Prima o poi... chissà! di lenu88 (/viewuser.php?uid=34492)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'idea del Lumacone ***
Capitolo 2: *** Draco, ti presento Juliet ***
Capitolo 3: *** Progressi col professor Zabini ***
Capitolo 4: *** Chiacchiere di illegali passeggiate notturne ***
Capitolo 5: *** I piani di Blaise e le pene di Draco ***
Capitolo 6: *** Una giornata a Hogsmeade ***
Capitolo 7: *** Conseguenze ***
Capitolo 8: *** Vecchie conoscenze, nuovi problemi ***
Capitolo 9: *** Cucina no problem ***
Capitolo 10: *** Al lavoro! ***
Capitolo 11: *** Tuffo nel passato ***
Capitolo 12: *** Visite e metodi ***
Capitolo 13: *** Draghi e laghi ***
Capitolo 14: *** Tutto si risolve ***
Capitolo 15: *** Sorpresa ***
Capitolo 16: *** Natale con i suoi... ***
Capitolo 17: *** Uno strano personaggio ***
Capitolo 1 *** L'idea del Lumacone ***
Prima o poi... chissa
Prima o
poi... chissà!
Blaise Zabini camminava
svogliato per i corridoi dei sotterranei, recandosi all'aula di pozioni.
Mentalmente malediceva in tutti i modi conosciuti da mente umana, e
anche qualcuno in più, il Lumacone, che l'aveva incastrato
in
quell'assurda perdita di tempo.
Come si faceva a costringere il ragazzo più bello della
scuola a
sprecare i suoi sabato pomeriggio per dare ripetizioni di pozioni,
anzichè trascorrerli più piacevolmente facendo
bisboccia
insieme agli amici nella sala comune di Serpeverde? Non si poteva
lasciare l'ingrato compito a Potter che recentemente si era
dimostrato incredibilmente e inspiegabilmente portato per quella
materia?
Senza contare poi che lui, questa Juliet McDavis di cui si doveva
occupare, non la conosceva neanche. Aveva raccattato qualche
informazione sul
suo conto: al quinto anno nella casa di Corvonero, quindi
più piccola di lui di un anno, era molto brava in quasi
tutte le
materie, non particolarmente in pozioni; non passava, però,
molto
tempo sui libri, almeno non su quelli scolastici. Si interessava di
più a testi riguardanti misteri e storie inquietanti.
Abilissima
sulla scopa, aveva più volte rifiutato l'offerta di entrare
a
far parte della squadra di quidditch della sua casa, ma nessuno sapeva
il perchè. Ma ciò per cui la gente parlava
generalmente
di lei era il fatto che, per quanto in molti le avessero chiesto un
appuntamento, lei declinava sempre l'invito senza
possibilità di
appello. Parlava con tutti ma non aveva rapporti con nessuno
in
particolare, se si escludeva la cugina, l'unica che potesse vantare un
forte legame con lei, e con la quale passava la maggior parte del suo
tempo.
Oltre questo non si sapeva altro di quella strana ragazza e Blaise non
sapeva neanche che aspetto avesse.
Stava rimuginando su quali scuse accampare per levarsi di dosso
quell'impiccio, quando qualcosa, sbucando fuori da un arazzo, gli
finì addosso facendolo cadere.
"Ouch!" quel qualcosa doveva essere animato per fare versi simili. E in
effetti si trattava di una ragazza con corti capelli rossi e luminosi
occhi verdi che, finita per terra dallo scontro stava tirandosi a
sedere massaggiandosi la schiena. "Maledetti passaggi segreti a
scivolo. Ogni volta è la stessa storia: io ho fretta e loro
mi
tirano brutti scherzi trasformandosi all'improvviso. Oh, ma la prossima
volta gli lancio un incantesimo di bloccaggio e non mi lascio
più fregare. Sarebbe ora che imparassero le buone maniere
anche
loro. Ehi tu, ti sei fatto male?" disse poi alzandosi in piedi.
Blaise, che aveva seguito tutte le fasi del soliloquio della ragazza,
era
rimasto a fissarla con sguardo allucinato e non si era accorto che ora
si stava rivolgendo a lui.
"Ehi... Sei vivo?" chiese allora la ragazza agitandogli una mano
davanti alla faccia.
"Credo di si." disse il serpeverde riprendendosi.
"Bene! Scusami ma ora devo proprio andare. Sono in ritardo. Mi dispiace
per la botta. Ciao!" e si incamminò lungo il corridoio.
Blaise ancora un po' scombussolato si alzò e
proseguì
nella stessa direzione. Dopo un paio di corridoi che percorsero la
ragazza si girò a guardarlo.
"Che fai, mi segui? Ti ho già chiesto scusa per l'incidente.
Non
l'ho fatto di proposito, mi ha fatto cadere lo scivolo."
"Non seguo te. Anch'io devo passare per di qua."
"Ah, ok. Scusa, è che sono un po' contrariata. Mi hanno
costretta a fare una cosa che non mi va. Lo so che lo stanno facendo
per me e che ne potrò trarre vantaggio, ma non ho voglia
comunque. Anche perchè avevo promesso a una persona di stare
con
lei e invece non posso." disse la rossa riprendendo a camminare
"Non dirlo a me" il serpeverde stava pensando che la ragazza parlasse
davero molto, ma non lo disturbava più di tanto il suo
chiacchiericcio.
Quando finalmente arrivò nei pressi dell'aula di pozioni
vide la
ragazza fermarsi davanti a essa e lui l'affiancò.
"Beh, che fai?" gli chiese la rossa. "Non avevi detto di non stare
seguendo me?"
"Infatti. Io dovevo venire qui per un'appuntamento di studio. Non
seguivo te."
"Ah beh! Allora non sono in ritardo. Sei Blaise Zabini? Piacere Juliet
McDavis!" disse porgendogli la mano la ragazza.
E così era lei la corvonero a cui avrebbe dovuto dare
ripetizioni.
"Si, sono io." non riuscì a dire altro mentre le stringeva
la mano.
"Bene! Che facciamo, entraimo? Prima iniziamo e prima finiamo. Mi
chiedevo se potessi insegnarmi a preparare le pozioni rallegranti, ho
saputo che potrebbero essere chieste ai G.U.F.O. e non voglio arrivare
impreparata. Purtroppo non ho molta dimestichezza con questa materia
come avrai intuito e il professor Lumacorno ha insistito molto
perchè prendessi lezioni private per riuscire a superare gli
esami. A quanto pare vuole farmi entrare nel suo club privato, ma prima
devo dimostrarmi capace nella sua materia. Onestamente non mi importa
molto di entrare nella cerchia dei suoi pupilli, ma un aiuto non si
rifiuta mai, no?"
Ancora una volta Blaise rimase imbambolato a sentirla parlare. Eh si!
Quella ragazza era una vera chiacchierona. Dopo un po' si decise a
parlare. "Ok. Iniziamo con le pozioni rallegranti."
Dopo una buona mezz'ora di tentativi, il serpeverde finalmente comprese
perchè il professore avesse insistito così tanto.
Juliet
non era poco portata per pozioni, era decisamente un disastro nella
materia. In quanto a teoria si era dimostrata molto preparata, ma per
quanto riguardava la pratica, beh... sicuramente uno schiopodo
sparacoda
avrebbe potuto fare molto meglio. Sbagliava le dosi e il procedimento
in generale. Non che non ci mettesse l'impegno, ma proprio non riusciva
a fare le cose correttamente.
"No aspetta. Ora la devi girare in senso orario, non antiorario." disse
Blaise che ormai stava perdendo le speranze.
"Oh si, è vero. Scusa sono un po' imbranata... ok, sono
molto
imbranata. Non so perchè mi succede. Io e le pozioni non
siamo
proprio compatibili. Mia madre me lo diceva sempre quando a casa
combinavo qualche disastro cucinando, 'Tu in pozioni sarai un disastro'
ed eccomi qui. Comunque con la pratica alla fine riesco sempre a
salvarmi per un pelo agli esami finali. Solo che quest'anno
sarà
più difficile con i G.U.F.O. perciò... Ti
ringrazio per
aver accettato di aiutarmi."
"Ma tu parli sempre così tanto?" non era proprio riuscito a
trattenersi dal chiederlo, questa volta.
"In effetti parlo un po' troppo. Me lo dicono tutti. Ma io sono fatta
così. Ti da fastidio?"
"Non eccessivamente."
Juliet gli regalò un bellissimo sorriso e in quel momento
Blaise
capì come mai tanti ragazzi volessero uscire con lei. Era
davvero molto carina, anche se parecchio strana. Chissà come
mai
non voleva stare con un ragazzo. Non glielo chiese, ma disse "Dai
continuiamo. Questa ormai è da buttare. Dobbiamo iniziarne
una
nuova"
Passarono le successive due ore e mezza a cercare di non fare esplodere
la stanza per tutti gli errori che commetteva la corvonero.
"Credi che riuscirò mai a preparare una pozione rallegrante
degna di questo nome?" chiese la rossa mentre ritiravano gli
ingradienti.
"Accenderò un cero a Merlino per te." fu la risposta di
Blaise
che sciacquava il calderone mezzo bruciacchiato nel lavello. In qualche
modo avevano stabilito una certa confidenza.
"Molto gentile! Dopotutto non si è rivelata una serata molto
brutta. Almeno per me. Per quanto riguarda te, credo ti starai
rallegrando del fatto di esserne uscito vivo e quasi incolume. Ti va
ancora di aiutarmi? Altrimenti posso sempre dire al professore di
liberarti da questo ingrato compito. Non mi è sembrato tu ti
sia
molto divertito."
"Parli decisamente molto. Comunque sabato prossimo ritenteremo. Non mi
dò per vinto così presto. Riuscirò a
farti
diventare una perfetta pozionista e sarò citato nei libri di
storia per questo. Oltre che per la mia immane bellezza, è
ovvio."
"E' ovvio. Ok! Allora ci vediamo sabato prossimo per una nuova
battaglia. Stammi bene! Ciao ciao!" e, raccolte le sue cose, la rossa
uscì.
Sul viso di Blise si dipinse un sorriso. Già, forse il
Lumacone non aveva avuto una cattiva idea.
To be continued...
Non so come mi sia venuta in mente questa storia... ha
preso
forma nella mia testa e io ho voluto darle corpo. E' un po' uno sfogo
dalle lunghe e intense ore di studio che mi stanno uccidendo.
Il personaggio di Blaise (quello nato dalle fanfictions, non quello
originale della Rowling) mi piace tantissimo e perciò ho
voluto
dargli un po' di scena anch'io. Purtroppo qui non ha avuto modo di
mostrare il carattere che mi piace tanto, ma spero di rifarmi con i
prossimi capitoli. Inserirò anche Draco più
avanti
perchè, nonostante io adori Blaise, se dovessi scegliere tra
lui
e Draco (nei miei sogni!) Sceglierei sicuramente quest'ultimo e quindi
non lo voglio lasciare fuori dalla fic.
La storia più o meno c'è già nella mia
mente, devo
solo metterla per iscritto, cosa molto più difficile. Tra
impegni universitari e ispirazione incostante non so se
riuscirò
ad aggiornare con costanza.
Se qualcuno, passando di qui, volesse lasciare un commentino e magari
darmi qualche consiglio, mi farebbe molto felice. Anche se fosse solo
per dirmi di lasciar perdere e di darmi all'ippica. Sono nuova in
questo campo e non so ancora come muovermi.
Ma se anche solo leggeste e la trovaste carina, senza lasciarmi un
commento, io sono contenta.
Lenù
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Capitolo 2 *** Draco, ti presento Juliet ***
Draco, ti presento Juliet
Per tutta la settimana successiva alla prima lezione di
recupero, Blaise si sorprese piuttosto spesso ad osservare Juliet.
A colazione, a pranzo, a cena, nei corridoi, era sempre là,
davanti ai suoi occhi. Come aveva fatto a non notarla prima del loro
incontro-scontro?
Arrivò così venerdì mattina e, come
sempre durante i pasti, la osservava attraverso il succo di zucca.
"A furia di guardarlo a quel modo lo consumerai senza neanche toccarlo,
quel succo" gli arrivò detto da dietro.
Draco Malfoy scavalcò la panca e gli si sedette di fianco.
Blaise senza spostare lo sguardo gli rispose con un veloce "Mh..."
Il biondo non sembrò gradire il dover dividere l'attenzione
dell'amico con una caraffa. "Si può sapere che hai?"
Zabini non aveva parlato a Draco del sabato precedente, limitandosi a
dire, quando gli fu chiesto, che non era successo nulla di che. Ora
però stava iniziando a pensare che, invece, qualcosa fosse
successo, anche se non sapeva ancora cosa.
Sbuffò e finalmente distolse lo sguardo dalla ragazza.
Malfoy lo guardò aspettando una risposta che però
non
arrivò, dal momento che il suo interlocutore non aveva
prestato
la minima considerazione alle sue parole.
"Zab, tu lo sai che io sono tuo amico, ma se continui ad ignorami ti
stappo tutte le unghie dai piedi con un incantesimo."
"Che c'è Dra?" chiese candidamente il moro guardando l'amico.
Questi facendo appello a tutto il suo autocontrollo, si trattenne a
stento dal portare a termine i suoi propositi e gli domandò
di
nuovo "Che accidenti hai? Devo iniziare a prenotare una camera al San
Mungo nel reparto menomati mentali?"
"Non ho niente. Sul serio. Tu piuttosto, mi sembri un tantino agitato.
Bevi un po' di succo di zucca!"
Draco decise di lasciar perdere. La mente di Zabini era troppo contorta
per poter essere compresa.
"Domani organizziamo una festa nella stanza delle necessità?
Ho
proprio voglia di divertirmi un bel po'." gli chiese guerdando tra le
varie pietanze sul tavolo per decidere con quale fare colazione.
"Mi spiace, Dra. Sono impegnato con le lezioni di recupero che mi ha
commissionato il Lumacone. Tu e gli altri però vi potete
divertire lo stesso."
"Ma una festa senza Zabini non è una vera festa. Per quanto
ancora dovrai essere occupato?"
"Non lo so proprio. Ho paura che sarà una cosa piuttosto
lunghetta."
"Che noia. Ma perchè non te ne liberi dicendo che sei troppo
impegnato con lo studio?"
"Perchè poi, probabilmente, lo chiederebbe a te."
"In tal caso, lascio tutto nelle tue mani esperte. Ma cerca di non
impiegarci troppo tempo, però."
Alla fine della lezione di trasfigurazione il morale del biondo si era
decisamente risollevao.
"Vuoi smetterla di ridere? Mi stai irritando"
"Scusa Zab, ma sei assolutamente inguardabile" disse fra una risata e
l'altra Draco affiancato da un Blaise che sfoggiava una sfavillante
capigliatura verde speranza.
"E tu ridi? La mia immagine perfetta è stata deturpata e tu
fai l'idiota?"
"Almeno è un bel colore, no?"
"Certo che la McGranitt poteva anche farmi tornare normale. 'Lei
è un modello perfetto per illustrare i risulatati di questa
trasfiguazione umana. E' stato bravissimo. 10 punti a serpeverde'"
cantinelò imitando malamente la voce della professoressa.
"Beh, non sei contento di averci fatto guadagnare punti?"
"Come un troll in una vasca da bagno." e si fermò
per osservare depresso una ciocca smeraldina.
Ma non ci si soffermò molto perchè gli
arrivò uno spintone da dietro.
Si girò pronto a prendere a calci chiunque avesse osato
fargli
quello scherzo, quando si accorse che quel qualcuno era la McDavis, che
ora raccoglieva i libri che le erano caduti.
"Guarda che ho combinato. Mi dispiace, stavo cercando una cosa nella
borsa e non ti ho visto" disse la rossa senza neanche
guardarlo "Oggi sono proprio distratta. Ho anche fatto cadere
un'armatura poco
fa! Meno male che Gazza..." si fermò di botto quando,
alzando lo
sguardo, si ritrovò a fissare la chioma in tecnicolor del
ragazzo, con gli occhi spalancati.
Quando decise di controllare contro chi fosse andata addosso, e non
solo
ciò che aveva in testa, la sua espressione shockata non
cambiò di una virgola.
"Zabini?"
Blaise rimase immobile, ponderando sulla figuraccia che stava facendo
lì, con quell'abominio in testa davanti a lei.
Quindi fu Draco a proferire parola "Ehi Zab, tu conosci questa mocciosa
Corvonero?"
"Guarda che solo perchè non sono molto alta non vuol dire
che io
sia una mocciosa." si difese Juliet alzandosi in piedi "Non dovresti
giudicare le persone dall'aspetto. Sai che a Merlino a vederlo da
piccolo non gli avrebbero dato un soldo? A sottovalutare le persone ci
si rimette sempre. Mia nonna lo ripete sempre 'La prima regola
è
non dare mai niente per scontato. Un mago non si giudica dalla veste
che indossa, ma da come usa la bacchetta'. La gente tende spesso a non
degnare di particolare attenzione gli altri e perciò si cade
nei
pregiudizi. 'Mocciosa' non
è una cosa carina da dire. Soprattutto a una persona che non
conosci. E tu non mi conosci."
Blaise ora osservava divertito la faccia allibita di Draco, pensando
che probabilmente anche la sua era così il sabato precedente
quando l'aveva sentita parlare.
"Draco, questa è Juliet McDavis, la ragazza a cui
dò ripetizioni di pozioni."
"Sei un amico di Blaise? Allora per questa volta lascio correre, anche
perchè non vorrei ritrovarmi senza insegnante di recupero.
Non
è facile trovare qualcuno abbastanza coraggioso e paziente
che
riesca a resistere a delle sessioni di studio di pozioni con me. Ma
spero tu non continui a chiamarmi mocciosa, non mi
sta bene.
Probabilmente a te non piacerebbe se ti chiamassero ragazzino
ossigenato, no? Comunque piacere, Juliet McDavis!"
Draco era ancora intontito dal modo di fare della ragazza, ma quando
Blaise gli diede una gomitata al braccio, rispose "Draco Malfoy." per
poi assestare un bel pugno alla spalla dell'amico, per essersi permesso
di colpirlo.
"Mi sembra di aver già sentito il tuo nome. Sei prefetto?"
"Si, lo è." rispose per lui Zabini massaggiandosi la spalla
lesa.
"Allora ricordavo bene. Mia cugina Sophie mi ha parlato di te. E'
prefetto di Corvonero. Mi ha detto che lasci tutto il lavoro agli
altri. Un po' ti capisco, sai? Non dev'essere molto divertente fare il
prefetto, personalmente non lo sopporterei. Troppi obblighi, troppe
aspettative. Immagino sia piuttosto stressante. Con questo
però
non voglio dire che lascierei tutto il lavoro sulle spalle degli altri.
Comunque il problema non si pone visto che non porto la spilla. Non so
come fa mia
cugina a resistere. Lei è sempre così calma. Oh,
no! Guarda che ore sono. Se non corro subito arriverò tardi
alla
lezione di divinazione. Ci vediamo!" e la rossa si mise a correre fra
gli studenti che affollavano il corridoio.
"Ma parla sempre così tanto?" chiese il biondo guardando
l'angolo oltre il quale era scomparsa la ragazza. "Come fai a starle
dietro?"
"Non ne ho la minima idea!" rispose sorridendo il moro.
"Su, andiamo. Troviamo il contro-incantesimo per quell'obbrobrio che
hai in testa. Sto per dargli fuoco per non averlo più
davanti
agli occhi"
"Si, e facciamo presto prima che la mia reputazione finisca nel lago
nero a ballare il tango con la piovra gigante."
Si era persino
dimenticato delle orribili condizioni in cui versavano i suoi capelli.
Quella ragazza era davvero speciale.
To be continued...
Non ho potuto aspettare oltre, perciò, ecco
l'entrata in scena di Draco. Essendo questo
un capitolo di transizione è venuto fuori un po' corto,
spero di
scrivere capitoli più lunghi in futuro, purtroppo il tempo
è tiranno e i
libri di scuola mi stanno risucchiando le energie.
Ringrazio infinitamente daniciao
per
la sua recensione che mi ha spronato a scrivere subito questo
capitolo... Spero che anche anche questo sia stato di tuo gradimento.
I commenti sono sempre ben accetti, così come
possibili suggerimenti.
Lenù
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Capitolo 3 *** Progressi col professor Zabini ***
boh
"Dracooo"
"No"
"Ti prego"
"No"
"Tipregotipregotiprego"
"No"
"Ma io sono il tuo migliore amico"
"Sei insopportabile, Blaise. Ti ho detto di no!" e voltandosi verso la
porta del dormitorio, Draco, fece per per andarsene, ma qualcosa lo
trattenne. O meglio, lo intrappolò tra due braccia.
"Blaise, staccati! Sei più scemo del solito?"
"Ti prego Dra! Sei la mia unica speranza." Blaise non accennava a
mollare la presa e, per quanto si sforzasse, Draco non riusciva a
raggiungere la bacchetta, perciò si limitò a dire
"Sei
sempre il solito. Prima combini i pasticci e poi vieni a rompere le
scatole a me. Cavatela da solo, sei grande e vaccinato."
"Ma Pansy mi ucciderà" si lamentò il moro
stringendo di più la presa.
"E farebbe bene. Come si fa ad essere così idioti da
trasfigurare degli appunti in criceti che scorrazzano per tutta la sala
comune?"
"E' stato un incidente"
"Beh, allora risolvi l'incidente. Magari te la cavi con solo una
fattura"
"Ti ho solo chiesto di tenerla occupata finchè non
sarò
uscito. Ho solo dieci minuti per arrivare all'aula di pozioni."
"Arrangiati. Io ho altro da fare" e pestando un piede all'amico Draco
riuscì finalmente a liberarsi.
"Perfido!"
"Grazie. Ciao ciao Zab. Se sarai ancora vivo porta il tuo regale
fondoschiena nella stanza delle necessità alle sette." e se
ne
andò chiudendosi la porta alle spalle.
Tre quarti d'ora dopo Blaise era finalmente riuscito a: catturare
l'ultimo criceto, ritrasfigurare gli appunti e farsi perdonare da Pansy
promettendo di
comprarle quel vestito che le piaceva tanto.
Era arrivato davanti alla porta dell'aula di pozioni e stava per
aprirla, quando questa scattò in avanti.
Riuscì a spostarsi prima che lo colpisse
direttamente in
faccia, ma non fu abbastanza veloce da scansare anche qualcos'altro.
Sentì un colpo all'altezza del petto e abbassò lo
sguardo.
"Dovremmo smetterla di incontrarci così!"
"Zabini! Finalmente. Ti davo già per disperso. Sei in
ritardo di
più di mezz'ora. Stavo già per andarmene. Ho
anche
pensato che Gazza ti avesse preso in ostaggio. Non sapevo se iniziare
senza di te, poi ho pensato che, data la mia incompetenza, avrei
sicuramente combinato qualche disastro senza la supervisione di
qualcuno. Quindi mi ero limitata a preparare gli ingredienti sul
tavolo, in modo che una volta arrivato tu avremmo
potuto cominciare
subito. Poi non sei venuto e ho pensato che magari ci avevi ripensato.
Ci hai ripensato?" poi si mise un dito davanti alla bocca, assumendo un
aria pensierosa. "In effetti tutte le volte che ci incontriamo io vengo
a sbatterti contro. Credi che ci sia di mezzo il karma?"
Blaise trattenne a stento una risata. "No, non ci ho ripensato. Non
credo c'entri il karma, sai? Anche perchè non credo a queste
cose."
"In effetti neanch'io. Comunque d'ora in poi starò
più
attenta a dove metto i piedi non ti preoccupare.
Allora? Entriamo? Abbiamo mezz'ora da
recuperare. Oggi mi sento più concentrata, magari riesco a
non
intossicarci con i vapori, stavolta. L'ultima volta mi è
rimasto
l'olezzo sui vestiti. Ci sono voluti un bel po' di incantesimi per
farlo andar via. Le mie compagne mi hanno minacciato che se mi
azzardavo ad entrare nel dormitorio senza prima essermi cambiata mi
avrebbero buttato fuori dalla finestra insieme ai vestiti. Forza allora
diamoci da fare!"
Purtroppo la concentrazione di Juliet, non servì a molto.
Molti
degli errori fatti nella prima lezione non si ripeterono, ma altri e di
nuovi minacciarono seriamente di trasformare una semplice lezione di
pozioni in una guerra all'ultimo sangue tra i due ragazzi e il
calderone.
"Credo che la faccenda sia più complicata del previsto. Non
riesco a capire cosa non và tra te e le pozioni" disse
sconsolato Blaise osservando il disastroso risultato ottenuto, che
stava emanando un'inquietante nube nera.
"Sono proprio un disastro. Sto seriamente
iniziando a
pensare che ci sia qualcosa, in me, di profondamente avverso alla
preparazione di un qualsiasi composto. Forse qualcuno mi ha lanciato
una maledizione. Nonostante sia riuscita a superare gli errori fatti in
precedenza il risultato continua ad essere pessimo. Mi dispiace
farti perdere altro tempo, ma potrei riprovare?"
Juliet ricominciò ad armeggiare con i contenitori,
ma Blaise la fermò.
"Mi è venuta un'idea. Prima la faccio io,
così guardi come si fa, e poi provi tu. Va bene?"
La rossa annuì convinta e Blaise iniziò a
lavorare.
Juliet seguì ogni mossa del ragazzo con attenzione e quando
la pozione fu pronta, la osservò concentrata.
"Wow! Sei proprio bravo. Beh, certo che lo sei, altrimenti il professor
Lumacorno non mi avrebbe affidata a te. Ti muovi con
rapidità e sicurezza. Non hai tentennato neanche
una
volta. Ok! Ora tocca a me. Speriamo in bene. Mi sento un po'
più
sicura ora che ho visto te all'opera." e rimboccate le maniche si mise
in azione.
Dopo un'ora e mezza di duro lavoro, infine, terminò.
"Abbiamo finalmente trovato il modo per farti migliorare. Devi solo
guardare prima come si fà." disse soddisfatto
Blaise.
"Ma il libro dice che dovrebbe essere giallo splendente e invece il mio
è arancione. Non mi sembra un gran che. La tua era diecimila
volte meglio. Aveva anche un buon profumo, la mia invece non sa di
niente. Devo aver sbagliato qualche dose. Eppure mi sembrava di aver
fatto tutto come lo avevi fatto tu."
"Guarda che questa pozione è venuta abbastanza bene! Hai
fatto tantissimi progressi. E tutto in pochissimo tempo."
"Dici davvero? Sono migliorata? Beh, con un insegnante bravo come
te... Ciò vuo dire che non ti sto facendo perdere
tempo
inutilmente. Ora, però, il problema è un
altro. Non posso chiederti di preparare tutte le pozioni che mi serve
sapere. Mi sono fatta fare una lista e sono davvero troppe. E' un vero
pasticcio. Ma come hai fatto
a capire che osservando te sarei riuscita a fare meglio?"
"Non è stata proprio una soluzione studiata. Mi sono
ricordato
che sabato scorso mi avevi detto che con la pratica riuscivi alla fine
ad imparare e poi, notando che studiavi tutti i tuoi
movimenti, ho
pensato fosse per quello che non commettevi gli stessi errori.
Perciò ho deciso di provare con questa tattica."
La corvonero sorrise "Sei stato veramente bravo. Mi hai colpita sai. La
gente non mi ascolta sempre. Mi sente, ma non presta mai
veramente
attenzione alle mie parole. Forse perchè parlo troppo.
Invece tu
ti sei ricordato di ciò che avevo detto sabato scorso e ci
hai
ragionato su. Sono contenta che il professore abbia scelto te. Si
è fatto tardi. Meglio ritirare tutto e andare a cenare."
"Sì" Juliet continuava a sorridere e Blaise non riusciva a
staccarle
gli occhi di dosso, tanto che fece anche cadere un barattolo
di occhi di coleottero, per non aver guardato dove metteva le mani. La
spontaneità, la genuinità e il
sorriso di quella ragazza l'avevano conquistato. Ora l'aveva capito.
Alle sette e mezza era davanti alla porta della stanza delle
necessità con un sorrisino, a suo avviso idiota, che non
riusciva proprio a
cancellarsi dalla faccia.
Una volta dentro constatò che la festa
era già
entrata nel vivo. L'alcol scorrava letteralmente a fiumi da varie
fontane sparse per la stanza e ovunque si potevano osservare serpeverde
di tutti gli anni, brilli o impegnati in attività piuttosto
piacevoli sui divanetti.
C'era persino chi, nella fattispecie Pansy Parkinson e Theoodore
Nott, cantava e ballava su un palchetto nel lato sinitro della
sala.
Blaise individuò subito Draco che, stravaccato su una
poltrona,
era intento a godersi un bel bicchiere di Wisky incendiario.
"Come mai quel sorrisetto?" gli chiese il Principe delle serpi.
"Draco, hai voglia di sentire un assurdità?"
"Ho forse scelta?" il biondo vuotò in un unico,
ultimo sorso il bicchiere.
"Credo mi piaccia una ragazza."
Draco lo guardò fisso per qualche secondo poi disse "E dove
sta
la novità? Da quando ti conosco hai sempre cambiato una
ragazza
alla settimana."
"No no, questa volta è diverso. Non mi piace in quel
senso...
cioè sì, mi piace anche in quel senso, ma non
solo in quel
senso... insomma mi hai capito, no?"
"Mi stai forse dicendo di esserti preso una cotta?" lo sguardo del
biondo era abbastanza scettico.
"Non so se è proprio una cotta. Mi piace stare con lei e
vorrei passarci il maggior tempo possibile."
"Zab, questa E' una cotta. Fidati. E chi sarebbe la ragazza che ha
fatto cambiare idea al filosofo dell'"innamorarsi è una cosa
da
ragazzine, meglio una botta e via"?"
"Aha. Regola n°1: niente nomi prima delle conquiste."
"Credevo che questa volta fosse diverso."
"Lo è. Ma credo di essere diventato superstizioso.
Sarà il karma."
"Sei irrecuperabile. Le mie condoglienze alla poveraccia che ti
dovrà sopportare."
Blaise sorrise ancora di più e, alzatosi, si diresse verso
il palco. Era ora di movimentare un po' la serata.
To be continued...
Questa volta è uscito un po' più lungo.
Sto seriamente iniziando a pensare di stare scrivendo una porcheria. Se
è così vi prego di dirmelo e
provvederò
affinchè qualche altro mal capitato non si ritrovi a leggere
cose che potrebbero causargli attacchi di disgusto.
Sperando che quacuno di buon cuore mi dica che cosa ne pensa della ff e
se è il caso di continuarla, vi
lascio per dedicarmi alla sofisticata arte dell'annegare tra le pagine
dei libri scolastici.
Lenù
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Capitolo 4 *** Chiacchiere di illegali passeggiate notturne ***
Confessioni notturne
Le settimane passavano e le lezioni procedevano benissimo. Juliet
riusciva ormai a destreggiarsi perfettamente con le pozioni rallegranti
e avevano ora iniziato con la Bevanda della Pace, la più
gettonata per i G.U.F.O.
Si giunse così al penultimo sabato prima delle vacanze
natalizie, l'ultimo per poter fare lezione, dal momento che il
successivo ci sarebbe stata una gita a Hogsmeade.
Quella mattina Blaise si trovava in biblioteca insieme a Draco per
lavorare ad un tema assegnato loro dalla McGranitt. Mentre il biondo
scriveva, Zabini non sembrava particolarmente interessato al libro che
aveva davanti.
"Draco...?"
"Mh?"
"Ti ricordi quando ti ho detto che mi piace una ragazza?"
"Mh..."
"Draco, mi ascolti?"
"Mh..."
"DRACO!"
"Blaise, prova di nuovo a gridarmi nell'orecchio e ti ritrovi appeso al
Platano Picchiatore... per gli attributi"
Blaise, ritenendo salutare non mettere alla prova l'amico, decise di
tacere.
"Che sta succedendo qui?" a passo di marcia, Madama Pince si stava
avvicinando, attirata dalle leggiadre note emesse dal moro serpeverde.
"Questa è una biblioteca non un campo da Quiddich. Se sento
anche una mosca volare vi sbatto fuori." cara dolce Madama Pince.
Mentre la bibliotecaria si allontanava, Blaise, che l'aveva bellamente
ignorata, era intento a fissare un libro su uno scaffale la vicino.
Doveva proprio essere fissato con la rossa, per vedere il suo nome
perfino nei libri della biblioteca. In un libro di babbanologia per
giunta.
Ma... un momento. Il nome c'era davvero su quel libro.
Si alzò e si avvicinò per prenderlo, seguito
dallo sguardo indagatore di Draco che, non appena ebbe constatato da
cosa fosse stata attirata l'attenzione dell'amico, decise di tornare a
dedicarsi al suo tema.
Blaise afferrò il libro e lo ripulì dalla
polvere. Era un libro di Letteratura babbana, intitolato 'Romeo and
Juliet'.
Incuriosito lo portò al tavolo per leggerlo.
Arrivato al terzo atto, decise di riprovare a parlare con Draco.
"Draco...?"
"Blaise, fammi finire questo maledettissimo tema e poi mi portai
torturare con le tue chiacchiere quanto vorrai."
Ma il moro non sembrava aver sentito.
"Io sono bello." non era una domanda, era un'affermazione e Draco
sapeva cosa ciò volesse dire: Blaise stava per
partire con una delle sue stupidissime filippiche.
Infatti "Io ho successo con le ragazze, no? Quindi, se per esempio io
chiedessi ad una ragazza di uscire con me, ci sarebbero ottime
probabilità che lei accetti. Giusto?"
"Blaise..."
"Chi resisterebbe al mio fascino virile. Insomma, se potessi uscirei
anch'io con me stesso."
"Blaise..."
"Sono il ragazzo più bello della scuola, sono ricco, sono
simpatico..."
"Blaise..."
"Che c'è?" sbottò il moro, seccato che l'amico lo
stesse interrompendo. Prima si lamentava perché lo si stava
disturbando e adesso lui faceva la stessa cosa?
Draco stava indicando qualcosa oltre le sue spalle. Blaise si giro a
guardare e... senza neanche rendersi conto del come nè del
perché, si ritrovò a guardare la porta della
biblioteca che gli si sbatteva davanti. Madama Pince non perdona.
La sera la lezione procedeva senza troppi intoppi. Dal momento che
durante le vacanze non avrebbero potuto lavorare, decisero di
trattenersi un po' più del solito.
"Ora dobbiamo aspettare che finisca di bollire e abbiamo finito!"
Blaise era soddisfatto, nonostante la pozione non fosse esattamente
perfetta, Juliet alla quarta serata era riuscita a preparare una
Bevanda della Pace abbastanza soddisfacente. E dire che si trattava di
una pozione piuttosto complicata. Stava migliorando moltissimo e si
sentiva orgoglioso di lei.
Anche tra loro andava tutto a gonfie vele. Ridevano, scherzavano... e
Blaise era convinto che i tempi fossero maturi per tentare di passare a
qualcosa di più.
"Senti io..." ma quando Juliet lo guardò negli occhi non
riuscì a continuare. Era proprio il momento giusto? Infondo
la riluttanza della ragazza ad uscire con i ragazzi era ormai
proverbiale a scuola.
La rossa lo fissava negli occhi aspettando che continuasse a
parlare. Ma qualcos'altro impedì al moro di pronunciare
alcunché. La campana stava suonando. Juliet si
voltò a fissare la porta e Blaise non seppe se continuare
nel suo intento.
"Sette... otto... NOVE? Accidenti siamo rimasti troppo. E' scattato il
coprifuoco e noi non siamo nei nostri dormitori. Se ci trova Gazza
siamo nei guai. E ora come facciamo? Non
abbiamo neanche cenato. Allora prima di tutto
dobbiamo ritirare tutta questa roba. Tu sistema gli ingredienti, io
vado a svuotare il calderone." Juliet era decisamente agitata. Preso il
calderone si avviò verso la grata nell'angolo per svuotarlo.
"No aspetta, non togliere il calderone dal fuo..." ma Blaise intervenne
troppo tardi. La corvonero guardò spaventata il fumo che
saliva dalla pozione che aveva iniziato ad emettere uno strano sibilo.
Un attimo dopo il liquido era esploso ovunque, imbrattando Juliet da
capo a piedi.
"Oh beh! Ora sai che non devi togliere la pozione dal fuoco mentre sta
ancora bollendo!" disse Blaise prima di scoppiare in una sonora risata.
Quando Juliet si riprese dallo shock si unì anche lei alla
manifestazione di ilarità.
"Visto che è l'unico modo in cui riesco a imparare... Ora
però dobbiamo anche ripulire la stanza. Sarà
meglio darsi una mossa. Speriamo non ci scopra
nessuno. Oggi c'è anche la ronda dei prefetti. Tu sei
abbastanza vicino, ma io devo arrivare fino alla torre.
Dovrò usare il passaggio segreto. Spero non decida di farmi
cadere anche stavolta. Devo ricordarmi l'incantesimo di bloccaggio.
Metti che scivolo addosso a Mrs Purr e la schiaccio. Poi Gazza
vorrà uccidermi e chiederà ai miei il
risarcimento per danni morali."
Dopo un po' di Gratta e Netta finalmente riuscirono a ripulire tutto.
Blaise si affacciò alla porta e controllò il
corridoio. "Via libera!" e uscì seguito subito da Juliet.
I corridoi erano poco illuminati da lugubri candele che gettavano una
luce tremolante leggermente inquietante. Juliet era decisamente
più rilassata rispetto a poco prima. Probabilmente
perché aveva assaggiato un po' della Bevanda della Pace che
le era schizzata sul volto.
Il serpeverde la stava osservando da un po', quando lei se ne accorse,
chiese spiegazioni con lo sguardo.
"Stavo pensando... hai lo stesso nome di un personaggio di una storia
babbana che ho letto. Romeo and Juliet." Non sapeva da dove iniziare
per rompere il ghiaccio e magari riuscire a farsi coraggio per
invitarla ad uscire, così aveva detto la prima cosa che gli
era venuta in mente.
Juliet lo guardò sorpresa "Non pensavo ti interessassi di
letteratura babbana. Ma dopotutto Shakespeare è stato un
grande scrittore, nonostante fosse babbano, perciò non
dovrebbe essere poi tanto strano. In effetti quella commedia c'entra in
parte col mio nome. Mio padre ha conosciuto mia madre proprio davanti
al balcone di Verona reso celebre dalla storia. Erano entrambi in
viaggio per il mondo. Si sono piaciuti subito e hanno proseguito
assieme. Poi è andata come è andata e sono nata
io. In onore al loro primo incontro mi hanno chiamato come l'eroina
femminile del racconto: Juliet."
"Capisco. E tu? Hai già incontrato il tuo Romeo?"
Juliet si era bloccata e Blaise pensò di aver parlato
troppo. Poi, tutt'a un tratto, li sentì. Passi al di
là del corridoio, qualcuno stava pattugliando i corridoi.
Si ritrovò trascinato per un braccio dalla corvonero in una
vecchia aula là vicino. Quando la porta fu chiusa sentirono
il custode che parlava alla sua gatta "Controlla bene, piccola, mi
è sembrato di sentire delle voci".
Blaise sigillò la porta, mentre Juliet si appoggiava al muro
sospirando di sollievo. "Credo che per un po' non potremo uscire.
Vorrà perlustrare tutto il corridoio. Ma con tutti i posti
che ci sono in questo castello,doveva venire
proprio qui ? Comunque, nella sfortuna siamo stati fortunati.
Ci siamo nascosti appena in tempo. Che serata! Però
è divertente, non credi? Da come un senso di
libertà gironzolare di notte. Spero che mia cugina non mi
chieda come mai non sono andata a cena. Altrimenti poi mi
farà una bella ramanzina. Mi hai chiesto qualcosa prima? Mi
dispiace, ero intenta ad ascoltare i passi di Gazza e non ti ho
sentito."
Blaise era incerto se ripetere la domanda. Dopo qualche secondo di
riflessione decise che, già che c'era, poteva anche provarci.
"Mi chiedevo se tu avessi già trovato il tuo Romeo."
Juliet lo fissò a lungo prima di rispondere "No. Non mi
interessa particolarmente avere un ragazzo."
"Come mai?"
"E'... difficile da spigare. Non so se puoi capirmi. Vedi, io ho sempre
rifiutato i legami, al di là degli affetti famigliari non mi
sono mai impegnata con nessuno, neanche in amicizia intima. Sono,
diciamo, uno spirito libero. Odio qualsiasi tipo di impegno, sia che si
tratti di incarichi di poco conto, sia che si tratti di appuntamenti.
La gente si aspetta sempre qualcosa dagli altri e a me non piace che
qualcuno si aspetti da me qualcosa. Credo di aver preso da mio padre.
Lui, finita la scuola, se n'è andato di casa, per quel giro
intorno al mondo di cui ti ho parlato prima. Vivendo alla giornata ha
trascorso gli anni più belli della sua vita. Libero da tutto
e da tutti. E quando ha incontrato mia madre ha coinvolto anche lei,
nella sua filosofia di vita. Purtroppo ho imparato che il loro
è stato un caso fortunato. E' la prima volta che parlo di
questo a qualcuno."
Blaise aveva ascoltato tutto con attenzione e, approfittando del fatto
che Juliet non sembrasse troppo infastidita dalla piega che aveva preso
la conversazione, le chiese "Quindi è per questo che rifiuti
tutti i ragazzi che ti chiedono un appuntamento? E non hai mai voluto
provare a stare con qualcuno?"
"In realtà non ho sempre rifiutato. Sono stata insieme ad un
ragazzo per un po' di tempo, due anni fa, ma non è andata
molto bene. Non gli piaceva troppo la mia voglia di libertà
e mi ha scaricata, dicendomi cose orribili su quanto io avessi reso la
nostra relazione insopportabile. Molti ragazzi si sono voluti fare
avanti in seguito, ma non mi sono più voluta fidare. Oggi
sono proprio in vena di confidenze, scusa se ti sto annoiando."
Blaise scosse la testa "Non mi annoi affatto. Doveva essere proprio uno
stupido quel ragazzo per essersi comportato così."
Juliet sorrise, ma Blaise notò che non era il solito sorriso
solare che era abituato a vedere dipinto in volto, era triste e in quel
momento gli venne l'impulso di andare a cercare quell'ignobile
individuo, che era riuscito a spegnere la felicità e la
forza di quella ragazza speciale che aveva davanti, per prenderlo a
calci.
"Forse un giorno mi staccherò dalla mia troppa voglia di
libertà e cercherò qualcuno, o magari
troverò qualcuno che non limiti troppo la mia indipendenza
amandomi incondizionatamente. Prima o poi... chissà!"
Dopo le parole di Juliet, Blaise si disse che la
sua nuova missione nella vita sarebbe stata quella di mostrarle che
l'amore non era una catena che rende schiavi e che lui si sarebbe
dimostrato degno di ricevere il suo, se gliel'avesse concesso,
lasciandole tutta la libertà che avesse desiderato e di
alleviare il dolore che le era stato causato. Un impresa difficile, ma
che Blaise Zabini poteva superare brillantemente.
"Perciò, se trovassi la persona giusta per te, saresti
disposta a fare un tentativo?"
"Suppongo di sì."
"Ti andrebbe di uscire con me sabato?" meglio darsi da fare subito, no?
"Non credo sia una buona idea"
"E perché mai?"
"Come ti ho detto non mi piace avere impegni. Senti, mi piace molto
stare con te, ma non credo tu possa trovare piacevole lo stare con me
in quel modo. Credimi, è difficile. Lo capisco anche io.
Preferirei dedicarmi a me stessa che a te, a noi, e non credo questo ti
faccia piacere. Probabilmente col tempo cambierò, ma per ora
è meglio così"
"Ma io non voglio che tu cambi. Come fai a sapere che non sono quello
giusto se non ci provi?"
"Senti Blaise io..." sospirò e infine disse "facciamo
così, se riuscirai a colpirmi in positivo uscirò
con te"
"E cosa dovrei fare?"
"Beh questo spetta a te scoprirlo." poi accostandosi alla porta
aggiunse "Gazza se n'è andato. Meglio sbrigarsi prima che
torni."
Arrivati al passaggio segreto che avrebbe condotto Juliet al lato ovest
del castello senza essere intercettata, i due ragazzi si salutarono.
Mentre Blaise si affrettava a raggiungere il dormitorio di Serpeverde
la sua mente iniziò ad elaborare piani machiavellici, uno
meno fattibile dell'altro. Ma non si sarebbe arreso. Ora che aveva una
possibilità non l'avrebbe sprecata.
To be continued...
Questa volta è uscito decisamente più lungo.
Sarà per il fatto di aver saputo che la storia piace e che
mi ero sbagliata...
La storia originale era un po' diversa, ma ormai
i personaggi mi stanno sfuggendo di mano e fanno quello che vogliono.
Forse questo capitolo è venuto fuori un po' triste, ma era
necessario ai fini della storia. Spero non sia troppo pesante e che il
personaggio di Juliet non risulti troppo complicato.
Volevo inoltre precisare che tutto questo non c'entra assolutamente con
il sesto libro della saga di Harry Potter, quindi nessun collegamento
con la vera trama.
Ringrazio tantissimo miss
Malfoy (per tutte e due le recensioni. A quanto
pare Blaise avrà qualche difficoltà... e
il povero Draco purtroppo dovrà sopportare ancora le sue
follie) e criandola (spero
che anche qui Blaise ti sia piaciuto) per avermi convinta a continuare
la storia. Spero che continuerete a dirmi cosa ne pensate, ci terrei
molto.
Lenù
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Capitolo 5 *** I piani di Blaise e le pene di Draco ***
Le disgrazie di Draco.
La domenica mattina Draco si
svegliò
di soprassalto. Un incubo? L'improvvisa consapevolezza di aver
dimenticato qualcosa da fare? O forse il fatto che Blaise Zabini stesse
saltando sul suo letto con addosso i soli boxer?
Con un calcio ben assestato alla gamba del disturbatore della
quiete pubblica, il biondo riusci a farlo cadere e, orgoglioso del
risultato ottenuto si rimise sotto le coperte.
Ma, come tutti ben sapevano, Blaise non è tipo che demorde,
perciò si buttò addosso all'amico "Draco?"
Per tutta risposta Draco, con uno spintone, lo buttò
giù dal letto e si mise il cuscino sopra la testa.
A questo punto chiunque, per non scatenare l'ira funesta del Principe
delle Serpi, si sarebbe dato per vinto e avrebbe gettato la spugna.
Questo almeno era quello che si augurava il giovane Malfoy, ma...
"Blaise accidenti a te! Ridammi immediatamente le coperte." saltando
giù dal letto, Draco iniziò a rincorrere Blaise
per tutto
il dormitorio, svegliando, così, anche gli altri.
Raggiunto e acciuffato Blaise, dopo avergli regalato un bel
pugno in testa, si riprese le coperte e se ne tornò a letto.
Nonostante tutto questo Zabini stava per tornare all'attacco, ma fu
provvidenzialmente bloccato da un oggetto non meglio identificato
dritto in testa, lanciato da Theodore che si rimise subito a dormire.
Fu così che Blaise giunse alla saggia decisione di aspettare
la
colazione per parlare all'amico. Aveva incassato abbastanza colpi per
il momento.
"Draco?"
"..."
"Ehi, Dra!"
"..."
"Sei ancora arrabbiato con me per stamattina?"
"Nooo. Cosa te lo fa pensare?" Blaise notò le nocche delle
mani
di Draco farsi bianche mentre stringeva il cucchiaio del porridge "Solo
perchè
mi hai svegliato all'alba dopo che ho passato tutta
la
notte a fare la ronda, non vuol dire che io sia arrabbiato."
"Oh! Meno male. Stavo già iniziando a preoccuparmi."
Draco si schiaffò una mano in fronte per la disperazione,
poi si dedicò di nuovo alla sua colazione.
"Non mi hai ancora chiesto dove sono stato la notte scorsa."
"Forse perché non mi importa?"
"Sono stato con una ragazza" continuò Blaise senza dare
segno di
aver sentito l'amico "Con quella ragazza che, ti avevo detto, mi piace."
Draco ormai rassegnato lo guardò aspettando che continuasse.
"Ecco... questa ragazza mi ha detto che uscirà con me solo
ad
una condizione, e cioè se io riuscirò a far colpo
su di
lei in qualche modo"
"Beh, allora buona fortuna." disse Draco alzandosi per allontanarsi,
intuendo dove l'altro volesse andare a parare.
Purtroppo per lui, fu prontamente seguito da Blaise che, una volta in
corridoio, gli pose la fatidica domanda che avrebbe cambiato la vita
dell'unico erede Malfoy per sempre "Mi aiuterai, vero?" E come si
può
dire di no all'insistenza fatta persona, che pur di ottenere
ciò
che vuole potrebbe farti considerare il suicidio cosa gradita?
Nei giorni successivi il povero, sfortunato Draco Malfoy
si ritrovò una nuova ombra al seguito, un ombra piuttosto
fastidiosa.
"Potrei addestrare i gufi della scuola perché si riuniscano
in
una formazione aerea a formare un cuore. No, io non so ammaestrare i
gufi..."
"Ma non mi puoi lasciare in pace neanche mentre mi lavo i denti?"
"Magari con delle farfalle"
Nel frattempo Draco si chiedeva cosa mai avesse fatto di
così
crudele nella vita per meritare tutto ciò. Sapeva di non
essere
uno stinco di santo, ma questo era davvero troppo.
Il venerdì arrivò sin troppo velocemente e i
grandi
progetti di Blaise si erano risolti in... un pugno di mosche e un quasi
esaurimento mentale di Draco.
Per quanto si sforzasse non riusciva a combinare niente. Non aveva
funzionato l'armatura che decantava poesie d'amore, ne lo
gnomo
ballerino col cartello 'Sono disposto a tutto. B.Z.'. E nonostante
Draco gli avesse detto che con quelle pagliacciate non avrebbe concluso
niente, Blaise non riusciva a farsi venire in mente niente di buono.
Sempre abituato ad ottenere favori dalle ragazze con un semplice
sorriso accattivante o, se proprio andava male, con rose e
cioccocalderoni ripieni (aveva provato anche con quelli), non sapeva da
che parte cominciare con Juliet.
"Draco, ti prego fatti venire un'idea." Blaise era piuttosto agitato
quella mattina a colazione "Mancano meno di ventiquattro ore all'uscita
a Hogsmeade. Non mi hai aiutato per niente in tutta la settimana."
"Se almeno mi dicessi di chi si tratta... "
Il moro lo fissò per qualche istante. Poi decise che ormai,
tanto valeva dirglielo.
"Juliet McDavis di Corvonero"
"Quella a cui dai ripetizioni di pozioni?"
"Lei"
"Ma perchè non me l'hai detto prima?" chiese il biondo come
se la questione fosse della massima importanza.
"Perchè? Sai come potrei fare per conquistarla?"
"No. So che stai sprecando tempo, e che l'hai fatto sprecare anche a
me.
Non hai sentito Pansy quando ti ha detto che non è
interessata
ai ragazzi?"
"Io sono sicuro di riuscire a farle cambiare idea." disse convinto
Blaise.
Draco lo guardò attentamente e gli chiese "Ma con tutte le
ragazze che ti corrono dietro, perché proprio lei?"
"Perché lei è speciale" rispose semplicemente
Blaise
spostando lo sguardo sul tavolo di Corvonero dove vide Juliet
chiacchierare con quella che Blaise aveva intuito essere la cugina a
cui
era tanto legata. Si sentivo un po' geloso per il fatto che lei potesse
godere della compagnia della rossa così liberamente, mentre
lui
si stava struggendo per non riuscire ad avere un appuntamento.
"Io non ti capisco" le parole di Draco lo riscossero.
"Non devi capire, devi solo aiutarmi. Ti prego, Dra."
"Secondo me stai sbagliando approccio"
Blaise guardò riconoscente il biondo. Nonostante si
ostinasse a
fare i duro, sapeva essere un ottimo amico e sopratutto dispensava
buoni consigli.
"Ma come dovrei fare?"
"Prova a parlarle."
"Credi che funzionerà?"
"Beh, tentar non nuoce, no?"
L'idea poteva anche essere buona, se non fosse stato che Blaise non
sapeva proprio cosa dire alla ragazza. Draco gli aveva detto di provare
con qualcosa di romantico, "alle ragazze piacciono tutte quelle
smancerie" aveva detto il biondo. Purtroppo neanche lui era un esperto
in corteggiamenti dal momento che le ragazze gli si gettavano
letteralmente ai piedi, e potevano fare solo congetture su come si
dovesse agire.
A niente erano servite tutte le ore di lezione della giornata passate a
riflettere su come parlare a Juliet, anzichè seguire le
spiegazioni dei professori. Così il pomeriggio, mentre in
Sala
Grande si avvicinava al tavolo di Corvonero dove la rossa stava
leggendo un libro, non aveva la minima idea di come comportarsi.
Essere troppo diretti avrebbe potuto nuocere tanto quanto girarci
troppo intorno. Che fare?
"Juliet...? Posso parlarti?" si, come inizio non era male.
"Certo!" disse lei chiudendo il libro e alzandosi dalla panca "Meglio
uscire. Qui potremmo disturbare chi sta studiando"
Una volta fuori, Juliet aspettò che Blaise parlasse,
facendogli capire con lo sguardo che fosse pronta ad ascoltarlo.
Era infine giunto il momento. Un respiro profondo e...
"Oh! Ecco i miei ragazzi!" il professor Lumacorno si
avvicinò e diede una pacca sulla spalla al serpeverde.
"Salve professore!" Juliet salutò cordiale il professore,
mentre
il povero Zabini era momentaneamente impegnato a riflettere su quanto
crudele fosse la sorte.
"Vedo che siete molto affiatati. Bene, bene. Ho
visto dei notevoli progressi in classe, ma come
stanno procedendo le lezioni? " chiese il professore portando le mani
dietro la schiena.
"Molto bene. Blaise è stata un'ottima scelta, professore."
la
Corvonero sorrise e Blaise lasciò per un attimo i suoi
tristi
pensieri per ammirare come il viso le si illuminasse, quando sorrideva.
"Bene! E per natale tornerete a casa?" a quanto pareva il professore
non aveva intenzione di congedarsi troppo presto.
"Beh, starò con i miei genitori, ma non staremo a casa.
Stiamo organizzando un viaggio in giro per l'Irlanda"
"Ottimo. E tu ragazzo?"
"A casa." si limitò a rispondere il moro, continuando a
guardare Juliet.
"Che ne dite di una tazza di the?" propose Lumacorno.
"Veramente, Blaise voleva parlarmi di una cosa."
"Beh, allora sarà per un'altra volta! Buon pomeriggio!" e
dando
un altro colpetto a Blaise, il professore se ne andò.
"Uh. Credo tu mi abbia appena salvata dal mio rito di ingresso al
Lumaclub. Allora, cosa volevi dirmi?" Juliet piegò la testa
leggermente di lato, in un modo che Blaise trovò
assolutamente
adorabile. Era palese ormai: quella ragazza l'aveva stregato.
"Ecco... io... Sei libera domani?"
"Io sono sempre libera!"
"Allora ti andrebbe di passare la giornata con me?" decisione
e sicurezza. Questo è il segreto del successo.
"Credevo avessimo risolto questo punto"
"Ma io non so più dove sbattere la testa. Ho provato di
tutto e oggi è l'ultimo giorno"
"L'ultimo giorno per cosa?" la corvonero era sinceramente sorpresa.
"Ma... come per cosa? Mi avevi detto che se fossi riuscito a
convincerti saremmo potuti uscire insieme." come poteva essersi
dimenticata della promessa?
"Beh, sarà per un'altra volta, no?". Poi vedendo lo sguardo
stranito di Blaise aggiunse "Non ho detto che sarebbe stato
solo
per questo sabato. Ci saranno altre uscite, dopotutto. Se ti va ancora."
"Certo che mi và!" Blaise si sentì
sollevato
"Perciò, ho ancora tempo." Juliet annuì "E domani
non
usciremo insieme" questa volta la rossa scosse il capo in segno di
dissenso "Ne sei sicurissima?"
"Blaise per favore, non rendermi le cose più difficili. Ti
prego" Juliet aveva abbassato lo sguardo.
"Ok. Non insisto." era dispiaciuto di aver insistito troppo. Dopotutto
poteva ancora provarci, no?
"Allora? Com'è andata?" chiese Draco, più per
sapere se l'incubo
Blaise-perseguitatore-innamorato si potesse dire finalmente concluso
che per reale interesse.
"Non è andata. Ma abbiamo ancora tempo. La scadenza non era
per domani. Posso ancora farcela."
Draco era visibilmente distrutto. Come avrebbe fatto a sopportare il
suo amico se si fosse comportato ancora come quella settimana? Serviva
un piano.
"Peccato però. Questo sabato sarebbe stato perfetto"
mormorò dispiaciuto Blaise.
"Io avrei un idea"
To be continued...
Questo è stato un capitolo molto sofferto devo
dire. E
non solo perchè in questi giorni sono vittima del
raffreddore,
ma anche perchè l'ispirazione ha pensato bene di farsi
vedere poco e niente (magari per non farsi contagiare...).
Spero non sia troppo misero.
Cosa avrà in mente il nostro Draco? Spero non si voglia
vendicare per quello che gli sto facendo capitare. Voglio ricordare che
io adoro Draco e se gli sto facendo questo è solo per il
bene
della ff. Perciò chiedo umilmente perdono a lui e a tutte le
sue
ammiratrici (tra e quali ci sono anch'io... dovrò chiedere
scusa
anche a me stessa?).
Ringrazio tantissimo SakiJune
(come
vedi mi sto ingegnando per inserire anche Horace. Purtroppo non ho
molta
dimestichezza con questo personaggio, quindi dovrò studiarlo
un
po'. Per la lezione... vedrò di inventarmi qualcosa) e criandola (sono
contenta ti piaccia anche Juliet. Mi sembrava il tipo di ragazza
più giusto per la storia... a quanto pare, però,
Blaise
avrà un po'
di problemi nel riuscire a conquistarla. Ma altrimenti, dove
starebbe il divertimento?) per le loro recensioni che mi
invogliano a continuare.
E ora devo andare perchè c'è una casa che sta
aspettando solo me per essere tirata a lucido.
Un kiss!
Lenù
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Capitolo 6 *** Una giornata a Hogsmeade ***
Appuntamento con inganno.
Blaise ascoltava distratto i brontolii dei suoi amici riguardanti
le perquisizioni di Gazza. Normalmente anche lui vi avrebbe preso
parte, ma in quel momento era troppo impegnato nel seguire con lo
sguardo una testa rossa qualche metro più avanti. Non era
sicuro
che il piano di Draco fosse una buona idea. Aveva un brutto
presentimento.
"Che hai, Blaise?" a quanto pare Theodore si era accorto della sua
assenza dal discorso.
"Niente. Assolutamente niente. Ehi, ma dov'è Draco?" chiese
guardandosi attorno.
"Ma stai ancora dormendo? Non hai visto che poco fà
è andato via con Urquhart?"
Blaise non rispose. E ora che fine avrebbe fatto il loro progetto?
Mah... forse era destino che andasse a finire così.
Arrivati al villaggio i serpeverde si guardarono intorno per decidere
dove andare.
"Io propongo Mielandia!" esclamò Goyle passandosi la lingua
sulle labbra, probabilmente già pregustando un'abbuffata in
piena regola.
"E io mi associo!" anche Tiger aveva l'aria di non saper resistere al
peccato di gola.
E seguendo i due energumeni anche gli altri entrarono nel negozio.
A quanto pareva quasi tutta la scolaresca doveva avere carenza di
zucchero, perché il locale era talmente pieno che non si
riusciva neanche a passare. Riuscirono a malapena ad arrivare
all'espositore di cioccorane e da lì non poterono proseguire
oltre.
"Oh accidenti!" Blaise si girò di scatto riconoscendo
all'istante la voce che aveva appena sentito. Juliet, insieme alla
cugina, era sulla porta che guardava dispiaciuta la folla che riempiva
il negozio. "Guarda quanta gente. Forse sarà meglio tornare
più tardi. Che ne dici di passare prima a comprare i regali?
Potremmo fare un salto a quel negozietto che c'è all'angolo
e
poi passare a comprare qualche articolo da lavoro per tuo padre. Io al
mio non so ancora cosa regalargli. Mi verrà in mente
qualcosa
mentre facciamo un giro."
Stava per uscire, quando incrociò lo sguardo di Blaise. Gli
sorrise e lo
salutò con un gesto della mano. Il moro fece per rispondere,
ma Pansy gli si piantò davanti.
"Ma sei sordo? E' da un pezzo che ti sto chiamando. Mi avevi promesso
di comprarmi il vestito, ricordi?"
Blaise spostandosi per poter tornare a vedere Juliet, si accorse che la
rossa stava ora fissando Pansy, per poi voltarsi e andarsene.
"Blaise?" Pansy in quanto a insistenza se la batteva alla grande con
lui.
"Ok, ok. Andiamo." deluso Blaise abbassò la testa e si
avviò all'uscita.
Dopo aver saziato la voglia di shopping che aveva colto Pansy non
appena messo piede nella boutique, Blaise fu finalmente lasciato in
pace. La mattina era ormai passata e di Draco non
si vedeva neanche l'ombra.
Mentre camminava per la strada principale, guardò il cielo
plumbeo carico di pioggia. Avrebbe iniziato a piovere molto presto.
Procedendo verso il 'Tre manici di scopa' dalla vetrina di Mielandia
notò
che la folla si era decisamente ridotta. Ma ciò che
attirò maggiormente la sua attenzione fu la presenza di una
certa corvonero.
Entrò e, avvicinandosi allo scaffale dei cioccolati,
guardò Juliet, che in quel momento stava scegliendo tra i
diversi tipi di caramelle quale fosse il migliore. Le sue braccia erano
già stracolme di lecca-lecca e piume di zucchero.
Rimase a lungo a fissarla. Pensava a quanto fosse carina mentre
trascinava la cugina tra i vari scaffali e le chiedeva pareri su tutto.
Fosse stato per lei avrebbe svaligiato l'intero
negozio, golosa di tutte quelle prelibatezze. Sembrava quasi
una
bambina, tanto era felice di stare lì e assaggiare tutto
quello
che attirava la sua attenzione.
Persa com'era nel girare tra tutte quelle leccornie non si era neanche
accorta di Blaise, ma lui fu ben attento a non farsi vedere per non
rovinare quel momento. Le piaceva stare a guardarla, era
così
allegra e naturale da contagiare con la sua vitalità
chiunque le
stesse vicino, sarebbe rimasto anche tutto il giorno soltanto a
guardarla.
Dopo un po', però, fu distratto da un rumore proveniente
dalla
vetrina. Si girò e vide Draco che, con i gesti, gli stava
facendo
capire di raggiungerlo fuori.
Lanciato un ultimo sguardo a Juliet, Blaise aprì la porta e
uscì.
"Ma dove ti eri cacciato?" chiese al biondo non appena l'ebbe raggiunto.
"Urquhart voleva parlare delle strategie per la prossima partita di
Quiddich."
"E lo doveva fare proprio oggi? No, lascia perdere non importa.
Senti... ci ho pensato. Sei sicuro che il piano sia una buona idea? Non
mi sento tanto tranquillo."
"Fidati di me. Andrà alla grande. E' con la cugina?"
"Sì. Tutto come avevi previsto."
"Bene. Dove sono?"
"Là dentro" disse indicando il negozio di dolciumi.
"Ok, appena saranno uscite agiremo."
Dopo circa un quarto d'ora passato su una panchina sentendo il freddo
penetrare anche nelle ossa, finalmente videro Juliet e la cugina uscire.
"Ehi, McDavis!" gridò Draco e entrambe si voltarono.
Il biondo le raggiunse, poi rivolgendosi alla mora disse "Dovrei
parlare un attimo con te"
"Co-con me?" la ragazza sembrava spaventata.
"Sì, con te. Riguarda la ronda di stanotte. Vieni."
ordinò prima di girarsi e iniziare a camminare.
"Ma... io veramente..." disse lei voltandosi verso Juliet.
"Non preoccuparti Sophie. Ti aspetto da Madama Rosmerta" la
tranquillizzò la rossa.
Mentre Draco e Sophie si allontanavano, Blaise osservò la
rossa
dirigersi verso il pub. Il piano stava procedendo bene. Ora tutto
dipendeva da come si sarebbe comportato lui. Deglutì a vuoto
e
si incamminò.
Attese un paio di minuti fuori, per non destare sospetti, ed
entrò.
La fortuna sembrava essere dalla sua, tutti i tavoli erano occupati.
Individuata Juliet ordinò una burrobirra e si
avvicinò al
suo tavolo.
"Posso sedermi?" le chiese sorridendo.
Alzando lo sguardo dal libro che stava leggendo e constatando chi
avesse proferito tale domanda, la ragazza si affrettò a
rispondere
"Certo!"
Mentre Blaise prendeva posto, Juliet mise in borsa il suo libro.
"Studi anche qui?" le chiese il serpeverde prima di sorseggiare la sua
bevanda.
"No. E' un libro sui vampiri. Una lettura d'intrattenimento. L'ho preso
in biblioteca ieri sera." il
suo sguardo era fisso sulla tazza di the che aveva davanti. Poi, come
se ciò che stava per dire le premesse molto, alzò
lo
sguardo a incatenarlo con quello del ragazzo e gli chiese "Pensavo
avessi un appuntamento con quella ragazza che ho visto prima da
Mielandia. Come mai sei qui, da solo?"
"Parli di Pansy? Oh lei vuole uscire con i miei soldi non con me."
Juliet parve rallegrarsi a quella rivelazione "Allora... hai fatto
acquisti?" gli chiese sorridendo.
"Solo per altri. Sono stato trascinato a comprare borsette e scarpe. E
tu?"
"Ho fatto un giro per cercare dei regali di natale per i miei genitori,
ma non ho avuto molta fortuna. In compenso ho fatto incetta di dolci.
Stavo per lasciare Mielandia a secco. Le mie compagne
dicono che esagero e poi mi maledicono perchè nonostante ne
mangi in quantità spropositate non metto su neanche un etto.
Ma non è colpa mia, uffa!" prese la tazza del the e ne
mandò giù un po'. "Che stupida" disse sbattendosi
una
mano sulla fronte, poi mettendosi a frugare nella borsa estrasse un
pacchetto piuttosto ingombrante "Vuoi una caramella? Ne ho preso un po'
di tutti i tipi. Non sapevo proprio cosa scegliere."
Blaise non riuscì a trattenere un sorriso ripensando a
quanto aveva visto nel negozio e a quanto fosse carina.
"Sei sicura di volermi far attingere alle tue scorte?"
"Beh, di solito preferisco tenere per me il mio bottino, ma per questa
volta credo che un piccolo sacrificio potrei anche farlo"
Continuava a sorridere in modo così dolce che Blaise parve
perdere l'uso della parola. Prese una caramella dal pacchetto e la
mangiò, osservando Juliet fare lo stesso.
"Cosa farai per Natale?" chiese la rossa non appena finito di gustare
il dolciume.
"Credo che passerò tutto il giorno a poltrire in camera mia."
"Non vuoi passare il tempo con i tuoi genitori?"
"Oh, non credo che mia madre e il suo ottavo marito avranno molta
voglia di avermi intorno."
"Ottavo marito? Accidenti! Oh, scusa non volevo essere indiscreta. Mi
ha un po' stupito, ecco."
"Non fa niente. Anch'io credo sia strano, per quanto, in fondo, sto
iniziando a farci l'abitudine."
"Però non è giusto ci vada di mezzo anche tu.
Tutti hanno il diritto di stare con i propri genitori. E tuo padre?"
"Morto."
Juliet abbassò la testa "Mi dispiace. Parlo sempre troppo.
Scusami."
"Non fa niente. Non potevi saperlo, no? E tu, che farai in Irlanda?"
"Non abbiamo programmato niente" disse rialzando la testa "Andremo
all'avventura senza un itinerario prestabilito. Andremo dove ci
porteranno gli eventi. Partiremo da Dublino e poi da lì
decideremo la prossima tappa. Faremo campeggio e gireremo per le varie
fiere. Ma il giorno di Natale staremo a casa insieme ai parenti
più stretti a cantare e a fare un torneo di gobbiglie, come
ogni
anno." finì di bere il the poi
guardando fuori dalla finestra disse
"Guarda, ha iniziato a piovere. Uffa, se
continua così non potrò finire il mio giro per
comprare i regali."
Continuarono a parlare per tutto il pomeriggio e Blaise
pensò che,
dopotutto, Draco non avesse avuto poi una cattiva idea. Non era
un appuntamento programmato, ma si stavano divertendo e questo Juliet
non avrebbe potuto negarlo.
Mentre la osservava gustare a pieno la cioccolata calda che aveva
ordinato poco prima, con la coda dell'occhio intravide una sagoma che
si stava avvicinando. Girandosi per vedere di chi si trattasse si
ritrovò davanti il professor Lumacorno.
"Sono contento di vedervi andare così d'accordo."
"Professore! Anche lei qui?" lo salutò Juliet.
"Già. Posso sedermi?" chiese il professore.
"Certo!" acconsentì la corvonero, accompagnando le parole
con un gesto della mano verso la sedia libera che aveva vicino.
"Che tempaccio. Per fortuna che qua dentro si sta al caldo." disse il
professore togliendosi il mantello.
"Già. Questa pioggia non ci voleva proprio oggi. La gita
è stata rovinata." Blaise osservava Juliet conversare col
professore e nel frattempo stava iniziando a pensare che il
quest'ultimo li avesse presi di mira. Insomma, in meno di ventiquattro
ore li aveva interrotti due volte!
Passarono la successiva mezz'ora a chiacchierare con il professore di
pozioni. In realtà Blaise prendeva la parola ben di rado,
quasi
esclusivamente per rispondere alle domande che gli venivano poste, un
po' contrariato dalla presenza dell'uomo.
"Ha smesso di piovere" disse poi guardando fuori dalla finestra.
"Oh, per fortuna! Bene ragazzi, ora devo andare. Spero che domani
veniate alla festa che ho organizzato nel mio studio" dopo essersi
alzato e aver legato il mantello Lumacorno li fissò
attendendo
una risposta. Blaise ebbe come l'impressione che in realtà
fosse
quello il vero motivo che aveva spinto l'uomo ad parlare con loro.
Juliet non si sbagliava. Il professore aveva infine deciso di farla
entrare nel Lumaclub.
"Mi scusi professore, ma non credo di poter accettare il suo
invito"
"Ma... come mai?" chiese il professore deluso guardando Juliet.
Blaise vide la corvonero mordersi il labbro. Sicuramente nervosa per
non saper rispondere in modo adeguato per il suo rifiuto. Lui sapeva
che tale scelta era dettata dal non voler dare l'impressione al
professore di voler far parte del suo gruppo di studenti prediletti.
Perché sicuramente avrebbe comportato il dover dimostrarsi
degna
della stima dell'uomo e Blaise sapeva quanto questo non piacesse alla
ragazza.
"Anch'io non potrò venire, professore, mi spiace." disse il
moro cercando di attirare l'attenzione su di se.
Fortunatamente riuscì nell'intento. Lumacorno
fissò il
suo sguardo su di lui e poi lo riportò su Juliet, onde poi
riposarlo su Blaise.
"Peccato." disse poi sorridendo amabilmente "Sarà per la
prossima volta."
"Sicuro! Arrivederci professore!" disse il serpeverde felice che tutto
fosse andato anche troppo bene.
"Arrivederci!" li salutò l'uomo, dirigendosi poi verso la
porta.
"Ti ringrazio tantissimo, mi hai salvato di nuovo. Ero in panico, non
sapevo cosa dirgli." Juliet sospirò
e poi sorrise "E' stata una fortuna averti incontrato. Probabilmente se
fossi stata sola non me la sarei mai cavata. Oh no! Guarda che ore
sono. Fra un po' dovremmo tornare a Hogwarts. Ma che fine ha fatto
Sophie? E' andata via con Malfoy da tantissimo tempo ormai.
Forse è meglio che vada a cercarla." e gettandosi addosso il
mantello si alzò.
"Aspetta, vengo con te." Blaise prese il mantello e la seguì.
Per la via principale guardarono ovunque, sbirciando anche dalle
vetrine
dei negozi. Si infilarono anche al "Testa di porco", ma non trovarono
nè Draco nè Sophie da nessuna parte.
Blaise non sapeva dove fosse l'amico. Non avevano concordato dove
portare la cugina di Juliet, ma era più che sicuro che
stessero
entrambi bene.
"Probabilmente sono già saliti al castello" cercò
di convincerla Blaise.
"No. Sophie non se ne sarebbe mai andata senza avvisare." Juliet era
molto preoccupata, lo si capiva da come il suo sguardo saettasse da una
parte all'altra in una spasmodica ricerca.
"Ma è ora di tornare, anzi siamo anche in ritardo. Non
è rimasto più nessuno in giro."
"Tu torna pure, io continuo a cercarla." mettendosi a correre
svoltò un vicolo laterale.
Blaise la inseguì e presto si ritrovarono a correre per le
strade bagnate del villaggio. Il serpeverde sapeva di dover dire a
Juliet di ciò che con Draco avevano concordato, per
tranquillizzarla, ma la paura di farla arrabbiare, glielo
impedì
più volte.
Dopo mezz'ora di vagabondaggi però dovette cedere.
"Juliet...? Devo dirti una cosa"
To be continued...
Il raffreddore persiste e le idee mi rifuggono come la
peste. Ho anche avuto problemi col modem... Ma
io resisto e continuo a scrivere, se poi il risultato è
apprezzabile questo spetta a voi farmelo notare.
Ringrazio tantissimo SakiJune
per
la recensione. Ormai Horace si è ritagliato un angolino
nella
storia, ma per la lezione ci vorrà ancora un po' di
tempo.
Mi scuso per la telegraficità, ma ho un po' di mal di testa.
Un kiss
Lenù
|
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Capitolo 7 *** Conseguenze ***
Conseguenze
"Fammi capire bene. Tu e Draco Malfoy vi siete organizzati
per
allontanare da me Sophie in modo che io passassi la giornata con te?"
Blaise annuì guardando dispiaciuto Juliet.
"Perchè?" una domanda semplice. Perché, allora,
aveva paura di rispondere?
"Non pensavo andasse a finire così. Ho pensato, anzi
è
stato Draco a pensarlo, che, in questo modo, avremmo potuto avere il
nostro appuntamento senza che tu ti sentissi obbligata. Doveva sembrare
un incontro casuale e, una volta visto che non c'è nulla di
terribile, avresti accettato un vero appuntamento."
Il serpeverde abbassò lo sguardo, incredibilmente attratto
dalle proprie scarpe.
"Torniamo ad Hogwarts" fu l'unica che si sentì rispondere
dalla
rossa. Aveva creduto di ricevere una bella strigliata per quanto aveva
fatto, ma questo era anche peggio. Era diventata fredda, scostante. Lo
sentiva, più che saperlo.
Juliet si era già incamminata verso il castello e lui le
andò dietro.
"Sei arrabbiata?"
"No"
"Invece si. Si vede." era strano vederla così taciturna.
"E invece no!"
"E invece si!"
"Non è vero!"
"Si che lo è!"
"Blaise,"
disse fermandosi "se continui così è
più che probabile che io mi
arrabbi davvero. Ho detto che non sono arrabbiata. Solo... delusa"
"Delusa?" chiese il moro posizionandolesi davanti.
"Si,
delusa. Mi ero illusa che con te sarebbe stato diverso. Dal momento che
non avevi insistito eccessivamente per uscire con me, avevo pensato che
avessi capito come mi sento in queste situazioni, quando ti ho
raccontato tutto, quella sera. Non è colpa tua, ma io ti
avevo
avvertito che con me sarebbe stato difficile. Volevo darci un po' di
tempo, per riuscire a fidarmi di te, per conoscerti, ma a quanto pare
ho chiesto troppo sia a te che a me. Mi dispiace Blaise, non credo
funzionerebbe tra noi."
Juliet riprese a camminare, ma Blaise le si parò davanti di
nuovo. "Io non volevo forzarti, sul serio."
"Magari non volevi, ma l'hai fatto. Senza contare il fatto che
c'è finita di mezzo anche Sophie. Mi sono preoccupata
tantissimo
non trovandola."
"Non volevo andasse a finire così"
"Te l'ho detto, non sono arrabbiata, ma non credo di potermi ancora
fidare di te. Non è colpa tua, sono io che sono fatta
così. So che non dovrei prendere così seriamente
l'uscire
con qualcuno, infondo è solo un modo per conoscersi, ma per
me
sarebbe come mettermi in gioco e la posta sarebbe la mia indipendenza.
So che a te sembrerà una stupidaggine, ma ho bisogno di
tempo.
La proposta che ti ho fatto non era solo per mettere alla prova te, ma
anche per convincere me stessa. E' meglio se
torniamo a Hogwarts ora. Avremmo dovuto essere
lì già da parecchio ormai."
Si rimisero in cammino. Blaise avrebbe voluto parlarle ancora, cercare
di convincerla, ma non sapeva cosa fare. Quel brutto presentimento che
l'aveva accompagnato per tutta la mattina alla fine si era rivelato
fondato. Non si era arrabbiata, ma l'aveva delusa e questo bruciava
ancora di più. Doveva riconquistare la sua fiducia, non
voleva
perderla.
Arrivati al cancello ad attenderli ci fu una brutta sorpresa. Gazza li
guardava con un ghigno sbieco sulla faccia. Non c'erano dubbi sul fatto
che fosse su di giri per poter finalmente punire due di quegli studenti
che tanto odiava.
Condotti nell'ufficio del preside furono accolti da una piccola folla.
Draco, Sophie e un altro ragazzo erano seduti davanti al tavolo da
lavoro dietro il quale stava seduto Silente e dietro quest'ultimo
stavano in piedi i professori Piton e Vitious, i direttori delle loro
Case.
Con un movimento della bacchetta il preside fece comparire altre due
sedie. "Accomodatevi"
I due ragazzi si sedettero. Sophie guardò addolorata la
cugina,
che invece le sorrise, facendole segno di non preoccuparsi. Poi Juliet
riconobbe l'altro ragazzo per Joseph Harris,
loro compagno di Casa dello stesso anno.
"Allora," esordì Silente "avete una valida ragione per non
essere tornati a scuola insieme agli altri studenti, attardandovi ad
Hogsmeade oltre l'orario stabilito?"
"Stavamo cercando i nostri amici, signore" rispose subito Juliet. "Non
riuscivamo a trovarli e ci siamo preoccupati"
"Non vi avevano avvisato di essere tornati a Hogwarts?" Silente
fissò Draco e Sophie e quest'ultima abbassò lo
sguardo.
"E' ovvio sia così." continuò l'anziano mago.
"Comunque
avreste dovuto avvisare i professori e non fare di testa vostra. E'
pericoloso girovagare da soli in questi tempi. Avete corso un grave
rischio, spero ne siate coscienti." entrambi annuirono.
"Signor Malfoy, signor Harris, signorina McDavis Sophie, voi potete
andare."
I due ragazzi si alzarono subito, Sophie invece rimase ancora un attimo
seduta guardando la cugina prima di seguirli fuori.
Quando la porta si fu richiusa Silente riprese a parlare "Mi spiace, ma
nonostante l'abbiate fatto per una buona causa, avete infranto le
regole e mi vedo costretto a punirvi. Domani arriveranno delle persone
ad Hogwarts per occuparsi di un problema nella foresta proibita. Voi,
per i prossimi due giorni, vi occuperete del loro soggiorno lavorando
come aiutanti, in qualunque modo vi sia richiesto."
"Non le sembra una punizione un po' troppo severa, professore?
Oltretutto domani iniziano le vacanze di Natale e noi dovremmo prendere
il treno per tornare a casa lunedì." Juliet stava guardando
il
preside dritto negli occhi, per niente intimidita
dall'autorità del vecchio mago. Era davvero un colpo troppo
forte, quello ricevuto. Non solo veniva punita per una colpa non del
tutto sua, ma doveva anche lavorare al servizio di qualcuno, che
comportava la cosa che più odiava al mondo: dover prendere
ordini da qualcuno e non poter godere della propria libertà.
Il professor Vitious, da parte sua, sembrava in preda allo shock
nel vedere una studentessa della propria casa rivolgersi
così al
preside. Severus Piton aveva un'espressione indecifrabile, Silente
sembrava divertito dalla cosa e Blaise... beh, Blaise era in un mondo
tutto suo dove contemplava la possibilità di poter passare
le
successive quarantotto ore insieme a Juliet e trovare il modo di
riguadagnare la sua fiducia.
Tutto questo durò finché il preside non parlo di
nuovo
"Per tornare a casa userete la metropolvere, non appena terminata la
punizione. Domani inizierete alle otto, vi recherete alla capanna del
professor Hagrid, dove prepareremo una tenda per voi in modo da essere
reperibili in ogni momento."
"Vuole dire che dovremmo rimanere anche di notte?" Juliet sembrava
incapace di trattenersi, era davvero troppo.
"E' proprio quello che intendevo. "
La corvonero si mosse sulla sedia e Blaise pensò che stesse
per
ribattere nuovamente, ma non fu così. L'autorità
del
preside non poteva essere più messa in discussione. A suo
parere
però il vecchio aveva effettivamente esagerato, dopotutto
non
avevano fatto del male a nessuno, perchè punirli a quel
modo?
Due giorni di punizione erano davvero eccessivi!
"In questo modo avrete tempo per riflettere su
ciò
che avete fatto, e magari, perché no, per capire meglio
altre
cose.Bene! Ora che tutto è
stato chiarito, potete andare. Buona notte!"
I ragazzi si alzarono e si congedarono. Una volta superato il gargoyle
di guardia all'ufficio, Juliet incrociò le braccia al petto
e
sbuffò.
"Sei arrabbiata?"
"Ora si. Ma ti pare giusto? Neanche avessimo fatto saltare in aria la
Gringott. Due giorni a fare da servitù a persone che neanche
conosciamo. Insomma, è piuttosto eccessivo, non trovi anche
tu?
Rubandoci dei giorni di vacanza per giunta! E' inammissibile! E poi
cosa voleva dire quel 'e magari capire meglio altre cose'? Io
sinceramente non capisco."
"Juliet!" i due vennero raggiunti da Sophie e Draco che, evidentemente
li avevano aspettati in corridoio.
"Juliet, mi dispiace tantissimo." Sophie aveva le lacrime agli
occhi.
"Su dai non è successo niente.Non piangere." Juliet le porse
un
fazzoletto e la cugina le si avvicinò timidamente per
prenderlo.
"E tu non dici niente?" chiese Blaise a Draco "Dove accidenti ti eri
cacciato?"
"Credevo fosse ovvio. Dove volevi che la portassi? In Giappone? Dovevo
tenerla lontana e ho ritenuto opportuno riportarla a scuola."
"Beh, comunque avresti dovuto avvisarmi!"
Draco fece spalucce, non sembrava particolarmente costernato
dell'accaduto. Blaise scosse la testa sconfitto.
"Juliet?" Sophie si era ripresa e ora guardava la rossa negli occhi
"Scusa se non ti ho avvisato. Non mi ero accorta del tempo che passava
e quando Joseph è venuto a chiedermi dov'eri era
già
troppo tardi, il cancello era già chiuso. Ero preoccupata e
stavo per andare a chiamare qualcuno, allora Malfoy mi ha raccontato
tutto e mi sono calmata. Solo che Joseph ha sentito ed
è
andato a dirlo al preside. Non ho potuto fermarlo. Mi dispiace." quindi
abbassò la testa.
Juliet le prese la faccia tra le mani e la sollevò "Vuoi
smetterla di dire che ti dispiace? Sei l'unica che non ha colpa in
tutto questo" le sorrise e continuò "Se vuoi
però
puoi farti perdonare per ciò che non hai fatto
comprandomi
il resto delle caramelle che non ho potuto comprare oggi!"
A quel punto anche Sophie sorrise "Ecco, così va meglio. Su
con
la vita! Sei molto più carina quando sorridi." le disse
Juliet
poggiandole le mani sulle spalle e continuando a sorridere.
Blaise sorrise guardandola. Era davvero straordinaria,
nonostante
fosse arrabbiata non riusciva a negare il proprio sostegno. E
poi fu di nuovo sopraffatto da quel senso di gelosia nei confronti
della
mora a cui Juliet dedicava tante attenzione. Nonostante questo,
però, si accorse di quanto fossero diverse le due ragazze.
Continuando a guardare la rossa da quando si erano conosciuti, non
aveva potuto fare a meno di prestare attenzione anche a Sophie dal
momento che stavano sempre insieme, e si era reso conto che fosse
taciturna e riservata quanto la cugina era aperta e loquace. Juliet si
comportava più come una sorella maggiore che come un'amica
con lei.
"Beh allora? Il vecchiaccio vi ha puniti?" la domanda di Draco giunse
come un fulmine a ciel sereno. Gli altri tre si voltarono a guardarlo
stupiti.
"Che c'è? Era una domanda legittima"
"Ti racconterò tutto in camera" disse Blaise cingendogli le
spalle con un braccio e trascinandoselo via.
"Bene." Draco pizzicando il dorso della mano dell'amico,
allontanò il fastidioso peso dalle sue regali spalle con
indifferenza.
"Buona notte, fanciulle!" gridò poi il moro rivolto alle
corvonero, prima di svoltare l'angolo.
To be continued...
Non so... questo capitolo non mi convince molto. E' un po'
pesante... ma mi serviva da congiunzione tra lo scorso capitolo e il
prossimo.
Sto sudando sette camice per il personaggio di Juliet, non
c'è niente da fare, mi si ribella contro.
Cosa si inventerà ora Blaise per rimediare al danno fatto?
Se la
musa ispiratrice mi facesse la grazia di arrivare, spero di riuscire a
scriverlo presto.
Probabilmente Silente non avrebbe mai dato una punizione
così
dura, ma mi appello al patto narrativo secondo cui il lettore prende
per vero quanto gli viene narrato dall'autore e confido nelle vostra
comprensione.
Ringrazio bluesnaky per
avermi
lasciato la sua recensione per lo scorso capitolo. In fondo l'idea di
Draco aveva solo una piccola pecca, non era poi così
crudele,
no? Ok... forse le pecche erano più d'una, ma le intenzioni
erano buone!
Se il capitolo non piace scarico tutta a responsabilità
all'università che mi sta facendo uscire fuori di testa. Vi
prego fatemi sapere come sto andando, please! Accetto qualsiasi tipo di
critica e di suggerimento.
Un kiss ^^
Lenù
|
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Capitolo 8 *** Vecchie conoscenze, nuovi problemi ***
E' un duro lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare.
"Secondo te è meglio la camicia nera o la maglia
grigia?"
"Blaise?"
"Sì Draco?" chiese il moro guardando il compagno dal
riflesso dello
specchio davanti al quale si trovava, provandosi prima un poi l'altro i
due capi d'abbigliamento che teneva in mano. Il biondo aveva i capelli
spettinati e un'invidiabile cipiglio minaccioso.
"Tu mi hai svegliato alle sette del mattino, di domenica, solo per
chiedermi come ti devi vestire?"
"No, non solo per quello. Volevo anche chiederti in prestito il tuo
bagnoschiuma al cocco."
"Blaise?"
"Sì Draco?"
"Inizia a correre"
"Perchè Draco?"
"Perchè appena mi sarò alzato da questo letto ti
darò tante di quelle botte che, quando avrò
finito, anche
un dissennatore avrà pietà di te"
"Ma io devo prepararmi per la mia punizione"
"Ecco, infatti. E' la TUA punizione non la mia, quindi lasciami dormire
in pace e volatilizzati. E poi che ti prepari a fare? Stai andando a
lavorare non ad una sfilata di moda. Dovresti metterti qualcosa di
comodo, non di elegante." detto questo il Principe di Serpeverde
tornò sotto le coperte.
"Ma come fai a non capire? Passerò due giorni interi con
Juliet. Devo essere impeccabile per fare bella figura!"
Oltre al russare prepotente di Vincent e Gregory, però, non
ricevette altro segno di vita.
"Allora metto la maglia grigia?"
Un cuscino volante centrò in pieno la faccia di Blaise.
"Vada
per la maglia grigia" e presi gli abiti il moro si avviò
alle
docce.
Davanti alla capanna del mezzo-gigante erano state preparate quattro
tende da campeggio e Blaise guardava accigliato quella riservata a lui
e Juliet. Era piuttosto malconcia e puzzava di muffa. Ma da dove
l'avevano tirata fuori? Dallo sgabuzzino di Gazza?
"Ciao!" una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare. Girandosi
constatò si trattasse di Juliet. Portava i capelli tirati
indietro da un paio di fermagli e il viso illuminato dal sole sembrava
ancora più bello del solito con le guance arrossate dal
freddo.
Era infagottata in un cappotto beige e sfregava le mani, avvolte in
soffici guanti celesti, cercando di scaldarle. Assolutamente adorabile.
"Ciao! Fa freddo oggi, eh?"
"E già. Nonostante ci sia il sole e il cielo sia limpido, la
temperatura è bassissima. Non mi piace il freddo, mi congela
le
mani e non riesco più a muoverle. E poi mi becco
sempre il
raffreddore. Ma non sono ancora arrivati?"
"No. Dovremo aspettarli. A quanto pare ci sono stati dei
problemi col materiale."
"Uffa! Ci mancava solo questo. Io non ho voglia di stare qua al freddo
ad aspettare loro. Qual'è la nostra tenda? Almeno staremo al
caldo mentre aspettiamo. Così poggio anche questa borsa, mi
sta
dando fastidio. Non ho portato molto solo il pigiama gli abiti per
domani, i miei effetti personali e un libro. Credi che il cibo sia
già nella tenda? Non ho fatto neanche colazione e sto
morendo di
fame."
"La tenda è questa qui. Ma non credo ci sia da mangiare
dentro. Non ha un aspetto molto allettante."
Nonostante esternamente non si presentasse nel migliore dei modi,
l'interno era abbastanza accogliente. Al centro troneggiava una stufa
accesa, attorno alla quale stavano due poltrone e un divano. A sinistra
lo spazio era diviso in due camere da letto, mentre a destra c'era una
piccola cucina e il fondo una piccola stanza da bagno.
Juliet si precipitò verso la stufa, gettando la borsa su una
delle poltrone e sbottonandosi il cappotto.
"Ah! Così va molto meglio!" disse protendendo le mani verso
la
fonte di calore "Ci voleva proprio. Beh, non è poi tanto
male,
no? E' piccola e confortevole, e non c'è neanche la puzza di
vecchio che si avvertiva da fuori. Credo staremo bene. Spero di restare
dentro il più a lungo possibile e di non dover lavorare
troppo,
e comunque di non doverlo fare di notte. Se già
c'è
freddo col sole figuriamoci senza." poi voltandosi verso la cucina
aggiunse "Secondo te ci sarà qualcosa di commestibile la
dentro?"
Blaise si avviò verso la cucina a iniziò ad
aprire qualche sportello. "L'occorrente c'è, ma va
preparato."
Juliet lo raggiunse e ispezionò a sua volta le dispense "Tu
sai
cucinare?" gli chiese alzandosi sulle punte dei piedi per guardare su
un ripiano particolarmente alto.
"Neanche un po'."
"Allora abbiamo un bel problema. Come faremo a prepararci da mangiare?
Io in cucina sono più negata che in pozioni. Che ne dici se
per
adesso preparo del the da bere con questi biscotti secchi? Qui
c'è anche della frutta. Devo solo trovare un bollitore per
l'acqua. Almeno a far bollire l'acqua sono capace."
"Ecco il bollitore." disse Blaise passando il contenitore a Juliet e
mentre la osservava versare l'acqua chiese "Ce l'hai ancora
con me
per quello che è successo ieri?"
"Non ce l'ho mai avuta con te Blaise." disse la rossa posizionando il
bollitore sul fornellino.
"Ma ieri mi hai detto che non ti fidi più di me."
"Ma non ho mai detto di essere arrabbiata con te. Solo
perché non
voglio uscire con te non vuol dire che non possiamo essere amici, ti
pare?"
"Beh si. Ma io..." si fermò e decise fosse meglio
non
insistere. Prima di tutto doveva riconquistare la sua fiducia, non
doveva cadere di nuovo nell'errore di mostrarsi impaziente.
Sì, per
ora poteva bastare essere solo amici. "Preparo le tazze."
"Hai qualche preferenza riguardo la stanza?" chiese Juliet. Dopo
colazione decisero di dare un'occhiata alla tenda per ambientarsi.
"Affatto."
"Facciamo che io vado in quella di destra e tu in quella di sinistra?"
"Ok. Ehi! Sento delle voci. Forse sono arrivati"
Usciti fuori scoprirono che Blaise non aveva sbagliato. Quattro persone
stavano con Silente ed Hagrid, mentre altri due ragazzi si stavano
affaccendando attorno un'enorme cassa.
Si avvicinarono per salutare.
"Oh, buongiorno ragazzi." li salutò il preside, poi
rivolgendosi
ad un uomo con folti baffetti che doveva essere il responsabile dei
lavori disse "Questi ragazzi vi aiuteranno in caso abbiate bisogno di
qualcosa."
L'uomo sorrise. "Non preoccupatevi, non vi
faremo lavorare molto" disse, tendendo poi la
mano per salutarli.
"Buon giorno!" disse Juliet stringendo la mano dell'uomo e sorridendo.
Dopo essersi presentati anche agli altri tre la rossa si
girò
verso gli altri due componenti del gruppo che stavano ancora lavorando
sulla cassa. "Stanno tirando fuori il materiale da lavoro, sono degli
assistenti. Ve li presenterò
più tardi." disse l'uomo rivolto alla
ragazza "Ora signor preside avrei delle domande da farle" disse poi
rivolto a Silente.
"Che ne dici se torniamo dentro?" chiese Blaise a Juliet, che stava
ancora guardando verso i due ragazzi. "C'è qualcosa che non
va?"
"No, niente. Non ti preoccupare. Mi è sembrato... non
importa. Dai entriamo, sto congelando."
Mentre si avviavano verso la tenda Blaise vide uno dei due assistenti
seguirli con lo sguardo.
"Per fortuna è gente simpatica! Magari ce la caviamo con
poco.
Secondo te cosa devono fare nella foresta? Io spero di non doverci
entrare, mi fa un po' paura. Ho saputo che è piena di ragni
giganti e pare che i centauri non siano molto di buon umore da qualche
tempo. Allora... che facciamo nel frattempo?" Juliet si era seduta sul
divano e guardava Blaise.
Il moro da parte sua stava mentalmente cantando la sua gioia per
ciò che il destino era stato così generoso da
concedergli. Avrebbe potuto passare due interi giorni a stretto
contatto con la ragazza dei suoi sogni, presumibilmente con poco lavoro
da fare e praticamente da soli. Cos'altro avrebbe potuto chiedere di
più dalla vita?
"Posso entrare?" magari un po' di tempo per godersi la sensazione?
Un ragazzo, uno degli assistenti che avevano visto poco prima da
lontano, era fermo davanti all'ingresso della tenda, che
teneva
sollevata per guardare dentro e, contemporaneamente, per farsi vedere.
"Ti serve qualcosa?" chiese scortesemente Blaise guardandolo bieco. Ma
possibile che ogni volta che poteva stare da solo con Juliet saltava
sempre fuori qualcuno a disturbarli?
"Sean? Allora non mi ero sbagliata. Che ci fai tu qui?" Blaise si
voltò a guardare Juliet che a sua volta fissava il nuovo
arrivato stupita e... triste? Si, era proprio tristezza quella che
leggeva negli occhi della ragazza. Ma com'era possibile? Fino a pochi
secondi prima era allegra come al solito, e ora? Come mai questo
repentino cambio di umore?
"Speravo di incontrarti. Ho accettato questo lavoro apposta, ma non
credevo di poter essere così fortunato da trovarti fuori dal
castello." ora il ragazzo era entrato nella tenda e si stava
avvicinando.
Se gli sguardi potessero incenerire, probabilmente quello che Blaise
stava rivolgendo al ragazzo avrebbe dato fuoco a tutto nel raggio di
qualche chilometro. Come si permetteva di entrare così , non
degnarlo neanche di uno sguardo e rivolgersi a quel modo a Juliet?
"Ripeto: ti serve qualcosa?" gli chiese piantandoglisi davanti con le
braccia incrociate al petto.
"Non da te" fu l'unica risposta che ottenne prima di essere superato di
lato.
Ma... come si permetteva? Nessuno l'aveva mai trattato a quel modo,
neanche i suoi numerosi patrigni. E ora perché si era
piazzato
davanti a Juliet?
"Cosa vuoi, Sean?" chiese la corvonero alzandosi e allontanandosi dal
divano.
"Parlarti." poi, guardando Blaise, aggiunse "In privato"
"Non puoi mandare via Blaise, sei tu di troppo qua dentro. Se devi
parlarmi fallo"
Sean lanciò un occhiataccia al serpeverde con fare
intimidatorio, ma il moro non si mosse di un millimetro da dove si
trovava. Non sapeva il perché, ma non voleva lasciarlo da
solo
con la ragazza.
"Chi saresti tu?"
"Blaise Zabini, sedici anni, serpeverde" meglio chiarire subito le cose.
"Bene, Blaise Zabini, ti dispiacerebbe lasciarci da soli?"
"A dire la verità si, mi dispiace. E comunque l'educazione
imporrebbe di presentarsi, prima di avanzare pretese"
Sean assottigliò gli occhi e la bocca, minaccioso. Poi si
ricompose e disse "Sean Harris, diciotto anni, assistente al
dipartimento 'Creature magiche' al Ministero della magia." si
voltò verso Juliet e le chiese "Se non vuoi che esca lui,
vieni
fuori tu"
"Non prendo ordini da te, se non ti serve il mio aiuto per il lavoro,
non abbaiamo nulla di cui parlare" fredda e risoluta. Blaise non
l'aveva
mai vista così. Evidentemente anche lei non era troppo
contenta
di avere a che fare col ragazzo.
"Per favore vieni un attimo fuori con me" nonostante fosse formulata
come una richiesta, la frase sembrava più un ordire.
Il ragazzo si stava avvicinando alla rossa, un po' troppo per i gusti
di Blaise che prontamente si mise tra i due.
"Non mi sembra che Juliet gradisca la tua presenza. Perchè
non torni a lavorare?"
Sean guardò prima Blaise poi Juliet e infine chiese "E' il
tuo
ragazzo? Mi hai rimpiazzato in fretta. Credevo che non volessi avere un
ragazzo"
"Smettila! Lui non è il mio ragazzo e non lo sei
più
neanche tu. Ora, se non ti serve niente ti pregherei di andartene"
Blaise guardò entrambi e poi chiese alla ragazza "E lui il
ragazzo di cui mi avevi parlato la settimana scorsa? Il tuo ex?"
Juliet annuì e Blaise tornò a fissare nuovamente
Sean, ora con un motivo in più per disprezzarlo.
"Hai qualche problema per caso?" gli chiese il ragazzo.
"In effetti sì. Ti conviene lasciarla in pace se non vuoi
finire male"
"Blaise lascia stare. Non ne vale la pena." Juliet cercò di
calmare la situazione ma Sean non sembrava volersi arrendere.
"Già lascia stare ragazzino, potresti farti male a giocare
con
chi ha più esperienza di te" e tirando fuori la bacchetta la
puntò contro Blaise per spaventarlo.
"Sean smettila! Stai passando il limite. Vattene" ora la ragazza era
davvero spaventata.
"Che sta succedendo qua dentro?" la voce di Lumacorno tuonò
nella tenda e i tre ragazzi si girarono verso di lui. Sean rimise a
posto la bacchetta e dopo aver lanciato un'altra occhiataccia a Blaise
se ne andò.
"Tutto bene?" chiese il professore avvicinandosi ai due ragazzi rimasti.
"Si, non si preoccupi, non è successo nulla." lo
rassicurò la corvonero cercando di sorridere. Non le
riuscì molto bene.
"Volevo vedere come stavate. Quando ho saputo della punizione ho
cercato di convincere Silente a diminuire la pena, ma non ci sono
riuscito. Allora..." continuò sorridendo "com'è
andato il vostro appuntamento ieri sera?"
"A-appuntamento? No signore, si sbaglia. Il nostro non era un
appuntamento" si affrettò a chiarire Juliet.
"Su su non siate timidi. Sono contento di vedervi così
affiatati, state molto bene insieme"
Blaise non riuscì a trattenere un sorriso all'affermazione
del
professore. Non era poi così male il Lumacone. E poi era
stato
per merito suo che si erano conosciuti.
"Bene! Ora vi lascio soli. Arrivederci ragazzi!" e dando un colpetto
alla spalla di Blaise si congedò, uscendo nella fredda aria
mattutina, lasciando una corvonero spiazzata e un serpeverde
gongolante.
To be continued...
Ecco qua il nuovo capitolo. Cosa ne pensate?
La storia si sta movimantando anche se all'inizio non doveva essere
proprio così, ma ormai mi sono rassegnata a seguire tutti i
cambiamenti che mi impone il demone della tastiera che si impossessa di
me ogni volta che metto mano al mio portatile...
Cosa succederà in questi due giorni di convivenza tra i due?
Mah, a questo punto non lo so neanche io...
Ringrazio tantissimo SakiJune
che
ha recensito anche lo scorso capitolo. Sono contenta che la storia
stia continuando a piacerti spero ti sia piaciuto anche questo
capitolo. E ora anche Horace fa il tifo per la coppia!
Il prossimo capitolo potrebbe tardare un po' ad arrivare
perchè
ho un esame tra poco e dovrò passare tutto il tempo sui
libri...
ma spero di riuscire a buttare giù qualcosa lo
stesso.
Un kiss ^^
Lenù
|
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Capitolo 9 *** Cucina no problem ***
Finalmente soli
Cinque minuti prima erano stati avvisati che i lavori nelle foresta
erano iniziati e che sarebbero continuati fino all'ora di pranzo. Non
era stato affidato loro nessun compito, quindi avevano tutta la
mattinata libera.
"Beh, visto che non abbiamo niente da fare, possiamo metterci comodi"
Blaise, sedendosi sul divano, già pregustava quelle quattro
ore
che avrebbero potuto passare finalmente
soli.
Juliet si era fiondata nella sua stanza e ne era uscita pochi secondi
dopo senza cappotto. Indossava un maglione celeste piuttosto largo e un
paio di
pantaloni blu, anch'essi molto larghi. Vestita così sembrava
ancora
più piccola di quanto già non lo fosse, ma
decisamente molto carina.
La rossa si sedette su una poltrona e incrociò le gambe, poi
fissando Blaise negli occhi chiese "E ora che facciamo? Abbiamo tutta
la mattinata da trascorrere ci converrà inventarci qualcosa
per
passare il tempo, altrimenti ci annoieremo. Hai qualche idea?"
Di idee il serpeverde ne aveva parecchie, purtroppo non credeva
sarebbero piaciute troppo alla ragazza. In fondo ciò che
veramente
voleva fare era solo stringerla tra le braccia e magari,
perchè
no, avvertire la consistenza di quelle labbra così invitanti
che
stava ora fissando con insistenza, sulle proprie. No, così
non
andava. Doveva pensare a come recuperare la sua fiducia, non a
queste cose.
Juliet incrociò le braccia al petto e chiuse gli occhi,
pensando.
Blaise la osservò a lungo. Morgana, quant'era carina con
quell'espressione concentrata!
Poi, Juliet aprì gli occhi di scatto e lui, distolse lo
sguardo per non farle capire che la stava fissando.
La corvonero si alzò dalla poltrona e gli si sedette vicino
sul
divano. La guardò sorpreso. Che si fosse accorta di qualcosa?
"Ma tu passerai davvero il Natale da solo in camera tua?" Juliet lo
stava fissando con i suoi grandi occhi verdi. Era vicina. Troppo
vicina. Non riusciva a ragionare. Poteva sentire il suo profumo
avvolgerlo. Un profumo dolce e delicato. Non
riusciva a ragionare, così si limitò ad annuire.
"Ma non dovresti. Insomma... è un giorno importante, a
Natale
tutti dovrebbero essere felici e festeggiare con i propri familiari.
Bisognerebbe stare tutti insieme, magari bevendo una buona tazza di
zabaione, parlando dei nuovi regali ricevuti e cantare le
canzoni
natalizie. E poi quando nevica, fare un bel pupazzo e una divertente
battaglia a palle di neve. E se non nevica stare semplicemente davanti
al fuoco a raccontarsi vecchie storie" gli occhi sognanti mentre
parlava del suo Natale ideale, si intristirono quando disse "Hai sempre
passato da solo la festa di Natale?"
"Da che ho memoria... sì"
"Non è giusto!" esclamò Juliet contrariata.
Blaise
sorrise guardando il broncio che aveva assunto. Come faceva quella
ragazza a farlo sentire così bene solo mostrando interesse
per
la sua triste sorte?
"Ho un'idea!" l'esclamazione improvvisa di Juliet lo fece quasi cadere
dal divano.
"C-che idea?"
"Segreto!" si limitò a rispondere la ragazza facendo
l'occhiolino e portandosi un dito davanti alle labbra. "Cosa vorresti
fare una volta uscito da Hogwarts?"
"Eh?" e ora come si era finiti a parlare di questo? Era sorprendente la
sua capacità di passare da un argomento all'altro senza
troppi
complimenti.
"Una volta superati i M.A.G.O che lavoro vorresti fare?"
"Beh... a dire la verità non ci ho mai pensato seriamente.
Mi
piacerebbe fare un lavoro importante e che renda bene, ma ancora non
ho le idee molto chiare. E tu?"
"Non ci ho pensato bene neanch'io. In effetti per il colloquio per
l'orientamento professionale non so assolutamente cosa dire.
Però una cosa la so per certa. Prima di iniziare a lavorare
voglio viaggiare. Un bel viaggio intorno al mondo, proprio come fece
mio padre a suo tempo. Poi cercherò un lavoro non troppo
opprimente che mi permetta di continuare ad avere anche il tempo per
dedicarmi a ciò che mi piace, come mia madre. Lei scrive
articoli che poi vende ai giornali culturali. E' molto brava e anche
molto ricercata."
"Non ti ci vedo male come giornalista, sai?"
Juliet sembrò rifletterci "In effetti è un bel
lavoro. E'
anche molto comodo, e poi mi consentirebbe di viaggiare. Magari posso
tentare. Di sicuro sarebbe meglio che dover andare a lavorare in
qualche ufficio chiuso e opprimente con colleghi che cercano di
scaricare il lavoro su di te." poi notando lo sguardo
stranito di
Blaise aggiunse "Mio padre lavora all'Ufficio per i Giochi e gli Sport
Magici, ma non ne è molto contento; Ludo Bagman affida
sempre
tutto a lui e i suoi colleghi se ne approfittano. Però,
quando
viaggia per i meeting, si diverte un sacco."
La mattinata passò in un baleno parlando e facendo progetti
per
il futuro dopo Hogwarts. Continuarono a chiacchierare senza
preoccupazioni fino a quando un problema, effettivamente, sovvenne.
"Secondo te è compito nostro preparare il pranzo? Silente ha
detto che
dovremmo occuparci di tutto ciò che occorre, quindi, dal
momento
che occorrerà loro mangiare e che non possono occuparsene da
soli,
dal momento che stanno lavorando..." Juliet guardava disperata
Blaise, quasi pregandolo di dirle che no, non avrebbero dovuto cucinare.
Il moro era spiazzato. Che fare? Ora che ci pensava
sembrava anche
a lui opportuno occuparsi dell'approvvigionamento della squadra, il
guaio era: come fare, dal momento che nessuno dei due aveva la
benché minima idea di dove mettere le mani?
La corvonero parve prendere il silenzio del ragazzo come la conferma ai
suoi timori "Potremmo preparare qualcosa di semplice, come un insalata
e... ok, non so cosa inventarmi. Tutti i piatti che conosco sono troppo
complicati da poter eseguire senza qualcuno che conosca almeno
le
basi dell'arte culinaria. Tu hai qualche idea?"
chiese andando in cucina e controllando tutto ciò che
avevano a disposizione,
per farsi venire una qualche illuminazione.
Blaise iniziò a riflettere, intensamente. Dopo qualche
minuto di
riflessione, però, era giunto alla desolante convinzione che
l'insalata sarebbe stata l'unico piatto che avrebbero potuto servire.
Poi lo vide. La soluzione ai loro problemi, forse mandata loro da
un'entità superiore non ben identificata. Magari Salazar
stesso.
Un libro di cucina, appoggiato sul ripiano vicino alle spezie.
Lo prese in mano e, iniziando a sfogliarlo febbrilmente,
trovò
ciò che cercava: una ricetta non troppo complicata e
sicuramente
accessibile a due ragazzi inesperti quali erano loro. Cosa ci poteva
essere di meglio di un buon spezzatino con le patate?
Porse il libro a Juliet che lo guardò un po' titubante.
"Credi che riusciremo a prepararlo?"
"La carne c'è, la ricetta l'abbiamo... vedrai
sarà come preparare una pozione"
E se si parlava di pozioni chi meglio di Blaise per dirigere i lavori?
Un'ora dopo era quasi pronto per essere servito. L'insalata era condita
e l'aria era carica di un buon profumo di spezzatino.
Juliet fissava ammirata all'interno del pentololone dove carne e patate
cuocevano lentamente "E' la prima volta che riesco a cucinare qualcosa.
Di solito combino solo guai e di sicuro ne avrei combinato anche
stavolta se non ci fossi stato tu. Però non è
stato poi così difficile, no? Mi sono persino divertita. E
poi c'è anche una certa soddisfazione. Speriamo sia
mangiabile" poi con un
mestolo ne raccolse un po' e lo assaggiò. Sorrise
subito
felice e, riempiendo un altro cucchiaio, lo porse a Blaise "Assaggia!"
Mentre si avvicinava, il moro pensò che quella situazione
era la
più intima e familiare che avesse mai provato. Si sentiva...
a
casa, come non si era mai sentito prima.
Lei era lì, con quel suo sorriso così dolce che
aspettava solo di condividere con lui la felicità di essere
finalmente riuscita a preparare un semplice spezzatino.
"Buono!" e lo era davvero. Non lo diceva solo per quella
sensazione di estasi che gli aveva provocato pensare a loro come ad una
famiglia, ad una bella coppietta appena sposata che si dilettava ai
fornelli.
"Vero! Siamo stati proprio bravi! Ora dobbiamo solo aspettare che
rientrino gli altri."
Ah, già. Gli altri. Si era quasi dimenticato che ci fossero
altre
persone che avrebbero pranzato assieme a loro. Di uno in particolare
avrebbe fatto volentieri a meno.
Non dovettero aspettare a lungo, ma per quell'intero quarto d'ora,
Blaise continuò ad fantasticare guardando Juliet che,
intanto, ammirava ancora estasiata il frutto del loro lavoro.
Furono avvisati del ritorno del gruppo dal vociare proveniente da poco
lontano la tenda.
Quando uscirono fuori trovarono l'intera spedizione vicino alla
capanna, riuniti in cerchio.
Avvicinandosi si accorsero che, al centro dello spazio tra le persone,
per terra, vi era una pozza di sangue e che Hagrid si stava
affaccendando con delle bende su di essa.
"Cos'è successo?" chiese Juliet guardando con timore il
liquido cremisi nel terreno.
"Un thestral ferito. L'abbiamo trovato poco fa in una radura"
spiegò loro un uomo piuttosto robusto alla loro
sinistra.
"Oh!" si limitò a dire la rossa fissando con attenzione il
punto dove immaginava trovarsi la creatura ferita.
Blaise invece non sembrava particolarmente interessato alla faccenda,
giacché continuava a guardare un certo assistente che, da
quando erano arrivati, non aveva staccato gli occhi di dosso alla
corvonero.
Di lì a pochi minuti vennero raggiunti da un elfo domestico
che si avvicinò al 'capo' e disse "Il pranzo è
pronto, signore. Abbiamo apparecchiato nella tenda grande, signore"
Solo a quel punto lo sguardo di Juliet si staccò dal terreno
vicino al guardiacaccia che stava ancora lavorando con i medicamenti,
per puntarlo invece, prima sull'elfo, poi su Blaise e, infine, sul mago
baffuto.
"Ma... ma noi avevamo preparato dello spezzatino." disse la ragazza tra
il deluso e il contrariato.
L'uomo la guardò un attimo, poi sorridendo disse "Mi
è sempre piaciuto lo spezzatino. Perchè non lo
portate dentro?"
L'espressione delusa di Juliet si tramuto, più velocemente
di un lampo, in uno splendido sorriso. Subito si precipitò
nella tenda per recuperare la pentola dal fuoco.
Una volta tutti attorno al tavolo, Juliet dovette ammettere che con il
loro piccolo piatto non avrebbero certo potuto fare tutto un pranzo
sostanzioso. La tavola era imbandita di ogni ben di dio e, in mezzo a
tutta quella grazia, il loro pasto aveva l'aria un po' misera.
Fu, però, subito rincuorata quando sia il 'capo' che Blaise
si precipitarono a servirsi proprio dello spezzatino, non degnando il
resto della benchè minima considerazione, seguiti a ruota
dagli altri.
"Ma è buonissimo!" esclamò il mago con i baffi.
La corvonero si voltò a guardare Blaise e sorridergli.
Avevano fatto proprio un bel lavoro. Il moro le sorrise di rimando e
intanto si guastava la sua portata come se fosse la cosa più
buona del mondo. Non era interessato al fatto che potesse piacere anche
agli altri, si beava invece dell'idea che l'avessero preparato insieme
e che con nessun altro gli sarebbe importato di vivere quell'esperienza.
To be continued...
E dopo giorni e giorni di studio matto e
disperatissimo (se il signor Leopardi mi concede la citazione...) sono
finalmente riuscita a liberarmi di questo esame e, almeno per oggi, mi
sono concessa una piccola pausa, prima di riniziare per il prossimo.
Questo è ciò che ne è scaturito.
Finalmente Blaise ha ottenuto un po' di quella tranquillità
per stare da solo con Juliet, che tanto desiderava. Ma nel prossimo
capitolo la storia si movimenterà di nuovo...
spero. Perché ancora una volta io penso a una cosa
e le mie mani scrivono per conto loro.
Grazie grazie grazie a SakiJune
e criandola per
le recensioni dello scorso capitolo e mi scuso se non posso soddisfare
la vostra sete di conoscenza in questo capitolo, ma prometto di rifarmi
con il prossimo.
Un kiss ^^
Lenù
|
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Capitolo 10 *** Al lavoro! ***
Scoperte
Dopo pranzo tutti si concessero un po' di sano riposo. C'era
chi
si dedicava alla lettura della gazzetta del profeta, chi faceva un
pisolino, chi aveva organizzato una partitina a sparaschiocco e chi
aveva l'impellente desiderio di scoprire alcune cose.
"Io glielo chiedo!" affermò Juliet alzandosi dal divano sul
quale era seduta assieme a Blaise, per andare verso il mago baffuto che
sorseggiava il suo caffè, seguita ovviamente dal serpeverde.
"Signore?"
L'uomo si girò e, sorridendo, disse "Chiamami Paul."
"Paul? Se non sono indiscreta, potrei chiedere che lavoro state facendo
nella foresta? C'entra per caso con il thestral ferito? E' qualcosa di
pericoloso? Il professor Silente non ci ha detto niente e devo
ammettere di essere un po' curiosa. Se non può dirmelo non
fa
niente, ma se non è un segreto, vorrei saperlo... se non le
dispiace."
L'uomo le sorrise finì il suo caffè e rispose
"Sei molto simile a tuo padre, sai?"
"Lei conosce mio padre?" chiese la ragazza sorpresa.
"Sì, ci conosciamo. Brav'uomo, simpatico... ci incontriamo
spesso al
ministero e mi è capitato più volte di farci due
chiacchiere... beh, forse un po' più di due. Ha una
parlantina
quell'uomo... e anche tu vedo che non te la cavi niente male." le
sorrise per dimostrarle di non essere per niente infastidito dalla cosa
e riprese "Se mi promettete di non divulgare troppo la notizia, credo
di
poter rispondere alle tue domande." guardando i due ragazzi.
"Glielo prometto!"disse Juliet impaziente. Blaise si limitò
ad annuire con la testa.
"Andata! Allora... si in effetti credo che la ferita del thestral possa
essere collegata a ciò che siamo venuti a fare. E
sì, è
una cosa pericolosa." poi abbassando la voce disse "Un cucciolo di
drago è arrivato nella foresta e noi dobbiamo catturarlo e
portarlo in una colonia."
"Un cucciolo di drago?" chiese ammirata Juliet, tenendo a sua volta un
tono di voce basso anche se non ne capiva il motivo, dal momento che
tutti nella tenda ne erano a conoscenza. "E crede che potremo vederlo?"
continuò speranzosa.
"Beh, è un po' rischioso, ma... magari da lontano" disse con
aria cospiratoria.
"Non mi sembra una buona idea, signor Cooper. Potrebbe sfuggirci,
è per questo che Silente ha voluto farlo quando gli studenti
fossero tutti stati fuori per le vacanze" si intromise Sean, arrivando
alle spalle dell'uomo che sobbalzò per lo spavento.
"Dai, ragazzo, non fare il guastafeste, solo un'occhiata da lontano.
Non ci sono tutti questi rischi. Non sa ancora neanche sputare fuoco"
sorrise nervoso Paul, quel ragazzino lo metteva sempre in
difficoltà, nonostante avesse la metà dei suoi
anni.
Juliet e Blaise osservavano prima il ragazzo
poi l'uomo,
naturalmente facendo il tifo per quest'ultimo, anche se per motivi
diversi. La prima perché da quando aveva saputo della
presenza
del draghetto era stata presa da un'irrefrenabile voglia di vederlo, il
secondo semplicemente perché quel ragazzo non gli era andato
giù già dal primo sguardo, sentimento che col
tempo non
aveva fatto che aumentare, e tanto bastava per farlo diventare un
nemico giurato.
"Però poi non dica che non l'ho avvisata"
acconsentì
seccato Sean, sedendosi di malagrazia sulla sedia e iniziando
ciò che sembrava essere il suo passatempo preferito e che
tanto
faceva irritare Blaise: fissare Juliet.
Quest'ultima, però, era fin troppo interessata a conversare
con Paul per prestargli la benché minima attenzione.
"Certo che è stano,eh?" chiese Juliet fissando le bende che
fasciavano la ferita del thestral, sospese a mezz'aria. Era stato loro
affidato il compito di 'tenere d'occhio' la creatura, in modo che se si
fosse allontanata avrebbero avvisato il guardiacaccia. "Ho letto tanti
libri su di loro e mi fa uno strano effetto averne davanti uno e non
poterlo vedere. Ho visto un disegno, ma non dev'essere certo la stessa
cosa. Sono proprio delle creature misteriose, hanno un certo fascino,
non credi? E dire che tutti li temono per il fatto di poterli vedere
solo dopo aver visto morire qualcuno. Il signor Paul pensa che neanche
il cucciolo di drago l'abbia visto è che sia stato solo uno
sfortunato incidente. Ora sarà spaventato da solo nella
foresta,
poverino" continuò, guardando ora la carcassa di mucca che
si
stava smembrando da sola.
"Senti... ma quel Sean è sempre stato così
pedante?
Insomma, ha avuto da ridire anche al suo capo!" chiese Blaise anche lui
intento a fissare la carne sparire nel nulla a piccoli pezzi.
Juliet si alzò e disse "In realtà, due anni fa
era
esattamente il contrario. Era anche troppo sprezzante delle regole ed
è finito un sacco di volte in punizione per questo... e
forse era
proprio per questo che mi sono lasciata convincere ad uscire con lui.
Ma da quando..." sospirò "da quando ci siamo lasciati
è
diventato insopportabilmente ligio al dovere e la causa a quanto pare
sono stata proprio io, come mi ha spesso volentieri fatto sapere. Ma in
realtà le cose stavano in un altro modo"
"Come sarebbe a dire? Cos'è successo?"chiese Blaise
tirandosi a sua volta in piedi.
"E' una storia molto lunga. Per niente interessante. Non avresti voglia
di sentirla." poi tendendo il braccio verso il punto dove si doveva
trovare il thestral, che ormai aveva già finito il suo
'spuntino', tastò l'aria. "Lo sento! Questo è il
collo...
e qui inizia la schiena. E queste sono le ali!" esclamò
felice
"Mi piacerebbe tanto avere le ali, sai? Volare nel cielo, guidata dal
vento, senza preoccupazioni. E raggiungere le nuvole e poi tuffarmi
giù in picchiata per poi risalire all'ultimo momento. Certo
si
potrebbe farlo anche con la scopa, e l'ho fatto un sacco di volte, ma
con
le ali è sicuramente molto meglio! Senza dover stare
attaccati
al manico di legno... semplicemente librarsi in aria, come sotto
l'effetto di un Wingardium Leviosa".
Continuava ad accarezzare il corpo invisibile del thestral e Blaise
intuì che, sviando l'argomento, volesse fargli capire che
non
avesse ancora superato la tristezza per quanto successo con Sean, anche
se pensava che poco c'entrasse il fatto in se di essersi lasciati,
quanto il modo in cui si era comportato il ragazzo. Non insistette, ma
interiormente gridava vendetta ai danni di un certo assistente al
dipartimento 'Creature magiche'.
"Senti qui!" fu distratto dal parto di piani delittuosi da Juliet che,
prendendogli una mano, la guidò a percepire la pelle liscia
dell'ala del thestral.
In effetti era piuttosto strana la sensazione, ma non ci si
soffermò molto, dal momento che la sua attenzione era stata
completamente catturata dalla mano che stringeva la sua. "Hai le mani
gelate" disse subito.
Juliet ritirò subito la mano scusandosi.
Blaise scuotendo la testa disse "No, non è questo. E' che
faresti meglio a metterti i guanti prima di ritrovarti due ghiaccioli
al posto delle mani"
La corvonero sorrise e annuì, prima di catapultarsi nella
tenda per prendere i guanti.
Blaise la seguì con lo sguardo sorridendo, ma il sorriso
morì subito sulle sue labbra non appena vide Sean seguire
Juliet
all'interno della tenda. Che stesse aspettando solo di vederla
allontanarsi da sola, il maledetto?
Si stava già avviando nella loro direzione quando si
ricordò di non potersi muovere. Era rimasto da solo a fare
la
guardia al thestral e se se ne andava anche lui, la bestia poteva ben
decidere di darsi alla fuga.
Rifletté un paio di minuti, poi, concluse che il thestral
poteva
anche restare solo. Dove poteva andare con quella ferita?
Corse verso la tenda pensando di aver perso anche troppo tempo prima di
decidersi.
Quando entrò trovò i due vicino alla stufa, che
davano le spalle all'entrata.
Sean si voltò subito accorgendosi della sua presenza.
Socchiuse
gli occhi e gli chiese perentorio "Ma tu non dovevi fare la guardia al
thestral?"
"Il thestral è dove deve stare. Tu piuttosto, che ci fai qui
dentro?"
"Non mi sembra ci sia qualche divieto che mi impedisca di stare qui."
ribatté secco il ragazzo più grande, che,
comunque, si
mosse per uscire. Prima di varcare la soglia, però, disse
"Spero
per te che il thestral non sia scappato"
Blaise strinse i pugni, ma non rispose, distratto dal rumore di Juliet
che tirava su col naso.
Si avvicinò e notò che la rossa aveva portato le
mani a coprirsi la parte inferiore del viso, la testa bassa.
Che stesse... piangendo? Era forse arrivato tardi, lasciando tutto il
tempo a Sean di far del male alla piccola corvonero?
"B-Blaise?" la voce arrivò flebile alle orecchie del
serpeverde
che si preoccupò maggiormente. Cos'era successo? Che aveva
combinato il maledetto per ridurla così? Come si poteva far
piangere una ragazza tanto solare e allegra come lei?
"Etciù!" proruppe la rossa voltandosi dall'altra parte.
"Uffa! Ho già preso il raffreddore. Non sono durata neanche
mezza giornata"
"Eh?" Blaise era rimasto imbambolato a fissarla, ammiccando. Era solo
un banale raffreddore, allora. Non stava piangendo.
Per il sollievo si mise a sghignazzare per poi scoppiare in una risata
fragorosa.
"Sono così buffa?" chiese Juliet sorridendo a sua volta
"Scommetto di avere il naso rosso. Mi scendono persino le lacrime,
guarda qua. Devo essere proprio un disastro. Ogni anno è la
stessa storia, uffa! Meglio se mi copro di più, d'ora in
avanti.
Non vorrei mi venisse anche la febbre, sai che bel Natale a letto con
l'influenza?!"
Erano rimasti nuovamente soli, mentre gli altri erano tornati alla
foresta alla ricerca del draghetto.
Da quanto avevano capito, avrebbero potuto portarlo fuori dal riparo
degli alberi solo l'indomani, quando il rischio che qualche studente
potesse capitare lì per caso fosse pressoché
nullo, dal
momento che quasi tutti sarebbero stati sull'espresso che li avrebbe
riportati a casa.
Il thestral non era scappato, ma ben presto Blaise si
ritrovò a
desiderare che l'animale avesse davvero approfittato del fatto di non
essere sorvegliato per compiere la fuga del secolo. In questo modo
avrebbe risparmiato loro di fargli la guardia anche di sera.
"Ecco il the!" esclamò Juliet mettendogli una bella tazza di
the fumante davanti al viso, di ritorno dalla tenda.
Poi, sedendoglisi di fianco sulla tovaglia che avevano steso per terra,
iniziò subito a bere dalla propria. "Ci voleva proprio con
tutto
questo freddo. Si è anche alzato il vento e il cielo
è
diventato bianco. Ho il sospetto che domani nevicherà, se
non
addirittura stasera. Spero che per allora il nostro turno di guardia
sia finito. Con questo raffreddore stare qua fuori non è
proprio
il massimo"
"Se vuoi resto io a fare la guardia. Dovresti rimanere al caldo visto
che ti senti male" si premurò Blaise.
"Oh, non ti preoccupare mi sono coperta per bene. Ho addosso una
maglia, un maglione e una giacca, senza contare poi il cappotto e la
sciarpa." lo rassicurò Juliet sorridendo "Sono in una botte
di
ferro. Non passa neanche uno spiffero. Anche se preferirei sicuramente
stare dentro al caldo... ma non ti lascio solo. Anche perchè
mi
annoierei a stare sola senza fare niente."
"Posso farti una domanda?"
"Certo"
"Cosa voleva quel tipo poco fa?"
"Ti riferisci a Sean?" Blaise annuì "Niente di che. Solo
parlarmi" si limitò a rispondere prima di bere un altro po'
di
the.
"Posso chiederti di cosa voleva parlarti?"
Juliet si soffermò un attimo a guardare gli alberi al
limitare
della foresta, sospirò e disse "Non ha detto molto in
effetti,
sei arrivato quasi subito tu. Mi ha detto di essergli mancata e di
essere cambiato. Quando ha visto che non rispondevo mi ha chiesto di
dargli un'altra possibilità, ma io ho continuato a non
parlare e
ho visto che stava iniziando ad innervosirsi. Poi sei arrivato tu e,
forse, si è arreso"
"Forse?"
"Sean non è tipo da arrendersi così facilmente.
Dopo
qualche mese che ci siamo lasciati ha iniziato a cercare di convincermi
che era stato uno sbaglio, quello di rompere, ma io non ero dello
stesso parere e, quando l'anno scorso ha finito la scuola, pensavo si
fosse tutto concluso. Invece... è tornato all'attacco"
concluse
abbassando la testa.
"Come mai vi siete lasciati?" giacché si era in vena di
confidenze, magari avrebbe potuto scoprire anche quello, no?
"Come sei curioso oggi" lo riprese bonariamente Juliet sorridendo.
"Scusa, non volevo essere insistente" si scusò nervosamente
Blaise, prima di bere un'abbondante sorso di the che, essendo ancora
molto caldo, lo fece tossire.
La rossa ridacchiò e scosse la testa "Non c'è
bisogno di
scusarsi; sei solo curioso, no? Capita a tutti. Comunque..." disse poi
tornando seria "... sei sicuro di volerlo sapere? Ti annoieresti molto,
sai?"
"Tanto non abbiamo altro da fare"
"In effetti... Beh, in questo caso..."
To be continued...
Sono riemersa dallo studio per aggiornare in tempi quasi
decenti... quasi. Il fatto è che sono successe delle cose
poco
piacevoli e la fantasia è andata a farsi un bel giretto
intorno
al mondo lasciandomi a secco.
Ho l'atroce sospetto che anche per il prossimo
capitolo ci vorrà un bel po' di tempo.
ç_ç
Questo è tutto ciò che
sono riuscita a tirare
fuori dal mio cervellino stressato da mille impegni. Spero non faccia
troppo schifo e che qualcuno voglia dirmi che cosa ne pensa.
Un kiss^^
Lenù
|
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Capitolo 11 *** Tuffo nel passato ***
Rivelazioni
Blaise non sapeva di preciso perché
conoscere
le cause della rottura tra Juliet e Sean fosse così
importante
per lui. La motivazione più convincente che
riuscì a
darsi fu quella di voler sapere se per se ci fosse qualche
possibilità di recuperare la fiducia della corvonero. Se
Juliet
non voleva concedere una seconda possibilità al maledetto,
voleva sapere che cosa questi le avesse fatto, se anche lui avesse
perso la
sua fiducia e con essa la possibilità di starle accanto.
"Due anni fà, un mio compagno di classe, ad una festa in
sala
comune mi presentò suo fratello maggiore, Sean. Era uno dei
ragazzi più amati della nostra Casa: bello, simpatico,
intelligente, ma ciò che più piaceva di lui era
il suo
essere ribelle. I ragazzi lo ammiravano e cercavano di diventare suoi
amici, le ragazze, attratte del suo carattere fiero e dalla sua
bellezza un po' rude, non facevano altro che corrergli dietro. Anch'io,
come gli altri, sono rimasta colpita da lui, quel suo fare
così
indisponente e sprezzante delle regole aveva per me un senso di
libertà tale da suscitare ammirazione e simpatia, verso quel
ragazzo che si ritrovava in punizione sei volte alla settimana, ma che,
nonostante questo, continuava per la sua strada senza dare retta a
niente e a nessuno, solo a se stesso, ma senza per questo inimicarsi
nessuno."
Juliet parlava in tono quasi ammirato, tanto che Blaise se ne
stupì non poco. Doveva piacerle davvero molto quello
sbruffone
al tempo.
"Così, quando fu organizzato il Ballo del Ceppo, nonostante
un
mio iniziale rifiuto, alla fine riuscì a convincermi ad
andarci
con lui. Tra tutte le ragazze che avrebbe potuto scegliere, molto
più grandi e con molta più esperienza, lui aveva
invitato
me e io per qualche strano motivo mi sentivo orgogliosa del fatto di
aver attirato la sua attenzione. Per me era quasi un onore aver avuto
la possibilità di stare con lui, che incarnava la forza
della
libertà che tanto, già allora, agoniavo. Questo e
la
promessa di una serata di disimpegnato divertimento, mi convinsero ad
accettare il suo invito. Passai un bellissima serata, mi piaceva stare
in sua compagnia. Così da quel giorno passammo molto tempo
assieme e, alla fine riuscì a convincermi ad uscire con lui.
Seguirono molti altri appuntamenti, non sempre
concordati per
tempo. Un giorno, mentre sotto un albero vicino al lago stavamo
ripassando, senza nessun preavviso, mi confidò di piacergli.
Presa alla
sprovvista non capii subito cosa volesse dire, tanto che inizialmente
avevo pensato mi stesse dicendo che gli piacevo come amica. Ma quando
gli sorrisi e lui mi baciò, non ebbi più dubbi."
Rigirandosi la tazza calda tra le mani, la corvonero si
fermò un
attimo, probabilmente per raccogliere le idee. Blaise la
osservava intensamente, qualcosa era cambiato da poco prima, il suo
sguardo non era più nostalgico come prima, era diventato
malinconico, triste. Ora sarebbe arrivata la parte più
importante, ne era certo.
"Feci resistenza e cercai di spiegargli che non sarebbe stata una buona
idea. Ma dopo poco riuscì a convincermi a tentare."
"E vi siete messi insieme?!" tentò Blaise vedendo che la
ragazza si era nuovamente bloccata.
Juliet annuì "All'inizio andava tutto bene. Stavamo insieme
come
sempre, non avvertivo cambiamenti sostanziali e mi piacque, poi
però tutto questo non basto più a Sean, che
voleva
controllarmi in ogni momento. Io per contro invece cercavo di sfuggire
al suo controllo, la mia indole non era certo cambiata e io mi sentivo
costretta nel nostro rapporto. Iniziarono i problemi. Più
lui mi
seguiva più io fuggivo, era diventato davvero difficile.
Finché un giorno..."
Un'altra pausa, forse più significativa delle altre. La
stoccata finale.
"Non c'è bisogno che continui. Non farlo se non vuoi"
nonostante
non avesse aspettato altro dal momento in cui Juliet aveva iniziato a
spiegare, ora Blaise non era tanto sicuro di voler sapere cosa avesse
causato la loro rottura. Juliet sembrava provata da quanto stava
raccontando, come se stesse rivivendo tutto un'altra volta. Non voleva
vederla così.
La rossa si voltò incuriosita, sorridendo subito dopo. Un
sorriso triste ma sincero.
"Sto bene. E' solo che... dopo Sophie non ho più voluto
parlarne
con nessuno. Avevo paura, neanch'io so di cosa. Ma ora mi sembra di
stare togliendomi un peso. E' strano..." sospirò "sembra
quasi
che più ne parlo più si allontani nel
passato.
E'... non so, quasi piacevole"
Sorseggiò un altro po' di the e riprese "Lui... si
è
trovato una nuova compagnia... un giorno l'ho trovato in Sala comune in
atteggiamenti intimi con un'altra ragazza"
"Ti ha tradita?" Blaise era confuso e arrabbiato nello stesso tempo.
"Lui ha detto che sopperiva alla mia mancanza. Si è
giustificato
dicendo che, dal momento che io non c'ero quasi mai, lui si sentiva
solo e visto che io mi dedicavo esclusivamente a me stessa e
non pensavo minimamente al nostro rapporto, lui aveva deciso di
ricercare attenzioni altrove. Fu come un colpo in piena faccia. Io
avevo cercato in tutti i modi di stare con lui, stavo cercando di
abituarmi all'idea di avere un ragazzo, non era certo mia intenzione
non dedicare il giusto interesse al nostro rapporto. Scappai nel
dormitorio e piansi, piansi tutta la notte. Ma non era ancora finita"
Più andava avanti più Blaise stringeva i pugni
cercando
di non scoppiare e andare nel cuore della foresta per cercare Sean e
riempirlo di calci e pugni. Cosa poteva aver fatto ancora quel verme,
di peggio.
"Dal giorno dopo iniziò a comportarsi in maniera
impeccabile.
Aveva iniziato a riprendere, non solo gli studenti più
giovani,
ma anche i suoi compagni e i ragazzi dell'ultimo anno, anche per
innocenti scherzi da adolescenti, che prima erano il suo pane
quotidiano. Si era trasformato nell'esatto opposto di ciò
che
era prima. E a chi chiedeva cosa gli fosse successo rispondeva
'chiedilo a Juliet McDavis'. Un giorno stanca della situazione, gli
chiesi di incontrarci per parlare, svogliato mi trascinò nel
suo
dormitorio. Gli chiesi il perché del suo comportamento e
lui,
dopo avermi lanciato un'occhiata di sufficienza mi rispose che, da
quando stava con me, aveva capito che il suo precedente atteggiamento,
e
anche il mio, erano deleteri e che gli avevano causato solo guai. Se
prima mi sentivo male, in quel momento potevo davvero affermare di
sentirmi uno schifo. Non solo sosteneva che il mio
comportamento avesse causato la nostra rottura, ma anche che esso era
la causa della perdita del suo valore di libertà, io ero
la causa della sua nuova condizione di uomo schiavo. Non riuscii
più a guardarlo in faccia"
Poi il suo sguardo si fece duro. Anche se continuava ad essere triste,
i suoi occhi erano diventati fissi e quasi glaciali.
"Un giorno però, lo sentii parlare con il fratello, Joseph,
quel
ragazzo che era nello studio di Silente ieri sera. Avevo sentito il mio
nome e mi ero fermata ad ascoltare. Sean stava dicendo che aveva
iniziato a comportarsi così per farmela pagare, sapeva che
io ci
sarei rimasta male se avessi saputo di averlo trasformato in
ciò
che più mi sarebbe dispiaciuto, e che in fondo gli piaceva
anche essere così. I suoi erano solo capricci, anche quando
non
gli importava di infrangere le regole era solo un modo per assecondare
le sue voglie, il suo bisogno d'attenzione. Ne rimasi shockata, delusa
e arrabbiata"
Vuotò la tazza e fissò in lontananza oltre gli
alberi
della foresta, verso le montagne che circondavano il castello. "Pochi
mesi più tardi cercò di convincermi che avevamo
commesso
un'errore, tutt'e due. Ma non lo ascoltai, non volli più
ascoltarlo"
Finì e si girò a guardare Blaise. Il serpeverde
aveva
stretto talmente tanto i pugni da aver conficcato la unghie nella
carne, lo sguardo assassino, non prometteva niente di buono.
"Blaise?" il moro si voltò di scatto "Cos'hai?" chiese
preoccupata la ragazza.
"Appena torna lo riempio di botte!"
Juliet allarmata si alzò in piedi "No! Non ti ho raccontato
questa storia per essere vendicata. Ha già provocato troppi
guai. Voglio solo lasciarmela alle spalle. Sean non è un
tipo
che va giù leggero, non voglio che ci vada di mezzo anche
tu".
Tremava e Blaise, vedendola così si impose di calmarsi.
"S-scusa. Non volevo" mormorò il serpeverde osservando i
segni
rossi a mezzaluna che spiccavano nei palmi delle sue mani.
La ragazza scosse la testa e, più tranquilla si risedette
"Non
fa niente." poi guardandosi intorno esclamò "Ehi! Ma che
fine ha
fatto il thestral? Non vedo più le fasciature da nessuna
parte."
E già, di bende volanti non si vedeva l'ombra per tutto il
mini
accampamento. La bestia doveva aver approfittato della loro
chiacchierata per defilarsi in tutta tranquillità.
Velocemente si tirarono su e iniziarono a ispezionare nei dintorni.
Niente. Non una traccia della presenza della creatura
invisibile.
Neanche una miserrima impronta nel terreno che testimoniasse il suo
passaggio. Probabilmente aveva spiccato il volo.
Dopo essersi dati per vinti decisero di aspettare il resto del gruppo
nella tenda. Tanto valeva stare al caldo.
Un paio d'ore più tardi, furono avvisati del ritorno della
squadra dalla voce di Paul che li chiamava.
Sospirando Juliet uscì per informare l'uomo della fuga del
thestral, seguita subito da Blaise, naturalmente.
"S-signor Paul, non so... come sia successo. Ci siamo
distratti un
attimo e il thestral... non c'era più" Juliet si tormentava
le
mani, nonostante questo reggeva coraggiosamente lo sguardo del mago
che... sorrise?
"Si... beh... in effetti senza bende era difficile per voi tenerlo
d'occhio." Allo sguardo perplesso della ragazza, aggiunse "Il thestral
è ancora là. Si è solo tirato via la
fasciatura.
Probabilmente gli stava dando fastidio"
Inconsciamente la rossa si voltò a guardare nella direzione
dove
si trovava la creatura, non pensando subito all'inutilità
della
cosa dal momento che per lei era impossibile vederlo. Emise un sospiro
di sollievo, per poi ridacchiare, seguita a ruota dall'uomo.
Nel frattempo due paia di occhi lanciavano scintille. Non appena Blaise
vide Sean, l'istinto di saltargli addosso e farne carne da macello poco
prima assopito si era risvegliato, e il giovane assistente, notandolo,
aveva ricambiato più che volentieri quell'occhiataccia al
vetriolo. La tensione era palpabile.
To be continued...
Chiedo umilmente perdono per il ritardo
ç_ç
Purtroppo mi è capitata una cosa molto spiacevole e non mi
sentivo molto in vena di scrivere. Probabilmente anche il capitolo ne
risente... non mi convince molto. Vorrei sapere cose ne pensate e se
è il caso che lo riscriva. Mi scuso se non si è
rivelato
di vostro gradimento.
Ringrazio immensamente bluesnaky
per
le sue recensioni, mi hanno davvero tirata su di morale; sono
contenta che la storia ti piaccia e che tu abbia trovato il tempo per
dirmi cosa ne pensi, spero continuerai a farlo, mi farebbe molto
piacere. Sono contenta di aver reso al meglio Blaise!
Bene! Ora mi metto d'impegno per far arrivare presto il nuovo capitolo,
o per aggiustare questo... in ogni caso lavorerò con impegno
per
farmi perdonare per il ritardo.
E ora scappo all'università!
Un kiss ^^
Lenù
|
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Capitolo 12 *** Visite e metodi ***
Scontri
Blaise passò l'intera serata cercando in tutti i
modi di
ignorare Sean che, a quanto pareva, aveva voglia di attaccar briga a
tutti i costi con battutine di scherno. Tentò anche la via
dell'alcolismo, prontamente fermato dal ragazzo più grande
che,
nel ricordargli il divieto ai minorenni di ingerire certe bevande, si
serviva di generose quantità di whisky, fornite da Silente.
Di certo la serata sarebbe potuta essere migliore.
Dopo una nottata trascorsa quasi interamente insonne, a causa dei
rumori costanti provenienti dal thestral irrequieto che, per colmo di
sfortuna, era stato legato proprio di fianco alla parte di tenda che
rappresentava la sua 'camera', il risveglio turbolento che ricevette,
lo lasciò un po' intontito.
Juliet, più euforica del solito, era saltata sul suo letto e
scuotendolo fino a svegliarlo, l'aveva informato, tutta eccitata, che
la
notte aveva nevicato e che ora era tutto bianco.
"Eh?" fu tutto ciò che riuscì a dire mentre
cercava di
capire dove si trovasse e perché Juliet fosse lì
con lui.
Riacquistata la lucidità mentale, quel tanto per capire di
essere sveglio e che quella che si ritrovava davanti non era la
proiezione onirica della corvonero ma lei in carne ed ossa, ringraziò
il freddo, che l'aveva spinto a mettersi il pigiama
anziché dormire in soli boxer come faceva di solito,
evitando
così di
ritrovarsi mezzo nudo davanti alla ragazza, la quale lo
stava già tirando per un braccio per portarlo a vedere la
neve.
Riuscito a recuperare almeno il mantello, prima che Juliet lo
trascinasse con il solo pigiama fuori al freddo, si ritrovava ora a
guardare il castello completamente ricoperto dal fitto strato bianco.
"Sembra una cartolina natalizia!" sentì esclamare Juliet,
che stava già avanzando tra la neve.
"Ma tu non odiavi il freddo?" le chiese raggiungendola.
"E' così. Ma, non so perché, la neve mi piace...
mi
è sempre piaciuta. Da piccola passavo ore ed ore a guardare
fuori dalla finestra i fiocchi cadere o girare trasportati dal vento.
Ferma, immobile ad osservarli, senza fare altro, senza pensare a
niente. Poi quando finiva di cadere, correvo fuori a tuffarmici in
mezzo, finendo sempre col prendere l'influenza." disse chinandosi e
premendo le mani sul soffice manto per lasciare le impronte.
Intento com'era a guardarla, non si accorse che qualcuno si stava
avvicinando, finché una palla di neve non lo colpi in piena
faccia facendolo quasi cadere per la sorpresa.
Con sguardo omicida si voltò a guardare Draco che si
avvicinava
con un ghignetto stampato in faccia, seguito a breve distanza da Sophie
McDavis.
"Ma sei scemo? E' fredda!" gli urlò contro asciugandosi il
viso col mantello.
"Che scoperta... è neve" gli rispose il biondo.
"Si, beh, io sarei un po' congelato visto che ho solo questo mantello a
coprirmi."
"E allora che ci fai qua fuori al freddo, visto che sei così
poco coperto?"
"Ciao!" l'arrivo di Juliet gli risparmiò la figura meschina
che
avrebbe fatto non sapendo che rispondere. "Come mai siete qui?" chiese
ai nuovi arrivati.
"S-Silente c-ci ha permesso di venire a s-salutarvi prima di partire"
le rispose Sophie lanciando occhiatine nervose ai due ragazzi e
arrossendo. Che strana ragazza, pensò Blaise.
"Forse è meglio entrare, allora. Preparo il the!" disse
allegra
la rossa, trascinando la cugina dentro la tenda.
Nella tenda, con the e biscotti, i ragazzi chiacchieravano del
più e del meno, o meglio Juliet parlava molto come al
solito,
Blaise faceva qualche intervento, Draco rispondeva a monosillabi di
tanto in tanto e Sophie sorseggiava il suo the lentamente passando lo
sguardo da uno all'altro rimanendo in religioso silenzio.
"... e poi Gazza mi voleva portare da Silente perchè era
convinto che stessi complottando per distruggere qualcosa quando la mia
pozione è esplosa. Meno male che è arrivato Pix a
distrarlo, altrimenti... ah, già! Sophie, vieni un attimo,
ti
devo dare una cosa" e portando la cugina in camere lasciò
soli
i due serpreverde.
Blaise si chinò con aria cospiratoria verso Draco che, dopo
averlo guardato male, prese un biscotto e lo addentò senza
considerare ulteriormente l'amico.
"Draco?" lo chiamò il moro a voce bassissima.
Altra occhiataccia altro morso.
"Devo chiederti un favore" continuò l'altro a voce ancora
più bassa.
"La mia risposta è no" fece il biondo senza neanche
guardarlo.
"Ma non sai neanche che cosa ti devo chiedere"
"Ogni volta che mi chiedi un favore succede sempre che mi ritrovo in
qualche guaio. Perciò, NO! E smettila di bisbigliare. Mi dai
fastidio"
"Questa volta non succederà niente" tentò di
convincerlo continuando a mormorare.
"L'hai detto anche quando mi hai convinto a farti provare come
battitore e stavi per spaccarmi la testa con la mazza quando ti
è sfuggita di mano, oppure quando mi hai lasciato il tuo pit
bull quest'estate e quel botolo pulcioso ha distrutto mezzo giardino
scavando le sue maledette buche. Non ci casco più."
"Ma..."
"Smettila di mugugnare, ti ho detto che mi da fastidio!"
sbottò irritato i giovane Malfoy
"Ssssh! Parla piano" Draco si massaggiò le tempie cercando
di
mantenere la calma, non era il caso di finire ad Azkaban per l'omicidio
di quell'idiota che rispondeva al nome di Blaise Zabini. "Mi serve solo
che compri una cosa"
"Qualcosa di illegale?"
"No!" rispose il moro, contento per averlo convinto.
"E allora perché accidenti stai bisbigliando?"
"Perché è un segreto" rispose come se fosse la
cosa più ovvia del mondo.
"E cosa dovrei comprare?" chiese, sconfitto, il biondo.
Quando Blaise gli rispose, sussurrandogli all'orecchio, Draco
alzò un sopracciglio in modo che il suo sguardo dimostrasse
quanto ritenesse cerebroleso l'amico, prima di sospirare sconfortato e
chiedersi per quale assurda ragione ancora gli desse corda.
Juliet e Sophie tornarono subito dopo, quest'ultima sembrava ancora
più imbarazzata di prima e si rigirava una lettera tra le
mani.
Quando Sophie e Draco se ne andarono, Juliet e Blaise vennero
incaricati di andare a chiedere della carne fresca alle cucine, per il
thestral ferito e per il draghetto che si apprestavano a catturare.
Quando tornarono trovarono ad attenderli Sean e l'altro assistente, che
stavano montando una gabbia vicino alla foresta.
Juliet guardò la gabbia con apprensione. "Non vorrete
rinchiuderlo là dentro?!" esclamò inorridita.
"Dobbiamo farlo" le rispose Sean girandosi un attimo per guardarla.
"Ma è una cosa crudele!" continuò, indignata,la
ragazza.
"Purtroppo è l'unico modo" cercò di farla
ragionare.
"E' solo un cucciolo spaventato. Così si
spaventerà
ancora di più" Juliet non sembrava intenzionata a desistere
tanto facilmente.
"E' pericoloso. Potrebbe fare del male a qualcuno" poi notando lo
sguardo di fuoco della ragazza disse "Non sarà per molto.
Solo
finchè non lo trasporteremo"
"Ma... non potete tenerlo tranquillo in un altro modo?"
tentò ancora la rossa.
"E come? Gli incantesimi non funzionano contro le sue scaglie."
"Potreste provare con una pozione" propose Blaise. Juliet lo
guardò riconoscente, Sean sbuffò spazientito.
"Non sappiamo come potrebbe reagire, non è sicuro che la
pozione
abbia gli stessi effetti che ha con gli umani" rispose come se stesse
cercando di far capire qualcosa ad un bambino cocciuto. Sorrise vedendo
gli occhi del serpeverde ridursi a due fessure.
Juliet sbuffò indispettita e si ritirò nella
tenda. Blaise la seguì subito dopo.
Per l'ora di pranzo, il resto del gruppo non era ancora tornato.
"Lo chiederò a Paul, sono sicura che troveremo una soluzione
migliore!" affermò Juliet convinta.
Blaise non l'avrebbe mai ammesso, ma anche secondo lui, di soluzioni
non ce n'erano poi molte, ma per solidarietà verso la rossa
e
soprattutto per non darla vinta a Sean sperò seriamente che
la
ragazza avesse ragione.
Mezz'ora dopo, delle voci concitate provenienti dal limitare della
foresta li informarono che, il drago era stato catturato.
Il guardiacaccia non riusciva a staccare gli occhi di dosso dalla
creatura, guardandolo con tenerezza.
Era già stato rinchiuso nella gabbia e Juliet
tentò di
avvicinarsi, ma venne subito fermata da Paul che le andò
incontro.
"E' meglio se non vi avvicinate, è molto irrequieto" esibiva
un profondo taglio sulla guancia e zoppicava.
"Signor Paul... è proprio necessario tenerlo chiuso
là
dentro?" chiese la corvonero guardando rattristata il cucciolo da
lontano.
"Purtroppo sì. Sarebbe pericoloso anche per lui se lo
lasciassimo
andare ora, tornerebbe nella foresta e... i centauri non sono molto
contenti di averlo in giro, potrebbero attaccarlo."
Juliet sospirò abbattuta. Non c'era proprio niente da fare.
To be continued...
|
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Capitolo 13 *** Draghi e laghi ***
Draghi e laghi
Finito di pranzare, un elfo domestico portò un carrello
pieno di dolci, da parte di Silente.
Neanche a dirlo, Juliet vi si catapultò subito sopra, con
gli occhi brillanti e un sorriso enorme.
Blaise la osservò afferrare una pasta coperta di crema e
leccarsi un dito rimasto impiastricciato.
"Non illuderti. Sprechi il tuo tempo cercando di conquistarla" gli
arrivò detto da dietro.
Si voltò per lanciare un'occhiata di sufficienza a Sean, che
lo
guardava divertito con le braccia incrociate al petto, prima di
riniziare ad ignorarlo e guardare la corvonero che ora stava
confabulando con Paul a bassa voce.
"E' un consiglio da amico: lascia stare" a quanto pareva Sean non aveva
nessuna intenzione di lasciarlo in pace, mettendo a dura prova i nervi
del serpeverde che si tratteneva solo per non far preoccupare Juliet.
Sean gli si sedette di fianco, con un bicchiere di Idromele in mano, e
guardò a sua volta la ragazza che ora stava mettendo lo
zucchero
nel caffè dell'uomo.
"E poi, non credo che un serpeverde possa apprezzare le sue doti"
continuò Sean, e questa volta Blaise non riuscì
proprio a
mantenere la calma.
"Che vorresti dire con questo?" chiese brusco voltandosi a guardare
l'altro negli occhi.
"Che a voi serpi interessa solo una cosa dalle ragazze e non credo che
a Juliet faccia piacere essere considerata solo un passatempo"
Ma con che coraggio si permetteva di fare tali insinuazioni, proprio
lui che l'aveva trattata in quel modo meschino?
"Come hai fatto tu?" gli chiese infatti Blaise col tono più
acido che riuscì a tirar fuori dal suo repertorio.
Colpito e affondato! E pensare che si era fregato con le sue stesse
mani il verme. Sean assottigliò gli occhi e sputò
fuori
"Non giocare con me, ragazzino. Non sai quanto potrei dimostrarmi
pericoloso."
"Non mi fai paura. Di spacconi come te ne è pieno il mondo e
a
me sinceramente non interessa un bel niente di quello che pensi, ma
lascia in pace me e soprattutto Juliet"
"Non venire a dirmi cosa devo fare. Forse ancora non ti sei reso ben
conto che qui l'intruso sei tu non io. Juliet non è tua"
"Se è per questo, fortunatamente, non è neanche
tua. Mi
ha raccontato cosa le hai fatto. Se davvero tieni a lei, lasciala
stare"
La discussione si stava animando e i due ragazzi si stavano avvicinando
sempre di più ad alzare le mani, oltre che la voce.
Furono però distratti da un verso proveniente da fuori. Il
verso di un drago.
Incuriosito Paul si alzò a controllare. Solo allora Blaise
si
accorse dell'assenza di Juliet, del suo capotto e di una considerevole
quantità di dolci dal carrello.
Insieme agli altri uscì fuori, preoccupato che potesse
essere successo qualcosa alla ragazza.
In effetti Juliet si trovava vicina alla gabbia e il draghetto sporgeva
il muso proprio verso di lei. Era di spalle e non si riusciva a vedere
cosa stesse combinando.
Allarmato provò ad avvicinarsi, ma fu trattenuto da Paul che
assisteva alla scena in silenzio.
"E' pericoloso dobbiamo portarla via di là!"
esclamò il serpeverde agitato.
"Ssssh, Guarda!" si limitò a dire Paul, facendogli un segno
col capo verso la gabbia.
Blaise, neanche un po' tranquillizzato, si costrinse però a
mantenere la calma e osservò con più attenzione.
Il cucciolo non sembrava avere intenzioni ostili e agitava la coda
mansueto, guardando incuriosito Juliet. Poco dopo si chinò
ulteriormente verso la ragazza e subito si sentì un verso di
apprezzamento, mentre la coda del draghetto si muoveva più
velocemente.
"Ma che...?" Blaise non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
"Quella ragazza è portentosa. Ha del talento! Dovremmo
proporle
di venire nel nostro reparto. Che ne dici Ben?" chiese Paul
rivolgendosi ad un omone robusto che gli stava di fianco.
"Cosa sta succedendo?" chiese a quel punto Blaise ancora stupito.
"La tua amica lo ha, come si suol dire, preso per la gola. Gli sta
offrendo dei dolci" spiegò Paul continuando ad osservare la
corvonero e la bestiola "Certo che ha proprio un bel coraggio!
Avvicinarsi così...!"
Ora un po' più tranquillo Blaise tornò a guardare
Juliet
che accarezzava il muso del drago, che ora sembrava il
cucciolo domestico più mite del mondo. Niente a che fare
rispetto a poco tempo prima, quando si dimenava all'interno della
gabbia cercando di sfondarla.
Blaise tentò nuovamente di avvicinarsi, ma fu ancora una
volta
trattenuto da Paul "Meglio se resti lontano. Non credo che il drago
gradirebbe altra compagnia. Ti vedrebbe come un intruso e potrebbe
attaccarti. Lei non corre alcun pericolo, non ti preoccupare."
E mentre gli altri tornavano dentro, lui, Paul e Sean rimasero ancora
per un po' ad osservare quella strana coppia di 'amici'.
"Ora mi sento meglio. Almeno in questo modo non si farà male
sbattendo contro le sbarre, come faceva quando era agitato. Mi dava
pena vederlo là che si dimenava come un matto
perchè non
voleva stare chiuso. Ora invece è tranquillo. Bastava solo
trattarlo bene." Juliet e Blaise stavano guardando, ora da una distanza
ragguardevole, il piccolo drago che dormiva pacificamente nella gabbia.
"Non hai avuto paura?" chiese il serpeverde, notando con quanta
dolcezza la ragazza osservasse il cucciolo.
"Beh, si! Certo! Dopotutto i draghi sono tra le creature più
pericolose del nostro mondo. Ma sembrava così triste e
spaventato che non ce l'ho fatta a resistere, dovevo per forza calmarlo
e impedirgli di farsi male. Ho pensato che se ci fossi stata io al suo
posto anch'io sarei stata così agitata e avrei voluto avere
qualcuno che mi tranquillizzasse." poi sorridendo aggiunse "Abbiamo
molte cose in comune. Anche lui va matto per i dolci sai."
"Sei la ragazza più strana che conosco..."
Juliet si voltò a guardarlo "Me lo dicono in molti"
"... ma anche la più straordinaria. Non tutti avrebbero
fatto ciò che hai fatto tu, sai?"
"Già. Credo di sì." rispose sorridendo, mentre le
sue guance
assumevano un dolce colorito rosato. Era la prima volta che Blaise la
vedeva arrossire, e doveva ammettere che così era anche
più carina del solito.
"Blaise, posso chiederti un favore?" Paul si era avvicinato, il
mantello da viaggio legato sulle spalle. "Andresti a chiamare il
professor Silente. Noi siamo pronti per partire"
Blaise rivolse una breve occhiata a Juliet, prima di annuire e
incamminarsi verso il castello.
Quando tornò insieme al preside, che si appartò
insieme a
Paul nella tenda principale, si recò subito a prendere le
proprie cose dalla tenda assegnatagli. Si stupì leggermente
non
trovandovi Juliet, ma non si preoccupò più di
tanto.
Forse stava solo salutando gli altri componenti della squadra, o magari
il draghetto.
Quando uscì fuori e guardò verso il lago,
però, rimase pietrificato.
Juliet e Sean, sulla riva, stavano parlando, ma non sembrava una
conversazione molto amichevole. Sean teneva la corvonero per un braccio
mentre questa cercava di liberarsi.
Si avvicinò velocemente ai due e, quando fu abbastanza
vicino, riuscì a sentire ciò che stavano dicendo.
"Ti prego, dammi un altra possibilità, permettimi di
ritornare
ad essere quello di una volta" sentiva Sean parlare con un tono di voce
piuttosto alto.
"Sean, lasciami mi fai male."
"Ehi, lasciala stare!" intervenne il serpeverde una volta arrivato ad
una distanza che gli consentisse di farsi sentire.
"Non ti intromettere, non sono affari che ti riguardano. Sparisci e
lasciaci soli" sputò fuori Sean, rivolgendogli un'occhiata
di
ghiaccio.
"Non mi sembra che lei abbia voglia di stare con te. Levale le mani di
dosso" Blaise avanzò ulteriormente, per intervenire
più
da vicino se ce ne fosse stata necessità.
Il ragazzo più grande lo schernì con una risatina
gelida
"Non fare l'eroe, quello è un ruolo che si addice ad un
grifondoro, non ad una serpe come te."
"Ti ho detto di lasciarla stare!" il serpeverde cercava di trattenersi
dal dare spettacolo davanti a Juliet che sembrava già
abbastanza
agitata, ma quel ragazzo arrogante non sembrava altrettanto ben
disposto.
"Che diritto hai di avanzare tali pretese? Non sei neanche il suo
ragazzo." lo schernì infatti l'altro.
"Non sarò il suo ragazzo, ma sono suo amico e non mi sembra
che
invece tu ti stia comportando molto bene con lei, così come
hai
fatto due anni fa. Fai tanto il bravo ragazzo e denigri i perfidi
serpeverde, ma sai una cosa?! Juliet è la ragazza
più
carina e gentile che io abbia mai conosciuto e, per nessun motivo, si
sarebbe meritata ciò che le hai fatto passare tu. E per
quanto
io possa essere una spietata serpe non avrei mai avuto il coraggio di
farle del male. E ora chi è l'Intruso" la sua bocca aveva
ormai
ben deciso di ammutinarsi dal suo cervello lasciando correre fuori
tutto ciò che gli passava per la mente, incurante di cosa
ciò avrebbe potuto provocare. Era così intento a
riversare tutto ciò che sentiva dentro che non si accorse
dello
sguardo stupito e riconoscente che gli stava rivolgendo Juliet.
Il ghigno sadico che per tutto il tempo aveva sostato sulle labbra di
Sean era ora sparito per lasciare il posto ad un'espressione furente.
"Come ti permetti?" tirando fuori la bacchetta la puntò
direttamente al
petto di Blaise che non si mosse minimamente "Non sei altro che un
moccioso arrogante. Juliet è mia e tu non sei nessuno per
dirmi
cosa posso o non posso fare".
I suoi occhi avevano un'inquietante luce folle. Poi alzando il braccio
col quale teneva la bacchetta si preparo a colpire, ma in quel momento
la corvonero si piantò tra i due e, con un tocco leggero,
posò la mano sul braccio di Sean.
I due ragazzi la guardarono stupiti, anche se ancora entrambi
arrabbiati. Poi Blaise fu colto dal timore che Juliet, per calmarlo,
avrebbe accettato le sue richieste. Paura che si accentuò
non
appena senti la ragazza chiamare flebilmente "Sean...", mentre la mano
che prima teneva sul braccio scivolò lentamente sul petto,
subito seguita dall'altra.
Ma si dovette ricredere quando con una spinta ben assestata la
corvonero fece perdere l'equilibrio e infine cadere nelle fredde acque
del lago il ragazzo più grande.
Una volta riemerso, questi, sputando una generosa quantità
d'acqua guardò entrambi con un espressione furente e
sconcertata
allo stesso tempo.
"Io non sono una tua proprietà" gli gridò contro
la rossa
con le mani strette a pugno e le braccia tese lungo i fianchi "E non ti
permettere mai più di parlare a quel modo a persone che non
conosci, specialmente a Blaise. Lui è diecimila volte
migliore di
te!"
Il serpeverde rimase allibito da quanta rabbia potesse scatenare quella
ragazza sempre allegra e gentile, ma non potè non
rallegrarsi delle
sue parole.
Poi Juliet parve calmarsi, si porto le mani alle guance e
mormorò "Forse ho un po' esagerato..."
"Signorina McDavies, signor Zabini, vi pregherei di seguirmi" alle loro
spalle la voce di Silente li fece sobbalzare.
"Pro-professore, mi dispiace tantissimo... io non volevo..." Juliet era
visibilmente imbarazzata e spaventata, per essere stata colta in fallo
per quella sfuriata.
"Il signor Cooper sta per partire. Potete salutare e poi raggiungermi
in presidenza" disse l'anziano mago prima di procedere verso il
castello.
Allora... ho notato che da un po' di capitoli a questa parte i commenti
sono diventati sporadici, se non completamente assenti. Quindi una
vocina nella mia testa ha iniziato a dirmi che questo sia dovuto al
fatto che il mio
modo di scrivere stia andando e peggiorando. Indi per cui ho un appello
da fare: per favore criticatemi. Ditemi tutto quello che volete, fatemi
anche a pezzi se volete, ma ditemi dove sbaglio. Con mio fratello che
mi ripete ogni momento di ogni giorno quanto sono ignorante e scema
ormai ci sono abituata a sentirne di ogni genere. Tra l'altro,
ultimamente ho anche appurato di essere un tantino masochista visto che
mi cerco le figuracce col lanternino, faccio le scale al buio e esco
fuori con la tempesta indossando un misero pigiama per riallacciare il
contatore della luce, e questa richiesta che vi faccio non fa altro che
palesare le mie tendenze autolesionistiche. Perciò non
mettetevi
problemi.
Detto questo ringrazio Luna
91 per
la sua recensione. Mi fa molto piacere sapere che la storia ti piaccia.
Questo capitolo l'ho scritto quasi esclusivamente grazie al tuo
commento. Anche la tua storia mi piace molto.
Allora? Me lo lasciate un commentino piccino piccino?
Lenù
|
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Capitolo 14 *** Tutto si risolve ***
Ritorno a casa
Dopo aver recuperato le poche cose che avevano in tenda e
aver salutato Paul e gli altri componenti della squadra del
dipartimento delle Creature Magiche, che nel frattempo avevano
ripescato Sean e l'avevano tenuto sotto controllo all'interno della
tenda per non causare ulteriori problemi, Blaise e Juliet si
incamminarono verso il castello, all'indirizzo dell'ufficio del preside.
Mentre percorrevano i corridoi deserti, Blaise notò che
Juliet si tormentava le mani e il suo insolito mutismo lo mise in
allarme.
"Ehi!" Juliet sussultò sentendo la voce del serpeverde, ma
tentò subito di sorridere. Un sorriso tirato che non
ingannò neanche per un attimo Blaise "Che succede?" le
chiese infatti.
"Oh, ehm... ecco io... sono un po' preoccupata per quello che
è successo poco fa. Non ho mai reagito così prima
d'ora"
"Hai fatto bene invece. Se lo meritava" cercò di tirarla su.
"Non è questo il punto. Insomma, avrei dovuto comunicare in
maniera civile, invece mi sono lasciata prendere dalla foga e... e poi
Silente ha visto tutto e..." se non fosse bastato il modo in cui si
torturava le mani, ora anche la voce spezzata fece capire a Blaise che
la corvonero non era per niente tranquilla. Anzi, non l'aveva mai vista
così agitata, neanche per qualche grave errore commesso
durante le loro lezioni private.
"Ti preoccupa che possa punirti?" le chiese. Si augurava di trovare la
causa del suo malessere per riuscire a trovare rimedio.
"Beh, anche. Di sicuro è quello che farà, visto
che ci ha chiamati in presidenza. Mi dispiace che ci sia andato di
mezzo anche tu..." Juliet aveva abbassato la testa e in quel momento
Blaise avrebbe tanto voluto abbracciarla, ma si trattenne stoicamente.
"Non dirlo neanche per scherzo" disse invece "non sei tu quella che
deve scusarsi e di certo non sono io quello che deve ricevere delle
scuse. E' tutta colpa di quella sottospecie di vermicolo vanesio!"
disse con enfasi.
Juliet lo guardò stupita e una risatina le sfuggì
dalle labbra "In effetti un po' vanesio lo è" ammise
continuando a ridacchiare sommessamente.
"Un po'? Neanche io mi dò così tante arie e a
sentire Draco sono la persona più narcisista della scuola.
Anche se devo ammettere di essere abbastanza oggettivo non trovi?"
disse spostandosi una ciocca di capelli con fare intrigante. "E
comunque un tipo così è meglio perderlo che
trovarlo, fidati" concluse.
In quel momento Juliet si fermò e Blaise, voltandosi per
guardarla notò un leggero rossore sulle sue guance.
"Tu... pensi davvero le cose che hai detto a Sean?" chiese la rossa
mordendosi subito dopo il labbro inferiore e mantenendo lo sguardo sul
pavimento.
"Intendi dire sul fatto che è un idiota?"
"N-no. Sul fatto che... vuoi essere mio amico e che..."
arrossì ancora di più "... riguardo le cose che
hai detto su di me..." lo disse talmente in fretta che per un attimo
Blaise cercò di codificare quello che gli era arrivato alle
orecchie, rimanendo per qualche secondo imbambolato. Poi sorrise e
disse "Ogni parola. Ogni parola che ho detto è assolutamente
ciò che penso".
Juliet sussultò nel sentire quelle parole, quasi come se si
fosse aspettata che Blaise le avrebbe detto l'esatto contrario.
Nonostante quelle rassicurazioni, però, la sua espressione
era ancora affranta.
"Mi dispiace" sussurrò dopo pochi secondi.
"Per che cosa?" le chiese subito Blaise, confuso.
"Per... per averti detto quelle terribili cose, sul fatto che non mi
fido di te. Io non... "
"Avevi i tuoi buoni motivi per pensarlo. Non mi sono comportato per
niente bene, in fondo. Eri preoccupata per tua cugina. E poi,
è la tua natura, no?"
"Già..." rispose mesta Juliet continuando a mantenere la
testa bassa.
"Questo vuol dire che ho ancora qualche speranza di riuscire a
convincerti ad uscire con me?" era un tentativo di tirarle su il
morale, ma neanche tanto poi. Sperava vivamente che la ragazza gli
concedesse un'altra possibilità, ci sperava con tutta
l'anima.
Juliet alzò la testa e lo guardò sorpresa. Poi
sorrise e annuì. E in quel momento Blaise pensò
che a quel punto, anche se fosse crollato il mondo non gli sarebbe
importato niente. Un calore dolce lo avvolse all'altezza del petto e
sorrise a sua volta, felice come non si sentiva da tanto, tantissimo
tempo.
Ma se pensava che niente l'avrebbe reso più felice, dovette
ricredere, perché senza quasi accorgersene Juliet si era
avvicinata e, mettendosi in punta di piedi per raggiungere il suo viso,
l'aveva baciato su una guancia. Nessun bacio così casto gli
era mai sembrata tanto bello.
Mentre Juliet arretrava arrossendo, lui, avvicinando le dita alla
guancia, ma senza toccarla per paura che così facendo
avrebbe in qualche modo contaminato quella dolce sensazione che
avvertiva, la guardò sorpreso.
"Il vischio..." fu tutto quelloc che si sentì dire in
risposta alla sua muta domanda, mentre la rossa puntava un dito sopra
la sua testa. Per la prima volta in vita sua apprezzò quella
strana usanza, che fino a pochi secondi prima riteneva sciocca e
inutile. Benedisse quel vischio per molto tempo.
"E'-è meglio andare ora. Silente ci sta aspettando" le
parole di Juliet, che si era già rimessa in cammino, lo
riscossero dai suoi pensieri, ma non cancellarono quel sorriso
persistente che gli incurvava le labbra.
Arrivati davanti al gargoyle di guardia, incontrarono il preside che li
attendeva.
Juliet che era riuscita a calmarsi un po', ora era nuovamente nervosa e
passava timidamente lo sguardo dal preside al pavimento.
Silente, però, non sembrava troppo arrabbiato,
notò Blaise e una volta arrivati nell'ufficio, li
guardò sorridendo amabilmente.
"Bene, ragazzi. E' il momento di salutarci per rincontrarci nuovamente
il nuovo anno. Auguro un buon Natale a voi e alle vostre famiglie.
Immagino non vediate l'ora di tornare a casa. I vostri bagagli sono
già stati spediti" disse loro porgendo a Blaise il barattolo
di polvere volante che aveva recuperato dalla mensola del caminetto.
Juliet lo osservò un po' sorpresa e un po' sospettosa, ma
evidentemente si era resa conto che fosse meglio assecondare l'anziano
mago perciò disse "Buon Natale anche a lei, professore"
"Buon Natale" le fece eco Blaise prendendo una manciata di polvere e
avvicinandosi al camino. "Buon Natale, Juliet!" disse voltandosi prima
di partire.
"Buona vigilia, Blaise" gli rispose la rossa sorridendo.
Il serpeverde trovò strano quell'augurio ma non disse nulla,
ancora troppo felice per quanto successo poco prima, e gettando la
polvere esclamò "Zabini Manor" e subito fu avvolto dalle
fiamme verdi.
In casa fu accolto da un elfo domestico che si
adoperò subito per prendere mantello e borsa.
"Dov'è mia madre?" chiese all'esserino che si stava
già allontanando per mettere in ordine le sue cose.
"La signora è uscita, padrone" disse l'elfo con un profondo
inchino.
"Non ha detto quano tornerà?"
"No, padrone" un altro inchino e l'elfo sparì.
Nonostante tutto, non si era ancora abituato a dover passare tutte le
sue vacanze in casa da solo. Ma, daciso a non lasciarsi abbattere per
non rovinare il buon umore che lo aveva accompagnato fino a quel
momento, si diresse in camera.
Si sarebbe fatto una bella doccia e sarebbe andato a dormire ripensando
a quella fantastica serata.
Arrivato nelle sue stanze notò subito la presenza di un
maestoso gufo, che riconobbe subito per uno della famigia Malfoy.
Legato alla zampa dell'animale, c'erano un pacco regalo e un biglietto.
Liberato il gufo del suo fardello, si andò a sedere sul
letto, mentre l'animale spiccava il volo, sparendo nella notte.
Il biglietto conteneva poche parole.
"Ecco qui ciò
che mi avevi chiesto, ma ti consiglio di non spedirlo. Capirai tutto
dopodomani.
Draco"
Perchè non doveva spedirlo? A che l'aveva
comprato a fare? Comunque decise di seguire il consiglio dell'amico. Al
massimo l'avrebbe spedito il giorno di natale, anche se così
facendo sarebbe arrivato in ritardo.
Come aveva immaginato, passò l'intera vigilia, da solo,
rimandendo a letto per l'intera mattinata e disperdendo i suoi
dispiaceri nell'abbondante banchetto che gli elfi domestici avevano
preparato per il pranzo. La notte andò a dormire presto,
dopo aver lanciato uno sguardo indagatore al pacchetto che stava sul
comodino, quasi si aspettasse che questo potesse spiegargli il
perché del consiglio di Draco.
La mattina seguente fu svegliato dal suono del campanello. Chi poteva
essere? Non aspettava nessuno e di certo sua madre non avrebbe suonato
il campanello per entrare in casa propria. Comunque non era molto
interessato a scoprire di chi si trattasse e si rimise sotto e coperte
con la prospettiva di passarci tutta la giornata.
Pochi minuti dopo, però, fu nuovamente disturbato da un elfo
domestico che dall'altra parte della porta lo avvisava che degli ospiti
lo stavano aspettando nella sala d'ingresso.
"Falli accomodare nel salone blu e dì loro che
scenderò appena sarò pronto."
Sbuffando, si infilò una vestaglia e si incamminò
di malavoglia in bagno.
Una volta che, lavato e vestito alla meno peggio scese al piano terra,
rimase spiazzato da ciò che vide.
Un uomo, dall'aria gioviale, una folta chioma rossa legata in una coda
bassa all'altezza della nuca e un pizzetto corto sul mento, stava
parlando con sua madre, la quale sembrava un po' frastornata. Ai piedi
delle scale, appoggiato alla parete Draco, con le braccia incrociate,
ostentava un'aria annoiata tipica del suo carattere. E davanti alla
porta d'ingresso... Juliet china su un piccolo elfo domestico cercava
di fermare dal fracassarsi la testa contro il muro.
Quando si avvicinò alla ragazza, lei gli corse incontro,
preoccupata e spaventata "Ti prego Blaise, digli di smetterla." disse
indicando l'elfo "Fa così da quando gli abbiamo detto che
avremmo aspettato qui, anziché seguirlo. Si sta uccidendo"
"Moffi, basta. Torna in cucina e non cercare più di punirti"
disse autoritario alla creaturina che smise immediatamente di
torturarsi e sparì in un piccolo 'pop'.
Juliet sospirò di sollievo, poi si voltò verso
Blaise e esclamò "Buon Natale!" piazzandogli in mano un
grosso pacco regalo verde.
"Ma-ma che ci fai tu qui?"
To be continued...
Non sono morta, anche se magari speravate che vi avessi
lasciati in pace.
Mi prostro davanti ai vostri piedi e vi chiedo umilmente di perdonare il mostruoso ritardo. Invero non mi sento molto spinta a continuare, l'entusiasmo dei primi
capitoli si è perso velocemente e dal momento che la storia
se n'è andata per i fatti propri rendendomi difficile
trovare finali alternativi, si sta rivelando un lavoro piuttosto
arduo.In più c'è anche l'università
che non mi da tregua e io non ho più molto tempo per
dedicarmici. Ma per quei pochi lettori che hanno ancora il
coraggio e la pazienza di seguirmi, farò del mio meglio per
portarlo a termine.
Un grazie immenso a SakiJune
che con la recensione allo scorso capitolo mi ha
decisamente risollevato il morale.
Come sempre vi chiedo di lasciare un commentino, se potete. Mi
accontento anche di pochissime parole come "Fa schifo!" o un
più magnanimo "Pensavo peggio". Ringrazio comunque chi sta
continuando a leggere, sperando di non aver perso anche quei pochi
lettori superstiti...
Un kiss
Lenù
|
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Capitolo 15 *** Sorpresa ***
Sorprese di Natale.
"Ma-ma che ci fai tu qui?" non che gli dispiacesse averla rincontrata
così presto, anzi... ma, fra tutte le cose a cui avrebbe
potuto
pensare per quella mattina di Natale, ritrovarsi la ragazza in casa non
era proprio contemplato, ma sicuramente molto gradito.
"Sono venuta a prenderti!" rispose lei con un enorme sorriso.
"Eh?", estremamente confuso, a quel punto Blaise iniziò a
prendere in
considerazione l'idea di trovarsi ancora a letto, in balia di
uno strano, bellissimo sogno.
Con lo sguardo passò in rassegna le altre persone presenti.
Draco sbuffava rimirandosi le unghie, sua madre sembrava spaesata e
anche un po' alterata nel ritrovarsi quegli sconosciuti per casa. Poi
la sua attenzione fu calamitata dall'uomo che discorreva
tranquillamente, apparentemente ignaro del fatto che la sua
interlocutrice lo stesse guardando come avrebbe fatto con un folletto
ubriaco che balla il tip tap. Il suo sorriso aveva qualcosa di
familiare...
Juliet seguendo il suo sguardo, sorrise nuovamente e si
avvicinò
all'uomo "Questo è mio padre. Papà, lui
è Blaise!"
li presentò.
L'uomo interruppe il suo monologo per guardare Blaise,
sbatté un
paio di volte le palpebre e si avvicinò al ragazzo, quasi
studiandolo.
Quando ormai solo una decina di centimetri li separavano, si
esibì in un nuovo scintillante sorriso e tendendogli la mano
disse "Piacere Blaise! Io mi chiamo Robert McDavis"
"Piacere signor McDavis" gli rispose un po' titubante stringendo la
mano dell'uomo. Come aveva fatto a non pensare prima che poteva
trattarsi del padre di Juliet? La somiglianza era impressionante, ora
che lo guardava da così vicino. A sua discolpa,
però, si
doveva dire che l'uomo sembrava davvero molto giovane; avrebbe pensato
più ad un fratello che non a un padre.
"Chiamami Rob. Se mi chiami signore mi fai sentire vecchio. Io ho solo
34 anni, sai? E tutti dicono che ne dimostro anche meno! Solo mia
figlia, qui, pensa che io sia un vecchietto rimbambito."
Lo scambio di sguardi di sfida, che vedeva ora impegnati padre e
figlia, fu interrotto dalla madre di Blaise che, ripresasi, chiese
autoritaria "Posso sapere chi siete e cosa fate in casa mia?"
Fu il padre di Juliet a rispondere, naturalmente sempre col sorriso
sulle labbra. "La prego di perdonare la mia scortesia. Mia figlia
Juliet frequenta Hogwarts insieme a suo figlio. Si sono conosciuti
quest'anno dopo che il professor Horace Lumacorno ha chiesto a
Blaise..."
"Papà, non c'è tempo ora per raccontare tutta la
storia! Lo farai più tardi." lo riprese Juliet.
Il mago rimase un po' deluso, ma si riprese subito e
continuò
"Dicevo... abbiamo pensato di invitarvi a casa nostra per trascorrere
questo lieto giorno tutti insieme. I ragazzi si divertiranno di
più assieme. Blaise ha detto che non avreste avuto altri
impegni"
La signora Zabini lanciò un'occhiata di rimprovero al figlio
prima di rispondere "Mi dispiace, ma in realtà
ciò che ha
detto Blaise non corrisponde a verità. Io ho un appuntamento
alle
'Terme Veela' questa mattina e nel tardo pomeriggio sono invitata dai
miei suoceri."
Robert la guardò un attimo stupito, poi con un altro sorriso
disse "Ma lei non ha assolutamente bisogno di andare in un centro
estetico. E' bellissima così com'è!"
Ecco fatto, e sua madre era sistemata, pensò subito Blaise.
Sì
perché la strega era talmente sensibile a quel tipo di
complimenti che, probabilmente, si sarebbe lasciata convincere persino
a privarsi della sua mastodontica collezione di scarpe, per sentirsi
dire cose del genere.
Infatti, ora, si vedeva lontano un miglio quanto fosse compiaciuta,
mentre fingeva una modestia che non le era affatto propria.
"Facciamo così..." continuò il mago "... lei ci
concede
l'onore della sua compagnia, per questa mattina e, nel tardo
pomeriggio,
andrà dai suoi suoceri. Blaise può rimanere fino
a tarda
serata. Lo riaccompagnerò personalmente, all'ora del
rientro"
sollevò leggermente le sopracciglia e chiese "E' d'accordo?"
"D'accordo" acconsentì lei in tono rassegnato.
"Bene!" esclamò allegramente il padre di Juliet sfregandosi
le
mani. "Se volete prepararvi, noi aspetteremo qui" disse riferendosi a
se e Juliet.
La signora si smaterializzò all'istante, Blaise invece
rivolse
uno sguardo a Juliet che ricambio con un sorriso, poi si
voltò
verso Draco e disse "Potresti salire un attimo insieme a me?"
Malfoy si limitò, con un gesto del capo, a fargli capire di
precederlo, quindi lo seguì su per le scale.
Una volta arrivati nella camera da letto Blaise esordì "Tu
lo sapevi"
Non era una domanda ma Draco annuì svogliatamente comunque.
"E da quando siete così intimi?" un po' lo ingelosiva il
fatto che Draco fosse più informato di lui.
"Ma che vai blaterando? Mi hanno letteralmente rapito da casa mia poco
fa'! A quest'ora sarei dovuto essere ancora a casa a scartare la
montagna di regali che mi ingombravano la stanza." soffiò
scocciato il biondo. "Hanno intontito mia madre con le loro chiacchiere
come hanno fatto con la tua"
"Hanno convinto anche lei?" chiese stupito, già pensando al
miracolo.
"No. Lei doveva andare ad Azkaban da mio padre e l'hanno risparmiata.
Grazia che non è stata concessa a me"
"Oh dai. Non essere drammatico, sono sicuro che ci divertiremo.
Piuttosto, non mi hai ancora risposto: come mai tu sapevi
già da
prima di questa improvvisata?" chiese nuovamente, sospettoso.
"Sophie McDavis" gli rispose come se in quel nome fosse racchiusa la
risposta a tutti i misteri dell'universo.
Blaise attese ulteriori chiarimenti, ma quando Draco non diede segno di
voler continuare chiese "La cugina di Juliet? Che c'entra lei?"
"Mi ha intercettato sul Hogwarts Express. All'inizio, quando mi ha
chiesto di uscire dallo scompartimento, credevo si trattasse di una
chiamata per i Prefetti. Avrei dovuto già sospettare
qualcosa
quando si è stupita del fatto che la stessi accontentando...
Quando siamo usciti fuori, ha cercato di parlarmi, ma oltre i balbettii
non riusciva ad andare, così mi ha consegnato una lettera
nella
quale mi spiegava tutto quanto e mi invitava a passare il giorno di
Natale con loro. Io le ho risposto subito che non ero interessato, ma a
quanto pare loro non si sono dati per vinti... ed eccomi qui."
Blaise assimilò per un attimo ciò che aveva
appena
sentito poi... scoppiò a ridere. Aveva ripensato a tutta la
chiacchierata avuta tre giorni prima sul fatto che lui, avrebbe passato
il Natale da solo e a come Juliet avesse riflettuto sulla cosa. A
quanto pareva ci aveva pensato su davvero seriamente e aveva anche
trovato la soluzione.
"Che hai da ridere?" gli chiese Draco che di ridere non sembrava
proprio avere intenzione.
"Io adoro quella ragazza" disse, tirando via una lacrima che era
sfuggita per le risate.
"Beh, ci credo. Tra pazzi si va d'accordo, ho sentito dire..."
"Già!" fu tutto ciò che gli rispose Blaise,
andando a
recuperare il pacco regalo dal comodino. "Forza, andiamo" disse poi
aprendo la porta e invitandolo ad uscire.
Nuovamente al piano inferiore trovarono Juliet e Robert intenti a
discutere.
"Ti dico che l'avevo dato a te" stava dicendo l'uomo.
"Si, ma dopo che l'abbiamo usato al Malfoy Manor l'hai tenuto tu"
replicò Juliet con le mani sui fianchi. "Prova a guardare
nella
tasca interna!"
L'uomo frugò, poco convinto, all'interno del proprio
cappotto,
prima da una parte, poi dall'altra. Dopo qualche secondo di ricerca
tirò fuori un orologio da taschino.
"Visto? E poi non dovrei pensare che sei rimbambito?" gli chiese
strafottente la figlia.
L'uomo le rispose con una linguaccia. Poi, notando Blaise e Draco di
ritorno disse "Siete pronti? Purtroppo non possiamo usare la
metropolvere, cosi dovremo usare una passaporta. La smaterializzazione
congiunta sarebbe troppo faticosa."
La madre di Blaise si presento alcuni minuti più tardi,
fasciata in un lungo abito elegantissimo.
Si riunirono tutti in cerchio e, toccando la passaporta, furono
trasportati all'istante.
Si ritrovarono in una grande stanza rettangolare, dall'aria un po'
vissuta, con un grande tappeto antico che copriva l'intero pavimento e
grandi scaffali pieni di libri a tappezzare le pareti. Una grande
scrivania era l'unico altro elemento della stanza. Non c'erano finestre
e la poca luce presente era dovuta ai candelabri sparsi un po' ovunque.
"Eccoci arrivati!" esclamò Robert allargando le braccia.
Blaise notò la stessa espressione leggermente schifata
apparire in volto a sua madre e Draco.
"Questa... topaia?" chiese Draco e nonostante Blaise ritenesse che un
po' di buone maniere non avrebbero guastato, almeno davanti ai padroni
di casa, non poté dare torto all'amico. Non era proprio come
le
sfarzose stanze cui erano abituati per le feste.
"Il mio studio non è di tuo gradimento ragazzo?"
All'inizio Blaise non riuscì a capire chi avesse parlato,
poi,
abbassando lo sguardo, vide una vecchietta, con tanto di bastone,
guardare Draco con una scintilla di sfida negli occhi.
"In effetti no." ecco fatto. Cacciati fuori prima di aver avuto il
tempo, almeno, di pensare a come sarebbe stato festeggiare il Natale in
compagnia. In bella compagnia, si corresse Blaise.
L'anziana donnina lo fissò per qualche secondo
assottigliando gli
occhi. Poi annuì soddisfatta e disse "Mi piace questo
ragazzo!"
schiacciando, però, il piede del biondino con la punta del
suo
bastone. "Comunque non ti preoccupare..." continuò "...non
è qui che festeggeremo. Juliet, fai strada."
ordinò.
"Si nonna!" e la ragazza invitò gli ospiti a salire al piano
superiore.
Sopra, l'ambiente era decisamente più accogliente e, per la
gioia di Draco, arredato con maggior cura estetica. Certo non era
niente a confronto col maniero, ma cercò di accontentarsi.
Blaise, invece, si sentiva particolarmente a suo agio. Avvertiva
un'atmosfera calda e accogliente. In un certo qual modo avvertiva le
stesse sensazioni che provava stando con Juliet. Quando si dice che la
casa rispecchia chi vi abita...
"Buongiorno! E buon Natale!" li salutò una bella donna in
grembiule con lunghi capelli castani raccolti in una coda alta.
Juliet le andò incontro e disse "Mamma, questi sono i nostri
ospiti! Blaise, Draco e la signora Zabini!"
"Molto piacere. Io mi chiamo Maya. Prego accomodatevi" li
invitò con un sorriso.
"Ma qui sorridono tutti?" chiese Draco a Blaise, senza curarsi di
abbassare la voce.
Nessuno sembrò farci caso. Blaise lo riprese "Guarda che non
è una cosa brutta sorridere. Prova a farlo anche tu qualche
volta."
"Quando avrò voglia di farlo sarai il primo a saperlo..."
gli rispose incolore Draco.
Blaise fu sul punto di ribattere, ma, non appena varcata la soglia, si
ritrovò a stringere mani e fare la conoscenza degli altri
ospiti.
Quattro in tutto, ma Sophie la conosceva già...
perciò
gli vennero presentati il padre della ragazza, un'altra chioma rossa,
la madre, con una carnagione pallidissima e i capelli scurissimi,
identica alla figlia, e il fratello maggiore Tom, un ragazzo piuttosto
alto e ben piazzato che ad una prima impressione sembrava vagamente
minaccioso ma che si dimostrò gentile e sorridente al pari
di
tutti gli altri parenti.
Si prospettava una giornata interessante!
To be continued...
Beh, più che altro questo capitolo mi
è servito
per introdurre il prossimo. Non preoccupatevi per la carrellata di
parenti, li dovrete sopportare solo per un altro capitolo!
Un grazie immenso va a SakiJune, che con i suoi commenti mi spinge ad
andare avanti. Spero di aver risposto alle tue domande in modo
adeguato. Per ulteriori chiarimenti sono a tua disposizione! E se
guardi ai capitoli 9 e 12 puoi trovare alcuni riferimenti.
E la mia richiesta è sempre quella: commentino? Giusto per
incentivarmi a scrivere...
Kiss
Lenù
|
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Capitolo 16 *** Natale con i suoi... ***
Natale con i suoi
Blaise aveva una strana sensazione. A dire la
verità si sentiva un po' a disagio.
Il fatto era che si sentiva addosso un paio di occhi chiari sin da
quando si erano seduti a tavola per il pranzo.
Ogni volta che si girava verso la nonna di Juliet incontrava il suo
sguardo indagatore. In qualsiasi momento si voltasse a guardarla.
Non sapeva esattamente il perché, ma aveva come
l'impressione
che la vecchina non l'avesse preso esattamente in simpatia. Come invece
aveva fatto con Draco.
L'anziana strega infatti sembrava essere particolarmente interessata al
biondo. Cosa che Blaise aveva notato sin da subito, ma che era
diventata ancora più palese durante la battaglia a palle di
neve
che li aveva visti impegnati poche ore prima, quando la nonna si era
accaparrata il diritto di fare squadra con il biondo.
Sempre durante la lotta aveva iniziato a sospettare che la cara
vecchietta nutrisse qualche riserva contro di lui. All'inizio
pensò che si accanisse solo contro di lui perché
non
volesse attaccare Juliet e Sophie che erano in squadra con lui, essendo
sue nipoti. Ma quando Juliet iniziò a prendere di mira la
nonna e
questa rispose al fuoco per soli cinque minuti, riprendendo poi a
prendersela con lui, qualche dubbio gli sovvenne.
Durante l'attesa per il pranzo invee l'attenzione della strega fu
totalmente incentrata su Draco, che si trascinò dietro per
mostrargli la sua collezione di manufatti antichi, comprendenti vecchi
amuleti e spade che, in effetti, catturarono l'attenzione del giovane
Malfoy.
Ma ecco che, non appena preso posto a tavola, lei lo puntava nuovamente
come un predatore punta la sua preda. Eppure non gli sembrava di aver
fatto niente di male...
"Non ti piace?" gli chiese all'improvviso Juliet, vedendolo
giocherellare con il cibo che aveva nel piatto per non sostenere lo
sguardo dell'anziana strega.
"Oh... no, è buono. Ero solo sovrappensiero" le rispose
subito mettendo in bocca un boccone di carne.
"Ha preparato tutto mia madre. Lei è bravissima in cucina,
non
come me. In effetti mi sembrava un po' strano che non ti piacesse.
Anche se con questo non voglio dire che è impossibile che
non ti
piacesse, d'altronde i gusti son gusti. Ma nessuno si è mai
lamentato della cucina di mia madre e... perchè mi guardi
così?" gli chiese poi notando lo aguardo stupito di Blaise.
Anche la signora Zabini e Draco la fissavano allo stesso modo, ma lei
non se ne accorse.
"E' stata tua madre a preparare tutto questo?" le chiese Blaise
guardando alternativamente tra lei, la madre e le numerose portate che
ingombravano la tavola.
"Certo. Te l'ho detto è una cuoca eccezionale ogni volta le
fanno i complimenti! Durente le feste poi si sbizzarrisce e cucina
proprio di tutto. La mia preferita è la torta al cioccolato.
Ma
anche il budino alle fragole non è male. Perchè?"
chiese
notando che lo sguardo di Blaise non era minimente cambiato e
continuava a guardarla in modo strano.
"Non avete degli elfi domestici?" le chiese quindi il serpeverde.
Juliet scosse la testa e disse "A-ah. Non ci piace che qualcuno sia
nostro schiavo."
Blaise conoscendo Juliet e quanto ci tenesse ai suoi valori, di disse
subito che avrebbe dovuto immaginare quanto significasse per lei in
concetto di libertà, ma la signora Zabini e Draco la
fissavano
ancora come se avesse appena bestemmiato.
Blaise comunque non ci fece caso più di tanto, anche
perchè si era accorto che la nonna di Juliet non si era
persa
una sola battuta, mentre stranamente tutti gli altri parenti della
rossa non si erano accorti di nulla, cianciando allegramente tra loro.
Dopo prenzo arrivò il tanto atteso momento dell'apertura dei
regali.
Draco sbuffò per tutto il tempo, visto che i suoi regali
erano
rimasti tutti a Malfoy Manor, ma rimase piacevolmente sorpreso quando
la nonnina gli diede un pesante libro con le pagine ingiallite che si
dimostrò essere una vecchia biografia su Salazar Serpeverde contenente,
tra l'altro, la copia di molti suoi appunti su vari incantesimi.
Blaise si stupì degli strani regali che si scambiavano tra
loro
i McDavis. Cose veramente strambe, come piume che quando non venivano
usate per scrivere si esibivano in acrobazie aeree o camicie da notte
che emettevano musice per conciliare il sonno. Roba completamente
inutile che però venne accettata come se si trattasse del
più bel regalo del mondo.
Ci fu un regalo anche per sua madre, che accettò, un po'
titubante, quello strano mantello che cambiava colore a seconda del
tempo che faceva fuori.
Quando Juliet aprì il suo regalo, Blaise ebbe una tremenda
fitta
allo stomaco, provocata dalla paura che il regalo non fosse abbastanza
bello, ma quando la corvonero gli regalò il più
splendido
dei sorrisi e si infilò subito il maglione verde giada che
aveva
tirato fuori dal pacco, si tranquillizzò e la
informò che
si trattava di un tessuto speciale che l'avrebbe tenuta al caldo senza
però ingombrarla nei movimenti; sarebbe stato come se non
l'avesse avuto addosso e, contemporaneamente, le avrebbe evitato di
prendere l'inflenza durante il suo viaggio per l'Irlanda.
Quando venne il turno di Blaise, però, si ricordò
di aver
lasciato il pacco, che Juliet gli aveva dato quella mattina, in camera
sua e mortificato lo rese noto. Juliet allora lo trascinò
via
dicendo di dovergli far vedere una cosa. Lo portò nello
studio
che avevano visto appena arrivati e qui gli consegnò un
altro
pacco, avvolto in un panno di velluto e lo invitò ad
aprirlo. Si
trattava un libro, finemente rilegato, che scoprì essere un
volume contenente ricette quasi introvabili di pozioni antiche e vari
suggerimenti per il trattamento degli ingredienti per la creazione di
nuovi composti.
"Ho pensato che visto che sei così bravo, questo libro
sarebbe
stato perfetto per te" gli spiegò Juliet, mentre lui
esaminava
affascinato alcune pagine.
"Ma... questo è un libro preziosissimo. Dove l'hai trovato?"
"Me l'ha regalato mio nonno prima di morire. Non volevo che aprissi il
pacco davanti a tutti perchè mia nonna l'avrebbe subito
riconosciuto" disse Juliet arrossendo lievemente.
"Me è tuo! Non posso accettarlo. E' un ricordo di tuo nonno"
si
ribellò Blaise cercando di restituirglielo. La ragazza
però lo rispinse in dietro e scosse la testa.
"No. E' tuo. Lui voleva che ne facessi il miglior uso possibile e io
voglio che sia tu ad usarlo. Io non sono mai stata brava in pozioni e
lui lo sapeva. Non si è mai dato per vinto e ha continuato a
spronarmi e a insegnarmi perchè migliorassi, ma non
c'è
stato niente da fare. Io mi davo dell'incapace da sola e ripetevo che
fosse una maledizione la mia, ma lui mi ha sempre consolata. Nonostante
non sia mai riuscita a preparare una pozione accettabile, tre anni fa,
il giorno del mio compleanno, mi regalò questo libro. Tentai
di
restituirglielo dicendo che fosse sprecato in mano mia, ma lui mi disse
che il destino voleva che lo avessi io e che avrei sicuramente trovato
il modo di sfruttarlo. Quindi voglio che ora lo abbia tu,
perchè
sono sicura che tu sia la persona più adatta ad usarlo"
Juliet tirò un sospiro, come se avesse appena finito una
corsa e lo guardò attendendo una sua risposta.
Blaise osservò il libro, poi Juliet e poi di nuovo il libro.
Non
era sicuro di poter accettare una cosa tanto preziosa, ma lo sguardo
della corvonero era deciso e così si risolse a tenere il
libro.
Juliet gli sorrise incoraggiante, poi si sedette sul tappeto e,
puntellandosi con le mani all'indietro, si mise a guardare il soffitto.
A Blaise parve strano questo suo comportamento, ma quando anche lui
guardò in alto si accorse che sul soffitto era dipinto un
cielo
stellato.
"Quando ero piccola passavo intere giornate qua dentro a leggere e
quando mi stancavo mi standevo per terra e guardavo le stelle"
confidò Juliet facendogli segno di sedersi accanto a lei.
Blaise posò il libro sulla scrivania e la raggiunse.
"Ho letto preticamente tutti i libri che ci sono qua dentro. Da quando
ho imparato a leggere mi sono barricata qua dentro. Ho iniziato con
l'albero genealogico della mia famiglia, ho continuato con i libri di
storia fino ad arrivare ai manuali sulle creature magiche. Poi ho
iniziato a leggere i libri che i Babbani scrivevano sui mostri
leggendari, scoprendo quanto avessero già scoperto del
nostro
mondo."
"Non mi meraviglia tu sia finita a Corvonero" disse Blaise sorridendo.
Anche Juliet sorrise, poi però, divenne pensierosa.
"Blaise? Tu sei felice?"
Che strana domanda in un momento come quello, visto anche che poco
prima si stava parlando di tutt'altra cosa. Il serpeverde avrebbe
voluto risponderle che sì, era felice, perchè
aveva
passato il Natale più bello della sua vita e ora era con la
persona con cui più gli premeva stare, ma si
limitò a
dire "Sì. Ora sì".
"Ora?" gli chiese Juliet guardandolo interrogativamente.
"Ora. Qui, con te, ora" le rispose quindi.
Juliet continuò a guardarlo incerta per un po' e poi riprese
a guardare il soffitto. Sorrise.
"Anch'io. Ora" disse quindi.
Blaise non voleva più trattenersi, voleva abbracciarla e
baciarla e dirle che avrebbe voluto passare tutti i suoi giorni con
lei. Si sporse verso di lei e le diede un bacio. Un semplice bacio
sulla guancia. E si stupì di come quel gesto, tanto semplice
e
comune, potesse nascondere così tante cose da dire.
Juliet, una volta che si fu allontanato, si girò verso di
lui e
lo guardò negli occhi e tutto quello che Blaise riusci a
dire fu
"Buon Natale".
To be continued...
Perdooooonooooooo!!! So di non meritarmelo, ma un tentativo lo dovevo fare... Lo studio mi stressa e la storia, che ricordo, se ne è andata per conto suo e adesso non riesco più a gestire, mi sta dando problemi non semplici da risolvere. Si accettano anche insulti e minacce
^^
Kiss
Lenù
|
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Capitolo 17 *** Uno strano personaggio ***
Prima o poi... chissa! 17
Blaise fu riscosso dai suoi pensieri dall'arrivo,
all'interno
dello scompartimento, di Pansy che ciarlava allegramente con Daphne
Greengrass.
Chissà per quanto tempo era rimasto a guardare fuori dal
finestrino il paesaggio che scorreva veloce, ripensando a quella serata
di Natale, a cosa sarebbe potuto succedere dopo quell'innocente
bacio... se solo la nonna di Juliet non avesse fatto irruzione nella
stanza, proprio al momento sbagliato, per informarli che sua madre se
ne stava andando.
Juliet era corsa subito al piano superiore per salutarla
e Blaise,
che si era attardato per riavvolgere il libro nel panno di velluto, era
stato bloccato sulla porta dalla nonna che gli aveva poi assicurato
che l'avrebbe tenuto d'occhio, anche ad Hogwarts; aveva i suoi
sistemi.
Blaise non riusciva a togliersi dalla testa quell'avvertimento. Per
quanto non conoscesse minimamente abbastanza l'anziana strega, era
certo che avesse pienamente intenzione e mezzi per mettere in atto i
suoi propositi.
Comunque... come si diceva: anno nuovo, vita nuova. Così il
giorno di
capodanno, nonostante il cervello annebbiato dall'alcol per i troppi
brindisi fatti con gli amici alla festa al Malfoy Manor, aveva preso la
ferma decisione che, nonna di mezzo o meno, avrebbe continuato a
perseguire
nel suo intento di riuscire a conquistare il cuore Juliet.
Non sapeva esattamente il perchè, ma aveva come
l'impressione
che il libro regalatogli da Juliet, poteva in qualche modo aiutarlo
nella sua impresa.
Non appena tornato a casa, la sera stessa, aveva iniziato a sfogliarlo.
Inizialmente fu solo un rapido sguardo, ma nei giorni successivi si
prese tutto il tempo per esaminarlo con la dovuta attenzione.
Scoprì così che fosse il lavoro di più
persone e
più periodi. Se le prime pagine erano databili addirittura
precedentemente al medioevo, le ultime potevano essere collocate ai
primi del '600.
Gli appunti, invece, che aveva trovato sparsi un po' dappertutto tra le
pagine erano molto recenti, anteriori di qualche decennio al momento
attuale. Alcuni erano scritti talmente fitti da rendere difficoltosa la
lettura, altri contenenti poche righe. Uno addirittura portava
riportata unicamente una data: il 23 ottobre 1993; e nonostante quella
data non gli dicesse assolutamente niente, Blaise era certo che
significasse qualcosa. Ma non ci si soffermò troppo.
Un pizzicotto al braccio lo tolse nuovamente ai suoi pensieri.
Voltandosi si ritrovò lo sguardo idagatore di Pansy che
esaminava da vicino il suo volto.
"Tu sei troppo distratto in quest'ultimo periodo. Prima non ponderavi
così tanto. Mi nascondi qualcosa?" la ragazza aveva
assottigliato gli occhi e a Blaise parve che stesse cercando di leggere
i suoi pensieri. La cosa non gli piaceva per niente.
"Chi io? Ma va', cosa vuoi che ti nasconda?"
"Oh, lo scoprirò, non preoccuparti. Comunque... il treno si
è fermato. Dobbiamo secndere"
Non appena scesi dal treno, Blaise scandagliò tutta la folla
di
studenti accalcati verso le carrozze, per scorgere una testolina rossa.
Non aveva aspettato altro, durante tutto il periodo delle vacanze, che
ritornare a Hogwarts per rivedere Juliet, dandosi al contempo del
debole per non poter resistere neanche così poco tempo senza
vederla.
Il fatto era che, dopo aver passato due mesi a cercarla con lo sguardo
ad ogni pasto, sperando di incontarla in corridoi e passando con lei
tutti i sabato pomeriggio, senza contare quel magnifico pomeriggio ad
Hogmeade con conseguenti due giornate di punizione a stretto contatto e
il Natale più bello della sua vita, era stato strano non
poterla
vedere nei corridoi del Manor. Così tristi e desolati,
avevano
proprio bisogno di una presenza vivace come quella di Juliet.
Ma salito sulla carrozza, l'unico zazzera rossa che aveva visto era
stata quella di Weasley, e non era certo quello che voleva.
Sicuro che l'avrebbe certamente vista in Sala Grande per la cena,
salì sulla carrozze insieme a Draco, Theodore e Pansy che
raccontava minuziosamente a Nott di uno dei numerosi e meravigliosi
abiti da sera che il padre le aveva regalato a Natale.
Chissà come sarebbe stata Juliet in abito da sera...
E finalmente, in Sala Grande, dopo aver passato al setaccio tutto il
tavolo di Corvonero, finalmente riuscì a vederla. Sorrideva
e
chiacchierava con la Lovegood. Quanto gli erano mancati quei sorrisi.
"Per le pluffe di Merlino, Blaise! Hai le mandragole al posto del
cervello? Si può sapere che stai combinando?"
La voce di Draco lo costrinse a distogliere lo sguardo da un bel paio
di occhi verdi, per scoprire che aveva il suo migliore amico da
agitarsi tanto.
E lo scoprì non appena vide mezzo tavolo allagato da succo
di
zucca e la caraffa che teneva in mano completamente vuota su un
bicchiere strabordante.
Sospirò e appoggiando il contenitore che teneva in mano,
mormorò un "Tergeo" e iniziò a giocherellare con
ciò che aveva nel piatto lanciando ogni tanto occhiatine
fuggevoli alla tavolata blu-bronzo.
Il suo biondo amico le intercettò e sul suo volto si fece
avanti un'espressione preoccupata.
"Ti prego... ti prego ti prego ti prego non dirmi che a Natale non hai
combinato nulla e che sei ancora fissato con la McDavis"
"La McDavis?"
Blaise lanciò un'occhiataccia a Draco. Ecco... e ora come se
la
scrollava Pansy di dosso? Figurarsi se la ragazza avrebbe lasciato
correre la cosa.
Ed infatti non lo fece. Per tutto il resto della serata lo
assalì di domande per sapere tutto, ma proprio tutto su
quanto
era accaduto a sua insaputa.
"E tu ne hai parlato a Draco e non a me?" Draco lo guardò
come
per dire 'Già! Perchè hai assilato solo
me?'
"Beh, io vado a fare il tema per Piton. Buonanotte" congadandosi
così, Draco lasciò Blaise in balia della sua
migliore
amica ancora un po'. Dopotutto quello che gli aveva fatto passare se lo
meritava eccome.
E Pansy compì la vendetta. Un'ora no-stop di ramanzina ad
hoc,
bloccata solo quando il caritatevole Theodore Nott decise di
distrarre la sua ragazza con qualche coccola sul divano davanti al
fuoco. Ebbene sì, anche le serpi amano le coccole e Pansy
più di tutti.
Distrutto, Blaise si chiuse la porta del dormitorio alle spalle e
rivolgendo una veloce occhiata a Draco che lavorava ancora al tema per
Piton -ma quel benedetto ragazzo non poteva farlo il giorno prima della
consegna come tutti gli esseri umani normali, anzichè
sfacchinare quattro giorni prima, neanche fosse la Granger?- si
buttò a pesce nel letto abbracciando il cuscino, deciso a
dormire così: completamente vestito e scomposto.
Una decina di minuti più tardi, quando il sonno iniziava ad
avvolgerlo in calde spire, qualcosa turbò la pace della
stanza.
"EHI! MA CHE DIAMINE..."
"Abbassa la voce, Draco. Qui c'è gente che ha appena finito
di
essere sottoposto alla tortura preferita di Pansy e vuole dormire"
"Beh, non è colpa mia se il mio tema ha deciso di
trasformarsi in... questo"
"Bada a come parli, giovanotto!" disse una voce d'uomo sconosciuta.
Blaise si alzò a sedere e ancora confuso, si
grattò una
guancia guardando Draco e aspettando delle spiegazioni. Ma il suo amico
aveva lo sguardo incollato alla scrivania.
"Di chi era quella voce?" chiese allora il moro guardandosi intorno.
"Vieni qui e lo vedrai" gli rispose Draco indicando un foglio sopra il
ripiano di legno davanti a sè.
Camminando ciondoloni si avvicinò all'amico. Guardando tra
fogli
e libri sparsi, non riuscì a vedere niente di strano e stava
per
chiedere al biondo spiegazioni quando il disegno su un pezzo di
pergamena appoggiato sul libro più vicino... si mosse.
"Morgana... sono stanchissimo, per un momento mi è sembrato
che il ritratto di quel vecchio si fosse mosso."
"Guarda meglio. Non è stata solo un impressione" gli
suggerì Draco.
Blaise avvicinò di più il viso al foglio e... il
vecchio
che vi era ritratto aggrottò le folte sopracciglia.
"Per i calzini spaiati di Silente! Ma che significa?"
"Vorrei sapero anch'io! Avevo appena finito di scrivere il mio tema per
Piton quando tutto l'inchiostro è confluito al centro della
pagina, andando poi a rispargersi e formare questo disegno" gli rispose
Draco sbuffando e incrociando le braccia al petto. "Avevo impiegato
tempo ed energie per quel tema"
Blaise tirò fuori la bacchetta dalla tasca della divisa e la
puntò contro il ritratto.
"Hei hei, metti via quella bacchetta ragazzo Che ti salta in mente?" lo
sgridò il vecchio.
"Chi sei?" lo interrogò quindi Blaise, allontanado la
bacchetta ma tenendola prudentemente in mano.
"Io? Sono solo un ritratto fatto con l'inchiostro"
"Non mi dire. Pensa che ti avevamo scambiato per una Veela. Che ne
è stato del mio tema?" si innervosì Draco.
"Ormai i ragazzi di oggi non hanno più rispetto... Hai miei
tempi si dava del lei alle persone più anziane e comunque
non
gli si dava addosso senza neanche presentarsi" borbottò il
vecchio, scuotendo la testa abbattuto.
"Hei, fino a due minuti fa io ero tranquillo e soddisfatto di aver
finito i compiti, è LEI che è saltato fuori non
si sa da
dove e non si sa perchè a rovinare il mio lavoro!" si
irritò allora Draco.
"Insolente" bisbigliò, perfettamente udibile, il vecchio.
Draco stava per ribattere, ma Blaise li interruppe dicendo "Ok, ok.
Manteniamo la calma. Allora... che accidenti sta succedendo qui?"
"Te l'ho detto il mio tema è stato rovinato..."
iniziò Draco.
"Sì, questo l'avevamo appurato. Ma di solito queste cose non
succedono. C'è qualcos'altro da chiarire."
I due ragazzi fissarono il ritratto che, a sua volta, guardò
prima un serpeverde e poi l'altro, senza dire nulla.
"Allora?" lo incitò Blaise.
"Allora cosa?" gli fece di rimando il vecchio.
"Che ci fa qui?"
"Io sono sempre stato in questa pergamena. Avevo solo bisogno di
inchiostro per essere svelato"
L'occhio di Draco fu percorso da una piccola e veloce contrazione.
Diavolo, quell'inchiostro era stato steso ad arte su quella pergamena,
era un lavoro eccellente!
"Siamo ad Hogwarts?" chiese poi il vecchio.
"Sì" rispose Blaise, notando preoccupato le mani di Draco
che si aprivano e chiudevano spasmodicamente.
"E in che anno siamo?"
"Millenovecentonovantasei"
"Come siete entrati in possesso di questa pergamena?"
"Hei, ora ho io una domanda per te!" sbottò Draco "CHE FINE
HA FATTO IL MIO TEMA?"
"Se risponderete alle mie domande, dopo mi ritrasformerò nel
tuo
compito che potrai ricopiare con calma" rispose cortesemente, poi,
notando il cipiglio poco amichevole del biondo, assotigliò
gli
occhi e aggiunse, "Altrimenti, potrai dire addio per sempre al tuo
adorato lavoro."
Ricordandosi appena in tempo che 'i Malfoy non ringhiano', Draco si
accontentò di stringere i pugni e mugugnare qualche
maledizione.
"Allora, come ha fatto, questa pergamena, a finire in mano vostra?"
chiese nuovamente il vecchio.
Blaise si rivolse a Draco che sbuffò e rispose "Io l'ho
presa dal tuo baule"
"Hai frugato tra le mie cose?" chiese offeso Blaise mettendo
le mani sopra i fianchi.
"Non ho frugato, ho solo preso quella pergamena e una piuma in
prestito"
"E non potevi chiedermelo prima?"
"Eri impegnato con Pansy"
"Io sto ancora aspettando una risposta" si fece sentire il ritratto.
"Ma che ci faceva nel mio baule?" chiese allora Blaise?
"E io come faccio a saperlo?"
"Ok, lasciamo perdere." i ragazzi guardarono nuovamente il ritratto.
"Prossima domanda. Conoscete Juliet McDavis?"
Vorrei spendere un po' di tempo e spazio per parlare del personaggio di
Juliet.
Ho preso spunto da una persona che conosco da tutta la vita e
che ora, per motivi di lavoro, non vedo più
perchè
lontana. Credo che tutto questo sia nato proprio per sopperire alla sua
mancanza. Quando ho iniziato, lei non era ancora partita, ma per altri
motivi non ci vedevamo più come un tempo, e dal momento che
abbiamo vissuto praticamente insieme fino a un anno e mezzo fa, la cosa
mi ha fatto uno strano effetto. Non sto dicendo che questa ff
sostituisca
questa persona, perchè neanche se l'avessi scritta nel
migliore
dei modi e con capitoli kilomentrici, ne sarebbe valsa anche un solo
pezzettino microscopico. Voglio solo dire che è
così che
è nata l'ispirazione.
Ora, negli ultimi tempi mi sono buttata un po' giù
perchè
Juliet mi è sfuggita di mano già dal primo
capitolo e ho
pensato più volte di abbandonare la storia che riusciva
sempre
più difficile da portare avanti. Il fatto è che
la
persona a cui mi sono
ispirata è davvero così. Bella, intelligente,
simpatica,
brava nello sport, sempre con la fila di ragazzi dietro, probabilmente
sa anche cucinare (io le ho affibiato questa pecca per esigenze di
copione) e chiunque la conosca ve lo può confermare, ma non
ha
assolutamente il carattere che ha mostrato Juliet.
Vorrei ringraziare Arwen88
per
aver letto e commentato tutta la storia. In particolare volevo dirle
che per il primo comento non me la sono presa affatto
perchè,
purtroppo è quello che pensavo anch'io. Il personaggio di
Juliet doveva essere completamente
diverso e me la sono presa sia con me che con lei. Ora ho fatto pace
con tutt'e due! Ti ringrazio perchè mi hai invogliato a
continuare a scrivere e per avermi detto che cosa ne pensi. Per
rispondere alla domanda dell'ultimo commento, forse non ho usato le
parole giuste, ma intendevo che, dopo che lui allontana il viso dal
suo, dopo il bacio, lei si volta verso di lui (perchè prima
era
di profilo rispetto a lui, guardava il soffitto dando a Blaise un lato
della faccia, lui la bacia sulla guancia... qui avrei tanto voluto
metterci un bacio vero, ma la storia se ne va sempre più per
conto suo...). Spero di aver reso meglio la scena questa
volta.
Ora, ho deciso di continuare a scrivere questa storia oltre
che per quelle quattro anime che ancora la leggono, anche
perchè, anche se non è venuta come volevo io,
questa
storia così come è nata, voleva anche essere
continuata;
non mi piacciono le storie lasciate incompiute e non mi sarei perdonata
di commettere lo stesso errore. Grazie soprattutto ai commenti di
Arwen, continuerà; a rilento, ma
continuerà.
Ne approffitto anche per ringraziare nuovamente daniciao, criandola, miss Malfoy, SakiJune, bluesnaky, Luna91 e MiRi.
Kiss
Lenù
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