Un nuovo alice

di Giulia77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


                                                                   Un nuovo alice
                                                                                                Di Giulia77
                                                                                                     
                                                                                                              1
«quello diventerà un pappamolle…» sospira infine un uomo con una veste nera ed una maschera bianca sugli occhi.
«se lo diventerà provvederemo, non preoccuparti….Persona» rispose un bambino seduto su una sedia di cuoio rosso. Una stanza allestita ‘come un principe’. Una finestra imponente in fondo, con delle rifiniture vecchie. Per non parlare delle tende che la ricoprono. Tende rosse e forse resistenti. Infine una scrivania di legno affiancata alla sua sedia.
«sarà stata una buona idea affidargli un tipo genere?» chiede Persona restando impassibile.
«e chi lo sa :D» si era sempre saputo che il preside era estremamente strano. Anche per il fatto che era rimasto un ‘moccioso’. Ma non che si comportava da moccioso, ma proprio, ne aveva l’aspetto.
                                                                        ***
«ah…che stanchezza!» si lamentò una ragazza con lunghi capelli neri, con uno sguardo penetrante, dagli occhi viola. Una mattina iniziata “bene”. Il sole coperto dalle nuvole, ed una temperatura alquanto bassa…si poteva avere di meglio. Poi in una classe senza riscaldamento, e un professore che gelido com’era nell’animo, non sentiva neanche il freddo. Si parla del professor Jinno.
«cos’hai fatto stavolta?» chiese un'altra ragazza. Stavolta questa era una delle solite. Capelli sul corvino e occhi blu che non possono sfuggire dallo sguardo di qualcun altro.
«mh…fammi pensare…» la ragazza fu interrotta da un occhiataccia del professore, per aver fiatato troppo.
«visto che la signorina Maiko ha tanta voglia di parlare, perché allora non viene qui a spiegare questo esercizio, mi chiedo» Jinno fissò ‘Maiko’ invitandola alla lavagna. Gli altri alunni la fissarono di botto.
«eh…v-va bene» Maiko si alzò. Era tesa e molto imbarazzata. Pensò che se avesse fallito, sicuramente avrebbe fatto una figuraccia in piena regola. Eccola. Con il gessetto in mano e gocce di sudore dal nervoso che scendono lentamente sul suo volto.
«allora? Se non riesce, basta dirlo» la incoraggiò Jinno come se volesse che ammettesse che non riusciva a fare i problemi di matematica.
«ci posso provare!» non si arrese e rimase per più di cinque minuti, su quel dannato problema. Un problema di geometria sugli angoli. Una vera scocciatura.
«Capoclasse, prego» Jinno rimandò a sedere l’unica studentessa impedita in matematica e venne uno degli studenti migliori; il ‘capoclasse’.
«si faccia fare ripetizione da lui, così magari si sveglia un po’, non crede? » la sua voce. Così fastidiosa. Come fosse il re di un regno hai suoi piedi. Maiko volse lo sguardo dalla parte opposta della lavagna, per non dover incrociare lo sguardo di quel ‘capoclasse’ per lei antipatico.
                                                                            ***
«allora, quando?» chiese il capoclasse. Finalmente in mensa. Un luogo tranquillo dove mangiare (G.77 ho saltato ore e ore di lezioni, per non farle lunghe).
«quando cosa?» alzò un ciglio Maiko.
«le nostre amate ripetizioni» fece girare le pupille in segno di noia. Credeva ancora che lei avesse accettato di farle le ripetizioni.
«no, no Tekisuji» Alzò anche lui un ciglio.
«niente ripetizioni ti prego :D» sorrise lei. Lui fece uno sguardo di demerito nei suoi confronti.
«io credo che dovremmo» iniziò lui. Si sedettero in un tavolo vuoto, con a disposizione quattro sedie.
«andiamo in camera mia a fare “ripetizioni” no? Saremmo più comodi » “accentò” la parola ripetizioni facendo il segno delle virgolette con le dita.
«mi fai schifo, vergognati» detto questo Maiko si alzò e non disse altro prima di dirigersi in un altro tavolo con il vassoio quasi pieno di cibo. Si diresse al tavolo delle sue amiche più care, in pratica compagne di classe.
«Ehi, hai veramente intenzione di fare ripetizioni con quel ‘ragazzo’?» chiese una ragazza alla sua destra.
«stai scherzando? Non ci penso proprio, quel ‘ragazzo’ non è normale…dai, si sa…» volse la forchetta con un pezzetto di carne sopra, verso la sua amica.
«…Quand’è che hai da fare…?» chiese.
«non sono domande da fare, insomma!» si intromise un'altra dando una gomitata alla prima.
«su, non ha detto niente di sbagliato :D la verità è che non lo so» Maiko fece un finto sorriso per rassicurare le sue amiche. Tranne la sua migliore amica che la squadrava da cima a fondo.
«sei sicura di quel che dici?» chiese con sospetto la sua bff.
 «Akira, non ti devi preoccupare, lo sai che sto benissimo, anzi, fra poco voglio proprio farmi un giro per smaltire quel che ho appena mangiato, pensa, avrò ingerito chili e chili di calorie…» Maiko morse l’ultimo pezzo di carne rimasto sul suo vassoio. Akira invece si tranquillizzò e tornò a concentrarsi sulla sua bistecca.
                                                                       ***
«oh mamma…» disse in tono spaventato Maiko. Mettendosi le mani davanti alla bocca.
«non ci posso credere…» continuò lei.
«portami da lui per favore» aggiunse senza far fiatare il ragazzo affianco a lei.
L’ospedale, un luogo malinconico. Tutto grigio e assolutamente senza allegria o gioia di vita. Una noia per bambini, anziani o adulti ricoverati. Insomma, niente che un posto orribile, per guarire o morire. Maiko nervosa, si diresse in un corridoio che non finiva mai. Quel corridoio, di quell’ospedale, lo chiamavano ‘corridoio infinito’, proprio perché era talmente lungo che una persona si poteva perdere. Facendo conto che ogni metro neanche c’era una stanza. Immaginare all’interno quanto fosse piccola.
«Ikuto…» sospirò Maiko prendendo la mano del ragazzo sdraiato su un lettino, avente una mascherina sul volto ed una sacca piena d’acqua legata ad un “paletto” d’acciaio con le ruote. Faceva pena.
«che ti hanno fatto….?» una, poi due, e tre, quattro lacrime rigavano il dolce viso di Maiko. Per lei era un compagno meraviglioso e simpatico, nonostante il suo alice.
«qualcuno l’ha preso di mira» intervenne il ragazzo che l’aveva accompagnata all’ospedale.
«raccontami cos’è successo. Ti prego Natsume» pregò piangendo di fianco al letto del malcapitato ragazzo.

_spazietto della sottoscritta_
Ciao gente, a me piace la mia nuova ff ma spero più che altro che piaccia a voi. Credo che sia decente per il mio cervellino :D ringrazierò alla fine, tutti quelli che recensiranno in questa storia. Grazie a tutti quelli che hanno letto. Si meritano un grazie più grande ARIGATOOO^.^ (va bene così? u.u).
Ps: da questo capitolo in poi salterò un po’ di ore di lezioni, se no potreste annoiarvi :)

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


                                                                                       2
 
«povero Ikuto…non si meritava tutto questo…» disse singhiozzando Maiko, mentre stringeva la coperta del suo lettino.
«non è stata colpa sua» rispose freddamente il senpai. Maiko strinse i pugni. Guardò per un attimo Natsume.
«chi è stato?» chiese asciugandosi le lacrime con i suoi pugnetti. Natsume fece spallucce. Quindi non si sapeva neanche chi era stato a fargli del male.
«si dice sia stato un alice pericoloso» rispose dopo minuti lui.
«bene, grazie lo stesso» detto questo Maiko si alzò dalla sedia su cui era poggiata, e si diresse verso la porta d’uscita della camera.
«guarisci presto Ikuto :) » varcò la soglia della porta scorrevole dell’ospedale, ed uscì. Finalmente poté rivedere i colori. Altro che bianco e malinconia. Decise di andare a cercare un amica di Ikuto, che forse gli avrebbe saputo dire che cosa fosse successo quel giorno. In fondo, era la sua migliore amica.
                                                                                   ***
«no, tu sta zitto!» ripeté una voce femminile. Voltato l’angolo si poté vedere una ragazza che parlava…ad un robottino.
«no, tu. Non si manca di rispetto ad un cervello superiore al vostro» il robottino aveva la meglio su di lei.
«scusate…mi chiamo Maiko. Marta devo parlarti» quella ragazza ‘Marta’ guardò con soggezione Maiko. Poi gli rivolse la parola.
«ah, tu sei quella che si fa chiamare “la bellezza salvatrice”» fece quasi un sorriso quando pronunciò il soprannome.
«non ho scelto io il mio nomignolo» ribatté Maiko incrociando le braccia e aspettando che la inviti a parlare.
«parlando d’altro…che cosa volevi dirmi?» finalmente ha acconsentito a farla parlare. Maiko si mise comoda seduta su di un ceppo di legno e incominciò il suo discorso.
«cos’è successo ad Ikuto?» chiese tutto d’un fiato. Appena disse il nome ‘Ikuto’ quella si pietrificò e si guardò intorno pensando di cambiare discorso, infatti mugugnò qualcosa del tipo “che caldo che fa…” oppure “ehi, c’è un sole della madonna!”.
«dimmelo» insistette Maiko. Avendo capito che cercava di cambiare discorso, significava che effettivamente qualcosa sì, sapeva.
«eh…e va bene…bè ecco…so solo dirti che io e lui eravamo in un luogo stabilito. Quando è successo che dalla parte nostra è saltata una bomba a mano, lanciata sicuramente da qualcuno. Poi è successo che hanno incominciato a bombardarci con altre bombette rosse stordenti. Ricordo solo che poi sono caduta a terra, dopo l’ultimo tentativo fallito di proteggermi con il mio alice» raccontò stringendo le mani. Rimase a fissare il suolo per tutto il racconto, sperando invano che non gli facesse più domande.
«oddio…sicura che non sai altro?» chiese Maiko con sicurezza e discrezione.
«no, ti assicuro di no» concluse il discorso prendendo il suo robottino.
«bè, è arrivato il momento di andare. Io e Pochy, dobbiamo andare in camera mia a riposare» strinse il suo pinguino robotico e fece per andarsene quando Maiko la fermò parlando.
«il senpai Natsume, quello con l’alice di fuoco, ha detto che si dice sia stato un alice pericoloso» Marta si girò e posò di nuovo Pochy a terra.
«un alice che spara bombole rosse stordenti? Non ha senso…» disse.
«in effetti hai ragione….allora che alice potrebbe essere?» iniziò guardando il cielo. Fissò le nuvole per un pezzo.
«potrebbe essere l’alice dell’invenzione!» batté un pugno contro il palmo della mano. Poi voltò lo sguardo verso Marta.
«attenta, stiamo parlando di un alice pericoloso» alzò l’indice lei chiudendo gli occhi. Essenzialmente da sapientina.
«forse pericoloso perché è pericolosa una bomba a mano, ed è soprattutto pericolosa una stordente. Come esempio abbiamo Ikuto. A proposito, come mai sei uscita illesa?» Marta la guardò sorridente, subito dopo l’ultima domanda.
«ricordi che il mio alice è simile al tuo? Cioè, le ferite ci sono, ma ho energia vitale» domanda retorica, che non si aspetta una risposta.
«mh…allora, non ho idee. Se non è questo il motivo, potrebbe anche essere…non lo so» Maiko si mise una mano sul viso in simbolo di arresa. Marta invece fissò il suo pinguino inseguire una farfallina.
«l’importante è che Ikuto stia bene. Del resto si occuperà la scuola, o meglio, il preside» non sorrise per niente, anzi, fece una smorfia di schifezza appena pronunciò la parola ‘preside’.
«l’ultima volta che ho parlato con questo, è stato abbastanza gentile, e mi ha aiutato» disse Maiko. Come vantarsi.
«non dirlo davanti ad un altro alunno delle abilità pericolose, o ti seccherebbe all’istante. E’ già buono che non l’ho fatto io» disse guardandola con la coda dell’occhio.
«sarà. Ma, tu sei stata assegnata a chi?» chiese Maiko avvicinandosi di più a Marta, perlustrandoli il corpo e la faccia.
«ma secondo te? Mi pare ovvia la cosa» concluse infine.
«giusto! Allora perché eri con lui il giorno dell’accaduto!? Ma che scema che sono eheh…» si grattò la nuca ed arrossì. Certo che alcune volte non aveva proprio il cervello.
«ma quel pinguino?» chiese senza preavviso Maiko.
«oh, me l’ha regalato Imai per non farmi sentire sola :D gli devo molto a quella ragazza» il suo sguardo preoccupato si inarcò in uno splendido sorriso.
«te l’ha dato Imai?! Seriamente vai d’accordo con Hotaru Imai?» Maiko sbarrò gli occhi. Sembrava sorpresa dal fatto che Marta, forse, la sua nuova amica avesse conosciuto, e per giunta avendo formato legami con la famosa Hotaru Imai, di cui si parla molto spesso. Dotata di grande potere ‘costruttivo’. E in più era anche intelligente. Molto più di Maiko.
«sembra una cattiva ragazza, ma ti assicuro che non lo è. Ha un buon cuore, per avermi costruito un pinguino» lo accarezzò. Con quelle parole, aveva dato una strana luce su di Hotaru. Anche se la gente non la vedeva come un angelo salvatore.
«allora, cambiando discorso, che mi racconti? Cos’hai fatto con il tuo assegnato?» spinse il suo gomito a quello di Maiko, che arrossì di botto.
«non dirmi che siete già arrivati ad un livello SUPERATO!» divenne sempre più rossa in faccia, che non ebbe neanche il coraggio di negare, infatti lo fece con le mani. Sembrava più che altro un saluto.
«ma no!...che dici? Ultimamente va fuori tempo, in senso che alcune volte esagerano, con lui, ma …alla fine, gli faccio solo da supporto quando ce n’è bisogno. Lo seguo solo quando ho la certezza che la missione sia dura e difficile, non quando so che è una passeggiata. Non come te che lo segui a prescindere … u.u» Marta fece una linguaccia. Poi guardò l’orologio sul dorso del pinguino robotico.
«mh…lo seguo, perché ho paura che durante una missione si faccia male o che si dimezzi la vita» disse con tutta calma e serietà.
«comunque, non trovi strano che noi con un certo alice, veniamo assegnate, per ordine stesso del preside a ragazzi o ragazze per aiutarli?» mise zampa Maiko. Entrambe prima di continuare a parlare, guardarono il cielo ormai oscuro.
«è meglio che vada, o il mio pinguino morirà di fame ;) » fece un veloce sorrisetto e prese per mano, o meglio dire, per zampa il pinguino e incominciarono a camminare verso il dormitorio.
«ci si vede!» gridò Marta non voltandosi nemmeno. Maiko si limitò a salutare con la mano. Poi si dileguò anche lei.
                                                                                   ***
«Maiko» una voce profonda ruppe il silenzio che si era formato in un corridoio abbastanza stretto del dormitorio femminile.
«Natsume domani andrà a fare una “gita” in un palazzo, sarà altrettanto difficile, da solo» continuò lui. La sagoma nera scomparve e lasciò solo una minima parola a Maiko. Praticamente era un modo per dire ‘vai’.
«mh…»
_spazietto della sottoscritta_
Spero si sia capito il capitolo. D’un tratto capita una cosa fondamentale di questa storia. Bè, visto che è ancora presto per andare a dormire, vado a pensare al prossimo capitolo;) buona lettura….. <3 fate recensioni anche se critiche, capirò :)
 
                                         
 
                                            
 
 

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


                                                                            3
 Nessuno si sveglia solitamente alle due di notte, ma ci sono persone alla alice academy che invece lo fanno. Per costrizione o per stupidità.
«Natsume…svegliati!» “sussurrò” Maiko nell’orecchio di Natsume.
«che vuoi?» chiese il senpai voltandosi dal lato opposto, mettendosi il cuscino su tutta la testa.
«mh…non dovevi…andare…in…?» fece uno sguardo pensieroso rivolto verso di lui.
«mica adesso…» sospirò il povero ragazzo stanco.
«oh, mi dispiace averti svegliato alle due di notte ;) mh…adesso che sei sveglio che vogliamo fare?» Maiko si sedette sul suo enorme letto a due piazze. Un letto magnifico. Con un lenzuolo color panna, ed un profumo di pulito che lo avvolgeva. In più un bel ragazzo con capelli corvini, disteso …cioè, una vera delizia.
«io dormo, tu te ne vai» rispose freddo lui, subito dopo coprendosi anche con il lenzuolo.
«non posso. Fra poco uscirà una bidella robot che pulirà qui. Non sai che fatica ho fatto per passare. Dalla finestra intendo» disse lei, facendo dondolare i piedi.
«ehi, stai dormendo??» si avvicinò alla sua faccia. Leggermente tolse il lenzuolo dal viso, e degli occhi rosso acceso la guardarono seguiti da un mugugno del tipo “vattene” o “lasciami dormire”.
«ma sei scemo?! Mi hai spaventato u.u» disse Maiko allontanandosi subito da lui. Non sapendo che fare, mentre Natsume dormiva, si mise a curiosare un po’ in giro. D’un tratto, Maiko si accorse di un mobile con dei cassetti che facevano venire voglia di aprirli. Tentò allora di aprire un cassetto senza fare rumore, ma ad un minimo scricchiolio lui blaterava. Decise di aprirlo con un bastoncino del gelato, che rubò in cucina, nel frigo, quindi, del ragazzo. Ovviamente non è sano mangiare alle due passate di mattina, un ghiacciolo. Ben presto riuscì ad aprire un cassetto. Rimase delusa, c’era solo una bustina. Qual era il senso? Tenere un cassetto gigante per tenerci all’interno una lurida busta?
«piantala di fare rumore» disse con un filo di voce quel guastafeste. Si era già lamentato. Era comprensibile un comportamento del genere, però. Quando qualcuno appunto ha sonno, ha sonno. Maiko fissò per benino Natsume immaginando dei diavoletti che gli mettono uno scotch sulla bocca e sulle orecchie. Per non dimenticare delle catene a braccia e piedi. Finito con le fantasie, si girò verso la busta. Proveniva da una certa ‘Mikan’? e chi conosceva questa ragazza? Assalita dalla curiosità aprì la busta. Diceva delle parole sdolcinate come: “Buon compleanno tesoro mio”. Maiko non conoscendo Mikan, la scambiò per la sua ex ragazza, perché Natsume non aveva mai accennato alla “sua ragazza”, ovviamente. Lui si fa gli affari suoi e soprattutto non parla degli affari suoi. Aprendo il prossimo cassetto, trovò cianfrusaglie, ed una foto. Tutti quelli della sua presunta classe,  ragazzi e ragazze abbracciati, e Natsume in centro davanti ad una torta, con il suo nome scritto, forse,  con il cioccolato fuso. C’erano cinque ragazze. Maiko si chiedeva chi fosse Mikan tra quelle. Quindi andò a scelta sua ad occhi chiusi. Anche se sapeva benissimo che poteva sbagliare, lo fece lo stesso. Scelse una ragazza graziosa con dei capelli rosa. ‘signorina biscotto’ la nominò. Eh si, per lei quella era Mikan. La ragazza che era nel cuore del suo assegnato.
«adesso basta» una fiammella volante apparve davanti al mobile, seguita da una voce davvero spaventosa. Maiko quasi gridò.
«chi ti ha autorizzato a toccare la mia roba?» disse sempre co sta’ fiammella sulla mano. Lei indietreggio talmente tanto che finì con le spalle rivolte alla porta.
«eheh…mi dispiace tanto. Tu stavi dormendo e mi annoiavo…ti prego, non farmi diventare uno spiedino. Non sarei buona…chi mi mangerebbe mai?» il possessore del fuoco, si allontanò, capendo che non aveva senso prendersela con una che non sa ragionare per la sua demenzialità.
«seriamente, scusa se ti ho svegliato…» sussurrò lei incrociando le mani e sedendosi sul suo letto. Piano piano, arrivò a sdraiarsi accanto a lui, anche se era seduto, rassegnatosi di dormire...
«sai, sono venuta, perché Persona ieri mi ha detto che andavi a fare una ‘gita’ in un palazzo. Poi mi ha fatto capire che dovevo venire con te. Ma il punto, è che ho pensato che dovessimo andare di mattina» lui la guardò un attimo. Lei all’inizio rimase calma, ma poi non riuscendo più a reggere il suo sguardo, arrossì.
«tsk, figurati se quello non si fa i fatti suoi» disse. Si sdraiò accanto a Maiko. E fissarono il soffitto insieme.
«ehi! Quindi significa che non mi vuoi in mezzi ai piedi?!» gridò letteralmente alzandosi e guardandolo. Solita posizione, braccia incrociate dietro al capo, e gambe accavallate, una sopra l’altra. Cos’era, un modello?
«ehi! Chi fa casino?» una voce robotica fermò tutto. Aprì la porta di scatto e la vide sul letto.
«le ragazze dopo le otto di sera non sono ammesse in questo dormitorio, è pregata di andare via» un braccio robotico la sollevò. Lei continuò a dire “Natsume! Natsume!” ma lui sembrò felice, perché subito si coprì con le coperte per dormire. La robot bidella la riportò in camera sua.
«mettimi giù bidone di latta!» il robot, capendo l’insulto, fece l’intero giro dell’accademia con Maiko in aria. Poverina, gli aveva fatto fare una brutta figura, davanti a Natsume.
                                                       ***
«ehi» una voce familiare interruppe il silenzio.
«ehi, svegliati Maiko» questa voce era sempre più rassicurante.
«ADESSO SVEGLIATI!» Maiko si svegliò di botto. Trovò Akira con un gruppetto di gente, nella sua camera.
«chi sono questi?» chiese confusa. Aprì di botto gli occhi. Si guardò le mani, sporche. Il corpo, pieno di rametti e foglie. Si toccò i capelli, luridi e appiccicosi. Si guardò infine allo specchio, occhiaie che arrivavano alle ginocchia e piccoli taglietti sul viso.
«che hai fatto sta notte?» chiese Akira fissando la ‘spazzatura’ davanti a lei.
«ah, no. Niente. Poi ti racconto» disse facendo la linguaccia seguita da un occhiolino. Tutti la guardarono sbalorditi, ma  non perché c’era puzza di bruciato in cucina, ma perché era conciata come una barbona. E chissà di notte dov’era andata.
«ehehe…» sospirò guardando la massa sulla porta.
                                                  ***
«adesso hai capito?» chiese conferma Maiko ad Akira.
«ecco perché sei andata da Natsume…u.u» mise le braccia incrociate e rivolse lo sguardo dall’altra parte.
«ehi, che intendi dire con quel comportamento?» chiese la protagonista.
«no, niente. Bè ecco, qualcosa da dire in effetti c’è. Te la stai spassando con Natsume eh? Di la verità -___________-» fece una faccia a dir poco inquietante.
«non te ne approfittare del fatto che lo devi aiutare in qualsiasi modo, perché tè stato assegnato» disse con disinvoltura. Le due si guardarono in sguardo d’intesa e si misero a ridere all’improvviso. Dopo minuti, a Maiko venne un idea.
«sai, sto cercando una ragazza di nome Mikan, ha capelli rosa, sai chi è?» chiese Maiko alla sua migliore amica.
«no, mi dispiace…chiedi ad Hotaru Imai di portarti da lei. In fin dei conti è la più intelligente. La conoscerà di sicuro» disse Akira sorridendo. Certo che la conoscevano tutti. Ma veramente tutti.
«sai dove la posso trovare?» chiese ancora una volta.
«nel dipartimento delle superiori no? Però adesso sarà in giro per il giardino credo» magari questo non l’avrebbe mai detto, perché Maiko scappò subito al centro del giardino, dato che Akira e Maiko si trovavano già in giardino.
                                                       ***
«mi scusi» iniziò a chiedere ad un po’ di gente, di questa Mikan.
«conosce Hotaru Imai? E’ urgente» ma stavolta no. Chiese ad una ragazza con capelli sciolti castani, e gli occhi color nocciola.
«certamente che la conosco!! In questo momento però si trova nel suo laboratorio, se vuoi ti accompagno :) » disse invitandola a dargli la mano.
«uhm…aspetta, ma io non posso entrare nel dipartimento delle superiori » era vero.
«allora, ti va di aspettare insieme?» propose lei. Sembrava una persona gentile.
«posso chiederti, che cosa cerchi da Hotaru? Perché lei è molto indifferente alle persone» disse sempre con questo sorriso smagliante.
« … uhm, sto cercando una ragazza con i capelli rosa. Ha un nome buffo, si chiama Mikan» disse con poca disinvoltura.
«uuuuu….davvero? non la conosco neanch’io!» disse lei alzando un pugno. Stranamente si emozionava per niente. Maiko faceva sempre una smorfia, o rideva. Non potevi essere triste d’innanzi ad un soggetto del genere.
«anch’io mi chiamo Mikan, Mikan Sakura» disse guardandola sorridente. Sempre, sempre sorridente. Sempre questo sorriso. Che magari potrebbe arrivare in capo al mondo. Un sorriso che per alcuni vale poco, per altri invece è essenziale.
«davvero? io invece mi chiamo Maiko Akashi :) » disse fiera portandosi una mano al petto.
«che bel nome…. *-*» Mikan la fissò per qualche minuto. Maiko se ne accorse e divenne rossa. Una folata di vento scostò i loro capelli.
«guarda!....» Mikan indicò una ciocca di capelli di Maiko, svolazzare, che era di un colore diverso dai suoi capelli originali.
«perché è rossa? … come il fuoco…?» chiese pensierosa. Maiko prese la sua ciocca rossa, e gliela mostrò.
«Ah, questa? Bè ecco…» non sapendo se fidarsi di questa, Maiko raccontò una bugia.
«l’ho dipinta» non sembrava reale come credeva. Era decisamente una bugia pessima. Nell’accademia, non ci sono strumenti per dipingersi i capelli, anche perché è vietato, perché potrebbe causare effetti collaterali al proprio alice.
«Mh…ok» sorrise. Ecco, Mikan si fida subito delle persone, invece Maiko no, è testarda.
«no…scusa» disse poi guardando il suolo.
«non è vero. Vedi, il mio alice permette di-» Maiko venne interrotta da una ragazza.
«Ehi Mikan, sei stata tu a sporcare il mio robot?». chiese Hotaru porgendoli il suo robot pieno di gelato al mandarino. Era arrivata…
«ehm…ehm…non l’ho fatto apposta giuro!! E’ lui che mi è venuto contro!!» si giustificò lei alzando le mani in segno di arresa, anche se sembrava che volesse ammazzarla.
«bene, mi devi quindici conigli» disse lei freddamente porgendoli la sua mano.
«coossssaaa?! Ma io non ho tutti questi conigli! E se te li do a rate?» chiese Mikan. Si sa che è difficile contrattare, soprattutto se la ricevente è una pazza di soldi.
«Hotaru! Ti prego aiutami! Il mio pinguino sta male!» d’un tratto arrivò Marta da lontano con un pezzo arrugginito in braccio. Stava piangendo e a passi da gigante si avvicinò.
«aiutami ti prego» bastava annuire. Hotaru prese il pinguino e tirò fuori un altro dei suoi soliti aggeggi.
«dunque…gli sono saltati i fusibili…gli hai versato dell’acqua addosso?» chiese guardando il pinguino arrugginito.
«bè, quando l’ho trovato…era nella fontana. Era già tutto arrugginito» disse Marta continuando a piangere. Hotaru aprì il suo coperchio madre e tirò fuori qualche filo. Tutti ovviamente rotti e tagliuzzati.
«qualcuno l’ha rotto. Non si è subito arrugginito. Qualcuno l’aveva già rotto» era un mistero. Qualcuno di loro doveva fare il detective, si era capito che lo faceva Hotaru, la creatrice suprema di quel pinguino. Il punto era capire dov’è stato fatto l’omicidio, con quale arma e soprattutto chi è stato.
«ma non credo che qualcuno lo odiasse!» si accasciò a terra. La sua faccia venne oscurata dai suoi capelli. Poverina, gli avevano assassinato il pinguino robot.
«vi aiuterò io!» gridò Maiko alzandosi da terra. Si diresse a piccoli passi verso il pinguino. Lo toccò. Rimase li per un paio di minuti.
«il mio alice non funziona» disse poi.
«mi dispiace, è metallo» concluse.
«portaci dove l’hai trovato» disse Hotaru. Marta annuì. Arrivarono dopo neanche cinque minuti alla fontana, il luogo del crimine.
«hai detto di averlo trovato qui. Quindi qui ci saranno delle prove valide…» si guardò in giro. Non c’era niente che potesse assomigliare ad una prova.
«ragazze, forse ho capito. La casa di orsetto» Maiko ebbe un intuito ‘formidabile’ tanto che, quando arrivarono nella casa di orsetto, lui non c’era perché era andato chissà dove, con Tsubasa e company. Hotaru aprì delicatamente la porta. Un ordine magnifico, meglio sicuramente della camera di Mikan e Maiko messe assieme.
«ragazze, qui c’è un cacciavite…» Mikan tirò su il presunto ‘cacciavite’.
«è un chiodo arrugginito -__-» disse Hotaru lanciando via quella cosa. Mikan ci rimase male, perché voleva essere d’aiuto in tutti i modi. Perlustrarono per filo e per segno la casa di orsetto.
«non c’è niente. Tu, perché hai proposto questo posto?» chiese Hotaru a Maiko non sapendo il suo nome. Maiko spiegò che era l’edificio che era più vicino alla fontana. D’un tratto ad Hotaru gli si illuminarono gli occhi.
«ho capito. Seguitemi» disse infine prendendo per mano Mikan che come al solito si era distratta guardando il vuoto più totale. Arrivarono di nuovo al punto di partenza. L’unico edificio vicino alla fontana effettivamente…era il dormitorio femminile. Hotaru alzò uno sguardo al cielo pensando. Arrivò uno stormo di uccelli che arrivarono da sopra il tetto. La veduta di quello stormo, permise ad Hotaru di notare una finestra spalancata  malamente, quindi, storta.
«voi rimanete qui» Hotaru entrò nel dormitorio. Salì le scale fino al piano dove c’era quella finestra. Porta chiusa. Assomigliava più ad un Game Over, ma Hotaru non si fece scoraggiare. Buttò giù la porta con il suo affare ‘pugno-zoccolo’. Ecco lì le prove. Finestra aperta, una forbice e un bicchiere d’acqua. Hotaru tornò giù, sicura di chi fosse stato l’assassino di Pochy, il pinguino.
«so chi è stato» disse Hotaru attirando l’attenzione delle tre ragazze. Marta, Mikan e Maiko.
«sei stata proprio tu, Marta» disse incrociando le braccia. Maiko e Mikan fecero uno sguardo inorridito e stupito nello stesso momento.
«ma che dici…?» Marta divenne d’un colpo rossa in  viso.
«camera tua è una prova. Spiego com’è andata. Sarai andata sicuramente con Pochy a fare una passeggiata. Mentre ti vantavi come al solito del tuo pinguino robot, qualcuno ha detto che era di scarso valore e ti avrà fatto vedere una prova, come il giornalino della scuola tutto tagliuzzato. Questo significa che tu avevi capito che io ti ho dato quel pinguino perché era vecchio e non serviva più, non perché mi andava. Successivamente hai torturato quel povero pinguino con un paio di forbici e ancora non contenta l’hai lanciato fuori dalla finestra. Solo che essendo la testa, troppo grossa, l’hai spinto con tutte le tue forze. Cadendo quindi nella fontana. Una volta caduto, sarai scesa, e avrai aspettato che fosse arrugginito per far credere che i tempi non corrispondevano. Sei stata poco furba, Marta» Hotaru raccontò tutto d’un botto. Maiko che era diventata la nuova amica di Marta, si ritrasse  dalla sua mano per chiedere perdono a tutte e tre per avergli fatto perdere un mucchio di tempo. Infine si allontanò dal luogo del delitto per tornare ai fatti suoi con Mikan e del suo robot sporco.
«come hai potuto fare del male a Pochy!? Lui ti voleva bene! Chissene frega se era una vecchia versione …» Maiko strillò alzando i pugni. La rincorse per tutto il prato davanti al dormitorio. Finirono a rincorrersi anche dentro all’accademia. Passarono davanti l’ufficio del preside, da cui uscì un ragazzo dai capelli corvini che assomigliava al possessore del fuoco, ma non si capiva perché l’aveva visto di sfuggita.
                                                     ***
«povero Pochy. Anche a me mancherà»  disse Akira strofinandosi gli occhi con il braccio. Infondo era un robot.
«mi mancherà, anche se l’ho conosciuto da pochissimo…» concluse Maiko. Marta era un tipa strana, cui voleva tutto di ultima tecnologia. Pur di essere invidiata da tutti. Eppure, agli occhi di Maiko, Marta sembrava gentile e simpatica. Alla faccia della nuova amica.
                                                    ***
E’ sera, tutti sono tranquilli e contenti…mentre altri…
«eri tu, quello che usciva dall’ufficio del preside?» chiese Maiko a Natsume..
«e anche se fosse?» disse continuando a camminare per la sua strada.
«si, ho capito eri tu. Sicuramente ti avrà detto qualcosa del tipo: “domani devi fare questo…” o “dopodomani devi fare quest’altro…” chissà che pizza lì dentro…» Maiko si stiracchiò le braccia, portandole in alto.
«no, fra qualche ora» Maiko si pietrificò. Perché proprio di sera?
«com’è possibile che…» sospirò alla fine della sua frase.
«non venire…non ce n’è bisogno»  concluse quindi allungando il passo, cercando di seminarla.
«ma…ah, ok» sorrise. Prima che potesse volatilizzarsi dalla sua vista gli chiese di avvisarla quando stava per andare. Lui rispose con un “mh” accennato senno. Equivale ad un forse.
«ok. A dopo!» si volatilizzarono entrambi.
 

_spazietto della sottoscritta_
Comunque sia è questo il terzo capitolo. Spero che vi sia piaciuto ;)
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


                                                                             4
«Maiko!» quella voce profonda la assalì.
«mh..?» la solita persona d’innanzi a lei. La solita persona imponente che pensa di essere il padrone del mondo, ma mai quanto il preside.
«perché non sei con Natsume?» chiese stando sempre in quella parte d’ombra, della camera.
«perché mi ha detto che era inutile che andassi. Se la starà cavando no?» e si ricoprì con le coperte, ignorando quella sagoma maligna.
«non è lui che decide. Avrai una punizione per questo» Maiko neanche lo ascoltò di striscio. Aveva solamente sonno. Insomma, erano le tre e mezza di notte.
                                                    ***
«come? Ma non è giusto!» replicò Maiko alzandosi da una delle sedie per i ‘visitatori’.
«hai disubbidito ad un ordine di Persona, e mio» il marmocchio sembrava essere turbato. Chissà che cosa stava macchinando in quel lasso di tempo.
«si, ma io l’ho fatto perché non posso stargli sempre appiccicata…insomma, dovrebbe stare anche da solo…se la sa cavare!» il preside/bambino la ascoltò incrociando le dita delle mani.
«che non si ripeta mai più…-si, pronto??» lo interruppe una telefonata.
«no, no. Così non va bene…ho chiesto una ciambella al cioccolato, non alla marmellata…no no, allora non pago u.u» Maiko si trattenne le risate. E’ si un adulto, ma si comporta tale e quale ad un bambino.
«siiiii! Adoro la crema…no, no aspetti-  Ah, dovrebbero licenziarli tutti…comunque tornando a noi, prova a rifare questa pagliacciata, e ti tolgo dal tuo incarico, sono stato chiaro? Adesso sparisci» così si alzò e uscì dal suo ufficio. Mettersi a litigare con l’uomo della pasticceria? Questo è il colmo per un idiota come lui.
«Ahahahah!» continuò a ridere da sola per il lungo corridoio. D’un tratto Maiko si sentì toccata da qualcuno, proprio sulla spalla.
«oh, Noba-chan, dimmi ^.^» sembrò felice all’idea di essere ascoltata quella poveretta un po’ timidotta, anzi davvero timidotta. Però era strano incontrare qualcuno a quell’orario…
«non lo trovo più…» disse in tono quasi scioccato Nobara. Maiko la fissò per benino cercando di capire, chi non trovasse più.
«in camera sua non c’è. Neanche in camera di Mikan c’è» continuò lei stringendosi di più. Ancora però, Maiko non riusciva a capire a chi si riferisse, quindi l’assecondò nel modo più semplice.
«eh già. Non mi pare di averlo visto» dalla faccia di Maiko si poté intravvedere un sorrisino . Tanto che Nobara se ne accorse.
«quindi non sai dove si sia cacciato quel testardo di Natsume…?» d’un tratto a queste parole, gli occhi di Maiko divennero più grossi.
«ma si. So che cos’è successo. Semplicemente è andato in missione…mi pare. Una ‘gita’ mi aveva accennato Persona…» Noba-chan la guardò con interessamento e gli prese le mani. Poi subito si staccò, voltandosi dalla parte opposta.
«oh no…perché non ci sei andata anche tu? Era necessario!! Lo sai dov’è andato???» alzò la voce di qualche tono, fino a farla sentire anche nel paesino dove viveva.
«no, non lo so dove sia andato…» Noba-chan rimase quasi offesa, e subito dopo disse tutto ciò che sapeva.
«quello non è un compito come gli altri…quello è…una specie di “disinfestazione” di persone. Persone che lavorano in un azienda che fabbrica…armi. Quindi può essere estremamente difficile! Potrebbe anche crepare!» divenne di legno quando Nobara gli raccontò i veri fatti. In pratica aveva tradito la fiducia di Natsume, facendolo andare da solo…a suicidarsi in un posto dove fabbricano….armi?
«….Nooooo!» decise di riandare dal preside a discutere di questa fandonia…se lo era.
«mi faccia entrare!» disse appunto…entrando. Peccato che arrivò nel momento meno inopportuno, visto che il preside stava mangiando la sua ciambella al cioccolato, finalmente.
«la ringrazio per avermi detto tutto» si sedette violentemente su di una sedia presa alla cavolo.
«di che cosa stai parlando, tu?» chiese dando un altro morso alla ciambella.
«come sarebbe a dire, una missione, a disinfestare un azienda che produce armi da combattimento?!?!» non si poté più controllare, infatti (per il preside) lei si era avvicinata troppo, e per questo la spinse.
«uno, non ho voluto io mandarlo da solo, sei stata tu a volerlo, visto che non sei andata. Due, prova ad entrare così ancora una volta e ti assegno ad un altro citrullo che non sa badare a se stesso, chiaro?» la sua voce, così, così noiosa e petulante.
«quindi….adesso….se muore….sarebbe colpa…mia?» si strinse la testa con le mani, portandosela ad appoggiarla alle ginocchia. Pianse. Ma in silenzio, non volendo disturbare il soggiorno con la ciambella.
«se è tutto…vatte-» non riuscì a finire, che Maiko gli chiese un'altra cosa.
«quando dovrebbe tornare?» il preside gli rispose subito dopo aver ingoiato interamente la ciambella.
«mattina tardi» non l’avesse mai detto, che subito Maiko scappò in camera sua.
                                                    ***
La mattina dopo, un sole luminosissimo avanzò da dietro le tende. Maiko si svegliò di botto. Si strofinò gli occhi.
«Aaaaaaaawwww» si stiracchiò per benino. Si alzò dal letto e si diresse in bagno, con una lentezza pari a quella di una lumaca. Finito di lavarsi la faccia, prese una maglietta, dei pantaloncini ed una felpa leggera lunga fino ai pantaloncini e uscì dalla sua camera. Camminò e camminò, talmente lentamente che tutti la guardavano…almeno, quelli che erano rimasti all’interno della struttura. Perché essendo sabato, tutti vanno a Central Town a godersi il fine settimana.
«ohi!!» una ragazza l’assaltò da dietro.
«Marta…? Che cosa ci fai qui?» chiese con un filo di voce.
«ehi bella, ma che brutta cera che hai…che ti è successo..? Ah…sei andata a ballare ieri sera?» Marta le diede una gomitata abbastanza forte da svegliarla n’attimino.
«no che dici. Sono stata un po’ sveglia perché pensavo a…quanto io sia idiota! Ho fatto arrabbiare Persona e il preside, per non essere andata con Natsume in quella fabbrica di armi! Adesso non so nemmeno come sta! Non so nemmeno dov’è….e non so nemmeno se è tornato…» Marta gli diede una spinta. Maiko si girò e fece una faccia come per dire “Perché?”. Gli fece segno di andare da lui. In camera sua.
«Si!» detto questo si mise a correre per tutto il corridoio. Passò da un dormitorio all’altro. Arrivata alla sua camera, si fece dei discorsi nella mente prima di entrare, tipo “ehi, mi dispiace non essere venuta, tutto ok?”.
«Ehi» continuò a pensare che cosa dire, senza curare il fatto che un tipo gli aveva appena rivolto la parola.
«ehi tu» si mise le mani sulla fronte. Capì che effettivamente c’era qualcuno che gli rivolgeva la parola. Così si girò.
«Natsume sei tu!!!» gli saltò in braccio. Lo abbracciò talmente forte che non potè quasi respirare.
«mi dispiace tanto…io volevo venire con te, ma tu mi hai detto di no… e così non sono venuta…ma poi ho scoperto che stavi andando in una fabbrica di armi…non c’ho visto più…ho chiesto al preside di dirmi quando tornavi…e lui mi ha risposto “di mattina”. Non ho dormito…perché avevo paura che tu potessi morire…» continuò a piangere su di lui. Ma rimase immobile per qualche minuto, dopo di che…
«adesso spostati, devo entrare» Maiko sorrise, salutandolo con la mano almeno era tutto intero. O forse.
                                                      ***
«Ehi Akira, calmati, spiegati meglio…» rispose al telefono Maiko.
«Natsume è in ospedale……. (minuti di silenzio) Maiko…..ehi, ci sei?» aveva mollato il telefono sul tavolino del bar in cui si trovava. Non gliene fregava più niente. “Al diavolo telefono” avrà pensato. Mentre correva, trovò tantissime persone radunate nella piazza centrale che “collega” i due dormitori.
«…..divertitevi!» proprio la fine del discorso che fece Narumi. Rallentò un attimo per prendere fiato. Entrò nell’ospedale.
«si signorina, ha bisogno?» chiese gentilmente un infermiera, porgendoli la mano.
«ehm, sto cercando la camera di Natsume Hy…» l’infermiera la interruppe. La prese per mano e la portò davanti una porta bianca. Le sorrise, e girò la maniglia al posto suo. C’era Mikan lì. Era seduta su una sedia, che piangeva in silenzio. Lui dormiva profondamente. Maiko entrò. La porta alle spalle si chiuse.
«Mikan…» lei si girò e andò verso Maiko. L’abbracciò piangendo, e ovviamente anche lei si mise a piangere. Credeva che fosse tutto risolto. E invece stava malissimo. Ecco cosa succede a lasciare sola una persona che rischia di morire se usa il suo potere interno.
«Mi dispiace…è colpa mia…ti ho lasciato da solo…» Maiko chiese a Mikan di allontanarsi un attimo da lui. Lei gli prese la mano. Un fascio di luce attraversò la sua anima e quella del ragazzo sdraiato sul letto. Delle gocce di sudore e ansia scesero dalla fronte di Maiko. Mikan la osservò per qualche attimo.
«Natsume..?» chiese infine Maiko, quando il fascio di luce se ne andò.
«mh….» aprì gli occhi, girò la testa un paio di volte.
«grazie» dissero in coro tutte e due.
_spazietto della sottoscritta_
Oh oh oh…avete capito l’alice di Maiko, a che cosa serve?

 
 

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


                                                                               5
Mikan rimase scioccata alla rivelazione dell’alice di Maiko.
«ehm…ma, qual è quindi la funzione del tuo alice?» chiese Mikan fissando Natsume intensamente.
«vedi…il mio alice consiste nel…» la mano di Natsume toccò la mano di Maiko, questo le impedì di continuare. Lui fece tipo un cenno di “no”.
«uhm, forse è meglio che te lo dico un'altra volta» disse improvvisando della situazione. Mikan gli fece un lieve sorriso e subito abbracciò Natsume.
«Ho avuto tanta paura, credevo che stessi per morire…non spaventarmi mai più!» lo abbracciò talmente forte che ad un certo punto lui dovette dire “Mikan…mi stai soffocando…”. Maiko decise di togliere il disturbo. Uscì dalla camera.
«ahh, ma quindi è lei Mikan, la ragazza della lettera di buon compleanno. Ora si spiega tutto» detto questo uscì dall’ospedale. Vide di nuovo un bel po’ di gente in piazza e quel piccolo palco dove Narumi aveva fatto quel discorso che Maiko quando passò, non ascoltò nemmeno, perché stava andando da Natsume.
«Akira!» Maiko la vide in lontananza e alzò un braccio.
«Maiko! Che piacere!» camminò lentamente in mezzo alla folla per raggiungere la sua migliore amica dall’altra parte.
«ehi Akira, come mai tutta questa gente?» chiese guardandola.
«Narumi prima, ha detto che a Central Town ci saranno dei giochi e delle giostre nuove fatte esclusivamente dalle abilità tecniche, mi sembra…come sta Natsume?» disse Akira.
«mh grazie Akira J, ehm, diciamo che sta benone, ho fatto la mia manovra speciale. Ho legato la mia anima alla sua poco fa. Adesso può prendere da me quanta energia desidera, tanto io mi carico a sufficienza» fece un sorriso divertito. Akira afferrò la mano di Maiko, invitandola ad andare a Central town con le sue amiche.
«no scusa ma non mi va….» gli rispose. Le due si guardarono. La sua migliore amica fece spallucce e se ne andò portandosi a dietro il suo gruppetto di amichette.
Maiko fissò gli altri ragazzi rimasti nella piazza, tutti con un sorriso stampato in faccia. Che brutto vedere persone felici, quando si è triste. Maiko volse lo sguardo verso un albero, uno alto e imponente. Scorse un uomo in nero su di un ramo di quell’albero. Capito di chi si trattava, decise di andare a chiedere a lui stesso.
«Persona…c’è qualche problema?» chiese fissando l’alto, sperando di essere sentita o quanto meno guardata.
«Ho un compito per te Maiko» rispose una voce tuonante dall’alto. La ragazza rimase impietrita da quella frase. Si chiese “ma come? Senza Natsume, il mio assegnato?”
«mah…in che senso compito? Avete deciso di cambiarmi l’assegnato? No vi prego…» fece uno sguardo triste all’idea. Lei si era abbastanza affezionata al suo senpai Natsume e non si era innamorata, al contrario di altre.
«no, lui rimane il tuo assegnato, però oggi Ikuto dovrà fare un lavoretto extra. E’ mancato per più di un giorno, deve pagare le ore di assenza» Maiko confusa gli rispose subito.
«ma è stato assente per motivi di salute, mica perché non aveva voglia! Non è giusto che gli affidiate un compito extra. E poi, non c’è la sua assegnata Marta con lui?» Persona scese dal ramo in un battito di ciglia. Se lo ritrovò davanti a se. I suoi occhi, così freddi, così penetranti.
«Marta non è più la sua assegnata, l’abbiamo cambiata, ma è ancora inesperta. Queste sono le regole. Tu devi andare con loro due, prima che la novellina rovini i piani. Tra mezz’ora davanti al cancello, mi raccomando» detto questo con un balzo si volatilizzò. Maiko rimase perplessa, ma decise di seguire comunque le regole.
Be’, fatto questo, Maiko si incamminò per la sua strada a testa bassa, pensando a tutte le cose brutte che gli erano successe in un unico giorno. Natsume purtroppo era invalido, quindi non poteva andare con lei. Ikuto, si, gli stava simpatico, ma non c’era quel rapporto che lega due persone, come l’amore, l’amicizia o “L’amore per il proprio assegnato”. Insomma, Ikuto e Maiko erano solo conoscenti, neanche amici.
«non è possibile…! Sarebbe questo il modo per ringraziarmi di quello che ho fatto fino adesso?! L’ho aiutato, l’ho salvato nel momento del bisogno! Questa è ingiustizia pura! Tutto questo solo perché…perché…» neanche senza farlo apposta, la voce di una ragazza seccata e triste allo stesso momento si fece sentire. Seduta su un tronco in mezzo a dei cespugli, Marta lanciava sassolini al vento. Disperata della sua situazione.
«perché?» disse Maiko in tono lieve, come una ragazza arrivata con la bandierina bianca in segno di pace.
«mi stavi ascoltando pure tu? Cosa vuoi da me?» gli lanciò un piccolo sassolino addosso gridando di andarsene.
«non allarmarti, voglio solo aiutarti. Non mi muoverò da qui finché non mi dici cos’è successo»  disse l’amica sicura di se. Marta rimase li perplessa a guardarla. Sembrava che non avesse parole da esprimere talmente forte la sofferenza.
«forse so qualcosa, Persona prima mi ha accennato delle cose. Perché non sei più l’assegnata di Ikuto?» chiese Maiko continuando a fare una faccia seria sperando che parlasse.
«Maiko…mi sono innamorata di Ikuto. Appena il preside l’ha scoperto, mi ha diviso da lui. Adesso non sono più la sua assegnata, mai più» magari si potesse ridere, ma se Maiko lo facesse verrebbe sicuramente presa  pugni in faccia. Insomma, una regola c’è sempre “niente amore tra colleghi”.
«mi dispiace tanto Marta, non avrei mai creduto che per una cavolata simile ti avrebbero tolto….Ikuto. voglio dire, è normale no? Non ci trovo niente di strano» ribatté Maiko. L’abbracciò. Un tenero abbraccio per spezzare il ghiaccio. La ragazza si mise a piangere giurando di vendicarsi del preside e di quel “darkettone” di Persona. Ogni persona sa amare, quindi questo non è assolutamente strano. Insomma, prima o poi doveva per forza capitare, quando stai tanto con una persona non ti accorgi che piano piano quel sentimento chiamato amicizia diventa qualcos’altro, che magari può rendere le cose più difficili, ma ti fa sognare ad occhi aperti, un mondo che non avresti mai immaginato. Un modo accessibile a tutti, perché tutti possono amare. Tutti, anche il preside e Persona volendo.
«adesso calmati. Sai come si chiama la ragazza?» chiese Maiko. Ma poi si rese conto di aver chiesto una stupidata perché tra qualche minuto doveva incontrarla per andare insieme a lei e ad Ikuto in missione.
Maiko guardò l’orologio e disse tra se e se “come mollo qua Marta che devo andare???”
«oddio! Com’è tardi! Scusami Marta devo andare. Non ti preoccupare, ti si legge in faccia che vuoi che io chieda a Ikuto come sta e che tu lo saluti J ci penso io. Stammi bene!» detto questo corse come una forsennata davanti al cancello.
                                                        ***
Una macchina nera accostò proprio dopo qualche minuto. Una folata di vento gelida, scostò i capelli di una ragazza venente dalle spalle di Maiko.
«scusa…» gli appoggiò una mano sulla spalla. Maiko si girò di scatto spaventata. Davanti si trovò una ragazzina alquanto bassina e bionda. Difficile ammettere che era carina, con quegli occhi azzurri da vera bambola di porcellana; la rendevano ancora più pucciosa.
«ehi Maiko, come va?» ecco la voce che temeva di sentire. Ikuto in piedi con una fasciatura al braccio. Si limitò a salutarlo con la mano e facendo un sorrisetto.
«bene, allora ehm…tu chi saresti?» chiese Ikuto alla ragazza di porcellana.
«io….mi chiamo Shizuka» si presentò e poi guardò Maiko squadrandola dalla testa ai piedi. Aveva degli occhi maligni e faceva un sorrisetto maligno. Chissà che le passava per la testa, fatto sta che magari era solo un suo modo per dire “ciao”.
«vogliamo andare?» disse Persona abbassando il finestrino. Entrarono in macchina e da lì iniziò un interrogatorio.
«Ma, Persona, dove stiamo andando di preciso?» chiese Maiko frenetica. Si giro a destra e a sinistra continuamente, fissando il paesaggio fuori. Aveva una faccia bianca, sembrava spaventata.
«uhm, non ricordo bene, ma mi sembra un magazzino» “magazzino? Ma che magazzino??” pensò la protagonista. Incominciò a mangiarsi le unghie dal nervoso e si rannicchiò sotto al sedile.
«quanto manca??» chiese con voce febbrile. Ikuto la guardò e gli chiese se stesse bene. Ma soprattutto gli disse di darsi una calmata.
«forse ci siamo…» disse svoltando a destra. Si fermò in una zona oscurata. Un magazzino…enorme.
«un magazzino di surgelati. Bisogna solo prendere una cartelletta che ha il proprietario e poi basta» sembrava facile da questo punto di vista ma un magazzino sarà pur sorvegliato da qualcuno no?
«ho capito. Dobbiamo fare gli infiltrati quindi» era stata zitta per tutto il percorso, chiamandolo viaggio, ma proprio nel momento del lavoro, parla.
«andate e portatemi quella cartelletta» disse Persona sbattendoci fuori dall’auto.
Pensarono ad un piano dettagliato, quando Shizuka se ne venne fuori con un attacco furtivo, cioè far saltare un qualcosa all’interno per far allarmare le persone in un solo punto e poi prendere ciò che c’era da prendere. Così una volta attuato il piano di Shizuka, successe ciò che successe.
«e adesso che si fa?» disse Maiko. Erano accerchiati da uomini con divise verdi e fucili in mano. Avevano leggermente attirato l’attenzione correndo “furtivamente” verso l’entrata, come se stessero andando al supermercato.
«uhm, ecco noi…stiamo cercando il proprietario, ci ha chiesto personalmente di incontrarci, ma aveva paura che potessimo essere scoperti, così ci ha pregato che noi facessimo attenzione» sfilò Ikuto. Faccia seria e sguardo pietoso. Poteva farcela. Gli uomini in verde, lo guardarono con aria scettica e poi abbassarono le armi.
«voi, se dite il vero, lo scopriremo chiamando il boss» che linguaggio perspicace. I tre ragazzi annuirono e rimasero lì immobili, sorvegliati da una “guardia” in verde un poco più bassa delle altre.
«bella mossa Ikuto, ma io direi che possiamo anche passare all’attacco» disse Shizuka stringendo i pugni facendo mosse di karate al vento.
«no, non sarebbe prudente…» Maiko guardò in giro cercando di localizzare bene il posto, gli sembrava di averlo già visto.
«infatti, ho un idea. Aspettiamo l’arrivo del “boss” e poi inventeremo una scusa al momento. Ci penso io» a Maiko in fondo piaceva questa sfumatura di Ikuto, serio e collaborativo al massimo, ma soprattutto intelligente.
«sono loro capo, i bambini che dicevano di volerla vedere» un uomo abbastanza in forma con occhiali e giacca…grigia (fortunatamente non verde) pantaloni blu e scarpe marroni all’antica. Aveva un sorriso stampato in faccia. Ma non era maligno, era tranquillo.
«uhm…ehm…» Shizuka e Maiko balbettarono qualche parola, anche se non si riusciva a decifrare molto bene. Il capo li squadrò da testa a piedi.
«ahh, ho capito chi siete voi. Prego, vi stavo aspettando, venite forza» una reazione inaspettata da parte del “boss” che già dal nome sembrava un teppista alcolizzato.
Ikuto si ritrovava in viso un espressione esterrefatta. Maiko sorpresa e Shizuka molto irritata dalla falsa scenetta che ha messo in piedi.
                                                       ***
«tu, perché hai fatto finta di niente prima?! Perché non ci hai uccisi?» Shizuka si alzò dalla piccola sedia di legno che si trovava nel presunto ufficio del capo dei verdi.
«chiamami Paul, non “tu”. So chi siete miei cari, che cosa volete da me mocciosi?» chiese scazzato Paul, togliendosi gli occhiali.
«ecco noi siamo venuti qui perché possiedi una cosa che serve al  nostro capo» Ikuto mise una mano sulla bocca di Maiko troppo tardi, che spifferò praticamente lo scopo della missione, in un banale e stupido magazzino di surgelati.
«è così quindi…che cosa volete? Soldi? Pesce surgelato?» chiese sarcasticamente facendo roteare il paio di occhiali col dito.
«no signore, vogliamo un oggetto molto importante per noi, ma di certo non lo diremo a lei. Quindi se non vuole fare una brutta fine, le conviene spostarsi immediatamente dalla scrivania. Oppure useremo le maniere forti» Ikuto si alzò prendendo per mano Shizuka. Maiko rimase seduta a guardare i due in azione. Ed ecco che Ikuto spaventò con il suo alice il boss. Creò proprio di fianco a lui, un buco nero con una profondità infinita, indescrivibile.
«che cos’è…questo? Ma voi…» si spostò in un angolo e si coprì con una sedia di legno.
«forza, cerchiamo la cartelletta» Maiko si mise alla ricerca. Non trovandolo, gli urlò a  Paul dove fosse e lui disse che la teneva in una cassaforte dall’altra parte del magazzino. Ikuto decise di lasciare Maiko alle prese con Paul. Lui chiaramente sarebbe andato con Shizuka a cercare la cartelletta.
                                                      ***
Ikuto camminava davanti a Shizuka a testa alta e guardingo. Lei invece guardava solo lui. Mentre lo guardava commentava nei suoi pensieri il suo modo di ragione, di vestire, di pensare e di parlare. Insomma si era capito che lo trovava affascinante.
«questo posto è vecchio e ammuffito né Shizu-chan?» lei annuì soltanto, sperando che lui l’avrebbe vista.
«voi! Che c*** ci fate qui? Chi siete? Mascalzoni!» i due cominciarono a correre senza girarsi, nel dubbio che quell’uomo li stesse rincorrendo. Si trovarono faccia a faccia con un muro che sbarrava la strada. Alla loro destra c’era quello che una volta doveva essere un bagno. Si nascosero nel terzo bagno doveva c’era la turca. Un sistema “sofisticato” del bagno.
«Shizuka…non respiro, stammi un po’ lontano e sta attenta al buco sotto di te» disse Ikuto facendo un sorriso malizioso a Shizuka. Solo che lei non la prese bene, ma non perché aveva sbagliato lui, ma perché fare il cascamorto nel bagno con la puzza di muffa e piscio, non era il massimo del lusso. Poi rinchiusi nella turca, non era la vita.
«ehi…so che siete qui, uscite fuori» bisbigliò il maniaco. Dopo la sua spaventosa frase si sentì un fruscio quasi stridulante, come le unghie strusciate sulla lavagna, solo che pareva quasi uno struscio con una mannaia o un coltello, insomma, qualsiasi oggetto di ferro appuntito.
«ragazzi! Se uscite adesso, giuro di non far del male alla ragazza» disse fiero di se con voce maniacale. Che cosa stava a significare? Si chiese Shizuka un po’ di volte. Che volesse molestarla?
«mh»
«TROVATI!» gridò aprendo infine la porta. Un minimo rumore, bastò alla rovina. Un uomo mezzo nudo con una sciabola in mano rideva e gridava allo stesso tempo. Era grosso e alto, molti muscoli e poco cervello. Prese con due mani i due ragazzi e li scaraventò al suolo. E come in ogni telefilm, persero i sensi.
                                                           ***
«mi chiedo cosa stiano facendo gli altri…» Maiko era seduta sulla sedia di Paul con un braccio sulla scrivania, che manteneva la testa e con l’altro braccio mangiava un ghiacciolo al lampone.
«ti va di fare un gioco Paul?» chiese staccando un pezzo dal ghiacciolo.
«cioè?»
«dimmi le coordinate della cassaforte ed io ti darò qualcos’altro in cambio» disse guardandolo.
«si chiama baratto. Comunque ci sto, a patto che quello che voglio è un cartellino per l’entrata all’alice academy» sogghignò guardando la ragazza.
«ma io non posso, e poi come faccio a procurartelo? Non me lo darebbe mai Persona. Cambia meta Paul»
«eh va bene…allora facciamo che mi liberi. Queste corde sono così scomode» Maiko alzò un sopracciglio.
«prima le coordinate, poi ti libero» lui all’inizio negò, così lei fu costretta ad annullare tutto, ma poi, vedendo che Maiko non cercava di opporsi, decise di accettare e gli disse dove si trovava la cassaforte.
«la cassaforte si trova sotto la camera di un certo Gregor, una specie di scimmia gigante impazzita. E’ un uomo un po’ alto e serio che se ne va in giro con una cosa. Tu vai, ma non farti vedere, può essere un problema per te. Maniacale» lei lo liberò e scappò subito, evitando che lui la prendesse e la legasse al posto suo.
_spazietto della sottoscritta_
Vi è piaciuto questo capitolo Minna? Gomen se è un po’ lungo, ma si può leggere dai. So che sembra strano, ma volevo cambiare un po’ l’aspetto dei fatti e avevo proprio voglia di intromettere un maniaco nella storia XD sono pazza pardon moi. Premetto che non metto mica scene non adatte ai minori :’) farò scappare i miei protagonisti, anche se qualcuno verrà si torturato [spoiler]. 

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