Ifrid Ignis

di darkcloud
(/viewuser.php?uid=376)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Era un giorno come un altro per un ragazzo non proprio come altri.

Ifrid fu svegliato dal sole, che penetrava dalla finestra aperta, si stropicciò un pò gli occhi e si alzò a sedere.
Mentre emetteva un lungo sbadiglio, sentì qualcosa tubare alla finestra.
Si voltò verso la finestra e vide appollaiato sul davanzale un grosso gufo marrone scuro.
Chi mi può aver scritto, pensò, probabilmente sarà stata Shiva. Shiva era la sua migliore amica e compagna alla scuola di magia.
Afferrò un pò di cibo dalla gabbia di , il suo gufo che era uscito a sgranchirsi un pò le ali la notte prima e non era neancora tornato, e lo mise sul davanzale, mentre prendeva il messaggio, che il gufo aveva legato alla zampa.
Srotolò il foglio, accarezzò il gufo, che stava mangiando, e iniziò a leggere:
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI LUCIES
Direttore:

Caro Sig. Ignis Ifrid,
siamo lieti di informarLa che Lei, insieme alla sua compagna Shiva Nivis, siete stati iscritti, per meriti scolastici, alla più importante scuola di magia del mondo: Hogwarts. Ci congratuliamo con Voi e Vi auguriamo un buon soggiorno in Inghilterra.
Qui allegato troverete la lista dei libri e degli oggetti che vi serviranno e le modalità per raggiungere la vostra nuova scuola.
Con essequi,
Il preside.

Appena finito di leggere, Ifrid spiccò un salto di gioia e si precipitò al piano di sotto per informare i suoi genitori della novità.
Non ci poteva credere, andare alla più importante scuola di magia e per di più con la sua migliore amica, era tutto perfetto, tranne che ... Avrebbe dovuto lasciare tutti i suoi compagni di classe. La cosa lo rattristò, però non poteva e non voleva perdere un occasione così.
Entrò in cucina a corsa e si mise a sedere al tavolino, dove si trovavano i suoi genitori davanti ad una abbondante colazione.
"Che succede?" Chiese stupito il signor Ignis, vedendo, stranamente, il figlio così energetico a quell'ora del mattino.
"Mamma, Papà!!! Leggete qui!!" Disse euforico, mentre passava il messaggio ai genitori.
Passò un minuto di silenzio e poi vi fu uno scoppio di gioia, i signori Ignis si gettarono sul ragazzo, l'abbracciarono e si complimentarono con lui. La madre stava addirittura piangendo per l'emozione.
"Che aspetti?!? Chiama Shiva e digli che la passiamo a prendere fra un'ora per andare a comprare l'occorrente" Disse il signor Ignis sorridendo.
Ifrid si tuffò letteralmente verso il telefono, fece per afferrare la cornetta, quando quest'ultimo iniziò a suonare.
E' stata più veloce lei, pensò mentre rispondeva.
"Dimmi Shiva"
"Come hai fatto a sapere che ero io?" Gli rispose una voce femminile.
"Sesto senso"
"Si si, ok - disse per prenderlo in giro- Ti è arrivata la lettera?"
La ragazza sembrava proprio elettrizzata dalla quella notizia, almeno quanto lui.
"Già. E' stupendo e poi ci sarai te con me ..."
"Dai, scemo, così mi fai arrossire ..."
Sembrava piuttosto imbarazzata, anche se Ifrid lo aveva detto solo per scherzo.
Fra i due c'era un legame molto particolare, anche se loro ammettavano di essere soltanto amici.
"Senti, fatti trovare pronta tra un'ora. Mio padre ci accompagna a Roma a comprare la roba, ok?"
"Uffi... Ma io sono già pronta!!"
Ifrid scoppiò a ridere e Shiva lo seguì subito dopo.
"Dai, su, ci vediamo tra un ora. Ciao!"
"A dopo"
Riposò la cornetta e tornò in camera, dove si sdraiò sul proprio letto.
Prese di nuovo in mano la lettera e, mentre la leggeva, continua a pensare: "Che bello, che bello" quando gli scappò un "che bello" urlato.
Sentì i suoi genitori ridere al piano inferiore, probabilmente lo avevano sentito, e gli scappò anche a lui un sorriso.
Adesso si era un pò calmato e stava leggendo la lista del materiale che gli occorreva.
L'uniforme ce l'ho, pensò fra sè, la bacchetta e il calderone anche, quindi passò a leggere la lista dei libri:
SUSSIDIARIO DEGLI INCANTESIMI (quinto volume), di Miranda Gabala
STORIA DELLA MAGIA, di Bathilda Bath
TEORIA DELLA MAGIA, di Adalbert Incant
GUIDA PRATICA ALLA TRASFIGURAZIONE PER PRINCIPIANTI, di Emeric Zott
MILLE ERBE E FUNGHI MAGICI, di Phyllida Spora
INFUSI E POZIONI MAGICHE, di Arsenius Brodus
DIVINAZIONE PER PRINCIPIANTI, di Lucius Auguro
CURA DELLE CREATURE MAGICHE, di Newt Scamandro
LE FORZE OSCURE: GUIDA ALL'AUTOPROTEZIONE, di Dante Tremante.
Lesse anche le ultime due righe della lettera:
Gli allievi possono portare anche un gufo, OPPURE un gatto, OPPURE un rospo.
Ifrid pensò subito a portare con sè il gatto di famiglia: Gideone, sempre se sua madre glielo avrebbe permesso, visto che gli era molto affezionata.
Dopo due ore erano arrivati davanti al Colosseo, il signor Ignis fermò la macchina e fece uscire i due ragazzi.
"AH!!Mamma posso portare Gideone con me a Hogwarts??" Disse attraverso il finestrino.
"Ma non ci pensare neanche" disse la madre stizzita.
"Ifrid, prendi questi 10 galeoni e compraci quello che vuoi" Disse il signor Ignis. mentre gli lanciava le monete d'oro.
"Grazie Pa', ci ritroviamo fra due ore qui! Andiamo" Disse rivolto a Shiva.
I due si avviarono verso il Colosseo e vi entrarono ...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il Colosseo a quell'ora del mattino era pieno di turisti, fra cui moltissimi giapponese, che non facevano altro che scattare foto a tutto spiano.
I due ragazzi si guardarono intorno e, cercando di non essere visti da occhi indiscreti, si avvicinarono ad un pilastro, davanti al quale si fermarono.
"Su, vai prima te e non fare come tutti gli anni!" Disse Shiva per prenderlo in giro. Infatti Ifrid, ogni volta che tentava di oltrepassare il portale, picchiava numerose testate nel pilastro, non riuscendo ad attraversare il portale.
"Non ti preoccupare, ho capito come si fa" Rispose tutto sorridente a Shiva, mentre faceva il segno di vittoria con tutte e due le mani.
Partì tutto sicuro verso il pilastro, con le mani infilate nelle tasche dei jeans, Shiva era pronta a scoppiare a ridere. Il ragazzo voltò la testa giusto per dire:
"Hai visto? Ce l'ho fatta!"
SDENG!
Si, ce l'aveva fatta, ma a mantenere la tradizione delle testate contro il muro. Mentre si reggeva la testa con una mano, fu preso da uno scatto d'ira e tirò un calcio al pilatro.
"Ahia!!" Urlò mentre afferrava il piede con la mano libera e cominciava a zoppicare in qua e là.
Shiva, che rideva già dal primo colpo, si mise a ridere ancora di più.
"Cosa ridi?" Disse il ragazzo stizzito, la prese per il braccio e l'avvicinò a sè. I loro visi si ritrovarono a meno di mezzo metro l'uno dall'altro. Ifrid la guardò, sentì qualcosa bruciargli dentro e non resistette.
Mentre i loro sguardi erano come uniti da un filo invisibile, il ragazzo si avvicinò e le loro labbra entrarono a contatto. Dopo qualche secondo si accorse di ciò che aveva fatto e girò il volto verso destra, mentre stava diventando rosso come un peperone.
"Scusa... Non volevo..." Tentò di scusarsi l'adolescente. Si rigirò per vedere l'espressione dell'amica, ma sorprendentemente era serena, anzi sembrava contenta, anche se un leggero rossore macchiava le sue guancie.
"Non ti preoccupare!"
Shiva gli sorrise, si riavvicinò a lui, baciandolo sulla guancia sinistra, e attreversò il portale.
"Aspet... Accidenti!" Provò a fermarla, ma ormai era entrata.
Cosa gli era preso? Proprio in quel momento ... Doveva essere impazzito, oltretutto con la sua migliore amica, quella che gli aveva sempre consiglia come comportarsi con le sue ex ragazze, che lo aveva aiutato nei momenti difficili.
In più si sarebbe aspettato un gran ceffone da parte di Shiva, dopo quello che era successo, ma invece niente. Come mai questo? Non riusciva a capire cosa pensava lei, comunque di una cosa era sicuro: non avrebbe piu commesso un errore del genere, lo promise a se stesso.
Entrò nel portale. Si ritrovò lungo una via sconnessa in pietra, accanto aveva l'amica, guardò il proseguire della via e vide la piazza circolare. Sembra un vecchio borgo, lungo la via era pieno di negozi ed era anche pieno di maghi vestiti con lunghi abiti dai mille colori.
"Da cosa iniziamo?" Chiese Shiva, come se niente fosse successo.
"Andiamo in libreria, dai!"
Ifrid si avviò e si diresse verso la piazza. Arrivati nella piazza entrò in un enorme negozio sulla destra. Appena entrati si guardarono un pò intorno, era una libreria grandissima, tanto grande quanto polverosa, vi erano da tutte le parti libri, l'unico posto dove non se ne trovava era sul soffitto. Guardarono verso il bancone e videro un enorme fila di gente, che aspettavano di essere serviti.
"Accidenti che fila!!" Esclamò Shiva mettendosi in fila.
"Ci vorranno un paio di ore ..." 
Ma nonostante le previsioni, dopo una mezz'oretta aveva preso i libri e uscirono dalla libreria con una pila enorme di libri, tanto che non riuscivano a vedere dove andavano.
"Uff... Ma quanto pensano 'sti libri?? Ora cosa ci manca?" Chiese Ifrid.
"Io ho tutto il necessario"
"Ah... Allora vado a comprarmi un regalo" Disse, sorridendo a Shiva.
Il ragazzo fece per attraversare la piazza, quando sbattè contro qualcosa, apparentemente più duro di lui, e cadde a terra, sparpagliando in giro tutti i libri.
"Via, oggi non è giornata..." Disse sottovoce, guardando in cosa aveva sbattuto.
Si ritrovò davanti a un uomo di dimensioni gigantesche con dei lunghi capelli mori e una folta barba, indossava un lungo soprabito di cuoio, nostante l'afoso caldo, e portava con sè un ombrello.
"Scusami, non ti avevo visto, ero sovrapensiero." Disse l'uomo, aiutando Ifrid a raccogliere i libri, che gli erano caduti.
"Non fa niente" Rispose il ragazzo cordialmente.
"Mi voglio far perdonare, venite vi offro una cioccolata calda"
L'uomo prese il ragazzo per le braccia e lo strascinò fino al bar, dall'altra parte della piazza. Fece accomodare i due ragazzi ad un tavolino ed entrò nel locale per ordinare 3 tazze di cioccolata.
Dopo un paio di minuti, tornò con un vassoio, dove vi erano tre tazze fumanti. Mentre si sedeva, gli fece un enorme sorriso.
"Ecco a voi!" Alzò le tazze dal vassoio e le poggiò davanti ai due.
"Ops... Che sbadato che sono" Disse, dandosi un colpo alla nuca. "Non mi sono neancora presentato. Io sono Hagrid, piacere." E tese la mano, prima verso il ragazzo e la strinse.
"Io sono Ifrid"
Poi passò a stringere quella della ragazza.
"Piacere Hagrid, io sono Shiva"
Ifrid Guardò le due mani a confronto, c'era una differenza davvero abissale. Hagrid aveva un mano, con cui avrebbe potuto tenere stretta nel palmo anche piu di un pallone da basket, mentre quella di Shiva era minuta e ben curata.
Hagrid lasciò la stretta, prese in mano la tazza e la porse un po in avanti.
"Alla salute" Mise alla bocca la tazza e bevve un lungo sorso.
"Frequentate la scuola di magia qui a Roma?" Riprese interessato Hagrid.
"Fino all'anno scorso si ... adesso ci hanno trasferito ad Hogwarts, conosci?"
Al sentire Hogwarts sputò tutto ciò che aveva bevuto sul tavolo.
"Porca puzzola!! Mi dite se la conosco? Ci lavoro!"
"Davvero?" chiese incredula Shiva.
"Si, sono l'insegnante di cura delle creature magiche" Hagrid prese qualcosa da una tasca, era una cipolla, la guardò e scattò in piedi. "Accidenti!! E' tardissimo, Silente mi sta aspettando! Ragazzi ci vediamo a scuola" Fece un ampio sorriso e scappò di corsa.
"Che tipo" Commentò Ifrid, dopo che il gigante se n'era andato. "Però è simpatico. Meglio di quella racchia della prof di scuola nostra." E iniziò a fare il verso alla sua vecchia professoressa di Cura delle creature magiche. Shiva rideva a crepapelle.
La guardò mentre rideva: sprizzava gioia da tutti i pori, era bellissima. La osservò meglio, le piaceva tutto di lei, anche se non lo voleva ammettere. Gli piacevano i suoi lunghi e biondi capelli e altrettanto amava i suoi occhi profondi e castani. Ogni volta che lei lo guardava si struggeva e addirittura, a volte, non riusciva a sostenere il suo sguardo, Guardò le sue labbra per un secondo, si ricordò di quanto era stato bello il bacio di prima, ritornò a fissarla negli occhi.
Intanto Shiva aveva smesso di ridere e aveva notato che Ifrid la stava guardando diversamente dal solito. Lo amava, non avrebbe voluto nasconderlo, ma allo stesso tempo non avrebbe voluto rovinare la loro amicizia. Ogni volta che il ragazzo le parlava dei suoi problemi con le altre ragazze ci stava malissimo e ogni volta avrebbe voluto confidargli cosa provava realmente per lui, ma non ne aveva mai avuto il coraggio. Ma adesso non ce la faceva più, specialmente dopo il bacio. Vide che lo sguardo di Ifrid era cambiato, si era addolcito, vide anche che esso cadeva ripetutamente sulle sue labbra.
Come attirati da qualcosa di magico i due si avvicinarono, entrambi chiusero gli occhi e si baciarono. Ifrid le mise il braccio sinistro dietro il collo, mentre il destro l' appoggiò sul fianco di lei. Shiva, invece, appoggiò la mano sul braccio di lui e l'altra su una delle sue gambe. Si baciarono per parecchi minuti, non riuscivano a staccarsi, sembrava che il sentimento fino ad allora represso da entrambi stesse sfociando in un colpo solo.
Finalmente si staccarono, ma continuarono a guardarsi per parecchi secondi fino a quando Shiva disse:
"Ti voglio bene..."
Aspettò in silenzio la risposta dell'amico, continuandolo a guardare.
"Anche io, Shiva..."
Ifrid protese le braccia verso Shiva e l'abbracciò dolcemente. Prima di lasciarla gli diede un bacietto sulla fronte e lei lo ricambiò con uno splendido sorriso.
Finirono velocemente la cioccolata e si alzarono dal tavolino.
"Andiamo che devo sempre comprarmi un regalo!"
Passò il suo braccio dietro la schiena di Shiva, lo appoggiò sull'altro fianco e si avviarono.
"Che tipo di regalo?" Chiese incuriosita Shiva.
"Ora lo vedrai..."
Si fermarono davanti ad un piccolo negozio. Lessero l'insegna: IL GUFO DALLE ALI D'ORO.
"Può andare..." Sussurrò quasi fra sè il giovane ed entrò, facendo passare prima la ragazza.
Si ritrovarono in un piccolo e buio negozietto. Era pieno di animali da ogni parte, gufi accovacciati su trespoli, gatti sparsi da ogni parte che rincorreva rospi, i quali saltellavano da una parte all'altra della stanza.
Ifrid sentì qualcosa appeso alla sua gamba, abbassò lo sguardo e vide un micietto che si stava affilando le unghie sui suoi jeans. Il gatto sembrava una tigre in miniatura, aveva lo stesso manto striato e anche gli artigli sembravano quelli di una tigre da tanto che facevano male.
"Ahia!!"
Il gatto aveva infilato i suoi artigli dentro la carne della gamba del ragazzo. Si accucciò per staccare il micio dalla gamba e poi iniziò ad accarezzarlo. Si voltò verso Shiva e vide che era intenta a fare altrettanto con un altro gatto molto simile a quello che aveva fra le mani.
"Si dice che siano gli animali a scegliere i loro padroni e, a quanto pare, quei micietti hanno scelto voi..."
Alzarono lo sguardo per guardare in fondo al negozio e videro che un anziano signore gli stava sorridendo, era stato lui a parlare.
"Sono due gatti magici, anche se non so che genere di poteri possiedono, e appartengono alla stessa cucciolata" Continuò l'uomo.
"Quanto costano?"
"5 galeoni l'uno"
"Bene, li prendo entrambi"
Ifrid si avvicinò al bancone, pagò il proprietario e uscì con un micietto in mano, mentre l'altro lo diede a Shiva.
"Come mai ne hai presi due?" Chiese molto perplessa la ragazza.
"Beh... Uno è tuo, no?" E gli fece un grosso sorriso.
"Grazieeeeee!!!!!" Gli buttò le braccia al collo, gettando tutto in terra compreso il povero micietto, e lo baciò.
Dopo riprese tutto ciò che aveva buttato in terra e si avviarono.
Ebbero diverse difficoltà a reggere i gatti, che non avevano intenzione di stare fermi, e nello stesso tempo a portare i libri, ma riuscirono a tornare sani e salvi alla macchina, dove li aspettavano i signori Ignis, che nel mentre avevano comprato i biglietti d'aereo per raggiungere l'Inghilterra.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Tornarono a casa verso le 3 e mezzo, dopo aver sceso Shiva davanti a casa sua.
Portò in casa i libri, mentre la madre scese il micio e lo condusse in cucina. Dopo aver lasciato, anche se sarebbe meglio dire lanciato, i libri sul letto, si diresse velocemente in cucina. Il gattino stava ai piedi del tavolo e stava bevendo del latte da un piccolo piattino.
Sua madre stava iniziando a preparare la cena, una cena speciale visto la novità ricevuta la mattina. Aveva messo una pentola piena d'acqua a bollire sul fornello, mentre in quel momento stava sbattendo le uova in una bacinella. Gideone era in un angolo della stanza, tutto raggomitolato, stava dormendo pesantemente. Intanto il gattino aveva visto Gideone e ci si stava avvicinando silenziosamente. Gli arrivò a pochi centimetri e iniziò a stuzzicarlo con la zampa ripetutamente. Gideone aprì gli occhi, alzando lievemente la testa, si voltà verso il micietto e non provando alcun interesse per il piccolo, si rimise a dormire, continuando a snobbarlo.
Afferrò il gattino e lo portò con sè in salotto, dove lo appoggiò sul tappeto. Iniziò ad affilarsi gli artigli sul tappeto, mentre Ifrid pensava a che nome dare al cucciolo, che era maschio a quanto gli aveva detto sua madre, mentre quello di Shiva era femmina. Passò tutto il giorno a giocare con il gattino e prima di cena trovò il nome adatto, visto il pelo tigrato: Tigro.
Verso le otto fu avvertito da sua madre che la cena era pronta ed entrò in cucina con Tigro in braccio.
Fu sommerso da una quantità di dolci aromi, guardò la tavola imbandita, era stracolma di roba da mangiare. Mise il gatto a terra e piombò sulla tavola. Iniziò a servirsi un pò di pasta e cominciò a mangiare, o meglio abbuffarsi.
- Ah! Puon appetito - disse ai genitori con la bocca piena
Era tutto buonissimo, sua madre era un ottima cuoca. Dopo prese una bella bistecca contornata con un pò di patatine fritte. Poi mangiò un bel pezzo di dolce al cioccolato, si scolò un ultimo bicchier d'acqua e si distese sulla sedia. Si battè due volte volte sullo stomaco ed emise un forte rutto.
- Ops... Scusate- chiese perdono, vedendo che i genitori lo guardavano male - Era tutto buonissimo -
Spinse un pò indietro la sedia, si alzò e ritornò in camera sua.
Aprì la porta della stanza, entrò, richiudento dietro di sè, e si buttò a peso morto sul letto.
Era stata una giornata intensa, piena di novità: prima la notizia del trasferimento a Hogwarts, poi il bacio con Shiva e i seguenti.
La prima l'aveva reso molto felice, ma la seconda ancor di più, ma era ancora molto perplesso su cosa voleva veramente. Sicuramente aveva sempre provato qualcosa per lei, però la conosceva dall'infanzia, era sempre stata la sua migliore amica. Non sapeva neanche perchè l'avesse baciata, era stato più forte di lui in quel momento, ma adesso che era solo sentiva un vuoto dentro di sè. Aveva un fortissimo desiderio di rivederla, magari anche solo per un secondo, abbastanza affinchè la sua immagine gli restasse impressa nella mente fino alla mattina seguente.
Prese una foto da un comodino, la portò davanti al viso e la osservò. Era una cornice semplice d'argento e conteneva una foto di due ragazzi abbracciati. Osservò meglio la foto: il ragazzo era moro, aveva degli splendidi occhi azzurri, aveva una carnagione non troppo chiara ed era abbastanza alto. Si riconobbe, la foto era dell'anno prima, era cambiato molto in quest'ultimo anno, erano cambiati i lineamenti del viso e i brufoli che lo tempestavano erano diminuiti notevolmente.
Fissò la ragazza: bionda, aveva dei grandi occhi marroni, un enorme e splendido sorriso era presente sul suo volto. L'anno era passato anche per lui, ma non era cambiata per nulla, era tale e quale all'anno prima. Dopo averla vista in foto gli mancava ancora di più, gli mancava il suo profumo, gli mancavano le sue labbra, gli mancava tutto di lei.
Mise una mano in tasca, prese il cellulare e inizò a scrivere un messaggio:
*Shiva, mi manchi tantissimo...*
Cercò il suo numero nella rubrica e inviò il messaggio.
Aspettava impazzientemente una sua risposta e continuava a guardare ripetutamente lo schermo del telefonino. 
Non ce la faceva più ad aspettare, e se Shiva avesse cambiato idea? Se si fosse pentita di ciò che aveva fatto?
Ma si sollevò subito dopo , quando gli arrivò la sua risposta:
*Anche te mi manchi... Ti va di vederci al parco alle 10? tvb*
Certo che ne aveva voglia, neanche a chiederglielo. Rispose velocemente e andò a farsi una bella doccia.
Entrò in bagno, aprì l'acquae, mentre aspettava che si scaldasse, si spogliò. Si buttò sotto la doccia e iniziò a cantare, quando Tigro entrò nel bagno, aprendo la porta socchiusa.
"Miao miao.... miao!"
[Traduzione dal gattese corrente: La finisci?? Sei proprio stonato!!]
Ma Ifrid non poteva capirlo, quindi continuò a cantare. Il gatto scosse la testa rassegnato e se ne andò. E subito dopo fu seguito da Ifrid , che aveva finito di lavarsi, e se andò a vestirsi.
Si mise un paio di jeans blu scuro, una maglietta attillata nera e sopra la maglietta si infilò un giacchetto di jeans. Ritornò per una seconda volta in bagno, dove si pettinò col gel e fece un secondo bagno, ma nel profumo. Guardò l'orologio, era tardi, e si precipitò giù al piano inferiore. Non fece in tempo a dire: "Mamma, esco!!!" che era già fuori dalla porta e si avviò verso il parco.
Camminò lungo la strada, che era sempre molto trafficata, nei giardini i bambini giocavano, mentre gli adulti stavano sulle sedie sotto i porticati, prendendo un pò del fresco notturno e riportando a galla i loro ricordi di una infanzia ormai passata da molto tempo.
Dopo alcuni minuti si ritrovò davanti al parco, si appoggiò con la schiena ad un lampione lì vicino e guardò l'orologio: 21.59. Preciso come un orologio svizzero, pensò soddisfatto di sè. Alzò gli occhi e la vide davanti a sè, non si era accorto del suo arrivo.
"Sorpresa!!" disse Shiva, mentre gli sorrideva.
"Scema!"
Si avvicinò a lei e con una mano gli scompigliò i capelli. Shiva se li risistemò e poi lo prese per mano.
"Dai, facciamo una passeggiata"
Iniziarono a camminare per il parco, lungo il sentiero illuminato da alcuni lampioni e affiancato da alcune panchine. Quasi tutte le panchine era occupate, in fondo era estate e le coppiette dovevano pur dare sfogo al loro amore.
Erano arrivati in uno spazio buio, desolato, senza nessuna coppietta che si sbaciucchiava lì vicino.
"Ti va di sederci un po?" Chiese ifrid.
"Certo!"
Si misero entrambi a sedere, subito dopo Ifrid si sdraiò e fu seguito da Shiva.
Ifrid guardò un pò il cielo stellato, era bellissimo, costellato di stelle, era uno spettacolo bellissimo e l'assensa di nuvole ne aumentava la bellezza.
"Si dice che..." Iniziò Ifrid e si alzò, piegandosi su Shiva. "Le stelle siano più belle se viste negli occhi della persona che si ama..." Adesso la stava guardando negli occhi "Ma qui sono favolose"
Shiva sorrise e lo baciò. 
Senza accorgersene passarono due ore, continuando a baciarsi, e si dovettero lasciare con grande rammarico di entrambi.
Passarono i giorni... Tutte le sere uscivano insieme, andavano in quel parco, ormai divenuto il vivaio del loro amore. Furono le più belle sere vissute per entrambi, poi arrivo sabato...

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ifrid e Shiva, come tutti i giorni, passarono anche quel giorno al parco. Verso le 8, era ormai quasi buio e decisero di ritornare a casa di Ifrid. Shiva era stata invita per cena.
Arrivati davanti casa, Ifrid aprì la porta di casa e trovò tutte le luce spinte. Probabilmente sono usciti, pensò. Accese la luce e senti qualcuno urlare:
"Sorpresa!!!"
Davanti a loro videro un tavolino inbandito e dietro di esso i suoi genitori e quelli di Shiva e tutti i suoi amici più cari. I due ragazzi furono presi alla sprovvista, non se lo aspettava e rimasero impietriti per qualche secondo davanti alla porta aperta. Poi Shiva si decise, afferrò per un braccio Ifrid e lo trascinò verso il tavolo. Ringraziarono i loro genitori per la sorpresa e dopo si unirono ai loro amici.
Dopo aver parlato un pò, si diedero al mangiare. La tavola era piena di patatine, crostini, pizzette e bibite a volontà. Una volta sazi si diedero al ballo.
"Musicis noctis excipio" Disse Ifrid e iniziò a sentirsi un suono che piano piano aumentò sempre più.
"At first I was afraid, I was petrified"
"Raga, è I will survive!! Tutti i mezzo alla stanza!!"
Tutti gli uomini si buttarono al centro della "Pista" e iniziarono a ballare. Piede destro avanti, piede destro dietro. Piede sinistro avanti, poi di nuovo indietro e poi tre saltelli a destra. Anche Tigro si unì alle danze e iniziò a ballare su due zampe insieme agli altri. Intanto le ragazze ridevano, i ragazzi erano troppo buffi con quei passi di danza.
Ad un certo punto Ifrid si staccò dal gruppo e andò da Shiva.
"Cosa ridi?" 
Shiva gli mise una dito dolcemente sulle labbra per farlo stare zitto e poi lo baciò. Quando le loro labbra si separarono la canzone ormai era finita ed era iniziata una canzone latino-americana. Ifrid invitò al centro della pista Shiva e iniziò a ballare con lei. Le altre ragazze seguirono l'esempio di Shiva e si trovarono un compagno con cui ballare. Anche Tigro trovò una compagna: la gattina di Shiva, Duchessa.
Intanto Pechino, che non era il suo vero nome ma solo un soprannome, si era staccato dal gruppo ed era andato in cucina a preparare un intruglio da dare a Giulio, un altro amico di Ifrid. Dopo pochi miniti tornò, prese da parte Ifrid e gli spiegò dello scherzo. Il ragazzo prese subito in mano la situazione e andò a riempire altri due bicchieri con della coca cola e andò con tutti e tre i bicchieri da Giulio. Diede l'intruglio a lui e gli altri due bicchieri li presero Ifrid e Pekino.
"Alla salute!"
Tutti e tre bevvero in un sol sorso dal loro bicchiere, ma dopo qualche minuto Giulio iniziò a sentire dei doloretti di stomaco e dopo qualche secondo corse al piano di sopra per andare in bagno.
Pekino e Ifrid scoppiarono a ridere e se ne tornarono nel gruppo.
Dopo qualche ora, tutti erano ormai stanchi di ballare e si erano messi a sedere a chiaccherare un pò. Improvvisamente si sentì qualcuno cantare dal piano di sopra, tutti si precipitarono a vedere.
"You're just too good to be true." 
Ifrid apparve in cima alle scale continuando a cantare.
"Can't take my eyes off you.
You'd be like heaven to touch. I wanna
hold you so much. At long last love has
arrived. And I thank God I'm alive. You're
just too good to be true. Can't take my
eyes off yoy."
Inizio a scendere le scale uno scalino alla volta.
"Pardon the way that I stare. There's nothing
else to compare. The sight of you leaves me
weak. There are no words left to speak.
But if you feel like I feel. Please let me know
that it's real. You're just too good to be true.
Can't take my eyes off you."
Ifrid si mise a sedere sul corrimano e scivolò giù. Smise di cantare per qualche secondo, poi si sentì qualcuno suonare la tromba verso la porta: erano i ragazzi.
Il ragazzi riprese a cantare con aria soddisfatta, puntando il dito verso Shiva:
I need you baby, and if it's quite all right,
I need you baby to warm a lonely night. I love
you baby. Trust in me when I say: Oh pretty
baby, don't bring me down I pray. Oh pretty
baby, now that I found you, stay. And let me
love you, oh baby let me love you, oh baby....
You're just too good to be true.
Can't take my eyes off you.

You'd be like heaven to touch. I wanna
hold you so much. At long last love has
arrived. And I thank God I'm alive. You're
just too good to be true. Can't take my
eyes off you.

I need you baby, and if it's quite all right,
I need you baby to warm a lonely night. I love
you baby. Trust in me when I say: Oh pretty
baby, don't bring me down I pray. Oh pretty
baby, now that I found you, stay. And let me
love you, oh baby let me love you, oh baby....

I need you baby, and if it's quite all right,
I need you baby to warm a lonely night. I love
you baby. Trust in me when I say: Oh pretty
baby, don't bring me down I pray. Oh pretty
baby, now that I found you, stay. And let me
love you, oh baby let me love you, oh baby....

Ifrid smise di cantare, la canzone era finita. Le ragazze lo applaudirono lungamente e Ifrid stava diventando rosso dal tanto successo. Shiva gli corse incontro, lo abbracciò e gli sussurrò nell'orecchio:
"Grazie Ifrid, sei dolcissimo!"
Dopo un ora dall' exploid di Ifrid tutti erano ormai stanchi e si diressero verso l'uscita. Ifrid aprì la porta e i suoi amici si misero in fila per parlargli.
Pekino: "Fai un pò di casino anche per me eh!"
"Certo" Rispose Ifrid e poi Pechino uscì.
Venne avanti Michele e gli diede una pacca sulla spalla.
"Stammi bene!"
Paolo: "Fatti sentire ogni tanto"
Giulio: "Amico, quando tornerai conquisteremo il mondo!"
"Si come no" Ifrid gli sorrise.
Ormai tutti gli amici di Ifrid e di Shiva erano fuori, si salutarono un ultima volta e poi Ifrid chiuse la porta.
Adesso si sentiva un pezzente, avrebbe lasciato tutti i suoi amici per andare in un' altra scuola, ma doveva farlo, non avrebbe mai avuto un occasione così.
Iniziò a rimmetere un pò in ordine la stanza e poi riaccompagnò a casa Shiva.
L'indomani sarebbero partiti...

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il giorno dopo Ifrid si alzò verso le 10 di mattina. Si stiracchiò e ripensò al fatto che dal quel giorno tutto sarebbe cambiato nella sua vita: sarebbe partito per l’Inghilterra per frequentare una nuova scuola. Non vedeva l’ora. Si avviò verso la cucina e fece colazione. Dopo ritornò in camera e iniziò a fare un elenco mentale su cosa portare con sé.
Prese dal garage il suo baule magico e lo lasciò aperto nel mezzo della sua stanza.
Iniziò mettendo i libri dentro insieme all’uniforme scolastica. 
*Poi cosa mi serve?*
Si sforzò di pensare, poiché quest’anno non voleva ripetere le dimenticanze degli anni prima. Infatti ogni anno si dimenticava qualcosa a casa e sua madre era costretta a mandarglielo via gufo, una volta si era addirittura dimenticato il calderone _ e l’indomani si era visto arrivare tre gufi che trasportavano quel peso enorme e ciò aveva scatenato le risa di tutta la scuola: non voleva ripetere questa esperienza.
Mise dentro il calderone, ripensando al fatto che era accaduto qualche anno prima, poi aprì l’armadio. Era un armadio molto spazioso, incavato nel muro, era composto da alcuni cassetti nella parte inferiore mentre più in alto vi era un appendi abiti. Prese da lì l’uniforme della sua squadra preferita di Quidditch: Le pantere rossonere, la squadra lucchese famosa in tutta l’Italia e più volte campione a livello internazionale. La poggiò con delicatezza all’interno del baule. 
Si guardò un po’ intorno, ogni anno era una fatica fare le valigie. Invidiava Shiva perché lei riusciva a farle in un attimo... Già, Shiva... Questo pensiero gli ritornò alla mente. Quest’anno scolastico aveva le carte giuste per iniziare bene: aveva cambiato scuola, il suo sentimento nascosto era affiorato in superficie e, per sua fortuna, era stato ricambiato. 
Prese il cellulare e scrisse un messaggio a Shiva per augurargli un buon risveglio, ma non ebbe nessuna risposta. Probabilmente, pensò, quella dormigliona dorme sempre, starà ancora dormendo come sempre.
Nel frattempo gli era passata la voglia di fare le valigie, uscì fuori dalla casa e si mise a passeggiare lungo la via. 
Dopo alcuni minuti arrivò al parco dove aveva passato tutte le sere di quell’ultima settimana, sicuramente quel posto sarebbe stato un ricordo indimenticabile di una vacanza altrettanto indimenticabile, anche se a molti chilometri di lontananza.
Nel parco vi erano alcuni ragazzi, all’incirca della sua età, che stavano giocando a calcio.
Il calcio per lui era lo sport preferito, naturalmente dopo il quidditch. Gli piaceva così tanto giocarlo che non resistette alla tentazione e si avvicinò ai suoi coetanei.
“Ragazzi, posso giocare anche io?”
Gli altri gli risposero di sì e lo misero in una squadra... Continuò a giocare fino all’ora di pranzo quando dovette rincasare. Era mezzo sudato, ma era contento: era tanto che non si divertiva così.
Rientrò in casa, corse a farsi una doccia, per poi precipitarsi in cucina per il pranzo. 
I suoi genitori erano di già a tavola e avevano incominciato a mangiare.
“Ah, Ifrid, quest’anno le valigie te le ho preparate io, almeno non ti dimentichi niente” 
Gli disse sua madre sorridendogli.
“Grazie mamma.”
Gli aveva levato un peso enorme dalle spalle. Sicuramente quest’anno non avrebbe dimenticato nulla a casa o almeno così sperava.
Come al solito si ingozzò e finì il pranzo in pochi secondi. Appena finito andò in camera e si buttò sul letto, dove si addormentò per un po’.
Si ritrovò in un posto strano, non ne aveva mai visto uno di quel genere. Si trovava in quella che sembrava il resto di un castello o di una reggia abbandonata da anni ormai. Vide una sagoma pronunciare delle parole, aveva uno strano bastone in mano. Il pomo del bastone aveva forma di una fiamma, ma era dipinta con sfumature di blu e azzurro invece che con quelle di una normale fiamma. L’uomo, continuando a pronunciare quelle strane e sconosciute parole, si avvicinò ad un bancone a cui era legato qualcuno, sembrava una donna. Dal bastone scaturì una luce di un blu intenso che colpì in pieno la donna, che iniziò a urlare e a muoversi in uno strano modo. Probabilmente aveva un attacco di convulsioni. Cercava di sfuggire a quella luce, si contorceva in un modo strano e poi, improvvisamente, tutto tacque. Anche la figura aveva smesso di parlare. Un vento iniziò a soffiare nella stanza, man mano la sua potenza aumentava. Cosa stava succedendo? Cos’era quel posto? Chi era quell’uomo e chi era quella donna?
Si sentì una forte esplosione provenire dal bancone dove era legata la ragazza, ma non era possibile vedere nulla poiché una nube di fumo aveva oscurato la visione. Piano piano il fumo si dissolse. Ifrid vide apparire un sorriso ben visibile sul viso dell’uomo. Dal fumo apparve una figura dai capelli lunghi che erano trasportati in ogni direzione da quello strano vento. La donna si avvicinò alla figura che parlò:
“Ben risorta, Shiva”
Ifrid si svegliò di soprassalto. Era sudato. Il viso aveva assunto una strana espressione di terrore. Cos’era quel sogno? E poi aveva sentito chiaramente un nome, un nome che lo fece tremare ancora di più: Shiva. Cosa c’entrava Shiva con quel sogno? 
Tentò di capire, ma niente, non arrivò a nessun risultato. Si convinse, allora, che era stato solamente un sogno senza significato, uno di quei sogni tanto stupidi che mai potrebbero diventare realtà. Si giurò anche di non raccontare niente di ciò a Shiva.
Ormai la stanchezza gli era passata, probabilmente aveva solamente paura di riaddormentarsi e di risognare ancora. Si diresse verso il soggiorno e si mise a guardare la tv, con Tigro in braccio.
Passò tutto il pomeriggio davanti la televisione. Ormai era l’ora di cena e mancavano solo poche ore alla sua partenza. Mangiò velocemente e andò subito a dormire, l’indomani si sarebbe dovuto alzare presto, troppo presto a suo parere.
Driiiiin!!!
Alzo lievemente il busto e sporse il suo braccio per spengere la sveglia. Era stanchissimo e tutte le sue membra erano pesanti. Fece per rimettersi a dormire, ma poi ci ripenso e aprì gli occhi. Guardò fuori dalla finestra: era ancora buio. 
Che ore sono? Si chiese fra sè e guardo la sveglia: 6 e un quarto. 
Alzò le braccia in alto e si stiracchio, alzandosi a sedere.
“Yawnnn!!”
Rimase un po’ lì impalato e seduto sul letto, stava raccogliendo le forze per riuscire ad alzarsi. Dopo qualche minuto fece il grande sforzo e si diresse verso il bagno. Aprì il rubinetto e si bagno un po’ il viso, cercando di svegliarsi da quel torpore che lo avvolgeva. Si lavò i denti e poi tornò in camera per cambiarsi. Naturalmente si mise dei vestiti chiaramente babbani, quelli da mago li avrebbe indossati più tardi per non attirare l’attenzione su di sé.
Scese giù in cucina, dove sua madre gli aveva preparato una leggera colazione. Mangiò tutto velocemente, anche perché a quell’ora niente aveva sapore per lui.
Suo padre intanto li aspettava fuori di casa, aveva già caricato il baule sulla macchina.
Appena finito di mangiare andò a cercare Tigro che sembrava sparito nel nulla, lo ritrovò in un angolo del soggiorno che stava dando la caccia ad un ragno. Lo mise nella sua “gabbietta” e uscì di casa insieme a sua madre.
Fuori era freddo, il sole iniziava a spuntare all’orizzonte. Salì in macchina, adagiò il micetto sul sedile accanto al suo e si sedette.
Passarono a prendere Shiva e si diressero verso l’aeroporto. Alle 7 in punto erano arrivati. I signori Ignis li lasciarono fuori all’entrata, aiutandoli a scaricare i loro bagagli.
“Ragazzi, fate i bravi!” Si raccomandò la signora Ignis.
“Si, mamma” Ormai sapeva a memoria tutte quelle raccomandazioni e non c’era più bisogno di ascoltare, si chiedeva soltanto cosa pensava che avrebbe potuto fare.
“Non fumate, non bevete e non fate sacrifici animali!” Si raccomandò a sua volta il padre di Ifrid. “Accidenti ... Gli ho dato delle idee!” E si tirò una pacca sulla testa e gli sorrise.
La signora Ignis baciò sia Ifrid che Shiva. Ifrid abbracciò suo padre. Li osservarono andarsene via e poi caricarono i loro bauli su dei carrelli ed entrarono all’interno dell’aeroporto.
Shiva prese dalla tasca il suo biglietto e lo osservò.
“Allora, ore 8 all’uscita 3.”
Si guardò in giro un po’ spaesata, era soltanto la seconda volta che andava in quell’aeroporto. 
“Magari bisogna andare in là” Disse Ifrid con un po’ di sarcasmo indicando un cartello con su la scritta: Uscita 3.
“Saputello!” E gli fece una linguaccia.
Allora Ifrid lasciò il suo carrello e le piombò addosso facendogli il solletico alla vita. Poi l’abbracciò e la baciò.
“Non te lo meriteresti” Disse Shiva e si girò dall’altra parte, facendo finta di essere offesa.
Ifrid le fece il verso e poi disse: “Dai, scemotta, andiamo”. E si avviò nella direzione indicata dal segnale. Alla fine del corridoio si trovarono di fronte al portello, lì alla loro sinistra vi erano delle poltroncine. Andarono a imbarcare le loro valigie e tornarono dietro, mettendosi a sedere. Vicino a loro vi era una donna con in braccio un bambino, che guardava incuriosito i due. 
“Che cariiiiiinooo!!” Esclamò Shiva. Amava i bambini, le facevano così tenerezza. 
“Piccolino!” E gli passò un dito vicino al nasino. La donna si girò verso di loro e gli sorrise.
“Quanti mesi ha?” Chiese curiosa Shiva.
Non si poteva dire che Shiva fosse un tipo introverso. Forse a volte era anche troppo estroversa, ma a Ifrid piaceva così.
“8”
Si misero entrambi a parlare con questa signora, poi fu annunciata la partenza dell’aereo e salirono a bordo accomodandosi nei posti assegnati a loro due.
Ifrid guardò il paesaggio che si prospettava fuori dal finestrino al momento della partenza: vide pian piano gli oggetti, gli edifici che diventavano sempre più piccoli, poi vide apparire le nuvole e l’aereo continuò a salire ancora più in su, per poi stabilizzarsi e continuare a vola in linea retta.
Si girò alla sua sinistra per vedere cosa faceva Shiva, in effetti era un po’ strano tutto quel silenzio da parte sua. Stava dormendo, era bellissima anche mentre dormiva. Anche lui decise di riposarsi un po’, si appoggiò al sedile con la schiena e socchiuse gli occhi.
Dopo qualche minuto fu svegliato da alcuni rumori e scossoni. Aprì gli occhi e volse lo sguardo verso Shiva. Si stava muovendo nel sogno, si dibatteva sullo schienale. Le poggiò una mano sulla spalla e gli diede un piccolo scossone per svegliarla. Aprì gli occhi di colpo ed emise un grido acuto di spavento. La paura era impressa sul suo volto, i suoi occhi erano letteralmente sgranati. Cosa mai aveva potuto turbarla tanto?
Nel frattempo, avendo sentito l’urlo, un hostess preoccupata si era avvicinata ai due.
“Tutto bene?” Chiese la ragazza.
“Si... Ci scusi, ho svegliato la mia amica di colpo e lei si è spaventata ... Non è successo nulla, ci scusi ancora”
“Va bene, buon proseguimento” L’ hostess sorrise e si allontanò dai due.
Nel frattempo Shiva aveva riassunto un’espressione del viso normale.
“Cosa hai sognato?”
“Nulla di importante...” Rispose la ragazza sorridendo, ma si vedeva chiaramente che mentiva e che aveva qualcosa da nascondere. Ifrid continuò a guardarla negli occhi, lei abbassò lo sguardo evitando quello del ragazzo e proseguì:
“Davvero, non ho nulla!”
“Ok...” La sua voce era perplessa, sapeva che non diceva la verità, ma si chiedeva cosa turbasse talmente tanto la mente della sua amica, ma decise di non indagare e preferì lasciarla stare.
Dopo un’oretta circa l’aereo atterrò e i due scesero dal veicolo e andarono a prendere le loro valige.
Appena presi i loro bagagli, si diressero verso l’uscita, dove si misero alla ricerca di un taxi libero che li conducesse alla stazione di King’s Cross. Impiegarono alcuni minuti per trovarne uno disponibile e poi partirono per raggiungere la stazione ferroviaria.
Le vie della città a quell’ora erano molto trafficate, fecero molta fatica per arrivare alla stazione. Quarantacinque minuti dopo il taxi si fermò davanti all’entrata, Ifrid pagò il taxista e scesero, aiutati dall’uomo che diede una mano a scendere i loro bagagli. 
Presi due carrelli raggiunsero lo spazio tra il binario 9 e 10.
“Bene! E ora?” Chiese dubbioso a Shiva, che era rimasta silenziosa per tutto il viaggio fino a quel momento.
“Qui c’è scritto” Iniziò a leggere la lettera ricevuta dal Preside della loro ex – scuola. “ Di raggiungere il terzo pilastro, che si trova tra il binario nove e dieci e di attraversarlo... La tua specialità, no?” Shiva sorrise a mo’ di scherno. Aveva ritrovato un po’ di allegria e ciò fece sollevare il morale di Ifrid.
“Simpatica... Sta’ a vedere”
Il ragazzo raggiunse il terzo pilone e correndo si diresse verso di esso. La ragazza era pronta a ridere, si immaginava la scena, ma a suo dispiacere vide Ifrid sparire all’interno della colonna. Lo seguì.
“Ah ah ah! Credevi, eh?”
Non fece in tempo a pronunciare queste parole che fu investito da un carrello. Il ragazzo finì a terra, seguito da un altro con i capelli rossicci e dal suo carrello, che_ si ribaltò insieme a ciò che portava sopra di esso.
Il ragazzo si rialzò, diede qualche colpetto ai suoi vestiti e andò a scusarsi con Ifrid.
Dietro di lui arrivarono subito altri 3 ragazzi, anche loro tutti di capelli rossi, una ragazza e due ragazzi. Poi il portale fu attraversato da un ragazzo moro che portava gli occhiali e una ragazza con folti capelli bruni.
“Scusami ancora!” disse il ragazzo che aveva travolto Ifrid.
“Non ti preoccupare, non è niente... Comunque, se proprio vuoi farti perdonare, visto che siamo nuovi ci potreste fare compagnia durante il viaggio” Ifrid gli sorride e il ragazzo fece altrettanto annuendo con la testa.
“Seguitemi” 
Il ragazzo trascinò il suo baule verso la locomotiva e salì a bordo. Era una vera e proprio locomotiva, come quelle che erano state inventate durante la rivoluzione industriale. Ifrid non ne aveva mai viste, tranne qualche volta in televisione. Era affascinato da quel veicolo, guardò il fumo uscire da essa e poi decise che era ora di salire a bordo.
I ragazzi si accomodarono in due scompartimenti vicini fra loro. In uno si misero Ifrid, Shiva, il ragazzo moro, il ragazzo rossiccio che li aveva aiutati e la ragazza dai capelli bruni.
“Beh ... Non mi sono ancora presentato! Io sono Ron, lei è Hermione e lui ... E’ Harry”
“Io sono Ifrid e lei è Shiva” 
I due strinsero le mani agli altri, ma Ifrid si fermò ad osservare Harry quando gli strinse la mano. Lo scrutò un po’ meglio, vide la cicatrice e gli sorrise.
“Harry Potter, eh?” Chiese il ragazzo continuando a guardarlo. Harry sorrise di rimando, ma non era un sorriso molto gioviale, anzi aveva qualcosa di strano.
“Deve essere dura portarsi dietro un passato come il tuo, non è vero? Tutti che vogliono vedere quella cicatrice, tutti che voglio sapere di Tu – sai – chi...” 
Ifrid ci aveva preso, sapeva che il ragazzo avrebbe creduto che gli facesse delle domande a proposito del suo passato, ma a Ifrid non passò neanche per l’anticamera del cervello.
“Già” Finalmente Harry sorrise veramente.
“Non credo che voi siate di prima o sbaglio?” Domandò Hermione incuriosita.
“Infatti siamo di quinta... Abbiamo vinto una borsa di studio e ci hanno trasferito ad Hogwarts” Rispose Shiva, che ancora non aveva parlato con i nuovi arrivati.
“Che bello!” gioì Ron. “Spero che diventiate Grifondoro come noi!”
“Ehm ... Grinfondoro? Cos’è?” Ifrid era alquanto perplesso, ora che ci pensava non si era informato per nulla sulla storia della nuova scuola.
“Grifondoro è una delle case in cui è divisa la nostra scuola. Le case sono 4: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde, che sono anche dei nomi dei quattro maghi che hanno fondato la scuola” Disse Hermione in tono autoritario.
“Dovete sapere che Hermione è la secchiona della nostra classe” Ron strizzò un occhio agli altri.
“Ma non è vero!!” Replicò la ragazza risentita per tale affermazione.
“Proprio come Shiva!”
Non fece in tempo a chiudere la bocca che la ragazza gli aveva appioppato un cazzotto in una spalla.
“Oltre a essere manesca” Ifrid sorrise, massaggiandosi la spalla che gli doleva un po’.
Gli altri risero, mentre Shiva si girò dall’altra parte offesa.
Continuarono a parlare per tutto il viaggio. Furono interrotti solo qualche volta dalla porta che si apriva e mostrava un nuovo volto dietro di essa. Prima venne a far loro visita Neville Paciock, un ragazzo alquanto goffo e dal viso rotondo, poi apparvero i due fratelli di Ron: Fred e George, entrambi rossi come il resto della famiglia, insieme al loro amico Lee Jordan, un ragazzo dai capelli riccissimi e dopo qualche minuto si presentò anche Ginny, la sorella di Ron, una ragazza molto timida ma anche carina.
Sentirono di nuovo bussare alla porta. Si aprì mostrando il viso quasi cadaverico di un ragazzo seguito da altri due coetanei.
“Oh, guardate chi c’è!” disse Malfoy, fingendo meraviglia.
“Il signor Harry Potter e la sua combriccola... – Proseguì - Vedo che avete dei nuovi compagni di merende... Ragazzi, distaccatevi da questi perdenti finché siete in tempo!”
“Taci Malfoy!” rispose veementemente Ron e si alzò in piedi.
“Non parlarmi così! Uno come te, non può permetterselo!”
Gli scagnozzi del ragazzo sghignazzarono sonoramente. Il volto di Ron diventò rosso in tono ai suoi capelli. Strinse i pugni. Sentì la voce di qualcuno pronunciare una formula magica e vide la porta dello scompartimento chiudersi di colpo. Poi un urlo. Il braccio di Draco era rimasto chiuso nella porta. Ifrid si alzò, aprì la porta e prese il ragazzetto per il colletto.
“Non ti permettere mai più o te la vedrai con me, intesi?” era furioso. I suoi occhi sembravano essere dei fuochi accesi. Guardò il viso dell’altro: era deformato dalla paura, aveva persino iniziato a sudare. Lo lasciò andare. Il ragazzo scappò via insieme agli amici.
Ifrid tornò a sedere. Tutti guardarono un po’ perplessi gli altri due, infatti era stata Shiva a usare l’incantesimo per chiudere la porta.
“Non mi piacciono i tipi come quello...” Esordì, spezzando il silenzio, Ifrid.
“A nessuno di noi a quanto pare” Harry gli sorrise.
Verso mezzogiorno passò il carrello dei dolciumi da cui si rifornirono per bene. Caramelle Tuttigusti+1, Cioccorane, Bacchette magiche di liquirizia e altro ancora. Si abbuffarono fino a quando Ifrid trovò una Caramella Tuttigusti+1 al sapore di vomito e questo fatto fece passare la fame a tutti.
Intanto era diventato buio, i ragazzi si cambiarono di abito nella cabina, mentre le ragazze andarono in bagno. Una voce annunciò il loro imminente arrivo presso la scuola. Si prepararono a scendere. Ifrid e Shiva avevano entrambi lo stomaco chiuso per l’emozione. Le porte si aprirono, gli altri scesero. Ifrid inspirò profondamente e scese finalmente dal treno

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Aperte le porte del treno un marea di ragazzi si riverso sul marciapiedi lì vicino. C’era chi urlava per la gioia, altri si rincorrevano, altri ancora chiaccheravano in gruppo. Videro lì vicino una figura che spiccava sopra le altre: Hagrid. Agitò la grossa mano nella loro direzione e si avvicinò a loro, facendosi spazio tra la folla.
“Ciao ragazzi” li salutò cordialmente mostrando un enorme sorriso. “Ifrid, Shiva dovete venire con me. Ci vediamo dopo, ragazzi.” Disse incamminandosi con dietro i due ragazzi che lo seguivano da vicino per non perderlo, come se fosse così facile che sfuggisse alla loro vista. 
“Tutti i ragazzi di prima e Torn Ridel, mi seguano.”
Una marea di ragazzini iniziò a seguire Hagrid verso la riva di un lago, mentre gli altri, come vide Ifrid, iniziavano a salire sopra delle enormi carrozze nera, che, con suo stupore, sembravano sprovviste di cavalli.
Più in alto, sopra una scogliera, scorsero l’enorme castello ricco di torri e di torrette.
Hagrid invitò i ragazzi a salire su alcune barchette che li aspettavano in riva al lago. Ifrid e Shiva si accomodarono in una insieme a Hagrid, che da solo ne occupava una buona metà.
Appena tutti si furono imbarcati, le barche iniziarono a muoversi, ad avanzare sulle acque scure e calme del lago. Ifrid si perse, guardando il cielo stellato che lo sormontava. Il cielo era completamente “sereno”, l’unica pecca era il fatto che la luna non era ancora visibile sopra di loro. Videro avvicinarsi la scogliera sopra la quale si ergeva il castello. Era enorme e tetra, metteva soggezione al solo vederla, come un gigante fatto di pietra. 
“Giù la testa!” urlò improvvisamente Hagrid e tutti eseguirono il suo ordine. I battelli li condussero attraverso una grande apertura coperta da una cortina d’edera. Continuarono il loro tragitto lungo un tunnel buio e infine raggiunsero una specie di porto scavato nella scogliera, probabilmente alla base del castello. Davanti a loro si stagliava un scalinata e in cima si riusciva a malapena a scorgere un immenso portone. I ragazzi scesero dalle barche e seguirono Hagrid in alto, fino a raggiungere il portale. Bussò tre volte e la porta si spalancò. Apparve alla loro vista una strega alta, dai capelli corvini e aveva un viso molto autoritario e severo. Era vestita con un abito verde smeraldo.
“Ecco gli allievi del primo anno.” Disse Hagrid.
“Grazie. Adesso mi occupo io di loro.”
L’ uomo li lasciò, salutando Ifrid e Shiva con un gesto della mano. 
La donna spalancò un’ altra porta e si ritrovarono in quella che doveva essere la sala d’ingresso. Le pareti di pietra erano illuminate da torcie, il soffito era talmente alto che si scorgeva a malapena e davanti a loro si trovava un ulteriore scalinata che conduceva verso i piani superiori.
Attraversarono la sala d’ingresso e la professoressa McGranitt li fece entrare in una piccola sala, mentre da lì vicino proveniva già un certo brusio. Probabilmente gli altri sono già arrivati, pensò Ifrid. Quando tutti si furono accomodati, per così dire visto che in quella sala vi entravano tutti a malapena e dovevano stringersi il più possibile, la donna iniziò a parlare loro:
“Benvenuti a Hogwarts. Il banchetto per l’inizio del nuovo anno scolastico si terrà fra breve, ma prima di prendervi parte, verrete smistati nei vostri dormitori. Lo smistamento è una cerimonia molto importante, in quanto per tutto il tempo che resterete in questa scuola, il vostro dormitorio corrisponderà alla vostra famiglia. Frequentere le lezioni insieme ai vostri compagni di dormitorio, dormirete nei locali destinati al vostro dormitorio e passarete il vostro tempo libero nella sala comune del dormitorio.”
“ I quattro dormitori sono Grifondoro, Tassorosso, Pecoranera e Serpeverde. Ciascuno ha la sua nobile storia e ciascuno ha addestrato maghi e streghe di prima classe. Per il tempo che restere in questa scuola, i trionfi che otterrete faranno vincere punti al vostro dormitorio, mentre ogni violazione gliene farà perdere. Alla fine dell’anno, il dormitorio che avrà collezionato maggior numero di punti verrà premiato con una coppa. Sperò che ognuno di voi si impegnerà ad onorare il proprio dormitorio.
“ La cerimonia di smistamento avrà luogo fra qualche attimo, davanti a tutta la Sala Grande. Tornerò non appena saremo pronti per la cerimonia. Vi prego di attendere in silenzio”
La professoressa uscì dalla stanza.
Un ragazzo moro, probabilmente della loro età si avvicinò a loro.
“Ciao” Disse, porgendo la mano a Shiva e snobbando del tutto Ifrid “ Io sono Torn, invece qual è il nome di una ragazza così bella?”
Le guance della ragazza si arrossarono leggermente e gli porse la mano che Torn si affrettò a baciare.
Ifrid iniziò ad innervosirsi. Non gli piaceva affatto quello che stava vedendo. Era un sentimento che aveva provato poche volte, in fondo non era mai stato un tipo geloso, ma in quel momento non riusciva a farne a meno. In più quel ragazzo non gli ispirava niente di buono. Lo guardò male, cercando di intimidirlo, ma il ragazzo fece finta di nulla, come se non lo avesse visto.
“Shiva, piacere”
“Piacere mio. Spero soltanto di poter avere la tua compagnia uno di questi giorni...” 
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il sangue salì alla testa del ragazzo. Chi diavolo si credeva di essere per poterci provare con la sua ragazza? E inoltre Shiva stava lì a conversarci amabilmente, infischiandosi di lui. Si avvicinò a quel cascamorto lo afferrò per il bavero della tunica.
“La vuoi finire di provarci con la mia ragazza?” Disse veementemente, mentre lo guardava malamente a pochi centimetri dal suo viso.
“Sennò?” Rispose l’altro in tono di sfida.
La mente di Ifrid si annebbiò completamente e il suo istinto prese il sopravvento. Sbattè con forza il ragazzo contro il muro.
“Ti basta come dimostrazione?”
“Sei impazzito? Come faceva a saperlo!”
La ragazza si intromise dai due e liberò Torn dalla presa di Ifrid. E fissò, con il viso contratto dalla rabbia e dallo stupore per quell’azione, Ifrid.
“Lui magari non lo sapeva, ma tu sì! A quanto pare ti piace farti corteggiare dai cascamorti, continua pure a farlo!”
Ifrid li lasciò lì e si diresse verso l’altro lato della stanza, da dove non poteva vederli e aspettò silenziosamente il ritorno della professoressa, mentre la rabbia non accennava a diminuire.
La portà si aprì e la donna riapparve alla loro vista.
“Mettetevi in fila e seguitemi”
Tornarono nella sala d’ingresso e vennero condotti finalmente nella Sala Grande. 
L’ immensa sala era illuminata da migliaia di candele che galleggiavano a mezz’aria sopra a quattro tavolate, dove erano seduti gli altri studenti. In fondo alla sala era posto un altro tavolo, intorno al quale erano seduti quelli che dovevano essere gli insegnanti, fra i quali si trovava anche Hagrid, che gli sorrise quando raggiunsero il tavolo. Diedero le spalle ai professori e si rivolsero verso le quattro tavolate. Poi lo sguardo di Ifrid puntò sul soffito: completamente nero e punteggiato da quelle che dovevano essere stelle. Sembrava quasi che la Sala Grande si spalancasse completamente all’aria aperta.
Poi abbassò lo sguardo e vide la professore McGranitt che posizionava uno sgabello a quattro gambe davanti a loro. Sopra lo sgabello mise un cappello a punta. Era un vecchio cappello rattoppato, consumanto e pieno di macchie.
Il silenzio coprì interamente tutta la Sala Grande per alcuni secondi. Poi il cappello si contrasse. Uno squarcio si aprì vicino all’orlo come una bocca e cominciò a cantare:

Voi forse credete di conoscervi bene
ma se sulla testa mi vorrete poggiare
io vi carpisco tutte le pene
e nella casa vi posso smistare.
Ormai mille anni
qui dentro ho passato
i vostri sogni
dalla testa ho esaminato:
se è buon cuor coraggioso
a grifondoro vi mando,
se intelletto grandioso
a corvonero fra il mondo,
se impegno e lavoro è una convinzione
tassorosso di certo è la vostra sezione,
infin serpeverde, fra tutti il successo
loda con stile e ammette l'accesso.
Questi fra i nomi del mondo dei maghi,
eran fra tutti i più rinomati,
avanti correte, correte qui avanti
e io vi smisto in pochissimi istanti.

Quando ebbe ultimato il suo spettacolo scoppiò un applauso fragoroso. Il cappello fece un inchino e si afflosciò sulla sedia, restando immobile.
La professoressa McGranitt si avvicinò a loro con in mano una lunga pergamena.
“Quando vi chiamerò vi siederete sullo sgabello, indossando il cappello, e verrete smistati.” Disse.
Ifrid sperava fortemente di essere destinato al dormitorio di Grifondoro, dove conosceva già Ron, Harry, Hermione e molti altri. E sicuramente, a quanto gli avevano detto, era il migliore di tutta la scuola, a differenza di Serpeverde che gli avevano sconsigliato ripetutamente. Buttò uno sguardo verso il tavolino di Grifondoro e vide i suoi amici che gli sorridevano. Ron alzò il pollice della mano e gli strizzò un occhio. 
La professoressa McGranitt iniziò a chiamare gli studenti del primo anno, che vennero tutti attribuiti ad un dormitorio e applauditi dal loro tavolo.
Poi venne il suo momento.
“Ifrid Ignis”
Il ragazzo non si guardò intorno, ma puntò gli occhi a terra e mise il cappello mentre si sedeva sullo sgabello. Grifondoro, Grifondoro, Grifondoro, pensò fra sè. Il cappello si animò e iniziò a parlare:
“Uh-uh! Assomigli molto a qualcuno che ho smistato un pò di tempo fa, qualcuno di molto famoso” Si fermò per qualche attimo e poi proseguì: “Quindi: GRIFONDORO”
Che si riferisse a Harry? Ma non ebbe tempo di pensare a ciò che gli aveva detto il cappello. Se lo tolse di testa e raggiunse il suo tavolo in mezzo ad uno scroscio di applausi. Prese posto accanto Ron.
“Benvenuto nei Grifondoro” Un fantasma con una giorgiera che gli si era avvicinato per complimentarsi. “Io sono Sir Nicholas de Mimsy-Porpington.”
“Grazie”
Intanto vide arrivare anche Shiva, che si unì a loro. Anche lei era stata assegnata ai Grifondoro, ma non si complimentò con lei, nemmeno la degnò di uno sguardo, se non con la coda dell’occhio. Era ancora troppo furioso per quello che era successo.
Sentì chiamare il nome di quel ragazzo odioso che ci stava provando con Shiva e lo vide dirigersi verso il tavolo dei Serpeverde. Il posto adatto a lui, pensò Ifrid.
Il fantasma tossì due volte per richiamare tutti al silenzio.
“Allora... Nuovi Grifondoro! Spero che ci aiutere a vincere la coppa delle case che ormai vinciamo da tre anni consecutivi.”
“Ma certo che lo faranno” Si intromise Fred.
“Proprio così” Puntualizzò George.
In quel momento si alzò in piedi, dal tavolo degli insegnati, un uomo alto e snello, ricoperto da una barba bianca e lunghissima e portava un paio di occhiali con le lenti dalla forma di una mezzaluna. Allargò le braccia e sorrise radiosamente a tutti i presenti.
“Benvenuti!” disse “Benvenuti ad un nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al banchetto vorrei parlarvi della situazione in cui ci troviamo...” Il suo viso si rabbuiò, il suo sorriso scomparve, in quel momento sembrava molto più vecchio e consumato dall’età.
“Come tutti sapete, Voi-Sapete-Chi è risorto, anche se non ha ancora riacquistato pieni poteri. Alcuni mangiamorte si sono ricongiuti a lui.”
Ifrid guardò verso il tavolo dei Serpeverde e vide Malfoy, i suoi gorilla e Ridel che confabulavano fra loro. Harry gli aveva detto che il padre di Malfoy era un mangiamorte e probabilmente anche Ridel c’entrava in qualche modo con Voldemort.
“Ma il nostro ministro della magia non ha voluto credere a questa notizia e quindi non prenderà provvedimenti in proposito, almeno per ora. Ma io personalmente ho provveduto ad informare tutte le vostre famiglie del pericolo e molte di esse si schiereranno al nostro fianco al momento del bisogno. Ma non abbiate paura, finchè restere qui, non vi potrà succedere nulla. Vi chiedo solo di fare la massima attenzione e di non cacciarvi nei guai!” E dicendo ciò, Ifrid vide che Silente lanciava un’occhiata verso Harry e compagni.
“Ma non ci sono solo cattive notizie. Quest’anno oltre al torneo scolastico di Quidditch a fine anno scolastico verrà organizzato un torneo fra le scuole europee, quindi vi invito a dare il massimo per portare la gloria della nostra scuola in tutta Europa. Inoltre ho deciso di richiamare il professor Lupin, come insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.”
Un mormorio si alzò nella sala. Poi videro il professor Lupin entrare nella Sala Grande e raggiungere il tavolo degli insegnanti e fu seguito da un sonoro applauso da parte di tutta la scuola, tranne del tavolo dei Serpeverde.
“E avrete – Proseguì Silente richiamando al silenzio – dei nuovi compagni di quinta: I signori Ifrid Ignis e Shiva Nivis, entrambi venuti qui dall’Italia grazie ad una borsa di studio; e Torn D. Ridel, entrato a far parte di questa scuola al quinto anno grazie alle sue conoscenze già avanzate nel campo magico. Vorrei che faceste un applauso a questi ragazzi. Dal mio canto gli auguro buona fortuna e buona permanenza qui ad Hogwarts.”
Vi furono altri scrosci di applausi e quando finirono il preside riprese di nuovo la parola:
“Ora, si dia inizio al banchetto!”
Tornò a sedersi e tutti lo applaudirono.
I piatti d’oro davanti a loro, di colpo, si riempirono di pietanze: roast beef, pollo arrosto, braciole di maiale, salsicce, bacon e bistecche, patate lesse e fritte, Yorkshire pudding e addirittura dolci alla menta.
Ifrid guardò il contenuto dei piatti davanti a lui e gli occhi iniziarono a brillargli, le mani fremevano e la bava aveva cominciato a scendere dalla bocca.
“Pancia mia fatti capanna!!! Buon appetito ragazz...”
Non aveva fatto in tempo a finire la frase che si era già riempito la bocca di cibo. Gli altri lo guardarono all’inizio un pò perplessi e poi scoppiarono in una sonora risata.
“Che f ‘ è?” Aveva chiesto, sempre con la bocca stracolma di cibo, agli altri stupito, non riuscendo a capire il motivo di quella risata.
“Nulla, nulla” Lo tranquillizzò Fred.
“Già, proprio nulla” Puntualizzò George, prima di scoppiare a ridere un ulteriore volta.
Ifrid non vi fece caso questa volta e continuò a ingurgitare roba da mangiare.
“Secondo me con un imbuto faresti prima!” Lo derise Harry, che fu seguito subito da una risata dei suoi compagni.
“Già... Forse hai ragione! Ne avete uno, per caso?” Chiese Ifrid convinto di ciò che diceva. Gli altri scoppiarono nell’ennesima risata, ma questa volta a Fred andò il cibo di traverso e iniziò a tossire energicamente per riprendere fiato, questo portò ad ulteriore prolungamento della risata degli altri.
Qualche minuto dopo, Ifrid era ormai pieno. Si distese sulla sedia e si colpì dolcemente la pancia.
“Ahh!! Non ho mai mangiato così bene!”
Aspettando che gli altri finissero di mangiare, il ragazzo iniziò a guardarsi intorno. Al tavolo delle autorità vide Hagrid che stava bevendo dal suo calice, mentre discuteva con il professor Lupin. Silente aveva ormai finito di cenare e era immerso in una discussione con un uomo dal viso molto severo e una pelle color latte, che risaltava ancor di più sotto ai capelli lunghi e nerissimi, era il professor Piton a quanto gli avevano detto i suoi nuovi amici; e la professoressa McGrannit.
Il suo sguardo si perse in giro attraverso tutte le altre tavolate alla ricerca di qualche ragazza carina, ormai quello era un vizio per lui. Ovunque andasse il suo sguardo si perdeva nella ricerca di qualche “preda” adatta a lui. Poi il suo sguardo cadde involontariamente su Shiva, ma lo distolse subito, cercando di non farsi notare da nessuno. Era ancora furioso con lei, non sopportava il suo comportamento e oltretutto gli aveva dato del pazzo, quando dovrebbe essersi scusata con lui. Cancellò la mente da questo pensiero, non era il momento adatto, adesso voleva solo divertirsi e niente più, il resto poteva aspettare.
Poi scomparvero tutte le pietanze dal piatto e il professor Silente si rialzò di nuovo in piedi. La sala fu coperta da un silenzio di tomba.
“Adesso che siamo tutti sazi di cibo e bevande, ho da darvi alcuni annunci.”
“Gli studenti del primo anno devono ricordare che l’accesso alla foresta qui intorno è proibito. E anche alcuni degli studenti più anziani farebbero bene a ricordarselo”
I suoi occhi balzarono da Harry a Ron, poi a Hermione e infine ai due gemelli Weasley, che sicuramente ne combinavano di tutte i colori all’interno del castello e a quanto pare anche della foresta.
“Inoltre devo ricordarvi che sono vietati i duelli magici fra classi nei corridoi. Infine, devo dirvi che le prove di Quidditch si terranno a partire dalla seconda settimana dell’anno scolastico. Chiunque sia interessato a parteciparvi è pregato di rivolgersi a Madama Bumb.”
“Prima di andare a letto, intoniamo l’inno della scuola!” Gridò Silente, sembrava molto elettrizzato da questa cosa e un enorme sorriso apparve sul suo viso. Diede un colpetto con la sua bacchetta, da cui ne uscì un nastro dorato, che aleggiando sopra le loro teste, si contorse più volte fino a formare delle parole.
“Oguno scelga il motivo che preferisce” Disse il preside “Via!”
Tutti gli alunni e alcuni professori, seppur riluttanti, intonarono:

Hogwarts, Hogwarts del nostro cuore,
te ne preghiamo, insegnaci bene,
giovani, vecchi, o del Pleistocene,
la nostra testa tu sola riempi
con tante cose interessanti.
Perchè ora è vuota e piena di venti,
di mosche morte e idee deliranti.
Insegnaci dunque quel che è richiesto,
dalla memoria cancella l’oblio
fai del tuo meglio, a noi spetta il resto
finchè al cervello daremo l’addio.

I gemelli furono i primi a finire, intonando la canzone con un ritmo velocissimo e cantando la loro personale versione che fece ridere tutti i Grifondoro impedendo di finire di cantare. Silente diresse le ultime battute con la bacchetta e, alla fine, fu uno di quelli che applaudì più di tutti all’interno della Sala Grande.
“Adesso è ora di andare a letto. Di corsa!”
I Grifondoro uniti si diressero verso la loro sala comune. Il loro viaggio fu allietato dalle battute dei due gemelli Weasley. Ifrid seguì gli altri attraverso corridoi, sopra scale, attraverso porte. Tentò invanamente di ricordarsi la via, ma dopo qualche minuto dermorse da portare tal impresa a compimento. Dopo qualche minuto attraversarono un lungo corridoio e in fondo ad esso vi era un ritratto di una signora grassa con un abito di seta rosa.
“Parola d’ordine?” Chiese la donna.
Il prefetto dei Grifondoro si fece largo tra la folla e disse:
“Copa cabana”
Il ritratto si spostò di lato e lascio intravedere un cunicolo rotondeggiante. Il prefetto lo imboccò e tutti gli altri studenti fecere altrettanto. Raggiunsero quella che doveva essere la sala comune, una sala a pianta rotonda tempestata di numerose soffici poltrone e di ampi tavolini.
Il prefetto indicò alle raggazze una porta che conduceva ai loro dormitori e fece altrettanto con i ragazzi. Ifrid vide Shiva e Hermione che entravano nella porta e iniziavano a salire. Ron e Harry fecero altrettanto e il ragazzo li seguì. In cima ad una scala a chiocciola, si trovavano sicuramente in una delle torri del castello, trovarono cinque letti a baldacchino circondati da una tenda di un rosso scuro. I lor bauli erano già lì ad aspettarli. Ifrid si buttò con un salto sul letto. Era troppo stanco per il viaggio e non aveva voglia di cambiarsi. Troppa fatica, pensò e i suoi occhi si chiusero.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3307