il genio e l'eroina

di Vavyfoxy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Il rito ***
Capitolo 3: *** brutti segni ***
Capitolo 4: *** lotta ***
Capitolo 5: *** Comandi ***



Capitolo 1
*** l'inizio di tutto ***


Il cielo si stava tingendo lentamente di rosso, il sole tramontava all’orizzonte. Artemis sentì una fitta al cuore. Nella sua vita mancava qualcosa… ma lui non sapeva cosa.
Leale scivolò silenziosamente al suo fianco. Negli ultimi mesi il suo amico era diventato silenzioso e riservato, non che non lo fosse di sua natura. Leale si preoccupava per Artemis, era come se fosse suo figlio e giustamente lo voleva vedere felice.
Il ragazzo non si scompose, si limitò a sospirare.
-Qualcosa che non va?- sussurrò Leale.
-Non senti che mi manchi qualcosa per essere perfetto?
-    Be… non so… sei ricco, geniale, hai dei buoni genitori… cosa ti servirebbe oltre a questo?-
-    Forse…- Artemis non lo disse ma sapeva che Leale lo avrebbe intuito da solo.
-    Sta tranquillo- lo rassicurò l’amico – ti passerà col tempo…- detto questo tornò dentro casa lasciando Artemis da solo sulla terrazza della villa.
Ormai il cielo si era fatto viola, la notte era alle porte.
Il ragazzo si mosse per rientrare quando sentì un fruscio dietro di sé.
-    Spinella?-
Si guardò attorno. Nulla.
 “ me lo sarò immaginato, inizio a dare di testa… dare di testa? È una frase?... certo sto proprio dando di testa, cioè… sto avendo miraggi mentali, o meglio allucinazioni, più comunemente dette immaginazioni”.
Sbuffò, la vita da genio iniziava a stancarlo. Tutte quelle frasi perfette e quel vocabolario così accurato. Voleva iniziare a parlare come parlava Leale, come Juliet o Spinella. Ma era il suo cervello a impedirglielo, o meglio, la sua coscienza gli diceva che era sbagliato parlare come gli adolescenti. Artemis era stressato in quel periodo, nemmeno Leale o suo padre non riuscivano a tirargli su il morale. Era perennemente triste, non sapeva neppure lui per cosa, e non sapeva come rimediare.
Si lasciò andare sul letto e sospirò stancamente.
“devo tirarmi su! Basta con questi sbuffi, non risolvo nulla in questo modo! Devo fare qualcosa di entusiasmante… potrei progettare un piano… qualcosa sul popolo… con il popolo. Non mettendomi contro di loro ma alleandomi con loro. Già, mi sento già meglio solo a pensarci. Ho bisogno di un po’ di movimento, un po’ di avventura” soffocò una risata “io che ho bisogno d’avventura… questa è davvero bella!”
Si sollevò di slancio dal letto, aprì la porta della sua stanza e si avviò verso lo studio. Avrebbe contattato Polledro tramite il computer e avrebbe rintracciato Spinella con il radar per gli elmetti, di sua invenzione. Localizzava il codice numerico dell’elmetto e segnalava la posizione del soggetto, poi si collegava automaticamente al microfono in modo che potesse parlargli direttamente. Era un programma davvero sofisticato per la razza umana, considerando che i microfoni della LEP erano superprotetti e solo Polledro e Tubero riuscivano a contattare gli agenti quando erano fuori stazione.
Artemis aprì la finestra di chat che usava per connettersi con Polledro.

Polledro era sul computer da sei ore consecutive, senza mai staccare lo sguardo dagli schermi. Stava seguendo in diretta un assemblaggio di una nuova neutrino spara ghiaccio che era stata inventata da un giovane elfo, quasi per errore. Contemporaneamente stava progettando un nuovo programma per ricostruire al computer il cervello dei troll e dei goblin (cosa molto difficile dato che i troll e i goblin quasi non ce l’avevano il cervello). Nel secondo computer stava elaborando un secondo programma per operare a distanza tramite delle macchine  chirurgiche computerizzate comandabili da lontano con degli speciali telecomandi a proiezione. Una cosa complicatissima su cui ci lavorava da mesi. Inoltre, in una piccola finestra in basso a destra dello schermo stava seguendo un programma televisivo comico italiano, dato che i programmi del popolo facevano pena. L’audio della trasmissione lo sentiva con un mini trasmettitore collegato all’orecchio equino.
Sbatté frustrato lo zoccolo a terra quando l’audio si interruppe e venne sostituito da una voce giovane che tossiva dall’altro capo della connessione.
-    Proprio adesso dovevi interrompermi Artemis? Era il turno di Pino la Lavatrice! Il mio comico preferito! Oh Artemis…. Ma-tu-da-me-che-cosa-vuoi?”
Polledro ridacchiò tra se stesso.
-    Avanti cavallino dei miei mocassini, per non dire stivali dato che non gli porto. Ho bisogno del codice del caschetto usato da Spinella in questo momento. Ho voglia di chiacchierare un po’ con l’elfa più rompiscatole della LEP”
-    Ma sentilo… hai voglia di provarci con la nostra Spinella?
-    Ma che cosa stai dicendo! Neanche morto! Era solo per parlare con qualcuno… io non c’ho mica bisogno della ragazza… mi sarebbe d’impiccio e poi tra me e Spinella non c’è assolutamente nulla… figuriamoci…-
Polledro non lo stava nemmeno ascoltando, mentre cercava tra gli archivi della sicurezza delle navicelle il codice del caschetto di Spinella.
-    ecco qua fangosetto, scrivitelo: 368999573365210.
-    Grazie… in cosa è impegnata Spinella in questo periodo?
-    In cose molto importanti… quindi non puoi chiedergli nessun appuntamento…
-    Ma che cosa ti salta in mente…. Era solo per curiosità…
-    Guarda che non gli piaci mica eh…
-    Lo so!!!! Non voglio…no… c’è…. Ma.. ahaaaa… lasciamo perdere…
-    Va bene, va bene… ora lasciami in pace che c’è l’uomo dei surgelati brrr.
-    Chi?
-    Il tizio di Colorado… mai visto?
-    Forse lo guarda Juliet…
-    È un programma italiano.
-    Mai visto, anche se so parlare l’italiano. So tutte le lingue del mondo.
-    Allora salutami in fiammingo…
-    …… non mi viene… non che non lo sappia!
-    Certo certo, ora disconnettiti!!!!
-    Si vado… au revoir.
“ fangoso… sempre a provarci con le donne i fangosi… persino con la nostra Spinella” il centauro venne interrotto dal caporale tubero, entrato in quel momento.
-    Ma tu lo fai il puppppazzzo di neve?
Tubero lo guardò male.
-    Basta con gli scherzi Polledro! Abbiamo un urgenza dalla squadra di Spinella, hanno trovato qualcosa di molto grosso nel canale 3A, quello nuovo.
-    Sarà Leale… he he he, questa era bella!
-    ti ho detto basta con gli scherzi!!!
La faccia del capo divenne viola dalla rabbia. Non sopportava le battute di Polledro, non sopportava proprio Polledro. Tanto che una volta gli aveva proposto di andare a vivere tra i fangosi, con quell’insopportabile Fowl, il ragazzo e Polledro si sarebbero trovati bene; in fondo erano entrambi due rompiscatole.

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Capitolo 2
*** Il rito ***


Spinella avanzò cautamente nella galleria.
La 3A era stata aperta da poco, anche se la sua nascita era avvenuta moltissimo tempo fa. L’avevano creata gli elfi della prima dinastia ma era risultata inutilizzabile per molto a causa delle scosse sismiche che la colpivano frequentemente.
Spinella era di ricognizione lì intorno assieme alla sua squadra. Collaborava con quattro elfi: Jahan, Torladis, Frarel, e Arcadio. Ovviamente erano tutti maschi, lei era l’unica donna della LEP.
Spinella era di ronda durante il tempo libero, ma era sempre pronta a correre di sopra per eventuali emergenze.
-    Siate cauti, potrebbero essere dei folletti minatori.
-    E se non fossero folletti ma umani?- era Torladis a parlare, non si fidava mai di nessuno.
“Calma e sangue freddo Spinella” si disse l’elfa “fa come Artemis… lui ha sempre tutto sotto controllo…. Ma come diavolo fa?!?!?”
Il capitano Tappo sospirò, deglutì e continuò a strisciare attaccata al muro della galleria. Un rombo improvviso rimbombò nel tunnel. Spinella sentì i gemiti soffocati dei suoi colleghi, dovevano star crepando di paura.
Dalla fine della galleria provenivano dei rumori inquietanti. Delle risate improvvise fecero sussultare Spinella. “Goblin! Solo loro sanno ridere così!!!” sentì una strana sensazione bruciargli nel petto: timore, rabbia e incertezza messe assieme.
-    mantenete la calma, vado avanti io. Voi contattate i vostri generali e avveri teli di un probabile problema. Non allarmateli, non sappiamo ancora se sono innocui o meno.
Gli altri elfi sospirarono di sollievo. Sicuramente non avevano nelle vene il coraggio e l’audacia di Spinella.
Un rumore terribile sovrastò le vocine gracchianti. Il rumore di una grande attrezzatura di ferro che veniva pesantemente trascinata sulla nuda roccia. Le vocine si fecero entusiasmate, quasi felici, ma l’aria che giungeva ai polmoni di Spinella era carica di timore. Il timore dei goblin.
L’elfa vide in lontananza delle gigantesche torce a fuoco accese, i goblin che le portavano erano più piccoli del normale e si muovevano quasi seguendo un ritmo ben preciso mentre osavano frustare un troll che trascinava un’immensa gabbia coperta da una specie di telone.
Spinella trattenette il fiato. Il troll doveva essere addomesticato oppure drogato perché non reagiva minimamente.
La ragazza si avvicinò il più possibile e si nascose dietro un masso su un lato della galleria. Rimase ad osservare la scena.

Il goblin più grosso portava una strana camicia di velluto verde e un cappello nero che ricordava quello dei pirati, alla cintura portava una pistola umana. L’altro aveva una carnagione giallastra ed aveva solo dei pantaloni marroncini da cui pendevano due lunghe spade a misura di goblin. Considerando che un goblin è alto poco più di un nano le armi dei due dovevano essere grandi poco più di mezzo braccio.
Spinella non aveva mai visto dei goblin del genere. Erano troppo abbelliti per essere dei goblin, a meno che non ci fosse di nuovo lo zampino di Opal Koboi. No, non poteva essere, lei era in carcere e quelli erano dei goblin ben diversi da quelli che vedeva tutti i giorni.
Il goblin più grosso frustò il troll ridacchiando.
-    brutta palla di muscoli che non sei altro… manco ce l’avessero un cervello sti troll… ha ha ha, muoviti! Non abbiamo tutta la notte… il Dio vuole la sua preda!-
Spinella fece un salto. Quale Dio? Che razza di goblin erano quelli?
-    ma capo, così lo fa infuriare…- fu il piccoletto a parlare.
-    Taci! Il grande capo ha al suo servizio i troll da decenni… sa benissimo che abbiamo qualcosa che è dieci volte peggio di un troll, qua dentro…- indicò la grandissima, enorme, gabbia. Dentro ci sarebbero potuti stare come minimo sei troll. Dovevano star trasportando una creatura immensa, ma ben sedata dato che da sotto il telone non proveniva alcun rumore o movimento.
-    Si lo so capo ma…-
-    Niente ma, insetto… ringrazia il cielo d’essere qui. Sono in mille a desiderare questo compito. Saziare il Dio con la sua preda più ambita… quella che cerca da millenni…-
-    Non può cercarla da millenni capo, la creatura non ha tutti questi anni. Al massimo ne ha quindici…-
-    Taci! Il Dio sapeva della sua venuta e… ma cosa sto a spiegarti!?! Sei un incapace, non capiresti. Che indecenza! Uno come te che ha il compito di saziare il Dio. Sai cosa ti dico? Se Karkadof non si fosse fatto sbranare assieme alla preda, nell’ultimo sacrificio che abbiamo fatto, tu non saresti qui. Saresti a casa tua a mangiare patatine umane e io avrei ancora un buon sacerdote al mio fianco… ma no, perché quel genio di Karkadof si è fatto sbranare, che intelligientone. Aspetta di vedere il Dio, morirai di paura te lo assicuro.
-    Come puoi dirlo? Non credo sia tutto sto granché…
-    Ha ha ha… tremi per un troll, come farai a sopportare la vista del Dio? Con tutte quelle zampe enormi, quei denti velenosi che ti spappolano le budella appena ti sfiorano. Oh, che morte atroce quella che spetta alle prede.
Il goblin giallo tremò di paura ma subito si ricompose per non fare una brutta figura davanti al collega.
Il capo, quello vestito di verde, si avvicinò al muro della galleria e ci batté addosso con un lungo bastone verde. I rintocchi rimbombarono nella galleria come volessero annunciare l’inizio di un rito antico quanto il mondo.
La parete di roccia si illuminò piano e mostrò un grandissimo e complicato disegno circolare con un moltitudine di simboli che Spinella non conosceva.
-    muoviti - gridò il goblin verde cercando di frustare il troll ma la creatura schivò l’attacco
-    avanti!!! Muovi quella gabbia!
La creatura si oppose e si allontanò dai due.
-    ma che fai?!?! Scappi?!?!? No, torna indietro!!!
Ormai il troll se l’era svignata.
“un troll che ha paura? Cosa può fare tanta paura da far scappare un troll?” si domandò Spinella, continuando a stare nascosta dietro il grande masso.
-    ora che facciamo capo?
-    Darvit!!!! Il Dio non deve uscire dalla tana oppure facciamo la fine di Karkadof!
-    Che… che vuoi dire capo?
-    Taci… sto pensando
“ un goblin che pensa!?!?! Questo è un giorno memorabile” scherzò Spinella ma non era per niente il momento giusto per scherzare.

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Capitolo 3
*** brutti segni ***


La terra sotto i piedi di Spinella tremò paurosamente quando il muro della galleria rientrò nella roccia e poi si spostò lateralmente lasciando alla vista una gigantesca voragine.
-    Darvit, darvit, darviiiiiiiit!!!!! Gracchiò il goblin giallo. Era terribilmente spaventato. Tentò di fuggire ma il suo capo lo afferrò per la collottola e lo trascinò fino alla gabbia.
-    Spingiamola dentro…
-    Cosa???? Io non ho neanche un muscolo! Come faccio a spingere dentro quella buca una gabbia che persino un troll fa fatica a spingere!??!
-    Non abbiamo scelta, il Dio non deve uscire oppure sbranerà pure noi e raggiungerà gli elfi di Cantuccio… - Spinella fece un balzo. Chiunque fosse quel Dio non avrebbe dovuto raggiungere Cantuccio. Gliel’avrebbe impedito anche a costo della sua vita.
-    Non ce la faccio…- lo implorò il goblin giallo.
I due goblin tentavano inutilmente di spingere l’enorme gabbia, ma due piccoli come loro non l’avrebbero mossa nemmeno di mezzo millimetro.
Spinella si accucciò di più dietro la roccia. Aveva paura, cosa che a lei capitava di rado.

Tubero era con le truppe all’entrata della 3A. Aveva dato l’ordine di non fare entrare nessuno, Spinella se la sarebbe dovuta sbrigare da sola.
Al comandante non piaceva l’idea di farle rischiare la vita in quel modo, ma in fondo sapeva che alla folletta piaceva essere eroica perciò si convinse d’aver dato l’ordine giusto.

I goblin si schiacciarono terrorizzati sul lato della caverna quando un rombo assordante uscì dalla voragine.
Poi il silenzio. Un silenzio penetrante e doloroso. Il silenzio di chi vuole risposte.
I due goblin si misero a correre allontanandosi dalla voragine più velocemente che potevano.
“brutto segno…” pensò Spinella.
Qualcosa si mosse nell’ombra, qualcosa di gigantesco, provocando un’ondata d’aria che fece scivolare lentamente il telo che copriva la gabbia.
Spinella trattenne il fiato e afferrò la neutrino.
All’interno della gabbia era legata una creatura immensa. Il corpo era ricoperto da squame fucsia che riflettevano la luce delle torce cadute a terra.
Il capitano Tappo non riusciva a distinguere molto dell’animale perché era raggomitolato su se stesso, l’unica cosa che aveva riconosciuto erano le squame e delle enormi piume che sembravano avvolgere la creatura.
Un’altra ondata d’aria e due zampe da ragno uscirono dalla voragine per sfiorare la gabbia.
Appena l’enorme zampa toccò il metallo la creatura che era al suo interno sembrò svegliarsi all’improvviso.
Si rizzò sulle rampe posteriori, come se si stesse stiracchiando. Spinella vide il lungo collo della creatura estendersi in tutta la sua lunghezza. La testa, grande quanto Spinella stessa, era dotata di due lunghe corna candide come la neve sulla cui base erano infilati grossi anelli d’oro.
Le piume che Spinella credeva fossero parte del corpo si rivelarono ali socchiuse che la creatura cercava di schiudere, ma inutilmente perché le sbarre della gabbia glielo impedivano.
L’animale si agitò all’interno di essa per liberarsi dalle catene, per poi fermarsi di scatto a fissare l’oscurità della voragine.
Spinella strinse con forza la neutrino. Si sfiorò il dito che aveva quasi perso durante il viaggio nell’artico.
“Oh artemis, perché non sei qui ad aiutarmi…”

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Capitolo 4
*** lotta ***


La creatura rimase immobile per qualche secondo, poi rizzò la testa con orgoglio ed emise un ruggito possente che fece tremare le mura della caverna.
L’animale si divincolò, piegandosi e strattonando le catene che la legavano alla gabbia.
Ci mise poco a romperle e a schiantare al suolo le sbarre della sua prigione d’acciaio.
Poi indietreggiò, le ali socchiuse, fino a toccare con le zampe posteriori il muro della caverna.
Spinella osservò l’animale.
Era più grande di quanto avrebbe detto vedendolo rannicchiato. Aveva quattro zampe non molto lunghe che sostenevano un corpo robusto ricoperto di squame, il ventre e un po’ del collo erano giallo brillante che risaltava nel fucsia del resto della corporatura. Dal dorso spuntavano ali piumate, il collo era lungo e affusolato. La coda era fina ma muscolosa, terminava in un ciuffo a ventaglio di piume viola e gialle.
Spinella si prese la testa tra le mani.
“questo non è possibile…” i suoi pensieri vennero interrotti dal “Dio” dei goblin.
“ e poi dicono che Harry Potter non esiste…” pensò Spinella nel vedere il colossale ragno peloso uscire dalla caverna “questo sarebbe il loro Dio? B’è lo sapevo che i goblin erano scemi… ma fino a questo punto… come si fa ad adorare un coso del genere?”
Afferrò la neutrino e mirò sulla testa dell’aracnide. Sparò. Il mostro peloso non oscillò nemmeno, cosa poteva fare un a neutrino su quel coso? Era inutile tentare di abbatterlo, se non con una biobomba.
Spinella guardò la potenza della neutrino. Era già al massimo. La folletta imprecò tra i denti e si nascose meglio. Non gli restava che osservare per mostrare a Polledro con cosa avevano a che fare.
C’era solo un piccolo inconveniente… a star vedendo quella scena non era Polledro.

La creatura si rizzò sulle zampe posteriori e ruggì nuovamente.
“ è l’invito ad una sfida…” pensò Spinella.
I due colossi iniziarono a guardarsi ruotando in cerchio. Uno con le sue otto zampe e i suoi movimenti a scatti, l’altro con i suoi passi sinuosi e fluidi. Nonostante la grandezza il secondo manteneva un’eleganza ammirevole.
Spinella ora poteva vedere le creature a 360 gradi.
Il cosiddetto “Dio”, l’aracnide peloso, con nove o più occhi neri come la notte.
La cosiddetta “preda”, la testa affusolata, le enormi zanne affilate che spuntavano dalla bocca semichiusa e gli occhi di un rosso acceso.
Poi, senza nessun preavviso, la seconda creatura scattò in avanti e si scatenò l’inferno.
Affondò gli artigli sul dorso dell’aracnide, gli piombò addosso con tutto il suo peso, mentre il ragno cercava di morderla con i denti velenosi.
Le due creature si contorcevano nel tentativo di distruggersi l’un l’altra.
Si staccarono per qualche secondo. Spinella vide il sangue gelatinoso del ragno colare sul pavimento della caverna e trattenne un conato di vomito.
Il ragno attaccò per primo ma la creatura lo schivò elegantemente e affondò le zanne nel collo dell’avversario.
La folletta osservava terrorizzata la scena, non potendo fare nulla se non sperare che la preda avesse la meglio.
I due colossi continuarono a scontrarsi, facendo tremare la terra sotto i loro piedi.
La preda scosse con forza la testa, staccandosi di dosso il ragno,che gli si era avventato contro il collo.
Indietreggiò e si rizzò nuovamente sulle zampe posteriori. Spalancò le ali viola, erano immense, lunghe ed enormi. Poi socchiuse piano la bocca e inspirò con forza, gonfiando più che poteva i polmoni. Infine ruggì trionfante e sputò un getto di fuoco che investì l’aracnide. Questo gridò, si contorse tra le fiamme e si rannicchiò su se stesso.
-    O my gold! Hai visto???
Spinella fece un balzò cadendo all’indietro, si rialzò velocemente e tornò a nascondersi mentre la creatura continuava a sputare getti di fuoco sull’aracnide.
-    ARTEMIS!?!?!?!!?
-    Ma hai visto?!?! Un drago!!! Non sapevo esistessero, questa è una scoperta sensazionale!!! L’avevano detto che esistevano, quelli di Voyager, avevano ragione!!!  
-    ARTEMIS FOWL II… mi hai fatto venire un colpo!!! Ti pare il momento di gracchiarmi nelle orecchie!!!! Sottospecie di corvo che non sei altro!!! Tu…
No riuscì a terminare perché il drago si avventò sul ragno e, dopo averlo ripetutamente graffiato con gli enormi artigli, lo fece rotolare dentro la voragine con una potente codata.
-    Uao, Polledro mi aveva detto che eri impegnata ma non credevo in cose del genere. Potevi dirmelo che fai da giudice in lotte tra colossi di vario genere, questa roba piacerebbe a Juliet!
-    Smettila Artemis, non è il momento di scherzare questo…
Il corpo senza vita dell’aracnide si schiantò sul fondo della voragine con un tonfo che fece tremare la terra sotto i piedi di Spinella.
Il drago si girò su se stesso, scosse la testa nel tentativo di mantenere i sensi ma stava oscillando paurosamente.
-    Spinella, ti consiglio vivamente di toglierti da lì immediatamente. Se quel coso ti cade addosso non credo ti rimangano molte ossa per il ritorno a Cantuccio.
-    Come se non lo sapessi…- ribatté la folletta uscendo allo scoperto e indietreggiando.
Il drago la guardò stupito, i suoi occhi divennero verde brillante.
“ cambiano colore…”
-    perché?- disse nel microfono.
Artemis non sapeva la domanda completa di Spinella ma intuì a cosa si riferiva.
-    cambiano a differenza dell’umore… è una teoria momentanea ma mi pare la più adatta per adesso.
-    E perché verde ora?
-    Curiosità suppongo. Il verde chiaro è il colore della curiosità per il subconscio. Questo spiega anche il rosso di prima. Il rosso è la rabbia.
-    Bravo il nostro genietto…
Artemis sorrise orgoglioso.
Intanto le truppe della LEP correvano verso il drago con le neutrino pronte a sparare.

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Capitolo 5
*** Comandi ***


Gli agenti della LEP ci misero poco a sparare. Il drago voltò elegantemente la grande testa viola e guardò quelle esili creaturine che gli si avvicinavano alzando quelle strane pistole. Sbuffò e piegò la testa perplesso.

Gli agenti si piazzarono attorno al drago, una scena assai buffa pensò spinella: sembravano formiche che accerchiano un gatto.

Dal fondo della galleria sbucò brontolando Tubero, con la sua camminata dondolante e la faccia parecchio arrabbiata.

-          Ehi non pensi che Tubero si “gasi” un po troppo ? si vede pure da come cammina…

-          Basta Artemis, ma cos’hai oggi? Cerca di essere serio…- sbuffò Spinella.

-          Sei tu che sei vecchia… devi divertirti nella vita!

-          Mi divertirò il giorno in cui potrò prenderti a scariche di neutrino sul fondoschiena.

In quel momento Tubero aveva raggiunto il centro dell’attenzione e tutti aspettavano un suo ordine. Il drago, intanto, osservava il comandante con i suoi occhi viola e un’aria scettica, storcendo il muso, quasi sentisse la puzza del capitano.

-          Uomini!.......- poi si fermò e si guardò intorno, cercando qualcuno da sgridare.

-           Tappo!!!!!!!! Vieni qua.

Spinella avanzò passando di fronte al drago, si fermò a qualche metro di distanza, non potendo superare la barriera di agenti che lo circondavano, e lo osservò più da vicino.

“facciamo un piccolo regalo ad artemis” pensò, sapendo che quello che vedeva lei era per Artemis una miriade di informazione importanti che solo lui sarebbe riuscito a classificare.

-          grazie spinella- sussurrò il ragazzo al microfono e la folletta sentì il ticchettare dei tasti del    pc del genio mentre si annotava i particolari dell’animale.

-          TAPPO!!! Non ti ho detto di fermarti. Vieni qui!

Spinella affiancò il generale e fece rapporto su ciò che aveva visto, ma non rivelò nulla sul collegamento con Artemis, Tubero di certo non avrebbe gradito sapere che il giovane umano sapeva pure questo.

-          Bene uomini alzate le cariche e addormentiamo questo bestione!

Gi elfi si agitarono terrorizzati. Sebbene il drago avesse un aria innoqua di certo avrebbe potuto stenderli tutti con una zampata.

-          Aspetti capo…- disse Spinella – non possiamo fargli del male non ci ha fatto nulla!

-          E non gli darò la possibilità di farlo… appunto!!! Agenti, avanti!

-          Fermalo Spinella! Quell’esemplare è un patrimonio culturale!!!- la voce di Artemis fece fare un altro salto alla folletta.

Spinella non rispose al ragazzo, Tubero si sarebbe insospettito e avrebbe chiesto se era impazzita a parlare da sola.

Gli agenti alzarono le neutrino e spararono le scariche neutralizzanti.

Spinella guardò gli occhi dell’animale passare dal viola al giallo, e poi socchiudersi mentre il drago cadeva con un tonfo terrificante a terra.

 

 

Ci misero 3 ore per caricare il drago e portarlo a Cantuccio. Avevano dovuto far arrivare un vecchio tipo di trasporto, un carro di legno usato dai minatori che teneva pesi enormi ed era di grandi dimensioni. Per trainarlo lo avevano attaccato a delle navette di trasporto che fungevano da “cavalli da traino”.

 Spinella non sentiva più i commenti di Artemis ma sapeva che il ragazzo era li a seguire la scena, non si sarebbe perso la scena per nulla al mondo. La folletta aveva camminato a fianco del carico per tutto il tempo, guardando l’ala inerte dell’animale che strusciava sul terreno e gli altri agenti che timidamente la ricaricavano sul carro, per poi rivederla scivolare di nuovo a terra.

Intanto Artemis aveva fatto una ricerca ed era giunto a conclusione che il drago cambiava colore degli occhi a seconda del suo stato d’animo. Aveva annotato che le ali erano piumate, a differenza delle leggende che le descrivono come quelle dei pipistrelli, e che la coda aveva una forza pari a 0 sulla punta, poiché era solo composta da un ciuffo piumato che pareva molto soffice.

Il drago sputava fuoco, come si aspettava, e la pelle era ricoperta di scaglie. Avrebbe voluto toccarla, per sentirne la consistenza e prelevarne qualche campione. Per un attimo immaginò il suo studio ricoperto da un tappeto di pelle di drago, ma poi cancellò subito l’idea sentendosi tremendamente in colpa per aver pensato una crudeltà simile.

-          Tappo! Chiamami Polledro, ho bisogno di tutti i generali a rapporto e di una stanza sicura. E per sicura intendo a prova di Artemis Fowl!

Spinella trattenne il fiato. “come fa a sapere di Artemis?”

-          Scusi capitano?- osò chiedere

-          Si, se resiste a quel fangoso allora resisterà anche per questo.

 La folletta riprese a respirare. Non voleva tenere nascosto il suo collegamento con Artemis, ma doveva farlo, per il bene di tutti era meglio che il ragazzo fosse al corrente. Doveva ammetterlo ma quell’umano era più utile di un esercito intero.

-          Stai tranquilla che non è abbastanza intelligente da capire che sono connesso.- disse Artemis.

Spinella si allontanò verso gli uffici di Polledro, avrebbe risposto alle provocazioni di Artemis più tardi, ora aveva una nuova missione da compiere, e sentiva che non si sarebbe limitata a chiamare il centauro.

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