My Sweet Chef

di Erina91
(/viewuser.php?uid=28296)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: welcome Erina Nakiri! ***
Capitolo 2: *** Welcome in Hokkaido ***
Capitolo 3: *** Senzaemon's intentions ***
Capitolo 4: *** Joichiro Saiba's arrives ***
Capitolo 5: *** Day Before June 16 ***
Capitolo 6: *** June 16 ***
Capitolo 7: *** Matsuri Festival! ***
Capitolo 8: *** An important objet ***
Capitolo 9: *** English tea Ceremony ***
Capitolo 10: *** Happy birthday Nakiri! ***
Capitolo 11: *** Horse Ride. Ops! an accident? ***
Capitolo 12: *** Embarrassing meeting..? ***
Capitolo 13: *** Her childhood friend ***
Capitolo 14: *** I like you, Nakiri! i'm sorry.. ***
Capitolo 15: *** Love between cousins ***
Capitolo 16: *** Jump in the past! ***
Capitolo 17: *** Save her, Yukihira.. ***
Capitolo 18: *** I never let a middle portion, Nakiri, I want the full portion ***
Capitolo 19: *** Action Plan! ***
Capitolo 20: *** She is my Girlfriend ***
Capitolo 21: *** My Sweet Chef ***
Capitolo 22: *** Epilogo: six years later ***



Capitolo 1
*** Prologo: welcome Erina Nakiri! ***


Buonasera a tutti!! è la prima volta che pubblico una fanfic su Food Wors, nella pagina dedicata al manga.
Di solito scrivevo su Naruto e forse qualcuno che legge le fanfic di Naruto mi conosce con il nome di Erina91, ma non è detto! XD
Ho lasciato in sospeso le mie fanfic di Naruto non per mancanza d'ispirazione o altro, ma perché ho perso proprio la voglia di scrivere su di esso: prima di tutto perché l'EFP di Naruto è pieno di fanfic e di scrittori di coppie che non amo e secondo perché ormai il manga è finito e anche le fanfic che scrivo sono meno seguite per entrambi i motivi. Per cui, appunto per questo, ho deciso di distaccarmi dal fandom di Naruto e scrivere su altro.
Per ora le fanfic su Naruto le lascerò incomplete purtroppo. Ho inziato a seguire Food Wars attraverso il manga e mi è subito piaciuto un sacco, quindi ho deciso di scrivere una fanfic sulla coppia che amo di questo manga, ovvero Erina & Souma (Sorina per chi li shippa come me! XD).
Spero che il mio progetto vi piaccia e non vi deluda. Sono ben accette, oltre i complimenti, anche le critiche_non offensive, però_ (perché mi aiutano a migliore e a farmi capire in cosa sbaglio). bene.. ecco a voi il primo cap! aspetto recensioni! fatemi sapere cosa ne pensate, se potete..



 
 
Welcome Erina Nakiri!



Cos'è questo sentimento che provo ogni volta che incrocio lo sguardo di Satoshi? Sento una gran tranquillità quando mi trovo tra le sue braccia e il tocco dolce di Satoshi mi sembra davvero piacevole. Perché provo certe sensazioni?”

Erina stava leggendo per l'ennesima volta il suo manga shoujo preferito che parlava della storia d'amore tra Satoshi e Sumiko. Tutte le volte che lo rileggeva si emozionava come una bambina e le brillava gli occhi nei momenti ricchi di sentimento. Per chi conosceva apparentemente Erina, l'avrebbe descritta come una sedicenne fredda e distaccata, dal temperamento critico e altezzoso, il cui scopo era quello di giudicare solo dal punto di vista esteriore poiché nata in una famiglia d'alta classe sociale. Erina Nakiri era molto più complessa di quel che appariva e questo solamente la sua migliore amica Hisako Arato ne era a conoscenza. Erina era una persona abbastanza fragile dentro, sentimentale.. e celava un passato che avrebbe voluto dimenticare. Alla Totsuki (la scuola d'Elite di cucina nella quale studiava), invece, veniva soprannominata “palato di dio” perché possedeva un senso del gusto assai spiccato, talmente tanto che riusciva a riconoscere gli ingredienti più nascosti in un piatto, anche quelli più sottili o minimamente aggiunti.
Grazie a questa capacità riusciva a creare dei piatti dal gusto eccelso, che raggiungevano la più ampia perfezione.
Era stata inserita già da quando aveva iniziato a studiare alla Tootsuki tra i migliori dieci chef della scuola e per tale motivo era riconosciuta e ammirata da tutti. Tale situazione, però, stava lentamente cambiando da quando era entrato alla Tootsuki, Soma Yukihira, un ragazzo della sua età che non aveva nessuna capacità speciale e neanche un talento innato per la cucina e oltretutto aveva fatto la sua piccola esperienza culinaria in un misero ristorante a gestione familiare.
Erina ancora non si spiegava come fosse riuscito ad entrare in una scuola d'Elité e quali capacità nascondesse; neanche aveva capito come suo nonno Senzaemon_direttore della Tootsuki_  gli aveva permesso di entrare nella rinomata scuola.
Ormai era diverso tempo che Yukihira si trovava alla Tootsuki e dormiva nel dormitorio Stella Polare.
Solo una volta Erina aveva assaggiato un suo piatto, da allora, ed era rimasta scioccata da come un semplice piatto, con ingredienti mediocri e di basso livello, potesse risultare così gustoso davanti al suo prestigioso gusto e da quel giorno non faceva altro che studiarlo, cercando di capire quale trucco usasse Yukihira per rendere tali piatti così deliziosi. Ovviamente, non aveva “osato” mandare a quel paese le sue convizioni e il suo orgoglio ammettendo sinceramente che il piatto era “delizioso”, anzi.. aveva detto l'opposto; e, dopo quella volta, aveva preferito non assaggiare più i suoi lavori culinari.
Tuttavia, Yukihira, in soli pochi mesi che era arrivato alla Tootsuki aveva intrapreso varie sfide contro i migliori studenti e cuochi della scuola, aveva partecipato a diversi tornei di cucina superando gran parte delle fasi.. e ancora lei non capiva come facesse e si tormentava cercando di scoprire un suo punto debole o che tipo di talento nascosto possedesse.
Ormai era innegabile che Erina Nakiri fosse incuriosita da lui, in qualche assurdo modo, e se n'era accorta anche dagli atteggiamenti che adottava in presenza di Yukihira: improvvisamente si faceva nervosa ed iniziava a balbettare, oppure pensava una cosa e ne diceva l'opposto. Insomma.. non riusciva ad essere completamente naturale con lui e anche la sua personalità fredda e distaccata si prendeva una pausa. La tensione che sentiva in sua presenza non l'avvertiva con nessun altro; anzi.. al contrario, se si trattava di qualcun altro, si comporteva esattamente com'era e non si faceva problemi a dire quello che pensava veramente, soprattutto se riguardava un giudizio per lei negativo.
Il suo pensiero critico era al massimo della sua prestazione, in quei momenti, mentre con lui risultava quasi falso.
Per tutti questi motivi si irritava pensando a quel ragazzo, e probabilmente era anche l'unico chef che temeva.
Erina, al contrario di gran parte degli studenti della Tootsuki, non aveva un compagno di stanza con il quale condividere le sue esperienze scolastiche e non aveva neppure tanti amici con cui confrontarsi sui vari aspetti dell'ambiente.
Era considerata dai suoi compagni come una persona irraggiungibile e spaventosa, che guardava tutti dall'alto in basso, e  attraversava i corridoi con superbia incontrando i passanti e guardandoli con sufficienza: questa era Erina Nakiri, almeno a primo impatto. Probabilmente molti avevano questa idea di lei perchè era la nipote del preside e certamente non si sforzava di mostrarsi magnanima e gentile davanti agli altri. Essendo la ricca nipote del preside possedeva una camera propria, molto arieggiata e ampia, arredata da mobilia ricercata e in stile perfettamente principesco: un letto a baldacchino matrimoniale, morbide lezuola merlate e trinate di puro e delicato cotone, cuscini di piume con cuciture dorate e tessuto color rosato. Comodini in mogano antico con i pomelli dorati e un largo tappeto peloso a riempire la stanza che raggiungeva l'enorme armadio dove teneva gli eleganti vestiti. Un'arcaica libreria ripiena di libri di cucina e di manga_letture completamente opposte_posta accanto alla scrivania che aveva come arredamento una vecchia penna biro costata un occhio della testa. Possiamo dire che tutto di Erina Nakiri sembrava creato per farla sentire una bellissima principessa. Ma ad Erina iniziava a non importare più perché qualcosa dentro di lei era profondamente cambiato e questa vita da solitaria iniziava a stufarla.
Quando diede un'occhiata alla sveglia sul comodino, notò che era mezzanotte passata e domani sarebbero cominciate le lezioni dell'ultima settimana prima delle vacanze estive, così decise di andare velocemente a letto chiudendo il manga che stava leggendo.



 
****


Tagliuzzava rapidamente e agilmente il sedano e le carote per inserirle con destrezza, a piccoli cubetti, all'interno della pentola che stava bollendo. Soma Yukihira aveva appena iniziato le lezioni mattutine di cucina con la sua classe, aiutato dalla sua partner Megumi. -Megumi.. passami la cipolla tritata che la devo inserire immediamente!- esclamò emozionato.
La tranquilla ragazza sussultò quando si sentì chiamare da lui e gli sorrise.
-certo! Ecco a te..- disse timidamente, passandogli un piatto con la cipolla accuratamente tritata.
Soma ricambiò il sorriso di Megumi e riprese a cucinare.
Attraverso i suoi occhi determinati e concentrati si poteva comprendere quanto amasse cucinare e come mai il suo talento emergesse così tanto. Concentrato com'era non si accorse dello sguardo ammirato di Megumi mentre lo osservava cucinare. Soma, ottuso com'era sotto quell'aspetto, non si era minimamente accorto che la ragazza aveva una bella cotta per lui o comunque che lo ammirava tantissimo. Dopo poco tempo il piatto preparato dal ragazzo fu pronto.
-ecco a voi lo spezzatino di carne di manzo a base d'erba cipollina!- esultò a missione conclusa.
Un profumino delizioso e invitante proveniva dal piatto appena creato.
Le decorazioni non erano così marcate e apparentemente il piatto non aveva chissà che bella presenza, sembrava un comune piatto fatto in casa, eppure pareva stuzzicare il gusto di tutti come una potente ed inevitabile calamita.
Questo era il sottile ma spaventoso potenziale di Souma Yukihira: donare sapore, gusto, originalità, bella apparenza seppur semplice, eleganza e chi più ne ha ne metta.. ad un comune piatto casalingo.
Quando i compagni e l'insegnante assaggiarono la pietanza, qualcosa in loro esplose in un sapore amalgamato perfettamente e nelle giuste misure, tanto che un'immagine di una bella famiglia a gustarsi un piatto attorno ad un tipico tavolo giapponese colse la mente di tutti e una serie di “delizioso”, “incredibile”, “buonissimo” partirono dalle loro bocche. Alla parola delizioso Soma distolse lo sguardo dai suoi “giudici” e ricordò la nipote del preside, Erina Nakiri, quando assaggiò il suo primo piatto appena entrato alla Tostuki. Erina era l'unica che non gli aveva mai fatto una parola d'apprezzamento verso i suoi piatti. Lei era diversa dagli altri, aveva un palato sublime, possedeva un modo più spiccato di assaggiare i piatti. Una maniera che gli avrebbe permesso di migliore ancora. Però, Erina, era anche intoccabile e incomprensibile. Si erano parlati sì o no un paio di volte in seguito alla prima volta che l'aveva incontrata e aveva assaggiato il suo piatto, ma il loro modo di parlarsi non era normale: discutevano, si confrontavano, si lanciavano sguardi di sfida, si trasmettono occhiate di intensa e minuziosa analisi. Soma poteva dire di essere molto incuriosito dalla complessità di quella ragazza; era una delle poche persone che non riusciva proprio a comprendere. Questo non per la sua incapacità, ma perché Nakiri non dava modo di farsi conoscere e preferiva piuttosto mantenere un atteggiamento d'ostentata indifferenza verso di lui e anche verso gli altri. Non si faceva capire.. eppure, magari era solo una sua impressione, a volte gli pareva di vedere nei suoi occhi lilla una tristezza e una sofferente solitudine.
Di certo Erina si notava, perché era innegabilmente una bella ragazza: elegante, lunghi capelli biondi e lisci, un bel fisico.. ma sicuramente, supponendo, anche lei doveva avere le sue fragilità sebbene cercasse di mascherarle con la sua freddezza. -Soma.. ci sei?- lo richiamò alla realtà Megumi.
-Sì, scusami!!- ridacchiò, -bene! È anche questa è fatta!-
Detto questo, diede le spalle agli altri ed uscì dalla cucina di pratica.
Megumi lo inseguì immediamente.
-cosa fai quest'estate?- domandò curiosa.
-non lo so ancora. Forse vado da qualche parte con mio padre.- rispose evasivo.
-allora che ne dici se noi..- le parole di Megumi furono interrotte dallo squillo del cellulare di Souma, che sospirò.
-tempismo perfetto! Pronto papà!-
-ehi! Quante sfide hai fatto nei giorni che non ci siamo sentiti?- chiese subito, Joichiro, dall'altra parte della linea.
-un sacco! È ho sempre vinto!-
-non montarti troppo la testa, ragazzino.- lo riprese il padre.
Intanto Megumi ascoltava da una parte la conversazione.
-dunque, a cosa devo questa chiamata? Non mi hai chiamato per caso, vero?-
-esatto.- confermò, -ho ricevuto una chiamata dal preside e quest'estate ci ha invitato alla sua villa a Hokkaido perché sembra ci sia un ricevimento importante e un bacchetto di lusso. Ovviamente, i giorni di permanenza lì saranno lunghi visto che Senzaemon ci passa tutto l'estate. Ci ha chiesto di lavorare per lui.
Chiaramente sai che non sono tipo da fermarmi per lungo tempo in un determinato posto, per cui il più lo farai tu.-
-ehi, ehi.. vecchio! Aspetta un minuto! Mi stai dicendo che affiderai tutto il lavoro a me?-
-esattamente ragazzino!-
Soma poté immaginarsi un ghigno sadico provenire da suo padre anche senza vederlo di persona.
-su, su.. ti sarà utile anche per fare più esperienza! Stiamo parlando del preside e non di uno qualunque.
E poi ci sarà anche sua nipote.- puntualizzò.
Souma collegò subito, dopo quelle parole, Erina: la situazione sarebbe stata dunque interessante.
Avrebbe avuto modo di conoscere meglio Nakiri e di farle amare, in due mesi di vacanze estive, i piatti preparati da lui. Era un'occasione irrinunciabile. Gli occhi iniziarono ad infuocarsi, emozionati per la sfida che lo attendeva, e intrigato dalla suddetta ragazza e dal suo mistero. Non poteva perdere una tale opportunità.
-va bene, vecchio, accetto la sfida.- dichiarò deciso.
-bravo figliolo, conto su di te. Non deludermi!-
Con questo riattaccò prima di Souma.
Quando la telefonata fu conclusa, Soma si ricordò che prima della chiamata Megumi stava cercando di dirgli qualcosa.
-scusa Megumi, cosa stavi dicendo prima?-
Megumi, che aveva ascoltato il resto della chiacchierata tra padre e figlio in un angolino, cercò di ricambiare il sorriso senza far notare la sua delusione. -no niente, non era nulla di importante. Immagino che ora sai cosa farai quest'estate.-
-già. Non posso perdere un'occasione come questa. Non vedo l'ora di mettermi all'opera!- esultò eccitato, mentre una forte adrenalina si impadroniva di lui.
-adesso devo fare una cosa, Megumi. Ci vediamo al dormitorio Stella stasera!-
La salutò con un cenno e si allontanò dandole le spalle.
Sarebbe andato a cercare Nakiri per annunciarle il loro prossimo confronto.


 
 
****


Erina era appena uscita dall'aula degli Elité e, come al solito, passeggiava per il corridoio della lussuosa scuola con solitaria eleganza, nel mentre i ragazzi e le ragazze in mezzo ad esso la fissavano ammirati e incantati vedendo i suoi lunghi capelli biondi ondeggiare con grazia supina dietro le sue delicate spalle. Schiena rigida e composta, passo armonioso, sguardo penetrante, iridi luminose e insidiose. Ovviamente era bellissima.
Poco prima che le iniziasse la lezione, suo nonno l'aveva chiamata nel suo studio all'ultimo piano per annunciarle la sua idea estiva. Inizialmente era rimasta sorpresa dalla sua proposta, poiché nel programma da egli organizzato era presente anche “quell'idiota” di Soma Yukihira, ma quando le aveva detto che ci sarebbe stato Joichiro_l'uomo che lei ammirava più di chiunque altro_tutto il disprezzo nei confronti di quello strambo ragazzo, era svanito per lasciare spazio ai vecchi ricordi che aveva di quell'uomo. I suoi ricordi più preziosi e gli unici allegri che lei ricordava, il periodo più bello della sua vita.
Da allora non aveva più visto Joichiro e non sapeva niente di lui. L'idea di rivederlo aveva acceso in lei la sopportazione di qualsiasi altra disgrazia, anche della presenza di Yukihira nella villa di suo nonno. Ancora, quindi, non si spiegava perché suo nonno fosse così fissato con quel ragazzo, non aveva nulla da invidiare a parte un'immensa stupidità e un talento per lei inesistente, solamente un'incredibile fortuna nelle sfide e nella preparazione dei piatti.
O almeno era quello che Erina voleva credere per non voler ammettere la verità.
Yukihira era così sfacciato e arrogante che, ogni volta che lo incontrava, avrebbe voluto ucciderlo seduta stante.
Due erano le qualità che poteva concedergli: un bellissimo sorriso e una perseveranza senza paragoni in quello che faceva. Una determinazione che forse, con assoluto disappunto, invidiava. Come se non bastesse, incrociò il fastidioso “tarlo” dei suoi pensieri in mezzo al corridoio.. che? Cosa? Stava salutando davvero lei?
Fu costretta a fermarsi e senza pensarci due volte lo trascinò per un braccio in un'aula vuota: non poteva farsi vedere con lui, un misero principiante, dai suoi compagni d'Elité.
-yo! Nakiri! Come stai?- si strinse in un sorriso divertito che la fece imbestialire.
-imbecille! Che diavolo ci fai nell'ala d'Elité? Non hai i diritti per stare qui!-
Come le succedeva sempre, in presenza di quel ragazzo, iniziava ad agitarsi inspiegabilmente e veniva assalita da un'insicurezza profonda ed insopportabile.
-calmati Nakiri.- si fece improvvisamente serio, -sono solo venuto a dirti una cosa.-
Allora Erina, imbarazzata, lasciò la manica della maglietta di Yukihira ancora stretta nella suo mano.
-sbrigati! Cosa vuoi dirmi? Se vuoi dirmi che passeremo purtroppo l'estate insieme, lo so già, hai sprecato solo fiato a venire qui.- borbottò distogliendo lo sguardo dai suoi occhi di quel castano dorato che la mettevano a disagio per quanto fossero fiduciosi e risoluti, e la fissavano con estrema gentilizza. Ora che ci pensava, Yukihira era l'unico che non sembrava spaventato da lei o la considerava come se fosse una “Dea in terra”. Era l'unico, assieme alla sua migliore amica, a vederla come una ragazza normale e non come la bellissima ed altezzosa Erina Nakiri, nipote del preside.
Non era abituata ad essere trattata normalmente da qualcuno, tutti la vedevano come la perfezione fatta in persona e lei di conseguenza agiva in maniera tale da confermare ciò e non deludere le aspettative. Però, quando si trattava di interagire con Souma, lui che la considerava una qualunque compagna di scuola. Lui che sembrava esplorarla e trapassarla da parte a parte come se volesse distruggere la sua maschera gelida e inflessibile con la sua naturale gentilezza, oppure che la salutava in mezzo al corridoio come una comune e confidente amica.
Il suo comportamento confidenziale e quasi dolce, la mandava totalmente in confusione e finiva per farla sentire impreparata ogni volta che lo incontrava e ci discuteva.
-ah! Quindi già lo sapevi!- rispose alla sua affermazione. -in ogni caso.. non ero venuto a dirti solo questo, Nakiri..- aggiunse -..preparati! Quest'estate ti farò dire “delizioso” quando assaggerai i piatti preparati da me per il banchetto!-
Erina avvampò furiosamente, scandalizzandosi lei stessa per l'eccessiva reazione che aveva avuto di fronte a quelle semplici parole. La maniera con cui l'aveva dette era stata destabilizzante: erano un misto tra una dichiarata sfida e una dichiarazione d'amore. Era ridicolo da parte sua fare pensieri così sdolcinati, poiché non si era mai sentita in quel modo.
E poi, soprattutto, non era da lei prendere una dichiarazione ufficiale di “guarra” similmente ad una dichiarazione d'amore.
Probabilmente era impazzita e chi l'aveva resa così vulnerabile e imbarazzante era quel ragazzo.
Gliela avrebbe fatta pagare al momento dovuto. Cercò di riassumere la sua solita compostezza:
-cucinerò anch'io al bachetto, lo sai? Non assaggerò mai più i tuoi piatti così mediocri!- ribatté:
-probabilmente non riuscirai mai a farmeli piacere.
I tuoi cibi semplici e casalinghi, fatti con dei miseri avanzi, non stuzzicano affatto il mio palato.-
Sapeva di star mentendo ma non l'avrebbe mai dichiarato davanti a Yukihira.
-riuscirò a farteli amare Nakiri!- continuò Soma alzando il pollice soddisfatto e fiducioso, intanto che la guardava allontanarsi di spalle ed uscire dall'aula deserta.
-ci vediamo Yukihira. Vattene di qui.- asserì solo, lei.
Si scambiarono entrambi uno sguardo intenso che valeva più di mille parole e non definiva una semplice sfida.
Il cuore le batteva a mille, ma Erina non comprendeva ancora la vera motivazione.
Chissà in cosa si sarebbe trasformata quell'estate?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Welcome in Hokkaido ***


Welcome in Hokkaido



La settimana prima dell'estate era trascorsa piuttosto rapidamente e Soma era appena atterrato in Hokkaido.
Per trovare la villa del preside ci aveva messo un po', ma grazie ad un mezzo di trasporto e l'altro l'aveva raggiunta.
Un maestoso cancello in acciaio scuro lo sovrastava come se volesse avvolgere totalmente il suo corpo o indurlo ad andarsene, era addirittura più grande di quello che apriva la strada allo Tootsuki.
Soma non si era mai trovato davanti ad una villa gigantesca ed ancestrale e dovette prendere un respiro profondo prima di suonare il campanello incastonato nel muro. Perfino l'architettura di uno stupido campanello sembrava tanto aggraziata in confronto. Decisamente, quel posto era inquietante in tutto il suo misterioso splendore.
Una lunga camminata attraverso un vasto parco imperniato di alberi lo avrebbe aspettato prima di raggiungere il portone principale e poter godere degli interni della residenza.
Suo padre l'aveva chiamato due sere fa per avvisarlo che lo avrebbe raggiunto qualche giorno dopo a causa di imprevisti sul lavoro a Buoenos Aires, la metropoli dove si era spostato per fare da aiuto cuoco a uno dei master Chef più intraprendenti ed eccelsi dell'Argentina. Decise che era il momento di fare la sua entrata e con un piccolo tocco suonò il campanello. La risposta fu immediata e vide in lontananza un maggiordomo sulla quarantina che si dirigeva a passo svelto per accoglierlo, aprendo l'immensi cancelli. L'uomo fu muto per tutto il tragitto fino al portone principale, che parve più lungo di quello che si aspettava, mantenendo una formale distanza da lui.
Fu facile immaginare che il maggiordomo pensasse di rispettare la sua privacy adottando un simile atteggiamento, Soma invece si sentì a disagio e incapace di porre domande.
Quando arrivarono al portone, esso si aprì meccanicamente e finalmente il maggiordomo decise di interrompere il suo vigile silenzio. -benvenuto nella residenza Nakiri, sig.Yukihira!-
-la ringrazio, ma qui vi date tutti del “lei”?- domandò divertito.
-io sono un maggiordomo signorino, è il mio compito rivolgermi a lei in maniera formale.-
-capisco. Il sig.Nakiri e sua nipote? Non vedo nessuno a giro.- chiese esplorando con attenzione l'intero e sfarzoso salone d'accoglienza, incuriosito dagli arredamenti di antiquariato dai colori caldi e luminosi grazie anche al grande lampadario dorato sopra la sua testa che li illuminava. Il pavimento in piastrelle di lusso a sfondo limpido che portava verso delle scale in marmo pregiato per raggiungere i piani alti, sembrava quasi riflettere la sua immagine da quanto fosse lucido e deglutì appena chiedendosi dove fosse finito e per quale assurdo motivo suo padre l'aveva spedito in un luogo così raffinato.
Ovviamente.. non che fosse spaventato dalla sfida che gli era stata “lanciata”, ma neanche si aspettava un luogo tanto fragile ed elagante, quasi cristallino, per come era curato.
-la signorina è a lezione d'equitazione. Possediamo un maneggio che si trova poco più avanti. Se vuole, quando le ho mostrato la stanza, può andare a seguirla.- gli propose. -mentre il sig.Nakiri si trova a un congresso di lavoro, per discutere dei banchetti che organizzerà nei prossimi giorni e a cui lei, se ho capito bene, parteciperà come cuoco.-
Soma cercò di trattenere una risata immaginando Nakiri mentre cavalcava un cavallo.
Non finiva mai stupirlo quella ragazza, non si sarebbe aspettato che andasse a cavallo, soprattutto conoscendo il suo atteggiamento da regina a capo del suo reame, nel suo caso la Tootsuki. Inoltre, non l'aveva mai vista in abiti tradizionali e di certo non indossava la divisa scolastica per cavalcare. Forse sarebbe andato a dare un'occhiata.
-la vedo molto divertito, signorino. Ho detto qualcosa di strano?-
-oh no, non si preoccupi. Stavo solo pensando ad una cosa divertente.-
-d'accordo.. allora mi segua.-
Detto questo, l'uomo iniziò a salire le scale e lo accompagnò davanti ad una porta inserendo la chiava nella serratura.
Quando la porta fu spalancata, Soma si trovò di fronte un'ampia stanza illuminata da immense vetrate che circondavano la camera e facevano filtrare attraverso i caldi raggi estivi. Le finestre davano sul parco anteriore, ricoperto da un vasto prato, una larga e rettangolare piscina clorata, adesso vuota e calma, e pieno di aiuole di una varietà infinita di fiori che, grazie alla stagione estiva, erano spuntati e coloravano il giardino. I suoi occhi continuarono a seguire la lunghezza del parco raggiungendo un terreno sterroso, circordato da un recinto di legno e riempito da ostacoli, dove notò una figura in sella ad un cavallo, un bellissimo purosangue inglese, dalla criniera e il pelo marrone.
Non fu difficile ricollegare quella figura, anche se in lontanza, ad Erina. Non poteva essere altrimenti.
Se la cavava con l'equitazione e aveva una meritevole grinta nel saltare gli ostacoli che le si parevano davanti.
Non si sarebbe aspettato di meno da lei.
-come può ben vedere con i suoi occhi, quello che sta guardando è il maneggio dove la signorina svolge le sue lezioni d'equitazione estive.- spiegò il maggiordomo, interrompendo la sua contemplazione del paesaggio.
-è tanto che va a cavallo?- domandò Soma sorridendo.
-oh sì, da quando ha 6 anni. O meglio.. da quando suo nonno l'ha presa in affidamento.
Il mare, l'equitazione e soprattutto la cucina sono gli unici passatempi della signorina quando viene ad Hokkaido, visto che è sempre da sola.- raccontò quasi dispiaciuto.
-e prima dove stava? Insomma.. non ha sempre abitato con il preside?-
-prima..- fece una pausa, indeciso se continuare. -è una lunga storia Sig.Yukihira. Io sono solo un maggiordomo, conosco la signorina da quando è piccola, ma penso sia giusto che sia lei stessa a raccontarle la sua storia.-
Si avvicinò alla porta per andarsene. -le auguro una bella permanenza estiva. Si accomodi pure.-
Chiuse la porta e lo lasciò solo e pensieroso.
Nakiri conitinuava ad essere piena di misteri ed enigmi e questo non faceva altro che accrescere la sua “voglia di sapere” e specialmente.. di mostrarle le sue capacità culinarie.
Lanciò bruscamente la sua valigia sul letto già accuratamente rimboccato, spalancò le ante dell'armadio infilando a “casaccio” i pochi indumenti che aveva portato con sé o meglio.. il suo repertorio migliore di vestiti in maniera da non risultare proprio un vagabondo davanti alla famiglia Nakiri e decise di indossare immediamente gli abiti estivi perché stava morendo di caldo. Prese un paio di pantaloncini di Jeans scuri, che aderivano perfettamente alle sue gambe muscolose, una canottiera rossa e un paio di scarpe da ginnastica, indossando tutto velocemente. 
Perché non godersi la permanenza a villa Nakiri finché ne aveva la possibilità?
Ridacchiò e uscì dalla stanza pronto a raggiungere Erina.


 
****
 


Saltò anche l'ostacolo più alto con estrema agilità carezzando la morbida criniera di “Sally”_ così aveva chiamato la sua giovane cavalla_ in modo da premiarla. Era da sola, come al solito.
Le sue uniche compagnie erano la passione per la cucina, il bel mare di Hokkaido e chiaramente la sua cavalla Sally, con la quale svolgeva le sue estive lezioni d'equitazione e salto ad ostacoli.
-davvero complimenti signorina.- applaudì il suo insegnante, Jess, di origine anglossassone.
Giusto.. anche Jess Carter faceva parte delle sue compagnie estive.
Era un ragazzo poco più grande di lei, aveva all'incirca vent'anni, le insegnava equitazione come lavoro part-time estivo. Durante il periodo invernale e primaverile, invece, studiava all'università di Agraria in Inghilterra.
Jess ed Erina si conoscevano fin da piccoli perché era diventato ormai un amico di famiglia.
Suo nonno aveva contatti anche all'estero, infatti alla Tootsuki c'erano molti studenti stranieri.
Jess era il nipote di un conoscente che selezionava gli studenti per Senzaemon e spesso d'estate veniva in Hokkaido, portando il nipote, per aggiornare suo nonno sui nuovi talenti scoperti. Erina era andata a vivere con suo nonno dopo aver compiuto 6 anni e già allora Jess aveva la passione per i cavalli e li cavalcava fin da piccolo, così Senzaemon gli aveva proposto di lavorare al maneggio per lui, d'estate, ed insegnarle a cavalcare.
Il ragazzino aveva accettato di buongrado: non avrebbe mai rifiutato un'offerta di lavoro da un uomo così ricco e rinomato, anche se questo l'avrebbe costretto a prendere un aereo per il Giappone ogni estate e andare oltreoceano.
Erina sapeva già perché suo nonno le aveva affiancato Jess per i suoi allenamenti: perché ci stringesse amicizia e avesse una compagnia giovane, con cui passare il tempo, almeno durante l'estate. Però lei aveva sempre mantenuto le distanze dal ragazzo, benché da qualche anno ci parlava di più, ma solo perché ormai si conoscevano da tanto.
Erina poteva definirlo l'unico essere maschile (a parte Joichiro, il suo idolo) con cui aveva un rapporto che non fosse burrascoso. Il resto erano solo degli idioti, ed era colpa di suo padre se aveva sviluppato una forte ostilità verso il genere maschile. A quel pensiero strinse i denti cercando di evitare di paralizzarsi e tremare, come spesso succedeva quando rivolgeva il pensiero a quella “sottospecie” d'uomo che era Azami Nakiri.
-come c'era d'aspettarsi da me, Jess.- commentò altezzosa, scendendo fluidamente e con eleganza dalla sua splendida cavalla. -sempre molto sicura di te, vedo, signorina Nakiri.- sorrise divertito Jess.
-la lezione non è ancora finita, le ricordo.-
-lo so, lasciami almeno bere un attimo.- ribatté seccata.
-certo.- acconsentì il bel moro.
-dunque, ho sentito che il Sig.Nakiri ha in mente dei banchetti coi fiocchi quest'estate e che avremo più ospiti del solito.-
-quel è il problema? Nella villa c'è spazio per tutti.- replicò lei, distogliendo gli occhi da lui.
-anche se il via vai continuo di gente sarà abbastanza fastidioso.-
-chi saranno i fortunati ospiti?-
-cerca di tenere a freno la lingua, Jess.- lo rimbeccò lei.
Jess non ci fece molto caso e proseguì con le sue insinuazioni:
-ho sentito che verrà qui anche il sig.Joichiro. Tuo nonno lo conosce molto bene e anche lei signorina.
Sbaglio o è stato ospite una delle prime estati che anche lei era qui?-
Erina rimase in silenzio, calando la mano con la quale reggeva la bottoglia di plastica e portando lo sguardo verso Jess, cercando di controllare le sue emozioni:
-ti ricordi piuttosto bene di lui. Vedo che non sono l'unica a ricordarsene.- recitò nostalgica.
-dalla sua espressione immagino di aver indovinato. E sì, di certo è un'ospite che rimane impresso.-
Erina non negò ne confermò, appoggiò la bottiglia a terra pronta a rimontare in sella.
-hai altre domande?- chiese sferzante.
-che mi dice di sua cugina Alice e la sua assistente Hisako? Arriveranno anche loro?
Di solito vengono solo per poco tempo.-
-sì, ci saranno. Alice e Kurokiba, il suo assistente, verranno per più tempo quest'anno.- spiegò Erina. -e, al contrario di altri anni, verrà anche mia zia. Hisako viene sempre per qualche giorno, specialmente per darmi una mano nelle cucine.-
Tra le chiacchiere, Erina era già rimotata in sella a Sally e le accarezzava la criniera.
-ho soddisfatto la sua ingorda curiosità, Jess?- ironizzò annoiata.
-direi abbastanza. Adesso possiamo ricominciare l'allenamento, signorina.-

Mentre Erina era concentrata a cavalcare e Jess dava le spalle alla scuderia, Soma li aveva finalmente raggiunti.
Nessuno dei due si era accorto della sua presenza, poiché il terreno era ricoperto di pagliume ed erba secca, e i suoi passi erano stati velati e silenziosi. -Yo Nakiri! non mi sarei mai aspettato di vederti cavalcare!- esclamò accostandosi a Jess e poggiando le mani sul recinto di legno, le labbra arricciate in un sorriso.
Jess sussultò sorpreso e Erina, dallo stupore, perse il controllo di Sally che alzò gli zoccoli all'aria ribaltandola e facendola cadere a terra. Il tutto si concluse con una dolorosa “culata” di Erina.
Fortunamente non stava cavalcando rapidamente e la caduta non era stata pericolosa; tuttavia, dopo essersi rimessa in piedi e calmato Sally, si girò rabbiosa verso Yukihira:
-dico, Yukihira, ti sembra il modo di apparire così all'improvviso?- tuonò impreparata, come ogni volta lui la coglieva.
Poi continuò:
-non so se lo sai, ma i cavalli sono molto cauti con gli sconosciuti e se li spaventi in questo modo, possono perdere il controllo. È già un miracolo che non sia finita all'ospedale per colpa tua, in caso contrario avresti fatto una brutta fine.- brontolò irritata. -quando sei arrivato? Mio nonno non mi aveva avvisato del tuo arrivo.-
-sono arrivato stamani mattina. Tuo nonno già non c'era.-
-chi ti ha dato il permesso di entrare nel maneggio?- intervenne Jess, finora rimasto in silenzio e impegnato a studiare il nuovo arrivato, per lo più sconosciuto.
-il maggiordomo.- rispose con semplicità, Yukihira, sorridendo amichevolmente.
-Jess.. lui è Soma Yukihira.- lo presentò Erina.
Soma portò la mano verso il ragazzo moro e con due iridi azzurre, per completare la presentazione.
-Jess Carter, piacere. Sono l'insegnante d'equitazione di Erina.-
-l'avevo immaginato.- affermò brevemente, Yukihira.
-e come vi conoscete?- chiese Carter guardando Erina.
-frequento la Tootsuki come Nakiri.- rispose prontamente, Soma.
-non sembri esattamente un cuoco d'Elité.- notò Jess, squadrando gli abiti sportivi e non totalmente idonei alla famiglia Nakiri. Non era abituato a vedere persone semplici nella villa di Senzaemon, soprattutto attorno alla sua allieva.
Soma scoppiò a ridere. -in effetti non sono un cuoco d'elité, ma ciò non vuol dire che non lo diventerò.-
Strizzò l'occhio verso Nakiri, per ribadirle che non aveva dimenticato la loro sfida.
In fondo aveva accettato l'invito del preside sole per mostrarle le sue capacità.
Lei comprese subito il messaggio e a un tratto si sentì accaldata, avvertendo le guance andarle a fuoco.
Non si spiegava quell'insolita reazione per uno stupido occhiolino, pensò addirittura di star accusando una febbre fulminante. Erina sapeva perfettamente che la “frecciatina” di Jess non avrebbe scomposto di un millimetro l'autocontrollo e la solarità di Yukihira ed era proprio uno dei tanti aspetti del ragazzo che la incuriosivano fortemente.
Yukihira si mostrava gentile con tutti, sempre e comunque, che tu gli facessi un torto o gli voltassi le spalle, non portava rancore verso nessuno. Era un pacifista e, nonostante le sue dubbie origini, era una persona che si faceva in quattro per chiunque. Era corretto. Erina non lo conosceva bene, perché si erano incrociati così poche volte nei corridoi infiniti della Toostuki per poter giudicare; ma l'altruismo di Soma, da lui sfoggiato in varie occasioni, non l'aveva dimenticato e sicuramente era una caretteristica che saltava immediatamente all'occhio.
Per quanto lo ritenesse presuntuoso e troppo disinvolto per i suoi gusti, la bontà di Yukihira era innegabile e perfino lei riusciva doveva riconoscerla. -sei un tipo davvero interessante.- sorrise Jess.

 
****


Soma tornò a seguire la leggiadra camminata di Erina mentre si allontanava, dando loro le spalle, per accompagnare la sua cavalla alle stalle. Con una mano trascinava le redini del cavallo e con l'altra salì lungo il collo, in un gesto lento, intenzionata a raggiungere il nastro che avvolgeva i lunghi capelli biondi in un chignon raccolto e ritoccato con qualche forcina. In un naturale movimento li sciolse e la cascata di ciocche scese delicatamente lungo la schiena superando il fondoschiena: il riflesso dei raggi mattutini illuminava il biondo platino dei ciuffi regalandole una luce quasi miracolosa.
In quel millesimo di secondo, le parve davvero una dea irraggiungibile.
Per un attimo dimenticò che accanto a lui c'era anche il suo amico Jess.
Fu proprio quest'ultimo a farlo tornare alla realtà:
-dimmi un po', Yukihira, che rapporto hai con la signorina Nakiri?-
Domanda complessa, decisamente: nemmeno lui sapeva che legame avevano.
-da quel che so di lei, non è molto socievole e tanto meno amichevole. Erina è scostante, introversa, poco incrine a parlare delle sue emozioni e soprattutto della sua vita al di fuori dalla Tootsuki. Non ha molti amici, a parte me e Hisako.
La conosco meglio di chiunque altro e so per certo che il vostro non è un normale rapporto.- proseguì Jess, in tono sospettoso. Più parlava, più Soma non sapeva cosa rispondere.
-cosa ti fa credere che non abbiamo un rapporto normale? Semplicemente.. non abbiamo un rapporto.- decretò tranquillo, -conosco poco Nakiri e al momento la vedo come un obiettivo da raggiungere, come una rivale che ammiro, e specialmente.. come una persona a cui voglio far dire “delizioso” quando assaggerà i miei piatti.-
-delizioso?- alzò un sopracciaglio scettico, Jess.
-seriamente, Yukihira, solo questo vuoi da lei? Non credi che sia ridicolo? Insomma.. non direi da come la guardi.-
-solo questo.- confermò Soma sorridendo senza incontrare lo sguardo curioso di Jess.
-d'accordo, se la metti così.- sogghignò l'altro, -dunque, continuo ad avere campo libero con lei.-
Fu in quel momento che Soma tornò a guardare Jess negli occhi. -campo libero in che senso?-
-penso tu abbia compreso benissimo a cosa mi riferisco.-
Yukihira però, al contrario di quello che Jess pensava, non aveva veramente capito.
Jess fu divertito da quella domanda, ma decise di non insistere con le provocazioni.
-Yukihira!- gridò Erina, uscendo frettolosa dalle stalle -mi ha chiamato il Sig.Onda per dirmi di tornare subito alla villa perché mio nonno è tornato dal congresso ed è quasi ora di pranzo.-
Soma la vide affrettarsi verso di loro con i capelli un po' arruffati, la maglietta bianca aderente sporca di terra a causa della caduta di prima, i pataloncini che da beage erano diventati neri. Trattenne un sorriso: era veramente un evento vedere la regina della Toostuki ridotta in quello stato, ma alla fine così sembrava più genuina.
-chi è il sig.Onda, Carter?- chiese in un bisbiglio.
-il maggiordomo, Yukihira.- rispose sconsolato, l'altro.
Soma annuì, rispondendo a Nakiri:
-d'accordo. Allora andiamo.- fece un cenno di saluto a Jess e si avviò verso l'uscita del maneggio, accorgendosi poco dopo che Erina non lo stava seguendo: la vide in lontanaza di fronte a Jess, lui qualche centimetro più alto di lei, le stava dicendo qualcosa di incomprensibile da quella distanza.
Erina sosteneva lo sguardo di Jess senza esitazione e i loro volti erano davvero troppo vicini. Scosse la testa perplesso.
Perfino per lui quella distanza poteva risultare pericolosa, ma perché Erina non si allontanava come faceva con lui?
Era la prima volta che la vedeva in buoni rapporti con un uomo.
La conosceva poco, ma l'aveva vista sempre in allerta quando un ragazzo le si avvicinava.
Pensava di essere l'unico ad essere riuscito ad accorciare un po' le distanze con lei e invece c'era qualcun altro più in vantaggio di lui. Ma poi.. perché la stava prendendo come una sfida?
Insomma.. quella situazione non aveva niente a che fare con la cucina, era un semplice legame tra due amici stretti. Perché si sentiva infastidito? Lui voleva conoscere Erina solo per motivi professionali, giusto?
Così credeva quando era arrivato alla villa del preside.
Giusto. Il motivo per il quale si trovava lì era solo per questo.
Dunque, continuo ad avere campo libero con lei”.
Sussultò quando la frase di Jess attraversò nuovamente la sua mente.
Inizialmente non aveva compreso quell'enigmatica frase e aveva risposto di conseguenza, però guardando adesso la vicinanza che Jess cercava di ottenere, cominciò a capirla.
Per un attimo perse un battito davanti a quella realizzazione, ma reagì come se non fosse nulla di importante.
I suoi pensieri furono interrotti da Erina che finalmente l'aveva raggiunto.
-smettila di stare qui imbambolato, Yukihira, mio nonno ci aspetta.-
Soma si riscosse. -stavo aspettando te, Nakiri.-
-dovevo fissare la prossima lezione con Jess.- affermò sbrigativa.
-lo conosci da tanto?- proseguì lui.
Perché era tanto interassato a decifrare il loro rapporto?
Erina lanciò un'occhiata incredula verso Yukihira, stupita dal suo improvviso interesse.
-non credo siano affari tuoi, Yukihira.- borbottò impacciata.
-volevo solo conoscerti meglio, visto che dobbiamo collaborare e convivere per i prossimi tre mesi in cucina e nella villa:
se non lo facciamo sarà un problema.-
-e chi ti dice che collaborerò con te? Tra la mia eccelsa cucina e i tuoi mediocri piatti casalinghi non possiamo trovare un compromesso o una tecnica che li unisca entrambi.-
-tu dici, Nakiri? Io invece credo che riusciremo a trovare la giusta omogeneità.- sorrise convinto.
-Yukihira.. non pensi di essere un po' troppo sicuro di te per uno chef alle prime armi?-
-te l'ho detto, Nakiri, riuscirai a capire la complessità dei miei piatti in questi tre mesi.-
-ma se non sai nemmeno che razza di banchetti ha in progetto mio nonno!-
-perché.. tu lo sai?- replicò lui, guardandola con un'espressione impertinente e facendola imbestialire; pur essendo tale, però, c'era un cipiglio di dolcezza mentre la guardava, tanto che Erina sentì un'altra volta quella fastidiosa sensazione di “febbre fulminante”. Distolse gli occhi da lui, rapidamente.
Si sentì mozzare il respiro e il cuore aveva cominciato ad accellerare senza alcuna spiegazione.
Cosa le stava succedendo?
Doveva darsi subito una calmata. Cavolo, era solamente quell'idiota di Yukihira.
-no che non lo so. Non l'ha detto neanche a me.- cominciò alla fine.
-presumo che ci darà delle spiegazioni appena il resto degli ospiti, tra cui gli aiutanti, saranno arrivati.-
-chi manca?- domandò Soma.
Erina gli rispose con un'occhiataccia:
-Yukihira.. penso sia ora che tu smetta di ficcanasare negli affari di mio nonno.-
Soma sospirò e stiracchiandosi si portò le braccia dietro la schiena facendole scricchiolare.
-sei tu a parlarmi dei presunti piani di tuo nonno, non sono io che ti chiedo di dirmeli.-
-dico, Yukihira: ti trovi in una villa sconosciuta e gigantesca, lontano dai tuoi parenti, con persone che conosci praticamente solo di nome e con la consapevolezza che dovrai restarci per tre mesi interi. Non hai idea di quello che mio nonno ha in mente, nessuno ce l'ha, e non puoi avere la certezza che andrà tutto per il verso giusto.. come fai ad essere così dannatamente tranquillo? Lo sai che, se dovesse andare male, mio nonno potrebbe perfino decidere di espellerti dalla Tootsuki? E invece di essere in preda al panico, sembri quasi divertirti. Io veramente non ti capisco.-
-infatti è così.- iniziò Yukihira -io mi sto divertendo! Sono elettrizzato all'idea di mettere in pratica le mie capacità per qualcosa di importante, fuori dalla Tootsuki. Sarà un altro tassello da aggiungere alla mia breve esperienza culinaria.-
Erina era scioccata. Non sapeva più cosa dire.
-a me piace scoprire cose nuove, spaziarmi in tecniche diverse di cucina, sperimentare piatti nuovi usando conoscenze già acquisite nelle mie vecchie esperienze. Tuo nonno conosce un'infinità di cuochi d'Elité, è il preside della Tootsuki, e ha contatti in tutto il resto del mondo per la scoperta di nuovi talenti. Per i suoi banchetti, per quello che ha in mente, potrebbero arrivare chef da ogni paese del mondo. Da loro posso imparare nuovi stili di cucina, abbinamenti con ingredienti misteriosi, conoscere innovativi tipi di guarnizioni per i piatti. Per me è un'occasione unica. Ecco perché sono eccitato e cerco di essere rilassato: se non lo sono rischio di sprecare l'occasione che ho avuto grazie al preside.-
Incontrò intensamente gli occhi lilla di Erina specchiandosi in essi.
Sembrava molto sorpresa del suo discorso, eppure lui non aveva detto niente di ché.
-tu ami molto la cucina, Yukihira.- constatò Erina sovrappensiero.
-anche tu.- sorrise lui, -almeno in questo ci troviamo d'accordo.-
-In ogni caso, che tu abbia dei motivi seri o meno per aver accettato l'invito di mio nonno, sappi che dovrai arrangiarti!- Erina riprese la sua compostezza. -non ti aiuterò.-
-anche tu sei parte di quei motivi, Nakiri.- sostenne lui, prima di vederla entrare in camera che_guarda caso_era poco più distante dalla sua. Si trovavano pure sullo stesso piano.
Presto sarebbero andati a pranzo e Senzaemon aveva detto che li aspettava in sala da pranzo.
Decise di cambiarsi velocemente, dato che andando al maneggio aveva sudato.

 

****


Si poggiò stancamente contro la stipite della porta, lasciandosi andare ad un sospiro liberatorio, e osservando con noncuranza il letto a baldacchino ricoperto dai lenzuali con motivi floreali composti da colori chiari e femminili come il bianco panna e il rosa. Yukihira le aveva nuovamente fatto salire quell'ispiegabile "febbre fulminante".
Anche tu sei parte di quei motivi, Nakiri”.
Quella frase continuava a ripetersi a “macchinetta” nella sua testa. Ogni volta era un colpo al cuore e conseguente alzamento della sua temperatura corporea: stava iniziando a pensare di dover andare da un dottore per farsi curare o trovare una spiegazione a quelle reazioni incontrollate e improvvise, di durata assai rapida.
Veramente non riusciva a capire quel ragazzo. Non comprendeva come potesse sorridere così tranquillamente in una situazione per lui sfavorevole e complessa, in mezzo a pezzi grossi della società, di cui magari non conosceva neppure il nome. Era una continua sorpresa. Era imprevedibile. Era incredibile Yukihira.
Ancora con la testa appoggiata alla porta, proseguì a studiare la sua camera da letto nella speranza di allontanare dalla sua mente quel ragazzo e avvertendo poco dopo la solita sensazione di solitudine: quell'immensa stanza, vuota, arredata con l'essenziale, non la aiutava di certo a sentirsi meno sola quando si ritirava nelle sue stanze.
Sapeva che quell'anno in Hokkaido sarebbe stato diverso: la residenza si sarebbe popolata di clienti e collaboratori di suo nonno, chef d'alta classe, creando così un costante andi e rivieni.
Oltre a loro anche Hisako e sua cugina Alice sarebbero stati ospiti per più di un mese.
Si sentiva quasi sollevata, a quel pensiero, e in realtà non vedeva l'ora che anche Joichiro arrivasse.
Si sarebbe ricordato di lei appena l'avrebbe vista?
Forse quell'estate sarebbe risultata meno noiosa e piatta del solito, in tutti i sensi.

Bussarono alla sua porta ed Erina fu costretta ad allontanarsi per aprire: il maggiordomo della famiglia Nakiri, il Sig.Onda, era di fronte a lei. -signorina, mi scusi se la disturbo ancora, ma è ora di pranzo e suo nonno l'aspetta in sala da pranzo con il signorino Yukihira tra mezz'ora.- l'avvisò in tono formale.
-grazie. Mi sistemo un attimo e arrivo.-
Si beò di una veloce doccia per levare il sudore dopo l'equitazione e tirò fuori dall'armadio uno dei suoi eleganti vestiti da Brunch_così lo chiamavano il pranzo a villa Nakiri_di un colore celestino, che arrivava poco sopra le sue ginocchia, e godeva di un scollo dietro la schiena scoprendo la pelle delicata e pallida: lo coprì con un coprispalle bianco poggiato con grazia dietro la schiena e indossò un paio di ballerine con un leggero tacco, che la rialzavano leggermente, slanciando le sue gambe lunghe e snelle.
I capelli, appena lavati e acconciati in una liscia piega, li lasciò cadere dolcemente lungo la schiena.
Si truccò minimamente, con un leggero tocco di mascara e matita, decidendo di lasciare il resto del volto al naturale, poiché sarebbe stato un semplice pranzo con suo nonno_e Yukihira_e non una cena d'affari alla quale era solita partecipare.

 
 
****


Yukihira era già compostamente seduto a capo tavola, ben di fronte a Senzaemon.
L'uomo l'aveva scaltramente fatto accompodare a capo tavola in modo da renderlo al centro dell'attenzione e forse, in una logica contorta, farlo sentire più coinvolto nella famiglia. Non che a Yukihira importasse molto dove sedere, ma avere di fronte il preside della Tootsuki, sedersi al suo stesso tavolo, solo con lui e sua nipote, non era cosa da poco.
-è andato tutto bene il viaggio, Soma?- domandò subito, l'uomo, in maniera da rompere quel silenzio imbarazzante appena creatosi. Si stupì persino che lo avesse chiamato per nome, fu strano ma anche piacevole.
Per ora era stato l'unico a chiamarlo con il nome di nascita da quando era arrivato alla villa e gli aveva fatto piacere.
-direi di sì, anche se ci ho messo un po' per trovare la strada. La villa non è proprio in città.-
A Yukihira parve di vedere nel preside un accenno di sorriso divertito.
-è un piacere averti qui. Tuo padre mi ha detto che ci raggiungerà fra qualche giorno.-
-sì, ha avuto un contrattempo a Buenos Aires.-
La loro conversazione fu interrotta dall'arrivo di Erina.
-nonno, eccomi. Yukihira.- lanciò una vaga occhiata verso quest'ultimo.
-finalmente Erina. Siediti pure accanto a me.- la invitò il nonno.
-deduco che prima di inziare a mangiare, tu abbia intenzione di dare qualche spiegazione a Yukihira.- suppose risoluta, scrutando suo nonno.
-sì, esatto. Aspettavo te. Le spiegazioni complete, però, ve le darò quando nei prossimi giorni saranno arrivati anche il resto degli invitati.-
-immaginavo.- acconsetì lei.
-inanzi tutto, fra un paio di giorni ci sarà una festa di benvenuto per tutti.
Tu e Yukihira non dovrete lavorare in cucina per quel giorno, ci pensano i miei cuochi.-
-oltre ad Alice, il suo assistente, Hisako e Yukihira, chi hai invitato di studenti della Tootsuki?- chiese Erina.
-i fratelli Aldini e Akira Hayama.
Tutte e tre i miei studenti saranno molto utili nei banchetti e negli eventi che organizzerò alla villa.-
-mi fa piacere che anche i fratelli Aldini siano stati scelti.- si intromise Soma.
-conosco il loro padre da molto tempo. Ci tenevo ad invitarli.- raccontò con voce profonda Senzaemon.
-..e Hayama ha un vero talento per la preparazione delle spezie.
Mi sarà utile nel creare dei piatti particolari che ho scelto nei menù che intendo preparare.-
Soma si ricordava bene quanto Hayama fosse in gamba e non era sorpreso che il Sig.Nakiri lo avesse invitato alla villa.
Quanto ai fratelli Aldini, sarebbe stata un'ottima occasione per scontrarsi ancora con loro e collaborare insieme.
-hai altre spiegazioni da darci?- riprese Erina, mentre un cameriere appoggiò su ogni piatto segna posto la zuppa che sarebbe stata il loro pranzo.
-no, per ora ho finito. Buon appetito.- li incoraggiò a mangiare e i due non se lo fecero ripetere due volte prima di affondare il cucchiaio in ora bianco all'interno di quella zuppa verde e probabilmente condita con verdure di ogni tipo.
Bastò un solo sorso per far comprendere a Soma la potente e scioccante qualità del piatto servito, sebbene fosse solo una semplice zuppa, aveva un sapore instancabile ma tacito: non era stucchevole, non annoiava, stuzzicava le papille gustative come non mai, portandole alla ricerca di ingredienti che ancora non riusciva a riconoscere bene ma che inducevano a volerne sempre di più, a mangiarne porzioni infinite.
Cos'era quella forte spezia che amalgamava l'intera pietanza, creando un gusto intenso?
-riesci a capire quel è il trucco di questo piatto, Soma?- lo interrogò Senzaemon.
Inizialmente non rispose, ma lo riassaggiò e ancora riassaggiò finché una luce consapevole attraversò i suoi occhi:
-è per caso noce moscata?- tentò.
Il preside si aprì in un ghigno d'approvazione e gli occhi di Soma raggiunsero quelli di Erina, che lo fissò sorpresa: non riusciva a credere che con una sola “cucchiaiata”, Yukihira avesse riconosciuto il misterioso ingrediente aggiunto, giacché ce n'era una quantità davvero minima e non era facile indovinare subito.
Cercò di occultare lo stupore finché poteva e tornò composta:
-non era difficile da capire, Yukihira.- lo provocò mentendo.
-cerco che tu non ti “sprechi” mai a fare complimenti, eh Nakiri?- stette al gioco, lui, sorridendo.
Lei incrociò le braccia offesa e tornò a raccogliere la zuppa con il cucchiaio, quasi ingozzandosi.
Voleva finire alla svelta il suo piatto prima di prendere a pugni Yukihira e fargli abbassare la cresta.
Senzaemon se la rideva di soppiatto e un pensiero attraversò la sua mente: sarebbe stata un'estate davvero divertente.




******************************************
Spazio autrice. Ecco qua con il nuovo e veramente primo capitolo di "My Sweet Chef".
So che è due mesi che non aggiorno, ma non avevo veramente tempo con le mille cose da fare.
Ho già in mente come far andare le cose, ma non sono mai riuscita a trovare il tempo di scrivere il capitolo. Spero possiate perdonarmi.
Il cap è abbastanza lungo, per cui spero di essere perdonata per la mancanza dell'aggiornamento :P.
I personaggi non sono totalmente IC (chiaramente, essendo una fanfic, c'è libera scelta. Però è giusto riconoscerlo ;D)
Mi sono permessa di crearne uno di mia invenzione, Jess Carter, che avrà un ruolo abbastanza significativo nella storia e, involtariamente, aiuterà Soma con Erina. Per concludere, ringrazio chi ha recensito il vecchio capitolo e ha messo la storia tra preferite/ricordate/seguite. Spero di ricevere qualcge recensione, così capisco se la fanfic piace veramente e se vale la pena continuarla.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Senzaemon's intentions ***


Senzaemon's intentions



Erina si stava rigirando tra le lenzuola da un po', agitata: farfugliava frasi senza senso in un sussurro tremante, ripetendole all'occorrenza, come un'inquietante filastrocca; la fronte sudata, le palpebre strette con violenza, le labbra serrate quasi a mordersele. Chiunque avrebbe voluto che quella tortura terminasse all'istante, quando finalmente si svegliò e scattò sul letto cacciando un urlo e rimanendo a bocca aperta per lo spavento. Solo l'oscurità della sua camera ad accoglierla.
Si toccò la fronte, era bagnata fradicia: un po' per il caldo, un po' per la tensione dell'incubo che stava lentamente ricordando nel dettaglio. Non era la prima volta che succedeva, quelli erano episodi ricorrenti.
Le immagini erano talmente nitide da sembrare reali e purtroppo Erina non aveva mai dimenticato il trauma inflitto da sua padre fin da piccola, fin da quando aveva tre anni ed era appena capace d'intendere e di volere, di comprendere ciò che lui voleva facesse. L'età per cominciare a torturarla emotivamente e rigidatamente, l'aveva scelta apposta. Da sempre è a tre anni che tutto comincia, che ti fai l'idea di essere in vita e che il mondo è pieno di cose da esplorare ed imparare.
Erina fin da quando era nata possedeva quel che si definiva “palato di dio”, già a pochi giorni di vita riconosceva l'asprezza e al contempo la dolcezza del latte materno, ricco di proprietà benefiche e di difese immunitarie. Già nei primi mesi di vita, sua madre aveva iniziato a portarla dai dottori più pratici del Giappone perché si rifiutava di mangiare il cibo offerto durante lo svezzamento, che sembrava non aggradarla mai completamente. I dottori avevano rassicurato sua madre che non aveva nessuna malattia particolare o grave, semplicemente aveva un senso del gusto sopraffino e che, finché non avessero trovato il giusto modo di nutrirla, avrebbero avuto delle difficoltà a farla mangiare. Da allora avevano ricercato ogni chef possibile che fosse capace di cucinare qualcosa che alla piccola Erina potesse sembrare delizioso.
Dopo una lunga ricerca, e grazie a suo nonno, avevano trovato il cuoco giusto.
Però, quando la madre di Erina morì appena lei aveva solo due anni, suo padre Azami sfruttò l'occasione per mettere in pratica il suo piano diabolico volto a sollecitare ulteriormente il suo palato, a renderlo ancora più perfetto, speciale, irraggiungibile, unico.. e la sua sete di cuoriosità e i suoi ambiziosi esperimenti l'avevano portato ad usarla, addirittura a forzarla moralmente. Per il resto dei tre anni, prima che suo nonno la prendesse in affidamento per proteggerla dal figlio “assatanato”, aveva subito trattamenti spaventosi, assolutamente scioccanti per una bambina di quell'età. Il suo “palato di dio” non era la sua tecnica segreta, non lo riteneva neanche un dono del cielo, continuava ad essere il suo più orrendo incubo, che a volte si ripercuoteva in notti agitate come quella trascorsa. Davanti al resto del mondo, alla Tootsuki, a suo nonno.. a chiunque, Erina mostrava di pensare il contrario: si vantava del suo potere, della sua abilità, che sicuramente l'avvantaggiavano in una scuola di cucina, ma che dentro di lei racchiudevano i peggiori ricordi.
Era un dolore che non aveva mai smesso di provare e questo ne faceva il suo segreto più oscuro, che avrebbe preferito tenere nascosto fino alla tomba. Sospirò lentamente cercando di darsi una calmata, si strinse forte le braccia al petto colpita da un'improvvisa aria gelida, probabilmente immaginaria, e ancora invasa dalle terribili immagini viste nel sogno miste ai forti ricordi. Si portò i capelli indietro lasciandoli ricadere sul materasso, tirò fuori le gambe dalle coperte e infilò i piedi nelle ciabatte estive: doveva andare a bere un sorso d'acqua per tranquillizzarsi un attimo. Fortunatamente la villa era grande e nessuno aveva sentito le sue disperate grida, altrimenti la richiesta di dare spiegazioni sarebbero diventati dei fastidiosi preamboli.
Non accese la luce in camera, ormai conosceva a memoria la stanza e dove poteva o non doveva poggiare i piedi. Percorse la strada al buio e raggiunse la porta per aprirla.
Quando uscì dalla stanza, la tenue luce lunare che filtrava dalle ampie finestre le spianò la strada verso le immense cucine. Le vetrate che cerchiavano ogni angolo, ogni piano, oppure gran parte delle camere della villa, le facevano da lumiere e non fu difficile trovare le scale di marmo per scendere al piano terra.
I quadri antichi, i vari dipinti e raffigurazioni di personaggi pubblici che descrivevano tutta la dinastia e la genealogia della famiglia Nakiri, compreso il volto di sua madre, avvolti in delle cornici dorate, l'accompagnarono per tutto il tragitto. Il lungo tappeto persiano che ricopriva i vari balconi dei piani, attutiva il lento strascicare delle sue pantofole lilla. Scesa le alte scale, trovatosi in mezzo al salone d'accoglienza, fu attirata da una luce accesa provenire proprio dalla cucina.
Si spaventò un attimo vedendo quella luce, costatando con certezza che non stava più sognando.
Cautamente s'incamminò verso quella luce e solo il “ciabattare” delle scarpe interrompeva quell'inquietante silenzio. Chi poteva essere in cucina a quell'ora tarda?
Quando fu più vicina alle cucine, avvertì un gran “ciottolare” e il suono scoppiettante dei fornelli accesi.
Scosse la testa. Qualcuno stava cucinando.
Quella realizzazione da una parte la tranquillizzò, perché dubitava che un ladro potesse mettersi tranquillamente a cucinare nella residenza di suo nonno, dall'altra le accese la curiosità, ma l'unico che poteva farlo era Yukihira dato che a parte lui nessun altro ospite era ancora arrivato. Essi sarebbero arrivati l'indomani mattina e quella sera stessa la festa di benvuto organizzata da suo nonno avrebbe avuto inizio.
La porta della cucina, così come glielo confermava anche la luce che passava sotto, era socchiusa.
Un profumino invitante di vanillina, burro, uovo e zucchero a velo invase presto le sue narici, quando finalmente poggiò la mano sulla maniglia per entrare nelle cucine.
Le sue supposizioni sul presunto cuoco notturno, furono confermate: Soma era intento a reggere la padella per far amalgamare l'impasto per la crépe, e con un'agilità incredibile la faceva volteggiare aggiungendo audacemente quel che sembrava una goccia di liquore, notando il liquido ramato all'interno della bottoglia che teneva in mano. In tutti questi movimenti, Erina non mancò di catturare un sorriso felice che solcava le labbra di Soma, e i suoi occhi stessi sorridevano di gioia: amava davvero cucinare.
Senza neanche accorgersene e continuando ad osservarlo all'opera, a quel pensiero, scappò un sorriso anche a lei. Era incredible come Yukihira, così poco esperto di cucina, maneggiasse con l'accuratezza di un miniaturista gli attrezzi da cucina, dal più piccolo al più grande, con una coordinazione che sapeva tutto fuorché di inettitudine. Univa gli ingredienti con rapidità e sicurezza, le mani e le dita scorrevano con scioltezza lungo la scelta delle sostanze da aggiungere alla sua creazione.
Ad un tratto, facendola sussultare per la sorpresa, Soma le lanciò un'occhiata di sbieco ridacchiando divertito.
-Nakiri.. quanto hai ancora intenzione di rimanere sulla soglia della porta, a studiare le mie meravigliose tecniche di cucina?- Lei si ricompose immediamente, assumendo il solito atteggiamento da dura, e vergognandosi troppo tardi di trovarsi effettivamente solo in camicia da notte.
Accortasi della situazione imbarazzante, si sentì arrossire come non mai e cercò di coprirsi il corpo con le mani. -non fissarmi così, idiota!- esplose vergognosa.
Yuikihira continuò a sorriderle come un'ebete, come se la situazione in cui si era cacciata non lo sfiorasse neppure, e con noncuranza tornò ai fornelli.
-cosa ci fai sveglia a quest'ora?- chiese, non incrociando il suo sguardo, come lei gli aveva chiesto: alla fine stava rispettando la sua intimità. -potrei farti la stessa domanda, Yukihira. Anzi.. peggio ancora: chi ti ha dato il permesso di usare le cucine nelle ore notturne? Dubito che mio nonno l'abbia fatto.- lo sbeffeggiò.
-oh beh, in realtà sono stato io a chiedergli il permesso per farlo qualche sera.- spiegò tranquillamente, smentendo ciò che lei pensava e soprattutto.. credeva essere così.
-e perché, di grazia?- ironizzò tetrale. -non crederò mai che mio nonno abbia dato un tale permesso ad uno sconosciuto, e specialmente inesperto, come te.-
-secondo me sei un po' troppo prevenuta verso tuo nonno, Nakiri.- commentò lui, spostando dalla padella al piatto di porcellana l'ennesima crépe appena cotta. L'olfatto di Erina, la voglia improvvisa di uno spuntino notturno, la breve occhiata che lanciò alla rotonda e consistente crépe, probabilmente anche calda e soffice, appena scivolata nel piatto, le mani di Yukihira che aggiungevano la salsa che “pareva” ai frutti di bosco e aromatizzava totalmente il piatto; il leggero profumino, tra il forte e il leggero, del liquore bronzeo messo durante la cottura.. le solleticarono la fastidiosa sensazione “d'acquolina in bocca”.
Oltretutto, era anche una persona molto golosa.
Possibile che stesse morendo di golosità per quel piatto elementare?
Cosa aveva da attirare tanto il suo pregiato gusto e il suo sensibile olfatto?
Doveva resistere dall'assaggiarlo, altrimenti gli avrebbe dato la soddisfazione che lui voleva. Perché era quello che lui desiderava. Uno dei motivi per cui lui era lì.
Anzi.. forse perfino quell'incontro fortuito in cucina era stata tutta una messinscena creata da lui per attirarla nella sua “trappola” d'ammaliatore da quattro soldi.
Resisti Erina. Resisti. Il piatto non fa per te. Non cascare nel suo “scherzetto”.
Non farti influenzare da quel sorriso furbo, eppure dolce.. "Dolce? Perché dolce? "oooh smettila!" si rimproverò mentalmente. Resisti e basta.
Era tutto quello che si ripeteva, prima di fare qualche altro passo avanti verso la postazione di Soma, ancora impegnato a fare crépes e in attesa della sua risposta.
Poi.. Perché diavolo faceva tante Crépes? Come poteva sprecare gli ingredienti così selvaggiamente?
Tanto nessuno le avrebbe mangiate.
Non sarebbero mai state all'altezza della gente che girava per la villa di suo nonno.
Ci volevano piatti più impegnativi e ricercati.
C'erano almeno venti crépes sul bancone d'appoggio, in acciaio.
Cosa stava sperimentando?
Continuò ad osservare quei movimenti con maggior attenzione, ma la voglia di assaggiare anche solo un piccolo boccone di quel piatto non fece che aumentare.
-va bene. Mettiamo che mio nonno ti abbia veramente dato questa libertà, ma perché stai cucinando Crépes? Tra i mille dolci che puoi fare, perché proprio le Crépes?-
Pensò che parlare con lui, in modo da cercare di capirci qualcosa, l'aiutasse a resistere alla tentazione di sentire il sapore di quel piatto.
Soma smise un attimo di armeggiare ai fornelli e portò gli occhi luminosi e ambrati su quelli di lei:
-perché è il mio dolce preferito.- dichiarò sorridendo.
Erina assottigliò gli occhi allibita. Seriamente?
Cercò di trattenere una risata che minacciava di uscire, poiché non s'addiceva ad una signora, o meglio.. una regina. Si schiarì la voce meccanicamente:
-siamo seri, Yukihira, non puoi esserti svegliato a quest'ora della notte solo per prepararti il tuo piatto preferito. Inoltre, ne hai fatte più di venti! Che senso avrebbe?-
-è la verità, Nakiri: le Crépes sono il mio dolce preferito.-
-d'accordo, ma perché così tante? Lo sai che non le mangerà nessuno, tanto meno io, se è quello che speri di ottenere.- insisté lei seccata, replicando.
-diciamo che sto cercando di creare una versione nuova di Crépes.-
-con il liquore? Sai quante ne hanno già sperimentate? Le Crépe Flambet, ad esempio, conosci?-
-esatto, lo so. Ma non con il liquore e basta, con il liquore e qualcos'altro.- puntualizzò.
-la salsa ai frutti di bosco? Anche le Crépes con la salsa ai frutti di bosco fanno già parte della storia della cucina francese.- lo provocò ancora, lei, altezzosa.
Yukihira scoppiò a ridere, per quel che Erina trovò senza motivo.
-se non altro ho attirato la tua curiosità, visto che non finisci più di farmi domande, con l'obiettivo di scoprire quali strani ingredienti abbia usato per prepararle.-
Lei avvampò come ogni volta succedeva quando lo sfidava, e con una punta d'irritazione per come riusciva a tenerle testa con le parole. Era davvero fastidioso. Incrociò le braccia risentita.
-figurati se mi interessa scoprire i tuoi trucchetti da quattro soldi, Yukihira.- lo provocò. -semplicemente, mi sembra un'assurdità metterti a disposizione le cucine per prepare piatti inutili, come le tue Crépes.-
-puoi anche ammettere che ho stuzzicato il tuo gusto e la tua gola, Nakiri, non ci vedo niente di male a dire semplicemente la verità. Mi sembra che le mie Crépes, per quanto semplici siano, abbiano attirato fin troppo la tua attenzione.- detto questo, facendola infuriare ulteriormente, afferrò una forchetta appena sciacquata e l'affondò all'interno di quella consistenza morbida e dolce, per assaggiare la sua creazione: il liquore si sentiva abbastanza ma non risultava amaro o troppo forte, l'alcol era stato dosato ottimamente dallo zucchero a velo e la salsa di frutti di bosco. I tre ingredienti si amalgamavano benissimo creando un sapore che si scioglieva quasi in bocca da quanto fosse delicato. Decidere di aggiungere una goccia di liquore invecchiato era stata la soluzione più giusta, creando così un contrasto vecchio/fresco. Fresco ad opera dei frutti di bosco di stagione, appena spuntati e maturati perfettamente, dal colore rosso fiammeggiante.
Erina si avvicinò verso il bancone, afferrando la bottiglia del liquore e leggendo l'etichetta: era un semplice liquore, nulla di speciale, da quel che pareva.
Lanciò un'occhiata ai frutti di bosco avanzati, maturi e di un rosso acceso, che non erano ancora stati schiacciati e cotti nel pentolino per farne la salsa. Anche quelli non erano niente di speciale, erano solo maturati bene, come del resto capitava ogni stagione. Non aveva assaggiato il piatto di Yukihira, ma aveva notato la sua espressione soddisfatta appena messo in bocca un boccone della Crépe.
Ancora non riusciva a capire il trucco nascosto in quel dolce, visto che lui sembrava gustarselo lentamente e come se non volesse dimenticarne il sapore.
-non lo ammetterò mai perché non è così e mai lo sarà, Yukihira.- ribatté gelida, accorciando ancora di più la vicinanza per fissarlo con un'espressione astiosa. Si accorse troppo tardi che lui la stava sovrastando di poco, da quanto erano vicini, quasi i loro corpi si sfioravano.
Lei, però, non riusciva a muoversi per allontanarsi.
Si sentiva come incantata, stranita, confusa.. l'espressione ostile, infatti, svanì in un attimo.
Aveva la sensazione di sentirsi legata da un filo invisibile, che la obbligava a persistere con quel contatto ravvicinato. Il loro scambio di sguardi fu intenso, nel quale nessuno dei due riuscì ad aprire bocca, si parlavano in una tacita intesa. Indefinibile. Mai provata. Nuova.
Per un attimo, Erina non sentì neppure l'imbarazzo avvolgerla e neanche si ricordò di essere in una camicia da notte molto fine e corta, rosa, e ricca di merletti.
Erano in un altro mondo. Sconosciuto. Inesplorato. Pieno di dubbi e domande.



 
****


I loro occhi continuavano ad esplorarsi con curiosa attenzione, come se uno cercasse di smascherare l'altro.
Soma appoggiò la forchetta nel piatto ormai vuoto, la loro vicinanza era la stessa che Erina aveva condiviso con Jess solo poche ore fa al maneggio e la solita punta inspiegabile di fastidio, che aveva avvertito vedendoli così, si ripresentò in quel momento. Perché si sentiva così infastidito?
Erina stava tenendo la stessa minima distanza con lui adesso.
Doveva sentirsi sollevato per questo, poiché ciò voleva dire che neanche con lui si faceva problemi di nessun tipo, eppure c'era qualcosa che lo disturbava: non riusciva a comprendere cosa, quello che voleva e perché si sentiva così. Scacciò un'altra volta il molesto pensiero. Le iridi lilla di lei lo stavano ancora studiando, sicuramente alla ricerca di una risposta nei riguardi delle sue Crépes.
Era strano che fosse sveglia alle 2.00 di notte senza un motivo preciso, lui almeno lo era perché era determinato a voler sperimentare la sua nuova invenzione... lei invece?
I suoi occhi indugiarono brevemente verso la figura snella di Erina percorrendo il volto in ogni dettaglio e scoprendone i cotorni delicati, naturali, di porcellana, soffermandosi un attimo sui capelli che scendevano lungo la schiena in una massa omogenea e morbida, profumata di pulito, che involtariamente lo portarono sul suo esile corpo, ricoperto solo dalla camicia da notte che calava dolcemente lungo i fianchi fin poco sopra le ginocchia. Le gambe scoperte, pallide, liscie, magre, incantevoli... era assolutamente perfetta, in tutti i sensi.
Ogni piccola parte di lei sottolineava quanto fosse attraente e intrigante, forse bella. Sì, bella. Erina era bella.
Non avrebbe mai creduto di fare un pensiero del genere su una ragazza, o almeno.. finché aveva la cucina a stravolgere la sua quotidianeità, rendendola imprevedibile, non gli interessava altro. Finora per lui era esistita_ed esisteva ancora_la cucina a scombinare i suoi ritmi naturali, a far sì che la noia non lo invadesse.
Fu sorpreso lui stesso, difatti, della costatazione che aveva appena fatto e dell'aggettivo con cui l'aveva definita. Magari era anche il solito motivo per cui si era soffermato a guardarla dargli le spalle quella mattina al maneggio, riconoscendola in una "dea terrena".
-io se fossi in te lo assaggerei un pezzettino, Nakiri.- la invitò, avvolgendo un piatto con la crépe dentro, tra le mani, per incoraggiarla a tastarlo. -sono sicuro che non rimarrai delusa dalla mia creazione.-
-te l'ho già detto, Yukihira, non mi interessano i tuoi piatti.-
L'arome dolce, però, proseguì ad ammaliarla.
Tuttavia.. si era ripromessa di resistere e così avrebbe fatto, perché era testarda.
-e allora perché tieni ancora in mano la bottiglia di liquore e cerchi di leggerne l'etichetta?-
Lei lo ingnorò ancora, con fare presuntuoso, non distogliendo gli occhi da lui.
Soma iniziava ad apprezzare quella vicinanza e quel parlarsi con gli occhi. Era piacevole.
Non avrebbe voluto che si allontanasse di nuovo, che distogliesse lo sguardo da lui.
Voleva che lei lo notasse, che rispettasse la sua cucina, che la riconoscesse come valida.
In breve.. voleva essere apprezzato da lei come persona, desiderava che lo vedesse come un temibile rivale, ma anche come qualcuno sul quale poteva contare in ogni momento.
-dove hai trovato questa bella bottiglia di liquore? Dubito nella collezione in cantina di mio nonno, visto che lui conserva solo vecchi alcolici di classe e vini prestigiosi.
Questo certamente non è nulla di simile, conoscendo le tue abitudini culinarie.-
-infatti non fa parte della collezione del preside.- confermò lui:
-in realtà non saprei nemmeno dove trovare la cantina di tuo nonno.
Questa bottiglia è mia e fa parte della collezione del mio vecchio. Inoltre, è un liquore invecchiato.-
-liquore invecchiato? È questo il trucco delle tue Crépes?- alzò un sopracciglio scettica.
Non sembrava sorpresa, non che Soma ne fosse stupito.
-non solo questo. Anche questi lo sono.- indicò la piccola ciotola con dentro i frutti di bosco avanzati.
Erina si fece perplessa, quindi lui iniziò a spiegarle:
-questi sono stati piantati da Tadokoro e, prima di salutarci per le vacanze estive, le ho chiesto di prestarmene un mucchietto. Sono freschissimi. È da un po' che avevo in mente questa variante di Crépe, ma non avevo ancora trovato la giusta quantità nel disporre e nel mischiare gli ingredienti.
Ho pensato di farlo stanotte, visto che domani avremo un gran da fare e la villa si popolerà ulteriormente. Ecco perché ne ho fatte così tante...-
-...sprecando un sacco di ingredienti utili ai veri cuochi.- terminò per lui, scocciata.
-non ne ho fatto un uso sproporzionato. Ce n'è ancora tanti negli armadietti.
Voglio dire.. questa cucina è immensa, non manca niente.-
Gli brillava gli occhi dell'emozione: non aveva mai cucinato in una cucina così grande, a parte alla Tootsuki o durante i tornei culinari scolastici.
-non credere di avere così spesso la liberà per poterlo fare.-
Un'altra volta i loro occhi si incontrarono e Soma restò affascinato dal volto di lei che, pur essendo arricciato in una smorfia infastidita, risultava comunque incantevole.
Di nuovo, lo sguardo tornò ad esplorare il suo fisico e la camicetta di lino che lo nascondeva.
Un fiocchetto si stringeva sul seno prosperoso.
Erina si sentì eccessivamente osservata  e l'imbarazzo tornò a farla vergognare:
-smettila di guardarmi così. È disgustoso!- brontolò impacciata.
Questa volta Soma non negò di essere colpevole, perché la stava davvero guardando come non aveva mai fatto con nessun altro essere femminile.
-scusami Nakiri, stavo pensando che quella camicia da notte è proprio nel tuo stile.-
Voleva essere una “sottospecie” di complimento, dato che lo credeva davvero, ma lei lo prese come un insulto, sebbene il suo cuore iniziò improvvisamente ad accellerare e una sensazione di piacevole calore pervase tutto il suo corpo. -come ti permetti di dirmi una cosa del genere?
Ti ricordo che è colpa tua se ci troviamo qui e io sono in camicia da notte!- sbottò accusatoria.
Alla fine lo sapeva anche lei che non era colpa di Soma, visto che aveva deciso personalmente di andare in cucina a vedere chi c'era. -sei venuta tu qui, veramente.- notò tranquillo, difatti. -a proposito.. perché eri sveglia? Come mai giravi per la villa al buio?- chiese poi, riflettendo su come erano finiti in quel modo.
Lei si strinse nelle spalle, sentendosi un attimo agitata: non poteva dirgli la verità.
Non poteva assolutamente raccontare a Yukihira che si era svegliata urlando, sudata fino al midollo, dopo aver fatto uno dei suoi soliti incubi e in seguito aver deciso di fare una passeggiata notturna per smaltirlo, cercando di calmarsi, e così l'aveva trovato.
-non riuscivo a dormire.- asserì schiva. -e comunque.. non sono affari tuoi, Yukihira.-
Ora che la guardava meglio negli occhi, cosa che prima era troppo impegnato ad immergervisi, notò dei piccoli cerchi neri attorno alle palpebre. Erano piccole traccie di occhiaie, o almeno.. di una persona che a volte non riposava bene. Il suo sonno non doveva essere molto tranquillo.
Questo perché? Avrebbe voluto chiederglielo, ma non aveva la confidenza per farlo né le basi per sostenerlo.
Il maggiordomo gli aveva accennato qualcosa sul passato di Erina, ma non si era espresso molto, concedandosi appena lui si era dimostrato intenzionato ad approfondire il discorso.
Era un comportamento strano, anche se capibile.
Dunque, come aveva immaginato fin dalla prima volta che l'aveva conosciuta, c'era qualcosa di misterioso in lei. Qualcosa che Erina voleva continuare a celare. Un passato difficile forse, legato anche alla sua inspiegabile riluttanza verso qualsiasi essere maschile, a parte casi particolari_lui era uno di quelli_ e con suo disappunto, ancora incomprensibile, anche Jess Carter: la sua espressione tornò cupa a quel pensiero.
Nel frattempo che stava riflettendo, buttò un'occhiata all'orologio affisso al muro che aveva appena scoccato le 4.00 di notte. Sgranò gli occhi stupito:
Erano veramente due ore che lui ed Erina si trovavano da soli nelle cucine?
Di certo con lei il tempo passava davvero in fretta.
Si ritrovò a pensare che lo stesso effetto lo ricollegava a quando cucinava:  voleva dire che apprezzava davvero la presenza di Erina nella sua stessa stanza.
Le ore con lei scorrevano rapide. Non si annoiava, anzi.. si divertiva.
Certamente Erina aveva un'influenza non indifferente su di lui, benché ancora non fosse sicuro di quello che sentiva e di ciò che veramente voleva da lei.
Prima che potesse dire di andare a letto, Erina lo anticipò:
-sono le 4.00 di notte, Yukihira, per colpa tua ho fatto le ore piccole.-
-non dare la colpa a me, Nakiri.- la guardò sorridendo.


 
 
****


Un'altra cosa di quel ragazzo faceva imbestialire Erina, era la sua “non reazione” alle sue cattiverie gratuite, nonché ai suoi spudorati insulti alla sua cucina e qualche volta anche a lui come persona.
Più lei lo offendeva, più lui si avvicinava, e paradossalmente otteneva l'effetto contrario.
Era veramente contorto, forse anche per questo si sentiva profondamente incuriosita da lui.
Per questo ogni volta che i loro corpi si facevano più vicini, quasi a sfiorarsi, qualcosa la bloccava dal fuggire. Yukihira, seppur pieno di difetti, le infondeva fiducia e di conseguenza si sentiva sicura e protetta accanto a lui. Chissà se era a causa del suo altruismo? Del suo rispetto verso gli altri? O della sua semplicità?
Una semplicità che nel suo mondo di lusso, in cui tutto era possibile, non esisteva. Una semplicità che ritrovava anche nei suoi piatti_l'unica volta che aveva tastato il suo piatto, l'aveva notata_.
Una semplicità che nascondeva qualcosa di speciale e misterioso. 
Vivevano in due mondi opposti, così erano opposti i loro modi di fare.
Comunque sia, nonostante fossero così diversi, c'era qualcosa che li faceva sentire affini.
-domani mattina alle 9.00 dobbiamo essere in piedi, in modo da accogliere gli ospiti.- seguì lei, evitando l'ennesima botta e risposta e avviandosi verso l'uscita delle cucine.
-vedi di sistemare il casino che hai combinato per fare quelle Crépes, domani gli chef devono trovare la cucina limpida e pulita.- le ordinò sbrigativa, infine.
Uscì dalla porta, restò sull'uscio, e si guardarono ancora negli occhi.
Di nuovo quella sensazione d'immergersi l'uno nell'altra, faticando a staccarsi.
-buonanotte, Yukihira.- sussurrò lei, separando con sorprendente controvoglia il contatto a distanza.
-buonanotte, Nakiri.- rispose lui, sorridendo tra sé e sé mentre lei gli dava le spalle.
Allontanata dalla cucina, tirò un sospiro di sollievo cercando di controllare i battiti cardiaci.
Il fiato corto, la mente appanata, i respiri irregolari: tutto questo a causa di quel ragazzo.
Ogni volta che si parlavano le sue reazioni erano quelle, aveva imparato a prevenirle, però davvero non capiva cosa significassero. Urgeva il bisogno di avere accanto a lei Hisako: era l'unica con la quale poteva parlare senza avere paura di quello che dovesse dire. La sua unica amica, una delle persone più vicine a lei, le dava sempre consigli preziosi e suggerimenti utili in vari ambiti; magari le avrebbe consigliato di andare diretta da un dottore. Grazie a dio tra poche ore sarebbe arrivata.



 
****


Soma fu svegliato da un “chiacchiericcio” confuso provenire da fuori camera sua, in una voce riconobbe quella roca e profonda del nonno di Nakiri, l'altra era invece un frasario femminile che non aveva mai sentito: dovevano essere arrivate altre persone alla villa.
Sussultò di colpo dando un'occhiata alla sveglia posta sopra al suo comodino, che non aveva suonato come sperava e probabilmente era rotta, notando che segnava 12.00. -cavolo!- imprecò.
Si era perso l'arrivo dei restanti ospiti e come se non bastasse nessuno era venuto a svegliarlo, appena uscito di camera avrebbe fatto una colossale figura. Scese rapidamente dal letto, indossando i primi vestiti a portata di mano, che aveva lanciato sulla poltrona beige quando era andato a dormire.
Li aveva messi solo ieri, per cui erano ancora perfettamente intatti e puliti.
Fece una corsa in bagno (fortunatamente lo aveva privato in camera per rispetto della privacy), si diede una leggera sistemata ai capelli rossicci e già di per sé sbarazzini, osservandosi un attimo allo specchio per assicurarsi di essere abbastanza presentabile. Decise che poteva andare e si avviò verso la porta per uscire.
Nel frattempo, le chiacchiere si erano acquietate e si sentì sollevato.
Quella sensazione di sollievo scomparì appena in corridoio si scontrò con Erina che lo fulminò irritata:
-ti rendi conto di che ora è, Yukihira?-
Soma si grattò la nuca imbarazzato.
-hai ragione, Nakiri, ma.. sai com'è! Ieri abbiamo fatto le ore piccole!- tentò di giustificarsi, senza ovviamente alcun risultato positivo. -esistono le sveglie, idiota.- affermò stizzita, appunto.
-in ogni caso, rimedia e vai ad accogliere le persone arrivate. Sono riunite in sala.-
-la mia sveglia non ha funzionato.- provò ancora e alla fine era la verità.
-non cercare più giustificazioni, Yukihira, non ti crederò in ogni caso.-
Soma scosse le spalle stancamente, realizzando che sarebbe stato tutto inutile.
-tu non vieni dagli altri?- chiese in seguito, cambiando discorso.
-ho lezione d'equitazione con Jess, tra poco.- annunciò con indifferenza.
Un'altra volta, a quella risposta, avvertì una fitta di fastidio che gli fece contrarre il petto.
-fai spesso lezione con Carter.- constatò solo, ma non era sicuro che la frase gli fosse uscita in modo impersonale e infatti Erina lo fissò interrogativa:
-Yukihira.. tutto apposto? Non sembri stare bene.- notò, un pizzico apprensiva: il sorriso strafottente e tranquillo che aveva colto quando si erano incrociati nel corridoio, sembrava essersi dileguato completamente.
-niente. Sto bene.-
Si strinse in un mezzo sorriso volto a rassicurarla e quasi commosso dalla sua preoccupazione.
-vado dagli altri. Buona lezione, Nakiri.- le augurò provando a riprendersi un attimo.
-e cerca di non cascare dal cavallo e di non far ibbizzarire Sally.- aggiunse, stuzzicandola, facendole un cenno di saluto. Erina s'infiammò  per la rabbia.
-sono caduta per colpa tua l'ultima volta, non per mia incapacità.- sibilò oltraggiata dal suo confidenziale atteggiamento. Lui annuì divertito, dandole le spalle, assecondandola.
Quando fu distante da lei, tornò serio e pensieroso: non capiva perché era scocciato che si incontrasse con Jess così spesso. Inizialmente pensava di aver frainteso le sue emozioni, ma dato che continuava a provare quella spiecevole sensazione alla bocca dello stomaco, sarebbe stato il caso di riconsiderarla prima o poi.



 
****


Erano le 19.00 di sera quando Erina si trovava seduta su una comoda poltroncina dal tessuto blu, davanti ad uno specchio e di fronte alla scrivania per il makeup, intenta a farsi sistemare i capelli e il volto dalla sua esperta d'estetica_costumista, truccatrice, parrucchiera_ Ryoko, ingaggiata da suo nonno in ogni evento particolare. -allora, signorina Nakiri, è da un po' che non ci vediamo.- cominciò Ryoko, cercando di interrompere quel placido silenzio e concentrata a truccarle il viso.
-si tratta di solo un mese, Ryoko.- replicò freddamente.
-hai ragione, ma quest'estate ci vedremo sicuramente di più.-
Erina non rispose. Non aveva molta voglia di parlare, quegli eventi la innervosivano e basta.
Bussarono alla porta e Ryoko corse ad aprire: la smorfia si trasformò in sincera gioia quando comprese che si trattava di Hisako. -Hisako!- esclamò quasi euforica, infatti, tanto che la povera ragazza fu stupita da quella felicità: non fu difficile per lei immaginare che in quella settimana che non si erano viste era successo qualcosa ad Erina, si comportava così ogni volta.
-vi lascio da sole, signorine.- intervenne Ryoko, educata, uscendo dalla stanza.

-come al solito sei incantevole, Erina.- si complimentò Hisako avvicinandosi a lei.
-com'è andato il viaggio?- chiese.
-bene! Quest'estate trascorrerò più giorni qui.-
-lo so. Me l'ha detto mio nonno.-
Hisako raccolse le ciocche di Erina portandole dietro la schiena, in un gesto affettuoso:
-penso che Ryoko abbia fatto bene a non legarteli.-
-gli ho chiesto io di non farlo.-
-comunque.. bando alle ciance, Erina.- soggiunse Hisako, - è successo qualcosa, vero?-
-certo che no!- squittì impacciata, lei.
In realtà era da ieri che voleva parlare con Hisako e sperava arrivasse presto, ma con quella domanda improvvisa non sapeva nemmeno da dove cominciare.
In fondo.. la sua amica aveva già capito che c'era qualcosa che non andava, sebbene non l'avrebbe mai costretta a raccontarle il motivo.
Infatti si era accorta che stava cercando di prendere il discorso largamente:
-Yukihira è qui già da tre giorni, vero?-
Che l'avesse fatto apposta o meno, era già arrivata al “nocciolo” della questione.
-già, lo sopporto da tre giorni.- borbottò aspra.
-dai.. non deve essere così terribile.
Per quel poco che ci ho parlato, non è un cattivo ragazzo.- prese le sue difese Hisako.
-da quando in qua simpatizzi per lui?- domandò dubbiosa, Erina.
Hisako s'irrigidì lievemente e non rispose subito, non sapendo cosa dire.
-allora Hisako?!- rincasò l'altra, alzando la voce.
-mi ha aiutato qualche volta. L'ho un po' rivalutato, ecco. Solo questo.-
-da quando siete diventati così amici?-
Erina non capiva il fastidio che la stava travolgendo.
Forse perché si sentiva tradita da Hisako?
No, alla fine lei non aveva fatto niente di male e non c'era motivo di arrabbiarsi.
Eppure, però, c'era ancora qualcosa che la seccava.
Fu invasa dai dubbi: se continuare a parlare a Hisako del suo “piccolo” problema, o se non farlo.
Poteva ancora fidarsi?
La risposta era ovvia: Hisako non l'aveva mai delusa.
-si tratta di lui.- confessò sottovoce, alla fine, tanto che Hisako non la capì:
-come? Scusami Erina, non ho sentito bene.- fece timorosa, sicura che l'avrebbe fatta innervosire.
-ho detto che si tratta di lui!- infatti esplose vergognosa e anche piuttosto alterata.
-il mio problema, intendo..- ripeté più tranquilla, resasi conto di aver esagerato.
Ormai Hisako era abituata agli atteggiamenti contrastanti e lunatici di Erina e non si spaventò più di tanto.
Si aprì in lungo sospiro e rispose incoraggiandola:
-l'avevo immaginato. Ti ascolto.-
Erina prese un respiro profondo e raccolse tutto il coraggio per parlare:
-mi sento strana quando sono vicina a lui. Sono sempre agitata e tu sai quanto controllata io sia.
Non mostro facilmente le mie emozioni, ma con lui faccio molta fatica a trattenermi.
È capace di farmi innervosire con una sola parola.
Inoltre, il mio cuore sembra impazzito tutte le volte che lo affronto.-
Si poggiò una mano sul petto, alla sua sinistra, nel esatto punto del cuore.
Anche in quel momento, mentre parlava di lui, mentre pensava a lui, batteva velocemente.
Hisako aveva già riscontrato il problema di fondo, ma Erina doveva rendersene conto da sola.
Sentimenti del genere dovevano essere realizzati solo dai diretti interessati, perché era giusto così.
Nessuno poteva capire meglio di loro quello che sentivano.
-non preoccuparti, non sei affatto gravemente malata.- ridacchiò Hisako.
-dici? Eppure ero sicura mi avresti consigliato di farmi vedere da un dottore.-
Era veramente tenera questa sua ingenuità e inesperienza verso quei sentimenti.
-sei vuoi andarci nessuno te lo impedisce, ma faresti un viaggio a vuoto.-
-allora cos'ho che non va? È fastidioso!- si spazientì.
Hisako continuò a sorridere, di sgamo, per una questione di rispetto verso la sua amica.
Oltre ad essere felice per lei perché finalmente stava aprendo il suo cuore a qualcuno, era anche divertita dalla sua inaspettata innocenza.
-non ti so rispondere, ma ti posso dire che prima o poi lo capirai da sola.- le sorrise gentilemente.
Parlare con Hisako, nonostante non fosse arrivata alla risposta, l'aveva tranquillizzata.
Almeno adesso era sicura di non avere niente di grave e Hisako non le aveva mai mentito.
-bene! Adesso ti lascio con Ryoko, per darti un'ultima sistemata.-
Erina annì distratta e Hisako uscì dalla stanza lasciandola assorta nei suoi pensieri.



 
****


La sala ricevimenti si estendeva davanti agli occhi di Yukihira come un'immensa coltre dorata, imponente e solenne. Colonne alte e dorate si ergevano ad ogni angolo, brillando come goccie di rugiada.
Un consistente buffet, ricco di cibi prestigiosi e dai sapori intensi, seguiva le ampie pareti per diversi metri ed era ornato da composizioni floreali ricercate. Diversi tavoli rotondi al centro, disposti in maniera strategica, erano apparecchiati con le più lussuose posate che Soma avesse mai visto: bicchiari di fragile cristallo, posate in oro bianco, piatti di porcellana antica con motivi fioriti che ne decoravano i contorni e i bordi, tavoglie e tovaglioli di lino bianco con abbelimento di pizzo creati a minuziosa maglia.
Al centro di ogni tavolo, le stesse composizioni floreali usate per ornare il buffet.
Il salone era gigatesco, sembrava infinito, un eterno e lungo corridoio che portava verso una sala da ballo con pavimento in parquet chiaro, probabilmente conservata per il dopo cena, illuminata da un lampadario sberluccicoso e anch'esso in materiale dorato.
Certo.. non potevano mancare le danze durante un banchetto del genere.
Poltroncine di pelle bianca, altre color panna, erano sparse un po' qua e là.
Il tutto era condito da una musica di sottofondo, classica, a rendere l'atmosfera ancora più principesca.
Gli invitati si servivano con ingordigia, in una frenesia che solo dei piatti eccelsi potevano stimolare.
Bevevano ogni bevanda disponibile.. dal vino, allo spumante, ai cocktail.
L'organizzazione del banchetto era all'occidentale e ciò era dimostrato anche dalla scelta di apparecchiare i tavoli con le posate e non con le solite bacchette.
A quanto pareva al nonno di Erina piaceva più lo stile occidentale di quello tradizionale giapponese, benché lui girasse per la villa con il solito kimono elegante.
Quella sera, però, come si aspettava.. era vestito normalmente, in linea con gli ospiti.
Ora era impegnato ad intrattenere gli invitati con il suo fare regale e autorevole.
Soma indossava un completo elegante, in pantalone neri e camicia bianca. Classico.
Durante la giornata erano arrivati tutti: i fratelli Aldini, ora impegnati a bere da dei flut con all'interno del succo agli agrumi e ad assaggiare ogni genere di stuzzichino pre cena.
Sembravano sentirsi a proprio agio in mezzo a tutte quelle distinte persone.
Alice e Kurokiba, la prima sempre sorridente, maliziosa, audace.. avvolta nel suo bel vestito color smeraldo, senza spalline e il solito caschetto albino, che la rendeva ancora più glaciale. Il secondo.. vestito molto normale rispetto agli altri, sempre un po' addormentato, si svegliava soltanto quando Alice lo provocava finendo per insultarsi a vicenda e teatralizzando delle scenette comiche.
Hayama sempre appartato, taciturno, seduto su una delle poltrone e con il ginocchio posizionato sull'altra gamba. Non conosceva nessuno né parlava con qualcuno. A Soma pareva annoiato.
Poi c'era la madre di Alice, incontrata per la prima volta quella sera e bella nel suo abito in lungo, argentato e scollato dietro la schiena, i capelli color albino come la figlia ma lunghi fino a metà schiena.
Due orecchini rotondi e dorati stretti ai lobuli, davano l'idea di essere molto pesanti.
Anche lei con fare elegante, andava avanti a sorrisi di circostanza, obbligatori e richiesti negli ambienti dell'alta società. Suo padre non era ancora arrivato, ma tra una settimana li avrebbe raggiunti.
Aveva già notato l'assenza di Erina, che sembrava ritardare la sua entrata, mentre era sicuro che Hisako sarebbe arrivata nello stesso momento di Nakiri.
Vide entrare nel salone pure Jess Carter: si guardava intorno alla ricerca di qualcuno e Soma sapeva perfettamente chi, ma non l'avrebbe trovata.
Indossava un completo giacca e pantaloni blu scuro, sotto una camicia bianca.

Finalmente anche la nipote di Senzaemon fece la sua entrata, seguita da Hisako, e Soma non riuscì a fare a meno di guardarla con espressione sorpresa: i lunghi capelli le incorniciavano graziosamente il volto, una parte ricadeva dolcemente da un lato regalandogli un senso di morbidezza, fino a raggiungere un fianco.
Gli occhi delicatamente truccati con matita e mascara nero, le allungavano le ciglia; le guance arrossate probabilmente perché un po' accaldata, la rendevano più innocente di quel che era.
Un leggero lucidalabbra trasparente era impegnato a risaltarle la bocca fine.
Vestiva un abito color blu cobalto che da una parte le scopriva una spalla e dall'altra scendeva con delle maniche velate che oscuravano in modo lieve la pelle delle braccia.
Era stretto in vita, calzava perfettamente nella parte sopra del corpo, ma superati i fianchi si allargava candidamente fin sopra le ginocchia. Le gambe erano scoperte ed erano delicate, pallide, liscie, snelle come se l'era immaginate la notte scorsa quando si era presentata in cucina in camicia da notte.
Dei tacchi di qualche centimetro, blu anch'essi, erano aperti e allo stesso tempo circordavano il piede in un motivo intrecciato, spiccavano la sua incantevole figura.
Ebbe l'ennesima conferma di ciò che aveva pensato la notte prima, ovvero di trovare Nakiri bellissima.
Quella sera ancora di più. Decisamente di più.
Il suo cuore ebbe un rapido sussulto, tanto che si portò la mano al petto come a volerlo stringere per fermarlo, deglutì appena, e la sensazione di “mancanza del respiro” aumentò quando gli occhi di lui ed Erina si incontrarono fissandosi intensamente.
Tutto il salone sembrò zittirsi all'arrivo della nipote del preside, alcuni si inchinarono in segno di elogio e rispetto, e Soma notò Senzaemon sorridere soddisfatto verso Nakiri.
Fece anche lui per andare ad accoglierla, ma qualcuno lo precedette: Jess Carter.
Seguì la figura di quest'ultimo portarsi avanti e raggiungere la postazione di Erina, offrendole gentilmente l'avabraccio, che lei_dopo una leggera esitazione_afferrò.
-ben arrivata signorina Nakiri.- la salutò galante.
Soma udiva bene cosa si stavano dicendo:

-ciao anche a te, Hisako.- lanciò una breve occhiata anche a lei.
Il tutto di fronte a lui, che si sentiva sempre più insignificante. J
ess l'aveva preceduto ancora e questo lo infastidiva.
Il bisbigliare concitato di alcuni ospiti, che esprimevano le loro opinioni sul misterioso rapporto tra Jess ed Erina, non lo aiutarono ad ignorare quella brutta sensazione:

-credi che sia il ragazzo della nipote di Senzaemon?- chiese una signora ad un'altra, entrambe ormai entrate nell'età della menopausa, di fianco a lui.
-non saprei. Non ho letto niente sui giornali.- rispose l'altra.
-è la prima volta che vedo la signorina Nakiri dialogare con un giovane uomo.- si aggiunse un'altra, sorpresa.
-da come lui la guarda, si capisce che il suo interesse non è solo amichevole.
Però non credo che i matrimoni combinati siano, nella realtà di oggi, ancora concessi.- decretò allusiva, un'altra ospite ancora.

Quei discorsi stavano iniziano a risultare davvero insopportabili alle orecchie di Soma e fece per allontanarsi, però fu fermato da Takumi:
-ehi ehi, Yukihira, dove stai correndo così di fretta?- poggiò una mano sulla sua spalla, bloccando la sua rapida camminata. -oh Takumi!- cercò di sorridere lui. -anche tu qui, eh?-
-mio padre conosce bene il preside.- fece bonario, sorridendo ammiccante.
-dove hai lasciato tuo fratello?-
-si sta sicuramente ingozzando di cibo.- ridacchiò, -tu che fai tutto solo?-
-stavo giusto andando a prendere qualcosa da mangiare.-
-senza salutarmi? Non è da te, Yukihira!- lo rimbeccò.
Soma scoppiò a ridere. -hai ragione, Takumi, oggi sono distratto.-
-da Nakiri?- ironizzò a battuta, non sapendo di aver indovinato_più o meno_.
Il silenziò che calò, però, creò un po' di dubbi in Takumi:
-tutto bene? La mia era solo una battuta. Mi stai davvero ascoltando?-
-tranquillo, ti sto ascoltando.-
-non sembra!- protestò Takumi, -c'è qualcosa che non va, vero?
Non sei spensierato come al solito. C'è qualcosa che ti preoccupa.-
-lascia perdere. Vado a prendere qualcosa da mangiare.- annunciò sorridendo e sperando che il suo amico gli lasciasse finalmente i suoi spazi, in modo da riflettere lucidamente.
Aveva sperato troppo:
-aspetta un secondo.. noi siamo rivali, giusto? Beh, con questo atteggiamento incomprensibile, non riesco a considerarti tale. Voglio dire.. fai sempre così?
Ti tieni tutto dentro ogni volta che c'è un problema d'affrontare?-
-ti ringrazio per la gentilezza, Takumi, ma vedi.. qui nessuno mi conosce veramente.
Sì.. sono spensierato, solare, ottimista.. però anch'io ho le mie debolezze.
Non sono un genio, né tantomeno speciale.
Diciamo che mi impegno solo al massimo quando voglio raggiungere un obiettivo.-
-esatto, Yukihira, è questo che fa di te un mio rivale.
Per cui, perché non ti stai impegnando al massimo questa volta? Per quello che ti tormenta?
Va bene se non me lo vuoi dire, capisco, ma almeno cerca di reagire come al solito!-
Soma rimase in silenzio: Takumi aveva pienamente ragione, in altre occasioni avrebbe reagito così perché sapeva quello che voleva, peccato che in quel caso non era sicuro di sapere cosa esattamente lo infastidiva.
-cerca di riflettere bene, è l'unica cosa che ti consiglio.-
Concluse Takumi, facendogli un amichevole pacca sulla spalla.
In seguito raggiunse suo fratello.



 
****


Erina si trovava seduta attorno al tavolo rotondo posto al centro della sala, fra Jess e Hisako.
In tutto il corso della serata il suo sguardo non aveva smesso di tenere d'occhio tutti i movimenti di Soma, il quale aveva parlato un po' con tutte le persone che conosceva.
I tavoli erano ormai in disordine e gli ospiti erano per gran parte a sedere, pieni come un uovo, dopo la “botta finale” del millefoglie al cioccolato e il bicchiere di champagne, con tanto di digestivo_chiaramente Saké_.
La musica classica ancora di sottofondo ad inondare il salone con allegria.
Erina sapeva perfettamente che era il momento del brindisi di benvenuto e di conseguenza suo nonno avrebbe annunciato i suoi piani per quell'estate, ora che tutti gli ospiti erano arrivati.
L'attesa non fu lunga, quando suo nonno attirò l'attenzione del pubblico:
-inanzi tutto, un bel brindisi di benvenuto ai nuovi arrivati!- esultò e un fracassoso cincin ravvivò la stanza, coprendo la musica. -ora che siamo tutti, credo sia arrivato il momento che vi spieghi la situazione..- esordì quando il silenzio tornò a regnare e l'attesa cominciò a farsi snervante.
-..gli eventi che ho in mente sono precisamente sei, uno speciale per il compleanno di mia nipote!-
Erina fu colpita, neanche lei sapeva che suo nonno avesse in mente di organizzare un banchetto in onore della sua data di nascita. Involtariamente i suoi occhi volarono alla ricerca di Soma, senza un motivo preciso, scoprendo che la cosa fu reciproca: anche lui stava cercando il suo sguardo.
-il compleanno di Erina è il 23 luglio, il banchetto si svolgerà la sera stessa.-
proseguì:
-gli altri saranno rispettivamente: il 16 giugno, ovvero tra una settimana.
L'8 e il 14 luglio, il 15 e il 31 agosto, quest'ultimo sarà dedicato ai saluti. Il menù che ho in mente ve lo farò avere via via, almeno tre giorni prima dei banchetti, in modo tale che i giovani cuochi si possano organizzare nel trovare la giusta combinazione per rendere i piatti perfetti e indimenticabili.
Dunque, vi ripeto gli eventi con le rispettive date.
16 giugno: vi faccio subito portare la pergamena con la lista di piatti che ho scelto per il primo banchetto, così potrete scoprire da soli di cosa si tratta.-
Con un'agile schiocco di dita, fece muore tra i tavoli un cameriere con in mano un vassoio con sopra delle pergamene per tavolo. -gli altri..- fece una pausa per vedere se tutti continuavano ad ascoltarlo:
-8 luglio: sarà un banchetto Giapponese, con tanto di richiesta di abiti tradizionali per la cena.
Il menù, come ho detto, ve lo dirò via via.
14 luglio: cerimonia del thé inglese, ovviamente si svolgerà alle 17.00 di pomeriggio, come la consueta cultura inglese richiede. La preparazione dei “dolcetti”, o quello che preferite, sarà a scelta dei vari cuochi.
23 luglio: come ho già detto, si svolgerà un banchetto in onore del compleanno di mia nipote.
Qui il lavoro spetterà solamente ai miei chef giornalieri, visto che alla festa dovranno essere presenti tutti i compagni di scuola di Erina, che ho invitato.
15 agosto: per ferragosto. Picnic party al mio Cottage in montagna, a Nord di Hokkaido.
Come sapete, adesso siamo a Sapporo, al centro e nel capoluogo dell'isola, che non si trova in montagna ma sulle colline. Ci trasferiremo dal 12 al 18 d'agosto al mio Cottage, sia per organizzare il picnic con tutta calma, che per godersi le escursioni in montagna, per chi vuole, nei giorni liberi o che più vi aggradano. Sconsigliati, ovviamente, i tre giorni prima del picnic party; tuttavia, questa è una vostra scelta.-
Fissò tutti seriamente e a Erina parve addirittura che si soffermasse più su Soma, in una celata intenzione.
-l'ultimo. Come sapete i primi di settembre ricomincieranno le lezioni scolastiche e tutti_compreso io_dovremmo già essere alla Tootsuki. Sarà, come ho già accennato poco fa, un bacchetto di saluto e si svolgerà in data 31 agosto: banchetto a tema.
Il tema che ho scelto lo scoprirete qualche giorno prima dell'inizio.
Per ora vi basta sapere che sarà richiesto di presentarsi in maschera, rispettando_anche in questo caso_ le modalità del tema deciso. Bene! Con questo è tutto!-

La sala si aprì in dei fragorosi applausi, emozionata dagli eventi in programma.

Quando Erina aprì il foglio “giallognolo”_fatto con la carta di risvolti_ a fine discorso di suo nonno, non fu sorpresa del menù da egli scelto, poiché non si aspettava diversamente da lui.
Classico e allo stesso tempo pomposo e ricco:




 
Menù 16 giugno

Antipasti
Calamari alla crema di cavolfiore
Cocktail di gambero rosso

Primi piatti
Crema di pomodoro, burrata e basilico.
Ragù all'anatra

Secondi piatti
Bollito di pesce
filetto di manzo in crosta

Dessert
Ganache fondente
Brownis al cioccolato in muosse di mirtillo e salsa mascarpone



 
Il menù non era stato scelto a caso, era voluto in stile italiano.
I fratelli Aldini sarebbero stati davvero felici di leggerlo, ma Erina era più che altro cuoriosa di vedere come Soma se la sarebbe cavata. Stava iniziando a capire cosa aveva in mente suo nonno.
Se le sue previsioni si fossero rivelate esatte, Senzaemon aveva invitato Soma e gli altri_specialmente il primo_per metterli alla prova in ogni possibile ambito: dal più semplice al più complesso.
A quale menù aveva associato Yukihira, suo nonno?
Dove pensava che avrebbe avuto più successo?
Forse si aspettava in tutti i campi?

La domande sorsero spontanee.
Voleva così tanto mettere alla prova Yukihira da farlo sperimentare ogni tipo di cucina?
Era ovviamente in svantaggio, sia con lei che con loro.
E ora cosa farai Yukihira? Di sicuro lei non l'avrebbe aiutato.
Tuttavia, suo nonno si era rivelato più diabolico di lei.
Lanciò un'occhiata alla "vittima" inquadrata da suo nonno: stava rileggendo con estrema attenzione il menù proposto, ma si stupì di vedere nei suoi occhi una fiamma elettrizzata per la sfide che lo attendevano.
Era veramente incredibile, Yukihira, a modo suo.
Sapeva che a lei sarebbe toccata la coordinazione della brigata di cucina in ogni evento: era brava a comandare e suo nonno ne era a conoscenza. Il successo degli eventi era totalmente nelle loro mani.




**************************************************************
Angolo autrice: ecco qua il terzo cap. Sono stupita perfino io di essere riuscita a pubblicare il nuovo cap così rapidamente.
In questi giorni ho trovato un po' di tempo e l'ho semplicemente scritto. Spero non vi siate troppo annoiati a leggerlo, perché così lungo. sono 14pag. O.O
Ovviamente, come avrete immaginato, Erina e Soma sono molto confuso di quello che provano e la piena realizzazione dei loro sentimenti sarà lenta! :P
D'altronde, Erina è molto orgogliosa e Soma è sempre stato più fissato con la cucina che su altro. Hanno molta strada da fare per comprendere i loro reciproci sentimenti.
In tutto questo, ecco la bella sfida lanciata da Senzaemon. Soma e la caverà? riuscirà ad essere allo stesso livello di Takumi, Hayama, Alice ed Erina?
Bene! con questo, ringrazio ancora tutte quelle persone che mi hanno recensito e soprattutto mi hanno incoraggiato a continuare la storia.
Spero di leggere anche per questo cap le vostre bellissime recensioni!! *-*


Alla prossima!! <3 Erina91

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Joichiro Saiba's arrives ***


Joichiro Saiba's arrives


Erano passati almeno tre giorni da quando il preside aveva mostrato loro il menù del banchetto del 16 giugno e i ruoli non erano ancora stati ben definiti.
Il compito di disporre le postazioni in cucina era nelle “grazie” di Erina e l'indomani avevano fissato di ritrovarsi nelle cucine per decidere le posizioni di ognuno.
Lui non riusciva a descrivere l'emozione che sentiva all'idea di cominciare a cucinare per quel banchetto.
Il fatto che stava per cucinare per una prestigiosa famiglia non lo spaventava, anzi, non faceva altro che eccitarlo ulteriormente. Sapeva che il preside, così come sua nipote, non si sarebbero accontentati di vedere nei piatti dei loro ospiti delle semplici pietanze cucinate perfettemente e nei giusti tempi: volevano essere stupiti, incantati, estasiati dal piatto in tavola. Se c'era una cosa che Soma aveva imparato in quei mesi alla Tootsuki, era che un piatto non sarebbe mai risultato speciale se non eri tu a renderlo tale; per cui, anche per quel banchetto, doveva creare qualcosa di stupefacente, insolito, che avesse un gusto nuovo, un tocco personale nato dalla sua immaginazione e capace di lasciare tutti senza fiato.
Questa era una delle regole principali che qualsiasi chef esistente al mondo aveva il dovere di rispettare, ovviamente se voleva raggiungere alte vette nella carriera culinaria.
Si alzò dal letto dove si era un attimo steso alla ricerca dei suoi spazi, lontano dal via vai nella villa.
Con tutta la gente che vi era ospitata, non c'era neppure il tempo di riprendere fiato o raccogliere un momento per se stessi. Sospirò stancamente e si avviò verso le vetrate che circodavano la camera, scostò un attimo le tende facendo filtrare attraverso la luce: Erina era nuovamente a lezione d'equitazione con Jess.
Da lontano poteva osservarla cavalcare con la grinta che lo aveva “stregato” la mattina che era arrivato alla residenza Nakiri. Perfino quando il tempo non era ideale impiegava le sue lezioni: tirava vento e le calde temperature si erano un po' abbassate. In Hokkaido colline, centro e non solo, il meteo era assai variabile: potevi passare da giornate più o meno calde nei mesi estivi, sui 27°gradi, o scendere ai 18°gradi_com'era successo negli ultimi giorni_ nel giro di poco, per poi sentirlo risalire.
Nel frattempo che rifletteva sul tempo e continuava a guardare le eleganti movenze di Nakiri, notò che accanto a Carter c'erano anche Hisako e Takumi, o almeno.. da quella distanza parevano loro.
Sorridendo, pensò che avrebbe fatto un salto anche lui.

Raggunto il maneggio si strinse di più nel golf di cotone blu, cercando di proteggersi dalle folate di vento, ed entrò dal cancellino. Erina era concentrata a saltare gli ostacoli con Sally, mentre Jess continuava a fornirle istruzioni ed indicazioni per farlo.
Sentiva Hisako complimentarsi con la sua amica e Takumi farlo a ruota:
-sei davvero incredibile Nakiri! Cavalchi come una furia!- esclamò quest'ultimo.
Erina indossava un paio di pantaloni lunghi blu scuro e una maglietta azzurra, aderente, a mezze maniche.
I lunghi capelli erano raccolti in un alta coda di cavallo.
Takumi si accorse della sua presenza:
-Yukihira!! ci sei anche tu?-
-ciao Takumi!- sorrise lui.
Erina, sentendo il suo nome, rallentò il galoppo per passare al trotto, avvicinandosi con Sally verso il recinto.
-Yukihira.. non hai proprio niente di meglio da fare che venire qui a seguire le mie lezioni, vero?-
-era tutto il giorno che ero chiuso nella villa, per cui ho deciso di prendere una boccata d'aria!-
-signorina Nakiri, la sua lezione è volta al termine.- annunciò Jess, intromettendosi nella conversazione tra i due. -esatto. Perciò, Yukihira, sei arrivato tardi.- convenne lei, appoggiando le mani sullo steccato, non accorgendosi che una parte del recinto era scheggiato: si ferì ad una mano.
-ahi!!- protestò infatti, alzandola di scatto.
Aveva un piccolo ma abbastanza profondo taglio e stava perdendo qualche goccia di sangue.
Hisako si spaventò:
-Erina! Tutto apposto?!- chiese apprensiva, correndo verso l'amica seguita dagli altri.
-mi sono tagliata con questa vecchio steccato, accidenti!!-
Soma stava per afferrarle la mano e vedere quanto fosse netto il taglio, ma un'altra volta fu anticipato da Carter che deciso prese delicatamente la mano di Erina per controllarle la ferita, tirò fuori dalla tasca dei Jeans un fazzoletto di stoffa e lo posò sul taglietto tamponandolo leggermente, per fermare il sangue.
Poi, sentendosi sempre più inadeguato e seccato, lo vide alzare gli occhi verso il volto di Erina teso in una smorfia sofferente, a causa della ferita_troppo impegnata a seguire i suoi movimenti per accorgersi che la stava guardando in attesa d'essere ricambiato_e continuare ad avvolgere attorno alla sua mano il fazzoletto come se fosse abituato ad incidenti simili: il tutto si svolse nel giro di pochi minuti, sotto lo sguardo curioso e silenzioso dei presenti. Sembravano tutti stupiti dalla prontezza di Carter, lui invece si sentiva nervoso.
-signorina.. tamponare la ferita non basta, deve disinfettarla appena rientra a casa.-
-lo farò, grazie Jess.- promise frettolosa. -basta così adesso.-
Jess le lasciò la mano annuendo. -porto Sally nelle stalle per te.-
-dovrò dire allo stalliere di sistemare il recinto. Possibile che non si sia accorto di quella sporgente scheggiatura?- sbuffò esasperata, tenendosi la mano stretta in un tentativo di sopportare la ferita che frizzava. -se vuole lo faccio io per lei.- si propose Carter, prendendo le redini di Sally per trascinarla.
-voi che fate ancora qui? Andate!- ordinò lei, agli altri, soffermandosi di più su Soma.
-Erina.. se hai bisogno di portare qualcosa ti do una mano.- intervenne Hisako.
Lei le fece un sorriso accennato. -non preoccuparti, mi aiuta Jess.-
A quella risposta, Soma non fece altro che sentirsi ulteriormente infastidito.
Lo stava trattando come se fosse inutile.
Lo faceva con tutti ma lui non riusciva a sopportarlo, a differenza degli altri.
-andiamo ragazzi, si sta facendo buio ed è il caso di rientrare.- disse in tono fin troppo risoluto: prima se ne fosse andato da lì, meglio sarebbe stato. -a dopo Nakiri.-
Non volle incontrare il suo sguardo di proposito o avrebbe finito per guardarla con cattiveria.
Di solito era molto tranquillo e solare come persona, ma quel Carter e il suo rapporto con Nakiri lo scomponevano totalmente. -cercate di riordinare i pensieri, invece di venire qui.- li avvisò Erina:
-tra pochi giorni avrà inizio la prima prova organizzata da mio nonno e, se non volete rendervi ridicoli davanti agli ospiti, vi conviene ripassare le basi e fare pratica in cucina_sempre vi serva a qualcosa_.-
Detto da Erina, per quanto il tono fosse arrogante, poteva quasi sembrare un consiglio.
-lo faremo Nakiri.- fu Takumi a risponderle per primo, sorridendo.
-ti aspetto a casa, Erina.- le sorrise rassicuramente, Hisako.
Lui invece non aveva particolarmente voglia di parlarle, per cui si limitò ad allontanarsi dandole le spalle.
Sapeva che con il suo incomprensibile disagio lei non c'entrava niente, eppure si sentiva irritato.
Stava perdendo il controllo di sé stesso e gli succedeva raramente, poiché suo padre gli aveva insegnato a gestire l'agitazione nelle situazioni critiche; sebbene l'esercizio poteva servire soprattutto in cucina, non era sbagliato pensare che fosse utile anche in altri momenti.
Così, raccolse tutta l'aria che aveva in corpo e la emise fuori in un profondo respiro.
Funzionò come tecnica, ma non abbastanza ad aiutarlo a smaltire completamente il nervoso.

Usciti dal maneggio, Hisako si affiancò a lui lasciandolo sorpreso:
-cerca di non farti sovrastare da Jess, Yukihira.- gli suggerì sottovoce, -è astuto, bello ed intelligente, sa cosa vuole ed è determinato ad ottenerlo. Inoltre, ha quel ché di cavalleresco che farebbe impazzire ogni ragazza.-
Soma alzò gli occhi dal terreno e si voltò verso Hisako sgranandoli meravigliato:
-perché mi stai dicendo queste cose?-
-non fraintendere Yukihira, non l'ho dette per te, l'ho fatto per fare un favore ad Erina.-
-d'accordo. Ma non capisco davvero perché dovrebbe riguardarmi.-
Hisako alzò gli occhi al cielo irritata:
-Erina ha ragione, Yukihira, sei proprio un idiota.-
Affrettò il passo e lo superò, lasciandolo più confuso che mai.
Già.. perché quelle parole dovevano riguardarlo?
era un bene che Erina avesse un uomo leale e affascinante accanto, no? Poteva dirla fortunata.
Tuttavia, sentiva che i suoi pensari erano solo una menzogna, perché non era veramente felice per lei.
Era egoista forse? La verità era che non voleva ci fosse.
Perché non voleva? Chi era Nakiri per lui?
Perché desiderava tanto attirare la sua attenzione? Davvero solo perché l'ammirava?
-io se fossi in te l'ascolterei, amico.- si affiancò a lui Takumi.
-veramente ragazzi.. non capisco cosa state cercando di dirmi.- recitò perplesso.
-semplicemente di aprire gli occhi, Yukihira.- sorrise divertito, l'altro, facendogli l'ennesima pacca d'incoraggiamento e accostandosi a Hisako. Cosa intendevano? Perché gli avevano parlato così?
Soma poteva sentire da quella distanza la loro seguente e focosa conversazione:

-bel colpo Arato-san!- sogghignò Takumi, stringendosi in un occhiolino provocante.
-smettila di fare il cretino, Aldini!- ribatté lei -non sono una delle tue tante ochette a cui fai il filo dalla mattina alla sera. Cerca di trattarmi con più riguardo. Chiaro?-
-tranquilla, dico sul serio, grazie per aver agito per prima.-
Sorrise serio, facendola involontariamente arrossire.
-ripeto: l'ho fatto solo per Erina.- borbottò impacciata.

Grazie a quella scenetta comica, gli scappò un allegro sorriso.
Era consapevole, in ogni caso, che doveva riflettere_prima o poi_su quello che sentiva per Nakiri.
Forse non era solo ammirazione.
Allora cos'era?



 
 ****


Erina camminava speditamente verso le cucine. I bellissimi capelli ondeggiavano con grazia al ritmo del suo passo. Si portò un lungo ciuffo di troppo dietro un'orecchio scoprendo di più il volto, in un gesto elegante e femminile che avrebbe incantato chiunque in mezzo al salone d'accoglienza.
Nel corso della strada per raggiungere le cucine, si era scontrata con diversi dei colti ospiti di suo nonno: gran parte di loro si intrattenevano alla residenza solo per una giornata e in via straordinaria per i congressi svolti alla loro villa, nella stanza dedicata alle riunioni. Alcuni li conosceva di sfuggita, con altri ci aveva parlato qualche volta in occasione di alcuni banchetti, altri ancora non li aveva mai incontrati ma li conosceva di nome. Le persone che frequentavano suo nonno erano infinite, Erina non le avrebbe mai viste tutte, ma sapeva a memoria quasi tutta la bibliografia. Di nome sapeva chi erano, soprattutto perché molti erano anche scrittori di libri di cucina e di testi_che lei aveva letto_ dove vi erano i segreti più nascosti per creare piatti, oppure ricchi di speciali ricette. Non a caso suo nonno possedeva negli archivi della biblioteca della residenza una quantità enorme di libri di cucina, dai più antichi ai più recenti, selezionati in una minuziosa lista.
Lei si era recata qualche volta nella biblioteca Nakiri, specialmente quando si annoiava prendeva uno dei tomi e leggeva dall'inizio alla fine: era un ottimo passatempo per far scorrere le ore più rapidamente, in attesa di eventi di prestigio che a volte venivano perfino trasmessi in televisione.
Tutti conoscevano Erina Nakiri: i media, i giornali, le riviste pubbliche, le reti online, i social network.. ogni cosa imprimeva il suo nome e tutto questo perché era la nipote di primo grado di Senzaemon Nakiri, famoso in tutto il mondo, così come la sua scuola Tootsuki. Fin da piccola, fin da quando era stata affidata a lui, si era era abituata al fatto che qualsiasi esperienza facesse nella vita o chiunque conoscesse, sarebbe stata resa pubblica ai media. Inizialmente era stato difficile, ma ora non ci faceva neanche più caso.
Si era semplicemente abituata ad essere diventata un personaggio pubblico e di certo il suo “palato di dio” non la aiutava a nascondere la sua esistenza al mondo.
Si stava recando nelle cucine, per affidare i ruoli e i piatti ai ragazzi scelti da suo nonno, apposta non selenzionati dalla lista degli studenti d'Elité_idea che Erina aveva trovato fin dall'inizio discutibile_per partecipare agli eventi che aveva in mente.

Raggiunte le cucine, spalancò letteralmente le porte e il gruppo di ragazzi all'opera, già con le attrezzature attivate sotto gli occhi, smise di sistemare in un silenzio tombale.
-vedo che siete almeno riusciti a riunirvi puntuali.- notò lei, altezzosa, studiandoli uno per uno.
-ehi Nakiri!- l'accolse Yukihira, con il suo solito sorriso "insopportabilmente" mite.
Lo vide avvicinarsi e sentì troppo tardi la voce di Takumi avvisarlo:
-stai atten..- niente da fare, Yukihira entrò pienamente nella pozzanghera che c'era a terra e perse l'equilibrio scivolando. Il tutto successe molto velocemente, tanto che non aveva lasciato a nessuno dei due il tempo di realizzarlo: aveva messo il piede nella pozza in terra, era scivolato facendo cadere di conseguenza anche lei sul pavimento e come se non bastasse, le era finito sopra, sovrastandola con il suo peso maschile.
I rumori dei fornelli accesi, della lavastoglie che puliva i piatti messi appena a lavare, il chiacchiericcio dei presenti nelle cucine.. sembravano essere scomparsi improvvisamente. Solo lei e lui, uno sopra l'altra, i loro corpi che si sfioravano come non avevano mai fatto; il calore che il corpo di Yukihira emanava, il suo profumo d'erbe da cucina. I loro occhi che non potevano fare a meno di guardarsi perché alla distanza di pochi centimetri, le loro labbra vicinissime a toccarsi.. ogni cosa li stava facendo impazzire.
Il dolce affresco fu distrutto ancora dalla voce di Takumi:
-stavo appunto dicendo, Yukihira: stai attento alla pozza d'olio in terra. Ho fatto troppo tardi.-
Indugiò sui due ancora uno sopra l'altro, sotto gli occhi scioccati di tutti: non sembravano intenzionati ad alzarsi e ad uscire dal loro imbarazzante mondo. A Takumi scappò persino un ghigno d'approvazione.
-Hisako l'ha fatto cadere per sbaglio ed era andata a prendere il mocio per pulirlo.- spiegò dopo.
Difatti, la diretta interessata, uscì dallo stanzino delle scope e arrivò di corsa con in mano il cencio.
-oh mio dio!- esclamò sconvolta, vedendo i due a terra. -Erina, Yukihira.. state bene?- si accertò ansiosa.
I due, chiamati a raccolta, finalmente si alzarono dal pavimento.
-scusami tanto, Nakiri, a quanto pare Takumi non ha fatto in tempo ad avvertirmi.-
Si grattò la nuca, lui, imbarazzato. Era un po' nervoso o era solo una sua impressione?
Beh, in ogni caso, lei non era da meno: appena gli era caduto addosso, per un attimo si era completamente dimenticata dove fosse e perché si trovasse nelle cucine. Riusciva solo ad ascoltare il suo cuore martellare nel petto come non aveva mai fatto e la breve distanza l'aveva costretta a guardare il volto di Yukihira: le guance rosse a causa dei fornelli, la solita fascia bianca legata poco sopra la fronte che ne scopriva la sua forma spaziosa, imperniata da delle leggere_quasi invisibili_gocce di sudore. I capelli color amaranto lievemente arruffati, eppure tanto soffici. Quegli occhi ambrati, grandi, vivi, luminosi, impertinenti, ma anche audaci e penetranti.. che le erano sembrati molto stupiti_come i suoi_dalla situazione in cui erano finiti, ma la guardavano con quella punta di dolcezza con il quale la osservavano sempre, anche da lontano. E infine.. quel tepore, la piacevolezza del calore del corpo di Yukihira sopra il suo, non faceva che mozzarle il respiro. Generalmente, consapevole della sua riluttanza verso l'essere maschile, si sarebbe alzata di scatto, lo avrebbe perfino spinto via con tutta la forza che aveva in corpo e neanche si sarebbe fatta influenzare da quella assurda posizione.. eppure, in quel preciso istante, non importava in che situazione si trovasse, le persone che guardavano la scena dall'alto, chi aveva sopra di lei.. aveva apprezzato il contatto. Lo aveva gradito davvero.
Lei stessa non riusciva a comprendere come potesse trovare piacevole quella situazione, come poteva lasciare che Yukihira le stesse così vicino; come le labbra di lui potevano essere in prossimità delle sue e bastava una piccola spinta per farle unire, e lei non stava neppure cercando il modo di allontanarle.
Perché?  Perché trovava il contatto con Yukihira così intrigante? magnetico? Così forte?
Erano caduti per sbaglio, a causa di un misero incidente, uno sopra l'altra.. però le emozioni che aveva sentito, la potente presenza di Yukihira l'aveva destabilizzata e confusa, ma soprattutto le aveva fatto perdere la cognizione del tempo e i suoi doveri per dei minuti indefiniti, in un capovolgimento scioccante.
Se non avesse avuto un pieno controllo di se stessa, a quest'ora sarebbe svenuta.
In ogni caso, doveva riprendersi subito.
Si alzò da terra, si ripulì il vestito con dei colpetti energici delle mani su di esso, cercò di dosare il respiro e di controllare il cuore impazzito e infine rispose:
-non preoccuparti, Hisako, sto bene. Tuttavia, cerca di stare più attenta con l'olio.-
La sua amica annuì, ora più sollevata a vederla intatta.
-quanto a te, Yukihira, dico.. possibile che tu non ti sia accorto dell'olio in terra?- sbuffò innervosita.
-e voi altri? Che fate lì impalati! Tornate a lavoro!-
-non dovresti essere tu a dirci le nostre postazioni, cara cuginetta?- intervenne Alice, con accanto il suo assistente, finora rimasta in silenzio.
-oh Alice! Sei così insignificante che non mi ero accorta della tua presenza!- la sbeffeggiò.
-fai poco l'arrogante, Erina, sono qui per scioccare il tuo palato e quello degli ospiti del nonno.
Abbiamo perso fin troppo tempo per colpa delle moine tra te e Yukihira.-
I due, chiamati in causa, arrossirono lievemente.

Soma distolse lo sguardo dal corpo di Erina quasi scottato, da quanto si sentiva accaldato.
-diamoci una mossa, Nakiri.- si unì alla discussione Hayama, seduto su un panchetto, una gamba sopra l'altra e un'espressione seccata.
Erina lanciò un'occhiataccia ad Hayama, però non gli rispose, decidendo di andare al dunque:
-allora.. venendo ai compiti, vi ho già deciso le postazioni e cosa dovrete cucinare:
Kurokiba, tu ti occuperai dei calamari alla crema di cavolfiore. Visto che i tuoi piatti_se ricordo bene dai tuoi tornei_sono principalmente di pesce, non dovresti avere tanti problemi a prepararlo.-
Kurokiba rispose ad Erina in un brotolio trattenuto.
L'assistente di Alice solitamente si mostrava calmo ed ubbidiente, ma quando iniziava a cucinare cambiava personalità diventando aggressivo e scurrile: Erina si trovò a ringraziare il fatto che in qual momento non stesse ancora cucinando. In seguito portò gli occhi sui fratelli Aldini:
-voi Aldini, invece, vi occuperete dei Cocktail al gambero rosso.
Sono tanti da fare ed ognuno deve avere il proprio bicchiere per contenerli.
Sarà una cosa lunga, ma in due ce la farete sicuramente meglio.-
Entrambi i fratelli annuirono decisi.
-Hayama!- lo chiamò perentoria, notandolo distratto, annoiato e impegnato a girare ripetutamente un mestolo con il dito medio, inserito all'interno del “buchetto” posto in cima al manico, in un tentativo di ammazzare il tempo. Quando si riscosse da quel divertente passatempo, lei proseguì:
-sto parlando e dovresti ascoltarmi.- precisò gelida. -ti occuperai del filetto di manzo in crosta e del suo contorno di patate arrosto.- Hayama ebbe l'impudenza di non risponderle, ma lei sapeva che aveva capito il suo compito, non voleva farlo perché era “fottutamente” arrogante.
-Hisako. Preparerai la crema di pomodoro, burrata e basilico.
Te la cavi a gestire gli ingredienti freschi. Farai un buon lavoro.-
La sua amica sorrise davanti alle parole di Erina.
Per lei era un onore ricevere tanti complimenti da Erina, poiché sapeva quanto fosse rigida con chiunque; loro, però, si conoscevano da molto tempo e Hisako era una delle poche persone che le era stata più vicina nei momenti che aveva avuto bisogno di lei. -grazie Erina, farò del mio meglio!-
Lei annuì compiaciuta, portando poi lo sguardo su sua cugina:
-tu, cara la mia dolce cuginetta..- ovviamente il tono usato era pieno di sarcasmo e Alice lo sapeva; infatti, in tutta risposta, adottò un sorriso falsamente amichevole in attesa delle indicazioni di Erina.
-..preparerai il ragù all'anatra. Sai che non devi deludermi.-
Tornò ad incontrare lo sguardo di Yukihira, avvertendo nettamente dei brividi percorrerle tutta la schiena quando le immagini di qualche minuto fa tornarono a tormentarla, ma la cosa fu reciproca perché neanche lui sembrò esattamente a suo agio a guardarla, o almeno.. non era tranquillo come al solito, pareva pensieroso e assorto. -Yukihira.. tu ti occuperai della zuppa di pesce e dei brownie al cioccolato.-
Le costò un sacco rivolgergli la parola a seguito di quel momento imbarazzante, perché l'immagine del volto del ragazzo a poca distanza dal suo viso non l'abbandonava e neanche le forti sensazioni che aveva provato in quel momento. Sensazioni che ambedue non riuscivano a spiegarsi.
-d'accordo Nakiri. Vedrai che ti stupirò!- esclamò fiducioso, sembrava essersi un “attimino” ripreso e si sentì sollevata: non voleva che ci fosse ancora più tensione del solito tra loro.
Dovevano lavorare per suo nonno e adesso non c'era spazio per altro. Tutti erano lì per quello.
Non sarebbero stati solo tre mesi di vacanza e di divertimento, ma anche d'esperienza e di scoperta, di prove difficili ed impegnative. Distrarsi o farsi confondere perdendo di vista l'obiettivo principale, appunto per questo, era completamente inefficiente. Inoltre, nessuno dei due aveva capito cosa li stava succedendo e non era il caso di pensarci ulteriormente, in particolare nei giorni prima del banchetto.
-chi preparerà la Ganache fondente?- chiese Alice.
-ci penserò io, chiaramente.- dichiarò, -ma lo farò nei momenti che voi non sarete in cucina, in quei momenti lì dovrò coordinarvi e non potrò fare ambedue le cose.-
Tutti i presenti si studiarono a vicenda ed Erina concluse il discorso:
-da domani dovrete iniziare a pensare al vostro piatto e a come renderlo perfetto, dopodiché vi metterete all'opera la mattina del 16 giugno.-
Nessuno aggiunse altro e, dopo un'ultima penetrante occhiata, uscì dalle cucine.



 
****


Soma, già dal giorno dopo, aveva iniziato a riflettere su come rendere unici la zuppa di pesce e i brownie al cioccolato. Non si era ancora esercitato in cucina per prepararli, specialmente perché l'aveva sempre trovata troppo piena di gente: tutti i suoi compagni si stavano allenando. Il maggiordomo gli aveva gentilmente suggerito che c'era anche un'altra mini cucina nei piani di sopra, ma veniva spesso usata da Nakiri.
In effetti era scontato che la regina della Tootsuki avesse un'ala privata pure nella residenza di suo nonno.
E, anche a chiederglielo, non glie l'avrebbe mai prestata. Così, considerate tutte le possibilità, alla fine aveva deciso che avrebbe provato le sue creazioni la mattina presto, nelle cucine principali, più o meno verso le 4.00 di mattina: era il momento dove era meno affollato e poteva concentrarsi quanto gli serviva.
Per ora, invece, aveva solamente fatto uno studio teorico e mentale del piatto. Per sicurezza si era riletto anche le ricette, nel tentativo di ricevere un'illuminazione, ma non aveva concluso molto.
Inoltre, da ieri, si sentiva molto distratto e non riusciva a riflettere come al solito: le immagini di quella caduta accidentale continuavano a ripresentarsi nei suoi ricordi. Per lui non era stata una semplice caduta, un misero incidente, ed era un dato di fatto concordato anche dalle sue emozioni contrastanti, che da ieri non l'avevano mai abbandonato. Non riusciva a definire cosa avesse provato in quel breve attimo_anche se a lui era parso eterno_sapeva solo che non avrebbe voluto allontanarsi da lei. Un'altra volta. Di nuovo. Come quella notte in cucina. C'era qualcosa tra lui ed Erina. Qualcosa di indefinibile: ogni loro contatto, ogni loro interazione, qualsiasi momento insignificante passato insieme risultava prezioso e si imprimeva nella sua mente creandogli un tumolto di sensazioni intense e "cicatrizzanti". Quello di ieri, anche se per sbaglio, non era stato diverso. Anzi.. forse era stato ancora più potente: era bastato avvertire il calore del corpo di lei sotto il suo, sentire il suo respiro vicino alle sue labbra, inalare il suo profumo di violette, che penetrava nelle sue narici in un miscuglio narcotizzante, per far sì che il suo cuore reagisse e una scossa elettrica percorresse tutto il suo corpo producendogli un'intensa emozione quasi simile all'eccitazione. Il suo sguardo aveva indugiato sulle sue delicate labbra e nello stesso tempo il seno soffice aveva toccato il suo petto, facendolo quasi sussultare al suo tatto. Non si era mai trovato in una tale situazione: il corpo di una ragazza così vicino.
Non pensava che una circostanza come quella potesse scatenare un “congegno” simile.
Tuttavia.. nel preciso momento in cui le sue iridi ambra si erano soffermate sulla labbra fini di lei, sentendosi solleticato ed incuriosito dal loro sapore e dalla loro forma, e la piacevole sensazione provata al contatto con il suo corpo, aveva realizzato che era attratto da Erina Nakiri. Non solo era attratto da lei come persona, come possibile rivale o dal suo aspetto professionale, vi era anche una forte attrazione fisica in ciò che sentiva.
Non era ancora sicuro di quali fossero i suoi sentimenti per Nakiri, ma adesso aveva la certezza di essere irrimediabilmente affascinato da lei. Ecco perché si sentiva distratto.
Bussarono alla sua camera e Soma sapeva già essere il maggiordomo.
-signorino Yukihira.- lo chiamò dall'altra parte della porta.
-è arrivato suo padre e il Sig.Nakiri mi ha chiesto di avvisarti del suo arrivo.-
-accidenti a quel vecchio!- esclamò stupito, -neanche mi aveva avvisato che sarebbe arrivato oggi!-
Alla fine non era una novità, suo padre non lo teneva esattemente al corrente dei suoi spostamenti e, come al solito, preferiva entrare in scena con “l'effetto sorpresa”.
Sospirò arreso e rispose all'uomo:
-grazie. Arrivo subito.-
Detto questo, uscì da camera sua e scese per salutarlo.

Senzaemon e Joichiro si trovavano nell'ampio salotto Nakiri, che si apriva con degli archi murati nella solita eleganza estrema. Un morbido tappeto zebrato e piumoso, riempiva gran parte dei vuoti della stanza, circondata quasi tutta da larghe vetrate che davano sull'immenso parco della villa, e da antiche ed alte librerie zeppe di libri di ogni genere, un vecchio mappamondo e tanti altri oggetti da collezione provenienti da lontani paesi. Al centro della stanza, l'area confort: poltrone e divani intessuti di copridivano bianchi in lussuosa fibra, un tavolino basso posto al centro in ventro smontabile e rimovibile, con all'interno altri soprammobili a fare d'arredamento. Una televisione grande, a schermo piatto, incastonata tra due librerie.
Infine, all'angolo della stanza, una pregiata scrivania in mogano.
-Soma! Eccoti qui!- lo accolse Joichiro, sorridendo, quando varcò il salotto.
Senzaemon si limitò a sorridergli e rimase in silenzio.
-vecchio! Finalmente sei arrivato. Come al solito non mi hai avvisato del tuo arrivo.-
-come non ti ho avvisato!- ribatté scomponendogli affettuosamente i ciuffi rossi. -ma se ti ho sempre chiamato per dirti che avevo avuto un contrattempo e che non sarei potuto partire con te.-
-è vero, ma non mi hai detto che saresti arrivato oggi.- protestò lui.
-coraggio Soma, siediti pure.- lo invitò il preside.
Lui annuì e prese posto affianco a suo padre.
-tra poco arriva anche mia nipote.- annunciò ancora, Senzaemon.
Joichiro sorrise. -sarà un piacere rivedere quella ragazza!- esultò entusiasta.
Soma si stupì per quella frase. -papà.. conosci per caso Nakiri?-
-è vero, non lo sai, Soma. Non ti ho mai parlato di lei prima d'ora.-
-quindi la conosci? Come mai? E quando ti saresti deciso a dirmelo?-
-mi è sempre passato di mente.- si giustificò sbrigativo, -vedi.. io e il Sig.Nakiri ci conosciamo da molto tempo.
È stato anche il mio preside nei miei anni scolastici alla Tootsuki. Oltretutto, è capitato che mi chiamasse per qualche banchetto, anche d'estate, e in quei periodi ho conosciuto sua nipote.- raccontò.
-Erina è davvero fantastica e possiede tanto talento.-
-mia nipote si è davvero affezionata a Joichiro in quei periodi e lo ha sempre ammirato molto da allora.- soggiunse il preside.

La conversazione non continuò, perché Nakiri apparve sulla porta.
Soma non l'aveva mai vista più emozionata di quel momento: le brillava gli occhi e aveva le guance arrossate.
Le sembrò sorprendentemente dolce e carina, perfino lui sentì il suo cuore fare un'allegra capriola vedendo quell'espressione tenera e soprattutto.. rara, sul suo volto.
-Joichiro Saiba.- fiatò solo, lei, non trovando altre parole.
Soma vide suo padre muoversi dal divano e dirigersi verso Nakiri, in un ampio sorriso: era molto più alto di lei ed ella doveva alzare la testa e mettersi sulle punte per riuscire ad incontrare il suo sguardo.
-sei cresciuta davvero tanto, Erina. Sei diventata molto bella, proprio come tua madre.- le disse Joichiro, facendola arrossire ulteriormente davanti a quel complimento.
-grazie.. è un piacere averti di nuovo qui.- farfugliò impacciata, distogliendo lo sguardo dall'uomo.
-anche per me è un piacere.- In seguito, cambiò discorso:
-conosci mio figlio, vero? Si comporta bene con te?- ridacchiò giocoso, lanciando un'occhiata divertita a Soma.
Erina strabuzzò gli occhi, gli aprì e li richiuse ripetutamente, e poi..
-tuo figlio?- balbettò confusa, in un'espressione scioccata.
A quella domanda, anche Joichiro si fece perplesso:
-non sai che Soma è mio figlio? Senzaemon, non glie l'hai detto?-
Il vecchio uomo si grattò la nuca imbarazzato.
-beh, no, è passato di mente anche a me.-
-Nakiri.. pensavo lo sapessi.- intervenne Yukihira, a quel punto.
-e poi.. perché non mi hai detto che tu e mio padre vi conoscevate già?-
Lei non rispose, era ancora incredula e senza parole.
Apriva e chiudeva la bocca come per parlare, non emettendo nessun suono sensato.
Si portò le mani dietro i capelli scioccata e completamente sbiancata all'improvviso; infine, ad un tratto, si sentì svenire e di conseguenza perse i sensi: Joichiro l'afferrò prima che cadesse a terra.
-se sapevo che la sua reazione sarebbe stata questa, non le avrei detto che Soma è mio figlio.- commentò ghignando, alzandola da terra per prenderla tra le braccia come una principessa.
Senzaemon scoppiò a ridere di fronte a quella scenetta comica.
-Soma.. che lei hai fatto per ridurla così?- scherzò Joichiro, stuzzicando suo figlio.
-proprio niente. In realtà non mi aspettavo una reazione del genere.- ammise stupito, in una “vena” interrogativa. -camera sua è al primo piano, la quarta stanza a destra.- descrisse il preside a suo padre.
Joichiro annuì. -vado a portarla sul letto e le metto una pezza fresca sulla fronte.- decise.
Soma!- richiamò suo figlio, poi, -quando si sveglia io ci farei una chiacchierata!- aggiunse, facendogli un'occhiolino complice e avviandosi verso l'uscita del salotto. Lui rimase da solo con il preside e per un attimo regnò il silenzio, che fu in seguito interrotto proprio da quest'ultimo:
-tuo padre si comporta con Erina come se fosse la sua seconda figlia.-
-già, lo vedo.- concordò Soma sorridendo. -lui è disponibile con tutti.-


 
****


Erina aprì gli occhi lentamente, ricordando pian piano cosa l'avesse portata a perdere i sensi: aveva scoperto che il suo idolo, la persona che ammirava più al mondo, era il padre di Yukihira e ancora non ci credeva.
La somiglianza fisica tra i due c'era, ma il pensiero che avessero una tanto stretta parentela non l'aveva mai sfiorata. Più pensava, più si sentiva in colpa per come aveva trattato il figlio di Joichiro per tutto quel tempo: a pesci in faccia, come un'incapace, aveva criticato fin dall'inizio il suo plebeo modo di fare.
L'aveva offeso, insultato, aveva degradato la sua tecnica di cucina e da subito aveva pensato che per lui, come chef, non ci sarebbe stato futuro. Da quando era arrivato alla Tootsuki gli aveva minato la salita verso il successo culinario. Aveva addirittura contraffatto il suo esame d'ingresso, fingendo che avesse fallito e che non era adatto ad entrare in quella scuola d'Elité: se non ci fosse stato suo nonno a farlo entrare, a quest'ora Yukihira neanche si troverebbe lì. Aveva simulato di trovare sgradevole e insapore il piatto di Yukihira e gli aveva distrutto ogni aspettativa fin dai primi giorni del suo arrivo. Se Joichiro Saiba fosse venuto a sapere di tutte le sue “macchinazioni” contro il figlio, lo avrebbe certamente deluso e farlo era l'ultima cosa che voleva.
Sapeva che doveva scusarsi con Yukihira, prima o poi, ma era troppo orgogliosa per farlo.
Ora che ci pensava, non erano simili solo fisicamente, lo erano anche caratterialmente: il sorriso radioso di Soma e il suo temperamento socievole ed amichevole ricordavano molto quelli di Joichiro e, paradossalmente, erano anche le stesse qualità che lei ammirava di Saiba. La dolcezza e l'affetto_quasi paterno_ di Joichiro nei suoi confronti, la sua fiducia in lei e nelle sue capacità, la sicurezza che le aveva trasmesso ogni volta che l'aveva visto.. ognuna di quelle caratteristiche facevano anche parte della personalità di Yukihira.
Come aveva fatto a non accorgersi prima di quelle particolarità e a non riconoscere subito la loro notevole somiglianza?
  Yukihira era praticamente un Joichiro in miniatura, o meglio.. un baby Joichiro.
Era ancora scioccata per quella scoperta e stringeva al petto il cuscino bianco panna, ornato ai bordi da merletti e pizzi creati all'uncinetto. Doveva fare una bella chiacchierata con Yukihira, appena si fosse ripresa dello stupore sarebbe andata a parlarci. Non ebbe il tempo di farlo, che bussarano alla porta della sua camera. Si aspettava fosse il maggiordomo, ma la voce vivace di Yukihira solleticò le sue orecchie:
-Nakiri, mi apri? Vorrei fare due chiacchiere con te.-
-entra.- lo invitò in tono fermo.
-come stai?- le chiese, appena attraversato l'uscio.
-è stato solo un abbassamento di pressione.- sminuì dura.
-dovuto a cosa?- ridacchiò Yukihira.
Continuava a non guardarlo negli occhi mentre rispondeva.
Era dura crederlo, ma si vergognava a farlo, era imbarazzata a causa delle sue azioni.
-a volte capita. Tutto qui.- affermò schiva.
Stava per cominciare il discorso, ma lui l'anticipò nuovamente:
-come mai non mi hai detto di conoscere mio padre?- domandò lui, portandosi davanti a lei, ancora seduta sul letto e non intenzionata a guardarlo in volto mentre parlava.
-non avevo davvero idea che Joichiro Saiba fosse tuo padre. Detto sinceramente, non vi assomigliate per nulla.- mentì spudorata, finalmente sostenendo il suo sguardo.
Quella sicurezza scomparì subito quando fu accolta dal sorriso dolce di Yukihira, rivolto a lei, arrossendo rovinosamente: per fortuna la stanza era illuminata solo dalla luce naturale del giorno e ormai non c'era più quasi luce dato che il sole era tramontato, e il suo imbarazzo fu mascherato. Si stupì che stavano avendo una conversazione decente e non condita dalle solite “frecciatine” che si lanciavano a vicenda, lei soprattutto.
-inoltre, quando avrei potuto dirtelo se fino a qualche settimana fa neanche ci parlavamo?- proseguì, attendendo le sue risposte. Portò le iridi di lato, a disagio.
-hai ragione.. non avresti potuto dirmelo, non abbiamo mai parlato così.- concordò lui -..ed in effetti non potevi sapere che era mio padre, visto che lui adesso si chiama Yukihira Joichiro e tutto lo conoscono con questo nome.- puntualizzò.
-perché ha cambiato cognome?- chiese curiosa, lei.
-non lo so. Comunque, “Yukihira” era il cognome di mia madre.-
-non credi che sia stata una strana coincidenza ritrovarsi nella stessa scuola e che io conosca tuo padre?- seguì lei, -cosa ne pensi?-
-non penso sia una coincidenza e sono fortemente convinto che sia opera di tuo nonno.- suppose divertito, pensando alla mente diabolica di Senzaemon.
-cosa dovrebbe c'entrare mio nonno in tutto questo?-
-chi lo sa. Perché non glielo chiediamo, Nakiri?-
Erina, a quella battuta e di fronte a quel sorriso sbarazzino, non riuscì a non arrossire di nuovo.
Era sconvolta persino lei, ma stava iniziando ad apprezzare le espressioni di Yukihira: così tenere, sincere, amichevoli.. forse era tutta colpa del fatto che aveva scoperto essere il figlio del suo idolo.
Doveva essere così, si impose, non era pronta ad accettare l'evidenza e probabilmente non l'aveva ancora totalmente realizzata. -non dire stupidaggini, Yukihira, dovresti tenerti lontano dai sottorfugi di mio nonno.- replicò, -forse è davvero la prima volta che ti offro un consiglio, per cui tienilo di conto.-
Soma scoppiò in una risata serena che le fece sobbalzare il cuore un'altra volta.
-stavo solamente ironizzando, Nakiri, prendi le frasi troppo sul serio.- rispose lui divertito. -in ogni caso.. tuo nonno avrà in mente un sacco di sotterfugi, ma non è di certo un uomo cattivo.-
Non c'era bisogno che lui glielo facesse notare, lo sapeva anche lei, e il fatto che l'avesse presa in affidamento saputo la pazzia del figlio, Azami, ne era la prova inconfutabile.
-si vede da come si comporta con te, il preside ti vuole veramente bene.- proseguì Yukihira, sorprendendola.
Per un attimo le parve di essere pronta a scusarsi con lui per tutto quello che gli aveva fatto da quando era arrivato e per averlo giudicato male. La gentilezza che lui le stava dimostrando era vera, concreta, piacevole; fin dall'inizio lo era stata, solamente aveva preferito ignorarla continuando a credere che fosse stupida e falsa, di semplice convenienza, ma in realtà non era così. Yukihira non era quel tipo di persona e convivere con lui nella stessa villa glielo stava facendo capire. Lo stava pian piano conoscendo.
E non era perché era figlio di Joichiro.
Quel modo di fare impersonale, autentico e onesto gli apparteneva davvero.
-bene! Detto questo, mi ha fatto piacere sapere che conosci il mio vecchio. Dico sul serio.- interruppe le sue riflessioni, lui. Le sorrise ancora e si avviò verso la porta.
Doveva fermarlo, scusarsi e ringraziarlo prima che se ne andasse dalla stanza.
-Yukihira..- sussurrò impulsivamente, ascoltando l'istinto.
Lui la osservò in attesa che continuasse:
-...no niente.- si tirò indietro, perdendo il coraggio.
Ancora non ce la faceva a lasciarsi andare, era troppo presto.
Yukihira rimase un attimo bloccato sulla porta, forse sperando che ci ripensasse.
-Nakiri.. non devi sforzarti a parlarmi se ancora non te la senti.- constatò, stringendosi in un sorriso comprensivo. -non è questo, Yukihira..- tentò lei, ma non aggiunse altro.
Ormai aveva perso l'occasione per fare quello che si era promessa, per colpa della sua diffidenza verso gli uomini e soprattutto del suo maledetto orgoglio da repellente ragina nei confronti delle persone meno agiate di lei. Era altezzosa e lo sapeva, ma non se ne faceva una colpa.
Prima di uscire lui aggiunse sorridendo:
-non preoccuparti, davvero. Piuttosto, riposati Nakiri.-
Ovviamente era arrossita un'altra volta, con la differenza che adesso si era abituata a quelle strane reazioni ai suoi gesti e aveva smesso di cercarne ostinatamente le spiegazioni.
-a dopo, Yukihira Soma.- farfugliò fra sé e sé, rimasta sola nella sua camera.
Mancavano solo un paio di giorni al primo evento organizzato da suo nonno, era curiosa di sapere se Yukihira aveva trovato il metodo adeguato a rendere unici i piatti che gli aveva incaricato.
Intanto che pensava, si distese sul letto, finendo per addormentarsi di nuovo: era cotta e, come al solito, non aveva riposato bene neanche la notte prima, sicura che sarebbe stato lo stesso per quella successiva visto lo stupore a causa di quello che aveva scoperto e il forte battito cardiaco che non l'abbandonava da quando Yukihira era uscito dalla stanza.




*****************************************************************
Angolo autrice: alla fine l'ho pubblicato prima del previsto, dipende un po' come scorre lo studio. Il prox non so quando lo pubblicherò, potrebbe essere tra qualche giorno o tra un mese, vedremo se me la caverò ad organizzarmi! XD spero che vi sia piaciuto. Come avrete capito, mi sono un po' ispirata ai cap recenti di SNS, anche se ho cambiato un po' l'impostazione dell'ultima scena Sorina a fine cap. Intanto, ringrazio tantissimo chi mi ha sostenuto con le recensioni e mi ha incoraggiato a continuarla. Ringrazio anche chi ha messo la mia fanfic tra preferite/seguite/ricordate. Gentilissimi!! *-* spero di non essere andata troppo OOC con i personaggi, anche con i secondari D: . Questo cap vorrei dedicarlo a Legame3 che si è perfino registrato per lasciarmi una recensione! ;D

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Day Before June 16 ***


Day before june 16


 
Il banchetto si avvicinava, Soma era riuscito ad allenarsi nelle cucine solo un paio di volte.
Aveva retto per qualche giorno ad andare a letto alle 22.00 e ad alzarsi alle 3.00 la notte per “sgattaiolare” nelle cucine e provare i due piatti incaricatogli, ma non era facile in casa Nakiri rispettare esattamente quegli orari, poiché ogni giorno c'erano ospiti a cena e lui era costretto a seguire gli orari di tutti. Gli orari stabiliti dal preside. E non poteva semplicemente alzarsi da tavola e coricarsi entro le 22.00, lasciando tutti ancora intenti a gustarsi il dessert. Adesso, tra una cena e l'altra, era arrivato al giorno prima della prova senza concludere nulla. L'idea ce l'aveva, aveva cercato di elaborarla, ma due notti e basta non erano state abbastanza per definirla. Non era pienamante sicuro che quello che aveva in mente fosse il piatto perfetto per i ricchi e pretenziosi clienti di Senzaemon e a questo proposito_come se non fosse abbastanza_aveva in testa un ricordo, forse era addirittura un sogno, la sua immaginazione magari o una specie di voce che gli suggeriva che la sua idea non avrebbe soddisfatto completamente gli ospiti. Tale voce, ricordo, messaggio.. quello che era, non c'era dubbio essere collegato a suo padre e si trasformava in una sorta di flashback:


Flashback
-Soma.. li vedi quei clienti lì, seduti al tavolo al centro, vestiti molto eleganti?- gli sussurrò all'orecchio il suo papà, accompagnando la frase con un occhiolino complice.
Il piccolo Soma annuì osservando quelle due persone: erano davvero distinte, si gustavano il piatto con ricercata educazione, in dei movimenti lenti e precisi, seduti in maniera rigidamente composta.
Era raro vedere alla tavola calda di suo babbo persone così formali e benestanti.
Se non fosse stato troppo piccolo per giudicare, avrebbe pensato che fossero finiti lì per errore, per uno scomodo imprevisto, costretti da qualche oscura circostanza in cui erano finiti.
-sai.. sono fortemente convinto che abbiano avuto qualche problema con il ristorante che avevano prenotato prima di venire qui.- continuò il suo papà, divertito.

Soma sgranò gli occhi. -papà.. stai dicendo che sono qui per sbaglio?-
-più o meno, piccolo.- gli posò una mano sulla zazzera rossa, scomponendogli i ciuffi già ribelli e carezzandoglieli in modo affettuoso. -ma non è questo che voglio insegnarti.-
Il piccolo Soma si mise sull'attenti, in ascolto, pronto a comprendere le parole del padre:
-devi essere sempre pronto agli imprevisti e non solo. Può succedere che nel tuo piccolo ristorante a gestione familiare capitino clienti d'alto livello e molto esigenti, che sia per loro scelta che per fatalità o a causa di un disguido, devi trovare sempre il modo di renderli compiaciuti e, magari, farli diventare clienti fissi.
Quello che voglio dire, Soma, è che devi avere una portata adatta a qualsiasi tipo d'ospite ti si presenti.-

-cosa gli hai servito?- domandò cuorioso il bambino, in tono squillante.
Joichiro ghignò e si abbassò verso il figlio portando un dito alle labbra. -è un segreto.-
Allora il ragazzino assunse un broncio, offeso, e il padre ridacchiò consolandolo:
-quello che devi ricordare adesso lo sai. La decisione del piatto da servire spetta solo a te, se ti dicessi quale piatto ho scelto non sarebbe la stessa cosa. Sarebbe ancora una scelta mia e non tua.
La risposta giusta la devi trovare da solo.-

Soma aveva ascoltato attentamente le parole del padre, non capendole fino in fondo, ma il modo rassicurante con il quale aveva risposto gli aveva fatto capire che era una frase sincera.
Suo padre gli parlava sempre a metà, lasciava a lui la risposta e la conclusione e spesso non le capiva totalmente, però si era abituato a questo suo atteggiamento.

Tornò a guardare verso il tavolo di quegli insoliti clienti e gli sembrarono molto meno nervosi dal loro arrivo.
Il piatto del suo papà aveva sortito l'effetto desiderato e forse, quello che gli aveva insegnato, era vero ad affidabile se le persone avevano il sorriso mentre mangiavano.

Fine Flashback

Devi avere una portata adatta a qualsiasi tipo d'ospite ti si presenti”
Il fine, il “centro” dell'insegnamento di suo padre era questo, e quelle parole lo tormentavano.
Appunto, non era convinto di quello che aveva pensato di creare.
Non poteva andare da suo padre a chiedere sostegno visto che Joichiro non glielo avrebbe dato e, in ogni caso, lui non l'avrebbe accettato: voleva arrivare da solo alla risposta.
Non solo voleva arrivare alla risposta, sapeva anche che era la scelta giusta.
Però un consiglio poteva accettarlo e gli venne spontaneo pensare a Nakiri.
Sicuramente convincerla ad ascoltarlo sarebbe stata un'impresa, ma aveva bisogno di un suo parere e chi meglio di lei conosceva la clientela di suo nonno?
Deciso, attraversò rapido i corridoi della residenza e notò il maggiordomo intento ad annaffiare le piante all'interno degli eleganti vasi ornati da decorazioni cinesi, i cui germogli dei fiori dipinti s'intrecciavano tra loro, in una pittura delicata e ambiziosa.
-signorino Yukihira, dove sta correndo così di fretta?- lo frenò il vecchio signore.
-cercavo lei.- precisò subito. -sa per caso dov'è Nakiri?-
-la signorina?- Soma annuì speranzoso.
-si trova nella mini cucina di cui gli ho parlato signorino.-
-grazie. Ho bisogno di lei per un parere.-
-signorino.. non credo sia il caso disturbarla mentre cucina: la signorina non tollera chi la interrompe durante il suo lavoro e le sue sperimentazioni.- setenziò incerto.
-oh! Non importa.- ridacchiò Soma, tranquillo.
L'uomo cercò di fermarlo ancora, ma lui era già partito verso la “meta”.

Salì le scale per raggiungere il terzo piano, impostato e arredato quasi allo stesso modo del piano inferiore.
La villa Nakiri era composta da tre piani (più una soffitta e un attico_ possibilmente raggiunti da delle scale a chiocciola, in legno pregiato, che partivano da un angolatura del terzo piano_ e una nascosta cantina), i quali balconi circondavano il pian terreno e se ti sporgevi anche solo un poco dalla ringhiera bianca e liscia, godevi della visuale del salone d'accoglienza e del suo pavimento che pareva un'immensa tavola da scacchi dall'alto, illuminata dal lampadario dorato, potendo anche seguire con gli occhi il via vai solito della villa.
La stessa impostazione lo aveva anche il primo piano.
Sempre al terzo piano, ad ogni piccolo passo si ergeva una porta che celava le misteriose stanze del piano, che andavano da camere da letto, a studi, bagni, a biblioteche; tra queste stanze_come gli aveva descritto il maggiordomo della famiglia Nakiri_vi era la mini cucina usata dalla nipote del preside per allenare ulteriormente la sua già eccelsa abilità culinaria.

Nel mentre si guardava attorno alla ricerca della “fantomatica” cucina, si scontrò con Alice che andava nella direzione opposta alla sua. -Yukihira-kun! dove stai correndo?-
-ciao Alice!- esclamò -sto andando da Nakiri.-
La ragazza si aprì un'espressione maliziosa:
-dì un po', Yukihira-kun, cosa sta succedendo tra te e la mia dolce cuginetta?-
Di certo Soma non aveva programmato una domanda simile e dalla sorpresa si sentì improvvisamente arrossire: ora che aveva capito di essere attratto da lei, tutte le insinuazioni dei suoi compagni verso il loro rapporto si erano fatte imbarazzanti. Alice si accorse della sua eccessiva reazione e si stupì:
-oh mio dio!- gridò, -ti sei davvero preso una cotta per mia cugina?
La mia voleva essere solo una battuta, non pensavo fosse davvero così. Questo sì che è divertente.-
Ormai era stato scoperto e, anche se provava a negarlo, lei non gli avrebbe creduto.
-non ho una cotta per lei.- borbottò impacciato, -solo.. Nakiri è..-
Nakiri cos'era? Davvero? Non sapeva rispondere.
Probabilmente, anche se non gli rispondeva, Alice aveva già capito cosa stava per dirle:
-uff.. non hai bisogno di rispondere! Sta zitto!- scosse la mano indispettita. -tutti per lei eh? Perfino con i ragazzi è più popolare di me!- esplose poi. -pure quel figo di Jess le va dietro come un “fedele cagnolino”.- aggiunse, stupendolo. -peccato anche per te, Yukihira-kun, mi stavi iniziando a sembrare carino e attraente.- Sogghignò intrigante, avvicinandosi a lui e portando una mano sotto il suo mento per alzarlo e farsi guardare negli occhi. Appena si sentì sfiorare il mento da lei, sussultò leggermente; però, come si immaginava, il contatto con Alice non lo infiammò come quello con Nakiri e, a parte la sorpresa iniziale, non si stava nemmeno sentendo imbarazzato nonostante lei fosse così vicina.
Solo Nakiri era capace di scatenargli sensazioni forti e impareggiabili.
-hai un bel faccino, non c'è dubbio, eppure anche tu preferisci la mia cuginetta.
Mi hai molto deluso, Yukihira-kun.- sostenne scaltra, eplorando il suo viso intensamente.
-esattamente Alice. Continuo a preferire Nakiri.- confermò lui, sorridendo, scostandole con gentilezza la mano ancora sul suo mento, per farla allontanare.
-non arrossisci neanche un po'? Sembravi così carino tutto imbarazzato prima, quando ti ho chiesto di lei.- Riprese provocatoria:
-beh.. ma sai, Yukihira-kun, Carter è molto più in vantaggio di te.- gli sussurrò all'orecchio -è affascinante e calcolatore. Non puoi sapere se aggrada di più la mia cuginetta dalle grandi pretese.-
Soma poteva sentire il fiato di Alice sul suo orecchio.
-ci vediamo Yukihira-kun. Buona fortuna.-
Detto questo, si allontanò sensualmente da lui lasciandolo in mezzo all'ingresso a riflettere sulle parole che gli aveva detto. Erano state parole irritanti, ma da una parte vere: lui non era a conoscenza di come Nakiri lo vedesse e tantomeno se Carter fosse il suo tipo ideale.
Certemente, però, di una cosa era sicuro: Nakiri ancora non lo riteneva alla sua altezza e probabilmente neanche lo vedeva come possibile ragazzo/uomo. E sì, la verità faceva male ma Carter era avvantaggiato rispetto a lui. Decise di scacciare quei pensieri d'autocommiserazione, perché non gli appartenevano.
Non era quello che suo padre gli aveva insegnato e trasmesso fin da piccolo.
Suo padre gli aveva spiegato che arrendersi o deprimersi, non erano elementi utili ad un cuoco e tanto meno ad affrontare le difficoltà della vita. Doveva riprendersi subito.
Quindi, a testa alta, proseguì verso l'obiettivo per il quale era salito al terzo piano.

Avvertì una forte aroma di cacao amaro e fondente, il riconoscibile profumo della cioccolata sciolta e calda, e quello delicato della panna mischiata al cacao. Non aveva più dubbi: aveva trovato la cucina privata di Erina tra quelle infinite porte. Finalmente la vide, ma qualcosa lo bloccò dall'attraversare la porta: Erina era concentrata come non l'aveva mai vista, sembrava non vedere oltre ciò che stava preparando.
Le sue bellissime iridi lilla erano decise, prive d'incertezza, dure ma allo stesso tempo felici di mettere le mani sugli ingredienti. Le mani affusolate, cineree, le dita ornate da una elegante french manicure, ben curate, saettavano da una sostanza all'altra come se fossero parte di lei, poiché erano riconosciute talmente bene da sembrarlo. Ogni gesto, ogni passaggio, qualsiasi movimento che il suo corpo e la sua manualità eseguivano era costellato da raffinatezza, grazia e perfezione. Percepiva e trattava il cibo come se fosse oro colato, la cosa più preziosa di questo mondo_in effetti in parte lo era visto che senza esso non si poteva vivere_.
Già dal prufumo, da come controllava i fornelli, mischiava le pietanze l'una con l'altra senza mai fermarsi, Soma poteva sentire quanto quello che stava creando fosse impeccabile sotto ogni punto di vista.
Era veramente ammirevole.
Alcuni ciuffi scomposti fuoriuscivo dalla cuffia bianca e la coda di cavallo danzava seguendo qualsiasi suo passaggio. Oltre ad essere incredibile mentre era all'opera, non si faceva distrarre da nulla_neanche da lui che era a pochi passi da lei_ ed era meravigliosa.
Erina Nakiri era davvero bellissima ai suoi occhi, in qualsiasi sembianza o ruolo si trovasse.
Sapeva di essere arrossito per come la stava guardando.
Si sentiva un maniaco poiché il suo corpo aveva reagito senza controllo, così come i suoi ormoni.
Come pensava, solo Nakiri era capace di farlo sentire in quel modo.
Nessun altro, neanche la radicata sensualità di Alice, dato che trovava ancora più seducente ogni mossa di Erina. Appoggiò la mano contro la stipite della porta, dato che il suo equilibrio parve vacillare, ma essa prese a cigolare a causa del suo leggero spostamento e finalmente Erina si accorse della sua presenza.
Inizialmente fu stupita di vederlo, ma dopo aver riposto gli oggetti da cucina sopra il banco posò le mani sui suoi fianchi infastidita, assumendo una posizione da perfetta “maestrina”.
-Yukihira.. devo per caso denunciarti per stalking? Ci incontriamo dappertutto e inizio a credere che non sia una coincidenza.- commentò stancamente.
Soma ridacchiò impacciato. -in effetti non lo è, sono qui per avere un opinione da te.-
-se riguarda il piatto che ti ho incaricato, non posso esserti d'aiuto.- precisò piatta.
-capisco, ma credimi Nakiri, non sono venuto ad elemosinare il tuo aiuto.- sorrise sincero.
-comunque, sai, credo tu sia fantastica mentre cucini.-
Glielo voleva dire perché era rimasto veramente incantato.
Erina distolse lo sguardo da lui puntandolo in una zona imprecisata dalla stanza visto che era arrossita e non poco. -grazie.- borbottò paonazza, -Tuttavia.. non capisco il tuo stupore, Yukihira, faccio parte degli Elité.. cosa ti aspettavi? È ovvio che ho delle capacità superiori alle tue.-
-non lo metto in dubbio.- concordò lui -ed è per questo che desidero che tu apprezzi la mia cucina.
Il tuo palato non può certo sbagliare. Ecco spiegato perché mi trovo qui.-
-ti ascolto, dimmi cosa vuoi.- asserì lei, -ma non aspettarti espliciti consigli.-
-grazie della pazienza.-
La fissò intesamente rimanendo un attimo deliziato da lei, tanto che quest'ultima si sentì esplodere dentro.
-si tratta della zuppa di pesce.-



 
****


Erina annuì, cercando di scacciare quella sensazione di scioglimento interiore dovuta alla profondità con cui Yukihira l'aveva guardata negli occhi. Una profondità che non aveva mai sperimentato con nessun altro, neanche con Jess o Hisako. Si era sentita a disagio in risposta a quello sguardo, ma allo stesso tempo una piacevole emozione l'aveva accolta: apprezzava essere osservata così da lui e questo non era assolutamente normale. I suoi occhi ambra esprimevano tutto o niente, erano misteriosi, altrettanto incuriositi da lei e dai suoi atteggiamenti. Erano anche attenti alle sue emozioni e ai suoi pensieri, come se volesse svelare i suoi segreti più intimi attraverso il suo sguardo, ma erano anche fiduciosi e amichevoli.
Le sue occhiate erano gentili e armoniose, perfino affidabili.
Però, allo stesso tempo, si sentiva quasi intimorita dal modo di fare di Yukihira: lui stava entrando dentro di lei a forza, sovrastando qualsiasi muro si fosse costruita per proteggersi dal dolore, dai pregiudizi e dalle ostilità. Lui si stava facendo apprezzare da lei in una rapidità incredibile; la sua personalità persuasiva ed eccentrica, carismatica ed affettuosa la stava intrigando ogni giorno di più. In più, aveva addirittura iniziato a pensare che anche fisicamente non fosse male, aveva il “suo perché”. Un suo fascino. Era un fascino semplice e delicato, ma era una bellezza che forse_anche se aveva continuato a negarlo_la attraeva in maniera coinvolgente e magnetica. Erano già due settimane che lei e Yukihira avevano iniziato a convivere secondo gli ordini di suo nonno, ma le era bastato così pochi giorni per comprendere che le sue teorie su di lui non erano del tutto fondate. Non aveva riflettuto su questo solo perché aveva scoperto di chi era figlio, erano pensieri che aveva sempre avuto ma che aveva cercato di negare fino all'ultimo, però la verità arrivava sempre al “nocciolo” della questione, soprattutto quando finiva d'essere “sbucciata”.
Probabilmente_e forse sfortunamente_ciò che provava per Yukihira era qualcosa di molto simile all'attrazione, non in campo culinario o professionale_affatto_ ma nei riguardi di qualcosa di più personale ed intimo, che si spiegava in quello che sentiva tutte le volte che interagiva con lui.
Era dura accettarlo, ma era interessata a conoscere meglio Yukihira.
Chiaramente, orgogliosa com'era, avrebbe cercato di nascodergli il suo interesse per lui il più a lungo possibile e a qualsiasi assurda risposta fosse legato.
Era stato per colpa di quella caduta inaspettata che aveva iniziato a ragionare in quel modo su di lui e in special maniera perché in quel momento aveva gradito il contatto con Yukihira e ancora si vergognava ad ammetterlo a se stessa, poiché si sentiva una depravata senza speranza di guarigione.
E soprattutto.. l'aveva trovato carino tutto spettinato e impacciato, con quegli occhi intensi e con la divisa da cucina spiegazzata. La scoperta che Yukihira fosse il figlio del suo idolo, aveva solamente incrementato quello che già evitava di considerare e confessare a se stessa. Non era per quello che aveva capito che per lei Yukihira non era solo uno stupido compagno della Tootsuki, erano le sue emozioni che glielo dicevano.
Quello che avvertiva erano sensazioni autentiche. Aveva anche pensato che fossero nate all'improvviso solo perché lui aveva un legame familiare con Joichiro, ma l'amara verità era che le provava anche prima di saperlo; per cui, la sua presunta parentela con Saiba non c'entrava niente. Lei era semplicemente interessata a Soma Yukihira. Però, nonostante questo, non avrebbe trasformato il suo modo di trattarlo perché aveva scoperto cosa sentiva per lui, avrebbe continuato a fare come sempre. C'era in gioco anche la sua dignità di cuoco e le sue origini nobili: di fatto Yukihira era un ragazzo normale, non era conosciuto nel suo privilegiato mondo e di conseguenza non era la persona adatta a lei e al suo rango familiare. Ed era anche per questo motivo che doveva seguire a mantenere le distanze da lui, affinché quel principio di interesse non crescesse a dismisura. E in particolar modo, magari definito egoistico, anche per tutelare il dolore che farsi coinvolgere da quel sentimento appena scaturito avrebbe comportato. Era solamente stanca di soffrire e l'unica cosa da fare per evitarlo era continuare a mettere avanti la sua professione a tutto il resto.
-ho trovato un modo per renderla deliziosa e unica, ma sento che manca qualcosa.- spiegò lui, posando un dito sul mento pensieroso. -credo che abbia a che fare con il tipo di cliente a cui la servirò.
Ho la sensazione che non li soddisferà del tutto.-
-ovvio che non lo farà. Il tipo di clientela che frequenta mio nonno si trova su tutt'altro livello.
Non puoi servirgli un piatto dal sapore casalingo, Yukihira.-
Soma rifletté sulla parola “casalingo” e a lei parve di vedere i suoi occhi illuminarsi dalla gioia e dall'eccitazione. -hai ragione Nakiri!- esclamò esaltato, appunto. -la parola “casalingo” è la chiave per comprendere i miei errori!- La fissò in maniera penetrante, scaldandole un'altra volta il cuore.
Così non andava bene, avrebbe frantumo tutte le sue solide difese nel giro di pochi giorni con quegli occhi che non riuscivano ad odiarla, come invece facevano gran parte delle persone che la invidiavano per le sue capacità e il suo “palato di dio”. -aspetta un secondo, Yukihira, datti una calmata!- frenò il suo entusiasmo: -non ho ancora detto niente, ho solo cominciato il discorso. Non basta eliminare il sapore casalingo.-
Soma le sorrise ancora con dolcezza. -te l'ho detto, Nakiri, non sono venuto qui ad elemosinare il tuo aiuto. Sapevo che mi sarebbe bastato una tua parola per comprendere cosa mancava. Conosci troppo bene la clientela di tuo nonno e anche un piccolo accenno ad essa mi fa realizzare i miei errori. Voglio creare il piatto da me, con le mie mani, il tocco che desidero dargli è del tutto personale.- replicò.
-è così che mi faccio le mie esperienze.-
-ma..- protestò nuovamente lei, non trovando però le parole da aggiungere.
Abbassò lo sguardo assorta, quando si sentì afferrare per le spalle da lui.
Le mani di Yukihira sembravano muoversi da sole: dalle spalle salì con la mano destra dietro la sua nuca scoperta dalla coda, in un gesto delicato, sfiorando di poco i suoi ciuffi, con l'altra rimase poggiato sulla sua spalla sinistra. Indugiò ancora sui suoi occhi e continuò a salire dalla sua nuca fino ad accarezzare i suoi capelli legati, lentamente, portando la massa raccolta_ compresa la punta in fondo_ dal lato destro, così che le ciocche potessero calare delicatamente lungo la parta sinistra del suo petto e del suo fianco.
Il tutto si svolse in pochi secondi, ma a lei parvero infiniti, poiché non era riuscita a bloccare i movimenti di Yukihira da come erano stati così naturali e seducenti. Risultato: si stava specchiando nelle sue iridi ambra completamente pietrificata ed emozionata da quel gesto elementare.
Yukihira, prima di lasciar andare i suoi ciuffi, scese ancora seguendo la loro linea vezzeggiandoli finché non arrivò alla punta. Fu in quel momento che staccò la sua mano ed Erina si trovò quasi a riampiangerla.
-beh..- cominiciò lui, forse non pienamente cosciente di quello che aveva fatto visto il leggero rossore che solcava le sue guance, non del tutto visibile da lei -..scusa ancora se ho interrotto il tuo lavoro, Nakiri.- concluse rapido, dandole le spalle e portando la mano su i suoi capelli in un atto spontaneo.
-e grazie della “soffiata” riguardo alla clientela.-
Lei non riuscì a rispondergli perché era ancora sconvolta per come lui l'aveva toccata.
Yukihira continuò a non guardarla in volto, ma parlò un'altra volta:
-penso che un po' di scorza d'arancia non ci starebbe male nella Ganache al cioccolato.-
Finalmente quelle parole riuscirono a riportare entrambi allo stato primordiale, dimenticando per il momento quell'attimo imbarazzante. -cosa vorresti dire?- domandò lei inacidita per essere stata contraddetta, però in tono ancora lievemente confuso per la situazione.
-il cioccolato che hai usato è al 90% cacao fondente, anche se c'è la panna ad addolcire la crema, potrebbe risultare comunque un po' più amaro del normale. La scorza d'arancia li donerebbe un sapore più rinfrescante, che dici? Fanne un po' senza e un po' con la scorza, almeno accontenti tutti.- spiegò brevemente lui.
Erina, scrutandolo di profilo, notò un accennato sorriso sul volto ma finse di ignorarlo.
-ovviamente non seguirò il tuo consiglio, spero tu lo sappia.
Non sei esattamente un'esperto di cucina e non è detto che la tua teoria sia fondata.- ribatté lei.
-infatti non mi aspetto che tu lo faccia.- sorrise comprensivo, -dovresti solo sperimentarla. So che il tuo dessert sarà perfetto comunque, perché non c'è verso che non lo sia data la tua classe mentre lavori con gli ingredienti. Magari prendi le mie parole più come una prova che desidero fare io.
Non devi aggiungere per forza la scorza quando lo servirai agli ospiti.- la rassicurò.
-a più tardi Nakiri. Buon lavoro.-
Dopo un cenno di saluto uscì sorridendo, lasciandola imbarazzata per i complimenti e dubbiosa sul suo inaspettato comportamento.
Un'immagine vista in un suo manga, come un rapido flash, le attraversò la mente: il protagonista aveva fatto lo stesso gesto alla ragazza che gli piaceva per sedurla. Sicuramente era solo una coincidenza e di certo non poteva basare la sua vita su delle scene di un irrealistico fumetto, ma non aveva fatto a meno di pensarci.
Era stata colpita da quella mossa “a tradimento” di Yukihira e a causa di questo stava rischiando di perdere anche quella poca concentrazione che le era rimasta.



 
****


Alice Nakiri stava riflettendo su come abbinare al ragù all'anatra la sua tecnica molecolare.
Aveva provato vari collegamenti, ma nessuno l'aveva veramente soddisfatta. O meglio.. aveva trovato un gusto speciale, ma lo sentiva ancora incompleto. A tutto questo, si era aggiunta la solita insita gelosia verso sua cugina Erina: era brava in tutto, aveva qualsiasi persona ai suoi piedi_compreso Yukihira che si era preso una cotta per lei_non faticava per niente a cucinare e grazie alla sua specialità le riusciva tutto.
Non trovava le stesse difficoltà che gli altri dovevano incontrare verso la scala del successo e lei, pur avendo preso lezioni dai migliori chef al mondo e aver trovato uno suo stile culinario, continuava ad essere inferiore ad Erina, in bellezza e in capacità. Apparentemente Alice sembrava una ragazza sicura di sé, priva di debolezze psicologiche e materiali, e anche di fronte agli altri mascherava le sue paure e i suoi complessi mentali. Nessuno era a conoscenza della sua insicurezza, tranne sua madre e il suo assistente Kurokiba che, pur essendo brusco ed insensibile, sempre imbronciato e contrariato, le dimostrava di tenere a lei_a modo suo_e in un certo senso stimava la sue prestanze culinarie. Lo sapeva perché era sempre pronto a sfidarla in cucina, vincendo spesso, ma perdendo anche in alcuni Shokugeki. Lei era molto legata a Ryou, sebbene non l'avrebbe mai ammesso apertamente né a lui né agli altri e faticava a dirlo pure a se stessa; infatti, una delle poche caratteristiche che avevano in comune lei ed Erina, erano l'essere testarde ed orgogliose entrambe. Erano sempre in contrasto anche per questo. In realtà la sua invidia verso Erina aveva origini antiche e non solo perché aveva sempre desiderato possedere la supremazia del suo palato, ma anche perché quando erano piccole, durante le estati passate a Hokkaido e non solo, non sapevano giocare insieme e finivano sempre per litigarsi i giocattoli poiché volevano divertirsi con lo stesso balocco_bambola e peluche che fosse_e soprattutto, ambedue, volevano prevaricare sull'altra. Volevano attirare le stesse attenzioni degli adulti come due bambine capricciose, però Erina era sempre stata più sadica e viziata di lei. A volte erano perfino arrivate a mettersi le mani addosso per la rabbia; certo, non a farsi male seriamente, ma comunque a darsele con cattiveria. Questo non significava che Alice odiasse profondamente sua cugina, non era ancora a quel livello, tuttavia si sa che le esperienze infantili_belle o brutte che siano_ ti segnato per il resto della vita.
Diciamo che voleva solamente riprendersi una piccola rivincita su Erina superandola in cucina.
Esatto, la vedeva come la sua più acerrima rivale, e da quando aveva fatto la conoscenza di Yukihira stava cercando di non sottovalutare nemmeno lui. Sempre sorridente e allegro, certo, ma il talento_per quanto bizzarro e incomprensibile_ce l'aveva e traspariva fortemente; non era un'idiota, sapeva quello che faceva, e le scappava da ridere se pensava che Erina non aveva ancora realizzato quanto invece avrebbe dovuto temerlo. Il modo di cucinare di Yukihira era anche parte del suo fascino e, oltre ad avere un “bel faccino”, sembrava molto determinato. Se non fosse stato “stracotto”_e fino al midollo_di sua cugina, ci avrebbe perfino fatto un “pensierino”. In ogni caso era abituata ad essere considerata la seconda scelta, e sì, anche per gli uomini che andavano dietro ad Erina_Carter e Yukihira_ , pensò con amarezza.
Guardando al lato positivo, invece, adesso sapeva come prendersi gioco di Erina: Yukihira era interessato a lei, ma anche a Erina lui non era indifferente. Si sarebbe divertita a stuzzicarli un po' sfruttando la loro debolezza e la loro inesperienza con quei sentimenti, a metterli i bastoni tra le ruote senza essere eccessivamente meschina. Sarebbe diventata un'estate indimenticabile, in tutti i sensi, pensò ghignando compiaciuta. Finalmente, tra i pensieri, aveva raggiunto Ryou. Quest'ultimo era un altro che la faceva imbestialire con il suo atteggiamento: anche il giorno prima del banchetto, invece di sperimentare i vari condimenti per rendere il piatto perfetto, preferiva sprecare il suo tempo a fare le flessioni ed allenarsi nella palestra della residenza Nakiri. Non l'aveva visto neanche una volta in cucina ad occuparsi del suo compito, non era neppure preoccupato dalla concorrenza che lo aspettava, come lo era invece lei, prendeva tutto alla leggera ed entrava in azione solo quando si trovava davanti al fornelli trasformandosi totalmente nel genio che era. Quel comportamento nullafacente la innervosiva moltissimo; eppure, nonostante questo, quello che Ryou cucinava era davvero incredibile. Ma Alice non sapeva quali erano le ore migliori in cui si esercitava per risultare così gamba durante gli shokugeki e i banchetti organizzati da suo nonno, non l'aveva mai scoperto. Dunque, a modo suo, trovava Ryou ammirevole.

Quando spalancò la porta a vetro della palestra, si trovò davanti agli occhi Ryou impegnato in delle complicate flessioni con una mano sola, era ricoperto di sudore e completamente a petto nudo; le gambe solide sorreggevano con virilità tutto il suo corpo. I folti capelli corvini calavano delicatamente poco sotto il collo e alcuni ciuffi gli coprivano la fronte, anche da essi gocce di sudore bagnavano il pavimento grigio e bianco.
Una grande quantità di attrezzi da palestra riempivano la stanza; ai bordi alcuni comodini neri a materiale lucido, un paio di lavandini per levare i residui della fatica e una montagna di asciugamani posti una sopra l'altro, pulti e profumati, ai due lati degli stessi banconi.
Poco più un là le doccie emavano un odore d'umido mischiato a quello intenso del cloro, che finiva per invadere anche il resto della piccola palestra.
Una luce soffusa illuminava il centro della stanza e l'intero corpo del suo assistente.
Era rimasta a guardarlo allenarsi per un tempo indefinito: era un belvedere e Alice non aveva mai negato che Ryou, quando ci si metteva, era dannatamente sexy e sprizzava mascolinità da tutti i pori. Era attratta da lui, lo sapeva, ma si conoscevano da quando erano piccoli e da allora erano sempre stati insieme come fratelli, provare attrazione per lui la vedeva come una cosa malsana, ingiustificata, sbagliata.. e per tali motivi, si era promessa di allontanare quelle sensazioni, di negarle nella speranza di cancellarle presto.
Anzi.. combatteva contro esse da quando era diventata una giovane ragazza con gli ormoni a mille, da quando aveva capito che anche Ryou era maturato fisicamente e, per quanto fosse introverso e silenzioso_quando non cucinava, chiaro_era anche molto intelligente e capace. Aveva un suo fascino.
Però stava diventando sempre più difficile trattenere le sue emozioni, in particolare quando lo “beccava” in questi momenti dove la sua sensualità era al massimo delle sue possibilità.
Sospirò stancamente, scacciando quei pensieri indelicati e decidendo di fargli notare la sua presenza:
-sei ancora qui in palestra? Magari hai già trovato la risposta al tuo piatto, visto che sei così tranquillo.-
Come sempre lo provocava, perché Alice era così, non sapeva controllarsi quando c'era da criticare qualcosa: forse era un vizio di famiglia. Lui non le rispose e questo la infastidì ulteriormente.
Sentiva solo il il rumore del suo fiato affaticato per colpa dell'intenso allenamento.
-ti stai sforzando troppo, Ryou, datti una calmata.- lo rimbrottò severa.
-devi essere in forma per domani. Non puoi limitarti a causa di qualche flessione.-
Lui non le rispose ancora, ma si alzò da terra e andò verso la pila di asciugamani avvolgendosene uno attorno al collo per asciugare il sudore. -ho finito adesso e non mi sto sforzando.- rispose brusco. -tu che ci fai qui?-
-sono di passaggio.- mentì lei: in realtà era venuta apposta per vederlo e sapere come se la stava cavando con i suoi calamari alla crema di cavolfiore, ma in quel modo non avrebbe ottenuto un ragno dal buco.
-ho già un'idea per il mio piatto, devo solo ottimizzarla.- aggiunse.
Alice vide Ryou avvicinarsi, sovrastarla con la sua maggior altezza e fissarla duramente con quegli occhi scuri. -stai mentendo mia signora.- farfugliò solo.
Lei sgranò gli occhi stupita: come al solito Ryou era una delle persone a cui non riusciva a mentire, poiché scopriva subito le sue menzogne e dopo un solo sguardo.
-non sto mentendo.- ribatté lei risentita.
-lo stai facendo invece.- replicò lui, -smettila di negare che sei in difficoltà.-
-e tu non lo sei? Come mai ti trovi qui invece che nelle cucine? e poi così tranquillo.-
-ho completato il mio piatto ieri notte, quando tu dormivi.- rivelò secco.
-capisco. Quindi la tua risposta l'hai già trovata?-
Ryou annuì lentamente. -ora devo fare la doccia, quindi esci.- le ordinò sbrigativo.
Lei abbassò lo sguardo a terra, cercando di pensare a cosa mancava al suo piatto.
-sei ridicola con questo atteggiamento.- asserì in seguito, -tu non sei la mia signora.-
Alice sapeva che Ryou aveva ragione, abbattersi così non era da lei.
Era ancora assorta in un punto imprecisato del pavimento della palestra, quando la mano grande e calda di Ryou si posò sulla sua testa in una impacciata carezza. Quel tocco delicato e al tempo stesso di una rude dolcezza, la costrinse ad alzare lo sguardo verso le iridi serie del suo assistente.
La mano continuava a sfiorare le sue ciocche.
-troverai la tua risposta. Lo fai sempre anche quando ci sfidiamo.- bofonchiò lui.
Fu la prima volta che Alice si sentì arrossire di fronte a Ryou e avvertì anche un leggero palpito animarle il cuore. Era rara quella dolcezza, così come lo erano i consigli di Ryou.
Lo avrebbe ricordato come un momento prezioso tra loro, da custodire dentro di lei.
Erano bastate quelle parole a stimolarle di nuovo la voglia di provare anche perché, di fatto, Alice non era una persona che si demoralizzava per così poco o non si sarebbe mai sentita degna di avere come rivale sua cugina. -ora lasciami solo.- farfugliò dopo, togliendo la mano dalla sua testa e facendole sentire la mancanza.
Le lanciò un'ultima occhiata di sfuggita, come se volesse accertarsi che stesse davvero bene prima di dileguarsi del tutto, e infine andò verso le doccie.
L'aveva incoraggiata, anche se alla sua spiccia maniera e lei_altezzosa o meno_gli era grata per quel gesto. Doveva almeno ringraziarlo. -grazie Ryou.- gli sussurrò infatti.
-non so cosa mi sia preso, ma non farò più andare in pappa il cervello!- esclamò decisa.
Un mezzo sorriso si arricciò sulle labbra di Ryou, ma Alice non se ne accorse, in risposta lui le alzò la mano per farle capire che aveva ricevuto il messaggio.
Con questo, Alice uscì dalla palestra per andare dritta nelle cucine: ora si sentiva ispirata ed era sicura che avrebbe trovato la soluzione al suo problema entro domani mattina.


 
****


-ehi Arato-san!- la chiamò dall'altra parte della cucina Takumi, lasciando il fratello ad armeggiare con il resto delle posate e degli ingredienti. -Aldini non mi distrarre!- sbottò lei, irritata. -non vedi che sono concentrata?-
In un “lampo”, però, l'aveva raggiunta dietro la schiena e le stava facendo capolino da una spalla per vedere cosa stava preparando. Da quanto era vicino al suo volto, poteva sentire il suo respiro solleticarle sulle pelle e dei piacevoli e stravolgenti brividi l'accolsero impreparata, avvertendo una stretta al petto che non avrebbe definito sgradevole. Si sentì irrigidire all'improvviso, incapace di reagire davanti a quelle strane sensazioni.
-wow! Interessante Arato-san! Alla vellutata di pomodoro ci hai aggiunto del timo per amalgamarlo al sapore penetrante dei pomodori. Ne sento il profumo, il timo è forte. Ma c'è dell'altro, vero, in questo piatto?-
Ancora dal suo lato, Takumi incontrò il suo sguardo e i due si fissarono negli occhi per un tempo indefinito, lei fu la prima a scostarsi. -esatto, non è questo il “trucco” del mio piatto e non sono tenuta a dirtelo, Aldini. Piuttosto, perché non torni alla tua postazione? Non avevamo stabilito degli spazi?-
-beh, Arato-san, gli spazi si possono sempre restringere all'occorenza.- fece suadente, vicino al suo orecchio, imbarazzandola. Era proprio un “dongiovanni” coi fiocchi e lei non poteva credere di trovarlo interessante. Oltretutto era un ragazzo senza “peli sulla lingua”, diceva tutto quello che pensava e in un certo senso, proprio per questo, lui e Yukihira erano molto simili. La sola differenza tra loro era che Takumi, al contrario di Yukihira, era abituato a stare in mezzo alle ragazze e ad interagire con loro dati i suoi conosciuti fanclub.
Il fatto che fosse così esplicito con il genere femminile_lei compresa_ ne era la prova.
Appunto conoscendo questo suo lato malizioso condito di gentilezza, non si fidava di quello che lui le diceva e pensava che riservasse i suoi complimenti a tutte le ragazze, non in special modo a lei.
-non hai bisogno di dirmi il tuo trucco, non sarebbe giusto.- convenne lui.
-allora perché sei ancora qui?- domandò lei scocciata.
-perché voglio insegnarti un metodo italiano.- affermò divertito.
-giusto, le tue origini italiane.- constatò solo, in attesa che continuasse.
-bene. Deduco che hai deciso di ascoltarmi.- appurò Aldini.
-anche se lo faccio, non è detto che lo seguirò.- precisò lei, -ma un po' di nuova esperienza è sempre utile.- accettò, dunque, in un flebile sorriso. Lui la ricambiò premuroso.
-vedi il basilico verdolino e senza ammaccature dentro la ciotola?- indicò il contenitore.
Lei annuì ascoltando curiosa la sua spiegazione.
-ecco.. permetti?- si propose ancora, portando la mano mascolina e curata verso quella sua per chiederle se poteva afferrarla probabilmente per farle vedere i movimenti da eseguire.
Lei non glielo permise subito, incerta, ma in fondo non ci vedeva niente di male se era per scoprire qualcosa di nuovo_ammesso che Aldini non la prendesse in giro_; così annuì leggermente e lui la ringraziò in silenzio toccandole il polso per poi prenderle la mano. Accompagnò le mani di Hisako verso la mezzaluna, raccolse alcuni mucchietti di foglie di basilico_non eccessivi_ e li posò delicatamente sopra al tagliere, per poi tornare a reggere con dolcezza le mani di lei e appoggiare le sue sul loro dorso, tenendo insieme i manici della mezzaluna, per farle seguire i movimenti richiesti.
Assottigliarono in piccoli pezzettini le foglie di basilico in un silenzio tombale e impacciato, che li fece arrossire un po' entrambi per la situazione nel quale erano finiti.
-cotinua con questo movimento, Arato.- le suggerì Takumi, a bassa voce, togliendo in seguito le mani da quelle di lei. -so usare una mezzaluna, Aldini.- balbettò vergognosa -non ho bisogno di un insegnante privato per imparare cose così elementari. Hai solo approfittato della situazione per sedurmi.-
Più che avercela con lui, ce l'aveva con se stessa perché si era emozionata a quel contatto.
-te l'ho detto che all'occorenza le distanze si possono accorciare.- la stuzzicò lui. -e sì, magari ho approfittato della situazione, ma quello che ti ho insegnato è rilevante.-
-a cosa sarebbe servito tritare con la mezzaluna il basilico? Ancora non l'ho capito.-
-semplice: la composizione chimica del basilico, se pestata e tritata, viene liberata maggiormente e la sua aroma, il suo olio essenziale, si avverte ancora di più all'interno della vellutata di pomodoro. Diciamo in ogni caso. L'unico modo per distruggerne il profumo ed eliminare le sostanze all'interno del basilico, invece, è farlo cuocere fino ad essiccarlo. A quel punto non saprebbe più di molto. Ed è per questo che non lo devi mai fare, se vuoi usarlo come ingrediente per insaporire.-
-sai molto sul basilico.- commentò sorpresa Hisako, -è per le tue origini italiane?-
-ovvio.. è una delle piante erbacee più usate in cucina, in Italia.- sorrise lui.
-vedi un po' tu se fare come ti ho detto, in aggiunta alla tua crema di pomodoro.-
Le strizzò l'occhiolino e tornò da suo fratello.
Si sentiva felice e non sapeva nemmeno lei il motivo.

 
****

-Sono tornato Isami! Come va con il nostro bel antipasto?-
-per ora bene, la salsa cocktail al cognac sta pian piano ottenendo il gusto instancabile che desideriamo.-
-molto bene. Appena la salsa sarà diventata omogenea, proveremo la nostra idea.-
-dì un po', nii-chan, cos'hai in mente con Arato-san?- esordì, cambiando discorso, l'altro.
-te ne sei accorto, eh?-
-per caso ti piace? Cerca di non osare troppo come tuo solito.-
Sì, Isami era sempre stato il fratello più calmo e razionale e anche in quel momento stava cercando di mettergli un “freno” per evitare che esagerasse o si facesse troppe aspettative.
-è un tipo interessante.- confessò sincero. -negli ultimi mesi è maturata molto e si è fatta più carina e femminile. La trovo anche meno attaccata a Nakiri, sembra diventata più indipendente e sicura di sé.
Non nego di averci fatto un “pensierino”.- seguì -inoltre, mi piace molto come sostiene Nakiri con tutte le sue forze. Sa qual è il significato dell'amicizia e sa metterlo in pratica al momento giusto.
È un altro lato di lei molto grazioso.-
-è di buona famiglia e ha un carattere mite, ma sa come trattare con gli altri nonostante la sua bontà.
Non vorrei che ti facesse soffrire, visto che pare molto arguta.-
-sono commosso dalla tua preoccupazione, Isami, ma è proprio per questo che la trovo attraente.
E credimi, non è così meschina come la cugina di Nakiri.-
-francamente non trovo meschina neanche Alice. Le persona maligne sono altre.-
-hai ragione pure su questo, ma di certo Alice è un soggetto assai più complesso.- rifletté -anche se molto bella.- specificò poi. Isami concordò con le parole di Takumi su Alice Nakiri.
-che pensi di fare, nii-chan? Continuerai a provarci spudoramente con Arato-san?-
-sai meglio di tutti che non sono un tipo arrendevole e non credo di essere senza speranze con lei.-
-come sempre sei molto pieno di te.- ridacchiò divertito, l'altro.
-ovvio, se non lo fossi, non sarei un Aldini.- ironizzò scherzoso.
-giusto. Allora, se la metti così, non ho nulla in contrario.-
-ti ringrazio, Isami.- gli fece una gentile pacca sulla spalla, -considera che, nonostante i miei fanclub, è la prima volta che mi incuriosisce davvero una ragazza.-
-un motivo in più per sostenerti.-
La loro accesa “parlantina” venne interrotta dal rumore della porta delle cucine che si apriva.
Takumi sogghignò divertito notando la bella figura di Alice entrare già in divisa da cuoca.
-come si suol dire, Isami: si parla del diavolo e spuntano le corna.-
Anche suo fratello si unì alla risata, vedendo la cugina di Nakiri.
-fatemi un po' di spazio, fratelli Aldini.
Ho bisogno di un bancone e dei fornelli per cucinare.- tuonò fieramente.
-si accomodi signorina.- la invitò teatralmente ironico, Takumi.
Alice gli lanciò un'occhiata indispettita e salutò anche Hisako:
-ciao anche a te, Arato.-
-ben arrivata Nakiri.- le rispose di rimando, Hisako.
-mi stavo giusto chiedendo dov'eri finita. Non ti ho più visto nelle cucine.-
-piccolo errore di calcolo, ma sono tornata triofante. Puoi tranquillamente avvisare la mia cuginetta di non sottovalutarmi per questo banchetto.- dichiarò sontuosa.
-con molto piacere.- replicò Hisako.
Dopo quella confidenziale conversazione, il gruppo di quattro riprese a cucinare ognuno la propria pientanza.



 
****


Cosa gli era saltato in mente? Fare un gesto così diretto a Nakiri.
Aveva completamente spento il cervello in quel momento e di conseguenza aveva finito per commettere un'azione irrazionale. Non era riuscito a controllarsi dal lambire parte dei suoi capelli, da sfiorarla anche solo per qualche minuto. Ogni secondo di più, da quando aveva capito di essere attratto da lei, le sue emozioni si facevano più ingestibili. Era stato spinto anche dalle parole di Alice su Carter, dalla sua rivalità con lui, e non era facile da eliminare dato che era piuttosto astuto e sveglio, svelto nelle azioni che desiderava mettere in atto e in gamba con la sua galanteria. Lo temeva e, per la prima volta, aveva una rivalità non legata alla cucina. Era un'esperienza intrigante e di certo non era disposto a perdere. Non voleva perdere in nessun ambito, perché lui aveva sempre combattuto. Ora, però, doveva pensare al banchetto di domani.
Sapeva come dare il tocco finale alla zuppa e al dessert e avrebbe fatto pratica domani mattina presto, mentre gli altri dormivano, e in attesa che arrivassero a popolare la stanza alle 9.00, come stabilito.
Non c'era nessuno a “zonzo” per la residenza e dedusse che fossero tutti nelle cucine ad esercitarsi per il lieto evento, ma si sbagliava poiché in corridoio si scontrò con Hayama intento a parlare al cellulare e sembrava molto felice della conversazione, visto il sorriso che si estendeva sulle sue labbra.
Era raro veder sorridere Hayama, tanto che perfino lui si stupì di vederlo felice.
Con chi stava parlando così animatamente?
Udiva poco la discussione, da quella distanza, ma abbastanza per sentire il nome “Ryoko”.
Era per caso Ryoko Sakaki? La sua bella compagna del dormitorio Stella?
Non ci poteva credere, non pensava che lei ed Hayama avessero un rapporto tanto intimo.
Ryoko non aveva detto nulla a nessuno riguardo alla sua relazione con il genio della spezie.
Magari aveva frainteso tutto, forse era un'altra Ryoko, una ragazza sconosciuta che non frequentava neanche la Tootsuki. Smise di pensare quando vide Hayama chiudere la conversazione e fare marcia indietro nella sua direzione. Si guardarono negli occhi:
-che fai Yukihira, origli le conversazioni altrui?- lo punzecchiò sarcastico.
-devo passare per forza da qui per rientrare nella mia camera.- rispose tranquillo.
-non avevo intenzione di ascoltare.- smentì sorridendo.
-Ryoko ti saluta e ti invita a dare il meglio di te per il primo evento.-
Soma sgranò gli occhi meravigliato: era vero, la sua amica ed Hayama avevano una relazione.
Aveva sentito bene e ancora non ci credeva, ma era felice per loro.
-non sai niente, vero? Dalla tua reazione sbigottita lo posso capire.
Immaginavo che Ryoko non ve lo avesse ancora confessato.- cominciò Hayama.
-senti Hayama, non sei tenuto a dirmi niente se non vuoi.
Rispetto la decisione di Ryoko se preferisce non dirlo ancora.- puntualizzò cordiale, lui, sorridendo.
-non è un segreto di stato, Yukihira. Ve lo avrebbe detto dopo l'estate.-
-d'accordo allora, come preferisci.-
-e in ogni caso, stiamo insieme solo da un paio di mesi.-
-sono contento per te e Ryoko.- ammise sinceramente.
-sei gentile, ma durante la sfida dovresti risparmiarti queste carinerie.- lo avvisò derisorio.
-stai tranquillo che quando si tratta di sfide non mi tiro indietro.- ghignò lui.
-sarà bene, Yukihira, perché non so quanto la tua cucina sarà in grado di superare la mia creazione.
Resterai stupito.- proseguì presuntuoso.
-non ho dubbi su questo, Hayama, ma riuscirò ad essere al tuo livello!-
-allora non vedo l'ora, Yukihira. Stai in guardia e buona fortuna.- con questo lo superò.
-sarà un piacere!- ribatté lui eccitato, sicuro che Hayama lo avesse sentito.
Era ora di rimettersi all'opera e interiorizzare la sua creazione anche mentalmente.
Determinato, non vedeva l'ora che arrivasse la mattina: avrebbe dimostrato a Nakiri le sue incredibili invenzioni. Sapeva che non sarebbe bastato solo quello se voleva attirare il suo sguardo su di lui. Solamente su di lui. Tuttavia, non si sarebbe arreso e doveva provarci.
Non era ancora sicuro di che sentimenti si trattassero, oltre all'attrazione fisica, sapeva solo che voleva essere guardato da lei e voleva farle dire "delizioso" ad un suo piatto.
Entro l'estate ci sarebbe riuscito, era convinto di questo.
Voleva che tutti notassero le sue qualità, non solo Nakiri, anche i clienti, i suoi compagni, il preside e suo padre. Sorprattutto, però, lo avrebbe fatto per se stesso e per arrivare passo dopo passo ad essere tra gli chef migliori al mondo.

 
 
****


-che te ne pare, Saiba-san?-
Erina aveva chiesto a Joichiro di raggiungerla un attimo nella cucina in cui era rinchiusa da tutto il giorno, o quasi. Non voleva ammetterlo, ma Soma le aveva scatenato dei dubbi con quel consiglio_se così si poteva definire_che le aveva dato prima di andarsene. Aveva messo da parte le emozioni provate dopo quello che c'era stato tra loro e si era "fiondata" nello studio della sua speciale Ganache al cioccolato.
Era perfetta come al solito nelle sue creazioni, ma le parole che le aveva detto sull'aggiunta della scorza d'arancia non avevano più lasciato la sua testa; e, per questo, aveva chiesto a Saiba di assaggiare il suo piatto. Ciò che lei voleva da Joichiro non era solo l'affetto che suo padre le aveva negato fin da piccola, torturandola psicologicamente, ma anche la sua ammirazione poiché lei lo stimava davvero come chef e sarebbe voluta diventare eccezionale come lo era lui.
Chi meglio di lui poteva aiutarla nell'interpretare la parole di Yukihira?
Ovviamente non gli avrebbe chiesto apertamente un consiglio, ma sapeva che Joichiro non le avrebbe mai mentito, perché riteneva importante la cucina quanto lei.
L'uomo aveva appena assaggiato la crema con un cucchiaino e se la stava gustando con piacere da come si scioglieva in bocca. -notevole Erina. Noto con piacere che migliori sempre di più.
Diventerai una chef veramente unica, ne sono sicuro. ma..-
Lei si compiacque per quelle parole e arrossì in maniera lieve, come le succedeva sempre quando lui si complimentava con lei. C'era quel “ma..” incerto che aveva colto la sua curiosità.
Sapeva che quello che Joichiro le avrebbe risposto sarebbe stata la “chiave” per comprendere se Yukihira l'avesse semplicemente “sparata” atteggiandosi da finto esperto, o se quelle parole avevano una competenza di fondo, radicata dentro di lui e forse ereditata da suo padre.
-..penso che un sapore più rinfrescante non ci starebbe male.- concluse la frase prima, facendole un occhiolino affettuoso. -però sta a te decidere se renderlo tale. Non è un obbligo farlo, dato che in entrambi i casi non nuocerebbe alla tua perfetta Ganache. Sarebbe solo un'aggiunta fattibile.-
Erina non si stupì, da una parte si aspettava che Yukihira non si fosse sbagliato. Che lei volesse ammetterlo o meno, quello che diceva quel ragazzo aveva sempre un senso perché_oltre a sapersi adattare alle situazioni e ad essere creativo_era anche totalmente sincero. Come si diceva: tale padre, tale figlio.
Quel detto “cozzava” a pennello per lui e Saiba. Erina sospirò arresa.
-grazie davvero, Saiba-san. Ci penserò.- si strinse in un sorriso.
-posso sapere perché hai chiesto proprio a me? Potevi chiedere a tuo nonno.-
-mio nonno non è il padre di Yukihira e soprattutto è l'organizzatore dell'evento e partecipando anch'io al suo gioco, desidero che ci sia equità nelle prove che ha richiesto.-
Joichiro comprese subito il significato di quella frase:
-è proprio da te, Erina. E se non mi sbaglio, anche mio figlio ti ha dato lo stesso suggerimento. Hai chiesto anche a me perché volevi avere la certezza che non si sbagliasse. Non ti fidi ancora delle sue capacità, vero?- la studiò attentamente, -so che è ancora un ragazzino e ha molto da imparare_come tutti del resto e anche tu_ma sa il fatto suo.- Aveva già capito ogni cosa, ma lei non si sorprese affatto nel constatarlo.
-lo so.- concordò appunto, -ho avuto modo di realizzarlo meglio in questi giorni che è stato qui, ma ciò non toglie che sia ancora ad un livello mediocre rispetto ad altri.-
Joichiro scoppiò a ridere allegro. -ho sempre apprezzato questo tuo lato sbarazzino.-
Erina si imbarazzò di nuovo e incrociò le braccia “fintamente” offesa.
-tranquilla, non dirò a Soma che sei venuta da me per confermare una sua teoria.-
Le accarezzò una guancia in un gesto di dolcezza paterna dicendo:
-buona fortuna, Erina, so che prenderai la scelta giusta.-
Infine si congendò lasciandola sola e leggermente infastidita per essere stata scoperta così facilmente.
Si sarebbe presa la notte per decidere cosa fare alla sua Ganache al cioccolato.




***************************************

Angolo autrice: mi hanno spostato l'esame a marzo per malattia della mia professoressa, così ho aggiornato prima del previsto! XD anche questa volta sono 14 pag O.O .
In questo cap ho dato più spazio anche agli altri personaggi, spero non vi sia dispiaciuto.
Sarei curiosa di sapere cosa pensate su come li ho gestiti e soprattutto come ho trattato le interazioni delle coppie accennate che ho scelto: avete sicuramente capito quali sono, dato che l'ho rese evidenti in alcune scene dedicate.  Vi chiederete.. che ci fa Hayama con Ryoko? non lo so, li ho visti accanto e fisicamente e caratterialmente mi sono sembrati perfetti (e poi entrambi i PG mi piacciono ;D).
Spero non mi odierete per questo! O.O inoltre, mi auguro di non essere andata troppo OOC con i PG (con Takumi di sicuro D: me lo sento, ma ditemi voi).
Per la scena tra Ryou e Alice ho semplicemente preso spunto da una scena del manga, quando il primo fa le flessioni e lei lo guarda.
Se fossi stata in Alice, in quel momento sarei morta di tachicardia XD. Ecco perché ho fatto trapelare bene i suoi pensieri :P .
Quanto alla scena tra Erina e Joichiro, spero di averla gestita in modo decente. Infine, mi auguro abbiate trovato piacevole la parte tra Erina e Soma (io non sono molto convinta di come l'ho creata, anzi.. non sono per nulla soddisfatta, ma ormai è andata ç__ç). Mi scuso se ho dato poco spazio alla loro relazione, però ho pensato che fosse carino dedicare qualche scena anche agli altri personaggi. Visto che gli ho inseriti non volevo lasciarli del tutto marginali nella storia, soprattutto perché sono tutti PG che mi piacciono molto. Però ditemi voi! ;D ma tranquilli, Erina e Soma resteranno i protagonisti indicussi della vicenda :D. Con questo ringrazio tantissimo chi mi ha recensito il capitolo. Siete fantastici!!! *-* <3 e chi ha messo la mia storia tra preferite/seguite/ricordate.
Per concludere, dedico questo cap a HeijixKazuha (lo dedicherò uno a tutti miei lettori) perché non ha mancato di recensirmi un capitolo :). Il prossimo sarà per NatsuxLucy94.
Grazie ancora! davvero! con le vostre opinioni mi aiutate tantissimo! <3


Spero a presto!! Erina91

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** June 16 ***


June 16



Avevano lavorato tutto il giorno sotto i suoi ordini. Nonostante li avesse tenuti in “riga” a causa di molte naturalità ribelli, ce l'avevano fatta a terminare ogni piatto entro l'ora stabilita. Le sue Ganache al cioccolato erano al sicuro, a conservare nel freezer già dall'alba, pronte ad essere servite in tavola.
Essendo un piatto semifreddo aveva bisogno di essere conservato a bassa temperatura per tutto il giorno.
Era riuscita a preparlo prima di andare nelle cucine ad instruire e coordinare la lista di studenti scelti da suo nonno. Strano ma vero, le sembrava di aver ottenuto una buona collaborazione da parte degli altri e viste le piccole dispute e le rivalità che regnavano tra alcuni membri del gruppo, era rimasta colpita che fosse andato tutto per il verso giusto. Non aveva visto precisamente cosa i ragazzi avevano aggiunto di speciale alle loro creazioni, poiché era troppo impegnata a gestire le postazioni e a dare indicazioni.
Tuttavia, che fossero usciti dei piatti decenti o meno era un problema loro; per conto suo, le sue ganache avrebbero sorpreso a dovere i clienti di suo nonno e questa era ciò che contava di più per lei.
Non negava di essere curiosa di sapere cosa ne avesse fatto della zuppa di pesce Yukihira e ora che era quasi l'ora del banchetto, la curiosità era aumentata.
Lanciò una rapida occhiata all'orologio affisso al muro, in cucina, seduta su uno dei pochi panchetti che la riempivano. Gli altri stavano sistemando e ripulendo gli attrezzi usati per cucinare ed erano quasi a fine, per cui decise di scuoterli un po'. -ragazzi!- attirò la loro attenzione in tono autoritario.
I suoi compagni smisero di sistemare e si voltarono verso di lei, Yukihira le sorrise come sempre.
-appena avete finito di pulire e rigovernare le attrezzature andate a cambiarvi per la serata.- li invitò spiccia.
Il gruppo si sorprese e fu Hisako la prima a parlare:
-pensavo che saremmo dovuti restare nelle cucine per passare i piatti ai camerieri.-
-è mio nonno che decide. Lui vi ha fatto cucinare, però mi ha anche detto di dirvi che pure voi avreste partecipato alla cena in modo da vedere le reazioni dei suoi ospiti ai vostri piatti. Restando nelle cucine, non potete vedere cosa ne pensano e tantomeno comprendere i vostri errori e se li avete fatti o meno.
È una cosa importante anche questa.-
-e chi resterà nelle cucine a passare i piatti preparati ai camerieri?- intervenne Yukihira.
-abbiamo altri cuochi, quelli che lavorano per la famiglia Nakiri da anni, si occuperanno loro di questo.
Non dimenticate che anche voi siete ospiti di mio nonno.-
-bene! Allora vado subito a prepararmi!- esclamò squillante, Alice.
-non correre cuginetta, la tua postazione è ancora tutta da mettere in ordine.- la riprese severa.
-possono andarci solo chi ha già finito di rimettere apposto.-
-allora io ed Hayama ci avviamo.- affermò Hisako.
-bene, andate pure.- acconsentì lei.
-tu non ti avvii a prepararti?- domandò Takumi.
-aspetto che abbiate finito tutti, in modo che non possiate violare le regole.-
-d'accordo. Allora tra poco anch'io e Isami abbiamo finito.-
Erina annuì.

Dopo una buona mezz'ora, anche i gemelli Aldini uscirono dalla cucina seguiti da una contrariata Alice e un imbronciato Ryou. Finirono per rimanere da soli lei e Yukihira, l'atmosfera inizò a farsi tesa e imbarazzante: dopo quello che era successo ieri tra loro, non si erano più trovati in una situazione d'intimità tale.
-non sei un po' troppo lento, Yukihira?- cominciò provocatoria, lei, in un tentativo di smorzare l'irrequietezza che si era creata da quando gli altri erano usciti.
-non sono esattamente interessato al banchetto di tuo nonno.
Il lavoro in cucina l'ho svolto, non ho più niente che mi interessi. Sto, quindi, cercando di traccheggiare per rallentare il momento in cui dovrò vestirmi elegante ed entrare nel salone.-
-non posso credere che non sei interessato a sapere cosa pensano del tuo piatto gli ospiti di mio nonno.
Sei talmente convinto di avere successo, che neanche ti preoccupi.
Non pensi di avere un atteggiamento un “tantino” arrogante?-
-può darsi che lo sia, Nakiri.- ridacchiò, pulendo con una spugna bagnata e insaponata il banco.
Era inutile, Yukihira non coglieva le sue allusioni, anzi, le ignorava totalmente.
Sbuffò silenziosamente, alzandosi dal panchetto e avviandosi verso la porta.
-fai come vuoi, ma resti da solo.- sbottò seccata.
-non posso perdere tempo a stare dietro a te, devo andare a cambiarmi.-
-non mi dà fastidio la tua presenza, Nakiri, al contrario di quello che pensi.-
Lei si sentì arrossire: era la prima volta che qualcuno le diceva apertamente di stare bene con lei.
Certo.. sapeva che valeva lo stesso per Hisako e Jess, ma detto da Yukihira la frase suonò ben diversa. Sapeva perché: era attratta da quel ragazzo, ma lui non doveva assolutamente saperlo.
-invece a me stare con te irrita.- farfugliò in un taglio insicuro, sperando che lui ricevesse il celato messaggio benché falso. Sentì le mani di Yukihira farsi silenziose e dedusse che avesse smesso di sistemare.
-capisco. Mi dispiace per ieri.- asserì a bassa voce.
Erina sapeva a cosa si riferissero quelle “scuse”, ma finse di non capirlo:
-scusa per cosa, Yukihira?-
Si voltò verso di lui, incontrando il suo sguardo deluso.
Vedendo quell'espressione amareggiata e ferita sul suo volto, avvertì un doloroso groppo al cuore.
Era per caso senso di colpa? Era stata troppo fredda?
Se non si fosse comportata così lui non si sarebbe mai allontanato da lei, non avrebbe mai iniziato ad odiarla.
Era veramente ciò che voleva essere odiata da lui?
Lo stava allontanando per un preciso scopo, era convinta della scelta fatta fino a ieri, eppure vederlo così le faceva dannatamente male. Poteva un semplice interesse essere così doloroso da essere respinto e represso?
Se quel sentimento faceva tanto male era davvero uno schifo, pensò con disgusto.
Ma quello che Erina si chiedeva di più, però, era per quale assurdo motivo Yukihira si preoccupasse tanto per lei. Per una persona che lo aveva sempre infamato e continuava ad essere così insesibile nei suoi confronti, nonostante tutto. L'altruismo e l'atteggiamento modesto e amichevole di Yukihira la mettevano in difficoltà, la imbestialivano perché non sapeva come combatterli, come difedersi da essi. Come proteggersi da quello che sentiva. -lascia perdere Nakiri.- convenne allora, lui.
In quel momento avrebbe tanto voluto scusarsi con lui per essere stata tanto meschina da fingere di non aver considerato in modo particolare quell'attimo delicato tra loro, ma era troppo cocciuta ed orgogliosa per farlo. Sentì gli occhi pizzicarle, sfiorando appena le ciglia. Era ridicolo.
Stava davvero per scoppiare a piangere come una mocciosa?
Yukihira non doveva vederla così fragile ed indifesa, dunque fece per andare verso la porta e uscire ma si sentì afferrare per un polso. -aspetta..- fiatò lui, solleticandole sulla pelle con il suo caldo respiro: dei brividi, solo a quel breve contatto, le attraversarono tutto il corpo. Si era accorto che stava per piangere?
Era sicura di aver ricacciato dentro le lacrime e che lui non lo avesse capito, ma evidentemente non era così.
-scusami per ieri.- ripeté ancora -ho fatto qualcosa che ti ha infastidito.. che tu lo ricordi o meno, è giusto che mi scusi.- dichiarò lui. Non aveva ancora lasciato il suo polso e la pelle dove lui la stava toccando sembrava bruciare al suo tatto. Non era un bruciare che le faceva male, aveva un senso diverso.
Sentiva il tepore della mano di Yukihira avvolgerla con dolcezza. Una dolcezza che non aveva mai sentito al tocco di nessuno. Provò la stessa sensazione di piacevolezza che l'aveva invasa ogni volta che loro due finivano per essere vicini, per sbaglio o di loro spontanea volontà, come era successo ieri nella sua cucina.
In quel momento avrebbe voluto che lui non le lasciasse mai quel polso, ma non poteva acconsentire a ciò: aveva dei doveri e dei principi nobili da rispettare.
-non so di cosa tu stia parlando, Yukihira, ma accetto le tue scuse.- difatti rispose sbrigativa.
Fece per scostare la mano dalla presa ferrea di lui, ma Yukihira la strinse ancora.
-cosa stai facendo? Hai detto quello che volevi, perché continui a fare così?-
Se fossero ancora rimasti in quella situazione: lui che non la faceva allontanare, i loro occhi che si specchiano l'un l'altro, avrebbe presto avuto bisogno di un defribillatore a causa della mancanza di respiro.
-puoi restare in cucina, Nakiri. Hai aspettato che finissero tutti di rimettere, aspetta anche me.-
La guardò con dolcezza, sorridendole.
-chi sei.. un bambino viziato??- esplose lei.
-perché dovrei restare ancora qui se hai ammesso apertamente di star traccheggiando apposta?-
-perché neanche tu hai voglia di andare a cambiarti e tornare ad essere la prediletta nipote del preside.
A te non piacciano davvero questi eventi pubblici, vero?-
Lei si sorprese di fronte a quell'affermazione scaltra quanto veritiera.
Come poteva Yukihira aver capito cosa le passava per la testa?
A lei piaceva la vita di lusso che faceva e si era abituata a convivere con essa, ma come tutti gli esseri umani aveva dei momenti in cui avrebbe desiderato godersi i suoi spazi e con la vita da vip, della famosa nipote di Senzaemon Nakiri, questo non era sempre possibile, anzi, non lo era affatto.
-su quali ridicole prove basi l'insinuazione che hai appena fatto, Yukihira?-
-perché hai affermato di voler aspettare che tutti rimettessero in ordine la loro posizione quando potevi benissimo andare per prima a cambiarti. Sapevi che lo avremmo fatto comunque, dato che la norme igieniche sono tra le regole più importanti per la carriera di uno chef. Chi frequenta la Tootsuki non può non saperlo.- spiegò tranquillo. -questo vuol dire che non sprizzi di gioia all'idea di partecipare, Nakiri.-
Lei non si risparmiò un'occhiataccia irritata.
-ho anche detto che non mi piace stare con te, soprattutto per i tuoi gesti da maniaco che accusi in alcuni momenti.- Accidenti! Si era incastrata da sola con quella frase.
Arrossì visibilmente, aveva appena ammesso di ricordarsi distintamente del momento di intimità tra loro.
Yukihira sgranò gli occhi. -allora hai capito perché volevo scusarmi.-
-certo che no!- borbottò impacciata, non sapendo come proseguire dato che non aveva scuse.
Portò le iridi a terra, desiderando sotterrarsi per la vergogna e la figura da idiota che aveva fatto.
“Accidenti a te, Yukihira!” lo maledì mentalmente.
Lui scoppiò a ridere divertito, tanto che lei si meravigliò della sua sguaiata reazione.
-che c'è da ridere? E poi, una buona volta, vuoi lasciarmi il polso?-
Lui non sembrava intenzionato a darsi una calmata, tantomeno a rispettare la sua richiesta.
-sei incredibile, Nakiri. Questo tuo lato sbarazzino non è male. Non sapevo lo avessi.- commentò ridacchiando. Sembrava più sollevato adesso. Non era quella sensazione di leggerezza mostrata sul volto rilassato di Yukihira a farla andare in brodo di giuggiule o almeno, non solo quella, era stata la parola “sbarazzino” a farlo: Yukihira le aveva detto la stessa frase di Saiba. Inotre, quando rideva, era ancora più bello.
Oltre a farle battere il cuore a mille per il suo complimento, le aveva anche acceso un sorriso incantevole che questa volta non sfuggì a Yukihira:
-non credevo nemmeno sapessi sorridere con tanta sincerità, Nakiri.- appunto aggiunse, tornando ad immergersi nei suoi occhi con profondità.


 
 
****


Cos'era quel bel sorriso Nakiri?
Volevi per caso farlo impazzire.
Soma indugiò sfuggevolmente sulla labbra fini di Erina, desiderando assaggiarle più che mai.
Il sorriso che gli aveva riservato non aveva fatto altro che incrementare questo suo desiderio: avrebbe voluto posare le sue labbra su quelle di lei come per catturarlo. Voleva che quel dolce sorriso fosse solo per lui.
Non per Carter né per suo padre. Ma fosse stato anche per Carter, soprattutto, lo avrebbe infastidito.
Perché l'aveva fermata per il polso?
Ovvio, perché non voleva che indossasse nuovamente un bellissimo vestito e accogliesse l'avambraccio di Carter al posto suo. Perché voleva tenerla con sé. Gradiva averla accanto.
Non aveva traccheggiato solo perché non gli interessava il banchetto, lo aveva fatto perché per creare un altro momento da condividere solo loro due. Per scusarsi del suo gesto impulsivo, certo, ma anche per farsi notare da lei. Per prendersi egoisticamente un vantaggio con Carter. Per godersela prima che il suo rivale apparisse di nuovo e la allontanasse da lui con le sue impreziosite maniere. Per evitare anche che i suoi occhi svogliati non uscissero da quelle cucine per essere nuovamente al centro dell'attenzione di tutti.
Sì.. si era accorto, grazie agli ordini di Nakiri, che non aveva voglia di partecipare al banchetto quella sera e lui aveva deciso di assecondarla, nella speranza di impedirglielo. Sapeva di non poterla trattenere a lungo e neanche lui poteva permetterselo. Era sicuro che i suoi piatti sarebbero stati apprezzati dagli ospiti, ma voleva comunque sapere cosa ne pensavano. Al contrariario di quello che aveva fatto credere a Nakiri, interiormente non era così presuntuoso da essere sicuro delle perfezione trasmessa ai suoi piatti.
Voleva allungare il volto verso di lei e stuzziccare uno dei labbri della ragazza_superiore o inferiore non importava_ e oltretutto non riusciava a spostare lo sguardo da quello di Nakiri da come ne era attratto.
Si era scusato adesso per non essere riuscito a controllare la sua razionalità mentale, il giorno prima, e non poteva mandare a quel paese lo sforzo che aveva fatto per dirle che le dispiaceva. Perché sì, a lui non era dispiaciuto sul serio. Sapeva di ever sbagliato a non pensare ai sentimenti di lei e a come avrebbe reagito di fronte ad una azione così esplicita, ma nello stesso tempo avrebbe voluto osare di più, come bramava anche in quel momento che erano un'altra volta da soli.
Era davvero difficile gestire la forte attrazione fisica che sentiva per lei?
La risposta la sapeva già da solo, ma essa lo destabilizzava, poiché non era abituato a sentirsi eccitato al di fuori di quello che gli scaturiva la passione per la cucina.
-smettila di dire certe frasi, Yukihira.- interruppe i suoi pensieri, lei, imbarazzata.
-lo penso sul serio, Nakiri, puoi credermi.-
-devo andare adesso.- farfugliò dimenandosi. -Potresti lasciarmi, per cortesia, la mano?-
Lui sapeva che aveva ignorato di proposito le sue parole e decise di ascoltare la sua richiesta, così lasciò la presa. -d'accordo, andiamo.- acconsetì arreso.
La ragazza lo guardò un'ultima volta negli occhi e in seguito uscì dalle cucine.
Per l'ennesima volta si era fatto coinvolgere dalle emozioni, da quella forte attrazione che lo spingeva ad accorciare le distanze tra loro. Se si fosse chiesto se era pentito di aver di nuovo provato ad avvicinarla, di averla costretta a portare gli occhi su di lui, beh.. la risposta che si sarebbe dato non poteva essere che negativa. Tra i pensieri andò dritto in camera sua ad indossare il solito noioso smoking.

Quando arrivò nella sala in giacca e cravatta, l'atmosfera che gli si presentò era naturalmente scicchettosa: tutti i presenti erano vestiti benissimo e pronti ad intrattenere conversazioni di solidarietà e di gradita accoglienza. Il resto dei suoi compagni sembravano a loro agio, abituati a controllare situazioni di quel tipo, visto che erano tutti di buona famiglia_tranna Hayama forse_ma nonostante la sua aria “spocchiosa” se la cavava. Le ragazze erano intonate nel proprio stile vestiario: Hisako indossava una camicia bianca tipo body con del pizzo nero che si estendeva sul petto e sulle spalle, infilata nei pantaloni, essi erano neri con una cintura dorata legata in vita a fare da ornamento. Un paio di decolleté scamosciati stretti ai piedi; era uno stile semplice, eppure si adattava perfettamente alla personalià di Hisako.
Alice portava un vestito in lungo di un acceso color salmane senza spalline e dei tacchi bianchi ai piedi.
I ragazzi, invece, erano tutti in smoking_escluso Ryou che preferiva stare più comodo_.
Più là c'era anche Jess, da solo, che si guardava attorno studiando tutti gli invitati.
Come l'altra volta, pareva cercare Nakiri.
Questa volta non c'era il buffet per servirsi da soli: i tavoli stondati sempre apparecchiati in maniera raffinata avevano già i posti stabiliti attraverso un cartellino con il nome e il cognome di ogni ospite. I piatti sarebbero stati serviti dai camerieri come in un vero ristorante e i clienti avevano solo il compito di stare seduti composti.
Adocchiò suo padre disteso in un'espressione rilassata, una mano su un fianco con eleganza, impegnato in un acceso dialogo con quella che era la madre di Alice e la zia di Erina.
Come al solito, suo padre aveva una predilizione per le belle donne.
Il preside invece, come di routine, passava da un ospite all'altro in modo da considerare tutti, come il vero leader di quell'evento_ed in effetti lo era_.

Il banchetto non era ancora iniziato e nessuno aveva già assaggiato i piatti serviti.
L'ospite che Soma attendeva di più, però, non l'aveva ancora deliziati con la sua presenza.
Iniziò a pensare che non fosse un caso che Nakiri comparisse in sala sempre per ultima, perché aveva perfino un'esperta di makeup che si occupava di sceglierle i vestiti, di truccarle il volto e acconciarle i capelli.
Era sempre l'ultima per questo.
Suo nonno la trattava davvero come una preziosa regina, ma in fondo.. di cosa si stupiva?
Erina era veramente bella. Tutti i migliori esteti sarebbero stati onorati di occuparsi di lei.
-Soma!- lo raggiunse Takumi. -dov'eri finito? Perché ci hai messo così tanto?-
Lui ridacchiò divertito. -la mia postazione era davvero un disastro.- mentì.
Takumi lo fissò sospettoso. Non gli aveva creduto perché sapeva quanto fosse ordinato mentre cucinava e possedeva una meticolosità incredibile in quei momenti.
-non ti credo. Lo so quanto sei ordinato quando lavori.-
Soma sospirò stancamente.
-non avevo molta voglia di partecipare al banchetto.-
-perché mai? Senti.. lo so che non sei abituato a questo genere di vita, ma non volevi sapere cosa gli ospiti pensavano del tuo piatto?- domandò, confuso dal suo comportamento anomalo.
-certo che volevo, ma avrei preferito venire direttamente per quel momento.-
-capisco. Però sei davvero strano ultimamente. Ti sta succedendo qualcosa?-
Lui non era particolarmente intenzionato a dire a Takumi che il suo corpo non riusciva a resistere a Nakiri ogni volta che la vedeva, convinto che non avrebbe potuto capirlo.
-tranquillo, sto bene.-
-non voglio insistere, ma dovresti fare due chiacchiere con qualcuno.-
-questo qualcuno saresti tu?-
-beh, Yukihira, siamo rivali no? Ma prima di questo siamo amici.- gli strizzò l'occhiolino.
-non preoccuparti, davvero. Non potresti capire.-
-non puoi saperlo. Provaci!- lo incoraggiò gentilmente.
-se è una questione di cuore, ne so meglio di chiunque altro. E qualcosa mi dice che è così: chi ha buon occhio si è accorto che l'atmosfera tra te e Nakiri negli ultimi giorni è cambiata.
Sei molto più dolce e protettivo e soprattutto non riesci a distogliere lo sguardo da lei.-
Un'analisi perfetta non c'era che dire, ottimo lavoro Takumi, pensò tra sé e sé. Si sentì arrossire.
Era così palese?

Eppure era sicuro di nasconderlo bene e invece sia Takumi, sia Alice, che Hisako avevano tirato in ballo la stessa storia. -è davvero fastidioso che non riesca a nasconderlo.- ammise frustrato.
-non c'è nulla di cui vergognarsi, amico.- lo rassicurò Takumi.
-capisco quello che provi. E ammetto che non ti sei scelto una facile conquista.-
-così non mi aiuti, Takumi.-
-hai ragione, ma non penso che tu sia senza speranza. Anche lei è stranamente diversa con te. Nonostante ti insulti in ogni momento, smuovi anche le sue emozioni: Nakiri è distaccata, altezzosa e orgogliosa.. ma quando è con te, tutto questo sembra vacillare.-
Soma si stupì di fronte a quelle parole: non se n'era mai accorto.
-non mi dire che non ti sei mai accorto di niente.-
-no, mai. In fondo, tutte le volte che mi avvicino mi respinge freddamente.-
-perché si vergogna e ha paura, idiota!- esclamò Takumi -sarà anche presuntuosa, ma qualsiasi ragazzo le si sia avvicinato si è sempre allontanato. Nakiri non ha molti amici, gli unici sono Carter e Arato-san, non è abituata ad avere rapporti sociali e neanche ad essere circondata da tante persone. Molti preferiscono scappare da lei perché la temono! È ovvio che non sia avvezza ad essere apprezzata da altri, al di fuori del suo piccolo “circolo” di legami. Per questo non riesce a capacitarsi del fatto che ci sia qualcuno come te, che sei invece pieno di amici, che le voglia bene veramente.- suppose convincente, talmente tanto che Soma non trovò da ribattere. -Probabilmente scappa, ed è in questo senso che intendo “ti sei scelto una difficile conquista”. Non perché credo tu non abbia possibilità con lei.-
-come fai ad essere sicuro di quello che dici?-
-è solo una mia supposizione. Tienine di conto ma il giusto.-
-ti sei mai trovato in una situazione simile, Takumi?-
-non proprio, ma so quello che provi perché anch'io ho messo gli occhi su qualcuno.-
Lo vide lanciare una vaga occhiata verso Hisako e capì che si riferiva a lei.
-ti sei preso una cotta per Arato-san?- sogghignò lui.
Il viso di Takumi assunse un leggero colorito rosato, imbarazzato.
-esatto.- confessò a bassa voce, -ma deve restare un segreto.-
-lo resterà se questo varrà anche per te.-
-va bene, Yukihira, abbiamo un accordo.- si strinsero la mano complici.
Con questo, Takumi tornò da suo fratello e poi si avvicinò ad Hisako per parlarle.

Nel frattempo, la bellissima figura di Nakiri fece “capolino” dal salone, in uno stupendo tubino lilla che le fasciava tutto il corpo in modo delicato, non volgare, e riprendeva il colore dei suoi occhi.
Un paio di decolleté neri ai piedi che spiccavano il fisico snello.
Le ciocche biondo platino erano state legate in un elegante chignon e alcuni ciuffi ricadevano arricciati dai due lati delle tempie. L'acconciatura le scopriva il bel volto, leggermente decorato da mascara, un po' d'ombretto lilla e la matita sotto le ciglia. Alle labbra un rossetto rosato e brillantinoso a risaltare i contorni sottili di essa.
Era veramente stupenda e quel vestito la faceva sembrare ancora più intrigante.
Un gruppo di persone fece per salutarla, tra cui anche Carter.
Sarebbe voluto andare lì anche lui, ma per quel giorno aveva preteso già troppo e così finì per restare in disparte e lasciare campo libero a Jess per l'ennesima volta.
Il preside venne in suo “metaforico” soccorso quando si accorse dell'arrivo della nipote e la invitò a farla accomodare ad uno dei tavoli al centro, staccandola dalle “grinfie” di Jess, che di seguito e_purtroppo_si sedette affianco a lei. -bene! Con l'arrivo di mia nipote possiamo dare avvio al banchetto!-
Fece cenno ai camerieri già pronti con i vassoi in mano, di andare a prendere i piatti in cucina per servirli ad ogni tavolo. Soma colse l'occasione per andare alla ricerca del suo posto nominato.

Non si aspetteva che si sarebbe seduto proprio allo stesso tavolo di Jess e Nakiri.
I nomi scritti sul suo tavolo erano quelli dei suoi compagni d'accedemia: il preside li aveva fatti sedere apposta tutti allo stesso tavolo, perché quando i clienti avessero assaggiato i loro piatti avrebbero potuto riconoscerli subito in mezzo al resto degli ospiti. E fu così che si trovò davanti Erina e Jess.
Lui e Nakiri, inconsapevolmente, finirono per guardarsi negli occhi e rivivere tutto quello che era successo tra loro prima dell'inizio dell'evento. L'occhiata fu forte, penetrante e decisa. Fu lei a spostare il contatto visivo e a tornare su Carter, che le aveva chiesto com'era andata in cucina nel corso della giornata.
Fu Alice a smorzare la situazione:
-penso che il nonno abbia deciso di proposito di farci sedere accanto e nel tavolo al centro.-
-non dare fiato alla bocca per sostenere cose ovvie, cuginetta.- la punzecchiò Nakiri.
-ti conviene tremare, Erina, presto sapremo chi di noi ha avuto la meglio.- replicò Alice.
-mi spiace deluderti, cuginetta, ma non è esattamente una sfida. Non avremo un vincitore, ma è in dubbio su chi sia la migliore tra noi due.- terminò sardonica, Nakiri.


 
****


-Gradirei un attimo di silenzio.- richiamò l'attenzione, Senzaemon.
-ora verranno serviti gli antipasti: cocktail al gambero rosso. Chi si è occupato di prepararli sono i qui presenti gemelli Aldini, figli di un mio vecchio amico.- Il gruppo di persone si girò verso il tavolo al centro e i due fratelli si sentirono una quantità infinita di occhi addosso.
A tutti i tavoli vennero serviti i biacchieri con all'interno la salsa e i gamberi.
Quando iniziarono a servirsene una piccola parte, i clienti sembravano gustarsi l'antipasto con una “foga” incredibile, come se non riuscissero a smettere di mangiarlo.

-cos'è qusta roba? È incredibile! Mi sembra di non essere mai sazio del suo sapore.- commentò uno dei clienti. Anche il resto degli altri si posero le stesse domande.

I fratelli Aldini si scambiarono un'occhiata d'approvazione.
-te l'avevo detto che avrebbe avuto successo!!- esultò Takumi mentre Isami sorrideva.
-cosa ci avete messo?- domandò Hisako incuriosita.

-vi prego miei cari Aldini, spiegateci questo piatto.- li invitò Senzaemon, prima che i due potessero rispondere ad Hisako. Ambedue si alzarono dal tavolo e la sala si fece silenziosa, in attesa della spiegazione.
-abbiamo seguito alla lettera la ricetta del cocktail al gambero rosso, aggiungendo un nostro tocco particolare: abbiamo messo un po' di peperoncino dentro la salsa cocktail amalgamata con il cognac_ingrediente fondamentale per il piatto_e da ornamento, oltre a metterci come reggente della salsa e dei gamberi dell'insalata fresca, abbiamo saltato carote e sedani alla giapponese, senza farli a pezzettini fini ovviamente, e li abbiamo inzuppati nella salsa. Il sapore croccante delle verdure saltate, il leggero gusto piccantino donato alla salsa, hanno fatto sì che il sapore risultasse leggero ma anche molto gustoso tanto da risultare instancabile.- descrisse Takumi. Gli ospiti si aprirono in un'espressione stupita.

-è davvero incredibile!!-
-bene. Grazie della descrizione, ora potete sedervi di nuovo.- sorrise il preside.

-non c'è che dire, Aldini, complimenti.- si congratulò Hisako.
-grazie Arato-san. Hai qualche “premio” particolare per me?- chiese malizioso.
-nii-san!!- tuonò Isami -datti un contegno!-
-non hai certo bisogno di premi, Aldini.- ribatté lei seccata, ma era arrossita.
-congratulazioni Aldini.- sorrise Soma.
Gli altri rimasero in silenzio e si lasciarono trascinare dal delizioso sapore del piatto.

Quando fu servito il secondo antipasto, preparato da Ryou, l'espressione sul volto dei clienti sembrò ancora più stupito. -non è possibile!- gridò uno di essi sconvolto, -questa è soia?-
-esattamente.- si alzò dalla sedia Ryou, in un'espressione seria, ascoltato le parole degli ospiti.
-esponici i tuoi ingredienti, Ryou.- proruppe nuovamente Senzemon.
-ho aggiunto la soia sopra ai calamari. La crema di cavolfiore è abbastanza dolce, ma il sapore mi era sembrato troppo naturale e non di forte impatto, così ci ho versato sopra la salsa di soia rendendo il sapore dei calamari più esplosivo.- spiegò brevemente.
-ottima scelta, figliolo. Il gusto risulta molto forte, ma non stucca.. anzi, penetra dentro.
Davvero una scelta originale! Complimenti!- approvò un ospite, parlando a nome di tutti.
-grazie.- borbottò Kurokiba, sedendosi nuovamente.

-Ryou!- esultò Alice -come hai fatto ad avere un'idea del genere? Me lo devi assolutamente insegnare!-
-te lo spiegherò, mia signora, e faremo presto un'altra sfida.-
-grazie! Non vedo l'ora!-
Senza volerlo, la mano di Alice andò a posarsi sul dorso della mano del suo assistente, che per la prima volta non in modalità cuoco, si aprì in un'espressione sorpresa ma non scostò la sua mano. Anzi, alzò lo sguardo verso Alice che non sembrava ancora aver realizzato di aver appena cercato un contatto con lui.
-mia signora..- disse solo, indugiando sulla mano di Alice ancora posata sulla sua: fu a quel punto, dopo che lei seguì lo sguardo di lui, che si accorse di quello che aveva fatto.
-ehm.. scusa Ryou.- boccheggiò, spostando brusca la mano da quella sua senza guardarlo: era troppo imbarazzata per farlo. Poi anche il resto dei ragazzi al tavolo si congratulò.

Quando tutti svuotarono il biacchiare con il cocktail di gamberi ed ebbero finito di mangiare i calamari, il sig.Nakiri parlò di nuovo:
-ora che avete finito con l'antipasto, è arrivato il turno dei due primi.-
I camerieri, rapidi, portarono in tavola i due piatti, chiedendo agli ospiti quale primo desideravano o se li volevano assaggiare entrambi.

-sono scioccata!- esordì la madre di Alice, accanto a Joichiro. -come può una semplice zuppa di pesce risultare dal gusto così raffinato? Il sapore è davvero delizioso.-
-per non parlare della crema di pomodoro. È delicata e pare sciogliersi in bocca. E poi, il sapore del basilico sembra accentuato.- si unì Joichiro, riferendosi alla vellutata di pomodoro.
Anche il resto degli ospiti, seduti da vari tavoli, sembravano apprezzare fortemente i due primi.
-chi ha fatto questi piatti sono il figlio di Jochiro Saiba, Soma Yukihira, che si è occupato della creazione della zuppa di pesce. E Hisako Arato invece, una cara amica di mia nipote, che si è cimentata nella preparazione della vellutata di pomodoro e burrata.- riprese a descrivere il sig.Nakiri. -prego, ragazzi, riferiteci i dettagli.-

Soma fu il primo ad alzarsi, ma non si risparmiò di incontrare lo sguardo di Nakiri.
Lei lo stava ricambiando, era stupita e altrettanto desiderosa di sapere che tecnica lui avesse usato.
A Soma sembrò davvero carina con quell'espressione colpita, poiché era stato lui a tirargliela fuori.
Si strinse in un sorriso mentre continuò a specchiarsi nei suoi occhi.
Tornò, poi, a rivolgere l'attenzione ai commensali nel salone:
-volevo che anche una semplice zuppa risultasse raffinata e ho pensato a lungo a come poterlo fare, così ho pensato di aggiungere al misto di pesce del caviale per esaltarne ulteriormente il gusto. Poi, siccome il caviale rende il sapore del pesce molto più forte del normale, ho pensato di smorzarlo con una piccola quantità di spremuta di limone. Si sa che il limone sta bene sul pesce, anche se non deve essere esagerato. In questo modo, in breve, si sente benissimo il gusto del pesce e nello stesso tempo la spremuta del limone non viene sentita troppo aspra. In seguito, ho tagliato a tocchetti del pane seccato e vi ho fatto portare in un contenitore a parte i pezzetti di pane, così il sapore della zucca risulta anche croccante e si mangia con molto più piacere.-
-un piatto davvero elaborato, Yukihira.- continuò la madre di Alice. -hai ragione: il gusto del pesce si sente perfettamente, il limone rende la zuppa ancora più succosa e i quadretti di pane secco fanna sì che essa venga mangiata con ancora più gusto. Davvero ingegnoso. Saiba-san.. dovresti essere orgoglioso di tuo figlio.- sorrise smagliante a Joichiro.
-lo sono, cara.- affermò sorridendo, poi guardò il figlio e alzò il pollice complice.
Soma capì subito che quello voleva essere un gesto per complimentarsi con lui e ne fu veramente felice.

-quindi, era per questo che ti è bastato che citassi l'origine della clientela di mio nonno per capire cosa stavi sbagliando. Stavi rendendo il piatto troppo tradizionale prima di venire a chiedermi un consulto, vero?- intervenne Erina, fissandolo.
-esattamente Nakiri. Il tuo aiuto, che tu lo voglia o no, è stato prezioso. Per cui, cosa ne pensi del mio piatto? Lo hai assaggiato?- in quel momento tutto il resto degli invitati sembrò svanire per loro due.
Solo il loro confronto esisteva.
-preferisco la vellutata di pomodoro di Hisako.- mentì lei.
-e tu hai comunque ancora molto da imparare, Yukihira.-
Come si aspettava, Nakiri non avrebbe mai ammesso di trovarlo “delizioso” perché era troppo testarda per dichiararlo. Lui sospirò stancamente: prima o poi glielo avrebbe fatto dire e non si sarebbe arreso.

-Alla fine hai seguito il mio consiglio sul basilico, eh, Arato-san!- fece suadente Takumi, -vedo che quel momento intimo tra noi ti è rimasto impresso.-
Lei arrossì lievemente e assunse un'espressione sostenuta.
-mi hai solo spiegato un “trucchetto” con la mezzaluna. Non lo vedrei come qualcosa di intimo, Aldini.- balbettò imbarazzata. -non farti inutili illusioni.-
-hai ragione, Arato-san.- concordò lui.
Hisako pensò che dopo quelle parole avesse finito di stuzzicarla, ma si sbagliò di grosso perché lui avvicinò una mano sulla sua guancia facendole un affettuoso buffetto sul volto.
Le guance di lei, a quel gesto confidenziale, si colorarono nuovamente di un tenero rosato.
-idiota.- mugognò impacciata, in risposta.

Un altro piatto che ebbe tanto successo, fu quello di Hayama: aveva aggiunto alla patate lesse usate per contorno un pizzico di paprica, che aveva donato ad esse un sapore assai sfizioso e al filetto in crosta, sotto alla sfoglia che racchiudeva la carne, aveva messo della curcuma rendendo il gusto di ambedue gli alimenti qualcosa di unico ed eccelso, amalgamato divinamente. Nessuno aveva mai assaggiato qualcosa di simile.

Quando arrivò il momento del dessert e fu servita la Ganache al cioccolato preparata da Nakiri, tutti i presenti si fecero silenziosi. Assaggiato il piatto, agli ospiti iniziarono a brillare gli occhi per la sua squisitezza.
-questo cacao fondente ha un sapore così rinfrescante!- esclamò uno di essi.
-e la crema si scioglie davvero in bocca.-
Soma vide suo padre guardare nella loro direzione, in particolare Nakiri, e farle un occhiolino dopo aver messo in bocca la crema di cioccolato.
-Erina.. potresti spiegarci cosa hai aggiunto a questo piatto?- chiese Senzaemon.
La ragazza era leggermente rossa in volto, consapevole che anche Yukihira adesso sapeva che aveva seguito il suo consiglio e che pure Joichiro aveva approvato la sua scelta; tuttavia, fece finta di nulla in entrambi i casi e si schiarì la voce alzandosi dal tavolo.
Jess la incoraggiò poggiandole una mano sulla schiena e scatenando il fastidio di Soma, che cercò di scacciarlo con poco successo. -ho aggiunto al piatto una semplice scorza d'arancia.- iniziò.
-il cioccolato usato è molto fondente, l'arancia lo rende più rinfrescante.-
-veramente complimenti!!- applaudirono gli ospiti, -sei davvero la degna nipote di Senzaemon. Questo piatto è indubbiamente perfetto sotto ogni punto di vista!-
-ma direi che ambedue le nipoti di Senzaemon possiedono un talento eccezionale.- proseguirono, -quel ragù all'anatra con quel pizzico di menta piperita dava un senso veramente rigenerante al sapore e faceva anche da coadiuvante dopo aver mangiato quel filetto in crosta e il suo contorno tutto speziato.
Mi viene da pensare che la signorina Alice Nakiri avesse pensato che Hayama, il genio delle spazie, avrebbe donato un sapore forte all'altro secondo e ha deciso di creare qualcosa che ripulisse la bocca dallo stimolo sfizioso delle spezie. È così signorina?- tutti si girarano sorpresi verso di lei.
-esattemente, signore.- concordò soddisfatta, ghignando verso la cugina.
-come c'era da aspettarsi dalla mia signora.- soggiunse Ryou -sapevo che avresti trovato la risposta, in un modo o nell'altro.- terminò sottovoce, posando la mano sui suoi capelli e facendo arrossire Alice.
-vi ringrazio signori.- borbottò impacciata, ancora impegnata ad ascoltare il suo cuore, dopo che il suo assistente le aveva accarezzato la testa.
-sono stupita cuginetta. Te la sei cavata anche stavolta.- la stuzzicò Erina.
-me la caverò sempre, Erina, e un giorno ti batterò.-

 
 
****


-ehi Nakiri! vedo con piacere che hai ascoltato il mio consiglio.- gli andò in contro, Yukihira, in un attimo che era da sola. La cena era giunta al termine e ora la gente era pronta per la digestione attraverso le ultime chiacchiere o a bersi un goccio di champagne di fine serata, come nel suo caso: teneva un flut in mano e si beveva il liquido leggermente alcolico, lentamente.
-quella Ganache alla scorza d'arancia era davvero ottima. Sei incredibile!- seguitò lui.
-avevi per caso dubbi, Yukihira?- recitò sarcastica.
-non sul successo del tuo dolce, ovvio. Ma non aspettavo mi ascoltassi.-
Lei deglutì incerta. -ho solo sperimentato il piatto di mia iniziativa.
Ho trovato che il gusto tutto sommato non era male e alla fine ho deciso di aggiungerci la scorza.
Non l'ho certo fatto perché me lo hai detto tu. Non farti strane idee!-
-va bene se preferisci pensarla in questo modo.- ridacchiò lui, divertito dal suo orgoglio.
-non è che preferisco, Yukihira, è così e basta.- protestò offesa.
Mentre stava gesticolando per discutere con Soma, si era completamente dimenticata di avere il bicchiare in mano ancora pieno di champagne e in un gesto brusco questo le sfuggì cascando a terra e frantumandosi in mille pezzi. Fortunatamente la musica sempre accesa acuì il fracasso del bicchiere rotto e solo lei e Yukihira furono partecipi della situazione. Erina sgranò gli occhi. -o cavolo!-
-sei più imbranata di quel che credevo.- sorrise scherzoso, bloccandole il polso che stava per raccogliere i pezzi di vetro in terra. -non vuoi tagliarti di nuovo, giusto?-
Rimasero in quella posizione, lei con la mano alzata bloccata da quella di Soma ed entrambi a fissarsi uno nelle iridi dell'altra, per un tempo interminabile.
-ci risiamo, Yukihira, soffri di una forma di feticismo verso i polsi degli altri?- ironizzò lei, seccata.
-dovresti davvero lasciarmi nascondere questi pezzi di vetro.-
Lui non lasciò la presa. -se lo fai ti tagli.-
-d'accordo. Allora lasciami almeno andare ad avvisare il cameriere.-
-questo puoi farlo.- accordò lui, lasciandole il polso con delicatezza.
Lei annuì e fece per voltarsi e raggiungere il cameriere libero sotto l'arco del salone, ma si fermò a metà strada. -caviale e succo di limone eh?-
-è un cibo raffinato.- convenne Yukihira, sorridendo dolcemente. -sei rimasta stupita?-
-non esattamente, Yukihira. Incredibile ma vero, sai essere un pochino creativo se ti impegni.
Però hai ancora molta strada da fare.- borbottò risoluta, allontanandosi con grazia da lui.
Era sensuale anche quando camminava.
-lo prenderò come un complimento.- le rispose di rimando, grattandosi la nuca imbarazzato.

 
 
****


Erina si era appartata, da sola, in un angolo del salone a seguire vagamente i discorsi dei clienti di suo nonno e a guardarsi attorno. Aveva ancora il cuore a mille dopo l'ennesimo contatto con Yukihira.
Aveva tentato di cancellare e mettere un freno alle sue emozioni, ma ogni volta che era con lui sembravano pronte ad esplodere. Per non parlare che era rimasta colpita da lui, sia per quanto riguardava la zuppa di pesce, che aveva creato che era davvero incredibile_anche se non glielo avrebbe mai detto_, sia per come gli calzava il completo elegante: non si ricordava di averlo trovato bello la prima volta che l'aveva visto con uno smoking, mentre quando le aveva afferrato il polso e l'aveva guardata dritta negli occhi, senza contare gli sguardi infuocati che si erano lanciati durante tutta la serata, l'aveva trovato molto affascinante.
Tutto di lui riusciva ad incantarla e al contempo a farla imbestialire, provando ogni qualvolta delle sensazioni contrastanti e indescrivibili. -che fai qui da sola, Erina?- si affiancò a lei, Hisako, poggiando la schiena sulla parete della sala. -ehi Hisako.- abbozzò un sorriso -complimenti per la vellutata di pomodoro, hai creato un sapore davvero speciale. Penso che tu sia migliorata rispetto a qualche tempo fa.-
La ragazza arrossì per i complimenti. -grazie. Comunque.. tu resti sempre incredibile: quella ganache al cioccolato e scorza d'arancia era perfetta.-
-lo so, ma non è del tutto merito mio se ha avuto tanto successo.- riconobbe.
-cosa intendi dire?- Hisako non era abituata a sentire Erina ammettere con naturalezza qualcosa che avrebbe compromesso la sua reputazione_secondo la sua testa, chiaro_.
-Yukihira mi ha consigliato di aggiungerci la scorza d'arancia.- confessò sottovoce.
-cosa??- fece sorpresa, Hisako. -l'hai ascoltato davvero?-
-non l'ho ascoltato, ho solo riflettuto su ciò che mi ha fatto notare.
Ovviamente, l'ho sperimentato io il piatto, ma è stato lui a dirmelo per primo.
La ganache sarebbe stata perfetta comunque, che avessi aggiunto la scorza o meno, quel pizzico d'arancia ha solo donato un tocco rinfrescante al piatto, ma l'ha effettivamente migliorato anche se di poco.-
-capisco. Yukihira è davvero unico, vero? Te ne stai accorgendo anche tu.-
Erina si aprì in un'espressione meravigliata quando vide sua cugina Alice avvicinarsi a Soma e sorridergli maliziosamente, intenta a ridere e scherzare con lui come dei vecchi amici.
-già.. è non siamo le sole ad essercene accorte.- asserì seccata, guardando rabbiosa Alice.
Fu a quel punto che anche Hisako si accorse dell'avvicinamento tra la cugina di Erina e Yukihira.
-da quando quei due hanno un rapporto così stretto?-
-non ne ho idea, ma quando mia cugina vuole qualcosa è peggio di una mocciosa viziata.- affermò aspramente. -è furba ed accattivamente, non è una sorpresa che abbia messo gli occhi su Yukihira.
Chissà perché ci interessa sempre le solite cose, che siano oggetti o persone, per questo anche da piccole ci litigavamo le bambole.- raccontò distratta.
-quindi, ti sei accorta di ciò che provi per lui?- domandò Hisako, stupita, cogliendo la frase “ci interessa sempre le solite cose”. Infatti Erina non si era accorta di aver ammesso ad Hisako di provare un certo interesse verso Yukihira, sebbene non avesse ancora compreso appieno di che tipo.
Quando realizzò di essersi esposta si vergognò, assumendo un colorito rosso pomodoro.
-non hai sentito davvero quello che ho detto, vero? Dimmelo Hisako!-
-oh.. eccome se ho sentito! Ti è scappato, Erina, può capitare.- sorrise divertita dalla reazione della sua orgogliosa amica. - “ci interessa le stesse cose”, giusto?- ripeté giocosa.
-smettila di ripeterlo!!- urlò imbarazzata -non ho detto niente di simile!-
-l'hai detto distrattamente perché li hai visti insieme e ti ha infastidito.
Non sei riuscita a tratterti dal commentare.- tentò di farla ragionare, Hisako.
-non mi dà affatto fastidio. Yukihira può parlare con chi vuole!- sbottò piccata.
-lo so che stai cercando di evitare di ammettere a te stessa il tuo interesse per lui perché hai paura, ma non devi, perché non c'è niente di male.-
-finiscila Hisako! Ti ripeto che non sono interessata a lui in quel senso. Mi sono solo accorta che non è come sembra.- negò ancora: non poteva accettare quei sentimenti, non avrebbe giovato a nessuno, in particolare alla sua famiglia regale e alla sua carriera di chef.
-d'accordo, non insisto più. Penso di poter capire anche le tue ragioni.- la rassicurò l'altra -però non so se la scelta di rifiutare quello che senti sia sana. Ho paura che finirai per stare male, più il sentimento cresce.
Per cui, Erina, cerca di non raggiungere il limite.-
Lei sapeva che Hisako le diceva così perché era premurosa, ma non poteva davvero ascoltare il suo cuore.
Continuò ad osservare i due chiacchierare e Soma sorridere ad Alice: sembrava divertirsi.
Certamente il cinico umorismo di Alice era una delle sue poche qualità.
A vederli socializzare così allegri, vedere il sorriso che Soma era solito riservare a lei voltarlo a sua cugina, notare Alice che in qualsiasi momento cercava una maggior vicinanza con lui, avvertiva una forte stretta al petto. Era una contrazione dolorosa; non come quella piacevole che sentiva i momenti che parlava con lui, che erano da soli, oppure quando la loro pelle e il loro corpo si lambivano anche solo con piccoli e innocenti gesti e sentiva le parti interessate bollire al breve e delicato contatto: com'era successo ultimamente, per errore o per volontà propria che fosse. Era invece un dolore massacrante, che la trapassava con violenza.
Era una sensazione angosciante, orrenda, demoralizzante. Faceva davvero male.
Non capiva cosa le stesse succedendo, sapeva solo che non sopportava di vederli in atteggiamenti così amichevoli. E, come se non bastasse, anche Hisako se n'era andata.

-tutto bene, signorina Nakiri.- di fronte al suo volto oscurato, apparve la figura di Jess.
-ah Jess! Sei tu.- constatò assente.
-ti sente male? Hai mangiato troppo?- le alzò il viso in un espressione preoccupata, per farsi guardare negli occhi. -sei davvero pallida. Forse dovresti andare a riposarti. Cosa facevi qui tutta sola?-
Inizialmente non gli rispose e neanche si era accorta che Jess era passato a darle del tu e a chiamarla per nome, realizzò tutto più tardi:
-Jess.. ti ho detto di non darmi “del tu” mentre siamo in pubblico.- lo riprese stancamente.
-sto bene, comunque. Lasciami fare.- scostò la sua mano dalla spalla.
-hai ragione, ma in questo momento siamo molto distanti dal centro del salone e nessuno può sentirci.
Per cui nulla mi impedisce di chiamarti per nome.- fece allusivo lui.
-e non non fingere di stare bene perché so che non è così.- aggiunse.
Lei stava cercando in tutti i modi di trattenere le lacrime, ma una goccia le sfuggì dall'occhio.
-vedi? Stai piangendo.-
-non lo sto facendo.- replicò senza successo.
Fu a quel punto che Jess agì e avvolse le braccia attorno al suo esile corpo, tanto che Erina rimase sorpresa con le braccia alzate, paralizzata: era decisamente la prima volta che un uomo l'abbracciava seriamente_esclusi gli incidenti di percorso con Yukihira_.
Le braccia di Jess erano calde ed accoglienti, ma non tanto da accendere il suo cuore in rapidi battiti.
Ciò che sentiva per Yukihira era molto più intenso di un semplice tepore come quello, bruciava da quanto era bollente. Ma perché? Qual era la differenza?
Di base tra un contatto e l'altro la differenza non c'era, erano le emozioni a farla.
Teneva a Jess, ma con Yukihira era diverso da qualsiasi altra cosa.
Perché? Perché? Perché non poteva essere così semplice come con Jess?
Non voleva arrivare alla risposta poiché era spaventata da essa, ecco perché preferiva fuggire e prendere la scelta più facile.


 
****


-guarda guarda la volpetta della mia cugina. Lei e Carter sono in atteggiamenti intimi!-
Alice stava guardando nella direzione della coppia.
Lui non si era accorto che Jess si era avvicinato ad Erina, perché fino a pochi minuti fa l'aveva vista in compagnia di Hisako e sembrava tranquilla.
Il fatto che si trovasse con la sua amica l'aveva rilassato e di conseguenza aveva distolto lo sguardo da lei, ma Carter era nuovamente stato più veloce di un saetta e aveva colto l'attimo migliore per avvicinarsi a Nakiri. Aveva sperato che per una sera non entrasse in modalità conquista, però a quanto pareva l'aveva sottovalutato: stava abbracciando strettamente Nakiri e lei non si ribellava.
Neanche lui l'aveva mai abbracciata e Carter era già a quel punto?
Vederli in quel modo era davvero snervante e faceva male; la fitta era così forte da non riuscire a calmarla.
Pensava di aver accorciato le distanze con Nakiri e invece era ancora in alto mare, anzi.. un'infausta marea sembrava complicare gravemente il suo cammino.
-ehi.. Yukihira-kun! Vuoi riprenderti?- lo scosse Alice. -fai davvero sul serio con mia cugina?- chiese ancora.
-ti avevo avvisato su Carter!- infierì ulteriormente.
Lui non le rispose immediatamente e dopo un attimo di pausa annunciò apatico:
-è meglio che vada a dormire.-
Non ne poteva più di stare a guardare quella scena, era troppo doloroso e degradante.
-ehi! Aspetta! Fermati!- provò a riprenderlo Alice, rincorrendolo, ma Soma sembrava proseguire senza indugio. -non arrenderti così!- esclamò nuovamente.
-lasciami stare Alice. Sto bene, non preoccuparti per me.- si strinse in un sorriso spento.
-non sono tipo da arrendermi, ma ho bisogno di stare da solo.- puntualizzò serio.
Ormai si era già allontanato e lei non era stata in grado di fermarlo.
-se ti arrendi così allora Carter avrà la vittoria in pugno!- gli urlò in mezzo alla sala, infine.
Per fortuna era ancora totalmente piena e la musica era alta, nessuno sentì il forte richiamo di Alice tranne lui. Sapeva che arrendersi non sarebbe stato da lui, però in quel momento era troppo ferito per farsi prendere dall'ottimismo e pensò che una bella dormita gli avrebbe fatto bene.
Avrebbe pensato il giorno dopo a come affrontare la questione.



*********************************************
Angolo autrice: ecco qua il nuovo cap. Non sono molto convinta di come sia uscito. Non mi piace come l'ho scritto e come ho gestito le scene, spero che a voi faccia un effetto diverso ç__ç mah! fatemi sapere! mi auguro anche di non essere andata OOC con i protagonisti ç___ç.
Comunque, ora che sono più libera riesco a scrivere e pubblicare frequentemente, ho già impostato le scene dei prossimi 6 cap.. devo solo scriverle a capitolo ;D. La fanfic sarà abbastanza lunghetta, al momento non so quanti cap saranno, dipende un po' come imposto i capitoli :D spero solo di non deludervi.. D:
Ringrazio chi ha messo la fanfic a preferite/seguite/ricordate e soprattutto ringrazio di cuore a chi mi lascia sempre una regensione! *__* tutte le volte che le trovo, per me è un vero onore. Grazie davvero! *-* questo cap lo dedico a NatsuxLucy94 che non ha mancato un capitolo con le sue recensioni! <3

A presto!! Erina91

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Matsuri Festival! ***


Matsuri Festival!
 

Jess continuava ad essere un passo avanti a lui: Soma stava ripensando al banchetto italiano trascorso da quando era terminato. Lui ed Erina non si erano più parlati, o almeno, non avevano più avuto conversazioni particolari o trovato occasioni per stare da soli.
Soma aveva deciso di prendere le distanze per qualche giorno da lei, poiché la sua confidenza con Jess non aveva smesso di ferirlo ed infastidirlo.
Suo padre, invece, era ormai ripartito da un paio di giorni e stavolta la sua meta era Parigi, la meravigliosa capitale della Francia. Si erano salutati di sfuggita due sere fa.
Il banchetto giapponese era alle porte e suo padre gli aveva detto che se lo sarebbe perso, per tornare invece per il compleanno di Erina ed assistere alla cerimonia del thé inglese.
Al contrario della volta scorsa, Soma aveva già in mente il piatto da preparare e quale sostanza usare per stupire Cucinare era la sua passione, non avrebbe mai perso la devozione nel farlo quando c'era bisogno di attenzione nell'approcciarsi al mestiere, ma non aveva intenzione di arrendersi con nessuno dei due obiettivi: avvicinarsi ad Erina e continuare a migliorarsi come chef.
Si era depresso e ritirato abbastanza dopo lo stretto abbraccio tra lei e Jess, ma adesso era pronto a rientrare in azione. Abbandonò il testo di cucina che stava leggendo e decise di controllare dalla finestra della sua stanza se Erina era ad equitazione con Carter.
Era una giornata soleggiata e ventilata, le temperature erano risalite ai 27°gradi: tempo ideale per prendere il sole. Di certo, però, non si aspettava di vedere Nakiri distesa su un lettino a bordo piscina, in costume da bagno e con gli occhi socchiusi. Rispetto alla distanza che intercorreva tra il maneggio e la vetrata della sua camera, la piscina era molto più vicina ai suoi occhi.
Inizialmente la vide da sola ed era bellissima in costume da bagno: aveva un costume a due pezzi, in tinta unita, color mandarino maturo. Le guance arrossate per il sole che aveva preso chele donavano un sano ed innocente colorito. Le "coppe" del costume avvolgevano degnamente il seno prosperoso.
Il ventre piatto e longilineo catturava tutti i raggi del sole accarezzando il suo corpo ancora niveo.
Le gambe slanciate erano distese lungo il lettino con grazia e i piedi intrecciati e smaltati di rosso accavallati una sopra l'altro. Quel costume le stava da dio e il corpo mezzo scoperto di Erina era davvero notevole come si era immaginato. Ogni volta che la guardava con quegli occhi avidi ed estasiati dalla sua perfetta bellezza, una calda ed eccitante scossa elettrica percorreva tutto il suo corpo facendolo ribollire dentro per il desiderio di volerla afferrare ed esplorarla sempre di più, fino alla parte più nascosta.
Più passava il tempo, più la voglia di lei cresceva a dismisura senza via di scampo. Era felice di vederla da sola e per una volta non in compagnia di Jess, per cui decise che sarebbe andato a salutarla.
Prima che potesse incamminarsi, tuttavia, apparve proprio Carter che si sedette sul lettino accanto a Nakiri, sorridendo, anche lui in costume. Aveva in mano un bicchiere a forma di cilindro, lungo e di cristallo pregiato, con all'interno un liquido color mirtillo e in fondo del ghiacchio a cubetti e una cannuccia inserita.
Carter prese un sorso dalla cannuccia dopo aver detto qualcosa ad Erina e Soma pensò che il bicchiere fosse per lui, in realtà dopo averne preso un goccio lo passò a lei che non si fece problemi a prenderlo in mano e bere anch'essa, senza pensarci, dalla cannuccia dove egli aveva succhiato il succo di mirtello.
Si strinse in una smorfia di fastidio, profondamente irritato, e decise di non raggiungerla come si era ripromesso. La giornata era iniziata subito male.
Uscì da camera sua e si scontrò in corridoio con Takumi:
-che cera tremenda, amico.- commentò quest'ultimo, stupito.
Doveva darsi una calmata, perciò decise di assumere un sorriso di circostanza che non convinse del tutto il ragazzo, ma egli decise di non intromettersi ancora.
-mi stavi cercando, Takumi?- chiese dunque.
-sì, ti va di andare a fare una partita a pinpog?- lo invitò -ovviamente se anche tu hai già trovato un gusto sorprendente per il banchetto Giapponese. Il menù è tutto sushi.-
-c'è un tavolo da pigpog?- domandò sorpreso lui. -e sì, sono apposto con il piatto.-
-bene! Il tavolo si trova nella parte posteriore del parco. Sei pronto?- gli strizzò l'occhiolino.
-se serve a non pensare direi di sì.- accettò distrattamente, ripensando alla scena tra Nakiri e Carter.
-d'accordo. Andiamo allora!-
-hanno bevuto dalla stessa cannuccia.- farfugliò tra sé e sé, Soma, credendo di non aver detto la frase ad alta voce, di fianco a Takumi. Purtroppo si sbagliava:
-cosa stai borbottando, Yukihira?-
Soma scosse la testa brusco, dopo aver compreso che Takumi aveva sentito.
-oh beh..- cominiciò grattandosi la nuca imbarazzato -.. credo di aver pensato ad alta voce.-
-lo credo anch'io.- confermò Takumi. -ma non so di chi stavi parlando.-
-Nakiri e Carter: hanno bevuto dalla stessa cannuncia con noncuranza.- precisò.
Non comprese perché, ma aver raccontato a Takumi quello che aveva visto l'aveva sollevato da un macigno sul petto. Si era sentito liberato.
-ah! Capisco.- asserì Takumi, non trovando cosa aggiungere. -mi dispiace.. ecco perché non vuoi pensare. Carter è davvero una spina nel fianco per te.-
Soma annuì in silenzio e dopo una pausa rispose guardando dritto a sé:
-però non mi arrendo.- dichiarò deciso.
-mi sembra giusto. Faccio il tifo per te.- ghignò. -I ricchi rampolli come Carter non mi convincono.-
-grazie Takumi, del sostegno.- gli sorrise grato.
Aldini non rispose, ricambiò solo il suo sorriso.
Si erano chiariti in silenzio. Non c'era bisogno di inutili parole.

 
 
****


Il nonno di Alice aveva assegnato a lui e alla sua signora di andare nella biblioteca Nakiri, nei vecchi archivi, a prendere un paio di tomi di ricette da cucina dell'epoca Meiji* del Giappone.
Lui c'era andato controvoglia perché avrebbe preferito di gran lunga fare le sue cento flessioni in palestra: era il suo modo di rilassarsi prima del secondo evento organizzato dal sig.Nakiri, anzi.. prima di qualsiasi altro evento riguardante il mestiere di chef. Prima di ogni sfida.
Lui ed Alice si conoscevano da quando erano piccoli. La madre di Alice lo aveva preso in affidamento a sei anni e lui ed Alice giocavano sempre insieme nei momenti che lei era da sola.
Il loro rapporto era sempre stato strano: si consideravano come fratelli, ma erano più alla stregua di servo e padrona_non ché a lui dispiacesse quel genere di rapporto dato che Alice gli voleva bene e lui ne era certo_. Alice si fidava di lui, stimava la sua cucina esplosiva e dai sapori forti e penetranti.
Il loro legame si era costruito più che altro su sfide di cucina, ma nello stesso tempo incoraggiandosi a vicenda su ogni ambito. Però, negli ultimi tempi, Ryou non riusciva più a vedere Alice come una semplice sorella; non perché provasse qualcosa di diverso da allora, ma perché aveva notato la sua maturazione fisica e mentale. Alice era cambiata molto rispetto al passato: era cresciuta diventando un'affascinante ragazza, sexy e assai intraprendente. Non era più la ragazzina di un tempo, dal “faccino” paffuto e candido.
Il suo volto si era fatto grazioso e con dei lineamenti più femminili. Tutto di lei era diventato più femminile. Ryou aveva realizzato che Alice era in tutto e per tutto una ragazza.
Solitamente a lui le donne non interessavano, ma aveva sempre avuto un debole per la sua signora perché era stata l'unica ad accoglierlo e ad essere amichevole con lui.
Adesso, ogni volta che si toccavano per sbaglio o meno, lui avvertiva qualcosa di diverso: non sapeva dire cos'era, ma non era più a suo agio come un tempo con lei. Era timoroso di sfiorarla e, anche quando lo faceva, si tirava immediatamente indietro “scottato” o si ritrovava impreparato su come reagire o addirittura a chiedersi se farlo. Non sopportava di vederla triste e si irritava in quei momenti, cercando di scuoterla, ed era la sua maniera d'essere protettivo nei suoi confronti.  Alice si trovava continuamente sotto i suoi occhi, perché lui non distoglieva lo sguardo dalla sua signora neanche per un momento.
Era così morboso con lei perché fin da piccoli erano stati insieme, 24 ore su 24.
Tuttavia.. non sapeva come la considerava, ma era sicuro non fosse più la stessa opinione di un tempo.
Alice era diventata un mistero per i suoi sentimenti.
Pure negli attimi in cui era addormentato e silenzioso, la “fiamma” per lei era sempre accesa.
Tutto questo, in modalità cucina, lo sentiva ulteriormente raddoppiato ed ecco che entrava in gioco la sua rudezza e la sua prepotenza.
-perché mio nonno ci ha mandato a fare un lavoro così rognoso? Non poteva chiedere a mia cugina?
Intanto lei sta bella bella a prendere il sole a bordo piscina con quel figo di Carter.-
Il brontolare lamentoso di Alice distrusse i pensieri di Ryou:
-smetta di lametarsi mia signora.- la zittì con aria annoiata.
-Ryou.. invece di stare lì impalato come un'ebete, vieni a darmi una mano!- ordinò seccata.
-dove sono i testi di suo nonno?- chiese apatico.
-sono lassù in cima, se non prendiamo lo scaleo non ci arriviamo.
Su, sbrigati, prendilo lì all'angolo e portalo qui.- gli intimò spiccia.
La biblioteca era immensa. Alte e lunghe librerie in legno antico erano una accanto all'altra creando un muro quasi insormontabile. Gli scomparti tutti nominati dai vari generi: cucina principalmente, ma anche narrativa, storia, geografia, romanzi, cultura, libri per bambini (favole e filastrocche), poesie.. etc etc.
Gli scaffali erano suddivisi a seconda degli anni e delle varie epoche.
Vi era solo una scrivania e qualche tavolo sparso qua e là nella biblioteca, per sedersi e leggere, ma anche i tavoli e la scrivania erano ricolmi di testi ammassati uno sopra l'altro.
-ci vorrebbe un bibliotecario. Con tutti i soldi che possiede mio nonno, perché non assumerlo?-
Proseguì seccata la sua signora, quando lui finalmente tornò con lo scaleo in mano.
-ecco tieni lo scaleo. Sali tu.- borbottò poi.
-perché dovrei farlo? Tu sei più alto e più forte di me.- protestò lei, contrariata.
-lo scaleo la regge meglio. È più leggera di me, mia signora.- bofonchiò passivo.
Alice sbuffò stufa e controvoglia salì sullo scaleo lentamente, esso iniziò a traballare essendo poco stabile.
-idiota di Ryou! Arreggi lo scaleo prima che crolli!-
Lui rispettò gli ordini e afferrò i lati della scaleo che smise di traballare.
-prendi il primo libro.- glielo passò tra le mani. Lui non lo prese subito perché aveva le mani occupate a tenere ferma la scaletta. -se me li passi non posso tenere fermo lo scaleo.- setenziò assente.
Alice alzò gli occhi al cielo tuonando stufa:
-fallo e basta!-
Ryou, allora, prese i libri che lei gli passò.
Fu un attimo: il tempo di staccare le mani dallo scaleo che riprese ad essere instabile, che Alice perse l'equilibrio pronta a schiantarsi a terra. Lui, vedendo in difficoltà la sua signora, mollò di riflesso i tomi di cucina producendo un tonfo sordo quando essi caddero sul pavimento, per alzare le mani e accogliere tra le sue braccia Alice prima che si rompesse l'osso del collo, così fu salvata come una principessa dalle braccia di Ryou.

Alice aveva chiuso gli occhi pronta a “sfracellarsi” a terra, ma non successe.
Il tempo di realizzare di essere sorretta dalle muscolose braccia di Ryou, che spalancò gli occhi, sobbalzando, trovandosi davanti il volto e i bellissimi ed imperturbabili pozzi neri del suo assistente che la guardavano sagaci. -avevo avvisato la mia signora che sarebbe caduta facendo in quel modo.- commentò in tono impassibile, reggendola ancora tra le braccia e non interrompendo quell'intenso attimo.
Ryou non riusciva a capire cosa avvertiva, ma il calore del corpo di Alice contro il suo petto lo sentiva piacevole e affine, come se gli appartenesse. In effetti, in parte, Alice era sua perché erano sempre stati vicini da quando si erano incontrati per la prima volta e avevano iniziato a vivere insieme, però in quel momento il sentimento era diverso: gradevole ed accogliente, certo, ma al contempo era anche misterioso e distante, quasi sconosciuto. Accusò un certo disagio, simile alla vergogna, ma non era totalmente imbarazzo; era solamente una sensazione diversa dalla solita, più attrattiva.
Era attirato dalla sua signora, incuriosito dal corpo di lei tra le sue braccia e attratto dalle sue forme femminee; da quelle parti nascoste dai vestiti che non gli erano mai interessate davvero.
Instintivamente, sentendo ribollire il sangue nelle vene per la crescente calura che lo stava invadendo, la poggiò a terra. -abbiamo preso tutto, mia signora.-
Detto questo con freddezza, dopo averla riportata sulla “terra ferma”, si chinò a raccogliere i due libri abbandonati sul pavimento per salvarla. -andiamo.- aggiunse cupamente, lasciandola con il cuore che le batteva incontrollato per la meraviglia e altrettanto dubbioso.
-tutto bene Ryou?- chiese lei sottovoce, infatti, una volta ripresasi dallo stupore.
Lui non le rispose, ancora confuso per quello che aveva provato, e proseguì a passo spedito con i vecchi tomi in mano. Alice decise di non insistere, poiché sapeva che Ryou non era esattamente di tante parole e si innervosiva facilmente. Tuttavia.. non riusciva a dimenticare le emozioni provate trovandosi tra le braccia virili del suo assistente e piacevolmente riscaldata dal petto muscoloso del ragazzo e dal tepore che esso emanava. Qualcosa era decisamente cambiato tra lei e Ryou ed entrambi se n'erano accorti.


 
 
****


-Yukihira.. a quanto pare non riesci a battermi neanche a pinpog.- lo puzzecchiò Takumi.
-non scherziamo, Takumi, non ti batterò a pinpog ma in cucina non sono così scarso.-
-hai ragione. Altrimenti non ti vedrei nemmeno come un rivale.- concordò l'altro, facendogli un occhiolino complice. Avevano fatto almeno tre partite a pinpog, ma Yukihira non era riuscito a vincere a nessuna di esse.
Così avevano posato le mini racchette sul tavolo da pigpog e si erano messi a battibeccare come dei normali amici/rivali. Takumi vide passare Hisako con in mano due ceste piene di roba sconosciuta all'interno, la seguì con lo sguardo notando il suo leggero affaticamento.
-scusami Soma, vado a dare una mano ad Arato-san che sembra in difficoltà.- annuciò sbrigativo, facendogli un cenno di saluto prima di rincorrere la ragazza.

-Arato-san.. aspetta!- la chiamò, appunto.
Lei, sentendosi interpellata, si bloccò e appena vide Takumi roteò gli occhi stancamente:
-Aldini.. vado di fretta! Non vedi che sono strapiena di ceste in mano? Se mi hai chiamato per “deliziarmi” con qualche tua sciocca battuta maliziosa, allora fai subito retro marcia.-
Takumi scoppiò a ridere divertito dal sarcasmo di Hisako.
-credimi, Arato-san, stavolta sono innocente. Vengo in pace.- ironizzò stando allo scherzo -volevo solo aiutarti a portare qualche cesta dato che ti ho vista in difficoltà.-
-non ho bisogno del tuo aiuto.- rifiutò lei, arrossendo lievemente alla sua gentilezza.
Si era accorto di provare un certo interesse per Arato da quando lei aveva mostrato di essere maturata molto e diventata più aperta ed espansiva verso gli altri rispetto a qualche tempo fa. Tempo in cui stava appiccicata ad Erina senza farsi conoscere davvero come persona. Solo recentemente aveva dimostrato di avere una personalità che Takumi aveva trovato intrigante. Tale trasformazione l'aveva stupito e si era ritrovato incuriosito dalla sua aria misteriosa. In particolare, da quando erano arrivati alla villa Nakiri, aveva avuto modo di scoprire ulteriori qualità positive in lei: inanzi tutto.. era una bella ragazza ed era la prima dote che gli era saltata all'occhio già in precedenza al suo cambiamento. Inoltre, con sorpresa, aveva realizzato che Arato celava un carattere “peperino” e astuto, sapeva farsi rispettare dagli altri, si nascondeva sotto un'aria da dura ma in realtà era timida e possedeva una femminilità tutta sua accentuata anche da quel suo comportamento sfuggente e prevenuto che lo affascinava moltissimo.
Oltre a tutto questo, considerava il suo approccio amicale e protettivo verso gli amici_soprattutto con Erina_un aspetto della sua personalità veramente unico e speciale.
Ammirava il valore che lei dava all'amicizia perché era lo stesso che gli associava lui.
Sapeva che quelli erano solo alcuni degli aspetti di Arato, ma era già abbastanza per accendergli l'interesse e scatenargli per la prima volta emozioni sconosciute. Non a caso, come era successo in quel momento, gli bastava vederla in difficoltà per rincorrerla per tutta la villa e “racimolare” un'occasione per restare da solo con lei e avere così la possibilità di conoscerla ancora meglio. Di studiare i suoi atteggiamenti.
-sì che ne hai.- obiettò specchiandosi nelle iridi color cioccolato e, prima che protestasse, le prese dalle mani la cesta più grande. -cos'è tutta questa frutta estiva e primaverile?- domandò scioccato, contando una quantità infinita di frutti di bosco maturi (fragole, mirtilli, more, lamponi, ribes) e anche di ciliege, susine e pesche etc etc. -l'ho raccolti nella serra della famiglia Nakiri. Erina mi ha chiesto di farlo.-
-perché l'ha fatto? Non ti ha nemmeno chiesto se avevi bisogno di aiuto mentre lei se ne sta beata a bere dallo stessa cannuccia di Carter.-
Hisako strabuzzò gli occhi, stupita da quelle parole, intanto che procedevano sulla passeggiata sterrata del parco, che portava al portone della residenza. -cosa hai appena detto, Aldini?!- fece oltraggiata.
-ho detto che Nakiri non è stata molto rispettosa verso di te, visto che ti lascia fare tutto il lavoro sporco mentre lei si gode la vita.-
-Erina mi rispetta invece! Non parlare solo per dare aria alla bocca!- esplose prendendola sul personale -sa che a me piace raccogliere la frutta nelle serra dopo che ha raggiunto la maturazione.
Portare qualche cesta in più non mi disturba, lo faccio perché questo lavoro mi rilassa.-
Finalmente Takumi comprese di aver osato troppo e di essere stato erroneamente diffidente nei confronti di Nakiri. -ok, se le cose stanno così allora perdonami.-
Hisako continuò a fare la sostenuta, ma alla fine decise di perdonarlo.
Takumi si sentì sollevato notando il volto di Arato tornare ad essere disteso e tranquillo, e di conseguenza, affondò una mano all'interno della cesta tirando fuori una piccola fragolina matura per portarla lentamente verso le labbra fini di Hisako_su cui avrebbe voluto posarci le sua di bocca_ sfiorandole con il frutto, cogliendola di sorpresa e costringendola a schiuderle per mordere la fragolina.
L'aveva praticamente imboccata con sensualità tale che lei non aveva saputo ribellarsi.
Si riprese poco dopo, arrossendo per la vergogna.
-risparmiati questi inutili tentativi di seduzione, Aldini.- mormorò imbarazzata.
-non mi sembra siano completamente inutili, Arato-san, sei rossa come un pomodoro.- ridacchiò stuzzicandola. Comunque.. anche lui avvertì un po' di imbarazzo dopo quel gesto confidenziale.
-sei diretto proprio come tutti gli italiani. Se non altro fai onore ai tuoi concittadini, ma noi giapponesi siamo molto più pudici e dovresti tenerne conto.- affermò cercando di dare un timbro autorevole alle sue parole, senza successo, perché Takumi la prese sul giocoso:
-felice, dunque, di essere italogiapponese.- sghignazzò affiancandosi di nuovo a lei.
Lei decise di ignorare l'ultima frase, aprendosi in un sospiro senza speranza, ma le guance bruciavano ancora a causa dell'imbarazzo al ricordo di quel momento malizioso eppure anche ricco di dolcezza.
-dobbiamo portare le ceste in cucina per svuotarle e disporre la frutta tra il frigo e le varie fruttiere.
Un'altra parte deve essere infilata in dei contenitori di medie dimensioni e poi trasferita nel grande megazzino all'angolo della cucina principale.- gli spiegò rapidamente il lavoro, cercando di distogliere la mente dalle sensazioni travolgenti che la stavano assalendo a stare a pochi passi da Takumi.
-hai ancora intenzione di darmi una mano, ora che sai cosa devi fare?-
-è un lavoro noioso ma finché sono con te, Arato-san, risulterà molto divertente.-
Aveva detto quelle parole con tanta naturalezza che lei non riuscì a reagire nuovamente in maniera eccessiva e con il cuore che sembrava destinato a sfondare la sua cassa toracica da quanto batteva forte.
La cosa valeva per entrambi.
Infine si misero a lavoro.


 
 
****


Il salone era sempre pieno come un uovo, ma l'atmosfera che aleggiava attorno era molto più allegra e colorata del solito visto che erano vestiti tutti in Kimono/Yukata di qualsiasi fantasia esistente al mondo.
La cena del banchetto giapponese era appena terminata e gli ospiti avevano svuotato i piatti per il dessert, che aveva sorpreso tutti: Hisako aveva donato un sapore strepitoso al suo tiramisù al thé verde. Era stato un contrasto notevole tra il gusto del thé legato al mascarpone, dolce e delicato, e quello leggermente amaro regalato dalle gocce di cioccolato fondente inserite nella crema di mascarpone; che, grazie ai pavesi affondati nel thé già aromatizzato alla menta, non stuccava né rendeva assetati. Ma Erina era stata più che altro sorpresa dall'invenzione di Yukihira: come al solito quel ragazzo se n'era uscito fortemente creativo eppure semplice, con il sushi tartufato. Aveva seriamente aggiunto un fungo di terra a qualcosa di mare, creando un delizioso e ed indistruttibile ponte tra mare e terra ferma, unendo due cibi che a modo loro erano raffinati ma richiamavano anche paesi d'oltreoceano considerando l'uso del tartufo, in una simbiosi unica e dal sapore elegante e forte, penetrante, che univa tutte e cinque i sensi_chi più e chi meno_.
Anche gli altri si erano mostrati molto capaci e ognuno aveva trovato qualcosa di speciale da aggiungere al proprio piatto: come ad esempio Takumi, che aveva messo al posto delle foglie d'insalata nel rotolo e nel condimento interno del sushi, racchiuso sotto l'alga che avvolgeva il riso, pezzetini di asparagi, donando un gusto molto più dolce al riso e senza intaccare il particolare sapore del pesce crudo donando un tocco del tutto italiano al piatto. Ovviamente anche il suo sushi era risultato perfetto sotto ogni punto di vista e la sala l'aveva riempita di applausi anche per la precisione con cui aveva impastato il riso e disposto il pesce crudo e gli ingredienti di contorno, definendola una “precisione da miniaturista”, poiché non avevano neanche uno sbaffo e il gusto era così fresco e di eccelsa qualità, talmente divino da sembrare caduto veramente dal paradiso.
A parte questo, fortunatamente, l'idea del banchetto giapponese l'aveva aiutata a pensare il meno possibile a Yukihira e a levarsi dalla testa_almeno quando cucinava_la scena tra Alice e Soma e il loro amichevole interagire. Il vederlo meno, l'incontrarsi di rado per i corridoi prendendo le distanze di proposito, la mancanza di momenti di ritrovarsi da soli, li eventi di suo nonno.. tutti questi avvenimenti l'avevano salutarmente allontanata da lui, giovando al suo fastidio.
Lei e Yukihira non avevano una conversazione decente dal banchetto italiano.
Pensava che adottando la tecnica “prendi le distanze” si sarebbe sentita meglio, e per un po' così era stato, ma dall'altra parte l'irrazionalità e dei rovinosi e moralmente gravi sintomi d'astinenza Yukihira, l'interesse che sentiva per lui ma cercava ostinatamente di negare e frantumare senza miglioramenti, le dicevano che parlare con lui e avvertire la sua presenza vicina_e in qualche modo intima_le mancava terribilmente.
Non voleva accettarlo ma era così.

-signori.. ho un annuncio da farvi.- disturbò i suoi pensieri, suo nonno.
Il resto di salone si riunì in un lungo silenzio in attesa di quello che lui volesse dire:
-visto che la cena è finita e i miei giovani ospiti hanno cucinato per noi, ho deciso di far loro una sorpresa..-
I ragazzi della Tootsuki, compresa lei che non sapeva del regalo del nonno, si voltarono verso l'anziano meravigliati -..stasera c'è il festival Matsuri più grande di Sapporo.
La tradizione giapponese, come sapete, ogni estate organizza feste di questo tipo con il passaggio dei carri e la varietà di bancarelle: desidero che i miei studenti vi partecipino e si godano il festival dopo una serata di lavoro. Inoltre, siete già con il giusto abbigliamento.-
Il gruppo di ragazzi si scambiò delle occhiate sorprese e in seguito gli applausi inondarono la stanza.
-grazie Sig.Nakiri.- ringraziò per tutti Hisako. L'uomo annuì.
-adesso andate pure.- portò gli occhi su sua nipote, -vai anche tu Erina.-
Lei non si aspettava di far parte del gruppo degli altri ragazzi e neanche pensava che la sorpresa fosse riservata anche a lei. -ma..- tentò infatti, però suo nonno le fece segno di non dire niente.
-hai bisogno di divertirti anche tu.-
A quel punto non trovò da replicare e involtariamente indugiò su Yukihira che a sua volta la stava guardando con un sorriso incoraggiante e dolce.
Distolse gli occhi per prima, arrossendo, e infine il gruppo di giovani si avviò verso l'uscita della villa, già vestiti in abiti ideali e seguiti dai saluti degli ospiti.
Andò con loro anche Jess Carter.

 
 
****


Musica di flauti traversi, arpe, tamburi Taiko** creavano un suono omogeneo e armonico, tradizionalmente giapponese. I grandi carri ambulanti (dashi), ornati dai tipici tessuti giapponesi lavorati a mano e dalle decorazioni rosso e oro, avevano il compito di attraversare la città trascinando la grande statua della dività Shinto*** appartenente al satuario locale; essi si muovevano sotto una lentezza musicale accompagnata dai flauti e dai tamburi. I Dashi**** venivano definiti “carri allegorici” ed ognuno vantava di una propria caratteristica. Il festival Matsuri era caratterizzato, come richiesto dalla tradizione, da ricorrenti e fantastici elementi: bancherelle gremite di cibi, leccornie, prelibatezze, sfiziosità locali del Giappone o anche di oltreoceano (popcorn, patatine, zucchero a velo etc etc). Assaggi salati e dolci, amari e aspri. Banchi che invece proponevano la vendita di maschere, oggetti folcrolistici giapponesi come figure, statuette, Kokeshi*****, porta fortuna e porta chiavi, braccialetti e collanine varie e colorate, si estendevo lungo la passeggiata principale.
Vi erano anche bancherelle di giochi come quella per sparare alle lattine o la cattura dei pesci, e giostre illuminate. I classici chioschi insomma. Delle bancherelle erano allestite anche nelle vie interne e strette, lontano dal passaggio dei mezzi di trasporto e racchiuse in una zona ristretta creata per fare massa, ma non dall'aria soffocante ed irrespirabile. I passaggi degli immensi carri avvenivano nelle strade principali, che erano più spaziose e ampie. Un profumo di dolciumi, spaghetti saltati e frutta secca solleticava le narici di Soma. L'atmostra era allegra, piacevole, divertente e soprattutto.. colorata: i passanti erano tutti vestiti in kimono/yukata estivi, alcuni coperti da maschere suggestive. La musica che si alternava tra il delicato e lo scatenato, tracciando il cammino verso un palcoscenico dove avvenivano rappresentazioni teatrali volte a ricordare le regole che vigevano nel Giappone antico, e per non dimenticare la cultura storica del paese, oppure ragazze in kimono che danzavano a ritmo dei flauti traversi o del suono dolce dell'arpe.
La feste Matsuri erano tante e versatili, ognuna diversa dall'altra: alcune energiche e rumorose_come il loro caso_ altre tranquille e meditative. Esse hanno radici arcaiche e vengono organizzate da sempre per esaltare la religione cinese e buddista, decantarla e venerarla con assoluta devozione; oppure per ricordare un importante evento storico che ha lasciato il segno nel corso delle epoche attraversate dal Giappone.
Se era come il resto delle feste Matsuri, verso le 23.00 si sarebbero aggiunti i fuochi d'artificio e il volo delle lanterne. Soma era la prima volta che partecipava ad uno di quei festival, poiché non aveva mai avuto occasione di andarci; ma era anche la prima volta che ne vedeva uno così bello e grande, gestito ottimamente.
Gli scappò un sorriso di fronte a quel vivace affresco, sotto un cielo stellato e dalla temperatura leggermente ventilata. Sorriso che si spense quando sentì Erina parlare con Carter, poco più distante da lui:

-allora signorina Nakiri, da come è sorpresa vedo che non ha mai partecipato ad un festival del genere nonostante venga organizzato tutti gli anni nel periodo estivo.-
-mio nonno non mi ha mai dato occasione di andarci. È la prima volta. Non che mi interessino festival di questo tipo. Sono davvero chiassosi! Mi stupisco non mi abbia affiancato dei bodyguard per proteggermi da eventuali pericoli.-
-quale guardie del corpo vorresti quando ne hai già 7.- sorrise smagliante lui, riferendosi al suo gruppo di amici.

Decisamente, Carter era sempre in mezzo con quel suo fare provocante.
Soma si strinse in una smorfia irritata: non sopportava più di essere eclissato da lui e fece per andare dalla semi-coppia, ma Takumi agì per primo:
-Carter.. che ne dici di una sfida allo sparo delle lattine?-
-sempre ad andare dietro alle sfide, eh, Aldini.- ridacchiò Jess, -ma accetto volentieri.-
Si scusò con Erina e si portò accanto a Takumi; quest'ultimo, indisturbato, portò la mano destra dietro un fianco e alzò il pollice verso di lui: lo aveva appena aiutato.
Riconoscente al suo amico, raggiunse Nakiri che si trovava con Hisako.
-oh! Ti stavo proprio cercando, Yukihira-kun.- intervenne Alice, bloccandolo per lo yukata e rallentando il suo cammino verso Erina.
-Alice.. perché mi stavi cercando?- domandò lui, provando a capire le sue intenzioni.
Accanto a lei sempre un silenzioso Ryou e poco più in là un sorridente Isami.
-mi aiuteresti a catturare uno dei pesci rossi lì al banco?- lo invitò maliziosa, consapevole che sua cugina li stava guardando e che non era per niente contenta.
-veramente Yukihira aveva appena detto ad Erina che le avrebbe offerto una mela caramellata per premiarla per il successo che ha avuto il suo sushi.- mentì spudoratamente, Hisako, sorridendo candidamente.
Soma sgranò gli occhi dopo aver sentito la menzogna di Arato, ma decise di assecondarla perché voleva davvero restare solo con Nakiri.
-Hisako!!!- apostrofò Erina scioccata. Tuttavia l'altra la mise a tacere con un'occhiata signficativa.
Alice si infastidì per l'invadenza di Hisako; però, prima che potesse replicare, fu fermata da una mano di Ryou che le strinse forte il braccio, quasi a lasciarle un segno rosso.
-l'accompagno io, mia signora, a catturare i pesci rossi.- decise duramente, il suo assistente.
Alice si aprì in un'espressione meravigliata, poiché non si aspettava che Ryou le impedisse di adempiere ai suoi capricci da “principessina” e di attuare la sua piccola vendetta sulla cugina, e che lo voleva così tanto da farle arrossare il braccio a causa della salda presa.
-che stai facendo Ryou?- recitò confusa, infatti. -devi seguire i miei ordini.-
Lui la fulminò con un'occhiata che per un breve attimo le sembrò intimidatoria.
Anche se solo per un secondo, era entrato in modalità chef.
Tale prepotenza, anche se rapida, fu abbastanza spaventosa da farla desistere dal suo “diabolico” piano:
-d'accordo. Allora andiamo Ryou.-
-sì, mia signora.-
Era velocemente tornato ad essere una creatura ammansita, devota alla sua padrona, e dall'aria imbronciata.
Però, per un attimo, si era davvero impaurita di fronte all'atteggiamento incomprensibile del suo assistente.

Hisako soddisfatta, dopo aver avuto la certezza che gli altri si fossero tutti allontanati, si trascinò dietro Soma e gli diede una “spintarella”:
-forza Yukihira-kun, ti affido la mia amica. Fai “a modino”.- lo avvisò severamente.
Erina era ancora sbigottita e non sapeva cosa dire visto che era stata tutta una tattica di Hisako.
Non era riuscita a fermarla o forse.. non avrebbe voluto. Scacciò subito quel pensiero molesto.
Non capiva cosa la sua amica stesse pianificando e, come se non bastasse, si era appena allontanata per seguire Hayama e Isami lasciando nuovamente lei e Yukihira da soli.
Regnò il silenzio tra loro, si guardarono solamente negli occhi come loro solito.
Yukihira era davvero affascinante con quello yukata blu a striscie bianche.
I ciuffi sbarazzini a donargli un'aria trasandata, eppure affascinante e naturale, perfetta per la semplicità di cui era dotato. Gli occhi ambra che la fissavano come se la stessero studiando, brillavano grazie alla luce lunare. Erano limpidi e belli. -allora Nakiri.. che ne dici se ti offro davvero una mela caramellata?- propose scherzoso, grattandosi la nuca imbarazzato. -scusami.. non so cosa sia preso agli altri.-
-cosa sia preso ad Hisako, vorrai dire.- puntualizzò lei.
-se non ti va, torniamo dagli altri.- la rassicurò sorridendo.
-sono scomparsi, se non te ne sei accorto.- farfugliò impacciata.
-allora lo prendo come un sì.- ridacchiò lui, ilare.
Lei non ribatté ma attese che lui si avvicinasse di più.
Finirono per ritrovarsi uno accanto all'altro, pochi centimetri li dividevano dall'afferarsi la mano a vicenda, erano così vicini che lei poteva sentire le dita di Yukihira sfiorare distrattamente le sue. Non riusciva a guardarlo negli occhi, camminava con lo sguardo dritto davanti a sé, nell'impresa di controllare i suoi battiti.
Erano da soli dopo giorni. Una quiete imbarazzante e muta li circondava: nessuno dei due sembrava intenziato a parlare o a distruggere la tensione che si era creata.
Finalmente lei decise di superarla:
-dovrei offrirti anch'io una mela caramellata dato che gli ospiti di mio nonno hanno dimostrato di apprezzare davvero il tuo scontato sushi tartufato.-
Soma scoppiò a ridere davanti a quel commento e l'atmosfera tra i due sembrò un po' allegerirsi.
-e tu, Nakiri, cosa pensi del mio sushi tartufato?- chiese di rimando, ghignando.
-quasi accettabile.- mentì balbettando insicura: no mai, non gli avrebbe dato la soddisfazione di sentirsi dire “delizioso” neanche questa volta. -neanche questa volta “delizioso” eh?-
-non soddisfa ancora il mio palato, Yukihira, accettalo.-
-d'accordo. Non importa, ho ancora due mesi pieni per fartelo ammettere.- sorrise blando.
Lei si sentì arrossire ancora: la determinazione di Yukihira la faceva impazzire e al contempo infuriare, eppure provava una sorta di ammirazione per essa_anche se non l'avrebbe mai confessato apertamente_.
-guarda Nakiri, il banco delle mele caramellate.- le fece notare lui, indicandolo.
-dai! Prendiamone una per uno!- esclamò felice come un bambino.
-Hisako ha detto che me la devi offrire te.- ribadì allusiva.
Lui le fece un occhiolino.
-anche se Arato-san non l'avesse detto, te l'avrei offerta comunque.- dichiarò semplicemente.
Lei arrossì di nuovo per la scioltezza con la quale aveva detto tali parole, senza un briciolo di malizia e priva di pretese. Era irritante pensarlo, ma la delicatezza che metteva quando parlava le piaceva moltissimo.
Lo vide pagare il bastoncino con la mela caramellata incastrata dentro e la proprietaria del banco passargli anche il secondo bastoncino. -ecco a te, Nakiri.- glielo offrì sorridendo.
Lei, all'inizio timorosa si soffermò sulle mani curate di Yukihira e infine, convinta, prese in mano la mela.
-grazie..- sussurrò vergognosa, iniziando a leccarla: era davvero buona.
-non pensavo fossi tipo da cibi da strada.- considerò lui divertito, infastidendola.
-infatti non lo sono, ma visto che sono qui ho voluto provare.-
-allora, sentiamo, cosa ne pensi di questa mela? Troppo dolce, vero?-
-decisamente stucchevole.- asserì disgustata, -ricca di conservanti. In poche parole.. di basso livello.-
-non per questo si chiamano leccornie.- approvò spiritoso.
-comunque, mi aspettavo una critica. Il tuo palato è troppo incredibile per sbagliarsi.- convenne.
-il mio palato è una rogna.- sbottò aspramente, rendendosi conto troppo tardi di aver appena ammesso di odiare la sua abilità natale; infatti, tali parole stupirono Yukihira:
-è la prima volta che ti sento dire una cosa simile, Nakiri, pensavo ti vantassi della tua qualità e invece da quello che dici non sembra.- notò dubbioso.
-non fare caso a ciò che ho detto, Yukihira, e cammina che ho visto una bancarella che mi interessa.-
Evitò palesemente il discorso, gelida e schiva.
Lui aveva capito che non voleva parlarne, così restò in silenzio benché pieno di domande e riflessioni in testa.

 
 
****


Lui la vide avvicinarsi ad una bancarella davvero graziosa, pochi passi indietro la osservò chinarsi leggermente sfiorando il kimono al terreno. Il lungo abito tradizionale giapponese, rosato con motivi floreali tra il fucsia e il lilla, le fasciava dignitosamente le sue forme perfette e compatte.
Il kimono si intonava con estrema grazia ai suoi ciuffi biondo platino, rialzati da una crocchia acconciata con destrezza e sostenuta da una serie di forcine, da cui partiva un bastoncino incastrato tra le ciocche e decorato da un ciondolo da dove calavano tre brillantini luminosi e argentati che le donavano ancor più eleganza.
Il volto era lievemente truccato con mascara e matita nera, solo un rossetto bordò a dare valore e colore alle sue invitanti labbra. Era stupenda anche in abiti convenzionali.
Qualsiasi cosa Nakiri indossasse risultava sempre incantevole e leggiadra, aggraziata.
In quel momento sembrava incuriosita da un braccialetto d'argento con un ciondolo a forma di quadrifoglio e alcune perline tonde a fare da contorno: era davvero carino.
-carino questo braccialetto, signorina, non trova? Molto femminile.- sostenne la gentile ed anziana proprietaria del banco, -bella com'è le starebbe benissimo.- sorrise affettuosa.
-la ringrazio ma sono di fretta.- la congedò sorridendo, riprendendo a camminare.
Soma non smise di controllare Nakiri per paura che restasse da sola, ma in un gesto furtivo si avvicinò al banco dove lei aveva posato gli occhi:
-signora, mi scusi, possiede un negozio nel centro di Sapporo?- esordì sottovoce, sorridendo, e nel frattempo seguendo di sfuggita i movimenti di Erina. La donne ricambiò la gentilezza, comprensiva:
-sì, ragazzo mio. Gestisco un negozio proprio nel centro della città. Se vuoi fare un regalo alla tua ragazza..- riferendosi ad Erina e facendolo imbarazzare. -..puoi venire tutti i giorni, dal lunedì al sabato, a dare un'occhiata al mio reparto di gioielleria.-
Si strinse in un occhialino.
Lui alzò una mano in un in gesto di ringraziamento.
-la ringrazio molto signora. È stata davvero gentile a darmi queste informazioni.-
Lei annuì sorridendo con affetto e dolcezza.
Con questo tornò ad inseguire Nakiri, che si era fermata a vedere le ballerine danzare sul palcoscenico seguendo la dolce e attraente musica.
-dov'eri finito, Yukihira?- le chiese, guardandolo. -non che fossi preoccupata per te eh!- precisò vergognosa, tornando a guardare con scarsa attenzione le ballerine.
-mi ero perso.- ridacchiò mentendo. -e non penso fossi preoccupa per me.-
-queste bancherelle sono piene di futili oggetti.- constatò schietta, cambiando discorso.
-però quel braccialetto ti piaceva.- ribatté lui divertito, -dimmi.. se era così perché non l'hai comprato?
Quella signora era stata davvero disponibile con te e i soldi non ti mancano.-
-solo perché il suo lavoro è vendere il più possibile.- replicò, sebbene fosse rimasta colpita dalla sua gentilezza. -e non l'ho comprato perché era troppo semplice ed inutile.-
-diciamo perché parti sempre prevenuta, Nakiri. Tutto ciò che per te non è di lusso, conta poco.
Però sono sicuro che quel braccialetto ti piaceva tanto: mentre lo giravi tra le mani sorridevi e ti brillava gli occhi. È raro vederti così emozionata per qualcosa.-
Lei avvampò violentemente. -non è vero!-
-va bene, come preferisci.- ridacchiò.
-torniamo dagli altri, Yukihira. Mi hai già stancato.- ordinò risoluta.
Si portò avanti, superandolo infastidita.
-stai attenta a non inciampare nel tessuto del kimono, Nakiri.- la avvisò scherzoso.
-chiudi quella fogna, Yukihira.- ringhiò lei irritata.
Lui tornò affianco a lei pronunciando le ultime parole:
-il kimono ti dona, Nakiri.- confessò sinceramente, celando l'imbarazzo per aver detto quelle parole.
Lei fu piacevolmente colpita dai complimenti di Yukihira, talmente tanto che le mancò il respiro più di quanto le mancava da una buona ora che passeggiavano insieme.
La cassa toracica le rimbombava da come il suo cuore batteva frenico e violento.
Le sembrò che la sua temperatura corporea si alzasse all'improvviso: la reazione a quel complimento fu di un'intensità tale dal non riuscire a replicare.
-lasciami respirare Yukihira.- lo implorò stancamente, -ti ho appena detto di stare zitto. Hai per caso intenzione di farmi innervosire ulteriormente?-
-dico sul serio, Nakiri.- le afferrò le dita dalla mano, rapido, involontariamente.
Lei sgranò gli occhi cogliendo la sua espressione seriosa.
-giù le mani, Yukihira.- borbottò tremante: non voleva veramente che le lasciasse la mano, il suo contatto le era mancato tantissimo, che lo negasse o meno.
-grazie per questo giro.- sorrise ancora, lui, mollando la presa e facendola deglutire agitata quando lo vide alzare lentamente la mano e raccogliere un suo ciuffo riccioluto, un po' fuori posto, per poi portarlo dietro il suo orecchio con delicatezza e non smettendo di scrutarla negli occhi, probabilmente curioso di scoprire la sua reazione a quel gesto. Le dita di Yukihira solleticarono flebili dietro al suo orecchio, un tocco leggero ed innocente, eppure tanto disarmente da disseminarle una sorta di gradevole turbamento.
Quando scese con il braccio alla stessa lentezza iniziale, accerezzò le dita delle sue mani con studiata gentilezza scatenandole dei brividi d'eccitazione lungo tutto il corpo.
Si riscosse da quello stato da “catalassi” blaterando:
-è solo un caso se abbiamo girato per il festival insieme. Non farti strane idee.-
Posò gli occhi a terra, riscontrando difficoltà  nel sostenere il suo sguardo.
-grazie lo stesso.- ripeté lui grato e dopo un attimo di pausa si allontanò da lei, lasciandola confusa.
Gli altri erano proprio davanti a loro, sul ponte rosso a fior d'acqua.
Vi era, infatti, anche un lago nella zona dove si svolgeva il festival.
Alcune canoe si trovavano al centro del lago e i canottieri erano intenti ad accendere le lanterne che si sarebbero portate in alto, verso il cielo stellato, in modo da illuminare il pelo dell'acqua cristallina con una luce giallo-arancio, creando un evento unico e in qualche maniera romantico e surreale.
In seguito sarebbero anche partiti i fuochi d'artificio per fare da sfondo alle lanterne alzate in cielo.

-finalmente siete tornati ragazzi!- li accolse Takumi, correndo in contro a Soma.
-ci abbiamo messo più del previsto. Scusate ragazzi.- si giustificò, Soma, vago.

Erina, poco dietro di lui, era ancora avvolta nei suoi pensieri tanto da risultare assente.
Pensieri, come al solito, su Yukihira e l'interesse che stava dimostrando per lei come persona.
Sapeva che lui era amichevole con tutti, per cui non pensò a nessuna spiegazione speciale riguardo agli atteggiamenti di Yukihira. Si trattava solo del suo primordiale istinto di coinvolgimento e attenzione che riservava a tutte le persone che gli stavano attorno. Lei non faceva certo eccezione né veniva distinta dagli altri.
Comunque, purtroppo, l'istinto socievole e coinvolgente di Yukihira e le attenzioni che nutriva per tutti_lei compresa_la sua continua ricerca del contatto con lei, il loro innaturale sfiorarsi o bramare di farlo.. stavano diventando più complicati da "debellare" di quel che aveva immaginato e soprattutto potenzialmente pericolosi per il suo corpo e il suo cuore che si stavano abituando sempre di più a quelle dolcezze, a come lui la vezzeggiava con inconsapevole audacia; che, invece di farle desiderare di fuggire da esse, le sortivano l'effetto opposto: sentiva il bisogno di ricambiare le manifestazioni d'affetto di Yukihira, magari fare anche la prima mossa lei nell'accorciare le distanze ed ascoltare quello che voleva veramente.. cioè lasciarsi andare e scoprire come si sarebbe sentita ad assecondare le richieste del suo corpo per prima, al posto di Yukihira.
Voleva ricambiarlo con la stessa gentilezza e cura che lui le dimostrava.
Era un desiderio che a poco a poco si faceva sempre più urgente ed incontrollabile, attraente ed ambizioso.
-guarda che belle le laterne, Erina! Si specchiano sull'acqua!- attirò la sua attenzione Hisako, entusiasta.
Lei alzò gli occhi al cielo, accennando un sorriso vedendo quanto fossero belle le lanterne.
-già..- disse solo, in tono soffuso.

Dall'altra parte, Alice e Ryou erano uno accanto all'altra e parlavano:
-perché mi hai voluto accompagnare a catturare i pesci, Ryou?-
-non potevo lasciare la mia signora da sola.- confessò semplicemente, poggiandole delicatamente una mano sopra il caschetto liscio, sebbene il motivo fosse per ben altro ma Ryou non glielo avrebbe mai detto, perché neanche lui aveva la certezza di ciò che provava e neanche si spiegava le sensazioni strane e nuove avvertite negli ultimi giorni quando era a poca distanza dal corpo della sua signora.
-grazie Ryou..- sussurrò Alice, rossa in volto appena lui le carezzò la testa con rude tenerezza.

Fu così che il festival serale raggiunse la sua conclusione, lasciando un bellissimo e stimolante ricordo estivo a tutto il gruppo.



*****************************************************************
Angolo autrice: ho postato il nuovo cap. Per ora riesco a pubblicare una volta a settimana ;D.
Inanzi tutto.. grazie infinite per le vostre recensioni. Mi aiutate davvero tantissimo! *////* Ringrazio anche chi ha messo la fanfic tra preferite/seguite e la piccola Amy che mi ha messo tra gli autori preferiti!! grazie tesoro!! *-*
Ma venendo al cap: spero non vi dispiaccia se ho riassunto attraverso il punto di vista di Erina l'evento del banchetto giapponese e più o meno ciò che i personaggi_non tutti_hanno creato in cucina. Ho preferito dare più spazio al festival perché era il centro del cap. Mi auguro che non vi abbia dato troppo fastidio (a chi non piace la coppia) la scena tra Hisako e Takumi, e che invece abbiate apprezzato quella tra Ryou ed Alice (spero di non essere andata troppo OOC con Ryou: ho cercato di rimanere il più possibile nel suo PG e ho giocato un po' con la sua doppia personalità. Però credo che, semmai un giorno scoprisse l'esistenza del corpo femminile, lo farebbe in questo modo XD ma fatemi sapere voi cosa ne pensate :D ). Quanto al festival Matsuri, è un evento che avviene davvero tutti gli anni in Giappone, come ricorrenza.
Comunque, tranquilli: Il cap dedicato alla cerimonia del thé inglese sarà leggermente più dettagliato sull'aspetto alimentare :). I dolci mi piacciono!! *çççç*
Mi sono informata su esso e ho deciso di descriverlo a modo mio, rispettando la classica tradizione giapponese, ma aggiungendo un tocco del tutto personale (mi piacerebbe tanto viverlo di persona come festival*___* <3 <3). Che ne pensate delle scene Sorina? :P a piccoli passetti, molto piccoli, sti stanno avvicinando (la cosa sarà lunga, preparatevi! XD non sono tipo da far mettere subito insieme i PG protagonisti, perché poi non c'è  più gusto. Lo pensate anche voi? :P . In ogni caso non preoccupatevi, non rimarrete "asciutti" dall'emozioni e dalle scene "romantiche" e anche fraintendimenti tra loro. Anche nel prox cap lo vedrete ;D ).
Questo cap sarà dedicato ad Amy944 <3. Il prossimo a Pimpi95 *-*.
P.S: piccolo consiglio.. fate molta attenzione alla scena dove Soma parla con la signora del banco, perché sarà ricorrente nel cap dopo per un motivo preciso che non sto a dirvi! :P

Per farsi un po' di cultura del Matsuri Festival, ecco le spiegazioni di alcuni termini che ho usato nelle descrizioni.
Epoca Meiji*: in italiano si dice la seconda metà dell'Ottocento. Più chiaramente il diciannovesimo secolo.
Taiko**: tamburi giapponesi dal suono profondo.
Shinto***: una delle tante divinità in cui credono i giapponesi.
Dashi****: carri allegorici tipici dei festival Matsuri, ognuno con le proprie caratteristiche
Kokeshi*****: la tipiche bamboline giapponesi in kimono, create con vari materiali.

Spero davvero di non avervi deluso con 'sto cap! D: fatemi sapere cosa ne pensate sinceramente! :D grazie ancora a tutti voi!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** An important objet ***


An important objet

 
Rumuroso e devastante era il rombo cupo dei tuoni nel cielo plumbeo seguito dalle improvvise saette create dai fulmini che, con un flash carico e veloce di elettricità, illuminavano spaventosamente il nuvoloso cielo nel tardo pomeriggio, che segnava già il termine della giornata dopo che i colori serali avevano sostituito il tramonto, preannunciando l'inizio di un forte temporale estivo. Erina sciaguattava con i suoi antiestetici stivali gialli antipioggia e antisdrucciolo sul suolo terroso del parco Nakiri, in mezzo alle piccole pozze fangose che la momentanea pioviggine aveva causato, alla ricerca di un portachiavi_probabilmente nascosto dal fango_ che era appartenuto a sua madre: l'unica cosa che lei le aveva lasciato_a parte alcune foto_prima di morire. Lo portava sempre con sé, da qualsiasi parte andasse, poiché era tascabile.
Lo considerava un porta fortuna. Però, quel giorno, mentre andava da Jess per la lezione d'equitazione, le era caduto dalla tasca e lei se n'era accorta solo al termine della lezione, andando immediatamente a cercarlo, ripercorrendo passo passo la strada che aveva compiuto all'andata nella speranza di trovarlo.
Tuttavia, già dal primo pomeriggio, il cielo si era fatto nebuloso fino a diventare completamente scuro e a coprire i delicati raggi del sole che avevano accompagnato la mattina ed era così iniziato a pioviscolare, per poi passare a tuonare e fulminare; sapeva che presto lo scroscio sarebbe diventato talmente potente da limitare la visibilità, perché era quello che il tempo voleva, ma lei si sentiva troppo in colpa per andare a ripararsi nella residenza finché il temporale non avesse smesso di sfogarsi ed abbandonare le ricerche di quel prezioso oggetto. L'unico ricordo tangibile di sua madre, che non fosse una foto.
Aveva paura, più che altro, che quando il temporale si fosse scatenato, il fango si sarebbe accumulato ulteriormente finendo per ricoprire senza via d'uscita il portachiavi, perdendolo per sempre. Per cui si era fissata di volerlo cercare per forza prima che ciò avvenisse, ma la ricerca non stava avendo molto successo e stava finendo per arrendersi. Intanto, ad ogni tuono o lampo, sussultava agitata e pronta a bagnarsi totalmente.
Poi, ad un tratto, anche le poche gocce di pioggia che stavano cadendo, smisero di farlo e quando Erina alzò la testa si trovò il volto di Hisako piegato in un'espressione preoccupata, con in mano un ombrello dai motivi fioriti a ripararla. -Hisako.-
-Erina.. dovresti continuare la ricerca più tardi o domani. Il temporale sta per scatenarsi, il buio e il cielo grigio ti limitano la ricerca, e la quantità di fango creata non ti aiuta.- le disse dispiaciuta, -so che per te è molto importante, ma finirai per ammalarti in questo modo.-
Come al solito, Hisako era sinceramente premurosa con lei e a volte la scuotava quando le emozioni prendevano il sopravvento e finiva per fare qualcosa di sciocco come in quel momento: era completamente inutile continuare a cercare con quel tempo.
-stai tranquilla, Erina, sono sicura che ritroverai il portachiavi di tua madre appena il tempo si sarà rimesso. Non potrà andare tanto lontano.- le sorrise rassicurante.
Lei finalmente si arrese all'evidenza e annuì, infilando sotto l'ombrello di Hisako.
-hai ragione, Hisako. Continuerò domani.- decise, -grazie di essere venuta.-
La sua amica le sorrise affettuosa e le due ragazze rientrarono nella villa Nakiri.

 
 
****


Pochi minuti prima..
Soma aveva visto Erina cercare disperatamente qualcosa attraverso la sua finestra ed era preoccupato per lei perché si stava intrattenendo troppo fuori con il temporale in arrivo.
Quello che cercava doveva essere davvero prezioso per farla angosciare così tanto.
In effetti lui di Nakiri non sapeva veramente niente, non la conosceva davvero se non come appariva di fronte agli altri, sapeva che nascondeva qualcosa e che c'erano dei “fantasmi” nel suo passato che lei non aveva mai raccontato a nessuno.
Sapeva che non riposava bene la notte, aveva avuto modo di constatarlo le poche volte che si erano trovati da soli, prima fra tutte quella notte che l'aveva incontrato a sperimentare le crepes nelle cucine, ma lei non le aveva mai spiegato i motivi e quando chiedeva risposte né lei né il maggiordomo, neppure qualsiasi altra persona che la conosceva meglio di lui, né tanto meno suo nonno gliele volevano dare. Era anche vero che non aveva neppure insistito con lei a voler scoprire il suo passato, perché sapeva che sarebbe risultato invadente. Eppure, anche quel mistero che la circordava aveva un suo fascino.
Ora che sapeva di essere interessato a lei, anche avvicinarsi al suo passato stava diventando una priorità per lui. Qualcosa gli diceva che, se avesse scoperto cosa le era successo, l'avrebbe compresa meglio. L'avrebbe capita come desiderava e avrebbe avuto tante risposte riguardo ai suoi atteggiamenti scostanti e prevenuti, che celavano un'insicurezza tutta sua. Anche una paura forse. Però, finché non arrivava a conoscere il suo passato, non sarebbe stato facile entrare nella sua vita come una delle persone più importanti per lei. Oltre a tutto questo, da quello che aveva capito, Nakiri faticava a stringere rapporti con i coetanei perché era diffidente verso chiunque le mostrasse un minimo di gentilizza_esclusi Hisako e Carter_. Nemmeno di lui si fidava nonostante ormai fosse da più di un mese che vivevano a stretto contatto.
Erano anche accanto di stanza, ma lei niente.. continuava a respingerlo, allontanarlo, a prendere le distanze, a cercare di farsi odiare da lui.
Si costruiva un insormontabile muro che la proteggeva da lui. Eppure.. con Jess e Hisako non era così maldisposta.
In particolare non sopportava che non facesse di conseguenza anche con Carter, beveva perfino dalla sua stessa cannuccia come se niente fosse.
Perché non voleva aprirsi anche con lui? Forse perché non era di nobili origini come invece erano Carter ed Hisako, ma probabilmente non era per quello dato che nemmeno suo padre Joichiro lo era e di lui si fidava moltissimo. Appunto.. Perché Nakiri conosceva suo padre? Com'era successa una cosa simile?
Aveva ampi dubbi sul fatto che suo padre gli aveva nascosto quel dettaglio proprio perché aveva a che fare con il passato di Nakiri e non voleva che lui lo sapesse, o almeno, non finché non fosse stata lei a raccogliere il coraggio per raccontarglielo.
Probabilmente suo padre sapeva cosa era successo ad Erina e forse non glielo avrebbe mai detto anche per rispetto verso tutta la famiglia Nakiri.
Tra i pensieri, fece per avviarsi da Erina per dirle di rientrare ma fu anticipato da Hisako che apparve sopra la testa della ragazza con un ombrello, ma da lontano e soprattutto dentro la villa, non poteva sentire cosa si dicevano. Comunque, si rilassò pensando che adesso Nakiri non era da sola sotto la pioggia.
Rimase ancora a guardare le due ragazze chiacchierare e poi si ritirò chiudendo le tende e uscendo da camera sua.

Camminando per la villa, di sottofondo al temporale che ormai aveva iniziato a scatenarsi distruttivo, si scontrò con Hisako:
-Arato-san.. dov'è Nakiri? È ancora fuori?- chiese concitato.
-no, tranquillo Yukihira, Erina è a farsi una doccia per non ammalarsi.- rispose lei.
Lui tirò un sospiro sollevato. -grazie per essere andata da lei.-
-è mio compito, sono sua amica.- ricambiò il sorriso, Hisako. -dì la verità, Yukihira, se non mi avessi vista con lei ci saresti andato tu in suo soccorso. Vero?-
Soma arrossì leggermente, distogliendo lo sguardo. -ho pensato di andarci, in effetti.-
-lo immaginavo.. perché lo fai? Hai capito di provare qualcosa per lei?-
Lui ridacchiò imbarazzato e nervoso, stringendosi in un sorriso amaro.
-non hai bisogno di chiedermelo, Arato-san, l'hai capito perfino prima di me.-
Lei in risposta gli sorrise amichevole. -te l'affido, Yukihira, non farmi ricredere su di te.-
-non ti deluderò.- alzò il pollice, sorridendo. -piuttosto.. cosa stava cercando Nakiri?-
-un oggetto molto prezioso per lei.- confessò Hisako.
-e l'ha trovato?- domandò ancora, lui, serio.
Hisako scosse la testa amareggiata. -purtroppo no, il fango deve averlo ricoperto.-
-cos'era di preciso?-
-come mai tutte queste domande?- chiese sospettosa.
-niente di particolare. Solo semplice curiosità.- mentì: sarebbe andato a cercarlo per lei.
-un portachiavi con un ciondolo di un piccolo angioletto.- spiegò brevemente.
-va bene. Grazie mille, Arato-san.- le sorrise grato.
-dove stai andando, Yukihira?- lo richiamò lei. -non fare pazzie! È pericoloso!-
-non vado da nessuna parte, Arato-san. Sto andando nelle cucine ad esercitarmi.-
A quel punto la ragazza non lo richiamò più e lui finse di andare nelle cucine davvero.

Quando fu sicuro che in mezzo al salone d'accoglienza non c'era più nessuno, aprì l'immenso portone della villa ed uscì sotto il forte temporale.
Raggiunse più o meno il punto dove Nakiri prima stava guardando e iniziò a cercare quell'oggetto sotto la pioggia battente e violenta, seguita dai tuoni e fulmini.
Il vento prepotente scuoteva le vette degli alberi facendo volare qualche arbusto, una nebbia fitta riempiva il cielo nebuloso e scuro, e gli privava leggermente la vista.
Le mani nel fango continuavano a cercare senza sosta, senza distrazioni, lo sciaguattare nelle pozze e nel terriccio melmoso erano gli unici elementi a tenergli compagnia nella sua disperata ricerca, oltre al rombo dei tuoi e al getto netto della pioggia che picchiava sulle vetrate che circordavano tutta la villa.
Alcuni granelli di grandine grossi come sassolini, aumentavano l'inquietante ticchettio e gli cadevano addosso causandogli delle piccole fitte nei punti in cui lo prendevano, ma non erano così dolorose da impedirgli di proseguire a cercare.
Finalmente, dopo una buona mezz'ora, tirò fuori dal suolo fangoso ed erboso il portachiavi che Nakiri aveva tanto cercato.
Sorrise soddisfatto: era contento di averlo cercato per lei, adesso_in qualche modo_ si sentiva simbolicamente più vicino al suo passato.
Poteva rientrare vittorioso nella residenza, ma prima sarebbe andato a sciacquare il portachiavi, poiché non poteva renderglielo così sporco.
Era bagnato da capo a piedi, talmente tanto che chiunque l'avesse visto in quel modo avrebbe scoperto anche le sue nudità perché la pelle traspariva dai leggeri tessuti da quanto era fradicio. Si tolse le scarpe, anch'esse mezze, prima di attraversare il portone nella speranza di non incontrare nessuno nel salone d'accoglienza o tutti sarebbero venuti a sapere cosa aveva fatto. Le sue richieste, purtroppo, non furono realizzate e per strada si incontrò con Takumi che gli lanciò un'occhiata allibita.
-che diavolo hai combinato?-
Meglio lui che qualcun altro” rifletté sollevato, Soma, prima di rispondergli:
-eh, eh.. è una lunga storia Takumi.- recitò vago.
Takumi alzò gli occhi al cielo sconsolato.
-non mi dire che hai fatto qualche cavolata.-
-forse, ma direi che ne è valsa la pena perché ho ottenuto quello che volevo.-
-cosa sarebbe? Qualche illuminazione per un piatto?- chiese ironico.
-ho aiutato Nakiri a trovare una cosa a cui teneva.- raccontò semplicemente.
-sotto al temporale?- fece scettico. -lo sai che ti ammalerai, vero? Sei così fradicio che una doccia non ti proteggerà da un violento raffreddore.-
-sono più forte di quanto credi!- scoppiò a ridere, -e comunque non mi interessa.-
-va bene, come vuoi. Se l'hai fatto per una buona ragione non so che dirti. E poi non farlo, e visto ciò che provi per Nakiri, non sarebbe stato da te.- affermò Takumi, sorridendo.
Lui lo ringraziò mentalmente. -non dirlo, però.- precisò.
-non lo farò. Ricordi? Abbiamo un accordo.- si strinse in un occhiolino complice. -beh.. come pensi di darglielo senza che lei venga a sapere quello che hai fatto?-
-un modo lo troverò, magari glielo metto in camera quando lei non c'è. È di strada.-
-sei proprio un perfetto stalker.- commentò scherzoso, Takumi. Soma si unì alla risata del suo amico e poi i due si salutarono.
Lui fece una tappa nel primo bagno che trovava e sciacquò velocemente il portachiavi di Nakiri.
Fatto questo, prese la strada verso camera sua per spogliarsi degli abiti bagnati.

Più tardi, però, nonostante la bollente doccia per scampare al raffreddore, Soma iniziò a sentirsi debole ed accusare inappetenza.
Andare a cena cominciò a diventare un'ardua impresa dati i forti giramenti di testa, seguiti da ripetuti starnuti: sapeva di avere la febbre, ma voleva evitare che gli altri se n'accorgessero; tuttavia, visto come stava, rispettare la condizione sarebbe stato difficile.
Infatti, quando raggiunse la sala da pranzo scoccata l'ora della cena, riuscì a salutare a malapena i suoi conviventi e a sedersi su una delle sedie in pelle.
-tutto bene, Soma?- chiese leggermente preoccupato, Senzaemon, seduto a capo tavola.
-in effetti sei pallido come un cencio.- intervenne premurosa la madre di Alice.
Sapeva che Nakiri lo stava guardando confusa, ma fu l'unica cosa di cui si accorse prima di cadere a terra e svenire.
La madre di Alice, invece, fece un “urletto” spaventato quando vide il giovane ragazzo perdere l'equilibrio e cascare dalla sedia.
Takumi scosse la testa arreso, dato che sapeva che sarebbe finita così.
Hisako si alzò di riflesso dalla sedia e corse in aiuto a Soma poggiando meccanicamente la mano sulla sua fronte per sentire la sua temperatura.
-scotta da morire, sig.Nakiri, ha di sicuro la febbre.- confermò apprensiva.
Erina impallidì gravemente a quelle parole e non riuscì a dire niente, avvertendo una forte preoccupazione assalirla immediata. Il cuore le batteva a mille per colpa dell'ansia.
Fece per alzarsi per seconda_dopo Hisako_ ma suo nonno la precedette: Senzaemon raggiunse Soma e se lo portò dietro le spalle facendogli appoggiare la testa su una di esse.
-è solo un raffreddore, ragazzi, non preoccupatevi. Lo accompagno in camera sua, con una bella dormita e qualche medicina starà meglio. Incarico il mio maggiordomo di prendersi cura di lui mentre ceniamo.- spiegò rassicuramente, -voi potete tranquillamente iniziare a mangiare senza di me. Sarò qui tra un attimo.-
Il gruppo, ancora sconvolto dell'accaduto_in particolare Erina_ annuì e riprese a mangiare con calma, guardando il loro preside allontanarsi con Soma sulle spalle.



 
****


Terminata la cena, lei ed Hisako stavano camminando una affianco all'altra.
Era molto distratta, per cui non seguiva attentamente i discorsi della sua amica.
Ascoltava solo brevi sprazzi e rispondeva alle sue frasi a monosillabi. Vedere Yukihira svenire all'improvviso l'aveva davvero sconvolta.
Si era preoccupata moltissimo finché suo nonno non l'aveva rassicurati dicendo che era solo un raffreddore.
Però, nonostante questo, vedere Yukihira così fragile ed indifeso l'aveva scioccata.
Sarebbe voluta correre da lui al posto di Hisako e accertarsi per prima che cosa aveva, ma un'altra volta si era imposta di non farlo.
Si chiedeva come poteva aver preso un raffreddore nella stagione estiva, senza fare niente che glielo avesse scatenato.
Era rimasto nella residenza durante il temporale, giusto? Quindi non era possibile che avesse “beccato” la febbre così facilmente.
Desiderava andare a vedere come stava e sapere se il maggiordomo si stava prendendo cura a dovere di lui. Voleva essere presente se lui aveva bisogno.
Sapeva che le era proibito esaudire tutti quei desideri, per principio e convenzionalmente parlando dell'appartenenza alla sua nobilità. Non poteva e basta.
-Erina.. mi stai ascoltando? Hai capito cosa ho detto?- la riportò alla realtà Hisako.
-no, scusami Hisako.- rispose solo, dispiaciuta.
La sua amica sospirò stancamente:
-sei preoccupata per Yukihira, vero? È palese, Erina.-
Lei arrossì a dismisura, non riuscendo inizialmente a rispondere.
-mi sto solo chiedendo come ha fatto a prendere il raffreddore d'estate.- borbottò poi.
-ti stai solo friggendo il cervello, indecisa se andare da lui a vedere come sta.- bocca della verità Hisako. Decisamente schietta la sua amica.
Si imbarazzò ancora. -forse è vero.- ammise impacciata, finalmente. -ma non glielo dire!-
-e allora cosa fai ancora qui? Perché non vai davvero da lui?- la incoraggiò l'altra.
-non posso farlo.- asserì dura.
Ci fu un attimo di silenzio e fu Hisako ad interromperlo:
-senti.. forse so perché Yukihira ha preso il raffreddore..- cominciò.
Erina sgranò gli occhi stupita, voltandosi bruscamente verso Hisako:
-ecco perché non eri esattamente sorpresa quando è svenuto.-
-non sono sicura sia così, ma è l'unica spiegazione che mi dò..- continuò -..credo sia andato a cercare il tuo portachiavi sotto il temporale.-
Erina si stupì ulteriormente davanti a quella rivelazione:
-hai raccontato a Yukihira del portachiavi di mia madre?!- domandò convulsa.
-l'ho dovuto fare, Erina. Ti aveva visto della finestra cercarlo. E poi.. spiegami cosa c'era di male a dirglielo? Credo che Yukihira sia un ragazzo molto compresivo e penso che te sei accorta anche tu. Perché continui a volerlo tenere a distanza?-
-in ogni caso non spettava a te dirlo, Hisako.- rispose piccata. -lasciamo stare.-
-non hai risposto alla mia domanda.- rincasò la sua amica.
-perché va bene così. Non potremmo mai avvicinarci davvero.- rispose malinconica.
-tu non la pensi veramente così, Erina.- insisté Hisako. -tu scappi e basta!-
Lei sobbalzò scioccata, poi si girò verso la sua amica e la fulminò irritata.
-devo andare. Vai a letto, Hisako.- le ordinò gelida, congedandola.
Hisako sapeva che avrebbero finito per discutere, ma se lei non le avesse fatto aprire gli occhi Erina avrebbe sofferto più di quanto aveva già fatto in passato.
Come amica doveva proteggerla da una tale sofferenza. Doveva farle capire che rifiutare quei sentimenti era sbagliatissimo e che prima o poi se ne sarebbe pentita.
Da una parte, nonostante avessero discusso, aveva ottenuto qualcosa di positivo: era sicura che Erina sarebbe andata nella camera Yukihira prima di andare a dormire.


 
****

Si trovava davanti alla porta di Yukihira, bloccata ed indecisa sul da farsi, una mano pronta ad afferrare la maniglia ma non determinata a piegarla.
Era agitata, il cuore le batteva a mille, sentiva il fiato soffocarla alla bocca dello stomaco. La gola le bruciava come non mai, pronta a far fronte a quelle che erano le sue convezioni familiari, alla razionalità, incerta se abbandonarle o ascoltare le sue emozioni ed entrare.
Il senso di colpa la stava assalendo: se Yukihira aveva preso il raffreddore era anche a causa sua.
Aveva affrontato il temporale per cercare qualcosa che le apparteneva e a cui teneva come se fosse oro. Voleva davvero ringraziarlo e scusarsi.
Voleva prendersi cura di lui nel tentativo di ripagare quello che aveva fatto per lei.
Nello stesso tempo, però, sapeva che esporsi con lui avrebbe accorciato le distanze tra loro.
Farlo voleva dire accettare quei sentimenti, esprimerli apertamente, smettere di nasconderli sotto una maschera gelida ed indifferente. Distruggere una parte di quel muro che aveva innalzato tra loro due, accortasi di ciò che provava. Significava, dunque, fidarsi un'altra volta, aprirsi, scoprirsi.. sciogliersi.
Non era sicura di essere pronta a farlo, ma il senso di colpa e il suo forte interesse per Yukihira stavano ancora sovrastando le sue imposizioni e ciò che si era promessa di fare: allontanarlo. Un'altra volta lui era penetrato nel suo cuore, l'aveva reso flessibile addolcendolo con i suoi sorrisi e il suo altruismo, e in quel momento Erina voleva più di ogni altra cosa al mondo aprire quella porta ed andare da lui trasgredando qualsiasi principio si fosse costruita; e così fece: finalmente spalancò quella porta trovandosi davanti il maggiordomo della famiglia Nakiri seduto sulla poltrona a leggere qualcosa e di tanto in tanto lanciare un'occhiata al “paziente”.
Yukihira era disteso nel letto, sotto le coperte, una pezza fresca sulla fronte.
Respirava con difficoltà per colpa del raffreddore, era sudato sulle braccia e sulle spalle per l'alta temperatura corporea. Si agitava nel sonno scuotendo scattosamente la testa.
In quel momento avvertì una fitta dolorosa vedendolo così distrutto.
-signorina Nakiri!- esclamò meravigliato, il maggiordomo, interrompendo la sua angoscia interiore e alzandosi dalla poltrona per andare verso di lei.
-come sta?- chiese lei tremante.
-gli ho dato poco fa una medicina per abbassare la febbre, ma è ancora presto prima che faccia effetto. Meno male che si è addormentato.-
Lei annuì ascoltando e facendo qualche passo incerto, non smettendo di guardarlo, verso il comodino di Yukihira che ospitava una bottiglia d'acqua con un bicchiere accanto, il contenitore delle medicine e poco più in là, spalancando gli occhi stupita, il suo portachiavi con l'angioletto completamente intatto e lindo. Istintivamente lo prese tra le mani e sorrise sollevata: Yukihira l'aveva davvero trovato.
Fu un gesto inconsapevole quello di portare lo sguardo sul ragazzo e osservarlo dormire aperta in un'espressione di dolcezza e con delle candide guance arrossate per l'emozione.
-il suo portachiavi, signorina, è cascato dalla tasca del sig.Yukihira. Sapevo che era suo e quanto per lei era importante, per cui l'ho raccolto e l'ho appoggiato sul comodino.-
-grazie Oda-san..- sussurrò, non smettendo di guardare Yukihira.
L'uomo fece un cortese inchino e uscì dicendo:
-lo affido a lei signorina. Sembra che desideri restare.-
Erina non gli rispose, sentì solo di sfuggiata la porta di camera chiudersi.
Infilò nella tasca dei suoi pantaloni il prezioso portachiavi e si chinò verso Yukihira, con delicatezza alzò la pezza dalla sua fronte cercando di non svegliarlo e la immerse nel secchio d'acqua gelida al lato del letto, avvertendo la freschezza dell'acqua.
Dopo aver strizzato la pezza indugiò sulla fronte di Yukihira: voleva baciarla, la sua spaziosità era davvero tenera, per non parlare dei ciuffetti rossi, ribelli, che nascondevano parte della pelle. Il viso accaldato per la febbre, il suo continuo agitarsi nel sonno, la preoccupazione e la gratitudine che lui le aveva fatto provare nel giro di poco tempo, la spinsero ad agire: portò le sue labbra fini verso la fronte del ragazzo e gli lasciò un flebile bacio, in un tocco condito di sincera dolcezza, rapido eppure intenso.
-grazie davvero Yukihira.- disse sottovoce, sentendo il suo corpo devastarla con un'eccitante emozione e un volere di più, tanto che il suo viso assunse tutte le possibili tonalità del rosso, dal leggero al più infuocato. Il cuore impazziva nella sua cassa toracica.
Le labbra con le quali aveva sfiorato la fronte di Yukihira, frizzavano e bruciavano così tanto che con una mano se le toccò come a catturare la piacevolezza che sentiva.
Cosa aveva appena fatto? La vergogna non l'abbandonava, ma nonostante questo non si sentiva davvero pentita di quello che aveva fatto.
Per la prima volta aveva semplicemente ascoltato l'istinto andando contro le regole.
Meccanicamente, guizzando, appoggiò la pezza sulla fronte del ragazzo decisa ad andarsene per l'imbarazzo. Però non voleva farlo davvero, sospirò e di conseguenza si sedette al capezzale del letto di Yukihira in modo da vegliere su di lui. Non desiderava lasciarlo solo, specialmente perché non sopportava di vederlo così sofferente per colpa sua e per i sintomi della febbre: aveva bisogno di assistenza e in qual momento era l'unica che voleva dargliela. Pian piano avvertì una misteriosa tranquillità riscaldarle tutti i muscoli irrigiditi dalla tensione e dalle sensazioni accumulate in quell'attimo, in un dolce tepore: era un po' che non si sentiva in quel modo. Stava bene ed era rilassata. Si sentiva protetta dalla presenza del ragazzo accanto a lei.
Morale della favola: finì per addormentarsi con la testa sul piumone blu che copriva il corpo Yukihira, trovandolo morbido ed accogliente. Decisamente comodo.



 
****


Soma aprì lentamente gli occhi realizzando di trovarsi nel suo letto e ricordando di essere svenuto a causa della febbre e poi portato in camera dal nonno di Erina.
Brevi ricordi della sera precedente fecero “capolino” nella sua testa, leggeri sprazzi di momenti non vissuti pienamente coscienti data l'influenza.
Uno di essi, sebbene non con la certezza di averlo davvero sperimentato, era un pensiero persistente: un dolce contatto, cauto, leggero, gentile sulla sua fronte, che sembrava avvertire ancora nettamente vivo sulla sua pelle. Non era sicuro di averlo vissuto davvero, ma sperava di averlo fatto perché era stato in grado di tranquillizzarlo e lo aveva aiutato ad affrontare meglio la febbre. I sui dubbi ebbero in qualche modo delle risposte quando, nel voltare la testa verso il lato destro del bordo del letto, notò Nakiri dormire con un sorriso sopra al suo piumone. Sgranò gli occhi stupito: mai si sarebbe aspettato di trovarla in camera sua, per giunta a dormire al capezzale del suo letto.
In seguito all'iniziale reazione, però, si trovò ad osservarla con tenerezza mentre dormiva. Si era davvero preoccupata così tanto per lui?
Il suo cuore a quella domanda ebbe un piacevole sussulto. Probabilmente era venuta a sapere cosa aveva fatto per lei e i motivi per cui si era ammalato.
Appena si fosse rimesso avrebbe strozzato Takumi per aver fatto la spia.
Era l'unico a cui l'aveva detto esplicitamente, pensò subito che fosse stato lui a dirlo a Nakiri nel tentativo di aiutarlo con lei; in fondo non gli dispiaceva quella situazione, vederla prendersi cura di lui, sentirla più vicina che mai e così via.. per cui poteva strappargli una lancia a suo favore, pensò ridacchiando fra sé e sé.
Nakiri era davvero bellissima mentre dormiva. Sentiva il suo respiro regolare, sembrava dormire profondamente e forse era rilassata visto che era distesa in un sorriso.
I capelli sciolti si spargevano sul suo letto, scendevano aggraziati lungo la sua schiena, toccando il pavimento della stanza con le punte: avrebbe voluto accarezzarli.
Era tutta accovacciata, la testa e l'orecchio appoggiati sulle sue braccia incrociate prendevano una parte del letto. Però lei era tranquilla.
A vederla così indifesa, che bastava un attimo ad allungare una mano e portarla sul suo volto per farle una delicata carezza, le labbra sottili appena schiuse che emettevano il suo caldo respiro e che lui trovava così invitanti. Il solito profumo di violette che invadeva dolcemente lui e il suo letto.. con tutti quei pensieri e sensazioni, non riuscì a resistere dal farle un'intima carezza sul volto niveo e proseguire lentamente lungo i lisci ciuffi, per scoprirle il viso e gli occhi, e adagiarli dietro il suo minuto orecchio.
Fu un movimento naturale ed incontrollato, come lo erano le emozioni provate per lei, ma fu abbastanza a distoglierla dal sonno.
Nakiri aprì gli occhi pigramente e, quando finalmente li ebbe aperti del tutto, si accorse di lui alzandosi di scatto dal letto.
-Yukihira!- esclamò sussultando. -stai bene?- fu la prima domanda che gli fece.
-meglio, anche se credo di avere ancora qualche grado di febbre.- spiegò innalzando la schiena per mettersi a sedere.
-puoi stare tranquilla, Nakiri, non mi dà fastidio se resti qui.-
Lei arrossì imbarazzata. -se non l'hai notato, ci sono rimasta tutta la notte.-
-l'ho notato.- sorrise divertito, -grazie di avere vegliato su di me con costanza.-
-l'ho fatto solo perché sei un'idiota!- replicò in un farfuglio sommesso.
-capisco.- ridacchiò lui, -scusa per il disturbo che ti ho creato, Nakiri.-
Lei rimase in silenzio e si avvicinò nuovamente al suo letto: i loro occhi si fissavano con intensità.
Sapevano entrambi di aver cercato rispettivamente un contatto con l'altro e la tensione per l'imbarazzo li stava completamente travolgendo.
-perché l'hai fatto, Yukihira?- fu la prima a parlare, Nakiri. -lo so che ti sei ammalato per cercare il mio portachiavi. Il sig.Oda ha detto che è caduto dalla tua tasca.-
-mi hai scoperto eh?- ridacchiò, -in realtà speravo tu non lo venissi a sapere perché sapevo ti saresti sentita in colpa. Al contrario di quello che fai credere, ti interessa degli altri.-
-anche se dici così continui ad essere un'idiota, Yukihira.- ribatté aspra. -inoltre.. non hai ancora risposto alla domanda che ti ho fatto. Perché lo hai fatto?- ripeté.
Soma non rispose subito, si strinse in un sorriso amaro, cosapevole che non le avrebbe potuto dire completamente la verità.
La guardò dritta negli occhi e poi rispose:
-l'ho fatto perché siamo amici, Nakiri.-
La verità era ovviamente un'altra, ma preferì usufruire di una mezza verità piuttosto che sentirsi respinto un'altra volta o comunque non finché non fosse stato sicuro di quello che lei provava per lui. E, a parte questo, neanche lui era pienamente convinto di quello che sentiva per lei. Era fortemente attratto da Nakiri, teneva parecchio a lei, era incuriosito.. però quei particolari preannunciavano solo l'inizio di qualcosa di importante, non la totale certezza. Era giusto che per ora tenesse per sé le emozioni che avvertiva.
-quando mai siamo stati amici, Yukihira? E poi.. ti butteresti davvero sotto un temporale in quel modo per recuperare qualcosa ad una persona che consideri un amico?-
-sì, lo farei.- in parte era la verità, ma non completamente da portarlo ad ammalarsi pur di trovarlo. Quella era una pazzia che aveva fatto solamente per lei.
Zitto Soma! Non dirlo! Nakiri non lo deve sapere”, la sua testa provò a controllarsi.
-resta il fatto che noi non siamo amici, Yukihira.- puntualizzò lei, ancora, arrossendo.



 
****


Perché era delusa dalla sua risposta? Si aspettava per caso una spiegazione diversa?
Chiaro che non poteva essere così. In fondo Yukihira era amichevole con tutti, non era così assurdo che la consideresse in qualche modo parte del suo gruppo di amici.
Doveva essergli riconscente per questo, soprattutto perché così poteva stare tranquilla e continuare a rispettare le convenzioni della nobiltà e il suo orgoglio non sarebbe rimasto intaccato, e invece odiava la risposta che le aveva rifilato con tanta naturalezza.
Dentro di sé, con irritazione, aveva sperato che lui le dicesse che l'aveva fatto perché la riteneva più speciale rispetto agli altri; perché era ovvio che lei avrebbe voluto essere considerata tale da Yukihira. Era colpa di quello che provava per lui se adesso stava male.
-d'accordo Nakiri. Allora, se non siamo amici, spiegami perché ti trovi qui da ieri sera?-
Mi trovo qui da ieri sera proprio perché per me sei qualcosa di più!” si rispose a se stessa, ma non poteva dire la medesima frase a lui: si sarebbe solo ridicolizzata.
-l'ho fatto perché non avevo niente di meglio da fare e per errore mi sono addormentata.-



 
****


Le parole di Nakiri lo ferirono un po', ma non poteva aspettarsi risposta diversa da lei.
Il non aver tenuto alte le aspettative l'aveva aiutato a digerire meglio una frase del genere; però, allo stesso tempo, era felice di averla trovata al suo fianco dopo che si era svegliato. -capisco. Comuque è stato bello trovarti addormentata sul mio letto.- ridacchiò scherzoso, cercando di sciogliere la freddezza che si era creata durante quella conversazione. Sapeva di essere stata troppo dura, così tentò di rimediare come poteva:
-comunque, Yukihira, sono contenta che stai meglio.- nascose un leggero sorriso.
-quindi sai essere anche carina, quando vuoi.- la stuzzicò lui.
-solo perché gli ammalati mi fanno pena!- replicò arrossendo.
Soma scoppiò a ridere divertito.
-sono felice di averti ritrovato il portachiavi a cui tieni.- aggiunse quando si calmò, -visto che l'ho trovato io, posso sapere perché ci tieni così tanto?-
-non credo siano affari tuoi, Yukihira.- boccheggiò volgendo lo sguardo altrove.
-te l'ha regalato Carter?- domandò serio, non riuscendo a capire perché lo aveva tirato in ballo senza alcun motivo.
Forse perché voleva avere totalmente la certezza che non fosse suo e che Erina non conservava con tanta cura qualcosa del suo rivale. Lo temeva.
Lei strabuzzò gli occhi colpita da quella domanda:
-perché tiri fuori Jess, adesso? Cosa c'entra lui?-
-visto come siete legati, ho pensato fosse suo.- suppose, cercando di nascondere l'irritazione che lo stava assalendo.
-cosa ti prende Yukihira? Hai qualcosa contro Jess?-
Sì, perché ti sta appiccicato peggio di una ventosa” si rispose mentalmente, seccato.
-niente di particolare. Era solo una supposizione. Non farci caso Nakiri.- adottò un sorriso di circostanza volto a sostenere quelle parole e a renderle più veritiere.
Si stupì per come era riuscito a controllare i nervi al pensiero di Jess che beveva dalla cannuccia di Nakiri.
In compenso, però, era sollevato che il portachiavi non era un suo regalo.
Sentiva gli occhi di Nakiri addosso, che lo studiavano con attenzione, probabilmente provando a capire quanto le parole che aveva detto erano sincere.
-apparteneva a mia madre.- gli rivelò alla fine, -me l'ha regalato prima di morire.-
Lui la vide rattristarsi e si sentì in colpa per averla costretta ad entrare nel discorso:
-mi dispiace per aver insistito, Nakiri, ma vedi.. ti capisco: anche mia madre è morta.-
Lui notò che quelle ultime parole l'avevano scioccata e decise di rassicurarla:
-non preoccuparti. Sono passati tanti anni. I bei ricordi rimangono, e a volte sono tristi, ma alla fine sto bene.-
-non ero preoccupata.- balbettò insicura. -devo andare!- annunciò dandogli le spalle.
Poggiò la mano sulla maniglia e rimase ferma per qualche minuto.
-grazie per averlo cercato per me.- sussurrò impacciata, -ma non fare più certe pazzie. È pericoloso e non voglio, ecco.- concluse sbrigativa.
In qualche modo gli aveva fatto capire anche a voce che si era preoccupata molto per lui, però non aveva neanche bisogno di sentirselo dire poiché averla trovata lì con lui al suo risveglio valeva più di mille parole. Era stato veramente un gesto premuroso da parte sua.
Nakiri sapeva essere dolce se voleva, aveva solamente paura di scomporsi troppo.
-non lo farò più. Promesso.- le sorrise da dietro, lui.
-mi dispiace per tua madre.- gli disse lei prima di uscire dalla sua camera.
Fu così che lo lasciò da solo della stanza. Crollò sul letto ancora debole ma sorrise felice.
Avrebbe dormito un altro un po' e poi, tornato in piena forma, sarebbe andato a comprare il regalo per il compleanno di Nakiri: sapeva già cosa prenderle.



 
****


Qualche giorno dopo, in seguito al tempo ristabilito e al miglioramento delle sua salute, Soma uscì dalla residenza per farsi accompagnare da uno degli autisti della famiglia Nakiri verso il centro di Sapporo, alla ricerca del negozio d'oggettistica di proprietà della signora incontrata al festival Matsuri.
Sapeva che il braccialetto che Nakiri aveva adocchiato le sarebbe piaciuto e aveva deciso di regarglielo lui per il suo compleanno, perché lei non l'avrebbe mai comprato.
L'autista lo lasciò nella piazza principale, fissando che si sarebbero incontrati nello stesso punto ad acquisti finiti. Aveva deciso di andare da solo, poiché preferiva. Si era organizzato molto in anticipo, perché nei prossimi giorni avrebbe dovuto pensare a cosa creare per la cerimonia del thé inglese e non era sicuro di riuscire a trovare il tempo per andare a comprare il regalo a Nakiri, per cui aveva pensato di farlo subito.
Era una splendida giornata, il centro era davvero vivace ed era anche affollato.
I negozi erano infinti, ce n'erano di ogni tipo, non sarebbe stato facile trovare la piccola bottega di quella signora; tuttavia.. si ricordava il nome e puntava a quello guardandosi attorno. Mentre cercava si imbatté in varie vetrine, guardandole, e finalmente notò l'insegna del negozio che stava tanto cercando.
Sorrise soddisfatto ed entrò. Fu accolto da un tintinnio di un acchiappasogni, decorato con delle campanelline musicali che si scontravano fra loro producendo un suono squillante. All'inizio era vuoto e si mise a guardare tutti gli oggetti e la gioielleria che il negozio offriva.
Era tutta roba molto femminile, d'arredamento, soprammobili e poi c'era il piccolo reparto gioiellerie.
Notò subito tra tutti quei braccialetti di ogni tipo, in mezzo, il braccialetto con il quadrifoglio che aveva tanto colpito Nakiri e lo sfiorò appena, rigirandoselo tra le mani: era perfetto per lei: era semplice, ma aveva anche un tocco di eleganza visto che era in oro bianco.
Il problema era con quali soldi l'avrebbe comprato. Avrebbe dovuto spendere tutti i risparmi che gli aveva lasciato suo padre per quel mese, visto che non lavorava; tuttavia.. aveva deciso di farle quel regalo e avrebbe speso quei soldi, anche a caro prezzo. Non ci avrebbe ripensato.
-sapevo saresti tornato.- la voce roca della signora lo destò dalla contemplazione del braccialetto e seguì la sua gracile figura scendere le scale con il solito sorriso affettuoso.
-sono riuscito a trovare il suo negozio, signora.- sorrise lui gentile. -in realtà non pensavo mi avrebbe riconosciuto così facilmente visto che ci siamo visti diversi giorni fa.-
-sono brava a riconoscere la fisionomia delle persone che incontro.- spiegò lei. -sei venuto a comprare il braccialetto alla tua ragazza?- gli domandò.
Soma annuì posando il braccialetto sul banco della cassa. -non è la mia ragazza.- precisò grattandosi la nuca imbarazzato.
-ma vorresti che lo fosse?- si strinse in un occhiolino, la vecchia signora.
-vorrei solo che si accorgesse di me. Che diventi la mia ragazza?- recitò ridacchiando, -bella domanda! Beh.. a questo non ho ancora pensato.
Sicuramente sono attratto da lei in vari sensi, però non so ancora che rapporto vorrei ci fosse tra noi.-
Perché stava dicendo ad una sconosciuta signora quello che pensava?
Neanche a Takumi aveva mai raccontato completamente come si sentiva ed era la figura maschile più vicina ad un amico.
Era assurdo, ma quella signora gli ispirava fiducia.
-sei innamorato di lei?- gli chiese ancora, la donna, mentre infilava il bracialetto in un cofanetto di velluto e poi lo impacchettava con estrema agilità nelle mani.
Se era innamorato di lei? Altra difficile domanda.
Sul piacergli, sul desiderarla e affascinarlo aveva le risposte ed erano affermative, senza alcun dubbio.
Ma cosa significava essere innamorato? Amare qualcuno? Cosa faceva la differenza?
A questo non sapeva ancora rispondere. Per quello che ne sapeva, ciò che lui sentiva per Nakiri poteva essere una forma d'amore, ma la conosceva ancora troppo poco per dirsi davvero innamorato. Non sapeva ancora cosa significasse esserlo.
Oltretutto, solo ultimamente lei sembrava considerarlo di più e aver realizzato che forse era diverso da quello che era in apparenza_come lei del resto_ la strada per raggiungere il suo cuore era ancora lunga e complessa. Come lo era sperimentare cosa volesse dire amare qualcuno.
No, non sapeva rispondere alla domanda della commessa. Non ancora.
-non ho idea di che cosa sia quello che provo per lei.- ammise scrollando le spalle.
La donna sorrise. -se sei venuto in questo negozio apposta per comprarle questo braccialetto, sicuro che le sarebbe piaciuto, allora non sei lontano dalla risposta.-
Il tono della signora era molto saggio e misterioso, scatenava ulteriori domande.
-voglio solo proteggerla e vederla felice.- continuò lui, allora, riflessivo.
-vedi? Non sei lontano dalla risposta.- ricansò la donna, sorridendo.
Gli passò il sacchetto con il regalo nelle mani, dicendogli:
-buona fortuna ragazzo mio. E grazie dell'acquisto.-
-grazie a lei, signora.- sorrise solare lui, afferrando il sacchetto e uscendo dal negozio facendole un cenno di saluto. Parlare con quella donna, forse, gli aveva schiarito un po' di più le idee.
In fondo le risposte che le aveva dato erano vere. Era tutto ciò che voleva per Nakiri.
Non provava solo una forte attrazione per lei, era molto di più.
Conoscerla meglio lo avrebbe aiutato ad esplorare con più chiarezza quello che sentiva e magari, pian piano, avrebbe capito di quale sentimento si trattava e la risposta sarebbe arrivata da sola in un immediato pensiero, puro e genuino. All'improvviso.



**********************************************************
Angolo autrice: sì, lo so che avevo detto che avrei pubblicato una volta a settimana XD. Ma in questi giorni ho scritto 3 cap e alla fine uno ho deciso di pubblicarlo.
Come avete letto è tutto Sorina! ci voleva eh? :P anche perché il prossimo avrà altre scene TakuHisa e AliRyo (ci saranno sviluppi notevoli tra loro), ma tranquilli.. ci sarà anche la Sorina! non vi dico cosa succederà, però vi posso dire che i sentimenti dei due si faranno sempre più ingestibili (niente cose particolari, non preoccupatevi ;D, come ho detto: sono perfida e mi piace far penare i miei PG prima di farli mettere insieme! XD ) e che il cap invece che 14pag ne avrà 2 in più eh eh.. :P spero non vi dispiaccia! *-*
Cosa ne pensate di questo cap? come ho gestito la Sorina? sono andata OOC con i PG? ditemi di no! ç___ç se mi dite di sì è uguale, così mi accorgo dove ho toppato! ahahah XD
Intanto, ringrazio chi mi recensisce sempre! vi adoro!! <3 e non potete capire quanto sia felice che la mia fanfic vi piaccia *///////*.
Ringrazio anche chi ha messo la fanfic tra seguite/preferite. Ringrazio davvero Inouechan91 per avermi aggiunto tra gli autori preferiti! *-* grazie! gentilissima!! <3
Questo cap è ovviamente dedicato a Pimpi95. E' tutto tuo tesoro!^^ grazie di recensirmi sempre! *-*

A presto!! Erina91

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** English tea Ceremony ***


English tea ceremony



Alice stava camminando per il parco della villa, pensierosa. Aveva trovato cosa preparare per la cerimonia del thé inglese e la sua idea stava andando positivamente in porto.
Aveva deciso di creare delle praline al cioccolato, adattandole ad ogni tipo di clientela: anziana o giovane.
Come sapeva, c'erano alimenti giusti per tutte le età e molti dei clienti anziani che frequentavano suo nonno erano affetti da diabete, così aveva pensato di cucinare qualcosa che soddisfacesse anche loro, oltre ad appagare anche il pubblico giovanile. Per cui aveva sperimentato dei cioccolatini con la sua tecnica molecolare, a base di zucca. La zucca era già di per sé un prodotto dal sapore dolce e gradevole, sarebbe bastato a rendere dolciastri i suoi cioccolatini, non dovendo usare così lo zucchero normale.
Per quanto riguardava i giovani ospiti, invece, aveva arricchito l'esterno dei cioccolatini dedicati a loro con della granella di nocciola e all'interno della pralina aveva inserito del liquore aromatizzato all'amarena, per rendere il gusto più succoso e singolare. Così avrebbe accontentato il pubblico esigente di suo nonno, in varie maniere.
Ora che aveva trovato la risposta al suo piatto, aveva più tempo per godersi la vita nella residenza di suo nonno, rimandando tutto al giorno dopo: il giorno della cerimonia.
Però c'era qualcos altro che la preoccupava in quel momento e si trattava di Ryou: era più nervoso del solito e tendeva a prendere le distanze anche da lei. Non voleva nessuno a disturbarlo.
Ryou decantava sempre un temperamento irritato e lunatico, ma quel giorno aveva l'impressione che il tutto fosse legato più che altro all'evento in programma di domani. Lui generalmente non si preoccupava della concorrenza che lo aspettava per ogni banchetto, ma quella volta gli era parso più in difficoltà del previsto.
Sarebbe voluta andare dal suo assistente ed aiutarlo come lui aveva fatto con lei per il banchetto italiano.
Ci aveva provato più volte, ma la evitava come se avesse la peste.
Quell'atteggiamento di rifiuto la infastidiva notevolmente, poiché nell'ultimo periodo sembrava che Ryou avesse sviluppato una naturalità ribelle anche con lei e non era abituata al fatto che non rispettasse diligentemente i suoi ordini come un tempo. Mentre rifletteva su di lui, lo adocchiò correre facendo il giro del parco della residenza, affannato e concentrato. Un'espressione dura in volto e i muscoli di esso tutti irrigiditi.
Le occhiaie sotto gli occhi più scure del solito.
Non stava decisamente bene e, visto che mancava solo un giorno all'evento, era l'unica occasione per fare qualcosa. -Ryou!- gridò chiamandolo.  Lui non si fermò neanche sentendola.
-Ryou!!- tuonò ancora, seccata. -se non ti fermi ti prendo a pugni. Da quando in qua non ascolti più i miei ordini?- finalmente lui sembrò fermarsi di colpo e procedere appesantito verso di lei.
-cosa vuole mia signora?- le domandò, portandosi davanti lei e guardandola con indifferenza.
Alice si soffermò a guardarlo: era stupendo. I capelli arruffati e grondanti di sudore gli coprivano il viso, nonostante le occhiaie. I suoi occhi risultavano sempre magnetici e la guardavano intensamente.
La maglietta sbracciata e nera gli scopriva le larghe spalle e i bracci muscolosi, e aderiva perfettamente al suo fisico piazzato da cui, attraverso la canottiera, trasparivano gli addominali scolpiti.
Le gambe sode e perfette erano ricoperte solo da dei leggeri pantaloncini anch'essi scuri, intonati alla maglietta. Deglutì osservando con ingordigia il suo fisico incisivo e virile, dannamente sexy.
Per un attimo le parve di essere privata della voce da quanto la pressione alta del suo corpo la stesse trafiggendo, a causa dell'attrazione che sentiva per il suo assistente.
Decisamente.. adesso Alice lo vedeva come un uomo e aveva notato che pure in lui c'era qualcosa di diverso, ma al contrario di Ryou_forse_lei aveva capito di desiderarlo.
Sapeva di dover cancellare quei pensieri peccaminosi dalla testa, erano malsani, perché loro erano come fratelli. Tornò sul motivo per cui l'aveva chiamato, che era più importante: dare una svegliata al suo assistente. Prese un silenzioso respiro e parlò di nuovo:
-perché non sei nelle cucine?-
Lui grugnì appena, in risposta, e fece per dargli le spalle ed andarsene.
-Ryou!- lo riprese di nuovo, severa. -ti conosco.. so che non sei tranquillo questa volta.-
-la mia signora dovrebbe tornare a pensare al suo piatto.- ribatté inflessibile, borbottando.
-ho già risolto con il mio piatto, Ryou. Il problema sei tu! So che una cerimonia del thé, essendo un evento molto delicato, non combacia con il tuo stile di cucina esplosivo.
Stai avendo difficoltà con il tuo piatto, vero?- cominciò:
-ti ricordi il giorno prima del banchetto italiano? Sono venuta da te e ti sei accorto subito che ero in difficoltà.
Ci conosciamo da tanto tempo, Ryou, anch'io mi accorgo quando sei più nervoso del solito.-
-queste cose non hanno niente a che vedere con la mia signora.-
-invece lo hanno! Voglio che la nostra rivalità continui ad essere equa!-
Dopo quelle parole, Alice lo vide fare qualche passo avanti nella sua direzione, spiazzandola, per afferrarla di scatto dalla nuca e portare rapido le labbra sulle sue per unirle con rudezza in un bacio a stampo.
Il gesto fu così immediato e sorprendente che lei non riuscì a realizzare completamente quello che era successo. Sentì solo il contatto umido delle labbra di Ryou sulle sue, bagnato per il sudore ma intenso e piacevole. L'odore forte del deodorante che portava stuzzicò le sue narici a quella vicinanza, lasciando che la scia la invadesse. Il bacio era stato grossolano, eppure aveva scantenato in lei emozioni talmente intense da mozzarle il respiro e fermare le parole che stava per dirgli.
L'aveva scioccata. L'aveva colta completamente di sorpresa. Era stato imprevedibile.
In quel bacio Alice aveva riconosciuto una parte di Ryou che apparteneva solamente alla sua seconda personalità, quella adottata mentre cucinava: aggressiva e prepotente. Quel suo comportamento indelicato e superbo era anche una delle caratterische che lo rendevano affascinante ai suoi occhi.
Quel bacio a stampo era stato davvero forte come lo era la consistenza dei suoi piatti.
Il gesto lo rispiecchiava pienament e lei lo aveva apprezzato ed era stupita di questo.
Non sapeva cosa dire, come riprendersi da quel blocco mentale. Fu Ryou a parlare per primo:
-me ne vado mia signora.- tornò pacato, incamminandosi verso l'entrata della villa.
Doveva assolutamente fermarlo e chiedergli spiegazioni, ma le parole non le uscivano.
Socchiuse piano gli occhi, cercando di dosare l'imbarazzo e il calore che la stava invadendo, quando li riaprì finalmente riuscì a rispondergli prima che solcasse il portone:
-perché l'hai fatto, Ryou?-
-era per farla stare zitta, mia signora.-
Inizialmente fu irritata da quella vaga e fredda risposta, ancora rossa in volto, poi decise di prenderlo come un ringraziamento. Non andò a pensare chissà cosa, perché il suo assistente era davvero strano e soprattutto era difficile capire cosa gli passasse per la testa.
Le labbra pizzicavano e bruciavano ancora nel punto dove lui l'aveva sfiorate, si morse perfino un labbro nel tentativo di calmare quella piccante emozione, ma la sensazione era più avvenente e narcontizzante di quello che immaginava. Voleva risentirla. Cosa provava per il Ryou?
A questo punto era chiaro che non lo vedesse più né come un fratello, né tanto meno come il suo servo.
In fondo, tra loro, c'era stato una sorta di primo bacio. Si chiese se Ryou si fosse reso conto di quello che aveva appena fatto e perché l'avesse fatto. Voleva capirlo.
In ogni caso era combattuta: sperava di averlo incoraggiato per la cerimonia, però ce l'aveva anche con lui per averle strappato un bacio senza dargli una spiegazione precisa sul suo significato.


 
****


Un profumo floreale invadeva la sala da thé dove domani si sarebbe svolta la tradizionale cerimonia inglese alle 17.00 del pomeriggio.
La stanza era ampia ed elegante, era circondata da antichi divanetti dai gambi in legno e dal tessuto vellutato di un un verde bottiglia.
Ogni area per stare seduti vantava di due e tre poltrone al massimo, che circondavano un tavolino che riprendeva il legno dei gambi e delle poltrone.
Una lampada dorata e un medesimo appendiabiti ornavano le angolature della stanza.
Alte librerie si estendevano lungo le pareti ed erano ricolme di libri.
Più in là una credenza con all'interno cocci, piatti, piattini, tazze e tazzine di porcellana, di ceramica e di vasellame erano decorate da motivi floreali e fantasie colorate, e facevano d'arredamento per l'antiquata credenza. Materiali_anche se semplici_preziosi ed antichi, di grande valore ed in qualche modo raffinati.
Le capienti ed estese vetrate cerchiavano l'intera sala illuminando la stanza, rendendola arieggiata e luminosa.
Per finire.. un esteso tavolo faceva da riempimento e da pezzo d'arredamento, dove Hisako e Takumi stavano sistemando gli ornamenti floreali per il giorno dopo, sia sui tavolini al centro dell'aree di confort che, appunto, sopra al tavolo d'appoggio.
I fiori e vasi erano ottimi per rendere l'atmosfera più gradevole e più vicina alla tipica cerimonia del thé che si svolgeva in Inghilterra, nei palazzi e nelle residenze di lusso, in gran parte delle famiglie di nobili.
Lei e Takumi erano stati mandati dal nonno di Erina ad occuparsi degli ornamenti floreali e lei aveva accettato di buongrado perché aveva già sperimentato i dolcetti d'accompagnamento che avrebbe proposto domani agli ospiti. Occuparsi di questi lavori di sfondo le piaceva un sacco e quando il preside glielo aveva chiesto era stata ben disposta a farlo. Quello che non si aspettava era di trovarsi come aiutante proprio Takumi Aldini; il ragazzo che ultimamente la faceva sbarellare più di tutti.
Non era abituata a sentirsi sempre a disagio con qualcuno ed era ciò che le succedeva ogni volta che si trovava con Takumi. Aveva capito di provare dell'emozioni diverse quando era con lui: si imbarazzava facilmente ad averlo vicino e quando lui scherzava con lei o si dimostrava gentile si ritrovava impacciata ed agitata.
Non riusciva ad essere tranquilla, si sentiva in difficoltà.
Takumi non le era indifferente, le scaturiva delle sensazioni sconosciute e con sua vergogna anche gradite. Aldini era un bel ragazzo, il tipico e malizioso principe azzurro dai capelli biondi e gli occhi azzurri, dall'inclinazione gentile e disponibile, accorta ed educata, ma anche seducente e dalla battuta pronta.
Se non fosse stato un dogiovanni forse avrebbe pensato di essere speciale per lui ma siccome lo era, nonostante tutte le qualità che avesse, non si fidava di lui. Non riusciva a farlo e di conseguenza cercava di negare quello che sentiva per lui, di demolire quel principio di interesse prima che peggiorasse e diventasse irreparabile. Però, respingerlo, era più difficile di quello che pensava, soprattutto perché lui continuava a dimostrarle dolcezza e a riservarle particolari attenzioni; come in quel momento, che la stava aiutando con i fiori e le sorrideva con gentilezza.
-dove lo metto questo mazzo di fiori?- le chiese, interrompendo i suoi pensieri.
-lì al lato del tavolo penso possa andare bene.- indicò lei.
Takumi annuì e lo portò dove lei gli aveva detto.
-allora.. se sei qui tranquilla, deduco che sei già apposto per domani.-
-non credo siano affari tuoi, Aldini. Poi potrei dire lo stesso di te, se sei così tranquillo.-
-infatti lo sono.- ammise lui, -ho fatto dei biscotti molto particolari.-
-che tipo di biscotti?-
-facciamo un gioco, Arato-san: se ti dico che biscotti ho fatto, tu mi dici il tuo segreto.-
Lei gli lanciò un'occhiataccia ma accettò:
-d'accordo Aldini. Prima tu, però.-
-che onore avere la precedenza.- ironizzò lui divertito.
-non tirarla per le lunghe.- lo ammonì lei.
-va bene, vado dritto al dunque: ho fatto dei crakers dolci al riso soffiato e ci ho messo sopra la marmallata di fagioli Azuki. Molto semplici e lineari, però ho ottenuto quello che desideravo, ovvero un ottimo contrasto italogiapponese.- le fece un occhiolino.
-interessante, Aldini.- commentò sincera, prendendo un vaso in mano per spostarlo in un altro punto dove pensava stesse meglio.
-ora che ti ho detto cosa ho creato, sta a te Arato-san.- la incitò lui.
Non fece in tempo a sentire la risposta che il piccolo vaso che stava cercando di spostare le cadde dalle mani e si frantumò in mille pezzi sul pavimento, rimbombando in tutta la sala. Fortuna che la villa era grande e il rumore non fu così devastante.
-accidenti!!- imprecò lei, chinandosi per raccogliere i cocci.
Takumi non riuscì a fermarla subito e lei, iniziando a raccogliere i pezzi, si fece un taglio ad un dito.
-ahi!!- squittì infatti, in una smorfia dolorante.
-perché li hai raccolti con le mani?-
Andò in suo soccorso lui, afferandola per l'altro braccio e trascinandola nel primo bagno più vicino.
Gli mise il dito ferito sotto l'acqua ghiaccia per levare via il sangue e poi tirò fuori dall'armadietto il disinfettante ed una fascia. Con quest'ultima, dopo averla disinfettata, prese la sua mano e gliela avvolse attorno al dito con agilità. Terminata la medicazione, alzò gli occhi verso di lei e la vide imbarazzata.
Divertito, le sorrise:
-è pericoloso raccogliere i cocci con le mani Arato-san. Dovresti fare più attenzione.-
Lei non seppe cosa rispondere.
Era rimasta così stupita dalla sua prontezza che inizialmente optò per il silenzio.
Sentiva solamente il cuore battere a mille e le guance accaldate per la vergogna.
Aveva fatto una figuraccia coi fiacchi a mostrarsi tanto ingenua ed imbranata, impraparata di fronte ad una situazione simile. Ed era per questo che odiava provare certi sentimenti per Takumi, perché finiva per commettere qualche stupidaggine da quanto era distratta quando si trovava con lui.
Non sopportava di essere giudicata e cercava sempre di risultare meticolosa e composta, razionale e intraprendente. Però questa perfezione che tendeva a costruirsi per migliorare l'apparenza, sembrava vacillare quando c'era di mezzo Aldini. La sua era una forma di insicurezza e per combatterla ostentava sicurezza e cercava di fare del suo meglio finché poteva.
Provare certe sensazioni non faceva parte dei suoi piani. Tuttavia, gli era veramente grata per essersi preso cura di lei dopo essersi ferita e doveva dirglielo perché si meritava riconoscenza.
-grazie per la medicazione.- farfugliò alla fine.
Glielo aveva detto, adesso si sentiva più sollevata e tranquilla.
-dovere, Arato-san.- rispose lui, sorridendole malizioso.
-adesso però, Aldini, puoi lasciarmi la mano. Sta bene.- affermò arrossendo.
Il ragazzo, difatti, non si era accorto di starle tenendo ancora la mano in seguito alla medicazione.
Lei sentiva il calore del palmo della sua mano riscadarle la sua, accarezzarla con delicatezza, non avrebbe voluto che lui la lasciasse. Ne sentì la mancanza quando lui finalmente gliela lasciò, per tornare a rimettere apposto il disinfettante e le fascie.
-allora, Arato-san, non mi hai ancora detto il segreto del tuo piatto.- rientrò nel discorso sorridendo, probabilmente tentando di sciogliere la tensione accumulata e il silenzio imbarazzante che si era creato tra loro dopo quell'incidente di percorso.
-hai ragione, avevamo fatto un patto.- acconsentì lei, cercando di controllare i battiti. -ho fatto anch'io dei biscotti, ma ad essi ci ho aggiunto qualcosa di più originiale: l'eucalipto e dell'anice. Quest'ultimo è tipico dell'Asia orientale. La clientela sarà vasta e queste sostanze, oltre a donare un sapore ed un'aroma forte e fresca ai biscotti, hanno anche proprietà curative e rilassanti. È giusto che l'atmosfera per una cerimonia del thé inglese rilassi, non credi? Mi sembrava perfetto per l'evento.- gli spiegò soddisfatta.
-è proprio da te, Arato-san.- approvò lui, -mi piace molto l'attenzione che riservi agli altri: non mi riferisco solo ad i tuoi amici, ma anche alle persone che dovrai servire in futuro.-
Takumi le disse quelle parole tanto sinceramente che lei non riuscì a trattenere l'emozione.
Quel complimento l'aveva resa felicissima e sorrise in modo grazioso, accentuato anche dal leggero colore rosato che assunsero le sue guance.
Takumi sgranò gli occhi di fronte a quell'espressione carina ed innocente e perse un battito.
-grazie Aldini. Sei gentile.- disse lei, -spero che non dirai le stesse parole anche al resto delle tue spasimanti, perché in tal caso potrei ricredermi su di te e le distanza tra noi aumenterebbe a dismisura.-
Non riuscì a trattenere quelle parole e l'aveva dette come a ricercare una certezza, una verità su ciò che lui pensasse di lei. Era stato un comportamento egoista, però non si era pentita di averle pronunciate.
Lui rimase spiazzato, ma non rispose né confermò le sue parole.
Hisako si aspettava almeno una risposta, ma rimase delusa:
-capisco.- asserì dispiaciuta e si avviò verso l'uscita della sala in silenzio.
-ti assicuro che non lo dico alle altre spasimanti, Arato-san.-
Furono quelle parole di Takumi a fermare la sua camminata.
Non sapeva se esse erano reali o sincere, però l'avevano un po' rassicurata.
Le labbra le si arricciarono in un sorriso solare.
-grazie dell'aiuto con gli ornamenti floreali.- dichiarò, prima di uscire definitivamente dalla sala e lasciare da solo Aldini. Era ancora emozionata per quella breve conversazione.

 
 
****


Il chiacchiericcio come nei tipici salotti inglesi dell'Ottocento rallegrava il pomeriggio dedicato alla cerimonia del thé. Gli ospiti erano tutti agghindati in maniera meno appariscente rispetto ai due banchetti precedenti, ma comunque convenzionali all'evento.
I suoi compagni erano già tutti presenti, tranne Nakiri come di consueto, che arrivava sempre per ultima.
Jess Carter stranamente non partecipava alla cerimonia del thé, poiché era una tradizione ricorrente nel suo paese e sapeva a memoria tutte le procedure e le consuetudini che essa richiedeva. O almeno.. questa era la spiegazione che aveva dato loro, in particolare a Nakiri mentre la seguiva ad equitazione.
In compenso era tornato anche suo padre, ma sarebbe stata una toccata e fuga perché il giorno dopo sarebbe ripartito nuovamente per Parigi, in modo da tornare il giorno del compleanno di Nakiri: così gli aveva detto.
Suo padre era seduto attorno ad un tavolino, su una delle poltrone, lo stesso dove sedavano anche il preside e la sua seconda figlia, la madre di Alice. Egli rideva e scherzava con tranquillità ed interagiva soprattutto con la madre di Alice. Da quello che gli aveva raccontato suo padre per giustificare la confidenza che avevano, era che condividevano molte caratteristiche in comune e che si trovava bene a parlare con lei.
Lui e gli altri ragazzi della Tootsuki, invece_compresa Nakiri_erano andati a cambiarsi poco fa dopo aver lavorato tutta la mattina e per metà pomeriggio nelle cucine e adesso attendevano che i primi dolcetti/stuzzichini venissero serviti.
Era curioso di scoprire cosa avevano creato gli altri ragazzi, in special modo Nakiri, che da tutto il giorno si era rinchiusa nella sua cucina privata.
Non aveva idea di cosa potesse aver preparato, perché per quell'evento non li aveva seguiti e coordinati nelle cucine, era stata da sola per quasi l'intera giornata.
Quando la vide entrare con indosso un vestitino semplice ed in perfetto stile “inglesino”, che era di colore beige con una cintura larga e marrone avvolto sotto il seno, non solo rimase estasiato da come esso addolciva ulteriormente le sue forme e rassodava la parte sopra del petto, ma fu colpito dal suo stato d'animo che non sembrava completamente rilassato e in forma. Nonostante il leggero trucco sugli occhi, aveva subito notato le profonde occhiaie che li solcavano; il volto non era arrossato e cadido come al solito, era contratto e nervoso, spossato ed esausto. Non stava affatto bene ed era la prima volta che la vedeva tanto distrutta.
Certo.. era successo altre volte di averla vista con delle occhiaie sotto gli occhi.
Era ormai ovvio, per lui, che non riposava bene già dai primi giorni che era arrivato a villa Nakiri; ma così spenta e triste, beh, era una novità.
Si preoccupò immediamente per lei, chiedendosi cosa avesse fatto senza potersi dare una risposta.
Decise che le avrebbe parlato al termine della cerimonia del thé.
Fortunatamente, per chi non l'aveva mai vista da vicino come lui, difficilmente si sarebbe accorto del suo stato d'animo; inoltre.. era anche molto brava a nasconderlo.
Chi non la conosceva, non si sarebbe mai reso conto della sua attuale debolezza.
-salve a tutti miei signori.- si alzò dalla poltrona, Senzaemon. -benvenuti al terzo evento in programma da me organizzato: la cerimonia del thé inglese. Adesso vi spiego come funziona: verranno portati dei vassoi dai miei camerieri, con sopra i dolcetti d'accompagnamento creati da questi ragazzi.- indicò la loro area confort.
-potrete decidere da voi cosa assaggiare per accompagnarlo alla ricca varietà di thé e tisane che avete a disposizione, dentro le bustine appoggiate su ogni tavolo. Tazze e tazzine, le trovate nel buffet come li stuzzichini.- fece cenno ai cemerieri di cominciare a portare gli alimenti, che rapidi agirono attraversando cucine e sala con tutte le pietanze possibili.
Quando tutti i vassoi furono adagiati sul buffet, il sig.Nakiri concluse:
-i commenti e le critiche sono ben accette. I miei studenti non sono permalosi.-
Con questa frase ironica, tornò a sedersi sulla sua poltrona.
A gruppi gli ospiti iniziarono ad alzarsi dalla loro area confort per servirsi di thé e dolcetti dal buffet.
A Soma sembrarono molto felici.
Al momento che gran parte di essi ebbero riempito il loro piatto, finalmente partirono i commenti:

-oh mamma!- esclamò, in tono sorpreso, una signora di mezza età accanto al marito dopo aver messo in bocca una delle praline offerte sul buffet.
-caro! Dovresi assaggiare questi cioccolatini, sono privi di zucchero, non influirebbero sul tuo diabete.-
-com'è possibile?- fece stupito, il marito. -sei sicura cara?-

Alice, sentendosi chiamata in causa dato che le praline l'aveva preparate lei, decise di rassicurare il vecchio signore sul suo piatto.
-può stare tranquillo, signore, i miei cioccolatini sono davvero privi di zucchero.- sorrise magnanima verso il vecchio uomo, lanciando in seguito un'occhiata perfida alla cugina che la ricambiò però non con la stessa enfasi e non fu difficile nemmeno per lei capire che Erina non stava bene.
-che ingrediente ha usato, signorina Nakiri, posso sapere?- domandò meravigliato l'uomo.
-ho usato la zucca, signore. È una verdura, quindi priva di fruttosio, ma è una verdura dolce.
Ecco perché le mie praline, anche se non zuccherate, risultano comunque dolciastre.-
-un'idea davvero incredibile, signorina.- si complimentò la moglie dell'uomo.
-e questi qui? Anche queste praline le ha fatte lei?- intervenne un giovane uomo, probabilmente il figlio dei due coniugi a cui aveva appena parlato.
Lei annuì ancora. -esatto, ma quelle sono leggermente zuccherate. Come vede ho sparso della granella di nocciola nella parte esteriore del cioccolatino e, se ha anche sentito l'interno, avrà capito con cosa l'ho amalgamato.-
L'uomo si fece perplesso, masticando con attenzione e lentezza il cioccolato, avvertendo una sostanza liquida riscaldargli il palato.
-non riesco a capire cos'è.. sembra liquore alla fragola, ma non è esattamente fragola..- riflettè ad alta voce.
Alice sorrise soddisfatta:
-infatti non è fragola, è liquore aromatizzato all'amarena.-
L'uomo sgranò gli occhi. -ha ragione signorina, ora che mi si scioglie in bocca l'ho capito, è liquore aromatizzato all'amarena! Davvero notevole signorina Nakiri.- 
Lei annuì grata ed elettrizzata.

-complimenti Nakiri.- le disse Hisako sincera.
-ovvio che avrei avuto successo.- commentò presuntuosa, facendo roteare gli occhi alla ragazza di fronte.
Portò lo sguardo sul suo silenzioso assistente: sembrava più tranquillo rispetto a ieri, forse era riuscito a trovare la sua risposta.
-Ryou.. ce l'hai fatta?- non riuscì a trattanersi dal chiederglielo, benché fosse ancora scioccata per il bacio che lui gli aveva dato all'improvviso.
Ryou inizialmente non rispose, poi si girò verso di lei e la guardò penetrante negli occhi, facendola arrossire.
-sì, grazie alla mia signora.- bofonchiò tra sé e sé. In che senso?  Si chiese Alice, a quella vaga risposta.
Alla fine non gli aveva detto niente.
Non dovette attendere molto per scoprirlo perché una donna parlò nuovamente:

-questi bomboloncini fritti sono incredibili! Chi l'ha fatti?- chiese guardandosi attorno, -sono calorosi e morbidi, appena li mordi fanno “puf” come se si sgonfiassero e la crema pasticciera esplode in bocca. Rendono le labbra calde e soffici, visto che sono ancora tiepidi. Di solito i bomboloni sono cibi pesanti, ma questi sono di piccoli dimensioni e si digeriscono bene nonostante abbiano una specie di effetto sorpresa che stupisce.- descrisse ancora, sempre più meravigliata. -veramente singolari.-
Rendono le labbra calde e morbide” la frase della donna risuonava della testa di Alice peggio di un rimbombo.
Quella frase le aveva ricordato il bacio con Ryou: aveva sentito le labbra calde e morbide dopo. Quei bomboloncini dovevano essere unici.
Sapeva di essere arrossita a dismisura, ma non poteva farci niente se si sentiva emozionata.

Ryou, dopo quelle considerazioni, si alzò dalla poltrona:
-è esattamente l'effetto che volevo scaturire con i bomboloncini, signora.- mugugnò.
-dunque li hai preparati tu?- chiese per conferma la donna. Lui annuì.
-davvero complimenti!!- sorrise la signora.
In seguito anche il resto degli ospiti si precipitò al buffet per provare la stessa esperienza che la donna aveva fatto.

-sono felice che tu ce l'abbia fatto, Ryou.- sussurrò Alice suadente, all'orecchio del ragazzo.
Lui sembrò irrigidirsi, avvertendo il respiro della sua signora solleticargli l'orecchio e provocandogli una piacevole sensazione di benessere, perché calda ed accogliente ma anche di irrequietezza e frenesia, desiderando di più.

-non ci posso credere!!- esultò una giovane signorina, all'incirca 30 anni, -questo sufflé è così soffice! ma oltre alla crema di cioccolato, calda, che scende appena apri il sufflé, vi è una seconda crema.. com'è possibile? Come ha fatto? chi ha creato questo dolce immensamente creativo? Di cosa si tratta? crema di carote? Sono davvero carote?- continuò meravigliata la giovane donna, -no.. ma c'è qualcos altro ancora.. cos'è? limone? No, è più dolce del limone. Cos'è davvero?-
Tutti i presenti si girarono attirati dalle confuse domande della signorina, che non riusciva a comprendere il trucco di quel piatto.


Soma decise a quel punto di entrare in azione e spiegarlo, alzandosi dal tavolino.
-ha indovinato in parte, signorina.- sorrise lui grattandosi la nuca impacciato, -in effetti oltre al cioccolato caldo nascosto nel sufflé, c'è anche della crema di carote.
Come l'ho fatta? Ho lessato le carote, ammorbidendole. Poi ho preso un pizzico di zucchero, latte intero e le carote lesse e l'ho fatte cuocere in un pentolino finché non ho ottenuto una sostanza densa ed omogenea, tipo crema. Ecco come ho ottenuto la crema di carote.-
-capisco.. davvero incredibile! Non sapevo si potesse fare! Ma oltre alla crema di carote c'è qualcos altro, vero? Cosa ci hai messo?- proseguì perplessa.
Soma sorrise ancora. -in effetti ci ho messo qualcosa di simile al limone ma non è proprio limone, è lime! Limone verde.
É meno aspro e più dolce. Si usa anche per fare i cocktail.-
-ecco cos'era! Lime!!- realizzò, -non l'avevo davvero capito. Però, cavolo, stupefacente!-
-grazie davvero signorina. Molto gentile. Non è stato niente di ché!-
Guardò Nakiri che era nuovamente colpita da lui, ma non fu reattiva come si era aspettato.
Probabilmente la causa era legata al suo umore e alla sua pessima c'era.
Voleva aiutarla, però non sapeva cosa fare.
Sicuramente, come si era promesso, le avrebbe parlato appena la cerimonia del thé sarebbe volta al termine.

-oh che bellezza!!- esordì una donna sulla quarantina, confortata. -per chi non è amante del dolce c'era bisogno anche di qualche stuzzichino salato. Meno male che qualcuno ci ha pensato. Questo muffin salato e dal sapore leggermente affumicato, poi, è totalmente perfetto. Divino. Unico. Ti spedisce dritta in paradiso appena lo mordi.
Soffice come un cuscino, leggero come una nuvola, sfizioso e appagante al punto giusto. Non può che essere della nipote di Senzaemon! Mi sbaglio? Vorrei tanto capire come abbia fatto a renderlo così delicato e allo stesso tempo rendere sazi. Potrei saperlo?-
Si voltò chiaramente verso Erina, sicura che fosse una sua creazione e infatti non si sbagliava.
Soma vide Erina alzarsi piano dalla poltrona e iniziare a descrivere:
-felice di averla compiaciuta, signora. Di solito il muffin è un cibo pesante, sapevo che lo sarebbe stato troppo per una cerimonia del thé, perciò ho cercato un modo per renderlo meno corposo. Volevo creare qualcosa di salato, sapevo che nessuno avrebbe pensato ad uno spuntino salato, così ho preparato questi muffin usando la farina 00, ovvero la farina più leggera che esista al mondo ed ecco perché risultano soffici e leggeri. Oltre a questo, per rendere il gusto sfizioso e far sentire pienamente sazi, ci ho messo dentro cubetti di speck affumicato e fontina: quest'ultima, durante la cottura, si è sciolta creando nel muffin anche una leggera crema di gustoso formaggio.- terminò.
La donna spalancò gli occhi stupefatta. -veramente in gamba, signorina! La stampa non mente quando afferma che lei potrebbe diventare una delle chef migliori al mondo.-
Erina non rispose e tornò a sedere sulla poltrona seguita da una serie di applausi dopo che anche il resto di clienti ebbero assaggiato i suoi muffin.

 
 
****


L'evento era giunto al termine, adesso era rimasta solo la confusione tipica di tante persone che parlavano contemporaneamente.
La cerimonia sembrava aver soddisfatto tutti.
Il resto dei suoi amici avevano reso felici i clienti come si meritavano.
Si compiacque per se stesso, poiché il suo piatto aveva avuto un grande successo.
Ora, però, che era più libero dalla solita agitazione ed eccitazione che lo assalivano prima di un evento, aveva più tempo per preoccuparsi di Nakiri: non era in lei e se n'era accorto.
Così aveva preso a cercarla per tutto il salone, ma sembrava completamente scomparsa da sotto i suoi occhi.
Che si fosse sentita male?
Sbiancò a quel pensiero e senza avvisare nessuno uscì dal sala da thé più in fretta che poteva.
Finalmente la vide uscire da uno dei bagni a pian terreno, che si stava ripulendo la bocca con un fazzoletto di carta. Come immaginava, forse si era davvero sentita male.
Era bianca come un cencio, le occhiaie sembravano più incisive di quando era apparsa nella sala da thé.
Corse da lei, che stava camminando con gli occhi bassi, e si piazzò davanti ai suoi occhi.
-Yukihira..- mormorò lei stancamente, sussultando. -cosa ci fai qui?-
La voce non era cristallina e decisa come al solito, era poco più che un sussurro. Era fioca.
Lui si preoccupò ulteriormente:
-Nakiri.. tu non stai bene. Ti sei sentita male?- domandò apprensivo, infatti.
-sto bene. Lasciami stare. Non riesco a sostenere una conversazione con te adesso.-
-hai rigettato tutto quello che hai mangiato, dimmi se sbaglio.- insisté lui, serio.
-anche se non ti sbagliassi, non sarebbero fatti che ti riguardano.- replicò lei.
-mi riguardano eccome! Ti ho detto che sono tuo amico!- esplose lui.
-fai l'amico di tutti, Yukihira, io non faccio eccezione.-
Il tono con il quale disse quelle parole era sprezzante e lo lasciò sorpreso.
–quindi, risparmiati le preoccupazioni. Non sono malata. Ho solo dormito male e non sono esattamente in forma.- cercò di scacciarlo.
Tuttavia.. lui non si arrese: istintivamente alzò la sua mano e la posò delicatamente sulla guancia destra di Nakiri, in una dolce carezza.
-non mi interessa cosa pensi, Nakiri, ma io mi preoccupo sempre per le persone a cui tengo.- le sorrise.
Lei non si aspettava quelle parole, anche se il discorso era generale, si emozionò e arrossì violentemente.


 
****


Prima che potesse rispondere a quelle parole, lui proseguì il discorso:
-mi sono accorto che non dormi bene la notte, l'ho notato le volte che ci siamo scontrati. Sarò fissato con la cucina, ma non sono così cieco da non vedere le occhiaie sotto i tuoi occhi.- ridacchiò divertito, senza togliere la mano dal suo volto. -hai rigettato tutto perché la stanchezza ti ha indebolito lo stomaco, vero?
O almeno è quello che penso.-
Lei avrebbe voluto che quel tattile contatto, tenero ed affettuoso, non l'abbandonasse mai. Sapeva di non poterlo accettare: lei era una nobile, lui un ragazzo comune.
Quello che provava per Yukihira, visto che era solo un principio di interesse, sarebbe presto svanito nel nulla. Doveva farlo. Almeno ci sperava. Si augurava non crescesse ancora.
Per cui, a maggior ragione, doveva evitare di infilarsi in situazioni simili.
Yukihira stava cercando di incoraggiarla a raccontargli perché era ridotta così, a farsi dire i motivi per cui dormisse male una notte sì e l'altra pure, l'aveva capito.
La troppa invadenza la irritava, nessuno doveva sapere quale era il suo passato, tanto meno lui, perché dirglielo avrebbe implicato distruggere ogni barriera tra loro. E non solo.. vergognarsi apertamente di quella “sottospecie” di padre che si ritrovava.
Voleva dire, dunque, ricordare nitidamente il passato che le aveva causato tanto dolore e che l'aveva traumatizzata a tal punto da tormentarla anche la notte, con gli incubi.
Era degradante mostrargli le sue debolezze e non poteva farlo.
Il tepore della mano di Yukihira sulla sua guancia la stava pian piano riportando alla realtà dei fatti.
In tutto questo, nel corso dei suoi pensieri, lui non aveva smesso di accarezzarle il viso neanche un attimo e tanto meno di guardarla dritta negli occhi, in attesa che lei parlasse.
-posso sapere perché non riesci a dormire, Nakiri?-
E la “fatidica” ed esplicita domanda arrivò alle orecchie come una “lama affilata”.
Era la prima volta che lui glielo chiedeva chiaramente. In realtà glielo aveva già chiesto una volta, ma l'espressione sul suo volto non era mai stata più decisa che in quel momento.
Questa volta lui esigeva una sincera spiegazione. Ambiva con tutto il cuore saperla.
Chissà perché si era imputato tanto a voler conoscere il suo passato?

Forse perché dopo quello che si erano detti quando lui si era ammalato, erano entrati un po' più in confidenza. Di certo lei c'era entrata, dato che lo aveva baciato sulla fronte senza pensarci.
Era stata lei ad avvinarsi quella sera, per la prima volta, ma questo Yukihira non lo sapeva, dormiva, non poteva essersi accorto di quello che aveva fatto.
Comunque, bacio sulla fronte o meno, era palese che si erano avvicinati; che fosse per una sorta di amicizia o per una reciproca accettazione, avevano accorciato le distanze.
Il fatto che lui si prendesse tutta le libertà di toccarla anche in quel momento, tra l'altro, ne era la prova inconfutabile. Si vergognava ad apprezzare quel loro sfiorarsi, ma non riusciva più a rifiutarlo.
In ogni caso.. non poteva lasciarsi andare e raccontare tutto a Yukihira: il suo passato era ancora un tasto dolente, così come lo era l'intenzione di qualcuno di cercare di scoprirlo per poi compatirla. Non lo sopportava. Fu con quel pensiero che trovò la forza di spostare la mano di Yukihira dal suo volto e di guardarlo con freddezza, anche se fu doloroso; così, afferrò la mano di lui e gliela tolse bruscamente dalla sua guancia.
-ti ripeto che sto bene Yukihira.- decretò glaciale -smettila di chiedermi di darti spiegazioni sul mio stato d'animo. Non sopporto che qualcuno ficcanasi nella mia vita e questo vale anche per te.-  
Lui abbassò la testa amareggiato dalla risposta.
-continuerai a fare così per resto della vita, Nakiri? Respingerai tutte le persone che cercano di avvicinarsi a te? Di aiutarti ad aprirti? Di esserti amico?-
L'espressione di Yukihira era spaventosa mentre diceva tali parole, tanto che perfino lei avvertì un brivido di paura. Era la prima volta che lo vedeva tanto adirato.
Di fronte a quel volto deluso, avvertì una stretta al petto che la fece quasi piegare di dolore.
Quello sguardo l'aveva ferita.
Doveva rispondergli e di conseguenza raccolse la forza:
-sto bene così come sono. Non ho bisogno del tuo aiuto, Yukihira.- replicò in un leggero tono insicuro. -per cui vattene.- ordinò in seguito, schiva. Stava mentendo a se stessa, ma non aveva altra scelta.
-perché allora, se le cose stanno veramente così, accetti alcuni ed altri no? Se davvero ti piace stare da sola, tenerti tutto dentro, perché continui a stare male?- rincasò lui.
Lei si irrigidì di fronte a quella domanda. -mi pare di averti fatto capire che non risponderò alle tue domande, Yukihira. Quante volte devo ripetertelo?- essere così fredda con lui faceva male.
Più lo vedeva arrabbiarsi, più ne soffriva. -inoltre, con “altri”, a chi ti riferisci?-
Lui sospirò. -intendo Hisako e Carter.-
-io e Hisako siamo amiche da una vita, Yukihira, puoi davvero paragonarlo al nostro assurdo rapporto? Diciamoci la verità, possiamo davvero definirci amici?-
-non ci definiamo tali perché tu continui ad allontanarti, Nakiri.- puntualizzò lui.
-non ci definiamo tali perché tu sei così con tutti, Yukihira.- gli fece eco, lei, aspra.
-perché, Nakiri, vorresti avere un rapporto diverso dall'amicizia con me?- le chiese lui, guardandola perplesso ed indagatorio. Quella domanda fu decisamente imprevedibile. Sì, decisamente.
Lei non aveva una risposta pronta a quella domanda. Arrossì furiosamente, trovandosi impreparata.
La prima cosa che fece fu distogliere lo sguardo da lui perché era troppo imbarazzata per sostenere i suoi occhi. Come avrebbe fatto? Se optava per la sincerità avrebbe finito per confessargli ciò che provava, per dichiarargli il suo interesse e dirgli che non lo vedeva solo come un amico: era profondamente attratta da lui. Se invece decideva di mentire, doveva cercare una risposta plausibile a quella domanda e non era facile.
-se intendi che voglia essere qualcosa di speciale per te, beh, ti sbagli di grosso.- balbettò impacciata.
Risposta scontata ma alla fine aveva deciso di mentire ed era l'unica risposta che le era venuta in mente e allo stesso tempo che non rivelasse nulla.
-d'accordo.- probabilmente era solo la sua immaginazione, le sembrò che Yukihira fosse rimasto deluso dalla sua risposta. -allora, se le cose stanno così, non insisto. Non so che altro dirti, Nakiri, scusa se ti ho disturbato.- si strinse in un sorriso di circostanza e si allontanò per tornare nella sala da thé.
Bene. Aveva ottenuto quello che voleva: Yukihira si era nuovamente allontanato.
Perché, allora, non si sentiva sollevata?
Si acquattò a terra, a riccio.
Sentì gli occhi pizzicarle e una goccia salata raggiungere le sue labbra: stava davvero piangendo.
Rimase in mezzo al salone d'accoglienza, portò le mani sugli occhi per coprirli in un tentativo di fermare le lacrime incessanti. Era travolta dai sensi di colpa. Di nuovo.. gli aveva detto parole cattive volte a prendere le distanze da lui e a frenare anche il suo interesse, sebbene solo amichevole.
Cosa doveva fare? Perché era così confusa?
Odiava essere confusa.



 
****


-ti ho stracciato in tutti e tre i set, Soma.- sorrise vittorioso, Takumi.
Erano andati a fare una partita a tennis per sgranchirsi le gambe.
Era sempre più stupito dalla quantità di passatempi che racchiudeva villa Nakiri.
Takumi gli aveva detto che c'era un piccolo campo da tennis al lato della piscina e avevano finito per sfidarsi.
Di solito se la cavava a tennis, ma quel giorno era deconcentrato e durante la prima partita aveva perso a tutti e tre i set per colpa della discussione di ieri con Nakiri.
Non sopportava di discutere con lei in maniera pesante, non erano mai arrivati a tanto.
Il pensiero che lei non si aprisse con lui lo infastidiva moltissimo e per questo aveva finito per scaricarle addosso il risentimento. Era consapevole di essere stato troppo invadente. Era chiaro che lei non gradisse parlarne e neanche sopportava chi cercava di immischiarsi con tanta insistenza, come appunto lui aveva fatto. Da quando si era accorto di provare qualcosa per lei, molto più forte di un semplice interesse, aveva anche iniziato a prendersi più confidenze: era convinto di essersi avvicinato un po' a lei e dunque aveva provato a conoscere meglio il suo passato, in particolare a scoprire cosa la tormentasse_perché qaulcosa c'era_ e quando lei lo aveva freddamente cacciato e si era arrabbiata per il suo tentato coinvolgimento, era rimasto doppiamente ferito: non solo aveva realizzato che quella vicinanza era stata solo una sua illusione, lei non lo considerava nemmeno alla “stregua” di un amico. Continuava ostinatamente a respingerlo.
Allora cos'era davvero lui per Nakiri?
Non aveva una risposta, purtroppo, e questo era deprimente: era la prima volta che aveva difficoltà ad avvicinarsi a qualcuno, eppure lui era sempre stato molto socievole.
Forse semplicemente non bastava con lei.  Cosa avrebbe dovuto fare?
Ora sì che aveva sempre più chiara la frase di Takumi: “non ti sei scelto una facile conquista” ed era diventata quasi un tormento da come si ripeteva nella sua testa.
Non si era mai sentito così inutile come in quel momento.
Inoltre, sapeva che la discussione tra loro si era accesa per un suo capriccio e questo lo faceva sentire ancora più in colpa. Forse l'unico modo per risolvere la situazione e avvicinarsi nuovamente a lei era scusarsi.
In fondo.. non aveva completamente ragione: si era impicciato troppo credendo di poterserlo permettere, pensando ingenuamente che il loro rapporto fosse migliorato. Era stato proprio stupido.
Ci stava pensando troppo, per stare meglio forse era il caso di sfogarsi nello sport e così fece:
-scusami Takumi. Sono distratto. Ecco perché sono una schiappa oggi!-
-dai! La partita non è finita, ne dobbiamo fare anche altre due. Ti concedo la rivincita.-
Soma scoppiò a ridere. -grazie. Ora vedo di fare sul serio.- e così ripresero a giocare.



 
****


Non sapeva cosa stesse facendo, voleva tornare indietro e far finta di niente perché sapeva essere la decisione più razionale, ma le sue gambe snelle si muovevano da sole alla ricerca di Yukihira. Era molto indecisa: da una parte voleva lasciare la situazione tra loro come stava ora, ovvero discontinua e sospesa, affinché non si sviluppasse; dall'altra desiderava seguire l'inclinazione istintiva, in altre parole ciò che stava facendo in quel momento, ed espiare i suoi sensi di colpa andando a chiedergli scusa.
Voleva davvero rispettare le sue convenienze sociali, ma la volontà di riallacciare i legami con lui, o almeno, quella di tornare ad avere un rapporto civile, stava prendendo il sopravvento e non riusciva più controllarlo. Sapeva che se si fosse fermata, imposta di lasciar stare, quello che provava per lui le avrebbe scombinato un'altra volta tutti i suoi propositi. Non riusciva più a gestire le sue emozioni quando si trattava di Yukihira, voleva costantemente ascoltarle e sperimentarle, nutrisi di esse finché non fosse stata sazia.
Erano una “droga”. Ecco perché lo cercava disperatamente per tutta la residenza, innervosendosi sempre di più perché non lo trovava. E poi, anche se lo avesse trovato, cosa gli avrebbe detto? Sarebbe stata veramente in grado scusarsi o il suo maledetto orgoglio l'avrebbe ostacolata ancora?
Fin tanto che non ci provava non poteva saperlo, ma doveva tentare, altrimenti avrebbe continuato a sentirsi vuota e frustrata da come erano andate le cose tra loro.
La loro piccola discussione non era stata così grave da essere irreparabile, ma era stata anche la prima volta che si erano affrontati seriemante: non si erano lanciati le solite “frecciatine” e non avevano avuto un dibattito contrastante sulla cucina come altre volte, era stata una discussione vera e propria e con le sue conseguenze, al di fuori del loro futuro mestiere. Per questo l'aveva ferita facendola sentire in colpa, anche se non avrebbe mai ammesso di aver sbagliato; si sarebbe solo scusata per averlo trattato male, punto.
I suoi occhi si illuminarono quando si scontrò per i corridoi con il gemello di Takumi: dove c'era quest'ultimo ci sarebbe sicuramente stato pure Yukihira. Erano amici stretti.
-buonasera Aldini.- lo salutò per cominciare.
-buon pomeriggio anche a te, Nakiri.- gli rispose lui, -hai bisogno di qualcosa?-
-dove si trova tuo fratello?- lei andò dritta al dunque, poiché non era di tante parole.
-oh.. è andato a fare una partita a tennis con Soma.-
A quel nome, Erina fu felice di aver trovato l'obiettivo della sua ricerca e proseguì verso il campo da tennis senza salutare Isami Aldini, che alzò le spalle disinteressato.

Arrivata al campo, lo vide: i capelli sbarazzini che venivano scossi dal vento e dai bruschi movimenti mentre cercava di colpire la palla per proteggersi dai punti dell'avversario.
La sicurezza dei suoi passi, l'audacia nelle sue mosse, il volto sudato e gli occhi decisi.. tutto di quello che stava facendo la stava affascinando, incantandola. Era bello.
Lui le piaceva, odiava ammetterlo ma la sua reazione a vederlo così determinato mentre colpiva con la racchetta le palline e lo faceva quasi in modo aggressivo, il suo fisico magro e compatto, le circostanze in cui si trovava_e che lei stava apprezzando notevolmente_le stavano solamente confermando_ancora e ancora_ che  era fortemente attratta da Yukihira, lo era talmente tanto da costringerla a desiderare di più e a necessitare morbosamente il suo contatto, anche se fosse stato breve. Solo per togliersi lo sfizio e la bramosia che sentiva e della quale si vergognava; difatti arrossì di fronte a quei nuovi pensieri.
Per ora i due ragazzi non si erano accorti della sua presenza e per un attimo si sentì sollevata e rimase ad ascoltare la loro combattiva conversazione:

-finalmente ti sei svegliato, eh, Yukihira.- lo stuzzicò Takumi parando la pallina con la racchetta per ributtarla dall'altra parte del campo. -ti sei deciso a vincere?-
-lo sai che non sono uno che si arrende, Takumi.- sorrise smagliante.
-questa volta stai vincendo tu, amico.- affermò arrendevole, l'altro; però, prima che potesse continuare la frase e lanciare l'ennesima sfida a Yukihira, si accorse di lei:
-Nakiri!- esclamò sorpreso, infatti. -cosa ci fai qui?? da quanto segui la partita?-

-sono arrivata adesso, Aldini. Non mi interessa la vostra partita.- replicò lei altezzosa.
Tuttavia, in quel momento, era tutt'altro che interessata a parlare con Takumi e indugiò sulla figura di Yukihira, che era rimasto in silenzio, avvertendo il solito imbarazzo quando incontrava i suoi occhi. Lui non le sorrise come faceva sempre. Non riconosceva ancora bene le espressioni di Yukihira perché era anche raro vederlo poco reattivo con esse, ma poteva dirlo dispiaciuto. Sembrava voler dire qualcosa senza riuscire davvero a farlo. -hai bisogno di noi per qualcosa, Nakiri?- finalmente le aveva posto una domanda, ma il tono con cui l'aveva fatto non era amichevole, era roco e come se volesse risultare di per sé contenuto.
Yukihira non le aveva posto quella domanda con vero interesse, era stata solo una domanda retorica scelta sul momento perché non sapeva cos'altro dire. Le sue parole erano distanti. Lui era distante.
La stretta al petto che avvertì si fece terrificante da quanto faceva male.
Nessuno dei due sembrava intenzionato a rompere il ghiaccio e Takumi passava dall'uno all'altra freneticamente, forse sentendosi di troppo.
-ho capito ragazzi. Penso di dover fare una tappa in bagno.- annunciò appunto, Aldini. -la mia rivincita la rimandiamo a domani. Non perderò.- aggiunse, facendogli un occhiolino. Soma annuì ricambiando con un mezzo sorriso, che sapeva più di riconoscenza per averli lasciati soli.
Calò nuovamente il silenzio tra loro e Soma uscì dal campetto da tennis per portarsi davanti a lei, esplorando il suo volto e facendola sentire a disagio.
-cosa ti porta qui, Nakiri?- ripeté allora, sostenendo il suo sguardo. -intendo sul serio.-
-ero di passaggio e vi ho visti giocare.- rispose vaga, mentendo.
No, così non andava.. aveva perso il coraggio di parlargli per l'ennesima volta.
Perché lui era capace di annullarla a tal punto? Era ridicolo.
L'espressione distaccata del suo volto era dolorosa, era per quella che si era bloccata, però al contempo sembrava faticare ad adottarla. Era dura anche per lui. C'era stato male, adesso lo sapeva.
-perché non riesci mai ad essere sincera con me, Nakiri?- seguì lui -anche in questo momento eviti di ammettere i veri motivi per cui sei qui al campo da tennis.-
Lei crollò, non ce la feceva più a sentirlo adirato con lei:
-hai ragione, Yukihira.- cominciò stupendolo, infatti -non sono venuta qui di passaggio, l'ho fatto perché ti stavo cercando.- confessò arrossendo, distogliendo lo sguardo da lui per portarlo a terra. -non posso essere completamente sincera con te.- Prima che potesse realizzarlo, la mano di Yukihira si era portata verso il suo mento per alzarglielo e farsi guardare negli occhi.
Era una vera tortura specchiarsi nelle sue iridi lucide, ma si erano anche un po' addolcite rispetto a prima e questo la tranquillizzò. Le dita di lui sul suo mento erano delicate e carezzevoli. Le piaceva sentirle.
-se non puoi essere completamente sincera con me, allora cosa ti porta qui?-
Il tone di voce di Yukihira era profondo e caldo, le sembrò dolcemente musicale ma forse era solamente una sua impressione. Cosa gli doveva rispondere?
-non posso essere totalmente sincera e basta. Non mi piace parlare di me stessa e non sopporto di sentirmi in colpa perché mi fa arrabbiare.-
Lui finalmente tornò a sorriderle, però non gli lasciò il volto.
A lei non scappò l'occhiata sfuggevole alle sue labbra, poiché si era soffermato su di esse per qualche secondo. Secondi in cui avvertì una leggera e piacevole vibrazione lungo il suo corpo, sperando in un bacio, che non avvenne. Sospirò silenziosamente: da una parte sperava osasse, dall'altra sapeva che non doveva succedere.
Perché le aveva guardato le labbra?
Di sicuro era stata sempre la sua immaginazione a giocarle un brutto scherzo.
Perché Yukihira avrebbe dovuto baciarla? Era ridicolo. Era per caso impazzita?
Lui era stato chiaro riguardo a come la vedeva: solo amici.
-d'accordo, Nakiri. Vorrà dire che per adesso mi farò bastare questa spiegazione.-
Era tornato a guardarla negli occhi con la stessa dolcezza con cui la guardava sempre e lei ne fu veramente felice. -in fondo.. non ho tutte le ragioni dalla mia parte: sono stato invadente. Mi sono permesso di chiederti cosa avevi, insistendo, quando avevi tutti i diritti di non volermelo dire. Non ho capito subito che non volevi farlo, per cui mi dispiace: ti ho assalito senza un motivo valido. A volte mi faccio coinvolgere troppo.- aggiunse sorridendo impacciato. Lei si stupì: non si aspettava dalle scuse da parte di Yukihira.
Il cuore le iniziò a battere a mille davanti alla sincerità di quelle parole, erano state davvero mature.
Come riusciva ad essere così naturale? Voleva ricambiare allo stesso modo.
-è perché sei dannatamente altruista, Yukihira.- affermò schietta: non era quello che aveva pensato di dire, ma era da lei. Lui scoppiò a ridere di fronte a quella risposta.
-cosa c'è da ridere?- recitò irritata.
-cos'era, Nakiri, una specie di complimento?- stava ancora ridendo. Era divertito.
Lei arrossì in maniera considerevole. -figurati.- balbettò goffamente.
-comunque, devo prendere le tue parole come delle scuse?- rincasò lui.
All'improvviso tornò a guardare il petto di lui, i suoi addominali, richiamata da esso: voleva toccarlo. 
Prima che potesse rendersene conto, la sua testa assecondò quella volontà e una delle sue mani si ritrovò meccanicamante poggiata sopra il petto di Yukihira: era bollente e leggermente umido a causa del sudore, ma anche accogliente. Come incantata da quelle sensazioni, scese lentamente con la mano in una leggera carezza.
Tornò a guardarlo negli occhi e notò che il volto di lui era lievemente imbarazzato, le guance teneramente rosse. La sua mano ancora appoggiata in prossimità della pancia.
-prendile come vuoi..- sussurrò distrattamente, infine, non interrompendo il contatto.
-che stai facendo, Nakiri?- furono quelle parole perplesse e farfugliate da Yukihira a riportarla alla realtà e realizzò lucidamente cosa stesse facendo.
Tolse di scatto la mano, desiderando sotterarsi per la vergogna dopo quello che aveva fatto.
Sgranò gli occhi scioccata:
-non lo so!- esclamò, inizialmente, tra il confuso e il frettoloso -dimenticalo Yukihira! Se non lo fai sei morto!- Lo minacciò,  avvampando disorientata.
Letteralmente, dopo quelle irragionevoli parole, fuggì da lui a passo spedito.
Yukihira provò a richiamarla, ma senza successo.
Se fosse tornata indietro sarebbe svenuta per la la troppa pressione al cervello.
Cosa aveva appena fatto? Era per caso andata fuori di testa?
Questa volta non era stato un gesto innocente e privo di malizia come quel bacio sulla fronte, un bacio del quale Yukihira non era nemmeno a conoscenza. Questa volta era stata esplicita e oltretutto lui non dormiva. Era pienamente cosciente. Accarezzare il petto in quel modo, poteva significare anche un “ti desidero”.
Arrossì ancora pensando a quella parola. No.. non stava bene, doveva calmarsi.
Comunque era impossibile che gli fosse arrivato esattamente quel messaggio o almeno ci sperava.
L'unico pensiero che la consolava era che si era subito dimostrata confusa in quel momento, tanto che probabilmente lui non l'avrebbe mai capito e né le avrebbe chiesto spiegazioni. Era stata una piccolezza, una leggera disattenzione_anche se per lei condita di emozioni_forse non sarebbe nemmeno entrato nel discorso appena l'avesse rivista. Il problema erano i suoi pensieri: era così attratta da lui da non riuscire a gestirli.
Perdere il controllo un'altra volta poteva succedere in ogni momento e d'ora in poi doveva cercare il più possibile di fare attenzione a ciò che faceva.



***********************************************
Angolo autrice: Ecco qua il nuovo capitolo. L'ho pubblicato oggi invece che domani, perché in settimana sarò strapiena di impegni e non potrò pubblicare altri cap almeno fino al prossimo fine settimana XD. Che ne pensate di questo capitolo? è molto più lungo rispetto agli altri, difatti sono 16pag ed è molto introspettivo (spero non vi siate annoiati ç___ç), ma dovevo inserirci sia la cerimonia che questa importantissime scene Sorina. Che ne dite? Erina sta perdendo il controllo, non riesce più a gestire i suoi sentimenti per Soma :P. E quest'ultimo? avete visto com'è diventato iperprotettivo con lei? LOL Spero di aver reso bene il loro avvicinamento. Pian piano si stanno sciogliendo.
Il passaggio sarà graduele, come ho detto, e spero che nel trattare con le scene di questo cap di non essere andata OOC con i PG (è il mio terrore ç____ç) e soprattutto di non deludervi. Invece, cosa mi dite delle scene AliRyo e AraTaku? Sono andata OOC con il bacio tra loro? comunque, vi assicuro che avrete un chiarimento tra loro per la scena :D. Pimpi95 ho preso un leggero spunto da un tuo capitolo, è proprio un accenno come leggerai, però siccome sono corretta ho voluto dirlo (ho amato quel tuo capitolo *-*).
Spero potrai perdonarmi D: . Visto che parliamo di lei, colgo l'occasione per consigliarvi di leggere la sua fanfic "La ricetta per un gusto perfetto", se già non l'ha leggete, perché merita davvero <3. Ringrazio tantissimo tutte le persone che mi hanno recensito e chi mi ha messo tra autori preferiti e ha aggiunto la mia fanfic a preferite/seguite.
Siete fantastici!! <3 se non ci foste voi non so come farei! *-* grazie davvero!!
Questo cap è dedicato a Storm of Ice!! <3 <3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Happy birthday Nakiri! ***


Happy birthday Nakiri!

 
Era nata il 23 luglio e il giorno dopo suo nonno aveva organizzato una festa in suo onore, ma per Erina era solo una stupida data come tante. Non aveva mai festeggiato davvero il suo compleanno, non le era mai interessato farlo, ed era rimasta sorpresa quando durante quella cena di benvenuto suo nonno aveva annunciato di aver deciso di festeggiare il suo compleanno. Da quando era morta sua madre non le era più importato del giorno in cui era nata e ormai si era abituata a considerarlo un giorno qualunque.
Non era per niente emozionata per quel banchetto, però sentiva qualcosa di diverso per quell'anno.
Negli anni scorsi, d'estate, nel corso della cena del suo compleanno vi era sempre poca gente: Hisako, Jess e sua cugina non erano presenti ogni anno per il 23 luglio. Anche quando le mandavano messaggi di auguri non li leggeva con sincera attenzione. Solo quell'anno la villa era popolata di gente e da giovani come lei.
Non sapeva cosa facesse la differenza dagli anni scorsi; forse la maggior quantità d'ospiti tra i quali alcuni suoi compagni della Totsuki, oppure la presenza di Joichiro, o peggio ancora.. aveva la vaga sensazione che quel leggero tocco d'emozione che sentiva per l'arrivo del suo compleanno, lo avvertiva perché anche Yukihira avrebbe partecipato ai festeggiamenti. Da quando si erano fatti le scuse a vicenda per la discussione che avevano avuto, sentiva che si erano riavvicinati e se era successo era anche per colpa sua perché si era presa la libertà di toccarlo, sebbene l'avesse fatto incosciamente. La paura che lui potesse tener conto di quel momento che si era lasciata andare la stava tormentando. Sapeva essere solo una sciocchezza e probabilmente si stava preoccupando troppo, ma era anche consapevole che non sarebbe stata né la prima né l'ultima volta che si sarebbe lasciata andare, poiché ciò che provava per lui la travolgeva.
Neanche dei regali che riceveva le era mai fregato qualcosa, perché per la maggior parte non gli piacevano; erano di marca, di lusso, di un valore capitale impronunciabile, ma non vi era racchiuso l'affetto e l'interesse della festeggiata. Erano solamente a scopo formale.
Gli unici regali a cui teneva_se così poteva dire_erano quelli di suo nonno, Hisako e Jess.
Loro pensavano veramente al suo interesse, non con l'intenzione di entrare nelle sue “grazie” e in quelle di suo nonno come il resto degli ospiti. Nella nobiltà lo stile di vita era così: la maggior parte degli uomini/donne erano ricchi arrivisti, subdoli ed interessati solo ad arricchire la loro miserabile vita.
Questo non voleva dire che tutti gli ospiti di suo nonno fossero in quel modo, solo che gran parte lo era.
Fortunatamente Senzaemon era bravo a scegliere di chi fidarsi o meno, altrimenti sarebbe già finito in banca rotta. Ma come si suol dire: "bisogna fare buon viso a cattivo gioco" ed era quello che suo nonno faceva con i clienti e che anche lei aveva imparato a fare abituandosi alla vita da giovane nobile; dunque, fingeva di apprezzare i costosi regali dei suoi ospiti e poi li abbandonava in un cassetto o addirittura li buttava perché completamente inutili. Nell'alta società il detto “non importa com'è il regalo, l'importante è partecipare” non aveva alcun senso, poiché non le era mai interessato che gli ospiti di suo nonno partecipassero, come non le importava dei ridicoli regali che le facevano: non venivano scelti con cura, venivano comprati seguendo quelli al prezzo più alto. Tuttavia.. non poteva negare di essere curiosa di vedere i regali delle persone a lei più vicine_Jess e Hisako_ e soprattutto le batteva forte il cuore se pensava che al suo compleanno avrebbe partecipato anche Yukihira. Le avrebbe fatto un regalo?
Scosse la testa: era impossibile.
Perché Yukihira avrebbe dovuto farle un regalo?

Erano poco più che conoscenti, solo ultimamente avevano parlato di più.
Però dentro di lei moriva dalla curiosa di scoprirlo.
I suo pensieri furono interrotti dall'arrivo di Joichiro nella sua stanza:
-ecco dov'era nascosta la mia figlioccia!- esclamò sorridendo.
-Saiba-san! Sei tornato!- esultò lei, sorridendo candidamente.
-come sta la mia seconda figlia? Pronta per invecchiare di un anno?- continuò scherzoso.
Lei sospirò. -è solo una date come tante, Saiba-san.-
-no Erina, è la data in cui tua madre ti ha messo al mondo.- la corresse.
Lei sgranò gli occhi meravigliata.
-so che per gran parte degli anni non hai festeggiato il tuo compleanno sinceramente, ma credi che tua madre sia contenta di questo? penso che lei desideri che tu sia felice.-
-le persone che considerano il mio compleanno non la ritengono una data importante e partecipano solo per tenersi caro mio nonno.- commentò sprezzante.
-può essere.. ma pensi che Senzaemon, mio figlio e Arato la pensino allo stesso modo?-
Lei si meravigliò ancora.
Più che altro era rimasta colpita che Joichiro avesse incluso nel suo ristretto gruppo anche suo figlio.
-inoltre.. c'è dell'altro, vero?-
Ennesima reazione di sorpresa. 
-già.. mio padre mi ha fatto gli auguri un giorno in anticipo.- dichiarò astiosa.
Avrebbe iniziato a tremare da un momento all'altro se non fosse stato per l'espressione cupa di Saiba.
Era sicura che lui sapesse tutto di lei dato il rapporto stretto e amichevole che condivideva con suo nonno.
-pensavo che Senzaemon avesse bandito ogni possibilità di contattarti ad Azami.-
Appunto, ne ebbe la certezza con queste sue parole.
-infatti l'ha fatto, però mio padre ha i suoi tirapiedi che fanno il lavoro sporco per lui.-
Joichiro annuì ascoltando, ma decise di troncare l'inizio di quel discorso:
-comunque Erina, non voglio che tu pensi ad Azami il giorno del tuo compleanno.
Sono certo che tuo padre non arriverà a te perché tuo nonno ha preso tutte le misure possibili per impedirlo. Per cui.. goditi il tuo giorno e basta.-
Le strizzò l'occhiolino carezzandole la testa in maniera affettuosa. Poi uscì da camera sua.
Joichiro aveva ragione, non era arrivato a lei in dieci anni e non l'avrebbe mai fatto.
Doveva darsi una calmata, era protetta sotto quelle mura.
Nonostante i pensieri autoconvicenti, però, non riuscì a non provare la solita brutta sensazione di gelo e terrore. Fortunamente fu un attimo, in seguito riprese a respirare regolarmente.


 
****


Soma afferrò dal cassetto del suo comodino il cofanetto con il regalo di Nakiri.
Comprarlo era stato facile, ma al doverglielo dare avvertiva già un leggero imbarazzo.
Lei non era come tutti gli altri: una comune amica. Lei era la ragazza che gli interessava e c'era una bella differenza nel dare un regalo a lei invece che a qualsiasi altra persona.
Era già vestito per il suo compleanno: indossava un paio di pantoloni Beige, una camicia nera sbottonata in cima e un paio di espradrillias, anch'esse beige, eleganti ai piedi. Tale completo glielo aveva portato suo padre da Parigi dicendogli queste parole “indossali per il compleanno della mia figlioccia”.
Lui aveva sorriso e poi lo aveva ringraziato, e così aveva seguito il suo consiglio: in effetti non stava male.
Era signorile al punto giusto, senza ripiegare allo stesso tempo nello smoking come negli altri banchetti. Decisamente, quello stile lo rispecchiava di più.
Pronto e dopo essersi dato una rapida pettinata ai ciuffi indomabili davanti allo specchio, uscì da camera sua e arrivato in sala ebbe modo di vedere che gli ornamenti erano molto diversi rispetto agli altri banchetti: erano allegri e colorati, striscioni arcobaleno circondavano tutto il salone accompagnati da ghirigori attaccati alle pareti in oro ed argento. Una scritta enorme, stilizzata, in cima e al centro del soffitto recitava un “Happy Birthday Erina”. Un buffet anch'esso festoso e colorato, lungo il muro, era ripieno di stuzzichini e cibi sfiziosi: dai più raffinati ai più semplici e caramellosi.
Dall'altra parte un altro buffet con tutte le possibili bibite, alcoliche e non.
L'atmosfera si presentò diversa di altre volte: era pur sempre elegante, però più giovanile, gioviale e luminosa.
Soma pensò subito che non potevano essere stati i camerieri del preside ad organizzare le docorazioni della serata perché lo stile in qualche modo era affettuoso e accogliente, gestito con il cuore e gli invitati sembravano divertirsi moltissimo e più a loro agio.
Chi era stato, allora?
La risposta a quella domanda gli arrivò quando Takumi si affiancò a lui:
-visto che bel lavoro abbiamo fatto io e Arato-san?- domandò sorridendo smagliante.
Soma strabuzzò gli occhi colpito. -siete stati voi due ad addobbare il salone?-
-esatto, Soma. Stupito? Vedi.. il preside ha fatto i complimenti a me e Arato-san per come abbiamo disposto gli ornamenti floreali per la cerimonia del thé e ci ha chiesto di occuparci di addobbare la sala per il compleanno di sua nipote. Ovviamente Arato-san era entusiasta di farlo, visto che lei è la sua migliore amica, io ho solamente raccolto un'occasione in più per stare assieme a lei.- raccontò pomposo.
-perché non mi avete chiesto di aiutarvi?-
-non perché non te l'abbiamo chiesto, ma perché il preside non l'ha fatto.- precisò.
-sai perché il preside non me l'ha chiesto?-
Takumi scosse la testa dispiaciuto.
-non lo so, ma penso che il preside abbia un altro ruolo per te.-
-in che senso?- fece perplesso lui.
-Yukihira.. a volte sei davvero ottuso!- lo schernì divertito, Takumi -pensi che il preside non osservi le interazioni tra te e sua nipote? Ricorda.. il sig.Nakiri ha cento occhi e un ruolo per tutti.
Io credo solo che lui voglia che tu stia accanto a lei.-
-perché dovrebbe? Cos'ho in più degli altri per poter aiutare Nakiri?
Anzi.. credo di essere quello meno indicato a farlo, dato che lei continua a respingermi.-
Si aprì in una risata amara.
-cos'hai in più degli altri, dici?- recitò l'altro, sarcastico -ovviamente un'influenza diversa su di lei.-
Sorrise facendogli una pacca amichevole sulla spalla e andandosene.
Lo lasciò con molti dubbi in testa, domande che continuavano a non avere risposta.
La festeggiata fece la sua entrata e fu accolta con eccitazione dagli invitati.
Rimase incantato a guardarla: portava un abito rosso scarletto scollato dietro la schiena che si scopriva candida e liscia, dal lato destro della spalla partivano delle rifiniture a balze dell'ennesimo colore che impreziosivano ulteriormente la sua figura. I capelli erano legati in una coda alta, curati e lucenti, in cima al nodo che stringeva le ciocche con grazia vi era un elegante fiocco che riprendeva i colori del vestito.
Le ciglia erano allungate con armonia da mascara nero e matita.
Un rossetto porpora risaltava le sue labbra donandogli sensualità e accendendo in lui la voglia di assaggiarle, morderle, baciarle il più a lungo possibile. Era splendida. Era proprio il suo giorno.


 
****


Erina rimase meravigliata da come era arricchita la sala. Non era come nei suoi scorsi compleanni: piatta e monotona, popolata solo da persone che quasi nemmeno conosceva e che le portavano regali solo per il dovere di farlo. Per convenienza. Al contrario.. era originale e colorata, più semplice eppure raffinata, ma molto più idonea ad una festa di compleanno di una ragazza della sua età piuttosto che a un evento lanciato in società. Questa novità, oltre a stupirla, le strappò anche un sorriso.
Era sicura che non fossero stati i camerieri di suo nonno ad addobbare la sala, poiché non avrebbero saputo farlo come lei desiderava; però, chiunque fosse stato a cambiare di poco le regole, doveva esserli grata.
Inoltre.. c'erano tutti: Hisako, Jess, Alice, suo nonno, sua zia e Joichiro.. e c'era anche Yukihira.
Quando portò gli occhi su quest'ultimo perse un battito e il respiro le si bloccò in gola.
Era notevole: non aveva il solito smoking, indossava dei vestiti che sembravano davvero apparternergli da quanto calzavano perfetti. Essi erano delicati ma anche più naturali, la camicia nera creava un contrasto perfetto con i suoi capelli rossi e deglutì quando portò lo sguardo sui bottoncini sganciati in cima ricordando con ardore il momento che aveva toccato il suo petto.
Non era molto lontano da lei, anzi, era abbastanza vicino da darle la possibilità di notare i leggeri peli biondi uscirgli dal petto attraverso la camicia sganciata, avvertendo un improvviso calore invaderla da capo a piedi. Per non parlare di quei pantoloni beige che riempivano le sue gambe facendole sembrare più solide del solito.
Ebbe il maniacale istinto di andare da lui per godersi da più vicino il suo corpo, per poterlo guardare dritto in quegli occhi ambra che la scioglievano come un gelato fa d'estate e magari toccarlo nei punti che l'attiravano per constatare se le sue supposizioni e la sua curiosità su di esso erano fondate o meno.
Voleva esplorarlo interamente.
Arrossì violetemente per i pensieri che la stavano assalendo e prima di assecondarli di nuovo e fare l'ennesima figuraccia distolse lo sguardo per correre ai ripari.

Ormai era già passata più di un'ora da quando la festa era cominciata e gran parte degli ospiti aveva già riempito lo stomaco sino a farlo scoppiare. Presto sarebbe arrivato il momento del brindisi introdotto da suo nonno e la seguente apertura dei regali. La procedura si preannunciava la solita, ma forse questa volta sarebbe stata più sopportabile. Le sue previsioni furono confermate quando suo nonno si alzò da uno dei tavoli per chiamare i camerieri e far loro portare champagne e flut per riempire i bicchieri e brindare:
-alziamo i flut e brindiamo tutti per il compleanno di mia nipote!-
Un boato si estese attraverso tutta la sala, seguito dagli squillanti cincin dei bicchieri che si toccavano uno contro l'altro. Dopo i confusionari festeggiamenti, suo nonno parlò ancora:
-è il momento dei regali.-
Un carrello con un ammasso di pacchi regalo grandi e piccoli s'incamminò verso la sala trascinato dal maggiordomo di famiglia Nakiri.
Quando Erina iniziò a scartarli, ciò che vi trovò erano i soliti e inutili oggetti di lusso e qualche bel vestito di marca che ritenne accettabile, ma niente di tutto questo le accese un sorriso. La routine si stava mostrando la solita e, come se non bastasse, non c'era traccia dei regali di Jess, Hisako e tanto meno di Yukihira.
-il regalo a Erina da parte mia è ovviamente questo banchetto.- seguì l'uomo.
Lei fu contenta di questo, anche se suo nonno non le aveva fatto propriamente il regalo, doveva ammettere che avere le poche persone più vicine a lei per il suo compleanno_come non era mai successo_era già un bel dono.
Erina vide Hisako avvicinarsi a lei e sorriderle, dicendole:
-io non ho messo il mio regalo assieme a tutti quelli nel carrello perché volevo dartelo di persona.
Non è niente di che, ma spero ti piaccia.-
Le passò un piccolo pacchetto. Lei lo prese o lo aprì con tutta la cura possibile.
Dentro il pacco vi trovò una scatolina con all'interno una pinza per capelli, abbastanza grande da sostenere tutti quelli di Erina e decorata da dei graziosi brillantini.
Era molto fine e le si addiceva, infatti le piaque molto:
-è davvero carina.- ammise arrossendo -grazie Hisako.-
-è di marca, vero?- intervenne Alice guardandola, -si vede che lo è.-
Hisako annuì confermando.
-lo è, ma è molto semplice per esserlo.- si unì, Yukihira, sorridendo verso Erina.
Quest'ultima distolse lo sguardo imbarazzata.
E tu cos'hai per me, Yukihira?
Quella domanda sorse spontanea, sempre più spinta dalla curiosità.
Suo nonno aveva deciso di spostare l'attenzione dei suoi ospiti da lei cambiando discorso, per lasciarle lo spazio con i suoi amici. Lei gliene fu veramente grata.
-questo regalo è da parte mia e di Ryou, cuginetta.- sorrise maliziosa, Alice.
-ah davvero?- recitò ironica lei -non pensavo mi avresti fatto un regalo.-
-perché non avrei dovuto fartelo, cuginetta cara?-
-forse perché so che è qualcosa che mi metterà a disagio, conoscendoti.- ribatté aspra, lei.
-mh.. non ti resta che aprirlo per scoprirlo.-
In risposta, Erina le lanciò un'occhiata di sfida e aprì il regalo trovandosi tra le mani un completino intimo rosso con del pizzo nero, dagli slip eccessivamente mini, che erano talmente piccoli da sembrare quasi invisibili.
Era decisamente un perizoma. Erina sgranò gli occhi scioccata e diventò completamente rossa dopo aver aperto il regalo di fronte a tutti, perfino davanti a Yukihira.
Stavolta Alice le aveva giocato davvero un brutto scherzo, era chiaro volesse metterla in imbarazzo.
Ancora stupita, involtariamente voltò lo sguardo verso Yukihira sperando che per pura fortuna si fosse allontanato, ma purtroppo non fu così, anzi, diventò ancora più rossa quando vide che anche lui non era esattamente pallido. Alice ridacchiò divertita dalle reazioni impacciate dei due.
-spero che ne farete buono uso, piccioncini.- li provocò sghignazzando.
-Alice!!!- tuonò Hisako allarmata, imbarazzata almeno quanto i diretti interessati.
Anche Takumi e Isami scoppiarono a ridere.
-perché dovremmo farne buono uso, stronza!- esplose Erina, vergognosa.
Alice continuò a ridere sguaiatamente.
-che ingenua sei, cuginetta, mi fai quasi tenerezza.- la stuzzicò facendo del sarcasmo.

Fu Ryou a mettere a tacere Alice con poche e semplici parole:
-credo che anche alla mia signora starebbe bene quel completino.-
Le aveva dette in modo così tranquillo che Alice ci mise un po' per comprenderne il senso e quando lo realizzò arrossì immediamente. -Ryou.. non si dicono queste cose.- borbottò impacciata.


 
****


Soma, nel frattempo, era rimasto in silenzio a pensare a quanto quell'intimo sarebbe stato bene a Nakiri.
-dico, amico, ma tu non dici niente? Che te ne stai lì impalato mentre la tua “donzella” viene schernita da sua cugina?- gli diede una gomitata Takumi, ridacchiando e trascinandolo lontano dall'accesa discussione tra le due cugine. -Nakiri è perfettamente in grado di difedersi da sola da sua cugina.- borbottò impacciato, in seguito. Takumi non smise di ridere, divertito dalla reazione del suo amico.
-ma parlando di cose serie..- cominciò ancora, Aldini -..che ne pensi di quel completino?-
-Takumi.. potresti evitare di farmi queste domande? La risposta la sai già.- arrossì nuovamente, anche se in maniera più lieve. -io penso che starebbe bene anche ad Arato-san.- affermò lui ghignando.
-sapevo che saresti andato a parare in quel discorso.-
-già.. ci sono stati dei piccoli sviluppi tra noi, sai? Credo di aver fatto colpo!- esclamò vittorioso.
Soma scossa la testa sconsolato. -non sei troppo sicuro di te, Takumi?-
-può darsi, ma ho questo presentimento.- sostenne ancora, pompandosi.
-Nakiri si sta comportando in modo strano con me..- iniziò, allora, lui: aveva bisogno di parlarne, poiché quando lei gli aveva accarezzato il petto lo aveva colto di sorpresa.
-in che senso?- alzò un sopracciglio, Aldini.
-sai.. avevi ragione con quelle parole.-
-quali parole? Ricordamele un po'.-
-“non ti sei scelto una facile conquista”.- le ripeté allora.
-ah! Intendi quelle. Ma dove stai cercando di arrivare, Soma?- lo fissò interrogativo.
-Nakiri mi rifiuta, ma nello stesso tempo non sembra decisa nel farlo.- spiegò, -abbiamo discusso l'altro giorno. Ricordi quando poi è venuta al campetto da tennis per me?-
Takumi annuì facendogli segno di continuare.
-ecco.. dopo è successa una cosa strana.-
Sentiva il cuore battergli ancora a mille quando le mani affusolate e curate di Nakiri avevano accarezzato il suo petto. Sentiva il petto bruciare ancora in quei punti, anche se era stato un breve contatto.
Non si era mai imbarazzato così davanti a lei.
Era rimasto perfino colpito dalle sue di reazioni, non solo dai comportamenti di Nakiri.
Le manifestazioni naturali che lo avevano invaso, in seguito a quel piccolo tatto, gli avevano fatto capire ulteriormente che la desiderava: non solo voleva baciarla, voleva farla completamente sua.
Il suo corpo esigeva un contatto maggiore con lei e quei rapidi momenti non gli bastavano più.
La voleva, punto. Era già eccitato di fronte a quell'idea.
Era questa la forte attrazione? La vera passione?
-cos'è successo di preciso, Yukihira?- lo riportò alla realtà, il suo amico.
-è stata lei a ricercare per la prima volta un contatto con me.- confessò finalmente.
Takumi gli fece una pacca sulla spalla. -bravo! La stai conquistando pian piano.-
-non credo. Non mi vede nemmeno come un amico, figurati come ragazzo.-
-ci vuole pazienza con le ragazze, Soma.- sorrise incoraggiante, Takumi.
-beh.. e com'è stato? Intendo, come hai preso quello che lei ha fatto?-
-devo proprio dirti tutto nei dettagli?- si imbarazzò ancora.
Takumi ridacchiò divertito, alzando le spalle.
-come preferisci. Se vuoi ti ascolto, altrimenti non mi offendo.-
-la desidero, Takumi, in tutti i sensi.- ammise apertamente.
Si sentì più leggero dopo quella confessione ad alta voce, ma per Takumi non fu lo stesso: lo vide spalancare gli occhi colpito, arrossendo addirittura al posto suo per l'effetto che gli avevano scaturito quelle parole così dirette ed esplicite. -wow..- sussurrò solo -cavolo Soma! Con queste parole hai strappato un battito anche a me! Non oso immaginare come potrebbe reagire Nakiri se tu glielo dicessi chiaramente. Penso che potrebbe svenirti tra le braccia. Sei già a quel punto?-
-l'attrazione fa brutti scherzi.- confermò, grattandosi la nuca. -sai.. fino a qualche giorno fa non sapevo cosa volevo. Avevo capito che Nakiri mi piaceva, ma non avevo mai pensato cosa avrei voluto se quello che provo per lei fosse stato ricambiato. Dopo quello che è successo tra noi: la discussione, il mio interesse, e soprattutto il gesto dell'altro giorno di Nakiri.. mi hanno fatto capire che la voglio. Desidero che lei guardi solo me e diventi la mia ragazza.- Takumi era sempre più stupito; poi, quando si riprese, sorrise:
-sei davvero sulla buona strada, Soma. Dovrò darmi da fare anch'io con Arato-san.-
Lui ricambiò il sorriso. -grazie di avermi ascoltato.-
-scherzi? Siamo amici, no?-
-già, lo siamo..- si rispose fra sé e sé. -faccio il tifo per te e Arato-san.-
-grazie amico.- e con questo si allontanò.

Soma toccò la cavità dei suoi pantaloni per accertarsi di avere il cofanetto con il braccialetto da darle, pronto a portarglielo, ma tutti i suoi bei presupposti finirono in mille pezzi quando vide Carter avvicinarsi a Nakiri con uno sfarzoso e sfavillante mazzo di fiori che era il doppio di lei.
Strinse i denti seccato e ripose il cofanetto in tasca.
Come poteva competere con un mazzo di fiori del genere?

Poteva sentire il loro acuto profumo perfino da quella distanza.
Il suo volto si fece ancora più oscurato quando vide Nakiri sorridere a Carter, dirgli qualcosa di incomprensibile per lui da quella distanza e alzarsi sulle punte per lasciargli un bacio sulla guancia. Strinse i pugni adirato, davanti a quella scena, fino a farsi quasi male. Doveva apparire proprio ora? Imprecò mentalmente.
Raccolse dei consistenti respiri come gli aveva insegnato suo padre quando la tensione iniziava a salire e riuscì a darsi un contegno: doveva tornare a sorridere.
In fondo era solo un mazzo di fiori, perché doveva demoralizzarsi per una sciocchezza simile?
Non era successo nulla.
Tuttavia, come sempre, non era uno stupido buquet ad infastidirlo, era la scioltezza e la noncuranza che Nakiri mostrava con Jess a farlo infuriare. Perché non era così naturale con lui? Cosa aveva Carter in più?
È vero.. si conoscevano da più tempo e magari lei si sentiva a suo agio con lui come con Hisako, ma davvero non si rendeva conto che Carter era cotto di lei e che tutto quello che faceva lo faceva per conquistarla?
Era assurdo. Alzò gli occhi al cielo e si gonfiò ancora di fastidio quando avvertì i commenti dei commensali:

-ecco nuovamente quel ragazzo.- constatò una signora -guardate che mazzo di fiori incredibile? Glielo ha regalato sicuramente lui. Che perfetto gentiluomo. Fossi più giovane mi butterei subito tra le sue braccia!-
-ti capisco.. e poi è davvero affascinante.- si aggiunse un'altra.
-già. Inoltre si vede che è un ragazzo ambizioso, farà carriera nella vita.-
Si unì alla conversazione, uno dei mariti delle due.
E così via che commenti positivi e ammirati scorrevano lungo tutto il salone.

Soma sbuffò stancamente e gli montò la rabbia quando un paio di paparazzi si alzarono dal tavolo per scattare una foto ai due. Ecco.. adesso sarebbero pure finiti suoi giornali. Già poteva immaginarsi il titolo dell'articolo:

Un misterioso e affascinante fidanzato alla festa di compleanno della bellissima nipote di Senzaemon Nakiri”.

Si morse la lingua cercando di controllare la gelosia che lo stava assalendo.
Poteva accettare di vederli interagire ogni tanto alla villa_anche perché non poteva impedirlo o l'avrebbero preso per pazzo_ ma di vedere scritto su tutti i giornali false testimonianze oppure discorsi che impreziosivano e li palesavano come apparente coppia, beh, non l'avrebbe sopportato.
Così fece qualche passo per andare a distruggere la macchina fotografica dei paparazzi, ma una grande e calda mano lo fermò. -Soma.. dove stai andando?-
Era la mano di suo padre, che lo guardò e gli sorrise sbarazzino.
-a distruggere quelle telecamere, non è ovvio?- replicò duro, scostando la sua mano.
-non puoi Soma.- asserì serio. Lui lo fulminò irritato.
-perché non posso? Non voglio che i giornali raccontino cavolate su Nakiri!-
-non lo faranno.- affermò deciso. -Senzaemon lo impedirà.-
-come fai ad esserne così sicuro?- si arrestò, sentendo il cuore calmarsi.
-è il compleanno di sua nipote. Non glielo rovinerà così. Sai perché invita sempre anche i paparazzi? Non l'ha fatto per concedere alla stampa la vita privata di Erina, lo fa per fare pubblicità per la Tootsuki e in particolare per far conoscere le capacità dei suoi studenti al resto del paese. È il lavoro degli uomini d'affari. Devono tenere alto il loro nome e questo va anche a tuo favore.-
-mi stai dicendo che non metterà Nakiri e Carter sotto gli occhi di tutti?-
Joichiro scosse la testa sorridendo. -non lo farà, Soma, puoi stare tranquillo. Voglio bene alla mia “figlioccia”, credi che lascerei fare se non fossi sicuro di questo? È Senzaemon ad avere “in pugno” la stampa ed è lui che decide cosa essi devono pubblicare o meno, altrimenti sarebbe capacissimo di denunciarli.
Ma loro non sono così stupidi da inimicarsi il preside, data la quantità di soldi che gli offre per fare questo lavoro.- Detto questo, si strinse un occhiolino e gli sorrise smagliante.
-puoi stare tranquillo, la tua ragazza non è in pericolo.-
Soma abbassò lo sguardo a quelle parole.
-non è la mia ragazza, papà.- farfugliò.
-ah no? Pensavo di sì da come eri agitato.- commentò scherzoso. -ti ricordi quello che ti dissi? La donna che amerai dovrà amare i tuoi piatti.  Erina è molto puntigliosa su questo aspetto..- ridacchiò pensando a lei -..ma sono sicuro che sarai l'unico in grado di farlo. Non smettere mai di lottore e di migliorarti, Soma.-
-grazie papà, non lo farò. Puoi starne certo!-

Tra un discorso e l'altro, la serata volse al termine e lui dovette andare a letto senza aver scambiato neanche una parola con Nakiri e senza neppure averle dato il suo regalo.
Sapeva di essere stato un vigliacco idiota a non averle dato il dono solo perché l'aveva vista insieme a Jess e si era fatto sovrastare di nuovo da lui, ma se n'era reso conto troppo tardi_come al solito_. 
Avrebbe rimediato il giorno seguente al suo errore. Non doveva arrendersi.


 
****


Erina si trovava seduta in uno dei tavoli dell'immensa biblioteca Nakiri e stava svolgendo i compiti scolastici estivi. Era perfetta e precisa anche con essi, essendo tra i migliori studenti della Tootsuki pure nella teoria_se non la migliore_; tuttavia, quel pomeriggio era più distratta del solito. Non voleva ammetterlo, c'era rimasta male quando aveva capito che Yukihira non solo non le aveva fatto il regalo di compleanno, ma non l'aveva considerata per tutta la sera. Nemmeno lei era sicura di cosa si aspettasse dopo quello che era successo tra loro, o meglio.. dopo ciò che il suo maledetto istinto le aveva fatto fare mettendola in imbarazzo proprio di fronte a lui. Non credeva che le avrebbe detto chissà cosa, ma neanche pensava che l'avrebbe ignorata completamente. Faceva male quel pensiero. “Diavolo! Era il giorno del suo compleanno!” si impermalosì mentalmente. Inoltre.. perfino quel pensiero era assurdo e neanche si riconosceva.
Da quando in qua considerava il 23 luglio un giorno speciale?

Lo sapeva da quando. Da quando Yukihira era arrivato a villa Nakiri, trascinandosi dietro la sua aria da “crocerossino” amichevole e gentile con tutti. La sua presenza, il vivere sotto il suo stesso tetto, quello che provava per lui.. la stavano trasformando, la stavano plagiando e addolcendo, ecco perché adesso pensava fosse importante il giorno del suo compleanno. Lo era per lei, come lo era per le persone che stava accettando di avere attorno, oltre a Hisako e Jess_Yukihira compreso, anzi, lui soprattutto_.
Si vergognò ripensando con quale ardore e bramosia avesse osservato Yukihira la sera prima.
Più si scioglieva, più lui diventava più bello davanti ai suoi occhi e sempre più ambito dal suo corpo e da ciò che sentiva. Era spaventata dai suoi pensieri: non gli appartenevano, erano troppo intensi e troppo difficili da gestire. Voleva parlare con lui di nuovo. Avrebbe voluto fosse lì, anche se solo per poco.
Se non lo aveva sotto gli occhi, iniziava purtroppo ad avvertire la sua mancanza.
Vivere assieme era deleterio per questo. Era pericoloso perché si sarebbe abituata sempre di più ad averlo attorno, talmente tanto che sarebbe diventato una presenza ulteriormente indispensabile e insostituibile per lei. Cos'erano questi sentimenti inarrestabili? Perché non le aveva parlato e neanche fatto gli auguri personalmente, ieri? Dove si trovava adesso Yukihira?
Odiava essere ignorata così selvaggiamente, a maggior ragione da quell'idiota.
Tornò a concentrarsi sui suoi compiti, cercando di cancellarlo dalla mente.

-allora sei qui, Nakiri.- al momento che udì la sua calda voce, poco dopo che aveva ricominciato a fare seriamente con lo studio, pensò di averlo chiamato come per magia da quanto era costantemente presente nella sua testa. Alzò lentamente la testa pensando di esserselo solo immaginato perché impazzita, però non fu così: lui era proprio davanti a lei e le stava sorridendo. -Yukihira..- fiatò solo, non riuscendo a dire altro.
-stai studiando, Nakiri?- seguì la sua bella figura portarsi vicino al suo tavolo, più precisamente alle sue spalle e piegare leggermente la testa al lato del suo orecchio.
Avvertì il petto di lui sfiorarle la parte superiore della sua schiena e poggiarle, inconsapevolmente, l'altra mano su una sua spalla. -cosa studi?- chiese ancora.
Il tepore del suo respiro emanato dalle sue parole, solleticò leggermente al suo orecchio.
Il cuore iniziò a battarle a mille. Possibile che bastasse così poco a farla emozionare?
Tutte quelle azioni svolte da lui erano state inconsapevoli, normali, non programmate, ma le bastava solamente un suo tocco a farla impazzire.
Arrossì vistosamente ed ebbe paura che a quella vicinanza lui potesse sentire come il cuore le battesse, perché a lei sembrava voler scoppiare nel petto dalla sua rapidità. Doveva riprendersi:
-rispetta le distanze, Yukihira.- dunque ordinò, balbettando incerta.
-hai ragione, Nakiri.- concordò solo, lui, portando una mano verso il suo collo bianco latte facendole una leggera carezza che le scatenò dei forti brividi.
Quella piacevole tortura giunse al termine quando lui si spostò da dietro di lei per portarsi davanti ai suoi occhi. Con irritazione si trovò a rimpiangerla: rivoleva quella mano sul suo collo, già le mancava e non riuscì a controllare quelle parole. -sai.. non era così male.- boncheggò imbarazzata.
Cosa aveva appena detto?
Yukihira sgranò occhi colpito. -a cosa ti riferisci?-
-a niente!- sbottò rossa come un pomodoro, -lascia perdere, Yukihira.-
-sai Nakiri.. sei strana ultimamente.- notò lui, studiandola profondamente e facendola sentire a disagio per l'intensità del suo sguardo. -prima dici e fai una cosa e poi fuggi.-
Lei allora, davanti a quelle parole, comprese che lui stava facendo riferimento all'altro giorno al campetto da tennis e si spaventò pensando che volesse parlare di quello.
-e allora tu, Yukihira? dici tanto di volermi essere amico e poi non mi consideri nemmeno.-


 
****


-come potrei farlo se sei sempre con lui.- ecco.. stava scaricando la sua invidia per Carter su Nakiri.
Aveva provato a trattenersi, ma quando lei gli aveva detto quella frase non ce l'aveva fatta a stare zitto.
-e poi non sei stata proprio tu a dirmi che non siamo amici?-
Lei rimase in silenzio.
Probabilmente non sapeva cosa rispondere a quella domanda perché in effetti così aveva detto.
-certo Yukihira e infatti non lo siamo, ma non mi hai fatto nemmeno gli auguri. Questa non è questione di amicizia o meno, si chiama educazione.- fece una pausa e poi riprese il discorso
-..e in più, chi sarebbe questo fantomatico “lui” che ti impedisce perfino di farmi gli auguri di compleanno?-
-sto parlando di Carter, Nakiri.- rispose schietto -io veramente non ti capisco.. mi respingi dicendo che non mi vedi nemmeno come un amico e con lui sei tutta baci e abbracci?-
Lei arrossì violentemente. Che cos'era quella? Una scenata di gelosia?
No, Yukihira non poteva essere geloso di Jess. Si stava solo illudendo e anche questo era per colpa sua, perché con quel suo carattere socievole e in qualche modo scaltro le faceva credere chissà cosa e non poteva accettarlo. -sei geloso di Carter, Yukihira?- allora domandò scettica.
Soma sussultò a quella domanda inaspettata.
Si era esposto troppo, lo sapeva, ma non ne poteva più di tenersi dentro quel fastidio e aveva desiderato semplicemente “sputarlo” fuori, ma non poteva confermare ciò a Nakiri.
Prima che potesse rispondere, fu lei a continuare:
-non mi interessa cosa ti passa per la testa, Yukihira, ma almeno Jess mi ha fatto gli auguri e un regalo, al contrario di te. Ora, se non ti dispiace, sono impegnata.-
Calò il silenzio, poi lui alzò lo sguardo verso di lei e la fissò trafiggendola da quanto gli occhi erano diretti e determinati sui suoi. -credi che non ti abbia fatto un regalo? È per questo che sembri così offesa?-
-non mi interessa del tuo regalo, Yukihira.- mentì, portando gli occhi di lato incapace di sostenere i suoi
-..e non sono offesa. Sto studiando e se sei venuto qui solo per distrarmi, allora fai retro marcia, a meno che non ci sia un motivo serio.-
-sono qui per darti il mio regalo, Nakiri.- confessò alla fine, lasciandola di stucco.
Lei assottigliò gli occhi, non sapendo cosa aggiungere per replicare.
-perché non me l'hai dato ieri, allora?- domandò, in seguito.
-non sono riuscito a farlo, mi dispiace.- sorrise imbarazzato, rovistando nelle sue tasche per tirar fuori il confanetto e appoggiarlo sulla scrivania.
-non sono ricco e cavalleresco come Carter, ma ho scelto con tanta cura questo regalo per te. Se non ti piace, puoi anche buttarlo via.- ridacchiò -buon compleanno Nakiri!-  
Lei lanciò una sfuggevole occhiata al cofanetto, strabuzzò gli occhi arrossendo.
-che cos'è?- balbettò stupefatta.
-una sciocchezza, ma se lo apri davanti a me sono felice.- la incoraggiò lui.
Erina avvicinò lentamente le mani e con delicatezza aprì il confanetto, trovando dentro il braccialetto con il ciondolo a forma di quadrifoglio che l'aveva tanto incuriosita.
-non può essere..- cominciò sottovoce, in tono sorpreso -..tu.. quando.. insomma.. quando l'hai comprato?-
Alzò gli occhi verso di lui, le guance candide imperniate da un delicato rosa.
Lui le sorrise. -non quando eravamo al festival insieme, se è questo che ti chiedi. Sono ripassato successivamente a quel negozio per prendertelo.-
-ma ti avevo detto che non mi piaceva..- tentò, ma la verità era un'altra: le piaceva tantissimo e soprattutto perché era stato lui a regalarglielo. Era in assoluto il regalo più bello di tutti. Scelto con il cuore.
Sorrise leggermente, osservandolo ancora.
-non l'avresti mai comprato di testa tua, Nakiri. Ma sono sicuro che ti piace.- insisté lui.
-sei il solito idiota, Yukihira.- sbottò lei, -non lo metterò mai.-
Deglutì, sapendo che era la più grande menzogna che avesse mai detto.
Lui scoppiò a ridere rispondendo:
-anche se dici così, so che muori dalla voglia di metterlo. Ti si vede da come ti brillano gli occhi.
Che tu lo neghi o meno, quel braccialetto ti piace.- appoggiò. -sono felice di avertelo dato e che ti piaccia. Bene.. adesso vado.- concluse, dandole le spalle.
Si avviò verso la porta della biblioteca, ma sentì la sedia dove sedeva Erina spostarsi e lei lo bloccò per il polso.
-aspetta Yukihira..- bisbigliò. Era la prima volta che Erina lo fermava di sua spontanea volontà e si sentì accaldato per l'emozione, tanto che gli sembrò di soffocare.
Non voleva che lei lasciasse la presa e se la godette fino in fondo. -non vado da nessuna parte, Nakiri.-
Si voltò verso di lei senza chiedergli di abbandonare il polso e la vide imbarazzata: era davvero carina in quel momento. Voleva stringerla a sé. -non mi guardare, Yukihira! Non in questo momento!-
-vedi Nakiri, è un po' difficile farlo visto che siamo uno di fronte all'altra.- sorrise lui, divertito. -non farti problemi a dirmi quello che vuoi dire.-
-il braccialetto..- cominciò allora lei, esitante, -come ho detto, non è il mio genere, però.. ecco Yukihira, grazie..- avvampò completamente dopo quelle parole e provò a legarlo al polso con le dita, ma non riusciva a far incontrare i due gancini per avvolgerlo. -mi aiuteresti a metterlo?-gli chiese goffamente.
Lui le sorrise dolcemente. -sei davvero più imbranata di quello che credevo.- notò stuzzicandola.
-zitto e fallo!!- ordinò lei, impacciata.
Allora lui non se lo fece ripetere due volte: le prese il braccio delicatamente e per la prima volta sentì quanto la pelle di Nakiri fosse liscia e morbida, ben curata.
Era così facile accarezzarla, chissà se anche nelle altre parti del corpo era così piacevole toccarla.
Quel pensiero lo fece imbarazzare per quanto fosse poco casto.
-che ti prende Yukihira?- lei si era accorta del suo disagio.
Lui scosse la testa, cercando di controllare il desiderio carnale che sentiva. -niente.-
Spostò gli occhi dal braccio verso le luminose ed espressive iridi di Nakiri e mentre cercava il gancino del braccialetto, con le mani, continuò a fissarla con una passione che la destabilizzò quasi a darle le vertigini.
La trovò bellissima: oltre agli occhi, che erano così magnetici, il volto di Nakiri era più rilassato rispetto ad altre volte, nonostante la tensione sessuale tra loro che stava pian piano nascendo_almeno da parte sua_era scoperto e lievemente truccato e poteva esplorarlo bene perché la pinza che le aveva regalato Hisako legava i due ciuffi ai lati, dietro, e stringeva con grazia le ciocche in alto. La camicetta giallo canarino risaltava egregiamente i suoi seni aderendo perfettamente alla parte sopra del suo corpo; per non parlare di quella minigonna nera che le scopriva le belle gambe_una delle prime parti del suo corpo che l'avevano colpito ed interessato_era stupenda anche in abiti “casual”. Non poteva che volerla fare sua ancora di più.

 
 
****


Perché la stava guardando con quegli occhi tanto desiderosi quasi da trapassarla?
Non era sicura di riuscire a mantenere il controllo dei suoi sentimenti se lui proseguiva a guardarla così. Yukihira era sleale. E si faceva ancora più schifo a pensare che adorava come lui la stesse guardando.
Era ottusa in certe situazioni, ma gli occhi di Yukihira le dicevano che la stavano apprezzando in tutto e per tutto, anche se non si sarebbe mai spinto oltre visto che la vedeva solo come un'amica.
Non poté fare a meno di sentirsi compiaciuta dal suo sguardo, sebbene da una parte fosse meglio che la situazione tra loro rimanesse la stessa.
Finalmente lui sembrò trovare il gancino e il braccialetto si legò al suo polso indissolubilmente.
-ecco fatto.- annunciò -ti dona Nakiri.- poi si complimentò.
Lei non seppe cosa rispondere a quelle parole.
Un altro “grazie” se lo sarebbe risparmiato, o almeno ci avrebbe provato.
Osservò il viso di Yukihira: gli occhi ambra che la guardavano sempre con tenerezza, il sorriso solare e amichevole perennemente presente. La maglietta grigia, a maniche corte, che calzava e risaltava il suo bel fisico; le spalle larghe e le gambe muscolose. Era veramente bello.
Più o meno era da diversi giorni che lo trovava figo, anche se non glielo avrebbe mai detto.
Però un'altra domanda la stava assillando in quel momento:
Davvero Yukihira faceva tutto questo solo per conquistare la sua amicizia e fiducia?
Anche se fosse stato vero iniziava a trovarlo assurdo e poi, benché tutti i suoi propositi e le sue imposizioni, non voleva solo questo rapporto con lui e che lo accettasse o meno lei lo sapeva più che bene. Non riusciva più a mentire a se stessa, ma avrebbe continuato a farlo con lui.
Comunque, quella dubbio la tormentava. Lo guardò con decisione e fece quella precisa domanda:
-davvero fai tutto questo solo per guadagnarti la mia amicizia o la mia fiducia?-
Lui si aprì in un espressione stupita e da lì capì che non era preparato a quella domanda.
-anche per quello, Nakiri.- rispose dopo una lunga pausa.
-cosa vuol dire “anche”, Yukihira?- chiese sospettosa.
La mano di lui si mosse da sola per posarsi sulla sua guancia con leggerezza.
-voglio vederti felice, Nakiri, e so che a volte non lo sei.
Non vuoi parlarmi di quello che ti passa per la testa, giusto? Come preferisci.
Però posso trovare altre soluzioni per aiutarti o avvicinarmi, no? Non solo chiedendoti di parlarmi di te.-
Era giustamente una spiegazione valida, certo, e ammirevole; infatti arrossì di nuovo.
Ormai non ci faceva neanche più caso da quanto era diventata una reazione naturale.
Veramente era tutto qui? Era solo per questo? Perché a Yukihira stava tanto a cuore la sua felicità?
Solo per la sua indole di “buon samaritano” e il suo altruismo e senso di giustizia?
-sto parlando sul serio, Yukihira. Abbiamo iniziato a parlarci senza insultarci solo da un mese, allora come mai tieni così tanto a cuore la mia felicità?-
-forse perché mi attacco facilmente alle persone.- ridacchiò lui, grattandosi la nuca.
Stava mentendo. C'era dell'altro dietro, ma era chiaro che non glielo avrebbe mai detto.
-stai facendo il lavoro sporco per mio nonno? Ti ha chiesto lui di starmi vicino?-
Yukihira arricciò le sopracciglia perplesso. -davvero credi questo, Nakiri?-
-mio nonno è capace di tutto.- decretò piatta, lei.
-non mi comporto così con te perché me l'ha chiesto tuo nonno. Lui non c'entra proprio. Possibile che tu non riesca a fidarti di me? Perché non riesci a capire che, se sto cercando di avvicinarmi a te e di conoscerti meglio, è semplicemente una decisione mia?-stavolta era sincero e lei non poté ribattere di nuovo.
-perché sei così incuriosito da me, allora? Cosa vuoi?-
Lui sospirò. -ti resta davvero impossibile accettare l'idea che incuriosisci le persone, Nakiri?-
-per tua informazione, Yukihira, non sono un oggetto di un complicato esperimento.- convenne stizzita -ma ti credo su quello che hai detto su mio nonno.-
-per me tu non sei un oggetto.- replicò lui, -sei una ragazza come le altre.-
Quella frase semplice, innocente e delicata la rese più felice di qualsiasi altra cosa: finalmente qualcuno la considerava come una persona normale. Sapeva dentro di sé che Yukihira l'aveva sempre considerata una ragazza comune, con i propri difetti e le proprie debolezze, ed era per questo che cercava ostinatamente di coinvolgerla in tutto e di avvicinarsi a lei; però, sentirglielo dire apertamente, la sollevò da un macigno che portava dentro di lei da quando era nata: quello di essere ritenuta “speciale”, “unica”, che erano gli stessi motivi per cui suo padre aveva iniziato a sfruttare lei e la sua abilità dopo la morte di sua madre.
Yukihira aveva appena detto quello che avrebbe sempre voluto sentirsi dire. Aveva detto che l'ennesimo “grazie” sarebbe stato il colpo finale al suo orgoglio e si sarebbe rifiutata di dimostrargli riconoscenza, ma non poteva fare a meno di farlo. Doveva ringraziarlo o se ne sarebbe pentita.
Diede una veloce occhiata al braccialetto stretto al suo braccio e dove pochi minuti prima lui la stava sfiorando con cura e dolcezza, tornò a guardarlo in volto senza rendersi conto di star sorridendo e quell'espressione sollevata colpì molto il ragazzo, si alzò sulle punte e in assenza di insicurezza portò le labbra fini verso la guancia destra di Yukihira per lasciargli un delicato bacio: il tutto seguendo l'istinto e non riuscendo a gestirlo.
Appena staccò le labbra da quella parte di pelle, sotto gli occhi sconcertati del ragazzo, scese al suo orecchio e gli sussurrò stuzzicandolo con il suo respiro:
-grazie Yukihira..- con questo scattò lontana da lui, completamente paonazza e scioccata per quello che aveva fatto e specialmente.. per essere riuscita a raccogliere il coraggio per farlo; e, mentre correva verso la porta per fuggire dall'ennesimo gesto irrazionale, gridò:
-non farti strane idee, Yukihira! Sarà la prima ed ultima volta che mi abbasso a fare un gesto del genere!- puntualizzò in tono confusionario, -Tienine conto!-
Lo sbattere della porta fu l'ultimo rumore che il ragazzo sentì.


 
****


Gli occhi ancora sconvolti, la bocca spalancata per lo stupore, il corpo percosso da potenti scintille che lo stavano eccitando da capo a piedi, anche in un punto in particolare, l'imbarazzo e il colorito acceso sul suo volto. E ancora.. la mano che andava a sfiorare il punto dove la morbidezza delle labbra di Nakiri lo avevano lambito: era umido, bruciava di gradito calore quel piccolo pezzo di pelle e gli sembrava di sentire nitidamente il contatto; e di nuovo.. la mano che involtariamente raggiungeva anche la sua fronte: anche quella volta che era malato era stata lei a tranquillizzarlo con quel dolce tocco, ne era sicuro, la sensazione tiepida, soffice ed accogliente era la stessa. Il profumo di violette che lo invadeva totalmente, inebriandolo.
Il suo fiato caldo vicino al suo orecchio che lo elettrizzava ulteriormente.
Tutte quelle emozioni, sentimenti, sensazioni.. erano troppo per lui. Erano difficili da smaltire prima che l'eccitazione scomparisse e soprattutto da dimenticare.
Anzi.. non l'avrebbe mai dimenticate perché lo stavano sconvolgendo.
Erano sensazioni incredibili, indelebili e insostituibili, che non facevano altro che aumentare il suo desiderio nei suoi confronti. Gli aveva davvero lasciato un bacio sulla guancia e ancora non ci credeva.
Era felice di essere riuscito a darle il regalo, ma lo era ancora di più perché Nakiri aveva appena fatto con lui lo stesso gesto fatto a Carter la sera prima.
Poteva considerarlo un pareggio, dunque? Si chiese ghignando.
Di certo la tenerezza mostrata da Nakiri era stata assai gradita e bellissima per lui.
Adesso poteva dire di essersi un po' avvicinato a lei?
Oppure qualcos'altro avrebbe minato il suo cammino come era successo le altre volte?

Ancora con il cuore a mille e il tepore che invadeva il suo corpo, borbottò fra sé e sé:
-sei strana Nakiri.- si imbarazzò ripensando ancora e ancora a quello che lei aveva fatto.
-posso davvero sperare che pian piano mi stai accettando?- rifletté ad alta voce.
Sorrise allegro: farle quel regalo era stata la cosa più giusta.
-la ringrazio molto signora.- disse, pensando alla gentile commessa.
E con quest'ultime parole, uscì dalla biblioteca anche lui.




****************************************************
Angolo autrice: buonasera cari lettori/lettrici! <3 ecco qua il nuovo cap. Avevo detto che l'avrei pubblicato nel fine sett, no? l'ho fatto oggi perché domani sono fuori tutto il giorno, a vedere una partita di rugby di un mio amico ;D e lunedì non avrei potuto. Cosa ve ne pare? tutto il cap è ovviamente dedicato al compleanno di Erina, alle sue riflessioni su esso e alle scene Sorina XD. Cosa mi dite di loro? avete notato attraverso le descrizioni che la cosa si fa più piccante? beh, come sapete il segnalino è arancione e in nostri piccioncini dovranno anche gestire la loro attrazione sessuale prima o poi, no? e cosumarla :P. Ma questo molto più in qua! Sorpresi? XD nei prossimi cap si incrementerà ulteriormente. Mi dispiace di aver dato poco spazio agli altri, ma vi garantisco che vi ripagherò con il prossimo cap (soprattutto con la AliRyo: hanno bisogno di un chiarimento pure loro ;D ). Come ho gestito il compleanno?  :D per il resto, i Soma ed Erina si stanno aprendo (lei particolarmente, pian piano), spero di non essere andata OOC durante la loro lunga conversazione. Bene! con questo ho detto tutto! <3 ringrazio tantissimo chi mi recensisce ogni capitolo, siete lettori/recensitori fantastici *-* davvero! <3 ve ne sono veramente grata. Spero solo di non deludervi in seguito.. D: grazie ancora!! *//////////*

Al prossimo fino settimana!! <3 <3 un bacione! Erina91
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Horse Ride. Ops! an accident? ***


Horse Ride. Ops! an accident?
 

Mancava poco alla partenza in montagna verso il cottage di proprietà Nakiri e il nonno di Erina li aveva convocati per dirgli che quella mattina dovevano andare a fare una gita in una fattoria di proprietà di un amico di Senzaemon, dalla mattina alla sera, per fare rifornimento di prodotti freschi da trasferire in montagna, per quei giorni che avrebbero pernottato lì. Dunque, una bianca e scicchettosa limousine con a bordo un autista li stava aspettando fuori dai cancelli della residenza Nakiri.
A tutti era chiaro che Senzaemon Nakiri aveva qualcosa in mente per loro e tale fattoria si trovava ad un'ora in macchina da Sapporo.
Soma non era mai stato in limousine e tanto meno in una fattoria ad osservare le varie lavorazioni o la produzione di farina e l'allevamento delle uova.
Quella fattoria era abbastanza grande per godersi tutti i passaggi, o almeno così gli aveva spiegato il preside.
Era stupito che il Sig.Nakiri avesse mandato anche la nipote con loro, dato che non ce la vedeva proprio in mezzo ad una fattoria a “macchiarsi” di cibo e sostanze varie.
A quel divertente pensiero, ghignò. In fondo, inizialmente nemmeno se la immaginava a lezione d'equitazione, eppure era bravissima. Erina era davvero imprevedibile.
Carter non sarebbe andato con loro, poiché non era uno studente della Tostuki e neanche partecipava agli eventi organizzati dal Sig.Nakiri come cuoco e questo già gli spianava la strada con Erina, per quel giorno, facendolo sentire più ottimista.

Il tragitto in macchina durò un'ora “spaccata”, tra una chiacchiera e l'altra, e raggiunsero la fattoria all'incirca per le 10.00: l'ora ideale per arrivare e svolgere tutti i compiti loro incaricati. Si trovarono davanti un'enorme distesa verde avvolta da folti alberi e da campi di grano, quando la limousine arrivò a destinazione.
Un recinto di una lunghezza infinita cerchiava la piccola casa del ricco proprietario terriero.
La cosa paradossale era che la fattoria era una delle più grandi e famose di tutta l'isola per la qualità dei suoi prodotti, mentre la casa del suo proprietario era molto piccola, probabilmente per fare spazio alle grandi stalle e recensioni di mucche, pecore, capre, maiali o campi d'allevamento di galline o di grano.
Quella fattoria possedeva tutto, non gli mancava niente: onorava lo stile perfettamente campagnolo delle costruzioni e gli estesi ed ampi prati che facevano da contorno e regalavano al luogo ambienti bellissimi, luminosi, il cui il profumo umido ed erboso, grazie alla versatile presenza di specie di fiori e alla minuziosa cura della natura, ne facevano un posto incantevole e traquillo, puro e lontano dal traffico, salutare per viverci e non solo per l'uomo, ma in particolare per il bestiame e per la creazione degli alimenti e dei loro derivati. Adesso Soma riusciva a comprendere perché il preside si affidasse a quel proprietario terriero quando doveva spostarsi e rifornirsi: non aveva mai visto una fattoria gestita meglio di quella, seguita sotto ogni aspetto e premura. Più in là vi era addirittura una prateria dove gli animali d'allevamento pascolavano e si godevano le belle giornate.
Non era il solo ad essere rimasto estasiato dal posto, anche il resto dei suoi compagni e perfino Erina, così schizzinosa e raffinata, ne era rimasta affascinata.
Dalla sua reazione aveva capito che era la prima volta anche per lei di vederla.
Entrati all'interno dell'intera proprietà, furono accolti da un sorriso di quello che doveva essere il possidente e anche il titolare della fattoria, in poche parole l'amico del loro preside. -vi stavo giusto aspettando, ragazzi, siete arrivati prima del previsto.-
-non abbiamo trovato molto traffico.- si fece avanti Erina: era giusto, essendo la nipote di Senzaemon, era compito suo fare gli “onori di casa” al posto di suo nonno.
-oh.. tu devi essere Erina. Sei proprio bella come quella “vecchia volpe” ti ha descritto.-
Lei arrossì leggermente per i complimenti e si unì alla conversazione anche Alice, sebbene in maniera meno formale:
-io sono la seconda nipote, Alice Nakiri.-
-piacere cara! Senzaemon mi ha parlato anche di te.-
-ci dica cosa e come dobbiamo fare, senza troppe cerimonie.-
-non mentiva nemmeno su di te: sei proprio senza peli sulla lingua come mi aveva raccontato.-
Prima di proseguire, si presentarono anche gli altri passando la mano al signore. In seguito, in un sogghigno divertito, iniziò a spiegare:
-allora.. in pratica vi dividerò in gruppi e vi manderò in posti diversi ad osservare e svolgere alcuni e semplici compiti. Ovviamente sempre all'interno della fattoria.- precisò.
-in tali luoghi troverete altri miei dipendenti che vi spiegheranno nei dettagli cosa dovrete fare o se dovrete fare qualcosa o meno.-
Lanciò una breve occhiata a tutto il gruppo e a caso, iniziò ad indicare le coppie:
-Erina e Yukihira-kun andate al pollaio a raccogliere le uova.-
I due annuirono e si sentirono subito a disagio al pensiero che, dopo gli sviluppi che c'erano stati tra loro, si ritrovavano nuovamente in una situazione intima.
“Se quello non era destino ditemi voi cos'era allora” si ritrovò a pensare Soma. Erano di nuovo finito in coppia e nello stesso luogo.

Com'era possibile? Si chiese Erina dopo aver annuito davanti all'ordine dell'amico di suo nonno.
Intanto, l'uomo continuava a indicare le postazioni degli altri:
-voi Aldini, Hayama e Arato avete il compito di guardare la sterilizzazione del latte, la produzione dei derivati e tutto il resto collegato ad esso.-
Hisako e Takumi si scambiarono un'occhiata imbarazzata, mentre Isami e Hayama annuirono decisi. La disposizione seguì ancora:
-Alice e Kurokiba, invece, avete il compito di raccogliere sacchi di farina di vario genere e di trasferirli dal posto di inserimento alla limousine.
Mi raccomando, non sbagliate a selezionare la farina e dividetela a seconda della “specie”- concluse sbrigativo.
Ora tutti avevano una loro posizione e seguirono gli ordini spostandosi nella zona stabilita.

Erina stava raccogliendo in silenzio le uova prodotte, solo il costante chiocciare delle galline a riempirlo.
Il responsabile del pollaio li aveva lasciati da soli dopo aver spiegato loro cosa dovevano fare e come distinguere le uova l'una dell'altra e non poteva fare a meno di sentirsi in imbarazzo da quando si era esposta di più con Yukihira. Da allora, ogni volta che lo incontrava per i corridoi della villa, arrossiva fortemente e fuggiva via lasciandolo spiazzato o a metà della sua frase. Sapeva che lui era confuso da quell'atteggiamento e adesso si era ritrovata da sola con lui e non poteva più evitarlo.
Inoltre, l'insistente chiocchiare delle galline la stava profondamente infastidendo.
Stava cercando un modo per distruggere quell'apparente e silenziosa calma, poiché la metteva solamente più a disagio.
Fu proprio lui ad anticiparla:
-vedo che nemmeno oggi ti sei tolta il braccialetto, Nakiri.- notò allusivo, sorridendo. -ti piace proprio tanto eh?-
A quella domanda le guance le si colorirono.
-mi sono solo dimenticata di toglierlo.- borbottò vergognosa. -e comunque.. pensavo ti fosse chiaro, visto cosa mi hai costretto a fare.-
Perché era rientrata in quel discorso? Accidenti! Si rimproverò mentalmente.
Soma si avvicinò a lei con un cestino pieno d'uova e si chinò verso il suo orecchio:
-cosa ti avrei costretto a fare, Nakiri?- la stuzzicò scherzoso, sollenticando il suo orecchio.
Lei scattò rapida, spostandosi da lui paonazza. -smettila di prendermi in giro, Yukihira.-
Lui ridacchiò divertito dalle sue razioni.  -sai Nakiri, non mi piace quando scappi così.- ammise sincero. -per cui ti chiedo di smetterla di ignorarmi come hai fatto nei giorni scorsi, soprattutto perché non ne capisco il motivo.- Davvero non ne capiva il motivo? Per cui quel bacio sulla guancia per lui non era stato niente?
Lei si era lasciata andare così tanto con lui e per lui era stata solo una sciocchezza? Un semplice gesto di riconoscenza?
Era stata dura per lei passeggiare per la residenza sentendosi agitata ogni qualvolta lo incontrava e lui lo considerava un gesto così insignificante.
-non ci sono motivi particolari.- farfugliò poco convinta.
Lui le sorrise ancora e lei decise di cambiare discorso o sarebbe stato pericoloso continuarlo.
Era il caso di smetterla di farsi prendere dall'imbarazzo con lui e doveva comportarsi normalmente, come lui stava facendo:
-in ogni caso, Yukihira, vedi di raccogliere le uova giuste invece di distrarre anche me.-
-sai Nakiri.. non ti ci vedo a fare la raccoglitrice d'uova.- ridacchiò ilare.
-non mi ci vedi a fare tante cose, a quanto pare.- ribatté lei aspra e risentita.
-vero.. ma sei davvero in gamba! Ti riesce veramente tutto!- si complimentò.
-perché sei così stupito? Anche se sono ricca, non vuol dire che sappia vivere solo nel lusso.
Ho imparato a fare molte cose, soprattutto perché in questo lavoro è importante. Lo dovresti sapere anche tu, Yukihira.-
-già, lo so.- concordò lui, -ma resti ammirevole. Fai tutto con facilità.-
-certo! Ma sai quanto anch'io ho dovuto lavorare per raggiungere una tale perfezione? Sarò anche capace e imparo in fretta, ma nessuno ottiene nulla senza impegno.-
Lui annuì. -non ho mai pensato che tu non avessi fatto nulla per arrivare ai tuoi livelli. Basta vedere le ore che passi ad esercitarti in cucina per capirlo, Nakiri.-
Lei arrossì ancora: non si aspettava di essere lodata così da lui. A quel pensiero il cuore iniziò a battarle rapidamente.
Yukihira era davvero capace di scomporla quando ci si metteva e la cosa assurda era che lo faceva inconsapevolmente, quelle parole uscivano dalla sua bocca naturali e lo erano talmente tanto che nessuno poteva pensare che mentisse. Tutti ammiravano il suo talento, anzi, i suoi numerosi talenti e lodavano la sua spiccata intelligenza, ma sentirlo dire da lui le faceva sempre tutto un altro effetto. Erano di un impatto assai maggiore per il suo cuore e questo perché a lei piaceva Yukihira, le piaceva davvero moltissimo, benché continuasse a negarlo. Ma sapeva che quella negazione era un voler mentire a se stessa per non accettare la verità.
-se ti aspetti che ti ringrazi un'altra volta, in quel modo, beh, ti sbagli.- lo avvisò impacciata, distogliendo gli occhi da lui. -dunque, non pensare chissà cosa.- puntualizzò.
Lui sorrise solare, lasciandola spiazzata. -non ti ho fatto dei complimenti per barattare un bacio, Nakiri.-
Rispose così anche se dentro di lui lo avrebbe voluto, ma non le aveva detto quelle parole solo per questo, l'aveva fatto perché le pensava seriamente.
-comunque, almeno sono riusciuto a scigliore la tensione che si era creata tra noi.-
-l'hai fatto per questo?- domandò lei sorpresa.
-no, non solo per questo. Penso veramente ciò che ti ho detto.- ripeté grattandosi la nuca imbarazzato. -e ora torniamo a lavoro.-
Si rimboccò le maniche e continuò a raccogliere le uova, lasciando Erina confusa.


 
****


Hisako e Takumi, arrivati davanti all'allevamento di bovini, furono separati da Hayama e Isami dal responsabile della zona, che gli aveva fatto vedere come mungere le mucche e gli aveva ordinato di continuare il lavoro da soli. Takumi era grato al responsabile per averli lasciati casualmente da soli, poiché era da un po' che lui ed Hisako non si ritrovavano in una situazione simile. Lei indossava un paio di Jeans chiari, sfilacciati, e una maglietta a maniche corte color salmone leggermente più lunga del normale.
I capelli erano stati alzati in una piccola coda, in maniera da mungere meglio le mucche. La trovava carina anche in abiti semplici e sportivi come quelli.
Sembrava concentrata nel suo lavoro e pareva aver capito bene come svolgerlo.
Il silenzio regnava tra di loro e lui decise di interromperlo:
-non pensavi di ritrovarti a mungere mucche, eh, Arato-san.- la stuzzicò.
Lei accenò un sorriso. -no Aldini, ma lavorare con gli alimenti fa parte del nostro studio. Non è male scoprire come funziona la loro lavorazione anche attraverso la pratica.-
-avevo previsto questa risposta.- ricambiò il sorriso lui, -però, non lo pensi anche tu? Siamo una bella squadra io e te. Tutto quello che abbiamo fatto insieme per il preside ha avuto un grande successo; e, guarda caso, ci ritroviamo a lavorare in coppia anche questa volta.-
-hai detto bene, Aldini, è solamente un coincidenza.- farfugliò lei impacciata.
-mh.. come preferisci.- ridacchiò divertito dalla sua reazione, -in ogni caso, che ne dici di approfondire il nostro rapporto?- propose malizioso.
-perfino in abiti sportivi continui a stupirmi, Arato-san.-
Lei distolse lo sguardo paonazza e cercò di ribattere a quelle parole:
-invece di flertare con me, come fai sempre, perché non ti concentri sulle mucche?-
-hai ragione, ma non è facile concentrarsi con te accanto.- la punzecchiò ancora.
-smettila di scherzare, Aldini!!- esplose imbarazzata.
Lui la trovò davvero tenera in quel momento; però, prima di poter dire altro, si ritrovò un secchio di latte munto in testa che gli imbiancò i capelli e gli imbrattò il viso.
La ragazza, che non l'aveva guardato in faccia per tutta la loro conversazione, avvertì il tonfo e si girò vedendolo ricoperto di latte da capo a piedi.
-Aldini!!- esclamò allibita. -ma cosa hai combinato? Sei idiota?- afferrò di corsa uno dei cenci e si avvicinò a lui.
Dopo uno scambio di sguardi intensi, cercò di ripulirgli il volto.
Rimasero in quella posizione per un po', lei chinata su di lui con in mano il cencio per ripulirlo e lui a fissarla dritta negli occhi; i loro visi molti vicini e un silenzio tombale ad accompagnarli. Lei era corsa da lui senza pensarci e gli aveva asciugato il viso con delicatezza e cura. Amava quella parte premurosa e femminile di Arato.
Amava? Davvero aveva pensato quella parola? Dunque era quella la risposta ai suoi sentimenti.
Il suo amico Soma aveva ragione, succedeva all'improvviso.
Quindi, lui amava Hisako Arato e lo aveva capito da una semplice sciocchezza.
-che ti prende, Aldini?- lo richiamò la diretta interessata vedendolo pensieroso.
-stavo pensando che adoro questa parte di te, Arato-san.- sorrise spensierato.
Lei arrossì furiosamente e si scostò bruscamente da lui.
-di cosa stai parlando?- domandò intimidita.
-sto parlando del tuo modo di agire impulsivamente: hai visto che mi era cascato il secchio colmo di latte in testa e premurosa sei venuta in mio soccorso. È stato spontaneo.-
-anche tu hai fatto lo stesso quella volta.- ricordò e volse lo sguardo altrove, a disagio.
-quale volta? Ricordamelo un po'?- la invitò sghignazzando.
-sei uno stupido, Aldini!- protestò stizzita. -ti diverti a prenderti gioco di me? Tu sai benissimo di cosa sto parlando e lo neghi per mettermi in imbarazzo.-
-sì, hai ragione. So quale momento stai ricordando. Volevo solo sentirlo dire da te.-
Indugiò sulle sue iridi castane, guardandola con una passione che la scompose.
-grazie per avermi asciugato il viso. Però adesso penso sia il caso che vada a cambiarmi i vestiti e mi dia una lavata ai capelli ch stanno diventando appiccicosi. Tu che dici?- rise.
-penso sia la cosa migliore da fare.- asserì in tono insicuro.
Takumi notò che l'espressione di Arato si era rattristata e non ne capì il motivo.
L'unica cosa che gli venne in mente di fare per scuoterla, fu di poggiare una mano sulla sua guancia e farle una dolce carezza. -tutto bene?- chiese preoccupato.
-lascia stare, Aldini. Tutto bene.- rispose risoluta.
-non è vero.. c'è qualcosa che mi vuoi chiedere.- insisté lui.
Lei portò gli occhi a terra, avvertendo il calore della mano di lui ancora sulla sua guancia ed era piacevole.
-beh.. ecco, il secchio era peso.. insomma.. ti sei fatto male?-
-non mi dire, Arato-san, eri preoccupata per questo?-
Era stupito, ma si sentiva anche accaldato.
Sapere che lei si era agitata per quello che era successo, e dopo che aveva capito di amarla, gli stava facendo battere il cuore all'impazzata.
-ti sembra così strano?- sbottò seccata, -non sono così insensibile come credi!-
-tranquilla. Non hai bisogno di specificarlo, so che non lo sei.- le sorrise lui rassicurandola.
-in ogni caso, idiota o meno, sono sollevata che non ti sei fatto nulla.-
-ti ringrazio di esserti preoccupata, Arato-san.-
Lei sussultò ancora di fronte alla tranquillità con cui aveva detto quelle parole.
-come ha fatto a caderti in testa? Dov'era?- cambiò discorso, non sapendo cosa dire.
-oh.. l'avevo appoggiato su quell'asse in alto, distratto, ed evidentemente l'avevo lasciato in bilico ed ecco come l'ho preso in testa.
Comunque, non è successo nulla e sto bene. Fidati, puoi stare tranquilla.- la sua mano era ancora sulla guancia di lei.
Quando vide alzare la sua di mano, Takumi si aspettò che gliela spostasse dal volto infastidita d'essere stata toccata, ma quello che avvenne fu molto più dolce: alzò la mano e l'appoggiò sopra il dorso della sua, in un flebile tocco che lo fece arrossire, rimanendo per qualche minuto in quella situazione; poi, lentamente, tolse la sua e spostò anche quella di lui. -adesso puoi lasciarmi la guancia, Aldini.- boccheggiò impacciata. -hai bisogno di darti una lavata, perché il profumo di latte su di te inizia a farsi sentire.-
Lui rimase per un attimo incantato da tutti i movimenti di lei udendo a malapena quello che gli stava dicendo, in seguito scosse leggermente la testa e scoppiò a ridere annusandosi i vestiti e le mani. -hai ragione! È meglio che vada!-
Lei, vedendolo così goffo e impegnato ad annusarsi, si aprì in un tenero e sollevato sorriso che lo lasciò senza fiato.
Era davvero rilassata che fosse finita tutto bene. Il momento durò poco, perché poi tornò ad essere la solita distaccata:
-sbrigati Aldini, così puoi tornare ad aiutarmi il prima possibile.-
Lui rise nuovamente. -ai suoi ordini!- l'assecondò ironico.
Prima di uscire definitamente dalle stalle aggiunse:
-comunque, Arato-san, tutto quello che ti dico non è uno scherzo. Lo penso seriamente.-
E con quelle ultime parole se ne andò, lasciandola con infinite domande in testa, rossa come un pomodoro e con il cuore che andava a mille.



 
****


Vide la sua signora trascinare a fatica dal magazzino alla limousine un paio di sacchi di farina.
Non era vestita in indumenti adatti a quel tipo di lavoro e come al solito preferiva eccellere con l'eleganza.
Quel vestitino ornato da decorazioni di fiori verdi, gialli ed arancioni e quelle zeppe che ripredavano i toni gialli del vestito, non erano adatti a camminare nel prato e soprattutto a trasportare sacchi così pesanti. Nonostante questo, però, quell'abito che per lei era quotidiano calzava perfetto su Alice, ne accentuava le snelle forme del suo corpo fino a farle sembrare ancora più sensuali ai suoi occhi. Una vibrazione intensa attraversò tutto il suo organismo al quel pensiero e nemmeno lui se ne spiegò la motivazione, ma era visibilmente eccitato davanti alla bellezza della sua signora. Le ciocche albine e liscie, così morbide e dolci, cerchiavano il suo grazioso volto, i quali occhi erano imperniati da mascara e matita, che ne risaltavano la loro acuta e sagace natura; così come quelle labbra carnose arrichite di un lucidalabbra trasparente, dove lui aveva già posato le sue seguendo l'istinto, erano capaci di accendergli la voglia di metterle a tacere con un rude bacio da quanto fastidiosamente “cinguettavano” e tiravano fuori il suo lato aggressivo, ardente e irrazionale. Solo la sua signora riusciva a farlo sentire così.
-cavolo Ryou! Intendi lasciarmi in queste condizioni? Non vedi che sono in difficoltà con questi maledetti sacchi di farina?!- si lamentò lei, riportandolo alla realtà.
Appunto, lo faceva semplicemente imbestialire quella sua aria succinta e viziata; eppure, nello stesso tempo, lo faceva ribollire di desiderio poiché, in qualche modo, era seducente ed intrigante. Tuttavia.. lui non aveva voglia di avere a che fare con quelle sensazioni, di qualsiasi origine esse fossero, dato che limitavano la sua vita e la sua quiete.
Non sopportava di avere gente attorno nei momenti nel quale non cucinava, l'unica persona cui aveva accettato la presenza era lei, la sua signora.
Però, dopo quel bacio che le aveva dato per farla stare zitta perché si era intromessa nel suo lavoro, tutte le volte che si trovava vicino a lei era inquieto e faticava controllare la sua seconda personalità che invece lo spingeva a soddisfare il suo piccante desiderio ancora non pienamente chiaro.
Inoltre.. aveva basato i suo bomboloncini alla crema seguendo quello che aveva avvertito dopo il bacio, che era stato qualcosa di molto esplosivo, e gli avevano ricordato la specialità dei suoi piatti. In qualche modo, sebbene lei non aveva fatto niente di particolare per aiutarlo, era riuscita involtariamente a facilitargli la “strada” e ciò era successo perché aveva ascoltato l'impulso di quel pomeriggio, ovvero baciarla per farla tacere.
Un'altra volta, anche se non capiva perché, stava provando la stessa cosa vedendola così in difficoltà e per l'irritazione che sentiva voleva baciarla.
La volta scorsa aveva funzionato ed era riuscito a spiezzarla e così la sua signora non l'aveva disturbato con la sua paternale.
Chissà se anche questa volta avrebbe funzionato? Quell'ennesimo pensiero impulsivo soggiunse, ma Ryou non aveva intenzione di fare la stessa cosa.
-perché il nonno mi ha madato a fare questo faticoso lavoro? Io e mia cugina non siamo delle nobili signorine? Il lusso è più adeguato per noi, altro che trasportare sacchi di farina! Non siamo mica degli operai. Odio farlo.- proseguiva infastidita, lei.
In più stava anche avvertendo un leggero fastidio al braccio con quei carichi e presto avrebbe ceduto perché incapace di sostenerli ancora.
Ryou si era reso conto che Alice materialmente non ce la faceva, così sospirò e andò in suo aiuto non prima di aver appoggiato i suoi quattro carichi a terra.
-appoggi i sacchi a terra, mia signora.- suggerì atono.
Alice sobbalzò ritrovandosi all'improvviso Ryou davanti agli occhi.
-Ryou.. perché devo farlo?-
-lo faccia e basta.- ripeté nuovamente, lui.
Allora lei non se lo fece ripetere due volte e osservò lui prendere il suo braccio e muoverlo un po'.
-ahi!!- gridò lei, squittendo e sentendo una fitta al braccio.
Il braccio di Alice era così esile e piccolo in confronto al suo, che ebbe l'istinto di proteggerlo e carezzarlo. Era davvero il braccio di una ragazza.
-l'ha sforzato troppo, mia signora. Non può continuare a portare i sacchi.-
Lei raccolse un sospiro sollevato. -oh.. grazie al cielo non devrò più fare questo noioso lavoro.-
Lui la guardò cupamente. -dovresti smetterla di lamentarti. Se non prendi sul serio questo lavoro, non riuscirai a farlo nemmeno con la cucina e di conseguenza non saremmo più rivali. Ci allontaneremmo. È questo che vuole mia signora?-


 
****


Lei sgranò gli occhi meravigliata: non si aspettava quella reazione da parte di Ryou.
Ultimamente, anche quando non cucinava, era diventato molto più reattivo.
Che anche per lui la situazione fosse cambiata per qualche motivo?
Lei pensò che quello era il momento giusto per entrare nel discorso che dovevano affrontare da diversi giorni e che entrambi avevano finito per ignorare, visto che pure lui sembrava molto più propenso a chiacchiere rispetto ad altri giorni.
Sperava non fosse solamente la sua immaginazione, comunque lei non ce la faceva più a far finta di niente e a costringere se stessa ad essersi immaginata il bacio che si erano scambiati qualche settimana fa. O almeno.. che lui le aveva dato. -Ryou.. da quando in qua ribatti alle mie parole?- recitò, allora, perplessa.
Lui grugnì seccato e rimase in silenzio. -in ogni caso.. grazie per avermi controllato il braccio.- aggiunse.
-mi occupo io del resto.- decise lui, dileguandola e tornando verso i suoi sacchi.
-io non riesco più a fingere che non sia successo niente tra noi!- lo richiamò ad alta voce.
-a cosa ti riferisci?- non si girò a guardarla negli occhi e quel rifiuto la ferì molto, ma doveva continuare il discorso finché riusciva a sostenerlo:
-al bacio che mi hai dato.- affermò sottovoce, sentendosi improvvisamente nervosa. -veramente pensi che la situazione tra noi non sia cambiata, Ryou? Non siamo più quelli di una volta. Un tempo facevamo perfino il bagno insieme..- il suo viso andò in fiamme a quel ricordo, -..adesso invece siamo un uomo ed una donna. Non puoi considerare un bacio tra noi qualcosa di inesistente e soprattutto superficiale. Per me non è così, Ryou. Io non riesco ad ignorarlo come fai tu.-
Sapeva di aver detto quelle parole quasi arrabbiata, però era da giorni che ce l'aveva dentro e voleva semplicemente “sputarle” in faccia a lui.
-quindi, perché mi hai baciato?- ribadì ancora, stancamente.
Dopo tutto il suo discorso, lui, ostinatamente, continuava a darle le spalle costruendosi un muro di “non reazioni” che li distanziava abbastanza da farla sentire respinta anche senza ufficiali parole uscite dalla sua bocca. Alice abbassò la testa delusa da lui.



 
****


-sì, padrona..- riprese a parlare, lui, con voce profonda -..lei è una donna ed io un uomo. Non siamo fratelli di sangue, tuttavia la vedo solo come una sorella.- confessò mentendo poiché, per quanto non comprendesse ancora i suoi sentimenti, sapeva chiaramente che lui non la considerava più come una sorella o come la sua padrona.
Era attratto dal corpo della sua signora e questo l'aveva capito bene, superando già l'aspetto fratello/sorella.
-e tu baci tua sorella come se niente fosse?- sbottò infuriata, lei.
-l'ho baciata per farla stare zitta, mia signora. Avevo già risposto a questa domanda.
La prego di dimenticare quel momento.- terminò inespressivo.
Ryou pensò che la discussione si fosse conclusa lì in seguito alle sue parole, ma secondi dopo sentì il seno di Alice sfiorargli la schiena e avvolgergli le mani attorno al collo da dietro. L'eccitazione a quel contatto, sentendo il seno prosperoso e soffice della sua padrona dietro di lui, iniziò a infiammargli ogni parte del corpo tanto da renderlo quasi insopportabile se non avesse ceduto alla tentazione. -dimmi Ryou..- sussurrò lei, piano -..davvero mi vedi solo come una sorella? Cosa provi a questo contatto?-
Lui inizialmente non risposte, anche se sapeva già la risposta e se Alice non si fosse tirata indietro subito la sua irruenta seconda personalità avrebbe preso il sopravvento.
-mia signora..- tentò a fatica, dato che la mancanza del respiro lo stava soffocando per quanto quelle emozioni lo stavano penetrando. -..si stacchi.- concluse la frase.
-non lo farò finché non mi rispondi!- replicò capricciosa. Lui perse la pazienza e se la scrollò di dosso bruscamente, guardandola con un'espressione spaventosa:
-smettila di provacarmi o potrei perdere il controllo un'altra volta.-
Lei non si impaurì, era abituata a quello sguardo quando si scatenava in cucina.
-quindi ti faccio perdere il controllo, eh, Ryou?- osò maliziosa.
-sì, è l'unica che riesce a farlo.- confermò lui, -ma questo non cambia le cose, padrona.-
-dunque, continui a negare il motivo per cui mi hai baciato.- appurò offesa, lei.
Lui non smise di fissarla nelle iridi, ma non rispose.
-come vuoi, Ryou. Ma se un giorno mi desidererai, dovrai lottare per avermi!-
Lui, ascoltando la sua violenta personalità a volerlo avvolgere anche in quel momento perché lei lo stava facendo arrabbiare davvero, a passo pesante alzò una mano e le afferrò un seno con noncuranza lasciandola scioccata. -continui a trattarmi come ha sempre fatto, mia signora. Se cambiarà modo di fare o si allontanerà, non la perdonerò!- la avvisò minaccioso, lasciando la solida presa sul suo seno a discorso chiuso per tornare ai suoi sacchi di farina con anche quelli della sua signora.


 
****


Alice stava riflettendo: era stato rude e scontroso, come suo solito, ma almeno le aveva fatto capire che anche lui la desiderava poggiando quella mano sul suo seno.
Poteva sentire ancora la sua calda e grande mano stringerglielo e non era casuale se, quando loro due erano vicini, “scintille” attrattive li circondavano.
In passato non era mai stato così. Adesso aveva la conferma che, quando lui gli aveva detto che la vedeva come una sorella, mentiva.
Non voleva che lei cambiasse atteggiamento con lui, ma era inevitabile che Alice non poteva più comportarsi come prima con lui perché non ci riusciva.
Gliela avrebbe fatta pagare se non seguiva i suoi ordini, come aveva dichiarato, ma sapevano ambedue in che modo e non era una maniera affatto pericolosa, solamente più intima e succosa.


 
****


La mattina era passata in fretta e il gruppo di ragazzi aveva lavorato fino all'ora di pranzo, ormai trascorsa anche quella.
Era pomeriggio inoltrato, più o meno le 16.30, e l'amico del nonno di Erina aveva detto loro di riposarsi nell'ultime ore prima di ripartire per Sapporo.
Così Alice e Hisako si erano messe a prendere il sole in mezzo al prato, vista la bella giornata.
Ryou, invece, aveva chiesto al proprietario della fattoria dove poteva allenarsi a fare delle flessioni dato che doveva sfogare la frustrazione per quello che era successo con la sua signora. Hayama, al contrario, colse quell'occasione di vuoto per chiamare Ryoko e raccontarle cosa aveva fatto in giornata.
Takumi si era messo a chiacchierare con Isami.
Il sole era “calduccino”, il cielo azzurro e privo di nuvole; il profumo d'erba umida, tagliata e battuta invadeva le narici dei giovani ragazzi.
La quiete che regnava in campagna, la protezione dai rumori metallici dei mezzi di traporto e delle macchine, era capace di rilassarli come raramente succedeva e soprattutto dopo mezza giornata di lavoro.

Lui ed Erina erano stati chiamati dal proprietario un'altra volta e si trovavano distanti dai loro compagni.
Non riusciva a smettere di pensare a quanto il rapporto tra lui e Nakiri si era trasformato dopo che le aveva regalato il braccialetto.
Era contento, dopo la conversazione di quella mattina, di essere riuscito a riportare alla normalità il suo legame con lei.
Erano giorni che Nakiri scappava da lui ed evitava di parlarci. Lui sapeva i motivi della sua continua fuga ed erano collegati a quel giorno in biblioteca, quando lei lo aveva baciato sulla guancia. Se lo ricordava nel dettaglio e le sue viscere sarebbero scoppiate per l'emozione, ma evidentemente per lei non era stato un gesto facile visto l'imbarazzo che l'aveva accompagnata nei giorni seguenti e, prima che la situazione peggiorasse, aveva dovuto rimediare riportando la ragazza a suo agio.
Era stato costretto a dimostrarle che per lui da allora non era cambiato niente o si sarebbe allontanata nuovamente; dunque, adottare tale atteggiamento ironico e indifferente, aveva sollevato Nakiri da un insuperabile disagio.
Tuttavia.. ecco che adesso erano stati convocati di nuovo da soli dal loro attuale “capo” e ora erano una accanto all'altro in attesa delle spiegazioni.
Soma aveva la vaga sensazione che il loro compito non era ancora terminato e le sue supposizioni furono confermate appena l'uomo iniziò a parlare:
-ragazzi, signorina Erina, mi scuso per avervi chiesto ancora di raggiungermi.-
I due scossero la testa facendogli capire che l'avevano perdonato.
-ecco.. ci sarebbe un altro lavoro da fare.- annunciò, -sareste disposti a farlo finché non andate via? Sapete.. è molto importante e penso che voi possiate collaborare bene.-
-certo.. lei è un fondamentale cliente e fornitore di mio nonno. La ascoltiamo.-
-grazie mille mia cara signorina.- sorrise l'uomo riconoscente.
-ci dica il nostro compito.- lo incoraggiò Soma, sorridendo allegramente.
-possiedo anche un orto sotto quella discesa..- la indicò, poco distante da loro -..e c'è una camminata sterrata da fare per raggiungerlo. Accanto all'orto vi troverete anche degli alberi di frutta maturata. Vi chiedo di arrivare in quella zona e riempire questi grandi cesti con la frutta e la verdura che ha raggiunto la maturazione.-
-con piacere!- alzò il pollice, lui. -come ci arriviamo? C'è una scorciatoia o un mezzo?-
L'uomo si fece esitante lasciando i due perplessi dalla reazione.
-ecco.. in realtà a piedi è abbastanza lunga, non ce la potete fare solo camminando e poi a tornare in tempo per ripartire per Sapporo.-
-allora come facciamo?- assottigliò gli occhi, Nakiri, leggermente infastidita.
-ehm.. in realtà possiedo anche due cavalli nel mio piccolo maneggio. Di solito io e i miei dipendenti ci spostiamo verso l'orto con quelli, se il tempo lo permette.-
-quindi ci sta dicendo che ci aspetta una bella passeggiata a cavallo?- domandò scettica.
-ha capito benissimo, signorina Erina.- sorrise divertito l'uomo. -spero sappiate cavalcare.-
Lui fece una risata nervosa. -eh eh.. mi spiace signore, ma non sono esattamente esperto.-
-il problema, signore, è che nessuno a parte me sa cavalcare qui.- intervenne Erina.
-l'accompagnerei io signorina, ma devo coordinare i miei dipendenti.- insisté lui.
-va bene. Non importa signore. Non si preoccupi! Proverò ad andare a cavallo.-
-te ne sarei davvero grato ragazzo. Non è poi così difficile, credimi. E come penso tu immagini, non posso lasciare la signorina andare da sola visto che ho la sua responsabilità almeno per questo giorno. Mi dispiace, ma non abbiamo altri mezzi a parte i cavalli per spostarci.
La maturazione degli alimenti risulta maggiore se lontana dallo smog o dall'inquinamento in generale. I cavalli non inquinano e vanno veloci.-
-sei sicuro, Yukihira? Se ti succede qualcosa sono cavoli tua.- lo avvertì Nakiri, impacciata.
Lui scoppiò ridere. -tranquilla Nakiri, me la caverò! E poi non sono da solo, giusto? Chi meglio di te può seguirmi mentre vado a cavallo?- si strinse in un occhiolino.
Lei, con aria sostenuta e altezzosa, borbottò:
-fai come vuoi, Yukihira.- acconsentì, -ma partiamo subito. Prima facciamo, meglio è.-
Lui annuì e l'uomo li portò verso il maneggio per prendere i due cavalli.

Lui e Nakiri stavano andando al trotto percorrendo la camminata tra la boscaglia.
Il vento solleticava il volto dei due ragazzi, mentre i due cavalli purasangue scorrevano al trotto producendo il ritmato suono di zoccoli che “picchiavano” sulla superficie sterrosa lasciandone le grandi orme. Lui era già in difficoltà ad andare al trotto e gli sembrava di perdere l'equilibrio da un momento all'altro; da dietro e di profilo vedeva Nakiri cercare di trattenere le risate osservando la sua goffaggine nel cavalcare.
Comunque, a lui andava bene così se la vedeva tranquilla e riposata e negli ultimi giorni lo era abbastanza risplendendo più di quanto già non faceva.
Era bellissima mentre galoppava e con quei vestiti aderenti e sportivi, anche se estivi, come quella maglietta scollata verde smeraldo e gli shorts bianchi che riempivano con sensualità le sue solide coscie, tanto da fargli attraversare un brivido di desiderio in tutto il corpo.
I capelli sciolti e dorati sotto l'illuminazione del sole, scuotevano e ondeggiavano ad ogni galappo e sfioravano il pelo marrone del purosangue.
Anche di spalle era decisamente una bella visuale.
Ogni tanto la vedeva girare timorosamente gli occhi vispi e accattivamenti verso di lui, come a volerlo controllare, ed era un'occhiata talmente sfuggente che lo spingeva a volerla catturare per imprimerla, come in mezzo ad una intrigante sfida.
-datti una mossa Yukihira o rischio di perderti di vista. Non posso farti continuamente da balia.- protestò lei, poco più avanti di lui.
Lui ridacchiò divertito. -è dura starti dietro, Nakiri. Non so cavalcare, ci sto solo provando e con scarso successo.-
La stava prendendo sullo scherzo, altrimenti avrebbe fatto ancora di peggio.
La sentì sospirare stancamente e rallentò il passo affiancandosi a lui.
-solo per questa volta cerco di stare al tuo passo, ma più di così non posso.-
-wow Nakiri.. non mi aspettavo tutta questa gentilezza da parte tua.- sogghignò.
-ritira quello che hai detto, idiota di Yukihira, altrimenti ti lascio qui a marcire in mezzo al bosco e non credere che non ne sia capace.- lo fulminò irritata.
Lui rise ancora. -però Nakiri, non credi che questo venticello sia lenitivo? Andare a cavallo non è poi così male, se non fai le corse ovviamente.- sorrise lui rilassato, lanciandole una rapida occhiata che fu capace di coinvolgerla nel suo stato di benessere, benché la fece arrossire di brutto.
-non c'è tempo di rilassarsi Yukihira..- boccheggiò -..dobbiamo sbrigarci a tornare con questi cesti pieni di roba. Ci abbiamo messo un'ora a raccoglierla e un'altra buona mezz'ora ci vorrà per rientrare alla fattoria, soprattutto se continui ad andare a questo lento passo. Spero per te che riusciremo a tornare a Sapporo.-
Lui sospirò. -beh, cambia poco Nakiri. Intanto abbiamo fatto una bella passeggiata a cavallo e per ora è andato tutto bene. Perché non te la godi un po'?-
Aveva parlato troppo presto, pochi secondi dopo perse l'equilibrio e cadde da cavallo.
-Yukihira!!- urlò spaventata, Nakiri, scendendo istintiva dal suo.
Lui se la ritrovò sopra agli occhi e scoppiò a ridere vedendo la sua espressione spaventata e il viso sbiancato all'improvviso.
Quando Nakiri notò che stava bene, si gonfiò di rabbia:
-cosa ci trovi da ridere, Yukihira? Non sono scherzi da fare questi!-
-hai ragione, anche se è bello vedere queste espressioni sconvolte su di te.- la stuzzicò, -ora capisco come ti sei sentita a cascare da cavallo quella volta. Non è piacevole.-
Lei arrossì imbarazzata, in risposta alle sue parole, farfugliando:
-non è il momento di ricordare queste cose, Yukihira. Alzati e basta.-
Lui era ancora a terra e non sembrava intenzionato a tornare in piedi; poi, ad un tratto, vide Nakiri portare gli occhi verso il suo braccio che effettivamente gli bruciava un po' ma non era niente di grave: una piccola escoriazione. Fece per alzarsi, ma lei precipitosa lo ributtò a terra salendo_senza fare troppo caso_sulle sue gambe e lo stupì così tanto da scioccarlo e farlo diventare paonazzo. -c'è qualche problema, Nakiri?- chiese confuso, gli occhi indugiarono sui suoi seni sodi che erano proprio davanti ai suoi occhi e molto vicini al suo viso. Lei non sembrava rendersi conto della posizione imbarazzante in cui si trovava. Possibile che solo lui ci faceva caso?
Per bloccarlo dall'alzarsi gli era salita a cavalcioni, come non poteva farci caso? Stava osservendo attentamente il suo braccio.
-stai fermo, Yukihira, hai un graffio sul braccio. Fai pochi movimenti bruschi.- finalmente parlò, ma ancora non si accorse della situazione.
Lui allora, spontaneamente, alzò l'altra mano e afferrò quella di lei posata sul suo petto.
Nakiri, sentendo quel contatto, sussultò impacciata. -cosa stai facendo?-
-la domanda è sbagliata, Nakiri, è cosa stai facendo tu? Non trovi che questa posizione sia un po' rischiosa?- convenne distogliendo le iridi dal suo seno, con grande sforzo, perché avrebbe solo voluto toccarlo tanto per capire come sarebbe stato farlo e non poteva negare di esserne fortemente attratto.
Fu in quel momento che lei si accorse della strana situazione nel quale erano finiti e scattò sorpresa, alzandosi da lui.
-scusa Yukihira.- balbettò inizialmente, -ma perché non me l'hai detto prima?-
-pensavo te ne accorgessi da sola.- replicò lui, con aria divertita.
-sta zitto, Yukihira. E soprattutto.. stai fermo lì, che arrivo subito.- gli ordinò.


 
****


Erina rovistò all'interno del suo zaino fucsia e ne tirò fuori un piccolo kit di pronto soccorso.
Leggermente intimorita e ancora pensierosa riguardo alla posizione in cui erano finiti pochi secondi fa, si avviò da Yukihira che era ancora seduto.
-passami il braccio.-
-cosa pensi di fare, Nakiri?- domandò lui meravigliato.
-te lo disinfetto, no? Che domande stupide sono queste?- ribatté lei con semplicità.
-non c'è bisogno che tu faccia niente, è solo un graffietto.- la rassicurò lui.
Lei gli lanciò un'occhiataccia. -anche se è solo un graffio va curato lo stesso prima che si infetti. Per cui chiudi la bocca e fai come ti dico.- rispose tassativa.
-sei davvero pronta ad ogni evenienza, eh? C'era d'aspettarselo da te.-
Lei sgranò gli occhi colpita da quelle parole. -da come lo dici sembra quasi una critica.-
Lui scosse la testa. -ti sbagli, è solo l'ennesimo complimento.- sorrise radioso.
Quel sorriso così dolce la incantò come ogni volta succedeva. Per un attimo portò lo sguardo solo sul braccio disinfettando la ferita e udendo i piccoli lamenti del ragazzo perché doveva bruciare un pochino. -non pensavo fossi così sensibile al dolore.- notò lei.
Lui ridacchiò. -non lo sono poi così tanto. Diciamo che sono più sensibile a qualcos'altro.-
Si rese conto troppo tardi di quello che aveva detto e si maledì per averlo fatto in modo così diretto.
Lei invece strabuzzò gli occhi allibita: non aveva capito fino in fondo il significato di quella frase, ma sembrava che lui le avesse detto di essere sensibile al suo tocco.
-a cosa ti riferisci, Yukihira?- finse di non capire, arrossendo per la vergogna.
Come gli saltava in mente di dire certe frasi ad una persona che considerava solo amica?
-le tue mani, al contrario di quello che sembra, sono davvero delicate.- ammise lui.
Lei non si aspettava quella risposta e per un attimo rimase bloccata senza riuscire a proseguire con la medicazione e, per la prima volta, i loro occhi rimasero fissi a specchiarsi.
Lui era seduto su un masso e lei non era poi così lontana dalla sua bocca, sarebbe bastato un piccolo passo a sfiorargli le labbra ed assaggiare per la prima volta il loro sapore.
Andò a fuoco di fronte al quel pensiero e continuò a sostenere il suo sguardo.
Questa volta, tuttavia, la loro occhiata era diversa dalle altre: sembrava ancora più intensa e significativa. Era così forte da destabilizzarla.
Si stavano guardando come se entrambi volessero osare di più, o almeno lei si sentiva in quel modo.. beh, cosa c'era di nuovo?
Si sentiva sempre in quella maniera quando si trattava di lui. Ribolliva di desiderio.
Sentiva che quella forte calamita, quel voler avvicinarsi e accorciare le distanze era più stimolata del normale anche da parte di Yukihira.
Era sempre più trasparente che c'era qualcosa tra loro e davvero lei non riusciva a credere che pure per lui non era di conseguenza, in particolare ora che vedeva come la stava guardando e non era una marginale occhiata. C'era molto di più in quello sguardo. Che fosse l'atmosfera di quel bosco a farli sentire così attratti e incuriositi l'uno dall'altra?
Erano soli, il silenzio era il padrone di quel momento e solo il fischiare del vento e il cinguettare degli uccellini ad interromperlo.
Erano gli unici in quel posto e nessuno li avrebbe visti se si fossero baciati. Cosa stava pensando? Era impazzita?
Sobbalzò agitata e interruppe quell'intenso contatto per tornare a fasciargli il braccio.
-cosa ti aspettavi, Yukihira? Sono anch'io una ragazza.- sbottò rispondendo alla sua constatazione. -ho finito di medicarti. Adesso puoi alzarti.-
-so benissimo che lo sei.- la bloccò per il polso, -ed è per questo che non puoi fare certe cose.- aggiunse, affascinandola con la sua voce allegra e musicale.
Lei si fece perplessa, non avendo chiare quelle parole e arrossì come sempre. -cosa avrei fatto questa volta? Ti ho solo medicato.-
-mostrerai questa gentilizza anche agli altri?- chiese lui, facendosi serio.
-e questa che razza di domanda sarebbe? Sei cretino per caso?-
-per favore, Nakiri, continua a tenere per te questa gentilizza che possiedi.-
-e perché dovrei tenerla per me, se ce l'ho? Ho il diritto di mostrarla a tutti, se voglio.-
Gli aveva risposto freddamente, ma lui non si scompose:
-hai ragione, ma..- iniziò incerto. -..voglio che resti solo tra noi.-
Cosa aveva appena detto, Yukihira? Era fuori di testa?
Divenne rossa come un pomodoro e il cuore iniziò a palpitare impazzito.
-perché vuoi questo?- domandò con voce strozzata, incapace di parlare tranquilla.
-non mi piacerebbe se tu la conservassi per tutti. Non voglio che la gente si approfitti di te a causa della tua gentilezza. Sono molto protettivo con le persone a cui tengo.-
-perché, Yukihira, tu ti approfitteresti di me? Per quanto tu sia idiota, non mi sembri il tipo.- seguì retorica.
-no, non lo farei. Però, ecco, è dura trattenersi in questo caso.- confessò imbarazzato.
-trattenersi.. per cosa?- continuò lei, sospettosa. -sei incomprensibile, Yukihira.-



 
****


Lui ridacchiò in un temperamento goffo. Possibile che Nakiri fosse così ingenua?
Proprio non si rendeva conto che la celata gentilezza che gli stava mostrando, il suo lato femminile e premuroso del quale un mese fa non ne sapeva nemmeno l'esistenza, la stava risultando irresistibile ai suoi occhi. Se poco fa, mentre lo stava accuratamente medicando con le sue delicate mani, lei non si fosse allontanata per prima l'avrebbe presa e l'avrebbe baciata senza possibilità di controllo. Sapere che lei stava dimostrando questa tenerezza a lui, solamente a lui per quel giorno, lo stava facendo ulteriormente impazzire. Era arrivato ad un punto che qualsiasi suo piccolo gesto, anche il più insignificante, l'avrebbe portato ad agirare impulsivamente ed a fare qualcosa di poco casco, come baciarla o palparle il seno. Il fatto che se la fosse ritrovata a cavalcioni, sebbene per sbaglio, non lo aiutava certamente a trattenere gli istinti. La voleva solo di più e anche il suo corpo glielo stava dicendo con le sue naturali manifestazioni, seppur imbarazzanti. Doveva risponderle oppure si sarebbe insospettita di più con quell'assorto silenzio.
-lascia perdere quello che ho detto, Nakiri.- smentì lui, -cerca solo di mostrare la tua gentilizza a chi se lo merita veramente. È un consiglio.-
-non ho bisogno dei tuoi consigli, Yukihira. Se ho fatto quello che ho fatto, per te, è perché ho pensato che la mia gentilizza fosse utile in questo momento, visto che eri ferito. Però sappi che non sarà sempre così e se un giorno te ne dovessi davvero approfittare, beh, non te lo perdonerò.- lo minacciò severa. -adesso che sei apposto, chiudiamo qui questa assurda conversazione. Monta in sella e torniamo alla fattoria. Gli altri ci aspettano.-
-grazie per la medicazione, Nakiri.- le sorrise dolcemente, lui, facendola arrossire ancora una volta, alzandosi in piedi e avviandosi verso il cavallo.
-di niente.- sussurrò lei timida. Poi, vedendolo in difficoltà a salire sul cavallo, gli suggerì sconsolata:
-datti la spinta con la gamba a terra per salire in sella, Yukihira, non è complesso.-
Lui fece come le aveva detto e riuscì a montare con meno fatica.
-la prossima volta mi riuscirà meglio.- commentò scherzoso. D'altra parte non era tipo da arrendersi e di solito non lo faceva con nulla.
Sentiva che la situazione tra lui e Nakiri si stava trasformando e questo non poteva che farlo felice.
Lei lo ignorò deliberatamente. -sbrighiamoci adesso.-
Detto questo, ripresero a galoppare verso la loro destinazione.

Arrivati alla fattoria, erano già le 19.00 e il sole era quasi tramontato.
Salutarono il proprietario dopo essere accolti dai loro vitali compagni e salirono nella limousine per tornare alla residenza Nakiri con tutti i carichi possibili e una quantità infinita di cibi freschi da trasportare in montagna. La situazione nel gruppo era molto tesa, perché la giornata era stata ricca di avvenimenti e scoperte che li aveva cambiati e lasciati con mille dubbi in testa. Dunque, durante tutto il tragitto “volarono” poche parole.





**********************************************************************
Angolo autrice: Ecco qua il nuovo cap. Ho postato oggi perché il fine sett non sarò presente. Premetto che, dal mio punto di vista, questo è uno dei capitoli che mi sono riusciti peggio. Non so.. non sono convinta, né delle scene né di come ho gestito i personaggi (comunque, sarete voi a giudicarmi XD) e probabilmente sono andata miserabilmente OOC con qualcuno di loro. Non so se ho questa sensazione perché sto facendo sciogliere Soma ed Erina, o per qualcos'altro, sono solamente poco convinta del capitolo >.<. Per quanto riguarda la scena Ryou e Alice, invece, ho la spiegazione ;D: so che forse vi sembreranno troppo espliciti, ma ho considerato il fatto che loro due si conoscono fin da piccoli e penso che sia normale/naturale avere una confidenza diversa e più intensa rispetto a quella che invece condividono Erina e Soma o Hisako e Takumi, che solo da poco interagiscono più frequentemente. Inoltre.. forse Ryou vi è sembrato un po' troppo rude con la sua signora (nella parte un po' più piccante che ho descritto), ma l'ho creato così perché semplicemente (parere mio, ovvio) ce lo vedo ad avere questo comportamento con lei (tra il dolce e protettivo, ma anche sgarbato nei modi), soprattutto nel corso della sua seconda personalità che_come avrete capito_Alice scatena in alcuni momenti. Insomma, non vedo Ryou una persona esattamente delicata quando si tratta di avere a che con le manifestazioni d'affetto o d'amore, e secondo me è proprio questo il fascino del suo PG. Poi, chiaro, sono punti di vista e accetto le critiche se me le farete (sono sempre utili, come ho ribadito anche altre volte). L'ambientazione di questo cap in una fattoria, eh? immagino lo troverete strano dopo averlo letto, però credo sia importante sapere come funzionano queste cose quando si ha a che fare con gli alimenti, voi cosa dite? ;D comunque, a parte questo, continuo ad essere delusa da questo cap ç____ç e non sono molto convinta delle scene Sorina D: . In ogni caso, aspetto i vostri sinceri pareri XD. Intanto.. ringrazio tantissimo tutte le persone che mi recesiscono sempre e non saltano mai un capitolo, non renderei così bene in tempi e anche in cap, in parte, se non ci foste voi a dirmi cosa ne pensate e a farmi notare cose interessanti di quello che scrivo.
Grazie davvero ragazzi/e!! *-* <3<3 siete fantastici!!*-* lo so, ve lo dico sempre, ma ve lo meritate^^.
P.S: questo cap è dedicato a Conan99. Grazie di avermi recensito! :D

A presto!! un bacione<3 Erina91

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Embarrassing meeting..? ***


Embarrassing meeting..?

 
L'aria di montagna era decisamente più fresca di quella di Sapporo e lontana dall'inquinamento autostradale.
Erina poteva sentire tutte le possibili tonalità di profumo esistenti, poiché il cottage di suo nonno era in mezzo a campi fioriti e colorati.
La neve, nei mesi estivi, si era sciolta dando la possibilità di esibirsi in camminate in montagna in mezzo a boschi e attorno a dei grandi laghi tipici alpini.
Erina amava trascorrere i giorni al cottage di suo nonno, come ogni estate, perché la quiete e il rilassamento che vi regnavano erano imparaggiabili a qualsiasi altra zona di Hokkaido ed erano i giorni nei quali riusciva a riposarsi di più da tutte le fatiche e le notti insonni. Era un posto speciale.
I luoghi erano magnifici e salutari vista la sviluppata presenza di terme dove potersi immergere e distendere i muscoli, magari dopo lunghe passeggiate.
Per non parlare dalla bellezza della natura, che veniva definita dai turisti un vero paradiso ambientale e opulento, dalla quantità infinita di “specie” vegetali che vi crescevano. Insomma.. una delle zone più incantevoli di tutta l'isola.
Il cottage di suo nonno si presentava di dimensioni inferiori rispetto alla residenza principale estiva, a Sapporo, davanti agli occhi dei loro ospiti; tuttavia, era abbastanza grande ed ospitale da offrire camere per dormire a tutto il parendato Nakiri: Alice, Ryou ed Eleonore, la madre della prima, e a seguire anche lo spazio restante veniva a coprirsi per la prima volta con la presenza dei suoi compagni della Tostuki più Jess, che li avrebbe raggiunti il giorno seguente. Tutti sembravano molto sorpresi di vedere la bellezza di quel paese turistico e anche dell'arredamento del cottage, tutto in legno, a parte la mura esterne della villetta. L'ampio salone d'accoglienza era in parquet chiaro e levigato, e anche a seguire il resto degli interni. Grandi ed eleganti camini, invece, ornavano i salotti e riscaldavano le zone confort riempite da lunghi divani ricoperti di morbidi tessuti e tappeti, tavoli d'appoggio anch'essi in legno e vetro e alte librerie. Vi era una sola e grande sala da pranzo, dove una tavolata al centro era posta sopra un grazioso tappeto.
Al secondo piano le varie camere da letto. Quanto alle cucine: ce n'erano una dentro la villa a grandezza raccolta, mentre quelle per gli eventi si trovavano in una “casottino” a parte poco distante dal parco e dove si trovava anche le griglie per fare la carne alla brace, fuori, in un'area tutta cementata. Attorno al cottage, attraverso le vetrate e le finestre, notavi una folta vegatazione dai vividi colori e un prato così curato e verde da sembrare quasi finto da quanto era perfetto, dove scorreva un piccolo torrente con un ponticino anch'esso in legno. Generalmente le feste e i banchetti, se il tempo lo permetteva, venivano svolte nel parco che circondava il cottage e così sarebbe stato anche per il picnic che suo nonno aveva organizzato. Gli ospiti, esclusi quelli principali, al contrario, solitamente se ne andavano a fine evento pernottando in hotel di lusso, vista la mancanza di posto.
A pochissimi passi dal cottage, inoltre, come anticipato.. c'erano delle terme di proprietà di suo nonno che venivano gestite da una vecchia signora sua conoscente ed Erina, in particolare la sera dopo la stanchezza della giornata, passava le ore a godersele perché erano rigeneranti e di alta qualità, conservate benissimo.

Aveva accompagnato Hisako a poggiare le valigie nella sua camera e poi si erano avviate a fare una passeggiata in paese.
La sua amica non aveva mai visto il paesino, dunque si era proposta di farle da guida sicura che ne sarebbe rimasta affascinata da quanto era allegro e carino, ricco di “negozietti” di souvenir e locali contenuti ed accoglienti, caldi, che si estendevano lungo le piccole e strette vie.
-questo paesino è davvero carino!- esclamò appunto, Hisako, emozionata passando da una ventrina all'altra.
-il cottage di tuo nonno è ubicato in una zona davvero strategica: è in mezzo al verde, ma allo stesso tempo non dista nemmeno dal paese.-
-già.. non sono tipo da camminare tranquilla per il paese, ma questa cittadina mi è piaciuta fin da piccola e ormai non ci faccio più caso.-
Hisako sorrise. -sei diversa Erina..- cominciò -..ti vedo più rilassata negli ultimi giorni.-
Lei diventò paonazza davanti a quella considerazione, pensando all'effetto che le faceva Yukihira.
Sapeva che quella sensazione libertina, di benessere, era dovuta a lui. Lui era così solare e vivace che le trasmetteva la stessa euforia con i suo sorrisi.
-dici? Io non credo.- borbottò impacciata. -piuttosto Hisako.. che cosa sta succedendo tra te e Aldini? Non ti ho mai vista così impacciata di fronte a qualcuno.-
Fu il turno di Hisako di arrossire. -cosa vuoi che stia succedendo, Erina..- fece vaga.
Lei non si convinse di quelle parole, per cui continuò a guardarla sospettosa.
-fa così con tutte, io non faccio eccezione.- asserì allora, Hisako.
-ti sbagli Hisako, con me e Alice non è così gentile come dici. Anzi.. non ci parliamo proprio, quindi non so a cosa ti riferisci precisamente.-
La ragazza si fece pensierosa a quelle parole, segno che le aveva insinuato il dubbio. Vedendola assorta più del previsto decise di richiamarla:
-ehi Hisako, ci sei? Cosa ti è preso all'improvviso?-
-stavo pensando a quello che mi hai detto. In effetti non hai tutti i torti.- rispose riflessiva.
-piuttosto Hisako, ti piace Aldini? Non ti ho mai vista così pensierosa.-
La ragazza si imbarazzò nuovamente e abbassò gli occhi a terra timida.
-forse..- ammise timorosa, senza riuscire a guardarla negli occhi. -in realtà non capisco bene cosa voglio. Insomma, ho realizzato che mi “piaciucchia” ma non sono convinta.-
-perché non dovresti? Tra voi non ci sono limiti.- disse le parole finali avvertendo un'indefinita tristezza avvolgerla, quasi malinconica.
Era la verità, purtroppo: a differenza di lei e Yukihira, Hisako poteva lasciarsi andare con Aldini visto che non esisteva differenza sociale; entrambi appartenevano all'alta società ed era sicura che i genitori di Hisako avrebbero accettato con piacere una loro possibile relazione. Tra lei e Yukihira era diverso e suo padre non avrebbe mai approvato.
L'approvazione di suo nonno era indubbio, invece, dato che sembrava provare simpatia per lui.
Lei sapeva che stare con Yukihira era impossibile e questo bastava a farla sentire con il cuore spezzato.
Era chiaro che a lei lui piaceva e lo era altrettanto realizzando i pensieri che stava facendo. Inoltre, non riusciva più a negarlo.
-cosa intendi con questa frase, Erina?- domandò perplessa, l'altra.
-lascia perdere quello che ho detto, Hisako. Non dovresti ascoltarmi.- smentì amareggiata.
-non posso non farlo. Siamo amiche e quella frase non l'hai detta a caso.-
Erina sospirò. -anche se non l'avessi fatto, è inutile rimuginarci su. È una situazione che non ha niente a che vedere con te dato che non c'è lo stesso problema di fondo.-
-è successo qualcosa tra te e Yukihira?- colpita e affondata: Hisako indovinava sempre.
-non è successo nulla!!- sbottò vergognosa, allora.
-puoi parlarmene, se vuoi.- la invitò Hisako sorridendo comprensiva. -tu mi hai ascoltato.-
-non è successo davvero nulla.- ripeté, -solo, ecco, sono cambiate alcune cose tra noi. Come dire.. siamo diventati più vicini.- confessò volgendo lo sguardo altrove.
Mentre diceva quelle parole, il colore del suo volto adottava tutte le possibili tonalità del rosso e il tono di voce si era fatto più contenuto e soffuso.
-in che senso?- chiese confusa, Hisako.
-non hai bisogno di sapere tutti i dettagli!- tuonò impacciata.
-vi siete per caso baciati?-
-ma che domande fai!! certo che no! E spero non succeda.- farfugliò mentendo.
-questa è una tremenda bugia, Erina.- la rimproverò Hisako, -tu vuoi che succeda e basta vedere come reagisci per capirlo. Non ci vuole una scienza. È palese!- replicò.
-e, se devo dirla tutta, non capisco cosa ti freni dal farlo. È ovvio che Yukihira straveda per te.-
-non dire idiozie, Hisako, Yukihira mi vede solo come un'amica e me l'ha anche detto.-
-te l'ha detto? E quando? E comunque, continui ad essere ottusa su questo aspetto.-
-non mi ha detto che mi vede come un'amica, però implicitamente l'ha fatto: mi considera tale. Ed è meglio che la situazione non si trasformi ulteriormente.-
-perché dici questo? Veramente non capisco.-
-dico questo perché il mio rango familiare e mio padre non approverebbero. Anzi.. ho la responsabilità di scegliere un compagno del mio stesso strato sociale, o quasi.
Yukihira è quasi alla stregua di un contadino e non sarebbe un buon partito. Questo è tutto.-
-io non credo che tuo nonno la pensi così, Erina.- obiettò l'altra.
-mio nonno pensa tante cose, ma sa perfattamente quali sono le regole dell'alta società e io non ho intenzione di andarci contro.
Quello che provo per Yukihira non cambia le cose.-
A quel punto Hisako tacque: non aveva più parole per rassicurarla.
-penso solo che dovresti lasciarti andare e che nessuno si metterà in mezzo se Yukihira è veramente ciò che vuoi. Non so che altro dirti, ma cerca di non essere così categorica.-
Calò il silenzio tra le due ragazze, poi lei alzò lo sguardo e adocchiò una cioccolateria: era una delle migliori del paese e c'era stata diverse volte.
Era fiscale riguardo al cibo, ma quello era uno dei posti dove si era sentita più soddisfatta nell'assaggiare una cioccolata calda.
Conosceva il proprietario, era un conoscente di suo nonno ed era uno dei pasticceri più famosi di Hokkaido.
-vieni Hisako, entriamo in quella cioccolateria.- aveva cambiato discorso, poiché proseguire a parlare di Yukihira le faceva solo male.
-è la prima volta che ti vedo attirata da un locale.- commentò sorpresa, Hisako.
-già. Conosco proprietario: è un conoscente di mio nonno e uno dei migliori pasticceri di Hokkaido. Questa cioccolateria è molto famosa, anche se piccola.-
Hisako la seguì all'interno e furono accolti con gentilezza dai baristi, che di vista l'avevano riconsciuta.
Uno di loro spostò loro le sedie, signorile, per farle accomodare su di esse.
-cosa gradite signorina Nakiri?- chiese immediamente, formale.
-una cioccolata calda all'arancia con cannella.- a quella richiesta le venne in mente il consiglio che le aveva dato Yukihira per uno dei passati banchetti: non c'era verso, qualsiasi momento o situazione la costringeva a ricordarlo. Era fisso nei suoi pensieri ed ormai era diventato un compagno insostuibile della mente.
Qualsiasi cosa facesse per scacciarlo, tornava prepotente dentro di lei senza riuscire a controllarlo.
-per lei signorina?- guardò Hisako, il cameriere. Lei sorrise cordialmente:
-lo stesso, grazie.-
L'uomo annuì ad andò verso il banco con la comanda.
Le due proseguirono tranquille a chiacchierare, inconsapeli che presto non sarebbero più state da sole ma in “dolce” compagnia.


 
****


-sei di ottimo umore, vedo. Da come sei eccitato deduco che ci sono stati sviluppi interessanti tra te e Nakiri, o sbaglio?- lo stuzzicò Takumi.
Dopo aver posato valigie e roba varia arrivati a destinazione, lui e Takumi avevano deciso di prendere una boccata d'aria e fare un giro per il paese di montagna dato che era abbastanza vicino al cottage di Senzaemon ed ora era un po' che stavano camminando ed Aldini era entrato in uno dei suoi discorsi sentimentali.
-niente di particolare, in realtà, diciamo che ci siamo avvicinati un po' e ora riesco a farci una conversazione decente.
Certo.. se Nakiri si fidasse di più di me, forse riuscirei anche a capire cosa la tormenta, ma al momento non sembra si senta pronta a farlo.- spiegò.
-devi avere pazienza, come ti ho detto, di sicuro non otterrai risposte insistendo e ancora non hai una tale confidenza da poterlo fare.
In più, credo che per lei sia dura parlare di sé.-
-lo so, credo di averlo capito.- concordò, -tuttavia, la vedo molto più rilassata ed espansiva negli ultimi giorni e questo mi rende davvero felice.
Qualunque sia il suo problema, forse sta un po' meglio o almeno.. ci pensa meno.- sorrise sollevato.
-ti piace a talpunto, eh? Si vede che è diventata molto importante per te.
Adesso credo di capire come ti senti dato che mi sono accorto di ciò che provo per Arato-san ed è molto più forte di un semplice piacere.-
-stavo per baciarla, Takumi.- affermò imbarazzato. -sai.. l'altro giorno alla fattoria, quando siamo rimasti da soli. Stavo davvero per farlo. Io credo che anche lei lo vorrebbe.-
-da cosa lo deduci? Non fraintendere, lo credo anch'io. Sono solo curioso.- ghignò.
-c'è stato un momento l'altra volta.. eravamo solo noi due e il silenzio del bosco, i nostri sguardi erano diversi dal solito. Erano, come posso descriverli.. desiderosi? Sì, esatto.-
-perché non l'hai baciata, allora? Se aspetti che lo faccia lei, lo farai in eterno.-
-perché è stato solo un momento. Non ho la certezza di quello che lei prova.
Non posso semplicemente.. baciarla. A volte vorrei farlo senza pensarci, però esito perché per avvicinarmi a lei ci ho messo due mesi interi e se facessi un gesto simile e lei mi rifiutasse, ci allontaneremmo ancora e ricostruire il rapporto sarebbe difficile considerato quanto Nakiri sia complessa. E poi non l'ho mai fatto. Non ho mai baciato.-
-fai bene ad essere cauto, ma non è neanche giusto trattenere i tuoi sentimenti. Buttati e basta: è l'unica cosa che puoi fare per sapere se anche a lei piaci veramente.-
-ci sono altri modi? Voglio dire.. parlando?-
Takumi scosse la testa. -solo parlando la vedo dura. Puoi dedurlo dai suoi atteggiamenti e, se è questo che hai notato l'altro giorno e non solo, ovvero che anche per lei forse è lo stesso, allora ti è più facile decidere come agire. Però, se non fai qualcosa, c'è il rischio che Carter te la porti via e sono sicuro che tu non vuoi questo.- si strinse in un occhiolino.
Lui si fece pensieroso. -stare in cucina è molto più facile.- sorrise divertito, riflettendo. -in questi casi, con la scarsa esperienza che ho in tale campo, mi trovo in difficoltà.
Non ho la più pallida idea di cosa dovrei fare e non nego di avere paura. Ho il terrore di perdere tutto quello che in questi due mesi ho costruito con lei.
Non è stato niente di che, però ci siamo avvicinati e non vorrei distruggere tutto agendo d'impulso.-
-io credo che te e Nakiri vi siate avvicinati perché tu hai seguito sempre il tuo istinto. In fondo, non è quello che fai anche mentre cucini? E in un modo o nell'altro, te la cavi sempre. Credo che dovresti tentare un approccio più diretto, amico.- gli fece una pacca sulla spalla e aumentò il passo.
-che ne dici di infilarsi in quella cioccolateria?- propose, poi, cambiando discorso. -sembra davvero buona. Guarda quante gente.-
Lui non sapeva se ringraziare Takumi per le sue parole di incoraggiamento o meno, alla fine restò in silenzio perché era sicuro che il suo amico avesse già capito la sua gratitudine. Quando entrarono nella cioccolateria e furono accolti, i loro occhi volarono a guardarsi attorno e rimasero stupiti quando videro Arato e Nakiri sedute ad un tavolino che, a loro volta, li notarono e si aprirono nella stessa espressione di sgomento.
-questa non può essere una coincidenza.- constatò scherzoso, Takumi, andado in contro alle ragazze.
Lui e Nakiri si scambiarono un'occhiata intensa che valeva più di mille parole. Li stessi sguardi di passione che si scambiavano da qualche giorno ed erano così intensi ed infuocati che lo confondevano per la loro forza attrattiva.

-che ci fate qui, ragazzi?- chiese Hisako intanto che Nakiri, sfuggente, abbassava lo sguardo sulla tazza di cioccolata ormai vuota.
Takumi, senza chiedere il permesso al tavolo di persone di fronte a loro, prese una sedia e la portò attorno al tavolino delle ragazze per mettersi a sedere.
Lanciò una breve occhiata a lui e afferrò un'altra sedia portandola affianco alla sua, sorridendo divertito.
-coraggio amico, facciamo compagnia a queste belle “donzelle”.-
Soma si grattò la nuca sorridendo e si sedette sulla sedia offertogli dal suo amico.

Hisako fulminò Takumi. -nessuno ti ha invitato al tavolo, Aldini.-
-dai Arato-san, non vedi che il locale è pieno e non c'è più tavolini liberi?
Gradisci così poco la mia presenza?- la punzecchiò malizioso.
Hisako arrossì distogliendo lo sguardo. -sta zitto, idiota.-

Nel frattempo, lui e Nakiri continuavano a guardarsi dietro un silenzio imbarazzante.
Per la prima volta fu lei ad interromperlo:
-cosa ti porta in una delle migliori cioccolaterie del paese, Yukihira?-
Lui sorrise. -Takumi. È voluto entrare lui.-
-capisco. Alla fine ti ritrovo dappertutto.-
Soma scoppiò a ridere divertito. -perdonami di essere sempre in mezzo, Nakiri.-
Stette al gioco facendo del sarcasmo. -dunque Nakiri, se ti trovi qui, immagino che questa cioccolateria tocchi il paradiso da quanto è buona, giusto?
Altrimenti non saresti a sedere qui comoda, conoscendo i tuoi raffinati gusti.-
-esattamente. Il proprietario è un conoscente di mio nonno ed è decisamente uno dei pasticcieri più in gamba di Hokkaido. La sua cioccolata ha un sapore gradevole.-
-è la prima volta che ti sento lodare qualcuno così. Dovrei proprio assaggiarla allora!-
Le lanciò un'occhiata ammiccante e aggiunse:
-cosa mi consigli Nakiri?-
-la cioccolata all'arancia con cannella.- blaterò impacciata.
Lui annuì ed ordinò al cameriere la cioccolata che lei gli aveva consigliato.
In effetti, quando la tazza fumante arrivò e la portò alle labbra, era squisita.
Era talmente buona e cremosa che si scioglieva in bocca e l'arancia e la cannella amalgamate li regalavano un gusto davvaro particolare.
Non aveva mai assaggiato una cioccolata calda così buona.
Sapeva che Nakiri lo stava controllando di soppiatto, curiosa di sapere un suo parere sulla cioccolata e la soddisfò subito:
-come sospettavo. È davvero incredibile e unica questa cioccolata. Il tuo palato non si sbaglia mai, Nakiri.- sorrise, sorseggiandola con piacere.
-cosa ti aspettavi, Yukihira? Non posso sbagliare.- era arrossita. -piuttosto.. non mi spiego la tua presenza qui. Hai già deciso che cosa cucinare per il picnic in arrivo?-
-non ancora se devo essere sincero, ma ho ancora tempo.- ridacchiò ilare. -e tu?-
-non sarà come gli altri banchetti, lo sai?-
Lui non capì cosa intendeva con quella frase, ma se lei l'aveva detta voleva dire che c'era qualcosa sotto che lui non sapeva e sarebbe stata una frase su cui ragionare.
Lei, vendendolo perplesso, proseguì il discorso:
-spero che arriverai presto alla risposta, in caso contrario sarà un vero fallimento per te.-
-tranquilla Nakiri, le sfide mi mettono adrenalina e ti assicuro che scoprirò cosa intendi.-
Lei, notando una luce determinata e la carica nel suo sguardo, lo trovò decisamente bello.
Ogni espressione di Yukihira era un vero colpo al cuore per lei, perché erano capaci di accenderle bollenti emozioni ogni volta che ci aveva a che fare.
Bastava poco a capire quanto i due erano coinvolti l'uno dall'altra poiché Hisako e Takumi, pur essendo ancora allo stesso tavolo, sembravano scomparsi da sotto i loro occhi e solo lui e Nakiri erano rimasti ed immersi in un mondo a parte, ricolmo di pulsioni e desideri.
Quel momento fu interrotto da Hisako, che li richiamò alla realtà con le sue parole:
-ragazzi.. si è fatto le 19.00, che ne dite di avviarsi a casa?-
-credo sia una buona idea, altrimenti il sig.Nakiri ci darà per dispersi.- si unì Takumi.
Lui ed Erina annuirono e, dopo aver pagato, si avviarono verso il cottage.




 
****


L'acqua era tiepida e florida di sali minerali, sapeva di zolfo, ma era davvero capace di rilassarle tutti i muscoli. Rocce scure e canne di bambù cerchiavano la vasca termale.
Solo il rumore della piccola cascata le faceva compagnia, ma era così delicato da calmarla e da farle perdere la cognizione del tempo.
In seguito alla stanchezza del viaggio della mattina e la passeggiata in paese, Erina non era riuscita a fare a meno di fare un salto alle terme accanto al cottage della famiglia Nakiri e dopo cena si era diretta alle vasche. Non si era preoccupata che vi fosse qualcun altro, visto che era tarda serata e la mattina seguente si sarebbero tutti alzati presto per esercitarsi in cucina e trovare la giusta risposta al picnic che li aspettava nei prossimi giorni. L'unico difetto di quelle belle terme, forse, era la presenza di una sola e grande vasca per ambo i sessi; era, tuttavia, un difetto correggibile e per questo vi si recava la sera consapevole di non trovarci nessuno a parte lei, così poteva stare tranquilla e godersele pienamente. Andare dopo una bella cena a farsi un bagno di sali minerali, la aiutava ad affrontare meglio la notte e a prevenire un po' l'insogna: era davvero salutare.
Socchiuse le palpebre e si rilassò prendendo un lungo respiro liberatorio.
La schiana appoggiata contro la roccia le forniva una posizione comoda, talmente tanto quasi da addormentarsi. Peccato che quella rapida quiete venne interrotta da un altro sciaguattere ed Erina iniziò ad agitarsi realizzando di non essere più da sola e, cosiderato che le terme erano per ambo i sessi, poteva essere chiunque_anche una figura maschile_. La vasca era grande e se non ti spostavi da dietro la roccia era difficile capire e vedere chi fosse, la meglio cosa era rimanere nascosta dietro.
Sussultò, però, al momento che pensò che anche l'altra persona poteva muoversi in qualsiasi momento e riuscire a vederla nuda, chiunque fosse: era finita in un bel casino e difficilmente ne sarebbe uscita illesa, dato che l'avrebbe sicuramente vista uscire anche provando a farlo “di sgamo”.
Cosa doveva fare?



 
****



Dopo cena aveva deciso di schiariarsi le idee a seguito dell'enigmatica frase di Erina nei riguardi del picnic e non ne aveva realizzato il significato finché non aveva preso la decisione di andarsi a fare un bagno alle terme, rilassarsi e ragionare lucidamente su quell'affermazione.
Era sicuro di essere l'unico ad aver preso la decisione di farsi un bagno fuori dalla villa, dato che erano tutti andati a letto dopo aver digerito la ricca cena.
Aveva pensato fosse il luogo giusto per riflettere e decidere un piatto incredibile che avrebbe stupito gli ennesimi ospiti del preside e soprattutto la sua bella nipote.
In effetti, fare una tale deviazione, era servito perché finalmente aveva captato il senso della frase di Nakiri.
Era arrivato alla conclusione che quella gita alla fattoria non era stata organizzata a caso, ma era collegata alla loro permanenza al cottage e di conseguenza al picpic: Senzaemon Nakiri voleva che loro sperimentassero un piatto seguendo e usando gli incredienti lavorati, raccolti e cercati da loro alla fattoria.
Per cui, se era così, aveva due possibilità: creare un mitico piatto a base di uova fresche, ovvero quelle raccolte con Nakiri, oppure sfruttare i frutti o le verdure dell'orto e degli alberi dopo la passeggiata a cavallo. O meglio ancora.. trovare un modo di unire entrambe le esperienze.
Dunque, in seguito a questo ragionamento, aveva scelto di basare il suo piatto mischiando i due momenti. Aveva ampia scelta, doveva solo trovare una soddisfacente risposta. Una idea tale da lasciare tutti senza fiato. Di nuovo, involontariamente, con poche e semplici parole Nakiri lo aveva aiutato a scoprire il trucco dietro al nuovo evento.
Si chiese se anche gli altri suoi compagni ci fossero già arrivati, però non ebbe il tempo di farlo perché avvertì in quel silenzio tombale un flebile movimento acquatico.
Sobbalzò preoccupato: era sicuro di essere da solo nella vasca, come era possibile che ci fosse qualcun altro e non se n'era accorto?
Certo.. era nascosto dietro una roccia e la vasca era immensa, forse non era difficile pensare inizialmente di essere solo.
E ora cosa avrebbe fatto? Il bagno era misto e dall'altra parte poteva esserci anche una donna o addirittura una delle sue compagne della Totsuki.
Non poteva fare molto per “svignarsela” senza farsi scoprire, perché in ogni caso lo avrebbe notato visto che l'uscita era una sola e anche il solo spostarsi avrebbe destato sospetti e la persona nella stessa vasca lo avrebbe sentito. Piano piano cercò di andare indietro con la schiena, muovendosi con le mani all'interno della vasca e strusciarsi sulle mattonelle del fondale, cercando di fare il meno rumore possibile. Peccato che la sua “dolce” compagnia stava tentando di fare la stessa cosa, con gli stessi movimenti, e finirono schiena contro schiena. La sua schiena era calda, umida, liscia e sembrava esile.. non poteva essere che quella di una donna.
Il suo corpo emanava un profumo che conosceva, che aveva sentito diverse volte, e nonostante la tensione che stava accumulando sudando freddo a riconoscere lentamente la figura dietro di lui, capì che era l'aroma di violette di Nakiri. Non era possibile? Era nella stessa vasca con Nakiri?
Invece di arrossire, dato il forte contatto pelle contro pelle che lo eccitò non poco facendolo sentire scomodo, sbiancò totalmente e rimase per qualche secondo indefinito in silenzio. Deglutì agitato avvertendo i suoi ormoni reagire sempre di più facendolo sentire a disagio come non lo era mai stato.
Riuscì a dire qualcosa solo dopo qualche minuto:
-Nakiri..- fu l'unico nome che uscì dalla sua bocca.
-non ti girare Yukihira!!- squittì isterica Erina, -che diavolo! Perfino qui ci incontriamo?-
Non poteva vederla in viso, ma poteva sentirla sprizzare di vergogna da come parlava.
-pensavo di essere da solo. Scusami. E ora che facciamo?- blaterò nervoso.
Non era sicuro di resisterle, voleva smettere di darle le spalle per poterla osservare per intero. Sapeva che il suo atteggiamento era da maniaco, ma in quella posizione, consapevole di averla nuda proprio a pochi centimetri e nemmeno, non faceva altro che accendergli il desiderio.
La voleva da impazzire e se non trovavano presto una soluzione per uscire da quell'imbarazzante situazione illesi, gli sarebbe saltato addosso.
-e che ne so io!- sbottò lei agitata. -per tua informazione, anch'io credevo di essere da sola.- aggiunse abbassando la voce. -Yukihira.. staccati dalla mia schiena.- ordinò a fatica.
-se lo faccio poi dove vado? Sono bloccato dalle roccie.- protestò lui.
-d'accordo.. allora mi stacco io, ma tu non girarti finché non sono uscita.-
Come se non bastasse, per la fretta di uscire dalla vasca, la sentì inciampare e poi udì il tuffo nell'acqua.
A quel punto, pensando fosse in difficoltà, dovette per forza girarsi e andarle in contro.
-Nakiri.. stai bene?- la domanda trapelava una vera preoccupazione per lei, ma dall'altra non era così interessante come il bellissimo corpo nudo della ragazza: finora aveva visto solo le gambe scoperte e già quelle erano davvero attraenti, poi aveva visto un piccolo strato di pelle in mezzo ai suoi seni quando lei lo aveva ributtato a terra per farlo stare fermo il giorno della gita alla fattoria, adesso l'aveva vista completamente nuda ed era bellissima, anche se solo per un attimo.
Lei era rossa in volto e sembrava stare per svenire da un momento all'altro. -sto bene, Yukihira, guarda da un'altra parte!-
Non aveva tenuto conto, però, che attraverso lo spostamento che lui aveva fatto per raggiungerla, pure Nakiri doveva averlo visto nudo e questo lo imbarazzò molto.
Si spiegava dalla sua reazione che da rossa era diventata bianca.
Lui affondò nuovamente in acqua cercando di nascondere le sue parti più che poteva e tenendo le distanze da lei che aveva fatto lo stesso.
-anche tu mi hai visto, Nakiri.-
Lei non rispose subito, era ancora scioccata dalla situazione e non sembrava intenzionata a riprendersi.
-mi dispiace, non volevo metterti in imbarazzo.- non sapeva cosa dirle.
Tuttavia,, era davvero troppo bella e il desiderio provato verso di lei non sembrava cessare. Il suo corpo ne era la più chiara manifestazione.
Tornò a darle le spalle, ma lei non parlò ancora. Le lanciò un'altra veloce occhiata e la vide più bianca di prima.
-Nakiri!- si accorse che stava per avere un colpo di caldo seguito dalla tensione creatosi e la chiamò, prima che lei potesse svenire in fondo all'acqua cadde tra le sue braccia e lui si trovò sotto gli occhi i suoi floridi seni. Adesso poteva vederla tutta, sebbene erano state le circostanze a costringerlo a farlo.
La pelle di Nakiri era nivea, liscia e morbida. Sapeva di buono. Il collo da dove pendevano alcuni risidui d'acqua era attraente e avrebbe voluto baciarlo.
Le labbra socchiuse, umide, anch'esse sembravano succose e voleva sentirle.
Avrebbe voluto accarezzare ogni minima parte del suo corpo per sentirne la sua delicatezza.
Non l'aveva mai desiderata così tanto come in quel momento, però doveva portarla fuori dall'acqua prima che il suo calo di pressione peggiorasse e così fece.
Uscì fuori e la poggiò sopra una delle panche degli spogliatoi e, dopo un ultimo desideroso sguardo, si costrinse a darsi un contegno e coprirla con uno degli accappatoi per i clienti. Si rivestì e si asciugò anche lui, in attesa che si svegliesse ed entrambi fossero in grado di affrontare il discorso riguardo a quel piccante incontro.



 
****


Aprì lentamente gli occhi trovandosi il soffitto bianco sopra di essi.
Si rese conto di essere svenuta ancora in seguito ad un colpo di caldo alle terme.
Gli spogliatoi femminili erano silenziosi e avvertiva una pezza fresca sopra la testa.
Un leggero tepore la stava riscaldando ed era ormai asciutta dall'acqua grazie ad un accappatoio poggiato sopra di lei e di certo non era stata lei a coprirsi.
A quella constatazione, ricordò com'erano andate le cose e delle lustre immagini di quello che era successo si presentarono nella sua mente: Yukihira l'aveva vista nuda.
Arrossì come un pomodoro, alzandosi di scatto dalla panca e facendo cadere sulle gambe la pezza fresca.
Ma non era solo quella l'immagine che stava apparendo nella sua mente, vi era anche Yukihira nudo.
Il corpo maschile poteva davvero essere così bello?
Si vergognava di aver fatto quei pensieri al momento che lui si era alzato dalla vasca per andare in suo soccorso visto che era inciampata come una pera cotta.
Eppure, la figura di Yukihira nudo non l'abbandonava. Aveva trovato il suo corpo massiccio e perfetto, i pettorali scoperti ben evidenti e le sue larghe spalle pure.
La pelle soave le era parsa tanto carezzevole e aveva avuto anche l'impulso di toccarla, come quella volta che gli aveva sfiorato distrattemente il petto, con la sola differenza che esso sarebbe stato completamente prigioniero sotto i suoi polpastrelli e privo di tessuti a dividerlo dalle sue mani.
I chiari peli che aveva adocchiato sotto la sua camicia la sera del suo compleanno, prima erano in bella vista e non si fermavano solo al petto, ma erano così biondi da sembrare quasi invisibili. Le goccioline d'acqua calavano da tutto il suo fisico, talmente tanto che avrebbe voluto fermarle in qualche modo con le sue dita.
E infine c'era quel punto nascosto, intravisto solo per poco, che era stato ciò che l'aveva fatta svenire di più a causa dello sgomento: non aveva mai visto niente di simile, poteva solo immaginarlo, forse l'aveva notato per caso in alcuni film altamente romantici, ma così vicino a lei era stata la prima volta e non aveva saputo come reagire.
Tutto questo, comunque, non aveva fermato il folle desiderio che nutriva per lui da un pezzo a questa parte, anzi.. l'aveva solamente raddoppiato.
Voleva scoprire ulteriormente il corpo di Yukihira e nei minimi dettagli. Voleva esplorarlo da più vicino.
Sapeva di essere diventata così ghiotta di lui da sconvolgersi lei stessa, ma l'attrazione che provava stava crescendo sempre di più e ritrovarsi in questi attimi inaspettati non l'aiutava a controllare le potenti emozioni. Doveva darsi un contegno.
Cercò di spostare i suoi virtuosi pensieri guardandosi attorno e mentre lo faceva notò con sorpresa Yukihira seduto di spalle su una delle panche.
Indossava i Jeans e le scarpe e basta, nella parte sopra era totalmente scoperto come mamma l'aveva fatto.
Osservò con curiosità la sua dritta e ampia schiena, avvertando di nuovo la voglia di tastarla dato che le pareva così calda e confortevole.
In realtà tutto di lui le faceva quell'effetto e la sua grande schiena contribuiva a trasmetterle un senso di protezione.
Lui non sembrava essersi accorto che lei si era ripresa e di conseguenza seguiva a darle le spalle in silenzio.
Le folte e soffici ciocche sbarazzine parevano più scombinate del solito e ancora lievemente bagnate, voleva sentirle.
Cautamente, allora, si alzò dalla panca, scalza e silenziosa si portò dietro di lui.
Si stava rendendo vagamente conto di cosa stava per fare ed era una follia per la sua parte razionale, ma adesso non le importava, dunque ascoltò la sua illogica volontà e portò le mani in mezzo ai suoi ciuffi rossi notandoli ancora fradici. -Yukihira..- sussurrò piano, non sapendo cosa dire.
Lui si era già accorto di lei appena l'aveva toccato. -Nakiri.. perché fai così?- chiese lui.
-così come?- fece retorica lei, staccando brusca le mani dai suoi capelli.
-così.- ribadì lui serio, girandosi di impeto verso di lei e afferrando le mani con cui aveva lambito i suoi ciuffi.
-mi stai dicendo che questi atteggiamenti che hai, li fai pensandoci?-
Lei arrossì di botto, distogliendo lo sguardo. -certo che no, idiota.- borbottò.
-allora perché lo fai? Ti ho appena vista nuda e tu continui a provocarmi.-
-io non ti provoco!- esplose lei irritata, -e tu, allora? Anche tu fai lo stesso, Yukihira. Mi vedi come un'amica dici, ma allo stesso tempo non ti comporti da tale.
Mi vorresti dire che non ti sei accorto che la situazione tra noi non si è fatta assurda? Andiamo Yukihira, noi non siamo amici. Non possiamo esserlo in queste circostanze.-
-hai ragione, Nakiri, non lo siamo.- ammise lui. -se devo essere sincero io non riesco a capirti e non capisco nemmeno me stesso. Sei così contradditoria: prima ti avvicini, poi ti allontani, e dopo ancora mi tratti con dolcezza_come adesso_. Però vedi, Nakiri, tu sei una ragazza e io un ragazzo. Vederti nuda non può scivolarmi giù così facilmente, come se niente fosse successo, ho bisogno di tempo per cancellare quell'immagine.- continuò imbarazzato, schiaffeggiandosi la fronte come a maledirsi.
-se vuoi tanto saperlo, Yukihira, siamo pari da questi punto di vista.- ricordò lei, diventato paonazza. -ho bisogno di una tregua e con te attorno non riesco ad averla.-
-questa risposta è singolare, Nakiri, cosa intendi che con me non riesci ad averla?-
-dico Yukihira, ma sei stupido o cosa?- si scaldò lei, seccata.
-forse sono stupido, per cui spiegami questa risposta.-
-tu sei così, come dire.. un fastidioso tarlo.- come lo aveva definito? Era lei la scema.
Un po' era vero visto che non lasciava mai la sua testa, ma non poteva dirglielo.
-un fastidioso tarlo..?- strabuzzò gli occhi, lui, poco convinto. Lei arrossì ancora.
Possibile che Yukihira non si offendesse mai? Qualsiasi insulto gli rivolgeva li entrava da un orecchio e li usciva dall'altro. Era incredibile, oltre che fastidioso.
-esatto Yukihira, un fastidioso tarlo.- ripeté lei, incrociando le braccia.
-ma in senso negativo o positivo?- insisté lui, alzando un sopracciglio.
-prendilo come vuoi.- recitò stancamente. Lui sorrise:
-allora lo prenderò in senso positivo.- ammiccò un occhiolino che la rese impacciata.
Lei esitò nuovamente, prima di parlare, poi goffamente gli chiese:
-io cosa sono per te, Yukihira? Voglio dire.. come mi definiresti?-
Dopo aver pronunciato quella domanda, si rimproverò per quanto stupida fosse.
Lui ci pensò un po' su e poi ghignò. -mh.. vediamo.. forse una bella e impacciata regina?-
Lei diventò più rossa di un pomodoro a quella risposta e distolse gli occhi vergognosa.
Sbaglio o le aveva fatto un complimento diretto?  Come riusciva a farli in maniera così facile e senza pudore?
Lui proseguì il discorso sorridendo:
-diciamo, però, che prima di essere una regina sei una ragazza normale con le sue paure e le sue debolezze. Sei una persona che ha bisogno di essere incoraggiata ed inserita dagli altri, accettata per quello che è, e che è più timida ed insicura di quello che sembra ed adotta una maschera per nascondere le sue fragilità.
In conclusione.. sei molto più complessa di una perfetta regina, Nakiri.- terminò lasciandola senza fiato.
Yukihira era davvero spaventoso: aveva fatto un analisi perfetta della sua personalità, cogliendo anche i suoi lati che aveva cercato a lungo di celare davanti agli altri per costruirsi la gelida corazza che indossava quando doveva confrontarsi con i rapporti sociali o avere a che fare con i suoi incubi e il suo burrascoso passato.
La cosa più sconvolgente, però, era che l'aveva studiata così affondo da distruggere con poche e semplici parole quello che aveva tessuto per proteggersi dalla sofferenza e lo aveva fatto in soli due mesi che vivevano a stretto contatto. Che lo accettasse o meno, era questo che lei amava di Yukihira: la sua capacità di guardare oltre le apparenze e di farlo in modo spaventosamente naturale e altruista, quasi dolce e rassicurante, senza pregiudizi. Aveva seriamente affermato dentro di sé di amarlo?
La risposta era ovvia e non poteva più negarla: lei amava Yukihira ed era fortemente attratta da lui, anzi.. disperatamente.
Ormai non poteva più tornare indietro o rinnegare i suoi sentimenti, aveva raggiunto il limite e le sue difese erano completamente crollate davanti a quella sola frase.
Era arrivata a provare la manifestazione più forte dell'affetto, delle relazioni: l'amore sentimentale. Sapeva che non potevano stare insieme per colpa delle sue nobili origini e le implicazioni che ne derivavano; per quanto avesse cercato di allontanarsi da quelle sensazioni appunto per previnire tale ed irreparabile avvicinamento, ci ricadeva sempre e non riusciva più a combatterlo. Ora non c'erano più speranze, era semplicemente cotta di lui.
Odiava quella sensazione di sconfitta, quella mancanza di forza a fuggire; però, nello stesso tempo, non si era mai sentita più accettata e sollevata di quel momento.
Adesso aveva qualcuno da amare. Qualcune che, nonostante tutto, sebbene solo a causa della sua indole altruista, cercava di fare qualsiasi cosa per avvicinarsi a lei e coinvolgerla.
Piano piano ci stava riuscendo poiché, ciò che provava per lui, la stava distrincando e sentiva di sentirsi anche meglio dai tormenti nutturni.
Era più tranquilla ed era sicura che gran parte del merito era dovuto alla scoperta di quei sentimenti, benché non potesse soddisfarli come desiderava; ciò non toglieva, comunque, che la stavano aiutando. Fissò Yukihira dritta negli occhi specchiandosi in quelle iridi color ambra, così tanto luminose e dolci da produrle delle tenere capriole al suo cuore. Non aveva idea di cosa rispondere alla sua ultima affermazione, ma qualcosa doveva assolutamente dire:
-come hai capito tutto questo di me, Yukihira? Sappi che non è detto che sia vero.-
Lui le sorrise ancora. -sono sicuro che sia così, Nakiri, perché me l'hai mostrato diverse volte.
Posso affermare di essere l'unico a cui l'hai involontariamente mostrate?-
In effetti era quasi l'unico, se escludeva Hisako. Chissà perché?
Forse perché fin dall'inizio aveva avuto la sensazione di potersi fidare di lui vedendo come interagiva con gli altri, senza un briciolo di malizia.
-anche se fosse, non dovresti montarti la testa.- replicò dura.
-quindi devo prendere questa risposta come un “sì”?-
-tu sei strano Yukihira.- asserì lei nostalgica, portandosi accanto a lui sulla panca. -hai questo modo di fare che non implica pregiudizi. Sembra che tutti si affidino fastidiosamente a te per ogni cosa e riesci a tirare fuori la parte buona e reale insita negli altri. In un modo o nell'altro, qualsiasi sfida tu affronti, ne esci vittorioso e così anche con le persone con il quale interagisci.  Forse è per questo che sei uno dei pochi che si è accorto delle mie debolezze? È assurdo ma è così, e preciso che non sono complimenti.-
L'aveva veramente detto? Aveva davvero confessato a Yukihira di aver notato certe postive caratteristiche in lui? dov'era finito il suo orgoglio?
Si stupì lei stessa di essere riuscita a dirgliele e a quanto pare anche Yukihira era rimasto colpito dalle sue parole perché rimase in silenzio per diversi minuti definiti.



 
****


Era la prima volta che Nakiri gli faceva dei veri complimenti.
Si era seduta accanto lui ancora in accappattoio e dalla lieve apertura di esso riusciva ad intravedere una parte dei suoi seni.
Cercò di controllare il desiderio spostando gli occhi verso il suo volto: i lunghi capelli erano ormai asciutti e ricadevano dolci seguendo il suo corpo.
Erano davvero bellissimi e dopo quelle sue parole bramava solo di accarezzarli con passione, perché l'avevano lasciato davvero senza parole e altrettanto felice al pensiero che lei lo avesse osservato così tanto da comprendere tutto questo di lui. Sapere che alla fine non gli era così indifferente come credeva, l'aveva sollevato moltissimo.
Anche lei lo guardava. Lo studiava. Lo considerava. Nakiri si era un po' accorta di lui, finalmente, e glielo stava dicendo.
Era veramente contento di saperlo. Aveva delle speranze con lei e non aveva nessuna intenzione di buttarle via.
Takumi aveva ragione: per avere la certezza dei sentimenti di Nakiri doveva osare di più, tentare un approccio più diretto con lei.
Il problema era trovare l'incipt e il momento giusto per farlo: nella situazione in cui erano in quel momento era complicato, mezzi nudi entrambi. La voglia che aveva di lei, anche se solo si fosse spinto a baciarla, avrebbe preso il sopravvento rischiando di fare qualche sciocchezza. Era troppo pericoloso agire d'istinto adesso.
Tuttavia.. voleva toccarla, soprattutto voleva ringraziarla a dovere per quello che gli aveva detto e per avergli implicitamente confessato di averlo notato in quei due mesi trascorsi; così, portò una mano sui suoi capelli che erano puliti e profumati, morbidi. Trascinò uno dei suoi ciuffi dietro un suo orecchio, con delicatezza e con una punta di audacia indefinita poggiò la fronte tra il suo collo e la sua spalla.
Il profumo di violette sul suo collo gli stava invadendo le narici più che mai, narcotizzandolo, iniziò ad inspirarlo godendoselo.
-grazie per queste parole, Nakiri.- biascicò sulla sua clavicola. Lei, in compenso, si era irrigidita a quell'esplicito contatto e sentendo il suo respiro e le sue labbra umide solleticarle sulla pelle creandole dei brividi. -cosa stai facendo, Yukihira?-
-ti ringrazio.- rispose lui con ovvietà, non smettendo di tenere la fronte sulla sua clavicola.
-è questo il tuo modo di ringraziare? Non ti sembra ridicolo?- balbettò.
Riusciva a malapena a parlare da quanto era imbarazzata, ma non lo respinse come suo solito e questo strano comportamento lo stupì molto.
-mi piace molto il tuo profumo.- continuò lui. -mi sono reso conto che eri te, con me, nella vasca delle terme proprio grazie ad esso.- aggiunse tranquillo.
-sono violette..- borbottò timorosa. -..mi ricordano mia madre.-
Yukihira sentì le mani di Nakiri posarsi distratte sui suoi capelli e a quel tatto si imbarazzò anche lui, ma non decise di spostarsi dalla sua clavicola poiché stava comodo.
Lui adorava quando Nakiri aveva questi atteggiamenti così naturali verso di lui, come in quel momento che iniziò a muovere lentamente le mani tra i suoi ciuffi, sfiorandone uno per uno con calma e dolcezza. Era sicuro che lo facesse in maniera istintuale come le altre volte che l'aveva lambito: bacio sulla guancia, carezza sul petto.
-comunque Nakiri, mi ero accorto che il profumo era di violette.- ridacchiò diverito.
-sta zitto, idiota.- sbottò leggermente risentita.
-perché ti ricorda tua madre?- chiese curioso, lui.
-lei usava tutto alle violette: champoo, balsamo, bagnoschiuma, profumo.- elencò.
-wow.. e tu fai lo stesso, giusto? Altrimenti non sapresti sempre di questo profumo.-
-se ti rispondi da solo che senso ha chiederlo, Yukihira.- ribatté secca.
-hai ragione, Nakiri, però ti dona davvero.- sorrise lui sincero. Lei non rispose, arrossì e basta.
-quanto hai intenzione di continuare a stare in questa posizione?-
-e tu quanto hai intenzione di accarezzarmi i capelli come se fossi un bambino?- replicò.
Lei sussultò. -non lo sto facendo!- esclamò mentendo, bloccando i movimenti.
-non mi dai fastidio Nakiri.- la tranquillizzò lui. -puoi continuare. È piacevole.- ridacchiò.
-scordatelo Yukihira!- rispose orgogliosa. -e adesso alza la testa anche tu.-
Lui fece come gli aveva ordinato e tornò a guardarla negli occhi.
-come ti senti adesso?- domandò premuroso, pensando che prima era svenuta.
Un'altra volta si scambiarono un'occhiata intensa, complice, desiderosa.. che li infiammò ulteriormente. Uno sguardo che avrebbe steso chiunque l'avesse incrociato di sfuggita.
-sto meglio.- dichiarò. -grazie per il tuo aiuto, Yukihira.- seguì impacciata e irritata per averlo dovuto ringraziare ancora. Da un pezzo a questa parte non faceva altro.
-di niente Nakiri.- sorrise lui. -direi che dobbiamo andare, è 00.00 passata e tra mezz'ora le terme chiudono. Che ne dici?- propose poi.
Lei annuì. -spero che cancellerai presto l'immagine di me nuda dalla tua mente, Yukihira.- lo minacciò severa. -altrimenti sei morto.-
Lui scoppiò a ridere sollazzato dalla sua goffa reazione. -beh, lo stesso vale per te Nakiri.- affermò scherzoso, in seguito.
Lei sbuffò infastidita. -copriti il petto con una maglietta ed esci dagli spogliatoi femminili, Yukihira, che devo cambiarmi anch'io per rientrare.- tornò distaccata.
-d'accordo. Vado.- accettò sorridendo, afferrò la sua maglietta grigia ed uscì.
Fuori dagli spogliatoi, si portò contro la stipite della porta e tirò un respiro liberatorio: era stata davvero dura resisterle per un'ora intera in quelle condizioni ravvicinate e non si era trettenuto nemmeno del tutto quando si era spinto a poggiare la fronte tra il suo collo e la spalla; tuttavia.. era contento perché Nakiri non l'aveva respinto.
Era veramente al limite e sapeva che presto si sarebbe trattenuto dal baciarla e se doveva essere sincero, non voleva più farlo. Voleva essere ottimista e basta, come lo era di solito in cucina. Erano momenti diversi, ma la sfida era quasi la stessa perché Nakiri era imprevedibile e lunatica quanto i suoi piatti. Era dannatamente attraente anche per questo.



 
****


Era tarda serata e lei e Ryou si trovavano nel “casottino” accanto al cottage di suo nonno a sperimentare i piatti per il picnic del giorno dopo. Alice aveva più o meno in mente cosa preparare ed erano delle piadine fatte con i diversi tipi di farina (mais, segale, farro e grano) e conditi con vari ingredienti, dalla carne di pollo e manzo ad alcuni affettati italiani, alle verdure usate in Giappone e stavo lavorando su quelle piadine alla ricerca di qualche tecnica oppure condimento capace di stupire il pubblico di Senzaemon.
Era concentrata, ma non abbastanza perché Ryou si trovava a pochi passi da lei e non si erano ancora rivolti la parola da tutta la sera dopo aver cenato.
Odiava la distanza che si era creata tra loro da quando si erano accorti che il rapporto si era trasformato e nessuno dei due si vedeva più come in passato, poiché erano maturati fisicamente e mentalmente. Ryou non si era degnato di considerarla più del dovuto da quando avevano avuto l'ultima e forte conversazione alla fattoria e lui le aveva fatto capire che comunuque l'attrazione era reciproca, o almeno.. era quello il messaggio che le era arrivato da allora; però non ne era più sicura perché lui si era allontanato nuovamente da lei e anche adesso sembrava non vedere altro che la sua cucina. Sembrava star preparando, in modalità cucina, dei morbidi panini cotti al forno che emanavano un profumo “dolciastro” ed invitante, creati con tutti i vari tipi di farina. Ambedue avevano capito il messaggio di suo nonno.
Lui li aveva mandati in quella fattoria con lo scopo di fargli cucinare, per l'evento di domani, un piatto che comprendesse ciò che avevano raccolto e trasportato dalla fattoria: lei e Ryou si erano solamente occupati dei sacchi di farina, per cui era chiaro che preparassero un pasto collegato ad esso.
Fortunatamente la farina era un ingrediente fondamentale in cucina dato che si usava per fare tanti piatti, dunque avevano ampia scelta riguardo a questo.
In ogni caso.. non toglieva il fatto che lei era distratta e non riusciva a digerire di essere ignorata così palesemente da Ryou, ma questa volta non voleva essere lei a fare la prima mossa o non sarebbe stato giusto, giacché non gradiva gli atteggiamenti di ribellione e disinteresse che lui le stava mostrando ultimamente e adesso era arrivato il momento che Ryou si facesse avanti per primo. Erano sempre stati molto vicini fin da piccoli, però nei giorni scorsi non si erano manco rivolti la parola e questa freddezza era davvero dolorosa per lei e in special modo non sopportava l'idea di non poter parlare con lui perché gli mancava tantissimo.
Si meravigliò quando avvertì una lacrima salata scenderle dagli occhi poiché era raro che lei piangesse e se lo faceva era quando stava veramente male. Non pensava che un giorno avrebbe sofferto così tanto per Ryou, per il suo servo, per una persona che sarebbe stato meglio considerare ancora come un fratello_cosa ormai impossibile_.
Era difficile anche resistere dall'andare da lui a chiedergli spiegazioni, perché quando si trattava di Ryou il suo orgoglio da nobile viziata andava a farsi friggere.
Lui era la sua debolezza, colui che era capace di scomporla come nessuno, che si trattasse di una semplice sfida o meno.
Ryou la rendeva vulnerabile e le tirava fuori il suo lato più capriccioso e permaloso, Erina a parte, se pensava alle loro “scaramucce” infantili.
Stava davvero piangendo per colpa sua e non ci credeva. Cercava di trattenere i singulti nella speranza di non farsi sentire da Ryou, altrimenti se ne sarebbe vergognata da morire. Non ci riuscì per molto ed infatti se lo ritrovò davanti in modalità cucina.
-smetta di piangere come una bambina, milady.- le intimò cupo.
-è colpa tua se lo faccio, stupido Ryou!- ribatté rabbiosa, singhiozzando. -non riesco più a parlarti e questo perché sei incomprensibile.- lo accusò capricciosa.
-è lei che si sta allontanando, mia signora, e questo mi fa incazzare.- sputò lui irritato, in un'espressione spaventosa. -cosa vuole che faccia?
L'avevo avvisata di non farlo giorni fa, ma non mi ha ascoltato.- ricordò piatto.
-perché non riesco ad ignorare quello che ci sta succedendo, Ryou.- ribadì dura.
-ti stai perfino distraendo in cucina e questo non me l'aspettavo, mia signora.-
-non lo sto facendo.- protestò infastidita, cercando di fermare le lacrime. -io non riesco a non parlarti, Ryou, siamo stati sempre insieme e questo distacco lo sento molto e non mi piace.- confessò sincera. -quindi, perché vuoi questo? Se mi allontano è colpa tua!-
-allora dimmi cosa vuole che faccia per ravvivare la sua passione per la cucina, milady?-
-sai già la risposta, Ryou, e se non lo fai tu lo faccio io.- decretò schietta, sostenendo il suo sguardo decisa.
Lui rimase bloccato davanti a quella determinata espressione, il volto oscurato e gli occhi abbassati a terra. Lei, delusa da quel silenzio, tornò al suo piatto amareggiata.
Poi, ad un tratto, si sentì afferrare per il polso con violenza e Ryou la costrinse a girarsi verso di lui. -non distolga la sguardo da me, mia signora.-
E con queste parole, sotto gli occhi sconvolti di lei, lui portò una mano sul suo collo e la bacio con la solita rudezza: era un bacio diverso dal primo che le aveva dato, era irresistibile, lo era così tanto che lei si sentì le gambe molli per la passione con cui Ryou l'aveva espresso.
Socchiuse gli occhi, avvertì una sensazione di leggerezza improvvisa e piacevole; il suo corpo era in fiamme per quanto il tocco della sua labbra si mostrò ardente.
Fu in quel momento che impulsivamente pensò che era il momento di rispondere ad esso, così schiuse le labbra e invitò Ryou ed entrare nella sua bocca. Lui non se lo fece ripetere due volte: la porto più vicina a sé stringendola con forza bruta contro il suo petto formato e nacque un dolce incontro di lingue.
Alice sentì le sue braccia muscolose scaldarla con sensualità diramandole un senso di protezione per poi trasformarsi in uno spiccato desiderio carnale, ascoltando le sensazioni dei suo corpo mentre le due lingue giocavano tra loro quasi fosse una succulenta sfida.
Non aveva mai sentito un emozione così forte dentro di lei, e intrigante, non avrebbe voluto che terminasse.
Così era questo quel che si definiva un vero bacio, eh?
Davvero notevole, pensò imbarazzata, intanto che il piccante scontro continuava.
Fu lui il primo a staccarsi e la fissò profondamente negli occhi:
-è questo quello che voleva, milady?- mugognò lui.
-più o meno..- borbottò timidamente, lei, arrossendo.
-spero che con questo torni a concentrarsi.- convenne Ryou dandole le spalle per tornare alla sua postazione.
Di certo l'aveva incoraggiata. Adesso cos'erano, però?



**************************************************************************
Angolo autrice: ciao a tutti cari lettori!! *-* sono riuscita ad aggiornare stasera, ma a pelo.. ç___ç infatti risponderò alle vostre recensioni appena ho un attimo nei prossimi giorni. Sono strapiena di impegni ç_____ç. Cosa pensate di questo capitolo? sicuramente mi ritengo più soddisfatta del capitolo precedente, ma starà a voi dirmelo ;D.
Mi sono concentrata parecchio sulla Sorina con questo cap e vi garantisco che l'attesa durerà ancora pochi capitoli e presto farò lasciare andare anche loro. Abbiate pazienza! :P
Ormai i due sono arrivati al limite e cosapevoli entrambi di quello che provano l'uno per l'altra, anche se non sarà facile.
Questo cap è stato abbastanza.. come dire (soprattutto per la Sorina) piccante! :P aspetto le voste considerazioni!!^^
La scena AliRyo è corta, lo so, ma spero vi sia piaciuta lo stesso! XD ringrazio tantissimo chi mi recesisce sempre, come vi dico sempre: mi aiutate tantissimo!! *-* e non preoccupatevi, risponderò presto ai vostri commenti. Pedonatemi se sono un po' di corsa ç__ç.
Comunque, nei prossimi giorni non aggiornerò in maniera così frequente come adesso perché purtroppo devo ricominciare a studiare per gli esami e ho parecchie cose da fare.
Tranquilli, non lascio la fanfic a metà, però aggiornerò appena trovo del tempo. Penso solo che sia inutile scrivere cap in corsa se poi devono uscire male; per cui, anche se rallenterò un po', spero continuerete a seguirmi e recensirmi >.<. Vi ringrazio della comprensione in anticipo! :)
Grazie davvero a tutti voi, vi adoro! *-* <3 P.S. questo cap è dedicato a Ilariadevita98. Grazie davvero!

Alla prossima!! un bacione a tutti! immenso! *-* <3 <3  Erina91
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Her childhood friend ***


Her childhood friend



Erina si stava specchiando, pensierosa, nella trasparenza dell'acqua del torrente che scorreva lungo la traiettoria del parco di suo nonno.
Il ponticino in legno rosso che sovrastava lo stagno sembrava così fragile che ella aveva paura non riuscisse a sostenerla, ma fin da piccola era uno dei posti che lei amava di più. Spesso, quando era da sola, si divertiva a vedervici nuotare tranquilli i pesci rossi, tanto che si era trovata ad invidiarli per la loro fortunata libertà, al contrario di lei. Come tutti i bambini del mondo, avrebbe voluto lanciargli qualche mollica di pane per accudirli curiosa, ma la rigida educazione che le era sta insegnata non prevedeva divertimenti simili, tutt'altro.. doveva concentrarsi sulle situazioni dell'alta società fin da piccola.
Comunque, i pesci erano ancora vivi tutt'oggi e ogni volta si incantava a vederli sguazzare da una parte e l'altra accarezzata dal venticello, che le scuoteva le belle ciocche. Non era preoccupata per il banchetto che la aspettava a breve, mancava poco più di un'ora, poiché aveva trovato il piatto più adeguto e fresco che esistesse. L'unica cosa che l'agitava, in senso positivo, erano i continui ricordi del suo frizzante incontro alle terme con Yukihira.
Da allora, entrambi, avevano apparentemente rimosso il momento che li aveva resi partecipi e fisicamente consci l'uno dell'altra; però, nonostante questo, l'immagine di lui nudo aveva fatto capolino nella sua testa ogni volta che si incrociavano per i corridoi.
Certo.. non era più svenuta come la prima volta, tuttavia aveva avuto l'impressione che la sua pressione corporea puntualmente si alzasse in quei momenti, si facesse più calda e irreversibile, e le scaturisse incoscienti pensieri sul voler esplorare ogni minima parte del suo corpo nascosto sotto gli ingombranti vestiti.
Decisamente, si vergognava di tali fantasie, ma allo stesso tempo voleva soddisfarle.
-Erina.. ti stavo cercando.- Hisako interrompe la sua scomoda immaginazione affiancandosi a lei sul ponticino. -che fai qui tutta sola?-
-non è una novità che sia sola, Hisako.- abbozzò un sorriso.
-sì, ma sembri malinconica o sbaglio?-
Lei arrossì. -non sono malinconica. Ti sbagli. Sono solo, come dire.. confusa?-
-allora perché sei arrossita all'improvviso?- ridacchiò. -da cosa nasce questa confusione?-
-è davvero degradante parlarne con te, Hisako.- borbottò impacciata.
-penso che a questo punto è inutile che ti chieda di chi si tratta.- sospirò l'altra.
-infatti lo è, quindi non chiedere niente.-
Hisako sorrise. - va bene, allora non chiederò.-
Lei fu sorpresa che la sua amica accettasse quella richiesta.
-e adesso perché sei stupita? Non sono una che costringe gli altri a parlare.-
-ma di solito insisti di più..- protestò stranita.
-vuoi che insista?- ridacchiò divertita, Hisako. -se vuoi raccontarlo sai che ti ascolto.-
Piombò una lunga e silenziosa pausa tra le due ragazze, in cui rimasero a godersi l'aria di montagna osservando l'orizzonte oltre il torrente dove un flebile sole mattutino illuminava i colli. Erina sentiva il bisogno di confessarsi con Hisako, magari anche per cercare di riconoscere i forti desideri che sentiva da quella sera e dei quali, fino a qualche tempo fa, non sapeva neppure l'esistenza. Non riusciva a raccogliere il coraggio per parlarne, era davvero dura ed imbarazzante iniziare un discorso così intimo, pure se si trattava di dirlo alla sua migliore amica. -Hisako..- tentò incerta.
Lei si voltò dalla sua parte e le sorrise rassicurante, in attesa che continuasse:
-ecco.. hai mai visto un ragazzo nudo?- era riuscita a chiederglielo, sebbene era diventata rossa come un pomodoro e cercava di nascoderle lo sguardo.
Hisako strabuzzò gli occhi allibita di fronte a quella domanda inaspettata, arrossendo anche lei.
-certo che no! A parte, forse, in qualche film. Perché questa domanda?-
In qualche modo era riuscita a rispondere a ciò che le aveva chiesto, benché piena di vergogna.
-Erina.. ti prego, smentiscimi quello che sto pensando.- continuò sbiancata.
Lei restò in silenzio. -dipende a cosa stai pensando. Comunque, non farti strane idee!-
-cos'è successo tra te e Yukihira stavolta?-
Ecco che era arrivata la domanda tanto attesa a cui lei non sapeva come proseguire.
Forse doveva semplicemente andare al dunque: prima concludeva quell'imbarazzante conversazione, meglio era.
Prese un respiro profondo e raccontò:
-ci siamo visti nudi, per sbaglio. E' stato un incidente!! solo un incidente!- corse ai ripari.
La sua amica era sgomenta. -com'è successo?-
Erina, dunque, spiegò a Hisako com'erano andate le cose con Yukihira e più parlava più la vergogna si faceva meno limitativa e anche la prima si rilassava.
-comunque Hisako, non è questo il problema.- iniziò, -il vero problema è che io non mi riconosco più. Sarei dovuta rimanere segnata a vita per l'imbarazzo dopo quello che è successo con lui e invece sono irritata da quello che provo e voglio.-
-lo sei perché sei innamorata di lui e sono sicura che lo hai capito.- sostenne l'altra.
Erina annuì. -sì, l'ho capito. Però non possiamo e te l'ho già spiegato.
Forse è per questo che mi trovo qui a ricordare i miei brevi e raramente belli ricordi infantili.-
-dovresti smetterla di dire che non puoi, Erina. È ovvio che c'è qualcosa tra voi e non potrai ancora continuare ad ignorare quello che senti, perché ormai sei già innamorata di lui e farlo ti fa solo male. Dovresti semplicemente accettare i tuoi sentimenti e dirglielo.-
-perché allora tu non lo fai con Aldini? Sbaglio o non gli hai detto che ti piace?-
Hisako arrossì. -cosa c'entra adesso, Aldini? Stiamo parlando di te.-
-c'entra eccome, Hisako. Anche tu stai scappando come me.- ribatté aspra.
-io lo faccio perché non sono ancora sicura di quello che provo, tu invece l'hai capito e Yukihira prova sicuramente lo stesso per te.-
-come fai a sapere che lui prova lo stesso? Da cosa lo deduci? Io non lo capisco.-
-ha occhi solo per te, Erina, fidati. Ne sono certa.-
-da cosa nasce tutta questa certezza? Yukihira è amichevole con tutti e, se devo essere sincera, invidio questo suo modo di fare ma allo stesso tempo lo detesto perché mi confonde e non mi fa capire chiaramente cosa lui vorrebbe da me. Lo odio. Odio Yukihira.-
-tu non lo odi, Erina, tu vuoi che lui condivida la sua gentilezza solo con te perché lo ami e questo ti rende possessiva nei suoi confronti.-
Erina, dopo aver ascoltato le parole di Hisako, pensò all'enigmatica richiesta che Yukihira le fece quando erano alla fattoria:
“Vorrei che questa tua gentilezza restasse tra noi”.
Allora forse anche per Yukihira era lo stesso? Anche lui voleva la stessa cosa.
-Erina.. tutto apposto?-
-sì, scusami. Stavo riflettendo su una cosa. Comunque, forse hai ragione. Forse è così.-
Hisako sorrise felice che Erina avesse capito quello che intendeva.
-e adesso che intenzioni hai? Cosa farai? Ti dichiarerai?-
-non posso farlo. Se lo facessi e mettessi la mia famiglia contro? Non voglio.-
-non credo che tuo nonno non approvi e lui è il capo famiglia.-
-non lo posso sapere, quindi non lo farò. Chiuso qui il discorso.- decretò categorica.
Detto questo, si allontanò da Hisako. -scusami.- aggiunse.
Hisako la guardò allontanarla amareggiata, indisposta sul da farsi.


 
 
****


L'ampio prato del cottage di Senzaemon Nakiri era popolato da un sacco di nuovi arrivi e ospiti graditi.
La giornata era soleggiata e mite, l'aria fresca ma piacevole, e una serie di tavoli erano stati disposti in mezzo all'erba con strategiche intenzioni.
L'atmosfera era colorata e allegra, poiché gli ospiti erano tutti ben vestiti con abiti colorati di ogni tipo. Il leggero venticello serpeggiava lungo il giardino scuotendo arbusti e i fili d'erba. Un profumo dolce e delicato di fiori stuzzicava l'olfatto di ogni invitato ed il tutto era accompagnato dal tenue scorrere del torrente che circondava il grande parco, donando una sensazione di tranquillità e leggerezza agli animi degli eleganti ospiti.
Soma era riuscito ad ottenere un piatto incredibile per quel picnic, nonostante tutte le distrazioni che l'avevano invaso dopo quello che era successo con Nakiri.
Ogni volta che ripensava al suo corpo nudo un desiderio ardente si accendeva in lui e qualche volta aveva finito per ricorrere disperatamente al “fai da te” perché una doccia gelida non bastava a tenere a freno il suo desiderio. Era arrivato davvero al limite e se ne vergognava.
Se pensava che ancora non l'aveva mai baciata, si spaventava di quali avrebbero potuto essere le sue reazioni se finalmente avesse lambito le sue labbra.
Anche quel giorno Nakiri era davvero bellissima: indossava un top verde acqua sotto ad una giacchetta di pelle nera che le scopriva parte del ventre piatto e sotto portava una gonna a balze, anch'essa nera, che arrivava poco più sopra le gionocchia e le belle e sensuali gambe erano coperte solo da un paio di calze trasparenti e venivano slanciate grazie agli stivaletti neri con un piccolo tacco. Attorno al collo, invece, una raffinata sciarpa rifinita a merletto e tutta intrecciata. I capelli ricadevano dolcemente lungo tutta la schiena, al naturale e privi di acconciature: era perfetta per un picnic.
Più la guardava e più si soffermava sui suoi seni sodi immaginando i loro capezzoli rosei e il suo attraente collo, più il suo corpo veniva assalito da scariche d'eccitazione che si facevano sempre più incisive, portandolo a deglutire ritmicamente.
Vederla nuda era stato deleterio visto che aveva solamente contribuito a renderlo più voglioso nei suoi confronti ed era un miracolo che quella sera era riuscito a resistere dal saltarle addosso e appagare il suo analito. Non riusciva a smettere di guardarla.
Lei si spostava, i suoi ciuffi ondeggiavano con grazia, lo incantava con la sua camminata sensuale e leggiadra.. non si prendeva neanche un suo più piccolo momento e di conseguenza era arrivato alla conclusione, così come si era promesso, che presto avrebbe preso l'iniziativa con lei.
Non aveva la piena sicurezza che i suoi sentimenti fossero ricambiati, ma sicuramente si era accorto che non gli era indifferente dato che spesso, quando si trovavano da soli, lei agiva spontanea con lui e come se fosse attirata.
Non era esperto di certe emozioni, ma già i suoi atteggiamenti istintuali nei suoi confronti lo facevano ben sperare; peccato, però, che qualche volta li avesse avuti anche con Carter. Questa era l'unica cosa che lo frenava un po'.
Il tempo di andarle in contro, ecco che l'essere maschile dei suoi pensieri fece la sua comparsa portandosi di lato a lui senza guardarlo negli occhi.
-Yukihira.. è un po' che non parliamo.-
A lui non sfuggì l'ammicamento che il ragazzo rivolse al corpo di Nakiri, in particolare verso il suo fondoschiena che veniva discretamente risaltato dalla gonna.
Inutile dire che non riuscì a trattenere una smorfia di fastidio davanti alla scarsa discrezione con il quale Carter aveva apprezzato le natiche di Nakiri, senza alcun pudore. Da tale comportamento Yukihira dedusse che l'insegnante d'equitazione di Erina, per quanto volesse bene alla ragazza, non era una persona esattamente sincera poiché di fronte a lei_probabilmente per non passare male_ostentava qualità come il tatto, l'accortezza, finezza e galanteria ricercata, quando in realtà era un depravato di prima categoria e non era assolutamente perfetto come si dimostrava all'apparenza.
Certo.. non che lui si ritenesse migliore visti i costanti piensieri peccaminosi e le normali reazioni ormali che aveva rispetto alla sua immaginazione, cosa che era addirittura peggiorata dopo che l'aveva vista totalmente nuda e aveva sudato freddo nel cercare di controllarsi e nel nasconderle i conseguenti “rigonfiamenti”. E meno male che era svenuta quasi subito, quella sera, altrimenti la figura sarebbe risultata ancora più misera.
-ciao Carter. Da quanto sei arrivato?- domandò lui, guardandolo di sbieco.
-ieri in tarda serata. Non ci siamo visti per questo.-
-ti ricordi cosa mi hai detto il primo giorno che sono arrivato a Sapporo?-
Entrò subito nel “fine” del discorso, lui, perché era arrivato il momento di un confronto tra loro e stava iniziando a sentire il bisogno di “marcare il territorio” perché voleva che Nakiri fosse sua. Solamente sua. Carter doveva saperlo perché era giusto così.
-riguardo a cosa?- recitò spinoso, l'altro, proseguendo a guardare Nakiri.
Lui sapeva che stava facendo finta di non ricordare perché di fatto un po' presuntuoso e narcisista lo era. Stava cercando di allungare il discorso.
-sto parlando di Nakiri, Carter. So che sai a cosa mi riferisco.-
-e perché, sentiamo, entri in questo discorso proprio ora?- ghignò strafottente.
Per un attimo ebbe l'istinto di “mollargli un bel destro” per quanto lo innervosiva dato che metteva davvero a dura prova la sua infinita pazienza e perfino l'insegnamenti di suo padre stavano venendo meno nel corso di quella ardua discussione, ma doveva affrontarlo con garbo altrimenti sarebbe passato male e oltretutto Nakiri non l'avrebbe perdonato se iniziava a fare a pugni con il suo amico/insegnante e non era quello che voleva.
-per dichiararti guerra, ovviamente.- sorrise sbarazzino.
Jess si aprì in un'espressione maligna in risposta a quella ammissione.
-Yukihira.. non credi di aver realizzato un po' in ritardo i tuoi sentimenti per Erina? Non possiamo certo mettere a confronto il tempo che io ho passato con lei con quello che lei ha passato con te. Se la mettiamo così, sono in netto vantaggio e non mi pare che la mia allieva rifiuti le mie attenzioni, tutt'altro.. l'hai notato, no? È molto aperta con me.-
Il tono arrogante con il quale aveva detto quelle parole lo irritò parecchio, però doveva riuscire comunque a gestire il fastidio. In fondo il discorso di Carter poteva avere senso un mese fa, però adesso era fortemente convinto che la situazione tra lui e Nakiri si era trasformata in meglio e non escludeva l'idea che potesse essere un sentimento reciproco.
Non era sicuro di questo, ma adesso poteva sperarci di più e si sentiva in grado di sostenere una conversazione alla pari con Carter. Così replicò:
-hai ragione: ho realizzato tardi i miei sentimenti per lei, ma il punto è che l'ho fatto. Possiamo volerla entrambi, però è a lei che spetta la decisione finale.
Tu dici che sei in vantaggio, può essere, tuttavia non hai considerato che la situazione tra me e Nakiri è cambiata nell'ultimo mese e tu questo non lo sai perché in quei momenti non c'eri. Eravamo solo noi.- affermò fieramente. -dunque, Carter, ti invito ad osservare meglio la prossima volta.
Secondo.. sono molto determinato e possessivo verso ciò a cui tengo, vedi in cucina, e di conseguenza lo sono anche con lei. Faccio sul serio con Nakiri.-
-belle parole, Yukihira, ma tu non sai ancora niente di Erina. Non sai cosa ha passato, cosa ha dovuto subire. Non sai quanto sia stata dura per lei.
Io lo so e lo so perché fin da piccolo ce l'avevo sotto gli occhi e la consolavo quando aveva bisogno, perché lei correva da me piangendo dopo i suoi incubi.
Conosco il suo passato e conosco le sue fragilità meglio di te.-
Il suo volto, a quelle parole, si oscurò. Era vero: poteva essersi avvicinato a lei, però Nakiri non gli aveva ancora detto nulla della sua vita e di quello che aveva passato.
Non l'aveva fatto con lui, ma con Carter sì e questo era un dato di fatto che non poteva ignorare: Carter aveva ancora un vantaggio su Erina.
Lui c'era sempre stato per lei nei momenti che aveva bisogno e finché Nakiri non raccoglieva il coraggio per parlargli di ciò che gli era successo, non poteva dire di essere colui al quale lei si sarebbe completamente affidata. Sapere del suo passato era un passaggio essenziale. Era il salto più grande per entrare nel suo mondo, per conoscere le sue emozioni e per poterla sostenere di lì in poi nei momenti di crisi.
-non trovi le parole per ribattere a ciò che ho detto, vero? Non puoi e sei consapevole che è vero. Sai che ho ragione.
Yukihira.. non lascerò stare Erina finché non avrò la certezza di averla persa per sempre, perché lei era mia fin dall'inizio.-
-parli di lei come se fosse un oggetto e questo lo trovo intollerabile.- sbottò lui seccato.
-materialmente tutta la nostra discussione ha come “oggetto” Erina.- replicò.
-ti sbagli, Carter, io non l'ho mai definita come una mia proprietà. Fin dall'inizio ho specificato che sarà lei a decidere con chi stare perché non è un “oggetto”, è una ragazza, ed è libera di scegliere come e a chi vuole avvicinarsi.-
Con questo, si allontanò da Carter prima che gli “volasse” un pugno intrattabile.
-va bene, Yukihira, allora sfida sia.- accettò l'altro, alzando la voce.
Lui non si girò, ma annuì continuando a dargli le spalle.
Inoltre, era arrivata l'ora di pranzo e presto il suo piatto sarebbe stato servito.


 
 
****


Seduti su ogni tavolo, gli ospiti stavano mangiando con gusto il cibo offerto.
Intanto i ragazzi della Totsuki stavano pazientemente aspettando che li giudicassero.
La prima a parlare fu una donna che aveva portato nel piatto delle piadine.
-questa piadina è incredibile!- esclamò entusiasta in mezzo alla folla.
-ne ho mangiata un'altra prima, ma era già più diversa di questa. Che tipo di farina è stata usata?-

Erina notò sua cugina portarsi al tavolo della signora e sorriderle compiaciuta:
-la prima piadina che ha mangiato ha dentro del pollo grigliato, ma la farina non è quella di grano bensì di farro.
Vede? Il colore dello strato è più scuro.- lo indicò spiegando.
-ma è eccezionale! Signorina Nakiri, dove ha trovato tutti questi tipi di farina?-
Alice si portò davanti alle labbra il dito medio e sussurrò ilare. -è un segreto.-
-e quest'altra? Che tipo di farina è? Non credevo che si potessero fare piadine con vari tipi di farina.
Davvero ingegnoso. In questo modo il sapore delle altre non stanca perché ne nasce un gusto diverso e variegato.- continuò eccitata.
-la seconda che ha mangiato, invece, ha dentro la carne di manzo ed è fatta con la farina normale, di grano.
Si sente la differenza eh? E anche il colore la definisce.-
-davvero complimenti signorina! Lei è molto in gamba.-
Alice fece un inchino per ringraziarla e poi tornò dai suoi compagni.

-la mia signora non si smentisce mai.- affermò Ryou. Alice arrossì per il complimento.
In seguito si voltò verso Erina. -hai visto quanto sono stata ingegnosa?-
L'altra si aprì in un ghigno. -aspetta di vedere cosa ho preparato io.- la provocò.
-non vedo l'ora!- ribatté sua cugina.

-mamma mia quanto sono saporiti questi panini morbidi e dolciastri.- cominciò un altro.
-chi può aver creato un gusto così intenso? Ne ho presi due o tre, ma ognuno è diverso dall'altro e l'unico elemento che li accumuna è l'affumicato: nel primo c'era il salmone, nell'altro il pesce spada e negli altri due ancora acciughe e aringhe affumicate. Com'è possibile che il sapore venga così risaltato?
Quel è il trucco? E poi non è finita qui.. c'è qualcos'altro, un erba forse, che non riesco a definire ma che rende il pesce ancora più delizioso.
Chi ha fatto questi eccelsi panini?- l'uomo si guardava attorno, alla ricerca del cuoco, quando Ryou si alzò dalla sedia per rispondere:

-sono stato io signore.- dichiarò pacato. -ho spalmato del burro nella parte inferiore dei panini dolci.
Esso è essenziale per risaltare l'affumicato e non stanca perché diventa una combinazione così perfetta da non poterne fare a meno.
Come tocco finale, ci ho aggiunto dell'erba cipollina ad alleggerire l'affumicato rendendolo ulteriormente saporito.-
-che idea stupenda, ragazzo!! non ci sarei mai arrivato. Di questi panini ne mangiarei a sfare. Sono un ottimo pranzo, ma allo stesso tempo non è così peso.-
-la ringrazio.- bofonchiò, tornando a sedere.
Lui e la sua signora si lanciarono un'occhiata intensa e la seconda afferrò uno dei panini dal vassoio rimanendo estasiata dal sapore.
-Ryou-kun.. se davvero ammirevole!-
Lui annuì semplicemente e si avvicinò a lei, più precisamente alla sua guancia, per levare via una briciola di pane al lato delle labbra, con la lingua.
-che stai fancendo in mezzo a tutti!- squittì imbarazzata, Alice.
-non avevo ancora assaggiato neanche un po' il piatto. Ho visto quella briciola e ho pensato di toglierla dal suo volto, milady.-
-non fare queste cose imbarazzanti in pubblico, Ryou-kun.-
-ho notato che da quando ti ho baciata, sei tornata ad essere quella di prima. In questo modo la mia signora mi piace molto di più.-
Alice arrossì borbottando:
-mi fa piacere sentirtelo dire, però rimandiamo a dopo questi atteggiamenti.-
Ryou tornò a sedere. -come desidera, mia signora.-

-mh.. questo spezzatino di maiale è così delicato e tenero!- parlò una giovane ragazza. -si mastica che è un piacere. Come è stato fatto?
Avverto un leggero sapore latticino ma sembra più che altro impanato; comunque dona al piatto, assieme a questa dolce salsina, una dolcezza per niente stucchevole e di una bontà unica. Com'è possibile?-

Takumi, sentendosi chiamato in causa, ghignò:
-mi fa piacere che stia apprezzando signorina.- cominciò, -vede.. questo piatto è molto particolare: ho impanato i tocchetti di maiale con la farina e un goccio di latte e a parte ho preparato una salsa altrettanto dolce fatta con peperoni e ananans, creando un perfetto mix italocinese: spezzatino impanato in agrodolce.
È la carne, raggiunta la giusta cottura, risulta morbida e delicata che quasi non ha bisogno di essere masticata per essere ingerita.
La quantità di latte è minima, ma unito alla farina per impanare la carne di maiale regala ancora più tenerezza al piatto. Sono felice che abbia gradito.-
-davvero complimenti!!- si congratulò sincera, la donna.

-per non parlare di questo stufato di verdure!- si aggiunse un'altra donna. -ricorda molto la ratatouille francesce, ma c'è qualcosa di differente che la discosta dal tipico piatto e non riesco a comprendere cosa. Però è così deliziosa, così paradisioca ed è i pezzetti di verdura sono stati tagliati con una finezza ed una precisione notevoli quasi non fosse stato fatto a mano ma con una macchina apposta. Da quanto è curato minuziosamente, l'unica persona che può aver creato questo privilegiato piatto è la nipote di Senzaemon.- la donna si guardò frenica a giro, cercando la nipote del preside.
-ha ragione signora, sono stata io a prepararlo.- confessò Erina, sorridendo orgogliosa.
-non avevo dubbi, Erina. Solo tu puoi fare questi piatti. Me lo spiegheresti?-
Lei annuì e iniziò a spiegare la preparazione:
-in effetti le verdure sono stufate come da classica ricetta, ma poi l'ho anche leggermente grigliate donando un sapore quasi arrostito alle verdure che risultano, infatti, molto più croccanti. In seguito, come avrà notato, ho preparato tre tipi di salse a parte da aggiungere alla Rattatouille e così vi sarà ampia scelta e il gusto diventerà più versatile. Ha capito quali sono le salse? Cosa ci ho messo?-
La donna scosse la testa confusa. -il sapore di esse rende la verdura più succolenta e unica, ma non riesco a definire quali incredienti hai usato per prepararle, a parte quella al formaggio_ma non ho compreso quali formaggi hai mischiato per prepararla_.-
-esattamente.. una delle salse è al formaggio e a donare un gusto forte ad essa è ovviamente il gorgonzola che viene addolcito dal parmigiano.-
-ah ecco! È vero! Il gorgonzola è molto penetrante e con la verdura sta benissimo perché non risulta troppo amaro. E le altre salse?- continuò pensierosa.
Erina sorrise smagliante. -una è fatta con i sottoaceti e qualche sott'olio. L'aveva capito?-
La donna scosse la testa meravigliata. -hai perfettamente ragione! Questa arancina sembra ricolma di sottoaceti!- realizzò finalmente. -e l'ultima? A che cos'è?-
-l'ultima è piccantina: pomodoro, peperoncino e panna. L'ultimo ingrediente, la panna intendo, l'ho usata per addolcire il gusto frizzantino, così anche le persone che non apprezzano più di tanto il piccante possono riuscire a gradirla.-
-signorina! Lei ha veramente pensato a tutto!- si unì il fidanzato della donna. -è davvero in gamba. Le faccio le mie congratulazioni!- aggiunse soddisfatto.
-vi ringrazio molto.- asserì lei, tornando a sedere e vedendo suo nonno e Joichiro lanciargli due occhiate d'approvazione ed orgoglio.
Involtariamente, i suoi occhi volarono verso quelli di Yukihira che, in risposta, gli sorrise solare facendola arrossire.

-oh mio dio!!- esordì Eleonore dopo aver assaggiato un morso della quiche, -quanto è soffice questa quiche francese! Mi ha ricordato i miei giorni d'oro a Parigi.- un'espressione beata sul volto. -è così deliziosa che ne potrei mangiare anche più di una fetta. Gli ingredienti sono amalgamati benissimo con le uova e la pasta sfoglia. È un piatto salato, ma i cibi usati in questo donano una piacevole dolcezza alla torta. Come mai?-

Soma sorrise sollevato e rispose alla madre di Alice:
-signora Nakiri, sono stato io a cucinarla. Ho, appunto, unito le uova alla zucca, pancetta e invece di usare le patate normali ho usato le patate dolci tipiche giapponesi ed ecco perché il sapore, sebbene l'uso della pancetta, risulta più dolce. Ma mastichi più affondo e si accogerà di qualcos'altro..- la invitò cordiale e tranquillo, lasciando incuriosita la donna, che riprese a masticare lentamente e poi sgranò gli occhi.
-cos'è questo gusto elettrizzante e che stuzzica le mie papille gustative? Non riusco a comprenderlo bene, ma è grandioso!- proseguì, -può essere.. noce moscata?- tentò, incontrando gli occhi di Soma per avere una conferma.
Il ragazzo annuì.  -esattamente.. in questo modo alleggerisco il sapore troppo dolciastro e rende talmente insaziabili da volerne sempre di più.-

Il pranzo seguì tranquillo e silenzioso, solo un lieve chiacchiericcio.
Quando arrivò il momento del dolce, tutti rimasero estasiati dal piatto di Arato, che aveva preparato un cheesecake allo yogurt greco, cogliendo tutti senza parole per la scelta di abbinarlo alla philadelphia creando un cheesecake freddo e squisito, così buono da far nascere l'acquolina in bocca.
Chiaramente, il tutto ebbe ancora più successo quando gli invitati riconobbero le salse dolci da spalmare sopra e di tre tipi: una era la marmellata fatta di con i fagioli azuki per ricordare la tradizione giapponese. L'altra era al cioccolato con un tocco rinfrescante di scorza di mandarino, iniziativa singolare; mentre l'ultima vantava di caramello e mandorle, per chi preferiva qualcosa di ancora più stucchevole.
Anche i servizi del picnic ebbero un grande successo e i clienti ne uscirono appagati ed eccitati, gonfi e sazi come al solito.
L'aria di montagna contribuiva ad una buona digestione che di certo non impediva le chiassose chiacchiere accompagnate da passeggiate lungo il parco.
Soma era davvero felice di quello che aveva preparato, soprattutto perché un'altra volta aveva avuto successo e Nakiri era rimasta colpita da lui.
Lui amava stupirla perché questo era uno dei motivi per cui aveva accettato l'invito del preside e nonostante ancora non fosse riuscito a farle dire "delizioso", sapeva che lei non era affatto disgustata dalla sua cucina ma era troppo orgogliosa per ammetterlo.



 
****


Si sentiva veramente piena ed era ancora deliziata dalla quiche preparata da Yukihira, anche se non glielo avrebbe mai detto.
Era sempre capace di stupirla, che si trattasse di farlo in cucina, che per qualcosa di più personale ed intimo.
Era tutto il giorno che non riusciva a distogliere lo sguardo da lui, così aveva deciso di prendere le distanze dalla massa di gente e da Yukihira per andare a sedersi sul comodo dondolo appoggiato contro una delle pareti del cottage e da dove godeva di una bellissima visuale sulle punte innevate, assorta e rilassata. La radura verde si estendeva davanti ai suoi occhi e l'aria fresca solleticava i suoi capelli scombinandoli un po'. Amava quel posto. Lo trovava incantevole, in particolare nei mesi estivi quando il tutto era fiorito e i petali rosa dei ciliegi decoravano gli arbusti. Avvertiva una rara quiete che sarebbe stata perfino in grado di addormentarla e, seguendo l'istinto, socchiuse gli occhi per ascoltare il delicato soffiare del vento.
-ti stavo proprio cercando, Erina.- la voce di Jess raggiunse le sue orecchie e le spalle di lui sfiorarono le sue quando si sedette nella parte vuota del dondolo.
-Jess!- tuonò, -ti pare il modo di spavenarmi così? Sei sempre così silenzioso.-
-scusami.. ero venuto a complimentarmi con te per il piatto preparato: quella rattatouille era divina proprio come la mia allieva più in gamba.- sorrise divertito.
-la tua sola allieva, vorresti dire.- replicò lei, incrociando il suo sguardo.
-fortunatamente la sola.- le sussurrò all'orecchio malizioso, facendola rabbrividere per l'emozione. -non vorrei nessun altro come allieva.-
-perché dici queste parole all'improvviso, Jess?- domandò lei in tono stupito.
-perché mi sento minacciato.- ammise brusco.
Lei sgranò gli occhi sbigottita. -perché dovresti sentirti minacciato?-
-perché ti stai allontanando, Erina.- si fece serio, -e non lo posso accettare.-
Posò la mano su quella di lei, fissandola dritta negli occhi.
Lei non aveva mai visto Jess così tormentato e rimase veramente colpita.
-io non ti capisco, Jess. Ti è successo qualcosa? Non ti riconosco.- constatò confusa.
-vorrei sapere quali sono i tuoi sentimenti per Yukihira.- insisté ancora lui.
Erina arrossì di fronte a quell'affermazione, colta di sorpresa.
-come ti ho già spiegato, siamo compagni di scuola. Ma Jess.. non capisco perché ti interessi! Dovresti farti gli affari tuoi!- sbottò secca.
-tu davvero non ti sei mai resa conto di quello che provo per te? Pensavo fosse chiaro. Ho fatto di tutto per fartelo capire.
Non noti le attenzioni che ti rivolgo? Eppure tu hai occhi solo per lui. Guardi solo lui.
Il tuo sguardo è rivolto unicamente a lui. Ogni secondo. Ogni attimo. Sempre. Non lo sopporto perché tu sei mia!-
Lei sussultò scioccata. Non aveva mai visto Jess così adirato.
-cosa ti prende Jess, si può sapere? Sei impazzito per caso? Hai bevuto?-
Stava iniziando a spaventarsi della sua eccessiva reazione.
-esatto Erina. Sono completamente pazzo di te da dieci anni!-
Lei era sbigottita e non sapeva cosa dire. Il cuore le batteva forte ma per la paura.
Essa fu incrementata quando lui la prese con forza stringendole le spalle quasi a farle male, tanto che le sfuggì un lamento ma le parole non uscivano.
Era da tanto tempo che qualcuno non la stringeva con una violenza simile. Più precisamente dai tormenti emotivi di suoi padre e sbiancò per la paura, incapace di respingerlo. La situazione si fece ancora più pericolosa al momento che Carter si fiondò sulle sue labbra strappandole un bacio inaspettato che non le piacque affatto perché era stato costretto. Fece per allontanarlo, ma le mani di Jess erano troppo forti. Voleva fuggire, quel viscido bacio non lo voleva.
Era anche il primo bacio e non voleva che fosse sprecato così, ma non riusciva a ribellarsi.
I muscoli del suo corpo, tesi per l'agitazione, si allentarono solamente quando sentì la voce fuoriosa di Yukihira venire miracolosamente in suo soccorso:
-Carter!- ringhiò arrabbiato. -toglile le mani di dosso! Subito!- sputò gelido.


 
 
****


Solo a quel punto Carter sembrò destarsi dal suo assalimento e lanciò un'occhiata minatoria e folle in sua direzione.  -cosa vuoi, Yukihira?-
-vattene Carter. Ora.- stava cercando di pensare a qualsiasi altra cosa pur di mantenere il controllo dal sferragli un pugno per averle messo le mani addosso in quel modo.
Erina sembrava non averlo mai visto così iracondo come in quel momento, poiché la sua espressione era meravigliata oltre che totalmente spaventata a causa dell'accaduto. Non avrebbe mai perdotato Carter per quello che aveva fatto e altrettanto non riusciva ad accettare l'idea che la sua Nakiri era stata baciata prima che lo facesse lui e l'unico ricordo che le sarebbe rimasto del suo primo bacio era quello di un momento violento e sgradito.
-non è finita qui, Yukihira.- lo minacciò glaciale l'altro, faccia a faccia, sovrastandolo.
Lui riuscì ad affrontare con durezza il suo sguardo scocciato. -certo Carter, ma non ti lascerò più fare quello che vuoi a Nakiri. Chiaro?-
Un'ultima occhiata e se ne andò, lasciado soli lui e Nakiri. Carter aveva mostrato la sua vera natura e non era certamente angelica.
Tornò a guardare Nakiri, che sembrava tremare. Era pallida in volto e questo non fece altro che accrescere la sua rabbia nei confronti di Carter.
Non sapeva come comportarsi, dunque si portò accanto a lei e inizialmente rimase in silenzio.
Poi la vide calmarsi leggermente e portò una mano sulla sua chioma:
-tutto apposto adesso, Nakiri? Ti sei ripresa?-
Lei annuì piano. -Yukihira.. appari sempre all'improvviso.-
Sorrise vedendo che era tornata sarcastica. -non capisco cosa sia preso a Jess. Non si era mai comportato così.-
Lui sospirò. -non ci pensare, è meglio. Mi dispiace non essere arrivato in tempo.-
-non volevo mi baciasse. Ho odiato quel momento. L'ho odiato da morire.-
-non ti toccherà più. La prossima volta mi assicurerò di arrivare in tempo.-
-perché sei così pretettivo con me, Yukihira? Tu compari sempre quando qualcuno ha bisogno di te.
Come fai ad avere un tempismo simile? È irritante.- farfugliò impacciata.
Lui si strinse in un sorriso amareggiato. -questa volta non è successo, però.-
Nakiri alzò gli occhi verso di lui: la sua espressione era così languida e tenera che si sentì andare a fuoco. Le sue labbra. La labbra che Carter gli aveva rubato e aveva osato toccare erano socchiuse, così vicinissime alle sue che voleva solo.. assaggiarle. Scosse la testa rimproverandosi del pensiero, se l'avesse fatto adesso avrebbe rovinato tutto perché non era assolutamente il momento; tuttavia, voleva stringerla a sé più forte che poteva.
Voleva farle sentire che lui c'era. Desiderava inebriarla con il suo calore per cancellare definitivamente quello “sporco” di Carter.
Le sembrò così fragile che voleva abbracciarla.
-scusami Nakiri..- sussurrò piano e, senza riflettere ulteriormente, avvolse le braccia attorno al suo esile corpo facendole poggiare la testa contro il suo petto e adagiando il mento sopra le sue ciocche, il quale profumo di violette raggiunse il suo olfatto. Si stupì che lei non lo respingesse e allo stesso tempo ne fu davvero felice.
-hai ragione, Yukihira, sei dannatamente in ritardo.- mugugnò contro il suo petto.
-sì, perdonami Nakiri.- rispose lui abbozzando un dolce sorriso.
-adesso puoi lasciarmi..- farfugliò. -comunque, dimenticati di quel bacio.-
-lo dimenticherò.- ridacchiò lui, continuando a stringerla.
-smettila di stringermi, Yukihira.- ordinò vergognosa lei.
Lui sospirò e lasciò la presa, tornando ad incontrare il suo sguardo che sembrava essersi fatto improvvisamente timido.
Ghignò divertito.
-cos'hai da sghignazzare?- sbottò irritata.
-niente Nakiri. Lascia stare.- sorrise. -piuttosto.. quella rattatouille era davvero incredibile!-
Aveva cambiato discorso per uscire dall'imbarazzo e distrarla da quello che era successo con Carter, che pareva averla abbastanza sconvolta.
-cosa ti aspettavi? I miei piatti sono sempre perfetti.- affermò altezzosa,
-comunque.. vedo che anche tu hai compreso qual'era l'idea di mio nonno, poiché hai fatto un piatto accettabile e coerente con l'evento.-
-sono davvero felice dai tuoi complimenti, Nakiri.-
-non sono complimenti, è solamente una costatazione.-
Lui sorrise radioso: era felice di vederla più tranquilla.
-d'accordo.- l'assecondò. -e sì, avevo capito che la gita alla fattoria era collegata al picnic e che avremmo dovuto cucinare ciò che avevamo raccolto là.-
-adesso non vantarti.- lo rimproverò lei.

 
****


Erina stava ripercorrendo mentalmente l'abbraccio di Yukihira e sentiva il suo cuore battere a mille ricordandolo.
Da quando era apparso davanti a lei arrivando in suo soccorso, aveva immediamente avvertito una sensazione di sollievo mista a piacevole leggerezza.
In qualche modo era riuscito a farle dimenticare per un attimo quello che Jess aveva fatto.
Non si spiegava ancora cosa fosse preso al suo insegnante d'equitazione. Fino a qualche ora fa aveva un'immagine di lui totalmente diversa, confortevole, un spalla su cui piangere.. perché sì, Carter c'era sempre stato quando lei era piccola e durante i suoi sonnellini pomeridiani si svegliava di soprassalto perché assalita dagli incubi. Senza pensarci, allora, correva nella sua stanza e infilava il volto rigato di lacrime in mezzo al comodo petto di Jess, poiché suo nonno non era sempre presente in quei momenti.
Però quel pomeriggio aveva visto un amico d'infanzia diverso in lui, quasi spaventoso, si era mostrato davvero morboso e soffocante, come non lo era mai stato. Non riusciva a identificare le sue reazioni perché in passato era sempre stato molto razionale e pacato, così perfetto da sembrare una statua. In un certo senso non riusciva a non pensare allo strano comportamento di Jess. Voleva capire cosa gli era successo.
-stai ancora pensando a Carter, vero? È per questo che ti sia fatta improvvisamente silenziosa.
Credo di capire come ti senti, lui è molto prezioso per te.- intervenne Yukihira.
Lei abbassò la testa tacita e poi annuì. -sono rimasta sorpresa dal suo atteggiamento.-
-Nakiri.. tu non hai ancora capito perché lui si è comportato così con te, vero?-
Lei scosse la testa. -esatto. Non riesco a capirlo e non lo concepisco.-
Lui sospirò stancamente. -bisogna davvero parlarti chiaro sennò non ci arrivi, eh?-
Con quelle parole, le dolci mani di Yukihira si posarono sulle sue guance per farla voltare verso di lui.
A quel tocco, lei arrossì violentemente. -che stai facendo, Yukihira?-
-Carter è innamorato di te, Nakiri.- arrivò dritto al dunque lui, fiatandole sulle labbra.
Lei sgranò gli occhi colpita. -com'è possibile? Come puoi sostenerlo?-
-perché comprendo come lui si sente.- non lasciò il suo viso.
Il respiro caldo di Yukihira la fece andare in brodo di giuggiole.
-come fai a capirlo?- distolse lo sguardo da lui.
-come immaginavo. Bisogna sputarti tutto in faccia.- commentò ridacchiando.
-ti stai prendendo troppe libertà con me, non va bene.- borbottò paonazza.
-questo perché tu me lo lasci fare, Nakiri. Se tu non volessi mi respingeresti proprio come hai fatto con Carter.-
Quella frase suadente la lasciò senza fiato e la fece ribollire dentro per l'eccitazione.
Non comprendeva dove Yukihira volesse arrivare, ma di una cosa era certa: voleva scoprirlo.
Istintiva, portò una mano sul petto di lui facendolo arrossire.
-dove vorresti arrivare con questa frase, Yukihira?- chiese sottovoce, avvicinando di poco le sue labbra a quelle di lui facendolo fremere.
Il tutto si stava svolgendo senza controllo. Era conscia di star osando troppo, ma la vicinanza del corpo di Yukihira la stava facendo impazzire, soprattutto quando anche le immagini di lui nudo attraversarono di nuovo la sua mente. -intendo che c'è qualcosa tra noi, Nakiri.-
A sua volta, anche Yukihira cercò di raggiungere le sue labbra ed erano talmente vicini che bastava un centimetro ad unirle.
Lei pensò che presto lui l'avrebbe baciata. Sapeva che non doveva cedere perché il parentado Nakiri si sarebbe messo contro di loro se avesse dato sfogo alla sua attrazione ascoltando i suoi sentimenti, ma erano così vicini che si sarebbe pentita di allontanarlo e sinceramente non voleva farlo.
Ormai era pronta a ricevere il bacio da lui, voleva cancellare quello che Jess gli aveva rubato senza permesso, ma vide Yukihira bloccarsi a metà strada e spostare gli occhi altrove. -andiamo Nakiri, tuo nonno si starà preoccupando per la nostra assenza.-
Si alzò dal dondolo tirandosi indietro senza incrociare il suo sguardo, come se lo temesse.
Perché era fuggito? Come mai era diventato così cupo all'improvviso? Perché aveva cambiato idea?
Desiderava avere delle risposte perché era delusa dal suo atteggiamento.


 
****


-io non ti capisco, Yukihira.- abbaiò offesa. -cosa vuoi da me? Cosa stavi per fare?-
Lui non rispose subito e questo la infastidì. -non era il momento adatto.-
-e quando è il momento adatto, allora?- sapeva che si stava contraddicendo perché era consapevole che la cosa migliore da fare sarebbe stato lasciar perdere, tuttavia non riusciva lo stesso ad accettare il suo rifiuto. Si era sentita presa in giro.
-è perché continui a considerarmi solo un'amica, Yukihira? Io non voglio essere tua amica.- proseguì irritata. -odio questo tuo modo di fare.-
-non è questo, Nakiri..- provò lui, seguendo a darle le spalle. -Carter ha ragione.. io non so niente di te e di conseguenza questo crea un muro tra noi.
Un muro che mi impedisce di essere diretto con te. Finché non sarò sicuro che tu ti affiderai a me, non posso farlo.-
-stai sbagliando, Yukihira. Come sempre.- asserì freddamente, alzandosi dal dondolo e superandolo per tornare dagli altri.
Lui fece per fermarla, ma abbassò il braccio avvertendo una sensazione di inadeguatezza.
Stava davvero sbagliando?  Doveva baciarla?
Lui semplicemente non si era sentito di farlo in quel momento a causa di una serie di circostanze, tra cui l'essere ignaro del suo passato_soprattutto quello_.
Comunque, di una cosa adesso era sicuro: probabilmente anche Nakiri era interessata a lui perché non l'aveva respinto, anzi.. gli aveva fatto capire che avrebbe voluto essere baciata. Era contento di averlo capito; nello stesso tempo, però, per colpa dei suo comportamento forse sbagliato l'aveva fatta scappare nuovamente. Sentiva nettamente quella distanza e faceva male. Faceva dannatamente male.


 
****


Hisako sentiva il suo stomaco appesantito per quanto aveva mangiato e desiderava fare una passeggiata per il parco del cottage in modo da digerire più in fretta. Era davvero felice che il Cheesecake che aveva preparato avesse avuto tanto successo.
Da quella mattina avvertiva gli occhi di Takumi addosso e, dopo la conversazione con Erina, aveva realizzato che lui gli piaceva ma aveva paura a farsi avanti a causa della sua natura da dongiovanni. Era terrorizzata all'idea di essere respinta e al contempo voleva essere vezzeggiata da lui.
Era confusa e solo lui poteva schiarirle le idee. Spalancò gli occhi quando lo vide correre nella sua direzione sorridendo.
Che fosse arrivato il momento di un chiarimento?  Si portò una mano sul petto ascoltando il suo cuore battere fuori controllo di fronte a quel pensiero.
Il tempo di alzare lo sguardo che lui era già davanti a lei, bellissimo con i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri e quella camicetta nera sbottonata che nutriva il suo bel fisico alto e atletico. Sembrava davvero un principe. -Arato-san.. ti stavo cercando.-
Lei abbassò gli occhi a terra imbarazzata. -cosa vuoi, Aldini?-
-mi faresti compagnia per una passeggiata nel parco?- le offrì la mano galante.
Lei, timorosa, non sapeva se prenderla; tuttavia, la forza del suo sorriso disarmante e così innocente le diede il coraggio per farlo.
Così, lentamente, posò la sua su quella di Aldini.
Le guance del ragazzo assunsero un leggero colore rosato, che non era ben visibile ai occhio poco sviluppato.
Poi, spontaneamente, lui avvolse le dita attorno alle sue.
I due ragazzi cominciarono a camminare lungo la passeggiata sterrata, mano nella mano, all'inizio in silenzio.
Hisako sentiva di avere difficoltà a camminare con i tacchi_non erano stati decisamente ideali per un picnic, ma ormai era troppo tardi_ e si stava profondamente vergognando perché i suoi movimenti risultavano goffi agli occhi di Aldini, talmente tanto che non riusciva a guardarlo negli occhi per l'imbarazzo, incrementato anche la presa ferrea con il quale lui le stringeva delicatamente la mano, che emanava un dolce tepore.
Ad un tratto, travolta da teneri pensieri, inciampò in una piccola buca perdendo l'equilibrio.
Fu prontamente sorrenta dalle mani forti del suo “accompagnatore”. -i tacchi non sono ideali per camminare, vero?- sorrise divertito.
Lei lo spinse via offesa. -lo vedi Aldini? Io non ti sopporto perché finisco sempre per fare figuracce con te, per cui stammi alla larga. Posso camminare da sola.-
Lui le sorrise gentilmente. -forse non sono stato chiaro, Arato-san, io adoro questo lato impacciato di te e credimi se ti dico che per me è un vero piacere poter stringere la tua mano e sostenere il tuo equilibrio. Non hai ancora capito perché ti ho chiesto di accompagnarmi per una passeggiata?-
Gli occhi luminosi di Aldini la stavano mettendo gradevolmente a disagio e sicura di star per svenire per colpa dell'emozione che sentiva, appoggiò le mani sulla staccionata che circondava il cottage e dava su una distesa verde e fiorita, carica di una quantità infinita di colori primari.
-no, non l'ho capito Aldini. Per cui.. spiegamelo e poi lasciami sola.-
-perché non hai rifiutato la mia mano? Abbiamo passeggiato gran parte del tempo stringendo i nostri palmi e non mi sembrava ti dispiacesse.-
Lei volse lo sguardo altrove. -cosa te lo fa credere, Aldini? Perché sei così con me?-
-perché sono innamorato di te, Arato-san.- confessò finalmente, spiccio, lasciandola di stucco. -sei diventata un pensiero fisso e non posso più nasconderlo.-
-tu.. non sei così con tutte? Dimmi che non è così, Aldini.- le ordinò schietta.
Sentiva la guance bruciarle da quanto era imbarazzata e sorpresa dalla sua dichiarazione, ma non voleva tirarsi più indietro.
Voleva avere la certezza che lei fosse davvero speciale per lui. Voleva sentirselo dire ancora perché pensava di esserselo solo immaginato.
-esisti solo tu, Arato-san. Anzi.. Hisako.- si corresse pronunciando per la prima volta il suo nome.
Lei, sentendosi chiamare in maniera così intima, avvertì un palpito eccessivo che le attraverso furiosamente tutto il corpo.
-dillo ancora, Aldini.-
-dirti cosa?- scherzò lui, stuzzicandola.
-pronuncia il mio nome.- ribadì lei, spostando le iridi di lato perché non riusciva sostenere le sue.
-mi piaci, Hisako.- allora ripeté lui, suadente, nel suo orecchio. -tu cosa provi per me?-
Lei si trovò impreparata a quella domanda, accusando dei brividi d'eccitazione a ricordare il fiato caldo di Aldini contro il suo orecchio. Stava perdendo la testa.
-non ti so dire cosa sento, Aldini.- ammise lei, -io ho bisogno di tempo..- recitò timida, lasciando la sua mano. -scusami..-
In parte era vero: a lei piaceva Aldini, però non era sicura di che tipo di relazione voleva con lui. O meglio.. sapeva di essere attratta e di provare qualcosa, ma la paura di essere tradita, la scarsa fiducia in se stessa e l'indecisione le impedivano di ricambiarlo completamente.
La sua carenza di autostima l'allontanavano da lui, come la sua incurezza.
Si sentì tirare per un polso dalle stesse mani che prima avevano stretto le sue dita.
-hai risposto così perché non ti fidi di ciò che provo? Non pensi sia sincero?-
L'espressione di Takumi decantava delusione e lei si sentì in colpa incontrando le sue iridi ferite, ma non poteva farci nulla se non riusciva a lasciarsi andare.
-mi dispiace, Aldini, è come hai detto. Non riesco a fidarmi. Non è colpa tua, però, è un problema mio. Sono io il problema.
Per cui, scusami, ho bisogno di stare da sola.-
Spostò cautamente la mano dal suo polso, dispiaciuta e sull'orlo di scoppiare a piangere.
A quel punto, Takumi, decise di rispettare la sua decisione ma sostenne con fierezza il suo sguardo.
-vedrai, Hisako, riuscirò a trasmetterti la fiducia di cui hai bisogno perché faccio sul serio con te, ma per ora rispetterò la tua decisione.- accennò un sorriso che era tra il malinconico e il combattivo e in seguito la lasciò andare.
-grazie Aldini.- disse lei, a bassa voce.
Comunque, lui l'aveva sentita e non si sarebbe arreso.
Sapeva di piacergli, doveva solo mostrarsi deciso e reattivo con lei.




******************************************************************
Angolo autrice: ecco il nuovo cap. Direi che è stato un capitolo abbastanza movimentato. Traquilli, vi assicuro che l'attesa per la Sorina è quasi finita XD ma sarà comunque facile con loro :P. Ne dovranno passare tante! XD Intanto vi è deliziato con "quasi bacio". Spero di non essere andata OOC con loro D:.
Cosa ne pensate, invece, della scena tra TakuHisa? finalmente anche loro si stanno avvicinando, ma Hisako è molto complessa.
Sorpresi, invece, di Carter? il confronto tra lui e Soma come vi è sembrato? lo so, sono stata sadica con la Sorina alla fine ahahah XD mi farò perdonare :P
Intanto, ringrazio tantissimo i nuovi recensitori/lettori per il sosegno e soprattutto ringrazio Kyuu <3 per lasciarmi, pian piano, una recensione ad ogni cap che legge *_*. Ti prometto che risponderò presto alle tue recensioni, appena ho un attimo.. ed anche a quella di Ery-chan! >.<
P.S: dedico questo cap alla carinissima Virgola, che mi ha lasciato una recensione bellissima!! <3 *-*
Grazie ancora tutti^^. A presto!! *____________*
P.S2: purtroppo continuo ad avere poco tempo, per cui non so quando aggiornerò :( spero di poterlo fare presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** I like you, Nakiri! i'm sorry.. ***


I like you, Nakiri! I'm sorry..



Se focalizzavi l'immagine di Erina Nakiri certamente non ti sarebbe apparsa come una ragazza sportiva e che amava le camminate in montagna, eppure ciò che Soma stava osservando era proprio questo: Erina in modalità trekking, con uno zaino rosso sulle spalle e un sacco a pelo posizianato e legato sopra di esso.
Una maglietta blu cobalto a maniche lunghe e leggermente più lunga del normale e un paio di leggins neri che calzavano a meraviglia sulle sue gambe.
Un paio di scarpe da ginnastica nere. I capelli che calavano dolcemente lungo tutto il corpo candidi e luminosi.
Il gruppo di ragazzi della Totsuki era partito la mattina presto per procedere verso una lunga camminata in mezzo al bosco, tra le alture di motagna, che li avrebbe accompagnati dritti ad un rifugio nel quale avrebbero passato la notte dormendo in sacco a pelo. Zero guardie del corpo a proteggere Erina, lontani dal Cottage di suo nonno e sicuramente non farciti nel lusso e nell'agiatezza come saresti stato solito collegare ad una ragazza come Erina. Invece Nakiri si presentava, non che fosse stupito, assai diversa da qualsiasi altra idea di nobile che chiunque si sarebbe fatto. Più la conosceva, più gli sembrava una persona migliore ed affascinante. Sì, esatto.. era affascinato da lei e ultimamente più che mai, poiché si erano molto avvicinati. Peccato, però, che lui aveva distrutto nuovamente tutto rifiutandosi di baciarla quando anche lei sembrava pronta a farlo, il giorno prima. Infatti, da ieri, non solo Erina non l'aveva salutato ma neanche gli parlava e fingeva che lui non ci fosse.
Procedeva per la sua strada a passo spedito e senza mai voltarsi per incrociare il suo sguardo. Anche se era brava a nascoderlo, ai suoi occhi era chiaro che era nervosa ed adirata e non aveva dubbi che la colpa era sua perché cercando di agire da persona responsabile, l'aveva inconsapevolmente rifiutata.
Oltretutto, non solo era arrabbiata, sembrava che quella notte non avesse dormito perché nonostante si portasse nelle “prime file” con Hisako nella speranza di ignorarlo, era affiticata e pallida. Non stava bene e cercava di celarlo accelerando il passo.
Che avesse passato un'altra notte insonne a causa del suo ricorrente passato?

Era abbastanza convinto della sua impressione. Sapeva che, se si fosse impicciato chiedendole spiegazioni, l'avrebbe allontanata solo di più.
Tuttavia.. non sopportava di vederla così sofferente e il suo istinto protettivo desiderava solamente impadronirsi delle sue azioni.
In fondo, il motivo per cui lui ieri aveva deciso di non baciarla era legato al fatto che lei lo voleva tenere ancora a distanza riguardo al suo passato e lui, per tale motivo, non era riuscito a lasciarsi andare con lei e per l'ennesima volta Erina aveva passato una notte tormentata a causa di esso, continuando a preferire tenersi tutto dentro.
Nel tentativo di evitare di andare da lei e fare il notevole “ficcanaso” cercò di distrarsi e concentrarsi nel trekking e sulla natura, che come al solito non si smentiva: arbusti alti e folti circondavano la boscaglia ed ombreggiavano lievemente la passaggiata; il tipico profumo dal piacevole contrasto di muschio, umidità e terriccio, oltre che quello intenso di fiori appena sbocciati, pizzicava al suo olfatto. Bruschi movimenti di piccoli rettili e l'allegro cinguettere degli uccellini scuotevano i cespugli e le frasche facendoli sussultare all'improvviso, in particolare Hisako e Alice che non parevano tanto pratiche di trekking in motagna da come erano goffe nei movimenti e la seconda non faceva altro che lamentarsi con Ryou del pesante carico, lo zaino più il sacco a pelo, che aveva dietro le spalle.
I raggi del sole, tiepidi e luminosi, attraversavano gli elevati tronchi nei punti un po' più vuoti, riscaldando le zone più ombreggiate e fresche.
Più in lontanza, inoltre, potevi avvertire il suono di un ruscello scorrere e Takumi e Isami avevano proposto di fare una pausa verso quel piccolo lago che veniva presentato sulla cartina della zona come uno dei più belli e caratteristici di quella passeggiata, suggerendo di non perderselo.
Tutti avevano accettato la proposta di buongrado e presto sarebbero arrivati a destinazione, decidendo di pranzare anche lì, per poi ripartire nel primo pomeriggio.

Qualche minuto dopo, ecco apparire il famoso lago che si presentava come una gigatesca pozza dai mille colori, avvolto tra le roccie e illuminato dal sole, che vantava di tinte che andavano dal verde acqua all'azzurro trasparente, al marrone, riprendendo i riflessi della natura circostante, e da cui partiva una cascata di medie dimensioni che si frantumava in un forte scrosciare creando ritimicamente una schiuma bianca tipica delle cascate.
Se non fossero stati in motagna, la cui temperatura non superava i 16°gradi, a quest'ora chiunque si sarebbe tuffato nel lago per darsi una rinfrescata, poiché la bellezza dell'acqua era veramente invitante. Il posto era incantevole oltre ad essere racchiuso e tranquillo, perfetto per rilassarsi, fare una pausa e godersi l'aria pulita di montagna.
-siamo arrivati, ragazzi. Questo lago meritava davvero di essere visto.- constatò Aldini.
-ci fermiamo qui?- chiese Hayama, sedendosi sulla prima roccia che trovò.
-aaaah! Finalmente un po' di pausa!- esclamò esausta, Alice.
-mia signora, le ricordo che c'è ancora 4 ore di cammino prima di arrivare al rifugio.-
-zitto Ryou, non me lo ricordare.- sospirò. -ho solo fame e voglio mangiare.-
-allora mangia e smettila di lamentarti.- brontolò acida, Erina.
Come immaginava, era nervosa. Discutevano sempre lei ed Alice, ma quelle parole erano state più aspre del solito.
-mamma mia, cuginetta, ma che hai? Sei insopportabile oggi. Sei in “quei giorni”?-
Erina arrossì imbarazzata e poi lanciò un'occhiataccia ad Alice.
-non sono affari tuoi.- sbottò secca e detto questo si avvicinò verso il lago per piegarsi ed immergere le sue mani nell'acqua per sciacquarsi il volto un po' sudato per il trekking.

Alice sbuffò, rivolgendosi a Ryou:
-non credi anche tu che sia più acida del solito?-
-milady.. non dovrebbe provocarla in quel modo.-
-ma che fai? La difendi?- protestà offesa.
-non la sto difedendo. Sto solo dicendo che come al solito esagera.- bofonchiò, sedendosi accanto a lei su una delle roccie.
Alice lo sentì troppo vicino e boccheggiò:
-se vuoi starmi così vicino, Ryou, allora avvicinati ancora di più.-
-come dovrei prendere questo invito, mia signora?-
-come un invito a seguire l'istinto.- rispose maliziosa, portando il volto molto vicino al suo fino a far sfiorare i loro nasi.
Inizialmente Ryou rimase impassibile, in seguito portò una mano sul fianco di Alice e l'accostò accanto a sé facendo toccare le loro cosce.
La gamba di Alice era davvero magra in confronto a quella palestrata di Ryou, ma avvertirono subito un calore passionale invadere i loro corpi, tanto che entrambi si dimenticarono di non essere da soli e unirono le loro labbra in un bacio incandescente, che li fece stringere in un abbraccio mozzafiato che avrebbe fatto invidia a tutti.



 
****


La scena non era rimasta inosservata, difatti, dato che Hisako ed Erina non si persero un passaggio, tanto che il viso di quest'ultima si imporporò di un rosso maturo a causa del disagio che avvertì. -da quando..?- fiatò sbigottita. Anche Hisako non era da meno:
-sono sorpresa anch'io. Wow!- esclamò, -che bacio..- aggiunse imbarazzata.
-mia cugina non ha un minimo di contegno.- incrociò le braccia, infastidita, Erina. -come può farsi baciare in questo modo davanti a tutti? Il pudore non sa nemmeno cosa sia.-
In realtà, però, quello che infastidiva veramente Erina non era l'atteggiamento inadeguato di sua cugina, ma il desiderarlo anche lei: nel momento in cui aveva assistito a quel bacio così emotivamente bollente, aveva pensato a lei e Yukihira nella stessa posizione e uniti dallo stesso bacio.
Aveva sostituito loro due ad Alice e Ryou. Voleva essere al suo posto.
Eppure, era ancora amareggiata con Yukihira perché ieri non l'aveva baciata quando sarebbe stato il momento più giusto per farlo. Voleva che cancellasse le traccie delle labbra di Jess dalla sua bocca, ma lui non aveva compreso il suo desiderio, anzi.. l'aveva fatta sentire altamente rifiutata per un motivo futile e che ancora non le era pienamente chiaro. Ormai avevano capito di piacersi, anche se non se l'erano detto direttamente, quindi perché lui si era tirato indietro per l'ennesima volta?
Era chiaro che quei pensieri poco casti lei manco avrebbe dovuto farli, ma erano diventati incontrollati. A vedere il bacio tra Alice e Ryou, non solo lo avrebbe voluto anche lei da Yukihira, ma le aveva fatto emergere come si era sentita ieri ad essere stata allontanata.
In più, oltre ad essere furiosa con lui per questo, era nervosa perché anche quella notte non aveva dormito bene poiché il passato era tornato a tormentarla dopo diversi giorni e tenere nascosta la stanchezza che sentiva agli altri stava diventando sempre più difficile. Hisako interruppe i suoi pensieri:
-hai ragione, Erina.- concordò Hisako, -ma non riesco a negarti che un po' la invidio.-
-Hisako!!- esplose lei, -da te non mi aspettavo questa frase.-
Lei ridacchiò. -in effetti è un po' inaspettata da parte mia. Ma ammettilo, Erina..-
-ammettere cosa..?- recitò fingendo disinteresse.
-si vede dalla tua espressione che anche tu stai morendo di invidia.-
-da quando sei diventata così diretta, Hisako? Sono stupita!-
-siamo cambiate entrambe in questi due mesi e lo sai anche tu.-
-è possibile cambiare con questa rapidità?-
-sì, se la situazione ce lo permette.- asserì Hisako. -anch'io sto cercando di farlo per qualcosa che desidero davvero..- la voce della sua amica si fece malinconica.
Erina voleva dire qualcosa, ma in quel momento considerò essere giusto optare per il silenzio.
Era davvero cambiata in questi due mesi?
Forse lo era veramente, doveva solo realizzare il cambiamento e accettarlo.
Dunque, doveva accettare di aver pensato di volere un bacio del genere da Yukihira?
Arrossì a quel pensiero. Sì, lo voleva ma era ancora arrabbiata con lui.



 
****


Il panino alla frittata che stava masticando era veramente buono.
Era soddisfatto di essersi alzato alle 6.00 di mattina per prepararselo: evidentemente aveva talento per cucinare cibi a base di uova. Ridacchiò fra sé e sé, seduto accanto a Takumi. I due non avevano parlato molto e lui ogni tanto buttava l'occhio su Erina vedendola sempre più stanca.
Di solito, se non vi fosse stata un'incrinazione nel loro rapporto, anche se non si parlavano si lanciavano occhiate di complice attrazione: esatto, era chiaro a tutti e due che erano attratti l'uno dell'altra. Una cosa giusta l'aveva fatta, se non altro, quello che era successo il giorno prima tra loro: avevano avuto la conferma di volersi ed era totalmente sicuro di questo, perchè non poteva essere altrimenti. Mancava davvero poco a soddisfare ciò che provavano, eppure c'era sempre qualcosa che impediva questo loro avvicinamento e l'ostacolo più grande da superare era il passato che Erina aveva paura d'affrontare con lui: non faceva altro che innalzare pali di ferro tra loro.
-Soma.. oggi sembri piuttosto silenzioso. Tutto bene?- domandò preoccupato, Takumi.
-anche tu.- gli fece notare lui, allusivo: in effetti lo era più del solito.
Takumi sospirò stancamente. -mi sono dichiarato ad Hisako e sono stato rifiutato.-
Lui si stupì: non pensava che Hisako l'avrebbe rifiutato.
-non credevo l'avrebbe fatto. Mi dispiace, Takumi.- confessò sincero.
-io so di piacerle, ma non riesco a capire di cosa abbia paura.-
-quindi ti ha rifiutato per paura?- effettivamente era quello che anche lui aveva fatto: non aveva baciato Erina, anche se lo voleva da impazzire, perché aveva paura che lei non si volesse affidare a lui visto che continuava ad essere molto introversa. Non gli sembrava giusto baciarla quando non sapeva niente di lei e non poteva esserle d'aiuto. -credo di sì, ma non capisco perché non si fida di me.-
-forse ha solo bisogno di tempo.- ipotizzò lui, riflettendo sugli atteggiamenti di Erina.
-forse..- ribadì, -ma se capissi i suoi motivi magari potrei sostenerla meglio.-
-anch'io vorrei capire meglio Nakiri. Se non la capisco non posso essere utile.-
-dunque, è questo che ti tormenta.-
-sai.. ieri ho avuto la conferma di piacerle. Stavo per baciarla, poi mi sono bloccato.- strinse il pugno con forza, cercando di controllare i sensi di colpa. -e lei si è arrabbiata.-
-vorrei anche vedere, amico. Perché non l'hai baciata?-
-non lo so, Takumi.. io, ecco, io sono innamorato di lei. Però, nonostante questo, non so niente di lei.
Perfino Carter sa più cose di me su Nakiri. Anche oggi non è in perfetta forma, ma cerca di nascoderlo.
So che non sta bene, ma preferisce non chiedere aiuto e non parlarne; e, se faccio il primo passo io per incoraggiarla, mi respinge.-
-io mi farei molto meno problemi, Soma. Andrei lì e proverei a parlarci.-
-non voglio discutere ancora con lei.-
-meglio discutere che ignorarsi. Io sono di quest'idea.-
Lui si fece pensieroso. Sarebbe stato meglio discutere con lei?
Di una cosa era certo: non parlarle proprio faceva più male che litigarci.
L'indifferenza era dolorosa. -forse hai ragione, Takumi.-
-allora vai da lei e basta.- lo incitò facendogli una pacca sulla spalla.



 
****


Dopo la breve pausa ripresero il tragitto verso il rifugio, Erina proseguì a camminare spedita quando Yukihira, cogliendo l'attimo che era da sola, si affiancò a lei:
-Nakiri.. possiamo parlare?-
-cosa vuoi, Yukihira? Mi sembra di averti detto tutto ieri. Non mi va di ripetermi.-
Era stata fredda, ma già tremava per l'eccitazione all'idea di averlo così vicino.
-io non ho detto tutto, invece.- ribatté serio, lui. -e anche se non mi vuoi ascoltare, io parlarò lo stesso perché preferisco discutere con te piuttosto che essere ignorato.-
Lei si sentì arrossire davanti a quella parole e una scintilla d'emozione attraversò immediamente il suo corpo facendolo vibrare, ma non riuscì a guardarlo negli occhi.
Lui portò le labbra vicino al suo orecchio e le sussurrò:
-non è che non volessi baciarti, Nakiri, tutt'altro..- il fiato sul suo orecchio le procurò un calore ardente che le scatenò dei brividi, che le animarono il cuore in veloci battiti.
Si staccò dal suo orecchio e lei si ritrovò a riampiangere la sensazione che le si scatenavano ad averlo così vicino. -mi dispiace se hai frainteso.- aggiunse.
-perché non l'hai fatto? Hai visto cosa aveva fatto Carter, no? Cosa ti ha impedito di farlo, Yukihira?- diventò paonozza dopo che udì le parole imbarazzanti che erano uscite dalla sua bocca, abbassando il tono della voce a un suono flebile e cauto: le aveva praticamente confessato di voler essere baciata da lui e adesso non poteva ritrattare le sue parole perché sarebbe stato impossibile farlo.
-avresti voluto che lo facessi?- chiese lui, pur sapendo la risposta.
Voleva sadicamente sentirla a parole esplicite. “maledetto Yukihira!” lo maledì.
-la sai la risposta, Yukihira, non hai bisogno di sentirlo apertamente.- replicò seccata.
-sai perché non l'ho fatto, Nakiri? Perché tu non intendi affatto affidarti a me.- spiegò, -anche oggi, per esempio, credo di essere l'unico ad essermi accorto che anche stanotte non hai dormito, ma continui ostinatamente a cercare di apparire in forma.-
-come osi essere così presuntuoso? Io non nascondo niente.- tuonò mentendo.
Odiava essere così trasparente agli occhi di Yukihira. Era frustrante. Se sentiva totalmente vulnerabile davanti a lui e non le era mai successo.
Perché era l'unico ad essersi accorto del suo stato d'animo? 
Perché continuava ad essere l'unico? Cosa aveva di così speciale?
-lo so che non è così, Nakiri.- ripeté ancora, lui, deciso.
-dimmi Yukihira.. perché sei così maledettamente fissato con il mio passato? Perché cerchi sempre di affondare in esso in maniera così insistente? Non farlo.-
-perché è il tuo continuare a nascondermelo che innalza un muro impenetrabile tra di noi.-
-ed è per questo assurdo motivo che ti riufiuti di baciarmi?-
-esattamente Nakiri. Solo per questo.-
-sei un vero idiota.- sputò irritata. -lasciami sola. Ho bisogno di prendere le distanze da te.-
-non allontanarti, Nakiri, siamo già abbastanza distanti dal gruppo.- la richiamò lui.
-non-seguirmi.- ordinò categorica. -so la strada. L'ho già fatta.- precisò gelida.
L'espressione triste di Nakiri, lo bloccò dal fare qualsiasi altra mossa per fermarla.
Era scappata nuovamente. Sapeva davvero la strada?
Poi, ad un tratto, la sua delicata schiena sparì da davanti ai suoi occhi.

Fu raggiunto dagli altri. -Yukihira... dov'è finita Erina? Non eravate poco più avanti?-
Soma non rispose e Alice lo riscosse scuotendolo per la spalla.
-Yukihira.. dove diavolo hai nascosto mia cugina?-
-abbiamo discusso e si allontanata. Mi ha detto che sapeva la strada.-
Era troppo assorto e avvolto dai sensi di colpa per aver discusso con lei.
Tuttavia, nonostante questo, non era pentito di aver chiarito il malinteso con lei e di averle spiegato perché non l'aveva baciata. Doveva farlo ed era giusto così.
-no, Soma, non può sapere la strada. Passando dal lago abbiamo fatto una deviazione e se non sbaglio neanche lei c'era mai stata in quella zona.- si intromise Takumi.
Lui sbiancò a quelle parole. Dunque si sarebbe persa? E se le succedeva era colpa sua?
-perché non l'hai fermata, Yukihira?- si scaldò Hisako.
-va bene che è mia cugina, ma sei scemo a lasciarla andare da sola in mezzo alle frasche? Tra poco tramonterà anche il sole e sarà ancora più difficile trovarla.-
-Soma.. io ti avevo detto di parlarle, ma non di farla scappare così.- si unì Takumi.
-vai immediatamente a cercarla!- gli intimò Hisako rabbiosa. -non sarà andata tanto lontano, se si è allontanata da poco. Sbrigati!-
Lui non sapeva cosa rispondere. Era troppo agitato per dire qualcosa, ma doveva mantenere la calma oppure avrebbe fatto solo di peggio e cercarla in assenza di lucidità sarebbe stato inutile e dannoso. Takumi si avvicinò a lui e lo riscosse:
-vai Soma! Tieni questa mappa, noi ne abbiamo già un'altra. Seguila e cercala.-
-nel frattempo noi che facciamo?- intervenne Hayama.
-noi andiamo verso il rifugio e gli aspettiamo lì, così almeno abbiamo un appoggio che in caso di pericolo potrà aiutarci. Vi aspettiamo lì.- stabilì Isami.
-non possiamo lasciarli da soli in mezzo al bosco!- protestò Alice.
-esatto!- concordò Hisako. Ryou si affiancò Alice e le afferrò la mano.
-mia signora.. è meglio fare come ha detto, Aldini. Se anche noi rimaniamo qui e loro hanno bisogno, chi chiemerà i soccorsi?- cercò di farla ragionare.
-ma..- tentò lei.
Soma era riuscito a trovare nuovamente un minimo di bilanciamento e compostezza, così disse:
-..Kurokiba ha ragione, Alice. Voi andate verso il rifiugio. La troverò a tutti i costi. Devo.-
-se le succede qualcosa non ti perdono.- lo minacciò Hisako, -e non te l'affiderò più!-
Soma accennò un sorriso. -Scusami per questa svista, Arato-san, ti prometto che la proteggerò come si deve e la riporterò al rifugio salva, altrimenti non me lo perdonerò mai. Sono stato io a cominciare la discussione e sarò io a rimediare al mio errore.-
Afferrò la cartina ancora in mano a Takumi e dopo un veloce “grazie” generale, si inoltrò nella boscaglia iniziando a chiamarla a voce alta.



 
****


Stava correndo senza voltarsi indietro e gli occhi bruciavano perché voleva piangere.
Perché Yukihira voleva tanto sapere del suo passato? Non stavano mica insieme?
Perché non capiva che per lei era dura parlarne?
Quelle vecchie ferite erano ancora aperte e chiuderle sarebbe stato un processo molto lungo.
Perché non era convinta delle sue ragioni?
Non aveva idea di come doveva funzionare un rapporto di coppia_e loro non erano affatto una coppia e non dovevano assolutamente esserla_.
Era sempre stata sicura di non sbagliarsi mai, ma questa volta non riusciva a capire come mai si sentisse in colpa per come gli aveva risposto.
Insomma.. lui era stato invadente e non aveva il diritto di esserlo, però le parole:
Perché è il tuo continuare a nascoderlo che innalza un muro tra di noi”
Non smettevano di risuonarle in testa come una lama affilata che la stava trafiggendo per punirla di non avergli raccontato niente e per il non riuscire a farlo.
Quelle parole le stavano dicendo che il suo modo di approcciarsi agli altri in questo caso era sbagliato e che Yukihira forse non aveva tutti i torti.
Tuttavia, il suo non volerla baciare l'aveva fatta sentire rifiutata e questo non cambiava quello che provava e il suo sentirsi offesa dal suo comportamento.
Era vero che lei non riusciva a parlarle di quello che era successo, ma allontanarla per questo le sembrava eccessivo. Ma che stava dicendo?
Eccessivo..? semplicemente loro sarebbero comunque dovuti stare separati a causa della sua ricca famiglia, quindi non era eccessivo per nulla: più si allontanavano, meglio era.
Ma lei non voleva allontanarsi. Farlo le faceva male. Lei voleva stare con lui. Finalmente sentì i suoi occhi inumidirsi. Esatto.. questa era la verità.
Lei voleva stare con Yukihira. Desiderava avere un rapporto più intimo con lui. Era inutile continuare a negarlo a se stessa. Lo stava ammettendo.
Intanto che cercava di asciugarsi le lacrime, iniziò a rendersi conto di non riconoscere più quel posto e mentre alzò gli occhi al cielo notò che anche il sole stava tramontando.
Comprese che, in effetti, passando dal lago avevano cambiato strada facendo una deviazione e lei quella zona non la conosceva per niente.
Iniziò ad avvertire una sesanzione di spaesamento e abbandono, il silenzio del bosco non aiutava, e il terrore raggiunse la bocca del suo stomaco rendendola ansiosa.
Dov'era finita? Doveva mantenere la calma, altrimenti anche la poca lucidità per ragionare e pensare come agire sarebbe svanita. Prima che potesse fare altro o riflettere su un piano, però, mise un piede in una parte di un terreno “franoso” e vide troppo tardi il burrone che si estendeva poco tempo, perdendo l'equilibrio e scivolando di sotto. Cacciò un urlo disumano, ma per fortuna non era talmente ripido da morirci, ma non era lo stesso una passeggiata. Arrivata in fondo al borrone, adesso era sicurissima di essersi persa e di non sapere come risalire in cima e, oltre a questo, si era anche ferita ad una caviglia che le stava dolorosamente pulsando, dal non riuscire a trattenere lamenti di dolore.
Cercò nello zaino, agitata e tremante, il cellulare nella vana speranza di trovare una “tacca” di campo, ma acceso lo schermo vi vide scritto solo “nessun segnale”.
-accidenti!!- lo lanciò a terra, brusca, e le lacrime tornarono a stuzzicarla fastidiose.
Cosa doveva fare? Si era infilata in un bel guaio e, come se non bastasse, il sole tra i colli stava calando per fare spazio ai colori notturni. 
La paura la stava invadendo come non mai. L'unica cosa che pensò di fare era chiamare aiuto sperando che qualcuno dei suoi compagni che era venuto a cercarla la sentisse, così iniziò a urlare con voce più alta che poteva “aiuto”, ripentendolo meccanicamente tanto da perdere la voce per come si stava sforzando nel farlo, pregando dentro di lei che qualcuno la sentisse e pensando a Yukihira. Se non l'avesse più rivisto? Perché era stata così stupida da allontanarsi?
L'idea di non rivederlo più, di perdere tutto, faceva terribilmente male.
Dentro di lei sperava che Yukihira venisse a salvarla, perché in fondo era sicura che lui avrebbe fatto di tutto per trovarla.
La sua determinazione non riusciva nemmeno a metterla in dubbio. Lui era la sua unica salvezza, incredibile ma vero.
Senza accorgersene, iniziò a chiamare il suo nome nel pronunciare grida di “aiuto”.
Voleva vederlo. Perché non appariva da sopra il suo burrone come succedeva nei suoi manga?
Perché nessuno la sentiva?

Più la luce scompariva, pù il panico l'assiliva.



 
****


Era un'ora che stava cercando, ma di Nakiri non vi era traccia. Aveva provato a chiamarla diverse volte con il cellulare, però nessuno dei due sembrava avere campo.
L'ansia lo stava asselendo e i sensi di colpa ancora di più. Se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.
Il sole stava lasciando il posto alla notte e più il cielo si oscura, più la sua ricerca sarebbe diventata ardua.  Perché l'aveva lasciata andare?
Lei gli aveva detto di sapere la strada, ma lui doveva seguirla lo stesso. Aveva sbagliato.
Come poteva aspettarsi che Nakiri si affidasse a lui, se in questi casi nemmeno riusciva a proteggerla?
Il macigno che aveva sullo stomaco si faceva sempre più pesante e spaventoso. Il terrore che lo stava assalendo non l'aveva mai provato e faceva veramente male.
Gridava il suo nome, la chiamava disperatamente, ma lei non sembrava rispondere alla sua voce che, tra l'altro, si stava lentamente mozzando per l'angoscia di perderla o di arrivare troppo tardi a salvarla, a buio inoltrato. Continuò a chiamare ripetutamente.
Una voce dentro di lui lo stava tormentando e si ripeteva come un chiodo fisso, creandogli un'inquietudine da terrorizzarlo. Non avevano risolto niente.
Non si erano ancora parlati chiaramente. Lui non si era nemmeno dichiarato a lei, perdendo la sua occasione. E lei era da sola chissà dove.
Nakiri all'apparenza sembrava forte, ma in realtà era una ragazza come tante, con le sue fragilità e che al buio da sola, dispersa nel bosco, avrebbe iniziato a tremare come un pulcino e lui non poteva stringerla. Non poteva sostenerla e rassicurarla perché non la stava affatto trovando e non era lì con lei.
Cosa avrebbe fatto se le fosse successo qualcosa? Come si sarebbe sentito?
Per lui Nakiri stava diventando “tutto” assieme alla sua passione per la cucina.
Nakiri si era insinuata lentamente nel suo cuore, diventando una parte essenziale di lui. Per lui.
Era nata dentro di lui come un pensiero fisso. Un sentimento forte. Un desiderio. Un obiettivo. Il suo obiettivo.
Lei lo bilanciava. Lei lo completava. Nakiri lo faceva sentire vivo e infuoco, eccitato ed elettrizzato, incuriosito allo stesso tempo.
Lei lo stupiva, così come la cucina lo faceva sentire e lo accendeva animando la sua quotidianeità. Esatto.
Nakiri per lui era fodamentale, centrale, era come un “accendino” che si prensentava indispensabile di fronte a dei fornelli. Senza esso i fornelli erano piatti, monotoni, inutili davanti ai suoi occhi. Dunque, senza Erina la sua vita sarebbe risultata spenta, povera, "rinsecchita" e la sua anima sarebbe stata risucchiata, perché non aveva la spinta per andare avanti. Era semplicemente impossibile. Senza Nakiri l'unica cosa a movimentare la sua vita sarebbe tornata ad essere la cucina. La cucina lo emozionava, certo, ma le sensazioni che avvertiva accanto ad Erina erano così forti, acute, nitide e ovviamente insostituibili.
Cos'era davvero questo sentimento così destabilizzante?
Non poteva essere altro che amore. Ecco la verità: lui amava Nakiri. Non era un semplice innamoramento, lei era molto di più.
Appunto per questo doveva assolutamente trovarla prima che tramontasse il sole, così continuò a chiamarla con un tono sempre più alto e in seguito a diversi richiami finalmente avvertì a qualche distanza la voce di Nakiri che stava chiedendo aiuto. Sicuro che fosse lei, prese a correre come un forsennato seguendo i richiami e raggiunse un burrone, molto più simile ad un fosso non esageratamente ripido, guardò giù ed ecco che la vide. I loro si incrociarono.
Lei aveva gli occhi rossi e il volto umido, segno che aveva pianto fino a poco fa e davanti alla sua espressione avvertì una stretta al petto che lo fece piegare in due.
-Yukihira..- fiatò lei, stancamente. Lui si aprì in un espressione altamente sollevata.
-Nakiri.. ti ho trovata..- realizzò distratto: si sentiva troppo indebolito dal sollievo che lo aveva accolto dopo averla vista.
-non ti muovere da lì, Nakiri, scendo a prenderti!-
-non farlo, Yukihira, è troppo pericoloso.-
-non potrei mai lasciarti qui. Sono così sollevato di averti trovato, che voglio solo scendere da te. Quindi, non fermarmi.- affermò arricciando un sorriso. Lei arrossì impacciata.
Soma scivolò lungo il pendio terroso, poggiando i piadi nei punti doveva poteva essere sostenuto e dove poteva arreggersi e riuscì a raggiungerla. -Nakiri!-
Pronunciando il suo cognome, la guardò dritta negli occhi lilla ancora inumiditi e non riuscendo a resisterle si chinò ad abbracciarla più forte che poteva.
Lei instintivamente rispose all'abbraccio. -sei uno stupido, Yukihira. Perché diavolo ci hai messo tanto?-
Lo assalì, appoggiando la fronte contro il suo caldo petto.
-non dovevo lasciarti sola, scusami.- disse lui. -sono contento che stai bene. Non sai quanto. Se non ti avessi trovato sarebbe stata una vera sconfitta per me.-
-al contrario di quello che stai dicendo, sapevo che mi avresti trovata.- obiettò lei, risoluta.
Lui si scostò dal suo corpo e la guardò nelle iridi. -come mai sei diventata così carina all'improvviso?- chiese perplesso.
Lei lo incenerì con un'occhiataccia e lui si grattò la nuca impacciato. -come stai?- cercò di accertarsi.
-ho preso una distorsione alla caviglia e mi sta pulsando da morire.-
-fammi vedere.- la invitò lui.
-non è niente, Yukihira. Lascia perdere.-
-non sembri riuscire a stare in piedi.- constatò lui. -ti porterò in spalla al rifugio.-
-non se ne parla. Non so nemmeno dove siamo. Il tragitto potrebbe essere lungo.-
-ti porterò in ogni caso. Non ti lascio qui, Nakiri.- insisté lui, deciso.
-perché quando ho bisogno di te, appari sempre?- distolse lo sguardo lei, troppo imbarazzata per continuare a sostenere il suo.
-a volte penso che tu abbia dei poteri paranormali.- aggiunse stizzita. Tuttavia, era veramente felice di vederlo.
Soma ridacchiò divertito da quelle parole.
-non ho poteri paranormali, Nakiri. Quella sei tu.-
-allora perché mi segui dovunque, anche dopo che ti ho trattato male?-
-Nakiri.. tu davvero non ci arrivi.- assottigliò gli occhi, asserendo. -non hai ancora capito.-
-come faccio a capirlo se non parli chiaramente? E poi.. sbaglio o sei stato tu a tirarti indietro ieri? Se ti comporti in questo modo senza darmi spiegazioni sensate, se non la “scusa” del mio passato, come pensi che io possa capire quello che vuoi?-
Lui sospirò arreso alzando gli occhi al cielo e abbozzando un sorriso.
-ero dannatamente preoccupato per te, Nakiri. Sai perché lo ero?- cominciò, allora: si era convinto a confessarle ciò che provava perché sarebbe stato l'unico modo per farle capire i suoi veri sentimenti. -..lo ero perché tu mi piaci. Mi piaci, Nakiri.- dichiarò finalmente.
-Scusami se non te l'ho detto chiaramente fin dall'inizio e quando ne ho avuto l'occasione.-



 
****


Lei sgranò gli occhi scioccata, arrossendo fino al midollo e alzandosi di scatto per la sorpresa, avvertendo in seguito una fitta alla caviglia che la fece traballare e cadere tra le braccia di Yukihira. Lui la sostenne da sotto le ascelle, dolcemente, e lei sollevò lo sguardo verso i suoi occhi incontrando quelli sinceri di lui.
Cosa aveva appena detto?
Ripensando alla confessione di Yukihira, si imbarazzò nuovamente.
Rimasero qualche minuto indefinito in quella posizione: lui che la sosteneva e lei che lo fissava dritto negli occhi in uno scambio di sguardi bollente ed intenso.
-cosa..?- farfugliò timiditamente, guardandosi attorno impacciata pur di non andare in brodo di giuggiole a ricordare quelle parole.
Lui la sostenne ancora e la presa prima leggera e delicata, si fece più ferrea. Fermò le sue occhiate spaesate da una parte all'altra, afferrando il suo volto tra le mani.
-guardami Nakiri.- le sussurrò con voce calda, -smettila di agitarti in questo modo.- ridacchiò. Lei arrossì ancora e tornò a guardarlo.
Lui non le lasciò il tempo di riflettere che, senza mollare la presa, scese delitamente lungo il suo collo, carezzandoglielo con magistrale gradevolezza che le fece scoppiare il cuore nel petto. Poggiò l'altra su di un suo fianco e l'avvicinò a sé, facendo aderire i colori corpi separati da un incontro pelle contro pelle solo dai vestiti sportivi.
Erina poteva sentire quanto lui la desiderava dalle sue naturali manifestazioni ormali e da come la vezzeggiava con tenerezza. Lui era caldo, emanava un calore incredibile che la riscaldò di conseguenza. Le sue labbra erano a pochi centimetri dalle sue, tanto che poteva sentire il suo caloroso respiro su di esse.
Le mani di lui accerezzavo il suo corpo come una piuma che solletica sulla pelle, producendo un leggero e piacevole “pizzicorino”.
Non ebbe il tempo di godersi oltre quelle sensanzioni sconosciute, che finalmente lui posò la sua bocca su quella sua in un leggero bacio che sapeva più di sfioramento.
La strinse ancora di più a sé e non abbandonò le sue labbra.
Erina si fece trascinare da quell'emozione così nuova, eppure tanto preziosa, schiuse le labbra impulsivamente e Soma comprese il suo desiderio di approfondire il bacio.
Lui morse leggermente uno delle sue labbra e affondo la lingua, lentamente, cercando di abituarsi a quel contatto così intimo ed eccitante.
Le venne naturale seguire i suoi movimenti: iniziò un gioco di lingue che all'inizio era impacciato, poi si fece molto più passionale. Le loro lingue si cercavano, si sfioravano, si esploravano sempre più desiderose, creando loro un tumulto di sensazioni ardenti e peccaminose. Da bacio innocente, si era trasformato in un bacio così complice e aggraziato che li spingeva a non distruggere quello che stava scatenando loro, finché ambedue non dovettero staccarsi per riprendere fiato.
Cos'era stato? Erina era allibita. Il suo petto bruciava dall'emozione. Il suo cuore sembrava furioso.
Alla bocca dello stomaco riusciva ancora a sentire limpidamente il bruciore delle loro lingue che si univano in una danza accantivamente. Il labbro che Soma gli aveva stuzzicato era umido, così come tutto il resto della sua bocca. Non era fastidioso, anzi.. era una traccia di quello che era successo tra loro. Una traccia che non voleva più dimenticare.
Il bacio di Jess non era stato nulla a confronto con quell'abbraccio mozzafiato e quella prima conoscenza reciproca e ricca di sensazioni misteriose.
Quello era il suo primo e vero bacio, che le avrebbe ricordato in eterno i suoi sentimenti per Yukihira, anche se fosse stata costretta a rinunciare ad essi. Era stato “cicatrizzante”.
Si scambiarono un'occhiata profonda e significava, Soma continuava a tenere avvolte le sue braccia attorno alla parte bassa della sua schiena e non sembrava intenziato a lasciarla. Lei portò spontaneamente gli occhi in basso, concentrandosi sui suoi piedi, e cercando di controllare il suo volto che stava andando a fuoco come non mai. Soma non era da meno: era imbarazzato e si era fatto improvvisamente silenzioso, come se stesse meditando sul da farsi, ma non sembrava voler lasciare la presa.
Portò gli sguardi altrove e una mano sulla fronte, come a voler nascondere il volto.
-spero che adesso hai capito, Nakiri.- borbottò incerto.
-sei eccessivo, Yukihira.- boccheggiò impacciata.
-anche tu lo sei, Nakiri. Se non ti avessi baciata non l'avresti mai realizzato.-
-l'ho capito perché è la prima volta che anche tu mi parli chiaramente.- replicò lei.
Pian piano, tra una risposta e l'altra, stava diminuando anche l'iniziale imbarazzo.



 
****


Il suo corpo fremeva ancora ripensando a come si erano baciati e a come Nakiri aveva risposto con trasporto ai suoi sentimenti. Il suo organismo era ancora assalito da scosse d'eccitazione e bramosia a causa di quel bacio così piccante. Non avrebbe mai immaginato che unirsi in un bacio sarebbe stato così favoloso. Probabilmente lo riteneva tale perché era successo con Nakiri e solo lei era capace di scantenargli certe forti emozioni. Non negava che durante quel momento avrebbe voluto osare di più, poiché aveva aspettato davvero tanto per riuscire a strapparle un bacio; però, adesso che era successo, non solo le aveva fatto capire i suoi sentimenti, ma aveva accorciato ulteriormente le distanze con lei. Dopo avergli dichiarato i suoi sentimenti, tutto ciò che si era imposto di fare, ovvero aspettare che lei gli parlasse del suo passato, era andato dritto a farsi friggere perché la voglia carnale di lei aveva preso il sopravvento senza via di scampo. In fondo.. se non le avesse detto quello che provava in quel momento, con la giusta atmosfera e loro due da soli in mezzo ad un fosso, se ne sarebbe veramente pentito.
Era sicuro di aver preso la decisione giusta dicendole quello che sentiva, perché era inutile proseguire a nascondere i suoi sentimenti o a controllarsi, in special modo se stavano diventando sempre più forti e quando si era accorto di amarla. Ritrovarla sana e salva, l'aveva così sollevato che gli aveva dato la spinta per farsi avanti e abbandonare tutti i suoi presupposti. Con quell'esperienza, si era reso conto che trascinare i sentimenti a lungo era solamente deleterio e sofferente ed era stato meglio rimediare subito ai suoi errori.
Adesso cos'erano? Nakiri, di fatto, sebbene aveva risposto al bacio con la sua stessa passione, non aveva ancora detto nulla riguardo al bacio e a quello che lui le aveva detto.
Sembrava pensierosa e assorta, così decise di parlare nuovamente lui:
-Nakiri.. tu perché hai risposto al mio bacio?- andò direttamente al dunque, affinché il suo chiarimento raggiungesse presto una conclusione. Era un po' agitato in attesa della sua risposta, ma voleva sapere quello che lei provava e se aveva davvero delle speranze.
-mi hai colto impreparata, tutto qui.- decretò schiva: anche lui sapeva che mentiva.
-anche se ti ho colto impreparata, non ti ho costretto a ricambiarlo.-
Lei arrossì ancora e cercò di raccogliere di nuovo compostezza.
-non possiamo e basta, Yukihira.- tentò con aria incerta. -lo sai perché.-
Chiunque avrebbe compreso che non era decisa in quello che sosteneva.
-perché non possiamo? Quindi, devo dedurre che non è un “ non volere” ma un “non potere”?- domandò ancora. Lei optò per il silenzio e lui sospirò.
-lo sai che non mi arrendo, vero?- ribadì, -non lo faccio in cucina e non lo farò con te.-
Si grattò la nuca per quelle parole tanto fiere ed ottimiste che gli erano uscite dalla bocca.
-beh, Yukihira, dovrai farlo primo o poi.- ribatté ancora.
Nel frattempo si era fatto anche buio, ma li rassicurava l'idea che non erano più soli.
-non lo farò, Nakiri.- sottolineò nuovamente, sorridendo. -perché sento cosa provi.-
-quanto sei arrogante!- sbottò lei, arricciando il naso e arrossendo.
Lui scoppiò a ridere, poi tornò serio. -qualsiasi siano i tuoi motivi per rifiutarmi, Nakiri, io farò in modo che tu non sarai più capace di farlo.- ghignò. Lei sbuffò.
-è meglio se tu non entri nella mia vita più del dovuto, Yukihira. Questo perché non credo sarebbe salutare per te finire nelle dinamiche familiari della famiglia Nakiri e nelle sue rigide usanze, che di certo non comprendono il tuo volere né il rispetto dei tuoi desideri.-
L'espressione di Nakiri si fece nostalgica e triste. Il volto oscurato e gli occhi vitrei: stava soffrendo perché un'altra volta era costretta ad ascoltare le pretenziose esigenze della sua famiglia. Lei non glielo disse esplicitamente, ma lui aveva capito che il suo impedimento maggiore per raggiungere la felicità con lui_e in generale_non era solamente il suo infausto passato, ma anche le tradizioni autoritarie della sua famiglia.
Abbassò lo sguardo: per ora non poteva fare niente, doveva accettare di essere stato momentaneamente rifiutato da lei_anche se Nakiri non lo voleva davvero_ ma di certo non si sarebbe arreso e aveva la vaga impressione_non sapeva perché_ che il preside presto sarebbe stato dalla sua parte. Tutti gli avevano fatto capire che lo stile di pensiero di Senzaemon non era propriamente conforme ai principi arcaici della famiglia Nakiri; per ora era solo una sensazione, ma voleva essere ottimista. Non si sarebbe arreso con Erina perché non era il tipo da farlo ed era quello che il “suo vecchio” gli aveva incultato fin da piccolo, educandolo e tramettendogli una personalità determinata e testarda.
Avrebbe ottenuto quello che voleva e ciò che desiderava era stare con Nakiri.



 
****



-d'accordo Nakiri: facciamo che per adesso accetto di essere stato respinto da te.-
Lei si meravigliò ascoltando quelle parole, ma soprattutto notando il mezzo sorriso che aveva imperniato le sue labbra fini mentre le rispondeva: era chiaro che, anche se aveva finto di accettere di essere respinto, aveva qualcosa in mente e conoscendolo avrebbe fatto di tutto per raggiungere tale obiettivo.
Dunque, con disappunto, le accese una “fiamma” di temporanea speranza, che cercò di celare dentro di lei e di spingere lontano dal suo cuore pur di non rimanere delusa quando la sua famiglia avrebbe vinto un'altra volta, sovrastando chiunque. -te lo ripeto, Yukihira: non immischiarti.-
-non lo farò.- mentì assecondandola. Tuttuvia, per ora gli andava bene così.
Perché non riusciva ad essere positiva anche lei? Perché non era nella sua indole essere ottimista quando si trattava della sua famiglia, in particolare di suo padre: le attraversò un brivido gelido a quel pensiero, che la fece leggermente tremare. Yukihira lo notò:
-tutto apposto, Nakiri? Ti duole la caviglia?- le alzò il mento, apprensivo, per farsi guardare negli occhi. -penso che dovremmo avviarsi. S'è fatto buio.- considerò.
-non preoccuparti, Yukihira. Sto bene.- rispose, scostando la sua mano dal suo mento che le stava solo facendo desiderare ulteriormente il suo tatto.
-parti subito male.- precisò dopo, allusiva, riferendosi alla sua calda mano sul suo strato di pelle.
-hai ragione, ma non riesco a non essere affettuoso con te. Abbi un po' di pietà per i miei sentimenti, Nakiri.- ironizzò divertito, lui.
Lei farfugliò qualcosa di incomprensibile, goffa.
-è meglio andare.- fece un passo avanti con la gamba infortunata, ed ecco subito una fitta dolorosa colpirla e facendola contorcere e sfuggire un gemito trattenuto.
-vedi Nakiri, non puoi camminare.- intervenne lui, -ti porto in spalla fino al rifugio.-
-non voglio che tu finisca all'ospedale per uno sforzo alla schiena, Yukihira. Posso farcela anche senza il tuo aiuto.- puntualizzò glaciale.
-una volta ogni tanto, Nakiri, potresti accettare l'aiuto di qualcuno? Non ce la puoi fare.-
Lei sbuffò esasperata. -e va bene.. ma non venire a lamentarti da me per i dolori alla schiena, poi.-
Lui sorrise soddisfatto e si girò di schiena porgendole le mani per prenderla da dietro le cosce. Lei, imbarazzata, si fece tirare su con delicatezza e la sua testa finì contro la larga schiena di Yukihira che nei suoi pensieri più nascosti aveva tanto desiderato sfiorare e accarezzare con le sue mani, superando quello strato di vestiti ingombranti.
Come si immaginava: era grande e tiepida, protettiva e comoda, a quel penso si sarebbe perfino addormentata. Sussultò mentalmente di fronte a quella fantasia, arrossendo: non poteva dormire, altrimenti se ne sarebbe vergognata per tutta la vita, specialmente dopo che lui gli aveva confessato quello che provava emozionandola come non le era mai successo e l'aveva baciata in quel modo così audace e romantico.
-stai comoda, Nakiri?- domandò lui premuroso. Lui la vide annuire da dietro.
-sbrighiamoci o gli altri chiameranno presto i soccorsi.- ordinò, cercando di nascondere l'imbarazzo.
Non riusciva a controllare il suo cuore e aveva perso le speranze di farlo. Era sicura che Yukihira lo sentisse da quanto batteva rapido.
-allora, fammi un favore, con una mano potresti reggermi la cartina? È nella tasca dei miei pantaloni: tirala fuori. Non riuscirei a sostenerti con una mano sola.-
Lei sfilò la cartina dalla tasca dei pantoloni di Yukihira e l'aprì.
-grazie Nakiri. Adesso leggi il tragitto che ho segnato con il pennarello rosso.-
-quando l'hai segnato?- fece sorpresa lei.
-mentre ti cercavo.- rispose semplicemente lui.
-non riesco a leggere bene la strada perché è buio.-
-come sospettavo.- asserì lui, -nella tasca davanti dello zaino c'è una torcia. Usa quella e vedrai che in quel modo la vedi.- la rassicurò.
Così fece e presa la torcia e accesa, vi si illuminò il tragitto.
-ok, adesso la leggo. Prosegui dritto.- le indicò.
Lui l'ascoltò e in quel modo forse sarebbero riusciti ad arrivare al rifugio sani e salvi.



 
****


Gli altri ragazzi della Tootsuki erano già arrivati al rifugio, in ansia per Soma ed Erina.
Hisako stava controllando spasmodicamente l'orologio affisso sul muro della Hall del rifugio, angosciandosi sempre di più per la scomparsa della sua amica.
Erano quasi le 20.00 e lei e Soma erano spariti da due ore senza fare ritorno.
Takumi aveva notato che Hisako era parecchio agitata e che anche Alice non era da meno: in fondo voleva bene anche lei a sua cugina.
Però stava iniziando a preoccuparsi anche lui per Soma. Era sicuro che avrebbe trovato Nakiri, ma il fatto che non rientrassero da due ore stava agitando tutti e decise che era il momento di intervenire: si diresse verso Hisako e le poggiò una mano sulla spalla.
-Arato-san.. capisco l'agitazione, ma cerca di stare tranquilla: sono sicura che Soma e Nakiri torneranno sani e salvi. Mi fido di lui.- la vide stringere i denti e spontaneamente poggiò la testa sul petto di Takumi, cogliendolo di sorpresa per il gesto. A lui venne d'istinto, avvolgerla tra le sue braccia. -tranquilla, adesso io e Ryou andremo a cercarli.-
-è troppo pericoloso farlo, Aldini. Non voglio stare male anche per te.-
Lui si imbarazzò. -sei sleale con queste parole, Arato-san.-
Lei alzò gli occhi verso di lui, imbronciata.
-è la verità. Anche se ti ho respinto, non vuol dire che non mi preoccupi per te.-
-grazie per queste parole.- rispose lui, stringendola più stretta.


-Ryou.. sono le 20.00. Ti chiedo di andare a cercare quell'incosciente e viziata di mia cugina con Aldini. Non è una richiesta, è un ordine rivolto ad entrambi.-
-è proprio da lei, milady.- affermò lui. -anche se lo nasconde, tiene a sua cugina.-
Alice adottò un espressione altezzosa che si tradiva osservando le candide guance che avevano assunto un colorito rosato, sia per le parole tenere di Ryou_che la conosceva meglio di tutti_che per essere stata costretta a far vedere a tutti i presenti il suo interesse e il suo nascosto affetto provato nei confronti di Erina.
Sciolta la vergogna, proiettò le sue iridi verso quelle di Ryou, accompagnando le mani verso il suo collo e facendogli una leggera carezza che raggiunse la guancia del ragazzo, che si aprì in un'espressione stupita. -ti prego, Ryou, stai attento.- le disse sottovoce.
Lui trascinò la sua mano, sopra il dorso di quella di Alice, sovrastando la dimensione della sua mano piccola ed esile. -non preoccuparti.- bofonchiò solo, mentre Alice trattenne il respiro per tutto l'arco di quell'istintuale movimento che l'aveva semplicemente estasiata.
-andiamo Aldini.- decretò, Ryou, tornando impassibile. L'altro annuì.
Il proprietario del rifugio, dopo aver ascoltato le due conversazioni, si intromise:
-è pericoloso inoltrarsi nel bosco con questo buio, ragazzi. Non posso permettervelo.-
-lo faremo lo stesso, signore. I nostri amici sembrano non tornare. Per favore, gli chiediamo gentilmente di chiamare i soccorsi alpini mentre noi anticipiamo le ricerche.-


Takumi si era mostrato molto professionale, coraggioso e maturo ed Hisako ne era rimasta colpita. Era una delle poche volte che vedeva Aldini in modalità seria.
Nel frattempo che Ryou e Takumi montavano sulle spalle i loro pesanti zaini, cercando strenuamente delle torcie e una cartina al loro interno e sotto gli occhi preoccupati di Alice e Hisako, ecco che Isami li bloccò. -aspetta nii-san! Vedo una figura procedere verso la passeggiata che porta al rifugio e mi sembra proprio Soma.- avvisò.
-Erina è con lui?- chiese ansiosa, Hisako, portandosi una mano davanti alla bocca.
Isami guardò meglio e poi annuì. -a quanto pare Yukihira la sta portando sulle spalle.-
-allora è ferita!- esclamò Alice. -forza! Magari hanno bisogno di aiuto.-
-andiamogli in contro, ragazzi.- propose Takumi. Così, di conseguenza, il gruppo raggiunse a passo spedito i due dispersi e sorrisero sollevati vedendo che non erano ridotti poi così male. Soma gli fece un cenno di saluto, sorridendo. Era affaticato, ma stava bene e questo era l'importante. Hisako corse da Erina:
-Erina.. stai bene per fortuna! Che hai fatto? Perché Yukihira ti porta in spalla?-
-ha preso una distorsione alla caviglia.- rispose per lei, Soma, guardando di sgamo Nakiri con una smorfia che la fece impazzire per quanto era deliziosamente impertinente.
-bisogna metterci subito del ghiaccio.- stabilì il medico del rifugio, che era stato appena chiamato dal proprietario. -prego, portatela su questo divano.- li invitò.
-posso andarci da sola, Yukihira. Puoi farmi scendere adesso.-
-ti accompagno fino al divano. Che vuoi che sia qualche passo in più.- sorrise cordiale.
-siamo davvero contenti che siete tornati sani e salvi.- continuò Hisako, più rilassata. -anche Alice era molto preoccupata per te, Erina.- aggiunse, ghignando verso la giovane Nakiri. Alice distolse lo sguardo orgogliosa e presuntuosa. -non ero poi tanto preoccupata.-
Ryou la sentì deglutire a causa della bugia e abbozzò un sorriso nascosto.
La diagnosi del dottore fu, infatti, una leggera distorsione alla caviglia e suggerì ad Erina di tenere il ghiaccio tutti i giorni, per una settimana, e di prendere qualche antidolorifico in caso di maggior fastidio; e, ovviamente, ordinò lei di stare a riposo per almeno una settimana.
Nakiri sospirò seccata, avvertendo la parola “riposo”.
-ti tocca cuginetta!- la stuzzicò Alice, -hai voluto fare la sconsiderata? Ecco la penitenza.-
-sta zitta, Alice. Un uccellino mi ha detto che eri preoccupata per me.- sogghignò.
L'altra arrossì leggermente.
-tsz.. è un bene che ti sia tornata la “vena” sarcastica. Sei arrivata al rifugio con un'aria da funerale.- la punzecchiò ancora.


Soma sorrise vedendo che tutti erano felici che lui ed Erina stessero bene.
Più che altro era contento di vedere che Erina stava entrando un po' nel cuore di tutti i presenti e non solo nel suo; questo anche perché stava lentamente cambiando.
Takumi lo distrasse dai suoi pensieri:
-allora Soma, ci spieghi cos'è successo veramente? Come hai trovato Nakiri?-
Lui si schiarì la gola accendendo una “lampadina sospettosa” nella mente diabolica ed intuitiva del suo amico, leggendo un messaggio sottointeso e ambiguo in quel gesto.
Soma raccontò loro com'erano andati i fatti, tralasciando (almeno agli altri all'infuori di Takumi) gli sviluppi avvenuti tra lui e Nakiri, descrivendo come avevano fatto a trovare il rifugio. -avete avuto molta fortuna.- constatò Hayama, a fine racconto.
-già. Meno male mi avevate lasciato una cartina e io per prevenzione mi ero portato dietro una torcia, altrimenti non so come avremmo fatto.- ridacchiò un po' impacciato.
Sentì una piccola fitta alla schiena che lo portò a doversi sgranchire le ossa: non era pentito di aver portato tutto il tempo Nakiri in spalla, poiché non l'avrebbe mai lasciata lì da sola, ma un'ora di cammino con lei sulle spalle era stata faticosa. Tuttavia, l'importante era che fossero arrivati vivi al rifugio e che lui era riuscito in qualche modo a proteggerla.



 
****


Ad Erina non era sfuggito il “fare ginnastica” con le braccia e la schiena di Yukihira e portò gli occhi di lato assalita dai sensi di colpa: in fondo, se era finita in un fosso/burrone, era colpa sua perché aveva fatto la permalosa e la capricciosa, e come diceva sua cugina Alice, era stata incosciente e di conseguenza Yukihira ci aveva leggermente rimesso la schiena. Forse doveva scusarsi e basta. Un'altra volta aveva scaricato il suo lato impulsivo su di lui, approfittandosi della sua gentilezza e del suo altruismo, ed era stata ancora più meschina a farlo dopo che Yukihira gli aveva confessato i suoi sentimenti e lei l'aveva agilmente respinto senza dargli un vera spiegazione rispetto alla sua decisione.
Il destino volle che, al momento che lei indugiò per l'ennesima volta su di lui dispiaciuta, anche lui la stava guardando come per accertarsi che stesse veramente bene: si scambiarono un'altra occhiata incisiva e magnetica che li proiettò immediamente all'immagine di loro stretti in un abbraccio bollente e uniti in un bacio folle, sotto le stelle, che non li risparmiò un imbarazzo reciproco tinto di rosso fuoco.
Superato il momento di bisogno carnale comune, lei spostò lo sguardo altrove e borbottò:
-scusami Yukihira..- il tono era flebile e goffo -..sai.. per la schiena.- precisò timida.
Lui le sorrise rassicurante, avvicinandosi a lei che era seduta sul divano e chinandosi fino a presentarsi più basso e a poter analizzare il suo volto dispiaciuto da sotto.
-la mia schiena sta bene, Nakiri, piuttosto vedi di tenere a riposo la caviglia invece di sentirti in colpa perché per una volta hai deciso di farti aiutare.-
Lei arrossì ancora davanti alla tenerezza di Yukihira. La sua espressione era innocente, tranquilla, non rancorosa. Anzi.. sembrava davvero contento, nonostante il dolore alla schiena, di averla portata in spalla fino al rifugio. Chissà perché era così fastidiosamente compiaciuto dalle sue eroiche gesta?
Insomma.. lei lo aveva respinto, eppure lui non sembrava deluso o amareggiato dalla sua risposta, anzi.. era decisamente attivo ed energico. Come faceva?
Lei invidiava tantissimo la perseveranza di Yukihira, ma oltre ad inviadiarla, paradossalmente apprezzava quella sua qualità perché in qualche assurda maniera riusciva a trasmetterle fiducia e sicurezza. Le infondeva un'insolita speranza, anche se quell'ottimismo durava solo per qualche minuto.
-grazie Yukihira.- disse sottovoce, quando lui si era allontanato per tornare a parlare con Aldini.




***************************************************************
Angolo autrice: ecco qua il nuovo cap. Sono riuscita a completarlo! *-* spero che gli sviluppi che ci sono stati tra Erina e Soma li abbiate apprezzati! e anche le piccole scene sulle altre coppie :D. Cosa ne pensate del bacio? ho gestito bene i pensieri dei PG e i loro comportamenti senza andare troppo OOC? ahahah XD so che penserete che sono stata sadicata ad allontanare nuovamente Erina e Soma dopo che li ho fatti avvicinare così tanto! :P beh, ma sapete.. sono dell'idea che, se desidero mantenere la curiosità sui miei lettori, è meglio non dar loro tutto e subito! XD ma tranquilli.. questo non significa che terrò distanti Erina e Soma! vedrete! vedrete!
Non sarà facile per loro resistersi a vicenda! :P personalmente, sono abbastanza soddisfatta per come mi è uscito questo cap! spero che pure a voi non vi abbia deluso.
Vi prego di perdonarmi per non avere ancora risposto alle vostre recensioni, ma sono sempre in corsa.. ç____ç appena trovo un attimo rispondo a tutti! scusatemi! >.<
Intanto, ringrazio chi ha messo la storia tra preferite/seguite. Questo cap lo dedico sicuramente a Kyuu-chan (Kyuubi all star), mio grande amico e a cui sono veramente veramente grata per aver avuto la pazienza di lasciarmi una recensione ad ogni cap! *-* sei un tesoro!! <3 grazie davvero! cercherò di risponderti il prima possibile! perdonami.. ç___ç grazie ancora a tutti!!^^


Alla prossima!!*-* Erina91

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Love between cousins ***


Love between cousins

 
Alice non riusciva a credere di aver instaurato una relazione sentimentale stabile con Ryou da qualche settimana.
Tra loro non c'era bisogno di parole per capirsi. I gesti, l'affetto, il contatto, le sfide erano il loro ambiguo modo di parlarsi e considerarsi.
Non avevano esattamente specificato che stavano insieme, come coppia si intende, ma ad Alice non importava finché loro due non si allontanavano e nei momenti che erano da soli si lasciavano andare a passionali effusioni. Era felice. Si sentiva completa con lui accanto e sapeva bene che quelle emozioni le provava solamente perché aveva Ryou dalla sua parte. L'amore era davvero bello.
Erano rientrati a Sapporo da qualche giorno dopo la tragica avventura in montagna e la quasi scomparsa di sua cugina e del suo “ragazzo”, o almeno.. di colui al quale Erina voleva bene.
Alice aveva smesso di infilarsi tra loro due solo per divertimento e soprattutto per stuzzicare sua cugina.
Da quando lei e Ryou erano passati a condividere un rapporto intimo, mettere i bastoni tra le ruote a sua cugina era diventato noioso e soporifero.
Non era più il suo passatempo preferito poiché aveva di meglio da fare.
Inoltre, Yukihira era così preso da Erina che non vedeva oltre e chiunque poteva immischiarsi, ma lui continuava ad avere occhi solo per lei. A quel pensiero ancora sentiva un certo fastidio, ma era dovuto alla sua storica invidia nei confronti di sua cugina e non perché aveva un interesse particolare nei confronti di Yukihira.
Lei amava Ryou e basta. Alice aveva unicamente bisogno di Ryou e stare con lui le bastava a sentirsi soddisfatta.
In effetti, negli ultimi mesi si sentiva cambiata. Come dire.. forse era diventata più matura e riflessiva. Magari era un po' cresciuta dal punto di vista mentale. Sorrise a quel pensiero.
Mentre camminava per gli ingressi della residenza di suo nonno, passò di sfuggita davanti alla porta del suo ufficio e per puro caso udì suo nonno pronunciare il nome di suo zio Azami.
Sentirlo parlare con Azami la sorprese perché sua mamma Eleonore le aveva esplicitamente detto che suo nonno aveva rotto i contatti con suo zio per qualche misterioso motivo che non era dato loro sapere; dunque, lei non aveva più visto né sentito parlare di Azami. Così, incuriosita da quell'insolita situazione e consapevole di essere da sola in corridoio, si appoggiò contro il muro di lato alla porta e da brava pettacola si mise ad ascoltare la loro accesa conversazione:

-ti avevo detto di non cercare più né me né Erina, Azami. Cosa vuoi?- sostenne suo nonno, in tono alterato.
Alice si stupì: era raro che suo nonno si scaldasse in quel modo con qualcuno. Quello che aveva fatto Azami doveva essere davvero grave.
Il suo interesse per quella discussione si fece ancora più forte. Era un peccato che non poteva sentire la risposta di suo zio che, invece, si trovava dall'altra parte della linea telefonica.
-non puoi impartire ordini a me, perché sei stato praticamente bandito dalla famiglia Nakiri. Erina non dimenticherà mai quello che le hai fatto.- continuò Senzaemon.

Alice, davanti a quelle parole, sgranò gli occhi.
Cosa aveva fatto suo zio a sua cugina?
Non capì perché, ma iniziò ad avvertire una spaventosa tensione addosso a seguito di quelle parole, tanto che si portò le braccia contro il petto come a voler controllare quella sensazione di gelo che la stava invadendo. Dunque.. Erina era cambiata a causa di quello che Azami le aveva fatto? Ma cosa?
Raccolse nuovamente il coraggio e portò un'altra volta l'orecchio verso la conversazione:

-lo sai che Erina non riposa bene la notte per colpa tua? Per colpa delle tue torture emotive? Ha ancora gli incubi di quei momenti di terrore.
Dunque, perché dovrei rispettare le tradizioni della famiglia Nakiri e soprattutto le tue?- proseguì ancora, suo nonno.
Lei, ad ogni frase di suo nonno, si faceva sempre più pallida e tremante.
Cosa era obbligata a fare Erina per seguire le tradizioni della famiglia Nakiri? Perché suo zio era rispuntato solo adesso nella vita di sua cugina?
Alice era piena di dubbi e domande senza risposta e sentiva che le lacrime dispiaciute per sua cugina presto le avrebbero rigato il volto. Intanto suo nonno rispose di nuovo:
-so perfettamente che in quanto capo famiglia, poiché più anziano, dovrei essere il primo a rispettare le origini della famiglia Nakiri e lo farò, ma non lo farò perché sei tu a chiedermelo.
Per cui, se non vuoi passare guai, ti consiglio di continuare a stare alla larga da mia nipote e finché ci sarò io con lei, dovrai accettare le distanze.-

Alice era sempre più sconvolta, benché non aveva ancora capito quale sarebbe stato il ruolo di Erina da qui in avanti, perché sentendo metà conversazione non aveva chiare le intenzioni di suo nonno_se non che quella di proteggere la nipote_ e tantomeno quelle del suo perfido zio. Specialmente quelle di Azami e ciò l'agitava parecchio.

-per cui, detto questo, la discussione si chiude qui. Ci penso io e tu non immischiarti.-
Sentì chiaramente suo nonno riattaccare la discussione dopo il “bip” del telfono e il tonfo che la cornetta creò quando fu posata bruscamente nell'incastro.
Bastava quello per capire che suo nonno era furioso, talmente tanto che perfino lei si spaventò di fronte a quella reazione.
Avvertì le lacrime bagnarle il volto e provò ad asciugarsele con la manica della camicia, senza successo, poiché non si placavano.
Non pensava che Erina avesse passato un periodo così terrificante quando viveva con suo zio e ora gli erano chiare molte cose: il suo non rispondere più alle letterine che gli spediva dopo che era stata presa in affidamento da suo nonno. Il suo carattere predominante e a volte meschino, nel quale tutto le era dovuto.
La sua fredezza, il suo essere dannatamente altezzosa e distaccata nei riguardi di chi le stava attorno. La sua eccessiva superbia.
E ancora.. le sue macchinazioni contro alcuni degli studenti che avevano tentato l'esame per entrare alla Tostuki. Il suo atteggiamento autoritario, inflessibile e dittatoriale.
Il suo piacere malizioso nell'impartire gli ordini e nel coordinare gli altri; quello di sentirsi migliore e superiore a tutti, lei compresa.
Sua cugina si era costruita una “corazza” impenetrabile. Un “elmo” di ferro che l'aveva allontanata dal resto dei suoi compagni, dai suoi coetanei in generale, e le aveva impedito di crearsi rapporti sociali duraturi e sinceri_ a parte, stranamente, con Hisako_. Aveva troncato il legame che c'era tra loro e questo aveva ferito Alice. Forse era per quel motivo che lei si sentiva costantemente in competizione con Erina. Cercava un modo per stuzzicarla perché il suo improvviso distacco dopo che si era trasferita da suo nonno, l'aveva fatta soffrire.
In fondo lo sapeva anche lei che voleva bene a sua cugina e proprio per questo cercava una maniera per vendicarsi su di lei.
Voleva farla sentire ferita come lei lo era stata quando Erina l'aveva abbandonata. Ecco perché ce l'aveva con sua cugina.
Questo suo comportamento gelido ed indifferente, così come lo sviluppo di quella sua personalità intransigente, erano il frutto di quello che suo zio le aveva insegnato a fare con le sue torture psicolgiche, oltre che ad allenare il suo “palato di Dio” con le maniere forti. Adesso capiva perché Erina era così complessa. Ora sapeva che la cugina con la quale lei in passato si trovava tanto bene non era sparita, era solo stata plagiata secondo le esigenze di un orrendo padre. E forse, come si era accorta ultimamente, poteva riemergere con l'aiuto delle persone vicine a lei.
Qualcosa era già cambiato in Erina. Esattamente.. in questi mesi che Yukihira era stato ospitato alla residenza di Sapporo, vi era stata portata un'aria nuova: più brillante, allegra, genuina.. semplicemente più naturale. Questo non solo nel gruppo in generale, nei legami che si erano creati in quei due mesi e mezzo, ma anche in Erina: la maschera, l'alto muro che sua cugina si ostinava a “spiccare” stavano traballando. Era come se Erina fosse diventata più insicura, meno decisa nella sua vita, fragile.. non in senso negativo, affatto, Alice la riteneva una reazione decisamente positiva perché finalmente si stava aprendo con gli altri. Finalmente stava pian piano tornando la bambina di un tempo.
Le bastava solo una piccola spinta per abbattere totalmente quel solido muro e Yukihira era sicuramente la persona più adeguata a quel ruolo. Lei e gli altri potevano fare solo da contorno o al massimo sostenerlo. Le sfuggì un sighiozzo che non riuscì a trattenere: stava piangendo come una bambina. Era parecchio che non si sentiva così sensibile.
Quelle lacrime erano un misto tra il sollevato e lo spaventato. Aveva capito che Erina era cambiata a causa di suo zio e che se aveva un comportamento insopportabile e irritante era solamente colpa di suo padre e questo la sollevava un po', perché ciò voleva dire che sarebbe potuta tornare quella che era in passato. Era spaventata da quello che Azami era stato capace di fare, un vero “mostro” insomma, e adesso aveva un'idea di suo zio completamente diversa e l'ostilità nei suoi confronti si era fatta solo più tagliente.
Era tutto a causa di suo zio se adesso si sentiva in colpa per come si era comportata con Erina in quei dieci anni e se le lacrime non smettevano di rigarle il volto.
Nel frattempo che rifletteva, avvertì i pesanti passi di suo nonno avvicinarsi alla porta dello studio; così, preoccupata di essere scoperta a spiare, corse via da lì e solo l'immagine di Ryou nella sua mente. Aveva bisogno di conforto, di essere coccolata. Aveva scoperto troppe cose tutte insieme e l'unico che poteva consolarla e calmarla era il suo assistente.
Era sempre Ryou a sostenerla, ad incoraggiarla e a consolarla in passato quando veniva assalita dai momenti di crisi. Lui era burbero, taciturno, maldestro, per niente dolce.. ma era proprio grazie alla sua goffaggine se riusciva a strapparle un sorriso ogni volta e in quel momento aveva bisogno delle sue attenzioni; così lo cercò per tutta la residenza.
Non trovandolo né in palestra né nella sua camera, tentò nel parco: stava nuotando in piscina. La temperatura era tranquilla per fare una nuotata visto che vi erano 27° gradi.
Lui, accortasi di lei, uscì dalla piscina regalando ad Alice una sensuale visione dei suo corpo in costume da bagno: indossava un costume a slip che non si risparmiava di esaltare il suo punto più nascosto, facendola deglutire per l'imbarazzo. Era a petto nudo: i pettorali scolpiti, le spalle larghe e le braccia e i bicipidi muscolosi con il quale varie volte era stata accarezzata in tutta la sua splendente rudezza.
La pelle leggermente abbronzata e umida da cui pendevano goccioline d'acqua fresca. Il collo eretto, dominante; i ciuffi corvini bagnati e gocciolanti e le iridi profonde e scure, così intriganti e truci da farla impazzire, e capaci di interpretare ogni suo pensiero da come lui la conosceva. Era decisamente bello e sexy.
Per un attimo, distratta dal fisico portante e atletico di Ryou, anche i suoi pensieri su sua cugina erano stati sostituiti dal desiderio che sentiva mentre lo osservava interamente e senza perdersi neanche un suo movimento volto nella sua direzione.  -mia signora.. cosa ci fai qui?-
Fu lui ad interrompere i suoi pensieri poco casti. Lei cercò di distogliere lo sguardo da Ryou, provando a riprendere contegno.
-potrei sapere chi ha ridotto milady in un bagno di lacrime?- esordì lui, adottando un'espressione seria e spaventosa.
Stava già pensando al peggio, pronto ad agire in sua difesa come se fosse la sua guardia del corpo personale.
-no Ryou, hai capito male: nessuno mi ha fatto piangere, o almeno.. non volontariamente.-
Lui non rispose e la studiò ancora, per accertarsi che non mentisse:
-allora perché sta piangendo questa volta?- domandò, avvicinandosi a lei. -sbaglio o nell'ultimo periodo è diventata più emotiva e sensibile del solito?-
-hai ragione, Ryou, credo di essere cambiata un po'. Chi lo sa..? forse è perché qualcosa si è trasformato tra noi e questi sentimenti mi hanno resa più emotiva.-
Tirò su col naso, provando a controllare i continui singulti.
-non diventi così delicata all'improvviso, mia signora.- constatò lui.
-sai.. ho ascoltato qualcosa che non dovevo.-
-cosa hai ascoltato?-
-si tratta di mia cugina. Mi sono comportata davvero male con lei negli ultimi dieci anni.-
-perché dice questo?-
-perché ho agito tutto questo tempo senza sapere cosa l'aveva resa la persona glaciale e arrogante che è adesso. Una persona così distante dalla bambina che era in passato.-
-si riferisce a quando avevate un rapporto affettuoso l'una con l'altra?-
-già, prima che smettesse di rispondere alla mia letterine.- precisò lei, -ti ricordi Ryou? Gliele scrivevo tutti i mesi dopo che mio nonno l'aveva presa in affidamento, poi di punto in bianco ha smesso di farlo e non mi diede nessuna spiegazione. Mi ha allontanata.-
-sì, ricordo mia signora.- affermò lui. -questo non l'ha mai digerito.-
-beh, adesso so perché ha smesso di rispondermi. So cosa mio zio le ha fatto.-
I singhiozzi, appena le tornò alla mente le parole di suo nonno a telefono con Azami, si fecero più acuti. -mio nonno, per proteggere mia cugina dall'essere raggiunta da mio zio, fece interrompere la comunicazione scritta tra me e lei ed Erina fu costretta a smettere di rispondermi per proteggersi da ogni contatto con suo padre, almeno per il primo periodo.-
In seguito, Alice raccontò a Ryou tutto quello che aveva sentito dire da suo nonno. Si sfogò con lui finché il pianto non si placò da solo.
Lui restò in silenzio, fin quando spontaneamente non la strinse a sé avvolgendo le braccia forti attorno al corpo esile e snello della ragazza.
Alice affondò la testa contro i suoi pettorali, che le sembrarono così protettivi e caldi che il conforto la raggiunse in un attimo.
-ho sentito mio nonno dire che Erina dovrà fare qualcosa_non so cosa_per rispettare la tradizione della famiglia Nakiri.
Purtroppo, essendo una conversazione a telefono, potevo solo sentire quello che mio nonno diceva e non so le risposte di Azami.-
Ryou rimase in ascolto, ma non rispose alle teorie di Alice. Così lei proseguì a riflettere:
-conoscendo le regole del mio nucleo familiare, è molto probabile che la cosa riguardi un unione matrimoniale con qualche figlio di pezzi grossi della società.-
-io credo che non dovresti pensarci troppo, mia signora.- convenne lui.
-non posso Ryou. Si tratta di mia cugina.-
-e conoscendola non credo sarà soddisfatta finché non avrà fatto qualcosa per rimediare ai suoi comportamenti nei confronti di sua cugina.- borbottò lui.
-già, mi conosci davvero bene.- ghignò lei, -adesso non piango più. Parlare con te mi ha tranquillizzato.- guizzò gli occhi verso quelli di lui, impenetrabili, e si specchiò in essi.
-deduco che ti è tornato il buonumore, notando il tuo sguardo vispo. Dunque, se le cose stanno così, posso tornare ad allenarmi senza ulteriori interruzioni.-
-dove credi di scappare, Ryou? Non ho finito con te!- recitò maliziosa, afferandolo per un polso. -ho ancora bisogno di conforto e se vai ad allenarti senza darmelo sei morto!-
-la mia signora è tornata a fare i capricci.- bofonchiò, arrestando la camminata.
-esattamente. Forse non sono del tutto cambiata.- dichiarò in tono caldo e seducente.
-se lo fossi a quest'ora non sarei ancora qui, milady.- replicò lui, allusivo.
Lei portò le mani sul petto di Ryou carezzandolo con graziosa audacia, senza spostare lo sguardo dei suoi occhi impassibili.
Lui afferrò una delle sue mani e la trascinò brusco contro il suo corpo scendendo lentamente, con le mani, lungo la schiena candida e ossuta di Alice, in una carnale carezza, fin a raggiungere il suo fondoschiena. Dopo tutti quei movimenti in cui Alice non aveva smesso di fremere di passione, i due si unirono in un bacio virile e potente, che non fece altro che emozionarli di più quando cominiciò un complice gioco di lingue duro da cancellare e da non imprimere nella mente. Fu Ryou a staccarsi per primo, facendola un po' indispettire.
-spero che le tue “bizze” siano state appagate, mia signora.- farfugliò lui.
Alice incrociò le braccia fintamente offesa.
-d'accordo, Ryou. Ti lascio ai tuoi allenamenti, per ora, ma stasera dovrai accontentarmi per ogni cosa che ti chiedo.- lo minacciò mettendole un dito davanti alla labbra, in un gesto sensuale, per poi dargli le spalle e allontanarsi in una camminata ammaliante.
Ryou si aprì in un'espressione stupita, che lo fece arrossire un pochino e borbottare qualcosa di confuso.
-ah Ryou! Dimenticavo!- lo richiamò Alice, esclamando, voltandosi l'ultima volta verso di lui_anche se era distratto per come si era sentito dopo quel bacio e quelle parole ricche di “sottointesi”_
-..grazie per avermi ascoltata prima.- abbozzò un sorriso grazioso e tornò nella direzione della villa, lasciandolo davvero da solo.


 
****


Le tende lilla della sua camera ondeggiavano spinte dalla brezza estiva e ventilata.
Il silenzio regnava nella sua stanza e le sembrava così maliconico da farle male.
Aveva gli occhi proiettati in un punto indefinito, assorta, nostalgica, triste.. intravedeva distrattamente il divanetto ricoperto da un tessuto di stoffa striata tra il bianco e il lilla.
Era così vuota la sua stanza, così povera se non di inutili oggetti d'arredamento ricevuti in regalo per i suoi annuali compleanni. Mancava qualcosa dentro di lei e quella stanza così vasta le pareva solamente più dispersiva ed insignificante; non che considerasse la sua camera il posto più bello del mondo, solo che adesso le sembrava ancora peggio.
Sapeva il motivo del suo deprimente stato d'animo e non poteva che essere collegato a quello che era successo tra lei e Yukihira, qualche giorno fa, in montagna.
Ormai da allora era quasi trascorsa una settimana da quando si erano baciati: a quel pensiero imbarazzante avvampava ogni volta.
Eppure, nonostante tutto, era stata lei a respingerlo per ovvi motivi; tuttavia, non pensava che lui la prendesse subito in parola.
Esatto.. da quando lo aveva rifiutato a causa della loro differenza sociale, lui non le aveva più rivolto la parola, il che era strano perché le aveva espressamente detto che non si sarebbe arreso con lei e che avrebbe fatto di tutto per far sì che lei lo accettasse. I sentimenti di Yukihira erano così superficiali e passeggieri che al primo rifiuto si era tirato indietro?
Se così fosse, era delusa. Assai delusa. Perché aveva smesso di considerarla? Era per caso una scarsa tecnica di seduzione?
Non sapeva neppure lei perché si stava preoccupando dei suoi atteggiamenti quando era stata la prima ad allontanarlo per seguire i principi della sua famiglia.
Non era pentita della sua scelta. Era suo dovere rispettare le tradizioni Nakiri e tenere conto della differenza sociale che intercorreva tra loro, però stava male.
Pensava che sarebbe stato più facile prendere le distanze da lui, invece era più dura di quello che si era immaginata poiché finiva sempre per pensare a lui e per affligersi da quanto gli mancava il loro interagire. Essere ignorata da Yukihira era doloroso ed Erina non poteva fare a meno di chiedersi quanto quel dolore l'avrebbe tormentata o se un giorno sarebbe mai passato.
Era trascorsa poco meno di una settimana e già ne aveva abbastanza ed era distrutta. Aveva bisogno di lui. Lo sentiva. Era per questo che le pareva di soffocare.
I suoi sentimenti la stavano logorando come se fosse una delle peggiori torture esistenti e nemmeno se si distraeva con la cucina o altri passatempi come lo sport e così via.. riusciva a rimpiazzare quella frustrante lacuna che avvertiva. Però, per il bene della sua famiglia, doveva sopportare e farsene una ragione.
Quello che faceva più male, però, erano i costanti ricordi di quell'avventura e le meravigliose sensazioni che aveva provato nell'essere stretta dalle braccia di Yukihira e soprattutto nel mentre si baciavano dando sfogo al loro sentimento reciproco. Era un bel ricordo, ma era anche il più vivido e angosciante perché non poteva essere ripetuto.
Perfino quando si scontravano nei corridoi della residenza di suo nonno, facendo incontrare i loro occhi per un breve attimo che per lei sembrava eterno, partivano “scintille” che la inducevano a volere di più, oppure a cominciare il discorso lei per il riportare il loro rapporto ad uno stato primordiale e civile, nel quale almeno si parlavano.
Era una tortura e lo era ancora di più se pensava_e così era_che il loro guardarsi era un desiderarsi reciproco, un'attrazione platonica che non potevano assecondare per colpa di maggiori impedimenti, tra i quali la sua famiglia. Anzi.. prima di tutto quella. Quel giorno, dunque, così come le appariva piatta la sua camera lo sarebbe stata anche la giornata che la aspettava o almeno.. così credeva; infatti, ad un tratto, pensando che fosse il suo maggiordomo, bussarono alla sua camera e svogliata e passiva com'era non aveva intenzione di rispondere_tanto l'uomo sarebbe entrato lo stesso e non c'era bisogno di invitare a farlo_. Rimase palesemente scioccata quando Yukihira spalancò la porta e come una furia scatenata entrò in camera sua.
Non riuscì a non arrossire dopo aver realizzato che non era affatto il maggiordomo che era venuto a farle visita, ma il soggetto dei suoi continui pensieri.
-Yukihira.. non si entra nelle camere senza essere invitato.-
-perdonami Nakiri, ma siccome non rispondevi mi sono preoccupato.- si giustificò.
Lei, al contrario, rimase seduta sul suo letto con il solito elegante cuscino di lino contro il petto: le faceva da antistress nei momenti di crisi.
-e allora? Potevo anche non esserci. Non c'era bisogno che ti agitassi.- proruppe in tono nervoso, spostando gli occhi altrove.
Vederlo a pochi passi da lei, così, in carne ed ossa, finalmente soli e racchiusi dopo giorni, le ricordava solamente di più quello che era successo tra loro, facendole dare la priorità ai suoi sentimenti.
No.. era pericolosa quella distanza ravvicinata proprio per questo. -beh.. insomma.. cosa ci fai qui Yukihira?- chiese impacciata, arrossendo.
Lui sorrise di sbieco. -ero di strada e sono venuto a farti un saluto.-
-non mentire, idiota!- sbottò lei, risentita. -non mi hai parlato per giorni e ora fai così?-
-hai ragione, non l'ho fatto.- ammise lui, -ma pensavo volessi i tuoi spazi dopo che mi hai respinto. Non era forse così, Nakiri?-
Lei arricciò il naso all'insù in una maniera graziosamente altezzosa e rispose mentendo:
-già, era così. Vedo che hai capito le mie intenzioni. Per cui, perché adesso sei qui?-
-allora perché sembri così contrariata? Comunque, Nakiri, lo sai perché mi trovo qui.-
Il volto di Yukihira si fece improvvisamente serio e deciso: voleva qualcosa. Era pronto all'attacco.
Fu quello il messaggio che lei lesse nei suoi occhi determinati. Allora non si era davvero arreso per così poco? Era qui per passare del tempo con lei?
Doveva mostrarsi diretta anche lei, quindi si alzò dal letto lanciando il cuscino sul materasso, portandosi davanti a lui per sostenere i suoi occhi.
-sì, so quel è il motivo. Allora a maggior ragione, se così fosse, non dovresti essere qui.-
Non era riuscita del tutto a mantenere compostezza visto che la voce con cui aveva pronunciato quelle parole era abbastanza tremante ed indecisa.
Oltretutto, come se non bastasse, era anche arrossita: al momento che l'aveva fronteggiato tutte le forti emozioni pensando al loro bacio l'avevano assalita, rendendola vulnerabile davanti a lui.
-lo sai che non mi tirerò indietro, Nakiri. Per cui, almeno per oggi, esci con me!-
-non posso farlo. Devo lavorare in cucina.- tentò incerta, non trovando una “scusa” migliore per declinare il suo invito.
No.. così non era credibile. Sospirò stancamente. Si aspettava di tutto, ma non che lui dopo l'ennesimo rifiuto impostato male l'avrebbe attirata per la schiena portandola contro il suo corpo e avvolgendo uno dei suoi bracci dietro la sua nuca, sfiorandole i capelli con una delicatezza da maestro.
-Nakiri.. è passata una settimana da quando ci siamo baciati, ma lasciarti i tuoi spazi non è stato facile. Credevi che mi sarei arreso? Beh, ti sbagli, mi sei solo mancata di più.-
Non poteva vederlo perché aveva il viso contro il suo petto, ma dal tono caldo e dolce che aveva usato dicendo quelle parole riusciva visibilmente ad immaginarsi il tenero sorriso che solcava le sue labbra. Un bellissimo sorriso. -sei uno stupido, Yukihira!- boccheggiò lei, -non puoi dire certe cose..-
-come devo prendere questa risposta?- ridacchiò lui, -devo dedurre che hai deciso di uscire con me per un appuntamento?-
-beh, vediamo..- iniziò goffa, -..immagino di non avere altra scelta.-
Ok, era finita. Era stata stupida e ingenua: aveva accettato il suo invito. Un'altra volta non ce l'aveva fatta a respingerlo.
Più si abituava a quella comoda e accogliente situazione, al loro legame sentimentale, più sarebbe stato difficile seguire gli interessi della famiglia Nakiri.
Da quando era diventata così flessibile? Era tutta colpa della sleale gentilezza di Yukihira. Doveva rimediare alle sue debolezze.
-ok, allora partiamo subito!- esultò lui anticipando le sue parole, solare. -grazie per aver accettato.- aggiunse sorridendo.
-devo cambiarmi, per cui esci e aspettami nel salone d'accoglienza.- ordinò schiva.
-d'accordo.- si avvicinò alla porta della sua camera, ma lei lo fermò ancora:
-Yukihira..- inizio, -esco con te ma ad una condizione..-
Lui annuì. -quale? Anche se posso immaginarlo.-
Lei prese un respiro profondo continuando il discorso:
-..che dopo quest'uscita, non ci comporteremo più come una coppia.- terminò.
Lui alzò gli occhi al cielo e fece un sospiro che valeva più di mille parole.
-come vuoi, Nakiri. Ma sai come sono fatto e ti basta a comprendere la mia risposta.-
Sì, aveva capito la sua richiesta ma non avrebbe lasciato perdere per nessuna ragione. Era dannatamente testardo, eppure quelle parole erano ricche di ottimismo.
Era un ottimismo che travolgeva anche lei, lasciandole l'illusione che forse sarebbe riuscito a cambiare la situazione e a ribartarla come voleva.
Era giusto illudersi in quel modo pur sapendo di rimanere feriti? Non lo sapeva.
Ma di una cosa era certa: nessuno avrebbe fermato Yukihira finché non fosse stato lui a decidere di farlo, perché questo era il suo carattere. Era il suo modo di agire.
-non ti sopporto, Yukihira. Sei così fastidiosamente sicuro di te!-
Lui scoppiò a ridere divertito e, prima di uscire dalla camera di Erina, ribatté:
-se non mi sopportassi non usciresti con me, Nakiri.-
Lei sbuffò stufa, tanto che perfino un ciuffo ribelle si alzò dalla sua ordinata acconciatura.



 
****


La giornata fortunatamente era favorevole per una passeggiata e partire prima di pranzo era stata un'ottima idea.
Soma aveva cercato di evitare strani incontri, prima che tutti iniziassero a “sparlare” dell'appuntamento tra lui e Nakiri.
L'aveva aspettata venti minuti prima di vederla comparire: indossava una minigonna bianca con striature blu e una semplice maglietta bianca con dei bottoncini in cima, scollata e leggermente più lunga della vita, ornata e illuminata da una fine collana con delle perline azzurre che calava fino alla parte finale della maglietta. Le sue snelle gambe, invece, erano scoperte e la sua bella figura slanciata da un paio di zeppe ai piedi, di colore blu, intrecciate con un fiocco bello stretto dietro alla caviglia. I ciuffi biondi scendevano dolci, in una maestosa chioma liscia e lucida condita dal solito profumo alle violette che a lei tanto donava. Il volto era semplice e truccato in maniera accennata: mascara nero che le risaltava le ciglia lunghe ed intriganti, un filo di matita a fare da contorno e le guance lievemente impiastrate da uno sfumato phard che le donava colore al viso. Era davvero bellissima e lui era rimasto incantato a guardarla per un tempo indefinito.
Nakiri, sistemata in quel modo, era assolutamente perfetta per un appuntamento estivo e non eccessivamente succinta da renderla troppo vistosa e provocante al pubblico.
Per le prime due ore di camminata nel centro di Sapporo, tra un negozio e all'altro, non si erano parlati molto. Forse perché etrambi si sentivano imbarazzati.
Lui aveva provato inutilmente ad afferrarle la mano mentre passeggiavano, ma non riusciva mai a trovare il momento giusto per farlo. Inoltre, data la giornata tiepida e soleggiata, sembrava che tutti avessero pensato di fare una girata in centro e la zona era veramente troppo popolata da non riusciare a raccogliere un attimo di intimità.
Come se non bastasse, poi, molti dei passanti si fermavano ad osservare estasiati la bellezza di Erina.
La cosa più fastidiosa, però, non erano loro, lo erano i paparazzi che ogni tanto si avvicinavano loro per intervistare Erina sui piani di suo nonno.
Fortunamente, per ora, non avevano ancora scattato nessuna foto o altrimenti sarebbe stata costretto a farle a pezzi prima che iniziassero a girare sui giornali di scoop.
Il problema principale era che lui non aveva cento occhi e di conseguenza non sarebbe mai riuscito a tenere sotto controllo ogni movimento dei giornalisti verso Nakiri; non solo perché non poteva farlo, ma neanche voleva perché gli stavano rovinando il suo appuntamento che probabilmente per adesso sarebbe stato l'unico da come lei era stata chiara: solo un'uscita, dopo essa non si sarebbero più comportati come una coppia. Quelle parole gli avevano fatto male, ma riusciva più o meno a gestire i suoi sentimenti perché tutto gli faceva pensare che Nakiri provasse lo stesso per lui e glielo aveva fatto capire in qualche modo, solo non poteva seguire le sue emozioni per un motivo che ancora non gli era totalmente chiaro. Non si sarebbe arreso e questo non cambiava le sue intenzioni, però essere disturbato continuamente in mezzo alla strada perché qualcuno voleva parlare con Nakiri non faceva altro che irritarlo e non si stavano godendo appieno quell'appuntamento.
Doveva trovare un modo per fare qualcosa, poiché anche Nakiri sembrava infastidita da tutto questo chiacchierare con i paparazzi.
Sicuramente non era abituata ad essere pedinata in questo modo visto che aveva sempre le sue guardie del corpo a proteggerla dalle costanti invasioni, ma quel giorno per nascondere la loro uscita non si era portata dietro nessuno di loro e, se adesso si trovavano in una situazione critica e noiosa, era anche un po' colpa sua che le aveva chiesto di uscire senza pensare a tutte le possibili ripercussioni.
Pensò che l'unico modo per uscire da una tale situazione era portarla altrove e così fece:
-Nakiri.. che ne dici se andiamo in un altro posto? Il centro era il posto più agile da raggiungere con i mezzi di trasporto, ma non avevo pensato alle conseguenze di girare con te in un posto affollato senza guardie del corpo.- le sussurrò soave, per evitare di farsi sentire dai giornalisti che “ronzavano” loro attorno, come mosche.
-ci hai messo un po' a prendere una decisione simile!- replicò lei, arrossendo.
-certo che potevi proporlo anche tu, eh!- la punzecchiò lui.
-sta zitto Yukihira!- tuonò stizzita, il tutto sempre sottovoce. Fu una discussione davvero esilirante.
Tutto con lei era così sbarazzino, ridacchiò divertito fra sé e sé.
-che ci trovi di così buffo in quello che ho detto?- domandò offesa.
-niente Nakiri. Andiamo!- esclamò sorridendo, -dove vorresti andare?-
Detto questo, la trascinò lontano dai paparazzi poggiandole distrattamente un braccio dietro alle sue spalle. -ma un cappuccio come i personaggi dello spettacolo, no eh?-
-secondo te mi metto il cappuccio con questo caldo?- sbottò lei.
-hai ragione anche te.- concordò lui, facendo un mezzo sorriso.
-giù le mani dalle mie spalle, Yukihira.- le ordinò imbarazzata, -siamo ancora accerchiati dai giornalisti. Non voglio creare scalpore, come già sai.-
Nemmeno lei voleva davvero che lui smettesse di stringerla dietro la schiena perché la sua mano su di essa le creava delle sensazioni travolgenti.
Istintivamente poggiò una mano contro il petto, avvertendo il suo cuore assai accellerato ed incapace di fermarlo.
-va bene qualsiasi posto, basta che sia distante da questi fastidi.- affermò risoluta.
-che ne dici della spiaggia? C'è la metropolitana rossa che passa proprio da lì.-
-Yukihira.. Hokkaido è un isola composta da mare e montagna, ma è ovvio che nonostante questa temperatura il mare non sia il posto ideale dove andare. Sarà vuota la spiaggia.-
-non è il posto migliore, allora?- insisté lui, grattandosi la nuca.
-come vuoi allora, basta che sia lontano dal centro.- accosentì lei arrossendo.
-è quasi ora di pranzo, Nakiri, prima di andare in spiaggia che ne dici di mangiare?-
-va bene, ma sappi che locali frivoli non mi interessano. Non voglio rimanere schifata per tutto il giorno.-
-d'accordo, come immaginavo. Allora, per caso conosci un locale dai prezzi medio-alti vicino alla spiaggia dove stiamo andando?-
-non avresti uno “spicciolo” per pagarlo, Yukihira, lascia perdere.-
-è uguale. Lo metterò in conto al mio vecchio quando torna a Sapporo.-
Lei lo fulminò ruvida. -e così vorresti caricare tuo padre di quest'uscita?-
Lui scoppiò a ridere. -si tratta di te, Nakiri, per una volta non penso ci siano problemi.-
-sei veramente cocciuto, Yukihira. Come vuoi, ma non far impazzire Saiba-san.-
-non lo farò, non preoccuparti. Dai.. tra cinque minuti la metro arriva.-

Come giornata non era partita nel modo migliore a causa dei persistenti giornalisti che l'avevano seguiti per tutte le vie del centro, ma tutto sommato il pomeriggio sembrava procedere in positivo.
Per pranzo Nakiri lo aveva portato in un ristorante di Sushi di specie tipiche di Hokkaido e di granchio, decisamente d'alto livello e assai dispedioso, ma di una squisitezza sopraffina_come il palato di Nakiri esigeva e ciò lo confermava_, in cui la nipote di Senzaemon sembrava molto conosciuta dai camerieri e dal proprietario: sicuramente era stato suo nonno a portarla lì la prima volta e lei era rimasta compiaciuta dai piatti proposti. Comunque, aveva speso tutta la sua paghetta mensile per mangiarsi una sola porzione di Sushi, ma era stato meritato e almeno Nakiri aveva apprezzato i piatti.
Avevano raggiunto la spiaggia subito dopo pranzo e, proprio come aveva detto Nakiri, era deserta e silenziosa. Solo il suono delle onde che si infrangevano sul bagnoasciuga a ravvivare i granelli di sabbia soffice e bianca. Il cinguettare dei gabbiani e soffio del vento a rilassare l'atmosfera. Poco più in là uno scoglio alto e grigio che dava sul mare.
Nakiri era poco più avanti a lui e stava osservando l'infinita distesa d'acqua salata mentre le ciocche bionde venivano accarezzate dal vento e ne seguivano la scia.
In quel momento le sembrò la dea più bella del mondo, il tutto era incrementato dal suo volto che di profilo pareva disteso e dall'aria rasserenata. Le aveva fatto bene uscire.
La vide avvicinarsi verso il grande scoglio e la seguì con gli occhi provare ad arrampicarsi goffa su di esso, per poi sedersi sopra per guardare in direzione dell'orizzonte.
Lui decise di fare lo stesso e salì sullo scoglio a sua volta, per poi sedersi affianco a lei.
-come ti senti, Nakiri?- le domandò, gentile, poco dopo.
-era un po' che non venivo al mare.- confessò lei, assorta.
-ti piace il mare?-
-abbastanza. Preferisco comunque la montagna. E tu, Yukihira?-
-mi piace, ma sono più un tipo da campagna.-
Lei annuì senza rispondere e lui la vide intristirsi qualche minuto dopo.
-che ti prende? Sembri malinconica tutto ad un tratto.-
-è chiaro che lo sia, Yukihira.- sputò acida. -tutto questo non va bene.-
-perché non possiamo, giusto?-
-esattamente. Questo appuntamento mi fa stare solo peggio.-
Scattò in piedi dallo scoglio scendendo lentamente per poggiare i piedi sulla sabbia.
-è perché, Nakiri, nonostante tutto non riesci a rispettare quello che ti sei prefissata.-
-anche se così fosse, devo farlo!- esplose lei, più a se stessa che a lui, sentendo le lacrime solleticarle.
Lui non sopportava che lei gli desse le spalle, perché significava che stava per allontarnarsi nuovamente da lui.
Era tutto il giorno che desidereva solo stringerla a sé, sentirla vicina, toccarla. L'attrazione tra loro era raddoppiata ulteriormente.
Così, di conseguenza, si avvicinò a lei e l'abbracciò da dietro stringendola per i fianchi e poggiando la sua bazza sulla sua spalla. Il prufumo di violette stuzzicò le sue narici in maniera quasi impertinente e giocosa, come a volerlo sfidare. Esso proveniva maggiormente dal suo collo latteo e longilineo, che era a due passi dalle sue labbra e altrettanto invitante per i suoi istinti carnali e “predatori”.
Nakiri non sembrava riuscire a respingerlo e dal suo respiro accellerato e da come era regida e nervosa capì che non voleva farlo e che, al contrario, apprezzava quel contatto.
Ascoltò le richieste del suo corpo e avvicinò le labbra verso il collo della ragazza, spostando con l'altra mano i pesanti ciuffi che gli impedivano di lambire la sua pelle.
In un gesto delicato e disarmante, impacciato ma sensuale, portò le labbra contro il collo di lei e iniziò a lasciarle prima piccoli baci e poi a farvi più pressione su di esso succhiandolo e assaggiandolo come solo la forza istintuale maschile riusciva a fare. Scese con la bocca, con leggerezza, lentamente, lungo la sua spalla scostando il tessuto della maglietta per scoprire la sua pelle, per poi baciarla.
Più carezzava il suo corpo, più la voglia di lei si faceva insistente. Erina pareva provare piacere a quel tatto, poiché cercava in tutti i modi di trattere la sua voce.
-sei uno stupido, Yukihira.- bofonchiò paonazza. Lui non rispose, contrariamente tornò a percorrere la sua spalla per raggiungere la sua guancia e baciarla, e fu a quel punto che Erina si voltò verso di lui portando le loro labbra a pochi centimetri di distanza. Distanza parecchio pericolosa.
I loro occhi si incontrarono e, trascinati dalla passione, unirono le labbra in un bacio intenso che accese loro potenti emozioni.
Fu Erina a staccarsi e lui il primo a parlare:
-non mi importa delle regole della tua famiglia, Nakiri, ma questo già lo sai.-
-invece a me importa, quindi è meglio se non ci facciamo più trascinare in questo modo.-
Provò a stringerla ancora a sé e lei lo allontanò controvoglia.
-lo sappiamo entrambi che questo non cambiarà ciò che proviamo.- ribadì lui.
-se ho risposto al bacio è stato solo perché ho avuto un momento di debolezza.-
-d'accordo. Come vuoi. Se le cose stanno così, allora non ho altro da dirti.-


 
****


Vedere il volto di Yukihira così deluso e triste, aprirsi in un sorriso amaro, l'aveva ferita moltissimo.
Lo sapeva che lo stava solo illudendo e che assecondare i suoi sentimenti l'avrebbe fatti soffrire entrambi, ma lei non riusciva a mettere un freno alle sue emozioni.
Quel bacio che si erano dati le aveva solamente confermato che, pur continuando a scacciare e respingere quello che sentiva, quelle sensazioni non sarebbero sparite.
Era destinata soffrire ancora a lungo e tutte le certezze che aveva, la perseveranza che ostentava nel voler rispettere le tradizioni della sua famiglia, erano solo una “facciata” e che nelle circostanze in cui doveva fuggire, finiva solo per restare davanti a lui proprio come in quel momento. Lei non era decisa. Non era convinta della sua scelta ed era per tale motivo che esitava negli attimi nel quale invece non doveva farlo. Ora che era lui a darle le spalle, amareggiato, non solo stava per scoppiare a piangere ma voleva solo che la guardasse e che tornasse da lei, che la stringesse ancora tra le sue braccia.
Questi non erano atteggiamenti di rifiuto, lei non era entrata nell'ordine delle idee che tra loro non sarebbe mai andata perché la sua famiglia avrebbe impedito ogni loro avvicinamento, lei continuava a sperare in uno “spiraglio” di luce ed ecco perché adesso non riusciva a staccarsi da lui e voleva solo abbracciarlo. -andiamo a casa, Nakiri.-
Ed ecco che quelle attese parole decise e distanti le crearono una fitta al petto e, come se non bastasse, lui non si girava nella sua direzione per guardarla negli occhi.
Non sopportava che lui non la guardasse negli occhi, così d'impulso corse incontro a lui e appoggiò la guancia sulla sua schiena: erano giorni che voleva farlo.
Lo strinse da dietro, in una stretta leggera e femminea, dolce. Lui, in tutta risposta, sgranò gli occhi stupito.
-Nakiri.. come devo prendere questa reazione? Non solo prima mi mandi via e poi mi dici di lasciarti stare, ma neanche ti sei decisa ad aprirti a me su molti aspetti.-
-non è facile, Yukihira. Tu non puoi capire.- farfugliò dietro di lui. Lo sentì sospirare.
-forse non posso capire, ma in questo caso non posso definire il nostro rapporto sincero.-
-ti ho già detto che non posso essere sincera.-
-dunque, se mi abbracci in questo modo, hai intenzione di accettare i sentimenti che proviamo l'uno per l'altra?- proseguì lui. -..e di assecondarli?-
Lei non rispose. Non perché non riusciva a farlo, ma perché non poteva farlo.
Quel muto silenzio non soddisfò Yukihira:
-allora per ora non c'è niente da fare.-
-Yukihira..- iniziò timida, -..non so cosa sia meglio fare, al momento mi cogli fastidiosamente impreparata, ma sono confusa e quello che sta nascendo tra noi non fa altro che aumentare tale confusione. Non so cosa fare e questo mi infastidisce perché per la prima volta non riesco a gestire qualcosa. A gestire la mia vita.-
-so che sei molto dinamica, Nakiri, ma è normale essere impreparati davanti a ciò che proviamo e di conseguenza a quello che poi vogliamo raggiungere.- replicò lui.
-baciami ancora Yukihira.- lo invitò schietta, sostenendolo con decisione, rossa in volto.
-e dopo che l'avrò fatto? Tornerà tutto come prima?- ribatté lui, incisivo.
-non lo so!- esclamò lei vergognosa, -ma almeno in questo momento voglio essere tua.-
Lui la fissò profondamente nelle iridi lilla e portò le labbra verso le sue, lei schiuse la bocca e per la terza volta un'allegra danza di lingue diventò sempre più audace e chimica.
Lui avvolse stretto il suo corpo, portandola contro il suo in un focoso abbraccio.
Lei, spontenea, trascinò le mani verso il suo collo salendo fin sopra le ciocche scarlatte, affondando le dita dentro esse. Le labbra rimasero attaccate per un tempo indefinito.
Erina poteva sentire quanto Yukihira la voleva dalle sue naturali manifestazioni e per un attimo si imbarazzò arrossendo, ma poi ci passò sopra.
Fu dura staccarsi da quella stretta morsa. -e adesso? Perché distogli lo sguardo da me?- recitò lui, confuso.
-niente di ché.- squittì impacciata, -è solo che non ci ho ancora fatto l'abitudine.-
Lui si grattò la nuca. -nemmeno io..- ammise, poi si fece serio:
-e ora? Continuerai a non voler cedere a quello che provi?-
-abbiamo fatto un patto, Yukihira, stamani mattina. Sono costretta a rispettarlo.-
-il bacio che mi hai dato era un bacio di addio, allora?-
Lei guardò altrove. -non è facile neanche per me, ma non possiamo..-
Cercò di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire, ma una le sfuggì.
-però tu non mi hai ancora detto quello che provi per me.- le fece notare lui.
Lei avvampò, colta alla sprovvista. -lo sai cosa provo, Yukihira..- borbottò sottovoce.
Lui sospirò ancora. -va bene, Nakiri, per oggi non ti tormento più.-
Lanciò un'occhiata nostagica verso il cielo e oltre l'orizzonte da dove si intravedeva un tramonto arancio-bordò, che si specchiava sullo strato marino, donandoli una luce suggestiva e in qualche maniera romantica. -il sole sta tramontando. Sarà meglio se ci avviamo verso la metropolitana, che abbiamo un'ora di viaggio.-



 
****


-in che senso, “per ora”, Yukihira?- domandò perplessa.
L'espressione di Yukihira era indefinibile, sembrava pensieroso, ma vi era un non so che di mesto. Tuttavia.. era inutile continuare a riflettere sui comportamenti del ragazzo, poiché era consapevole del suo stato d'animo: probabilmente se continuava a rifiutarlo si sarebbe stancato di starle dietro e avrebbe portato le sue belle iridi ambra altrove. Cosa doveva fare?
Lei non poteva fare altrimenti e neanche farsi illudere dalle “speranze” che lui le infondeva. Yukihira era incredibile: nonostante lei lo feriva ogni volta che tentava un approccio e provava a convincerla a “lasciarsi andare”, lui si rattristava ma non faceva trapelare segni d'arresa. Era così fiducioso da farla imbestialire, tanto che lei si chiedeva da cosa nascesse tutta quella sicurezza senza un “piano d'azione” pronto e fattibile. Lui sosteneva che non si sarebbe arreso, ma di fatto non aveva basi sicure per affermarlo.
La sua famiglia era sempre stata più forte di qualsiasi piccolo segnale di rivolta ed opposizione, in particolare “lei sapeva chi” e se non ci fosse stato suo nonno a “domarlo” probabilmente lei sarebbe ancora affidata a suo padre e più traumatizzata di quello che già era. Tra i pensieri, indugiò su Yukihira ancora intento a guardere verso il mare.
La luce che i colori rossastri del tramonto donavano al mare echeggiavano anche verso il volto del ragazzo, regalando un lume radioso e rosso fuoco verso i suoi ciuffi indomabili e alla sua pelle chiara e delicata. In quel momento; così, assorbito dai suoi misteriosi pensieri, era veramente attraente e magnetico, tanto che lei rimase silenziosa a guardarlo di profilo.
Non aveva ancora risposto alla sua domanda, ma sapeva che presto l'avrebbe fatto:
-nel senso che per adesso me ne starò buono, ma quello che ti ho detto in montagna non è cambiato.- infatti espose, poco dopo. -riuscirò a smuoverti da questo stato d'indecisione, Nakiri, perché tu hai il diritto di scegliere cosa sia meglio per te e per la tua vita. Nessuno dovrebbe farlo al tuo posto perché il cammino che sceglierai apparterrà solo a a te, né a tuo nonno e nemmeno al resto della tua famiglia.- sorrise concludendo. Lei arrossì ancora, rimasta colpita dalla sue parole e incapace di ribattare; così optò per il silenzio. -detto questo, andiamo.-
Prima che potesse rispondere, Soma si era già diretto verso la stazione della metro.
Erina era ancora emozionata per la giornata e soprattutto per tutto quello che Yukihira le aveva detto e ripetuto.

In tutto questo, presi com'erano l'uno dall'altra, non si erano accorti che dei brillanti e perspicaci giornalisti con fotocamere e telecamere a seguito, nascosti, parevano averli riconosciuti anche in una zona così vuota e appartata e avevano, purtroppo, scattato qualche foto compromettente di loro due impegnati in delle esplicite effusioni.


 
****

Verso il tragitto di ritorno, dato che Erina non aveva dormito molto neanche quella notte e la giornata era stata lunga e stancante, finì per crollare cullata dal rumore metallico della metropolitana e dal suo scivolare sulle rotaie con dolcezza. Yukihira vide che Erina si era addormentata e che, oltre ad essere dannatamente carina, si trovava anche in una posizione scomoda; dunque, premuroso ed innocente, portò una mano verso il suo collo e trascinò il volto di Nakiri verso la sua spalla, posizionando la sua guancia su di essa in un naturale gesto di tenerezza e cura.
Sorrise vedendo che sembrava riposare tranquilla. Sicuramente, appena arrivati a destinazione, si sarebbe vergognata un sacco di essersi “appisolata” in quel modo accanto a lui.
Ghignò divertito di fronte a quel grazioso pensiero. Difatti, come aveva predetto, fu così e la vide arrossire come un peperone appena sveglia.
Aveva iniziato pure ad imprecare contro di lui e ad accusarlo di non averla svegliata. Lui, come risposta, si era fatto solamente un'allegra risata che la fece imbronciare.


 
****


Alice stava cercando sua cugina per parlarle, perché aveva bisogno di chiarire gran parte dei malintesi che c'erano stati tra loro negli ultimi anni.
Parlare con Ryou l'aveva aiutata a prendere una decisione sull'affrontare direttamente Erina e, magari, darle una brusca svegliata come solo lei riusciva a fare, visto che stava perdendo molto con la sua esitazione. Era chiaro a tutti che tra lei e Yukihira c'era qualcosa di forte e serio, ma lei si ostinava ad ignorarlo oppure a sperare di sostituirlo il più veloce possibile per non avere “grattacapi” in più, oltre alla rigidità della famiglia Nakiri. Beh.. stava facendo un grave errore ed Alice era convinta di questo.
Era ormai da un po' che la cercava, ma di Erina non vi era traccia: ora che ci pensava, non l'aveva vista per tutto il giorno, neanche a colazione e questa situazione iniziava ad essere sospetta visto che erano le 19.00 di sera. Che si fosse chiusa in camera a disperarsi o a rimuginare su cosa fare con Yukihira?
Prima che potesse attraversare il corridoio e raggiungere la parte opposta del balcone al primo piano, Alice vide rientrare dal portone principale, e insieme, Yukihira e sua cugina.
Sembravano ambedue molto rilassati e l'atmosfera che aleggiava attorno a loro appariva molto intima ed imbarazzante.
Si portò una mano sul mento, riflessiva: ora che ci pensava non aveva visto neppure Yukihira, per tutto il giorno.
Sgranò gli occhi quando realizzò il collegamento: erano usciti di nascosto per un appuntamento e da come parevano leggermente più sollevati dai giorni scorsi, doveva anche essere andato bene.
Che Erina si fosse decisa ad andare contro la sua famiglia?
Il che era abbastanza impossibile, conoscendo la testardaggine e la devozione di lei verso suo nonno e anche nei confronti del resto della dinastia Nakiri.
Esatto, secondo le sue supposizioni, Erina stava accettando ciò che provava per Yukihira ma era confusa sul “come” agire nei riguardi delle sue emozioni.
Comunque.. doveva mettere in atto quello che si era decisa a fare: parlare con Erina.
Per cui, determinata e ancheggiando un po', fece ondeggiare il raffinato vestito in lungo e di morbido cotone_per darsi un tono_ senza spalline e dai colori striato di fucsia, scese le eleganti scale della residenza e andò incontro alla “neo coppia” con un sorrisetto malizioso e provocante, volto a sciogliere l'imbarazzo prima di iniziare un discorso serio:
-wow ragazzi! Che atmosfera interessante, vedo! sbaglio o siete appena rientrati da un'intima uscita insieme? Siete assolutamente radiosi!- ironizzò punzzecchiandoli.
Erina arrossì leggermente davanti a quelle parole e Soma si grattò la nuca impacciato.
Dalle loro reazioni era chiaro che ci aveva “preso”, però non sembravano intenzionati a pavoneggiarsi con i dettagli sull'appuntamento.
-dovresti farti gli affari tuoi, cuginetta! E soprattutto pensare alle tue di relazioni!- gridò aspra. Era chiaro che Erina alludeva a lei e Ryou, visto che in montagna si erano baciati davanti a tutti.
Fu il suo turno di imbarazzarsi. -e comunque tra me e Yukihira non c'è niente.- punzualizzò ancora, Erina, mentendo per l'ennesima volta.
Alice lanciò un'occhiata vigorosa verso Yukihira, come a voler avere conferma anche da lui.
Quest'ultimo inizialmente non rispose, poi disse solo cordiale:
-Alice.. ti chiediamo di non dire niente a nessuno di quello che hai appena visto.-
-e perché mai dovrei rispettare questa vostra richiesta?-
Lui sorrise ilare. -perché in realtà anche tu vuoi bene a tua cugina, no? Non è ovvio?-
Lei incrociò le braccia imbronciata, -d'accordo, non lo farò.- accettò docile.
Perfino Erina si sorprese della sua risposta.
-ora, Yukihira, fila via che devo parlare in privato con Erina.-
Lui ridacchiò di fronte all'orgoglio di Alice, poi portò un'ultima volta gli occhi verso Nakiri in uno sguardo significativo per tutti e due, e salì le scale per andare in camera sua.
Le due ragazze, appena lui si fu allontanato, entrarono in una piccola e in tutta probabilità stanza per l'attesa, e Alice iniziò il discorso andando dritta al “succo”:
-ho saputo per caso quello che ti ha fatto zio Azami.-
Erina, dopo quella rivelazione, spalancò gli occhi scioccata:
-come l'hai saputo..?- la voce si fece strozzata e bassa.
-stamani mattina, per sbaglio, ho ascoltato una conversazione tra lui e nonno.
Non ho ben capito cosa si sono detti, ma è con te che voglio chiarire davvero, Erina.. tu mi hai allontanato per colpa dello zio, vero? Non l'hai fatto perché non mi sopportavi, giusto?-
-io pensavo che mio nonno avesse rotto ogni contatto con mio padre..- cominciò spaventata, raccogliendo le braccia al petto. -perché stavano parlando di questo..?-
-non ne ho idea, Erina. Ma già vedendo la tua reazione quando ho nominato lo zio, capisco che quello che lui ti ha fatto ti tormenta ancora.
Se veramente è stato lui ad allontanarmi da te, allora non lo perdonerò mai!- esclamò rabbiosa.
Erina si meravigliò di quanto Alice si era mostrata protettiva nei suoi confronti e sentì che anche il terrore che l'aveva invasa per un breve momento stava svanendo.
-sì, ho smesso di rispondere alle tue lettere e sono stata costretta a troncare ogni contatto con te per evitare che mio padre mi contattasse dopo che nonno mi aveva preso in affidamento.- spiegò sincera, tornando lucida. -mi dispiace, Alice.-
Lei sbuffò. -se le cose stanno così, allora ti perdono.-
Poi proseguì orgogliosa:
-questo, però, non vuol dire che adesso saremo amiche per la pelle.-
Erina fece un mezzo sorriso. -certo che no, cuginetta.- replicò lei stando al gioco, -ma grazie..-
Vi furono attimi di silenzio, nei quali sia lei che Erina avvertirono un peso che le affliggeva da tempo finire in frantumi.
Fu Alice a parlare nuovamente:
-un'altra cosa..- iniziò -..immagino che Yukihira non sappia ancora quello che ti ha fatto Azami, vero? Capisco che non sia facile dirlo, ma tenerlo nascosto ancora a lungo non penso giovi alla vostra relazione. Dovresti davvero tirare fuori le “palle” che non hai e affrontare il discorso. Così facendo lo allontani solo di più.-
-da quando in qua mi dai consigli sull'amore, Alice?- domandò lei, stizzita.
-da oggi e ti conviene ascoltarli.- ribatté, -se non lo fai a breve, non lo farai più.-
-e comunque, come ti ho detto, tra me e Yukihira non potrà mai esserci niente e tu sai perché. Non vedo perché dovrei dirgli del mio passato, se non avremo nemmeno un futuro.-
-basta sentire il tono che hai usato per capire che questo è solamente un tuo auto convincimento per evitare di ribellarti alla tua famiglia, perché hai paura.-
-sai meglio di chiunque altro che la situazione non è così facile.- ribadì ancora, Erina.
-certo. Ma io, se fossi al tuo posto, farei qualcosa per evitare di perdere chi amo.-
-parli facile, tu, Kurokiba fa parte della famiglia Nakiri da anni e nessuno sarebbe contrario alla vostra relazione. Non parleresti in questo modo se fossi al mio posto.-
-è qui che ti sbagli, cuginetta!- protestò lei, -proprio perché ho Ryou parlo in questo modo: se al posto di Yukihira ci fosse lui, non me ne farei niente delle imposizioni della mia famiglia e sarei disposta anche a rinnegare il mio cognome. Dovresti farlo anche tu! Ma evidentemente non hai il carattere né la forza per fare una cosa del genere.
Sei ancora troppo legata a quello che ti ha insegnato lo zio ed è questa la tua più grande debolezza.-
Erina era rimasta spiazzata da quelle parole, non sapeva come ribattare. 
Era la prima volta che Alice, anzi.. qualcuno, le parlava con una franchezza così spietata e veritiera. Nemmeno Hisako.
-non sai come rispondere, vedo.- asserì di nuovo, soddifatta, Alice. -beh.. fai un po' come vuoi. Io ho detto tutto quello che pensavo e che avevo da dirti, ora sta a te agire di conseguenza.-
Dopo un attimo di pausa, si voltò ancora indicandola come a darle un avvertimento:
-e ricorda.. Yukihira non ti aspetterà in eterno e quando si stancherà di farlo e tu non avrai fatto niente per impedirlo, te ne pentirai amaramente.
Con questo, però, non voglio dire che non farò il tifo per voi. Sta a te decidere. Lui ha già fatto abbastanza.-
Dopo tali parole, si allontanò da lei lasciandola allibita e pensierosa, e senza ombra di dubbio più confusa che mai.
L'aveva completamente battuta. Le sembrava di aver appena ricevuto un ceffone indiretto o peggio ancora.. una secchiata d'acqua gelida.
Sembrava che tutti le volessero rinfacciare che quello che stava facendo era sbagliato e stupido. Era seccante.




**********************************************************************************
Ciao a tutti!! ecco qua il nuovo capitolo *-*. Cosa ne pensate? lo so, è molto romantico e spero che non vi abbia disgustato troppo! XD sono andata OOC? come ho trattato i personaggi?
La scena AliRyo vi ha convinto? oltre ad essere un capitolo dedicato all'AliEri, vi è anche il primo appuntamento Sorina! anche se questi due ne stanno passando do cotte e di crude, eh? :P
Ma ve l'avevo detto che li avrei fatti penare prima di renderli felici e contenti :P.  Ringrazio tutti per le recensioni che mi avete lasciato e chi ha messo la mia storia nelle preferite/seguite.
Vi ringrazio tantissimo di seguirmi sempre con tanto piacere *___*. Questo cap è dedicato alla mia cara amica Solydea!! <3 <3

Alla prossima!! grazie davvero! Erina91

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Jump in the past! ***


Jump in the past!
 

Hisako stava sperimentando un insieme valido di ingredienti, in modo da creare un piatto singolare da sfruttare in occasione di qualche banchetto.
In realtà cercava anche di ripassare le basi, in maniera da sentirsi sicura e preparata nell'ultimo evento.
Ultimamente in cucina riusciva a concentrarsi meglio rispetto al passato e forse era anche grazie all'esperienza accumulata nel corso di questi eventi estivi, ma si sentiva maturata.
Certo, non che il pensiero di Aldini lasciasse la sua mente, soprattutto da quando si era dichiarato. Quella bellissima dichiarazione non smetteva di tormentarla e dire che era stata lei a rifiutarlo.
In effetti le parole della sua amica Erina avevano una verità di fondo: come poteva lei darle consigli su cosa fosse meglio fare se stava commettendo il suo stesso errore, a causa delle sue insicurezze? Quel dubbio non lasciava spazio a dalle risposte e oltretutto si era anche accorta che Takumi non si era tirato indietro, tutt'altro.. insisteva nel ricercare ed ottenere la sua fiducia.
Non si era dato per vinto, anzi, si era fatto addirittura più persistente. Quello che la sconvolgeva, tuttavia, erano le sue reazioni: se prima si limitava a fuggire, ad ignorarlo e a trattarlo con freddezza, ora quel comportamento le sembrava falso perché sentiva di apprezzare i suoi gesti e in special modo avvertiva che le sue paure e le sue incertezze stavano lentamente svanendo.
Aldini la stava convincendo, lei stava iniziando a fidarsi e il suo corpo esigeva il suo contatto. Voleva di più e ne aveva abbastanza di esitare e di celare i suoi sentimenti.
I piatti che aveva provato a fare da quella mattina stessa, infatti, in qualche modo avevano tutti un piccolo ricordo di Takumi e di quello che c'era stato tra loro negli ultimi giorni: il latte che si era spalmato sulla sua faccia alla fattoria, l'aroma del thé che le aveva ricordato gli ornamenti che casualmente avevano fatto insieme per la cerimonia del thé, i colori delle decorazioni festose che avevano rallegrato il compleanno di Erina quando lei e Aldini si erano occupati degli addobbi della sala; perfino il profumo di grano secco che aveva invaso il loro olfatto quando lui gli si era dichiarato e avevano quella distesa di campo dietro la staccionata che circondava il cottage in motagna. Ogni gusto, ogni elemento usato in quei piatti che aveva preparato comprendevano qualcosa che glielo ricordava. Forse era impazzita e non aveva risposta migliore ai suoi pensieri e alla sua continua ossessione per quel biondino dongiovanni, che ad un palpito del suo cuore la faceva sussultare.
Cosa doveva fare? Magari tutti quei pensieri le stavano dicendo che era pronta ad approfondire il rapporto con lui? Che finalmente poteva dire di accettare i suoi stessi sentimenti e di ricambiarlo?
Prima che la sua testa potesse rispondere a quella domanda, sentì bussare sulla porta delle cucine e vide apparire davanti ai suoi occhi il soggetto dei suoi costanti pensieri:
-ti stavo proprio cercando, Hisako.- l'aveva chiamata per nome e ancora non si era abituata a quella confidenza, tanto che la faceva quasi arrossire pensarlo.
-non eri andato in centro con Yukihira?-
-già, ma visto il “tempaccio” siamo tornati prima.- si strinse in un occhialino e fece qualche passo per raggiungerla, -che combini di bello?- le sussurrò caldo, nell'orecchio, passando a portarle le mani sui fianchi. Rimase pietrificata davanti al quel gesto ardito e non riuscì neppure a ribattere per scacciarlo, poiché quel tatto e la delicatezza che ci aveva messo in quella domanda l'avevano fatta rammollire redendola succube delle sue carezze. Si sentiva tesa tra le sue braccia, sintomo che quel loro sfiorarsi non le era affatto indifferente.
In realtà, le volte che lui provava ad accorciare le distanze con lei, non le erano mai state indifferenti: le aveva trovate sinceramente piacevoli fin dall'inizio, semplicemente si rifiutava di accettare quella verità e di certo inizialmente non poteva dire di fidarsi di uno che faceva il carino e gentile con tutte le ragazze, come se fossero tutte identiche e ugualmente importanti.
Adesso sentiva che era diverso: bastava un suo tocco per farle capire che le sue manifestazioni d'affetto erano totalmente e unicamente rivolte a lei.
Takumi era onesto verso i suoi sentimenti e ora ne aveva la certezza. Perché non ascoltare le sue di emozioni? era libera di farlo.
Takumi sembrò confuso che lei non lo respingesse come faceva sempre:
-ti senti bene, Hisako? È strano che tu non respinga le mie attenzioni.- appunto constatò.
-forse perché non voglio farlo?- replicò timidamente, lei, stupendosi delle sue parole.
Non si voltò verso Aldini perché si vergognava a farlo, insomma.. era stata parecchio esplicita con quella audace risposta ed era troppo doverlo guardare anche negli occhi.
Questa volta fu il turno di Takumi di arrossire: la risposta di Hisako era stata inaspettamente diretta e sensuale, l'aveva colto impreparato. -quindi..?- chiese sottovoce.
-quindi Aldini, arriva da solo alla risposta.- borbottò impacciata.
-è quello che penso? Non sto sognando?- recitò lui meravigliato ed emozionato.
Lei scosse la testa imbarazzata. -più che sognare mi chiedo come hai fatto a non lasciarmi perdere. Voglio dire.. non sono stata molto gentile nei tuoi confronti.- il tono si acuii con le ultime parole.
-se avessi lasciato perdere non avrei avuto alcuna possibilità con te, no? O sbaglio?-
-non sbagli..- ammise arrossendo ancora. Ormai avevano chiarito la loro situazione, Hisako doveva raccogliere il coraggio e girarsi verso di lui per sostenere i suoi occhi.
Se voleva andare fino in fondo e stabilire il livello del loro legame doveva combattere la vergogna, mettere da parte l'orgoglio, guardarlo in faccia e dirgli quelli che erano i suoi veri sentimenti e solo così la situazione sarebbe cambiata e toccava a lei fare il primo passo, se non lo faceva ora non l'avrebbe mai fatto.
Convinta della sua decisione prese un respiro profondo e si voltò verso di lui: gli occhi azzurri di Aldini erano bellissimi e luminosi, così incantevoli che la sciolsero.
Una mano istintiva salì lungo il suo volto per sfiorare le sue ciocche bionde e fargli una carezza tra i capelli. -non stai sognando.- gli confermò sorridendo con tenerezza.


 
****


Aldini era sempre più stupito: era la prima volta che Hisako gli mostrava apertamente quello che provava senza negarlo e in quel momento lei voleva lui e glielo stava dicendo.
-è dura dirti questo guardandoti negli occhi, Aldini, ma se non lo faccio non lo farò più.- continuò Hisako accarezzando con dolcezza la sua guancia, che da bianca era diventata leggermente bordò. Era così preso a guardarla nelle iridi color nocciola e a godersi le sue dolcezze, che non riuscì a spiccicare parola lasciando parlare lei.
Il cuore stava battendo imperterrito e lui, per la prima volta, stava mostrando di essere sensibile alle tenerezze di una ragazza: ciò gli chiariva che Hisako era davvero diversa e unica rispetto alle altre sue ammiratrici e non aveva alterato i suoi sentimenti. Ne era già convinto dopo essersi dichiarato a lei, ma adesso non aveva più dubbi di amarla moltissimo.
-io credo di essere pronta, ecco.- confessò imbarazzata, proseguendo. -il fatto che tu, nonostante tutto, abbia continuato a lottare per stare con me e far sì che io credessi nei tuoi sentimenti, mi ha fatto realizzare che adesso ho un po' meno paura.- abbozzò un sorriso, -anche se penso tu l'abbia capito..- fece una pausa -..mi piaci anche tu, Aldini.-
Era diventata paonazza dopo le ultime parole, ma sembrava sollevata, e lui non era da meno in quanto a reazioni accaldate.
Afferrò il braccio di Hisako, bloccando le sue carezze sul volto, e la fissò seriamente portando l'esile corpo di lei contro il suo.
Hisako si ritrovò all'improvviso stretta tra le braccia di Takumi e a pochi centimentri dalla sua bocca, la sua occhiata era intensa e desiderosa, radiosa e compiaciuta. I seni di lei si strusciavano contro il suo petto, soffici e sodi, e lui avvertì nettamente il suo organismo reagire a quel morbido contatto. Lei era rossa fino al midollo, goffa e confusa dalle sue nuove sensazioni.
Ambedue, così vicini, sentivano la necessità di spingersi oltre perché le emozioni parlavano per loro. Lui decise di assecondarle poggiando la mano sul suo mento in un tocco leggero eppure provocatorio, ma così delicato da metterla a proprio agio prima di unire definitivamente le labbra.
Le sue mani stringevano con grazia la schiena ossuta di Hisako senza staccarla dal suo corpo; la guardò dritta negli occhi e chiese:
-mi fermerai, Hisako? Se ti bacio, intendo.- disse suadente, lasciando che il suo alito fresco, alla menta, solleticasse le labbra di Hisako per stimolare il suo desiderio di baciarlo.
Lei non rispose subito perché era troppo impegnata a nascondere le sue guance imporporate, poi distolse timida lo sguardo e boncheggiò:
-perché me lo chiedi? Se non ti ho respinto appena mi hai stretto, ci sarà un motivo no?-
Lo aveva appena invitato a baciarla, così lui girò nuovamente il volto di lei dalla sua parte e pian piano toccò le sue labbra in un bacio accennato ma affammato.
Le loro labbra si cercarono abituandosi alla loro forma, riconoscendosi volta volta, e quando una prima esplorazione fu avvenuta Aldini portò le sue labbra verso il labbro inferiore di Hisako, stuzzicandolo con il suo di labbro e mordicchiandolo cauto. A lei sembrò piacere quel gioco e decise di accellerare la conoscenza schiudendo la bocca per accoglierlo; poco dopo, difatti, ecco che la lingua di Aldini esplorò la sua. Hisako avvertì una lieve sensazione di intrusione, ma non era invadente.. sembrava che le loro lingue fossero nate per toccarsi da quanto erano coordinate; poi i loro movimenti si erano fatti meccanici, intuitivi e precisi. Era bello. Era emozionante. Nessuno dei due aveva mai avvertito niente di simile. Il bacio fu assai passionale, esplosivo.
Si staccarono per riprendere fiato ed entrambi ci misero un po' prima di comprendere quello che era successo e ciò che avevano provato in quei lunghi minuti in cui la loro vicinanza era diventata così intima da farli andare fuori di testa e perdere la cognizione del tempo, tornando alla realtà solo per un bisogno di respirare:
-è stato.. strano..- farfugliò lei, imbarazzata.
-già..- ridacchiò lui, -però è stato anche incredibile!-
Lei non continuò il discorso, così lui si preoccupò:
-non ti è piaciuto?-
Lei arrossì violentemente. -non è questo!- sbottò, -mi dispiace di essere così colpita, ma per me era la prima volta.-
-anche per me lo era, Hisako.- sorrise lui, rassicurandola. -adesso ti posso considerare la mia ragazza?-
-diciamo che ho deciso di provarci.- annuì lei, -però al minimo passo falso non ti perdono!-
-ecco che sei tornata ad essere la rigida Hisako. Dov'è finita la ragazza timida di prima?-
-idiota!- arrossì lei, -sei tu che hai distrutto il momento prendendomi in giro.-
Lui scoppiò a ridere. -perdonami. Comunque, sarebbe bello tu mi chiamassi Takumi ora che siamo una coppia e visto che io ti chiamo già per nome.-
-ti chiamerò per nome quando me la sentirò.- affermò lei testarda.
-d'accordo. Spero che questo avvenga il prima possibile.
Mi piacerebbe tanto sentire come suona il mio nome pronunciato da queste belle labbra.- le mise un dito davanti ad esse malizioso, -credo che avrà un suono davvero dolce.-
Lei, di fronte e quelle pericolose tecniche di seduzione, si imbarazzò ulteriormente e ciò aumentò quando lui la portò di nuovo contro il suo petto per farle capire di volerla baciare un'altra volta.
-mi hai fatto attendere un sacco, dobbiamo recuperare.- commentò stringendosi in un occhiolino che la fece letteralmente impazzire, ma non protestò.


 
****


E' proprio questa la tua debolezza”.
Le parole di sua cugina continuavano a ripetersi dentro la sua testa.
Davvero si stava comportando da debole? Veramente stava sbagliando?
Nonostante la conversazione fosse avvenuta qualche giorno fa, le era rimasta così impressa da tormentarla. Era chiaro che nessuno era convinto più di lei della sua scelta.
Andiamo.. era impossibile che avesse sbagliato atteggiamento perché metteva il cervello in tutte le sue scelte. Era sempre stata metodica fin da piccola.
Era Alice che non capiva come doveva essere un erede Nakiri e lei certamente non poteva tradire suo nonno dopo tutto quello che lui aveva fatto per lei. Per proteggerla. Non poteva deluderlo.
Suo nonno era l'unica persona che le era rimasta della famiglia, a parte Alice e sua zia, sapeva di potersi fidare di lui e a maggior ragione era giusto che rispettasse le tradizioni.
Esatto.. le parole di sua cugina erano fuori luogo e troppo rivoluzionarie, erano sbagliate, e lei non voleva commettere un errore e perdere per sempre anche suo nonno per una scelta errata e soprattutto non aveva voglia di soffrire. Anche parlare del suo passato a Yukihira non aveva senso, poiché a fine estate avrebbero ricominciato a vedersi di rado e a trattarsi da estranei; tutto quello che era successo tra loro sarebbe diventato solamente un bel ricordo estivo che sarebbe poi scomparso con il passare del tempo, così come i suoi sentimenti per lui. Faceva male, ma ormai lei aveva deciso come agire e andare contro i suoi principi non sarebbe stato da lei. Era inutile raccontare tutto a Yukihira con un futuro incerto come il loro. Non avevano le basi per stare insieme e comunque qualcuno li avrebbe impedito di farlo perché la dinastia Nakiri, e suo padre, erano più potenti di quello che Alice si immaginava e lei lo sapeva meglio di tutti. Parlava facile Alice, aveva tutto ciò di cui sentiva il bisogno e non c'era la possibilità che perdesse Kurokiba perché lui stesso era praticamente un Nakiri. Non poteva comprendere come lei si sentiva. Non poteva provare empatia nei suoi confronti perché il suo livello e quello di suo nonno erano superiori, in particolare quello di suo nonno. Questo non toglieva che era stata felice di chiarire i malintesi tra loro e adesso erano tornate più o meno amiche, anche se avevano discusso e lei avrebbe voluto tirarle un ceffone per come gli si era rivolta ed era stata così arrogante, ma tutto sommato si volevano un gran bene e, anche se entrambe non l'avrebbero mai ammesso in modo esplicito, ci sarebbero sempre state l'una per l'altra. Però, a parte questo, non doveva farsi influenzare dai discorsi moralisti e fiduciosi degli altri poiché sapeva che la situazione che si sarebbe creata, ascoltando così il suo cuore, non sarebbe stata piacevole e anche Yukihira ne avrebbe sofferto moltissimo e lei, l'unica cosa che poteva fare per proteggerlo dalla sua autoritaria famiglia, era allontanarlo e soffocare i suoi sentimenti; lentamente, con il passare del tempo, anche il dolore sarebbe svanito per tutti e due. Almeno sperava.
Per il corridoio incontrò il suo maggiordomo:
-signorina, la stavo cercando. Suo nonno mi ha detto che la desidera nel suo studio.-
Lei si stupì perché era raro che suo nonno la invitasse in studio se non per qualche motivo importante. Curiosa, annuì rigranziando il maggiordomo e si diresse verso lo studio di suo nonno.
Si trovava al terzo piano e vi era entrata pochissime volte. Quando bussò alla porta, suo nonno la accolse con la solita voce profonda.
La stanza si presentava abbastanza grande ma raccolta. Lo stile d'arredamento dello studio era per lo più antico ed elegante, ma caotico: la scrivania e le librerie in legno scuro, mogano, che rendevano la stanza ancora più tetra. La finestra non era tanto grande e vi traspariva poca luce, e anche la poca luminosità veniva coperta da delle ampie e pesanti tende di lino verde bottoglia.
La scrivania era ricolma di oggetti e documenti ammassati uno sopra l'altro e l'unico spazio vuoto veniva riempito dalle grandi mani e dal corpo portante di Senzaemon.
A completare quell'atmosfera antiquata e barocca, vi era un tappeto verde bottiglia che copriva gran parte degli spazi della stanza.
Ciò che invece rallegrava le alte e maestose librerie, oltre i vecchi tomi tenuti in perfetta forma, erano anche i vari soprammobili provenienti da ogni parte del mondo e conservati per collezione.
La figura di suo nonno traspariva dalla penombra creata dal cielo nebuloso e nero, data la luce soffusa proiettata dalla lampada posta da un lato della scrivania, e la sua aria avvenente e colta veniva raddoppiata dal temporale in corso, che ormai devastava tutto il pomeriggio. Non riusciva a vederlo benissimo in viso, ma poteva dire che c'era qualcosa che non andava dalla sua espressione che sembrava piuttosto cupa. -accendi la luce principale, per favore Erina, visto che sei sulla porta e poi siedi sulla poltroncina qui davanti.- la invitò brusco.
Lei iniziò ad avvertire una sensazione di pesantezza al petto poiché era raro che suo nonno si facesse così glaciale con lei, se non perché era successo qualcosa di irritante che l'aveva reso tale.
Quando si fu seduta vide suo nonno lanciarle una rapida occhiata indagatoria e rovistare all'interno di uno dei cassetti della scrivania, per poi tirare fuori un giornale di scoop e aprirlo su due pagine davanti a lei. Sgranò gli occhi quando vide chi erano quelli tra le pagine:  lei e Yukihira si stavano baciando in un abbraccio mozzafiato, in mezzo ad una spiaggia deserta.
Accanto agli scatti del bacio, vi era un commento con un piccolo riferimento anche a Jess, che era esposto da una piccola foto di lato risalente al giorno del suo compleanno, quando lui le aveva portato quell'eccentrico mazzo di fiori come regalo. Tale commento recitava:

La nipote di Senzaemon Nakiri tradisce l'affascinante rampollo inglese Jess Carter con un giovane ragazzo di umili origini.
C'è da chiedersi se vi è in ballo un triangolo amoroso.
Che sia una fuga d'amore?”

Aveva riletto più volte la citazione e le seguenti insinuaziani totalmente infondate.
Ribolliva di rabbia se ripensava a come avevano definito Yukihira, o meglio.. a come, con un solo giorno, era riuscita a coinvolgerlo nel suo mondo senza riuscire a proteggerlo.
Inoltre, come se non bastasse, adesso lei e Yukihira sarebbero stati oggetto di pettegolezzi finché la situazione non si fosse placata un po' e le gente si fosse stancata di leggere le stesse frasi su di loro senza un vero proseguimento della vicenda.
Suo nonno era nervoso per questo, perché era uscita dalla villa senza le sue guardie del corpo, di nascosto, e perché adesso sapeva cosa c'era stato tra lei e il figlio di Saiba-san.
Dopo averla ripresa per il suo atteggiamento sconsiderato, poteva decidere di allontanarla ulterioremente da lui e questo, invece di rassicurarla, le faceva solo più male.
Perché era così? Ovviamente perché, anche se si autoconvinceva di essere decisa nelle sue scelte come in passato, in realtà non era assolutamente convinta di quello che stava facendo e l'idea di perdere Yukihira la terrorizzava. L'idea che dopo il ritorno alla Totsuki tutto sarebbe tornato come se non fosse successo niente, la faceva soffrire da morire.
In quel momento aveva più paura di perderlo o di complicargli la vita per colpa della sua famiglia, che di quello che le stava per dire suo nonno.
Yukihira passava avanti a tutto e tutti poiché lei lo amava da morire, che lo negasse o meno.
Odiava come questi irritanti giornalisti parlassero a sproposito di Yukihira e lo trattassero come se fosse la persona più insignificante e smilsa del mondo, soprattutto senza sapere davvero che tipo di persona era e quanto in realtà era fantastico. Disprezzava come li avevano pedinati addirittura fino alla spiaggia e come le loro foto, quello che doveva essere un loro bellissimo ricordo e forse l'unico insieme e il più bello, fosse stato sminuito da uno stupido giornale di scoop. Era semplicemente furiosa, ma doveva controllarsi oppure suo nonno si sarebbe insospettito che l'avvenimento per lei non era futile come invece si aspettava. Doveva fargli vedere che a lei non interessava, che era stata solo una svista e che non aveva dimenticato le convenzioni della sua famiglia. 
-cosa significa questo, Erina?- ecco la fatidica domanda.
Sentiva di essere rossa come un pomodoro, in fondo si trattava sempre di una foto di lei che baciava un ragazzo e suo nonno l'aveva vista farlo. Era imbarazzante.
-è stato un momento di fragilità, nonno.- asserì, cercando di risultare convincente.
-non sembra sia così, Erina. Cosa provi veramente per Soma?-
-non provo niente.- mentì secca.
Lui restò in silenzio, poi raccolse un lungo sospiro:
-ascoltami bene Erina..- cominciò infine, Senzaemon -..all'inizio del nuovo anno scolastico è stato richiesto che tu abbia un incontro pre matrimoniale con Kyo Yamamori.-
Erina spalancò gli occhi stupita. -sai chi è, vero?- seguì suo nonno.
Ancora sorpresa, annuì consapevole.
-che intenzioni hai sapendo questo, dunque?- insisté il preside.
Sapeva che il futuro per lei sarebbe stato questo. Non poteva scegliersi da sola il compagno, a meno che non appartesse anch'egli all'alta società e per Yukihira non era così.
Come immaginava: la sua famiglia restava più forte e di certo non rispettava i veri sentimenti e considerava i desideri dei suoi membri, purtroppo.
-hai parlato con mio padre, nonno?- chiese lei diretta, cercando di ignorare i brividi assalirla.
Era sicura che c'era lo “zampino” di Azami dietro questa decisione e sicuramente pure lui aveva visto le foto di lei e Yukihira sul giornale e sapendolo era subito corso ai ripari anticipando il suo incontro pre matrimoniale prima del programma previsto.
-ti ho fatto io una domanda, Erina.- ribatté lui, stancamente. -rispondi prima a me. Sono sicuro che sai che non posso andare contro le regole Nakiri, è il mio ruolo di capo famiglia che purtroppo non me lo permette, altrimenti verrei “bandito” da questo incarico e sai chi sarebbe secondo in successione.-
Sì, lo sapeva: il “secondo in successione” era suo padre e questo suo nonno non poteva permetterlo, sapendo com'era.
-nonno.. vuoi davvero la verità?-
-sì, non voglio altro che la verità e mi aspetto che tu me la dica.-
Erina si sentì arrossire nuovamente sapendo quello che era costretta a confessare:
-sono innamorata di lui, nonno.- distolse lo sguardo, imbarazzata.
-lo immaginavo.- constatò lui, -ho voluto una conferma, ma dalle foto è palese.-
-però..- riprese lei -..anche se i miei sentimenti sono questi, so quali sono i miei doveri e so che a causa delle origini di Yukihira non potremo mai avere un futuro insieme.
Per cui ho già preso la mia decisione: accetterò di partecipare a quell'incontro pre matrimoniale e seguirò le tradizioni Nakiri come i piani alti desiderano.- concluse impassibile.
L'uomo annuì approvando la sua affezione alla famiglia e provando un moto d'orgoglio per la nipote, ma ad Erina apparve un po' pensieroso e riflessivo. Sembrava losco.
Non aveva mai interpretato affondo i pensieri di suo nonno nonostante vivesse con lui ormai da anni e neanche aveva mai compreso da che parte fosse schierato, perché per portare avanti le ritualità della famiglia Nakiri era costretto a nascondere le sue emozioni e ciò che pensava veramente, però in un certo senso lei si fidava di lui e quella dura scelta gliela doveva.
Suo nonno alla fine l'aveva sempre protetta a modo suo e “dietro le quinte”. Non aveva idea di cosa avesse in mente, ma al momento doveva ubbidirgli.
-va bene, Erina, è tutto. Puoi congedarti.- terminò l'uomo apatico.
Lei si alzò dalla poltrona nera in pelle ed uscì tacita.


 
****


Soma non riusciva a prendere sonno quella notte. Era da diverse ora che non faceva altro che rigirarsi tra le coperte e gli occhi non parevano intenti a volersi chiudere; appena ci provava finiva per sobbalzare come se ricevesse un'improvvisa scossa elettrica. Il maltempo che aveva accompagnato tutto il pomeriggio non aiutava, poiché faceva delle pause di un paio d'ore e poi ricominciava a scrosciare furioso ticchettando fastidiosamente sui suoi vetri e illuminando con dei flash blu ad intermittenza la sua camera. Era noioso.
Non che avesse paura dei temporali, però quando non riuscivi a prendere sonno non erano certo soporiferi. Quella giornata era stata alquanto tediata: lui e Takumi erano andati a fare una passeggiata in centro per sgranchirsi le gambe e digerire il copioso pranzo, per fare due chiacchiere tra amici, ma erano dovuti fuggire perché aveva iniziato a diluviare fin dal primo pomeriggio. Erano ovviamente rientrati fradici e gocciolanti alla villa e, come se non bastasse, per il resto della giornata era stato sul letto a poltrire e a pensare.
Forse era proprio perché aveva riposato tutto il giorno che non era tanto stanco.
Aveva sperato di distrarsi un po' uscendo a fare un giro con il suo amico, ma non era servito a calmare i suoi continui pensieri su Erina e adesso, a notte fonda, da solo in camera e in un silenzio deprimente e solitario era anche peggio: la sua testa stava vagando senza tregua e le palpebre non accennavano a chiudersi.
Seccato da quella situazione, si alzò dal letto infilando le sue solite vecchie ciabatte e decise che era arrivato il momento di riempire la sua mente con qualcos'altro che non fosse Nakiri: l'unica attività che era in grado di adempiere a questa missione, almeno per quella notte, era la cucina.
I corridoi della residenza erano bui e silenti, a notte inoltrata la tranquillità regnava e solo la pioggia battente a condividerla con i suoi tipici suoni.
Magari sperimentare un piatto incredibile lo avrebbe aiutato a conciliare il sonno.
Non negò di essere stato travolto dall'esitazione quando passò davanti alla porta della stanza di Nakiri e l'istinto gli aveva fatto pensare che non sarebbe stato poi così male entrare e vederla riposare rilassata. Tuttavia, fare una cosa del genere non aveva senso visto che non le avrebbe fatto una reale compagnia mentre lei dormiva. Sospirò arreso: non era il caso di disturbarla adesso.
Il destino_che si divertiva a giocargli brutti scherzi con un tempismo impeccabile_ volle che proprio in quel momento udì un urlo agghiacciante provenire dalla camera della ragazza e impulsivamente, agitato e preoccupato, spalancò la porta della sua camera.
Non ebbe il tempo di pensare che in effetti la porta era aperta_pensava che Erina la chiudesse a chiave tutte le notti_ e che forse le mura della villa non erano così perfette da essere perfino insonorizzate; l'unica e sola cosa che attirò la sua attenzione era la figura di Erina avvolta dall'oscurità della notte e illuminata ogni tanto dai fulmini causati dal temporale.
La intravedeva poco, ma sembrava sbiancata all'improvviso e non pareva ancora essersi accorta della sua invadenza, solo il chiaro di luna ad illuminare la sua candida pelle che in quel momento sembrava così chiara da apparire trasparente e quasi immacolata. Oltre a questo, poteva sentire che respirava a fatica, era un po' sudata, come se avesse appena fatto un orrendo incubo che l'aveva devastata. Fu a quel punto che si rese conto di non essere sola nella stanza:
-chi c'è!?- tuonò spaventata, ancora con voce strozzata e il terrore negli occhi.
Era il momento di rassicurarla. -scusa l'intrusione Nakiri, sono io.-
-Yukihira..?- fiatò perplessa e scioccata, realizzando di chi era la voce.
Però non sembrava completamente lucida e nemmeno aveva tirato fuori una spiegazione per quell'urlo disumano. Non ancora. O forse non voleva farlo.
-già. Non riuscivo a prendere sonno e avevo deciso di andare in cucina ad esercitarmi e vedere se mi aiutava a combattere l'insonnia.- ridacchiò spensierato: doveva in qualche modo sciogliere la tensione che si era creata e non farla sentire a disagio per la situazione. Se avesse iniziato subito a tempestarla di domande l'avrebbe messa in difficoltà e non era quello che voleva.
Era abbastanza volubile e sensibile in questi casi.
-è per questo che hai invaso il mio spazio privato?- ecco, adesso era infastidita.
-mi sono spaventato quando ti ho sentito gridare. Nessuno avrebbe fatto finta di niente.-
-era meglio facessi finta di niente.- affermò scaltra e vergognosa.
-non potevo ignorarlo, Nakiri. Non l'avrei fatto con nessuno e soprattutto non sarei riuscito a farlo con te. Sai quali sono i miei sentimenti.-
-perché devi essere sempre tu? È irritante! Sembra che il destino si impegni a farci impazzire più del dovuto. Lo odio Yukihira. Perché siamo sempre io e te?-
-perché i nostri sentimenti sono connessi Nakiri.- rispose lui, sorridendo luminoso. A passo lento, cercò di avvicinarsi al letto della ragazza.
-fermo dove sei, Yukihira. Appena salirai sul tappeto, avrei superato la distanza di sicurezza che ci divide e questo devo impedirtelo prima che degeneri.-
Lui ridacchiò. -non vedo nessun filo che ci divide e anche se fosse, non mi ci vuole molto a scavalcarlo e tu hai bisogno che io lo faccia.-
-smettila di essere sempre così arrogante e sicuro di te.- boccheggiò nervosa.
Lui non aveva nessuna intenzione di darle ascolto e poco secondi dopo era già seduto sul materasso di Nakiri, che aveva il volto chinato verso il basso incapace di guardarlo in faccia per la vergogna: in fondo l'aveva “beccata” in un momento di forte fragilità emotiva, però non che a lui importasse. Voleva solo starle accanto peché avvertiva che lei, anche se non lo ammetteva, lo desiderava. -tutto apposto?- le chiese premuroso, posando la sua mano sul dorso di quella di lei, che era così gelido da sembrare privo di pressione sanguigna.
-hai le mani ghiaccie, Nakiri. Per caso sei una di quelle che nel sonno si ritrova a pancia scoperta?- ironizzò divertito, cercando di sollevarla da quel momento critico.
-idiota!- sbottò offesa, spingendo via la sua mano. Lui sorrise e tornò a rincorrere i suoi polpastrelli.
Dopo una lotta senza possibilità di vittoria da parte di Nakiri, si arrese e si lasciò stringere la mano da lui, con delicatezza. -cos'è successo?- domandò ancora.
Lei non rispose subito a quella domanda, la vide solo “saltellare” verso la sua schiena e acquattarsi su di essa, ricercando calore. Lui arrossì nell'oscurità ed era anche smesso di piovere nel frattempo. Nakiri rimase contro la sua schiena per qualche minuto indefinito, senza spiccicare parola, avvertendo alcuni tremori invadere il suo magro corpo.
Lui rispettò il suo silenzio e non commentò le reazioni del suo corpo a quello che le era successo. Sembrò che Nakiri lo ringraziasse per la sua silenziosa comprensione e attese che fosse lei a decidere quando parlare. -è stato solo un incubo..- borbottò infine.
-..un incubo che ti sta facendo tremare come una foglia.- completò la frase, lui, carezzando la sua guancia. -sono qui, Nakiri, ti ascolto se vuoi parlarmene.
Lo so che dormi male la notte e sai anche che me ne sono accorto.-
Lei abbassò la testa sulla sua larga spalla e Soma vide la cascata di ciocche chiare sfiorare il suo pigiama a righe e invaderlo con il suo profumo alle violette.
-non è facile se mi stai così vicino.- esordì lui, impacciato.
-sei tu che me lo hai permesso dopo aver scavalcato la distanza che ci divideva, stupido. Te l'avevo detto che sarebbe stato pericoloso.- ribatté lei paonazza.
-non ho detto di non apprezzarlo e nemmeno di essermi pentito di averlo fatto.- puntualizzò lui, ridacchiando. -potrai sempre contare su di me, Nakiri.-
-dovresti semplicemente lasciar perdere, Yukihira.-
-non lo farò.- ribadì ancora, alzandole il mento per farsi guardare negli occhi. -dunque, ora che sono qui, cosa vuoi che faccia? Se non vuoi parlare, possiamo fare qalcos'altro per non pensare.-
A quella asserzione lei arrossì violentemente fraintendendo le sua frase.
-cosa stai dicendo, Yukihira? Sei fuori di testa!- esplose vergognosa.
-cosa hai capito, Nakiri?- le fece eco lui, arrossendo a sua volta. -non dico che mi dispiacerebbe, ma non intendevo questo..- ammise un po' imbarazzato.
Alcuni attimi di silenzio teso li avvolsero, quando lui tornò serio:
-Nakiri.. non pensi sia arrivato il momento di aprirti con me? So che non stiamo insieme, ma sono preoccupato e vorrei che tu credessi un po' di più a quello che dico.-


 
****

Yukihira era piombato nella sua camera senza preavviso, a notte fonda, e la cosa peggiore era che se era successo era colpa sua: perseguitata dai soliti incubi su suo padre, si era svegliata di soprassalto urlendo e lui l'aveva colta in fragrante. Nessuno, a parte le persone più vicine a lei e che avevano vissuto gli interi dieci anni sotto il suo stesso tetto, sapeva che quando calava la notte lei si agitava al pensiero di essere invasa dagli incubi e adesso Yukihira non solo aveva scatenato in lei sentimenti scomodi per la sua situazione familiare, ma aveva anche scoperto il suo più inconfessabile segreto e ciò che la faceva soffrire di più. Si sentiva davvero smascherata da lui e tutte le sue più forti difese erano crollate nel giro di due mesi a causa sua.
Lo amava, ma era più forte di lei. Che fosse arrivato il momento di parlare a Yukihira del suo passato?
Date le circostanze, soprattutto quelle di quella notte, non sarebbe riuscita a tenergli nascosta la verità ancora a lungo perché non avrebbe più avuto giustificazioni accettabili da sfruttare.
Ripensò un'ultima volta alle parole di Alice e decise che non poteva più fuggire dalla verità: lei e Yukihira non avevano futuro, ma il passato doveva uscire fuori.
Lui le aveva fatto capire che poteva affidarsi alle sue premure. Le aveva trasmesso la fiducia di cui aveva bisogno per parlargli ed erano arrivati ad una confidenza tale che parlare del suo passato sarebbe stato sì, doloroso, ma non così difficile come lo era un mese fa. Si amavano e, anche se non se l'erano detto apertamente_o almeno lei non l'aveva fatto_, entrambi erano consapevoli di quello che provavano e potevano dire di conoscersi un po' meglio rispetto all'inizio dell'estate. Doveva farsi coraggio e parlargli: Yukihira si meritava di essere considerato speciale da lei, sebbene la sua famiglia gli impediva di stare insieme. Era giusto così. Quindi.. come iniziare il discorso? Si stava stuzzicando le mani nervosa ed indecisa sul da farsi.
No.. ancora non se la sentiva: i ricordi dell'incubo erano ancora troppo vividi. Non sarebbe riuscita a parlare con tranquillità; così, convinta, prese la decisione che l'avrebbe fatto il giorno seguente, dopo aver “sbollito” l'inquietudine del momento. -ora non me la sento.- rivelò insicura.
Vide il volto di Yukihira farsi amareggiato per la risposta e avvertì una fitta al cuore.
Portò la mano sull'avambraccio del ragazzo, in un tocco leggero per tirarlo su di morale, e parlò ancora:
-lo farò domani. Quando tutto quello che è successo stanotte sarà passato.- precisò.
Lui sorrise sollevato. -va bene, Nakiri. Sono contento che hai deciso.-
Si alzò dal letto e le fece una tenue carezza lungo la chioma morbida e liscia, in un gesto che sprizzava di puro affetto.
-è meglio che vada adesso. Stare con te mi ha conciliato il sonno.- si grattò la nuca imbarazzato dalla parole che aveva detto, sorridendole. -grazie.- aggiunse.
Lei era arrossita di fronte a quella gentilizza e cullata dalle sue coccole: le mancava davvero il calore di Yukihira. Faceva male. Ora non era sicura di riuscire a dormire senza di lui quella notte.
Era stato lui ad entrare nella sua stanza e a rilassarla con la sua presenza e la sua allegria, se se andava sarebbe riusciuta ad addormentarsi senza sentirsi vuota e incompleta?
La risposta già la sapeva e quando notò che lui stava per incamminarsi verso la porta, afferò spontaneamente il suo polso per fermarlo.
Abbassò la testa  rossa in volto, a causa di quello che stava per chiedergli, poiché era una richiesta abbastanza audace:
-dormi in camera mia, Yukihira.- lo invitò sottovoce, adottando una tono tenero che raramente gli apparteneva se non in casi nel quale la sua vena dolce usciva.
Yukihira, colpito da tali parole, sgranò gli occhi: li stava offrendo di dormire nella stessa camera.
Da quanto era stata esplicita e da come la richiesta gli era uscita in maniera così tenera, lui non riuscì a controllare il suo viso che prese ad arrossarsi.
Le sembrò davvero carina in quel momento e resisterle non era affatto facile. -sei sicura di quello che dici, Nakiri? Sai cosa questo comporta?- deglutì agitato, guardando altrove.
Anche lei si imbarazzò. -cosa diavolo stai pensando, Yukihira? Non ti ho chiesto di fare “quello”. Ti ho chiesto solo di restare con me.- farfugliò impacciata.
Lui allora, ancora sorpreso, afferrò le sue mani e avvicinò il volto verso quello di lei:
-posso resistere una volta, Nakiri, forse due.. ma tre iniziano ad essere tante.
Non ti rendi conto che essere così ariditi verso un ragazzo che prova certi sentimenti, è assai rischioso? Sei davvero carina in questa modalità.- borbottò con un pizzico di vergogna, -però sai.. finché lo fai con me, va bene, ma con altri ragazzi non mi piacerebbe affatto. In realtà mi piace l'idea che questo tuo lato ingenuo lo conosca solo io.-
-è ovvio che ad altri ragazzi non lo proporrei, idiota!- esclamò lei, oltraggiata. -mi fido di te.-
-mi fa piacere che lo fai, ma anch'io sono un ragazzo. Quindi, visto che non voglio allontanarti più del dovuto con qualche atteggiamento strano, dormirò sul divano.-
Lei sbuffò. -non voglio che tu dorma sul divano, Yukihira.- insisté lei bordeoux.
Non c'era verso, Yukihira la faceva andare completamente fuori di testa ed era per questo motivo che sarebbe stato meglio che lui non scavalcasse lo spazio che li divideva.
Si rendeva vagamente conto che gli stava chiedendo una cosa imbarazzante e non che lei non lo fosse, ma aveva la brutta sensazione che se lui se ne fosse andato da quella camera gli incubi sarebbero tornati più pressanti e fastidiosi. Il suo tepore, la sua presenza, la sua schiena, le sue mani, le sue braccia.. tutto di Yukihira le infondeva protezione e sicurezza.
Era egoista e capricciosa, si stava comportando da meschina nello sfruttare i suoi sentimenti e il suo buonsenso per un suo tornaconto, lo sapeva, ma voleva che Yukihira la stringesse tra le coperte. Voleva che quelle braccia la facessero sentire “dondolata” dalle carezze. Lo voleva nel letto con lei. Non aveva doppi fini, si fidava di Yukihira ed era sicura che non le avrebbe fatto niente controvoglia, ma la vulnerabilità emotiva che sentiva in quel momento poteva essere bilanciata solo dalla vicinanza di Yukihira e l'umore di quel momento lo sapeva bene, poiché era davvero instabile.

 
 
****


Lui, a quella richiesta così chiara, avvertì un pesante imbarazzo invaderlo.
Non riusciva a credere che Nakiri lo stesse veramente invitando a dormire nel suo letto ad una piazza e mezza. Sarebbero stati così vicini che anche il solo sfiorarsi li avrebbe scatenato gli ormoni rendendoli più inquieti che mai e privi di controllo. Si sarebbe sicuramente accorta dei suoi eventuali “rigonfiamenti” e a quel punto sarebbe stata la fine.
Già stentava a resisterle dopo quei brevi contatti che avevano avuto prima e il desiderio di baciarla con le seguenti conseguenze non lasciava certo spazio all'immaginazione.
Oltretutto.. non solo gli stava offrendo un posto tra le sue coperte, ma era addirittura così sensibile e dolce da non riconoscerla: amava l'idea che solo lui fosse a conoscenza di questo suo lato tenero ed innocente, fragile ed emotivo, e altrettanto non sopportava che qualcun'altro arrivasse a conoscerlo perché l'aveva persa.
Anche per questo aveva deciso di non arrendersi, non solo per il fatto di amarla moltissimo. Voleva che la bellezza nascosta di Nakiri restasse di sua proprietà.
Essere l'unico a sapere com'era veramente rendeva i suoi sentimenti ancora più interessanti e adesso, vedendola così decisa nel condividere il letto con lui, non faceva altro che accendergli il desiderio di stringerla tra le sue braccia e farla sua. Sapeva che era presto, soprattutto perché neanche erano una coppia, ed era consapevole che non poteva fare un piccolo passo falso e neppure rifiutare l'invito. La scelta era difficile, ma l'unica cosa di cui era certo era che non voleva lasciarla di sola vedendola così fragile.
Voleva dimostrarle il suo affetto, voleva coccolarla finché non si fosse calmata e poi addormentata tra le sue braccia ed era questo a cui doveva pensare per controllare le sue emozioni e combattere il desiderio sessuale che sentiva. Doveva farcela. Così, raccolse un respiro silenzioso, e rispose a Nakiri:
-va bene. Allora dormirò accanto a te.-
Lei sembrò stupita da quella risposta affermativa e sentì il bisogno di precisare:
-non fare niente di strano, però.-
Lui le fece un buffetto leggero e tenero sulla guancia e sorrise:
-ti prometto che non farò niente. Ci proverò.- ghignò scherzoso.
Lei arrossì. -non devi provarci, devi riuscirci!- squittì goffa, poggiando una mano sulla guancia dove lui le aveva fatto il piccolo pizzicotto e avvertendola ancora tiepida per il tocco delicato di Yukihira. Tutto di lui le accendeva delle emozioni, perfino un buffetto. Alla fine resistere non era solo dura per lui, lo era per entrambi.
Yukihira vide Nakiri creargli uno spazio ristretto tra le coperte, senza guardarlo realmente in faccia, dato il momento di tensione reciproca.
Lui, un po' timoroso, spostò le lenzuola e si infilò dentro decidendo di darle le spalle per precauzione, nei tentativo di controllare meglio i suoi istinti. Peccato che quella buona intenzione non sembrò piacere a Nakiri che, da candida tentatrice, rotolò contro la sua schiena poggiando il suo volto su di essa e facendo sussultare Yukihira per il gesto inaspettato.
Si irrigidì ancora di più quando avvertì le femminee braccia della ragazza avvolgere il suo corpo in un abbraccio da dietro, tanto che sentì il suo seno prosperoso strofinare la sua schiena e fare involtariamente pressione su di essa, in un tatto soffice. Non aiutava il pensiero che lui aveva già visto le sue "grazie" quella sera alle terme e l'immagine della loro splendida rotondezza e dei suoi rosei capezzoli non lo abbandovano. Davvero non si rendeva conto di cosa accendeva in quel modo?
Si portò una mano davanti alla bocca deglutendo nervoso ed agitato e avvertendo nettamente le naturali manifestazioni corporee.
“Sei eccessiva Nakiri” pensò vergognoso e la cosa peggiore era che non lo faceva neppure apposta, dunque non poteva accusarla di punzzecchiarlo o cosa.
Tuttavia, alcune parole uscirono dalle sue labbra:
-non mi tentare in questo modo, Nakiri.- bofonchiò impacciato.
Lei non sembrò cogliere quelle parole nel verso giusto, infatti replicò:
-sta zitto e dormi, Yukihira.- biascicò contro la sua schiena, ma il tono di lei sembrava già un po' assonnato.
Si stava addormentando senza problemi? Sospirò arreso: era chiaro che era “cotta” dopo una nottata piena di incubi e temporali, per lui però era diverso.
-come se fosse facile.- disse a bassa voce, probabilmente quando lei era già nel mondo dei sogni. Non sapeva se sentirsi offeso dalla sua indifferenza davanti a quella vicinanza, oppure se sorridere con tenerezza sapendo che con lui accanto si sentiva così tranquilla da addormentarsi in un attimo, cullata dal suo calore e dalle sue braccia.
Ci mise parecchio ad addormentarsi, ma dopo un paio d'ore crollò pure lui per colpa dello sfinimento ormonale che gli suscitava stare accanto a lei.

 
 
****


Quando Erina aprì gli occhi, la mattina dopo, ogni ricordo di quella notte era fresco e piacevole: il profumo di spezie che la nuca di Yukihira emanava, il suo tepore, la dolcezza dei suoi gesti e la comprensione verso il suo comportamento e tutte le sensazioni che aveva provato a dormire con lui. Ricordava tutto e realizzando gli atteggiamenti compromettenti che aveva avuto considerata la scarsa lucidità emotiva, arrossì furiosamente e non riusciva a fare meno di chiedersi cosa aveva pensato Yukihira di lei. Se non fosse stata stanca morta e devestata da quell'incubo, forse anche dormire vicino a lui sarebbe stato più difficile: era molto attratta da Yukihira e in un momento in cui era nel pieno delle forze, magari averlo a pochi centimetri sarebbe stato pericoloso per i suoi sentimenti e avrebbe finito per seguire le pulsioni del suo corpo. Nemmeno lei, a questo proposito, riusciva a credere di essersi addormentata così facilmente con la sola presenza di Yukihira ed era stata una di quelle rare notti_a parte prima che lui arrivasse in suo soccorso_nonostante le poche ore che aveva dormito, nella quale la mattina le sembrava di sentirsi riposata e rilassata; sapeva che quella sensazione di benessere era merito di Yukihira. Per quanto riguardava il ragazzo, appunto, avvolta dai pensieri non si era resa conto che nel corso della notte si erano spostati e lui era finito girato dalla sua parte. Erina poteva vedere il suo viso addormentato come un bambino e la zazzera rossa un po' spettinata a causa dei movimenti notturni. La labbra di Yukihira, leggermente schiuse, erano talmente vicine al suo viso che bastava un piccola spinta per lambirle. Il profumo di spezie non era sparito, anzi, a quella vicinanza corporale sembrava incrementato.
Le sue iridi non smettevano di fissare la bocca del ragazzo, desiderando di sfiorarla in un bacio del risveglio. Sapeva, però, di dover mettere un freno alle sue emozioni, in particolare ora che lui dormiva beato, rischiando così di approfittarne per l'ennesima volta. Presa com'era nel trattenere i suoi sentimenti, sentiva a malapena il respiro regolare e tranquillo di Yukihira solleticare il suo volto. Tutte quelle emozioni volevano spingerla a baciarlo e la stavano tentando terribilmente, combatterle sembrava una missione impossibile e più cercava di contenersi, paradossalmente le sue labbra venivano attirate come un'invisibile calamita da quelle di Yukihira, finché lui non si svegliò.
Quando il ragazzo aprì gli occhi, la prima reazione che ebbe a vederla ad un passo dalle sue labbra, fu un sorriso assonato e gentile.
-stavi per baciarmi, Nakiri?- la stuzzicò, poi, appena si fu svegliato del tutto. A quella domanda lei arrossì. -certo che no.-
Era chiaro che Yukihira non credeva a quelle parole, dato che era divertito, ma ambedue passarono sopra a quel dettaglio. Con i visi così vicini, i due si guardarono intensamente negli occhi e per attimo la stanza attorno a loro sembrò svanire. Nakiri notò distrattamente Yukihira accorciare del tutto le distanze per posare le sua labbra su quelle sue.
Nakiri fu colta di sorpresa e a quel gesto, durante lo sguardo profondo che si erano scambiati, aveva nuovamente abbassato la guardia e lui era riuscito ad approfittarsene per colpa della sua disattenzione; e, come se non bastasse, ogni volta che lui la sfiorava in qualche modo non riusciva a non soddisfare i suoi ingordi sentimenti per lui.
Yukihira aveva capito che lei non lo aveva allontanato e di conseguenza aveva reso il bacio più appassionante avvicinandola al suo corpo e facendo incontrare le loro lingue.
Appena si sentì stretta tra le sue braccia, avvertì subito quanto lui la voleva attraverso il normale rigonfiamento: non aveva ancora fatto l'abitudine alle reazioni maschili e non riuscì a non vergognarsi, interrompendo la loro complice danza di lingue. Anche Yukihira, tuttavia, non era del tutto a suo agio le volte che lei si accorgeva della sua eccitazione e fece un mezzo sorriso.
-mi dispiace metterti a disagio, Nakiri.-
Lei scosse la testa, cercando di rassicurarlo a modo suo:
-non possiamo farci nulla.- commentò imbarazzata. -inoltre, non avresti dovuto baciarmi. Ne abbiamo già parlato, Yukihira.-
Cercò di tornare vigile e interrompere subito quella situazione, che stava andando contro quello che lei aveva deciso.
-non vedo cosa ci sia di male se qualche volta ci baciamo.- rispose lui, semplice. -inoltre.. io ti ho baciato, è vero, ma tu hai risposto. Lo vedi che è impossibile evitarlo?-
-è che tu sei così diretto che ogni volta mi cogli impreparata e non riesco a fermarti.-
-queste sono solo scuse, Nakiri. Tu non mi fermi perché non vuoi.-
Lei non sapeva come rispondere a quell'amara verità, riuscì solo a spingere via il suo corpo ricordando di avergli promesso di parlargli del suo passato:
-dobbiamo parlare, Yukihira.-
Lui vide che lei si era fatta seria e allora decise di fare ugualmente:
-ti ascolto. Non avere paura.- sorrise rassicurante.
Quel sorriso fu l'ultimo gesto che la spinse a farsi coraggio e a raccontargli tutto.
Con grande sforzò raccontò tutto il suo passato con suo padre a Yukihira, senza tralasciare nulla_a parte la conversazione di ieri con suo nonno, che aveva messo nuovamente un palo tra loro_.
Ad ogni parola, lui ascoltava con attenzione e le lasciava il tempo_senza metterle fretta_ di trovare le parole migliori e più semplici per spiegarsi.
Ogni tanto sentiva che la voce le si mozzava ed era sul punto di piangere, ma con una forza incredibile che stupì pure lei stessa, non era ancora riuscita a farlo.
-..ed ecco perché la notte dormo male e faccio spesso incubi.- concluse sofferente. -ora sei soddisfatto che ti abbia raccontato tutto? Su, dillo, sei rimasto scioccato.-
Lui rimase pensieroso e silenzioso e poi trovò la forza per sostenere il suo sguardo e abbracciarla stretta più che poteva, per farle sentire che lui c'era.
Lei sgranò gli occhi meravigliata e si fece consolare da quella braccia che erano capaci di farla sentire accettata e amata, anche dopo quello che gli aveva raccontato.
-adesso mi è tutto più chiaro. Capisco quanto sia stato difficile per te parlarne, considerato che tuo padre è un vero pazzo. Ti ringrazio davvero per esserti fidata e per avermi detto tutto.
Io non potrò mai capire cosa hai provato perché deve essere stato terribile, Nakiri, ma questo sicuramente ha accorciato di più le distanze tra noi ed era quello che volevo.
Io voglio solo vederti felice e farò di tutto per farti sentire tale.-
Lei era commossa da quelle parole, tanto che iniziò a lacrimare un po'.
In tutto quel lasso di tempo, lui non aveva mai smesso di abbracciarla forte e cercava di rispettare il suo silenzio.
-non hai nient'altro da dire?-
Lui scosse la testa. -non mi interessa come stanno le cose, io ti proteggerò in ogni caso.-
Qulla frase era scontata, eppure le aveva fatto sussultare il cuore e arricciare un sorriso bagnato di lacrime. -grazie Yukihira.-
-sai Nakiri.. volevo capire cosa ti tormentava perché questo avrebbe approfondito il nostro rapporto e, se tu non avessi trovato il coraggio per farlo, probabilmente tra noi ci sarebbero state ulteriori incomprensioni perché non avrei potuto capire cosa ti passava per la testa in momenti come questi e perché sei diventata la persona che sei e fuggi da tutti.
Adesso so perché hai paura e le tue reazioni mi sembrano molto più chiare.
Ero geloso che Carter sapesse cose di te che io non sapevo. Ora posso dire di averti un po' raggiunta e non devo preoccuparmi di lui.-
Lei arrossì davanti a quel discorso maturo e prima che potesse parlare per ribadire che comunque non potranno stare insieme, lui afferrò una sua mano e tornò a cercare le sue labbra.
Lei sapeva che doveva respingerlo, ma non poteva farlo perché non ci riusciva.
-Nakiri.. lo sai che trovandosi in queste situazioni intime noi continueremo a cercarci?-
Sì, lo sapeva ma non poteva. -non voglio avere un rapporto occasionale con te.-
-nemmeno io lo voglio, ma queste sono solo parole perché puoi pensarlo e dirlo, ma se guardi i fatti il nostro è un “rapporto occasionale”, poiché i nostri sentimenti ci impediscono di evitarci, soprattutto se viviamo sotto lo stesso tetto.- sussurrò lui, vicino alla sua bocca.
-non vivremo sotto lo stesso tetto per sempre, Yukihira.- boccheggiò lei, incerta, provando a fuggire dalle labbra di lui che la pressavano con il loro sapore e la loro forma, così vicine alle sue che poteva riconoscervi tutti i dettagli e notare la leggera differenza di grandezza dei labbri inferiori e superiori.
Quanto lui la tentava a quella vicinanza? che lo facesse consapevole o meno, le sue strambe tecniche di seduzione erano sempre efficaci su di lei.
Niente da fare, le loro bocche si unirono per l'ennesima volta.
C'era qualcosa di diverso, però, rispetto a poco fa e prima che gli parlasse del suo passato: il bacio era, sì, complice.. ma sembrava così voglioso e trascinante da farli impazzire.
Vi era una foga diversa, più “centrica”, era scombussolante e persuasiva, intrigante e peccaminosa. Era un bacio adulto ed un implicito invito a consumare il loro desiderio quella stessa mattina: le loro bocche si cercavano, le loro lingue si esploravano rapide; lui iniziò a mordicchiare i suoi labbri ad intermittenza e lei, quasi incosciamente, faceva lo stesso.
Le mani di lui salivano e scedevano lungo la sua schiena ossuta, in una ghiotta carezza che esprimeva la bramosia più pura.. o così a lei parve. Sentiva che lui la voleva, data la stretta vicinanza, ma questa volta non ci fece troppo caso, anzi.. era quasi piacevole essere così desiderata. Cosa c'era di diverso in quel bacio?
Era così focoso da renderle le gambe molli e il corpo posseduto dai curati polpastrelli di lui. Era nelle sue mani.
Lei non era da meno: le sue mani si muovevano da sole seguendo il ritmo dei tocchi preziosi di lui, carezzavano il suo petto con maliziosa audacia, ovviamente inconscia e istintiva.
I gesti dei suoi palmi trasmettevano un chiaro messaggio di un'attrazione potente e reciproca. Senza rendersi troppo conto di quello che stavano per fare, lei quasi non si accorse di piombare sul morbido materasso del suo letto e di essere sovrastata dal corpo virile di lui. Nakiri sentiva le soffici labbra di Yukihira assaggiare la sua pelle creandole un formicolio inatteso. Stava perdendo la lucidità e da quanto amava quei contatti e quelle sensazioni così nuove, tutto quello che si era imposta veniva annebbiato dalla passione di quel momento e “ammaestrato” dai tocchi del ragazzo.


 
****


Lui si staccò un attimo dalle sue labbra e scese ad esplorare la sua spalla scostando la spallina della sua camicia da notte con i denti, baciandole quello strato di pelle scoperto.
Con le labbra salì lentamente dalla spalla al collo, baciandolo, succhiandolo e beandosi del suo dolce sapore in ogni modo possibile. Cosa c'era di diverso quella mattina?
Non poteva essere solo il suo desiderio per lei a renderlo così agile e pratico nei movimenti. Il profumo di Nakiri lo stava inebriando quasi drogandolo, così come la sua pelle appariva più levigata e bella del solito. Le ciocche bionde che sfioravano il suo volto mentre la baciava gli producevano un pizzicorino piacevole e le labbra rosate e fulvide di lei parevano più succose del solito.
L'aveva sempre voluta un sacco, ma quella mattina sembrava che gli ormoni di entrambi si fossero scatenati all'improvviso.
Che fosse perché avevano dormito nello stesso letto e questo aveva stimolato i loro sentimenti?
O perché lei si era finalmente aperta con lui distruggendo il muro che li separava_se escludevano la famiglia Nakiri dal giro_?

Tutto l'autocontrollo che si era imposto era andato a farsi friggere al momento che aveva sentito che anche in lei qualcosa era “scattato” dopo l'ultimo chiarimento.
Tutto era annebbiato e futile, l'unica cosa che voleva era che lei diventasse subito sua.
Non riuscivano a smettere di baciarsi e anche le sue mani stavano pian piano raggiungendo i suoi seni per conoscere anche quell'intima parte di lei attraverso il tatto: la mano seguì l'istinto e indugiò suoi bottoncini della camcia da notte. Lei comprese e, dopo un attimo d'esitazione, posò la sua mano sopra il dorso di quella sua guardandolo imbarazzata negli occhi, ma non era un'occhiata che gli impediva di agire e in quel momento la trovò bellissima. In quell'arco di secondo, prima di procedere, lui pensò che l'amava veramente tanto e nutrì il bisogno di dirglielo.
-ti amo, Nakiri.- recitò suadente, difatti.
Lei rimase colpita dalla sua confessione perché imprevedibile e sapeva di provare lo stesso, ma di non poter rispondere in ugual modo perché aveva promesso a suo nonno, appena il giorno precedente, che sarebbe rimasta fedele alle esigenze della sua famiglia.
Però, nonostante questo, in seguito alle sincere parole di Yukihira udì il cuore scoppiarle nel petto per l'emozione, dato che era la prima volta che un ragazzo e colui che amava glielo diceva e avrebbe desiderato esprimere anche lei i suoi sentimenti, ma non poteva.
Lui accettò il suo silenzio e certamente non si aspettava che lei dichiarasse lo stesso, perché sapeva quanto i Nakiri la limitassero dal fare qualsiasi azione che avrebbe compromesso la dinastia della sua ricca famiglia e ora che sapeva ciò che il padre di Nakiri era stato capace di fare alla propria figlia, aveva la consapevolezza di quanto loro fossero potenti.
Sapere questo, in ogni caso, non lo portava ad arrendersi. Sapeva solo che sarebbe stato più difficile del previsto, ma era chiaro che qualsiasi sfida lo elettrizzasse e la Totsuki e suo padre gli avevano insegnato che non poteva lasciar perdere al minimo ostacolo che gli si parava di fronte.
Il viso di Nakiri si era fatto oscurato e nostalgico e sapeva perché, ma lei era ancora inerme sotto di lui e così docile che non interruppe quello che avevano iniziato a fare, perché l'atmosfera sensuale che si creata tra loro non era scomparsa. Prima che potesse continuare la manovra di sbottonare i bottoncini della camicia da notte, la voce del maggiordomo li riportò alla realtà e ambedue sentirono la vergogna invaderli tutta assieme quando egli apparve sulla porta e li trovò in una posizione alquanto scandalosa: una sopra l'altro, con i vestiti totalmente scomposti e i bottoncini aperti del pigiama di Nakiri. Tutti e due rossi come un pomodoro. L'uomo era sconvolto quando si trovò davanti quella scena e perfino i suoi occhiali da vista tondi come fondi di bottoglia calarono verso il naso adunco e gli occhi si ridussero a due fessure per lo stupore. -cosa state facendo, giovani signorini?-
Quella domanda più che di rimprovero sapeva di scettico, ma loro erano comunque stati colti in fragrante ed erano arrossiti fin sopra le orecchie e costretti a staccarsi bruscamente da quella situazione che era andata loro completamente “fuori mano”. -cosa ci fa nella sua stanza il Sig.Yukihira?- proseguì con le domande sospette, il vecchio uomo.
Dopo l'attimo di sbigottimento, Erina cercò di ritornare composta e risolvere il problema prima che “scoppiasse”.
-niente sig.Oda. E' stato un incidente di percorso.- smentì schiva e a disagio, -usciamo subito e ci diamo una sistemata.
Ci aspetti fuori. Le chiedo gentilmente di non fare parola su quello che ha visto con mio nonno e con nessun altro, poiché ha equivocato le nostre intenzioni.-
Non era mai stata imbarazzata quanto in quel momento, ma doveva cercare di presentarsi decisa altrimenti il suo maggiordomo avrebbe frainteso solo di più.


 
****


L'uomo annuì, ancora perplesso, è si dileguò uscendo dalla stanza.
Erano stati interrotti ed Erina non poteva che ringraziare il maggiordomo, in questo caso, poiché se non li avesse fermati avrebbe continuato ad illudere Yukihira con il suo atteggiamento indeciso e contrastante. Nemmeno si riconosceva, il suo umore e il suo comportamento erano diventati così flessibili e disorientati da sconvolgerla.
Era incredibile come si era trasformata da quando aveva realizzato di amare Yukihira.
Erano rimasti da soli e adesso un fastidioso silenzio tombale li aveva travolti.
Quello che era successo tra loro non era stato affatto normale né tanto meno programmato, sembravano talmente “plagiati” l'uno dall'altro che non riuscivano a “domare” le loro azioni.
Si erano fatti trascinare dal momento d'eccitamento ed erano finiti quasi a letto insieme, stavano ripercorrendo il momento e i suoi dettagli solo ora con più chiarezza.
In fondo forse era normale quando l'attrazione tra due persone era forte, ma lei non poteva farsi influenzare da quelle emozioni così intriganti. Non doveva.
L'unica cosa che riuscì a fare dopo aver ripreso il controllo di se stessa, fu voltarsi minacciosa verso Yukihira e fulminarlo come si deve fino ad incenerirlo:
-è colpa tua se abbiamo fatto una figuraccia, Yukihira. Perché sei così.. così..-
Non gli veniva la parola. -..così come?- fece giocoso, lui.
-..avventato.- terminò schietta, incrociando le braccia seccata.
Lui ridacchiò e si grattò la nuca.
-hai ragione, Nakiri.- concordò. -scusa se ti ho infilato in una situazione complessa.
Non pensavo che sarebbe finita in questo modo. Non so cosa sia successo, ma poco fa ti ho trovata più carina del solito e non ho resistito.-
Poi si fece diverso, più pensieroso:
-hai avvertito anche tu una complicità diversa dopo che abbiamo parlato?-
Lei arrossì di brutto. -lascia perdere le “scuse” Yukihira, alla fine anch'io ti ho assecondato. Insomma.. è stato più difficile del solito respingerti.- ammise piena di vergogna.
-penso che condividere un letto abbia aumentato la nostra confidenza. Ecco perché dopo ci siamo fatti trascinare dai sentimenti che ci uniscono. Tu che dici, Nakiri?-
-qualsiasi sia il motivo, sai com'è la situazione.- ripeté acida.
-già, ma questo non mi impedirà di baciarti ogni volta che mi va.-
-sempre che io te lo permetta e comunque questi rapporti occasionali ci faranno solo stare male, alla fine, e lo sai anche tu.- dichiarò lei. -io ho scelto e non cambio idea.-
Si portò davanti a lei e lentamente spostò una sua ciocca bionda dietro al suo orecchio indugiando sui suoi occhi con un sorriso ilare.
-adoro le sfide, Nakiri, e ora che so come stanno le cose con tuo padre, niente mi fermerà dal tenerti lontana da lui semmai ce ne sarà bisogno. So che anche tuo nonno ti protegge, ma voglio che tu sappia che puoi fare affidamento anche su di me.- detto questo.. la lasciò così, in mezzo alla stanza, spiazzata da quelle parole e un'altra volta a cercare di capire da dove nascesse tutta quella sua determinazione. Era tutto inutile, specialmente ora che lei era stata data in sposa ad uno sconosciuto e aveva solo due settimane di tempo per accettare che Yukihira non avrebbe mai fatto parte della sua vita, eppure lui insisteva e proseguiva deciso verso quello che si era prefissato di fare e ciò comprendeva anche la sua protezione e cura. La sua magistrale conquista.
Sentiva le sue guance andare a fuoco, bruciare come caminetti scoppiettanti, e aveva solo una risposta a quella reazione: lei era completamente pazza di Yukihira.



************************************************************************************
Angolo autrice: mi scuso per l'enorme ritardo nella pubblicazione, ma come ho detto ad alcuni, sono stata piena di impegni e soprattutto invasa dallo studio e purtroppo sarà così anche per i mesi di giugno/luglio a causa delle sessioni estive.. ç___ç spero abbiate la pazienza di aspettare. Venendo al capitolo: spero di aver ripagato la assenza bene con la sua pubblicazione. :P.
Cosa ne pensate? Ovviamente i protagonisti indiscussi della vicenda erano Soma ed Erina (sono i protagonisti <3), ma spero che anche la parte dedicata a Hisako e Takumi sia stata apprezzata.
Come ho detto, farò penare Soma ed Erina.. ma come dicevo: non li terrò lontani l'uno dall'altra e questo perché non ce la fanno a starci :P.
Questa volta hanno davvero rischiato di finire a letto insieme, ma sono stati interrotti sul più bello! XDDD ahahahah lo so, sono sadica! ;D però vorrei tanto sapere i vostri pareri sulle scene.
Come avete trovato Soma ed Erina? e Takumi e Hisako? erano abbastanza IC (sapete che questo è il mio pallino! XD). Come andranno le cose adesso che Erina è costretta ad andare un incontro pre matrimoniale? Soma riuscirà a salvarla da tutto questo? spero di sì :P.  Intanto, ringrazio moltissimo chi continua a seguirmi e recensirmi, siete il mio più forte sostegno! *-* grazie davvero! <3
Appena trovo un attimo rispondo immediatamente alle vostre recensioni! *________*

A presto!! grazie ancora! Erina91

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Save her, Yukihira.. ***


Save Her, Yukihira..



La brezza picchiava sul suo volto mentre i capelli venivano scossi come un battito d'ali.
Sally correva per tutto il recinto facendo battere gli zoccoli sul terreno in una sinfonia dolce e cadenzata, capace di rilassare Erina.
Non saliva su Sally da settimane, ormai, poiché si era rifiutata di prendere lezioni da Jess dopo quello che era successo tra loro.
Doveva dire che aveva sentito la mancanza della sua bellissima cavalla dalla criniera scura e delle emozioni che serpeggiavano quando cavalcava, per non parlare di come si sentiva sollazzata ogni volta che saltava con successo uno ostacolo e Sally nitriva per la soddisfazione.
Se ci pensava, la sua cavalla era più umana di qualsiasi altro animale e anche per questo andavano molto d'accordo, perché si completavano.
Jess, dalla tappa in montagna, non si era più fatto vedere alla villa e si era sentita sollevata. Tuttavia, nonostante il comportamento avuto l'ultima volta, lei iniziava a sentirne la mancanza e continuare a fare la sostenuta nei suoi confronti era diventato più difficile. Non voleva rinunciare all'equitazione perché era uno dei suoi passatempi preferiti, ma proseguire con i suoi allentamenti senza Jess non sembrava così proficuo come si era immaginata, dato che spesso i suggerimenti impartitole dal suo insegnante si erano rivelati utili ed essenziali per migliorarsi.
Jess si era mostrata una persona completamente diversa da quella che lei credeva di conoscere e considerare_in un certo senso_un amico d'infanzia, però questo non toglieva che nei momenti in cui era stata in crisi, soprattutto quando era piccola, lui si era dimostrato un abile sostegno. Un amico e una spalla sui quali piangere.
Tutto sommato, benché il suo carattere “ballerino” e imprevedibile, non riusciva a cancellare l'amicizia che aveva costruito con lui da quando era andata a vivere con suo nonno.
Aveva dei bei ricordi di Jess e stava iniziando a chiedersi se forse era il caso di parlargli per comprendere meglio il suo punto di vista e magari offrirgli nuovamente di farle da insegnante d'equitazione. Alla fine non voleva rinunciare alla sua amicizia. Tutti questi pensieri buonisti e sentimentali le facevano capire che nel corso di quell'estate, grazie a lei-sapeva-chi, la sua personalità si era fatta più “malleabile” e dolce rispetto a tempo fa e ciò la portava a provare un senso di gratitudine, compassione e affetto verso le persone che le erano vicine.
Non sapeva se essere felice di questa trasformazione o se sentirsi delusa di essere diventata così caritatevole e accogliente nei riguardi dei sentimenti degli altri e così fuori della sua natura egoista, eccentrica e lievemente cinica. Le scappò un sorriso: forse era più felice che altro. Il sorriso di Yukihira apparve nella sua testa e le guance si coloririno di un candido rosso.
Era eternamente grata all'uomo che amava e nello stesso tempo non riusciva a non odiarlo per essere così tenero e gentile, perché quel suo atteggiamento amichevole la faceva imbestialire; però non si pentiva di amarlo proprio perché così era.
Comunque, appunto perché lei amava già un ragazzo_anche se non poteva stare con lui come voleva_ era giusto che chiarisse a Jess quali erano i suoi sentimenti.
Presa questa decisione, scese da Sally e la riportò all'interno della stalla facendole una carezza di saluto sul suo maestoso e liscio pelo.
Non sapeva dov'era andato Jess dopo l'ultimo evento organizzato da suo nonno, ma aveva il suo numero di cellulare e l'avrebbe chiamato per parlarci.

Quando rientrò nella residenza non dovette fare molto per cercare Carter, poiché casualmente era già venuto di persona e stava parlando nello studio di suo nonno.
Si piazzò poco dopo la porta del suo ufficio e attese che il ragazzo finisse di parlare.
Intanto che dava le spalle alla stanza, si sentì chiamare da lui:
-Erina-sama..- in un flebile sussurro sorpreso.
Sentì chiudere la porta dello studio di suo nonno.
Raccolse un profondo respiro e rispose al suo saluto andando subito al dunque:
-Jess.. dobbiamo parlare.-
-anch'io volevo farlo da un po'.- concordò lui.
-d'accordo. Allora seguimi.- lo invitò scaltra.
Il giovane ragazzo non se lo fece ripetere più volte e iniziò a seguirla.
Erina lo trascinò al pian terreno, nella stanza d'attesa, arrendata solo da delle vecchie e malconce poltroncine.
Vi fu un attimo di silenzio in cui Erina cercò di riflettere su come affrontare quel delicato discorso con lui e quest'ultimo restò in attesa delle sue parole:
-Jess..- poi iniziò lei, -..cercherò di rimuore quello che è successo tra noi il giorno del picnic e di passare sopra al tuo incivile comportamento, poiché sento di non aver risposto adeguatamente a quello che hai cercato di dirmi. Diciamo che non ho afferrato perché sono rimasta piuttosto sorpresa dalle tue violente reazioni e direi anche incomprensibili.-
Lui abbassò la testa ferito. -mi stai dicendo che non hai ancora capito come mi sentivo?-
Lei si arrestò di colpo davanti a quelle parole tanto fredde e rispose confusa:
-certo che non ho capito, Jess. Ti sembra di aver avuto un atteggiamento giustificabile e soprattutto comprensibile? Mi hai afferrato e baciato con la forza!- esclamò furiosa.
-hai ragione.. ho perso il controllo e capisco che tu sia rimasta senza parole.-
-e allora con che coraggio mi accusi di non aver capito cosa volevi dirmi?-
Lui sospirò e tornò a sostenere il suo sguardo nella maniera che faceva sempre e che adesso lei riconosceva appartenergli di più: matura, consapevole, rispettosa e dignitosa.
-allora ti parlerò chiaramente, Erina..- iniziò Carter, -..ti ho amata fin dalla prima volta che ci siamo incontrati e mi hai rivolto quella tua occhiata scontrosa.-
Lei sgranò gli occhi. Ecco cosa lui le aveva detto quel pomeriggio: le aveva detto di amarla, ma lei era troppo spaventata dal suo atteggiamento_era prevedibile_per capire cosa significassero quelle parole dette con rabbia e pronunciate con accecata gelosia.
Lei proseguì con il suo temperamento gelido e distaccato, altezzoso, ma il suo volto aveva assunto un espressione di estrema chiarezza: adesso poteva rispondergli sinceramente.
-avevo vagamente capito cosa mi avevi detto quel giorno, però avevo rimosso gran parte delle tue parole perché non mi aspettavo una reazione così nevrotica da parte tua e questo mi aveva lasciato scioccata. Dunque, nelle settimane seguenti ho preferito cancellare quel momento per non doverci pensare ancora.
Mi avevi deluso e anche adesso la delusione non è svanita. Tuttavia.. ti ringrazio per il chiarimento, Jess, ma non posso accettare i tuoi sentimenti.- terminò schiva.
-volevo scusarmi anch'io per il mio strano comportamento. Avevo perso la testa.-
-mi fa piacere sapere che ti sei accorto di aver esagerato. Comunque, te lo dirò la prima ed ultima volta: non posso ricambiare i tuoi sentimenti perché amo già un altro.-
-stai parlando di Yukihira?- domandò lui tristemente, ricercando una certezza.
Lei annuì arrossendo e distolse lo sguardo. -..però non voglio smettere con l'equitazione, per cui ritira la lettera di dimissioni che hai appena consegnato a mio nonno.-
Lui si strinse in un mezzo sorriso sollevato. -quindi, nonostante tutto, mi vuoi ancora come tuo insegnante d'equitazione? Pensavo mi avresti licenziato e mi ero portato avanti con le pratiche.-
-volevo licenziarti, in effetti.- ammise lei, -ma Sally è più importante per me e poi in un certo senso ti sono grata per essermi stato vicino in alcuni momenti.-
-sono felice di queste parole. Non avrei mai voluto perderti come allieva e amica.-
-allora questo è tutto.- confermò lei, -continueremo a vederci a lezione.-
-ti ringrazio davvero, Erina.- sorrise lui, -penso che tu sia cambiata.- constatò dopo.
Lei rimase spiazzata. -cosa te lo fa credere?- chiese timida, pensando a Yukihira.
-ti sei addolcita e odio ammettere che è merito di quel tuo strambo compagno di scuola.-
Erina si imbarazzò ancora. -non dire idiozie! È una tua impressione!-
-d'accordo. Farò finta di non aver detto niente. A presto Erina e grazie.-
Detto questo, la lasciò pensierosa e si allontanò per uscire dal portone principale.


 
****


Si stupiva ogni giorno di più da quanto la residenza di Senzaemon fosse grande.
Tutte le volte che si incamminava per raggiungere un luogo specifico non finiva mai di conoscere ed esplorare qualcosa di nuovo della villa_anche se ormai si era abituato alle sue vaste dimensioni_. Oltretutto erano già quasi a fine agosto e tra pochi giorni il banchetto di saluti avrebbe avuto inizio.
Più ripensava alle avventure in cui era stato coinvolto in quella esaustiva ed istruttiva esperienza, più aveva l'impressione di aver vissuto la sua vita più intensamente rispetto a come faceva alla Tootsuki: non solo aveva scoperto nuovi trucchi, conosciuto rispettosi cuochi e preparato piatti magnifici.. si era anche innamorato perdutamente di Nakiri e questa era sicuramente una delle sensazioni più belle che avesse mai provato. Lei era veramente incredibile e non si stancava mai di conoscerla e scoprirla: Erina era una continua sorpresa, era un incentivo in più per migliorare la sua cucina ed era anche colei che gli aveva fatto provare emozioni forti per la prima volta. Era indubbiamente il suo primo amore e adesso poteva dire di comprenderla meglio rispetto al passato.
Non a caso non riusciva a smettere di pensare alla notte in cui aveva dormito accanto lei e aveva conosciuto il suo passato, poiché non vedeva l'ora di poterlo fare ancora. Esatto.. non gli importava di come si sarebbe trasformata la situazione tra loro una volta tornati a scuola, lui non avrebbe rinunciato a lei perché per potersi sentire completato e realizzato aveva bisogno di Nakiri.
Mentre rifletteva sui suoi desideri, notò Carter aprire il portone principale con un'espressione cupa e prima che scomparisse decise di raggiungerlo.
Non ci fu bisogno di chiamarlo visto che Jess aveva rivolto lo sguardo nella sua direzione anticipandolo:
-Yukihira.. è un po' che non ci vediamo.- li lanciò un'occhiata di sfida.
-mi stavo giusto chiedendo dove fossi finito negli ultimi giorni, Carter.- rispose anch'egli al suo ammiccamento di sfida con la stessa euforia e arroganza.
-mi sono preso qualche giorno di riposo.-
-diciamo che sei scappato con la coda tra le gambe dopo aver aggredito Nakiri.-
-sono venuto a consegnare le dimissioni, Yukihira, hai vinto.- ammise infine, glaciale, ignorando i suoi riferimenti a Erina.
-Nakiri, sebbene tu l'abbia afferrata con la forza, non accetterà mai le tue dimissioni: ama troppo l'equitazione e la sua cavalla per farlo e soprattutto, per quanto tu non mi aggradi, ti considera qualcosa di simile ad un amico e non posso impedirlo e tantomeno cancellare quello che condividete.-
-resta il fatto che hai vito, Yukihira. Erina mi ha appena rifiutato dicendo che ama un altro: non hai bisogno di sapere chi.- rispose amareggiato. -..e mi sono già scusato con lei.-
-io e Nakiri non stiamo insieme, Carter.- esordì a malincuore. -credo di conoscere i suoi sentimenti. Tuttavia, quello che intendo dire, è che nemmeno tu hai perso.
Cerca di un buttarti giù come stai facendo e di renderti un po' meno patetico di quello che già sei.-
-non mi aspettavo il tuo sostegno, Yukihira. I tuoi sentimenti per lei erano così superficiali?-
Soma si aprì in un ghigno sarcastico. -ovviamente no, Carter, i miei sentimenti per Nakiri non sono cambiati, anzi.. direi che si sono solamente fatti più profondi.
Il mio non era un suggerimento, era un farti notare quanto tu sia deprimente e arrendevole, patetico.
Per quanto riguarda me invece: non perderò Nakiri, la proteggerò, e farò sì che alla fine riesca a raggiungerla con ogni mezzo. Per cui non preoccuparti.-
Carter accennò un sorriso e rispose:
-non ho bisogno che tu me lo faccia notare e neanche di ricevere la paternale da un moccioso. Tuttavia.. so com'è la situazione e te la affido.
Però, se la farai soffrire, sappi che ti ridurrò in cenere. Yukihira.. se è per lei ti troverò dovunque.-
Quelle furono le ultime parole di Carter prima di vederlo uscire definitamente dalla villa e strappare a Soma un sorriso sollevato: era felice di aver chiarito con l'istruttore di Erina.
Decise che sarebbe andato ad esercitarsi in cucina per ripassare le base in occasione del prossimo evento.
Prima che potesse avviarsi verso la cucina principale, avvistò il maggiordomo Nakiri venire nella sua direzione e fermarsi proprio davanti a lui:
-Sig.Yukihira.. il sig.Nakiri desidera parlargli.-
Lui si fece sorpreso e dopo un attimo di perplessità annuì:
-d'accordo, allora mi porti da lui.-
L'uomo fece un formale inchino e lo portò davanti allo studio del preside.

-bussi.- lo incoraggiò, -sarà lui a darle il permesso per entrare.-
Allora Soma raccolse un consistente respiro e bussò energicamente.
La voce cavernosa di Senzaemon lo accolse, a quel punto entrò dentro la stanza.
L'uomo lo fissò serio e poi gentilmente lo invitò a sedersi con un semplice gesto della mano. Soma si sedette sulla poltrona davanti alla scrivania e attese che l'uomo parlasse.
Inizialmente, per smorzare la situazione, il preside iniziò una breve e cordiale conversazione sul suo stato fisico e mentale e su come stesse procedendo la permanenza alla sua villa.
In seguito, dopo aver sciolto la tensione, decise di andare al dunque:
-ora Soma.. ti chiederai perché ti trovi qui e penso tu sappia che c'è un motivo ben preciso per cui ti ho convocato nel mio studio..- iniziò professionale.
-sì, immagino si tratti di qualcosa di importante.-
Senzaemon non gli diede una spiegazione a voce, ma li presentò sotto gli occhi lo stesso giornale di scoop che aveva mostrato a Erina qualche giorno fa e di conseguenza anche le stesse fotografie nelle quali lui e Nakiri si baciavano e Carter con il mazzo di fiori.
Naturalmente, realizzando che il nonno di Erina lo aveva appena visto in atteggiamenti intimi, il volto gli si colorì leggermente e d'istinto distolse lo sguardo da quello dell'uomo.
Erina non gli aveva detto del giornale di scoop e dato che non era esattamente un appassionato di giornalini rosa dedicati ai personaggi pubblici, vedersi ritratto su uno di essi fu abbastanza imbarazzante oltre che insolito e inaspettato. Perché, se si trattava di una cosa così importante, Erina non glie l'aveva detto?
Gli stava ancora nascondendo qualcosa?
Cosa doveva dire al preside per giustificarsi?
Come doveva reagire di fronte ad una situazione simile?
Per la prima volta si trovò impreparato.
Poteva aspettarsi qualsiasi reazione da quell'uomo, anche un rimprovero o delle raccomandazioni riguardo la protezione della nipote.
-desidero sapere quali sono le tue intenzioni con mia nipote, Soma. Fai sul serio?-
Quella domanda lo colse di sorpresa e deglutì appena cercando di rispondere in maniera adeguata. -faccio sul serio con sua nipote. Sono innamorato di Erina.-
Alla fine optò per la risposta più sincera. Era la verità. Il suo intuito gli diceva che era la spiegazione più giusta e la risposta migliore.
Comunque, trovò la reazione del preside paradossale: non era arrabbiato, sembrava più che altro alla ricerca di certezze, il modo di parlare era mite e pacifico, ragionato.
Non pareva contrario alla loro relazione come invece Nakiri gli aveva fatto capire.
Allora perché, anche se potevano avere l'approvazione di suo nonno, lei si ostinava a rispettare le tradizioni della sua famiglia? Sapeva che c'entrava l'influenza di suo padre, ma il capo della famiglia non era Senzaemon? Se a lui andava bene, allora perché lei non poteva semplicemente accettare di stare con lui, se era quello che voleva?
Mille dubbi e domande iniziarono ad assallirlo e fu il preside ad interrompere la sua confusione e incertezza adattando un sorriso compiaciuto che lo colpì:
-allora, se questo è ciò che veramente provi, salvala!- gli ordiò in una richiesta quasi disperata. -salva mia nipote dal coinvolgimento eccessivo con la sua famiglia.-
Soma sgranò gli occhi spiazzato da quella richiesta:
-da cosa esattamente dovrei salvarla?- chiese dopo, passato il momento di stupore.
L'uomo sospirò stancamente e si accasciò sulla poltrona sfinito.
-Erina andrà ad un incontro arrangiato quando le lezioni ricomincieranno.-
-Nakiri andrà ad un incontro pre matrimoniale?- richiese lui, per sicurezza, sperando di aver capito male le parole dell'uomo.
Purtroppo non fu così:
-esatto.- confermò infatti. -..e lei ha già accettato di rispettare la richiesta.-
-perché non l'ha fermata se anche lei voleva che rifiutasse?-
L'uomo sospirò ancora. -Erina è testarda, devota alla famiglia Nakiri e al suo prestigio. Pensa che sia un suo dovere seguire la tradizioni e in effetti per i piani alti dovrebbe essere così per tutti i membri della dinastia Nakiri e, se non si trattasse di lei, anch'io dovrei seguire le origini. Però Erina non è felice, qiuesto non è quello che veramente vuole e soprattutto ora che ci sei tu.
Tu l'hai cambiata, Soma, Erina è quasi tornata ad essere la bambina dolce ed innocente di un tempo grazie a te. Probabilmente lei agisce andando contro i suoi desideri perché ha ancora paura di suo padre e perché non vuole tradirmi o deludermi. Magari anche perché non ha ancora realizzato del tutto di essere cambiata, però già il fatto che dimostri di non essere serena e impassibile di fronte ad una richiesta così diretta, mi fa pensare che aver preso questa decisione la faccia soffrire molto.
Per cui Soma, te lo chiedo come nonno e non come preside, impedisci a Erina di andare a quell'incontro o se non riesci ad impedirlo, fa sì che esso non vada a buon fine.-
Soma rifletté attentamente sulle parole del preside, dopo l'iniziale sorpresa, e alla fine rispose con una luce determinata negli occhi:
-sig.preside.. anche se lei non mi avesse chiesto di salvarla, l'avrei fatto comunque. Non ho nessuna intenzione di perdere sua nipote proprio per i miei sentimenti per lei.-
-mi fa piacere sentire queste parole.- asserì l'uomo. -allora, se veramente la ami, convincila a ribellarsi alla famiglia. Ti assicuro che non mi avrai come nemico e non sono contrario alla vostra relazione finché c'è amore.- puntualizzò, -oltretutto sono certo che tu sei l'unico che potrebbe riuscire a salvarla da un triste futuro.
Se si tratta di te, credo che lei sarà in grado di ascoltarti perché condividete qualcosa di molto forte.-
-conti su di me.- alzò il pollice lui, -farò di tutto per salvarla.- sorrise solare.
-ti ringrazio.- abbassò la testa grato. -ti chiedo solo di rispettare una condizione..- riprese guardandolo intensamente negli occhi alla ricerca di fiducia.
Soma si fece attento ricambiando lo sguardo e accettò. -certo. Mi dica.-
-..che fino al giorno dell'incontro pre matrimoniale non dovrai dire a nessuno che ti ho chiesto di salvarla e soprattutto non dovrai dirlo a lei.- terminò.
-va bene, sig.preside. Sarà fatto.-
L'uomo annuì. -mi raccomando Soma, è molto importante.. non dovrà mai arrivare voce a mio figlio Azami che ho intenzione di impedire l'incontro arrangiato.-
Soma comprese la gravità della situazione, se la richiesta del preside avesse raggiunto il padre di Erina.
Non aveva idea di come salvarla, ma avere l'appoggio del preside era assai vantaggioso, poiché la sua approvazione per la loro relazione_in quanto nonno di Erina_era molto importante.
Adesso sapeva che gli unici ostacoli sarebbero stati Azami e la testardaggine di Nakiri. In ogni caso, voleva salvarla a tutti i costi:
-glielo garantisco.- assicurò serio. -la ringrazio davvero.-
L'uomo non rispose e concluse l'incontro:
-bene. Adesso puoi andare, Soma.-
Il ragazzo fece come gli era stato detto e uscì dallo studio del preside.
Ora era decisamente più tranquillo e ancora più determinato.
In quel momento sentì il bisogno di vedere Erina e la cercò per tutta la villa.

Non l'aveva trovata da nessuta parte, così optò per la cucinetta nella quale solitamente si rifugiava per sperimentare e fare esperienza come chef.
Ecco che la vide, appunto, concentrata nel preparare degli incredienti per fare uno speciale bento.
Il contenitore per il pranzo emanava un profumo delizioso, così sfizioso da ingolosirlo, creandogli il desiderio di assaggiarlo.
Come sempre, mentre cucinava, non faceva caso a nulla_neanche a lui che si trovava lì_.
Rimase ad osservarla seguendo i movimenti delle mani, che erano talmente scropolosi da confoderlo: di certo la maestria non le mancava, pensò con un sorriso ilare.
Voleva stringerla da dietro, unirsi alla sua cucina con la “scusa” di accarezzarle le mani per seguire i gesti e i passaggi.
Le parole del preside gli frullavano in testa in un ronzio fastidioso: non poteva accettare che gli portassero via la donna che amava.
Più la guardava, più desiderava uscire con lei e condividere le loro passioni, in particolare la cucina.
Non sopportava che vi fosse qualcuno che poteva portargliela via, strapparla da lui e soprattutto impedirne la sua felicità.
Avrebbe portato a compimento la richiesta del preside per lei e specialmente per se stesso, in un desiderio egoista.
-Yukihira..- la voce flebile di Erina interruppe i suoi pensieri. -..non mi guardare con quello sguardo da maniaco sulla porta.- arrossì.
Lui si grattò la nuca divertito. -scusami Nakiri, mi ero incantato a guardarti cucinare.-
-non dire frasi ovvie. L'avevo notato.- borbottò impacciata. -mi distrai.-
Lui ridacchiò. -perdonami.. stavo pensando a te e ti ho cercato senza riflettere.-
Come faceva a dire frasi tanto premurose con una naturalezza simile?
Distolse lo sguardo imbarazzata. -arrivi sempre nei momenti meno opportuni.-
Lui non ascoltò i suoi riproveri e si portò dietro di lei:
-questo bento è per me?- domandò scherzoso, facendo capolino dalla sua spalla e affondando il viso tra le sue lunghe ciocche che lo invasero con il solito profumo di violette.
-non è per te, idiota.- smentì in un bisbiglio timido.


 
****


Il respiro di Yukihira solleticò sul suo orecchio creandole dei brividi d'eccitazione.
-allora per chi è?- continuò curioso, -se ti chiedessi di preparne uno per me lo faresti?-
-certo che no!- esclamò paonazza. -non siamo una coppia e non sono la tua cuoca privata. E poi, visto che ti vanti tanto di essere bravo, perché non te lo prepari da solo?-
Lui sorrise ancora nascosto tra i suoi capelli. -sarebbe interessante se fossi te a prepararmelo, Nakiri. E poi non potrei chiederlo a nessun altro.-
Prima che potesse fare qualcosa per respingerlo_controvoglia_lui avvolse le sua braccia attorno al suo corpo stringendola di lato.
I fianchi di Erina, in confronto ai suoi, erano davvero fini e poteva abbracciarli pienamente. Lei arrossì ancora a quel contatto.
Le manifestazioni d'affetto che le stava dimostrando Yukihira le stavano facendo perdere il controllo portandola in un stato di completa estasi e di totale benessere.
Difatti, quando iniziò a scostarle i lunghi ciuffi che le coprivano il collo e a vezzeggiare la sua pelle in quei punti, il suo cervello andò totalmente in “tilt” e le immagini della notte che avevano trascorso insieme, nello stesso letto, in special modo quelle della mattina stessa, cominciarono a farsi vivide e ancora più coinvolgenti di prima. Doveva darsi un contegno.
-piantala Yukihira..- tentò con scarso successo. La voce era bassa e così poco autorevole quasi da non sentirla: era chiaro che non voleva smettesse e lui lo sentiva dalle sue reazioni così talmente chiare da farla arrabbiare con se stessa. Smise di stuzzicarla e di provocarla con le sue ammaliazioni e tornò a stringerla solo di lato.
Erina volse gli occhi verso di lui ed entrambi si guardarono intensamente, i loro nasi erano tanto vicini quasi da sfiorarsi e le loro bocche erano alla stessa altezza.
Nessuno dei due seppe quanto rimasero a guardarsi, ma Yukihira non smetteva di accarezzarle i capelli in fondo, con dolcezza.
A quel punto sarebbe stato normale unirsi in un bacio appassionato dato che l'intimità era arrivata all'eccesso, ma lui sembrò incupirsi all'improvviso.
-Nakiri.. non voglio perderti.- affermò sostenendo il suo sguardo con serietà. Lei sgranò gli occhi:
-perché te esci con questi discorsi idioti adesso? Lo sapevi fin dall'inizio che la situazione tra noi non sarebbe mai andata a buon fine.-
Pronunciò quelle parole con una frustrazione che non riuscì a nascondere.
-già, lo so.- concordò pensieroso. Erina si chiese cosa gli passasse per la testa per amareggiarsi in questo modo.
Non era lui che diceva che non si sarebbe mai arreso? E adesso cosa gli prendeva a quell'idiota? Era successo qualcosa?
Superato l'attimo in cui si era immerso nei suoi pensieri, lo vede tornare a sorridere.
Stava sorridendo, sì, il sorriso era sincero ma non abbastanza esaltato: era ovvio che le stava nascondendo qualcosa e probabilmente non glie l'avrebbe mai confermato.
-mi stai nascondendo qualcosa, Yukihira?- domandò sospettosa, pur consapevole che non sarebbe servito a nulla con lui.
-ora che ci penso, è da quando sei apparso davanti alla porta che sei strano..- continuò confusa -..sei insolitamente più appiccicoso del solito.-
Lui scoppiò a ridere. -questa teoria è priva di fondo, Nakiri, sono sempre appiccicoso con te ultimamente.- proseguì tra le risate: almeno quelle parole li avevano fatto tornare l'allegria, anche se lei pensava sul serio che ci fosse qualcosa che lo preoccupava dato che gli sembrava non solo molto appiccicoso, ma anche più distratto e assorto del normale.
Era scoppiato a ridere, però non toglieva che sentiva che c'era qualcosa. Decise di non insistere: già si faceva troppo coinvolgere da lui, se anche lei finiva per diventare soffocante come lui continuare a rispettare la decisione presa sarebbe diventato ancora più arduo e logorante.
-in ogni caso, non c'è niente che non va.- ripeté lui sorridendo, -e non mi sono arreso con te. Volevo solo vederti ed eccomi qui.-
In qualche maniera era riuscito a sviare il discorso e lei decise di lasciar correre:
-d'accordo. Adesso che hai soddisfatto i tuoi istinti maschili puoi anche farmi tornare a concentrarmi.- lo congedò con aria altezzosa: non avrebbe mai ammesso quanto aveva gradito quella rapida visita, non a caso Yukihira le mancava praticamente a tutte le ore della giornata. A quel pensiero arrossì e cercò di scacciarlo per darsi un tono e continuare a rispettare le esigenze della sua famiglia.
-va bene, Nakiri, ti lascio al bento.- strizzò un occhiolino, lui, e cogliendola di sorpresa le rubò un bacio al lato del labbro prima di avviarsi verso la porta.
Lei arrossì fin sopra le orecchie a quel gesto così dolce e confidenziale: la trattava davvero come se fossero una coppia e la situazione era “tragicamente” piacevole, perché tutto ciò le piaceva da impazzire_pur sapendo di non poterselo permettere_. Non andava davvero bene in quel modo, ma non riuscì a trattenersi dal frenarlo:
-non dovresti perdere tempo. Presto ci sarà il nuovo evento che è anche l'ultimo.-
Era vero.. la giustificazione per fermarlo era stata ridicola e fallace visto che lui sicuramente aveva capito che l'aveva fatto apposta dal tenore insicuro che aveva usato per dirla.
Nonostante questo, però, sembrò sorriderle con dolcezza e lei abbassò lo sguardo altrove vergognosa.
-grazie del consiglio, lo so.- annuì lui, -era una scusa per fermarmi, vero?- la punzecchiò festoso: appunto, aveva capito che era stata una “scusa” e questo non fece altro che imbarazzarla di più. Perché era così stupida e goffa con lui?
Tutte le volte che interagivano finiva per agitarsi a causa delle forti emozioni e commetteva qualche pasticcio di cui poi si vergognava o che andava contro i suoi principi e le sue scelte.
La confondeva e la portava ad agire irrazionalmente. Amare qualcuno oltre ad essere bello era anche scomodo. Sospirò stancamente.
-certo che non era una scusa!- ribatté mentendo, -era un avvertimento.-
Lui si trascinò nuovamente nella sua direzione, portandosi davanti a lei:
-ho incontrato Carter stamani mattina.- cambiò discorso lasciandola di stucco.
-anch'io l'ho incontrato e ci ho parlato.- raccontò lei, -sai Yukihira.. dovresti smettere di essere geloso di lui. Insomma, dati i tuoi sentimenti posso dire che tu eri geloso.-
-era chiaro fossi geloso, infatti non capivo come potevi fraintendere le mie reazioni.-
-mi stai dando dell'ottusa, per caso?!- gridò oltraggiata.
Lui ridacchiò. -non possiamo dire che eri molto sveglia in fatto di sentimenti, Nakiri.-
-questo neppure tu, Yukihira. Come potevi dire alla ragazza che ti piaceva di “voler essere sua amica” quando era chiaro che volevi altro.- sbottò stizzita, incrociando le braccia.
Lui si grattò la nuca imbarazzato. -in effetti hai ragione, ma allora non conoscevo i tuoi sentimenti e non ero nemmeno sicuro dei miei.- si giustificò, -non potevo farti credere una cosa per un'altra se non ero convinto nemmeno io, non credi?- sorrise. Lei sbuffò esausta.
-per non parlare del tuo atteggiamento altruista, che mi faceva imbestialire.
Il tuo essere gentile e disponibile con tutti mi irritava perché ogni volta che facevi lo stesso con me, non riuscivo a capire la differenza e invece volevo essere diversa per te.-


 
****

Soma arrossì di fronte all'ultima frase e distolse lo sguardo imbarazzato.
Erina era stata davvero graziosa e l'aveva colto impreparato: non si aspettava una confessione del genere e non credeva che lei ci tenesse così tanto, soprattutto anche prima che lui si dichiarasse, ad essere considerata “unica” da lui. Adesso capiva i suoi atteggiamenti ogni volta che aveva provato a dimostrarle tenerezza e affetto_quando ancora non erano sicuri dei loro sentimenti_e in parte ora sapeva perché spesso le sue buone intenzioni venivano respinte bruscamente da lei: c'erano tanti motivi dietro alle sue reazioni e il voler essere considerata "speciale" era uno di questi.
Sentire quelle parole da lei lo aveva reso immensamente felice perché significava che tutti i suoi sforzi non erano stati poi così inutili.
-per me sei diversa dagli altri, Nakiri.- confessò semplicemente, -non sai quanto.-
Lei si imbarazzò ancora. -non ti ho chiesto di rispondere alle mie parole.- aggiunse timida.
-adesso lo sai e sappi che qualsiasi mio atteggiamento nei tuoi confronti avrà sempre un significato speciale rispetto a quello che avrò con gli altri.-
-tappati la bocca, Yukihira!- esplose lei paonazza. -cavolo..- borbottò impacciata.
Lui scoppiò a ridere a crepapelle vedendo le reazioni imbarazzate di Erina e si beccò un'occhiataccia da lei, che lo divertì ancora di più.
Si guardarono intensamente. Quando le acque si furuno calmate, lei riprese:
-ho rifiutato Carter.- ammise, -però gli ho chiesto di continuare a farmi da insegnante.-
-so che l'hai respinto. Me l'ha detto lui stesso.-
-quindi, ti ha detto anche i motivi per cui l'ho rifiutato?- domandò timorosa.
Lui annuì consapevole.
-Comunque.. non mi ha detto niente che non sapevo.- ghignò.
-quanto sei presuntuoso!- esclamò lei arrossendo. -..in ogni caso la mia decisione non cambia.- puntualizzò infine.
-lo so.- affermò lui sorridendo, -neanche la mia.-
Ci fu un attimo di silenzio in cui si guardarono profondamente negli occhi, poi lui si fece avanti e la tirò a sé con un scatto così fulmineo che lei non si accorse subito di essere stretta dal suo corpo.
La presa era così ferrea e focosa da riuscire a trasmetterle tutti i suoi più sinceri sentimenti.
La mano di Yukihira passò dietro la sua nuca in una placida carezza tanto che le sembrò di volare e nel frattempo il cuore di entrambi batteva a mille.
Non c'erano parole. Fu una compresione tacita e reciproca. Quando si separarono, lui le rivolse un sorriso gentile e solare e si avvicinò per lasciarle un bacio a fior di labbra che in seguito venne ricambiato anche da lei, per poi essere approfondito in un saluto passionale e chimico.
-ti lascio al tuo bento, Nakiri.- le disse lui, prima di uscire dalla porta.

Lei si portò una mano al petto, verso il cuore, che palpitava imperterrito e infuocato.
Avvertì il sapore dolciastro di caramella all'arancia_mangiata da Yukihira_sui labbri e all'interno della bocca, così piacevole e delizioso da non volerlo cancellare.
Non andava bene: doveva fare in modo che i ricordi di quei momenti con lui non svanissero al ritorno alla Totsuki, ma come poteva fargli una richiesta tanto egoista se poi sapeva che stare con Yukihira non era il suo destino e che a fine estate si sarebbero separati?
A quel pensiero le scese una lacrima e, per non pensarci ulteriormente, riprese a cucinare il suo bento nella speranza di distrarsi.



 
****


Era tarda serata ed Alice era distesa sul suo letto senza riuscire a prendere sonno.
Da quando aveva discusso con Erina non si erano più parlate: non voleva arrivare a rompere di nuovo i contatti con lei adesso che si erano un po' riprese, ma il suo comportamento così devoto alla famiglia Nakiri non riusciva a concepirlo e nel giro di pochi minuti l'aveva un'altra volta fatta arrabbiare e non aveva voglia di scusarsi.
Sapeva che i Nakiri erano duri e pretendevano tanto dai membri e lei stessa lo era, per cui poteva immaginare come Erina si sentiva.
Tuttavia, l'atteggiamento arrendevole di sua cugina la irritava.. possibile che preferisse mettere avanti le necessità obsolete della sua famiglia piuttosto che i suoi sentimenti?
Non era ora che si dedicasse più a se stessa? Era sicura che anche il nonno voleva questo da Erina perché era sua nipote e non un "robot" a completa disposizione dei Nakiri e che potevano sfruttare ogni volta che volevano. Allora perché lei si ostinava ad ignorarlo? Perché credeva che il loro nonno volesse questo? Cosa la teneva così attaccata ai doveri?
Tutte quelle domande la facevano solo scaldare di più. Da una parte si sentiva fortunata in confronto a Erina poiché tra lei e Ryou non c'erano impedimenti particolari, se non loro stessi; dall'altra, però, era un po' interessata a sapere quali fossero i principi di Erina visto che in fondo l'aveva ammirata fin da piccola ed era diventato il suo obiettivo, se non il suo modello d'ispirazione.
Questo non toglieva, comunque, che il modello a cui lei si era sempre ispirata sembrava aver perso tono dopo che l'aveva sentita così apatica e passiva; dopo che non combatteva per ottenere quello che desiderava. La faceva arrabbiare questo lato negativo di Erina, ma al contempo non poteva fare niente per convincerla perché era sempre stata molto decisa nelle sue scelte.
Si nascose tra le piume del cuscino e iniziò a urlare di fastidio, per sfogarsi, in maniera da non farsi sentire dagli altri conviventi.
Più pensava a Erina, più cercava di trattenere le lacrime e più voleva andare da Ryou per usarlo come "calmante permanente". Era giusto affidarsi così a Ryou?
Chiaro che non lo era, ma lui era sempre stato un “punto fermo” per lei e non poteva fare a meno di contare su di lui. La faceva soffrire il pensiero di poter finire come Erina a causa delle esigenze della sua famiglia e avvertì davvero il bisogno di andare da Ryou a ricercare sicurezze. Era anche un paio di giorni che non passavano del tempo serio insieme, se non di sfuggita, e nei prossimi ne avrebbero trovato ancora meno dato che l'ultimo evento si stava avvicinando, dovevano concentrarsi nei piatti e tutto il resto sarebbe passato in secondo piano, sentimenti compresi.
Accese la luce “da comodino” e diede un'occhiata all'orologio a polso: erano le 23.00 passate. Era pur sempre tardi, ma non così tanto da non poter invadere camera di Ryou.
Si alzò dal letto dando dei colpetti energici alla sua camicetta da notte color panna, di lino, per sistemare le grinze, e si avviò verso la camera di Ryou.
Voleva vederlo. Le mancava.

Raggiunta la sua porta, però, si fermò davanti ad essa per un attimo intimorita dal bussare.
Il momento di indecisione durò poco, perché raccolse un profondo respiro e bussò alla porta del suo assistente_ora anche suo ragazzo_.
La voce cupa di Ryou arrivò dritta alle sue orecchie scaldandole il cuore.
-Ryou.. sono io. Posso entrare?- chiese.
Con un “entra” apparentemente disinteressato, Alice si decise a fare il primo passo per entrare nella stanza Ryou.
-cosa ci fai qui? è tardi.-
Alice non rispose subito, ma si precipitò verso il letto di Ryou e saltò su di esso facendo traballare un po' il materasso e raggiungendo le gambe muscolose del ragazzo con le sue mani, che venivano seperate dalle sua dita solo dal lenzuolo. Lui arricciò un sopracciglio confuso quando Alice si trascinò a tentoni verso il suo volto portando a pochissima distanza le loro labbra.
-sta cercando di sedurmi, milady?- distolse lo sguardo, lui.
Alice adattò un finto broncio e afferrò le guance di Ryou per farsi guardare in viso, lui non spostò le sue mani dalla sua pelle poiché erano decisamente carezzevoli e delicate.
-dormiamo insieme come quando eravamo piccoli, Ryou.- propose scaltra, -non voglio dormire da sola stanotte. Tanto non ci riesco.-
Ryou si aprì un un espressione leggermente scossa, dopo quella proposta, il che era sorprendente perché per la maggior parte delle volte restava inespressivo quando non cucinava.
Il momento di sorpresa, però, non durò molto:
-è impossibile dormire insieme nelle circostanze in cui ci troviamo, mia signora, non dopo quello che c'è stato tra noi. Per cui, se ne torni a letto.- bofonchiò.
-io non voglio andare a letto!- ribatté offesa, -voglio dormire con te.- aggiunse capricciosa.
Era imbarazzata per le parole che stava dicendo, ma non se ne curò molto.
-mi spiega perché oggi è più insistente del solito?- grugnì annoiato.
Alice iniziò a spiegare i suoi motivi e Ryou, anche se con la solita aria indifferente, pian piano inizò a comprendere i motivi legati al suo strano comportamento.
-..credo che io e te siamo fortunati, Ryou.- terminò lei aprendosi in un sorriso.
A quel punto lui sembrò addolcirsi un po' e si lasciò andare ad un sospiro:
-lo penso anch'io.- farfugliò. Alzò una mano sulla guancia di Alice per farle una rude carezza e l'afferrò per la vita con l'altra, per stringerla in un abbraccio soffocante ma intenso: non era bravo a parole, ma con i gesti le faceva capire quanto per lui aveva importanza stringerla tra le sue braccia.
Amava le sue strette vigorose, poiché rispecchiavano pienamente quella che era la sua personalità.
Quando si staccò da lei, se la portò contro i suoi pettorali “da urlo”_che a lei facevano impazzire_e ascoltò il calore che il suo corpo tonificato emanava.
Dopo di che lo vide avvicinarsi alle sue labbra e non ebbe il tempo di realizzarlo che l'ardente bacio che lui gli dette le accese emozioni profonde e un desiderio carnale indefinito.
Le loro lingue si stavano esplorando con trasporto e desiderio, in una folle complicità, nonché in una riconoscibile appartenenza intima e reciproca.
Quando si staccorono per riprendere fiato, lei chiese timidamente:
-questo bacio significa che mi hai dato il permesso per dormire in camera tua?-
Lui la fissò penetrante, tanto che ad Alice parve di sentirsi spogliare da tutti i vestiti da quanto quello sguardo era incisivo e magnetico. Era diventata trasperente ai suoi occhi.
Per attimo avvertì un brivido misterioso percorrerle tutta la spina dorsale, ma non era una sensazione spaventosa, tutt'altro.. era piacevole e intrigante.
-non ti ho dato il permesso per dormire nel mio letto, milady, non dormirai proprio.-
Inizialmente Alice non capì il significato di quella frase dato che era piuttosto enigmatica_alla Ryou insomma_ e la reazione che ebbe fu abbastanza normale, comprese il senso solo dopo 
-..è stata ingenua ad infilarsi nel letto di un uomo, mia signora.- quando lui aggiunse.
Fu a qual punto che Alice realizzò quello che lui intendeva e diventò paonazza.
Le grandi mani di Ryou sul suo corpo sembravano appartenergli da quanto erano diventate parte di lei. Il suo volto pallido e mascolino, illuminato solo dalla luna, sembrava così bello da non riconoscerlo. I suoi ciuffi mori, spettinati, che gli ricadevano sul viso erano così ribelli da sentire il bisogno di accarezzarli. Le spalle larghe, i suoi pettorali definiti davanti ai suoi occhi, le sue gambe virili e ben plasmate.. erano tutto ciò che in quel momento la stavano inducendo a fare una pazzia e ad assecondare l'attrazione che sentiva per lui immediamente.
Per non parlare del fatto che aveva l'abitudine di dormire in boxer fin da piccolo e quindi poteva godere della visuale del suo petto in tutto il suo splendore e questa volta anche da molto vicino.
Fino a poca fa il suo seno e i suoi addominali si stavano sfiorando e al contrario di lui, lei aveva la camicetta a nascondere le sue “grazie”; in quel momento, con lui così vicino, voleva sentirlo al naturale. Era pronta ad unirsi a lui. Magari chiunque avrebbe pensato che era presto per farlo, ma lei e Ryou si conoscevano da sempre e c'era un intimità tale tra loro che gran parte delle manifestazioni d'affetto si facevano più precoci rispetto ad una normale frequentazione tra adolescenti.
È vero.. Ryou adesso era un uomo e la forte attrazione, amore compreso, che sentiva per lui era la prova incunfutabile che non lo considerava più un fratello, ma lui restava pur sempre Ryou: si fidava di lui, c'era rispetto tra loro, tanta confidenza e una singolare tenerezza.. sì, se era con lui le andava bene. Se era con Ryou non temeva nulla, nemmeno di superare la soglia di una normale relazione. Ecco, adesso lo sapeva, adesso lo voleva. Alice voleva lasciarsi andare. Voleva unirsi a Ryou. Se la sentiva.
Portò lo sguardo altrove, colta dalla vergogna per quello che stava per dire:
-se è questo che vuoi, Ryou.. se è con te, allora va bene.- accettò sottovoce, arrossendo.



 
****


Decisamente Ryou non si aspettava una risposta affermativa, tanto che la sua signora fu capace di strappargli un espressione di sincero stupore misto a vergogna.
Iniziò a sentirsi un po' a disagio, ma allo stesso tempo non riuscì a smettere di guardare Alice.
Quella camicia da notte la faceva sembrare un bellezza eterea, si adagiava perfettamente alla sua snella e sensuale figura ed ogni strato di pelle gli parve così effervescente da scatenargli desideri proibiti. Era attratto da lei e probabilmente, benché non conoscesse la vera definizione d'amore, poteva dire di provare sentimenti intensi nei suoi confronti e in quel momento la voleva davvero: non lo aiutava a controllarsi sapere della sua disponibilità a farlo, tantomeno si aspettava che accettasse il suo ardito invito.
Voleva semplicemente stuzzicarla per farla desistere e invece aveva ottenuto l'effetto contrario.
In fondo era da un pezzo che sentiva il bisogno di approfondire il legame tra lui e Alice, renderlo concreto a modo suo, sentire cosa si provava ad osare di più.
Cosa doveva fare? Doveva assecondare la risposta di Alice e unirsi a lei?
Non ne era sicuro: sapeva che a volte Alice diceva frasi senza senso, dirette, impulsive, dettate dall'istinto del momento.. ma era davvero quello che voleva?
Gli sembrava di violare qualcosa di prezioso facendo la prima mossa poiché, anche se non l'avrebbe mai ammesso apertamente, per lui Alice era un bellissimo e delicato fiore che aveva il privilegio di proteggere e rispettare; un fiore che non era ancora sbocciato del tutto, ma ora che si era fatto più maturo e femminile stava per farlo e dentro il suo cuore l'aveva già fatto.
Alice era l'unica persona che non voleva far soffrire, colei a cui voleva stare accanto.
Era giusto privarla della sua innocenza e pericolosa malizia?
Non lo sapeva, ma quello che lui voleva lo sapeva. L'unica cosa da fare, allora, era scoprire quanto fosse decisa nella sua scelta e quanto le sue intenzioni fossero serie.
-Ryou..- sussurrò lei, richiamandolo alla realtà. Le sue labbra floride e rosee troppo vicine alle sue, così tanto che lo stavano spingendo ad agire per unirle da quanto ne era attratto.
-mia signora..- fiatò lui, a pochissima distanza dalla sua bocca -..stavo scherzando.-
-tu sei privo di umorismo, Ryou.- replicò piatta lei, spostando di poco il naso dal suo volto.-..e comunque io non stavo scherzando quando ho accettato.- ammise impacciata.
-questo è pericoloso, Milady.- sospirò lui serio.
Lei non ascoltò l'avvertimento di Ryou e si fiondò sopra al suo corpo spingendolo sul materasso per salire sopra di lui.
I polpastrelli che carezzavano le pelle dei suoi pettorali.
-ho sempre voluto farlo..- bisbigliò distrattamente, -..tutte le volte che ti vedevo allenarti.-
Ryou sentì il suo corpo reagire davanti a quelle carezze così goffe eppure seducenti, socchiuse gli occhi per godersi appieno quel tatto tanto dolce quanto pregiato.
Alice gli lasciò delle scie di baci anche sul collo e sulle spalle, creandogli piacere.
-anche tu lo vuoi, Ryou, vero?- si staccò per un attimo. -lo vedo. Lo sento.-
Era chiaro che lo vedesse e lo sentisse, i suoi ormoni lo rendevano palese, e fu a quel punto che comprese che Alice faceva sul serio.
Era stata sincera quando gli aveva confessato di voler fare l'amore con lui, tutte le sue azioni volte a creargli una sensazione di gradevolezza lo stavano facendo bruciare dentro, così decise di ascoltare le sue emozioni e sfamare la sua bramosia, ribaltando le posizioni e riprendendo a baciarla.
Il suo ego aggressivo e rude stava prendendo il sopravvento e gli uscirono tali parole:
-d'accordo, se è anche quello che desidera la mia signora..-
Lei arricciò un sorriso soddisfatto e lui portò le mani sotto alla sua camicetta da notte accarezzando tutto il suo corpo liscio e profumato.
Affondò le mani nelle sue ciocche albine, prendendola dalla nuca per avvicinare le sue labbra a quelle sue e le unì in un bacio ardente e affamato.
Poi scese con rapidità lungo le sue guance, sul collo per assaggiarlo con ogni parte della bocca, scatenando reazioni di piacere ad Alice.
Con l'altra mano, quella che non era impegnata a tenerla per la nuca, continuò ad esplorare ogni parte del suo corpo prendendo tra le mani i suoi seni ancora coperti dagli indumenti.
Poi, dopo averle lanciato una sfuggevole occhiata per vedere se era ancora conseziente come si era dimostrata all'inizio ottenendo la sua approvazione, le sfilò completamente la camicetta da notte. Aveva sentito attraverso il contatto che era senza reggiseno, così che i suoi rosei seni furono sotto i suoi occhi.
Proseguì a studiarli con le mani, con la bocca beandosi del loro sapore, mentre Alice si stringeva forte a lui apprezzando i movimenti.
Non ci volle molto per ritrovarsi entrambi nudi e sciolto l'iniziale imbarazzo e le incertezze, finalmente riuscirono a conoscersi fino in fondo, stretti in un abbraccio mozzafiato, umido, pelle contro pelle, intimità contro intimità, brucianti come fuochi. Il momento fu appassionante per ambedue, così potente da farli andare fuori di testa, indescrivibile e imprevedibile da confonderli.
Era lontano da qualsiasi altra migliore aspettativa. Né lui né Alice, nonostante fosse la prima volta per tutti e due, avevano considerato l'imbarazzo che gli avrebbe circondati se si fossero trovati a riflettere su quello che stavano facendo: avevano deciso di ascoltare le emozioni del momento, interiorizzarle, portarle all'irrazionalità più pura e renderle un prezioso e unico ricordo che, sebbene sarebbe stato ripetuto più volte, comunque sarebbe rimasto sempre vivo e impressionante dentro di loro.
Soprattutto non si sarebbero pentiti di averlo provato, perché era ciò che volevano in quel momento.
Si addormentarono felici. Alice quella notte dormì nella camera di Ryou, avvolta tra le sue braccia muscolose.



******************************************************************
Angolo autrice: ciao a tutti ragazzi! sì, lo so che è all'incirca un mese che non aggiorno e mi dispiace, ma ho avuto da studiare un sacco e ora che mi sono tolta l'esame ho trovato un attimo per scrivere il capitolo. Ovviamente non è finita qui, fino a metà luglio sarò un po' altalenante con le pubblicazioni ç___ç. Come al solito, vi chiedo di pazientare.
Questo cap fa da introduzione per l'arco finale della mia fanfic. Ci saranno ancora 4 cap e l'epilogo prima della conclusione, intanto ringrazio davvero chi mi ha seguito fin ad ora e mi ha lasciato delle bellssime recensioni. Grazie davvero! <3 *____* risponderò al più presto alle vostre nuove recensioni e ammetto che ultimamente sono ancora più motivata a scrivere sulla Soma & Erina visti gli sviluppi dei nuovi cap<3<3 chi è in pari con il manga sa a cosa mi riferisco!! *_________* Grazie ancora! spero di non avermi deluso con questo cap.
Come vi sono sembrate le scene Sorina e AliRyo? sarei curiosa di sapere i vostri pareri. Nella parte dove Alice e Ryo vanno a letto insieme, ho cercato di rimanere il più possibile nel segnalino "arancione" XD. Non temete, comunque, molto presto toccherà anche a Soma ed Erina :P. Grazie a tutti!!
P.S: questo capitolo è dedicato a Natsu 2000. Grazie infinite delle bellissima recensione!!! *-* spero che continuarete tutti a recensirmi e seguirmi :D.

A prestooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!! un bacione!! <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** I never let a middle portion, Nakiri, I want the full portion ***


"I never let a middle portion, Nakiri, I want the full portion"



Si stiracchiò facendo scricchiolare le ossa, aprendosi in un esteso sbadiglio di prima mattina. Lanciò un'occhiata distratta alla sveglia posta sul suo comodino che puntava esattamente le 10.00, dopo essere stato sotto le coperte tutta la mattina a “poltrire”, realizzando che era purtroppo arrivato il momento di scendere a colazione con tutti gli altri.
Era stata una notte tranquilla e calda, stellata e rilassante, aveva fatto tutta una "tirata" dopo aver pulito la sua “zona lavoro” nella quale si era esercitato per l'ultimo evento, poiché era stanco morto. Il preside non aveva detto loro cosa riguardava l'ultimo banchetto e questo aveva iniziato a insospettirlo visto che non sapeva neppure dove cominciare e il calendario mensile segnava il 30 agosto: mancava un giorno e vi era ancora tanto mistero sulle caratteristiche del ricevimento. Non poteva dire di essere preoccupato, dato che comunque se la cavava sempre in qualche modo, ma sicuramente era più limitato rispetto agli altri banchetti in cui sapeva già cosa preparare e il tocco personale da adeguargli.
Non ebbe il tempo di rifletterci ulteriormente perché, appena aprì la porta dell sua camera dopo aver indossato i primi vestiti trovati, cascò dalla maniglia una pergamena molto simile a quella usata per il primo banchetto, solamente molto più vecchia e logora. Chiaramente era stata scelta apposta con quello stile.
Si aprì in un'espressione confusa e lentamente la srotolò trovandosi sotto gli occhi il titolo del "tema" e una frase:


 
Invito gentilmente i miei ospiti a partecipare ad un banchetto Medievale e a gustarsi le ricche sfiziosità di quel periodo.
Siete pregati di adattarvi al meglio alla magica atmosfera, in tutti i sensi possibili.”


Era una specie di enigma?
Soma rifletté attentamente su quello che aveva appena letto e poco più in là vide Erina sull'uscio della sua porta intenta a leggere una pergamena simile.
Soltanto quando si sentì osservata distolse gli occhi dal foglio e disse:
-Yukihira.. riunione nella cucina grande tra dieci minuti. Riferiscilo a tutti per me.-
Soma sussultò e annuì iniziando a cercare gli altri.

Non troppo tempo dopo, tutti si ritrovarono puntuali all'interno della grande cucina. In mano la stessa misteriosa pergamena e la solita espressione perplessa.
-cosa significa questo?- chiese per primo Hayama, -non vi è nemmeno scritto cosa dobbiamo cucinare. Sembra quasi che non dobbiamo farlo.-
Erina sospirò. -è proprio questo l'enigma del messaggio. É chiaro che dobbiamo cucinare, comunque: mio nonno ha detto fin dall'inizio che l'unico evento libero sarebbe stato il mio compleanno. Quindi, attivate il cervello e ragionate su quello che dovrete fare.-
-quindi, cosa proponi di fare Nakiri?- intervenne Takumi.
-io credo che dovremmo organizzare proprio noi l'impostazione delle portate.- ipotizzò Hisako, -voglio dire.. tutto fa pensare che il menù debba essere stabilito da noi.-
-lo credo anch'io.- concordò Alice, -tu che ne pensi Ryou?-
-sono d'accordo con te, mia signora.-
-ragazzi.. pensate che dovremmo scegliere anche un costume medievale?- si unì Soma.
-certo che dobbiamo, Yukihira. Ricordi che mio nonno disse che l'ultimo evento sarebbe stato a “tema”? È chiaro che il tema scelto è il Medioevo.
Nella pergamena afferma che dobbiamo adattarci “in tutti i sensi” alla magica atmosfera.-
-e dove li troviamo dei vestiti di quell'epoca?- domandò Isami preoccupato.
Erina si fece pensierosa. -immagino che il Sig,Oda potrà esserci utile.-
-sono d'accordo.- si intromise Alice, -sicuramente nonno lo ha coinvolto passando a lui l'occorente.-
-allora perfetto!- esultò Takumi, -con l'abbigliamento siamo apposto. Che dire dei piatti?-
-ovvio che dovrete essere voi a deciderli.- decretò dura, Erina.
-però credo che possiamo almeno dividerci i ruoli in base al banchetto, così non rischiamo di fare confusione con le portate o di essere troppo ripetitivi.-
-penso che sia un ottimo piano!- approvò Soma, sorridendole. Lei arrossì.
-dunque.. come ci organizziamo?- riprese Hisako.
-io mi occuperò del “primo piatto”.- decise Erina.
-te lo concedo Nakiri, per una volta vorrei occuparmi del contorno.- ridacchiò Takumi.
-anch'io sono interessato ai contorni!- protestò Hayama.
-l'ho detto prima io!- ribatté Takumi.
-calmi ragazzi..- li bloccò Isami, -siamo tanti e doppio contorno non fa male a nessuno.-
-per una volta sono d'accordo con te, Aldini.- disse Erina.
-io potrei pensare all'antipasto invece.- dichiarò Hisako.
Gli altri annuirono. -quindi, chi penserà ai secondi, alle salse e al dolce?- ricominciò Erina.
-io potrei occuparmi del dessert. Ho già qualcosa in mente.- propose Alice.
-allora Ryou e Yukihira penseranno ai secondi.- affermò, -vedetevela tra voi come gestirli.- terminò aggiungendo Erina.
Tutti concordarono e le “parti” erano state scelte. Finita la breve discussione, il gruppo si separò.


 
****

Dopo aver ricevuto la pergamana con tutta la spiegazione sull'ultimo banchetto a tema Medievale e averne parlato con gli altri decidendo lei stessa di occuparsi della prima portata, il primo piatto, Erina si era velocemente informata sulla cucina antica occidentale attraverso internet e aveva trovato il piatto ideale da fare: Zanzarelli. Una particolare pasta fatta a mano.
Si ricordava un po' la cultura Europea del periodo medievale, poiché a lezione alla Tootsuki l'avevano studiato a storia occidentale e di conseguenza avevano fatto anche una piccola deviazione sulla tipica cucina di quel periodo e gli usi e costumi. Probabilmente non era un caso se suo nonno aveva scelto come tema il Medioevo per l'ultimo evento in programma, soprattutto perché avevano concluso quell'argomento proprio prima che iniziassero le vacanze estive.
Sapeva che seguire la cucina tradizionale medievale e le sue ricette non bastava a rendere soddisfatti gli ospiti di suo nonno, per cui era abbastanza chiaro che al piatto che doveva preparare era consigliato aggiungere un tocco personale come negli scorsi banchetti. A questo proposito, era ancora indecisa, pertanto aveva riletto più volte la ricetta degli zanzarelli sperando di trovare qualcosa che esaltasse ulteriormente quel piatto e stupisse i commensali. Aveva tempo fino a quella sera dato che il ricevimento si sarebbe svolto il giorno seguente.
Suo nonno aveva complicato maggiormente lei e gli altri servendo davanti alle loro porte la pergamena solo il giorno prima: in effetti era da lui.
Comunque.. era già a buon punto con i preparativi e dunque si riteneva realizzata.
Ovviamente, nonostante la concentrazione per l'evento, Yukihira era costantemente presente nella sua testa e nei momenti di pausa il suo pensiero si faceva addirittura ossessivo.
La notte in cui avevano dormito insieme, nello stesso letto, la stessa nella quale lei aveva condiviso il suo passato con lui.. e in particolare la mattina seguente in cui la passione li aveva praticamente travolti e il maggiordomo li aveva colti in fragrante prima che essa venisse “sfamata”, continuavano a tormentarla in un persistente e focoso ricordo.
Da allora, sebbene si trattava solo di qualche giorno fa, lei e Yukihira si erano desiderati a distanza e guardati con voglioso trasporto, ovviamente e solo platonico per adesso.
L'unico momento passato insieme dopo quella notte era stato quello di sfuggita in cucina, ma era stato così breve che non le era bastato.
Più ripensava al rapporto che avevano, più l'idea che fra una settimana tutto sarebbe svanito si faceva insopportabile.
Aveva preso la sua decisione, ma lasciare la situazione come stava tra loro sarebbe stata una sofferenza per entrambi.
Non poteva lasciare che Yukihira la aspettasse in eterno, costruendogli involontariamente delle aspettative, quando sapeva già quale sarebbe stato il suo futuro.
Doveva mettere con lui, una volta per tutte, le cose in chiaro. Doveva dirgli di dimenticarla perché non avrebbe ripensato alla decisione presa; però, se il loro legame doveva finire male, voleva almeno avere dei bei ricordi con lui. Dei piccoli momenti che le avrebbero ricordato per tutta la vita chi era stato il suo primo amore e questo poteva farlo solo nell'ultima settimana qui alla residenza di suo nonno. Il ritorno alla Tootsuki avrebbe messo per sempre un muro di fronte a loro e innalzarlo avrebbe permesso loro di dimenticarsi a vicenda.
Era una decisione dura, ma era quello che si era imposta di fare. Sperava che lui comprendesse il suo punto di vista.
Un'altra cosa che doveva assolutamente fare era dirgli che lo amava almeno una volta, perché era da quando avevano condiviso lo stesso letto e lui glielo aveva detto che moriva dalla voglia di dirlo. Sapeva che non ci sarebbero state speranze per loro, ma Yukihira si meritava di sapere quali erano i suoi veri sentimenti.
Avrebbe parlato a Yukihira delle sue intenzioni alla fine dell'ultimo evento.
Inoltre non poteva distrarsi troppo a pensare a come sistemare la situazione con Yukihira il giorno prima dell'evento, perché di fatto era una aspirante chef giudiziosa e scrupolosa e di solito metteva sempre avanti il lavoro e i suoi obiettivi primari piuttosto che le sue necessità.
Nel mentre stava pensando a lui con una stretta al petto, vide Hisako sulla porta della camera di Aldini "scoccare" a quest'ultimo un bacio a stampo.
Erina sussultò sopresa: Hisako non l'aveva aggiornata sui nuovi avvenimenti tra lei e Takumi.
Da quando stavano insieme?
Hisako si accorse di Erina e imbarazzata per essere stata colta in atteggiamenti intimi assieme a Takumi arrossì visibilmente. -Erina..-
Lei distolse lo sguardo offesa: Hisako le diceva tutto e non le era piaciuto che le aveva nascosto un risvolto così importante.
Takumi sorrise. -vi lascio da sole, ragazze.-
Detto questo salutò con tenerezza la sua ragazza e chiuse la porta di camera sua.

-cosa significa questo, Hisako?- domandò Erina, appena le due si furono portate su una delle ringhiere del balcone e un po' più distanti dalla camera di Aldini.
-scusami Erina, con tutte le cose che sono successe non ho avuto il tempo di dirtelo. Mi dispiace se hai pensato che non volessi farlo.-
Erina sospirò stancamente. -non preoccuparti, non ce l'ho con te.-
-meno male. Comunque è successo solo un paio di giorni fa, alla fine non è passato molto. Insomma.. ecco..- cominciò timida -..stiamo insieme.-
-l'avevo immaginato vedendo che vi siete baciati.-
Hisako ridacchiò in maniera graziosa. -cosa ne pensi?-
-mh.. se sei contenta, Hisako, va bene.- accennò un sorriso.
-grazie dell'approvazione, Erina.- poi tornò seria, -e tu che farai con Yukihira?-
A quella domanda sobbalzò ripensando a qualche notte fa. Non sapeva davvero cosa rispondere a Hisako.
Il suo volto si fece lentamente malinconico e dispiaciuto:
-dovrò dirgli “addio” immagino. Ho un incontro combinato a fine estate, tornata alla Tootsuki. Io e Yukihira, come pensavo, non potremmo mai stare insieme.-
-sai che non puoi farlo Erina!- tuonò Hisako, altamente contrariata.
Lei le lanciò un'occhiata intimidatoria. -devo farlo!-
-nessuno dovrebbe decidere per te..- continuò ancora, l'altra.
-sono io che ho deciso di persona di seguire le regole della mia famiglia.-
-quindi, mi stai dicendo che le condizioni della famiglia Nakiri sono più importanti dei vostri sentimenti? Lo sai che, se seguirai quello che hai scelto, te ne pentirai?-
-smettile di insistere, Hisako.- l'ammonì dura. -tu non puoi capire.-
-hai ragione, non posso capire; tuttavia.. questa volta non ti sosterrò.-
-come vuoi..- asserì con indifferenza. -non dire niente di quello che ti ho detto, soprattutto dell'incontro pre matrimoniale di cui ti ho parlato.-
-non dirò niente di quello che abbiamo parlato. Spero solo che tu non rimpianga in futuro la decisione presa, Erina. Hai già sofferto troppo.-
Lei restò in silenziò e osservò Hisako allontanarsi e incamminarsi.
Cercò di scacciare le lacrime che minacciavano di uscire, tornando composta, e si avviò verso la mini cucina per sperimentare il piatto scelto sperando di distrarsi.
Da un pezzo a questa parte non ascoltava più nessuno, poiché aveva paura che le loro parole influenzassero le sue decisioni.
Ma le cose non potevano che andare così e nessuno poteva fare niente per impedirlo perché sarebbe stato impossibile.


 
****



Il giorno seguente arrivò in un lampo. Soma era particolarmente soddisfatto del secondo piatto che aveva preparato.
Nonostante la spiegazione dell'evento era arrivata loro solamente il giorno prima, quando avevano deciso che lui si sarebbe occupato della portata dei secondi assieme a Ryou, riflettendo aveva trovato cosa cucinare. Ovviamente si era informato sulla cucina medievale e aveva ricordato quello che il professore aveva detto loro su tale cucina e in qualche modo era riuscito nell'impresa.
Era piuttosto sollevato di aver trovato un piatto da fare la sera prima e quella mattina stessa, alle prime ore dell'alba, aveva sperimentato vari ingredienti per fare alle “quaglie ripiene allo spiedo” vari e personali accorgimenti; dopo di che l'aveva assaggiato e gli era sembrato davvero gustoso ed originale: era abbastanza sicuro che anche i commensali avrebbero apprezzato.
Ciò non toglieva, però, che il pensiero di Erina non l'aveva mollato un attimo e anche mentre cucinava era stata comunque una presenza fissa nella sua testa, tanto che si chiedeva come aveva fatto a concentrarsi nelle pratiche di cucina. Quello che il preside gli aveva detto sull'incontro pre matrimoniale non solo l'aveva lasciato inquieto e contrario perché l'idea di perdere Nakiri faceva più male di qualsiasi altra cosa, ma aveva ulteriormente incitato la sua intenzione di salvarla: non voleva lasciarla a nessuno. In più, i ricordi della notte nel quale avevano dormito insieme erano ancora vivi ed emozionanti e come se quel momento appartenesse a quella stessa notte e non a qualche sere fa. Di certo era ancora pieno di desideri repressi verso quella notte e le sensazioni che aveva provato la mattina che si erano svegliati erano rimaste insoddisfatte e si erano fatte decisamente più peccaminose di quanto si aspettava. Era perfettamente chiaro al suo corpo che lui desiderava fare l'amore con lei così spasmodicamente da scandalizzarsi. Certo.. era pur sempre vero che un attrazione soffocante come quella che avvertiva nei confronti di Nakiri non l'aveva mai provata per nessuno, ma proprio perché erano sensazioni nuove faticava a gestirle e a metabolizzarle e tutto ciò lo portava a provare un passione folle verso la bellezza fisica di Erina.
In tutto questo, non solo si era aggiunta la bramosia ma anche i forti sentimenti che sentiva per lei facevano la loro degna parte e questo creava in lui un connubio incredibile di emozioni che non aspettavano altro di essere assecondate. Chiaramente non poteva sapere se anche Nakiri era dello stesso avviso e di certo non l'avrebbe costretta a fare qualcosa che per lei non era ancora contemplabile. In quel momento non sapeva neppure definire il loro rapporto: non erano amici ma neanche una coppia; non erano amanti né totalmente, e solo, legati in maniera platonica poiché erano già andati oltre il semplice bacio e anche quando in teoria non dovevano farlo.
Sì.. la definizione giusta era “rapporto occasionale”, ma definirlo in quel modo era assai riduttivo e superficiale visto che c'erano in gioco forti sentimenti da ambedue le parti.
Erina non gli aveva detto di amarlo, nemmeno si aspettava che lo facesse, però non significava che non era ricambiato. Sentiva di esserlo.
Raggiunta la sala notò che era stata arredata in stile medievale e anche gli invitati erano conformi al tema scelto da Senzaemon, rimanendo estasiato dalla sua maestosità.
L'atmosfera era molto allegra e carnevalesca e andava dai colori quoio, bianco, nero e rosso, ai tavoli presi in affitto e tutti in legno scuro e antico.
Lunghe tavolate e buffet con frutta secca al centro e fruttiere varie ricche di grappi d'uva rossa e nera circondavano il salone per le cerimonie, il tutto condito da tendoni rosso fuoco intonati ad alcune tonalità degli abiti degli ospiti. I suoi amici indossavano tutti vestiti tradizionali medievali. Takumi era vestito da cavaliere. Hisako portava un lungo vestito da cortigiana.
Alice, invece, aveva scelto di vestirsi da principessa romana e tutta luccicosa, imperniata di dorati gioielli.
Ryou era molto tranquillo rispetto agli altri e ovviamente aveva deciso di indossare abiti da contadino e servo della principessa: sicuramente Alice lo aveva costretto a vestirsi in tal modo.
Per finire, come sempre, rimase colpito dalla figura di Nakiri che portava un lungo abito elegante color pesco e in alcuni punti dal tessuto velato, con un corpetto in pelle, da regina medievale.
I ciuffi erano raccolti in una crocchia alta adornata da una serie di forcine che la sorreggevano. Un paio di ciocche bionde calavano ai lati delle orecchie, arricciate.
Era lievemente truccata come tutte le ragazze, ma a lui parve stupenda: quell'abito da regina sembrava fatto apposta per lei, su misura.
Rimase per diverso tempo a fissarla incantato, tanto che si vergognò della semplicità con cui aveva scelto il suo costume. Era un cavaliere, ma di fronte alla eccelsa figura di Erina ebbe l'impressione di sfigurare e un pensiero infelice attraversò la sua mente: forse il futuro marito scelto dalla sua famiglia era più adatto a lei come persona.
Scosse subito la testa, oltraggiato dal pensiero poco incrine al sue caratteristiche.
Lui voleva che diventasse la sua ragazza e nessuno doveva mettersi in mezzo, nemmeno la sua famiglia.

Il tempo di sedersi a tavola che i vassoi opulenti di alimenti e di decorazioni sfarzose, preparati da lui e dai suoi compagni, furuno posiziati sui grandi tavoloni.
Lui e Ryou si erano divisi i secondi decidendo di fare un piatto di pesce e uno di carne, così non sarebbero risultati monotoni.
Gli ospiti rimasero estasiati trovandosi davanti agli occhi dei piatti così ricercati e autentici, esattamente inerenti al periodo del Medioevo. I
camerieri inziarono a preparare le porzioni e distribuirono l'antipasto preparato da Hisako: "torta salata bolognese".
Appena le forchette ebbero infilzato la torta e il cibo fu portato alla bocca, subito partirono commenti d'approvazione e alquanto deliziati:
-questa torta è così saporita e soffice!- cominciò una donna elegante, -per non parlare degli alimenti scelti: totalmente coerenti con i cibi medievali, anche se non riesco a capirne la consistenza, che si presenta assai misteriosa. Potrei sapere gli ingredienti?-

Hisako si alzò dal tavolo e sorrise arrossendo:
-la ringrazio dei complimenti signora. Ho usato esclusivamente ingredienti biologici come farina e burro. In teoria avrei dovuto aggiungere il pecorino, ma ho preferito inserire il raveggiolo insieme alla maggiorana, perché ho concluso che il sapore sarebbe risultato più gradevole e meno pesante. Sono davvero felice che abbia apprezzato.-
-davvero complimenti signorina. Ottima decisione!-
Lei annuì e tornò a sedere, vedendo che Takumi le strizzò l'occhiolino orgoglioso del suo lavoro.

Quando gli ospiti terminarono con l'antipasto, fu servito il primo piatto preparato da Erina: Zanzarelli.
Era un particolare tipo di pasta che veniva consumata durante le cene cerimoniali e studiando affondo la ricetta era riuscita a ricrearne l'impasto per farla.
L'espressione dei clienti fu a dir poco meravigliata e suo padre_che era tornato per partecipare all'ultimo evento per i saluti_ commentò:
-davvero incredibili questi zanzarelli, Erina. Sei riuscita a riprodurre in maniera eccelsa i passaggi usati per preparare l'impasto per creare la pasta e noto con piacere che hai aggiunto un tuo personale accorgimento, vorrei tanto che mi spiegassi la sua caratteristica!- esclamò sorridendo, in seguito continuò:
-più mastico, più avverto un retrogusto dolciastro che spezza l'omogeneità del piatto rendendolo eterogeneo e chiaramente più delizioso e meno scontato.
Posso sapere cos'è? È davvero interessante.-
Lei si imbarazzò di fronte a quelle lodi: era sempre molto sensibile ai complimenti di suo padre e Soma non sapeva se esserne un po' geloso, pensò divertito.
Poi vide Nakiri alzarsi dal tavolo per rispondere:

-certo Saiba-san.. sarà un piacere spiegarti. Come sai, li Zanzarelli erano un tipo di pasta molto usata nel periodo del Medioevo, io ho modificato un po' la ricetta: ho aggiunto del pecorino romano, ovvero un po' piccante, al posto del parmigiano e per smorzare il sapore troppo piccantino ci ho inserito quello dolciastro della cannella e un piccolo tocco di zenzero.
Nel Medioevo le spezie erano molto usate in cucina, infatti immagino che in molti dei piatti che verranno serviti ne ritroverete.- concluse soddisfatta.
-davvero notevole, Erina. Non c'era che aspettarsi altro che questo da te. Ogni volta che assaggio un tuo piatto mi stupisco delle tue alte capacità culinarie.-
-grazie infinite, Saiba-san.- arrossì lei, tornando a sedere. Di petto i suoi occhi volarono verso Yukihira, era abbastanza vicino a lei, che scherzoso le disse:
-ehi ehi, Nakiri.. non arrossire così tanto con mio padre o potrei diventare geloso!-
Lei si vergognò fin sopra le orecchie e Alice, proprio accanto a Soma, si aprì in un risolino malizioso che fece infuriare la cugina.
-smettetela, contenetevi stupidi!!- sbottò irritata.
Takumi e Hisako sospirarono senza speranza, davanti a quella scenetta comica. Isami cercò di trattenere le risate.
Quell'attimo alquanto spassoso fu interrotto dal momento che furono serviti i secondi.
I camerieri decisero di partire con il secondo di pesce fatto da Ryou: “anguilla abbostolita in salsa”, che già dall'odore si poteva inspirare una certa aroma affumicata che stuzzicava decisamente il gusto ricercato degli ospiti. Trovò meravigliosa quell'anguilla, Ryou era davvero un genio quando si trattava di creare cibi esplosivi e forti e in quel piatto ci aveva messo tutto se stesso.
Non solo l'aspetto era bello, ma anche il profumo che emanava contribuiva a suscitare curiosità nei commensali. Ora doveva solo essere tastato il sapore.
Fu un uomo ad aprire bocca per primo, in un espressione sorpresa:
-che gusto stupefacente!!- gridò elettrizzato, -non avevo mai mangiato niente di simile.
Questa anguilla è così tenera e fresca che si scioglie in bocca, ogni pezzo che assimilo non smette mai di stupirmi e di insinuarmi dubbi.
Non capisco davvero la specialità, ma è un sapore incredibilmente forte, che penetra dritto nello stomaco. Posso sapere cos'è?
E questa salsa, poi, si amalga discretamente al piatto. Chi l'ha fatto?-

Ryou si fece avanti, la solita espressione cupa, e sotto gli occhi di una Alice compiaciuta.
-sono stato io signore. Ho amalgamato il vino bianco sia alla salsa che alla cottura dell'anguilla ed è quello che rende il sapore di uva fresca e che contribuisce ad insaporire il piatto, ma anche a bilanciare l'affumicato. Ho cercato di abbrustolirlo fino ad un punto di cottura possibile che non lo rendesse bruciato, il vino di conseguenza risulta più dolce ma non appassisce la caratteristica della cottura abbrustolita. In più ho aggiunto alla salsa aceto e chiodi di garofano come spezie.
L'aceto ha un sapore aspro ma le prugne tritate all'interno della salsa, ne addolciscono il sapore e nello stesso modo non lo distruggono.-

-wow! Sensazionale e ingegnoso! Davvero tanti complimenti ragazzo!-
-la ringrazio.- tornò a sedersi sotto gli occhi adoranti di Alice, che non aveva parole per esprimersi.
Anche gli altri compagni si complimentarono con lui.

Arrivò il turno di secondo di carne, il suo: “quaglie ripiene allo spiedo”.
Che ebbe un successo enorme:
-strepitoso!!!- esordì una donna, infatti, con gli occhi sgranati.
-queste quaglie sono così succose e gustose che ne potrei mangiare a sfare. Cos'è questo gusto così succulento e caldo?-

Soma sorrise soddisfatto.
-è il sapore delle cipolle dolci e della salsa di peperoni che ho spalmato sopra a renderlo così gustoso, signora..- spiegò lui ilare, -nel tipico piatto Medievale in teoria solo il ripieno interno dovrebbe donare il sapore, però ho cercato di rendere più croccante lo strato di carne di sopra con il pan grattato e vi ho spalmato le cipolle dolci tritate e la salsa di peperoni, legando il tutto con lo spago usato per fare il rosbeaf. Sono contento che la mia idea le sia piaciuta!-
-ma c'è dell'altro all'interno del ripieno, qualcosa di fresco che unisce davvero bene il ripieno interno. Cos'è..? è così buono!- riprese la donna strabiliata.
-ha compreso subito il mio trucco signora: al posto dell'alloro, vi ho messo delle foglie di menta. Ecco perché il sapore le sembra più fresco!-
-hai ragione! Adesso sento davvero la menta. Incredibile! Delizioso! Veramente tanti complimenti ragazzo.
Ti sei dimostrato assai creativo. Devo dire che gli alunni di Senzaemon si stanno, per ora, dimostrando promettenti chef per le loro invenzioni.-
-la rigrazio molto, signora.- .

In seguito portò gli occhi su Erina e i due si guardarono intensamente senza parlarsi.
-te la cavi sempre in qualche modo. Che nervoso..- borbottò lei, sottovoce, poco dopo.
Lui ridacchiò. -lo so!-

Anche i contorni preparati da Hayama e Takumi ebbero un notevole successo e ambedue avevano pensato a quale contorno sarebbe stato migliore da abbinare a un secondo di carne e di pesce, aggiungendo il tocco personale che stupì degnamente i commensali che non si risparmiarono di riempire loro di complimenti.
Il dessert di Alice fu un grande successo, aveva preparato un “Emploumos di mele” e vi aveva aggiunto del sidro di mele e del frutto della passione per raddoppiare la dolcezza delle mele, che all'interno dell'antipasto veniva gustato con delle mandorle tostate; il pezzo forte, però, fu l'aggiunta della scorza di pompelmo amaro, che acuiva il sapore troppo dolce, dosandolo, e allo stesso tempo non distruggeva il gusto melenso di mandorle e legato al frutto della passione. Il dolce, essendo per la maggior parte fruttato, non risultò pesante e gli agrumi_il pompelmo_fornirono un ottimo digestivo, cosicché gli ospiti riuscirono a svuotare completamente anche i piatti con il dessert appagati e sazi.

A fine cena gran parte dei clienti si alzò dai tavoli per intrattenere conversazioni con i possibili conoscenti o per discutere di affari di lavoro.
Nel corso della serata non aveva mai smesso di osservare Erina, di studiare le sue ricercate mosse, le sue espressioni così variegate, le sue smorfie.
Non si stancava mai di guardarla perché ogni passo che faceva era ricolmo di eleganza e finezza, di grazia e sensualità.
Amava i suoi movimenti cadenzati e formali, anche se erano solo di apparenza e adeguati agli eventi organizzati da suo nonno.
Più la guardava, più desiderava andare a parlarle e abbracciarla per attirare la sua attenzione.
In realtà non doveva usare molti trucchi per farsi guardare da lei perché di sfuggita anche Nakiri non aveva mai lasciato il suo sguardo: lo faceva con tatto e a tratti, ma a lui era chiaro che di profilo non abbandonava mai la sua figura. Mentre continuava a guardarla, si accostò a lui Takumi facendogli una “pacca” amichevole:
-tutto bene, Soma? Sei un po' distratto stasera.-
-sarà solo una tua impressione.- rispose lui vago.
-non trovi che Hisako sia stupenda vestita da cortigiana?-
-sì, è vero.- confermò lui, -è successo qualcosa tra di voi? Sembri contento.-
-stavo appunto per parlarti di questo.- sogghignò l'altro, -stiamo insieme.-
Soma si aprì in un espressione felice. -allora ce l'hai fatta, Takumi.-
-già.- affermò pomposo, -proprio da un paio di giorni.-
-sono davvero felice per te.-
-grazie. E che mi dici di te e Nakiri? Come va la situazione?-
-non sto benissimo, Takumi. Siamo stati nuovamente allontanati dalle circostanze e non ho la più pallida idea di come impedire la nostra separazione a fine estate.-
-di che stai parlando di preciso?- domandò confuso.
-non posso darti spiegazioni in più, ho fatto una promessa.- abbassò la testa.
Takumi sospirò. -d'accordo: non insisterò per sapere i dettagli. Perché non provi a parlarci ancora una volta? Voglio dire, amico, sei ridotto a uno straccio.
La guardi come se fosse un obiettivo irraggiungibile e prima non era così.-
Soma si grattò la nuca ridacchiando. -un po' lo è. Lo è sempre stata.-
-non è da te abbattersi in questo modo. Datti una svegliata!-
-hai perfettamente ragione.- convenne, -cercherò di riprendermi a fine serata e quando tutti i clienti se ne saranno andati. Devo parlarle.-
-bravo! Ecco che sei tornato il Soma di sempre.- sorrise sollevato. -adesso vado un po' da Hisako che non abbiamo parlato per tutta la sera.-
Dopo avergli strizzato un occhiolino, lo vide raggiungere la sua ragazza.
Era davvero felice per Takumi. Tutti gli sforzi che aveva impiegato per conquistare Arato erano stati finalmente ripagati e adesso toccava a lui darsi da fare per impedire che gli portassero via la donna che amava e non poteva demoralizzarsi proprio adesso. Non poteva rinunciare per Nakiri, per il preside e soprattutto non poteva farlo per se stesso perché aveva sempre lottato per ottenere ciò che desiderava. Non poteva permettersi di perderla.


 
****


Erina aveva socchiuso gli occhi per rilassarsi dopo che tutto il resto degli ospiti aveva lasciato il salone.
Sembrava rimasta solo lei in mezzo a quell'enorme stanza e anche le luci erano state da poco spente.
Hisako se n'era andata con Takumi poco fa e anche il resto dei ragazzi avevano lasciato la stanza, perfino Yukihira: non aveva preso bene che se ne fosse andato senza dirle niente.
Inoltre.. lei stessa aveva deciso di parlarci, ma i suoi muscoli non parevano intenzioni a muoversi.
Si sentiva come bloccata, altamente in bilico tra due potenti “fuochi”, e si stava vergognando per la sua assoluta mancanza di coraggio.
La sala eventi vuota e silenziosa faceva davvero pena e quel silenzio opprimente non aiutava a metterle il buonumore.
I camerieri che dovevano pulire la stanza non erano ancora arrivati, così aveva attorno alla sua figura la tipica sporcizia dopo una serata all'insegna del rigoglioso cibo e le stoffe usate per arredare la sala in stile medievale completamente distrutte e imbrattate di cibo. Quella quiete non era per niente piacevole e il turbamento che avvertiva dentro di lei si stava facendo insopportabile.
Più provava ad ignorare ciò che le persone vicine a lei le avevano detto, più quelle parole la tormentavano. Lei stessa sapeva che se ne sarebbe pentita, ma era costretta.
Lei e Yukihira si erano guardati per tutta la sera sentendo ambedue il bisogno di avvicinarsi l'uno all'altra e il fatto che lui se ne fosse andato senza dirle niente la faceva soffrire.
Un leggero “toc toc” sulla parete del salone la distolse da quei tristi pensieri e sgranò gli occhi quando si trovò Yukihira di fronte, a poca distanza da lei, le mani sui fianchi, vestito ancora da bellissimo cavaliere e il solito sorriso rassicurante e dolce sulle labbra che l'aveva fatta innamorare.
-cosa fai al buio da sola, Nakiri?-
Lei arrossì vistosamente dopo quella domanda e portò gli occhi a terra impacciata:
-pensavo te ne fossi andato.- borbottò quasi timidamente.
-stavo aspettando che il salone si liberasse e ho dato una piccola mancia ai camerieri per chiedergli di ritardare le pulizie.- spiegò lui brevemente.
Lei rimase colpita. -perché hai fatto una cosa del genere?-
-volevo stare con te, Nakiri.- ammise. -ho bisogno di te.-
-dovrai farne a meno dopo che torneremo alla Toostuki, Yukihira.-
-non ne farò mai a meno.- ribadì ancora lui, avvicinandosi pericolosamente a lei.
-volevo parlarti.- confessò disperata, concedendosi ai suoi sentimenti trattenuti.
-anch'io volevo farlo.- l'abbracciò forte, lui, portò una mano dietro alla sua nuca e trascinò il suo volto contro la sua larga spalla.
-Nakiri.. tu sei insostituibile per me.- le sussurrò, -per questo non mi arrenderò, qualunque siano le condizioni della tua famiglia.-
-sei uno stupido, Yukihira.- bofonchiò lei, sulla sua spalle. -lo dici tutte le volte.-
-il vestito da regina medievale ti dona.- sorrise lui.
-smettila di farmi tutti questi complimenti. Così mi metti in difficoltà.- protestò, -perché non mi dimentichi e basta? Sarebbe meglio per entrambi.-
Lui fece un profondo respiro. Si staccò da lei e portò una mano avanti:
-concedereste un ballo a questo cavaliere?-
Lei si meravigliò di fronte a quell'invito e arrossì leggermente:
-sai ballare, Yukihira?- chiese scettica.
-con tutti gli eventi a cui mi ha fatto partecipare tuo nonno, un po' ho imparato.-
Erina non era ancora molto convinta e prima di afferrare la mano di Yukihira disse:
-d'accordo. Nonostante tu sia un “sempliciotto” ti dona il vestito da cavaliere.-
Lui alzò un sopracciglio perplesso:
-sbaglio o mi hai appena fatto un complimento?-
Lei si imbarazzò ancora. -sta zitto e balla. Prendilo come vuoi.-
Lui scoppiò a ridere di nuovo. -allora lo prenderò come un complimento.-
Conseguentemente tornò al suo discorso:
-non puoi chiedermi di dimenticarti, Nakiri.-
-sarebbe molto più facile se ti fosse possibile..- insisté lei atona.
-non mi è possibile.- sostenne lui solare.
Lei sbuffò arrossendo. -fa come vuoi, idiota.-
I due si avvicinarono ulteriormente e Soma prese la mano sinistra di Erina e poggiò la sua su uno dei suoi fianchi.
A quel flebile tatto, entrambi ripensarono alla notte trascorsa insieme e calò un vergognoso silenzio tra i due.
Lentamente iniziarono a ballare accompagnati da una dolce melodia. Poteva sentire il forte profumo di violette provenire dalla chioma di Erina.
I fianchi della ragazza erano così fini e la sua mano così tiepida: voleva di più di quel semplice contatto. Stare a una distanza ravvicinata non li aiutava a distaccarsi l'uno dall'altra, incrementava solo il loro desiderio reciproco e fu a quel punto che Erina alzò lo sguardo su di lui per parlare per prima, raccogliendo il coraggio:
-devo parlarti Yukihira. Però non voglio farlo qui.- cominciò, -accompagnami in camera.-
Lui sgranò gli occhi meravigliato:
-sei sicura di voler essere accompagnata in camera?-
-sì, sono sicura.-
-ma non credo che.. insomma..- tentò lui.
Lei lo fulminò interropendolo:
-..smettila di sparlare a vavera e seguimi!-
-d'accordo.- accettò.

In tutto questo, nessuno dei due si era accorto che poco prima che uscissero dal salone Senzaemon Nakiri aveva assistito al loro momento intimo e aveva ghignato sadicamente, allontanandosi prima che i due se ne accorgessero.


 
****


-ora che siamo qui davanti alla tua porta, cosa mi dici?- Soma riprese il discorso.
-ho una richiesta da farti, Yukihira..- iniziò lei. Lui si fece attento e lei raccolse un cosistente respiro e parlò:
-..ho deciso che non voglio arrivare a fine estate senza aver trascorso dei momenti da ricordare con te, prima di allontanarsi del tutto.-
Soma sentiva dalla voce soffocata di Nakiri che dire quelle parole finali era davvero difficile per lei perché lui era diventato parecchio importante e in egual modo.
-Nakiri, se questo è quello che veramente vuoi, allora dimmi chiaramente quello che provi per me. Lo sento dalla tua voce che anche per te è doloroso.-
-Come ti ho detto: ho preso la mia decisione e rispetterò le richieste della mia famiglia perché mio nonno è il parente più caro che ho e non voglio, anzi, non posso..- si corresse,
-..deluderlo e metterlo in difficoltà con mio padre.-
-qundi, se la tua decisione è questa, perché mi fai una richiesta così egoistica?-
Era offeso da quelle parole e lei lo poteva capire dalla sua espressione oscurata e ferita.
-non lascio mai un “piatto” a metà, Nakiri, desidero la “portata completa”.-
-anche questa è una richiesta egoista, Yukihira.- ribatté lei.
Lui afferrò bruscamente le mani di Nakiri e la fissò determinato negli occhi:
-ti sbagli, Nakiri, sarebbe egoista se ciò che provo per te fosse a senso unico. Per questo voglio sapere cosa provi, perché se mi dici che vuoi costruire dei ricordi con me vuol dire che non sono così facile da lasciare alle spalle come cerchi di farmi credere.- replicò.
Lei spalancò gli occhi spiazzata e portò lo sguardo altrove, incapace di sostenere il suo sguardo:
-certo che non lo sei, razza di cretino!- sputò furiosa, spingendo via le sue mani da quelle sue. -perché diavolo pensi che ti abbia fatto una richiesta del genere?-
-allora dimmelo!-
Lei adottò un espressione rabbiosa e strinse i pugni irritata perché sapeva essere giusto dirgli quello che provava una volta per tutte:
-ti amo brutto idiota!!- gridò in mezzo al corridoio, infine, -ti amo..- ripeté a bassa voce, arrossendo fin sopra le orecchie.
Soma arricciò un sorriso compiaciuto, imbarazzandosi di conseguenza.
-però..- riprese lei, superato il momento di vergogna reciproca -..è mio dovere seguire le tradizioni della famiglia.
Lo devo fare perché mio nonno si merita il mio rispetto. Glielo devo dopo tutto quello che ha fatto per me. Lo sai anche tu.-
Lui era ancora emozionato che Erina gli aveva detto di amarlo_anche se l'aveva un po' costretta a farlo_ e per tale motivo, da come era esaltato, rischiò di rovinare la promessa che aveva fatto al preside rispondendole:
-ma se è per tuo nonno allora..- sobbalzò e si portò una mano davanti alla bocca fermandosi in tempo -..no niente. Lascia perdere.-
Erina si fece sospetta. -cosa stavi per dire, Yukihira?-
Lui ridacchiò nervoso. -Niente di importante. Lascia stare.-
Lei continuava a non essere sicura, ma decise di non approfondire le domande.
In qualche modo aveva sviato il discorso. Sospirò sollevato.
-comunque Nakiri, anch'io ti amo e proprio per questo continuerò a lottare per stare con te e anche se vorrai fuggire ancora per seguire i tuoi doveri.- ricominciò.
-accetto di passare gli ultimi giorni alla villa di tuo nonno, con te, come una vera coppia.- aggiunse, -tuttavia, sappi che non li considererò come gli ultimi. Ma questo te l'ho già detto un sacco di volte.-
Lei, davanti a quelle parole, arrossì stupita.
Prima che potesse rispondere, lui istintivamente le mise un dito davanti alla bocca:
-facciamolo a partire da stasera.- portò una mano dietro al suo collo e avvicinò le sue labbra all'orecchio della ragazza, creandole un leggero pizzicorino con il suo respiro:
-voglio passare la notte con te.- le sussurrò.
Tutti quei gesti così inaspettatamente sensuali la fecero sciogliere, rendendola incapace di rispondere. -ti desidero Erina.- proseguì lui.
Sentirlo dire quelle esplicite parole e chiamarla perfino per nome, aveva reso il suo corpo completamente molle e “domato” dalle sue seduzioni.
Effettivamente essere così naturale non era poi tanto lontano da come Yukihira in realtà era. Lui era autentico in tutto quello che faceva e diceva. Era sincero.
Ciò nonostante, anche la minima lucidità che le era rimasta_dopo quella frase_ andò a farsi friggere e di conseguenza si ritrovò completamente succube delle sue emozioni e dei desideri repressi, messi da parte dopo che avevano dormito insieme.
Probabilmente anche lei lo desiderava alla stessa maniera e dopo avergli chiesto di godersi gli ultimi giorni a Sapporo come una coppia, era abbastanza chiaro che non voleva lasciare niente in sospeso e dunque neppure la passione che aleggiava attorno a loro da più di un “mesetto”. Tutti e due lo sapevano.
Socchiuse le palpebre, placida, accarezzata dalle dolcezze di Yukihira e ignorò per la prima volta il candore che solcava le sue guance per balbettare qualcosa di incompresibile a un “d'accordo” che lui non aveva chiaramente compreso:
-sei stata tu a dirmi di volerti godere gli ultimi giorni, no?- le rinfacciò dolcemente -ovviamente, se non vuoi, aspetto.- precisò.
-non è che non voglio..- farfugliò sottovoce. -..va bene.- accettò timida.
Lui si stupì di quella risposta positiva. -sei sicura?-
Lei restò in silenzio e lentamente si spostò verso la porta di Yukihira appoggiandosi con la schiena sulla stipide di essa, portando gli occhi di lato, impacciata, per dare una leggera spinta alla porta che cigolando leggermente si aprì. -non voglio ripetere ciò che è successo con il maggiordomo l'ultima volta. La tua stanza è più sicura.- spiegò con voce contenuta, in un quasi incomprensibile farfuglio causato dall'agitazione mista a emozione che la stavano assalendo.


 
****


Lui non era da meno. Era vero che era stato il primo a farle una proposta così ardita ed indecente, ma questo non voleva dire che non era agitato ed eccitato quanto lei.
Come se non bastasse, tutte le movenze che Nakiri stava ostentando in modo inconsapevole lo elettrizzavano solamente di più: come si inumidiva leggermente le labbra carnose mentre parlava per nascondere la tensione, in gesto che trovò decisamente malizioso e innocente allo stesso tempo.
Come si attaccava alla stipite della porta come se le sue mani avessero le ventose e le dita smaltate si piegavano di riflesso.
Come il rtimo caldo del suo respiro faceva andare in su e in giù il suo petto in maniera, sì, naturale.. ma anche accellerata per l'emozione.
Come i suoi occhi lucidi lo fissavano timidi, incerti, in qualche modo confusi ma talmente presi da quell'intensa occhiata da farlo impazzire.
E ancora.. la scollatura del vestito da regina medievale, il corpetto, facevano intravedere il suo seno, o meglio.. il divisorio che allontanava le due “coppe”; quel seno che aveva intravisto quella sera alle terme e lo stesso che stava per conoscere due giorni fa. Le ciocche che erano state graziosamente acconciate in una crocchia adesso erano più arruffate, qualche ciuffo ribelle si rizzava qua e là.. tutto questo la rendeva solamente più candida e genuina, ma sempre molto bella. La voleva. Voleva stringerla.
Voleva vederla accompagnata da tutti quei piccoli dettagli anche nelle parti più misteriose e nascoste. Voleva sentire la sua pelle morbida e bianca contro la sua. Contro il suo corpo.
Voleva sentire il suo calore organico. Il suo prufumo inebriante invaderlo al momento che si sarebbero uniti.
Senza osservarla ulterioramente, spinse del tutto la porta dove lei vi si era posata e afferrò rapido la sua mano, lasciando che essa si chiudesse con un suo silenzioso calcetto.
-hai ragione sul maggiordomo.- concordò sbrigativo.
Senza chiederle il permesso, portò il suo corpo contro il suo petto avvertendo i suoi soffici seni stuzzicarlo e raggiunse le sue labbra con foga, inizialmente con un bacio a stampo, poi giocando con i suoi labbri per spingerla a schiuderli. Lei mugugnò qualcosa di incomprensibile e infine fece entrare Yukihira dentro la sua bocca cominciando una danza di lingue talmente emozionante che si sorpresero entrambi: si cercavano con complicità ed interezza. La conoscenza delle loro bocche era ormai arrivata ad essere confidenziale e precisa, assai diretta.
Le mani di Soma accarezzavano il corpo di Nakiri con audacia.. dalla schiena, alle gambe, ai glutei. La pelle di lei sembrava più liscia del solito, il profumo ormai era diventato parte di lui e anche il vestito veniva alzato dalla sua mano per conoscere cosa c'era sotto. Nessuno dei due aveva interrotto il bacio.
Erina, spontaneamente, portò le braccia attorno al collo di Soma arreggendosi a lui con forza e iniziò a scoprire la pelle massiccia delle sue spalle dopo averlo lasciato in canottiera.
Il corpo, la pelle del ragazzo, erano caldi e sembravano andare a fuoco. I polpastrelli femminili scorrevano delicati lungo il suo corpo, in una carezza che fu capace di amplificare il desiderio di Yukihira; così come esploravano senza uno studiato passaggio anche il suo petto. Soma scese dalla bocca di Erina per passare al suo collo e assaggiarlo, nel quale il profumo di violette era più concetrato rispetto ad altre zone. Scorse con la lingua lungo esso, baciandolo e mordicchiandolo.
Alzò Erina per i glutei, posandola sul materasso con delicatezza e portandosi sopra di lei per passare a sganciarle i fili che si intrecciavano sul corpetto.
Non era un abito molto facile da sfilare, pensò ghignando.
-cosa stai pensando, Yukihira?- borbottò lei.
-stavo pensando che questo corpetto è molto complesso.- ridacchiò imbarazzato.
Lei arrossì. -ci ho messo un sacco ad indossarlo..- farfugliò tesa.
Lui annuì e finalmente riuscì a toglierlo: adesso doveva solo sfilarlo. Guardò Erina per avere l'approvazione per farlo e lei, distogliendo gli occhi, annuì dandogli il permesso.
Fu a quel punto che Erina si presentò davanti a lui solamente in bianchieria intima. Il suo corpo era decisamente perfetto, tanto che Yukihira lo esplorò per un tempo indefinito.
L'aveva già vista in quelle sembianze, ma da così vicino e consapevole di avere il suo permesso per farlo era ancora più eccitante.
Seguendo l'istinto, scese con le labbra dal suo collo per passare dalla sua clavicola, poi sulla spalla, sulle braccia, sul petto, sul ventre.. lasciandole baci e carezze bollenti che non sapeva essere capace di fare. Forse era vero che a letto, almeno per un uomo, veniva tutto spontaneo.
Alla fine erano gli uomini a dover guidare la situazione, o almeno.. la maggior parte delle volte. A Erina sembrava piacere.
Per l'imbarazzo aveva gli occhi chiusi e un braccio sulla fronte per nascondere metà del volto arrossato.
Il suo respiro era affannoso e scordinato. Lui afferrò il braccio di Erina sopra la sua fronte e le disse:
-stai tranquilla. Lasciati andare e basta.- le sorrise gentile.
Lei aprì gli occhi lentamente.
-sta zitto, Yukihira.- protestò tra i gemiti, -tu invece come fai ad essere così rilassato?-
-io non sono affatto rilassato. Guarda tu stessa.- la invitò lui, arrossendo nel farle vedere le sue manifestazioni ormonali.
Lei si imbarazzò. -me n'erano accorta visto che mi stai sovrastando. Non c'era bisogno che me lo facessi notare.- bisbigliò
-..e comunque è la prima volta anche per me.- puntualizzò lui, concludendo.
-dico solo che mi sembri molto sicuro di quello che stai facendo. È sospetto.-
-seguivo solo l'istinto maschile.- le strizzò l'occhiolino. -voi ragazze non lo avete?-
-certo che l'abbiamo, idiota.-
Lui scoppiò a ridere.
-e allora seguilo Erina.-
Si vergognò ancora a sentirsi chiamare per nome: non ci aveva fatto l'abitudine.


 
****


Esatto, aveva ragione: doveva solo mettere in pratica quello che si era immaginata pensando a lui.
Alla fine, quando si trattava di Yukihira, l'istinto non le mancava.
Anche non volendo, si faceva trascinare in modo irrazionale dalle sue emozioni ogni volta che interagivano. Doveva farsi coraggio.
Non poteva essere bloccata come un pezzo di legno se voleva ricordare i bei momenti con lui una volta separati.
Dov'era finita la schietta Erina?
Con questo pensiero, decisa, ribaltò le posizioni in cui si trovavano e si portò sopra di lui strappando a Yukihira_con soddisfazione_un espressione sbigottita:
-hai ragione, Yukihira. Farò come te.-
Il ragazzo sembrava leggermente confuso dal cambiamento improvviso di Erina, ma allo stesso tempo apprezzò che avesse preso l'iniziativa abbozzando un ghigno.
Erina era a cavalcioni su di lui, solo in bianchieria intima, e avvertì le mani di Yukihira posarsi sulle sue cosce creandole un piacevole brivido.
-sono nelle tue mani, Nakiri.- commentò giocoso, facendola imbarazzare.
-perché io sono mezza nuda e tu no? Idiota!-
In un rapido movimento lo sfilò completamente della canottiera lasciandolo a petto nudo e beandosi del suo bel fisico.
Con delicati sfioramenti, carezzò la pelle di Yukihira e si acquattò per baciarlo in vari punti. Lui chiuse gli occhi e si godette quelle effusioni.
A Erina sembrò che a Yukihira piacesse e anche lei più si deliziava del corpo del ragazzo, più la voglia carnale di lui cresceva a dismisura.
Dopo aver vezzeggiato il petto di Yukihira, incerta andò con le mani verso la cintura dei pantaloni di lui, sfiorando la fibbia cauta, e la sganciò goffamente lasciandolo in boxer; attraverso essi poteva vedere con imbarazzo quanto lui la volesse e i pataloni calarono distrattamente a terra.
-ora siamo pari.- constatò lui, distogliendo lo sguardo impacciato: in fondo anche lui era nervoso.
Fece un mezzo sorriso, ora più a suo agio, e posando una mano sulla sua guancia si fece guardare negli occhi da lui.
Quando i loro occhi si furono incontrati, Erina andò verso il collo del ragazzo e lo leccò leggermente, lasciandogli qualche bacio, e poi tornò a rispondere alle sue labbra per stuzzicarsi a vicenda con le lingue. -in questo modo non è facile, Nakiri.- sussurrò lui, -voglio spogliarti del tutto.-
A quella confessione così diretta lei diventò paonazza.
-non dire certe cose..- balbettò vergognosa.
-è la verità.- asserì lui prendendo la sua mano e, nel momento che era più docile, ribaltò le posizioni l'ennesima volta per tornare sopra di lei e portare una mano dietro al gancino del reggiseno di pizzo nero. Tempo di un secondo che esso fece un piccolo scatto e i seni della ragazza nitidi e belli, prosperosi e sodi, furono sotto i suoi occhi.
-sei sleale Yukihira.-
-anche tu lo sei stata, Nakiri.- ribatté divertito, -posso?-
-puoi cosa?- domandò confusa. -e poi mi hai consigliato tu di seguire l'impulso.-
Lui non le rispose e senza pensarci due volte, portò le labbra sui suoi seni e si beò anche di quelli creandole decisamente degli apprezzamenti con i movimenti delle mani e delle labbra.
-non ce la faccio più Yukihira..- le scappò di dire, vergognandosi di se stessa.
-la cosa è reciproca.- ammise lui, rassicurandola gentile.
Dopo le ultime carezze e baci volti a rassicurarsi a vicenda, finalmente rimasero nudi entrambi. In seguito all'iniziale e silenzioso imbarazzo, Erina poté avvertire la loro pelle che si sfiorava: calda e leggermente sudata; le loro parti intime erano totalmente a contatto e la sensazione era molto più che piacevole. Era incredibile.
Ambedue rimasero sorpresi da quello che provarono: era qualcosa di così bello da trasferirli in un mondo a parte, unico e che apparteneva solo a loro.
Lui la fissò dritta negli occhi e si parlarono con essi, comprendendosi.
Lei annuì distogliendo lo sguardo e lui tornò a baciarla prima di alzarle una coscia con tenerezza.
-fai piano..- disse lei. Lui annuì agitato e con le emozioni a mille.
Finalmente si unirono completamente e quello che sentirono fu assolutamente sensazionale ed indescrivibile.
Una sensazione mai provata prima, di completezza totale e di estasi più pura. Di piena conoscenza di loro stessi e dei loro sentimenti reciproci.
Un emozione così focosa e passionale, intensa ed esplosiva_a parte il dolore iniziale di Erina_da farli andare fuori di testa quando l'amplesso arrivò al termine e raggiunse il picco massimo dell'emozione. Si addormentarono subito dopo, distrutti ma felici.


 
****


I raggi del sole filtravano attraverso le vetrate della camera di Soma.
Le lenzuola bianche erano tutte spiegazzate e in disordine, il profumo intenso di violette invadeva la stanza portandolo a voler “immortalare” i ricordi di quella notte.
Quella mattina era una bella giornata e lui si sentiva davvero rilassato mentre ascoltava il cinguettare allegro degli uccellini. In effetti aveva sempre amato vivere in mezzo al verde perché la campagna gli trasmetteva spensieratezza, ma probabilmente la quiete che sentiva era soprattutto legata alla notte trascorsa con Erina.
Aveva spesso sentito parlare dai suoi compagni di scuola di sesso, di far l'amore, e ne parlavano in maniera così euforica che lui neppure riusciva a spiegarsi perché erano tanto incuriositi da quell'aspetto. Aveva sempre messo avanti a tutto la cucina e la sua passione per il cibo, i sentimenti erano passati in secondo piano rispetto ad essi; eppure, da quando era cominciata l'estate e si era pian piano avvicinato ad Erina innamorandosene, aveva scoperto lui stesso quanto i sentimenti erano forti e travolgenti e altrettanto il desiderare fisicamente una persona: ti portava a commettere gesti che neanche ti immaginavi e a dire frasi che da quanto erano sdolcinate ti stupivi di non avere bisogno di “insulina” per placarle e mettere a tacere la tua bocca.
Oltre a questo, sotto gli aspetti più intimi diventavi esplicito, audace, sicuro.. lussurioso. Soma non credeva che fare l'amore fosse così intenso, specialmente se lo facevi con la persona che amavi.
Ora sapeva che fare l'amore voleva dire seguire l'istinto, soddisfare ed esplorare i tuoi più nascosti desideri peccaminosi, esprimere i tuoi sentimenti e non controllare le emozioni senza che qualcuno ti giudicasse per non averlo fatto. Fare l'amore era decisamente un mondo a parte, in cui quasi tutto era concesso se reciproco e consenziente.
Era chiaro che in quei momenti la persona con il quale ti univi la sentivi così vicina da credere di essere diventati un tutt'uno.
Conoscevi tutto di quella persona, perfino i nei più nascosti o le più piccole imperfezioni legate al corpo. Diventavi trasparente di fronte a lei.
Per non parlare del limbo in cui finivi appena raggiunto l'orgasmo: era così misterioso da lasciarti senza parole.
Apparentemente, se ci pensava appena tornato lucido, ti saresti chiesto cosa il tuo partner avrebbe pensato ascoltando le tue manifestazioni di piacere provando vergogna, ma tutto questo finiva nel dimenticatoio appena iniziato perché le emozioni in quegli attimi diventavano incontrollabili e finivi per goderti solo il momento.
Era proprio questo il bello. Era questo ciò che lui aveva avvertito quella notte. Alzò gli occhi al cielo sospirando.
Era ancora in uno stato di piacevole “catalessi”, sebbene fosse già mattina.
Avere Erina che gli dava le spalle, a schiena nuda, seduta sul letto e che sorreggeva timidamente il lenzuolo per coprirsi la parte davanti, con le ciocche rialzate da un'arraggiata pinza e appena “docciata” non lo aiutava a non pensare alla bellezza di quella notte.
-grazie di avermi fatto usare la tua doccia, Yukihira.- farfugliò sottovoce.
Lui sorrise divertito. -di niente. Come ti senti?-
-devi proprio chiederlo?- esplose paonazza, -un po' dolorante.- confessò dopo.
-su, su Nakiri.. adesso puoi anche girarti dalla mia parte!- ridacchiò lui.
-sta zitto!- sbottò, -devo ancora realizzare quello che è successo e che appena poche ore fa mi sono spogliata davanti a un'idiota come te.
È imbarazzante e ho bisogno di accettare la situazione.- borbottò altezzosa.
Lui scoppiò a ridere e lei girò la testa verso di lui incenerendolo:
-non ridere come un cretino!- scattò imbarazzata -..e indossa una maglietta subito. I tuoi pettorali non mi aiutano!- brontolò arricciando il naso all'insù.
Lui si tolse il lenzuolo che gli copriva il corpo coperto solo da un paio di boxer e questo non fece altro che farla arrossare ancora di più.
Si portò dietro di lei, che all'improvviso iniziò a sentirsi tesa sussultando, lentamente afferrò una delle sue mani che reggevano le coperte usate per coprirsi la parte davanti e passò alle sue dita curate e smaltate per alzargliene una a una, fino alla quinta, e far calare il lenzuolo a terra. Lei non sembrava riuscire a reagire da quanto era incantata da quei movimenti.
Fatto questo, dopo averla agilmente portata in brodo di giuggiole, sorrise dolcemente e le lasciò un piccolo bacio sulla clavicola, salendo fin verso il collo in una lieve carezza con le labbra.
-non sarà la prima né ultima volta che ti vedo.- continuò a sorridere sbarazzino.



 
****


A Erina si irrigidirono tutti i muscoli del viso, completamente spiazzata dalla sensualità del suo gesto.
-perché sei così?-
-così come?- domandò retorico.
-così..così.. oooh! Lascia perdere!- esclamò arresa.
Smise di dargli le spalle e non curandosi più di essere nuda davanti ai suoi occhi_almeno per qualche breve secondo_ gli diede una considerevole spinta che lo scarventò sul letto per poi sovrastarlo. -smettila di provocarmi con le tue inutili tecniche di seduzione, Yukihira Soma!-
-inutili, dici eh..?- ironizzò con un ghigno soddisfatto, squadrando tutto il corpo di Nakiri. -dov'è finita la vergogna di poca fa?- le strizzò l'occhiolino, punzecchiandola.
Con un'occhiata così intensa, lei si sentì arrossire e per un attimo abbassò nuovamente la guardia.
Lui, vedendola indecisa, colse l'occasione per mettere le mani sulle sue cosce nude senza spostarla da sopra di lui, e si portò nelle vicinanze delle sue labbra.
Erina, vedendo il volto di Yukihira a pochissima distanza dal suo, sobbalzò un pochino e distolse lo sguardo. Le mani del ragazzo salivano e scendevano dalle sue cosce vezzeggiandole quasi inconsciamente, tanto che quelle carezze le sembrarono così delicate da farle venire i brividi e desiderare di fare l'amore con lui per la seconda volta.
Poi, quelle stesse mani, salirono lungo la sua schiena scoperta e liscia e la portarono più vicina ai suoi pettorali e essi e il suo seno furono nuovamente pelle contro pelle.
A quel caloroso contatto, lei non riuscì più a resistere:
-forse non sono poi così inutili..- confessò arrossendo.
Cosa aveva appena detto? Era impazzita?
Lui ridacchiò vedendola in difficoltà e quando fu sicuro che era totalmente nelle sue mani, unì le labbra con le sue in un passionale bacio alla francese.
Si staccarono per riprendere fiato e lui abbozzò un tenero sorriso, stringendola ancora per la schiena.
Erina era davvero bellissima. L'aveva sempre pensato, ma alla fine non glielo aveva mai veramente detto e adesso sentiva di volerlo fare:
-credo di non avertelo mai detto, Nakiri, e ora posso dire di conoscerti appieno.. sei davvero bella. In fondo mi hai incuriosito fin dall'inizio.-
Lei non si aspettava questo complimento e rimase colpita dalla naturalezza con cui Yukihira aveva pronunciato tali parole. Era davvero unico.
Volse lo sguardo altrove imbarazzata. -già, non me l'avevi mai detto..- boccheggiò inizialmente, -ma anche se non me lo dicevi lo sapevo già.-
-prensuntuosa e orgogliosa come al solito.- convenne lui, -ma in fondo è questo che sei e Erina Nakiri va bene così.- aggiunse sorridendo.
Il suo volto andò a fuoco come non era mai successo e, passato l'attimo di forte imbarazzo, tornarono a baciarsi con trasporto e quella mattina trascorse così.
I due decisero di non scendere a colazione e di escogitare un piano per far uscire Erina dalla stanza di Soma senza destare sospetti al resto dei conviventi.




*******************************************************************************************************************************
Angolo autrice: buonasera ragazzi! <3 sorpresi eh? immagino che pensavate di dover aspettare di più per il nuovo cap, ma alcune scene di questo capitolo l'avevo scritte già tempo fa e quindi il capitolo è stato più veloce da scrivere e impostare, riuscendo a pubblicarlo dopo pochi giorni dall'ultimo. Ovviamente, se siete arrivati alla fine del cap, avrete capito che è totalmente incentrato sulla Sorina. Anche loro finalmente hanno fatto il "passo importante" XD ve lo aspettavate? :P cosa vi è sembrato? è leggermente più spinto di quello RyoAli, ma sono anche i protagonisti o sbaglio? ;D
Comunque, ho cercato lo stesso di rispettare il segnalino arancione senza andare troppo nei dettagli. Spero di esserci riuscita.. quindi, ora sono curiosa di sapere cosa ne pensate! :D
Come ho gestito il banchetto? è adeguato all'ultimo evento? i PG? chiaramente, mi sono informata sulla cucina Medievale o altrimenti un cap dedicato a questo "tema" non sarei riuscita a scriverlo.
Ringrazio chi mi ha recensito <3 <3 grazie davvero! *-* spero di ricevere altre recensioni :D. Grazie di tutto! <3

Un bacione a tutti! <3 a presto! Erina91


 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Action Plan! ***


Action Plan!



Erina guardava con aria malinconica attraverso le larghe vetrate dell'aula, una mano a sostenerle una guancia e il viso rivolto di lato.
Ascoltava distrattamente la spiegazione del professore e la voce dell'uomo scorreva blanda e monotona, quasi inesistente e futile in confronto alla tristezza che invece dentro di lei avvertiva.
Era ormai più di una settimana che quell'estate piena di sorprese era finita e sostituita dall'inizio delle lezioni.
Ogni ora della giornata ripensava alla notte trascorsa con Yukihira e ai bellissimi momenti passati con lui dopo quel giorno, ricordi che erano stati così magnifici da non crederci.
Aveva preso la sua decisione e ora ne stava pagando le conseguenze. Lo sapeva. Sapeva che l'avrebbe rimpianto, che se ne sarebbe pentita, davvero non poteva fare altrimenti e adesso più che mai ne risentiva le ferite. Avvertiva un vuoto dentro al cuore, una profonda buca nera e nostalgica, qualcosa di sbagliato e inadeguato. Un dolore scomodo e fastidioso.
Ogni volta che pensava a Yukihira veniva attaccata da un stretta al petto. Una sofferenza nuova e insopportabile.
Eppure si era immaginata che la situazione sarebbe stata questa ma viverla, sentirne le dolorose ripercussioni, sopportarla era diventato più difficile ed era questo che lei non aveva messo in conto. Era proprio vero che finché non ti trovavi nelle situazioni non potevi sapere come sarebbe stato e quanto avresti lottato affinché potessi superarle.
Si sentiva già arrivata al limite della sopportazione dopo solo una settimana, quindi cosa avrebbe comportato gestire il rimorso per sempre? I sensi di colpa?
Probabilmente a lunga andare avrebbe imparato a conviverci. Era giusto farlo? Lasciare che tutto quel dolore diventasse parte di lei col tempo?
Era sbagliato lasciare le cose come stavano? Tutte le volte. Sempre. Erano le solite domande e dubbi a tormentarla.
Oltretutto quella mattina, prima dell'inizio delle lezioni, suo nonno l'aveva chiamata nel suo studio per annunciarle che l'incontro arrangiato con il suo futuro marito si sarebbe svolto quel fine settimana e l'appuntamento era in un ristorante di lusso altamente frequentato dalla sua famiglia. Quello che le metteva agitazione, però, era stato soprattutto sapere che avrebbe rivisto suo padre dopo tanto tempo e non era riuscita a gestire i brividi né in quel momento né quando glielo aveva detto. Suo nonno le aveva anche specificato che sarebbe stato solo un caso sporadico e che non doveva preoccuparsi perché dei suoi uomini l'avrebbero protetta, ma nemmeno questo le era bastato a farla tranquillizzare. Doveva accettare di rivederlo, che lo volesse o meno.
Era costretta a farlo perché l'idea era partita da Azami. Sapeva che quando avrebbe incontrato quell'uomo tra lei e Yukihira sarebbe finita per sempre perché la sua famiglia avrebbe ufficializzato il fidanzamento e distruggerlo era una vera violazione. Era convinta delle sue scelte, ma nello stesso tempo non lo era: Yukihira era diventato parte di lei in soli tre mesi e la “fossa interiore” che sentiva poteva essere riempita solo da lui e lei questo lo sapeva.
Ora sarebbe stato troppo facile correre da Yukihira, mandare a quel paese tutti i principi della sua famiglia e mettere fine alle sue sofferenze.
Non andava bene. Non era giusto per suo nonno. Non era giusto per le convenienze Nakiri.
Andava bene che lei si sacrificasse così? Che sopprimesse i suoi sentimenti per il bene della famiglia?
In passato non ci avrebbe messo tanto a rispondersi, però questa volta era diverso: i sentimenti provati per Yukihira erano davvero difficili da debellare.
Per la prima volta sentiva che c'era qualcosa che stonava nel suo modo di ragionare.
Per la prima volta non era sicura di aver fatto bene, soprattutto se pensava che presto lui sarebbe andato avanti con la sua vita e si sarebbe dimenticato di lei.
Certo.. da una parte era quello che sperava perché sarebbe stato meglio per entrambi, ma dall'altra non voleva che la dimenticasse. Non voleva diventare solo un misero ricordo per lui.
Sentì il viso inumidirsi e scacciò subito le lacrime sfregandosi con le mani: non poteva piangere come una bambina in classe, non l'aveva mai fatto in vita sua.
Non si sarebbe umiliata davanti a tutti. Tuttavia.. quelle maledette lacrime non sembravano intenzionate a frenarsi e fece diversa fatica a controllarle.
In un certo senso il suo professore arrivò in suo soccorso quando la richiamò alla realtà:
-sig.na Nakiri.. potrebbe spiegare alla classe la definizione di metafora?-
Per la prima volta fu colta alla sprovvista anche in classe: non aveva ascoltato un briciolo della lezione e dunque nemmeno cosa il professore aveva detto a proposito di quell'argomento.
Sentiva gli occhi dei suoi compagni addosso e pronti ad ascoltare quello che avrebbe detto, sussultò preparandonsi alla figuraccia che avrebbe fatto davanti a tutti:
-mi dispiace, non stavo ascoltando.- ammise vergognosa.
Esclamazioni sorprese partirono dai suoi compagni di classe, scioccati che lei non sapesse qualcosa.
Sospirò stancamente e cercò di ignorare l'irritazione che sentiva. -potrei uscire dall'aula? Non mi sento bene.-
-è la prima volta che non risponde in classe, sig.na Nakiri, credo che non si senta davvero bene.- appurò il professore, -prego, esca.-
Lei annuì e uscì dall'aula. Uscita da essa si poggiò contro il muro al lato della stanza e alzò gli occhi al cielo esasperata: non si riconosceva affatto.
Da quando era così distratta e pensierosa?
Non seppe nemmeno lei quanto rimase davanti alla porta ad aspettare che la lezione terminasse, ma sicuramente una buona mezz'ora.
Quando la porta si aprì, Hisako le corse in contro preoccupata:
-Erina.. tutto apposto?-
Lei non rispose subito e si staccò dalla parete superando Hisako che la seguì in silenzio.
-se te lo dico mi dirai: “te l'avevo detto”.-
Hisako sospirò consapevole e si portò accanto a lei:
-è vero, “te l'avevo detto”. Però sai che ci sarò sempre per te, anche quando non ascolti la mia opinione. Puoi parlarmi di tutto.-

Camminando raggiunsero il chiostro dell'accademia, circondato da colonne alte e bianco vernice, al cui centro si estendeva una rotonda e immensa fontana dalla quale si versava dell'acqua limpida in un processo ripetitivo e costante ma rilassante. Il chiostro era cerchiato da un prato battuto e umido, verde chiaro e fresco, attorno ad esso una serie di cespugli composti da fiori rosa e rossi e alcune panchine dello stesso colore delle colonne. Era uno dei posti preferiti di Erina e quando c'era qualcosa che la faceva stare male andava sempre lì a prendere un po' d'aria.
Negli ultimi giorni il chiostro aveva goduto della sua compagnia più del solito, poiché le sollevava leggermente il morale con i suoi colori e la sua raffinata eleganza.
Apprezzò che Hisako si risparmiasse di commentare e gentilmente aspettò che lei parlasse per prima.
Si sedettero su di una delle pachine e la sua amica si portò al lato destro guardando l'orizzonte.
Raccolse un profondo respiro e inizò a raccontare come mai si sentiva così triste.
-..comunque, penso che tu avessi già capito i motivi.- terminò.
-da quando ti ho detto che non avrei sostenuto la tua decisione non ci siamo più parlate molto. Avevi paura che ti influenzassi?-
-avevo paura che tutti lo facessero, Yukihira soprattutto, specialmente quando è successo..- si interruppe e avvampò ripensando alla notte in cui avevano fatto l'amore.
Davvero voleva raccontare a Hisako che erano andati a letto insieme?
Fu troppo tardi perché la sua amica riprese il discorso che aveva volutamente interrotto:
-..è successo cosa, Erina?- domandò infatti, sospettosa.
-niente.- borbottò imbarazzata. Non ci fu bisogno di altre spiegazioni dato che Hisako realizzò poco dopo la risposta:
-oh cavolo!!- esplose infatti, portandosi le mani davanti alla bocca. -tu e Yukihira, insomma..- tentò di dirlo, -davvero..?-
Erina distolse lo sguardo e annuì impacciata. Era imbarazzante.
Vide Hisako arrossire di conseguenza, al posto suo, e poi timidamente e sottovoce le chiese:
-e com'è stato?-
-devi proprio chiederlo?!-
-se non vuoi non importa..- puntualizzò, -però, già che ci siamo e visto che ancora per me non è successo, sono curiosa..-
-Hisako! Insomma!- tuonò l'altra arrossendo, -che diavolo! non ti facevo così.-
La ragazza cercò di trattenere le risate, ma un risolino contenuto le sfuggì:
-sei rossa come un pomodoro, Erina.- ridacchiò divertita.
-sta zitta! È perché tu sei così maliziosa!- si giustificò lei incrociando le braccia offesa.
-comunque..- riprese incerta -..è stato bello.- bisbigliò. -ma i dettagli non te li dico!-
-d'accordo, d'accordo.. non li voglio sapere.- sorrise Hisako. -tornando seri, Erina, cosa ti ha detto il preside prima dell'inizio delle lezioni? È qualcosa che riguarda l'incontro combinato?-
-non era niente di importante. Non preoccuparti.- non era riuscita a dirle la verità, poiché era sicura che avrebbe fatto in modo di fermarla e non poteva permetterselo.
Hisako non sembrò convinta, però decise di non insistere.
In seguito alle ultime chiacchiere, le due ragazze si salutarono.



 
****


Per quel giorno le lezioni erano finite e lui era rientrato al dormitorio Stella.
Dopo cena si era messo a fare una partita a carte con i suoi amici, in cui aveva perso quasi sempre: non era mai stato fortunato con i giochi da tavolo.
Non era probabilmente solo la sfortuna, però, ad averlo fatto perdere: anche mentre giocavano ogni tanto si incantava a riflettere e la “prendeva nel sacco” dagli altri, tanto che sembravano tutti preoccupati per la sua salute mentale. In effetti, il distacco da Erina dopo tre mesi a stretto contatto, era stato di un impatto devastante per la sua testa.
Finché l'aveva vicina era facile cercarla, raccogliere un momento per stare con lei e vedersi di nascosto nella sua camera_soprattutto negli ultimi giorni (ovviamente i più belli di tutta l'estate)_ ma dopo che erano tornati alla Tootsuki, come stabilito da lei_o almeno era quello che lui le stava facendo credere per proteggere il segreto con il preside_non si erano più visti né incrociati, soprattutto perché le loro classi erano in due ale completamente diverse e molto distanti l'una dell'altra. Era pressoché impossibile vederla.
Gli mancava da morire. Gli sembrava di aver perso una parte di sé dopo l'inizio delle lezioni. Si sentiva così spaesato e solo che non riusciva a crederci.
È vero.. aveva i suoi amici che gli tenevano comapagnia ma non era chiaramente lo stesso che avere lei.
Trovava tutte quelle sensazioni ingiuste, sbagliate, sofferenti; lo erano perché per lui era giusto poter stare con lei. Era rassicurante sapere che lei c'era.
Per lui era corretto che lei vivesse la sua vita come desiderava indipendentemente da quello che esigeva la sua famiglia, per questo era legittimo che loro fossero liberi di vivere i propri sentimenti senza che qualcuno decidesse per loro. Faceva ancora più male sapere che c'erano dei "pali" che impedivano la loro felicità. La felicità di Erina in particolare.
Come se non bastasse, il preside non gli aveva ancora fatto sapere quando si sarebbe svolto l'incontro arrangiato della nipote e non aveva nemmeno organizzato un piano per salvarla proprio per questo. Era agitato. Teso. Preoccupato più del solito. Pensò addirittura che Senzaemon avesse messo indiscussione la richiesta che gli aveva fatto, cambiando idea all'improvviso, pentito di aver “macchinato” contro i piani alti. Tuttavia, quando si ricordò il discorso affettuoso e protettivo che aveva fatto mentre gli chiedeva disperatamente di salvare Erina, si convinse che non poteva aver cambiato idea e che presto lo avrebbe chiamato per avvisarlo. Doveva solo avere pazienza e aspettare, non poteva fare altro purtroppo e per ora.
Voleva vedere Erina. Subito. Era una necessità quasi morbosa, ma doveva resistere dal vederla prima di salvarla. Era dura.
I suoi angoscianti pensieri furono bloccati da Megumi:
-Yukihira-kun.. tutto bene?- chiese timida. -sei distratto e sembri assente in alcuni momenti. È successo qualcosa?-
-non preoccuparti. Sono solo stanco.- accennò un sorriso.
-non abbiamo avuto molto tempo per parlare da quando la scuola è ricominciata.- constatò lei, -tutto bene con le vacanze estive?-
Soma deglutì nervoso. Tasto dolente: in senso positivo e negativo, anche se più positivo che negativo. Ma ora vedeva nero.
-sì, sì. Ho fatto un sacco di esperienza e ho conosciuto chef incredibili! Inoltre il preside aveva organizzato eventi eccitanti.- raccontò sbrigativo, ignorando consapevole la “parentesi Erina”.
Megumi sorrise radiosa, ascoltando interessata. -anch'io ho passato una bella estate.- affermò a fine racconto.
Ci fu un attimo di silenzio nel quale lei disse nuovamente:
-sei cambiato, Yukihira-kun.-
-dici? Non me ne sono reso conto.-
Megumi si fece confusa, comunque decise di non approfondire il discorso perché aveva la sensazione che non le sarebbe piaciuto.
Così si salutarono e lui rimase di nuovo solo.

Poco dopo Ishiki apparì davanti a lui avvisandolo:
-Yukihira-kun, il preside ti vuole nello studio domani mattina presto.-
Lui sgranò gli occhi: finalmente mancava poco alla convocazione di Senzaemon.
Rigranziò Ishiki e andò a letto dopo una veloce doccia.


 
****


La mattina dopo, prima delle lezioni, Soma raggiunse lo studio del preside come gli era stato ordinato.
L'uomo lo accolse gentilmente e lo fece accomodare.
Lui si guardò attorno: lo studio era immenso ed elegante, luminoso e spazioso, in qualche maniera dispersivo.
-sai perché sei qui, vero Soma?- esordì l'uomo pacato.
Lui annuì. -ci sono stati degli sviluppi sull'incontro pre matrimoniale, giusto?-
-esatto. È stato deciso il giorno.-
-quando sarebbe?- avvertiva l'ansia crescere ad ogni parola.
-questo fine settimana.-
-dove si svolgerà?-
-non posso darti troppe informazioni o mi scopriranno, ma sono sicuro che troverai da solo la risposta.- sorrise fiducioso.
-ma come faccio a fermare sua nipote se non so nemmeno dove si trova?-
-sono sicuro che la troverai. Conto su di te, Soma.-
-non so nemmeno da dove cominciare..- continuò ancora.
-rifletti sulle abitudini Nakiri, sui posti che secondo te potrebbero essere frequentati da loro e sono convinto che incontrerai dei validi sostenitori.-
Soma non comprese il senso di quell'ambigua e ultima frase, però il preside non sembrava intenzionato a dirgli altro e doveva agire con quello che sapeva.
-ci proverò.- affermò risoluto.
L'uomo annuì e lo congedò ringraziandolo silenziosamente.

Ripensò a quello che Senzaemon gli aveva detto cercando di arrivare a soddisfare i dubbi che stavano attanagliando la sua mente, ma per ora non riusciva a trovarne la logica.
Non si sarebbe comunque arreso di fronte a quelle poche informazioni, poiché l'incolumità psicologica di Erina valeva molto di più delle sue incertezze.
Mentre procedeva a passo spedito in modo da arrivare in tempo almeno alla seconda lezione_visto che la prima l'aveva persa_incrociò Erina per il corridoio e istintivamente arrestò subito il passo.
Il loro scambio di sguardi si fece profondo, emozionalmente potente da quanto era passionale e nostalgico, tragicamente ambito.
Entrambi non si resero conto di essere sotto gli occhi di tutti, poiché si erano fermati in silenzio uno davanti all'altra.
Soma sentiva lievamente le voci di sottofondo “rosicare” alle sue orecchie.
Erina dall'altra parte, per placare quelle fastidiose voci di corridoio, abbassò gli occhi a terra e si sforzò di superarlo senza rivolgergli la parola.
 Quando gli passò accanto sfiorando leggermente il suo braccio disteso, gli sussurrò in tono strozzato:
-perdonami..- e si allontanò del tutto.
Lui non riuscì ad accettare di essere ignorato così e d'impulso, prima che la sua lunga chioma bionda lasciasse il suo spazio personale svolazzando come a “beffarsi” di lui, l'afferrò per il polso. -fermati.- asserì in tono cupo.


 
****

 
A quel punto, tutte le voci di corridoio che Erina aveva cercato di controllare, si fecero più insistenti:

-allora stanno davvero insieme?- iniziò una ragazza, bisbigliando all'amica accanto.

Il giornale di scoop rosa in cui erano state pubblicate le foto di loro due in atteggiamenti intimi aveva già fatto il giro del paese, ma finché le persone non lo vedevano con i propri occhi era ancora possibile far passare quella storia come falsa; adesso, però, soprattutto dopo che lui l'aveva bloccata per il polso, la curiosità degli studenti si era fatta autentica e ragionevole.
Lei non poteva più deviare i sospetti dei ragazzi attorno a loro.

-dici..?- risposa l'amica, scioccata. -non ci posso credere.-
-pensavo che quelle foto sul giornale fossero dei fotomontaggi, sebbene il dubbio c'era.- si aggiunse un'altra.
-allora è vero!-
-quindi è così! Stanno insieme!-
E ancora e ancora.

Più le sentiva, più non sapeva come spiegarsi e come evitare che il pettegolezzo facesse il suo corso.
Intanto, nonostante tutto, Soma non le lasciava la mano e lei non riusciva a staccarsi: la calda presa, affettuosa, avvolgente le era talmente mancata che non aveva il coraggio di respingerlo_come sempre del resto_. Le voci continuavano a spargersi, ma erano diventate insignificanti rispetto alle emozioni che provava in quel momento.

Poi quel momento di quiete indifferenza verso tutti tranne Yukihira, fu interrotto da un commento meschino e astioso di un ragazzo:
-allora Nakiri si è ridotta davvero a stare con un “poveraccio”.-
-che tristezza..- concordò amareggiato, il ragazzo accanto.

Quelle parole erano state pronunciate con un tale disprezzo che lei non riuscì più ad ignorarle: potevano insultare chiunque, anche lei stessa, ma non dovevano toccare o ferire la dignità dell'uomo che amava. Dunque, si girò rabbiosa verso quel ragazzo e lo fulminò fino a farlo sentire un “miserabile”. Notò che anche Soma fissava il giovane ragazzo_già tremante_ seccato da quello che aveva detto. Dopo che ambedue lo ebbero incenerito come si meritava, il povero ragazzo scappò a gambe levate seguito dal suo compagno e complice.
Anche le voci finirono per acquietarsi e la folla incuriosita sembrò spargersi.
-adesso lasciami, Yukihira.- provò ad allontanarlo, ma era chiaro che non riusciva a farlo con convinzione. Del resto le era mancato tantissimo in quei giorni.
Lui la fissò serio e non ascoltò la sua richiesta trascinandola in un aula vuota e tranquilla.
Prima che potesse dire altro, sentì la braccia di Yukihira inglobarla in una stretta forte ma anche dolce e travolgente.
Lei portò il viso contro il suo petto e si fece cullare dalla pace che il suo cuore avvertì appena fu abbracciata da lui.
-Erina.. mi sei mancata tantissimo in questi giorni che non ci siamo visti.- confessò lui senza smettere di stringerla.
Lei arrossì violentemente ascoltate quelle parole, soprattutto perché l'aveva di nuovo chiamata per nome dopo giorni che non lo faceva.
-perché mi chiami per nome? Tra noi dovrebbe essere finita, Yukihira.- ribatté insicura e impacciata.
Tentò di allontanarlo un'altra volta, cercando di imporselo:
-cerca di non dire certe frasi. Ero stata chiara a fine estate.-
Lui la ignorò volutamente:
-anch'io avevo precisato che per me i momenti passati insieme non sarebbero diventati dei meri ricordi e intendo rispettare ciò che ti dissi.- ribadì lui deciso.
-non puoi farlo.- ripeté ancora, distogliendo gli occhi da lui. -smettila di metterti tra me e la mia famiglia!- tuonò.
-ci andrai davvero?- recitò lui, spinoso. -rispondimi Nakiri!-
-andare dove..?- boccheggiò lei fingendo, -di cosa stai parlando?-
Lui come sapeva del suo futuro matrimonio combinato?
Gli unici che lo sapevano erano suo nonno e Hisako.
Hisako! Possibile che lei glielo avesse detto?
Non poteva crederci, le aveva chiesto esplicitamente di non farlo.
-non fare finta di nulla. Sto parlando dell'incontro arrangiato!-


****


Aveva promesso a Senzaemon di non dire niente finché non sarebbe arrivato quel giorno, ma ormai mancavano poco più di tre giorni e non ce la faceva più a tenere il segreto per sé.
Quando si trattava di proteggere Nakiri e i suoi sentimenti, o si trovava di fronte a lei, diventava vulnerabile e impulsivo.
Il preside non gli aveva fornito informazioni precise e aveva usato come primo tentativo di fermarla quello di farle capire che lui sapeva dell'incontro pre matrimoniale.
Era stata la via più agile e rapida, ma sapeva che non sarebbe bastato a fermarla.
-come fai a saperlo? Te l'ha detto Hisako?-
-no, Hisako non c'entra.- replicò lui sbrigativo, -piuttosto.. perché me l'hai nascosto? Perché continui a fare di testa tua?-
-perché non posso fare altrimenti! E tu lo sai!-
-non voglio che tu ci vada.- asserì secco. -non andare Nakiri.-
-ho già preso la mia decisione e tu non puoi fare nulla.- ribatté lei, -perché non puoi fare semplicemente ciò che dico?- esplose lei.
-mi metti in difficoltà così. Sto cercando di proteggerti da un futuro impossibile, perché non lo capisci?-
-perché ti amo Erina!- dichiarò lui, -quindi non farlo. Voglio stare con te e non voglio che un altro uomo prenda il mio posto nella tua vita.-
Lei si imbarazzò di fronte a quelle dichiarazioni tanto mature, schiette e spigliate.
-perché sei così insistente? Perché non lasci perdere?-
-non lo farò e lo sai.- ripeté nuovamente, -anche se andrai a quell'incontro troverò il modo per impedire che tu ti rovini la vita.
So quali sono i tuoi sentimenti e non posso accettare che ti sacrifichi così per me, per tuo nonno o per la tua rigorosa famiglia.-
-è una battaglia persa, Yukihira, smettila.- l'ennesimo tentativo perso per dissuaderlo.
-per me nessuna battaglia è persa, Nakiri.- sorrise lui, difatti.
Si abbassò verso il suo orecchio, posò una mano in prossimità del suo fondoschiena per avvicinarla di più e dopo averle morso il lobulo dell'orecchio_facendola diventare paonazza_fiatò:
-aspetta e vedrai.- detto questo, lasciò la presa aprendosi in un'espressione divertita dopo aver visto la reazione calorosa di Erina:
-smettila di sedurmi Yukihira Soma!- gridò imbarazzata. Lui scoppiò a ridere.
-come fai ad essere così allegro e tranquillo dopo quello che ti ho detto?- chiese aggiungendo.
-se non lo fossi non riuscirei a salvarti e non posso permettermi di fare errori imperdonabili o farmi influenzare dalla paura che ho di perderti. È così che ho sempre lottato per tutto.- spiegò ilare.
-sei incorreggibile!- sbottò lei arrossendo. -però sei anche..- cominciò incerta, guardando altrove vergognosa.
-sono anche..?- la punzecchiò giocoso.


 

****


Lei lo spinse via poiché quella stretta vicinanza la faceva sentire tesa e piacevolmente confusa, rischiandole di farle mettere indiscussione le sue scelte.
Come se non bastasse, si divertitiva a provocarla attraverso quel suo lato malizioso che a lei faceva impazzire ed era pericoloso perché la portava a “lasciarsi andare” e ad infondergli false speranze, ma quando cominciava a stuzzicarla in quel modo lui diventava irresistibile ai suoi occhi e finiva per assecondarlo, infatti portò gli occhi altrove e terminò quello che aveva iniziato a dire:
-..anche adorabile.- borbottò timida.
Lui non riuscì a non arrossire di fronte a cotanta dolcezza e si portò una mano davanti alla bocca imbarazzato, schiarendosi la voce nervoso.
-non mi aspettavo un complimento del genere. Ogni volta che dici frasi simili mi spiazzi, Nakiri.-
-sei tu che mi costringi a dire certe sdolcinatezze!- lo accusò.
Lui scoppiò a ridere. -questo vuol dire che crederai in me?-
Il suo volto si oscurò e gli occhi si fecero vitrei.
-non fraintendere, so come andrà a finire la situazione e non riesco ad essere positiva comunque; per cui spero che un giorno anche tu accetterai che non potremo stare insieme.-
-anche se dici così, non mi interessa.-
-sei testardo e non posso farci niente. Ma adesso è meglio se vado o rischiamo entrambi di perdere la terza lezione.-
-ti farò cambiare idea, Erina, e sta pur sicura che ti raggiungerò dovunque tu vada.-
Alzò il pollice strizzandole l'occhiolino e prima che se andasse la strinse da dietro e le scostò le ciocche per vezzeggiarle il collo in tutte le maniere possibili.
Solo più tardi, sotto la doccia, Erina si sarebbe accorta che le aveva lasciato un succhiotto in basso e verso la clavicola. Fortunamente nascosto dai capelli.



 
****


Hisako decise di saltare la lezione per andare a trovare Takumi in aula e quando effettivamente lo raggiunse lui sembrò molto felice di vederla:
-Hisako!- esclamò allegro, -cosa ci fai qui? Perché hai saltato la lezione?-
-avevo voglia di vederti.- confessò impacciata. -ho pensato di poterti raggiungere nella pausa tra una lezione e l'altra.- raccontò.
-a volte sai essere davvero imprevedibile.- sorrise poco dopo, -però mi ha fatto piacere.-
La prese per meno e scesero le scale per ritrovarsi sotto le rampe.
-voleva essere solo un saluto, Aldini, non volevo farti allontanare dall'aula.-
Lui ridacchiò divertito. -non importa, la prossima lezione è noiosa!-
-d'accordo. Come vuoi. Ma sarà solo un caso.- bofonchiò.
Lui l'abbracciò forte e le accarezzò il collo per poi andare a cercare le sue labbra e unirle con le sue un bacio intenso.
-io invece spero che si ripeta.- le fiatò in seguito.
Lei gli tirò una gomitata contrariata:
-smettila di scherzarci sopra, Aldini, e prendi i tuoi doveri sul serio.- lo rimproverò.
-va bene, va bene sensei!- ironizzò scherzoso. -ma sei stata tu la prima a violarli.-
La stuzzicò spassoso. -solo per oggi, precisiamo!- ribadì lei, severa.
Tornarono a baciarsi in una incantevole danza di lingue, sotto la losca oscurità delle rampe di scale.
Quando si staccarono per respirare, Takumi si fece serio:
-devo dirti una cosa, Hisako.-
Lei strabuzzò gli occhi confusa dal suo cambiamento improvviso.
-sei libera il prossimo fine settimana?- domandò lui.
-credo di esserlo. Perché?- iniziò ad agitarsi perché il modo di parlare si era fatto grave.
-ecco.. non è che ti andrebbe di venire con me a Tokyo, nella residenza dei miei, per una cena?- distolse lo sguardo imbarazzato.
Lei rimase stupita dall'ardita risposta. -stai dicendo seriamente?-
-certo! Perché pensi che non lo faccia?-
Lei portò gli occhi in basso, vergognosa, -ci tieni così tanto?-
-ovvio. Insomma.. ho intenzioni davvero serie con te.- sorrise rassicurante.
-l'ho capito. Non hai bisogno di ripeterlo.- arrossì vistosa.
-voglio presentarti ai miei genitori. Ho parlato loro di te e ci tengono a conoscerti.-
Hisako sgranò gli occhi meravigliata.
-sai cosa vuol dire questo, Aldini, per le famiglie borghesi come noi?-
-proprio perché lo so, ho deciso di farlo.-
-sarebbe come ufficializzare il nostro fidanzamento..- cominciò insicura lei -..sei davvero convinto? E sei poi non dovesse andare come stabilito in futuro?-
-non mi pongo nemmeno il problema, Hisako, dato che ti amo!- sorrise solare.
Lei diventò paonazza e vergognosa bisbigliò:
-anch'io..- prese un attimo di pausa, -anch'io ti amo, Aldini!-
Fu il turno di Takumi di arrossire e rispose:
-quindi, questo vuol dire che hai accettato il mio invito?-
Lei annuì timidamente. A Takumi brillarono gli occhi e spontaneamente la prese da sotto le spalle e l'alzò leggermente da terra.
-sono così felice!!- esplose emozionato.
Hisako non si aspettava una reazione tanto eccitata e cercò di contenere la sua euforia:
-smettila Aldini! Sei imbarazzante!- sbottò rossa come un pomodoro, -mettimi giù, non siamo da soli. Siamo a scuola.- tentò guardandosi agitata attorno.
Si calmò qualche minuto dopo e la posò a terra.
-hai ragione! Seguimi!-

La trascinò in un aula vuota e dopo essersi dati altri baci focosi e travolgenti, lei ad un tratto iniziò a pensare alla sua amica Erina e si sentì quasi in colpa per essere felice come lo era in quel momento perché la situazione tra lei e Takumi era più che stabile, mentre Erina doveva far fronte a tutte le sue vicende familiari ed era costretta a mettere da parte i suoi sentimenti per rispettare i suoi doveri Nakiri. Takumi sembrò accorgersi della sua improvvisa tristezza e premuroso si preoccupò per le sue condizioni mentali:
-tutto bene? Non so i motivi ma sembri triste. Puoi dirmi tutto, Hisako.-
In realtà non voleva rovinare quel bel momento con lui e forse decidendo di dirgli quello che stava pensando sperava di trovare un modo per salvare la sua amica dal suo destino.
Era giusto che anche lei vivesse questi bei momenti con l'uomo che amava e non con uno sconosciuto fidanzato scelto dalla sua famiglia. -si tratta di Erina..- infatti disse.
-anch'io volevo parlarti a proposito di Soma.- rispose lui.
-io penso che dovremmo fare qualcosa.- continuò lei, -si amano ed è giusto che stiano insieme. Io e te, e anche Alice e Ryou, siamo stati fortunati: per noi è più facile, ma la situazione di Erina e Soma è complessa. Tuttavia, non voglio credere che non ci siano speranze anche per loro. Pensi che possiamo fare qualcosa?-
Takumi rifletté. -Soma mi ha detto che non poteva dirmi i motivi per cui si sarebbero separati a fine estate, tu per caso li conosci?-
Lei rimase in silenzio, indecisa se tradire la “promessa” fatta ad Erina sul non dire niente a del suo incontro matrimoniale, ma per la prima volta pensò che fosse la scelta più giusta e se volevano aiutarla doveva dirlo: Soma da solo non ce l'avrebbe fatta. -in teoria non dovrei dirtelo, ma in questo caso penso di non poter fare altrimenti.- esordì convinta:
-Erina questo fine settimana andrà ad un incontro pre matrimoniale e, se esso andasse veramente a buon fine, per lei e Soma non ci sarebbero più speranze.-
Takumi rimase stupito. -pensi che Soma già lo sapesse?-
-non ne ho idea. Però, se ti ha detto di non poterti dire i motivi, allora forse sì.-
-quell'idiota, conoscendolo, vorrà fare l'eroe e sta cercando di fare tutto da solo.- se ne uscì Takumi leggermente infastidito.
-dobbiamo fargli capire che fare da solo è inutile e che può contare su di noi. Per cui, forse dovremmo chiedere aiuto anche a Ryou e Alice?-
Hisako annuì. -sicuramente Alice sa molto più di noi sulla famiglia Nakiri, penso che possa essere un sostegno considerevole.- approvò.
-dunque, l'incontro avverrà questo fine settimana?- domandò Takumi per conferma.
-esatto. Dobbiamo parlare al più presto con Ryou e Alice.-
-allora facciamolo immediatamente!- decretò determinato, Takumi.
Hisako guardò dolcemente il suo ragazzo. -grazie dell'aiuto.-
-non mi ringraziare! Sono il migliore amico di Soma, è mio dovere aiutarlo.- le strizzò l'occhiolino.
Lei arrossì nuovamente. -lo so, ma non è da tutti.-
-te l'ho già detto, no Hisako? La mia idea di amicizia è uguale alla tua.-
Lei sorrise ancora. Messo in chiaro questo, i due uscirono dall'aula per andare alla ricerca di Ryou e Alice per chiedere loro aiuto: erano sicuri che avrebbero accettato di aiutarli.


Nessuno dei due si era accorto che Megumi aveva ascoltato la loro conversazione fino alla fine e se n'era andata poco prima che uscissero dalla stanza.
Adesso gli era tutto più chiaro: tra Yukihira e Nakiri era “scattato” qualcosa di forte in quei mesi che erano stati a stretto contatto.
Ecco perché quando aveva fatto notare a Yukihira di essere cambiato, dentro di lei aveva preferito non insistere con le domande perché sentiva che sarebbe stato doloroso.
Era arrivata troppo tardi e adesso non poteva confessargli ciò che provava. Tuttavia pensò che, se lui era felice, allora anche a lei andava bene.
Certo.. Hisako e Takumi avevano parlato della situazione critica in cui entrambi erano coinvolti, ma da quello che aveva capito Yukihira e Nakiri si amavano molto ed era sicura che Soma avrebbe fatto di tutto per riuscire a stare con lei. Doveva farsene una ragione, era stata indirettamente rifiutata. Era amaraggiata, però forse sapere tutto subito era stato meglio che continuare a rimanere all'oscuro dei sentimenti di Yukihira. Quella sofferenza con il passare del tempo sarebbe sparita, doveva solo pazientare un po' dato che non poteva fare altro.



 
****


Il giorno dell'incontro combinato era arrivato in un attimo e Soma aveva deciso come fare: sarebbe andato all'Hotel dove si svolgeva per interromperlo.
Aveva pensato a chi poteva conoscere meglio i luoghi frequentati dai Nakiri e, se escludeva Erina, rimaneva solamente Alice; così iniziò a cercarla.
Non dovette fare molto per trovarla poiché vide il gruppo dei suoi amici_Alice compresa_correre verso la sua direzione:
-Yukihira-kun! Perché stai andando così a rilento?- brontolò Hisako.
Lui ridacchiò. -stavo appunto cercando Alice.-
-perfetto! Quindi, chiedi velocemente cosa vuoi sapere e cerca di darti da fare prima che mia cugina ufficializzi il fidanzamento.-
-sai quali possono essere gli hotel frequentati dai membri della tua famiglia? Intendo quelli più ricercati.-
Alice si portò una mano sotto il mento riflettendo:
-mh..- iniziò vaga -..credo siano almeno tre.-
-sai le zone?- esclamò lui sollevato.
-ovviamente!- sogghignò Alice. -il mio autista sa la strada. Se ci sbrighiamo, riusciamo passare da tutti e tre.-
-perfetto!- esultò Takumi, -ti aiuteremo a raggiungerla.-
-possiamo sfruttare il mio autista. - propose Alice, -tra poco doveva passare a prendere me e Ryou. Faremo qualche deviazione!-
Soma sorrise riconoscente. -grazie ragazzi!-
-Ryou! Chiama l'autista e digli di fare in fretta.-
-subito, milady!- scattò, portando la mano verso la tasca per tirare fuori il cellulare. Poco dopo riattaccò.
-tra 10 minuti sarà qui.-
-ottimo!- esclamò Soma.
-andiamo fuori ad aspettarlo. Prima facciamo meglio è.- decise Hisako.

Dopo averli ringraziati un'altra volta, il gruppo corse fuori della Tootsuki.
Adesso stava iniziando a comprendere a cosa si riferiva il preside con la frase: “sono sicuro che troverai dei validi sostenitori”.
Ridacchiò fra sé e sé, era proprio una “vecchia volpe”: aveva pianificato tutto per filo e per segno e proprio come c'era da aspettarsi da lui.
Probabilmente senza l'aiuto del preside non sarebbe andato da nessuna parte e neanche senza i suoi amici.
Presto l'avrebbe raggiunta. L'avrebbe portata via a qualunque costo da quell'uomo. L'avrebbe salvata.



***************************************************************************************************
Angolo autrice: ciao a tutti! ho terminato con gli esami almeno fino a settembre e sono riuscita a pubblicare il capitolo! *-* sono meno pagine rispetto agli scorsi capitoli, questo perché questo capitolo fa un po' da introduzione prima di arrivare al salvataggio di Erina. Ormai mancano solo 3 capitoli alla fine, per cui siamo agli sgoccioli e confesso che un po' mi mancherà.
Tranquilli, però, ho intenzione di scrivere presto un'altra longfic su di loro. Alla luce degli ultimi cap usciti sto amando ancora di più la coppia SomaxErina (Sorina).
Che dire.. cosa ne pensate di questo cap? le scene Sorina e quella HisaTaku? alla fine la nostra Erina ha deciso di andare un contro ad un futuro nero.
Soma riuscirà a salvarla? come farà a farlo, soprattutto? sicuramente dovrà avere a che fare con Azami! :P ringrazio tantissimo chi mi ha recensito lo scorso capitolo e vi prometto che cercherò di rispondere alle vostre recensioni il prima possibile >.< ringrazio anche chi mi segue sempre e chi ha messo la mia fanfic a preferite/seguite.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** She is my Girlfriend ***


She is my Girlfriend




Erano già al secondo hotel, ma non vi era traccia di Erina.
Soma stava iniziando a perdere le speranze e aveva paura di non arrivare in tempo prima che lei firmasse il contratto matrimoniale.
Non riusciva a prestare attenzione ai discorsi dei suoi amici, poiché aveva in testa solo il salvataggio di Erina.
Se l'avesse persa per sempre non se lo sarebbe mai perdonato, le aveva praticamente giurato che l'avrebbe salvata; peccato che per ora la sua missione non stava andando in porto e avevano solo un ultimo hotel da visitare. Se non fosse stata lì come avrebbe fatto?
Nemmeno le conoscenze di Alice potevano più aiutarli, se anche l'ultimo tentativo fosse fallito miseramente.
I suoi amici non riuscivano ad infondergli speranza perché anche per loro era l'ultimo disperato tentativo.
Takumi, che aveva sempre parole di incoraggiamento per lui, nell'ultima ora aveva deciso di optare per il silenzio e così anche Hisako e Alice.
Sperava che l'ultimo hotel fosse quello giusto e, come se non bastasse, erano rimasti bloccati nel traffico e il tempo si faceva sempre più minimo.
Avvertiva a malapena i chiassosi clacson delle macchine attorno a loro sfogare la frustrazione a causa del blocco e i motori sgommare ogni volta che le auto si muovevano di qualche metro. Come lui, anche le altre persone avevano fretta di raggiungere le loro destinazioni.
Così non andava bene, se l'intoppo non si fosse districato un po' non sarebbero arrivati in tempo e anche l'ultima speranza sarebbe svanita come il resto delle sue aspettative sul rapporto con Erina. Non poteva assolutamente permetterlo. Doveva salvarla al più presto.
-così non va bene..- cominiciò irritata Alice -..se la situazione non si sblocca non riusciremo a fermare in tempo le follie di mia cugina.-
-vedi di non alterare la tensione, Alice, siamo già abbastanza in ansia.- la riprese Hisako.
Soma non riusciva a spiccicare parola, la sua testa era impegnata_per quanto poteva_ad elaborare un'alternativa valida e fattibile, prima che la situazione degenerasse.
Uscire dall'auto e correre verso l'hotel visto che distava a 10km da dove erano loro?
Scosse la testa: era impossibile perché anche con tutte le prestazioni atletiche del mondo era difficile percorrere 10km di corsa e arrivare in tempo. Sarebbe svenuto prima.
Scendere dalla macchina e andare a prendere la metropolitana?
Scosse la testa ancora una volta: la stazione della metro da prendere era da tutt'altra parte e non sarebbe in ogni caso arrivato in tempo prima della firma.
Rifletté ancora. Chiedere all'autista di violare la legge stradale e fare sorpassi azzardati?
Rifiutò anche l'ennesima opzione: era troppo pericoloso, non era da solo nella macchina e non poteva mettere a rischio anche gli altri.
Era inutile. Più ci pensava, più non trovava alternative.
Si guardò attorno frenetico, preoccupato, impulsivo e finalmente trovò la sua risposta:
-scusi autista, accosti qui.- ordinò ghignando.
I suoi amici lo fissarono perplesso. -cos'hai in mente, amico?- chiese Takumi.
-noleggerò uno scouter. Guardate là, il noleggio si trova proprio davanti a noi.-
Indicò il negozio che affittava motorini e biciclette, sorridendo soddisfatto.
-è troppo pericoloso, Yukihira, non lo sai nemmeno guidare.- protestò Hisako, contrariata.
Takumi la fermò per un braccio. -Soma lo sa guidare.- la rassicurò sorridendo.
-come fai ad avere il patentino? Non è mica facile alla nostra età.- intervenne Alice.
-ce l'ho perché mio padre spesso non c'era alla tavola calda, per lavoro, e la maggior parte dei giorni dovevo procurarmi ingredienti per conto mio.
Usare sempre la metro o andare a piedi era diventato un fastidio, così ho preso il patentino.- raccontò allegro.
-d'accordo allora.- riprese Alice, -autista.. lo lasci qui. Noi lo raggiungiamo con calma.-
L'uomo annuì e accostò verso il marciapiede.
-sei sicuro di sapere la strada?- domandò per sicurezza, Hisako.
Soma annuì alzando il pollice. -sicurissimo. Conosco abbastanza la zona.-
-usando lo scouter ti sarà più facile evitare il traffico.- sorrise Takumi.
-allora coraggio!- Hisako gli diede una spintarella e uscì dalla macchina.
-ti aspetteremo fuori dal “Tokyo Millenium Hotel”.- decretò Alice.
-mi raccomando Soma, non lasciartela scappare.- gli strizzò l'occhiolino Takumi.
Ryou aveva la braccia incrociate e gli occhi chiusi, appena sentì chiudere l'anta della macchina aprì quello sinistro e prima che Soma se ne andasse gli lanciò con esso un'occhiata silenziosa ma significativa. Non si era pronunciato, ma sapeva che anche lui voleva che salvasse Erina perché per la sua Alice era molto importante.
Quello sguardo minatorio era stato un avvertimento. Adesso la salvezza di Erina era solamente nelle sue mani.
-grazie ragazzi!- esclamò riconoscente, -ci vediamo più tardi.-
Detto questo, corse nella direzione del noleggio per affittare una scouter.

In effetti, superando le auto in coda, Soma era riuscito a raggiungere in tempo l'hotel dove sperava di trovare Erina.
Era la sua ultima possibilità e l'unica cosa da fare era credere in un miracolo che avrebbe reso felici entrambi.
Sospirò stancamente, parcheggiato il motorino, si tolse il casco scuotendo le ciocche rosse per darsi una sistemata.
Il palazzo dell'hotel era enorme ed elegante, sfarzoso, nuovo di zecca, proprio conforme al ricercato stile Nakiri.
Era cerchiato da vetrate luminose e infatti da fuori si osservava discretamente i suoi interni.
Era ovviamente di lusso, tutto in nero metallizzato, sembrava più un edificio creato per lavori d'affari piuttosto che un hotel a 5 stelle.
Era moderno, dall'impronta occidentale, e ogni pavimento accompagnato da maestosi tappeti neri con il nome dell'hotel inciso sopra e conseguenti stelle.
L'entrata possedeva una porta girevole così trasparente da far invidia, per non parlare dell'hall che vantava di banconi lucidi ed estremamente scicchettosi creati in marmo scuro. E ora dove sarebbe andato per trovarla?
Sicuramente, se avesse chiesto alla hall, non avrebbero fornito un informazione così privata soprattutto se riguardava una famiglia rinomata come i Nakiri.
Aveva notato che in cima all'alto palazzo c'era una terrazza e suppose che il pranzo si sarebbe svolto là, così cercò di superare la sicurezza sperando di passare inosservato.
Quando stava per salire le scale, però, uno della sicurezza lo bloccò per una spalla:
-dove stai andando ragazzino? Non sembri un cliente dell'hotel.-
Soma ridacchiò nervoso e cercò di trovare una giustificazione per essere lì:
-in effetti non sono un cliente dell'hotel.- ammise sinceramente, intanto che rfiletteva su come riuscire ad arrivare in cima alla terrazza da Erina.
Nel frattempo il tempo a sua disposizione si accorciava e se non usciva da quella critica situazione non l'avrebbe salvata e tale pensiero lo agitava.
Ad un certo punto ebbe un'illuminazione:
-posso parlare con il responsabile dell'hotel? Soprattutto con il capo chef.-
L'uomo assottigliò gli occhi confuso e lasciò la sua spalla. -perché..?-
- a dire il vero sono qui per comunicare qualcosa al capo cuoco.-
-come mai un ragazzino della tua età conosce il nostro capo cuoco?-
-oh.. si sbaglia.- si grattò la nuca ridanciano -non conosco il vostro capo chef, sono qui per conto di mio padre. Quindi, potrei parlare con il responsabile dell'albergo?-
-d'accordo. Vieni pure.- lo superò.
L'uomo lo trascinò dentro allo studio del proprietario dell'albergo che, dopo aver sentito il nome Joichiro Saiba, lo portò dritto dal capo cuoco.

Il capo chef era un'uomo di mezza età, barbuto, in carne e dalle guance paffute.
Aveva l'aria abbastanza amichevole e affettuosa. Sembrava gentile.
-devo parlare di una questione privata con lei, sig.capo chef. Vuole un mio documento per accertarsi di chi sono?-
L'uomo sorrise. -certo che no. È ovvio che sei figlio di Saiba, sembri lui in miniatura.-
Soma ridacchiò soddisfatto e anche il capo dell'hotel se ne andò tranquillo, lasciandoli soli.

-allora Soma-kun, cosa porta Saiba a riferirmi un messaggio dal figlio?-
Soma lo portò da parte, in un angolo della cucina e si alzò sulle punte per bisbigliare qualcosa all'orecchio “cicciotto” dell'uomo:
-sono davvero il figlio di Joichiro Saiba, può credermi, ma non è lui che mi manda qui. Era una scusa. La prego mi aiuti.- si chinò rispettoso.
L'uomo sgranò gli occhi e si fece serio. -in questo caso sarà un problema aiutarti.-
-lo faccia come ringraziamento per i lavori svolti da mio padre qui. Le assicuro che, se succedesse qualcosa, il mio vecchio troverà in modo di aiutarla. Per favore.-
-mi sembri molto disperato, ragazzo. Deve trattarsi di una cosa seria.- constatò.
-d'accordo allora. Dimmi tutto. Saiba è una brava persona e mi sembra che anche del figlio mi posso fidare. Cercherò di fare quello che posso per aiutarti.-
-la ringrazio davvero.- sorrise sollevato. -la prego, mi faccia salire in cima alla terrazza dell'hotel.
È pieno di guardie e mi è impossibile farlo se vengo bloccato di continuo e non ho più molto tempo. Per favore.-
-ma..- iniziò l'uomo poco convinto -..in cima si sta svolgendo un colloquio importante e a meno non sia un motivo serio sarà dura interromperlo. Perché vuoi andare lassù?-
Soma abbassò la testa. -devo salvare una persona. È importante che lo faccia.-
L'uomo si portò una mano sul mento. -ok..- infine disse, -se la situazione è questa vedrò di farti arrivare in cima. Non voglio responsabiltà, però.- puntualizzò.
-non le avrà. Si fidi di mio padre e anche di Senzaemon Nakiri.-
Appena udì il nome del preside, l'uomo sgranò gli occhi sorpreso:
-c'entra anche il capo famiglia Nakiri?-
Soma annuì. A quel punto l'uomo si sentì più sicuro di agire. -seguimi.- asserì risoluto.
-grazie davvero.- sorrise ancora Soma.
Era felice. Era confortato. L'aveva finalmente trovata e presto sarebbe stato da lei.
Avrebbe fatto in tempo. Era ottimista.

 
 
****


Due ore prima..
Si sedettero sulle poltrone di quella terrazza, talmente comode da assopirla. Peccato che la situazione in cui si trovava non le permetteva di rilassarsi, tutt'altro.
Il ghigno maligno di suo padre solcava le labbra con vittoriosa e sadica felicità, seduto composto accanto al padre del suo promesso sposo. Vicino a lei Kyo Yamamori.
-è tanto che non ci vediamo mia adorata figlia.- commentò il viscido uomo. -devo dire che mi sei mancata.- aggiunse falsamente paterno e affettuoso.
Lei non rispose, troppo impegnata ad ascoltare i tremiti del suo corpo.
-buongiorno padre.- sussurrò trovando il coraggio di salutarlo solo qualche secondo dopo.
-mi dici solo questo? È anni che non ti vedo. Sei cresciuta. Raccontami qualcosa.-
Non era veramente interessato alla sua vita, cercava solo di fare bella figura davanti al suo contraente e questo Erina non riusciva a sopportarlo. Lo detestava.
-Nakiri-san..- si intromise il padre dell'altro ragazzo -è davvero così tanto che non vede sua figlia?-
-già. Ho avuto molto lavoro da fare. Adesso è mio padre che ha l'affidamento di Erina.-
Era bugiardo. Stava mentendo spudoratamente. Nessuno sapeva i motivi per cui erano dieci anni che non si vedevano e per mantenere una certa presenza, per avere il rispetto delle persone che frequentava, non poteva certo dire come stavano veramente le cose tra loro.
-capisco.- affermò l'altro uomo. Azami adottò un sorriso di circostanza, scarsamente magnanimo.
-bene. Perché non presentiamo i nostri figli adesso?-
-hai ragione. Siamo qui per questo.- il padre di Kyo portò lo sguardo verso il figlio, -forza Kyo, presentati.-
Il giovane ragazzo le passò la mano sorridendo.
Aveva capelli castani e sbarazzini, occhi verde smeraldo, un viso dai lineamenti fini e femminili, non tanto alto, ma un bel fisico. Pareva educato nei modi.
Era un bel ragazzo, indubbiamente, doveva considerare che alla fine era stata fortunata in quel senso. Tuttavia, non era Yukihira.
Nessuno poteva rimpiazzarlo. In particolare i suoi forti sentimenti per lui.
Distratta, disinteressata, strinse gentilmente la mano di Kyo:
-piacere mio, Erina Nakiri.-

Il pranzo cominciò senza altri discorsi di troppo e di questo ne fu sollevata.
-il contratto lo firmeremo con calma, a pranzo terminato.- esordì suo padre, mezz'ora dopo.
Non aveva affatto fame, a maggior ragione dopo aver sentito la sue parole compiaciute mentre tirò in “ballo” il discorso sul contratto che avrebbe firmato a breve.
Se metteva in bocca qualcosa avrebbe rigettato tutto da quanto aveva lo stomaco chiuso e sottosopra.
Cercò di mangiare il minimo indispensabile per evitare figuracce.

Ed eccola lì, appunto, pronta per andare in contro al suo programmato futuro e pochi minuti prima di firmare il contratto.
La nausea e il mal di testa a rendere le trattative più complesse.
Di fronte a suo padre, che nemmeno dopo dieci anni era cambiato come persona e fisicamente: pallido, sibillino e criptico; capelli così tanto gellati_per farli stare giù_ da sembrare unti e scuri come la pece, così come i suoi occhi gelidi e meschini da metterle i brividi. Neri come pozzi senza fine, incomprensibili, perfidi, agghiaccianti.
Il naso acquilino e acuto come pochi. Odiava suo padre. Era tremendo ed era rimasto tale anche dopo gli anni passati.
Sempre vestito in nero, capi di marca, elegante e subdolo. Pragmatico e assolutamente spaventoso.
“L'uomo in nero”, come lo definiva la sua esperta di makeap che anche quel giorno si era occupata della sua acconciatura e del trucco, dell'abbigliamento per quel pranzo che le avrebbe cambiato la vita per sempre. Aveva paura di quell'uomo. Sapeva di essere sbiancata dopo essersi trovata suo padre sotto gli occhi.
Le iridi lucide, i muscoli irrigiditi a causa della tensione, la fronte aggrottata e la testa che pulsava fastidiosamente.
La voglia di fuggire via, sempre più vicina a mettere la sua firma su quel contratto, di scappare lontano da quella infinita tortura.
L'insistente desiderio di essere stretta dalle braccia protettive di Yukihira. Di posare i polpastrelli sul suo volto, carezzarlo con dolcezza, di farlo sui suoi capelli.
Di baciarlo senza interruzioni e libera di poterlo fare. Di sentire il suo calore capace di tranquillizzarla.
Perché era lì e non da lui? Perché era così ostinata?
Sapeva cosa stava perdendo, eppure.. non riusciva a ribellarsi alla sua famiglia.
Quanto amava Yukihira? Davvero ne valeva la pena sacrificare tutto?
Era ovvio che non aveva mai amato nessuno come lui. Come poteva sperare, un giorno, di innamorarsi di Kyo Yamamori se ripensava a come aveva distrutto quello che c'era stato tra lei e Yukihira senza provare nemmeno a combattere per proteggere il loro indiscutibile legame. Ecco cosa voleva: voleva essere salvata da Yukihira.
Ogni suo scontro mentale, ogni momento nel quale aveva ragionato su cosa sarebbe stato meglio fare per la sua famiglia e soprattutto per suo nonno, per lei stessa, era sempre stato sovrastato dai sentimenti di Yukihira per lei, ora reciproci. Li metteva comunque al primo posto e anche se si imponeva di non farlo, questo perché dentro di lei voleva stare con Yukihira. Voleva rinunciare alla sua famglia per lui. Voleva uscire dal “guscio di tartaruga” con cui si era protetta per anni, consapevole che il suo futuro non poteva essere scelto da lei: la sua famiglia in qualsiasi caso le avrebbe impedito di essere felice per colpa dei suoi doveri in “gioco” da generazioni.
Nessuno della famgilia Nakiri si era scelto il futuro per conto proprio, nemmeno sua madre, era sempre stato scritto fin dall'inizio e andare contro le priorità gerarchiche era una vera violazione. Una guerriglia che avrebbe acceso rivalità e odio.
Era davvero così? 
Veramente se sceglieva di vivere con Yukihira sarebbe finita in maniera disastrosa?
Fin dall'inizio aveva creduto a tali parole, ma ultimamente_in particolare dopo aver ascoltato quello che sua cugina, Hisako e in special modo Yukihira_credeva che fossero solo delle rigide imposizioni che ormai, di questi tempi, non avevano più senso. Non lo pensava solo perché le persone vicino a lei glielo avevano fatto notare, era lei che si sentiva cambiata o meglio ancora.. che voleva cambiare, che credeva di meritarsi di essere in felice con la persona che amava.
Solo adesso, proprio mentre era di fronte a suo padre e al suo futuro marito, costretta a firmare un contratto che l'avrebbe segnata per sempre mettendole limiti non indifferenti, stava realizzando quello che aveva cercato di negare per adempiere ai suoi compiti e soprattutto ora che aveva già detto “addio” a Yukihira scegliendo il cammino più facile e meno rischioso in fatto di conseguenze, e che avesse calmato le acque tra i piani alti.
Dunque, aveva veramente fatto la scelta sbagliata? Sapeva la risposta ed era affermativa.
Cercò di trattenere le lacrime, poiché non poteva scoppiare a piangere davanti a suo padre che sicuramente l'avrebbe schernita di fronte al Sig.Yamamori e a Kyo stesso.
Non poteva semplicemente umiliarsi in questo modo mostrandosi una debole.
Alla fine non poteva davvero scappare e non perché non voleva, ma perché Azami gli avrebbe impedito la fuga in qualsiasi violenta maniera. Era la fine.
Il volto sorridente di Yukihira stava iniziando a sfumarsi dentro la sua testa.
Lui si faceva sempre più lontano lasciandole un spazio mentale bianco e silenzioso, vuoto, così come la sua schiena sorretta dalle larghe spalle l'abbandonava pian piano.
Nonostante lui le aveva detto che l'avrebbe protetta e salvata ad ogni costo, in quel momento riusciva a ragionare solamente da pessimista.
In fondo l'aveva respinto per settimane per il solito motivo, come poteva pretendere che dopotutto lui non si arrendesse?
Comprendeva se aveva deciso di rinunciare, qualsiasi essere umano si sarebbe stancato di lei e della sua indecisione cronica.
Però lui era Yukihira, giusto? E lui non era un umano qualunque: aveva una determinazione, una perseveranza e un coraggio che lei aveva invidiato fin dall'inizio.
L'avrebbe salvata? L'avrebbe portata via da suo padre?
Sì, voleva essere salvata da lui. Doveva fidarsi dei sentimenti di Yukihira per lei e specialmente doveva credere in ciò che provava lei indipendentemente dalla sua famiglia e da suo padre. Doveva solo resistere qualche altro minuto, pazientare, doveva credere nelle scelte e nelle parole di Yukihira. No.. voleva farlo.
Non era questione di dovere, era per la prima volta una sua scelta. Una scelta sincera e dettata dal cuore. La decisione più sensata.
Se si fosse affidata un'ultima volta a lui non sarebbe successo nulla, giusto?
Doveva semplicemente.. farlo.
Azami interruppe i suoi pensieri rincuorati dalla presenza spirituale di Yukihira, dopo di che tirò fuori il foglio del contratto che i due ragazzi dovevano firmare.
Dov'era finito Yukihira? Perché ci metteva così tanto?
Il padre di Kyo passò loro una penna e il primo ad afferrarla fu il suo futuro marito.
Dove sei Yukihira?
Ogni secondo che vedeva scorrere la mano decisa di Kyo e notava visibilmente l'espressione appagata di Azami, il pensiero di Soma raggiungeva la sua mente.
Presto. Sbrigati. Yukihira verrai, vero?
Si ripeteva. Il ragazzo passò il foglio già firmato ad Erina e le sorrise.
A che punto sei? Perché non arrivi?
Allora era davvero stata una scema a credere in lui.
La sua mano curata e tremante avvicinò il foglio con le dita smaltate e cercò di portarlo sotto di lei il più lentamente possibile, in maniera da prendere tempo.
-tutto apposto, Erina? Ti vedo distratta.- appunto affermò suo padre, incrementando l'ansia a dismisura.
Lei scosse la testa silenziosa.
Dimmi che ci sei quasi, Yukihira.
Pensò ancora. Kyo le passò anche la penna con cui aveva firmato.
A Erina quei secondi in cui si svolsero tutti quei passaggi sembrarono eternamente lunghi, finché non fu costretta a prendere in mano la penna o altrimenti suo padre avrebbe sospettato. Strinse con forza la biro, più che poteva, avvicinando la punta al foglio, con adagio, bloccandosi ogni tanto prima di posarla del tutto sul foglio.
Sopra di lei, in piedi, l'uomo che aspettava che il contratto fosse stipulato. Il testimone.
-tutto bene, signorina?- chiese proprio quest'ultimo.
Ti prego arriva. Ti prego salvami.
-sì, tutto bene.- cercò di rispondere sbrigativa.
Per favore, Yukihira, dimmi che ti trovi dietro di me.
Stava sudando freddo. Le mancava il respiro e presto sarebbe svenuta a causa dell'abbassamento di pressione.
Ormai la punta aveva raggiunto il foglio e la firma stava per essere messa.
Proprio prima che potesse procedere con la scritta, una mano grande che lei riconobbe subito per quanto volte l'aveva toccata, la fermò per il polso e la penna le cadde.
Era veramente arrivato con il suo solito tempismo.
Il cuore iniziò a batterle a mille. L'ansia che aveva raggiunto la bocca dello stomaco e stava per esplodere in un pianto distruttivo, sembrò scendere con delicatezza come una carezza leggera e così bramata che l'angoscia che l'aveva avvolta nelle ultime due ore sparì di colpo.
Azami, il padre di Kyo, Kyo stesso.. tutti erano rimasti a bocca aperta alla comparsa di Yukihira.
Anche il resto dei commensali erano stati distratti dalla confusione al loro tavolo.
Lei ancora non riusciva a crederci, ma il tepore della mano di Yukihira non poteva essere la sua immaginazione.
-che stai facendo Nakiri? Non dovresti tradirmi, sai?-
Le parole che disse confermarono solo che lui era reale. Era venuto davvero.
Non lo guardò in viso perché troppo imbarazzata, ma sapeva che sorrideva. Lo poteva avvertire dal tono sinfonico, premuroso e dolce che aveva usato mentre le parlava e oltrettutto ignorava con astuta indifferenza il resto delle persone attorno a quel tavolo.


 
 
****


Azami, superato il momento di spiazzamento generale, si alzò di scatto dalla poltrona e batté con violenza la mano sul tavolo facendolo traballare:
-e tu chi saresti?- recitò spinoso, cercando di mantenere la calma. -chi ti ha dato il permesso di interrompere questo incontro così importante? Le guardie dove sono?-
Soma portò finalmente lo sguardo sul padre di Erina. -..e così tu saresti Azami Nakiri.-
Né Kyo né suo padre ci stavano capendo più nulla e passavano da lui al sig.Nakiri in uno spaesamento che faceva quasi ridere da quanto era spassoso.
-Erina.. chi è questo ragazzo?- chiese seccato alla figlia, altamente deluso da lei.
Lei non rispose distogliendo lo sguardo.
-lei è la mia ragazza, ovviamente.- rispose lui, sorridendo strafottente.
Azami sgranò gli occhi. Il Sig.Yamamori e Kyo strabuzzarono le iridi confusi.
Erina avvampò vergognosa e nascose il volto guardando il foglio ancora senza firma.
-cosa significa questo, Azami? Avevamo un patto.- provò a dire il sig.Yamamori.
-non preoccuparti Yamamori. Rispetterò sicuramente il nostro patto appena avrò finito con questo ragazzino invadente.- lo fissò rabbioso.
-senta..- si grattò la nuca, Soma, in un'espressione impertinente -..non è piacevole quando vieni a sapere che la tua ragazza andrà ad un incontro arranggiato, non crede?-
Azami era allibito e Erina non riuscì a trattenere un sorrisino delizioso.
-chi sei tu, moccioso, per pensare di rivolgerti in maniera tanto impertinente ad un Nakiri?-
-mi chiamo Soma Yukihira o se preferisce.. Saiba Soma.- gli offrì la mano, che chiaramente fu evitata come la peste.
Al cognome Saiba, Azami sussultò scioccato.
-sei il figlio di Joichiro Saiba.- constatò aspro, poco dopo.
-conosce mio padre?-
-lo conosco: andavamo entrambi all'accademia Tootsuki. Io l'ho sempre visto come un rivale e lo ammiravo, nello stesso tempo lo odiavo perché gli riusciva tutto facile ed era sempre un passo avanti a me e anche ora quello che provo per lui non è cambiato. Non avrai mia figlia, dunque.-
Erina abbassò la testa amareggiata.
-evidentemente, sig.Nakiri, non sono stato abbastanza chiaro con lei: non voglio che Erina incontri altri ragazzi e soprattutto che sia vincolata ad un uomo che non ama.-
L'espressione disinvolta, determinata e un “tantino” arrogante di Yukihira mise in difficoltà il portamento gelido di Azami e lo fece sentire inadeguato di fronte alle altre persone. Di conseguenza anche il sig.Yamamori si alzò dalla poltrona e lanciò un'occhiata infastidita al figlio:
-Kyo.. penso che qui abbiamo finito. Andiamocene.-
-aspetta Yamamori!- cercò di fermarlo Azami, disperato.
L'uomo lo fissò irritato:
-non sei affidabile, Azami. Io e mio figlio abbiamo chiuso per sempre i rapporti con i Nakiri.-
L'uomo tentò ancora di fermarlo, ma Yamamori non sembrava convincersi delle "buone" intenzioni del padre di Erina.
In poco tempo rimasero solo lui, Erina e suo padre a quel tavolo.

-me la pagherai moccioso!- esplose iracondo, -non avrai Erina. Lei sposerà il figlio di Yamamori, come stabilito, tu non potrai impedirlo.
Te e tuo padre siete proprio identici, entrambi una spina nel fianco. Non potrai vincere contro il potere Nakiri.-
Soma ghignò genuino. -non mi pare che il sig.Yamamori sia più d'accordo a trattare con lei, quindi lasci stare.-
-riuscirò a riconquistare la fiducia di Yamamori appena mi sarò liberato di te.- lo minacciò.
-non posso permetterglielo. Mi dispiace.- replicò lui tranquillo, -ho intenzione di sposare sua figlia in futuro.- annunciò con aria spaventosamente sincera.
Erina non credeva alle sue orecchie. Non riusciva a credere che Soma aveva detto che era intenzionato a sposarla in futuro e arrossì vistosamente, fin sopra la testa.
L'uomo scoppiò a ridere in una risata sarcastica e malvagia. -e come pensi di fare? Credi che te lo lascerò fare, Yukihira-kun?-
-non è questo quello che vuole la famiglia Nakiri? Un matrimonio sicuro?-
-non hai proprio capito nulla delle tradizioni Nakiri, allora.- constatò Azami sprezzante. -non è un matrimonio sicuro che vogliamo, è un unione d'affari che possa permettere alle nostre origini nobili di portare avanti la dinastia. Tu, come inutile campagnolo quale sei, non potrai mai portare ricchezza ai Nakiri.-
Lui abbassò la testa seccato da quelle parole:
-..e i sentimenti non contano?- sbottò incisivo. -è questo che non posso accettare.- proseguì:
-non è giusto che non si possa avere la padronanza della nostre vite e il diritto di scegliere cosa farne e quali obiettivi raggiungere, oppure stare con chi desideriamo. 
È questa mentalità conservatrice e piatta che non sopporto, soprattutto se anche la persona che amo è sotto quest'influenza sbagliata e ne subisce le ripercussioni.-
-Erina è sempre stata devota agli ideali della sua famiglia.-
-questo perché non le avete mai dato la possibilità di emanciparsi.- ribatté lui infastidito. -ha sempre fatto tutto quello che la sua famiglia voleva per cercare di essere accettata da essa, ma adesso non sarà più così e sicuramente troverò il modo di stare con lei e farvi capire quanto è sbagliato il vostro modo di pensare.-
-va bene, marmocchio irritante, visto quanto sei ottuso e così ostinato ci sfideremo in uno shokugeki!- dichiarò l'uomo, fissandolo ostile:
-se vinco io lascerai stare Erina per sempre, chiudendo completamente i contatti con lei. Se sarei tu a farlo, invece, allora lei potrà fare quello che vuole.-
Soma si aprì in un espressione emozionata e infuocata, decisa:
-stavo per proporle esattamente la stessa cosa.- confessò sogghignando.
Sentì a malapena Erina bloccarlo nell'intento di impedirgli di fare una pazzia, ma lui le sorrise rassicurante e lei non poté che avere fiducia in lui.
Se non accettava, tra l'altro, non ci sarebbe stato niente da fare per la loro relazione. -accetto lo shokugeki sig.Nakiri.-
Avrebbe vinto a tutti i costi. Pur di salvarla da quell'atroce destino avrebbe sacrificato tutto. Lui amava tantissimo Nakiri.
Neanche un shokugeki poteva imperdirgli di raggiungere il suo obiettivo, anzi.. proprio perché era così convinto e travolto dai sentmenti per lei non c'era verso che perdesse contro un uomo che l'amore non sapeva nemmeno cos'era.
Qualsiasi piatto avessero deciso di fare avrebbe sconvolto e meravigliato qualsiasi assaggiatore perché per nulla al mondo avrebbe rinunciato a lei.
Lo shokugeki era la loro unica possibilità, ma di fatto era anche una speranza: se avesse vinto non avrebbe solo salvato la loro relazione, anche Erina stessa.
-affare fatto, dunque.- ribadì l'uomo, soddisfatto.
-a quando lo shokugeki?- domandò Soma.
-prima si fa meglio è.- affermò il sig.Nakiri, -domani stesso direi.-
Erina sobbalzò: troppo presto. Era davvero troppo presto. Era terrorizzata.
Soma la vide in difficoltà e le mise una mano sulla spalla per tranquillizzarla.
-d'accordo. Vada per domani.- acconsentì dopo.

Ci fu un attimo di pausa in cui le guardie del corpo di Erina si portarono attorno alla ragazza vedendo che Azami si stava avvicinando più del dovuto a lei.
-cala le guardie Erina.- ordinò l'uomo piatto, -per oggi vado.-
Lanciò un'ultima occhiata falsamente affettuosa alla figlia e una penetrante a lui.
-ci vediamo domani, Yukihira-kun, a 12.00 in punto nel salone della Tootsuki.-
-non perderò sig.Nakiri.- precisò eccitato, Soma.

Detto questo, rimasero soli lui e Nakiri.
Lei non aveva detto una parola, quando si alzò dalla sedia è ordinò alle guardie:
-lasciatemi sola con Yukihira, mio padre non tornerà fino a domani.-
Gli uomini annuirono e si allontanarono.
Lui e Erina scesero le scale che portavano alla terrazza, in silenzio, quando ad un tratto lei lo fermò per la manica della maglietta trascinandolo in uno sgabuzzino a caso rimasto aperto per sbaglio. La porta si chiuse e rimasero al buio.
Era abbastanza grande per essere un ripostiglio delle attrezzature per pulire la Hall e le scale in marmo.
Soma era stupito e non si aspettava un gesto simile.
-perché mi hai portato qui dentro? Vuoi fare una scappatella?- fece scherzoso.
-sta zitto, maniaco!- ribatté lei imbarazzata.
-solo.. mi vergognavo a fare questo in mezzo a tutti.- ammise timida, avvolgendo le braccia attorno al corpo di Yukihira per abbracciarlo stretto.
-sei venuto davvero, alla fine.- borbottò dopo.
-certo che l'ho fatto.- rispose lui con ovvietà, stringendola a sua volta portando il naso fra le sue ciocche bionde per inspirare il suo profumo.
-alla fine ti sei fidata davvero di me.- aggiunse con il volto tra i suoi capelli.
-non potevo fare altrimenti.- confessò lei, insicura.
-invece mi hai fatto capire che avevo ragione a pensare che non era quello che volevi.-
-l'avevi già capito, in ogni caso.- farfugliò impacciata.
Lui ridacchiò divertito e dopo averla tenuta stretta ancora qualche minuto disse:
-fuori c'è qualcuno che ti aspetta.- sorrise. -andiamo?-
Lei annuì e di soppiatto uscirono dallo sgabuzzino.
Fortunamente nessuno si accorse di niente e riuscirono ad arrivare dagli altri senza eventuali interruzioni.

Lei fu accolta a braccia aperte dal resto dei suoi amici e non riusciva a credere che fossero stati tutti preoccupati per lei perché non era abituata a quelle amichevoli attenzioni. Le guance si fecero teneramente rosate per l'emozione che provò nel vederli felici per lei. Quell'atmosfera calda e affettuosa le piaceva, doveva ammetterlo.
Anche Soma sembrava contento di vederla così inserita e finalmente non più distaccata e solitaria, o almeno.. non come lo era mesi fa.
Quell'atteggiamento altezzoso in qualche modo ce l'aveva sempre, ma Soma l'aveva trovato piacevole e grazioso fin dall'inizio.
I ragazzi chiesero loro com'era andata a finire e Soma, visto che Erina ancora non era in grado, inizò a raccontare i punti essenziali sotto gli occhi della ragazza.
-..comunque, dovrò fare uno shokugeki con il sig.Nakiri domani a 12.00.- terminò pacato.
Gli altri rimasero sbigottiti da quelle parole e per attimo non seppero cosa rispondere.
-non ce la farai Yukihira.- affermò per prima, Hisako.
Erina le lanciò un'occhiata di rimprovero, ma non parlò.
-stai tranquilla, Arato, Yukihira-kun ce la farà.- si unì Alice ottimista.
Anche Takumi portò una mano, gentile, dietro la schiena della sua ragazza e le sorrise:
-i sentimenti sinceri di Soma vinceranno contro il sig.Nakiri.-
-esatto.- alzò il pollice Yukihira, -non perderò di certo. Sono a un passo dalla vittoria.-
Sorrise dolcemente ad Erina e afferrò le sue dita, che lentamente lei strinse portando gli occhi a terra imbarazzata.
Ryou nascose un ghigno compiaciuto.
-siete proprio degli inesperti piccioncini.- commentò maliziosa Alice.
-cosa te lo fa credere, cuginetta?- cinguettò Erina, offesa. Soma ridacchiò divertito.
-perché arrossisci come una candida verginella.- ridacchiò provocatoria l'altra, stuzzicandola.
-Alice!- protestò oltraggiata Hisako. -sei senza pudore!-
-guarda che non è vero!- replicò Erina acida, -arrossirei in ogni caso. È una reazione naturale.- portò gli occhi altrove.
Alice ridacchiò ancora. -deduco che hai già sfruttato il mio completino sexy, quindi?-
A quel punto anche Soma si portò una mano dietro la nuca e arrossì pure lui.
Takumi si accorse di quella reazione e si meravigliò:
-è successo sul serio..?-
-direi che è meglio andare.- sviò il discorso Soma, divertito dalla conversazione imbarazzante in cui erano entrati.
Takumi lo rincorse e lo fermò per la spalla costringendolo a voltarsi:
-maledetto traditore! Non mi avevi detto niente!-
Soma scoppiò a ridere per la sua eccessiva reazione:
-non ne ho avuto il tempo e poi perché dovrei farlo?-
-voglio sapere. Non ho esperienza.- spiegò Aldini, vergognoso. -sai.. con Hisako..-
Intanto il gruppo di ragazze si era allontanato, sconvolte dalla discussione.
-..magari un'altra volta, Takumi.- gli fece una pacca sulla spalla, interrompendo quello che stava per dirgli. -promesso.- ripeté.
-ho capito, sei tutto per Nakiri stasera.-
Soma non rispose e sorrise solare: avrebbe vinto quello shokugeki, ma stasera voleva davvero stare con Nakiri.
Era arrivato alla moto. -mi ero completamente dimenticato di aver noleggiato uno scouter.- ridacchiò fra sé e sé.
-noi torniamo in limousine.- annunciò Alice, -tu con chi vuoi andare, cuginetta?-
Erina esitò un po' prima di rispondere e lui decise per lei:
-accompagno Erina con lo scouter. Sei d'accordo?- la guardò sorridendo.

Quando furono rimasti soli, lei parlò:
-come fai ad essere così naturale e tranquillo con loro? A te non sembra cambiato niente.-
-beh, perché per me è naturale avere questo atteggiamento disinvolto con la mia ragazza.- rispose lui allegro, -in fondo abbiamo abbastanza confidenza.-
-sei davvero assurdo, Yukihira.-
-che fai, dunque, sali?- le strizzò l'occhiolino, ignorando le sue perplessità.
-sei sicuro di saper guidare uno scouter?- chiese lei insicura.
-sicuro. L'ho guidato molto dopo aver preso il patentino.-
Lei sospirò e salì dietro di lui. -è la prima volta che salgo sopra uno scouter.-
Lui ridacchiò. -pensavo che, con tutto quello che la tua famiglia possiede, per te non fosse una novità.-
-guarda che non è che abbia poi tante esperienze al di fuori delle ville di mio nonno.
Sono sempre stata protetta e seguita dalle guardie, scortata dagli autisti etc etc..-


 
 
****


-va bene. Ti credo.-
Cercò le sue mani e le suggerì prendendole e portandole attorno ai suoi fianchi:
-dovresti arreggerti alla mia schiena, Erina.- la invitò gentile.
-non sono una bambina. L'avevo capito.-
La stava chiamando per nome e pian piano si stava abituando anche a quella confidenza.
Lui sorrise e lei avvolse le braccia attorno ai suoi fianchi, come lui le aveva spiegato, stringendolo.
Essere di nuovo a stretto contatto fu piacevole per ambedue e Erina non poteva immaginare che andare in motorino fosse tanto apprezzabile.
Probabilmente era perché stava abbracciando Soma e rilassata appoggiò la fronte dietro la sua schiena lasciando che il vento creato dallo sfrecciare dello scouter le scuotesse i capelli che sembravano circondare il corpo del ragazzo da quanto erano lunghi, anche se in parte coperti dal casco. Le era davvero mancato.

Dopo aver riportato lo scouter dove Soma l'aveva noleggiato, davanti c'era una delle macchine di suo nonno ad aspettarli, sicuramente mandata da Alice per prenderli.
Nel breve tragitto furono accompagnati davanti alla Tootsuki e lei ringraziò l'autista.
Davanti all'immenso cancello sapeva che si sarebbero divisi per andare ognuno nelle proprie camere: lei nel dormitorio di lusso e lui al dormitorio stella.
Se doveva essere sincera con se stessa, non aveva molta voglia di dormire lontano da lui.
Magari sarebbe passata per depravata, ma gli era mancato troppo per rinunciarci nuovamente.
Forse doveva cominciare ad essere più sciolta anche lei; in fondo, proprio come lui le aveva fatto notare, erano già andati a letto insieme e avevano una discreta confidenza in quel senso. Sicuramente Yukihira era il ragazzo con cui aveva più confidenza e questo non poteva negarlo.
Non aveva idea di come comportarsi da fidanzata, ma forse era più facile di quello che pensava e doveva seguire l'istinto come lui già faceva nei suoi confronti.
Perché farsi problemi?

-Yukihira..- quindi iniziò timida, gli occhi rivolti alle scarpe che indossava.
-dimmi Nakiri.- la incoraggiò lui, guardandola teneramente.
-beh, ecco..- si vergognava, ma doveva farcela perché era quello che voleva. -..posso dormire con te al dormitorio stella, stanotte?- concluse in un flebile sussurro.
Lui le fece una carezza lungo il braccio minuto, delicata, fino a raggiungere le dita delle sue mani e sfiorarle con leggerezza.
-certo che puoi.-
A lei si illuminò il viso per la risposta positiva.
-ovviamente se non ti disturba che non saremo soli nel dormitorio.- soggiunse lui ilare.
-non importa.- finalmente alzò gli occhi verso Yukihira e abbozzò un sorriso.
-comunque in camera saremo soli.- puntualizzò quest'ultimo, ridacchiando.
Lei diventò paonazza. -non importa comunque. Non sarebbe la prima volta.-
-sono contento che stai provando a lasciarti andare, Nakiri.- sorrise lui arrossendo un po'.
Lei tacque e senza lasciare le dita di Soma lo seguì nella direzione del dormitorio Stella.

Ebbe subito il permesso per restare, sia dalla proprietaria che dagli amici di Soma_sebbene quest'ultimi la fissavano curiosi e dubbiosi_.
L'unico che ebbe il coraggio di farsi avanti, visto che già ci parlava un po' perché faceva parte degli Elite 10 come lei, fu Isshiki che le sorrise accogliente:
-è un piacere averti qui, Nakiri. Bentornato Soma.- a quest'ultimo strizzò l'occhiolino.
Todokoro Megumi, invece, si nascose dietro una colonna del dormitorio e arrossì un pochino quando Soma la salutò affettuosamente.
Non negò che quella reazione la disturbò abbastanza. Non poteva essere gelosa, in ogni caso, non era fine e aveva anche una sua dignità e un orgoglio_benché ultimamente quest'ultima caratteristica vacilasse_. Tuttavia, quella tortura finì appena Soma la trascinò nella sua stanza con l'intenzione di mostrargliela.
-accomodati pure.- le offrì felice. -stai tranquilla, sono persone apposto. Se le conoscessi meglio ti troveresti bene.- la rassicurò.

Erina pensò a tutto quello che era successo e a quanto Soma aveva fatto per lei, si sentì in colpa per non averlo nemmeno ringraziato.
Anche se dei semplici ringraziamenti non sarebbero mai bastati, anzi, per ripagare tutto quello che lui aveva fatto per lei ci avrebbe messo anni e la battaglia non era ancora finita. Doveva dirglielo e soprattutto doveva iniziare a chiamarlo per nome anche lei, così tentò:
-Soma..- lo chiamò flebile e impacciata, lui sembrò stupito di sentirsi chiamare per nome e decise di giocarci un po':
-mi hai chiamato per nome davvero? non me lo sono immaginato?-
Il suo tono di voce era felice. Sembrava davvero contento di essere stato chiamato per nome, ma quello stupore era irritante:
-smettila, idiota! Certo che è vero!- sbottò imbarazzata, infatti.
-stavo solo scherzando, Nakiri. Mi fa piacere, sai?- sorrise sbarazzino, avvicinandosi a lei per chinarsi e lasciarle un bacio leggero sulle labbra.
-sei uno stupido, lo sai?- gli tirò un pugno per spingerlo via. -non dovevi rischiare così tanto. Nonostante tutti i miei avvertimenti, hai comunque voluto fare di testa tua.-
Lui sospirò arreso. -mi aspettavo questo rimprovero da parte tua e in realtà stavo iniziando a preoccuparmi perché non lo facevi, ma non potevo rinunciare a te.-
Lei arrossì ancora e continuò tristemente:
-è stata una follia accettare lo shokugeki con mio padre per proteggermi. Non sarà facile, sai? Se perdi sarà finita per sempre tra noi.-
Lui le fece un tenero buffetto sulla guancia per farsi guardare negli occhi e in seguito le prese il viso tra le mani:
-non perderò contro di lui.- dichiarò fiducioso.
-non puoi averne la certezza.- replicò lei, ancora. -ma ti ringrazio davvero.-
-ce l'ho perché credo nei sentimenti che provo per te, Erina.- ribadì lui sicuro, -e bastano questi a definire il risultato dello Shokugeki.
Qualsiasi piatto mi sarà chiesto di preparare mi porterà alla vittoria perché ci metterò tutta la passione del mondo per farlo.-
-tu sei incredibile, Yukihira.- lo fissò languida, affondando le mani nei suoi ciuffi rossi. -..e odio con tutto il cuore questa tua sprezzante sicurezza.-
-questo è complimento fatto al contrario, giusto?- ridacchiò lui, sicuro della risposta.
Lei pure fece un risolino grazioso. -può essere.-
Spontaneamente lui l'abbracciò più forte che poteva.
-credi in me ancora una volta, Nakiri.- bisbigliò vicino al suo orecchio, per passare a lasciarle un morsettino sull'obulo che le strappò un gemito.
Lei salì con le sue labbra verso la sua guancia e le posò delicatemente su di essa.
Si staccò leggermente, poco dopo, gli rivolse un sorriso il cui messaggio di tacita risposta alle sue parole era “lo farò”.
Si portò in piedi, arrivando più o meno all'altezza di Soma alzandosi sulle punte, affondò nuovamente le mani tra i suoi ciuffi scarlatti fissandolo dritto negli occhi ambra in uno scambio di sguardi assai intenso e passionale da ambedue le parti.
Lui avvolse le mani attorno alla vita snella di Erina, in modo da sorreggerla, e la portò contro il petto per unirsi infine in un bacio travolgente attraverso un gioco di lingue intuitivo e complice. Erina si fece titubante, realizzando che presto sarebbero nuovamente finiti a letto insieme perché il desiderio li stava logorando dopo dei semplici baci e a seguito dei diversi giorni di astinenza era tornato ad essere imbarazzante il pensiero.
Portò gli occhi di lato, indecisa, e Soma scese sul suo collo veggiandolo in tutti i modi possibili ricevendo messaggi di apprezzamento da parte sua.
-non siamo soli, Yukihira.- provò lei tesa e imbarazzata, mentre lui continuava a baciarla dappertutto.
-non ci sentiranno. Le camere non sono tanto vicine.-
Allora fu lei a prendere l'inziativa e spinse Soma sul suo letto salendo sopra di lui. -va bene, allora.- accettò vergognosa.
Lui la strinse per la schiena e iniziò a baciare, leccare, assaggiare clavicola, petto, collo da sotto di lei.. tutto.
Le accarezzò i capelli con dolcezza spostandoli all'occorrenza per scoprire gli strati di pelle coperti dalla loro consistente massa e con ogni gesto le faceva capire quanto le era mancata perché erano movimenti lenti, delicati, come se volesse solo gustarsi il momento più che poteva.
C'era davvero tanta passione nel tocco di Yukihira, ma non era un desiderio talmente voglioso da essere irresistibile, o almeno, lo era ma in maniera diversa: sembrava voler prolungare la lussuria dell'atto per sentire ogni passaggio al massimo, senza fretta; la faceva sentire davvero amata, ambita, eppure allo stesso tempo percepiva attraverso il suo tatto quanto aveva desiderato tornare a quel contatto. A volerla sentire fisicamente presente vicino a lui, in tutti i sensi possibili.
Amava letteralmente come si stava svolgendo quell'amplesso e di conseguenza anche lei si fece trascinare da quelle allettanti carezze, seguendo con audacia il ritmo stabilito dai suoi movimenti aggraziati, dalla cura con cui gestiva il suo corpo. Solo dopo una buona ora di scambi carnali di ogni tipo, lei si ritrovò in reggiseno e lui in boxer.
Le manifestazioni naturali ad accompagnarlo.


 
****


Esatto.. era così che voleva godersi quel momento.
Erina gli era mancata talmente tanto in quanto aspetto fisico e non solo che aveva deciso di gestire il loro attimo d'amore con tutta calma, ascoltando ogni possibile manifestazione emozionale che toccarla con sensualità e lentezza gli trasmetteva.
Voleva imprimere ogni parte del suo corpo, assaggiare tutto di lei, godersi al massimo il loro nuovo incontro sessuale.
Aveva fretta di unirsi a lei, ma al contempo sentiva che prolungare i preliminari avrebbe reso quell'attimo ancora più bello ed eccitante ed infatti così sembrava essere e anche lei pareva apprezzare la profondità e la minuziosità variegata dei suoi gesti: carezzava i suoi capelli, inspirava il suo profumo affondando il viso tra le sue ciocche, le lasciava baci bollenti su ogni strato di pelle. Saliva lungo la sua schiena liscia e calda con ardore, andava verso le sue natiche. Dietro e davanti, sopra e sotto. Sul viso, sulle labbra, sul collo e soprattutto sui seni. Ogni più piccola cosa di lei sarebbe appartenuta a lui, poiché l'avevano lambita in un possessivo scambio di emozioni.
Stringeva la sua mano con la sua dopo aver ribaltato nuovamente le posizioni, ritrovandosi sopra di lei, la toccava nei punti più sensibili e anche le sue labbra, ogni parte della sua bocca, facevano lo stesso prezioso gioco delle sue mani. Avvertiva le sue manifestazioni ormali farsi insistenti e tutto quel loro sfiorarsi produrre un fuoco ardente all'interno dei loro corpi raddoppiando, appunto, solo il loro desiderio. Sentire anche gli apprezzamenti di Erina era piacevole, soddisfacente, perché aveva la certezza che le sensazioni fossero reciproche e lei era come sempre bellissima. Quando mai non lo era? fare l'amore con era paradisiaco.
Ciò che provava per Erina gli regalava sicurezza e lo rassicurava sempre di più che lo shokugeki di domani sarebbe finito in positivo e loro sarebbero stati felici.
Le sorrideva ogni tanto e tra un tocco e l'altro si ritrovarono nudi e finalmente i loro corpi erano di nuovo stretti in tutto e per tutto.
Le gambe di Erina avvinghiate dietro la sua schiena, il seno di lei e il suo petto si toccavano umidi, ogni parte di loro era a contatto. 
Il letto e le sue lenzuola completamente disfatte a causa del costante spostamento corporale.
Non c'erano parole per descrivere la bellezza di quel momento, di cui solo loro due erano partecipi e così doveva essere.
Passarano un'altra volta la notte insieme, stretti in un abbraccio mozzafiato e in una posizione di gradevole turbamento, che non si risparmiò di portarli all'estasi più pura.
Ovviamente non uscirono per cena, ma nessuno dei due se ne preoccupò davvero.
Soma non riusciva a spiegarsi il fortissimo sentimento provato per lei, o meglio.. sapeva cos'era ma per lui era davvero difficile descriverne le sensazioni.
Sicuramente lo portava a commettere follie, ma in fondo era una bellissima percezione.
Il coinvolgimento era reciproco e disarmante, ma lo faceva sentire bene e completo.

Quando lei si girò nella sua direzione a rapporto concluso, lui la trovò incantevole e le lasciò un bacio sulla fronte per poi poggiare la schiena sul materasso e guardare il soffitto, posando una mano tra i capelli leggermente bagnati. Lei si acquattò vicino a lui, sfiorando la sua spalla con i ciuffi e facendogli il solletico con essi.
-cos'era quello che è successo? Era diverso dal solito.- mugugnò imbarazzata, eppure incuriosita da come avevano fatto l'amore quella sera.
Lui sorrise. -chi lo sa.. non è stato male, vero?-
-l'hai fatto apposta Yukihira. Sei tu che hai guidato tutto.- replicò lei arrossendo.
Lui ridacchiò. -non sembra ci abbia disgustato, tutt'altro.-
-non ho detto questo..- bofonchiò vergognosa, tirando il lenzuolo sopra al suo seno.
-mi sei mancata, Nakiri, volevo solo far durare di più il momento. Volevo renderlo un nuovo inizio per noi, perché domani non perderò contro tuo padre.-
-sei incredibilmente insistente.- posò la testa sulla sua clavicola, affettuosa.
-già, so di esserlo. Che vuoi farci?- ghignò.
Poi rientrò nel discorso di prima:
-Comunque è stato bello.- ripeté guardandola. -sono compiaciuto dalle mie prestazioni.-
Lei gli tirò una gomitata. -smettila di fare il presuntuoso Yukihira! Sei insopportabile!-
Lui scoppiò a ridere ancora. -beh, in ogni caso, se tu non avessi seguito i miei movimenti probabilmente non ne sarebbe uscito qualcosa di così piacevole.-
Lei arrossì ancora per i complimenti. -la prossima volta decido io come fare.-
-sei tornata a predominare eh?- la punzecchiò lui, divertito.
-è ovvio, credi che sia così malleabile?-
-chiaramente non lo sei. Ma vai benissimo così, altrimenti sarebbe noioso.-
Lei si imbarazzò ancora e si portò sopra di lui da sotto il lenzuolo, salendo a cavalcioni sulle sue gambe virili, per poi chinare il corpo e unirsi in un bacio profondo e chimico, eccitante. Lui rispose subito con lo stesso trasporto. Fu lei ad interrompere il momento per schiaffeggiarlo un pochino:
-dormi Yukihira, domani hai uno shokugeki impegnativo e devi essere impeccabile.-
Lui sorrise ancora. -d'accordo Nakiri.-
La ributtò accanto a lui per lasciarle un altro bacio a fior di labbra. -vincerò di sicuro.-
Si staccò lei, guardandola con tenerezza. -notte.-
-notte Yukihira.-
Detto questo, si addormentarono quasi subito.




*************************************************************
Angolo autrice: ecco a voi il nuovo cap e penultimo. Ci ho messo un po' a scriverlo, ma volevo fosse perfetto perché ci tenevo moltissimo.
Ovviamente è tutto Sorina e anche il prossimo sarà così. La coppia principale in fondo sono loro ;D.
Come vi è parso? le scene Sorina sono state abbastanza esaustive? :P ovviamente, non è finita qui: Soma dovrà fare uno Shokugeki contro Azami. Sorpresi?
Come andrà a finire? ce la farà? spero di non essere andata OOC con i PG. Comunque, come avrete visto, il rapporto tra Soma ed Erina è diventato molto profondo e pieno di fiducia (un po' come vediamo nel manga ultimamente. Non sapete quanto sono felice dei nuovi sviluppi tra loro anche nel manga! alla fine sono davvero belli insieme <3).
Non vi aspettavate che facessi passare nuovamente la notte insieme ad Erina e Soma, chiaramente è meno dettagliato, ma dopo la loro riunione ci voleva.
Spero abbiate apprezzato e non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni! *-* vi risponderò ad esse appena posso, penso presto comunque.
Intanto ringrazio tutti quelli che me ne hanno lasciate una e continuano a seguirmi! grazie infinite. E ringrazio anche chi legge e chi ha messo la fanfic a seguite/preferite/ricordate.
Questo capitolo lo dedico a Suzy-chan <3, che mi ha lasciato un sacco di belle recensioni ultimamente! ti rispondo presto, tesoro, promesso! *___*

Grazie ancora di tutto e del vostro sostegno! *-* alla prossima! Un bacione grande, Erina91.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** My Sweet Chef ***


 
My Sweet Chef



La camera di Soma, in confronto alla sua al dormitorio d'Elite, era molto più raccolta ed intima.
Aveva uno spazio confort di cui facevano parte letto e divano; una piccola ala cucina che era così stretta da chiedersi come i movimenti culinari potevano risultari fluidi, ma evidentemente a lui bastava l'essenziale. Mentre il bagno privato era anch'esso di scarse dimensioni, tuttavia possedeva gran parte dell'occorrente utile.
Essendo abituata da tutta la vita a vivere nelle condizioni più agiate e comode che esistessero faceva fatica ad accettare quella semplicità, ma da una parte era anche piacevole poiché la faceva sentire più vicina al mondo di Soma.
Per esempio, lui non possedeva una vasca da bagno con l'idromassaggio ma una scontata doccia anche se larga rispetto al normale, eppure non era così spiacevole farla; anzi.. svegliarsi la mattina dopo una stupenda notte come quella che avevano trascorso e farsi una veloce doccia era in qualche modo interessante.
Si era svegliata prima di Yukihira, che ancora dormiva beato sotto le coperte, non era mai stata una grande “dormigliona” e raramente superava le 9.00 di mattina a letto.
Non gli aveva chiesto il permesso per fare una doccia, ma in fondo non era la prima volta che dormivano insieme e lei usava il suo bagno privato per lavarsi.
Si vergognava se ripensava a quanto la notte d'amore tra loro era durata, quanto si erano amati e vezzeggiati a vicenda, e soprattutto del suo non riuscire a smettere di sorridere per quello che era successo. Quasi quasi non avvertiva nemmeno lo scrosciare dell'acqua da quanto si sentiva ancora invasa dalle emozioni di quella notte. Sicuramente era stata la notte più bella, sebbene non fosse neanche la prima. Però entrambi avevano sentito che il coinvolgimento della notte scorsa era stato assai più passionale ed esplosivo, probabilmente perché aveva accettato i suoi sentimenti e seguito il suo cuore per la prima volta.
Dunque, il suo stato di benessere e leggerezza non era dettato solamente dalla notte appena passata, ma aveva anche radici psicolgiche di fondo: era in pace con se stessa.
L'indecisione dei mesi scorsi si era finalmente placata perché lei aveva fatto la sua scelta tra famiglia e amore, e aveva scelto quest'ultimo.
Aveva scelto Yukihira e si sentiva bene per quello. Nonostante i pensieri degli anni trascorsi con suo padre erano ancora presenti e “picchiavano” feroci, aveva ottenuto una vera gioia nella sua vita e questo soprattutto grazie all'esistenza di Yukihira. Lui l'aveva salvata comunque, anche se lo shokugeki con suo padre fosse finito con la vittoria di Azami. Yukihira le aveva fatto capire che era giusto scegliere come vivere la nostra vita e con chi per conto proprio. Sorrise ancora.
Meccanicamente chiuse la doccia e si avvolse attorno l'accappatoio color cioccolato (si era fatta portare la sua roba al dormitorio Stella dopo aver deciso dove dormire quella notte). Era imbarazzata all'idea di uscire dal bagno di Soma in accappatoio, perché mai si sarebbe immaginata di vivere un momento del genere.
Non se ne dovette preoccupare molto, poiché quando uscì dal bagno Soma aveva gli occhi ancora chiusi.
Le scappò un sorriso quando notò che nel frattempo si era mosso tra le lenzuola ed era rimasto senza esso a coprirlo.
Percorse il corpo nudo di Yukihira, dato che aveva solo indossato il boxer dopo fatto l'amore, e ogni desiderio si accese nuovamente in lei.
Scosse la testa vergognandosi da come si sentiva una maniaca.
Controvoglia diede la schiena a Yukihira e cercando di fare meno rumore possibile nello spostarsi nella stanza per paura di svegliarlo, si sciolse la crocchia arrangiata che si era fatta dopo essersi asciugata i capelli, facendo cascare le pesanti e profumate ciocche lungo il corpo.
Passò all'accappatoio e lentamente fece calare esso lungo le spalle nivee, pronta ad indossare uno dei vestiti che si era fatta portare al dormitorio.
-Erina.. è molto bello vederti fare lo spogliarello davanti ai miei occhi.-
Lei sussultò sorpresa dal suo tono scherzoso, non aspettandosi che Yukihira fosse sveglio visto che pochi minuti prima dormiva come un ghiro.
Si girò verso di lui, nuda, e lo vide voltato di fianco, con una mano a sorreggersi la guancia, e la stava contenplando mentre si toglieva l'accappatoio.
Lei a arrossì di botto. -da quanto sei sveglio, Soma-kun?-
Si stupì lei stessa di averlo chiamato per nome senza pensarci troppo.
Anche il volto di Yukihira si illuminò per l'emozione, sentendo il suo nome pronunciato dalle sue labbra.
-vedo che ti stai abituando a chiamarmi per nome.- sorrise infatti. -comunque.. sono sveglio più o meno da quando hai iniziato a far calare l'accappatoio.-
-potevi dirmelo, idiota!- esplose lei imbarazzata.
Lui scoppiò a ridere. -perché avrei dovuto? Mi piaceva e poi era troppo divertente il pensiero che tu non ti fosse accorta di nulla.- ghignò birichino.
-sei proprio scemo.- borbottò impacciata lei.
-come hai dormito?- cambiò discorso, lui.
-un po' scomodo il tuo letto rispetto al mio, ma direi abbastanza bene.- confessò timida, -e poi c'eri tu..- aggiunse sottovoce.
Lui sorrise. -mi fa piacere, perché anch'io ho dormito benissimo! Andrebbe ripetuto.-
-vacci piano con la fantasia, Yukihira, prima devi vincere lo Shokugeki con mio padre.-
-lo so. Lo farò, Erina.- la fissò serio. - adesso vieni qui!-
-cosa vuoi fare?-
-secondo te?- domandò sbarazzino.


 
****


Soma non riusciva a distogliere lo sguardo dal bellissimo corpo di Erina.
Fino a qualche mesi fa, mai si sarebbe immaginato di arrivare ad un livello di confidenza tale con lei, così tanto da vederla nuda in camera sua. Se ci pensava era incredibile.
Nemmeno riusciva a credere che lei fosse la sua ragazza: bella, intelligente, affascinante, fiscale al punto giusto e ovviamente incredibilmente brava in cucina.
In realtà era nel dormiviglia fin da quando aveva sentito aprire la porta del suo bagno e lei era apparsa in camera sua in accappatoio.
Il fruscio dei suoi movimenti, anche se pacati, lo avevano distolto del tutto dal sonno e quando gli aveva dato le spalle era rimasto incantato e silenzioso ad osservarla mentre faceva calare sensualmente_o almeno a lui così parse_ l'accappatoio, scoprendo la sua pelle liscia e profumata e facendo cascare la sua massa di capelli in un gesto involontariamente ammaliante e seduttivo. Era stupenda. Era bellissima.
In poco tempo, i bellissimi momenti della notte trascorsa tornerano a fare capolino nella sua testa accendendogli la voglia di lei. Il desiderio folle di toccarla.
Si sedette sul materasso, la fissò penetrante, portò una mano avanti per invitarla a venire verso di lui.
Erina inizialmente sgranò gli occhi, poi, quasi incosciamente e dopo aver idossato un paio di slip, si avvicinò a lui e infilò tra le sue ginocchia e le sue gambe solide, esattamente nello spazio aperto. Lui avvolse le mani attorno alla sua vita, in basso, e affondò il volto nel suo ventre e vicino all'ombelico, ispirando il suo profumo alle violette. Era così snella, la sua pelle era talmente liscia e morbida da creargli dei brividi mentre l'accarezzeva e la assaggiava, e aveva un buon profumo.
Aveva avuto paura di perderla con tutto quello che avevano passato e quanto aveva rischiato per riuscire a raggiungerla. Ce l'aveva fatta ad evitare che si sposasse con un uomo che non voleva, ma era stata dura anche per lui mantenere la lucidità per ragionare e non farsi sopraffare dal terrore di non vederla, poterla sfiorare più.
Aveva un ottimo autocontrollo delle sue azioni, ma pure lui era umano ed era stato sempre teso, agitato, nervoso in tutti quei giorni da quando erano tornati a scuola e non l'aveva vista e special modo quando non aveva sua notizie. Al momento che l'aveva trovata, in quel hotel, si era sentito sollevato e tutta l'angoscia che l'aveva travolto nei giorni scorsi si era lentamente sciolta e solo ora_proprio mentre lei era lì_tutti i sentimenti che aveva trattenuto, il terrore provato, stavano uscendo fuori perché si era un attimo rilassato. Non riusciva nemmeno lui a capire cosa sentiva, ma era talmente felice di vederla in camera sua, rincuorato dal poterla baciare e stringere ancora, che quasi gli veniva voglia di piangere. Sapeva che doveva vincere quello Shokugeki per poter essere veramente libero di stare con lei.
Se doveva essere sincero, però, la leggera preoccupazione che sentiva in quel momento per lo scontro di quel giorno non era niente in confronto a quella che aveva provato nei giorni passato. Lei adesso era lì, aveva scelto lui in ogni caso, ed era proprio questo pensiero a tranquillizzarlo.
Sentiva davvero il bisogno di dirle quanto era stato male, perché aveva nascosto fin troppo le sue emozioni.
Lei portò le mani tra i suoi ciuffi e iniziò a scombinarglieli come faceva sempre.
Lui raccolse un respiro prondo e la strinse più forte che poteva:
-non ci credo che sei qui, Erina.- fiatò appunto, -eppure riesco a toccarti.-
Lei sembrò colpita da quelle parole. -cosa ti prende all'improvviso?-
-sono stato male in quei giorni che eravamo separati tornati a scuola e tutte le volte che mi respingevi a causa della tua famiglia. È stato difficile anche per me non farsi sopraffare dall'angoscia. Se l'avessi fatto non sarei riuscito a salvarti e così mi sono imposto di andare avanti, combattere, mettere da parte il terrore che avevo di perderti.- cominciò, -ora che sei qui, che posso stringerti, che sei la mia ragazza.. tutto ciò che ho provato in quei momenti sta riemergendo. Anch'io sono umano, sono determinato, è vero, ma quello che provo per te.. cavolo Nakiri, sono così sollevato!- esclamò, abbassando gli occhi a terra. -ho avuto paura. Se non fosse andata come speravo, l'avrei rimpianto per sempre.- continuò. -so che oggi dovrò fare quello Shokugeki con tua padre, ma credimi se ti dico che la preoccupazione che sento adesso non è niente in confronto a quella provata nei giorni scorsi. Ho anche pensato che non ce l'avrei fatta a salvarti, in alcuni momenti, è stata dura anche per me. Molto.- concluse guardandola dritta negli occhi: erano lucidi, sembravano davvero tristi per quello che lui le aveva appena confessato.
In alcuni attimi sembrava voler dire qualcosa, ma richiudeva subito la bocca distogliendo lo sguardo.
-perché mi hai voluto dire come ti sei sentito?- infine chiese.
Lui le afferrò la mano, la portò più vicina a sé.
-non voglio che pensi che sono perfetto o così emotivamente freddo, oppure troppo forte.
Ci tenevo a farti capire che non è stato facile perché sono stato male quanto te. Volevo che tu lo sapessi.- sorrise dolcemente.
Lei portò gli occhi a terra. -credevi che non me ne fossi accorta? Ho osservato i tuoi occhi tutte le volte che ti respingevo: erano davvero feriti e sofferenti.
Ammetto che mi sorprendevo ogni volta che mostravi la tua determinazione, perché mi chiedevo come facessi ad essere tanto forte, ma non ho mai pensato che tu fossi emotivamente freddo. Mi hai sempre mostrato, a parole e a gesti non importa, quanto tenevi a me.
So di averti fatto stare davvero male; quindi, non sono tipo di dirlo, però.. mi dispiace per quello che ti ho fatto passare.-
Lui sorrise comprensivo: le era grato per lo sforzo che aveva fatto per scusarsi. 
-lo so, Nakiri. L'importante è che tu sia qui adesso.-
Lei arrossì e timidamente prese l'iniziativa raggiungendo le sue labbra per baciarlo.
Il tocco fu delicato, tenero, eppure capace di scatenere in lui sensazioni potenti.
Iniziò a carezzarle braccia e gambe, in maniera così delicata da sembrare che fosse una piuma a farlo.
Da seduto dal letto, leccò e baciò il suo petto, le spalle, il suo ventre e poi tornò verso le sue labbra fini per unirsi in un bacio passionale e travolgente, in cui ogni parte delle sue labbra_anche all'interno_ era gustato dalle sua bocca, morsicchiato dai suoi denti, assaporato nelle sue morbizza e audacia.
Quando si staccarono controvoglia, Erina lanciò un'occhiata all'orologio che puntava le 10.00.
-dobbiamo sbrigarci, tra un paio di ore dobbiamo essere nel salone.-
Lui vide che si era fatta nervosa e mentre la osservò raggiungere la sedia dove vi era il vestito che avrebbe indossato, si alzò dal letto e l'abbracciò da dietro per rassicurarla:
-non roderti l'anima perché sei preoccupata che lo Shokugeki vada male..- iniziò portando le labbra verso il suo orecchio -..non ho intenzione di perdere. Fidati.- le sussurrò.
-me l'hai già detto, Yukihira. Con le tue carezze non mi aiuti, mi fai solo avere più paura e desiderarti di più.- ammise paonazza.
Lui ridacchiò arrossendo visibilmente:
-non mi perderai.- affermò, -vorrei stare ancora un po' qui, ma dobbiamo vestirci.-
Detto questo le scoccò un bacio leggero sulla guancia e andò in bagno per farsi una rapida doccia.
-se vuoi aspettarmi fuori, fa pure.- la invitò da dentro il bagno.



 
****


Erina sospirò e cercò di mettere da parte l'agitazione. Aveva fame, così decise di aspettare Soma fuori per fare una veloce colazione.
Non era abituata a passeggiare per i corridoi del dormitorio Stella che rispetto alle sue stanze era davvero poco raffinato e più vecchio.
Ripensò a tutto quello che lui gli aveva detto per farle capire come si era sentito e, anche se l'aveva immaginato e se n'era accorta, era comunque doloroso sapere apertamente quanto lui era stato male per lei. In fondo non avrebbe mai smesso di sentirsi in colpa; tuttavia, aveva ragione lui, ormai era acqua passata e finalmente lei aveva fatto la scelta più giusta della sua vita. Doveva fidarsi delle capacità di Soma.
Doveva credere che avrebbe vinto lo Shokugeki. Alla fine lui non l'aveva mai delusa. Tutto ciò che diceva/voleva lo otteneva.
Sì.. doveva stare tranquilla e camminare a testa alta, Soma avrebbe vinto.
Nel frattempo che cercava di convincersi che sarebbe andato tutto bene, si scontrò con Isshiki realizzando troppo tardi che il corridoio che aveva appena percorso e la parte da cui stava venendo portavano solamente alla camera di Yukihira e avvampò collegando che l'amico del suo ragazzo avrebbe subito intuito qualcosa, sveglio com'era; difatti, appena la vide, spalancò gli occhi colpito.
-pensavo che avresti dormito nella camera vuota che ti aveva dato Fumio. Siete già arrivati al punto di convivere?- ghignò.
Lei lo fulminò seccata, arrossendo. -non credo siano fatti che ti riguardano dove dormo.-
Lui scoppiò a ridere divertito. -allora chiederò spiegazioni a Yukihira-kun.-
-provaci e sei morto, Isshiki!- sbottò irritata.
-stavo scherzando, Nakiri.- la rassicurò sorridendo. -sono contento per voi, in realtà.-
Dopo quelle parole si calmò e tirò un sospiro di sollievo.
-ci vediamo, Isshiki-kun.- fece sbrigatica.
-se cerchi qualcosa da mangiare basta che vai nella cucina principale.- le urlò lui.
Lei non gli rispose e seguì le sue indicazioni.

Adocchiò Megumi Todokoro correrle in contro un'ora dopo, con le guance rosata a causa dello sforzo.
-Erina-sama.. c'è Arato-san che la cerca nella hall del dormitorio.-
Non era sorpresa di sapere che era lì, Hisako si preoccupava sempre per lei e sicuramente voleva sapere come si era trovata al dormitorio Stella e soprattutto come si sentiva ora che mancava poco allo shokugeki tra Yukihira e suo padre.

La raggiunse e la sua amica le sorrise premurosa:
-Erina.. tutto apposto? Volevo passare per sapere come stavi.-
-è proprio da te, Hisako.- abbozzò un sorriso.
-come hai dormito? So che c'era una camera disponibile solo per te.-
Sinceramente avrebbe preferito non affrontare quell'argomento dato che l'aveva già fatto con Isshiki poco fa ed era stato abbastanza imbarazzante.
Hisako si fece perplessa vedendo che lei non le rispondeva.
-non ho dormito in quella stanza.- confessò impacciata, optando per la verità.
La sua amica assottigliò gli occhi scioccata e cercò di formulare una domanda in maniera alquanto goffa.
-certo che ci date dentro per essere appena agli inizi.- andò a fuoco.
Anche Erina arrossì vistosamente. -odio queste tue affermazioni, Hisako.- borbottò.
-pure a Hokkaido..?- insisté ancora, Arato.
-smettila con certe domande!- tuonò imbarazzata. -tutti i giorni dopo il 31.- bisbigliò.
Calò un silenzio tombale e teso tra le due ragazze.
-siete scandalosi.- boccheggiò Hisako, cercando di trattenere una risata.
-ok! Adesso basta! Chiudiamo qui il discorso, Hisako!-
Alla fine lei scoppiò a ridere comunque.
-è bello vederti così rilassata, Erina. Tutto sommato credo che sia merito di Yukihira.
Sono sicura che avrà molta cura di te.- commentò, al termine della spassosa risata.
-lo penso anch'io.- disse lei arrossendo, -devo credere nelle capacità di Yukihira.
Non ho idea come finirà con mio padre, ma devo fidarmi di lui.-
-sì, devi fidarti di Yukihira-kun.- sostenne l'altra, -nemmeno io so come andrà, ma sono convinta che i suoi sentimenti per te lo aiuteranno a vincere lo Shokugeki.
Takumi ha ragione e anche Alice. Andrà bene.-
Erina annuì decisa.
-forza Hisako! Avviamoci agli spalti.-



 
****


Il salone dove si sarebbe svolto lo Shokugeki era affollato, tantissima gente aveva saputo che ci sarebbe stato uno scontro tra lui e il padre di Erina, e interessati erano venuti per assistere ad esso. Il padre di Erina era molto conosciuto e anche Soma lo era, dato che da quando si era iscritto alla Tootsuki si era fatto notare per la sua stramba cucina e soprattutto molti sapevano attraverso i giornali rosa che tra lui ed Erina c'era del tenero.
Avrebbe preferito che la gente restasse all'oscuro della loro relazione, ma purtroppo Nakiri era troppo famosa e troppo conosciuta per non fare scalpore come notizia.
Si sentiva abbastanza agitato, poiché c'era in gioco il suo rapporto con Erina e se avesse perso sarebbe stata la fine; tuttavia si era convinto di nascondere le incertezze perché altrimenti sarebbe finita davvero male. Fortunatamente quella mattina stessa si era sfogato con lei e un po' della tensione accumulata in tutti quei mesi era scesa.
Adesso doveva semplicemente concentrarsi nello shokugeki e vincere. Avrebbe dato il massimo.
Avvertiva gli occhi addosso delle persone, degli studenti e non solo dagli spalti e sapeva che Azami era a pochi passi da lui e lo stava controllando.
Sentiva le sue iridi minacciose trapassarlo e per quanto fossero fastidiose doveva trovare la forza di ignorarle.
Lui e Erina si guardavano dal lontano. Lui dal basso, lei dell'alto. Intuì che era tesa dal suo stuzzicarsi i pollici e dal volto pallido.
Lo guardava agitata, le parlava con gli occhi, ma da una parte aveva anche una luce speranzosa.
Stava cercando di fidarsi di lui e questo lo rilassò molto, perché lo aveva già fatto anche il giorno prima.
Alla fine credeva in lui e questo gli bastava per dare il meglio di sé.
Accennò un sorriso verso di lei, in maniera da tranquillizzarla, e lei sembrò capire il messaggio e fissarlo decisa.
Avrebbe vinto ad ogni costo.
Ad un tratto entrarono nel salone i giudici, seguiti dal preside.
I giudici sarebbero stati cinque, ma stranamente la quinta poltrona era vuota. Il motivo per cui lo era fu spiegato dopo da Senzaemon:
-purtroppo il quinto giudice ha avuto un problema e non potrà essere presente, ci serve un sostituto. Noi del consiglio abbiamo deciso di deciderlo sul momento.-
Azami era piuttosto infastidito da quel contrattempo, ma poco dopo sembrò avere un'illuminazione e lanciò un'occhiata pungente verso gli spalti; non fu difficile immaginare chi guardò: Erina. Soma la vide tremare e distogliere lo sguardo.
Per caso voleva far giudicare Erina?
Era proprio un sadico senza cuore: a quel pensiero, non riuscì a trattenere un'espressione rabbiosa e le sue supposizioni furuno confermate poco dopo quando l'uomo parlò:
-vorrei tanto che fosse mia figlia Erina a giudicare.- nascose un ghigno malefico.
Anche Senzaemon sembrava essersi scaldato davanti a quelle parole, ma purtroppo non poteva pronunciarsi perché avrebbe messo a rischio la sua posizione.

In cima, sugli spalti, Erina di fronte a quella richiesta non sapeva cosa rispondere.
Accanto aveva Hisako che le mise una mano sopra la spalla cercando di fornirle sostegno.
Si trovava in mezzo a Hisako e Isshiki, quest'ultimo la fissò pensieroso e le disse:
-Nakiri.. se non te la senti troveremo sicuramente qualcun altro.-
-non sarà facile convincere suo padre.- intervenne Hisako.
-se non ci fossero alternative lo farò.- decise infine, lei.
-nessuno ti può costringere a farlo.- si unì Alice, a pochi passi dalle loro sedie.
-il giudice deve essere per forza imparziale, è fondamentale, tu sei troppo coinvolta.- continuò Isshiki. -finiresti per dare un voto in base a ciò che vuoi.-
-lo so. So quale sono le regole degli Shokugeki.- asserì dura, Erina.

-allora cara figlia, accetti?- insisté suo padre, dal centro del salone.
Erina stava per rispondere di sì, ma si intromise Eleonore prima che lo facesse:
-lo faccio io, Azami. Giudicherò io.-
Anche Alice si sorprese dell'intervento di sua madre ed Erina, per la prima volta, si ritrovò grata a sua zia.
Chissà perché l'aveva fatto?
L'uomo inizialmente fu seccato dall'intromissione della sorella, però prima che ribattesse la voce profonda di Senzaemon Nakiri percorse tutto il salone:
-se sarà Eleonore va bene, no Azami? È un ottimo giudice.-
Erina sgranò gli occhi meravigliata.
Com'era possibile che addirittura due membri Nakiri fossero venuti in suo soccorso?
Soprattutto non si aspettava l'intervento di suo nonno.
Comunque, da una parte aveva sempre pensato che lui la proteggesse di nascosto.
Non riusciva a credere che la situazione della sua famiglia si stava trasformando.
Forse sarebbe davvero cambiato qualcosa nelle regole?
-d'accordo allora.- stabilì infine Azami, piatto.
Eleonore scese dagli spalti e prese il posto del giudice assente.

Erina cercò il volto di Soma e i due si guardarono ancora una volta.
Lui le strizzò l'occhiolino per rassicurarla e in seguito il preside prese di nuovo parola:
-il piatto scelto per questo Shokugeki sarà il ramen.-

 
****

Ramen eh? Rifletté Soma. si aspettava che il piatto da preparare sarebbe stato qualcosa di più sofisticato e invece era un semplice ramen.
Certo.. doveva trovare la maniera di renderlo elegante lo stesso, ma avrebbe cucinato qualcosa di assolutamente sensazionale che avrebbe stupito il pubblico.
Avrebbe infilato in quel piatto tutto l'amore provato per Erina, aggiungendo come al solito un suo tocco personale.
Si trascinò verso la sua postazione sistemando tutto l'occorrente e scegliendo gli ingredienti per cucinare.
Lui e Azami si lanciarono un'occhiata di sfida. Senzaemon diede loro il via per cominciare a cucinare.

Erina lo guardava scegliere gli ingredienti, aggiungerli alla pentola sicuro e preciso. Maneggiare l'attrezzatura con agilità e decisione.
Sapeva perfettamente quello che faceva e quanto importante fosse che vincesse quello Shokugeki, eppure non smetteva di sorridere mentre cucinava.
Amava farlo ed era dannatamente bello quando era all'opera.
Ormai l'aveva visto tante altre volte farlo, ma quel giorno pareva ancora più eccitato.
Più seguiva i suoi gesti, più si convinceva che la vittoria sarebbe stata sua.

Passò un'ora prima che i piatti di suo padre e Azami furono completi.
Era arrivato il momento dell'assaggio. C'era bisogno che tre su cinque giudici approvassero il piatto di Soma e l'ansia inizò ad assalirla appena le due scodelle furono adagiate sul bancone degli assaggiatori.
Uno a uno assaggiarono i due piatti e in entrambi i casi furono apprezzati.

-questo ramen ha profumo davvero delizioso, oltre ad essere stupefacente e originale.- dichiarò uno dei giudici, assaggiando il ramen di Soma.
-oltre a questo, il piatto del sig.no Yukihira, mi ha scaldato il cuore.- disse una donna. -mi sono sentita davvero felice dopo averlo mangiato. Non so cosa sia stato.-
Soma arricciò un sorriso soddisfatto: era quello che voleva trasmettere.
-anche il sig.Nakiri non si smentisce mai. Questo ramen è assolutamente perfetto.- commentò un altro giudice.

Erina, più sentiva i commenti più si agitava, perché per ora nessuno aveva espresso un giudizio così incisivo da farle capire chi avrebbe vinto. Doveva aspettare il punteggio.
-bene! Ora che l'assaggio è finito..- riprese suo nonno -..un attimo di pausa per scrivere la scelta. Avete a disposizione 15 minuti per decidere quale ramen preferite.-
I minuti che trascorso dalla fine dell'assaggio alla scelta della preferenza, ad Erina risultarono eternamente lunghi e soffocanti.
Distrattamente afferrò la mano di Hisako alla ricerca di coraggio, che sorridendo gliela strinse.
Il silenzio che regnava nella sala prima della scelta fu incredibilmente teso.
Quanti minuti erano passati?
Si chiedeva Erina.
Quanto mancava al giudizio?
L'attesa era angosciante.
Doveva fidarsi delle capacità di Soma. Avrebbe vinto.
Nonostante provasse a convincersi, finché il voto non arrivava non riusciva a controllare i battiti del suo cuore e si chiedeva quanto in realtà anche Yukihira fosse agitato.
Finalmente, appena i quindici minuti trascorsero, il risultato dello Shokugeki arrivò.
Erina decise di chiudere gli occhi prima che passasse l'ultimo minuto per paura di quello che avrebbe visto, avvertì solo il boato partire dagli spalti e Hisako scuoterla bruscamente per svegliarla. Un minuto poteva essere così lungo?
-Erina guarda!- esultò Hisako. -guarda!- ripeté.
Da quanto era eccitata, capì che probabilmente Soma aveva vinto.
Le parole di suo nonno le confermarono la vittoria di Soma:
-con questo, dichiarò che la vittoria dello Shokugeki va a Soma Yukihira.-
Finalmente aprì gli occhi guardando lei stessa il punteggio 3 su 5 sullo schermo.
Dallo stupore e dal sollievo non riuscì a trattenere una lacrima di gioia.

Yukihira aveva vinto. Era libera. Non ci credeva. Potevano stare insieme.
-te l'avevo detto, cuginetta!- la scuoté Alice sorridendo. -adesso sei libera.-
Lei non riusciva a spiccicare parola, guardava solo Yukihira che fece a sua volta.
-Yukihira-kun.. potresti spiegarci il tuo piatto ora che hai vinto?- lo invitò Senzaemon.
Lui annuì. -certamente!- esclamò. -è un semplice ramen, nulla di ché, ci ho messo tutto me stesso per farlo perché per me era veramente importante.
Il profumo che avete sentito e il sapore? Semplice.. ho usato le violette, i fiori.
Sapevo che in alcune zuppe essi vengono usate per aromatizzare e oltre a questo danno anche un leggero sapore dolce anche se non troppo, dato che il piatto è salato. Oltretutto, penso che sia il mio fiore preferito.- ridacchiò divertito, lanciando un'occhiata verso Erina che arrossì furiosamente.
Aveva usato le violette perché gli ricordavano il suo profumo.
Non sapeva come controllare l'imbarazzo. Abbassò gli occhi a terra emozionata.
-ecco cos'era questo profumo così buono.- si aggiunse Eleonore.

-non posso credere che degli stupidi fiori come quelli abbiamo surclassato il mio ramen.- spuntò irritato, Azami. -non c'è niente di elegante e perfetto nel piatto di Yukihira.-
-non direi proprio, sig.Nakiri..- esordì la seconda donna della giuria -..è vero che il suo piatto era perfetto e buonissimo, ma gli mancava qualcosa. Qualcosa che il piatto di Yukihira invece aveva. Non saprei dirle cosa, ma il piatto del ragazzo era speciale. Semplice ma unico, sembrava preparato per qualcuno di speciale perché è stato cucinato con cura, dolcezza e passione. Come se fosse qualcosa di prezioso. Rendere il piatto qualcosa di prezioso è molto più importante della perfezione dal mio punto di vista.-
L'uomo si aprì in un espressione infastidita e si voltò verso Soma con aria frustrata:
-hai vinto, Yukihira-kun.-
Detto questo uscì dal salone iracobdo, non prima di lanciare un'occhiata gelida alla figlia_che la fece rabbrividire_ e anche alla sorella, che aveva votato per Yukihira, andandosene adirato per la sconfitta e sotto gli applausi euforici della giuria e della gente attorno, sugli spalti.

Erina non riusciva a descrivere il sollievo che l'aveva invasa quando vide suo padre andarsene e lasciarla libera come aveva pattuito Soma per lo Shokugeki.
“Mi hai salvato la vita Yukihira” pensò fra sé e sé, sicura di avere un'espressione rilassata e le guance candidamente rosate.
Sia Hisako che Alice le sorrisono e poi vide correre gran parte del gruppo da Soma.
Lei ancora non aveva la forza per farlo: doveva metabolizzare quello che era successo, confermare che non stava sognando.
Soma aveva davvero vinto lo scontro ed Erina non ci credeva. Non credeva di poter stare con lui senza che qualcuno glielo impedisse. Mai si sarebbe aspettata di poter fare le sue scelte, anche in amore, lontano dagli spaventosi occhi di suo padre, che dopo essere stato umiliato da Yukihira se n'era andato furioso e senza dire una parola.
Li shokugeki erano sacri, la vittoria era di Soma, e nessuno poteva mettere in discussione quello che lui e suo padre avevano stabiito in caso di vittoria.
Adesso Azami non aveva più alcun tipo di influenza su di lei e ciò che l'aveva stupita era che anche suo nonno sembrava sollevato dalla vittoria di Soma.
Alla fine aveva sempre desiderato il suo bene, fin da quando era piccola, e in fondo fin dal principio era sicura dentro di lei che suo nonno l'avrebbe protetta.
Il fatto che suo nonno fosse felice per la vittoria di Soma, era la prova che fin da quando le aveva detto dell'incontro arrangiato aveva pensato a come aiutarla e a come salvarla. Molto probabilmente aveva chiesto aiuto anche a Soma e, benché fosse sicura che lui sarebbe venuto comunque a salvarla anche se Senzaemon non glielo avesse chiesto, era abbastanza certa che ci fosse lo “zappino” di suo nonno.
Soma era ancora al centro del salone, circondato dagli amici che dopo la sua vittoria schiacchiante erano scesi dagli spalti per fargli i complimenti di persona, solo lei era rimasta in cima ad osservarlo festeggiare a distanza: un sorriso incantevole e disarmente sulle labbra, un'espressione rilassata e felice, gli occhi ambra luminosi.
Era assolutamente bellissimo e dire che era il suo dolce chef quello che stava guardando, colui che l'aveva fatta innamorare perdutamente e grazie ai suoi forti e sinceri sentimenti l'aveva salvata da un futuro che l'avrebbe fatta soffrire, dai fantasmi del suo passato e dalla suo presente monotono e scontento. Esatto.. il suo dolce chef aveva salvato il suo passato, il suo presente e il suo futuro con i suoi sentimenti, con la sua insistenza, con il suo comportamento egocentrico, la sua vena carismatica, la sua capacità di coinvolgimento. Il suo carattere allegro, vivo, modesto e teneramente fastidioso. Amava tutto di lui.
Era in piedi, sugli spalti, lo guardava ridere con gli altri, sicura di avere un espressione e un sorriso deliziosi.
Voleva scendere anche lei, abbracciarlo più forte che poteva, dirgli “grazie” di tutto, baciarlo finché non aveva più fiato.
Voleva condivere tante attività con lui.
Voleva cucinare insieme, collaborare con lui, sostenerlo.
Voleva semplicemente stare insieme a lui per sempre.
Adesso poteva. Nessuno glielo impediva.
Intanto che lo guardava, Soma finalmente alzò gli occhi verso gli spalti alla ricerca di lei. Quando la trovò le sorrise radioso, soddisfatto, alzò il pollice con strafottenza.
Si sfilò la fascia dai capelli con agilità e l'accompagnò con la mano in alto, stringendola, strizzandole l'occhiolino.
-adesso sei mia Erina Nakiri!- le urlò dal basso, facendo girare tutte le persone attorno a lei e non solo.
Arrossì fuoriosamente, si guardò attorno imbarazzata e sotto gli occhi incuriositi degli spettatori. Come al solito era eccessivo e presuntuoso, sospirò arresa, afferrò la sua massa di capelli biondi facendola cadere di lato in un gesto sensuale ed elegante e rispose all'affermazione di Soma:
-come sempre sei altamente egocentrico e fastidioso..- si aprì in un risolino contenuto e grazioso e trovò il coraggio di scendere dagli spalti per andare da lui.

La gente che si era accerchiata davanti a Yukihira si spostò facendo strada ad Erina ed entrambi si ritrovarono al centro del salone.
Si guardarono dritti negli occhi e cautamente lei si portò davanti a lui. -..ma proprio perché sei così che ti amo.- gli sussurrò all'orecchio mentre lo abbracciava.
Lui incastrò il volto nel suo collo, fra i suoi capelli, stringendola per la vita con delicatezza.
-non mi aspettavo che mi stringessi in mezzo a tutta la scuola, Erina.- dichiarò lui, sottovoce, sentendosi per la prima volta a disagio. Non era un disagio spiacevole, però, era emozionato; questo significava che Erina aveva desiderato rendere pubblica la loro relazione, indipendentemente dalle reazioni dei presenti.


 
****


Soma si aspettava che dagli spalti sarebbero partiti commenti delusi, invece si sorprese di ascoltare degli applausi non indifferenti, poiché tutti sapevano quanto fosse esperto Azami come cuoco e il fatto che Soma lo avesse sconfitto aveva attivato in loro il rispetto per lui.
Pian piano, infatti, Soma stava iniziando a guadagnare rispetto dai compagni della Tootsuki e forse, ora che tutti sapevano che Erina aveva scoperto in lui lati positivi che l'avevano fatta innamorare, visto quanto popolare lei era, sarebbe stato più accettato dagli studenti.
In ogni caso, battendo Azami, aveva dimostrato di avere talento o altrimenti non ci sarebbe riuscito.
Non seppero quanto rimasero ad abbracciarsi al centro del salone e al momento che si fu svuotato rimasero solo i loro amici.
-dobbiamo fare una festa!- esclamò Yoshino.
-concordo!- approvò Alice. -ma dove la facciamo?-
-al dormitorio stella potrebbe essere un'idea?- propose Takumi.
-se la proprietaria non ha nulla in contrario.- si unì Hisako.
-..e se dopo ci date tutti una mano a rimettere.- precisò Ryoko sorridendo.
Hayama, accanto a lei, ghignò divertito.
-allora direi di muoversi con i preparativi!- esclamò Isami.
-vogliamo veramente far lavorare Yukihira-kun e Nakiri?- si intromise Isshiki.
-pensiamo noi a tutto. I festeggiati sono loro.-

Erina e Soma non avevano ancora detto nulla, quando il secondo disse:
-per me non c'è problema a dare una mano per la festa. Tu che dici?-
Arricciò un sorriso verso Erina, sfiorando le dita delle sue mani.
Lei non era ancora abituata a quell'atmosfera vivace e affettuosa e per un attimo non seppe cosa rispondere.
-se proprio ci tenete a festeggiare.- accettò confusa.
Soma le sorrise: vederla così sorpresa era davvero piacevole ed era sicuro che pian piano si sarebbe sciolta anche con gli altri.
Non riusciva a descrivere la felicità che sentiva in quel momento, da adesso in poi lui e Erina potevano stare insieme alla “luce del sole”.
Erano ufficialmente una coppia. Era contento che adesso poteva vivere la sua vita senza stare alle dipendenze di suo padre, poteva stare con lui come entrambi volevano. Potevano uscire insieme senza farlo di nascosto. Parlarsi senza dover stare attenti a quello che dicevano. Potevano fare l'amore quando ne avevano voglia.
E ancora.. potevano unirsi in delle effusioni passionali senza preoccuparsi di essere visti da qualche parente o guardia del corpo della ragazza.
Non riusciva a descrivere quanto era emozionato, ma sicuramente fare una festa per esprimere la loro unione sarebbe stata un'ottima idea per aiutarli a realizzare pienamente quello che era successo.
Stringeva la sua piccola mano con dolcezza, come a voler imprimere ciò che era avvenuto, per sentirla e avere la certezza di non star sognando quello che avevano appena vissuto. La sensazione di leggerezza che sentivano.



 
****


Lui e Erina, tornati al dormitorio e con l'aiuto dei loro amici, non ci misero molto a creare un'atmosfera festosa con bibite tradizionali e stuzzichini cucinati da loro.
Un po' di musica e il Karaoke. Il dormitorio Stella si fece animato e confusionario, ma così allegro da strappare sorrisi anche a Erina, che pian piano iniziava a sentirsi a suo agio con gli studenti del suo dormitorio. Gran parte del tempo, oltre a chiacchierare con Takumi, Megumi e Ryou, guardava Erina incantato da lei e dal suo buonumore.
Quella sera, tra l'altro, non indossava uno dei suoi vestiti eleganti con la quale l'aveva vista nel corso dei banchetti organizzati da suo nonno, si era vestita molto semplice: pantaloni neri, abbastanza fini, larghi in fondo e una camicetta gialla a pallini bianchi incastrata in essi, che risaltava discretamente i suoi seni e la parte sopra del suo corpo.
I lunghi capelli sciolti e lasciati al naturale, del lieve trucco.
Anche se non indossava uno sfarzoso vestito, appariva comunque splendida davanti ai suoi occhi. Sorrise estasiato da lei.

La serata proseguì vivace e cerimoniosa, divertente e ironica, in cui anche Erina conobbe meglio i suoi compagni di dormitorio.
A mezzanotte in punto, Fumio_l'anziana responsabile del dormitorio_decise di interrompere i festeggiamenti, poiché la mattina dopo avevano lezione e dovevano andare a letto se volevano alzarsi. Un po' tristi dovettero spegnere luci e musica, dopo aver ripulito tutto quello che avevano distrutto e usato per addobbare la hall, e lui e Erina si ritrovarono nel mezzo del corridoio che li avrebbe divisi: la camera che Fumio aveva dato ad Erina era dalla parte opposta a quella sua.
Il resto dei suoi compagni era già andato a letto e nel corridoio erano rimasti solo loro.
Lei si bloccò di colpo, con lui di fianco. -allora ci separiamo qui?- domandò timidamente.
Soma ridacchiò. -come preferisce, Erina-sama.- ironizzò lui.
-Yukihira.. mi metti sempre in difficoltà! Perché per una volta non puoi essere te a scegliere?- ribatté imbronciata.
-perché se scegliessi io, sai bene cosa ti proporrei.- ridacchiò.
-allora proponilo, idiota!- sbottò lei.
Lui scoppiò a ridere nuovamente e le strinse la mano:
-Erina-sama.. gradirebbe dormire con me anche stanotte?-
Lei gli diede una gomitata. -smettila di scherzare! Questa finta formalità è fastidiosa.- replicò stando al gioco.
-va bene. Allora.. che ne dici? Mi segui?- le sorrise radioso.
Lei annuì portando gli occhi di lato.


 
****


Arrivati in stanza, Erina non lasciò subito la mano di Soma.
Si ritrovarono al centro della camera del ragazzo, guardandosi con intensità.
Lei non riuscì a trattenere un sorriso, che rivolse al suo dolce chef. Sorriso che fu subito ricambiato.
Non sapeva cosa dire, quindi fu lui a parlare per primo:
-dunque Nakiri.. ora siamo ufficialmente una coppia, sai?-
-già.- bonfonchiò imbarazzata.
-ci segniamo la data?- ghignò sbarazzino. -14 settembre, giusto?-
-giusto.- concordò lei, afferrando la mano di Soma con più forza.
Voleva sentirlo. Alzò gli occhi verso di lui e le parole le uscirono da sole:
-grazie per avermi salvata.- disse. -ma anche se l'hai fatto, non montarti troppo la testa.- puntualizzò altezzosa.
Lui rise ancora. -non te lo posso garantire.- replicò divertito.
Erina si alzò sulle punte e dolcemente raggiunse i suoi ciuffi rossi, per poi sfiorargli le labbra con dolcezza. Lui rispose immediatamente al bacio.
Erina ricordò per l'ennesima volta, mentre ascoltava il suo contatto, mentre si amavano in silenzio.. le parole che lui aveva detto a suo padre quando aveva interrotto l'incontro pre matriomoniale riguardo al volerla sposare in futuro. Era da ieri che voleva sapere quanta verità ci fosse dietro a quell'esplicita affermazione, ma tra una cosa e l'altra non aveva trovato il tempo di chiedergli spiegazioni. Ora che stavano insieme, che erano una vera coppia, si ritrovò a pensare che il pensiero di sposarlo l'aveva sfiorata e, dati i suoi forti sentimenti, desiderava davvero poterlo fare in futuro. Avevano appena iniziato a stare insieme, ma dopo ciò che avevano affrontato nel corso di quei mesi, come lui l'aveva protetta, come si erano sostenuti a vicenda; quanto si amavano, quanto sessualmente si desideravano_e anche in quei momenti sembravano trovarsi bene sotto l'aspetto intimo_beh, sicuramente al momento era sicura che Soma Yukihira era il ragazzo giusto per lei.
Se fosse stato possibile, in un futuro, non le sarebbe dispiaciuto diventare sua moglie.
In poche parole, era curiosa di sentire se anche lui ci pensava sul serio.
Soma la vide distratta, meno coinvolta dalle loro effusioni perché pensierosa, così si staccò da lei e le alzò il mento:
-tutto bene?- chiese premuroso.
-mi chiedevo, Soma-kun..- iniziò incerta e timida, alla ricerca delle parole giuste -..se dicevi sul serio quando hai detto di volermi sposare in futuro.-
Concluse la frase più velocemente che poteva, dato che ancora non era abituata a sciogliersi.
Lui arrossì leggermente e si grattò la nuca imbarazzato.
Lei lo vide distogliere lo sguardo perché incapace di sostenere il suo.
-non dico frasi a caso, Erina.- poi rispose sottovoce.
Anche lei di conseguenza, dopo quella risposta affermativa, arrossì di botto.
-capisco..- boccheggiò.
-ovviamente non intendevo adesso, ma ecco.. se tu volessi diventare mia moglie, un giorno, non mi dispiacerebbe.- ammise, -poi, chiaro, non ti costringerò se non vuoi.-
-non ho ancora detto niente, stupido..- protestò lei, paonazza.
-è un sì?- allora la incitò lui, sorridendole.
Portò le labbra fini al suo orecchio, mordicchiandogli leggermente l'obulo, lasciandolo spiazzato dai suoi movimenti audaci e gli bisbigliò:
-neanche a me dispiacerebbe..- arrossì fin sopra i capelli, poco dopo.
A Soma si illuminarono gli occhi dall'emozione e spontaneamente la “schiacciò” contro il suo petto, carezzando i suoi capelli.
-ti amo, Erina Nakiri.- disse, sfregando la sua guancia contro quella soffice di lei, facendole il pizzicorino con i suoi ciuffi indomabili.
-lo so.- rispose lei, stringendolo a sua volta.
-non scapperai più, vero?-
Lei lo fissò dritto negli occhi.
-non lo farò.- dichiarò sincera, -però preparati.. ti farò rigare dritto e per accontentarmi come si deve dovrai faticare molto. Sono abbastanza complessa.-
-non lo metto in dubbio!- esclamò lui, ridacchiando. -ma non credere che io sia tanto facile. Lo sai, no? Sono testardo.-
-lo so. Proprio per questo sei insopportabile.-
Dopo questo ironico scambio di battute, si unirono in un bacio profondo legati da un abbraccio travolgente.
-hai messo davvero le violette nel ramen?- riprese lei, arrossendo, quando si staccarono dal fuoco ardente causato da quell'intensa presa.
Lui portò il naso vicino a quello suo, all'insù, lo sfiorò con dolcezza e le rispose:
-certo che l'ho fatto: è diventato il mio fiore preferito!- alludendo a lei come il suo fiore preferito, visto che profumava e sapeva sempre di violette.
A quel punto, lei avvolse le braccia attorno al suo collo e si baciarono ancora.
Anche quella notte fecero l'amore tutto il tempo. Tutta la notte.
Eccolo lì, il suo dolce chef.





************************************************************************
Angolo autrice: ecco a voi il nuovo e ultimo capitolo. Vi confesso che sono un po' triste per essere arrivata a fine, ma come ho già detto ad altri, scriverò altre longfic Sorina perché amo questa coppia alla follia! <3 <3 e non credo che, proprio per questo, riuscirei a smettere di scrivere su di loro. Cosa ne pensate dell'ultimo capitolo?
Lo scontro con Azami non è stato molto lungo. Vi è piaciuta l'idea di Soma di usare le violette nel piatto? ovviamente, mi sono informata su questo.
Sapete che vengono davvero usate in cucina per aromatizzare alcune zuppe (il ramen è molto simile a una zuppa XD)? *-* quindi, l'idea non era poi tanto campata per aria.
Avevo in mente il piatto dello Shokugeki da un po', quindi spero che abbiate apprezzato l'idea. Ma fatemi sapere voi! ;D
Rispondo a chi ha recensito di recente, appena ho un attimo, ma penso presto :D. Intanto, ringrazio tantissimo chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e soprattutto chi non ha mai smesso di seguirmi e recensirmi! <3 senza il vostro sostegno non ne sarebbe uscita una fanfic tanto piacevole, quindi è tutto merito vostro! *___*
Non potrò mai ringraziarvi abbastanza, per quanto mi avete aiutato. Spero di non avermi deluso con l'ultimo cap. Alla fine è un Happy Ending (io sono per i finali così, quelli tristi mi fanno troppo piangere ç_____ç e poi vi ho fatto soffrire abbastanza in tutto il corso della fanfic XD ahahah :P).
Non ho messo ancora l'indicazione "conclusa" perché tra qualche giorno posterò anche l'epilogo (se c'è un prologo non può mancare un epilogo, no? ;D) e mostrerò non solo Soma e Erina. Comunque, non lo definirei un cap, perché sarà sicuramente più corto di tutti i cap che ho postato (altrimenti non sarebbe un epilogo XD).
A quel punto metterò veramente la parola fine alla fanfic, per poi iniziarne presto un'altra :).
Grazie ancora a tutti! vi adoro! *_______* <3 <3
Questo capitolo è dedicato a Moka-chan! *-* grazie mille delle tue belle recensioni!! <3 <3 ti rispondo il prima possibile! <3

A presto! un bacione! Erina91


 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Epilogo: six years later ***


Epilogo: six years later..



La Provenza era bellissima. Alice poteva avvertire il profumo di lavanda da qualsiasi parte andasse. I campi di lavanda erano infiniti e anche quelli di grano.
D'estate la regione francese era anche più bella perché i raggi del sole illuminavo la bellezza dei prati e l'infinità di colori di cui la Provenza era dotata.
Lei e Ryou vivevano a Nizza, città molto caratteristica e assai graziosa.
Si erano trasferiti all'incirca un anno fa per prendere una borsa di studio di cucina tradizionale e specifica di quella zona della Francia.
Vivevano un una piccola villetta nelle campagne di Nizza, che distava a una 20ina di km dalla città.
La zona era tranquilla, lontana dal traffico della città, salutare ed era abbastanza facile raggiungere il centro di Nizza con l'auto del loro autista.
Presa la borsa di studio, non avevano ancora deciso se stabilirsi definitivamente in Francia o se tornare in Giappone e mettere in pratica ciò che avevano imparato.
Le possibilità, grazie alle conoscenze di suo nonno, erano molte e certamente le capacità non mancavano a nessuno dei due.
Tuttavia, lei e Ryou si erano creati il loro paradiso a convivere e Alice stava bene anche se fossero rimasti lì, l'importante era stare con il suo ragazzo.
Avevano conosciuto un sacco di abitanti di quel paese, poiché la zona era circondata da villette e avevano fatto amicizia con la coppia di fronte a casa loro.
Spesso cenavano insieme a loro, si divertivano, e scherzavano dopo una giornata piena di studio ed esercitazione in cucina. Anche quella sera erano lì.
Era appena tornata dal centro di Nizza dopo una giornata di shopping sfrenato, visto che era domenica, e come al solito aveva trovato Ryou all'opera in cucina.
Si portò accanto a lui e gli lasciò un bacio a fior di labbra:
-buonasera tesoro!- esclamò dopo avergli scoccato il bacio, -per un attimo potresti distogliere l'attenzione dalla cucina?-
Dopo una leggera espressione infastidita, Ryou si girò verso di lei:
-non mi distrarre. Sto creando qualcosa di stupefacente per l'esercitazione di domani.-
-crei sempre qualcosa di stupefacente, Ryou, non è una novità.-
-e tu invece? Oggi hai solo comprato?- l'afferrò per la vita e se la portò vicina.
-così va meglio.- disse lei soddisfatta di aver ottenuto l'attenzione di Ryou.
-dovresti cucinare, milady.- borbottò lui.
-l'ho fatto per tutta la settimana, noi signorine abbiamo anche bisogno di fare cose da donne come lo shopping. Sei curioso di vedere cosa ho comprato?- propose maliziosa.
-non mi interessa.- asserì lui, indifferente.
-nemmeno quali completini intimi ho scelto?- gli sussurrò all'orecchio.
-qualsiasi completino intimo ti starebbe bene.- affermò sbrigativo.
Lei si imbronciò. -sei proprio senza speranza.-
Lui non disse altro e la portò ancora più vicino a sé per baciarla con foga.
Alice rispose al bacio con trasporto, avvolgendo le mani attorno al suo collo.
-che ne dici di interrompere un attimo?-
Prima che Ryou potesse dire altro, lei saltò e avvolse le gambe attorno alla sua vita muscolosa e i sacchi di pieni di roba caddero a terra producendo un tonfo sordo.
Lui fu piacevolmente costretto a sorreggerla per le natiche, ma non interruppe il bacio.
Morale della favola: lei si attaccò a lui come un polipo.
-mi sei mancato tutto il giorno, Ryou.- confessò lei, interrompendo il bacio per riprendere fiato. Lui non gli rispose, ma riprese a baciarla.
Spense di sfuggita i fornelli e la trascinò sopra al lungo divano in pelle buttandola lì e sovrastandola.
-siamo sempre insieme, mia signora.- rispose lui.
-già, ma mi manchi comunque.-
Lui si aprì in un ghigno compiaciuto:
-appena avrò soddisfatto i suoi capricci tornerò all'opera.- puntualizzò spaventoso.
Lei ridacchiò. -come vuoi.-
L'attrazione che Alice provava per Ryou non era mai svanita dai tempi delle superiori, anzi.. era addirittura raddoppiata in quell'anno che vivevano insieme e avevano più tempo per loro. Alla fine lui era sicuramente l'uomo della sua vita perché la confidenza che aveva con lui non ce l'aveva con nessun altro e non riusciva ad immaginare la sua esistenza senza Ryou. Anche se lui non aveva una personalità affettuosa, comunque lei sentiva che le emozioni erano reciproche ed era bello sentirsi così completi, vicini a realizzare tutti i loro obiettivi. Fare l'amore con lui era sempre meraviglioso ed eccitante, poiché aveva un fisico perfetto e i sentimenti provati per lui redevano il momento stupendo. A fine amplesso, dopo essersi amati e vezzeggiati a vicenda, crollarono sfiniti sul divano e lei parlò di nuovo sorridendo:
-mi spiace deluderti, Ryou-kun, ma Tiffany e Cristopher ci aspettano per cena da loro. Quindi, ciò che hai preparato dovrà rimanere spento.-


 

****


Ryou si alzò di scatto dal divano e fulminò la sua signora.
-sei tremenda.- sbuffò nervoso. -perché non me l'hai detto prima?-
Lei ridacchiò divertita. -perché sapevo come avresti reagito.-
-domani starà in astinenza, milady, devo esercitarmi.-
Lei scoppiò a ridere e anche a lui scappò un leggero sorriso e lo nascose.
Odiava ammetterlo, ma amava letteralmente vedere la sua signora felice ed era per questo che nonostante tutto non riusciva a non accontentarla.
L'attrazione e i sentimenti per lei, negli ultimi anni, si erano fatti molto più chiari e intensi.
Probabilmente non sarebbe mai riuscito ad immaginare la sua vita senza di lei.
Non lo faceva da quando era stato adottato da Eleonore, figurati adesso che erano più di 10 anni che si conoscevano e sei anni che stavano insieme come coppia.
Scese nuovamente a baciarla sulle labbra e disse:
-è bello vederti felice.- bofonchiò sottovoce.
Lei arrossì, visto che era raro sentir dire certi frasi da Ryou, ma quando lo faceva il cuore di entrambi esplodeva.
Poi la sua signora si fece seria e riprese a parlare:
-sai cosa mi ha detto Tiffany, ieri mattina?-
Lui la fissò in attesa. -cosa?-
-ha scoperto di essere incinta. Per questo oggi a cena voleva festeggiare.-
-e con questo cosa vorresti dire, mia signora?-
Lei distolse lo sguardo imbarazzata e infine a bassa voce rispose:
-a te non piacerebbe se io lo fossi?-
Lui era scioccato e per la prima volta non riuscì a trattenere un'espressione sbigottita.
-sei incinta?- esplose scaldandosi, poco dopo.
Alice ridacchiò. -no, non ancora. Non preoccuparti Ryou. È solo una curiosità.-
Lui tirò un sospiro di sollievo. Non che gli dispiacesse fare un figlio con lei, ma ancora dovevano finire la borsa di studio e accomodarsi con il lavoro.
Lui voleva imparare tanto altro della cucina. Se la sua signora fosse stata incinta ora come ora sarebbe stato un problema.
Sentiva Alice che lo stava fissando in attesa di una sua opinione in proposito e una sua risposta.
-magari più in qua.- mugugnò guardando altrove.
-quindi ti piacerebbe?- le si illuminarono gli occhi per la felicità.
E lui gli fece un “biscottino” sulla fronte.
-sì, però ripeto mia signora, facciamo tra qualche anno.-
Lei si massaggiò il punto dove lui gli aveva fatto il “biscottino” e sorrise:
-certo. Non intendevo adesso. Quando ci saremo sistemati per bene.-
Lui annuì e si alzò definitivamente dal divano.
-sbrighiamoci adesso. Prima finiamo questo cena meglio è.-
Lei annuì e si rivestì.
Lui osservò tutti i suoi movimenti sensuali e soprattutto il suo corpo: Alice aveva davvero un corpo esplosivo proprio come i suoi piatti. Ghignò.



 
****


Lei e Takumi erano all'aereoporto di Tokyo.
Lui le aveva detto di avere in mente di fare un viaggio, ma che sarebbe stata una sorpresa e avrebbe scoperto solo dopo dove sarebbero andati.
L'avrebbe saputo appena saliti sul volo.
L'idea di partire per un viaggio senza sapere dove elettrizzava Hisako, ma da una parte era anche preoccupata.
Tuttavia, sapere che era con Takumi la rassicurava.
-Hisako.. tra poco aprono il gate. Chiudi gli occhi, altrimenti leggi dove andiamo.-
-tutto questo è assurdo, Takumi, spero tu non abbia in mente posti strani.-
Lui ridacchiò e le fece un buffetto sulla guancia.
-niente di pericoloso, anzi..-
Lei annuì e chiuse gli occhi. -saprai dove andiamo appena saliti sul volo.- le spiegò lui.
Passato il gate, lei riaprì gli occhi e seguì Takumi.

Appena saliti sull'aereo, una voce giapponese annunciò che sarebbero erano diretti a Firenze, dopo aver fatto lo scalo all'aereoporto di Zurigo e arrivati a Milano.
-stiamo andando davvero in Italia?!- esclamò emozionata. -non ci posso credere!-
-lo sapevo che ti sarebbe piaciuta come meta.
Oltre a non esserci mai stata e visto che ho parenti lì, le mie intenzioni erano anche altre.- raccontò lui, arrossendo un po'.
Lei strabuzzò gli occhi. -quali?-
-non hai mai conosciuto i miei parenti italiani e volevo presentarteli. Ora che abbiamo un lavoro fisso entrambi, in Giappone, anche parecchio buono, possiamo pagarci questo viaggio per conto nostro. Che dici? Non è fantastico?-
-lo è.. grazie davvero Takumi.- si sporse un po' e si unì in un bacio appassionato con lui. -è stata veramente una bella sorpresa.- aggiunse, dopo l'incontro di lingue.
-sono contento che ti è piaciuta. Ad essere sincero avevo paura che come idea non ti sarebbe piaciuta. Ora sono più tranquillo.- le sorrise.
-perché non mi doveva piacere? Lo sai che con te che mi parli di quanto è bella l'Italia, mi sarebbe piaciuto vederla di persona un giorno e fare le mie considerazioni. Inoltre, che tu voglia finalmente presentarmi i tuoi parenti italiani mi rende veramente felice.-
-te l'ho detto fin da quando mi sono dichiarato a te, che faccio sul serio. Ti amo Hisako.-
-anch'io ti amo.- disse lei, appoggiando le testa sulla sua spalla sinistra.
Lui le accarezzò i capelli e nel frattempo anche il volo partì.
Hisako era veramente felice. Stava con Takumi da parecchio tempo ormai e il loro amore non era mai scomparso da allora.
Condividevano un rapporto di sincerità profonda, di passione e di dolcezza. Takumi era tutto ciò che lei desiderava.
Era la persona con cui voleva stare. L'uomo della sua vita. Non poteva che essere felice.



 
****


Finalmente era riuscito a portare in Italia Hisako, era eccitato di farle conoscere i suoi parenti italiani e oltretutto era anche teso perché prima di quello voleva portarla a cena fuori e chiederle di sposarlo; così, appena l'avrebbe portata dai suoi parenti, avrebbe detto loro che alla fine dell'anno sarebbe diventata sua moglie.
Erano passati sei anni da quando si erano messi insieme e adesso avevano un rapporto stabile e reale, lei era davvero la ragazza giusta per lui.
Avevano un lavoro fisso tutti e due: avevano aperto un ristorante biologico italiano, grazie all'aiuto dei loro genitori che ne erano anche i responsabili per ora, ma presto sarebbe andati in pensione e lui e Isami avrebbero ereditato tutto.
Lui, Hisako e Isami lavoravano insieme ormai da un paio di anni e il ristorante stava procedendo bene.
Adesso poteva sposarla.

Il viaggio era stato lungo.
La sera, a Milano_perché dormivano lì_aveva prenotato in un ristorante di lusso e lei era ancora più estasiata da tutto quello che lui aveva organizzato.
Forse stava già iniziando a sospettare che aveva in mente qualcosa, perché tutte queste “romanticherie” non potevano passare inosservate.
A fine cena, attorno ad un tavolo con candeline accese e fiori da accompagnamento, Hisako non smetteva di sorridere e a lui faceva veramente piacere vederla cos felice.
Fecero un brindisi con lo champagne dolce e alla fine lei chiese:
-cosa significa tutto questo, Takumi?- sembrava emozionata.
Era arrivato il momento di tirare fuori l'anello di fidanzamento, così lui poggiò la mano sopra quella delicata di lei e rovistò all'interno della sua giacca.
Lentamente, un po' teso, appoggiò il cofanetto di velluto sopra il tavolo e lo trascinò verso Hisako.
Lei rimase colpita e sgranò gli occhi spiazzata. -non ci credo..- fiatò senza parole.
Lui sorrise. -coraggio! aprilo!- la incoraggiò.
Lei lanciò un'altra occhiata timida verso di lui e cautamente tirò verso di sé il confanetto, aprendolo poco dopo, per trovarci un anello in oro bianco con un fiore ricamato sopra anch'esso fatto di brillantini in oro bianco. Doveva essere costato un un occhio della testa.
Lui la guardò intensamente negli occhi senza lasciare la sua mano e parlò:
-Arato Hisako.. vuoi sposarmi?- portò anche l'altro mano e la avvolse attorno alla sua, stringendo le sue dita con dolcezza.
Lei inizialmente non sapeva cosa rispondere, era troppo stupita, però poi alzò gioiosa gli occhi verso di lui e arrossì un po'.
-molto volentieri, Takumi Aldini.- rispose impacciata.
A lui brillarono gli occhi e si alzò dal tavolo per andare da lei e abbracciarla.
-grazie infinite!- esclamò quasi con le lacrime agli occhi.
Lei gli accerezzò una guancia con tenerezza e gli sorrise, per poi lasciargli un bacio a fior di labbra che valeva più di mille parole.
-grazie a te, mio futuro marito.- ridacchiò solare.
E così la cena passò allegra e ricca di emozioni.
Il giorno dopo avrebbe presentato la sua futura moglie anche ai suoi parenti italiani.
Era sicuro che sarebbe piaciuta, perché Hisako era assolutamente fantastica.

 

****


La vide uscire in collo all'educatrice dell'asilo nido che alzava le manine contenta di vederlo.
La zazzera bionda un po' spettinata, ma quegli occhi ambra così vivaci e luminosi che avrebbe steso chiunque.
Assomigliava moltissimo ad Erina per i lineamenti del viso e le ciocche bionde, da lui aveva preso il colore delle iridi e il vispo portamento.
Era bellissima Miyuki, la loro bambina, aveva appena due anni ma era stato il regalo più bello del mondo. Già dimostrava di avere uno spiccato senso del gusto dallo svezzamento. Certo.. non era ai livelli della madre, ma ce l'aveva sicuramente più sviluppato del suo. Miyuki era una bambina felice e stravedeva per lui.
L'educatrice gli sorrise e la passò in collo a lui. Miyuki avvolse le piccole braccia attorno al suo collo.
-ecco la mia bella principessa.- sorrise dolcemente Soma mentre la guardava con tutto l'amore del mondo. -andiamo dalla mamma, che sta minacciando tutti gli chef del nostro ristorante. Fa davvero paura!- si aprì in un'espressione buffa che fece ridere la bambina.
-penso che qualche cuoco potrebbe finire male.- ridacchiò fra sé e sé.
-oggi Miyuki si è divertita molto.- annunciò l'educatrice. Lui le sorrise.
-bene!- esultò, -venga presto al nostro ristorante. Come le dico sempre, è la benvenuta e le facciamo lo sconto.-
La donne gli sorrise grata. -certo sig.Yukihira.-
Salutò l'educatrice e guardò Miyuki che stava giocando con il ciuccio.
-forza piccolina, saluta la tua maestra.- la bambina non capì subito le parole, così teneramente Soma prese il suo braccino e lo alzò per farle vedere come fare.
A quel punto, anche Miyuki iniziò a scuotere energicamente la mano per salutare l'educatrice, che sorridendo rispose al saluto.
Poi si avviò verso la macchina. -vedendo te la mamma si calmerà subito.- le disse dolcemente Soma, mettendola nel seggiolino dietro l'auto. La bambina ridacchiò divertita.
Durante il tragitto verso il loro ristorante, si addormentò nel seggiolino cullata dai movimenti della macchina.
Soma sorrise attraverso lo specchietto retrovisore, vedendola beatamente addormentata e arrivò presto al ristorante che lui ed Erina gestivano.
Ormai era tre anni che lui e Erina lavoravano nel loro ristorante di lusso, specializzato in cucina raffinata giapponese e cinese.
Con le conoscenze di Senzaemon e le loro capacità, erano riusciti a trovare il loro lavoro e amavano entrambi quello che facevano.
Il ristorante di lusso stava avendo successo e due anni fa era nata Miyuki, fortunamente avevano già il lavoro fisso e un ottimo guadagno, riuscivano bene a mantenerla.
Vivevano in una villa non troppo lontano dal ristorante, che Senzaemon aveva regalato loro.
Era molto grande e spesso, per accontentare il nonno di Erina, erano costretti a creare eventi. A parte questo, era felice.
Suo padre era sempre in viaggio e quando tornava passava a salutare loro e la nipote.
Miyuki stravedeva per Joichiro e anche Senzaemon si era fatto molto affettuoso da quando la bambina era nata.
Azami era scomparso dalla loro vista da qualche anno a questa parte, Erina non voleva che arrivasse a sapere di avere una nipote per paura che potesse fare il lavaggio del cervello anche lei dato che pure lei aveva un senso del gusto assai sviluppato. Soma era d'accordo con la decisione di Erina. Doveva proteggere la sua famiglia.
Lui ed Erina non erano sposati, ma per ora non lo ritevano necessario.
Potevano farlo quando volevano e per adesso stavano bene così.

Come al solito, davanti al loro ristorante c'era una gran coda e poteva sentire le grida della sua fidanzata dall'entrata del locale e gli scappò un ghigno: era proprio spaventosa, ma proprio questo riusciva a farsi rispettare.

-tu con quella pentola!- la sentì gridare, -sbrigati che al tavolo 1 stanno aspettando!-
e ancora:
-e tu con quel condimento? Quanto ci metti?-
e ancora e ancora:
-tu.. sta attento che sta bruciando!-
Di nuovo:
-aggiungi dell'altro sale e qualche spezia, fa proprio schifo così!-

 Soma cercava di trattenere le risate. Erina era severa, ma se non c'era lei che coordinava la cucina non avrebbero avuto tutto questo successo.
Il suo palato era essenziale per rendere i piatti perfetti e nello stesso tempo originali. Anche lui si affidava a lei, sebbene fosse il capo chef, quando non era convinto delle sue creazioni e nonostante fosse il suo fidanzato si prendeva tali parti pure lui se non la soddisfaceva; questo però aveva poca importanza, dato che per lui la sua opinione era essenziale. Sorrise. -sentito come brontola la mamma?- si rivolse alla figlia, ancora tra le sue braccia.
-diventerai come lei da grande?- ridacchiò. -è meravigliosa, sai piccolina?-
La bambina aveva iniziato a ballare tra le sue braccia, come a fargli le feste, e poi lo abbracciò. Lui la strinse con delicatezza.
-andiamo dalla mamma, vai.- detto questo, attraversò il ristorante e alcuni dei loro clienti fissi lo salutarono gentilmente e con rispetto, altri guardavano la loro bella bambina incantati da quanto fosse bella proprio come la madre. Anche se si sentiva di ammettere che, se era così bella, era pure merito suo. Anzi.. era merito di entrambi.
Arrivò in cucina avvertendo sempre da più vicino le indicazioni della sua fidanzata che, appena li vide entrambi, sembrò cambiare espressione all'improvviso.
L'espressione dura che aveva venne sostituita con una di pura dolcezza e affettuosità e anche la voce si abbassò.
Ogni volta i loro chef si stupivano del cambiamento di Erina al momento che lui o Miyuki apparivano davanti ai suoi occhi.
-come al solito brontoli, eh?- disse lui scherzoso. Lei gli lanciò un'occhiataccia di rimprovero e poi gli lasciò un bacio leggero sulle labbra.
-quanto ci hai messo, Soma, non vedi che siamo nel caos totale? Devi raddrizzare questi incapaci con la tua velocità.-
Lui si grattò la nuca. -ho fatto prima che potevo.-

Soma non poteva che essere felice della sua vita. Non gli mancava nulla.
Aveva tutto e si sentiva completo e fortunato.
Anche in quel momento l'attrazione per Erina era forte e voleva farla sua subito.
Era sempre bellissima e affascinante ai suoi occhi. Non poteva chiedere di meglio.
Inoltre, lavorare con lei era la cosa più bella. Avevano un'ottima collaborazione.
Tutto ciò che aveva desiderato l'aveva ottenuto. Avevano anche una bellissima figlia. Un angelo di bambina.



 
****


Eccola qui, la sua bellissima famiglia. Coordinare gli chef in cucina la stancava ed era dura riuscire a gestire tutto, quando il suo compagno o la sua bambina apparivano di fronte a lei era come ricevere una boccata d'aria fresca. Un incentivo in più per far sì che la situazione del ristorante continuasse ad andare a gonfie vele.
Soma si era fatto un bel uomo. Era in gamba, come già aveva constato nel corso degli anni alle superiori, fin da quando stavano insieme.
Aveva grandi capacità, oltre ad essere uno chef geniale e un padre fantastico.
La loro bambina era bellissima e dolcissima e ogni volta che vedeva le persone più vicine a lei, la sua famiglia, non riusciva a smettere di sorridere e si rilassava in un secondo. Aveva tutto. Amava Soma e Miyuki.
-vai a mettere la divisa.- ordinò al suo fidanzato.
-subito!- replicò lui, dopo averle lasciato un altro bacio.
Erina sorrise con dolcezza a Miyuki.
-ciao tesoro bello!- portò le mani avanti per farsi passare la bambina, che tutta emozionata si sporse per andare nelle braccia della madre.
-facciamo andare a cambiare papà, che ne dici?- le parlò con tenerezza. -hai fame tesoro?-
La bambina la guardò confusa e poi iniziò a farle di nuovo le feste.
Erina capì dai suoi gesti felici che aveva fame e vide la bambina indicare un piatto di Carry da cui un profumo invitante veniva.
-quello.- disse radiosa e con i "labbretti" in fuori perché li faceva gola.
-no tesoro, quello non è per te.- le spiegò lei.
La bambina mise il broncio.
-vuoi una mano, Erina?- si propose Soma.
Lei scosse la testa. -il mio turno è finito, ci penso io a lei, tu vai pure a cambiarti e velocizza le portate come ti riesce.-
Soma annuì. -d'accordo!- poi guardò la bambini. -a dopo principessa.- e gli diede un dolce bacio sulla fronte.
Le bambina sorrise birichina.

Soma avrebbe ribaltato la situazione in cucina, si fidava delle sue capacità.
Poco dopo lo vide apparire nelle cucine nuovamente, in divisa bianca e la solita fascia sulle fronte.
Rimase a guardarlo: era bello anche in divisa e adorava vederlo adottare la sua espressione eccitata mentre stava per mettersi all'opera.
-forza ragazzi! Diamoci da fare! Dobbiamo fare altri 10 piatti di Carry.- sollecitò tutti gli altri chef.
E poi aveva una capacità di coinvolgimento stupefacente e riusciva a prendere in mano ogni situazione critica.
Vide anche Miyuki guardare con gli occhi che le brillavano il suo papà mentre velocemente cucinava.
Erina sorrise. -è bello mentre cucina, papà, vero tesoro?-
Miyuki era emozionata e quasi si mise a piangere quando Erina dovette portarla via delle cucine per farla mangiare.
-sai tesoro.. sono rimasta incantata anch'io da papà, anche se ci ho messo molto più tempo di te a realizzare quanto fosse in gamba.-
Miyuki aveva sviluppato marginalmente il linguaggio perché era ancora piccola, ma Erina era sicura che capisse tutto quello che lei diceva.
Amava parlare delle prestanze di Soma a lavoro alla loro bella bambina e sapeva che anche lui faceva lo stesso quando si trattava di parlare di lei a Miyuki.
Ora era veramente realizzata e felice. Non chiedeva altro.
Iniziò ad imboccare la bambina e per fortuna erano lei e Soma a preparare i pasti a piccoli pezzetti per Miyuki, dato che con il senso del gusto che aveva non era facile che apprezzasse ogni pientanza che le veniva offerta. Come lei, Miyuki aveva bisogno di cibi deliziosi e perfetti per nutrirsi.
Era proprio sua figlia, pensò con un sorriso.

Qualche ora dopo era riuscita ad addormentarla e l'aveva posata sul passeggino con delicatezza sperando che durante il tragitto dal ristorante a casa non si svegliasse.
Soma aveva finito in cucina portando in pari la situazione con i tavoli e raggiunse Erina alla cassa al termine del lavoro e con le pulizie del locale in corso.
Si sentì abbracciare da dietro dal suo compagno, che le baciò il collo con dolcezza.
-sei davvero bella quando coordini gli chef, Erina.- le sussurrò nell'orecchio.
Lei arrossì di botto. -non siamo a casa nostra, Soma.- tentò lei avvertendo i brividi percorrerla in tutto il corpo.
L'attrazione per lui era sempre potente e magnetica, non era cambiata di una virgola da allora.
-lo sai che giorno è, oggi?- chiese lui.
Non se lo ricordava con tutta la gestione del locale e le corse per soddisfare tutti i clienti del ristorante, così lanciò un'occhiata verso il calendario: il 14 settembre.
Era il loro anniversario. -oggi sono ufficialmente 6 anni che stiamo insieme.- realizzò abbozzando un sorriso.
-già.- rispose lui ricambiando il sorriso e accarezzando la sua pelle con sensualità, scatenandole un desiderio persistente.
-pensi che Miyuki dormirà fino a domani mattina?-
-non ne ho idea.- disse lei, alzando la mano verso i suoi ciuffi rossi.
-allora lo spero. Vorrei festeggiare come si deve.- dichiarò lui.
Si unirono in un bacio intenso e folgorante, che accese in loro una insaziabile voglia di fare l'amore su quello stesso bancone.
-sai Erina.. l'attrazione per te da allora non è mai svanita. Amo fare l'amore con te.-
-sei imbarazzante, stupido!- esplose lei, paonazza. -comunque, per me vale lo stesso.- bisbigliò in seguito, mordicchiando il suo labbro con audacia.
-ogni volta che ti vedo cucinare ti desidero. Odio ammettarlo, ma sei davvero sexy quando lo fai.- continuò lei.
Lui avvampò colpito da quelle parole: era raro che gli dicesse aperamente quanto gli piaceva vederlo cucinare.
-non mi aspettavo queste parole.- infatti disse.
-l'ho dette apposta.- ridacchiò lei divertita, -adoro metterti in difficoltà quando mi dimostri quanto mi desideri.-
-non ne hai bisogno.-
-invece sì.-
-speriamo che si sbrighino con queste pulizie.- riprese lui, dopo quello scambio di battute.
-hanno quasi finito. Spero non sveglino Miyuki.-
-perfetto! Allora tra poco chiudiamo i conti.- sorrise sbarazzino, lui. -così dopo andiamo a casa e sarai mia.-
-se Miyuki non si sveglia nel frattempo.- lo smontò lei.
Lui ridacchiò. -anche se lo facesse abbiamo tutta la notte a disposizione.-
-abbiamo da lavorare domani e dobbiamo portare Miyuki all'asilo.-
-e basta sig.na Nakiri!- esclamò lui giocoso, -ammettilo che lo vuoi anche tu.-
-non hai bisogno che ti risponda.- arrossì leggermente.
Lui la strinse ancora, con passione, e la baciò con tutta la bramosia del mondo.
Erano veramente la famiglia perfetta anche senza essere sposati.
Si amavano e questo bastava a renderli felici e appagati.





****************************************************************************************
Angolo autrice: ecco qua, adesso posso dire che la storia è veramente completa. Più Happy ending di così non c'è *-*, ve l'ho detto che mi piacciono le fini felici! ;D
Spero di non avervi deluso con questo finale. Come vi sono parsi i sei anni dopo per le nostre 3 coppie e soprattutto per la Sorina? com'è la loro bambina? Vi paiono abbastanza OOC come genitori? <3 siate sinceri, mi raccomando! :P tornerò presto con un'altra longfic, appena troverò un attimo di tempo e riuscirò ad ottimizzare l'idea che ho in mente ;D. So che ve l'ho già detto nello scorso capitolo, ma sono eternamente grata a tutti voi che mi avete seguito e recensito fino alla fine.
Non sarei andata avanti senza i vostri consigli e le vostre recensioni. Vi rigrazio tantissimo!! *______* <3 <3
Rispondo il prima possibile alle vostre recensioni. Sicuramente presto, però!^^
Grazie ancora di tutto, spero che seguirete e mi lascerete le vostre recensioni anche nelle nuove fanfic, ovviamente se vi piacerà :D.
Grazie anche a chi mi ha messo tra gli autori preferiti *-*.
Quindi, un bacio immenso a tutti i miei fantastici lettori e recensitori!! <3 <3

A prestoooooooooooo!!!!!! *__________*

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3312247