sette." rise Benjen quando si separarono. Ned era felice di sentire gli scherzi di suo fratello, ancora una volta.

"L'incoronazione è stata programmata così in fretta. Temevo che non ce l’avresti fatta." disse Ned.

"E dovrei mancare quando a mio fratello viene baciato il culo da ogni grande signore di Westeros? Non me lo perderei per niente al mondo." ridacchiò Benjen.

Mentre Ned apprezzava l'umorismo di suo fratello, aveva bisogno di una risposta a una domanda che aveva afflitto la sua mente dal Gran Consiglio. "Pensi che io sono l'uomo giusto per questo? Ci deve essere qualcuno che sia meglio di me."

"Se ci fosse questo qualcuno avrebbe già detto a tutti di incoronare lui invece di te." rispose Benjen.

"Se solo…" sospirò Ned.

"Tu sei l'uomo migliore per questo. Soprattutto perché non lo vuoi. Io non volevo governare Grande Inverno mentre tu eri a combattere, ma l’ho fatto a prescindere. E tutti mi hanno detto che ho fatto un buon lavoro finora. Io immagino che non voler qualcosa te lo fa apprezzare di più." si strinse nelle spalle Benjen.

"Divertente come funziona." ridacchiò Ned.

"Gli dei a volte hanno uno strano senso dell'umorismo.” convenne Benjen.

L'argomento era cambiato, qualcosa di cui Ned preferiva non parlare, ma doveva essere fatto. "E’ pronta la tomba per lei?" chiese.

Benjen sospirò. "Ho commissionato alcuni scalpellini per fare una statua a sua immagine. Lyanna merita una sepoltura degna di uno dei re dell’inverno." Ned desiderava riportare anche i corpi di suo padre e Brandon a casa, ma Aerys non aveva lasciato nulla da trovare. Il padre era stato ridotto in cenere e il corpo di Brandon era stato dato in pasto ai cani. Il Re Folle pensava che fosse divertente vedere come gli animali mangiavano il cadavere. Ned voleva che Aerys potesse vivere di nuovo solo per poterlo uccidere personalmente. Jamie Lannister gli aveva portato via quell’occasione.

"Vorrei poter venire con te quando la porterai a riposare, ma non posso lasciare la città così presto dopo la mia incoronazione. Ci sono tante cose che devono essere risolte e ..." disse Ned, la sua voce tremula. Si sentiva in colpa per la sua decisione, ma un vero re non abbandonava il suo dovere quando era più necessario.

"Non c'è bisogno di spiegarlo. Nostro padre ha sempre detto che il dovere viene prima." rispose Benjen.

“A proposito, una volta mi hai detto che ti volevi unire ai Guardiani della Notte." Ned cambiò la conversazione. Grande Inverno aveva bisogno di un nuovo signore e ora c'era un solo Stark per occupare quel posto.

“È stato quando pensavo che saresti tornato a Grande Inverno, ma ovviamente le cose sono cambiate da allora." annuì Benjen. Chiaramente sapeva quello che Ned stava per chiedergli.

"Non posso tornare a casa ora. Grande Inverno e il Nord sono tuoi ora." disse Ned.

"Accidenti grazie.” gemette Benjen. Non aveva mai voluto essere un signore, ma avrebbe fatto il suo dovere. Dopo tutto era uno Stark di Grande Inverno. “Catelyn come sta la prendendo tutto questo?"

"E’ desiderosa di essere regina come io lo sono di essere re, ma farà ciò che deve bene. Ti rendi conto che, essendo il nuovo lord di Grande Inverno, avrai bisogno di sposarti?" ridacchiò Ned.

Benjen aggrottò le sopracciglia. "Sei solo una fonte di buone notizie oggi." Ned gli parlò anche di Daenerys e Jon. Benjen sembrava a disagio per la decisione di suo fratello. "Sei sicuro di voler crescere nostro nipote in questo buco di serpenti chiamato capitale? Permetti che porti Jon a Grande Inverno e lo cresca nelle nevi del Nord a cui appartiene."

Ned era grato che almeno suo fratello volesse prendersi cura del ragazzo. "Ho promesso a Lyanna che mi sarei personalmente preso cura di lui. So che dici bene, ma lui resta qui." rispose.

"Va bene, ma è meglio che lui e Robb venghino a Grande Inverno ogni tanto. In caso contrario, essere l'unico Stark al Nord finirebbe col farmi impazzire." rispose Benjen.

"Prometto." concordò Ned.

La porta si aprì e Catelyn entrò con Robb. Benjen sorrise e si avvicinò a loro. "E chi è questo piccolo?” chiese. Robb istantaneamente si rannicchiò e abbracciò la madre più stretto.

"Mi dispiace. E’ che non si abitua alle nuove persone così rapidamente." si scusò Catelyn.

"Lui sorrise quando mi ha visto la prima volta." sottolineò Ned.

"Questo perché probabilmente aveva fatto facce buffe. L’hai sempre fatto con Lyanna e me ogni volta che mangiavamo e ne è sempre venuto fuori un pasticcio." ridacchiò Benjen. I due fratelli risero.

"Perché non fai una prova te stesso?" suggerì Ned. Benjen fece diversi espressioni buffe che però sembravano solo confondere Robb. Benjen poi diede a Robb dei lamponi che fecero fare al ragazzo una risatina. Poi i due fratelli Stark si misero a fare rumori buffi che fecero ridacchiare Robb ancora più forte.

"Dei, sono l'unica adulta in questa famiglia." sospirò Catelyn.

"Lord Stark." gridò Hallis. "Un messaggero di Jon Arryn chiede di vedervi."

"Fallo entrare.” ordinò Ned.

Un giovane paggio entrò nella stanza. “Lord Stark. Lord Arryn dice che i preparativi sono completi e che è giunto il momento." riferì.

"Dacci un momento.” disse Ned. Il paggio lasciò la stanza mentre Eddard si girò verso la moglie e il fratello. Entrambi gli fecero un cenno col capo. Ned si voltò e fece un respiro profondo. Non c'era modo di tornare indietro dopo tutto questo. "L'inverno sta arrivando." sussurrò a se stesso per ricordare che le cose potevano andare bene per il momento ma anche che esse dovevano sempre peggiorare prima di migliorare.

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L'incoronazione iniziò a mezzogiorno nel Grande Tempio di Baelor. Migliaia erano riuniti all'esterno per testimoniare all'evento con la gente comune nella parte posteriore, la guardia della città e gli uomini d’armi nel mezzo e i lord nella parte anteriore. Ned Stark si trovava sui gradini del Grande Tempio dove era stato montato un palco enorme. In piedi al centro vi era l'Alto Septon con una corona d'oro incrostata di rubini e diamanti neri. I lord Jon Arryn, Tywin Lannister, Mace Tyrell, Stannis Baratheon, Hoster Tully, e Doran Martell erano tutti in piedi sul balcone con Catelyn, Robb, Lysa, e Benjen.

"Eddard Stark venite avanti." parlò l'Alto Septon. Tutta la piazza era completamente silenziosa quando Ned Stark fece tre passi e si inginocchiò davanti al sacerdote. "Promettete e giurate solennemente di governare i Regni di Dorne, l’Occidente, l’Altopiano, le Terre della Tempesta, la Valle di Arryn, le Isole di Ferro, le Terre dei Fiumi e il Nord secondo le rispettive leggi e costumi?"

"Prometto e giuro solennemente di farlo!" esclamò Ned recitando le parole che aveva imparato. Venivano sempre pronunciate le stesse parole ogni volta che un Targaryen saliva sul Trono di Spade dai tempi di Aegon il Conquistatore. Solo che adesso uno Stark stava per sedere sul trono.

"Promettete di governare con la legge, la giustizia e la misericordia in tutti i vostri giudizi?" chiese l'Alto Septon.

"Lo farò!" rispose Ned.

"Promettete di proteggere la Fede dei Sette, degli Antichi Dei, del Dio Abissale, e tutte le altre fedi dei Sette Regni?" chiese l'Alto Septon. Non esattamente la parte più importante da chiedere, ma per legge tutti avevano il diritto di professare qualsiasi religione che volevano.

"Tutto questo mi impegno di fare e giuro davanti a dei e uomini!" rispose Ned.

"Allora al cospetto degli dei e degli uomini vi incorono e presento come Eddard della casa Stark, primo del suo nome, re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, signore dei Sette Regni, e Protettore della Reame!" annunciò l'Alto Septon ponendo la corona sul capo di Ned.

Ned si alzò in piedi e si voltò verso la folla. "Lunga vita al Re!" gridò qualcuno. Poi qualcun altro gridò a sua volta e presto migliaia di voci gridarono quelle parole facendo eco in tutta la città.
 

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Capitolo 5
*** Qual'è il tuo dovere? ***


Il banchetto che seguì alll'incoronazione avrebbe reso Robert Baratheon orgoglioso. Re Eddard Stark sedette al tavolo reale con la sua nuova corona ancora poggiata sul suo capo. Catelyn si sedette alla sua destra e Jon Arryn a sinistra. A tavola vi erano anche Lysa, Benjen, e Hoster. Mentre tutti bevevano e mangiavano senza fine, il piatto di Ned era intatto. Lui non aveva appetito al momento e non gli piacevano più le feste. Gli ricordavano tutti coloro che aveva perso. Le canzoni di Robert ubriaco, le bevute di Brandon, gli scherzi del padre che potevano far scoppiare a ridere l'intera stanza, tutto perduto.
 
"Cerca almeno di fingere di star bene. Nessuno ti sta guardando direttamente, ma tutti ti osservano." sussurrò Jon.

"Non dovrei nemmeno essere qui. C'è così tanto lavoro da fare. Ho bisogno di nominare dei nuovi membri per la Guardia Reale, organizzare le mie guardie personali e assistenti, oltre a trattare col prigioniero." disse Ned. Ovviamente il prigioniero era Jamie Lannister. In questo momento il figlio maggiore di lord Tywin era seduto nella Passeggiata del Traditore, confinato in una delle camere più grandi, spesso utilizzate per i prigionieri alto lignaggio.

"Il lavoro può essere fatto domani. In questo momento divertiti, metti su un sorriso. Se non per te stesso, almeno per Cat. E 'abbastanza nervosa già così com'è." sussurrò Jon. Catelyn sembrava star molto meglio rispetto ai giorni scorsi. Aveva parlato con numerosi lord e cavalieri che si congratulavano con lei per l’incoronazione di suo marito. Ned non aveva mai incontrato la moglie fino a pochi giorni prima del loro matrimonio e poi non si erano più visti per quasi due anni. Non aveva idea di come avrebbe gestito la responsabilità di essere regina. Ma finora aveva tenuto duro. Anche se lei gli parlava spesso dei suoi stessi dubbi su tale ruolo, Catelyn sembrava completamente fiduciosa. Aveva messo su una maschera migliore della sua.

Numerose persone gli si avvicinarono e ognuno aveva qualcosa di cui voleva parlargli. Diversi signori, tra cui Mace Tyrell, volevano discutere delle loro dispute territoriali. A quanto pare credevano che un nuovo re fosse una buona occasione per cercare di ottenere nuove terre. Ned rifiutò di prendere qualsiasi decisione fino a che non avesse avuto il tempo di sentire entrambe le parti. La sua risposta fece andare via quasi tutti.
 
Ma non appena Ned vide il principe Oberyn Martell avvicinarsi, seppe che la Vipera Rossa non era interessato a terre. "Congratulazioni per l'incoronazione vostra grazia. Siete veramente uno dei pochi degni di sedere sul Trono di Spade." Disse Oberyn chinando il capo. Ned notò come che aveva detto pochi degni.

"Avete la mia gratitudine." gli rispose, cercando di essere civile.

"E voi la mia. Per aver salvato la vita di mia sorella e dei suoi figli ho con voi un debito che spero un giorno di poter ripagare." disse Oberyn. Sembrava genuino. Non che Ned avesse previsto altrimenti, ma la Vipera Rossa non era un uomo conosciuto per fare tali promesse. Forse l'uomo riteneva che pochi lo meritassero.

"In questo momento tutto quello che voglio è che il reame sia in pace." rispose Ned.

"Sembra che voi abbiate già raggiunto il vostro obiettivo. La maggior parte di questi lord si sarebbero tutti sgozzati a vicenda un mese fa e ora ecco che stanno bevendo, scherzando e ridendo insieme." commentò Oberyn.

"C'è qualcosa di cui avete bisogno?" chiese Ned. Dubitava che Oberyn si fosse avvicinato a lui solo per dirgli grazie.

"Rhaenys continua ad avere incubi sulla Montagna. Mia sorella ha provato di tutto, dal cambiarle stanza a darle anche piccole quantità di sonnifero. Nulla sembra aiutarla a dormire. Forse, se la portassi ai Giardini d’Acqua a Dorne e lontano da questo palazzo dove Gregor ha tentato di ucciderla, gli incubi cesserebbero." spiegò Oberyn.
 
All’inizio Ned provò pena per Rhaenys, ma nel momento in cui Oberyn propose di portare la nipote lontano si insospettì. Non che questa fosse una richiesta irragionevole. Ned avrebbe probabilmente fatto la stessa cosa se si fosse trattato di uno della sua stessa famiglia. E avrebbe probabilmente permesso a Oberyn di prendere la giovane principessa Targaryen se fosse stato ancora solo il lord di Grande Inverno. Ma ora le cose erano diverse. Se Ned permetteva che Rhaenys lasciasse la città, la sua famiglia avrebbe fatto in modo che non facesse mai ritorno. L’avrebbe cresciuta in clandestinità e forse un giorno sarebbe stata usata da qualcuno come giustificazione per prendere il Trono di Spade.

"Mi prendete per un pazzo? Se le mando con voi, lei non tornerà mai più!" esclamò Ned. Gli occhi di Oberyn non tradivano nulla, ma il fatto che egli non si era indignato per il tono di Ned aveva detto tutto.

"Vi prometto che non sarà mai utilizzata per dare il via a una rivolta contro di lei, vostra grazia." ​​rispose Oberyn.

"Mi fido della vostra parola. Ma se Rhaenys si sposasse e avesse figli, potete fare la stessa promessa per loro? Potrebbe non avvenire nel corso delle nostre vite, ma i suoi discendenti un giorno potrebbero sollevarsi contro la mia famiglia. Se c'è una cosa di cui si può essere assolutamente certi è che le persone che vogliono il potere cercheranno sempre di prenderlo. Proprio come il bastardo Daemon Blackfyre cercò di prendere il trono dei Targaryen alla prima occasione." dichiarò Ned.

"Pensavo che voi foste il nobile Ned Stark di cui mia sorella mi ha sempre parlato. Invece mi capita di incontrare un uomo paranoico che si preoccupa solo di mantenere il suo potere. Forse avete salvato lei e i suoi figli affinchè tutti potessero credere a questa immagine!" sbottò Oberyn.
 
La gente stava già cominciando a notare la loro tensione. Ned avrebbe potuto punirlo per aver detto una cosa del genere, ma non era tipo da ricorrere a queste cose. Non era il Re Folle. "Mi preoccupo per mio figlio e i suoi figli! Per le persone che saranno uccise in un'altra guerra civile! Io non avrò il loro sangue sulle mie mani! Mi dispiace per Rhaenys e farò tutto il possibile per assicurarsi che lei sia al sicuro. Ma non posso lasciarla andare con voi." disse Ned con fermezza. Aveva fatto in modo che tutti intorno a loro potessero sentirlo.

Oberyn fissò ilsuo re per un attimo fino a quando notò gli sguardi che riceveva da alcuni degli altri ospiti in sala. "Perdonatemi, vostra grazia. Io sono di cattivo umore e spesso parlo prima di pensare." disse chinando il capo.

"Non c'è niente da perdonare." rispose Ned.

"Se volete scusarmi io mi congedo." Oberyn s'inchinò di nuovo prima di allontanarsi. Gli occhi di Ned lo seguirono mentre usciva dalla stanza. Di certo non si era fatto amico della Vipera Rossa oggi.

"Una mossa saggia, vostra grazia." ​​commentò Tywin. Il signore di Castel Granito era rimasto in piedi dietro a Ned per tutto il tempo e il re non lo sapeva. Il modo in cui aveva detto vostra grazia sembrava quasi ironico, come per dire a Ned che era lui quello con il vero potere. "Lo chiamano la Vipera Rossa, e non solo a causa della sua conoscenza dei veleni. Ogni parola dalla sua bocca è veleno."
 
"Vuole solo che la nipote sia al sicuro." rispose Ned.

"Sua nipote non sarà mai sicuro, né suo fratello. Per tutto il tempo in cui vivono, l'invidia di ogni signore ambizioso nei Sette Regni graverà su di loro. Sono tutti in attesa di un'occasione per portarli via da qui e poi iniziare una rivolta nei loro nomi." disse Tywin.

"Non voglio far loro del male." dichiarò Ned.

"La decisione spetta a voi. Non volete ucciderli, ma non potete semplicemente ignorarli per sempre. Farebbe bene a ricordarsi che essi saranno sempre la più grande minaccia per vostro figlio." rispose Tywin.

"C'è qualcos’altro di cui volete parlarmi?" chiese Ned.

"Mio figlio sta marcendo in una cella. Io lo vorrei liberato non solo da essa, ma anche dal vostro servizio. Dategli un perdono e liberatelo dal suo giuramento come membro della Guardia Reale." disse Tywin.

"Tuo figlio ha trafitto un uomo alla schiena. Un uomo che aveva giurato di proteggere." ribattè Ned.

"Un uomo che ha ucciso vostro padre e vostro fratello e il cui figlio ha stuprato e torturato vostra sorella, portandola alla morte. Semmai dovrebbe congratularsi con mio figlio." rispose Tywin.

"Aerys Targaryen era mio. L'ultima cosa che dovrebbe aver visto doveva essere la mia spada che calava sulla sua testa. Invece tuo figlio l’ha ucciso come un vigliacco." disse Ned.

"Forse dovresti parlare con lui prima di giudicarlo. Potreste scoprire che le sue ragioni per quello che ha fatto non erano così semplici." suggerì Tywin.

"Quali ragioni?" Ned si accigliò. Tywin non rispose. Semplicemente si girò e se ne andò.

Per le prossime ore, le parole di Tywin rimasero bloccate all'interno della mente di Ned. Jaime non avrebbe mai potuto avere una buona ragione per fare quello che aveva fatto. Lui non poteva, eppure il dubbio afflisse Ned a prescindere da ciò. Non poteva nemmeno concentrarsi su quello di cui suo fratello e Stannis stavano parlando proprio di fronte a lui.

"Barristan è uno degli uomini più onorevoli nei Sette Regni. Perché mio fratello non dovrebbe volerlo per la sua Guardia Reale?" chiese Benjen.
 
"L'uomo che combattè contro di voi, sostenendo il pazzo che ha macellato la vostra famiglia e tanti altri innocenti! E volete che vostro fratello gli dia una ricompensa per aver lottato così coraggiosamente contro di noi? Perchè Jaime Lannister è considerato un traditore per aver ucciso un mostro, e ser Barristan invece viene premiato per aver combattuto per quel mostro?" chiese Stannis.

"Era solo dalla parte sbagliata. Ha giurato di servire Aerys Targaryen molto prima che egli si rivelasse per ciò che era, e ha tenuto fede al suo voto. E’ un uomo d'onore." rispose Benjen.

"E questo onore è stato ottenuto combattendo contro di noi." Stannis scosse la testa.

Infine Ned non ce la faceva più. "Scusatemi, miei signori. Ho un’impegno improvviso." disse prima di lasciare la stanza.

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Jamie Lannister aveva contato le pietre e i mattoni usati per costruire la camera nelle ultime ore ma perdendo sempre il conto e dovendo così ricominciare tutto da capo. Aveva ripetuto lo stesso ciclo più e più volte, tranne quando pensava a suo padre, Cersei e Tyrion. Pensò a loro un sacco ma soprattutto a Cersei. Poi fu sorpreso da un visitatore. Jamie dovette ammettere che di tutte le persone che si aspettava entrassero da quella porta, Ned Stark era l’ultimo. Il nuovo re di Westeros entrò con due delle sue guardie.

"Lord Eddard Stark. Oh perdonatemi ... volevo dire re Eddard Stark. Le mie scuse vostra grazia. Il passar giorno dopo giorno in questa cella sembra aver preteso un tributo dalla mia mente." Jamie fece un inchino con fare beffardo.

"Lasciateci." Ned ordinò alle sue guardie. Gli fissarono con sguardo riluttante ma fecero come gli era stato detto e lasciarono la stanza. "Creature leali." pensò Jamie. "Tuo padre ha chiesto la grazia per te." disse il re.

"Non c'è dubbio che mio padre vuole che io sia di nuovo il suo erede al posto di mio fratello minore. Tywin Lannister potrebbe essere l'uomo più intelligente dei Sette Regni, tranne quando si tratta di me e Tyrion. Se mio padre fosse veramente intelligente avrebbe nominato Tyrion suo erede. E' sempre stato lui quello intelligente tra noi." commentò Jamie.

"Perchè lo hai fatto?" gli chiese Stark.

"Perché ho fatto cosa? Dovreste essere più specifico vostra grazia. Ho fatto un sacco di cose." Jamie si strinse nelle spalle.

"Perché hai trafitto Aerys Targaryen?" domandò Ned.
 
"Per ucciderlo, naturalmente." rispose Jamie.

"Perché? Perché ucciderlo? Tu eri un membro della sua guardia reale, avevi giurato di proteggerlo, che cosa ti ha fatto rompere il tuo giuramento?" sbottò Ned.

"Ha importanza? Sterminatore di re mi chiamano ora. Personalmente preferisco Sterminatore di draghi. Suona molto meglio." sogghignò Jamie.

Ned si lanciò improvvisamente in avanti, afferrò Jaime e lo sbatte contro il muro. "Rispondimi maledetto!" urlò. Il vecchio aveva certamente una certa forza dentro di lui.

"Avreste potuto chiedere per favore, vostra grazia. Se davvero volete sapere la verità, allora eccola qua. Ho sopportato molte cose spiacevoli del vostro predecessore. Dovetti stare davanti alla porta della sua stanza quando ha violentemente stuprato sua moglie la regina. Ser Gerold Hightower mi ha sempre detto che il mio dovere era quello di proteggere il re non giudicarlo. E ho mantenuto i miei voti. Anche quando ha ucciso vostro padre e vostro fratello. Anche quando mi ordinò di uccidere mio padre. Ma l'ultima goccia è stata quando ha ordinato ai suoi piromanti di dare la città alle fiamme." sussurrò Jamie.

Quest'ultima frase parve cogliere Ned Stark completamente alla sprovvista. "Sia Robert re sopra ossa carbonizzate e carne cotta. Che egli sia re di ceneri. Quelle erano le ultime parole che disse ai piromanti prima che lasciassero la sala del trono e io li uccidessi. Poi sono entrato nella sala del trono e l’ho spedito nei 7 inferi. Se non l’avessi fatto avrebbe mandato qualcun altro a bruciare la città." continuò Jamie.

Ned finalmente lo lasciò andare. "Non è divertente? Con tutte le cose terribili che ho fatto, l'unica cosa buona e per cui sarò sempre ricordato sarà quella che mi farà odiare da tutti." ridacchiò Jamie.

"Come puoi trovare tutto questo divertente?" chiese Ned.

"Sì, vostra grazia. L'intero sistema d'onore, il dovere, i voti, sono tutte stronzate. I più grandi cavalieri che siano mai vissuti come Arthur Dayne, Gerold Hightower, Barristan Selmy non erano altro che i servi di un pazzo. Come si può essere onorevole e rendersi complice nelle follie di Aerys Targaryen? Non si può. Alla fine rompi un voto o l’altro. Proteggi il re, obbedisci al re, onora tuo padre, difendi gli innocenti, è tutto un grande scherzo e io ci sono caduto in pieno." rise Jamie. Ned lasciò la stanza disgustato.
 
Jamie si ritrovò ancora a ridere anche quando era solo. "Sono tutte stronzate!" rise.

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Ned non tornò al banchetto. Si sedette nella sua stanza a pensare per quelle che dovevano essere ore. Le parole di Jamie erano ancora fresche nella sua mente con la sua risata. Ma non era una risata di follia, ma piuttosto di ironia. Jamie aveva riconosciuto quello che era quando era Guardia Reale per Aerys Targaryen. Niente di più che un semplice delinquente. Tywin, Stannis, e Jamie avevano messo in discussione il suo concetto di onore e per la prima volta Ned stava cominciando a riconsiderare se stesso. Che aveva portato l’agire con onore a suo padre quando lui obbedì alla convocazione di Aerys? La morte. Gli Stark, gli Arryn, i Baratheon, e i Tully avevano rotto i loro giuramenti di fedeltà ai Targaryen durante la ribellione e ora erano etichettati come eroi. Jamie veniva odiato per aver infranto il suo giuramento, quando aveva impedito a un pazzo di commettere un genocidio. Qual è la definizione universale di onore? Se gli dei esistevano di certo non l’avevano ancora rivelato.

Andò a fare una passeggiata per tutta la Fortezza Rossa, sperando di schiarirsi le idee. Cinque guardie lo seguirono mentre passava attraverso la Sala del Trono, la Torre della Mano, cortili, stalle, anche i merli sulle pareti. Alla fine si fermò presso le stanze dove Jon e Daenerys venivano accuditi da cameriere. Si fermò tra le loro culle. I due bambini silenziosi lo fissarono.

"Guardate voi due, la vita è così semplice per entrambi. Niente intrighi, complotti, tradimenti, guerre, non doversi preoccupare del mondo. Vorrei che voi due potreste capirlo e apprezzarlo perché la vita non sarà così semplice per voi quando sarete più grandi. Se fosse per me vorrei proteggervi entrambi dal mondo esterno e da ciò che fa alle persone buone. Ma voi siete Stark ora. Anche se non avete il mio nome vi crescerò come se così fosse e non voglio mentirvi o tenervi lontano dalla verità. Mi limito a cercare di prepararvi per vivere questa vita e il resto sta a voi due." disse a loro Ned. Il suo discorso sembrò cullare entrambi facendoli dormire. Ned sorrise e li lasciò.

Più tardi, il banchetto era finito e tutti si erano dispersi nelle loro stanze o avevano lasciato il castello. Ned era sulla via del ritorno nella sua stanza quando sentì piangere. Seguì il suono fino alla stanza di Rhaenys. Ned bussò alla porta e Elia gli aprì. "Vostra grazia?" chiese molto sorpresa di vederlo.

"Va tutto bene?" chiese Ned.

"Va tutto bene. La mia piccola Rhaenys ha appena avuto un incubo tutto qua." rispose Elia.
 
"Tuo fratello Oberyn mi ha parlato di questo. Sono sicuro che ti ha proposto la sua soluzione." dichiarò Ned.

Elia sospirò. "Sì, me lo ha detto. Gli ho risposto di non chiedere, ma quando lui si mette in testa qualcosa..."

"Mi dispiace ma sai che non posso lasciarla andar via." disse Ned.

"Capisco il rischio che i miei figli sono per te, tuo figlio e il reame. Ma permetta almeno a me di tornare a Dorne un giorno, solo per una visita." supplicò Elia.

"Ci penserò. Non posso promettere più di questo. Se c'è qualcosa che posso fare per voi e per i vostri figli per favore fatemelo sapere." disse Ned.

"Bè... negli incubi di mia figlia, la montagna sta sempre cercando di ucciderci. Ha così tanta paura dei sogni che non vuole dormire mai più. Ma credo che la potete aiutare. Vi ha visto sconfiggere la montagna e salvarci. Stia un po’ con lei solo fino a quando non riesce a dormire." chiese Elia.

Ned rispose con un cenno del capo ed entrò. Rhaenys stava rannicchiata sul suo letto in lacrime. La povera bambina tremava come una foglia. Ned prese una sedia e si sedette accanto al suo letto. "Tua madre mi ha detto che non riesci a dormire, piccola principessa." sussurrò.

"L'uomo cattivo verrà. Ogni volta che dormo egli viene." rabbrividì Rhaenys.

"Ora sei al sicuro. L'uomo cattivo se n'è andato." rispose Ned.

"Ma se torna?" chiese Rhaenys.

"Lo fermerò proprio come ho fatto prima. Vai a dormire." promise Ned. Le parole sembrarono calmarla abbastanza da chiudere finalmente gli occhi. Di tanto in tanto li avrebbe aperti per vedere se Ned era ancora lì. Ned rimase per quelle che sembrarono ore fino a quando finalmente gli occhi rimasero chiusi.
 

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Capitolo 6
*** Il primo giorno ***


Gli occhi di re Eddard Stark si aprirono quando il sole del mattino splendeva sul balcone e nella camera da letto. Accanto a lui Catelyn dormiva tranquilla nonostante i suoni di Approdo del Re si sentissero fin dentro il Fortino di Maegor. Lentamente e in silenzio si alzò, si tolse le vesti e le sostituì con una comoda tunica marrone scuro. A Ned non era mai piaciuto indossare abiti stravaganti, ma solo qualcosa di comodo.

Oggi era il suo primo giorno di governo e Ned voleva che fosse il più agevole possibile. Questa prima riunione avrebbe mostrato al resto dei Sette Regni la sua tempra e aveva bisogno di fare una buona impressione. Doveva mostrare a tutte li alti lord che era un uomo da rispettare, ma anche da temere. Un buon governante lo necessita per avere la lealtà dei suoi sudditi. Gli Stark avevano sempre governato sul nord con giustizia ed equità. Ma quando erano scoppiate delle rivolte, avevano colpito rapidamente e brutalmente per assicurarsi che non accadesse mai più. Nelle due occasioni in cui si sollevarono i Bolton, la rivolta si era conclusa in entrambi i casi con la loro sottomissione e alcune delle loro terre cedute ad altri lord. I Greystark non furono così fortunati. Essi vennero semplicemente spazzati via. Ned non aveva alcuna intenzione di compiere qualcosa del genere.

Dopo aver finito di vestirsi, si mosse in silenzio verso la porta. La aprì per trovare Ser Rodrik e Hallis di guardia all'esterno. Oggi sarebbe stata per loro l'ultimo giorno come sua guardia personale, il suo primo impegno era infatti nominare nuovi membri per la Guardia Reale. A parte ser Barristan e Jaime Lannister, tutti i mantelli bianchi erano morti. Anche del Concilio Ristretto di Aerys solo in 2 erano sopravissuti all'attacco dei Lannister: il maestro Pycelle e Varys l'eunuco.

"Buongiorno vostra grazia." dissero i due chinando il capo.

"Buongiorno. Mia moglie ha avuto una notte difficile e vorrei che dormisse un pò di più." rispose Ned.

"Se compiace vostra grazia io rimarrò qui." annuì Hallis. Rodrik scortò Ned mentre faceva il suo giro quotidiano del castello dopo essersi alzato. Egli controllava tutto, le cucine, le stalle, la Torre della Mano, la Torre Whitestone, i cortili, il tempio, e infine il parco degli dei per pregare. Aveva salutato tutti quelli che incontrava dai nobili della corte ai semplici stallieri. Ned aveva cercato di imparare e ricordare ciascuno dei loro nomi. Erano tutte persone come lui e lui voleva trattarli come tali.

Quando ebbe finito il suo giro, si diresse verso la sala del Concilio Ristretto dove Jon Arryn era seduto al tavolo esaminando centinaia di documenti. "Materiale di lettura?" chiese Ned.

"I resoconti di tutte le riunioni del Concilio Ristretto degli ultimi venti anni. Dite quello che volete sui Targaryen ma di certo hanno fatto un buon lavoro nel documentare tutto ciò che hanno fatto." rispose Jon.

"Non starai pensando di leggere tutti questi documenti da solo?" domandò Ned mentre si sedeva.

"Certo che no. Questo è ciò a cui servono gli scudieri." ridacchiò Jon. I due risero. "Ho un paio di idee su come riempire le sedie qui, ma alla fine la decisione è tua. Abbiamo un sacco di lavoro da fare quindi vi suggerisco di assegnare con attenzione i seggi, ma anche in fretta." gli raccomandò Jon.

"Ho pochi candidati in mente." rispose Ned.

"Di chi si tratta?" chiese Jon.

"Stannis Baratheon sarà il comandante della flotta. Non è un amico, ma è onesto e saprò sempre da che parte stare con lui. Hoster Tully sarà il maestro della legge. So che farà qualsiasi cosa in suo potere per mantenere Robb e Cat al sicuro." rispose Ned.

"Buone scelte. Tutti loro hanno combattuto con noi in modo tale da non mettere in discussione la loro fedeltà. Il gran maestro Pycelle manterrà la sua posizione, ma mancano ancora i ruoli di maestro dei sussurri e del conio. Forse la nomina di uno dei Tyrell per i sussurri contribuirà a garantire la loro lealtà e uno dei Lannister per il conio. Gli dei sanno che quella famiglia conosce una o due cose riguardo al denaro." sottolineò Jon.

"Tywin Lannister non potrà mai accettare niente di meno che il ruolo di primo cavaliere per la sua famiglia e Mace Tyrell non è uno che si accontenta. Ogni grande successo che egli sostiene di aver ottenuto appartiene a qualcun altro. Quando Robert e Stannis furono sconfitti nella battaglia di Ashford, era Randyll Tarly a guidare le truppe nemiche. Lui è un uomo che non mi dispiacerebbe avere con noi. Purtroppo non accetterà mai nessuno dei 2 ruoli. Lord Tarly è un soldato, non una spia o un banchiere." sospirò Ned.

"Forse Kevan Lannister per il conio. Tywin vorrà qualcuno che lui può controllare nel Concilio Ristretto e suo fratello minore è tenuto in grande considerazione nelle loro terre. E forse lord Mathis Rowan per i sussuri. E' uno dei vassalli di Mace Tyrell e lui è molto amato nell'Altopiano. Scegli loro due e ti guadagni l'approvazione dei Lannister e dei Tyrell." disse Jon.

"E perdo il sostegno dei Martell. Mettere alfieri Lannister e Tyrell nel Concilio e non uno dei loro farà infuriare Doran." grugnì Ned.

"La differenza è che noi non dobbiamo temere una loro ribellione. Avete Rhaenys e Aegon." rispose Jon.

"Non mi piace l'idea di utilizzare i bambini come ostaggi." sospirò Ned.

"Almeno sono vivi, il che è molto più di quello che molti altri avrebbero fatto." rispose Jon. Prima che Ned potesse rispondere, Jon aveva tirato fuori una lettera che era stata nascosta all'interno di una grande pila di fogli. "Che cos'è questo?" Jon chiese ad alta voce. Ned guardò oltre la spalla dell'uomo mentre lui la apriva ed esaminava l'interno. "Penso tu debba dare un'occhiata a questa." disse Jon mentre gli consegnava la lettera.

Ned rapidamente lesse il contenuto. "Ser Rodrik!" gridò. Il leale cavaliere entrò nella stanza. "Portami il gran maestro Pycelle!" ordinò Ned. Rodrik chinò la testa e se ne andò.

Non ci volle molto prima che il gran maestro venisse portato davanti al re e lui subito chinò il capo mentre si muoveva lentamente nella stanza. "Vostra grazia. Mi hanno riferito che volete vedermi." disse.

"Sedetevi, prego." Ned prese una sedia per lui. Pycelle s'inchinò e si sedette. "Da quanto tempo fate parte del Concilio Ristretto?" chiese Ned.

"Ho servito la corona fedelmente per quasi quarant'anni, vostra grazia, e sarei felice di continuare a farlo al vostro servizio." rispose Pycelle.

"Durante l'ultima riunione del Concilio Ristretto ognuno dei consiglieri di Aerys Targaryen gli consigliò di non aprire le porte della città a Tywin Lannister e il suo esercito. Tutti tranne voi." dichiarò Jon.

Pycelle rabbrividì leggermente, ma il vecchio riuscì a riconquistare rapidamente la sua compostezza. "Ammetto ora col senno di poi che era un consiglio terribile, ma non avevo idea del tradimento di Tywin." rispose. Non si era nemmeno preso la briga di mentire. Il vecchio probabilmente sapeva che non gli avrebbe fatto bene.

"Tywin Lannister era stato primo cavaliere del re per quasi vent'anni. Dovrei credere che non avevate idea di che tipo d'uomo aveva lavorato con voi per tutto quel tempo?" chiese Ned.

Ora il vecchio stava iniziando a farsi prendere dal panico. "No! Mai!" esclamò Pycelle.

"Non vi era mai piaciuto il Re Folle. A pochissimi piaceva verso la fine della sua vita, ma Tywin ha sempre avuto la vostra fedeltà anche dopo che si è dimesso dal ruolo di primo cavaliere." lo accusò Jon.

"No miei signori... voglio dire mio signore e vostra grazia." Pycelle rapidamente si corresse.

"Anche se gli altri hanno invitato Aerys a lasciare l'esercito Lannister all'esterno con i membri della guardia cittadina per supporto, avete insistito per lasciare che l'esercito di Tywin entrasse, mettendo la vita di tutti nelle sue mani." disse Ned.

"No, vostra grazia. Dopo la morte del principe al Tridente, il vostro esercito era in viaggio verso la città. L'esercito Tyrell era ancora impegnato nell'assedio di Capo Tempesta e i Martell non potevano inviare un sostegno in tempo per fermarvi. Così, quando Lord Tywin era arrivato ho capito che era l'ultima speranza di Aerys Targaryen." protestò Pycelle.

"Avete detto tutto questo a Merrill?" chiese Jon.

Pycelle impallidì. "Chi?"

"La puttana che ha riscaldato il tuo letto!" gridò Ned. Pycelle quasi saltò dalla sedia. "Un maestro fa molte promesse, tra cui il celibato e la fedeltà a chi serve, non importa se popolare o no. Avete infranto entrambi i voti e non voglio avere un uomo che non mantiene la propria parola nel mio consiglio!"

"Aspettate vostra grazia..." supplicò Pycelle che cadde in ginocchio. "... io farò tutto quello che mi chiederete."

"Guardie!" gridò Ned. Rodrik e Hallis si precipitarono dentro. "Sbattete quest'uomo fuori dal castello." ordinò. I due sembravano sorridere quando afferrarono il maestro implorante e lo trascinarono fuori dalla stanza. Ned poteva ancora sentire Pycelle urlare lungo il corridoio.

"Beh, sembra che abbiamo ancora un altro posto libero." mormorò Jon.

Ned comandò che Varys venisse portato davanti a lui. L'eunuco passeggiava con molta calma. E perché non doveva? Era un uomo con grande potere. Il fatto che il gran maestro Pycelle era stato bandito ne era la prova. "Vostra grazia." s'inchinò Varys.

"Come ha fatto questa lettera a oltrepassare le nostre guardie e giunere in questa stanza?" domandò Ned tenendo in mano il pezzo di carta che conteneva la prova schiacciante su Pycelle.

Varys sorrise. "I miei uccellini fanno di più che sussurrare nel mio orecchio. Inviano anche i miei sussurri agli altri quando ne ho bisogno."

"Perché allora? Perché rivelare il tradimento del gran maestro a tutti?" chiese Jon.

"Per dimostrare a tutti e due che io sono bravo nel mio lavoro." rispose Varys.

"E cosa vuoi per aver dato queste informazioni? Un perdono? La tua vecchia posizione nel consiglio?" chiese Jon.

"Tutto sarebbe preferibile lo ammetto. Impegnare la mia lealtà mi avrebbe fatto poco bene con un uomo come voi, vostra grazia. Non intendo arrecarvi offesa ma ottenere fiducia non è facile con voi. Dimostrare che io sono affidabile per ottenere la vostra attenzione, è molto meglio che fare un voto di fedeltà a cui non credete." rispose Varys.

"Perché dovrei volere qualcuno nel mio servizio che ha servito fedelmente Aerys Targaryen?" chiese Ned.

"Una domanda vorrei porla anch'io. Volete chiedere a ser Barristan se vi servirà come lord comandante della Guardia Reale?" disse Varys.

Ned non si preoccupò di chiedere come lo sapeva. "Il suo onore non è mai stato in discussione, ma il vostro sì." rispose.

"Confesso che l'onore discusso è il mio modo di fare. Io preferisco essere un mistero per tutti gli altri. Mi permette di fare il mio lavoro molto più facilmente." confessò Varys.

"Ma non vi aiuta a guadagnare la mia fiducia." rispose Ned.

"Apprezzerei molto la vostra fiducia, maestà. So che non sarebbe venuta durante la notte, ma spero che nel tempo lei cerchi il mio consiglio nei momenti di bisogno. Aerys Targaryen era un pazzo. L'ho servito fedelmente, non per lui stesso ma per il bene di suo figlio Rhaegar e del reme. Avevo riposto le mie speranze nel principe ereditario sul fare ciò che era meglio per il regno. Ma la speranza è morta dopo che ha preso tua sorella e poi ha avuto il cranio schiacciato sul Tridente. Il regno è sempre stato la mia priorità e finchè non saprò se voi siete l'uomo giusto per essere re, io cercherò di fare tutto ciò che posso per aiutarvi a mantenere l'ordine nei sette regni." spiegò Varys.

Ned non sapeva se l'uomo stesse mentendo o no. Varys era un uomo molto difficile da leggere, cosa che probabilmente gli era valsa la sua posizione precedente. Ned credeva che l'eunuco poteva essere stato onesto in alcune delle cose che aveva detto, ma non era sicuro quali erano. Ma per qualche ragione egli credeva al voto di Varys di fare ciò che era meglio per il regno e lui era l'uomo migliore per questo lavoro.

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Ned si trovava al di fuori della sala del trono vestito nel suo abbigliamento regale e la sua corona in cima alla testa. Le udienze di corte stavano per iniziare e lui si prese un momento per calmarsi prima di entrare. Jon Arryn era già dentro a prendere il suo posto a sinistra del Trono di Spade. Catelyn era in piedi accanto a lui completamente calma. "Fai un respiro profondo." gli disse. Ned era ancora incerto se fosse l'uomo giusto per questo, ma era assolutamente certo che Catelyn era nata per essere una regina.

"Dei, in che situazione mi sono messo?" gemette.

"Andrà tutto bene. Prova a immaginare tuo padre, Brandon, e Lyanna tutti lì in piedi, scintillanti di orgoglio per te." disse Catelyn. Le parole effettivamente gli suscitarono il sorriso.

"Ci siamo." sussurrò Ned mentre i due entravano nella sala del trono.

Ogni grande lord di Westeros e centinaia di altri si alzarono dai loro posti. Bandiere con metalupi d'oro erano appese alle pareti e ai soffitti, sostituendo i teschi di drago che decoravano la sala. "Tutti salutino sua grazia Eddard, della casa Stark, primo del suo nome, re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, lord dei sette regni, e protettore del reame." annunciato l'araldo reale.

Catelyn si sedette su una sedia accanto al trono e poi Ned si sedette sul Trono di Spade per la prima volta. Il grande mostro metallico era stato intimidatorio dal primo momento in cui aveva posto gli occhi su di esso. Era il premio più ambito di Westeros a causa di quello che rappresentava. Potere senza uguali. Jaime Lannister aveva mentito su di esso però. Non era confortevole e Ned doveva stare attento o si sarebbe tagliato con una delle molte lame che componevano la sedia.

"Sedetevi." disse Ned. Ognuno si sedette. Ned aveva già parlato con gli uomini che voleva nel suo consiglio e tutti avevano accettato le sue offerte. Ora era solo una formalità annunciare pubblicamente i loro nuovi titoli. "Un buon re si circonda di uomini suoi pari o anche migliori di lui. Ho pensato a lungo e duramente su chi dovrebbe far parte del Concilio Ristretto e ho preso la mia decisione. Jon Arryn della Valle come tutti sapete è ora il primo cavaliere. Lord Hoster Tully di Delta delle Acque sarà il maestro della legge. Lord Stannis Baratheon di Capo Tempesta il comandante della flotta. Ser Kevan Lannister di Castel Granito il maestro del conio. E Varys deve mantenere la sua posizione di maestro dei sussurri." annunciò.

Tutti avevano reagito in modo diverso. I lord dei fiumi, della Valle, della tempesta e dell'Occidente sembravano tutti soddisfatti, mentre i quelli dell'Altopiano e dorniani parevano furiosi. Ma dopo una conversazione con Varys e qualche riflessione, Ned aveva già un piano per calmare tutti. "Per quelli di voi che non lo sanno ancora il gran maestro Pycelle è stato bandito. Anche se dovrebbe essere il Conclave a decidere al riguardo, non lo farò sedere nel Concilio Ristretto. Quindi ho bisogno di un nuovo maestro per sostituirlo e so che il maestro Gorman Tyrell è considerato un uomo pio e onorevole." disse Ned.

Lo sguardo di Mace si alzò all'improvviso. Il lord di Alto Giardino e tutti i suoi alfieri sapevano esattamente cosa stava succedendo. "E' mia desiderio che sia lui a sostituire Pycelle. Tuttavia, se il Conclave dovesse eleggere qualcun'altro, mi atterrò al loro giudizio." dichiarò Ned. Naturalmente i Tyrell avrebbero fatto sì che il conclave eleggesse Gorman. Secondo Varys i Tyrell avevano molta influenza sull'ordine.

"Ora che è questo problema è risolto, ser Barristan Selmy fate un passo avanti." ordinò Ned. Il vecchio cavaliere fece un passo avanti, rivestito nella sua armatura di Guardia Reale. Gli mancava la spada dal fodero. "Avete servito Aerys Targaryen con onore e dignità. Il mio amico Robert Baratheon vi rispettava così tanto che ha ordinato al suo maestro di curare le vostre ferite prima delle sue."

"Un atto che costò la vita a mio fratello." dichiarò Stannis. Quasi tutti i presenti rimasero scioccati al sentirlo intervenire mentre il re stava ancora parlando.

"Lord Stannis dice il vero. Se siete vivo oggi è grazie alla misericordia di Robert, e la sua misericordia gli è costata la vita." concordò Ned.

"Avrei volentieri scambiato la mia sorte con la sua." rispose Barristan.

"Vi credo. E anche se non si può portare Robert indietro dalla morte, forse si può fare in modo che la sua morte abbia un significato. Volete giurarmi di servire me come avete fatto con Aerys Targaryen? Volete proteggere me e la mia famiglia a costo della propria vita in caso di necessità?" chiese Ned.

"Lo giuro, vostra grazia. Lasciate che io sia la vostra spada e scudo come lo ero per i Targaryen." rispose Barristan.

"Allora io vi perdono di tutti i crimini passati commessi in nome del Re Folle e vi nomino Lord Comandante della Guardia Reale." disse Ned. Fece cenno a una guardia di portargli la spada di Barristan. Barristan si inginocchiò su un ginocchio e Ned lo toccò con la spada su entrambe le spalle. "Alzatevi ora e svolgete il vostro dovere." ordinò Ned. Barristan si alzò in piedi e il re gli consegnò la spada. Il cavaliere la mise nel fodero e prese il suo posto accanto a Catelyn.

"Mi rendo conto che non può riportare indietro vostro fratello, lord Stannis, ma ser Barristan passerà il resto della sua vita al servizio del reame." disse Ned.

"Fintanto che esercita le sue funzioni e compie i suoi voti, allora questo è sufficiente per me." dichiarò Stannis. L'uomo sembrava avere uno sguardo di approvazione sul suo volto anche se era difficile da dire.

"Adesso portare qui ser Jaime Lannister." ordinò Ned. Il prigioniero entrò nella stanza scortato da quattro cavalieri. Ned dubitava che potessero effettivamente fermarlo se l'uomo avesse voluto fuggire, ma lui non aveva intenzione che fosse lasciato incustodito. "Sei accusato dell'assassinio di Aerys Targaryen e della rottura del tuo giuramento di proteggerlo. Neghi queste accuse?"

"No, l'ho ucciso proprio dove siamo ora." dichiarò Jaime. Non si vantava di ciò, ma di certo non se ne vergognava nemmeno. Ned notò gli occhi di Tywin restringersi. Il lord di Castel Granito stava guardando tutto questo con molta attenzione.

"Allora sei giudicato colpevole e condannato immediatamente. Sei spogliato del tuo titolo, del posto nella Guardia Reale e bandito dal mio servizio. Dove andrai e con chi ti associerai non è più di alcuna importanza per me." disse Ned. L'intera folla era scioccata, ma nessuno più di Jaime. Tutti tranne Tywin e Kevan che aveva trasmesso il messaggio di Ned al Lannister anziano in precedenza.

"Avete deciso di lasciarmi andare? Perché?" chiese Jaime.

"Non ti ho autorizzato a pormi domande. Adesso vattene." ordinò Ned. Jaime guardò il padre e dopo aver visto lui sembrò cambiare. Come se avesse realizzato quanto era appena accaduto. Senza aggiungere altro Jaime si avvicinò al padre e lo zio.

"Ser Brynden Tully, fatevi avanti." disse Ned. Il Pesce Nero di casa Tully uscì dalla folla. "Lei mi aveva detto del vostro desiderio di unirsi alla Guardia Reale e sono lieto di poterlo realizzare."

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C'erano volute ore prima che Ned potesse finire la sua prima udienza e lasciare la stanza. Brynden Tully si era unito alla Guardia Reale e poi Ned aveva ascoltato varie petizioni e richieste, in gran parte erano dispute sulla terra. Dopo aver deliberato su di esse, Ned aveva chiuso la seduta e chiesto di parlare con Doran, Elia, e Oberyn Martell nella stanza del Concilio Ristretto.

Si sedette sulla sedia del re con Ser Barristan al suo fianco in attesa dei Martell. Ned sapeva che non sarebbero stati felici, ma aveva qualcosa che avrebbe cambiato tutto questo. Lord Doran e i suoi familiari arrivarono ​​eapparivano arrabbiati come previsto. Elia nascondeva la sua rabbia meglio degli altri, ma si vedeva lo stesso.

"Vostra grazia. Volevate parlare con noi?" chiese Doran in tono gelido.

"Sì." annuì Ned.

"E di che si tratta? Avete intenzione di buttarci un osso, ora che avete concesso ad ogni grande casa di avere un membro nel concilio tranne a noi?" esclamò Oberyn.

"Oberyn!" scattò Elia, facendolo tacere.

"Ho chiesto di vedervi perché cerco il vostro permesso. Lord Doran, quando vostra nipote Rhaenys e mio figlio Robb avranno raggiunto la maggiore età, vorrei vederli uniti in matrimonio." dichiarò Ned. L'atmosfera della stanza cambiò istantaneamente. Doran, Oberyn, e soprattutto Elia erano assolutamente senza parole. "Tutti intorno a me continuano a dirmi che Rhaenys e Aegon sono le maggiori minacce per il mio regno. C'è solo un modo per gestire tutto questo ed è rendere loro la mia famiglia. Rhaenys sposerà Robb e se dovessi poi avere una figlia vorrei chiedere il vostro permesso di darla in sposa a Aegon."

"Io..." balbettò Doran che poi si rivolse a Elia come se stesse affidando la decisione a lei.

"Sì. Acconsento." disse Elia. Era ancora stordita ma ora sembrava sollevata, come se un peso enorme le fosse stato levato di dosso. I suoi figli erano ormai al sicuro e non solo, sarebbero diventati reali ancora una volta.

"Sembra che vi devo qualcosa ancora una volta." disse Oberyn.

"Non mi dovete niente." rispose Ned.

"E' così invece e vi giuro che un giorno vi ripagherò tutto." sorrise Oberyn.

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Capitolo 7
*** sette anni dopo ***


~~Questo capitolo è ambientato sette anni dopo gli eventi narrati nei precedenti. Ora Rhaenys ha 12 anni, Robb e Aegon 8, Dany e Jon 7. Nel frattempo sono nate Sansa e Arya, hanno 4 e 2 anni, ma naturalmente per ora il loro ruolo è pari a quello di Rickon nella storia originale.

Non era sicuro di come fosse arrivato alla sala del trono, ma sapeva che non era solo. Gli altri emersero dalle ombre uno dopo l’altro. Un leone d'oro ruggiva vicino ai gradini del Trono di Spade. Una vite cresceva sui gradini sbocciando in un fiore d'oro vicino al trono. Un falco blu si precipitò in picchiata e atterrò sui gradini. Un kraken dorato ghermiva con i suoi tentacoli le scale. Un meta-lupo grigio ululò accanto ad esso. Un cervo nero galoppava per raggiungere gli altri. Poi una nuova presenza si spostò verso il Trono di Spade e si arrampicò su di esso, emergendo alla luce. Un meta-lupo dorato si sedette sul trono, con una corona in cima alla sua testa. Poi il fuoco si diffuse sul pavimento, ogni animale era in fiamme. Essi gemevano di dolore prima di ridursi in cenere. E tuttavia egli era ancora in piedi nella sala del trono illeso. Un orribile stridio seguì la carneficina.

Gli occhi di Aegon Targaryen si aprirono di scatto e si rese conto di aver sognato di nuovo. Era sempre lo stesso sogno ogni notte, non importava quanto latte di papavero prendesse, lo affliggeva ogni volta che chiudeva gli occhi. Dopo essersi vestito, si fece strada nel cortile per trovare Robb e Jon.

Lungo la strada aveva notato i soliti sguardi che gli sembrava di avevr ricevuto da tutto sempre. Sua madre gli aveva detto che erano dovuti alla sua appartenenza ai Targaryen, un cognome disprezzato nei Sette Regni. A causa di ciò che avevano fatto il padre, il nonno e alcuni suoi antenati, tutta la loro famiglia era considerata contaminata. La maggior parte delle persone lo evitavano, mentre altri non gli avevano nemmeno nascosto il loro disgusto.

C'erano solo poche persone che erano buone con lui. Re Eddard Stark lo aveva trattato con nient'altro che gentilezza. Il principe ereditario Robb, il suo fratellastro Jon Snow e sua zia Daenerys erano probabilmente le uniche persone che Aegon realmente considerava suoi amici. Robb e Jon lo avevano reso partecipe dei loro scherzi che li avevano fatti finire nei guai più di una volta. Dany era una avida lettrice e poteva trascorrere ore nella biblioteca reale. Aegon aveva legato molto con la zia per il fatto che erano emarginati. Nessuno di loro due era ben amato nella Fortezza Rossa. Al contrario di sua sorella di Rhaenys.

Quando Aegon entrò nel cortile, sentì lo scontro del legno. Robb Stark parò un altro colpo di suo cugino Jon Snow. Anche se era solo un’allenamento, una folla aveva già cominciato a circondare i due combattenti che combattevano con spade di legno imbottite. L'imbottitura le rallentava ma era un piccolo prezzo da pagare per evitare ferite.

"Tenete dritte le spade!" gridò ser Rodrik, il maestro d'armi. Aveva allenato Aegon, Robb, e Jon da quando avevano quattro anni. Certo non si erano estese le lezioni da allora, ma col passare del tempo e il miglioramento dei risultati, le lezioni di Rodrik erano diventate più lunghe e difficili.

Robb si chinò sotto un colpo verso la sua testa e diresse la sua spada al petto di Jon. Ma lui lo vide arrivare e si precipitò in avanti, catturando il braccio con la spada di Robb e bloccandolo. Robb avvolse la sua gamba destra intorno a quella di Jon e spinse in avanti, entrambi caddero a terra. Rotolarono distanti e tornarono in piedi. Robb e Jon si precipitarono verso l’un l’altro, facendo oscillare le loro spade di legno con tutte le forze. E se ne pentirono rapidamente quando entrambi vennero colpiti al petto e, anche se l'imbottitura li protesse, si fecero molto male.

“Basta così! Lo scontro è finito!” gridò Rodrik. Non che lui in realtà avesse bisogno di dire nulla, con Robb e Jon che si tenevano il petto per il dolore. Aegon non potè trattenere il ridere mentre il pubblico applaudiva e si disperdeva. Si avvicinò ai due mentre uscivano dal recinto di pratica e cominciavano a togliersi l’imbottitura.

“Pensavo che questa roba dovesse proteggerci.” si lamentò Jon mentre gettava via la sua imbottitura.

"Lo avrebbe fatto se voi due non aveste cercato di colpirvi l’un l'altro così forte.” rise Aegon.

"Si, beh, alcuni di noi non hanno un talento naturale come te." rispose Robb. Anche se Aegon aveva la stessa età degli altri due, era lo spadaccino migliore. Era tutto ciò su cui lui si era mai seriamente concentrato in quanto egli non era destinato a ereditare nulla in un primo momento. Poi Sansa Stark era nata e il re gli aveva detto che un giorno l'avrebbe sposata e sarebbero diventati il lord e la lady di Roccia del Drago.

"Dai, non vogliamo mica essere in ritardo per la lezione di maestro Gorman, vero?" disse Robb. I 3 si diressero all'interno della Fortezza Rossa. I riconoscimenti da parte delle persone che incontravano erano tutti diretti a Robb. Di tutti i bambini allevati dal re, Robb e Rhaenys erano gli unici verso cui tutti mostravano rispetto. Sarebbero stati re e regina un giorno. I tre raggiunsero il Fortino di Maegor e la biblioteca reale dove Dany, Rhaenys, e le Serpi della Sabbia erano tutte in attesa. Maestro Gorman non era ancora arrivato.

Obara, Nymeria e Tyene erano le figlie bastarde di Oberyn Martell che le aveva portate a corte di loro per crescere a fianco di Rhaenys. Erano ufficialmente le sue dame di compagnia. Ma in realtà erano le loro guardie del corpo. Pur avendo più o meno la loro stessa età, potevano essere più minacciose dei cani selvatici quando si trattava di proteggere la propria famiglia. Obara era la più grande e la più aggressiva, col cuore di un guerriero. Nymeria era bella ed elegante, ma non per questo meno pericolosa della sorella maggiore. Tyene era una divoratrice di libri, proprio come Dany, e aveva un fascino per le erbe e i veleni.

La sorella di Aegon, Rhaenys, era la maggiore nella stanza. Lei era cortese e gentile nel modo in cui la maggior parte delle donne avrebbero dovuto essere. Era anche una delle poche persone che in realtà poteva ordinare qualcosa alle loro cugine. Le tre sorelle erano notoriamente testarde e si curavano poco di titoli o ranghi. Solo il loro padre, il re, e Rhaenys potevano arrivare a farle far qualcosa senza reclami o resistenza.

Rhaenys aveva un altro vantaggio su tutti gli altri. Aveva sempre Robb dalla sua. Sua madre spesso scherzava sul fatto che Rhaenys conduceva Robb in giro come un cucciolo al guinzaglio. Anche se un po’ cresciuto, Robb ancora non riusciva a rifiutar nulla alla sua futura regina.

"Così i ragazzi cercarono di essere uomini e decisero finalmente di unirsi noi." scherzò Obara.

"Almeno non abbiamo bisogno di praticare scherma in cantina dopo il tramonto." rispose Snow.

"Bè, dobbiamo. Altrimenti vi metteremmo in imbarazzo, bambini." li derise Nymeria.

"Diteci quando e vi mostriamo noi chi sono i veri spadaccini, qui!" esclamò Robb.

"Stasera, vostra maestà." disse Obara. Le 3 avevano sempre schernito Robb chiamandolo col suo titolo.

"Stasera allora." sorrise Rhaenys. Il suo sorriso non era beffardo come gli altri. Maestro Gorman entrò nella stanza e cominciò le lezioni. Quando ai bambini fu dato da fare un lavoro di gruppo con partner, Aegon decise di stare con Dany. Lei era la più intelligente degli studenti, ma c'era un altro motivo.

"Dany. E’ normale che le persone facciano lo stesso sogno più e più volte?" chiese Aegon.

"Cosa intendi?" rispose Dany.

"Intendevo dire se c'è una ragione per avere più e più volte lo stesso sogno." disse Aegon.

"Che tipo di sogno?" chiese Dany.

"Un incubo. Vedo degli animali bruciati vivi nella sala del trono e sento un ruggito mostruoso, poi mi sveglio sempre." le spiegò Aegon.

"Ho letto di casi in cui i nostri antenati sono stati benedetti con la capacità di lungimiranza. E non ci sono solo quelli con il sangue del drago. Nel Nord i Crannogmen sostengono che alcune delle loro persone possono vedere il futuro. Come i Figli della Foresta. Naturalmente queste sono solo voci." disse Dany.

Non sembrava crederci veramente e francamente Aegon non la incolpava. Quando era stata l'ultima volta che qualcuno aveva visto la magia? Non i trucchi che i maghi eseguivano per dare spettacolo, ma la vera magia. I maestri dicevano che la magia non c'era più. Era sparita dal mondo col Disastro di Valyria e la morte dell'ultimo dei draghi poche centinaia di anni dopo. Niente di tutto questo aveva calmato Aegon e dubitava che avrebbe evitato che il sogno si ripetesse.


"Torna qui!" gridò Jon Snow quando Robb corse ridendo verso la sala da pranzo. Robb aveva aspettato tutto il giorno per vendicarsi della farina gettatagli addosso da Jon pochi giorni prima e lo fece piazzando letame di cavallo sul sedile di Jon prima del pranzo. E una volta che lui si sedette, Robb scoppiò a ridere. Corse via per i corridoi con Jon all'inseguimento.

Passarono davanti a diverse guardie che finsero di non notarli. E perché no? Robb era il loro futuro re e l'ultima cosa che volevano era di essere coinvolti in uno dei suoi scherzi da bambini. Robb, Jon, Aegon, e le Sand si facevano da sempre scherzi a vicenda.

Robb riuscì a correre più veloce di Jon e nascondersi all'interno della biblioteca reale. All'interno Dany leggeva un altro dei suoi libri su un tavolo. Nulla di nuovo. Probabilmente aveva letto l'intera libreria per due volte. Il principe ridacchiò anche se sentiva ancora Jon correre lungo il corridoio.

"Perché ti nascondi sempre qui?" chiese Dany senza alzare lo sguardo dal suo libro.

“Potrei chiederti la stessa cosa.” rispose Robb.

"Perché a parte te, tuo padre, Jon, Aegon, Rhaenys, e le loro cugine, nessuno mi piace." rispose Dany. La sfortunata conseguenza di essere un Targaryen. Dopo la morte del vecchio re, la famiglia di Dany era odiata anziché temuta o riverita. Solo Rhaenys sembrava essere immune all'odio a causa del suo fidanzamento con Robb.

"Ignora tutti gli altri. Un giorno io sarò re, Rhaenys regina, Aegon il lord della Roccia del Drago, e Jon vuole entrare nella Guardia Reale. Obara, Nymeria, e Tyene probabilmente aiuteranno Arianne a governare Dorne. E tutti ti ameranno, andrà tutto bene." dichiarò Robb. Dany gli rivolse un sorriso riconoscente.

Proprio in quel momento la porta si spalancò e Jon si precipitò dentro. "Sei morto!" esclamò. Robb cominciò a correre verso l'altra uscita con Jon alle calcagna. Ma non appena raggiunse l'altra porta Obara, Nymeria, e Tyene irruppero da essa con un sacco di farina ciascuna. I due vennerono ricoperti di polvere bianca prima ancora di poter voltarsi per fuggire.

Dany, Obara, Nymeria, e Tyene morivano dal ridere mentre Robb e Jon non lo trovavano molto divertente. “Te lo avevo detto che ti nascondi qui troppo spesso.” rise Dany.

"Questo è per quella volta che avete imbottito i nostri vestiti con uova marce!" ghignò Obara.

"Cosa sta succedendo qui?" chiese maestro Gorman mentre entrava nella stanza. Tutti i bambini sapevano che erano in difficoltà.

 

Re Stark era meno contento quando maestro Gorman entrò nel suo studio con il figlio e il nipote coperti di farina insieme alle figlie di Oberyn e Dany. Ned non aveva bisogno di una spiegazione di quello che è successo, era riuscito a capirlo per conto suo. Congedò Gorman e chiese spiegazioni.

“Beh, io ero nei guai con Jon e poi queste tre hanno fatto questo a noi. Dany non aveva niente a che fare con esso." rispose Robb.

"Già." annuì Jon. Le Sand annuirono pure. Erano tutti bugiardi terribili, ma almeno erano protettivo nei confronti di Daenerys. Ned era grato per il fatto che i bambini Targaryen e i suoi fossero molto legati.

"Dany puoi andare", disse Ned. La principessa Targaryen annuì e si voltò per andarsene. Scambiò uno sguardo con Robb e Jon, entrambi le fecro l'occhiolino. Ned rivolse la sua attenzione alle figlie di Oberyn. "Voi tre pure. E’ giusto che ve la vediate con vostra zia." Le Serpi delle Sabbie gemettero uscendo.

Rimanevano solo Robb e Jon. "Non mi importa se volete avere un po’ di divertimento, ma le vostre buffonate stanno sfuggendo di mano. Voi ripulirete la libreria." disse Ned.

“Ma non abbiamo combinato noi quel casino. Sono state le ragazze.” protestò Robb.

"E tutto questo non aveva niente a che fare con le loro camicie da notte ripiene di uova marce, giusto?” rispose Ned. Un coro di gemiti seguì. "Ora andate. Ed è meglio che qualcosa di simile non accada di nuovo." ordinò Ned. I due ragazzi sospirarono e se ne andarono. Ned non godeva nel punirli, ma non aveva scelta. Robb un giorno si sarebbe seduto sul Trono di Spade e Ned non poteva permettersi di coccolarlo e rovinare il modo in cui voleva crescesse. Aveva bisogno di preparare suo figlio per tale responsabilità e anche Jon per aiutarlo. Il lupo solitario muore in inverno, ma il branco sopravvive.

"Vostra grazia. Varys vuole vederla." annunciò ser Mandon Moore della Guardia Reale dal di fuori dello studio. Jon Arryn lo aveva portato ad Approdo del Re ma, nonostante l'uomo sembrasse assolutamente dedito a proteggere la famiglia Stark, a Ned non piaceva il suo atteggiamento freddo e senza cuore.

"Fallo entrare.” disse Ned. Varys entrò, chiudendosi la porta alle spalle. "Cosa succede, lord Varys?" chiese Ned.

"Vostra grazia, ho appena ricevuto notizia dai miei uccellini di Pyke. Balon Greyjoy ha commissionato più navi lunghe da costruire, i suoi fabbri stanno lavorando giorno e notte per fare spade e scudi, lo stesso vale per i suoi alfieri hanno fatto lo stesso." disse Varys .

"Invia un corvo a Pyke e chiedigli dichiarare le sue intenzioni.” rispose Ned.

"Vostra grazia, vi vedo come un’uomo intelligente e quindi credo che conosciate già il suo intento." ribattè Varys. Aveva ragione. Ned sapeva cosa progettava Balon Greyjoy. Se Ned Stark poteva ottenere una corona allora il lord di Pyke, a suo parere, poteva fare lo stesso. E senza la sottomissione di Pyke al Trono di Spade, gli Uomini di Ferro avrebbero ripreso a saccheggiare i 7 regni ancora una volta.

"Invia corvi a Castel Granito, Delta delle Acque, Alto Giardino e Grande Inverno. Che i loro alfieri rafforzino le coste.” disse Ned.

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Capitolo 8
*** Per ogni azione c'è una conseguenza ***


~~Più tardi, nella notte, i bambini sgattaiolarono fuori dai loro appartamenti e si diressero verso le cantine. Robb fu l'ultimo ad arrivare e, a quanto pare, sarebbe stato il primo a combattere perché, nel momento in cui si presentò, Jon e Aegon gli porsero una spada di legno e l’imbottitura.
"Allora, chi è la mia prima vittima?" chiese Robb mentre la indossava.
"Se per vittima intendi la persona che ti prenderà a calci in culo, allora è la nostra futura regina." sorrise Obara.
Robb era abbastanza sorpreso quando Rhaenys fece un passo avanti con l’imbottitura e in mano una spada di legno. "Ehi, aspettate un attimo.” protestò.
"C’è qualche problema? Hai paura di una ragazza?" lo derise Tyene.
"O forse di violenze coniugali.” rise Nymeria.
"Ci andrò piano con te." sorrise Rhaenys.
"Non lasciare che ti parlino in quel modo!" lo incoraggiò Dany.
"Non è così difficile come sembra. E’ tutto vestiti e niente abilità." disse Jon. Aegon lo guardò male. "Che c’è?" chiese Jon alzando le spalle.
"Nostra sorella vi manderà al tappeto tutti e due!” sbottò Aegon.
Non che Robb credesse che Rhaenys non sapesse combattere, è solo che non voleva farle del male. Da quanto poteva ricordare, era sempre stato affascinato da lei. Elia Martell e suo padre sembravano incoraggiare questo. I due partecipanti girarono in cerchio con le armi abbassate. "Che ne dici facciamo una scommessa? Se vinco, mi lasciate affrontare Obara e poi mi porti a pranzo sulla cima della torre più alta." propose Robb.
“E se perdi, tesorino?" chiese Rhaenys.
"Bè…ti porto io a pranzo sulla torre e sei tu che ti puoi vantare. Ma questa è solo una possibilità…" sogghignò Robb.
"Basta flirtare voi due. E’ un duello, mica un appuntamento." intervenne Obara.
"Ecco la mia controfferta." disse Rhaenys. Improvvisamente si lanciò in avanti e quasi colse Robb di sorpresa. Lui deviò il colpo ed i due assunsero posizioni difensive. "Ti prendo in giro un po’ e poi mi porti a fare un giro a cavallo in una fattoria appena fuori dalla città. E mi compri lì un bel stallone rosso di Dorne.” continuò.
"Perché non lo fai tu?" chiese Robb.
Rhaenys utilizzò la sua distrazione per tentare un colpo veloce alle costole destre di Robb. Non faceva male ma Robb stava cominciando a intuire la sua strategia. Distrarlo con le parole e poi colpire. "Perché non ho chiesto a mia madre il permesso di comprarlo. Quindi sarebbe meglio se tu lo comprassi per me." spiegò Rhaenys.
Robb aggirò la sua spada, ma Rhaenys deviò si inginocchio e cerco di colpire il suo petto dal basso. Robb l'afferrò e intrappolò tra le braccia. I due di visi erano a un pollice di distanza. "Chiedimelo bene." rise Robb.
"Oh dèi." gemette Aegon. L'ultima cosa che voleva vedere era la sorella uscire con qualcuno. Rhaenys avvolse la gamba intorno a quella di Robb e poi, improvvisamente, gli fece lo sgambetto e lo sbatté a terra.
Robb gemette quando colpì il pavimento e Rhaenys salì sopra di lui. Lei sorrise chinandosi e sussurrandogli in un orecchio: "Per favore."

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La mattina dopo la schiena di Robb era in fiamme. Rhaenys aveva vinto questo round, ma lui avrebbe avuto la sua vendetta alla prima occasione. Non era arrabbiato, voleva solo far colpo su di lei. Jon e Aegon spesso lo prendevano in giro dicendo che Rhaenys gli aveva lanciato un incantesimo d'amore. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato in questo. Sapevano tutti dell’accordo matrimoniale tra le loro famiglie. Ma questo giorno era ancora lontano e non aveva preoccupazioni più pressanti al momento di come procurarsi il cavallo di Rhaenys. Alla fine aveva convinto ser Arys Oakheart della Guardia Reale a scortarlo fuori città per comprare l'animale. Di tutti i cavalieri di suo padre, Arys era quello che piaceva di più a tutti loro. Era l’unico che chiudeva un occhio davanti ai loro piccoli scherzi.
Il viaggio fu breve siccome la fattoria era in vista della città. Questo era probabilmente l'unico motivo per cui Arys lo aveva lasciato viaggiare con una scorta di un solo uomo. L'allevatore aveva cercato di contrattare il prezzo fino a quando ser Arys non aveva sottolineato che stava discutendo con il futuro re. L’accordo fu raggiunto subito dopo. "Non mi ricordo di avervi mai visto così interessato ad un particolare cavallo, mio principe." dichiarò Arys sulla via del ritorno, con il cavallo al seguito.
"Non è per me.” replicò Robb.
"Oh." disse Arys, mostrando di aver capito tutto. Aveva un sorriso sul volto che infastidiva Robb. Lo stava prendendo in giro?
"Che c’è?" chiese Robb.
"Oh, niente.” rispose Arys. "Trovo divertente che lady Rhaenys vi convinca sempre a far ciò che vi chiede."
"Lei non mi ha convinto a fare un bel niente!" protestò Robb.
"Io non vi stavo prendendo in giro, mio principe. Volevo solo…" cercò di spiegare Arys. Qualcosa attirò la sua attenzione e lui estrasse la spada. Robb girò la testa per vedere un uomo vestito di stracci avvicinarsi. Arys superò il cavallo di Robb, posizionandosi tra lo straniero e il principe. "E’ abbastanza lontano." disse Arys.
Lo straniero non sembrava pericoloso, il che però non sembrava avere importanza per ser Arys. Era vecchio e trasandato, i suoi indumenti sporchi e strappati come qualcuno del Fondo delle Pulci. "Mio principe. Vi prego, i miei figli hanno fame e bisogno di cibo. Se poteste, concedetemi solo un paio di monete." supplicò l'uomo.
Robb avrebbe potuto dargli molto più di un paio di monete. Ma quanto ci sarebbe voluto perché l'uomo le esaurisse e ne avesse avuto ancora bisogno? Suo padre aveva sempre fatto in modo che venisse spedito in città cibo a sufficienza, ma non voleva dare i soldi gratis. Non che fosse avido o non gli importasse dei meno fortunati. Aveva sempre detto che se le persone fanno troppo affidamento sugli altri, poi non riescono a stare in piedi da soli. Inoltre la corona sarebbe andata in bancarotta cercando di dare i soldi a tutti perché i poveri avrebbero sempre voluto di più e probabilmente si sarebbero ribellati quando non avrebbero più potuto ottenere ciò che volevano. Inoltre Robb stava progettando l'acquisto di alcuni fiori sulla via del ritorno alla Fortezza Rossa e aveva preso solo il denaro sufficiente questo e l’acquisto del cavallo.
Quando l'uomo tentò di fare un altro passo, Arys fece oscillare la sua spada. La lama aveva mancato il vecchio, ma ciò era intenzionale. Il cavaliere stava cercando di spaventarlo, non di ucciderlo. Chiaramente aveva funzionato perchè il mendicante cominciò a correre. "Dobbiamo andare, mio principe." disse Arys.
"Potremmo prima fare una breve sosta presso la via dei fiori?" chiese Robb. Arys sospirò.

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Rhaenys e le sue cugine erano tutte in piedi in attesa nel cortile. Robb aveva promesso di portare il cavallo per mezzogiorno e il sole era ormai sopra la loro testa. "E’ tardi." disse Obara.
"E allora?" Rhaenys si strinse nelle spalle. Obara, Tyene e Nymeria avevano sempre preso in giro Robb ogni volta che potevano. Non è che lo odiavano, volevano solo divertirsi con lui finchè potevano. Un giorno Robb si sarebbe seduto sul Trono di Spade e quel giorno ovviamente non si sarebbero più potute permettere di insultare il re in pubblico. Non che temessero guai, ma così facendo avrebbero disonorato la loro casa. Rhaenys spesso era un po’ a disagio per l’attenzione che Robb le aveva dato. Lei riteneva il ragazzo molto dolce ed era molto affezionata a lui, ma aveva sempre paura di approfittare involontariamente di lui. Il padre di Robb le aveva salvato la vita quando era piccola e l'ultima cosa che voleva fare era ripagare la sua gentilezza con la slealtà.
"Un brav’uomo è puntuale." disse Nymeria.
"Zio Oberyn è un brav’uomo e lui non arriva mai in tempo.” rise Rhaenys.
"La differenza è che lo papà non è un monello reale senza cervello." ribattè Tyene.
"Robb non è un monello.” protestò Rhaenys.
"Hai ragione. Ci sono alcune altre parole che lo possono descrivere meglio.” rispose Tyene. La loro conversazione venne stata interrotta quando Robb entrò nel cortile a cavallo con ser Arys Oakheart al fianco e portando una cavalla rossa e sellata dietro di loro. Aveva fiori viola e oro sulla sua criniera, un tocco dolce che Robb probabilmente aveva voluto aggiungere.
"Modesto l’amico…” borbottò Obara.
Rhaenys si fece avanti per salutare il principe e il suo dono. "I fiori sono un bel tocco." disse sorridendo mentre accarezzava la parte posteriore del collo dell'animale.
"Ti piace?" chiese Robb.
"E’ bello.” rispose Rhaenys. Si arrampicò su e montò in sella. "Vediamo quanto è veloce!" disse a Robb. Strattonò le staffe e il suo cavallo si precipitò fuori dal cortile con quello di Robb alle calcagna.

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Nella famiglia Martell, il più giovane era anche il più selvatico. Oberyn sembrava essere nato per creare problemi o andare a letto con qualcuno che aveva incontrato un'ora prima. Elia era quella intelligente e sempre composta di fronte agli altri. Eppure sembrava essere l'opposto di sua figlia. Suo figlio Aegon era anche lui nobile e composto in tutte le occasioni mentre Rhaenys era selvaggia e aggressiva come le sue cugine. E entrambi i suoi figli erano furbi.
Elia era appena uscita dall'ufficio del re che l’aveva informata della corsa a cavallo dei loro figli. Gli era toccato mandare la guardia cittadina al loro inseguimento per tutta Approdo del Re e per questo lei le avrebbe fatto una lunga chiacchierata con sua figlia sul perché non poteva lasciare il castello. Anche se Elia doveva ammettere di aver represso un sorriso quando il re le aveva raccontato tutto. Era contenta che Rhaenys fosse così vicina a Robb. Questo era qualcosa che Elia non aveva mai raggiunto con Rheagar. Quando tornò al suo appartamento, trovò Aegon sul balcone a guardare la città sottostante. Negli ultimi giorni era stato insolitamente silenzioso. Sembrava preoccupato per qualcosa, ma Elia dubitava di riuscire a fargli dire di che si trattava. "Qualcosa non va, amore?" chiese mentre lo raggiungeva.
"Quando smetterai di chiederlo?" gemette Aegon.
"Quando mi darai una risposta sincera.” rispose Elia.
"E’ un grosso problema.” sospirò Aegon. Non era mai stato un buon bugiardo ma era incredibilmente testardo. Spingerlo ad aprirsi era sempre una sfida.
"Dimmelo pure. Non ti farà bene tenerti tutto dentro." rispose Elia.
"E’ solo un sogno. Niente di più.” rispose Aegon. Chiaramente non era così Elia aveva deciso che non valeva la pena tentare di convincerlo ad aprirsi. Tutto quello che poteva fare era aspettare fino a quando il figlio non avesse sentito di poter condividere i suoi timori con lei.
"Come vanno le lezioni?" chiese Elia, cambiando argomento.
"Maestro Gorman dice che va tutto bene. Ha anche detto che potrebbe essere giunto il momento per me di visitare la Roccia del Drago." rispose Aegon.
Lo stomaco di Elia si contorse. Un giorno il figlio avrebbe lasciato Approdo del Re con la sua promessa sposa, la principessa Sansa, per assumere il dominio sull'antica sede Targaryen e le isole circostanti. Elia sapeva che un giorno sarebbe successo, ma questo non significava che doveva piacerle. Quell’isola era un luogo aspro e, a dispetto delle apparenze, di poca influenza. Anche se era uno dei più forti castelli di Westeros, il suo lord aveva solo il dominio su un paio di isole della Baia delle Acque Nere. Il signore della Roccia del Drago poteva evocare alcune migliaia di uomini in armi ma nessuna cavalleria. Ed Elia sarebbe stata separata dal suo unico figlio. Con Rhaenys destinata a diventare regina, un giorno, Elia aveva bisogno di dare a sua figlia il maggior sostegno possibile e ciò significava restare ad Approdo del Re.
"Non succederà fino a che Sansa non diventa maggiorenne, il che è a anni di distanza." disse Elia.
“Forse potremmo visitarla. Andarci con Rhaenys, Robb, Jon, Dany e tutti gli altri." disse Aegon.
A Elia non piaceva dove la discussione stava andando a parare e anche lei non capiva perché il figlio improvvisamente voleva visitare quell’isola. Era sempre sembrato così felice nella Fortezza Rossa. "Qualcosa non va?" gli chiese ancora.
"Mi sento come se qualcosa di brutto stesse per accadere. Io non so perché… non riesco a spiegarmi il motivo per cui mi sento in questo modo, so solo che qualcosa sta per accadere e non voglio essere qui quando succederà." rispose Aegon.

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"Allora, come è stato il tuo pranzo con Rhaenys?" chiese Jon a Robb. Il principe cercò di non arrossire al ricordo, soprattutto di fronte a suo cugino. Era appena tornato dal campanile dove aveva pranzato con Rhaenys Targaryen. Non che il loro pranzo fosse stato romantico, avevano solo mangiato insieme e apprezzato la vista panoramica.
"E’ stato bello." rispose. Robb aveva ha dato la sua risposta anche se non come si aspettava Jon.
"Tutto qua?" si acciglio Jon. "Tu chiami così mangiare privatamente con una ragazza che ti ha spezzato come un cucciolo addestrato male? Eri eccitato proprio come quando lei ti guarda, vero?" disse con tono accusativo. Robb non poteva evitarlo. Aveva goduto dei suoi occhi, del suo sorriso, delle sue battute, era completamente affascinato da lei.
"Dai, non vogliamo mica perdere i processi." rispose Robb. Raggiunsero la sala del trono dove suo padre era seduto sul Trono di Spade a giudicare qualunque persona venisse portata davanti a lui. La maggior parte delle volte era noioso. Le leggi e le dispute sulle terre, Robb si era addormentato più di una volta a guardarlo. Ma a volte succedevano cose interessanti, come quando suo padre giudicava i criminali. Per la maggior parte venivano fustigati, imprigionati, o inviati alla Barriera. E a volte, in rare occasioni, Robb, Jon e Aegon avevano assistito a delle esecuzioni. Non c'era più il boia del re più, l'ultimo uomo a detenere il titolo era stato esonerato anni fa. Ora era suo padre a compiere le esecuzioni. Un uomo che pronuncia la sentenza deve anche eseguirla.
Robb aveva riconosciuto alcuni dei presenti. Il lord Comandante della Guardia Reale Barristan Selmy si trovava accanto al Trono di Spade. Ser Brynden Tully, prozio di Robb, era dall'altra parte del trono. Sua madre non c’era di solito alle sessioni ufficiali di corte perché doveva prendersi cura di Sansa e Arya. Lord Stannis Baratheon era in un angolo a guardare gli eventi con lo stesso atteggiamento da statua di pietra che mostrava sempre. Ser Kevan Lannister era seduto a pochi passi dal trono, prendendo appunti sui vari giudizi. Varys stava dietro al trono, osservando in silenzio col suo solito sguardo acuto. Robb era sempre stato innervosito dal sorriso costante di quell’uomo. Era difficile dire quando erano genuini e quando invece erano semplicemente una maschera. Lord Hoster Tully, il nonno di Robb, si trovava di fronte al trono per presentare il prossimo caso.
"Vostra grazia. Vi presento Hubert di Fondo delle Pulci." annunciò lord Hoster. Un uomo in catene venne portato dentro la sala del trono da due cappe dorate che lo fecero inginocchiare in mezzo alla stanza. "Quest'uomo ha commesso un omicidio durante una rapina. La sua vittima era un fornaio e padre di due figli. E’ stato arrestato mentre tentava di fuggire dal luogo del delitto e allora ha confessato." continuò suo nonno.
"Per favore, vostra grazia, la mia famiglia sta morendo di fame e non abbiamo soldi." implorò Hubert. La sua voce suonava familiare e, quando l'uomo alzò la testa per guardare suo padre negli occhi, Robb lo riconobbe. Era il mendicante che aveva incontrato sulla via del ritorno dalla fattoria dove aveva comprato il cavallo per Rhaenys. Robb non riusciva a parlare, troppo sotto shock per crederci in un primo momento.
L'occhio del padre incontrò quello del mendicante con sguardo gelido. "Vi mostrerò più misericordia di quanta tu ne abbia mostrato alla tua vittima. La morte o la Barriera. Io vi darò la notte per fare una scelta." disse suo padre. Fece cenno alle guardie di portarlo via.
Le ore passavano e ancora Robb non riusciva a far uscire il volto di Hubert dalla sua testa. E se avesse dato all'uomo dei soldi? Poi avrebbe comprato cibo, invece di cercare di rubarlo e non avrebbe ucciso nessuno. Robb era così fissato sul dono per Rhaenys che a malapena aveva considerato la situazione dell’uomo disperato. Quanto più ci pensava, più si sentiva responsabile. Ora due bambini avrebbero dovuto crescere senza un padre. Robb non riusciva a immaginare crescere senza il suo. Lui era il modello del grande sovrano, che lotta per la giustizia e l'ordine. Robb voleva essere proprio come lui quando fosse cresciuto, ma ora sapeva che non era all'altezza di tali aspettative. Suo padre avrebbe dato all'uomo un po’ di soldi, ma lui non l’aveva fatto. Non era per niente come suo padre e ora qualcuno era morto per colpa sua.

________________________________________


Ned aveva notato che qualcosa non andava con Robb durante la cena. Catelyn come al solito cercava di far mangiare a Arya e Sansa in modo pulito, lento e signorile, adeguato alle buone maniere che ci si aspettava da loro. Sansa aveva imparato perfettamente ma Arya era un caso disperato. L'unica persona che sembrava diversa dal solito era Robb. Di solito mangiava rapidamente per poi andare a fare qualcosa con Jon o Aegon. Ma lui non aveva neanche toccato il piatto. Sembrava in trance. "Robb? Non hai fame?" chiese Ned. Robb non disse nulla, si alzò e se ne andò. "Robb." gridò Ned. Catelyn distolse la sua attenzione da Arya e stava per chiamarlo, ma Ned le toccò la spalla. "Parlerò io con lui."
Seguì Robb nella sua stanza, si avvicinò alla porta chiusa e bussò. "Robb, apri la porta." disse mantenendo il suo tono gentile. Dopo un momento la porta si aprì. Le lacrime colavano dalle guance di Robb. "C'è qualcosa che non va?" domandò Ned.
"Il... il…" Robb cercò di parlare, ma non poteva far uscire le parole dalla bocca. Ned entrò nella stanza e chiuse la porta alle spalle. Fece cenno verso il letto e i due si sedettero.
"Dimmi cosa c'è, figliolo." gli disse.
"Quell’assassino... Hubert... è colpa mia!” gridò Robb.
"Cosa intendi?" chiese Ned.
"L'ho visto prima. Lui mi aveva chiesto dei soldi, ma io volevo far colpo su Rhaenys con i fiori sul suo cavallo. Ha ucciso perché non gli ho dato nulla.” rispose Robb.
“Non è stata colpa tua. Ha ucciso perché ha scelto di farlo. La sua scelta non ha niente a che fare con te." lo consolò Ned. Era grato agli dei che Robb si sentisse in colpa per questo. Significava che suo figlio si preoccupava per gli altri, anche quelli che non conosceva.
“Ma se io gli avessi dato un po’ di soldi..." cominciò a dire Robb.
"Avrebbe poi speso tutto e poi ne avrebbe avuto ancora bisogno. Egli forse non avrebbe ucciso oggi, ma lo avrebbe fatto in futuro. Quando la gente è disperata, può fare cose terribili per ottenere ciò che vuole, ma l’essere disperati non li scusa. Hubert e la sua famiglia avevano fame, ma ciò non gli dà il diritto d’infrangere la legge. E ora sai che ogni decisione che prendi ha conseguenze per gli altri. Quando sarai è re, ogni decisione che prenderai interesserà tutti i Sette Regni. Rifletti attentamente su ogni..." Ned cercò di spiegargli quando un forte bussare alla porta lo interruppe.
"Vostra grazia. Notizie urgenti da Castel Granito." disse qualcuno da dietro la porta. Ned si alzò e aprì a un giovane servo che gli consegnò una lettera. “Lord Arryn ha convocato una riunione immediata del Concilio Ristretto." disse prima inchinarsi e andarsene. Nel frattempo Ned aveva letto rapidamente il contenuto della lettera e realizzato che le sue peggiori paure si erano avverate. Lannisport era in fiamme. Un attacco a sorpresa da parte della flotta di ferro aveva distrutto la flotta Lannister e incendiato mezza città. Senza la flotta Lannister a mantenere il controllo, i Greyjoy ora controllavano l'intero Mare del Tramonto e potevano razziare e saccheggiare lungo tutta la costa occidentale.
“Padre? Di cosa si tratta?" chiese Robb.
"Stiamo andando in guerra." rispose Ned.

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Capitolo 9
*** Consiglio di guerra ***


~~Tutti i membri del Concilio Ristretto erano in piedi a discutere animatamente quando Ned entrò nella stanza. Da quello che riuscì a capire, stavano discutendo su che cosa presentargli nel momento in cui fosse entrato e su come reagire. Stannis intendeva lanciare un attacco su larga scala mentre Kevan proponeva di concentrarsi prima sul rafforzamento della costa occidentale. Ma non appena entrò nella stanza, tutti restarono in silenzio. "Miei signori, sedetevi.” disse Ned mentre prendeva posto a sua volta. "Che notizie da Castel Granito?"

Varys fu il primo a parlare. "L'attacco a Lannisport è stato devastante. La flotta ribelle ha mandato alcuni uomini con scialuppe di salvataggio durante la notte per disperdere Altofuoco tra le navi Lannister. Dopo, sono bastate alcune torce per trasformare il porto di Lannisport in un inferno. Bisogna ammettere che era piuttosto ingegnoso."

Stannis lo derise. "Sono sicuro che gli uomini che sono morti lì apprezzano che tu ti complimenti con i loro assassini."

Varys sembrò ignorare il commento. "Navi Greyjoy sono state avvistate dalle Isole Scudo fino a nord di Deepwood Motte."

"Dobbiamo proteggere le nostre coste e preparare la flotta per invadere le Isole di Ferro. Balon Greyjoy fermerà questa follia finché non gli daremo altra scelta." disse Kevan.

"Non possiamo attaccare fino a quando la flotta di ferro può muoversi liberamente." osservò maestro Gorman.

"Dite a lord Paxter Redwyne di mobilitare la sua flotta. Victarion Greyjoy non avrà altra scelta che concentrare tutta le sue forze su di loro, il che ci darà la libertà di attaccare le Isole di Ferro." rispose Hoster.

"Paxter Redwyne è un comandante incompetente. La sua flotta è grande ma piena di uomini che non hanno combattuto una sola battaglia. Durante l'ultima guerra, erano ancorati al largo di Capo Tempesta e non hanno fatto nulla. La Flotta di Ferro invece saccheggia le navi e le città straniere da anni. Le loro navi sono dotate di equipaggi temprati e veterani, inoltre Victarion Greyjoy è uno dei migliori comandanti in vita." replicò Stannis.

"Abbiamo bisogno di affrontare la Flotta di Ferro prima di poter invadere le isole." rispose Jon. Il resto del consiglio annuì.

Ned si decise a parlare. "Allora la nostra linea di condotta è chiara. Lord Stannis prenderà il comando della flotta e salperà per Arbor. Lì si unirà a quella di lord Redwyne e darà la caccia alla Flotta di Ferro. Non possiamo fare nulla fino a quando loro non sono eliminati."

Stannis non sembrava soddisfatto del piano. Molto probabilmente perché significava lavorare con la gente che aveva combattuto durante la ribellione, ma non protestò. “Vostra grazia, se volete scusarmi, devo iniziare a organizzare la spedizione." Ned annuì e Baratheon si alzò dal tavolo e uscì dalla stanza.

"Vostra grazia, i lord Tywin Lannister, Mace Tyrell e Benjen Stark stanno organizzando le difese lungo la costa orientale, ma il Nord non ha una flotta e l’Occidente l’ha persa a Lannisport. Forse è più prudente scegliere un punto di incontro dove le loro forze si uniscano per poi attaccare le isole." suggerì Gorman.

"Castel Granito è la più forte fortezza vicino alle Isole di Ferro ed è in grado di sopportare migliaia di soldati esterni sue mura." aggiunse Kevan. Ned non gradiva l'idea di mettere piede all'interno di Castel Granito. Non lo aveva punito per le sue azioni durante la guerra solo per preservare la pace. Personalmente avrebbe volentieri tagliato la testa a Tywin e Jamie per tutte quelle cose terribili. Ned era riuscito a salvare la famiglia reale, ma non riusciva a smettere di pensare alle migliaia di civili che erano stati macellati quando l'esercito di Tywin aveva preso Approdo del Re. Ma Castel Granito era il posto migliore per organizzare l’esercito in attesa che Stannis affrontasse la Flotta di Ferro.

"Maestro Gorman inviate un corvo a Castel Granito per ordinare a lord Tywin di aspettare il nostro arrivo. Ser Kevan si recatevi lì e fate in modo che un riparo sia preparato per le nostre truppe una volta arrivate. Inviate un corvo anche a lord Mace Tyrell, deve dividere le sue forze. Una metà proteggerà le sue coste, mentre l'altra si unirà alla nostra invasione armata. Lord Hoster riunirà i suoi uomini per proteggere il proprio tratto di costa e unirsi alle forze di Castel Granito. Richiedete anche al principe Doran di partecipare, e ai lord della Tempesta. Avremo bisogno di loro per proteggere le loro coste nel caso in cui la Flotta di Ferro si sposti sul Mare del Tramonto, anche da eventuali pirati che potrebbero tentare di approfittare della situazione. Jon, rimarrai qui a governare al mio posto." comandò Ned.

Nient’altro aveva bisogno di essere detto. Gorman, Kevan e Hoster si inchinarono e congedarono mentre Jon rimase. "Questo è il momento della verità, Ned. Se non riesci a sconfiggere Balon e riportare i Greyjoy sotto il tuo comando, le altre grandi case seguiranno il loro esempio e tutta Westeros annegherà nel caos. E’ necessario fare un esempio di Balon e assicurarsi che nessuno potrà mai ribellarsi di nuovo." disse Jon. L'ultima volta che il vecchio lo aveva guardato così era stato il giorno in cui lo aveva informato della morte di suo padre e Brandon. Jon aveva letto la lettera di Aerys Targaryen, esigente le teste di Ned e Robert. Poi aveva gettato la lettera in un camino e giurato giustizia per gli Stark e i Baratheon.

Catelyn non fu contenta quando Ned le diede la notizia un'ora più tardi. "Non voglio mandare qualcun altro a combattere le mie battaglie per me." le spiegò nella loro stanza.

"Tu sei un re! Puoi mandare chiunque altro!" esclamò Catelyn.

"E’ questo il tipo di re che vuoi io sia?! Qualcuno che manda gli altri a fare le sue funzioni per lui?! Qualcuno che si nasconde nel suo castello mentre altri combattono e muoiono per lui?! E' questo l’esempio per nostro figlio?!" scattò Ned. Il loro matrimonio era stato combinato, ma nel corso degli anni Ned e Catelyn avevano cominciato a conoscersi, capirsi e amarsi. E la prima cosa che Ned aveva imparato su di lei in tutto questo tempo, era che non voleva vedere il marito marciare in guerra di nuovo.

I due rimasero in silenzio per un attimo, permettendo ai loro animi di calmarsi. "Quando parti?" domandò Catelyn. Doveva saperlo che non c'era modo di convincere Ned, inoltre gli si sarebbe spezzato il cuore a vederla in questo modo. Vide sul suo volto lo stesso sguardo di sette anni fa, quando Ned era partito per combattere con Robert contro il Re Folle.

“Domani.” rispose Ned. Non era sicuro se doveva dire altro e, se sì, che cosa. Niente che avesse potuto dire li avrebbe fatti sentire meglio.

"Non m’importa di quante truppe disponi, Ned. Tutto ciò che serve è un errore o una freccia fortunata e i nostri figli cresceranno senza un padre. Non m’interessa quanti servitori e educatori avranno. Robb, Sansa e Arya hanno bisogno del loro padre. Fai quello che devi per tornare a casa vivo." lo supplicò Catelyn.

"Lo farò." promise Ned.

Il mattino dopo, Ned parlava a malapena a sua moglie. Pensò che era meglio così. Robb e Jon sembravano avvertire la tensione durante la colazione e tacevano. Sansa era ignara di tutto e parlava con la sua bambola preferita. Ned non poteva fare a meno di sorridere alla sua innocenza. A volte voleva che lei non dovesse mai crescere e scoprire quanto crudele e pericoloso il mondo era in realtà. Ma aveva promesso ai Martell che se avesse avuto una figlia, lei avrebbe sposato Aegon. Una volta maggiorenne, Sansa sarebbe partita con il fidanzato per la Roccia del Drago.

Alcune ore dopo, a mezzogiorno, gli alfieri delle Terre della Corona erano arrivati fuori dalla città ed erano in attesa del loro re. Eddard Stark aveva indossato la sua armatura nera con un meta-lupo d'oro sul petto. Prese con sé Ghiaccio. Aveva bisogno di essere presentabile per incontrare i suoi alfieri. Nel cortile centinaia si erano riuniti per vedere il re, tra cui Jon Arryn, Lysa, Elia, Aegon, Rhaenys, Daenerys, Catelyn, Arya, Sansa, Robb e Jon. Tutti loro si piegarono ginocchio quando uscì. Molti del Concilio Ristretto non erano presenti, dovendo fare i preparativi per la guerra. Stannis era al porto a preparare la sua flotta, Hoster e Kevan avevano già lasciato la città. Solo maestro Gorman, Varys e Jon erano in attesa di vedere il re. "Alzatevi." ordinò Ned e tutti tornarono in piedi. Aveva così tante cose da dire, eppure così poco tempo per farlo. I suoi alfieri stavano aspettando e avevano bisogno che tutto si svolgesse in modo rapido.

Si avvicinò a Jon Arryn. "Durante la marcia verso questa città avevamo giurato che quella era l'ultima volta che noi avremmo marciato in guerra." disse Ned.

"Almeno tu l’hai fatto per principio. Io volevo la pace solo perché sto diventando troppo dannatamente vecchio per tutto questo." ridacchiò Arryn.

I due si misero a ridere e poi si strinsero la mano. "Prenditi cura di tutto mentre sono via.” disse Ned.

"Non ti preoccupare. Mi assicurerò che i bambini non distruggano la Fortezza Rossa mentre siete via. E tu vedi di far rimpiangere a quei dannati il giorno in cui hanno scelto di ribellarsi.” replicò Arryn.

"Addio, vostra grazia. Vi auguro buona fortuna e una vittoria rapida." lo salutò Varys.

"Possano i Sette vegliare su di lei." gli augurò maestro Gorman.

Ned si avvicinò a Elia. "Vi prego di aiutare Catelyn in qualsiasi modo possibile." le chiese.

"Lo farò, vostra grazia." rispose lei.

Ned disse addio a Rhaenys e Aegon prima di focalizzare la sua attenzione su Daenerys. Senza i suoi genitori, Ned era davvero l'unica figura genitoriale nella sua vita. Certo Elia era stata una buona zia per lei, ma Ned era quello che l'aveva cresciuta, aiutata con i suoi primi passi, insegnato la lingua di Westeros. Questa era la prima volta nella sua vita in cui stava per essere separata da Ned. Daenerys balzò in piedi e gli diede un abbraccio. "Non voglio perdere anche voi." aggiunse. Ned la mise giù e la baciò sulla fronte. "Non causare troppi problemi mentre sono via." la consolò.

Ned raccolse Sansa tra le braccia e la baciò sulla testa. "Papà tornerà presto. Te lo prometto." le disse prima di metterla giù. Come Daenerys, Sansa stava piangendo. Ned avrebbe voluto dire qualcosa per farla sentire meglio, ma nessuna parola gli veniva in mente.

Fece cenno a Robb di farsi avanti. “Vorrei che ieri avessimo avuto più tempo per parlare ma sembra proprio che dovremo aspettare." disse Ned.

"Perché mamma è così arrabbiata con te? Non stai solo facendo il tuo dovere?" chiese Robb.

Ned sospirò. "E’ solo preoccupata, tutto qui."

“Ma tu hai lo zio e il nonno a combattere con te, e anche lord Stannis e i Tyrell." disse Robb. Chiaramente il ragazzo aveva origliato ancora, Ned non lo aveva mai ritenuto un difetto. Finché non si fosse trattato di qualcosa di privato.

"Questo non lo rende più facile e non so per quanto tempo starò via. Prenditi cura di tua madre e delle tue sorelle per me e io prometto che potremo parlare al mio ritorno.” promise Ned. I due si abbracciarono e poi Ned prese Jon da parte. "Ho bisogno che tu ti prenda cura di Robb mentre sono via. Puoi farlo?" gli chiese.

Lui annuì. "Resta al sicuro."

I due si abbracciarono e poi Ned fu faccia a faccia con la sua regina. Lo sguardo solenne di ieri sera era ancora sul volto di Catelyn. Niente di ciò che aveva detto avrebbe cambiato i suoi sentimenti. Voleva la sua famiglia insieme e al sicuro, non separati e a combattere in battaglia. Senza dire una parola, porse la piccola Arya al padre. Nonostante la sua età, la bambina era incredibilmente energica e volitiva. Catelyn aveva sempre scherzato sul fatto che Arya sarebbe stata più grande di Robb e Sansa insieme una volta cresciuta. "Puoi dire pappa?" chiese Ned. Arya sorrise, ma non disse nulla. Poteva dire mamma o pappa a volte, ma non sempre. Ned sperava di sentirlo un'ultima volta prima di partire, ma non aveva il tempo di aspettare. Baciò Arya sulla guancia e la restituì a Catelyn. Sua moglie si chinò in avanti e rapidamente baciò Ned.

“Torna dai nostri figli vivo. Torna da me vivo.” gli ordinò. In quel momento poteva vedere attraverso la sua maschera di compostezza per vedere quanta paura aveva di perderlo.

"Lo farò." promise Ned. Si voltò e si avvicinò a ser Barristan che teneva le redini di uno stallone bianco, di razza, appositamente per il re. Montò l'animale e diede alla sua famiglia e agli amici un ultimo sguardo. Barristan consegnò a Ned l'elmo e poi montò su un cavallo accanto a lui. Ser Mandon Moore e Brynden Tully cavalcarono dietro di loro insieme a decine di altri cavalieri come scorta. "In marcia!" comandò il re.

Non importava per quanto tempo Ser Davos Seaworth avesse navigato sulla Furia, si sentiva sempre fuori posto. Fiore all'occhiello della flotta di Stannis era una nave da guerra di trecento remi con un ponte coperto. Catapulte erano state montate a prua e a poppa. Nonostante le sue dimensioni, era ancora notevolmente veloce e agile. Un grande cervo nero era dipinto sulle sue vele, affinchè tutti coloro che la vedessero capissero chi la comandava. Davos aveva sempre navigato su piccole ma manovrabili navi durante i suoi giorni come contrabbandiere ma ora non era solo su una delle più grandi navi di Westeros, ma serviva su di essa. Stannis Baratheon aveva ordinato alla flotta reale di prepararsi a partire immediatamente e gli uomini dell'equipaggio erano corsi subito ai propri posti.

Davos si avvicinò a Stannis che era in piedi sul ponte di prua a ispezionare il resto della flotta. “Mio signore, metà dei capitani sono pronti a salpare e gli altri lo saranno entro un'ora." riferì.

Stannis mantenne lo sguardo sulle altre navi. "Una volta che siamo in viaggio, voglio iniziare l’addestramento degli uomini. Sottoponili a qualsiasi esercizio sia necessario, ma voglio che siano pronti per la battaglia prima di raggiungere Arbor."

"Certo, mio signore.” rispose Davos. Si era aspettato un tale ordine dal lord di Capo Tempesta. Stannis non voleva solo essere preparato, ma vincere. Il suo compito era quello di distruggere la Flotta di Ferro e Davos sapeva che sarebbe morto piuttosto che fallire.

"E una volta che ci uniamo a lord Redwyne potrai prendere il comando dell'avanguardia." aggiunse Stannis. Ciò lo colse alla sprovvista. Nobili provenienti da famiglie risalenti a centinaia o anche migliaia di anni erano i normali candidati per un tale onore, eppure Stannis lo stava dando al figlio di un pescatore comune.

“Mio signore. Sono onorato ma sicuramente un tale onore è riservato a qualcuno di maggiore importanza." protestò Davos.

"L’importante per la flotta reale è che la guidi qualcuno che sa il modo di pensare del nemico. Più di una volta hai navigato attraverso il Mar del Tramonto e sei riuscito a sottrarti alle loro navi." rispose Stannis. Nel Mar del Tramonto, ogni contrabbandiere aveva bisogno di sapere come evitare gli Uomini di Ferro. Le leggi contro la pirateria non significavano niente per loro in mare aperto. Davos aveva imparato i loro trucchi, come braccavano la loro preda, e come scivolare davanti a loro indisturbati.

Sapendo che non poteva convincere Stannis a cambiare idea, Davos annuì. "Vi servirò bene, mio signore, ma lord Redwyne non sarà contento."

"Imparerà.” grugnì Stannis.

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