I WAS HERE

di Kelly 19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I WAS HERE ***
Capitolo 2: *** 4 anni prima: l'ennesima espulsione! ***
Capitolo 3: *** 4 anni prima: il primo incontro. ***
Capitolo 4: *** 4 anni prima: primi segni. ***
Capitolo 5: *** 2 anni prima: Dille quello che sai. Ok? ***



Capitolo 1
*** I WAS HERE ***


                                                                          Questa raccolta è dedicata interamente
a una delle persone più importanti
della mia vita. Quella ragazzina
ormai cresciuta che giorno dopo giorno,
mi incasina la testa con la musica di
Demi Lovato.
Alla mia sorellina
Charlotte!

                                                                 I WAS HERE!    
 

 
 
La scuola, così vuota e silenziosa le metteva i brividi. Lanciò un'occhiata al corridoio centrale che collegava con tanta grazia le ale della scuola, prima di decidersi a proseguire.
Dove trovarla.
Proseguì lentamente cercando di riuscire ad udire anche il più minimo dei rumini, ma niente. Sentiva solo il rumore dei suoi passi e il suono del suo cuore che batteva all'impazzata. Un urlo che le gelò il sangue arrivò alle sue spalle. O forse era alla sua destra.
"Non fare un'altro passo." urlò la voce di cui non sapeva l'appartenenza. "Torna indietro. Non è te che voglio."
Demi scosse la testa e strinse i pugni. Non poteva tornare indietro. Non poteva andare via senza di lei. Senza rendersene conto fece un passo avanti.
"Ti ho detto di andare via." 
Demi sorrise. Quasi senza nemmeno accorgersene, si ritrovò a camminare nella direzione da cui proveniva la voce. Si guardò intorno per capire che quella, era l'aula in cui aveva trascorso la maggior parte del tempo, degli anni precedenti. L'aula in cui si sentiva al sicuro. In quelle quattro mura si sentiva unica. Si sentiva un'unica, perché quando Demi cantava era unica. Ma ora quell'aula riusciva solo a darle i brivi. 
"Sono Demi Lovato." disse, alzando entrambe le mani, lentamente.
"Lovato. So benissimo chi sei." affermò la voce alle sue spalle. 
Demi si voltò di scattò, e fu allora che lo vide.
RIchard era lì in piedi, con uno sguardo indecifrabile che le puntava una pistola dritto in fronte. 
"Richard.."
Lui scosse la testa. "Sam Foman..Vedi Demi.. io non volevo arrivare a tutto questo. Io non lo volevo."sputò fuori nervosamente. "Credevo che il problema di tutto era l'affrontare il dolore, ma vedi cara Demi, poi ho capito. Ho capito che il problema è lei." continuò nervosamente, spostando la pistola dal volto di Demi in un punto scuro dell'aula. 
Gli occhi di Demi erano colmi di lacrime trattenute a stento, ma ora erano pieni di paura. 
"Non capisco.. Chi c'è con noi in questa stanza? Perché stai facendo tutto questo?"
"Non capisci?" chiese con rabbia, avvicinandosi verso l'entrata alla ricerca dell'interrutore della luce, ma senza mai abbassare l'arma.
In un'attimo l'aula si illuminò, e fu allora che lo vide. Joe attaccato ad una delle sedie dell'aula. Non appena Joe incrociò lo sguardo di Demi, iniziò a dimenarsi. Ma l'attenzione di Demi fu catturata da Marissa riversa a terra. A meno di due passi da lei.
"Marissa.." sussurrò, tra le lacrime.portandosi una mano tra i capelli. "Cosa le hai fatto?" 
"Vedi Demi io e te siamo uguali."
"No. Sei un folle." ringhiò. 
"Oh Demi.. ma io non volevo arrivare a tutto questo.. ma vedi, loro mi ci hanno portato a farlo." 
"Nulla giustifica tutto questo. Sei solo un pazzo." sputò Demi con rabbia. "E ancora credi di star facendo la cosa giusta."
Sam si avvicinò di più a lei. "Qualcuno devi difenderci dalle persone come loro." disse per nulla toccato dalle parole della mora. "Ma ora voglio chiederti una cosa.. ti hanno raccontato quello ch'è successo 3 anni fà?" 
"Dove vuoi arrivare?"
"RISPONDI!" urlò tornando a puntarle l'arma contro.
Demi fece un passo indietro, e in quel momento Marissa gemette di dolore. Lasciò perdere il buonsenso e si inginocchiò accanto a lei. 
"Marissa.." sussurrò passandole una mano tra i capelli. 
"De.. Demi che cosa.." cercò di parlare prima di gemere nuovamente di dolore.
"Non parlare. Andrà tutto bene." sussurrò posandogli un bacio tra i capelli. 
"Dunque." intervenne Sam, perdendo la pazienza. "Bentornata tra di noi Marissa. Giusto in tempo per ascoltare il continuo della nostra storia, prima che..BOM" disse gesticolando con la pistola.
"Cosa vuoi ancora?" ringhiò Marissa. 
"Cosa voglio? Rivoglio mia sorella, ma non è possibile." Urlò tornando a puntarle la pistola. "L'avete lasciata morire. Non avete provato a salvarla."
"Non è vero. Era la mia migliore amica, come avrei potuto lasciarla morire?" 
"Voi avreste dovuto fare qualcosa. Lei.."
"Lei era una drogata."ringhiò Marissa gemendo di dolore.
"Non parlare così di lei." ringhiò sparando un colpo in aria.
Dami, aveva improvvisamente capito cosa Sam aveva in mente di fare e cosa lei avrebbe dovuto fare. "Quindi tutto quello che vuoi è vendicarti?" chiese lasciando andare Marissa e alzandosi lentamente. 
"Si. Uccidendoli." affermò con molta calma.
"Allora, spara me!" 
"Cosa?"
Prese un respiro profondo. "Vuoi giustizia, vero?" chiese e lui annuì "Sò cos'è successo. Joe mi ha raccontato la storia. Posso dirti che non è colpa laro, e non è neanche colpa tua."
Lo sguardo di Sam saettò su di lei, e si sciolse in un sorriso maligno. "E' colpa loro. Deve essere colpa loro." 
"Allora spara me!" affermò con le lacrime agli occhi, sotto lo sguardo impaurito di Marissa. "Joe era il ragazzo di tua sorella, io per lui sono come una sorella. E la ragazza a cui stai puntando la pistola.. beh è la mia ragazza. Se vuoi far soffrire loro come soffri tu.. SPARA ME.. Sono io il tuo occhio per occhio."
La pistola lentamente si spostò verso Demi. "Hai ragione." convenne con tranquillità. "Sparerò te."
"No!"
L’urlo furioso e disperato di Marissa, fu talmente doloroso da costringere Sam a fermarsi per un momento. "Non farlo."
"Dì addio alla tua ragazza." disse con un ghigno.
Marissa gemette, di panico e di dolore. "Sam, non farlo. Io ti cercherò, ti troverò e ti ucciderò." 
Demi cercò di specchiarsi negli occhi di Marissa, per l'ultima volta. Ma quest'ultima, sfuggì al suo sguardo. "Non ti perdonerò mai Demi." sussurrò tra le lacrime.
Demi azzerò nuovamente le distanze tra lei e Marissa, inginocchiandosi accanto a lei. "Devi promettermi una cosa.." mormorò appoggiando la fronte a quella di Marissa. "Perdonami.. e vivi. Marissa devi vivere anche per me, quindi devi vivere alla grande. Io non rimpiango niente, rifarei tutto altre mille volte.." sussurrò accennando un sorriso tra le lacrime. "Ricordati solo che ti amo." mormorò, baciandola delicatamente sulle labbra, mentre le lacrime le solcarono il viso. 
E fu un attimo in cui, Marissa udì il rimbombo dello sparo e si ritrovò la sua ragazza sanguinante tra le braccia. 
Di Sam Foman neanche l'ambra. 








 
Note dell'autrice:
 
Allora premetto che questa storia era incentrata su altri personaggi.. è nata "Faberry" e vive sotto nome di "Darissa" Cioè è così che vengono chiamate giusto? Se sbaglio perdonatami, non sono molto pratica. Sono più il tipo da Linkin Park =D! Ma visto che la mia sorellina, non fa altro che ripetermi "Demi mi è stata vicina, con la sua musica. Ti prego cambia i nomi e scrivila su di lei." come potevo non accontentarla? =D Sarà la quarta storia che mi ruba o.O'?? ahah ma vabbé per le sorelle questo ed altro. <3  Comunque siate clementi, un mega sorriso a tutti. Buona lettura. PULCE BUON COMPLEANNO. 
 

PS: La storia andrà avanti e indietro nel tempo, per dare la possibilità di conoscere i personaggi e di capire cosa ci ha condotti a questo punto. Dopo i vari salti nel tempo, la storia riparterà da qui. Fatemi sapere cosa ne pensate, almeno saprò se vi piace oppure no.  

 

 
                                                        

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Capitolo 2
*** 4 anni prima: l'ennesima espulsione! ***


                                                                     
Vorrei fosse facile,
ma non va mai in quella maniera.
Non è come nei film,
Non è come dicono loro..
Ma un giorno mi rimetterò in piedi,
e tutto questo dolore se ne sarà andato..
e forse non sarà così difficile essere me stessa.
Capirò quale sarà il mio posto.



 
L'espulsione! 
(4 anni prima! Ottobre!)
 
 
Quando Miley Cyrus  era entrata nell'aula 102 durante il cambio d'ora, nessuno si aspettava di stare per assistere all'espulsione di Demi Lovato. 
"Lovato vieni con me."  aveva esordito in tono autoritario che non permetteva alcuna replica. 
Demi sorrise, alzandosi lentamente. "Cos'hai in mente oggi?" 
"Lo vedrai." 
Seguendo Miley Cyrus, la mora si ritrovò nei bagni della scuola. Osservava ogni minimo particolare fuori posto, per riuscire a capire ciò che Miley aveva in mente. Ma niente.
"Allora Lovato.. qui possiamo parlare in pace." 
Demi scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli e sbuffando. "Forza cos'hai in mente?"
"Tra un'ora esatta si terrà l'assemblea.." fece presente sogghignando.
"Si lo so.. ma questo cos'ha a che vedere con noi?"
"Chiuderemo le porte dell'aula magna.. e faremo scattare l'allarme antincendio.."
La mora sgranò gli occhi all'udire quella pazzia. Miley non si era mai spinta così lontano con le sue pazzie. Non avevano mai fatto più di qualche scherzo nei bagni della scuola, o chiuso qualche ragazza in bagno. "Starai scherzando? Miley sono già stata espulsa da qualche scuola.. forse troppe. Se ci beccano, sarà la mia rovina."
Miley scoppiò a ridere, scuotendo la testa. "Non ti facevo così fifona."
"La cosa è ben diversa.. non sono una pazza che mette a repentaglio il suo futuro."
Quando Demi era stata trasferita, Miley aveva fatto come il suo solito: conoscere la nuova arrivata, conoscere il motivo del suo arrivo e sfruttare quella cosa a suo vantaggio. 
"Credevo fossi una figa."
La mora scosse la testa. "Credo ti sia fatta un'idea sbagliata sul mio conto."
"No. Demi Lovato espulsa da 4 scuole diverse, per aver provocato danni a carico delle strutture scolastiche."
Demi non poteva crederci. Non poteva e non voleva crederci. "Era diverso." esordì prima di uscire furiosamente dal bagno.

La giornata scolastica proseguì tranquillamente. Fin quando qualcuno non entrò in aula come una furia. Demi osservò con attenzione la donna, e quando finalmente si voltò a fissarla, la riconobbe. 
"Demi Lovato!" urlò furiosa, avvicinandosi velocemente.
La mora scattò in piedi. "Preside mi dica."
"Mi dica? L'ha combinata grossa. Mi creda se le dico che non metterà più piede in questa scuola."
Demi aprì la bocca e la richiuse. Strinse gli occhi e cercò di capire cosa avesse fatto per scatenare una reazione del genere nella donna. Ma niente. "Io non capisco." 
"Velocemente, prenda le sue cose e venga con me."
Mentre racchettava tutte le sue cose, lo sguardò di Demi si posò furoi dalla finestra. Un'auto della polizia appostata nel cortile della scuola, così fece l'unica cosa che sapeva fare meglio: cercò di scappare. 

"Ragazzina, stai esagerando!" urlò la guardia mentra la rincorreva per i corridoi della scuola.
Demi scosse la testa, continuando a correre. "Io non ho fatto niente."
"Così peggiori la situazione."
"Non m'importa." urlò prima di inciampare. "Merda!" 
La guardia ormai riuscitasi ad avvicinare, l'afferrò per un braccio. "Andiamo, ragazzina." disse trascinandola con se.

"Demi Lovato, si accomodi."
Lanciò un'occhiata all'aula del tribunale e rimase sorpresa, nell'apprendere che non tutte le aule dei tribunali dovevano essere necessariamente enormi, come quelle nei film. Almeno non quella in cui era stata trascinata lei. Lanciò un'ultima occhiata alla sua destra e intravide suo padre che con sguardo deluso sedeva in uno dei posti dell'ultima fila, prese un grande respiro prima di mostrargli il dito medio. Quando il suo sguardo caddè tra le prime file, lo sguardo amorevole di sua mamma, le diede il coraggio di cui aveva bisogno. Le sorrise prima di decidersi a proseguire e sedersi.
"Siamo intorno ai 10.000 dollari di danni." esordì la guardia che due giorni prima era riuscito a mettere fine alla sua corsa. 
"Demi.. posso assicurarti che il carcere minorile non è una passeggiata." esordì il giudice alzando gli occhi dal fascicolo e guardando la mora con tenerezza. "Perciò ti daremo un'altra possibilità.. tuo padre è disposto a finanziare due diverse opzioni.. L'ACCADEMIA MILITARE oppure McKinley School."
Demi aprì la bocca e la richiuse. Non poteva tornare al McKinley School. "Quindi dove mi manderà?"
"Ti dò l'opportunità di scegliere.. dove vorresti andare?"
"L'accademia militare." rispose di getto, senza pensarci due volte.
"Andrai al McKinley School." concluse il giudice, battendo il martelletto.
"Merda!" digrignò tra i denti. 







 
Note dell'autrice:
Allora cosa dire.. come ho detto nel precedente capitolo,
avverranno vari salti nel passato, quindi "leggete i titoli"
così riuscirete a capire in che momento della storia ci troviamo!
Detto questo, in ogni capitolo troverete versi
di qualche canzone. In questo caso la canzone inserita è
"SIMPLE PLAN - LUCKY ONE" (ovviamente tradotta.) 
NB: ho deciso di non cambiare il nome della scuola, solo perché
mi piace. A voi non piasce il nome "
McKinley School"?
 
PS: Spero di non aver deluso nessuno e ci tengo a precisare "Dopo i vari
salti nel tempo, la storia riprenderà dal primo capitolo." 
Ci tengo a ringraziare chiunque abbia deciso di dedicare 10 minuti alla lettura
di questa storia. Spero di non deludervi, ma più di qualunque cosa, spero di non 
deludere la mia sorellina. Detto questo, fatemi sapere cosa ne pensate, 
almeno saprò se sto andando nella giusta direzione. Un mega sorriso a tutti voi! 

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Capitolo 3
*** 4 anni prima: il primo incontro. ***


I'm coming home, to breathe again.
To start again. 
I'm coming home, from all the places i have been..
With nothing, but a voice within, that calls me: 
calls me home!

   

      Il primo incontro! 

              (4 anni prima! Ottobre!)                     


Il viaggio verso il McKinley School, proseguì tranquillamente. Demi stava guardando fuori dal finestrino, persa nei suoi pensieri, fin quando la sua attenzione non fu rivolta all'agente di custodia.
"Ragazzina! Posso farti una domanda?"
Demi sbuffò, tornado a guardare fuori dal finestrino. "Che vuoi sapere?"
"Ho letto il tuo fascicolo." esordì.
"Senza offesa, ma arriva al sodo." tagliò corto la ragazza "Non ho tanta voglia di parlare."
"Giusto. Comunque mi chiedevo, come mai fai tutto questo?"
Demi aprì la bocca e la richiuse. Strinse gli occhi e cercò di pensarci. "Non sono cose che ti riguardano Mercedes." affermò.
"Ok."

Era mattina quando finalmente arrivarono al McKiley School. 
"Sono distrutta." affermò sbadigliano. "Non potevamo prendere un'aereo?" 
"Aereo?" domandò Mercedes. Demi si strinse nelle spalle. "Scendi forza. Si ritorna a casa." 
"Questa non è casa mia." sussurò uscendo dall'auto.
Seguì Mercedes all'interno del Mckiley, accomodandosi nella sala d'ingresso per aspettare il preside che l'avrebbe presa in custodia.

"Sono contento di rivederti." disse una voce apparentemente sconosciuta.
Sia Demi che Mercedes si voltarono di scatto verso la porta, dove un uomo non molto robusto, dai capelli neri e mossi, le stava osservando sorridendo.
"Lo conosci?" domandò Mercedes, voltandosi verso la ragazzina.
La mora annuì. "Ha messo il parrucchino, ma la faccia da pesce lesso è sempre quella." sussurrò Demi, ricevendo una gomitata da Mercedes.
"Mi perdoni." esclamò l'uomo entrando nella stanza e porgendo la mano alla donna. "Sono Lucas Scott. Il preside."
"Mercedes.. Mercedes Nclaw." disse stringendo la mano all'uomo. "E lei è.."
L’attenzione di Demi fu sviata per un istante. I suoi occhi vennero calamitati da una figura familiare che stava passando in quel momento lungo il corridoio.
"Demi. Demi Lovato. Già ho avuto il piacere di fare la conoscenza della ragazza." disse l'uomo sorridendo. 
La ragazza del corridoio indossava una gonna nera, una camicia bianca e una cravatta dai ricami bianco e argento.
"Hai la divisa?" chiese il preside, non ottenendo nessuna risposta. La voce del preside era lontana dalle orecchie di Demi. "Devi sapere che questa non è più la scuola di prima. Sono d'obbligo le divise. Nessun litigio.. e con nessun litigio, intendo sia fisico e o verbale, Niente verrà lasciato impunito. Ogni richiamo, verrà trascritto e al terzo richiamo scatterà una punizione."
Demi riuscì a concentrarsi solo sulla ragazza bionda, che l'osservò con uno sguardo indecifrabile prima di proseguire per la sua strada. Solo quando la ragazza sparì, la mora tornò a seguire il resto della conversazione.
"Ti vado a prendere i bagagli ragazzina." disse Mercedes, prima di sparire dalla sua visuale. 

"Allora Lovato, questa è la divisa. Ogni divisa è diversa. Diversa solo in piccoli dettagli." Demi annuì. "Ti spiego. Le cravatte cambiano colore in base all'anno che frequenti. Nera con ricami verde e giallo per il primo anno. Nera con ricami rosso e bianco per il secondo. Nera con ricami bianco e argento per il terzo.. e così via."
"Non ci posso credere! Spero vivamente di sbagliarmi, ma se ho capito bene dovrò indossare una cravatta rossa?" 
"Nera, con ricami di color rosso e bianco." disse l'uomo annuendo.
La ragazzina si strinse nelle spalle. "Ugualmente non la indosserò."
"La indosserai. Ogni volta che non porterai la divisa.. riceverai un richiamo."
Demi si strinse nuovamente nelle spalle, come se le importasse poco o niente di ciò che diceva l'uomo.
"Tutte le ragazze del secondo anno, dormiranno al terzo piano. La tua camera è la 308."
La mora sbuffò. "Sà, sono stanca, e mi chiedevo se per caso in questi anni avete messo un'ascensore." 
Il preside la guardò con sguardo divertito. "No. Ora corri a cambiarti." 

Continuava a salire la grande rampa di scale, non ricordò di aver mai salito tante scale in vita sua. Certo negli anni scorsi aveva già frequentato quella scuola, ma ormai la scuola era diversa. I lavori in corso, non le avevano mai permesso di esplorare i piani superiori. O almeno, no come avrebbe voluto.
"Basta! Sono stanca." gemette appoggiandosi allo corrimano. "Stupido. Stupido preside." continuava a sussurrare ogni due scalini. "La divisa è obbligatoria." urlò cercando di imitare la voce dell'uomo. "Sai cosa? Mettila su per il culo la.." sbottò, provocando una risata in qualcuno. 
Quella risata catturò la sua attenzione. Demi voltò la testa, incuriosita dalla risata. Fu a quel punto che la vide di nuovo. La ragazza di poche ore fa. Era appoggiata al muro del secondo piano e la fissava. 
"Che hai da guardare?" sbottò irritata. 
La ragazza si spostò di poco, fulminò la mora con un’occhiataccia, prima di rispondere a tono. 
"Ragazzina stai calma se non cerchi guai." sbottò tra il divertito e l'irritato.
Ma Demi non era il tipo di persona che si arrendeva così facilmente, perché per Demi avere l'ultima parola su ogni discorso o discussione era la cosa più importante. Ancora stupefatta dalla risposta che le era appena stata data da quella stupida ragazza, fece per rispondere, ma a quel punto qualcuno urlò.
"Marissa! Corri a vedere."  
La mora voltò la testa in direzione di quella voce, ma quando si voltò per cercare la ragazza non trovò nessuno. Era sparita.
Marissa. Si chiamava Marissa. appuntò mentalmente.
"Marissa.. Marissa. Mari o Issa? No meglio Marissa." sussurrò tra se e se, continuando a salire le ultime scale che la separavano dal terzo piano. 
Sono tornata a casa? Questa è veramente casa mia.?!
"No questa non è casa mia." sussurrò guardandosi intorno.
Demi non l'avrebbe mai ammesso, ma il McKinley era una parte di lei.
Il McKinley in passato era stato per lei una casa.. e forse anche se le era difficile ammetterlo, sarebbe stato sempre la sua casa.





 
Note dell'autrice:
Cosa dire? La canzone che troverete è: "Calls Me Home di Shannon Labrie."
Mi dispiace tanto per il ritardo, ma sono estremamente incasinata. (Il motivo non credo che vogliate saperlo!)
Comunque cosa volevo dire? Ah ecco.. la storia al momento è concentrata nel passato, ovvero 4 anni prima
.
 
Demi non l'avrebbe mai ammesso, ma il McKinley era una parte di lei.
Il McKinley in passato era stato per lei una casa..
e forse anche se le era difficile ammetterlo, sarebbe stato sempre la sua casa.

Perché ho riportato questa frase? Perché in seguito, capiremo come il McKinley è parte del passato di Demi!



 
NB: Ringrazio tutti.. tutti quelli che hanno letto la storia, chi la segue, chi l'ha aggiunta tra i preferiti e chi di tanto in tanto ha deciso di recensire la storia.
Vi ringrazio di vero cuore.
Gente, sono tempi duri per la mia salute, quindi mi è un po difficile scrivere velocemente,
ma cercherò di aggiornare ogni settimana. Spero di non avervi delusi con questo capitolo.. e spero di non deludervi mai.

Domanda importante: che serie tv seguite? Non è una domanda a caso, anzi... =D
Comunque alla prossima, un mega sorriso a tutti voi. 


 

 


 
 

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Capitolo 4
*** 4 anni prima: primi segni. ***


 
You break and enter my imagination.
Whatever's in there it's yours to take.
I was told I'd feel nothing the first time, 
you were slow to heal but this could be the night.

 


 
Confusione! 
(4 anni prima! Febbraio)


Era davvero speranzosa, ma temeva che tutte quelle speranze potessero essere mandate all'aria da un momento all'altro. 
Non riusciva a capire il motivo della sua ossessione nei confronti di Marissa. Proprio non ci riusciva. 
Avrebbe dovuto affrontare quell'ossessione? 
Si. Era la cosa giusta da fare. Lei lo sapeva, ma non nè aveva il coraggio.
Doveva essere sincera con Stefan? 
Si, ma come poteva essere sincera con lui se mentiva anche a se stessa? 
Aveva accettato di frequentare il più giovane dei fratelli Salvatore, solo per soffocare quei sentimenti a lei sconosciuti. 

Demi sbuffò constringendosi a tornare con lo sguardo sul libro., ma non durò per molto, perché la sua mente fu invasa da Marissa.
"Tesoro, andiamo?" 
All'udire quella voce, Demi sollevò gli occhi confusa, solo per specchiarsi negli occhi di Stefan. 
"Che ci fai qui?"
Stefan sorrise, di un sorriso dolce. "Ti aspettavo all'entrata.. e non vedendoti arrivare sono venuto a cercarti."
"Scusa." sussurrò, richiudendo il libri con lententezza. "Sono sommersa da tutte queste lezioni."mentì.
Stefan la scrutò per qualche istante, come indeciso se crederle o no. Optò per la meno distruttiva. Decise di crederle per non rischiare di perderla. 
"Andiamo?" chiese sforzandosi di sorridere.
Infilò il tomo nella sua borsa, alzandosi e stiracchiandosi lentamente. Cercò di fare mente locale per ricordare se e quando aveva preso appuntamento con Stefan. Si domandò come avesse fatto Stefan ad entrare nella scuola.  Ma cosa più importante, si domandò dove dovevano andare.
Sollevò un sopracciglio. "Andare dove?" chiese mortificata.
"Sai cosa? Io vado. Ho aspettato settimane per vederti, e tu neanche ti ricordi del nostro appuntamento." commentò il ragazzo arrabbiato. 
"Scusa?!" bofonchiò cercando di avvicinarsi a lui. "Non volevo."
"Mi dispiace, ma devo andare."  disse voltandosi, lasciondo Demi, lì ad osserevare un punto non definito dell'aula.

"Mocciosa che ti è successo?" 
Quella voce. Quella voce l'avrebbe riconosciuta in qualsiasi momento. In qualsiasi circostanza. Sollevò lo sguardo su di lei, e esibì un sorriso imbarazzato.
"Marissa, non chiamarmi così."
Marissa la ignorò, e iniziò a camminare per la stanza, fino ad arrivare alla cattedra. 
"Allora cosa ti è successo?" domandò senza mezzi termini, voltadosi ad osservare la pioggia che batteva sul vetro della finistra. 
"Stefan." disse la ragazzina, ancora imbarazzata.
All'udire quel nome, Marissa si voltò a fissarla. 
"Quindi.. state insieme?" chiese lentamente, pentendosi subito dopo.
"No.. s-si.. cioè penso di si." rispose iniziando a torturarsi le mani.
Marissa la fissò per un lungo istante, poi tornò a posare lo sguardo fuori dalla finestra. 
"Da quanto?" domandò d'istinto.
"Pochissimo tempo." 
La ragazza si voltò nuovamente a guardarla. "Io dovrei andare." sussurrò prima di lasciare Demi nuovamente da sola.

Quella sera, nella sala da pranzo si sentiva in imbarazzo. Fuori luogo. Marissa seduta a tre tavoli da lei, continuava a fissarla. La ragazzina continua a sostenere lo sguardo di Marissa, anche se era imbarazzata da tutta quella situazione. 
Quel contatto visivo, fu spezzato quando la sua amica di stanza le rovesciò sulla giacca una quantità abbondande di acqua. 
"Ma che cazz.." urlò Demi, saltando sulla sedia, mentre Emily sforzava di nascondere una risata, senza riuscirci.
"Ti sembra divertente?" stillò, cercando di togliersi la giacca velocemente. "Mi vedi ridere? No." urlò ancora di più. "Non rido perché non è divertente."
Emily scrollò le spalle, alzando il bicchiere caduto. "Ne stai facendo un problema di stato." sbottò
Demi ci mise un po’ a registrare quello che Emily stava dicendo. Sollevò lo sguardo e incrociò lo sguardò di Marissa, che da lontano osservava la scena attentamente. Sbuffò, per poi tornare a guardare Emily.
"Dillo che l'hai fatto apposta." 
Emily non smise di guardarla, e un sorriso enigmatico e beffardo comparve sul suo viso.
"Anche se fosse?" 
"Sei una stronza." strillò lanciandole la giacca addosso. "Questa me la paghi. Fosse l'ultima cosa che faccio." disse riprendendo tutte le sue cose dal tavolo. 

Emily sapeva che quando una donna esce infuriata, un'altra donna entra infuriata. 
"Emily!" 
La ragazza si voltò con un ghigno dipinto sul viso.
"Finalmente ho la tua attenzione. Quindi non mi ero sbagliata?" 
"Alzati immediatamente." sussurrò tra i denti. "Forza!" urlò trascinandola per un braccio.
"Sei imapazzita?" urlò Emily cercando di svincolarsi dalla presa della ragazza.
"Non hai idea quanto.."



 
Note dell'autrice:
Allora cosa dire.. mi dispiace per il ritardo, ho dovuto stravolgere la storia,
per riuscire ad inserire al suo interno, alcuni dei personaggi delle serie tv di cui abbiamo parlato.
(con calma, faranno la loro comparsa..)
Comunque la canzone inserita nel capitolo è "u2 - Song for someone"
Buona lettura e alla prossima. Un sorriso a tutti voi..

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Capitolo 5
*** 2 anni prima: Dille quello che sai. Ok? ***


Hai sentito dire che l’amore 
Vive solo a un isolato da te 
Come mai non l’hai incontrato prima che 
Commettessi il grave errore di credere 
Che l’amore vero non esiste 
E che tutto intorno a te sia triste

Dille quello che sai. Ok?
(2 anni prima! Aprile.) .

 
Flashback: 
Demi iniziò a giocare con una ciocca dei suoi capelli sulle spalle. Marissa sentì una strana sensazione. Una sensazione mai provata prima.
"Alison ti ha lasciata bere?" chiese e la ragazzina annuii "Io la uccido."
"Non essere così rigida." ridacchiò continuando a giocare con i suoi capelli. "Dopo una rottura, bere è normale.." ci pensò su "ah si, poi era la regola del gioco bere."
"Gioco? Che gioco?"
"Al non ho mai. Alison è forte a quel gioco."
Marissa scosse il capo e sospirò. "Quindi presumo che anche lei è ubrica. E' ubrica?"  chiese, mentre la ragazzina annuì ridacchiando. 
Marissa guardò l’orologio al polso. Erano le due e trenta. 
"Sai in passato avevo una cotta per te. Avrei fatto qualunque per stare con te." La ragazza dagli occhi neri, venne riportata alla realtà dalle parole della ragazzina che sorreggeva tra le braccia. "Qualunque cosa Marissa.. ma non era giusto. Voglio dire, tu mi hai sempre vista come un'amica e poi.."  scosse il capo, continuando a giocare con i suoi capelli. "Lascia perdere. Non è importante." Marissa sospirò, iniziando a guardare nuovamente l'orologio. "Non devi rispondere.. intanto domani non ricorderò nulla." Ci pensò su "Si.. nulla."
La ragazza l'abbracciò forte. Respirò il suo profumo. "La mia piccola e dolce Dems" sussurrò stringendola di più. "Andiamo a casa." sussurrò mettendo fine a quell'abbraccio."Vieni. Su.."  allungò la mano destra verso di lei. Gli occhi della ragazzina, si posarono sulla mano tesa davanti a sé e poi risalirono su quelli di Marissa. 
"Marissa." espirò. 
"Che c'è? Non ti sent..." Ma non fece in tempo a chiedere nient'altro, che Demi l’aveva tirata per la mano a se, iniziando a baciarla.



Il dormiveglia di Demi, venne interrotto da un rumore metallico nell'ingresso, si alzò e ancora un po' stordita dal sonno cercò di mettere a fuoco la figura nell'ombra. Marissa aveva fatto cadere le chiavi dell'ingresso, si chinò per raccoglierle e solo in quel momento si rese conto della presenza di Demi, fece qualche passo, ma la ragazzina si rese subito conto che la ragazza dagli occhi neri era totalmente ubriaca.
"Quanto hai bevuto?"
"Quanto basta." Barcollò, inciampando nel tappeto posto lungo il corridoio. Demi decise di aiutarla, così si avvicinò, ma la ragazza automaticamente fece due passi indietro. Demi sospirò e si fermò a fissarla.
"Quanto basta per cosa?"
"Per dimenticare tutto il dolore.." 
La ragazzina, preferì non rispondere, non era quello il momento per iniziare a parlare e a discutere, non avrebbe portato a niente e il mattino dopo la ragazza dagli occhi neri, non avrebbe ricordato niente.
"Posso accompagnarti al tuo piano?" chiese speranzosa.
"No. So cavarmela benissimo da sola."

"Certo, certo. Senti, tesoro, devi dirle la verità."
"E dire cosa?" ansimò Elena mentre prendevano un'altra curva. "Damon" urlò "non voglio morire, prima di arrivare da Demi."
"Che figata, saresti un vampiro perfetto." rise lui e Elena sbuffò divertita. "Piccola, ascolta, tu va' lì e di' semplicemente quello che sai"
"Mio caro Damon" disse lentamente Caroline dal sedile posteriore. "forse dimentichi che non sappiamo neanche se si ricorda del bacio?"
"Esatto" concordò Elena. "Ma.. ha lasciato Stefan per lei. Quindi sicuramente qualcosa proverà. Giusto?" chiese speranzosa.
"In passato ti avrei detto si.. ma ora non né sono così sicura." rispose dispiaciuta la biondina. "Cioè, ora sto con Ezra."
Damon scosse la testa divertito. "Ma vi sentite? Sembra che non siete mai state innamorate."
"Cosa?" chiesero in coro, con incredulità. 
"Avete capito bene." sbuffò divertito "Non vi fermate ad osservare i dettagli."
Elena si strinse nelle braccia, poi scrollò le spalle, come se non sapesse davvero cosa rispondere. 
"Damon.. ho paura di non aver capito" ammise Elena a bassa voce.
"Caroline, come hai capito che io ero innamorato di Elena.. e Elena di me?"
La biondina alzò un dito e lo agitò lentamente verso di lui. 
"Semplice. Era tutto per Elena e niente per gli altri. I tuoi occhi brillavano, ogni volta che la guardavi.. e poi.." disse agitando il dito verso Elena. "tu. Tu sei stata più difficile da capire."
"Perché?" chiese Elena ridendo. 
"Perché, tu mia cara.. mi hai sviata. "Odio Damon" e poi quel succhia sangue di Enzo. Ma come ho detto i dettagli, ti hanno ingannata."
"Cosa?" chiese imbarazzata.
"Carissima.. guarda caso, ogni volta che Damon ti guardava, arrossivi o baciavi quello lì." Elena si ritrovò, suo malgrado, a sorridere. "Perdonavi ogni suo sbaglio, ogni sua mancanza. Urlavi di non volerlo vicino, ma non riusci a stargli lontana e poi.."
"Okook abbiamo capito." sbuffò divertita Elena. "Quindi cosa le dico?"
Con grande sorpresa delle due ragazze, Damon scoppiò a ridere.
"La verità." 

Un colpo risuonò alla porta. Demi si immobilizzò, guardandosi intorno. Guardò se stessa, poi Aria, e poi Alison, e poi la porta. Chi poteva essere?
Andò alla porta, la spalancò e una fradicia Elena ricambiò il suo sguardo.
"Elena sei tutta bagnata."
"Guarda non l'avevo notato." disse in tono beffardo. "Posso entrare?"
"Hai combinato qualche disastro" chiese Alison. "Perché presentarti alle tre di notte, non è normale." 
"Per di più tutta bagnata" aggiunse Aria, dando il cinque a Alison. "E poi.. come hai fatto ad entrare?"
Elena sbuffo "Poi ti racconto." Guardò Demi sorridendo. "Devo parlarti."
"E non potevi aspettare domani?" chiese confusa.
"No. Devo parlarti ora.. perché se non lo faccio ora, ho paura di non riuscirci più"
"Entra" Demi allungò un braccio, tirò Elena dentro e chiuse la porta. 
La ragazza getto la giacca bagnata sulla sedia, prima di guardarsi attorno. Tutti gli occhi erano puntati su di lei, mentre lei, dal canto suo passava gli occhi da Demi a Alison a Aria, che ancora sembrava estremamente confusa, e poi di nuovo su Demi. 
Il silenzio era assordante.
"Okay, dì qualcosa!"
"E' una cosa privata. Preferisco parlare da sola con te."




 
Note dell'autrice:
Allora cosa dire.. mi dispiace per il ritardo.
Mi farò perdonare con un capitolo molto più lungo.Promesso!
Comunque la canzone inserita nel capitolo è 
"Renga- A un isolato da te"
Detto questo, visto che la mia amica Jose', è stata così gentile da condividere
il suo accaunt di Tumblr con me, ve lo lascio qui ->
http://d-ari.tumblr.com/ <-
Se volete farmi qualche domanda o semplicemente guardare qualche blog,
passate. Fate ciò che volte ;)
Comunque, Buona lettura e alla prossima. Un sorriso a tutti voi.
PS: Spero vi sia piaciuto, perché a me non convinve molto.
 Se ci sono errori, mi dispiace, ma scrivere dopo una sbronza non è il massimo!

PSS: C'è stato un salto nel tempo. Non sono più 4 anni prima, ma 2 anni prima.


 
Alla mia sorellina, ti voglio bene e sei sempre nel mio cuore.
Tornerò presto a casa, promesso--> "Stesso cuore...... è una promessa fra sorelle."
Ricordi come continua? ahahah Comunque salutami tutti.  

 


 

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