Vuoi essere la mia Parabatai ?

di EmilyHerondale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Allenamenti ***
Capitolo 3: *** L'amore non è morale o immorale ***
Capitolo 4: *** Se la ami dille tutto ***
Capitolo 5: *** Difficile andare avanti cosi ***
Capitolo 6: *** Solo l'angelo sa cosa farò... ***
Capitolo 7: *** Amare illecitamente ***
Capitolo 8: *** Parlagli ed avrai le idee più chiare ***
Capitolo 9: *** Nuove minacce e cerimonie parabatai ***
Capitolo 10: *** Quando tutto è perfetto... ***
Capitolo 11: *** ...Qualcosa va storto ***
Capitolo 12: *** Chi è Jonathan Christopher Morgenstern? ***
Capitolo 13: *** A tutti i costi ***
Capitolo 14: *** Localizzazione ***
Capitolo 15: *** Nuovi orizzonti ***
Capitolo 16: *** Partenza ***
Capitolo 17: *** C'è qualcosa che non va... ***
Capitolo 18: *** Conoscenze ***
Capitolo 19: *** Innamorarsi ***
Capitolo 20: *** Liberami ***
Capitolo 21: *** Torneranno ***
Capitolo 22: *** Biglietti, messaggi e scuse ***
Capitolo 23: *** Ritorno ***
Capitolo 24: *** Dura lex, sed lex ***
Capitolo 25: *** Tu non sai... ***
Capitolo 26: *** Attese, presentazioni e...ringraziamenti ***
Capitolo 27: *** Vuoi essere la mia Parabatai? ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


1- L’INCONTRO.


Quella mattina Clary, era uscita presto di casa, per raggiungere la tenuta dei Lightwood, dove Izzy, la sua migliore amica di sempre, l’aspettava per giocare insieme, chi sa a cosa avrebbero giocato durante quella giornata, pensò, sperava proprio di non dover sopportare giochi come “vestiamo Clary” oppure “pettiniamo Clary” o addirittura “trucchiamo Clary”, perché, ahi lei, quelli erano i giochi che Isabelle preferiva, i suoi pensieri si dissolsero nel nulla quando un pallone la colpì proprio in piena faccia inseguito da un bambino (a suo parere bellissimo) che avvicinandosi a lei le disse –Scusa, ma Alec dovrebbe imparare ad aggiustare il tiro gliel’ho detto solo un milione di volte- disse lui, facendo la linguaccia all’amico, lei che fino a quel momento si era distratta dalle sue parole persa nei suoi occhi disse –N-non c’è problema, anzi salutami Alec- e senza neanche presentarsi corse via accompagnata da un intenso rossore sulle guance.
Tornata a casa, dopo la giornata di giochi in compagnia di Izzy scoprì chi era quel bambino.
Herondale, era il figlio di Stephen Herondale, il bambino che solo quella mattina l’aveva colpita con un pallone lasciandola imbambolata sul vialetto che portava alla tenuta della sua famiglia, era Jace Herondale. Clary era rimasta stregata da quel bambino con i capelli biondi e gli occhi cosi ambrati da somigliare all’oro, ed adesso se lo trovava davanti nel suo salotto, accompagnato da Stephen che era un vecchio amico di famiglia, che era stato affianco a Valentine, suo padre, fino a poco prima della rivolta attuata dal Circolo, alla fine della quale quasi tutti i membri dello stesso si erano pentiti, venendo puniti nei più svariati modi, chi con l’esilio, chi con maledizioni , e chi ,come suo padre confinato, in casa, Stephen se l’era cavata con poco dato che si era ritirato dal Circolo poco prima della rivolta.
Era strano che non avesse mai conosciuto il figlio di Stephen nei suoi sei anni di vita, e non capiva perché suo padre, Valentine, non glielo avesse mai presentato, ma adesso era lì e le porgeva la mano sorridendole mentre lei continuava ad osservarlo imbambolata.
-Ehi, ci sei?- disse Jace, ridendo –Si, ci sono scusami, io sono Clary, e tu?- disse lei raggiungendo la stessa tonalità dei suoi capelli rossi –Io sono Jace, Jace Herondale, incredibilmente carino per avere solo sette anni- disse , facendola ridere, quindi lui era uno di quei bambini consapevoli di essere belli sin dalla nascita, pensò Clary – Sei simpatico, sai ? Ti andrebbe di giocare con me?- disse lei sorridendo –Si mi piacerebbe molto giocare con te, basta che vinca io- -Per vincere dovrai prima battermi- disse la piccola rossa facendogli l’occhiolino –Beh, allora la sfida è accettata- disse lui di rimando, quella bambina aveva attirato la sua attenzione subito quella mattina con quella nuvola di capelli rossi e quegli occhi smeraldini, per non parlare del suo bel sorriso, il biondo venne svegliato dai suoi pensieri dalla voce della suo nuova compagna di giochi –Jace allora vieni o no ?- -Certo che vengo, gli Herondale non si tirando indietro d’avanti a nessuna sfida- .
Quel pomeriggio di giochi, accompagnato da risate, urletti e cadute si concluse con due bambini, addormentati sull’erba del cortile d’avanti alla villa dei Morgenstern, i cui capelli si intrecciavano in oro e rosso, i loro genitori ridendo li recuperarono rientrando in casa.
Quel pomeriggio rimase nel cuore di entrambi.
Il giorno dopo ,una piccola Clarissa Morgenstern, fresca di doccia, fu colta di sopresa dal campanello che suonò,  si diresse verso la porta ed il suo cuore fece una capriola, davanti a lei in tutto il suo dorato splendore c’era Jace. Il bambino, si poggiò allo stipite della porta, dando ancora una volta prova di quanto fosse vanesio anche se cosi piccolo, disse- Allora, sei pronta per giocare con me, Alec ed Izzy?- lei lo squadrò perplessa – Verrò con te solo se mi prometterai che quando saremo più grandi ti allenerai con me- lui sorrise –Va bene Morgenstern, mi allenerò con te- -Promettimelo- lui rise –Va bene, va bene te lo giuro sull’angelo- cosi ridendo, uscirono insieme da casa.

SPAZIO AUTRICE
Prima di tutto mi presento, mi chiamo Emilia,ma tutti mi chiamano Emily (che diminutivo),  faccio il liceo linguistico adoro leggere libri ed impazzisco per la scrittura.
Spero che il primo capitolo della mia ff vi sia piaciuto anche se è molto breve , ho sempre immaginato un incontro tra dei piccoli Jace e Clary e beh me lo sono immaginato cosi, se avete qualche suggerimento magari mi scrivete una recensione (abbiate pietà questa è la prima volta che pubblico qualcosa), credo di riuscire ad aggiornare più o meno ogni settimana tra la domenica ed il lunedi, in ogni caso è sicuro che non vi lascerò sospese per parecchio dato che so cosa significa (ogni riferimento a ff incomplete è puramente casuale), spero che leggerete (e recensirete) in tante, un bacio Emily.

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Capitolo 2
*** Allenamenti ***


2- ALLENAMENTI

 
 
-9 ANNI DOPO-


-BATTUTO !- urlò la rossa, inchiodando Jace al pavimento bloccandolo con il suo corpo dopo avergli fatto uno sgambetto, dopo anni che si allenavano insieme, Clary conosceva alla perfezione il suo modo di combattere e di pensare, riuscendo così a prevedere le sue mosse in anticipo.
-Mi hai battuto solo perché sono ore che ci alleniamo e sono stanco, la stanchezza porta distrazione e la distrazione porta me al tappeto- disse lui mettendosi a sedere dopo che Clary si fu alzata, lei si lasciò sfuggire una risata –Tsè, dì la verità, ti sei fatto battere dalla rossa minuta alta un metro e cinquanta! – Jace sorrise – Hai dimenticato di dire che questa ragazza ha caratteristiche come “è più forte di quanto sembra in realtà” oppure “Ha ricevuto un addestramento formidabile” o ancora “ha un viso d’angelo che inganna” - -Allora lo ammetti che ti ho battuto!- -Si lo ammetto, basta che non ti pavoneggi troppo- disse il biondo continuando a sorridere e ripensando a quel giorno di nove anni prima, quando lei era entrata nella sua vita ma soprattutto nel suo cuore, ed a tutto quello che avevano passato insieme, dai semplici giochi in compagnia degli altri piccoli Shadowhunters alla cerimonia delle prime rune durante la quale entrambi avevano ricevuto  la runa della Chiaroveggenza, lui sulla mano sinistra lei su quella destra, ed ancora ai semplici momenti tra di loro, alle rare volte in cui aveva visto quei bellissimi occhioni verdi inondati di lacrime e lui l’aveva consolata accarezzandole i lunghi capelli rossi ed infine quelle labbra, quelle labbra che racchiudevano un sorriso unico e bellissimo, quelle labbra che da sempre avrebbe voluto baciare “NO!” intervenne quella specie di grillo parlante che era il suo inconscio “Lei ti considera come un fratello, sei il suo migliore amico, mettitelo in testa e SMETTILA!”.
Si svegliò dallo stato di trance quando la ragazza con la sua “soave” voce gli trillò nelle orecchie
 –JACE! - -Eh?- disse lui frastornato –Jace hai ascoltato una singola parola di quello che ho detto? –
-Emh…mmh… In verità no - -Va bene tanto non era importante, io vado- -Te lo stavo per chiedere, hai l’aria di qualcuno che ha bisogno urgentemente di una doccia- -Stai per caso dicendo che puzzo, Herondale? - -No dico solo che quando ci sei tu un dolce olezzo riempie la stanza- replicò ridendo –Vieni che ti accompagno a casa- -No dopo questa me ne vado da sola- fece lei fingendosi offesa
 - E se ti attaccasse un demone? Chi salverà la nostra donzella? – risero entrambi - La “nostra donzella” si sa difendere benissimo da sola, ricorda “più forte di quanto sembra” - risero di nuovo –Almeno lascia che ti accompagni alla porta- -Permesso accordato!- .
Insieme si avviarono su per le scale che portavano al piano di sopra, per allenarsi utilizzavano le palestre di cui tutte le case Shadowhunter di Idris disponevano e tal volta non erano soli, infatti occasionalmente con loro si allenavano Izzy o Alec Lightwood.
Arrivati alla porta il ragazzo la aprì e sorridendo le fece cenno di uscire, varcando l’uscio Clary gli lasciò un bacio sulla guancia e senza voltarsi corse giù per il vialetto, gridando – Ciao Jace! - .
Non seppe mai che Jace rimase a guardarla sorridendo inebetito fino a che non scomparve dietro l’angolo tenendo la mano sulla guancia su cui lei aveva depositato quel bacio.
 
 
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Clary arrivò a casa, salutò velocemente Valentine e Jocelyn, per poi correre a farsi una doccia fredda.
Aveva bisogno di essere riportata alla realtà, doveva svegliarsi da quel sogno, aveva bisogno di schiarirsi le idee su Jace, sui sentimenti che provava per lui da quel primo incontro, sul combattimento che avevano avuto quel giorno, a quello che aveva provato quando si era ritrovata sopra di lui, ed infine al fatto che per lui non era niente di più che la sua migliore amica, Jace era noto per essere un dongiovanni quindi anche se tra loro ci fosse stato qualcosa, lei sarebbe stata una tra le tante fino a quando lui non avesse trovato la donna da amare, quella che gli avrebbe rubato il cuore.
Quando uscì dalla doccia aveva in testa ancora più confusione di quando era entrata, avrebbe voluto sfogarsi con qualcuno, parlare, quando era piccola aveva sua madre per parlare e sfogarsi ma non poteva certo parlare di Jace con sua madre, le venne in mente la sua migliore amica… ma certo Isabelle, perché non ci aveva pensato prima? Doveva andare da Isabelle.
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Jace richiuse la porta di casa, non riusciva a crederci se un bacio sulla guancia gli provocava quelle sensazioni, figurarsi cosa gli sarebbe successo se l’avesse baciata, o addirittura se…
“Smettila!” lo riprese il suo inconscio.
Jace si riprese e per distrarsi ridiscese nella palestra della sua famiglia dove iniziò a prendere a pugni un sacco da boxe.
O almeno provò, ma distrarsi era difficile quando due occhioni verdi continuano a ritornarti in mente, il rosso dei capelli, il bianco della pelle lentigginosa –NO, E ANCORA NO! PERCHE’, PERCHE’, PERCHE’? – urlò frustrato poco prima di rompersi le dita colpendo il sacco da boxe, il dolore si fece sentire annebbiandogli la mente, prese il suo stilo disegnandosi un Iratze, grazie al quale la sua mano pochi secondi dopo era tornata come nuova, ma Clary era ancora nella sua testa inperterrita.
 Insomma lui era Jace Herondale, tutte le ragazze avrebbero pagato per stare con lui, ma lui da loro non voleva niente di più che divertimento… per tutti i suoi posteri la frase “perché scegliere una sola caramella quando si può avere tutta la scatola” era giusta almeno fino a quando non donavano il loro cuore alla donna della loro vita.
 Lui la sua caramella l’aveva scelta anni fa peccato che quella caramella lo considerasse poco più di suo fratello, e lui per il momento assaggiava un po’ tutte le caramelle aspettando di tenere tra le mani quella che in realtà voleva o magari dimenticarla man mano che mangiava.
Facendo questi pensieri uscì di casa alla ricerca di una distrazione, alla ricerca di una nuova “caramella”.
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Un uomo le aprì la porta, Robert Lightwood.
-Salve, signor Lightwood, Isabelle è in casa? avrei bisogno di parlarle- la rossa dicendo questo divenne vermiglia.
- Certo Isabelle è in camera sua, vieni Clary entra- detto ciò Robert si sposto dalla porta per permetterle di entrare e Clary si avviò in camera sua sfrecciando attraverso il corridoio.
Bussò alla porta, una voce dall’altra parte le disse di entrare.
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE
Sono tornata con il secondo capitolo molto prima di quanto pensassi, anche perché sono stati i miei sogni ad ispirarmi questa volta, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che nessuno mi uccida per la sospensione che ho lasciato alla fine proprio sull’incontro tra Izzy e Clary, chi sa cosa succederà…
Voglio ringraziare la mia cuginetta (si fa per dire dato che abbiamo 4 mesi di differenza) che ha sopportato i miei scleri sulla trama e mi ha aiutato con la correzione del testo. Vorrei ringraziare tutte le lettrici che hanno recensito lo scorso capitolo e chi ha aggiunto la mia storia tra le seguite, le ricordate o le preferite ed anche le lettrici silenziose che danno comunque il loro sostegno, grazie .
Spero che leggerete e recensirete in tante, un bacio Emily.

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Capitolo 3
*** L'amore non è morale o immorale ***


3- L’AMORE NON E’ MORALE O IMMORALE




 
 
-Izzy! – Clary corse ad abbracciare l’amica che, come quando erano piccole, portava i lunghi capelli corvini divisi in due trecce, anche vestita semplicemente con pantaloni da tuta e canotta, entrambi neri, risultava bellissima, con le sue forme, messe sempre in risalto da qualsiasi cosa indossasse, e la sua altezza, Clary affiancandola si sentiva come i piccoli elfi delle corti fatate e per questo la invidiava un po’ ma bastava ricordarsi che era la sua migliore amica e ogni istinto omicida verso di lei svaniva.
-Clary, come mai da queste parti? - -Veramente sarei qui perché ho bisogno di parlare con qualcuno di una cosa…- Isabelle la guardò sorridendo maliziosa –Mi giocherei la testa scommettendo che si tratta di un ragazzo… un ragazzo biondo… un ragazzo biondo con gli occhi dorati- fece lei avvicinandosi sempre di più alla rossa –Un ragazzo biondo, con gli occhi dorati, che si chiama Jace e guarda caso è il tuo migliore amico- disse Izzy mentre Clary arrossiva sempre di più ad ogni sua parola –E tu come fai a saperlo? – sbottò la diretta interessata ormai rossa come un pomodoro –Clary, Clary, Clary chiunque ti conosca ed abbia un po’ di cervello ci è già arrivato- la rossa ormai era arrivata ad un porpora impossibile ed aveva la bocca spalancata grazie alle parole dell’amica – Su racconta, cosa è successo? Ti ha baciato finalmente? - -Eh? N-no, ma cosa dici? No non è successo proprio niente, anzi credo che per lui io sarò sempre simile alla sorellina che non ha mai avuto, la sorellina da proteggere, un po’ come te ed Alec- -Io invece credo che tu gli piaccia, ed anche parecchio- quello che Clary non sapeva è che Isabelle lo sapeva per certo, dato che aveva origliato una conversazione tra il ragazzo e suo fratello avendo sentito nominare la sua migliore amica –Si hai ragione, è proprio innamorato di me dato che si sarà portato a letto mezza Idris- disse la rossa ironicamente, Izzy rispose dicendo –Tu prova a dirgli quello che provi, in fondo l’amore non è morale o immorale è amore e basta, parlagli magari scopri che il motivo per il quale come dici tu “si è portato a letto mezza Idris” è perché cerca di dimenticare una certa nana dai capelli rossi- Clary abbracciò la sua migliore amica dicendo –Grazie Izzy, sei la migliore!-
 -Quindi questo vuol dire che gli parlerai? - sorrisero entrambe –Si, gli parlerò- ed insieme uscirono dalla stanza ridendo.
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Jace girava per le strade di Idris, non senza pensare ancora a lei, l’unica che gli avesse rubato il cuore non facendo altro che sorridere, l’unica che non riusciva ad avere nonostante avesse sedotto qualunque ragazza, l’unica che avrebbe dovuto assolutamente dimenticare, ma come si possono dimenticare i suoi occhi verdi?
Camminando Jace, non si era reso conto di aver attirato l’attenzione di una bionda, una Shadowhunter a suo dire straniera dato che ad Alicante non l’aveva mai vista.
La bionda gli si avvicinò con fare sensuale, strusciandoglisi addosso, subito prese a baciargli e succhiargli la pelle del collo. Bingo, aveva trovato la caramella.
                                           
 
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Clary ed Isabelle arrivarono alla porta scambiandosi battutine e ridendo tra di loro, Izzy aprì la porta e poi le disse – Allora è sicuro che gli parlerai? – l’altra fece un sorriso a trentadue denti
 –Certo che gli parlerò - -Brava nana, ora vai, ci vediamo domani, che riprendono le lezioni all’accademia-.
 L’accademia… Clary se ne era completamente dimenticata il giorno successivo sarebbero riprese le lezioni -Ciao Izzy, grazie ancora- ed uscì.
Dalla tenuta dei Lightwood c’erano due strade che portavano a casa sua, prese quella più lunga, aveva bisogno di pensare a cosa dire a Jace quando lo avrebbe visto il giorno seguente, alla sua reazione, a se le avesse parlato ancora.
Stava facendo questi pensieri quando senti dei rumori provenire da un vicolo lungo la strada, vi si affacciò e vide due ragazzi avvinghiati (e lei che pensava fosse qualcosa di pericoloso), il ragazzo aveva i capelli biondi proprio come il suo Jace. Proseguì ma quell’ultimo pensiero la fece retrocedere con atroci sospetti e si accorse che quel ragazzo ERA il suo Jace, che si stava dando da fare con una procace bionda (sicuramente tinta).
Corse via, dirigendosi verso casa sua, fortunatamente Jace non l’aveva vista, ma lei aveva visto lui, e pensare che gli stava per confessare i suoi sentimenti, stava per mettergli in mano il suo cuore, quel cuore che lui aveva rubato tanto tempo prima e che aspettava in una teca di essere distrutto dalle sue mani. Ma lei quella soddisfazione non gliela avrebbe data mai.
Arrivò a casa, con un’espressione arida, e dopo aver salutato i suoi genitori si sedette a tavola fissando il vuoto d’avanti a lei, non toccando cibo e non distogliendo lo sguardo da quell’unico punto che in quel momento le sembrava l’unica cosa certa.
Jocelyn, stanca di vedere la figlia fissare il muro inespressiva intervenne dicendo –Clary, tesoro, tutto bene? - -Si mamma sto bene… solo… non ho fame, preferisco andare di sopra a dormire, domani si torna in accademia…- cosi con un sorriso tirato, salì di sopra, e si mise a letto, si girò e rigirò tra le coperte cercando di dormire, dormire per dimenticare.
 
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Jocelyn e Valentine erano ancora seduti a tavola e guardavano il posto ormai vuoto della figlia
 –Valentine io credo che Clary abbia qualcosa di più della stanchezza- -Qualunque cosa sia con il riposo le passerà, i Morgenstern non si abbattono tanto facilmente- disse lui accarezzando la guancia della moglie –Sarà… Valentine ho paura- -Di cosa tesoro? - - Di perdere anche lei, non voglio perderla come è successo con Jonathan- -Neanche io lo voglio, Jocy, e non succederà-
Jonathan Christopher era il primo figlio avuto da Valentine e Jocelyn poco prima della rivolta, era scomparso in circostanze ancora poco chiare a tutti, lasciando ai genitori solo il suo ricordo da piangere, infatti Jace portava il suo stesso nome in sua memoria e Valentine e Jocelyn non avrebbero mai ringraziato abbastanza Stephen e Celine per aver voluto ricordare cosi loro figlio.
Jocelyn iniziò a piangere e suo marito iniziò a consolarla, facendola sedere sul divano, abbracciandola fino a quando il sonno non fece calmare i suoi singhiozzi, Valentine poco prima di farsi trascinare anche lui da Morfeo disse –Buona notte, angelo mio-
 
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Il mattino successivo Jace si svegliò di buon mattino, ancora stanco dal giorno precedente, per quel primo giorno di studi all’accademia, dopo aver salutato Celine e Stephen si diresse verso la tenuta dei Morgenstern per andare a prendere la sua migliore amica, era la prima volta che la sua mente la chiamava così coscientemente, chi sa che non si stesse dimenticando di lei finalmente.
Tutti i suoi buoni propositi andarono persi quando Clary uscì dalla porta della tenuta dei Morgenstern, bella come non era mai sembrata ai suoi occhi, i capelli rossi lasciati liberi di svolazzare nell’aria ed i suoi occhioni verdi stranamente diversi dal solito… freddi.
Le si avvicinò, -Buon giorno Clarissa- disse scoccandogli un veloce bacio sulla guancia lui rabbrividì, lei non riuscì a pensare altro che “bella faccia tosta, sarà stato mollato dalla bionda”, la rossa prese a camminare senza rivolgergli neanche un occhiata, lui le corse dietro dicendo frasi del tipo –Clary cosa ti prende? - oppure -Cos’è sei scesa dal lato sbagliato del letto?- o ancora – Clarissa Adele Morgenstern ti ordino di fermarti ora e dirmi cos’hai!- ma lei imperterrita continuava a camminare, o almeno lo fece fino a quando lui non ricorse a quell’ironia tagliente come un rasoio che apparteneva solo agli Herondale, che in un attimo fece bruciare la miccia della rabbia di Clary fino a farla esplodere come dinamite  –Clarissa cos’hai sei stata tradita dal ragazzo? Io ti avevo detto di non fidarti di lui ma tu non mi hai… - fu interrotto dal coltello che riuscì ad evitare di pochi millimetri, lanciato da quella ragazza che adesso lo guardava irritata –Gira a largo, Herondale-
La rossa riprese a camminare lasciando il biondo lì da solo ed allibito.
                                               
 
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Clary arrivò all’accademia da sola, se si fossero trovati in circostanze normali Jace l'avrebbe seguita fregandosene della sua minaccia, ma quella volta non lo aveva fatto Lasciandola camminare da sola fino all'accademia dove ora stava cercando di avvistare Izzy. 
La vide mentre entrava dal cancello insieme ad Alec che si diresse subito verso quello che non sapeva più se definire come il suo migliore amico. 
Izzy le si fermò d'avanti -Allora come è andata, signora Herondale? - sentendo quel nome
L’espressione di Clary tornò dura e fredda, impassibile -Non come credi tu, anzi è andata proprio diversamente da come sarebbe dovuta andare, ieri l'ho beccato mentre si faceva l'ennesima 
Bionda ossigenata in un vicolo buio e stamattina mentre mi chiedeva perché fossi arrabbiata con lui, l'ho quasi infilzato con un coltello, non voglio sentire il suo nome mai più- 
-Su Clary non fare così, ricorda quello che ti ho detto ieri, magari fa così perché aspetta solo te ... - 
-Sarà ma se si azzarda ad avvicinarsi a me di nuovo gli trancio le palle-  -Pensala come vuoi, Andiamo se non rischiamo di far tardi a lezione- con malavoglia Clary seguì Izzy in classe. 
La giornata trascorse lenta tra latino e lingue demoniache varie, fino a che la Campanella dell'ultima ora suonò, questo voleva dire una sola cosa: lotta corpo a corpo. 
Clary controllò la lista degli sfidanti per vedere che lei era nel turno ed avrebbe dovuto sfidare .... "NO NON PUÒ ESSERE, NO!" Diceva la sua mente, poiché il nome Jonathan Cristopher Herondale affiancava il suo "almeno adesso potrò fargliela pagare" pensò mentre un sorriso calcolatore gli si stampava in faccia. 
 
 
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Jace proprio non capiva il perché della reazione della sua migliore amica, non l'aveva mai vista così, come se fosse arrabbiata con lui e quel coltello, quello che ora teneva tra le mani leggermente macchiato di sangue, quel coltello con il quale lei per la prima volta da quando si conoscevano aveva voluto davvero fargli del male, ne era la riprova. 
Chi sa cosa le aveva fatto... Pensando a quello che aveva potuto combinare per farla arrabbiare così arrivò all'accademia giusto in tempo per l'inizio delle solite noiosissime lezioni, non aspettava altro che l’arrivo dell'ultima ora per la lotta corpo a corpo, però quando l'ultima Campanella squillò ebbe un brutta sorpresa... Clary, avrebbe dovuto sfidare Clary, che essendo arrabbiata avrebbe sfogato tutto nella lotta. Si preparò ad essere messo al tappeto. 
 
 
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Si prepararono per la sfida, entrambi presero le spade angeliche, Jace sapeva che Clary avrebbe attaccato per prima e prontamente evito il colpo, dopo due o tre affondi però  La rossa riuscì a disarmare il ragazzo che colto di sorpresa, si ritrovò le  mani della rossa attorno al collo da cui poi si diede la spinta per dargli un calcio nello stomaco , dopo quel colpo il ragazzo finì al tappeto, mentre  la ragazza, che aveva ormai abbandonato le spade angeliche, continuava a riempirlo di pugni e calci, neanche fosse un sacco da boxe, lui non aveva il coraggio di colpirla e ben presto si ritrovò con il volto contuso per i pugni, lo stomaco dolorante per i calci ed un braccio rotto, -Basta, mi arrendo- disse con voce soffocata per il dolore -Morgenstern, fermati hai vinto- disse il professore che fino ad allora si era quasi disinteressato del loro combattimento. Jace venne soccorso, ma Clary rimase a guardare il tutto impassibile. 
 
 
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Jace, fu rimandato a casa, dolorante e pieno di Iratze sparsi per tutto il corpo, non poteva credere che la sua piccola nana rossa gli avesse fatto tutto quello, gli aveva addirittura rotto il braccio... 
Non poteva negare che anche se aveva tentato di ucciderlo, era fiero di lei e quando l'aveva vista impassibile anche dinanzi a tutto quello che le aveva fatto... insomma, non poteva negare di essere ancora innamorato perdutamente di lei, non ce la faceva più doveva parlarle. 
Arrivò a casa e Celine gli andò incontro con un grande sorriso che subito si spense quando lo vide ridotto in quel modo –Jace, cosa ti è successo? – disse la donna, preoccupata per quello che il figlio poteva aver fatto per tornare a casa ridotto in quella maniera –Niente di che, ho affrontato una furia dai capelli rossi durante l’ultima ora- la madre iniziò a ridere –Clary? Clary ti ha fatto questo? – disse la donna continuando a ridere –Si, e stamattina ha quasi deturpato il mio bellissimo volto da angelo colpendomi con un coltello- -Devi proprio averla fatta arrabbiare per ridurti cosi- -Il problema è che non so neanche cosa l’abbia fatta arrabbiare- Celine rise ancora –Allora è innamorata persa di te- -Si, come no-disse lui arrossendo leggermente –In ogni caso cambiati e fatti qualche altro Iratze, tra poco si pranza-
 
 
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Quando Jace se ne fu andato, Clary, che fino a quel momento non aveva fatto altro che guardare impassibile le infermiere che medicavano il biondo, andò negli spogliatoi con una certa area di soddisfazione, anche se una parte di lei avrebbe voluto correre da lui per vedere come stava, ma quel suo lato  troppo orgoglioso e che nel contempo si sentiva tradito, anche se un tradimento non era stato poiché lui non sapeva neanche i sentimenti che lei provava per lui, la teneva inchiodata li con i piedi fissi al pavimento a guardare la sofferenza dipinta in quegli occhi dorati e nel volto angelico contorto dal dolore per il braccio rotto.
Mentre faceva quei pensieri non si accorse di Isabelle dietro di lei, si girò e la vide con sul volto un aria di rimprovero –Hai avuto la tua vendetta a quanto pare, ma adesso come ti senti? – Izzy era così assomigliava a volte a grillo parlante, ma aveva ragione adesso non si sentiva bene, per niente, scoppiò a piangere abbracciando la sua migliore amica –La prossima volta che lo vedi vai da lui e dopo esserti scusata gli parli- disse la corvina alla rossa che aveva le lacrime che le scendevano ancora lungo le guance, detto questo la prese per mano ed uscirono dalla palestra
 
 
 
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e che non mi verrete a cercare perché ho permesso a Clary di pestare a sangue Jace.
Ringrazio tutte le lettrici che hanno recensito dandomi la loro opinione, quelle che hanno inserito la mia storia tra le seguite, le preferite o le ricordate e ringrazio ancora una volta le tantissime lettrici silenziose che hanno comunque cliccato sulla mia storia facendomi capire che la mia storia è apprezzata.
Spero che questo capitolo venga apprezzato almeno quanto gli altri due, un bacio a tutte Emily. 

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Capitolo 4
*** Se la ami dille tutto ***


4- SE LA AMI DILLE TUTTO.

 
 
-Cosa ti succede oggi Jace? Prima ti sei fatto pestare da Clary senza opporti ed ora io ti batto senza fatica -  eh, già era andata così, dopo aver parlato con sua madre Jace era corso alla tenuta dei Lightwood per vedere Alec, aveva bisogno di allenarsi, di lottare con qualcuno, e non poteva andare da Clary dopo che lei aveva inspiegabilmente cercato di ucciderlo. Quella era un'altra cosa su cui aveva bisogno di riflettere, oppure più semplicemente avrebbe chiesto più tardi ad Izzy, che sicuramente, come suo solito, sapeva tutto.
-Non lo so Alec, non lo so, forse sono stanco, oppure solo distratto, non faccio altro che pensare a lei ad a come mi ha trattato stamattina, questo è il coltello che mi ha lanciato mentre venivamo all’accademia- disse mostrandogli l’oggetto contundente ancora macchiato del proprio sangue –E non so come smettere di pensare alla forza che si nasconde in quel corpo apparentemente cosi fragile- si rivolse all’amico –Vorrei tenerla sempre accanto a me, vorrei baciarla per sapere che va tutto bene, vorrei che mi amasse quanto la amo io, capisci come mi sento?- Il ragazzo aveva gli occhi azzurri spalancati, Jace non aveva mai espresso cosi direttamente i suoi sentimenti e se ne stava stupendo, non lo aveva mai sentito parlare cosi –Ti capisco, Jace, e ti dico se la ami dille tutto, perché se continui ad aspettare arriverà il giorno in cui sarà troppo tardi, non hai mai pensato che lei magari pensa le stesse cose che pensi tu mentre i vostri sentimenti sono ricambiati appieno? Va da lei Jace, e dille tutto se no continuerai a struggerti tutta la vita e non voglio che il mio migliore amico muoia in battaglia per colpa di una nana rossa- disse il moro con un sorriso che il biondo ricambiò, guardando l’orologio in cerca di una scappatoia –Si è fatto tardi, credo che me ne tornerò a casa, ciao Alec- il ragazzo dagli occhi azzurri lo fermò –Jace, promettimi che ci penserai- l’interpellato lo guardò negli occhi scettico, oro annegato nel mare –Ci penserò-
 -Seriamente? - -Seriamente- il biondo uscì di corsa da quella casa.
 
 
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Clary, stava percorrendo la strada per l’accademia da sola, forse il giorno precedente aveva esagerato con Jace, in fondo lui era libero di portarsi a letto chi voleva, no? Ed allora perché il suo inconscio aveva reagito così? Erano entrambi liberi come l’aria, se lei avesse iniziato ad uscire con qualcuno Jace non ci sarebbe rimasto così male anzi forse le avrebbe fatto un applauso sarcastico perché dopo tanti anni finalmente si era trovata un ragazzo.
Camminando con lo sguardo fisso sui suoi piedi che si muovevano verso l’accademia Clary continuava a porsi sempre la stessa domanda, se so che è libero di fare quello che vuole perché ho reagito così? La risposta era semplice, addirittura scontata si potrebbe dire, era gelosa, lo voleva solo per se, ne era follemente innamorata, e quello che era successo il giorno precedente ne era la dimostrazione, non sapeva più che fare… o forse si, avrebbe dovuto chiedergli scusa e poi parlargli, dirgli tutto.
Corse verso il portone dell’accademia, sorridendo senza saperlo, pensando ancora una volta a cosa dire a Jace.
 
 
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Jace stava andando verso l’accademia in compagnia di Alec e di Sebastian Verlac che ridevano scambiandosi battutine, mentre lui continuava a camminare pensando a quello che gli aveva detto Alec il giorno prima ed al fatto che in quel momento poteva essere in compagnia della sua nanetta rossa, e decise, riprendendo il sorriso, che quel pomeriggio stesso sarebbe andato a casa sua a chiederle scusa per qualunque cose avesse fatto, perché avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riaverla affianco anche solo come amica. Cominciò a ridere e scherzare con Sebastian ed Alec.
 
 
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Appena, uscita dall’accademia, Clary arrivò a casa indossò la sua tenuta da combattimento sperando di riuscire a ricominciare a combattere con Jace, ed uscì di casa dirigendosi euforica verso la tenuta degli Herondale, le aprì Celine.
-Ciao Clary- -Salve, signora Herondale- -Clary ti avrò detto circa un milione di volte che mi puoi chiamare Celine, chiamandomi signora Herondale non fai altro che farmi sentire vecchia- in effetti la madre di Jace era davvero molto giovane essendosi sposata appena maggiorenne ed avendo avuto Jace quasi subito, la donna era abbastanza alta, magra ed aveva gli stessi occhi oro fuso del figlio –Se cerchi Jace non è ancora tornato, ma se vuoi aspettarlo non c’è problema- -No non si preoccupi Si… Celine, tornerò più tardi- -Va bene, fai come preferisci, allora ci vediamo più tardi-
 
 
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Jace non tornò nemmeno dopo quella giornata all’accademia, voleva parlare con Clary il prima possibile, ma al contrario di quello che succedeva di solito quando bussava alla porta di casa Morgenstern, non fu la sua rossa ad aprirle, ma una donna che le somigliava tantissimo, aveva i suoi stessi boccoli rossi e gli occhi verdi, Jocelyn.
Appena lo vide gli rivolse un sorriso –Jace, che bello vederti, come mai non sei venuto più ieri pomeriggio? – il ragazzo ricambio in sorriso –Salve Jocelyn, ieri non sono venuto perché io e Clary abbiamo…emh…litigato, ed a questo proposito sarei qui per chiederle scusa- -Veramente mia figlia non è in casa, Jonathan, è uscita per andare a casa tua, io pensavo fosse per allenarsi, ma a quanto pare voleva fare pace con te, se vuoi puoi aspettare il suo ritorno qui- -No non si preoccupi, magari la troverò a casa mia e se così non fosse tornerò più tardi, grazie lo stesso e scusi il disturbo- Jocelyn sorrise, come avrebbe voluto che Clary trovasse un ragazzo educato e gentile come Jace
 –Ma figurati, puoi disturbare quando vuoi, questa è praticamente casa tua- detto questo chiuse la porta, a Jace non restava altro che tornare a casa sua.
 
 
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-IL GIORNO SUCCESSIVO-
Jace si svegliò di buon ora, ed uscì di casa prima del solito, non aspetto ne Alec, ne Sebastian e si diresse verso la tenuta dei Morgenstern, non si sarebbe dato pace quel giorno fino a quando non avesse almeno salutato Clary, erano due giorni che non si parlavano e per lui quello era il limite della massima sopportazione per la lontananza dalla piccola rossa.
Proprio mentre pensava questo, la sua migliore amica uscì di casa, ed appena lo vide gli sorrise e gli corse incontro, appena furono l’uno di fronte all’altra dissero all’unisono –Mi dispiace- risero, la prima a parlare fu la rossa –Mi dispiace, averti riempito di botte ero arrabbiata ed avevo bisogno di una valvola di sfogo- -E tu scusa me per averti provocato o per qualsiasi cosa possa aver fatto, pace fatta? – disse lui tendendole la mano -Pace Fatta- fece lei prendendo quella mano forte da pianista all’interno della sua piccola e lentigginosa.
-Allora, oggi pomeriggio ci alleniamo insieme? - -Certo non vedo l’ora- continuarono a parlare fino a che non arrivarono all’accademia, entrambi erano felici perché vedevano in quel pomeriggio un’occasione per poter finalmente parlare dei propri sentimenti. Entrarono a fare lezione come sempre in ritardo tutto era tornato alla normalità.
 
 
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Clary e Jace lottavano nella palestra di casa Herondale ed il combattimento si protraeva da ormai più di un’ora, continuavano a schivarsi a vicenda o forse nessuno dei due aveva veramente voglia di combattere.
-Stai perdendo la cera, Morgenstern, due giorni fa mi mettevi al tappeto ed ora non riesci nemmeno a colpirmi- ironizzò Jace –Di certo tu non stai messo meglio di me, Herondale, potesti fare di meglio… ma, che ne dici di una pausa? - -Va bene solo se vinco io- -Per vincere dovrai prima battermi- cogliendo quel momento di distrazione Jace disarmò la ragazza e la bloccò da dietro mettendole un braccio attorno al collo.
-Che ne dici ora ho vinto? - -Non ancora- la rossa trovò il modo di farlo cadere all’indietro, servendosi di uno sgambetto, liberandosi e mettendosi a cavalcioni di lui bloccandogli le gambe con le sue –Direi che invece ho vinto io, ho ragione, Herondale stai perdendo colpi- con una mossa della gamba Jace riuscì a portarla sotto di se bloccandola proprio come lei aveva fatto con lui
 –Ultima offerta, rossa, ho vinto io oppure no? - - E va bene questa volta te la do vinta solo perché sono stanca- -Okay, ora mi alzo- e così dicendo lo fece, facendo si che Clary potesse mettersi nuovamente in piedi.
“Se Proprio devi dirle qualcosa, meglio che glielo dici adesso” fece il grillo nella testa di Jace “Ma poi non venire da me se ti si spezza il cuore, non voglio sentirti frignare come una mocciosa.
Clary, intanto, continuava a raccogliere le sue cose e litigava anche lei col suo inconscio, nell’incertezza andò a cambiarsi. Quando tornò Jace l’aspettava pronto per salire di sopra, sembrava nervoso, era come se fosse dovuto andare incontro ad una morte certa stando lì con lei, uscirono dalla saletta che usavano per allenarsi e risalirono la scaletta a chiocciola, entrambi in silenzio, entrambi pensando a se davvero avrebbero dovuto confessare i loro sentimenti.
Arrivarono alla porta di ingresso quando Jace disse –Perché non rimani a mangiare con noi? - -Va bene fammi solo uscire fuori per mandare un messaggio di fuoco per avvisare i miei-.
Clary uscì fuori e dopo aver mandato il messaggio di fuoco, rimase sulla panchina dinanzi alla casa a guardare le persone che passavano, inespressiva, dopo ciò si alzò e con un sospiro tornò dentro la casa.
 
 
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La cena trascorse tranquilla anche se la verità era che Jace aveva invitato Clary a cena solo per prendere tempo prima di parlarle, perché sentiva che se non lo avesse fatto entro quella giornata sarebbe impazzito sul serio.
Quando aveva detto ai suoi genitori che ci sarebbe stata Clary a cena, Celine aveva sorriso ed aveva sussurrato qualcosa nell’orecchio di Stephen, il figlio era la fotocopia di quell’uomo se non fosse stato per i suoi occhi azzurri sarebbe stato quasi impossibile distinguerli l’uno dall’altro, e poi disse a Jace facendogli l’occhiolino –Allora hai deciso di fare la tua mossa, eh? - il figlio arrossì
 -Mamma ti avrò detto solo un milione di volte che io e Clary siamo praticamente fratello e sorella combattiamo insieme talmente bene e da talmente tanto tempo che potemmo essere Parabatai- Celine e Stephen risero insieme, fin che l’uomo non disse –Ma da come la guardi non si direbbe proprio che per te è come una sorella, io se avessi avuto una sorella non l’avrei guardata in quella maniera- risero ancora, mentre Jace usciva dalla cucina irritato ed umiliato.
Possibile che i suoi sentimenti fossero così evidenti?
Jace si faceva ancora quella domanda mentre finiva di mangiare, a quanto pare era l’unico che aveva ancora il dolce nel suo piatto, ma non gli importava, anche se ogni secondo che perdeva lo allontanava sempre di più da Clary.
Tra risate e battutine fatte dei Clary e dai genitori di Jace la cena terminò, ed il ragazzo accompagnò la ragazza alla porta.
Arrivati sull’uscio aprì la porta e poi disse –Clary, se non ti dispiace vorrei parlarti in privato, dovrei dirti una cosa importante- -A dire il vero anche io vorrei parlarti, però vai avanti tu- -Va bene, siediti sulla panchina- la ragazza si sedette seguita dal biondo –Clary, ci conosciamo da talmente tanto tempo, ma io ricordo ancora il primo giorno in cui ci incontrammo e la promessa che ti feci di allenarmi con te, devi sapere che con gli anni io ho sviluppato verso di te un sentimento più forte rispetto a quello che si dovrebbe provare per i semplici amici- a quel punto del discorso il grillo si svegliò e disse “si dille che la ami mentre lei ti dirà che per lei sei un fratello e basta, sveglia lei non ti considera altro che un fratello siete cresciuti insieme, cosa ti aspetti” sentendo il grillo, Jace continuò comunque il suo discorso –Perciò ti chiedo, Clarissa Adele Morgenstern, vuoi…emh…- il grillo lo aveva fatto fermare con le ultime cose dette, la parola sorella continuava rimbombargli in testa -…essere la mia Parabatai ? – la ragazza di fronte a lui, che non aspettava che un discorso in cui Jace le chiedesse di diventare solo la sua Parabatai, rimase a bocca aperta, un po’ per la sorpresa un po’ per la delusione per un attimo aveva creduto che Jace le stesse chiedendo di essere più che amici, di stare insieme, il flusso dei pensieri fu interrotto dalla voce del biondo che aveva riassunto l’espressione di chi è andato al patibolo ed era anche morto –Allora? –
-Jace io…- Clary lo amava con tutta se stessa, avrebbe voluto stargli vicino tutta la vita, ma se non avesse potuto come fidanzata o magari in futuro come moglie, gli sarebbe stata vicino tutta la vita come Parabatai, sarebbe stata sempre la sua unica gemella in battaglia, Jace aspettava una risposta – Si sarò la tua gemella in battaglia, la tua Parabatai- disse lei con un velo di tristezza nella voce –Sicura? - lei avrebbe voluto digli “no che non sono sicura coglione perché ti amo” ma in realtà disse solo –Si, sono sicura- detto questo Jace fece un sorriso che non arrivò ai suoi occhi che erano velati dalla stessa tristezza che aveva lei nella voce, lei lo abbracciò poi uscì dal cancello trattenendo le lacrime.
 
 
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Quando Clary non fu più in vista, Jace, alzatosi in piedi per abbracciare la sua futura parabatai, ricadde sulla panchina, come era possibile che le avesse chiesto di essere la sua parabatai?
Lottavano insieme da una vita ma per lei sentiva molto di più che i sentimenti che si provano per una Parabatai, aveva fatto l’errore più grande della sua vita.
Prima di tornare all’interno della casa sussurrò –Ti amo e ti amerò fino alla morte, Clary, e se c’è una vita dopo la morte ti amerò anche allora, tu non sarai mai solo veramente la mia parabatai-
Rientrato, vide i suoi genitori che “casualmente” erano dietro la porta, avevano spiato tutto i due ficcanaso –Allora come è andata? – disse la madre, sorridendo come sempre –Le ho chiesto di essere la mia Parabatai- il sorriso di entrambi i suoi genitori si spense, evidentemente speravano in qualcosa di più –Come la tua Parabatai? Jace sei il solito burlone, si vede lontano un miglio che la ami e secondo me sei anche ricambiato- -Papà, non sto scherzando per niente, le ho chiesto sul serio di essere la mia Parabatai e per la milleduecentesima volta io non  la amo, siamo come due fratelli e questa ne è la dimostrazione- detto ciò si chiuse in camera sua e per la prima volta dopo tanti anni pianse, pianse perché l’unica risposta che avrebbe voluto a quella stupidissima domanda dettata dal suo inconscio era un “No”.   
 
 
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
*sporca di pomodori marci dalla testa ai piedi* Vi prego non mi uccidete per questo quarto capitolo, ho dovuto farlo per la storia, se non fosse stato per una motivazione di trama non lo avrei mai fatto, io adoro i Clace e mentre scrivevo questo capitolo mi sarei voluta solo suicidare, spero comunque che questo capitolo piaccia, perché sinceramente non so se continuare a scrivere, perché mi sembra che questa ff non piaccia a molti lettori.
Sperando che nessuno riesca a localizzarmi e quindi ad uccidermi, ma anche che leggiate e recensiate in tante, vi lascio con un bacio Emily.

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Capitolo 5
*** Difficile andare avanti cosi ***


5- DIFFICILE ANDARE AVANTI COSI



 
 
Clary si svegliò nel mezzo di un sonno agitato credendo di aver fatto solo un brutto sogno, ma dopo un po’ realizzò che invece era successo davvero… Jace sarebbe diventato il suo Parabatai.
Le lacrime fermate con tanta fatica poche ore prima ricominciarono a scorrere violente sul viso della rossa.
Lanciò uno sguardo alla sveglia, erano le 4.30, era presto, fin troppo presto, considerando che non sarebbe dovuta andare all’accademia, ma lei non aveva voglia di riaddormentarsi per riprendere un sogno in cui magari Jace moriva e lei sentiva un dolore atroce attraverso la runa parabatai, Clary prese il suo album da disegno, si sedette alla finestra e cominciò a disegnare il panorama da cartolina semi-buio di Idris, le era sempre piaciuto vivere lì, ma non aveva mai viaggiato, avrebbe voluto viaggiare solo per disegnare il mondo…
Chi sa come sarebbe stato diverso disegnare New York o Roma, con questi pensieri in testa riprese il suo disegno per poi lentamente riassopirsi.
 
 
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Jace non riusciva a dormire: continuava a pensare all’errore più grande della sua vita, come era possibile che le avesse chiesto di diventare la sua Parabatai, sovra pensiero aprì il Codice.
“Dove andrai tu andrò anche io,
  Dove morirai tu, morirò anche io, e vi sarò sepolto:
 L’angelo faccia a me questo e anche di peggio
 Se altra cosa oltre la morte mi separerà da te”
Così recitava il giuramento che avrebbero dovuto fare a breve lui e la rossa, Jace passò il dito sull’immagine di Jonathan e David, primi Nephilim e Parabatai, continuò a leggere, i parabatai erano gemelli in battaglia, combattevano fianco a fianco, sentivano le emozioni dell’altro ed erano due anime complementari, ma non potevano amarsi, com’era possibile che lui amasse così la sua futura Parabatai, allora? Jace si alzò ed abbandonò il libro sul davanzale della finestra.
Aveva bisogno di raggiungere la palestra per tirare dei pugni al sacco da boxe, doveva scaricarsi in qualche modo, per realizzare cosa avrebbe fatto dinanzi a tutta la società dei Nephilim.
 
 
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Jocelyn aprì la porta della camera di Clary e la vide, addormentata sul davanzale della finestra come quando era bambina, con in mano il suo album da disegno,  le si avvicinò e vide cosa stava disegnando: Idris era davvero un bel disegno, fatto con il chiaroscuro e davvero fedele al modello, continuò a sfogliare, vide immagini di Jace, di Isabelle, di Alec o di tutti e tre insieme, l’accademia, la tenuta degli Herondale con Celine e Stephen, due bambini addormentati l’uno vicino all’altra i capelli rosso e oro che si univano, come il primo giorno in cui  Jace e Clary avevano giocato insieme, sorrise al ricordo, girò ancora una pagina e quello che vide la colpì particolarmente, vide due ragazzi che avevano le fattezze dei due bambini che aveva visto crescere insieme, però questa volta si baciavano con un intensità incredibile, il disegno trasmetteva una vera emozione, un vero sentimento, la sera prima Clary era tornata annunciando che lei e Jace sarebbero diventati parabatai, ma perché accettare se quei disegni riflettevano un amore per tanto tempo nascosto?  Come mai lei era stata così cieca da non accorgersene?
Uscì dalla stanza posando l’album da disegno accanto a sua figlia.
 
 
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 Alec quella mattina decise di passare da Jace in compagnia di Sebastian Verlac e Mark Blackthorn, voleva sapere come era andata con Clary, ed avere un po’ di compagnia non avrebbe certo guastato al biondo, soprattutto se si doveva vantare della sua nuova ragazza.
La porta fu aperta come sempre da Celine che dopo averli salutati li spedì da Jace che era come al solito era nella palestra di casa sua a fare a pugni con il sacco da boxe, neanche si accorse dei tre che entrarono, Alec dovette salutarlo perché lui perdesse la concentrazione dal suo bersaglio.
-Ah, ciao Alec, Sebastian, Mark, come va la vita? - i tre rimasero allibiti dall’espressione sul volto di Jace, non avrebbe dovuto sorridere visto che aveva finalmente l’unica ragazza di cui si fosse davvero mai interessato? –Perché non ci dici come va a te? Lo sappiamo che hai preso la una decisione importante Jace- -Come corrono in fretta le voci, non mi dite che tutta Alicante ora sa che io e Clary diventeremo Parabatai? – gli altri tre strabuzzarono gli occhi, Mark disse incredulo –Parabatai? –
 -Si, Mark, Parabatai, hai presente i gemelli in battaglia? Le due anime complementari? - Mark continuò a guardarlo perplesso –Va bè, in ogni caso io e Clary richiederemo la cerimonia Parabatai, le nostre anime saranno unite indissolubilmente fino alla morte- i tre continuavano a guardarlo basiti, in effetti neanche Jace poteva credere a quello che stava dicendo, fin che Alec non disse
 –Ma…Jace tu la ami- -Non so di cosa tu stia parlando- disse lanciando un occhiataccia all’amico che non aveva fatto altro che ricordagli il suo errore –Ora se non vi dispiace vorrei tornare ad allenarmi- Sebastian lo fermò –Aspetta ci alleniamo con te- disse con un sorriso.
Jace per quell’allenamento riuscì finalmente a dimenticare Clary ed il suo errore, non avrebbe mai ringraziato abbastanza i tre amici che avevano cercato di distrarlo attraverso esercizi, lotte e dita rotte.
 
 
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Isabelle decise di andare da Clary come Alec era andato da Jace, voleva sapere tutto e subito, ma arrivata a casa di Clary si pentì di aver pensato che tutto fosse andato per il verso giusto.
-PARABATAI???? CLARISSA ADELE MORGENSTERN GIUSTIFICATI!!!- -Izzy, prima di tutto calmati, seconda cosa non può essere così male essere la parabatai di Jace quindi ho accettato perché se mi ha fatto quella domanda vuol dire che non prova nulla per me, ed io non voglio perderlo, voglio averlo accanto per tutta la vita- -Clary non posso credere che tu sia veramente così stupida- -cosa vuoi dire? - -Clary tu lo ami- disse prendendo il suo album da disegno ed aprendolo sulla pagina del disegno in cui Clary e Jace si baciavano –Evidentemente lui non prova niente per me se no non mi avrebbe chiesto di diventare la sua parabatai, non credi? - -Fai come credi- -Izzy, ti va di allenarti con me? - -Va bene- e presero ad allenarsi.
 
 
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Jace andò a casa di Clary per salutarla e mettersi d’accordo con lei per incontrare il console, ovvero Jia Penhallow, e l’inquisitrice, Imogen Herondale, che altri non era che la nonna di Jace.
Clary aprì la porta mostrandosi come al solito sorridente –Hey Parabatai- -Ciao Clary! Come stai? –
 -Abbastanza bene, e tu? - - Benissimo- non era mai stato così difficile sostenere una conversazione tra loro ma quella volta sembrò a tutti e due quasi impossibile, Clary a disagio riprese a parlare
–Come mai sei qui? - -Sono qui per decidere quando andremo ad incontrare il console e l’inquisitrice per la nostra cerimonia Parabatai, sai ne ho già parlato con la nonna ed ha detto che potremmo andare quando vogliamo se le mandassimo un messaggio di fuoco con un pochino di anticipo-
-mmmh… che ne dici di domani dopo l’accademia? - -Direi che è perfetto, domani è un giorno perfetto- -si lo dico anche io- -Che fai, entri? - -No, in realtà sono un po’ di fretta- -Va bene, allora ci vediamo domani mattina- -A domani-.
Clary chiuse la porta e vi ci si poggio contro tirando un sospiro di sollievo per averla chiusa non sapendo che Jace dall’altro lato stava facendo lo stesso.
 
 
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La mattina dopo, Jace e Clary andarono insieme all’accademia e si rividero solo alla fine delle lezioni per andare a parlare con il console e l’inquisitrice, arrivarono alla Guardia ridendo e scherzando come al solito, fino quando le figura di Jia ed Imogen, le due donne che guidavano i Nephilim con una fierezza mai vista prima, li accolsero entrambi con un sorriso, dopo di che si sedettero nell’ufficio del Console, -Jonathan, mi ha detto tua nonna che tu e Clarissa vorreste richiedere la cerimonia Parabatai, come sapete siamo sempre aperti ai giovani che si vogliono unire attraverso quella runa, e vi dico che potrete fissare la vostra cerimonia quando vorrete, sempre se entrambi ne siete sicuri-
Jace si senti cascare il mondo addosso, lui non ne era sicuro per niente –Io sono d’accordo se Clarissa è d’accordo- adesso tutto il peso era sulle spalle della minuta ragazza rossa che avrebbe voluto piangere e gridare dalla frustrazione –Si io sono d’accordo- -Bene, allora quando volete fissare la cerimonia? – intervenne Jace –Console, Inquisitrice se siete d’accordo io vorrei fissare la cerimonia tra due settimane- Clary si svegliò dallo stato di trance in cui era caduta –Si si tra due settimane va benissimo- -Va bene allora tra due settimane tutta la comunità accoglierà due nuovi parabatai-.
 Jace e Clary si alzarono e strinsero le mani alle due donne, dopo di che si avviarono fuori dalla guardia, entrambi sapevano che sarebbero state due settimane terribilmente lunghe.
 
 
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Il giorno successivo Jace andò come sempre a prendere la sua futura Parabatai, la rossa uscì di casa e gli scoccò il solito bacio sulla guancia, cosa avrebbe fatto in quel momento per baciarla una sola volta prima di diventare il suo Parabatai –Buon giorno Clary, hai dormito bene? - -Ho dormito meravigliosamente- disse nonostante le occhiaie la tradissero –Andiamo che se no come al solito facciamo tardi- - si si- cominciarono a camminare ed a ridere.
Ormai la notizia che avevano scelto di diventare Parabatai si era diffusa per tutta Alicante, dopo aver parlato con il Console, in fondo la capitale degli Shadowhunters era talmente piccola che le notizie volavano da un orecchio all’altro come se niente fosse, ma Jace non si aspettava di passare attraverso una sfilza di ragazzi che non aspettavano altro che l’arrivo della sua Clary, ed invece… No non andava assolutamente bene, Clary era sua e doveva rimanere sua “la rossa non è tua, tra poco tu sarai il suo parabatai e lei sarà più che libera di innamorarsi” maledetto grillo parlante.
Ad un certo punto vide uno Shadowhunter dai capelli neri ed incredibilmente sorridente per i gusti di Jace avvicinarsi, Verlac non gli era mai piaciuto più di tanto ma dopo quello che disse gli piacque ancora meno –Clary, ti andrebbe qualche volta di uscire insieme? – .
“Questa se la poteva risparmiare, ora lo uccido sul serio” pensò il biondo.
 
 
 
 
 
 
 
 

 ANGOLINO DI UN’AUTRICE MORTA:

Tah Dah !!!! Voi cosa dite? Clary uscirà con Sebastian? (Assicuro che questo è quello vero non è assolutamente Jonathan) Oppure non accetterà l’offerta?
Spero che questo capitolo piaciucchi a qualcuno, vi prego continuate a leggere perché la storia dal prossimo capitolo si fa interessante sul serio non sto scherzando, potrebbe anche esserci qualche sorpresa. Ringrazio ancora una volta tutte le ragazze che hanno recensito, quelle che hanno aggiunto la mia storia tra i preferiti, le seguite o le ricordate e tutte le lettrici silenziose. Sperando che qualcuno legga e recensisca, vi lascio con un mega bacione, Emily.

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Capitolo 6
*** Solo l'angelo sa cosa farò... ***


6- SOLO L’ANGELO SA COSA FARO’…

 
 
-Clary ti andrebbe qualche volta di uscire insieme? – la domanda di Sebastian colpì i due futuri parabatai come uno schiaffo, Clary non sapeva cosa dire, arrossì di colpo e dopo aver mormorato un incerto “non lo so” scappò via.
Jace, il volto distorto dalla rabbia, era rimasto paralizzato, non aveva pensato a cosa avrebbe portato il fissare la cerimonia Parabatai: tutti i ragazzi che fino ad allora si erano tenuti alla larga da Clary perché davano per scontato che un giorno o l’altro si sarebbero lui e la rossa si sarebbero messi insieme, ora la aspettavano cercando di conquistare la ragazza che lui non poteva più avere, si avvicinò a Sebastian, risvegliandosi da quella sorta di paralisi, e gli sussurrò in un orecchio –Fa come hai sempre fatto, bastardo, sta lontano da lei- quindi, con il volto ancora contorto si allontanò da li seguendo la ragazza che amava, la ragazza che in meno di una settimana sarebbe stata indissolubilmente legata a lui come parabatai.
                  
 
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-1 SETTIMANA DOPO-

 
L’ultima settimana era volata in un istante tra gli allenamenti con Jace, l’accademia e le serate tra amiche organizzate da Izzy, era addirittura uscita con dei ragazzi, l’avevano invitata a fare un giro o a cena fuori scuola, doveva dire che il primo giorno quelle attenzioni l’avevano imbarazzata, ma ora non le dispiacevano affatto, ma quei ragazzi non erano Jace, e tra l’altro il giorno dopo che erano usciti con lei li vedeva tutti ammaccati, come se avessero fatto a botte, e non osavano neanche rivolgerle un sorriso, non li avrebbe mai capiti, il giorno prima sembravano innamorati persi, ti regalano fiori e ti rivolgono paroline dolci, mentre il giorno dopo neanche ti guardavano. Alzò gli occhi al cielo, Ah gli uomini, mondi a parte!
Clary finì di mettersi la tenuta da combattimento, prese Eosforos, la spada che una volta apparteneva a sua madre, e scese in palestra, pronta ad aspettare quel ritardatario di Jace.
 
 
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-L’ultima settimana è stata davvero estenuante, ho avuto delle “sessioni di allenamento extra”, se cosi le vogliamo chiamare, con tutti i ragazzi che sono usciti o hanno solo provato ad uscire con Clary, almeno così sono riuscito ad intimidirli nessun ragazzo le rivolge più la parola! - disse Jace soddisfatto di se stesso ad Alec –Già bel lavoro, già riesco a vedere Clary tra qualche anno, bellissima come sempre, vecchia, zitella e con ottanta gatti a farle compagnia, e tutto perché tu non ti sei dichiarato ed anche da parabatai ti continui ad impegnare per tenerle lontano possibili pretendenti, sei davvero un grande uomo, scommetto che di questo passo morirà come è nata, sarà l’innocenza fatta persona…- -Embè? Quel sarebbe la cattiva notizia? - -La cattiva notizia e che tu sei geloso della tua futura parabatai, hai paura che qualcun altro possa averla- -Ancora non vedo il problema lei è mia e lo sarà per sempre! -  Jace aveva alzato la voce –Sarà, ma lei non può essere tua, non nel senso che intendi tu Jace, ti faccio degli esempi: puoi allenarti con lei, puoi scherzare con lei, puoi andare all’accademia con lei, puoi addirittura mangiarci e farci una passeggiata, ma non puoi baciarla, non puoi dirle che la ami, non puoi chiederle di sposarti ma soprattutto NON puoi portartela a letto, o farci la doccia o qualsiasi scappatoia tu possa trovare, se vuoi fare anche solo una di queste cose ti consiglio di annullare quella cerimonia, perché sai benissimo anche tu che è assolutamente ILLEGALE amare la propria parabatai come tu ami Clary- a metà del discorso Jace era impallidito in una maniera spaventosa, sembrava un vampiro, Alec se ne era reso conto –Cos’hai? - -Per l’angelo! Gli allenamenti! Clary mi aspettava da lei per gli allenamenti e solo l’angelo sa da quanto mi aspetta, Alec io vado- corse via da casa Lightwood, mettendo la sua inseparabile giacca di pelle, imbracciando il suo borsone.
 
 
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Ormai Clary aveva perso le speranze di vedere Jace arrivare.
Era quasi un’ora e mezza che lo aspettava, tirando pugni e calci al povero sacco da box, ma lui non era ancora arrivato, Jace era conosciuto anche (e soprattutto) per la sua imprecisione per quanto riguardava gli orari, ma non aveva mai fatto così tardi, il pensiero venne interrotto dall’entrata di un biondo, ansimante e tutto sudato che irruppe nella palestra senza il minimo preavviso, Clary che stava sferrando un calcio la povero sacco, colta di sorpresa perse l’equilibrio e cadde a terra atterrando sul sedere.
Jace vedendo la ragazza cadere si precipitò subito al suo fianco –Perdonami! Ti chiedo scusa in ginocchio, letteralmente a quanto pare- disse lui con un sorriso, fecendo illuminare anche il volto di lei –Ero da Alec ed avevo completamente dimenticato il nostro allenamento, ah e scusami se ti ho spaventata- disse lui grattandosi la nuca in imbarazzo, la ragazza rise –Non siamo neanche Parabatai che già ti sei stufato di me-  disse continuando a ridere, Jace, nel frattempo le diede una mano ad alzarsi e poi disse –Io non mi stancherò mai di te…- le toccò il nasetto pieno di lentiggini, Clary rimase allibita, Jace sorrise e riprese a parlare -…Almeno fin che non mi stancherò di batterti sempre, allora abbandonerò le nane rosse e mi concentrerò sulle bionde- concluse facendole la linguaccia, Clary pensò “In fondo se ne è scopate così tante che lottarci non sarebbe nulla” dopo quel pensiero ebbe un moto di rabbia e tirò un pugno al muro così forte da rompersi un paio di dita, mugolò dal dolore e Jace prontamente le tracciò un Iratze sulla pelle e poi disse –Calma, stavo scherzando, credi davvero che ti sostituirei come se nulla fosse?- Clary sorrise –Al massimo con la bionda ci faccio altro, di certo non ci lotto- ed ecco la parte che ci mancava, quella dell’ironia tagliente, la rossa alzò gli occhi al cielo –Comunque ora è troppo tardi per allenarci, io sono stanchissima, credo che farò una doccia, mangerò qualcosa e poi andrò a nanna, tu fa quello che vuoi, tanto è quello che fai sempre- il biondo sorridendo malizioso subito fece –Credo che verrò con te- la rossa fece un espressione perplessa –Jace, frena l’entusiasmo, ho detto che vado a fare una doccia, non che vado a caccia- il sorriso di Jace si allargò ancora di più –Appunto, credo proprio che verrò con te- -Certo, Jace ciao- fece la nana andando via ridendo, mettendo così fine a quella conversazione che aveva preso una strana piega, lasciando Jace da solo nella palestra.
-Ma io volevo davvero venire con te- sussurrò Jace tirando, frustrato, un pugno al muro, cercando di riaprirla scoprì di essersi rotto le stesse due dita di Clary, continuò a guardare la mano con un sorriso da ebete stampato sul volto.
 
 
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Clary entrò della doccia, per un attimo aveva davvero desiderato che Jace la seguisse, ma “no non si può” diceva la sua inutile coscienza anche perché mancava una settimana alla cerimonia.
Uscì dalla doccia, si rivestì e scese di sotto, Jace era ancora li –Jace! Pensavo fossi tornato a casa-
 -Delusa, eh? Tu mi hai detto di fare quello che volevo, e sono voluto rimanere qui, anche perché volevo salutarti come si deve e per…- Jace voleva dirle che l’amava, ma si fermò, non poteva, e se lei avesse voluto davvero essere solo la sua parabatai? -…Chiderti ancora scusa per la mia poco affidabile memoria- -Non ti preoccupare, ti prego abbracciami- il ragazzo spalancò le braccia –Vieni qui, Morgenstern! – abbracciandola le lasciò un bacio sulla guancia e poi velocemente uscì dalla porta.
 
 
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“L’Angelo solo sa cosa farò ora… la amo così tanto” questo è quello che si ripetè Jace sul tragitto per arrivare a casa, passò la cena a ripetersi quanto fosse sbagliato mangiando con fare assente e la notte cercando di convincersi che in realtà non la amava come pensava.
 
 
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Clary non vedeva l’ora avrebbe passato un’altra serata in compagnia di Izzy e di tutte le altre sue amiche, si diresse velocemente verso la tenuta dei Lightwood, appena arrivata bussò e fu accolta da una Isabelle sorridente come non mai che subito la prese e la trascinò in camera sua, li, Clary vide tutte le altre invitate, Aline Penhallow, che era in piedi vicino al letto, poco distante da lei c’era Helen Blackthorn, Clary ricordava che Aline prima di incontrare Helen ci aveva sfacciatamente provato con Jace poi aveva scoperto che i ragazzi non facevano per lei, in piedi vicino la finestra invece c’era la timidissima ma simpaticissima Elizabeth Whitelaw. Appena varcò la porta tutte le ragazze corsero a salutarla e la loro serata iniziò.
Guardarono un film e mangiarono pop corn fino a scoppiare, la serata procedeva per il meglio fino a quando Izzy non citò la persona di cui in quel momento non le andava di sentire il nome, Jace.
-Allora Clary, dicci, quand’è che Jace svelerà questa specie di candid camera? - -Che? Candid Camera? No, non c’è nessuno scherzo io e Jace diventeremo parabatai-



-COOOME ? No non è così- Izzy stava esagerando, ormai era una... Come potevano chiamarsi lei e Jace insieme? Jery? Naah, Clace questo era meglio ...  Beh Izzy era una Clace sfegatata , forse un po' troppo, diciamo che era quella che aveva preso peggio la notizia. Dopo l'intervento esagerato di Izzy, fu Beth a parlare -Secondo me sono liberi di fare tutto quello che vogliono ragazze, anche se concordo con Izzy nel dire che lui ti guarda sempre con tanto d'occhi, ed anche tu non sei da meno, quindi anche se state per diventare parabatai la gente pensa comunque che siate innamorati, ed avvale la tesi in fatto che stiate sempre insieme- -No, Beth assolutamente io e Jace non stiamo insieme, lui è il mio migliore amico non ci siamo mai baciati ne niente- -Secondo me, muore dalla voglia di baciarti- questa volta era stata Aline a parlare con un sorriso malizioso stampato sulla faccia -Ali, se ha detto che i suoi sentimenti non sono condivisi è perché magari sente che è così-
 -Vi giuro che non mi ha mai sfiorato neanche con un dito, anche se ieri sembrava più che intenzionato a seguirmi nella doccia- la rossa scoppiò a ridere al ricordo, ma la altre quattro la guardavano allibite, come se la rossa fosse diventata un fantasma -E tu durante una serata tra ragazze pettegole ti lasci sfuggire dettagli del genere solo ora? - a quanto pareva Isabelle aveva parlato a nome di tutte e quattro le shadowhunters presenti -Ma non è successo nulla, eravamo io e lui in palestra e quando io gli ho detto che sarei andata a fare una doccia, lui ha detto che voleva venire con me, ma sapete com'è fatto, come al solito ha voluto utilizzare quel suo umorismo da quattro soldi...- -Mmh... No no, non te la cavi così signorina, dicci di più- -cos'altro vi posso dire? Che continua a dimenticare i nostri allenamenti? Che a volte sorride da solo come un fesso? Oppure che dice che non può sostituirmi con nessun'altra?-  le altre quattro cacciatrici si guardarono, annuendo, poi dissero all'unisono -È INNAMORATO- -ma quando mai- -Ti dico che è così-  Clary si iniziava a spazientire -Isabelle se ci tieni così tanto a fare interrogatori ed a scoprire verità candidati come Inquisitrice quando ce ne sarà bisogno, saresti perfetta! - tutte risero di gusto -Ok ora basta parlare di Jace, io propongo di torturare Beth! - tutte risero e la serata fu una delle migliori in assoluto.



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Alec quella notte avrebbe dormito da Jace visto che durante le serate tra ragazze di Izzy non promettevano sonni profondi, quindi aveva optato per Jace.
-Allora? Ieri sei arrivato da Clary alla fine? - -Ci sono arrivato con un’ora e mezzo di ritardo e lei si è quasi subito andata a fare una doccia...- -E tu? - -Io chiedi anche? Avrei tanto voluto seguirla per sentirmi in paradiso- -Ecco, io te lo avevo detto, ti dice niente la parola "Parabatai"? - -Ovvio che mi dice qualcosa, è una parola che mi sta allontanando dall'amore della mia vita-  -Jace non è solo una parola, è un legame fortissimo ed inscindibile ... Sei sicuro al cento per cento? - -Sicurissimo al massimo, Alec- -Va bene se poi succede qualcosa, io non ti conosco e tu non conosci me, io ti avevo avvisato- Jace sbuffò per poi affondare con la testa nel cuscino.
 
 
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Il giorno dopo Clary e Jace si sarebbero dovuti allenare come al solito, e come al solito Jace era in ritardo, forse avrebbe fatto meglio se avesse avuto uno di quegli aggeggi che i mondani utilizzavano per svegliarsi la mattina, finalmente arrivò la porta di casa Morgenstern almeno non aveva tardato tanto quanto l’altra volta.
-Jace, finalmente sei qui! - -Già penso che se avessi fatto ancora tardi tu non mi avresti più rivolto la parola- -Già non ti avrei parlato per minimo sei mesi e potevi dimenticarti la cerimonia parabatai! – “Magari” pensò il ragazzo –Allora iniziamo? - -Certo Herondale se ci tieni ad essere battuta così presto…- -Questo è quello che dici tu- presero le armi e con un’aria di sfida iniziarono a menare fendenti con la spada, si colpirono un paio di volte, ma poi Jace riuscì a distrarre Clary e con un colpo di spada la disarmò –Vedi Morgenstern, io l’avevo detto che ti avrei battuta- -Stai parlando troppo presto Herondale- disse la rossa dandogli un calcio sul fianco e preparandosi per sferrargli un pugno, ma Jace fermò il pugno a mano aperta quindi portò Clary a se, le mise un piede dietro la gamba e poi la fece cadere a terra facendole lo sgambetto.
La ragazza finì a terra, ma subito si rialzò iniziando ad indietreggiare, mentre il biondo le si avvicinava sempre di più, sempre mantenendo quell’aria di sfida che lo caratterizzava, almeno fin che… Oh, no il muro!
Jace continuava ad avvicinarsi, ed ora? –Io l’avevo detto che ti avrei battuta- disse arrivando a qualche centimetro dal suo naso e dopo averla guardata un attimo negli occhi la inchiodò lì con l’oro fuso dei suoi occhi…
-Sai non pensavo che fossi così distratta, magari…- si fermò a guardarla e dopo attimi di indugio inaspettatamente la baciò.
Fu un bacio che aveva dentro tutto il desiderio trattenuto da sempre, intenso e dolce ad un tempo solo, ed il fatto che fosse inatteso lo aveva reso ancora più bello.
Jace si staccò da lei, gli occhi scuriti dal desiderio, e fu come se il mondo fosse cascato addosso ad entrambi.
Solo dopo, il ragazzo, si rese conto di quello che aveva fatto, quando lei si avvicinò per baciarlo ancora…
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE (che forse non si meritava così tanto di morire):

 
Ecco il risvolto Clace che avevo promesso, contente?
Scusate per avervi fatto aspettare tanto per questo capitolo rispetto agli altri cinque, ma la scuola chiama ed io dovevo saldare alcune interrogazioni per cui il tempo per scrivere questa settimana è stato poco.
Spero che questo capitolo piaccia, spero lasciate una recensione, vi dò un bacino Emily.
P.S. per le feste avrei intenzione di farvi un piccolo regalo, tre one shoot, una a Natale, una a Capodanno ed un'altra per l’Epifania, fatemi sapere cosa ne pensate all’interno delle recensioni.

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Capitolo 7
*** Amare illecitamente ***


7- AMARE ILLECITAMENTE

 
 
Jace si rese conto di quello che aveva fatto solo quando lei si avvicinò per continuare a baciarlo.
Le labbra di Clary erano morbide e vellutate come se le immaginava da sempre, si sentiva completo, appagato, e quando le braccia di lei gli si chiusero dietro al collo risalendo verso i capelli, si sentì leggero, non pensava più a quell’amore illecito, alla cerimonia che si sarebbe svolta a giorni, ed agli altri mille pensieri che gli affollavano la mente e sempre senza pensare infilò le mani sotto la maglietta di lei iniziando a salire verso l’alto.
-Jace, no… fino a stamattina volevi essere solo il mio parabatai, ora cosa è cambiato? Sono finite le ragazze da scopare ed hai deciso di passare all’unica ragazza su cui a giorni non avresti potuto più operare? Questa è la parte peggiore di te, pensandoci mi fai quasi schifo quando fai così, se devi trattarmi come tratti tutte le altre ragazze per me non va bene, quindi continuiamo a comportarci come al solito e tutto andrà bene come sempre- -Ma…- Jace era allibito, come aveva solo potuto pensare che lei fosse una tra le tante caramelle, lei era LA caramella, baciandola si era sentito finalmente in pace con se stesso, era stato investito da un tornado di emozioni, era stato bellissimo, come aveva solo potuto pensare che la volesse solo per divertimento?
-Ma niente Jace- disse impassibile –Per oggi abbiamo finito, torna a casa- Jace uscì dalla palestra con un’aria da cane bastonato, Clary ancora appoggiata al muro scivolò sul pavimento iniziiando a piangere, le domande erano troppe: perché Jace l’aveva baciata? Perché lo aveva mandato via senza chiedere spiegazioni? Era sicura del fatto che la volesse solo come divertimento? E se Jace ricambiasse i suoi sentimenti? Non aveva risposte a tutte quelle domande…
Ripensò a quel bacio così intenso, il suo primo bacio, non poteva credere al fatto che il suo primo bacio le fosse stato da quello che di lì a poco sarebbe diventato il suo Parabatai, aveva toccato il frutto proibito.
Ripensò alla labbra di Jace sulle sue, alle loro lingue che si intrecciavano, a quello che aveva provato ed a quanto avrebbe voluto baciarlo per sempre, baciarlo fino alla morte.
Si addormento sul pavimento della palestra agitata dalle sue continue domande.
 
 
 
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Jocelyn scese nel seminterrato e sentì le solite e rassicuranti due voci dei ragazzi che si allenavano lì da quando erano piccoli, si affacciò alla porta e vide Jace e Clary che lottavano, e quando lui, dopo averla bloccata contro il muro la baciò, rimase da un lato allibita, poiché tra meno di sette giorni sarebbero diventati parabatai, dall’altro si sentì soddisfatta poiché i sentimenti della figlia sembravano più che condivisi e tra l’altro da un ragazzo fantastico, le venne da spalancare la porta per staccarlo da sua figlia però quando le mani del ragazzo si insinuarono sotto la maglia della sua innocente bambina “ora gli apro la testa” pensò prima di sentire i due discutere, per quanto si potesse chiamare discussione il discorso a tenuto da Clary. Quando il ragazzo uscì dalla palestra, Jocelyn ebbe appena il tempo di nascondersi nel buio, quando il ragazzo se ne fu andato, si affacciò di nuovo nella palestra e vide la sua bambina in lacrime e confusa, avrebbe voluto correre da lei ed abbracciarla per consolarla, ma cosi avrebbe capito che aveva origliato tutto, decise di aspettare e quando si fu addormentata le si sedette affiancò tenendola stretta al petto –Non voglio perdere anche te, Clary- sussurrò poco prima di cadere anche lei nel sonno.
 
 
 
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Jace non riusciva a darsi pace… Perché era stato così stupido?
Perché la parte più perversa della sua mente aveva avuto subito l’istinto di farla sua? Non poteva accontentarsi di aver sfiorato le labbra che di lì a pochi giorni gli sarebbero state precluse per sempre? Pare di no.
Rientro in casa sua, sbuffando di frustrazione, come al solito ad accoglierlo c’era Celine, appena vide la sua giovane mamma, Jace, si sentì tornare bambino e corse ad abbracciarla.
Celine sentendo le braccia del figlio accerchiarla sentì salire le lacrime agli occhi, suo figlio non era mai stato così espansivo, non manifestava mai i suoi sentimenti e quando lo faceva erano sempre sentimenti sinceri, veri.
-Cosa c’è Jace? - -Nulla, avevo solo voglia di abbracciare la mia piccola mamma- -Non dirmi che non è successo nulla Jace, solitamente non hai mai bisogno di abbracciare qualcuno- -Hai ragione… mamma… io non ce la faccio più… non ne posso più, vorrei solo stare con lei ed essere felice…ho combinato un casino…voglio solo lei…non credo di poter vivere senza di lei... Oggi l’ho baciata…- il ragazzo non riusciva più ad articolare frasi sensate, Celine lo interruppe mentre ancora farfugliava.
 -Jace stai facendo una confusione assurda anche nella mia, di testa, ora calmati e parti col dire chi è lei – Jace prese un profondo respiro –Clary- -Clary? Ma se le hai chiesto tu di essere la tua Parabatai? - -Lo so, ma è stato un errore colossale, eravamo nel giardino, la sera stessa in cui ve lo annunciai, avevo deciso di dichiararmi, ma la paura di essere rifiutato mi ha portato a chiederle di legarsi a me come Parabatai, mamma sono disperato, credo che la vita senza di lei non sia degna di essere vissuta farei di tutto pur di tenerla sempre al mio fianco, davvero di tutto- -Me ne sono resa conto, ma non potevi pensarci due volte? Chiedere consiglio? Cerca di convincerla che quello che provi per lei è vero- -Mamma, oggi quando l’ho baciata, ha pensato che volessi solo approfittarmi di lei, ma non è così io la amo da quando la colpii con quel pallone, mi ha stregato, quel giorno le regalai il mio cuore- fece lui sedendosi sul divano del salotto, seguito dalla madre
 –Lo so Jace, lo immaginavo- si abbracciarono di nuovo, Celine accarezzò i capelli di Jace fino a quando Morfeo non prese lui e la sua disperazione trascinandolo verso sogni in cui Clary decideva di non fare più parte della sua vita.
 
 
 
 
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Clary si svegliò il giorno dopo rendendosi conto di aver dormito sul pavimento della palestra assieme a sua madre, si alzò cercando di non svegliare Jocelyn, e fortunatamente ci riuscì, la sua mamma aveva dormito lì con lei, sapeva che c’era qualcosa che non andava, probabilmente aveva visto Jace uscire con quella sua aria da funerale, ed era subito scesa da lei per vedere come stava. Si doveva essere andata così. Salì di sopra e decise che quel giorno non avrebbe frequentato le lezioni dell’accademia, non aveva voglia di vedere Jace e nel pomeriggio sarebbe andata da Izzy aveva bisogno di parlare con lei e poi gli allenamenti sarebbero stati a casa sua e se Jace si fosse presentato lei non voleva essere in casa.
Iniziò a preparare la colazione per sé e per i suoi Genitori, fu allora che Valentine si presentò in cucina.
-Buongiorno papà- disse lei scoccandogli un bacio sulla guancia –Buongiorno Clary- la ragazza si stupì, suo padre raramente la Chiamava in quel modo solitamente utilizzava il suo primo nome per esteso, ma forse quel giorno era di particolare buon umore.
-Cosa c’è per colazione? - -Ancora non lo so, papà- -va bene, Clary, a proposito vorrei parlare con te di un argomento in particolare- -Quale? – dille lei distrattamente –La cerimonia Parabatai- -Ah-
-Non vorrei che fosse stata una decisione dettata dalla fretta, sai ho sempre pensato che tra te e Jonathan ci fosse un’unione speciale, ma non adatta ai parabatai- -No papà fidati nessuna fretta io e Jace diventeremo Parabatai per nostra scelta calibrata- -Va bene, figlia mia, l’importante è che tu sia felice, tutto il resto ha poca importanza- -Grazie papà, io sono felice così-
 
 
 
 
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Jace si svegliò sul divano, doveva correre all’accademia, prima però sarebbe andato a prendere Clary, solo a pensare a Clary gli tornò alla mente il loro Bacio, doveva vederla subito altrimenti sarebbe scoppiato, corse fuori da casa sua.
Casa Morgenstern era stranamente buia, sembrava priva di attività, bussò gli aprì una chioma rossa “Clary!” subito pensò ma in realtà era solo Jocelyn, era incredibile quanto la figlia le assomigliasse.
-Buongiorno Jace- -Buongiorno Jocelyn, come sta? Clary è pronta? - “no che non è pronta brutto…” pensò la rossa, mentre il ragazzo le rivolgeva uno sguardo pieno di speranza –No, Clary oggi non è abbastanza in forma per venire all’accademia, credo che vi vedrete più tardi, ciao Jace- -Va bene, arrivederci- Jocelyn chiuse la porta, Jace sentì i sogni avuti quella notte realizzarsi, Clary lo stava evitando, di nuovo.
 
 
 
 
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Clary, appena fu sicura che Izzy fosse tornata a casa dall’accademia, attraversò la strada che Jace non utilizzava per tornare a casa, diretta verso la tenuta dei Lightwood, bussò e fu accolta da una Isabelle sorridente ed in tenuta da combattimento –Clary, come mai oggi non ti ho visto a scuola? -  
-Perché dovevo evitare Jace- -Non so perché ma sento odore di pettegolezzi- -Più di quanto immagini- -Dimmi tutto- -Emh… Ieri ci stavamo allenando, ad un certo punto mi ha messo al muro e poi mi ha baciato- -Alleluia, io lo sapevo che prima o poi ti avrebbe baciato, allora come è stato? - -Magico- -Ed ora immagino tu sia alquanto confusa- -E chi non lo sarebbe? – Izzy rise –Hai ragione vieni in camera mia, li avremmo più privacy, Alec e Max non fanno altro che origliare- venne il turno di Clary di ridere, dopo di che venne trascinata in camera dalla sua migliore amica.
 
 
 
 
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Jace appena uscito dall’accademia si diresse verso casa di Clary, solitamente dopo l’accademia si allenavano e lui aveva talmente tanta voglia di vederla che non voleva mangiare, sentiva che la testa gli sarebbe esplosa se non avesse visto quei capelli rossi ed ascoltato quella voce dolce.
Ribusso alla porta di casa Morgenstern ed anche quella volta non fu Clary ad aprire, ma Valentine che lo accolse con un sorriso –Salve signor Morgenstern, Clary è in casa? Avevamo appuntamento per allenarsi- -Ciao Jonathan, Clarissa non è in casa, ma se avevate appuntamento credo che sarà di ritorno a momenti, prego puoi andare giù in palestra o aspettarla in camera sua- -Va bene signor Morgenstern, grazie credo che l’aspetterò in camera- Valentine aveva sempre pensato che quel ragazzo fosse il partito ideale per sua figlia, se non fosse per quella sua arroganza ostinata e per quella sua fama da donnaiolo, gli fece spazio per farlo entrare, gli rivolse un sorriso tirato e se ne tornò nel suo studio.
Jace salì in camera di Clary come sempre disordinata al massimo, colori di ogni genere erano sparsi sulla scrivania e sul pavimento, sorrise al pensiero della sua Clary che disegnava a come gli occhi le brillavano quando trovava il soggetto perfetto, si avvicinò alla scrivania e sepolto sotto tutte quelle matite trovò il suo diario quello in cui lei disegnava anzi che scrivere “potrei darci solo un sguardo, non lo saprà mai” e preso dalla troppa curiosità si mise a svogliarlo, ad un certo punto vide un disegno che ritraeva loro due che si baciavano ed ebbe una stretta al cuore, quindi anche lei lo aveva immaginato prima che accadesse, a quel punto prese una penna e scrisse una frase “Cosi ti amo, perché non so amare altrimenti che così” a quel punto uscì prima dalla camera e poi dalla casa, dirigendosi da Alec.
 
 
 
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Clary aveva passato da Izzy quasi tutto il pomeriggio, avevano parlato, riso e mangiato tutto il tempo, la sua migliore amica riusciva sempre a tirarle su il morale.
Tornata a casa però quell’allegria fu smorzata dalla voce di suo padre che disse –Clary, c’è Jace che ti aspetta da tutto il pomeriggio in camera tua- oddio Jace si era presentato per gli allenamenti ed era ancora lì, Clary salì di fretta le scale cercando di assumere un’espressione normale, ma quando entrò in camera Jace non c’era, c’era solo il suo odore, si guardò attorno e vide il suo diario aperto sulla pagina che vedeva lei e Jace avvinghiati in un bacio passionale, ed affianco una frase, leggendola a Clary vennero le lacrime agli occhi, era un pezzo di una poesia di  un poeta mondano: Pablo Naruda.
 
 
 
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-Alec dovrei parlarti- -Jace, allora hai riflettuto su quello che ti ho detto? - -Si, ma…- -Ma cosa, Jace? - -Ma l’ho baciata- Alec fece una faccia che sapeva tanto di “te lo avevo detto” –Entra- fece il moro sbuffando.
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Eccomi qui con il settimo capitolo, siamo quasi alla svolta finale, manca meno di una settimana alla cerimonia, cosa accadrà? Jace e Clary capiranno che il loro amore è ricambiato? Oppure diventeranno parabatai senza dire una parola (giuramento a parte)? Per questo dovrete aspettare i prossimi capitoli J, spero leggerete e che arriveranno recensioni, un bacio Emily. 

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Capitolo 8
*** Parlagli ed avrai le idee più chiare ***


8- PARLAGLI ED AVRAI LE IDEE PIU’ CHIARE





 
 
-Lo sapevo che prima o poi avresti fatto una sciocchezza del genere, quello che mi chiedo è: perché? – Jace non sapeva perché aveva fatto quello che aveva fatto, l’aveva baciata seguendo solo il suo istinto, aveva seguito quello che gli aveva detto la sua testa, ma doveva ammetterlo: baciare Clary era stato bellissimo, epico, fantastico, era un esperienza che adesso il suo corpo aveva l’esigenza di ripetere, ma come poteva baciarla di nuovo se lei era convinta che volesse trattarla come trattava le sue “compagnie occasionali” se così le vogliamo chiamare? Sospirò
-Non lo so Alec, in questo momento vorrei solo non aver combinato questo casino, in questo momento mi sto rendendo conto di come sarebbe stato più facile se l’avessi baciata su quella panchina d’avanti a casa mia la sera in cui le ho chiesto di diventare la mia parabatai, aiutami, ti prego- -L’unica vera cosa che potresti fare in questo momento sarebbe parlare con lei, cercare di chiarirvi, magari annullare la cerimonia se anche lei prova lo stesso per te e poi vivere felici, tornando alla nostra “normale” vita da Shadowhunters- normale, Alec aveva detto quella parola in maniera scherzosa perché, la loro non era una vita normale, uccidevano demoni, a volte Jace si chiedeva come sarebbe stato essere ignari dell’esistenza del mondo invisibile, come sarebbe stato vivere da mondani, magari con Clary  ad affiancarlo, vivere normalmente, senza una responsabilità grande come quella che avevano lui e tutti gli altri Shadowhunters, non lo avrebbe saputo mai.
-Già, peccato che lei non mi vuole, avrà anche ricambiato il mio bacio, ma per me non prova altro che amicizia- -Jace, hai mai provato a parlare con lei dei sentimenti che provate l’uno per l’altra? - -No- -Ed allora come fai ad esserne così sicuro? - -Lo do per scontato, siamo amici da tanto di quel tempo- -Ma ti voglio ricordare che in tutto questo tempo tu sei stato innamorato di lei- -Dettagli-
 -Senti Jace o ci parli tu o ci penserò io, cosa hai deciso? - -E va bene, Alec, la tua minaccia è stata più che convincente, le parlerò- -Bravo Jace- disse il moro con un sorriso trionfante ad adornargli il viso.
 
 
 
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-IZZYYYY !!!!- Clary era corsa a casa dei Lightwood, era arrivata sul portone della casa giusto in tempo per vedere Jace uscire, fortunatamente non si era reso conto che la rossa era lì –Per l’angelo, Clary, stavo dormendo un po’ di calma- disse Isabelle con la voce impastata dal sonno, ma perfettamente vestita e truccata come al solito, si mise a sedere sul letto –Come mai da queste parti? – Clarissa di tutta risposta le mostrò la frase scritta sul suo blocco da disegno con una calligrafia leggera ed ordinata, quella di Jace –Ancora non capisco il problema…- Izzy la guardò perplessa, gli occhi neri scintillanti di curiosità –Come non capisci il problema? E’ stato Jace a scrivere questa frase, lo stesso ragazzo di cui mi sono innamorata nove anni fa, lo stesso ragazzo che l’altro ieri mi ha baciata, lo stesso ragazzo che tra una settimana dovrebbe diventare il mio parabatai… sono confusa, ecco il problema Iz, io amo Jace, ma non ho mai avuto un ragazzo, ci sono solamente uscita sporadicamente, ma non ne ho mai baciato uno prima di Jace, la sua proposta mia distrutta, mentre quel bacio mi ha letteralmente devastata- -Va da lui, digli tutto, smettila di piangerti addosso e di dire a me quello che dovresti dire a lui, se ti ha baciato c’è un motivo, scoprilo e magari ti togli da dosso la confusione, parlagli ed avrai le idee più chiare, io al tuo posto sarei già impazzita da un pezzo- -Non ne sono sicura Isabelle, e se poi esce che è vero che mi ha baciato solo perché è un pazzo ninfomane e si voleva fare anche la sua parabatai? – Izzy rise –Magari un po’ ninfomane lo è, ma non credo che arriverebbe così in basso- -Va bene mi hai convinto, quando lo vedrò gli porrò tutte le domande che mi affollano la testa- -Brava la mia migliore amica, così ti voglio- -Ciao, Iz, torna a dormire e grazie- Clary raccattò le sue cose ed uscì da casa Lightwood dirigendosi verso casa propria.
 
 
 
 
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Jace arrivò di corsa a casa Morgenstern, doveva parlare con Clary, Valentine gli disse che lei era in camera sua, Jace esitò davanti alla porta della camera della ragazza che amava, se non avesse voluto ascoltarlo?
Entrò lo stesso e quello che vide lo stupì, Clary, la sua Clary aveva indosso una gonna, e non una gonna normale, era corta da far spavento, le lasciava scoperte quasi tutte le gambe, la camicetta bianca aveva i primi bottoni aperti e lasciava poco spazio all’immaginazione del ragazzo, insomma la mise della ragazza non era il massimo per la concentrazione del ragazzo –Clary- si decise a dire finalmente, la voce strozzata dal desiderio –Jace, stavo per venire a trovarti- disse lei con una voce suadente, che lui non le aveva mai sentito –Come mai? A quest’ora? Vestita in quel modo? - -Si, prova ad immaginare Jace, la fantasia certo non ti manca-assunse un’espressione maliziosa girandogli attorno fermandosi davanti a lui e facendo scivolare un dito sul suo petto, Jace, in cui l’eccitazione aveva ormai preso il sopravvento, mentre lei si allontanava la prese per un braccio e la tirò a sé cominciando a baciarla, scendendo poi verso il collo e sempre più giù, fino ad arrivare al solco tra i seni, lei aveva infilato le piccole mani affusolate sotto la maglietta del ragazzo tirandogliela poi sopra la testa ed accarezzandogli il petto nudo, Jace riprese a baciarla sbattendosi la porta alla spalle e costringendola ad indietreggiare, fino a quando lei non cozzò con le gambe contro il letto, ritrovandosi stesi senza neanche accorgersene andarono sempre più avanti continuando a baciarsi ed a stuzzicarsi, fino a quando non si ritrovarono entrambi in intimo tra un bacio e l’altro Clary disse –Ti amo Jace- il biondo si fermò fissando l’oro dei suoi occhi all’interno degli smeraldi di lei –Anche io ti amo, Clary- -Non vedo l’ora di diventare la tua parabatai- , sentendo quell’ultima frase Jace si svegliò, era stato tutto un sogno, Clary non gli avrebbe mai permesso di toccarla senza una rettifica della proposta di diventare parabatai, ne tanto meno si sarebbe vestita in quella maniera indecente, Jace sospirò frustrato, dovev assolutamente vedere Clary.
 
 
 
 
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Clary si svegliò di soprassalto aveva sognato che lei e Jace venivano separati per sempre in quanto parabatai- amanti, era un sogno ricorrente ormai, quello di essere separata dal suo migliore amico o dal ragazzo che amava, dipendeva anche da che punto di vista li guardavi.
Doveva assolutamente porre una fine a quella situazione, sentire le ragioni di Jace, sentire dalla sua bocca che lui non la amava, o da sola non si sarebbe mai convinta, Sospirò e prese la cornice che racchiudeva una foto di lei e Jace da piccoli, sorridenti, senza nessun pensiero per la testa a parte “chi sa che biscotti avrò domani per la colazione” oppure “dove avrò messo il bambolotto” erano così carini abbracciati, i loro capelli che si intrecciavano in rame e bronzo e le bocche sdentate che hanno i bambini che cambiano i denti da latte, Clary sospirò ricordando quei giorni felici in cui era innamorata di Jace, ma lo amava come solo le bambine sanno fare, serenamente senza paura del giudizio. Posò la foto e le lacrime ricominciarono a scorrere, non voleva separarsi o essere separata da Jace, non lo avrebbe lasciato per nessuno motivo, lo avrebbe seguito fin in capo al mondo pur di continuare a vedere il suo sorriso, sospirò ancora, quindi rimise la testa sul cuscino e chiuse gli occhi, anche se alla fine passò la notte insonne per paura di riprendere il suo sogno
 
 
 
 
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Jace andò a prendere Clary per andare all’accademia, come al solito, quando la vide uscire dal cancello della tenuta Morgenstern ebbe un tuffo al cuore, vide da lontano le guance di lei imporporarsi e sorridergli –Buongiorno rossa, dormito bene? - -Buongiorno, Herondale, ho domito poco e niente, ho avuto diversi incubi questa notte- -Ah- -Mi sa che io e te abbiamo di che parlare oggi, eh? - -Eh già- -Allora inizio io con le domande, se non ti dispiace- -Vai- -Perché mi hai baciata? - Jace colto di sorpresa non sapeva come rispondere a quella domanda avrebbe voluto dirle che l’aveva fatto perché l’amava ma in realtà disse solo –Perché ho seguito il mio istinto- -Ah, un'altra cosa- -Certo dimmi- -Vuoi ancora essere il mio parabatai? - Jace a quel punto aveva in mano il potere di cambiare tutto con una semplice risposta ad una semplice domanda –Si- disse mentre il suo inconscio diceva “Ma che fai brutto idiota? Tu sei fuori, la ami ed ora che hai la facoltà di cambiare tutto continui a dire che vuoi essere il suo parabatai? Sei un coniglio!” ed era la verità Jace era davvero un coniglio, si era portato a letto mezza Idris senza paura della conseguenze ed ora che doveva dire un “ti amo” il suo cuor di leone lo abbandonava –Va bene- disse Clary, sembrava un po’ delusa, erano arrivati all’entrata dell’accademia Clary si giro proprio quando lui stava abbassandosi per baciarle la guancia, si diedero un veloce bacio a stampo sotto gli sguardi indiscreti di altri giovani Shadowhunters che li guardarono male, dopo di che si separarono.
 
 
 
 
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Imogen Herondale entrò correndo nell’ufficio di Jia Penhallow –Jia è stata rilevata una forte presenza demoniaca qui ad Idris, ho mandato delle pattuglie in perlustrazione e sono tornate tutte a mani vuote, ma i sensori continuano a identificare attività demoniaca- -Manda a chiamare Ragnor Fell e Magnus Bane, loro ci possono aiutare-.
 
 
 
 
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Clary mentre era all’accademia pensò solo alla risposta di Jace ed a quel bacio a stampo che si erano accidentalmente scambiati, lei lo amava così tanto, ma lui non provava niente, doveva toglierselo dalla testa, a quel proposito arrivò Sebastian, dopo una settimana si decideva tornare alla carica, voleva chiedere a Clary di uscire –Clary, allora, ti andrebbe di uscire con me? - -Va bene- disse lei incerta –Allora ci vediamo domani pomeriggio? - -Domani pomeriggio va benissimo- Sebastian si allontanò da lei con un aria compiaciuta.
 
 
 
 
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L’uscita con Sebastian fu piacevole, ma lo sarebbe stata di più se non fosse stato per quel bacio.
Già Sebastian l’aveva baciata, ma lei non aveva sentito assolutamente nulla, forse non avrebbe mai potuto baciare altri oltre a Jace o forse era solo condizionata da quello che aveva vissuto, ma fatto stava che baciando Sebastian non aveva sentito nulla, le loro erano solo labbra che si toccavano, adesso lui la stava riaccompagnando a casa erano mano nella mano, mai lei come durante tutta la passeggiata, non sentiva niente. Lo salutò con un sorriso e rientrò velocemente in casa.
 
 
 
 
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Magnus entrò nell’ufficio del Console accompagnato da Ragnor e Catarina –Avevate regione, c’è un intensa attività impropriamente demoniaca qui ad Idris, dovremmo agire- Jia Penhallow alzò gli occhi quasi scioccata dalla conferma di una notizia che già le era stata data, a quel punto intervenne Ragnor –Dovremmo iniziare le ricerche domattina-
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Scusate se pubblico ad una distanza quasi oltraggiosa per i miei soliti ritmi, ma tra i vari festeggiamenti mi sono un po’ persa, ringrazio tutte le persone che recensiscono, seguono, preferiscono o ricordano la mia storia spingendomi a continuare.
Spero vi piaccia e che recensiate, vi lascio un bacio Emily

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Capitolo 9
*** Nuove minacce e cerimonie parabatai ***


9- NUOVE MINACCE E CERIMONIE PARABATAI

 
 
 
 
-Jia le nostre ricerche hanno dimostrato quello che sospettavamo, c’è un’intensa attività demoniaca qui ad Idris- disse Catarina, facendo assumere al Console un’espressione preoccupata –Abbiamo notizie della fonte? - -Ancora no ma abbiamo dei sospetti, l’attività più intensa è stata registrata nella foresta di Brocelind e dalle informazioni che abbiamo ricevuto dai nascosti che solitamente la frequentano, abbiamo ottenuto dei nomi- disse Magnus con un’espressione che esprimeva la stanchezza e l’esperienza di un viso che solo all’apparenza era giovane –Quali? – Jia era ansiosa come una bambina davanti ai regali di Natale – Lilith e… Jonathan Christopher Morgenstern- l’espressione del console era diventata un misto di ansia ed incredulità –Non è possibile, quel Jonathan è morto quasi diciassette anni fa, durante la rivolta- -A quanto pare non è esattamente così Jia- Ragnor che fino a quel momento era stato in silenzio era intervenuto –Credo che Lilith possa entrarci qualcosa con il fatto che Jonathan sia ancora vivo- Jia prese carta e penna –Manderò un messaggio di fuoco a Jocelyn e Valentine, e poi ne discuteremo insieme-
 
 
 
 
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Izzy stava cercando un vestito da mettere alla cerimonia Parabatai tra Jace e Clary, e lei che pensava che l’unica cerimonia a cui avrebbe partecipato che comprendesse la loro presenza sarebbe stato il loro matrimonio, a quanto pare non si amavano come lei pensava oppure erano semplicemente due codardi che avevano paura di dichiararsi, in ogni caso la cerimonia si sarebbe fatta, e lei non si poteva dire certo felice, visto che avrebbe visto la sua migliore amica soffrire fino alla fine della sua vita, si sarebbe sostituita a quel biondo (naturale, non sia mai) pallone gonfiato di un Herondale solo per vederla ancora sorridere, in effetti sin da quando era piccola aveva immaginato lei e Clary come parabatai, erano praticamente sorelle. Si conoscevano dalla culla ed era cosi che sarebbe dovuta andare. Finalmente trovò il vestito, rosso ed abbastanza lungo, lo riappese nell’armadio abbastanza in vista in modo da potarlo trovare subito, poi si stese sul letto fino a che il suo respiro non si fece pesante.
 
 
 
 
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Magnus, uscì dalla guardia con la voglia di fare un giro per Alicante, era talmente tanto che non veniva convocato lì ed aveva voglia di vedere se la città fosse cambiata e come fosse cambiata, era la prima volta durante quella settimana che aveva un momento libero per sé, per riflettere un po’, era stanchissimo, avrebbe voluto dormire, ma non ci era riuscito.
Mentre camminava la sua attenzione venne attirata un ragazzo, capelli neri, occhi azzurri, a pensarci era sempre stata la sua combinazione preferita, avrebbe detto che fosse un Herondale se non avesse visto Stephen e suo figlio, che erano entrambi biondi, decise di avvicinarsi a lui, anche se il suo gusto nel vestire era a dir poco raccapricciante, ma nulla che non si potesse migliorare con un po’ di lustrini qua e là.
Quando lo vide il ragazzo si fermò di colpo e poi arrossì di botto –Ciao cacciatore, mi accompagneresti in giro per Alicante? – il cacciatore, se possibile, arrossì ancora di più –C-certo, se mi dici il tuo nome- -Magnus Bane, sommo stregone di Brooklyn, qui per servirti, il tuo nome? - -Alec, Alec Lightwood- “bene, bene non so perché ma vorrei ringraziare Cecily per questo”, dopo di che prese per mano Alec, cominciando a trascinarselo dietro per tutte le strade della Città di Vetro.
 
 
 
 
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-Allora ho una notizia importante da darvi- Jocelyn e Valentine si guardavano con aria perplessa –Abbiamo rilevato un’intensissima attività demoniaca ed abbiamo scoperto che sotto c’è vostro figlio- Jocelyn sbiancò di colpo, e Valentine disse –Non è possibile, è morto diciassette anni fa, non può essere ancora vivo- -I nascosti della foresta hanno fatto il suo nome, sostengono che sia vivo e che stia collaborando con Lilith- Jocelyn a quelle parole non ce la fece più e uscì dall’ufficio del Console senza dire una parola, seguita dal marito.
 
 
 
 
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Alec aveva passato uno dei pomeriggi più belli della sua vita, si era divertito tantissimo insieme a Magnus e per una volta era stato felice anche senza Jace, che al contrario di Magnus non si era mai reso conto che il suo migliore amico era gay e certo non gliene faceva una colpa.
Quel pomeriggio era stato stupendo e quando Magnus lo aveva baciato, quel lieve sfioramento di labbra, gli aveva fatto provare emozioni e sensazioni diverse dal solito, adesso era felice, chissà a cosa stava pensando Magnus in quel momento.
 
 
 
 
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Jocelyn era sconvolta, era corsa fuori dalla guardia in preda allo shock, in fondo la sua era una reazione più che lecita visto che aveva appena scoperto che suo figlio, considerato morto da diciassette anni, era vivo e collaborava con dei demoni superiori, non era proprio il tipo di lavoro che avrebbe reso fiera una madre, ma in fondo lei non era stata una madre per lui, anche se quando era tornata a casa non trovando suo figlio si era disperata, ma ritenendolo morto assieme ai suoi nonni, nessuno lo aveva mai cercato per quel motivo, ed ora le venivano a dire dopo diciassette anni in cui lei aveva sofferto tantissimo, temendo di perdere anche Clary, che Jonathan era ancora vivo. Lei non ci credeva.
 
 
 
 
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Valentine sapeva che Jonathan poteva essere ancora vivo. Lo sapeva per via del sangue di demone che dava da bere a Jocelyn durante la gravidanza, sapeva che entrambi i suoi figli potevano avere poteri straordinari, Clarissa era l’angelo mentre Jonathan era i demone. Nelle sue vene scorreva il sangue di Lilith.
Ma certo non si aspettava che progettasse la fine di Idris, adesso come lo avrebbe detto a sua moglie?
 
 
 
 
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-4 GIORNI DOPO-
 
 
Ormai la cerimonia parabatai era vicina e Jace ancora si ripeteva quanto era stato codardo, prese la sua tenuta da Cacciatore e si mise sul letto osservando il muro bianco, dopo un po’ gli venne un brivido, pensava a quella cerimonia un po’ come si pensava alla morte, lui amava Clary ed essere il suo parabatai, essere suo fratello, sarebbe stato come morire, ma ormai quello che stato fatto era stato fatto, sarebbero diventati parabatai, avrebbe perso l’amore della sua vita per codardia, per un suo errore, voleva quelle labbra e quei capelli rossi per se, e così facendo li aveva regalati ad altri, se avesse potuto l’avrebbe baciata per sempre, sospirò, se ne era reso conto troppo tardi, il giorno dopo si sarebbe unito a lei come parabatai, il giorno dopo sarebbe morto dentro.
 
 
 
 
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Clary guardava nel suo armadio alla ricerca della tenuta da cacciatrice che avrebbe indossato il giorno successivo, non si sentiva assolutamente pronta per avere un Parabatai, non si sentiva pronta ad avere Jace come suo parabatai, forse era solo una specie di incubo estremamente piacevole, forse tra poco si sarebbe svegliata e avrebbe trovato Jace accanto a lei.
Voleva solo che baciare di nuovo Jace, una volta soltanto prima di diventare parabatai. Facendo questi pensieri si addormentò.
 
 
 
 
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Jace venne svegliato da sua nonna, che era andata trovarlo in quello che sarebbe stato un giorno speciale.
-Buongiorno, Jace- -Buongiorno, nonna- -Jace, allora, sei pronto? – Jace assunse un aria triste –Si, nonna, tutto bene- -Non ti credo neanche un po’- -Nonna, posso farti una domanda? - -Certo, Jace- -Se due parabatai dovessero amarsi, cosa succederebbe? – Imogen sospirò –Verrebbero separati, non si dovrebbe amare il proprio parabatai, sarebbe come amare il proprio fratello o la propria sorella, sarebbe meglio non diventare parabatai se si è consapevoli di essere innamorati- -Va bene nonna, grazie- Imogen si alzò dal letto e diede un bacio sulla testa del nipote ed uscì dalla stanza per andare ad indossare le vesti da inquisitrice.
 
 
 
 
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Clary venne svegliata da sua madre, che le aveva portato la colazione a letto
 -Buongiorno Clary, come hai dormito? - -Malissimo- -Clary sei sicura di quello che stai per fare? - -Sicurissima, se per Jace va bene, va bene per me- -Se sei contenta così va bene, ma se non te la senti puoi sempre annullare tutto, sei ancora in tempo- -Mamma, sono più che sicura, tranquilla- -Va bene, ti aspetto di sotto-. In realtà Clary non ne era sicura per niente.
 
 
 
 
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Mancava pochissimo, Jace e Clary erano di fronte al Console ed all’inquisitrice, gli stili nelle mani, pronti a tracciare le rune che li avrebbero uniti, Jace serebbe stato il primo a recitare il giuramento tracciando la runa a Clary poco più giù del collo, la mano gli tremava e quando la punto dello stilo era a pochissimo dalla pelle di Clary, la mano gli prese a tremare ancora di più –Io…Io non ce la faccio… Clary tu non puoi essere la mia parabatai, Alec può esserlo, tu no, tu non sei solo la mia migliore amica, io ti amo, ti amo dalla prima volta che ti incontrai, dalla prima volta che giocammo insieme, non posso vivere senza di te, essere il tuo parabatai mi ucciderebbe. Ti amo, amo i tuoi ricci rossi, i tuoi occhi verdi, e le tua labbra, quelle le mordicchierei tutti i giorni della mia vita, non posso essere il tuo parabatai perché così ti amo e non saprei amare altrimenti che così- per tutta risposta Clary lo baciò sotto gli occhi esterrefatti di tutti i presenti.
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Manca un solo capitolo alla fine, spero che questo vi sia piaciuto, mi sa che non c’è nulla da dire, a parte vi auguro un buon inizio anno, anche se per quello c’è la seconda one-shot che avevo promesso la Malec “aspettando l’anno nuovo” che pubblicherò domani.
Ringrazio chi ha recensito tutti gli scorsi capitoli, lo ha inserito tra i preferiti, seguiti o ricordati.
Aspetto le vostre recensioni, vi lascio un bacione Emily Herondale.

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Capitolo 10
*** Quando tutto è perfetto... ***


10-QUANDO TUTTO E’ PERFETTO…



 
 
 
 
Sotto gli sguardi stupiti di tutti si baciarono, non che tutti fossero realmente stupiti dato che tutti sospettavano che la loro fosse più di una semplice amicizia, ma quella dichiarazione fatta nel bel mezzo di una cerimonia parabatai, beh, era stata alquanto inaspettata.
Imogen era felice per suo nipote mentre lo guardava baciare la ragazza con cui era cresciuto e di cui era da sempre innamorato, invece Isabelle dal canto suo stava pensando “Finalmente quel pallone gonfiato si è dichiarato, però se continuano così o li lasciamo soli o si trovano velocemente una stanza”, mentre Izzy pensava questo Jace e Clary, si staccarono, fino a quel momento si erano baciati con grande desiderio, esplorando a fondo la bocca dell’altro, la rossa era felicissima, ed il biondo avrebbe volentieri continuato a baciarla, si era sentito benissimo e completo facendolo, si sarebbe voluto sentire così per sempre voleva andare via di lì per avere un po’ di privacy per parlare con lei, sentire la sua dolcissima risata, e assaggiare ancora le sue morbidissime labbra
-Bene, mi sa che la cerimonia sia annullata- disse il Console Penhallow, rivolta più a se stessa che ai Nephilim presenti –Si Jia, non possiamo negare che Jonathan e Clarissa siano innamorati, quindi per la legge dell’angelo non possono diventare parabatai- Imogen era tornata nei panni dell’inquisitrice, Jace sentendo quello che la nonna aveva detto intervenne dicendo –Inquisitrice, Console, chiediamo scusa a tutta la comunità per il disturbo dato, ma io amo Clarissa e Clarissa ama me, assolutamente non vogliamo, ne possiamo diventare parabatai, e credo che tutti voi siate d’accordo con me- -Assolutamente, bene, figli dell’angelo, la cerimonia è finita potete andare- disse Jia rivolgendosi alla platea poi si rivolse a Jace –Mi raccomando, vi aspetto per il vostro matrimonio- gli fece l’occhiolino e se ne andò, mentre Clary diventava rossa come un pomodoro
–Dai, andiamo- Jace l’aveva presa per un polso e la stava trascinando fuori dalla sala principale della Guardia, quella del consiglio, appena arrivati fuori la tirò a se e la baciò ancora, lì nella piazza dell’Angelo il tempo si fermò, c’erano solo Jace e Clary, Clary e Jace, si amavano, si volevano, ma la rossa si staccò ricordandosi che avrebbero dovuto parlare –Allora…Perché? - -Perché ti amo- -Se mi ami, perché mi hai chiesto di diventare la tua parabatai? Perché hai voluto farmi soffrire? - -Clary, ti prego credimi quando ti dico che ti amo- Clary gli credeva sul serio, glielo leggeva negli occhi ed in tutto quello che faceva -…Solo sono stato talmente codardo da non dirtelo e per paura di un rifiuto che ti ho chiesto di diventare la mia parabatai, poi ho trovato il tuo album ed il tuo disegno ed ho capito di essere in qualche modo ricambiato, ti prego perdonami, ti amo, ti amo tantissimo non…- ma Clary lo aveva già zittito con un bacio, quando si lasciarono la rossa disse –Ecco adesso spero che tu la smetta di dire cose che non hanno bisogno di essere dette, lo so che mi ami, ed io amo te- ridendo lo trascinò verso casa sua, Jace si beò di quella risata –Clary… ti ricordi quando discutevamo sulla reale esistenza degli angelo? - -Si, me lo ricordo- - Adesso sono convinto che gli angeli esistano, ne ho d’avanti uno con i capelli rossi che con una sola risata, mi fa arrivare in paradiso- Clary era diventata vermiglia –Jace io non sono un vero angelo, stai vaneggiando- -Per me lo sei- disse lasciandole un bacio a fior di labbra, ormai erano arrivati fuori Casa Morgenstern –Pare che già ti debba lasciare- la baciò ancora –Se vuoi puoi entrare- -Lo vorrei tantissimo- tutto ad un tratto si era spento -ma non posso, non sarebbe giusto- -Dai vieni con me, ci alleniamo un po’, ci sbaciucchiamo e passiamo del tempo insieme, dai Jace, cosa ti costa? – disse la rossa facendo sporgere il labbro inferiore –E va bene- risero insieme e Jace si sentì nuovamente in paradiso, non vedeva l’ora di passare del tempo con quella che finalmente poteva considerare la sua ragazza, suonava bene anche quella specie di coscienza che la sua testa aveva creato sembrava essere d’accordo “Clarissa Morgenstern: La mia ragazza”.
 
 
 
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-Allora Stephen, che ne pensi di Jace e Clary insieme? – Celine era da sempre uguale a se stessa, a Stephen in quei momenti ricordava la ragazzina a cui aveva chiesto di sposarlo e con il tempo aveva imparato ad amare, dato che il loro matrimonio era stato frutto di una costrizione da parte di Valentine, quando ancora era il capo del Circolo, adesso non poteva fare altro che ringraziarlo, anche se a volte Amatis, la sua prima moglie, gli mancava, ma ormai la frittata era fatta, Stephen ormai era felice così, aveva Celine ed aveva Jace –Quello che pensi tu, che siano una bellissima coppia, noi sapevamo che sarebbero finiti insieme, no? - -Certo- -E poi così ho vinto la scommessa che aveva fatto con Valentine, nove anni fa- -Io ero convinto che Jace e Clary sarebbero finiti insieme, ma Valentine sosteneva l’esatto contrario, quindi scommettemmo- -Uomini, Siete sempre i soliti…- -Ma è per questo che ci amate, no? E poi come non si potrebbe amare me? Guardami sono bellissimo- -Poi ci chiediamo da chi abbia preso Jace… Mi sembra di sentire parlare lui- risero insieme –Io vado a riscuotere la vincita da Valentine- -Vengo con te- uscirono entrambi dalla tenuta degli Herondale, continuando a ridere come due ragazzini.
 
 
 
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Jace e Clary si stavano allenando, ma più che allenarsi, quello era un pretesto per sfiorarsi di continuo, infatti finivano sempre per baciarsi, ma l’ultimo bacio datole dal ragazzo era stato un vero e proprio pretesto per pomiciare, si baciavano, continuando a sfiorarsi fino a che la rossa non inciampò in un tappetino trascinandolo con se, continuarono baciarsi Jace ogni tanto si staccava solo per riprendere fiato e preso da un lampo di passione disse sfiorandole i fianchi –Magari potremmo… salire in camera- -Stare qui o stare in camera non cambierebbe la tua giornata, quindi smettila di dire sciocchezze e baciami, idiota- -Ti potrei sempre corrompere- -Sarei curiosa di sapere come- un bagliore di sfida passò nell’oro degli occhi del biondo che ricominciò a baciarla con sempre più passione, scendendo poi con la lingua verso il collo, baciandolo e succhiandolo, lasciando dei segni rossi a testimoniare il suo passaggio, lei sotto di lui gemeva ad ogni suo tocco “Magari adesso puoi cedere, dai” ”diceva la sua testa ma la parte razionale di lei sapeva che stavano insieme da poco più di quattro ore ed anche se si conoscevano da tutta la vita sarebbe stato immorale fare l’amore dopo così poco, Jace si bloccò quando la porta si aprì lasciando entrare Stephen e Celine –Clary, tuo padre ci aveva detto che vi stavate allenando, ma non ci aveva detto come vi stavate allenando, beh ancora una volta ci avete stupito- disse Stephen con la voce carica di un sarcasmo molto divertito –Ringraziate che siamo noi e non Jocelyn e Valentine, loro avrebbero dato fuori di matto- -Papà…- -No, Jace niente papà, la prossima volta ricordate che la palestra è un luogo pubblico, ed in ogni caso, non era un rimprovero, io ho fatto di peggio-
-Stephen… Ti sembra il caso di incoraggiare tuo figlio in questo modo? - -Io non lo sto incoraggiando, io li voglio semplicemente ringraziare per avermi fatto vincere la scommessa che avevo fatto con Valentine, batti il cinque figliolo, Clarissa anche tu- Jace e Clary, che ormai davano Stephen per ubriaco o peggio ancora per pazzo, diedero il cinque al padre di Jace –Va bene, noi andiamo, continuate pure ad “allenarvi” - -Papà se aspettate un attimo, vengo con voi- -Va bene- disse Celine prima che il marito potesse replicare, dopo di che lo trascinò fuori.
-Oddio, che vergogna- Clary si teneva il viso, dello stesso colore dei suoi capelli, tra le mani –Clary, ehi, non ti preoccupare erano solo i miei genitori, e poi noi non stavamo facendo nulla di male, ci stavamo baciando, non in maniera molto casta, certo, ma ci stavamo baciando- -Va bene, a domani- disse alzandosi sulle punte per baciarlo un’ultima volta –Ci vediamo domani, amore mio, ricordati che ti amo tantissimo- si stava calando per baciarla ancora quando Stephen entrò di nuovo –Allora andiamo? – Jace tirò un sospiro frustrato –Andiamo- si rivolse alla ragazza – A domani, Clary-.
 
 
 
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-Jocelyn dobbiamo parlare- Valentine si avvicinò alla moglie con passo incerto, se voleva avrebbe potuto fare retro front in maniera tale da evitare di fare confessioni scomode, ma non lo fece
 –Dimmi Valentine- -Si tratta di Jonathan, ci sono un paio di cose che dovresti sapere su di lui- -Se intendi dirmi che Jonathan ha sangue di demone in circolo, arrivi tardi, quando nacque mi accorsi subito che c’era qualcosa che non andava, allora lavoravi ancora per portare il Circolo al potere, spiandoti scoprii cosa non andava, quello che non capisco è il perché tu non me lo abbia detto prima- -Mi dispiace Jocy, lo feci per la causa, solo ora mi accorgo di quanto fosse tutto sbagliato, io amo te ed amo nostra figlia e sapervi in pericolo per un mio errore mi fa sentire in colpa- -Ma quello che non va bene è che stai definendo tuo figlio un errore, tu mi hai fatto partorire un demone, perché usare sangue di demone su un bambino che i demoni li avrebbe dovuti sterminare? Proprio tu che andavi farneticando della purezza della razza, perché non usare sangue di angelo per esempio? - -Dopo aver fallito con John, quando mi sono reso conto che eri incinta di Clarissa, ho cercato di recuperare in qualche modo, vedi Jocelyn, sia Clary che Jace hanno più sangue d’angelo in circolo rispetto al normale hanno poteri di cui ancora non conoscono l’entità o che non conoscono del tutto- -Valentine ti rendi conto che non hai giocato solo con i nostri figli? Hai usato anche il figlio di Stephen e Celine, quel ragazzo che ora sta con tua figlia- -Ho solo aumentato la concentrazione del sangue angelico che c’è in loro, ed ho dato ad Alicante l’arma per sconfiggere Jonathan, se attaccherà…-
 
 
 
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Isabelle ripose, soddisfatta, il vestito della cerimonia, almeno adesso poteva associarlo ad un bel ricordo, il giorno in cui i Clace (così chiamava Jace e Clary da una vita) si erano dichiarati, finalmente, il loro amore, li aveva visti andare via assieme, solo l’angelo sa a fare cosa, ma andava bene, infondo dopo nove anni di desiderio trattenuto, qualche bacetto in più non poteva far male, almeno adesso avrebbe potuto chiedere a Clary di diventare la sua parabatai in fondo era quello che voleva, no?
Era contenta per la sua migliore amica, non ci sperava proprio più, almeno la testa migliore amico di Alec serviva a qualcosa una volta tanto e non faceva solo da porta parrucca per i capelli biondi. Se avesse spezzato il cuore alla rossa avrebbe provveduto lei stessa a tagliarglieli uno ad uno, fino a lasciarlo pelato.
Soddisfatta, si stese sul letto e si mise a leggere un libro che avrebbe dovuto leggere per le lezioni all’accademia.
 
 
 
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Jace e Clary si videro, come ogni mattina, per andare assieme all’Accademia, lungo tutta la strada non fecero altro che parlare, ridere e baciarsi tenendosi mano nella mano, fino a quando non arrivarono all’Accademia, li Jace Guardò in maniera vittoriosa tutti i suoi compagni che fino al giorno prima avevano fatto una corte spietata alla sua Clary, quando passarono accanto a Sebastian, l’attirò a se e la baciò, godendosi la smorfia di gelosia che si era dipinta sul suo volto, adesso aveva Clary, la sua vita aveva più senso, si sentiva completo.
Quel giorno le lezioni secondo Jace furono infinite, non vedeva l’ora di rivedere la sua piccola rossa aveva una gran voglia di baciarla, era una specie di droga, quella ragazza, più ne aveva, più ne voleva e quando la vide subito corse ad abbracciarla –Allora, amore mio andiamo? Oggi sei ospite da me- le passò un dito sul collo, lei rabbrividì – Andiamo-.
Arrivarono a casa di Jace, Celine Stephen, erano già a tavola ad aspettarli –Allora, come è andata oggi? - -Nessuna novità mamma, sono sempre il primo della classe- -Si, la tua bravura è inalterabile almeno quanto la tua modestia- -Non è colpa mia se il mio carattere è tutto papà- a quel punto intervenne Clary –Herondale, poi non ti stupire se tua madre ti metterà un’anatra in camera- Jace rabbrividì –Stai zitta, Morgenstern, non nominare quelle bestie assassine- -E se volessi continuare lodando il loro piumaggio, il loro verso o non so cos’altro? – Mentre Clary parlava, Celine se la rideva –Ti farò tacere io- -E come? Sono curiosa- la baciò –Ecco sei soddisfatta? Ora starai in silenzio? – lei annuì come a dimostrare il silenzio portato dal bacio precedente, Jace rise soddisfatto –Brava, ora mangiamo-.
Subito dopo mangiato Jace e Clary si chiusero in palestra in cui fecero un vero allenamento, Clary finì al tappeto due volte, e Jace si divertì un mondo a stendere la propria ragazza, dopo i combattimenti corpo a corpo, le armi da sagitta, le spade ed i salti mortali, i due decisero di salire in camera di Jace a ripetere la storia dei nephilin, le rune e la tradizioni, ma seduti sul letto del ragazzo, seduti l’uno accanto all’altra finirono col baciarsi mentre leggevano, baciandola la costrinse ad aprire la bocca, esplorandola da cima a fondo e costringendola a stendersi, continuò a  baciarla fino a che non decise di scendere sul collo e sulle clavicole lasciando succhiotti ovunque, lei si lasciava sfuggire di tanto in tanto dei gemiti che spingevano il biondo a continuare, lo tirò di nuovo a se cercando le sue labbra, si inarcò contro di lui, ed allora Jace non ce la fece più, scese con le mani sotto l’orlo della maglietta della ragazza , salendo sempre di più, portando la maglia ad attorcigliarsi attorno al suo braccio, fino ad accarezzarle la nuca, affondando le mani nei suoi capelli rossi come il sangue, tutto ciò accadde mentre continuavano a baciarsi, in quel bacio che ormai era fuoco vivo, si staccarono solo quando Clary tese le braccia verso l’alto per permettere a Jace di sfilarle la maglietta, il biondo si fermò ad osservarla come si osservano le cose più belle e preziose che si possiedono, gli occhi neri per il desiderio, lei allungò le mani per sfilargli la maglietta, ma fu battuta sul tempo da lui che se l’era già sfilata, ripresero a baciarsi, si volevano, avevano bisogno l’uno dell’altra in quel momento, le manidi Jace giunsero sul bottone dei Jeans di lei…



 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

E bene sì ho deciso che questo non sarà l’ultimo capitolo e che anzi che fare un sequel continuerò a scrivere questa ff fino a quando la storia che ho in mente non sarà finita, a questo punto non mi resta che augurarvi buona lettura, ringrazio ancora tanto le mie lettrici ed auguro a tutti una buona epifania.
Un bacio, Emily.

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Capitolo 11
*** ...Qualcosa va storto ***


11- …QUALCOSA VA STORTO

 
 
 
 
 
La mano di Jace scese sul bottone dei jeans di lei, ma fu bloccata da un rumore improvviso, una sirena, che li fece sobbalzare entrambi, era la sirena della Guardia, quella che chiamava a raccolta tutti i Nephilim, “Che perfetto tempismo” pensò un Jace scocciato dall’interruzione subita, a malavoglia lasciò le labbra della sua ragazza e poi disse –Clary dobbiamo andare, la Guardia chiama- -Jace, non potremmo fregarcene una volta tanto dei nostri doveri? Io voglio rimanere qui con te- -Morgenstern, per quanto potesse essere interessante la nostra lezione di storia dei Nephilim dobbiamo andare, il dovere è dovere, mettiti la tenuta da combattimento ed andiamo-.
 
Qualche minuto dopo Jace e Clary erano in strada, e li si resero conto di quanti fossero gli Shadowhunters presenti ad Alicante, una massa nera che si muoveva, armata, verso un unico luogo, udirono alcuni Cacciatori raccontare quello che era accaduto –Le difese sono cadute, ci sono delle schiere demoniache pronte ad attaccarci- sentendo questo il biondo senza nemmeno pensarci prese la rossa per il polso, correndo verso la Guardia, superando tutte le persone in nero, arrivando, poi, dinanzi alla nonna, in quel momento nei panni dell’inquisitrice –Nonna, ti prego, lasciaci lottare- -No Jace, voi come tutti gli altri ragazzi minori di diciotto anni non lotterete, siete bambini, siete troppo giovani- -Ma nonna… siamo tra i migliori Nephilim della nostra generazione, i demoni sono troppi, potrebbe morire troppa gente, noi potremmo fare la differenza- -Jace, tu sei mio nipote, sono consapevole di quanto tu e Clarissa siate abili, sia insieme che da soli, ma avete quindici e sedici anni e non voglio e non posso perdere voi due in battaglia, rimarrete chiusi nella sala degli Accordi come tutti gli altri- -Ma…- -Niente ma, il discorso è chiuso- , i due fidanzati si diressero verso la sala degli Accordi.
 
 
 
                                                               *************
 
 
 
Jocelyn si avvicinò al marito –La guardia, ha mandato a chiamare tutti i nephilim presenti ad Alicante, ed in quanto tale sei richiesto anche tu, puoi uscire di casa- -Lo so, Jia me lo aveva detto, posso uscire solo se viene deciso alla guardia- -Bene, allora sei pronto? – sorrise –Io sono sempre pronto, Jocelyn- -Allora corriamo alla guardia, ricorda qualsiasi cosa succeda ti amo, nonostante tutto quello che hai fatto, nonostante quello che farai- -Anche io ti amo- -Andiamo, vorrei salutare Clary-.
 
 
 
                                                        ***************
 
 
 
-Mamma, che ci fai qui? – Clary scorgendo l’inconfondibile capigliatura della madre corse verso Jocelyn –Sono qui per salutarti, per dirti che tutto andrà bene, e se dovesse succedere qualcosa, ti voglio bene, Clary ricordatelo –Mamma, ti prego, dammi il braccio- Jocelyn, un po’ titubante, porse il braccio alla figlia che con lo stilo prese a creare un intreccio di linee mai visto prima –Clary cos’è questa? - -E’ una runa nuova, l’ho vista quando tu mi stavi parlando, sono sicura che ti proteggerà-, la donna sorrise alla ragazza che stava dinanzi a lei, le lasciò un bacio sulla guancia e corse fuori dalla sala, ecco che potere aveva Clary, poteva creare nuove rune.
 
 
 
                                                           ***********
 
 
 
-Jace, io voglio uscire di qui, voglio vedere cosa succede fuori, voglio lottare- -Anche io lo voglio, Clary, ma hai sentito mia nonna, siamo bambini, rassegniamoci- -Mi stupisci Herondale, tu che ti rassegni, non ti sei mai arreso fino ad ora, tranne quando ti stavo pestando a sangue- -A proposito non mi hai ancora detto il perché di quella rabbia furiosa- Clary avvampò –Beh, ecco, vedi…To-tornavo da casa Lightwood, e ti ho visto…- -Ehm bè? Tu mi avresti quasi ucciso perché mi avevi visto tornando da casa di Izzy? - -Il problema è stato come ti ho visto, avevo deciso di dichiararmi, ma ti ho visto in un vicolo buio in…come posso dire…ehm… felice compagnia- Jace ricordò il momento di cui Clary stava parlando, era capitato molte volte che lui facesse cosa così vuote, che non amasse le ragazze con cui le faceva perché fino ad allora aveva amato solo Clary, sorrise nel vederla imbarazzata –Clary tu lo sai che non mi importa nulla di tutte le altre ragazze, io amo solo te, quella ragazza non contava nulla…- -Lo so Jace, ma a volte vorrei che avessimo trovato il coraggio di dichiararci prima, avrei voluto stare con te dal primo giorno- -Anche io- Jace si avvicinò a Clary proprio mentre lei lo attraeva a se, si baciarono con tanta violenza che sembravano volersi mangiare, Isabelle, che essendo anche lei considerata una “bambina” era stata chiusa nella sala degli accordi, stava osservando la scena da lontano insieme ad Alec,  e decise di interrompere quella scena  decisamente vomitevole gridò –Clary, Jace ricordate che siamo tutti bambini qui, quindi, per favore, trovatevi una stanza! – di tutta risposta, Jace, che stava continuando a baciare Clary come se nulla fosse, si portò una mano alla cintura e senza nemmeno guardare tirò un pugnale, Izzy ebbe solo il tempo di spostarsi che questo già si era conficcato all’interno della parete dietro di lei, resasi conto dell’omicidio che aveva quasi compiuto il suo ragazzo, Clary interruppe il bacio e gli diede uno schiaffetto sul bracco –Jace, non mi uccidere la migliore amica, che se no non ho più nessuno con cui sclerare- -Va bene, Clarissa, la risparmierò solo perché sei tu- le lasciò un bacetto a fior di labbra, intervenne la Lightwood –Ma per voi ogni pretesto è buono per baciarvi, siete…- -Incredibili? - -io veramente stavo per dire schifosamente innamorati- -Ah..- -Però mi piacete, i “Clace” mi piacciono- -Clace? - -Si Clace, è così che vi chiamo da secoli- Jace, Clary, Alec ed Izzy risero insieme, di gusto.
 
 
 
                                                    **********************
 
 
 
La battaglia infuriava ad Alicante, Jocelyn e Valentine combattevano fianco a fianco, i demoni erano troppi, non ce l’avrebbero mai fatta, quando improvvisamente, sentirono delle voci –Alleati, arrivano gli Alleati-.
Alleati? Quali alleati?
Jocelyn non riusciva a capire, i Nephilim non avevano veri alleati, i Nascosti tolleravano e venivano tollerati per via degli accordi, ed oltre a loro Jocelyn non vedeva altre alternative.
Tutti i dubbi di Jocelyn vennero dissipati quando lei e suo marito vennero attaccati da un altro demone…
 
 
 
                                                          *********************
 
 
 
Celine e Stephen erano in strada a combattere, affiancati dai Lightwood, i due Herondale erano come sempre in sincronia, quasi come due parabatai, ma Maryse e Robert non erano in sincronia, erano completamente scoordinati tra di loro, si poteva quasi dire che non si capivano, che non si amassero come una volta, Celine questo lo sapeva, lo leggeva negli occhi di Robert quando guardava Maryse, i due si fermarono addirittura a litigare e se non fosse stato per gli alleati che azzannarono i demoni impedendogli di attaccare, la coppia non sarebbe stata tanto fortunata da sopravvivere a quella battaglia –Stephen, guarda i lupi mannari, sono venuti ad aiutarci-.
 
 
 
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Jocelyn venne salva dall’ennesimo demone comparso dal nulla da un lupo mannaro, il pelo grigio striato di nero e gli occhi gialli come la luna piena, che si era messo in azione azzannando il demone, graffiandolo con le unghie e lambendolo con i denti, mentre i Morgenstern si battevano contro gli altri demoni.
 Quando Jocelyn si girò vide che il lupo aveva ripreso forma umana, ma era girato di spalle ed aveva in mano un pugnale, i capelli castani e ricciuti, alla rossa parve di conoscerlo, lo aveva già visto e quando si girò verso il marito vide anche nei suoi occhi quella specie di riconoscimento, “Non può essere, non può essere lui”.
 Jocelyn si stava avvicinando all’uomo di fronte a lei, ma Valentine la prese per una spalla e la bloccò –Chi sei? Girati! – disse, l’uomo non reagì –Mostrati, così da poterti ringraziare per aver salvato mia moglie- -Va bene, Valentine- sentire pronunciare il suo nome da quell’uomo fu per Valentine fu un’esperienza fastidiosa quanto familiare, poi l’uomo si mostrò –Lucian! – Valentine rimase quasi scioccato nel vedere quello che una volta era il suo parabatai, rimase lì, fermo quasi inchiodato al terreno, mentre Jocelyn correva ad abbracciare il suo migliore amico con le lacrime agli occhi –Sei vivo, sei vivo, sei vivo! – -Si sono vivo, Jocelyn- disse con un sorriso –E vorrei riabbracciare il mio parabatai- Valentine sentendo quelle parole, schiodò i piedi da terra e corse verso Lucian, abbracciandolo dopo tanto tempo in cui lo aveva creduto morto –Rimani qui con noi- -Mi sa che ci sarò costretto, dato che sono diventato Luke Garroway, il capobranco dei vostri alleati-.
 
 
 
                                             ***************************
 
 
 
Stephen stava abbattendo l’ultimo demone, quando si rese conto che quello era davvero l’ultimo demone, quell’esercito che aveva attaccato Alicante a quanto pare stava battendo in ritirata, “che avessero paura di un paio di lupacchiotti?” Stephen non ne era sicuro, ma sentiva che sarebbero ritornati, ne era certo, prese per mano la moglie e, richiamando anche i Lightwood, si diresse verso la guardia, verso sua madre Imogen, le chiese –Rapporto morti? - -I morti sono pochissimi, per ora, i bambini sono tutti salvi, sono ancora nella sala degli accordi- detto questo Imogen si precipitò ad aprire i pesanti battenti che tenevano chiusi all’interno i ragazzi che appena videro il portone aperto, si precipitarono fuori, festeggiando e gridando per la fine dalla battaglia, ansiosi però per i loro familiari, intanto quasi tutti i Nephilim si erano riuniti nella piazza dell’Angelo pronti ad ascoltare il discorso di Jia Penhallow che Parlava dagli scalini della sala degli Accordi.
-Vorrei prima di tutto ringraziare i figli della luna e di lilith che hanno preso parte alla nostra battaglia, siete stati dei validi alleati e ci avete aiutato a contrastare il nemico, prego tutti voi di tenervi preparati per una nuova battaglia, dato che Jonathan Christopher Morgenstern potrebbe tornare ad attaccare da un momento all’altro.
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Non vi preoccupate Nephilim, Emily Herondale è ancora viva, ha avuto solo qualche problema nella stesura del capitolo (ovvero non avevo ispirazione), è stato un po’ difficile introdurre Luke, quindi perdonatemi per il ritardo, spero che la vostra attesa sia ripagata da questo capitolo, in ogni caso credo che vi piacerà.
Spero che oltre a leggere in tante, recensirete in tante, vi lascio un bacione, Emily.
P.S. : Con lo studio e tutti i miei vari impegni credo che riuscirò a pubblicare massimo una volta a settimana, scusate, alla prossima :*

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Capitolo 12
*** Chi è Jonathan Christopher Morgenstern? ***


12- CHI E’ JONATHAN CHRISTOPHER MORGENSTERN?

 
 
 
 
 
 
Erano passati due giorni dalla fine della battaglia, nell’aria aleggiava la paura di un nuovo attacco, Clary continuava a rimurginare su un nome “Jonathan Christopher Morgenstern” pensava fosse un suo parente, era ovvio visto che aveva il suo stesso cognome, ma come poteva uno Shadowhunter essere a capo di un esercito di demoni? Era un contro senso!
 Lei non aveva il coraggio di chiedere informazioni a nessuno, però non poteva fare a meno di chiedersi chi fosse, suo zio? Suo nonno?
Quello che era sicuro è che, chiunque fosse, portava lo stesso nome del suo ragazzo. Ah, il suo ragazzo, Clary sospirò al pensiero, suonava fin troppo bene, lei e Jace stavano insieme da poco meno di una settimana ed erano finiti insieme sullo stesso letto, più o meno, ogni giorno, bastava un bacio o un piccolissimo sfioramento per far perdere la ragione ad entrambi, erano un caso quasi disperato, fortunatamente venivano sempre interrotti da un’entrata improvvisa di Stephen o Celine in camera di Jace, o una chiamata  da parte del console o un’emergenza, insomma c’era sempre qualcosa ad interromperli, con somma frustrazione di entrambi,  secondo la rossa era meglio così, poiché anche se si conoscevano e si amavano da sempre era troppo presto per una cosa del genere.
Sospirò ancora, prendendo il suo album da disegno per distrarsi, era da sola in camera sua, i suoi genitori erano di sotto sempre in compagnia di quello che si poteva definire un po’ il loro amico ritrovato, Lucian, era il parabatai di suo padre, prima di diventare un lupo mannaro, ed il migliore amico di sua madre, nonché loro testimone di nozze, in ogni caso, oltre ai mille titoli che aveva Luke (così si faceva chiamare da tutti), Clary doveva ammettere che era davvero molto simpatico, la trattava come se la conoscesse da sempre e forse era così…
 
 
 
 
Clary sentì bussare alla porta, c’erano due possibilità: o Jace o Izzy.
Andò ad aprire, il cigolio della porta si sovrappose al vociare dei tre amici che erano in salotto, dinanzi a lei vide dei grandi occhi verde nocciola dorato, incorniciati da un volto giovane, i capelli castani, il corpo minuto, chi non la conosceva avrebbe detto che non avesse più di diciotto anni, ma era Celine Herondale, e nonostante l’aspetto fosse quello di una ragazzina quella che Clary aveva dinanzi era una donna adulta, una Shadowhunter forte e simpatica, nonché madre di Jace, al suo seguito c’era quello che si sarebbe potuto definire la “fotocopia del figlio” oppure il figlio era la fotocopia del padre, insomma a parte gli occhi, Jace e Stephen erano identici e neanche a farlo apposta, dopo Celine e Stephen, proprio mentre lei stava per chiudere la porta con un’aria un po’ delusa, un piede fece la sua apparizione bloccando l’avanzata della porta facendo così comparire Jace in tutto il suo dorato splendore, Clary corse ad abbracciarlo, mentre, come al solito, Celine e Stephen, se la ridevano sotto i baffi.
-Io volevo farti una sorpresa, non essere chiuso fuori casa- fece una faccia finto offesa –Beh, la sorpresa me l’hai fatta, pensavo che non ci fossi- il biondo sorrise –Ti va di andare a fare un giro? Niente contro i nostri genitori, ma non voglio stare tra vecchi E ricordi- alzò la voce sulla “e” in maniera tale che Stephen potesse sentirlo, abboccò alla provocazione –Jonathan Christopher Herondale ti voglio ricordare che io sono tuo padre e potrei vietarti di vedere Clarissa per una settimana, forse un mese se ti azzardi solo a ripetere che io Stephen William Herondale, sono vecchio, CHIARO ??- Stephen aveva più un’aria di sfida che di minaccia –Chiaro, signore- fece Jace imitando un soldato mentre Stephen si lamentava dicendo alla moglie –Hai sentito ha detto che IO sono vecchio, io uomo dalla straordinaria bellezza,  io non sono vecchio, sono un giovane con un po’ di rughette, ma non sono vecchio- i tre presenti risero di gusto di fronte a quella scenata.
Jace aveva le lacrime agli occhi quando si rivolse alla sua ragazza –Allora, usciamo? – fece facendo scorrere un dito sul suo braccio –Andiamo- a quel punto Stephen fece un’altra delle sue uscite –Mi raccomando, con entrambi, state lontani dai vicoli bui, da i letti, da piscine e laghetti vari, non voglio diventare nonno prima del tempo, mi farebbe sembrare vecchio- disse con un sorriso –Ah… Attenzione alle anatre- aggiunse con un brivido, i quattro risero ancora, poi i genitori di Jace raggiunsero i signori Morgenstern e Luke, mentre la giovane coppia usciva di casa.
 
Camminarono, passarono quel pomeriggio in giro per le botteghe di Idris, guardarono abiti, soprattutto tenute da battaglia, pugnali, archi, faretre e fruste, Jace regalò a Clary un pugnale da cui la rossa era stata subito catturata, lo aveva osservato rapita fino a che Jace con un sorriso non l’aveva preso dicendole –Te lo regalo- -Grazie, grazie, grazie!- grido lei abbracciandolo, aveva l’elsa e l’impugnatura decorata da intarsi rossi come il sangue, come i suoi capelli, continuarono a camminare per le botteghe senza una vera meta, fino a che non arrivarono ad un piccolo laghetto ai confini di Alicante, quasi fuori le barriere anti demoni.
Si sedettero sul prato, poi Clary fece una domanda –Jace…Secondo te chi è Jonathan Christopher Morgenstern? – Jace riflettè un secondo –Suppongo un tuo parente- -Grazie della notiziona Jace, a questo c’ero già arrivata da sola, ma secondo te chi era, uno zio? Un nonno? - -Mmh… questo non saprei dirtelo, ma so per certo che i tuoi nonni sono morti prima della rivolta e che i tuoi genitori non hanno fratelli, perciò… hai mai pensato che forse potrebbe essere tuo fratello? Magari era più grande sia di te che di me… così si potrebbe spiegare perché porto il suo stesso nome, magari è un rinnegato- -La vedo un’ipotesi plausibile, mi sa che più tardi chiederò ai miei- -Beeene, ora vogliamo passare alle cose serie? – Più serie di questo? - -Già siamo stati insieme tutto il pomeriggio e non ti ho ancora baciato- -Mmh…Dovresti rimediare- -Lo farò subito- detto questo la baciò, fu un bacio, particolare, niente fuoco, solo dolce, consolatorio, si baciarono per dirsi che nonostante la paura andava tutto bene, loro si amavano e questo bastava.
 
 
 
 
Quando Jace riaccompagnò a casa la sua piccola rossa, era ormai buio, ma non per questo i cinque adulti avevano smesso di ridere e scherzare, Stephen andò ad aprire la porta continuando a ridere vedendo le facce indefinibili del biondo e della rossa disse –Allora, entrate? - -Certo- i due entrarono in casa Morgenster, ci volle pochissimo per rendersi conto della presenza dei Lightwood, c’erano anche Isabelle ed Alec, ed a quanto pareva sarebbero rimasti lì a mangiare tutti.
I quattro ragazzi, mentre i sette adulti preparavano la cena, si diressero nella palestra sotto stante alla casa per allenarsi un po’ prima di mangiare.
 Appena giunti in fondo alle scale Isabelle iniziò a fare domande con fare malizioso –Allora dove siete stati voi due? - -In giro, Jace mi ha regalato un bellissimo pugnale, non vedo l’ora di provarlo- -Tutto qui, tutto il pomeriggio non avete fatto altro che girare? – Jace si intromise –Si, Iz cosa ti aspettavi? Vuoi diventare zia? Devi aspettare che mio padre voglia diventare nonno, ovvero dopo un matrimonio, dopo i diciotto anni-  -Rinunciaci, Izzy, non avrai nipoti prima di tre o quattro anni, non da me almeno- intervenne Alec –Alec, dai che lo sappiamo che stai uscendo con qualcuno, chi è? – la curiosità di Isabelle, quella sera non aveva limiti Alexander sospirò, passandosi una mano tra i capelli –Magnus Bane- abbassò lo sguardo per paura di essere giudicato, lì nessuno sapeva che lui era gay, Jace lo abbracciò –Finalmente lo hai confessato, io aspettavo solo che lo dicessi, Alec, sei come un fratello per me e ti accetterei qualunque cosa fossi- tutti sorrisero, abbracciando Alec, che era contento per l’accoglienza che era stata riservata alla propria omosessualità, adesso poteva essere se stesso con i suoi amici.
Si allenarono, insieme, come la squadra che erano da sempre, insieme erano migliori, sincronizzati, fecero i turni per il corpo a corpo, i salti mortali, le spade.
Andarono a tavola quando furono chiamati da Maryse, li Clary decise di fare la fatidica domanda ai suoi genitori, poco prima del dolce.  
-Papà, vorrei farti una domanda- -Dimmi, Clarissa- -Chi è Jonathan Christopher Morgenstern? – Valentine deglutì a vuoto si aspettava questa domanda, tutti, da Luke a Robert, si girarono verso di lui, Jocelyn fece –Dì la verità, Valentine, tutta- -Clarissa, Jonathan Christopher è tuo fratello- Clary rimase di stucco –E perché è a capo di una schiera di demoni? - -Perché ha in circolo sangue di demone- -Come? – tutti guardavano Valentine attoniti –Ha in circolo sangue di demone per degli esperimenti che svolsi su di lui mentre tua madre era incinta, quando nacque mi pentii di quello che avevo fatto, però ripetei l’esperimento, questa volta con sangue d’angelo e vedendo gli effetti benefici che le tisane con sangue d’angelo avevano avuto su Jocelyn, le diedi anche a Celine e così…- -Quindi mi stai dicendo che sia io che Jace siamo esperimenti, che abbiamo del sangue d’angelo in più rispetto al normale? - -Si, Clarissa, mi dispiace tantissimo, non credevo avrebbe fatto questo effetto, ma voi due avete dei poteri, Jace ha il dono dell’angelo, ed è per questo che è particolarmente veloce e forte, mentre tu piccola mia hai il potere di creare nuove rune…- Valentine sembrava straziato da quelle parole, tutti erano rimasti in un silenzio attonito, mentre Clary teneva le mani sugli occhi, scuotendo la testa incredula, al limite si alzò e corse via da quella verità, suo padre aveva compiuto degli esperimenti non solo su di lei e suo fratello ma anche sul suo ragazzo, si chiuse in camera sua, inseguita da Jace che però arrivò troppo tardi, ormai si era già chiusa in camera, intenzionata a non uscire, il ragazzo poggiò la testa sulla porta, quella confessione aveva sconvolto anche lui, ma non quanto aveva sconvolto Clary, cominciò a bussare –Clary ti prego apri- -No Jace va via- -Clary, amore, ti prego, apri questa porta o la farò saltare via dai cardini con un runa- -NO!- il biondo sospirò, poi vide arrivare Isabelle, che con una ferma calma disse –Dai, Clary facci entrare in due faremo saltare la porta in un modo o nell’altro, quindi ti conviene aprire questa porta di tua spontanea volontà- a quel punto si sentì un sospiro ed uno scatto, poi una Clary con gli occhi verdi inondati di lacrime comparve sulla soglia della porta, Jace l’abbracciò poi i tre entrarono all’interno della camera.
-Io non posso credere che mio padre mi abbia fatto questo, ti rendi conto che mi ha tolto la possibilità di avere un fratello…- -Clary, cosa ti ha cambiato sapere che hai del sangue d’angelo in più- -Cosa mi ha cambiato? Me lo chiedi anche? Jace ti rendi conto che siamo degli esperimenti e ce ne siamo resi conto dopo sedici anni- le lacrime cominciarono a scendere copiose sul volto della ragazza, intervenne Isabelle –Clary dai, adesso calmati, è anche la stanchezza ad aver dettato la tua reazione, ora ti riposi e domani ragioniamo insieme, eh? – la rossa annuì –Va bene- -Izzy inizia a scendere di sotto, io vi raggiungo dopo- disse il biondo, la mora acconsentì e poi scese di sotto –Jace, perché non vai via? - -La mia ragazza è rimasta scioccata per una notizia ed io non ho intenzione di andarmene, l’importante è che non ti comprometta a quanto pare, i tuoi genitori mi verrebbero a cercare col fucile, mentre mio padre mi verrebbe dietro dicendomi che avrei potuto regalargli una botta improvvisa di vecchiaia- Clary rise immaginando la scena di una caccia a Jace
 –Già tuo padre che si lamenta è fantastico- -Perché sei così sconvolta? Non hai mai reagito così davanti a nulla, cosa è successo questa volta? - -Jace ti rendi conto che io e te per un certo senso abbiamo lo stesso sangue e se il nostro non fosse amore ma solo richiamo del sangue, sangue chiama sangue, ed io ho paura che l’amore che provo per te possa ridursi a questo- -Clary, non osare mai più pensare questo, io ti amo, ti amo davvero, ti amo più di quanto dovrei, ti prego non dare peso a questa storia, ti sposerei seduta stante solo per dimostrarti che ti amo- -Ti amo anche io Jace- -Su ora fammi spazio voglio stendermi vicino a te, solo per dormire, come quando eravamo piccoli- -Va bene, però voglio un bacio- -No- -Daai!- -No- -Okay, allora sarò costretta a rubartelo il bacio- -Ed io vado via- Clary lo prese per il braccio giusto in tempo e gli stampò un bacio sulle labbra che ben presto venne approfondito –Va bene, ora a dormire- si misero insieme sul letto e poi si addormentarono.
 
 
 
 
 
Appena Isabelle scese di sotto, Stephen le si avvicinò chiedendo di Jace –E’ rimasto di sopra a consolare Clary, è distrutta- -Se non scende entro dieci minuti, salirò io-, quei dieci minuti passarono mentre Jocelyn cercava di far riprendere Valentine dalla reazione della figlia, e tra spiegazioni e scuse varie, poi Stephen perdendo la pazienza e non vedendo Jace scendere disse –Jo, Valentine, Celine non so voi ma io non voglio diventare nonno prematuramente, vado a prendere per le orecchie mio figlio- e tra le risate generali dei Lightwood, dei Morgenstern, di Luke e della moglie, l’Herondale si diresse al piano di sopra ed una volta arrivato d’avanti alla porta di Clary la spalancò, quello che vide lo sorprese, Jace e Clary stavano dormendo avvolti in un abbraccio quasi platonico, sorrise e scese nuovamente di sotto.
-Allora? - -Pericolo scampato niente mostriciattoli con capelli rossi ed occhi dorati per il momento, stanno solo dormendo abbracciati, niente di che- sorrise –Ora vado a svegliarlo, così torniamo a casa nostra- Valentine lo fermò –Lascialo dormire qui stasera Clarissa ha bisogno di lui- così dicendo accompagno Stephen, Celine, Maryse, Robert, Isabelle, Alec e Luke alla porta, li salutò con un sorriso e poi chiuse la porta ed il suo sorriso scomparve –Sono preoccupato, Jo, ho paura che non mi parli più- -Hai detto la verità, Valentine, chi dice la verità fa sempre bene-.
 
 
 
 
Dopo aver salutato i Lightwood e Luke, gli Herondale tornarono a casa loro –Celine, secondo te Clary sarà l’ultima caramella? - -Credo proprio di sì, se no già si sarebbe approfittato di lei- Stephen sorrise, finalmente suo figlio era cresciuto, aveva perso la testa per la ragazza che sarebbe stata sua per la vita, o almeno sperava fosse così, anche Celine sorrise notando l’espressione del marito –E’ cresciuto così in fretta mi sembra ieri che lo tenni in braccio per la prima volta, ti somiglia così tanto…- -Ho paura che mi somigli troppo a volte- -Non ti somiglierà mai abbastanza- risero insieme e dopo essersi baciati andarono a dormire.
 
 
 
 
Jocelyn non riusciva a dormire, decise di scendere in giardino per fare due passi e riflettere un po’, erano state delle giornate pesanti quelle precedenti e la paura e la tensione non le permettevano di dormire, all’improvviso sentì un fruscio che la distrasse dai suoi pensieri, prese la spada angelica che portava sempre con lei e la invocò –Ithuriel! – All’improvviso il fruscio divenne un’ombra ed una voce interruppe il silenzio –Salve madre- Jocelyn vide solo una capigliatura argentata prima di cadere a terra svenuta, spinta da una qualche forza invisibile.


 
 
 

ANGOLINO DELLA PAZZA:

Okay, cosa succederà a Jocelyn? Ditemi la vostra nelle recensioni, tanto per sapere cosa ne pensate.
Ringrazio come sempre tutte le lettrici, quelle che recensiscono, quelle che mi seguono, quelle che hanno inserito la storia tra le preferite, e quelle che si ricordano della mia storia, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e che non manderete i fratelli silenti a prendermi, vi lascio un bacio, Alla prossima, Emily.  

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Capitolo 13
*** A tutti i costi ***


13- A TUTTI I COSTI

 
 
 
 
 
 
 
Clary venne svegliata da un paio di labbra che le baciavano il collo e la spalla, aprì gli occhi e vide dei capelli biondi: Jace.
-Jace ma…- -Buongiorno amore, mi dispiace averti svegliato ma proprio non ho resistito- -Come sei entrato qui a quest’ora? Chi ti ha aperto? – Clary era felice di quel risveglio inaspettato ma proprio non capiva come fosse entrato in casa sua la mattina così presto.
-Beh, è stato molto facile visto che ieri mi sono addormentato qui con te ed, a quanto pare, nessuno si è preoccupato di svegliarmi per tornare a casa mia, ma posso dire che questa è stata la dimenticanza più bella che i miei potessero avere- sorrise, Clary si mise a sedere sul letto e sorrise a sua volta, un sorriso triste, che diceva che si ricordava di quanto era successo il giorno precedente, il biondo vide quel sorriso spegnersi e gli occhi verdi scurirsi allora intervenne –Clary, come va? - -Non lo so nemmeno io, Jace, ho appena scoperto dopo anni di normale vita da Shadowhunter che posso creare nuove rune dal nulla, solo pensandoci e non so come potrebbe essermi utile, non…- stava decisamente farneticando ed è per questo che il ragazzo provvide a zittirla con un bacio, lei arrossì –Clary, ti voglio ricordare che anche io sono come te, anche io ho sangue d’angelo in più, non ti cambierà la vita più di quanto possa farlo una maglia o un’arma nuova, credimi, hai sempre me, Izzy, i tuoi genitori, il resto dei tuoi amici, la tua vita è sempre la stessa, tu sei sempre stata quello che sei- Clarissa sorrise ed abbracciò il suo ragazzo –Dai, andiamo di sotto, sicuramente mio padre sarà già sveglio- poi si alzò dal letto lo tirò a se e ridendo lo baciò, fu un bacio particolare era un misto di tristezza e felicità, quasi non aveva senso, però fu bellissimo, sempre ridendo Clary trascinò Jace di sotto prendendolo per un braccio.
Le risate scemarono quando arrivarono in salotto, vedendo Valentine, che sembrava caduto nella disperazione o nella pazzia più totale, era seduto al tavolo al posto che solitamente occupava Jocelyn, la testa tra le mani, la divisa da cacciatore indosso, i capelli biondo- argentei sparati ovunque, Clary nonostante la rabbia decise di chiedergli cosa fosse successo, Valentine alzò la testa, le lacrime macchiavano il suo volto, quando vide la figlia il suo sguardo si illuminò un secondo per poi tornare triste –E’ sparita, Clary, sparita- a quel punto la rossa guardò con sguardo interrogativo sia l padre che il suo ragazzo, Jace fece spallucce, evidentemente neanche lui aveva capito di cosa Valentine stesse parlando –Papà cosa è sparito?- -Non cosa, Clarissa, Chi, tua madre, stamattina mi sono svegliato e non c’era, secondo me Jonathan c’entra qualcosa- Clary rimase interdetta –Papà sei sicuro al non sia cento per cento che uscita a fare semplicemente una passeggiata? - -Solitamente mi avvisa o mi lascia un biglietto- Valentine si rispese nuovamente la testa tra le mani –Papà noi cosa possiamo fare? - -Clary sai benissimo che io non posso uscire di casa per via della maledizione, correte dal console o dall’inquisitrice ed avvertitele della situazione, loro richiameranno una riunione del consiglio- -Va bene, papà- annuendo Clary corse di sopra a vestirsi, lasciando Jace solo con suo padre –Mi dispiace per sua moglie, signore, le prometto che faremo il possibile per trovarla- -Jace hai un solo compito, proteggi Clarissa, fai quello che io non ho fatto, lui vuole lei, io lo so- -Sarà fatto signore- Jace nei momenti in cui si trovava da solo con Valentine sembrava un sottospecie di soldatino più che un ragazzo –Jace, un’altra cosa- -Mi dica- -Non chiamarmi signore, mi fa sentire più vecchio di quello che sono in realtà- sorrise, forse ricordandosi delle continue lamentele di Stephen –Chiamami Valentine- in quel momento la voce di Clary risuonò nelle orecchie dei due –Jace, vieni?- -Certo, arrivederci Si…Valentine- fece raggiungendo la sua rossa, Jace non sapeva perché ma sentiva che in quel momento quell’uomo gli stesse dando la sua benedizione, gli aveva affidato sua figlia.
 
 
 
 
                                       ********************************
 
 
 
 
Jocelyn si svegliò e subito capì che non era a casa sua, faceva troppo freddo per esserlo, era in una cella, una cella vuota, con solo un lettino a riempirla, una cella da cui poteva sentire i rumori della strada, si trovava sicuramente in una grande città, il rumore poteva essere solo quello.
Fu percorsa da un nuovo brivido quando un ragazzo fece la sua comparsa, aveva i capelli argentei, così simili a quelli di suo marito, era alto e slanciato, si muoveva con movimenti fluidi e sicuri, alla cintura portava una spada in un fodero, la divisa nera da Shadowhunter, che lo faceva sembrare ancora più alto, era decorata con delle rune, rune che parlavano di morte e distruzione, non le aveva mai viste, ma sapeva cos’erano: rune demoniache.
Quando si girò vide i suoi occhi, neri, erano neri, ma un nero diverso da quello deglio occhi di Valentine o della figlia di Maryse, erano scuri come l’inchiostro, un ghigno gli decorava il viso, glielo contorceva, era bellissimo, ma la sua era una bellezza fittizia un po’ come quella delle fate, una bellezza che imbroglia, Jocelyn doveva convincersi che quello non era suo figlio, ne aveva solo l’aspetto, il figlio che voleva, quello che piangeva da diciassette anni, era morto prima di nascere, non era lui.
-Buongiorno, madre, ti sono mancato? – disse ghignando –Tu non sei mio figlio, e tanto per rispondere mi manca mio figlio, il mio bambino, non tu, che mi hai rapito, tu che sei un demone-
 -Sarà ma io sono quello che hai partorito, sono Jonathan Christopher Morgenstern, tuo figlio, quello che hai smesso di cercare, il bambino di un anno che davi per morto- -Ti ripeto, tu non sei mio figlio, Clarissa lo è, tu sei un demone, ti sei unito a Lilith, ed i demoni li uccido, ti odio- -Capisco che tu mi possa odiare, perché il tuo odio è ricambiato, mi hai abbandonato, a proposito di Clarissa, dimmi come fare per prenderla- -Mai! - -Tu me lo dirai, se vuoi tornare ad essere libera me lo dirai, fino ad allora rimarrai digiuna, prima o poi me lo dirai, la farò diventare la regina del mio regno e madre dei miei figli- Jocelyn a quelle parole inorridì, non poteva farlo era sua sorella, sarebbe stato incesto, non poteva permetterlo, doveva tovare il modo di comunicare con Valentine che Jonathan non voleva le, ma Clarissa, la sua bambina, doveva proteggerla a tutti i costi, non poteva permettere che quel mostro la toccasse anche solo con una delle sue luride dita, non gli avrebbe mai detto come fare a rompere la magia che c’era su di lei nè come prenderla, nessuno sapeva che su di lei c’era un incantesimo contro la localizzazione apposto da Ragnor Fell e Magnus Bane, voleva che  sua figlia fosse sempre al sicuro ed ora quell’incantesimo la stava aiutando.
Jonathan parlò ancora –Non è localizzabile in nessuna maniera, non è da nessuna parte sulla faccia della terra, ma se tu mi dicessi come fare a trovarla io non dovrei ricorrere a localizzare e forse uccidere il suo fidanzatino e tutti i suoi amichetti- -Non osare toccare Jace, i Lightwood o chi che sia! - -Jace, eh? Jonathan Christopher Herondale, chi sa perché ma Clary si innamorata di un ragazzo che porta lo stesso nome di suo fratello ed ha il suo stesso sangue d’angelo in circolo, lo desidera, ma lo ama davvero? - -Certo che lo ama davvero, altrimenti non avrebbe sofferto le pene dell’inferno pur di rimanere con lui tutta la vita, stava per diventare la sua parabatai solo per non separarsene mai, non lo sapevi? Sembravi così aggiornato sulla vita di Clarissa- Jonathan ringhiò ed andò via, Jocelyn tirò un sospiro di sollievo quando lo vide sparire dietro l’angolo, finalmente era rimasta sola.
 Doveva trovare il modo di proteggere sua figlia.
 
 
 
 
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-Inquisitrice! Inquisitrice! – Clary aveva corso per tutta Alicante, seguita da Jace, fino a che non era arrivata davanti all’ufficio di Imogen Herondale, adesso stava bussando alla porta come una forsennata, a Jace venne da ridere.
Una Imogen piuttosto confusa aprì la porta e Clary senza rendersene conto le diede un pugno in testa –Ahi! - -Mi scusi tanto Inquisitrice, ma è un emergenza, mia madre è sparita e mio padre dice che è stato Jonathan a rapirla- gli occhi di Imogen si spalancarono –Entrate chiameremo una riunione del consiglio il prima possibile.
 
 
 
 
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-La prego Inquisitrice, ci mandi come squadra di soccorso, in fondo è di mia madre quella di cui si sta parlando- Clary così come glia altri ragazzi di Alicante era stata ammessa a quella riunione del Conclave, ed ora stava pregando Jia ed Imogen di mandarla a cercare sua madre – Clarissa è troppo pericoloso, dovresti essere accompagnata da più di una persona, e tu sei troppo giovane, questa missione potrebbe essere troppo pericolosa- a quel punto una voce si levò all’interno della sala degli accordi –Io mi offro di accompagnarla- era Jace –Jonathan non metterti in testa strane idee- -Nonna, sai benissimo che insieme potremmo farcela- -No e poi no, siete troppo giovani- I due giovani Lightwood intervennero –Andiamo noi con loro- -Console, Inquisitrice credo che i quattro ragazzi siano degli Shadowhunters più che validi ad una spedizione di ricerca, appena trovata Jocelyn Morgenstern potranno mandare un messaggio di fuoco qua ad Alicante, e poi potrei accompagnarli io- tutti si girarono verso la persona che aveva parlato, una persona vestita eccentricamente con occhi da gatto, Magnus Bane, Jia Penhallow sospirò –E va bene, la squadra di ricerca sarà formata da Clarissa Morgenstern, Jace Herondale, Isabelle Lightwood, Alexander Lightwood e Magnus Bane, che l’angelo protegga la vostra missione, inizierete le ricerche domattina, per qualsiasi cosa non esitate a contattare la Guardia di Alicante ed a richiedere asilo presso un’Istituto, la riunione e finita, potete andare…-
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Questo è un capitolo di passaggio vi prometto che ce ne saranno di migliori, lo dico perché ho notato che c’è stato un calo di letture drastico, se avete qualche suggerimento per rendere la storia più interessante scrivetemelo perché la storia non è soltanto per me ma anche per voi, vi anticipo che nel prossimo capitolo ritornerà una coppia (chi sa chi saranno), non mi ero dimenticata di loro, volevo semplicemente concentrarmi sulla storia appena nata dei Clace ma questo mi sembra un momento perfetto per una delle mie ship.
Sul serio fatemi sapere se la storia continua a piacervi, perché se vi fa schifo potrei dare una svolta alla trama o smetterla di scrivere e dedicarmi di più allo studio.
Spero che qualcuno recensisca e che il capitolo vi sia piaciuto, un bacio a tutti, Emily Herondale.

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Capitolo 14
*** Localizzazione ***


14- LOCALIZZAZIONE

Dedicato a mia nonna, ave atque vale a te che mi proteggi dall’alto.
 
 
 
 
 
 
Magnus era alla Guardia, impregnato nella localizzazione di Jocelyn Morgenstern, la donna sembrava essere sparita, ma Magnus seppure stremato non si arrendeva, doveva trovare quella donna a tutti i costi, in fondo era sua amica, amica di Ragnor, la avevano aiutata a proteggere la piccola Clarissa dalla localizzazione, ed ora, che era lei quella irrintracciabile, era arrivato il momento di ricambiare il favore.
Doveva concentrarsi, capelli rossi, occhi verdi… quella donna era una Fairchild in piena regola, si ricordava ancora i capelli rossi di Henry Branwell, marito del console Fairchild.
Ah, la dolce Charlotte, se ci pensava riusciva ancora a vedere i volti dei primi Shadowhunters che gli erano stati amici, gli occhi blu-violetti che condividevano i fratelli Herondale, Cecily e William, gli occhi verdi dei Lightwood, I Fraichild, i capelli bianchi di James Carstairs, l’unica che gli era rimasta di quel periodo era Tessa che essendo una strega sembrava ancora una ventenne, era tanto che non la vedeva, da quando lavorava col Labirinto a Spirale non avevano avuto più l’occasione di incontrarsi, ma si ricordava ancora della curiosissima ragazza sempre col naso affondato in un libro.
Magnus era talmente assorto dai suoi pensieri che venne risvegliato soltanto dall’odore che aveva riempito la stanza, annusò meglio e si rese conto di cosa si trattava: caffè.
Si girò verso la porta e lì vide Alec, con i suoi occhi quasi violetti ed i capelli di un nero così intenso da sembrare inchiostro –Buongiorno Fiorellino! - -Buongiorno Magnus- disse arrossendo, probabilmente per come lo aveva chiamato –Come procedono le ricerche? – lo stregone sospirò –Per ore nulla ma mi sto impegnando, spero di riuscire a trovarla- Alec sorrise –Speriamo, che sia così, Clary e Valentine stanno malissimo, lui si sente ancora peggio perché sa che è tutta colpa sua, se non avesse giocato con il sangue di suo figlio sua moglie sarebbe ancora qua- -Ci voglio ben credere, almeno ha imparato la lezione- Alec sorrise ancora e Magnus si sentì pervadere da una strana sensazione –Alec, vieni qui- il ragazzo gli si avvicinò con passo incerto, arrossendo sempre di più, poggiò il vassoio che teneva tra le mani sulla scrivania, fu allora che notò la stanchezza che racchiudevano i suoi occhi da gatto, il suo marchio dell’inferno –Dovresti riposarti- -Non posso Alec, lo sai anche tu- il giovane si chinò sullo stregone e lo baciò, fu un bacio lento, che racchiudeva stanchezza e preoccupazione per il viaggio imminente, sorrisero entrambi –Io dico che invece puoi andare a riposare- -Va bene, agli ordini Fiorellino- Magnus si alzò e se ne andò, lasciando solo il ragazzo dagli occhi blu.
 
 
 
 
                                                            ********  
 
 
 
 
-Izzy!! – Clary era fuori dalla stanza di Isabelle, la porta era chiusa a chiave e lei continuava a bussare senza ottenere risposta, chi sa che non stesse dormendo.
Mentre cominciava ad arrendersi, una ragazza bruna, in pigiama ma con i capelli sempre perfetti, le andò ad aprire –Clary, un po’ di calma, ero in bagno- ecco spiegato perché era così in ordine –Allora, scoperto qualcosa? - -Non personalmente- si sedette sul letto, sembrava ancora quella bambina con il pigiamino rosa che amava fare domande seduta su quel letto con le gambe incrociate, Clary si era sempre chiesta se, quando Imogen si fosse dimessa, si sarebbe mai proposta come Inquisitrice, sembrava tagliata per quel ruolo, autoritaria ma non troppo e poi amava fare domande.
-Magnus non ha scoperto nulla? - -Non lo so, ci sono passata ieri sera e non aveva scoperto nulla, sta lavorando insieme ad Alec come avevamo deciso, dobbiamo solo aspettare Jace, come sempre è in ritardo- -Eccomi! – Isabelle rise –Si parla del diavolo e spuntano le corna! - -Sarà ma sono troppo bello per essere il diavolo- fece avvicinandosi a Clary per scoccarle un veloce bacio sulla guancia –Infatti scusa, tu al massimo potresti essere un principe dell’inferno, non saresti capace di essere il capo supremo- replicò Izzy facendo la linguaccia.
-Allora che si dice? - -Nulla di tanto interessante, ieri sera Mag mi ha detto che non riesce a localizzarla, è probabile che dovremmo inventare qualcos’altro- -Clary e se usassimo una della tue rune? - -Non lo so, non ci avevo pensato, ma non so come si fa- i tre sospirarono all’unisono, poi Jace intervenne –Prova a pensare a tua madre- Clary visualizzò il volto della madre e chiuse gli occhi…
 
 
 
 
                                                                 **************
 
 
 
 
Jocelyn non sapeva più da quanto tempo si trovava in quella cella, non percepiva più lo scorrere della ore e Jonathan non le permetteva di avere nulla oltre ai vestiti che aveva addosso, le portava solo da mangiare, erano delle porzioni infime, quasi inesistenti, quello che le bastava per rimanere in vita.
La detestava, ma perché imprigionarla? In fondo, lei non era quasi nulla nella società degli Shadowhunters, Probabilmente avevano anche già rinunciato a cercarla, avrebbe capito se lei fosse stata il Console o l’Inquisitrice, ma lei non contava così tanto, era la moglie dello Shadowhunter che aveva tradito per poi pentirsi, aveva tanti amici, si, ma nessuno l’avrebbe cercata, solo Valentine e Clary, che per il loro carattere avrebbero rigirato la terra pur di trovarla, chi sa cosa stavano facendo.
 
 
 
 
                                                          ***********************
 
 
 
 
Eccola, la runa che le serviva, una matrice di linee vorticose, sentiva che con quella serebbe riuscita riabbracciare sua madre, la mano andò all’album da disegno ed alla matita che erano entrambi sul tavolo, quando ebbero finito di disegnare, Clary, porse il blocco ad Isabelle e Jace, il ragazzo la guardò impressionato, la ragazza sembrava avere qualche dubbio –Ma funziona? – Isabelle aveva gli occhi a punto interrogativo –Non lo so, dovrebbe- -Proviamola- fece Jace –Domani alla riunione della squadra di soccorso la proveremo, voglio che anche Magnus ed Alec ci siano- -Va bene, allora mi sa che potete andare a casa tua a sbaciucchiarvi pardon a continuare le ricerche- Isabelle aprì la porta della propria camera pronta ad accompagnarli verso la porta sorridente come sempre, una vocina li bloccò –Izzy! - -Max tutto bene? – il bambino annuì, era stato costretto a letto dalla febbre nelle ultime settimane ed ancora portava in viso il pallore della malattia –Come vanno le ricerche? - -Tutto bene, partiremo tra un paio di giorni- il bambino si rattristò –Però non ti preoccupare io ed Alec torneremo prestissimo- il sorriso tornò sul volto del bambino, così simile a quello di Alec da fare spavento, dopo aver salutato i tre ragazzi, Max sparì nella sua camera come se non ci fosse mai stato.
Isabelle era triste, la tristezza le si leggeva in volto, arrivò alla porta e dopo averli salutati li lasciò sull’uscio chiudendosi dietro la porta.
 
 
 
 
                                                               **********
 
 
 
 
-Mag, sei riuscito a scoprire qualcosa? – chiese Alec gli occhi blu pieni di stanchezza, Magnus amava quegli occhi –No, Fiorellino, ancora nulla- -E se anzi che rintracciare Jocelyn, provassimo a rintracciare quello che ha attorno? - -Jonathan? Già ci ho provato, sembra sparito dalla faccia della terra- Alec, sorrise, un sorriso furbo –Ma io non intendevo Jonathan, io dicevo quello che lavora per lui- Magnus rimase perplesso, poi capì e gli occhi gli si accesero come una lampadina.
-I demoni! Perché non ci ho pensato prima?! Sei un genio Alexander! - -Basta vedere in quale città c’è la più alta attività demoniaca e li ci sarà Jonathan- -Iniziamo subito! - -Io direi di aspettare la riunione di domani- -Va bene, Fiorellino- gli si avvicinò per scoccargli un bacio –Mag…Non chiamarmi fiorellino- -Va bene Fio…Alexander- entrambi iniziarono a ridere mentre si baciavano nuovamente.
 
 
 
 
                                                ***************************
 
 
 
 
-Jace hai visto anche tu Izzy? Secondo te cos’ha? – -Forse ha paura per la missione, anche noi siamo in fibrillazione, no? - -Va bene, carissimo fidanzato, visto che abbiamo dinanzi ancora un pomeriggio e le nostre ricerche finiranno comunque domani mattina, quando utilizzeremo la mia runa, che ne dici di allenarci? - -Io avrei un’idea migliore- -Ovvero? - -Che ne dici di un bel picnic? - -E cosa vorresti mangiare? - -Andiamo a casa mia, ci fermiamo li prendiamo un cestino una coperta ed andiamo… in giardino, in fondo non puoi uscire da Alicante perché tuo fratello ti cerca- -Bello questo tuo programmino- -Dai andiamo- fece sorridendo.
Tutto il pomeriggio lo passarono insieme, mangiarono, si baciarono, risero e si divertirono, Clary per la prima volta in quei giorni si dimenticò della situazione che li circondava, si dimenticò di suo fratello, abbandonò la preoccupazione per sua madre, c’erano solo lei e Jace –Ti amo Jace- quelle parole le erano uscite praticamente da sole mentre si baciavano, lui sorrise –Ripetilo- -Cosa?- -Quello che hai detto- -Io non ho detto nulla- Jace si rabbuiò –Ho solo detto che ti amo, stupido di un Herondale- sorrisero entrambi –Ti amo anche io Clary, quando tutti questi casini saranno finiti, ti prometto che ti…- si interruppe all’improvviso –Che ti?- Jace sospirò –Che ti sposerò- -Non ti sembra un po’ presto per progetti del genere?- -Forse, ma ti amo perché non dovrei sposarti?- -Smettila di dire stupidaggini- -Io dico sul serio, e te lo voglio dimostrare, ce la scambiamo una runa?- si guardarono negli occhi –Jace…- -Clary se qualcosa dovesse andare storto durante la missione io vorrei sentirti come sigillo sul mio cuore, poi tra un paio di anni potremmo fare tutto come si deve- la rossa aveva le lacrime agli occhi –Jace- disse di nuovo –Ti amo, lo sai benissimo, ma io…io non posso, non voglio che questo sia un momento pieno di tristezza, appena ritrovata mia madre ti sposerò, faremo tutto quello che vuoi- Jace si incupì –Jace il nostro è l’amor che move il sole e l’altre stelle- il sorriso si rimpossessò degli occhi del biondo –Vieni ti riaccompagno a casa, amore mio-.
 
 
 
 
                                                          ******************
 
 
 
 
Appena tonrnata a casa, Clary trovò suo padre ad aspettarla –Clary, dobbiamo parlare-.
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Mi perdonino le mie lettrici per questo assurdo ritardo, ma se qualcuno ha letto a chi è dedicato questo capitolo può capirmi, purtroppo la mia ispirazione era andata un attimino alle Hawaii a farsi un viaggetto.
Passando al capitolo, spero vi sia piaciuto, cosa vorrà dire Valentine a Clary? Sono aperte le scommesse.
Ringrazio le 31 lettrici che hanno aggiunto alle seguite la mia storia, le 27 che hanno aggiunto la mia storia alle preferite e le 5 che si ricordano di me. Ringrazio in particolare GillianFairchild, yoursincerely_ila e vane chase che puntualmente recensiscono i miei capitoli, ed ovviamente ringrazio anche tutti quelli che recensiscono meno frequentemente.
Spero vi sia piaciuto, un bacio Emily. P.S.: chi ha creduto che avessi smesso di scrivere ?

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Capitolo 15
*** Nuovi orizzonti ***


15- NUOVI ORIZZONTI

 
 
 
 
 
 
 
 
-Clary ti devo parlare…- -Papà, saluto Jace e poi vengo da te- si girò verso il suo ragazzo –Allora ci vediamo domani- Jace sorrise, le lasciò un veloce bacio a fior di labbra dopo essersi guardato attorno probabilmente per assicurarsi che Valentine non li guardasse.
-A domani, ti passo a prendere così andiamo insieme alla guardia- -Si, così arriveremo in ritardo entrambi questa volta- risero, il ragazzo le baciò la guancia e senza darle il tempo di replicare andò via, uscendo silenziosamente dalla porta.
Clary si girò e si diresse verso il salone, li suo padre la aspettava.
-Clarissa, sto apprezzando molto quello che stai facendo per tua madre, ma ti pregherei di non partire, lui cerca te, è te che vuole, trattine tua madre perché sa che tu la stai cercando, è un ricatto- -Papà le ricerche promettono bene, lasciami partire- -Clary hai quindi anni, quindici, ci sono tantissimi altri Shadowhunters più esperti di te che potrebbero benissimo sostituirti, tu non partirai, dovessi passare sul mio cadavere non uscirai da Alicante, non posso rischiare di perdere anche te dopo Jonathan e Jocelyn- -Papà, io non posso e non voglio far andare qualcun altro, non posso far sbrigare ai Lightwood, agli Herondale ai Penhallow o quasiasi altra famiglia qualcosa che riguarda i Morgenstern, tu in prima persona non dovresti permetterlo, dovresti capirmi visto che tu hai creato questo pasticcio, quindi io partirò con o senza il tuo permesso- Valentine era senza parole –Clary, ti capisco eccome, pensi che io non abbia l’istinto di uscire lì fuori a combattere per ritrovare mia moglie? Il fatto è che, tu sei la mia bambina, ieri ti tenevo in braccio per la prima volta e domani partirai per una missione. La mia bambina sta diventando grande così presto, tra poco magari ti sposerai, avrai dei figli tuoi- Clary arrossì ripensando alla conversazione avuta poco prima con Jace -…E ti dimenticherai di avere una casa, una famiglia da cui tornare, vai Clarissa ma ricordati che io aspetterò sempre il tuo ritorno- Clary abbracciò di slancio suo padre –Papà qualsiasi cosa succeda io tornerò sempre vincitrice, te lo prometto- Valentine sorrise –Su adesso vi a dormire, se domani si avranno nuovi risvolti dovrai partire- Clary si diresse verso camera sua, non vide l’espressione del padre che esprimeva fierezza verso la figlia.
 
 
 
 
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Jace stava tornando a casa, pensava a Clary, a quello che si erano detti, al fatto che non avesse voluto scambiare la runa di unione con lui, si erano giovani, ma lui era talmente sicuro che se gli avessero detto di sposarla il giorno della cerimonia parabatai lo avrebbe fatto, era convinto che Clary sarebbe stata la donna della sua vita, quella con cui vivere ed avere dei figli, come avrebbe voluto dei figli con i suoi capelli rossi ed i suoi occhi verdi, sarebbero stati bellissimi, proprio come lei.
Aveva deciso che appena tornato da quel casino di missione le avrebbe chiesto di sposarlo dinanzi a tutta la comunità dei Nephilim, doveva averla accanto per sempre, doveva essere solo sua, come lo era stata sin dal giorno in cui si erano conosciuti.
Jace non si accorse di essere arrivato dinanzi a casa sua, si diresse su per il vialetto, infilò le chiavi nella toppa e senza troppe cerimonie entrò, la casa era vuota, probabilmente Stephen e Celine erano usciti, almeno jace avrebbe potuto riposare in santa pace, salì in camera sua e si fece una doccia.
Uscì dal bagno, un asciugamano avvolto in vita, tutto si sarebbe aspettato tranne che la sua Clary fosse nella stanza.
-Clary, cosa ci fai qui? – Clary gli si avvicinò con fare sensuale aveva addosso la sua divisa da cacciatrice, le sue curve evidenziate dal sottile tessuto nero, Jace deglutì –Come, non si vede? Sono qui per allenarmi- gli passò un dito sul petto, poi iniziò a lasciargli dei baci partendo dalla base del petto fino ad arrivare a metà del petto, Jace ansimava –Clary non dovresti essere qui, non a quest’ora, con Jonathan lì fuori che ti cerca e noi domani dovremmo partire per la missione- aveva parlato con voce sommessa di desiderio, si stava trattenendo a fatica, aveva un bisogno quasi esasperato di averla solo per sé –Non ho voglia di andare via- lo baciò fu un baciò pieni di fuoco, Jace spinse Clary fino a che non andarono a sbattere vicino al muro, lì lui non ce la fece più, le sue mani iniziarono a slacciare la divisa, passando da una curva all’altra della sua ragazza, mentre le mani di lei salivano dalle sue scapole ai suoi capelli, tirandoli un po’, facendolo gemere. Jace ormai aveva tolto la divisa alla rossa, sotto aveva una maglia lunga che la copriva fino al sedere, le sue mani si insinuarono al di sotto della maglietta, accarezzarono la pelle di Clary fino ad arrivare al gancetto del suo reggiseno, Jace sentì un rumore ed una voce che lo chiamava… Si svegliò era nel suo letto, si era sognato tutto, ed era visibilmente eccitato da quel sogno, suo padre bussava alla porta impaziente, lo chiamava.
-Jace, sei sveglio, muoviti che devi andare alla Guardia- -Papà grazie per avermi svegliato, stavo facendo un sogno stupendo- Stephen lo squadrò –Guardandoti saprei dire anche io cosa stavi sognando- disse sogghignando –Dai muoviti che sennò farai tardi come al solito-.
 
 
 
 
                                               **********************
 
 
 
 
 
Cinque minuti dopo Jace era in strada, si stava dirigendo verso casa di Clary, non vedeva l’ora di vederla.
Eccola, anche lei come lui era in divisa da combattimento, in divisa come nel suo sogno, non doveva lasciarsi distrarre.
-Buongiorno Clary, come hai dormito? – Clary lo baciò –Bene, tu? – Jace, ripensò a quella notte, aveva dormito meravigliosamente –Bene- disse solo –Andiamo? - -Si- -Dobbiamo muoverci- -La runa secondo te funzionerà? - -Credo proprio di si, in fondo ho o non ho un potere fantastico? - -Tu sei fantastica, non solo il tuo potere- tra un po’ di imbarazzo e discorsi strani arrivarono alla Guardia.
Izzy era già li insieme ad Alec e Magnus –Ecco qui i due piccioncini, siete sempre in ritardo- -E’ colpa di Jace- -Lo avevo immaginato- Magnus si intromise –Se vogliamo entrare dentro avrei qualcosa da mostrarvi- entrarono e si sedettero ad un tavolo, era rotondo e pieno di glitter…Stile Magnus.
-Allora ci sono novità, sotto consiglio di Alexander, ho deciso di cercare le zone con più alta attività demoniaca in maniera tale da poter trovare Jonathan, tra le prime città che sono popolate maggiormente da demoni ci sono New York, Los Angeles e San Francisco- Izzy intervenne –Beh anche noi abbiamo trovato il modo di rintracciare Jocelyn, Clary ha creato una nuova runa, dovremmo provarla- tutti si girarono a guardare Clary – Si in effetti avrei creato una nuova runa, ho portato una delle sciarpe di mia madre, tracceremo sopra la runa e scopriremo dov’è- -Bene, iniziamo- Clary mise la mano in tasca e ne tirò fuori una sciarpa rossa, di poco più chiara dei suoi capelli, prese lo stilo e prese a disegnare la runa, tesa, gli sguardi di tutti puntati addosso, quando finì di disegnare un’immagine comparve poco sopra la sciarpa, Magnus parve riconoscere la città
 -Ma questa è New York, Jonathan è a New York, la mia città, insomma io sono il sommo stregone di Brooklyn e non mi sono mai reso conto della presenza del signore del male- -Mag, non iniziare a blaterare che la colpa è tua perché in questo momento non è quello che più conta- Alec guardava il suo ragazzo con gli occhi azzurri pieni di un misto indefinibile di emozioni, Jace prese la parola
 -Tenetevi pronti domani mattina si parte-.
 
 
 
 
                                                 *******************
 
 
 
 
Jia Penhallow e Imogen Herondale erano appena uscite dall’ufficio del Console della Guardia –Va bene, quanto prima parlerò con Valentine Morgenstern-.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Mi dovrei bastonare da sola per questi ritardi, purtroppo lo studio mi porta via parecchio tempo e non trovo un secondo per ricopiare i miei appunti al computer, e quindi di aggiornare.
Ringrazio come sempre tutte le anime che mi seguono, preferiscono la mia storia, la ricordano, recensiscono oppure semplicemente leggono e sopportano in silenzio i miei capitoli ;).
Grazie a best_alex e Vane Herondale_Jackson che mi hanno inserito tra i loro autori preferiti.
Un bacino, alla prossima Nephilim, EmilyHerondale.

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Capitolo 16
*** Partenza ***


Non vi preoccupate, sono ancora viva, non che molti ne siano contenti ma se state leggendo questo capitolo vuol dire che speravate che fossi ancora viva perché volete che questa storia sia completata, per cui prima completerò la storia poi vedrò di farmi ammazzare.
So che sono in ritardo di circa una settimana e per questo vorrei auto-fustigarmi, chiedo umilmente scusa a tutte le lettrici affezionate di questa fanfiction, ma ho avuto davvero tantissime cose da fare questa settimana per cui non ho avuto un secondo per scrivere al computer, anche perché i miei appunti dovevano solo essere ricopiati. Scusatemi ancora, vi lascio al capitolo, ci vediamo sotto, Buona lettura!


 
 

16- PARTENZA

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Isabelle quel giorno si sveglio di buon ora, si fece una doccia e dopo mise la tenuta da combattimento, il tessuto sottile che la fasciava alla perfezione, mettendo in risalto tutte le sue forme, si armò fino ai denti, poi preparò uno zainetto con dentro delle armi in più, uno stilo di scorta, una tenuta da combattimento di riserva, e provviste per il viaggio.
Quando ebbe finito di preparare tutto prese la borsa ed uscì dalla sua camera, con passo incerto si diresse verso le altre camere da letto, si fermò d’avanti a quella di Max, dopo un attimo di tentennamento aprì la porta ed entrò.
Max era steso nel suo letto, il petto mosso da respiri poco profondi, Max sin da quando era piccolo era stato di salute cagionevole, ma era sempre stato un bambino dolcissimo ed a Isabelle faceva male pensare che magari lei da quella missione non sarebbe più tornata e Max sarebbe rimasto da solo con i suoi genitori a piangere la perdita dei due fratelli maggiori, a Isabelle scese una lacrima, doveva tornare, per lui, per se stessa, avrebbe lottato contro Jonathan Christopher e sarebbe tornata vincitrice, si chinò sul bambino e gli lasciò un bacio sulla guancia –Ti prometto che tornerò, Max- e poi lentamente uscì dalla camera per dirigersi verso la Sala degli accordi là dove si erano dati appuntamento, New York li aspettava, la aspettava.
 
 
 
 
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Alec vide Isabelle che entrava nella camera di Max e ne approfittò per uscire di casa si era dato appuntamento con Magnus in maniera tale da poter rimanere un pò con lui prima della partenza, aprì il portone di casa sua e lui era già lì ad aspettarlo, adorava il modo in cui Magnus scintillava, letteralmente, visto che era sempre ricoperto di paillettes, glitter e strass, in fondo era per questo che lo amava, lo stregone sorrise quando lo notò.
-Finalmente sei uscito, come mai così tanto? - -Ho aspettato che Izzy si distraesse – Magnus si rabbuiò –Alec lo sai che prima o poi dovremmo dire tutto, lei e tua sorella, Jace è il tuo migliore amico e Clary la conosci sin da quando era piccolissima, sono praticamente tutti tuoi fratelli- -Io…-Alec sospirò –Hai ragione, ma sai che tra i Nephilim non è facile essere gay- -Chiunque ti vuole bene capirà- Alec sorrise e gli scoccò un bacio sulle labbra –Va bene, diremo tutto questa sera, adesso andiamo che se no facciamo tardi- gli prese la mano ed iniziò a trascinarlo lungo la strada   -Aku cinta Kamu, Alexander- Alec lo guardò interrogativo, lo stregone sospirò –Ti amo, Alec- -Anche io ti amo, Magnus- sorrisero entrambi e mano nella mano, si diressero verso la piazza dell’angelo, dove c’era la Sala degli Accordi.
 
 
 
 
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Jace aveva dormito malissimo, era per strada, aveva i capelli sparati ovunque e l’unica cosa che riusciva a sollevargli il morale era il fatto che di lì a poco avrebbe visto Clary, la amava e bastava guardare il suo sorriso per iniziare a sorridere anche lui, era a pochissimo da casa Morgenstern, si scostò una ciocca bionda dagli occhi e poi alzò lo sguardo.
Clary era sul marciapiede, la tenuta da combattimento a renderla ancora più bella, il nero le faceva risaltare i capelli rossi e gli occhi verdi, nonostante la stanchezza, come a solito, sorrideva, Jace sorrise solo a guardarla.
-Pronta ad andare? - fece avvicinandosi a lei e prendendole la mano –Certo che sì, voglio salvare mia madre e sono disposta a tutto- Jace la guardò, gli occhi dorati fissi in quelli verdi di lei –Cosa c’è? - -Posso baciarti? – Clary parve sorpresa da quella domanda, poi sorrise e lo baciò, fu un bacio particolare, Jace con quel bacio voleva dire “Non voglio perderti ora che ti ho avuta”, si staccarono.
-Sei il mio ragazzo, non devi chiedere il permesso per baciarmi- risero entrambi, Jace si fece subito serio –Clary ti prego, promettimi che non farai cose stupide, sei la persona più importante della mia vita, ora che ti ho con me, non voglio perderti per una stupida missione, non voglio non averti più tra le mie braccia solo per quel pazzo di tuo fratello- Jace aveva espresso il suo pensiero e Clary era senza parole, non sapeva che dire, gli prese la mano, la strinse forte, poi gli si avvicinò e lo abbracciò.
-Andiamo, se no faremo tardi come al solito-, sempre tenendosi per mano si diressero verso la Sala degli Accordi.
 
 
 
 
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Alec e Magnus erano appena arrivati, quando Isabelle comparve all’ingresso della piazza dell’Angelo, -Ma siete sempre insieme voi due? – Alec arrossì –Ci siamo incontrati per caso in strada- replicò Magnus, sorridendo e facendosi comparire un lungo sigaro tra le dita, iniziò a fumarlo –Va bè, come sempre mancano Jace e Clary, quei due sono in ritardo come al solito- proprio mentre terminava la frase, il biondo e la rossa comparvero all’ingresso della Piazza, ridevano e di tanto in tanto si baciavano, Isabelle sospirò, avrebbe tanto voluto che con almeno uno dei suoi ragazzi fosse andata come andava tra Jace e Clary, loro si volevano bene, si amavano davvero, se fossero diventati parabatai sarebbe stato un grandissimo errore, loro erano fatti per stare insieme, magari un giorno anche per lei era sarebbe stata così felice a causa di un ragazzo.
Jace e Clary finalmente arrivarono d’avanti alla sala degli Accordi –Ah, eccovi qui Jonathan- Magnus come sempre tendeva a sottolineare i ritardi della coppia –Eccoci Magnus, cosa dobbiamo fare? - -Voi proprio nulla, adesso aprirò il portale che ci condurrà a New York e li cominceremo le ricerche- -Va bene- Jace si mise seduto comodo sulle scale, Clary ed Izzy intanto parlavano del più e del meno, Alec nell’incertezza si mise a sedere accanto al suo migliore amico.
-Jace, prima di partire, terrei a dirti che sin da quando eravamo piccoli ho sempre immaginato che io e te saremo diventati Parabatai, poi…insomma…è successo quello che è successo, ma io volevo chiederti…Ecco…- -Si, Alec, mi piacerebbe tantissimo diventare il tuo parabatai- gli occhi azzurri di Alec si illuminarono –Non vorrei essere solo un ripiego per te, sai? - -Alec, tu non sei un ripiego, chi meglio di te può sapere che non avrei mai voluto chiedere a Clary di diventare la mia parabatai? Quando torneremo, la prima cosa che faremo sarà la cerimonia, che l’Angelo faccia a me questo ed anche di peggio se non lo faremo- disse Jace citando anche il giuramento dei parabatai, Alec lo abbracciò come si abbracciava un fratello, perché Jace da quel giorno sarebbe stato suo fratello.
 
 
 
 
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Jocelyn, aveva ormai perso il senso del tempo, non si rendeva più conto delle ore che passavano, era dimagrita tantissimo, il cibo e l’acqua le venivano dati dopo intervalli lunghissimi, si sentiva talmente triste, avrebbe tanto voluto abbracciare la sua famiglia, le costava ammetterlo, ma aveva…Paura, una paura innaturale del suo stesso sangue, era terrorizzata da suo figlio, aveva paura di scoprire quelli che erano i suoi piani, non li voleva sapere, eppure…
Se li avesse scoperti, avrebbe potuto procurarsi uno stilo e spedire un messaggio di fuoco in maniera tale da avvisare il Console ed il Conclave, in maniera tale che tutti fossero pronti.
Aveva deciso di rischiare il tutto per tutto, avrebbe salvato i Nephilim a costo della sua vita.
 
 
 
 
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Magnus aveva appena aperto il portale quando gridò ai cacciatori dietro di lui di prepararsi a partire, i primi a passare furono Jace e Clary, poi fu il turno di Isabelle ed Infine Alec, in ultimo entrò lui nel portale, tutto intorno iniziò a fluttuare, fino a quando una corrente più forte non li scaravento a terra.
Dopo essersi ripresi dalla botta subita, si alzarono, dinanzi a loro i grattacieli, Magnus sorrise –Ecco a voi New York! – disse, gli occhi da gatto che sprizzavano felicità.
 
 
 
 
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Valentine si svegliò e si rese conto che la sua bambina era partita, adesso era solo nella sua grande casa, la sua prigione, non si poteva muovere di lì ed era solo, abbandonato grazie a quella maledizione che incombeva sulla sua vita.
Qualcuno bussò alla porta, andò ad aprire.
Sulla porta c’era Luke, ma non era solo. Il Console era con lui.
-Valentine- esordì Luke –Il Console è qui per darti una buona notizia- Jia Penhallow si fece avanti –Valentine, il Conclave ha deciso, vista la tua buona condotta e la situazione in cui ti trovi, di annullare la tua maledizione-, uno sorriso si allargò sul volto del Morgenstern –Non so come ringraziarti Jia- -Non devi ringraziare me, ringrazia il tuo parabatai- Luke sorrise, erano ormai diciassette anni che non erano più parabatai, ma ancora cercava di proteggerlo –Grazie, fratello- .
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Valentine è libero, i cinque eroi sono a New York, Jocelyn ha deciso di tentare il tutto per tutto, che caos gente, cosa succederà ora? Voglio la vostra opinione.
Una grazie a chi recensirà questo capitolo, un bacio. EmilyHerondale

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Capitolo 17
*** C'è qualcosa che non va... ***


17- C’E’ QUALCOSA CHE NON VA…

 
 
 
 
 
 
 
 
 

Clary non riusciva a credere a quello che vedeva, era uscita molto spesso da Alicante, ma quello che vedeva ora non l’aveva mai visto, New York era fantastica, bellissima, i colori, i grattacieli, aveva una gran voglia di disegnare, aveva bisogno, sentiva il bisogno di prendere dal suo zaino il blocco e la matita per iniziare a disegnare, venne risvegliata dalle braccia di Jace che l’avvolsero da dietro, si voltò verso di lui, gli occhi dorati erano luminosi come non mai, ebbero solo il tempo di sfiorarsi a vicenda con le labbra, il bacio che avrebbe sancito l’inizio di quel viaggio -Ragazzi iniziamo le ricerche, prima iniziamo, prima avvisiamo il conclave, prima Jocelyn sarà messa in salvo, prima voi potrete festeggiare- e con tanta nonchalance Magnus passò in mezzo ai due dividendoli, annullando la possibilità di un contatto –Si ma non c’è bisogno di essere così duri, ci stavamo solo per baciare- disse irritato Jace –Appunto. Questo è il momento di lavorare, non sei venuto qui per fare una vacanza romantica con la tua ragazza, Jace, sei stato mandato dal Conclave in missione- Jace e Clary sospirarono, dopo nove anni di sofferenze finalmente stavano insieme e comunque non potevano fare quello che volevano per manifestare i loro sentimenti.

Magnus sospirò, -Oltre quello che i fidanzati di questa spedizione vorrebbero fare, ci converrebbe prima di tutto renderci invisibili ai mondani, poi inizieremo con le ricerche e la localizzazione di tua madre, Clary, eh? – la rossa non se lo face ripetere due volte, prese lo stilo e iniziò a disegnare la runa dell’invisibilità ad Isabelle, per poi tracciarla su proprio braccio, lo stesso aveva fatto Jace, che aveva reso invisibile agli occhi dei mondani sia se stesso che Alec, Magnus invece avrebbe usato un incantesimo.
-Benissimo, ora siamo pronti per le ricerche e se farete i bravi, stasera discoteca- i quattro cacciatori sapevano che andare in discoteca era solo un altro modo per ottenere informazioni, se la maggior parte dei demoni “newyorkesi” erano agli ordini di Jonathan avrebbero potuto spillare informazioni da loro prima di rispedirli all’inferno.
 
 
 
 
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-Signor Morgenstern- il generale di Jonathan gli si avvicinò con cautela –Stamattina, quattro cacciatori ed uno stregone sono arrivati da Alicante- Jonathan girò la testa, gli occhi neri come il petrolio, freddi come non mai, puntati sul demone muta forma che aveva dinanzi, due pozzi, due buchi neri, vuoti, dentro i quali si poteva però scorgere qualcosa di ignoto, sorrise, più che un sorriso era la stessa espressione che assumono i cani rabbiosi prima di attaccare le persone che ha dinanzi –Dimmi un po’, perché mai quattro miseri cacciatori ed un lurido stregone dovrebbero interessarmi?- -Perché tra i cacciatori, c’è sua sorella, Signor Morgenstern- il ghigno sul volto del ragazzo si allargò –Dimmi di più, voglio sapere perché è qui, cosa farà, ma soprattutto voglio che la portiate da me- .
Il demone si allontanò da Jonathan –Come desidera, signore-.
 
 
 
 
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Jocelyn ebbe modo di sentire la conversazione tra Jonathan e uno dei suoi generali, Clary non poteva essere a New York, tutto quello in cui aveva sperato fino a quel momento si era volatilizzato, Clary era li e Jonathan avrebbe fatto davvero di tutto pur di averla con sé, aveva paura per sua figlia, doveva trovare assolutamente il modo di sabotare quello che sarebbe dovuto essere suo figlio e le ricerche di quei demoni.
Era incredibile quanto potessero sembrare umani, i demoni, non biasimava affatto i mondani che si facevano abbindolare da loro, diventando così genitori di stregoni o morendo perché risucchiati di tutta la loro energia vitale, in quei giorni era stata sempre circondata da loro, e se non fosse stato per alcuni dei marchi dell’inferno che portavano e per l’odore di morte che avevano addosso, avrebbe pensato semplicemente che fosse umani di una bellezza innaturale, sperava solo che Clary non si facesse abbindolare da loro, sperava che Jace fosse con lei. Udì dei passi, significava solo una cosa. Jonathan. Si risedette velocemente sul suo letto.
-Allora, mammina, come va? – la voce risuonò maligna –Ho una proposta per te, vuoi sentirla? – Jocelyn restò nel suo silenzio, Jonathan alzò la voce –ALLORA VUOI SENTIRLA? – Jocelyn presa da un improvvisa paura rispose con un timido si –Bene- Jonathan prese la chiave ed aprì la cella, entrò, la rossa fu presa da un improvviso tremore.
-Hai la possibilità di essere libera, stupida donna- la bocca gli si allargò in uno di quei sorrisi maligni -…A patto che tu ti unisca a me, se no rimarrai qui a marcire per l’eternità, morirai senza cibo ne acqua- La donna prese coraggio e guardò il ragazzo negli occhi –Già conosci la mia risposta, sai benissimo che non mi unirò mai a te- il biondo con un gesto fulmineo prese la madre per il colletto della tenuta da combattimento, la tirò acconto a se, facendola aderire al suo corpo –Bene, allora marcisci- la lasciò ed uscì dalla cella allontanandosi velocemente, Jocelyn tirò un sospiro di sollievo.
 
 
 
 
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Valentine dopo tantissimo tempo poteva uscire, uscire davvero, da sedici anni a quella parte tutto il suo mondo era stato composto da quattro mura e da quello che vedeva oltre le finestre, aveva visto Alicante cambiare senza di lui, raramente poteva uscire, ma solo per convocazioni ufficiali da parte del Console, il che era avvenuto solo un paio di volte, ed uscire solo un paio di volte in sedici anni non era il massimo, adesso era in strada, poteva osservare con calma la sua città, il luogo in cui era cresciuto, la sua patria, era in compagnia di Luke, il suo parabatai, anche se era un lupo mannaro poteva continuare a considerarlo così, in fondo il giuramento diceva “…l’angelo faccia a me questo ed anche di peggio se altra cosa oltre la morte mi separerà da te” la morte non li aveva ancora separati, in fondo lui aveva preso solo una delle due malattie demoniache possibili, non era morto. Aveva ancora il dovere di proteggerlo, come Luke aveva fatto con lui permettendo l’annullamento della maledizione.
Alicante non era poi così diversa dall’ultima volta in cui l’aveva vista, anche se aveva qualcosa di tutto nuovo, le persone, le botteghe, il sole.
Finalmente era libero.
 
 
 
 
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Jace, Clary, Isabelle, Alec e Magnus stavano girando per le strade di New York, pensando a qualche metodo per rintracciare Jonathan, nulla fino a quel momento aveva funzionato, dagli incantesimi di Magnus alla runa di Clary, non c’era modo di localizzare né lui né Jocelyn. Insomma erano entrambi spariti dalla faccia della Terra.
Magnus si passò una mano, sulla fronte per scostarsi i capelli, sembrava un gesto tipico di Jace, e vederlo fatto da lui sembrava strano, ma Clary lo capiva, erano stanchissimi, la giornata era stata pesante per tutti, per lui soprattutto, ma dovevano continuare le ricerche perché ogni minuto che sprecavano era prezioso, ogni secondo che passava Jocelyn era sempre più in pericolo.
Isabelle si decise a parlare –Ragazzi io direi che è ora di prepararci per la discoteca, ho sentito parlare del “Pandemonium Club” i demoni lì ci vanno a fiotti, è fantastico, poi dopo la discoteca andremo in Istituto- tutti la guardarono perplessi per un momento solo, poi annuirono –Bene allora dire che è il momento di fare shopping, Clary andiamo, voi aspettateci qui- prese Clarissa per la mano e sotto gli sguardi esterrefatti degli altri tre corse via.
-Jace, secondo te cosa ha in mente Izzy? –
-Non lo so, Alec, ma se c’è di mezzo lo shopping, con Isabelle non c’è da aspettarsi nulla di buono-
 
 
 
 
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Isabelle trascinò Clary verso il primo negozio a disposizione, annullò le rune dell’invisibilità di entrambe e poi iniziò con lo shopping, rimedio per entrambe due vestiti (ovviamente neri) molto belli, a Clary il suo piaceva tantissimo, aveva una gonna di tulle ed una fascia sotto al seno e le maniche lunghe le coprivano le braccia, semplice ma molto bello, quello di Izzy era simile ma coperto di brillantini, insomma si faceva notare, erano entrambe bellissime.
Ebbero la conferma del fatto che fossero belle guardando la faccia di Jace che era rimasto a bocca aperta guardando le gambe della sua fidanzata –Jace, chiudi quella bocca che rischi di ingoiare delle mosche- Isabelle prese a ridere guardando la faccia del ragazzo biondo, Alec si fece avanti
–Su andiamo che se no arriveremo troppo tardi- tutti presero a camminare verso il Pandemonium mentre Clary e Izzy si rifacevano le rune dell’invisibilità.
Jace si avvicinò alla sua ragazza e le sussurrò nell’orecchio –Sei bellissima, sono un po’ geloso dei demoni che stasera balleranno con te-
-Se vuoi che ti porti in uno sgabuzzino per tagliarti la testa lo farò, non ti preoccupare- la mano del ragazzo prese ad accarezzare il collo della ragazza
 –Veramente, avrei voglia di fare altro con te, nello sgabuzzino-
 -Scordatelo, Herondale, non stasera-
Jace sbuffò –Mi farai morire di frustrazione, donna-
 Clary si fermò e lo baciò, un bacio strano, pieno dell’adrenalina tipica della caccia e della passione, quando si staccarono, la rossa, salì con le labbra all’orecchio del biondo –Per questa sera dovrai fartelo bastare- , Jace sbuffò, Clary rise riprendendo a camminare più velocemente di prima per raggiungere il resto del gruppo.
Arrivarono fuori al Pandemonium Club, la gente era tantissima ed i cacciatori dovevano trovare il modo di entrare, ovviamente nessuno li poteva notare, visto che erano invisibili, Magnus come al solito era ricoperto di glitter, secondo Alec vestito così, nonostante i glitter, stesse benissimo, aveva un pantalone largo ed una camicia a sbuffo, nell’insieme era strano, ma faceva risaltare il color caramello della sua pelle, Alec amava la sua pelle, avrebbe dovuto dire tutto ai suoi amici prima o poi.
 
 
 
 
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Izzy cercava di passare in mezzo alla folla, quando ad un certo punto cadde per via dei tacchi, una mano maschile subito l’aiuto a rialzarsi, alzando lo sguardo si sarebbe aspettata di vedere Alec, Jace o addirittura Magnus visto che i mondani non la potevano vedere, ma alzando lo sguardo si rese conto che dinanzi a lei c’era uno sconosciuto.
Un mondano sconosciuto.
Aveva i capelli scuri e ricci, gli occhiali coprivano gli occhi marroni, era alto, Izzy si sorprese a pensare che fosse davvero carino.
-Hey, una ragazza carina come te non ha bisogno di attirare l’attenzione cadendo- scherzò
 -Tu puoi vedermi? - -Certo, io sono Simon, tu? – la ragazza allungò la mano sbigottita
 -Isabelle-
-Beh, Isabelle, dammi almeno l’onore di accompagnarti dai tuoi amici laggiù-
 -I miei amici? –
-Si ti ho vista arrivare con loro, quindi me ne vado per un idea che siano tuoi amici, a proposito fai loro i miei complimenti per i loro travestimenti- sorrise
 -Beh, Simon, Grazie per avermi aiutata, io devo andare, ci vediamo presto- Isabelle si diresse a passo veloce, quasi correndo verso i suoi amici, non si rese conto di aver perso uno dei suoi braccialetti portafortuna, Simon lo prese e se lo mise in tasca sorridendo.
 
 
 
 
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Isabelle raggiunse i ragazzi, aveva l’affanno –Jace, Alec, Clary, ho visto un mondano! – Jace rise
 –Iz non so se te ne sei resa conto, ma siamo circondati dai mondani, è normale che tu ne abbia visto uno-
 -Non è normale che lui abbia visto me! – Alec prese la sorella per il braccio
– Andiamo subito in Istituto- quindi prese a camminare per uno dei vicoli bui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Eccomi di ritorno, questa volta sono stata puntuale, visto? Chiedo scusa a GillianFairchild che avrà mangiato otto barattoli di nutella facendo così piangere la sua bilancia (perdonami).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, avreste preferito che Simon ed Isabelle si incontrassero in maniera diversa oppure vi piace così?
Adesso leggete attentamente perché avete la possibilità di aiutarmi in un ardua scelta, tra poco i nostri eroi arriveranno all’Istituto quale famiglia lo gestirà? Spero voterete in tante nelle recensioni.
Bene, arrivati a questo punto non ho più nulla da dire, spero che qualcuno legga e recensisca. Un bacio gigante, EmilyHerondale

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Capitolo 18
*** Conoscenze ***


18- CONOSCENZE

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Isabelle ancora non si capacitava di quello a cui aveva appena assistito, un mondano la aveva appena vista, adesso Alec la stava trascinando verso l’istituto, ma lei continuava a non capire, una caduta non annullava l’effetto delle rune, giusto?
Anche perché quello non avrebbe spiegato perché aveva visto Alec, Jace, Clary e Magnus, non era possibile che quel mondano potesse avere la vista, forse si erano solo tracciati la runa sbagliata.
Fu distratta dai suoi pensieri perché nel suo campo visivo era entrato un cancello, un cancello decorato in maniera molto ricca da rune di ogni tipo, rune di protezione, della vista, di guarigione, ce ne erano tantissime, il cancello era immenso ed al suo interno c’era quella che agli occhi dei mondani sarebbe apparsa come una semplice chiesa abbandonata, ma era molto di più.
L’istituto di New York si stendeva di fronte a loro, era uno degli Istituti Shadowhunters più grandi assieme a quello di Londra, non riusciva a ricordare chi lo gestisse, ma in quel momento nulla contava, era bellissimo.
La pietra dell’edificio era bianca, e si poteva scorgere una piccola serra, Clary fu la prima a risvegliarsi dallo stato di trans, Allungò la mano verso il cancello e questo si aprì, attraversarono il cortile e con la stessa facilità entrarono all’interno dell’Istituto –C’è…nessuno? – Jace era entrato per primo all’interno della cattedrale abbandonata.
Sembrava la scena di un film horror, uno di quelli in cui i cinque ragazzi entrano nella casa buia ed abbandonata in una notte altrettanto buia e tempestosa per poi finire infilzati da un coltello maneggiato da un qualche assassino completamente pazzo.
 -Ragazzi, avete sentito anche voi questo rumore? – era stata Clary a parlare, gli altri tesero le orecchie… un cigolio, sembrava una porta.
Improvvisamente videro un ombra avvicinarsi seguita da una fioca luce, aveva un pugnale in mano ed era incappucciato, adesso sembrava davvero di trovarsi in un qualche film horror, i cinque iniziarono ad indietreggiare, Jace si mise avanti al gruppo con in mano un pugnale –Non vi preoccupate ci penso io, qualunque cosa sia- l’ombra continuava ad avvicinarsi.
I cinque gridarono, l’ombra fece un salto ed andò a nascondersi urlando qualcosa che sembrò
 –AAAAH UN’ANATRA! – Jace rabbrividì sentendo nominare quelle bestie assassine, ma il resto del gruppo rise, il soggetto in veste scura uscì da dietro la colonna illuminato dalla luce della candela –Cosa avete da ridere ora? Un attimo fa sembravate terrorizzati-, Magnus lo squadrò un attimo –Saremmo stati meno spaventati se non ti fossi presentato con un pugnale, William- -Precauzioni, Bane- Alec intanto guardava la scena basito decise di intromettersi –Tu…Tu lo conosci Magnus? – Magnus sospirò –Ragazzi lui è William Herondale, prima dirigeva l’istituto di Londra ora a quanto pare ha preferito venire a vivere a New York, Will loro sono Clarissa Morgenstern, Isabelle ed Alexander Lightwood e Jonathan Christopher Herondale- -Jace, chiamami Jace, portiamo lo stesso cognome, quindi tu saresti una specie di zio? - -Non ti ho mai visto in via mia, ma dalla somiglianza dire che sei figlio di Stephen, siamo cugini alla lontana io e lui, non ci sentiamo da quando lui si trasferì ad Idris perché zia Imogen era diventata Inquisitrice- Iniziò a camminare –Se volete seguirmi, vi mostro le vostre camere- -Di un po’ Will, come sei finito qui a New York- -Dopo aver avuto la direzione dell’Istituto di Londra per tanti anni, io e Tessa avevamo bisogno di cambiare un po’ aria, l’Istituto di Londra è stato affidato a Charlotte ed Henry che vengono aiutati da Gideon e Sophie e noi siamo qui con i miei due figli, mia sorella, suo marito –Rabbrividì- i loro figli ed il mio parabatai- si fermò –Ecco in questo corridoio ci sono le vostre camere, scegliete quelle che più preferite, riposate che è tardi domani mattina vi presenterò il resto dei membri dell’Istituto, Buona notte- Will si allontanò lasciando i cinque soli.
-Bene direi di dividerci, domani mattina capiremmo cosa è successo e poi riprenderemo le ricerche, Buona notte- ed ognuno si diresse verso una camera.
 
 
 
 
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Isabelle, si addormentò con molta fatica, non riusciva a non pensare al ragazzo che quella sera l’aveva vista, era carino, fin troppo carino per essere solo un mondano, i suoi occhi marroni esprimevano allo stesso tempo gioia di vivere e serietà nel farlo.
Non sapeva perché ma aveva una voglia matta di conoscerlo.
 
 
 
 
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Clary non riusciva a dormire, continuava a pensare alla madre, si sentiva sola, aveva paura di quello che Jonathan avrebbe potuto fare, ad un certo punto sentì bussare alla porta.
-Avanti- una testa bionda sbucò da dietro la porta –Jace? Perché sei qui? - -Perché il gicolio del tuo letto si sente anche nella camera accanto, ovvero la mia, ti stai rigirando nel letto da un sacco, cosa c’è che non va? – lei scosse la testa, Jace si avvicinò –Non dire niente, io sono il tuo Parabatai- -Stupido sei qualcosina di più del mio parabatai, vogliamo ricominciare con questa storia? - -No, non ci tengo, grazie, preferirei tenermi la ragazza- -Ecco- -Allora cosa ti preoccupa? - -Ho tantissima paura per mia madre, ho paura che Jonathan le abbia fatto qualcosa, ho paura che sia troppo tardi, ogni minuto che passa è un minuto in meno che ha lei, Jace, io non voglio perdere mia madre- -Neanche io lo voglio, soprattutto perché quando chiederò la tua mano a tuo padre se lei non ci sarà mi sa che celebreremo solo il mio funerale- -Non è vero a mio padre stai simpatico, gli piaci, ed anche se non lo dà a vedere è felice che tu sia il mio ragazzo, non avrebbe mai sopportato Verlac- sorrisero entrambi.
-Fatti più in là, voglio dormire con la mia migliore amica- Clary sbuffò facendo la finta indispettita
 –La mia ragazza, Va meglio sua maestà? – -molto meglio-lo baciò, lo tirò a se facendolo stendere al suo fianco, tirandoselo addosso –Clary…- tentò di chiamarla Jace tra un bacio e l’altro –Clary fermati…- la ragazza smise di baciarlo –Smettila, non voglio che la nostra prima volta sia intrisa di tristezza, deve essere speciale- -Jace…- si fermò, il desiderio nei suoi confronti era molto meno rispetto alla tristezza che provava in quel momento, quindi annuì –Hai ragione- lo abbracciò, e poi chiuse gli occhi, prima di addormentarsi Jace vide sul volto della ragazza aprirsi un sorriso.
 
 
 
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-Fiorellino, dovremmo dirlo ai tuoi amici, i miei già sanno tutto, Catarina e Ragnor sono felicissimi, vedrai che anche Jace, Clary e Izzy lo saranno- Mag stava passando un dito sulla schiena nuda di Alec –Il mio problema non sono il mio quasi parabatai, mia sorella ed una nostra cara amica, sono i miei genitori, non accetterebbero quello che sono- -Alec, non accetterebbero il fatto che sei un cacciatore formidabile? – Alec rise –Io mi riferivo al fatto che sono gay, l’essere un cacciatore formidabile l’hanno già accettato i poveretti- -Vieni qui che ti consolo io- gli lasciò un umido bacio sulle labbra –Mag, domani stesso diremo tutto ai miei amici-.
 
 
 
 
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-Ben svegliati- William li accolse nella sala da pranzo con un sorriso –Tra un po’ la mia famiglia scenderà anche se sospetto che qualcuno già lo conosciate- proprio in quel momento entrò nella sala una donna, aveva i capelli neri e gli occhi azzurri, quasi violetti, parlava con un accento strascicato, appena la riconobbero Isabelle ed Alec fecero un salto -ZIA CECILY !!! – la donna ebbe solo il tempo di girarsi prima di essere abbracciata dai due nipoti –Alec,Isabelle, siete voi i cacciatori in missione?- -Chi altri? – Cecily sorrise fiera –Quindi tu sei la sorella di William- -Esatto- sorrise al fratello –Come stavo dicendo prima di essere interrotto, sospettavo che i due Lightwood già conoscessero Cecily, Gabriel, Anna, Christopher ed Alexander, tra un po’ saranno tutti qui, assieme a James, Lucie e mia moglie Tessa ed il mio parabatai, James Carstairs- -A dire il vero siamo tutti qui, William- sulla porta erano comparsi tutti gli altri membri dell’Istituto, e così tra saluti e presentazioni varie, iniziò la colazione.
- Ieri sera siete arrivati presto, come mai? – chiese Will, Isabelle esitò un attimo prima di rispondere –Beh… un mondano ci ha visto, credo che abbia la vista, le rune erano giuste-
-Dobbiamo trovare quel mondano- -Io direi di concentrarsi sulla ricerca di Jocelyn Morgenstern per il momento, è la nostra priorità-.
-Bene, allora direi di metterci al lavoro- disse Will sfregandosi le mani ed alzandosi dalla sedia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Eccoci con il diciottesimo capitolo, spero vi sia piaciuto, grazie a chi mi ha dato come al solito il suo supporto, la scorsa settimana vi ho lasciato con una domanda “Chi dirigerà l’Istituto di New York?” ho ricevuto solo due risposte una un po’ romantica con i Carstairs ed una con gli Herondale, ed allora ho pensato perché non affidare l’Istituto a Will e Jem? E così è uscito questo diciottesimo capitolo delirante.
Fatemi sapere cosa ne pensate, non statevene in silenzio d’avanti allo schermo, io lo so che ci siete, vi vedo. Un bacio EmilyHerondale.
P.S. Vorrei cominciare a pubblicare questa storia anche su wattpad, che ne pensate?

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Capitolo 19
*** Innamorarsi ***


19- INNAMORARSI

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Magnus aveva passato tutto il pomeriggio a discutere con Will e Jem sulla questione riguardante Jocelyn, purtroppo non erano riusciti a scovare il nascondiglio di Jonathan, era inarrivabile, non c’era possibilità di localizzarlo, né tanto meno di localizzare la rossa.
Si sedette sul letto di camera sua, felice per aver rincontrato Will, Jem, Cecily, Tessa e le loro famiglie, ricordava di averci pensato neanche un mesetto prima, loro erano stati i primi nephilim con cui aveva fatto davvero amicizia, era contento di averli finalmente rivisti, non sapeva che si fossero trasferiti all’Istituto di New York, l’ultima volta abitavano ancora a Londra e lui non si era informato su chi dirigesse l’istituto, non gli interessava, ma ora era felice di aver rivisto i suoi amici, l’ultima volta che aveva visto Will, James era solo un neonato con gli occhi ambrati e Lucie non era ancora nata.
Era infinitamente stanco, voleva solo riposare come se sentisse il peso dei suoi ottocento anni, si stese sul letto e dopo poco si addormentò.
 
 
 
 
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Isabelle stava impazzendo, non ce la faceva più, ormai era diventato un suo chiodo fisso, non riusciva a toglierselo dalla testa, aveva bisogno di trovarlo, aveva bisogno di trovare quel ragazzo moro con gli occhi marroni, aveva una voglia matta di parlargli, di capire perché l’aveva vista, si tolse la divisa da combattimento sostituendola con dei Jeans ed una camicia ed uscì dall’Istituto, doveva andare dove si trovava quella discoteca, Il Pandemonium, chiedere un po’ in giro, trovarlo.
 
 
 
 
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James aveva visto come Jace guardava la ragazza dai capelli rossi, lei era bellissima, stupenda lo aveva catturato sin da subito, chi sa che non fosse riuscito a portargliela via, pensava questo girovagando per l’Istituto.
Era nato nell’Istituto Londinese, ma si era abituato in fretta al nuovo ambiente, girò l’angolo e neanche a farlo apposta vide la rossa in lontananza, stava camminando ma sembrava persa, decise di fare la sua mossa, arraffò una rosa dal vaso e velocemente si diresse verso di lei.
-Permettimi di porgerti un fiore, rosso come i tuoi capelli e bellissimo come te, Clarissa- Clary arrossì, ed accettò la rosa continuando a camminare –Posso accompagnarti? Dove devi andare? – la rossa divenne vermiglia –In realtà starei cercando camera mia- -Ti ci accompagno, non è così difficile orientarsi se si hanno i giusti punti di riferimento- James sorrise –Allora, parlami un po’ di te- -Non saprei da dove cominciare, parla prima tu- -Va bene, come sai io sono James Herondale, sono nato a Londra, mia madre è per metà una strega ed io ho dei poteri molto particolari- sentendo quell’ultima frase Clary si fermò e si girò verso il ragazzo, aveva degli occhi molto simili a quelli di Jace e Celine, i capelli neri, aveva un bel viso, molto simile a quello del padre –Che genere di poteri? - - Sono ombra, mi mescolo col buio- Clary annuì ma in realtà non aveva capito, riprese a camminare –Io amo disegnare, ho un potere particolare, posso inventare nuove rune- James la guardò sbalordito, quel nasetto pieno di lentiggini e quegli occhi verdi erano bellissimi, già le piaceva.
-Mi dispiace doverlo dire ma purtroppo per me siamo arrivati- -Grazie per avermi accompagnato, James- -Figurati, magari qualche volta potremmo…vederci- a quel punto qualcuno si schiarì la voce, Jace.
- Beh, James ti ringrazio per aver accompagnato qui la mia ragazza- Sottolineò le ultime parole di quella frase –Clary potresti lasciarci soli, vorrei parlare con mio cugino- Clary fece spallucce –Certo, vado a fare una doccia-.
-Bene, bene, bene… A quanto pare qui qualcuno ha messo gli occhi sulla mia ragazza- -Jace, io veramente…- -Secondo te sono cieco? Dimmelo se credi che sia davvero così stupido da non rendermi conto che lei ti piace, le hai persino regalato una rosa! - -Non capisco quale sia il tuo problema, sul serio, è la tua ragazza, non tua moglie, può sempre lasciare la vecchia strada per sceglierne una nuova- A quel punto la rabbia di Jace arrivò al colmo è diede a James uno schiaffo a mano aperta che gli lasciò addirittura il segno delle cinque dita –Sta lontano da lei, tu non sai cosa abbiamo passato per stare insieme! – Jace si allontanò, James rimase li fermo, la mano sulla guancia.
 
 
 
 
                                                             ****************
 
 
 
 
Finalmente Isabelle lo vide, era seduto da solo in un caffè, i capelli ricci disordinati, era stretto in una maglia con una buffa stampa, non sapeva perché ma era come se lo conoscesse da sempre, già gli voleva bene e sapeva a malapena il suo nome. Gli si avvicinò, lui alzò la testa e parve riconoscerla.
-Hey, ci conosciamo, giusto? - -Si, ti sono caduta addosso, fuori dal Pandemonium Club- -Giusto- -Già, bene, vogliamo ricominciare daccapo? Io sono Isabelle, ma chiamami Izzy- -Beh, io sono Simon, non sei di qui vero? Hai uno strano accento…- -No, non sono di qui- -Allora colgo la palla al balzo e ti chiedo se hai bisogno di una giuda per la città- Izzy ci pensò un attimo su –Certo, perché no- Simon le prese la mano ed uscì dal locale.
Chiacchierarono tutto il tempo, Isabelle si sentiva talmente a suo agio con lui, le piaceva la sua compagnia, passò un normalissimo pomeriggio in giro per New York, guardando monumenti e visitando posti nuovi, in assoluto il pomeriggio migliore della sua vita.
Si fece riaccompagnare vicino all’Istituto –Izzy, ti andrebbe di rivedermi anche domani? - -Certo- -Allora passo a prenderti qui alle 17.00- poi le lasciò un bacio sulla guancia, ed andò via.
 
 
 
 
                                                   ********************
 
 
 
 
-Clary che effetto fa essere innamorati? - -Ti senti in armonia con te stesso, con la persona che ami, con tutto il mondo, vorresti stare sempre con la persona che a…- -Clary credo di essermi innamorata- -E di chi? James? - -No, di un mondano, lo stesso mondano che mi ha visto al Pandemonium- -Izzy…-
 
 
 
 
                                           ****************************
 
 
 
 
-Bene, mammina, visto che qui sei inutilizzabile, mi sa che è giunto il momento di disfarsi di te-
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Questo è un capitolo senza svolte particolari (cosa volete che sia che Jocelyn rischia la vita?), so che è breve ma ho dovuto tagliare alcune parti che voglio inserire nel prossimo capitolo, perdonatemi, fatemi sapere cosa ne pensate, un bacetto. EmilyHerondale
P.S. Per chi volesse ricordo che sto pubblicando questa ff anche su wattpad sono @EmyHerondale e la storia ovviamente si chiama “Vuoi essere la mia Parabatai?” 

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Capitolo 20
*** Liberami ***


20- LIBERAMI

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Valentine uscì fuori, Luke al suo fianco, il cielo sopra di loro era stranamente grigio, come non lo era mai stato sopra Alicante, Luke si girò verso Valentine come se avesse fatto lo stesso pensiero, si guardarono negli occhi “sta per succedere qualcosa” diceva il loro sguardo, si capivano ancora al volo, come quando erano Parabatai.
-Luke, secondo te cosa sta succedendo? - -Non lo so, ma sento che succederà qualcosa-.
Proprio in quel momento dalla Guardia si accese una luce, un faro, “adunata nella sala degli accordi” diceva, Luke e Valentine si guardarono a lungo prima di iniziare a correre, gli sguardi preoccupati.
 
 
 
 
                                                    ********************
 
 
 
 
Jace girava tranquillamente per l’istituto quando sentì un rumore…
Una voce, una risata a dire il vero, una risata che conosceva almeno quanto la propria, quella di Clary, giunse all’angolo e li vide, Clary era in compagnia di James, già non lo sopportava più, sua sorella Lucie era molto più simpatica, soprattutto perché non architettava piani per rubargli la ragazza… o almeno ci sperava, in ogni caso James doveva finirla.
Aspettò che Clary rientrasse in camera sua e poi prese James di petto.
-Sentiamo, cosa non ti è chiaro della frase “devi stare lontano dalla mia ragazza”? - -Non lo so, ma forse la vostra non è una relazione così solida come pensi tu- se ne andò prima che Jace, rimasto paralizzato, il fumo che gli usciva dalle orecchie per la rabbia, potesse anche solo pensare di replicare.
Rosso dalla rabbia si diresse verso la porta della camera di Clary ed entrò senza nemmeno bussare, la trovò intenta a rivestirsi, seduta sul letto in intimo e pantaloncini corti, quando lo vide arrossì all’istante ed abbassò lo sguardo –Jace…- -Clary…- -Perché sei qui? – Jace che la stava guardando abbassò lo sguardo –Io…io non sopporto di vederti con lui- -Lui? Ma di…- - Ma di cosa parlo? Di James, Clary sei talmente cieca da non renderti conto che ci sta provando con te, almeno te ne sei accorta? - -No io in realtà non me ne ero accorta- Jace si fece ancora più rosso, era furente –Come puoi non essertene resa conto? Ti riempie di attenzioni, ti regala fiori, ti cerca in continuazione, un po’ come facevo io, ma giusto, i tuoi sentimenti non sono usciti fino a che non siamo quasi diventati parabatai…- Si interruppe, Clary aveva iniziato a piangere, le si avvicinò la sua rabbia sfumata improvvisamente, la prese tra le braccia, le accarezzò i capelli –Clary non piangere, perdonami, ti amo, ti amo tantissimo- -Jace io non me ne ero resa conto, te lo giuro, perché io vedo solo le tue attenzioni, io vedo solo te- disse tra le lacrime, si guardarono negli occhi per un tempo che parve infinito, oro e smeraldo uniti, il silenzio intorno a loro, fu a Jace a romperlo –Ti amo e non voglio perderti- di tutta risposta Clarissa lo baciò mentre le sue mani salivano sotto la sua maglietta e accarezzandogli la schiena, sentendo i muscoli che si tendevano, il petto forte le braccia, continuavano a baciarsi, la passione tra loro aumentava, Clary gli sfilò la maglia, mentre la baciava Jace spinse Clary contro la porta, la mano che correva alla chiave già inserita nella toppa, la girò.
Continuarono a baciarsi, le mani che esploravano il corpo dell’altro, fino a che le mani di Clary non arrivarono fino al bottone dei pantaloni di Jace, lui si staccò da lei.
-Ne sei sicura? - -Amami come solo tu puoi fare Jace-.
 
 
 
 
                                                           ****************
 
 
 
 
Valentine e Luke arrivarono alla sala degli Accordi, il caos regnava intorno a loro, quando finalmente tutti trovarono il proprio posto, il Console prese il proprio posto sul podio si schiarì la voce –Figli di Nephilim, figli della Luna, figli di Lilith presenti le notizie che ho da darvi sono purtroppo negative, stamattina alla Guardia è arrivato un messaggio, Jonathan Christopher Morgenstern attaccherà molto presto Idris, siete tutti chiamati alle armi- il mondo crollò addosso a Valentine e nella Sala degli Accordi scoppiò il panico.
 
 
 
 
                                                        **************
 
 
 
 
Nel sogno, Clary vide sua madre chiusa in una cella, sembrava triste, infinitamente triste, la tenuta da combattimento strappata, le manette di metallo demoniaco le trafiggevano le mani ad ogni movimento, i capelli rossi le coprivano gli occhi, la Clary del sogni si avvicinò alle sbarre della cella, Jocelyn alzò lo sguardo, sembrava dimagrita e stanca come non l’aveva mai vista, allungò le mani verso sua madre che con molta fatica allungò anche lei le mani ammanettate dicendo –Liberami- quando si toccarono dalle mani di Jocelyn scaturì una luce, un disegno… no…Una runa.
Clary si svegliò Jace accanto a lei, dormiva ed intanto sorrideva sembrava un bambino che aveva appena ricevuto delle caramelle, non un ragazzo che aveva appena…beh…fatto sesso con la persona amata.
Clary sorrise, si sentiva benissimo, adesso lei e Jace erano una sola persona, si amavano e lei era fermamente convinta che sarebbe stato per sempre, Jace sarebbe stato suo marito ed il padre ei suoi figli, lei lo sentiva.
Rivolse lo sguardo verso di lui, era a petto nudo, il resto era coperto dal lenzuolo, a malincuore allungò la mano e lo scosse leggermente –Jace…- -Clary- disse lui ancora intontito dal sonno –Cosa c’è? – all’improvviso sorrise come se solo in quel momento si fosse reso conto di quanto c’era stato tra loro –Tutto bene, ti vedo quasi sconvolta- -Jace, ho sognato mia madre, ho sognato una runa che potrebbe salvarla, ci potrebbe aiutare a trovarla- Jace si allungò per baciarla, le stava accarezzando la schiena –Magari a questo ci pensiamo domani mattina, adesso baciami- Jace si avventò di nuovo sulle sue labbra Clary gli mise una mano davanti alla bocca –Prima troviamo mia madre, dopo ci coccoliamo- Jace sbuffò si alzò dal letto ed iniziò a raccattare la sua roba –Mi devi una nottata di coccole- Clary rise e cominciò a vestirsi anche lei –Su andiamo a cercare Will-
 
 
 
 
 
                                                           *****************
 
 
 
 
Poco dopo Will aveva radunato tutti i membri dell’istituto in pigiama, da Jem a Magnus –Allora Clary cosa dovevi comunicarci- -Ho trovato il modo di rintracciare mia madre, mentre dormivo ho avuto la visione di una nuova runa, vorrei provarla questa sera stessa- Will annuì –Va bene, allora chi vuole provarla? – nessuno si propose, Jace vide passare un lampo negli occhi di suo cugino, capì a cosa pensava quindi alzarono la mano assieme e gridarono –IO!!- Will continuava a guardare suo figlio e suo nipote chiedendosi a cosa era dovuta tanta sollecitudine, si guardavano torvi, con aria di sfida.
-Bene sappiamo chi non sceglieremo, la proverò io- disse Clary mentre prendeva lo stilo, appena ebbe trecciato la runa sentì il bisogno di sedersi ebbe una visione, vide un palazzo vuoto, non poco lontano dalla statua della libertà. Poi il buio.
Clary Si riprese poco dopo –Vicino la Statua della libertà c’è un palazzo all’apparenza disabitato e semi distrutto- -Istituto di New York abbiamo trovato Jocelyn Fairchild Morgenstern, ora abbiamo bisogno di alcuni infiltrati, la scelta si restringe ai visi che Jonathan non ha mai visto quindi James, Christopher, Alexander, Lucie, Anna, Cecily e Gabriel- -Vado io papà- James scoccò un occhiata a Jace che voleva dire “adesso vediamo come mi fermi” Jace avrebbe voluto gridargli “lei mi ama e mi amerà per sempre” ma non lo fece –Andrò io- Alexander Lightwood si fece avanti sorridendo
–Bene, abbiamo gli infiltrati e la posizione, ora tutti a letto domani si parte con l’operazione mi raccomando, James, Alexander, fate attenzione-.
Clary era contentissima, finalmente avrebbe trovato sua madre. Si precipitò a mandare un messaggio di fuoco a suo padre.
 
 
 
 
                                                     ******************
 
 
 
 
Isabelle quel pomeriggio uscì ancora una volta con Simon, con lui si sentiva a suo agio, le piaceva stare con lui tutti i pomeriggi, quel giorno si sarebbero incontrati in un bar in centro, aveva detto che voleva digli qualcosa di importante.
Entrò e lo vide, era seduto ad un tavolo, indossava camicia e jeans, le fece segno e lei lo raggiunse.
-Ciao Izzy- -Ciao Simon- Isabelle decise di andare subito al dunque –Allora cosa dovevi dirmi? - -E’ una cosa importantissima, riguarda la mia vera natura- Isabelle pensava alla sua, di vera natura, gli voleva dire cosa era sul serio, se davvero le piaceva non voleva che ci fossero troppi segreti tra loro, non le importava svelare il mondo a cui lei apparteneva, non le interessava il giuramento al Conclave –Anche io dovrei dirti una cosa- -Usciamo di qui, per favore- uscirono dal bar, Simon le prese entrambe le mani, le sue mani erano grandi e calde, sudaticcie addirittura – Facciamo una cosa, diciamo insieme i nostri segreti- Isabelle annuì e poi contò fino a tre giunti al termine della conta dissero all’unisono –Sono un cacciatore di demoni- entrambi impallidirono –Tu…tu sei un nephilim? - -Mia madre me lo ha detto da poco, mio padre era una nephilim, io sono un nephilim- Isabelle lo abbracciò, era felicissima, lo guardò per un momento negli occhi, poi lo baciò.
 
 
 
 
                                                   ********************
 
 
 
 
Isabelle stava tornando a casa, non vedeva l’ora di dire a Clary la rivelazione fattele da Simon, entrò in Istituto, Un sorriso a trentadue denti le decorava il volto, girò l’angolo e vide Magnus ed Alec… Magnus ed Alec che si baciavano.
Doveva trovare Jace, non poteva credere al fatto che suo fratello non le avesse detto di essere gay.
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Capitolo particolare, vediamo l’arrivo di una minaccia, una scenata di gelosia, il culmine di una storia di amore, la nascita di una storia di amore, delle nuove scoperte e la formazione di una squadra per la salvezza.
Spero vi sia piaciuto perché ci ho pensato su davvero tanto, mi raccomando recensite che sennò mi offendo (ovviamente scherzo), ringrazio chi ha letto e chi è arrivato al capitolo numero 20 di questa storia, sul serio “Vuoi essere la mia Parabatai?” è diventata una delle mie più grandi soddisfazioni grazie a tutte quelle che puntualmente recensiscono, che leggono, che mi seguono, che mi tengono tra i preferiti e che si ricordano di me, Grazie!
Bacioni, Emily

P.S. : Per chi avesse letto Fallen di Lauren Kate, vi potrebbe interessare la mia FlashFiction intitolata “Era un angelo caduto, Era maledetto”. 

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Capitolo 21
*** Torneranno ***


21- TORNERANNO

 
 
 
 
 
 
 
 
 
James si stava preparando a partire, era pronto ad affrontare la missione che gli era stata affidata, doveva liberare Jocelyn Morgenstern, la madre di Clary.
Non sapeva in realtà cosa lo aveva colpito di Clary, forse la sua decisione nel ritrovare la madre, i capelli rosso fuoco, gli occhi vedi.
Semplicemente era bellissima in tutto e per tutto.
Doveva essere sua.
Di ragazze ne aveva avute in passato, e come se ne aveva avute, suo padre lo aveva sempre rimproverato per questo, ma lei era diversa, se solo Jace, quel pallone gonfiato di suo cugino lo avesse lasciato stare lei a quel punto già sarebbe caduta ai suoi piedi.
Per conquistarla si era dovuto scegliere la strada più difficile: infiltrarsi nel quartier generale di quel pazzo di Jonathan Morgenstern, quella era la sua occasione, se avesse salvato sua madre lei lo avrebbe visto come una specie di eroe. Quello gli sarebbe bastato per farla innamorare.
Aveva indosso una tenuta da combattimento nera decorata da rune demoniache color rosso sangue.
La cintura con le armi, stili di riserva, Alexander lo stava aspettando, lo sapeva.
Uscì da camera sua, prese l’ascensore, pensava che non si sarebbe mai abituato veramente al cigolio iniziale che aveva l’ascensore dell’Istituto di New York, quello di Londra era talmente silenzioso da sembrare vuoto.
Quanto gli mancava Londra, voleva tanto rivederla, era così diversa dalla sua nuova città. Mentre faceva questi pensieri l’ascensore si fermò e si aprì, suo cugino era nel androne del istituto indossava una tuta da combattimento simile alla sua, gli sorrise.
Insieme si avviarono verso il portone dell’istituto, uscirono, prima di chiudere il portone James si girò a guardare l’istituto, poteva anche essere l’ultima volta che lo vedeva, se Jonathan li avesse scoperti non li avrebbe risparmiati.
Sospirò e dopo aver chiuso il portone velocemente si avviò verso il palazzo diroccato di fronte alla statua della Libertà.
 
 
 
 
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Isabelle si era data del tempo per metabolizzare la notizia e tutto sommato ne era felice, aveva cambiato idea sul dirlo a Jace, pensava che fosse giusto così e poi lei aveva di meglio a cui pensare: Simon, Simon ed ancora Simon.
Ormai Simon era il suo pensiero fisso, lo amava, ormai ne era sicura, si sentiva bene solo con lui e se ci pensava meglio in quel momento le mancava, lo avrebbe chiamato più tardi, ora doveva parlare con Alec.
Andò verso la camera di suo fratello, bussò.
Alec andò ad aprirle, gli occhi azzurri gli si illuminarono quando la videro.
Isabelle glieli aveva sempre invidiati, i suoi erano neri come la pece, erano così belli, Izzy sospirò, poi si rese conto che suo fratello la stava osservando interrogativo.
-Iz? ...- -Alec io so tutto- un’espressione di orrore si aprì sul volto del ragazzo –Cosa sai di preciso? - -Hai capito benissimo cosa so, Alec, vi ho visto…te e Magnus, perché non me lo hai detto? – Alec sospirò e poi abbassò lo sguardo –Io…io avevo paura- -Paura di cosa? Io sono tua sorella, Alec-
 -Avevo paura del fatto che non mi avresti più guardato nello stesso modo- Isabelle non sapeva più che dire, lo abbracciò di slancio –Non dire mai più una cosa del genere, sei il mio fratellone e non mi interessa chi ti piace, fa parte di te, e secondo me sei perfetto così come sei- un sorriso si aprì sulle labbra di Alec, Isabelle fece per andarsene, ma mentre infilava il corridoio si bloccò e tornò indietro –Alec solo una cosa…- -Cosa? - -Devi dirlo a Jace-.
 
 
 
 
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Will era seduto alla scrivania del suo ufficio a controllare le lettere in arrivo dagli altri istituti, tutte dicevano la stessa cosa: A Idris c’era stata la chiamata alle armi, se la situazione si fosse aggravata, ovvero se Jonathan si fosse spostato definitivamente su Idris, gli istituti sarebbero stati abbandonati.
Gli occhi di Will si scurirono, la mascella si contrasse per la preoccupazione, proprio quel giorno James ed Alexander erano partiti all’alba senza avvisare o salutare nessuno, lui non se ne sarebbe andato senza suo figlio e suo nipote.
Proprio in quel momento entrò la sua sorellina, Will ancora lo considerava come la bambina di dieci anni che aveva lasciato in Galles o come la quattordicenne che lo aveva raggiunto a Londra, ma Cecily non era più quella bambina, aveva un marito e tre figli, ma per Will sarebbe stata sempre la sua piccola Cariad.
Gli occhi di Cecily tradivano ansia –Will- la sua voce era incerta – Alexander e James sono già partiti, non ci hanno nemmeno salutati, se non tornassero io…io- scoppiò in lacrime, proprio quello che aveva voglia di fare Will, ma alle soglie dei quaranta anni lui non poteva permettersi di piangere come avrebbe fatto un bambino, semplicemente si alzò dalla scrivania ed abbracciò sua sorella –Torneranno- Cecily si asciugò le lacrime e lo guardò con occhi grandi e speranzosi, più tendenti al violetto che all’azzurro, così diversi da quelli di Tessa che invece somigliavano al cielo nuvoloso di un giorno di pioggia –Mewn gwirionedd?*-  -Ho fiducia nella loro forza, torneranno, e poi al momento abbiamo altro di cui preoccuparci- le porse una delle tante lettere che affollavano la sua scrivania – Yn ofnadwy!**- posò la lettera –Gwilym ni allwn addael nhw yma- Non possiamo lasciarli qui, William, era quello che stava pensando lui poco prima –Ni fyddwn yn ei wheud, Cariad- Non lo faremo, Will non lo avrebbe permesso.
 
 
 
 
                                                                  ****************
 
 
 
 
-Allora che ne dici di recuperare le coccole di ieri? - Jace si era avvicinato a Clary in maniera tale da poterla bloccare a pochi centimetri dal muro, la rossa sorrise e poi lo baciò, lui stava  per sfilarle la canotta quando qualcuno bussò alla porta,  Clary si nascose velocemente nel bagno, se fossero stati Will, Tessa, Jem, Cecily o Gabriel lei sarebbe sprofondata dalla vergogna, ma quando Jace disse all’anonimo qualcuno di entrare fecero capolino dalla porta i capelli neri di Alec, che vedendo Jace combinato in quel modo disse subito –Vieni fuori Clary- la rossa uscì fuori dal bagno, le guancie vermiglie non solo per le lentiggini –Jace dovrei parlarti- Clary fece per andarsene ma Alec la fermò –Clary puoi rimanere, Jace io…io mi sto vedendo con qualcuno- Jace sorrise ed abbracciò Alec –Finalmente me lo hai detto, io so che esci con Magnus, Alec- Si Clary che Alec rimasero a bocca aperta, sbalorditi da quello che avevano appena sentito –Ma...Ma io…Come è possibile? - -Sei il mio migliore amico, pome potrei non essermene reso conto? – Jace sorrideva, Clary intervenne con un colpo di tosse –Ti vorrei far notare Signor “Ti-conosco-da-secoli” che noi ci conosciamo da nove anni e tu ti sei reso conto che ti amavo la sera prima della nostra cerimonia parabatai, quindi sarebbe stato più che plausibile se non ti fossi reso conto della sua omosessualità, comunque…- sorrise Alec –Sono contenta per te- -Vieni qui, amico- fece Jace, che subito abbracciò il suo futuro parabatai, Alec li guardò entrambi –Allora per voi non cambia nulla? - -Perché dovrebbe? – disse la rossa, Alec fece uno dei suoi sorrisi più timidi ed abbassò gli occhi
 –Grazie- poi girò il pomello della porta ed uscì.
Sorridendo Jace si girò verso la sua ragazza –Allora, dove eravamo? - -Mi sa che eravamo alla parte in cui io vado in camera mia a riposare- si diresse verso la porta, ma prima che potesse aprirla Jace la bloccò –Risposta sbagliata- disse prima di ricominciare a baciarla.
 
 
 
 
                                                                    **************
 
 
 
 
Valentine si stava preparando per uscire, ora che finalmente aveva di nuovo la libertà di muoversi per la città in cui era cresciuto lo doveva fare sempre come se si stesse preparando per la sua ultima battaglia.
La sua cintura era piena di armi, armi che avrebbe potuto evitare di portare se non fosse stato per colpa sua, per colpa di quel figlio che avrebbe dovuto uccidere fin dalla culla, quello a cui non avrebbe dovuto somministrare sangue di demone.
Pensava tristemente alla sua vita, a quante cose avrebbe potuto fare diversamente, era stato felice nel ricevere il messaggio di fuoco inviatogli da Clary, aveva trovato Jocelyn, ma ora pensava che se non avesse fatto tutto quello che aveva fatto Jocelyn e Clary sarebbero state li con lui ed i figli degli Herondale e dei Lightwood di New York non rischierebbero la vita.
Si diresse nella Piazza Dell’Angelo, le strade di Alicante erano deserte, in Piazza c’erano solo Stephen e Luke anche loro armati, la vera natura di Lucian veniva perennemente nascosta dalla presenza delle armi appese alla cintura, un lupo mannaro travestito da Shadowhunter, o semplicemente uno Shadowhunter che non si era ancora abituato ad essere un lupo mannaro.
-Buongiorno Valentine- -Buongiorno- Stephen fece un sorriso sbieco –Tutto bene? - -Sai anche se potrebbe andare meglio- -Notizie da New York? Non dirmi che nel frattempo sono diventato nonno perché se no ammazzo Jace- -Se tuo figlio si azzardasse solo a sfiorare la mia bambina gli cambierei io stesso tutti i connotati, e comunque le notizie non difuardano il tuo, di figlio, ma il figlio di William e Tessa Herondale ed il figlio di Gabriel e Cecily Lightwood, hanno localizzato Jocelyn e loro si sono subito offerti per andare a cercarla- gli occhi di Stephen si erano illuminati nel sentire il nome del cugino –Mi sa che devo scrivere una lettera di scuse diretta a New York- disse.
 
 
 
 
 
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James ed Alexander erano riusciti facilmente a penetrare nel quartieri generale occupato da Jonathan Morgenstern seguendo alcuni Shadowhunters traditori a servizio di quel demone.
Fin ora era sembrato tutto fin troppo facile, i corridoi sembravano vuoti, ma ad un certo punto una voce li fece paralizzare –Bisogna organizzare una riunione per questo pomeriggio, il signore oscuro deve decidere le sorti di sua madre-
Ecco l’occasione che stavano aspettando sarebbero entrati in azione quel pomeriggio.
 
 
 
 
                                                          **********************
 
 
 
 
Will quel pomeriggio ricevette due messaggi di fuoco, uno da parte di James ed il secondo da parte di… Stephen.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Ehy non so se vi ricordate di me, ma sono tornata, con questo ventunesimo capitolo che vi ha fatto attendere quasi tre settimane, mi dispiace tantissimo perché parecchie di voi mi seguono con passione (A proposito Gill se mi leggi spero che tu non abbia mangiato troppa nutella nell’attesa) ed hanno atteso pazientemente fino ad ora, vi ringrazio per la vostra infinita pazienza, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, spero di tornare col prossimo il prima possibile (in quel caso mi potrete venire a cercare con torce e forconi). Ringrazio chi recensierà, un bacio. Emily.
P.S. Traduzioni dal gallese per il dialogo tra Cecily e Will:
*Mewn gwirionedd? : Davvero?
** Yn Ofnadwy! : E’ terribiel
*** Ny Allwn addel nhwyma: non possiamo lasciarli qui
**** Ni fyddwn yn ei wneud: Non lo faremo 

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Capitolo 22
*** Biglietti, messaggi e scuse ***


22-BIGLIETTI, MESSAGGI E SCUSE.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“William,
So che ricevere questa lettera ti stupirà parecchio, visto che ormai non ci parliamo più dai tempi del Circolo.
Volevo solo chiederti scusa per quello che è stato il mio comportamento di allora, eravamo tanto uniti ma le differenti ideologie ti hanno portato via dalla mia vita.
Mi ricordo ancora tutti i giorni vissuti insieme all’Istituto londinese, dopo che arrivasti dal Galles, tutte le sgridate prese da mia madre e Charlotte, Jem, i dispetti che ti facevi con Gabriel prima che diventasse il marito di tua sorella (Ancora sto ridendo per la tua reazione).
Quello che mi ha spinto a scriverti questa lettera è stato il comportamento che hai avuto verso mio figlio, mi ha detto tutto, sai?
So che li hai accolti come se fossero stati figli tuoi, che hai dato loro tutto l’aiuto che potevi offrire, hai addirittura spedito tuo figlio e tuo nipote in missione per aiutare Jace, la sua ragazza ed i suoi amici.
So dell’avviso di evacuazione degli Istituti, magari tu, Tessa ed i ragazzi potreste venire a stare a casa mia, Celine ne sarebbe felice.
Spero di vederti quanto prima è possibile.
                                                                                                     Stephen Herondale                      “
 
Will, aveva appena finito di leggere la lettera inviatagli di Stephen, suo cugino aveva rotto il ghiaccio dato dall’orgoglio giovanile che per anni c’era stato tra loro.
Ad essere sincero non riusciva a ricordare nemmeno perché avevano litigato, non vedeva l’ora di vederlo nuovamente, appena James e Alexander fossero tornati sarebbero andati ad Idris.
Sorridente riprese a lavorare sulle scartoffie riguardanti l’istituto.
 
 
 
 
 
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James ed Alexander avevano deciso di dividersi, uno sarebbe andato alla riunione infiltrandosi come Shadowhunters traditore, mentre l’altro sarebbe andato a cercare Jocelyn, magari così facendo Idris avrebbe guadagnato un qualche vantaggio su Jonathan.
James si sarebbe occupato di Jocelyn mentre Alexander avrebbe spiato la riunione, si sarebbero tenuti in contatto grazie ad una runa preventivamente creata da Clary.
Quella sera stessa James ed Alexander si divisero per i corridoi del palazzo di Jonathan, uno diretto alla riunione e l’altro verso le prigioni.
Appena entrato nella stanza in cui si sarebbe dovuta tenere la riunione, Alexander si rese conto che qualcosa non andava.
Nonostante l’appuntamento dato dal Morgenstern la camera era vuota, bianca, asettica, l’unica macchia di colore era un cartoncino rosso lasciato su un tavolo anch’esso bianco “Erchomai, Lightwood, Sto arrivando”.
Alexander uscì di corsa da quella stanza sperando di trovare il prima possibile il cugino, in maniera tale da poter fuggire verso l’istituto.
Non poteva crederci, quel bastardo sapeva tutto, sapeva che loro erano lì, era sempre un passo più avanti rispetto a loro, Alexander faceva questi pensieri mentre correva guardandosi attorno alla ricerca del cugino –James! James! Jamie dove sei?! – Alexander vide un’ombra arrivare di corsa. Era James –Alex, Aiutami, Jocelyn è priva di sensi- il Lightwood potè effettivamente osservare che la donna era priva di sensi, respirava flebilmente, era magrissima, probabilmente l’avevano costretta al digiuno per giorni.
La prese da sotto l’ascella insieme al cugino per poi uscire dal palazzo del demone.
-Alex, guarda…- Alexander si girò giusto in tempo per vedere il palazzo che magicamente prendeva fuoco.
Jonathan quella volta si era limitato a spaventarli, la prossima volta li avrebbe uccisi.
 
 
 
 
 
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William quella sera ricevette un messaggio di fuoco da parte di James “Abbiamo recuperato Jocelyn, è priva di sensi, ma respira, stiamo arrivando”.
Will sorrise entro quella sera avrebbe riabbracciato suo figlio.
Andò in sala da pranzo dove si trovavano tutti gli altri ed annunciò –Preparate i bagagli, domani sera si parte per Idris-
 
 
 
 
 
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Quelle parole colpirono Isabelle come un pugno, solo un giorno, solo un giorno e sarebbero partiti.
Simon. A pensare quel nome le si strinse il cuore.
Le piace stare con lui, le piaceva la sua compagnia, le piaceva lui. Improvvisamente non aveva più fame, si alzò ed andò in camera sua.
Prese il cellulare e mandò un messaggio “Domani mattina al Java Jones, ti devo parlare”.
 
 
 
 
 
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Clary era contentissima, finalmente avrebbe rivisto sua madre, non vedeva l’ora di poterla riabbracciare, solo che quando James ed Alexander arrivarono all’Istituto avrebbe voluto tanto non essere lì.
Sua madre era magrissima, ridotta all’osso, respirava molto flebilmente, in coma.
Si chiuse in camera sua lasciando fuori tutti, Jace, Isabelle, persino Cecily e Tessa che volevano consolarla, Lucy ed Anna le avevano persino preparato dei biscotti, li trovò quando aprì la porta, era notte fonda, insieme ai biscotti un biglietto di Magnus “Si riprenderà, fidati”.
Uscì dalla sua stanza, indecisa su dove andare: sua madre o Jace?
Iniziò a camminare per l’Istituto, quando si ritrovò di fronte all’infermeria entrò, sua madre era stesa su un lettino, respirava più regolarmente, sposto un letto, lo affiancò a quello di Jocelyn, si addormentò lì, tenendo la mano della madre tra le sue.
 
 
 
 
 
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Valentine aveva ricevuto il messaggio di fuoco di Clary “Papà, James e Alexander hanno trovato la mamma, stasera arriverà all’istituto, non vedo l’ora di rivederla”, Valentine sorrise, la battaglia era sempre più vicina.
 
 
 
 
 
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-Simon, stasera tornerò ad Idris- il volto di Simon si scurì alle parole di Izzy –Vorrei non partire, vorrei rimanere qui con te, vivere un’ignara vita da mondana, ed essere felice qui con te a New York- Simon sorrise –Ho un’idea…- Isabelle lo guardò interrogativo e lui rise –Verrò con te, in fondo sono anche io sono uno Shadowhunters, è anche la mia battaglia- Isabelle lo guardò, gli occhi illuminati da nuova felicità ed a quel punto lo baciò.
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO AUTRICE:

Hola, come avete capito ieri sono ancora viva, anche se sono stata investita ed ho un piede rotto, immaginate la mia felicità, spero che questo capitolo pieno di lettere e biglietti vi sia piaciuto, spero di pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile.
Un bacio, Emily.

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Capitolo 23
*** Ritorno ***


23- RITORNO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Magnus aveva aperto il portale dai bordi azzurrini che avrebbe riportato ad Idris i cacciatori che occupavano l’istituto di New York.
Jocelyn Morgenstern era ancora incosciente, ma lui sapeva che presto sarebbe stata meglio, anche perché ad Alicante Ragnor lo aspettava per iniziare a lavorare su un incantesimo di guarigione.
Clary, i capelli rossi legati disordinatamente, guardava la barella ostinatamente, solo per non dire che la fissava, gli occhi verdi carichi di preoccupazione, la mano stretta in quella del giovane Jace Herondale che sembrava in pena per lei, le strinse di più la mano, lei si girò, si guardarono ed un secondo dopo si stavano baciando in una maniera molto casta, in quel bacio c’era solo amore.
Magnus non vedeva un amore come il loro da molto ormai. Sospirò e distolse lo sguardo dall’Herondale e dalla Morgenstern, dirigendolo sui due gruppetti che si erano formati.
Will, Jem, Tessa, Cecily e Gabriel erano in disparte e stavano parlottando tra di loro (o meglio Will e Gabriel discutevano, come al solito, e gli altri cercavano di placarli) mentre Anna, Alex, James, Lucie ed Alec, Il suo fiorellino, parlavano con Isabelle ed il finto mondano Stephen…Sheldon…Bah, non si sarebbe mai ricordato il suo nome, inutile anche solo sforzarsi.
In quel momento Magnus decise di interrompere tutte quelle conversazioni e disse –Se permettete, Nephilim, il portale è aperto, Destinazione: Idris-.
Due minuti dopo il cortile dell’Istituto era vuoto, Magnus si guardò intorno, sospirò, infranse anche lui la superficie azzurrina per poi richiudere il portale dietro di sé.
 
 
 
 
                                                      ************************************
 
 
 
 
Valentine era alla Guardia, aspettava il ritorno della sua famiglia, delle uniche due donne che amava, vide uscire dalla Guardia solo Clary accompagnata da Jace con stampata in faccia la stessa espressione di chi ha appena partecipato ad un funerale, quell’espressione non gli piacque, prese a correre ed entrò, girò per i corridoi fino a dove sapeva esserci il portale e da lì tutto sembrò procedere a rallentatore, sua moglie era lì, stesa su una barella, i capelli rossi che risaltavano sulla pelle cerea, l’eccessiva magrezza sottolineata dalla tenuta da cacciatrice. Valentine si fermò. In testa un solo pensiero “La Colpa è mia”.
Venne svegliato dalla voce di…William Herondale?
-Valentine- disse quest’ultimo sorridendo incoraggiante –Quanto tempo è che non ci vediamo? È un piacere rivederti, mi dispiace per Jocelyn, Magnus, Tessa ed io ce ne siamo occupati personalmente, si rimetterà- Valentine continuava a non connettere, Will gli schioccò le dita dinanzi alla faccia –Valentine…Ci sei? - -Eh? Si eccomi, grazie William, ringrazia Alexander e James da parte mia per quello che hanno fatto- Will sorrise ancora –Figurati. Vi lascio soli, Nel caso mi trovi a casa di Stephen- e dopo aver scoccato un occhiata a Jocelyn se avviò fuori dall’edificio.
Valentine rivolse l’attenzione sulla moglie, le si avvicinò e sorrise scostandole i capelli dalla fronte –Mi sa che ti dovrò portare alla Basiliade- disse scoccandole un bacio a fior di labbra –E che dovrò fare molte notti in bianco, preparerò molto caffè-.
Un solo pensiero continuava a rivangare nella sua mente: “è colpa mia, Solo colpa mia”.
 
 
 
 
 
                                                               ********************
 
 
 
 
 
Will prese moglie, parabatai, figli, sorella, nipoti e, si, il cognato e si diresse verso la tenuta della famiglia Herondale e quando Stephen aprì la porta ebbe molte persone da salutare, ma il saluto più sentito fu quello dato al cugino, si abbracciarono come ormai non facevano da anni –Grazie per averli aiutati- Questo valeva più di mille scuse.
-Bene, adesso sistemia nelle camere- -Stephen, io e Gabriel abbiamo deciso di stare dai Lightwood- Stephen tirò un sospiro di finto sollievo –Meno male, non avevo voglia di dormire sul divano o in giardino, magari qualche anatra faceva la sua comparsa- tutti risero –Scherzavo qui c’è posto per tutti, sapete, nel caso in cui i Lightwood dovessero cacciarvi- risero ancora –Beh, grazie Stephen, allora mi sa che saremo da te molto presto- -Sempre a disposizione- Cecily si diresse verso la porta seguita dai suoi tre figli, da Gabriel e da Stephen, quando quest’ultimo aprì la porta si trovò di fronte Clary, con un’espressione da funerale, e Jace che sorrideva rassicurante –Papà, abbiamo bisogno…- Stephen non lo fece neanche finire –Sto per diventare nonno, non è così? Eh? Non posso diventare nonno così presto, sono troppo giovane…CELINE! WILLIAM! Sto per diventare nonno, Will è successo mentre erano da te, è colpa tua, solo colpa tua, tutta colpa tua- -Pa…- -No Jace, non dire niente, sembrerò vecchio- tutti si trattenevano dal ridere mentre Stephen aveva le lacrime agli occhi –Papà, io non sto per diventare padre, tu non stai per diventare nonno, Clary non aspetta nessun fantomatico bambino, il che vuol dire anche che non dovrete organizzarmi il funerale perché Valentine mi avrebbe ammazzato visto che abbiamo quindici e sedici anni, stavo solo per dire che avremmo bisogno di usare la palestra per allenarci- a quel punto Stephen che stava piangendo ancora per “il tragico avvenimento” si ricaricò come una molla e tutte le risate trattenute fino a quel momento furono esternate –Potete usare la palestra quando volete- detto ciò li prese entrambi sotto braccio iniziando a saltellare verso la palestra.
Cecily sorrise, salutò nuovamente Celine ed insieme alla sua famiglia si diresse verso casa Lightwood.
 
 
 
 
 
                                                  *********************
 
 
 
 
 
Max non vedeva l’ora che i suoi fratelli tornassero e non appena li vide nel cortile corse ad abbracciarli –Alec! Izzy! Siete qui! – disse affannato, tossi e poi sorrise, gli occhi azzurri ingranditi dalla curiosità e dalle lenti degli occhiali, solo dopo si accorse del ragazzo dagli occhi e dai capelli scuri che si trovava dietro i due fratelli maggiori –E lui? Chi è? –Il ragazzo gli si avvicinò e sorridendo gli scompigliò i capelli –Io sono Simon, un…Amico di Izzy ed Alec, e tu chi sei? - -Io sono Max- detto ciò lo prese per mano iniziando a parlare di Idris e di tutte le cose belle che c’erano da vedere lì, Alec li seguì.
Isabelle, in quel momento, sperò che tutto quello potesse non finire mai.
 
 
 
 
 
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Luke si precipitò alla Basiliade non appena la notizia del ricovero di Jocelyn gli arrivò all’orecchio.
Quando entrò nella stanzetta che era stata riservata per la signora Morgenstern, Valentine era lì, fissava sua moglie, Luke si schiarì la gola attirando così la sua attenzione, sembrava stanchissimo.
-Valentine se vuoi riposartici sono io qui- -Luke, è colpa mia—I tuoi sensi di colpa sono ancora acuti come vent’anni fa, non è colpa tua- -Chi ha somministrato il sangue di demone a Jonathan? Certo che è colpa mia, Mea culpa, mea maxima culpa, non riuscivo a far altro che pensare a come rendere migliori gli shadowhunters, ed ho perso un figlio, ed ora rischio di perdere mia moglie, per non parlare di Clarissa che sicuramente farà carte false pur di essere in mezzo alla battaglia- sospirò per poi guardare il suo ex Parabatai –Luke sono il marito, il padre e lo shadowhunter peggiore della storia a partire dalle origini- -Il solo fatto che tu ti senta in colpa fa di te un uomo migliore di quanto tu creda, Jocelyn ti ama, Clary ti vuole bene, troveremo il modo di fermare Jonathan, ora riposati, penso io a lei- disse indicando la rossa –Sicurp? Perché io…- -Dormi- Valentine chiuse gli occhi e cinque minuti dopo il suo respiro si era fatto pensante “Dopo tutto sono ancora il tuo parabatai ed il suo migliore amico, Valentine” pensò Luke.
 
 
 
 
 
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Appena la porta si chiuse dietro di loro, Jace e Clary scoppiarono a ridere, Stephen aveva sproloquiato tutto il tempo sul perché un nipote lo avrebbe fatto apparire più vecchio –Certo che tuo padre a volte è peggio del mio- disse Clary fra le risate –Il tuo mi avrebbe scuoiato vivo se avesse creduto che aspettavi un bambino da me- -Già- -Magari un domani lo diremo prima alle nostre madri che aiuteranno a contenere la reazione isterica di mio padre e quella omicida del tuo- -Si, mi sa che ci converrà proprio fare così- -Scoppiarono a ridere, quando si fermarono Jace disse –Allora, preferisci allenarti o allenarti? – disse con fare malizioso –Come preferisci tu- -Dopo nove anni mi conosci ancora così poco, Clarissa?- detto ciò le sferrò un calcio all’altezza del fianco –Te la sei cercata Herondale- -Preparati a perdere Morgenstern-.
 
 
 
 
 
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Avevano lottato tutto il pomeriggio prima di passare all’allenamento che Jace preferiva davvero, Clary si era da poco svegliata nella camera del ragazzo dopo aver fatto un sogno strano in cui aveva intravisto una runa, quando l’aveva vista, l’aveva sentita potente, come se quella singola runa potesse cambiare e stravolgere tutto.
Si guardò attorno, le divise da cacciatore gettate ovunque, Jace ancora nudo accanto a lei dopo quello che avevano fatto, tutto quel disordine le sembrava innaturale in quella camera che aveva sempre visto un ordine maniacale.
Clary si chinò su Jace lasciandogli un bacio, lui subito si sveglio riportandola sotto di sé –C’è sempre tempo per un secondo round- -Mi sa di no, anche perché ho appuntamento con Izzy, mi deve parlare- Jace sbuffò –Questa me la segno, Morgenstern, non puoi svegliarmi con un bacio, farti vedere completamente nuda e pretendere che io, Jace TantaRoba Herondale, me ne stia qui buono…Mi ci vorrà una doccia gelata, grazie mille- Clary lo baciò –Di nulla- Jace le tirò un cuscino.
 
 
 
 
 
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-Entro domattina dovete essere pronti ad attaccare Alicante, mi raccomando massima precisione nei piani, obbiettivo principale: mia sorella, Clarissa- Jonathan guardava il suo esercito, gli occhi neri come la pece che brillavano al pensiero che di li a poco la città di vetro sarebbe stata sua.
 
 
 
 
 
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Alec si stava dirigendo verso la casa di Ragnor Fell, dove sapeva avrebbe trovato Magnus, aveva un impellente bisogno di parlargli, quando bussò alla porta gli aprì uno stregone dalla pelle verde.
-Emh…Salve, starei…- -Cercando Magnus, Alec so chi sei, accomodati-.
Il moro entro nella casa dello stregone, il cui arredamento era stravagante, certo, ma sicuramente più sobrio dell’arredamento che si sarebbe aspettato da uno stregone e nel complesso non era così male, delle dita lo fecero svegliare dallo stato di trance, si girò vide degli occhi da gatto e dei capelli scuri tenuti da del gel glitterato –Fiorellino, come mai qui?- Magnus sembrava preoccupato –Magnus dovrei parlarti di una cosa- si girò verso Ragnor –ti dispiacerebbe lasciarci soli- -Certo- Fell si diresse nell’altra stanza –Mag, so che sei impegnato con l’incantesimo per Jocelyn, ma…- -Vorresti che facessi qualcosa per Max. Alec annuì con gli occhi chiusi, come se quel pensiero gli facesse male –Peggiora giorno dopo giorno, diventa sempre più debole, vorrei fare qualcosa, io l’ho visto nascere, crescere, fare i primi passi…vorrei vederlo anche andare a caccia, innamorarsi, sposarsi- -Fiorellino, così mi commuovi, farò il possibile, ma anche tu dovrai fare qualcosa per me- -Cosa? - -Dovrai dire di noi ai tuoi- -Lo farò, te lo prometto- -Beh…ora me lo dai un bacio? – Alec arrossì poi sorrise avvicinandosi per baciarlo, quando si staccarono lo stregone disse –Sarà meglio che tu vada anche perché Ragnor mi aspetta, ciao Fiorellino-.
Alec uscì da quella casa sorridendo.
 
 
 
 
 
                                                 *******************************
 
 
 
 
 
-Ti dico che è andata proprio così- Isabelle rise –Lo hai lasciato solo come un pollo, poverino- -Non era solo, c’era una doccia gelata che lo aspettava- -Sei perfida- -Lo so- risero ancora insieme –Izzy come mai mi hai fatto venire qui? - -Io ti devo fare una proposta- -Fammela- -Io…Io vorrei che tu diventassi la mia parabatai, Clary- Clary sorrise –Ed io voglio esserlo, Iz, basta che poi non esca che mia ami- -Assolutamente no, anche perché adesso ho la certezza di essermi innamorata- -Simon? - -Clary…è fantastico, è venuto qui per me, solo per me, passerei con lui giorni interi- sospirò e chiuse gli occhi –Capisco cosa indendi, adesso tu vai e ci parli, non fare il mio stesso errore, eh? –
 
 
 
 
 
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-Imogen è arrivata l’ora accendi la sirena per l’adunata-
 
 
 
 
 
 
ANGOLINO AUTRICE:
Salve, sono Emily e sono in ritardo di un mese sulla pubblicazione, viva.
Ma ho un “alibi” anche credibile direi, sto scrivendo un libro che vorrei presentare ad un’editrice e poi ho scritto questo capitolo non una, non due ma ben sette volte… dico solo che la prima volta avevo ucciso tutta alicante e John regnava incontrastato sul nulla.
Beh, dopo le mie scuse, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e se magari lasciate una recensione non mi offendo.
Baci baci Emily
P.S. Best_Alex hai visto che ce l’ho fatta? ;)

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Capitolo 24
*** Dura lex, sed lex ***


24- DURA LEX, SED LEX
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Valentine era ancora alla Basiliade quando sentì la sirena della guardia che chiamava tutta Idris alla battaglia.
Non ci poteva credere, il momento era arrivato.
Sapeva che Jonathan prima o poi avrebbe attaccato Alicante, ma non si era ancora abituato all’idea che probabilmente avrebbe dovuto uccidere il suo stesso figlio, demone o non demone che fosse era sangue del suo sangue, e poi non gli andava di lasciare Jocelyn da sola in stato di incoscienza. Sospirò.
Si alzò, chiamò uno dei fratelli silenti che si affaccendavano all’interno del grande ospedale degli Shadowhunters.
Dopo di che diede un bacio sulla fronte della moglie, la guardò un’ultima volta e uscì dalla piccola cameretta asettica.
Si diresse verso la Guardia rendendosi conto di essere disarmato, la cintura delle armi completamente vuota, avrebbe provveduto una volta arrivato lì, in quel momento pensava a Clary già sapeva che avrebbe fatto di tutto pur di non essere chiusa nella sala degli accordi insieme agli altri bambini anche se con tutto quello che aveva passato, per il coraggio dimostrato, la sua piccola Clarissa non era più una bambina, solo ora si rendeva conto che era più donna di quanto lasciasse intendere.
Smise per un secondo di correre e sorrise in preda a questa nuova consapevolezza.
Rimase lì finche Lucian non lo raggiunse –Valentine, dobbiamo muoverci tra poco Jia inizierà a dare le disposizioni per la battaglia-.
Fu allora che Valentine riprese a correre affiancato da suo parabatai.
 
 
 
 
                                                            *******************
 
 
 
 
Izzy e Clary stavano ancora ridendo e scherzando tra di loro quando udirono il richiamo della Guardia.
-Clary mi sa che dobbiamo avviarci verso la Guardia, Jonathan ci attacca-
-Iz io non posso farmi rinchiudere nella sala degli accordi mentre la battaglia infuria-
-Neanche io voglio ma ricordi quello che dice sempre mio padre, no? Dura lex, sed lex… La legge è dura ma è legge-
-Tu non capisci, io ho una runa, potrebbe risolvere tutto, ho la soluzione, potrei riavere mio fratello, Iz, mi devi aiutare… Io…Io devo fare qualcosa-
-Vedremo di fare quanto possibile, intanto raggiungiamo Jace ed Alec alla Guardia-
 
 
 
 
                                                                *************
 
 
 
 
-Truppe preparatevi all’attacco su Alicante, distruggete, uccidete, non abbiate pietà per nessuno, dimenticavo, voi non sapete cosa sia la pietà, siete i demoni, comportatevi da tali-
Jonathan ghignò, stava preparando quell’attacco da quando Lilith gli aveva riferito che il tempo era arrivato, si da quando gli aveva detto che il mondo sarebbe stato suo.
Dopo quella giornata avrebbe e regnato incontrastato su Alicante, avrebbe fatto schiavi tutti i sopravvissuti e Clarissa, beh, Clarissa sarebbe stata la sua regina.
Avrebbe regnato con lui sulle macerie di Alicante, i Morgenstern al comando del mondo invisibile.
Avrebbe provveduto lui stesso ad eliminare quel Jace, quel Herondale odioso, solo perché aveva avuto il piacere di stare con la sua adorabile sorellina, per non parlare di Valentine e Jocelyn i due che lo avevano messo al mondo e che alla prima occasione lo avevano dato per morto, bastardi.
Alicante non aveva mai fatto niente per lui, Alicante meritava la morte, Alicante doveva essere distrutta.
-Attaccate-.
 
 
 
 
                                                             ************
 
 
 
 
-Jia, Jia, Console Penhallow, dovrei parlarle- la voce di Clary si levò dalla folla sotto consiglio di Alec, che riteneva fosse meglio parlare col Console prima di fare qualcosa che andava contro la legge.
Lo sguardo della Console cadde sulla piccola Morgenstern che dopo essere salita sulle gradinate della guardia le si rivolse dicendo –Signora Penhallow, io ho il modo per sconfiggere Jonathan, ho creato una ru…- -Clarissa non c’è tempo per queste cose, credo che tu debba andare nella sala degli Accordi- -Console mi deve ascoltare, in sogno ho visto questa runa che potrebbe mettere fine alla battaglia, mi dia l’occasione di dimostrarle, la prego, non mi può chiudere nella sala degli Accordi, la prego- -Clarissa, per quanto io mi fidi di te non posso rischiare di perdere giovani Shadowhunters, è contro la legge solo il fatto che tu sia a questo consiglio di guerra insieme ai tuoi amici, ti chiedo cortesemente di andare- -Ma…- -Ti prego- a quel punto Clary si diresse lì dove Jace, Isabelle ed Alec la stavano aspettando, lo sguardo basso, l’espressione rassegnata.
-Clary, hai fatto il possibile- disse Jace, Clary lo guardò le lacrime agli occhi –No, Jace io non ho fatto il possibile, io non ho fatto niente- la voce era lamentosa.
Nessuno disse più nulla fino a che non videro Simon accanto al portone della sala degli Accordi.
 -Hey come mai quei musi lunghi? – Izzy gli sorrise –Clary aveva la soluzione a tutti i nostri problemi ma la Penhallow l’ha spedita qui, e noi con lei- -Ah…Mi dispiace Clary-.
In quel momento arrivò di corsa Valentine – Clary- disse affannato –Clary mostrami quella runa- Clary sembrò impressionata, quello che aveva dinanzi non sembrava il padre severo e malinconico di sempre, era diverso, più guerriero.
-Ma…Papà- -Clary, mostrami quella runa se tu non parteciperai alla battaglia avrai comunque trovato il modo per salvare la pelle a tutti- fu allora che Clary si fece convincere, tirò fuori il foglio che aveva in tasca, suo padre le sorrise, poi l’abbracciò –Sono così fiero di te, ti voglio bene, bambina mia- disse dandole un bacio sulla fronte, poi andò via così come era venuto.
Clary rimase lì, sorridente, perché suo padre, quel padre talmente severo da risultare talvolta insensibile non c’era più, era rimasto in quella casa in cui aveva scontato gli anni di prigionia.
-Clary…- Alec la chiamò –Dobbiamo entrare, Magnus sta per chiudere le porte della sala degli Accordi-.
 
 
 
 
                                                        *****************
 
 
 
 
Will non avrebbe mai pensato di doversi preparare per una battaglia per la salvezza di Alicante, ne avrebbe pensato che lo avrebbe fatto subito dopo la riappacificazione con suo cugino, cui aveva tenuto il muso per quasi vent’anni.
Eppure era lì, chi lo avrebbe mai detto.
Mentre lui era immerso in questi pensieri, Tessa e Jem erano accanto a lui ma a differenza sua ascoltavano attentamente il discorso del console Penhallow, neanche fosse l’angelo Raziel in persona.
Sospirò.
Prese una spada angelica dalla cintura.
Proprio in quel momento le difese caddero.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO AUTRICE:

Estate, una calda stagione in cui tu credi di poter aggiornare la tua ff tutti i giorni, ed invece...Lavoro, studio, secondo lavoro, tua madre che è convinta che tua sia il suo elfo domestico, vacanze e non hai il tempo materiale di fare esattamente NULLA.
Non so come chiedervi scusa, sul serio.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che lasciate una recensione anche breve.
Un bacio, Emily.
P.S. vi chiedo ancora scusa pubblicherò il prossimo capitolo tra domani e dopo domani.

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Capitolo 25
*** Tu non sai... ***


25- TU NON SAI

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le strade di Alicante erano state invase, la città di vetro oscurata dal costante arrivo dei demoni, il cielo nero a causa della progenie di Lilith.
Abbassando lo sguardo sulla strada si potevano notare Shadowhunters, Lupi mannari e stregoni che lottavano, gente che rischiava la vita, parabatai che si affiancavano, lottando per la reciproca salvezza.
Valentine non era da meno, rispediva all’inferno tutti i demoni che gli sbarravano la strada, accanto a lui un lupo mannaro.
Luke.
Lucian Graymark.
 Ancora al suo fianco, in quella battaglia che sarebbe potuta essere l’ultima.
Ad un certo punto scorse qualcuno, uno shadowhunter, ma emanava una strana aura, si muoveva in maniera strana ed i demoni gli stavano stranamente lontani…
Jonathan.
 
 
 
 
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Quando il portone della sala degli accordi si chiuse tutte le speranze di Clary crollarono.
-Bella fregatura- disse Jace buttandosi a sedere su una poltrona –Ci mandano in una missione potenzialmente pericolosa e poi ci chiudono qui dentro quando si tratta di difendere la nostra città, bah-
-Ti capisco cugino- James comparve dietro la poltrona di Jace –Perché sei qui? –
-Pronto, io ho diciassette anni, Lucie ne ha sedici…Insomma l’unica di noi che ha potuto partecipare alla battaglia è Anna-
-Beh, allora grazie per la visita, adios, au revoir, lebewohl- James rimaneva li fermo –Insomma, in che lingua te lo devo dire, in gallese? hwyl fawr, addio- Jamie inarcò un sopracciglio e scoppiò a ridere, sotto gli occhi basiti di tutti gli altri ragazzi che erano stati attirati dalla voce di Jace
 –Apprezzo il fatto che tu abbia usato la lingua di mio padre, ma di gallese ne so poco e niente, sono ancor qui perché ti volevo chiedere scusa, pace fatta? – il ragazzo con i capelli neri allungò la mano, il biondo la guardò per un secondo come se fosse velenosa, poi sorrise e la strinse.
Lì nella sala degli accordi partì un applauso.
Alec si fece avanti, ridendo –Herondale, tutti uguali, e non solo fisicamente-.
 
 
 
 
 
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-Luke- il lupo mannaro si volse verso di lui –Seguimi- Lucian annuì iniziando a camminare dietro a Valentine.
Ebbero solo il tempo di girare l’angolo che sentirono una voce –Speravo tanto che tu mi seguissi, ed hai portato anche il tuo cagnolino, l’unico che combatte con un pugnale, un indegno contaminato dalla licantropia-
-Jonathan-
-Padre- fece lui con un sorriso di scherno ed avvicinandosi con la spada puntata.
-Jonathan ascoltami, ti prego, ho la soluzione, tua sorella ha trovato la soluzione, se ti lasciassi fare una runa torneresti ad essere un normale nephilim e tutto questo finirebbe-
-Io non sono mai stato un normale nephilim, tu non sai cosa significa essere me, non sai cosa significa essere avvelenati ancor prima di nascere, essere avvelenati non per propria scelta, essere abbandonati alla prima occasione, tu non puoi capirmi, bastardo, ti sei limitato a credere che fossi morto nella rivolta, sono stato salvato, Lilith mi ha salvato ed ora io porterò a mia madre il mondo invisibile. Delle tue soluzioni me ne frego e mia sorella al massimo me la faccio. -
Valentine era rimasto impressionato da quel discorso.
Jonathan ne approfittò per bucare la sua guardia.
-Ed ora se mi vuoi scusare, padre, dovrei ucciderti per poi conquistare Alicante-
Valentine ebbe solo il tempo di sfilare dalla cintura la sua spada angelica prima che Jonathan lo colpisse facendolo finire contro il muro, Luke gli fece da scudo lottando con Jonathan fendente dopo fendente, colpo dopo colpo, fino allo sfinimento per le troppe ferite ed il sangue perso.
Valentine nel frattempo si era rialzato barcollante ed aveva tirato fuori il suo stilo.
-Ascoltami Jonathan, io non ho mai avuto intenzione di abbandonarti, ti prego, fatti fare questa runa, tua sorella…-
-No, non mi interessa, né di te, né di mia sorella, né di quella puttana che hai come moglie, ho camminato da solo fino ad ora, posso continuare a fare a meno di voi-
-Dammi la tua mano-
Jonathan allungò la mano verso il padre, Valentine sorrise stupito poi allungò lo stilo iniziando a tracciare le linee della runa di Clary, ma poco prima che potesse finire Jonathan lo trafisse con la sua spada.
Valentine cadde a terra, l’ultima cosa che vide prima che gli occhi gli si appannassero fu Jonathan che si allontanava dicendo –Fuori uno. –
 
 
 
 
 
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La Sala degli accordi era silenziosa, tutti i ragazzi ed i bambini di Alicante erano troppo impegnati ad ascoltare i rumori della battaglia per riuscire a spiccicare parola.
-Il rumore del silenzio a volte è agghiacciante- disse Lucie –Credo che mi rimarrà per sempre in testa-
-Quanto hai ragione- la voce proveniva dal buio –Il rumore del silenzio sa deliziosamente di battaglia, di morte, il mio suono preferito- A quel punto la fonte della voce uscì dal buio e tutti fecero un passo indietro, perché Jonathan era dinanzi a loro.
Clary strinse la mano di Jace, si guardarono per un secondo negli occhi prima di fare un passo avanti.
-Jonathan come hai fatto ad entrare qui? –
-La vera domanda dovrebbe essere come avete fatto voi a non uscire di qui, sorellina? –
-Io non sono tua sorella, mio fratello non è mai esistito-
-Beh, nostro padre non sarebbe d’accordo con te…se fosse ancora vivo-.
Clary strabuzzò gli occhi e deglutì a vuoto per respingere le lacrime che stavano per uscirle.
-Cosa gli hai fatto? –
-Niente di che, esattamente quello che farò al tuo ragazzo ed ai tuoi amici se non ti unisci a me-
-Stai blufando, tu sei uno solo mentre noi siamo un’intera popolazione di Shadowhunters-
-Clary, Clary, Clary come conosci male il tuo fratellone, voi sarete anche “un’intera popolazione di Shadowhunters” - disse facendole il verso –Ma io ho a disposizione tutto l’inferno- fece con un sorrisetto.
-Scegli, o ti unisci a me o assisterai alla distruzione della tua città-.
A quel punto Jonathan tese la mano e Clary la vide, la sua runa era sulla mano di Jonathan ma era…incompleta, ebbe un’idea.
-Mi unirò a te-
-Ma Clary…Una volta che avrà ottenuto quello che vuole ti ucciderà- Jace era disperato –Non manterrà le sue promesse distruggerà Alicante-
La rossa si girò verso il suo ragazzo e gli fece l’occhiolino, Jace capì tutto.
-Almeno ci avrò provato, Jace-
-Clary, ed io? A me non ci pensi? -
-Sopravviverai, sei stato abbastanza forte da lasciarmi entrare nel tuo cuore, sarai ancora più forte per farmi uscire-
Jace la raggiunse le prese la mano, la tirò a sé e la baciò, fu un bacio pieno di “grazie” e di ci “sei una delle persone più coraggiose che io conosca” quando si staccarono si sorrisero.
-Beh, se avete finito con le scenette da film romantico da quattro soldi, io avrei il mondo invisibile da conquistare- Jonathan fece un verso di impazienza, poi prese la mano di Clary strattonandola verso di sé.
-Bene ora andiamo- Jonathan fece per andare via.
-Jonathan- Clary lo chiamò.
-Cosa c’è ora? –
-Vorrei farti una runa, in maniera tale da legarmi a te, così da far capire anche a loro che io sono al tuo servizio-.
Jonathan sorrise a quel pensiero, gli occhi neri che ridevano, porse il dorso della mano a Clary.
-Prego-.
Clary sorrise, il suo piano stava funzionando ed a quel punto anche Izzy ed Alec dovevano aver capito le sue intenzioni, prese il suo stilo e prese a disegnare la matrice di linee vorticose che davano corpo alla sua runa.
Quando finì di disegnare lasciò andare il respiro, non si era nemmeno resa conto di averlo trattenuto.
-Bene, Clarissa, era…- Ma le sue parole uscirono strozzate per colpa di quel grido che determinò la fine della guerra.  
 
 
 
 
 
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-Will vieni un po’ qui, per favore- Stephen stava lottando contro alcuni demoni aiutato da Jem, mentre Will si guardava attorno con la guardia sempre alta.
-Eccomi, cugino- ed iniziò a mandare colpi a destra ed a manca –Grande squadra, sembriamo ancora tre ragazzini, dai demoni fatevi sotto- ma stranamente non c’era più niente per le strade, tutti i demoni scomparsi, come per magia.
-Andiamo verso la piazza dell’Angelo, magari i demoni si sono concentrati lì-
Si mossero attraverso i vicoli, fino a che non videro due corpi stesi a terra.
Presero a correre.
Stephen si inginocchio accanto ad uno dei due ed ebbe modo di riconoscerli entrambi.
Gli inequivocabili capelli platino, Valentine, accanto a lui un lupo mannaro, Luke.
 Prese il polso di Valentine.
C’era battito.
-Will, Jem portiamoli alla Basiliade, ora-.
 
 
 
 
 
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Magnus e Tessa si erano diretti alla Basiliade per dare una mano ai fratelli Silenti ed a Catarina che stavano lavorando a ritmo serrato per medicare i parecchi feriti
Quando Tessa vide arrivare suo marito con in braccio il corpo di Valentine, iniziò a preoccuparsi.
-Tessa c’è battito, ha bisogno di cure urgenti-.
 
 
 
 
 

ANGOLINO DI EMILY:

Avevo detto dopo domani? Intendevo dire dopo domani tra due settimane.
Chiedo umilmente perdono a tutte sul serio, il fatto è che avevo scritto il capitolo, ma avevo dimenticato di pubblicarlo anche se ero convinta del contrario (si ho una testa di cacca).
Comunque questo sarà l’ultimo capitolo “irregolare” (se così si può definire) perché con l’inizio della scuola ricomincerò a pubblicare settimanalmente ed in maniera regolare non so ancora quale sarà il giorno in cui pubblicherò perché dipende da quando ho il giorno di rotazione (si, avete capito bene, io un giorno a settimana non vado a scuola perché non ci sono abbastanza aule).
Spero vi sia piaciuto il capitolo.
Un bacio, Emily.
P.S. all’interno del capitolo c’è una frase di una canzone di Birdy “Let it all go”, vediamo chi riesce a trovarla.

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Capitolo 26
*** Attese, presentazioni e...ringraziamenti ***


26- ATTESE, PRESENTAZIONI E RINGRAZIAMENTI

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Clary era dinanzi alla porta della camera di ospedale che ospitava la sua famiglia.
 La sua famiglia, tre vittime della guerra scatenata da suo fratello.
Tirò un respiro profondo, ma non trovò la forza di abbassare la maniglia della porta che la separava dai suoi genitori e da suo fratello, Tessa aveva detto che le condizioni di tutti e tre erano abbastanza stabili e Catarina l’aveva invitata a dare un occhiata ed a parlare con loro per affrettare la guarigione, ma ora che si trovava dinanzi a quella porta lei semplicemente aveva perso tutto il coraggio, non poteva, non ci riusciva.
-Clary…- l’alito di Jace le aveva solleticato il collo –Che fai? Non entri? – quella domanda le fece girare il capo verso il suo ragazzo -Jace, se lì dentro ci fosse la tua di famiglia, tu entreresti? - -Si, se ci fossi tu a tenermi la mano- lei sorrise e gli prese la mano –Allora la clausola c’è, Herondale- -Sai com’è ho la fidanzata più bella del mondo, mi sembrerebbe un peccato non portarla con me ovunque per sfoggiarla- Lei rise –Neanche fossi la tua nuova borsetta- a quel punto lui le prese la mano ed aprì la porta entrando per primo.
 
 
 
 
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Stephen e Celine erano appena entrati alla Basiliade quando videro Clary e Jace estremamente vicini, si guardarono negli occhi e di comune accordo decisero di nascondersi dietro l’angolo adiacente e di ascoltare la conversazione.
-Che ne dici, entro quanto se la porta all’altare? – disse Celine con un sorriso da orecchio ad orecchio
-Prima dei diciotto, sicuramente-  Rispose Stephen
Si guardarono per poi darsi il cinque e ridacchiare tra loro.
-Entro quanto un nipotino? –
-Spero molto, ma molto dopo il matrimonio…Sai, sono e sarò sempre troppo giovane per essere nonno- Celine roteò gli occhi –Come no, false speranze, caro marito-
 
 
 
 
 
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Valentine, Jocelyn e Jonathan erano sotto effetto di incantesimo, stesi sui letti di una camera completamente bianca, pareti, lenzuola, letti... Bianco, bianco, bianco.
Il tocco di colore che più saltava all’occhio erano i capelli rossi di Jocelyn.
Jace sentì Clary stringersi al suo petto –Hey, parla con loro, Tessa e Catarina hanno detto che si riprenderanno, tua madre è quella meno grave, considerando che non ha ricevuto un colpo mortale o una runa di conversione inventata da una certa persona qui presente-
Clary alzò la testa dal suo petto e lo guardo quasi a chiedere conferma, lui le sorrise sicuro, lei lo baciò –Ti amo, Jace, grazie per quello che stai facendo per me- Poi si staccò da lui e si diresse verso i suoi familiari
 –Sono sicura che mi possiate sentire, spero di potervi avere presto a casa, in questi giorni sto stando un po’ dai Lightwood, un po’ dagli Herondale per poi tornare a dormire a casa, sembra troppo vuota senza di voi, mi mancate, vi voglio bene, anche a te Jonathan anche se non ci sei mai stato spero di poter condividere con te quello che si condivide con un fratello, Tessa e Catarina dicono che state bene ed io mi fido perché sono due stregone, ed anche perché non mi hanno mai mentito, vi riprenderete, spero che sia così, Jace lo spera perché un domani vorrebbe due suoceri da temere ed un cognato con cui scherzare, tutti lo sperano perché siete parte di una grande famiglia, Luke si è già ripreso, è sveglio ed è qui alla basiliade, spera di sentire lo stesso dei suoi due migliori amici. Tornerò domani, ve lo prometto-.
Jace prese la mano di Clarye la condusse verso la porta sorridendole –Chi ti ha detto che voglio due suoceri da temere? Sinceramente non tengo al fatto che mi spacchino la faccia il giorno in cui dirò ‘hey, Signor Morgenstern, adesso è molto importante che ricordi che ho sposato sua figlia, quindi ho tutto il diritto di dirle che diventerà nonno’, seriamente, ci tengo alla mia faccia, poi ora potrebbe avvalersi dell’aiuto di Jonathan…Ricordami di dirlo prima a tua madre, quando sarà- Clary rise.
-Si mia madre, che lo dirà a mio padre che prima vorrà spaccarti la faccia ma che si farà addolcire dalla voce di mia madre che gli suggerirà la visione di un bel bambino con i tuoi occhi-
-E con i tuoi Capelli- Nel frattempo i due erano usciti dalla Basiliade, mano nella mano sorridenti –Si, si magari tra un paio di anni, se no tuo padre impazzisce- i due scoppiarono a ridere –Allora Signor Herondale, programmi per il pomeriggio? - -Veramente una passeggiata non ci starebbe male, ho voglia di stare con te, da solo, e di non fare nulla se non tenerti la mano- -Ottima idea-.
 
 
 
 
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Jamie ebbe solo il tempo di rientrare in casa di Stephen e Celine che Jem lo chiamo –Jamie? Jamie sei tu? - -Si, Zio Jem, sono io- -Bene, vieni in cucina- Jamie attraversò il salone per entrare nella cucina –Dimmi zio Je…- dinanzi a lui una ragazza sui diciassette anni, come lui, accompagnato da una ragazzina che sembrava averne più o meno dodici, Jem sorrise – Jamie loro sono Cordelia ed Emma due mie nipoti, non sono mai state ad Alicante e ti volevo chiedere se potessi accompagnarle a fare un giro- James era imbabolato, Cordelia aveva i capelli rossi,  gli occhi scuri, la pelle come porcellana andava a formare dei tratti delicatissimi, i tratti di una donna, Jem continuò a parlare –Se non ne hai voglia potrei chiedere ad Anna, Alex…- -No, no, non ti preoccupare accompagnerò Emma e Cordelia in giro per Alicante con molto piacere-.
 
 
 
 
                                                                         *******************
                                                                                                                                       
 
 
 
 
 
 
-Alec, muoviti dobbiamo andare dal Console- Isabelle chiamò il fratello per quella che le sembrò la milionesima volta, Simon e Magnus li aspettavano in piazza dell’Angelo per andare alla Guardia, dovevano presentare il primo a Jia ed Imogen e richiedere le cerimonie parabatai.
Isabelle continuava ad andare avanti ed indietro per il corridoio insieme a Max, suo fratello stava diventando peggio di Jace, ultimamente era sempre in ritardo, anche quando si trattava di Magnus.
Finalmente i due Lightwood lo videro scendere le scale accompagnato da Anna e Christopher –Allora, ragazzi ci vediamo più tardi, il tempo di sbrigare queste commissioni e magari usciamo a fare un giro- salutò i cugini sorridendo e poi si rivolse ai fratelli –Allora, andiamo? - -Si, le nostre ‘commissioni’ chiamano-.
Uscirono dirigendosi in piazza dell’Angelo, lì Simon e Magnus già lì aspettavano –Alec, eccovi, finalmente, Seamur iniziava a diventare noioso- -Il mio nome è Simon- -Hai ragione, Sacheverell- -Sul serio? Ricordi Sacheverell e non Simon? – Simon guardava Magnus con fare interrogativo, a quel punto Izzy lo prese sotto braccio e si diresse verso la Guardia ridendo.
Il Console li accolse con un sorriso –I ragazzi Lightwood, a cosa devo questa visita? - -Console, Inquisitrice, siamo qui prima di tutto per presentarvi Simon Lewis, un cacciatore, vissuto fino ad ora tra i mondani- Jia iniziò ad osservarlo con più interesse, i tratti orientali sorridenti –Piacere di conoscerti Simon spero tu ti stia trovando bene, potrai frequentare i corsi all’Accademia in maniera tale da imparare le nostre tradizioni, i metodi di combattimento e tutto quello che c’è da sapere- detto questo gli strinse la mano.
-C’è altro? – Chiese Imogen Herondale.
-In realtà si, Signora Herondale- disse Alec – Siamo qui per richiedere due cerimonie parabatai-
-Tra Chi? - -Tra Clarissa Adele Morgenstern e Isabelle Sophie Lightwood- disse Izzy –E Alexander Gideon Lightwood e Jonathan Christopher Herondale-.
Le due donne si guardarono e poi si sorrisero.
-Bene, siete in lista- disse Imogen.
-Jace e Clary, sempre in mezzo- disse Jia iniziando a ridere.
-Beh, prima di dire così aspettate che vengano a chiedere di sposarsi- disse Simon
-O che causino la fine del mondo- S’intromise Magnus.
 
 
 
 
 
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Era da poco calata la sera e James era ancora in strada con Cordelia, avevano riaccompagnato Emma dai Blackthorn e poi avevano continuato a camminare per tutto il pomeriggio chiacchierando del più e del meno, ridendo tra loro.
Si fermarono nel vialetto della casa in cui allogiava la famiglia Carstairs –Grazie mille, Jamie- -Di niente- -Ma va, so di averti rovinato i piani per il pomeriggio-
-Io non avevo nessun piano, anzi mi ha fatto piacere-
-Magari potremmo…- dissero all’unisono –Prima le donne- James le diede la precedenza
-Pensavo che potremmo vederci qualche altra volta- Cordelia arrossì.
-Lo pensavo anche io, domani? –
-Domani-
-Buonanotte Cordelia-
-Buonanotte Jamie- detto ciò gli diede un bacio sulla guancia, James le prese la mano.
-Cordelia, aspetta…-
-Cosa? –
-Niente-
A quel punto la rossa si avviò su per il vialetto, bussò alla porta, le aprì il fratello, Alastairs.
James rimase lì fermo, a guardare la porta che si chiudeva.
 
 
 
 
 
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Jace e Clary erano arrivati da poco fuori la casa di lei.
-Che fai entri? –
-Non so-
-Posso convincerti in qualche modo? – Clary fece la faccia da cucciolo
-Va bene, stasera cucino io- risero entrambi.
Ebbero solo il tempo di entrare in casa che Tessa bussò.
-Zia Tessa, cosa succede? –
- Clary, tua madre si è svegliata e tuo padre e tuo fratello hanno avuto un netto miglioramento-
 
 
 
 
 
                                                                 *******************
 
 
 
 
 
Dopo la Guardia Magnus ed Alec rimasero da soli –Alec ho trovato un incantesimo per Max, migliorerà il suo stato fisico, lo renderà più forte-
Alec rimase senza parole e preso dalla foga lo baciò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLINO DI EMILY:

Hola chicas, perdonatemi per l’estremo ritardo.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, cosa ne pensate di Cordelia?
E dei vari risvolti?
Ringrazio chi leggerà, recensirà e chi segue\ha tra i preferiti\ tra i ricordati la mia storia, vi lascio con un bacio, Emily.

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Capitolo 27
*** Vuoi essere la mia Parabatai? ***


 

27- VUOI ESSERE LA MIA PARABATAI?

 
 
 
 
 
 
 
 
Tessa ebbe solo il tempo di finire di parlare che Clary infilò la porta e prese a correre verso la Basiliade.
A Jace sembrò che la vita di Clary dipendesse da quella corsa e probabilmente per lei era così, visto che correva verso la sua famiglia, la sua casa.
Ebbe solo il tempo di entrare alla Basiliade che vide dei riccioli rossi scattare all’interno di quella stanza che ospitava la famiglia Morgenstern.
La seguì.
Entrato nella camera trovò Clary stretta a sua madre che piangeva di gioia.
-Clary, per favore, potresti smettere di abbracciarmi, mi sarò svegliata, ma sono un po’ dolorante-
Clary si staccò da lei –Hai ragione scusami- a quel punto Jocelyn si rese conto della presenza di Jace e sorrise, Clary vedendo lo sguardo della madre posarsi altrove si girò e lo vide –Jace, avvicinati- disse Jocelyn continuando a sorridere, Jace rivolse ad entrambe un cenno di saluto, poi disse alla sua ragazza
 –Clary uscendo di casa non hai preso neanche una felpa-
-Lo so, ma la mia famiglia in questo momento mi sembra che conti di più-
Jocelyn rise dinanzi a quella scenetta –Allora, Cosa mi sono persa da quando sono stata rapita? – Jace a quel punto mise un braccio attorno alle spalle di Clary –Allora…Io e sua figli…ahi- Clary gli aveva dato una gomitata nello stomaco –Jace…- -Che c’è? Stavo per dire che sei l’eroina del mondo invisibile- le si avvicinò in maniera tale che solo lei potesse sentirlo –Non che sei una subdola provocatrice- Clary arrossì.
-Si, ma lo sono diventata anche grazie a te, Izzy ed Alec-
-A proposito appena vi sarete ripresi ci saranno ben due cerimonie parabatai-
-Chi ha richiesto la cerimonia? –
-Io ed Alec-
-Io ed Izzy- dissero il biondo e la rossa all’unisono, scoppiando poi a ridere.
-Clary? –
-Si mamma? –
-Jonathan? Lui sta bene, vero? E il Jonathan che dovei aver avuto sin dall’inizio? –
-Si mamma, è lui, lo abbraccerai presto te lo prometto-
Proprio in quel momento entrò Catarina –Ragazzi per favore uscite, l’orario di visita è finito, potrete tornare domani.
 
 
 
 
                                                         *************************
 
 
 
 
Magnus aspettava già da un po’ l’arrivo di Alec fuori casa Lightwood, ultimamente era sempre in ritardo, che Jace lo stesse infettando?
Stava pensando ad un incantesimo anti ritardo per il suo ragazzo quando, una testa si affacciò dalla porta principale della piccola villa di famiglia, capelli neri, occhi azzurri, Alec.
-Magnus, sei qui, meno male, entreresti? –
Quella domanda colse Magnus talmente impreparato da avere un attimo di tentennamento prima di infilare l’uscio.
Stava per chiedere il perché di quell’invito quando il ragazzo iniziò a parlare.
-Magnus, io ci ho riflettuto, ed hai ragione, i miei genitori devono sapere, è ora per me di uscire allo scoperto, e pensavo potessimo farlo insieme, i miei genitori in fondo non ti conoscono nemmeno-.
Lo stregone sorrise.
-Andiamo- Disse
Alec lo condusse nel salone in cui, in quel momento, c’era la sua famiglia, Isabelle guardò il fratello dapprima con sorpresa e poi con comprensione, quasi a volergli fare forza per quello che stava per dire.
Il moro si schiarì la voce per attirare l’attenzione quando i coniugi Lightwood fissarono gli occhi chiari su di lui, dandogli il permesso di prendere la parola, iniziò a dire –Mamma, papà, volevo presentarvi Magnus, lui è il Sommo stregone di Brooklyn, ha vissuto davvero ovunque, Londra, Francia, pensate che è stato persino bandito dal Perù, insomm…-  -Alec arriva ad un punto- era stata Izzy ad interrompere lo sproloquio del fratello e con le labbra gli mimò “forza ce la puoi fare”.
-Il punto è che oltre ad essere il sommo stregone di Brooklyn ed ad aver vissuto ovunque, lui…Lui è la persona che frequento-.
Ci fu un momento in cui tutti ci fu il silenzio generale da parte di tutti, poi Maryse si alzò ed abbracciò di slancio il figlio.
-Finalmente lo hai detto, io aspettavo solo questo, Alec, per me è solo importante che tu sia felice- a quel punto comprese anche Magnus nell’abbraccio –Benvenuto in famiglia- .
Tutti avvolsero Alec e Magnus in un abbraccio, solo Robert ne rimase fuori, lui era in disparte ad osservere la scena, il sorriso sulle labbra.
 
 
 
 
                                                         *********************
 
 
 
 
Erano già un paio di sere che James e Cordelia uscivano insieme, si divertivano insieme, sembrava semplicemente che si conoscessero da tutta la vita.
A James piaceva, gli piaceva la sua compagnia, il suo modo di ridere, i suoi gesti, anche quelli involontari e ripetitivi, a James piaceva il suo accento, i suoi occhi color del carbone, i suoi capelli rossi, ma di un rosso ramato, diversi da quelli di Clary, a James semplicemente piaceva Cordelia.
Erano sulla via principale di Alicante, avevano da poco passato la piazza dell’Angelo, tra poco si sarebbero dovuti lasciare, a James quasi piangeva il cuore nel doverla lasciare.
Arrivarono dinanzi alla casa in cui i Carstairs alloggiavano.
-Allora, ci vediamo domani-
-Certamente, ormai la tua presenza è diventata una piacevole abitudine della mia vita- disse lei sorridendo.
James vide in quella frase il momento perfetto, le si avvicinò e la baciò, leggermente, sfiorandole appena le labbra, era solo l’ombra di un bacio.
Cordelia arrossì e gli prese la mano –Buonanotte James- disse poi correndo sul vialetto ed entrando in casa.
-Buonanotte Cordelia- dissero due occhi color miele, il cui corpo si era rifugiato nell’ombra della notte appena iniziata.
In quel momento James aveva bisogno di usare i poteri ereditati dalla madre, si era nascosto nell’ombra.
James era felice.
 
 
 
 
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La mattina seguente Jocelyn si sveglio trovando accanto a se un fratello Silente si stava occupando di suo marito, come sempre in quei giorni, ma quella mattina ci fu qualcosa di diverso.
-Si, sto bene, davvero Fratello Enoch, non ce n’è bisogno, credo di poter addirittura mangiare-.
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, Valentine.
Valentine era sveglio.
Valentine era vivo.
-Fratello Enoch, potrebbe spostarsi vorrei guardare la mia famiglia- chiese gentilmente quella voce autoritaria che per anni aveva guidato i giovani ad una rivolta.
Quando Fratello Enoch si spostò gli occhi verdi di Jocelyn incontrarono quelli neri di Valentine facendo nascere un sorriso sul volto di entrambi, si tesero le mani, le intrecciarono tra loro continuando a sorridersi.
In quel momento fece il suo ingresso quella furia dai capelli rossi anche conosciuta dal mondo invisibile come Clarissa che però un attimo li osservò, poi andò verso di loro e li abbracciò, prima l’uno e dopo l’altro –Per il primo periodo ho pensato di essere rimasta da sola, di avervi perso entrambi, pensavo di essere l’ultima Morgenstern- una lacrima fece capolino dagli occhi verdi, per poi essere asciugata da Valentine
-Ehi noi siamo qui Clary, ed anche quando non ci saremo più la nostra presenza non ti abbandonerà, sorridi che hai molto da raccontarmi stando a quello che mi ha detto Fratello Enoch-.
Clary sorrise, si sedette sul letto del padre e prese a raccontare tutto quello che era successo durante la battaglia, quello che aveva fatto dopo, come aveva vissuto quei giorni, avrebbe continuato a parlare se una voce dall’altra parte della stanza non avesse detto –Clary, per favore, ricomincia dalla parte in cui mi salvi-.
 
 
 
 
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-Max mi raccomando stai fermo- disse Maryse per la sesta volta –Adesso Magnus ti farà un incantesimo che ti renderà più forte, ti aiuterà a non ammalarti più- Max sorrise e si immobilizzò, la sua immobilità in quel momento dava l’idea di una statua, sembrava fatto di gesso.
Magnus sorrise ed agitò le dita sulla testa del bambino, un lampo azzurrino ne fuori uscì.
-Ecco adesso puoi muoverti-
-Ne sei sicuro? –
-Sicurissimo-
Il bambino iniziò a camminare per la stanza, all’improvviso si girò, un sorrisone stampato in faccia, prese la rincorsa e saltò al collo di Magnus, lo stregone riuscì a prenderlo ed il bambino gli stampò un bacio sulla guancia –Grazie mille, signor Bane- -Magnus, chiamami solo Magnus, sono il ragazzo di tuo fratello in fondo-.
 
 
 
 
                                                    **********************
 
 
 
 
-Simon- Isabelle era pronta ad uscire insieme a quello che era ormai il suo ragazzo.
-Izzy- la voce di Simon era suonata quasi interrogativa
-Avrei una domanda-
-Fammela-
-Cosa ci trovi in me? – Simon parve rifletterci sopra un attimo.
-Cosa ci trovo in te…. Cosa ci trovo in te… Tu sei semplicemente la ragazza più bella, più dolce, più combattiva, più sensibile e più intelligente che io abbia mai conosciuto, tu mi chiedi cosa ci trovo in te ma io non capisco come tu non possa capirlo da sola…Sei semplicemente fantastica, ed io…io credo di amarti-
Izzy rimase basita per un attimo prima di rispondere –Ti amo anche io-.
 
 
 
 
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I tre Morgenstern si girarono in contemporanea verso il letto che ospitava Jonathan, lui era lì, sveglio, parlava, gli occhi neri erano stati sostituiti da due occhi verdi, gli stessi occhi della sorella, gli stessi occhi della madre.
Li osservava, più o meno come loro osservavano lui, quasi come se provenissero da due galassie diverse e quella dinanzi a loro fosse una specie aliena.
Il silenzio irreale che si era formato venne spezzato da Jonathan che disse –Sapete, per diciotto anni sono rimasto intrappolato, ero in balia di una forza che mi opprimeva, ero dentro il mio corpo, ma non ero io a comandarlo, per diciotto anni è stato così ed io ti devo ringraziare, Clary, devo chiedere scusa a tutti, all’intera Alicante per quello che ho fatto-.
-Calmati, fratellone, tutti accetteranno le tue scuse- Jonathan sorrise a quell’appellativo.
-Non è vero Clary, la gente parla, senza sapere, il vecchio me era, è e sarà per sempre un ostacolo, la gente mi giudicherà per quello che sono stato-.
-Ti posso assicurare che ti hanno già perdonato-.
 
 
 
 
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-1 MESE DOPO-
 
 
 
 
Clary si stava dirigendo verso la Guardia insieme alla sua famiglia, quel giorno Alicante avrebbe assistito a due cerimonie Parabatai.
Per quell’occasione aveva ripetuto tutta la notte la formula che avrebbe unito indissolubilmente lei ed Izzy, chissà come sarebbe stato, lei c’era stata quasi vicina una volta, ma non aveva mai pensato appieno a quello che significasse avere un Parabatai.
Entrando alla guardia vide Jace che le sorrise e le fece l’cchiolino, poi si andò a sedere nella prima fila di sedie della sala del consiglio, di fianco ad Isabelle.
Poco dopo anche Alec e Jace le raggiunsero.
Man mano la sala del Consiglio si riempì, e l’Inquisitrice iniziò a parlare –Siamo qui oggi per una doppia cerimonia Parabatai, oggi la comunità Nephilim vedrà Clarissa Adele Morgenstern e Isabelle Sophie Lightwood- guardò le due ragazze- ed Alexander Gideon Lightwood e Jonathan Christopher Herondale unirsi attraverso la cerimonia Parabatai- dopo di che Jia iniziò con le formule di rito, però Clary era troppo emozionata per ascoltarla davvero, il cuore le andava a mille, pensava che si sarebbe dimenticata tutto,  le uniche parole del Console che saggiò completamente furono –Clarissa, Isabelle, prendete lo stilo e pronunciate la formula di rito-.
-Dove andrai tu andrò anche io, dove morirai tu morirò anche io e vi sarò sepolto, l’angelo faccia a me questo ed anche di peggio se altra cosa oltre la morte mi separerà da te- e poi posò lo stilo sulla pelle della corvina e quando poco dopo sentì il bruciore della runa che le veniva impressa sulla pelle per sempre le sembro che delle fiamme le avvolgessero all’interno di un cerchio come quando due metalli vengono uniti in uno solo, le loro anime si fusero assieme per non separarsi più.
La sensazione scomparve poco dopo ma fu una delle cose più belle che avesse mai provato.
Si voltò verso Jace ed Alec, vide il suo ragazzo sorridere, pensare che la loro storia era iniziata proprio grazie a quella cerimonia, grazie ad una sola domanda “Vuoi essere la mia Parabatai?”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

RINGRAZIAMENTI:

Oggi, 8 novembre 2015 clicco sul quadratino “Completa”.
Finire questa storia per me è come chiudere un capitolo importante della mia vita, questa storia è stato il mio punto di sfogo per quando tutto andava male, perché questo è stato un anno davvero difficile.
E’ stato il mio momento di libertà, in ogni personaggio c’è una parte importante di me ed ogni personaggio ha una sfumatura del mio carattere, della mia essenza.
Spesso è stato difficile immedesimarmi nei personaggi, capirne le emozioni, pensare quello che avrebbero detto, alcuni lo ho creati d’accapo dandone una mia interpretazione visto che la Clare magari non ne ha ancora parlato in uno dei suoi libri, i suoi personaggi sono diventati i miei.
Vorrei ringraziare prima di tutto coloro che sono a leggere fin qui, per me è molto importante.
Vorrei ringraziare coloro che hanno seguito, inserito tra i preferiti e tra i ricordati questa storia, mi avete fatto capire che quello che è il mio sogno un giorno si potrà realizzare e che, nonostante io sia “nata” come poetessa, posso uscire da quelli che sono i miei schemi.
Ringrazio Vane_Herondale_Jackson la mia Parabatai, lei è stata uno dei cambiamenti sostanziali portati da questa storia, se non l’avessi scritta non l’avrei mai conosciuta, mi ha sostenuto e mi ha dato una piccola mano con le correzioni.
Come dimenticare la mia fan numero uno best_alex , lei mi ha spinto ad andare avanti in quei momenti in cui non avevo ispirazione o non sapevo cosa scrivere, le sue minacce benevole mi hanno spinto a prendere il computer, la penna o che che sia per ricominciare a scrivere.
In ultimo ringrazio la mia Magnus, che nonostante sia ancora al nono capitolo di questa storia, mi ha sempre ripetuto che ce la potevo fare.
Grazie. EmilyHerondale
 
P.S. il 9 Dicembre VEMP compirà un anno ed io ho una sorpresa, rimanete connessi nella sezione Shadowhunters.

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