Road to Sasuke

di Blueorchid31
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Atto I: Sono il carattere di merda di Sasuke ***
Capitolo 2: *** Atto II: Sono la verginità violata delle labbra di Sakura ***
Capitolo 3: *** Atto III : Sono il blocco intestinale di Sasuke ***
Capitolo 4: *** Atto IV: "Sono lo spiccato - e sottovalutato - dono della sintesi di Sasuke" ***
Capitolo 5: *** Atto V : '' Sono la carriera procreativa prematuramente compromessa di Sasuke '' ***
Capitolo 6: *** Atto VI - Sono il 'Grazie' mai compreso di Sasuke ***



Capitolo 1
*** Atto I: Sono il carattere di merda di Sasuke ***



Carissimi lettori,

non riuscendo a concentrarmi per la stesura dell'epilogo di Entelechia a causa degli scarsissimi momenti di pace a mia disposizione, ho avuto la malsana idea di fare un po' di pulizia nella cartella "FAN" del mio pc e, più precisamente, nella cartella "FAN INCOMPIUTE" che si divide, a sua volta, in altre due cartelle: One e Long. (Le cartelle del mio pc sono come le matrioske perché ho un disturbo ossessivo-compulsivo). Penso sia abbastanza scontato dire che al loro interno contenevano dei veri e propri reperti preistorici, tra i quali, tuttavia, ho reperito alcune cosette che non fanno proprio schifo, schifo. Come questa mini long, scritta poco dopo aver visto "Road to ninja". Ho deciso di pubblicarla perché è quasi completa: devo solo revisionarla e modificare il finale che non mi convinceva neanche all'epoca (motivo per il quale non l'avevo mai resa pubblica). Posterò mediamente un capitolo alla settimana perché ha davvero bisogno di una rinfrescata. Con l'occasione ho modificato alcune cose che all'epoca non erano ben chiare e che con il prosieguo del manga sono comunque rimaste abbastanza confuse.

Come ho fatto presente nell'introduzione, per non sentirmi dire " Perchè non ce l'hai detto! ", questa è una di "quelle" storie (Chi mi segue da un po' sa a cosa mi riferisco).

Ringrazio a priori chi avrà il buon cuore di dirmi che fa schifo e di cancellare immediatamente la sopracitata cartella del PC.

Buon divertimento! * evapora *



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Atto I


"Sono il carattere di merda di Sasuke"

- cit. Fight Club(1)






« Cosa diavolo è successo? » borbottò Sasuke, massaggiandosi la testa dolorante.

Si tirò su a sedere e roteò il collo, cercando di scioglierlo un po'.

La vista era ancora sfocata a causa dello sforzo appena compiuto, ma non ci mise molto ad riconoscere la chiazza rosea che spiccava sull'erba.

'Tsk! Perfetto.' constatò, sarcasticamente, mentre provava a ricordare quello che era accaduto.

I ricordi erano sconnessi, confusi: Kakashi, Naruto, Sakura, il Paese del Ferro, Danzo, l'arrivo di Tobi e Zetsu e, infine, un bagliore improvviso.

Si guardò intorno, alla ricerca di qualche altro superstite, perché da una prima, frettolosa – e alquanto rosea – valutazione, probabilmente lui e Naruto dovevano essersi scontrati all'ultimo sangue e il riverbero del suo potentissimo colpo – che aveva ucciso Naruto, ovviamente – doveva averli catapultati chissà dove. Con un po' di fortuna, anche Sakura poteva esserci rimasta secca e per averne conferma le si avvicinò guardingo, gattonando sull'erba fresca. Lungi da lui toccarla, utilizzò il suo formidabile udito per percepirne il respiro che, seppur flebile, suggeriva che fosse ancora viva.

Sasuke provò una profonda sensazione di sdegno realizzando che, anche in quell'occasione, la fortuna gli avesse voltato le spalle. Il suo poderoso istinto, tuttavia, stava già elaborando un piano di fuga volto a evitare un ulteriore spiacevole incontro con la ragazza perché A) aveva un Villaggio da distruggere e ora che Naruto era morto poteva compiere la sua vendetta indisturbato; B) non aveva alcuna intenzione di sorbirsi l'ennesimo piagnisteo; C) aveva tentato di trafiggerla con un chidori e di sgozzarla con un kunai: sarebbe stato abbastanza imbarazzante.

Il nome della kunoichi ormai era impresso, a lettere cubitali, sul suo libricino nero e, presto o tardi, avrebbe pagato come gli altri.

Riuscì, con enorme fatica, a rimettersi in piedi e, tentando di rintracciare gli ostacoli sul suo cammino con la vista ancora sfocata, prese a camminare lentamente verso quella che sembrava una boscaglia, quando un mugolio lo costrinse a fermarsi.

Si era svegliata.

Affrettò il passo, prima che lei potesse vederlo, malgrado non ci fosse un muscolo del suo corpo che non fosse sul punto di cedere, ma come detto poc'anzi, la fortuna, più avversa del solito, gli tirò un altro colpo gobbo: cadde, rovinosamente, inciampando in una radice messa lì, sicuramente a tradimento, da qualche albero pro-Konoha / anti-Uchiha. Che ci fosse Yamato in giro?

« Sasuke-kun! »

Ed eccola, la vocina stridula, insopportabile.

« Sasuke-kun, sei proprio tu? » chiese la ragazza, allarmata e sollevata allo stesso tempo « C-che cosa è successo? Dove sono gli altri? »

Sasuke si aggrappò ad un ciuffo d'erba e, con tutte le sue forze, si riportò in posizione eretta, gonfiando il petto per non mostrare lo stato pietoso in cui verteva – aveva una reputazione da mantenere.

« Sono tutti morti. » le comunicò, con una certa soddisfazione, pregustandosi la completa disperazione di Sakura nell'apprendere che il suo adorato Maestro e il suo amichetto erano stati spazzati via dalla sua incommensurabile potenza.

Ma Sakura non disse una parola. Sasuke non riuscì a percepire neanche un misero singhiozzo, un sommesso piagnucolio, e, decisamente contrariato, si voltò verso di lei che, immobile, a bocca aperta, osservava la persona che aveva di fronte che, vagamente, ma molto vagamente, assomigliava a Naruto.

« Chi è morto? »

E parlava come Naruto. Straordinario!

Sasuke ebbe l'istinto di urlare: « Tu!!! Tu dovresti essere morto, dannazione! », ma optò per un ben più decoroso silenzio.

« Si può sapere dove vi eravate cacciati? Kakashi- sensei ci sta aspettando da più di un'ora! E sapete quanto lui odi i ritardatari! » li rimproverò severamente, incrociando le braccia e scuotendo il capo come rassegnato alla palese imbecillità dei suoi due compagni di squadra.

Sasuke alzò un sopracciglio, mentre Sakura si limitò a mantenere la sua apertura orale spalancata, con la speranza che l'aria le arrivasse direttamente al cervello e lo rianimasse.

« Siete veramente due impiastri! » continuò Naruto, che a una prima occhiata sembrava quello di sempre, ma se osservato con un po' più di attenzione mostrava delle discordanze dall'originale abbastanza evidenti. In primis, Sakura – non Sasuke che era ancora mezzo cieco – si chiese quando i capelli gli fossero cresciuti; quale manipolazione genetica derivante dal diabolico essere che aveva sigillato nel suo pancino, avesse potuto comportare uno squilibrio ormonale tale da allungare di almeno cinque, barra sei centimetri, i ciuffi anteriori dell'Uzumaki nel giro di poche ore. In seconda istanza, l'atteggiamento dello stesso ricordava in maniera inquietante quello dell'orgoglioso Uchiha che continuava imperterrito a fingere di stare bene malgrado fosse evidente che avesse difficoltà a rimanere in piedi – e non serviva di certo un medico per capirlo.

Attonita, la kunoichi, in ginocchio sull'erba, lanciò uno sguardo ammonitore verso Sasuke, temendo che lo stesso fosse talmente idiota da tentare di attaccare quello che probabilmente non era il vero Naruto, ma un nemico che aveva preso le sue sembianze.

« Hai intenzione di batterti? » indagò Sasuke – idiota, per l'appunto – che seppur consapevole di non essere in grado di poterlo affrontare, non era certo il tipo che si tirava indietro.

« Tsk! Non dire cretinate, Baka! » ribattè Naruto, con sufficienza « Non perdo tempo con certi smidollati » aggiunse, corredando il tutto con un ghigno.

'Cos'è uno scherzo?' pensò Sasuke, spiazzato e dalla risposta, e dall'atteggiamento dell'ex amico che gli ricordava un po' qualcuno, ma proprio non riusciva a ricordare chi. Se stesso, per esempio?

« Io me ne vado » comunicò, poi, a entrambi, riprendendo a camminare piano, molto piano, per non incorrere ancora in qualche imbarazzante capitombolo.

« Fai come ti pare, tuo fratello non sarà per niente contento di questo tuo comportamento »

Mio Fratello?

Sasuke si fermò di colpo e strinse i pugni. Sakura riuscì perfettamente a scorgere l'alone di furente ira che aveva preso a circondarlo e si portò una mano al petto, pregando tutti i Kami che non la sfogasse sull'intero Villaggio – perché erano a Konoha, lei se ne era accorta, a differenza di qualcun altro.

« Tu! » ringhiò l'Uchiha « Come osi anche solo nominare mio fratello! »

« Oh! Eccolo che ricomincia » ribatté Naruto, scuotendo nuovamente il capo « Se continui ad essere uno scansafatiche, non raggiungerai mai il suo livello e non diventerai mai il preferito di tuo padre. » continuò, apparendo un pazzo sia gli occhi di Sakura, talmente asciutti da sembrare di carta pesta, sia alle orecchie di Sasuke che non riuscivano a credere che l'amico potesse arrivare a proferire simili bestemmie pur di costringerlo a tornare a casa.

« Che diavolo ne sai tu? Te l'ha detto Itachi? » gli chiese, memore del fatto che Naruto avesse incontrato Itachi poco prima della sua dipartita.

« Certo! » asserì l'Uzumaki.

« Stai mentendo! » sbraitò Sasuke, a un passo dal ricadere in uno stato di totale follia omicida.

« Tsk! Chiediglielo tu stesso. E' ritornato poco fa dalla sua ultima missione.»

Sasuke sentì le gambe cedergli, e non per la stanchezza. Suo fratello era lì? Come poteva essere ancora vivo? Lo aveva ucciso lui, con le sue stesse mani.

« Ci sono importanti novità, ecco perché Kakashi vuole vederci. Quindi, diamoci una mossa! » chiosò Naruto, con tono autoritario.

« Spero per te che non si tratti di una menzogna » Sasuke, inaspettatamente, fece dietro front.

In tutto questo, Sakura, che era rimasta in ginocchio sull'erba, con la mano sul petto, confusa e incapace di intervenire in alcun modo in quella che sembrava, a tutti gli effetti, una conversazione tra due pazzi sclerotici, fu costretta ad ammettere che la strategia di Naruto – a patto che di strategia si trattasse – avrebbe potuto consentire a lei e Kakashi-sensei di imprigionare Sasuke; tuttavia, non riusciva ancora spiegarsi come si fossero ritrovati tutti a Konoha e si chiese, altresì, se Sasuke avesse compreso dove si trovasse.




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Dalla boscaglia in cui si erano risvegliati si diressero verso il Palazzo dell'Hokage. Lentamente la vista di Sasuke era migliorata, tanto da consentirgli di riconoscere il suo Villaggio natio che, nel tempo, non sembrava essere cambiato più di tanto. La sua mente verteva in uno stato di confusione totale – praticamente la costante della sua vita: tante domande, nessuna risposta.

Sakura camminava in silenzio al suo fianco e, di tanto in tanto, gli lanciava qualche occhiata, forse per controllarlo; non aveva ancora capito se lei avesse o meno idea di quello che era accaduto.

Di certo, a Konoha, sembrava che qualcuno – o più propriamente "qualcuna" – non lo avesse affatto dimenticato. Aveva sempre avuto una folta schiera di ammiratrici, tra cui la Yamanaka e la stessa Haruno, ma gli sguardi di quelle donne andava ben oltre la divina venerazione. Sembrava come se avesse avuto un rapporto, come dire... "stretto" con alcune – molte – di loro.

Gli lanciavano sguardi lascivi, baci; alcune gli facevano l'occhiolino, arrossivano fino a diventare paonazze; altre, invece, sembravano avere una sorta di risentimento nei suoi confronti – un po' come la " leader del fanclub", al suo fianco, che, di certo, non doveva più essere molto predisposta a venerarlo.

« Adesso capisco perché porti quei vestiti ridicoli.» sentenziò Naruto, alquanto divertito « Ma non ti serviranno a molto i travestimenti, fino alla fine qualcuna di loro te lo taglierà, Baka! »

Sasuke preferì non rispondere alla provocazione sia perché non riusciva – ancora – a comprendere a cosa alludesse, sia perché l'unico suo pensiero al momento era porre fine a quella messa in scena – e all'esistenza di ogni abitante di quel maledetto Villaggio. Quisquilie.

Naruto non sembrava affatto quello di sempre: era cupo, ombroso, autoritario, sembrava uno a cui era da poco morto il gatto. Quei ciuffi poi! Sasuke si chiese se anche Sakura avesse avuto la medesima impressione o se fosse in combutta con lui. Poco importava: al momento opportuno li avrebbe fatti fuori entrambi, senza pietà.


Sakura, per nulla in combutta con la controfigura di Sasuke Uchiha – che trovava tra l'altro affascinante, per ovvi motivi – non vedeva l'ora di arrivare al Palazzo dell'Hokage e capire che diavolo stesse accadendo. Forse Naruto e Kakashi-sensei avevano utilizzato qualche jutsu che li aveva teletrasportati a Konoha – Kakashi poteva utilizzare il kamui, dopotutto – e, utilizzando il fratello di Sasuke come esca, avevano inscenato quella pantomima per farlo cadere in trappola, imprigionarlo e farlo tornare in sé. Sì, doveva essere così.

Troppo ottimista, Sakura!


« Siete in ritardo » esordì Kakashi « É inaccettabile che degli shinobi come voi abbiano così poco rispetto per il lavoro altrui! » li rimproverò, aspramente.

« Bando alle ciance, Kakashi! » lo interruppe Sasuke « Dov'è mio fratello? »

Kakashi non sembrò molto compiaciuto del fatto che Sasuke non avesse aggiunto alcun tipo di onorifico al suo nome, ma d'altronde era da tempo che aveva preso a considerarlo una "causa persa". Era solo un ragazzino viziato che aveva avuto la fortuna di nascere in uno dei Clan più potenti e amati del Villaggio della Foglia ed era stato costretto ad accettarlo come suo allievo a causa delle pressioni di suo padre Fugaku.

« É a rapporto dall'Hokage con il resto della sua squadra » gli rispose il Sensei « Hanno rischiato grosso questa volta, ma hanno reperito importanti informazioni sul nemico » continuò, cercando di non far trasparire l'invidia che provava verso i "prescelti" dell'Hokage. Non aveva ancora digerito il fatto di esserne stato escluso: lui era un uomo d'azione, non un babysitter per mocciosi impertinenti. Il Team di Itachi Uchiha svolgeva le missioni più pericolose, aveva "la licenza di uccidere" e giocava un ruolo fondamentale per il mantenimento della pace. Loro erano eroi, mentre lui un povero insegnante dell'Accademia.

« Smettetela di mentire! » tuonò Sasuke, attivando lo sharingan con quel poco di forze che aveva recuperato, incurante di poter in quel modo mettere una pesante ipoteca sulla sua inevitabile cecità.

« Cos'è tutto questo baccano? »


Le vene di Sasuke si ghiacciarono e così anche la testa, le gambe, le braccia.

Itachi era vivo. Come poteva essere possibile?

Vestiva il mantello dell'Akatsuki, proprio come l'ultima volta che lo aveva visto, nel covo degli Uchiha, il giorno della sua morte. Sasuke non fece caso al resto degli uomini che erano con lui, a differenza di Sakura che riconobbe chiaramente Akasuna no Sasori, l'uomo marionetta che aveva sconfitto insieme a Chiyo della Sabbia, Nagato Uzumaki che aveva raso al suolo il Villaggio, e Konan, la sua compagna. C'era da stare tranquilli insomma.

I membri dell'Akatsuki erano tutti davanti ai suoi occhi, nel suo Villaggio e, in capo a tutti, c'era il fratello di Sasuke, Itachi Uchiha – un gran bel pezzo di Uchiha. La prima cosa che notò fu l'incredibile somiglianza con Sasuke: stessi occhi, neri come il petrolio, zigomi alti, labbra sottili. I capelli lunghi, lisci, gli incorniciavano il viso; li portava raccolti dietro la schiena con una coda bassa. Era sicuramente singolare il modo in cui teneva piegato il braccio, sotto il mantello nero. Doveva trattarsi di un vezzo perché non sembrava affatto ferito.

Era bello Itachi, di una bellezza diversa rispetto a quella di Sasuke: più austera, più matura. Arrossì appena per quell'ultimo pensiero, decisamente fuori luogo data la condizione di evidente pericolo in cui erano.

« I- Itachi » balbettò Sasuke, incredulo, mentre un avvenimento più unico che raro si palesò dinanzi agli occhi di Sakura e di tutti i presenti: lacrime, lacrime vere, che scendevano inesorabili sulle guance bianche del ragazzo.

« Hum, Sharingan! Hey, Itachi, il tuo fratellino ha finalmente attivato la vostra abilità innata. Così la smetterai di preoccuparti. » esclamò Kisame, con una sottile ironia a cui nessuno diede peso.

Itachi si avvicinò al fratello e gli posò una mano sulla spalla.

« Bravo Sasuke. Sono orgoglioso di te. » gli disse, con il suo tono di voce profondo, pacato « All'inizio brucia un po' » aggiunse, giustificando così le sue lacrime – molto poco Uchiha – « Ma presto ti ci abituerai. Torniamo a casa, nostra madre sarà preoccupata.»

Mamma?

Sasuke spalancò la bocca, cercando di riprendere fiato. Allora era vero? Erano tutti vivi!

Il "come" non aveva più alcuna importanza: poteva riabbracciare sua madre, suo fratello e suo padre.

Si asciugò gli occhi con la manica del kimono e un altro di quegli avvenimenti più unici che rari si palesò – straordinariamente nell'arco di pochi minuti – dinanzi agli occhi, rigorosamente lucidi, di Sakura: Sasuke sorrise. Davvero. Un sorriso da bambino: dolce, spontaneo, sincero.

« Ma come ti sei vestito? » gli chiese il fratello, alzando un sopracciglio – un altro tratto caratteristico.

« É una lunga storia. Te la racconto dopo. » tagliò corto Sasuke che non vedeva l'ora di rivedere sua madre e suo padre.


Sakura osservò i due Uchiha allontanarsi, con un sorriso da ebete stampato sul viso e un milione di domande da porre a quei due sciagurati che erano riusciti in un'impresa davvero impossibile. Non solo avevano riportato a casa Sasuke, ma addirittura tutta la sua famiglia. Ma come avevano fatto?

Realizzò anche qualcos'altro che aveva poco a che fare con il Clan Uchiha, con il suo unico grande amore e con la possibilità, seppur ancora remota, di avere una suocera: qualcuno le aveva costantemente tenuto gli occhi addosso, in maniera abbastanza morbosa, come se tra lei e quella persona ci fosse stato una specie di... rapporto?

La "marionetta marionettista" rediviva, sorrideva furbetta, nascosta dietro un ragazzo biondo che Sakura aveva incontrato di sfuggita nel covo dell'Akatsuki. Perché sorrideva in quel modo? E perché non aveva smesso per un secondo di guardarla?

In quel modo rischiava di farla arrossire!!!

'Controllati, Sakura!' si disse, tentando di ignorare gli occhi nocciola del ragazzo che sembravano di gran lunga più caldi – per non dire bollenti – rispetto all'ultima volta che aveva avuto modo di incrociarli.

L'ottimo proposito di rimanere calma e non farsi prendere assolutamente dal panico, naufragò quando l'Akasuna, con un tono che definire sensuale sarebbe eufemistico, prima di defilarsi, le sussurrò codeste parole all'orecchio sinistro: « A dopo »

Sakura rabbrividì. In tutti i sensi.





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« Adesso potreste gentilmente spiegarmi come ci siete riusciti? » domandò l'Haruno a Kakashi e Naruto, dopo aver faticosamente recuperato un po' di presenza di spirito.

« A fare cosa? » domandò Kakashi, perplesso. Sembrava più svampito del solito.

«Su, dai... Itachi, i genitori di Sasuke. Cavolo, era proprio necessario riportare in vita anche S- » non riusciva a pronunciare il suo nome, ancora scossa dal suo comportamento « il tizio della sabbia? »

« Sei sicura di stare bene? »

« Quando li ho trovati, lei era a terra. Una delle ragazze di quelBaka l'ha colpita sulla testa. » intervenne Naruto.

« Ragazze? Baka? Ma di cosa stai parlando? » ribatté la Haruno, impossibilitata, per ovvi motivi, ad associare la parola ragazze a Sasuke.

« Sì, non ci sono dubbi: ha preso una botta in testa » convenne Kakashi, prima di dileguarsi.

Sakura rimase, quindi, da sola con Naruto.

Niente di più normale, negli ultimi anni si erano ritrovati spesso a farsi compagnia.

«Ok, ho capito. » sospirò Sakura « Ti offro una ciotola di ramen e tu mi racconti tutto. »

Era certa che Naruto non avrebbe mai e poi mai rifiutato una ciotola di ramen gratis.

« Io non mangio ramen »

« C-cosa? » balbettò, sbattendo più volte le palpebre.

Forse Naruto era entrato un po' troppo nella parte. Oppure semplicemente gli andava di scherzare.

Ci riprovò.

« Una bella ciotolina di ramen fumante, da Teuchi, assolutamente gratis! » cantilenò, portandosi una mano sullo stomaco e cominciando a massaggiarlo come per simulare la sensazione di sazietà dopo aver ingurgitato un cibo tanto succulento.

« Mi stai chiedendo di uscire? Se lo venisse a sapere Hinata ti ucciderebbe senza alcuna pietà » la avvertì Naruto. Ed era molto serio.

« Perché mai Hinata dovrebbe uccidermi? » gli chiese, ingenuamente.

« Lascia perdere. Comunque la mia risposta è no. »

« E dai, Naruto. Sasuke è tornato, dobbiamo festeggiare! » piagnucolò lei, sperando di convincerlo.

« Non so di cosa tu stia parlando, ma sei veramente insopportabile! »

Ko tecnico, alla seconda ripresa. L'aveva stesa con quell'unico insignificante aggettivo qualificativo, un gancio in pieno viso. Ed era uscito dalla bocca di Naruto. Assurdo!

A quel punto Sakura diede le spalle a quel Baka insensibile e s'incamminò verso casa.

Pensierosa, alzò gli occhi al cielo e li posò casualmente sul Monte degli Hokage, sul quale non riuscì a riconoscere il viso di Tsunade-sama. Al suo posto c'era quello di un uomo, i cui tratti le ricordavano molto quelli di una certa persona.

'Ma che vado a pensare?' tentò di autoconvincersi, scuotendo il capo.

Giunse a casa dei suoi genitori e, una volta aperta la porta d'ingresso, fu letteralmente colpita dall'assoluto silenzio che vi regnava. A quell'ora sua madre doveva essere intenta a preparare la cena e , invece, la casa non solo era silenziosa, ma anche buia. Percorse il piccolo corridoio e accese la luce della cucina. C'era una strano odore che proveniva da un punto non ben definito e Sakura si mise a ricercarne la fonte. Non ci volle tanto. Le bastò aprire il frigo per ritrovarsi di fronte a una serie di confezioni di cibo in scatola, smangiucchiate e lasciate lì a produrre penicillina.

« Che schifo! » esclamò, munendosi di una busta dell'immondizia.

Ripulì accuratamente il frigo, lasciandovi all'interno solo ciò che sembrava commestibile. Probabilmente i suoi genitori dovevano essere partiti per una vacanza durante la sua assenza.

« Potevano lasciarmi un messaggio, però » sbuffò la Kunoichi, uscendo di nuovo di casa per andare a comprare qualcosa da mangiare.

Si recò nella piccola bottega nei pressi della sua abitazione, dove sua madre era solita andare a fare la spesa, sperando che la proprietaria potesse darle qualche informazione sull'improvvisa sparizione dei suoi genitori.

Comprò del latte fresco, un paio di confezioni di ramen in scatola, della frutta e una montagna di dolci. Per una sera sarebbe sopravvissuta in quel modo.

Giunta alla cassa, notò immediatamente lo sguardo di comprensione della proprietaria. Ma più che di comprensione, le parve quasi di compassione.

« Buonasera cara » le disse amorevolmente.

« Buonasera a lei, signora »

La donna sistemò gli acquisti in una busta di carta e gliela consegnò.

« Quanto le devo? » chiese Sakura, tirando fuori il borsellino.

« No, cara. Non mi devi nulla. » le rispose la donna, poggiando la mano grinzosa su quella della ragazza, come per farle coraggio.

Sakura corrugò la fronte e arricciò il naso, confusa per l'ennesima volta durante quell'assurda giornata.

« La ringrazio, ma non capisco. »

« Per la figlia dell'eroe del Villaggio, questo ed altro » le spiegò la signora.

Eroe del Villaggio? Mi ha confusa con qualcun altra?

« A proposito, sa dove sono i miei genitori? » indagò.

« Oh, povera cara. Ti mancano così tanto che ancora non riesci a razionalizzare, vero? »

Sakura aggrottò ulteriormente la fronte, che essendo alta aveva la capacità di corrugarsi all'inverosimile, pensando che la signora fosse totalmente andata di testa. Eppure non se la ricordava così rincoglionita.

« A presto » la salutò, guardandola con un certo sospetto.

Ritornò in fretta a casa e sedutasi al tavolo della cucina, notò delle fotografie appese sul muro del corridoio che non sarebbero dovute essere lì.

Raffiguravano i suoi genitori. Niente di strano, in fondo, se non fosse stato per il fatto che avevano entrambi indosso una divisa da jonin.

'Impossibile' pensò, avvicinandosi per appurare che non si trattasse di un travestimento, ideato da sua madre, per l'ultima festa in maschera del Villaggio.

No, non c'erano dubbi: erano proprio vestiti da jonin e non sembrava affatto una festa in maschera. In una foto, in particolare, suo padre era in compagnia di un altro uomo dai capelli scuri – molto famigliari – e dagli occhi color pece – anch'essi terribilmente famigliari, tant'è che Sakura rabbrividì istintivamente. Si abbracciavano come due buoni amici, e forse lo erano davvero, ma per quanto Sakura ci provasse non riusciva proprio a ricordarsi chi potesse essere. Era quasi certa di non averlo mai visto.

I suoi genitori erano dei civili, non dei jonin di Konoha. Lei era stata la prima della famiglia Haruno a intraprendere la carriera ninja.

'Ma che sta succedendo?' si chiese, sgomenta.

Naruto e Kakashi si comportavano in modo strano, la famiglia di Sasuke era di nuovo in vita e i suoi genitori erano dei jonin.

Improvvisamente le ritornarono alla mente le parole dell'anziana proprietaria della bottega. Una profonda angoscia le strinse lo stomaco ed ebbe paura di rigettare quello che aveva appena mangiato, realizzando che i suoi genitori fossero... morti?




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'Hokage???'

« Sasuke, sei sicuro di stare bene? Mi sembri un po' pallido. » gli domandò Mikoto, posandogli con delicatezza il palmo della mano sulla fronte.

Il suo profumo. Era così bello poterlo sentire ancora e per quanto Sasuke fosse tendenzialmente poco incline ad avere contatti fisici con chicchessia e ancora incredulo all'idea di averla davanti ai suoi occhi in carne e ossa, non si scansò di un millimetro.

Lo aveva percepito subito, appena varcata la soglia di casa. La sua casa.

A stento era riuscito a tenersi in piedi, le gambe era diventate come di burro, quando l'aveva vista fare capolino dalla cucina e sorridergli.

Le era andato incontro e l'aveva abbracciata con veemenza, sollevandola da terra.

« Sto bene, mamma. Non preoccuparti. » la rassicurò, sforzandosi di sorriderle – non era più abituato a simili esternazioni. Realizzò, provando una specie di intorpidimento a livello della mascella, di aver sorriso più in quelle tre ore che negli ultimi sette anni della sua vita. Indolenzimento tollerabile, se non addirittura piacevole.

« Vai a fare la doccia e a cambiarti. Se nostro padre ti vedesse con quei vestiti indosso potrebbe decidere di diseredarti » gli consigliò Itachi, seduto vicino a lui, sul divano, a braccia conserte.

Suo padre: l'Hokage di Konoha. Non riusciva ancora a crederci. La parte razionale del suo cervello, di solito molto più attiva di quella emotiva, aveva compreso che quello che stava accadendo non fosse reale, ma era così bello credere che fossero tornati, che potesse avere di nuovo la sua famiglia, che decise di non darle ascolto e di godersi quell'insperata gioia.

Suo padre era l'Hokage! Il suo Clan, odiato e temuto, era adesso a capo del Villaggio della Foglia. Incredibile!

« Ah, Sasuke! » lo richiamò la madre, mentre imboccava il corridoio che portava alla sua camera da letto « Ricordati di chiedere a Sakura se per domani sera le va bene la zuppa di gamberetti o se preferisce qualcos'altro »

Sakura – domani – cena – zuppa di gamberetti. Sasuke non riuscì a comprendere quale fosse il nesso tra quelle quattro parole.

« Sakura? » ed espresse il suo dubbio, barra disappunto.

« Domani è venerdì » gli fece notare Mikoto, con una naturalezza e una convinzione tali da far impennare il suo sopracciglio in modo repentino.

Da che avesse memoria, i suoi genitori non avevano mai intrattenuto alcun tipo di rapporto con persone che non fossero Uchiha almeno da tre generazioni. Come aveva fatto quella noiosa impicciona a diventare una habitué della sua casa? Perché era quello che sua madre gli aveva dato a intendere, vero?



Dopo aver fatto una lunga doccia, Sasuke indossò dei vestiti "normali", molto simili a quelli che era solito portare quando ancora la sua residenza era a Konoha e ritornò in cucina per assaporare nuovamente la deliziosa cucina di sua madre.

Apprese, con un po' di delusione, che suo padre, a causa di una riunione che si era protratta più del previsto, non avrebbe cenato con loro.

Ricordò che anche quando era a Capo della Polizia di Konoha, a volte, rimaneva in ufficio fino a tardi. Era sempre stato molto ligio al dovere e, a maggior ragione, adesso che era il Capo dell'intero Villaggio – si gonfiava come un pavone in cattività ogni volta che ci pensava – non poteva certo venire meno ai suoi impegni per passare del tempo con la famiglia. Per quanto avesse appreso solo da poco alcune fondamentali sfaccettature della vicenda che aveva portato all'estinzione del suo Clan, Sasuke aveva da sempre percepito una sorta di disagio esistenziale sia in suo padre che in molti altri membri del Clan. Una specie di sindrome che li portava a lamentarsi costantemente della stupidità e inutilità della stragrande maggioranza degli abitanti di Konoha, Hokage incluso. E per il principio secondo il quale dalle querce non nascono i limoni, anche lui aveva iniziato a soffrire della stessa sindrome da "superiorità genetica", detestando così il diverso – il "Naruto", per capirci. Inoltre, a differenza della restante parte del Clan tragicamente perita, lui era anche riuscito a esasperarla in un "delirio di onnipotenza" da psicolabile all'ultimo stadio.

Riusciva, quindi, a immaginare la soddisfazione di suo padre nell'aver ricevuto quel riconoscimento che tanto aveva agognato.


Cenarono, chiacchierando del più e del meno. Itachi, come sempre, si guardò bene dal riferire i particolari della sua ultima missione. Da quello che Sasuke aveva capito, a tozzi e bocconi, l'Akatsuki era una specie di squadra di elementi scelti. Ogni Villaggio aveva impiegato in essa il suo miglior ninja al fine di mantenere la pace e combattere eventuali nemici esterni. (Nel mondo ninja essere i migliori significava essere degli efferati assassini).

Pochi giorni prima, secondo quelle poche informazioni che Itachi gli aveva concesso, prima di tagliare corto con un « Dopo ti spiegherà meglio Kakashi » senza poke sulla fronte, un nuovo nemico aveva attaccato il Villaggio della Nuvola e l'Akatsuki era stata incaricata di svolgere delle indagini.

Dopo cena Itachi si era congedato, comunicando alla madre che avrebbe passato la notte a casa di Izumi e di non aspettarlo sveglia. Sasuke socchiuse le labbra, rimanendo alquanto colpito dal fatto che il fratello potesse avere una vita sentimentale – quando lui non ne aveva mai avuto una. A parte Sakura. Piccolo, insignificante, particolare.

Appena rimasto solo con sua madre, preso da un'ingestibile curiosità di capire come si comportasse un Uchiha – non un uomo, ma un Uchiha – in un ambito così frivolo e superfluo, indagò su questa presunta – gli veniva difficile anche dirlo – ragazza.

« Ormai è molto tempo che Itachi e Izumi stanno insieme, non è vero mamma? » azzardò Sasuke, fingendo di essere al corrente della relazione, con la speranza di averci azzeccato.

« Sarebbe ora che si decidessero a sposarsi. Tuo padre ne sarebbe contento e anch'io » gli confessò, sorridendo dolcemente, mentre rammendava il mantello di Itachi. Quello con le nuvolette rosse. Quello dell'Akatsuki. Abbastanza scioccante come immagine, come tutto quello che stava accadendo, del resto.

« Beh, è una Uchiha... » tentò ancora Sasuke, incrociando le dita e ripetendo come un mantra 'Fa che sia una Uchiha, fa che sia una Uchiha'.

La madre iniziò a ridere.

« Sasuke, non è più come un tempo. » esclamò « Tuo padre e io saremmo stati contenti anche se non fosse stata una Uchiha. Ma era prevedibile che tuo fratello, alla fine, si sarebbe innamorato » ed era arrossita « della cugina di Shisui. »

'Shisui?'

Il migliore amico di suo fratello, nonché mezzo parente, a causa dei matrimoni combinati che per secoli si erano perpetuati nel Clan Uchiha.

« A proposito... » esclamò la madre, facendolo trasalire: che anche lui avesse una fidanzata?

« Non esci questa sera? » gli chiese, come se fosse stata anomala la sua presenza in casa.

« Preferisco stare a casa » o meglio 'Preferisco stare con te'

« Hai litigato di nuovo con Sakura, vero? » indagò Mikoto, assottigliando lo sguardo maliziosamente.

Sasuke rimase tragicamente in silenzio. Se per ' litigato' intendeva aver cercato ripetutamente, e con un certo gusto, di spedirla all'altro mondo, la risposta era: sì, ci aveva litigato, e anche di brutto.

« Neanche a me piace molto quel ragazzo, ma lei sembra contenta e poi, è pur sempre un collega di Itachi » continuò la madre, piegando accuratamente il mantello per poi posarlo sul tavolo e passare a una maglietta blu, probabilmente sua.

Ragazzo – Sakura – Collega di Itachi. Anche in questo caso Sasuke si rifiutò di comprendere il nesso tra le tre cose. Iniziava ad avere come l'impressione di essere in una specie di gioco a premi in cui probabilmente se fosse riuscito a scoprire il motivo per il quale Sakura era legata in modo così stretto alla sua famiglia, avrebbe vinto un buono "Uccidi Sakura gratis" – e con gratis intendeva... senza provare alcun senso di colpa.

Quello che le sue, al momento, arteriosclerotiche sinapsi avevano assodato era che Sakura avesse un fidanzato, che non era lui per fortuna, e che questo tizio non piacesse a suo madre, nonostante fosse un collega di Itachi.

La faccenda si stava ingarbugliando. Non che provasse una malsana curiosità di sapere chi fosse questo fidanzato – Giammai! ma, per arrecare fastidio a sua madre, la donna più tollerante del mondo, doveva essere un vero idiota e per la proprietà transitiva secondo cui ciò che dava pensiero a sua madre, inevitabilmente si ripercuoteva su di lui, sentì il bisogno di indagare sulla vita sentimentale – Che eresia! – della Kunoichi dai capelli rosa.

Che fosse Deidara? O forse Kisame?

Pensando a quest'ultimo non riuscì a trattenere un ghigno divertito: l'uomo pesce e la donna dai capelli rosa. Ci poteva essere niente di più ridicolo?

« So che le cose tra voi non sono andate come ti aspettavi » continuò Mikoto, riuscendo con quelle poche parole cancellare quel ghigno malefico dalle sue labbra « Ma Sakura ha bisogno di te »

L'ultima affermazione era ben chiara anche a lui, altrimenti quell'insopportabile ragazza non si sarebbe presentata al suo cospetto brandendo un kunai avvelenato – atto che lui aveva interpretato come un "Se non posso averti io non ti avrà nessun altra" in virtù di quella dichiarazione d'amore terminata con uno svenimento indotto causa forza maggiore. Più che altro non aveva ben compreso il significato della prima frase: 'Le cose tra voi non sono andate come ti aspettavi'.

Ok, non era riuscito ad ucciderla; diciamo che aveva fallito su tutta la linea, creando un precedente che sia lei che Naruto gli avrebbero rinfacciato per tutta la vita – quella che ancora gli rimaneva da vivere. Ma aveva intenzione di rimediare il prima possibile, era in attesa dell'occasione giusta.

Lo sguardo di sua madre, tuttavia, lo persuase che il suo discorso non avesse nulla che fare con kunai avvelenati, fughe notturne e tentativi di omicidio. Cosa poteva saperne lei?


E il dubbio, un tarlo martellante, cominciò a rosicchiargli l'encefalo sinistro.

Che lui fosse?

Rabbrividì dalla punta dei piedi fino alla doppia punta dell'ultimo ciuffo ebano, onice, o più semplicemente nero, dei capelli.

Sua madre doveva essersi sbagliata o, forse anche peggio, doveva averci sperato tanto da convincersene.


'Sakura Haruno, cosa hai fatto a mia madre?'

Come da tradizione, per non perdere l'allenamento, Sasuke sentì la sua vocina interiore, gridare 'Vendetta, vendetta, vendetta!'




Note


(1) La spiego in breve per chi non avesse visto "Fight Club". Durante il film Edward Norton(il protagonista) spesso ripete frasi di questo genere «Sono il sudore freddo di Jack» oppure «Sono la vendetta sghignazzante di Jack» o ancora «Sono la vita sprecata di Tyler» e io ho trovato questa cosa assolutamente geniale, nonché esilarante e siccome Sasuke fondamentalmente è affetto da bipolarismo(come il protagonista del film) ho voluto rendere tributo a uno dei miei film preferiti.







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Capitolo 2
*** Atto II: Sono la verginità violata delle labbra di Sakura ***


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Atto II

" Sono la verginità violata delle labbra di Sakura"






Reperire informazioni!

Era strettamente necessario capire quello che stesse accadendo perché risultava alquanto improbabile che suo padre fosse diventato in meno di due mesi jonin e poi eroe del Villaggio, e così anche sua madre che, a memoria, non aveva mai preso in mano un kunai neanche per gioco.

Salì in camera dei suoi genitori e si guardò intorno alla ricerca di un indizio.

Il vistoso dito di polvere su ogni mobile suggeriva che quella stanza non venisse utilizzata da anni – sua madre odiava la polvere! Passava un quarto della sua giornata con uno straccio in mano per debellare ogni acaro, adducendo come motivazione di essere fortemente allergica a quegli invisibili parassiti.

Negli angoli della stanza, in corrispondenza del soffitto, brillavano addirittura delle tele di ragno – un altro abitante anomalo per quella casa.

Sakura osservò con attenzione ogni cosa fino a che il suo sguardo non finì per posarsi sul comodino di sua madre.

« Ma certo! L'album! » esclamò la ragazza, supplicando tutti i Kami che almeno quello fosse ancora al suo posto. Sua madre aveva sempre avuto una fissazione maniacale per le fotografie ed era solita raccoglierle in un album che, ormai, aveva le fattezze di un'enciclopedia, gelosamente conservato nel cassetto del suo comodino.

Sospirò di sollievo quando, aperto il cassetto, riconobbe la copertina di pelle che racchiudeva l'intera storia della sua famiglia.

Portò l'album al petto, stringendolo con affetto, e scese nuovamente in salotto: quella camera, messa in quel modo, le stava creando una certa ansia e non era il momento di andare nel panico – non ancora.

Si mise seduta a gambe incrociate sul tappeto, con le spalle poggiate sull'orlo del divano e prese a sfogliare l'album, saltando, per accelerare i tempi, le parti inerenti il fidanzamento dei suoi genitori, il matrimonio e la sua nascita. A occhio e croce le foto relative alla sua infanzia non mostravano sostanziali differenze da quelle che "realmente" sua madre aveva collezionato in quegli anni. Le vere discordanze cominciarono a rivelarsi nella parte centrale dell'album e precisamente dall'esame dei chunin.

Non ricordava che prima dell'esame fossero state scattate delle foto e, soprattutto, non con Sasuke Uchiha al suo fianco! Sorridente, per giunta!

Dietro di lei c'erano i suoi genitori, vestiti da jonin, mentre alle spalle di Sasuke un uomo e una donna che lei non aveva mai visto. O forse no?

Ci rifletté per un attimo, portando il dito indice a sostenere il mento e, un momento dopo, album alle mani, schizzò verso il corridoio dove precedentemente aveva notato la foto di suo padre in compagnia di un uomo molto somigliante a quello che teneva una mano poggiata sulla spalla di Sasuke in quell'ultima istantanea.

Confrontò i due visi: uguali!

Che fosse?

Osservò con maggiore attenzione la donna, notando immediatamente la somiglianza con il piccolo Sasuke: i lineamenti dolci, le labbra sottili, i capelli folti e neri.

Cadde in ginocchio realizzando di chi si trattasse.

« I genitori di Sasuke... » esalò, con gli occhi sbarrati « Ma come può essere possibile?»

Riprese a sfogliare concitatamente le pagine di quell'album: Sasuke e la sua famiglia erano pressoché onnipresenti in tutte le cerimonie, le festività e persino in alcuni momenti della vita quotidiana.

I suoi genitori non le avevano mai raccontato nulla del Clan Uchiha: essendo dei civili non avevano mai avuto modo di entrare in contatto con il Clan, tranne una volta in cui suo padre era stato costretto a recarsi alla stazione di Polizia per una bega con i vicini di casa. Un episodio che sua madre le aveva raccontato quando, infatuata in maniera morbosa dell'Uchiha, non faceva altro che parlare di lui tutto il giorno e la curiosità di sapere come fossero stati i suoi genitori l'aveva spinta a chiederle se mai avesse avuto modo di conoscerli. La madre di Ino, in questo, era stata sicuramente più esaustiva: Mikoto Uchiha, infatti, amava molto i fiori e spesso si recava al suo negozio per acquistare dei semi da piantare in giardino. La Signora Yamanaka l'aveva descritta come una donna dalla rara bellezza, che non era solita ostentare le sue nobili origini – a differenza della maggior parte dei membri del Clan Uchiha – sempre dolce e cortese con tutti. Aveva aggiunto anche che, talvolta, la si poteva vedere in giro con Kushina Uzumaki, l'unica persona non appartenente al suo Clan con cui aveva stretto amicizia.

Continuò a esaminare le foto, giungendo al termine dell'album. L'ultima era stata scattata durante il suo quindicesimo compleanno. Un anno prima, quindi. I suoi genitori non erano presenti, ma al suo fianco, in compenso, c'era ancora Sasuke.

Sakura passò un dito sopra la sua figura, provando una profonda malinconia: sarebbe stato bello se lui fosse stato davvero presente quel giorno.

Era stata una festicciola molto riservata. Kakashi e Naruto avevano dato il compito a Ino di organizzare tutto mentre loro erano in missione. Nonostante la sorpresa e la gioia di poter passare quel giorno con i suoi amici più cari e i suoi genitori, Sakura non aveva smesso neanche per un minuto di pensare a Sasuke, a quanto avrebbe voluto rivederlo, a quanto fosse in pena per lui.

Il loro ultimo incontro, di certo, non era stato proprio idilliaco – e neanche si aspettava che lo fosse – ma il suo cuore, vedendolo, aveva perso comunque svariati battiti e i suoi ottimi propositi erano andati beatamente a farsi friggere.

Era stato durissimo realizzare di non contare davvero più niente per lui e ancora peggio ammettere che, forse, la sua presenza nella vita del ragazzo era stata davvero passeggera, dovuta alle circostanze.


Tentò di allontanare da sé l'angoscia scaturita dal ricordo, fin troppo fresco, degli eventi accaduti nel Paese del Ferro e, richiuso con delicatezza l'album, si avviò verso le scale per riporlo laddove lo aveva trovato quando il suono del campanello della porta la fece trasalire e fermare all'istante.

Attese qualche secondo, sperando che chiunque fosse dall'altra parte della porta desistesse: aveva un pessimo presentimento. Ma quando il suono di quel diabolico affare si prolungò ben oltre l'umana sopportazione, si persuase che forse potesse trattarsi di qualcosa di importante.

Che fosse Sasuke?

Quel pensiero riuscì a scuotere ogni singolo atomo della sua persona. Dalle prove che aveva trovato nell'album di sua madre tutto lasciava intendere che quel mondo in cui erano finiti non fosse assolutamente reale. Con ogni probabilità si trattava di un jutsu ben orchestrato, forse proprio da Sasuke in persona per distruggere il Villaggio della Foglia dal suo interno.

Nel Paese del Ferro, infatti, aveva appreso un'altra cocente verità: Sasuke non era più lo stesso. E per quanto una parte di lei desiderasse con un'intensità tale da toglierle il fiato che ci potesse essere ancora una flebile speranza di riportarlo sulla retta via, l'altra era ormai rassegnata all'evidenza dei fatti.

Guardò la porta e concentrò il chakra nella mano destra, pronta a rispondere a qualsiasi attacco. Con l'altra mano abbassò lentamente la maniglia e, dopo aver riempito fino allo spasmo i polmoni, spalancò la porta... e poi la bocca; talmente tanto da temere che la mascella potesse dislocarsi e il mento toccare terra.

« Ciao » la salutò il ragazzo – o qualunque cosa lui fosse.

« S-Sasori? » balbettò lei di rimando al fantasma, barra ragazzo, barra marionetta. Era un po' confusa su quello che lui potesse essere in quell'universo parallelo.

« Aspettavi qualcun altro? » le domandò e, lanciandole uno sguardo che Sakura riuscì a definire "malizioso", nonostante la sua scarsissima erudizione in materia, si introdusse in casa sua con naturalezza, come se fosse stata una cosa "normale".

Allo stesso modo si era diretto verso la cucina, dimostrando di avere una totale padronanza del posto e, preso il latte dal frigorifero, lo aveva bevuto direttamente dal cartone.

« Queste missioni così lunghe mi uccidono » esclamò, subito dopo, ripulendo con accuratezza le labbra dal liquido bianco che gli si era addensato proprio negli angoli, passandoci sopra il pollice e dando inizio così al secondo sogno erotico a occhi aperti della vita di Sakura Haruno – dopo Sasuke Uchiha, ovviamente.

Il particolare che lui avesse bevuto del latte come ogni essere umano dotato di apparato digerente, passò totalmente inosservato a una inebetita Haruno che, riconosciuti i sintomi di un'eccitazione bassoventrica, staccò di netto la maniglia della porta d'ingresso.

Sasori frequentava assiduamente la sua casa, non vi erano dubbi. Quello che però non riusciva proprio a capire era il perché lui frequentasse assiduamente la sua casa. Inoltre, non aveva alcuna certezza sul fatto che lui non fosse più il crudele assassino con il quale si era scontrata nel covo dell'Akatsuki – quello vero, visto che ora i componenti dell'Organizzazione Alba erano cittadini onorari di Konoha.

« Dovresti cercare di controllare la tua forza » constatò Sasori, avvicinandosi a lei con passo leggero.

« Oppure potresti impiegarla in qualcosa di molto più piacevole » le sussurrò in un orecchio, lambendo il lobo con le labbra « Fino a sentirla venire meno » aggiunse sensualmente, scendendo sul collo della povera Haruno che, a sedici anni, non aveva ancora mai provato – almeno nella vita reale – il brivido scaturito dal contatto con un uomo diverso da quello amicale che di tanto in tanto aveva avuto con Naruto, convinta che ogni lembo della sua pelle appartenesse di diritto – quale diritto? – a Sasuke Uchiha.

Inutile dire che la maniglia cadde in terra e che Sakura in un battibaleno si teletrasportò nel punto della stanza più lontano da Sasori.

Fuga strategica? No, terrore puro!

La delusione che si dipinse sul volto dell'Akasuna per quel gesto riuscì quasi a farla sentire in colpa, ma la consapevolezza che tutto quello che stava succedendo fosse irreale la convinse a non farsi impietosire, a mantenere alta la guardia e che Sasuke, a questo punto, c'entrasse di sicuro!

L'aveva "sistemata" con Sasori per non averla tra i piedi. Tuttavia, non riusciva a comprendere come la sua scelta fosse ricaduta sul marionettista. Forse aveva sentito parlare di lui da Orochimaru, oppure in vista dello scontro con Itachi aveva reperito informazioni sull'intera Akatsuki. Ma soprattutto... era mai possibile che la odiasse così tanto da scegliere proprio una marionetta come suo fidanzato così da negarle in eterno i piaceri di una sana vita sessuale?

"Sei veramente una carogna, Sasuke!" pensò la ragazza, digrignando i denti.

« Non dirmi che ce l'hai ancora con me? » ipotizzò Sasori, ridestandola bruscamente dai suoi pensieri.

« Perché dovrei? » gli domandò, dopo aver riflettuto velocemente sull'atteggiamento da avere nei suoi confronti e optando infine per la versione "fidanzata incazzata" che ritenne più appropriata alla situazione: di solito la gente non andava in giro a elargire baci sul collo per sport.

In realtà avrebbe avuto svariati buoni motivi per "avercela ancora con lui". In primis il fatto di averci messo mesi per smaltire quel pessimo veleno di marionettistica produzione, poi la cicatrice, ormai non più tanto visibile, provocata dalla sua katana e infine la dipartita di nonna Chiyo. Ma ovviamente nessuno di quei motivi in quel frangente avrebbe avuto un minimo di valenza e credibilità.

« Su, Sakura, non fare la bambina » la rimproverò lui bonariamente, tentando un nuovo approccio, questa volta frontale, che la costrinse a indietreggiare fino al muro.

« Sai che non era mia intenzione ferirti. Ci hanno chiamato all'improvviso e non ho avuto modo di salutarti, tutto qui. » continuò, allungando una mano fino a sfiorarle il viso « Ti ho mai detto che quando ti arrabbi diventi ancora più bella? » le disse, sorridendo con dolcezza.

"Oh. Miei. Kami." fu l'unico pensiero coerente che Sakura riuscì ad elaborare, sentendo il fiato dell'Akasuna a pochi centimetri dalle sue labbra.

Stava per ricevere il primo bacio della sua vita, un bacio vero, da un uomo – o qualsiasi cosa lui fosse – che aveva appena detto "sei ancora più bella quando ti arrabbi" quando tutti avevano sempre affermato che in modalità ira funesta assomigliava più a un orco che a una bella principessa. Come mai nella sua vita, in quei pochi minuti in compagnia di Sasori, si era sentita compresa e accettata. Probabilmente fu quello, o la possibilità concreta di ricevere il suo primo bacio – un po' legnoso – ma Sakura cedette alle lusinghe del rubicondo nukenin. Chiuse gli occhi, talmente forte da riuscire ad accorciare la sua ampia fronte di alcuni centimetri, e proprio nel momento in cui, secondo un breve calcolo di probabilità e tempistiche, Sasori avrebbe dovuto far combaciare le loro labbra, l'immagine – davvero inopportuna – di Sasuke Uchiha si frappose tra loro.

" Perché non me ne va mai una dritta?" imprecò mentalmente la kunoichi, voltando d'istinto il viso da un lato. Ennesima smorfia di delusione sul viso del nukenin, questa volta condivisa anche da Sakura.

« Ho capito. Vado a fare una doccia. » si congedò Sasori, ammettendo la sconfitta con la medesima eleganza di quando era perito per mano di padre e madre.

" Maledetto Sasuke! Perché? Perché devi sempre rovinare tutto?" continuò a imprecare la ragazza, con le spalle piantate nel muro, il fiato corto e le guance in fiamme – e non solo quelle.




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Sasuke, intanto, camminava per le strade del Vilaggio, di ritorno dal Palazzo dell'Hokage. Sua madre, preoccupata del fatto che il padre anche quella sera non avesse cenato, gli aveva chiesto di portargli qualcosa da mangiare e Sasuke aveva accettato di buon grado, desiderando ardentemente di rivederlo – e nelle vesti di Hokage, tra l'altro.

Il padre lo aveva accolto con un inaspettato entusiasmo. Un atteggiamento a cui Sasuke non era affatto abituato. Suo padre aveva sempre avuto un comportamento austero, rigoroso; non era mai stato avvezzo al contatto fisico – proprio come lui – e non era solito parlare molto – sempre come lui – di conseguenza, quando gli era andato incontro e gli aveva dato una leggera pacca sulla spalla esclamando un « Ecco il mio ragazzo! » carico di orgoglio, Sasuke aveva avuto la tentazione di scoppiare in un pianto liberatorio, non molto edificante data la situazione, benché anche all'ultimo summit dei Kage la sua entrata non fosse passata assolutamente inosservata. Ma, nella mente contorta dell'Uchiha, piombare nel bel mezzo di un importante incontro di Stato brandendo una katana e ingaggiare battaglia con chiunque risultava ben più decoroso – addirittura figo – che commuoversi davanti alla vista del padre che non vedeva – vivo – dalla tenera età di dieci anni. Era un Uchiha, di questo non aveva colpa.

Aveva optato quindi per un forzato sorriso, volto a bloccare le terminazioni nervose e le ghiandole lacrimali – ogni volta che sorrideva, non essendoci abituato, gli si paralizzavano tutti i muscoli della faccia.

Il padre, mettendogli una mano sulla schiena, lo aveva invitato a seguirlo fino al suo scranno.

« Vi ricordate tutti del mio secondogenito Sasuke, vero? » aveva chiesto ai presenti « Mia moglie lo ha costretto a portarmi la cena » aveva aggiunto, scoppiando poi a ridere, imbarazzato.

Già il fatto che suo padre avesse riso, di per sé, era uno di quegli eventi, come la neve ad agosto, più unici che rari, ma che fosse anche arrossito, quello poteva essere solo il segno di un'imminente apocalisse.

"Gli Uchiha non ridono, gli Uchiha non arrossiscono" avrebbe voluto ricordargli, ma osservando le persone sedute attorno a quel tavolo, rimase paralizzato nel riconoscere qualcuno che c'entrava in quel quadretto come Itachi nell'Akatsuki – quella vera, quella cattiva.

Orochimaru. E in ottima forma, per giunta.

In effetti Sasuke non aveva fatto caso che a quel tavolo ci fossero sei persone e non cinque.

" Sei Kage... mh? "

Quale Villaggio avrebbe mai potuto scegliere Orochimaru come guida?

"Oto. Non ci sono dubbi".

E, in effetti, sul cappello da Kage poggiato sul tavolo, di un ben poco rassicurante colore viola, Sasuke aveva potuto scorgere il simbolo del Villaggio del Suono.

Il sennin lo aveva guardato a lungo, mostrando come sempre un morboso interesse verso la sua persona e, un paio di volte, si era leccato le labbra con la sua viscida lingua biforcuta. Il brivido di disgusto che Sasuke aveva provato lo aveva in qualche modo rassicurato: qualcosa in quella realtà parallela, in quell'illusione, o qualsiasi cosa fosse, era rimasto invariato.

Nonostante il disagio procurato dai due occhi serpenteschi puntati su di lui, Sasuke aveva cercato di concentrarsi su suo padre e, più precisamente, sull'inaspettato elogio alla sua persona che con enfasi stava tenendo dinanzi ai suoi colleghi.

Lo aveva definito come "il futuro del Clan", come "colui che avrebbe portato una ventata di rinnovamento", ma aveva anche aggiunto un "a patto che metta la testa a posto" che gli aveva fatto storcere il naso.

Apprendere di essere considerato uno scansafatiche era stato abbastanza seccante per lui che sin dalla tenerissima età si era impegnato per essere il migliore. I bulbi piliferi del suo viso imputati alla produzione della viril barba, già a dieci anni, erano stati completamente resi inabili dal Katon, rendendolo glabro a vita, e le unghie della sua mano sinistra, a forza di utilizzare il chidori, avevano smesso spontaneamente di crescere; aveva sempre ottenuto il massimo dei voti in tutte le discipline ed era certo che, se Gaara e la sua combriccola di sovversivi non avessero interrotto l'esame dei Chunin, avrebbe sconfitto Naruto. Quando poi Orochimaru lo aveva scelto come suo allievo, barra contenitore, si era impegnato fino allo stremo per diventare talmente forte da riuscire non solo a infrangere il sogno del Sennin di avere la sua splendida pelle, ma anche a sopravvivere allo scontro con suo fratello. Infine, aveva raggiunto un discreto livello anche nel suo ultimo ruolo: il supercattivo. Essendo stato un vendicatore per tanto tempo, gli era bastato solo aggiungere una tonnellata di egocentrismo e un chilo di sadismo isterico al bagaglio pregresso di negatività paranoica per entrare di diritto nella top ten degli uomini da eliminare a vista di tutti i Bingo Books dell'universo – megalomane? Sì, lo era. Ma con stile.

Forse in quella realtà parallela, illusione, o qualsiasi cosa fosse, il fatto di aver avuto i suoi famigliari vicini lo aveva rammollito.

In effetti non si era mai chiesto come sarebbe stato avere una vita "normale".

Si fermò di colpo, senza un motivo preciso e si guardò intorno cercando di orientarsi: impegnato nei suoi contorti ragionamenti aveva camminato così a lungo da essere giunto fino alle porte del Villaggio.

Riconobbe immediatamente la marmorea struttura vagamente somigliante a una panchina che, nonostante gli anni, sostava ancora lì, immota e intatta.

Sakura – Colpo alla nuca – Panchina.

Questa volta – chissà come – l'associazione di idee fu immediata.

Era lì che l'aveva adagiata, dopo averla tramortita, la notte che era fuggito dal Villaggio quando lei...

Quando lei si era permesso di minacciarlo di urlare a squarciagola e mettere in allarme tutto il Villaggio pur di non farlo andare via. Sfacciata!


Non che avesse rimosso la parte precedente del discorso, quella in cui una Sakura piangente aveva proclamato di "amarlo più di se stessa" e non aveva neanche dimenticato il ringraziamento campato in aria con cui l'aveva gentilmente liquidata e successivamente tramortita. Aveva semplicemente chiuso tutto in un immaginario sacchetto e lo aveva spedito nel luogo più recondito della sua mente, convinto che in quel modo sarebbe stato in grado di cancellare l'imbarazzante reazione cagionata proprio da quelle parole che per un infinitesimale attimo erano riuscite a scalfire la sua corazza di indifferenza.

Dopotutto, all'epoca, aveva creduto che non avrebbe avuto più modo di rivederla – troppo ottimistica come previsione – e che quella sarebbe potuta essere la sua unica occasione, data la possibilità concreta di diventare il contenitore umano di un tizio con tendenze sessuali poco chiare, per provare l'ebbrezza di un contatto intimo con un altro essere vivente.

Superando, come per magia, la sua totale incapacità di toccare qualcuno senza una valida motivazione, e una volta accertatosi della totale assenza psicofisica della ragazza, aveva adagiato le labbra sulle sue.

"Lampone e vaniglia."

Non aveva mai assaggiato nessuna delle due cose – odiava i dolci – ma era certo, anzi certissimo, che le sue labbra sapessero di lampone e i suoi capelli di vaniglia – all'occorrenza, lo sharingan poteva anche riconoscere sapori e odori.

Quegli stessi rosei e vanigliati capelli e quelle stesse rosee labbra al sapore di lampone che la Kunoichi non avrebbe mai più lavato se mai avesse avuto anche il più flebile sospetto di quanto era accaduto.

In quegli anni trascorsi nel covo di Orochimaru, nel buio della sua stanzetta umida, Sasuke non aveva mai più ripensato a quella notte, coercizzando la sua mente a pensare ad un unica cosa: la vendetta.

Ma ora, dopo tre anni, con delle pulsioni molto diverse da quelle di un tredicenne, e una prospettiva di vita decisamente più rosea, sarebbe stato così strano pensare a qualcosa di più frivolo?

Si stupì di quel pensiero poco consono alla sua natura e si rimproverò per aver obnubilato, anche se per poco, la sua eccelsa mente con simili facezie e stimolato, di conseguenza, la rachitica parte affettiva del suo cervello tanto da provocargli un fastidioso pizzicore sottocutaneo all'altezza delle guance.

Era arrossito. Come suo padre poco prima.

Forse, per un Uchiha, il non arrossire non rappresentava proprio un dictat imprescindibile.

Si voltò di scatto e prese a camminare a passo svelto, rigorosamente a testa bassa per camuffare la tonalità della sua pelle non più tanto diafana e, imboccando strade a caso, lontane dal centro dove sarebbe stato più facile incontrare qualcuno dei suoi ex – o non più ex? – compagni di Accademia, si ritrovò nel quartiere ove era sita la dimora di Sakura.

"Maledizione!" imprecò tra sé e sé, passando davanti all'uscio della ragazza, deciso a proseguire per la sua strada senza deviazioni di sorta benché provasse una certa curiosità di sapere come se la stesse passando in quel nuovo contesto.

Sasuke, in quell'occasione, confermò a se stesso ciò che era già noto a gran parte del mondo emerso: era lunatico.

Giunto all'angolo della strada, dopo essere riuscito in pochi metri a crearsi un alibi perfetto – non era un genio del male per caso – ritornò sui suoi passi.

Trovandosi, a quel punto, dinanzi alla porta dell'Haruno con un discorso ben chiaro nella mente che aveva a che fare all'incirca con gamberetti, zuppe e... sua madre – che follia! – assunse la sua posa migliore – non per fare colpo su di lei, ma per il suo innegabile narcisismo – e bussò con decisione.




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« Sakura? Mi porteresti un asciugamano? »

Temeva che glielo avrebbe chiesto!

Dopo essersi munita di asciugamano e tanto, ma tanto, coraggio, la ragazza entrò nel bagno. Ringraziò mentalmente i Kami per aver concesso all'acqua di diventare vapore a elevate temperature perché l'idea di vedere in modo nitido ciò che si celava dietro la tenda della sua doccia le creava una certa ansia.

In realtà in quei quindici minuti in cui aveva sostato nel corridoio, tendendo l'orecchio verso il bagno per captare ogni singolo rumore da esso proveniente, Sakura aveva ipotizzato che, per Sasori, la doccia consistesse in una passata di lucido per legno su tutto il corpo e un'insaponata veloce ai capelli. Abbastanza deprimente come immagine.

Quindi, è abbastanza facile immaginare la faccia che fece quando Akasuna No Sasori scostò con un colpo secco la tendina della doccia mostrandosi in tutto il suo "carnoso" splendore.

"Pelle, carne, pelle, carne, pelle, carne..." Sakura non riusciva a pensare ad altro. Sembrava fatto di carne vera, in tutto e per tutto. Non che la ragazza avesse di proposito buttato un occhio lì – sì, proprio lì – ma era così evidente da non riuscire a passare inosservato neanche a volerlo. E poi, francamente, Sakura non ne aveva mai visto uno in vita sua, in carne e ossa – i libri di anatomia di Tsunade Sama non facevano testo – ed era alquanto incuriosita dalla sua forma vagamente somigliante a un pappagallo, o no, forse a una banana.

Si ritrovò a inclinare la testa da un lato per concentrarsi meglio su quella visione paradisiaca che le si era stagliata davanti agli occhi, cercando di capire se Sasori avesse solo affinato la sua tecnica e fosse riuscito a impiantarsi della pelle vera o se tutto quel bendidìo fosse reale. Gli addominali sembravano davvero scolpiti nel legno e così i pettorali e tutti i restanti muscoli visibili del suo corpo – sì, anche quello; i capelli rossi, bagnati e spettinati, gli davano un nonsoché di selvaggio, assolutamente eccitante; infine, i suoi occhi marroni, terribilmente caldi, sembravano disegnati con la tempera su quel viso dai lineamenti dolci, bambineschi.

Comprese, riprendendosi un attimo dallo shock, che ci fosse un solo modo per scoprire se Sasori fosse tornato in vita come marionetta o come umano e lei, futura erede di tutte le conoscenze mediche del quinto Hokage, in nome della scienza, si sarebbe immolata "tastando" di persona.

Si avvicinò a lui, percependo subito l'odore di shampoo alla vaniglia – il suo preferito – e dopo aver puntato lo sguardo su un punto preciso del suo torace, laddove un tempo vi era la scatola contenente il suo cuore, lo sfiorò con la punta delle dita sentendo sotto i polpastrelli la pelle calda, viva.

« Qualcosa non va, Sakura? » le chiese Sasori, afferrando la sua mano e facendola aderire completamente alla sua pelle.

« Tu... » non sapeva come impostare il discorso. Non poteva dirgli: « Tu dovresti essere una marionetta! », non sarebbe stato affatto carino.

« Io cosa? » le sussurrò lui, languidamente, attirandola a sé.

E Sakura a quel punto non ebbe più dubbi: qualcosa di decisamente carnoso e vivo stava premendo contro la sua coscia, mentre le labbra di Sasori si avvicinavano in modo pericoloso alle sue.

« Non hai sentito? » domandò la ragazza, credendo di aver udito il campanello – o meglio, sperando che qualcuno fosse accorso a salvarla.

« Non aprire » le soffiò lui sulle labbra in un modo così sexy, ma così sexy, che Sakura pensò che, in fondo, se avesse ceduto nessuno lo avrebbe saputo e che, cazzo, ogni tanto qualche gioia spettasse anche a lei.

Ma quel maledetto campanello non sembrava avere la ben che minima intenzione di smettere di suonare, in vero il suo suono sembrava più cupo e funesto del solito – forse perché dall'altra parte il dito indice di un Uchiha di sua conoscenza, alquanto contrariato dalla prolungata attesa, stava violentando il povero pulsantino che aveva avuto la sfiga di essere stato assegnato alla dimora dell'Haruno.





Note Autrice


Perdonate il ritardo! Ieri sera ho avuto qualche piccolo problema di connessione e ho dovuto posticipare a oggi.

Ecco il secondo atto. Spero vi sia piaciuto. :-)


Dato che questa storia è scritta quasi per intero ho pensato di farvi un piccolo regalo: ho deciso di inserire un piccolo spoiler del capitolo successivo dopo le note autrice. É la prima volta che faccio una cosa del genere, quindi mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

Aspetto con ansia... senza le vostre recensioni mi sento come una particella di sodio dell'acqua Lete. Non fatemi esclamare "C'è nessuno?" con una vocina idiota. Abbiate pietà di me!

Approfitto per ringraziare chi ha recensito il precedente atto, chi l'ha solo letto e chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate.

Qualche giorno fa ho iniziato a rispondere alle recensioni, ma causa forza maggiore, ho dovuto interrompere.:-( Scusate, cercherò di rimediare quanto prima.

Vi lascio allo spoiler del terzo atto che, salvo ripensamenti last minute, dovrebbe riportare codesto sottotitolo: "Sono l'intestino attorcigliato di Sasuke"

Un bacione


Blueorchid31




Spoiler


« Che ci fai qui? » indagò subito Sakura, insospettita e dall'ora tarda, e da quel ghignetto divertito che Sasuke aveva sfoggiato appena lei aveva aperto la porta. Il dubbio che lui potesse in qualche modo essere la causa di tutta quell'assurda faccenda andava appurato, e in fretta.

« Ti piace la zuppa di gamberetti? » le chiese, di rimando, ignorando completamente la sua domanda mentre il ghigno sul suo viso si allargava ulteriormente – aveva continuato a darle le spalle apposta , sicuro che, una volta posta la domanda, l'espressione sul viso di Sakura sarebbe stata talmente ridicola che non sarebbe riuscito a trattenersi dal ridere.

"Ok. É impazzito!" decretò la Kunoichi... (continua...)


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Capitolo 3
*** Atto III : Sono il blocco intestinale di Sasuke ***


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Atto III


" Sono il blocco intestinale di Sasuke"







« Devo aprire, potrebbe essere importante. »

Sakura, nonostante la tempesta ormonale in atto, riuscì a trovare un briciolo di volontà per divincolarsi dal virile abbraccio di Akasuna no Sasori ed evitare, di nuovo, il contatto tra le loro labbra. Si allontanò a malincuore, davvero a malincuore, ma qualcosa – forse il suono molesto del campanello – le aveva inculcato il presentimento che fuori dall'uscio della sua casa potesse esserci qualcuno capace di spiegarle che diavolo stesse succedendo perché, francamente, lei non ci stava capendo più niente.

« Adesso, per colpa tua, sarò costretto a fare una doccia fredda, lo sai? » dichiarò Sasori, facendo arrossire la ragazza che, tentando di ignorare quella vocina nella sua testa che le stava dicendo "Resta o rischierai di rimanere vergine a vita", lasciò la stanza.

La medesima vocina che, una volta richiusa la porta alle sue spalle, le aveva detto "Sei un'idiota" . E non se la sentì di darle torto.

Nel breve tragitto che dal bagno portava alla porta d'ingresso, Sakura incrociò mentalmente le dita: "chiunque ma non lui, chiunque ma non lui", ripeté come un mantra, conscia di non essere assolutamente pronta, dopo quello che era accaduto in bagno, a sostenere una conversazione con colui che poteva essere stato il fautore di tutto. Il rischio di poterlo defenestrare o, peggio, incastonare in modo perenne in un muro portante della casa era fin troppo alto. Inoltre, con tre infarti già in corso – uno miocardico, uno cerebrale e uno ovarico – era certa che due concentrati di eros puro dentro la sua casa, contemporaneamente, avrebbero potuto decretare la sua prematura dipartita, o peggio, imprevedibili conseguenze. Scosse con violenza la testa per allontanare da lei quell'ultimo pensiero che sarebbe stato in grado di far arrossire l'Erosennin in persona e dopo aver preso un bel respiro volto a ossigenare il suo cervello e ritrovare un minimo di contegno, posò la mano sulla maniglia della porta e l'abbassò lentamente.

La vocina nella sua testa iniziò a sghignazzare sadicamente appena un Sasuke Uchiha in posa plastica, con il gomito poggiato sul montante della porta, la fronte adagiata sull'avambraccio e il dito indice incollato al dannatissimo campanello, si palesò dinanzi a lei. In quell'occasione, Sakura convalidò in toto la tesi secondo la quale "La probabilità che qualcosa accada è inversamente proporzionale alla sua desiderabilità"(1) .

« P-potresti... » Sakura indicò con uno sguardo minaccioso il dito che premeva ancora sul molesto campanello che la stava facendo impazzire – e non solo quello. In realtà si era ormai rassegnata all'idea che si fossero tutti messi d'accordo per farle perdere il senno.

Sasuke, per fortuna, ebbe la bontà di ubbidire immediatamente, interrompendo così l'acustico tormento e, senza chiederle il permesso, si intrufolò dentro casa, sfiorandola accidentalmente passando nel piccolo spazio tra lei e il montante della porta.

Il poco casto pensiero di qualche attimo prima ritornò con prepotenza a figurarsi nella mente della povera Kunoichi che scosse nuovamente la testa e questa volta con una forza tale che ebbe il timore che potesse staccarsi di netto.

Alzò gli occhi al cielo, sperando che i Kami si ricordassero della sua esistenza ogni tanto, e , sospirando, chiuse la porta.

« Che ci fai qui? » indagò subito, insospettita e dall'ora tarda e da quel ghignetto divertito stampato sul viso dell'Uchiha.

Sasuke si guardava in giro, come in cerca di qualcosa.

Sakura ipotizzò che fosse più che altro in cerca di "qualcuno": forse si era recato da lei per controllare che il suo piano stesse funzionando. Il dubbio che lui potesse essere in qualche modo la causa di tutto quello che stava accadendo andava appurato, e subito.

In vero, Sasuke aveva preso a guardarsi in giro perché non aveva mai messo piede in casa di Sakura. L'aveva sempre vista solo dal di fuori, forse una o due volte aveva intravisto l'ingresso, ma non aveva mai avuto modo – e desiderio – di entrarci.

« Ti piace la zuppa di gamberetti? » le chiese, di rimando, ignorando completamente la sua domanda mentre il ghigno sul suo viso si allargava ancora – era rimasto di proposito di spalle per mascherarlo, certo che, una volta posta la domanda, l'espressione sul viso di Sakura sarebbe stata talmente buffa che non sarebbe riuscito a trattenersi dal ridere.

"Ok. É impazzito!" decretò la Kunoichi, ormai sull'orlo di una crisi di nervi. Cosa c'entrava ora la zuppa di gamberetti!?

" Forse vuole invitarti a cena? " ipotizzò la "Inner Sakura" , già in preda a convulsioni e film mentali di diversa entità.

" Sì... per avvelenarmi " le rispose la vera Sakura, più realista, più disillusa, sperando in quel modo di placare l'entusiasmo: doveva rimanere lucida.

« C-credo di non aver compreso » ammise, poi, titubante, pensando a quale diabolico piano potesse celarsi dietro quella domanda.

"Zuppa di gamberetti"

Forse si trattava di un anagramma che celava una minaccia di morte – Sasuke era sempre stato molto criptico: era il tipo che ti diceva "grazie" e poi ti tramortiva, che sosteneva di aver bisogno di un nuovo ninja medico e poi tentava di carbonizzarti con un chidori; c'era da fidarsi, insomma – o forse ci aveva beccato al primo colpo e aveva davvero intenzione di avvelenarla. Era impensabile che lui fosse interessato a sapere se il suo palato gradisse la zuppa di gamberetti quando non si era mai disturbato di conoscere nulla di lei.

« Non è una domanda difficile, Sakura » ribatté lui con quell'insopportabile aria di sufficienza con cui aveva sempre guardato tutti dall'alto in basso – in special modo lei « Penso che tu sappia cosa ti piace e cosa no » aggiunse, voltando appena il viso verso di lei, ma rimanendo di spalle.

" Emerito figlio di... " Questa volta Sakura non riuscì a dare per niente torto alla sua vocina interiore.

Lei conosceva perfettamente i suoi gusti, non era piccola e stupida come lui credeva. Come si permetteva quel, quel... pallone gonfiato?

Tanto per fare un esempio, Sakura sapeva con certezza di provare ancora attrazione per lui malgrado fosse un nukenin psicopatico; che le piacevano i suoi occhi, le sue labbra, il suo nasino a punta, il suo fisico scolpito, le sue orecchie, i suoi capelli e sì... anche il suo carattere di merda – aveva ammesso da un po' di tempo di essere affetta da una sorta di masochismo autolesionistico.

L'assurdità, caro il nostro pallone gonfiato, non risiedeva nell'argomento della domanda, ma nella domanda in sé.

« I-io... » balbettò, prendendo a martoriarsi le mani. Come faceva? Come poteva riuscire ancora a farla sentire un'inutile dodicenne?

Lei era cambiata, era diventata forte, era rispettata da tutti. Perché? Perché non riusciva a dimostrarglielo una buona volta, spaccandogli la faccia e tutte le ossa del corpo?

« Allora? » la invitò a rispondere, spazientito.

« Allora... » ripeté Sakura, stringendo i pugni.

Sasuke si decise finalmente a voltarsi e quel che vide non fu proprio quello che si aspettava : gli occhi di Sakura non era affatto sul punto di esplodere in un fiume di lacrime e le sue gote erano rosse, ma non certo per l'imbarazzo.

A dire il vero, la Kunoichi appariva come una teiera sul punto di esplodere e, infatti... esplose!

« Adesso tu mi spieghi che diavolo ci facciamo qui! Come siamo finiti a Konoha e perché... perché vuoi sapere se mi piace una stramaledettisima zuppa di gamberetti? » tuonò la ragazza, minacciosamente.

Sasuke sbarrò per un attimo gli occhi, disorientato, e quando Sakura iniziò ad avvicinarsi a lui brandendo un pugno che non aveva affatto un aria rassicurante, pensò bene di fare qualche passo indietro fino a toccare il muro con le spalle. Non aveva paura di lei, no di certo; avrebbe potuto tranquillamente metterla ko con un semplice sguardo, ma quella reazione inconsulta lo aveva un tantino stupito – appena appena – e non aveva avuto il tempo di elaborare nessuna frase umiliante, o destabilizzante, che avrebbe potuto riportare la situazione a suo vantaggio – come sempre.

« Mi dispiace per te, Sakura, ma non è ho idea » le rispose, cercando di apparire sincero: il pugno era ormai a pochi centimetri dalla sua faccia e doverla tramortire con lo sharingan non rientrava nei suoi piani – dopotutto non aveva ancora saputo se le piacesse o meno la zuppa di gamberetti.

Sakura abbassò la guardia: non aveva ancora perso il vizio di credere a priori a ogni cosa proferita dalle sue labbra.

Le sue labbra.

Sakura non si accorse di essersi avvicinata un po' troppo a lui – più del solito – e che le labbra, quelle bellissime labbra che aveva sognato di baciare almeno una volta prima di morire, fossero talmente vicine che se qualcuno fosse passato di lì , casualmente, e l'avesse spinta appena, ci sarebbe cascata sopra. Avvampò, guardando Sasuke negli occhi, chiedendosi se anche lui avesse notato la stessa cosa.

L'Uchiha, in effetti, aveva provato un profondo senso di disagio e fastidio nell'averla così vicina, ripensando a quella notte in cui aveva violato le sue labbra – a tradimento – ma riuscì a mantenere il controllo e dissimulare le sue emozioni.

Peccato che oltre loro due, in quella casa, non ci fosse nessuno – o quasi.

Sakura, infatti, come da tradizione, una volta che Sasuke era comparso davanti ai suoi occhi, aveva dimenticato anche il suo nome e di conseguenza Sasori che, sentendo la sua ragazza sbraitare, aveva pensato bene di uscire dalla doccia.

« Non ti credo! » affermò debolmente la Kunoichi, allontanandosi con dispiacere da lui e dal suo inebriante profumo, consentendo così all'Uchiha di poter riprendere a respirare in modo regolare e assumere nuovamente un atteggiamento più consono alla sua natura, di norma, fredda e distaccata.

« Fai come vuoi. »

"Tipica risposta Uchiha" constatò Sakura.

" Che ti aspettavi?" aggiunse la sua vocina interiore.

« Io non riesco a capire...» continuò la ragazza, portandosi una mano alla fronte « Se davvero tu non c'entri niente allora chi... »

« Sakura, chi era alla porta? »

La voce di Sasori, proveniente dalle scale, le ricordò della sua esistenza, facendola irrigidire, mentre Sasuke inclinava da un lato la testa e tendeva un orecchio, accigliato.

« Sa-Sa- Sasori? » balbettò Sakura, imbarazzata, andandogli incontro. Cosa che, se possibile, fece accigliare ancor di più l'Uchiha.

Sasori? Dove aveva già sentito quel nome? E cosa ci faceva in casa di Sakura?

É praticamente impossibile descrivere la faccia che fece Sasuke quando l'ex nukenin, sceso l'ultimo gradino delle scale, apparve in salotto con indosso solo uno striminzito asciugamano stretto in vita. Nonostante fosse sempre stato un asso nel celare le sue emozioni, il suo colorito assunse una tonalità verdognola e le sue labbra si schiusero, assumendo un'espressione vagamente rassomigliante a quella di una triglia morta da svariati giorni.

« Ricordi Sasori, vero Sasuke-kun? » esordì Sakura, con un fintissimo sorriso, tentennando alquanto prima di posare, in modo incerto, una mano sulla spalla dell'Akasuna.

" Ma non gli avevo portato su un asciugamano più grande? " pensò, guardandolo.

« Ma certo. » confermò Sasuke, ormai abituato ad apprendere sconvolgenti rivelazioni e fingere di esserne al corrente.

Sasori aveva poi allungato un braccio e aveva cinto il ventre di Sakura che, abbastanza restia ad avvicinarsi ancora a lui – sopratutto davanti a Sasuke – fu costretta, suo malgrado, ad appoggiare la schiena sul petto nudo del ragazzo – terribilmente caldo e umidiccio.

« É il mio ragazzo » dichiarò lei, paonazza, indicandolo con il pollice « o almeno credo » aggiunse sottovoce.

" Sul serio? Anche se non avessi avuto l'accortezza di dirmelo ci sarei arrivato da solo, nonostante trovi alquanto assurdo che tu possa avere un ragazzo" avrebbe voluto risponderle Sasuke, con un tono che definire acido sarebbe stato eufemistico: in quel gesto non aveva visto solo un modo da parte di Sakura di metterlo al corrente delle ultime novità, ma anche un malizioso tentativo della stessa di provocare il lui una qualsivoglia reazione. Gelosia ad esempio?

" Povera illusa!" ringhiò sadicamente.

Sakura che non aveva la ben che minima idea di dove dimorasse la malizia, si era, invece, premurata di farglielo sapere in virtù del fatto che non dovevano in alcun modo destare sospetti: se Sasuke effettivamente non aveva nulla a che vedere con quella faccenda – e la sua faccia a quel punto era stata una prova più che lampante – dovevano cercare di scoprire chi fosse il responsabile. Come al solito Sasuke aveva capito fischi per fiaschi.

« Uchiha, che ci fai qui? » gli chiese Sasori. il cui sguardo, a occhio e croce, sembrava essere un po' ostile.

Niente di nuovo per Sasuke: era abituato agli sguardi ostili, ma non riusciva a capire perché quel tizio che non aveva mai visto in vita sua potesse avercela su con lui.

« Sono venuto a trovare la mia compagna di Team, qualcosa in contrario? » gli rispose a tono l'Uchiha – che storicamente non si era mai tirato indietro di fronte a una sfida. Non aveva una grandissima esperienza in fatto di "fidanzati gelosi", ma una sfida era pur sempre una sfida e il tono usato da quel tipo era in.con.fu.ta.bil.men.te di sfida.

Come osava?

« A quest'ora? » ribatté Sasori « Doveva trattarsi di qualcosa di importante... » aggiunse, glaciale come la marionetta che era stato.

Sakura, in mezzo ai due, realizzò che in quel momento, nel suo salotto, si stesse svolgendo un vero e proprio scontro tra titani. All'angolo destro: Sasuke Uchiha da Konoha, campione del mondo di indifferenza e presunzione; dotato di orgoglio smisurato e affetto da egocentrismo patologico. All'angolo sinistro: Akasuna no Sasori da Suna, ex marionetta priva di sentimenti umani, freddo e calcolatore; affetto anche lui da uno spiccato egocentrismo, un po' macabro, che lo aveva portato a diventare di legno per raggiungere la perfezione.

Chi l'avrebbe spuntata? Difficile a dirlo.

Avvolta dal braccio di Sasori e con lo sguardo di Sasuke addosso, cominciò a scorgere in quella situazione paradossale, un qualcosa di impensabile, impossibile.

" Shannaro! " esclamò dentro si sé prima di poggiare la mano, fino a quel momento rimasta inerme sul fianco, su quella dell'Akasuna, non per mettere carne sul fuoco, ma semplicemente per la necessità concreta di un appiglio che le consentisse di non svenire.

Ovviamente Sasuke non comprese il vero senso di quel gesto e, scambiandolo di nuovo per uno sciocco tentativo di farlo ingelosire, fulminò la ragazza con lo sguardo, cagionando così un ennesimo fraintendimento. Forse il più grave.

« Mia madre necessitava di sapere se Sakura gradisse la zuppa di gamberetti » dichiarò l'Uchiha, sentendosi un po' stupido, ma in fondo era quello il motivo per il quale era lì.

" Sua madre??? Cosa c'entra sua madre adesso? " si chiese Sakura, traducendo la sua confusione in uno sbattimento convulso di ciglia.

" Sorpresa, eh? " gioì l'Uchiha, conscio di aver guadagnato un punto a suo favore.

« Ah! La cena settimanale a casa dei tuoi genitori. » rammentò Sasori, ghignando « Dal fratello di Itachi mi sarei aspettato qualcosa di meglio. Continui a usare la tua famiglia per tenerla legata a te. » concluse con sdegno.

" Io cosa?"

" Lui cosa?"

L'ultima affermazione di Sasori scatenò un tripudio di palpebre sbattute e face palm di costernazione.

" So che le cose tra voi non sono andate come ti aspettavi"

Quello che sua madre gli aveva detto solo poche ore prima, adesso gli sembrò un po' più chiaro, benché avesse tentato con tutto se stesso di non cogliere il nesso che vi era tra quelle parole e l'affermazione di Sasori.

Sasuke sentì un chiaro brivido di terrore scorrergli lungo la colonna vertebrale, mentre Sakura, al contrario, di eccitazione e gioia. Quel mondo iniziava a piacerle, e molto anche.

« Fatti gli affari tuoi... » sbraitò l'Uchiha, cercando di ricordarsi il nome di quell'individuo che lo stava facendo uscire fuori dai gangheri.

« Sasori » concluse Sakura, vedendolo in difficoltà.

« Sì, appunto... Sasori » ripeté l'Uchiha, sputando fuori il suo nome come un insulto.

« Gli hai risposto? » chiese a quel punto l'Akasuna alla ragazza.

Sakura scosse la testa e lui la invitò con un cenno del capo a rispondere alla domanda dell'Uchiha in modo che si levasse dalle scatole.

« P-puoi rassicurare tua... » le sembrava assurdo proferire quella parola « M- madre. La zuppa di gamberetti mi piace molto. Ringraziala da parte mia. » " E dille anche che, malgrado le apparenze, ho sempre amato suo figlio più della mia stessa vita" avrebbe voluto aggiungere, ma per ovvi motivi preferì stare zitta.

« Bene, ora hai la tua risposta. » decretò Sasori, facendogli gentilmente capire che non avesse più alcun valido motivo per trattenersi.

Sasuke non riusciva a crederci: sconfitto su tutta la linea. Come era potuto succedere?

Digrignando i denti e stringendo i pugni si avviò verso la porta e proprio nel momento in cui ebbe impugnato la maniglia, si ricordò che, di norma, l'ultima parola in qualunque discussione fosse sempre stata la sua.

« Dimenticavo... ero venuto anche per un altro motivo. Kakashi-sensei desidera parlarci. »

« Va bene » annuì Sakura « Domani mattina al solito posto? »

« No » le rispose Sasuke, di spalle, con un sorriso trionfante dipinto sul viso « Adesso!»

« Adesso??? » chiesero all'unisono gli altri due.

"Io non perdo mai"

« Deve trattarsi di qualcosa di importante se Kakashi-sensei vuole vederci a quest'ora » si allarmò Sakura, liberandosi dell'abbraccio di Sasori.

« Sicuramente. » le confermò Sasuke, sentendo chiaramente sulla sua pelle lo sguardo straripante di odio che il ragazzo gli stava riservando.

« Andiamo allora, cosa stiamo aspettando? »

"Che genio!"

« Mi dispiace, ci vediamo dopo »

Sakura sentì di dover dire qualcosa a Sasori che, ancora con l'asciugamano in vita, aveva assistito attonito a quella che a naso aveva tutta l'aria di essere una messa in scena. Forse aveva sottovalutato l'Uchiha.

In realtà sembrava diverso dal solito, più sicuro di sé, più determinato, meno farfallone.

« Si tratta di lavoro, dopotutto. Vai, ti aspetterò qui.» le disse, lanciando un'occhiataccia all'Uchiha, il cui ego stava sghignazzando ferocemente « Ma prima... »

Le afferrò la nuca e la baciò con foga – e con la lingua – mantenendo lo sguardo fisso sul rivale, il cui ego aveva smesso contestualmente di sghignazzare, rinchiudendosi in un irreversibile silenzio. E di nuovo il viso di Sasuke si era trasformato in quello di una triglia morta, ma non da svariati giorni... da mesi interi. Una putrescente triglia... ecco a cosa assomigliava con quelle labbra spalancate e gli occhi strabuzzanti.

In tutto questo Sakura aveva rischiato di soffocare un paio di volte e dall'emozione e a causa della lingua di Sasori che aveva, in quei pochi istanti, esplorato per intero la sua cavità orale.

Il suo primo bacio.

Sasori l'aveva baciata e... davanti a Sasuke!

Roba da matti!

Sakura non sapeva se saltare di gioia o sperare che il terreno la inghiottisse.

Quando Sasori le aveva, infine, consentito di respirare, lei d'istinto si era girata verso Sasuke che, riuscendo a riposizionare le labbra e gli occhi in tempo record , aveva ripristinato la sua classica immagine da gufo impagliato.

« A dopo » sussurrò, rossa fino alla punta dei capelli, raggiungendo il compagno di Team sulla porta con una mano poggiata sulle labbra umide.

Sasuke e Sasori si lanciarono un'ultima, eloquente, occhiataccia, il cui significato era pressoché questo: " Non finisce qui " .

Sasuke aveva vinto lo scontro, ma non la battaglia – di questo era consapevole. Sicuramente questa faccenda di Sasori avrebbe complicato ulteriormente la situazione.

Oltre allo stupore, inconsciamente aveva provato anche qualcos'altro quando quel tizio dai capelli rossi aveva baciato Sakura, una specie di fastidio fisico, come un blocco intestinale. La bocca dello stomaco gli si era chiusa e aveva sentito le budella attorcigliarsi. Forse era stato il fatto che lui l'avesse baciata a sfregio, per dimostrargli che era sua: nei suoi occhi aveva visto chiaramente una scintilla di soddisfazione mentre affondava la lingua nella bocca di Sakura.

"Che se la prendesse pure. É tutta sua!" si disse, ma volgendo lo sguardo verso la ragazza che stava camminando al suo fianco, risentì nuovamente quella fastidiosa stretta allo stomaco, notando come continuasse a toccarsi le labbra e a sorridere e ad arrossire.

Percepì un'inspiegabile sensazione, un misto di rabbia e risentimento – più comunemente denominata "gelosia" – crescergli dentro e diffondersi in tutto il corpo, mentre una serie di domande iniziavano ad affollargli la mente.

Chi era quel Sasori?

Come faceva Sakura a conoscerlo?

Che rapporto c'era stato nella realtà tra quei due?

A Sakura era piaciuto quel bacio?

Quest'ultima domanda si aggiunse alle altre senza un motivo valido – o almeno si convinse che fosse così.

La possibilità che quel tizio fosse stato il fidanzato di Sakura anche nel loro mondo non sembrava poi così remota. Probabilmente, durante la sua assenza, Sakura si era gettata tra le sue braccia per superare il dolore insopportabile cagionato dalla sua mancanza. Doveva aver sofferto davvero molto per aver scelto di stare con un tizio dai capelli rossi e con uno scorpione tatuato sul petto – di pessimo gusto davvero. Di conseguenza, la sua eccelsa mente, aveva trovato anche una ragione valida al perché Sakura si fosse presentata, inspiegabilmente, nel Paese del Ferro con l'intento di eliminarlo: per vivere con serenità la sua nuova storia d'amore senza temere che lui potesse tornare – era sempre stato particolarmente predisposto a giungere a conclusioni affrettate.

"Vipera!" ringhiò dentro di sé, guardandola con odio.

« Dove dobbiamo incontrarci con Kakashi – sensei? » chiese ingenuamente Sakura, davvero convinta che a quell'ora Kakashi non avesse di meglio da fare che organizzare riunioni straordinarie – convintissima.

« Nh! » mormorò Sasuke che, avendo focalizzato tutte le sue energie psichiche per averla vinta su quel Sasori, non aveva pensato al dopo, a cosa avrebbe detto a Sakura per spiegarle che "No, non avevano alcun appuntamento con Kakashi- sensei"

« Non abbiamo nessun appuntamento con Kakashi-sensei, vero? »

Sasuke aveva sottovalutato la sua perspicacia – Che stupido! Sakura era sempre stata molto intelligente, inutile, ma intelligente.

Incassò con eleganza il colpo e scosse con grazia la testa per confermare la sua supposizione e salvare il salvabile.

« Lo immaginavo » dichiarò lei, sospirando.

« Chi era quello? » le chiese Sasuke, di colpo, modulando il tono della voce in modo tale che quella sembrasse una domanda di circostanza, tipo : "Che tempo è previsto per domani?"

« Sasori, dici? »

"Perché ce ne sono altri?" si chiese, in preda a un inspiegabile terrore.

Sasuke si limitò ad annuire e deglutì una litrata di bile.

« Akasuna no Sasori, nukenin di livello S del Villaggio della Sabbia, sconfitto dalla qui presente e da Chiyo- baasama nel covo dell'Akatsuki. » gli spiegò Sakura con un certo orgoglio.

"Sconfitto da lei? Nel covo dell'Akatsuki?"

Non solo Sakura era stata in grado di sconfiggere un temibile nukenin – e di per sé questa cosa aveva dello straordinario, ricordando quanto fosse debole ai tempi dell'Accademia – ma quel che più gli rodeva era che fosse riuscita a trovare il covo dell'Akatsuki prima di lui che, all'epoca, era ancora il "toy- boy" di Orochimaru.

« Quando l'ho affrontato... beh...» continuò Sakura, toccandosi di nuovo le labbra e arrossendo « lui non era proprio com'è adesso.»

« Che intendi? » indagò Sasuke, stranamente incuriosito.

« Lui era... come posso spiegarti...»

"Era?" L'attesa lo stava uccidendo. Perché Sakura non era in gardo di parlare come tutte le persone normali? – come lui, s'intende. Perché doveva metterci tutta quella enfasi, quell'attesa snervante, quell'emozione? – e non usare un linguaggio comprensibile solo per forme aliene dotate di un'intelligenza superiore.

« Una marionetta » Sakura sputò fuori il rospo, sperando che non la prendesse per pazza.

Sasuke, a stento, riuscì a trattenere una delle sue mefistofeliche risate.

" Quel tizio era una marionetta? Sakura aveva baciato una marionetta?" Ci poteva essere niente di più divertente? "Ti è andata male anche questa volta, cara la mia Sakura."

« Sì, ma adesso... adesso è diverso. É umano! » esclamò la ragazza, stroncando l'ilarità dell'Uchiha « Come può essere accaduto, Sasuke-kun? »

" Già, come può essere accaduto?" ringhiò Sasuke nella sua mente, tentando di trovare il bandolo della matassa in cui si era trasformato di nuovo il suo stomaco.

« Non mi fido di lui. » dichiarò caustico « E neanche tu dovresti. Dopotutto è un nukenin e non sappiamo se c'entri qualcosa con quello che è accaduto. » concluse, notando nella ragazza un moto di entusiasmo dovuto sopratutto all'ultima parte del discorso nella quale inconsciamente aveva mostrato una sorta di preoccupazione, interesse, nei suoi confronti.

« Anche tu sei un nukenin, Sasuke-kun » osservò Sakura con arguzia « Ma io mi fido di te » aggiunse, voltando il viso dall'altro lato, imbarazzata.

"E sbagli! Perché alla prima occasione ti ucciderò, donna." avrebbe voluto dirle, ma preferì evitare: sua madre non avrebbe approvato.

« Sai, vestito così... come dire... normale...»

Eccola che ricominciava con i complimenti. Andava fermata e subito.

« Troviamo un posto tranquillo, dobbiamo parlare di cose serie » E per cose serie Sasuke intendeva "la cena a casa dei suoi genitori".









Note Autrice


Ok, questi sono eventi storici! Non aggiornavo a così poca distanza di tempo da "Voce del verbo amare". Bei tempi quelli! Pubblicavo anche un paio di capitoli al giorno, mentre adesso sono costretta a rieditare vecchie storie per dimostrare di essere ancora viva. Che depressione!

:-(

In questo capitolo abbiamo visto Sasori baciare Sakura ^^

Non ammazzatemi, sono una Sasusaku, lo sapete bene e sapete anche che mi piace da matti far attorcigliare lo stomaco all'Uchiha. L'eterno rapporto di amore e odio tra me e il personaggio di Sasuke mi porta spesso a trattarlo male. Prima o poi si vendicherà! :-)

Come avrete potuto notare, alla fine ho deciso di modificare il sottotitolo: "Il blocco intestinale" mi garbava di più.

Spero che anche questo capitolo, pubblicato prima del previsto, vi sia piaciuto. Non ho ancora risposto alle recensioni che avete lasciato a quello precedente perché mi sono dedicata a rivedere questo, pensando che sicuramente lo avreste gradito di più – o almeno spero. Conto, comunque, di rispondere in serata. Intanto vi ringrazio di cuore per tutte le vostre belle parole che mi spronano a revisionare in fretta i capitoli di questa storia e mi riempiono il cuore di gioia.

Un bacione


Blueorchid31






Spoiler



« Avete mangiato?» chiese loro Shikamaru con un tono fin troppo amichevole, invitandoli a sedersi.

« Sai parlare solo di cibo!» sbuffò Chōji, incrociando le braccia.

« Se il cibo non ti piace, non è un mio problema! » ribatté il Nara « Hey ragazzi, che ne dite se dopo andiamo a ballare? » aggiunse, mimando una specie di danza.

Inutile dire che Sasuke e Sakura rimasero abbastanza sconcertati da quei comportamenti. Sasuke ricordava Shikamaru come un tipo apatico, abulico, mentre Chōji come un ciccione perennemente affamato. Ipotizzò che forse, nel tempo, fossero cambiati. Sakura, invece, che aveva un ricordo di loro un po' più fresco, iniziò seriamente a temere il peggio.
























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Capitolo 4
*** Atto IV: "Sono lo spiccato - e sottovalutato - dono della sintesi di Sasuke" ***



Note Autrice



Carissimi lettori,

chiedo venia per l'immenso ritardo con il quale pubblico questo quarto Atto, ma ho passato un bruttissimo periodo a livello famigliare. Non entro nel dettaglio per non ammorbarvi con i miei problemi – non è nel mio stile – anche perché, se sono riuscita a pubblicare, significa che le cose vanno meglio.

Non posso ancora garantirVi che sarò costante con gli aggiornamenti, ma sappiate che ci metterò tutta la buona volontà per non farVi aspettare tanto.

Questo capitolo, che era già bello che scritto, l'ho modificato in gran parte perché lo stralcio di trama che conteneva originariamente non era molto di mio gusto e vi avverto del fatto che è più lungo del solito – spero che non sia noioso. Alla fine non ho inserito alcuno spoiler perché, leggendo il capitolo successivo,sono giunta alla conclusione che sicuramente modificherò anche quello. :-(

Vi preannuncio solo che dovrebbe essere l'ultimo.

Vi chiedo perdono anche per non aver risposto alle tante recensioni che mi avete lasciato: sono davvero una brutta persona. Sappiate che leggo e amo ogni singola parola che mi scrivete e che siete un mio pensiero costante. Se continuo ostinatamente a ritagliare infinitesimali spazi di tempo per scrivere anche solo due righe lo devo solo a Voi.

Grazie.



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Atto IV


" Sono lo spiccato – e sottovalutato – dono della sintesi di Sasuke "





« Sasuke – kun, fermati un attimo! » esclamò Sakura all'improvviso mentre percorrevano il viale principale del Villaggio.

Sasuke non fece in tempo neanche a elaborare ciò che la ragazza aveva detto: era già scattata di lato, lo aveva superato e si era diretta come una furia verso un chiosco dall'altra parte della strada. Scosse la testa e sbuffò, contrariato: le lancette scorrevano velocemente ed era quasi certo che quel tizio non avrebbe aspettato tanto prima di mettersi sulle loro tracce. Era abbastanza seccante il fatto che Sakura avesse un compagno – un nukenin, poi! – se fosse stato ancora in piedi il Team 7 questa faccenda avrebbe sicuramente causato delle difficoltà.

Sorrise tra sé e sé : il Team 7 non esisteva più e Sakura era libera di condividere il suo letto con chi preferiva, non erano affari che lo riguardavano – ignorava ciò che il destino avesse in serbo per lui.

« Ragazzi! »

Sasuke notò che con il tempo l'urletto stridulo di Sakura non fosse affatto cambiato e che, soprattutto, fosse ancora inequivocabilmente insopportabile.

La vide scostare le tendine del chiosco ed entrare e non poté fare a meno di seguirla: era strettamente necessario che fosse preparata a dovere per incontrare la sua famiglia onde evitare situazioni imbarazzanti. Lo innervosiva parecchio l'idea di dover passare un'intera serata in sua compagnia, in casa sua e con tutta la sua famiglia – viva – al completo.

Intorno a un lungo tavolo erano seduti gli eredi dei più importanti Clan del Villaggio, compreso Naruto, con quelle assurde basette dorate che lo facevano sembrare uno dei cani dell'Inuzuka – un cane brutto, tra l'altro.

La nuova stirpe di Konoha, il futuro del Villaggio...

' Un branco di smidollati ' sputò tra sé e sé con profondo disprezzo.

« Avete mangiato?» chiese loro Shikamaru con un tono fin troppo amichevole, invitandoli a sedersi.

« Sai parlare solo di cibo!» sbuffò Chōji, incrociando le braccia.

« Se il cibo non ti piace, non è un mio problema! » ribatté il Nara « Hey ragazzi, che ne dite se dopo andiamo a ballare? » aggiunse, mimando una specie di danza.

Inutile dire che Sasuke e Sakura rimasero abbastanza sconcertati da quei comportamenti che, a una prima fugace occhiata, sembravano abbastanza strani rispetto alla normale natura dei loro compagni. Sasuke ricordava Shikamaru come un tipo apatico, abulico, mentre Chōji come un ciccione perennemente affamato. Ipotizzò che forse, nel tempo, fossero cambiati. Sakura, invece, che aveva un ricordo di loro un po' più fresco, iniziò seriamente a temere il peggio.

« Qualcosa non quadra » sussurrò a Sasuke, con una mano a coprire la bocca.

« In che senso? » le chiese lui di rimando, visibilmente inquieto: l'ultima cosa che desiderava era rimanere in quel posto. Si sentiva fortemente a disagio, come osservato.

« Non trovi che siano un po' strani? »

« Non più del solito » affermò Sasuke, caustico.

Osservandoli con attenzione, tuttavia, Sasuke non poté darle completamente torto.

Hinata Hyuga aveva un aspetto terrificante; non tanto per il trucco pesante e per le sue grazie messe in bella mostra in tutta la loro pienezza, ma per le occhiatacce che lanciava a destra e a manca – soprattutto in direzione di Sakura – tenendosi saldamente avvinghiata al Dobe che continuava a interpretare in un modo assolutamente poco credibile il ruolo del bello e dannato; la Yamanaka, accartocciata in un angolino, rossa fino alla punta dei capelli, non aveva tentato di saltargli al collo, anzi sembrava abbastanza intimorita e non ciarlava a vanvera come al suo solito; Shikamaru da indolente era diventato iperattivo e saltava da una parte all'altra del tavolo come appena morso da uno dei simpatici animaletti da compagnia di Orochimaru; Chōji, "l'uomo patatina", aveva come minimo venti chili in meno dell'ultima volta che lo aveva visto e aveva appena affermato di disdegnare il cibo. Per non parlare dell'Inuzuka che non aveva smesso di leccarsi il dorso della mano come un gattino, confermando la tesi, da lui sempre sostenuta, che avesse le zecche. Mancava solo un Neji Hyuga stupido e il quadretto sarebbe stato completo.

« Aaaahhh! »

Hinata Hyuga urlò di rabbia, apparentemente senza motivo.

Sasuke e Sakura la videro sollevare il tavolo e scaraventarlo fuori dal chiosco, rivelando proprio l'erede del ramo cadetto degli Hyuga, con il byakugan attivo, accucciato per terra in direzione della seduta della ragazza.

« Mi stavi spiando di nuovo, vero? » sbraitò Hinata, brandendo il pugno davanti al viso di Neji.

« Hi- Hinata -san, mi era caduta la bacchetta sotto il tavolo e non riuscivo più a trovarla » tentò di giustificarsi, imbarazzato e terrorizzato.

« Sì, c'è qualcosa che non va » affermò Sasuke, ormai sicuro: Neji era sempre stato l'unico di quella mandria di decerebrati degno di un pizzico di stima da parte sua e vederlo nei panni di un pappa molle pervertito lo aveva convinto definitivamente che no, qualcosa non quadrasse affatto.

« Che facciamo? » chiese Sakura.

« Andiamo via! » le propose lui, intenzionato a sgattaiolare fuori dal chiosco e liberarsi così anche da quella opprimente sensazione di essere osservato.

Il loro piano di fuga, tuttavia, fallì miseramente. Il presentimento di Sasuke si rivelò più che fondato: nel momento esatto in cui si erano voltati per uscire dal chiosco si erano ritrovati di fronte a un muro di labbra rosse e ciglia sfarfallanti. Dinanzi al chiosco, infatti, si era creata una folla abbastanza numerosa di donne, di diversa età, altezza e ampiezza, che sembravano tutte interessate ad un'unica persona.

A Sasuke tornarono alla mente le parole proferite da Naruto quella mattina 'fino alla fine qualcuna di loro te lo taglierà, Baka!' e rabbrividì non per l'idea di perdere il suo beneamato attrezzo che a tutt'oggi non era servito a un granché, ma per quello che da lì a poco sarebbe potuto accadere.

' Dannazione! '

« E voi chi diavolo siete? » chiese, ingenuamente, Sakura.

« Non è il momento di fare domande » le consigliò Sasuke, attivando lo sharingan per trovare velocemente una via di fuga che non contemplasse lo sterminio di giovani donne nella strada principale del Villaggio – suo padre, l'Hokage, non avrebbe approvato. No,no.

« Tu, chi diavolo sei? » ribatté una di loro che per estensione poteva tranquillamente essere scambiata per una discendente del Clan Akimichi.

« È la figlia dell'ex Hokage! » urlò un'altra dalle retrovie.

« Solo perché tuo padre ha salvato il Villaggio questo non significa che tu abbia la precedenza » abbaiò ancora un'altra.

« Stasera tocca a me, Sasuke! Me lo avevi promesso! »

« Avevi detto che per me ci saresti sempre stato! »

Le voci di quelle donne si sovrapposero una sull'altra, creando un insopportabile marasma, e Sasuke sperò vivamente che quello fosse un incubo e che qualche magnanimo Kami lo svegliasse all'istante.

« Sasuke-kun » bisbigliò Sakura.

« Mh » riuscì a rispondere lui, troppo scioccato per mettere insieme una frase di senso compiuto.

« Al mio tre, rientriamo nel chiosco e scappiamo dal retro » gli propose e lui annuì con la testa.

« Uno... due... TRE! »

Schizzarono all'interno del chiosco e dopo aver scavalcato il bancone con un balzo, imboccarono la porta sul retro. Si ritrovarono in un cortile dal quale riuscirono ad accedere, infine, ai tetti, mettendosi in salvo.

I loro compagni di Accademia, dopo averli visti sfrecciare all'interno del locale, non furono in grado di spiegare ciò che accadde in seguito, travolti da una mandria di donne inferocite.





« L'abbiamo scampata bella! » esordì Sakura, tirando un sospiro di sollievo.

Sasuke camminava davanti a lei, a passo svelto. Inconsciamente temeva ancora che quelle donne li stessero seguendo e quindi, d'istinto, aveva continuato a guadagnare terreno.

« Sasuke-kun, siamo dall'altra parte del Villaggio, non penso che riescano a trovarci » affermò Sakura, intuendo che fosse ancora scosso da quanto accaduto.

Sasuke rallentò, consentendole di raggiungerlo.

« Chi erano quelle donne? » gli chiese lei, non avendo ancora ben razionalizzato.

« Non lo so » rispose Sasuke, lapidario « O meglio... »

Non era molto sicuro di quello che stava per dire, ma tutti gli indizi portavano ad un'unica conclusione, molto imbarazzante e altrettanto assurda.

Come aveva fatto ad andare a letto con tutte quelle donne? E perché?

Forse con la sua famiglia in vita aveva pensato che sprecare materiale genetico non sarebbe stato un peccato mortale – non essendoci più la necessità di ripopolare il suo Clan – o forse era un malato pervertito come Neji - ' Oh Kami, questo no! '

« Credo che siano mie amanti » confessò all'unica persona che non avrebbe mai voluto sentire quelle parole uscire dalla sua bocca.

« Oh! Capisco. » mormorò mestamente Sakura, abbassando lo sguardo, mentre il suo cuore si sgretolava in tanti piccoli pezzettini – tanto per cambiare.

Sasuke sbuffò e si passò una mano tra i capelli: che situazione del cazzo!

« Ma tu... » riprese Sakura, con titubanza « Tu, sei andato, sì insomma, hai fatto quelle cose... »

L'Uchiha la fulminò con lo sguardo, facendola trasalire.

A Sakura era sembrata una domanda più che lecita, anzi, necessaria. Sapere che almeno una cinquantina di donne erano arrivate laddove lei aveva sempre sognato non solo aveva un ché di deprimente, ma anche di inquietante: dove aveva sbagliato? Forse Sasuke era uno di quei ragazzi interessati solo a una cosa, a quella cosa, e forse non era portato per la monogamia. Questo sì avrebbe spiegato molte cose. Ma allora perché lei non era mai riuscita neanche a sfiorarlo con un dito?

La verità era che forse lui la riteneva… una racchia???

' Sai aveva ragione! ' esclamò dentro di sé, atterrita.

Davvero era così brutta?

Cosa c'era in lei che non andava?

Un'aura davvero poco rassicurante la avvolse; qualcosa di molto simile all'effetto del segno maledetto.

Sarebbe stata cosa buona et giusta da parte di Sasuke chiederle che cosa le stesse passando per la testa, ma in vero all'Uchiha – uomo sensibile e profondo conoscitore della psiche femminile – non era passato neanche per l'anticamera del cervello che Sakura potesse essere in preda a una profonda crisi di autostima, nonché di gelosia.

Che se la fosse presa per la faccenda delle amanti?

'Impossibile!' - appunto.

Erano passati tre anni da quando aveva abbandonato il Villaggio, Sakura non poteva ancora nutrire dei sentimenti nei suoi confronti che non fossero odio e disgusto. Aveva tentato di ucciderla, per tutti i Kami!!! Due volte nello stesso giorno, tra l'altro. Quale donna sana di mente avrebbe continuato ad amarlo dopo un simile episodio?

« Tornando a noi… » esordì l'Uchiha, incurante del pericolo che stava correndo « Domani sera… »

« Domani sera portaci una delle tue amanti! » gli urlò Sakura, alquanto iraconda, prendendo la strada di casa.

Quale donna sana di mente, eh?

Sakura non rientrava in quella categoria. No. Per niente.

Sasuke si portò una mano a sostenere la fronte che sembrava sul punto di scoppiare: come diavolo si era cacciato in quel casino?




Sakura era infuriata come non mai.

« Credo che siano delle mie amanti… » scimmiottò quell'idiota che con assoluta tranquillità aveva ammesso davanti a lei – davanti a lei – di aver avuto relazioni promiscue – e non con lei!

Lei che non osava neanche pronunciare quella parola, che non aveva mai visto un uomo nudo se non per esigenze lavorative – se strettamente necessario – che a sedici anni poteva annoverare come unica esperienza erotica un bagno alle terme con Naruto e Kakashi-sensei – in vasche separate.

Invece lui… lui…

'Che stronzo!' - e come darle torto?!

Anche la sua vocina interiore questa volta concordò sulla necessità di una punizione esemplare.

Credeva di essere l'unico capace di serbare rancore e meditare vendetta?

Una donna tradita, con il cuore in pezzi, aveva una potenza distruttiva che neanche lui, il vendicatore per antonomasia, poteva immaginare.

Lo avrebbe umiliato, proprio come aveva fatto lui, e poi fatto a pezzi.

Se sul ponte nel Paese del Ferro le sue mani avevano preso a tremare per l'incertezza, adesso le tremavano di rabbia cieca: avrebbe potuto tranquillamente – anzi sicuramente – ammazzarlo senza alcun rimorso.

« Eccola, è lei! » strillò una donna alle sue spalle.

Sakura si voltò, trovandosi di fronte una decina di donne dall'aria poco pacifica.

Ghignò, pensando che non ci potesse essere modo migliore per scaricare un po' di rabbia.

Fece scrocchiare le dita delle mani e si lanciò su di loro.





Un gran fracasso, come un'esplosione, attirò l'attenzione di Sasuke. Si chiese per un attimo da dove potesse venire, poi fece spallucce e continuò a camminare, pensieroso, verso casa.

Sakura aveva reagito in un modo, per così dire, bizzarro. Possibile che non avesse capito che in quell'universo parallelo nulla fosse come era nella realtà?

Lui non si sarebbe mai sognato di andare a letto con tutte quelle donne! Non avevo tempo! E se anche lo avesse avuto, di certo non lo avrebbe sprecato in quel modo.

Per qualche motivo, che ancora non gli era molto chiaro, gli unici la cui personalità era rimasta invariata erano lui e Sakura.

Aprì con delicatezza il fusuma e si tolse i sandali all'ingresso, accedendo poi al corridoio che portava al dōjō dal quale proveniva una flebile luce.

Aprì un piccolo spiraglio per spiare al suo interno: suo padre era lì, inginocchiato, e assorto in chissà quali pensieri. O forse stava solo dormendo?

Decise che fosse meglio non disturbarlo e fece un passo in direzione della sua camera quando la voce di suo padre lo fermò.

« Sasuke » lo chiamò ad alta voce, incurante dell'ora tarda.

Sasuke aprì la porta e si posizionò in ginocchio davanti a lui.

« Dove sei stato? » gli chiese con il suo solito tono altero – quello tutto sommato non era cambiato.

Sasuke rifletté per un secondo prima di rispondere perché non riusciva a capire se fosse incazzato o meno: non aveva mai avuto la preoccupazione di tornare presto a casa per non far inalberare i suoi genitori.

« Da Sakura » gli rispose, pensando che, data la simpatia che i suoi genitori avevano mostrato di avere per lei, suo padre non lo avrebbe mai e poi mai rimproverato.

« Non riesci proprio a fartene una ragione, vero? » ribatté Fugaku, con un sorriso sghembo « Ma in fondo non posso biasimarti. Quando si è innamorati si fa di tutto per proteggere la persona che si ama. »

Ancora con quella storia? Ne era al corrente anche suo padre?

'Inizia a essere seccante' constatò Sasuke, facendo una smorfia che suo padre, ovviamente, interpretò come un moto di profonda sofferenza emotiva.

« Hai tentato in tutti i modi di far comprendere a Sakura che la strada che ha scelto è sbagliata » continuò il padre « Ma non puoi obbligare nessuno ad amarti, Sasuke. » concluse, incrociando le braccia e chiudendo di nuovo gli occhi.

'Seccante. Oltremodo seccante.'

« Non è più un problema » tentò di rassicurarlo, forte del fatto che a parlare fosse il vero Sasuke non quella specie di donnaiolo impenitente, innamorato perso di Sakura Haruno . 'Innamorato di Sakura. Non diciamo scempiaggini'

« Non è ignorando il problema che riusciamo a farlo sparire » obiettò Fugaku, dall'alto della sua infinita saggezza « E so che la missione che ti ho assegnato si sta rivelando più difficile del previsto »

La faccenda si faceva decisamente più interessante: suo padre gli aveva assegnato una missione. Un onore inaspettato dato che nella realtà era sempre stato Itachi il suo braccio destro. Ma di quale missione si trattava? Forse doveva occuparsi di qualche pericoloso criminale o di un nukenin sanguinario? Perché di nukenin sanguinari lui se ne intendeva parecchio.

« Sakura dopo la morte dei suoi genitori è diventata una mina vagante »

'Sakura? Una mina vagante?' Era ridicola solo l'idea. E cosa c'entrava Sakura con la missione?

« Ha incolpato il Villaggio della loro morte »

'Ho come l'impressione di averla già sentita questa storia'

« Qualcuno doveva sacrificarsi » continuò Fugaku « La pace del Villaggio era troppo importante, non potevamo rischiare che scoppiasse una guerra. »

Quella di Sasuke da semplice impressione si stava gradualmente trasformando in una concreta e tragica realtà.

« Kizashi Haruno era diventato troppo potente. Era l'Hokage, ma non era ben visto da tutti. Le alte sfere del Clan mi chiesero di prendere una decisione pesante. » la voce di Fugaku Uchiha si incrinò appena, tradendo la sua emozione « Era mio amico, ma anche un pericolo per il Villaggio. E io l'ho tradito. »

Gli occhi di Sasuke si sbarrarono appena acquisita la consapevolezza che la storia che suo padre gli stava raccontando altro non era che la copia sputata di quanto era accaduto nella realtà al suo Clan, ma al contrario. Cambiava qualche particolare, ma le assonanze tra le due vicende erano fin troppe.

« Questa storia te l'ho raccontata un'infinità di volte, ma spero che ti aiuti a comprendere perché è così importante che tu stia vicino a Sakura. Ho promesso a Kizashi e Mebuki che mi sarei preso cura di lei. »

Inutile dire che Sasuke sprofondò nel più totale sgomento nell'apprendere che l'importante missione che suo padre gli aveva affidato era fare da balia a Sakura Haruno.

« Non penso che Sakura abbia intenzione di vendicarsi del Villaggio » affermò Sasuke, sicuro di quello che stava dicendo: non era la stessa Sakura quella che era piombata in quello strano universo e non aveva alcun motivo valido per distruggere la Foglia.

« È fuggita, Sasuke. » ringhiò il padre, sgranando gli occhi in modo minaccioso « E tu te la sei lasciata scappare! »

'Non può essere!' esclamò Sasuke dentro di sé.

« Ti ha abbattuto, tramortito, e lasciato svenuto su una panchina. »

'Cosa??? Io l'ho tramortita, io l'ho lasciata svenuta sulla panchina!'

Aprì bocca, ma solo per respirare perché improvvisamente l'aria di quel dōjō era diventata pesante e non poteva in alcun modo tentare di spiegare a suo padre come stessero davvero le cose, in primis perché nella migliore delle ipotesi lo avrebbe preso per pazzo e internato, e poi perché avrebbe dovuto confessargli di essere diventato un nukenin e a quel punto, probabilmente, lo avrebbe ammazzato sul posto.

« È inaccettabile per un Uchiha fallire una missione » aggiunse il padre, ammonendolo con lo sguardo.

E Sasuke si chiese di nuovo: 'Perché?Perché a me?'

Era ormai chiaro, anzi cristallino, che le parti fossero state invertite. Sakura aveva perso la sua famiglia, tradita dal Villaggio e da suo padre che in quel modo era diventato Hokage, e aveva deciso di vendicarsi. Fin qui tutto nella norma perché era la storia della sua vita.

Ciò che Sasuke non era, tuttavia, ancora in grado di razionalizzare, o meglio, digerire era il suo ruolo – il nuovo ruolo. Lui era Sakura Haruno. Un noioso ragazzino innamorato della sua compagna di Team e rifiutato dalla stessa. Riusciva persino a sentirla, quella parola, 'Grazie', proferita dalle labbra di Sakura prima del colpo alla nuca – perché poteva scommetterci: l'aveva detta. Come riusciva a sentire le sue parole per convincerla a restare: le stesse che Sakura aveva detto a lui quella notte.

Era imbarazzante. Talmente imbarazzante che a stento riuscì a dissimulare la vergogna e l'atterrimento, nonché l'inevitabile conato di vomito che aveva preso a salirgli dai meandri del suo stomaco.

'È un incubo!'

« Adesso è tornata, però » osservò Sasuke, tanto per dire qualcosa di intelligente in un momento in cui il suo cervello propendeva per una ben più decorosa, drastica, soluzione: il suicidio.

« Sì. E solo grazie a Naruto Uzumaki. »

Ecco, adesso vomitava sul serio: Naruto, volente o nolente, se lo ritrovava sempre tra le palle.

« Mi aspetto che non accada più nulla del genere. Sono stato chiaro, Sasuke? » concluse Fugaku.

« Sì, Padre » sussurrò lui tra i denti, alzandosi in piedi e lasciando suo padre nella medesima posizione in cui lo aveva trovato.

Sentiva le gambe molli e la testa che gli girava vorticosamente e fece non poca fatica per raggiungere la sua stanza.

Ma appena impugnata la maniglia, un'altra voce, questa volta proveniente dalla camera da letto dei suoi genitori, lo costrinse a fare dietro front.

Era sua madre.

« Come mai hai fatto così tardi? » gli chiese con dolcezza.

« Sono rimasto a parlare un po' con papà » le rispose, rimanendo sull'uscio.

« Anche se tuo padre non te lo dice spesso, è orgoglioso di te, Sasuke. »

Anche in un'altra occasione sua madre aveva detto la medesima frase. Molti anni prima.

« Adesso lo so, mamma » ribatté lui, accennando un sorriso.

La madre gli sorrise di rimando, illuminata solo da un raggio di luna. Era bellissima, molto più di quanto Sasuke ricordasse.

« Adesso vai a dormire, sarai stanco »

« Buonanotte, mamma » la salutò, con il cuore un po' più leggero. Sua madre aveva sempre avuto l'innata capacità di tranquillizzarlo, farlo sentire in pace con se stesso e con il mondo anche quando i suoi erano i semplici problemi di un bambino.

« Ah! Dimenticavo… » Sasuke ritornò indietro con l'intenzione di portare a termine almeno la missione che lei gli aveva affidato « La zuppa di gamberetti andrà benissimo » le disse, godendosi l'ennesimo sorriso.

Onde evitare che anche a suo fratello venisse l'irrefrenabile voglia di minare il suo equilibrio psichico che, ormai, poteva dirsi definitivamente andato alle ortiche, si fiondò nella sua camera e si buttò sul letto faccia in giù con la consapevolezza di avere di fronte un'intera nottata per trovare un modo per uscire da quell'incubo.





Sakura spalancò la porta di casa e carica dell'adrenalina scaturita dallo scontro con le

'amanti' di Sasuke, salì le scale, con le ali ai piedi. per raggiungere la camera da letto. Lungo il tragitto aveva avuto modo di riflettere sugli ultimi avvenimenti e aveva preso una decisione. Dopotutto un ragazzo che la trovava attraente – anzi irresistibile – lo aveva e, allora, perché non approfittarne?

Sasuke preferiva andare a letto con cento donne, ma non con lei. Anche in quell'assurda dimensione le cose tra loro non avevano preso il verso da lei voluto e ciò significava solo una cosa: doveva dimenticarlo.

Ino una volta le aveva detto che di uomini nel mondo ce n'erano tanti e che non c'era modo migliore per dimenticare qualcuno che sostituirlo.

' Chiodo schiaccia chiodo ' le aveva detto.

Beh, il chiodo ce l'aveva – e che chiodo! – mancava solo un buon martello e per quello si sarebbe attrezzata in seguito.

La camera era totalmente immersa nel buio, se non per uno sparuto raggio di luna che penetrava dalle pieghe della tenda.

Si avvicinò in punta di piedi al letto, valutando approssimativamente che le probabilità che il suo chiodo fosse ancora sveglio fossero davvero molto ridotte e che, quindi, il suo piano fosse destinato a fallire.

Sasori, infatti, era nel pieno della fase Rem. Era chiaro dal suo viso rilassato, dai suoi occhi immobili, ermeticamente chiusi come quelli di una bambola – o di una marionetta in questo caso.

Era davvero impensabile che lui fosse di carne e ossa – e soprattutto che fosse il suo ragazzo. Era più che sicura che se mai fosse riuscita a ritornare nel suo mondo e lo avesse raccontato a Ino, per prima cosa le avrebbe dato della pazza e poi le avrebbe dato doppiamente della pazza per non aver approfittato della situazione.

Si mise a sedere sul ciglio del letto e, incerta, allungò una mano a sfiorargli il viso. Era liscio come quello di un bambino e caldo – molto caldo – come la pelle che aveva saggiato quel pomeriggio nel suo bagno.

Calda e bagnata. Bagnata e calda.

Scoprì di esserlo anche lei, calda e bagnata, e scostò la mano per mettere a tacere quella fastidiosa vocina nella sua testa che continuava a ripeterle: 'Che aspetti, idiota?'

A quel punto, presa da uno strano istinto, si piegò verso di lui fino ad arrivare con il viso a pochi centimetri dal suo.

Dopotutto chi mai lo avrebbe saputo? Sarebbe stato poi così deprecabile sfiorare appena le sue labbra? Non era il suo ragazzo in fondo?

Si avvicinò ancora un po' al punto di sentire il suo fiato lambirle le guance.

' Ci sei quasi ' la incitò la sua vocina interiore, sovreccitata.

« Non posso, dannazione! » le ringhiò lei, allontanandosi velocemente da lui.

' Idiota '

Sì, lo era.

Non c'era alcun motivo valido per rimanere fedele a qualcosa che aveva le stesse probabilità di avverarsi di quelle che poteva avere Tsunade-sama di diventare astemia, eppure in cuor suo sapeva che fosse sbagliato.





L'indomani Sasuke si svegliò di buon ora. E per buon'ora si intende che dopo aver preso sonno per sfinimento verso le cinque della mattina il suo orologio biologico da vendicatore aveva suonato la sveglia alle sei in punto. Un'ora di sonno. E che sonno! Non aveva fatto altro che sognare a random Sakura Haruno che lo tramortiva e lo abbandonava su una panchina di marmo come un barbone.

Era stato quasi peggio di quando Itachi, con fraterna premura, aveva utilizzato il mangekyou sharingan su di lui.

Tra l'altro gli rodeva terribilmente che anche in quell'occasione l'eroe fosse stato Naruto e che, suo padre, per colpa di quel baka impiccione, lo ritenesse un inetto.

Durante la lunga notte insonne si era chiesto più volte chi potesse essere stato l'artefice di tutto e soprattutto per quale motivo lo avesse fatto, non trovando, tuttavia, risposta. Nel momento preciso in cui lui e Naruto si erano scontrati erano presenti solo Kakashi e Sakura e nessuno di loro due sarebbe stato in grado di utilizzare un'abilità illusoria così potente da catapultare due persone in un universo parallelo. Allora chi? E perché?

Se questo qualcuno avesse avuto la brillante idea di rinchiudere solo lui in quella strana realtà forse non avrebbe avuto niente da ridire – aveva riavuto la sua famiglia – ma aveva coinvolto anche Sakura e, su questo, di cose da ridire ne aveva a bizzeffe.

Rimase a lungo, steso sul letto, a guardare il soffitto, cercando di ricordare un particolare, un qualcosa, che potesse aiutarlo a risolvere la faccenda o, quantomeno, rispedire Sakura al mittente perché in quel mondo, in fondo, Sasuke stava bene. Ok, i suoi compagni erano un po' strambi e anche la sua famiglia non scherzava, ma non aveva mai avuto problemi a evitare la gente e per la sua famiglia… si sarebbe adattato.

Sentì dei passi fuori dalla porta e si tirò su a sedere realizzando che forse Itachi avrebbe potuto dargli qualche informazione in più sulle arti illusorie, essendone il genio indiscusso. Aprì la porta e percorse il lungo corridoio esterno che costeggiava il giardino, trovando suo fratello seduto all'ombra del grande albero posto al centro. Aveva un'aria serena, sognante. Da quanto tempo non lo vedeva così?

Si mise a sedere al suo fianco, poggiando la schiena sul tronco e alzando la testa per rimirare la folta chioma mossa da un gruppetto di uccellini un po' troppo molesti per i suoi gusti.

« Ti sei svegliato presto » constatò Itachi, con un sorrisetto divertito che Sasuke associò immediatamente alla parola 'fannullone'.

« Ho delle cose da fare » gli rispose, fingendo di non aver colto la sua provocazione.

« Devono essere importanti » ribatté il fratello, allargando un altro po' il sorriso.

« Dacci un taglio! » lo ammonì Sasuke, contrariato. « Piuttosto… » continuò subito dopo

« Sai dirmi qualcosa di un'arte illusoria capace di trasportare qualcuno da una realtà all'altra? »

Itachi portò una mano al mento, pensieroso.

« Non mi pare di averne mai sentito parlare » gli rispose dopo qualche secondo « Perché? »

aggiunse, un po' perplesso e per la domanda, e per l'interessamento che Sasuke aveva finalmente mostrato verso le arti illusorie: era assurdo che un Uchiha non le conoscesse.

« Nulla » replicò Sasuke, con un pizzico di delusione.

« Hai intenzione di usare lo sharingan su Sakura? » insinuò, quindi, il fratello.

Il sopracciglio sinistro di Sasuke si impennò: cosa c'entrava adesso Sakura?

Itachi si voltò verso di lui, facendo brillare il suo sharingan.

« Non devi farlo! » esclamò, afferrando le sue spalle e scuotendolo con forza « Non dovrai mai utilizzare lo sharingan su di lei, per nessun motivo al mondo. Non puoi pensare di risolvere il problema in questo modo! »

E Sasuke pensò seriamente che gli fosse andato di volta il cervello.

« Lo sharingan può avere conseguenze pesanti, può portare a uno stato di incoscienza irreversibile. Non è un gioco, Sasuke. » concluse Itachi, smettendo finalmente di scuoterlo.

Sasuke avrebbe voluto dirgli qualcosa tipo: 'Questo particolare ti era sfuggito quando hai avuto l'accortezza di utilizzarlo su di me?', ma lasciò perdere perché nessuno dei suoi famigliari era al corrente di quanto fosse accaduto nella realtà e non sarebbe di certo stato lui a dire a suo fratello che era morto per mano sua e ai suoi che erano morti a loro volta per mano di Itachi. Sarebbe stato un tantino complicato!

Sasuke, quindi, annuì per poi portarsi una mano alla fronte per porre fine al giramento di testa causato dal vigoroso scossone del fratello.

« Vedrai che prima o poi Sakura si renderà conto di quello che sta perdendo. » affermò Itachi, con tono rassicurante « Presto comprenderà che dalla vendetta scaturisce solo altro dolore »

Gli occhi di Sasuke si sbarrarono. 'Altro dolore' .

« Ti sbagli! » obiettò, stringendo i pugni: cosa poteva saperne lui? « Io… Io non... »

Si fermò in tempo, prima di proferire qualcosa di assolutamente sbagliato in quel contesto. Si era sentito chiamato in causa e aveva percepito la necessità di giustificare le sue azioni, il suo desiderio di vendicarsi di Konoha; avrebbe tanto voluto spiegargli il suo punto di vista, raccontargli come ci si sentisse a provare un odio così profondo verso qualcuno tanto da non desiderare altro che la sua distruzione. Ma non lo fece.

« Non puoi sopportare di vederla con un altro, lo so » Itachi concluse nel modo più errato il suo pensiero e Sasuke non poté fare altro che scuotere la testa per la disperazione.

« Sasori è un bravo ragazzo, dopotutto. » continuò Itachi « Ed è realmente innamorato di lei. »

« Tsk! » esclamò Sasuke senza un valido motivo.





« Buongiorno »

Sakura mugolò qualcosa di incomprensibile in risposta al 'caldo' saluto che l'uomo mezzo nudo nel suo letto le aveva appena rivolto.

« Su, dormigliona, è ora di alzarsi » ci riprovò il rosso, facendo scorrere la mano lungo la sua coscia.

« Ancora cinque minuti » masticò lei, con la voce impastata dal sonno.

« Cosa vuoi per colazione? » le chiese, allora, Sasori mentre la mano continuava a salire sotto la camicetta da notte bianca fino all'orlo delle mutandine.

« Dango. Tanti dango. » biascicò lei che nel mentre stava facendo il sogno più bello della sua vita nel quale Sasuke Uchiha, mezzo nudo, la svegliava con una caldissimo '' Buongiorno'', le dava della ''dormigliona'' e le chiedeva cosa volesse per colazione. Il tutto condito con una buona dose di carezze bollenti.

« Mh! Siamo affamate stamattina. »

E la mano birichina approdò laddove nessuno era giunto mai.

« Ah!!! »

Sakura urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, costringendo il ragazzo a scansarsi di colpo per lo spavento.

« Ma che diavolo ti prende? » le chiese Sasori, portandosi una mano al petto – quello nudo, quello pulsante.

' Oh Kami, Oh Kami, Oh Kami! ' ripeté Sakura nella sua testa come un mantra. Lui… aveva… messo… mani… lì… 'Oh Kami!'

« Certo che da ieri sera sei davvero strana. » constatò Sasori, passandosi una mano tra i capelli – quegli splendidi e rossi capelli. « Sei sicura che l'Uchiha non ti abbia importunata? »

Sakura scoppiò a ridere in modo isterico.

« Importunata da Sasuke, dici? » urlò come una pazza, non smettendo di ridere « Ma come ti viene in mente? »

Aveva una gran voglia di mettersi a piangere e disperatamente perché no, cazzo, Sasuke Uchiha preferiva importunare mezza Konoha e non lei.

« Sarà… ma ogni volta che passi del tempo con lui non sembri più tu » ribatté il ragazzo, alzandosi dal letto e mostrandosi in tutto il suo ignudo splendore.

Sakura arrossì talmente tanto da essere costretta a ripiegare su una strategica ritirata sotto le lenzuola. Se le portò fin sopra il naso, lasciando solo un piccolo spiraglio per sbirciare il ragazzo che con nonchalance camminava come 'madre e padre' lo avevano fatto per la sua camera da letto. E geloso, se possibile, era anche più bello.

« So che il tuo Team per te è come una seconda famiglia, che Sasuke ti è sempre stato vicino anche nei momenti più difficili, e spesso mi sono chiesto perché tu abbia scelto me. » continuò mentre si vestiva « A volte penso che tu stia con me solo perché posso esserti di aiuto per la tua vendetta »

' Sasuke mi è sempre stato vicino? Vendetta? '

Sakura strabuzzò gli occhi: come faceva Sasori a sapere che voleva vendicarsi di Sasuke? Che avesse parlato nel sonno?

« Ma che dici? » sbottò Sakura, mettendosi a sedere di scatto sul letto per poi rendersi conto di essere in camicia da notte e ricoprirsi in tutta fretta.

« Allora smettila di recitare, di fingere che vada tutto bene. Concentriamoci sul nostro obiettivo » Sasori si era avvicinato velocemente a lei e le aveva afferrato le spalle.

' Ma di cosa sta parlando? ' si chiese Sakura ' Un figlio, il matrimonio?'

« Distruggiamo Konoha una volta per tutte! » concluse il ragazzo, dilatando in un modo inquietante le pupille degli occhi.

Sakura ebbe il timore di svenire: distruggere Konoha? Perché mai avrebbe dovuto farlo?

Sasori non era chi voleva far credere di essere, non combatteva per il Villaggio, ma tramava per annientarlo. E lei? Era sua complice?

« Manca poco. Domani mi recherò dal nostro amico per gli ultimi dettagli. Vedrai, non rimarrà niente di questo stupido Villaggio. » aggiunse Sasori, stringendola forte a sé.

« Io… » Sakura era senza parole, totalmente scioccata. « Io…» ripeté, liberandosi dal suo abbraccio e scendendo dal letto « H-ho dimenticato che q-questa mattina dovevo recarmi da-dall'Hokage » balbettò nervosamente, vestendosi in tutta fretta « D-devo proprio andare, sai… »

« Dobbiamo mantenere le apparenze » ricordò lui, andandole insperatamente in aiuto.

« S-sì, a-appunto »





« Sa… distruggere… Konoha »

« Riprovaci quando ti verrà restituito il dono della parola » borbottò Sasuke.

'Stronzo!'

Sakura si era letteralmente catapultata a casa di Sasuke. O meglio, dopo aver avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con un jonin ubriacone che viveva presso l'abitazione che in teoria sarebbe dovuta essere di Sasuke, aveva riattraversato il Villaggio per raggiungere il Quartiere Uchiha. Non aveva avuto grandi difficoltà a individuare quale fosse la casa di Sasuke: a naso si era intrufolata in quella più grande – 'megalomania genetica' – entrando dal giardino, e lo aveva trovato lì, seduto sul pavimento dell'engawa, intento a pulire la sua katana.

Prese un profondo respiro, riordinò i pensieri e infine tentò di elaborare una frase di senso compiuto: « Sasori vuole distruggere Konoha »

« Oh, affascinante! » sputò Sasuke, sarcastico « Ultimamente Konoha è molto gettonata, a quanto pare » aggiunse con una nota di chiaro disprezzo nella voce.

Sakura si sentì improvvisamente una stupida: anche Sasuke aveva intenzione di distruggere Konoha, forse non era stata una grandissima idea rivolgersi a lui.

« Bisogna avvertire Naruto » pensò, non rendendosi conto di averlo fatto ad alta voce e che, al solo sentir nominare l'Uzumaki, Sasuke aveva aggrottato la fronte e aveva smesso di pulire la sua Kusanagi.

« Spiegami per quale motivo dovremmo avvertire quel buono a nulla » replicò lui, puntando il suo sguardo gelido su di lei « Pensi che io non sia forte quanto lui, se non più di lui? » concluse, indirizzando la punta della Katana verso il collo della ragazza le cui palpebre, udendo una tale assurdità, presero a battere in modo convulso: gli sembrava quello il momento adatto per sanare i suoi complessi di inferiorità?

« Sakura! »

Sasuke, riconoscendo la voce di sua madre, ripose in fretta la katana nel fodero. La ragazza si voltò e si ritrovò di fronte una donna di mezza età, molto bella, che aveva come la sensazione di aver già visto, ma non ricordava bene dove.

Ovviamente giunse alla conclusione più sbagliata.

« Vedo che per te l'età non fa differenza, Sasuke! » osservò con disgusto, incrociando le braccia.

« Tsk! » sibilò Sasuke di rimando « È mia madre » le spiegò tra i denti, trovando veramente infantile quel suo comportamento.

« Hops! »

Per la seconda volta in pochi minuti – con Sasuke era la norma – si sentì una stupida. In effetti quella donna era la stessa che aveva visto nelle foto dell'album di sua madre, ma in quelle ore erano accadute così tante cose che aveva perso lucidità.

« Buongiorno, Signora Uchiha. » la salutò, piegandosi meccanicamente in avanti.

« Che sorpresa! » esclamò Mikoto « Non ti aspettavo prima di questa sera. È forse accaduto qualcosa? » le chiese in apprensione.

« N-no » balbettò, rossa in viso.

'Che figura!' pensò, mentre la sua vocina interiore se la sghignazzava della grossa.

« È venuta a informarmi che Kakashi ci sta aspettando » continuò Sasuke, evitandole così di fare un'ennesima figura barbina e Sakura non poté fare altro che dedicargli uno sguardo colmo di gratitudine.

« Ma Kakashi questa mattina non aveva una riunione con tuo padre? » obiettò Mikoto, portando l'indice della mano sulla guancia.

« S-sì, appunto. Kakashi-sensei» Sakura sottolineò l'onorifico che Sasuke aveva, per ovvi motivi, omesso « Ci aveva lasciato dei compiti da svolgere in sua assenza » le spiegò, non sapendo neanche lei dove avesse trovato la presenza di spirito per imbastire una simile panzana. Era di fronte alla madre di Sasuke, quella che sarebbe potuta essere sua suocera, e l'aveva scambiata per un'amante attempata di Sasuke: era più che comprensibile che fosse nervosa.

«Ah, capisco. » Non si sa come, ma Mikoto se la bevve « Stasera cercate di non fare tardi.» si raccomandò prima di congedarsi.

« A stasera » confermò Sakura, inchinandosi di nuovo e sentendo il suo cuore arrivare dritto nel naso.

« Conviene uscire a questo punto » dichiarò Sasuke, visibilmente annoiato.





« Avresti potuto dirmelo che era tua madre » esordì Sakura, appena fuori dalla residenza, ancora turbata dall'inatteso incontro e dall'impressionante figuraccia che aveva fatto.

« Non me lo hai chiesto. » ribatté Sasuke, accelerando il passo.

« Beh, io non avevo idea di come fosse fatta tua madre » gli fece presente, non rendendosi conto di quanto quell'affermazione fosse stata di cattivo gusto: non poteva saperlo perché lei era morta.

Sasuke si fermò di colpo e si chiuse nelle spalle.

« Certo, come avresti potuto saperlo? » sussurrò in modo impercettibile.

« Scusa, non ho capito » ammise Sakura, sentendosi improvvisamente più a disagio del solito.

« Non ha alcuna importanza, solo cerca di tenere a freno la lingua, sei noiosa » concluse lui, ricominciando a camminare. Quella parola, '' noiosa '', con cui lui l'aveva apostrofata più volte, e sempre quando diceva qualcosa di poco opportuno o fastidioso per la sua persona, aiutò Sakura a comprendere che quello che gli aveva detto lo avesse colpito, forse ferito, e se ne dispiacque.

Sperando di trovare un posto tranquillo dove parlare, si diressero verso il campo di allenamento dove però trovarono Hinata Hyuga intenta a spazzare via i componenti del suo Team, moscerini inclusi.

« Andiamo nella foresta » propose Sasuke, quindi, e Sakura annuì semplicemente, pensierosa.

Si ritrovarono così nel luogo in cui la discesa nelle tenebre di Sasuke aveva avuto inizio. Nella mente di Sakura, i ricordi di quel giorno erano ancora così vivi da farle male. Era stata una vera fortuna che Sasuke fosse riuscito a evitare che Orochimaru si impadronisse del suo corpo perché, all'epoca, quando il sennin lo aveva morso, sembrava davvero troppo forte per essere sconfitto. Ricordava la paura di non essere all'altezza di riuscire a difendere Sasuke e Naruto dall'attacco dei ninja del Villaggio del Suono e il momento in cui Sasuke aveva liberato il potere del Segno Maledetto. Era riuscita a fermarlo, chissà come. Si era posta quella domanda più volte ed era stato forse quell'episodio a illuderla che avrebbe potuto farcela ancora, che in qualche modo sarebbe riuscita a fermarlo, a farlo ritornare in sé. Ma il Sasuke che aveva trovato nel Paese del Ferro non era più quello di un tempo, non vi era più nulla di quel ragazzino introverso e arrabbiato. L'odio aveva corrotto per sempre la sua anima?

« Ti chiedo scusa. »

Sakura pensò che fosse giunto il momento di rompere quell'insostenibile silenzio.

« Mh » mugolò Sasuke che, assorto nei suoi pensieri, non aveva ascoltato una sola parola.

« Sono stata inopportuna, ti chiedo scusa » ripeté Sakura, sinceramente dispiaciuta.

« Qui può andare bene »

Sasuke finse di ignorare quanto lei aveva appena detto, non sapendo cosa risponderle: si era talmente abituato ad essere arrabbiato e diffidente nei confronti degli altri che aveva dimenticato cosa volesse significare ricevere delle scuse. A conti fatti nessuno si era mai disturbato di porgergli le scuse per tutto quello che aveva patito; tutti coloro che erano a conoscenza di quello che era stato fatto al suo Clan e a suo fratello – e quindi a lui – avevano optato per un'omertosa compassione al posto di una vergognosa, ma onesta, ammissione di colpevolezza.

Il Terzo Hokage gli aveva dato una casa in cui vivere e la possibilità di usufruire di tutti gli averi del suo Clan come ''unico erede in vita'', ma la sua debolezza lo aveva privato della cosa più importante, vitale, come l'affetto della sua famiglia, per preservare la pace in un Villaggio corrotto e immeritevole.

Sasuke aveva intenzione di ristabilire l'equilibrio, pareggiare i conti, privare quella massa di vigliacchi di tutto ciò di cui avevano potuto godere a discapito della sua famiglia e della sua felicità.

Sakura, invece, comprese di essere stata respinta ancora. Per quanto si potesse sforzare di comportarsi normalmente nei suoi confronti, mettendo da parte ciò che era accaduto nel Paese del Ferro, la corazza che Sasuke aveva indosso era ancora per lei impenetrabile. Non le aveva mai dato modo di avere accesso ai suoi pensieri, di stargli vicino come lei avrebbe voluto, ma ai tempi del Team 7 Sakura aveva creduto di avere un piccolo, piccolissimo posto, nel suo cuore, mentre adesso aveva la certezza di non contare niente per lui.

Sasuke era fermo, lì davanti ai suoi occhi; così vicino, eppure irraggiungibile.

« Sasori mi ha detto di avere un complice » gli comunicò, benché lui non si fosse ancora degnato di voltarsi dalla sua parte: un'abitudine, un triste ricordo.

« Sì, lo so » affermò Sasuke « Sei tu.» aggiunse dopo una breve pausa in cui aveva tentato di immaginare lo sconcerto della ragazza nell'apprendere che, adesso, la nukenin fosse lei e non più lui – ironico, no?

« Allora è vero? » urlò Sakura, portandosi una mano alla fronte « E dimmi, come fai a saperlo? Chi te lo ha detto? Perché voglio distruggere il Villaggio? » gli chiese tutto d'un fiato, con la speranza che questa volta si degnasse di risponderle in modo esaustivo e non con i suoi soliti mugugni, barra sibili, barra crittogrammi.

« Mh » - come non detto.

« Dobbiamo fermarlo, Sasuke-kun! Non possiamo permettergli di farlo! » ritornò all'attacco la ragazza, con il pungo chiuso dinanzi al petto.

« Chiudi quella bocca, Sakura! » le ordinò l'Uchiha, ampiamente irritato « Se qualcuno nel nostro mondo avesse tentato di distruggere Konoha, non avrei avuto nulla in contrario, anzi lo avrei aiutato » ammise con una tranquillità che aveva dell'inquietante « Ma in questa realtà è diverso. »

« Quindi lo fermeremo, vero? » gli domandò Sakura, speranzosa.

Sasuke sbuffò di rimando, chiedendosi per quale assurdo motivo quella ragazza dovesse necessariamente sprecare il suo fiato e attentare ai suoi timpani anche quando i concetti erano chiari, cristallini – ovviamente Sasuke ignorava il fatto che il suo concetto di chiarezza fosse diametralmente opposto a quello di tutto il resto dell'umanità.

« Vero? » ripeté Sakura. E Sasuke ebbe quasi l'istinto di voltarsi e carbonizzarla lì sul posto.

A voltarsi si voltò, ma incrociando gli occhi verdi della ragazza che avevano preso a brillare di emozione, non se la sentì proprio di darle fuoco e optò per un altro sbuffo, questa volta più rumoroso e sentito del precedente e un accondiscendente e impercettibile movimento del capo che stava a significare: « Sì, Sakura » .

« Dobbiamo scoprire con chi si deve incontrare e dove. Dovremmo anche avvisare l'Hokage e pianificare una contromossa se non riuscissimo a fermarlo prima… » Sakura continuò a vomitare parole su parole, tutte sensate a suo dire, che Naruto avrebbe sicuramente apprezzato, essendo lei quella più portata per la strategia, al contrario di Sasuke che stava immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, le orecchie in fiamme e una gran voglia di metterla a tacere definitivamente.

« Lo uccideremo! » tuonò, cogliendo al volo un insperato momento di silenzio. ' E se non la finisci di parlare uccido anche te ' avrebbe voluto aggiungere, ma si ritenne abbastanza soddisfatto constatando di aver attirato la sua totale attenzione con quelle due semplici parole che sintetizzavano a pieno l'unico piano possibile da attuare.

« Lui si fida di te, sei la sua… » proprio non riusciva a dirlo e non ne capiva il motivo.

« Fidanzata? » lo aiutò Sakura, ipotizzando che Sasuke non sapesse neanche come definire una donna impegnata in una relazione monogama.

« … e per questo hai modo di avvicinarlo senza destare sospetti » Sasuke ignorò la possibilità di ripetere quella bestemmia e proseguì con la spiegazione del suo piano.

« Giusto! » esclamò la ragazza, sbattendo con forza la mano destra chiusa a pugno sul palmo della sinistra.

« Hai ancora quei kunai avvelenati? » le chiese, serafico, come se di routine lei se ne andasse in giro con kunai imbevuti in sostanze altamente tossiche.

« Come sai che era avvelenato? » ribatté Sakura, rossa in viso, sia perché Sasuke si riferiva chiaramente al kunai con il quale lei aveva pensato – non tentato – di ucciderlo, sia perché aveva sperato per una volta di non essere stata così prevedibile.

« Non penso che saresti stata così stolta e temeraria da tentare di uccidermi con un semplice kunai » affermò l'Uchiha, non riuscendo a trattenere un ghigno divertito mentre lei abbassava mestamente il capo di fronte all'ennesima umiliazione che aveva completamente messo in secondo piano l'involontario complimento che Sasuke le aveva fatto: quantomeno non la riteneva una stupida.

« In ogni caso non avrebbe fatto molta differenza » continuò lui, che quando si trattava di esaltare la sua persona sfoderava un'inconsueta eloquenza « Sono immune a qualsiasi forma di veleno »

Sakura si sentì sconfitta su tutta la linea: se anche fosse riuscita a trafiggere Sasuke, al massimo avrebbe potuto procurargli una semplice ferita da taglio e avrebbe fallito ugualmente. Tuttavia, la sua ultima affermazione, le ricordò qualcosa di molto, ma molto, importante.

« Anche Sasori è immune ai veleni » replicò, sentendo la sua autostima ritornare a dei livelli pressoché normali: Sasuke 'so tutto' Uchiha non poteva in alcun modo essere a conoscenza di questo piccolo particolare.

« Mh! »

'Sorpreso, Uchiha? '

Sasuke rifletté per un momento: non aveva previsto una simile eventualità e avrebbe preferito di gran lunga non sporcarsi le mani – almeno questa volta – anche se non riteneva Sakura in grado di portare a termine la missione – data la precedente esperienza.

« Il tuo compito allora sarà quello di farlo cadere in trappola, al resto penserò io » le spiegò, con la certezza che il tizio della sabbia non potesse essere più forte di un Deidara, o di un Itachi, o di un Danzō – dopotutto era stato sconfitto da Sakura.

« Il fatto che tu sia immune ai veleni sicuramente ti sarà di aiuto, ma le tecniche di Sasori sono tutte molto pericolose, letali » lo avvertì la ragazza che ricordava quello scontro come uno dei più difficili che avesse mai affrontato.

« Non lo temo affatto » dichiarò l'Uchiha, con quel sorriso sghembo da schizofrenico all'ultimo stadio che aveva sfoggiato nel Paese del Ferro.

' Fa come ti pare, baka. Poi non dire che non ti avevo avvertito. ' pensò lei, immaginando Sasori, versione marionetta superaccessoriata, mettere in scena lo spettacolo dei cento congegni e fare di Sasuke Uchiha una poltiglia informe e sanguinolenta.

Avrebbe riso? Sì, e tanto.

Sarebbe corsa in suo aiuto? Sì, ma continuando a ridere.

« Allora è deciso » Sasuke la ridestò da quell'ilare pensiero « Questa sera, dopo la cena a casa mia, entreremo in azione »



























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Capitolo 5
*** Atto V : '' Sono la carriera procreativa prematuramente compromessa di Sasuke '' ***


Note Autrice


Sono le tre del mattino, come i vecchi tempi. :-)

Ho apportato molteplici modifiche al capitolo ispirata da una fanart scovata per caso stravolgendo la trama originale. Dato che questa era nata come una minilong e non volevo tirarla troppo per le lunghe, il capitolo è LUNGHISSIMO! Vi ho avvisati.

Sappiate anche che ho dato il peggio di me e che non ho avuto il coraggio di rileggerlo più di una volta, ma avevo promesso che l'avrei pubblicato quindi… Amen.

Dato che il prossimo sarà l'ultimo capitolo e la storia è stata inserita, contro ogni previsione da parte dell'autrice, tra le seguite, le preferite e le ricordate di molti utenti, avrei piacere, ma tanto tanto piacere, di sapere cosa ne pensate. Le vostre opinioni sono molto importanti per me. Il detto dice '' una scrittrice motivata e una scrittrice produttiva.''

No, non è vero, non esiste alcun detto, l'ho inventato io. :-) Ma giuro che funziona!

A tale proposito voglio ringraziare tutte le anime pie che hanno recensito il precedente capitolo e ringrazio anche chi continua a recensire le storie ferme da un po'.

Qualche tempo fa annunciai di voler terminare '' Entelechia '' e posso assicurarvi che una volta terminata questa storia lo farò immediatamente. '' Kitchen '' conto di riprenderla, ma non so darvi una data precisa. Tutto dipende dall'ispirazione e dal tempo che riesco a dedicare alle storie – come sempre poco. Il nuovo capitolo di '' Mr Brightside '', invece, conto di pubblicarlo la settimana prossima perché è già a buon punto.

Perdonate il papiro, ma penso sia doveroso da parte mia aggiornarvi sugli sviluppi.

Vi abbraccio con affetto e vi auguro Buona Lettura.




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Atto V


'' Sono la carriera procreativa prematuramente compromessa di Sasuke ''




Quando Sakura tornò nel suo appartamento, lo trovò inaspettatamente vuoto.

Sasori forse era uscito? O peggio… aveva anticipato la sua partenza?

Ebbe come la sensazione di sentire il vuoto sotto i suoi piedi e iniziò a vagliare varie ipotesi, tutte tendenzialmente catastrofiche.

Valutò anche che dare a Sasuke la notizia sarebbe stato alquanto spiacevole, molto spiacevole… ter.ri.bil.men.te spiacevole: Sasuke aveva la tendenza a reagire in un modo alquanto spropositato e infantile quando i suoi piani rischiavano di fallire o, peggio, di rivelarsi assolutamente inattuabili.

Sakura corse al piano di sopra, sperando di trovare Sasori ancora dormiente nel suo letto – cosa che avrebbe spiegato il silenzio tombale. Il letto era sfatto e di lui neanche l'ombra.

Si precipitò quindi nel bagno augurandosi di vederlo comparire in una nube di vapore acqueo – ' possibilmente nudo ' aggiunse la sua vocina interiore – e rimase doppiamente delusa nell'osservare un paio di tristi asciugami, che di sexy avevano ben poco, appallottolati ai piedi della vasca.

Ritornò al pian terreno, con il cuore in gola e una gran voglia di mettersi a urlare: come aveva fatto ad essere così ingenua? Sasuke l'avrebbe insultata fino a farla sentire un piccolo e inutile insetto – nulla di insolito tranne che per il fatto che questa volta non avrebbe potuto dargli torto.

Ma proprio nel preciso istante in cui la sua mano si era posata sulla maniglia della porta d'ingresso, aveva notato qualcosa di strano, di nuovo, che era certa di non aver visto quella mattina prima di uscire, quando in preda alla crisi di panico da '' strage imminente '' si era diretta in cucina e aveva preso dal frigo il cartone del latte, buttando giù l'intero contenuto come se non ci fosse stato un domani. Sullo sportello del freezer era affisso un foglio di carta bianco che aveva tutta l'aria di essere un biglietto lasciato da un premuroso fidanzato.

Si avvicinò con cautela, tentando di non cadere nell'illusione che si trattasse proprio di quello – e che la sua vita non fosse destinata a finire per mano di Sasuke Uchiha – e quando vi si ritrovò davanti, chiuse per un attimo gli occhi e… pregò.

Pregò tutti i Kami che Sasori fosse andato a comprare il latte, o che quantomeno le avesse lasciato un indizio, un nome, che le consentisse di trovare lui e il loro – ehm – il suo complice.

'' Ho una riunione con l'Akatsuki, ci vediamo stasera. Non fare tardi. Ti amo. P.s. è finito il latte ''

Sakura ringraziò tutti i Kami, conosciuti e non, e si pentì quasi di aver promesso di mantenere intatta la sua verginità fino ai ventuno anni in cambio del loro aiuto – chissà poi perché proprio fino ai ventuno.

Dal biglietto si evincevano chiaramente due cose: a) si era accorto che il latte era finito; b) il piano di Sasuke non era ancora fallito.

Tuttavia, quello su cui si era focalizzata maggiormente l'attenzione di Sakura non era stato il fatto di aver lasciato Sasori senza il suo latte, né la possibilità ancora concreta di sventare la distruzione di Konoha, bensì erano state le due paroline prima del '' P.s.'' e dopo il '' Non fare tardi '' che chiarivano in modo inequivocabile un aspetto che fino a quel momento lei aveva trascurato: Sasori l'amava. Non riusciva a capire come questo potesse essere possibile ma lui l'amava e – cosa ancora più grave – non era così stupido o orgoglioso da nasconderlo. Lui addirittura lo scriveva – robe da matti! prima del '' P.s.'' e dopo il '' non fare tardi '', facendolo sembrare persino una cosa normale.

Abituata a rincorrere l'amore non era affatto preparata a una simile evenienza. È abbastanza facile immaginare, quindi, in quale stato confusionale vertesse in quel momento.

Tutte le sue convinzioni erano andate in frantumi: l'amore non doveva per forza essere complicato, sofferto, non andava rincorso, e per dimostrarlo non erano necessari tentati omicidi, fiumi di lacrime, umilianti dichiarazioni al chiaro di luna e colpi alla nuca. L'amore poteva essere anche semplice, spontaneo, incondizionato. Quindi il suo amore per Sasuke poteva dirsi sbagliato, insano?

Scosse la testa con impeto per allontanare dalla sua mente quell'ultimo pensiero: lei aveva sempre amato Sasuke, su questo non aveva mai avuto dubbi; lo aveva amato sin dalla prima volta in cui lo aveva visto e anche adesso, malgrado tutto, continuava a provare per lui il medesimo sentimento.

Accartocciò il foglietto e lo gettò nella spazzatura, esorcizzando quell'attimo di umana e femminile debolezza che l'aveva condotta a provare affetto e tenerezza verso quello che a tutti gli effetti doveva considerare come un suo nemico – chissà perché ma con Sasuke non era riuscita a fare lo stesso.

Tornò di sopra, in camera da letto, e iniziò a esaminare i vestiti appesi nell'armadio. Storse il naso costatando di non avere una grandissima scelta – anche in quella realtà, evidentemente, non si dava spesso allo shopping folle – e prelevò gli abiti che ritenne un po' più consoni per la sua prima cena a casa Uchiha.

Si spogliò, rimanendo in biancheria intima, decisa a fare prima una doccia rinfrescante, quando ebbe come la sensazione di essere osservata.

Si voltò di scatto, incurante del fatto che fosse mezza nuda, ritrovandosi davanti… Sasuke Uchiha, nukenin, omicida, e adesso... anche guardone.

« S-Sasuke-kun?! » balbettò, con l'occhio sinistro colpito da un tremolio molto poco rassicurante: pressione arteriosa alta, tachicardia… tutti i sintomi di un infarto.

Sasuke era appollaiato sul balcone della sua finestra come un uccello rapace. Aveva persino lo sguardo di un uccello rapace: penetrante, inquisitorio… da psicopatico – la qual cosa non la stupì affatto essendo a conoscenza della moltitudine di turbe mentali da cui era affetto l'Uchiha. Tuttavia non riusciva proprio a spiegarsi cosa ci potesse fare lì, quale parte del suo cervello si fosse inceppata questa volta per spingerlo a presentarsi a casa sua con il rischio di incontrare Sasori e mandare a monte tutto il loro piano.

Lo osservò meglio, rinunciando a ottenere una risposta da lui, e notò che il suo sguardo, quello da psicopatico, era fisso su qualcosa, o meglio su qualcuno… o meglio ancora su qualcosa che apparteneva a qualcuno, e straordinariamente quel qualcosa sembrava appartenere proprio a lei!

Guardò verso il basso e i merletti dei suoi indumenti intimi le ricordarono che non era vestita.

' Oh Kami! '

Indietreggiò di qualche passo e si portò le mani a coprire il seno, rompendo l'incantesimo che aveva soggiogato la mente dell'Uchiha.

Si era trattato di un jutsu molto potente, secondo l'esperienza di Sasuke; un jutsu per il quale erano necessarie alcune doti innate: gambe, fianchi, glutei… e un paio di tette – soprattutto queste ultime. Era rimasto come ipnotizzato quando, dopo aver scostato la tenda, aveva visto riflesso nello specchio il corpo semi-nudo di Sakura.

In passato aveva avuto modo di incontrare donne poco vestite, aveva visto Karin con indosso solo un asciugamano quella volta che si era fermati per una sosta alle terme, ma in quel momento aveva avuto come la sensazione che i suoi occhi non si fossero mai posati su nulla di più delicato, armonioso e allo stesso tempo erotico, e malgrado fosse un vendicatore, un nukenin, e un'altra dozzina di cose che implicavano necessariamente una forma di ascetismo, di distacco dai desideri terreni, aveva scoperto che da qualche parte, più in basso dello stomaco e più in alto delle ginocchia, poteva considerarsi a tutti gli effetti, inequivocabilmente, un normale adolescente – in crisi ormonale, per giunta.

« Sasuke-kun, che cosa ci fai qui? » gli chiese ancora Sakura, assolutamente terrorizzata.

' Già… cosa ci faccio qui? '

Non poteva dirle che era preoccupato per lei – No,no, era fuori discussione.

Quando aveva imboccato la strada di casa, improvvisamente aveva sentito la necessità di appurare che fosse tutto apposto, che il loro – il suo – piano filasse liscio e si era precipitato a casa della ragazza. Una volta lì, aveva trovato un buon punto di osservazione dal quale avrebbe potuto facilmente intervenire qualora ce ne fosse stato il bisogno. Dopo alcuni minuti, tuttavia, non notando alcun ché, si era innervosito e aveva deciso di avvicinarsi un altro po'. Aveva scorto la finestra della camera di Sakura aperta e con un salto aveva raggiunto il balcone dove era poi rimasto nascosto fino a che non aveva intravisto Sakura, apparentemente sola.

In ogni caso, Sakura era in attesa di una risposta e lui era troppo scosso per dargliene una plausibile. Che situazione imbarazzante!

Sasuke, grazie a un inatteso lampo di genialità, si ricordò che in situazioni come quelle il suo ego optasse per un attacco diretto ai danni del suo interlocutore, volto a demolire la sua autostima e renderlo succube – con Sakura poi gli era sempre risultato molto facile – e quindi... attaccò.

« Avevo dimenticato di dirti di non cadere vittima delle emozioni, dati i precedenti » e per precedenti intendeva il suo fallimentare tentativo di ucciderlo.

Sakura si chiuse nelle spalle: aveva ancora una così scarsa concezione di lei?

In fondo però non poteva negare che per un momento ciò che Sasori aveva scritto sul bigliettino non l'avesse turbata e si ritrovò, anche se controvoglia, a dover dare ragione a Sasuke e al suo stramaledettissimo intuito.

« Non preoccuparti. Questa volta non fallirò.» dichiarò, tentando di mostrare decisione, risolutezza, anche se il fatto di essere in biancheria intima non aiutava in quanto a credibilità.

« Lo spero bene »

« È tutto? Perché io, sai, avevo intenzione di fare una doccia… » tentò di spiegargli la ragazza che, stranamente, non vedeva l'ora che se ne andasse.

« Quel tizio dov'è? » le domandò Sasuke, mentre scendeva dal davanzale e si intrufolava dentro casa, ignorando completamente quello che aveva appena detto.

« Quel tizio ha un nome! » esclamò lei, risentita, rendendosi subito conto dell'enorme errore che aveva fatto: Sasuke non aveva appena messo in dubbio le sue capacità?

'Idiota' si disse, beccandosi un'occhiataccia, più che meritata, dal suo interlocutore.

« Ti ricordo che quel tizio vuole radere al suolo il tuo amato Villaggio. »

« Già. » convenne Sakura, accartocciandosi su se stessa un po' per la vergogna, un po' perché dalla finestra arrivava un'arietta abbastanza gelida e lei era ancora in lingerie – un dettaglio trascurabile.

« Comunque… » riprese a parlare più per orgoglio che per voglia – perché le conversazioni con Sasuke dovevano essere sempre così complicate? « Aveva una riunione con l'Akatsuki » mormorò a testa bassa, rispondendo finalmente alla sua domanda.

« Io do uno sguardo in giro, forse ha lasciato degli indizi. » le comunicò, uscendo dalla camera per dirigersi di sotto, ignorandola – di nuovo.

' Oh, ma fa pure come se fossi a casa tua, Sasuke-kun! Ma prego! ' ringhiò Sakura dentro di sé.

« Zotico » aggiunse sottovoce prima di chiudersi a doppia mandata nel bagno, non sentendosi assolutamente in dovere di fare gli onori di casa.

Sasuke scese lentamente le scale, analizzando ogni singola screpolatura del muro o scheggiatura del parquet. Da quello che ne sapeva, Sasori doveva essere un ninja scaltro, quindi se mai avesse lasciato degli indizi sicuramente sarebbe stato molto arduo trovarli.

Si fermò dinanzi alle foto che ritraevano i suoi genitori e quelli di Sakura. Era assurdo pensare che suo padre li avesse traditi – e che Sakura lo avesse lasciato tramortito su una panchina lo era ancora di più, se possibile. Chissà perché in quella dimensione la sua vita e quella di Sakura erano state invertite.

Proseguì lungo il corridoio arrivando al salotto dove all'apparenza sembrava tutto in ordine: era arredato in modo essenziale, sul tavolino di fronte al divano erano impilati dei fogli che sembravano a occhio e croce dei semplici rapporti delle missioni effettuate… insomma, nulla di sospetto.

' È furbo il tizio ' constatò Sasuke, un po' contrariato.

Continuò a vagare per la casa, aprendo cassetti, staccando quadri, ritrovandosi infine di fronte al secchio della spazzatura con un dilemma da risolvere in fretta: frugare o non frugare all'interno di quel secchio?

L'idea non lo allettava particolarmente essendo di natura schizzinoso, ma secondo il suo infallibile istinto, non avendo trovato nulla in casa se non un prolifico allevamento di acari della polvere, quel recipiente di materiale putrescente avrebbe potuto contenere qualcosa di importante, risolutivo.

In quell'occasione apprese che il suo infallibile istinto altro non fosse che una leggenda metropolitana: per quanto il patrimonio genetico fosse lo stesso, il genio era Itachi, non lui.

Scostando con la punta delle dita un cartone di latte, aveva trovato un foglietto accartocciato e il suo io interiore aveva gioito, immaginando che si trattasse di una mappa, o di un messaggio cifrato, o ancora meglio di una lettera del complice.

Il suo viso si tirò in una smorfia di profondo disgusto, inducendo il sopracciglio destro a incurvarsi come il flettente di un arco, teso e pronto a scoccare una freccia – e lui sapeva con certezza contro chi avrebbe voluto scoccarla – la bocca si socchiuse spontaneamente buttando fuori quel poco di fiato che gli era rimasto nella gabbia toracica e l'istinto di attivare l'amaterasu e dare fuoco al foglio e a tutta la casa divenne quasi incontrollabile.

« Tsk. » sibilò, scoprendo che per esprimere il suo sdegno non fosse necessario respirare – un'altra abilità innata, che fortuna!

Ma che razza di mammoletta era quel Sasori? Quale uomo avrebbe mai scritto una simile scempiaggine?

Non lui di certo, perché lui era un nukenin, un vendicatore e almeno un'altra dozzina di cose che non contemplavano affatto la possibilità di esprimere con serenità e senza vergogna i suoi sentimenti. Se anche si fosse innamorato di qualcuno – cosa alquanto improbabile – mai e poi mai sarebbe potuto cadere così in basso.

Realizzò, tuttavia, che quel foglietto in fondo rappresentasse – con molta, ma molta, fantasia – una prova. Non quella che si era aspettato di trovare – no, affatto – ma era riuscita quantomeno a chiarire la strana affermazione fatta da Sakura poco prima, quando lo aveva rimproverato di aver apostrofato Sasori come ''quel tizio''.

Sasuke scosse la testa e sbuffò. Avrebbe dovuto aspettarselo: Sakura era sempre stata una romanticona e leggere quelle parole doveva aver suscitato in lei una sorta di simpatia verso Sasori – averle raccomandato di avere ben chiaro lo scopo della loro missione non era stato sbagliato dopotutto. No, non la riteneva così ingenua – o forse sì, ma non è questo il punto. Piuttosto era in parte scioccato dal fatto che ' quel tizio' provasse davvero qualcosa per lei come sosteneva suo fratello – che non sbagliava mai, dannazione! - e in parte preoccupato per la possibilità – abbastanza concreta – che Sakura potesse tirarsi indietro all'ultimo minuto o farsi scoprire, mandando in aria il suo non più infallibile piano.

Doveva evitarlo a tutti i costi! Non poteva permettere che Sasori distruggesse il Villaggio.

Accartocciò di nuovo il foglio e si sentì quasi sollevato. In tutto questo, infatti, non aveva dato molto ascolto al suo stomaco dove sembrava essersi aperta una voragine cagionata da un sentimento che faceva fatica a riconoscere, avendolo provato molti anni prima, ai tempi del Team 7, quando le cose sembravano essere più semplici.

All'epoca Naruto tentava sempre di mettersi in mostra, suscitando da parte sua un profondo sdegno che credeva dipendesse dalla rivalità che c'era tra loro. Inconsciamente era geloso – marcio.

Certo, dimostrare di essere migliore di Naruto era diventata una specie di ragione di vita – dopo la vendetta, ovviamente – ma percepiva un piacevole senso di benessere quando l'inettitudine di Sakura lo costringeva ad accorrere in suo aiuto, a frapporsi tra lei e il nemico per proteggerla, mettendo a rischio la sua stessa vita. Ricordava con rabbia lo scontro con Gaara, quando Naruto aveva salvato Sakura e il suo divino deretano Uchiha.

Sakura, in un moto di coraggio, forse dovuto a quel sentimento che diceva di provare per lui – quello che lui non comprendeva, quello che non riusciva a spiegarsi – si era frapposta tra il suo corpo, in preda al segno maledetto, e il monocoda. Gaara l'aveva gentilmente scagliata contro un albero e, per essere sicuro che non desse più fastidio, l'aveva imprigionata con qualche tonnellata di sabbia asfissiante.

A quel punto era arrivato Naruto e come un supereroe aveva proclamato: « Sakura-chan, io ti salverò! »

'' Patetico! ''

In quel momento, tuttavia, troppo impegnato a non morire a causa del segno maledetto, Sasuke aveva ritenuto che l'aperta dichiarazione di guerra da parte dell'Uzumaki potesse quantomeno dargli il tempo di riprendersi e di sistemare le cose a modo suo.

Sbagliato! L'Uzumaki era riuscito a salvare baracca e burattini dimostrando non solo di essere cazzutissimo, ma anche di riuscire a mantenere le promesse fatte – cosa di cui Sasuke avrebbe avuto prova anche in seguito.

Sakura era salva, Gaara sconfitto e così anche l'autostima di Sasuke che in quel preciso istante aveva iniziato a valutare seriamente la proposta ''oscena'' di Orochimaru.

In quell'occasione, tuttavia, tralasciando il fattore ''Naruto è più forte di me'', l'Uchiha, convinto di essere arrivato alla fine dei suoi giorni, aveva inaspettatamente sciolto la sua lingua, di solito affetta da rachitismo, sproloquiando qualcosa del tipo: « Ho già visto morire tutte le persone a cui tenevo, non permetterò che questo accada ancora. » ( rivolto a un incredulo Naruto) e « Prenditi cura di lei. » ( rivolto a un altrettanto incredulo Pakkun)

In entrambe i casi Sakura, essendo svenuta, non aveva avuto l'onore di udire codeste soavi parole. Quando si dice la sfiga!

In compenso Sasuke aveva avuto un illuminazione: Naruto e Sakura rappresentavano un '' legame ''. A dodici anni, dopo aver assistito allo sterminio di tutto il suo Clan, poteva dire di avere di nuovo degli affetti. Quegli stessi affetti che lui con tanta premura, adesso, stava tentando di distruggere in quanto ostacoli per la realizzazione della sua vendetta.

Da affetti, legami… a nemici.

Sakura e Naruto dall'avere un posto nel cuore di Sasuke, ne erano stati buttati fuori a calci nel culo. E tutto questo solo perché a livello anagrafico risultavano abitanti di Konoha?

No di certo.

Sicuramente il fatto di essere nati e cresciuti in quel covo di traditori non deponeva a loro favore, ma il reale timore di Sasuke risiedeva nel potere che quei due avevano sempre esercitato – inconsapevolmente – sulla sua anima – o su quello che ne restava. Per fortuna era sempre stato bravo a dissimulare i veri sentimenti che provava per loro perché se poco poco avessero anche solo subdorato di contare qualcosa, avessero preso coscienza del suddetto potere, probabilmente sarebbero riusciti davvero a fermarlo, a convincerlo che ci potesse essere un altro modo per ottenere giustizia che non contemplasse stermini ed esecuzioni di condanne a morte nella piazza principale del Villaggio.

In tal modo aveva sancito che uccidendoli avrebbe risolto il problema alla base. Niente di più semplice.

Era controverso? Sì, lo era... e molto anche.

Guardando quel bigliettino di carta rattrappito, di nuovo al suo legittimo posto – ovvero nell'immondizia – Sasuke ebbe modo di ricordare questi sentimenti sopiti, valutando anche l'ipotesi che, sussistendo adesso delle condizioni completamente diverse (come la sua famiglia di nuovo in vita), probabilmente avrebbe potuto coltivare con serenità quei legami e perché nomagari… dare una possibilità a Sakura. Forse non sarebbe stato poi così fastidioso – in extrema ratio avrebbe potuto sempre farla fuori e farlo sembrare un incidente.

Udì la chiave del bagno girare nella serratura e preso da un'incomprensibile ansia decise che fosse giunto per lui il momento di filarsela: dopo quello che il suo cervello aveva elaborato negli ultimi minuti non era certo di riuscire a sostenere una conversazione con Sakura. Aveva bisogno di capire se quelle strane idee che sembravano aver aperto un varco nel suo granitico emisfero destro – quello delle emozioni – dipendessero dall'aver visto Sakura mezza nuda, dal bigliettino lasciato dal tizio, o da un cambiamento che gradualmente stava avvenendo dentro di lui.




● ♦ ●



Quando Sakura uscì dalla doccia, Sasuke era ormai lontano. Aveva provato a chiamarlo un paio di volte non ottenendo risposta. Non che se l'aspettasse… conoscendo Sasuke sarebbe potuto rimanere nascosto dentro casa sua in assoluto silenzio senza che lei potesse accorgersene.

Si mise a sedere sul letto e guardò i vestiti che aveva scelto per la cena a casa dell'Uchiha, riflettendo con amarezza sul fatto che se anche avesse indossato il vestito più bello di Konoha, lui non se ne sarebbe accorto.

In realtà sembrava non essersi neanche accorto che lei fosse nuda, tranne all'inizio quando aveva avuto l'impressione che si fosse come incantato al cospetto delle sue tette che, per quanto inesistenti, erano in perfetta armonia con il resto del suo corpo – magra consolazione. Possibile che proprio non trovasse nulla di bello in lei? Si era persino premurato di ricordarle quanto fosse emotivamente instabile e quanto questo incidesse sulle sue capacità decisionali e di azione. Sasuke non poteva capire cosa lei avesse provato quel giorno, quale conflitto interiore si fosse scatenato nell'attimo in cui si erano ritrovati faccia a faccia, e la delusione nell'apprendere di non essere assolutamente in grado di ucciderlo. Eppure solo pochi minuti prima aveva sentito di potercela fare, convinta che sarebbe riuscita a sopportare che lui morisse solo se fosse stata lei a ucciderlo. Che illusa!

Sasuke l'aveva derisa e umiliata, aveva tentato di ucciderla e ci sarebbe riuscito se Naruto non fosse intervenuto, tuttavia per quanto rancore potesse serbargli, per quanto deprecasse la sua condotta, non riusciva a smettere di amarlo e di sperare che, un giorno, riuscisse a sollevarlo dal suo dolore, a salvarlo dalle tenebre.

Prese a caso uno dei vestiti e si diresse verso lo specchio. Alzò lo sguardo verso la superficie riflettente e riconobbe Sasuke alle sue spalle.

Ci mise un po' a razionalizzare cosa avesse in mano e quanto quella camicia aperta sul davanti che lasciava intravedere una t-shirt blu attillata fosse estremamente sexy.

'' Come ha fatto a cambiarsi così in fretta? '' si chiese, assottigliando lo sguardo con fare sospetto.

Lei non aveva avuto ancora modo di sciogliere il nodo al suo accappatoio e lui era già bello, vestito e profumato – doveva trattarsi di un'altra tecnica segreta del Clan Uchiha.

Ma la cosa davvero stupefacente non era il suo aspetto, bensì quello che stringeva nella sua mano destra.

Sakura strabuzzò gli occhi e sbatté le palpebre ripetutamente, mentre la sua mascella gradualmente aveva un prolasso e i suoi sensi… un inevitabile collasso.

Non capendo bene come, riuscì a voltarsi e a dirigersi verso di lui che bello come il sole l'attendeva sorridente – cosa che di per sé avrebbe dovuto insospettirla – sul balconcino della sua camera da letto con uno sguardo che sembrava… che sembrava… dolce? - altra cosa che in una persona emotivamente stabile avrebbe suscitato qualche perplessità, ma NON. A. LEI… NON. A. LEI che aveva aspettato quel momento da tutta la vita e che voleva goderselo fino in fondo perché sì, cazzo, se lo meritava.

Per sicurezza nel breve tragitto si raccomandò ai Kami, promettendo di non toccare mai più un dolce in vita sua a patto che dimenticassero quel piccolo voto di castità fatto quella stessa mattina: dire a Sasuke di aspettare il compimento del suo ventunesimo anno lo avrebbe sicuramente contrariato.

« Ciao, Sakura. » la salutò lui con una voce morbida, vellutata, capace di far resuscitare una carogna in rigor mortis da giorni.

« C-ciao, Sasuke-kun. Ma tu prima non eri… »

« Lasciami spiegare. » la interruppe lui, porgendole la rosa rossa che aveva tra le mani. E Sakura pensò che non ci fosse alcuna ragione al mondo per non consentirgli di parlare – una volta tanto che aveva voglia di farlo – e cercò, nel contempo, di ricordarsi se avesse in casa della lacca per rallentare il processo degenerativo della rosa fino a quando non avesse scoperto una tecnica per mantenerla viva per sempre.

« So che ci sono stati dei diverbi tra di noi… »

'' L'aver tentato di trafiggermi prima con un chidori e poi di sgozzarmi non lo chiamerei un diverbio. '' osservò quell'infinitesimale parte del cervello di Sakura che non era andato ancora in pappa.

'' Shhh! '' le rispose la restante parte, spegnendola come lo stoppino di una candela: con due sole dita.

« Ma voglio che tu sappia una cosa... » continuò l'Uchiha mentre le loro mani si sfioravano sullo stelo della rosa e il cuore di Sakura effettuava un triplo salto mortale rovesciato con avvitamento « Io ci sarò sempre per te. » concluse, sorridente e bellissimo. E Sakura poté giurare di aver visto alle sue spalle un fascio di luce che aveva reso la sua immagine al pari di un'apparizione mistica.

Un Dio, ecco cos'era. Sasuke era un Dio… ma in fondo questo, Sakura, lo aveva sempre saputo.

L'Haruno si sciolse come un gelato sotto il sole cocente del deserto di Suna, esclamando con tutto l'amore che aveva in corpo un: « Oh, Sasuke-kun! » a cui la parte del suo cervello, quella sana, quella che non si era spenta malgrado tutto, aveva risposto '' Ma stiamo scherzando? Non vorrai davvero credergli!? '' prontamente zittita, e questa volta in modo definitivo, da una nuova forza... prorompente e devastante: l'ormone.

« Che ne diresti di uscire con me? » le chiese, quindi, Sasuke.

Sakura fece finta di riflettere per un secondo, cercando di occultare ciò che stava accadendo dentro di sé... e cioè questo:


'' Vai, Sakura, è fatta! Shannaroo!

Adesso aspetti qualche secondo

e poi gli rispondi,

ma cerca di non sembrare troppo

contenta o gli farai capire che non

aspettavi altro ''



'' Smettila di fare la bambina!

I consigli della maialina ti hanno rincitrullita.

Rispondi subito di sì prima che ci ripensi ''



'' Svegliati, Sakura!

Ti sta solo prendendo in giro. ''



'' È affetto dalla sindrome del Pene Erectus.

Evidentemente le mie tette hanno fatto colpo. ''



'' È geloso marcio di Sasori.

Poverino, ha paura di perdermi.''


'' Rispondi! ''


'' Rispondi! ''



'' Rispondi! ''




Le personalità multiple di Sakura si fronteggiarono in una battaglia all'ultimo verbo di fronte a un ignaro Sasuke che sostava impalato in attesa di una risposta.

Dopo cinque minuti di risolini da oca giuliva e sospiri, rossa come un pomodoro sfatto, Sakura si decise a parlare.

« Penso che si possa fare. » gli rispose, gongolante come una bambina davanti a un barattolo di cioccolata, mentre nelle sue orecchie rimbombava chiaramente il suono prodotto dal face palm all'unisono delle sue personalità multiple che preferirono un decoroso silenzio stampa all'inevitabile valanga di insulti che avrebbe meritato.

« Ah! Bene. » Sasuke sembrò quasi sollevato e questa cosa, se possibile, galvanizzò ancora di più l'Haruno. « Ti ci vuole molto? Passo più tardi a prenderti? »

« NO! » sbottò la ragazza, terrorizzata all'idea che lui potesse andarsene e ripensarci « Ci metto proprio un secondo. Aspettami qui. » aggiunse, prima di voltarsi per rientrare in casa.

Dopo il primo passo però, qualcosa, forse un neurone sopravvissuto, le fece tornare alla mente un piccolissimo particolare.

« Ma non dovevamo cenare con i tuoi genitori? » gli domandò, temendo che quello slancio affettivo nei suoi confronti potesse provocare il primo caso diplomatico tra lei e i suoi futuri suoceri.

« Tranquilla. Li ho avvertiti io. » le rispose, facendole l'occhiolino.

Sakura fu costretta ad aggrapparsi al finestrone della sua camera per non cadere per terra come un frutto maturo e con le gambe molli, il cuore a mille, e una gran voglia di piangere, andò a vestirsi con la consapevolezza che, senza alcun dubbio, quello fosse il più bel giorno della sua vita.



● ♦ ●





« Sasuke, che ci fai qui? »

L'Uchiha corrugò la fronte e lanciò alla madre uno sguardo interrogativo.

« Sakura viene a cena da noi questa sera, no? » azzardò, non tanto convinto: sua madre sembrava quasi stupita di vederlo. Che avesse capito male?

« Benedetti ragazzi! Mi farete impazzire! » esclamò la donna, correndo in cucina.

Sasuke poté quasi giurare di averla vista attivare lo sharingan prima di scomparire, ma dopo quello che era accaduto a casa di Sakura aveva quasi rinunciato a comprendere l'universo femminile e lasciò correre.

Itachi era seduto sul gradino dell'engawa e, come la madre, appena vide il fratello, sembrò abbastanza sorpreso.

« Potrei sapere cosa vi prende? » chiese allora Sasuke, che iniziava a sospettare che fosse successo qualcosa di cui non era stato messo a conoscenza.

« Nulla. È solo che non mi aspettavo di vederti qui. Pensavo che questa sera saresti uscito da solo con Sakura. » gli rispose Itachi, serafico « Avete litigato di nuovo? » aggiunse, con un tono che a Sasuke non piacque a fatto: punto primo, da che lui avesse memoria non riusciva proprio a ricordare una volta in cui avesse litigato con Sakura – con Naruto sì, almeno un centinaio di volte – ma con Sakura mai; punto secondo, non era assolutamente possibile che un eventuale screzio con Sakura Haruno potesse sconvolgerlo a tal punto da far preoccupare la sua intera famiglia. Forse il Sasuke a cui erano abituati lasciava che quella donna lo dominasse, ma il vero Sasuke, lui, sapeva come tenerla a bada.

« No. Non preoccuparti. » tagliò corto, prima che a Itachi venisse il desiderio di rifilargli un'altra paternale su come comportarsi con la pericolosissima nukenin – al solo pensiero a stento riusciva a trattenersi dal ridere.

Il campanello della porta d'ingresso prese a suonare, interrompendo la brillante conversazione.

Sasuke, sbuffando, si accinse a fare gli onori di casa e sperò vivamente che Sakura avesse una minima idea di come comportarsi al cospetto di un antico Clan del Villaggio della Foglia al completo perché non aveva alcuna voglia di ritrovarsi per l'ennesima volta in quella giornata in una situazione imbarazzante.

Quando aprì la porta, tuttavia, ebbe all'istante la certezza che quella sarebbe stata la serata più lunga di tutta la sua vita.

« Hai intenzione di rimanere imbambolato sulla porta o pensi di farmi entrare? » lo aggredì la ragazza.

' Che strano… ' pensò Sasuke. Sul letto di Sakura gli era parso di vedere un paio di vestiti per così dire… civili, come mai alla fine aveva optato per la sua classica tuta? Ma soprattutto da quando osava rivolgersi a lui con quel tono?

Sasuke si fece da parte, non prima però di averla fulminata con lo sguardo e le fece strada fino al soggiorno.

Mikoto le era andata subito incontro, come quella mattina, e l'aveva abbracciata. Sakura si era irrigidita, non per l'imbarazzo, e Sasuke aveva colto a pieno quella piccola sfumatura.

« Aspettiamo Fugaku che dovrebbe essere qui a momenti e poi ceniamo. » comunicò la donna « Sono anche un po' in ritardo con la preparazione della zuppa di gamberetti. Mi ha detto Sasuke che ti piace molto. » aggiunse con un tono amorevole.

« Io detesto la zuppa di gamberetti. » borbottò la ragazza, lasciando la donna a bocca aperta.

Il desiderio di uccidere Sakura lì sul posto e imbrattare tutta la sala del suo sangue era pari solo a quello di sparire: non aveva alcun dubbio sul fatto che questa volta sua madre avesse attivato lo sharingan e che quello sguardo truce fosse rivolto a lui e solo a lui.

« Oh! Non importa, neanche io ne vado matta. Preparerò qualcos'altro. » dichiarò Mikoto prima di scomparire di nuovo in cucina.

Sasuke colse l'occasione per lanciarsi verso Sakura, afferrare il suo braccio con forza e trascinarla fuori in giardino.

« Sei per caso impazzita? » ringhiò l'Uchiha sotto voce « Ti sembra questo il modo di comportarti? » continuò, tenendo a bada per miracolo l'irrefrenabile voglia di scavare una buca e buttarcela dentro.

« Lasciami immediatamente! » esclamò la ragazza, con un tono di voce fermo e minaccioso.

Sasuke non riuscì a spiegarsi bene cosa lo avesse spinto a farlo, ma la lasciò.

« Non mi piace la zuppa di gamberetti » lo informò poi, massaggiandosi il braccio « E non devo farmela piacere solo per accontentare Mikoto. »

' Mikoto? '

« La Signora Uchiha vorrai dire » la corresse Sasuke.

Sakura scoppiò in una sonora risata, un po' da psicopatica a dirla tutta – e lui essendo un esperto in materia iniziò seriamente a preoccuparsi.

« Il Signor Fugaku e la Signora Mikoto, ma certo! » lo canzonò lei « E tu saresti il Signorino Sasuke? » aggiunse, continuando a ridere sguaiatamente.

' Ma che sta succedendo? '

« Voi Uchiha dovreste smetterla di sentirvi superiori agli altri sempre e comunque. » dichiarò, tornata improvvisamente seria, e nelle sue parole Sasuke poté riconoscere una nota di chiaro disprezzo che non gli garbò affatto.

« Non hai il diritto di parlare della mia famiglia in questo modo, tu non sai niente di noi! » mormorò Sasuke tra i denti, dopo essersi avvicinato al suo viso così tanto da riuscire a sentire il suo respiro affannato, stupendosi del fatto che lei non si fosse spostata di un centimetro malgrado l'evidente atteggiamento ostile che lui aveva mostrato.

« So molto più di quanto pensi »

« Cosa succede qui? » li interruppe Itachi.

I due continuarono a fissarsi in cagnesco, l'uno intenzionato a sostenere lo sguardo dell'altra e a continuare la loro diatriba verbale su un altro livello, più sottile, più efficace.

« Il Signorino Itachi… » biascicò, sarcastica, la ragazza.

« Signorino? » chiese il maggiore degli Uchiha, alzando un sopracciglio « Cos'è questa storia? »

« Niente di che. Sasuke è più stupido del solito, evidentemente la botta in testa ha avuto delle ripercussioni più gravi del previsto »

' Botta in testa? '

Che Sakura si riferisse a '' quella botta in testa '' ?

No, non era possibile. Sakura non poteva in alcun modo essere al corrente di quella storia, a meno che qualcuno del Villaggio non gliela avesse raccontata.

« Ti trovo bene » constatò l'Uchiha maggiore.

« Anche tu sei in forma » ribatté la ragazza, dimostrando di avere con lui un rapporto confidenziale, amichevole.

Un'altra cosa abbastanza strana: Sakura non aveva mai conosciuto Itachi, o perlomeno non lo aveva conosciuto nelle vesti dell'amorevole fratello che era stato.

« Ragazzi! » li chiamò Mikoto « Vostro padre è arrivato, possiamo accomodarci a tavola. »

« Tsk. » sibilò Sakura.

Sasuke la guardò attentamente mentre attraversava il giardino al fianco di Itachi e nella sua mente si palesarono due ipotesi, una peggiore dell'altra: o Sakura aveva preso troppo sul serio il suo ruolo per non destare sospetti o quella lì non era Sakura. In entrambe i casi le probabilità che lui decidesse di ucciderla erano altissime.



« Allora com'è andata la missione? »

Itachi ruppe il silenzio di tomba che regnava nella sala da pranzo da quando si erano seduti tutti intorno al tavolo per consumare le squisite pietanze preparate da Mikoto in tempo record – con la complicità dello sharingan che non solo era un'ottima arma per incutere timore nei figli, ma risultava molto utile anche in altri ambiti della vita quotidiana come controllare la cottura di una torta o assicurarsi che quella macchia insidiosa fosse scomparsa dalla maglietta preferita di suo marito.

« Non ricordo molto » ammise Sakura, masticando del riso in bianco.

« Il rapporto non lo avete ancora stilato, vero? » chiese Fugaku, autoritario come sempre.

« No, sono stata troppo impegnata a farmi passare il mal di testa » gli rispose a tono la ragazza, inforcando dell'altro riso dalla ciotola. La stessa ciotola in cui Sasuke avrebbe tanto voluto soffocarla.

« Non c'è fretta, lo farai domani, oppure lo farà Sasuke » dichiarò Fugaku, mostrando un'accondiscendenza che non aveva mai avuto nei confronti dei suoi figli.

Sasuke, che fino a quel momento non aveva toccato cibo, troppo preoccupato dalla piega che stavano prendendo le cose, continuava a studiare la sua compagna di Team, i suoi gesti, il suo modo di parlare, le sue labbra, i suoi lineamenti, le sue... In tutto e per tutto sembrava Sakura, non c'erano dubbi su quello, ma allora perché si stava comportando in quel modo? La sua già precaria condizione psichica stava degenerando irrimediabilmente, lo sentiva, e se non fosse riuscito a venire a capo di quell'enigma sarebbe uscito pazzo – di nuovo e in modo irreversibile.

« E così Naruto vi ha trovati svenuti in una radura… » indagò divertito Itachi.

« A quanto pare » replicò lei svogliatamente.

« Non ricordate nulla di quello che è successo? » incalzò Fugaku, volgendo uno sguardo interrogativo al figlio che continuava con ostinazione a stare in silenzio. Ovviamente il padre aveva interpretato questo suo atteggiamento come una forma di pigrizia e non come una saggia decisione dovuta alla necessità di reperire il maggior numero di informazioni possibili con le quali giungere a delle conclusioni concrete.

« Ricordo solo che stavamo combattendo con alcuni ninja che non siamo riusciti a identificare e che Naruto non era con noi » raccontò la ragazza « Stranamente » aggiunse, lanciando un'occhiataccia a Sasuke.

« Il vostro Team aveva ricevuto un incarico semplice, cosa pensi sia andato storto? » le domandò, quindi, Fugaku, incrociando le braccia davanti al petto.

« Se Sasuke non avesse chiesto a Naruto di lasciarci soli probabilmente non sarebbe accaduto niente di tutto questo. » argomentò Sakura proprio nel preciso momento in cui Sasuke aveva deciso di mettere sotto i denti qualcosa, causandogli un principio di soffocamento.

« Capisco. Quindi la colpa è di Sasuke » concluse l'Hokage.

« Poco importa » sospirò l'Haruno « Da domani non avrò più di questi problemi. »

' Di cosa sta parlando? ' si chiese Sasuke, aguzzando la vista, l'udito e qualsiasi altro senso a sua disposizione.

« Desideravo parlarti proprio di questo, Sakura » intervenne Fugaku, schiarendo subito dopo la voce. « Credo che il Villaggio della Foglia abbia ancora bisogno dei tuoi servigi.»

« Il Consiglio sarebbe disposto a dimenticare il tuo passato turbolento se tu accettassi di rimanere ancora qualche anno con la tua squadra. » incalzò Mikoto, andando in aiuto del marito « Potresti sostenere l'esame da jonin ad esempio, oppure potresti seguire i corsi da ninja medico, o anche meglio potresti mettere su famiglia. »

« Famiglia. » ripeté Sakura a bassa voce e Sasuke riconobbe qualcosa di sinistro nel modo in cui aveva pronunciato quella parola.

« È strano che proprio voi mi veniate a parlare di famiglia. » continuò la ragazza e il suo tono adesso appariva distante, freddo « Proprio voi che avete distrutto la mia! »

Itachi posò d'istinto le bacchette sul tavolo, Fugaku fece un profondo respiro e chiuse gli occhi, mentre Mikoto la guardò con materna comprensione.

« Pensavate davvero di riuscire a nascondere per sempre la verità? »

La domanda di Sakura ovviamente era retorica: Fugaku sapeva ormai da tempo che Sakura fosse a conoscenza di tutto, ma aveva sperato di riuscire ad arginare i danni per quanto possibile.

Sasuke strinse i pugni rivedendo in lei se stesso. Nella voce di Sakura c'era la stessa disperazione, lo stesso odio e gli faceva uno strano effetto, adesso, percepirli. Condivideva a pieno la posizione della ragazza, ma allo stesso tempo sentiva crescere in lui il desiderio di liberarla da tutto quel dolore, di aiutarla… salvarla. La strada che Sakura aveva intrapreso era senza uscita, l'odio si sarebbe impossessato gradualmente di lei cancellando ciò che era stata in passato, rendendola una bestia, un mostro.

' Io sono diventato questo? ' si chiese e non gli ci volle molto per darsi una risposta.

« È stato necessario. » Fugaku prese la parola, conscio che non ci potesse essere nessun altro, oltre lui, capace di spiegare a Sakura come fossero andate le cose.

« Non ho intenzione di ascoltare le tue patetiche scuse! » sputò lei, con risentimento, alzandosi in piedi e dirigendosi verso l'uscita.

« Aspetta, Sakura! » urlò Mikoto « Dove vai? »

« Lontano da voi e da questo Villaggio di parassiti » le rispose prima di andare via sbattendo la porta.

« Bisogna fermarla! » esclamò Mikoto concitatamente « Fugaku, fa' qualcosa! »

« Non possiamo fare più niente » affermò il marito, consapevole del fatto che ormai Sakura avesse scelto la sua strada e che niente e nessuno sarebbe stato in grado di farle cambiare idea.

' Al diavolo! '

Sasuke si alzò di scatto e si lanciò all'inseguimento della ragazza: non aveva ben chiaro il perché, ma sapeva di doverla fermare. Non c'entrava la possibilità che lei distruggesse il Villaggio e lo rendesse di nuovo orfano – a patto che fosse sopravvissuto – c'era una motivazione più profonda che probabilmente aveva a che fare con quella parte di se stesso che era riaffiorata in quei giorni e che stava combattendo una feroce lotta per sradicare tutto l'odio che dimorava dentro di lui.

Attivò lo sharingan e prese a volare sui tetti di Konoha per avere una visuale più ampia.

La rintracciò facilmente: dopotutto si trattava pur sempre Sakura, quale altro posto avrebbe potuto scegliere se non quello.

Solo quando vide quella panchina e la ragazza che vi era seduta sopra realizzò di non essersi ancora posto il quesito più importante e il sangue gli si ghiacciò nelle vene: dov'era la vera Sakura?



● ♦ ●





« Che cosa le hai fatto? »

Come da copione l'istinto Uchiha prevalse su una più congeniale strategia diplomatica.

« Che vuoi, Sasuke? » replicò acidamente Sakura.

« Ti ho chiesto cosa le hai fatto! » ringhiò di nuovo Sasuke mentre si avvicinava a lei con fare minaccioso.

« Ho per caso pestato una delle tue amanti? » ipotizzò la ragazza « Oppure ti ha dato di volta il cervello? »

Sasuke rifletté un attimo sulla situazione: le possibilità che quella ragazza, la finta Sakura, fosse tornata a casa e avesse trovato la vera Sakura erano molto alte come le probabilità che l'avesse uccisa e che adesso gli stesse mentendo.

« Ti ho fatto una domanda. » tornò alla carica l'Uchiha, deciso a tirarle fuori la verità anche con la forza se fosse stato necessario.

« E io ti ho risposto che non ho la più pallida idea di che cosa tu stia parlando e francamente mi hai stufato. » ribatté lei, alzandosi dalla panchina e dirigendosi verso casa.

« Perché sei venuta qui? » le domandò con la speranza che lei si fermasse: non poteva rischiare che lei tornasse a casa e si incontrasse con Sasori, anche se non era certo che questo non fosse già accaduto.

« Ascolta, Sasuke. »

Il tono della voce di Sakura si era leggermente ammorbidito e Sasuke tirò un sospiro di sollievo – era abbastanza stufo di quel botta a risposta con il suo alter ego con le tette.

« Non ho alcuna intenzione di sorbirmi i tuoi piagnistei oggi. Siamo rimasti privi di sensi per due giorni e l'unica cosa che veramente desidero è poter andare a casa e farmi una doccia. »

« Rispondi alla domanda. » le ordinò Sasuke, costringendola a voltarsi verso di lui. Sasuke, infatti, aveva deciso di utilizzare l'effetto sorpresa: quella Sakura era abituata a una versione di lui priva di polso, pertanto il ritrovarsi di fronte il vero Sasuke Uchiha, il ' full bastard inside ', sicuramente l'avrebbe messa in difficoltà. O almeno lo sperava.

« Sei insopportabilmente noioso, Sasuke. Perché ti ostini a volermi aiutare? Perché non mi lasci in pace? »

« Perché quello che hai intenzione di fare è sbagliato e… » Sasuke tentò di ricordare le parole che suo fratello gli aveva detto quella stessa mattina « quello che otterrai con la vendetta sarà solo altro dolore. »

Sakura sbarrò gli occhi, come stupita dalle parole del ragazzo: abituata a un Sasuke Uchiha versione '' Don Giovanni decerebrato '', quel discorso così profondo, così ragionato, aveva dell'incredibile.

Il ragazzo ghignò soddisfatto, ringraziando mentalmente suo fratello per quella perla di saggezza.

« B-Bhe, non sono affari che ti riguardano in ogni caso. » tagliò corto Sakura, dandogli nuovamente le spalle.

« Non ho ancora finito. » le comunicò con tono autoritario, facendo qualche passo verso di lei fino a ritrovarsi a pochi centimetri dalle sue spalle.

Nel contempo, infatti, la mente di Sasuke, sovreccitata dalla situazione, aveva elaborato un ulteriore piano che consisteva in una '' piccola, innocente, vendetta'' – tanto per non perdere l'allenamento.

« Oh Kami! Ecco che ricomincia! » sospirò Sakura, alzando gli occhi al cielo « Ti rendi conto che siamo nella medesima posizione in cui eravamo la notte che ho abbandonato il Villaggio? » gli chiese, quasi divertita.

' In realtà ero io quello che stava abbandonando il Villaggio e tu quella che cercava di impedirmelo ' avrebbe voluto farle notare l'Uchiha, ma evitò – in fondo erano solo dettagli.

« Ricordi cosa accadde, vero? »

' Sì, mi dicesti che mi amavi con tutto il tuo cuore e io, prima di tramortirti, ti ringraziai per questo.'

« Lo pensavi davvero? » lo pressò la ragazza, con un chiaro obbiettivo in mente.

Perso nel flusso dei ricordi di quella notte di luna piena, Sasuke, infatti, non si accorse della subdola trappola che Sakura stava tessendo ai suoi danni.

« Credo di sì. » le rispose Sasuke, d'istinto.

Seguirono alcuni minuti di silenzio in cui Sasuke cercò di capire come gli fosse venuto in mente di risponderle in quel modo: forse questa volta era stato lui a immedesimarsi troppo nella parte oppure, semplicemente, aveva sperato che Sakura potesse spiegargli come mai quella notte lui avesse vacillato.

« E tu? » le rigirò, quindi, la domanda « Perché mi hai ringraziato? » Francamente, a quattro anni di distanza, non era riuscito lui stesso a comprenderne il significato – figurarsi Sakura, quella vera – e , partendo dal presupposto che lui non sprecava mai il fiato a vuoto, doveva essercene per forza uno.

« Perché… »

Sasuke la vide scomparire all'improvviso per poi percepire il suo respiro sul collo: era alle sue spalle.

' No! Di nuovo no! ' esclamò dentro di sé , dandosi dello stupido per essere caduto nella sua trappola. Aveva perso di vista la regola numero uno del manuale del vendicatore: mai, e poi mai, farsi prendere dalle emozioni.

Sakura caricò il colpo nella mano destra e Sasuke fece appena in tempo a scansarsi.

La ragazza assottigliò gli occhi contrariata dal fallimento del suo piano, non prevedendo che Sasuke avesse già escogitato una maniera per metterla al tappeto. Ok, tramortirla con un colpo alla nuca sarebbe stato il massimo, l'avrebbe ripagata con la stessa moneta, ma si rese conto che fosse necessario qualcosa di più efficace perché la ragazza sembrava abbastanza agguerrita. Trovava questa situazione molto divertente, quasi eccitante: una Sakura più volitiva, risoluta, non gli sarebbe dispiaciuta in fondo.

Si lanciò verso di lei, prendendola alla sprovvista, e dopo averla afferrata all'altezza del bacino con un braccio, la trascinò per qualche metro, sbattendola infine contro il tronco di un albero.

« Ah! » esalò lei, dopo l'impatto, per poi iniziare a ridere di nuovo come una psicopatica.

« Non hai risposto alla mia domanda. » le ripeté Sasuke, sfruttando il fatto che fosse in trappola tra il suo corpo e il tronco dell'albero. Volente o nolente, sarebbe riuscito a strapparle quella dannata risposta.

« Sembri diverso, Sasuke. » notò lei, portando la mano sul viso di lui come per essere sicura che fosse reale « Sei così virile, autoritario… »

Sasuke fu colto da un fremito, sentendo le dita della mano di lei percorrergli la guancia, scendere lungo la linea del mento e poi risalire ancora fino ala tempia, il tutto con una lentezza estenuante.

« È eccitante tutto questo non trovi? » gli sussurrò Sakura a pochi centimetri dalle labbra.

Lo era eccome!

Sasuke, completamente impreparato, abbassò la guardia. Le labbra di Sakura erano così vicine e l'aroma di vaniglia che sprigionavano i suoi capelli era così intenso che si sentì improvvisamente come stordito.

« In fondo potrei accontentarti per una volta » valutò e la sua voce risultò alle orecchie di Sasuke così sensuale da provocargli un altro brivido.

' Cosa mi sta succedendo? ' si chiese, confuso.

Si trattava di nuovo di un jutsu? E questo jutsu poteva essere così potente da far muovere i suoi muscoli – tutti i muscoli, anche quelli che credeva di non avere, e in particolare quello collocato più in basso dello stomaco e più in alto delle ginocchia ?

Il respiro di Sakura era ora così chiaro, lambiva le sue labbra come una dolce e calda carezza. Provò il desiderio di berlo, farlo suo e inconsciamente si protese verso di lei che con la bocca dischiusa agguantò, così, il suo labbro inferiore.

E il cervello di Sasuke andò in blackout... encefalogramma piatto – e si era trattato solo di un bacio a fior di labbra, probabilmente passando alla fase successiva avrebbe potuto persino correre il rischio di ritornare di nuovo buono senza neanche rendersene conto.

Quell'unica sinapsi ancora attiva tentò disperatamente di farlo ragionare , di ricordargli che lui era un nukenin, un vendicatore, e almeno una dozzina di altre cose che non prevedevano contatti fisici volti al personal sollazzo ma solo alla distruzione e che un paio di labbra carnose e profumate non potevano provocare in alcun modo simili reazioni, per così dire ''umane'', in una macchina perfetta come lui.

La mise a tacere, abbassando le palpebre per poi riaprirle subito dopo, quando una terrificante fitta di dolore in un punto specifico del suo corpo, e precisamente sotto lo stomaco e più su delle ginocchia, si irradiò fino al cervello, riattivandolo all'istante.

« Sei ancora troppo stupido, Sasuke. » lo derise la ragazza con un ghigno sadico dipinto sul viso mentre l'Uchiha, caduto all'indietro, si contorceva sull'erba.

Lo aveva colpito lì. Sì, proprio lì. Aveva violato una delle regole basilari del manuale ninja: Regola n. 15, comma 2 – Durante un combattimento tra ninja i colpi bassi non sono ammessi. Più in basso di quello?!

Eppure Sakura era sempre stata una studentessa modello, conosceva a menadito il manuale ninja… non aveva più dubbi in merito, Sakura era una fottuta nukenin, ecco cos'era, una fottuta e psicolabile nukenin che aveva ripudiato il suo credo ninja e tutti gli insegnamenti del Maestro Kakashi – più o meno come aveva fatto lui. E constatò che non ci fosse proprio nulla di divertente o di grandioso in questo. Era seccante rapportarsi con una persona che non aveva alcuna voglia di ragionare, era irritante che si ostinasse ad allontanare tutti coloro che cercavano di darle una mano ed era umiliante sapere di non essere in grado di poter fare nulla se non… forse…

Improvvisamente Sasuke riuscì a comprendere come si fosse sentita Sakura – quella vera – in tutti quegli anni – dolore lancinante allo scroto escluso.

' Voleva uccidermi per liberarmi. '

Allora era vero? Era stato questo il ragionamento che Sakura aveva fatto. Preferiva ucciderlo con le sue mani prima che qualcun altro lo facesse al suo posto.

Sakura si portò a cavalcioni su di lui, immobilizzandolo con straordinaria forza, e sguainò un kunai, portandoglielo alla gola.

« Cosa hai intenzione di fare? » le domandò Sasuke, sforzandosi di parlare nonostante l'atroce tormento che continuava a diramarsi dal suo bassoventre.

« Elimino un ostacolo. » gli rispose, glaciale.

« Non ne hai il coraggio. » la sfidò lui, per prendere tempo, consapevole che quella donna sarebbe stata in grado di tagliargli la giugulare senza tante cerimonie – come avrebbe fatto lui con quella vera se Naruto non lo avesse fermato.

« Scommettiamo, Sasuke? » replicò lei, accennando un sorrisetto divertito.

A quel punto, teoricamente, il suddetto Naruto avrebbe dovuto fare la sua comparsa e salvarlo…

' Usuratonkachi maledetto! ' imprecò l'Uchiha, non riuscendo a percepire neanche un debole olezzo di ramen nell'aria.

Sul serio sarebbe morto per mano di Sakura Haruno?

Evidentemente sì, dato che non riusciva a muoversi con le ginocchia di Sakura piantate negli avambracci e le gambe ancora inutilizzabili a causa dell'elegante ''colpo basso'' ricevuto poco prima e che ancora si faceva sentire – e bene.

« Addio, Sasuke-kun. »

La lama del kunai iniziò a premere sulla sua gola fino al punto di lacerarne in maniera superficiale la pelle, ma Sasuke, stoicamente, continuò a fissare la ragazza negli occhi, non riuscendo a riconoscere in essi alcuna forma di pietà o dispiacere per il gesto che stava compiendo. La sua mente fece un balzo indietro e l'immagine degli occhi della vera Sakura, carichi di terrore, nel momento in cui le afferrava il collo pronto a colpirla, riaffiorarono dolorosamente.

' Mi dispiace, Sakura. '

A quel punto chiuse gli occhi, attendendo quella fine che forse meritava davvero.





« Ahahahah! »

Una risata. Una risata cristallina e inconfondibile.

« Maledizione! » imprecò Sakura, liberandolo dal suo '' dolce '' peso e da quel minaccioso kunai ormai a due passi dalla sua giugulare.

Sasuke riaprì gli occhi e si ritrovò, così, disteso sull'erba, con ancora un gran dolore tra le gambe, ma contro ogni previsione era ancora vivo.

Qualcosa, o qualcuno, doveva aver interrotto la sua esecuzione.

Facendo leva sulle braccia indolenzite riuscì ad alzare la testa e a guardarsi intorno mentre un rivolo di sangue scendeva lungo il suo collo.

Sentì squittire un melenso « Oh, Sasuke-kun! » e trovò abbastanza ironico che fosse stata proprio Sakura a salvarlo da Sakura. Il karma agiva in modi misteriosi e il suo, in ferie da anni, aveva deciso di ripresentarsi al suo cospetto più negativo che mai.

Sakura, infatti, non era sola.

' No, ti prego, questo no! ' esclamò l'Uchiha dentro di sé, dopo aver riconosciuto i suoi inconfondibili tratti fisionomici sul viso del ragazzo che camminava al fianco della Haruno – a braccetto, tra l'altro.

Con un enorme sforzo riuscì a rimettersi in piedi e procedendo con un andatura alquanto zoppicante, si nascose dietro il tronco del primo albero a tiro non avendo la più pallida idea di come affrontare la situazione.

Decise, quindi, di aspettare che il dolore si attenuasse un altro po' in modo da riuscire a ragionare con lucidità.

« Ancora non posso credere che tu abbia accettato il mio invito, Sakura-chan. » proferì il suo alter ego, facendogli storcere il naso non tanto per il '' Sakura-chan'', appellativo di solito utilizzato da Naruto – e mai da lui – ma dal tono melenso e da quello sguardo di venerazione che aveva potuto leggere nei suoi occhi.

' Di male in peggio. '

Dal canto suo, Sakura, che non era ancora riuscita a capire che non si trattasse del vero Sasuke – o meglio, aveva fatto di tutto per non capirlo, nonostante i molteplici indizi che avrebbero indotto persino quella bertuccia del ''sostituto'' a porsi qualche domanda – continuava a vivere tranquillamente il suo sogno, sfoggiando grandi sorrisi e non perdendo occasione di avvinghiarsi alle solide braccia dell'Uchiha.

« Come avrei potuto rifiutare! » sospirò lei, ancora incredula di poter poggiare il suo capo sul marmoreo deltoide.

« Ricordi questo posto, Sakura? » le domandò e istintivamente la ragazza rabbrividì ricordando quella notte.

« È qui che è cominciato tutto. »

' O è finito tutto, a seconda dei punti di vista. ' lo corresse il vero Sasuke.

« È qui che mi sono dichiarato a te. »

' No, non farlo, ti supplico! '

L'Uchiha prese a sbattere la testa contro il tronco dell'albero con la speranza di procurarsi un trauma cranico e svenire.

« Non ho mai ben compreso il significato di ciò che mi dicesti quella notte. » disse Sakura, con gli occhi lucidi e il cuore strabordante di gioia.

Ovviamente Sakura si riferiva al '' Grazie''.

« Credevo di essere stato abbastanza chiaro.»

E ovviamente l'alter ego di Sasuke si riferiva al '' Ti amo con tutto il mio cuore. ''

Entrambi stavano parlando della stessa notte e inconsapevolmente si stavano ponendo la stessa domanda avendo ricoperto il medesimo ruolo, pertanto non avrebbero mai ottenuto risposta a meno che il vero Sasuke non fosse uscito dal suo nascondiglio e non avesse dato loro delucidazioni in merito, risolvendo una volta per tutte l'enigma.

Sakura annotò che per Sasuke un '' Grazie '' sussurrato alle spalle equivalesse a un '' Ti amo anch'io '' e si crogiolò al pensiero di quante volte, da quel momento in poi, avrebbe potuto indurre Sasuke a ringraziarla.

« Ho sofferto molto. » ammise, poi, il falso Sasuke.

' A chi lo dici! ' replicarono in coro le vocine interiori di Sakura, mentre il vero Sasuke valutava in modo serio l'ipotesi di porre fine da solo alle sue di sofferenze.

« Ho avuto davvero paura di averti persa per sempre. »

' Ma per favore! ' esclamò l'Uchiha, nauseato, meravigliandosi di Sakura che, tutto sommato, aveva sempre considerato intelligente: possibile che non avesse capito che non era lui?

« Adesso andrà tutto bene, Sasuke-kun. »

No, Sakura non aveva capito.

« Sembri diversa, Sakura-chan. » osservò il ragazzo - ' Finalmente! ' aggiunse Sasuke, un po' sollevato da quello sprazzo di genialità mostrato dal suo alter ego: Sakura non aveva niente a che vedere con la pazza psicopatica che aveva tentato di porre fine prematuramente alla sua carriera procreativa, qualora avesse mai voluto intraprenderla, era poi così arduo arrivarci?

« Forse perché mi stai guardando con occhi diversi. » miagolò la Haruno, sorridendogli con dolcezza.

Ciò che avvenne in seguito continuò a perseguitare Sasuke nel sonno per molti anni.

La mano del finto '' lui '' andò a posarsi sulla guancia di Sakura e lentamente i loro corpi iniziarono ad avvicinarsi sempre di più fino a che le loro labbra non si ritrovarono quasi a sfiorarsi, il tutto corredato da sguardi languidi e respiri affannati.

Sakura chiuse istintivamente gli occhi per lasciarsi andare in toto all'inevitabile felicità che avrebbe provato nel baciare Sasuke per la prima volta.

Inutile dire che rimase abbastanza basita quando, socchiuso un occhio, dopo alcuni minuti in cui era rimasta in posizione plastica con le labbra a culo di gallina, aveva visto '' Sasuke '' trascinare via '' Sasuke '' lontano da lei.

« Ma… » Le parole le morirono in gola.

« Ti spiego dopo, adesso seguimi. » le ordinò Sasuke, ancora un po' claudicante.

« Sakura-chan, ma che sta succedendo? » strillò l'altro, tentando di divincolarsi dalla ferrea stretta dell'Uchiha, quello vero, quello gagliardo, che dopo averlo afferrato per la maglietta lo stava strisciando al suolo a mo' di sacco di patate.

« Taci! » lo minacciò Sasuke, che per l'occasione aveva rispolverato il tono più truce di tutto il suo repertorio tanto da convincere il povero mal capitato a dare retta a quel briciolo d'istinto di autoconservazione che ancora gli rimaneva e a chiudersi in un semi-irreversibile mutismo.


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Capitolo 6
*** Atto VI - Sono il 'Grazie' mai compreso di Sasuke ***



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Atto VI


'' Sono il ' Grazie ' mai compreso di Sasuke.''







« Mi spieghi che cosa sta succedendo? » sbraitò Sakura, leggermente isterica.

« Sì, vorrei capirlo anch'io. » si accodò l'alter ego di Sasuke, legato a un albero come un salame « Perché ho come l'impressione che io e te ci somigliamo? » aggiunse, chiedendo conferma con lo sguardo alla ragazza che annuì nonostante fosse ancora parecchio confusa.

« Perché siamo la stessa persona. » gli rispose Sasuke, quello vero, sperando in cuor suo che il messaggio venisse recepito in fretta e con chiarezza.

« Ne dubito. »

Come non detto.

« Io ho molto più stile. » affermò il falso Sasuke, con sufficienza, chiedendo ancora conferma alla ragazza.

Sakura, distratta, annuì di nuovo, beccandosi questa volta un occhiataccia da parte del vero Uchiha che la persuase a prestare un po' più attenzione a quello che stava accadendo intorno a lei.

« Sasuke-kun, ma come è possibile? » domandò Sakura senza precisare a quale Sasuke avesse posto il quesito.

« Basta scegliere l'abbigliamento adatto e mostrare sempre un sorriso smagliante. Per fortuna sono anche straordinariamente bello. »

E ovviamente rispose il Sasuke sbagliato.

Quello vero scosse la testa, scoraggiato: provava l'irrefrenabile desiderio di strozzarlo, ma la possibilità che uccidendo il se stesso di quella dimensione anche lui morisse lo convinse a desistere – per il momento. Aveva ancora troppe cose da fare, stragi da compiere, Villaggi da radere al suolo...

Optò, quindi, per una velata minaccia: « Ti prego, fai un favore a tutti, chiudi quella cazzo di bocca. »

« Hey! Non ti permetto di parlarmi in questo modo. » reagì l'altro, agitandosi come un pesce nelle rete « Non sottovalutare un Uchiha. Diglielo anche tu, Sakura-chan! »

' Sakura-chan '

« Te lo dico per l'ultima volta… Taci! » lo minacciò ancora Sasuke.

« Aspetta… »

L'altro Uchiha sembrava aver appena avuto un'illuminazione divina e il vero Sasuke sperò che, per una volta, una stramaledettissima volta, dicesse qualcosa di intelligente: era geneticamente impossibile che lui fosse così stupido.

« Se tu sei me e io sono te, allora ci sono anche due Sakura. »

Sasuke, quello vero, annuì con benevolenza: non era la scoperta del secolo, ma aveva apprezzato lo sforzo.

« E ciò significa che potrei amarle tutte e due. Un Harem di Sakura, ma ci pensi? » affermò, poi, con entusiasmo, provocando un sonoro facepalm da parte dell'altro Sasuke.

« Tranquilla, piccola » si rivolse, infine, a Sakura, « Saprei come soddisfare entrambe. » dichiarò, facendole l'occhiolino.

Non fu l'improvviso rossore sulle guance di Sakura a provocare ciò che avvenne in seguito, né il fatto che quell'attrezzo avesse nominato invano il Clan Uchiha e neanche il cacofonico ' Sakura-chan ', semplicemente il vero Sasuke ritenne che un essere del genere non meritasse di vivere, o almeno di parlare.

Pertanto, dopo essersi strappato di dosso una delle fasce che era solito portare, lo imbavagliò – e ben stretto – provando subito una profonda sensazione di sollievo.

Sakura, intanto, dopo essersi ricomposta, si era seduta su un masso, con il mento poggiato sulla mano, e tentava con tutta se stessa di mettere a tacere la vocina nella sua mente che le stava consigliando di fare fuori il vero Uchiha e tenersi quell'altro, più disponibile e predisposto a una relazione.

« Sakura? Non abbiamo tempo per i sogni ad occhi aperti. » la rimproverò il vero Sasuke.

' Più disponibile e predisposto a una relazione '

« Stavo riflettendo su questa faccenda. » replicò lei, contrariata.

Non era vero, ma tentò di salvare le apparenze.

« Se quello non è il vero Sasuke e tu sei il vero Sasuke. Significa che in giro c'è anche la falsa Sakura? »

« C'era arrivato anche l'idiota. » sputò lui, acido.

' Più disponibile e predisposto a una relazione. '

Sakura buttò un occhio al falso Sasuke: il suo sguardo supplice, colmo di venerazione per lei… perché doveva perdere tempo dietro a uno che la trattava male quando poteva avere il medesimo uomo, solo ' Più disponibile e predisposto a una relazione ' ?

' Povero cucciolo! ' sospirò dentro di sé e una delle sue vocine interiori, con un tono che ricordava molto quello di Orochimaru-sama, non perse occasione per esclamare un ' Uccidilo! Uccidilo! Uccidilo! ' rivolto, ovviamente, al cane rabbioso.

« Dobbiamo rintracciare Sasori e fermare Sakura. » la informò Sasuke, con un tono che non ammetteva repliche.

« Quindi tu l'hai incontrata? »

Sasuke fu costretto a voltarsi di scatto per mascherare quella leggera punta di rosa che gli aveva imporporato le guance: un bacio e un calcio negli zebedei erano un po' più di un semplice incontro.

« Sss… a...ncantrata. » ( Traduzione: ' Sì, l'ha incontrata' ) farfugliò l'altro Sasuke, che nonostante il bavaglio non si era rassegnato a non dire la sua, soprattutto perché conosceva molto bene l'altra Sakura e sapeva quale effetto facesse sugli uomini. Quella versione di lui, poi, aveva tutta l'aria di essere un verginello, quindi l'incontro con la ragazza doveva essere stato abbastanza traumatico.

« Eh? » chiesero gli altri due all'unisono.

Il falso Sasuke alzò gli occhi al cielo: l'aver provato a parlare con il bavaglio gli aveva segato appena gli angoli della bocca, non aveva intenzione di rovinarsela per ripetere quello che aveva detto.

« Comunque non importa, riesco a gestirla. » dichiarò il vero Sasuke.

« Uhf! » lo canzonò l'altro.

« Forse non ti è chiaro il concetto che devi stare zitto! » ringhiò l'Uchiha che davvero non ne poteva più delle sue continue interruzioni.

« Sasuke, che ne diresti se gli togliessi il bavaglio? Dopotutto lui la conosce meglio di noi, potrebbe esserci di aiuto. » propose Sakura, con molta, ma molta, calma: non aveva alcuna intenzione di incorrere in una delle crisi isteriche dell'Uchiha, quella nel Paese del Ferro le era bastata.

« Fai come vuoi, ma alla prima cazzata che dice lo faccio fuori. »

Sakura si inginocchiò davanti al falso Sasuke e con delicatezza gli tolse il bavaglio.

« Grazie, regina del mio cuore. » le sussurrò lui, seducente.

' Ma per favore ' esclamò l'altro Uchiha dentro di sé, sempre più convinto che quella di Sakura fosse stata una pessima idea.

« Sai qualcosa del piano dei Sasori e Sakura? » gli chiese la ragazza con gentilezza.

« Potrei sapere qualcosa in effetti… » le confermò lui « Ma se tu mi slegassi sarei sicuramente più predisposto a collaborare. Sakura, dopotutto, è una mia amica e anche se tu sei uguale a lei, io non posso tradirla così facilmente. » aggiunse, sfoggiando poi un irresistibile sorriso.

« Sei d'accordo anche tu con lei, quindi. » sbraitò l'altro Uchiha « Come puoi tradire il tuo Villaggio, la tua famiglia… »

« Senti chi parla. » lo interruppe Sakura e Sasuke pensò bene di tacere, rendendosi conto dell'enorme castroneria che aveva appena detto.

« Ok. Adesso ti libero, ma non fare scherzi. » si raccomandò l'Haruno, sciogliendo i nodi che tenevano il falso Sasuke legato all'albero.

Il ragazzo si tirò in piedi, si ripulì i pantaloni dalla polvere e si sistemò i capelli.

« Adesso devi dirci tutto quello che sai, Sasuke. È davvero importante. »

E per sicurezza Sakura sbatté le palpebre dei suoi occhioni verdi che almeno su quell'Uchiha sembravano sortire qualche effetto.

« Sakura vuole vendicarsi del Villaggio e Sasori la sta aiutando. » disse, quindi, il ragazzo.

« Potresti dirci qualcosa che non sappiamo? » lo invitò l'altro Uchiha che continuava a pensare che fosse stata davvero una pessima, ma pessima, idea.

« So dove devono incontrarsi. »

« Bene! » esclamò il vero Sasuke « Allora dillo! »

« Sì, ma a una condizione… » replicò il ragazzo, ghignando finalmente come il vero Sasuke, ovvero in modo malefico.

« Non sei nella posizione di poter dettare condizioni. »

« Allora non se ne fa niente. » affermò, facendo spallucce.

« Io ti uccido! » urlò il vero Uchiha, scagliandosi su di lui, prontamente fermato dal braccio di Sakura teso tra i due: avere una forza sovrumana aveva i suoi lati positivi.

« Spostati, Sakura! » le ordinò l'Uchiha, iracondo.

« Aspetta un attimo, sentiamo che vuole. Potrebbe non essere niente di particolare. »

Sakura tentò di farlo ragionare: il Sasuke di quella dimensione era completamente diverso dall'originale, forse voleva solo che, alla fine, la vita della sua Sakura venisse risparmiata.

« Infatti non lo è. » confermò il ragazzo.

Il vero Sasuke respirò profondamente, tentando di ritrovare un briciolo di calma.

« E sentiamo… » sbuffò « Cos'è che vorresti? »

« Una cosa che ho sempre desiderato, ma che non sono mai riuscito ad ottenere. » dichiarò l'altro, sistemandosi una ciocca di capelli con un veloce gesto della mano.

' Un cervello? ' ipotizzò Sasuke.

« Sono anni che rincorro un sogno impossibile » continuò, con un enfasi quasi teatrale « E non posso perdere questa occasione. »

Il vero Sasuke sbuffò ancora, questa volta in modo più rumoroso.

« Possiamo arrivare al dunque? » sbottò, decisamente, ma decisamente, contrariato.

« Ok, ok. Quello che voglio è… »

La tensione era altissima. Sasuke e Sakura erano in attesa di scoprire quale fosse il desiderio del falso Uchiha, magari potere, forse vendetta, oppure diventare Hokage… consapevoli che avrebbero fatto di tutto pur di ottenere quelle informazioni.

« Un bacio. » dichiarò, infine, il ragazzo.

Inutile dire che per poco Sasuke e Sakura non stramazzarono al suolo.

« Un b-b-b-b-b-bacio? » balbettò l'Haruno, sentendo chiaramente tutti i capillari della sua faccia rompersi nel medesimo momento.

Sasuke, quello vero, al contrario preferì chiudersi in un irreversibile mutismo non riuscendo a capacitarsi del fatto che tra le tante cose, quel gran pezzo di idiota avesse scelto quella più stupida.

Era davvero senza speranza.

« Sì, Sakura-chan . È una vita che aspetto di poterti baciare. » confermò il falso Sasuke e Sakura iniziò a sentire le gambe molli, il cuore a mille e la salivazione a zero.

In vero trovava che l'idea di baciare Sasuke davanti a Sasuke fosse un tantino perversa, ma Amen! Quando le si sarebbe ripresentata un'occasione del genere?

« I-io… »

« Non sei costretta a farlo. » si sentì di dirle il vero Sasuke che tremava all'idea di assistere a una simile oscenità: Sakura non poteva baciarlo sul serio! Non era tanto per l'inevitabile shock derivato dal fatto che sarebbe stato spettatore del '' secondo bacio di Sakura '' ( perché era arcisicuro che Sakura non avesse più poggiato le sue labbra su quelle di qualcun altro – presunzione Uchiha), più che altro trovava assolutamente ingiusto che quel tizio – che poi era lui – si approfittasse così della situazione.

No, bugia.

La verità era che gli creava un certo scompenso emotivo l'idea che Sakura baciasse qualcun altro che non fosse lui – anche se era lui.

« È un sacrificio necessario. » replicò l'Haruno, fingendosi dispiaciuta se non addirittura contraria a quell'atto così innaturale.

' Sto per baciare Sasuke. Sto per baciare Sasuke ' canticchiò la sua vocina interiore in versione '' boccoli d'oro arrapata '' - anzi, boccoli rosa.

Sasuke strinse i pugni: se non vi era altra soluzione, allora avrebbe fatto l'uomo e sopportato l'onta.

« Ok. Facciamolo. » decretò Sakura, continuando imperterrita a recitare il ruolo della martire per un bene superiore.

Si avvicinò al falso Sasuke e questo sibilò un « Finalmente. » che le provocò un brivido lungo la spina dorsale – e al vero Sasuke un conato di vomito.

« Spero che non ti dia fastidio. » aggiunse il ragazzo, lanciando uno sguardo di sfida all'altro , i cui muscoli si erano tirati in modo anomalo, rendendogli difficile persino respirare.

« Fai in fretta. »

Fu la risposta del vero Sasuke. Una minaccia per nulla velata che stava a significare anche '' Appena questa storia sarà finita ti ucciderò in un modo lento e doloroso.''

Il falso Sasuke posò delicatamente una mano sulla nuca e l'altra sul fianco della ragazza. La tirò a sé con un gesto veloce, facendo aderire i loro corpi e la guardò dritta negli occhi.

Nel contempo dentro Sakura stava accadendo di tutto…

Le sue vocine interiori per una volta avevano deciso di tacere e godersi il momento, mentre esplosioni di vario genere, soprattutto ormonali, facevano da sottofondo a quel momento che lei aveva aspettato da sempre e che, finalmente, si stava avverando.

Il falso Sasuke soffiò leggermente sulle sue labbra, facendola sorridere, e solo a quel punto, con il semaforo verde, aggredì le stesse con impeto.

Il tutto sotto la sguardo attonito e omicida di Sasuke che sì, avrebbe potuto girarsi, fare finta di niente, lasciarli soli casomai, ma proprio non era riuscito a muoversi. Il suo stomaco si era attorcigliato su se stesso, fiumi di bile scorrevano senza freno, e il suo cuore… beh, stavolta il suo cuore aveva preso una bella botta.

Ciò che davvero gli risultava strano, tuttavia, era che in fondo non fosse poi una così brutta scena, anzi…

Sorvolando sulla lingua del suo alter ego che stava allegramente facendo amicizia con le tonsille di Sakura – che gemeva, la svergognata, sicuramente più per un principio di soffocamento che per piacerefu costretto ad ammettere che quei due fossero davvero una bella coppia.

Inconsapevolmente si ritrovò ad abbassare la testa da un lato quando il bacio iniziò a prendere un ritmo più veloce, carico di ardore. Altro che sacrificio! E si ritrovò a pensare se anche con lui… sì, insomma… se ci fosse stato lui al posto del falso Sasuke…

Scosse la testa con impeto per scacciare via quel funesto pensiero.

« Ok, penso che possa bastare. »

Doveva fermarli: le mani del suo alter ego avevano preso a scendere lungo la schiena di Sakura fino al…

« Mh! » gemette Sakura, sentendo la mano del ragazzo sul fondoschiena: le palpatine non erano previste, ma... Amen di nuovo! Cosa poteva farci se Sasuke la riteneva irresistibile?!

« Avete sentito cosa ho detto? » ringhiò il vero Sasuke: non rientrava tra i suoi piani assistere anche alla ' prima volta ' di Sakura e i presupposti iniziavano ad esserci tutti soprattutto perché la mano birichina del suo alter ego era risalita fino alle…

' Oh! No,no,no,no,no,no… ' Sasuke a questo punto chiuse gli occhi.

E giù un altro gemito di Sakura che insinuò il dubbio nella eccelsa mente dell'Uchiha che il principio di soffocamento non c'entrasse proprio nulla.

Ok, il suo alter ego era un idiota patentato, ma fu costretto ad ammettere che con le donne ci sapesse fare – cosa in cui lui, invece, era molto carente.

In ogni caso per quelle due palpatine non previste, a suo parere, non solo avrebbe dovuto dargli tutte le informazioni che gli servivano, ma avrebbe dovuto addirittura fermarsela da solo la sua Sakura psicopatica.

Dopo altri cinque interminabili minuti in cui il suo alter ego aveva ampiamente conosciuto ogni singolo centimetro di pelle della ragazza arrivando fino a sbottonarle il collo della casacca, i due si staccarono – con profondo sollievo del vero Sasuke.

Sakura si portò una mano alle labbra, gonfie e umide di saliva: aveva baciato Sasuke… bene… adesso poteva morire felice.

Infatti svenne.

Il vero Sasuke alzò gli occhi al cielo mentre il suo alter ego pensò di poter sfruttare la situazione e si mosse per sdraiarsi sopra la ragazza.

« Non pensarci neanche. » lo avvertì il vero Sasuke, la cui pazienza poteva dirsi bella che finita.

« Ma è svenuta! » gli fece notare l'altro, irritandolo, se possibile, ancora di più: come poteva pensare di approfittare di una ragazza svenuta?

Certo, perché quando lui l'aveva baciata sulla panchina Sakura era sveglia e cosciente.

« Meglio così, almeno parleremo in pace. E adesso dimmi tutto quello che sai! »

« Non so molto in verità. »

Le mani del vero Sasuke iniziarono a tremare. L'idea di poter essere stato fregato dal suo alter ego stupido non era da prendere neanche in considerazione.

« So che devono incontrarsi nella Foresta della Morte alle otto in punto. »

« Alle otto in punto? Bene, abbiamo un paio d'ore in tutto. Dobbiamo svegliare Sakura. »

« Ho io un modo infallibile per svegliarla. » sghignazzò il ragazzo.

« No. Ci penso io. » obiettò il vero Sasuke che aveva già capito a cosa alludesse l'altro.

Si avvicinò alla ragazza, la prese per le spalle e iniziò a scuoterla delicatamente, chiamandola per nome.

Quando Sakura, dopo numerosi tentativi, riaprì gli occhi, quasi non riuscì a credere a ciò che le sue pupille registrarono: c'erano due Sasuke. Ma com'era possibile?

« Sakura. » la chiamò il vero Sasuke in modo rude – come al solito, per capirci.

« Sakura » anche l'altro fece lo stesso, ma con un tono di voce vellutato, suadente.

« Sasuke » biascicò lei, guardando prima alla sua destra. « Sasuke » ripeté, volgendo lo sguardo a sinistra.

« Ti senti bene? » le chiese il vero Uchiha: di idioti ce ne erano abbastanza per i suoi gusti, Sakura gli serviva tutta intera.

« Mai stata meglio. » gli rispose la ragazza « Solo non mi spiego… perché siete due? »

« Si può sapere che diavolo le hai fatto? » sbraitò l'Uchiha al suo alter ego.

« Hey, amico. Io non le ho fatto niente, l'ho solo baciata. »

« Io non sono tuo amico. » gli fece presente Sasuke così che il concetto fosse chiaro.

« No, infatti. Sei solo noioso e insopportabile! » replicò l'altro con una chiara nota di disprezzo nella voce.

' Noioso e insopportabile ' ripeté Sakura dentro di sé ' Sì, noioso e insopportabile…'

« Adesso come facciamo a fermare quella psicopatica. Sicuramente tu non sei in grado di tenere in mano neanche un kunai. » continuò a sbraitare il vero Sasuke non accorgendosi che, nel frattempo, Sakura si era rialzata da terra.

« Sono un ninja di Konoha, certo che so tenere in mano un kunai. Anche se la mia mira non è delle migliori. »

« Ma che diavolo sta succedendo? » domandò Sakura, massaggiandosi la testa.

« Sakura? » la chiamarono gli altri due all'unisono.

« Sì, chi pensate che io sia? » replicò lei, un po' infastidita « Che cosa mi è successo? »

« Ti ho baciata e sei svenuta. » le rispose il falso Sasuke.

« Tu cosa? »

Il vero Sasuke iniziò a mangiare la foglia: era impossibile che un semplice bacio e uno svenimento avessero causato a Sakura un'amnesia temporanea, qualcosa non gli tornava.

La ragazza si fiondò sul finto Uchiha e all'urlo di : « Come ti sei permesso? » lo colpì in pieno viso con un cazzotto ben piazzato, scaraventandolo contro un albero.

A quel punto il vero Sasuke non ebbe più dubbi: quella non era la sua Sakura.

La ragazza si ripulì le mani dalla polvere e si voltò verso di lui.

« E tu? Anche tu mi hai baciato? »

' No, ma ti ringrazio di aver steso l'imbecille. '

« No. » le rispose semplicemente.

« Senti, non riesco a capire perché siete in due. Pensavo che quella fosse una copia ma da come si lamenta non credo proprio che lo sia. In ogni caso un doppio Sasuke per me è una doppia rottura, quindi ti saluto e vedi di non cercare di fermarmi. » gli disse, visibilmente alterata « Non so neanche perché mi trovo qui. » borbottò, infine, toccandosi ancora la fronte.

Sakura e Sakura erano legate, ormai Sasuke non aveva più dubbi. La vera Sakura era svenuta ed era comparsa l'altra Sakura. In effetti tutto aveva avuto inizio da uno svenimento. Quando lui e Sakura si erano risvegliati in quell'universo parallelo erano reduci da un esplosione, quindi svenuti. Come aveva fatto a non pensarci prima?

Questo però stava a significare che adesso Sakura fosse sul luogo dell'appuntamento, e con Sasori.

Doveva sbrigarsi, non poteva perdere quell'occasione per nessun motivo al mondo.

« Aspetta, Sakura. »

« Quante volte ancora devo farti del male per convincerti a lasciarmi perdere? » replicò la ragazza, assottigliando lo sguardo in modo minaccioso e facendo scrocchiare le dita delle mani.

« So perché mi hai ringraziato quella notte. »

La ragazza lo guardò perplessa e Sasuke ghignò dentro di sé: aveva fatto centro.

« Ah sì?! Non ti facevo così intelligente, Sasuke. »

' Neanche io, a dire il vero. ' pensò l'alter ego, ancora mezzo intontito, ma molto, molto, interessato alla discussione.

« Ti sentivi persa, sola, accecata dall'odio e dal desiderio di vendetta. » continuò Sasuke, che per la prima volta da tanto tempo si ritrovava a parlare di sé, dei propri sentimenti.

« Questi sentimentalismi con me non funzionano. » cercò di smontarlo la ragazza, che tuttavia nelle sue parole non riusciva a trovare qualcosa di sbagliato.

« Hai paura di me perché sai benissimo cosa rappresento. Chi sono io per te. »

' Famiglia… Amore… '

« Smettila, non so di cosa tu stia parlando.»

« Mi hai ringraziato… » incalzò, ma fu costretto subito dopo a fare una pausa per mettere ordine a quei pensieri sopiti per troppo tempo che improvvisamente avevano preso a saettare impazziti nella sua testa. « Mi hai ringraziato perché avevo dimostrato di tenere a te più di ogni altra cosa… »




'' Mi hai raccontato quanto è doloroso essere soli…

Adesso io conosco il tuo dolore.

Io ho amici, una famiglia, ma se tu vai via…

Io sarò sola quanto te. ''(1)





« È vero! » urlò una voce fuori campo, il rintronato.

Sasuke scosse la testa sconfortato e cercò di ritrovare la concentrazione: quell'idiota l'aveva interrotto sul più bello.

« Mi hai ringraziato perché ti ho fatta sentire amata di nuovo. Lo stesso amore che ricevevi dalla tua famiglia. »



'' Io… Io ti amo con tutto il mio cuore ''(1)



Sakura abbassò il capo e calde lacrime presero a rigarle il viso. Scendevano lungo la mandibola e precipitavano al suolo come chicchi di grandine.

Bingo!

In un colpo solo era riuscito psicanalizzare se stesso e demolire le difese della ragazza. Poteva ritenersi soddisfatto.

« Tu mi ami, Sakura. »

L'aveva detto sul serio??? Ok, forse si era fatto prendere un po' la mano.

Il suo alter ego si rizzò in piedi all'istante e si avvicinò a loro.

« Sì, è vero. Perdonami Sasuke, sono stata una vera stupida. » singhiozzò la ragazza, buttandosi tra le sue braccia.

« Hey, quella è la mia Sakura. » protestò il falso Sasuke, ma l'altro lo ignorò – dopotutto l'idiota aveva baciato la sua.

' Già… la sua. '

Chi era il vero idiota tra i due?

« Dobbiamo fermare Sasori! » esclamò la ragazza « Ma spiegatemi prima una cosa… perché siete due? »

« È una lunga storia. » le rispose il vero Sasuke.

« E sono io quello che ami. » precisò l'altro « Lui è troppo rigido. » aggiunse, beccandosi un'occhiataccia.

Questo era il ringraziamento per avergli tirato fuori le castagne dal fuoco. Si era umiliato, aveva scavato nei meandri della sua coscienza per far rinsavire quella psicopatica e quel cretino osava dargli del '' rigido'' ?

« La sua ragazza è con Sasori. Dobbiamo raggiungerli il prima possibile. » la informò poi, dimostrando che all'occorrenza sapesse usare quell'unico neurone che aveva.

« Non è la mia ragazza. » ci tenne a sottolineare Sasuke, risultando poco credibile a quel punto « Ma ha ragione lui, dobbiamo raggiungerli in fretta. »

« Ok. Seguitemi. »



♦●♦




Sakura aveva aperto gli occhi già da un po', ma non riusciva a capire dove fosse finita. Ricordava le labbra del finto Sasuke, il suo sapore, le sue mani ovunque e poi… il buio.

A occhio e croce doveva trovarsi in una foresta, una foresta anche abbastanza famigliare… sembrava quasi…

Portò una mano alla testa, sentendo sotto i polpastrelli un gran bernoccolo: forse era caduta, o qualcuno l'aveva stesa – forse era stato Sasuke per non perdere l'allenamento.

Sì, ma che fine avevano fatto i due Sasuke?

Sedotta e abbandonata di nuovo… ormai era una costante della sua vita.

Si tirò su a fatica, sentendo la testa ancora molto pesante, quando udì un rumore provenire dalla sua destra, dal folto del bosco.

« Chi è là? » urlò, assumendo una posizione di difesa – un po' barcollante a dire il vero.

« Ti sei svegliata finalmente. »

« Sasori? » esclamò, sbattendo in modo convulso le palpebre.

« Non riuscivo a capire cosa ti fosse successo. Quando sono arrivato eri svenuta e sono andato a reperire delle erbe mediche per cercare di svegliarti. » le spiegò, ed effettivamente nella mano destra stringeva un fascio di erbe e fiori.

« Dov'è Sasuke? » gli chiese, allarmata.

« Sasuke? »

Sasori alzò un sopracciglio non riuscendo a capire cosa c'entrasse adesso l'Uchiha.

« Mi avevi detto di averlo sistemato. » le ricordò, aggrottando un po' la fronte con fare sospetto.

Sakura cercò di tirare un attimo le somme: lei era con Sasori e Sasuke non era lì con loro, ergo o Sasori le stava mentendo, o c'era qualcosa che non quadrava affatto.

« Oh sì, certamente. Ma sai com'è Sasuke, non si arrende mai. »

Sakura decise di stare al gioco con la speranza di riuscire a capirci qualcosa.

« Andiamo. Il nostro complice ci sta aspettando. »

' Dannazione !'



♦●♦




« È strano. Era qui che avremmo dovuto incontrarci. » comunicò Sakura ai due Sasuke.

« Evidentemente sono partiti prima del tempo. » ipotizzò il vero Sasuke, stringendo i pugni per la rabbia.

« Sta tranquillo, se la tua ragazza è in gamba quanto me non correrà alcun pericolo. » tentò di rassicurarlo Sakura.

« Non è la mia ragazza. » precisò Sasuke per l'ennesima volta – stava diventando fastidioso.

« Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, vero principessa? » intervenne l'altro Uchiha, prima di baciare focosamente la sua Sakura.

« Potreste gentilmente… » Sasuke si autocensurò, tanto era certo di non riuscire a riguadagnare la loro attenzione.

Doveva trovare Sakura. E subito.



♦●♦




« Da questa parte...»

Sakura aveva continuato a seguire Sasori all'interno della Foresta della Morte. Quel posto, nonostante fossero passati molti anni, continuava a farle venire la pelle d'oca. Inoltre, era molto preoccupata per Sasuke.

Cosa poteva essergli accaduto? Perché si era svegliata da sola? E chi l'aveva condotta all'interno della Foresta della Morte?

« Siamo arrivati. » le comunicò Sasori, indicandole una caverna.

« Cosa dobbiamo fare adesso? » gli chiese, stringendo i pugni per la tensione.

« Aspetta e vedrai. »

Dopo qualche minuto un rumore di passi riverberò sulle pareti della caverna e una figura maschile comparve lentamente dall'oscurità.

Sakura spalancò gli occhi e socchiuse le labbra: allora c'era lui dietro tutta quella storia!

« Bene, bene, bene. »

« Tu! Avrei dovuto immaginarlo. » ringhiò la ragazza.

« Sasori, mi meraviglio di te. Non ti sei accorto che questa non è la tua amata Sakura? » insinuò l'uomo, facendo brillare il suo sharingan.

« Che cosa stai dicendo? » chiese l'Akasuna, volgendo lo sguardo verso la ragazza.

« Ha ragione Madara, Sasori. » gli confermò Sakura, sistemandosi i guanti e preparandosi allo scontro. Analizzò un attimo la situazione: Sasori in quella realtà era umano quindi le sue capacità potevano essere minori rispetto all'originale, in quanto a Madara, ignorava quali fossero le sue abilità; aveva lo sharingan e questo era sicuramente un vantaggio, ma con un po' di fortuna avrebbe potuto tenerlo occupato in attesa dell'arrivo di Sasuke.

« Chi sei tu? » sbraitò Sasori.

« Sono Sakura Haruno, l'originale. E non vedo l'ora di pestarvi per bene. »

Madara cominciò a ridere, mentre Sasori, ancora scioccato, cercava di capire che cosa stesse accadendo.

Dall'oscurità della caverna cominciarono a fuoriuscire strane creature bianche in gran numero e in pochi minuti Sasori e Sakura si ritrovarono accerchiati.

' Uhm! Si mette male ' pensò Sakura.

« Sasori, io so che ami profondamente la tua Sakura, e in virtù di quel sentimento ti chiedo di aiutarmi. »

« Non penso di avere molta scelta. Il nostro complice si è rivelato un traditore. » replicò il ragazzo, preparandosi all'imminente scontro.

« Allora siamo d'accordo. Io mi occupo di quelli alla mia destra, tu degli altri. »

« Ok. »

Come previsto i poteri di Sasori non erano minimamente paragonabili a quelli che aveva come marionetta e nonostante avessero abbattuto molti di quegli strani esseri, ben presto si ritrovarono a corto di chakra e in serio pericolo.

Gli Zetsu continuavano ad attaccarli e in modo sempre più violento e a stento riuscivano a difendersi.

Madara, seduto sul ramo di un albero, osservava soddisfatto il risultato del suo esperimento. Aveva approfittato della confusione prodotta dallo scontro tra Sasuke e Naruto per testare una versione un po' più blanda dello Tsukuyomi Infinito e questo gli aveva dato la possibilità anche di mettere alla prova il suo esercito di Zetsu Bianchi.

« Dobbiamo fare qualcosa. » esclamò Sasori, respingendo un altro attacco.

« Sono d'accordo, ma non so cosa. » replicò Sakura, che per evitare il colpo di uno degli Zetsu, si era sbilanciata all'indietro, abbassando la guardia.

« Attenta! » urlò Sasori, frapponendosi tra lei e il nemico.

Sasori cadde a terra, ferito al petto.

Sakura racimolò il poco chakra che le era rimasto per sferrare un pugno e aprire un varco tra gli Zetsu.

« Shannaroo! »

Il pungo si abbatté al suolo, aprendo una voragine, e Sakura, sfruttando il momento di confusione, afferrò Sasori e spiccò un balzo per raggiungere uno dei rami sopra sopra la sua testa, ma a mezz'aria si sentì tirare con violenza verso il basso e si schiantò al suolo.

« Sakura, scappa. Non pensare a me. » la pregò Sasori che, essendo in condizioni critiche, sapeva di non potercela fare a tentare la fuga.

« Non ci penso neanche. Rimarrò qui con te. » affermò la ragazza con decisione, rimettendosi in piedi.

Gli Zetsu cominciarono ad avvicinarsi sempre di più e Sakura iniziò a credere seriamente che non ci fosse più alcuna speranza, quando…

« Amaterasu »

L'intero esercito degli Zetsu prese fuoco e iniziò a liquefarsi davanti ai suoi occhi.

« Sasuke-kun! » urlò Sakura, sorridendo sollevata.

« Figooo! » esclamò l'altro Sasuke che a stento aveva attivato lo sharingan e che quindi non aveva la più pallida idea di che cosa fosse un amaterasu.

Sasuke questa volta preferì ignorarlo: c'era qualcosa di più importante di cui doveva occuparsi.

Raggiunse Sakura e Sasori. Il ragazzo della Sabbia era messo molto male, aveva una profonda ferita al petto e per quanto Sakura tentasse di aiutarlo con il poco chakra che aveva non riusciva a fermare l'emorragia.

« State bene? » chiese l'Uchiha.

« Non riesco a fermare il sangue, sono troppo debole. » gli rispose Sakura, affaticata e con gli occhi pieni di lacrime.

« Sasuke » lo chiamò Sasori con un filo di voce « Devi promettermi che ti prenderai cura di lei. »

« Non dire sciocchezze, tu non… »

« Lo prometto. » gli rispose Sasuke e Sasori chiuse gli occhi, prima di venire inghiottito dal terreno.

« Ma cosa? » si domandò Sakura, asciugandosi gli occhi: dove era finito?

« Sasuke, mi hai rovinato tutto il divertimento. » esclamò Madara dall'alto.

« Che cosa significa tutto questo? » gli domandò l'Uchiha, iracondo.

« Solo un piccolo test.» gli rispose, divertito « In realtà tu non avresti dovuto prendervi parte, ma ormai è andata così ed è giunta l'ora di tornare alla realtà. »

« No! Aspetta! » urlò Sasuke, ma ormai era troppo tardi.



♦●♦




« Oh no, Kakashi quel tipo di tecnica su di me non ha effetto »

« Andiamo Sasuke »(2)


' Naruto? Kakashi? Sakura?'

Erano tornati alla realtà.

Il Kamui di Madara inghiottì Sasuke che, tuttavia, riuscì a incrociare lo sguardo di Sakura che, come lui, evidentemente ricordava.

« Torniamo a casa. » propose Kakashi ai suoi due allievi.

Naruto ebbe un malessere provocato dal kunai al veleno che Sakura aveva creato per uccidere Sasuke e la ragazza si affrettò a soccorrerlo.

Il rientro a Konoha fu rallentato sia dall'Uzumaki che dagli altri ninja che Sakura aveva addormentato.

Furono costretti ad accamparsi per la notte e a Sakura toccarono gli straordinari per farsi perdonare.

Non riusciva ancora a credere a quanto era accaduto. Improvvisamente lei e Sasuke erano stati catapultati in una realtà molto diversa. Aveva conosciuto sua madre e aveva ricevuto il suo primo bacio. Ok, non era il Sasuke originale, ma poteva dirsi comunque soddisfatta.

Approfittando della quiete della notte decise di fare due passi verso il fiume.

Era una notte veramente bellissima.

Sakura si mise a sedere sulla sponda del fiume e alzò lo sguardo verso il cielo stellato.

Non si spaventò quando udì dei passi dietro di lei: aveva percepito la sua presenza già da un po'.

« Non dovresti andare in giro da sola durante la notte. »

« Ho chi mi protegge. » ribatté, sorridendo dolcemente « Cosa ci fai qui, Sasuke-kun? » gli chiese, quindi, alzandosi e voltandosi verso di lui.

« Una passeggiata. »

' Maledetto orgoglio '

« Allora, buona passeggiata. » gli disse, prendendo la strada per l'accampamento.

' Uhm! Dannazione! '

L'Uchiha la raggiunse, la prese per un polso e la costrinse a girarsi.

Con uno scatto felino le portò la mano dietro la nuca e, dopo averle liberato il polso, afferrò con l'altra il suo fianco. La tirò a sé con irruenza e, infine, la baciò – esplorando la sua cavità orale con la lingua come aveva visto fare al suo alter ego.

Un bacio carico di passione, colmo di tutto quell'amore che non le aveva mai confessato, decisamente migliore rispetto a quello che le aveva rubato quella notte su quella panchina. I capelli di Sakura sapevano ancora di vaniglia e le sue labbra poi…

Guardando Sakura baciare il suo alter ego aveva pensato che fossero una bella coppia, ma adesso, che c'era lui lì con lei, con le labbra incollate alle sue, era tutt'altra storia.

Loro erano '' La coppia '' - megalomane fino in fondo.




Angolo Autrice


È finita!

Per scrivere questo capitolo non si sa che cosa ho dovuto fare. Soprattutto durante la stesura della prima parte mi sono dovuta fermare più volte perché scoppiavo a ridere da sola come una scema.

La seconda parte, poi, quella del combattimento mi ha messa a dura prova: non sono molto brava a descrivere questo tipo di scene.

Ho amato tantissimo questa fan.

E pensare che stava a morire in una cartella del pc.

In pratica dopo aver revisionato i primi capitoli e modificato la trama sono riuscita a finirla e questo capitolo l'ho dovuto scrivere dal niente perché l'idea iniziale – come sempre – era totalmente diversa.

Passiamo ai ringraziamenti…

Grazie a tutti voi per le recensioni, per averla inserita tra le seguite, le preferite, le ricordate.

Grazie alle irriducibili: Silfide, Kasumi_89, Pastafrolla, Sasusaku forever, Meryl Watase, Manga, _CityHunter_, ValeUchiha07, Kry333, Zonami84, Redmabon,Sakulove, Vivyx, Kaede93, SabineeShirai, e spero di non aver dimenticato nessuno, per aver contribuito in modo significativo con le loro recensioni.

Grazie veramente di cuore, senza di voi non so come farei.

Il prossimo appuntamento penso sarà con il nuovo capitolo di Mr che è già a buon punto.

Un bacione


Blueorchid31



Note delle note


(1) (2) Citazioni tratte dal manga.

La (1) e che ve lo dico a fa'

La (2) Cap.487













































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