La tigre ruggisce ancora

di darkcloud
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


89 a 88.
Urla di gioia da una parte. Pianti a dirotto dall’altra.
Questo era il risultato di una partita di basket e che partita di basket. Le due squadre, lo Shohoku e la Aiwa, si erano affrontate ad armi pari, nessuna prevaleva sull’altra, o se una lo faceva, subito dopo l’altra prendeva il suo posto e così via. Poi a cinque minuti dalla fine, quell’episodio, quella stramaledetta sfortuna: Sakuragi tentando di prendere un rimbalzo, aveva subito fallo ed era caduto a terra. Quella caduta gli aveva procurato un dolore tale alla schiena da non riuscire a continuare la gara, anche se avrebbe voluto farlo ad ogni costo, è sempre stato un testardo. Fu portato fuori in braccio dai compagni e Kogure entrò al suo posto. In quegli ultimi minuti lo Shohoku subì pesantemente l’ondata offensiva dell’Aiwa e seppur con tutta la forza di volontà che i giocatori avevano in corpo non riuscirono mai a recuperare.
La partita finì.
Lo Shohoku aveva perso di un solo punto, uno stramaledettissimo punto. Un canestro mancato aveva infranto sogni di tre anni, i sogni di tutti di vincere il campionato nazionale. I ragazzi dello Shohoku si accasciarono a terra, il loro viso fu rigato dalle lacrime. Disperazione, rabbia e rimpianto. Tanti “se” dominavano la loro mente, ma come sapevano bene i se non valgono nella realtà. Il loro sogno di gloria si era concluso. Dopo tanta fatica erano arrivati fin lì e, seppur con onore, avevano perso. Molti tentarono di rincuorarli con il fatto che era già stato un gran bell’obiettivo quello che avevano raggiunto, ma i loro cuori non volevano ammetterlo. Avevano sognato così a lungo, erano arrivati lì, stavano per toccarlo con un dito, ma gli era stato portato via violentemente. 
Anche Akagi stava piangendo, nessuno lo aveva mai visto in quelle condizioni, in realtà sembrava un tipo forte, un duro, uno che non piange mai, invece... In fondo era anni, dalle elementari addirittura, che sognava la coppa del campionato nazionale, ma ora era lì, aveva perso, aveva perso ogni altra speranza di far avverare il suo sogno. Ormai era in terza e l’anno dopo avrebbe lasciato l’istituto e con esso il suo sogno di gloria.
Mitsui era seduto con la schiena appoggiata al canestro, la testa fra le mani. Ripensava a quello che gli era accaduto durante quell’anno: era tornato nella squadra, aveva ritrovato la sua forma e si era ripromesso di vincere il campionato nazionale insieme alla sua squadra. Tutto questo solo per un uomo: Anzai, l’uomo che stimava di più al mondo. Ma non era riuscito a coronare il suo sogno e neanche quello dei compagni. Si chiedeva cosa pensava di lui l’allenatore. Alzò il viso e guardo nella direzione di Anzai: con la sua solita espressione assente stava cercando di consolare gli altri. Riabbassò la testa e continuò a piangere per quella sconfitta.
Miyagi si trova fra le braccia di Ayako, che cercava in vano di consolarlo. Era un compito arduo quello toccato alla giovane manager della squadra.
Mentre di Rukawa non se ne sapeva nulla. Subito dopo il duplice fischio dell’arbitro era sparito in direzione degli spogliatoi e non si era più fatto vivo.
Sakuragi era disteso vicino alla panchina, anche lui stava soffrendo, piangeva. Continuava a ripetersi che forse avrebbero vinto se lui non si fosse fatto male, poi ripensò ad una scena simile che gli era già capitata: quella volta nella partita contro il Kainan. Ripensò alle parole che gli aveva detto Rukawa: “Sei davvero convinto che sia colpa tua se abbiamo perso l’incontro?.... Non sei stato certo tu a decidere le sorti dell’incontro”. Gli rodeva ammetterlo, ma quella volta aveva avuto ragione e lo stesso discorso vale anche in quel giorno. Nessuno giocatore decide l’esito di un incontro, non è certo un errore o un infortunio che decide l’incontro. E poi, a volte si vince a volte di perde, ma l’importante è saper andare avanti, bisogna imparare a perdere. Un sogno era svanito, ma non si può vivere senza sogni, e ne sarebbe seguito subito un altro da conseguire. Si fece forza, si ripulì il viso dalle lacrime e si alzò in piedi, mostrando il più allegro dei sorrisi.
Si diresse verso il suo capitano e gli porse la mano. Akagi lo guardò per qualche secondo, poi sorrise e, non proccupandosi di mostrare le lacrime sul suo volto, afferrò la mano del rossino, che lo aiutò ad alzarsi.
“Su, andiamo negli spogliatoi” disse dolcemente Sakuragi e aiutò anche gli altri ad alzarsi.
Tutti si chiedevano dove quel ragazzo trovasse tanta forza d’animo, ma in realtà non lo sapeva neanche lui, forse stava maturando.
La squadra mestamente ritornò negli spogliatoi, dove trovarono Rukawa. Era seduto su una panchina, a petto nudo e con il volto coperto da un panno bagnato. L’armadietto accanto a lui aveva impresso su l’impronta di un pugno, era il segno della rabbia del ragazzo. Non amava perdere, specialmente se in quella partita aveva dato tutto se stesso. Rimase in silenzio, senza scoprirsi il viso.
Gli altri si misero a sedere a loro volta, tutti tranne Hanamichi, che prese la parola.
“Ragazzi, abbiamo perso, il nostro sogno è andato in fumo” si fermò un attimo a pensare per cosa aggiungere al suo discorso. Si fece serio in viso.
“Voi, il prossimo anno, non ci sarete” disse indicando Mitsui, Akagi e Kogure “Però noi abbiamo ancora del tempo per coronare il nostro sogno. Quest’anno non ce l’abbiamo fatta, ma l’anno prossimo ce la faremo, anche a costo di dare la vita in cambio. Ve lo prometto, vinceremo, vinceremo per noi e per voi, che non ci sarete più. Ora basta piangere” 
“Oh oh oh” Questo fu l’unico commento che riuscì a fare il vecchio Anzai.
Hanamichi mostrò di nuovo il suo solito sorriso “In fondo avete il genio del basket in squadra, non perderemo più!! Ora venite tutti qua”.
Gli altri incoraggiati dalle parole del ragazzo, avevano smesso di piangere e si erano alzati, raggiungendolo.
Sakuragi allungò la mano, gli altri appoggiarono la loro sopra la sua.
“Shohoku!!!!!!”
E alzarono tutti, contemporaneamente, le mani al cielo.
In quella situazione Hanamichi si era dimostrato davvero maturato, non era più il semplice teppistello di un tempo. Stava diventando il trascinatore della squadra, colui che sa spezzare la tensione in ogni momento, un leader naturale.
Akagi si era sollevato parecchio dopo il discorso del rossino, la promessa che aveva fatto lo aveva reso felice. Anche se l’anno successivo non ci sarebbe stato, sapeva di aver creato una squadra affiatata, che avrebbe portato avanti il suo sogno in sua assenza. Seppur con diverse difficoltà, quello era stato l’anno migliore nella squadra di basket, forse Sakuragi era davvero un genio. Cancellò subito dalla mente quel pensiero. No, no, Sakuragi è soltanto un idiota. Torno a sorridere.
“Ragazzi, per ringraziarvi di questo bellissimo anno, stasera tutti al karaoke, offro io!”
“Evviva il gorilla!” Aveva esultato Hanamichi, ma si calmò subito dopo aver ricevuto un pugno sulla testa.
Aveva ragione, Sakuragi era solo un idiota e patentato oltretutto.
Sakuragi si avvicinò a Rukawa
“Non ti preoccupare, vinceremo l’anno prossimo” gli disse per consolarlo.
“Se ci sarai tu, non credo, idiota!”
“Uno cerca di consolarti e tu lo tratti così?” urlò Hanamichi fiondandosi sul povero Rukawa e iniziando a picchiarlo.
Uff...Questi due non cambieranno mai, pensò fra sè Akagi, ma come farà ad andare avanti questa squadra senza di me? Mi sono illuso. Si avvicinò ai due e li divise.
“Sakuragi, smettila di fare l’idiota! E tu non lo attizzare!” riferendosi a Rukawa.
“ Adesso tutti a farsi una doccia e poi al karaoke!”
Ayako e l’allenatore uscirono dalla stanza e gli altri si buttarono sotto le doccie. Dopo una decina di minuti erano già lungo la via per il karaoke, con le loro borse in spalle e come se niente era successo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
Arrivò la primavera, poi l’estate. Finalmente, le vacanze e poi il nuovo anno scolastico.
Quel nuovo anno sembrava promettere agli occhi di Hanamichi, che insieme ai suoi amici, la cosiddetta Brigata Sakuragi, aveva analizzato, o potremmo anche dire “vivisezionato” dall’ossessiva attenzione nel fare ciò, tutte le nuove ragazze.
Sakuragi non aveva mancato la sua annuale tradizione di farsi scaricare da almeno una ragazza, anche se in realtà erano state molte di più, ma trovava consolazione nel giocare a basket.
Per quanto riguarda il club di pallacanestro: quel giorno sarebbero arrivate le nuove matricole, fra le quali, secondo alcune voci, vi era un giocatore famoso, uno dei migliori della prefattura.
Seppur Miyagi era diventato capitano, compito da lui adempito nelle migliori delle maniere, mancavano dei giocatori adatti a supportare i titolari, nessuna delle riserve sembrava in grado di reggere i ritmi di gioco di Ryota, Hanamichi e Kaede. Speravano solo che nelle nuove matricole vi fosse qualcuno in grado di sostituire i due posti lasciati dal loro ex-capitano e da Mitsui..
Quel pomeriggio appena terminate le lezioni, Hanamichi, seguito dai suoi inseparabili amici, si presentò in palestra, in forma per affrontare il primo allenamento ufficiale dell’anno.
Lasciò i suoi amici fuori e si andò a cambiare negli spogliatoi, poi entrò in palestra.
“Buongiooooooorno!” Urlò agli altri che erano già lì. Si guardò un pò intorno e, vedendo faccie nuove, si andò a presentare, mostrando il più cordiale dei sorrisi..
“Salve a tutti! Mi presento: io sono Hanamichi Sakuragi, capitano della squadra e genio del basket”
“Cosa sei tu?” Chiese una voce da dietro le sue spalle, mentre tutti gli altri ridevano.
“Tsk” Hanamichi, mettendosi le mani nei pantaloni, se ne andò.
*Maledetto, quando sarò io il capitano, te lfa rarò pagare! Ahahaha!*
“Idiota” Kaede non aveva mancato l’opportunità di insultarlo.
“Ma figurati se rispondo a uno come te”
*Me la pagherai anche tu, maledetta volpe* E prese un pallone e provò qualche tiro.
Ayako dalla panchina, aveva osservato la scena, e sorrideva. Come avrebbe fatto a lasciarli? Nell’ultimo anno quella era diventata la sua seconda famiglia, voleva bene a te, anche al pazzo di Sakuragi. Chissà come avrebbero fatto senza di lei, Sakuragi avrebbe mandato alla malora il club? Rise. Sicuramente no, ormai era maturato. Poi lo vide mentre tirava giù i pantaloni a Rukawa e ci ripensò: forse no ... Comunque ormai era diventato una delle stelle della squadra. Sicuramente se la caveranno, pensò, e poi ogni tanto verrò a fargli visita.
Ayako avrebbe dovuto lasciare lo Shohoku per trasferirsi a Tokyo assieme alla madre, che si era appena divisa da marito. Non aveva ancora avvertito gli altri, non voleva farli soffrire, specialmente Ryota, sapeva che ci sarebbe stato tanto male, quindi aveva deciso di aspettare un momento migliore per dirglielo.
“Salve a tutti, io sono Ryota Miyagi, terzo anno, capitano della squadra. Vi dò il benvenuto nel club. Adesso se vi volete presentare...” Disse ryo-chan alle matricole, che si erano disposte in un ordinata fila.
Un primo ragazzo fece un passo avanti, non era troppo alto, scuro di pelle e con i capelli corti e mori.
“Io sono Sentaro Miura, vengo dall’istituto Makikara e gioco nel ruolo di ala.”
“Piacere di conoscerti Miura. Il prossimo.”
Uno spilungono si fece avanti. Non aveva una gran corpuratura e sulle spalle gli cadevano dei lunghi capelli biondi.
“Tetzuya Nagashima, provengo dall’istituto Maizato, ho sempre ricoperto il ruolo di centro.”
Sakuragi lo guardò e rise sotto i baffi. Chi è questo, pensò, un piccolo metallaro in erba?
“Bene, bene.”
Un altro ragazzo prese la parola: era ben piazzato, alto all’incirca sull’uno e ottanta, aveva un folto cespuglio di capelli indomabili sulla testa.
“Io sono Kunio Honda, frequentavo l’istituto Tonkoku, di solito gioco come guardia, ma riesco a spaziare su tutti i ruoli.”
“Molto bene!”
Ryota in quel momento assomigliava molto ad Anzai, si stava accarezzando il mento, mentre osservava i nuovi arrivati, e pronunciava solo alcune parole, esattamente come il loro loquacissimo allenatore.
L’ultimo dei nuovi arrivati si fece avanti era un tipo altissimo, un colosso, a prima vista sembrò a tutti il degno successore di Akagi.
“Akira Ishizaki, frequentavo l’istituto Tonkoku, insieme a Kunio, centro.”
“Hai le caratteristiche giuste per essere un centro.”
Ryota sorrise, forse, aveva trovato il successore del loro ex-capitano, bisognava soltanto vedere se era pari a lui anche in campo.
Miyagi presentò il resto del team ai nuovi arrivati, poi si ricordò che erano arrivate cinque iscrizioni, ma lì c’erano solo 4 persone, ne mancava uno. Mancava proprio quel giocatore di cui aveva sentito tanto parlare: Shin Tomoyuki, era stato la migliore guardia delle prefattura l’anno passato. Chissà come mai non eri lì? Si chiese se era vera quella voce che circolava oppure era solo uno scherzo che gli avevano fatto. Poi vide aprirsi la porta della palestra, un ragazzo alto e ben piazzato, con i capelli ritti biondissimi, fece ingresso nella palestra.
“Salve a tutti, io sono Shin Tomoyuki del primo anno, volevo solo dirvi di chiamarmi per la prima partita, non ho bisogno di allenamenti.” Disse con insolenza e poi girò i tacchi e uscì dalla palestra.
Tutti rimasero allibiti da quella prestazione del giovane. Sakuragi aveva già iniziato a rincorrere il ragazzo, ma fu fermato da Rukawa.
“Uno così non merita di essere preso in considerazione” Disse solo questo e poi lasciò il braccio del rossino.
“Per questa volta hai ragione” E se ne tornò sotto canestro a provare qualche tiro.
Ryota, invece, continuò a fissare la porta, ormai chiusa. Che tipo, pensò fra sè. Non aveva mai visto nessuno comportarsi così, in fondo il talento non è niente senza allenamento. Oltretutto quel tipo era anche presunzioso, non avrebbe mai fatto strada in quella squadra, non avevano bisogno di un tipo così, Hanamichi bastava e avanzava come spaccone. Per la palestra si era alzato un brusio, i nuovi stavano discutendo di quello che era appena successo.
Ryota prese in mano la situazione e ordinò di disporsi in campo, avrebbero fatto una partita di allenamento fra le matricole e i sempai, quattro contro quattro.
Sistemati al meglio le matricole in campo, il capitano dà inizio alla partita.
Palla a Kunio. Parte in corsa, viene bloccato subito da Rukawa. Sentaro non riesce a proseguire, si gira di spalle e si guarda intorno per cercare qualcuno smarcato. Miura si libera sulla destra, Sentaro fa per passargli la palla, ma una scia rossa si frappone fra i due e corre alla massima velocità verso il canestro avversario. Hanamichi aveva anticipato l’avversario e ormai era entrato nella lunetta, nessuno riusciva a fermarlo. Finta a destra e poi a sinistra, elude la marcatura di Tetzuya e con un lunghissimo salto schiaccia.
“Hanamichi Dunk!!!!!”
Il canestro, nel frattempo, continuava a muoversi per il colpo ricevuto. Il pallone rimbalzava per terra, solo quel rumore aleggiava per la palestra, era calato il silenzio, lo stupore per quella bellissima azione. Con una corsa leggera, il ragazzo torna nella sua metà campo, acclamato dai suoi compagni.
Stranamente non si stava gasando come al solito, aveva urlato solo quell’ ”Hanamichi dunk” e poi basta, si era limitato a riprendere la sua posizione.
I ragazzi di prima erano rimasti ammutoliti e un pò sconvolti da quell’azione. Avevano osservato quel salto impressionante, la bravura con cui era stato eseguito. Quei pochi sembrarono magici, era stata un azione davvero straordinaria.
Rukawa osserva il rossino, non era rimasto meravigliato più di tanto da quella giocata, conosceva il potenziale del compagno, solo si stava chiedendo come mai non stesse esultando o facendo l’idiota come il suo solito. Da quella partita, dal match con l’Aiwa sembrava cambiato, non era il più il solito sbruffone e casinaro di sempre, forse stava maturando, anche se era una cosa un pò improbabile.
“Sveglia, stiamo giocando!”
Sakuragi, che si era accorto dello smarrimento del ghiacciolo, lo aveva richiamato all’attenzione.
“Pensa a te ...”
“Lo faccio di già, non ti preoccupare.”
Il gioco, intanto, era riniziato. Kunio era di nuovo salito, aveva appena oltrepassato la linea di centrocampo camminando, mentre con una palleggiava. Akira e Sentarono si erano allargati, uno a destra e l’altro a sinistra. Un attimo di indecisione. Rukawa aveva già soffiato via la palla al ragazzo e proprio come aveva fatto il compagno concluse l’azione con uno stupendo dunk.
Tornando nella sua metà campo, lanciò uno sguardo a Sakuragi. *Non credere l’unico in grado di fare certe cose*
Hanamichi sorrise. Quella era una sfida in piena regola e, sicuramente lui non si sarebbe tirato indietro. Ormai la volpe non era irraggiungibile per lui, ancora poco tempo e lo avrebbe battuto.
Per molti minuti i due compagni seminarono scompiglio nella squadra avversaria, che non riusciva a segnare. Poi Miyagi decise li rimproverò e la squadra riprese animo, riuscendo a segnare.
La partita finì con un risultato di: 60 a 18 a favore della squadra titolare. I primini ne erano usciti davvero distrutti, ma in fondo il gioco delle medie era molto diverso, non avevano ancora raggiunto un gioco adatto a quello delle superiori. Fra i più promettenti spuntavano: Akira e Sentaro, ma erano ancora troppo inesperti per ricoprire il posto lasciato vacante da Mitsui e da Akagi.
Ryota si fermò qualche minuto per dare dei consigli ai nuovi arrivati, mentre gli altri se ne andarono a cambiarsi.
“Che te ne pare delle matricole?”
“Mhm??”
Sakuragi si voltò per guardare chi gli aveva rivolto quella domanda: Rukawa. Cosa? Rukawa che gli rivolge, senza offenderlo? Deve essere impazzito, ma preferì non commentare a voce alta. Magari stava tentando di socializzare e, se avesse fatto un commento, la volpe avrebbe lasciato perdere il suo intento.
“Beh... Per ora non sono in grado di reggere il nostro gioco, non hanno un gioco abbastanza veloce. Però mi sembra che Ishizaki e Miura siano in gamba, naturalmente non sono al livello che avevamo noi quando siamo entrati in squadra.”
Hanamichi sorrise.
“Ma se tu non sapevi fare niente, idiota!”
Il rossino lo guardò. Sbagliava oppure quello che si era delineato sulle labbra di Rukawa era un sorriso, seppur poco accennato? Quel giorno doveva avere le travencole. Si tirò un colpo per rinsavire un pò.
“Come ti permetti?? Il grande genio del basket ha sempre giocato ad alti livelli”
“Si, si, come no”
Il ragazzo prese e se ne andò, lasciando il compagno a parlare da solo come un demente.Dopo alcuni minuti Hanamichi si accorse che stava facendo il galletto con l’aria e sussurrando fra sè: “maledetto” e qualche altro insulto, prese la sua borsa e se ne andò.

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