La progenie della morte

di ABlueBox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Captolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Vorrei innanzi tutto dire una cosa: so che probabilmente, nel testo ci sarà una discordanza di tempi verbali, ma è una mia scelta stilistica.

Seconda cosa: non sono molto sicura di riuscire ad aggiornare periodicamente, diciamo che è sempre stata la mia grande pecca. Quindi a volte pubblicherò quasi subito, altre ci vorrà più tempo, a volte forse un paio di mesi. (Ma hei! Vado a scuola! Devo studiare!)

Terza cosa: mi scuso per eventuali errori nella scrittura, ma scrivo sempre di sera tardi, e non ho mai voglia di ricontrollare il testo.






Anni fa…

Non lo avresti mai creduto possibile. Anzi, non ci avresti mai pensato.
Tu che sei come la morte, che ovunque vai regna paura e desolazione… dare alla luce una vita.
Lo tieni con una sola mano, da quant’è piccolo.
Forse un po’ troppo piccolo.
Lo hai avvolto con il mantello bianco della tua armatura, per non fargli prendere troppo freddo. Dalla stoffa gli si può vedere solo il volto.
Gli occhi sono aperti, così grandi e rossi.
Rossi: come il sangue delle tue vittime, come il sangue che ti –vi- circonda.
Rossi come i tuoi occhi.
E forse è proprio questo quello che ti ha fatto boccheggiare appena lo hai visto.
Una creaturina così piccola, ancora così innocente, che ha i tuoi stessi occhi. Occhi che come i suoi sanno mascherare bene i sentimenti, fino a farli sembrare quasi… disumani.
Dalla testolina spuntano dei ciuffetti neri di capelli, come quelli della donna che lo ha messo al mondo, o così almeno credi.

In fondo quando eri arrivato in quel ospedale –se così si può chiamare- avevi trovato tutto raso al suolo, anche se in fondo, scommettersi che molte delle cose erano già così, prima del tuo arrivo.
I medici e le infermiere, e anche quei pochi pazienti che erano nell’edificio, li hai trovati tutti morti, in modi orribili, che anche tu sei rimasto sconvolto.
Tu che ghigni davanti alla morte.
Avevi seguito quel piccolo cosmo che ti aveva spinto ad andare fino a lì, quello cha già percepivi da qualche tempo, in modo quasi impercettibile.
Eri entrato in una stanza, come le altre, dove c’erano anche lì delle vittime.
Un medico, un’infermiera e una donna.
L’uomo e la donna giù per terra era tagliati a metà, come se qualcuno lì avesse attraversati con la lama per tagliare la pizza.
La donna sdraiata sul letto, praticamente squarta, degna opera di Jack The Ripper. Lo spettacolo così raccapricciante, da non poterlo nemmeno descrivere.
E quasi ringrazi gli dei quando percepisci un’altra quel cosmo.
Ti avvicini al “corpo” della donna sul letto. Era in cinta, stava partorendo quando l’hanno uccisa.
Ma dove il ventre della donna doveva essere massacrato, per uccidere quello che vi era custodito, una luce azzurra avvolge quella piccola creatura.
Con le mani che ti tremano, perché sì, tu Deathmask di Cancer, il saint più malvagio in tutta la storia del santuario… stai tremando.
Tremi davanti a quella cosa così piccola e indifesa, ma non debole. Perché se fosse stata debole sarebbe morta già da tempo.
Tremi perché hai paura. Paura di non farcelo, in fondo sei poco più di un ragazzo.
Tremi davanti a quel bambino –finalmente lo ammetti- che senti tuo. Tuo figlio.
Nato da una delle tante notti passate a divertirti, neanche ti ricordi il volto della madre di quel piccino e, anche se tu cercassi di guardarlo, non lo riconosceresti.

Appena prendi in braccio il piccolo, ti rendi conto che stava piangendo, che tremava, e che è così piccolo da starti in poco più di una mano.
Allora lo copri, e lo tieni tra le braccia e, il bambino ti fissa con quei occhi che condivide con te, smettendo di piangere.
E allora prendi una decisione: da quel momento in avanti avresti lottato solo per lui.





Spazio autrice

Salve, mi presento.
Sono ABlueBox, anche se a volte mi firmo come “Neko-chan”.
E’ la prima volta che pubblico su questo fandom. Pubblico perché sto scrivendo altre fanfiction, sempre su Saint Seiya.
Quando faccio una presentazione mi piace delineare, per quanto lo si può fare da uno schermo, chi sono.
Inizio col dire che sono un’artista e frequento il liceo artistico. Il mio sogno è diventare regista, pubblicare dei libri e, magari anche dei miei fumetti.
Ma qui siamo nel settore Saint Seiya e, riguardo questo fandom posso dirvi: ho scoperto “ufficiosamente” I cavalieri dello Zodiaco a giugno di quest’anno.
Tra i miei saint prediletti ci sono Shun e Mur, ma ho gusti molto discordati, quindi amo Deathmask e Aphrodite. Per non parlare dei personaggi di The Lost Canvas, dire che li adoro è un eufemismo.
Personalmente parlando, sono più una fa della mitologia greco/romana classica, tenendomi rigidamente ai miti, ma capisco i motivi per cui il maestro Kurumada ha dovuto un modificarla un bel po’.

Spero di non avervi annoiato e, che il prologo della mia storia vi sia piaciuto.

ABlueBox

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Capitolo 2
*** Captolo 1 ***


Grecia,
Santuario d’Atena,
Tredicesimo tempio



Deathmask guardava con aria di sfida il Gran Sacerdote.
I due erano separati da circa una decina di metri, ma Arles sembrava poter distinguere ogni più piccolo dettaglio del fagotto che il saint di Cancer teneva tra le braccia.
“Starai scherzando, spero” disse infine.
Deathmask fece una specie di ghigno “No”.
Al saint della quarta casa non gliene fregava nulla del Grande Sacerdote o di Atena. Aveva sempre vissuto credendo che gli importasse solo di sé stesso, e invece…
“Questo è mio figlio e, vivrà con me” disse con sicurezza.
Da sotto l’elmo, che gli metteva in ombra l’intero viso, ci furono due luccichii, come se gli occhi dell’uomo si fossero illuminati di rabbia e malvagità.
“Deathmask di Cancer, ti ho sempre ritenuto una persona di cui potermi fidare”
La prova era che solo lui, Shura del Capricorno e Aphrodite dei Pesci sapevano il grande segreto del Sacerdote.
“…Ma questo da te non me lo sarei mai aspettato”
L’italiano alzò un sopracciglio, come a pretendere spiegazioni.
“Un figlio ti indebolirebbe soltanto, tu che veneri soltanto la forza” Arles fece un segno di disgusto verso il neonato “Ed è evidente che quello è troppo piccolo per la sua età. Probabilmente è nato prematuramente.”
Gli occhi rossi di Deathmask si assottigliarono minacciosamente.
Arles lo ignorò e continuò nel suo discorso “Lascialo, o conducilo, al fato che le parche hanno tessuto per lui: è debole, la natura ha deciso che deve morire, e cosi sarà”
“Forse sei ottuso e ignori cocciutamente una cosa” il saint di Cancer fece qualche passo avanti, sempre stringendo a sé il bambino, ancora senza nome.
“Ho detto: questo è mio figlio e vivrà con me. Me ne fotto dei tuoi ordini” lo disse quasi spuntando. Arles serrò minacciosamente i pugni attorno ai braccioli del trono.
“Mio figlio non è debole, né mi renderà tale. Mettitelo bene in testa. Se la tua farsa continua a campare, Arles, è solo grazie a me, a Shura e ad Aphrodite.”
Ci fu qualche momento di silenzio.
“Questa, per caso, cavaliere, è una minaccia?” sibillò il Grande Sacerdote.
“Può darsi” rispose di rimando il cavaliere d’oro.
Il Sacerdote, che fino al quel momento era rimasto rigido sul suo trono, rilassò i muscoli “Ebbene” sospirò rassegnato “Così sia. Il bambino vivrà con te”
Dal cuore di Deathmask sembrò levarsi un macigno di apprensione, che fino a quel momento non si era accorto di avere.
“Ma...” riprese parola l’uomo sul trono “Dovrà rimanere sempre all’interno della quarta casa, non dovrà mai uscire”
Tutto sommato una condizione sopportabile, si disse il custode della casa del Cancro.

“Bene, allora io tolgo il disturbo” Deathmask si voltò e fece per uscire dalla sala, quando Arles lo richiamò.
“Se il moccioso sarà un impiccio nei miei piani o, nelle missioni che affido a te e ai tuoi compagni, sta certo che lo toglierò di mezzo io stesso”
Il cavaliere d’oro si costrinse ad uscire dal tredicesimo tempio, senza voltarsi ad insulare quel falso.
Quando si allontanò abbastanza, guardò il fagottino che aveva tra le braccia, ancora avvolto nel suo mantello “Non ti preoccupare, ci sono io a proteggerti”
Una frase che stupì anche, chi l’aveva detta. Non se lo sarebbe mai aspettato di poterlo dire.
“Wow! Allora Deathmask di Cancer ha un cuore!”
Il saint si voltò per insultare chi aveva osato parlare a lui in quel modo, ma appena vide Aprhodite tutti i suoi piani crollarono “ ‘Fanculo” disse solamente.
Il saint dei pesci fece accomodare il parigrado nella dodicesima casa.
“Allora” disse poi lo svedese guardando il bambino “Mi spieghi che ci fai tu con neonato?”







Angolo Autrice

Salve, sono ABlueBox!
Incredibilmente oggi ci sono riuscita!
Ho pubblicato il primo capitolo ad un solo giorno di distanza dal prologo!
Meglio però che non prendiate abitudini, non accadrà sempre. Praticamente mai.

Voglio ringraziare LOL_chan per aver recensito il capitolo precedente.

Spero che la storia vi piaccia e che andrete avanti a seguirla.
Mi scuso per gli errori di ortografia, ma come ho già detto, odio ricontrollare il testo.

Al secondo capitolo!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Grecia,
Santuario di Atena,
Quarta Casa



“Accidenti!” esclamò Deathmask.
Non ce la faceva più, se sarebbe andata avanti così la faccenda, lui avrebbe dato di matto.
Si tappò d’impulso le orecchie, per non sentire più quel dannato casino, ma tutto inutile: quella vociana acuta gli perforava ancora i timpani.
“Ma quanto piangi, tu?!” sbottò verso il figlio, che era adagiato sul letto del saint del cancro.
Il piccolo non poteva avere più di una settimana, ma aveva dei polmoni eccellenti.
Il giorno prima, il cavaliere del leone, era corso alla sua casa per sapere chi emettesse quei terribili lamenti. Deathmask lo aveva dovuto cacciare a suon di minacce di morte.
“Ohi, Death!” qualcuno entrò in quel momento nella casa del cancro. Al saint non servì nemmeno analizzare il cosmo del cavaliere: poteva essere solo una persone.
“Ehi, Aphro!” disse cercando di sovrastare il pianto del bambino.
Il saint dei pesci si affacciò sulla soglia della stanza da letto “Che cazzo hai fatto a quel piccino?”
Deathmask assunse un’espressione offesa “Io proprio niente. E’ lui che continua a piangere interrottamente da venti minuti”
Aphrodite sbuffò “Hai provato a cambiargli il pannolino?”
“Sì” annuì l’italiano.
“E il latte?”
“Non lo vuole”
“Allora ha sonno” concluse lo svedese.
“Ma se ha dormito tutta la mattina!” protestò il saint di cancer.
Aphrodite voleva darsi uno schiaffo in faccia: come avrebbe fatto quel bambino a crescere con un padre del genere?! “Death, il bambino è ancora piccolo, passerà intere giornate a dormire!”
Il saint della quarta casa fece per ribattere, ma chiuse la bocca e si voltò a guardare il figlio che ancora piangeva. Allungò le braccia e prese il bambino in braccio cercando di cullarlo, ma non sortendo alcun effetto.
“Da’ a me, dai” sospirò lo svedese, prendendo tra le braccia il figlio del suo migliore amico.
Nel giro di pochi minuti e il bambino dormiva sereno.
“Come hai fatto?” disse sottovoce Deathmask, sorpreso –anche un po’ seccato- che il custode della dodicesima casa fosse più bravo di lui con il suo bambino.
Aphrodite roteò gli occhi “Con la delicatezza!” il saint si lasciò cadere su una poltrona posta in un angolo della stanza “Cosa che tu, ovviamente, non possiedi!”
“Scusa!” esclamò l’italiano “Non tutti possono essere Lady Oscar!”
Il saint dei pesci si trattenne dall’impiantare una rosa bianca nel cuore del compagno: non poteva rendere orfano il bambino anche del padre.

Ci fu un momento di silenzio, nel quale Aphrodite spostò lo sguardo da Deathmask al bambino che teneva tra le braccia.
Il cavaliere era perso nel contemplare quella piccola figura che teneva i pugnetti chiusi e, che i ciuffi neri gli ricadevano sulla fronte.
Il cavaliere della quarta casa, invece, si buttò seduto sul letto e guardò in silenzio l’amico. A volte non riusciva proprio a capacitarsi di come uno come Aphrodite potesse essere del sesso maschile!
Innanzitutto i tratti del viso erano tipicamente femminili, per non parlare dei lunghi boccoli biondi e degli atteggiamenti da prima donna del compagno d’armi.
“Hai scelto un nome?” ruppe il silenzio il saint dei pesci, che ripuntò lu sguardo negli occhi dell’italiano.
“Ci stavo ancora pensando…” borbottò quello in risposta.
“Oh, insomma! Non può continuare ad non avere un nome!” disse contrariato lo svedese.
Deathamask rimase zitto per un momento, poi borbottò qualcosa di incomprensibile.
“Come scusa? Che hai detto?” si accigliò il biondo.
“Zoi, il bambino si chiamerà Zoi” disse ad alta voce Deathmask.
Aphrodite guardò un’ attimo sorpreso l’amico, poi spostò lo sguardo sul bambino che teneva tra le braccia “Vita, eh?”










Angolo autrice
Scusatemi se vi ho fatto attendere così tanto, ma vi avevo avvertito al primo capitolo.
Voglio ringraziare tutti quelli che leggono la fanfiction, spero che la storia vi piaccia e che andrete a vanti a leggerla.

ABlueBox

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