Paura Di Perderti

di Seira95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** In Viaggio Verso... ***
Capitolo 3: *** Interferenze... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Paura Di Perderti

Prologo
 

Quanto potevano stancare gli esami finali?
In quei tre anni di università non aveva mai provato stanchezza, anzi, quasi si annoiava nel seguire le lezioni in facoltà. Anche dare gli esami non era mai stato complicato.
Pensava di poter superare gli esami finali con estrema facilità, come aveva superato quelli precedenti, data la sua spiccata intelligenza, non aveva mai messo in dubbio la facilità dell'università.
Quanto si sbagliava!
Era vero che aveva superato quei tre anni con estrema facilità, forse perché in quel periodo non si era stressato più del normale.
Perché si sa, quando si è stressati si peggiora notevolmente la concentrazione nello studio. Concentrazione che lui non aveva mai perso, perché aveva un ottimo metodo per sfogare lo stress accumulato.
Doveva ringraziare colei che da cinque anni a quella parte gli illuminava le giornata. Doveva ringraziare colei che lo aveva perdonato e accolto dal suo ritorno.
Colei che poteva mettere invidia persino a una santa, perché la sua forza di volontà superava ogni limite.
Colei che le aveva facilitato il proseguimento dell'università; in quel periodo degli esami finali, lo stava, al contrario di quello che faceva sempre, mettendo in difficoltà.
Era stressato e, quindi, non riusciva a concentrarsi nello studio.
Da quando erano iniziati gli esami finali, circa tre settimane, erano stati impegnati con lo studio e con le lezioni in facoltà, non avendo tempo per loro due. Stavano insieme solo per mangiare e per dormire, la sera, quando entrambi erano stanchi di quella faticosa giornata, dormivano abbracciati.
Lei sembrava che non accusasse quella lontananza tra loro, studiava tranquillamente, senza distrazioni.
Gli sembrava di impazzire, voleva sentirla, voleva toccarla, ma ogni qual volta ci provava, lei era troppo tesa per lasciarsi andare, doveva studiare e non aveva altri pensieri.
In questo momento, colei che le procurava tanta distrazione da non poter studiare, era seduta a terra con i libri sul tavolino basso davanti a lui, seduto sul divano, che mordicchiava il tappo della sua penna.
Non credeva che un tappo mordicchiato potesse ottenere su di lui un effetto così sconvolgente, cercò di non pensarci e di rimettere gli occhi sul libro. Ma inevitabilmente non ci riuscì, trovando molto più interessante, ovviamente, quei occhi blu attenti a leggere un argomento e quella bocca che torturava quel povero tappo di penna.
Sentendosi osservata, Ran alzò gli occhi verso di lui, riconoscendo quello sguardo di desiderio che la destabilizzava ogni volta. Per non perdere del tutto il controllo gli sorrise e riprese a studiare la lezione.
Subito dopo sentì uno sbuffo e un tonfo provocato dalla caduta del libro di Shinichi per terra.
Si girò di nuovo verso di lui e lo vide sprofondato di schiena sullo schienale del divano con la testa appoggiata ad esso e le mani a coprirgli il volto.
Ran sorrise, comprendendo il motivo. “Che succede, Shin?” Con lui era meglio fare l'indifferente.
Shinichi fece un sorriso incredulo soffocato dalle mani sul suo viso. “Non riesco a concentrarmi, non riesco ad assimilare quello che leggo. Penso ad altro.”
Le venne la tentazione di chiedergli, cosa stesse pensando, ma aveva paura che la sua risposta l'avrebbe scombussolata ancor di più.
Si alzò da dove era seduta, stanca anche lei.
“Vuoi qualcosa?” Gli chiese con la speranza di aiutarlo in qualche modo,
Shinichi non accennò a togliere le mani dal suo splendido viso.
“Vuoi veramente che ti dica cosa voglio?” La sua voce era sarcastica, aveva raggiunto il limite.
Ran sbuffò. “Intendevo da bere, Shin. Magari che ti aiuta a concentrarti di più.”
Lui scosse la testa. “No grazie, mi ci vuole ben altro.”
Continuava imperterrito, come se la causa della loro mancanza di intimità fosse solo sua, quando anche lui la sera era stanco, dopo le lezioni all'università.
E non era di certo colpa sua se, in quelle tre settimane, gli esami stavano assorbendo entrambi. Quello che lui voleva in quel momento, lei non poteva darglielo.
Domani avrebbe avuto l'esame e non si sentiva affatto pronta, anche lei era stressata non solo lui.
Però un momento di pace per entrambi, solo pochi minuti, non sarebbe stato male, l'unico problema era Shin. Sapeva che voleva molto di più, non voleva poco, voleva tutto.
Era indecisa, aveva bisogno di un contatto con lui, non ce la faceva più neanche lei.
Decise.
Ran lo sorprese mettendosi a cavalcioni su di lui, stando attenta ad non entrare in contatto con quella parte di lui tanto sensibile ai loro contatti.
“Ehi Shin.”Sussurrò dolce Ran. “Non fare così, pensa che dopo questi esami, andremo in vacanza in un bellissimo Albergo. Solo io e tu.”
Shinichi rimase immobile, sapeva che Ran non voleva quello che voleva lui, non doveva muovere le mani da sopra il suo viso, non doveva illudersi, perché Ran si sarebbe allontanata subito e questo lui non lo voleva.
Era un sollievo sentirla sopra di lui, quel calore, quella vicinanza, che desiderava da troppo tempo, ma ne voleva ancora, ma non poteva averla ora.
Sospirò. “Non vedo l'ora che finiscano questi esami, non ne posso più.”
Ran sorrise un po' triste, voleva vedere i suoi occhi, eppure li teneva nascosti, per paura di perdere l'autocontrollo che lei stava mettendo a dura prova.
Peccato che infondo al suo cuore voleva che perdesse l'autocontrollo, voleva sentirlo anche lei.
Posò le mani su quelle Shinichi e cercò di spostarle in vano, riuscì a liberare solo la bocca.
Lei senza esitare lo baciò a fior di labbra.
Shinichi sospirò, gli atteggiamenti e i cambi di umore della sua ragazza, ormai aveva rinunciato a capirli.
“Ran, per favore.” Supplica che non era supplica, che in realtà le chiedeva di continuare ancora.
Ran sorrise da quel suono, l'attirava non poteva farci niente, dipendeva da lui e in quel momento lo voleva assolutamente.
Sapeva di non poter togliere quelle mani da sopra il suo viso con la forza, perciò cambiò tattica.
Con un movimento studiato accarezzò le mani di Shinichi con le proprie spostandole lentamente verso il basso.
Gli accarezzò il collo e lo sentì sospirare, però non si oppose la lasciò fare.
Arrivò alla sua meta, dietro la nuca di Shinichi e cominciò ad accarezzargli i capelli corvini, così tanto morbidi.
Posò di nuovo le labbra su quelle di Shinichi, ma questa volta lui non la lasciò andare, ricambiò quel bacio in maniera molto delicata, cauta.
Spostò, finalmente, le mani da sopra il suo viso e le depositò sui fianchi di Ran, spingendola di più verso di se.
Ran lo strinse di rimando, sorrise sulle sue labbra. “Finalmente vedo i tuoi occhi.”
Sorrise anche lui accarezzando tutta la schiena, dal basso verso l'alto e viceversa.
“Dio, Ran.” Non resistette, voleva sentire quelle labbra, per lui erano come una droga, non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
Ran non si sorprese dalla foga di quel bacio, anzi lo ricambiò con la stessa foga.
Lui la strinse di più a se e alzò il busto per sentirla meglio.
Lei si strinse di rimando a lui, voleva sentirlo, era travolta da quella ondata di elettricità che c'era.
Il bacino di Ran si mosse istintivamente verso il basso e quello di Shinichi si mosse anche lui istintivamente verso l'alto.
Entrambi ebbero una scarica di piacere a quel contatto così intimo, nessuno dei due si mosse, si guardavano negli occhi intensamente.
Tutte e due volevano la stessa cosa.
Ran sorrise con il respiro corto, in cerca di riprendere fiato, gli accarezzò una guancia incolta, che a lei piaceva molto, aveva un effetto eccitante su di lei, un po' troppo.
Gli baciò l'angolo della bocca. “Scusami Shin, ho esagerato.”
Fece per alzarsi da sopra di lui, ma Shinichi non le permise di muoversi di un sol millimetro da quella posizione, tenendo la presa salda su i suoi fianchi.
“Resta...” Sussurrò lui appoggiando la fronte sulla spalla di Ran. “Ancora un po'.”
Ran si limitò ad annuire depositando una mano sulla nuca di lui, incominciando ad accarezzarla.
Lui respirò profondamente l'odore di lei, alzando leggermente la testa, depositando un leggero bacio nell'incavo del suo collo.
Bacio che fece, inevitabilmente, rabbrividire Ran.
Si perse nella scia di baci che Shinichi le stava lasciando sul suo collo, inclinandolo, per dargli libero accesso. Sentiva le mani calde di lui, risalire per tutta la sua schiena.
I baci di Shinichi scesero fino allo sterno.
I battiti di Ran accelerarono, quasi si sorprese che il suo cuore non stesse scoppiando. Strinse la sua presa ai capelli di Shinichi, non potevano continuare, non dovevano, però sembrava inevitabile, però lo studio...
Perse il pensiero quando una mano di Shinichi si allontanò dalla sua schiena, posandosi sul suo seno stringendolo con possessività, ma senza farle male anzi, le tolse il respiro.
“Shin...” Lo chiamò, come per fargli ritornare la regione che lei aveva perso.
Ma non ci riuscì, perché con movimenti studiati, palpava ancora il suo seno e nel frattempo sbottonava la camicetta che aveva addosso.
La desiderava e si capiva da ogni suo gesto, da ogni suo respiro, da ogni suo bacio e da ogni suo sguardo.
Finì di sbottonare la camicia, ma lei gli mise una mano sulla spalla, facendo alzare il suo viso. “Non possiamo...” Dovevano studiare.
Vide i suoi occhi colmi di eccitazione e le dispiacque interrompere quelle emozioni e sensazioni che provava anche lei.
“Devo studiare...” Continuò Ran.
Shinichi sorrise amaro, era sicuro che finiva in quel modo.
Spostò la mano, che aveva depositato sul seno morbido di Ran, sul suo fianco.
Lei fece per rialzarsi, ma lui la bloccò una seconda volta.
“Ran, senti...” La spostò verso di se, sopra di lui, spingendola con le mani sui fianchi.
Dal sospiro che fece, capì che aveva capito la situazione.
“Non puoi lasciarmi così...” Implorò Shinichi cercando di convincerla.
Ran sorrise colpevole gli accarezzò la guancia ruvida. “Più tardi, devo studiare. Scusami Shin...”
Shinichi sospirò stringendola ancor di più, senza farle male. Depositò un bacio sotto il suo orecchio, facendola rabbrividire. “Ho avuto la conferma. Tu, per qualche motivo, mi odi. Ne sono più che sicuro.”
Ran sorrise allontanandosi quel poco per guardarlo negli occhi. “Shin, non credere che tu sia l'unico ad essere in questa situazione.”
Sorrise sulle sue labbra. “Allora perché stiamo ancora parlando?”
Era troppo vicino per resistergli. No, era impossibile resistergli e basta. Era stanca di essere razionale, tre settimane erano state troppe.
Ora voleva solo sentirlo e sentirsi libera.
Lo baciò con trasporto allacciando le braccia attorno al suo collo, finendo per il contraccolpo sullo schienale del divano.
Shinichi si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo mentre le sue mani viaggiavano bramose ma sempre delicate sulla schiena liscia di Ran, trovando il gancetto del reggiseno, con esperienza lo slacciò subito.
Le sue labbra lasciarono la bocca di Ran per scendere lungo la mascella nel frattempo liberò Ran dalla sua camicetta, ormai di troppo, e abbassò le bretelle del reggiseno liberando una volta per tutte quel seno tanto prosperoso da farlo impazzire.
Ran si accese di eccitazione sentendo la lingua di Shinichi massaggiarle un capezzolo, strinse ancor di più i capelli di Shinichi tra le sue dita e lo spinse ancor di più verso il suo seno.
Shinichi fece per spingerla giù sdraiata lungo il divano, ma Ran lo trattenne.
Shinichi la guardò, forse ci aveva ripensato e lo stava rifiutando.
Ran capì cosa stesse pensando Shinichi, sorrise spingendolo per l'ennesima volta sullo schienale.
Non potrei mai rifiutarti, impossibile...
E ritornò su quelle labbra così bramose, ma non si trattenne su di esse, depositò una serie di baci lungo la sua mascella ruvida fino ad arrivare al suo orecchio.
“Dato che mi hai annullato un importante pomeriggio di studio, lasciami condurre.” Sussurrò Ran con la voce carica di eccitazione.
Shinichi sorrise, immerse una mano nei capelli di Ran.
“Non desidero altro.” Rivelò con voce rauca.
Si persero nel modo migliore in cui potessero fare, entrambi si persero nell'altro, scambiandosi emozioni reciproche, sensazioni immense, tocchi caldi, respiri affannati, baci infuocati, dove ogni bacio voleva di più, desiderava di più.
Unione che mancava da ben tre settimane, troppo tempo, per due ragazzi che impazzivano totalmente per il proprio compagno. Unione desiderata, voluta e ottenuta.
Lei accolse lui, prese lui in tutto e per tutto. Le era mancato averlo suo, e dopo quelle tre settimane di supplizio l'aveva ottenuto, forse era il momento meno adatto, ma non poteva ancora resistere neanche un sol secondo lontana da lui.


“Dimmi che pensi...”
Erano sdraiati sul divano ricoperti da un lenzuolo, lasciato lì per qualunque evenienza, Shinichi dietro di lei che disegnava con il suo indice forme astratte sul braccio di Ran.
“Che dovremmo rinviare la nostra vacanza...” Sospirò Ran accoccolandosi di più sul petto caldo di Shinichi.
Lui fece scendere la sua mano lungo il fianco di Ran e la portò sul ventre piatto di lei, accarezzando anche esso. “Perché dovremmo farlo?”
“Perché domani mi bocceranno all'esame.” Rispose Ran staccandosi da lui.
Lui la riprese e la strinse ancor di più a se con un braccio sotto il suo seno scoperto, parlò nel suo orecchio. “Smettila di farti questi complessi, Ran. Studi da giorni, ormai lo sai anche a memoria.”
“Ti ho già detto che non ero sicura e tu te ne sei fregato!” Ran cercò di allontanarsi ancora una volta da lui, ma la trattene con una presa ferma.
“Io dico che ce la farai, e poi non dirmi che non lo desideravi anche tu...” Sussurrò rauco, disegnando lievi cerchi sul suo collo con il suo respiro.
Lei rabbrividì non solo per la sua voce. “Non ho detto questo.”
Shinichi la strinse ancor di più, facendo aderire completamente il suo torace alla schiena di Ran.
“Ma non era il momento.” Riprese Ran.
Lui depositò un lieve bacio a fior di labbra dietro il suo orecchio. “Non credevo che ci fosse un momento adatto per farlo. Di solito quando si prova un desiderio così forte bisogna colmarlo.”
“Mi hanno insegnato che prima c'è il dovere e poi... il piacere.” Ribatté Ran, ma non riuscendo a convincere neanche se stessa, soprattutto se lui le regalava scariche così intense.
“Dopo tre intere settimane di dovere, era giusto considerare il piacere, soprattutto se è così intenso.”
Era incredibile come Shinichi fosse più bravo di lei, forse perché in realtà aveva ragione lui, in tutti i sensi.
“Non ho detto di non essermene pentita...” Rispose allusiva lei.
Lui sorrise. “N'ero sicuro...”
Ran si girò verso di lui con la testa e prese a baciarlo.
Ma prima che potessero di nuovo chiudersi nella loro bolla di passione, prese a squillare un cellulare.
Shinichi sbuffò sonoramente, mentre Ran sorrise per la sua faccia e si allungò sul tavolino di fronte il divano per prendere il suo cellulare sopra d'esso.
“Pronto?” Rispose mettendosi seduta sul divano. “Ciao mamma, dimmi?”
Shinichi sbuffò di nuovo. “Suocere...”
“No, no. Non disturbi.” Rispose Ran dando un piccolo colpo sullo stomaco di lui.
“Quando partiamo? Tra due settimane, perché?” Annuì un paio di volte. “Sì, non ti preoccupare.”
Annoiato il detective prese ad accarezzare la schiena nuda della sua fidanzata, lei afferrò subito la sua mano stringendosela alla sua. “Scusami mamma, ma ora devo studiare che domani devo dare l'esame.” Aspettò la risposta, poi dopo un frettoloso -ciao mamma- chiuse la conversazione, posò il cellulare e si voltò a guardare il suo ragazzo sdraiato. “Stavo parlando al telefono!”
“Non ho fatto nulla!”Si difese impettito Shinichi. “Ma perché hai detto ai tuoi della nostra vacanza?”
“Perché non avrei dovuto? Non credo che sia una cosa da nascondere.” Rispose lei.
“Sì invece! Se lo viene a sapere mia madre, non so cosa ci possa combinare!” Ribatté subito lui.
Lei lo guardò confusa. “Shin, smettila di pensare male di tutto. I nostri genitori non combineranno nulla.”
Lui alzò un sopracciglio. “Non conosci mia madre.”
Ran sbuffò posando il cellulare di nuovo sul tavolino e si sdraiò tra le braccia di lui, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. “E' la nostra vacanza Shin, smettila di preoccuparti. Non vedo l'ora che queste due settimane passino in fretta.”
Lui sorrise baciandole la fronte. “Anch'io.”
L'unico pensiero che gli permetteva di sopravvivere in quegli ultimi esami era il pensiero che dopo di essi avrebbe trascorso un intera settimana di vacanza con la sua Ran, solo loro due, il mare, la spiaggia e la loro camera.



Intanto in una chiamata da un continente all'altro...
-Allora? Tutto organizzato?-
-Ancora non del tutto, abbiamo altre due settimane per farlo-
-Perfetto, io, se tutto va bene, sarò sull'aereo diretto per Tokyo-
-Bene allora ci vediamo tra due settimane.-
-Ci sarà da divertirsi!-
-Se saremmo state solo noi due forse si, ma con quegli altri due credo che impazziremo-
-Appunto perché ci saranno loro sarà bellissimo-
-Se lo dici tu... -
-Allora ci vediamo tra due settimane!-
-Ti aspetto-
Chiusero la chiamata, una non per niente convinta del loro piano, l'altra che sprizzava gioia e non vedeva l'ora di attuarlo.



 





Note autrice:
Ciao a tutti! Eccomi qui in questa nuova pazza avventura!
Come vi è sembrato il prologo? Vi sembra una storia interessante da continuare a leggere?
Beh, ne vedrete delle belle :D
Fatemi sapere se la mia idea è solo una pazzia che deve stare solo racchiusa nel mio computer o meno :'D
Un grazie a chi ha dedicato un po' del suo tempo a leggerla.
Aspetto una vostra recensione,
Un bacio,
Seira.



 

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Capitolo 2
*** In Viaggio Verso... ***


Eccoci al primo capitolo.
E' un capitolo di transito perciò sarà più corto dei miei standard. Spero che vi piaccia e scusate le mie poche parole, ma sono sconvolta da ciò che è successo a Parigi.
Ringrazio a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, le vostre opinioni mi danno la forza di continuare a scrivere. Un grazie anche a chi ha inserito la storia tra le preferite e le seguite, sono felice che vi piaccia. E'
Un grazie a chi l'ha solo letto per aver dedicato un po' di tempo alla mia storia.
Un bacio,
Seira.
Ps. Spero che, leggendo, liberiate la testa all'insana inumanità di questo momento.
PRAY -FOR-PARIS


Capitolo 1

In Viaggio Verso...



 

Aveva l'affanno, le braccia pensanti che quasi non le sentiva più, i muscoli delle gambe che minacciavano di non reggerlo più in piedi.
Posò l'ultima valigia nel porta bagagli della macchina. Ma quante cose si era portata? Solo per una settimana?
Ancora non riusciva a capacitarsene di quante cose potessero portare le donne in valigia, in fondo bastava solo portarsi il cambio per quei giorni e pochi costumi, al massimo si sciacquavano, Shinichi faticava a far diventare la sua valigia 18 Kg, mentre quella di Ran pesava il doppio se non di più.
“Ti raccomando, quando arrivi chiamami!” Ran fece il suo ingresso nel garage, con la madre e le sue ultime raccomandazioni.
Chiuse il portabagagli e la raggiunse accarezzando il viso, era leggermente pallido. “Come stai?” Qualche giorno prima aveva preso un virus che le si era attaccato allo stomaco impedendole anche di mangiare.
Lei sorrise cercando di tranquillizzarlo. “Sto bene Shin, mi sto portando dei farmaci in caso ho una ricaduta durante la vacanza.”
Eri mise le mani sulle spalle di sua figlia. “Però cerca di non affaticarti troppo e tu,” Si girò verso Shinichi. “Prenditi cura di lei!”
Si limitò ad annuire non volendo proferir alcun tipo di parola per non creare discussioni di nessun genere con la madre della sua ragazza, le mamme tendono ad essere molto apprensive nei confronti dei propri figli soprattutto ad ora di viaggi.
“Mamma ti ho detto che sto bene! E ti prometto che ti chiamo quando arrivo.” Le rispose seccata la figlia.
Shinichi annuì concorde dirigendosi verso il lato del guidatore. “E' meglio andare, ci sono due ore di macchina e vorrei arrivare per cena. Ci vediamo la prossima settimana, Mouri-san.” Sembrava strano anche a lui chiamarla così, ma dopo l'intero smembramento dell'organizzazione anche Kogoro e Eri si sono dati una seconda possibilità.
Eri abbracciò per l'ennesima volta sua figlia. “Stai attenta!”
Ran le diede un bacio sulla guancia e salì in macchina. “Ciao mamma!” La salutò un ultima volta dopo che Shinichi aveva aperto il garage con il telecomando e mettendo in moto la macchina.
Una volta che si furono allontanati dall'abitazione emisero entrambi un sospiro di sollievo, si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere.
“Credevo che alla fine salisse in macchina con noi!” Esclamò Shin, andando verso l'autostrada.
Lei sorrise, allungando una mano verso di lui e prese ad accarezzargli la barba e i capelli, lasciando, poi, la mano dietro la nuca. “Per fortuna che non l'ha fatto.”
Immettendosi nell'autostrada e mettendo la marcia più alta, spostò la mano dal cambio sulla coscia scoperta della sua compagnia. “Sicuro di star bene? Mi sembri stanca.”
Lei annuì anche se lui non poteva vederla. “Un po'”
“Abbiamo due ore di strada, perché non riposi?” Le chiese con lo sguardo concentrato sulla strada.
Ran scosse la testa, ma non poté trattenere uno sbadiglio. “Sicuro che non sia un problema?”
Lui scosse la testa leggermente divertito. “No per nulla, riposati, io intanto chiamo mia madre.”
Ran si accucciò sul sedile del passeggero e nel frattempo Shinichi chiamò sua madre.
-Pronto, tesoro- “Si avverte che per i passeggeri del volo AFP1456 per Tokyo...
“Ciao mamma, volevo dirti che mi sono messo in viaggio. Ma cos'è tutta questa confusione? Sei all'aereoporto?”
-Ma che dici! Sto guardando la televisione e c'è una scena dentro un aereo porto!-
“Che stai architettando, mamma?”
-Ma nulla tesoro! Tu piuttosto, stai attento! Dai ci sentiamo quando arrivi.-
Chiuse la chiamata senza dargli il tempo di rispondere.
Con una smorfia Shinichi pose il suo cellulare nel vano porta oggetti, sua madre non gliela raccontava giusta, conoscendola stava organizzando qualcosa e ogni cosa che pensava non gli piaceva.
Sbuffò spostando un attimo lo sguardo su Ran, sorrise vedendola accucciata che riposava con la testa appoggiata sullo sportello.
Per lui era il suo angelo, una pietra preziosa. Gli era stata data 5 anni fa una seconda occasione e per nulla al mondo voleva perderla.
Dopo che, con tanta fatica, tutti i membri dell'organizzazione furono arrestati e tutti i documenti di essa sequestrati, finalmente poterono trovare l'antidoto così che lui e Shiho potessero ritornare ai loro vecchi corpi.
Si presentò all'agenzia di Kogoro in ginocchio per conquistare almeno il rapporto d'amicizia con Ran, le aveva spiegato il motivo della sua assidua assenza, le aveva raccontato dell'organizzazione che anche lei aveva sentito nei telegiornali, ma non riuscì a dirle tutta la verità. Le nascose a lei come a tutto il resto del mondo l'esistenza di quella pillola. La FBI aveva scelto, come unica decisione giusta, eliminare tutti i file che parlavano dell'APOTOXIN4869 e quindi renderlo un file top secret, così che neanche i giornali potessero parlarle di ciò.
Gli era stato dato il consenso di parlare di ciò con Ran, ma lui, in quanto codardo, non lo fece. Conan Edogawa era morto sotto le mani dell'organizzazione per un dato fattore X neanche quello rilevato.
Come facilmente intuibile l'agenzia investigativa chiuse per mancanza di clienti dopo molto casi che non riuscì a risolvere Kogoro, per questo, infine, decise di ritornare ad essere un poliziotto.
Agli inizi con Ran non era stato facile. Riavere fiducia in lui e non avere l'ossessione che da un giorno all'altro lui se ne andasse per lei non era stato facile. Ma pian piano riuscì a conquistare di nuovo la sua fiducia e dopo il diploma decise di dichiararsi a lei e di andare a vivere insieme.
Ed ora da tre anni tra alti e bassi stavano insieme e lui si sentiva l'uomo più felice del mondo, anche se sapeva di aver omesso una cosa così importante, soprattutto il fatto che lui in realtà era sempre stato con lei, però si ripromise che le avrebbe detto tutta la verità, affrontando la sua paura di perderla.
“Sembri in sovrappensiero...” Un sussurro lo distolse dalla sua riflessione.
Shinichi sorrise alla strada e allungò una mano ad accarezzarle la coscia. “Stavo pensando a mia madre, al telefono era molto evasiva. Tu come stai?”
Appoggiò la mano sopra quella di Shinichi e la strinse. “Molto meglio, devi finire di pensare ai nostri genitori.”
“Sembra che siano diventati tutti apprensivi! Peggio di quando ti ho chiesto di andare a vivere insieme.” Si lamentò sbuffando.
Lei sorrise. “Probabilmente è perché stiamo andando lontano da loro, dove non possono arrivare.”
Accigliò le sopracciglia, non era sicuro che Ran parlasse solo della loro vacanza. “A proposito, manca quasi mezz'ora e arriviamo.”
Lei annuì e per il restante tempo stettero in un dolce silenzio. Shinichi attento sulla strada e Ran lo osservava come spesso faceva.
Le piaceva farlo, far perdere lo sguardo in tutto il suo corpo: dalle mani che stringevano il volant; dalle gambe rilassate che premevano dolcemente i pedali; ma soprattutto amava perdersi in quello sguardo blu così intenso, concentrato sulla strada.
Forse lo faceva perché per molto tempo non aveva avuto la possibilità di farlo e in quel periodo, così buoio, nella sua mente stava svanendo l'immagine di lui. Ora invece, in qualunque momento, anche quando Shinichi non c'era, voleva ricordarsi ogni suo minimo particolare...
Arrivati in Hotel, mangiarono un boccone veloce al bar mentre il personale dell'hotel portava le loro valige in camera.
Dopo aver finito di mangiare, passarono dalla reception a ritirare la chiave della loro camera.
Prima che Ran potesse aprire la porta della loro camera, Shinichi l'abbracciò da dietro cingendole i fianchi. “Finalmente in vacanza solo tu ed io.”
Lei sorrise chiudendo gli occhi rilassandosi nell'abbraccio del suo ragazzo. Quest'ultimo prese a tormentarle il collo, provocandole brividi lungo la schiena.
“Dai Shin, così non ci riesco ad aprire la porta.” Tentò di convincerlo.
Lui allungò la mano verso quella di Ran che teneva la chiave la prese e fece scattare la serratura della porta.
“Risolto...” Le disse con un ghigno stampato in faccia e trascinandola nella stanza.
Lei si voltò nel suo abbraccio mentre Shinichi chiudeva la porta con un piede. Si baciarono famelici l'uno dell'altra. Dopo parecchi minuti, Ran si distanziò da Shinichi non prima di un ultimo bacio e prese ad osservare la loro camera. Stupefatta da tanta eleganza.
Accanto alla porta d'ingresso c'era un'altra porta che portava al bagno. Il letto matrimoniale era posizionato in mezzo alla stanza di fronte al grande specchio sopra la scrivania. Accanto al letto c'era una vetrata che ricopriva l'intera parente della stanza con una porta in vetro che dava su balcone. Una vista mozzafiato di tutto il litorale, a quell'ora pieno di luci.
Si avvicinò ad essa per osservarlo meglio. Anche Shinichi si avvicinò dietro di lei, le accarezzò la schiena con un dito. “Che dici? Ho buon gusto?”
“Molto buon gusto direi...” Gli rispose incantata.
L'afferrò per i fianchi e la fece girare verso di lui. “Ora tocca a me osservare una stupenda vista.” Le sussurrò avvicinandosi alla sue labbra.
Lei sorrise allontanandosi leggermente. “Non sarà solo questo la nostra vacanza, vero Shin?”
“Che intendi dire?” Lei risposte con un'altra domanda tentando di avvicinarsi ancora una volta a lei.
Gli mise un dito sulle labbra tentando di farlo desistere dal suo intendo, almeno per il momento. “Non ci chiuderemo in camera per tutta la durata della vacanza...”
“Non sarebbe male come idea...” Rispose allusivo.
Storse le labbra in disappunto allontanandosi da lui. “Voglio uscire Shin, voglio andare a mare, a ballare. Sono stata troppo tempo a casa in quest'ultimo periodo, sono un cumulo di stress.”
“Ci sono tanti modi per smaltire lo stress...”
“Shin!!” Lo rimproverò, cercando di non ridere.
“Va bene, va bene.” Alzò le mani in segno d'arresa. “Ovvio che andremo a mare e usciremo.”
Lei sorrise soddisfatta, ma per sicurezza aggiunse. “Bene, anche perché ti puoi sognare di toccarmi con un dito.”
“Cosa?!” Shinichi sembrava più che turbato.
Lei sbuffò sedendosi sul letto. “Shin non puoi ridurre tutto a quello!”
“Ma non lo farei mai! Come puoi solo pensarlo?” Stavolta fu la volta di Shinichi arrabbiarsi.
Lei sbuffò ancora una volta abbassando lo sguardo sul pavimento, irritata, si sentiva incompresa.
Con un sospiro Shinichi si avvicinò a lei accovacciandosi sulle ginocchia e sorridendole. “Non vuoi permettermi di venerare la mia donna così che da dimostrarle quanto io l'ami?”
Lei sorrise di rimando, non potendo far altro, non potendo resistere al suo sorriso. Gli accarezzò la guancia e gli donò un bacio a fior di labbra. “Certo che no, ma ci sono tanti modi per dimostrarmelo, no?”
Lui annuì dandole ragione, ma “Ma devi ammettere che sono più bravo a dimostrarlo quando ti faccio ansimare sotto di me.”
Ran arrossì violentemente a quelle parole e lo spinse e lui perse l'equilibrio e si sedette a terra. “Sei un'idiota!!”
“Ah si?” Le chiese stupito.
Non le diede neanche il tempo di rispondergli che le saltò addosso, buttandola sul letto e incominciando a farle il solletico. Iniziarono una guerra lui con il solletico e lei con i pizzicotti e implorandolo di smetterla. Shinichi riuscì a bloccare i polsi sopra la sua testa e si ritrovarono occhi negli occhi, lui sopra a Ran e lei che in consciamente gli stringeva le gambe intorno ai fianchi.
Si guardarono intensamente, con i respiri pensati per la precedente lotta.
“Ran io sono pazzo di te e non credo di far nulla per nasconderlo, non posso farci niente se mi attrai da farmi impazzire e di desiderarti anche nei momenti meno opportuni. Ti amo è questo è per me il miglior modo di dimostrartelo, ma se per te questo non basta, ti accontenterò.” Le sussurrò sfiorandole il naso.
Come poteva non amarlo di più, se è possibile, dopo quello che le ha detto?
Le spuntò senza volerlo un sorriso smagliante, fece forza sui polsi così che Shinichi la lasciasse andare, una volta che le mani furono libere l'abbracciò con tutta la sua forza.
“Grazie Shin, Ti amo.” Gli disse prima di baciarlo con passione.
Lui non si lasciò sorprendere e la baciò con altrettanta passione.
Ogni giorno che passava si rendeva conto di quanto fosse dipendente da lei, quanto la sua felicità e serenità contava più di quella sua. Voleva darle il mondo, voleva esaudire ogni suo desideri solo per vederla sorridere, a lui sarebbe bastato. Ora voleva solo venerarla e farle capire quanto realmente lui dipendeva da lei.
La spogliò con calma, senza fretta, diede attenzione ad ogni centimetro del suo corpo prima accarezzandolo con il palmo della mano e poi con la bocca. Baciò ogni lembo di pelle che riuscì a raggiungere.
Ran si inarcava sotto di lui e impazziva al suo tocco, lo voleva, lo desiderava. Voleva essere un tutt'uno con lui.
“Shin...” sussurrò rauca stringendogli i capelli e alzando il bacino verso quella parte di lui sempre pronta ad accoglierla sull'attenti.
“Cosa?” Le chiese lui torturandola.
“Ti voglio, Shin...” Non si fece scrupoli aveva troppo bisogno di lui.
Lui sorrise baciandola con passione ed entrando in lei lentamente. Entrambi persero un battito per l'intensità del momento. Ran si sentì morire e prese a muoversi sotto di lui. Lui aumento la velocità assecondandola.
Si amarono come se fosse la prima volta e l'ultima. Occhi negli occhi, persi uno nell'amore dell'altra. E niente e nessuno poteva spezzarla.



-Sto salendo sull'areo, lì tutto sotto controllo?-
-Sì Sì, sembrano tranquilli. Siamo ancora sicure di quello che stiamo facendo?-
-Su! Non fare la guasta feste, infondo andremo a controllare che vada tutto per il meglio!-
-Speriamo!-
-Scusami, devo chiudere, l'aereo sta per decollare-
-Ci vediamo all'aereo porto-



 

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Capitolo 3
*** Interferenze... ***


Capitolo 2

Interferenze...




Sentì uno strano solletico lungo il collo, provocato da un tocco leggero che gli donò una scarica di calore lungo la colonna vertebrale: un tocco unico, che lui conosceva molto bene.
Sorrise e allungò un braccio verso la parte sinistra del letto, si stupì di non trovare la fonte di così immenso calore. Sbuffando allungò il braccio verso destra dove, teoricamente, non ci dovrebbe essere nessuno, poiché il letto finiva dove era sdraiato lui.
Arrivò a toccare con una mano, una coscia calda e soda.
“Sei dalla parte sbagliata del letto.” Si lamentò sbuffando e incominciando ad accarezzare la coscia, sulla quale la sua mano non si vuole spostare.
Sentì un sorriso.
Quanto erano belli i suoi sorrisi?
Peccato che quello lì non prometteva nulla di buono.
Sentì una mano insinuarsi fra i suoi capelli, sospirò quando essa prese ad accarezzarli.
“Perché oggi dobbiamo andare a mare. Già è tardi.” Perché doveva rovinare un bel momento come quello?
“Vieni qui.” La supplicò con gli occhi ancora chiusi.
“No o va finire che non usciremo di qui neanche dopo pranzo.” Ribatté lei con la sua voce già ben sveglia.
Magari, sospirò lui. Non vedeva il motivo di andare a mare se l'unico posto in cui voleva stare era con lei in quella camera di albergo.
Sentì la mano, che prima accarezzava i suoi capelli, scostarsi per allontanarsi, ma lui, ancora con gli occhi chiusi, la prese prontamente e si voltò a pancia in su, spingendo il suo angelo sopra di lui. “Non mi alzo da qui fin quando non mi dai un buongiorno come si deve.”
Lei sorrise sulle sue labbra. “Buongiorno, cucciolone.”
L'attimo successivo depositò le sue labbra su quelle di lui, in un bacio dolce e leggero. Lui sorrise e con una spinta di reni, capovolse la situazione, portandola sotto di lui. Solo
in quel momento aprì gli occhi incontrando quelli di lei azzurro cielo.
“Quanto sei bella.” Le sussurrò osservandola: indossava solo una camicia di lui della sera prima e un paio di slip, troppo ammaliante per i suoi gusti, impossibile resistere.
“Ruffiano.”
Non rispose alla provocazione, si limitò a sorridere ed ad unire le sue labbra a quelle di Ran per perdersi in un nuovo intenso bacio.
Avvertì le braccia di lei circondargli il collo e le gambe allargarsi per fargli spazio. Lui accettò volentieri l'invito posizionandosi meglio tra le sue gambe che subito gli circondarono il busto in un caldo ed eccitante invito.
Accarezzò con il palmo ben aperto tutta la lunghezza della coscia della sua fidanzata, si allontanò dalle sue labbra per lasciare dolci ma intensi baci lungo la guancia e il collo.
Ran era così: gli diceva che voleva scendere a mare, ma anche lei voleva tutto ciò che desiderava lui. Il punto era che si imponeva di combattere quel loro desiderarsi e Shinichi si chiedeva ogni volta il perché...
“Shin...” Amava sentirsi chiamato soprattutto con quel tono di voce.
Alzò il viso per poter guardare i suoi occhi. Ma con suo dispiacere non vide ciò che si aspettava.
Lei gli sorrise accarezzandogli la guancia incolta. “Avevo ragione?”
Shinichi sbuffò appoggiando la testa tra il collo e la spalla di Ran, stando attento a non farle troppo peso.
Ran sorrise per quel gesto e prese ad accarezzare la nuca e i capelli corvini di Shinichi. “Proprio non ti piace andare a mare?”
“Mi piace andare a mare, ma non si può mettere a paragone con lo stare con te.” Sospirò ancora una volta Shinichi, sapeva che di lì a poco si sarebbero alzati.
“Te lo ricordi ancora il nostro compromesso, vero?” Gli chiese Ran con dolcezza.
Alzò la testa per poterla guardare negli occhi. “Tu lo sai che non ha senso, vero?”
Ran corrugò la fronte. “Il senso ce l'ha eccome! Non possiamo stare tutto il giorno rinchiusi in camera.”
“Nessuno ce lo vieta.” Ribatté Shinichi.
“Tu hai troppa dipendenza!” Rispose a tono, sostenendo il suo sguardo.
Shinichi sorrise, malizioso. “Cosa posso farci se ho una ragazza così bella e così attraente, così che è impossibile desiderare di non toccarla. Sono completamente dipendente da lei!” Le rivelò teatrale, forse fin troppo.
Ran scoppiò a ridere dandogli una piccola pacca sulla spalla.
“Devo ritenermi offeso?” La guardò confuso Shinichi.
“Scusa... E'... che eri troppo... teatrale.” Riuscì a rispondere Ran ancora scossa dalla risa spontanea.
Imbronciato Shinichi s'alzò da lei e si sdraiò a pancia sotto accanto a lei affondando la testa nel cuscino.
Mentre cercava di trattenersi, si voltò di fianco verso di lui. “Ti sei offeso?”
“Lasciami dormire. Tu vai a mare.” Rispose secco.
Ran si stese su tutta la sua schiena e con le labbra raggiunse il collo baciandolo, sorrise quando lo sentì rabbrividire. “Scusami Shin, e che mi ha fatto ridere come l'hai detto, non cosa hai detto.”
Lui fece per scacciarla via, ma lei si tené ben stretta. “Ciò non toglie che ti faccio un complimento e tu ti metti a ridere, scemandolo. Non te ne faccio più.”
“No! Mi piacciono tanto.” Gli sussurrò Ran ammaliante.
Shinichi non rispose ignorandola.
Ran fece scorrere una mano lungo la schiena di lui, lo sentì sospirare. “Lo sai cos'altro mi piace?”
Shinichi non rispose ancora una volta, chiuse gli occhi per godersi le carezze di Ran e la sua voce cristallina.
“Mi piacciono i tuoi occhi, le tue labbra, le tue mani, il modo in cui mi fai sentire con un solo tocco o con un solo sguardo. Mi piace il tuo sguardo sul mio corpo, mi piacciono le tue labbra che mi baciano non solo le labbra, le tue mani così calde che sono capaci di farmi provare brividi inimmaginabili.”
Shinichi si mosse un po' per sistemarsi. Sentire la sua voce così ammaliante lo destabilizzava più delle parole da lei usate.
“Mi perdoni?” Chiese timidamente Ran appoggiandosi con il mento sulla spalla di Shinichi.
Lui si voltò supino ed accarezzò con una mano il viso di Ran ora appoggiato sul suo petto. “Cedo troppo facilmente.”
Lei gli sorrise e si sporse donandogli un bacio a fior di labbra.
“Ma non scendo lo stesso a mare.” Ritornò al discorso Shinichi.
Ran sporse infuori il labbro inferiore. “Perché?”
“Non mi va.” Rispose secco Shinichi distogliendo lo sguardo da Ran.
Ran sbuffò, perché si era innamorata di un ragazzo così orgoglioso?
Per sua fortuna era a conoscenza dell'unica cosa che poteva abbattere il suo orgoglio.
Si alzò mettendosi in ginocchio sul letto. “Rimani qui a fare l'asociale! Troverò chi mi tiene compagnia!” In realtà lei non ne aveva nessuna voglia di stare in compagnia se non c'era lui, ma questo Shinichi non poteva saperlo.
Shinichi spalancò gli occhi e si alzò su i gomiti guardandola meglio.
Lei non gli diede il tempo di parlare: si sporse verso di lui lasciandogli un bacio a fior di labbra sulla bocca e si alzò, svelta raccolse il costume e corse in bagno a cambiarsi.
Shinichi sbuffò rumorosamente passandosi le mani tra i capelli. Perché doveva fare così? Non le piaceva stare con lui nella loro stanza a baciarsi e a coccolarsi?
Non poteva costringerla a rimanere, ma non l'avrebbe neanche lasciata sola con qualche branco di allupati che girovagavano nel loro albergo!
Si alzò di mala voglia e prese dalla valigia un costume a slip e un paio di bermuda a quadratini e se li mise.
In quel momento esce Ran dal bagno e lo guardò con un sorriso smagliante, si sentì vincitrice. “Hai cambiato idea?”
“Sì.” Si limitò ad un grugnito scocciato, abbassandosi per prendere una polo dalla valigia.
“Se non ti va, non sei obbligato.” Gli ricordò Ran spegnendo il suo sorriso da vincitrice, dispiaciuta da quel suo comportamento, mentre si pettinava i capelli davanti allo specchio della loro camera.
Prima di mettersi la polo, Shinichi si mise in tasca il portafoglio e il cellulare dopo una breve occhiata sull'ultimo. “Ho detto che vengo, Ran.”
Lei sospirò e si voltò, appoggiandosi alla scrivania sotto lo specchio, verso Shinichi che si stava avvicinando a lei. “Allora, perché sei seccato?”
“Non sono seccato.” Le rispose meccanico, prendendo la polo che aveva appoggiato vicino a Ran.
Gli bloccò il braccio impedendogli di mettersi la polo. “Ci devo credere?”
Con un sospiro Shinichi finì di infilarsi la polo e si avvicinò ancor di più a Ran. “Voglio stare con te. Qualunque sia il luogo.”
Sentì il respiro di Shin vicinissimo al suo viso, gli sorrise e gli appoggiò le mani su i suoi pettorali ben presenti. “Grazie, Shin.” Gli sussurrò sulle labbra per poi dargli un bacio, ma prima che lei potesse approfondire Shinichi si allontanò.
“Finisci di prepararti, io vado un attimo in bagno e poi scendo giù alla reception.” Le disse con un sorriso.
Ran si limitò ad annuire, stranita da quel comportamento. Che si era davvero arrabbiato per non essere rimasto in stanza?
Con uno sbuffo continuò a prepararsi, voleva fare in fretta non voleva lasciarlo solo per troppo tempo.


Arrivato alla reception, con un sospiro fece il numero della persona che gli era passata in testa quella mattina. Non la sentiva da tre giorni...
Mentre il cellulare squillava si diresse verso la grande vetrata che dava sulla bellissima spiaggia riservata all'albergo.
-Chi non muore si risente...- Shinichi mandò giù un boccone d'aria: incominciava bene.
“Forse era: 'Si rivede.'” Provò a scherzarci su Shinichi, ma dal grugnito che sentì a traverso il telefono, capì subito di aver sbagliato. “Toccava a te chiamare.”
-Secondo te, sapendo che eri in luna di miele con la tua fidanzata ti chiamo? Magari interrompendo qualcosa.- Aveva perfettamente ragione.
“Scusami.” Sospirò in fine, sapendo di essere nel torto.
Sentì chiaramente un sorriso provenire dall'altra parte della cornetta. -Bando alle ciance, come va? Te la spassi?-
Sorrise anche lui, l'era mancata sentirla. “Sì abbastanza, anche se il mare non mi attira più di tanto.”
-Lo so io cosa ti attira, o meglio chi.- Rise, prendendolo in giro.
“Shiho...”
-Scusa, scusa mi è venuto naturale.- Ma ancora la sentiva ridere.
Infondo aveva ragione. “Vorrei che se ne accorgesse Ran, invece.”
-Io dico che lo sa abbastanza bene. Lei non vuole ridurre tutto ad una camera da letto, capisci? Vuole vivere la vostra relazione.-
“Anche io, ma-”
-Non credo che tu sia in astinenza...-
“No, per niente-” Ran era fantastica in tutto e per tutto e come diceva anche lei era lui ad essere incontentabile.
-Non continuare! Non voglio sapere i dettagli della tua vita sessuale!- Scherzò lei.
“Non te li direi mai! A proposito, tu non hai nulla da raccontarmi?” Chiese lui con voce indagatrice.
-Shin, no! Smettila!-
“Sarei felice se tu avessi qualcuno...” Rivelò in fine lui, erano cinque anni che combatteva per la stessa identica storia, dopo la fine dell'organizzazione lei andò in America per farsi una nuova vita con il lavoro che l'appassionava di più. Lui s'era detto molto d'accordo sul fatto di fare nuove conoscenze, ma lei era come restia.
-Non è come pensi tu. Solo che non ho trovato ciò che cerco e lo sai che non perdo molto tempo se una persona non mi interessa.-
Shinichi annuì come se lei lo potesse vedere da oltre oceano.
-E poi io ho te, no?- Continuò lei, la vecchia, fredda, calcolatrice Shiho Miyano ormai non esisteva più. Al suo posto c'era una giovane donna di venti-tre anni aperta alla vita in cui la dolcezza aveva fatto casa nel suo cuore.
Shinichi sorrise. “Sì tu hai e avrai sempre me, per qualunque cosa.”
-Basta con queste smancerie! Mi ha fatto piacere sentirti, ora ti lascio nelle mani della tua dolce fidanzata.-
“Anche a me ha fatto piacere sentirti.”
-Ti voglio bene, Shin.- Il suo ultimo saluto di quella telefonata.
“Te ne voglio anche io, piccola testarda.” E con quelle parole dette con dolcezza chiuse la chiamata.
Non fece neanche in tempo a mettere il cellulare in tasca che una voce ben familiare gli domandò “Lavoro?”
Lui scosse la testa, voltandosi verso il suo angelo. “No, ho chiamato Shiho e da un po' che non la sentivo.”
Ran annuì pensierosa.
“Ehi.” Shinichi si avvicinò a lei, mettendo il telefono in tasca. “Cosa c'è?”
Ran scosse la testa. “Nulla, andiamo?”
Annuì distratto e le alzò il mento con due dita, regalandole un bacio sulle labbra. “Andiamo.”
Per raggiungere la spiaggia dovevano attraversare un viale coperto da degli archi ricoperti con dei piccoli fiori di ogni tipo e di ogni colore.
A metà del viale, appesantito da quel silenzio insensato della sua ragazza, le prese il polso e la fece voltare verso di lui, fermandola. “Mi dici cosa ti succede?”
“Nulla.” Rispose di getto Ran scostando lo sguardo dal suo.
Con l'altra mano le spostò delicatamente il mento verso di lui, costringendola a guardarlo negli occhi. “Mi dici cosa ho fatto? Perché io veramente non capisco!”
Lei sorrise, osservando la sua inquietudine, gli accarezzò il viso. “Shin, veramente, non hai fatto nulla. Ero semplicemente in sovrappensiero.”
Con uno sbuffò si allontanò da Ran, seccato e riprese a camminare verso la spiaggia.
“Shin, sto dicendo la verità!” Cercò di fermarlo Ran.
A quelle parole lui si girò velocemente verso di lei, non potendole tollerare. “Non parlarmi di verità ora! Dimmi che non ti va di parlare fai meglio! Ma ora non mi dire che mi stai dicendo la verità!”
Ran abbassò la testa colpevole sapendo che lui aveva ragione. “Scusami, hai ragione.”
Notandola con la testa china, gli venne un nodo di tenerezza. Perché aveva tutto questo ascendente su di lui?!
Si avvicinò e le alzò il mento, sorridendole in modo dolce. “Cos'è che ti ha turbato tanto da indurti a mentirmi?”
Ran con un sospiro si fece coraggio ed espose i suoi dubbi. “Cos'è per te Shiho?”
Lui strabuzzò gli occhi molto più che confuso. “Ran, ti ho già detto che è una mia amica!”
“Che senti molto spesso.” Ribatté lei scostandosi da lui con un passo indietro.
“Perché abita in America! Per me è come se fosse la mia sorellina.” Si giustificò lui, irritato da quel discorso che facevano troppe volte.
Lei strinse i pugni, la gelosia la stava travolgendo dalla testa ai piedi, prese un lungo respiro per controllarsi e dopo si incamminò verso la spiaggia.
Lui rise sarcastico. “Non ci credo! Ti sei davvero arrabbiata perché ho chiamato Shiho? Dimmi che stai scherzando!”
Lei non si voltò neppure per rispondergli. “Mi dispiace deluderti, Shin. Ora scusami vorrei godermi questa vacanza.”
Con un sbuffò contrariato la seguì, senza fare alcun commento di nessun genere. Era meglio evitare, quando le venivano attacchi di gelosia immotivata, poteva gravemente nuocergli alla salute e poi lui sapeva come prenderla, ormai.
Arrivati in spiaggia presero le due sedie a sdraio e un ombrellone che spettavano a loro. Entrambi si svestirono dei propri vestiti, rimanendo in costume.
Lui la guardò nel suo bikini: era nuovo o si sbagliava? Quando l'avrebbe acquistato quel coso? Deglutì...


 


Nel frattempo a pochi metri di spiaggia da loro...
“Credo che quel bamboccio abbia fatto qualcosa alla mia Ran!!” Sbuffò irritato il detective.
“Ti ricordo che stai parlando di mio figlio! E poi in una coppia capita di litigare, tu non litighi mai con Eri?” Ribatté Yukiko.
“Ogni giorno.” Le diede corda l'interpellata.
Kogoro strabuzzò gli occhi. “Ti metti anche tu contro di me?”
“Stai calmo, mio figlio ha sbagliato in qualche cosa saprà come rimediare...” Disse con estrema sicurezza Yusako.
La moglie sorrise sapendo a cosa intendeva. “Il metodo Kudo?”
Lui annuì strizzandole l'occhio. “Il metodo Kudo!”
“E che sarebbe?” Chiese Kogoro ma ottenne risposta continuando a guardare i due ragazzi e vide ciò che mai avrebbe voluto vedere. “Glielo faccio vedere io invece il metodo Kogoro!” e si diresse sparato verso i due ignari ragazzi.
“Aspetta Kogoro!” gli urlarono in coro, ma lui non li ascoltò.


 



“Dovresti metterti la crema protettiva, il primo sole può essere-”
“Lo so, Shin.” Lo interruppe lei, chinandosi sulla sua borsa per prendere la crema.
Lui si avvicinò a lei. “Se vuoi ti do una mano a passarla.”
“No grazie, faccio da sola.” Gli rispose rialzandosi con la crema tra le mani.
Lui scosse la testa divertito. “Anche sulla schiena?”
Ran sbuffò e ignorandolo incominciò a passarsi la crema sulle braccia.
Shin le cinse la vita da dietro e la strinse a sé. “Non voglio che ti bruci.”
Lei con un sospirò annuì.
Le sorrise e si sedette sulla sdraio allargandosi le gambe le fece segno di sedersi, Ran lo accontentò ancora una volta con un altro sospiro.
Quando fu in mezzo alle sue gambe la strinse con entrambe le braccia. “Quando smetterai di pensare che per me esistano altre ragazze all'infuori di te?”
“Ti puoi limitare a mettermi la crema, per favore?” Ribatté acida Ran.
Lui con un sospiro eseguì l'ordine datogli da Ran; le passò la crema in tutta la schiena e in alcuni punti metteva una leggera pressione in più, come un massaggio; poi passò al collo, le spalle, lungo le braccia. Quando le sue mani raggiunsero la pancia, non resistette oltre: la baciò dietro l'orecchio e respirò nei suoi capelli, stringendola di più a se, facendo aderire la sua schiena al petto.
“Shin...” Sussurrò Ran, mettendogli le mani sulle braccia.
“Scusami non resisto, ho una voglia matta di te che non riesco a fermare...” Le sussurrò Shinichi all'orecchio.
Lei cercò di darsi un contegno. “Shin, siamo in spiaggia.”
“Non m'importa...” Continuò a passargli la crema sulla pancia e sulle gambe.
“Shin...” Il respiro le si fece pensante, mentre un dito di lui saliva lentamente sul suo interno coscia.
“Questa sì che è una sorpresa! Buongiorno!!” Ruppe bruscamente la loro bolla una voce che sembrava tutt'altro che felice.
Riconoscendo subito la voce Shinichi si irrigidì e tolse subito le mani dal corpo di Ran, ma lei prontamente le intreccio alle sue e le appoggiò sulle cosce, infastidita dall'improvviso mancato contatto delle sue mani.
Shinichi si schiarì la voce, rimanendo con tutti gli arti contratti. “Mouri-San, anche lei qui?”
Kogoro lo guardò torvo. “Sì, mia moglie mi ha convinto a prendere una settimana di ferie ed ora siamo qui.”
Nello stesso posto dov'erano loro?? Shinichi non voleva crederci.
Cercò di sciogliere le mani dalla presa di Ran, intimorito dal suocero, ma lei non glielo permise.
“Come mai proprio qui, papà?” Gli chiese Ran, cercando di rimanere calma.
Lui alzò le spalle. “Buon prezzo, ottimi servizi, buon mare. Ottimo posto per una bella settimana di relax.”
Lei si limitò ad unire.
Il padre si schiarì la voce. “Bene, ora vi lascio soli. Ci vediamo in giro, in caso passiamo qualche giornata insieme.” Più di un evento di piacere, sembrava una velata minaccia.
“Certo papà, salutami la mamma.” Lo salutò.
Una volta che Kogoro se ne fu andato, Ran si alzò di scatto voltandosi verso Shinichi, incenerendolo con lo sguardo. “Non permetterti mai più a fare quello che hai fatto!”
“Scusa, non sono riuscito a controllarmi.” Tentò di scusarsi, ma sapeva che quella volta aveva passato il limite.
Lei lo guardò dubbiosa, poi si rese conto cosa intendeva. “Non a quello! Ma quando ti sei allontanato subito da me, mi hai fatto sentire vuota in un attimo!”
Shinichi strabuzzò gli occhi stupito. “Ma tuo padre-”
“Vivo con te da tre anni ormai!” Lo interruppe bruscamente. “Non pensi che anche lui quattro conti non se li sia fatti?”
Shinichi sbuffò alzandosi dalla sdraio. “Sei sempre sua figlia e non credo che un padre voglia vedere certe cose, per me è una questione di rispetto.”
Se lo sguardo potesse incenerire in quell'attimo Shinichi sarebbe stato bruciato vivo. “Non ci credo... Ti spaventi ancora di mio padre?”
Si passò una mano tra i capelli. “Senti, tu magari non te ne accorgi, ma è come se fossi ancora la loro bambina da proteggere e io sia l'uomo cattivo che ti vuole portare via da loro, sono protettivi nei tuoi confronti. In più le minacce velate di tuo padre durante gli anni hanno sortito il loro effetto.”
Ran sospirò e si avvicinò a lui, ma Shinichi fece un passo indietro, gli sorrise. “Ora che sai che ci sono i miei genitori nei paraggi dobbiamo mantenere anche la distanza di sicurezza?”
Le sorrise scuotendo il capo e avvicinandosi. Ran gli cinse il busto con le braccia e appoggiò la testa sul suo muscoloso torace. Lui la avvolse in un abbraccio stringendosela di più a sé.
“Sei uno stupido.” Sussurrò ed entrambi risero, intorno a loro un'area più leggera.


 


“Ti devo fare i miei complimenti Kogoro, il tuo intervento li ha aiutati a fare pace.” Si complimentò Yukiko. Il diretto interessato sbuffò. “Onestamente, volevo ottenere il contrario. Scusami, ma tuo figlio mi da proprio sui nervi.”
Yusako gli regalò un pacca sulla spalla. “Suvvia Kogoro, ormai i nostri figli sono cresciuti e devi solo accettarlo. Poi non mi sembra triste tua figlia nello stare con mio figlio.”
Eri rise. “Vi ricordo che siamo venuti qui solo per controllare, non per interromperli.”
Yukiko ci pensò su poi scosse la testa. “No stare solo a guardare non mi piace. Un po' di azione ci vuole sempre!”
Il resto, di quello strano gruppo, scosse la testa sconsolato.


 


Passarono l'intera mattina facendo il bagno a mare e stando sdraiati sulla sedia sdraio con Shinichi che stava a debita distanza da Ran e che per poco non le rivolgeva neanche la parola. Ran Non riusciva a concepire questa paura che lui aveva nei confronti di suo padre, gli bastava sapere che c'era lui nei paraggi per non avvicinarsi più a lei? Quando un attimo prima se n'era fregato di stare in una spiaggia pieno di gente.
Ora lui era sdraiato sulla sdraio sotto l'ombrellone a pancia in giù e lei non riuscì più a tollerare questo stacco fisico e mentale fra loro due.
Si alzò dalla sua sdraio e si sdraiò completamente sopra la schiena di Shinichi.
“Ran, cosa fai?” Le chiese lui stupito, girando la testa in modo tale da vederla.
Lei gli lasciò un bacio sul collo. “Mi manchi, Shin.”
Lui sorrise. “E io che per una volta tanto non volevo importunarti...”
“Si però non conosci la via di mezzo!” Lo rimproverò prendendo ad accarezzargli le spalle.
“Ran... Non credo che-”
“Devi smetterla di avere questa paura verso i miei genitori!” Lo interruppe. “Certo che sei incredibile, un colpo non smetti di provocarmi, poi basta che ci sia mio padre nei paraggi per smettere di desiderarmi.” Gli disse in una sorta di rimprovero, mentre le mani avevano vita propria lungo la schiena e i fianchi di Shinichi.
“Forse perché...” La paura di tuo padre supera il desiderio che ho per te. No, questo non poteva certo dirglielo.
“Oh, ma quanto siete carini!” Lo salvò in corner una voce femminile fin troppo familiare.
Shinichi strabuzzò gli occhi pensando di essersi sbagliato, poi si voltò verso la voce e scoprì che, purtroppo, non si era a fatto sbagliato. “Mamma! Tu non dovresti essere dall'altra parte dell'oceano?”
Ran sospirò rassegnata, non c'era proprio sorte... Si alzò dalla schiena di Shinichi e si mise seduta accanto a lui sul bordo della sdraio.
“Ma come Shin-chan! Una volta tanto che riesco a convincere tuo padre a fare una vacanza!” Sorrise sorniona da brava attrice che era. “Non potevo certo perdere questa opportunità.”
Lui si voltò a pancia in su e si sedette anche lui. “Ma di quanti alberghi c'erano, proprio questo dove dovevo andare io?”
“Beh, credo che sia una fortuna! Almeno potremmo passare un po' di tempo in vacanza insieme.” Ribatté fermamente convinta l'attrice.
“Quindi è in vacanza insieme ai miei genitori?” Intervenne Ran.
Yukiko fece un'espressione esageratamente colpita. “Oh ci sono pure Eri e Kogoro qui? Allora devo cercarli!”
Shinichi scosse la testa sconsolato. “Ti prego mamma, finiscila con questa falsa.”
“Shin-chan tu pensi sempre male! Ma ora sono curiosa di andarli a trovare, vi lascio soli. Magari un giorno di questi stiamo un po' tutti insieme e possiamo giocare anche a pallavolo!”
“Uh-Uh” Esultò ironico Shinichi. Ran gli diede uno scappellotto sulla spalla. “Con molto piacere, Muori-San.”
Una volta che si furono scambiati gli ultimi saluti, Yukiko li lasciò soli.
Entrambi sospirarono. Shinichi si lasciò andare sulla sdraio coprendosi gli occhi con un braccio. “Non per avere ragione, ma io te l'avevo detto!”
“Non voglio crederci...” Sospirò Ran ancora scioccata.
“Siamo circondati!”
“Shin...” Lo chiamò Ran. Lui tolse il braccio dal volto per guardarla. “Andiamo in camera? Non credo che lì ci possano raggiungere.”
Si sorrisero complici e con un cenno Shinichi annuì, presero le loro cose, si vestirono e si incamminarono verso la loro camera. Al meno lì, nessuno poteva interromperli, scoppiando la loro bolla dove loro si immergevano quando stavano a contatto l'uno con l'altra.
Mentre camminavano entrambi avevano un unico pensiero.
Sarà una lunga e tortuosa vacanza...


 
 

Note autrice:
Beh, che dire? Ciao a tutti :)
Piaciuto il capitolo? Ho voluto fare un'introduzione di questa vacanza fra Shinichi e Ran... 
Che poi sarà una vera vacanza? Ancora non si sa...
Guarda guarda... Spunta anche Shiho qui! Come avrete intuito si sono tenuti in contatto in tutti questi anni anche da oltre oceano, che ne pensate?
Vorrei ringraziare tutti quelli che mi stanno seguendo e leggono la mia storia.
Un grazie in particolare alle vostre recensione e all'aiuto che mi date per migliore sempre di più.
Non si finisce mai di migliorare
Ci vediamo alla prossima,
Un bacio.
Seira

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