Quello scandaloso studente - Eris

di lenina blu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il sosia ***
Capitolo 2: *** Presunto semidio ***
Capitolo 3: *** Incontro ***
Capitolo 4: *** Peccato di Gola ***
Capitolo 5: *** Cos'è la fiducia? ***
Capitolo 6: *** Film Horror ***
Capitolo 7: *** Fede ***
Capitolo 8: *** Sorridi ***
Capitolo 9: *** Caramelline, stile Golia Active Plus ***



Capitolo 1
*** Il sosia ***


Questa storia è il sequel di Eris: una dea in Accademia, pubblicato il 16/8/15 e disponibile qui: http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/183852/eris-2/ dove potrete leggere anche l'estratto (le prime 44 pagine).

Altrimenti potete proseguire con la lettura direttamente da qui, vi lascio di seguito alcune informazioni per capire meglio! Vi ringrazio e spero di riuscire ad emozionare anche voi!

Trama: Quando Eris per punizione viene scaricata dagli Dei dell'Olimpo, nell'Accademia Cleanthe, istituto prestigioso e alla moda, per ricchi figli di papà che non hanno granché voglia di studiare, senza più un briciolo di potere, non può fare nient'altro se non ciò per cui è nata: il caos. Quello che infatti gli Dei non sanno è che Eris non è disposta ad accettare questa umiliante situazione. E' evidente che un patto con il misterioso e tormentato Noah non può che tornarle utile, soprattutto se anche lui, come altri cinque studenti della scuola, è un semidio. Ben presto però il loro patto diventa qualcosa di più, ma non può essere amore, o almeno di questo Eris è convinta. D'altronde l'amore sconvolge e scuote l'anima, senza un senso. L'amore è caos, esattamente come Eris.

Il sosia

 

Marianna

Era un mercoledì mattina piuttosto nuvoloso. D'altronde eravamo agli inizi di dicembre e pian piano per tutta l'Accademia Cleanthe si stava diffondendo una graziosa quanto falsa atmosfera natalizia. Questi ricchi si ricordavano che una volta l'anno si poteva essere tutti più buoni e più generosi. Peccato che l'educazione non la imparassero mai.

Io invece, povera studentessa, appartenente al ceto medio della borghesia, che manteneva i propri studi grazie ad una borsa di studio, non vedevo l'ora di tornarmene a casa. Questa prima parte dell'anno, era stata per così dire, sconvolgente. La mia compagna di stanza Eris, era tanto folle, quanto simpatica, arrogante e viziata. Ma lei aveva tutti i diritti di vantarsi rispetto a tutti gli altri studenti che guardava dall'alto in basso.

Entrai in classe, ormai abituata alle occhiatacce che mi lanciavano le super miss. Ammetto che all'inizio dell'anno era stata dura, poi man mano le cose erano cambiate. Ero riuscita a farmi degli amici in qualche modo, anche se erano tutti piuttosto strani.

Mi sedetti al mio posto, appoggiando subito la borsa sul tavolo. Aprii la borsa avendo un brutto presentimento.

-Cavolo, che testa, ho dimenticato il libro...-dissi più a me stessa. L'avevo lasciato sulla scrivania della camera, dopo che mi ero ripetuta 10 volte di prenderlo.

-Ciao Mary- mi voltai. Un ragazzo alto, magro e biondo cenere, mi stava puntando i suoi occhi verdi spenti.

-Noah mi hai fatto prendere un colpo!- dissi io sorpresa. Lui estrasse dalla sua borsa un ipad e me lo passò. Attorno a Noah, c'era sempre e costantemente quell'aura annoiata e non si capiva mai a cosa stesse pensando.

-E' quello di Eros. Io non me ne faccio niente, usalo tu- Quando pronunciò quel nome, abbassai immediatamente lo sguardo su quell'affare.

Eros. Suo cugino, quello che fino a due giorni fa era il divo della scuola e che ora se ne era misteriosamente andato. Misteriosamente poi. Mi ero odiata profondamente in quei giorni, perchè beh, ci ero cascata come tutte. Nell'ultima settimana eravamo andati d'accordo come non mai, e poi, zam, dopo la festa era completamente sparito. Per non parlare della telefonata che avevo avuto con lui lunedi. Non volevo più sentire il suo nome. Era viziato, arrogante e saccente! Insopportabile! Però avevo bisogno di un tablet, e mi scocciava far spendere altri soldi ai miei. Alla fine cedetti, annuii e presi l'ipad. Tutti a scuola lo usavano, tranne la sottoscritta che prendeva ancora appunti alla vecchia maniera, direttamente sul libro o su foglietti vari. Mi trovavo meglio così, anche se, era incredibilmente comodo, girare solo con quell'affare invece che con tutti i dizionari.

Noah si sedette a fianco a me, come facevamo ultimamente. Quando Eris entrava in classe, voleva sedersi tra me e lui, a costo di far alzare qualcuno già seduto.

Mi guardai attorno, ma di lei nemmeno l'ombra. Entrava sempre due o tre ore dopo, e nessuno se ne curava granchè. In classe poi ascoltava incredibilmente divertita e molte volte metteva in crisi il prof. stesso. Era in quei momenti che Noah se la rideva. Non avevo ben capito che rapporto avessero loro due, ma la cosa non mi stupiva. Erano entrambi piuttosto strani.

In quel momento entrò Eris dalla porta. Perchè era già in piedi a quest'ora? Non era per niente un bel segno. Anche il fatto che se ne stava sulla soglia con i pugni stretti, la frangetta che le copriva gli occhi verdi e la bocca chiusa, non erano per niente un buon segno. Sorrisi divertita. Stava per succedere qualcosa di strano ed eccitante, me lo sentivo. Guardai velocemente anche Noah: nei suoi occhi risplendeva la solita luce di curiosità ogni volta che Eris entrava nei paraggi. Tutti in classe la stavamo fissando, aspettandoci o una scenata, o qualsiasi altra cosa eccentrica ed eccessiva come solo lei era in grado di fare. Rimanemmo scioccati quando invece si mosse senza dire nulla ed andò a sedersi al suo posto, tra me e Noah. Mi resi conto di un'altra cosa poi: era la prima volta da quando l'avevo conosciuta, che indossava la divisa scolastica. Cosa stava succedendo?

Ci guardammo incuriositi tutti e poi ritornammo ai nostri problemi. Mi sedetti e la guardai. Ero sicura stesse per succedere dell'altro. Alzai gli occhi nuovamente su di lei, e la vidi con la testa sulla scrivania. Sembrava esausta.

Ad un tratto sentii delle voci, e senza riflettere molto guardai verso la porta.

Tutto divertito e sorridente stava un ragazzo, molto simile a Noah. Era alto, ma con le spalle più grandi. Stava appoggiato allo stipite, indossando il maglioncino verde abete. Non lo avevo mai visto, ma la sua divisa indicava chiaramente facesse parte della casata dei super geni, l'Alyssa.

-Non credo ci sia bisogno di presentazioni, Eris- disse lui, puntando gli occhi diritti verso la mia amica.

Eris non si mosse di un centimetro. Lui roteò gli occhi vistosamente e sbuffò, ma nonostante tutto non sembrava per niente infastidito. Fece un passo avanti, le mani nelle tasche dei jeans grigi. Guardai velocemente Noah, che sembrava impassibile. Non riuscivo a percepire alcun sentimento proveniente da lui.

-Se fai un altro passo ti distruggo- disse Eris alzando svogliatamente la testa dal tavolo. Si stropicciò gli occhi, non badando al caos della sua frangetta.

-Non sei nella posizione di fare minacce- disse lui divertito. Si era fermato e guardava Eris, nella stessa maniera con cui lei guardava gli umani. Come se fossero scarafaggi. Rimasi sconvolta. Lei non aveva mai permesso a nessuno di farsi trattare così.

Eris si alzò in piedi, non lo guardò nemmeno, scese le scale, gli passò a fianco ignorandolo completamente, arrivò fino alla porta. Poi ad un tratto si bloccò.

-Non ti riesce bene ignorare le persone sai- disse lui voltandosi verso di lei. Eris lo guardò per la prima volta e gli disse:

-Non si può ignorare un essere così schifoso come te, quindi mi limito a starmene lontana. Noah- disse lei spostando lo sguardo verso di lui. Noah sembrava completamente insensibile a quanto era successo fino a quel momento. Quando sentì il suo nome, alzò lo sguardo su di lei, non sembrava per niente sorpreso.

-Non ti ho buttato via quelle dosi per niente. Preparati a qualcosa di incredibilmente sconvolgente.- sorridente come una bambina si allontanò nel corridoio.

Il nuovo arrivato, si voltò verso Noah piuttosto sorpreso, lo squadrò, si guardò un po' in giro e se ne andò.
Tutto quello che era successo non prometteva niente di buono.

 

 

Note autrice

Ciau ragazzi :)

Se siete i lettori di Eris, vi ringrazio per essere ancora qui! Siete fantastici! Se non lo siete, siete fantastici comunque! :D Stiamo iniziando con la nuova “saga” in cui si scopriranno diverse cose: perchè ci sono tutti questi semidei in questa Accademia? Chi è questo tizio appena arrivato? Figuriamoci se Eris si farà mettere i piedi in testa, lol, la vedo dura per il nuovo arrivato, anche se sembra avere un qualche tipo di vantaggio nei suoi confronti. Beh, staremo a vedere! Scusate il ritardo con cui pubblico questo e i penultimi capitoli di Eris!

Super bacione a tuttiii

 

Elena

www.elenalucia.com

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Capitolo 2
*** Presunto semidio ***


Presunto semidio

 

Erano le sei di sera e ormai fuori il sole era già tramontato. Uscii dal teatro, dove avevamo iniziato a fare le prove per la recita di fine anno, quando sentii una voce chiamarmi. Mi voltai. Era una mia compagna di classe, una delle smorfiose con cui non avevo mai parlato.

-Marianna, consegna questi fogli a Noah da parte mia. Sono quelli per il viaggio-studio di quest'inverno.- Giusto, lei doveva essere la capoclasse. Presi i fogli e non dissi nient'altro. Per trovare Noah, avrei prima dovuto trovare Eris.

Il teatro si trovava dall'altra parte rispetto ai dormitori, e quindi mi aspettava una lunga serie di corridoi. A meno che non avessi avuto il coraggio di passare fuori, per il giardino. Mi avvicinai alla grande vetrata che faceva da parete a tutto il corridoio. Non c'era dubbio che questa scuola fosse incredibilmente moderna e costosa. Potevo vedere benissimo tutto il giardino: nonostante questo freddo era perfetto come sempre. Anzi, alcuni abeti avevano già le luci di natale. Sorrisi. Presto sarei tornata a casa. Ero persa nei miei pensieri quando vidi qualcuno passeggiare tra gli alberi.

Era proprio Noah. Cosa ci faceva fuori al freddo gelido? Percorsi il corridoio velocemente e scesi al piano terra. Stranamente tutte le persone che prima affollavano i corridoi ora erano sparite. Stavano succedendo delle cose abbastanza strane.

Mi avvicinai di nuovo alla vetrata del piano terra. Noah non c'era più. Ma ero sicura fosse lì due secondi prima. Dove cavolo era finito?

-Stai cercando qualcuno?- la stessa voce della mattina era dietro di me. Capii in quel momento. Quello che avevo visto non era Noah, ma il nuovo studente. Quei due da lontano erano incredibilmente simili. Cercai di controllarmi e mi voltai verso di lui. Nel momento stesso in cui lo feci, un fulmine cadde su un abete vicino alla vetrata. Il suo viso venne illuminato dalla luce violacea e per un attimo l'iride dei suoi occhi mi parve rossa, iniettata di sangue. Quel tipo non mi piaceva molto, sembrava uscito da un film horror in effetti. Era quasi più misterioso di Eris. Deglutii e risposi:

-Noah. Ci assomigli molto quindi credevo fossi tu quello in giardino...-

Lui sorrise sogghignando e aggiunse: -Ma io infatti non vengo dal giardino-

Non capivo. Mi voltai velocemente verso la vetrata e notai che seduto sulle gradinate c'era Noah, che parlava al telefono. C'era qualcosa che non tornava, anche se sembrava tutto apparentemente okay. Ma provai a reggere il gioco di quel tipo. Annuii e mi allontanai. Cosa ci faceva Noah in giardino a parlare al telefono, quando stava per arrivare una tempesta?

 

Qualche ora dopo ero in camera che mi stavo cambiando. Eris l'avevo persa di vista per tutta la giornata e non avevo la minima idea di dove fosse finita. Spensi la luce, quando per tutta la mia stanza si diffusero delle luci blu e rosse. Ambulanza. Uscì immediatamente in balcone. C'era mezza scuola fuori in giardino, e l'altra metà fuori sui balconi. Cosa diamine era successo? C'era un'ambulanza parcheggiata vicina al boschetto di fronte al padiglione dove si trovava il teatro. I soccorritori cinque o sei, erano piegati su due corpi. Mi portai le mani alla bocca.

Che cosa era successo? Dove era Eris? C'era di mezzo lei? In quel momento arrivò anche un'auto della polizia a sirene spiegate. Cosa poteva essere successo? Presi il cellulare preoccupata. Non feci in tempo a digitare il numero di Noah che in quel momento entrò in camera Eris sbattendo la porta.

Entrai immediatamente e la guardai. Era appoggiata con la schiena sulla porta, le braccia incrociate, gli occhi fissi in un punto vuoto.

-Cosa è successo?- chiesi io, vedendo che dopo qualche minuto se ne stava silenziosa. Lei non mi rispose ma cominciò a parlare da sola.

-Non lo lascerò vincere questa volta. Deve averlo fatto per un motivo- disse lei staccandosi dalla porta e avvicinandosi alla porta finestra.

-Eris cosa è successo?- chiesi io seguendola in balcone. Lei guardò la scena con freddezza e poi finalmente spostò gli occhi su di me.

-Hanno trovato due ragazzi in giardino quasi praticamente senza vita. Sono gli amici di Aaron che ci hanno dato una mano ad organizzare la festa- mi portai le mani alla bocca. Come era potuto succedere una cosa del genere?

-E' stata opera sicuramente di Belial- disse Eris spostando nuovamente gli occhi sull'ambulanza. Ma non l'avevo mai vista così scossa. Lei non era la dea della distruzione? Perchè si agitava tanto se tanto erano coinvolti due esseri umani?

-Chi è questo Belial?- chiesi io confusa.

-E' il tizio di sta mattina, quello che è venuto in classe. Ed è colpa sua se adesso Noah è accusato di tentato omicidio, se sopravvivranno ovviamente. Altrimenti sarà omicidio-

Rimasi a bocca aperta. Noah accusato di omicidio? Ma poteva si e no dimostrare la loro età!! Come poteva avergli fatto del male? Vedendo la mia faccia sconvolta, Eris aggiunse:

-Non sono tanto preoccupata per quello che è successo. Quello che mi da fastidio, è che sia riuscito a fare tutto questo senza che me ne rendessi minimamente conto. Non lo sopporto. Sono io la dea del caos, mica quella divinità! Vuole rubarmi il titolo!-

Eris incrociò le braccia arrabbiata. Sembrava veramente preoccupata.

-Come rubarti il titolo?- chiesi io ancora più confusa.

-Quell'idiota del mio padre adottivo ha ricevuto il permesso di spostare i poteri “extra” dalle divinità che non se lo meritano. E' un discorso un po' complesso che farò un'altra volta. Però quel tipo è pericoloso. Se ti si avvicina, riferiscimi tutto quello che ti dice-

In quel momento mi venne in mente la strana scena del pomeriggio. Giusto!

-A proposito. Questo pomeriggio mi ha fermato. Stavo cercando Noah, e mi pareva di averlo visto passeggiare in giardino. Quando mi sono avvicinata per parlare con lui, Noah era sparito e tutto ad un tratto era apparso lui-

Eris mi guardò ancora più incavolata, aveva capito qualcosa. E forse qualcosa intuivo anche io. Quel tipo non era per niente normale.

-Non perde proprio tempo-

Stava per dire qualcos'altro quando, qualcuno bussò alla nostra porta. Guardai Eris preoccupata, ma lei sembrava concentrata sull'indovinare chi fosse. Chi poteva essere? Gli occhi smeraldini di Eris puntavano verso la porta, tanto insistentemente quasi potesse vedere attraverso.

-Avanti!- disse lei entrando nella camera. In quel momento sulla soglia della nostra porta apparve Aisha. Indossava la divisa del consiglio disciplinare: un maglioncino bianco con qualche ricamo nero, e la gonna nera. Sembrava leggermente infastidita e preoccupata. Ci cercò con gli occhi nella stanza buia, e non appena incontrò la figura di Eris disse:

-La preside ci vuole in presidenza. Vieni anche tu Marianna. E' colpa di quel tizio che assomiglia a Noah vero?- Puntò gli occhi blu prima su di me, poi su Eris. La mia compagna di stanza annuì.

-Andiamo- disse Eris uscendo a passi spediti dalla stanza. Le seguii velocemente un po' preoccupata. Io cosa centravo? Non ero un semidio, ne una divinità. Ero solo una povera umana. Ah no, dopo aver bevuto quell'intruglio di Eris per sbaglio ero diventata immortale anche io. Giusto.

Fuori dal dormitorio stavano ad aspettarci un Aaron arrabbiato, una Ariel preoccupata e un Friedrich divertito. Sul serio, ma da che parte stava?

 

Dieci minuti dopo eravamo nella sala riunioni della preside. Stavamo seduti attorno al tavolo, in sua attesa,mentre era in presidenza che parlava al telefono. Dal tono della sua voce, era palesemente arrabbiata. Eris se ne stava con la testa appoggiata sul tavolo fissando un punto non ben precisato. Aisha se ne stava seduta, gli occhi chiusi, la fronte corrugata, le braccia incrociate. Aaron stava smanettando con il suo ipad, e sembrava molto concentrato. Ogni tanto si sistemava gli occhiali. Ariel seduta su una poltroncina vicino a me, controllava Facebook e Whatsapp con insistenza. Sembrava nervosa. Friedrich invece sembrava il più tranquillo di tutti, e se ne stava rilassato con la testa appoggiata allo schienale, e le gambe distese. Gli occhi chiusi, quasi dormendo. Se ci fosse stato anche Noah insieme a noi, probabilmente avrebbe continuato a sbuffare annoiato. E se ci fosse stato Eros? Ricacciai indietro il pensiero.

Chissà se sapeva di suo cugino. Era una scena molto strana. Ognuno di noi era preoccupato a modo suo, tranne Friedrich forse. Probabilmente non erano preoccupati tanto per quello che era successo a Noah, ma per quello che significava. Qualcuno era in grado di minare la serenità di ognuno di noi. Guardai Aaron, le vittime erano suoi amici. Sembrava stesse cercando qualcosa con foga sull'ipad, scorreva articoli leggendo velocemente, si fermava un attimo, e poi tornava a cercare qualcosa su Google. Portai nuovamente i miei occhi su Friedrich. Perchè era così tranquillo? Stavo per chiederglielo quando in quel momento entrò la preside. Era una donna bassa e grassottella, ma che nonostante la sua figura, si faceva rispettare. Trasudava severità e freddezza da tutti i pori. Ecco da chi aveva preso Colette per guardare tutti gli altri dall'alto in basso.

Quando entrò probabilmente fui l'unica ad alzare gli occhi su di lei, oltre ad Aisha. Lei non ci fece molto caso, prese posto sulla prima sedia vicino a lei, e si sedette.

-Adesso, voglio sapere chi è stato- disse lei guardando i miei amici uno per uno. Si soffermò e puntò gli occhi anche su di me. Deglutii. Perchè mi aveva convocato insieme agli altri? Gli altri la ignorarono. La preside strinse i pugni e divenne più rossa. Si vede che stava cercando di calmarsi. Guardò Aisha.

-Non ne ho la minima idea- disse lei guardando Eris. La preside mi guardò.

-Tu Marianna. Confermi di aver visto Noah questo pomeriggio in giardino? Ci sono testimoni che ti hanno visto parlare con lui. Gli investigatori ti vogliono interrogare.-

Cosa? Volevano interrogarmi?

-Si, ma non ho visto solo lui- dissi un po' spaventata. La preside corrugò la fronte. C'era qualcosa che non le tornava.

-Chi altro?- chiese lei.

-Belial- disse Eris sbuffando. Si appoggiò allo schienale della sedia, massaggiandosi le tempie con le mani. Non l'avevo mai vista concentrarsi così. La preside la guardò sospettosa.

-Belial?- ripetè lei. -Se è un'altra insulsa divinità come voi, siete pregati di farla sparire da questa scuola. Ne va della reputazione dell'Accademia. Che figura farà la scuola se avvengono degli omicidi?- disse lei adirata.

-Non sono morti e non moriranno- disse Aaron alzando il viso dal suo tablet.

-Come fai ad esserne così certo?- chiese Friedrich divertito.

-Ho avuto modo di infiltrarmi nel sistema informatico dell'ospedale. Non sono in pericolo di vita-

Ecco cosa aveva fatto fino a quel momento. Rimasi sorpresa. In effetti essendo una divinità al pari di Eris doveva avere essere molto bravo in qualcosa.

-Beh ma cosa faranno a Noah adesso?- chiese Ariel alzando gli occhi dall'iphone.

-Beh adesso lo hanno già portato via per interrogarlo. Anche se è il maggior indiziato, se non hanno una prova non possono tenerlo con loro.- disse Aisha ragionando.

-Ce ne sarà un altro- disse Eris ad un tratto, guardando la preside.

La preside sbiancò. Non poteva esserci una notizia peggiore di quella.

-Come fai ad esserne sicura?- chiese Aisha confusa.

-E' ovvio- disse lei sistemandosi la frangetta. Spostò i suoi occhi verdi su Aisha e improvvisamente sembrava quasi divertita.

-Belial è stato mandato qui per indagare su quegli umani che non sono morti. Aaron, tu dovresti saperlo visto che sono tuoi amici. Quei due hanno subito un grave incidente in passato? Perchè scommetto che qualcuno li ha miracolosamente salvati. Esattamente come è stato per Andrea Tagliaferro, quando abbiamo incontrato le mie amiche Furie. Belial vorrà vedere cosa succede se agita un po' le acque. Ecco perchè ha assunto quell'odiosa forma. Da lontano non ci vuole niente a scambiarlo per Noah. Lo ha fatto apposta. Così come ha fatto apposta a far tutto sto casino appena arrivato, quando ancora nessuno lo conosce. Se quei due non sono morti, vorrà vedere cosa succede se ci prova con Andrea. Non credo agirà oggi, o domani. Aspetterà un po' di tempo, ma colpirà di nuovo. Ho ragione Friedrich?- chiese Eris voltandosi verso l'altro semidio. Friedrich la guardava divertito.

-Io questa volta sarò neutrale. Non posso mettermi contro il mio maestro Eris, solo per una vostra scaramuccia-

A cosa si riferiva?

-Ho sempre saputo che di te non potevo comunque fidarmi, nonostante tutto.- disse Eris socchiudendo gli occhi a due fessure. Perchè Friedrich doveva comportarsi così? Era stato sempre gentile e responsabile. Quasi non lo riconoscevo.

-Non mi interessano i vostri problemi. Se non volete essere tutti fuori da scuola domani, compresa tu Marianna, vedete di non far accadere più nulla- disse la preside alzandosi.

-Anche io?- dissi sorpresa. Ma io non centravo nulla! Non poteva minacciarmi così! Quella scuola era ciò per cui avevo combattuto fino ad adesso!

-Si. Anche tu sei loro amica. Così sarete più motivati a trovare una soluzione a questa vergogna- disse lei. Se ne uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle.

Non poteva dire sul serio. Sentii gli occhi inumidirsi. Per lei non significava niente, ma io combattevo ogni singolo giorno da quando ero arrivata. Non poteva fare una cosa del genere! Non era giusto!

-E' inutile che piangi. Non si risolverà nulla- disse Aisha di fronte a me, puntanodmi i suoi occhi blu. La guardai di rimando.

-Lo so. Ma io sono un essere umano a differenza tua. Provo dei sentimenti, e non faccio di tutto per nasconderli come fai tu- le risposi guardandola negli occhi. Che si facesse gli affari suoi! Non avevo bisogno di nessuno che mi venisse a fare la paternale. Sapevo da sola che piangere non serviva a niente. A parte il fatto che avevo due gocce che mi rigavano il volto, e non mi stavo mica disperando, non vedevo dove fosse il problema. Ogni tanto bisogna piangere per sfogarsi, e purtroppo io non ero una donna di marmo come lei. Io ero una persona sensibile, che solo a sentire il papa alla tv dovevo combattere per non commuovermi!

Aisha alzò un sopracciglio e non disse nient'altro.

-Beh se avete finito, io me ne andrei- disse Friedrich alzandosi in piedi. Parlava esattamente come Eros. Che fine aveva fatto il Friedrich gentile e comprensivo? Quello che si preoccupava per tutto?

Come poteva non stare dalla parte di Eris? Noi eravamo un gruppo! O forse mi ero sognata tutto io? D'altronde Eros se ne era andato, Noah era stato arrestato, io e Aisha non ci potevamo vedere, mentre Friedrich sembrava fregarsene improvvisamente di tutto.

-Comunque evita di dire idiozie Friedrich- disse ad un tratto Ariel. La guardai stupita. Di solito lei non prendeva mai posizione, si limitava a stare con noi e un po' da sola.

Friedrich si voltò verso di lei sorpreso. Evidentemente non se la aspettava nessuno una sua uscita.

-Prego?- disse lui guardandola divertito.

-Lo sappiamo benissimo che stai dalla parte del tuo maestro. Non ci vuole una laurea per capirlo- continuò lei incrociando le braccia e puntandogli i suoi occhi scuri addosso. Ero veramente sorpresa. Ariel era sempre stata gentile con me, e mi aveva dato l'idea di essere a volte troppo accondiscendente. Mi ero sbagliata però. Era una tipa tosta che non si faceva fregare.

-Pensate quello che volete. Non mi interessa. Buona fortuna contro Belial, anche se la vedo dura- disse lui divertito. Si avvicinò alla porta e uscì. Dopo qualche secondo di silenzio feci per alzarmi anche io. Dopo una giornataccia di quel genere, volevo andare a dormire. Al solo pensiero che potevano espellermi da scuola, per una cosa che non avevo fatto.

-Ferma dove sei- disse Eris al mio fianco. Mi bloccai e la guardai. Lei mi guardava sorridente.

-Procedo con l'insonorizzazione- disse Aaron continuando a smanettare sul suo tablet. Non capivo. Cosa stavano per fare. Aaron appoggiò il tablet sul tavolo. Sullo schermo c'era rappresentato un bottone rosso. Lo premette. Un cerchio di luce rossa cominciò ad allargarsi a partire dal tablet. Rimasi sorpresa. Era la prima volta che vedevo all'opera Aaron. Sembrava quasi la luce del laser. Ci passò attraverso e si propagò fino a creare un cerchio attorno a me, Eris, Aisha, Aaron e Ariel.

-Bene. Ora che la talpa se ne è andata possiamo parlare liberamente- disse Ariel incrociando le braccia. Io non credevo Friedrich ci avesse traditi. Io gli credevo, anche se non condividevo la sua scelta di non prendere alcuna posizione. D'altronde non eravamo diventati amici noi?

-Esattamente. Qui qualcuno ci sta sottovalutando. Abbiamo preso per il culo tutte le divinità dell'Olimpo senza che adesso si ricordino qualcosa. Non ci metterà in crisi quel pivello di Belial. Ammetto che ha vinto contro di me una volta, ed è il motivo per cui sono stata spedita qui sulla Terra. Tutto perchè lo ho sottovalutato. Adesso però lui sta facendo lo stesso mio errore. Questa volta non sono da sola. Quindi vediamo di organizzare la vittoria...- disse Eris tornando a sorridere divertita. Un'altra questione ultraterrena si tava per abbattere su quella scuola. Prima le divinità con l'elisir di lunga vita, ora questo Belial e i suoi metodi drastici. Eris si stiracchiò le braccia e poi tornò a guardarci tutti, uno ad uno.

-E' ora di fare un bel po' di caos-

 

 

Note autrice

Ciao ragazzi :)

Scusate il ritardo di qualche giorno! Sono al mare e qui la connessione internet fa abbastanza schifo! Per farmi perdonare questo capitolo è un po' più lungo! Spero che tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le seguite e che non hanno mai letto Eris, ci capiscano qualcosa. Mi sono impegnata, ma se avete qualche domanda sono qui! Vi ringrazio per la pazienza! Detto ciò veniamo al capitolo :)

Alllluuur, chi è questo Belial? Beh innanzitutto abbiamo capito qualcosa di più sulla storia di Eris, grazie alla sua presenza. Eris infatti è stata mandata sulla Terra in punizione perchè ha provato a liberare dal Tartaro i Titani. Abbiamo un tassello in più e sappiamo che in questa faccenda c'entra anche questo fantomatico Belial. Torniamo alla domanda originaria però, chi è Belial? Nel capitolo speciale che trovate alla fine di Eris (quello che vi invio via mail per capirci meglio) troverete meglio spiegato, comunque in sintesi: figlio di Ecate. Per chi non lo sapesse Ecate è una divinità degli inferi, di solito rappresentata con un corpo con tre teste, oppure tre corpi uniti assieme. E' la madre della maga Circe (vi ricorderete dall'Odissea i cari compagni di Ulisse trasformati in porcellini) e della grande Medea ( moglie di Giasone, per lui aveva ammazzato mezzi suoi parenti. Quando lui l'ha scaricata per sposarsi con un'altra, lei giustamente gli ha ammazzato tutti i figli; è una che si fa rispettare :D). In realtà il nome è tratto dalla mitologia ebraica: Belial è uno dei tanti angeli caduti e amici di Satana. Mi sembrava azzeccato come nome per un personaggio del genere. Già che ci sono, anche il cognome di Eros è ebraico: Zedaqah è significa a grandi linee giustizia. Sapete bene che una traduzione non rende mai al 100%. Cosa centra la giustizia con Eros? Se vogliamo andare più nello specifico Zedaqah significa fare ciò che è bene e giusto, quindi se consideriamo il suo comportamento nei confronti di Mary si capisce meglio: quante volte Eros per il bene di entrambi ha provato a stare lontano da lei?

A proposito di Eros. Non preoccupatevi, se non lo vedrete nei prossimi capitoli, ogni tanto farà la sua incursione, nonostante in questo momento si trovi dall'altra parte del mondo lol. E per Noah non preoccupatevi ;) lo rivedremo nel prossimo capitolo! Figuratevi quanto si starà divertendo! E' una nuova esperienza per lui quella di essere arrestato per presunto tentato omicidio :D Ecco perchè la nostra Eris alla fine del capitolo è piuttosto happy. Detto ciò ringrazio nuovamente tutti quelli che mi seguono, hanno messo la storia tra le preferite e tra le ricordate! Grandissimiii!

Se vi va, lasciatemi un commento! Così almeno capisco cosa vi piacerebbe di più, o se la storia sta prendendo una piega piuttosto strana :D :D

Vi auguro delle vacanze di fuoco ;)

Super bacio,

 

Elena :)

 

 

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Capitolo 3
*** Incontro ***


ps. se volete farvi un idea di come sia Belial ecco qui: http://pre11.deviantart.net/f63c/th/pre/f/2011/034/f/2/f2fe00dae951b0bbd2df6525cc826365-d38q2xg.jpg

Incontro

 

Noah

Mi avevano lasciato da un'ora aspettare in una stanzina. Inizialmente ero rimasto divertito e soddisfatto da tutta quella situazione. Non mi era mai capitato di essere accusato di tentato omicidio in 120 anni di vita. Era un'altra delle tante nuove esperienze che facevo da quando Eris era entrata nella mia vita. Mi avevano interrogato per due ore, cercando di farmi il lavaggio del cervello. Si credevano furbi quelli della centrale. Mi avevano detto che tutti gli indizi erano contro di me, certo come no. Soprattutto quando non avevo fatto chiaramente niente.

Non avevo nemmeno capito chi era stato ferito, ma per i poliziotti il colpevole ero io. In realtà non avevano granché voglia di mettersi a cercare altre prove e preferivano credere fossi io il colpevole. Non avevano voglia di lavorare come io non avevo voglia di vivere. Mi sorse il dubbio che in realtà non fossi proprio io ad influenzarli. Beh, se anche così fosse ero troppo pigro per preoccuparmene. Sbadigliai annoiato. Quando mi avrebbero lasciato andare di nuovo? Ero da solo ormai nella stanza degli interrogatori, da almeno un'oretta, con la compagnia di un bicchiere d'acqua.

Dovevo iniziare a preoccuparmi se non succedeva niente però. Non so quanto tempo avrei retto senza avere di nuovo una crisi e ormai ero senza dosi. Dalla posizione in cui ero non potevo parlare con Eris, ne potevo evadere semplicemente. Se fossi evaso usando i miei poteri da semidio, che tra l'altro non sapevo usare perfettamente nemmeno io, sarebbe proprio sembrato fossi il colpevole.

Ad un tratto entrò la stessa agente con cui avevo parlato le ore prima. Roteai gli occhi. Portava con sé delle scartoffie. Andavamo bene. Se fossi stato fortunato avremmo finito tra qualche ora. Aveva dei capelli corti, due occhi scuri e sembrava intorno alla trentina. Questa volta aveva qualcosa di diverso però, che attirò subito la mia attenzione.

La fissavo stravaccato sulla sedia, improvvisamente attento nonostante facessi apparire il contrario. La donna mi guardò velocemente, indugiando sul colletto della camicia allentata. Alzò un sopracciglio e abbassò gli occhi sulle scartoffie. Cominciò a leggere a voce alta. C'era qualcosa di strano.

Aveva un modo di parlare che già conoscevo. Il modo in cui teneva in mano i fogli, il modo in cui stava seduta, il modo in cui piegava la testa altezzosa mentre leggeva. Anche il tono di voce era diverso da quello piatto e grigio di prima. Sorrisi.

-Eris- dissi io, appoggiandomi allo schienale della sedia soddisfatto.

Lei continuò a leggere sorridendo divertita.

-Facciamo una scommessa agente- continuai io.

L'agente si bloccò e appoggiò i suoi divertiti e altezzosi occhi su di me, il sorriso da gatta. Si, quella davanti a me non era lo stesso agente di prima. Era Eris. Non so come avesse fatto ad assumere le sue stesse sembianze, ma la sua visita era più che gradita. Quella dea era la mia salvezza e la mia rovina.

-Io non faccio scommesse con chi è accusato di tentato omicidio- disse lei rigirando la penna tra le mani.

-Appunto, accusato. C'è differenza tra accusato e condannato. Dovrebbe conoscerla lei agente la differenza, meglio di me no? Non è il suo lavoro questo?- dissi io prendendola in giro. Eris non sembrò per niente infastidita, anzi.

-Vedo che ha studiato, signor Noah Leroy- disse lei. Incrociò le dita sul tavolo e mi lanciò uno sguardo penetrante. Era lei, non c'era dubbio. Il fatto che si fosse travestita e si fosse presentata qui, mi rendeva incredibilmente felice e soddisfatto. Tanto che ne fui sorpreso io stesso. Volevo parlare con lei di quanto era successo, senza avere il problema delle telecamere però. Avevo provato qualche volta per curiosità ad usare i miei poteri di semidio, però non mi erano mai parsi abbastanza utili. Potevo provare però. Eris mi guardava e sembrava stesse aspettando. Ero sicuro potesse benissimo fare qualcosa lei per le telecamere, ma in questo modo mi obbligava a imparare qualcosa. Non avevo dimenticato la critica che aveva fatto di fronte a tutti gli altri dei, dicendo che c'erano semidei, che non sapevano niente dei propri poteri. Io in realtà non me ne ero mai interessato perché troppo pigro e annoiato. Quando percepì che avevo capito cosa stessi per fare, allargò il sorriso.

Se adesso stavo cercando di migliorarmi, e di combattere contro la mia condizione, lo dovevo solo a lei. Poteva essere tutto molto più semplice e divertente se lei era con me. Mi resi conto che era un pensiero profondamente egoistico che non aveva nulla a che fare con l'amore.

Chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi. Friedrich e gli altri avevano parlato di vizi e virtù. Tra le due, ero più che sicuro di quale fosse il mio vizio. Accidia.

Ero un semidio e quindi avevo i sensi amplificati, potevo percepire di più. Forse sarei riuscito anche a trasmettere il mio stato di noia anche a qualcun altro. Provai in qualche modo concentrandomi, e pensando al risultato che volevo ottenere. Quelli che stavano a guardare dovevano sentirsi così annoiati da non riuscire a mantenere l'attenzione, e a spostarla per forza su qualcos'altro.

-Complimenti. Messo alle strette ti metti a imparare qualcosa anche tu. Sempre saputo di essere un'ottima insegnante- disse Eris, gli occhi che brillavano. Ora improvvisamente era più naturale. Non avevo capito se ci fossi riuscito o meno però. Stavo per chiederle qualcos'altro quando appoggiò entrambe le mani sul volto, coprendoselo come se stesse piangendo. Quando le tolse, il viso che avevo davanti era quello di Eris.

-Io fossi in te, considererei anche questo taglio di capelli- dissi io divertito. In effetti di solito aveva i capelli neri liscissimi, e la frangetta che le arrivava a pelo sugli occhi. Il castano la rendeva meno d'effetto, però in questo modo riuscivo a vedere perfettamente i suoi occhi di un bel verde elettrico. Tutto il contrario dei miei.

-Prima di darmi consigli sul mio aspetto esteriore, vorrei sottolineare che tra poco me ne andrò. Ti butteranno fuori da qui domani più o meno, quando si renderanno conto che hanno sbagliato persona. Ah, abbiamo avvertito anche tuo cugino Eros, è scoppiato a ridere quando ha saputo.- disse lei attorcigliando una ciocca di capelli attorno all'indice.

-Chi è stato? Il tuo amico?- chiesi io.

-Si. Belial. Non capisco come facciano a dire che da lontani siete simili. Cioè avete solo lo stesso colore di capelli e quasi la stessa altezza, ma per il resto siete completamente diversi.- aggiunse lei sbuffando.

-In che rapporti eravate? Prima di odiarvi a morte intendo- chiesi io. In realtà non sapevo se essere infastidito o meno. Forse se Eris mi avesse risposto, avrei capito meglio. Ma lei mi guardò senza dire nulla, si alzò e fece per andarsene.

-Addirittura te ne vai? Per una domanda?- chiesi io sorpreso. Perchè non me lo voleva dire?

-Perchè non ho intenzione di sprecare altro tempo a parlare dei rapporti in cui sono stata con quel tizio- disse guardandomi. Poi spostò gli occhi e riprese a parlare, fissando un punto indefinito.

-Belial è estremamente intelligente. Quando tornerai dovrò informarti di quanto è successo e di cosa voglia fare. Ah non fidarti di Friedrich. Quel tipo non è una talpa, ma se ne è lavato le mani.- disse lei stringendo i pugni. Si vedeva che le rodeva. Possibile che in mia assenza fossero successe tante cose? Proprio quando mancavo io!

-Ti da fastidio il fatto, che la gente non segue i tuoi piani? - chiesi io punzecchiandola. Lei spostò nuovamente i suoi occhi alteri su di me.

-Io sono il caos, io decido. Piuttosto, tu come stai?- chiese lei quasi preoccupata. Vedere sul suo viso un espressione del genere mi sconvolse. Si stava sul serio preoccupando per me? Sembrava sempre altera e arrogante, però il suo sguardo era carico di preoccupazione. Per un attimo non seppi cosa rispondere. Ero spiazzato. Poi improvvisamente squillò il telefono nuovamente.

-Allora?- disse lei aspettando una mia risposta.

Mi venne in mente una brillante idea e un sorriso fece capolino tra le mie labbra. Intanto il cellulare continuava a squillare.

-Se mi lasci baciarti potrei stare meglio-

Eris a quel punto sorrise divertita, prese il telefono, premette un pulsante e se lo portò all'orecchio. Da quando in qua possedeva un cellulare?

Ero ancora divertito da tutta la situazione quando vidi Eris sbiancare. Premette un altro pulsante e mise in vivavoce.

-Beh guarda il lato positivo. Tireranno fuori il tuo amico. Francamente non capisco come tu riesca ad avere a che fare con uno che mi somiglia tanto. Devi essere proprio arrabbiata per non rispondermi nemmeno, mia cara-

Era la voce di quel “Belial”, quello che tutti avevano scambiato per me. E già dalla voce sembrava viscido.

Eris mi guardò pietrificata, lo sguardo ghiacciato e rivolto nel vuoto, nonostante mi stesse fissando. Improvvisamente sembrava un fantasma. Mi alzai subito dalla sedia e mi avvicinai a lei, le mie mani legate dalle manette. Quel tizio stava ancora parlando, quando presi in qualche modo in mano il telefono, gli misi giù.

Non me ne poteva fregare di meno di chi fosse e di cosa volesse, o di cosa avesse fatto. Poteva farmi quello che voleva, mi sarei quasi divertito, piuttosto che annoiarmi a morte. Avrebbe potuto fare altri 100 omicidi e accusarmi, che comunque sarebbe stata una figata impersonare la parte di un serialkiller.

C'era solo una cosa a cui doveva stare lontano. La dea che avevo di fronte a me. Per qualche assurdo motivo sembrava così sconvolta e impaurita, come non l'avevo mai vista. Sembrava fragile come una bambola di porcellana. E io non volevo più vedere sul suo volto quell'espressione.

 

Note autrice

Scusate il ritardo ragazzi!

Partecipando al concorso sono stata super impegnata in questi giorni a mandare mail, organizzare il sito, caricare cose online...ma eccomi qui! Aluuur, che dire di questo capitolo? Cosa ha detto/fatto Belial perché Eris potesse essere così impaurita?In fondo però dobbiamo ringraziarlo :) ci ha fatto vedere un lato di Noah che non conoscevamo! Ma quanto sono cariniii questi duee. Comunque nel prossimo capitolo vedremo cosa è successo e scopriremo qualcosa di nuovo ;) !

Ringrazio tutti i fantastici lettori che hanno messo questa storia tra le seguite, le preferite, le recensite, di nuovo! Grandissimi :) Tornerò con il nuovo capitolo la settimana prossima! Nel frattempo per novità, video (che dovrebbe uscire la settimana prossima), le trovate tutte sulla mia pagina fb : https://www.facebook.com/pages/Elena-Lucia/771773842899333?fref=ts

 

Super bacio,

Elena :)

ps. se c'è qualcosa che non capite, vi siete persi, o un personaggio vi ricorda qualcuno ;) fatemelo sapere!

 

 

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Capitolo 4
*** Peccato di Gola ***


Peccato di Gola

 

Belial

-Beh non importa- dissi io, dopo che Eris mi aveva messo giù. O forse era stato il suo amico.

Poteva essere in effetti. Comunque ero soddisfatto della sua reazione. Stava tutto andando secondo i piani. Quando mai non andava così? Ammetto che Eris mi stava un po' deludendo. La stavo battendo per la seconda volta. E questa volta sarei riuscito a prendere io il titolo di “divinità del caos”.

Non era bastato incastrarla con la liberazione dei Titani, il consiglio superiore divino, non mi aveva lasciato prendere il titolo che mi spettava. Quegli stupidi dei...Ade era stato l'unico palesemente contrario, Zeus invece era stato dubbioso, mentre fosse stato per Poseidone, ora sarei io il dio del caos. Beh ovviamente, ero da sempre in buoni rapporti con lui e con suo figlio Friedrich. Zeus era ancora preoccupato della Eris che aveva scatenato la guerra di Troia. Non aveva capito che ormai i tempi erano passati, e quella Eris, la vera dea della discordia e della competizione, che aveva conquistato come trofeo, anche la funzione di dea del caos, ora non se lo meritava più. Ora toccava a me. Sapevo di essere più bravo di lei, e quello era il mio posto. Non potevo rimanere per l'eternità una semplice divinità minore della guerra e della strategia militare!

Cercai di trattenere un gesto di stizza. Ero in una delle tante stanze vuote e in disuso, nell'ala più vecchia della scuola. Legato su una sedia di fronte a me, se ne stava l'altro essere non morto.

A differenza degli altri due, questo era stato più duro da “rapire”. Lo fissai divertito, mentre lui se ne stava semi-svenuto con la testa piegata in avanti. Era alto e anche muscoloso, dai capelli castani, e con un fare da strafottente. Presi in mano il tablet con cui giravo ormai da diversi anni, e cominciai a scorrere le informazioni su di lui.

Si chiamava Andrea Tagliaferro, famiglia normale, nessun lontano parente semidio. Era stato espulso precedentemente da diverse scuole medie, e per qualche strano motivo, in questa Accademia si stava comportando relativamente bene, se volevamo confrontare con il passato. C'era tutto di normale. Se non che doveva essere morto due anni prima in un incidente. Invece era sopravvissuto.

Esattamente come gli altri due che avevo ucciso quella mattina. Perchè ero sicuro di averli uccisi. Non erano più vivi. Come facessero adesso a respirare non lo sapevo. Ma d'altronde il mio obiettivo era stato proprio quello, verificare cosa sarebbe successo. Avevo tenuto d'occhio da lontano tutti e due, fino all'arrivo delle ambulanze. Sicuro che non li caricassero nemmeno e chiamassero direttamente le pompe funebri. Invece mi ero sorpreso. Avevano provato a rianimarli ed erano ancora vivi. Doveva essere successo qualcosa che mi sfuggiva. C'era qualcuno o qualcosa che tramava alle mie spalle. Beh, almeno ora sapevo che c'era qualcosa sul serio, e non si trattava nemmeno più di un errore.

Ora avevo rapito anche questo tizio, forse il responsabile di tutte queste mancate morti, sarebbe riapparso prima o poi. In ogni caso, se nessuno sarebbe venuto a reclamare qualcosa, avrei provato ad ammazzare anche questo non-morto. Mi grattai il mento, mentre osservavo pensieroso il non umano senza sensi.

Quanto avrei dovuto fagli male questa volta per ammazzarlo definitivamente?

 

 

Marianna

Eris se ne era sparita per tutta la mattinata di nuovo. Intanto gli investigatori mi avevano fatto qualche domanda velocemente fuori dalla classe. Avevo confermato che chi avevo visto in giardino non era Noah, ma Belial. Loro avevano annuito e dopo dieci minuti se ne erano andati. Erano ormai le tre del pomeriggio e stavo rientrando dal club di letteratura, dove avevo disdetto la mia iscrizione. Mi dispiaceva ma mi ero resa conto, che non potevo fare anche quello. Lo studio aveva la priorità.

Se non altro tutte le cose che stavano succedendo, tenevano lontano i miei pensieri da una persona in particolare. Sospirai affranta.

Stavo camminando tranquillamente quando mi passarono a fianco due ragazzi del consiglio disciplinare. Li avevo riconosciuti subito dalle uniformi. Sembravano essere preoccupati e di fretta, e l'unica frase che capii fu : “non è in camera”. Mi voltai verso di loro e li chiamai. Avevo un brutto presentimento. Uno di loro si voltò verso di me, preoccupato.

-Chi state cercando?- chiesi io. Lui guardò il suo amico, non tanto sicuro di potermi dire il nome. Cercai di incoraggiarlo, avvicinandomi e dicendogli:

-Sono dalla stessa parte di Aisha. Se mi dite chi cercate, forse posso darvi una mano-

Cercai di essere il più convincente possibile, e lui alla fine cedette. Si guardò in giro e disse a bassa voce.

-Andrea Tagliaferro sta mattina non è venuto in classe, nonostante l'abbiano visto uscire dalla camera...La preside ha incaricato il capo del consiglio disciplinare di evitare venga fuori un altro putiferio con la polizia, e quindi lo stiamo cercando. Nessuno lo ha più visto, e non c'è nemmeno in camera sua...- disse lui preoccupato. Era alto come me, portava gli occhiali e frequentava l'Alyssa. Provai a ragionarci su. Eris, aveva predetto che Belial avrebbe fatto la sua prossima mossa. Non si era resa conto però che avrebbe agito subito. Se volevo sapere qualche informazione su Belial...l'unico da cui potevo andare era...

-Grazie per avermelo detto. Parlerò con una persona...e... Aisha ha già informato Eris?-

Loro due mi guardarono straniti. Okay, loro sapevano il minimo indispensabile. Feci finta di niente, li ringraziai e me ne andai di corsa. Dovevo avvertire gli altri, soprattutto Eris. Nel frattempo però dovevo cercare una persona.

Presi velocemente il cellulare, composi il numero di Ariel e portai il cellulare all'orecchio. Se ci pensava lei ad avvertire Aaron era meglio. Avrei potuto andare direttamente da Friedrich. Ero sicura non potesse tradirci e lasciarci così.

-Pronto Mary?- disse una voce allegra dall'altra parte.

-Ariel, Tagliaferro, un ragazzo che conosco è sparito. Probabilmente anche lui ha a che fare con Belial. Ci pensi tu ad avvertire Aaron? Dobbiamo assolutamente trovarlo, chissà cosa gli potrebbe fare quel tizio!- stavo parlando e correndo per il corridoio, senza una meta precisa. Erano più o meno le tre e un quarto, dove poteva essere Friedrich?

-Cosa? Okay, Eris non sarà per niente contenta, riferisco io. Tu non fare niente da sola, trova quell'idiota e riportalo dalla nostra parte. Al resto ci pensiamo noi. Immagino Aisha sappia già tutto giusto?- mi rispose lei pragmatica. Era una delle cose che mi piacevano di lei. Ti ascoltava, ragionava un attimo e poi ti sputava fuori la soluzione del problema.

-Si esatto. Il comitato disciplinare è già alla ricerca, la preside non vuole casini. Okay, ti chiamo quando ho convinto Friedrich- dissi svoltando ed uscendo in giardino. Prima di tutto sarei andata nel suo dormitorio, e avrei chiesto informazioni. Poi l'avrei convinto in qualche modo. Ariel intanto mi aveva salutato e messo giù. Stava per succedere qualcosa, e non era per niente rassicurante.

 

 

Ariel

Avevo messo giù al telefono con Mary, nel momento in cui ero arrivata di fronte al dormitorio maschile delle Azalee. Mi guardai velocemente intorno ed entrai senza farmi vedere. Nell'atrio c'era pieno di ragazzi che probabilmente a causa del brutto tempo, si erano rifugiati tutti dentro. Molti stavano guardando una partita di football alla tv, mentre altri stavano giocando a carte. Provai a guardare velocemente se Aaron fosse tra quelli. Molti di loro non si accorsero nemmeno della mia presenza, mentre i pochi che mi notarono fecero finta di niente. Erano abituati già al via vai degli scagnozzi di Colette. In effetti, i bulletti di cui si circondava, erano tutti delle Azalee e qualcuno del Laurus. Mi infilai nel corridoio che avevo già percorso molte volte in questa settimana. Il dormitorio era ancora più minimalistico dell'Akakia. Le pareti erano completamente bianche, lo stesso valeva per il pavimento in marmo bianco, in cui la mia figura poteva chiaramente riflettersi. Era impressionante come questa scuola riuscisse ad essere sempre perfetta dal punto di vista estetico. Arrivai di fronte alla porta nera lucida. C'era un cartello con scritto non disturbare.

Sorrisi tra me e me. Aaron aveva da sempre fatto coppia in stanza con Eros. La loro era una “superior” , spendevano un patrimonio per stare in una stanza grande come la loro. E ora Aaron era da solo in quella stanza. La prima volta che ero andata da lui, era stato perché voleva farmi vedere alcuni dei suoi progetti. Era un genio, sul serio. Aveva una creatività e una capacità di rendere reali le cose che faceva, che era qualcosa di incredibile. Eppure mi era sempre sembrato abbastanza solo, nonostante i suoi cugini gli fossero sempre attorno. L'avevo visto lavorare molte volte e quando lo faceva entrava in un'altra dimensione, e non c'era verso di riuscire a distrarlo. C'era lui, le sue idee, e il suo amore per la tecnica. D'altronde era il figlio di Afrodite ed Efesto. Quando alla festa avevo visto i suoi per la prima volta, mi sembrava di aver capito un pezzo di lui. Era ora di vedere se era veramente così.

Appoggiai la mano sulla maniglia dorata e feci pressione. Sembrava chiusa, ma dopo poco si aprì. Di fronte a me di nuovo la stessa stanza che avevo visitato diverse volte ormai. Questa volta però l'ordine sembrava maniacale. Negli scaffali i libri erano ordinati per colore ed altezza. I letti fatti e le coperte piegate in maniera così perfetta che sembrava fosse stato usato il righello. Per terra i tappeti bianchi che ricoprivano il parquet color miele, risplendevano alla luce del sole. Servivano quasi gli occhiali. Quella stanza era incredibilmente luminosa, anche grazie alla grandissima vetrata che dava sul loro balcone privato.

-Allora, novità?- mi chiese lui, concentrato su delle carte.

-Si, un tizio di nome Tagliaferro è sparito. E' stato molto probabilmente Belial, lo stanno cercando-

-Si trova nell'ala vecchia dell'Accademia. Per ora sta bene, lo ha solo legato ad una sedia- disse lui senza alzare gli occhi dalle carte. Si passò nervosamente una mano tra capelli, la matita in equilibrio tra l'orecchio e gli occhiali.

Mi sedetti sul divanetto bianco e presi uno dei cuscini neri pelosi. Era veramente morbido. Qualcosa mi diceva, che l'arredamento non era stato proprio completamente opera di Aaron. Non era tipo da cuscini morbidi e pelosi. Sorrisi tra me e me.

-Un giorno scoprirò come fai a sapere tutto di tutti. Non sei mica il dio del “sotuttoio”- dissi io lanciandogli il cuscino. Lui lo schivò prontamente senza spostare gli occhi dal foglio, ma sorrise alla mia battuta.

-Allora, quando dobbiamo muoverci? Eris non aveva previsto che attaccasse subito- dissi io stiracchiandomi,

-Non c'è problema. Anzi, meglio così. Prima finiamo, prima ottengo quello che mi interessa- disse lui appoggiando le carte sulla scrivania e togliendosi gli occhiali. Si massaggiò le tempie e si alzò. Lui era un dio, non aveva bisogno degli occhiali da vista per vedere, quindi era ovvio che non fossero lenti normali quelle. Ma non mi aveva mai spiegato nulla, ne aveva mai voluto rispondere alle mie domande. Solo quando il leone ci aveva attaccato, avevo visto a cosa servissero. Lo avevano aiutato a prendere la mira, quasi come se il suo corpo intero fosse una macchina. Eppure qualcosa mi diceva che c'era ben altro nascosto in quegli occhiali.

Fece due passi verso di me e si buttò sul divano al mio fianco. Chiuse il occhi e appoggiò la testa allo schienale. Sembrava esausto. Senza gli occhiali sembrava quasi un ragazzo spensierato come tutti gli altri. Guardai bene il suo profilo. Non aveva nulla da invidiare a Noah o a Eros.

-Qual'è il problema?- chiesi io prendendo un altro cuscino e stringendolo. Era uno di quei momenti in cui avrei desiderato passare le mie dita sui suoi capelli castani. Aveva il colletto allentato, così come la cravatta, il respiro profondo, gli occhi chiusi. Era un genio, ma era una persona come tutti noi. Certo lui in confronto a me, che ero una semplice semidea, era su un gradino più alto. Eppure c'erano alcuni momenti, in cui mi sembrava fossimo vicini come non mai. Questo era uno di quelli.

-Mi sa che dovrò sparire dalla circolazione per un po'- disse lui aprendo gli occhi. Li spostò subito su di me. Perchè? Alla sola idea che se ne andasse, mi veniva voglia di piangere.

-Tu non vai da nessuna parte- dissi io mantenendo lo sguardo. Lui mi sorrise divertito. Rimasi incantata a guardarlo. Okay, doveva rimettersi quegli occhiali, allontanarsi di 10 metri e non sorridere più. Non potevo resistere ancora.

-Vorrei avere la speranza di farcela come te. E comunque tu non mi hai ancora detto chi sono i tuoi genitori. Da che divinità discendi?- disse lui increspando le sopracciglia.

Strinsi ancora di più il cuscino. Era l'unica barriera tra noi. L'unica barriera, l'ultimo limite a cui aggrapparmi per non avvicinarmi a lui. Andiamo, Aaron era un dio.

-Non aprirò bocca, fino a quando tu non mi spiegherai tutto.- dissi io risoluta. In realtà non sapevo bene se dovessi tenere nascoste le mie origini per motivi di sicurezza. Lui sorrise ancora di più e si avvicinò leggermente. I suoi occhi incatenati a miei. Smisi di respirare. Non doveva avvicinarsi oltre. Lo sapevo che sta volta non ne sarei uscita.

Non disse niente, ci stavamo solo guardando. Strinsi ancora più forte il cuscino. Ti prego.

Alzò lentamente la mano destra e l'appoggiò delicatamente sul laccio che teneva i miei capelli legati. Lo sfilò lentamente e li sciolse. Non aveva spostato un momento gli occhi da me. E io credevo di non poter resistere in apnea ancora un momento di più.

-Sappi che questa cosa non va bene- disse lui spostando la mano sulla mia guancia. I suoi occhi si erano abbassati a guardare i miei orecchini. Anche in quel momento stava pensando a qualcosa da fare. Li spostò nuovamente su di me.

-Perchè no?- dissi io consapevole dell'abisso che c'era tra noi due.

-Io non sto dalla parte dei buoni, Ariel- disse lui sorridendo e allontanandosi. Abbassò e allontanò anche la mano, spostò lo sguardo per terra. Sembrava fosse preoccupato per qualcosa. No, ma chi si credeva di essere per allontanarsi così? Aveva superato il mio limite di sopportazione, e credeva di potersi allontanare così? Cos'era un bambino di 3 anni? Non poteva lasciarmi così!

-Aaron per favore- dissi io continuando a fissarlo. Lui si voltò nella mia direzione.

-Lo hai voluto tu- dissi io. Lui increspò la fronte non capendo.

Lo baciai. Il contatto con le labbra leggermente umide mi scatenò un brivido. Il cuscino era finito per terra, le mie mani aggrappate alla sua camicia. Il nostro era stato un bacio di quelli che manco i bambini. Ma se lo era cercato. Non poteva stuzzicarmi in quel modo. Mi staccai, mantenendo gli occhi fissi sulle sue labbra. Ne volevo ancora, ma rimanevo immobile. Dovevo riprendere coscienza di me e tornare al mio posto di misera semidea.

Non osavo guardarlo, non volevo sapere la sua reazione. Ad un tratto però lo vidi sorridere e in qualche modo confortata, alzai gli occhi su di lui. I suoi occhi castani mi guardavano tra il sorpreso e il compiaciuto, le sopracciglia increspate mi suggerivano che forse non gli era dispiaciuto così tanto. Sorrisi a mia volta divertita.

-Non va per niente bene- disse lui prima di chinarsi nuovamente su di me.

Schiusi leggermente le labbra, lo stesso fece lui, la sua mano sul mio fianco che mi attirava a lui, l'altra sulla guancia. Lo stavo per assecondare quando qualcuno bussò alla porta. Aprimmo contemporaneamente gli occhi sorpresi e ci guardammo. Guardai la posizione in cui mi trovavo. Okay, era abbastanza equivoca. Mi staccai a mala voglia, continuando a guardarci. Lo sapevo che il mio Vizio, in questi casi non aiutava per niente.

-Avanti- disse Aaron continuando a guardarmi. Non sorrideva, ne sembrava arrabbiato. Cercava con i suoi occhi di capire qualcosa di me, attraverso i miei.

-Ciao ragazzi, che combinate?- La riconoscevo quella voce. Mi voltai sorpresa.

Aaron divertito si alzò e gli andò incontro.

-Ti hanno già rilasciato Noah?-

 

Note autrice

Ciau ragazzi :)

Scusate per il ritardo madornale! Non ho fatto nemmeno in tempo a correggere bene questo capitolo, quindi non mangiatemi se trovate qualche errore! Anzi! Comunque, le cose stanno procedendo. In questo chappy, abbiamo visto diversi punti di vista: quello di Belial, quello di Mary e quello di Ariel. Partiamo con ordine. Belial ha parlato di “vincere la carica di dea del caos” , se vi ricordate nel capitolo scorso, o quello prima, esattamente non ricordo, anche Eris aveva accennato a qualcosa del genere. A proposito, in questi giorni ho avuto un illuminazione degna di un miracolo e ho scoperto che cosa la mia mente nel mio subconscio stava già progettando per questa storia. Scusate la frase incasinata, ma in realtà la storia non la faccio io, ma la fa il mio subconscio. Io mi limito a portarla a galla. Detto ciò, aspettatevi una sorpresuccia per questo personaggio!

Andiamo avanti con la nostra Mary. Secondo voi riuscirà a convincere il diffidente Friedrich a dare una mano a Eris+combriccola? Si? In che modo ;) ?

E infine la nostra Ariel tutta super peperina che si getta nelle braccia di Aaron! Forse era un po' prevedibile come coppia, ma vedremo che sia lei, sia lui non sono per niente personaggi secondari, anzi. Se fino ad adesso hanno avuto un ruolo marginale, d'ora in avanti avremo occasione per conoscerli meglio :) E secondo voi di chi è figlia Ariel? Vi do un indizio! Ricordatevi il suo cognome! Uno dei due cognomi che porta, vi farà capire tuuuuutto! Per Aaron invece, credo che molti di voi abbiano già capito, perché è molto importante, e perché i suoi friends sono stati attaccati.

Vi ringrazio per tutto il vostro supporto :) questa settimana se non sapete cosa leggere vi consiglio un libro (non mio) che ho letto ancora questa estate (ehi, ma non è ancora finita) qui: https://www.youtube.com/watch?v=MzZd-_0Ytfc (si quella nel video sono io)

eee infine vi ringrazio nuovamente per il supporto che mi state dando con il concorso! Incrociamo le ditaaa :) e fate passaparola!

ps. per chi ha letto anche Femmina Alfa, e Angelica, dopodomani carico lo spin-off su Angelica qui: http://www.theincipit.com/

Vi ringrazio :)

 

super bacio,

Elena

elenalucia.com

 

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Capitolo 5
*** Cos'è la fiducia? ***


 

Cos'è la fiducia?

 

Marianna

Avevo cercato Friedrich in biblioteca, in mensa, in sala teatro, in classe e nel suo dormitorio. L'unico posto in cui poteva essere, secondo i suoi amici, era il garage o la palestra. Non ero mai stata nel garage della scuola, e quindi avevo optato prima per quello. In effetti Friedrich mi aveva portato in moto, quindi da qualche parte doveva metterla. La cosa che mi stupii fu il garage: l'edificio di fronte alla mensa, che si raggiungeva attraversando il giardino. Da fuori era un grande capannone, il tetto piatto e le pareti in muratura bianca.

Non mi ero mai soffermata sulla funzione di quel padiglione, d'altronde la scuola era enorme e io non avevo tempo da sprecare in giro a zonzo. Se non lo avessi trovato anche lì, sarei andata in palestra. Non mi sarei fermata fino a quando non lo avrei trovato.

Friedrich era un bravo ragazzo con cui si poteva ragionare. Se si era comportato così aveva dei motivi, e io li avrei scoperti. E dopo ovviamente lo avrei fatto tornare dalla mia parte. C'era la vita di quell'Andrea in gioco, non c'era un minuto da perdere. Ero più che sicura che Eris ormai ne fosse già stata avvisata, e che avesse già qualcosa in mente. Noi aveva un piano si, ma Belial non c'aveva lasciato il tempo per organizzare tutto. Dovevamo improvvisare. Il mio compito era quello di far tornare a tutti i costi Friedrich dalla nostra parte. Eris ci aveva spiegato che per qualche accordo tra gli dei, lei non poteva scendere in campo direttamente e fisicamente contro Belial, che era un dio a tutti gli effetti.

Trovai il grandissimo ingresso principale aperto e mi stupii nel vedere un sacco di ragazzi. Sul serio, quanta gente c'era a scuola? Nessuno indossava la divisa, ma ero più che sicura non fossero del primo anno. Giravano con vestiti quasi “normali” anzi, sporchi di olio di motore e con attrezzi vari. Appena entrata, si stagliò di fronte a me un enorme corridoio che dava su una serie garage più piccoli, disposti su due piani. Per raggiungere il secondo piano c'era una strada asfaltata che partiva dal piano terra e percorreva tutto il piano superiore. Sul serio.

Quanti soldi dovevano aver speso per una cosa del genere? Rimasi sorpresa nel vedere un cartello appeso che indicava i numeri dei garage, e delle classi. Cosa ci facevano delle classi in un garage?

Mi resi conto in quel momento che in effetti gli studenti dell'Alyssa, studiavano fisica applicata e che probabilmente dovessero avere dei laboratori in cui fare esperimenti. Altra cosa che mi sorprese, fu la miriade di ragazzi che lavoravano su moto e macchine, con le serrande dei garage alzati. Alcuni chiacchieravano e basta, altri invece erano concentrati e non si perdevano in discorsi inutili. Bene. Forse era meglio sperare che Friedrich fosse in palestra, lì forse l'avrei trovato più facilmente.

Sospirai. Forza e coraggio Mary.

Ero ancora in parte demoralizzata quando vidi passare di fronte a me un ragazzo. Era il più vicino e il meno impegnato. Sembrava stesse scrivendo qualcosa al cellulare, mentre portava con sé svogliatamente una cassetta di attrezzi. Mi avvicinai velocemente e gli chiesi qualche informazione.

-Scusa, conosci per caso Friedrich Schwarz? E' dell'Alyssa...sai dove posso trovare?-

Lui, visibilmente stanco, nel momento in cui pronunciai il nome di Friedrich, si risvegliò.

-Certo che lo conosco. E' il mio vicino di garage e oggi è completamente impazzito.- disse lui passandosi una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore. Ma cosa facevano quei ragazzi?

-Mi puoi portare da lui?- chiesi io decisa. L'avevo trovato. Se Friedrich oggi era “impazzito” significava che non stava per niente bene. Dovevo fare qualcosa.

-Sappi che è molto innervosito. Non piangere se ti risponde male, lo fa sempre quando si incavola...- disse lui facendomi segno di seguirlo. Rimasi sorpresa. Avevo già notato quanto Friedrich si arrabbiasse facilmente, ma che diventasse addirittura così insopportabile, mi sembrava impossibile. Lui era sempre stato gentile con me. Anche se in effetti, dalle ultime volte che avevo parlato non mi era sembrato per niente carino.

-Come mai è così innervosito?- chiesi io seguendo il ragazzo. Era alto come me, biondo con gli occhi castani e aveva un viso simpatico. Non l'avevo mai visto e non mi sembrava un amico di Friedrich.

-Non ne ho la più pallida idea. Non invidio i suoi compagni che fanno gruppo con lui. Lavorare quando fa così, diventa insopportabile- disse lui.

-Gruppo?- chiesi io incuriosita.

-Si, per noi dell'Alyssa ogni tanto, il prof. di fisica meccanica ci assegna la costruzione di qualche motore particolare...- disse lui sbuffando. Cominciavo a preoccuparmi. Se fossi finita a fare l'Alyssa, avrei probabilmente potuto scegliere se fare un potenziamento in materie scientifiche. C'erano poche ragazze che giravano, e tutte sembravano sole, o comunque delle emarginate. In effetti, quando mai tipe come Colette si sarebbero sporcate la mani così?

Camminammo per qualche minuto e poi finalmente arrivammo davanti ad un garage. C'era un grande tavolo su cui due ragazzi lavoravano con alcuni pezzi. Non sembravano per niente entusiasti, anzi si vedeva che erano stanchi. Eppure mantenevano fissi i loro occhi sui pezzi, e con le mani trafficavano con cacciaviti e chiavi inglesi.

Parcheggiata più in fondo c'era la stessa moto su cui ero salita per la prima volta.

Chinato sulla moto, c'era un ragazzo dai capelli corvini, gli occhi verdi concentrati, le labbra serrate, i guantoni coperti di nero. Non indossava la divisa,ma aveva una maglietta nera a maniche corte e i pantaloni grigi di una tuta. Mentre lavorava, ascoltava la musica dalle cuffiette e sembrava essersi completamente isolato. Come poteva stare a dicembre in maniche corte? Era vero che c'era il riscaldamento, però nessuno stava in maniche corte. C'entrava di sicuro il fatto che era un semidio.

Rispetto a tutti gli altri garage, il loro era incredibilmente silenzioso.

Il ragazzo che mi aveva accompagnato fino lì, mi indicò con la testa il garage e se ne andò nel suo. Mi avvicinai lentamente al gruppo di ragazzi che stava lavorando. I due che non avevo mai visto, mi lanciarono uno sguardo veloce e poi tornarono a lavoro. Mi appoggiai allo stipite dell'ingresso, aspettando che Friedrich finisse di fare quello che stava facendo. Non sapevo se era una buona strategia, ma almeno era meglio che interromperlo.

Mi strinsi nel mio maglioncino bianco, giocherellando con i lembi della camicia che fuoriuscivano.

Stavo aspettando che si accorgesse di me, quando mi arrivò un messaggio. Era da parte di Noah:

 

Noi stiamo andando da Belial, è nella zona più vecchia, quella sopra la mensa.

 

Cavolo. La più vicina ero io. Dovevo muovermi e convincere Friedrich a venire con me. Non potevo aspettare che si accorgesse della mia presenza. Alzai gli occhi dal cellulare e sentii la voce di uno dei suoi amici.

-Ti conviene passare più tardi...non è il momento giusto- mi disse sottovoce. No, io avrei parlato con lui adesso. L'avrebbe finita di comportarsi così.

Mi schiarii la voce e lo chiamai.

-Friedrich?-

Mi ignorò. Si alzò dalla moto per andare a cambiare l'arnese che aveva in mano, di cui non conoscevo nemmeno il nome. Ritornò nuovamente sulla moto, senza considerarmi di striscio.

Feci un profondo respiro e lo chiamai di nuovo. Niente.

Era impossibile non mi avesse visto, lo stava facendo apposta. Era un modo carino per dirmi di non “rompere”? Beh, io ero testarda almeno quanto lui. Incrociai le braccia e mi avvicinai.

Lui si sedette per terra improvvisamente. Lanciò addosso al muro l'arnese che aveva in mano. Si tolse le cuffiette. Si voltò verso di me. Non mi aveva mai guardato così.

Quello che avevo di fronte era un altro Friedrich. Mi guardava visibilmente irritato e infastidito. Il verde smeraldino dei suoi occhi brillava e bruciava più intensamente.

Ora capivo perché nessuno gli parlava. Guardai la fine del povero attrezzo addosso al muro. Ovviamente aveva controllato la forza e si era limitato a graffiare il muro. Qualcosa mi diceva, che avrebbe potuto senza problemi bucare la parete. Deglutii.

Anche se quel ferro era passato a un metro da me, non voleva colpirmi. Voleva solo avvertirmi.

Tornai a guardarlo, stupita, ma non per niente scoraggiata. Non aveva detto niente ma il suo sguardo e il suo gesto era stato molto chiaro.

-Vieni con me- dissi io non sapendo da dove cominciare. Lui aprì la bocca, quasi per dire qualcosa, ma ancora più arrabbiato di prima. Le sopracciglia increspate e le mani serrate in pugni. Nonostante se ne stesse con le gambe distese, mi desse la schiena, il suo volto era voltato verso di me.

-Tagliaferro non ha fatto niente di male. Stiamo andando a salvarlo da Belial- dissi io per nulla intimorita. Mi ero fatta le ossa con Eris e con Colette. Certo, nessuno mi aveva mai lanciato qualcosa quasi addosso, ma ero più che sicura che era stato solo un avvertimento e che non aveva il coraggio di andare oltre. Friedrich, si voltò e si alzò con un movimento fluido. Si avvicinò al tavolo degli attrezzi su cui lavoravano anche gli altri ragazzi.

-Fate una pausa- disse lui togliendosi i guanti e pulendosi le mani con un panno. Non sembrava per niente una domanda, ma un ordine. Li stava mandando via, perché così potessimo parlare da soli. I due ragazzi si guardarono sorpresi, mi guardarono e mollarono tutto quello che stavano facendo.

Quando i due se ne furono andati, Friedrich si voltò verso di me e sbattè il panno sul tavolo.

-Mi sembrava di essere stato chiaro- disse lui avvicinandosi.

-E' inutile che fai tante scene, non mi spaventi per niente. Quindi per favore, vieni con me. Abbiamo bisogno di te- dissi io cercando di mantenere un tono neutrale. Lui alzò un sopracciglio e incrociò le braccia.

-Non ci guadagno niente dal darvi una mano. Se ammazzano quel tipo non è affar mio- disse lui avvicinandosi. Non sembrava per niente intenzionato a venire.

-Ma non puoi lasciare che Belial faccia quello che vuole in questa scuola!- dissi io opponendomi. Lui alzò un sopracciglio infilandosi le mani in tasca. Okay, non stava andando per niente bene.

-Sai quante ingiustizie fanno gli dei? E poi in questo caso, lui sta solo agendo per conto delle Moire- disse lui lavandosene le mani completamente.

-Ma tu ci hai fatto una promessa! Mi spieghi perché sei così incazzato?- chiesi io.

-Di cosa stai parlando? Io non ho promesso un bel niente Marianna. Sono incazzato ma i motivi non li vengo di certo a dire a te- disse lui guardandomi dall'alto in basso. Non ci potevo credere. Era completamente un'altra persona! Okay, se mi arrabbiavo anche io, non avrei risolto niente. Feci un respiro profondo e lo guardai negli occhi.

-Si invece. Sei diventato uno di noi, e mi hai detto che ti saresti fidato! E io sono una tua amica, quindi ho più che il diritto di farmi gli affari tuoi. A casa mia agli amici in difficoltà si da una mano, sempre e comunque! Ed è quello che ho sempre fatto con tutti, tu non sarai l'eccezione Friedrich. Quindi adesso mi dici cosa cavolo hai e poi vieni via con me.- dissi io impuntandomi. Lui scrocchiò le nocchie e si avvicinò pericolosamente a me. Mi guardava con quei occhi gelidi.

-Ti sembra che io possa fidarmi di una dea come Eris, che non mi mette nemmeno al corrente di quello che fa? Tu, proprio tu, ti fidi di una che ti ha dato da bere l'elisir senza nemmeno chiederti un parere?- disse lui assottigliando gli occhi.

-Certo che mi fido! La fiducia è proprio questa. Non c'è bisogno che sia informata su tutto quello che fa Eris, non mi interessa se sono una sua pedina, perché mi fido di lei. So che se è lei che agisce, non mi farà del male. E non farà del male nemmeno a chi le sta vicino! Tu invece come puoi pretendere fiducia, se nemmeno noi possiamo fidarci di te?- dissi io arrabbiata. Adesso sul serio mi stava facendo innervosire. Strinsi le mani in pugni.

Ormai io e Friedrich eravamo ad un metro di distanza, ma sembrava ci fosse fuoco tra di noi. Si vedeva che era sempre più incavolato. Eppure qualcosa mi diceva, che con le ultime parole che le avevo detto, qualcosa in lui dovevo aver smosso. Lui non diceva niente, si limitava a guardarmi arrabbiato.

-Io sono qui Friedrich, perché mi fido di te. So che hai i tuoi motivi per cui sei così arrabbiato, ed ecco perché sono qui. Per favore, metti da parte la tua rabbia per un secondo e vieni con me-

Improvvisamente corrugò la fronte e emise un “tsk”. Io ero sincera e lui mi prendeva per il culo?!

Non ci vidi più dalla rabbia.

-Cos'era quel “tsk”?- dissi io assottigliando gli occhi.

-Non ci credo nemmeno un po'- disse lui tra il divertito e amareggiato.

-Cosa credi che sono venuta qui a fare?! Io so che sei una persona su cui contare e su cui fare affidamento! Non ci capisco molto con questa storia degli dei, ma tu ci hai sempre dato una mano! Perchè adesso fai così?!- gli sbottai contro innervosita. Mi sembrava di parlare con un muro!

Lui alzò un sopracciglio, sorrise derisorio, fece un passo indietro e mi diede le spalle. Si avvicinò al tavolo degli attrezzi e indossò nuovamente i guantoni. Stava riprendendo a lavorare, non ci potevo credere. Mi stava ignorando! Per lui la conversazione era finita! Strinsi i pugni, mio dio che nervoso!

-Ho da fare Marianna. Ti lascio alle tue fantasie- disse lui prendendo nuovamente le cuffiette ed avvicinandosi alla moto.

-Non ho finito!- esclamai io avvicinandomi.

Lui si mise le cuffiette e tornò ad ignorarmi. No. Aveva superato il limite. Mi avvicinai alle sue spalle velocemente, appoggiai un piede sulla moto e feci pressione. Cadde a terra dall'altra parte, facendo un frastuono incredibile. Friedrich si pietrificò.

-Non fare mai più così. Rimarrai veramente da solo. Se tu non vuoi venire da Belial, va bene. Ci vado da sola!- dissi io gridandogli addosso. Cuffiette o non cuffiette mi aveva sentito. Non dissi nient'altro e me ne andai infuriata. Feci in tempo ad uscire dal garage, e corsi via cercando di trattenere le lacrime. Odiavo litigare con qualcuno a cui volevo bene, ma questa volta avevo ragione. Se lui non mi avesse dato una mano a salvare Andrea, ci avrei pensato da sola in qualche modo!

 

 

Note autrice

Ciau ragazzzz

Quindi la nostra Mary si troverà sola soletta contro il cattivo dei cattivi :D ? Vedremo che non sarò proprio così :D cooomunque! Secondo voi perché Friedrich è così inca? E veramente non ha intenzione di immischiarsi? Lascio a voi le vostre riflessioni! Certo che mi ha fatto venire il nervoso anche a me che stavo scrivendo il dialogo :D Comunque! Prossimamente troverete sul mio canale YouTube un video in cui vi svelo qualche segreto segretissimo di Eris :) vi terrò informati! Comunque ringrazio tutti tutti tutti veramente per il supporto che mi state dando con Eris! Se lasciate un commentino qui: http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/183852/eris-2/

Vi ringrazio comunque per tutto! Incrociamo le dita :) :)

 

Bacione,

Elena :)

elenalucia.com

https://www.facebook.com/pages/Elena-Lucia/771773842899333?pnref=story

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Capitolo 6
*** Film Horror ***


Note Autrice

Ciau ragazzi :) prima del capitolo volevo ringraziarvi tutti quanti per il supporto che mi date, tra le seguite, le preferite, le ricordate e le vostre fantastiche recensioni, veramente riuscite a darmi una soddisfazione incredibile! Vi ringrazio veramente! Già che ci sono vi segnalo il link di una mia intervista su Eris (dove ci sono anche le foto dei nostri protagonisti ;) ;) ) e vi segnalo la pagina dove il libro è in vendita :http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/183852/eris-2/ non è importante che lo compriate, assolutamente, ma per vincere il concorso avrei bisogno che ognuno di voi lasciasse un commento! Se vi va, e appena ne avete voglia! Mi dareste veramente una mano con il concorso e con il mio sogno di scrittrice :)

Comunque, detto ciò, per ringraziarvi vi lascio al nuovo capitolo un po' più lungo degli altri e in fondo al capitolo troverete i link a due mie nuove fic! Se vi va, date un'occhiata ;) E' gratis!

 

Superbacione,

Elena :)

 

 

Film Horror

 

Avevo attraversato tutto il giardino incenerendo con lo sguardo tutti quelli che mi guardavano. Non era il momento per essere carina. Non avevano mai visto qualcuno piangere? Che poi...due lacrime e un paio di occhi rossi, non mi stavo mica disperando!

Quando finalmente entrai nel corridoio che portava alla mensa, mi asciugai velocemente gli occhi. Di fronte a me c'erano le scale che portavano al piano superiore, ormai caduto in disuso. Come potesse essere caduto in disuso un piano intero di una scuola così moderna e tecnologica non lo sapevo. Feci un respiro e salii velocemente per le scale. Arrivata sul pianerottolo c'era una cordicella rossa e un cartello che impedivano il passaggio. C'era un'altra rampa di scale che mi aspettava prima di arrivare al primo piano, e di certo una stupida cordicella non mi avrebbe fermato. Chissà cosa poteva aver fatto Belial ad Andrea. Senza farmi vedere, scavalcai la cordicella e percorsi le scale rasente al muro. Quando finalmente arrivai al primo piano mi resi conto con un po' di ansia che era tutto scuro. Le grandi vetrate che illuminavano i corridoi erano coperte da delle tende, e la debole luce del sole invernale non riusciva ad attraversarle. C'era quasi una sorta di penombra. Feci un respiro. Dovevo aspettarmelo che la situazione stesse prendendo una piega da film horror. Guardai il corridoio che si apriva di fronte a me.

Era lungo sul muro di fronte alla vetrata c'era appeso qualche quadro. La cosa inquietante però era una porta. Il corridoio terminava con una porta nera chiusa. Sembrava di quelle blindate usate come portoncini nelle case più ricche. Non c'era nessun'altra porta.

Deglutii. Questa cosa stava sul serio prendendo una piega stile film horror. Ero lontana e avrei dovuto attraversare tutto il corroidoio prima. Sospirai. Non poteva essere peggio di ballare il tango di fronte a tutti senza sapere un passo. Se avevo fatto quello, potevo attraversare un corridoio buio e aprire una porta blindata. Cosa poteva succedermi? Al massimo morico dallo spavento. Ehi, però io non potevo morire. Soddisfatta di aver trovato una soluzione alle mie paure avanzai con passo spedito per il corridoio.

Arrivai di fronte alla porta, che da vicino sembrava ancora più grande e imponente. Appoggiai la mano sulla maniglia e l'aprii lentamente nascondendomi dietro. Se qualcuno voleva farmi una bella sorpresa colpendomi appena aperta, non ci sarebbe riuscito.

Quando fui abbastanza sicura, sbirciai cosa c'era nella stanza. Un'altra stanza vuota e un'altra porta. Ma ci stavamo prendendo per il culo? Ridacchiai nervosa e lentamente, guardandomi le spalle entrai. Il pavimento era ricoperto da una moquette grigia e ancora una volta, le grandi vetrate erano oscurate da un tenda. Arrivai al centro della stanza guardandomi intorno. Adesso ovviamente io avrei dovuto aprire anche quell'altra porta vero? Perchè non ne bastava una.

Sbuffai. La porta dai cui ero appena entrata di colpo si chiuse e io trasalii. Mi voltai immediatamente a guardarla

-Mi sembri mia madre quando si arrabbia perché lascio la porta aperta della cucina e lei sta cucinando. Si da il caso che qui però, non stai cucinando niente e nessuno, spero. Quindi se per favore vieni fuori e la smetti di giocare a nascondino, sistemiamo quello che c'è da sistemare- dissi io cercando di non far trasparire il mio nervosismo.

Ad un tratto la porta nera che dovevo attraversare si spalancò. Vidi chiaramente in mezzo alla stanza una sedia. Su quella stessa sedia stava seduto un Andrea privo di sensi.

Era legato con una corda allo schienale, le mani bloccate dietro la schiena, la testa chinata di lato, gli occhi chiusi, un rivolo di sangue gli colava da una tempia. Mi portai le mani sulle labbra spalancate. Non ragionai molto e corsi dentro la stanza.

Non poteva essere morto. Non doveva essere morto. Non era giusto. Non così. Non guardai nemmeno se ci fosse qualcuno nella stanza, mi precipitai su Andrea, cercando una qualche sorta di segno vitale. Mi chinai, e provai a dargli un paio di schiaffi leggeri sul viso.

-Ehi, svegliati Andrea- dissi io cercando di scrollarlo un po'. Mio dio, non poteva morire così giovane. Ad un tratto lo vidi increspare la fronte. Pian piano aprì gli occhi confuso.

-Mio dio...per fortuna...- dissi io tirando un sospiro di sollievo.

-Non so se tu sia altrettanto fortunata a trovarti qui, umana-

una voce alle mie spalle mi raggelò. Non mi voltai nemmeno. Sapevo che era a pochi metri da me. Non feci in tempo nemmeno a girarmi che sentii la porta chiudersi. Fantastico. Benone. Grandioso.

-Che...succede...?- chiese Andrea confuso cercando di guardarsi attorno. Respirai profondamente e mi alzai in piedi nuovamente.

Di fronte a me stava lo stesso giovane con cui avevo parlato il giorno prima. Quello che da lontano avevo scambiato per Noah. Indossava la divisa scolastica, il colletto allacciato, il maglioncino color abete, taglio di capelli e barba perfetta. Sembrava un soldato da quanto era perfetto. Capelli biondi tirati di lato, e sguardo grigio glaciale. Forse ora che ci pensavo, assomigliava ai modelli di Armani, o di Valentino, altissimi, il viso squadrato, magri e con i capelli super ingellati. La differenza però era che i suoi non erano al naturale e il timore misto ad ansia che procurava anche solo guardarlo, di certo non era lo stesso che si provava di fronte ad un modello. Ogni singola cellula del mio corpo era in allerta. Non c'era più da scherzare. Dovevo fare in modo di guadagnare tempo e permettere agli altri di arrivare.

-Non ti sembra di esserti messa nei guai, Marianna?- chiese lui alzando un sopracciglio e sfoggiando un sorriso da vero gentleman.

-Si può essere e poi come conosci il mio nome?- dissi io cercando di sdrammatizzare.

Lui aprì la mano e dal nulla si smaterializzò un bicchiere di cristallo, con un liquido rossastro, quasi ambrato. Doveva essere un liquore. Lui se lo portò tranquillamente alle labbra e lo bevve continuando ad attraversarmi con lo sguardo. Dopo aver mandato giù un sorso parlo:

-E' buona abitudine informarsi sul nemico prima di una battaglia. Anche se sai già di averla vinta- disse lui portandosi nuovamente il bicchiere alle labbra.

-Sai già di averla vinta? E' per questo che festeggi bevendoti quella roba?- chiesi io incuriosita. Quel tipo oltre ad essere inquietante era anche un piccolo stalker. Aveva preso informazioni su di me! E probabilmente anche sugli altri.

-Questa roba è ambrosia. Alla salute- disse lui alzandolo nella mia direzione, quasi per brindare.

-Comunque se parliamo di educazione, non è nemmeno molto educato che tu rinchiuda i tuoi ospiti in una stanza del genere, li maltratti – dissi indicando con il pollice Andrea alle mie spalle – e non offri nemmeno un bicchiere- conclusi io incrociando le braccia.

Lui sorrise divertito.

-Sono pochi gli ostaggi che hanno l'arroganza di prendermi in giro. Forse dovrei fare in modo di sistemare la cosa- disse lui, appoggiando il bicchiere in aria e infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni grigi. Si, quel bicchiere fluttuava. Se quel bicchiere fosse stato della scuola, molto probabilmente sarebbe dovuto valere quando la casa di mia nonna.

-Comunque trovo abbastanza triste che una divinità come te, debba mettersi a stalkerare me e i miei amici per scoprire qualcosa. Come avresti fatto?- chiesi io, cercando di spostare la sua attenzione.

-Beh, ho i miei trucchi...piuttosto, non mi pare ti abbiano detto perché Eros se ne sia andato- disse lui alzando un sopracciglio.

Rimasi pietrificata. Perchè sapeva di Eros? E perché ne sapeva più di me?

-Dalla tua reazione suppongo non ti abbiano detto un piccolo particolare...-disse lui incrociando le braccia e divertito. Vedendo che non rispondevo, allargò il sorriso. Sembrava un gatto. Esattamente come Eris.

-...che se ne è andato perché ha scoperto che tu non sei la decima Musa, di cui lui è perdutamente innamorato...- disse.

Era come se mi avesse scoccato una freccia al cuore e stesse divertito a guardare la mia reazione. Quasi come fossi un esperimento.

Io ero sconvolta. Eros per tutto questo tempo aveva creduto fossi un'altra persona. Non era stato gentile con me, perché ero Marianna la plebea. Era stato gentile con me perché credeva fossi la sua innamorata. Era peggio di prima!

Non ci potevo credere. Mi passavano di fronte agli occhi tutti i momenti in cui eravamo andati d'accordo, tutti i momenti in cui sembrava ci fosse qualcosa. Il tango alla festa di Lucrezia, le lezioni passate a provare insieme per il matrimonio del prof, quando ero andata a parlare con lui in palestra, quando mi aveva accompagnato al dormitorio. Tutto. Ogni singolo momento mi stava passando davanti e io non ce la facevo. Non potevo sopportare quello che vedevo.

Ora che sapevo, tutto mi appariva diverso, tutto mi sembrava una presa in giro, e tutto mi faceva stare così male. Al con tempo stesso provavo una fortissima nostalgia e non riuscivo ad accettarlo. Eros innamorato della Decima Musa. Lui aveva creduto che io fossi lei. Quando si era reso conto della verità, mi aveva lasciato come un giocattolino rotto.

Sentii Belial di fronte a me che ridacchiava divertito e aveva ripreso a sorseggiare il suo drink.

-Quindi è questo che succede quando a voi umani si spezza il cuore. Non riesco ancora a capire come possiate lasciarvi andare ad un sentimento distruttivo e devastante come l'amore...-disse lui guardandomi dall'alto in basso.

Mi toccai il volto, e mi resi conto che era bagnato. Diamine. Eh no piangere ancora!

-Beh alla fin fine, è solo un altro modo per prendermi gioco di voi stupidi umani. Adesso, vediamo di sistemare le cose- disse lui, passandosi una mano nei capelli. Non importava cosa stesse per fare o stesse per dire. Io semplicemente non lo vedevo. Ero profondamente delusa da tutto quello che mi aveva detto. Era questo quello che si otteneva fidandosi delle persone? Perchè beh, io alla fine mi ero fidata di Eros, e mi ero avvicinata, sicura che se alla fine potevamo essere amici.

Lui mi passò a fianco. Credevo mi stesse per fare qualcosa, ma passo oltre. Non feci in tempo a voltarmi che sferrò un pugno in faccia ad Andrea.

Mi voltai sconvolta, e mi asciugai le lacrime. Dopo avrei pensato ai sentimenti, adesso dovevo fare qualcosa per guadagnare tempo. Andrea aveva perso nuovamente conoscenza. Dovevo allontanarlo da quel tipo.

Belial se ne stava divertito ad osservare il risultato: un livido scuro si formò subito sulla guancia, mentre del sangue gli colava dalle labbra. Feci due passi, e velocemente mi posizionai dietro allo schienale della sedia a cui era legato Andrea. Ero esattamente di fronte a Belial, tra me e lui, solo il corpo esanime di Andrea. Mi guardava incuriosito, aspettando qualcosa.

Non sapendo come allontanare Andrea, feci qualcosa di molto stupido e banale. Appoggiai le mani sullo schienale della sedia, e lo trascinai velocemente indietro di qualche metro. Sapevo bene che non sarebbe servito a granchè, ma almeno mi dava l'impressione che tra loro ci fosse un po' più di distanza.

Lui sospirò e incrociò le braccia. In quel momento sentii delle voci nell'altra stanza. I ragazzi erano finalmente arrivati, ce l'avevo fatta.

-Ehi ma qui non c'è nessun'altra porta- sentii Ariel.

-Sono q- provai ad urlare perché mi sentissero, ma non riuscii a terminare la frase. Un dolore allucinante, da togliere il fiato. Abbassai lo sguardo sul ventre, dove la mano di Belial entrava. C'era sangue ovunque, sulla mia camicia, sul suo braccio. I miei occhi erano sconvolti. Non riuscivo a respirare, e non riuscivo più a capire cosa stesse succedendo.

Belial era così vicino. La sua spalla sfiorava quasi il mio mento. Era praticamente al mio fianco, ma la sua mano mi aveva trafitto quasi fosse un pugnale.

-Stai tranquilla qui, tanto non morirai- Tolse la mano improvvisamente e io caddi per terra quasi incosciente. Guardavo il sangue sulla mia camicia a brandelli. Chiusi gli occhi e cercai di respirare. Sentivo già che piano piano la ferita si stava chiudendo, e il dolore lasciava spazio al formicolio.

-E' stato fin troppo semplice- sentii Belial e me lo immaginai sollevare le spalle. Probabilmente sapeva anche della mia capacità di non morire. Non era stato divertente comunque.

-...non riuscirai...a... prendere...il posto...di...Eris- dissi cercando di respirare e di farmi forza.

-Non sei nella condizione per metterti a parlare- disse lui divertito. Lo sentii avvicinarsi. Le sue scarpe erano vicine al mio braccio.

-...non potrai... diventare la...nuova divinità...del...caos...mai- dissi io continuando a fatica.

-Ah si? E sentiamo perchè- disse lui divertito.

-tu... hai detto che l'amore è un sentimento distruttivo- dissi io cercando di tirarmi sui gomiti.

-ma non solo- aprii gli occhi.

Nella stanza vicina sentivo che qualcuno stava parlando animatamente. Non riuscivo a capire cosa stessero dicendo però. Belial invece mi puntava addosso i suoi freddi occhi argento. Cercai di ricambiare il suo sguardo, con quello più deciso che avevo.

-Dal momento che tu non sei mai stato innamorato...non conosci il vero caos...anzi, tu ne hai paura...come può un fifone come te, aspirare anche solo a diventare la divinità di qualcosa che non conosce nemmeno?-

Vidi improvvisamente la mascella di Belial indurirsi. Lo avevo fatto arrabbiare. Brava Marianna. Sul piano delle parole ero infallibile, ma su quello fisico dovevo lavorarci di più. Perchè adesso ero sicura che mi avrebbe aspettato qualcosa di peggio.

Ad un tratto sentii un rumore e poi un tonfo fortissimo. Voltai lentamente la testa e vidi due figure sulla porta. Rimasi divertita nel constatare che il rumore era stato generato dalla porta che era caduta. Avevano buttato giù una porta blindata come se fosse fatta di cartone.

Non riuscivo bene a distinguere le due figure. Una di queste due ad un tratto sparì. Feci solamente in tempo a sbattere le ciglia che improvvisamente apparve chinato su di me un viso familiare. Sorrisi con tutta la forza che avevo, mentre due occhi verdi mi guardavano incredibilmente preoccupati.

 

 

Mi trovate anche qui :)

Il principe oscuro (spin-off Angelica) : http://www.theincipit.com/2015/09/il-principe-oscuro-elena-l-zumerle/

come diventare la moglie perfetta: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3251986&i=1

 

 

Super bacione,

Elena :)

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Capitolo 7
*** Fede ***


 

Fede

 

Sbattei gli occhi. Era sul serio Friedrich quello che mi guardava preoccupato? Sembrava quasi avere gli occhi lucidi. Non ci potevo credere. Cercai di respirare, ma facevo fatica.

Non potevo fare a meno di sorridere. Ce l'avevo fatta.

Chiusi gli occhi e mi abbandonai senza forze sul pavimento.

-Tra tutti, non mi sarei proprio aspettato te Friedrich- sentii la voce di Belial divertito. Friedrich la ignorava. Sentivo i suoi occhi su di me. Si avvicinò, e con un gesto veloce, mi passò un braccio sotto le gambe e uno sotto le spalle. Non feci in tempo a rendermi conto di quello che stava per fare che mi ritrovai improvvisamente dall'altra parte della stanza. Mi appoggiò delicatamente per terra, mezza seduta con la schiena al muro. Aprii gli occhi per guardarlo. Era venuto. E non era solo. Non mi guardava più, ma rimaneva inginocchiato vicino a me.

-Grazie. Lo sapevo saresti venuto- dissi io con un mezzo sorriso. Gli strinsi la mano attorno al polso. Volevo trasmettergli tutta la felicità che avevo in quel momento. Aveva ancora la divisa da lavoro, le maglia nera a maniche corte e una collanina con una targhetta. Ce l'aveva anche prima? Non importava. Non aveva fatto in tempo a cambiarsi dopo il nostro litigio. Sentii la sua mano accarezzarmi il volto.

-Ti fidi sempre troppo Mary- disse lui, cercando di farmi un sorriso. Sentii una lacrima rigarmi il volto. Sorrisi contenta. Lui mi guardò un'ultima volta e si alzò. Si voltò. Mi dava le spalle.

Ora vedevo che insieme a lui era entrato anche Aaron. Aveva qualcosa di diverso però. Mi resi conto in quel momento che non aveva gli occhiali.

Spostai nuovamente gli occhi sulla schiena di Friedrich. Non c'era verso, anche solo a guardarlo mi infondeva sicurezza. Stringeva le mani in pugno. Vedevo i muscoli delle braccia in tensione. Era irritato.

Ad un tratto fece un passò avanti e sparì. Riapparse a fianco a Belial sferrandogli un pugno sulla mandibola. Belial lo parò con una mano senza problemi, indietreggiò e rispose attaccandolo con un pugno allo sterno. Friedrich lo parò in tempo e venne spinto indietro di qualche metro. Ero sicura che se una persona normale avesse provato a fermare un pugno del genere, avrebbe fatto più che un semplice passo indietro.

Ero preoccupatissima per Friedrich. Non volevo si facesse male né per me, né per qualsiasi altro motivo. Volevo che tutto finisse il prima possibile.

-Beh sei migliorato un po'. Qualche anno fa saresti finito fuori dalla finestra mocciosetto- disse Belial divertito. Si stava sgranchiendo i pugni. Friedrich si limitava a trafiggerlo con lo sguardo.

-Non vorrei farvi notare una piccola ovvietà. Siete in due, contro di me- disse Belial divertito, spostando lo sguardo da Friedrich ad Aaron.

-Non vorrei rovinare i tuoi piani. Ma non siamo in due purtroppo- disse Aaron, tirando fuori da una tasca gli occhiali. Non guardava Belial in faccia, ma si limitava a pulirli con un fazzolettino. Sembrava incredibilmente tranquillo.

-Comunque devo complimentarti con te Aaron- disse Belial divertito. Non sembrava per niente preoccupato o impressionato. Aaron si bloccò, e alzò il volto su di lui. Il suo viso era una maschera inespressiva.

-Non ho bisogno dei complimenti di un dio inferiore come te- disse Aaron, indugiando con gli occhiali tra le mani. Lo aveva detto con una tale semplicità che era evidente lo stesse pensando veramente. Non lo stava semplicemente prendendo in giro. Vidi il volto di Belial indurirsi improvvisamente. Aaron aveva toccato un tasto dolente.

-E' stato divertente sparare in testa al tuo amico e vedere che non moriva, ma che ogni volta ritornava in vita più agonizzante di prima- mi portai le mani alle labbra. Quindi ero arrivata troppo tardi. Ma Andrea era ancora vivo però!

-Stessa cosa è stata per i tuoi amichetti. A proposito come stanno in ospedale? Di sicuro bene, visto che sei stato tu a programmarli così- disse Belial. Cosa?

Aaron era coinvolto in qualche maniera in quello che Belial era venuto a fare qui.

Vidi Aaron sospirare e buttare per terra gli occhiali. Fece un passo avanti e li calpestò rompendo le lenti in mille pezzi. Cosa stava succedendo?

-Ti spiego subito come ho fatto a scoprire tutto questo, anche se non me lo chiedi. Sai quel bel leone bianco, che vi ha fatto visita qualche giorno fa? E' stato molto intelligente da parte tua, farti portare dai tuoi sottoposti quella tua invenzione, era l'unico modo serio per spedire quella bestiaccia da dove era venuta. Peccato che per farlo, hai scoperto le tue carte-

Io ero sorpresa, ma nemmeno troppo. In realtà non avevo partecipato in prima persona e quindi non riuscivo a seguire bene il discorso. Friedrich per un attimo sembrò sorpreso, ma non aveva staccato un momento gli occhi da Belial.

-Per scoprire le mie carte, avrei dovuto prima coprirle. Peccato che io non abbia mai nascosto nulla- disse Aaron avvicinandosi. Ma non si stava avvicinando a Belial. Si stava avvicinando ad Andrea, che stava ancora svenuto sulla sedia. Giunto di fronte a lui si chinò e lo osservò attentamente. Dopo qualche secondo gli prese la mano, appoggiò le dita sul polso quasi per sentire i battiti.

Belial sembrava infastidito e si avvicinò ad Andrea. Gli appoggiò le mani sulle spalle e strinse forte.

Sentii il rumore di qualcosa che si rompeva. Dovevano essere le ossa. Mi portai nuovamente le mani alla bocca. Come poteva fargli del male così come se niente fosse?

 

 

 

Come avevo previsto, Belial si sarebbe imboscato in una stanza con alcuni tra i semidei, e utilizzando lo stesso trucchetto dell'altra volta avrebbe lasciato da sola insieme a qualcun altro, rendendomi incapace in questo modo di dare una mano agli altri. Voleva separarmi dagli altri, perché ero l'unica, secondo lui, ad essere in grado a dargli del filo da torcere.

Inizialmente avevo voluto stare anche al gioco, vedere a chi fosse realmente interessato, ma poi avevo intuito qualcosa. I due ragazzi che erano stati attaccati erano amici di Aaron. Gli stessi che gli avevano portato l'arma durante lo scontro contro il leone di Nemea. E adesso Aaron era bloccato faccia a faccia con Belial insieme a Friedrich e Ariel. Mentre io, Noah e Aisha non potevamo muoverci da dove ci trovavamo. Avevo mandato Noah, ad avvertire Ariel e Aaron di dove fosse rinchiuso Andrea, mentre io andavo ad avvertire Aisha. Ero entrata nella stanza del Consiglio Disciplinare, trovando Aisha svenuta sulla scrivania e un Belial divertito alle sue spalle.

Noah non aveva fatto in tempo a tornare che Belial mi aveva chiuso nella stanza con lui. Usava sempre i soliti trucchetti: l'ubiquità e il far sparire gli ingressi. Erano tutte abilità utili ad un dio della guerra come lui.

-Mi hai deluso anche questa volta Eris- disse lui, mentre tracciava con l'indice, il profilo del viso svenuto di Aisha.

-Ah si?- dissi io guardandomi in giro. La porta dietro di me c'era ancora, ma ero più che sicura che fosse sparita dall'altra parte. In questo modo ero divisa dal resto del mondo. Belial mi aveva fregato una volta, spacciandosi per me, e mi aveva fatto incastrare. Era per questo motivo che ero finita sulla Terra. Per qualcosa che io non avevo fatto. Ma non avevo nemmeno provato a protestare. In effetti la liberazione dei Titani, si addiceva alla mia figura di dea del caos, e poi così quelle stupide divinità dell'Olimpo mi avrebbero temuto ancora una volta. Inoltre ammettere che qualcuno mi avesse fregato, era ammettere una sconfitta e non lo avrei mai fatto. Avevo lasciato che Belial vincesse un round.

-Come sta procedendo con gli altri semidei? Li hai già sconfitti?- chiesi io divertita appoggiandomi ad un armadio. Incrociai le braccia e gli puntai i miei occhi verdi.

-Certo che si. Prima fra tutte la tua amica umana...com'è che si chiama? Marianna? È ancora più affascinante con un buco in pancia- disse lui divertito, continuando ad accarezzare divertito il volto di Aisha. Le sue parole non mi impressionarono nemmeno un po', ma feci finta di stare al gioco. Era ovvio che fosse un bluff.

-Non... è possibile! Ma lei...aveva bevuto l'elisir!- dissi io, fingendomi sconvolta. Ero piuttosto brava in effetti.

-E' un peccato tu non abbia visto come Friedrich si fosse buttato su di me, per uccidermi! Come se avesse qualche speranza! Anche se non capisco come tu abbia fatto a far passare Friedrich dalla tua parte...lui era stato sempre così mansueto e sottomesso!- disse lui continuando convinto. Bene, quindi Friedrich si era aggiunto a noi. Aaron e Ariel non erano da soli.

-Come...quindi, nemmeno Friedrich! Ma... è impossibile! E Aaron?- continuai io sorpresa. In realtà dovevo trattenermi dalle risate.

-Beh è proprio lui che cercavo, no? Quindi prima lo ho fatto confessare, poi lo legato per bene. Adesso lo sto portando dalle Erinni perché venga punito- disse lui staccandosi da Aisha e facendo un passo verso di me. Abbassai lo sguardo per terra. Ma quanto poteva essere stupido? Quindi era stata tutta opera di Aaron. Era lui il responsabile delle nonmorti. Questa cosa era incredibilmente interessante. Dovevo assolutamente parlare con lui, prima che sparisse dalla circolazione. Perchè ovviamente, Belial non l'aveva catturato ne lo stava portando dalle Erinni. Se fosse stato vero, perché continuava a tenermi divisa dagli altri? Che bisogno c'era? Nessuno.

Lui si avvicinò ulteriormente, ormai stavamo a due metri di distanza. Lui mi guardava un po' divertito con quell'aria da superiore.

-Beh è stato un piacere Eris, ma credo che adesso tocchi a me essere il nuovo dio del caos- disse convinto.

Non riuscii più a trattenermi. Scoppiai a ridere divertita. Non ci potevo credere. Avevo vinto, ma lui credeva il contrario e continuava ad atteggiarsi da superiore, quando non era altro che una misera divinità inferiore! Quando finalmente riuscii a fermarmi dal ridere, mi asciugai le lacrime e guardai Belial, che mi fissava freddo e indifferente.

Era calato il silenzio e si era avvicinato. Aveva lo stesso sguardo che aveva avuto l'ultima notte, prima che io fossi accusata di voler liberare i Titani. Quella notte dopo aver detto di ammirarmi e di amarmi mi aveva baciato. Io ero rimasta veramente sorpresa ma non ci avevo dato molto peso. Anche se sul momento avevo provato una dolce sensazione di caos. Quando però Noah alla festa mi aveva cercato, e ci eravamo baciati, beh, quella era stata completamente un'altra cosa. Sorrisi divertita guardandolo negli occhi.

-Sappi che mi dispiace farti questo, ma è meglio così. Non sei più la Eris della guerra di Troia. Allora ti ammiravo veramente tanto. Sei sempre stata il mio modello. Ma le persone, e le divinità cambiano con il tempo...è ora di lasciare spazio a chi è in grado di fare nuovamente qualcosa di grande- disse lui continuando a guardarmi. Sembrava veramente convinto di quanto stava dicendo.

Fino a quando la porta della stanza non si spalancò di colpo. Sigaretta tra le labbra, le maniche della camicia arrotolate, le mani nelle tasche dei jeans. Noah aveva spalancato la porta con un calcio. I suoi capelli erano uno un trionfo di confusione. Lo stesso i suoi occhi.

 

 

Note autrice

Mio dio, scusate l'immenso rtardo, sono imbarazzata da morire! Ma veramente questo capitolo è stato un parto. Non mi piace, e non mi è piaciuto scriverlo: troppe cose, troppo confusionario, troppo tutto! Eppure era necessario questo passaggio per capire alcune cose della storia! Mi dispiace ancora per il ritardo, mi scuso! Vi avverto che il prossiom capitolo però è già in scrittura, ma uscirà non prima della settimana prossima! Inoltre presto inizierò l'università e magari non sarò super puntuale, anche se mi piange il cuore...! Con sta storia del concorso, non vedo l'ora che sia finito tutto quanto così potrò mettermi l'anima in pace! Cooooomunque! Venendo alla storia! Vi aspettavate che fosse stata tutta opera di Aaron? Si, no? E perché? E cosa ne pensate di Belial? E' così stupido come crede Eris? E quali sono i suoi sentimenti nei suoi confronti? Vi lascio con queste domande al prossimo capitolo ;) e vi ricordo di lasciarmi una recensione!

ps. anche solo tre parole, ma qui: http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/183852/eris-2/

 

Superbacione

Elena

elenalucia.com

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Capitolo 8
*** Sorridi ***


 

Sorridi

 

Noah stava sulla porta e ci guardava, gli occhi che gli brillavano. Non sapevo però dire se fosse arrabbiato o se fosse esausto. Improvvisamente fece un passo avanti, prese la sigaretta tra le dita.

Non stava guardando me, ma Belial. Mi fissava e non sapevo cosa stesse pensando.

-Interessante- dissi io a voce alta guardandolo.

-Sono stato bravo no?- disse lui, portandosi nuovamente la sigaretta tra le labbra. Aspirò e lasciò il fumo uscire dalla bocca. Non sembrava divertito però, ma profondamente annoiato. Era per questo che stava fumando? Improvvisamente la porta alle sue spalle si chiuse.

-Mi complimento con te semidio, sei riuscito ad entrare nonostante avessi nascosto la porta- disse Belial leggermente sorpreso.

-Cazzate- disse Noah prendendo la sigaretta nuovamente tra le dita. Non era per niente divertito. Avevo la sensazione che finalmente ero riuscita a tirare fuori il suo potenziale. Tutto grazie a quello stupido di Belial. Da quando era arrivato, non aveva fatto altro che mettermi i bastoni tra le ruote, e se l'era presa anche con Noah. Io poi, avevo condito il tutto con le mie doti da bugiarda, e avevo fatto in modo che stesse per succedere quello che avevo previsto. Ecco perché Belial credeva di essere in vantaggio, e Noah credeva che da sola non potessi farcela, o che comunque avessi paura del mio nemico. Quindi era qui, come al solito per darmi una mano. Perchè ci teneva a me. E io in questo modo lo avrei aiutato a sviluppare i suoi poteri. Anche se non ne aveva voglia. Fare leva sui suoi sentimenti per me, era l'unico modo per farlo migliorare. E qualcosa mi diceva che c'ero riuscita.

Belial nel frattempo era rimasto un po' tra il sorpreso e l'indignato. Non si era aspettato di certo una risposta di quel tipo. Improvvisamente sparì dal mio fianco. Riapparve di fronte a Noah, dandomi completamente le spalle. Gli sferrò un pugno al viso, e Noah lo prese in pieno. Cadde per terra.

Ma non aveva detto niente, ne un “Ah” di dolore, ne qualsiasi altra cosa.

-Dovresti imparare a portare un po' più di rispetto per chi è qualche scalino più in alto di te- disse Belial rannicchiandosi vicino a lui. Noah, asciugatosi il rivolo di sangue dal labbro, si tirò su lentamente. Belial lo colpì di nuovo e di nuovo Noah cadde a terra.

Io guardavo la scena e per la prima volta mi imposi seriamente di non immischiarmi. Era brutto da ammettere, ma mi piangeva il cuore a veder trattato così Noah. Volevo dare una lezione a quello sbruffone di Belial, che sul serio aveva oltrepassato ogni limite. Ma se c'avessi pensato io, Noah non sarebbe mai migliorato. Era una cosa in cui non potevo intromettermi.

Belial a quel punto si alzò in piedi e si voltò verso di me.

-Hanno fatto la sua stessa fine, anche tutti gli altri tuoi amici. La prossima volta circondati di qualcuno veramente in grado, Eris- disse lui guardandomi. Sembrava quasi arrabbiato. Dovevo sul serio intervenire? I miei occhi erano fissi su Noah, che cercava nuovamente di alzarsi da terra.

Ero veramente indecisa se dire qualcosa o no, quando Noah parlò.

-E' tutto qui quello che sai fare?- disse, ancora rannichiato, con il volto verso terra.

Belial si voltò nella sua direzione, alzando un sopracciglio sorpreso.

-Sono venuto perché mi stavo annoiando- disse Noah tirandosi su in piedi. I suoi occhi erano nascosti dai ciuffi biondi di capelli.

-Ah quindi non per salvare la tua principessa- lo canzonò Belial.

-No- disse lui finalmente in piedi. Aveva ancora il volto, rivolto verso il basso, e non gli riuscivo a scorgere gli occhi. Belial incrociò le braccia aspettando che andasse avanti a parlare.

-Al massimo è lei che salva me tutte le volte- disse Noah, asciugandosi con la manica della camicia bianca, il labbro che continuava a perdere sangue. Rimasi sorpresa dalle sue parole.

-Comunque non credo sia un mio problema semidio se ti annoi o no. Prenditela con tua madre che ti ha fatto nascere così- disse Belial. Sparì improvvisamente e riapparve di fronte a Noah. Questa volta però lo aveva colpito allo stomaco. Noah indietreggiò, e incassò il colpo completamente. Andò a sbattere con la schiena sulla porta qualche centimetro dietro di lui.

Belial mi dava le spalle, mentre potevo vedere chiaramente il volto di Noah. Non era attraversato da una riga di dolore. Belial gli scaricò una serie di colpi allo sterno. Mi trattenni, non dovevo intromettermi. Eppure Noah era lì, che si stava prendendo quei colpi. Mi prudevano le mani. Volevo sbattere fuori dalla finestra quell'idiota di Belial. Ma dovevo avere fiducia. Se Noah stava facendo così, c'era un motivo. E mentre si faceva colpire mi guardava, uno sguardo enigmatico. Non potevo fare a meno, di fare una smorfia preoccupata sul volto. Basta farti colpire stupido! Fai qualcosa! Ma lui mi guardava. Mi guardava come se in quel momento non fosse colpito da una raffica di pugni. Mi guardava come se in quel momento non sentisse niente. Mi guardava, ma il suo sguardo era vuoto. Per la prima volta, mi preoccupai. Era questa una delle crisi di cui mi aveva parlato?

Ad un tratto Belial si bloccò. Gli occhi verdi di Noah mi guardavano ancora.

Mi resi conto in quel momento che Noah aveva bloccato un pugno di Belial. Con una svogliatezza infinita sospirò e disse, spostando gli occhi su Belial.

-Mi stai annoiando-

Belial si liberò dalla sua stretta e cercò di colpirlo al viso. Ma Noah sparì. Apparve alle sue spalle, lo colpì con il gomito sul collo, con una forza tale da spingere Belial per terra. Se poteva definirsi quello uno “spingere. Era più un scaraventare.

Si voltò verso di lui e gli appoggiò la scarpa in testa. Belial sparì improvvisamente e riapparve di fronte a lui, sferrandogli un calcio.

Noah, con una tranquillità infinita, lo parò con la mano, sfruttò il calcio per fargli perdere equilibrio, gli appoggiò le mani sul petto e lo scaraventò a terra. Di nuovo.

Quello che avevo davanti a me non era più il Noah divertito, a volte quasi ingenuo, di tutti i giorni. Era spietato come un dio. E la sua forza non era da meno, se era in grado di trattare così Belial. Ci avevo visto giusto.

-Non ho voglia nemmeno di spiegarti quanto mi annoiano tutti i tuoi tentativi. Sparisci da questa scuola- disse Noah, appoggiando la scarpa destra sul suo sterno. Fece pressione. Noah si voltò verso di me. I suoi occhi sembravano vuoti. Quasi non mi riconoscesse più. Non mi piaceva vederlo così. Ero io la responsabile? Era colpa mia che avevo voluto tirare fuori il suo potenziale? Era questo che Noah doveva pagare per essere più forte degli altri? Per usare completamente i suoi poteri di semidio? Doveva annullarsi nella noia.

-Tutta questa situazione mi annoia terribilmente. I suoi pugni non mi fanno nemmeno male. Non provo niente in questo momento, nemmeno la sigaretta di prima mi ha aiutato. Sono annoiato dalla mia stessa vita, ma non ho nemmeno voglia di farmi ammazzare da un idiota come questo. Questo è quello che stavo pensando. Prima che tu mi guardassi come stai facendo ora. Sai questo cosa significa?-

Noah alzò il volto, il labbro spaccato che si stava sistemando. Puntò gli occhi dritti verso di me. Belial si era bloccato. Voleva sentire cosa stesse per dire.

-Se mi guardi con quel viso, sto male. Sembra quasi tu sia preoccupata per me. Ed è fantastico, perché mi fai provare un sentimento diverso dalla profonda apatia in cui sono in questo momento. Anche se è sofferenza. Prima ero annoiato dalla mia stessa noia. Ma ora, prenderò a calci questo tizio, solo per vedere un tuo sorriso. Così potrò stare finalmente di nuovo bene.-

 

Marianna

Mi resi conto in quel momento che Belial non stava scherzando. Lui era sul serio spietato e freddo. Era serio come i cattivi dei film e dei videogiochi. Ero solo io stupida a credere che stesse solo scherzando, o meglio, a credere che non arrivasse a fare quello che diceva. Quel tipo mi spaventava.

Aaron alzò la testa verso Belial e sospirò.

-Lo sai che non serve a niente quello che stai facendo?- disse Aaron afflitto. Si riferiva al rapimento di Andrea e al tentato omicidio dei suoi amici. Il sorriso divertito di Belial si incrinò nuovamente. Non fece in tempo a dire qualcosa che un pugno lo scaraventò al suolo. Rimasi pietrificata. Era stato Friedrich. Tremava dalla rabbia. Belial si tirò su divertito. Nonostante la caduta, non aveva nemmeno un graffio.

-Sei migliorato un sacco pivello! Hai finalmente capito che fermare la tua rabbia è il tuo punto debole! Peccato che non ho alcun interesse adesso a giocare con te, voglio solo una confessione da parte di Aaron- disse lui guardando Aaron.

-una mia confessione?- disse Aaron che nel frattempo aveva tirato fuori da una tasca una specie di porta monete. Lo aprì velocemente ed estrasse una siringa.

Belial fece per avvicinarsi, ma Friedrich si mise in mezzo sbarrandogli la strada Non si sarebbe avvicinato ad Aaron.

-Le Parche vogliono sapere perché e soprattutto come sei riuscito a rendere immortali degli umani- disse Belial.

-Certo che le Parche lo vogliono sapere. Nel momento in cui scoprono che qualcuno può limitare i loro poteri, ovviamente si sentono offese. D'altronde delle vecchie acide come loro non hanno nessun'altra soddisfazione nella vita.- continuò Aaron mentre continuava a trafficare con le siringhe ed un liquido blu.

-Comunque- Belial aveva ripreso a parlare, nella sua solita maniera da saputello irritante, quando ad un tratto successe una cosa incredibile. Un rumore di vetri in frantumi, le tende che si spostavano, e due Doctor Martens che spuntavano da sotto le tende. La brezza gelida di dicembre invase la stanza, spostando leggermente la stoffa.

-Finalmente ce l'ho fatta. Sono sicura di aver fatto prima di quei due idioti- una voce femminile aveva parlato. Una mano delicata spostò la stoffa che ormai copriva una vetrata inesistente. Migliaia di chicchi di vetro erano per terra. Il viso divertito e simpatico di Ariel fece capolino nella stanza.

Nel momento in cui vide che Friedrich e Aaron erano nella stanza, il suo sorriso si incrinò.

-Ma come avete fatto! Ci ho messo solo 2 minuti! Solo perché non riuscivo a trovare un balcone decente da cui dondolarmi per spaccare la vetrata!- disse lei sistemandosi i capelli e facendo un paio di passi avanti.

Belial sembrava sorpreso e divertito dall'entrata di Ariel.

-Quindi ora che siete in tre, pensate di fermarmi? Io voglio solo la confessione di Aaron, non voglio distruggervi. Soprattutto tu Friedrich, tuo padre non sarebbe per niente felice- disse lui, tornando a guardarlo.

-Forse hai capito male. Basterò solo io. Loro sono qui, per fare supporto psicologico a Mary e a te, visto che ne avrai bisogno.- disse Ariel divertita facendo un passo avanti. Belial alzò un sopracciglio divertito.

-Sarò sincero. Sono proprio incuriosito. Per me Ariel sei un completo mistero. Sei l'unica su cui non ho trovato una singola informazione utile. Non sono proprio riuscito a capire a quale cavolo di divinità sei imparentata- disse lui mettendosi le mani in tasca.

Guardai in quel momento Aaron iniettare qualcosa nel braccio di Andrea. Dopo qualche secondo cominciò a tossire e ad avere tutto il corpo scosso da brividi. Tutti gli occhi dei presenti erano puntati su Aaron.

 

 

 

Note autrice

ciau ragazzi!

Beh allora ammetto di essere quasi soddisfatta di Noah e della sua frase non troppo sdolcinata, ma d'effetto LOL. Okay, ragazzi Belial le sta per prendere, e mi sento un po' in colpa per lui. O forse no. Comunque ringrazio tutti i super pazienti che continuano a seguirmi e a supportarmi :) tra cui la grande Irene! Facciamole un applauso! Vi ricordo che Eris sta partecipando al concorso indetto dalla Newton e sono 31 in classifica. Nonostante la classifica non sia fondamentale per passare le selezioni, ovviamente salire porta molta visibilità :) Detto ciò vi lascio il link dove lasciare un piccolo piccolo commento quando avete un minimo di tempo! Mi dareste veramente un aiuto!

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/183852/eris-2/

Detto ciò vi invito se non lo avete ancora fatto a leggere anche “Come diventare la moglie perfetta” qui su Efo ;) vi farete quattro risate sul serio!

Ps. non so se riuscirò a pubblicare permettamente la settimana prossima, perché mi sta per iniziare l'università, e come giornalista ho un paio di eventi a cui parteciperò e quindi sarò impegnata! Comunque giovedi pubblicherò un articolo su Caffebook.it sulla mitologia, quindi tenete d'occhio in questi giorni la mia pagina face :)

 

Vi ringrazio ancora e fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo!

 

Bacio,

Elena

elenalucia.com

 

 

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Capitolo 9
*** Caramelline, stile Golia Active Plus ***


 

Caramelline,

stile Golia Active Plus

 

Marianna

Aaron aveva appena iniettato qualcosa nel braccio di Andrea, che aveva preso a tossire in maniera convulsa. Era ancora legato alla sedia, le braccia bloccate dietro la schiena, gli occhi chiusi.

-Mi hai chiesto di spiegarti come faccio? Ecco qui- disse Aaron a Belial continuando a guardare Andrea. Sembrava stesse aspettando qualcosa. Tutti nella stanza lo stavamo guardando. Sia io, sia Belial, sia Friedrich e Ariel, non avevamo idea di che cosa stesse per succedere al povero Andrea. Lui manteneva sempre gli occhi chiusi, e un pallore inquietante si stava impossessando pian piano di lui. Sentivo le lacrime che mi pizzicavano gli occhi nuovamente, perché con il passare dei minuti io stavo sempre meglio, e guarivo, ma invece lui continuava a tossire sempre più forte. E diventava più bianco. A vista d'occhio. Aaron, con la stessa freddezza di un chirurgo, nel frattempo aveva tirato fuori da un tasca, un guanto nero, e una busta di plastica. Aveva indossato il guanto e messo la siringa, con relativo tappo, nella busta. Che non aveva chiuso. Cosa doveva mettere ancora in quella busta?

Ad un tratto Andrea sembrò sputare qualcosa e improvvisamente si accasciò a terra. Aaron raccolse quello che aveva sputato a terra: era una specie di caramellina colorata di azzurro. Andrea però aveva smesso di muoversi. Come poteva starsene preoccupato e attento a raccogliere quella sottospecie di dolciume lasciare Andrea a terra esanime? Era veramente ormai di un bianco cadaverico. Cominciai a spaventarmi. Non doveva stare per niente bene. Cercai di alzarmi, ma ero ancora un po' dolorante e nel momento in cui provai a muovermi Friedrich mi lanciò uno sguardo raggelante. Dovevo rimanere immobile. Ariel stava guardando la scena e sembrava sorpresa e nel contempo stesso arrabbiata.

Ritornai a guardare Aaron che teneva in mano quella specie di sassolino colorato e lo stava mettendo nella busta. Belial l'aveva stranamente lasciato fare, incuriosito anche lui da tutto quello che stava succedendo. Forse non era normale nemmeno per un dio vedere qualcosa del genere.

I miei occhi furono nuovamente attirati da quella che non sembrava però una semolice caramellina. Era di un azzurro elettrico e sembrava brillare di luce propria.

Dopo averla messa nella busta di plastica, Aaron chiuse la chiuse, si alzò in piedi, l'appallottolò e se la infilò in tasta. La sua tasca sembrava la borsa di Mary Poppins, perché non c'era fisicamente spazio per tutte quelle cose, e anche se ci fosse stato, come minimo doveva venire fuori un fagotto. Ma invece i pantaloni della sua uniforme continuavano a cadere lisci e morbidi sulla sua gamba.

-Interessante- disse Belial avvicinandosi ad Andrea. Era immobile. Aveva smesso di tossire. Ma non sembrava nemmeno più respirare. Sembrava improvvisamente addormentato come un bambino. Il viso improvvisamente calmo. Sembrava avesse perso conoscenza.

Aaron rimaneva immobile, così come Friedrich ed Ariel, nonostante Belial avesse fatto qualche passo per vedere meglio. Improvvisamente scomparse. Riapparse alle spalle di Andrea. Tutti e tre i miei compagni rimasero fermi. Friedrich spostò gli occhi verdi e sospettosi su Aaron, Ariel invece aveva le sopracciglia increspate, come innervosita da quello che era appena successo, mentre Aaron mi dava le spalle e non riuscivo a capire il suo stato d'animo. Belial invece aveva stampato sul viso un'espressione di pura curiosità.

Belial appoggiò due dita sul collo di Andrea. Trattenni il fiato, mentre premeva lentamente. Perchè non stavano facendo niente? Perchè nessuno aveva fatto qualcosa?! Perchè nessuno era intervenuto mentre sembrava non riuscisse a respirare!? Perchè non avevo fatto qualcosa nemmeno io?!

-Ancora più interessante. E' un cadavere- disse Belial lapidario. Le mie paure si avverarono. Mi portai le mani sulle labbra sconvolta. Andrea era morto. Andrea non c'era più. Quello davanti a noi era solo un oggetto inanimato. Era colpa di Belial e dei suoi giochi, colpa mia per non essere arrivata prima e per essere troppo debole e colpa di Aaron per avergli somministrato quella cosa! Lui poteva ancora sopravvivere, o almeno ci avremmo provato! Che diritto aveva di decretare la fine della sua vita così? E Belial manteneva i suoi occhi , che mai come in quel momento mi apparvero così poco umani e così bramosi di sangue. Sembrava divertito e sorpreso al tempo stesso.

-Complimenti. Quindi sei anche un medico allora- continuò lui. Aaron mi dava le spalle e non diceva nulla. Ariel lo guardava. Sembrava avesse gli occhi lucidi.

-Come ti ho già detto, non ho bisogno dei complimenti di una misera divinità minore come te. Ora, semplicemente per sfoggio di erudizione personale, vi spiegherò cos'è successo, quindi Belial, tieni bene aperte le orecchie- la voce di Aaron era piatta. Si infilò entrambe le mani nelle tasche. Nonostante lo stesse prendendo in giro, non riuscivo ad intuire una nota di divertimento. Guardavo Ariel, che aveva spostato lo sguardo a terra. Friedrich invece era interdetto e voleva capire. Anche io d'altronde. Prima di giudicare, prima di capire, bisognava sapere. E volevo sapere tutto perché non potevo credere ai miei occhi.

-Questo che hai preso a calci fino ad ora, è un T.K. , ovvero un temporäre Körper (n.b. si legge „temporere corper , con la o stretta tipo „tombino“). E' una sottospecie di contenitore per anime. Puoi distruggerlo finchè vuoi, ma l'anima non morirà mai, perchè beh, non è legata al corpo, ma è semplicemente installata. Se il corpo non va più bene, si sposta l'anima in uno nuovo. E' un po' come la microsd e i cellulari. Quando vuoi spostare immagini e musica, da un cellulare vecchio, ad uno nuovo, basta semplicemente estrarre la sd, tanto ogni cosa è salvata lì sopra. Molto semplice, no?- concluse Aaron. Quindi se avevo capito bene, Andrea in realtà non era morto, ma la sua anima era semplicemente uscita dal suo corpo...e come aveva fatto? Doveva essere stata quella caramellina azzurra...!

-Ed ecco perchè ha sputato quella specie di caramella. Gli hai iniettato quel liquido blu, in modo che sputasse la sua anima. Ma la domanda è perchè lo avresti fatto? Perchè tirare fuori l'anima di un ragazzo, da un corpo che tutto sommato non era messo così male?- continuò Belial incuriosito dalla spiegazione.

-Perchè verrà via con me. Insieme ai miei sottoposti, quelli che hai provato a distruggere.- disse Aaron. Il suo tono di voce sembrava un po' malinconico però.

Belial a quel punto sorrise.

-Capisco. Il punto ora però è un altro. Adesso che abbiamo capito che dietro a tutte quelle morti che non sono accadute ci sei tu, spiegami un po' perchè. Quel ragazzo doveva essere morto ancora tempo fa, perchè lo hai salvato?- chiese lui, assottigliando lo sguardo.

-Perchè sono passato di lì per caso, quando ho assistito all'incidente. Andrea era morente e gli ho chiesto se voleva morire, oppure vivere sapendo che un giorno avrebbe dovuto restituirmi un favore. E lui ha scelto la seconda opzione. Anche se ovviamente ora non si ricorda nulla. Ho trasformato la sua anima in una „caramellina“ ed eccoci qui. Prima che tu me lo domandi, si anche i miei sottoposti, che tu hai cercato simpaticamente di ammazzare, stavano per fare la stessa fine. Li ho salvati. Le Parche a volte tagliano i fili della vita per puro sfogo personale, quando dovrebbero andare con più logica- concluse lui il discorso.

-Interessante- disse di nuovo Belial che ormai lo fissava e ignorava completamente gli altri due semidei al suo fianco, pronti a scattare contro di lui.

-Ma la cosa più interessante è un'altra. E' scontato pensare a questo punto che, dopo che hai confessato tutto, io ti porti con me di fronte al Gran Consiglio degli Dei Inferi, e che tu venga giudicato. Se hai confessato così palesemente vuol dire che ti conveniva farlo, o semplicemente non ti costava nulla dire la verità. Quindi significa che hai un modo per sfuggire, prima che io ti prenda e ti porti via con me. Fammi capire, come credi di potertene uscire da tutto ciò?- continuò lui divertito. Ma prima che Aaron potesse rispondere, il viso di Belial si raggelò. Vidi il suo sorriso ghiacciarsi e i suoi occhi improvvisamente brillare. Smise di sorridere, improvvisamente sembrava avesse colto qualcosa.

-Vedo che hai capito- disse Aaron, con una nota di soddisfazione.

-Tu...anche la tua anima è così...quello che abbiamo qui davanti è solo un corpo... Se anche ti prendessi a calci e ti portassi dalle Parche...-

-mi basterebbe scollegarmi da questo corpo. Io sono una divinità, non ho bisogno di ricorrere allo stratagemma della „caramellina“. E comunque lo farò. C'è bisogno di un colpevole in tutta questa faccenda, e di sicuro non ti farai prendere. Ho già inserito nel sistema, movente e dettagli per mettere la polizia su questa strada. In questo corpo sta già girando del veleno, quindi da un momento all'altro cadrò esanime. Ovviamente farò sembrare tutto un suicidio, e voi sarete i simpatici compagni che hanno tentato di fermarmi ma non ci sono riusciti.- concluse Aaron.

Rimasi a bocca aperta. Non poteva farlo. Tutti lo avrebbero creduto un pazzo, e se Andrea fosse sparito, tutti i suoi amici e persino Tamara, avrebbe pianto la sua morte. E tutti avrebbero odiato Aaron. Quando in realtà erano tutti vivi e vegeti, e lui li aveva salvati per la seconda volta. La prima dalle Parche, la seconda dai giochetti di Belial.

Ma lui se ne voleva andare. Un altro del nostro gruppo se ne andava. Non ci potevo credere, e soprattutto non sapevo cosa pensare. Era ovvio che quello che aveva fatto Aaron fosse contro le leggi degli dei, ma lui d'altronde non c'aveva mai voluto avere a che fare. Non aveva nemmeno salutato i suoi genitori alla festa di Eris. Guardai Ariel. Sembrava molto arrabbiata, e manteneva gli occhi per terra.

Guardai Friedrich che invece sembrava sorpreso, ma non divertito quanto Belial.

-scommetto stia già arrivando qualcuno- aggiunse lui. Aaron non disse nient'altro. Si voltò verso Ariel ma non disse niente. La guardava tra il dispiaciuto e il soddisfatto. Sembrava quasi contento per essere riuscito a sistemare tutto, senza coinvolgerci troppo.

-Sappi che odio le persone che cerano di proteggere gli altri, sacrificando loro stessi. Come se te lo avessimo mai chiesto- sputò Ariel. Non aveva gridato, ma le sue parole pesarono molto di più nel silenzio che si era venuto a creare.

 

 

Note autrice

scusate l'immenso ritardo, ma sono rimasta risucchiata dall'esperienza impegnativa/fantastica che è l'università :D :D ragazzi, finite velocemente le superiori, e iscrivetevi ad una facoltà qualsiasi (se proprio non avete idee), perché rispetto al sangue che sputavo tutti i giorni alle superiori, SI VIVE.

Certo c'è da studiare, ma non hai ansia-fretta-nervoso misto a qualsiasi altra cosa di negativo, vi venga in mente. Mi dispiace tantissimo per il super ritardo, e come al solito vi lascio con una domanda, a cui mangari potreste rispondermi, qui, lasciandomi una recensioncina (?)!

Secondo voi, se riguardate le pagine indietro, Aaron ha detto alla nostra Ariel che non è dalla parte dei buoni, per questo motivo? E che effetto vi fa sapere che d'ora in poi spariranno anche questi personaggi? E secondo voi, potrà comunque nascere qualcosa tra Ariel e Aaron, oppure nisba? E in tutto questo frattempo, Eris e Noah che combinano :D :D :D ??? okay la finisco conq ueste faccine inquietanti e a doppio senso! Ci vediamo la settimana prossima, si spera, pronti con qualcos'altro di sconvolgente! Spero vi sia tutto chiaro, altrimenti sono qui!

 

Bacione,

Elena

elenalucia.com

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