il genio e l'eroina di Vavyfoxy (/viewuser.php?uid=63051)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Il rito ***
Capitolo 3: *** brutti segni ***
Capitolo 4: *** lotta ***
Capitolo 5: *** Comandi ***
Capitolo 1 *** l'inizio di tutto ***
Il cielo si stava tingendo lentamente di rosso, il sole tramontava
all’orizzonte. Artemis sentì una fitta al cuore.
Nella sua vita mancava qualcosa… ma lui non sapeva cosa.
Leale scivolò silenziosamente al suo fianco. Negli ultimi
mesi il suo amico era diventato silenzioso e riservato, non che non lo
fosse di sua natura. Leale si preoccupava per Artemis, era come se
fosse suo figlio e giustamente lo voleva vedere felice.
Il ragazzo non si scompose, si limitò a sospirare.
-Qualcosa che non va?- sussurrò Leale.
-Non senti che mi manchi qualcosa per essere perfetto?
- Be… non so… sei
ricco, geniale, hai dei buoni genitori… cosa ti servirebbe
oltre a questo?-
- Forse…- Artemis non lo disse
ma sapeva che Leale lo avrebbe intuito da solo.
- Sta tranquillo- lo rassicurò
l’amico – ti passerà col
tempo…- detto questo tornò dentro casa lasciando
Artemis da solo sulla terrazza della villa.
Ormai il cielo si era fatto viola, la notte era alle porte.
Il ragazzo si mosse per rientrare quando sentì un fruscio
dietro di sé.
- Spinella?-
Si guardò attorno. Nulla.
“ me lo sarò immaginato, inizio a dare
di testa… dare di testa? È una frase?... certo
sto proprio dando di testa, cioè… sto avendo
miraggi mentali, o meglio allucinazioni, più comunemente
dette immaginazioni”.
Sbuffò, la vita da genio iniziava a stancarlo. Tutte quelle
frasi perfette e quel vocabolario così accurato. Voleva
iniziare a parlare come parlava Leale, come Juliet o Spinella. Ma era
il suo cervello a impedirglielo, o meglio, la sua coscienza gli diceva
che era sbagliato parlare come gli adolescenti. Artemis era stressato
in quel periodo, nemmeno Leale o suo padre non riuscivano a tirargli su
il morale. Era perennemente triste, non sapeva neppure lui per cosa, e
non sapeva come rimediare.
Si lasciò andare sul letto e sospirò stancamente.
“devo tirarmi su! Basta con questi sbuffi, non risolvo nulla
in questo modo! Devo fare qualcosa di entusiasmante… potrei
progettare un piano… qualcosa sul popolo… con il
popolo. Non mettendomi contro di loro ma alleandomi con loro.
Già, mi sento già meglio solo a pensarci. Ho
bisogno di un po’ di movimento, un po’ di
avventura” soffocò una risata “io che ho
bisogno d’avventura… questa è davvero
bella!”
Si sollevò di slancio dal letto, aprì la porta
della sua stanza e si avviò verso lo studio. Avrebbe
contattato Polledro tramite il computer e avrebbe rintracciato Spinella
con il radar per gli elmetti, di sua invenzione. Localizzava il codice
numerico dell’elmetto e segnalava la posizione del soggetto,
poi si collegava automaticamente al microfono in modo che potesse
parlargli direttamente. Era un programma davvero sofisticato per la
razza umana, considerando che i microfoni della LEP erano superprotetti
e solo Polledro e Tubero riuscivano a contattare gli agenti quando
erano fuori stazione.
Artemis aprì la finestra di chat che usava per connettersi
con Polledro.
Polledro era sul computer da sei ore consecutive, senza mai staccare lo
sguardo dagli schermi. Stava seguendo in diretta un assemblaggio di una
nuova neutrino spara ghiaccio che era stata inventata da un giovane
elfo, quasi per errore. Contemporaneamente stava progettando un nuovo
programma per ricostruire al computer il cervello dei troll e dei
goblin (cosa molto difficile dato che i troll e i goblin quasi non ce
l’avevano il cervello). Nel secondo computer stava elaborando
un secondo programma per operare a distanza tramite delle
macchine chirurgiche computerizzate comandabili da lontano
con degli speciali telecomandi a proiezione. Una cosa complicatissima
su cui ci lavorava da mesi. Inoltre, in una piccola finestra in basso a
destra dello schermo stava seguendo un programma televisivo comico
italiano, dato che i programmi del popolo facevano pena.
L’audio della trasmissione lo sentiva con un mini
trasmettitore collegato all’orecchio equino.
Sbatté frustrato lo zoccolo a terra quando l’audio
si interruppe e venne sostituito da una voce giovane che tossiva
dall’altro capo della connessione.
- Proprio adesso dovevi interrompermi
Artemis? Era il turno di Pino la Lavatrice! Il mio comico preferito! Oh
Artemis…. Ma-tu-da-me-che-cosa-vuoi?”
Polledro ridacchiò tra se stesso.
- Avanti cavallino dei miei mocassini,
per non dire stivali dato che non gli porto. Ho bisogno del codice del
caschetto usato da Spinella in questo momento. Ho voglia di
chiacchierare un po’ con l’elfa più
rompiscatole della LEP”
- Ma sentilo… hai voglia di
provarci con la nostra Spinella?
- Ma che cosa stai dicendo! Neanche
morto! Era solo per parlare con qualcuno… io non
c’ho mica bisogno della ragazza… mi sarebbe
d’impiccio e poi tra me e Spinella non
c’è assolutamente nulla…
figuriamoci…-
Polledro non lo stava nemmeno ascoltando, mentre cercava tra gli
archivi della sicurezza delle navicelle il codice del caschetto di
Spinella.
- ecco qua fangosetto, scrivitelo:
368999573365210.
- Grazie… in cosa è
impegnata Spinella in questo periodo?
- In cose molto importanti…
quindi non puoi chiedergli nessun appuntamento…
- Ma che cosa ti salta in
mente…. Era solo per curiosità…
- Guarda che non gli piaci mica
eh…
- Lo so!!!! Non
voglio…no… c’è….
Ma.. ahaaaa… lasciamo perdere…
- Va bene, va bene… ora
lasciami in pace che c’è l’uomo dei
surgelati brrr.
- Chi?
- Il tizio di Colorado… mai
visto?
- Forse lo guarda Juliet…
- È un programma italiano.
- Mai visto, anche se so parlare
l’italiano. So tutte le lingue del mondo.
- Allora salutami in fiammingo…
- …… non mi
viene… non che non lo sappia!
- Certo certo, ora disconnettiti!!!!
- Si vado… au revoir.
“ fangoso… sempre a provarci con le donne i
fangosi… persino con la nostra Spinella” il
centauro venne interrotto dal caporale tubero, entrato in quel momento.
- Ma tu lo fai il puppppazzzo di neve?
Tubero lo guardò male.
- Basta con gli scherzi Polledro! Abbiamo
un urgenza dalla squadra di Spinella, hanno trovato qualcosa di molto
grosso nel canale 3A, quello nuovo.
- Sarà Leale… he he
he, questa era bella!
- ti ho detto basta con gli scherzi!!!
La faccia del capo divenne viola dalla rabbia. Non sopportava le
battute di Polledro, non sopportava proprio Polledro. Tanto che una
volta gli aveva proposto di andare a vivere tra i fangosi, con
quell’insopportabile Fowl, il ragazzo e Polledro si sarebbero
trovati bene; in fondo erano entrambi due rompiscatole.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Il rito ***
Spinella avanzò cautamente nella galleria.
La 3A era stata aperta da poco, anche se la sua nascita era avvenuta
moltissimo tempo fa. L’avevano creata gli elfi della prima
dinastia ma era risultata inutilizzabile per molto a causa delle scosse
sismiche che la colpivano frequentemente.
Spinella era di ricognizione lì intorno assieme alla sua
squadra. Collaborava con quattro elfi: Jahan, Torladis, Frarel, e
Arcadio. Ovviamente erano tutti maschi, lei era l’unica donna
della LEP.
Spinella era di ronda durante il tempo libero, ma era sempre pronta a
correre di sopra per eventuali emergenze.
- Siate cauti, potrebbero essere dei
folletti minatori.
- E se non fossero folletti ma umani?-
era Torladis a parlare, non si fidava mai di nessuno.
“Calma e sangue freddo Spinella” si disse
l’elfa “fa come Artemis… lui ha sempre
tutto sotto controllo…. Ma come diavolo fa?!?!?”
Il capitano Tappo sospirò, deglutì e
continuò a strisciare attaccata al muro della galleria. Un
rombo improvviso rimbombò nel tunnel. Spinella
sentì i gemiti soffocati dei suoi colleghi, dovevano star
crepando di paura.
Dalla fine della galleria provenivano dei rumori inquietanti. Delle
risate improvvise fecero sussultare Spinella. “Goblin! Solo
loro sanno ridere così!!!” sentì una
strana sensazione bruciargli nel petto: timore, rabbia e incertezza
messe assieme.
- mantenete la calma, vado avanti io. Voi
contattate i vostri generali e avveri teli di un probabile problema.
Non allarmateli, non sappiamo ancora se sono innocui o meno.
Gli altri elfi sospirarono di sollievo. Sicuramente non avevano nelle
vene il coraggio e l’audacia di Spinella.
Un rumore terribile sovrastò le vocine gracchianti. Il
rumore di una grande attrezzatura di ferro che veniva pesantemente
trascinata sulla nuda roccia. Le vocine si fecero entusiasmate, quasi
felici, ma l’aria che giungeva ai polmoni di Spinella era
carica di timore. Il timore dei goblin.
L’elfa vide in lontananza delle gigantesche torce a fuoco
accese, i goblin che le portavano erano più piccoli del
normale e si muovevano quasi seguendo un ritmo ben preciso mentre
osavano frustare un troll che trascinava un’immensa gabbia
coperta da una specie di telone.
Spinella trattenette il fiato. Il troll doveva essere addomesticato
oppure drogato perché non reagiva minimamente.
La ragazza si avvicinò il più possibile e si
nascose dietro un masso su un lato della galleria. Rimase ad osservare
la scena.
Il goblin più grosso portava una strana camicia di velluto
verde e un cappello nero che ricordava quello dei pirati, alla cintura
portava una pistola umana. L’altro aveva una carnagione
giallastra ed aveva solo dei pantaloni marroncini da cui pendevano due
lunghe spade a misura di goblin. Considerando che un goblin
è alto poco più di un nano le armi dei due
dovevano essere grandi poco più di mezzo braccio.
Spinella non aveva mai visto dei goblin del genere. Erano troppo
abbelliti per essere dei goblin, a meno che non ci fosse di nuovo lo
zampino di Opal Koboi. No, non poteva essere, lei era in carcere e
quelli erano dei goblin ben diversi da quelli che vedeva tutti i giorni.
Il goblin più grosso frustò il troll ridacchiando.
- brutta palla di muscoli che non sei
altro… manco ce l’avessero un cervello sti
troll… ha ha ha, muoviti! Non abbiamo tutta la
notte… il Dio vuole la sua preda!-
Spinella fece un salto. Quale Dio? Che razza di goblin erano quelli?
- ma capo, così lo fa
infuriare…- fu il piccoletto a parlare.
- Taci! Il grande capo ha al suo servizio
i troll da decenni… sa benissimo che abbiamo qualcosa che
è dieci volte peggio di un troll, qua dentro…-
indicò la grandissima, enorme, gabbia. Dentro ci sarebbero
potuti stare come minimo sei troll. Dovevano star trasportando una
creatura immensa, ma ben sedata dato che da sotto il telone non
proveniva alcun rumore o movimento.
- Si lo so capo ma…-
- Niente ma, insetto…
ringrazia il cielo d’essere qui. Sono in mille a desiderare
questo compito. Saziare il Dio con la sua preda più
ambita… quella che cerca da millenni…-
- Non può cercarla da millenni
capo, la creatura non ha tutti questi anni. Al massimo ne ha
quindici…-
- Taci! Il Dio sapeva della sua venuta
e… ma cosa sto a spiegarti!?! Sei un incapace, non
capiresti. Che indecenza! Uno come te che ha il compito di saziare il
Dio. Sai cosa ti dico? Se Karkadof non si fosse fatto sbranare assieme
alla preda, nell’ultimo sacrificio che abbiamo fatto, tu non
saresti qui. Saresti a casa tua a mangiare patatine umane e io avrei
ancora un buon sacerdote al mio fianco… ma no,
perché quel genio di Karkadof si è fatto
sbranare, che intelligientone. Aspetta di vedere il Dio, morirai di
paura te lo assicuro.
- Come puoi dirlo? Non credo sia tutto
sto granché…
- Ha ha ha… tremi per un
troll, come farai a sopportare la vista del Dio? Con tutte quelle zampe
enormi, quei denti velenosi che ti spappolano le budella appena ti
sfiorano. Oh, che morte atroce quella che spetta alle prede.
Il goblin giallo tremò di paura ma subito si ricompose per
non fare una brutta figura davanti al collega.
Il capo, quello vestito di verde, si avvicinò al muro della
galleria e ci batté addosso con un lungo bastone verde. I
rintocchi rimbombarono nella galleria come volessero annunciare
l’inizio di un rito antico quanto il mondo.
La parete di roccia si illuminò piano e mostrò un
grandissimo e complicato disegno circolare con un moltitudine di
simboli che Spinella non conosceva.
- muoviti - gridò il goblin
verde cercando di frustare il troll ma la creatura schivò
l’attacco
- avanti!!! Muovi quella gabbia!
La creatura si oppose e si allontanò dai due.
- ma che fai?!?! Scappi?!?!? No, torna
indietro!!!
Ormai il troll se l’era svignata.
“un troll che ha paura? Cosa può fare tanta paura
da far scappare un troll?” si domandò Spinella,
continuando a stare nascosta dietro il grande masso.
- ora che facciamo capo?
- Darvit!!!! Il Dio non deve uscire dalla
tana oppure facciamo la fine di Karkadof!
- Che… che vuoi dire capo?
- Taci… sto pensando
“ un goblin che pensa!?!?! Questo è un giorno
memorabile” scherzò Spinella ma non era per niente
il momento giusto per scherzare.
|
|