Act of hope, War songs

di Osiris_23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 23 Novembre 3250 ***
Capitolo 3: *** 7 Dicembre 3250 ***
Capitolo 4: *** 8 Dicembre 3250 ***
Capitolo 5: *** 9 Dicembre 3250 ***
Capitolo 6: *** 12 Dicembre 3250 ***
Capitolo 7: *** La Città ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO:
                                                                                                                                                                                                           15 Novembre 3250
<< Buonasera gentili telespettatori. Abbiamo deciso di mandare in onda questa edizione speciale per mettervi al corrente degli ultimi avvenimenti extra-planetari. Abbiamo qui con noi il Generale, che ci potrà fornire maggiori dettagli. Signor Generale buonasera. >>
<< Buonasera. >>
<< Generale, potrebbe informarci su quanto sta accadendo fuori del nostro pianeta? >>
<< Certamente. Ma prima di pensare a questo, invito tutta la popolazione del nostro paese ad ascoltarmi molto attentamente. Ho bisogno della vostra collaborazione totale, perciò interrompete qualsiasi cosa voi stiate facendo e accendete i teleschermi: la settimana scorsa, la Divisione Governativa Astronomica, aveva intercettato qualcosa intorno all’orbita del pianeta. All’inizio si pensava fossero solo delle comete di passaggio, ma qualche giorno dopo abbiamo avuto conferma di attività extra-planetarie. Una serie di navi interstellari si sta avvicinando al nostro pianeta; per qualche ragione a noi ancora ignota, procedono lentamente e fin ora ne abbiamo riscontrate solo quattro. >>
<< E ciò che lei ci ha appena detto potrebbe, in qualche modo,  rassicurare la popolazione? >>
<< Nel caso in cui fossero state un numero più elevato avremmo potuto sospettare di un attacco o di un’invasione. Al momento potrebbe trattarsi semplicemente di una piccola flotta esploratrice, come già accadde un paio di volte qualche tempo fa. In quelle occasioni, ogni cosa si è risolta con un diplomatico e reciproco scambio intergalattico. Perciò mi sento di dire alla popolazione di non preoccuparsi più del dovuto e di mantenere lo stesso comportamento adottato nelle precedenti situazioni. Inoltre, invito le forze dell’ordine a contenere qualsivoglia atto di insurrezione ai danni dei possibili visitatori. >>
<< Ringraziamo il Generale per la sua collaborazione e ci auguriamo che il tutto possa risolversi nel migliore dei modi. Ma prima di concludere l’intervista avrei un’ultima domanda da porle.>>
<< La ascolto. >>
<< Per quando è previsto il loro arrivo? >>
<< Stando ai calcoli statistici dei nostri esperti, dovrebbero essere qui fra otto giorni. >>

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Capitolo 2
*** 23 Novembre 3250 ***


I Replicanti erano arrivati senza alcun preavviso.
Si riversavano lentamente ma inesorabilmente, come un cupo presagio.
La gente ne fu dapprima stupita , spaventata. Poi la cosa mutò in una normale routine, come un semplice avvenimento atto a scandire il tempo. Loro si mostravano innocui, ligi al loro ruolo di semplici visitatori, in disparte dalla frenesia della vita umana chiusa nella sua veste di silenziosa osservatrice.
Gli umani, i rozzi, immaginarono da subito che gli ospiti avessero espansive intenzioni. I loro timori li spinsero ad una codarda soluzione e l’esercito fu mobilitato con la sollecitazione collettiva della debole razza.
Sul campo rotolò persino il Governatore, chiamato forse in causa più dalla legislazione che da un autentico senso del dovere. La sua grassa figura si stallò davanti all’esercito come una ridicola statuina, ridicolo richiamo di una gloriosa effige.
Ciò che però sorprese fu l’inaspettata e pacifica risposta da parte delle creature. Avevano una pelle talmente chiara, che sotto la luce solare, chi li guardava era in grado di scorgere la loro costituzione fisica , fin troppo similare a quella degli abitanti della Terra; ciò che rendeva più spettacolare la vista dei Replicanti, erano i due cuori posti nel loro petto, gli occhi scuri come le nuvole durante una pioggia pluviale e , infine,  il loro aspetto elegante che sembrava fossero rimasti all’epoca del Rinascimento.
Uno di loro, soppesò rapido la situazione per poi incamminarsi in tutta fretta verso l’amministratore della cittadella dove erano sbarcati: << La reputazione della vostra razza vi precede. Abbandonate qualunque intento di violenza, non siamo qui in cerca di sangue. >>
Il paffuto digrignò con aria di sfida: << Arrivare con delle navi interstellari ha allertato la cittadinanza. Abbiamo solo adottato delle … precauzioni. >>
Una folla di curiosi, intanto, aveva iniziato a divorare metri attorno a loro nel silenzio dell’esitazione.
Il Replicante, indietreggiò calibrando attentamente la risposta: << Il mio nome è Irdath, e sono qui in veste di ambasciatore della mia razza. Il nostro leader è in viaggio verso questo pianeta e fino ad allora abbiamo l’obbligo di non rispondere ad alcuna domanda che la vostra razza possa avanzare. Vi prego di rispettare tale richiesta. In cambio vi assicurerò la totale assenza di qualsiasi forma di disturbo. >> .
In quello stesso istante, come un’unica possente voce, la folla emise il suo grido di disappunto. In molti tentarono di farsi strada verso i Replicanti spintonando i militari che a stento riuscirono a contenere il crescente malcontento.
Il Sindaco sembrava indifferente al fermento generale. Addirittura godeva nel vedere come la gente si stava dimenticando di lui lentamente. In quanto uomo di potere aveva sicuramente qualcosa da nascondere, e i cittadini che lui “amministrava” lo sapevano bene; ma quell’uomo era talmente ricoperto dai soldi che riusciva a far tacere chiunque, e sembrava piuttosto bravo a fuorviare qualunque sospetto potesse infangare, in qualche modo la sua reputazione.
Il Generale, a differenza del grassoccio politico, appariva cauto e rilassato. Dato che era stato lui stesso ad annunciare l’arrivo dei Replicanti, sapeva benissimo come comportarsi e che approccio adottare con loro. Ma c’era qualcosa di diverso, qualcosa che gli destava non poco sospetti. Per non allarmare i suoi uomini decide di parlare con il Sindaco: << Signore, avrei bisogno di parlare con lei. In privato se possibile. >>. Senza pensarci due volte, il Sindaco accettò e si trasferirono nell’alloggio provvisorio che egli stesso aveva fatto costruire. Entrarono in quella che sembrava una piccola suite d’albergo per vip: << Li guardi. Ogni volta che qualche viaggiatore intergalattico entra nel nostro pianeta, per loro sembra sempre una festa grande. Dovremmo instaurare una specie di dogana spaziale. Lei che cosa ne pensa Generale? >>.
Turbato  nel vedere come venivano spesi i soldi dei contribuenti, il Generale rispose francamente: << Penso che dovrebbe esortare la sua gente, piuttosto che restare in disparte e pensare solo ai suoi soldi che, a quanto vedo, sa come spendere bene per se stesso ma non per gli altri. E penso anche che dovrebbe cercare di parlare con i nostri ospiti o quantomeno assoldare qualcuno che lo faccia a suo nome se proprio non se la sente. >>.
<< E’ ironia quella che sento dalle sue parole? Lo sa quanto mi importa di questi Replicanti? Meno di zero. Non sono altro che alieni in cerca di guai, come i loro predecessori. Vengono qui, con le loro belle carrette spaziali e credono di intortarci con le loro false pretese. Dipendesse da me, avrei bombardato le loro navi a vista anziché permettergli di atterrare. Il nostro pianeta è sopravvissuto per anni senza questi invasori e adesso , improvvisamente, abbiamo deposto le armi e abbiamo smesso di difendere ciò che è nostro? >>.
<< Si rende conto di quello che sta dicendo vero? Lei ha idea di quanto tempo abbiamo sprecato a combattere con altri popoli che non sono come noi? Ha idea di quanti uomini sono caduti per difendere non solo lei, ma anche tutte quelle persone che adesso sono la fuori a cercare di relazionarsi con i Replicanti? Certo che no. D’altronde lei è il Sindaco, e un uomo della sua stazza non si sporca le mani di sangue. Se non fosse stato per la sua gente che , a differenza sua, vede delle opportunità di cambiamento, di innovazione e di conoscenza a quest’ora saremmo da soli nella galassia. >>
Il Sindaco sembrava non recepire le dure parole del Generale, e come se nulla fosse: << E lei quali opportunità vede? Quali vantaggi potrebbe trarre un uomo come lei da questa situazione? >>.
<< Un modo per viaggiare al di fuori del nostro sistema. Abbiamo bisogno di spostarci e di esplorare nuovi mondi, proprio come fanno loro e come hanno fatto gli altri che vennero prima. Si rende conto anche lei che , nonostante i notevoli cambiamenti, siamo ancora qui? Vuole sapere il perché? >>.
<< No e non mi interessa. Guardi parlare con lei mi da solamente noia e oltre tutto mi ha fatto venire un gran mal di testa, perciò si levi di torno e pensi a fare il suo lavoro. >>. Cercando di reprimere l’irritazione che il Sindaco aveva destato in lui, si avviò verso la porta. Si fermò sull’uscio e disse: << Perché gli umani sono esseri facili, prevedibili. Da sempre attratti dal potere hanno pensato di avere il potere assoluto. Siamo così fieri, eppure così ingenui. Non appena qualcuno si presenta alle porte del nostro  pianeta, la  nostra sicurezza muta in paura. E il solo antidoto contro questa infezione è un immenso atto di codardia: la guerra. Molto probabilmente queste parole pronunciate da me le parranno assurde, ma se può renderla felice… sono fiero di aver sacrificato ogni mio singolo uomo per difendere la nostra gente. E badi bene, la mia gente…non chi la rappresenta. >>.

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Capitolo 3
*** 7 Dicembre 3250 ***


I giorni trascorrevano e, a piccole ondate, arrivarono altre navi dei Replicanti così come altri avamposti militari vennero instaurati per la sicurezza nazionale. Così come le navi, arrivarono in massa anche tutte le troupe televisive, radiofoniche e i giornalisti per adempiere al solo compito che loro meglio riusciva: fare i parassiti al servizio del timore umano.  
Ma a dispetto della brusca partenza, passate quasi due settimane,i cittadini cominciarono, pur sempre con educata reticenza, a relazionarsi con gli ospiti, riducendo il clima di tensione che aveva avvelenato gli animi quel singolare ventitré novembre . Gli stessi Replicanti accolsero a braccia  aperte gli Umani che avessero benevoli intenzioni , dando inizio a diversi scambi di conoscenza in tutti i campi , persino in quelli sportivi.
Le navi solcavano continuamente i cieli del pianeta, i giorni si affollavano l’uno all’altro, ma ancora nessuna traccia della nave madre e del capo dei Replicanti.
Irdath, l’ambasciatore, era in constante contatto con i suoi simili che ancora dovevano arrivare e lui stesso cominciava a dubitare che il loro leader sarebbe arrivato. Girava voce, tra i Replicanti, che la nave madre avesse fatto un improvviso cambio di rotta per ignote motivazioni. C’era anche chi azzardava ipotesi di un attacco alieno o di piogge di meteoriti o addirittura che la stessa nave fosse esplosa nello spazio.
Ma Irdath conosceva suo padre. Sapeva benissimo che questo cospicuo ritardo era solo un trucco, e che tutta questa infinita attesa era solo un modo per dare tempo alle due razze di relazionarsi, in modo che l’arrivo del Replicante Supremo non potesse destare tensioni alcune.
Perciò decise di prendere in mano la situazione, incaricando uno dei suoi fratelli più fidati di consegnare un messaggio al Sindaco, chiedendo di radunare tutti gli Umani presenti e di aprire tutte le comunicazioni.
Come tante formiche, gli Umani si radunarono attorno al palco improvvisato, pronti ad ascoltare le novità da parte dei Replicanti.
Decine di paia di occhi radiarono Irdath in palpante attesa non appena questi prese parola. A sorpresa di tutti, persino del Generale, quel giorno si presentò anche il Sindaco che con arrogante schiettezza disse: << Chi non muore si rivede. Spero abbiate buone notizie. >>.
Quindi Irdath iniziò il suo discorso: << Buon pomeriggio. Anzitutto, a nome del mio popolo, volevo porvi le nostre scuse per questo lungo periodo di silenzio. So che non è stato molto corretto nei vostri confronti , ma abbiamo delle buone notizie per tutti voi e mi auguro che questo possa alleggerire la nostra presenza sul vostro pianeta. Come primo punto, sono lieto di annunciare che da pochi giorni a questa parte, diversi gruppi di Umani e Replicanti hanno instaurato ottimi rapporti e abbiamo riscontrato diversi scambi interculturali il che ci fa pensare che la … tensione stia pian piano svanendo. >> cominciò la creatura con disinvolta soddisfazione.
Come se davanti a lui ci fosse uno spaventoso baratro da superare, prese un lungo respiro e proseguì: << Secondo punto: quando le nostre navi hanno toccato la superficie di questo pianeta, la prima cosa che vi promisi fu l’arrivo del nostro leader. Sono sicuro che fra di voi, così come per la mia gente, si stia insinuando il dubbio che non arriverà mai. Intendo, da subito, smentire questa voce e annunciarvi che egli sta arrivando. Pochi giorni fa ho ricevuto una comunicazione in cui mi annunciava che un guasto della sua nave ha rallentato il suo viaggio. >>.
I Replicanti sapevano bene che questo non era vero, ma le parole di Irdath restituirono la speranza alla sua gente. L’ambasciatore era un ottimo oratore e sapeva come tranquillizzare le masse: << Perciò abbiate ancora un po’ di pazienza e vedrete che l’attesa sarà caldamente ricompensata. Non appena egli sarà qui, vi spiegherà ogni cosa. Nel frattempo volevo rendere nota un’ultima cosa. Vedete… >> e in quello stesso istante, gli Umani emisero un gemito di stupore guardando oltre Irdath. Anche i Replicanti voltarono i loro sguardi al manto celeste. La sorpresa fu unanime: infine , la nave madre era arrivata.
Una maestosa creatura di metallo più grande di tutte le altre navi dei Replicanti che si apprestava all’atterraggio. Gli Umani, come sbigottiti da quella possente nave, esultarono di gioia nel vedere che le rassicuranti parole di Irdath erano state appaganti. Finalmente il Capo dei Replicanti era giunto sul pianeta, e persino il Sindaco rimase sorpreso dall’improvvisa comparsa di quel soggetto.
 

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Capitolo 4
*** 8 Dicembre 3250 ***


Gli Umani, festanti, fibrillavano all’idea di poter finalmente conoscere ed interagire con il nuovo arrivato. Anche i Replicanti furono felici di accoglierlo fra loro. Irdath, nonostante l’apparente tranquillità, sembrava molto preoccupato. A differenza dei suoi simili, aveva notato qualcosa di diverso; qualcosa che lo fece preoccupare più di tutte le volte che suo padre tornava, dopo tempi infiniti, dalle sue guerre o dalle sue esplorazioni. Entrò nella nave di suo padre, chiedendo a tutti i presenti di lasciarli soli.
Una volta soli, Irdath abbandonò ogni sicurezza: << Padre mio, perché non ho ricevuto notizie sulla vostra posizione? Perché non mi avete avvertito che sareste rimasto indietro? >>.
Khemor, suo padre, gli dava le spalle in procinto di guardare il nuovo pianeta: << Di tutti i popoli che abbiamo incontrato, questo sembra il più felice di vedere nuovi esseri sul loro pianeta. Non trovi? >>.
<< Avete sentito quello che ho detto? O come al solito fate di tutto per incantarmi? Perché sappiate che se è così questa volta non funzionerà. Ditemi perché non avete informato nessuna delle nostre navi del vostro ritardo. >> disse Irdath quasi con tono di sfida. Khemor decise infine di voltarsi verso il figlio, mostrando il volto deteriorato, che nel momento dell’atterraggio era coperto dalla sua veste con un immenso cappuccio. Un’espressione di sorpresa e di sconcerto apparve sul volto di Irdath: la pelle di Khemor era completamente sfregiata, a tal punto di  rendenrlo quasi irriconoscibile. Irdath era sicuro oltre ogni immaginazione che chi gli stava di fronte fosse suo padre, non vi erano dubbi: << Padre… Che cosa… che cosa vi è successo? Perché vi mostrate a me in queste condizioni? Da quanto avete questo aspetto? >>. Khemor era decisamente allo stremo delle sue forze, e con non poca fatica disse al figlio: <<  La spiegazione è molto semplice: il mio sistema vitale è stato corrotto. >>.
<< Come sarebbe a dire corrotto? Non è possibile !! Noi Replicanti siamo geneticamente predisposti all’immunità di qualsiasi malattia, degenerativa o tumorale che sia. Siamo, come direbbero gli Umani … siamo come degli immortali. >>
<< Questo è quello che credevamo fino al mese scorso. Il nostro corpo ha delle difese forti tali al punto di sconfiggere un insignificante raffreddore , così come un tumore. Tutte le malattie a noi conosciute sono delle inutili variabili da eliminare e il nostro sistema le identifica, le blocca e le elimina dal nostro corpo. Qualche mese fa, però, i nostri medici hanno riscontrato una malattia di origine sconosciuta. Hanno condotto ogni tipo di analisi su di me e non sono riusciti a venirne a capo. >>. Irdath cominciava a sentire un grosso peso provenirgli dal petto, come se qualcuno lo privasse della facoltà di respirare, ma voleva approfondire la faccenda: << E poi ? Che cosa avete deciso di fare? >>.
<< Ho chiesto consiglio ai migliori medici, e dai pochi dati che sono riusciti ad ottenere mi hanno riferito che la malattia è talmente radicata dentro di me che non ho molto tempo a disposizione. Questo virus si è insidiato lentamente, e mentre io credevo di essere al pieno delle mie forze, lui lentamente modificava la mia struttura genetica, alterando la rigenerazione e anticipando l’invecchiamento e la riduzione tutte le mie funzioni vitali. Ora la malattia è ad uno stadio critico perché i medici possano intervenire preventivamente. >>.
Ogni parola che Irdath sentiva pronunciare da suo padre equivaleva ad una ferita profonda , ma non cedette alla preoccupazione: << I medici sono soltanto dei ciarlatani. Sono più che sicuro dell’esistenza di una cura, così come sono sicuro che se abbiamo spinto gran parte del nostro popolo fino a qui, ci sarà una ragione più valida della mera condivisione di conoscenza. Avete affrontato battaglie più cruente e ora non… non vorrete certo cedere a questo? >>.
Quelle parole strapparono un sorriso sul volto sfigurato di Khemor: << Figliolo, se le tue parole avessero un potere lenitivo, ora mi sentirei già meglio. Hai perfettamente ragione, non siamo arrivati fin qui solo per questo: non appena hanno identificato questo virus , i medici si sono messi subito a lavoro per trovare una qualche possibile cura. >>.
<< E.. l’hanno trovata? >>.
<< Indirettamente. Come sai, il nostro pianeta ha un ecosistema che ha permesso la nostra evoluzione … >>.
<< Solo che manca un elemento essenziale: l’acqua. >>
<< Esattamente. Sembra che i parassiti dentro il mio corpo, siano … idrofili. E dato che i nostri corpi non sono geneticamente programmati per l’assorbimento dell’acqua, i medici hanno dedotto che l’unico modo per poter sconfiggere, poco a poco, il virus sia quello di creare una cura che comporti l’immissione di acqua nel mio organismo. Solo quando riusciremo a recuperare un campione d’acqua, i medici saranno in grado di creare la cura, e faremo in modo che alla mia guarigione vengano prodotte cure su larga scala >>.
<< Tutto qui? Una cura che contenga acqua? Ma.. abbiamo viaggiato su diversi pianeti e su ognuno di essi c’era dell’acqua. Perché abbiamo proseguito allora? >>.
<< Perché non serve un campione d’acqua qualsiasi. Ne serve uno di acqua pura. E sembra che su questo pianeta, ne siano rimasti pochi. >>.
<< Ditemi che cosa devo fare, e io eseguirò l’ordine. Sono disposto a rubare quel campione per voi, padre. >>
<< Lo so che lo faresti, ma dobbiamo trovare una soluzione diplomatica per convincere questi alieni a darci quel campione. Queste sono creature molto semplici, e se mostriamo loro gran parte dei nostri progressi e della nostra conoscenza forse saranno ben lieti di far progredire lo scambio. Ma dobbiamo essere cauti, perciò non farti trascinare dalle emozioni, non pensare che la mia vita dipenda solo da questo, o rischieremo di scatenare una guerra. E io non voglio che questo accada. Abbiamo già perso troppi uomini e non intendo perderne altri. >>.
<< Sapete padre, questi alieni mi ispirano fiducia e anche io, come voi, non voglio dichiarare guerra a  nessuno di loro. >>.
<< Allora vediamo non perdere altro tempo, che non ne abbiamo molto. Come prima cosa, vorrei che convocassi qui tutti gli uomini di maggior rilevanza della fazione umana.>>
<< Ma certo padre, vedrò di mettermi subito a lavoro. >>
<< Non appena li avrai trovati, portali sulla mia nave. >>.
Proprio in quel momento, una delle guardie personali di Khemor entrò nella stanza:
<< Signore, chiedo scusa per l’irruzione. Ho una richiesta per voi da parte di alcuni Umani.>>
<< Qual è la loro richiesta? >>
<< Vogliono parlare con voi, mio signore. Hanno cortesemente richiesto la vostra presenza al loro accampamento. Un messaggero Umano è qui fuori dalla nave che aspetta.>>
<< Dunque riferisci loro che , se vogliono, possono salire sulla mia nave.  Ma non prima di domani, ora ho bisogno di radunare il mio popolo a raccolta e riposarmi. Di loro che domattina, anche all’alba se sarà necessario, potranno parlare con noi e che possono portare i loro uomini più fidati. >>
<< Subito signore. >>
Sia Irdath, sia Khemor rimasero sorpresi:
<< Beh padre, direi che siamo stati fortunati. >>
<< Già. A questo punto non ci resta che radunare la nostra gente. >>
<< Si, padre >>.
La guardia Replicante riferì al messaggero Umano quanto riferitogli dal Re. Non poco seccato, l’Umano ruggì: << Ma vogliamo scherzare? Abbiamo aspettato per un mese intero, e adesso che finalmente il vostro leader è giunto sulla Terra non possiamo ricevere un’udienza perché lui è stanco? Questo è un comportamento inaccettabile da parte di un capo. >>. Il Replicante, tra lo stupore e l’imbarazzo, rispose: << Io comprendo perfettamente il vostro stato d’animo, signore. Ma non è a me che dovete esporre le vostre lamentele, io eseguo solamente gli ordini che mi sono stati dati. Domattina lei e i suoi uomini potrete venire qui e parlare con il nostro Re. Credo che sia un accordo piuttosto equo. >>.
Nonostante il rango di guardia – soldato semplice – del Replicante, egli poteva esprimere giudizi anziché essere una specie di statua che si muoveva solo allo schiocco delle dita del sovrano, cosa che non sarebbe mai stata permessa a qualsiasi sottomesso della Terra. Seccato, l’Umano si voltò tornando dai suoi compagni per riferire la decisione del Re Replicante e , non poche , furono le reazioni di delusione collettiva; solamente uno di loro , Deakin,  non si comportò come un bambino capriccioso e, semplicemente, disse: << Credo che tutto questo agitarsi sia inutile. Dopotutto siamo riusciti ad aspettare per più di un mese e non penso che concedere al loro Re una notte per riprendersi dal lungo viaggio sia così sbagliato. Se almeno uno di voi fosse stato al Suo posto, avreste fatto le stesso>>. La razionalità e la calma di Deakin era rispettata e disprezzata allo stesso modo, tanto che si era guadagnato il posto di capo ambasciatore di tutte le azioni diplomatiche, intellettuali e – qualche volta – politiche. Un uomo della sua levatura morale era in grado di rappresentare al massimo dell’efficienza il popolo dei Terrestri,e nonostante la sua gioviane età, non sembra l’intelligenza prevalere sui muscoli … altrimenti molte guerre sarebbero state evitate ma , d’altronde, si sa che gli Umani anelano ad essere i padroni dell’Universo ma con le dovute eccezioni. Deakin era uno degli uomini più in vista in quella città,  aveva un aspetto ben curato così come il suo modo di presentarsi agli altri. Era in grado di essere elegante anche prima di andare a dormire, con quel suo antico e regale portamento di uomo colto, difatti restò affascinato da come i Replicanti si presentavano agli Umani.
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A sera giunta, Khelmor organizzò un comizio con la sua gente. Era giusto che anche i suoi fedeli sudditi conoscessero la natura del massiccio ritardo del loro Re, in modo da poter essere più efficienti in tutti i compiti che avrebbero svolto dalla mattina dopo fino alla fine della loro permanenza. Il popolo Replicante aveva una particolarità: che si trattasse del Re, di un funzionario eletto, di uno studente o di un vagabondo, questo strano interessante popolo era in grado di creare canzoni, senza alcuna preparazione musicale. Si, una melodia che aiutasse, chiunque la ascoltasse, di placare ogni sua preoccupazione e di trovare coraggio a sufficienza anche per compiere viaggi intergalattici a bordo di una capsula di salvataggio. La musica emessa dai Replicanti era così potente, che gli Umani rimasero ammaliati dalle parole della canzone:
 
" My fear is useless
Until my people is with me
Breath and kiss
The shining Tomorrow is here "
 
E così, i Replicanti decisero di  cantare tutta la notte per Khelmor, il Re che dovevano proteggere e salvare da un destino quasi certamente segnato.
Irdath, nonostante l’immensa preoccupazione per suo padre, si lasciò trasportare dalla soavi e calde note della melodia Replicante, giurando a se stesso: << Giuro sugli dei degli Abissi profondi e dei Cieli Senza Fine, che proteggerò con onore il mio popolo e mio padre, Khelmor. >>.  E dopo quel solenne giuramento, volse lo sguardo verso il cielo stellato Terrestre, lasciando che le sue pupille gli oscurassero la vista per poter poi sprofondare in un sonno ristoratore.
 

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Capitolo 5
*** 9 Dicembre 3250 ***


Anche se l’inverno aveva imposto la sua autorità, una calda e piacevole mattina stimolo il risveglio delle due razze. Quel giorno , dopo un’attesa quasi interminabile, i Replicanti e gli Umani avrebbero dato inizio ad un nuovo ciclo vitale.
Di buona mattina, i Replicanti ultimarono i preparativi per l’incontro della giornata. Gli Umani erano come in fibrillazione: sembravano come dei bambini che aspettano con ansia l’arrivo della mattina di Natale. Certo il periodo era propizio, dato che sulla Terra era pieno inverno, quindi per loro era come se avessero ricevuto un unico regalo in anticipo…e che regalo.
Khelmor assistette e, nonostante la sua vacillante salute, decise di aiutare gli altri Replicanti ad allestire una specie di sala congressi. Una volta terminati i lavori, Khelmor ordinò: << Figliolo, prendi un paio dei tuoi uomini , cambiatevi d’abito e andate a chiamare i rappresentanti degli Umani. Prima di portarli qui, assicuratevi che siano disarmati. Non intendo permettere a questi alieni di portare violenza fra la mia gente. >>.
<< Si, padre. >>. Irdath chiamò due guardie e si diressero verso il campo dei Terrestri. Una di loro disse: <<  Mi permette una domanda, Generale? >>.
<< Ma certo, e …dimenticati  delle formalità non siamo in periodo di guerra e non sei tenuto a rispettare il tuo rango. >>
<< Mi scusi,ma con tutto il dovuto rispetto: perché mai gli Umani dovrebbero presentarsi di fronte al nostre Re armati? Sarebbe da stupidi. >>
<< Facendomi questa domanda, ti sei risposto da solo. Pensa soltanto a quello che abbiamo appreso sugli abitanti della Terra: hanno mosso più guerre loro di noi , e il più delle volte per delle sciocchezze che avrebbero potuto risolvere in maniera diplomatica, se solo fossero stati meno frenetici. Eppure, sono convinto che anche senza perquisirli, non faranno mai questa follia. Perciò non temere, andrà tutto per il meglio. >>. Una volta arrivati davanti ai cancelli del campo terrestre,  Irdath e i suoi uomini vennero fermati dal Generale Umano, che chiese: << Saltiamo i convenevoli. Possiamo finalmente incontrare il vostre Re? Siamo stanchi di aspettare. >>. In tutta tranquillità, Irdath rispose: << Si, Generale. Ma prima di venire al nostro campo, dobbiamo chiedere a tutti coloro che verranno con noi, di lasciare qui le vostre armi. Sono convinto che nessuno di noi voglia riscaldare gli animi. >>. Irdath non era così fiducioso nei confronti dei Terrestri, eppure qualcosa di inesplicabile gli diceva che erano i Replicanti ad avere il coltello dalla parte del manico, e quindi si sarebbero comportati di conseguenza.
Il Generale Umano, con fare sospettoso ordinò: << Lasciate qui qualunque arma, se ne avete una. >>. Con grande sorpresa da parte di Irdath, nessun umano mosse un muscolo. Nessuno aveva armi con se, se non il Generale stesso che, ridacchiando fra sé e sé disse: << Beh, sembra che sia stato colto in flagrante. E adesso? >>.
<< Adesso seguitemi. Vi condurremo dal nostro sovrano. >>.
Il gruppo di Umani era composto dal Sindaco, il Generale, Deakin, il capo del dipartimento Scientifico, due giornalisti - che avevano il compito di documentare tutto quello che era possibile – e due guardie Umane. Deakin era forse quello più eccitato di tutti, dato che aveva atteso, fino a quel momento, di poter interloquire e discutere di politiche extraterrestri con i Replicanti. Tutti gli altri avevano un’aria seccata, come se qualcosa avesse infranto la loro quotidiana noia... o forse era solo falsa spavalderia quella che Irdath percepiva?
Qualunque fosse stata la risposta, ora tutti stavano per scoprirlo.
All’interno della nave del Re, era stata allestita una sala adibita per l’incontro della giornata. Nella plancia non c’era nessuno se non il Re e qualche guardia. Tutti gli ufficiali di volo erano stati congedati per quella mattina, e un grosso tavolo circolare era posto al centro della plancia largo abbastanza per un congresso terrestre. Al centro del tavolo c’era una perfetta ricostruzione dell’aera in cui le navi erano atterrato, proiettata da un generatore di ologrammi posizionato sopra le loro teste.
Khelmor alla vista dei terrestri si alzò in piedi , allargando le braccia come se la vista di quelle creature fosse familiare, e con fare maestoso disse: << Benvenuti sulla mia nave creature della Terra. Mi presento a voi come Khelmor della stirpe Sathar, re dei Replicanti. Con chi ho l’onore di avere questo incontro? >>.
Il Sindaco, con non raffinata delicatezza, spinse via i suoi pari correndo dal Re: << Fatemi passare, lo devo vedere. Santo Cielo, ma avete un impatto visivo notevole mio signore. Molto piacere, io sono il Sindaco di questa città. >>.  Deakin e il Generale si lanciarono sguardi di imbarazzo , a dimostrazione della riluttanza reciproca nel vedere come il Sindaco adulava il Re.
Khelmor, che per fortuna aveva la bocca coperta dalla sua maschera, trattenne a stento una risata, dopodiché disse: << E’ davvero un piacere conoscervi. Voi altri,  venite pure qui. Non c’è nulla da temere. Venite voglio vedervi più da vicino. >>.
Khelmor e il Generale si guardarono; era come se lo sguardo del Re potesse penetrargli l’animo, dato che ebbe un momento di esitazione in cui disse ai suoi due uomini: << Senza farvi scoprire, date un’occhiata in giro.>>.
<< Generale >> la voce di Khelmor echeggiò in tutta la plancia, e viste le sue immense dimensioni, il Generale rimase sorpreso di percepire così bene la sua voce: << Si? >>.
<< Non dubitate della mia ospitalità. Se avessi voluto tendervi un’imboscata di certo questo non sarebbe il modo migliore. La prego, si fidi di me. I suoi uomini possono comunque esploare la plancia se lei vuole essere più tranquillo, ma glielo posso assicurare: non troverete nulla che possa nuocere alla vostra salute. >>.
Rassegnato, il Generale si avvicinò al tavolo e, come gli altri prese posto. L’unico che rimase in piedi con aria imbambolata era Deakin; era come se tutto quello che aveva visto, provato, toccato o gustato fosse scomparso dando posto a questa maestosa vista… o forse , nonostante la sua posizione sociale, era il più impressionabile?
Finalmente tutti quanti – Umani e Replicanti – potettero dare inizio al loro primo incontro. Il disagio era palpabile da parte dei Terrestri, ma seppero tenere un comportamento dignitoso davanti al Re e il Principe dei Replicanti.
Prese la parola Khelmor: << Infine eccoci qui. Vi chiederei di presentarvi a me , ma la mia gente ha provveduto ad informarmi sulle vostre identità perciò vi pregherei di illustrarmi le vostre intenzioni inerenti alla nostra visita sulla Terra, e noi penseremo ad esporvi le nostre intenzioni. Chi intende cominciare ? >>.
Senza alcuna sorpresa, il Sindaco iniziò dicendo: << Cercherò di essere breve. Siccome ho molte cose di cui occuparmi le mie condizioni sono le seguenti: voi non interferirete nelle mie faccende, e io provvederò affinché voi disponiate di tutti gli accomodamenti possibili. Oh un’ultima cosa: non tentate neanche lontanamente di fare qualche passo falso sul nostro pianeta, non vogliamo alcun tipo di guai. Mi auguro di essere stato chiaro. >> e con semplice naturalezza, Khelmor disse:
<< Cristallino. Accetto le vostre condizioni e avete la mia parola, che non vi causeremo alcun tipo di problema. Comprendo la vostra diffidenza, visto che siamo atterrati sul vostro pianeta senza preavviso alcuno, ma la nostra razza effettua questi viaggi intergalattici da molto più tempo di quanto voi possiate immaginare, e abbiamo conosciuto molte razze. Ad ogni nostra visita, siamo andati via con le tasche piene di conoscenze condivise fra noi Replicanti gli altri popoli e su nessun pianeta abbiamo scatenato battaglie o spargimenti di sangue inutili e così hanno fatto gli altri. >>. A questo punto, sotto concessione di Irdath, intervenne il Generale: << Dato che il discorso volge a battaglie o spargimenti di sangue, a questo punto vorrei esporre le mie condizioni e farvi una richiesta sire Khelmor. >>.
Il Re concesse il permesso al Generale: << Io sono il responsabile della forze militari e della sicurezza di questa città e in quanto tale, le mie condizioni sono le stesse di quelle esposte dal nostro Sindaco, e io vi concederò di poter trattare su conoscenze di tipo militare direttamente con me e con i responsabili del Dipartimento Scientifico. Cosa ne dite, sire? >>.
A questo punto intervenne Irdath: << A questa domanda risponderò io. Io mi occupo della divisione militare della razza Replicante. Sinceramente, non mi aspettavo che un uomo della vostra carica potesse , con apparente leggerezza, concedere ad una razza aliena di poter condividere conoscenze in ambito militare perciò accetto le vostre condizioni e incaricherò qualcuno che risponderà a nome mio di ogni trattazione. Dimenticavo: tutto questo avverrà , a patto che nessuno dei vostri uomini rubi apparecchiature registrate della nostra razza. Se tale condizione non verrà rispettata, allora verranno requisite le refurtive  e annullerò categoricamente ogni richiesta da parte vostra o del Dipartimento Scientifico. Accettate le mie condizioni?”.
<< Lei non sarà presente ? >> chiese il Generale.
<< Sporadicamente, dato che sono anche il Responsabile dei Rapporti Interplanetari. Per quanto io possa essere intraprendente, modestie a parte, non sono ancora in grado di sdoppiarmi ed essere in più luoghi allo stesso momento. >> rispose Irdath con fare presuntuoso.  A questo il punto il Generale accettò le condizione impostegli da Irdath. Ad un certo punto, si sentì una lieve risata provenire da Deakin, il quale si giustificò: << Vi chiedo perdono mio Principe, è un impulso incontrollato della mia persona: quando succede, è segno che qualcuno mi ha colpito nel suo modo di fare. >>. Khelmor e Irdath si guardarono negli occhi per un minuto, che aveva la stessa durata di un’ora nella mente di Deakin, poi Khlemor echeggiò: << Quale è il suo nome? E di cosa si occupa? >>. L’uomo chiamato in causa fece per rispondere, quando venne interrotto bruscamente dal Sindaco: << Uno sicuramente è quello di metterci in ridicolo. >> emettendo un suono misto fra la risata e il grugnito di un  cinghiale. Tutti i presenti lo fissarono impetuosamente, come per punirlo col semplice sguardo; il goffo Sindaco tentò di ricomporsi , mentre Deakin si prestava a rispondere alla domanda del Re: << Come stavo dicendo, il mio nome è Deakin e sono il Rappresentante della razza Terrestre, uomo di eccellente culto, vice-direttore del Dipartimento Scientifico e membro Onorario delle Forze Armate Terrestri. >>.
Il Re e suo Figlio rimasero sbigottiti nell’udire quanto Deakin aveva appena proferito. Era possibile che un ragazzo così giovane possedesse tutte quelle cariche ? Irdath intonò: << Posso cortesemente chiedervi quanti anni avete? >> ancora incredulo.
Deakin, conturbato dalla domanda rispose: << 23 anni  mio Principe. >>. Lo stupore negli occhi dei due Replicanti aumentò, ma essendo di stirpe reale seppero mantenere un comportamento consono alla situazione. Il Generale intervenne a favore di Deakin: << Garantisco per quest’uomo signori. Il Signor Gabriel è un giovane brillante. E’ dotato di un’intelligenza superiore rispetto alla media degli abitanti di questa città. Si intenda, questo non vuol dire che il resto della rappresentanza Umana qui presente siano delle … come dire.. delle mezze calzette. Ha superato brillantemente tutti i test cui è stato sottoposto, ed è un uomo votato a tenere alta la reputazione della nostra razza. >> .
Irdath preso dalla curiosità, chiese: << Mi tolga una curiosità Signor Gabriel. In base a quanto riferitoci dal Generale, lei è , come direste voi della Terra, un genio. >>. Come offeso, Deakin rispose: << No. Genio non è l’aggettivo che userei per definirmi. No, sono semplicemente un giovane intraprendente che aiuta i suoi simili. >>.
<< Capisco. Allora non le dispiacerà se le chiedessi se lei ha mai lasciato il suo pianeta natale? >> ingaggiò Irdath. Questa volta furono gli Umani a sfoggiare la loro incredulità in merito alla domanda del Replicante, ma Deakin incassò e rispose: << No. Non sono mai stato fuori dall’orbita terrestre. Perché me lo domandate? >>. All’improvviso Thelmor accusò un forte dolore ai suoi arti superiori: << Signori, vogliate scusarmi ma devo chiedervi di lasciare la plancia. >>. Gli Umani fecero per alzarsi, quando il Sindaco seccato tuonò: << Che significa? Forse è già stanco ? Deve fare il riposino ? >> emettendo la stessa fastidiosa risata; Khelmor lo guardò dritto negli occhi, e con tono quasi sovrannaturale disse: << Ve lo chiederò un’ultima volta: lasciate immediatamente questa plancia. Potremo tornare a parlare non appena avrò sistemato una questione.>> . Il Sindaco, come se fosse stato afferrato dalla pure essenza del terrore, provò a giustificarsi dicendo: << Non si può neanche scherzare ? Ah ah ah …>> ovviamente senza successo. Il gruppo di Umani venne scortato fuori all’ingresso della nave, ma Deakin decise di rimanere indietro. Voleva,  a tutti costi, fare qualcosa e non sopportava vedere il Re in condizioni di debolezza fisica: <> e uscii dalla plancia , scortato da un Replicante.
Khemor, affaticato, si aggrappò saldamente al figlio il quale lo portò nelle sue stanze. L’alloggio del sovrano sembrava tutto fuorché la provvisoria dimora di un re: le pareti erano completamente spoglie, composte di un materiale bianco e come, unici elementi di arredamento un enorme letto, un comodino, degli scaffali con qualche libro, armadi, delle armi Replicanti appese alle pareti e un macchinario medico di fianco al letto. Una volta disteso, Khemor disse al figlio: << Questo non doveva accadere. Hai idea della ridicola figura che abbiamo fatto con gli ospitanti? Li sento già che parlano di questo evento, con arguta ironia. Che cosa penseranno di noi ora? >>. Irdath non accettava questo atto di autocommiserazione da parte di suo padre: << Vi preoccupate troppo. Lo sapete benissimo che , seppur sovrano, l’immortalità non è un dono che vi è concesso di possedere? E poi la vostra teoria non è del tutto esatta.>>
<< Che vuoi dire, figliolo? >>
<< L’avete visto coi vostri occhi. Il giovane Umano che si è avvicinato a voi , implorandovi di essere aiutato da lui. >>
<< Hai ragione, ma chi ci può dire che il suo non era un atto di pietà, o di schernimento? Chi ci dimostra che non si stava prendendo gioco di noi? >>
Mentre i due parlavano, Irdath lo aiutava a sistemarsi comodamente sul letto: << Non si stava prendendo gioco di noi. L’ho percepito e , con assoluta certezza, posso assicurarvi che le sue parole erano sincere e , in tutta onestà, di tutti gli Umani presenti poco fa , lui mi sembra l’Umano più docile e devoto alla sua razza. Ovvio, il Generale non era da meno, ma c’era qualcosa che non riuscivo a comprendere quando gli sono entrato nella testa. >>.
<< Quindi tu sei assolutamente certo che costui potrebbe veramente aiutarci? Possiamo fidarci? >>
<< Fidarci no. Dopotutto lo conosciamo da quasi 4 ore, ma avrò un occhio di riguardo per quel ragazzo. >>
<< Figliolo, anche tu sei un ragazzo. Non assumere un atteggiamento troppo formale per la tua carica. Si, certo sei un principe Replicante, ma questo non deve impedirti di  vivere la tua giovinezza , nonostante tutti i tuoi ruoli. Perché non cerchi di scoprire qualcosa di più su di lui? Magari potreste diventare degli ottimi collaboratori e , chissà, magari anche degli ottimi amici. >>. Irdath , in cuor suo, sperava che questo potesse accadere. Nutriva tanta stima per Deakin e, vista l’ostilità del pianeta, avrebbe comunque avuto bisogno di una guida e di una figura amichevole su cui fare affidamento. Eppure sapeva benissimo che non avrebbe dovuto cedere così facilmente ad inutili sentimentalismi.. specialmente davanti ad una razza completamente sconosciuta: << Non lo so padre, forse le vostre supposizioni non sono sbagliate. Ma su questo pianeta chi sono i veri alieni? Noi , che siamo capitombolati su questo pianeta senza preavviso o gli Umani, che sono i veri abitanti di questo pianeta , ma falsi protettori? >>.

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Capitolo 6
*** 12 Dicembre 3250 ***


12 Dicembre 3250

Il pianeta Terra ,  nell’arco di tre giorni, era diventato più produttivo di quanto non lo fosse prima dell’arrivo dei Replicanti. Entrambe le razze – o perlomeno la maggior parte – aveva deciso di abbandonare l’atteggiamento scontroso e di trarne dei vantaggi per ambo le parti. C’erano gruppi di scienziati che si scambiavano teorie e, in alcuni casi, ne venivano spiegate delle nuove . Nuovi edifici si ergevano , quasi fino a toccare l’atmosfera terrestre, donne e bambini di entrambe le razze che giocavano, ridevano e scherzavano insieme. Si potevano , addirittura, trovare Replicanti e Umani che tenevano dei piccoli concerti nei teatri, nelle case e perfino per le strade. Certo, i Replicanti diedero non poco filo da torcere per quel che concerne alla composizione di brani quasi dal nulla, ma dall’altra parte gli Umani mostrarono loro varietà infinite di strumenti musicali di ogni genere. Le navi dei Replicanti erano diventate attrazioni turistiche, tant’è che i Replicanti colsero l’occasione e facevano fare dei giri turistici all’interno delle loro navi. Irdath si godette lo spettacolo dall’appartamento costruito sulla sua nave, che con l’aiuto degli Umani, aveva realizzato in poco tempo. Compiaciuto dal risultato ottenuto, Irdath bisbigliò: << E’ proprio come si suol dire qui sulla Terra: chi semina, raccoglie. >>. Una delle guardie personali del Re entrò in quel momento nella stanza con un comunicato da parte di Deakin, nel quale era richiesta la sua presenza in uno dei Caffè della città. Irdath sorrise, e compiaciuto dell’invito da parte dell’Umano riferì alla guardia: << Non ha specificato l’orario, ma accetto l’invito. Contatta il signor Gabriel e riferisci che accetto il suo invito. Oh, dimenticavo>> in quel momento Irdath estrasse dalla sua uniforme uno strano dispositivo a forma semi-circolare, intagliato in un materiale vetroso scuro. La guardia prese il suddetto dispositivo, ma confuso chiese: << Perdonate mio Principe, ma non ho mai visto un oggetto simile in tutta la mia carriera. L’avete costruito voi? >>.

<< Certo amico mio. E’ un dispositivo che mi consente di comunicare solo ed esclusivamente con il soggetto per il quale è stato realizzato. L’ho chiamato V.O.X. >>.

<< E immagino che questo V.O.X sia stato creato per il signor Gabriel. Ma permettete di chiedervi come si mette in funzione. Per quanto possa essere intelligente , il signor Gabriel non conosce le tecniche di costruzione della tecnologia Replicante. >>

<< L’avete detto voi che il signor Gabriel è intelligente. Sono sicuro che troverà un modo per metterlo in funzione.>>

<< D’accordo mio Principe, vedrò di farlo ricevere direttamente a lui. Prendo congedo. >> e la guardia uscì.

Deakin si trovava appena fuori dalla recinzione dei Replicanti, quando vide la guardia avvicinarsi. Era talmente curioso di conoscere la risposta del Principe Irdath, che non smise per un solo istante di fischiettare. Quando la guardia lo raggiunse, Deakin con tono di chi non sta più nella pelle disse: << Ebbene? Il Principe ha risposto alla mia richiesta? >>. La guardia , leggermente timorosa per l’eccessiva reazione da parte dell’Umano, disse: << Certamente signor Gabriel, ma dato che nella missiva che mi avete chiesto di consegnare non avete specificato l’orario dell’incontro, il Principe Irdath vi manda questo dispositivo. >>. Deakin esaminò l’oggetto, mentre la guardia continuò: << E’ stato costruito dal mio Principe. Si tratta di un dispositivo audio, il quale vi permetterà di comunicare direttamente col Principe. Solamente voi avrete questo onore. Devo però avvertirvi: non mi è stato riferito come metterlo in funzione. >>.

L’Umano ammiccò, e in cuor suo era più che certo di essere stato appena sfidato dal Principe dei Replicanti: << Allora troverò un modo per farlo funzionare. Porgo i miei ringraziamenti a voi e al vostro Principe. >> . Il soldato Replicante non rispose, e si diresse all’interno dell’accampamento. Irdath, intento a ragionare sul dispositivo, si stava incamminando verso la Città degli Umani.

Deakin si strinse nel cappotto e con decisione si diresse verso l’ingresso dell’accampamento.

Due Replicanti chinarono gentilmente la testa al suo passaggio per poi tornare a conversare con calma e fitto fitto tra di loro.  L’uomo allungò il passò e usci dal quartiere per svoltare in un’angusta viuzza che gli avrebbe risparmiato di passare nel cuore pulsante della Città.

Il grigiore della Città, quella mattina pareva più chiaro e sincero. Addirittura dei timidi raggi di sole iniziavano a fare capolino dalla coltre spumosa sopra di lui.

Deakin svoltò nella stradina sottostante. Il turbinio assordante degli zeppelin che sfrecciavano nel cielo accompagnava lo scandire delle varie attività della gente.

Tutti erano indaffarati ma decisamente contenti.

E il tutto di certo lo si doveva ai Replicanti. Ormai erano un tutt’uno con la razza umana. Deakin ne scorse un paio seduti elegantemente ad un caffè intenti ad interloquire amabilmente con il cameriere. Parevano del tutto inseriti e accettati dai suoi simili.

Il dispositivo che stringeva tra le mani si stava facendo pesante.  Lo soppesò con attenzione e gli gettò una lunga occhiata sulla liscia superficie color della notte. Non riusciva a togliersi dalla testa le parole del principe.

Sin da che era entrato nella stanza la tensione del sospetto era stata palpabile ma l’essere lo aveva gestito con ammirevole classe e diplomazia. Non che questo avesse del tutto dissipato i dubbi di Deakin ma la sua calma e la sua curiosità lo aveva spinto ad accettare la sfida.

Evitò una carrozza che gli soffiò contro indispettita una nuvola di vapore e accelerò ulteriormente il passo.

La locanda non era distante.

In verità ad Deakin non piaceva tanto.

Era un luogo claustrofobico e piuttosto infimo, dove si spandeva sempre un persistente odore di oppiacei e dopobarba scadente.

Ma era anche un posto dove tutto sommato, se non si davano problemi, nessuno andava a ficcare il naso in affari non propri.

L’intricato labirinto di stradine e vicoli si snodava sempre più fitto ma l’umano sapeva bene come accorciarsi il tragitto.

In neanche dieci minuti, la vecchia e polverosa insegna in legno della locanda apparve all’orizzonte.

Infine Deakin raggiunse la suddetta locanda, che come unico elemento ricognitivo era l’insegna fatiscente che riportava la scritta LUPO E CORVO. << Nonostante il nome, questa locanda ha qualcosa di particolare che mi colpisce tutte le volte che mi reco qui.>>. Entrando rimase sorpreso nello scoprire che la locanda gremiva di Replicanti e Umani anche se in quantità ridotte, ma sicuramente più del normale. Il proprietario lo riconobbe sull’uscio della porta e noncurante degli ospiti presenti all’interno, tuonò a gran voce: << Irdath !! Hai visto che roba? Non ho mai visto così tanta gente nella mia locanda. Certo non sarà piena come le altre due locande della Città , ma non sarò io a lamentarmi. Vieni prego e accomodati al tuo solito tavolo e .. chiedi ciò che vuoi. Oggi offre la casa !! >>.

Deakin, seppur con gentilezza, non rifiutò tale cortesia: << Mi onori amico mio. Allora portami un tagliere con del pane e il miglior formaggio che hai nel tuo magazzino. E una birra ghiacciata. >>.

<< Nessun problema. >>.

Il proprietario ordinò al suo garzone di portare quanto richiesto da Deakin al suo tavolo. Nell’attesa posò il dispositivo sul tavolo al quale era accomodato. Lo esaminava come se tenesse fra le mani un antico manoscritto azteco: << Ha una forma così semplice che anche un bambino sarebbe in grado di attivarlo. Ma allora perché non riesco a venirne a capo? Non ho mai osato decantare le mie doti intellettuali e le mie capacità di deduzione, ma è possibile che un essere proveniente dallo spazio sia riuscito a mettermi con le spalle al muro con un oggetto come questo? E se fosse solo una questione di …>> Deakin venne interrotto dal garzone del locandiere, il quale posò sul tavolo quanto richiesto da lui. Il garzone diede una rapida pulita al tavolo prima di andarsene, quando Deakin ad un certo punto lo richiamò a se chiedendo di avvicinarsi a lui: << Prendi ragazzo. Dato che il locandiere oggi è di buon umore e che ha deciso di sua volontà di non farmi pagare questo ben di Dio, questi sono per te. >>. Deakin prese la mano del garzone, gliela aprì e fece scivolare dei soldi come ricompensa per il servizio svolto.

Dopotutto, la locanda stava affrontando un periodo di introiti decisamente consistenti e sarebbe stato al quanto scorretto se anche il garzone non avesse avuto il diritto di partecipare a quella crescente attività della locanda.

<< Oh signore, la ringrazio immensamente. >>

<< Un’ultima cosa e poi giuro che potrai tornare a lavorare.. almeno per oggi. >>

<< Cosa volete dire con questo? >> chiese il garzone con aria sospettosa e intimorita.

<< Che dopo stasera, quando chiuderete la locanda tu lavorerai con me. >>

<< Ma sono solo un semplice garzone, signore. Cosa vi fa credere che io possa esservi utile in qualche modo? >>

<< Il fatto che sei troppo giovane per sprecare la tua vita servendo la gente. >>

<< Chiedo umilmente perdono signor Gabriel, ma vedete.. io non mi occupo solamente di servire i clienti. Sto cercando di entrare a far parte del servizio militare, ma purtroppo devo mantenermi gli studi in qualche modo. La mia famiglia vorrebbe aiutarmi, ma io non sopporto che qualcuno debba accollarsi le mie spese. Penso di essere abbastanza maturo da poter gestire la mia vita. >>

<< Ehi garzone, ma quanto tempo ci vuole ?? >>

<< Devo andare.>>

Deakin tirò fuori un piccolo frammento di carta, sul quale scrisse una serie di numeri: << Quando avrai finito qui stasera, contattami solo se te la senti. In alternativa, avrai sempre qualcuno su cui contare >>. Confuso, il garzone riprese il suo giro di servizio. Per molti dei conoscenti e amici di Deakin, questo comportamento poteva apparire strano e , qualche volta, perfino assurdo. Ma egli si giustificava affermando che la conoscenza doveva essere collettiva, e non dei pochi individui colti della società. Deakin riponeva molta fiducia negli esseri Umani, nonostante fosse a conoscenza degli orrori che potevano essere commessi da questa specie. Mentre addentava un pezzo di pane e beveva un sorso di birra, Deakin continuava nel tentativo di capire come attivare il dispositivo: << Andiamo, non è possibile che possa perdere così tanto tempo davanti a questo giocattolo !! Ho controllato se non ci fossero degli intagli particolari o dei disegni che indicassero un possibile interruttore. NULLA ! >>. Deakin non era tipo da perdere le staffe facilmente, ma in quell’occasione si sentiva preso in giro dal principe dei Replicanti. Iniziò a pensare che in realtà quello fosse solo un modo per mettere in ridicolo una delle menti Umane più brillanti. Quando ad un certo punto, a Deakin venne in mente una probabile soluzione: << Un momento ! L’ho tenuto in mano per tutto il tragitto, ho cercato ininterrottamente un qualche pulsante di accensione… ma ora sembra più leggero. Mentre ero sulla strada per venire qui ho sentito che l’oggetto si faceva pesante, ma non appena sono entrato nella locanda aveva il peso di una matita. Che sia ... >>. Non fece in tempo a concludere il suo ragionamento che si precipitò fuori dalla locanda , cercando il punto dove il sole emetteva più luce. Il punto interessato era il ponte che collegava la città alla zona botanica della città. Si guardò intorno per accertarsi che occhi indiscreti non lo stessero osservando come quando si osserva un pazzo quando esplode. Si piegò sulle ginocchia e poggiò il dispositivo circolare sul legno. Attese qualche secondo prima di vedere che l’oggetto in questione iniziava a espandersi, a sciogliersi. Fu in quel momento che Deakin iniziò ad avvicinarsi sempre di più alla verità, e parlando a bassa voce disse: << Allora è per questo motivo che lo sentivo più pesante. Passa dallo stato solido allo stato liquido tramite le radiazioni solari. >>. Come affermato dall’Umano, ormai del dispositivo restava soltanto una strana sostanza semi-liquida. Deakin rimase deluso nel vedere che oltre quell’ammasso liquefatto non ci fosse altro: << Che cosa? Ditemi che è uno scherzo !! >>. Dall’ombra degli alberi circostanti, una figura incalzò Deakin: << Non è uno scherzo. >>.

Deakin balzò in piedi, sorpreso e spaventato nel trovarsi davanti Irdath, al quale chiese: << Come facevi a sapere dove mi trovavo? Da quanto mi stavi spiando? >>.

<< Da quando sei corso via dalla locanda. E non ti ho spiato, ma qualcun altro l’ha fatto al posto mio. >>. Da dietro la schiena di Irdath sbucò un piccolo robot delle dimensioni di una mano

: << Grazie a questa mia invenzione ho potuto tenerti d’occhio e.. beh eccoci qui. Devo ammettere però che, fra tutti quelli che hanno tentato di risolvere questo semplicissimo enigma,  tu non solo hai capito come fare per azionarlo ma hai anche impiegato meno tempo del previsto. >>

<< Metterlo in funzione? Ma se è solamente un ammasso … >>. Nello stesso istante in qui Deakin si voltò verso il punto in cui aveva visto lo strano liquame, ora non vi era più alcuna traccia. Incredulo, l’Umano chiese al Replicante: << Ma.. ma che storia è questa? Fino a due minuti fa era li per terra, e ora è sparito !! >>.

<< Non è sparito. Semplicemente lo hai assorbito. >>

<< Che cosa ? >>

<< Nello stesso momento in cui il materiale si è sciolto e tu l’hai toccato, questo è entrato in circolo. >>

<< E’ assurdo ! >>

<< Per nulla. Si tratta di tecnologia biometrica. >>

<< Spiegati meglio. >>

<< Certo. Seguimi in questo piccolo bosco. Lì nessuno potrà disturbarci. >>.

I due giovani si incamminarono. Deakin era più stranito che mai. Irdath appariva tranquillo come la prima volta che si sono incontrati, e mentre i due percorrevano la strada il Replicante continuò la sua spiegazione: << Come ti ho accennato poco fa, questa tecnologia biometrica è quasi simile a quella che utilizzate voi umani per alcuni dei vostri sistemi di sicurezza. Ricordi la forma che aveva prima che si sciolse? >>.

<< Si. Assomigliava ad una specie di pietra preziosa. Forse ho capito: nel momento in cui mi è stata consegnata, l’oggetto ha rilevato le mie impronte digitali, in modo che potesse stabilirsi una specie di connessione fra me e l’oggetto. >>

<< Ottima deduzione Deakin. In questo modo solamente tu sarai in grado di utilizzare questo dispositivo. Sicuramente tu vorrai chiedermi se si tratta veramente di un dispositivo. Ti rispondo dicendoti che questa tecnologia non ha alcun bisogno di funzionare con dei materiali specifici, se non il tuo corpo e la tua attività neurale. Ci vorranno un paio d’ore prima che entri in funzione, ma grazie a questo composto biometrico saremo in grado di contattarci senza l’ausilio di cellulari o altri sistemi di comunicazione che voi Umani già non conosciate.>>

<< Quindi, in questo momento io e te siamo in grado di comunicare fra noi … parlandoci nella mente? >>

<< Un po’ rozza come deduzione, ma almeno hai afferrato il concetto. >>

<< Ma perché proprio io , mio Principe? >>

<< Ti prego, chiamami Irdath. Detesto che mi si chiami sempre con quel titolo. >>

<< D’accordo.. Irdath. >>

<< Tu vuoi sapere perché ho deciso di scegliere te ? >>

<< Si. >>

Irdath si fermò davanti a lui, come se volesse braccarlo: << Perché mi fido, e voglio fidarmi di te. Presumo che tu ormai abbia capito che io sono in grado di leggere nella mente di qualsiasi creatura vivente , e di interpretare le loro emozioni in un linguaggio a me comprensibile. Certo, con voi Umani è molto più facile e non solo perché provate molte emozioni. E fra tutti gli Umani che erano presenti al nostro primo incontro, tu eri quello che mi ha colpito di più. Non solo per quello che hai vissuto e imparato, ma anche per via dei tuoi progetti e dei tuoi ideali. >>

<< Irdath .. io .. davvero non so che cosa dire. Ho pensato anche io la stessa cosa di te, solo che io non sono in grado di leggere nella mente degli altri. Ma ho delle discrete capacità deduttive e di osservazione. >>

<< Non fare il modesto. Non osare nemmeno con me. Tu hai delle ottime capacità. E inoltre, anche io sono onorato di poter parlare con te proprio come stiamo facendo ora. Non nego che voi Umani siate delle creature gioviali e intraprendenti, ma alcuni di voi sono inquietanti. >>

<< Se ti riferisci ad alcuni ideali o ad alcuni soggetti in particolare, allora non posso che darti ragione. Io stesso a volte mi chiedo come faccio a sopportare tutto questo. >>

<< Forse perché anche tu, come me, vuoi cambiare la società di cui fai parte. E forse i nostri stessi ideali sono ambiziosi. Ma sono anche pericolosi. >>. 

Irdath fece una smorfia di acuta disapprovazione. E credendosi quasi minacciato dalla sentenza del Replicante, Deakin si avvicinò al volto dell’alieno ad una distanza talmente ravvicinata che , se l’Umano ne fosse stato in grado,  avrebbe potuto vedere nell’animo nascosto del suo rivale. E dopo una breve pausa, Deakin intonò: << Sbaglio o è titubanza quella che percepisco dalle tue parole? >>.

<< Assolutamente no, mio giovane e irrequieto Umano. Voglio dire che i nostri ideali , agli occhi degli altri, sono pericolosi. Nel caso della Terra in particolare. >>.

<< Prego? >>

<< Ti chiedo perdono Deakin. Non interpretare le mie parole come oggetto di scherno nei tuoi confronti e, per favore, lasciami concludere il mio ragionamento. >>

<< D’accordo. Ti ascolto. >>

<< Ho letto solamente gli eventi storici più importanti del vostro pianeta, in modo da farmi un’idea dei trascorsi della Terra. E, nella maggior parte dei casi, ci sono stati ambiziosi come noi. Agli inizi esporre i loro ideali portava la gente a fidarsi del soggetto in questione. Ma col passare del tempo, quegli ideali si trasformavano in qualcosa così fuori dal comune. C’è stato un caso , in particolare, che mi ha lasciato disgustato. >>

<< Quale sarebbe? >>

<< A dire il vero sembra la replica della stessa situazione in diverse frazioni temporali: un uomo che si erge al di sopra del popolo, forse anche al di sopra della divinità che venerate qui. Una volta ottenute le risorse finanziarie e il consenso di tutti quanti, attua i suoi piani di cambiamento. L’uomo di cui sto parlando , è stato in grado di compiere atti di violenza inimmaginabili, ma non avrei mai pensato che si potesse essere in grado di uccidere la stessa razza che egli riteneva eretica e indegna di vivere sulla Terra. Il resto lo conosci. Capisci? >>

<< Forse. Ma prima che io possa avere la possibilità di esprimere la mia opinione al riguardo, permettimi di farti una domanda. >>

<< Certo. >>

<< Sei disgustato perché sul vostro pianeta non sono mai successe cose di questa portata o perché non vuoi credere che questo sia accaduto? >>

Il Replicante restò in silenzio. Per la prima volta si sentiva spiazzato: << Non capisco dove tu voglia arrivare. >>

<< Allora siamo in due. Con questa tua osservazione sulla Terra e sui diversi uomini di potere della storia , mi è parso di capire che tu temi gli Umani. E di conseguenza, temi anche me. >>

<< Sarebbe stata un’interpretazione corretta.. ma solo se l’intento dei Replicanti fosse stato quello di invadere e di sterminare la razza Umana. Ma quelli non siamo noi. E non sto assolutamente pensando che tu possa diventare , un giorno, come quegli uomini. Quello che voglio dire è questo: gli individui come noi sono sempre visti come dei folli. Io stesso, sul mio pianeta, a volte vengo etichettato come l’ Erede Folle. >>.

<< Perché vuoi cambiare la società di cui fai parte? >>.

<< In un certo senso. Come tu ben saprai, il compito dei membri di una stirpe reale non hanno solo la responsabilità di governare. Un re deve ha il compito di preservare le tradizioni tramandategli dai suoi antenati. Certo non sono mancati sovrani che , per vie traverse e alcuni anche per interessi puramente egoistici, hanno tentato di cambiare la società. >>

<< Posso solo immaginare quale sia stato il loro fato. >>

<< Molti sono stati uccisi a tradimento. Altri sono stati sopraffatti dalla loro follia. A volte, lo stesso popolo segnava la fine del mandato del sovrano. >>.

Deakin ridette, suscitando inquietudine nei confronti di Irdath, il quale chiese: << Che cosa ci trovi di così divertente? >>.

<< Non lo trovo per niente divertente. >>

<< E allora perché hai quell’espressione divertita sul volto? >>

<< Semplicemente perché ho appena avuto un’illuminazione grazie a te. >>

<< Di cosa stai parlando ? >>

<< Anche se apparteniamo a due pianeti completamente diversi, anche se sono le galassie sconfinate a dividerci.. la storia avrà sempre gli stessi sviluppi e chiunque vorrà stravolgere gli eventi, finirà a strisciare coi vermi. >>

<< Mi fa piacere vedere che hai afferrato quel che volevo dire. Ma voglio anche che tu sappia, che non è impossibile cambiare le cose. Forse non bisogna arrivare al potere per far sì che questo accada. Dopotutto , il potere appartiene al popolo e non a chi detiene la maggiore carica sociale. Ed è per questo che io sono considerato l’Erede Folle sul mio pianeta: perché , come te, credo nella gente alla quale appartieni. >>

<< Sei fortunato. Io qui, sulla Terra, sono semplicemente il Secchione. >>

Entrambi scoppiarono in una risata fragorosa che fece sussultare gli uccelli , i quali si alzarono in volo come se i due avessero disturbato la quiete naturale. Deakin come risvegliatosi da un sonno ristoratore, guardò il suo orologio da taschino per scoprire con suo grande piacere che il tempo trascorso a discutere con Irdath era volato via. Si incamminarono di nuovo verso il ponticello dove si incontrarono poche ore prima, osservando che erano quasi arrivati ai confini dell’area naturale. Quella Città così vasta e immensa, eppure così piccola in confronto a quel che c’era al di fuori.

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Capitolo 7
*** La Città ***


La Città

Il fulcro centrale della città rappresentava l’epoca moderna, sulla quale era stata costruita la Torre , il più grande edificio che fungeva da riferimento per tutti gli Umani, oltre che a rappresentare la grandezza della razza Umana.
La Città era stata costruita come un enorme sistema circolare, il quale a sua volta era suddiviso da anelli più interni.

Queste sezioni più interne erano la rappresentazione della progressione degli Umani , oltre che il nervo collegante di tutto il sistema della Città. Partendo dal centro , si trovavano le diverse aree storiche.
Se si sorvolava la città era possibile rivivere con lo sguardo l’evoluzione del pianeta. Dalla scintilla iniziale fino alla creazione della Torre. Le aree naturali erano il fulcro dell’integrità della Terra prima che la civilizzazione distruggesse gran parte dei territori erano gli anelli più esterni. Ogni area aveva il suo ecosistema nonostante gli anelli esterni fossero interamente naturali senza nessuna presenza di forma di vita Umana. Al di fuori della Città non c’era altro se non l’immensa distesa di acqua, proprio come era in principio. La Terra però non era sempre stato un agglomerato di ecosistemi e di sezioni circolari.

Un tempo la Terra era un pianeta maestoso, popolato da ogni genere di essere vivente conosciuto allora. Ma la Terra iniziava ad essere sovraffollata,  le risorse scarseggiavano drasticamente , le guerre combattute in ogni angolo del mondo stavano portando all’estinzione la razza umana.

Assieme a tutti questi problemi c’erano anche i problemi legati al clima e alla sempre più crescente imprevedibilità degli eventi atmosferici. I governi di tutto il mondo si erano trovati davanti ad una situazione critica , e più le cose peggioravano più la verità sembrava sempre ormai evidente. Così i governi spesero fino all’ultimo centesimo per costruire la Città , avendo cura di tenere le popolazioni all’oscuro di tutto. Ci vollero quattro anni per portare a termine i lavori , e nel frattempo la situazione continuava a peggiorare fino all’inverosimile. L’Inferno aveva preso il posto della Terra, e i demoni erano gli Umani.

Nessuna legge, nessun controllo. Il caos si diffondeva come il più letale dei virus e non sembrava esistere altra cura , se non quella di una sanificazione della Terra. I paesi incontrollabili vennero presi di mira dalle organizzazioni mondiali e , prima di passare ad una soluzione definitiva, tentarono il tutto per tutto in modo da poter ragionare con i capi clandestini delle terre caotiche. Ogni tentativo però falliva miseramente, e dopo aver cercato con qualsiasi mezzo di trovare una soluzione diplomatica , i diversi capi mondiali giunsero ad una soluzione unanime: se il caos non poteva essere fermato con la pace allora doveva essere estirpato con un rimedio immediato ed efficace. Prima di passare al piano definitivo, le organizzazioni mandarono diversi plotoni militari a salvare le persone che tentavano nel loro piccolo di riportare la pace, ma senza successo. Molte famiglie vennero salvate dalla follia, ma non quante si pensavano. Una volta portate in salvo si diede il via alla Sanificazione e diversi missili nucleari vennero lanciati laddove il pandemonio  imperversava senza alcun freno. Tutti sulla Città ricordano quegli attimi infiniti, e c’è chi afferma che tra il lancio e l’impatto dei missili si potettero udire le urla di terrore degli Umani condannati a morte da una legge che venne creata per far fronte alla sopravvivenza del pianeta.

I bombardamenti durarono non più di due giorni, e nel mentre la Città emergeva dalle profondità marittime. Tutto era stato programmato con una tale precisione e rapidità da far venire i brividi: mentre la Terra veniva bombardata, tutte le famiglie che decisero di salvarsi e i personaggi più rilevanti a livello mondiale, vennero portati all’interno di questa città quando ancora si trovava sott’acqua mentre la distruzione procedeva. La cosa che faceva più rabbia era che tutti quelli che vennero portati in salvo erano a conoscenza del genocidio che si stava compiendo sulla terra ferma.

Questo dimostrava, ancora una volta, quanto la natura Umana fosse disposta a sacrificare pur di continuare a respirare e di quanto fosse così semplice vivere sulla Terra . Intrisa del sangue della stessa razza alla quale si appartiene. Una volta che la Città emerse dai fondali marini, i suoi cittadini poterono osservare coi loro occhi il lascito di quel gesto che decimò intere vite umane. Mentre sulla Città cominciava a prendere forma una nuova vita, il Generale mandò truppe militari in avanscoperta per rintracciare chiunque fosse sopravvissuto ai bombardamenti. I sopravvissuti vennero catturati e giustiziati immediatamente. Senza nessun processo, nessuna possibilità di difendersi vennero accusati di tradimento verso la razza Umana.

Una nuova era ebbe inizio sulla Città, un’altra finiva sulla Terra. Le esecuzioni continuarono imperterrite per diverse settimane. Ogni giorno si vedevano velivoli e automezzi entrare ed uscire dalla Città, trascinandosi dietro il putrefacente odore di cadaveri umani. Una tra le prime aree accessibili sulla Città fu la piazza, grande quanto un anfiteatro romano, dove ogni giorno gli automezzi carichi sostavano per qualche ora a testimonianza del destino riservato a chi non accettò la diplomazia. Un predicatore urlava a gran voce: << Osservate !! Osservate coi vostri occhi coloro che hanno voltato le spalle ai loro stessi fratelli e sorelle scegliendo la violenza e l’anarchia. A questi individui è stata offerta la possibilità di unirsi a noi per un nuovo inizio e loro l’hanno rifiutata. >> . In mezzo alla folla che stava assistendo a questo spettacolo raccapricciante c’era chi elogiava le parole del predicatore, e c’era chi dissentiva dal teatrino degli orrori allestito per dimostrare un mal posto senso di superiorità.

Fuori dalle mura della Città, l’ennesimo giorno delle esecuzioni stava protraendosi alla sua conclusione. Le truppe stavano perlustrando una zona vicinissima alla base operativa dell’esercito. Per tutto il giorno le ricerche sembravano condurre verso il nulla più assoluto, e gli uomini iniziavano ad essere esausti. Il Generale questa volta era presente, dato che solitamente non presenziava mai a queste perlustrazioni militari. Un soldato si avvicinò a lui chiedendogli: << Signore, stiamo perlustrando questa zona da ore e non abbiamo individuato alcun ribelle. I miei uomini vorrebbero sapere se stiamo cercando qualcosa di specifico. >>

<< Figliolo, mi sorprende che solo dopo quasi otto ore di ricerca qualcuno abbia  avuto il coraggio di venire a chiedermi che diavolo ci facciamo qui. >>. Distogliendo lo sguardo dal soldato, si rivolse al resto della pattuglia dicendo: << Non credevo che avreste resistito così tanto, signori. Si lo so che le ricerche di oggi sembrano vane, ma il vero scopo di questa ricognizione è duplice. Vedrò di spiegarmi meglio: uno dei nostri ricognitori ha lanciato un segnale criptato questa notte alle ore 03:00. Esattamente come me, vi starete domandando perché un ricognitore si trovasse da queste parti nel cuore della notte e , a quanto pare, senza autorizzazione di circolazione all’esterno della Città. E’ sparito nel giro di un’ora dal momento in cui si trovava al di fuori della cupola che protegge la Città. Dalla base stanno lavorando senza sosta per rintracciare qualsiasi segnale che ci conduca al disertore, perché è di diserzione che si tratta. >>. Diserzione. Una parola che ogni soldato conosce e che provoca un certo sgomento, anche se minimo.
<< Qualcuno di voi ha notato qualcosa di sospetto in questa zona? Anche solo la più piccola traccia, un odore insolito ? >>. I soldati non risposero. Il disertore doveva aver coperto bene le sue tracce, ma questo non faceva che aumentare i dubbi. Se costui voleva sparire allora perché mandare quel segnale criptato? Perché attirarli fuori dalla città?

<< Signore, e se il segnale fosse solo un esca per farci uscire allo scoperto? Se avesse architettato tutto questo per far uscire lei fuori dalla Città ? >>

<< Non hai tutti i torti figliolo. Ma questo non toglie il fatto che abbiamo impiegato un’intera giornata fuori ! Questo è inaccettabile anche per me ! >> .

In un primo momento calò il silenzio, come quando si cerca di individuare dei suoni sospetti. Poi , un rumore di ramo spezzato fece sobbalzare la truppa che puntò le armi in direzione del suono. Ovviamente , non c’era nulla ma i soldati erano perfettamente consci del fatto che qualcosa , o qualcuno , fosse lì con loro.

<< State attenti uomini. Forse abbiamo trovato quel che cercavamo. >>

<< Signore, sarà stato un qualche animale del bosco. >>

<< Non per essere disfattista, ma se qualche animale fosse sopravvissuto sono sicuro che lo avremmo notato. No… qui c’è puzza di trappola. State allerta ! >>

Si divisero in due gruppi più piccoli e , a passi molto lenti, transitarono la zona in cerca di qualsiasi cosa che li conducesse alla sorgente del suono. Cercarono ancora e ancora, ma sembrava non trovarono niente. Nel loro vagare si ritrovarono davanti ad una casa perfettamente in piedi. Come poteva essere successo? L’area che i soldati stavano setacciando era stata rasa al suolo come tutte le altre. Lo stupore delle truppe fu evidente: << Questo è impossibile. Quella casa è intatta !! >>

Alle loro spalle, una figura coperta di vestiti neri, e una maschera che copriva solamente gli occhi urlò: << Sorpresi ?? >> e i soldati si girarono di scatto verso l’uomo , con le armi puntate. Il Generale si fece spazio tra i soldati fino ad arrivare davanti alla pattuglia: << Identificati immediatamente!! >>.

Dalla sinistra figura non arrivò nessuna risposta.

<< IDENTIFICATI !! >>.

L’uomo era ancora lì, fermo davanti alla pattuglia. Un manipolo di soldati armati contro un uomo apparentemente disarmato. L’uomo porto le mani sulla maschera che copriva il suo volto e nel togliersela disse: << Il vostro incubo peggiore. >>. In quello stesso istante, con un agile movimento, l’uomo estrasse un detonatore a distanza mostrandolo ai soldati: << Se siete così furbi come affermate di essere, come diavolo avete fatto a non capire che quella bellissima casa sia sopravvissuta ai bombardamenti quando tutto intorno ci sono soltanto rovine? >>.

<< Uomini , accertatevene. E tu getta a terra quel detonatore. Non c’è bisogno arrivare a questo figliolo. Posso darti la possibilità di lasciare questo posto e di vivere una vita migliore, lontano da questa terra in rovina. >>.

<< Una vita migliore ? Come potete definire migliore la vita dopo quel che avete… DOPO QUEL CHE ABBIAMO FATTO ?? Abbiamo lanciato bombe contro i nostri simili, i nostri fratelli. >>.

Il Generale , con fredda convinzione ricambiò: << I nostri fratelli, come tu li chiami, hanno avuto la possibilità di scegliere. E hanno scelto di restare sulla Terra martoriata, sovraffollata e in preda all’anarchia pura. Credi sia stata una scelta facile? Credi che non avessimo cercato di correggere gli errori del passato, scegliendo prima la diplomazia e poi l’azione? >>.

<< Ma vi ascoltate quando parlate? Vi esprimete come se foste inattaccabili. Lasciate che ve lo chieda: se tutti gli abitanti della Terra avessero scelto di venire con noi sulla Città, che cosa sarebbe cambiato, eh? Li avreste lasciati fuori a morire di fame o li avreste lasciati alla mercé della follia degli esseri umani che avete sterminato. >>.

La tensione era alle stelle. Il Generale stava cercando in tutti modi di guadagnare tempo e di evitare altre morti, mentre il disertore non aspettava altro che pigiare il bottone del detonatore per vendicarsi.

<< Soldato, credi davvero che facendoci saltare in aria adesso otterrai in cambio tutto quello che hai perso scegliendo di venire con noi sulla Città? Pensi di essere superiore nel fare questo? Saresti un carnefice, come lo sono stato io quando diedi l’ordine. >>.

<< Oh adesso ti penti di averlo fatto? Siete una manica di ipocriti e assassini, e io oggi porrò fine alle vostre vite ! >>.

Nello stesso istante in cui quella frase echeggiò nell’aria, un soldato uscì fuori dalla catapecchia che prima era coperta dall’ologramma. Stavano strattonando una donna la quale teneva in braccio un bimbo. Il sangue del disertore smise di circolare nel suo corpo alla terribile vista di sua moglie presa in ostaggio dal soldato, che gridò: << Sta’ a sentire stronzetto: butta giù quel detonatore, o la puttana e il marmocchio si ritrovano una pallottola in testa. >>.

<< Maledetti !!  Rilascia subito mia moglie e mia figlia altrimenti io… >>

<< Altrimenti cosa? Ci fai saltare in aria tutti quanti ? Compresi loro ? Non hai le palle ed è per questo che noi siamo nella Città ! Non meriti di far parte del nostro mondo ! >>

Spazientito, il Generale ordinò: << Lascia andare la donna e il bambino Jerkins ! >>.

<< Signore ? >>

<< Lascia andare la donna e il bambino, ho detto. >>

<< Signore sono dei traditori. Come tutti i ribelli. La giustizia è un lusso che non possono permettersi. DEVONO MORIRE TUTTI ! >>

Jerkins scorgeva nelle parole del Generale, un qualcosa che non aveva mai visto in lui. Quell’uomo freddo, tempro e razionale che aveva ordinato l’esecuzione totale dei ribelli ora mostrava pietà nei confronti di quella donna e del bambino. Il Generale si avvicinò a Jerkins, tirò fuori la pistola dalla sua fondina e col calcio di questa colpì Jerkins: << La prossima volta che non farai come ti dico, sarai tu a ritrovarti una pallottola in testa, Jerkins. Portatelo via ! >>. Lo sguardo del Generale tornò sul disertore: << Ora chiudiamo questa faccenda. Ti offro una scelta soldato. Tu e la tua famiglia vivrete nella Città, lontani da queste rovine dando la possibilità a vostro figlio di vivere una vita tranquilla. Oppure potete restare qui, fuori dalle nostre mura e vivere come dei fuggitivi per sempre. >>.

La donna , ancora in ginocchio approfittò della distrazione generale per afferrare la pistola del soldato Jerkins. Il disertore notò la sua azione, e con sguardo complice le sorrise. << Un’ offerta allettante, signore. Ma io ne ho una migliore. O voi o noi ! Scappa tesoro ! >>. La donna non perse tempo, e corse più forte che poteva, lontano dai soldati.

<< Lester, Damon prendete la donna e il bambino ! >>. Il disertore invece, fece per premere il detonatore quando un soldato sparò alla sua spalla. Il detonatore cadde quindi dalla mano del disertore. L’impatto del detonatore, però creò una situazione di vantaggio per la donna e per il bambino. Infatti quest’ultimo cadde proprio sul pulsante di detonazione, e dopo qualche secondo di attesa la terra sotto i soldati esplose. Non fu un esplosione violenta, ma fece abbastanza danni da causare la morte di diversi soldati. Altri invece rimasero feriti, così anche il Generale. Passarono diversi minuti prima che i sopravvissuti e il loro comandante potessero alzarsi in piedi. Nel frattempo i due soldati incaricati di catturare la donna e il bambino erano tornati. Furono testimoni dell’attentato al convoglio militare ed erano terrorizzati nel pensare che il disertore fosse riuscito nell’intento. Ma una voce che si ergeva dalle fiamme e le ceneri dell’esplosione urlò: << Lester ! Dammon ! Chiamate i soccorsi e poi arrestate questi traditori. Fateli portare nella piazza della Città. Oggi tutti i cittadini assisteranno all’esecuzione. Se è il terrore che vogliono, allora il terrore avranno ! >>.

I soccorsi arrivarono, e tutti i feriti vennero portati d’urgenza all’ospedale della Città. Il Generale, Lester e Damon invece stavano portando il disertore e la sua famiglia nella piazza: << Portate il bambino all’ospedale.>>.

Molti dei cittadini rimasero inorriditi di fronte a quella vista. Un uomo con una spalla sanguinante, la donna e il bambino… forse l’unico innocente in mezzo a tutta quella gente.

Una volta giunti nel loco dell’esecuzione non ci volle molto tempo prima che una folla di gente curiosa e spaventata si formasse attorno al Generale: << Cittadini ! Percepisco la paura e la sorpresa nei vostri occhi. Costoro che vedete in ginocchio davanti a voi, appartengono a quei traditori ribelli ai quali diamo la caccia ormai da mesi. Vi starete chiedendo perché sono stati portati qui anziché essere giustiziati fuori dalle mura della nostra bella Città. Ebbene costoro hanno tentato alla nostra vita dopo che era stata offerta loro la possibilità di vivere tra di voi. Quest’uomo è uno dei miei soldati e non c’è affronto peggiore della diserzione per me. Ci ha attirati in un’astuta trappola. Ci stava aspettando per poi ucciderci tutti quanti, con delle bombe nascoste sottoterra. Ho perso molti dei miei uomini oggi per colpa sua ! >>. La folla urlava, fischiava ed insultava il disertore. La ferita era molto grave e stava perdendo molto sangue. Non avrebbe potuto resistere ancora per molto. La moglie, che era rimasta in silenzio da quando venne catturata dai due soldati, ora urlò verso la folla: << I traditori siete voi !! Avete abbandonato le terre che abbiamo conquistato e protetto per anni. Avete dimenticato quello che eravamo prima di tutto questa follia. E ora ci guardate come se fossimo dei lebbrosi, come se fossimo il morbo che avvelena la vostra nuova vita. VOI SIETE I MOSTRI ! >>.

<< Tesoro smettila ! Uccideranno te e il bambino ! >>

<< Tanto siamo già condannati a morte. Almeno moriremo avendo tentato di rovesciare le nostre sorti. E poi, hai ancora i tuoi uomini che ti sono fedeli. Questo è il momento.>>

Il Generale richiamò alla sua attenzione la folla: << Avete udito le parole di questa donna. Sta tentando di fuorviarvi. Vuole confondere la visione della realtà come la conosciamo noi ! Ora lascerò che siate voi a decidere la sorte di questa famiglia ribelle: li lasciamo vivere in mezzo a noi o lasciamo che raggiungano i loro fratelli anarchici ? >>.

Molti tra la folla urlarono: << A morte i ribelli ! Uccideteli ! A MORTE ! >>.

<< Il popolo ha infine deciso per la vostra sorte. Seduta stante io vi condanno a morte ! Damon, Lester uccideteli. ! >>.

I soldati caricarono le armi. Erano pronti a sparare non appena il Generale glielo avesse ordinato: << Pronti. Puntate. Fuo…>>.

In quello stesso istante il disertore raccolse tutte le forze che gli restavano, e a gran voce urlò: <<  Per la terra ! >>. Il suo urlo ammutolì la folla e un istante dopo diversi soldati si scagliarono contro la folla e contro gli esecutori per salvare i condannati a morte.

Fu il caos. La folla si disperse, trivellata dai colpi di arma da fuoco dei soldati ribelli. Il Generale estrasse la sua pistola e richiamò i suoi uomini: << Soldati , respingete quei figli di puttana ! Nessuna pietà ! >>. Mentre i soldati erano occupati a sventare la rivolta, il Generale sollevò la moglie del disertore e le sparò in testa. Ella cadde a terra, e il suo sangue si espanse per il centro della piazza bianca. Il disertore , in preda ad una cieca rabbia si scagliò contro il Generale, pur avendo ancora le mani legate. Ci fu una breve colluttazione fra i due, ma alla fine il Generale ebbe la meglio sul disertore. La pistola scagliò il colpo nel ventre dell’uomo, il quale si riversò a fianco del Generale. Prima che egli potesse spirare per sempre, afferrò la caviglia del Generale e, con tutta la forza del suo ultimo respiro disse: << Ri..risparmiate mio figlio! Abbiate cura di lui. >>.

Con la morte del disertore, la rivolta cessò. Corpi ovunque nella piazza, il panico dilagava ancora per le strade.

Uno degli uomini del Generale si avvicinò a lui: << Quali ordini signore? >>.

<< Fate portare via tutti questi corpi. Poi uno di voi vada all’ospedale per accertarsi delle condizioni dei feriti e fate portare il bambino nei miei alloggi. >>.

<< Subito signore. >>.

Gli occhi del Generale erano fissi sul cadavere della moglie del soldato disertore. Come se si fosse appena svegliato da un incubo. Pianse disperatamente: << Tutto questo non sarebbe dovuto succedere. Non sarebbe dovuto morire nessuno. Non nella mia Città. >>.

Le strada vennero subito ripulite dai cadaveri. Il Generale si recò nei suoi alloggi, dove due infermiere avevano portato il bambino: << Datelo a me. >>.

Una delle infermiere glielo mise fra le braccia, nonostante gli indumenti del Generale fossero zuppi di sangue, e gli chiese: << Di chi è questo bambino? >>.

<< Non ha importanza. Egli sta bene ? >>.

<< Si signore. Il bambino gode di ottima salute, nonostante tutto quello che abbiamo saputo sia accaduto oggi. >>.

<< Molto bene. Egli non.. non dovrà mai sapere dei suoi genitori. E se mai qualcuno chiedesse, dite loro che è stato tratto in salvo durante una rivolta degli anarchici. >>.

<< Volete dire che i suoi genitori…>>

<< Li ho uccisi. Oggi. Nella piazza. >>.

Lo sgomento delle due infermiere era palese: << Signore, si sente bene? Ha bisogno di qualcosa ? >>.

<< No sto bene. Tutti lo chiamarete Deakin. >>

<< Mi scusi? >>

<< Il suo nome sarà Deakin Gabriel. >>.

Così il bambino crebbe sotto l’ala del Generale fino al suo diciottesimo anno di vita.

Tutti nella città ricorderanno sempre quel sanguinoso giorno di rivolte e tradimenti come SCARLET.

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