L'Ultima Guerra

di Destyno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premonizione ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** I - Salvataggio ***
Capitolo 4: *** II - Chiarimenti ***
Capitolo 5: *** III - Keyblade Master ***
Capitolo 6: *** IV - Un Mondo Come Gli Altri ***
Capitolo 7: *** V - Battaglia ***
Capitolo 8: *** VI - Code: Lyoko ***
Capitolo 9: *** VII - La Serratura ***
Capitolo 10: *** VIII - Addio ***
Capitolo 11: *** IX - Il Figlio di Satana ***
Capitolo 12: *** X - Per te ci sarò sempre ***
Capitolo 13: *** XI - Il sigillo. La visita a Yen Sid. ***
Capitolo 14: *** XII - La Nave ***
Capitolo 15: *** XIII - Castle Oblivion: The Mage and the Mysterious One ***
Capitolo 16: *** XIV - Castle Oblivion: the Archer and the Sorceress ***
Capitolo 17: *** XV - Castle Oblivion: Inside The Darkness ***
Capitolo 18: *** XVI - La Strega ***
Capitolo 19: *** XVII - Il Demone ed il Mago ***



Capitolo 1
*** Premonizione ***


Premonizione
 
Una luce accecante abbagliò i presenti, costringendoli a chiudere gli occhi.
Quando li riaprirono, si fiondarono sui finestrini.
Il mondo dove fino a poco prima poggiavano i piedi era scomparso.
Come anche era scomparso il pilastro che prima reggeva le loro vite: lui era stato il loro centro, il loro capo, la colonna che li reggeva.
Lui, che aveva sempre una parola gentile, un sorriso, un consiglio su come usare una determinata magia.
Lui che c’ era sempre per aiutare, lui che, intelligente com’ era, non faceva mai il capo, pur essendolo di diritto, lui che concedeva sempre il beneficio del dubbio, a chiunque.
Lui che era stato il loro capo, il loro amico, il loro fratello, a volte anche il loro rivale in qualche scazzottata amichevole, lui che era stato talmente tante cose per loro che non sarebbero mai riusciti a dirle tutte.
Lui … che adesso non c’ era più.
Gli venne voglia di uscire dalla Gummiship, per urlare il suo dolore alle stelle che lui amava tanto, ignoranti e traditrici, che avevano assistito a tutto, ma senza fare niente, senza dire niente.
«Sconfiggerò … no scusa, sconfiggeremo colui che ti ha costretto a tanto.» disse il ragazzo dai capelli castani e gli occhi cerulei.
«Tutti assieme.» confermò quello con la tunica verde.
«Ti vendicheremo e lo sconfiggeremo.» rincarò la ragazza dai capelli bianchi, affiancata da quello con le orecchie a punta e i capelli scuri.
«Sconfiggeremo Kháos.» disse un ragazzo alato.
«Lo faremo per te … Yugure Tasogare.» concluse il ragazzo biondo con gli occhiali.
E poi scoppiarono in lacrime, mentre il cielo nero dello spazio osservava indifferente il loro dolore.
 

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Capitolo 2
*** Prologo ***


Prologo
Disclaimer: Tutti i personaggi NON originali di questa storia (Sora, Riku & Co.) non mi appartengono.
 
«Riku, in nome del potere concessomi, ti conferisco il rango di Maestro del Keyblade.»
Crack.
Nessuno aveva sentito quel rumore, nemmeno il Re del Castello Disney con le sue orecchie paraboliche.
L’ aveva sentito solo Sora.
Perché era il rumore delle sue speranze che si infrangevano.
Aveva sperato che finalmente, dopo quasi due anni di lotta contro l’ Oscurità e Xehanort, Yen Sid lo nominasse Keyblade Master.
Ma non era accaduto.
No, Yen Sid aveva nominato Riku, lasciandolo da parte.
Non che non fosse felice per il suo migliore amico, per carità.
Era solo che desiderava ardentemente che qualcuno riconoscesse quello che aveva fatto.
Aveva salvato decine di mondi dagli Heartless, aveva battuto Ansem, aveva annientato l’ Organizzazione XIII, aveva combattuto contro Xemnas nel suo sonno, e perdiana, l’ aveva battuto! Da solo, senza l’ aiuto di Riku, come la prima volta.
Ma era ovvio che scegliessero il Custode della Via per l’ Alba.
Era sempre stato migliore di lui, fin da quando erano bambini.
Era lui il più veloce, il più forte, il più bravo a combattere.
Persino il Keyblade aveva scelto Riku per primo.
Lui era solo uno scarto, la seconda scelta.
Fissò il “vuoto” che si estendeva sotto la Torre Misteriosa.
Davvero stava pensando quelle cose? Che gli stava succedendo?
Un tempo non si sarebbe depresso per così poco.
Anzi, il fallimento avrebbe spinto il vecchio sé stesso a partire per un nuovo viaggio, per migliorarsi.
Si alzò in piedi.
Aveva preso una decisione.
Sarebbe stato all’ altezza del vecchio sé.
 
«Ehi, Sora.» chiamò Riku.
L’ altro si girò.
«Vedi di non combinare troppi casini in giro per l’ universo.» si raccomandò.
Sora sorrise.
«Tranquillo, Riku. Anche se non sono un Maestro del Keyblade so badare a me stesso!» disse.
Riku sorrise a sua volta.
«Ma non addormentarti un’ altra volta, per favore.»
Sora sorrise, mentre puntava la Catena Regale verso la Serratura.
 
Allora, il primo vero ed effettivo capitolo di questa fan fiction.
Il povero Sora è caduto in depressione, piccolino * fa pat pat sulla spalla di Sora *
Ma qui la depressione è bandita * Depressione se ne va borbottando e tramando attentati alla salute dell’ Autore * quindi, tirati su, Sora! * 
Poi aggiunge, sottovoce * altrimenti non ti do più biscotti.
* Sora diventa improvvisamente arzillo e inizia a saltellare in giro in stile Winnie the Pooh. *
Oh, visto? È tornato il Sora di sempre ^^
Ah, e per la “Premonizione” … be’, che gusto ci sarebbe a rivelarvi tutto subito? XD

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Capitolo 3
*** I - Salvataggio ***


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I - Salvataggio
 
Il ragazzo fissava il suo amico senza vederlo davvero, perso in chissà quali pensieri.
«Ehi? Ehi, ci sei?» lo chiamò il ragazzo, schioccando le dita di fronte ai suoi occhi.
L’ interpellato parve riscuotersi.
«Cosa?» chiese, tornato sulla terra.
«Ti stavo chiedendo che regalo vorresti per il compleanno.» disse il ragazzo in tono allegro.
L’ altro sorrise.
«Sei gentile Leo, ma non ce n’ è bisogno.» replicò.
Leonardo scosse la testa, facendo muovere qua e là la sua folta zazzera bionda.
«Non dirlo nemmeno per scherzo! Cascasse il mondo, ti regalerò qualcosa!» disse determinato, con gli occhi grigi brillanti.
Il ragazzo e Leonardo erano seduti sul tetto della casa del primo, osservando il tramonto.
Il primo alzò le mani, arrendendosi a tutta quella determinazione.
«Va bene, va bene. So che quando ti brillano gli occhi in quel modo è impossibile farti cambiare idea.» rise.
Aveva quattordici anni, quindici di lì a poco, ed era giapponese da parte del padre, che tuttavia non aveva mai conosciuto, perché morto poco dopo la sua nascita. Incidente in auto, gli aveva raccontato la madre. Eppure non sembrava per niente un giapponese, con i suoi occhi color cielo e i capelli castano scuro. Tutti dicevano che aveva preso da sua madre, una donna gentile con tutti, dai capelli castani e gli occhi blu, come lui.
Rimase a fissare il tramonto, facendosi sempre più silenzioso man mano che si avvicinava la notte.
Leonardo lo fissò.
«Andiamo?» mormorò soltanto.
L’ altro annuì.
 
La Luna splendeva sopra i tetti di Campo di Pietra, piccola cittadina sperduta tra le colline laziali. L’ astro notturno illuminava con raggi argentei due figure appostate su un tetto. Entrambe erano piuttosto bizzarre.
La prima indossava un completo nero e una maschera da falco, e portava un arco lungo a tracolla, con una faretra piena di frecce.
L’ altro era altrettanto singolare, se non di più.
Indossava un lungo cappotto grigio con cappuccio, sopra ad una maglia e dei pantaloni dello stesso colore, oltre ovviamente a delle scarpe da ginnastica.
Ma la cosa davvero insolita era l’ arma che stringeva nella mano destra.
Sembrava un incrocio tra una spada ed una chiave gigante.
La “base” della chiave, se così si può chiamare, era formata da due ali, che ricordavano quelle di un pipistrello, di colore nero. Tra le due ali c’ era una specie di barra fatta di uno strano materiale, dello stesso colore delle due ali, che evidentemente fungeva da impugnatura per l’ arma.
La chiave poi continuava: dalle due ali partivano due linee, inizialmente nere, sfumavano poi nel grigio, lasciando vuoto uno spazio in mezzo, probabilmente per diminuirne il peso.
Terminava infine con un’ ala di drago argentata che sporgeva fuori dall’ arma, dandogli appunto l’ aria di una chiave.
«L’ Ala del Destino freme stanotte.» proclamò la figura in grigio, rivolta al compagno.
«Un giorno dovrai dirmi come hai ottenuto quel Keyblade e come hai deciso il suo nome.» rise l’ arciere.
«Tu sei l’ ultimo che può parlare … Falco.» replicò il guerriero cinereo.
«Touché.» ridacchiò Falco.
Poi, all’ improvviso, sul tetto comparvero delle strane creature bianche.
L’ arciere scoccò rapidamente una freccia, colpendo in pieno uno di quegli esseri bianchi, che si dissolse.
«Solo dei Simili.» borbottò Falco, incoccandone un’ altra.
«Non vediamo degli Heartless da più di una settimana. E gli unici Nessuno che ci attaccano sono i Simili.» disse l’ altro di rimando, lanciando la sua arma verso una delle creature.
Non si accorse però che altri tre gli erano arrivati alle spalle.
«Attento!» gridò l’ arciere, che però non incoccò la freccia in tempo.
Il suo compare si girò, vedendo i tre Nessuno avventarsi contro di lui.
Non poteva fare nulla.
Né evocare il Keyblade né lanciare una magia.
Non avrebbe mai fatto in tempo.
Chiuse gli occhi, rassegnato al suo destino.
Zac.
Un Keyblade passò attraverso i Simili, disintegrandoli, per poi conficcarsi nel terreno.
Sora sorrise, estraendo la Catena Regale.
«Serve una mano?»
Ma non ottenne risposta, perché in quell’ istante nella piazza lì vicino apparvero due Darkside.
«Addirittura DUE Darkside? Non mi era mai capitato in vita mia.» borbottò il Custode della Catena Regale.
«Ci siamo anche noi, sai.» sbuffò Falco.
Sora si voltò verso le due figure.
«Scusa, perché siamo ancora travestiti? Sora non viene dal nostro mondo e non ci conosce.»
Sora lo fissò sbigottito.
«Siete a conoscenza degli altri mondi? E come fate a sapere il mio nome?»
Il ragazzo si tolse il cappuccio, rivelando così il suo volto.
«Te lo spieghiamo dopo. Adesso andiamo ad occuparci di quegli Heartless.»
Sora, dopo un istante di esitazione, annuì.
«Bene.» disse il Custode dell’ Ala del Destino.
L’ istante successivo il ragazzo stava correndo a tutta velocità verso il Darkside di destra.
«Tu prendi quello di sinistra! Leo, coprici con le frecce ma non muoverti!» urlò dietro di sé.
Subito dopo atterrò di fronte all’ Heartless.
«Inizia lo show.» mormorò a denti stretti.
Il Darkside attaccò con una serie di sfere oscure, che fortunatamente il ragazzo riuscì a schivare.
«Thunder!» gridò poi, puntando la sua arma verso il cielo.
Un fulmine colpì l’ Heartless in testa, anche se in cielo non c’ era nemmeno una nube.
La creatura non se ne curò più di tanto, premendo la mano a terra e formando un pozzo di oscurità dal quale uscirono molti piccoli Shadow.
«Leo! Freccia esplosiva, per favore!» gridò, saltando sulla spalla del Darkside e iniziando a menare fendenti con l’ Ala del Destino.
«Subito!» replicò l’ arciere.
Incoccò una freccia e mirò verso gli Heartless.
«Fire.» mormorò quando la freccia fu prossima al terreno.
Il dardo esplose, distruggendo i piccoli Heartless.
Nel frattempo Sora osservava il Custode combattere.
Dietro di lui il Darkside si stava dissolvendo in una sorta di fumo nero.
«Serve una mano?» gridò all’ indirizzo di Yugure.
Il ragazzo fece un gesto con la mano libera, come a dire “Nah, posso cavarmela da solo”, quindi il Custode della Catena Regale decise di occuparsi dei Nessuno Samurai che erano apparsi sul tetto dove era appostato l’ arciere.
«Transfert!» gridò, teletrasportandosi sul tetto.
«Tranquillo, ti copro io!» gridò poi, lanciandosi contro i Nessuno.
«Come se avessi bisogno di essere protetto.» borbottò a mezza voce, lanciando una freccia contro un Nessuno che stava per colpire Sora alle spalle.
Nel frattempo il Darkside aveva lanciato contro il Custode una serie di sfere d’ Oscurità che il giovane riuscì a rispedire al mittente con un’ abile parata.
«E ora, il colpo di grazia.» sussurrò.
«Blizzaga!» gridò, congelando la testa dell’ Heartless, per poi lanciare il Keyblade contro di essa.
Il Keyblade si conficcò nel blocco di ghiaccio, mandandolo in frantumi e distruggendo l’ Heartless.
In quell’ istante Sora distrusse l’ ultimo Nessuno rimasto.
«Qui abbiamo finito!» proclamò.
Il Keyblader con un paio di balzi fu sul tetto.
«Bene, adesso immagino che tu voglia delle spiegazioni …» disse.
Sora annuì.
«Ma non credo che te le daremo adesso.» aggiunse a sorpresa.
Sora strabuzzò gli occhi.
«Siamo tutti piuttosto stanchi. Domani ti spiego, promesso.» giurò.
«Se ti va puoi dormire a casa mia.» propose Leonardo.
Sora si mise le mani dietro la nuca.
«Sicuro? Se mi vedono i tuoi …» Leonardo fece un gesto con la mano.
«Nah, se fosse per loro potrei portare a casa un killer psicopatico e loro non direbbero niente, quindi sei il benvenuto.»
Sora annuì.
«Ok, allora va bene.»
Poi parve ricordarsi di una cosa.
«Adesso che ci penso, non conosco ancora i vostri nomi.»
«Io sono Leonardo Gentili.» si presentò l’ arciere, tendendogli la mano.
«Yugure Tasogare.» disse l’ altro.
 
Non vi dico nuuuullaaaa * canticchia *
L’ unico che è al corrente dei miei piani è Sora, ma non vi dirà nulla perché altrimenti gli tolgo la sua principale fonte di sostentamento (che sono i biscotti XD)

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Capitolo 4
*** II - Chiarimenti ***


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II - Chiarimenti
 
La notte successiva i tre ragazzi si incontrarono sul tetto dove si erano lasciati la sera precedente.
«Allora,» incominciò Sora, sorridente come suo solito.
«Come fate a conoscere l’ esistenza degli altri mondi?»
Yugure prese il suo zaino e iniziò a tirare fuori vari scatole a forma di parallelepipedo.
Uno in particolare attirò l’ attenzione di Sora.
«Ma … ma quello sono io! E ci sono anche Paperino, Pippo, Kairi e Riku! Che cavolo significa?» disse, indicando una delle scatole.
«Vedi, nel nostro mondo tu, Riku, Kairi e anche Roxas, siete solamente protagonisti di un videogioco.» spiegò Leonardo.
«O almeno, la pensavamo così prima che io ricevessi questo.» aggiunse Yugure, evocando il suo Keyblade.
«Da quant’ è che hai il Keyblade, a proposito?» chiese poi Sora.
«Be’, contando che l’ ho ricevuto il giorno in cui compivo undici anni e che tra circa una settimana ne compirò quindici, direi circa quattro anni. »
«È bizzarro … Ho la tua stessa età, ma io ho ricevuto il Keyblade solo un paio di anni fa …»
«Quando Ansem prese possesso di Riku e distrusse le Isole del Destino facendo perdere a Kairi il suo cuore … lo sappiamo già.»
«Ma … Leonardo, giusto? Come fai a colpire gli Heartless?» chiese il Custode, fissando interrogativo il ragazzo.
«Se poteva farlo Peter Pan, non vedo perché io non dovrei esserne in grado.» ribatté logicamente Leonardo.
«Non fa un piega … passando ad altro, hai già chiuso la Serratura di questo mondo?» chiese ancora Sora, rivolto al Keyblader in grigio.
«No. Per quanto mi sforzi, non riesco a trovarla. Speriamo che il tuo arrivo abbia cambiato qualcosa …» rispose affranto Yugure.
«Oh, non preoccuparti, giovane Custode … qualcosa è già cambiato.» pronunciò una voce nuova, ma non sconosciuta.
«Xehanort!» gridò Sora, girandosi di scatto e fissando con odio il vecchio dagli occhi gialli che poco tempo prima aveva tentato di prendere il suo corpo.
Il Cercatore dell’ Oscurità si fissò la mano, leggermente sbiadita.
«Che peccato … sembra che non possa mantenere questa forma ancora a lungo.»
«Che cosa sei venuto a fare qui, Xehanort? O forse dovrei chiamarti Ansem l’ Oscuro?» chiese Yugure, evocando l’ Ala del Destino e puntandola contro il vecchio.
Xehanort si lisciò il pizzetto grigio.
«Interessante, Custode … vedo che conosci molte cose.»
«Già. Ad esempio, so che hai tentato di costruire il χ-blade, facendo scontrare quel povero ragazzo con la sua parte oscura.»
Il vecchio calvo, anche se non lo diede a vedere, rimase colpito da quella frase.
«Così sai anche di Ventus …» sussurrò.
Poi fece un gesto con la mano, come a dire che non era importante.
«In ogni caso, nessuno di voi tre è alla mia altezza al momento. E, visto che voglio divertirmi, vi risparmierò … per ora. Quando sarete diventati Maestri del Keyblade, cercatemi, e daremo vita all’ ultimo scontro tra la Luce e l’ Oscurità! Ma prima …» schioccò le dita, evocando dal nulla miliardi di Heartless.
«Divertitevi.» augurò, svanendo in un varco oscuro, ghignando beffardo.
«Leo, scappa. Dopo che avrò lanciato l’ incantesimo della barriera doppia, non potrai uscire finché non l’ annullerò.» ordinò Yugure.
«Scordatelo. Io resto qui.» protestò l’ arciere, scoccando una freccia verso gli Heartless.
«Vattene, Leonardo. Adesso.» intimò il Custode in grigio, colpendo un Heartless.
«NO!» si oppose ancora il ragazzo.
«L’ hai voluto tu, Leo.» sussurrò Yugure, distruggendo un Heartless per poi puntare il Keyblade verso il suo amico.
«Che vuoi fare, Yugure?!» urlò Sora, lanciando il Keyblade verso un altro Heartless.
«Aero.» sussurrò quest’ ultimo, ignorandolo.
Leonardo venne sbalzato via da una potente folata d’ aria, che lo depositò in strada.
«Sora …»
«Sì?»
«Coprimi.»
Senza aspettare la risposta dell’ altro, il Keyblader cinereo conficcò la sua arma leggendaria nel tetto, penetrandolo come se fosse burro.
«Double Barrier.»
Un’ enorme sfera trasparente circondò tutta l’ area dove erano presenti gli Heartless, lasciando Leo fuori.
“Tu e la tua mania di fare l’ eroe …” pensò l’ arciere, vedendo che la barriera era impenetrabile persino a lui, che con la magia ci sapeva fare.
Dentro la barriera, intanto, Yugure si accasciò a terra.
«Yugure! Stai bene?!» chiese Sora, ponendosi a di fronte a lui, difendendolo dagli Heartless.
L’ altro tossì, segno che no, non stava molto bene.
«La doppia barriera è un’ incantesimo molto potente … mi ha prosciugato tutte le energie magiche e ho dovuto attingere a parte della mia energia vitale …»
Tossì più forte, mentre Sora lanciava un potente Firaga contro un Neoshadow lanciatosi all’ attacco.
«Non posso combattere se sei in queste condizioni! Perché diamine l’ hai fatto, Yugure?!?» chiese il Keyblader castano, parando a malapena una sfera d’ oscurità, che non aveva potuto schivare senza mettere in pericolo il ragazzo dietro di lui.
«Prendi il mio Keyblade, Sora.» rantolò Yugure, mentre si portava una mano al viso.
«Cosa?»
«L’ Ala del Destino … tranquillo, ne potrò fare a meno per un po’ di tempo.» lo rassicurò l’ altro Custode, togliendosi uno dei suoi guanti grigi e mordendosi forte il pollice, facendo uscire un po’ di sangue.
«Che stai facendo?»
In quel momento attaccò un altro Neoshadow, che costrinse il ragazzo ad indietreggiare.
«Che incapace.» sussurrò tra sé e sé il Custode grigio, trascinandosi fino al suo Keyblade ed estraendolo.
«Al volo, Sora!» avvertì, lanciandoglielo, per poi crollare a terra, esausto per quello che per lui era stato un gesto estremo.
Usò le sue ultime energie per tracciare un cerchio attorno a sé con il sangue che usciva lentamente dal pollice che si era ferito.
«Barriera di Sangue *.»
Il liquido rosso si illuminò, creando una fragile barriera attorno a lui.
“Speriamo che regga.” Fu il suo ultimo pensiero, prima di svenire.
Sora intanto era in leggera difficoltà.
Anche se adesso era in possesso di due Keyblade (miracolosamente l’ Ala del Destino non era svanita quando il suo padrone aveva perso i sensi) gli Heartless lo avevano accerchiato, tagliandogli molte vie di fuga.
“Avanti, Sora, sono quattro Heartless in croce, tu ne hai affrontati molti di più a Radiant Garden, ricordi?” si disse, puntando entrambi i Keyblade in aria.
«Thundaga!» gridò, rivolto al cielo.
Una scarica di fulmini distrusse tre dei cinque Heartless che lo circondavano.
Uno dei due si rifugiò sotto l’ ombra di un tetto *, mentre la testa dell’ altro veniva allegramente disintegrata da un incantesimo Fira.
“Boom! Headshot!” non potè impedirsi di sorridere Sora, lanciando la Catena Regale verso un’ Heartless troppo vicino alla già fragile barriera di Yugure.
Muovendosi velocemente, come se stesse danzando eliminò, uno dopo l’ altro, tutti gli Heartless rimanenti.
Mentre questi svanivano in macchie di oscurità, sentì improvvisamente un calore bizzarro nella mano sinistra, che reggeva il Keyblade di Yugure.
Lo guardò, e per un istante gli sembrò che il Keyblade, da grigio, fosse diventato bianco, candido come la neve.
Ma fu solo per un istante.
Poi tornò alla realtà, fatta di combattimento e di istinto di sopravvivenza sviluppato all’ ennesima potenza.
“Avanti, Sora, tieni duro … solo altri dieci … nove … otto … chissà se Riku ha mai fatto una cosa del genere … due … ne rimane solo uno.”
L’ ultimo Neoshadow si guardò intorno, come a stupirsi di essere rimasto solo, poi venne trafitto allo stomaco dalla Catena Regale.
«Cavoli …» sussurrò Sora, accaldato, lasciandosi cadere per terra.
«ATTENTO!» il grido di Yugure lo sorprese, inaspettato.
Fece per rialzarsi, brandendo il suo Keyblade, ma non aveva fatto in tempo.
L’ Heartless alzò gli artigli, pronto a privarlo del suo cuore.
«NO!» urlò ancora il Custode vestito di grigio, tendendo una mano verso l’ Heartless.
Una magia che Sora non conosceva partì dalla mano dell’ altro, simile ad un lampo di luce.
La lama di luce trafisse l’ Heartless, che esplose, svanendo in piccole macchioline scure.
Il nero lottò a lungo contro i colori del mondo, che opposero una strenua resistenza.
Ma alla fine il nero vinse, e trascinò Sora con sé, giù nel buio.
 
* Questa magia non esiste, e probabilmente mai lo farà, però mi serviva un incantesimo difensivo T.T abbiate pietà di un povero scrittore senza fantasia …
* avete presente quando gli Shadow si “appiattiscono” ( … o_O?) per terra e tu non puoi colpirli? Ecco, è quello che intendo dire.
 
Perché non recensiteeeeee T.T
* vaga per i corridoi di Efp (un sito può avere corridoi?) in preda alla disperazione come un fantasma *
Le visite ci sono, chi segue la fic pure …
E allora perché non c’ è nemmeno un commento???
Vi prego, qualsiasi cosa va bene, anche pomodori marci …

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Capitolo 5
*** III - Keyblade Master ***


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III - Keyblade Master
 
«Cretino.» fu la prima parola che Yugure sentì, dopo aver ripreso i sensi.
«Anche io sono contento di vederti, Leo.» replicò il Keyblader, mettendosi seduto.
«Tu hai questa mania di fare l’ eroe che non sopporto proprio.» continuò l’ altro, ignorandolo bellamente.
«Lo sai che io …»
«Non dire che ci tieni troppo a me per farmi combattere, perché sarebbe da ipocriti. Ti devo ricordare che ti ho accompagnato nelle tue avventure notturne per oltre quattro anni?»
Yugure sospirò.
«Non hai tutti i torti.» ammise.
Ci fu un lungo momento di silenzio, durante il quale il Keyblader guardò in giro, scoprendo che il luogo dove si era risvegliato altro non era che la sua camera.
«Leo, mia madre …»
Ma non riuscì a finire la frase, perché la porta della sua stanza si aprì.
«Ciao, Yugure.» sorrise sua madre.
«Mamma, posso …» tentò di giustificarsi lui, ma lei lo zittì.
«So tutto.»
Il Custode del Keyblade impallidì.
Sua madre … sapeva?
«L’ ho saputo fin dal primo momento in cui ti ho accolto nella mia casa.»
Yugure sgranò gli occhi, quando capì il senso di quell’ affermazione.
«Vuoi dire che …» balbettò, incredulo.
«Già.» asserì lei, abbassando lo sguardo.
«Io non sono tua madre.» (Sono tuo padre XD * trollface *  NdA)
Yugure guardò il pavimento.
«Perché … perché non me l’ hai mai detto?» sussurrò.
Lei gli mise una mano sulla guancia.
Il ragazzo non si mosse.
«L’ avevo promesso.» disse solo.
Yugure inspirò profondamente.
«Sai chi sono i miei veri genitori?» chiese infine.
«L’ unica cosa che so di loro è che non sono di questo mondo.» fu la lapidaria risposta.
«Allora chi è che mi ha portato qui!?» urlò, irato.
«È stato un uomo. Era alto, indossava un cappotto nero e aveva il viso coperto da un cappuccio. No, non era un membro dell’ Organizzazione.» lo anticipò.
«Me lo ricordo come se fosse ieri …» continuò la donna, socchiudendo gli occhi.
«Si presentò davanti casa mia con un fagottino in braccio, dicendomi che avrei dovuto allevare quel bambino come se fosse stato figlio mio. E che avrei dovuto chiamarlo Yugure Tasogare, perché sarebbe diventato colui che avrebbe portato il crepuscolo su un’ era di guerra *. Mi fidai. Lanciai un’ incantesimo su tutta la città, facendogli credere di aver avuto un marito, poi morto in un’ incidente.»
«Vuoi dire che tu … sai usare la magia?» la interruppe Yugure.
Lei aprì la bocca, per poi girarsi verso l’ entrata.
«Sora, puoi entrare se vuoi.» sorrise alla porta, che si socchiuse, rivelando la figura del ragazzo nativo delle Isole del Destino.
«Uhm, ecco, mi dispiace …» si scusò.
«In ogni caso, quello che dovevo dire riguarda anche te.» spiegò la madre di Yugure, invitandolo a sedersi.
«Io sono una principessa del cuore.» rivelò.
«COSA?!?» esclamarono insieme i due Custodi, scioccati all’ ennesima potenza.
«O, per meglio dire,» continuò la donna, «lo ero. Appartengo alla generazione precedente di principesse del cuore **.»
 «Una ex-principessa del cuore …» sussurrò Sora.
«Esattamente. Da giovane, ho viaggiato per molti mondi, cercando di sfuggire all’ Oscurità che mi braccava. Quando poi la luce nel mio cuore è stata trasferita ad Alice, ho deciso di stabilirmi qui, sperando che le mie avventure fossero finite … evidentemente mi sbagliavo.»
In quel momento, accanto alla finestra della stanza del Keyblader della Terra, brillò una luce che Sora conosceva bene.
«La Serratura!» esclamò Sora, evocando il Keyblade e puntandolo verso la Serratura, esattamente come fece Yugure.
Due raggi di luce di diressero assieme verso la Serratura, che si illuminò per poi chiudersi con il solito rumore.
“Hanno un’ anima sorprendentemente simile …” si stupì la donna, guardandoli.
“Che cosa hai in mente per loro … Destyno *3?”
 
«Yugure, posso farti una domanda?»
«Anche due.»
Era di nuovo notte, sui tetti della piccola città che fino a due giorni prima Yugure considerava quella che l’ aveva visto nascere.
«Quella magia del sangue … dove l’ hai imparata? Non l’ avevo mai vista prima d’ ora.»
Yugure si grattò la nuca, stranamente a disagio.
«Oh, quello … be’, lo sai che una magia ad effetto continuato, come Protect, quando il suo utilizzatore non ha più energie, viene meno, no?»
Il Custode della Catena Regale annuì.
«Senza addentrarci troppo negli oscuri sentieri della magia, ho usato il mio sangue come catalizzatore per la poca energia che mi era rimasta, creando una barriera che non si sarebbe esaurita quando avrei perso i sensi.» spiegò, girandosi verso Sora, che praticamente aveva un punto interrogativo al posto della faccia.
«… Non ci hai capito niente, vero?» domandò il Keyblader della Terra leggermente depresso.
«Ehm, no, cioè, volevo dire sì! È stato molto illuminante!» si riscosse in tempo il Keyblader delle Isole del Destino, mentendo spudoratamente.
E, incredibilmente, Yugure ci cascò.
«Oh, allora se vuoi posso spiegarti tutte le mie teorie sull’ energia magica!» disse, sorridendo come un bambino a cui hanno promesso di comprare tutte le caramelle che voleva, inconsapevole di stare condannando a morte Sora.
«Tanto per fare un esempio, usando la magia Fire a livello molecolare, si potrebbe aumentare l’ agitazione delle stesse, incrementando di molto il calore dell’ aria! Allo stesso modo, si potrebbe usare  Blizzard per raffreddare le molecole …» iniziò, con sguardo sognante …
 
« … e poi lanciare assieme Protect e Thunder genererebbe uno scudo di fulmini … Ehi, Sora, mi stai ascoltand-» si interruppe, dopo circa due ore di ininterrotte spiegazioni sulla natura della magia, per notare che il ragazzo che avrebbe dovuto ascoltare le sue teorie si era bellamente appisolato, con tanto di un rivolo di bava che gli colava da un angolo della bocca.
“Bleah.” Fu il primo pensiero di Yugure, per poi svegliare il “bell’ addormentato” in modo estremamente sadico … gli tappò il naso.
«BUARGH! Heartless! Lupi mannari! Mi stanno attaccand-» urlò Sora, svegliandosi all’ improvviso.
Yugure si spalmò platealmente una mano sulla faccia, senza però riuscire a trattenere un sorriso.
«Ti prego, Sora, dimmi solo che hai ascoltato la teoria dei buchi neri applicata alla magia spaziotemporale …»
«Ehm … no?»
Il volto del Custode dell’ Ala del Destino si adombrò improvvisamente.
«Tu … non … hai … ascoltato … nulla?!?!?! Aeroga!» gridò, con occhi assassini, lanciando in orbita il suo povero “collega”.
«AIUUUTOOOOOO!» fu invece quello che urlò il ragazzo colpito dalla magia nella (vana) speranza che qualcuno lo salvasse da quella furia omicida.
Fortunatamente riuscì a sopravvivere, e quando Yugure si fu calmato, gli pose la seconda domanda che gli frullava nella testa.
«Che mi dici invece di quell’ altro incantesimo?»
«Di che parli?» fu la stupita risposta dell’ altro.
“Non mi pare di aver lanciato due incantesimi di cui Sora non è a conoscenza …” pensò, confuso.
«Quella lama di luce … oh, avanti quella che hai usato per uccidere l’ Heartless che stava per colpirmi!»
La faccia di Yugure adesso era veramente confusa.
«Sora, di che parli? Non ho usato alcun incantesimo dopo Double Barrier, oltre a Barriera di Sangue
A quella risposta anche colui che aveva posto la domanda sgranò gli occhi.
«Cosa?»
Rimasero in silenzio per un po’.
«Devi essertelo immaginato … » decise alla fine Yugure.
«… Già …» sussurrò Sora, pur sapendo, in cuor suo, che non se l’ era affatto immaginato.
“Dannazione! Io ho VISTO Yugure fare quella magia! Ma allora perché non se lo ricorda? Aspetta … può essere che mi stia mentendo?” rifletté (lo so, sembra incredibile, Sora che pensa. Ma qui è più intelligente del solito -anche se non capisce le teorie magiche di Yugure XD NdA).
«Posso farti una domanda io?» la voce di Yugure interruppe il filo dei suoi pensieri.
«Cosa farai adesso che la Serratura di questo mondo è stata chiusa?» chiese, senza aspettare la risposta del Custode.
Sora fissò il cielo stellato.
«Viaggerò, credo. Voglio diventare più forte, sorpassare Riku e diventare Keyblade Master.»
«Allora verrò con te.»
Sora lo guardò stupito.
«Andiamo, cos’ è quella faccia? Sono anch’ io un Custode, proprio come te. Voglio ottenere anch’ io il grado di Keyblade Master.» fu la risposta sicura di Yugure.
E di fronte a tanta determinazione Sora non potè fare altro che mormorare “D’ accordo”.
 
* nel caso non ve l’ avessi detto, “Yugure” e “Tasogare” sono due modi differenti di dire “Crepuscolo”
** in questa fic, “Principessa dal Cuore Puro” è un titolo. In pratica, una principessa del cuore, quando muore o vuole “andare in pensione”, passa il suo potere ad un’ altra “candidata”.
*3 se non seguite le mie storie, sappiate che Destyno è una specie di avatar di me, Autore, che muove le fila del destino (da qui il nome) e decide il fato dei mondi. Potete considerarlo come le Parche nella mitologia greca, solo che è un maschio, immortale, senza volto (indossa un cappuccio) e in precedenza era umano, solamente che ha perso la memoria. È un personaggio bizzarro, in sostanza.
 
Perfetto, nel prossimo capitolo si parte!
Il viaggio di Sora e Yugure ha inizio! Si scontreranno con molti nemici, guadagnando amicizie e legami in ogni mondo!
E più avanti si capirà molto di più su loro due …
Il prossimo mondo visitato sarà quello di Code Lyoko! Per chi non conoscesse il cartone, non preoccupatevi, metterò un breve riassunto della storia all’ inizio del capitolo.
Non ho altro da dire, quindi vi do appuntamento al prossimo capitolo!
Con affetto,
Destyno 

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Capitolo 6
*** IV - Un Mondo Come Gli Altri ***


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IV - Un Mondo Come Gli Altri
 
Riassunto di Code Lyoko: Jeremy Belpois è un piccolo genio dell’ informatica, che frequenta il Kadic, un college che si trova vicino ad una fabbrica abbandonata. Un giorno, per caso, scopre un passaggio che connette la scuola alla fabbrica. Arrivato in quest’ ultima trova un supercomputer, spento, che riattiva. Al suo interno è programmato un mondo virtuale, chiamato “Lyoko”, abitato da una ragazza, Aelita, e da un virus, X.A.N.A., che attacca periodicamente il mondo reale attraverso delle “torri” presenti su Lyoko, che gli permettono di “possedere” oggetti elettronici e persone. Jeremy fa poi amicizia con altri 3 ragazzi, Ulrich Stern, Odd Della Robbia e Yumi Ishiyama, che vanno a scuola con lui e che contrastano X.A.N.A. “materializzandosi” su Lyoko, dove assumono poteri speciali che usano per fermare X.A.N.A. e i suoi mostri. Aelita invece possiede il potere di digitare il “Code Lyoko” in una torre, che annulla l’ influenza di X.A.N.A. nel mondo reale. Ad un certo punto della storia originale Jeremy riesce a materializzare Aelita nel mondo reale, scoprendo che in realtà lei è umana. (scusatemi se non è molto chiaro, ma contate che sono tipo un casino e mezzo di episodi, posso permettermi di non entrare troppo nei dettagli … in ogni caso, se volete saperne di più, potete cercare su Wikipedia o, ancora meglio, guardarvi gli episodi su Youtube -non c’ entra nulla, ma la sigla iniziale di Code Lyoko mi gasa troppo XD NdA)
 
Erano lì, tutti e quattro, a fissare l’ alba che si avvicinava, assieme alla loro partenza.
Sora, Leonardo, Yugure e sua madre, a fissare il cielo.
«Rispiegatemi perché non posso venire con voi.» protestò Leonardo.
Yugure sospirò stancamente.
Indossava il solito cappotto grigio cenere che usava per andare in giro di notte, correlato di scarpe e guanti dello stesso colore.
«Sarà la quarantesima volta che te lo spiego: gli Heartless continueranno ad attaccare questo mondo, anche se la Serratura è stata chiusa. Qualcuno che può ucciderli deve rimanere, almeno per sicurezza.»
Leonardo sbuffò, insoddisfatto, ma alla fine cedette.
«Va bene, rimarrò qui. Ma quando otterrete il rango di Keyblade Master, tornerete qui e mi farete fare il tour di tutti i mondi che avete visitato.»
«Non so se ne avremo il temp-» Sora si interruppe quando una freccia infuocata gli passò ad un millimetro scarso dall’ orecchio e si conficcò nel muro lì dietro.
«La mia non era una richiesta.» ribatté serafico Leonardo, riponendo l’ arco.
Sora deglutì, promettendo che gli avrebbe fatto visitare tutti i mondi da lui conosciuti e pure qualcuno che non conosceva, leggermente terrorizzato dall’ arciere. (Oddio, ho creato un mostro … nemmeno Xehanort fa così paura … NdA)
Poi fu la volta della madre di Yugure di salutare.
Il ragazzo in grigio e la donna si guardarono per qualche istante, poi si abbracciarono forte.
«Stai attento, amore mio.» sussurrò lei.
«Lo farò … mamma.» rispose lui, abbracciandola ancora più forte.
«Ti voglio bene.» mormorò poi.
«Anche io, amore, anche io …» replicò lei, con gli occhi leggermente umidi.
Sora e Leonardo intanto si guardavano in giro, imbarazzati.
Poi la donna sciolse il Keyblader dall’ abbraccio e gli mise al collo un piccolo ciondolo, una semisfera bianca di colore opaco.
Yugure la guardò attentamente.
La catena era fatta di un materiale simile all’ argento, ma il materiale della semisfera gli era sconosciuto: sembrava giada, ma chissà perché, non credeva che lo fosse.
«Mamma … cos’ è?» chiese perplesso.
Lei sorrise triste.
«Ce l’ avevi al collo quando quell’ uomo ti ha portato qui. Non so cosa sia precisamente, ma lui mi ha assicurato che un giorno ti sarebbe stata utile. Considerala come la mia benedizione.» disse, dandogli un bacio sulla fronte.
«Mamma … il mio cuore …» iniziò il Keyblader, per poi essere interrotto dolcemente da lei.
«Non posso dirti cose che non conosco. Sarai tu a scegliere da che parte combattere.»
«Sappi però che io ti vorrò bene per sempre.»
Yugure annuì, staccandosi da lei, e avvicinandosi al suo amico arciere.
«Grazie per tutto quello che hai fatto per me.» disse, abbracciandolo.
Leonardo, leggermente sorpreso, non ricambiò subito l’ abbraccio.
“E al diavolo la frase “Troppo figo per piangere” …” pensò, abbracciandolo a sua volto, con gli occhi leggermente umidi.
«Ti porto un souvenir dal mondo di Star Wars, se ci capito in giro.» rise, tentando di sdrammatizzare.
«Una spada laser, per favore.» ridacchiò Leonardo.
Ma quel momento toccante finì, e venne il momento di partire.
«Pronto?» chiese Sora, evocando il Keyblade.
Yugure annuì.
«Bene.»
Mentre il cielo si schiariva, la luce del Sole rivelò la Serratura della Terra.
Un raggio di luce partì dal Keyblade, colpendo la Serratura.
La luce inondò la strada ancora vuota, e quando gli occhi della madre di Yugure e del suo amico furono di nuovo in grado di vedere, i due Custodi non c’ erano più.
 
Quando riuscì ad aprire gli occhi, il paesaggio era cambiato.
Non si trovavano più tra le strade del piccolo paesino dove era cresciuto, ma in un piccolo parco, pieno di alberi.
Ma non era solo il paesaggio ad essere cambiato.
Sia i lineamenti di Sora che i suoi erano infatti come “ringiovaniti”, anche se di poco: agli occhi di Yugure, Sora appariva come un ragazzo di tredici anni, ed era lo stesso per il Custode della Catena Regale.
Anche gli abiti che indossavano erano leggermente diversi.
Yugure indossava una comoda felpa grigia con cappuccio e dei jeans neri, mentre Sora indossava una maglietta a maniche corte bianca e nera, dei pantaloncini rossi e le sue scarpe mastodontiche (davvero, ci avete mai fatto caso a quanto siano grandi i piedi di Sora? o_O NdA) si erano ridotte, anche se erano sempre del  medesimo colore, e al collo portava sempre quella catenina a forma di corona.
Nel notarla, Yugure strinse a sé la sua.
Non era passata nemmeno mezz’ ora che già aveva nostalgia di casa.
Si riscosse quando sentì diversi rumori di passi.
Erano in quattro, pareva, e avevano fretta.
Molta fretta.
Fece cenno a Sora di nascondersi, e attese l’ arrivo di quelli che parevano dei ragazzini.
Non poteva vederli bene - erano troppo lontani - ma potè chiaramente vedere che erano, come aveva constatato, in quattro, due maschi e due femmine.
Uno dei ragazzi si abbassò e, sotto lo sguardo stupito di Yugure, aprì un tombino.
“Un tombino in mezzo ad un parco? In che razza di mondo siamo finiti?” si chiese.
Ma le sorprese non erano finite: i quattro iniziarono a calarsi nel tombino, a cominciare da quello che l’ aveva aperto.
Quando l’ ultimo di quel gruppetto fu entrato nel tombino e l’ ebbe richiuso, Yugure si avvicinò a quest’ ultimo, osservandolo.
La prima cosa che notò fu una scritta, ancora perfettamente leggibile, nonostante si potesse vedere che era molto vecchia.
Il tombino riportava la scritta “Green Phoenix”, sopra l’ immagine di un uccello che, suppose Yugure, doveva essere una fenice *.
Aprì il tombino.
«Perché apri quel tombino, Yugure?» chiese Sora, confuso.
«Sora, noi esseri umani abbiamo il cervello per una ragione specifica. C’ è un tombino in mezzo ad un parco, chiunque si insospettirebbe, che diamine!» spiegò Yugure, leggermente esasperato.
“Cosa devo fare con lui?” si chiese.
Dopo uno sbuffo offeso da parte del Keyblader delle Isole del Destino, aprirono il tombino e osservarono il passaggio buio, che emanava un odore tremendo.
«Probabilmente porta alle fogne …» rifletté Yugure, mettendo il piede sulla scaletta e iniziando a scendere.
Arrivati in fondo, Sora credette di svenire per la forte puzza.
«Ma che cazz … Yugure come fai a respirare?» chiese il Custode, tappandosi il naso.
Yugure sorrise sornione.
«Usare la magia al solo scopo offensivo ne sminuisce un po’ le potenzialità … vieni qui.»
Yugure poggiò la mano sulla sua faccia e mormorò una singola parola.
«Aera.»
Sora si ritrasse istintivamente - non aveva dimenticato come l’ aveva spedito in aria la notte precedente - ma ben presto scoprì che non sentiva più il pessimo odore della fogna.
«Ma come …»
«Aera usata ad uno specifico livello di potere magico crea un circolo di aria pulita. In pratica, la mia magia sta cambiando l’ aria.» sorrise il Keyblader con la felpa grigia, per poi tendere di nuovo la mano.
«Fire
Una piccola sfera infuocata iniziò a brillare nel palmo della sua mano, facendo luce sul posto.
Così notarono che, proprio sulla parete accanto al tombino, c’ era uno skateboard.
«Non credo che prenderlo sia saggio. Probabilmente manca un membro al gruppo che si è calato qui dentro prima.» suggerì Sora, iniziando a camminare.
«Sì.» confermò Yugure, incamminandosi anche lui e facendo luce con il suo mini - Fire.
 
Camminavano a passo veloce, ma cautamente.
Non sapevano se gli Heartless sarebbero apparsi o meno, sarebbe potuto succedere di tutto, se i mostri senza cuore li avessero sorpresi disarmati.
Tuttavia, Sora, vedendo che non accadeva nulla, iniziò a farsi prendere dalla curiosità sul passato di Yugure.
«Ehi, Yugu.» chiamò.
L’ interpellato si girò.
«Come mi hai chiamato, scusa?» chiese, alzando un sopracciglio.
Il Custode della Catena Regale lo ignorò.
«Tu e Leonardo … siete molto legati, vero?»
Yugure fece un sorriso sghembo.
«Mi credi se ti dico che la prima volta che ci siamo visti ci siamo picchiati selvaggiamente?» rise, ricordando quell’ episodio.
Avevano entrambi più o meno quattro anni, ed era il primo giorno all’ asilo.
Non ricordava molto di quel giorno, e nemmeno il motivo preciso della lite, fatto sta che alla fine della giornata entrambi erano in braccio alle rispettive madri, con gli occhi rossi dal pianto, le guance purpuree per lo sforzo e i vestiti sporchi, e si scambiavano occhiate cariche del piccolo, innocente odio che può provare un bambino di quattro anni.
E il giorno dopo erano diventati amiconi.
Interruppe il suo racconto, quando vide l’ uscita e, finalmente, la luce del sole.
 
Avevano attraversato quello che sembrava un ponte di pietra e acciaio, entrando in una fabbrica, dentro la quale avevano trovato un ascensore.
Ed erano scesi.
Ed ora guardavano ad occhi spalancati lo spettacolo che si parava dinanzi a loro.
Sopra una pedana luminosa e pulsante, la rappresentazione tridimensionale di un mondo.
Vicino alla pedana, un computer, molto potente, attivo.
E, seduto al computer, un ragazzino biondo.
«Oh, hai fatto presto Ulri-» iniziò il ragazzino, ma si interruppe quando si girò e vide i due Keyblader.
«Chi siete voi?!?» chiese stupefatto il ragazzo.
Aveva una folta zazzera bionda, due occhiali molto spessi e indossava una felpa di colore azzurro chiaro. Agganciata all’ orecchio c’ era una cuffia con microfono.
«Be’, ecco vedi …» provò a spiegare Sora,  ma venne interrotto dall’ apparizione di Heartless.
«Merda!» imprecò Yugure, evocando l’ Ala del Destino e menando un fendente verso un Notturno Rosso, facendolo sparire in uno sbuffo di Oscurità.
«Einstein! Ehi, Einstein!» fece una voce dalla cuffia.
«Odd! Che succede?» chiese il ragazzo biondo.
«Sono comparsi degli strani mostri, le nostre armi non riescono a colpirli!»
Intanto sia Yugure che Sora avevano eliminato gli Heartless apparsi, e ora fissavano gli schermi del computer con curiosità.
«Aelita? Aelita, mi ricevi?» chiese Jeremy nella cuffia.
«Sì Jeremy.» disse una voce femminile e pacata.
Sullo schermo apparve un’ immagine.
Mostrava una mappa, dove erano presenti tre puntini in movimento, con sopra altrettanti cartellini con su scritto “Aelita”, “Odd” e “Yumi”.
Yugure intervenne.
«Ehi, tu, che roba è questa?»
Il ragazzo si avvicinò gli occhiali al viso.
«Anzitutto, il mio nome è Jeremy. Secondo, perché dovrei dirvelo?»
«Perché non siamo di questo mondo.»
Jeremy li fissò, con gli occhi sgranati.
«Siete alieni …?» chiese, stupefatto.
«Jeremy? Tutto ok?» chiese la voce di una ragazza nella cuffia.
Il ragazzo rifletté un momento.
Poi avvicinò la mano al microfono.
« Tenete duro, Yumi. Stanno arrivando i rinforzi.»
«Ulrich?» chiese lei.
«No.»
 
Erano scesi giù, in fretta, come aveva chiesto Jeremy, e avevano trovato una sala, con tre grandi colonne.
“Entrate nelle colonne aperte.” Aveva ordinato Jeremy.
Obbedirono, certi, in qualche modo, che quei ragazzi avevano bisogno di aiuto.
«Scanner Sora. Scanner Yugure.» ordinò Jeremy nel microfono.
«Trasferimento Sora. Trasferimento Yugure.»
«Virtualizzazione!» finì, premendo il tasto Invio.
Una luce accecante costrinse i due Custodi a chiudere gli occhi, mentre intorno a loro il mondo cambiava.
Si ritrovarono in aria, ed ebbero appena il tempo di rendersi conto di dove si trovavano che caddero malamente a terra.
Erano in mezzo ad una specie di deserto arido, senza sabbia e con qualche sporadico albero secco.
Però a Yugure tutto sembrava stranamente falso.
Non c’ era vento, e c’ era luce, anche se non c’ era alcuna traccia del sole.
«Ma dove siamo finiti?» chiese Sora, rialzandosi.
«Benvenuti a Lyoko.» disse la voce di Jeremy, espandendosi attorno a loro.
«Jeremy? Dove sei?»
«Esattamente dove mi avete lasciato. Siete voi che adesso siete in un mondo virtuale.» spiegò il ragazzo con gli occhiali.
«Proprio come quello di Tron …» rifletté Sora.
«Come?»
«Nulla. Dove sono gli amici di cui ci hai parlato?» intervenne Yugure.
«761 metri davanti a voi. Fate in fretta, vi prego!»
«No problem, Jeremy.»
Entrambi evocarono la loro arma e iniziarono a correre verso la direzione indicata dal ragazzo.
E infatti, a 761 metri precisi da dove stavano loro, c’ erano tre figure che combattevano.
Una di loro lanciava strane frecce dalle mani, e sembrava un bizzarro incrocio tra un gatto viola (VIOLA! Ma dico io … NdA) e un ragazzo.
Le altre due erano ragazze, di cui una vestita da geisha, che lanciava ventagli rotanti per difendere l’ ultima figura, una ragazza dai capelli rosa e dalle orecchie a punta, che lanciava sfere d’ energia rosa contro … degli Heartless (che, tra l’ altro, erano gli unici attacchi che parevano sortire qualche effetto).
«E che palle però …» sussurrò Yugure, lanciando l’ Ala del Destino contro uno degli Heartless, che voleva attaccare alle spalle la ragazza - elfa.
«Thundaga!» urlò Sora, creando dei fulmini che sfoltirono la schiera di creature dell’ Oscurità.
«Ditemi che siete i rinforzi, vi prego …» fece il ragazzo - gatto.
Per tutta risposta, Yugure trafisse la testa di un Blu Ciccio che stava per schiacciare il ragazzo in questione.
«Ti basta come risposta?» fece, ironico.
«Tu mi stai simpatico.» sorrise l’ altro.
 
Quando ebbero finito con gli Heartless, i due Custodi ritennero adatto almeno presentarsi.
«Sora.» disse il Custode della Catena Regale.
«Yugure.»
«Yumi.» disse la geisha.
«Aelita.» si presentò la ragazza - elfa.
«Odd.» era invece il nome del ragazzo - gatto.
«Chi può chiamare il proprio figlio “Strano”?» fece Yugure, alzando un sopracciglio.
«E che vuol dire? Lui si chiama “Cielo” …» fu la replica di Yumi, indicando il Keyblader delle Isole.
«Non hai tutti i torti …» rise Sora.
«Ragazzi, a dopo le presentazioni, la torre è nel Settore Montagna!,» li sorprese la voce di Jeremy.
«E allora mandaci il Trasportatore, Einstein!» sbuffò Odd.
«Dammi un momento, ragazzo - gatto!»
Nel mondo reale, Jeremy inserì un codice, e una specie di … sfera bianca apparve di fronte a loro, inghiottendoli.
“Non mi sembra proprio un mondo come gli altri …” fu l’ ultimo pensiero di Sora prima di essere inghiottito dal Trasportatore.
 
* Questo dettaglio non c’ è nel cartone, ma comunque tenetelo a mente, perché un giorno sarà importante … non dico altro!
 
Yo!
Come butta?
Sapete, in realtà questo capitolo non mi convince molto … * scruta con aria critica il suo operato *
Comunque, se volete le immagini dei tizi di Lyoko, basta che cerchiate su Google Immagini “Code Lyoko” e poi “Jeremy/Aelita/Odd/Yumi/Ulrich” (anche se quest’ ultimo non è ancora apparso).
Forse sto pubblicando troppo in fretta, ma preferisco battere il ferro finché è caldo, altrimenti mi finisce l’ ispirazione …
Bene, anzitutto voglio ringraziare Oxydebast e DevilAngel476 per avermi recensito!
Avete vinto una riproduzione del  Keyblade di Yugure!
* lancia Keyblade a caso. Tanto ne ha infiniti … *
* parte voce registrata *
Attenzione: questa copia del Keyblade non colpisce gli Heartless, non può lanciare magie e non può chiudere le Serrature del Mondo. E no, non può nemmeno trasformarsi in un veicolo. Tenere fuori dalla portata dei bambini e leggere attentamente il foglio illustrativo.
Yugure: oh, adesso c’ hai pure il merchandising de ‘sta storia?
Levati di mezzo! Chi ti ha dato il permesso di apparire qui???
Y: no, TU levati di mezzo! Non sei nemmeno un Keyblader …
* sorriso assassino * Te la sei cercata, stronzetto … Yugure balla il tango! * schiocca le dita *
Y: * si mette a ballare il tango senza motivo apparente * Ehi, ma che cazz …
E all’ improvviso ... Ananas!
Y: * viene sommerso dagli ananas * NOOOOOOO!
Ma non è finita … Sora, puoi vendicarti.
Sora: Aeroga! Aeroga Aeroga Aeroga Aerogaaaaaaaahhhhhhh!!!!!!! * mezzo impazzito *
Ok, adesso basta …
S: * occhi assassini * Aerogaaaaaaaaah!!!!
* compare anche Deidara che urla «L’ Arte è … un’ esplosione!» e poi scompare (con un’ esplosione, ovviamente u.u) *
Ok adesso basta -.-“
Bene, ci rivediamo al prossimo capitolo!
Con affetto … * viene scagliato in aria da Aeroga prima che riesca a finire la frase *
Devo assumere qualcuno che mi aiuti con questi matti …

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Capitolo 7
*** V - Battaglia ***


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V - Battaglia
 
Il viaggio nel Trasportatore durò poco più di un istante.
Appena il programma li depositò nel Settore, però, furono attaccati da tre strani mostri, simili ad un cubo con le zampe, con uno strano disegno, simile ad un occhio, su ogni faccia.
«Ma che bell’ accoglienza …» ironizzò Odd, chiudendo la mano destra a pugno e appoggiando l’ altra sul dorso.
Dopodiché tirò indietro il palmo della mano sinistra, lanciando una specie di freccia da quella chiusa, diretta verso uno di quei cubi, che però riuscì a schivarla.
«E questi che diamine sono? Dubito che siano Heartless o Nessuno. Non hanno nessun simbolo.» rifletté Sora, lanciando Fire verso uno dei cubi, colpendolo su uno spigolo.
La magia non sortì però alcun effetto.
«Ma che diamine …?» fece il Custode, confuso.
«Questi sono i mostri del nostro nemico, X.A.N.A., e devono essere colpiti sul suo simbolo, quell’ occhio.» spiegò Aelita, la ragazza - elfo.
«Sì, ma anche tu stai attenta! Protect!» intervenne Yugure, annullando un colpo nemico in arrivo .
«Grazie, Yugure. A proposito, che razza di potere è?»
«Che intendi?»
Ma la ragazza non riuscì a rispondere, che venne colpita al petto da un raggio laser.
«Aelita, non ti distrarre! Quel colpo ti è costato venti punti vita!» li informò la voce di Jeremy,
«Punti vita?» chiese confuso Sora.
«Questo mondo è una specie di videogame, Sora. Se si finiscono i punti vita … be’, ho due ipotesi. La prima è che si torna al mondo precedente mentre la seconda … si muore.»
«COSA?!?»
«Tranquillizzatevi, se si finiscono i punti vita si torna al mondo reale.» li tranquillizzò Yumi, usando uno dei suoi ventagli come scudo e riflettendo il colpo al cubo/mittente, che esplose.
«Fuori uno.» contò la geisha.
«Double Fire!» gridò Yugure, mentre sull’ ala di drago, parte finale del suo Keyblade, si formavano due sfere di fuoco.
«Spiegami come fai, una volta.» sorrise il Keyblader delle Isole del Destino, scuotendo la testa.
«Magari dopo aver concluso il nostro compito, che dici?» propose il Keyblader della Terra, mentre le due sfere di fuoco colpivano il simbolo a forma di occhio degli ultimi mostri rimasti.
«Compito?» fece Odd, rilassandosi, dato che i mostri erano finiti.
«Non ve lo possiamo rivelare. O meglio, potremmo, ma rischieremmo di sconvolgere l’ ordine dei mondi …»
«Mondi? Volete dire che ci sono altri mondi oltre a Lyoko e la Terra?» chiese Aelita.
«Altra cosa che non dovreste sapere …»
 
Mondo reale (cioè, quello di Jeremy. Non quello di tu che leggi. NdA)
 
L’ ascensore si aprì all’ improvviso.
«Jeremy! È tutto a posto?» chiese ansioso un ragazzo smilzo dai capelli castani, correndo accanto al ragazzo.
«Insomma … siamo stati attaccati da mostri bizzarri che solo Aelita riesce a colpire, ci sono due ragazzi che combattono con strane chiavi che possono usare sia qui che su Lyoko e che, a quanto ho capito, vengono da un altri mondo, e per di più X.A.N.A. ha attivato otto torri in tre settori diversi contemporaneamente … direi che potrebbe andare meglio.» ironizzò quest’ ultimo, continuando a pigiare tasti sulla tastiera senza un attimo di pausa.
«Ripeti gli ultimi due punti, Einstein.»
«Ci sono due ragazzi che combattono con delle chiavi …»
«Ero sarcastico, Jeremy!»
Jeremy sospirò.
«Vai di sotto che inizio a trasferirti.»
Il castano fece come gli era stato richiesto, tornando dentro all’ ascensore e premendo un pulsante.
 «Sta arrivando Ulrich.» avvisò nel microfono prima di inizializzare il processo di virtualizzazione.
 
Lyoko
 
«Ulrich?» fece perplesso Sora.
«Il fidanzato di Yumi.» spiegò Odd.
A quelle parole, la geisha diventò rossa.
«Non siamo fidanzati!»
«Però ti piace …» la provocò maliziosamente Aelita.
«Anche tu, Aelita, amica mia …»
«State mettendo a dura prova la mia pazienza, vi avverto …» li avvisò Yugure, infilzando un Heartless apparso lì per caso con particolare violenza.
I tre guerrieri di Lyoko (più Sora) deglutirono a vuoto.
«A - arriviamo …»  balbettò Yumi, lanciando uno dei suoi ventagli verso un altro cubo che era arrivato nel frattempo, distruggendolo.
«Ragazzi, abbiamo un problema grosso … X.A.N.A. ha attivato un’ altra torre.» annunciò Jeremy.
«Siamo a nove adesso … quante ce ne sono qui?» chiese Aelita.
« … due.»
«Solo Aelita può disattivarle, giusto?» si informò Yugure.
«Già.» rispose la ragazza - elfa.
«Guardate! La torre!» gridò Odd, indicando davanti a loro.
La base della sopracitata torre sembrava fatta di radici, ma era in pratica l’ unico elemento degno di nota.
Il resto della costruzione era infatti totalmente bianco, con un’ aura rossastra attorno.
L’ unico problema era che si trovava su un’ isola sospesa, senza collegamenti con lo spiazzo di roccia dove si trovavano.
Aelita avanzò e si mise proprio sul ciglio del burrone, chiudendo gli occhi e inginocchiandosi.
“Che fa? Prega?” si chiese Sora.
Ma i suoi pensieri vennero dirottati altrove, quando un folto gruppo di Heartless e mostri di X.A.N.A. apparve.
«Mostri in avvicinamento! Non lasciate che colpiscano Aelita, oppure siamo fritti!»
Yumi e Odd annuirono, lanciandosi all’ attacco dei mostri.
«Sora, puoi distruggere gli Heartless da solo? Devo lanciare una barriera attorno ad Aelita.» chiese il Keyblader della Terra, evocando la sua arma leggendaria.
Sora si limitò ad evocare la Catena Regale e a lanciarsi contro gli Heartless.
 Yugure non perse tempo, e iniziò a dare forma all’ energia magica.
Sora e il gruppo di Lyoko intanto parevano in difficoltà.
«Dannazione.» borbottò tra i denti il Custode, vedendo che era stato accerchiato da Heartless Soldato.
«Impatto Caos!» urlò, mentre una semisfera dal colore violaceo - arancione si creava attorno a lui e distruggeva la maggior parte degli Heartless.
«Perché non l’ hai fatto prima?» chiese Odd, schivando un Blizzaga di un Rapsodia Blu.
«C’ è una probabilità del 10% che funzioni … ritieniti fortunato che ci sono ancora.» fu la risposta seccata del ragazzo, che subito dopo alzò la Catena Regale al cielo.
«Firaga Burst!» urlò, mentre un’ enorme palla di fuoco bruciante si formava sopra la sua testa, simile ad un sole in miniatura.
Sora non rimase ad aspettare che la sua magia iniziasse, lanciandosi contro un Megashadow, che riuscì a sconfiggere dopo un paio di colpi ben assestati.
Yumi e Odd, intanto, non se la passavano molto bene.
Oltre a dover schivare gli attacchi combinati degli Heartless e dei mostri, pareva che questi ultimi avessero acquisito maggiore potenza e velocità.
Con il risultato che in pratica avevano eliminato sì e no quattro mostri, su un totale di circa …
«Ci sono altri settantadue mostri! Cosa fate, dormite?!?» li rimproverò Jeremy, irato.
«Se sei tanto bravo vienici tu a combattere, Einstein!» urlò Odd, arrabbiato anche  lui,  saltando sopra un mostro simile ad un granchio di colore rosso, e sparando una freccia sul simbolo del virus (X.A.N.A., nel caso non ve lo ricordaste NdA), che si trovava sul “carapace” del suddetto granchio.
Yumi nel frattempo aveva lanciato i suoi ventagli contro uno dei cubi, senza accorgersi però che un altro mostro, simile ad una manta, gli era arrivato alle spalle e stava per sparare.
Purtroppo per lui non ne ebbe l’ opportunità, dato che venne infilzato da un katana proprio sul simbolo dell’ occhio.
«A quanto pare sono arrivato appena in tempo.» disse un samurai vestito d’ arancione.
«Ulrich!» salutò Odd.
Il samurai rispose al saluto, mettendosi in posizione di guardia.
«Facciamo a gara a chi ne uccide di più?» propose Odd, lanciando un colpo verso un’ altra manta.
Né Ulrich né Yumi risposero, iniziando nuovamente a combattere.
 
La barriera di Yugure era ormai ultimata, ma quest’ ultimo dubitava che avrebbe resistito a lungo, se Heartless e mostri continuavano a bersagliarla di artigliate, magie e colpi laser.
«Quanto ti manca, Aelita? Non so se riuscirò a resistere per molto ancora.»
La ragazza - elfa aprì gli occhi.
«Ho quasi fatto.»
Sulla superficie luminescente della barriera apparve una crepa.
 
 
Jeremy:Image and video hosting by TinyPic Aelita su Lyoko:Image and video hosting by TinyPic Yumi su Lyoko:Image and video hosting by TinyPic Ulrich su Lyoko:Image and video hosting by TinyPic Odd su Lyoko: Image and video hosting by TinyPic Occhio di X.A.N.A.: Image and video hosting by TinyPic

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Capitolo 8
*** VI - Code: Lyoko ***


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VI - Code: Lyoko
 
«Aelita, dimmi che ci sei quasi!» urlò Odd, che stava iniziando a perdere colpi.
«Einstein, quanti punti vita mi rimangono?» chiese poi, schivando un laser.
«Solo trenta! Fai attenzione!» lo avvisò Jeremy dal mondo reale.
«Curaga!» urlò Sora, puntando il Keyblade verso il ragazzo - gatto.
«E adesso?» chiese il Keyblader beffardo, lanciando il Keyblade verso un Neoshadow, per poi usare lanciare dei cristalli di ghiaccio contro un mostro “autoctono”.
«N - Non ci posso credere! Adesso il contatore ne segna settanta!»
«Potenza della magia curativa …» sorrise Sora, lanciando un’ Antima contro un Heartless.
 
“U - un ultimo sforzo …” si disse Aelita, concentrandosi ancora di più.
E, finalmente, nel vuoto di fronte a lei si disegnò l’ immagine di una scala di roccia violacea.
«Ce l’ ho fatta!» esultò la ragazza, aprendo gli occhi.
Yugure si voltò a guardare l’ operato della ragazza - elfo dai capelli rosa.
«Ehm … Tutto qui?» chiese, leggermente deluso.
Aelita alzò un sopracciglio.
«Ho creato dal nulla una scala di roccia rischiando metà dei miei punti vita, e tu dici “Tutto qui?” ?» chiese con tono algido.
«Meglio se non commento, va’ …»
«E vai a disattivare quella cavolo di torre?!» urlò Jeremy sull’ orlo di una crisi.
La ragazza obbedì immediatamente e iniziò a correre in direzione della Torre.
«Ragazzi, resistete!» urlò Yugure, disattivando la barriera e falciando un paio di Shadow di fronte a lui.
 
Aelita si abbandonò contro la superficie della torre, passando attraverso di essa come se fosse acqua, e l’ istante successivo si ritrovò all’ interno della torre.
Il pavimento sospeso nel vuoto recava il simbolo di X.A.N.A., e una volta che la ragazza ebbe toccato il centro dell’ occhio, una strana forza la risucchiò verso l’ alto, portandola verso un’ altra piattaforma sospesa, più piccola della precedente.
Al centro di quest’ ultima vi era un piccolo schermo blu luccicante, vuoto.
La ragazza - elfa appoggiò delicatamente la mano sullo schermo, lasciando un’ impronta.
Sullo schermo comparvero tre parole:
 
Aelita
 
Code: Lyoko

 
Gli schermi sulla parete circolare della torre vennero trascinati verso il basso, mentre una voce femminile e metallica annunciava il tanto atteso «Torre disattivata
 
Sora lanciò il Keyblade verso un Heartless, ma prima che l’ arma lo raggiungesse, un’ onda d’ urto proveniente dalla torre lo colpì, facendolo dissolvere.
«Cosa?» fece Sora, rievocando il Keyblade nella sua mano.
«Aelita ce l’ ha fatta!» urlò Ulrich, alzando la spada in segno di vittoria, mentre tutti i mostri scomparivano.
«Ma non ci sono altre otto torri da disattivare?» chiese Yugure perplesso.
«Non se Jeremy attiva il Ritorno al Passato …» spiegò Odd, facendo un salto mortale all’ indietro per esultare.
«Ritorno al Passato?»
«Vedi, Sora, ogni tanto capita che durante l’ attacco di X.A.N.A. delle persone scoprano il segreto di Lyoko …» iniziò il ragazzo - gatto.
«Ma Jeremy ha trovato un programma che permette di tornare indietro nel tempo fino al giorno prima dell’ attivazione della torre! E il bello è che chi non si è mai materializzato su Lyoko non ricorda nulla! Ergo, niente più torri attive!» continuò Yumi.
«Ora dobbiamo solo aspettare che Einstein lanci il programma.» disse il samurai, guardando il cielo.
 
Mondo reale
 
«Programma lanciato.» annunciò Jeremy, concedendosi un singolo attimo di pausa prima di premere il tasto Invio.
«Ritorno al passato … Or-»
Attimo che gli fu fatale.
Il ragazzo venne sbalzato via dalla sedia girevole, colpito da un Heartless.
«Jeremy! Jeremy, che succede?» chiese la preoccupata voce di Aelita.
Jeremy Belpois non potè rispondere, perché decine e decine di piccoli Shadow gli saltarono addosso, bramosi di prendere il suo cuore.
«NO!» urlò.
Un Heartless gli coprì gli occhi, e poi non sentì più nulla.
 
«JEREEEEMYYYY!» urlò la voce della persona a lui più cara.
 
Il ragazzo aprì gli occhi di scatto.
“No … non posso morire così! Non posso! Non VOGLIO morire !” urlò dentro di sé.
Una potente luce brillò nella sua mano destra.
“Cos …”
“Questo è il potere della Luce. Accettalo, Jeremy Belpois. Accettalo, e sconfiggi le ombre.” Mormorò una calda voce dal timbro maschile.
La luce nella sua mano prese la forma di una chiave.
“La Luce nel tuo cuore è pura, ragazzo. Sarai un ottimo Custode per il Code: Zero.”
Il bagliore si intensificò riducendo in cenere gli Heartless.
Jeremy guardò la sua mano.
La base della sua arma ricordava l’ occhio di X.A.N.A., che continuava con un flusso di numeri nel codice binario in azzurro e finiva con tre barre di colore blu - nero, similmente alla Catena Regale di Sora.
In ultimo, un piccolo ciondolo rosa a forma di stella penzolava alla fine di una catenella.
Jeremy Belpois era diventato un Custode del Keyblade.
«Jeremy! Stai bene?» chiese una voce alle sue spalle.
Sora, Yugure, Ulrich, Odd e Yumi lo fissavano preoccupatissimi.
Ma quando si girò, la preoccupazione dei due Keyblader si trasformò in sorpresa massima.
«Q - quello è … u - un Keyblade?» balbettò Sora, guardandolo con un’ espressione che definire stupefatta era un eufemismo.
«Sono stupito quanto te, Sora.» disse il biondo, fissando anche lui la sua nuova arma.
«E poi, voi come fate ad essere qui?»
«U - Ulrich ci ha aiutato, e poi ha fatto harakiri …» balbettò Odd.
Yumi fu la prima a riscuotersi.
«Be’, Keyblade o no, devi attivare il Ritorno al Passato, Jeremy.»
«Fermi un momento!» fece Sora, riscossosi anche lui.
«Noi ieri non eravamo qui! Che succederà?»
«Ho una teoria …» cominciò Yugure.
“E ti pareva.” Sorrise interiormente il Keyblader delle Isole del Destino.
«Dato che è praticamente impossibile far tornare indietro il tempo di TUTTI i mondi, sono quasi certo che torneremo indietro all’ istante in cui abbiamo messo piede su questo mondo … ma non ne ho la certezza matematica.» concluse il Custode dell’ Ala del Destino.
«Male che vada, saluteremo di nuovo tua madre e Leo.» sospirò Sora.
«In ogni caso, credo sia meglio che stabiliamo un punto di incontro.» propose il Custode dell’ Ala del Destino.
«Accanto al tombino va bene per voi?»
Tutti gli altri annuirono.
«Allora vado?» chiese Jeremy.
«Vai pure …» concesse Yugure.
« … Collega.» aggiunse Sora sorridendo.
Anche Jeremy sorrise.
«Ritorno al Passato! Ora!»
E poi premette Invio.
 
Una candida luce avvolse tutto, e nessuno sentì più nulla.

* l' Autore compare dal nulla sorridendo mefistofelico (?) *
Dite la verità, Jeremy che diventa un Custode non ve lo aspettavate!
J: Umpf, a me non piace come è fatto il Code: Zero ...
A: *evoca Ultima Weapon ed inizia ad affilarla* Dicevi ?
J: *deglutisce a vuoto* N - nulla!
S: *canzonando Yugure* Yugu!
Y: *a -274 gradi Kelvin, con un tic poco rassicurante all' occhio* Sora, è l' ultimo avvertimento ...
A: Ragazzi, mi state facendo perdere la pazienza ... *lancia un kunai verso un manichino beccandolo nel cuore*
Tutti: *passo indietro* Glom!
Bene, ora che avete visto uno scorcio del mio regno di pace e amore *ipocrisiarandom* voglio ringraziare DevilAngel476 che mi ha recensito tutti i capitoli (almeno credo, ma sorvoliamo ...) e Oxydebast che ha recensito anche lui.
Vi voglio bene! *li strozza in un abbraccio, colto da un attacco di dolciaggine (?) acuta*
Vabbe', poi ci sono Qwqwqw (forse ho messo una "w" di troppo, ma sorvoliamo di nuovo ...) e Chie! Il primo segue e basta, mentre l' altra ha recensito! Yippie! E per di più ama sia Code Lyoko che KH!
A: *rivolto a Chie* Mi vuoi sposare? *la Spaccateste gli trapassa la testa* Ok, lo prendo per un no ...
Buon rietnro a scuola!
Con affetto,
Destyno.

 

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Capitolo 9
*** VII - La Serratura ***


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VII -La Serratura
 
Quando riaprì gli occhi, il paesaggio attorno a lui era cambiato.
Yugure sorrise.
Si trovava esattamente dove voleva essere.
Anche Sora, accanto a lui, sorrideva.
Senza dire una parola, si diressero vicino al tombino, dove li aspettavano i guerrieri di Lyoko.
«Ehilà, ragazzi!» li salutò entusiasta Odd.
«Ciao, Odd! Vi ha seguito nessuno?» chiese il Keyblader delle Isole del Destino.
«No, Sissi ha fatto un po’ di storie, ma …»
«Sissi chi?» chiese Yugure confuso.
«Elisabeth Delmas, detta Sissi, figlia del preside del nostro collegio e oca viziata.» snocciolò Jeremy, aggiustandosi gli occhiali.
«E non dimentichiamo che cerca in tutti i modi di convincermi a uscire con lei …» sospirò Ulrich, incrociando per un breve istante quello di Yumi.
«Comunque, ha fatto un po’ di storie vedendo che ce ne andavamo tutti assieme, ma per fortuna oggi non c’ erano lezioni e siamo riusciti a convincerla che eravamo andati a fare solo una gita qui in giro …» continuò Odd.
Poi un fruscio lo interruppe e dei varchi d’ Oscurità s’ aprirono, facendo apparire Heartless Soldato e Soldato Aereo assieme anche ad un Fungo nero.
Yugure scattò in direzione del fruscio, prendendo la ragazza nascosta dietro al cespuglio e portandola al sicuro al centro del gruppetto.
«Sissi?» fece sbigottita Yumi vedendo la faccia della ragazza.
«Cos - che sta succedendo qui? E voi chi siete?» chiese spaventata l’ altra, fissando impaurita gli Heartless.
«Barriera.» sussurrò Yugure, creando un cerchio luminoso attorno alla ragazza.
«Che diavolo succede?!» urlò Sissi, venendo ignorata.
«Thunder: Lighting Chain.» formulò Yugure, mentre dalla sua mano aperta si formava una scarica elettrica, che colpì un Heartless, per poi trasferirsi ad un altro, e poi ad un altro, e poi ad un altro ancora …
In breve, tra quasi tutti gli Heartless si creò un collegamento fatto di fulmini, che in breve tempo li portò alla distruzione.
Erano rimasti solo il Fungo nero, un paio di Soldati Aerei e quattro Soldati.
«Wow.» fece ammirato Ulrich.
«Dunque questo è il potere dei Custodi …» mormorò tra sé e sé Jeremy, fissandosi le mani.
«QUALCUNO  VUOLE SPIEGARMI CHE COS-» iniziò a strillare la ragazza nella barriera, per poi vedere che un Heartless si stava avventando contro la barriera.
«AAAAAAHHHHH!» gridò, coprendosi la testa con le mani.
Con suo sommo stupore si accorse però che l’ Heartless era rimbalzato indietro.
Odd, Yumi, Ulrich e Aelita, intanto, si erano ritirati, sapendo di non essere utili ai Custodi.
«Sentenza!» gridò Sora, lanciando la Catena Regale verso il Fungo Nero, che però un istante prima di essere colpito (e dunque eliminato) divenne di pietra, e il Keyblade rimbalzò indietro.
«Cavolo! C’ ero quasi!» gridò frustrato.
Jeremy nel frattempo stava affrontando un Soldato Aereo, scoprendo con sorpresa di poter saltare molto più in alto di come faceva di solito.
Il Code: Zero si avventò contro il nemico, una, due, tre volte.
Al quarto colpo l’ Heartless scomparve, inghiottito dall’ Oscurità nella quale era nato.
“Sembra che l’ attacco non sia il mio forte.”  Pensò il ragazzo tra sé e sé, ricordando come Sora e Yugure potevano distruggere Heartless del genere in uno, o al massimo due, colpi.
Elisabeth, Yumi, Ulrich, Odd e Aelita intanto osservavano quello spettacolo, chi impauriti e confusi (Sissi) e chi stupefatti e ammirati (tutti gli altri).
Tuttavia non si accorsero che un piccolo Shadow era apparso proprio dietro ai combattenti di Lyoko, e che puntava, con i suoi piccoli occhi gialli, ad Aelita.
Yugure però se ne accorse.
«Aelita! Attenta!» gridò, vedendo lo Shadow saltare verso la schiena della ragazza dai capelli color fiamma.
La ragazza si girò, e vide in faccia la morte.
L’ istinto di auto conservazione le fece mettere una mano davanti a sé, a coprirsi il volto, con il palmo aperto verso l’ Heartless.
 
 
Dopo un istante, la ragazza aprì gli occhi, stupefatta. Era ancora viva.
Dello Shadow non c’ era alcuna traccia.
«A - Aelita … hai appena lanciato un Campo energetico (sono le sfere rosa che lancia Aelita su Lyoko NdA) …» sussurrò sbigottito Odd.
«Cosa?» fece la ragazza.
«Hai appena lanciato un Campo energetico … ma non siamo su Lyoko …» ripeté Yumi.
«C - cosa hai fatto, Aelita Stones?»
La voce di Sissi focalizzò tutta l’ attenzione del gruppo su di lei.
«Tu devi essere Elisabeth Delmas, non è così?» chiese Yugure, spezzando il pesante silenzio che si era creato, con voce affabile.
La ragazza parve recuperare parte della sua arroganza originale.
«Esatto. Sono la figlia del preside, pertanto ESIGO una spiegazione! Che diavolo erano quei mostri? E quelle strane chiavi?»
«I primi si chiamano Heartless, mentre le “chiavi” sono dei Keyblade. Se ti stai chiedendo perché non hai mai visto nessuna di queste due cose è semplice: io e Sora» indicò il Keyblader delle Isole «veniamo da un altro mondo.»
«YUGURE!!!» urlò stupefatto Sora.
“Pippo e Paperino mi hanno ripetuto fino alla nausea che non bisogna interferire con gli altri mondi e soprattutto mai rivelare l’ esistenza degli altri, e Yugure lo sa! Che cavolo gli prende?!?” fu il pensiero di Sora.
Yugure si voltò verso Sora e  sorrise.
Un sorriso gelido.
«Perché non dovrei rivelarglielo, Sora? Dopotutto …»
« … non andrà mai a raccontarlo a nessuno.»
Tutti rabbrividirono, soprattutto Sissi, dopo aver capito cosa intendeva il Custode dell’ Ala del Destino.
«Yugure! Non intenderai mica …» urlò Yumi.
Ma non finì mai la frase.
 
Con una rapidità che nessuno credeva possibile, Yugure annullò la barriera che circondava Elisabeth.
La ragazza si ritrasse, impaurita.
«NO! Ti prego non farlo! Non dirò nulla a nessuno! Lo promett-» non riuscì a finire la frase perché Yugure le premette la mano sul collo.
Il corpo della ragazza cadde a terra con un tonfo.
 
«Yugure …» sussurrò Aelita, coprendosi la bocca con le mani.
«YUGURE! COSA DIAVOLO TI PASSA PER IL CERVELLO???» gridò Sora.
Il Custode dell’ Ala del Destino fissò a lungo i volti di tutti.
 
E poi scoppiò a ridere di cuore.
«Oh, cielo, dovreste vedere le vostre facce …» sussurrò, trattenendo a stento le risate.
«HAI APPENA UCCISO UNA RAGAZZA E TI METTI A RIDERE?? MA COSA HAI NEL CERVELLO, PIGNE?» urlò Sora sgomento.
«Rilassatevi, le ho soltanto cancellato parte della sua memoria … Scusate, ma è stato più forte di me …»
A quelle parole Sora si calmò, e si avviò verso la ragazza, constatando che effettivamente era ancora viva.
Poi si girò e mollò un pugno sullo stomaco di Yugure.
«OUCH!»
«E CHE NON TI VENGA MAI PIÙ IN MENTE UNA COSA DEL GENERE! Cazzo, Yugure, credevo l’ avessi uccisa!» sbottò il Custode.
«Reazione esagerata … ma prevedibile …» mormorò Yugure, tenendosi la pancia dolorante.
“Accidenti, è proprio un grande attore …” pensò Yumi. “Per un po’ ho creduto che l’ avesse veramente uccisa.”
«Adesso faremmo meglio ad occuparci di cose più serie …» fece Yugure.
«Ad esempio, dobbiamo occuparci della Serratur-» Sora non aveva finito ancora di parlare che una luce illuminò il corpo di Elisabeth.
La fonte di tale luce altro non era che il ciondolo che portava al collo, che, notò Ulrich, aveva la forma di una piccola serratura *.
«Be’, direi che l’ abbiamo trovata …» sorrise Sora, evocando la Catena Regale, per poi ripensarci e cedere il passo a Jeremy.
«Jeremy, a te l’ onore.»
«C - come? I - io?» balbettò il ragazzo, imbarazzato.
«Certo  … devi imparare i poteri del Keyblade. Dopotutto, adesso sei un Custode, no?» lo rassicurò Yugure, ancora dolorante.
«Ok … devo fare così?» chiese Jeremy, puntando il Code: Zero verso la luce.
Dal Keyblade partì un raggio di luce che colpì la Serratura, mentre l’ ormai familiare rumore si diffondeva nell’ aria.
«Ottimo!» lo lodò il Keyblader della Terra.
«Bene. E adesso?» chiese Odd.
«Be’, adesso io e Yugure dovremmo partire …» rispose Sora.
«E io?» chiese il neo Keyblader.
«Tu puoi scegliere: potresti venire con noi oppure restare qui. Se tu venissi con noi potresti diventare molto più forte, è vero, ma saresti anche esposto a pericoli. D’ altro canto, se tu decidessi di rimanere qui, potrai aiutare i tuoi amici nella lotta contro X.A.N.A., ma nel caso in cui comparisse un Heartless di grandi dimensioni, come un Darkside, avresti solo Aelita ad aiutarti e non ti nascondo che potrebbero morire in molti, soprattutto perché siete vicino ad una scuola …» spiegò Yugure.
«Però, se partissi … chi aiuterebbe voialtri?» chiese Jeremy rivolto ai Guerrieri di Lyoko.
«Ecco, io … un pochino il supercomputer lo so usare.» disse Yumi. «Certo, non al livello tuo, Einstein, ma comunque so materializzare una persona su Lyoko e programmare il Trasportatore …»
«Ma, da quanto ho capito, gli Heartless appaiono anche se la Serratura di un mondo è stata sigillata.» obbiettò Odd.
Il Custode dell’ Ala del Destino annuì.
«Esatto. Gli Heartless comunque compaiono, e cercheranno di “sbloccare” la Serratura, quindi una persona in grado di colpire gli Heartless dovrebbe rimanere.»
Jeremy si rilassò.
«In tal caso accetto di venire con voi.»
«Io vengo con te.» si intromise Aelita.
«Aelita, non puoi venire con me! Devi rimanere a proteggere questo mondo dagli Heartless, essendo tu l’ unica che puoi colpirli …» protestò Jeremy.
«Jeremy … io non voglio lasciarti da solo …» sussurrò Aelita, abbracciando il ragazzo e provocandogli un leggero imbarazzo.
«Tranquilla, principessa. Non sarò solo.» mormorò lui in risposta, abbracciandola.
Per tutta risposta la ragazza si strinse ancora di più a lui.
L’ Ala del Destino nella mano destra di Yugure iniziò a pulsare.
Il ragazzo fissò a lungo la scena.
«Suppongo che si possa fare.»
Istantaneamente dodici occhi stupefatti si girarono verso di lui.
«Ma come facciamo con Lyoko? Aelita è l’ unica che possa disattivare una torre …» chiese Ulrich.
«Tu sottovaluti il mio potere, uomo di poca fede … » affermò, suscitando un sorriso in tutti i presenti.
«Avanti, prendiamo Sissi e torniamo alla fabbrica.»
 
* mentre la scritta “Green Phoenix” comunque deriva da Code Lyoko (i quattro libri scritti da Pierdomenico Baccalario sotto lo pseudonimo di Jeremy Belpois, per essere pignoli), questo dettaglio me lo sono inventato solo per giustificare la comparsa improvvisa di Sissi :P
 
Ehilà, compari!
Sora: Yugu, non fare mai più una cosa del genere!
Y: * gelido * E tu non chiamarmi più così …
S: * beffardo * Altrimenti?
Y: * con accento siciliano * Ti farò un’ offerta che non potrai rifiutare
Autore: Questo dovrei dirlo io, se non la smettete di infastidirmi …
Destyno: Umpf, non sai nemmeno farti rispettare da due personaggi da quattro soldi come loro …
Y+S+A: * sopracciglio inarcato, a 274,14 gradi Celsius sotto lo zero * Prova a ripeterlo …
D: * espressione interrogativa sotto il cappuccio * Che c’è? È la pura verità u.u
A: Sei solo una stupida paraincarnazione dell’ Autore …
D: Proprio come te, tra l’ altro …
S: Ok, perché questo tizio ha un cappotto spudoratamente copiato da quello dell’ Organizzazione XIII?
D: * con gli iceberg che gli vorticano intorno * Abbiamo lo stesso stilista, grrazie …
Ok, la smetto prima che la cosa degeneri (Destyno, rimetti subito a posto il pancreas di Sora!).
Vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo!
Con affetto,
Destyno.

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Capitolo 10
*** VIII - Addio ***


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VIII - Addio

Odd, Ulrich e Yumi stavano ai tre angoli di un cerchio magico, formando un triangolo luminescente nel cui centro c’ era Aelita.
«Sicuro che funzionerà, Yugure?» chiese Odd, nervoso.
«Certo che sono sicuro! Cerchi magici, barriere e sigilli sono la mia specialità!» fu la sicura risposta di Yugure, conficcando il Code: Zero nell’ ultimo punto.
Si erano materializzati direttamente nella torre, dove Yugure aveva creato un cerchio magico che, a suo dire, avrebbe duplicato e trasferito parte dei poteri di Aelita (come la capacità di colpire gli Heartless e la possibilità di digitare il Code: Lyoko) nei corpi di Odd, Ulrich e Yumi.
“Teoricamente potrei farlo anche nel mondo reale …” aveva detto.
“Ma non potreste colpire gli Heartless solo con le mani, non importa quanto forti siete nelle arti marziali. Trasferendo i poteri di Aelita nei vostri corpi virtuali, che sarebbero la vostra vera essenza, potrò portare i vostri poteri da Lyoko al mondo reale, e in tal modo potreste utilizzare i vostri poteri virtuali anche fuori dalla realtà virtuale.”
Odd ci aveva capito poco o niente, ma era eccitato all’ idea di poter usare le sue frecce laser anche nel mondo reale.
“Ma non possiamo girare nel nostro mondo vestiti in quel modo!” aveva obbiettato Yumi.
“Per questo uniremo magia e tecnologia: Jeremy installerà una password, per cui basterà che diciate “Lyoko Form” e si attiveranno i poteri.”
Poi aveva riso.
“Certo, fa un po’ “Power Ranger” ed è un po’ pacchiano, ma non c’ erano molte alternative …”
Ulrich era scettico. Magia e tecnologia, per quel che pensava, erano due cose molto difficili da mescolare.
Mentre pensava queste cose, Yugure, da fuori il cerchio magico che lui stesso aveva disegnato sul pavimento della torre, iniziò a salmodiare parole incomprensibili alle orecchie dei comuni umani, mentre i tre Keyblade che aveva portato su Lyoko si sollevavano e si illuminavano.
Yugure fissò di sottecchi i quattro Guerrieri di Lyoko.
In realtà non era tanto sicuro come voleva far credere: la sua magia era potente, vero, ma era pur sempre umano, e aveva paura che il suo incantesimo non funzionasse correttamente, o peggio, distruggesse per errore il cuore di Aelita, mentre tentava di duplicarne il potere.
Sospirò nuovamente, mentre riportava alla mente i consigli del suo maestro di magia.
Concentrati, Yugure: la concentrazione, nella magia di questo genere, è tutto.
Yugure prese un lungo respiro, e poi iniziò a salmodiare nell’ antica lingua della magia, una lingua che dubitava avesse mai raggiunto le orecchie di Sora.
“Dove sei andato?” non potè impedirsi di pensare.
 
Un istante, e il cerchio magico disegnato da Yugure si illuminò, accecando tutti i presenti.
«Be’?» chiese Odd, non notando nulla di diverso.
«Jeremy? Puoi attivare la torre dove ci troviamo?» chiese il Custode dell’ Ala del Destino.
«Yugure, potrei riprendermi la Catena Regale?» chiese Sora.
«Ovviamente.» disse invece Jeremy, mentre sia il Code: Zero che la Catena Regale sparivano.
L’ interno della torre si illuminò, mentre Odd, Ulrich e Yumi salivano verso la piattaforma.
«Io vado!» annunciò Ulrich, poggiando la sua mano sullo schermo.
Dopo un istante di pura suspense sullo schermo comparvero tre parole:
 
Ulrich
Code: Lyoko
 
«Funziona!» urlò il samurai.
«HA! Prendi questo, Leo! Sono io il più bravo con i cerchi magici!» esultò Yugure.
Jeremy attivò un’ altra volta la torre, per verificare se anche Odd potesse digitare il Code Lyoko, e dopo averlo confermato avviò il programma di smaterializzazione.
«Un giorno dovrà spiegarmi come ha fatto …» sorrise Sora.
 
Una volta tornati nel mondo reale, i Guerrieri di Lyoko salirono nella stanza del supercomputer.
Lo sguardo di Ulrich cadde, quasi per caso, sulla ragazza dai capelli neri appoggiata alla parete, immersa in un sonno profondo.
Aveva involontariamente origliato, ricordò,  ciò che il Custode dell’ Ala del Destino aveva spiegato a Sora, ovvero come aveva fatto a cancellarle la memoria.
“È stato piuttosto semplice, in realtà.” gli aveva spiegato.
“Mi è bastato inviare un frammento della mia magia attraverso i suoi nervi, per poi risalire fino al cervello, dove risiedono i ricordi, e semplicemente li ho cancellati.” Aveva concluso.
«Ok, adesso vediamo se il tuo incantesimo ha funzionato per bene …» disse Odd, interrompendo inconsapevolmente i pensieri del ragazzo.
«Lyoko Form!»
 Un bozzolo di luce li avvolse, e quando questo svanì, Odd aveva orecchie, zampe e coda da gatto viola, assieme alla tuta che indossava su Lyoko.
«Ottimo, sembra che abbia funzionato.» sorrise Yugure, battendo il cinque ad Odd.
«Ehm …» iniziò Yumi.
«Sì, Yumi?» chiese Jeremy.
«Ho due domande per Yugure … una è come facciamo a sapere se possiamo colpire gli Heartless …»
Yugure, in risposta, evocò l’ Ala del Destino e la porse alla ragazza.
«Solo i Custodi e coloro che hanno un cuore puro possono maneggiare un Keyblade della Luce, e solitamente questi ultimi hanno anche la capacità di colpire gli Heartless.» spiegò il Keyblader.
Yumi annuì e prese il Keyblade, osservando sbigottita Yugure che mollava istantaneamente la presa come se la sua arma fosse bollente.
«Yugure?» fece Sora, incuriosito dal comportamento del suo “compare”.
L’ interpellato si girò verso il Custode della Catena Regale, e vedendo la sua espressione confusa, sorrise.
«Giusto, tu non lo sai … Un Custode del Keyblade può nominare un successore, se stringe l’ impugnatura del Keyblade assieme al pretendente. È stato così che Kairi e Riku hanno ottenuto la capacità di maneggiare un Keyblade.» spiegò.
«E io allora?» chiesero all’ unisono Sora e Jeremy.
Yugure rise piano.
«Per Jeremy non ne ho idea, ma per te, Sora … Non ti ricordi cosa accadde quando avevi quattro anni?»
«Cosa dovrei ricordare?» chiese Sora, socchiudendo gli occhi.
«Questo devi ricordarlo.» disse Yugure, sorridendo enigmatico.
«Ma allora volete proprio farmi venire la fobia delle memorie …» rise l’ Eroe del Keyblade
 
«Ehm, la mia seconda domanda …» li interruppe Yumi, imbarazzata nei suoi abiti di geisha.
«Oh, certo. Dimmi pure.»
«Per la scuola … insomma, due alunni che smettono di frequentare la scuola a metà anno non è normale …»
Yugure sbarrò gli occhi.
“Non ci avevo pensato.” Ammise con se stesso.
«Be’, potremmo chiamare i vostri genitori …» propose Sora.
«Sì, e che dico a mio padre? “Scusa, non posso più andare a scuola perché devo andare in giro per l’ universo a salvare altri mondi?”» ironizzò Jeremy.
«Potremmo spiegargli qualcosa … non tutto, naturalmente, ma qualcosa …» fece Yugure.
«Ecco, però io … non ho una famiglia …» sussurrò Aelita, afflitta.
«Ma quella ragazza, Sissi, non ti ha chiamato “Aelita Stones”?»
La ragazza sorrise triste.
«È un nome fittizio. Mi spaccio per la cugina canadese di Odd, ma in realtà ricordo poco o niente del mio passato.»
«In tal caso, la cosa si semplifica per metà.» asserì Yugure, battendo le mani.
«Per Aelita, possiamo semplicemente dire che si è trasferita da qualche parte, tipo in Belgio o che è tornata in Canada, dove parlano comunque francese, così non si desteranno troppi sospetti. Per Jeremy … be’, dovremmo chiamare almeno tuo padre e dirgli le cose come stanno …»
«Non sono d’ accordo. Mio padre è un uomo coi piedi per terra, non crede a magia e a cose del genere.» obiettò Jeremy.
«Meglio che sparire nel nulla senza spiegazione, no?» ribatté Sora.
Jeremy sospirò.
Voleva assolutamente tenere fuori suo padre da quella storia (anche perché era sicuro che, ammesso e non concesso che gli avesse creduto, non lo avrebbe mai lasciato partire), ma doveva ammettere che i due Custodi avevano ragione.
Con un lungo sbuffo, tirò fuori dalla tasca il cellulare.
 
«Vediamo se ho capito bene …» disse il signor Belpois, indicando suo figlio e il suo gruppo di amici.
«Voi avete trovato un supercomputer spento nella fabbrica abbandonata e l’ avete attivato, scoprendo così che al suo interno era programmato un mondo virtuale con dentro Aelita.» e volse lo sguardo verso la ragazza per un istante, per poi continuare «Dopodiché, invece di avvertire qualcuno, avete iniziato ad andare su questo mondo virtuale per impedire a X.A.N.A. di conquistare il mondo.» prese un bel respiro, prima di continuare.
«E su questa parte, per quanto sembri incredibile persino a me, vi credo. Ma per loro,» e indicò i due Keyblader «il discorso è diverso. Per quanto inverosimile sia il vostro racconto,» continuò, rivolgendosi direttamente ai due ragazzi «sono sicuro che non stiate mentendo e che non siate pazzi. Tuttavia, non posso permettere che il mio unico figlio vada in giro per i mondi a rischiare la propria vita.»
Erano tutti seduti nella camera di Jeremy (Yugure, chissà come, aveva “convinto” il preside a lasciar entrare lui, Sora e il gruppetto di Lyoko nella stanza dove i due Belpois stavano conversando), e alla fine, avevano optato per dire tutti la verità.
Non si aspettavano che il padre di Jeremy credesse a entrambi i loro racconti, ma erano preparati al fatto che il signor Belpois non avrebbe accettato tanto facilmente la decisione del figlio di partire con i due Keyblader.
«Papà, io devo partire con loro. Oltre ad avere un debito di gratitudine verso Sora e Yugure, ho comunque bisogno di diventare più forte …» evocò il Keyblade davanti agli occhi di suo padre. «Il Keyblade è un’ arma leggendaria che serve a proteggere tutti i mondi dall’ Oscurità. Sarei un vigliacco se restassi qui, al sicuro, mentre Sora e Yugure rischiano la vita per il bene di tutti.» prese fiato.
«Papà, so che per te non è facile. Ma se non partissi, non potrei più guardarmi allo specchio per la vergogna. E inoltre …» Jeremy si girò verso i suoi compagni di Lyoko e sorrise.
«Loro hanno rischiato la loro vita innumerevoli volte, su Lyoko, mentre io me ne restavo seduto comodamente sulla mia poltrona. Non sarebbe giusto nei loro confronti, se mi ritirassi adesso.»
«Einstein …» sussurrò Odd.
Il ragazzo fissò suo padre negli occhi.
«Fammi andare, papà. Per favore.»
Il signor Belpois sospirò stancamente, per poi guardare fuori dalla finestra.
«Sai …» iniziò.
«Ho sempre desiderato avere un figlio che, al momento giusto, sapesse decidere autonomamente da che parte stare.»
«Signor Belpois …» sussurrò Sora, contrito.
«E sia, Jeremy. Puoi … andare con loro.»
«Papà …» sussurrò Jeremy, per poi lanciarsi contro suo padre e abbracciarlo.
«Solo, promettimi di stare attento.» sussurrò il Belpois più anziano, stringendo a sé il Keyblader.
«Ottimo.» disse Yugure, alzandosi in piedi.
«In tal caso, sarebbe meglio se voi» e indicò i Guerrieri di Lyoko «mettiate in giro la voce che sia Jeremy che Aelita verranno trasferiti ad un altro istituto, magari in una città abbastanza lontana da qui, in modo che nessuno sospetti nulla. Partiremo immediatamente.» sentenziò.
«I - immediatamente? Cioè, adesso?» balbettò Ulrich.
Yugure annuì.
«Non abbiamo più motivo di restare, e più esitiamo, più per voi sarà difficile separarvi.» disse.
«Oh. Be’, allora …» mormorò impacciato Jeremy, prima che Odd, Ulrich e Yumi lo sommergessero in un abbraccio.
«Stai attento, Einstein.» sussurrò Yumi.
«Non fare nulla di stupido …» continuò Ulrich.
«E vedi di far tornare intera Aelita!» rise Odd.
Lo liberarono dal loro abbraccio, solo per fiondarsi su Aelita.
«Tu invece proteggi Jeremy.» sorrise Ulrich.
«È un po’ sbadato, dopotutto.» rincarò Yumi.
«Guardate che vi sento.» borbottò Jeremy.
«Oh, e ho fatto questo per voi due.» si ricordò Odd, iniziando a frugare nelle sue tasche.
«Ah! Eccolo!» esultò, porgendo ad Aelita un pacco rettangolare, che la ragazza squadrò curiosa.
«Che aspetti? Aprilo!» la incoraggiò Yumi.
L’ altra obbedì, e quando capì cosa c’ era dentro, trattenne il fiato per un istante.
Era un ritratto di loro cinque, tutti assieme, disegnato e colorato magnificamente.
«G- grazie …» sussurrò la ragazza, in lacrime.
In quel disegno avvertiva tutto l’ affetto che i suoi compagni provavano per lei.
«Jeremy, Aelita …» chiamò poi il signor Belpois, rimasto in disparte.
I due ragazzi si girarono.
«Sappiate che voglio bene ad entrambi. E sono certo …» disse, rivolgendosi ad Aelita «che sarai un’ ottima ragazza per mio figlio.» disse sorridente, provocando l’ imbarazzo di entrambi, che protestarono debolmente sul fatto che loro non erano fidanzati, scatenando l’ ilarità di tutto il gruppo di Lyoko.
«Pronti?» chiese poi Yugure, che dopo aver osservato quella scena si sentiva davvero fuori posto.
I due, ancora leggermente rossi in viso, annuirono.
 
«E allora andiamo.» sussurrò Sora, mentre evocava il Keyblade assieme a Yugure e Jeremy, puntandolo verso la Serratura apparsa sul muro.
«Statemi bene, mi raccomando!» gridò Ulrich.
«E venite a trovarci, se ne avete tempo!» rincarò Odd.
«Lo faremo!» promise Yugure, mentre la luce li avvolgeva completamente.
 
* l’ Autore entra timidamente *
Ehm, salve … prima che lanciate quei kunai no, non sono un miraggio … sono io …
Certo, sono in ritardo … e io che volevo iniziare a postare regolarmente ogni week end …
Però adesso non ho tempo per deprimermi … la scuola mi sta uccidendo T.T non sono passate manco tre settimane e già sto pensando a quanto mancano le vacanze di Natale … ç_ç
E poi mi stanno già sommergendo di compiti in classe (AAAAAAAAAAAAAAAHHHHHH!!!!) … cercate di capirmi …
Comunque il capitolo 8 è quasi (e sottolineo il quasi) pronto … quindi … pazientate ancora un po’, ok? Dovrei riuscire a postarlo Sabato o Domenica … al massimo Lunedì.
Detto questo, io vi saluto!
Con affetto,
Destyno 

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Capitolo 11
*** IX - Il Figlio di Satana ***


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IX - Il Figlio di Satana
 
«Cazzo, non finiscono mai!» gridò un ragazzo con una cresta gialla in mezzo ai capelli neri, per poi rivolgersi ad un suo compagno.
«Okumura, sbrigati a fare fuori questi cosi!» sbraitò, tentando inutilmente di purificare uno Shadow recitando un mantra.
«Smettila di sgridarmi, Bon! Sto facendo il possibile!» gli rispose l’ interpellato, falciando con una spada avvolta da fiamme blu un Novashadow.
«Be’, prova a farlo meglio! Come pensi di sconfiggere Satana se non riesci nemmeno ad uccidere delle ombre da quattro soldi come queste?» rispose il ragazzo chiamato Bon.
«Cosa?!? Almeno io riesco a colpirle, queste ombre!» gridò l’ altro.
«Ragazzi, non state a litigare …» tentò di riappacificarli un terzo ragazzo, basso, pelato e con spessi occhiali a dargli un’ aria da secchione.
«Stanne fuori, Konekomaru!» gridò Okumura, materializzando una palla di fuoco blu nella mano e lanciandola verso un gruppo di Rapsodia Blu.
«Ah, dannazione! Non voglio morire prima di essere riuscito a vedere le tette di Kirigakure - sensei!» dichiarò un ragazzo dagli strani capelli rosa, cercando di colpire un Heartless con il suo bastone (Non provate a pensare male è.é NdA) dorato, senza successo.
«Perché non provi a impegnarti seriamente, maniaco?» disse placidamente una ragazza dai capelli scuri avvolti in due codini e delle spesse sopracciglia, per poi tirare fuori dalla tasca due piccoli fogli di carta.
«Per grazia di Inari, dio dell’ agricoltura, la mia preghiera sarà ascoltata!» formulò, mentre dai fogli sbucavano fuori due byakko *.
«E questi cosa diavolo sono, Izumo?» gridò una delle volpi, saltando all’ indietro per evitare il calcio di un Soldato.
«Smettila di ciarlare, Mike! Moriyama, quanto ci mette il tuo famiglio ad erigere una fottuta barriera di alberi?» gridò Izumo, incitando l’ altra volpe ad attaccare.
L’ ultimo membro del gruppo, una ragazzina bionda vestita con un kimono chiaro, era seduta per terra, al centro del cerchio che i suoi compagni avevano eretto per proteggerla dagli Heartless.
«Avanti, Nii-chan. Io credo in te.» mormorò alle sue mani chiuse a coppa.
«Nii!» disse una voce proveniente dalle mani della ragazza.
All’ improvviso degli alberi si innalzarono dal terreno, distruggendo gli Heartless e creando una barriera a forma di cupola attorno ai ragazzi.
La ragazza bionda cadde a terra, tossendo sangue.
«N - nii …» disse un piccolo essere verde fatto di piante, cadendo anche lui a terra.
«Shiemi! Shiemi, stai bene!?» chiese Okumura, lanciandosi verso la ragazza.
«T - tranquillo Rin … sto bene …» ma nel dirlo tossì ancora una volta.
«Moriyama - san, non vorrei offenderti, ma dubito che questa barriera durerà ancora a lungo …» disse il ragazzo dai capelli rosa, avvicinandosi alla ragazza stesa a terra.
«Shima, non provare nemmeno a pensare di toccare Shiemi, o sarai il prossimo ad assaggiare Kurikara …» minacciò Okumura.
«Non mi permetterei mai, Rin - san! Non mi abbasso a certi livelli!» disse Shima, fingendosi scandalizzato.
«E poi lo so che Shiemi è la tua donna …»
«Fammi il favore, Shima, chiudi quella bocca!» imprecò Konekomaru.
«Il gattino (*) ha ragione, Shima. La situazione è critica.» sentenziò Izumo, squadrando con aria critica gli alberi, che stavano appassendo velocemente.
«R - Rin …» chiamò Shiemi, toccando leggermente la coda del ragazzo, che scattò all’ indietro.
«Shiemi, non ti sforzare.» disse Rin, facendogli bere un po’ d’ acqua.
«I - io …»
In quel mentre, la barriera si infranse e gli Heartless si avventarono contro la ragazza stesa a terra.
«Bastardi, non vi lascerò sfiorare Shiemi …» iniziò il mezzo demone, lanciando fiamme blu da ogni parte del corpo.
«Nemmeno con un dito!» gridò, distruggendo un bel mucchio di Neoshadow.
Però non ce la fece a contrastare i Darkball, che si avventarono su di lui senza che il ragazzo potesse reagire.
«Rin! RIN!» chiamò la ragazza, disperata.
Gli altri si stavano impegnando per difenderla, ma lei cos’ aveva fatto?
Nulla.
Tutto ciò che sapeva fare era curare e far crescere piante.
“NO! Non lascerò che Rin venga divorato da questi … questi cosi!”
Lo vuoi davvero?
“Chi sei?”
Sei davvero disposta a tutto, pur di salvare quel mezzo demone?
“ … Sì. Lo sono.”
Allora alzati e combatti.
Una luce sfolgorante esplose, spazzando via gli Heartless dal resto della piccola aula dove stavano combattendo.
Gli Heartless, accecati, scomparvero, lasciando dietro di sé solo una scia di pallide ombre.
«Uh?»
Tra le mani, Shiemi Moriyama stringeva un Keyblade.
 
«Ce l’ abbiamo fatta per tanto così.» disse Sora, avvicinando pollice e indice a mostrare una quantità infinitesimale, mentre con l’ altra mano lanciava un Curaga su un ragazzo ferito.
«Se fossi rimasto un secondo in più al gabinetto, tutte queste persone sarebbero morte.» disse Jeremy con aria di rimprovero, facendo un gesto con la mano ad indicare tutti i presenti.
La maggior parte di essi erano della stessa età di Sora, e dato che tutti indossavano la stessa divisa, Aelita intuì che erano capitati in un scuola.
«E adesso sarebbe colpa mia?» chiese Yugure con aria colpevole, lanciando un altro incantesimo curativo.
«SÌ!» urlarono contemporaneamente Sora e Jeremy.
E poi si sentì un battere di mani, che sembrava così stonato con l’ ambiente circostante (ragazzi feriti e studenti spaventati ovunque), che risuonò nel corridoio dove si trovavano come un tamburo.
«Grazie per il vostro aiuto.» disse un uomo dai capelli bluastri, vestito come un clown, interamente di rosa e di bianco, sorridendo beffardo e lasciando intravedere i canini leggermente appuntiti.
«Signor Faust! Co - cosa è successo?» chiese una ragazza, spaventata e accasciata a terra.
Il clown si girò, poi si chinò sul ragazza.
«Assolutamente nulla, Tomoe - chan. Tutti voi» continuò poi, alzando la voce e rivolgendosi a tutti gli studenti. «tornate nelle vostre stanze e poi andate a dormire. Tutto questo è stato solo un sogno.»
Lentamente, tutti gli studenti si alzarono ed eseguirono l’ ordine dell’ uomo misterioso.
«Ehi! Ma cosa diavolo- ?!?» sobbalzò Sora, quando il ragazzo che stava curando si alzò improvvisamente.
«Devo … andare a … dormire …» biascicò quello, come  ipnotizzato.
 Sora impallidì quando vide i suoi occhi, vitrei.
«Non è cosciente …» sussurrò.
“Che sia un incantesimo di controllo mentale? E se questo tizio fosse un Heartless?” si chiese, tenendosi pronto ad evocare la Catena Regale.
Yugure rimase immobile, continuando a fissare l’uomo, che ricambiava sorridendo beffardo.
Quando ogni studente se ne fu andato, però, scattò.
 
Ad una velocità incredibile, lanciò l’Ala del Destino verso l’ uomo, che però esplose a metà strada, creando una nube di fumo.
Quando essa si diradò, Yugure era dietro l’uomo, e gli puntava il Keyblade al collo.
L’ altro continuava a sorridere beffardo, incurante della lama che premeva contro la sua gola.
«Interessante. Davvero, molto interessante. Hai creato un diversivo facendo esplodere il tuo Keyblade, e poi ti sei teletrasportato dietro di me, approfittando della nube creatasi.»
A quelle parole, anche Sora materializzò il Keyblade, e lo puntò verso il cosiddetto Faust.
«Chi sei tu? E cosa sai dei Keyblade?» chiese Sora con aria minacciosa, creando una sfera di luce sulla punta della Catena Regale.
«Io? Chi lo sa …»
La magia della luce volò attraverso il corridoio, schiantandosi ai piedi di Faust, creando una piccola spaccatura nel terreno, e Yugure rafforzò la presa sul suo Keyblade.
«Non ti conviene giocare con noi, Faust. Ho avvertito chiaramente un potere molto simile all’ Oscurità, mentre parlavi ai quei ragazzi. Chi sei veramente?»
A sentire Yugure parlare così, Jeremy e Aelita rabbrividirono.
Era una versione di Yugure che non avevano mai visto: cinica e crudele, pronta ad uccidere senza alcuna remora.
«Gli studenti di questa scuola mi conoscono come Johan Faust V … ma voi potete chiamarmi Mephisto Pheles.»
La lama della chiave premette con più forza contro la gola di Mephisto.
«Mephisto Pheles … Mefistofele. Uno dei tanti nomi di Satana. Sei un demone?»
«Oh, ma che bravo, mi hai scoperto subito … non mi aspettavo nulla di meno da te, Yugure Tasogare.»
«Stai giocando con il fuoco, Mephisto. Come conosci il mio nome? Cosa sei tu, esattamente?»
Il demone sorrise.
«Stai parlando con uno degli otto re di Gehenna, il più potente dopo Satana. Io sono Samael, il Re del Tempo. Ho risposto alla tua domanda?» chiese beffardo Mephisto.
«Il fatto che tu sia il Re del Tempo non giustifica il fatto che tu conosca me. Non costringermi a fare il cattivo, anche io sono in grado di manipolare il Tempo.»
Samael sorrise, mettendo nuovamente in mostra i suoi canini appuntiti.
«Diciamo solo … che ho un contatto diretto con il Destino.»
«MEPHISTO!!!» urlò una nuova voce, irata, stroncando sul nascere la nuova domanda di Yugure.
«Oh! Okumura - kun, come stai?» chiese l’interpellato, correndo incontro ai sei nuovi arrivati.
«Ehi! Cos- ?» fece Yugure, spostando freneticamente lo sguardo dal clown al posto dove stava un istante prima, trovandolo vuoto.
«Forse te lo saresti dovuto aspettare, da uno che manipola il tempo.» rise Aelita.
Nel frattempo, un ragazzo con una spada a tracolla stava sbraitando contro l’uomo - anzi, il demone, si corresse Sora.
«Mephisto! Dove cazzo sono finiti mio fratello e Kuro?!? E che cavolo erano quelle … ombre?!» urlò, senza curarsi degli altri presenti.
«Hai detto ombre?» chiese Sora, allarmato.
«Alcune di queste ombre avevano un simbolo simile ad un cuore incatenato?» chiese, sudando freddo.
Il ragazzo si interruppe.
«Sì. Come lo sai?»
«Merda! Dove sono andati?»
«Sono spariti tutti in una strana luce. Rin - san stava per morire, e poi …» iniziò un ragazzo dai capelli rosa.
«Poi mi sono ritrovata in mano questo …» balbettò una ragazza bionda e piuttosto bassa, dagli occhi verdi.
Tese la mano destra e, con uno scintillio di luci, apparve un Keyblade.
Il manico era di semplice legno verde, che poi cresceva e diventava un arbusto, e terminava con una rosa candida.
Dal manico partiva poi una piccola catenella fatta di foglie, che terminava con una fiamma di colore bluastro.
Yugure spalancò la bocca.
«Nomura, questa me la paghi …» sussurrò, meditando vendetta contro l’uomo che l’ aveva spinto a credere che esistesse un solo Custode del Keyblade.
«Voi … chi siete?» chiese una ragazza con i capelli scuri legati in due codini, preparando due foglietti.
«Non vogliamo farvi del male.» la calmò Aelita.
«Lei è Aelita Stones, lui è Jeremy Belpois, io sono Yugure Tasogare e lui è Sora … mio fratello Sora Tasogare.» mentì in fretta Yugure.
«Yugure ma io non son - ahi!» gemette Sora, quando Jeremy gli pestò il piede.
«Sora, ovviamente ti sentì male. Non ti ricordi che Yugure è tuo fratello?» fece il francese, strizzandogli l’ occhio.
«Oh! Sì, certo … scusate, ogni tanto ho delle piccole amnesie … hehe.» ridacchiò nervosamente.
«E sono tutti Custodi del Keyblade, eccetto me.» fece Aelita, mentre i ragazzi evocavano i rispettivi Keyblade per dimostrarlo e contemporaneamente per allontanare eventuali sospetti da Sora.
«Quindi questo è … un Keyblade?» chiese curiosa la ragazza, squadrando la sua arma con aria critica.
«Esatto. Voi invece siete?»
«Rin Okumura, ma potete chiamarmi semplicemente Rin.» disse il ragazzo che prima sbraitava contro Mephisto e che, notò uno sbigottito Yugure, aveva una lunga coda che arrivava fino a terra, dei canini simili a quelli di Mephisto e le orecchie leggermente appuntite.
«Io sono Shima …» disse il ragazzo dai capelli rosa, squadrando malizioso Aelita.
«Se sfiora Aelita lo ammazzo.» sussurrò Jeremy a Sora a denti stretti, mentre il Keyblader delle Isole sorrideva leggermente.
«Izumo Kamiki.» si presentò la ragazza con i codini e le sopracciglia folte.
«I - io sono Konekomaru …»  balbettò il ragazzo pelato.
«Bon.» disse rigidamente quello con i capelli tinti di giallo e i piercing all’ orecchio.
 «I - io so - sono Shiemi Moriyama.» balbettò la neo Custode, rossa in viso.
«Oh, e detto tra noi, Okumura - kun è il figlio di Satana!» rivelò Mephisto, “bisbigliando” ad alta voce l’informazione nell’ orecchio di Aelita.
«Ma … Mephisto!» fece Rin, guardando ora Mephisto seriamente incazzato, ora i nuovi arrivati, temendo che finissero per discriminarlo a causa della sua natura per metà demoniaca.
«Non serve che ti preoccupi, Rin. L’avevamo già intuito.» lo rassicurò Yugure, per nulla preoccupato.
Bon si guardò intorno, leggermente confuso.
«Pheles - sama, dove sono Kirigakure - sensei e Okumura - sensei?»
Il demone si sbatté una mano sulla fronte, come se se lo fosse dimenticato.
«Giusto! Sono stati rapiti da un Heartless gigante. Sbrigatevi a salvarli!» disse, per  poi svanire in una nuvoletta di fumo rosa.
«Quel clown! Se lo prendo vedi che gli faccio!» borbottò Rin.
Yugure fissò i suoi compagni di viaggio, poi Shiemi.
«Shiemi, vieni con noi. Solo i Custodi del Keyblade possono colpire gli Heartless, e potremmo aver bisogno del tuo aiuto per sconfiggere questo qui.» le propose, e lei, dopo un attimo di esitazione, annuì.
«O - ok.»
«Ehi, ehi, aspetta un attimo! Io vengo con te!» protestò Rin.
«Puoi colpire gli Heartless?» gli domandò Sora a bruciapelo.
Il ragazzo annuì.
«Allora vieni, e non perdiamo altro tempo! Avverto un’ enorme Oscurità, poco lontano da qui!» gridò Yugure, prendendo Shiemi e Rin per un braccio e trascinandoli fuori dalla scuola, ad affrontare, probabilmente, la battaglia più dura della sua vita.
 
(*) Per chi non lo sapesse, “neko” vuol dire gatto in giapponese.
* I byakko, per chi non conoscesse la mitologia giapponese, sono delle volpi, spesso associate alla figura di Inari, dio dell’agricoltura e dei campi.
 
Be’, alla fine sono stato coerente.
Vi avevo promesso che sarei riuscito a pubblicare Domenica, e alla fine ce l’ ho fatta …
 
Con una settimana di ritardo.
Ma non è tutta colpa mia! Il mio computer era sotto sequestro Ç______Ç
By the way, questo capitolo è dedicato a Devilangel476, che mi ha dato un’idea che ha cambiato buona parte del corso della storia … quindi potrebbero esserci delle piccole incongruenze, siete avvisati!

Inoltre, per chi non conoscesse il manga (ovvero tutti) che è ambientazione di questo capitolo, cliccate qui per andare sulla pagina di Wikipedia di Ao no Exorcist.

 

Ed ora! La sorpresa più grande di tutte: dopo ore di lavoro posso finalmente

mostrarvi il parto della mia mente malata!

Ecco a voi … l’ Ala del Destino!
 
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È una ca**ta mondiale, ma guardate bene i passaggi che ho fatto per crearla:
- Ho scaricato un’ immagine del Lontano Ricordo;
- Ho scaricato un’ immagine del Portafortuna;
- Ho tagliato il manico del Lontano Ricordo;
- Ho tagliato il coso in mezzo del Portafortuna;
- Ho scaricato l’ immagine di due ali di drago (tatuaggio);
- Ho tagliato quell’ immagine, lasciando solo un’ ala;
- Ho messo tutto su Power Point;
- Ho poi copiato e incollato su Paint;
- Sono tornato su Power Point, ho ruotato l’ ala del drago e poi l’ ho ri - incollata su Paint;
- Ho messo tutto a posto (USANDO PAINT!!);
- Per 3 (tre) ore ho cercato su internet un Keyholder abbastanza figo (e c’ho trovato solo i portachiavi di KH, giustamente), e alla fine ho trovato solo quello, e ci ho messo altre 2 (due) ore per metterlo al posto giusto.
 
Adesso che sapete, ve la sentite di giudicarmi? XD
 
Comunque GIURO che dal prossimo capitolo gli aggiornamenti saranno più regolari.
 
Con affetto (se non avete deciso di trucidarmi nel frattempo),
Destyno.

P.S.: Mi scuso per la grande presenza (per i miei standard) di parolacce, ma è così che parlano i personaggi del manga. Se ciò ha dato fastidio a qualcuno, mi scuso profondamente. Non era mia intenzione.

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Capitolo 12
*** X - Per te ci sarò sempre ***


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X - Per te ci sarò sempre
 
«Non puoi rallentare, Yugure?» chiese Sora, correndo come un forsennato per stare dietro al Keyblader della Terra.
“Come diavolo fa? Anche Rin, che ha sangue demoniaco nelle vene e dovrebbe essere più resistente di un comune mortale, fa fatica a stargli dietro.” Disse, fra sé e sé.
«Giusto.» concordò il ragazzo, per poi alzare una mano, senza smettere di correre.
«Aeroga: Infinite Acceleration!»
Folate di vento si raggrupparono attorno alle gambe degli altri ragazzi, aumentando la loro velocità.
«E mo’ che è sta roba?» chiese Rin.
Ma Yugure non aveva ancora finito.
«Graviza: Gravity Reduction!»
E improvvisamente Aelita si sentì talmente leggera che per un attimo pensò di poter volare …
Un momento … volare?
Si diede una manata sulla fronte.
“Sono proprio scema!” pensò, per poi sussurrare la password che avrebbe sprigionato i suoi poteri.
«Lyoko Form
Un bozzolo di luce rosata l’avvolse, e quando sparì si ritrovò nella tuta che indossava quando si trovava su Lyoko.
Aveva di nuovo le orecchie da elfa e i segni sul viso, ma si sentì rassicurata quando vide il bracciale che Jeremy le aveva regalato, la stessa stella che pendeva alla fine del Code: Zero.
«Wow.» sussurrò Shiemi, leggermente invidiosa della sua indipendenza. Lei infatti si trovava tra le braccia di Rin, dato che il kimono che indossava non le permetteva di correre per bene.
Ma alla fine, doveva ammettere la piccola esorcista, non le dispiaceva affatto stare tra le braccia del mezzo demone.
Appena si rese conto di cosa aveva pensato arrossì vistosamente, ma nessuno lo notò, per sua fortuna.
Nel frattempo, il bracciale di Aelita si era attivato, e aveva creato due traslucide ali rosa, e con esse spiccò il volo.
«Non dovremmo essere un tantino più discreti?» chiese Sora, che era riuscito a raggiungere Yugure grazie ai suoi incantesimi.
«Quello era lo stile dell’Organizzazione XIII. Non mi pare che durante il tuo primo viaggio, tu sia stato l’ emblema della furtività. Hai distrutto la tana del Babau, nella Città di Halloween, o sbaglio?» lo prese scherzosamente in giro Yugure.
Sora arrossì vistosamente.
«Ero più immaturo all’epoca! E poi cos’è questa storia che noi due siamo fratelli?»
Fu il turno di Yugure ad arrossire.
«Non avevo molta scelta. Nella maggior parte dei mondi, le persone hanno un nome e un cognome, e tu non ce l’hai, un cognome. Questo poteva destare troppi sospetti, in un mondo del genere. Fortunatamente, abbiamo tratti somatici abbastanza simili da essere scambiati per fratelli, o al massimo per cugini. E poi» aggiunse, con una nota di amara ironia «per quanto ne so, potrei esserlo davvero, tuo fratello.»
Sora non ebbe tempo di ribattere, perché il Custode dell’Ala del Destino li avvisò, concentrato:
«Attenti. Avverto un forte odore di Oscurità nelle vicinanze.»
L’aveva appena detto, che un Behemot spuntò in mezzo alla strada, causando il panico.
«Yugure, fammi un favore e taci.» borbottò Sora.
«Non hai il tempo di lamentarti, Sora! Dammi la mano, non posso trasportare tutta questa gente solo con la mia magia!» ordinò l’ altro.
Sora, anche se perplesso, obbedì.
Una piccola scintilla di energia bianca saettò dalla mano di Sora verso quella di Yugure.
«Transferga
Uno sbuffo di vento, e tutte le persone scomparvero, lasciando soli i Custodi.
«E ora veniamo a noi …» sussurrò Yugure, squadrando quello che era il loro avversario.
Ad uno sguardo superficiale, era identico ad un Behemot, ma aveva delle fiamme giallo oro sulle gambe e le corna più grandi erano dorate.
«E che diavolo è quello?» chiese sbigottito Jeremy.
«Siate cauti, è un Behemot Rex, uno degli ossi più duri che io abbia mai affrontato. Ha un unico punto debole, quel piccolo corno nero centrale. Colpitelo lì con tutta la forza che avete.» li informò Sora.
«Ma bravo, Sora, vedo che te ne ricordi …» rise un voce, ben conosciuta ai due Custodi più esperti.
«Master Xehanort! Fatti vedere, vigliacco!» gridò Sora, guardandosi in giro nel vano tentativo di individuare il vecchio Cercatore dell’Oscurità.
«Di chi parlate?» chiese Rin, dando voce alla domanda di tutti gli altri, salvo poi essere interrotto da un raggio di energia oscura proveniente dalla bocca del Behemot.
«Xehanort. È il Cercatore dell’Oscurità, ha cercato di distruggere tutti i mondi e accedere a Kingdom Hearts e in seguito crearne uno artificiale raccogliendo i cuori … o meglio, questo l’hanno fatto il suo Heartless, Ansem, e il suo Nessuno, Xemnas … senza contare che ha anche cercato di rubare il mio corpo per farne il suo tredicesimo servo.» spiegò Sora, schivando un altro attacco del Behemot.
«E non dimentichiamoci che ha fatto piombare i mondi nel caos, quando separò Vanitas da Ventus cercando di ricreare il χ-blade, creando i Nesciens …» aggiunse Yugure.
«Che?» fu il commento di Sora.
«Te lo spiegherò, un giorno.»
«Grazie dei complimenti, Custodi del Keyblade …» ghignò beffarda la voce.
«Ma chi abbiamo qui … due nuovi prescelti … Jeremy Belpois e Shiemi Moriyama … sarà divertente trasformarvi in Heartless …»
«Non ci pensare nemmeno, Xenort o come ti chiami! Se provi anche solo a toccare Shiemi assaggerai le fiamme dell’ Inferno, e non in senso metaforico!» urlò il mezzo demone, cercando la fonte di quella voce misteriosa, inutilmente.
«Stavolta non ti lascerò fuggire, Cercatore dell’Oscurità.» sussurrò Yugure.
Poi unì le mani a coppa.
«Darkaga: Revelation.»
Una sfera nera si formò tra le sue mani, per poi esplodere ed espandersi nell’area. Il Behemot si agitò, ma rimase fermo, in attesa.
«Ti senti potente, Yugure Tasogare, per il fatto di saper usare in questo modo la magia? Sarà meglio insegnarti un po’ di umiltà.» disse Xehanort, apparendo alle spalle di Yugure.
«Vediamo come te la cavi se non puoi usare la magia!» gridò, evocando il Keyblade.
Poi un dolore lancinante trafisse lo stomaco di Yugure.
Guardò in basso, e il fatto si sapere cosa ci avrebbe trovato, stranamente, non diminuì il dolore e il disgusto che provava.
La punta del Keyblade di Xehanort spuntava fuori dal suo stomaco.
Trattenne la voglia di vomitare, quando vide il suo sangue cadere e sporcare il terreno.
«YUGURE!»
«Ciao ciao.» ghignò Xehanort.
Sfilò il Keyblade in un’unica mossa, e il dolore mozzò il fiato del Keyblader.
Poi cadde sulle ginocchia, con la vista che già gli si appannava.
Il Behemot caricò.
Il buio avvolse gli occhi di Yugure prima che toccasse terra.
 
 
 
Una ragazza magra, dai lunghi capelli neri, che brandiva una grande spada dello stesso colore.
 
Un marciapiede nero - violaceo.
Case di colori scuri.
 
«Come ti chiami?»
«Non ho un nome.»
«Allora te ne darò uno io. Che ne dici di … Sheherazad?»
 
 
 
Il ragazzo tornò a respirare e lentamente aprì gli occhi.
 
«Yugure! Stai bene, grazie a Dio!» disse Aelita, abbracciandolo.
«Do - dove ci …?» chiese il Keyblader, ancora stordito.
Si trovava in una stanza semplice, steso su un letto.
Provò a muoversi, ma anche solo alzare il braccio gli costava un dolore incredibile.
Con sgomento si rese conto che tutta la parte superiore del suo corpo era bendata pesantemente, e che Sora, Aelita e Jeremy erano al suo capezzale, accompagnati dal mezzo demone e dai compagni di classe di Rin.
«Siamo all’Accademia della Vera Croce. Siamo riusciti a sconfiggere il Behemot, non preoccuparti.» Lo tranquillizzò Jeremy.
«Ma … io … uhm, come ho fatto a sopravvivere? Xehanort mi aveva …» chiese Yugure perplesso.
Rin abbracciò la neo Custode, che arrossì vistosamente.
«È grazie a Shiemi se non sei finito all’altro mondo. È stata fantastica! Ti ha lanciato addosso una specie di globo verde, che ha fermato l’ emorragia e poi è rimasta a difenderti mentre Sora e noi altri combattevamo contro quell’Heartless.»
«Da … davvero? Grazie … Shiemi …» biascicò Yugure a fatica, facendo arrossire ancora di più la ragazza.
«Adesso basta, ragazzi. Deve riposare.» intervenne una nuova voce, annunciando l’ entrata di un ragazzo.
Aveva i capelli e gli occhi neri, sormontati da un paio di occhiali, dall’ aria autoritaria, nonostante non fosse molto più grande di Sora.
 Aveva un bicchiere d’ acqua in mano.
“E perché l’ho notato?” si chiese Yugure, ancora stordito.
«Ma -!» tentò di protestare Rin.
«Niente ma. Sono io il medico qui e questo ragazzo ha bisogno di riposo.» ribatté prontamente l’altro, stroncando sul nascere la protesta del demone.
«Avanti, Rin. Tasogare - kun deve riposare.» sussurrò Shiemi, conducendo il ragazzo fuori dalla stanza, stranamente arrendevole.
«Arrivederci, Okumura - sensei.» fecero anche i compagni di Rin, salutando il Keyblader ferito con un gesto della mano.
«Andate anche voi.» ordinò il ragazzo occhialuto ai compagni di viaggio di Yugure.
«Ok …» acconsentì Sora di malavoglia, salutando anche lui il suo recente amico e uscendo dalla stanza, seguito da Jeremy ed Aelita.
«O … Okumura? Sei tu il … fratello di Rin?» chiese il Custode dell’Ala del Destino, quando furono soli.
Il ragazzo tacque un momento, cercando qualcosa nelle tasche della sua divisa.
« … Sì, sono io.»
«Come … ti chiami …?»
«Yukio.»
Rispose il ragazzo, prendendo una boccetta di polvere bianca (no, non è quello che pensate voi >_> ma comunque mai accettare polverine bianche misteriose dagli sconosciuti .__.  NdA) e versandola nel bicchiere.
Yugure sorrise debolmente.
«Non sembri … essere il fratello minore.»
Il ragazzo non rispose, mischiando l’acqua con un cucchiaino.
«Questo sonnifero ti garantirà sonni tranquilli.» disse, porgendoglielo.
«Grazie … Yukio.» sussurrò Yugure.
Poi avvicinò il bicchiere alle labbra e ne mandò giù il contenuto tutto d’un sorso.
Poi posò la testa sul cuscino e tutto perse la sua importanza.
 
 
«Dici che si riprenderà, Jeremy?» chiese Aelita, torturando un innocente stelo d’erba all’ ombra di un albero del parco dell’ Accademia della Vera Croce.
«Certo che si riprenderà, Aelita. Yugure è uno tosto si rimetterà in pochissimo tempo!» la rassicurò il ragazzo.
«Ancora non mi sembra vero, sai? È successo tutto così di fretta … tu che ricevi il Keyblade, Yugure che ci porta qua, e ora lui che sta così … ferito. E noi non possiamo nemmeno vederlo …» sussurrò la ragazza dai capelli rosso fuoco, con sguardo un po’ triste.
«Già …» disse Jeremy, non trovando nulla di più intelligente da dire.
Accadeva spesso, quando Aelita gli stava vicino. Il suo cuore iniziava a battere all’impazzata, e spesso e volentieri le sue guance si coloravano di rosso.
A dir la verità, questo era accaduto anche la prima volta che l’aveva vista, nello schermo del supercomputer della fabbrica, quando l’aveva chiamata Maya.
«Secondo te come stanno Yumi e gli altri?» chiese la ragazza virtuale, con lo sguardo perso nel vuoto.
Affidandosi all’istinto, il giovane la strinse in un abbraccio, diventando suo malgrado color porpora.
«Sono convinto che stanno bene.»
Aelita non si sottrasse a quel contatto inaspettato, anche se raggiunse la stessa tonalità dei suoi capelli.
«Jeremy …» e in quella semplice parola, lui aveva intuito la sua paura e la sua insicurezza, per tutto.
La paura di scoprire, alla fine, di non essere altro che un mero programma di Lyoko, che l’affliggeva da sempre.
La paura di non poter più rivedere il Kadic e i suoi amici.
La paura, insostenibile per Aelita, di perdere, per sempre, lui.
«Aelita, non devi preoccuparti. Io sarò sempre accanto a te. Sempre. Capito?»
 
Sora si sdraiò sul letto, abbandonandosi alla morbidezza del materasso.
Mephisto era stato davvero gentile ad accettare ad ospitarli fino alla riabilitazione completa di Yugure, ma Sora non si fidava completamente di lui.
Anche prima che Yugure lo dicesse, infatti, anche lui aveva avvertito una vaga sensazione di oppressione alla bocca dello stomaco, la stessa che aveva avuto quando Xehanort era venuto allo scoperto.
Sospirò.
Poi infilò la mano in tasca, estraendo il suo portafortuna di conchiglie di thalassa.
«Ehi, Kairi.» cominciò.
Era una cosa che faceva quando si sentiva troppo oppresso dal suo ruolo, quello di Custode della Chiave. Allora prendeva il portafortuna che gli aveva donato Kairi e le parlava. Come se lei fosse lì, con lui.
«Ultimamente sono successe un sacco di cose strane. Ho visto nuovi mondi, ho incontrato Yugure …» si interruppe un secondo.
«Lui … è strano, Kairi. Ma in senso buono. Lui è speciale. Lo conosco solo da quanto? Tre giorni? Eppure già siamo legati. Per certi versi mi ricorda Riku. Sono entrambi molto forti, ma Yugure è più … boh. Quando combatte è freddo e spietato, ma fuori dal campo di battaglia è anche piuttosto affabile. So che mi nasconde qualcosa. Molte cose, anzi. Ha già accennato ad un ragazzo manipolato da Xehanort a combattere la sua parte oscura, e mi ha lasciato intendere che ha qualcosa a che fare con me. Forse … ha a che fare anche con quelle due persone che ho visto nel mio sogno, al posto tuo e di Riku.»
«Mi manchi, sai? Non vedo l’ora di finire con questa storia, così tornerò a casa … assieme a te.» arrossì, un po’ senza motivo.
«Continua ad aspettarmi, Kairi. Io tornerò, stanne certa.»
«Ti amo.»
 
 
«Quindi adesso … dovrai partire?» chiese Rin, con sguardo frustrato.
«S - sì. Io voglio diventare più forte, Rin.» disse la piccola esorcista.
Rin era lì, a casa sua, intento a prepararle la cena.
Sua madre era fuori e lei, totalmente negata per la cucina, era stata tentata di ordinare qualcosa per telefono, quando, per caso o per destino (* fischietta con aria indifferente * NdA), si era ritrovata Rin davanti alla porta, che aveva urgenza di parlarle.
Poi aveva deciso di unire l’utile al dilettevole, preparandole la cena.
Shiemi si era imbarazzata molto quando lui l’aveva proposto - le pareva troppo romantico e, di conseguenza, imbarazzante - ma alla fine non aveva saputo dir di no al ragazzo.
«E se rimanessi ferita? Shiemi, non potrei sopportarlo.»
Shiemi si sentì ferita da quelle parole.
Implicitamente, il demone aveva riaffermato la sua inutilità, più volte messa in luce dalle situazioni dove i giovani esorcisti si andavano a ficcare.
«Cosa credi, Rin? Che non sappia difendermi da sola?» chiese gelida la ragazza.
Avvertendo il cambiamento del suo stato d’animo, Rin si affrettò a cambiare registro.
«Non era questo che volevo dire. Shiemi, io non voglio che tu ti faccia del male. Permettimi …» deglutì «permettimi di venire con te.»
Shiemi sgranò gli occhi.
Poi scosse la testa.
«Rin … tu non puoi venire con me. Non sei un prescelto del Keyblade …»
«E allora? Nemmeno quella ragazza lo è, eppure ha seguito quell’altro ragazzo dal nome strano.»
Shiemi esitò.
«Era diverso, Rin. Loro due si amano, solo che non se ne sono ancora accorti …»
«Tutto qui?» chiese il ragazzo, smettendo di affettare verdure.
«Cosa?»
«Perché a questo …» si girò e arrossì.
«posso facilmente rimediare.»
Detto questo, si avvicinò alla ragazza e prese il suo viso tra le mani, costringendola a stare vicino - troppo vicino - alle sue labbra.
«R - Rin! Co - cosa …» fece la ragazza, diventando color amaranto.
«Shiemi … io …»
“Coraggio, Rin! Dillo!”
«io …»
“Avanti Rin! Lo so che sai cosa devi dirmi …”
«io ti …»
Shiemi non ce la fece più.
Gettando al vento, per un istante, tutto il suo pudore, annullò la già breve distanza che li separava, poggiando le sue labbra su quelle del ragazzo.
 
 
Quando rientrò la madre di Shiemi quasi le venne un infarto.
 
 
Destyno (l’altro, non io): Kya kya kyaaaaaa! * fanboyeggia (???) spiando Rin e Shiemi *
Autore: E lui sarebbe la parte più dura e acida di me? Stiamo freschi …
Destyno: * lo ignora e si rivolge a Rin * Allora? Come hai passato la notte? * finge di non sapere *
Rin: * color rosso fuoco * B - bene, perché?
D: Mah, così, per sapere … * ammicca *
R: * color amaranto * Perfetto, adesso che lo sai vattene! * lo spinge via *
S: * suona la Marcia Nuziale all’organo * Ehi, signor mezzo demone, a quand’è il matrimonio?
A: Sora, da quando sai suonare l’ organo?!?
S: Sai com’è … a volte mi annoio e così ho deciso di seguire un corso serale …
Yugure: Autore, sei malvagio T^T perché mi fai questo?
A: L’hai detto, sono malvagio.
D: La definizione esatta sarebbe “stronzo oltre l’umana immaginazione”: si può dedurre infatti, da queste bozze di capitoli, che-
A: * gli sbatte sulla faccia un cartello con su scritto “NO SPOILER!!!” a caratteri cubitali illuminati al neon * TU non parlerai, capito?!?
D: Ok, ok, non ti scaldare … Comunque, secondo te è piaciuto questo capitolo?
A: Se conoscessi il futuro, Destyno, sai quanti votacci mi sarei risparmiato??
D: E per il titolo?
A: Ma mi stai esponendo il tuo pensiero o mi stai intervistando? Comunque … la parte centrale del capitolo è dedicata agli innamorati …
S: E io che c’entro allora?
D: Stai tranquillo che c’entri, Sora, c’entri … non credere che non sappiamo cosa ti lega a Kairi …
S: * tonalità pomodoro * L - lei è la mia migliore amica …
A: * gli da una pacca sulla spalla * Sì, sì, ci crediamo tutti …
J: Sai, Sora, di solito una persona non si ficca un Keyblade nel cuore solo per una “migliore amica” …
S: Sai, Jeremy, di solito io non faccio male alle persone, ma oggi ho una bizzarra voglia di strangolare i ragazzi con gli occhiali, biondi, francofoni e possessori del Keyblade …
J: Oh - ho …
* si azzuffano *
Y: Ehi, un po’ di rispetto! Sono malato, che diamine!
D: Meglio chiudere qui, prima che la cosa degeneri.
A: Una volta tanto siamo d’accordo.
Allora vi salutiamo! Buon Halloween a tutti!
Con affetto,
Destyno
* si trasformano in pipistrelli e volano via * 

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Capitolo 13
*** XI - Il sigillo. La visita a Yen Sid. ***


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XI - Il sigillo. La visita a Yen Sid.
 
«Ehi, Sora, posso camminare anche da solo.» protestò uno Yugure piuttosto contrariato.
Ma l’Eroe del Keyblade scosse la testa, lapidario.
«Hai sentito Yukio. Sei ancora convalescente e non devi fare sforzi. È già tanto se ti ha concesso di camminare un po’.»
«Sora, sono passati tre giorni da quando mi sono ripreso! Non potrei godere di un po’ di indipendenza?»
«Assolutamente no. La ferita si sarà anche cicatrizzata, ma non si scherza con i Keyblade dell’Oscurità. Uno sforzo eccessivo potrebbe causare un’emorragia, o peggio.»
Yugure sbuffò.
«Possiamo andare a mangiare almeno? È quasi mezzogiorno, e ho fame…» brontolò il Custode dell’Ala del Destino.
«E va bene. Ma andiamo piano.» concesse Sora, offrendogli il braccio.
Yugure sbuffò nuovamente, per poi appoggiarsi al compagno.
“È strano vedere Yugure così dipendente dagli altri. Fino a poco tempo fa era così sicuro di sé…” i pensieri di Sora vennero interrotti da un sommesso gemito.
«Yugure cosa c’è?!? La ferita si è riaperta?!» chiese il ragazzo ansioso.
«N - no… è solo un vecchio ricordino di un Neoshadow che ha deciso di farsi rivedere…» balbettò Yugure, mentre il polpaccio sinistro iniziava a sanguinare.
«Tranquillo, lo curo da solo. Cura.» sussurrò il Keyblader della Terra.
Non accadde nulla.
Yugure si accigliò.
«Cura.» ripeté.
La ferita continuò a sanguinare, come a prenderlo in giro.
«Curaga!!» urlò, senza esito.
«Forse è troppo presto per usare la magia. Faccio io.» lo rassicurò Sora, lanciando la magia e arrestando il flusso di sangue.
«Sì… forse hai ragione…» mormorò Yugure.
Ti senti potente, Yugure Tasogare, per il fatto di saper usare in questo modo la magia? Sarà meglio insegnarti un po’ di umiltà.
Le parole di Xehanort riaffiorarono nella mente di Sora, prepotenti.
Cosa voleva dire?
Spinto da un’intuizione improvvisa, parlò.
«Yugure.» chiamò, preda ad un oscuro presentimento.
«Mh?» rispose l’altro, ignaro.
«Fammi controllare la cicatrice.»
«Non serve, Sora, se si fosse riaperta me ne sarei accorto.»
«Fallo!» ordinò, angosciato.
Yugure, stranito dal comportamento del ragazzo, obbedì.
Quando Sora controllò la ferita impallidì così tanto che Yugure temette che non avesse più sangue nelle vene.
«Lancia un incantesimo, Yugure.»
«Ma-»
«ADESSO!» ordinò ancora, con il terrore dipinto negli occhi.
Sconvolto dal comportamento dell’amico, il Keyblader obbedì.
«Fire.» disse, senza che nulla accadesse.
Quando Sora tornò a fissarlo, aveva un’espressione indecifrabile.
«Un sigillo.» sussurrò.
«Cosa?»
«Xehanort ti ha sigillato. Guarda.» disse, indicando la ferita.
Yugure la guardò, e si spiegò il terrore di Sora.
Perché, al posto della cicatrice che avrebbe dovuto esserci, c’era un’enorme X nera, con un occhio azzurro al centro, lo stesso sul Keyblade di Xehanort.
«No… no, non è possibile…» sussurrò il ragazzo, impallidendo.
«Se è un sigillo di Oscurità, forse la Luce può migliorare la situazione. Dobbiamo andare da Yen Sid, immediatamente.» disse l’Eroe del Keyblade,
Yugure non rispose, ancora sconvolto, e si lasciò trascinare via.
 
 
«E questa sarebbe… una Serratura?» chiese dubbiosa Shiemi, fissando la lucente serratura apparsa nell’aria.
«Già.» disse Jeremy.
Dopo aver battuto il Behemot Rex, Sora aveva chiuso la Serratura, ma non c’era stato il tempo di spiegare bene a Shiemi il ruolo di un Custode, viste le condizioni di Yugure.
Adesso che si era ripreso, però, era toccato a Jeremy spiegare alla nuova eletta dal Keyblade il ruolo di un Custode del Keyblade.
«Ed è l’unico modo per viaggiare tra i mondi, giusto?» chiese ancora la ragazza.
«A meno che tu non abbia una Gummiship o non sia in grado di usare l’Oscurità per aprire i varchi, sì, è l’unico modo.» confermò il francese.
«Grazie, Belpois - san.» disse lei, sorridendo sincera.
Il ragazzo arrossì vistosamente.
«Ti prego, chiamami solo Jeremy…» balbettò.
In quel momento arrivò Aelita.
«Jeremy, hai per caso visto Sora? Non riesco a trovarlo.» disse, mascherando abilmente la piccola scintilla di gelosia che si era accesa quando aveva visto il Belpois chiacchierare amabilmente assieme alla’esorcista.
«No. Non era in camera con Yugure?»
«Ragazzi! Aiutatemi!» disse Sora, sbucando fuori quasi dal nulla con uno Yugure piuttosto apatico avvinghiato attorno alla spalla.
Shiemi si precipitò immediatamente verso il Custode dell’Ala del Destino, evocando il suo piccolo Famiglio verde, pronta a curare eventuali ferite.
«Che cosa gli è successo?» chiese perplessa.
«Quando Xehanort lo ha trapassato con il Keyblade gli ha impresso un sigillo che gli impedisce di usare la magia, e Yugure sembra sempre più debole. Lo porterò da un mago che saprà cosa fare.» spiegò in fretta Sora, evocando la Catena Regale e puntandola verso la luminosa Serratura apparsa in cielo.
«E noi?» chiese perplesso Jeremy.
«Restate qui. Torneremo il prima possibile.» disse il Custode, prima di sparire nella luce assieme a Yugure.
 
 
Yen Sid si lisciò la lunga barba grigia, scrutando con occhio critico la grande X sull’addome di Yugure.
Infine scosse la testa.
«È un sigillo molto particolare, che non ho mai visto. Sembra che blocchi direttamente il passaggio dell’energia magica, impedendoti di richiamare a te la tua magia…»
«Si può rimuovere?» chiese Sora, guardando il Custode addormentato su un letto.
Il mago scosse la testa.
«Non lo so.»
Sora iniziò ad adirarsi.
C’era qualcosa, in Yen Sid… non lo aveva mai visto così. Continuava a lanciare occhiate a Yugure, e non lo stava guardando direttamente negli occhi.
«Non c’è qualcosa che si può fare? Ad Hollow Bastion (*) c’era una biblioteca immensa. Ci sarà qualche cosa lì dentro, no?» obiettò il ragazzo.
«Ti ho detto che non lo so!» sbottò lo stregone.
Sora fece un profondo respiro per calmarsi.
«Proviamo a svegliare Yugure. Magari conosce qualche incantesimo in grado di indebolire il sigillo.»
«Tzè! Cosa ne può sapere un marmocchio come lui?»
Sora lo fulminò con lo sguardo, ma il mago era già andato via. Sospirando, scosse leggermente il ragazzo addormentato per svegliarlo.
«Yugure, svegliati.»
«Mh… Sora…? Dove sono?» chiese, ancora mezzo addormentato.
«Siamo alla Torre Misteriosa, Yen Sid ha osservato il sigillo che ti ha imposto Xehanort.»
«Ah… bene… che ha detto?»
«Dice di non sapere se è possibile rimuoverlo, ma non penso stia dicendo tutta la verità. Adesso vado, devo chiedergli un paio di cosette.»
«Va bene… ma…»
«Cosa?»
«Dov’è la mia maglietta?!?»
 
 Yen Sid si sedette sulla sua sedia, con gli occhi chiusi e le mani intrecciati, riflettendo.
“Quel Custode… Yugure Tasogare… che sia davvero lui?”
Scosse la testa.
“No. È impossibile. Destyno mi ha assicurato che i loro cuori erano gemelli, ma un cuore come il suo come può essere legato a quello di…”
Non riuscì a terminare il pensiero, che le parole che Destyno aveva pronunciato, molti anni addietro, quando lui era solo un apprendista Custode.
Il tuo problema, Yen, è che la tua visuale è troppo limitata. L’Oscurità non può esistere senza la Luce, così come la Luce non potrebbe esistere senza l’Oscurità. Yin e Yang, Male e Bene, Luce e Oscurità, Kingdom Hearts e χ-blade, nulla ha significato senza il suo opposto, al quale sono sempre legati a doppio filo.
«Maestro Yen Sid.» la voce di Sora lo strappò ai suoi pensieri.
«Ho alcune domande da farle.»
«Ti ho già detto che non so come sciogliere il sigillo che Xehanort ha applicato a Yugure.» replicò pacatamente lo stregone.
«Lo so. Infatti non è di questo che devo parlarle.» disse freddamente il ragazzo.
«Prima di partire per gli Sleeping Worlds (*) ci disse che il χ-blade, durante la Prima Guerra dei Keyblade, si divise in venti parti, sette di Luce e tredici di Oscurità. Le sette Luci sono rappresentate dai Custodi del Keyblade, e le tredici Oscurità sono i membri dell’Organizzazione. Mi sbaglio?»
Yen Sid parve stupito da quella domanda.
«No. Non ti sbagli.»
«Allora mi può gentilmente spiegare perché» e Sora calcò molto quel “perché” «in tre mondi diversi e separati fra di loro, sono apparsi altrettanti Custodi della Luce?»
Lo stregone sbarrò gli occhi.
«Mi stai dicendo che oltre a lui sono apparsi altri due detentori del Keyblade?! Chi sono?!?»
«Il primo si chiama Jeremy Belpois, l’altra è Shiemi Moriyama.»
A sentire quei nomi lo stregone tentennò un attimo di troppo, e Sora se ne accorse.
«Maestro? C’è qualcosa che devo sapere, per caso?»
«Eh? No… no, nulla.» rispose il mago evasivo.
«Comunque, ero venuto a chiederle se lei sapeva qualcosa di questa improvvisa apparizione di Custodi.»
Yen Sid si ricompose immediatamente, iniziando a riflettere.
«Non posso esserne totalmente certo…» iniziò il mago, lisciandosi la barba e aprendo gli occhi.
«Ma credo che le tredici Oscurità siano troppo potenti per voi, e la Luce stia tentando di sopperire a questa mancanza creando nuovi Custodi del Keyblade.»
«Quindi potremmo trovarci un Keyblader per ogni mondo?» chiese Sora perplesso.
Lo stregone lo fissò.
«Forse.»
 
(*) Alcuni nomi non li tradurrò per ragioni di suono. Cavolo, “Hollow Bastion” suona meglio di “La Fortezza Oscura”!
 
Ehilà, bella gente!
Sono un po’ in ritardo, ne sono consapevole,  ma la colpa non è tutta mia! >_>
È che ho appena preso un cane che è un concentrato di cucciolosità assoluta e pulire i bisognini che fa in giro per casa mi prende non poco tempo ç_ç
Yugure: Sì, vabbe’, ma tanto non importa a nessuno.
Autore: Ma… ma… Yugure sei uno stronzo T____T
Sora: Anche perché sei un incapace e anche senza cane ci metteresti secoli ad aggiornare.
A: Tu quoque, Sora…
Kairi: E mi avevi promesso di scrivere una Shot su di me nella raccolta!
A: Kairi! Da dove sbuchi fuori?
K: Oh, mi ha portato qui Naminè…
Roxas: E io quando compaio?
A: Perché mi odiate? ç_ç
Destyno: Perché hai poco polso, ecco perché. U.U
A: Sai perché io ti odio, Destyno?
D: No, perché?
A: Perché sei acido come un limone e stronzo come pochi…
D: Grazie, grazie, sei troppo buono ^-^
Xion: Ma non è vero che ti odiano tutti, Autore!
Ventus: Giusto!
Rin: Perché sono l’unico che non appartiene al fandom di Kingdom Hearts?
A: *ignora l’intervento di Rin* Grazie ragazzi! *prossimo alle lacrime per la gratitudine*
D: Tzè…  ma guardatelo, quanto è poco virile. è_é
A: Mavafanc*lo, a’ pezzo demmer*a! (da leggere preferibilmente con accento romano)
D: O_O
Però adesso basta, sennò ci fanno la multa per disturbo della quiete pubblica >_>
Al prossimo capitolo!
Con affetto,
Destyno.

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Capitolo 14
*** XII - La Nave ***


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XII - La Nave.
 
Si trovava in una stanza praticamente vuota.
C’erano poche cose in quella stanza bianca.
Dei disegni sulle pareti.
Un tavolo bianco.
Una sedia bianca.
Una bambina vestita di bianco, che disegnava senza sosta sul suo blocco da disegno.
«Ti prego…» sussurrò la bambina al disegno.
«Vieni da me… Riku…»
 
Il Maestro del Keyblade dai capelli d’argento si svegliò di soprassalto, con il respiro affannato.
«Na… Naminè…?» sussurrò, posando la mano sugli occhi.
 
 
Yen Sid scrutò la sfera di luce con occhio critico.
«Andate a chiamare Sora e Yugure.» ordinò ad una delle scope animate che abitavano la sua torre e che di tanto in tanto gli facevano da assistenti.
La scopa si inchinò e si diresse, con quell’andatura bizzarra tipica di loro, verso la stanza che ospitava il Custode addormentato e quello al suo capezzale.
Pochi minuti dopo, i due si ritrovarono al cospetto di Yen Sid.
Dopo qualche secondo di silenzio, Yugure prese la parola.
«Così voi dovete essere il famoso Yen Sid. Sono onorato di fare la vostra conoscenza.»
Il mago si lisciò la barba.
«E tu devi essere Yugure Tasogare. Sora mi ha raccontato che sei molto abile con le arti magiche. Ciò corrisponde a verità?»
Yugure esitò un istante.
«È esatto, Maestro.»
«A che livello, precisamente?»
«Ho un controllo quasi totale sugli elementi ghiaccio, fuoco, acqua, terra, fulmine e aria. Conosco un elevato numero di incantesimi i protezione e di spaziotempo, e sono in grado di lanciare un incantesimo in coppia con Sora.» elencò.
«Interessante… chi è stato il tuo maestro?» chiese Yen Sid.
Yugure tentennò un istante solo, prima di rispondere, ma quel breve istante venne notato dall’Eroe del Keyblade, che decise di farsi gli affari suoi, ma ripromettendosi di chiedere spiegazioni all’altro non appena possibile.
«Nessuno. Ho sviluppato quest’abilità magica assieme al mio amico e compagno d’armi nel mondo dove abitavo.»
«Vi sarete allenati molto per raggiungere una tale padronanza della magia. Meritate tutta la mia ammirazione.» sorrise Yen Sid.
«Mi perdoni se mi intrometto…» intervenne Sora, un po’ stufo di essere lasciato da parte.
«ma perché ci ha convocato?»
Lo sguardo del mago si fece serio.
«Mi è appena giunto un messaggio da Riku.» disse.
Sora andò nel panico.
«Riku! Che cos’ha? Sta bene? È ferito? È in pericolo?» chiese “leggermente” in ansia per il suo migliore amico.
«Nulla di tutto ciò.» lo rassicurò il mago, leggermente divertito dalla reazione di Sora.
«Allora cosa c’è? Dubito che ci abbia chiamato qui solo per ricevere i saluti di Riku.» chiese Yugure.
«Infatti. Di recente Riku sta avendo dei sogni bizzarri su Naminè, che continua a chiamarlo da una stanza nel Castello dell’Oblio.»
Sora si tranquillizzò, ma appariva perplesso.
«Castello dell’Oblio? Perché mi ricorda qualcosa?» si chiese.
«Perché sei rimasto lì dentro per un anno, per permettere a Naminè di ricostruirti i ricordi che lei stessa aveva modificato. Era uno dei rifugi dell’Organizzazione XIII, prima che tu e Riku uccideste i membri lì presenti.» spiegò Yugure, anticipando Yen Sid che lo fissò con tanto d’occhi.
«E tu come fai a saperlo?» chiese il mago, nello stesso momento in cui l’altro ragazzo chiedeva «Sul serio?»
Yugure sorrise con fare misterioso.
«Non è importante, al momento.»
Il mago, capendo che non gli avrebbe rivelato nient’altro, almeno per il momento, decise di rinunciare.
«Comunque, vi ho convocati anche per un altro motivo.»
I due Custodi si fecero attenti.
«Sora, ieri sera, mi ha detto che stanno iniziando ad apparire nuovi Custodi. Quindi, ho deciso di donarvi la mia nave.»
«Una Gummiship?» chiese Sora perplesso.
Il mago scosse la testa.
«No, non proprio. Le comuni Gummiship possono solamente seguire rotte preordinate, ma io ho… modificato un po’ la mia.» sorrise.
 «Venite con me.»
 
«Oh…» iniziò Yugure.
«Santo…» continuò Sora.
«Cielo!» finirono insieme, guardando con lo stupore dipinto sul volto la nave di Yen Sid.
«Devo dedurre che ne siete entusiasti.» sorrise il mago.
La nave era molto più longilinea e aerodinamica di una Gummiship normale: inoltre non era formata da Gummi, ma da puro e semplice metallo.
Aveva due “ali” ai lati del corpo centrale, dove erano situati i due propulsori.
«Volete vedere l’interno?»
I due ragazzi non risposero nemmeno: si fiondarono dentro la porta aperta alla velocità della luce, se non di più.
Yen Sid scosse la testa, sorridendo benevolo.
«Ah, i giovani d’oggi…» rise, entrando anche lui per fare da cicerone ai due Custodi.
«Accidenti, quanto è grande! Dall’esterno è molto più piccola!» disse sbalordito Yugure, fissando meravigliato il lungo corridoio che gli si parava davanti.
«Ma quante stanze ci sono?» chiese Sora.
«Ah, non lo so. Le stanze da letto sono più di quaranta, ma ci sono anche la cucina, la sala relax, il bagno… inoltre possono variare a seconda delle esigenze di chi usa la nave.» disse lo stregone, piuttosto orgoglioso del suo operato.
«Ma come mai possiede una Gummiship così grande? Cosa se ne fa lei?» chiese perplesso il Custode della Catena Regale.
Yen Sid si strinse nelle spalle.
«Niente, in realtà. L’ho acquistata per avere un passatempo… ci si annoia a stare chiusi sempre dentro una torre, sapete?»
«E ha fatto TUTTO questo da solo?!» chiese il Keyblader proveniente dalla Terra, basito.
«Con l’aiuto della magia, beninteso. E poi, sono un discreto meccanico.»
Yugure scoppiò a ridere, dopo essersi immaginato Yen Sid in tuta blu, con le mani sporche di olio, consegnare una macchina riparata a Re Topolino.
 
 
«Cosa gli hai detto a proposito dei cuori forti?»
«Gli ho consigliato di portarli assieme a loro. Sora ha combattuto per troppo tempo a solo, quindi più alleati ha, meglio è.» rispose lo stregone.
L’altro guardò fuori dalla finestra a forma di luna dietro la scrivania di Yen Sid, osservando il lento e perpetuo moto delle stelle.
«Ho l’impressione che tu non sia molto simpatico al nuovo amico di Sora.»
Il vecchio e ormai in pensione Custode della Luce sospirò.
«Già. Sa molte cose, e intuisce che io ne sto nascondendo molte a Sora.»
Poi si accigliò.
«Quindi Yugure è davvero…?»
L’altra figura fece un gesto con la mano, continuando a guardare le stelle.
«Non è questo il momento adatto per parlarne. Ci sono molti occhi che ci guardano.»
Lo stregone si fece attento e guardingo, scrutando la sua torre come se si aspettasse che Xehanort sbucasse fuori dal cestino della spazzatura.
«L’Oscurità?»
La figura ridacchiò.
«No, ma non c’è bisogno che ti dica altro.» sussurrò, enigmatico.
Lo stregone si rilassò un poco, ma rimanendo sempre sul chi vive.
«Adesso perdonami, ma ho altro da fare.» disse ancora la figura, per poi sparire così, di punto in bianco.
Rimasto solo, lo stregone chiuse gli occhi, per poi sedersi sulla sua sedia.
«Alla prossima allora…»
«… Destyno.»
 
 *usa Shellga per parare un Firaga giunto da chissà dove*
Sappiate che se mi uccidete poi non saprete mai come va a finire la storia!
E poi non potete uccidermi, io vi voglio bene ç_ç
Destyno: Tzè.
E poi mi hanno sequestrato il computer!
D: Tutte scuse.
 Stai zitto, idiota.
D: Idiota sarai tu.
Ti sei appena auto-insultato.
D: D’oh!
E poi sappiate che sto anche trascurando la mia storia originale Fantasy ç_ç
D: Però hai avuto il tempo di pubblicare ben due One-Shot…
Una One-Shot e una Drabble!
D: Sempre a sottilizzare.
Ehi, ma dove sono finiti tutti?
D: Ti credevano morto, e sono andati ad organizzare il tuo funerale.
Sora (entrando e asciugandosi le lacrime): Povero Autore… mi mancherà…
Yugure (idem): Anche a me… era piuttosto rompico***oni, ma gli volevo bene…
Beh, ciao, insomma.
S+Y (salutandolo distrattamente): Ciao…
*attimo di realizzazione stile Scooby Doo*
Tutti (URLANDO A SQUARCIAGOLA!): SIGNOR AUTORE!!
Sì, anche io vi voglio ben-
*tutti si avventano contro di lui, mano al Keyblade e/o arma letale qualsiasi*
Ehi, ehi, calmi un attimo…
Tutti: Calmi un corno! Adesso ti facciamo capire che non devi aggiornare così in ritardo!
*L’autore scappa urlando inseguito dai personaggi di Kingdom Hearts*

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Capitolo 15
*** XIII - Castle Oblivion: The Mage and the Mysterious One ***


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XIII - Castle Oblivion: The Mage and the Misterious One
 
Attenzione, questo capitolo è molto lungo. Ho preferito non dividerlo per via dei miei aggiornamenti non proprio veloci.
 
Grande fu lo stupore negli studenti dell’Accademia della Vera Croce, che fossero esorcisti o comuni umani, quando videro l’astronave atterrare.
«Ok, dopo questa le ho viste veramente tutte…» commentò Bon, guardando la nave atterrare, mentre Mephisto si avvicinava sorridendo, tenendosi il cappello per non farlo volare via.
«Ragazzi, credo che questa sia per voi!» gridò il Re del Tempo, rivolgendosi al gruppo di Custodi con aria allegro.
«Cosa?»
In quel momento la porta dell’aeronave si aprì, rivelando il volto sorridente di Yugure.
«Ciao!» salutò, facendo cenno a Rin di salire sulla nave.
«Ma che diamine…» fece il mezzo demone, mentre sopraggiungevano Aelita e Jeremy.
«Fantastico! Mi ricorda la Skidblandir.» sorrise la ragazza, ricordando la nave che lei e i Guerrieri di Lyoko usavano per viaggiare nel Mare Digitale.
«Non so… io non ci vedo tutta questa somiglianza…» borbottò Jeremy.
«Wow…» fece invece Shiemi, meravigliata.
«Che ve ne pare?» chiese Yugure, scendendo dalla nave.
«Boh… non sarà un po’ piccola?» fece Jeremy, scettico.
«Se la pensi così, avrai una bella sorpresa quando entrerai, te lo assicuro.» lo rassicurò Yugure.
«E Sora - kun dov’è?» chiese invece Shiemi, non vedendolo.
«Guardate che pilotare una Gummiship modificata da un mago non è mica così semplice…» rise l’interpellato, uscendo fuori dall’astronave.
«Bene, credo che questo sia il momento dei saluti.» disse Mephisto, scostandosi e facendo vedere anche gli altri le persone che erano venute a salutare i due giovani esorcisti.
In prima fila c’era Yukio, che, incredibilmente, aveva le lacrime agli occhi, seguito dalla fantomatica insegnante di spada Kirigakure (che in effetti aveva davvero… no, niente, lasciamo stare), poi la madre di Shiemi, i monaci del tempio dove viveva Rin tempo addietro e persino un paio di persone che avevano salvato durante le loro missioni di esorcismo.
Ognuno di loro abbracciò i due giovani in procinto di partire, augurando loro buona fortuna.
Quando giunse il turno del gemello di Rin, ci fu un attimo di silenzio.
Poi anche lui gettò le braccia al collo del fratello.
«Stai attento.» sussurrò.
«… Lo farò.» rispose il demone, socchiudendo gli occhi.
E alla fine entrambi gli esorcisti salirono sulla nave, con le lacrime agli occhi.
«Arrivederci!» li salutò Sora, agitando la mano.
«Ciao ciao!» li salutò il Re del Tempo, sventolando un fazzoletto bianco.
Poi il portellone si chiuse e la nave partì.
 
 
«Qual è la nostra destinazione, Yugure?» chiese Jeremy, avvicinandosi alla sala comandi.
«Stiamo cercando un mondo dove Sora è già stato in precedenza… anche se lui non se ne ricorda.» disse Yugure, impostando la destinazione sul pilota automatico.
«Cosa dobbiamo fare lì?» domandò Aelita, perplessa.
«C’è una ragazza di nome Naminè, che ha contattato Riku, un mio amico… è una storia lunga.» spiegò l’Eroe del Keyblade, vedendo le facce confuse dei due francesi.
«E magari, nella biblioteca di Vexen troveremo anche un rimedio per il sigillo che mi ha applicato Xehanort.» aggiunse il Custode dell’Ala del Destino, abbassando lo sguardo.
«Sigillo?» fece il Keyblader del Kadic.
«Quando mi ha colpito, Xehanort mi ha applicato un sigillo che mi impedisce di usare la magia.» chiarì Yugure, buttando poi lo sguardo sul monitor.
«Bene, siamo fortunati. Dovremmo arrivare il-» si interruppe un momento, guardando sullo schermo la data di arrivo.
«… 27 di agosto...» completò in un sussurro, mentre un sorriso andava allargandosi sul suo volto.
«Il 27 di agosto!» ripeté, più forte, ridendo.
«Mi sfugge qualcosa…» disse Jeremy, rimasto perplesso dalla reazione di Yugure.
«Il 27! È il mio compleanno!» rise ancora più forte il Custode dell’Ala del Destino, alzandosi in piedi.
«Oh! Ehm, aug-» iniziò Sora, salvo poi essere interrotto dall’altro Keyblader, che gli tappò la bocca con la mano.
«NO! Porta sfiga fare gli auguri prima del compleanno!»
«Ah… oggi che giorno è?» chiese Aelita.
«Il 21, stando a quanto dice il computer.»
«Di agosto?»
Il Custode del Code: Zero annuì, per poi notare una cosa importante.
«Un secondo… ma se è agosto, perché sia noi due» e indicò sé stesso ed Aelita «e Rin e Shiemi eravamo a scuola?»
Yugure si fermò un momento.
«Non so molto del sistema scolastico giapponese, quindi non so se loro hanno le vacanze estive di tre o un mese. Però per voi… credo che il Ritorno al Passato abbia influito un poco sull’orbita del vostro mondo, cambiando la data… o forse il vostro mondo usa un calendario diverso dagli altri… oh, ma chissenefrega?»
«Parla per te.» borbottò Jeremy, contrariato.
«Non sei tu quello che si è dovuto sorbire un mese di scuola in più.»
 
 
«Il livello di arredamento dell’Organizzazione XIII è impressionante!» sbottò Rin, guardando il corridoio bianco all’interno del Castello dell’Oblio.
«Aspetta di vedere il Mondo Che Non Esiste…» rise Sora.
Erano arrivati al Castello dell’Oblio con un giorno di anticipo, grazie all’apparizione provvidenziale di un buco cosmico che li aveva teletrasportati direttamente al Castello.
Durante il viaggio, i due Keyblader più anziani avevano spiegato ai loro compagni di viaggio tutta la storia e i viaggi del Custode proveniente dalle Isole del Destino.
In più, Yugure aveva spiegato all’Eroe del Keyblade ed agli altri ciò che era accaduto nel Castello dell’Oblio, eventi di cui Sora non aveva alcun ricordo.
I sei ragazzi percorsero il corridoio, fino ad arrivare alla porta chiusa.
«Uhm, ok, e adesso?» chiese Aelita.
«Ci servirebbe una carta creata con i ricordi… ma anche se non avessi questo sigillo sarebbe troppo complicato per me.» spiegò Yugure.
Ma in quel momento accadde una cosa strana.
L’Ala del Destino apparve nella mano del suo proprietario e iniziò a muoversi da sola, come dotata di volontà propria, e lanciò un raggio bianco che si infranse a mezz’aria, facendo apparire una carta, che lentamente cadde in mano a Sora.
«Ok… abbiamo la carta…» fece dubbioso Rin.
Sora fissò la carta blu.
Ora che ci pensava, quel castello gli sembrava stranamente familiare… come se in precedenza… ci fosse stato… più volte
Nella carta c’erano sei figure: un arco, l’Ala del Destino, un uomo in nero e una figura femminile col volto in ombra. Al centro, il simbolo degli Heartless.
«Piuttosto inquietante.» commentò l’Eroe del Keyblade, lanciando la carta al legittimo proprietario, che sospirò.
«Sapevo che questo giorno sarebbe giunto. Venite, vi mostrerò i miei ricordi.»
Detto questo, alzò la carta in aria.
La porta la riconobbe e, dopo che la carta fu scomparsa in un lampo di luce, si aprì, e i sei compagni di viaggio entrarono nei ricordi di Yugure Tasogare.
 
Quando la luce scomparve, si ritrovarono in una camera da letto, appartenente ad un bambino.
Il bambino in questione stava dormendo profondamente… nel letto di Yugure.
«Sono io, quando avevo sei anni.» mormorò questo, fissando il suo doppione bambino.
Poi allungò una mano a toccare la sua stessa guancia.
A quel contatto, il mondo perse i suoi colori e tutti i presenti della stanza precipitarono nel buio.
 
«Do - dove sono?» chiese spaventato il bambino, guardandosi intorno e vedendo solo nero.
Incerto e tremante, mosse un passo in quel vuoto.
Il vuoto si trasformò in colombe, migliaia di colombe bianche, che spiccarono il volo verso il nulla.
Adesso il nulla dove prima il piccolo Yugure poggiava i piedi era stato sostituto da un bellissimo mosaico di vetri colorati che raffigurava un sole nascente.
«Wow…» sorrise il piccolo, quel sorriso meraviglioso dei bambini, quando vedono qualcosa di incredibilmente bello.
Ciao, piccolo Yugure.
«Eh? Chi - chi ha parlato?»
Non avere paura. Ci vorranno molti anni, prima che la porta si apra.
«Chi sei? E c- cosa vuoi da me?» balbettò il bambino.
“Ah, lascia fare a me. Tu non sai trattare con i bambini.”
Intervenne una nuova voce.
Perché, tu sì?
Replicò ironicamente la prima.
“Non ti mando esplicitamente tu - sai - dove solo perché il nostro ospite è un bambino, sappilo.”
«SI PUÒ SAPERE CHE Ci FATE NELLA MIA TESTA?!?» urlò Yugure, confuso e arrabbiato.
… Lo lascio a te.
“Brava, vedo che hai capito.”
Poi il buio prese forma e iniziò a camminare sul mosaico.
Adesso, di fronte a Yugure, c’era un alto uomo con un cappotto nero che gli avvolgeva il corpo e un cappuccio che manteneva il volto in ombra.
Il bambino arretrò un poco, spaventato dall’improvvisa apparizione della figura.
“Non devi avere paura di me, Yugure.” Disse bonariamente la figura.
Il bambino si rilassò un poco.
«Perché sto facendo un sogno così strano?» chiese ad alta voce.
“Non è un sogno, Yugure. È molto più di un sogno.”
“Tu non lo sai, ma il tuo mondo non è l’unico in questo universo. Esistono migliaia di altri mondi, al di fuori di questo. E sono tanti quante le stelle nel cielo.”
«Cosa? Cosa vuoi dire?»
“Alcuni di essi sono vicini al tuo, ma sono tutti disabitati. Quelli più lontani, invece, sono popolati, anche da creature piuttosto strane.”
«Alieni?»
“Un nome abbastanza appropriato. Ma molti di questi “alieni” sono molto simili agli umani.”
“Comunque, dicevo, esistono migliaia di mondi. Molti di essi vivono nella Luce, ma ci sono anche i mondi che sono situati nel regno dell’Oscurità.”
L’uomo lo fissò intensamente.
“Fin dall’inizio dell’universo, l’Oscurità ha cercato di prendere il sopravvento sulla Luce. E, tra qualche anno, ci riuscirà. Tra qualche anno, un ragazzo aprirà la Porta e porterà l’Oscurità in tutti i mondi, sotto la forma di queste creature.”
L’uomo nero fece un gesto con la mano, e un’ombra apparve sul mosaico.
L’ombra si alzò e prese la forma di una formica nera troppo cresciuta, dalle antenne a zig-zag e gli occhi gialli.
 “Queste creature sono chiamate Heartless. Gli Heartless rappresentano la parte oscura del cuore delle persone. Ne esistono due tipi. Questo è uno Shadow, e appartiene alla categoria dei Purosangue. E questa è l’altra categoria, quella degli Heartless Emblema.”
Fece un altro gesto, e apparve un altro Heartless, dalla forma di una campana rossa, con una specie di cappello di colore giallo, che lasciava intravedere due occhi gialli, che fluttuava in aria.
Questo, a differenza dell’altro, aveva un simbolo strano al centro del corpo, simile ad un cuore incatenato.
La figura senza volto fece un altro gesto e i due Heartless scomparvero.
“Sia gli Heartless Emblema che i Purosangue cercano di rubare i cuori delle persone, uccidendole e generando altri Heartless.”
«Cosa c’entra tutto questo con me?» chiese il bambino.
“Il tuo cuore emana una potente forza. Se gli dai una forma, ti proteggerà. Ora, scegli la forma da dare al tuo potere.”
L’uomo nero fece un gesto, e tre pilastri si innalzarono dal terreno, e su tutti e tre apparve un diverso oggetto fluttuante.
Su quello di fronte al piccolo Yugure fluttuava una spada dalla fattura semplice, dall’elsa tinta di colori vivaci, tanto da sembrare una spada giocattolo.
Alla sua destra c’era invece uno scudo nero dai bordi rossi, e al suo centro c’era…
«Ma quello è Topolino!» gridò, indicandolo.
“Lo conosci? Oh, tanto meglio.”
«Ma che ci fa la sagoma di Topolino su uno scudo?» chiese il piccolo Yugure, perplesso.
“Lo capirai più avanti.”
Il bambino si strinse nelle spalle, guardando a sinistra.
Sull’ultimo pilastro c’era uno scettro dal manico verde, e in cima c’era un’altra sagoma della testa di Topolino, stavolta tridimensionale e color cielo.
Il piccolo Yugure si diresse verso il pilastro con la spada.
Quando arrivò lì vicino cercò di saltare per prenderla.
Cedendo all’evidenza che era troppo piccolo per arrivarci, incrociò le braccia e gonfiò le guance, girandosi verso l’altro.
«Non ci arrivo.»
L’uomo sospirò, arrivando vicino al ragazzino e mettendoselo sulle spalle.
“Contento?”
Il piccolo Yugure rise e annuì, per poi prendere la spada.
“Il potere del Guerriero. Un coraggio indomabile. Una Spada distruttiva. È questo il potere che cerchi?”
Gli chiese l’uomo, volgendo il volto coperto verso di lui.
Yugure ci pensò un momento, poi scosse la testa, rimettendo la spada al suo posto.
Dopodiché, senza parlare, indicò all’uomo il piedistallo con lo scudo.
La figura sbuffò.
“Senti, non mi va di fare il galoppino. Anche se questo toglierà tutto il fascino…”
Schioccò le dita e i tre oggetti caddero a terra, al centro del mosaico.
Yugure rise del comportamento dell’uomo, per poi prendere lo scudo, facendosi serio.
“Il potere del Guardiano. La bontà per difendere i propri amici. Uno Scudo per difenderti. È questo il potere che cerchi?”
Chiese nuovamente la figura senza volto.
Yugure ci pensò più a lungo, per poi scuotere al testa nuovamente.
«Prima voglio vederli tutti.» si giustificò, posando lo scudo e prendendo in mano lo scettro.
“Il potere del Mistico. La forza interiore. Uno Scettro potente e terribile. È questo il potere che cerchi?”
Yugure chiuse gli occhi, per concentrarsi.
Quando li riaprì, aveva preso una decisione.
Annuì.
Anche l’uomo annuì, per poi indicargli lo scudo e la spada.
“A quale potere rinuncerai?”
Il bambino indicò la spada, che scomparve in uno scintillio di luci, così come lo scudo.
Adesso aveva in mano lo scettro.
“Hai scelto il potere della Magia. La Magia è ancora un mistero per te.”
“Questo potere rappresenta la tua forza vitale. Dovrai combattere contro coloro che mirano alla tua forza.”
Uno Shadow gli si aggrappò alle spalle, arrivato da dietro.
“Ora… combatti!”
Il piccolo Yugure cercò di colpire lo Shadow con lo scettro, ma questo sembrò non risentire del colpo.
“Sei ancora troppo debole…” sussurrò l’uomo, lanciandogli contro una piccola sfera gialla.
“Libera il potere del fulmine.”
Quando la sfera lo colpì, una scarica elettrica lo pervase, arrivando fino allo scettro, dal quale partì una saetta che distrusse l’Heartless.
«Wow…»
Poi il mosaico si ruppe in pezzi, trascinando il piccolo Yugure nel buio.
 
 
«Q- quello era…» balbettò Jeremy.
«Sì. Tuffo nel Cuore, il luogo dove noi Keyblader affrontiamo le nostre sfide più importanti.» confermò Sora.
«Ho scelto la Magia, rinunciando alla Forza. E adesso sono senza Magia, più debole che mai.» rifletté Yugure.
«Come è strana la vita…»
 
«E adesso?» chiese il bambino, ritrovandosi sopra ad un altro mosaico, stavolta raffigurante un ragazzo armato di arco che combatteva contro figure bianche.
«Un altro regalo?»
“Più ti avvicini alla Luce, più grande diventa la tua Ombra. Fai attenzione, Yugure, perché non potrai restare per sempre come sei ora…”
Il piccolo mago si girò immediatamente a controllare la propria ombra, che diventava sempre più grande, e acquisiva sempre più spessore, per poi trasformarsi in un enorme Darkside.
“Ma non avere paura.”
«Ah, davvero? Bizzarro, e io che pensavo di doverne avere.» replicò sarcastico il bambino, correndo via per schivare un gigantesco pugno e contrattaccando lanciando una palla di fuoco.
“Farò finta di non aver sentito quello che hai detto.”
«Qualche consiglio più utile?»
“Il tuo cuore è l’arma più potente di tutte.”
«Mi pare di aver letto una cosa simile in un Bacio Perugina…»
“Oh, senti, se non ti sta bene me ne vado, ecco. Sempre a trattarmi male, voi prescelti del Keyblade.”
«Key - cosa?» chiese il bambino, distraendosi.
L’Heartless gigante approfittò di quell’attimo, facendo volare via lo scettro dalle mani del bambino e trascinandolo nel buio.
 
Con questo dovrei essermi fatto perdonare…
S: Mah…
Je (Jeremy): In effetti…
Ae (Aelita): Forse…
Rin: Potresti…
Come dite? * passa Ultima Weapon alla mola *
D: Passiamo alle News, che è meglio…
Giustissimo, mio insignificante alter ego! Allora, la notizia numero 1: il giorno di Natale posterò uno “Special Natalizio”, sempre a tema “L’Ultima Guerra”.
Quindi state in campana!
S: Nooootizia numeroooooo * rullo di tamburi * 2!
Ho deciso di dividere questa storia in “saghe”. Come quelle dei manga, capito?
La storia completa comprende 7 saghe, senza contare la “Premonizione” iniziale e l’Epilogo finale. Questa per ora è ancora la prima saga, ovvero quella delle Nuove Chiavi. Immagino che abbiate capito a cosa mi riferisco.
E infine, notizia numero 3! Mi sono fatto Faccialibro! * partono musichette e palloncini colorati *
Però, dato che i suoi arcani meccanismi per me sono ancora, appunto, arcani, se qualche anima pia può aiutarmi non la schifo.
Ci rivediamo al prossimo capitolo o, alla peggio, a Natale!
Con affetto,
Destyno.

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Capitolo 16
*** XIV - Castle Oblivion: the Archer and the Sorceress ***


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XIV - Castle Oblivion: the Archer and the Sorceress.
 
I sei ragazzi erano sospesi nel vuoto, mentre osservavano il piccolo doppio di Yugure che cadeva nell’Oscurità.
«Quanti anni avevi, Yugure?» chiese Shiemi con tono dolce.
«Sei. Non è esattamente l’età giusta per diventare un guerriero che combatte contro l’Oscurità.»
«Mi avevi detto che avevi ricevuto il Keyblade il giorno del tuo undicesimo compleanno.» fece Sora, perplesso dal buco temporale che si era andato a creare.
«Ed infatti è così. Continuate a guardare.» disse Yugure, indicando con la mano il ricordo che, come un film, si stava svolgendo davanti a loro.
 
Il piccolo Yugure atterrò lentamente su un nuovo mosaico, che stavolta raffigurava una ragazza dai capelli bianchi come la neve, che in entrambe le mani aveva una sfera di ghiaccio.
“Benvenuto alla Stazione della Maga.”
Lo salutò l’uomo misterioso.
«TU! Volevi ammazzarmi per caso?!?» urlò il bambino, risentito.
“Non te la prendere. Dovrai affrontare sfide molto più dure di quella.”
«Cosa?»
“Oh sì. Vedi, gli Heartless non possono essere feriti dalle armi comuni. Certo, puoi colpirli con la magia, ma esiste un’arma in grado di ucciderli, molto più efficace della magia. Si chiama Keyblade.”
«La stessa che hai nominato prima? Ma allora io sono un “prescelto” di questo Keyblade?»
“Esatto. Ma non puoi ancora accedere al potere del Keyblade. Devi maturare. Devi diventare forte. E poi potrai avere il tuo Keyblade.”
«Quindi in quel lasso di tempo combatterò con la magia?»
“Sì. Ma non sarai solo. Avrai due alleati al tuo fianco.”
L’uomo indicò per terra.
“Una sarà lei. La Maga.”
«E l’altro? O l’altra?»
“Sarà un lui. Comunque, lo conosci già.”
«Chi è? Come si chiama?»
“Ti do un piccolo indizio: inizia per “L”.”
«L? Qualcuno che conosco che inizia per L…» rifletté il bambino.
Poi sgranò gli occhi.
«Non mi dire che è-»
 
 
Il ricordo di Yugure esplose in un milione di pezzi, e la scena cambiò…
 
 
C’era una ragazza, nel piazzale.
 
Era in quell’età bizzarra, quell’ età in cui i bambini non sono più bambini, ma non sono nemmeno degli adulti.
Aveva gli occhi del colore del mare in tempesta, e il mare in tempesta negli occhi.
Candidi capelli erano raccolti in una coda di cavallo, fermata da un piccolo fermaglio di vetro a forma di fiocco di neve.
Indossava una maglietta corta senza maniche nera, che le lasciava scoperte le braccia e l’ombelico, e dei pantaloni del medesimo colore, decorati alla base con fiamme dorate.
Indossava delle scarpe ornate con lo stesso motivo dei pantaloni.
E quelle stesse scarpe stavano ospitando dei piedi che la stavano conducendo da quel bambino di sei anni.
 
Con nonchalance si avvicinò a quel bambino dai grandi occhi blu e dai capelli castani, vestito di grigio.
«Ciao.» lo salutò, sorridendo.
Il bambino la guardò indifferente, per poi rispondere al saluto.
«Senti, posso chiederti una cosa?»
Il bambino alzò le spalle.
«Per caso stanno accadendo cose strane qui in città? Che so, persone che scompaiono, strani mostri neri che si aggirano qui intorno… oppure delle misteriose chiavi.»
Il piccolo la fissò negli occhi, guardingo.
«Tu chi sei? E come fai a sapere dei Keyblade?»
La ragazza socchiuse gli occhi, guardinga.
«Questa doveva essere la mia domanda. Comunque, mi rendi le cose più semplici. Conosci il Custode del Keyblade?»
Yugure creò un piccolo specchio di ghiaccio.
«Ce l’hai davanti.»
 
«Chi è lei?» chiese Sora, indicando il ricordo della ragazza che parlava con il doppione bambino di Yugure.
«Lei è la mia maestra, che mi ha insegnato l’arte della magia.» disse, guardando il ricordo con il cuore in tumulto.
 
«Colei che mi ha reso ciò che sono ora.»
 
Sospirò.
Non voleva dirlo, ma avevano il diritto di sapere.
«E che amavo.»
 
La scena cambiò ancora.
 
Il ragazzino saltava da un tetto all’altro, come in cerca di qualcosa.
Indossava un soprabito simile a quello che avrebbe indossato in futuro, ma più piccolo e con qualche differenza.
Avvertì un fremito alle sue spalle.
Tre esseri bianchi che si appoggiavano mollemente nell’aria, sfidando la legge di gravità e armati di balestra, erano apparsi dietro di lui, assieme ad altri due esseri simili, ma più eterei e dal colore quasi rosato.
Yugure non si fermò. Non aveva tempo per loro.
Fece un gesto con la mano, e una bolla di ghiaccio comparve sotto i cinque Nessuno, rinchiudendoli nella magia.
Poi la bolla implose, distruggendoli.
Il ragazzino non si fermò a guardarli svanire.
Un altro gesto, e la gravità si abbassò attorno a lui, rendendolo più veloce.
 
Infine, giunse nel luogo che cercava.
«Puzza d’oscurità.» affermò la ragazza, comparsa dietro di lui.
Yugure sussultò.
«Quando imparerai che è maleducazione comparire alle spalle degli altri, Aria?»
 Aria fece una smorfia.
«Non mi puoi dire cosa devo fare io.»
Il ragazzino sospirò.
«Cerchiamo di fare in fretta, che domani ho un’interrogazione di matematica.»
Aria sorrise, ma il sorriso si spense subito, quando migliaia di Nessuno comparvero dal nulla.
Le mani della ragazza si ricoprirono di brina, mentre quelle di Yugure di piccoli lampi azzurri.
«Balliamo, Yugure?» chiese scherzosa lei.
Yugure arrossì violentemente sotto il cappuccio, ma annuì.
«Balliamo.»
 
E la scena cambiò ancora.
 
Un ragazzino dai capelli biondi e gli occhi grigi, di circa otto anni, correva disperato per le piccole vie di Campo di Pietra.
Grossi lacrimoni gli sfuggivano dalle guance, mentre cercava di sfuggire alle ombre nere che bramavano il suo giovane e puro cuore.
«AIUTO! Qualcuno mi aiuti!» gridò il ragazzino, disperato.
Ma, nella sua ricerca della salvezza, commise un errore.
Mise un piede in fallo, ed inciampò, rotolando nella polvere della strada.
Con la disperazione e la paura che gli ottenebravano il cervello, il piccolo Leonardo chiuse gli occhi, istintivamente.
 
Ma accadde qualcosa.
Qualcosa di imprevisto.
 
«THUNDAGA!»
Leonardo sbarrò gli occhi.
Davanti a lui si ergeva una figura che indossava un soprabito grigio, con il cappuccio alzato, che gli dava le spalle.
Le ombra che gli davano la caccia erano scomparse, ma l’aria era satura di elettricità e di un’energia che Leonardo non sapeva definire.
Ma proveniva dalla mano del suo misterioso salvatore, ne era certo.
L’altro fece per andarsene, ma Leonardo lo trattenne per una mano.
«Aspetta.» Lo pregò.
 
Yugure fremette.
Lo aveva forse riconosciuto… ?
 
«Grazie.»
 
Fu un riflesso automatico.
Ai bambini si insegna a dire determinate parole in determinate occasioni: “per favore” se stai chiedendo qualcosa, “scusa” se hai fatto qualcosa di sbagliato, e “grazie”, quando qualcuno fa qualcosa per te.
A volte diventa qualcosa di automatico, dire “grazie” o “per favore”.
Fu così che Yugure commise il suo sbaglio.
 
«Prego.»
Rispose.
 
Leonardo capì improvvisamente.
La figura gli sembrava stranamente familiare, così come il suo portamento e il modo di vestire.
Ma fu la voce a dargli la conferma.
«Yugure Tasogare… ?»
 
«Dannazione, Yugure! Te l’ho detto mille volte: mai farsi scoprire!» Lo sgridò Aria, quando lo vide tornare con un ragazzino biondo svenuto sotto braccio.
Yugure sospirò, seguito immediatamente da Aria, le cui mani si caricarono di energia bianca.
«Dammi qua.»
E senza attendere risposta posò le mani sulla fronte del ragazzo.
Per un attimo sembrò che l’incantesimo avesse effetto, poi Aria venne spinta violentemente contro il muro, mentre l’incantesimo si spezzava con un rumore di vetro infranto.
«Cosa diavolo…»
«È refrattario alla magia.»
«COSA?»
Yugure sospirò.
«Quando arrivai a Tuffo nel Cuore, un uomo mi predisse che avrei avuto due alleati nella lotta contro gli Heartless e i Nessuno. Una era la Maga, e a questo punto è ovvio che sei tu. L’altro è lui.»
Poggiò il ragazzo sul tetto.
«Leonardo, l’Arciere.»
 
Sì. Merito di morire, e anche male, molto male.
Mi sono assentato per mesi, e non ho nemmeno scritto la One Shot per Natale…
Mi dispiace T^T
Però dai, questo capitolo è pure abbastanza corposo! Vi ho dato un po’ di misteri su cui riflettere…
Perché Leo è refrattario alla magia?
Aria, che fine ha fatto?
Yugure sembra uno sfigato ad innamorarsi di una ragazza con il doppio dei suoi anni?
Y: Ehi!
S: AHAH, YUGU!
Y: MUORI, SORA!
Ehi, ehi, smettetela di picchiarvi, che mi si rovina il parquet!
Rin: Facebook ti ha reso più egoista, mi pare…
Sì, è così.
Comunque, spero che mi perdonerete ç_ç
Ve lo giuro, adesso mi metto a preparare una fan fiction per il prossimo Natale!
MA non aspettatevi nulla da me Y_Y
Potrei deludervi XD
Comunque,  voglio bene a tutti voi che avete messo la storia nelle preferite, nelle seguite, nelle ricordate, nel forno, nel cassetto e nell’immondizia (?)
Con affetto,
Destyno.

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Capitolo 17
*** XV - Castle Oblivion: Inside The Darkness ***


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XV - Castle Oblivion: Inside The Darkness
 
Un Simile venne trafitto da una freccia infuocata appena prima di riuscire a colpire Aria.
«Devo ammetterlo, però: quel tipetto non è poi così male.» sorrise la maga, evocando delle lame di ghiaccio che colpirono alla testa dei Concerto Rosa, che scomparvero in uno sbuffo d’Oscurità.
Yugure non rispose, ma si volse verso il nuovo acquisto del loro “team di supereroi”, mostrando il pollice alzato - non prima di aver distrutto i Simili che gli giravano intorno con un incantesimo di fiamme.
Non ebbe molte altre occasioni di distrarsi. La piazza del piccolo paese nella campagna laziale era gremita di Heartless e Nessuno minori, anche se qualche volta apparivano dei Nessuno Superiori.
«Ma quanti accidenti sono?!» chiese Leonardo incoccando una nuova freccia priva di incantamenti verso un dardo di un Cecchino, deviandolo verso uno Shadow.
Il Cecchino che aveva sparato rimase intrappolato dentro un blocco di ghiaccio, creato da un’altra freccia che l’arciere aveva rapidamente incoccato e scagliato contro di lui.
 
Improvvisamente, gli Heartless scomparvero, e nella piazza rimasero solamente dei Simili, che rimasero “in piedi” a fissarli con le loro facce senza volto, mentre una scossa li percorreva tutti.
Leonardo scese dal tetto dove si era rifugiato, per scendere a terra a combattere assieme ai due maghi.
«Cosa stanno facendo?» chiese ad alta voce il ragazzino, evocando la magia per formare due lame di ghiaccio.
«Non ne ho idea!» rispose la sua maestra, preparandosi a lanciare attacchi di elemento vento.
Leonardo incoccò una freccia cosparsa di rune nere.
«Dubito che sia qualcosa di buono.» sussurrò.
 
L’arciere aveva visto giusto.
I Simili si unirono fino a formare un enorme Nessuno, dalla forma di un enorme drago, alto all’incirca una casa e mezzo, largo tre e lungo cinque, coda compresa.
Il muso era lungo e affusolato come una punta di freccia, con il simbolo dei Nessuno che spiccava in mezzo agli occhi, di un colore azzurro elettrico.
Il corpo era magro e sottile, proprio come una lama, e le ali non sembravano capaci di sostenerlo in volo, essendo puramente lastre di materiale bianco-grigiastro, separate tra di loro.
«Oh…» iniziò Aria.
«Porca…» andò avanti Yugure.
«Puttana…» finì Leonardo.
 
«CORRETE!» gridò la donna, erigendo uno scudo di energia per proteggere il suo pupillo da una scarica di lame metalliche partite dalle ali del drago.
Aria cadde in ginocchio, mentre Leonardo seguiva l’ordine della maga e trascinò Yugure lontano.
«Aria! NO!» gridò il giovane Custode, provando a lanciare una delle sue lame di ghiaccio nella speranza di distrarre il gigantesco Nessuno.
In parte ci riuscì.
La lama si conficcò a metà nel fianco destro del drago, per poi esplodere in un incantesimo di ghiaccio.
Il drago si volse verso di lui, maestoso e terribile, con gli occhi che lanciavano lampi azzurri.
Letteralmente.
Lo scudo a forma di pentacolo che eresse come protezione fu a malapena sufficiente a non carbonizzarlo, provocandogli profonde e dolorose scottature.
 
 
In seguito, Sora non ricordò per bene cosa vide, esattamente.
Ricordava solo frammenti di immagini…
 
 
Il drago cala un artiglio.
 
Leonardo lontano, continua a bersagliare inutilmente il Nessuno con frecce magiche.
 
Yugure inerme di fronte al drago.
 
 
La Mietitrice prepara la sua falce.
 
 
E poi il lampo.
 
 
La Mietitrice prende l’anima della donna.
Aria.
 
 
Il sangue gocciola sulla strada, macchiando le pietre.
L’artiglio del drago che sporge dal petto della donna.
 
Tre parole sussurrate.
 
«Ti voglio bene.»
 
E poi lei cade, ed il suo corpo si trasforma in tanti frammenti di luce.
Il suo cuore vola in alto, nel cielo.
Da Kingdom Hearts.
 
Lacrime.
Non è come nei film, dove quando una persona importante muore, il cielo apre le sue cateratte.
No.
Qui, a illuminare il destino ultimo della maga, vi è solo la pallida luce delle fredde ed impassibili stelle.
 
 
 
Nella notte di luna nuova, l’Oscurità viene alla Luce.
 
 
Le ombre si condensano nella mano di colui che cammina nelle tenebre.
Un Keyblade oscuro, forgiato dall’odio e dal dolore, appare.
L’Ala del Destino.
 
Il drago non ha più speranze: un singolo fendente, e la sua testa viene recisa di netto dal corpo, tranciata da una lama di oscuro potere, proveniente da lui.
Da quel piccolo, insignificante essere umano.
 
Il corpo del drago si affloscia, e si disintegra in una miriade di scintille bianche ancor prima di toccare terra.
 
 
È allora che emergono gli Heartless.
Si avventano contro Leonardo, l’arciere, il cui cuore è troppo provato dalla morte di Aria, e per loro si presenta come un pasto facile.
 
«No.»
La voce di Yugure è la stessa, eppure è come se stesse parlando contemporaneamente a qualcun altro.
Qualcuno con una voce bassa e rauca, fatta di sibili e di fischi, di tenebre e paura.
 
Il Custode si gira verso Leonardo, che rabbrividisce.
Il cappotto di Yugure è diventato nero, come il Keyblade che stringe in mano, brutta copia della vera Ala del Destino.
 
Gli Heartless si fermano, e si girano verso quello che - comprende il ragazzino con un brivido - è il loro padrone.
Yugure - no, non può essere davvero lui - gli si avvicina con passo lento, e ad ogni passo sembra che le ombre vengano attratte da lui, e persino la luce delle stelle sbiadisce.
 
L’essere guarda l’arciere negli occhi, e l’altro lo fissa sbigottito.
Gli occhi di Yugure sono cambiati.
Dal loro solito celeste sono passati ad un nero senza fondo, che fuoriesce dall’iride, colorando l’occhio completamente di nero.
 
L’essere fa una smorfia.
«È tempo.»
 
Il Keyblade scintilla.
Non più del tutto nera, l’Oscurità dell’Ala del Destino è relegata alla base dell’arma, sulle ali da pipistrello.
L’Oscurità fuggì dal corpo e dagli occhi di Yugure, mentre questi cadeva a terra svenuto.
 
 
Era il giorno del suo undicesimo compleanno.

Buonsalve a tutti, guys.
Come vi butta? (?)
Ok, cavolate di rito a parte...
Questo è un capitolo molto malinconico. Vuoi per questo, vuoi perché non mi sento in vena, Sora, Yugure e company non ci sono.
Ho una notiziola per voi. Ho creato una pagina di fb, dove annuncerò la pubblicazione di qualcosa di nuovo e/o aggiornamento di storie.
Passate dal mio profilo a vederla (non la linko qui solo perché è contro il regolamento).
E poi niente...
Auguri a tutte le donneH che mi seguono!
Con affetto,
Destyno

 

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Capitolo 18
*** XVI - La Strega ***


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XVI – La Strega
 


«E così, adesso sapete» sussurrò Yugure, spezzando l’imbarazzante silenzio venutosi a creare dopo la fine dei ricordi mostrati dalla carta.
Sora provò ad aprire la bocca, ma venne interrotto sul nascere dall’altro.
«No, Sora. So cosa stai per dire.
Ed hai ragione. Devo andarmene, sono troppo pericoloso, non posso restare con voi»
Sora incrociò le braccia, serafico.
 
«Oh, ma io non volevo dirti questo» ribatté, tranquillo.
«Volevo solo informarti del fatto che sei un coglione» continuò, con lo stesso tono calmo di prima.
«E che avresti dovuto informarci prima, di questo particolare della tua vita. E che ho una gran voglia di prenderti a pugni, perché significa che non ti fidi di me, di noi» continuò, guardandosi distrattamente le unghie, come se stesse parlando del tempo.
«Sora… io non potevo dirvi una cosa così important-»
 
«Ah no?»
Qualcosa, nel tono del Custode, bloccò Yugure.
«Però io mi sono fidato di te. Quando tu e Leo mi avete aiutato. Mi sono fidato di te, quando mi hai lanciato il tuo Keyblade. Io mi sono sempre fidato di te, come mi sono sempre fidato di tutti i miei amici negli altri mondi. Ma, a quanto sembra, non tutti sono egualmente meritevoli della mia fiducia.»
Quelle parole ferirono il Custode dell’Ala del Destino più di un coltello.
«Sora, lo so che ho sbagliato ma-»
«Oh, sì, adesso lo sai. Ma se non fossimo venuti qui, ci avresti mai rivelato che l’Oscurità nel tuo cuore è più forte di quella di Riku? La risposta la conosco già, Yugure, ed è no.»
«Mi hai deluso, Yugure.»
 
Il Keyblader delle Isole del Destino si girò e, lentamente, si diresse verso la porta che congiungeva i due piani del Castello dell’Oblio.
 
Uno dopo l’altro, anche tutti gli altri lo seguirono, senza voltarsi a guardarlo.
Rin, l’ultimo rimasto, si avvicinò a Yugure, che era rimasto in piedi fermo, come pietrificato.
 
«Io posso capirti, Yugure. Ma, come tutti, in cambio di fiducia esigo altra fiducia. Dovrai lavorare duramente per riconquistarla. Forse un po’ meno con me, ma dovrai farlo.»
 
Il ragazzo non si mosse.
L’unico segno che diede all’udire quelle parole fu una piccola lacrima, che scavò un solco nella sua guancia e cadde a terra.
 
Nel pesante silenzio del Castello, il rumore di quella singola lacrima fu più forte di mille tuoni.
Come ad un segnale convenuto, il Custode si inginocchiò, ed iniziò a piangere, trattenendo a mala pena i singhiozzi.
 
Rin non rimase a consolarlo.
Seguì gli altri al secondo piano.
E non si voltò mai indietro.
 
Il Custode dell’Ala del Destino si portò le mani agli occhi, incurante delle lacrime che macchiavano la stoffa grigia dei suoi guanti.
 
«Mi dispiace…» sussurrò.
«Aria… Leo… Sora… Mamma…»
«Mi dispiace così tanto…» ripeté, nella vana speranza che quelle due parole, che non potevano essere udite da nessuno, potessero cancellare tutto, far ricominciare le cose dall’inizio.
Far ritornare i suoi amici.
Dargli un’altra opportunità.
 
 
Sora, taciturno come non mai, si fermò di fronte alla porta bianca alla fine del corridoio al secondo piano.
Subito dopo lo raggiunsero i suoi compagni di viaggio, che rimasero a guardarlo, in attesa di qualcosa.
 
E quel qualcosa che attendevano avvenne poco dopo l’arrivo trafelato di Rin.
La porta si illuminò di una candida luce, e si spalancò, rivelando una minuta figura femminile.
Jeremy fece per attraversare la porta, ma Sora lo fermò con un gesto della mano.
 
La figura misteriosa fece un passo fuori dalla luce, rivelando così il suo volto.
 
Per qualche minuto, la sorpresa soppiantò il rancore nel cuore di Sora.
Perché lì, di fronte a loro, c’era qualcuno che non sarebbe dovuto essere lì.
 
Perché nel suo abitino bianco, con i suoi capelli biondi lunghi fino alle spalle e con i suoi occhi azzurro cielo – così simili a quelli di lei – c’era Naminé.
 
 
La Nessuno di Kairi sorrise.
«Ti stavo aspettando, Sora.»
 
 
Fine della prima saga
 
 
E niente guys.
Come potete notare, la prima saga di sette (quella delle Nuove Chiavi, per chi non se lo ricordasse) è stata completata.
Quindi, per un po’, mi prenderò una pausa.
Posate quelle asce!
La seconda saga, che avrà come nome “Una Seconda Opportunità”, inizierà non appena avrò finito il primo libro delle Cronache di Aetheria (l’altra long che sto scrivendo), perché è ferma da circa un’era geologica, e devo rimediare u.u
Ma non disperate, miei fedeli (?), perché nel frattempo mi dedicherò anche alla riscrittura dei capitoli, ed aggiungerò il banner che avete visto all’inizio (non è bellissimo? *-*)
Quindi, per adesso, è finita!
Ci vediamo!
Con affetto, *schiva ascia volante*
*ne schiva altre tre* Destyno
*scompare in una nuvoletta di fumo prima che un Keyblade vagante lo colpisca in faccia*

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Capitolo 19
*** XVII - Il Demone ed il Mago ***


XVII – Il Demone ed il Mago
 
Il ragazzo aprì la bocca ed alzò il bastone, che brillò di una violenta luce biancoazzurra.
Sopra di lui si innalzava un enorme ed orrendo demone, dalla pelle verdastra, che spalancò le bocche ed agitò i tentacoli, caracollando verso il ragazzo.
Dietro al mostro, c’erano ancora le piccole tracce di qualche vestito, o gocce di sangue.
Sopra, piccoli lampi di energia che vagavano come topi impazziti sui pannelli del Palazzo di Vetro.
Il ragazzo fece per parlare, quando, improvvisamente, tutto si fermò.
Il mostro rimase bloccato, in bilico su quello che forse un tempo era stato un piede umano. Fuori, le nuvole rimasero ferme nel cielo. Le palme smisero di ondeggiare nel vento. I fulmini verdastri si bloccarono, stupiti.
Che… pensò il ragazzo, cercando di non vacillare Cosa sta succedendo?
Non ne ho la più pallida idea, gli rispose una voce nella sua mente, stupefatta.
«Bizzarro» commentò una voce, divertita, avvicinandosi al ragazzo.
Lui si voltò di scatto, tendendo il bastone, che brillò di una minacciosa luce rossa.
«Chiunque tu sia, voltati e scappa, o Nouda ti uccidermi» lo avvertì, con voce bassa e roca.
La figura, emersa dalle ombre, si lasciò sfuggire una risata.
«Lui? Uccidermi? È più probabile che tu, Bartimeus, ti metta a ballare la conga con attaccato un cartello “prendetemi a calci”, piuttosto che Nouda riesca anche solo a pensare di colpirmi»
Il ragazzo si irrigidì.
Come fa a sapere…?
Nathaniel, se questo tizio decide di attaccarci, siamo fritti. Non so se riesci a vederlo, ma sul settimo livello emana un’aura assurda.
Oh. È… mostruoso, quasi.
Confermo. Nemmeno l’Anello di Salomone aveva un tale potere.
«Tranquilli, non ho intenzioni ostili» disse la figura, uscendo dall’ombra «Vi sto solo offrendo… una scappatoia»
«Come?» chiese il ragazzo, e la sua voce si fece più fioca, scrutando con i suoi – ora confusi – occhi grigi la figura nel mantello nero.
«Vedete, adesso voi dovreste far esplodere il Bastone per distruggere Nouda, giusto? Se non sbaglio vi ho interrotto proprio mentre Nathaniel stava per pronunciare il Congedo»
«Si può sapere chi diamine sei?» disse Nathaniel, lanciando un’occhiata perplessa al mostro sopra di loro, ancora in bilico su un piede solo.
«Dirvelo non cambierebbe nulla. Comunque, per rispondere a Bartimeus, no, non sono Uraziel, mi dispiace» si avvicinò al ragazzo, che arretrò istintivamente «Comunque, adesso Nathaniel dovrebbe morire. E, in effetti, accadrà, ma questo non è importante, visto che accadrà su un piano diverso. Io vi sto offrendo l’opportunità di salvarvi e continuare a vivere»
«Cosa vorresti in cambio?» chiese Nathaniel, con la voce roca di Bartimeus.
«Nulla di impegnativo» assicurò la figura incappucciata «Dovrete proteggere un ragazzo, che indossa una veste grigia e brandisce una chiave. In cambio io farò esplodere il Bastone al posto vostro e vi trasporterò lontano da qui»
 Tacque per un momento.
«Ah» aggiunse poi «E Bartimeus non potrà lasciare il corpo di Nathaniel»
«Che cosa?!?» gridarono i due, contemporaneamente.
«Beh, tecnicamente è per il vostro bene. Se lasci il corpo di Nathaniel, lui morirà. E tu lo seguirai dopo poco»
«… dacci un po’ di tempo per decidere» mugugnarono.
«Non posso mantenere un’anomalia per troppo tempo. Cercate di decidere in fretta»
 
*
 
«Oh, che bello, si sta svegliando » disse allegramente una voce maschile, e Yugure finalmente riuscì ad aprire gli occhi.
Si trovava all’interno di una piccola capanna di legno, steso su un letto rigido, più simile ad un mucchio di paglia che ad altro.
Accanto al letto c’era un uomo, seduto su una sedia, che lo guardava, con uno scintillio orgoglioso negli occhi.
Quegli occhi erano davvero strani, si ritrovò a pensare il ragazzo, con la testa che pareva scoppiargli per quanto gli faceva male. La sclera era totalmente nera, la pupilla era minuscola e l’iride era giallo brillante, sospettosamente simile agli occhi di un Heartless.
Però furono così solo per un istante. Subito dopo cambiarono colore e divennero di un brillante color ghiaccio.
«Oh, sei sveglio» disse l’uomo «Io sono Balthazar. Ti ho trovato rannicchiato nella neve, svenuto. Per un po’ ho temuto che saresti morto, ma fortunatamente per te non sono diventato Arcimago vendendo aria fritta»
«Dove… mi trovo?» borbottò il Custode, cercando di alzarsi senza successo.
«Non sforzarti, ragazzo» lo rimproverò l’uomo «Eri ferito in varie parti del corpo. E poi, si può sapere chi diavolo ti ha piazzato un sigillo del genere sul ventre? Disturba le frequenze magiche in una maniera impressionante»
«Eh…?»
«Beh, posso aspettare per avere le mie risposte» Balthazar sbuffò «Siamo nel feudo del Pale. Decisamente lontani dai centri abitati. Sei stato davvero fortunato, ragazzo. Ah, e già che ci siamo, non è che potresti dirmi come ti chiami?»
«Yugure… mi chiamo Yugure»
«Yugure, capisco. Non sembra un nome imperiale. Sei cresciuto tra i redguard?»
«I cosa?»
«‘Thazar, dagli tregua, si è appena svegliato» lo rimbrottò una voce roca, mentre il suo proprietario varcava la porta della capanna.
Era alto, diamine se era alto. Indossava una veste nera, lunga fino ai piedi e cinta in vita da una corda, con un teschio verdastro, ed aveva la pelle scura, quasi color cenere, e le orecchie leggermente a punta, e aveva una sacca di pelle a tracolla.
Dietro la schiena spuntava l’elsa gigantesca di una spada.
Oh, beh, si disse Yugure, scrollando le spalle, ho visto cose più strane.
 
«Kyn! Sei tornato!» si rallegrò Balthazar, saltando in piedi «Hai trovato gli ingredienti che ti ho chiesto?»
«Sì» borbottò l’uomo, roteando gli occhi e porgendogli la sacca «Però gradirei una qualche sorta di ricompensa, più tardi. Magari in natura»
«Smettila» lo avvertì l’uomo, serio ma leggermente rosso in volto, prendendo la sacca ed aprendola «Non è educato»
Kyn sbuffò, e si appoggiò allo stipite della porta, dando a malapena un’occhiata a Yugure.
«Davvero ti sei dato tanta pena per uno scricciolo come questo?»
«Come mi hai chiamato?»
«Scricciolo. Guardati, sei talmente secco che potrei spezzarti le braccia con entrambe le mani dietro la schiena»
Yugure lo guardò male.
«Scommetto che invece io riesco a batterti»
Kyn e Balthazar lo guardarono sbigottiti, per un istante, e poi scoppiarono a ridere.
«Cosa c’è di tanto divertente?» sbottò il ragazzo, cercando di alzarsi in piedi ed appoggiandosi subito ad una parete.
«Oh, che i Nove mi fulminino!» ansimava l’uomo con le orecchie a punta «Tu! Sconfiggere me! Quanti anni hai, scricciolo?»
«Non mi chiamo “scricciolo”» protestò lui, battendo infantilmente il piede a terra «Mi chiamo Yugure, e ho sedici anni. E posso batterti»
«Sedici anni!» rise Kyn «E va bene, scricciolo, come vuoi. Andiamo fuori, avanti»
«Kyneev! Non dirai sul serio…» cercò di blandirlo Balthazar, che aveva smesso di ridere.
«Certo che no. Mi ha sfidato, ed io non rifiuto mai una sfida» gli lanciò uno sguardo rassicurante «Tranquillo, non gli farò troppo male. Giusto uno o due lividi»
Yugure ribolliva letteralmente di rabbia. Come osava, quello stupido uomo! Lui aveva affrontato mostri usciti direttamente dai suoi incubi, come poteva mancargli di rispetto?
Era talmente arrabbiato che non sentì nemmeno il vento gelido accarezzargli le vesti pulite che Balthazar gli aveva donato.
Affondò gli stivali di pelliccia nella neve fresca. Il cielo era sgombro, e le stelle splendevano di una luce fredda, così come le due lune…
«Oh, aspetta. Due lune?»
«Che c’è, scricciolo? Non sei più tanto sicuro di te?»
Kyneev era di fronte a lui, con un ghigno divertito dipinto sul volto.
«Giusto per darti un minimo di vantaggio, combatterò con una mano sola. Sarà un duello a primo sangue: il primo che viene ferito perde. D’accordo?»
Il ragazzo annuì, e l’uomo dalla pelle scura fece un gesto con il mento a Balthazar.
«Bal, dagli un’arma, per piacere»
Balthazar roteò gli occhi, poi si rivolse a Yugure.
«Che armi sai usare? Spada, pugnale…»
Il ragazzo fece un sorrisetto spavaldo.
«Non serve» assicurò «Ce l’ho già un’arma»
Balthazar alzò un sopracciglio, poi si strinse nelle spalle e arretrò.
Yugure tese un braccio e chiuse gli occhi. Rievocò la pesantezza del suo Keyblade nella mano, il contatto della sua pelle con il metallo gelido.
Poi uno scintillio, ed il rumore di metallo che cozza contro metallo.
Provò a menare un fendente a vuoto con l’Ala del Destino. Era un po’ più pesante di come la ricordasse, ed il nero non finiva prima? Ma non ci aveva mai fatto attenzione prima. E poi era buio, non poteva esserne sicuro.
«Una bizzarra scelta» ammise l’uomo, estraendo la spada con la mano sinistra. Era una normalissima spada ad una mano, dritta, di metallo nero «Non ho mai incontrato nessuno che usasse un’arma come quella»
«Si chiama Keyblade» lo informò Yugure, facendolo roteare nell’aria. Si stava riabituando in fretta a maneggiarlo.
«Interessante» mormorò Balthazar, tendendo una mano nell’aria «Keyblade…»
Le sue mani tesserono fili di fumo violaceo, a formare la sagoma di una spada curva.
«Un’arma evocata? Eppure sembra così fisica…»
«Bah» disse Kyneev, puntando la spada contro il ragazzo «Gli porrai dopo le tue domande da mago, Balthazar»
«Concordo. La magia vale?»
«Sì, se sai usarla senza bruciarti la faccia»
«Bene» mormorò il Custode «Allora si comincia!»
 
Yugure partì all’attacco, menando un fendente in diagonale, che il suo avversario parò con un gesto pigro.
Già da quel primo contatto il ragazzo capì che non sarebbe stato affatto facile come credeva: era evidente che l’uomo aveva alle spalle anni di combattimento, anche se solo con la mano sinistra.
Si proiettò indietro, atterrando elegantemente dopo una capriola in aria.
Kyneev fu di fronte a lui in un istante, e Yugure rimase stupefatto dalla sua velocità.
“Fantastico” pensò “Forte e veloce. Perché nei film sono sempre grossi e lenti?”
La spada dell’altro si diresse a gran velocità contro di lui, in un ampio fendente orizzontale. Era troppo tardi per spostarsi indietro o parare, e non era sicuro che sarebbe riuscito ad erigere uno scudo in tempo.
Così, saltò.
Per un attimo temette che gli avrebbe mozzato le gambe, ma fu fortunato. Lanciò un piccolo incantesimo di vento attorno a lui, e rimase sospeso in aria, attorniato da piccole correnti aeree.
 Balthazar, da qualche parte, lanciò un fischio ammirato.
Poi l’Ala del Destino calò contro il volto di Kyneev.
Fu bloccato all’ultimo da entrambe le mani dell’uomo, che bloccò la lama tra i palmi.
«Avevi detto che avresti combattuto con una mano sola» ringhiò il ragazzo, cercando di imprimere più forza nella lama.
«Era prima che cercassi di decapitarmi» ghignò l’uomo, per poi spostarsi di qualche centimetro e abbandonando la presa. Yugure si sbilanciò e cadde a terra, con il petto nella neve gelata. Rabbrividì.
Percepì il peso dell’uomo sulla schiena.
«Direi che è stato un pareggio» sentenziò Kyneev, togliendo il piede e lasciando che il Custode si mettesse seduto per terra.
Gli tese una mano.
«Sono colpito» disse, attendendo che l’altro la prendesse «Sono davvero pochissimi quelli che riescono a resistere a più di un colpo. Posso chiederti chi ti ha insegnato a combattere?»
«Nessuno» borbottò il ragazzo, accettando la mano dell’uomo e tirandosi in piedi «Ho imparato a combattere da solo»
Kyneev lo guardò storto, ma non disse nulla.
«Come diamine hai fatto a tenerti sospeso in aria in quel modo?» borbottò Balthazar, schioccando la lingua sul palato, pensieroso «Era un’illusione? O forse un incantesimo della Scuola dell’Alterazione?»
«Non era un’illusione» rassicurò il ragazzo, tremante dal freddo «Era solo un Aero»
«Aero?» ripeté l’altro, dubbioso «Non ho mai sentito parlare di un incantesimo simile… oh, ma dove ho la testa? Sei fradicio!»
Prese il ragazzo per un braccio e lo condusse nuovamente all’interno della capanna, poi schioccò le dita.
Gli abiti che Yugure indossava – una veste di un orribile color verde, piuttosto sgualcita, ed un paio di pantaloni di tela – furono nuovamente asciutti, con grande stupore del Custode.
«Wow!» disse «Cos’era? Un Fire di basso livello?»
«Fire? Di che parli? Ho solo usato un po’ della Scuola dell’Alterazione»
«Mi ricorda qualcosa, questa Scuola dell’Alterazione… dov’è che hai detto che ci troviamo?»
«Nel feudo del Pale, più preciso di così non so essere»
«Intendo, più in generale» chiese il ragazzo. Due lune, Scuola dell’Alterazione, Pale…
«Oh, siamo nella provincia imperiale di Skyrim. O meglio-»
«Lo sapevo» borbottò Yugure «Skyrim. Di tutti i videogiochi…»
«Come?»
«Nulla. Comunque, come mi avete trovato?»
«Te l’ho già detto. In mezzo al bosco, quasi sotterrato dalla neve e quasi in ipotermia. Sei stato fortunato che non ti abbia amputato il braccio»
«Sì, ma intendo… quest’arma? Non ce l’avevo in mano?»
«No, non credo, altrimenti me ne sarei accorto. Ma tu come sei arrivato lì, precisamente?»
Yugure si passò una mano tra i capelli castani.
«È questo il punto. Non lo so. L’ultima cosa che ricordo è il Castello dell’Oblio…»
«Il Castello di cosa?»
«Ehm…» il ragazzo evitò lo sguardo dell’uomo, a disagio «Il fatto è che, uhm, è una faccenda piuttosto personale e…»
«Yugure» lo riprese Balthazar «Per ora mi fiderò di te. Ma dammi un solo motivo per sospettare qualcosa, e non esiterò a leggere la tua mente. Non sarà piacevole, te l’assicuro»
Il Custode deglutì a vuoto. Credeva che il più pericoloso di quello strambo duo fosse Kyneev, ma quell’uomo, pallido e mingherlino e dai lunghi e disordinatissimi capelli castano chiaro, negli occhi aveva una luce potente. Per un attimo gli parve persino che i suoi canini fossero più grandi del normale.
«Bene» disse poi, e quella bizzarra aura scomparve, lasciando di nuovo il posto al magro stregone «Visto che viaggerai con noi per un po’ – non fare quella faccia, Kyneev, non possiamo mica lasciarlo qui! – credo che dovremmo rivelarti un paio di cosette»
Lo spadaccino sbuffò.
«Sicuro, Bal?»
«Beh, sarebbe un po’ complicato inventarsi una scusa per non viaggiare alla luce del sole…»
«Cosa vuol dire?» chiese Yugure, stringendo più forte la sua arma. Non avrebbe potuto combattere a lungo contro quei due, non assieme, ma forse sarebbe riuscito a scappare se le cose si fossero messe troppo male. In effetti alla sua destra si allargava un crepaccio che non sembrava troppo profondo.
«Beh» Balthazar chiuse gli occhi. Quando li riaprì, la sclera era nera e l’iride come una moneta dorata, gli stessi occhi che aveva visto appena sveglio «Io sono un vampiro, e Kyneev…»
Yugure si voltò, e dovette sbattere un paio di volte le palpebre per rendersi conto di non stare avendo un’allucinazione.
Kyneev aveva sempre la pelle scura, ma adesso era diventata quasi nera. Gli occhi erano completamente neri, due pozzi di buio – e Yugure rabbrividì, ricordando il suo altro sé stesso della visione – e tra i capelli color dell’ebano spuntavano due grosse corna ritorte. Il suo volto era ricoperto di tatuaggi tribali color del sangue.
«Ah» disse «Un dremora. Non dovrebbe…?»
«Stai tranquillo» lo interruppe Balthazar «Abbiamo lavorato assieme per tantissimo tempo, e lui non era quasi mai sotto il vincolo di sottomissione»
«Certo, qualche volta» ghignò il dremora, lanciando occhiate maliziose a Balthazar «A lui piace fare il dominante, però-»
«Kyneev!» borbottò il vampiro, arrossendo «Yugure è solo un ragazzino!»
«Ah» disse solo il Custode «Quindi voi due…»
«Sì, stiamo insieme» confermò Kyneev.
Il ragazzo tacque un istante.
«Beh, non è nemmeno la cosa più strana che ho visto. Un mezzo demone esorcista innamorato di un’evocatrice, un genio dei computer fidanzato con un programma…» si interruppe al ricordo dei suoi amici. Chissà dov’erano…
I due non chiesero nulla, e di questo il ragazzo fu grato.
Si costrinse a fare un sorriso.
«Allora» disse «Quando si mangia?»
 
 
MACCIAO BELLAGGENTE-
Ebbene sì, il vostro Dest preferito (?) è tornato dall’Erebo/periodo di scarsa ispirazione/pausa nonproprioestivavistocheèstatamoltopiùlunga.
Beh, come va? Spero non vogliate lanciarmi pomodori- avevo promesso di rivedere i capitoli però madò, sono più di 100 pagine di Word! Non ce l’avrei mai fatta a rivederle tutte e pubblicare un capitolo nuovo in tempi non paragonabili ad ere geologiche.
Comunque-
In quanti conoscono il libro citato nella primissima parte del capitolo?
*grilli che cantano, palle di fieno che rotolano e un Sora in lontananza che lo nota solo adesso*
Vabbè, facciamo che ve lo dico io: terzo libro della Trilogia di Bartimeus, un libro ultrastupenderrimo (sì, ho inventato un aggettivo apposta per descriverlo) e che tutti dovreste leggere a meno che non vogliate farmi arrabbiare.
Dunque, facciamo la conoscenza di quattrobarratre nuovi piggì! Date il benvenuto a Balthazar il mago e a Kyneev il dremora! *applausi pigri*
Ed, ovviamente, anche a Nathaniel e Bartimeus, che attualmente condividono il corpo ed io li shippo tantotanto Stroud io ti odio
Bon-
Le note sono diventate più lunghe del capitolo, quindi…
Iovisalutograziepregociaorecensiteintantiaddio.
Destyno.
 

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