Road to Sasuke di Blueorchid31 (/viewuser.php?uid=566549)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto I: Sono il carattere di merda di Sasuke ***
Capitolo 2: *** Atto II: Sono la verginità violata delle labbra di Sakura ***
Capitolo 3: *** Atto III : Sono il blocco intestinale di Sasuke ***
Capitolo 4: *** Atto IV: "Sono lo spiccato - e sottovalutato - dono della sintesi di Sasuke" ***
Capitolo 5: *** Atto V : '' Sono la carriera procreativa prematuramente compromessa di Sasuke '' ***
Capitolo 6: *** Atto VI - Sono il 'Grazie' mai compreso di Sasuke ***
Capitolo 1 *** Atto I: Sono il carattere di merda di Sasuke ***
Carissimi
lettori,
non
riuscendo a concentrarmi per la stesura dell'epilogo di Entelechia a
causa degli scarsissimi momenti di pace a mia disposizione, ho avuto
la malsana idea di fare un po' di pulizia nella cartella "FAN"
del mio pc e, più precisamente, nella cartella "FAN
INCOMPIUTE"
che si divide, a sua volta, in altre due cartelle: One e Long.
(Le cartelle del mio pc
sono come le matrioske perché ho un disturbo
ossessivo-compulsivo).
Penso sia abbastanza scontato dire che al loro interno contenevano
dei veri e propri reperti preistorici, tra i quali, tuttavia, ho
reperito alcune cosette che non fanno proprio schifo, schifo. Come
questa mini long, scritta poco dopo aver visto "Road to ninja".
Ho deciso di pubblicarla perché è quasi completa:
devo solo
revisionarla e modificare il finale che non mi convinceva neanche
all'epoca (motivo per il quale non l'avevo mai resa pubblica).
Posterò mediamente un capitolo alla settimana
perché ha davvero
bisogno di una rinfrescata. Con l'occasione ho modificato alcune cose
che all'epoca non erano ben chiare e che con il prosieguo del manga
sono comunque rimaste abbastanza confuse.
Come
ho fatto presente nell'introduzione, per non sentirmi dire "
Perchè non ce l'hai detto! ", questa è una di
"quelle"
storie (Chi mi segue da un po' sa a cosa mi riferisco).
Ringrazio
a priori chi avrà il buon cuore di dirmi che fa schifo e di
cancellare immediatamente la sopracitata cartella del PC.
Buon
divertimento! *
evapora
*
Atto
I
"Sono
il carattere di merda di Sasuke"
-
cit. Fight Club(1)
«
Cosa diavolo è successo? » borbottò
Sasuke, massaggiandosi la
testa dolorante.
Si
tirò su a sedere e roteò il collo, cercando di
scioglierlo un po'.
La
vista era ancora sfocata a causa dello sforzo appena compiuto, ma non
ci mise molto ad riconoscere la chiazza rosea che spiccava sull'erba.
'Tsk!
Perfetto.' constatò,
sarcasticamente, mentre provava a ricordare quello che era accaduto.
I
ricordi erano sconnessi, confusi: Kakashi, Naruto, Sakura, il Paese
del Ferro, Danzo, l'arrivo di Tobi e Zetsu e, infine, un bagliore
improvviso.
Si
guardò intorno, alla ricerca di qualche altro superstite,
perché da
una prima, frettolosa – e alquanto rosea –
valutazione,
probabilmente lui e Naruto dovevano essersi scontrati all'ultimo
sangue e il riverbero del suo potentissimo colpo
– che aveva
ucciso Naruto, ovviamente – doveva averli catapultati
chissà dove.
Con un po' di fortuna, anche Sakura poteva esserci rimasta secca e
per averne conferma le si avvicinò guardingo, gattonando
sull'erba
fresca. Lungi da lui toccarla, utilizzò il suo formidabile
udito per
percepirne il respiro che, seppur flebile, suggeriva che fosse ancora
viva.
Sasuke
provò una profonda sensazione di sdegno realizzando che,
anche in
quell'occasione, la fortuna gli avesse voltato le spalle. Il suo
poderoso istinto, tuttavia, stava già elaborando un piano di
fuga
volto a evitare un ulteriore spiacevole incontro con la ragazza
perché A) aveva un Villaggio da distruggere e ora che Naruto
era
morto poteva compiere la sua vendetta indisturbato; B) non aveva
alcuna intenzione di sorbirsi l'ennesimo piagnisteo; C) aveva tentato
di trafiggerla con un chidori e di sgozzarla con un kunai: sarebbe
stato abbastanza imbarazzante.
Il
nome della kunoichi ormai era impresso, a lettere cubitali, sul suo
libricino nero e, presto o tardi, avrebbe pagato come gli altri.
Riuscì,
con enorme fatica, a rimettersi in piedi e, tentando di rintracciare
gli ostacoli sul suo cammino con la vista ancora sfocata, prese a
camminare lentamente verso quella che sembrava una boscaglia, quando
un mugolio lo costrinse a fermarsi.
Si
era svegliata.
Affrettò
il passo, prima che lei potesse vederlo, malgrado non ci fosse un
muscolo del suo corpo che non fosse sul punto di cedere, ma come
detto poc'anzi, la fortuna, più avversa del solito, gli
tirò un
altro colpo gobbo: cadde, rovinosamente, inciampando in una radice
messa lì, sicuramente a tradimento, da qualche albero
pro-Konoha /
anti-Uchiha. Che ci fosse Yamato in giro?
«
Sasuke-kun! »
Ed
eccola, la vocina stridula, insopportabile.
«
Sasuke-kun, sei proprio tu? » chiese la ragazza, allarmata e
sollevata allo stesso tempo « C-che cosa è
successo? Dove sono gli
altri? »
Sasuke
si aggrappò ad un ciuffo d'erba e, con tutte le sue forze,
si
riportò in posizione eretta, gonfiando il petto per non
mostrare lo
stato pietoso in cui verteva – aveva una reputazione da
mantenere.
«
Sono tutti morti. » le comunicò, con una certa
soddisfazione,
pregustandosi la completa disperazione di Sakura nell'apprendere che
il suo adorato Maestro e il suo amichetto erano stati spazzati via
dalla sua incommensurabile potenza.
Ma
Sakura non disse una parola. Sasuke non riuscì a percepire
neanche
un misero singhiozzo, un sommesso piagnucolio, e, decisamente
contrariato, si voltò verso di lei che, immobile, a bocca
aperta,
osservava la persona che aveva di fronte che, vagamente, ma molto
vagamente, assomigliava a Naruto.
«
Chi è morto? »
E
parlava come Naruto. Straordinario!
Sasuke
ebbe l'istinto di urlare: « Tu!!! Tu dovresti essere morto,
dannazione! », ma optò per un ben più
decoroso silenzio.
«
Si può sapere dove vi eravate cacciati? Kakashi- sensei ci
sta
aspettando da più di un'ora! E sapete quanto lui odi i
ritardatari!
» li rimproverò severamente, incrociando le
braccia e scuotendo il
capo come rassegnato alla palese imbecillità dei suoi due
compagni
di squadra.
Sasuke
alzò un sopracciglio, mentre Sakura si limitò a
mantenere la sua
apertura orale spalancata, con la speranza che l'aria le arrivasse
direttamente al cervello e lo rianimasse.
«
Siete veramente due impiastri! » continuò Naruto,
che a una prima
occhiata sembrava quello di sempre, ma se osservato con un po'
più
di attenzione mostrava delle discordanze dall'originale abbastanza
evidenti. In primis, Sakura – non Sasuke che era ancora mezzo
cieco
– si chiese quando i capelli gli fossero cresciuti; quale
manipolazione genetica derivante dal diabolico essere che aveva
sigillato nel suo pancino, avesse potuto comportare uno squilibrio
ormonale tale da allungare di almeno cinque, barra sei centimetri, i
ciuffi anteriori dell'Uzumaki nel giro di poche ore. In seconda
istanza, l'atteggiamento dello stesso ricordava in maniera
inquietante quello dell'orgoglioso Uchiha che continuava imperterrito
a fingere di stare bene malgrado fosse evidente che avesse
difficoltà
a rimanere in piedi – e non serviva di certo un medico per
capirlo.
Attonita,
la kunoichi, in ginocchio sull'erba, lanciò uno sguardo
ammonitore
verso Sasuke, temendo che lo stesso fosse talmente idiota da tentare
di attaccare quello che probabilmente non era il vero Naruto, ma un
nemico che aveva preso le sue sembianze.
«
Hai intenzione di batterti? » indagò Sasuke
– idiota, per
l'appunto – che seppur consapevole di non essere in grado di
poterlo affrontare, non era certo il tipo che si tirava indietro.
«
Tsk! Non dire cretinate, Baka!
» ribattè Naruto, con
sufficienza « Non perdo tempo con certi smidollati
» aggiunse,
corredando il tutto con un ghigno.
'Cos'è
uno scherzo?' pensò Sasuke, spiazzato e dalla
risposta, e
dall'atteggiamento dell'ex amico che gli ricordava un po' qualcuno,
ma proprio non riusciva a ricordare chi. Se stesso, per
esempio?
«
Io me ne vado » comunicò, poi, a entrambi,
riprendendo a camminare
piano, molto piano, per non incorrere ancora in qualche imbarazzante
capitombolo.
«
Fai come ti pare, tuo fratello non sarà per niente contento
di
questo tuo comportamento »
Mio
Fratello?
Sasuke
si fermò di colpo e strinse i pugni. Sakura
riuscì perfettamente a
scorgere l'alone di furente ira che aveva preso a circondarlo e si
portò una mano al petto, pregando tutti i Kami che non la
sfogasse
sull'intero Villaggio – perché erano a Konoha, lei
se ne era
accorta, a differenza di qualcun altro.
«
Tu! » ringhiò l'Uchiha « Come osi anche
solo nominare mio
fratello! »
«
Oh! Eccolo che ricomincia » ribatté Naruto,
scuotendo nuovamente il
capo « Se continui ad essere uno scansafatiche, non
raggiungerai mai
il suo livello e non diventerai mai il preferito di tuo padre.
»
continuò, apparendo un pazzo sia gli occhi di Sakura,
talmente
asciutti da sembrare di carta pesta, sia alle orecchie di Sasuke che
non riuscivano a credere che l'amico potesse
arrivare a
proferire simili bestemmie pur di costringerlo a tornare a casa.
«
Che diavolo ne sai tu? Te l'ha detto Itachi? » gli chiese,
memore
del fatto che Naruto avesse incontrato Itachi poco prima della sua
dipartita.
«
Certo! » asserì l'Uzumaki.
«
Stai mentendo! » sbraitò Sasuke, a un passo dal
ricadere in uno
stato di totale follia omicida.
«
Tsk! Chiediglielo tu stesso. E' ritornato poco fa dalla sua ultima
missione.»
Sasuke
sentì le gambe cedergli, e non per la stanchezza. Suo
fratello era
lì? Come poteva essere ancora vivo? Lo aveva ucciso lui, con
le sue
stesse mani.
« Ci sono importanti novità,
ecco perché Kakashi vuole vederci.
Quindi, diamoci una mossa! » chiosò Naruto, con
tono autoritario.
«
Spero per te che non si tratti di una menzogna » Sasuke,
inaspettatamente, fece dietro front.
In
tutto questo, Sakura, che era rimasta in ginocchio sull'erba, con la
mano sul petto, confusa e incapace di intervenire in alcun modo in
quella che sembrava, a tutti gli effetti, una conversazione tra due
pazzi sclerotici, fu costretta ad ammettere che la strategia di
Naruto – a patto che di strategia si trattasse –
avrebbe potuto
consentire a lei e Kakashi-sensei di imprigionare Sasuke; tuttavia,
non riusciva ancora spiegarsi come si fossero ritrovati tutti a
Konoha e si chiese, altresì, se Sasuke avesse compreso dove
si
trovasse.
֎
Dalla
boscaglia in cui si erano risvegliati si diressero verso il Palazzo
dell'Hokage. Lentamente la vista di Sasuke era migliorata, tanto da
consentirgli di riconoscere il suo Villaggio natio che, nel tempo,
non sembrava essere cambiato più di tanto. La sua mente
verteva in
uno stato di confusione totale – praticamente la costante
della sua
vita: tante domande, nessuna risposta.
Sakura
camminava in silenzio al suo fianco e, di tanto in tanto, gli
lanciava qualche occhiata, forse per controllarlo; non aveva ancora
capito se lei avesse o meno idea di quello che era accaduto.
Di
certo, a Konoha, sembrava che qualcuno – o più
propriamente
"qualcuna"
– non lo avesse affatto dimenticato. Aveva sempre avuto una
folta
schiera di ammiratrici, tra cui la Yamanaka e la stessa Haruno, ma
gli sguardi di quelle donne andava ben oltre la divina venerazione.
Sembrava come se avesse avuto un rapporto, come dire... "stretto"
con alcune – molte – di loro.
Gli
lanciavano sguardi lascivi, baci; alcune gli facevano l'occhiolino,
arrossivano fino a diventare paonazze; altre, invece, sembravano
avere una sorta di risentimento nei suoi confronti – un po'
come la
" leader del fanclub", al suo fianco, che, di certo, non
doveva più essere molto predisposta a venerarlo.
«
Adesso capisco perché porti quei vestiti
ridicoli.» sentenziò
Naruto, alquanto divertito « Ma non ti serviranno a molto i
travestimenti, fino alla fine qualcuna di loro te lo
taglierà, Baka!
»
Sasuke
preferì non rispondere alla provocazione sia
perché non riusciva –
ancora – a comprendere a cosa alludesse, sia
perché l'unico suo
pensiero al momento era porre fine a quella messa in scena –
e all'esistenza di ogni abitante di quel maledetto Villaggio.
Quisquilie.
Naruto
non sembrava affatto quello di sempre: era cupo, ombroso,
autoritario, sembrava
uno a cui era da poco morto il gatto.
Quei ciuffi poi! Sasuke si chiese se anche Sakura avesse avuto la
medesima impressione o se fosse in combutta con lui. Poco importava:
al momento opportuno li avrebbe fatti fuori entrambi, senza
pietà.
Sakura,
per nulla in combutta con la controfigura di Sasuke Uchiha –
che
trovava tra l'altro affascinante, per ovvi motivi – non
vedeva
l'ora di arrivare al Palazzo dell'Hokage e capire che diavolo stesse
accadendo. Forse Naruto e Kakashi-sensei avevano utilizzato qualche
jutsu che li aveva teletrasportati a Konoha – Kakashi poteva
utilizzare il kamui, dopotutto – e, utilizzando il fratello
di
Sasuke come esca, avevano inscenato quella pantomima per farlo cadere
in trappola, imprigionarlo e farlo tornare in sé.
Sì, doveva essere
così.
Troppo
ottimista, Sakura!
«
Siete in ritardo » esordì Kakashi «
É inaccettabile che degli
shinobi come voi abbiano così poco rispetto per il lavoro
altrui! »
li rimproverò, aspramente.
«
Bando alle ciance, Kakashi! » lo interruppe Sasuke
« Dov'è mio
fratello? »
Kakashi
non sembrò molto compiaciuto del fatto che Sasuke non avesse
aggiunto alcun tipo di onorifico al suo nome, ma d'altronde era da
tempo che aveva preso a considerarlo una "causa persa". Era
solo un ragazzino viziato che aveva avuto la fortuna di nascere in
uno dei Clan più potenti e amati del Villaggio della Foglia
ed era
stato costretto ad accettarlo come suo allievo a causa delle
pressioni di suo padre Fugaku.
«
É a rapporto dall'Hokage con il resto della sua squadra
» gli
rispose il Sensei « Hanno rischiato grosso questa volta, ma
hanno
reperito importanti informazioni sul nemico »
continuò, cercando di
non far trasparire l'invidia che provava verso i "prescelti"
dell'Hokage. Non aveva ancora digerito il fatto di esserne stato
escluso: lui era un uomo d'azione, non un babysitter per mocciosi
impertinenti. Il Team di Itachi Uchiha svolgeva le missioni
più
pericolose, aveva "la licenza di uccidere" e giocava un
ruolo fondamentale per il mantenimento della pace. Loro erano eroi,
mentre lui un povero insegnante dell'Accademia.
«
Smettetela di mentire! » tuonò Sasuke, attivando
lo sharingan con
quel poco di forze che aveva recuperato, incurante di poter in quel
modo mettere una pesante ipoteca sulla sua inevitabile
cecità.
«
Cos'è tutto questo baccano? »
Le
vene di Sasuke si ghiacciarono e così anche la testa, le
gambe, le
braccia.
Itachi
era vivo. Come poteva essere possibile?
Vestiva
il mantello dell'Akatsuki, proprio come l'ultima volta che lo aveva
visto, nel covo degli Uchiha, il giorno della sua morte. Sasuke non
fece caso al resto degli uomini che erano con lui, a differenza di
Sakura che riconobbe chiaramente Akasuna no Sasori, l'uomo marionetta
che aveva sconfitto insieme a Chiyo della Sabbia, Nagato Uzumaki che
aveva raso al suolo il Villaggio, e Konan, la sua compagna. C'era
da stare tranquilli insomma.
I
membri dell'Akatsuki erano tutti davanti ai suoi occhi, nel suo
Villaggio e, in capo a tutti, c'era il fratello di Sasuke, Itachi
Uchiha – un gran bel pezzo di Uchiha. La prima cosa che
notò fu
l'incredibile somiglianza con Sasuke: stessi occhi, neri come il
petrolio, zigomi alti, labbra sottili. I capelli lunghi, lisci, gli
incorniciavano il viso; li portava raccolti dietro la schiena con una
coda bassa. Era sicuramente singolare il modo in cui teneva piegato
il braccio, sotto il mantello nero. Doveva trattarsi di un vezzo
perché non sembrava affatto ferito.
Era
bello Itachi, di una bellezza diversa rispetto a quella di Sasuke:
più austera, più matura. Arrossì
appena per quell'ultimo pensiero,
decisamente fuori luogo data la condizione di evidente pericolo in
cui erano.
«
I- Itachi » balbettò Sasuke, incredulo, mentre un
avvenimento più
unico che raro si palesò dinanzi agli occhi di Sakura e di
tutti i
presenti: lacrime, lacrime vere, che scendevano inesorabili sulle
guance bianche del ragazzo.
«
Hum, Sharingan! Hey, Itachi, il tuo fratellino ha finalmente attivato
la vostra abilità innata. Così la smetterai di
preoccuparti. »
esclamò Kisame, con una sottile ironia a cui nessuno diede
peso.
Itachi
si avvicinò al fratello e gli posò una mano sulla
spalla.
«
Bravo Sasuke. Sono orgoglioso di te. » gli disse, con il suo
tono di
voce profondo, pacato « All'inizio brucia un po' »
aggiunse,
giustificando così le sue lacrime – molto poco
Uchiha – « Ma
presto ti ci abituerai. Torniamo a casa, nostra madre sarà
preoccupata.»
Mamma?
Sasuke
spalancò la bocca, cercando di riprendere fiato. Allora
era vero? Erano tutti vivi!
Il
"come" non aveva più alcuna importanza: poteva
riabbracciare sua madre, suo fratello e suo padre.
Si
asciugò gli occhi con la manica del kimono e un altro di
quegli
avvenimenti più unici che rari si palesò
– straordinariamente
nell'arco di pochi minuti – dinanzi agli occhi, rigorosamente
lucidi, di Sakura: Sasuke sorrise. Davvero. Un sorriso da bambino:
dolce, spontaneo, sincero.
«
Ma come ti sei vestito? » gli chiese il fratello, alzando un
sopracciglio – un altro tratto caratteristico.
«
É una lunga storia. Te la racconto dopo. »
tagliò corto Sasuke che
non vedeva l'ora di rivedere sua madre e suo padre.
Sakura
osservò i due Uchiha allontanarsi, con un sorriso da ebete
stampato
sul viso e un milione di domande da porre a quei due sciagurati che
erano riusciti in un'impresa davvero impossibile. Non solo avevano
riportato a casa Sasuke, ma addirittura tutta la sua famiglia. Ma
come avevano fatto?
Realizzò
anche qualcos'altro che aveva poco a che fare con il Clan Uchiha, con
il suo unico grande amore e con la possibilità, seppur
ancora
remota, di avere una suocera: qualcuno le aveva costantemente tenuto
gli occhi addosso, in maniera abbastanza morbosa, come se tra lei e
quella persona ci fosse stato una specie di... rapporto?
La
"marionetta marionettista" rediviva, sorrideva furbetta,
nascosta dietro un ragazzo biondo che Sakura aveva incontrato di
sfuggita nel covo dell'Akatsuki. Perché sorrideva in quel
modo? E
perché non aveva smesso per un secondo di guardarla?
In
quel modo rischiava di farla arrossire!!!
'Controllati,
Sakura!' si disse,
tentando di ignorare gli occhi nocciola del ragazzo che sembravano di
gran lunga più caldi – per non dire bollenti
– rispetto
all'ultima volta che aveva avuto modo di incrociarli.
L'ottimo
proposito di rimanere calma e non farsi prendere assolutamente dal
panico, naufragò quando l'Akasuna, con un tono che definire
sensuale
sarebbe eufemistico, prima di defilarsi, le sussurrò codeste
parole
all'orecchio sinistro: « A dopo »
Sakura
rabbrividì. In tutti i sensi.
֎
«
Adesso potreste gentilmente spiegarmi come ci siete riusciti?
»
domandò l'Haruno a Kakashi e Naruto, dopo aver faticosamente
recuperato un po' di presenza di spirito.
«
A fare cosa? » domandò Kakashi, perplesso.
Sembrava più svampito
del solito.
«Su,
dai... Itachi, i genitori di Sasuke. Cavolo, era proprio necessario
riportare in vita anche S- » non riusciva a pronunciare il
suo nome,
ancora scossa dal suo comportamento « il tizio della sabbia?
»
«
Sei sicura di stare bene? »
«
Quando li ho trovati, lei era a terra. Una delle ragazze di quelBaka
l'ha colpita sulla testa. » intervenne Naruto.
«
Ragazze? Baka? Ma di cosa stai parlando? » ribatté
la Haruno,
impossibilitata, per ovvi motivi, ad associare la parola ragazze a
Sasuke.
«
Sì, non ci sono dubbi: ha preso una botta in testa
» convenne
Kakashi, prima di dileguarsi.
Sakura
rimase, quindi, da sola con Naruto.
Niente
di più normale, negli ultimi anni si erano ritrovati spesso
a farsi
compagnia.
«Ok,
ho capito. » sospirò Sakura « Ti offro
una ciotola di ramen e tu
mi racconti tutto. »
Era
certa che Naruto non avrebbe mai e poi mai rifiutato una ciotola di
ramen gratis.
«
Io non mangio ramen »
«
C-cosa? » balbettò, sbattendo più volte
le palpebre.
Forse
Naruto era entrato un po' troppo nella parte. Oppure semplicemente
gli andava di scherzare.
Ci
riprovò.
«
Una bella ciotolina di ramen fumante, da Teuchi, assolutamente
gratis! » cantilenò, portandosi una mano sullo
stomaco e
cominciando a massaggiarlo come per simulare la sensazione di
sazietà
dopo aver ingurgitato un cibo tanto succulento.
«
Mi stai chiedendo di uscire? Se lo venisse a sapere Hinata ti
ucciderebbe senza alcuna pietà » la
avvertì Naruto. Ed era molto
serio.
«
Perché mai Hinata dovrebbe uccidermi? » gli
chiese, ingenuamente.
«
Lascia perdere. Comunque la mia risposta è no. »
«
E dai, Naruto. Sasuke è tornato, dobbiamo festeggiare!
» piagnucolò
lei, sperando di convincerlo.
«
Non so di cosa tu stia parlando, ma sei veramente insopportabile!
»
Ko
tecnico, alla seconda ripresa. L'aveva stesa con quell'unico
insignificante aggettivo qualificativo, un gancio in pieno viso. Ed
era uscito dalla bocca di Naruto. Assurdo!
A
quel punto Sakura diede le spalle a quel Baka insensibile e
s'incamminò verso casa.
Pensierosa,
alzò gli occhi al cielo e li posò casualmente sul
Monte degli
Hokage, sul quale non riuscì a riconoscere il viso di
Tsunade-sama.
Al suo posto c'era quello di un uomo, i cui tratti le ricordavano
molto quelli di una certa persona.
'Ma
che vado a pensare?'
tentò di autoconvincersi, scuotendo il capo.
Giunse
a casa dei suoi genitori e, una volta aperta la porta d'ingresso, fu
letteralmente colpita dall'assoluto silenzio che vi regnava. A
quell'ora sua madre doveva essere intenta a preparare la cena e ,
invece, la casa non solo era silenziosa, ma anche buia. Percorse il
piccolo corridoio e accese la luce della cucina. C'era una strano
odore che proveniva da un punto non ben definito e Sakura si mise a
ricercarne la fonte. Non ci volle tanto. Le bastò aprire il
frigo
per ritrovarsi di fronte a una serie di confezioni di cibo in
scatola, smangiucchiate e lasciate lì a produrre
penicillina.
«
Che schifo! » esclamò, munendosi di una busta
dell'immondizia.
Ripulì
accuratamente il frigo, lasciandovi all'interno solo ciò che
sembrava commestibile. Probabilmente i suoi genitori dovevano essere
partiti per una vacanza durante la sua assenza.
«
Potevano lasciarmi un messaggio, però »
sbuffò la Kunoichi,
uscendo di nuovo di casa per andare a comprare qualcosa da mangiare.
Si
recò nella piccola bottega nei pressi della sua abitazione,
dove sua
madre era solita andare a fare la spesa, sperando che la proprietaria
potesse darle qualche informazione sull'improvvisa sparizione dei
suoi genitori.
Comprò
del latte fresco, un paio di confezioni di ramen in scatola, della
frutta e una montagna di dolci. Per una sera sarebbe sopravvissuta in
quel modo.
Giunta
alla cassa, notò immediatamente lo sguardo di comprensione
della
proprietaria. Ma più che di comprensione, le parve quasi di
compassione.
«
Buonasera cara » le disse amorevolmente.
«
Buonasera a lei, signora »
La
donna sistemò gli acquisti in una busta di carta e gliela
consegnò.
«
Quanto le devo? » chiese Sakura, tirando fuori il borsellino.
«
No, cara. Non mi devi nulla. » le rispose la donna, poggiando
la
mano grinzosa su quella della ragazza, come per farle coraggio.
Sakura
corrugò la fronte e arricciò il naso, confusa per
l'ennesima volta
durante quell'assurda giornata.
«
La ringrazio, ma non capisco. »
«
Per la figlia dell'eroe del Villaggio, questo ed altro » le
spiegò
la signora.
Eroe
del Villaggio? Mi ha confusa con qualcun altra?
«
A proposito, sa dove sono i miei genitori? »
indagò.
«
Oh, povera cara. Ti mancano così tanto che ancora non riesci
a
razionalizzare, vero? »
Sakura
aggrottò ulteriormente la fronte, che essendo alta aveva la
capacità
di corrugarsi all'inverosimile, pensando che la signora fosse
totalmente andata di testa. Eppure non se la ricordava così
rincoglionita.
«
A presto » la salutò, guardandola con un certo
sospetto.
Ritornò
in fretta a casa e sedutasi al tavolo della cucina, notò
delle
fotografie appese sul muro del corridoio che non sarebbero dovute
essere lì.
Raffiguravano
i suoi genitori. Niente di strano, in fondo, se non fosse stato per
il fatto che avevano entrambi indosso una divisa da jonin.
'Impossibile'
pensò,
avvicinandosi per
appurare che non si trattasse di un travestimento, ideato da sua
madre, per l'ultima festa in maschera del Villaggio.
No,
non c'erano dubbi: erano proprio vestiti da jonin e non sembrava
affatto una festa in maschera. In una foto, in particolare, suo padre
era in compagnia di un altro uomo dai capelli scuri – molto
famigliari – e dagli occhi color pece – anch'essi
terribilmente
famigliari, tant'è che Sakura rabbrividì
istintivamente. Si
abbracciavano come due buoni amici, e forse lo erano davvero, ma per
quanto Sakura ci provasse non riusciva proprio a ricordarsi chi
potesse essere. Era quasi
certa di non averlo mai visto.
I
suoi genitori erano dei civili, non dei jonin di Konoha. Lei era
stata la prima della famiglia Haruno a intraprendere la carriera
ninja.
'Ma
che sta succedendo?' si
chiese,
sgomenta.
Naruto
e Kakashi si comportavano in modo strano, la famiglia di Sasuke era
di nuovo in vita e i suoi genitori erano dei jonin.
Improvvisamente
le ritornarono alla mente le parole dell'anziana proprietaria della
bottega. Una profonda angoscia le strinse lo stomaco ed ebbe paura di
rigettare quello che aveva appena mangiato, realizzando che i suoi
genitori fossero... morti?
֎
'Hokage???'
«
Sasuke, sei sicuro di stare bene? Mi sembri un po' pallido. »
gli
domandò Mikoto, posandogli con delicatezza il palmo della
mano sulla
fronte.
Il
suo profumo. Era così bello poterlo sentire ancora e per
quanto
Sasuke fosse tendenzialmente poco incline ad avere contatti fisici
con chicchessia e ancora incredulo all'idea di averla davanti ai suoi
occhi in carne e ossa, non si scansò di un millimetro.
Lo
aveva percepito subito, appena varcata la soglia di casa. La sua
casa.
A
stento era riuscito a tenersi in piedi, le gambe era diventate come
di burro, quando l'aveva vista fare capolino dalla cucina e
sorridergli.
Le
era andato incontro e l'aveva abbracciata con veemenza, sollevandola
da terra.
«
Sto bene, mamma. Non preoccuparti. » la rassicurò,
sforzandosi di
sorriderle – non era più abituato a simili
esternazioni. Realizzò,
provando una specie di intorpidimento a livello della mascella, di
aver sorriso più in quelle tre ore che negli ultimi sette
anni della
sua vita. Indolenzimento tollerabile, se non addirittura piacevole.
«
Vai a fare la doccia e a cambiarti. Se nostro padre ti vedesse con
quei vestiti indosso potrebbe decidere di diseredarti » gli
consigliò Itachi, seduto vicino a lui, sul divano, a braccia
conserte.
Suo
padre: l'Hokage di Konoha. Non riusciva ancora a crederci. La parte
razionale del suo cervello, di solito molto più attiva di
quella
emotiva, aveva compreso che quello che stava accadendo non fosse
reale, ma era così bello credere che fossero tornati, che
potesse
avere di nuovo la sua famiglia, che decise di non darle ascolto e di
godersi quell'insperata gioia.
Suo
padre era l'Hokage! Il suo Clan, odiato e temuto, era adesso a capo
del Villaggio della Foglia. Incredibile!
«
Ah, Sasuke! » lo richiamò la madre, mentre
imboccava il corridoio
che portava alla sua camera da letto « Ricordati di chiedere
a
Sakura se per domani sera le va bene la zuppa di gamberetti o se
preferisce qualcos'altro »
Sakura
– domani – cena – zuppa di gamberetti.
Sasuke non riuscì a
comprendere quale fosse il nesso tra quelle quattro parole.
«
Sakura? » ed espresse il suo dubbio, barra disappunto.
«
Domani è venerdì » gli fece notare
Mikoto, con una naturalezza e
una convinzione tali da far impennare il suo sopracciglio in modo
repentino.
Da
che avesse memoria, i suoi genitori non avevano mai intrattenuto
alcun tipo di rapporto con persone che non fossero Uchiha almeno da
tre generazioni. Come aveva fatto quella noiosa impicciona a
diventare una habitué della sua casa? Perché era
quello che sua
madre gli aveva dato a intendere, vero?
Dopo
aver fatto una lunga doccia, Sasuke indossò dei vestiti
"normali",
molto simili a quelli che era solito portare quando ancora la sua
residenza era a Konoha e ritornò in cucina per assaporare
nuovamente
la deliziosa cucina di sua madre.
Apprese,
con un po' di delusione, che suo padre, a causa di una riunione che
si era protratta più del previsto, non avrebbe cenato con
loro.
Ricordò
che anche quando era a Capo della Polizia di Konoha, a volte,
rimaneva in ufficio fino a tardi. Era sempre stato molto ligio al
dovere e, a maggior ragione, adesso che era il Capo dell'intero
Villaggio – si gonfiava come un pavone in
cattività ogni volta che
ci pensava – non poteva certo venire meno ai suoi impegni per
passare del tempo con la famiglia. Per quanto avesse appreso solo da
poco alcune fondamentali sfaccettature della vicenda che aveva
portato all'estinzione del suo Clan, Sasuke aveva da sempre percepito
una sorta di disagio esistenziale sia in suo padre che in molti altri
membri del Clan. Una specie di sindrome che li portava a lamentarsi
costantemente della stupidità e inutilità della
stragrande
maggioranza degli abitanti di Konoha, Hokage incluso. E per il
principio secondo il quale dalle querce non nascono i limoni, anche
lui aveva iniziato a soffrire della stessa sindrome da
"superiorità
genetica", detestando così il diverso – il
"Naruto",
per capirci. Inoltre, a differenza della restante parte del Clan
tragicamente perita, lui era anche riuscito a esasperarla in un
"delirio di onnipotenza" da psicolabile all'ultimo stadio.
Riusciva,
quindi, a immaginare la soddisfazione di suo padre nell'aver ricevuto
quel riconoscimento che tanto aveva agognato.
Cenarono,
chiacchierando del più e del meno. Itachi, come sempre, si
guardò
bene dal riferire i particolari della sua ultima missione. Da quello
che Sasuke aveva capito, a tozzi e bocconi, l'Akatsuki era una
specie di squadra di elementi scelti. Ogni Villaggio aveva impiegato
in essa il suo miglior ninja al fine di mantenere la pace e
combattere eventuali nemici esterni. (Nel mondo ninja essere i
migliori significava essere degli efferati assassini).
Pochi
giorni prima, secondo quelle poche informazioni che Itachi gli aveva
concesso, prima di tagliare corto con un « Dopo ti
spiegherà
meglio Kakashi » senza poke sulla fronte, un nuovo nemico
aveva
attaccato il Villaggio della Nuvola e l'Akatsuki era stata incaricata
di svolgere delle indagini.
Dopo
cena Itachi si era congedato, comunicando alla madre che avrebbe
passato la notte a casa di Izumi e di non aspettarlo sveglia. Sasuke
socchiuse le labbra, rimanendo alquanto colpito dal fatto che il
fratello potesse avere una vita sentimentale – quando lui non
ne
aveva mai avuto una. A parte Sakura. Piccolo,
insignificante, particolare.
Appena
rimasto solo con sua madre, preso da un'ingestibile
curiosità di
capire come si comportasse un Uchiha – non un uomo, ma un
Uchiha –
in un ambito così frivolo e superfluo, indagò su
questa presunta –
gli veniva difficile anche dirlo – ragazza.
«
Ormai è molto tempo che Itachi e Izumi stanno insieme, non
è vero
mamma? » azzardò Sasuke, fingendo di essere al
corrente della
relazione, con la speranza di averci azzeccato.
«
Sarebbe ora che si decidessero a sposarsi. Tuo padre ne sarebbe
contento e anch'io » gli confessò, sorridendo
dolcemente, mentre
rammendava il mantello di Itachi. Quello con le nuvolette rosse.
Quello dell'Akatsuki. Abbastanza scioccante come immagine, come tutto
quello che stava accadendo, del resto.
«
Beh, è una Uchiha... » tentò ancora
Sasuke, incrociando le dita e
ripetendo come un mantra 'Fa che sia una Uchiha, fa che sia
una
Uchiha'.
La
madre iniziò a ridere.
«
Sasuke, non è più come un tempo. »
esclamò « Tuo padre e io
saremmo stati contenti anche se non fosse stata una Uchiha. Ma era
prevedibile che tuo fratello, alla fine, si sarebbe innamorato
» ed
era arrossita « della cugina di Shisui. »
'Shisui?'
Il
migliore amico di suo fratello, nonché mezzo parente, a
causa dei
matrimoni combinati che per secoli si erano perpetuati nel Clan
Uchiha.
«
A proposito... » esclamò la madre, facendolo
trasalire: che anche
lui avesse una fidanzata?
«
Non esci questa sera? » gli chiese, come se fosse stata
anomala la
sua presenza in casa.
«
Preferisco stare a casa » o meglio 'Preferisco
stare con te'
«
Hai litigato di nuovo con Sakura, vero? » indagò
Mikoto,
assottigliando lo sguardo maliziosamente.
Sasuke
rimase tragicamente in silenzio. Se per ' litigato' intendeva aver
cercato ripetutamente, e con un certo gusto, di spedirla all'altro
mondo, la risposta era: sì, ci aveva litigato, e
anche di brutto.
«
Neanche a me piace molto quel ragazzo, ma lei sembra contenta e poi,
è pur sempre un collega di Itachi »
continuò la madre, piegando
accuratamente il mantello per poi posarlo sul tavolo e passare a una
maglietta blu, probabilmente sua.
Ragazzo
– Sakura – Collega di Itachi. Anche in questo caso
Sasuke si
rifiutò di comprendere il nesso tra le tre cose. Iniziava ad
avere
come l'impressione di essere in una specie di gioco a premi in cui
probabilmente se fosse riuscito a scoprire il motivo per il quale
Sakura era legata in modo così stretto alla sua famiglia,
avrebbe
vinto un buono "Uccidi Sakura gratis" – e con gratis
intendeva... senza provare alcun senso di colpa.
Quello
che le sue, al momento, arteriosclerotiche sinapsi avevano assodato
era che Sakura avesse un fidanzato, che non era lui per fortuna, e
che questo tizio non piacesse a suo madre, nonostante fosse un
collega di Itachi.
La
faccenda si stava ingarbugliando. Non che provasse una malsana
curiosità di sapere chi fosse questo fidanzato – Giammai!
–
ma, per arrecare fastidio a sua madre, la donna
più tollerante
del mondo, doveva essere un vero idiota e per la proprietà
transitiva secondo cui ciò che dava pensiero a sua madre,
inevitabilmente si ripercuoteva su di lui, sentì il bisogno
di
indagare sulla vita sentimentale – Che eresia!
– della
Kunoichi dai capelli rosa.
Che
fosse Deidara? O forse Kisame?
Pensando
a quest'ultimo non riuscì a trattenere un ghigno divertito:
l'uomo
pesce e la donna dai capelli rosa. Ci poteva essere niente di
più
ridicolo?
«
So che le cose tra voi non sono andate come ti aspettavi »
continuò
Mikoto, riuscendo con quelle poche parole cancellare quel ghigno
malefico dalle sue labbra « Ma Sakura ha bisogno di te
»
L'ultima
affermazione era ben chiara anche a lui, altrimenti
quell'insopportabile ragazza non si sarebbe presentata al suo
cospetto brandendo un kunai avvelenato – atto che lui aveva
interpretato come un "Se non posso averti io non ti avrà
nessun altra" in virtù di quella dichiarazione d'amore
terminata con uno svenimento indotto causa forza maggiore.
Più che
altro non aveva ben compreso il significato della prima frase: 'Le
cose tra voi non sono andate come ti aspettavi'.
Ok,
non era riuscito ad ucciderla; diciamo che aveva fallito su tutta la
linea, creando un precedente che sia lei che Naruto gli avrebbero
rinfacciato per tutta la vita – quella che ancora gli
rimaneva da
vivere. Ma aveva intenzione di rimediare il prima possibile, era in
attesa dell'occasione giusta.
Lo
sguardo di sua madre, tuttavia, lo persuase che il suo discorso non
avesse nulla che fare con kunai avvelenati, fughe notturne e
tentativi di omicidio. Cosa poteva saperne lei?
E
il dubbio, un tarlo martellante, cominciò a rosicchiargli
l'encefalo
sinistro.
Che
lui fosse?
Rabbrividì
dalla punta dei piedi fino alla doppia punta dell'ultimo ciuffo
ebano, onice, o più semplicemente nero, dei capelli.
Sua
madre doveva essersi sbagliata o, forse anche peggio, doveva averci
sperato tanto da convincersene.
'Sakura
Haruno, cosa hai fatto a mia madre?'
Come
da tradizione, per non perdere l'allenamento, Sasuke sentì
la sua
vocina interiore, gridare 'Vendetta, vendetta, vendetta!'
Note
(1)
La spiego in breve per chi non avesse visto "Fight
Club". Durante il film
Edward Norton(il protagonista) spesso ripete frasi di questo genere
«Sono il sudore freddo di Jack» oppure
«Sono la vendetta
sghignazzante di Jack» o ancora «Sono la vita
sprecata di Tyler» e
io ho trovato questa cosa assolutamente geniale, nonché
esilarante e
siccome Sasuke fondamentalmente è affetto da
bipolarismo(come il
protagonista del film) ho voluto rendere tributo a uno dei miei film
preferiti.
|
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Capitolo 2 *** Atto II: Sono la verginità violata delle labbra di Sakura ***
Atto
II
"
Sono la verginità violata delle labbra di Sakura"
Reperire
informazioni!
Era
strettamente necessario capire quello che stesse accadendo perché
risultava alquanto improbabile che suo padre fosse diventato in meno
di due mesi jonin e poi eroe del Villaggio, e così anche sua
madre che, a memoria, non aveva mai preso in mano un kunai neanche
per gioco.
Salì
in camera dei suoi genitori e si guardò intorno alla ricerca
di un indizio.
Il
vistoso dito di polvere su ogni mobile suggeriva che quella stanza
non venisse utilizzata da anni – sua madre odiava la polvere!
Passava un quarto della sua giornata con uno straccio in mano per
debellare ogni acaro, adducendo come motivazione di essere fortemente
allergica a quegli invisibili parassiti.
Negli
angoli della stanza, in corrispondenza del soffitto, brillavano
addirittura delle tele di ragno – un altro abitante anomalo per
quella casa.
Sakura
osservò con attenzione ogni cosa fino a che il suo sguardo non
finì per posarsi sul comodino di sua madre.
«
Ma certo! L'album! » esclamò la ragazza, supplicando
tutti i Kami che almeno quello fosse ancora al suo posto. Sua madre
aveva sempre avuto una fissazione maniacale per le fotografie ed era
solita raccoglierle in un album che, ormai, aveva le fattezze di
un'enciclopedia, gelosamente conservato nel cassetto del suo
comodino.
Sospirò
di sollievo quando, aperto il cassetto, riconobbe la copertina di
pelle che racchiudeva l'intera storia della sua famiglia.
Portò
l'album al petto, stringendolo con affetto, e scese nuovamente in
salotto: quella camera, messa in quel modo, le stava creando una
certa ansia e non era il momento di andare nel panico – non
ancora.
Si
mise seduta a gambe incrociate sul tappeto, con le spalle poggiate
sull'orlo del divano e prese a sfogliare l'album, saltando, per
accelerare i tempi, le parti inerenti il fidanzamento dei suoi
genitori, il matrimonio e la sua nascita. A occhio e croce le foto
relative alla sua infanzia non mostravano sostanziali differenze da
quelle che "realmente" sua madre aveva collezionato in
quegli anni. Le vere discordanze cominciarono a rivelarsi nella parte
centrale dell'album e precisamente dall'esame dei chunin.
Non
ricordava che prima dell'esame fossero state scattate delle foto e,
soprattutto, non con Sasuke Uchiha al suo fianco! Sorridente,
per giunta!
Dietro
di lei c'erano i suoi genitori, vestiti da jonin, mentre alle spalle
di Sasuke un uomo e una donna che lei non aveva mai visto. O forse
no?
Ci
rifletté per un attimo, portando il dito indice a sostenere il
mento e, un momento dopo, album alle mani, schizzò verso il
corridoio dove precedentemente aveva notato la foto di suo padre in
compagnia di un uomo molto somigliante a quello che teneva una mano
poggiata sulla spalla di Sasuke in quell'ultima istantanea.
Confrontò
i due visi: uguali!
Che
fosse?
Osservò
con maggiore attenzione la donna, notando immediatamente la
somiglianza con il piccolo Sasuke: i lineamenti dolci, le labbra
sottili, i capelli folti e neri.
Cadde
in ginocchio realizzando di chi si trattasse.
«
I genitori di Sasuke... » esalò, con gli occhi sbarrati
« Ma come può essere possibile?»
Riprese
a sfogliare concitatamente le pagine di quell'album: Sasuke e la sua
famiglia erano pressoché onnipresenti in tutte le cerimonie,
le festività e persino in alcuni momenti della vita
quotidiana.
I
suoi genitori non le avevano mai raccontato nulla del Clan Uchiha:
essendo dei civili non avevano mai avuto modo di entrare in contatto
con il Clan, tranne una volta in cui suo padre era stato costretto a
recarsi alla stazione di Polizia per una bega con i vicini di casa.
Un episodio che sua madre le aveva raccontato quando, infatuata in
maniera morbosa dell'Uchiha, non faceva altro che parlare di lui
tutto il giorno e la curiosità di sapere come fossero stati i
suoi genitori l'aveva spinta a chiederle se mai avesse avuto modo di
conoscerli. La madre di Ino, in questo, era stata sicuramente più
esaustiva: Mikoto Uchiha, infatti, amava molto i fiori e spesso si
recava al suo negozio per acquistare dei semi da piantare in
giardino. La Signora Yamanaka l'aveva descritta come una donna dalla
rara bellezza, che non era solita ostentare le sue nobili origini –
a differenza della maggior parte dei membri del Clan Uchiha –
sempre dolce e cortese con tutti. Aveva aggiunto anche che, talvolta,
la si poteva vedere in giro con Kushina Uzumaki, l'unica persona non
appartenente al suo Clan con cui aveva stretto amicizia.
Continuò
a esaminare le foto, giungendo al termine dell'album. L'ultima era
stata scattata durante il suo quindicesimo compleanno. Un anno prima,
quindi. I suoi genitori non erano presenti, ma al suo fianco, in
compenso, c'era ancora Sasuke.
Sakura
passò un dito sopra la sua figura, provando una profonda
malinconia: sarebbe stato bello se lui fosse stato davvero presente
quel giorno.
Era
stata una festicciola molto riservata. Kakashi e Naruto avevano dato
il compito a Ino di organizzare tutto mentre loro erano in missione.
Nonostante la sorpresa e la gioia di poter passare quel giorno con i
suoi amici più cari e i suoi genitori, Sakura non aveva smesso
neanche per un minuto di pensare a Sasuke, a quanto avrebbe voluto
rivederlo, a quanto fosse in pena per lui.
Il
loro ultimo incontro, di certo, non era stato proprio idilliaco –
e neanche si aspettava che lo fosse – ma il suo cuore,
vedendolo, aveva perso comunque svariati battiti e i suoi ottimi
propositi erano andati beatamente a farsi friggere.
Era
stato durissimo realizzare di non contare davvero più niente
per lui e ancora peggio ammettere che, forse, la sua presenza nella
vita del ragazzo era stata davvero passeggera, dovuta alle
circostanze.
Tentò
di allontanare da sé l'angoscia scaturita dal ricordo, fin
troppo fresco, degli eventi accaduti nel Paese del Ferro e, richiuso
con delicatezza l'album, si avviò verso le scale per riporlo
laddove lo aveva trovato quando il suono del campanello della porta
la fece trasalire e fermare all'istante.
Attese
qualche secondo, sperando che chiunque fosse dall'altra parte della
porta desistesse: aveva un pessimo presentimento. Ma quando il suono
di quel diabolico affare si prolungò ben oltre l'umana
sopportazione, si persuase che forse potesse trattarsi di qualcosa di
importante.
Che
fosse Sasuke?
Quel
pensiero riuscì a scuotere ogni singolo atomo della sua
persona. Dalle prove che aveva trovato nell'album di sua madre tutto
lasciava intendere che quel mondo in cui erano finiti non fosse
assolutamente reale. Con ogni probabilità si trattava di un
jutsu ben orchestrato, forse proprio da Sasuke in persona per
distruggere il Villaggio della Foglia dal suo interno.
Nel
Paese del Ferro, infatti, aveva appreso un'altra cocente verità:
Sasuke non era più lo stesso. E per quanto una parte di lei
desiderasse con un'intensità tale da toglierle il fiato che ci
potesse essere ancora una flebile speranza di riportarlo sulla retta
via, l'altra era ormai rassegnata all'evidenza dei fatti.
Guardò
la porta e concentrò il chakra nella mano destra, pronta a
rispondere a qualsiasi attacco. Con l'altra mano abbassò
lentamente la maniglia e, dopo aver riempito fino allo spasmo i
polmoni, spalancò la porta... e poi la bocca; talmente
tanto da temere che la mascella potesse dislocarsi e il mento toccare
terra.
«
Ciao » la salutò il ragazzo – o qualunque cosa lui
fosse.
«
S-Sasori? » balbettò lei di rimando al fantasma, barra
ragazzo, barra marionetta. Era un po' confusa su quello che lui
potesse essere in quell'universo parallelo.
«
Aspettavi qualcun altro? » le domandò e, lanciandole uno
sguardo che Sakura riuscì a definire "malizioso",
nonostante la sua scarsissima erudizione in materia, si introdusse in
casa sua con naturalezza, come se fosse stata una cosa "normale".
Allo
stesso modo si era diretto verso la cucina, dimostrando di avere una
totale padronanza del posto e, preso il latte dal frigorifero, lo
aveva bevuto direttamente dal cartone.
«
Queste missioni così lunghe mi uccidono » esclamò,
subito dopo, ripulendo con accuratezza le labbra dal liquido bianco
che gli si era addensato proprio negli angoli, passandoci sopra il
pollice e dando inizio così al secondo sogno erotico a occhi
aperti della vita di Sakura Haruno – dopo Sasuke Uchiha,
ovviamente.
Il
particolare che lui avesse bevuto del latte come ogni essere umano
dotato di apparato digerente, passò totalmente inosservato a
una inebetita Haruno che, riconosciuti i sintomi di un'eccitazione
bassoventrica, staccò di netto la maniglia della porta
d'ingresso.
Sasori
frequentava assiduamente la sua casa, non vi erano dubbi. Quello che
però non riusciva proprio a capire era il perché lui
frequentasse assiduamente la sua casa. Inoltre, non aveva
alcuna certezza sul fatto che lui non fosse più il crudele
assassino con il quale si era scontrata nel covo dell'Akatsuki –
quello vero, visto che ora i componenti dell'Organizzazione Alba
erano cittadini onorari di Konoha.
«
Dovresti cercare di controllare la tua forza » constatò
Sasori, avvicinandosi a lei con passo leggero.
«
Oppure potresti impiegarla in qualcosa di molto più piacevole
» le sussurrò in un orecchio, lambendo il lobo con le
labbra « Fino a sentirla venire meno » aggiunse
sensualmente, scendendo sul collo della povera Haruno che, a sedici
anni, non aveva ancora mai provato – almeno nella vita reale –
il brivido scaturito dal contatto con un uomo diverso da quello
amicale che di tanto in tanto aveva avuto con Naruto, convinta che
ogni lembo della sua pelle appartenesse di diritto – quale
diritto? – a Sasuke Uchiha.
Inutile
dire che la maniglia cadde in terra e che Sakura in un battibaleno si
teletrasportò nel punto della stanza più lontano da
Sasori.
Fuga
strategica? No, terrore
puro!
La
delusione che si dipinse sul volto dell'Akasuna per quel gesto riuscì
quasi a farla sentire in colpa, ma la consapevolezza che tutto quello
che stava succedendo fosse irreale la convinse a non farsi
impietosire, a mantenere alta la guardia e che Sasuke, a questo
punto, c'entrasse di sicuro!
L'aveva
"sistemata" con Sasori per non averla tra i piedi.
Tuttavia, non riusciva a comprendere come la sua scelta fosse
ricaduta sul marionettista. Forse aveva sentito parlare di lui da
Orochimaru, oppure in vista dello scontro con Itachi aveva reperito
informazioni sull'intera Akatsuki. Ma soprattutto... era mai
possibile che la odiasse così tanto da scegliere proprio una
marionetta come suo fidanzato così da negarle in eterno
i piaceri di una sana vita sessuale?
"Sei
veramente una carogna, Sasuke!" pensò
la ragazza, digrignando i denti.
«
Non dirmi che ce l'hai ancora con me? » ipotizzò Sasori,
ridestandola bruscamente dai suoi pensieri.
«
Perché dovrei? » gli domandò, dopo aver
riflettuto velocemente sull'atteggiamento da avere nei suoi confronti
e optando infine per la versione "fidanzata incazzata" che
ritenne più appropriata alla situazione: di solito la gente
non andava in giro a elargire baci sul collo per sport.
In
realtà avrebbe avuto svariati buoni motivi per "avercela
ancora con lui". In primis il fatto di averci messo mesi per
smaltire quel pessimo veleno di marionettistica produzione, poi la
cicatrice, ormai non più tanto visibile, provocata dalla sua
katana e infine la dipartita di nonna Chiyo. Ma ovviamente nessuno di
quei motivi in quel frangente avrebbe avuto un minimo di valenza e
credibilità.
«
Su, Sakura, non fare la bambina » la rimproverò lui
bonariamente, tentando un nuovo approccio, questa volta frontale, che
la costrinse a indietreggiare fino al muro.
«
Sai che non era mia intenzione ferirti. Ci hanno chiamato
all'improvviso e non ho avuto modo di salutarti, tutto qui. »
continuò, allungando una mano fino a sfiorarle il viso «
Ti ho mai detto che quando ti arrabbi diventi ancora più
bella? » le disse, sorridendo con dolcezza.
"Oh.
Miei. Kami." fu
l'unico pensiero coerente che Sakura riuscì ad elaborare,
sentendo il fiato dell'Akasuna a pochi centimetri dalle sue labbra.
Stava
per ricevere il primo bacio della sua vita, un bacio vero, da un uomo
– o qualsiasi cosa lui fosse – che aveva appena detto
"sei ancora più bella quando ti arrabbi" quando
tutti avevano sempre affermato che in modalità ira funesta
assomigliava più a un orco che a una bella principessa. Come
mai nella sua vita, in quei pochi minuti in compagnia di Sasori, si
era sentita compresa e accettata. Probabilmente fu quello, o la
possibilità concreta di ricevere il suo primo bacio –
un po' legnoso – ma Sakura cedette alle lusinghe del rubicondo
nukenin. Chiuse gli occhi, talmente forte da riuscire ad accorciare
la sua ampia fronte di alcuni centimetri, e proprio nel momento in
cui, secondo un breve calcolo di probabilità e tempistiche,
Sasori avrebbe dovuto far combaciare le loro labbra, l'immagine –
davvero inopportuna – di Sasuke Uchiha si frappose tra loro.
"
Perché non me ne va mai una dritta?" imprecò
mentalmente la kunoichi, voltando d'istinto il viso da un lato.
Ennesima smorfia di delusione sul viso del nukenin, questa volta
condivisa anche da Sakura.
«
Ho capito. Vado a fare una doccia. » si congedò Sasori,
ammettendo la sconfitta con la medesima eleganza di quando era perito
per mano di padre e madre.
"
Maledetto Sasuke! Perché? Perché devi sempre rovinare
tutto?"
continuò a imprecare la ragazza, con le spalle piantate nel
muro, il fiato corto e le guance in fiamme – e non solo
quelle.
֎
Sasuke,
intanto, camminava per le strade del Vilaggio, di ritorno dal Palazzo
dell'Hokage. Sua madre, preoccupata del fatto che il padre anche
quella sera non avesse cenato, gli aveva chiesto di portargli
qualcosa da mangiare e Sasuke aveva accettato di buon grado,
desiderando ardentemente di rivederlo – e nelle vesti di
Hokage, tra l'altro.
Il
padre lo aveva accolto con un inaspettato entusiasmo. Un
atteggiamento a cui Sasuke non era affatto abituato. Suo padre aveva
sempre avuto un comportamento austero, rigoroso; non era mai stato
avvezzo al contatto fisico – proprio come lui – e non era
solito parlare molto – sempre come lui – di conseguenza,
quando gli era andato incontro e gli aveva dato una leggera pacca
sulla spalla esclamando un « Ecco il mio ragazzo! »
carico di orgoglio, Sasuke aveva avuto la tentazione di scoppiare in
un pianto liberatorio, non molto edificante data la situazione,
benché anche all'ultimo summit dei Kage la sua entrata non
fosse passata assolutamente inosservata. Ma, nella mente contorta
dell'Uchiha, piombare nel bel mezzo di un importante incontro di
Stato brandendo una katana e ingaggiare battaglia con chiunque
risultava ben più decoroso – addirittura figo –
che commuoversi davanti alla vista del padre che non vedeva –
vivo – dalla tenera età di dieci anni. Era un Uchiha, di
questo non aveva colpa.
Aveva
optato quindi per un forzato sorriso, volto a bloccare le
terminazioni nervose e le ghiandole lacrimali – ogni volta che
sorrideva, non essendoci abituato, gli si paralizzavano tutti i
muscoli della faccia.
Il
padre, mettendogli una mano sulla schiena, lo aveva invitato a
seguirlo fino al suo scranno.
«
Vi ricordate tutti del mio secondogenito Sasuke, vero? » aveva
chiesto ai presenti « Mia moglie lo ha costretto a portarmi la
cena » aveva aggiunto, scoppiando poi a ridere, imbarazzato.
Già
il fatto che suo padre avesse riso, di per sé, era uno di
quegli eventi, come la neve ad agosto, più unici che rari, ma
che fosse anche arrossito, quello poteva essere solo il segno di
un'imminente apocalisse.
"Gli
Uchiha non ridono, gli Uchiha non arrossiscono"
avrebbe voluto ricordargli, ma osservando le persone sedute attorno a
quel tavolo, rimase paralizzato nel riconoscere qualcuno che
c'entrava in quel quadretto come Itachi nell'Akatsuki – quella
vera, quella cattiva.
Orochimaru.
E in ottima forma, per giunta.
In
effetti Sasuke non aveva fatto caso che a quel tavolo ci fossero sei
persone e non cinque.
"
Sei Kage... mh? "
Quale
Villaggio avrebbe mai potuto scegliere Orochimaru come guida?
"Oto.
Non ci sono dubbi".
E,
in effetti, sul cappello da Kage poggiato sul tavolo, di un ben poco
rassicurante colore viola, Sasuke aveva potuto scorgere il simbolo
del Villaggio del Suono.
Il
sennin lo aveva guardato a lungo, mostrando come sempre un morboso
interesse verso la sua persona e, un paio di volte, si era leccato
le labbra con la sua viscida lingua biforcuta. Il brivido di disgusto
che Sasuke aveva provato lo aveva in qualche modo rassicurato:
qualcosa in quella realtà parallela, in quell'illusione, o
qualsiasi cosa fosse, era rimasto invariato.
Nonostante
il disagio procurato dai due occhi serpenteschi puntati su di lui,
Sasuke aveva cercato di concentrarsi su suo padre e, più
precisamente, sull'inaspettato elogio alla
sua persona che con enfasi stava tenendo dinanzi ai suoi colleghi.
Lo
aveva definito come "il futuro del Clan", come "colui
che avrebbe portato una ventata
di
rinnovamento", ma aveva anche aggiunto un "a patto che
metta la testa a posto" che gli aveva fatto storcere il naso.
Apprendere
di essere considerato uno scansafatiche era stato abbastanza seccante
per lui che sin dalla tenerissima età si era impegnato per
essere il migliore. I bulbi piliferi del suo viso imputati alla
produzione della viril barba, già a dieci anni, erano stati
completamente resi inabili dal Katon, rendendolo glabro a vita, e le
unghie della sua mano sinistra, a forza di utilizzare il chidori,
avevano smesso spontaneamente di crescere; aveva sempre ottenuto il
massimo dei voti in tutte le discipline ed era certo che, se Gaara e
la sua combriccola di sovversivi non avessero interrotto l'esame dei
Chunin, avrebbe sconfitto Naruto. Quando poi Orochimaru lo aveva
scelto come suo allievo, barra contenitore, si era impegnato fino
allo stremo per diventare talmente forte da riuscire non solo a
infrangere il sogno del Sennin di avere la sua splendida pelle, ma
anche a sopravvivere allo scontro con suo fratello. Infine, aveva
raggiunto un discreto livello anche nel suo ultimo ruolo: il
supercattivo. Essendo stato un vendicatore per tanto tempo, gli era
bastato solo aggiungere una tonnellata di egocentrismo e un chilo di
sadismo isterico al bagaglio pregresso di negatività
paranoica per entrare di diritto nella top ten degli uomini da
eliminare a vista di tutti i Bingo Books dell'universo –
megalomane? Sì, lo era. Ma con stile.
Forse
in quella realtà parallela, illusione, o qualsiasi cosa fosse,
il fatto di aver avuto i suoi famigliari vicini lo aveva rammollito.
In
effetti non si era mai chiesto come sarebbe stato avere una vita
"normale".
Si
fermò di colpo, senza un motivo preciso e si guardò
intorno cercando di orientarsi: impegnato nei suoi contorti
ragionamenti aveva camminato così a lungo da essere giunto
fino alle porte del Villaggio.
Riconobbe
immediatamente la marmorea struttura vagamente somigliante a una
panchina
che, nonostante gli anni, sostava ancora lì, immota e intatta.
Sakura
– Colpo alla nuca – Panchina.
Questa
volta – chissà come – l'associazione di idee fu
immediata.
Era
lì che l'aveva adagiata, dopo averla tramortita, la notte che
era fuggito dal Villaggio quando lei...
Quando
lei si era permesso di minacciarlo di urlare a squarciagola e mettere
in allarme tutto il Villaggio pur di non farlo andare via. Sfacciata!
Non
che avesse rimosso la parte precedente del discorso, quella in cui
una Sakura piangente aveva proclamato di "amarlo più di
se stessa" e non aveva neanche dimenticato il ringraziamento
campato in aria con cui l'aveva gentilmente liquidata e
successivamente tramortita. Aveva semplicemente chiuso tutto in un
immaginario sacchetto e lo aveva spedito nel luogo più
recondito della sua mente, convinto che in quel modo sarebbe stato in
grado di cancellare l'imbarazzante reazione cagionata proprio da
quelle parole che per un infinitesimale attimo erano riuscite a
scalfire la sua corazza di indifferenza.
Dopotutto,
all'epoca, aveva creduto che non avrebbe avuto più modo di
rivederla – troppo ottimistica come previsione – e che
quella sarebbe potuta essere la sua unica occasione, data la
possibilità concreta di diventare il contenitore umano di un
tizio con tendenze sessuali poco chiare, per provare l'ebbrezza di un
contatto intimo con un altro essere vivente.
Superando,
come per magia, la sua totale incapacità di toccare qualcuno
senza una valida motivazione, e una volta accertatosi della totale
assenza psicofisica della ragazza, aveva adagiato le labbra sulle
sue.
"Lampone
e vaniglia."
Non
aveva mai assaggiato nessuna delle due cose – odiava i dolci –
ma era certo, anzi certissimo, che le sue labbra sapessero di lampone
e i suoi capelli di vaniglia – all'occorrenza, lo sharingan
poteva anche riconoscere sapori e odori.
Quegli
stessi rosei e vanigliati capelli e quelle stesse rosee labbra al
sapore di lampone che la Kunoichi non avrebbe mai più lavato
se mai avesse avuto anche il più flebile sospetto di quanto
era accaduto.
In
quegli anni trascorsi nel covo di Orochimaru, nel buio della sua
stanzetta umida, Sasuke non aveva mai più ripensato a quella
notte, coercizzando la sua mente a pensare ad un unica cosa: la
vendetta.
Ma
ora, dopo tre anni, con delle pulsioni molto diverse da quelle di un
tredicenne, e una prospettiva di vita decisamente più rosea,
sarebbe stato così strano pensare a qualcosa di più
frivolo?
Si
stupì di quel pensiero poco consono alla sua natura e si
rimproverò per aver obnubilato, anche se per poco, la sua
eccelsa mente con simili facezie e stimolato, di conseguenza, la
rachitica parte affettiva del suo cervello tanto da provocargli un
fastidioso pizzicore sottocutaneo all'altezza delle guance.
Era
arrossito. Come suo padre poco prima.
Forse,
per un Uchiha, il non arrossire non rappresentava proprio un dictat
imprescindibile.
Si
voltò di scatto e prese a camminare a passo svelto,
rigorosamente a testa bassa per camuffare la tonalità della
sua pelle non più tanto diafana e, imboccando strade a caso,
lontane dal centro dove sarebbe stato più facile incontrare
qualcuno dei suoi ex – o non più ex? – compagni di
Accademia, si ritrovò nel quartiere ove era sita la dimora di
Sakura.
"Maledizione!"
imprecò tra sé e sé, passando davanti all'uscio
della ragazza, deciso a proseguire per la sua strada senza deviazioni
di sorta benché provasse una certa curiosità di sapere
come se la stesse passando in quel nuovo contesto.
Sasuke,
in quell'occasione, confermò a se stesso ciò che era
già noto a gran parte del mondo emerso: era lunatico.
Giunto
all'angolo della strada, dopo essere riuscito in pochi metri a
crearsi un alibi perfetto – non era un genio del male per caso
– ritornò sui suoi passi.
Trovandosi,
a quel punto, dinanzi alla porta dell'Haruno con un discorso ben
chiaro nella mente che aveva a che fare all'incirca con gamberetti,
zuppe e... sua madre – che follia! – assunse la sua
posa migliore – non per fare colpo su di lei, ma per il suo
innegabile narcisismo – e bussò con decisione.
֎
«
Sakura? Mi porteresti un asciugamano? »
Temeva
che glielo avrebbe chiesto!
Dopo
essersi munita di asciugamano e tanto, ma tanto, coraggio, la ragazza
entrò nel bagno. Ringraziò mentalmente i Kami per aver
concesso all'acqua di diventare vapore a elevate temperature perché
l'idea di vedere in modo nitido ciò che si celava dietro la
tenda della sua doccia le creava una certa ansia.
In
realtà in quei quindici minuti in cui aveva sostato nel
corridoio, tendendo l'orecchio verso il bagno per captare ogni
singolo rumore da esso proveniente, Sakura aveva
ipotizzato che, per Sasori, la doccia consistesse in una passata di
lucido per legno su tutto il corpo e un'insaponata veloce ai capelli.
Abbastanza deprimente come immagine.
Quindi,
è abbastanza facile immaginare la faccia che fece quando
Akasuna No Sasori scostò con un colpo secco la tendina della
doccia mostrandosi in tutto il suo "carnoso"
splendore.
"Pelle,
carne, pelle, carne, pelle, carne..."
Sakura non riusciva a pensare ad altro. Sembrava fatto di carne vera,
in tutto e per
tutto. Non
che la ragazza avesse di proposito buttato un occhio lì –
sì, proprio lì – ma era così evidente da
non riuscire a passare inosservato neanche a volerlo. E poi,
francamente, Sakura non ne aveva mai visto uno in vita sua, in carne
e ossa – i libri di anatomia di Tsunade Sama non facevano testo
– ed era alquanto incuriosita dalla sua forma vagamente
somigliante a un pappagallo, o no, forse a una banana.
Si
ritrovò a inclinare la testa da un lato per concentrarsi
meglio su quella visione paradisiaca che le si era stagliata davanti
agli occhi, cercando di capire se Sasori avesse solo affinato la sua
tecnica e fosse riuscito a impiantarsi della pelle vera o se tutto
quel bendidìo fosse reale. Gli addominali sembravano davvero
scolpiti nel legno e così i pettorali e tutti i restanti
muscoli visibili del suo corpo – sì, anche quello; i
capelli rossi, bagnati e spettinati, gli davano un nonsoché di
selvaggio, assolutamente eccitante; infine, i suoi occhi marroni,
terribilmente caldi, sembravano disegnati con la tempera su quel
viso dai lineamenti dolci, bambineschi.
Comprese,
riprendendosi un attimo dallo shock, che ci fosse un solo modo per
scoprire se Sasori fosse tornato in vita come marionetta o come umano
e lei, futura erede di tutte le conoscenze mediche del quinto Hokage,
in nome della scienza, si sarebbe immolata "tastando" di
persona.
Si
avvicinò a lui, percependo subito l'odore di shampoo alla
vaniglia – il suo preferito – e dopo aver puntato lo
sguardo su un punto preciso del suo torace, laddove un tempo vi era
la scatola contenente il suo cuore, lo sfiorò con la punta
delle dita sentendo sotto i polpastrelli la pelle calda, viva.
«
Qualcosa non va, Sakura? » le chiese Sasori, afferrando la sua
mano e facendola aderire completamente alla sua pelle.
«
Tu... » non sapeva come impostare il discorso. Non poteva
dirgli: « Tu dovresti essere una marionetta! », non
sarebbe stato affatto carino.
«
Io cosa? » le sussurrò lui, languidamente, attirandola a
sé.
E
Sakura a quel punto non ebbe più dubbi: qualcosa di
decisamente carnoso e vivo stava premendo contro la sua coscia,
mentre le labbra di Sasori si avvicinavano in modo pericoloso alle
sue.
«
Non hai sentito? » domandò la ragazza, credendo di aver
udito il campanello – o meglio, sperando che qualcuno fosse
accorso a salvarla.
«
Non aprire » le soffiò lui sulle labbra in un modo così
sexy, ma così sexy, che Sakura pensò che, in fondo, se
avesse ceduto nessuno lo avrebbe saputo e che, cazzo, ogni tanto
qualche gioia spettasse anche a lei.
Ma
quel maledetto campanello non sembrava avere la ben che minima
intenzione di smettere di suonare, in vero il suo suono sembrava più
cupo e funesto del solito – forse perché dall'altra
parte il dito indice di un Uchiha di sua conoscenza, alquanto
contrariato dalla prolungata attesa, stava violentando il povero
pulsantino che aveva avuto la sfiga di essere stato assegnato alla
dimora dell'Haruno.
Note
Autrice
Perdonate
il ritardo! Ieri sera ho avuto qualche piccolo problema di
connessione e ho dovuto posticipare a oggi.
Ecco
il secondo atto. Spero vi sia piaciuto. :-)
Dato
che questa storia è scritta quasi per intero ho pensato di
farvi un piccolo regalo: ho deciso di inserire un piccolo spoiler del
capitolo successivo dopo le note autrice. É la prima volta che
faccio una cosa del genere, quindi mi farebbe piacere sapere cosa ne
pensate.
Aspetto
con ansia... senza le vostre recensioni mi sento come una particella
di sodio dell'acqua Lete. Non fatemi esclamare "C'è
nessuno?" con una vocina idiota. Abbiate pietà di me!
Approfitto
per ringraziare chi ha recensito il precedente atto, chi l'ha solo
letto e chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Qualche
giorno fa ho iniziato a rispondere alle recensioni, ma causa forza
maggiore, ho dovuto interrompere.:-( Scusate, cercherò di
rimediare quanto prima.
Vi
lascio allo spoiler del terzo atto che, salvo ripensamenti last
minute, dovrebbe riportare codesto sottotitolo: "Sono
l'intestino attorcigliato di Sasuke"
Un
bacione
Blueorchid31
Spoiler
«
Che ci fai qui? » indagò subito Sakura, insospettita e
dall'ora tarda, e da quel ghignetto divertito che Sasuke aveva
sfoggiato appena lei aveva aperto la porta. Il dubbio che lui potesse
in qualche modo essere la causa di tutta quell'assurda faccenda
andava appurato, e in fretta.
«
Ti piace la zuppa di gamberetti? » le chiese, di rimando,
ignorando completamente la sua domanda mentre il ghigno sul suo viso
si allargava ulteriormente – aveva continuato a darle le spalle
apposta , sicuro che, una volta posta la domanda, l'espressione sul
viso di Sakura sarebbe stata talmente ridicola che non sarebbe
riuscito a trattenersi dal ridere.
"Ok.
É impazzito!" decretò la Kunoichi... (continua...)
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Capitolo 3 *** Atto III : Sono il blocco intestinale di Sasuke ***
Atto
III
"
Sono il blocco intestinale di Sasuke"
«
Devo aprire, potrebbe essere importante. »
Sakura,
nonostante la tempesta ormonale in atto, riuscì a trovare un
briciolo di volontà per divincolarsi dal virile abbraccio di
Akasuna no Sasori ed evitare, di nuovo, il contatto tra le loro
labbra. Si allontanò a malincuore, davvero a malincuore, ma
qualcosa – forse il suono molesto del campanello – le
aveva inculcato il presentimento che fuori dall'uscio della sua casa
potesse esserci qualcuno capace di spiegarle che diavolo stesse
succedendo perché, francamente, lei non ci stava capendo più
niente.
«
Adesso, per colpa tua, sarò costretto a fare una doccia
fredda, lo sai? » dichiarò Sasori, facendo arrossire la
ragazza che, tentando di ignorare quella vocina nella sua testa che
le stava dicendo "Resta o rischierai di rimanere vergine a
vita", lasciò la stanza.
La
medesima vocina che, una volta richiusa la porta alle sue spalle, le
aveva detto "Sei un'idiota" . E non se la sentì
di darle torto.
Nel
breve tragitto che dal bagno portava alla porta d'ingresso, Sakura
incrociò mentalmente le dita: "chiunque ma non lui,
chiunque ma non lui", ripeté come un mantra, conscia
di non essere assolutamente pronta, dopo quello che era accaduto in
bagno, a sostenere una conversazione con colui che poteva essere
stato il fautore di tutto. Il rischio di poterlo defenestrare o,
peggio, incastonare in modo perenne in un muro portante della casa
era fin troppo alto. Inoltre, con tre infarti già in corso –
uno miocardico, uno cerebrale e uno ovarico – era certa che due
concentrati di eros puro dentro la sua casa, contemporaneamente,
avrebbero potuto decretare la sua prematura dipartita, o peggio,
imprevedibili conseguenze. Scosse con violenza la testa per
allontanare da lei quell'ultimo pensiero che sarebbe stato in grado
di far arrossire l'Erosennin in persona e dopo aver preso un bel
respiro volto a ossigenare il suo cervello e ritrovare un minimo di
contegno, posò la mano sulla maniglia della porta e l'abbassò
lentamente.
La
vocina nella sua testa iniziò a sghignazzare sadicamente
appena un Sasuke Uchiha in posa plastica, con il gomito poggiato sul
montante della porta, la fronte adagiata sull'avambraccio e il dito
indice incollato al dannatissimo campanello, si palesò dinanzi
a lei. In quell'occasione, Sakura convalidò in toto la tesi
secondo la quale "La probabilità che qualcosa accada è
inversamente proporzionale alla sua desiderabilità"(1)
.
«
P-potresti... » Sakura indicò con uno sguardo minaccioso
il dito che premeva ancora sul molesto campanello che la stava
facendo impazzire – e non solo quello. In realtà si era
ormai rassegnata all'idea che si fossero tutti messi d'accordo per
farle perdere il senno.
Sasuke,
per fortuna, ebbe la bontà di ubbidire immediatamente,
interrompendo così l'acustico tormento e, senza chiederle il
permesso, si intrufolò dentro casa, sfiorandola
accidentalmente passando nel piccolo spazio tra lei e il montante
della porta.
Il
poco casto pensiero di qualche attimo prima ritornò con
prepotenza a figurarsi nella mente della povera Kunoichi che scosse
nuovamente la testa e questa volta con una forza tale che ebbe il
timore che potesse staccarsi di netto.
Alzò
gli occhi al cielo, sperando che i Kami si ricordassero della sua
esistenza ogni tanto, e , sospirando, chiuse la porta.
«
Che ci fai qui? » indagò subito, insospettita e dall'ora
tarda e da quel ghignetto divertito stampato sul viso dell'Uchiha.
Sasuke
si guardava in giro, come in cerca di qualcosa.
Sakura
ipotizzò che fosse più che altro in cerca di
"qualcuno": forse si era recato da lei per controllare che
il suo piano stesse funzionando. Il dubbio che lui potesse essere in
qualche modo la causa di tutto quello che stava accadendo andava
appurato, e subito.
In
vero, Sasuke aveva preso a guardarsi in giro perché non aveva
mai messo piede in casa di Sakura. L'aveva sempre vista solo dal di
fuori, forse una o due volte aveva intravisto l'ingresso, ma non
aveva mai avuto modo – e desiderio – di entrarci.
«
Ti piace la zuppa di gamberetti? » le chiese, di rimando,
ignorando completamente la sua domanda mentre il ghigno sul suo viso
si allargava ancora – era rimasto di proposito di spalle per
mascherarlo, certo che, una volta posta la domanda, l'espressione sul
viso di Sakura sarebbe stata talmente buffa che non sarebbe riuscito
a trattenersi dal ridere.
"Ok.
É impazzito!" decretò
la Kunoichi, ormai sull'orlo di una crisi di nervi. Cosa c'entrava
ora la zuppa di gamberetti!?
"
Forse vuole invitarti a cena? " ipotizzò la "Inner
Sakura" , già in preda a convulsioni e film mentali di
diversa entità.
"
Sì... per avvelenarmi " le rispose la vera Sakura,
più realista, più disillusa, sperando in quel modo di
placare l'entusiasmo: doveva rimanere lucida.
«
C-credo di non aver compreso » ammise, poi, titubante,
pensando a quale diabolico piano potesse celarsi dietro quella
domanda.
"Zuppa
di gamberetti"
Forse
si trattava di un anagramma che celava una minaccia di morte –
Sasuke era sempre stato molto criptico: era il tipo che ti diceva
"grazie" e poi ti tramortiva, che sosteneva di aver
bisogno di un nuovo ninja medico e poi tentava di carbonizzarti con
un chidori; c'era da fidarsi, insomma – o forse ci aveva
beccato al primo colpo e aveva davvero intenzione di avvelenarla. Era
impensabile che lui fosse interessato a sapere se il suo palato
gradisse la zuppa di gamberetti quando non si era mai disturbato di
conoscere nulla di lei.
«
Non è una domanda difficile, Sakura » ribatté lui
con quell'insopportabile aria di sufficienza con cui aveva sempre
guardato tutti dall'alto in basso – in special modo lei «
Penso che tu sappia cosa ti piace e cosa no » aggiunse,
voltando appena il viso verso di lei, ma rimanendo di spalle.
"
Emerito figlio di... " Questa
volta Sakura non riuscì a dare per niente
torto alla sua vocina interiore.
Lei
conosceva perfettamente i suoi gusti, non era piccola e stupida come
lui credeva. Come si permetteva quel, quel... pallone gonfiato?
Tanto
per fare un esempio, Sakura sapeva con certezza di provare ancora
attrazione per lui malgrado fosse un nukenin psicopatico; che le
piacevano i suoi occhi, le sue labbra, il suo nasino a punta, il suo
fisico scolpito, le sue orecchie, i suoi capelli e sì...
anche il suo carattere di merda – aveva ammesso da un po' di
tempo di essere affetta da una sorta di masochismo autolesionistico.
L'assurdità,
caro il nostro pallone gonfiato, non risiedeva nell'argomento della
domanda, ma nella domanda in sé.
«
I-io... » balbettò, prendendo a martoriarsi le mani.
Come faceva? Come poteva riuscire ancora a farla sentire un'inutile
dodicenne?
Lei
era cambiata, era diventata forte, era rispettata da tutti. Perché?
Perché non riusciva a dimostrarglielo una buona volta,
spaccandogli la faccia e tutte le ossa del corpo?
«
Allora? » la invitò a rispondere, spazientito.
«
Allora... » ripeté Sakura, stringendo i pugni.
Sasuke
si decise finalmente a voltarsi e quel che vide non fu proprio quello
che si aspettava : gli occhi di Sakura non era affatto sul punto di
esplodere in un fiume di lacrime e le sue gote erano rosse, ma non
certo per l'imbarazzo.
A
dire il vero, la Kunoichi appariva come una teiera sul punto di
esplodere e, infatti... esplose!
«
Adesso tu mi spieghi che diavolo ci facciamo qui! Come siamo finiti a
Konoha e perché... perché vuoi sapere se mi piace una
stramaledettisima zuppa di gamberetti? » tuonò la
ragazza, minacciosamente.
Sasuke
sbarrò per un attimo gli occhi, disorientato, e quando Sakura
iniziò ad avvicinarsi a lui brandendo un pugno che non aveva
affatto un aria rassicurante, pensò bene di fare qualche passo
indietro fino a toccare il muro con le spalle. Non aveva paura di
lei, no di certo; avrebbe potuto tranquillamente metterla ko con un
semplice sguardo, ma quella reazione inconsulta lo aveva un tantino
stupito – appena appena – e non aveva avuto il tempo di
elaborare nessuna frase umiliante, o destabilizzante, che avrebbe
potuto riportare la situazione a suo vantaggio – come sempre.
«
Mi dispiace per te, Sakura, ma non è ho idea » le
rispose, cercando di apparire sincero: il pugno era ormai a pochi
centimetri dalla sua faccia e doverla tramortire con lo sharingan non
rientrava nei suoi piani – dopotutto non aveva ancora saputo se
le piacesse o meno la zuppa di gamberetti.
Sakura
abbassò la guardia: non aveva ancora perso il vizio di
credere a priori a ogni cosa proferita dalle sue labbra.
Le
sue labbra.
Sakura
non si accorse di essersi avvicinata un po' troppo a lui – più
del solito – e che le labbra, quelle bellissime labbra che
aveva sognato di baciare almeno una volta prima di morire, fossero
talmente vicine che se qualcuno fosse passato di lì ,
casualmente, e l'avesse spinta appena, ci sarebbe cascata sopra.
Avvampò, guardando Sasuke negli occhi, chiedendosi se anche
lui avesse notato la stessa cosa.
L'Uchiha,
in effetti, aveva provato un profondo senso di disagio e fastidio
nell'averla così vicina, ripensando a quella notte in cui
aveva violato le sue labbra – a tradimento – ma riuscì
a mantenere il controllo e dissimulare le sue emozioni.
Peccato
che oltre loro due, in quella casa, non ci fosse nessuno – o
quasi.
Sakura,
infatti, come da tradizione, una volta che Sasuke era comparso
davanti ai suoi occhi, aveva dimenticato anche il suo nome e di
conseguenza Sasori che, sentendo la sua ragazza sbraitare, aveva
pensato bene di uscire dalla doccia.
«
Non ti credo! » affermò debolmente la Kunoichi,
allontanandosi con dispiacere da lui e dal suo inebriante profumo,
consentendo così all'Uchiha di poter riprendere a respirare in
modo regolare e assumere nuovamente un atteggiamento più
consono alla sua natura, di norma,
fredda e distaccata.
«
Fai come vuoi. »
"Tipica
risposta Uchiha" constatò
Sakura.
"
Che ti aspettavi?" aggiunse
la sua vocina interiore.
«
Io non riesco a capire...» continuò la ragazza,
portandosi una mano alla fronte « Se davvero tu non c'entri
niente allora chi... »
«
Sakura, chi era alla porta? »
La
voce di Sasori, proveniente dalle scale, le ricordò della sua
esistenza, facendola irrigidire, mentre Sasuke inclinava da un lato
la testa e tendeva un orecchio, accigliato.
«
Sa-Sa- Sasori? » balbettò Sakura, imbarazzata,
andandogli incontro. Cosa che, se possibile, fece accigliare ancor di
più l'Uchiha.
Sasori?
Dove aveva già sentito quel nome? E cosa ci faceva in casa di
Sakura?
É
praticamente impossibile descrivere la faccia che fece Sasuke quando
l'ex nukenin, sceso l'ultimo gradino delle scale, apparve in salotto
con indosso solo uno striminzito asciugamano stretto in vita.
Nonostante fosse sempre stato un asso nel celare le sue emozioni, il
suo colorito assunse una tonalità verdognola e le sue labbra
si schiusero, assumendo un'espressione vagamente rassomigliante a
quella di una triglia morta da svariati giorni.
«
Ricordi Sasori, vero Sasuke-kun? » esordì Sakura,
con un fintissimo sorriso, tentennando alquanto prima di posare, in
modo incerto, una mano sulla spalla dell'Akasuna.
"
Ma non gli avevo portato su un asciugamano più grande? "
pensò, guardandolo.
«
Ma certo. » confermò Sasuke, ormai abituato ad
apprendere sconvolgenti rivelazioni e fingere di esserne al
corrente.
Sasori
aveva poi allungato un braccio e aveva cinto il ventre di Sakura che,
abbastanza restia ad avvicinarsi ancora a lui – sopratutto
davanti a Sasuke – fu costretta, suo malgrado, ad appoggiare la
schiena sul petto nudo del ragazzo – terribilmente caldo e
umidiccio.
«
É il mio ragazzo » dichiarò lei, paonazza,
indicandolo con il pollice « o almeno credo » aggiunse
sottovoce.
"
Sul serio? Anche se non avessi avuto l'accortezza di dirmelo ci sarei
arrivato da solo, nonostante trovi alquanto assurdo che tu possa
avere un ragazzo" avrebbe voluto risponderle Sasuke, con un
tono che definire acido sarebbe stato eufemistico: in quel gesto non
aveva visto solo un modo da parte di Sakura di metterlo al corrente
delle ultime novità, ma anche un malizioso tentativo della
stessa di provocare il lui una qualsivoglia reazione. Gelosia ad
esempio?
"
Povera illusa!" ringhiò
sadicamente.
Sakura
che non aveva la ben che minima idea di dove dimorasse la malizia, si
era, invece, premurata di farglielo sapere in virtù del fatto
che non dovevano in alcun modo destare sospetti: se Sasuke
effettivamente non aveva nulla a che vedere con quella faccenda –
e la sua faccia a quel punto era stata una prova più che
lampante – dovevano cercare di scoprire chi fosse il
responsabile. Come al solito Sasuke aveva capito fischi per
fiaschi.
«
Uchiha, che ci fai qui? » gli chiese Sasori. il cui sguardo, a
occhio e croce, sembrava essere un po' ostile.
Niente
di nuovo per Sasuke: era abituato agli sguardi ostili, ma non
riusciva a capire perché quel tizio che non aveva mai visto in
vita sua potesse avercela su con lui.
«
Sono venuto a trovare la mia compagna di Team, qualcosa in contrario?
» gli rispose a tono l'Uchiha
– che storicamente non si era mai tirato indietro di
fronte a una sfida. Non aveva una grandissima esperienza in fatto di
"fidanzati gelosi", ma una sfida era pur sempre una sfida e
il tono usato da quel tipo era in.con.fu.ta.bil.men.te di
sfida.
Come
osava?
«
A quest'ora? » ribatté Sasori « Doveva trattarsi
di qualcosa di importante... » aggiunse, glaciale come la
marionetta che era stato.
Sakura,
in mezzo ai due, realizzò che in quel momento, nel suo
salotto, si stesse svolgendo un vero e proprio scontro tra titani.
All'angolo destro: Sasuke Uchiha da Konoha, campione del mondo di
indifferenza e presunzione; dotato di orgoglio smisurato e affetto da
egocentrismo patologico. All'angolo sinistro: Akasuna no Sasori da
Suna, ex marionetta priva di sentimenti umani, freddo e calcolatore;
affetto anche lui da uno spiccato egocentrismo, un po' macabro, che
lo aveva portato a diventare di legno per raggiungere la perfezione.
Chi
l'avrebbe spuntata? Difficile a dirlo.
Avvolta
dal braccio di Sasori e con lo sguardo di Sasuke addosso, cominciò
a scorgere in quella situazione paradossale, un qualcosa di
impensabile, impossibile.
"
Shannaro! " esclamò
dentro si sé prima di poggiare la mano, fino a quel momento
rimasta inerme sul fianco, su quella dell'Akasuna, non per mettere
carne sul fuoco, ma semplicemente per la necessità concreta di
un appiglio che le consentisse di non svenire.
Ovviamente
Sasuke non comprese il vero senso di quel gesto e, scambiandolo di
nuovo per uno sciocco tentativo di farlo ingelosire, fulminò
la ragazza con lo sguardo, cagionando così un ennesimo
fraintendimento. Forse il più grave.
«
Mia madre necessitava di sapere se Sakura gradisse la zuppa di
gamberetti » dichiarò l'Uchiha, sentendosi un po'
stupido, ma in fondo era quello il motivo per il quale era lì.
"
Sua madre??? Cosa c'entra sua madre adesso?
" si chiese
Sakura, traducendo la sua confusione in uno sbattimento convulso di
ciglia.
"
Sorpresa, eh? " gioì
l'Uchiha, conscio di aver guadagnato un punto a suo favore.
«
Ah! La cena settimanale a casa dei tuoi genitori. » rammentò
Sasori, ghignando « Dal fratello di Itachi mi sarei aspettato
qualcosa di meglio. Continui a usare la tua famiglia per tenerla
legata a te. » concluse con sdegno.
"
Io cosa?"
"
Lui cosa?"
L'ultima
affermazione di Sasori scatenò un tripudio di palpebre
sbattute e face palm di costernazione.
"
So che le cose tra voi non sono andate come ti aspettavi"
Quello
che sua madre gli aveva detto solo poche ore prima, adesso gli sembrò
un po' più chiaro, benché avesse tentato con tutto se
stesso di non cogliere il nesso che vi era tra quelle parole e
l'affermazione di Sasori.
Sasuke
sentì un chiaro brivido di terrore scorrergli lungo la colonna
vertebrale, mentre Sakura, al contrario, di eccitazione e gioia. Quel
mondo iniziava a piacerle, e molto anche.
«
Fatti gli affari tuoi... » sbraitò l'Uchiha, cercando di
ricordarsi il nome di quell'individuo che lo stava facendo uscire
fuori dai gangheri.
«
Sasori » concluse Sakura, vedendolo in difficoltà.
«
Sì, appunto... Sasori » ripeté l'Uchiha, sputando
fuori il suo nome come un insulto.
«
Gli hai risposto? » chiese a quel punto l'Akasuna alla ragazza.
Sakura
scosse la testa e lui la invitò con un cenno del capo a
rispondere alla domanda dell'Uchiha in modo che si levasse dalle
scatole.
«
P-puoi rassicurare tua... » le sembrava assurdo proferire
quella parola « M- madre. La zuppa di gamberetti mi piace
molto. Ringraziala da parte mia. » " E dille
anche che, malgrado le apparenze, ho sempre amato suo figlio più
della mia stessa vita"
avrebbe voluto aggiungere, ma per ovvi motivi preferì stare
zitta.
«
Bene, ora hai la tua risposta. » decretò Sasori,
facendogli gentilmente capire che non avesse più alcun valido
motivo per trattenersi.
Sasuke
non riusciva a crederci: sconfitto su tutta la linea. Come era potuto
succedere?
Digrignando
i denti e stringendo i pugni si avviò verso la porta e proprio
nel momento in cui ebbe impugnato la maniglia, si ricordò che,
di norma, l'ultima parola in qualunque discussione fosse sempre stata
la sua.
«
Dimenticavo... ero venuto anche per un altro motivo. Kakashi-sensei
desidera parlarci. »
«
Va bene » annuì Sakura « Domani mattina al solito
posto? »
«
No » le rispose Sasuke, di spalle, con un sorriso trionfante
dipinto sul viso « Adesso!»
«
Adesso??? » chiesero all'unisono gli altri due.
"Io
non perdo mai"
«
Deve trattarsi di qualcosa di importante se Kakashi-sensei vuole
vederci a quest'ora » si allarmò Sakura, liberandosi
dell'abbraccio di Sasori.
«
Sicuramente. » le confermò Sasuke, sentendo chiaramente
sulla sua pelle lo sguardo straripante di odio che il ragazzo gli
stava riservando.
«
Andiamo allora, cosa stiamo aspettando? »
"Che
genio!"
«
Mi dispiace, ci vediamo dopo »
Sakura
sentì di dover dire qualcosa a Sasori che, ancora con
l'asciugamano in vita, aveva assistito attonito a quella che a naso
aveva tutta l'aria di essere una messa in scena. Forse aveva
sottovalutato l'Uchiha.
In
realtà sembrava diverso dal solito, più sicuro di sé,
più determinato, meno farfallone.
«
Si tratta di lavoro, dopotutto. Vai, ti aspetterò qui.»
le disse, lanciando un'occhiataccia all'Uchiha, il cui ego stava
sghignazzando ferocemente « Ma prima... »
Le
afferrò la nuca e la baciò con foga – e con la
lingua – mantenendo lo sguardo fisso sul rivale, il cui ego
aveva smesso contestualmente di sghignazzare, rinchiudendosi in un
irreversibile silenzio. E di nuovo il viso di Sasuke si era
trasformato in quello di una triglia morta, ma non da svariati
giorni... da mesi interi. Una putrescente triglia... ecco a cosa
assomigliava con quelle labbra spalancate e gli occhi strabuzzanti.
In
tutto questo Sakura aveva rischiato di soffocare un paio di volte e
dall'emozione e a causa della lingua di Sasori che aveva, in quei
pochi istanti, esplorato per intero la sua cavità orale.
Il
suo primo bacio.
Sasori
l'aveva baciata e... davanti a Sasuke!
Roba
da matti!
Sakura
non sapeva se saltare di gioia o sperare che il terreno la
inghiottisse.
Quando
Sasori le aveva, infine, consentito di respirare, lei d'istinto si
era girata verso Sasuke che, riuscendo a riposizionare le labbra e
gli occhi in tempo record , aveva ripristinato la sua classica
immagine da gufo impagliato.
«
A dopo » sussurrò, rossa fino alla punta dei capelli,
raggiungendo il compagno di Team sulla porta con una mano poggiata
sulle labbra umide.
Sasuke
e Sasori si lanciarono un'ultima, eloquente, occhiataccia, il cui
significato era pressoché questo: " Non finisce qui "
.
Sasuke
aveva vinto lo scontro, ma non la battaglia – di questo era
consapevole. Sicuramente questa faccenda di Sasori avrebbe complicato
ulteriormente la situazione.
Oltre
allo stupore, inconsciamente aveva provato anche qualcos'altro quando
quel tizio dai capelli rossi aveva baciato Sakura, una specie di
fastidio fisico, come un blocco intestinale. La bocca dello stomaco
gli si era chiusa e aveva sentito le budella attorcigliarsi. Forse
era stato il fatto che lui l'avesse baciata a sfregio, per
dimostrargli che era sua: nei suoi occhi aveva visto chiaramente una
scintilla di soddisfazione mentre affondava la lingua nella bocca di
Sakura.
"Che
se la prendesse pure. É tutta sua!" si disse, ma
volgendo lo sguardo verso la ragazza che stava camminando al suo
fianco, risentì nuovamente quella fastidiosa stretta allo
stomaco, notando come continuasse a toccarsi le labbra e a sorridere
e ad arrossire.
Percepì
un'inspiegabile sensazione, un misto di rabbia e risentimento –
più comunemente denominata "gelosia" –
crescergli dentro e diffondersi in tutto il corpo, mentre una serie
di domande iniziavano ad affollargli la mente.
Chi
era quel Sasori?
Come
faceva Sakura a conoscerlo?
Che
rapporto c'era stato nella realtà tra quei due?
A
Sakura era piaciuto quel bacio?
Quest'ultima
domanda si aggiunse alle altre senza un motivo valido – o
almeno si convinse che fosse così.
La
possibilità che quel tizio fosse stato il fidanzato di Sakura
anche nel loro mondo non sembrava poi così remota.
Probabilmente, durante la sua assenza, Sakura si era gettata tra le
sue braccia per superare il dolore insopportabile cagionato dalla
sua mancanza. Doveva aver sofferto davvero molto per aver scelto
di stare con un tizio dai capelli rossi e con uno scorpione tatuato
sul petto – di pessimo gusto davvero. Di conseguenza, la sua
eccelsa mente, aveva trovato anche una ragione valida al perché
Sakura si fosse presentata, inspiegabilmente, nel Paese del Ferro con
l'intento di eliminarlo: per vivere con serenità la sua nuova
storia d'amore senza temere che lui potesse tornare – era
sempre stato particolarmente predisposto a giungere a conclusioni
affrettate.
"Vipera!"
ringhiò dentro di sé, guardandola con odio.
«
Dove dobbiamo incontrarci con Kakashi – sensei? » chiese
ingenuamente Sakura, davvero convinta che a quell'ora Kakashi non
avesse di meglio da fare che organizzare riunioni straordinarie –
convintissima.
«
Nh! » mormorò Sasuke che, avendo focalizzato tutte le
sue energie psichiche per averla vinta su quel Sasori, non aveva
pensato al dopo, a cosa avrebbe detto a Sakura per spiegarle che "No,
non avevano alcun appuntamento con Kakashi- sensei"
«
Non abbiamo nessun appuntamento con Kakashi-sensei, vero? »
Sasuke
aveva sottovalutato la sua perspicacia – Che stupido! Sakura
era sempre stata molto intelligente, inutile, ma intelligente.
Incassò
con eleganza il colpo e scosse con grazia la testa per confermare la
sua supposizione e salvare il salvabile.
«
Lo immaginavo » dichiarò lei, sospirando.
«
Chi era quello? » le chiese Sasuke, di colpo, modulando il tono
della voce in modo tale che quella sembrasse una domanda di
circostanza, tipo : "Che tempo è previsto per domani?"
«
Sasori, dici? »
"Perché
ce ne sono altri?" si
chiese, in preda a un inspiegabile terrore.
Sasuke
si limitò ad annuire e deglutì una litrata di bile.
«
Akasuna no Sasori, nukenin di livello S del Villaggio della Sabbia,
sconfitto dalla qui presente e da Chiyo- baasama nel covo
dell'Akatsuki. » gli spiegò Sakura con un certo
orgoglio.
"Sconfitto
da lei? Nel covo dell'Akatsuki?"
Non
solo Sakura era stata in grado di sconfiggere un temibile nukenin –
e di per sé questa cosa aveva dello straordinario, ricordando
quanto fosse debole ai tempi dell'Accademia – ma quel che più
gli rodeva era che fosse riuscita a trovare il covo dell'Akatsuki
prima di lui che, all'epoca, era ancora il "toy- boy" di
Orochimaru.
«
Quando l'ho affrontato... beh...» continuò Sakura,
toccandosi di nuovo le labbra e arrossendo « lui non era
proprio com'è adesso.»
«
Che intendi? » indagò Sasuke, stranamente incuriosito.
«
Lui era... come posso spiegarti...»
"Era?"
L'attesa lo stava uccidendo.
Perché Sakura non era in gardo di parlare come tutte le
persone normali? – come lui, s'intende.
Perché doveva metterci tutta quella enfasi, quell'attesa
snervante, quell'emozione? – e non usare un
linguaggio comprensibile solo per forme aliene dotate di
un'intelligenza superiore.
«
Una marionetta » Sakura sputò fuori il rospo, sperando
che non la prendesse per pazza.
Sasuke,
a stento, riuscì a trattenere una delle sue mefistofeliche
risate.
"
Quel tizio era una marionetta? Sakura aveva baciato una marionetta?"
Ci poteva essere niente di più divertente? "Ti è
andata male anche questa volta, cara la mia Sakura."
«
Sì, ma adesso... adesso è diverso. É umano! »
esclamò la ragazza, stroncando l'ilarità dell'Uchiha «
Come può essere accaduto, Sasuke-kun? »
"
Già, come può essere accaduto?" ringhiò
Sasuke nella sua mente, tentando di trovare il bandolo della matassa
in cui si era trasformato di nuovo il suo stomaco.
«
Non mi fido di lui. » dichiarò caustico « E
neanche tu dovresti. Dopotutto è un nukenin e non sappiamo se
c'entri qualcosa con quello che è accaduto. » concluse,
notando nella ragazza un moto di entusiasmo dovuto sopratutto
all'ultima parte del discorso nella quale inconsciamente aveva
mostrato una sorta di preoccupazione, interesse, nei suoi confronti.
«
Anche tu sei un nukenin, Sasuke-kun » osservò Sakura con
arguzia « Ma io mi fido di te » aggiunse, voltando il
viso dall'altro lato, imbarazzata.
"E
sbagli! Perché alla prima occasione ti ucciderò,
donna." avrebbe voluto dirle, ma preferì evitare: sua
madre non avrebbe approvato.
«
Sai, vestito così... come dire... normale...»
Eccola
che ricominciava con i complimenti. Andava fermata e subito.
«
Troviamo un posto tranquillo, dobbiamo parlare di cose serie »
E per cose serie Sasuke intendeva "la cena a casa dei suoi
genitori".
Note
Autrice
Ok,
questi sono eventi storici! Non aggiornavo a così poca
distanza di tempo da "Voce del verbo amare". Bei tempi
quelli! Pubblicavo anche un paio di capitoli al giorno, mentre adesso
sono costretta a rieditare vecchie storie per dimostrare di essere
ancora viva. Che depressione!
:-(
In
questo capitolo abbiamo visto Sasori baciare Sakura ^^
Non
ammazzatemi, sono una Sasusaku, lo sapete bene e sapete anche che mi
piace da matti far attorcigliare lo stomaco all'Uchiha. L'eterno
rapporto di amore e odio tra me e il personaggio di Sasuke mi porta
spesso a trattarlo male. Prima o poi si vendicherà! :-)
Come
avrete potuto notare, alla fine ho deciso di modificare il
sottotitolo: "Il blocco intestinale" mi garbava di più.
Spero
che anche questo capitolo, pubblicato prima del previsto, vi sia
piaciuto. Non ho ancora risposto alle recensioni che avete lasciato a
quello precedente perché mi sono dedicata a rivedere questo,
pensando che sicuramente lo avreste gradito di più – o
almeno spero. Conto, comunque, di rispondere in serata. Intanto vi
ringrazio di cuore per tutte le vostre belle parole che mi spronano a
revisionare in fretta i capitoli di questa storia e mi riempiono il
cuore di gioia.
Un
bacione
Blueorchid31
Spoiler
«
Avete mangiato?» chiese loro Shikamaru con un tono fin troppo
amichevole, invitandoli a sedersi.
«
Sai parlare solo di cibo!» sbuffò Chōji,
incrociando le braccia.
«
Se il cibo non ti piace, non è un mio problema! »
ribatté il Nara « Hey ragazzi, che ne dite se dopo
andiamo a ballare? » aggiunse, mimando una specie di danza.
Inutile
dire che Sasuke e Sakura rimasero abbastanza sconcertati da quei
comportamenti. Sasuke ricordava Shikamaru come un tipo apatico,
abulico, mentre Chōji come un ciccione perennemente affamato.
Ipotizzò che forse, nel tempo, fossero cambiati. Sakura,
invece, che aveva un ricordo di loro un po' più fresco, iniziò
seriamente a temere il peggio.
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Capitolo 4 *** Atto IV: "Sono lo spiccato - e sottovalutato - dono della sintesi di Sasuke" ***
Note
Autrice
Carissimi
lettori,
chiedo
venia per l'immenso ritardo con il quale pubblico questo quarto Atto,
ma ho passato un bruttissimo periodo a livello famigliare. Non entro
nel dettaglio per non ammorbarvi con i miei problemi – non è
nel mio stile – anche perché, se sono riuscita a
pubblicare, significa che le cose vanno meglio.
Non
posso ancora garantirVi che sarò costante con gli
aggiornamenti, ma sappiate che ci metterò tutta la buona
volontà per non farVi aspettare tanto.
Questo
capitolo, che era già bello che scritto, l'ho modificato in
gran parte perché lo stralcio di trama che conteneva
originariamente non era molto di mio gusto e vi avverto del fatto che
è più lungo del solito – spero che non sia
noioso. Alla fine non ho inserito alcuno spoiler perché,
leggendo il capitolo successivo,sono giunta alla conclusione che
sicuramente modificherò anche quello. :-(
Vi
preannuncio solo che dovrebbe essere l'ultimo.
Vi
chiedo perdono anche per non aver risposto alle tante recensioni che
mi avete lasciato: sono davvero una brutta persona. Sappiate che
leggo e amo ogni singola parola che mi scrivete e che siete un mio
pensiero costante. Se continuo ostinatamente a ritagliare
infinitesimali spazi di tempo per scrivere anche solo due righe lo
devo solo a Voi.
Grazie.
Atto
IV
"
Sono lo spiccato – e sottovalutato – dono della sintesi
di Sasuke "
«
Sasuke – kun, fermati un attimo! » esclamò Sakura
all'improvviso mentre percorrevano il viale principale del Villaggio.
Sasuke
non fece in tempo neanche a elaborare ciò che la ragazza aveva
detto: era già scattata di lato, lo aveva superato e si era
diretta come una furia verso un chiosco dall'altra parte della
strada. Scosse la testa e sbuffò, contrariato: le lancette
scorrevano velocemente ed era quasi certo che quel tizio non avrebbe
aspettato tanto prima di mettersi sulle loro tracce. Era abbastanza
seccante il fatto che Sakura avesse un compagno – un nukenin,
poi! – se fosse stato ancora in piedi il Team 7 questa faccenda
avrebbe sicuramente causato delle difficoltà.
Sorrise
tra sé e sé : il Team 7 non esisteva più e
Sakura era libera di condividere il suo letto con chi preferiva, non
erano affari che lo riguardavano – ignorava ciò che
il destino avesse in serbo per lui.
«
Ragazzi! »
Sasuke
notò che con il tempo l'urletto stridulo di Sakura non fosse
affatto cambiato e che, soprattutto, fosse ancora inequivocabilmente
insopportabile.
La
vide scostare le tendine del chiosco ed entrare e non poté
fare a meno di seguirla: era strettamente necessario che fosse
preparata a dovere per incontrare la sua famiglia onde evitare
situazioni imbarazzanti. Lo innervosiva parecchio l'idea di dover
passare un'intera serata in sua compagnia, in casa sua e con tutta la
sua famiglia – viva – al completo.
Intorno
a un lungo tavolo erano seduti gli eredi dei più importanti
Clan del Villaggio, compreso Naruto, con quelle assurde basette
dorate che lo facevano sembrare uno dei cani dell'Inuzuka – un
cane brutto, tra l'altro.
La
nuova stirpe di Konoha, il futuro del Villaggio...
'
Un branco di smidollati ' sputò
tra sé e sé con profondo disprezzo.
«
Avete mangiato?» chiese loro Shikamaru con un tono fin troppo
amichevole, invitandoli a sedersi.
«
Sai parlare solo di cibo!» sbuffò Chōji,
incrociando le braccia.
«
Se il cibo non ti piace, non è un mio problema! »
ribatté il Nara « Hey ragazzi, che ne dite se dopo
andiamo a ballare? » aggiunse, mimando una specie di danza.
Inutile
dire che Sasuke e Sakura rimasero abbastanza sconcertati da quei
comportamenti che, a una prima fugace occhiata, sembravano abbastanza
strani rispetto alla normale natura dei loro compagni. Sasuke
ricordava Shikamaru come un tipo apatico, abulico, mentre Chōji
come un ciccione perennemente affamato. Ipotizzò che forse,
nel tempo, fossero cambiati. Sakura, invece, che aveva un ricordo di
loro un po' più fresco, iniziò seriamente a temere il
peggio.
«
Qualcosa non quadra » sussurrò a Sasuke, con una mano a
coprire la bocca.
«
In che senso? » le chiese lui di rimando, visibilmente
inquieto: l'ultima cosa che desiderava era rimanere in quel posto. Si
sentiva fortemente a disagio, come osservato.
«
Non trovi che siano un po' strani? »
«
Non più del solito » affermò Sasuke, caustico.
Osservandoli
con attenzione, tuttavia, Sasuke non poté darle completamente
torto.
Hinata
Hyuga aveva un aspetto terrificante; non tanto per il trucco pesante
e per le sue grazie messe in bella mostra in tutta la loro pienezza,
ma per le occhiatacce che lanciava a destra e a manca –
soprattutto in direzione di Sakura – tenendosi saldamente
avvinghiata al Dobe che continuava a interpretare in un modo
assolutamente poco credibile il ruolo del bello e dannato; la
Yamanaka, accartocciata in un angolino, rossa fino alla punta dei
capelli, non aveva tentato di saltargli al collo, anzi sembrava
abbastanza intimorita e non ciarlava a vanvera come al suo solito;
Shikamaru da indolente era diventato iperattivo e saltava da una
parte all'altra del tavolo come appena morso da uno dei simpatici
animaletti da compagnia di Orochimaru; Chōji, "l'uomo
patatina", aveva come minimo venti chili in meno dell'ultima
volta che lo aveva visto e aveva appena affermato di disdegnare il
cibo. Per non parlare dell'Inuzuka che non aveva smesso di leccarsi
il dorso della mano come un gattino, confermando la tesi, da lui
sempre sostenuta, che avesse le zecche. Mancava solo un Neji Hyuga
stupido e il quadretto sarebbe stato completo.
«
Aaaahhh! »
Hinata
Hyuga urlò di rabbia, apparentemente senza motivo.
Sasuke
e Sakura la videro sollevare il tavolo e scaraventarlo fuori dal
chiosco, rivelando proprio l'erede del ramo cadetto degli Hyuga, con
il byakugan attivo, accucciato per terra in direzione della seduta
della ragazza.
«
Mi stavi spiando di nuovo, vero? » sbraitò Hinata,
brandendo il pugno davanti al viso di Neji.
«
Hi- Hinata -san, mi era caduta la bacchetta sotto il tavolo e non
riuscivo più a trovarla » tentò di giustificarsi,
imbarazzato e terrorizzato.
«
Sì, c'è qualcosa che non va » affermò
Sasuke, ormai sicuro: Neji era sempre stato l'unico di quella mandria
di decerebrati degno di un pizzico di stima da parte sua e vederlo
nei panni di un pappa molle pervertito lo aveva convinto
definitivamente che no, qualcosa non quadrasse affatto.
«
Che facciamo? » chiese Sakura.
«
Andiamo via! » le propose lui, intenzionato a sgattaiolare
fuori dal chiosco e liberarsi così anche da quella opprimente
sensazione di essere osservato.
Il
loro piano di fuga, tuttavia, fallì miseramente. Il
presentimento di Sasuke si rivelò più che fondato: nel
momento esatto in cui si erano voltati per uscire dal chiosco si
erano ritrovati di fronte a un muro di labbra rosse e ciglia
sfarfallanti. Dinanzi al chiosco, infatti, si era creata una folla
abbastanza numerosa di donne, di diversa età, altezza e
ampiezza, che sembravano tutte interessate ad un'unica persona.
A
Sasuke tornarono alla mente le parole proferite da Naruto quella
mattina 'fino alla fine qualcuna di loro te lo taglierà,
Baka!' e rabbrividì non per l'idea di perdere il suo
beneamato attrezzo che a tutt'oggi non era servito a un granché,
ma per quello che da lì a poco sarebbe potuto accadere.
'
Dannazione! '
«
E voi chi diavolo siete? » chiese, ingenuamente, Sakura.
«
Non è il momento di fare domande » le consigliò
Sasuke, attivando lo sharingan per trovare velocemente una via di
fuga che non contemplasse lo sterminio di giovani donne nella strada
principale del Villaggio – suo padre, l'Hokage, non avrebbe
approvato. No,no.
«
Tu, chi diavolo sei? » ribatté una di loro che per
estensione poteva tranquillamente essere scambiata per una
discendente del Clan Akimichi.
«
È la figlia dell'ex Hokage! » urlò un'altra dalle
retrovie.
«
Solo perché tuo padre ha salvato il Villaggio questo non
significa che tu abbia la precedenza » abbaiò ancora
un'altra.
«
Stasera tocca a me, Sasuke! Me lo avevi promesso! »
«
Avevi detto che per me ci saresti sempre stato! »
Le
voci di quelle donne si sovrapposero una sull'altra, creando un
insopportabile marasma, e Sasuke sperò vivamente che quello
fosse un incubo e che qualche magnanimo Kami lo svegliasse
all'istante.
«
Sasuke-kun » bisbigliò Sakura.
«
Mh » riuscì a rispondere lui, troppo scioccato per
mettere insieme una frase di senso compiuto.
«
Al mio tre, rientriamo nel chiosco e scappiamo dal retro » gli
propose e lui annuì con la testa.
«
Uno... due... TRE! »
Schizzarono
all'interno del chiosco e dopo aver scavalcato il bancone con un
balzo, imboccarono la porta sul retro. Si ritrovarono in un cortile
dal quale riuscirono ad accedere, infine, ai tetti, mettendosi in
salvo.
I
loro compagni di Accademia, dopo averli visti sfrecciare all'interno
del locale, non furono in grado di spiegare ciò che accadde in
seguito, travolti da una mandria di donne inferocite.
♦
«
L'abbiamo scampata bella! » esordì Sakura, tirando un
sospiro di sollievo.
Sasuke
camminava davanti a lei, a passo svelto. Inconsciamente temeva ancora
che quelle donne li stessero seguendo e quindi, d'istinto, aveva
continuato a guadagnare terreno.
«
Sasuke-kun, siamo dall'altra parte del Villaggio, non penso che
riescano a trovarci » affermò Sakura, intuendo che fosse
ancora scosso da quanto accaduto.
Sasuke
rallentò, consentendole di raggiungerlo.
«
Chi erano quelle donne? » gli chiese lei, non avendo ancora ben
razionalizzato.
«
Non lo so » rispose Sasuke, lapidario « O meglio... »
Non
era molto sicuro di quello che stava per dire, ma tutti gli indizi
portavano ad un'unica conclusione, molto imbarazzante e altrettanto
assurda.
Come
aveva fatto ad andare a letto con tutte quelle donne? E perché?
Forse
con la sua famiglia in vita aveva pensato che sprecare materiale
genetico non sarebbe stato un peccato mortale – non essendoci
più la necessità di ripopolare il suo Clan – o
forse era un malato pervertito come Neji - ' Oh Kami, questo no! '
«
Credo che siano mie amanti » confessò all'unica persona
che non avrebbe mai voluto sentire quelle parole uscire dalla sua
bocca.
«
Oh! Capisco. » mormorò mestamente Sakura, abbassando lo
sguardo, mentre il suo cuore si sgretolava in tanti piccoli
pezzettini – tanto per cambiare.
Sasuke
sbuffò e si passò una mano tra i capelli: che
situazione del cazzo!
«
Ma tu... » riprese Sakura, con titubanza « Tu, sei
andato, sì insomma, hai fatto quelle cose... »
L'Uchiha
la fulminò con lo sguardo, facendola trasalire.
A
Sakura era sembrata una domanda più che lecita, anzi,
necessaria. Sapere che almeno una cinquantina di donne erano arrivate
laddove lei aveva sempre sognato non solo aveva un ché di
deprimente, ma anche di inquietante: dove aveva sbagliato? Forse
Sasuke era uno di quei ragazzi interessati solo a una cosa, a
quella cosa, e forse non era portato per la monogamia. Questo sì
avrebbe spiegato molte cose. Ma allora perché lei non era mai
riuscita neanche a sfiorarlo con un dito?
La
verità era che forse lui la riteneva… una racchia???
'
Sai aveva ragione! ' esclamò
dentro di sé, atterrita.
Davvero
era così brutta?
Cosa
c'era in lei che non andava?
Un'aura
davvero poco rassicurante la avvolse; qualcosa di molto simile
all'effetto del segno maledetto.
Sarebbe
stata cosa buona et giusta da parte di Sasuke chiederle che cosa le
stesse passando per la testa, ma in vero all'Uchiha – uomo
sensibile e profondo conoscitore della psiche femminile – non
era passato neanche per l'anticamera del cervello che Sakura potesse
essere in preda a una profonda crisi di autostima, nonché di
gelosia.
Che
se la fosse presa per la faccenda delle amanti?
'Impossibile!'
- appunto.
Erano
passati tre anni da quando aveva abbandonato il Villaggio, Sakura non
poteva ancora nutrire dei sentimenti nei suoi confronti che non
fossero odio e disgusto. Aveva tentato di ucciderla, per tutti i
Kami!!! Due volte nello stesso giorno, tra l'altro. Quale donna sana
di mente avrebbe continuato ad amarlo dopo un simile episodio?
«
Tornando a noi… » esordì l'Uchiha, incurante del
pericolo che stava correndo « Domani sera… »
«
Domani sera portaci una delle tue amanti! » gli urlò
Sakura, alquanto iraconda, prendendo la strada di casa.
Quale
donna sana di mente, eh?
Sakura
non rientrava in quella categoria. No. Per
niente.
Sasuke
si portò una mano a sostenere la fronte che sembrava sul punto
di scoppiare: come diavolo si era cacciato in quel casino?
♦
Sakura
era infuriata come non mai.
«
Credo che siano delle mie amanti… » scimmiottò
quell'idiota che con assoluta tranquillità aveva ammesso
davanti a lei – davanti a lei – di aver avuto
relazioni promiscue – e non con lei!
Lei
che non osava neanche pronunciare quella parola, che non aveva mai
visto un uomo nudo se non per esigenze lavorative – se
strettamente necessario – che a sedici anni poteva
annoverare come unica esperienza erotica un bagno alle terme con
Naruto e Kakashi-sensei – in vasche separate.
Invece
lui… lui…
'Che
stronzo!' - e come darle torto?!
Anche
la sua vocina interiore questa volta concordò sulla necessità
di una punizione esemplare.
Credeva
di essere l'unico capace di serbare rancore e meditare vendetta?
Una
donna tradita, con il cuore in pezzi, aveva una potenza distruttiva
che neanche lui, il vendicatore per antonomasia, poteva immaginare.
Lo
avrebbe umiliato, proprio come aveva fatto lui, e poi fatto a pezzi.
Se
sul ponte nel Paese del Ferro le sue
mani avevano preso a tremare
per l'incertezza, adesso le
tremavano di rabbia cieca: avrebbe potuto tranquillamente –
anzi sicuramente – ammazzarlo senza alcun
rimorso.
«
Eccola, è lei! » strillò una donna alle sue
spalle.
Sakura
si voltò, trovandosi di fronte una decina di donne dall'aria
poco pacifica.
Ghignò,
pensando che non ci potesse essere modo migliore per scaricare un po'
di rabbia.
Fece
scrocchiare le dita delle mani e si lanciò su di loro.
♦
Un
gran fracasso, come un'esplosione, attirò l'attenzione di
Sasuke. Si chiese per un attimo da dove potesse venire, poi fece
spallucce e continuò a camminare, pensieroso, verso casa.
Sakura
aveva reagito in un modo, per così dire, bizzarro. Possibile
che non avesse capito che in quell'universo parallelo nulla fosse
come era nella realtà?
Lui
non si sarebbe mai sognato di andare a letto con tutte quelle donne!
Non avevo tempo! E se anche lo avesse avuto, di certo non lo avrebbe
sprecato in quel modo.
Per
qualche motivo, che ancora non gli era molto chiaro, gli unici la cui
personalità era rimasta invariata erano lui e Sakura.
Aprì
con delicatezza il fusuma e si tolse i sandali all'ingresso,
accedendo poi al corridoio che portava al dōjō dal quale
proveniva una flebile luce.
Aprì
un piccolo spiraglio per spiare al suo interno: suo padre era lì,
inginocchiato, e assorto in chissà quali pensieri. O forse
stava solo dormendo?
Decise
che fosse meglio non disturbarlo e fece un passo in direzione della
sua camera quando la voce di suo padre lo fermò.
«
Sasuke » lo chiamò ad alta voce, incurante dell'ora
tarda.
Sasuke
aprì la porta e si posizionò in ginocchio davanti a
lui.
«
Dove sei stato? » gli chiese con il suo solito tono altero –
quello tutto sommato non era cambiato.
Sasuke
rifletté per un secondo prima di rispondere perché non
riusciva a capire se fosse incazzato o meno: non aveva mai avuto la
preoccupazione di tornare presto a casa per non far inalberare i suoi
genitori.
«
Da Sakura » gli rispose, pensando che, data la simpatia che i
suoi genitori avevano mostrato di avere per lei, suo padre non lo
avrebbe mai e poi mai rimproverato.
«
Non riesci proprio a fartene una ragione, vero? » ribatté
Fugaku, con un sorriso
sghembo « Ma
in fondo non posso biasimarti.
Quando si è innamorati si fa di tutto per proteggere la
persona che si ama. »
Ancora
con quella storia? Ne era al corrente anche suo padre?
'Inizia
a essere seccante' constatò
Sasuke, facendo una smorfia che suo padre, ovviamente, interpretò
come un moto di profonda sofferenza emotiva.
«
Hai tentato in tutti i modi di far comprendere a Sakura che la strada
che ha scelto è sbagliata » continuò il padre «
Ma non puoi obbligare nessuno ad amarti, Sasuke. » concluse,
incrociando le braccia e chiudendo di nuovo gli occhi.
'Seccante.
Oltremodo seccante.'
«
Non è più un problema » tentò di
rassicurarlo, forte del fatto che a parlare fosse il vero Sasuke non
quella specie di donnaiolo impenitente, innamorato perso di Sakura
Haruno . 'Innamorato di Sakura. Non diciamo scempiaggini'
«
Non è ignorando il problema che riusciamo a farlo sparire »
obiettò Fugaku, dall'alto della sua infinita saggezza «
E so che la missione che ti ho assegnato si sta rivelando più
difficile del previsto »
La
faccenda si faceva decisamente più interessante: suo padre gli
aveva assegnato una missione. Un onore inaspettato dato che nella
realtà era sempre stato Itachi il suo braccio destro. Ma di
quale missione si trattava? Forse doveva occuparsi di qualche
pericoloso criminale o di un nukenin sanguinario? Perché di
nukenin sanguinari lui se ne intendeva parecchio.
«
Sakura dopo la morte dei suoi genitori è diventata una mina
vagante »
'Sakura?
Una mina vagante?' Era ridicola
solo l'idea. E cosa c'entrava Sakura con la missione?
«
Ha incolpato il Villaggio della loro morte »
'Ho
come l'impressione di averla già sentita questa storia'
«
Qualcuno doveva sacrificarsi » continuò Fugaku «
La pace del Villaggio era troppo importante, non potevamo rischiare
che scoppiasse una guerra. »
Quella
di Sasuke da semplice impressione si stava gradualmente trasformando
in una concreta e tragica realtà.
«
Kizashi Haruno era diventato troppo potente. Era l'Hokage, ma non era
ben visto da tutti. Le alte sfere del Clan mi chiesero di prendere
una decisione pesante. » la voce di Fugaku Uchiha si incrinò
appena, tradendo la sua emozione « Era mio amico, ma anche un
pericolo per il Villaggio. E io l'ho tradito. »
Gli
occhi di Sasuke si sbarrarono appena acquisita la consapevolezza che
la storia che suo padre gli stava raccontando altro non era che la
copia sputata di quanto era
accaduto nella realtà
al suo
Clan, ma al contrario. Cambiava qualche particolare, ma le assonanze
tra le due vicende erano fin troppe.
«
Questa storia te l'ho raccontata un'infinità di volte, ma
spero che ti aiuti a comprendere perché è così
importante che tu stia vicino a Sakura. Ho promesso a Kizashi e
Mebuki che mi sarei preso cura di lei. »
Inutile
dire che Sasuke sprofondò nel più totale sgomento
nell'apprendere che l'importante missione che suo padre gli aveva
affidato era fare da balia a Sakura Haruno.
«
Non penso che Sakura abbia intenzione di vendicarsi del Villaggio »
affermò Sasuke, sicuro di quello che stava dicendo: non era la
stessa Sakura quella che era piombata in quello strano universo e non
aveva alcun motivo valido per distruggere la Foglia.
«
È fuggita, Sasuke. » ringhiò il padre, sgranando
gli occhi in modo minaccioso « E tu te la sei lasciata
scappare! »
'Non
può essere!' esclamò Sasuke dentro di sé.
«
Ti ha abbattuto, tramortito, e lasciato svenuto su una panchina. »
'Cosa???
Io l'ho tramortita, io l'ho lasciata svenuta sulla panchina!'
Aprì
bocca, ma solo per respirare perché improvvisamente l'aria di
quel dōjō era diventata pesante e non poteva in alcun modo
tentare di spiegare a suo padre come stessero davvero le cose, in
primis perché nella migliore delle ipotesi lo avrebbe preso
per pazzo e internato, e poi perché avrebbe dovuto
confessargli di essere diventato un nukenin e a quel punto,
probabilmente, lo avrebbe ammazzato sul posto.
«
È inaccettabile per un Uchiha fallire una missione »
aggiunse il padre, ammonendolo con lo sguardo.
E
Sasuke si chiese di nuovo: 'Perché?Perché a
me?'
Era
ormai chiaro, anzi cristallino, che le parti fossero state invertite.
Sakura aveva perso la sua famiglia, tradita dal Villaggio e da suo
padre che in quel modo era diventato Hokage, e aveva deciso di
vendicarsi. Fin qui tutto nella norma perché era la storia
della sua vita.
Ciò
che Sasuke non era, tuttavia, ancora in grado di razionalizzare, o
meglio, digerire era il suo ruolo – il nuovo ruolo. Lui era
Sakura Haruno. Un noioso ragazzino innamorato della sua compagna
di Team e rifiutato dalla stessa. Riusciva persino a sentirla, quella
parola, 'Grazie', proferita dalle labbra di Sakura prima del
colpo alla nuca – perché poteva scommetterci: l'aveva
detta. Come riusciva a sentire le sue parole per convincerla a
restare: le stesse che Sakura aveva detto a lui quella notte.
Era
imbarazzante. Talmente imbarazzante che a stento riuscì a
dissimulare la vergogna e l'atterrimento, nonché l'inevitabile
conato di vomito che aveva preso a salirgli dai meandri del suo
stomaco.
'È
un incubo!'
«
Adesso è tornata, però » osservò Sasuke,
tanto per dire qualcosa di intelligente in un momento in cui il suo
cervello propendeva per una ben più decorosa, drastica,
soluzione: il suicidio.
«
Sì. E solo grazie a Naruto Uzumaki. »
Ecco,
adesso vomitava sul serio: Naruto, volente o nolente, se lo ritrovava
sempre tra le palle.
«
Mi aspetto che non accada più nulla del genere. Sono stato
chiaro, Sasuke? » concluse Fugaku.
«
Sì, Padre » sussurrò lui tra i denti, alzandosi
in piedi e lasciando suo padre nella medesima posizione in cui lo
aveva trovato.
Sentiva
le gambe molli e la testa che gli girava vorticosamente e fece non
poca fatica per raggiungere la sua stanza.
Ma
appena impugnata la maniglia, un'altra voce, questa volta proveniente
dalla camera da letto dei suoi genitori, lo costrinse a fare dietro
front.
Era
sua madre.
«
Come mai hai fatto così tardi? » gli chiese con
dolcezza.
«
Sono rimasto a parlare un po' con papà » le rispose,
rimanendo sull'uscio.
«
Anche se tuo padre non te lo dice spesso, è orgoglioso di te,
Sasuke. »
Anche
in un'altra occasione sua madre aveva detto la medesima frase. Molti
anni prima.
«
Adesso lo so, mamma » ribatté lui, accennando un
sorriso.
La
madre gli sorrise di rimando, illuminata solo da un raggio di luna.
Era bellissima, molto più di quanto Sasuke ricordasse.
«
Adesso vai a dormire, sarai stanco »
«
Buonanotte, mamma » la salutò, con il cuore un po' più
leggero. Sua madre aveva sempre avuto l'innata capacità di
tranquillizzarlo, farlo sentire in pace con se stesso e con il mondo
anche quando i suoi erano i semplici problemi di un bambino.
«
Ah! Dimenticavo… » Sasuke ritornò indietro con
l'intenzione di portare a termine almeno la missione che lei gli
aveva affidato « La zuppa di gamberetti andrà benissimo
» le disse, godendosi l'ennesimo sorriso.
Onde
evitare che anche a suo fratello venisse l'irrefrenabile voglia di
minare il suo equilibrio psichico che, ormai, poteva dirsi
definitivamente andato alle ortiche, si fiondò nella sua
camera e si buttò sul letto faccia in giù con la
consapevolezza di avere di fronte un'intera nottata per trovare un
modo per uscire da quell'incubo.
♦
Sakura
spalancò la porta di casa e carica dell'adrenalina scaturita
dallo scontro con le
'amanti'
di Sasuke, salì le scale, con le ali ai piedi. per raggiungere
la camera da letto. Lungo il tragitto aveva avuto modo di riflettere
sugli ultimi avvenimenti e aveva preso una decisione. Dopotutto un
ragazzo che la trovava attraente – anzi irresistibile –
lo aveva e, allora, perché non approfittarne?
Sasuke
preferiva andare a letto con cento donne, ma non con lei. Anche in
quell'assurda dimensione le cose tra loro non avevano preso il verso
da lei voluto e ciò significava solo una cosa: doveva
dimenticarlo.
Ino
una volta le aveva detto che di uomini nel mondo ce n'erano tanti e
che non c'era modo migliore per dimenticare qualcuno che sostituirlo.
'
Chiodo schiaccia chiodo ' le aveva detto.
Beh,
il chiodo ce l'aveva – e che chiodo! – mancava solo un
buon martello e per quello si sarebbe attrezzata in seguito.
La
camera era totalmente immersa nel buio, se non per uno sparuto raggio
di luna che penetrava dalle pieghe della tenda.
Si
avvicinò in punta di piedi al letto, valutando
approssimativamente che le probabilità che il suo chiodo fosse
ancora sveglio fossero davvero molto ridotte e che, quindi, il suo
piano fosse destinato a fallire.
Sasori,
infatti, era nel pieno della fase Rem. Era chiaro dal suo viso
rilassato, dai suoi occhi immobili, ermeticamente chiusi come quelli
di una bambola – o di una marionetta in questo caso.
Era
davvero impensabile che lui fosse di carne e ossa – e
soprattutto che fosse il suo ragazzo. Era più che sicura che
se mai fosse riuscita a ritornare nel suo mondo e lo avesse
raccontato a Ino, per prima cosa le avrebbe dato della pazza e poi le
avrebbe dato doppiamente della pazza per non aver approfittato della
situazione.
Si
mise a sedere sul ciglio del letto e, incerta, allungò una
mano a sfiorargli il viso. Era liscio come quello di un bambino e
caldo – molto caldo – come la pelle che aveva saggiato
quel pomeriggio nel suo bagno.
Calda
e bagnata. Bagnata e calda.
Scoprì
di esserlo anche lei, calda e bagnata, e scostò la mano
per mettere a tacere quella fastidiosa vocina nella sua testa che
continuava a ripeterle: 'Che aspetti, idiota?'
A
quel punto, presa da uno strano istinto, si piegò verso di lui
fino ad arrivare con il viso a pochi centimetri dal suo.
Dopotutto
chi mai lo avrebbe saputo? Sarebbe stato poi così deprecabile
sfiorare appena le sue labbra? Non era il suo ragazzo in fondo?
Si
avvicinò ancora un po' al punto di sentire il suo fiato
lambirle le guance.
'
Ci sei quasi ' la incitò la sua vocina interiore,
sovreccitata.
«
Non posso, dannazione! » le ringhiò lei, allontanandosi
velocemente da lui.
'
Idiota '
Sì,
lo era.
Non
c'era alcun motivo valido per rimanere fedele a qualcosa che aveva le
stesse probabilità di avverarsi di quelle che poteva avere
Tsunade-sama di diventare astemia, eppure in cuor suo sapeva che
fosse sbagliato.
♦
L'indomani
Sasuke si svegliò di buon ora. E per buon'ora si intende che
dopo aver preso sonno per sfinimento verso le cinque della mattina il
suo orologio biologico da vendicatore aveva suonato la sveglia alle
sei in punto. Un'ora di sonno. E che sonno! Non aveva fatto
altro che sognare a random Sakura Haruno che lo tramortiva e lo
abbandonava su una panchina di marmo come un barbone.
Era
stato quasi peggio di quando Itachi, con fraterna premura,
aveva utilizzato il mangekyou sharingan su di lui.
Tra
l'altro gli rodeva terribilmente che anche in quell'occasione l'eroe
fosse stato Naruto e che, suo padre, per colpa di quel baka
impiccione, lo ritenesse un inetto.
Durante
la lunga notte insonne si era chiesto più volte chi potesse
essere stato l'artefice di tutto e soprattutto per quale motivo lo
avesse fatto, non trovando, tuttavia, risposta. Nel momento preciso
in cui lui e Naruto si erano scontrati erano presenti solo Kakashi e
Sakura e nessuno di loro due sarebbe stato in grado di utilizzare
un'abilità illusoria così potente da catapultare due
persone in un universo parallelo. Allora chi? E perché?
Se
questo qualcuno avesse avuto la brillante idea di rinchiudere solo
lui in quella strana realtà forse non avrebbe avuto niente da
ridire – aveva riavuto la sua famiglia – ma aveva
coinvolto anche Sakura e, su questo, di cose da ridire ne aveva a
bizzeffe.
Rimase
a lungo, steso sul letto, a guardare il soffitto, cercando di
ricordare un particolare, un qualcosa, che potesse aiutarlo a
risolvere la faccenda o, quantomeno, rispedire Sakura al mittente
perché in quel mondo, in fondo, Sasuke stava bene. Ok, i suoi
compagni erano un po' strambi e anche la sua famiglia non scherzava,
ma non aveva mai avuto problemi a evitare la gente e per la sua
famiglia… si sarebbe adattato.
Sentì
dei passi fuori dalla porta e si tirò su a sedere realizzando
che forse Itachi avrebbe potuto dargli qualche informazione in più
sulle arti illusorie, essendone il genio indiscusso. Aprì la
porta e percorse il lungo corridoio esterno che costeggiava il
giardino, trovando suo fratello seduto all'ombra del grande albero
posto al centro. Aveva un'aria serena, sognante. Da quanto tempo non
lo vedeva così?
Si
mise a sedere al suo fianco, poggiando la schiena sul tronco e
alzando la testa per rimirare la folta chioma mossa da un gruppetto
di uccellini un po' troppo molesti per i suoi gusti.
«
Ti sei svegliato presto » constatò Itachi, con un
sorrisetto divertito che Sasuke associò immediatamente alla
parola 'fannullone'.
«
Ho delle cose da fare » gli rispose, fingendo di non aver colto
la sua provocazione.
«
Devono essere importanti » ribatté il fratello,
allargando un altro po' il sorriso.
«
Dacci un taglio! » lo ammonì Sasuke, contrariato. «
Piuttosto… » continuò subito dopo
«
Sai dirmi qualcosa di un'arte illusoria capace di trasportare
qualcuno da una realtà all'altra? »
Itachi
portò una mano al mento, pensieroso.
«
Non mi pare di averne mai sentito parlare » gli rispose dopo
qualche secondo « Perché? »
aggiunse,
un po' perplesso e per la domanda, e per l'interessamento che Sasuke
aveva finalmente mostrato verso le arti illusorie: era assurdo che un
Uchiha non le conoscesse.
«
Nulla » replicò Sasuke, con un pizzico di delusione.
«
Hai intenzione di usare lo sharingan su Sakura? » insinuò,
quindi, il fratello.
Il
sopracciglio sinistro di Sasuke si impennò: cosa c'entrava
adesso Sakura?
Itachi
si voltò verso di lui, facendo brillare il suo sharingan.
«
Non devi farlo! » esclamò, afferrando le sue spalle e
scuotendolo con forza « Non dovrai mai utilizzare lo sharingan
su di lei, per nessun motivo al mondo. Non puoi pensare di risolvere
il problema in questo modo! »
E
Sasuke pensò seriamente che gli fosse andato di volta il
cervello.
«
Lo sharingan può avere conseguenze pesanti, può portare
a uno stato di incoscienza irreversibile. Non è un gioco,
Sasuke. » concluse Itachi, smettendo finalmente di scuoterlo.
Sasuke
avrebbe voluto dirgli qualcosa tipo: 'Questo particolare ti era
sfuggito quando hai avuto l'accortezza di utilizzarlo su di me?', ma
lasciò perdere perché nessuno dei suoi famigliari era
al corrente di quanto fosse accaduto nella realtà e non
sarebbe di certo stato lui a dire a suo fratello che era morto per
mano sua e ai suoi che erano morti a loro volta per mano di Itachi.
Sarebbe stato un tantino complicato!
Sasuke,
quindi, annuì per poi portarsi una mano alla fronte per porre
fine al giramento di testa causato dal vigoroso scossone del
fratello.
«
Vedrai che prima o poi Sakura si renderà conto di quello che
sta perdendo. » affermò Itachi, con tono rassicurante «
Presto comprenderà che dalla vendetta scaturisce solo altro
dolore »
Gli
occhi di Sasuke si sbarrarono. 'Altro dolore' .
«
Ti sbagli! » obiettò, stringendo i pugni: cosa poteva
saperne lui? « Io… Io non... »
Si
fermò in tempo, prima di proferire qualcosa di assolutamente
sbagliato in quel contesto. Si era sentito chiamato in causa e aveva
percepito la necessità di giustificare le sue azioni, il suo
desiderio di vendicarsi di Konoha; avrebbe tanto voluto spiegargli il
suo punto di vista, raccontargli come ci si sentisse a provare un
odio così profondo verso qualcuno tanto da non desiderare
altro che la sua distruzione. Ma non lo fece.
«
Non puoi sopportare di vederla con un altro, lo so » Itachi
concluse nel modo più errato il suo pensiero e Sasuke non poté
fare altro che scuotere la testa per la disperazione.
«
Sasori è un bravo ragazzo, dopotutto. » continuò
Itachi « Ed è realmente innamorato di lei. »
«
Tsk! » esclamò Sasuke senza un valido motivo.
♦
«
Buongiorno »
Sakura
mugolò qualcosa di incomprensibile in risposta al 'caldo'
saluto che l'uomo mezzo nudo nel suo letto le aveva appena rivolto.
«
Su, dormigliona, è ora di alzarsi » ci riprovò il
rosso, facendo scorrere la mano lungo la sua coscia.
«
Ancora cinque minuti » masticò lei, con la voce
impastata dal sonno.
«
Cosa vuoi per colazione? » le chiese, allora, Sasori mentre la
mano continuava a salire sotto la camicetta da notte bianca fino
all'orlo delle mutandine.
«
Dango. Tanti dango. » biascicò lei che nel mentre stava
facendo il sogno più bello della sua vita nel quale Sasuke
Uchiha, mezzo nudo, la svegliava con una caldissimo '' Buongiorno'',
le dava della ''dormigliona'' e le chiedeva cosa volesse per
colazione. Il tutto condito con una buona dose di carezze bollenti.
«
Mh! Siamo affamate stamattina. »
E
la mano birichina approdò laddove nessuno era giunto mai.
«
Ah!!! »
Sakura
urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, costringendo il
ragazzo a scansarsi di colpo per lo spavento.
«
Ma che diavolo ti prende? » le chiese Sasori, portandosi una
mano al petto – quello nudo, quello pulsante.
'
Oh Kami, Oh Kami, Oh Kami! ' ripeté Sakura nella sua testa
come un mantra. Lui… aveva… messo… mani…
lì… 'Oh Kami!'
«
Certo che da ieri sera sei davvero strana. » constatò
Sasori, passandosi una mano tra i capelli – quegli splendidi e
rossi capelli. « Sei sicura che l'Uchiha non ti abbia
importunata? »
Sakura
scoppiò a ridere in modo isterico.
«
Importunata da Sasuke, dici? » urlò come una pazza, non
smettendo di ridere « Ma come ti viene in mente? »
Aveva
una gran voglia di mettersi a piangere e disperatamente perché
no, cazzo, Sasuke Uchiha preferiva importunare mezza Konoha e non
lei.
«
Sarà… ma ogni volta che passi del tempo con lui non
sembri più tu » ribatté il ragazzo, alzandosi dal
letto e mostrandosi in tutto il suo ignudo splendore.
Sakura
arrossì talmente tanto da essere costretta a ripiegare su una
strategica ritirata sotto le lenzuola. Se le portò fin sopra
il naso, lasciando solo un piccolo spiraglio per sbirciare il ragazzo
che con nonchalance camminava come 'madre e padre' lo avevano fatto
per la sua camera da letto. E geloso, se possibile, era anche più
bello.
«
So che il tuo Team per te è come una seconda famiglia, che
Sasuke ti è sempre stato vicino anche nei momenti più
difficili, e spesso mi sono chiesto perché tu abbia scelto me.
» continuò mentre si vestiva « A volte penso che
tu stia con me solo perché posso esserti di aiuto per la tua
vendetta »
'
Sasuke mi è sempre stato vicino? Vendetta? '
Sakura
strabuzzò gli occhi: come faceva Sasori a sapere che voleva
vendicarsi di Sasuke? Che avesse parlato nel sonno?
«
Ma che dici? » sbottò Sakura, mettendosi a sedere di
scatto sul letto per poi rendersi conto di essere in camicia da notte
e ricoprirsi in tutta fretta.
«
Allora smettila di recitare, di fingere che vada tutto bene.
Concentriamoci sul nostro obiettivo » Sasori si era avvicinato
velocemente a lei e le aveva afferrato le spalle.
'
Ma di cosa sta parlando? ' si chiese Sakura ' Un figlio, il
matrimonio?'
«
Distruggiamo Konoha una volta per tutte! » concluse il ragazzo,
dilatando in un modo inquietante le pupille degli occhi.
Sakura
ebbe il timore di svenire: distruggere Konoha? Perché mai
avrebbe dovuto farlo?
Sasori
non era chi voleva far credere di essere, non combatteva per il
Villaggio, ma tramava per annientarlo. E lei? Era sua complice?
«
Manca poco. Domani mi recherò dal nostro amico per gli ultimi
dettagli. Vedrai, non rimarrà niente di questo stupido
Villaggio. » aggiunse Sasori, stringendola forte a sé.
«
Io… » Sakura era senza parole, totalmente scioccata. «
Io…» ripeté, liberandosi dal suo abbraccio e
scendendo dal letto « H-ho dimenticato che q-questa mattina
dovevo recarmi da-dall'Hokage » balbettò nervosamente,
vestendosi in tutta fretta « D-devo proprio andare, sai…
»
«
Dobbiamo mantenere le apparenze » ricordò lui, andandole
insperatamente in aiuto.
«
S-sì, a-appunto »
♦
«
Sa… distruggere… Konoha »
«
Riprovaci quando ti verrà restituito il dono della parola »
borbottò Sasuke.
'Stronzo!'
Sakura
si era letteralmente catapultata a casa di Sasuke. O meglio, dopo
aver avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con un jonin
ubriacone che viveva presso l'abitazione che in teoria sarebbe dovuta
essere di Sasuke, aveva riattraversato il Villaggio per raggiungere
il Quartiere Uchiha. Non aveva avuto grandi difficoltà a
individuare quale fosse la casa di Sasuke: a naso si era intrufolata
in quella più grande – 'megalomania genetica' –
entrando dal giardino, e lo aveva trovato lì, seduto sul
pavimento dell'engawa, intento a pulire la sua katana.
Prese
un profondo respiro, riordinò i pensieri e infine tentò
di elaborare una frase di senso compiuto: « Sasori vuole
distruggere Konoha »
«
Oh, affascinante! » sputò Sasuke, sarcastico «
Ultimamente Konoha è molto gettonata, a quanto pare »
aggiunse con una nota di chiaro disprezzo nella voce.
Sakura
si sentì improvvisamente una stupida: anche Sasuke aveva
intenzione di distruggere Konoha, forse non era stata una grandissima
idea rivolgersi a lui.
«
Bisogna avvertire Naruto » pensò, non rendendosi conto
di averlo fatto ad alta voce e che, al solo sentir nominare
l'Uzumaki, Sasuke aveva aggrottato la fronte e aveva smesso di pulire
la sua Kusanagi.
«
Spiegami per quale motivo dovremmo avvertire quel buono a nulla »
replicò lui, puntando il suo sguardo gelido su di lei «
Pensi che io non sia forte quanto lui, se non più di lui? »
concluse, indirizzando la punta della Katana verso il collo della
ragazza le cui palpebre, udendo una tale assurdità, presero a
battere in modo convulso: gli sembrava quello il momento adatto per
sanare i suoi complessi di inferiorità?
«
Sakura! »
Sasuke,
riconoscendo la voce di sua madre, ripose in fretta la katana nel
fodero. La ragazza si voltò e si ritrovò di fronte una
donna di mezza età, molto bella, che aveva come la sensazione
di aver già visto, ma non ricordava bene dove.
Ovviamente
giunse alla conclusione più sbagliata.
«
Vedo che per te l'età non fa differenza, Sasuke! »
osservò con disgusto, incrociando le braccia.
«
Tsk! » sibilò Sasuke di rimando « È mia
madre » le spiegò tra i denti, trovando veramente
infantile quel suo comportamento.
«
Hops! »
Per
la seconda volta in pochi minuti – con Sasuke era la norma –
si sentì una stupida. In effetti quella donna era la stessa
che aveva visto nelle foto dell'album di sua madre, ma in quelle ore
erano accadute così tante cose che aveva perso lucidità.
«
Buongiorno, Signora Uchiha. » la salutò, piegandosi
meccanicamente in avanti.
«
Che sorpresa! » esclamò Mikoto « Non ti aspettavo
prima di questa sera. È forse accaduto qualcosa? » le
chiese in apprensione.
«
N-no » balbettò, rossa in viso.
'Che
figura!' pensò, mentre la sua vocina interiore se la
sghignazzava della grossa.
«
È venuta a informarmi che Kakashi ci sta aspettando »
continuò Sasuke, evitandole così di fare un'ennesima
figura barbina e Sakura non poté fare altro che dedicargli uno
sguardo colmo di gratitudine.
«
Ma Kakashi questa mattina non aveva una riunione con tuo padre? »
obiettò Mikoto, portando l'indice della mano sulla guancia.
«
S-sì, appunto. Kakashi-sensei» Sakura sottolineò
l'onorifico che Sasuke aveva, per ovvi motivi, omesso « Ci
aveva lasciato dei compiti da svolgere in sua assenza » le
spiegò, non sapendo neanche lei dove avesse trovato la
presenza di spirito per imbastire una simile panzana. Era di fronte
alla madre di Sasuke, quella che sarebbe potuta essere sua suocera, e
l'aveva scambiata per un'amante attempata di Sasuke: era più
che comprensibile che fosse nervosa.
«Ah,
capisco. » Non si sa come, ma Mikoto se la bevve «
Stasera cercate di non fare tardi.» si raccomandò prima
di congedarsi.
«
A stasera » confermò Sakura, inchinandosi di nuovo e
sentendo il suo cuore arrivare dritto nel naso.
«
Conviene uscire a questo punto » dichiarò Sasuke,
visibilmente annoiato.
♦
«
Avresti potuto dirmelo che era tua madre » esordì
Sakura, appena fuori dalla residenza, ancora turbata dall'inatteso
incontro e dall'impressionante figuraccia che aveva fatto.
«
Non me lo hai chiesto. » ribatté Sasuke, accelerando il
passo.
«
Beh, io non avevo idea di come fosse fatta tua madre » gli fece
presente, non rendendosi conto di quanto quell'affermazione fosse
stata di cattivo gusto: non poteva saperlo perché lei era
morta.
Sasuke
si fermò di colpo e si chiuse nelle spalle.
«
Certo, come avresti potuto saperlo? » sussurrò in modo
impercettibile.
«
Scusa, non ho capito » ammise Sakura, sentendosi
improvvisamente più a disagio del solito.
«
Non ha alcuna importanza, solo cerca di tenere a freno la lingua, sei
noiosa » concluse lui, ricominciando a camminare. Quella
parola, '' noiosa '', con cui lui l'aveva apostrofata più
volte, e sempre quando diceva qualcosa di poco opportuno o fastidioso
per la sua persona, aiutò Sakura a comprendere che quello che
gli aveva detto lo avesse colpito, forse ferito, e se ne dispiacque.
Sperando
di trovare un posto tranquillo dove parlare, si diressero verso il
campo di allenamento dove però trovarono Hinata Hyuga intenta
a spazzare via i componenti del suo Team, moscerini inclusi.
«
Andiamo nella foresta » propose Sasuke, quindi, e Sakura annuì
semplicemente, pensierosa.
Si
ritrovarono così nel luogo in cui la discesa nelle tenebre di
Sasuke aveva avuto inizio. Nella mente di Sakura, i ricordi di quel
giorno erano ancora così vivi da farle male. Era stata una
vera fortuna che Sasuke fosse riuscito a evitare che Orochimaru si
impadronisse del suo corpo perché, all'epoca, quando il sennin
lo aveva morso, sembrava davvero troppo forte per essere sconfitto.
Ricordava la paura di non essere all'altezza di riuscire a difendere
Sasuke e Naruto dall'attacco dei ninja del Villaggio del Suono e il
momento in cui Sasuke aveva liberato il potere del Segno Maledetto.
Era riuscita a fermarlo, chissà come. Si era posta quella
domanda più volte ed era stato forse quell'episodio a
illuderla che avrebbe potuto farcela ancora, che in qualche modo
sarebbe riuscita a fermarlo, a farlo ritornare in sé. Ma il
Sasuke che aveva trovato nel Paese del Ferro non era più
quello di un tempo, non vi era più nulla di quel ragazzino
introverso e arrabbiato. L'odio aveva corrotto per sempre la sua
anima?
«
Ti chiedo scusa. »
Sakura
pensò che fosse giunto il momento di rompere
quell'insostenibile silenzio.
«
Mh » mugolò Sasuke che, assorto nei suoi pensieri, non
aveva ascoltato una sola parola.
«
Sono stata inopportuna, ti chiedo scusa » ripeté Sakura,
sinceramente dispiaciuta.
«
Qui può andare bene »
Sasuke
finse di ignorare quanto lei aveva appena detto, non sapendo cosa
risponderle: si era talmente abituato ad essere arrabbiato e
diffidente nei confronti degli altri che aveva dimenticato cosa
volesse significare ricevere delle scuse. A conti fatti nessuno si
era mai disturbato di porgergli le scuse per tutto quello che aveva
patito; tutti coloro che erano a conoscenza di quello che era stato
fatto al suo Clan e a suo fratello – e quindi a lui –
avevano optato per un'omertosa compassione al posto di una
vergognosa, ma onesta, ammissione di colpevolezza.
Il
Terzo Hokage gli aveva dato una casa in cui vivere e la possibilità
di usufruire di tutti gli averi del suo Clan come ''unico erede in
vita'', ma la sua debolezza lo aveva privato della cosa più
importante, vitale, come l'affetto della sua famiglia, per preservare
la pace in un Villaggio corrotto e immeritevole.
Sasuke
aveva intenzione di ristabilire l'equilibrio, pareggiare i conti,
privare quella massa di vigliacchi di tutto ciò di cui avevano
potuto godere a discapito della sua famiglia e della sua felicità.
Sakura,
invece, comprese di essere stata respinta ancora. Per quanto si
potesse sforzare di comportarsi normalmente nei suoi confronti,
mettendo da parte ciò che era accaduto nel Paese del Ferro, la
corazza che Sasuke aveva indosso era ancora per lei impenetrabile.
Non le aveva mai dato modo di avere accesso ai suoi pensieri, di
stargli vicino come lei avrebbe voluto, ma ai tempi del Team 7 Sakura
aveva creduto di avere un piccolo, piccolissimo posto, nel suo cuore,
mentre adesso aveva la certezza di non contare niente per lui.
Sasuke
era fermo, lì davanti ai suoi occhi; così vicino,
eppure irraggiungibile.
«
Sasori mi ha detto di avere un complice » gli comunicò,
benché lui non si fosse ancora degnato di voltarsi dalla sua
parte: un'abitudine, un triste ricordo.
«
Sì, lo so » affermò Sasuke « Sei tu.»
aggiunse dopo una breve pausa in cui aveva tentato di immaginare lo
sconcerto della ragazza nell'apprendere che, adesso, la nukenin fosse
lei e non più lui – ironico, no?
«
Allora è vero? » urlò Sakura, portandosi una mano
alla fronte « E dimmi, come fai a saperlo? Chi te lo ha detto?
Perché voglio distruggere il Villaggio? » gli chiese
tutto d'un fiato, con la speranza che questa volta si degnasse di
risponderle in modo esaustivo e non con i suoi soliti mugugni, barra
sibili, barra crittogrammi.
«
Mh » - come non detto.
«
Dobbiamo fermarlo, Sasuke-kun! Non possiamo permettergli di farlo! »
ritornò all'attacco la ragazza, con il pungo chiuso dinanzi al
petto.
«
Chiudi quella bocca, Sakura! » le ordinò l'Uchiha,
ampiamente irritato « Se qualcuno nel nostro mondo avesse
tentato di distruggere Konoha, non avrei avuto nulla in contrario,
anzi lo avrei aiutato » ammise con una tranquillità che
aveva dell'inquietante « Ma in questa realtà è
diverso. »
«
Quindi lo fermeremo, vero? » gli domandò Sakura,
speranzosa.
Sasuke
sbuffò di rimando, chiedendosi per quale assurdo motivo quella
ragazza dovesse necessariamente sprecare il suo fiato e attentare ai
suoi timpani anche quando i concetti erano chiari, cristallini –
ovviamente Sasuke ignorava il fatto che il suo concetto di chiarezza
fosse diametralmente opposto a quello di tutto il resto dell'umanità.
«
Vero? » ripeté Sakura. E Sasuke ebbe quasi l'istinto di
voltarsi e carbonizzarla lì sul posto.
A
voltarsi si voltò, ma incrociando gli occhi verdi della
ragazza che avevano preso a brillare di emozione, non se la sentì
proprio di darle fuoco e optò per un altro sbuffo, questa
volta più rumoroso e sentito del precedente e un
accondiscendente e impercettibile movimento del capo che stava a
significare: « Sì, Sakura » .
«
Dobbiamo scoprire con chi si deve incontrare e dove. Dovremmo anche
avvisare l'Hokage e pianificare una contromossa se non riuscissimo a
fermarlo prima… » Sakura continuò a vomitare
parole su parole, tutte sensate a suo dire, che Naruto avrebbe
sicuramente apprezzato, essendo lei quella più portata per la
strategia, al contrario di Sasuke che stava immobile, con lo sguardo
perso nel vuoto, le orecchie in fiamme e una gran voglia di metterla
a tacere definitivamente.
«
Lo uccideremo! » tuonò, cogliendo al volo un insperato
momento di silenzio. ' E se non la finisci di parlare uccido
anche te ' avrebbe voluto aggiungere, ma si ritenne abbastanza
soddisfatto constatando di aver attirato la sua totale attenzione con
quelle due semplici parole che sintetizzavano a pieno l'unico piano
possibile da attuare.
«
Lui si fida di te, sei la sua… » proprio non riusciva a
dirlo e non ne capiva il motivo.
«
Fidanzata? » lo aiutò Sakura, ipotizzando che Sasuke non
sapesse neanche come definire una donna impegnata in una relazione
monogama.
«
… e per questo hai modo di avvicinarlo senza destare sospetti
» Sasuke ignorò la possibilità di ripetere quella
bestemmia e proseguì con la spiegazione del suo piano.
«
Giusto! » esclamò la ragazza, sbattendo con forza la
mano destra chiusa a pugno sul palmo della sinistra.
«
Hai ancora quei kunai avvelenati? » le chiese, serafico, come
se di routine lei se ne andasse in giro con kunai imbevuti in
sostanze altamente tossiche.
«
Come sai che era avvelenato? » ribatté Sakura, rossa in
viso, sia perché Sasuke si riferiva chiaramente al kunai con
il quale lei aveva pensato – non tentato – di ucciderlo,
sia perché aveva sperato per una volta di non essere stata
così prevedibile.
«
Non penso che saresti stata così stolta e temeraria da tentare
di uccidermi con un semplice kunai » affermò l'Uchiha,
non riuscendo a trattenere un ghigno divertito mentre lei abbassava
mestamente il capo di fronte all'ennesima umiliazione che aveva
completamente messo in secondo piano l'involontario complimento che
Sasuke le aveva fatto: quantomeno non la riteneva una stupida.
«
In ogni caso non avrebbe fatto molta differenza » continuò
lui, che quando si trattava di esaltare la sua persona sfoderava
un'inconsueta eloquenza « Sono immune a qualsiasi forma di
veleno »
Sakura
si sentì sconfitta su tutta la linea: se anche fosse riuscita
a trafiggere Sasuke, al massimo avrebbe potuto procurargli una
semplice ferita da taglio e avrebbe fallito ugualmente. Tuttavia, la
sua ultima affermazione, le ricordò qualcosa di molto, ma
molto, importante.
«
Anche Sasori è immune ai veleni » replicò,
sentendo la sua autostima ritornare a dei livelli pressoché
normali: Sasuke 'so tutto' Uchiha non poteva in alcun modo
essere a conoscenza di questo piccolo particolare.
«
Mh! »
'Sorpreso,
Uchiha? '
Sasuke
rifletté per un momento: non aveva previsto una simile
eventualità e avrebbe preferito di gran lunga non sporcarsi le
mani – almeno questa volta – anche se non riteneva Sakura
in grado di portare a termine la missione – data la precedente
esperienza.
«
Il tuo compito allora sarà quello di farlo cadere in trappola,
al resto penserò io » le spiegò, con la certezza
che il tizio della sabbia non potesse essere più forte di un
Deidara, o di un Itachi, o di un Danzō – dopotutto era
stato sconfitto da Sakura.
«
Il fatto che tu sia immune ai veleni sicuramente ti sarà di
aiuto, ma le tecniche di Sasori sono tutte molto pericolose, letali »
lo avvertì la ragazza che ricordava quello scontro come uno
dei più difficili che avesse mai affrontato.
«
Non lo temo affatto » dichiarò l'Uchiha, con quel
sorriso sghembo da schizofrenico all'ultimo stadio che aveva
sfoggiato nel Paese del Ferro.
'
Fa come ti pare, baka. Poi non dire che non ti avevo avvertito. '
pensò lei, immaginando
Sasori, versione marionetta superaccessoriata, mettere in scena lo
spettacolo dei cento congegni e fare di Sasuke Uchiha una poltiglia
informe e sanguinolenta.
Avrebbe
riso? Sì, e tanto.
Sarebbe
corsa in suo aiuto? Sì, ma continuando a ridere.
«
Allora è deciso » Sasuke la ridestò da
quell'ilare pensiero « Questa sera, dopo la cena a casa mia,
entreremo in azione »
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Capitolo 5 *** Atto V : '' Sono la carriera procreativa prematuramente compromessa di Sasuke '' ***
Note
Autrice
Sono
le tre del mattino, come i vecchi tempi. :-)
Ho
apportato molteplici modifiche al capitolo ispirata da una fanart
scovata per caso stravolgendo la trama originale. Dato che questa era
nata come una minilong e non volevo tirarla troppo per le lunghe, il
capitolo è LUNGHISSIMO! Vi ho avvisati.
Sappiate
anche che ho dato il peggio di me e che non ho avuto il coraggio di
rileggerlo più di una volta, ma avevo promesso che l'avrei
pubblicato quindi… Amen.
Dato
che il prossimo sarà l'ultimo capitolo e la storia è
stata inserita, contro ogni previsione da parte dell'autrice, tra le
seguite, le preferite e le ricordate di molti utenti, avrei piacere,
ma tanto tanto piacere, di sapere cosa ne pensate. Le vostre opinioni
sono molto importanti per me. Il detto dice '' una scrittrice
motivata e una scrittrice produttiva.''
No,
non è vero, non esiste alcun detto, l'ho inventato io. :-) Ma
giuro che funziona!
A
tale proposito voglio ringraziare tutte le anime pie che hanno
recensito il precedente capitolo e ringrazio anche chi continua a
recensire le storie ferme da un po'.
Qualche
tempo fa annunciai di voler terminare '' Entelechia '' e posso
assicurarvi che una volta terminata questa storia lo farò
immediatamente. '' Kitchen '' conto di riprenderla, ma non so darvi
una data precisa. Tutto dipende dall'ispirazione e dal tempo che
riesco a dedicare alle storie – come sempre poco. Il nuovo
capitolo di '' Mr Brightside '', invece, conto di pubblicarlo la
settimana prossima perché è già a buon punto.
Perdonate
il papiro, ma penso sia doveroso da parte mia aggiornarvi
sugli sviluppi.
Vi
abbraccio con affetto e vi auguro Buona Lettura.
Atto
V
''
Sono la carriera
procreativa prematuramente compromessa di Sasuke ''
Quando
Sakura tornò nel suo appartamento, lo trovò
inaspettatamente vuoto.
Sasori
forse era uscito? O peggio… aveva anticipato la sua partenza?
Ebbe
come la sensazione di sentire il vuoto sotto i suoi piedi e iniziò
a vagliare varie ipotesi, tutte tendenzialmente catastrofiche.
Valutò
anche che dare a Sasuke la notizia sarebbe stato alquanto spiacevole,
molto spiacevole… ter.ri.bil.men.te spiacevole: Sasuke
aveva la tendenza a reagire in un modo alquanto spropositato e
infantile quando i suoi piani rischiavano di fallire o, peggio, di
rivelarsi assolutamente inattuabili.
Sakura
corse al piano di sopra, sperando di trovare Sasori ancora dormiente
nel suo letto – cosa che avrebbe spiegato il silenzio tombale.
Il letto era sfatto e di lui neanche l'ombra.
Si
precipitò quindi nel bagno augurandosi di vederlo comparire in
una nube di vapore acqueo – ' possibilmente nudo '
aggiunse la sua vocina interiore – e rimase doppiamente delusa
nell'osservare un paio di tristi asciugami, che di sexy avevano ben
poco, appallottolati ai piedi della vasca.
Ritornò
al pian terreno, con il cuore in gola e una gran voglia di mettersi a
urlare: come aveva fatto ad essere così ingenua? Sasuke
l'avrebbe insultata fino a farla sentire un piccolo e inutile insetto
– nulla di insolito tranne che per il fatto che questa volta
non avrebbe potuto dargli torto.
Ma
proprio nel preciso istante in cui la sua mano si era posata sulla
maniglia della porta d'ingresso, aveva notato qualcosa di strano, di
nuovo, che era certa di non aver visto quella mattina prima di
uscire, quando in preda alla crisi di panico da '' strage imminente
'' si era diretta in cucina e aveva preso dal frigo il cartone del
latte, buttando giù l'intero contenuto come se non ci fosse
stato un domani. Sullo sportello del freezer era affisso un foglio di
carta bianco che aveva tutta l'aria di essere un biglietto lasciato
da un premuroso fidanzato.
Si
avvicinò con cautela, tentando di non cadere nell'illusione
che si trattasse proprio di quello – e che la sua vita non
fosse destinata a finire per mano di Sasuke Uchiha – e quando
vi si ritrovò davanti, chiuse per un attimo gli occhi e…
pregò.
Pregò
tutti i Kami che Sasori fosse andato a comprare il latte, o che
quantomeno le avesse lasciato un indizio, un nome, che le
consentisse di trovare lui e il loro – ehm – il suo
complice.
''
Ho una riunione con l'Akatsuki, ci vediamo stasera. Non fare tardi.
Ti amo. P.s. è finito il latte ''
Sakura
ringraziò tutti i Kami, conosciuti e non, e si pentì
quasi di aver promesso di mantenere intatta la sua verginità
fino ai ventuno anni in cambio del loro aiuto – chissà
poi perché proprio fino ai ventuno.
Dal
biglietto si evincevano chiaramente due cose: a) si era accorto che
il latte era finito; b) il piano di Sasuke non era ancora fallito.
Tuttavia,
quello
su
cui si era focalizzata maggiormente l'attenzione di Sakura non era
stato il fatto di aver lasciato Sasori senza il suo latte, né
la
possibilità ancora concreta di sventare la distruzione di
Konoha, bensì
erano
state le due paroline prima del '' P.s.''
e dopo il '' Non
fare tardi
'' che
chiarivano in modo inequivocabile un aspetto che fino a quel momento
lei aveva trascurato: Sasori
l'amava. Non riusciva a capire come questo potesse essere possibile
ma lui l'amava e – cosa
ancora più grave –
non era così stupido o orgoglioso da nasconderlo. Lui
addirittura lo scriveva – robe
da matti!
–
prima del '' P.s.''
e dopo il '' non
fare tardi
'', facendolo sembrare persino
una
cosa normale.
Abituata
a rincorrere l'amore non era affatto preparata a una simile
evenienza. È
abbastanza facile immaginare, quindi,
in quale stato confusionale vertesse in quel momento.
Tutte
le sue convinzioni erano andate in frantumi: l'amore non doveva per
forza essere complicato, sofferto, non andava rincorso, e per
dimostrarlo non erano necessari tentati omicidi, fiumi di lacrime,
umilianti dichiarazioni al chiaro di luna e colpi alla nuca. L'amore
poteva essere anche semplice, spontaneo, incondizionato. Quindi il
suo amore per Sasuke poteva dirsi sbagliato, insano?
Scosse
la testa con impeto per allontanare dalla sua mente quell'ultimo
pensiero: lei aveva sempre amato Sasuke, su questo non aveva mai
avuto dubbi; lo aveva amato sin dalla prima volta in cui lo aveva
visto e anche adesso, malgrado tutto, continuava a provare per lui il
medesimo sentimento.
Accartocciò
il foglietto e lo gettò nella spazzatura, esorcizzando
quell'attimo di umana e femminile debolezza che l'aveva condotta a
provare affetto e tenerezza verso quello che a tutti gli effetti
doveva considerare come un suo nemico – chissà perché
ma con Sasuke non era riuscita a fare lo stesso.
Tornò
di sopra, in camera da letto, e iniziò a esaminare i vestiti
appesi nell'armadio. Storse il naso costatando di non avere una
grandissima scelta – anche in quella realtà,
evidentemente, non si dava spesso allo shopping folle – e
prelevò gli abiti che ritenne un po' più consoni per
la sua prima cena a casa Uchiha.
Si
spogliò, rimanendo in biancheria intima, decisa a fare prima
una doccia rinfrescante, quando ebbe come la sensazione di essere
osservata.
Si
voltò di scatto, incurante del fatto che fosse mezza nuda,
ritrovandosi davanti… Sasuke Uchiha, nukenin, omicida, e
adesso... anche guardone.
«
S-Sasuke-kun?! » balbettò, con l'occhio sinistro colpito
da un tremolio molto poco rassicurante: pressione arteriosa alta,
tachicardia… tutti i sintomi di un infarto.
Sasuke
era appollaiato sul balcone della sua finestra come un uccello
rapace. Aveva persino lo sguardo di un uccello rapace: penetrante,
inquisitorio… da
psicopatico – la
qual cosa non la stupì affatto essendo a conoscenza della
moltitudine di turbe mentali da cui era affetto l'Uchiha. Tuttavia
non riusciva proprio a spiegarsi cosa ci potesse fare lì,
quale parte del suo cervello si fosse inceppata questa volta per
spingerlo a presentarsi a casa sua con il rischio di incontrare
Sasori e mandare a monte tutto il loro piano.
Lo
osservò meglio, rinunciando a ottenere una risposta da lui, e
notò che il suo sguardo, quello da psicopatico, era fisso su
qualcosa, o meglio su qualcuno… o meglio ancora su qualcosa
che apparteneva a qualcuno, e straordinariamente quel qualcosa
sembrava appartenere proprio a lei!
Guardò
verso il basso e i merletti dei suoi indumenti intimi le ricordarono
che non era vestita.
'
Oh Kami! '
Indietreggiò
di qualche passo e si portò le mani a coprire il seno,
rompendo l'incantesimo che aveva soggiogato la mente dell'Uchiha.
Si
era trattato di un jutsu molto potente, secondo l'esperienza di
Sasuke; un jutsu per il quale erano necessarie alcune doti innate:
gambe, fianchi, glutei… e un paio di tette – soprattutto
queste ultime. Era rimasto come ipnotizzato quando, dopo aver
scostato la tenda, aveva visto riflesso nello specchio il corpo
semi-nudo di Sakura.
In
passato aveva avuto modo di incontrare donne poco vestite, aveva
visto Karin con indosso solo un asciugamano quella volta che si era
fermati per una sosta alle terme, ma in quel momento aveva avuto come
la sensazione che i suoi occhi non si fossero mai posati su nulla di
più delicato, armonioso e allo stesso tempo erotico, e
malgrado fosse un vendicatore, un nukenin, e un'altra dozzina di cose
che implicavano necessariamente una forma di ascetismo, di distacco
dai desideri terreni, aveva scoperto che da qualche parte, più
in basso dello stomaco e più in alto delle ginocchia, poteva
considerarsi a tutti gli effetti, inequivocabilmente,
un normale adolescente – in crisi ormonale, per giunta.
«
Sasuke-kun, che cosa ci fai qui? » gli chiese ancora Sakura,
assolutamente terrorizzata.
'
Già… cosa ci faccio qui? '
Non
poteva dirle che era preoccupato per lei – No,no, era fuori
discussione.
Quando
aveva imboccato la strada di casa, improvvisamente aveva sentito la
necessità di appurare che fosse tutto apposto, che il loro –
il suo
– piano filasse liscio e si era precipitato a casa della
ragazza. Una volta lì, aveva trovato un buon punto di
osservazione dal quale avrebbe
potuto facilmente intervenire qualora ce ne fosse stato il bisogno.
Dopo alcuni minuti, tuttavia, non notando alcun ché, si era
innervosito e aveva
deciso di avvicinarsi un altro po'. Aveva scorto
la
finestra della camera di Sakura aperta e con un salto aveva raggiunto
il balcone dove era poi
rimasto nascosto fino a che non aveva intravisto Sakura,
apparentemente sola.
In
ogni caso, Sakura era in attesa di una risposta e lui era troppo
scosso per dargliene una plausibile. Che situazione imbarazzante!
Sasuke,
grazie a un inatteso lampo di genialità, si ricordò che
in situazioni come quelle il suo ego optasse per un attacco diretto
ai danni del suo interlocutore, volto a demolire la sua autostima e
renderlo succube – con Sakura poi gli era sempre risultato
molto facile – e quindi... attaccò.
«
Avevo dimenticato di dirti di non cadere vittima delle emozioni, dati
i precedenti » e per precedenti intendeva il suo fallimentare
tentativo di ucciderlo.
Sakura
si chiuse nelle spalle: aveva ancora una così scarsa
concezione di lei?
In
fondo però non poteva negare che per un momento ciò che
Sasori aveva scritto sul bigliettino non l'avesse turbata e si
ritrovò, anche se controvoglia, a dover dare ragione a Sasuke
e al suo stramaledettissimo intuito.
«
Non preoccuparti. Questa volta non fallirò.» dichiarò,
tentando di mostrare decisione, risolutezza, anche se il fatto di
essere in biancheria intima non aiutava in quanto a credibilità.
«
Lo spero bene »
«
È tutto? Perché io, sai, avevo intenzione di fare una
doccia… » tentò di spiegargli la ragazza che,
stranamente, non vedeva l'ora che se ne andasse.
«
Quel tizio dov'è? » le domandò Sasuke, mentre
scendeva dal davanzale e si intrufolava dentro casa, ignorando
completamente quello che aveva appena detto.
«
Quel tizio ha un nome! » esclamò lei, risentita,
rendendosi subito conto dell'enorme errore che aveva fatto: Sasuke
non aveva appena messo in dubbio le sue capacità?
'Idiota'
si disse, beccandosi
un'occhiataccia, più che meritata, dal suo interlocutore.
«
Ti ricordo che quel tizio vuole
radere al suolo il tuo amato Villaggio. »
«
Già. » convenne Sakura, accartocciandosi su se stessa un
po' per la vergogna, un po' perché dalla finestra arrivava
un'arietta abbastanza gelida e lei era ancora in lingerie – un
dettaglio trascurabile.
«
Comunque… » riprese a parlare più per orgoglio
che per voglia – perché le conversazioni con Sasuke
dovevano essere sempre così complicate? « Aveva una
riunione con l'Akatsuki » mormorò a testa bassa,
rispondendo finalmente alla sua domanda.
«
Io do uno sguardo in giro, forse ha lasciato degli indizi. » le
comunicò, uscendo dalla camera per dirigersi di sotto,
ignorandola – di nuovo.
'
Oh, ma fa pure come se fossi a casa tua, Sasuke-kun! Ma prego! '
ringhiò Sakura dentro di sé.
«
Zotico » aggiunse sottovoce prima di chiudersi a doppia mandata
nel bagno, non sentendosi assolutamente in dovere di fare gli onori
di casa.
Sasuke
scese lentamente le scale, analizzando ogni singola screpolatura del
muro o scheggiatura del parquet. Da quello che ne sapeva, Sasori
doveva essere un ninja scaltro, quindi se mai avesse lasciato degli
indizi sicuramente sarebbe stato molto arduo trovarli.
Si
fermò dinanzi alle foto che ritraevano i suoi genitori e
quelli di Sakura. Era assurdo pensare che suo padre li avesse traditi
– e che Sakura lo avesse lasciato tramortito su una panchina lo
era ancora di più, se possibile. Chissà perché
in quella dimensione la sua vita e quella di Sakura erano state
invertite.
Proseguì
lungo il corridoio arrivando al salotto dove all'apparenza sembrava
tutto in ordine: era arredato in modo essenziale, sul tavolino di
fronte al divano erano impilati dei fogli che sembravano a occhio e
croce dei semplici rapporti delle missioni effettuate…
insomma, nulla di sospetto.
'
È furbo il tizio ' constatò Sasuke, un po'
contrariato.
Continuò
a vagare per la casa, aprendo cassetti, staccando quadri,
ritrovandosi infine di fronte al secchio della spazzatura con un
dilemma da risolvere in fretta: frugare o non frugare all'interno di
quel secchio?
L'idea
non lo allettava particolarmente essendo di natura schizzinoso, ma
secondo il suo infallibile istinto, non avendo trovato nulla in casa
se non un prolifico allevamento di acari della polvere, quel
recipiente di materiale putrescente avrebbe potuto contenere qualcosa
di importante, risolutivo.
In
quell'occasione apprese che il suo infallibile istinto altro non
fosse che una leggenda metropolitana: per quanto il patrimonio
genetico fosse lo stesso, il genio era Itachi, non lui.
Scostando
con la punta delle dita un cartone di latte, aveva trovato un
foglietto accartocciato e il suo io interiore aveva gioito,
immaginando che si trattasse di una mappa, o di un messaggio cifrato,
o ancora meglio di una lettera del complice.
Il
suo viso si tirò in una smorfia di profondo disgusto,
inducendo il sopracciglio destro a incurvarsi come il flettente di un
arco, teso e pronto a scoccare una freccia – e lui sapeva con
certezza contro chi avrebbe voluto scoccarla – la bocca si
socchiuse spontaneamente buttando fuori quel poco di fiato che gli
era rimasto nella gabbia toracica e l'istinto di attivare
l'amaterasu e dare fuoco al foglio e a tutta la casa divenne quasi
incontrollabile.
«
Tsk. » sibilò, scoprendo che per esprimere il suo sdegno
non fosse necessario respirare – un'altra abilità
innata, che fortuna!
Ma
che razza di mammoletta era quel Sasori? Quale uomo avrebbe mai
scritto una simile scempiaggine?
Non
lui di certo, perché lui era un nukenin, un vendicatore e
almeno un'altra dozzina di cose che non contemplavano affatto la
possibilità di esprimere con serenità e senza vergogna
i suoi sentimenti. Se anche si fosse innamorato di qualcuno –
cosa alquanto improbabile – mai e poi mai sarebbe potuto cadere
così in basso.
Realizzò,
tuttavia, che quel foglietto in fondo rappresentasse – con
molta, ma molta, fantasia – una prova. Non quella che si era
aspettato di trovare – no, affatto – ma era riuscita
quantomeno a chiarire la strana affermazione fatta da Sakura poco
prima, quando lo aveva rimproverato di aver apostrofato Sasori come
''quel tizio''.
Sasuke
scosse la testa e sbuffò. Avrebbe dovuto aspettarselo: Sakura
era sempre stata una romanticona e leggere quelle parole doveva aver
suscitato in lei una sorta di simpatia verso Sasori – averle
raccomandato di avere ben chiaro lo scopo della loro missione non era
stato sbagliato dopotutto. No, non la riteneva così ingenua –
o forse sì, ma non è questo il punto. Piuttosto era in
parte scioccato dal fatto che ' quel tizio' provasse davvero qualcosa
per lei come sosteneva suo fratello – che non sbagliava mai,
dannazione! - e in parte preoccupato per la possibilità –
abbastanza concreta – che Sakura potesse tirarsi indietro
all'ultimo minuto o farsi scoprire, mandando in aria il suo non più
infallibile piano.
Doveva
evitarlo a tutti i costi! Non poteva permettere che Sasori
distruggesse il Villaggio.
Accartocciò
di nuovo il foglio e si sentì quasi sollevato. In tutto
questo, infatti, non aveva dato molto ascolto al suo stomaco dove
sembrava essersi aperta una voragine cagionata da un sentimento che
faceva fatica a riconoscere, avendolo provato molti anni prima, ai
tempi del Team 7, quando le cose sembravano essere più
semplici.
All'epoca
Naruto tentava sempre di mettersi in mostra, suscitando da parte sua
un profondo sdegno che credeva dipendesse dalla rivalità che
c'era tra loro. Inconsciamente era geloso – marcio.
Certo,
dimostrare di essere migliore di Naruto era diventata una specie di
ragione di vita – dopo la vendetta, ovviamente – ma
percepiva un piacevole senso di benessere quando l'inettitudine di
Sakura lo costringeva ad accorrere in suo aiuto, a frapporsi tra lei
e il nemico per proteggerla, mettendo a rischio la sua stessa vita.
Ricordava con rabbia lo scontro con Gaara, quando Naruto aveva
salvato Sakura e il suo divino deretano Uchiha.
Sakura,
in un moto di coraggio, forse dovuto a quel sentimento che diceva di
provare per lui – quello che lui non comprendeva, quello che
non riusciva a spiegarsi – si era frapposta tra il suo corpo,
in preda al segno maledetto, e il monocoda. Gaara l'aveva gentilmente
scagliata contro un albero e, per essere sicuro che non desse più
fastidio, l'aveva imprigionata con qualche tonnellata di sabbia
asfissiante.
A
quel punto era arrivato Naruto e come un supereroe aveva proclamato:
« Sakura-chan, io ti salverò! »
''
Patetico! ''
In
quel momento, tuttavia, troppo impegnato a non morire a causa del
segno maledetto, Sasuke aveva ritenuto che l'aperta dichiarazione di
guerra da parte dell'Uzumaki potesse quantomeno dargli il tempo di
riprendersi e di sistemare le cose a modo suo.
Sbagliato!
L'Uzumaki era riuscito a salvare baracca e burattini dimostrando non
solo di essere cazzutissimo, ma anche di riuscire a mantenere le
promesse fatte – cosa di cui Sasuke avrebbe avuto prova anche
in seguito.
Sakura
era salva, Gaara sconfitto e così anche l'autostima di Sasuke
che in quel preciso istante aveva iniziato a valutare seriamente la
proposta ''oscena'' di Orochimaru.
In
quell'occasione, tuttavia, tralasciando il fattore ''Naruto è
più forte di me'', l'Uchiha, convinto di essere arrivato alla
fine dei suoi giorni, aveva inaspettatamente sciolto la sua lingua,
di solito affetta da rachitismo, sproloquiando qualcosa del tipo: «
Ho già visto morire tutte le persone a cui tenevo, non
permetterò che questo accada ancora. » ( rivolto a un
incredulo Naruto) e « Prenditi cura di lei. » (
rivolto a un altrettanto incredulo Pakkun)
In
entrambe i casi Sakura, essendo svenuta, non aveva avuto l'onore di
udire codeste soavi parole. Quando si dice la sfiga!
In
compenso Sasuke aveva avuto un illuminazione: Naruto e Sakura
rappresentavano un '' legame ''. A dodici anni, dopo aver assistito
allo sterminio di tutto il suo Clan, poteva dire di avere di nuovo
degli affetti. Quegli stessi affetti che lui con tanta premura,
adesso, stava tentando di distruggere in quanto ostacoli per la
realizzazione della sua vendetta.
Da
affetti, legami… a nemici.
Sakura
e Naruto dall'avere un posto nel cuore di Sasuke, ne erano stati
buttati fuori a calci nel culo. E tutto questo solo perché a
livello anagrafico risultavano abitanti di Konoha?
No
di certo.
Sicuramente
il fatto di essere nati e cresciuti in quel covo di traditori non
deponeva a loro favore, ma il reale timore di Sasuke risiedeva nel
potere che quei due avevano sempre esercitato –
inconsapevolmente – sulla sua anima – o su quello che ne
restava. Per fortuna era sempre stato bravo a dissimulare i veri
sentimenti che provava per loro perché se poco poco avessero
anche solo subdorato di contare qualcosa, avessero preso coscienza
del suddetto potere, probabilmente sarebbero riusciti davvero a
fermarlo, a convincerlo che ci potesse essere un altro modo per
ottenere giustizia che non contemplasse stermini ed esecuzioni di
condanne a morte nella piazza principale del Villaggio.
In
tal modo aveva sancito che uccidendoli avrebbe risolto il problema
alla base. Niente di più semplice.
Era
controverso? Sì, lo era... e molto anche.
Guardando
quel bigliettino di carta rattrappito, di nuovo al suo legittimo
posto – ovvero nell'immondizia – Sasuke ebbe modo di
ricordare questi sentimenti sopiti, valutando anche l'ipotesi che,
sussistendo adesso delle condizioni completamente diverse (come la
sua famiglia di nuovo in vita), probabilmente avrebbe potuto
coltivare con serenità quei legami e perché no…
magari… dare una possibilità a Sakura. Forse
non sarebbe stato poi così fastidioso – in extrema ratio
avrebbe potuto sempre farla fuori e farlo sembrare un incidente.
Udì
la chiave del bagno girare nella serratura e preso da
un'incomprensibile ansia decise che fosse giunto per lui il momento
di filarsela: dopo quello che il suo cervello aveva elaborato negli
ultimi minuti non era certo di riuscire a sostenere una conversazione
con Sakura. Aveva bisogno di capire se quelle strane idee che
sembravano aver aperto un varco nel suo granitico emisfero destro –
quello delle emozioni – dipendessero dall'aver visto Sakura
mezza nuda, dal bigliettino lasciato dal tizio, o da un cambiamento
che gradualmente stava avvenendo dentro di lui.
●
♦ ●
Quando
Sakura uscì dalla doccia, Sasuke era ormai lontano. Aveva
provato a chiamarlo un paio di volte non ottenendo risposta. Non che
se l'aspettasse… conoscendo Sasuke sarebbe potuto rimanere
nascosto dentro casa sua in assoluto silenzio senza che lei potesse
accorgersene.
Si
mise a sedere sul letto e guardò i vestiti che aveva scelto
per la cena a casa dell'Uchiha, riflettendo con amarezza sul fatto
che se anche avesse indossato il vestito più bello di Konoha,
lui non se ne sarebbe accorto.
In
realtà sembrava non essersi neanche accorto che lei fosse
nuda, tranne all'inizio quando aveva avuto l'impressione che si fosse
come incantato al cospetto delle sue tette che, per quanto
inesistenti, erano in perfetta armonia con il resto del suo corpo –
magra consolazione. Possibile che proprio non trovasse nulla
di bello in lei? Si era persino premurato di ricordarle quanto fosse
emotivamente instabile e quanto questo incidesse sulle sue capacità
decisionali e di azione. Sasuke non poteva capire cosa lei avesse
provato quel giorno, quale conflitto interiore si fosse scatenato
nell'attimo in cui si erano ritrovati faccia a faccia, e la delusione
nell'apprendere di non essere assolutamente in grado di ucciderlo.
Eppure solo pochi minuti prima aveva sentito di potercela fare,
convinta che sarebbe riuscita a sopportare che lui morisse solo se
fosse stata lei a ucciderlo. Che illusa!
Sasuke
l'aveva derisa e umiliata, aveva tentato di ucciderla e ci sarebbe
riuscito se Naruto non fosse intervenuto, tuttavia per quanto rancore
potesse serbargli, per quanto deprecasse la sua condotta, non
riusciva a smettere di amarlo e di sperare che, un giorno, riuscisse
a sollevarlo dal suo dolore, a salvarlo dalle tenebre.
Prese
a caso uno dei vestiti e si diresse verso lo specchio. Alzò lo
sguardo verso la superficie riflettente e riconobbe Sasuke alle sue
spalle.
Ci
mise un po' a razionalizzare cosa avesse in mano e quanto quella
camicia aperta sul davanti che lasciava intravedere una t-shirt blu
attillata fosse estremamente sexy.
''
Come ha fatto a cambiarsi così in fretta? '' si chiese,
assottigliando lo sguardo con fare sospetto.
Lei
non aveva avuto ancora modo di sciogliere il nodo al suo accappatoio
e lui era già bello, vestito e profumato – doveva
trattarsi di un'altra tecnica segreta del Clan Uchiha.
Ma
la cosa davvero stupefacente non era il suo aspetto, bensì
quello che stringeva nella sua mano destra.
Sakura
strabuzzò gli occhi e sbatté le palpebre ripetutamente,
mentre la sua mascella gradualmente aveva un prolasso e i suoi sensi…
un inevitabile collasso.
Non
capendo bene come, riuscì a voltarsi e a dirigersi verso di
lui che bello come il sole l'attendeva sorridente – cosa
che di per sé avrebbe dovuto insospettirla – sul
balconcino della sua camera da letto con uno sguardo che sembrava…
che sembrava… dolce? - altra cosa che in una persona
emotivamente stabile avrebbe suscitato qualche perplessità, ma
NON. A. LEI… NON. A. LEI che aveva aspettato quel momento da
tutta la vita e che voleva goderselo fino in fondo perché sì,
cazzo, se lo meritava.
Per
sicurezza nel breve tragitto si raccomandò ai Kami,
promettendo di non toccare mai più un dolce in vita sua a
patto che dimenticassero quel piccolo voto di castità fatto
quella stessa mattina: dire a Sasuke di aspettare il compimento del
suo ventunesimo anno lo avrebbe sicuramente contrariato.
«
Ciao, Sakura. » la salutò lui con una voce morbida,
vellutata, capace di far resuscitare una carogna in rigor mortis da
giorni.
«
C-ciao, Sasuke-kun. Ma tu prima non eri… »
«
Lasciami spiegare. » la interruppe lui, porgendole la rosa
rossa che aveva tra le mani. E Sakura pensò che non ci fosse
alcuna ragione al mondo per non consentirgli di parlare – una
volta tanto che aveva voglia di farlo – e cercò, nel
contempo, di ricordarsi se avesse in casa della lacca per rallentare
il processo degenerativo della rosa fino a quando non avesse scoperto
una tecnica per mantenerla viva per sempre.
«
So che ci sono stati dei diverbi tra di noi… »
''
L'aver tentato di trafiggermi prima con un chidori e poi di sgozzarmi
non lo chiamerei un diverbio. '' osservò
quell'infinitesimale parte del cervello di Sakura che non era andato
ancora in pappa.
''
Shhh! '' le rispose la restante parte, spegnendola come lo
stoppino di una candela: con due sole dita.
«
Ma voglio che tu sappia una cosa... » continuò l'Uchiha
mentre le loro mani si sfioravano sullo stelo della rosa e il cuore
di Sakura effettuava un triplo salto mortale rovesciato con
avvitamento « Io ci sarò sempre per te. »
concluse, sorridente e bellissimo. E Sakura poté giurare di
aver visto alle sue spalle un fascio di luce che aveva reso la sua
immagine al pari di un'apparizione mistica.
Un
Dio, ecco cos'era. Sasuke era un Dio… ma in fondo questo,
Sakura, lo aveva sempre saputo.
L'Haruno
si sciolse come un gelato sotto il sole cocente del deserto di Suna,
esclamando con tutto l'amore che aveva in corpo un: « Oh,
Sasuke-kun! » a cui la parte del suo cervello, quella sana,
quella che non si era spenta malgrado tutto, aveva risposto '' Ma
stiamo scherzando? Non vorrai davvero credergli!? '' prontamente
zittita, e questa volta in modo definitivo, da una nuova forza...
prorompente e devastante: l'ormone.
«
Che ne diresti di uscire con me? » le chiese, quindi, Sasuke.
Sakura
fece finta di riflettere per un secondo, cercando di occultare ciò
che stava accadendo dentro di sé... e cioè questo:
''
Vai, Sakura, è fatta! Shannaroo!
Adesso
aspetti qualche secondo
e
poi gli rispondi,
ma
cerca di non sembrare troppo
contenta
o gli farai capire che non
aspettavi
altro ''
''
Smettila di fare la bambina!
I
consigli della maialina ti hanno rincitrullita.
Rispondi
subito di sì prima che ci ripensi ''
''
Svegliati, Sakura!
Ti
sta solo prendendo in giro. ''
''
È affetto dalla sindrome del Pene Erectus.
Evidentemente
le mie tette hanno fatto colpo. ''
''
È geloso marcio di Sasori.
Poverino,
ha paura di perdermi.''
''
Rispondi! ''
''
Rispondi! ''
''
Rispondi! ''
Le
personalità multiple di Sakura si fronteggiarono in una
battaglia all'ultimo verbo di fronte a un ignaro Sasuke che sostava
impalato in attesa di una risposta.
Dopo
cinque minuti di risolini da oca giuliva e sospiri, rossa come un
pomodoro sfatto, Sakura si decise a parlare.
«
Penso che si possa fare. » gli rispose, gongolante come una
bambina davanti a un barattolo di cioccolata, mentre nelle sue
orecchie rimbombava chiaramente il suono prodotto dal face palm
all'unisono delle sue personalità multiple che preferirono un
decoroso silenzio stampa all'inevitabile valanga di insulti che
avrebbe meritato.
«
Ah! Bene. » Sasuke sembrò quasi sollevato e questa cosa,
se possibile, galvanizzò ancora di più l'Haruno. «
Ti ci vuole molto? Passo più tardi a prenderti? »
«
NO! » sbottò la ragazza, terrorizzata all'idea che lui
potesse andarsene e ripensarci « Ci metto proprio un secondo.
Aspettami qui. » aggiunse, prima di voltarsi per rientrare in
casa.
Dopo
il primo passo però, qualcosa, forse un neurone sopravvissuto,
le fece tornare alla mente un piccolissimo particolare.
«
Ma non dovevamo cenare con i tuoi genitori? » gli domandò,
temendo che quello slancio affettivo nei suoi confronti potesse
provocare il primo caso diplomatico tra lei e i suoi futuri suoceri.
«
Tranquilla. Li ho avvertiti io. » le rispose, facendole
l'occhiolino.
Sakura
fu costretta ad aggrapparsi al finestrone della sua camera per non
cadere per terra come un frutto maturo e con le gambe molli, il cuore
a mille, e una gran voglia di piangere, andò a vestirsi con la
consapevolezza che, senza alcun dubbio, quello fosse il più
bel giorno della sua vita.
●
♦ ●
«
Sasuke, che ci fai qui? »
L'Uchiha
corrugò la fronte e lanciò alla madre uno sguardo
interrogativo.
«
Sakura viene a cena da noi questa sera, no? » azzardò,
non tanto convinto: sua madre sembrava quasi stupita di vederlo. Che
avesse capito male?
«
Benedetti ragazzi! Mi farete impazzire! » esclamò la
donna, correndo in cucina.
Sasuke
poté quasi giurare di averla vista attivare lo sharingan prima
di scomparire, ma dopo quello che era accaduto a casa di Sakura aveva
quasi rinunciato a comprendere l'universo femminile e lasciò
correre.
Itachi
era seduto sul gradino dell'engawa e, come la madre, appena vide il
fratello, sembrò abbastanza sorpreso.
«
Potrei sapere cosa vi prende? » chiese allora Sasuke, che
iniziava a sospettare che fosse successo qualcosa di cui non era
stato messo a conoscenza.
«
Nulla. È solo che non mi aspettavo di vederti qui. Pensavo che
questa sera saresti uscito da solo con Sakura. » gli rispose
Itachi, serafico « Avete litigato di nuovo? » aggiunse,
con un tono che a Sasuke non piacque a fatto: punto primo, da che lui
avesse memoria non riusciva proprio a ricordare una volta in cui
avesse litigato con Sakura – con Naruto sì, almeno un
centinaio di volte – ma con Sakura mai; punto secondo, non era
assolutamente possibile che un eventuale screzio con Sakura Haruno
potesse sconvolgerlo a tal punto da far preoccupare la sua intera
famiglia. Forse il Sasuke a cui erano abituati lasciava che quella
donna lo dominasse, ma il vero Sasuke, lui, sapeva come
tenerla a bada.
«
No. Non preoccuparti. » tagliò corto, prima che a Itachi
venisse il desiderio di rifilargli un'altra paternale su come
comportarsi con la pericolosissima nukenin – al solo pensiero a
stento riusciva a trattenersi dal ridere.
Il
campanello della porta d'ingresso prese a suonare, interrompendo la
brillante conversazione.
Sasuke,
sbuffando, si accinse a fare gli onori di casa e sperò
vivamente che Sakura avesse una minima idea di come comportarsi al
cospetto di un antico Clan del Villaggio della Foglia al completo
perché non aveva alcuna voglia di ritrovarsi per l'ennesima
volta in quella giornata in una situazione imbarazzante.
Quando
aprì la porta, tuttavia, ebbe all'istante la certezza che
quella sarebbe stata la serata più lunga di tutta la sua vita.
«
Hai intenzione di rimanere imbambolato sulla porta o pensi di farmi
entrare? » lo aggredì la ragazza.
'
Che strano… ' pensò
Sasuke. Sul letto di Sakura gli era parso di vedere un paio di
vestiti per così dire… civili, come mai alla fine aveva
optato per la sua classica tuta? Ma soprattutto da quando osava
rivolgersi a lui con quel tono?
Sasuke
si fece da parte, non prima però di averla fulminata con lo
sguardo e le fece strada fino al soggiorno.
Mikoto
le era andata subito incontro, come quella mattina, e l'aveva
abbracciata. Sakura si era irrigidita, non per l'imbarazzo, e Sasuke
aveva colto a pieno quella piccola sfumatura.
«
Aspettiamo Fugaku che dovrebbe essere qui a momenti e poi ceniamo. »
comunicò la donna « Sono anche un po' in ritardo con la
preparazione della zuppa di gamberetti. Mi ha detto Sasuke che ti
piace molto. » aggiunse con un tono amorevole.
«
Io detesto la zuppa di gamberetti. » borbottò la
ragazza, lasciando la donna a bocca aperta.
Il
desiderio di uccidere Sakura lì sul posto e imbrattare tutta
la sala del suo sangue era pari solo a quello di sparire: non
aveva alcun dubbio sul fatto che questa volta sua madre avesse
attivato lo sharingan e che quello sguardo truce fosse rivolto a lui
e solo a lui.
«
Oh! Non importa, neanche io ne vado matta. Preparerò
qualcos'altro. » dichiarò Mikoto prima di scomparire di
nuovo in cucina.
Sasuke
colse l'occasione per lanciarsi verso Sakura, afferrare il suo
braccio con forza e trascinarla
fuori in giardino.
«
Sei per caso impazzita? » ringhiò
l'Uchiha sotto voce « Ti sembra questo il modo di comportarti?
» continuò, tenendo a bada per miracolo l'irrefrenabile
voglia di scavare una buca e buttarcela dentro.
«
Lasciami immediatamente! » esclamò la ragazza, con un
tono di voce fermo e minaccioso.
Sasuke
non riuscì a spiegarsi bene cosa lo avesse spinto a farlo, ma
la lasciò.
«
Non mi piace la zuppa di gamberetti » lo informò poi,
massaggiandosi il braccio « E non devo farmela piacere solo per
accontentare Mikoto. »
'
Mikoto? '
«
La Signora Uchiha vorrai dire » la corresse Sasuke.
Sakura
scoppiò in una sonora risata, un po' da psicopatica a dirla
tutta – e lui essendo un esperto in materia iniziò
seriamente a preoccuparsi.
«
Il Signor Fugaku e la Signora Mikoto, ma certo! » lo canzonò
lei « E tu saresti il Signorino Sasuke? » aggiunse,
continuando a ridere sguaiatamente.
'
Ma che sta succedendo? '
«
Voi Uchiha dovreste smetterla di sentirvi superiori agli altri sempre
e comunque. » dichiarò, tornata improvvisamente seria, e
nelle sue parole Sasuke poté riconoscere una nota di chiaro
disprezzo che non gli garbò affatto.
«
Non hai il diritto di parlare della mia famiglia in questo modo, tu
non sai niente di noi! » mormorò Sasuke tra i denti,
dopo essersi avvicinato al suo viso così tanto da riuscire a
sentire il suo respiro affannato, stupendosi del fatto che lei non si
fosse spostata di un centimetro malgrado l'evidente atteggiamento
ostile che lui aveva mostrato.
«
So molto più di quanto pensi »
«
Cosa succede qui? » li interruppe Itachi.
I
due continuarono a fissarsi in cagnesco, l'uno intenzionato a
sostenere lo sguardo dell'altra e a continuare la loro diatriba
verbale su un altro livello, più sottile, più efficace.
«
Il Signorino Itachi… » biascicò, sarcastica, la
ragazza.
«
Signorino? » chiese il maggiore degli Uchiha, alzando un
sopracciglio « Cos'è questa storia? »
«
Niente di che. Sasuke è più stupido del solito,
evidentemente la botta in testa ha avuto delle ripercussioni più
gravi del previsto »
'
Botta in testa? '
Che
Sakura si riferisse a '' quella botta in testa '' ?
No,
non era possibile. Sakura non poteva in alcun modo essere al corrente
di quella storia, a meno che qualcuno del Villaggio non gliela avesse
raccontata.
«
Ti trovo bene » constatò l'Uchiha maggiore.
«
Anche tu sei in forma » ribatté la ragazza, dimostrando
di avere con lui un rapporto confidenziale, amichevole.
Un'altra
cosa abbastanza strana: Sakura non aveva mai conosciuto Itachi, o
perlomeno non lo aveva conosciuto nelle vesti dell'amorevole fratello
che era stato.
«
Ragazzi! » li chiamò Mikoto « Vostro padre è
arrivato, possiamo accomodarci a tavola. »
«
Tsk. » sibilò Sakura.
Sasuke
la guardò attentamente mentre attraversava il giardino al
fianco di Itachi e nella sua mente si palesarono due ipotesi, una
peggiore dell'altra: o Sakura aveva preso troppo sul serio il suo
ruolo per non destare sospetti o quella lì non era Sakura. In
entrambe i casi le probabilità che lui decidesse di ucciderla
erano altissime.
«
Allora com'è andata la missione? »
Itachi
ruppe il silenzio di tomba che regnava nella sala da pranzo da quando
si erano seduti tutti intorno al tavolo per consumare le squisite
pietanze preparate da Mikoto in tempo record – con la
complicità dello sharingan che non solo era un'ottima arma per
incutere timore nei figli, ma risultava molto utile anche in altri
ambiti della vita quotidiana come controllare la cottura di una torta
o assicurarsi che quella macchia insidiosa fosse scomparsa dalla
maglietta preferita di suo marito.
«
Non ricordo molto » ammise Sakura, masticando del riso in
bianco.
«
Il rapporto non lo avete ancora stilato, vero? » chiese Fugaku,
autoritario come sempre.
«
No, sono stata troppo impegnata a farmi passare il mal di testa »
gli rispose a tono la ragazza, inforcando dell'altro riso dalla
ciotola. La stessa ciotola in cui Sasuke avrebbe tanto voluto
soffocarla.
«
Non c'è fretta, lo farai domani, oppure lo farà Sasuke
» dichiarò Fugaku, mostrando un'accondiscendenza che non
aveva mai avuto nei confronti dei suoi figli.
Sasuke,
che fino a quel momento non aveva toccato cibo, troppo preoccupato
dalla piega che stavano prendendo le cose, continuava a studiare la
sua compagna di Team, i suoi gesti, il suo modo di parlare, le sue
labbra, i suoi lineamenti, le sue... In tutto e per tutto sembrava
Sakura, non c'erano dubbi su quello, ma allora perché si stava
comportando in quel modo? La sua già precaria condizione
psichica stava degenerando irrimediabilmente, lo sentiva, e se non
fosse riuscito a venire a capo di quell'enigma sarebbe uscito pazzo –
di nuovo e in modo irreversibile.
«
E così Naruto vi ha trovati svenuti in una radura… »
indagò divertito Itachi.
«
A quanto pare » replicò lei svogliatamente.
«
Non ricordate nulla di quello che è successo? » incalzò
Fugaku, volgendo uno sguardo interrogativo al figlio che continuava
con ostinazione a stare in silenzio. Ovviamente il padre aveva
interpretato questo suo atteggiamento come una forma di pigrizia e
non come una saggia decisione dovuta alla necessità di
reperire il maggior numero di informazioni possibili con le quali
giungere a delle conclusioni concrete.
«
Ricordo solo che stavamo combattendo con alcuni ninja che non siamo
riusciti a identificare e che Naruto non era con noi » raccontò
la ragazza « Stranamente » aggiunse, lanciando
un'occhiataccia a Sasuke.
«
Il vostro Team aveva ricevuto un incarico semplice, cosa pensi sia
andato storto? » le domandò, quindi, Fugaku, incrociando
le braccia davanti al petto.
«
Se Sasuke non avesse chiesto a Naruto di lasciarci soli probabilmente
non sarebbe accaduto niente di tutto questo. » argomentò
Sakura proprio nel preciso momento in cui Sasuke aveva deciso di
mettere sotto i denti qualcosa, causandogli un principio di
soffocamento.
«
Capisco. Quindi la colpa è di Sasuke » concluse
l'Hokage.
«
Poco importa » sospirò l'Haruno « Da domani non
avrò più di questi problemi. »
'
Di cosa sta parlando? ' si chiese Sasuke, aguzzando la vista,
l'udito e qualsiasi altro senso a sua disposizione.
«
Desideravo parlarti proprio di questo, Sakura » intervenne
Fugaku, schiarendo subito dopo la voce. « Credo che il
Villaggio della Foglia abbia ancora bisogno dei tuoi servigi.»
«
Il Consiglio sarebbe disposto a dimenticare il tuo passato turbolento
se tu accettassi di rimanere ancora qualche anno con la tua squadra.
» incalzò Mikoto, andando in aiuto del marito «
Potresti sostenere l'esame da jonin ad esempio, oppure potresti
seguire i corsi da ninja medico, o anche meglio potresti mettere su
famiglia. »
«
Famiglia. » ripeté Sakura a bassa voce e Sasuke
riconobbe qualcosa di sinistro nel modo in cui aveva pronunciato
quella parola.
«
È strano che proprio voi mi veniate a parlare di famiglia. »
continuò la ragazza e il suo tono adesso appariva distante,
freddo « Proprio voi che avete distrutto la mia! »
Itachi
posò d'istinto le bacchette sul tavolo, Fugaku fece un
profondo respiro e chiuse gli occhi, mentre Mikoto la guardò
con materna comprensione.
«
Pensavate davvero di riuscire a nascondere per sempre la verità?
»
La
domanda di Sakura ovviamente era retorica: Fugaku sapeva ormai da
tempo che Sakura fosse a conoscenza di tutto, ma aveva sperato di
riuscire ad arginare i danni per quanto possibile.
Sasuke
strinse i pugni rivedendo in lei se stesso. Nella voce di Sakura
c'era la stessa disperazione, lo stesso odio e gli faceva uno strano
effetto, adesso, percepirli. Condivideva a pieno la posizione della
ragazza, ma allo stesso tempo sentiva crescere in lui il desiderio di
liberarla da tutto quel dolore, di aiutarla… salvarla.
La strada che Sakura aveva intrapreso era senza uscita, l'odio si
sarebbe impossessato gradualmente di lei cancellando ciò che
era stata in passato, rendendola una bestia, un mostro.
'
Io sono diventato questo? ' si
chiese e non gli ci volle molto per darsi una risposta.
«
È stato necessario. » Fugaku prese la parola, conscio
che non ci potesse essere nessun altro, oltre lui, capace di spiegare
a Sakura come fossero andate le cose.
«
Non ho intenzione di ascoltare le tue patetiche scuse! » sputò
lei, con risentimento, alzandosi in piedi e dirigendosi verso
l'uscita.
«
Aspetta, Sakura! » urlò Mikoto « Dove vai? »
«
Lontano da voi e da questo Villaggio di parassiti » le rispose
prima di andare via sbattendo la porta.
«
Bisogna fermarla! » esclamò Mikoto concitatamente «
Fugaku, fa' qualcosa! »
«
Non possiamo fare più niente » affermò il marito,
consapevole del fatto che ormai Sakura avesse scelto la sua strada e
che niente e nessuno sarebbe stato in grado di farle cambiare idea.
'
Al diavolo! '
Sasuke
si alzò di scatto e si lanciò all'inseguimento della
ragazza: non aveva ben chiaro il perché, ma sapeva di doverla
fermare. Non c'entrava la possibilità che lei distruggesse il
Villaggio e lo rendesse di nuovo orfano – a patto che fosse
sopravvissuto – c'era una motivazione più profonda che
probabilmente aveva a che fare con quella parte di se stesso che era
riaffiorata in quei giorni e che stava combattendo una feroce lotta
per sradicare tutto l'odio che dimorava dentro di lui.
Attivò
lo sharingan e prese a volare sui tetti di Konoha per avere una
visuale più ampia.
La
rintracciò facilmente: dopotutto si trattava pur sempre
Sakura, quale altro posto avrebbe potuto scegliere se non quello.
Solo
quando vide quella panchina e la ragazza che vi era seduta sopra
realizzò di non essersi ancora posto il quesito più
importante e il sangue gli si ghiacciò nelle vene: dov'era la
vera Sakura?
●
♦ ●
«
Che cosa le hai fatto? »
Come
da copione l'istinto Uchiha prevalse su una più congeniale
strategia diplomatica.
«
Che vuoi, Sasuke? » replicò acidamente Sakura.
«
Ti ho chiesto cosa le hai fatto! » ringhiò di nuovo
Sasuke mentre si avvicinava a lei con fare minaccioso.
«
Ho per caso pestato una delle tue amanti? » ipotizzò la
ragazza « Oppure ti ha dato di volta il cervello? »
Sasuke
rifletté un attimo sulla situazione: le possibilità che
quella ragazza, la finta Sakura, fosse tornata a casa e avesse
trovato la vera Sakura erano molto alte come le probabilità
che l'avesse uccisa e che adesso gli stesse mentendo.
«
Ti ho fatto una domanda. » tornò alla carica l'Uchiha,
deciso a tirarle fuori la verità anche con la forza se fosse
stato necessario.
«
E io ti ho risposto che non ho la più pallida idea di che cosa
tu stia parlando e francamente mi hai stufato. » ribatté
lei, alzandosi dalla panchina e dirigendosi verso casa.
«
Perché sei venuta qui? » le domandò con la
speranza che lei si fermasse: non poteva rischiare che lei tornasse a
casa e si incontrasse con Sasori, anche se non era certo che questo
non fosse già accaduto.
«
Ascolta, Sasuke. »
Il
tono della voce di Sakura si era leggermente ammorbidito e Sasuke
tirò un sospiro di sollievo – era abbastanza stufo di
quel botta a risposta con il suo alter ego con le tette.
«
Non ho alcuna intenzione di sorbirmi i tuoi piagnistei oggi. Siamo
rimasti privi di sensi per due giorni e l'unica cosa che veramente
desidero è poter andare a casa e farmi una doccia. »
«
Rispondi alla domanda. » le ordinò Sasuke,
costringendola a voltarsi verso di lui. Sasuke, infatti, aveva deciso
di utilizzare l'effetto sorpresa: quella Sakura era abituata a una
versione di lui priva di polso, pertanto il ritrovarsi di fronte il
vero Sasuke Uchiha, il ' full bastard inside ', sicuramente l'avrebbe
messa in difficoltà. O almeno lo sperava.
«
Sei insopportabilmente noioso, Sasuke. Perché ti ostini a
volermi aiutare? Perché non mi lasci in pace? »
«
Perché quello che hai intenzione di fare è sbagliato e…
» Sasuke tentò di ricordare le parole che suo fratello
gli aveva detto quella stessa mattina « quello che otterrai con
la vendetta sarà solo altro dolore. »
Sakura
sbarrò gli occhi, come stupita dalle parole del ragazzo:
abituata a un Sasuke Uchiha versione '' Don Giovanni decerebrato '',
quel discorso così profondo, così ragionato, aveva
dell'incredibile.
Il
ragazzo ghignò soddisfatto, ringraziando mentalmente suo
fratello per quella perla di saggezza.
«
B-Bhe, non sono affari che ti riguardano in ogni caso. » tagliò
corto Sakura, dandogli nuovamente le spalle.
«
Non ho ancora finito. » le comunicò con tono
autoritario, facendo qualche passo verso di lei fino a ritrovarsi a
pochi centimetri dalle sue spalle.
Nel
contempo, infatti, la mente di Sasuke, sovreccitata dalla situazione,
aveva elaborato un ulteriore piano che consisteva in una '' piccola,
innocente, vendetta'' – tanto per non perdere l'allenamento.
«
Oh Kami! Ecco che ricomincia! » sospirò Sakura, alzando
gli occhi al cielo « Ti rendi conto che siamo nella medesima
posizione in cui eravamo la notte che ho abbandonato il Villaggio? »
gli chiese, quasi divertita.
'
In realtà ero io quello che stava abbandonando il Villaggio e
tu quella che cercava di impedirmelo ' avrebbe
voluto farle notare l'Uchiha,
ma evitò – in
fondo erano solo dettagli.
«
Ricordi cosa accadde, vero? »
'
Sì, mi dicesti che mi amavi con tutto il tuo cuore e io, prima
di tramortirti, ti ringraziai per questo.'
«
Lo pensavi davvero? » lo pressò la ragazza, con un
chiaro obbiettivo in mente.
Perso
nel flusso dei ricordi di quella notte di luna piena, Sasuke,
infatti, non si accorse della subdola trappola che Sakura stava
tessendo ai suoi danni.
«
Credo di sì. » le rispose Sasuke, d'istinto.
Seguirono
alcuni minuti di silenzio in cui Sasuke cercò di capire come
gli fosse venuto in mente di risponderle in quel modo: forse questa
volta era stato lui a immedesimarsi troppo nella parte oppure,
semplicemente, aveva sperato che Sakura potesse spiegargli come mai
quella notte lui avesse vacillato.
«
E tu? » le rigirò, quindi, la domanda « Perché
mi hai ringraziato? » Francamente, a quattro anni di distanza,
non era riuscito lui stesso a comprenderne il significato –
figurarsi Sakura, quella vera – e , partendo dal presupposto
che lui non sprecava mai il fiato a vuoto, doveva essercene per forza
uno.
«
Perché… »
Sasuke
la vide scomparire all'improvviso per poi percepire il suo respiro
sul collo: era alle sue spalle.
'
No! Di nuovo no! ' esclamò
dentro di sé , dandosi dello stupido per essere caduto nella
sua trappola. Aveva perso di vista la regola numero uno del manuale
del vendicatore: mai, e poi mai, farsi prendere dalle emozioni.
Sakura
caricò il colpo nella mano destra e Sasuke fece appena in
tempo a scansarsi.
La
ragazza assottigliò gli occhi contrariata dal fallimento del
suo piano, non prevedendo che Sasuke avesse già escogitato una
maniera per metterla al tappeto. Ok, tramortirla con un colpo alla
nuca sarebbe stato il massimo, l'avrebbe ripagata con la stessa
moneta, ma si rese conto che fosse necessario qualcosa di più
efficace perché la ragazza sembrava abbastanza agguerrita.
Trovava questa situazione molto divertente, quasi eccitante: una
Sakura più volitiva, risoluta, non gli sarebbe dispiaciuta in
fondo.
Si
lanciò verso di lei, prendendola alla sprovvista, e dopo
averla afferrata all'altezza del bacino con un braccio, la trascinò
per qualche metro, sbattendola infine contro il tronco di un albero.
«
Ah! » esalò lei, dopo l'impatto, per poi iniziare a
ridere di nuovo come una psicopatica.
«
Non hai risposto alla mia domanda. » le ripeté Sasuke,
sfruttando il fatto che fosse in trappola tra il suo corpo e il
tronco dell'albero. Volente o nolente, sarebbe riuscito a strapparle
quella dannata risposta.
«
Sembri diverso, Sasuke. » notò lei, portando la mano sul
viso di lui come per essere sicura che fosse reale « Sei così
virile, autoritario… »
Sasuke
fu colto da un fremito, sentendo le dita della mano di lei
percorrergli la guancia, scendere lungo la linea del mento e poi
risalire ancora fino ala tempia, il tutto con una lentezza
estenuante.
«
È eccitante tutto
questo non trovi? » gli sussurrò Sakura a pochi
centimetri dalle labbra.
Lo
era eccome!
Sasuke,
completamente impreparato, abbassò la guardia. Le labbra di
Sakura erano così vicine e l'aroma di vaniglia che
sprigionavano i suoi capelli era così intenso che si sentì
improvvisamente come stordito.
«
In fondo potrei accontentarti
per una volta » valutò
e la sua voce risultò alle orecchie di Sasuke così
sensuale da provocargli un altro brivido.
'
Cosa mi sta succedendo? ' si
chiese, confuso.
Si
trattava di nuovo di un jutsu? E questo jutsu poteva essere così
potente da far muovere i suoi muscoli – tutti i muscoli, anche
quelli che credeva di non avere, e in particolare quello collocato
più in basso dello stomaco e più in alto delle
ginocchia ?
Il
respiro di Sakura era ora così chiaro, lambiva le sue labbra
come una dolce e calda carezza. Provò il desiderio di berlo,
farlo suo e inconsciamente si protese verso di lei che con la bocca
dischiusa agguantò, così, il suo labbro inferiore.
E
il cervello di Sasuke andò in blackout... encefalogramma
piatto – e si era trattato solo di un bacio a fior di labbra,
probabilmente passando alla fase successiva avrebbe potuto persino
correre il rischio di ritornare di nuovo buono senza neanche
rendersene conto.
Quell'unica
sinapsi ancora attiva tentò disperatamente di farlo ragionare
, di ricordargli che lui era un nukenin, un vendicatore, e almeno una
dozzina di altre cose che non prevedevano contatti fisici volti al
personal sollazzo ma solo alla distruzione e che un paio di labbra
carnose e profumate non potevano provocare in alcun modo simili
reazioni, per così dire ''umane'', in una macchina perfetta
come lui.
La
mise a tacere, abbassando le palpebre per poi riaprirle subito dopo,
quando una terrificante fitta di dolore in un punto specifico del suo
corpo, e precisamente sotto lo stomaco e più su delle
ginocchia, si irradiò fino al cervello, riattivandolo
all'istante.
«
Sei ancora troppo stupido, Sasuke. » lo derise la ragazza con
un ghigno sadico dipinto sul viso mentre l'Uchiha, caduto
all'indietro, si contorceva sull'erba.
Lo
aveva colpito lì. Sì, proprio lì. Aveva violato
una delle regole basilari del manuale ninja: Regola n. 15, comma 2 –
Durante un combattimento tra ninja i colpi bassi non sono ammessi.
Più in basso di quello?!
Eppure
Sakura era sempre stata una studentessa modello, conosceva a menadito
il manuale ninja… non
aveva più dubbi in merito, Sakura era
una fottuta nukenin, ecco cos'era, una fottuta e psicolabile
nukenin che aveva ripudiato il suo credo ninja e tutti gli
insegnamenti del Maestro Kakashi –
più o meno come aveva fatto lui.
E constatò che non ci
fosse proprio nulla di divertente o di grandioso in questo. Era
seccante rapportarsi con una persona che non aveva alcuna voglia di
ragionare, era irritante che si ostinasse ad allontanare tutti coloro
che cercavano di darle una mano ed era umiliante sapere di non essere
in grado di poter fare nulla se non… forse…
Improvvisamente
Sasuke riuscì a comprendere come si fosse sentita Sakura –
quella vera – in tutti quegli anni – dolore lancinante
allo scroto escluso.
'
Voleva uccidermi per liberarmi. '
Allora
era vero? Era stato questo il ragionamento che Sakura aveva fatto.
Preferiva ucciderlo con le sue mani prima che qualcun altro lo
facesse al suo posto.
Sakura
si portò a cavalcioni su di lui, immobilizzandolo con
straordinaria forza, e sguainò un kunai, portandoglielo alla
gola.
«
Cosa hai intenzione di fare? » le domandò Sasuke,
sforzandosi di parlare nonostante l'atroce tormento che continuava a
diramarsi dal suo bassoventre.
«
Elimino un ostacolo. » gli rispose, glaciale.
«
Non ne hai il coraggio. » la sfidò lui, per prendere
tempo, consapevole che quella donna sarebbe stata in grado di
tagliargli la giugulare senza tante cerimonie – come avrebbe
fatto lui con quella vera se Naruto non lo avesse fermato.
«
Scommettiamo, Sasuke? » replicò lei, accennando un
sorrisetto divertito.
A
quel punto, teoricamente, il suddetto Naruto avrebbe dovuto fare la
sua comparsa e salvarlo…
'
Usuratonkachi maledetto! ' imprecò l'Uchiha, non riuscendo
a percepire neanche un debole olezzo di ramen nell'aria.
Sul
serio sarebbe morto per mano di Sakura Haruno?
Evidentemente
sì, dato che non riusciva a muoversi con le ginocchia di
Sakura piantate negli avambracci e le gambe ancora inutilizzabili a
causa dell'elegante ''colpo basso'' ricevuto poco prima e che ancora
si faceva sentire – e bene.
«
Addio, Sasuke-kun. »
La
lama del kunai iniziò a premere sulla sua gola fino al punto
di lacerarne in maniera superficiale la pelle, ma Sasuke,
stoicamente, continuò a fissare la ragazza negli occhi, non
riuscendo a riconoscere in essi alcuna forma di pietà o
dispiacere per il gesto che stava compiendo. La sua mente fece un
balzo indietro e l'immagine degli occhi della vera Sakura, carichi di
terrore, nel momento in cui le afferrava il collo pronto a colpirla,
riaffiorarono dolorosamente.
'
Mi dispiace, Sakura. '
A
quel punto chiuse gli occhi, attendendo quella fine che forse
meritava davvero.
«
Ahahahah! »
Una
risata. Una risata cristallina e inconfondibile.
«
Maledizione! » imprecò Sakura, liberandolo dal suo ''
dolce '' peso e da quel minaccioso kunai ormai a due passi dalla sua
giugulare.
Sasuke
riaprì gli occhi e si ritrovò, così, disteso
sull'erba, con ancora un gran dolore tra le gambe, ma contro ogni
previsione era ancora
vivo.
Qualcosa,
o qualcuno, doveva aver interrotto la sua esecuzione.
Facendo
leva sulle braccia indolenzite riuscì ad alzare la testa e a
guardarsi intorno mentre un
rivolo di sangue scendeva lungo il suo collo.
Sentì
squittire un melenso « Oh, Sasuke-kun! » e trovò
abbastanza ironico che fosse stata proprio Sakura a salvarlo da
Sakura. Il karma agiva in modi misteriosi e il suo, in ferie da anni,
aveva deciso di ripresentarsi al suo cospetto più negativo che
mai.
Sakura,
infatti, non era sola.
'
No, ti prego, questo no! '
esclamò l'Uchiha dentro di sé, dopo
aver riconosciuto i suoi inconfondibili tratti fisionomici sul viso
del ragazzo che camminava al fianco della Haruno – a braccetto,
tra l'altro.
Con
un enorme sforzo riuscì a rimettersi in piedi e procedendo con
un andatura alquanto zoppicante, si
nascose dietro il tronco del
primo albero a tiro non avendo la più pallida idea di come
affrontare la situazione.
Decise,
quindi, di aspettare che il dolore si attenuasse un altro po' in modo
da riuscire a ragionare con lucidità.
«
Ancora non posso credere che tu abbia accettato il mio invito,
Sakura-chan. » proferì
il suo alter ego, facendogli storcere
il naso non tanto per il '' Sakura-chan'', appellativo di solito
utilizzato da Naruto – e mai da lui – ma dal tono melenso
e
da quello sguardo di venerazione che aveva potuto leggere nei suoi
occhi.
'
Di male in peggio. '
Dal
canto suo, Sakura, che non era ancora riuscita a capire che non si
trattasse del vero Sasuke – o meglio, aveva fatto di tutto per
non capirlo, nonostante i molteplici indizi che avrebbero indotto
persino quella bertuccia del ''sostituto'' a porsi qualche domanda –
continuava a vivere tranquillamente il suo sogno, sfoggiando grandi
sorrisi e non perdendo occasione di avvinghiarsi alle solide braccia
dell'Uchiha.
«
Come avrei potuto rifiutare! » sospirò lei, ancora
incredula di poter poggiare il suo capo sul marmoreo deltoide.
«
Ricordi questo posto, Sakura? » le domandò e
istintivamente la ragazza rabbrividì ricordando quella notte.
«
È qui che è cominciato tutto. »
'
O è finito tutto, a seconda dei punti di vista. ' lo
corresse il vero Sasuke.
«
È qui che mi sono dichiarato a te. »
'
No, non farlo, ti supplico! '
L'Uchiha
prese a sbattere la testa contro
il tronco dell'albero con la speranza di procurarsi un trauma cranico
e svenire.
«
Non ho mai ben compreso il significato di ciò che mi dicesti
quella notte. » disse
Sakura, con gli occhi lucidi
e il cuore strabordante di gioia.
Ovviamente
Sakura si riferiva al '' Grazie''.
«
Credevo di essere stato abbastanza chiaro.»
E
ovviamente l'alter ego di Sasuke si
riferiva al '' Ti amo con
tutto il mio cuore. ''
Entrambi
stavano parlando della stessa notte e
inconsapevolmente si stavano ponendo la stessa domanda avendo
ricoperto il medesimo ruolo, pertanto
non avrebbero mai ottenuto risposta a meno che il vero Sasuke non
fosse uscito dal suo nascondiglio e non avesse dato loro
delucidazioni in merito, risolvendo una volta per tutte l'enigma.
Sakura
annotò che per Sasuke un '' Grazie '' sussurrato alle spalle
equivalesse a un '' Ti
amo anch'io '' e si crogiolò al pensiero di quante volte, da
quel momento in poi, avrebbe potuto indurre Sasuke a ringraziarla.
«
Ho sofferto molto. »
ammise, poi,
il falso Sasuke.
'
A chi lo dici! ' replicarono in
coro le vocine interiori di Sakura, mentre il vero Sasuke valutava in
modo serio l'ipotesi di porre fine da solo alle sue di sofferenze.
«
Ho avuto davvero
paura di averti persa per sempre. »
'
Ma per favore! ' esclamò
l'Uchiha, nauseato,
meravigliandosi di Sakura che, tutto sommato, aveva sempre
considerato intelligente: possibile che non avesse capito che non era
lui?
«
Adesso andrà tutto bene, Sasuke-kun. »
No,
Sakura non aveva capito.
«
Sembri diversa, Sakura-chan.
» osservò il ragazzo - ' Finalmente!
' aggiunse Sasuke, un po' sollevato da quello sprazzo di genialità
mostrato dal suo alter ego: Sakura non aveva niente a che vedere con
la pazza psicopatica che aveva tentato di porre fine prematuramente
alla sua carriera procreativa, qualora avesse mai voluto
intraprenderla, era poi così arduo arrivarci?
«
Forse perché mi stai guardando con occhi diversi. »
miagolò la Haruno,
sorridendogli con dolcezza.
Ciò
che avvenne in seguito continuò a perseguitare Sasuke nel
sonno per molti anni.
La
mano del finto '' lui '' andò a posarsi sulla guancia di
Sakura e
lentamente i loro corpi iniziarono ad avvicinarsi sempre di più
fino a che le loro labbra non si ritrovarono quasi a sfiorarsi, il
tutto corredato da sguardi languidi e respiri affannati.
Sakura
chiuse istintivamente gli occhi per lasciarsi andare in toto
all'inevitabile felicità che avrebbe provato nel baciare
Sasuke per la prima volta.
Inutile
dire che rimase abbastanza basita quando, socchiuso un occhio, dopo
alcuni minuti in cui era rimasta in posizione plastica con le labbra
a culo di gallina, aveva visto ''
Sasuke ''
trascinare via '' Sasuke
''
lontano da lei.
«
Ma… » Le parole le morirono in gola.
«
Ti spiego dopo, adesso seguimi. » le ordinò Sasuke,
ancora un po' claudicante.
«
Sakura-chan, ma che sta succedendo? » strillò l'altro,
tentando di divincolarsi dalla ferrea stretta dell'Uchiha, quello
vero, quello gagliardo, che dopo averlo afferrato per la maglietta lo
stava strisciando al suolo
a mo' di sacco di patate.
«
Taci! » lo minacciò
Sasuke, che per l'occasione
aveva rispolverato il tono più truce di tutto il suo
repertorio tanto da convincere il povero mal capitato a dare retta a
quel briciolo d'istinto di autoconservazione che ancora
gli rimaneva e a chiudersi
in un semi-irreversibile mutismo.
●
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Capitolo 6 *** Atto VI - Sono il 'Grazie' mai compreso di Sasuke ***
Atto
VI
''
Sono il ' Grazie ' mai compreso di Sasuke.''
«
Mi spieghi che cosa sta succedendo? » sbraitò Sakura,
leggermente isterica.
«
Sì, vorrei capirlo anch'io. » si accodò l'alter
ego di Sasuke, legato a un albero come un salame « Perché
ho come l'impressione che io e te ci somigliamo? » aggiunse,
chiedendo conferma con lo sguardo alla ragazza che annuì
nonostante fosse ancora parecchio confusa.
«
Perché siamo la stessa persona. » gli rispose Sasuke,
quello vero, sperando in cuor suo che il messaggio venisse recepito
in fretta e con chiarezza.
«
Ne dubito. »
Come
non detto.
«
Io ho molto più stile. » affermò il falso Sasuke,
con sufficienza, chiedendo ancora conferma alla ragazza.
Sakura,
distratta, annuì di nuovo, beccandosi questa volta un
occhiataccia da parte del vero Uchiha che la persuase a prestare un
po' più attenzione a quello che stava accadendo intorno a
lei.
«
Sasuke-kun, ma come è possibile? » domandò Sakura
senza precisare a quale Sasuke avesse posto il quesito.
«
Basta scegliere l'abbigliamento adatto e mostrare sempre un sorriso
smagliante. Per fortuna sono anche straordinariamente bello. »
E
ovviamente rispose il Sasuke sbagliato.
Quello
vero scosse la testa, scoraggiato: provava l'irrefrenabile desiderio
di strozzarlo, ma la possibilità che uccidendo il se stesso di
quella dimensione anche lui morisse lo convinse a desistere –
per il momento. Aveva ancora troppe cose da fare, stragi da compiere,
Villaggi da radere al suolo...
Optò,
quindi, per una velata minaccia: « Ti prego, fai un favore a
tutti, chiudi quella cazzo di bocca. »
«
Hey! Non ti permetto di parlarmi in
questo modo. » reagì l'altro, agitandosi come un pesce
nelle rete « Non sottovalutare un Uchiha. Diglielo anche tu,
Sakura-chan! »
'
Sakura-chan '
«
Te lo dico per l'ultima volta… Taci! » lo minacciò
ancora Sasuke.
«
Aspetta… »
L'altro
Uchiha sembrava aver appena avuto un'illuminazione divina e il vero
Sasuke sperò che, per una volta, una stramaledettissima volta,
dicesse qualcosa di intelligente: era geneticamente impossibile che
lui fosse così stupido.
«
Se tu sei me e io sono te, allora ci sono anche due Sakura. »
Sasuke,
quello vero, annuì con benevolenza: non era la scoperta del
secolo, ma aveva apprezzato lo sforzo.
«
E ciò significa che potrei amarle tutte e due. Un Harem di
Sakura, ma ci pensi? » affermò, poi, con entusiasmo,
provocando un sonoro facepalm da parte dell'altro Sasuke.
«
Tranquilla, piccola » si rivolse, infine, a Sakura, «
Saprei come soddisfare entrambe. » dichiarò, facendole
l'occhiolino.
Non
fu l'improvviso rossore sulle guance di Sakura a provocare ciò
che avvenne in seguito, né il fatto che quell'attrezzo avesse
nominato invano il Clan Uchiha e neanche il cacofonico ' Sakura-chan
', semplicemente il vero Sasuke ritenne che un essere del genere non
meritasse di vivere, o almeno di parlare.
Pertanto,
dopo essersi strappato di dosso una delle fasce che era solito
portare, lo imbavagliò – e ben stretto – provando
subito una profonda sensazione di sollievo.
Sakura,
intanto, dopo essersi ricomposta, si era seduta su un masso, con il
mento poggiato sulla mano, e tentava con tutta se stessa di mettere a
tacere la vocina nella sua mente che le stava consigliando di fare
fuori il vero Uchiha e tenersi quell'altro, più disponibile e
predisposto a una relazione.
«
Sakura? Non abbiamo tempo per i sogni ad occhi aperti. » la
rimproverò il vero Sasuke.
'
Più disponibile e predisposto a una relazione '
«
Stavo riflettendo su questa faccenda. » replicò lei,
contrariata.
Non
era vero, ma tentò di salvare le apparenze.
«
Se quello non è il vero Sasuke e tu sei il vero Sasuke.
Significa che in giro c'è anche la falsa Sakura? »
«
C'era arrivato anche l'idiota. » sputò lui, acido.
'
Più disponibile e predisposto a una relazione. '
Sakura
buttò un occhio al falso Sasuke: il suo sguardo supplice,
colmo di venerazione per lei… perché doveva perdere
tempo dietro a uno che la trattava male quando poteva avere il
medesimo uomo, solo ' Più disponibile e predisposto a una
relazione ' ?
'
Povero cucciolo! ' sospirò dentro di sé e una delle
sue vocine interiori, con un tono che ricordava molto quello di
Orochimaru-sama, non perse occasione per esclamare un ' Uccidilo!
Uccidilo! Uccidilo! ' rivolto, ovviamente, al cane rabbioso.
«
Dobbiamo rintracciare Sasori e fermare Sakura. » la informò
Sasuke, con un tono che non ammetteva repliche.
«
Quindi tu l'hai incontrata? »
Sasuke
fu costretto a voltarsi di scatto per mascherare quella leggera punta
di rosa che gli aveva imporporato le guance: un bacio e un calcio
negli zebedei erano un po' più di un semplice incontro.
«
Sss… a...ncantrata. » ( Traduzione: ' Sì, l'ha
incontrata' ) farfugliò l'altro Sasuke, che nonostante il
bavaglio non si era rassegnato a non dire la sua, soprattutto perché
conosceva molto bene l'altra Sakura e sapeva quale effetto facesse
sugli uomini. Quella versione di lui, poi, aveva tutta l'aria di
essere un verginello, quindi l'incontro con la ragazza doveva essere
stato abbastanza traumatico.
«
Eh? » chiesero gli altri due all'unisono.
Il
falso Sasuke alzò gli occhi al cielo: l'aver provato a parlare
con il bavaglio gli aveva segato appena gli angoli della bocca, non
aveva intenzione di rovinarsela per ripetere quello che aveva detto.
«
Comunque non importa, riesco a gestirla. » dichiarò il
vero Sasuke.
«
Uhf! » lo canzonò l'altro.
«
Forse non ti è chiaro il concetto che devi stare zitto! »
ringhiò l'Uchiha che davvero non ne poteva più delle
sue continue interruzioni.
«
Sasuke, che ne diresti se gli togliessi il bavaglio? Dopotutto lui la
conosce meglio di noi, potrebbe esserci di aiuto. » propose
Sakura, con molta, ma molta, calma: non aveva alcuna intenzione di
incorrere in una delle crisi isteriche dell'Uchiha, quella nel Paese
del Ferro le era bastata.
«
Fai come vuoi, ma alla prima cazzata che dice lo faccio fuori. »
Sakura
si inginocchiò davanti al falso Sasuke e con delicatezza gli
tolse il bavaglio.
«
Grazie, regina del mio cuore. » le sussurrò lui,
seducente.
'
Ma per favore ' esclamò
l'altro Uchiha dentro di sé, sempre più convinto che
quella di Sakura fosse stata una pessima idea.
«
Sai qualcosa del piano dei Sasori e Sakura? » gli chiese la
ragazza con gentilezza.
«
Potrei sapere qualcosa in effetti… » le confermò
lui « Ma se tu mi slegassi sarei sicuramente più
predisposto a collaborare. Sakura, dopotutto, è una mia amica
e anche se tu sei uguale a lei, io non posso tradirla così
facilmente. » aggiunse, sfoggiando poi un irresistibile
sorriso.
«
Sei d'accordo anche tu con lei, quindi. » sbraitò
l'altro Uchiha « Come puoi tradire il tuo Villaggio, la tua
famiglia… »
«
Senti chi parla. » lo interruppe Sakura e Sasuke pensò
bene di tacere, rendendosi conto dell'enorme castroneria che aveva
appena detto.
«
Ok. Adesso ti libero, ma non fare scherzi. » si raccomandò
l'Haruno, sciogliendo i nodi che tenevano il falso Sasuke legato
all'albero.
Il
ragazzo si tirò in piedi, si ripulì i pantaloni dalla
polvere e si sistemò i capelli.
«
Adesso devi dirci tutto quello che sai, Sasuke. È davvero
importante. »
E
per sicurezza Sakura sbatté le palpebre dei suoi occhioni
verdi che almeno su quell'Uchiha sembravano sortire qualche effetto.
«
Sakura vuole vendicarsi del Villaggio e Sasori la sta aiutando. »
disse, quindi, il ragazzo.
«
Potresti dirci qualcosa che
non sappiamo? » lo invitò l'altro Uchiha che continuava
a pensare che fosse stata davvero una pessima, ma pessima, idea.
«
So dove devono incontrarsi. »
«
Bene! » esclamò il vero Sasuke « Allora dillo! »
«
Sì, ma a una condizione… » replicò il
ragazzo, ghignando finalmente come il vero Sasuke, ovvero in modo
malefico.
«
Non sei nella posizione di poter dettare condizioni. »
«
Allora non se ne fa niente. » affermò, facendo
spallucce.
«
Io ti uccido! » urlò il vero Uchiha, scagliandosi su di
lui, prontamente fermato dal braccio di Sakura teso tra i due: avere
una forza sovrumana aveva i suoi lati positivi.
«
Spostati, Sakura! » le ordinò l'Uchiha, iracondo.
«
Aspetta un attimo, sentiamo che vuole. Potrebbe non essere niente di
particolare. »
Sakura
tentò di farlo ragionare: il Sasuke di quella dimensione era
completamente diverso dall'originale, forse voleva solo che, alla
fine, la vita della sua Sakura venisse risparmiata.
«
Infatti non lo è. » confermò il ragazzo.
Il
vero Sasuke respirò profondamente, tentando di ritrovare un
briciolo di calma.
«
E sentiamo… » sbuffò « Cos'è che
vorresti? »
«
Una cosa che ho sempre desiderato, ma che non sono mai riuscito ad
ottenere. » dichiarò l'altro, sistemandosi una ciocca di
capelli con un veloce gesto della mano.
'
Un cervello? ' ipotizzò
Sasuke.
«
Sono anni che rincorro un sogno impossibile
» continuò, con un enfasi quasi teatrale « E non
posso perdere questa occasione. »
Il
vero Sasuke sbuffò ancora, questa volta in modo più
rumoroso.
«
Possiamo arrivare al dunque? » sbottò, decisamente, ma
decisamente, contrariato.
«
Ok, ok. Quello che voglio è… »
La
tensione era altissima. Sasuke e Sakura erano in attesa di scoprire
quale fosse il desiderio del falso Uchiha, magari potere, forse
vendetta, oppure diventare Hokage… consapevoli che avrebbero
fatto di tutto pur di ottenere quelle informazioni.
«
Un bacio. » dichiarò, infine, il ragazzo.
Inutile
dire che per poco Sasuke e Sakura non stramazzarono al suolo.
«
Un b-b-b-b-b-bacio? » balbettò l'Haruno, sentendo
chiaramente tutti i capillari della sua faccia rompersi nel medesimo
momento.
Sasuke,
quello vero, al contrario preferì chiudersi in un
irreversibile mutismo non riuscendo a capacitarsi del fatto che tra
le tante cose, quel gran pezzo di idiota avesse scelto quella più
stupida.
Era
davvero senza speranza.
«
Sì, Sakura-chan . È una vita che aspetto di poterti
baciare. » confermò il falso Sasuke e Sakura iniziò
a sentire le gambe molli, il cuore a mille e
la salivazione a zero.
In
vero trovava che l'idea di
baciare Sasuke davanti a
Sasuke fosse un tantino
perversa, ma Amen! Quando le si sarebbe ripresentata un'occasione del
genere?
«
I-io… »
«
Non sei costretta a farlo. » si sentì di dirle il vero
Sasuke che tremava all'idea di assistere a una simile oscenità:
Sakura non poteva baciarlo sul serio! Non era tanto per l'inevitabile
shock derivato dal fatto che sarebbe stato spettatore del '' secondo
bacio di Sakura '' ( perché era arcisicuro
che Sakura non avesse più
poggiato le sue labbra su
quelle di qualcun altro – presunzione Uchiha),
più che altro trovava
assolutamente ingiusto che quel tizio – che poi era lui –
si approfittasse così della situazione.
No,
bugia.
La
verità era che gli creava un certo scompenso emotivo l'idea
che Sakura baciasse qualcun altro che non fosse lui – anche se
era lui.
«
È un sacrificio necessario. » replicò l'Haruno,
fingendosi dispiaciuta se non addirittura contraria a quell'atto così
innaturale.
'
Sto per baciare Sasuke. Sto per baciare Sasuke ' canticchiò
la sua vocina interiore in versione '' boccoli d'oro arrapata '' -
anzi, boccoli rosa.
Sasuke
strinse i pugni: se non vi era altra soluzione, allora avrebbe fatto
l'uomo e sopportato l'onta.
«
Ok. Facciamolo. » decretò Sakura, continuando
imperterrita a recitare il ruolo della martire per un bene superiore.
Si
avvicinò al falso Sasuke e questo sibilò un «
Finalmente. » che le provocò un brivido lungo la spina
dorsale – e al vero Sasuke un conato di vomito.
«
Spero che non ti dia fastidio. » aggiunse il ragazzo, lanciando
uno sguardo di sfida all'altro , i cui muscoli si erano tirati in
modo anomalo, rendendogli difficile persino respirare.
«
Fai in fretta. »
Fu
la risposta del vero Sasuke. Una minaccia per nulla velata che stava
a significare anche '' Appena questa storia sarà finita ti
ucciderò in un modo lento e doloroso.''
Il
falso Sasuke posò delicatamente una mano sulla nuca e l'altra
sul fianco della ragazza. La tirò a sé con un gesto
veloce, facendo aderire i loro corpi e
la guardò dritta negli occhi.
Nel
contempo dentro Sakura stava accadendo di tutto…
Le
sue vocine interiori per una volta avevano deciso di tacere e godersi
il momento, mentre esplosioni di vario genere, soprattutto ormonali,
facevano da sottofondo a quel momento che lei aveva aspettato da
sempre e che, finalmente, si stava avverando.
Il
falso Sasuke soffiò leggermente sulle sue labbra, facendola
sorridere, e solo a quel punto, con il semaforo verde, aggredì
le stesse con impeto.
Il
tutto sotto la sguardo attonito e omicida di Sasuke che sì,
avrebbe potuto girarsi, fare finta di niente, lasciarli soli casomai,
ma proprio non era riuscito a muoversi. Il suo stomaco si era
attorcigliato su se stesso, fiumi di bile scorrevano senza freno, e
il suo cuore… beh, stavolta il suo cuore aveva preso una bella
botta.
Ciò
che davvero gli risultava strano, tuttavia, era che in fondo non
fosse poi una così brutta scena, anzi…
Sorvolando
sulla lingua del suo alter ego che stava allegramente facendo
amicizia con le tonsille di Sakura – che gemeva, la
svergognata, sicuramente più per un principio di
soffocamento che per piacere – fu costretto ad ammettere
che quei due fossero davvero una bella coppia.
Inconsapevolmente
si ritrovò ad abbassare la testa da un lato quando il bacio
iniziò a prendere un ritmo più veloce, carico di
ardore. Altro che sacrificio! E si ritrovò a pensare se anche
con lui… sì, insomma… se ci fosse stato lui al
posto del falso Sasuke…
Scosse
la testa con impeto per scacciare via quel funesto pensiero.
«
Ok, penso che possa bastare. »
Doveva
fermarli: le mani del suo alter ego avevano preso a scendere lungo la
schiena di Sakura fino al…
«
Mh! » gemette Sakura, sentendo la mano del ragazzo sul
fondoschiena: le palpatine non erano previste, ma... Amen di nuovo!
Cosa poteva farci se Sasuke la riteneva irresistibile?!
«
Avete sentito cosa ho detto? » ringhiò il vero Sasuke:
non rientrava tra i suoi piani assistere anche alla ' prima volta '
di Sakura e i presupposti iniziavano ad esserci tutti soprattutto
perché la mano birichina del suo alter ego era risalita fino
alle…
'
Oh! No,no,no,no,no,no… ' Sasuke
a questo punto chiuse gli occhi.
E
giù un altro gemito di Sakura che insinuò il dubbio
nella eccelsa mente dell'Uchiha che il principio di soffocamento non
c'entrasse proprio nulla.
Ok,
il suo alter ego era un idiota patentato, ma fu costretto ad
ammettere che con le donne ci sapesse fare – cosa in cui lui,
invece, era molto carente.
In
ogni caso per quelle due palpatine non previste, a suo parere, non
solo avrebbe dovuto dargli tutte le informazioni che gli servivano,
ma avrebbe dovuto addirittura fermarsela da solo la sua Sakura
psicopatica.
Dopo
altri cinque interminabili minuti in cui il suo alter ego aveva
ampiamente conosciuto ogni singolo centimetro di pelle della ragazza
arrivando fino a sbottonarle il collo della casacca, i due si
staccarono – con profondo sollievo del vero Sasuke.
Sakura
si portò una mano alle labbra, gonfie e umide di saliva: aveva
baciato Sasuke… bene… adesso poteva morire felice.
Infatti
svenne.
Il
vero Sasuke alzò gli occhi al cielo mentre il suo alter ego
pensò di poter sfruttare la situazione e si mosse per
sdraiarsi sopra la ragazza.
«
Non pensarci neanche. » lo avvertì il vero Sasuke, la
cui pazienza poteva dirsi bella che finita.
«
Ma è svenuta! » gli fece notare l'altro, irritandolo, se
possibile, ancora di più: come poteva pensare di approfittare
di una ragazza svenuta?
Certo,
perché quando lui l'aveva baciata sulla panchina Sakura era
sveglia e cosciente.
«
Meglio così, almeno parleremo in pace. E adesso dimmi tutto
quello che sai! »
«
Non so molto in verità. »
Le
mani del vero Sasuke iniziarono a tremare. L'idea di poter essere
stato fregato dal suo alter ego stupido non era da prendere neanche
in considerazione.
«
So che devono incontrarsi nella Foresta della Morte alle otto in
punto. »
«
Alle otto in punto? Bene, abbiamo un paio d'ore in tutto. Dobbiamo
svegliare Sakura. »
«
Ho io un modo infallibile per svegliarla. » sghignazzò
il ragazzo.
«
No. Ci penso io. » obiettò il vero Sasuke che aveva già
capito a cosa alludesse l'altro.
Si
avvicinò alla ragazza, la prese per le spalle e iniziò
a scuoterla delicatamente, chiamandola per nome.
Quando
Sakura, dopo numerosi tentativi, riaprì gli occhi, quasi non
riuscì a credere a ciò che le sue pupille registrarono:
c'erano due Sasuke. Ma com'era possibile?
«
Sakura. » la chiamò il vero Sasuke in modo rude –
come al solito, per capirci.
«
Sakura » anche l'altro fece lo stesso, ma con un tono di voce
vellutato, suadente.
«
Sasuke » biascicò lei, guardando prima alla sua destra.
« Sasuke » ripeté, volgendo lo sguardo a sinistra.
«
Ti senti bene? » le chiese il vero Uchiha: di idioti ce ne
erano abbastanza per i suoi gusti, Sakura gli serviva tutta intera.
«
Mai stata meglio. » gli rispose la ragazza « Solo non mi
spiego… perché siete due? »
«
Si può sapere che diavolo le hai fatto? » sbraitò
l'Uchiha al suo alter ego.
«
Hey, amico. Io non le ho fatto niente, l'ho solo baciata. »
«
Io non sono tuo amico. » gli fece presente Sasuke così
che il concetto fosse chiaro.
«
No, infatti. Sei solo noioso e insopportabile! » replicò
l'altro con una chiara nota di disprezzo nella voce.
'
Noioso e insopportabile ' ripeté Sakura dentro di sé
' Sì, noioso e insopportabile…'
«
Adesso come facciamo a fermare quella psicopatica. Sicuramente tu non
sei in grado di tenere in mano neanche un kunai. » continuò
a sbraitare il vero Sasuke non accorgendosi che, nel frattempo,
Sakura si era rialzata da terra.
«
Sono un ninja di Konoha, certo che so tenere in mano un kunai. Anche
se la mia mira non è delle migliori. »
«
Ma che diavolo sta succedendo? » domandò Sakura,
massaggiandosi la testa.
«
Sakura? » la chiamarono gli altri due all'unisono.
«
Sì, chi pensate che io sia? » replicò lei, un po'
infastidita « Che cosa mi è successo? »
«
Ti ho baciata e sei svenuta. » le rispose il falso Sasuke.
«
Tu cosa? »
Il
vero Sasuke iniziò a mangiare la foglia: era impossibile che
un semplice bacio e uno svenimento avessero causato a Sakura
un'amnesia temporanea, qualcosa non gli tornava.
La
ragazza si fiondò sul finto Uchiha e all'urlo di : «
Come ti sei permesso? » lo colpì in pieno viso con un
cazzotto ben piazzato, scaraventandolo contro un albero.
A
quel punto il vero Sasuke non ebbe più dubbi: quella non era
la sua Sakura.
La
ragazza si ripulì le mani dalla polvere e si voltò
verso di lui.
«
E tu? Anche tu mi hai baciato? »
'
No, ma ti ringrazio di aver steso l'imbecille. '
«
No. » le rispose semplicemente.
«
Senti, non riesco a capire perché siete in due. Pensavo che
quella fosse una copia ma da come si lamenta non credo proprio che lo
sia. In ogni caso un doppio Sasuke per me è una doppia
rottura, quindi ti saluto e vedi di non cercare di fermarmi. »
gli disse, visibilmente alterata « Non so neanche perché
mi trovo qui. » borbottò, infine, toccandosi ancora la
fronte.
Sakura
e Sakura erano legate, ormai Sasuke non aveva più dubbi. La
vera Sakura era svenuta ed era comparsa l'altra Sakura. In effetti
tutto aveva avuto inizio da uno svenimento. Quando lui e Sakura si
erano risvegliati in quell'universo parallelo erano reduci da un
esplosione, quindi svenuti. Come aveva fatto a non pensarci prima?
Questo
però stava a significare che adesso Sakura fosse sul luogo
dell'appuntamento, e con Sasori.
Doveva
sbrigarsi, non poteva perdere quell'occasione per nessun motivo al
mondo.
«
Aspetta, Sakura. »
«
Quante volte ancora devo farti del male per convincerti a lasciarmi
perdere? » replicò la ragazza, assottigliando lo sguardo
in modo minaccioso e facendo scrocchiare le dita delle mani.
«
So perché mi hai ringraziato quella notte. »
La
ragazza lo guardò perplessa e Sasuke ghignò dentro di
sé: aveva fatto centro.
«
Ah sì?! Non ti facevo così intelligente, Sasuke. »
'
Neanche io, a dire il vero. ' pensò
l'alter ego, ancora mezzo intontito, ma molto, molto, interessato
alla discussione.
«
Ti sentivi persa, sola, accecata dall'odio
e dal desiderio di vendetta.
» continuò Sasuke, che per la prima volta da tanto tempo
si ritrovava a parlare di sé, dei propri sentimenti.
«
Questi sentimentalismi con me non funzionano. » cercò di
smontarlo la ragazza, che tuttavia nelle sue parole non riusciva a
trovare qualcosa di sbagliato.
«
Hai paura di me perché sai benissimo cosa rappresento. Chi
sono io per te. »
'
Famiglia… Amore… '
«
Smettila, non so di cosa tu stia parlando.»
«
Mi hai ringraziato… » incalzò, ma fu costretto
subito dopo a fare una pausa per mettere ordine a quei pensieri
sopiti per troppo tempo che improvvisamente avevano preso a saettare
impazziti nella sua testa. « Mi hai ringraziato perché
avevo dimostrato di tenere a te più di ogni altra cosa…
»
''
Mi hai raccontato quanto è doloroso essere soli…
Adesso
io conosco il tuo dolore.
Io
ho amici, una famiglia, ma se tu vai via…
Io
sarò sola quanto te. ''(1)
«
È vero! » urlò una voce fuori campo, il
rintronato.
Sasuke
scosse la testa sconfortato e cercò di ritrovare la
concentrazione: quell'idiota l'aveva interrotto sul più bello.
«
Mi hai ringraziato perché ti ho fatta sentire amata di nuovo.
Lo stesso amore che ricevevi dalla tua famiglia. »
''
Io… Io ti amo con tutto il mio cuore ''(1)
Sakura
abbassò il capo e calde lacrime presero a rigarle il viso.
Scendevano lungo la mandibola e precipitavano al suolo come chicchi
di grandine.
Bingo!
In
un colpo solo era riuscito psicanalizzare se stesso e demolire le
difese della ragazza. Poteva ritenersi soddisfatto.
«
Tu mi ami, Sakura. »
L'aveva
detto sul serio??? Ok, forse si era fatto prendere un po' la mano.
Il
suo alter ego si rizzò in piedi all'istante e si avvicinò
a loro.
«
Sì, è vero. Perdonami Sasuke, sono stata una vera
stupida. » singhiozzò la ragazza, buttandosi tra le sue
braccia.
«
Hey, quella è la mia Sakura. » protestò il falso
Sasuke, ma l'altro lo ignorò – dopotutto l'idiota aveva
baciato la sua.
'
Già… la sua. '
Chi
era il vero idiota tra i due?
«
Dobbiamo fermare Sasori! » esclamò la ragazza « Ma
spiegatemi prima una cosa… perché siete due? »
«
È una lunga storia. » le rispose il vero Sasuke.
«
E sono io quello che ami. » precisò l'altro « Lui
è troppo rigido. » aggiunse, beccandosi un'occhiataccia.
Questo
era il ringraziamento per avergli tirato fuori le castagne dal fuoco.
Si era umiliato, aveva scavato nei meandri della sua coscienza per
far rinsavire quella psicopatica e quel cretino osava dargli del ''
rigido'' ?
«
La sua ragazza è con Sasori. Dobbiamo raggiungerli il prima
possibile. » la informò poi, dimostrando che
all'occorrenza sapesse usare quell'unico neurone che aveva.
«
Non è la mia ragazza. » ci tenne a sottolineare Sasuke,
risultando poco credibile a quel punto « Ma ha ragione lui,
dobbiamo raggiungerli in fretta. »
«
Ok. Seguitemi. »
♦●♦
Sakura
aveva aperto gli occhi già da un po', ma non riusciva a capire
dove fosse finita. Ricordava le labbra del finto Sasuke, il suo
sapore, le sue mani ovunque e poi… il buio.
A
occhio e croce doveva trovarsi in una foresta, una foresta anche
abbastanza famigliare… sembrava quasi…
Portò
una mano alla testa, sentendo sotto i polpastrelli un gran
bernoccolo: forse era caduta, o qualcuno l'aveva stesa – forse
era stato Sasuke per non perdere l'allenamento.
Sì,
ma che fine avevano fatto i due Sasuke?
Sedotta
e abbandonata di nuovo… ormai era una costante della sua vita.
Si
tirò su a fatica, sentendo la testa ancora molto pesante,
quando udì un rumore provenire dalla sua destra, dal folto del
bosco.
«
Chi è là? » urlò, assumendo una posizione
di difesa – un po' barcollante a dire il vero.
«
Ti sei svegliata finalmente. »
«
Sasori? » esclamò, sbattendo in modo convulso le
palpebre.
«
Non riuscivo a capire cosa ti fosse successo. Quando sono arrivato
eri svenuta e sono andato a reperire delle erbe mediche per cercare
di svegliarti. » le spiegò, ed effettivamente nella mano
destra stringeva un fascio di erbe e fiori.
«
Dov'è Sasuke? » gli chiese, allarmata.
«
Sasuke? »
Sasori
alzò un sopracciglio non riuscendo a capire cosa c'entrasse
adesso l'Uchiha.
«
Mi avevi detto di averlo sistemato. » le ricordò,
aggrottando un po' la fronte con fare sospetto.
Sakura
cercò di tirare un attimo le somme: lei era con Sasori e
Sasuke non era lì con loro, ergo o Sasori le stava mentendo, o
c'era qualcosa che non quadrava affatto.
«
Oh sì, certamente. Ma sai com'è Sasuke, non si arrende
mai. »
Sakura
decise di stare al gioco con la speranza di riuscire a capirci
qualcosa.
«
Andiamo. Il nostro complice ci sta aspettando. »
'
Dannazione !'
♦●♦
«
È strano. Era qui che avremmo dovuto incontrarci. »
comunicò Sakura ai due Sasuke.
«
Evidentemente sono partiti prima del tempo. » ipotizzò
il vero Sasuke, stringendo i pugni per la rabbia.
«
Sta tranquillo, se la tua ragazza è in gamba quanto me non
correrà alcun pericolo. » tentò di rassicurarlo
Sakura.
«
Non è la mia ragazza. » precisò Sasuke per
l'ennesima volta – stava diventando fastidioso.
«
Non c'è peggior sordo
di chi non vuol sentire, vero principessa? » intervenne l'altro
Uchiha, prima di baciare focosamente la sua Sakura.
«
Potreste gentilmente… » Sasuke si autocensurò,
tanto era certo di non riuscire a riguadagnare la loro attenzione.
Doveva
trovare Sakura. E subito.
♦●♦
«
Da questa parte...»
Sakura
aveva continuato a seguire Sasori all'interno della Foresta della
Morte. Quel posto, nonostante fossero passati molti anni, continuava
a farle venire la pelle d'oca. Inoltre, era molto preoccupata per
Sasuke.
Cosa
poteva essergli accaduto? Perché si era svegliata da sola? E
chi l'aveva condotta all'interno della Foresta della Morte?
«
Siamo arrivati. » le comunicò Sasori, indicandole una
caverna.
«
Cosa dobbiamo fare adesso? » gli chiese, stringendo i pugni per
la tensione.
«
Aspetta e vedrai. »
Dopo
qualche minuto un rumore di passi riverberò sulle pareti della
caverna e una figura maschile comparve lentamente dall'oscurità.
Sakura
spalancò gli occhi e socchiuse le labbra: allora c'era lui
dietro tutta quella storia!
«
Bene, bene, bene. »
«
Tu! Avrei dovuto immaginarlo. » ringhiò la ragazza.
«
Sasori, mi meraviglio di te.
Non ti sei accorto che questa non è la tua amata Sakura? »
insinuò l'uomo, facendo brillare il suo sharingan.
«
Che cosa stai dicendo? » chiese l'Akasuna, volgendo lo sguardo
verso la ragazza.
«
Ha ragione Madara, Sasori. » gli confermò Sakura,
sistemandosi i guanti e preparandosi allo scontro. Analizzò un
attimo la situazione: Sasori in quella realtà era umano quindi
le sue capacità potevano essere minori rispetto all'originale,
in quanto a Madara, ignorava quali fossero le sue abilità;
aveva lo sharingan e questo era sicuramente un vantaggio, ma con un
po' di fortuna avrebbe potuto tenerlo occupato in attesa dell'arrivo
di Sasuke.
«
Chi sei tu? » sbraitò Sasori.
«
Sono Sakura Haruno, l'originale. E non vedo l'ora di pestarvi per
bene. »
Madara
cominciò a ridere, mentre Sasori, ancora scioccato, cercava di
capire che cosa stesse accadendo.
Dall'oscurità
della caverna cominciarono a
fuoriuscire strane creature bianche in gran numero e in pochi minuti
Sasori e Sakura si ritrovarono accerchiati.
'
Uhm! Si mette male ' pensò
Sakura.
«
Sasori, io so che ami profondamente la tua Sakura, e in virtù
di quel sentimento ti chiedo di aiutarmi. »
«
Non penso di avere molta scelta. Il nostro complice si è
rivelato un traditore. » replicò il
ragazzo, preparandosi
all'imminente scontro.
«
Allora siamo d'accordo. Io mi occupo di quelli alla mia destra, tu
degli altri. »
«
Ok. »
Come
previsto i poteri di Sasori non erano minimamente paragonabili a
quelli che aveva come marionetta e nonostante avessero abbattuto
molti di quegli strani esseri, ben presto si ritrovarono a corto di
chakra e in serio pericolo.
Gli
Zetsu
continuavano ad attaccarli e in modo sempre più violento e a
stento riuscivano a difendersi.
Madara,
seduto sul ramo di un albero, osservava soddisfatto il risultato del
suo esperimento. Aveva approfittato della confusione prodotta dallo
scontro tra Sasuke e Naruto per testare una versione un po' più
blanda dello Tsukuyomi Infinito e questo gli aveva dato la
possibilità anche di mettere alla prova il suo esercito di
Zetsu Bianchi.
«
Dobbiamo fare qualcosa. » esclamò Sasori, respingendo un
altro attacco.
«
Sono d'accordo, ma non so cosa. » replicò Sakura, che
per evitare il colpo di uno degli Zetsu, si era sbilanciata
all'indietro, abbassando la
guardia.
«
Attenta! » urlò Sasori, frapponendosi tra lei e il
nemico.
Sasori
cadde a terra, ferito al petto.
Sakura
racimolò il poco chakra che le era rimasto per sferrare un
pugno e aprire un varco tra gli Zetsu.
«
Shannaroo! »
Il
pungo si abbatté al suolo, aprendo una voragine, e Sakura,
sfruttando il momento di confusione, afferrò Sasori e spiccò
un balzo per raggiungere uno dei rami sopra sopra la sua testa, ma a
mezz'aria si sentì tirare con violenza verso il basso e si
schiantò al suolo.
«
Sakura, scappa. Non pensare a me. » la
pregò Sasori che,
essendo in condizioni critiche, sapeva di non potercela fare a
tentare la fuga.
«
Non ci penso neanche. Rimarrò qui con te. » affermò
la ragazza con decisione, rimettendosi in piedi.
Gli
Zetsu cominciarono ad avvicinarsi sempre di più e Sakura
iniziò a credere seriamente che non ci fosse più alcuna
speranza, quando…
«
Amaterasu »
L'intero
esercito degli Zetsu prese fuoco e iniziò a liquefarsi davanti
ai suoi occhi.
«
Sasuke-kun! » urlò Sakura, sorridendo sollevata.
«
Figooo! » esclamò l'altro Sasuke che a stento aveva
attivato lo sharingan e che quindi non aveva la più pallida
idea di che cosa fosse un amaterasu.
Sasuke
questa volta preferì ignorarlo: c'era qualcosa di più
importante di cui doveva occuparsi.
Raggiunse
Sakura e Sasori. Il ragazzo della Sabbia era messo molto male, aveva
una profonda ferita al petto e per quanto Sakura tentasse di aiutarlo
con il poco chakra che aveva non riusciva a fermare l'emorragia.
«
State bene? » chiese
l'Uchiha.
«
Non riesco a fermare il sangue, sono troppo debole. » gli
rispose Sakura, affaticata e con gli occhi pieni di lacrime.
«
Sasuke » lo chiamò Sasori con un filo di voce «
Devi promettermi che ti prenderai cura di lei. »
«
Non dire sciocchezze, tu non… »
«
Lo prometto. » gli rispose Sasuke e Sasori chiuse gli occhi,
prima di venire inghiottito dal terreno.
«
Ma cosa? » si domandò Sakura, asciugandosi gli occhi:
dove era finito?
«
Sasuke, mi hai rovinato tutto il divertimento. » esclamò
Madara dall'alto.
«
Che cosa significa tutto questo? » gli domandò l'Uchiha,
iracondo.
«
Solo un piccolo test.» gli rispose, divertito « In realtà
tu non avresti dovuto prendervi parte, ma ormai è andata così
ed è giunta l'ora di tornare alla realtà. »
«
No! Aspetta! » urlò Sasuke, ma ormai era troppo tardi.
♦●♦
«
Oh no, Kakashi quel tipo di tecnica su di me non ha effetto »
«
Andiamo Sasuke »(2)
'
Naruto? Kakashi? Sakura?'
Erano
tornati alla realtà.
Il
Kamui di Madara inghiottì Sasuke che, tuttavia, riuscì
a incrociare lo sguardo di Sakura che, come lui, evidentemente
ricordava.
«
Torniamo a casa. » propose Kakashi ai suoi due allievi.
Naruto
ebbe un malessere provocato dal kunai al veleno che Sakura aveva
creato per uccidere Sasuke e la ragazza si affrettò a
soccorrerlo.
Il
rientro a Konoha fu rallentato sia dall'Uzumaki che dagli altri ninja
che Sakura aveva addormentato.
Furono
costretti ad accamparsi per la notte e a Sakura toccarono gli
straordinari per farsi perdonare.
Non
riusciva ancora a credere a quanto era accaduto. Improvvisamente lei
e Sasuke erano stati catapultati in una realtà molto diversa.
Aveva conosciuto sua madre e aveva ricevuto il suo primo bacio. Ok,
non era il Sasuke originale, ma poteva dirsi comunque soddisfatta.
Approfittando
della quiete della notte decise di fare due passi verso il fiume.
Era
una notte veramente bellissima.
Sakura
si mise a sedere sulla sponda del fiume e alzò lo sguardo
verso il cielo stellato.
Non
si spaventò quando udì dei passi dietro di lei: aveva
percepito la sua presenza già da un po'.
«
Non dovresti andare in giro da sola durante la notte. »
«
Ho chi mi protegge. » ribatté, sorridendo dolcemente «
Cosa ci fai qui, Sasuke-kun? » gli chiese, quindi, alzandosi e
voltandosi verso di lui.
«
Una passeggiata. »
'
Maledetto orgoglio '
«
Allora, buona passeggiata. » gli disse, prendendo la strada per
l'accampamento.
'
Uhm! Dannazione! '
L'Uchiha
la raggiunse, la prese per un polso e la costrinse a girarsi.
Con
uno scatto felino le portò la mano dietro la nuca e, dopo
averle liberato il polso, afferrò con l'altra il suo fianco.
La tirò a sé con irruenza e, infine, la baciò –
esplorando la sua cavità orale con la lingua come aveva visto
fare al suo alter ego.
Un
bacio carico di passione, colmo di tutto quell'amore che non le aveva
mai confessato, decisamente migliore rispetto a quello che le aveva
rubato quella notte su quella panchina. I capelli di Sakura sapevano
ancora di vaniglia e le sue labbra poi…
Guardando
Sakura baciare il suo alter ego aveva pensato che fossero una bella
coppia, ma adesso, che c'era lui lì con lei, con le labbra
incollate alle sue, era tutt'altra storia.
Loro
erano '' La coppia '' - megalomane fino in fondo.
Angolo
Autrice
È
finita!
Per
scrivere questo capitolo non si sa che cosa ho dovuto fare.
Soprattutto durante la stesura della prima parte mi sono dovuta
fermare più volte perché scoppiavo a ridere da sola
come una scema.
La
seconda parte, poi, quella del combattimento mi ha messa a dura
prova: non sono molto brava a descrivere questo tipo di scene.
Ho
amato tantissimo questa fan.
E
pensare che stava a morire in una cartella del pc.
In
pratica dopo aver revisionato i primi capitoli e modificato la trama
sono riuscita a finirla e questo capitolo l'ho dovuto scrivere dal
niente perché l'idea iniziale – come sempre – era
totalmente diversa.
Passiamo
ai ringraziamenti…
Grazie
a tutti voi per le recensioni, per averla inserita tra le seguite, le
preferite, le ricordate.
Grazie
alle irriducibili: Silfide, Kasumi_89, Pastafrolla, Sasusaku forever,
Meryl Watase, Manga, _CityHunter_, ValeUchiha07, Kry333, Zonami84,
Redmabon,Sakulove, Vivyx, Kaede93, SabineeShirai, e spero di non aver
dimenticato nessuno, per aver contribuito in modo significativo con
le loro recensioni.
Grazie
veramente di cuore, senza di voi non so come farei.
Il
prossimo appuntamento penso sarà con il nuovo capitolo di Mr
che è già a buon punto.
Un
bacione
Blueorchid31
Note
delle note
(1)
(2) Citazioni tratte dal manga.
La
(1) e che ve lo dico a fa'
La
(2) Cap.487
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