Pensieri di un Mangiamorte

di Fraywood_Granger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***
Capitolo 4: *** Parte IV ***
Capitolo 5: *** Parte V ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Pensieri di un Mangiamorte

Prima Parte

Alzo lo sguardo dal libro, guardo la tappezzeria azzurro-argento della mia camera, fisso i piccoli gigli fiorentini color bronzo della carta da parati, osservo il parco e il tempo di fuori. Il cielo è plumbeo, le grandi fronde dei carpini, ormai spoglie della loro chioma, si muovono debolemente.

 

Si sta facendo buio, dovrei dire agli elfi di accendere le torce. O potrei farlo io, mi basterebbe un colpo di bacchetta, sarebbero sufficienti pochi istanti. Ma non ne ho voglia, così come non ho voglia di andare di là, dove so che è appena arrivata mia zia Bellatrix. Presto Greyback e i suoi torneranno dalle loro scorrerie per il Paese; chissà se Fenrir si è procurato qualche bocconcino. Probabile, conoscendolo. Di tutti i seguaci del Signore Oscuro, è forse uno di quelli che mi disgusta maggiormente...

 

“Draco.” Una voce interrompe i miei pensieri.

 

“Madre.” I miei occhi sono diligentemente tornati sul libro che stavo leggendo, facendo finta di niente.

 

“Draco, devi venire subito.” La voce di mia madre trema appena; nemmeno io, che credo di conoscerla piuttosto bene, riesco a capire se per paura o eccitazione. Sento qualcosa che dovrebbe più o meno assomigliare a un tuffo al cuore, ma meccanicamente cerco subito di ignorarlo. Mio padre me lo ha sempre insegnato; rimanere il più indifferenti possibili, seguire e onorare il Signore Oscuro.

 

Peccato che ultimamente io non abbia molta voglia di fare nessuna delle due cose.

 

“Cosa c'è, ora? Fenrir vuole compagnia per potersi gustare al meglio la sua ultima leccornia?” Ascolto distaccato la mia voce, aguzza e sarcastica, come sono sempre stato io, anche se ora come ora non vorrei chiedere quello che ho detto, così come vorrei disperatamente essere qualcun altro, credo. Ma, per dirla con il basso linguaggio dei Babbani, chi se ne frega? Fingo da talmente tanto che persino io sto arrivando a credere che il fittizio sia reale, non so nemmeno cosa voglio davvero. E se non lo so io, figurarsi se importa un minimo anche a qualcun'altro, a una sola, singola persona, basterebbe, di quello che desidero, sempre che si tratti di qualcosa di differente da donne, cavalli o denaro. Da quel punto di vista, qualcuno che si interessi ai miei capricci c'è sempre.

 

Ma a chi voglio darla a bere? Anche se sapessi con certezza di desiderare di essere dall'altra parte, anche se sapessi che vorrei avere una divisa rossa e dorata anziché una verde e argentea, non importerebbe a nessuno comunque. In effetti, io sono solo. Completamente solo.

 

Mia madre inspira di scatto, senza rispondere per qualche secondo almeno a quel che ho detto. Ah già, Fenrir e le sue ragazzine. Stavo dimenticando quel che ho appena detto.

 

“No” dice infine, e io, riscuotendomi, comprendo due cose: la prima, che quel tremore della sua voce che ho sentito prima, quello che ho avvertito anche adesso nel suo timbro basso e pacato, non è paura, bensì pura eccitazione; la seconda, che si tratta di eccitazione da Mangiamorte.

 

E la cosa non mi piace.

 

“Non si tratta di Greyback” continua, e io la ascolto attentamente. “Si tratta di Potter.”

 

Mio padre mi ha insegnato l'indifferenza, fin da quando ero piccolo, strascicata eleganza e indifferenza. Ma questo non è un momento qualsiasi, questo è ciò che aspettavo da anni. Lo hanno preso.

 

È per questo che, prima che lo possa evitare, riflesso inconscio e automatico, i miei occhi si staccano dai caratteri inchiostrati per incontrare gli occhi verdastri di mia madre Narcissa, e lei sorride, felina, come se il fatto di avermi strappato dal mio aplomb abituale fosse una vittoria personale.

 

“Dunque?” chiedo, con voce ferma e sorprendentemente calma.

 

“Lo hanno preso. Ma la Mezzosangue... La Granger, sì, la Granger gli ha fatto un incantesimo alla faccia. Devi venire a vedere se è veramente lui, altrimenti il Signore Oscuro si adirerà molto... Non gradisce essere chiamato per inezie, Draco, tu lo sai...”

 

“Perché io? Non mi importa assolutamente nulla di Potter e di quella sciacquetta della Granger. Non dirmi che tu e zia Bella non ricordate il viso del Ragazzo Che È Sopravvissuto, Madre...”

 

Lei storce il naso. “Vieni immediatamente, Draco. È un ordine.”

 

Va bene. Andiamo a mettere nel sacco Potteruccio, una volta per tutte. Sarà divertente.

 

Mi alzo abbastanza lentamente da far irritare mia madre, che del resto era lo scopo del mio gioco, ma non abbastanza da essere rimproverato. La seguo per i corridoi di pietra, fisso i suoi capelli, biondi come i miei, non ancora grigi, nell'oscurità, che fanno da guida nel buio delle gallerie del maniero, finché non arriviamo in sala. Sento un lieve sorriso dipingersi sul mio volto. Sento un grido, sento il dolore della ragazza propagarsi per la stanza.

 

Sì, sarà proprio divertente.

Fine Prima Parte

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Capitolo 2
*** Parte II ***


Pensieri di un Mangiamorte

Seconda Parte

“Cosa succede?” È la voce di mio padre ci guarda esaltato non appena entriamo, seduto comodamente sulla sua poltrona preferita. Lo guardo, lo guardo e non riesco a riconoscerlo. In lui, in quegli occhi grigi folli dal piacere, non c'è nulla di quello sguardo duro che ha sempre con me, o di quello carezzevole che mi riserva quando faccio qualcosa di cui è felice, nemmeno di quello gentile che mi rivolgeva a volte quando ero piccolo, in rari momenti che ancora adesso giudico di vera felicità. No, non c'è nulla di tutto questo nelle iridi ferree di Lucius Malfoy: c'è solo pazzia, e amore per il tormento altrui.

Nella sala, sopra il camino, c'è una grande specchiera dorata decorata a volute, che riflette come in un'istantanea le varie figure della stanza; ma io mi soffermo solo su due di loro, dimenticandomi per un attimo di Potter; inizialmente osservo quella alta e affilata, in piedi, pallida, e poi quella, straordinariamente somigliante alla prima, più o meno elegantemente stravaccata sulla poltrona. Io e mio padre. Dio, siamo davvero così simili? Lo fisso ancora, incredulo della rivelazione. Quello non è lo sguardo di mio padre. Quello è lo sguardo di un folle. E io non voglio essere un folle.

Io voglio solo essere me stesso.

Mi riscuoto, fisso le altre figure che mi circondano. Mia madre si è spostata vicino al camino, senza che me ne sia accorto. La ascolto lentamente rispondere a mio padre, come in sogno: “Dicono che hanno preso Potter” dice, e poi: “Draco, vieni qui.”

E io vado. Faccio qualche passo avanti, incerto.

Greyback gira i prigionieri, in modo che siano sotto la luce accecante del lampadario.

Guarda guarda, c'è proprio tutta la combriccola. Lenticchia, Sfregiato e Mezzosangue, la triade al gran completo. Sebbene possa anche riconoscere tra me e me che la Granger sia stata piuttosto ingegnosa con quella maledizione, si vede piuttosto bene che quello è Potter. Non ha nemmeno camuffato la cicatrice con un Incantesimo di Disillusione: idiota.

“Allora, ragazzo?” sbraita Greyback. Stringo la mano intorno all'impugnatura della bacchetta. Non mi piace essere apostrofato così, soprattutto se a farlo è uno schifoso semiumano che mangia ragazze vive e che quando si trasforma ogni mese ammazza l'equivalente della popolazione di un piccolo villaggio del Costwolds.

Faccio ancora qualche passo avanti, incerto sulla mia prossima mossa. Lanciare un Cruciatus a sorpresa sul caro cucciolotto di famiglia? Riconoscere Potter? Oppure, cosa davvero strana, persino da pensare, coprire lui e gli altri prigionieri?

Sono ancora nel dubbio quando mio padre torna a parlare. “Allora, Draco” sembra ansioso. Ma mi faccia il piacere – sappiamo benissimo tutti che vuole solo la bolla ufficiale per poter avere la scusa di saltellare allegramente per la stanza scagliando fatture a casaccio.

“È lui? È Harry Potter?”
 

Inizio a sentire il cuore battere forte. Devo decidere, e devo farlo alla scelta.

Io non l'ho mai avuta, quella divisa rossa e oro. Non me l'hanno mai data. Mi hanno Smistato in Serpeverde. Io non l'ho mai avuta, quella possibilità, quella possibilità che è stata data a loro, a Potter, Weasley e Granger, io ero quello che si rinchiudeva nei sotterranei, io ero quello creato e pensato per fare battutine all'arsenico in modo da provocare i Grifondoro, io ero quello che si sceglieva gli amici Purosangue, figli di generazioni di Serpeverde.

Io non l'ho mai avuta, quella possibilità, perché sono Serpeverde, perché sono Malfoy.

E i Malfoy sono abituati a prendersi sempre quello che vogliono.
 

“Io non... Io non sono sicuro” sento le mie labbra dischiudersi e sussurrare velocemente quelle parole, come se mi fossero state strappate a forza.

Mio padre spalanca gli occhi, incredulo. Insiste. E io, come in un sogno, continuo, continuo a negare. Ma, immancabilmente, a un certo punto sopraggiunge la paura.

 

Del resto, ci sarà pur un motivo se non sono Grifondoro.

Alla fine, con Potter me la cavo con un ambiguo “Non so”, e allora mia madre interviene, “È meglio essere sicuri, allora”, eccetera, eccetera. Io non guardo negli occhi nessuno. Non dico niente.

Avanti, stupido idiota, approfittane. Scappa. Fa' qualcosa.

“E la Nata Babbana, allora?” si intromette di nuovo Greyback, e questa volta non è come quando è entrata mia madre in camera mia, questa volta il tuffo al cuore lo sento davvero. Sento la bacchetta diventare bollente sotto la mia presa.

Narcissa sbraita su come quella lì sia davvero la Granger, la riconosce, lei, l'ha vista da Madama McClan con Potter... “Guarda, Draco, non è quella la Granger?”

 

No, no, non voglio guardare. Non la guarderò, perché altrimenti crollerei. Sono passati anni, ma ricordo ancora i primi tempi a Hogwarts, quando cercavo di evitarla, quando, se la incontravo, cercavo di ridurla in lacrime, sempre invano. Ricordo quando, al sesto anno, ricevetti l'ordine di uccidere Silente e io mi dissi di togliermela dalla testa una volta per tutte. Lei era così presa dai suoi intrighi personali, Weasley con la Brown, Amortentia, Incantesimo Confundus... Sì, senza volerlo, mi sono tenuto aggiornato su di lei. Non ho perso nulla di importante che l'abbia mai riguardata, sono ricorso persino all'attività di spie in erba di alcune ragazze Grifondoro perché riferissero a Pansy quello che lei faceva, e Pansy, che mi raccontava tutto, e io che le leggevo nel pensiero per vedere se stesse mentendo e poi la Obliviavo ogni volta...

 

Sento i suoi occhi su di me, li sento quasi imploranti, ma sempre orgogliosi.

 

Potter, scemo che non sei altro, portala via di qui. Vattene subito.

 

Ma Potter non ascolta la mia preghiera mentale, rimane lì impalato, nessuno interviene, e, alla fine, sussurro un mormorio soffocato: “Io... forse... sì.”

 

Non è un sì. Non è un sì. È un forse. Me lo devo ripetere, per poter rimanere abbastanza tranquillo da continuare la recita, altrimenti... non so nemmeno io quel che succederebbe, ma probabilmente mi sentirei troppo in colpa da poter proseguire senza destare sospetti.

 

Non ce la faccio. Non ce la faccio.

Mi volto, dando le spalle ai prigionieri.
 

Fine Seconda Parte

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Capitolo 3
*** Parte III ***


Pensieri di un Mangiamorte

Terza Parte


All'improvviso sento un familiare cigolio di porta che si apre. Sono girato verso la finestra e sto fissando il pavimento, ma sento comunque il ticchettio dei tacchi a spillo degli stivali, i passi rapidi e veloci, e so già di chi si tratta, prima ancora che la nuova arrivata apra bocca.

Mi chiedevo quanto ci avrebbe messo ad arrivare, in effetti.

“Cosa c'è? Che cos'è successo, Cissy?” chiede mia zia Bellatrix. Mi giro verso di lei; senza aspettare una risposta da parte di mia madre, inizia a camminare attorno al magnifico trio. Si ferma davanti a lei.

“Ma questa... è la ragazza Mezzosangue... la Granger?”

“Sì, sì, è la Granger!” esclama mio padre, esaltato fin quasi alla follia. “E quello vicino, pensiamo, è Potter! Potter e i suoi amici prigionieri, finalmente!”

“Potter?” lo strillo di Bella mi fa sobbalzare. “Sei sicuro? Il Signore Oscuro dev'essere immediatamente informato!” Si alza la manica sinistra della lunga tunica nera; la conosco, anche se è forse più malvagia di Voldemort stesso, e so che ora è eccitata, sta già pregustando gli onori di cui l'adornerà il padrone tanto amato...

“Stavo per chiamarlo io!” grida di getto mio padre, e non gli sono mai stato grato come in questo momento. So già che ora lui e Bellatrix inizieranno a discutere, e, almeno, questo darà ai prigionieri un po' di tempo in più. Per fare cosa, poi, non lo so. Per rimandare? Per fuggire? Per Schiantare e Obliviare tutti noi e poi scappare?

Io ho le mani legate, ho fatto finta di non essere sicuro delle identità di tutti loro, ho salvato persino Lenticchia, ma non posso fare di più. Non posso fare più niente.

“FERMO!” grida all'improvviso mia zia, riscuotendomi dai miei pensieri, e il suono della sua voce stridente mi perfora i timpani. È andato tutto come previsto: hanno litigato, si è anche immischiato Greyback, e, ora, che succede? Cosa sta passando per la mente di quella donna?

“Non toccarlo, moriremo tutti se il Signore Oscuro arriva adesso!” prosegue infervorata Bellatrix, rivolta a mio padre.

“Cos'è quella?” chiede poi, ansante. Non so quanta sia recita e quanta vera paura, in realtà, ma, se sta fingendo, ha sortito gli effetti desiderati. Cosa potrà mai spaventare a tal punto Bella Lestrange?

“Spada” risponde asciutto un Ghermidore.

“Dammela.”

“Non è sua, signorina, è mia, l'ho trovata io.”

Dalla punta della bacchetta della Mangiamorte prorompe un fascio di luce rossa che fa levitare per alcuni istanti il Ghermidore, che poi cade a terra inerme. Schiantato.

“A che gioco vuole giocare, donna?” grida inferocito Scabior, tirando fuori la bacchetta.

Oh, no.

Ma perché i Ghermidori sono sempre così scemi?

Stupeficium! Stupeficium!” scatta allora Bellatrix, e gli incantesimi volano attorno a lei, magnifici nella loro temibile beltà; è quasi un piacere vedere combattere mia zia, è come se l'aria stia prendendo vita, danzando in vortici colorati che, uno dopo l'altro, abbattono tutti gli avversari della Mangiamorte, tutti, tranne Fenrir Greyback – sempre lui, dannato licantropo – che, però, viene costretto in un'assurda posizione, in ginocchio e a braccia aperte, inerme. Mia zia è pallida, pallida come non mai, e ora si sta chinando minacciosa sull'ultimo Ghermidore.

“Dove hai preso questa spada?” la sento sussurrare all'orecchio del lupo mannaro.

“Come osi?” grida lui. Lei, impaziente, brandisce la spada davanti a lui e ripete la domanda. Inizia a percepirsi una nota isterica nella sua voce. “Piton l'ha rinchiusa nella mia camera blindata alla Gringott!” urla.

 

“Era nella loro tenda!” sbraita lui. Bella rimuove l'incantesimo – peccato – e lui, bestia feroce, si va a rincantucciare in un angolino, come farebbe una belva spaventata. Ma perché, poi, dico farebbe? Lui è una belva spaventata.

 

“Draco, porta fuori questa feccia, se non hai il coraggio di finirli, lasciali in cortile, ci penserò io” mi ringhia contro Bellatrix. Prima che possa prendere seriamente in considerazione l'idea di divertirmi un po' con Fenrir, almeno quanto lui, per tutto questo tempo, ha sempre fatto con le sue vittime, ma in modo meno disgustoso – che oscenità – mia madre interviene, per la prima volta dopo l'entrata in scena della sorella.

“Non osare parlare a Draco in quel-”

“Zitta! La situazione è più grave di quanto tu possa immaginare, Cissy! Abbiamo un problema molto serio!” Scruta con sguardo accorto e attento la spada, che ancora tiene in mano, borbottando qualcosa che non riesco a capire bene, su come non si debba ferire Potter per non interferire con i piani dell'Oscuro Signore, mi pare. Poi alza il viso, terribile nella sua sete di vendetta, e dispone perentoria: “Rinchiudete i prigionieri nel sotterraneo mentre rifletto sul da farsi!”

“Questa è casa mia, Bella, tu non dai ordini in casa-”

“Fai come ti dico!” urla allora lei, sempre più tremenda nella sua paura folle. Inizio a credere sul serio che non sia una finta: che sta succedendo?

Per il nervosismo, dalla punta della sua bacchetta fuoriesce una lama infuocata, che penetra a fondo nel bel tappeto persiano che copre tutto il pavimento della sala, provocando un buco annerito e fumante sui bordi.

Mia madre è interdetta, la vedo perplessa: persino per lei, che conosce tanto bene la sorella, un simile scatto di follia per una semplice spada deve essere qualche cosa di insolito. Alla fine, dopo aver fissato leggermente risentita il tappeto per qualche istante, mormora: “Porta questi prigionieri nel sotterraneo, Greyback.”

“Aspetta!” la interrompe Bella, e quel che dice poi mi provoca il terzo tuffo al cuore nel giro di un'ora.

Raggelo.

“Tutti tranne... tranne la Mezzosangue.”

Fine Terza Parte

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Capitolo 4
*** Parte IV ***


Pensieri di un Mangiamorte

Quarta Parte

“No!” grida Lenticchia. “Prendete me, tenete me!”

Patetico. Come se Bella Black potesse essere clemente. Dopo tutto quello che ha fatto, dopo aver Cruciato i genitori del suo amico Paciock sino a portarli alla follia, dopo aver ucciso un numero incredibile di persone, un Weasley chiede uno scambio a lei? Come può sperare che la luogotenente di Lord Voldemort si abbassi ad accettare la richiesta di un traditore del suo sangue che la implora di risparmiare la Nata Babbana di cui è innamorato? Perché si capisce da chilometri di distanza che Weasley è pazzo della Granger. Forse lui è troppo scemo per capirlo, ma gli altri non sono ciechi. Lo vedono. E, forse, è questo il motivo per cui mi sento tanto irritato. O forse perché lui, in quanto Grifondoro, può sempre provare, può chiedere di subire la punizione al posto della ragazza che sente come metà del suo intero, della sua anima, anche se, magari, nel suo intimo sa che è tutto vano; a me, invece, questo non è concesso, anche se vorrei farlo... Merlino, da dove viene tutta questa nobiltà improvvisa? Dopotutto, è solo una Mezzosangue, giusto?

Il suono dello schiaffo che zia Bellatrix assesta a Lenticchia riecheggia forte nell'immensità della sala, riscuotendomi.

Giusto, non è il momento di riflettere su ciò che penso riguardo una Nata Babbana. A proposito: avevo ragione, Weasley è davvero patetico. Che non mi venga a dire che credeva davvero di ricevere una risposta positiva da lei. Ma questo l'ho già detto.

“Se muore durante l'interrogatorio, tu sarai il prossimo!” sibila infatti Bella. “Un traditore del proprio sangue per me viene subito dopo un Mezzosangue. Portali di sotto, Greyback, e controlla che siano ben rinchiusi, ma non fare altro... non ancora.”

La bestia esegue gli ordini, separando la Granger dagli altri. Bellatrix gli ridà la bacchetta ed estrae un pugnale d'argento. All'improvviso, sento una sensazione sgradevole alla bocca dello stomaco, simile alla nausea.

Non posso credere di essere preoccupato o di aver paura per lei.

Ma a chi voglio darla a bere? Almeno con me stesso potrei essere sincero; in fin dei conti, sono un buon Occlumante. Quindi: sì, posso benissimo crederci, al fatto di aver paura per lei. Perché conosco mia zia. E so quello che ha fatto. La mia testa mi riporta in maniera non richiesta ai volti slavati dei genitori di Paciock che ho visto passando per il loro reparto al San Mungo, alla loro carnagione pallida, ai loro occhi vuoti, e il panico mi assale. Ho paura che sia questo anche il suo destino. Ma cosa posso fare? Non sarebbe intelligente oppormi ora a Bellatrix, l'unico risultato che avrei ottenuto sarebbe quello di venire Cruciato insieme alla Granger, e non le sarei di minimo aiuto.

Spero che Potter riesca a fare qualcosa. Ma cosa, poi? È pur sempre Potter, ed è rinchiuso in una prigione ben blindata, ed è senza bacchetta. E poi, è sempre un brutto segno quando ci si inizia a fidare dello Sfregiato. Meglio non contare su di lui, né su quello stupido di Lenticchia. Si sentono già le sue grida provenienti da due piani più sotto, “Hermione, Hermione”.

Lo ripeto: Weasley è patetico.

“Veniamo a noi, lurida Babbana” sibila Bellatrix, rigirandosi il pugnale fra le dita, per poi avvicinarsi e accoltellarla al braccio. Lei urla di dolore: sta sanguinando molto, sta sanguinando di un sangue rosso come il campo rubro su cui troneggia il leone della sua Casa. “Dove avete preso quella spada?

Hermione non risponde, ma, pian piano, il suo grido svanisce nel nulla, sostituito da singhiozzi. Cerco di non guardarla, ma, con la coda dell'occhio, la vedo tremare.

Devo stare fermo. Devo stare fermo.

“Te lo chiedo un'altra volta! Dove avete preso questa spada? Dove?” Un getto rosso scaturisce dalla sua bacchetta, provocando altre urla.

“L'abbiamo trovata... l'abbiamo trovata... PER FAVORE!”

Crucio!” Un altro lampo rosso. Un altro grido.

Il mio sguardo scatta verso di lei: è pallida, sta sanguinando, e le lacrime le solcano il viso.

“L'abbiamo trovata... da Mundungus Fletcher...”

Pessimo tentativo di menzogna. E non sono l'unico ad accorgermene.

“Stai mentendo, sudicia Mezzosangue, lo so! Siete stati nella mia camera blindata alla Gringott! Dimmi la verità, la verità! Crucio!

Le sue grida mi perforano i timpani, facendomi sentire un inetto. Devo fare qualcosa...

“Che cos'altro avete rubato? Che cos'altro avete? Dimmi la verità o giuro che ti trapasso con questo pugnale!”

La Granger continua ad urlare. Fa male: dovrebbe dire qualcosa, Bellatrix Lestrange mantiene sempre le promesse fatte.

Forse quello che mi sta sfuggendo, ora come ora, è che lei sa che la sua aguzzina manterrà la promessa fatta, ma preferisce pagare il prezzo messole in conto piuttosto che dire la verità.

Preferisce soffrire, piuttosto che tradire Potter.

Mi chiedo... se le cose fossero andate diversamente... in un mondo diverso, in un'altra vita, con un Draco Malfoy miracolosamente Smistato in Grifondoro, grande amico della combriccola... avrei avuto una possibilità, con lei? Una sola, piccola possibilità che quegli occhi marroni si posassero su di me senza timore o rabbia od odio, ma con affetto, con amore? Una sola, piccola possibilità che lei potesse essermi leale quanto lo è ora a Potter, Potter, che l'ha fatta imbarcare in quest'odissea, Potter, che ora è rinchiuso come un cane rabbioso dentro una cella con altri della sua specie, Potter, che ora non fa niente per aiutarla?

Una sola, piccola possibilità che potesse volermi bene?

Ho solo una certezza su quell'altro mondo, su quell'altra vita che ora più che mai desidererei avere, con tutto me stesso: e cioè che io, per lei, ci sarei sempre stato. Se, in quell'altro mondo, in quell'altra vita, Greyback avesse cercato di portare via me, di condurmi nei sotterranei, io avrei combattuto.

Avrei lottato per salvarla da ciò che sta accadendo ora.

Avrei provato ad affrontare Bellatrix, a costo della vita.

Avrei provato a portarla via da quel luccichio metallico del pugnale che ora si sta abbassando di nuovo su di lei; a portarla via da quelle grida, da quel dolore.


Fine Quarta Parte



NdA: salve a tutti, so che non ho mai messo prima il classico "angolino dell'autrice", ma, se ora lo faccio, è perché mi piacerebbe avere una vostra opinione. Voi la finireste qui o alla morte di Dobby? Avrei qualche idea per un'eventuale quinta parte, ma non vorrei annoiare o essere eccessivamente logorroica. Che ne pensate voi? Un abbraccio e grazie per la vostra presenza e il vostro supporto! <3

Fraywood

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Capitolo 5
*** Parte V ***


Pensieri di un Mangiamorte

Quinta e ultima Parte

Molto bene. Cioè, niente affatto bene, in realtà. Ho buoni motivi per credere che Potter e Lenticchia abbiano ammazzato Codaliscia. Da di sotto si sono sentiti strani rumori, e poi, quando mio padre, reso languido dalla splendida scena che gli si parava di fronte – cosa c'è di meglio che guardare tua cognata Cruciare fino a far svenire di dolore una ragazza e un folletto, dopotutto? Poche cose, direi – ha chiesto: “Cosa succede, Codaliscia?”, la voce di Weasley ha risposto: “Niente! Tutto a posto!”.

Ora, non so se sono io quello che riconosce al volo le voci o sono gli altri troppo concentrati sulla Granger, ma non ho passato sei anni a prendere in giro largamente tutti i Grifondoro per nulla. Forse anche Bellatrix e i miei avrebbero avuto qualche dubbio, se non fossero tutti troppo impegnati a giocare al segugio che caccia la volpe. In ogni caso, se quella povera volpe non è ancora morta, beh, credo ci manchi poco. C'è una pozza di sangue sotto di lei che si allarga sempre di più, un rivolo sta colando anche sul viso, macchiandolo come farebbero lacrime carminie.

Ho poche speranze, ormai. Cioè, potrebbe anche salvarsi, se qualcuno le facesse un incantesimo di guarigione, ma non ne ho l'occasione, la stanno guardando tutti; anzi, per essere precisi, ora stanno guardando e torturando il folletto, nuova volpe, nuova preda gentilmente portatagli dal sottoscritto.

La sento scivolare via da me. La vedo sempre più pallida e lontana, e so che non ci riuscirò mai, non farò mai in tempo, no...

“Sei sicuro?” sta chiedendo Bella intanto. “Sicurissimo?”
“Sì!” risponde il folletto. A proposito di cosa, poi, non lo so. Mi sono perso la seconda parte della tortura, pardon, dell'interrogatorio.
Sarà ancora quella spada maledetta.

“Bene!” dice allora mia zia. Come ho già detto, la conosco abbastanza, e vedo che ora è sollevata. Per cosa, poi? Che cos'ha quella spada di tanto importante?

“E ora, chiamiamo il Signore Oscuro!”

Prima che possa prendere in considerazione l'idea di Pietrificarla con un incantesimo non verbale, prima che possa supplicare qualche ignoto e indifferente dio di fare qualcosa, prima che mio padre possa fare un solo passo verso di lei... È andata.

Si alza la manica sinistra e preme l'indice sul Marchio Nero.

E io sento un dolore lancinante sul mio, in contemporanea. Devo faticare molto per non piegarmi su me stesso implorando pietà al bianco Nulla.

È finita.

“E ora” continua quasi allegramente la voce di Bella, “credo che possiamo sbarazzarci della Mezzosangue. Greyback, prendila, se la vuoi.”

Stringo la bacchetta talmente forte da sentire dolore anche alle nocche, adesso. Non m'importa. Non m'importa più di nulla, solo di quella belva, e di quella figurina esile in mezzo al sangue.

Cru...

“NOOOOOOOOOOOO!”

Mi volto, incredulo.

Lenticchia.

Dio santo!

Expelliarmus!” urla Weasley, precipitandosi nella sala. Lo Sfregiato segue a ruota. La bacchetta di Bellatrix vola via.

Stupeficium!

Nel caos che segue, mi avvicino un po' ad Hermione, puntando la bacchetta su di lei. “Vulnera Sanentur” bisbiglio. Vorrei fare dell'altro, ma la situazione non me lo consente, Bella si sta avvicinando e io devo fare finta di niente. Stupeficium! penso allora, mandando un lampo rosso verso i due Grifondoro. Devo pur sempre continuare a recitare la mia parte, dopotutto.

“FERMI O LEI MUORE!”

Mi volto, raggelato. Bellatrix regge in grembo la Granger, svenuta, quasi con fare materno, una sorta di terribile Pietà – solo che, a rovinare il quadretto, c'è quel pugnale d'argento, che lei sta puntando alla gola di Hermione.

“Giù le bacchette!” grida. “A terra, o scopriremo quanto è sporco il suo sangue!”

Loro rimangono fermi. Idioti. Idioti, idioti, idioti...

“Ho detto giù!” urla lei. Preme più forte la lama, già sporcatasi in precedenza di sangue oramai secco; ora, l'argento si sta bagnando di nuovo.

“Va bene!” risponde alla fine Potter. Getta la bacchetta. Lo fa anche Lenticchia. Alzano le mani.

Bellatrix è trionfante. E Voldemort sta arrivando, me lo sento nelle ossa. Bella parla, parla, mi ordina di raccogliere le bacchette, io la ascolto, obbedisco meccanicamente, ma in realtà sto pensando ad una via d'uscita, ad un modo per fuggire...

All'improvviso si sente un rumore strano, un rumore simile ad una vite gigante che viene girata. Un tintinnio di cristalli.

Il lampadario.

Ho il tempo per guardare in alto allarmato, prima che, avvitandosi su se stessa, la lumiera cada in un fragore assordante di vetri.

Nel caos tremendo che segue, avverto un dolore lancinante al viso, mi piego in due, sento qualcuno strapparmi le bacchette di mano, qualcun altro trascinarmi via per un braccio, mentre l'aria è pregna di grida e formule di incantesimi.

“Dobby!” sento poi gridare mia madre. E io mi immobilizzo.

Vi prego, ditemi che sto sognando. Ditemi che non è che un incubo tremendo e che fra poco mi risveglierò in camera mia.

Mi raddrizzo, guardandomi attorno, anche se ho la vista offuscata di rosso. La sala è un disastro. Cristalli infranti ovunque, poltrone rovesciate, sangue che impregna il tappeto.

E una piccola figura sulla soglia, una figura con occhioni verde erba e orecchie da pipistrello.

“Non deve fare del male a Harry Potter” squittisce.

Se non fossi così incredibilmente stanco e scioccato per questa assurda situazione che si è venuta a creare, sentirei la solita delusione. Dobby è stato il mio elfo domestico fino a cinque anni fa, è stato quello che mi ascoltava e che mi rimboccava le coperte la sera, l'unico che avesse sempre qualche parola gentile, quello che mi faceva sentire amato, amato da qualcuno, senza secondi fini... e, anche adesso, persino lui, la prima cosa di cui parla... Potter. Sempre lui, sempre lui. Persino il mio elfo domestico lo preferisce a me, tutti lo preferiscono a me!

“Uccidilo, Cissy!” grida Bella, ma immediatamente si sente un forte crac e mia madre viene Disarmata.

Continuano a discutere. È illuminante e stupefacente il fatto che un elfo domestico sia capace di tenere testa tanto bene a due Purosangue. Provo quasi dell'ammirazione nei suoi confronti.

Il Marchio continua a bruciare, sempre di più... È vicino, ormai...

Che si sbrighino! Non hanno proprio la minima idea di quel che sta per succedere?

Finalmente, vengo esaudito.

“Ron, prendi... e VAI!” Potter lancia una bacchetta a Lenticchia; aggrappato al folletto e alla spada, afferra la mano di Dobby.

E gira su se stesso.

Sento un crac. La Granger è salva; Weasley si è appena Smaterializzato con lei, ancora svenuta.

Spero solo che il mio incantesimo sia stato abbastanza potente...

Vedo il pugnale in volo, verso Dobby e lo Sfregiato. È questione di millisecondi, guardo Potter scomparire lentamente...

E un altro crac.

Guardo per terra, attendendo, sperando di vedere il coltello ricadere sul tappeto macchiato e rovinato.

Uno. Due. Tre...

Non c'è più nessun pugnale.

Prima che possa elucubrare su quel che è appena successo, prima che possa elaborare l'accaduto, il fortissimo dolore al braccio decide repentinamente di reclamare la mia attenzione nei confronti di un punto dietro di me.

Mi volto e vedo, raggelato, la figura di Lord Voldemort stagliarsi scura su di noi. Vedo i suoi occhi serpentini. E ho paura.

Incredibilmente rapido, mi giro di nuovo, come a voler occultare la realtà, ma, nel farlo, lo sguardo mi cade sul tappeto, sul sangue di Hermione: lei non sarebbe spaventata, adesso.

Lei non lo è mai stata.

Voglio davvero essere diverso da mio padre? Voglio davvero essere una persona degna di lei?

Mi volto nuovamente, respirando a fondo, osservando quegli occhi rossi già ricolmi d'ira.

Sono pronto.

Fine

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