Speranza di Clira (/viewuser.php?uid=57512)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inaspettata, bellissima sorpresa ***
Capitolo 2: *** Un aiuto da Leah ***
Capitolo 3: *** Partenza ***
Capitolo 4: *** Ricerca ***
Capitolo 5: *** Il dono ***
Capitolo 6: *** Intruso ***
Capitolo 7: *** Ah, cose da lupi... ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8-Ultimo attimo ***
Capitolo 9: *** Fuoco e fiamme ***
Capitolo 10: *** Separazioni ***
Capitolo 11: *** Verso l'Italia ***
Capitolo 12: *** Diversivi... ***
Capitolo 13: *** Visioni e separazioni...di nuovo... ***
Capitolo 14: *** Incontri inaspettati ***
Capitolo 15: *** La verità...o quasi... ***
Capitolo 16: *** "Fuochi d'artificio"...la terra trema ***
Capitolo 17: *** Liberi tutti ***
Capitolo 18: *** Il ritorno ***
Capitolo 19: *** L'incontro ***
Capitolo 20: *** Di nuovo a casa ***
Capitolo 1 *** Inaspettata, bellissima sorpresa ***
Speranza cap.1-Bellissima, inaspettata sorpresa
Speranza
CAPITOLO 1: INASPETTATA, BELLISSIMA
SORPRESA
Era così bello ritrovarsi ogni mattina tra le braccia
di Emmett (non che comunque sprecassimo la notte per dormire), però quando il sole sorgeva,
stranamente anche noi, seppur per poco, ci calmavamo ed era un momento di pura e
semplice tranquillità in cui restavamo stretti l'uno all'altra come se al mondo
non ci fosse altro che il nostro amore. E poi Emmett, come ormai faceva da
quando la nostra relazione aveva avuto inizio, interrompeva quel momento con
frasi del tipo: - Ehi piccola, non vedo l'ora che venga la notte...! - oppure
con certi commenti del genere: - Caspita Rose, ci hai davvero dato dentro! - ma
dopotutto io lo amavo anche per qusto.
Quel momento però mi trasmetteva anche emozioni e sentimenti
contrastanti. In fin di conti un nuovo giorno significava nuova vita,
quella vita che non sarebbe mai cresciuta in me. Tutti mi credevano
solo un pezzo di ghiaccio; un'arpia senza cuore. Effettivamente potevo
sembrare un pezzo di ghiaccio data la temperatura e la durezza della
mia pelle, inoltre...era anche vero che il mio cuore non batteva
più, ma io provavo sentimenti come ogni altro essere umano, anzi, forse anche più forti.
Bella non aveva idea di quanto fosse fortunata; lei aveva Renesmee: la
sua bambina, la luce dei suoi occhi oltre Edward, la sua ragione di
vita. Io avevo il mio Emmett, il mio grande amore, mio marito,
però non mi sarei mai potuta sentire del tutto completa senza
quel bambino che avevo sognato durante la mia vita umana e che avevo
continuato a sognare nella mia esistenza da vampira
A quel punto sospirai ed Emmett si fermò con le dite tra i miei
capelli biondissimi e fluenti. - Cosa c'è, Rose? -
io lo guardai e lui inclinò la testa fino alla mia altezza per
fissarmi negli occhi. - Allora? Sei triste? Forse...non hai voglia di
andare a trovare Tanya, Kate e gli altri a Denali? Possiamo sempre
chiamare e accampare una scusa... - disse riprendendo ad accarezzarmi i
capelli. Oltre alle apparenze, il mio Emmett era meraviglioso. E
l'unica cosa che gli importava ancor più delle partite e delle
risse ero io. Se non mi vedeva felice, non si dava pace. Sfoderai il
mio sorriso migliore, anzi...il suo preferito, quello che gli riempiva
il cuore di tutto il mio amore. - No, è tutto a posto. Andiamo
pure da Tanya. - risposi alla fine. Infatti, un mese e mezzo dopo il
quasi (grazie a Dio) scontro con i Volturi, io ed Emmett eravamo
partiti e prima di rientrare a casa, circa tra due settimane, saremo
passati a trovare il clan di Denali. Mio marito rispose al sorriso, poi
mi strinse a sè e mi baciò con quella sua passione capace
di soggiogarmi. - Allora...tra quanto ci aspetta Tanya? - chiese lui. -
Abbiamo ancora una settimana di tempo... - risposi massaggiandogli una
tempia. Emmett mi prese la mano e ne baciò le dita. - Ti amo,
bimba. - - Ti amo anch'io, mio amore... - risposi posando
la testa nell'incavo del suo collo. Le sue braccia incredibilmente
forti mi strinsero dolcemente.
Un'ora dopo ci alzammo dal letto e restammo tutto il resto del giorno chiusi in casa, come una normale coppia di innamorati.
Il giorno seguente piovve a dirotto, così decidemmo di andare ad
allenarci a baseball; il tempo era ideale. L'ultima volta che avevamo
giocato, era stato il giorno della disastrosa partita che avevamo
organizzato poco fuori Forks, il giorno in cui eravamo stati interrotti
dall'arrivo di James, Victoria, Laurent e tutto ciò che ne era
seguito. Sembrava fosse passato più tempo di quanto ne fosse
trascorso in realtà.
Emmett battè una palla che schizzò sul campo più
veloce della luce e io non ebbi grosse difficoltà a prenderla,
stavo cominciando anche a diventare più veloce. La cosa non
sarebbe piaciuta a Edward! - Fantastica, baby! Vedrai che quando
torneremo a casa stracceremo tutti! - esclamò Emmett entusiasta.
Io gli sorrisi radiosa, ma ad un certo punto, un dolore lancinante mi
squarciò l'addome e io lanciai un grido agghiacciante, cadendo
rovinosamente al suolo, sporcandomi dalla testa ai piedi di fango. Mio
marito era rimasto così atterrito che restò immobile,
paralizzato dallo sgomento vedendo quella scena. Un attimo dopo,
però mi fu subito accanto. - Rose! Rose! Che ti succede?! Amore
mio, rispondimi! - il dolore si faceva sempre più straziante e
intenso. Io gridavo in preda all'agonia, Emmett gridava sopra di me in
preda al panico. - Rose! Rose! Che cos'hai? Amore, rispondi! -. Non lo
sapevo, non sapevo cosa mi stesse succedendo, ma ovviamente non era
normale quel dolore al ventre; non per chi, come noi, era un vampiro.
Rovesciai gli occhi indietro e capii dal tono in cui Emmett
"parlò" che non era stato più preoccupato in tutta la sua
vita. - ROSALIE! - non lo avevo davvero mai visto più spaventato
di quanto lo fosse in quel momento; lui era sempre così forte. -
Em...m...ett... - biascicai - Ri...por...tami... de...ntr...o... -
sentii le sue braccia possenti avvolgermi in un abbraccio protettivo e
in meno di due secondi fummo a casa. - Rose! Amore mio, dimmi cos'hai!
- - La mia...pancia... - - Hai mal di pancia?! - Emmett era
sempre più sconvolto. - Rose, adesso chiamo Carisle, vediamo se
lui... - - Cosa? - lo interruppi - Vediamo se lui...ha mai
sentito di...una vampiro...con il mal di pancia? No, Emmett. Lascia
per...dere, non...facciamoli preoc...cupa...re inultilmente... -
- Ma Rose, stai malissimo! - Emmett urlava sempre più
forte e probabilmente non se ne accorgeva neanche. Poi poggiò la
testa sul mio petto, che continuava ad alzarsi e ad abbassarsi
irregolarmente. - Che cosa devo fare? - questo però lo disse ad
alta voce, con uno spesso velo di tristezza ben evidente nel suo tono,
che mi fece stare ancora più male, non volevo che soffrisse. Lui
odiava essere impotente, poi se si trattava di me... - Stammi vicino,
amore mio... - dissi infine, accarezzandogli la testa per confortarlo.
- Non ti preoccupare Emmett, sta già passando. - e grazie a Dio
era vero, meno di un minuto dopo il dolore si placò, lasciandomi
esausta e ansante.
Ciò che era successo era davvero fuori dal comune; decisamente anormale
per un vampiro. - Rosalie, amore come ti senti? - - È
passato, Emmett...è passato... - lui mi accarezzò i
capelli incrostati di fango e mi baciò la fronte.
Per tutto il resto della giornata io rimasi a letto, più
costretta da Emmett che per altro e la notte si infilò anche lui
sotto le coperte, ma non la trascorremmo al solito modo. No, Emmett mi
strinse a sè e io posai la testa sul suo petto, con gli occhi
chiusi. Lui invece, li tenne spalancati per tutta la notte, quasi
sgranati; il torace era fermo immobile: non stava respirando.
La mattina dopo, nell'attimo in cui ci fissammo, lui si
accigliò. - Che cosa c'è? - gli chiesi. - Hai gli occhi
quasi neri, Rose, abbiamo cacciato tre giorni fa. Cosa ti sta
succedendo? - - Non lo so Emmett, ma adesso mi sento bene. -
- Mmm...ora andiamo a caccia, poi torniamo a casa, rinvieremo la
visita a Denali. - - No amore, voglio stare ancora un po' da sola
con te e a casa sarebbe praticamente impossibile...è troppo
affollata. - - Ma Rose... - cercò di protestare. - Andiamo
a caccia, Emmett - tagliai corto. - Ho sete. - lui cedette. - Va
bene... -.
I giorni passarono e tutto tornò alla normalità se non
fosse stato per il solo fatto che avevo più sete del solito.
La sera prima di partire per andare a trovare Tanya però, mi
accorsi di una cosa e rimasi pietrificata. Stavo per infilarmi il
completo da notte preferito da Emmett (per intenderci, eravamo tornati
alle nostre solite occupazioni notturne), ma poi i miei occhi la
videro: quella piccola protuberanza dell'addome. No, non poteva essere;
era letteralmente impossibile.
- Emmett! - mi uscì come un suono stridulo, quasi isterico e
questa non era decisamente una cosa da me. Mio marito arrivò in
una frazione di secondo. - Cosa c'è, Rose? Stai ancora male?! -
era di nuovo preoccupato. Mi indicai il ventre. - La vedi anche tu? -
lui seguì la direzione che le mie dita gli mostravano.
Sbarrò gli ochhi, li sgranò, boccheggiò. Non lo
avevo mai visto così in difficoltà prima di allora. -
Io... - - Tu... - - Sono incinta...! - - Sei
incinta...! - parlammo contemporaneamente. Ci fissammo, sconvolti,
felici e un mare di altre emozioni indescrivibili, ma ad un tratto
qualcosa cambiò.
L'espressione di Emmett si indurì. - Cosa c'è? - gli
chiesi; io ero al settimo cielo. Adesso non avrei più avuto
nulla da invidiare a Bella e forse, sarei davvero riuscita a trattarla
come una sorella, infondo lo volevo. Ora avevamo una cosa in comune,
una cosa più forte della nostra natura di vampire: la
maternità. Ma c'era una falla in tutta quella mia
felicità. Tra me e Bella c'era stata una differenza; una
differenza fondamentale: lei era ancora umana quando era rimasta
incinta di Renesmee, io , ovviamente, non lo ero. Quel pensiero
cominciò a strisciare prepotentemente in me come la più
velenosa delle serpi. Com'era possibile? Forse era questo stesso
pensiero che aveva reso l'espressione di Emmett così fredda e
distaccata. Infatti un attimo dopo... - Rose, non è...possibile
che tu sia incinta; il tuo corpo non può subire variazioni. -.
Emmett cercava di di rimanere calmo e razionale, la parte non gli si
addiceva molto, ma apprezzai i suoi sforzi più di ogni altra
cosa. Mi avvicinai a lui e lo strinsi con le mie braccia sottili e
forti. lui posò la testa nell'incavo del mio collo e io presi ad
accarezzargli la nuca. - Andrà tutto bene Emmett, vedrai che
andrà tutto bene. - restammo lì in piedi abbracciati per
quasi sei ore, senza sentire la stanchezza, poi Emmett ruppe il
silenzio. - Che cosa diremo a Tanya? Sono quasi le tre di mattina,
dobbiamo... - - Non diremo niente a Tanya. - Emmett parve
perplesso. - Non andremo a Denali, non torneremo a casa. - - Ma
Rose! Carlisle potrebbe aiutarci! - - Era già in
diffcoltà quando si trattava della gravidanza di Bella che era
anormale solo per metà; figurati, per la mia non saprà
proprio cosa fare! No. Carlisle ci ha sempre aiutati, ma questa volta
non sarà possibile neanche per lui. - - E allora dove vuoi
andare, Rose? - - A scoprire la verità. -
******************************************************************************************************
Ed eccomi con una nuova ff per voi! La prima che scrivo su Twilight!
Allora...che ne dite? Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto.
Magari adesso il titolo della storia non vi sembrerà
particolarmente azzeccato, però con l'evolversi dei fatti i nodi
cominceranno a sciogliersi e gli eventi si chiariranno.
Che cosa intendeva la bella Rose con " Andremo a scoprire la verità"
? Come si comporterà Emmett adesso che la sua vita è
stata così radicalmente stravolta? E come prenderanno i Cullen
la scomparsa di due membri della loro famiglia? Mah!
Questi misteri saranno svelati nei prossimi capitoli...
Fatemi sapere cosa ne pensate! Ringrazio in anticipo chi leggerà
e soprattutto chi mi lascerà una piccola recensione! Anche le
critiche sono ben'accette. Mi scuso invece, per i probabili errori, la
maggior parte di battitura.
Baci a tutti!
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Capitolo 2 *** Un aiuto da Leah ***
Cap 2: Un aiuto da Leah
UN AIUTO DA LEAH:
Emmett era confuso, non disse nulla. - Lasciamo qui le
valige con i vestiti, meglio viaggiare leggeri. Prendi solo i soldi. - - Ma
Rose...che cos'hai intenzione di fare? - - Fidati di me, Emmett. -.
Infilai
degli abiti comodi e un paio di scarpe da ginnastica, rinunciando ai soliti
vestiti di seta o di raso e ai tacchi a spillo vertiginosi. Misi tutti i soldi
che potevo nelle grosse tasche davanti della felpa e nel frattempo, Emmett si
occupò dei vestiti che andò a posare nello sterminato armadio a muro
(naturalmente opera di Alice) della nostra camera da letto preferita; ce n'erano
quattro.
Adesso ci trovavamo nella villa che Esme, Carlisle e tutti gli altri
ci avevano costruito per il nostro terzo matrimonio. Era nei pressi di Weston,
nel Vermont ed era la più grande tra le nostre ville: tre piani, quattro stanze
da letto doppie, tre singole, cinque bagni, una cucina, due salotti, uno studio,
due grandi librerie e un giardino enorme, nel quale, appunto, giocavamo a
baseball nelle giornate che ce lo permettevano.
- Rose, forse è meglio
lasciare qui anche i cellulari. - - Sì, hai ragione. - presi il mio dalla
tasca dei pantaloni della tuta da ginnastica azzurra che avevo indossato, lo
spensi e lo lasciai dentro il cassetto del mio comodino, poi chiusi tutto a
chiave. Emmett fece altrettanto con il suo e non appena fu tutto pronto, uscimmo
di casa.
Era una bella notte, il cielo era diradato dalle nuvole e le stelle
brillavano a migliaia. Non tirava un alito di vento e tutto intorno a noi era
tranquillo. Inspirai a fondo quell'aria pacifica e sperai che tutta quella situazione si sarebbe
potuta risolvere per il meglio. Già.
Speranza.
Era ciò di cui avevamo
bisogno. Sentii Emmett girare le chiavi nella toppa della porta e in un attimo
lo trovai al mio fianco, imponente e bellissimo come al solito. - Resta con me,
amore mio. Ho bisogno di te. - mormorai ammirando ancora il panorama notturno che
si stendeva a perdita d'occhio dalla collina in cui sorgeva la nostra casa.
Cercai la sua mano con la mia e quando la trovai, la strinsi delicatamente. Poi
volsi lo sguardo verso Emmett, che mi fissava un'espressione stranita;
sicuramente non si aspettava una frase del genere. Lui mi afferrò l'altra mano e
mi inchiodò con i suoi occhi dorati. - Per sempre. - e lentamente, posò le sue
labbra sulle mie. Un bacio lento, dolce e appassionato...ma non alla
Emmett.
- Ehi Rose, ma...non pensi che almeno dovremmo lasciare un biglietto
a Carlisle? - - No, se sapessero che siamo vivi e stiamo bene si metterebbero
immediatamente sulle nostre tracce e poi Tanya dirà loro
che eravamo qui, lei lo sapeva, seguirebbero gli odori. - - Vuoi far credere
loro che siamo morti?! Distruggerà Esme!
- - Non necessariamente morti, ma nemmeno dar loro la certezza che siamo vivi e
siccome, sicuramente, Alice cercherà di vederci...dobbiamo fare in modo che non
succeda. - - E come? L'unico modo che ha per non vederci è... -s'interruppe di
colpo. - Non vorrai mica prendere Renesmee?! - - No, non Nessie; lei starà a
casa con Edward e Bella. - Emmett parve più sollevato. - Ma allora? - - Allora
credo che dovremmo fare una piccola deviazione per La Push. - ora gli occhi di
lui erano pronti a saltargli fuori dalle orbite a mo' di molle. - Jacob?! - -
No, nemmeno lui. Soffrirebbe troppo lontano da Nessie e viceversa. Dovremmo
chiedere a qualcuno che non abbia avuto l'imprintig. - - Seth! Quel ragazzino è
simpatico! - - Seth è troppo piccolo per venire con noi. - - Be', non è mica
una missione mort... - s'interruppe un momento. - Non sarà un viaggio rischioso,
vero Rose? - - No, niente rischi, tranquillo però...Leah e Susan ci
ammazzerebbero. - - Leah! Potremmo chiederlo a lei! - - Non nutro grande
simpatia nei confronti di quella ragazza e ad ogni modo credo che la cosa sia
reciproca... - - Rose, non ti offendere ma è un'ardua imprasa trovare qualcuno
che ti vada a genio. E poi prendila come un'esperienza che avrete per
conoscervi meglio! - io gli lanciai un'occhiata del tipo "spero-che-tu-stia-scherzando"
che per un attimo lo fece tentennare, ma...era Emmett dopotutto e quindi non si
lasciava mai scoraggiare. - Più che altro penso le farebbe bene allontanarsi un
po' da Sam ed Emily per un bel po'... - dissi infine. - Ecco, Rose! Così va
meglio;questo si chiama parlare! Allora è deciso. - - Vada per Leah. - assentii
allora con poco entusiasmo.
Dato che sicuramente non saremmo riusciti ad
arrivare a La Push prima dell'alba, decidemmo di posticipare il nostro
"viaggetto" alla notte successiva; se fossimo partiti verso le otto di sera,
saremmo arrivati a La Push per le due di mattina.
Non appena arrivammo alla
riserva, quella notte, cominciammo a cercare casa Clearwater, dovevamo fare in
fretta; il tempo scorreva velocemente. Se Tanya non aveva ancora avvisato
Carlisle del fatto che io ed Emmett non ci eravamo fatti vivi quella mattina,
cosa che comunque mi sembrava molto difficile, non avrebbe aspettato ancora a
lungo. Poi, ci fu un rapido movimento tra gli alberi e qualche istante dopo un grosso lupo con il
pelo chiaro balzò fuori dalla vegetazione squarciata da quel repentino
movimento, atterrando alle nostre spalle. Fortunatamente era proprio la persona
che cercavamo...anche se in quel momento non si sarebbe potuta definire
esattamente una persona. Leah ringhiò. - Calma cucciola, siamo noi... -
cominciai. Dalla sua bocca ancora semi spalancata non uscì più alcun suono, ma i
muscoli di tutto il suo corpo rimasero in tensione. - Abbiamo bisogno di te,
Leah. - prese parola Emmett.
Il grosso lupo pareva ancora diffidente, però
adesso nei suoi occhi si poteva anche scorgere un bagliore di curiosità. -
Avremmo...un grosso favore da chiederti... - dissi forzatamente tra i denti,
cercando di essere un po' più gentile. Era di fondamentale importanza che
accettasse. Accidenti! Già non mi stava simpatica e come se non bastasse adesso
ci si metteva anche quell'odore da cane che mi faceva venire il voltastomaco. -
Però sarebbe meglio che prendessi le tue sembianze umane perchè si tratta di una
cosa che vorremo far sapere solo a te e non a tutto il tuo branco. - Leah ringhiò
sommessamente. - Per favore, è una cosa urgente; non vogliamo mica farti del
male... - disse Emmett. Io aprii una borsa che portavo a tracolla e ne tirai
fuori dei vestiti. Visto che io ed Emmett avevamo avuto a disposizione anche
quella giornata, eravamo riusciti ad organizzarci un po' meglio, così avevamo
portato anche qualche ricambio. Le porsi gli abiti. - Tieni, io ed Emmett ci
gireremo mentre ti cambierai. - il mio tono era freddo e non ammetteva rifiuti.
Lasciai cadere i vestiti per terra, poi aspettammo che Leah ci desse il consenso
di voltarci un'altra volta.
- Allora succhiasangue...che volete da me? - già
si partiva con il piede sbagliato. Mi schiarii forzatamente la voce. - Sono
incinta. - dissi senza tanti preamboli o cerimonie. La ragazza parve spiazzata.
- Ma voi vampiri... - - Credi che non lo sappia? È appunto per questo che
adesso siamo qui. Non abbiamo idea di come sia potuto succedere e adesso
vogliamo capire. - - E credete che lo sappia io? - - No, non crediamo che tu sappia. - -
Parla chiaro, bambolina. -. Ringhiai tra i denti ed Emmett mi prese una mano per
calmarmi; sapeva che odiavo quel genere di soprannomi. Respirai a fondo prima di
continuare. - Dobbiamo partire, andare in un posto distante da qui. - - E io
cosa c'entro? - - Se anche mi lasciassi finire... - sibilai. Quella ragazza
cominciava davvero a darmi sui nervi.
Emmett si frappose tra noi, mettendosi
di profilo con i palmi alzati verso me e Leah, a mo' di croce. - Signore,
calmatevi, d'accordo? Non mi sembra il caso di far degenerare la situazione.
Dobbiamo andare via da qui possibilmente prima dell'anno prossimo. - - Dillo a
lei! - ringhiai. Ormai mi stavo alterando. - Rose... - mi riprese Emmett. Chiusi
gli occhi e respirai di nuovo. - Dicevo... - ripresi dopo qualche secondo -
...che siccome dobbiamo andare in questo posto e non vogliamo che Alice ci veda...volevamo che tu venissi con noi. - -
Un momento...praticamente volete soltanto usarmi come scudo da quell'altra
succhiasangue visionaria?! - - Ehi, non parlare così di mia sorella! - la
ammonii. - Comunque sì, l'idea era più o meno quella... - conclusi. Leah
incrociò le braccia. - E perchè dovrei farlo? - - Perchè in questo modo ti
allontaneresti per un po' da Sam ed Emily, infondo...non è una brutta
prospettiva allontanarsi da loro per qualche temp, no? - - È per questo che
avete scelto me? Speravate che avrei accettato a colpo sicuro dopo questo ricatto? Che cosa
vorrebbe essere? Una specie di...prendere o lasciare? - - Niente del
genere, cucciola, avevamo pensato ad
altri due candidati prima di te: Jacob, ma non volevamo allontanarlo troppo da
Renesmee e poi...tuo fratello... - lei parve congelarsi. - Non osate...! - ma le
parole le morirono in gola ad un mio sguardo gelido. - Però è troppo piccolo e
sapevamo che tu e tua madre ci avreste scuoiati vivi se avessimo allontanato Seth
da casa. Escludendo tutti quelli che hanno avuto l'imprinting per non separarli
dalle rispettive compagne... - - Allora io ero l'ultima scelta....? - - No,
l'ultima scelta sarebbero state le nuove reclute. - - Oh, adesso sì che mi posso
sentire realizzata! Sono la terza scelta di due succhiasangue per fare loro da
scudo, che bello! - disse sarcasticamente. - E comunque non puoi negare che una
pausa da Sam ed Emily non ti farebbe altro che bene... -. Alla fine cedette. -
D'accordo... - - E sia ben chiaro, lupa... - - Rose... - mugugnò Emmett
facendo finta di niente e grattandosi la nuca con sguardo rivolto altrove.
Ripresi senza badargli molto: - Non potrai trasformarti; mai... - - Ma... - - Niente ma; se ti
dovessi trasformare i tuoi compagni ti leggerebbero nella mente mandando tutto a
monte, quindi niente trasformazioni. - - E come farò? Da umana non potrò
reggere il vostro passo perchè voi...correrete, no? - - Sì, correremo e saremo
noi a portarti in spalla. - Leah fece una smorfia. - La cosa non entusiasma
neanche me, credimi, ma bisognerà fare così; non c'è altro modo. - - Evviva...
- mormorò così piano che con orecchie umane non sarei riuscita a sentirla. -
Andiamo, allora... -.
Emmett mi prese una mano, Leah ci seguiva. Camminammo a
passo normale per un po', quando... - Comunque succhiasangue...i tuoi vestiti
puzzano... - io alzai gli ochhi al cielo, ignorandola. Emmett sghignazzò e
sempre parlando con la stessa indifferenza di poco prima bisbigliò: - Donne... -
gli diedi una gomitata tra le costole. - Ahi! -
******************************************************************************************************
Ehilà! Salve a tutti!! Ed eccomi con il secondo capitolo! Spero
che vi sia piaciuto e soprattutto spero che non abbia deluso le vostre
aspettative! In questo capitolo Emmett e Rose vanno molto
inaspettatamente a chiedere aiuto a Leah. Mentre scrivevo il capitolo
mi è venuto di getto perchè non sapevo come altro fare
per far in modo che Alice non li vedesse dunque poi mi sono venuti in
mente i cari lupacchiotti anche se Leah era quella più
inaspettata che avrebbero potuto scegliere dati i suoi cattivi rapporti
con tutti i "succhiasangue"...be'? Cosa ne dite? Spero che mi facciate
sapere in tanti cosa ne pensate. Caspita, invece nel primo capitolo
sette recensioni e undici preferiti!! Non mi aspettavo che avesse tanto
successo! Anche perchè ho cominciato a modellarmela nella mente
mentre giocavo ad un videogioco che proprio non c'entrava nulla....poi
ho staccato subito e ho iniziato a scriverla, ehehe! Quindi...
Grazie, grazie, grazie grazie, grazie,
grazie, grazie e...insomma...una GRAZIE
periodico a tutti! Spero che continuiate a seguirmi in questa mia ff! E
adesso, siccome è più che doveroso ringraziarvi uno per
volta....
Scarlett blood:
che carina la recensione! Wow, come ho già detto, non mi
aspettavo che la storia avesse tutto questo successo! Spero che adesso
il tuo cuore stia un po' meglio comunque! Ihihihihih!!! Bacioni e
ancora grazie mille per avermi recensito! Se in questo capitolo
lascerai un altro commentino io, Emmett e Rose te ne saremo davvero
molto grati!
Emm/Rose: davvero molto!!
Io: zitti voi, che ho altre sei persone preziosissime e gentilissime da ringraziare!
Emm/Rose: -_______-
Comunque stavo dicendo....
patu4ever:
sono contenta che la mia ficty ti sia piaciuta! Ti ringrazio per
avermi lasciato la recensione! Continua a seguirmi...e possibilmente a
comentare...!!! Kiss!
EddinaCullen:
ehi! Sono contenta che il primo capitolo ti abbia incuriosita e spero
che il secondo non ti abbia delusa! Quindi un grazie mille anche a te,
continua a seguirmi! Ciao!
BellaCullen88:
ciao! Mi ha fatto piacere che la mia ff ti sia piaciuta Ehm....scusa il
gioco di parole...ad ogni modo...sono contenta che ti abbia incuriosita
e...il mistero della gravidanza di Rose sarà svelato nel 5 chap!
Comunque...ti ringrazio vivamente per la recensione e spero che
continuerai a seguirmi e a farmi sapere cosa ne pensi! Baci!
Lithia del Sud:
eh, sì sono convinta anch'io che Esme, Rosalie ed Alice
sarebbero contente di avere discendenti...Rosalie lo è devvero
molto!
Rose: lo sono tantissimo!!
Io: grrrrr....vuoi smetterla di interrompermi mentre ringrazio queste person, per favore?!
Rose: O.o...ok, scusa!
Io: Bene, adesso che è scappata via posso riprendere...
Allora...sì...ti dicevo che Rosalie è molto felice di
questa del tutto improvvisa e fuori dal comune gravidanza! Ti ringrazio
tanto per il commento, spero che continuerai a seguirmi. Ah! Comunque
complimenti per il nick, mi piace! Ciao!
_Giuls_: Ciao! Sono contenta che la mia storia ti sia piaciuta e che ti abbia interessata! Continua a seguirmi! Kisssssss!
bella95:
Salve! Che bello! Sono contenta che la mia ficty ti sia piaciuta! Spero
che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative, sono felice
comunque che abbia trovato bellissimo il primo capitolo, io onestamente
non me lo aspettavo e spero che questo non sia stato da meno! Un grazie
mille e spero che continuerai a seguirmi! Baciiii!!!!!!
Inoltre ringrazio anche........
amimy
BibiBarbara
cesarina89
Gius
Honey Evans
nene 1964
valeEfla
e ancora....
bella95
Lithia del Sud
patu4ever
e Scalette blood per avere aggiunto questa ff tra i preferiti! GRAZIE MILLE!
Ringrazio anche le persone che semplicemente seguono la mia ff! Fatemi
sapere! Baciiiii!
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Capitolo 3 *** Partenza ***
Capitolo 3-Partenza
CAPITOLO 3:
PARTENZA
I giorni passavano e il mio
ventre cominciava a gonfiarsi, non velocemente come era successo a Bella, ma
neanche lentamente come quello umano.
Tornammo nel Vermont e passammo
un'altra settimana nella nostra casa per decidere il da farsi.
- Rose, qual è
il tuo piano? - - Dobbiamo andare in Brasile. - - In Brasile?! - - E che cosa
dovremmo fare in Brasile? - s'intromise Leah. - Be'...dobbiamo scoprire il
motivo per cui sono rimasta incinta. Lì credo che troveremo delle risposte. È
pressappoco lo stesso luogo in cui Carlisle e Edward volevano andare per cercare
di saperne qualcosa in più sulla crescita accelerata di Nessie. - -
Pressappoco? - chiese Emmett. - Sì, non è proprio lo stesso posto...ora non
ricordo bene dove volesse andare Carlisle, ma noi dovremo andare a Porto Alegre.
Si trova nel sud del Brasile. - - E come conti di arrivarci? - fece poi Leah.
- In aereo, naturalmente! - che domanda. Qualche attimo dopo estrassi i
passaporti e le carte d'identità mie e di Emmett. - Leah, tu hai qui i tuoi
documenti? - - No, i miei sono rimasti a La Push. - sbuffai. - Ehi bionda,
guarda che nessuno mi aveva detto che avremmo fatto il giro del mondo in ottanta
giorni. - - Lascia perdere... - mi alzai e salii in camera per controllare
quando sarebbe partito il primo volo per Porto Alegre: sarebbe decollato
l'idomani mattina alle tre. Mi si aprì anche la cartella della posta elettronica
che diceva che avevo novantotto messaggi non letti, sessantadue dei quali erano
soltanto di Alice. Gli altri mittenti erano prevalentemente Carlisle, Esme,
Jasper, Tanya, Edward e Kate. Di tutti loro ce n'erano almeno due, ma un'unica
persona me ne aveva mandato solo uno. Il solo messaggio che lessi fu quello di
Bella.
" Zia Rose,
sono Nessie. Dove sei
andata? Lo zio Emmett è con te? I nonni sono preoccupati e anche tutti gli altri
a casa; nonna Esme piange ogni sera. Carlisle le dice che state bene, ma non lo
sa neanche lui. Tanya ci ha avvisati poche ore dopo il vostro ritardo; ha detto
che tu e lo zio Emmett non avevate mai ritardato.
La zia Alice non riesce a
vedervi e questo ci spaventa ancora di più. Per favore zia Rose, se leggerai
questa e-mail, rispondi; sono tanto preoccupata per te e lo zio Emmett.
Salutamelo se è lì con te. Vi voglio tanto bene.
Nessie. "
sospirai. La mia piccola Nessie, non avrei mai
voluto che soffrisse e non avrei voluto nemmeno che tutti quanti a casa
soffrissero, ma non c'era altro modo; era necessario. Io ed Emmett dovevamo
assolutamente capire come fosse potuta accadere una cosa del genere, anche se io
ormai mi sentivo in paradiso. Sentivo crescere dentro di me la mia piccola
creatura giorno dopo giorno. Qualche riga sotto il messaggio di Nessie ce n'era
un altro; questo però era di Bella.
" Rose,
ma dove siete finiti? Siamo
davvero preoccupati, Esme è distrutta, Edward, Carlisle e Jasper non si danno
pace, Alice ha delle crisi di nervi ed è sempre più frustrata per il fatto che
non riesce a vedervi. Perchè non riesce a vedervi, Rose? In che razza di posto
siete finiti? Se leggerai questo messaggio, ti prego, rispondi; ci basta sapere
solo che siete al sicuro e che state bene. Per favore, Rose, davvero, per favore
rispondi. Manchi tanto anche a Nessie e Edward sta letteralmente impazzendo;
tutti a casa stiamo impazzendo.
Come se non bastasse, ho saputo da Jacob e
dal resto del branco che la notte dopo la vostra sparizione, è scomparsa anche
Leah Clearwater; la sorella di Seth.
Ci stiamo veramente spaventando, Rose;
tutte queste sparizioni nel giro di così poco tempo...che cosa sta succedendo?
Di nuovo i Volturi? Non ha senso che te lo chieda perchè se davvero fossero stai
loro sarebbe veramente impossibile che tu riesca a leggere questa e-mail,
figuriamoci a rispondere. Spero soltanto che non sia così, perchè dopotutto...è
solo questo che ci resta, no?
La Speranza.
Ci mancate, Rose; Esme è
veramente disperata e noi siamo preoccupati. Se leggerai il messaggio; davvero,
dateci vostre notizie, fateci sapere se state bene e magari, tornate a
casa.
Inoltre c'è anche la preoccupazione per Leah che...insomma...siamo
tuuti con i nervi a fior di pelle. Susan Clearwater è distrutta, Seth è davvero
giù di morale e Charlie sta mobilitando il mondo intero per cercarla. Mi sa che
dovremmo fare lo stesso con voi...
Tanya ci ha detto che sareste andati a
casa vostra nel Vermont prima di andare a trovarli a Denali. Credo che Edward,
Carlisle e Jasper vi cercheranno lì la settimana prossima.
Be',
Rose...adesso devo mettere a letto Renesmee e per l'ennesima volta...rispondi se
leggerai.
Con affetto e preoccupazione,
Bella" .
E così era quella la situazione a casa: Esme era
disperata, Alice si dannava perchè non riusciva a vederci, Edward, Carlisle e
Jasper non si davano pace, Nessie era triste e Bella preoccupata. Come se tutto
questo non mi facesse già abbastanza male, si aggiungeva anche il problema di
Leah. Charlie la stava cercando ovunque e tornare a La Push per prendere i suoi
documenti non sarebbe stata un'impresa semplice. Forse non era stao un colpo di
genio coinvolgere anche Leah e ad ogni modo...avrei dovuto aspettarmi che il
branco, sua madre e Charlie non se ne sarebbero stati con le mani in mano.
Inoltre Bella aveva detto che la settimana prossima Edward, Jasper e Carlisle
sarebbero arrivati qui. Il messaggio risaliva solo a questa mattina, perciò
avevamo ancora tempo, ma io volevo partire con il volo del giorno seguente,
quello delle tre di mattina.
Prenotai subito tre biglietti ; poi riguardai
un'ultima volta la posta elettronica. Il tempo di leggere l'e-mail di Nessie e
Bella e di prenotare il viaggio, che erano arrivati altri undici messaggi:
cinque da Alice, uno da Edward, uno da Jasper, uno da Carlisle e tre da Esme. A
malincuore spensi il computer subito dopo aver stampato i biglietti; non avrei
voluto far soffrire così la mia famiglia.
Tornai in salotto, dove Emmett e
Leah mi aspettavno. - Nessie ti saluta tanto e anche gli altri a casa. Sono
tutti molto preoccupati. - dissi a mio marito . Lui sorrise. - Hai letto la
posta? - - Solo il messaggio di Bella, in cui aveva scritto anche Nessie.
Stanno perdendo la testa tutti quanti, Bella ha messo in ballo anche i Volturi.
- al solo sentirli nominare Emmett ringhiò. - Ha detto anche che Edward,
Carlisle e Jasper arriveranno qui la settimana prossima perchè Tanya li aveva
informati che ci saremmo fermati nel Vermont prima di passare a trovarli a
Denali. - poi mi rivolsi a Leah. - Inoltre, lupa, tua madre è preoccupata e
Charlie ti sta cercando dappertutto, ha mobilitato chiunque e anche il tuo
branco ha paura per te, però dovete assolutamente andare a recuperare i tuoi
documenti a La Push entro stanotte e domani perchè ho prenotato il volo per le
tre di domattina. - - Scusa Rose, hai detto...dovete? - mi chiese poi Emmett.
- Sì, la dovrai portare sulle spalle, altrimenti non ce la farete mai andata e
ritorno da qui a La Push. - - Io non ti lascio da sola! Rose, sei incinta! -
- Esatto amore, incinta, non malata. Non preoccuparti Emmett, starò bene. -. Lui
mi posò una mano sulla guancia e mi baciò appassionatamente; ecco...questo era
il classico bacio alla Emmett. - Ci vediamo domani all'aeroporto di Burlington
a mezzanotte, ok? Non tornate qui a casa, andate direttamente in aeroporto. -
- Va bene. - - E...lupa? - - Sì, succhiasangue? - - Se i miei vestiti puzzano... - dissi con una certa acidità nella
voce - ...prenditene alcuni dei tuoi mentre passi da casa... - - Senz'altro...
- e detto questo si mise a cavalcioni su Emmett, cosa che non mi piacque neanche
un po', e i due sparirono.
Passai tutto il resto del giorno a
cancellare i nostri odori, soprattutto quello di Leah; tra tutti i componenti
della famiglia, io ero sempre stata la più brava a far perdere le tracce.
Quando fui soddisfatta, presi i biglietti che avevo posato su un mobile
all'ingresso e chiusi la porta a chiave.
Dato che non avevamo corse in
programma, o almeno...non ne avevamo immediatamente, ero tornata al solito abito
di raso rosso aderente, che quindi sottolineava quella lieva, ma ormai visibile
anche ad occhi umani, protuberanza del ventre. Volevo che la gente vedesse. L'avevo sognata
così a lungo; l'avevo sperata così a
lungo. Ed eccola; ancora una volta.
Speranza.
Siccome era ancora molto
presto quando arrivai a Burlington, andai in un centro commerciale e quando
quello chiuse decisi di andare al cinema a vedere un film tutto calci, pugni e
pugnalate che cominciava alle nove. Per l'intera durata della proiezione non
feci altro che accarezzarmi il grembo, mi veniva come un gesto spontaneo.
Non appena iniziarono i titoli di
coda, verso le undici e mezza, raccolsi le mie cose in un lampo e poi uscii
spedita dal cinema, seguita anche da molti fischi di approvazione.
Ah...umani....
Imboccando stradine secondarie e laterali, arrivai in
aeroporto dopo venti minuti circa, a mezzanotte meno dieci. Emmett e Leah mi
raggiunsero a mezzanotte, furono puntualissimi.
Emmett mi corse subito in
contro e mi baciò con quel fare tipico di quando era molto preoccupato per
qualcosa.
- Rose! Come stai? - - Tranquillo, amore...sto benissimo. - la sua
mano scivolò al mio ventre - E il bambino? - mi illuminai; era la prima volta
che Emmett si rivolgeva anche a nostro figlio. - Sta bene...anche la bambina. -
- La bambina? - mi fece eco. - Sì, sarà una bambina, me lo sento. - dissi
convinta. - Te lo senti come Bella sentiva che Renesmee sarebbe stata un
maschio? - gli sorrisi serafica, un sorriso al quale non avrebbe potuto
resistere. - Credimi Emmett: sarà una bambina. - vidi con la coda dell'occhio
Leah alzare gli occhi al cielo, ma non le badai, in quel momento nulla e nessuno
avrebbe potuto di struggere la mia felicità. - A questo punto erano meglio Sam
ed Emiliy... - si lamentò allora la ragazza. - Alameno loro non puzzano. - - Nemmeno per noi portarsi dietro
una cagna è particolarmente
entusiasmante, però farà bene a tutti. - - Farà bene a voi perchè così potrete fare ciò che vorrete
in modo che gli altri succhiasangue non vi possano vedere. - - Farà bene anche
a te perchè in questo modo non sarai costretta a vedere ogni giorno il tuo ex
che tuba con tua cugina. - replicai senza fare una piega. Emmett mi strinse una
mano, segno del fatto che stavo andando oltre, così decisi di cambiare
argomento. - Com'è andata a La Push comunque? Avete avuto difficlotà? - - Un
po'. Per non lasciare i nostri odori in giro siamo arrivati alla riserva nuotando
e io sono rimasto in acqua ad aspettarla finchè non ha preso tutto ciò che le
serviva. - - Sì, è stato meglio così. Buona idea, Emmett. - approvai. Lui
sorrise. - Però ormai La Push è sorvegliata da intere pattuglie di poliziotti e
da tutto il branco di Sam. - spiegò poi mio marito. - Già, ho dovuto fare
attenzione e ad ogni modo sono sicura che stamattina Seth abbia fiutato il mio
odore. - - Sì, ma comunque non ci troveranno; è impossibile che riescano a
trovarci e anche ammesso che arriveranno qui perderanno le tracce quando
saliremo sull'aereo. - ragionai. Emmett mi cinse la vita da dietro, posandomi le
mani sul ventre. - Ehi succhiasangue, io prendo qualcosa da mangiare al bar, sto
morendo di fame. - - D'accordo, veniamo con te. - - Non ho bisogno di due
baby-sitter; credo di essere abbastanza grande per poter andare da sola. -
emisi una risata di scherno.- Voi umani... - lei mi lanciò un'occhiata
sprezzante. - Mangia pure quanto vuoi, lupa, noi staremo ad un altro tavolo.
Tieni i soldi. - dissi porgendole una banconota da venti dollari. - No,
grazie. Ho i miei. - riposi i soldi nel portamonete, poi io ed Emmett prendemmo
posto a due tavoli di distanza da quello di Leah, ordinando due bicchieri
d'acqua che lasciammo intatti sulla liscia superficie di marmo del tavolo. - Sei
preoccupata, Rose? - mi chiese Emmett dopo un po'. - No, non preoccupata, amore.
Voglio solo scoprire come sia successo, dopotutto...è una cosa più unica che
rara tra noi vampiri. Però non sono mai stata così felice; sogno di diventare
madre da quasi un secolo ormai... - dissi sorridendo. - Sono felice anch'io,
Rose. Amerò questo bambino solo come un'altra cosa al mondo...e quella cosa sei tu, piccola... -
lui si sporse dalla mia parte per baciarmi e io ricambiai con trasoprto. Quando
ci staccammo lanciai un'occhiata al tavolo di Leah, che stava divorando
famelicamente il quarto muffin al cioccolato dopo due brioches alla crema e tre
succhi ace.
Verso l'una e un quarto andammo a fare il check-in e aspettammo
di venire imbarcati.
Il nostro aereo sarebbe atterrato a Porto Alegre,
capitale del Rio Grande do Sul, nel meridione del Brasile. A Porto Alegre avrei
dovuto trovare un uomo che forse sarebbe riuscito a chiarire tutta quella
situazione.
Verso le due, Leah cominciò ad avere i primi colpi di sonno, gli
occhi le si fecero rossi e gonfi e le palpebre pesanti. Effettivamente
per gli umani una giornata come quella doveva essere stata pesante.
Cercai di non farla addormentare perchè altrimenti svegliarsi
per salire sull'aereo sarebbe stato ancora peggio.
A quell'ora, le poche persone che popolavano la sala d'imbarco erano
tutte accasciate sui sedili e sulle poltrone. Verso le due e mezza ci chiamarono
per farci salire sul pullman che ci avrebbe portati sull'aereo e, una volta
saliti, lasciammo che Leah si sedesse accanto al finestrino in modo da poter
poggiare la testa per dormire, cosa che accadde non appena si sedette.
Emmett
chiamò l'hostess, che quando arrivò gli sorrise ammiccante, sicuramente
attratta dalla sua bellezza. Era una ragazza giovane, i capelli rossi e lisci
erano legati in un elegante chignon e gli occhi erano azzurri con un velo di
ombretto e una striscia di matita nera. Il sorriso le scomparve non appena notò
la mano di Emmett intrecciata alla mia e il ventre gonfio che accarezzavo
dolcemente con la mano libera. Il posto di quel sorriso fu preso da
un'espressione delusa e qualche istante dopo intimorita, mentre fissava me. Era
davvero questo l'effetto che facevo alle altre persone? Sì, lo sapevo
benissimo e il fatto non mi era mai dispiaciuto a causa della mia vanità. Anche
quando ero umana era stato così, forse anche più di adesso. Mi piacevano gli
sguardi; mi piaceva essere al centro del mondo.
Un istante dopo, Emmett
chiese all'hostess un cuscino da dare a Leah. La ragazza lo portò subito. Non era
brutta, ma sicuramente non poteva reggere il confronto con i vampiri, figurarsi
poi con me.
Emmett mi passò il cuscino dato che ero io quella in mezzo e
delicatamente, senza svegliare Leah, lo sistemai sotto la sua testa in modo che
potesse stare più comoda senza risvegliarsi con un atroce torcicollo
all'atterraggio.
Passò qualche ora e cominciò ad albeggiare, io chiusi il
finestrino di Leah per fare in modo che non le arrivasse il sole...ma
soprattutto perchè temevo che qualche raggio potesse colpire me o Emmett.
Fortunatamente anche gli altri passeggeri avevano chiuso i loro oblò e, altro
colpo di fortuna, l'aereo sarebbe atterrato alle otto di sera, quindi non ci
sarebbe stato il problema della luce. Il Brasile non era esattamente piovoso e
coperto come Forks, nè tantomeno, a Porto Alegre avevamo case sicure in cui
poterci riparare.
Ad un tratto Emmett si voltò a fissarmi negli occhi. - Gideon. -
disse soltanto. - Che cosa? - gli chiesi sottovoce battendo le
palpebre. - Il nome per nostro figlio: Gideon. - ribadì come se
fosse la cosa più ovvia del mondo. - Gideon? - ripetei
esterrefatta. - Sì. - rispose lui tranquillo. - Vuoi fargli
venire dei complessi? Gideon è un nome orribile! - - Che
cosa c'è che non va in quel nome? - - Be', fammici pensare
un momento... - feci finta di pensarci
- ...semplicemente tutto! E poi te
l'ho detto, amore: sarà una bambina. - affermai con decisione. -
Ma come fai ad esserne così convinta?! - - Lo so e
basta! Emmett...sarà una femmina e anche ammesso che
dovesse essere un maschio...non ti permetterei mai di dargli un nome simile. - - Per me
invece è un maschio. - - Sì...lo dici solo perchè sei il padre...ho ragione io,
tesoro. - - Potrei dire la stessa cosa di te dato che sei la madre. - -
Ma per noi madri è diverso; noi ce lo teniamo dentro per un mucchio di tempo; lo
so Emmett....è.una.bambina. - scandii con fermezza. - E comunque Gideon è un bel
nome; è potente! - - Come accidenti fa un nome ad essere potente?!
E poi è terrificante. - - Oh, Rose, hai capito quello che
volevo dire... - - No, veramente non l'ho capito... - lo
stuzzicai. - Kenneth? - - È un altro nome da maschi,
è un altro nome orribile e poi non ti pare che suoni un po'
troppo simile ad Emmett? - - Appunto! - alzai gli occhi al cielo.
- E allora che ne dici di Lilian o Elizabeth? - - No, troppo
comuni e poi Elizabeth era il nome della madre di Edward, non vorrei
che magari... - - Ah, giusto...e allora? - - Ho già
deciso il nome per nostra figlia... - - Che cosa?! E
perchè non mi hai detto niente? - - Sarà una
sorpresa; lo scoprirai quando nascerà. - dissi con un sorriso
radioso. Lui mise scherzosamente il broncio, infatti dopo qualche
minuto di silenzio non riuscì più a tenerlo e mi
stampò un bacio sulla fronte.
- Mi dispiace per gli
altri, sai? - dissi ad un certo punto - Gli altri? - - Sì, i nostri
fratelli...mamma e papà, la piccola Nessie. Soprattutto per lei e per Esme. Esme
starà perdendo la testa... - Emmett si fece serio. - Hai voluto tu non dar loro
notizie, neanche un biglietto... - - E tutt'ora non voglio che sappiano
perchè...ho paura di come potrebbero prenderla. - Emmett mi guardò con gli occhi
sgranati. - Hai paura di come Carlisle
potrebbe prenderla?! Di come Esme
potrebbe reagire?! - - No, no, non fraintendermi...ho paura perchè si
spaventerebbero a morte. Non ti ricordi com'erano preoccupati per Bella? Bella che era
umana e che è tra noi da un anno...poco più. Io faccio parte della famiglia da
quasi un secolo e non sono umana, non so se mi spiego, ma li farei spaventare
troppo, credo. Voglio dire...le vampire non
possono avere figli; non possono partorire. - - Lo so, amore mio. Ti
prometto che troveremo la spiegazione per tutta questa faccenda e dopo torneremo
a casa tutti insieme: io, tu...e nostra figlia. - gli posai una mano sulla nuca,
lo avvicinai a me e lo baciai.
Per tutto il resto del viaggio fantasticammo
sulla nostra bambina; ormai anche Emmett si era arreso, poi, verso le otto e
dieci di sera atterrammo a Porto Alegre. Leah si svegliò pochi minuti prima dell'arrivo.
All'aeroporto si mangiò un sacco di dolcetti e piatti tipici del
luogo, di cui non conosceva neanche il nome. Io ed Emmett eravamo
sempre seduti a due tavoli di distanza dal suo quando dissi: - Tesoro,
ho sete... - lui si chinò subito ed estrasse da un borsone un
bicchiere lungo di cartone con il coperchio e la cannuccia in cui di
solito ci si metteva il caffè. Subito la mia gola smesie di
ardere.
Andai in bagno per cambiarmi, così buttai il bel vestito rosso
in un cestino e infilai scarpe e tuta da ginnastica; adesso dovevamo
cominciare a correre.
Emmett si caricò Leah sulle spalle e così sparimmo nella notte, come delle ombre.
******************************************************************************************************
Ed eccomi qui, genteeeeeeee!!!!! (di nuovo a torturarvi) Scusate il
ritardo, ma la settimana scorsa tra scuola e impegni vari non ho avuto
un attimo di pace, neanche durante il fine settimana....ad ogni
modo....basta scuola adesso; aboliamola!!
Che cosa ne dite del terzo chappy?? Spero vivamente che vi sia
piaciuto, che vi abbia incuriosito ancora di più e che non vi
abbia deluso...il successo della ficty mi sta sconvolgendo, davvero vi
piace così tanto???!!!! Sono molto molto molto happy!!! =)
Continuate a recensire, ok? Ci conto!! Adesso qualche piccola anticipazione....
Emmett, Rose e Leah sono arrivati in Brasile per cercare un tizio che,
onestamente, non sanno neanche se esista effettivamente...che cosa
accadrà? Riusciranno a trovarlo? Mah! La ricerca non sarà
così semplice. Avrà esiti immediati? Quanto dovranno
sostare nella bella Porto Alegre i nostri ragazzi?
Tutto questo lo potrete scoprire solo continuando a seguirmi, spero di
avervi incuriosito abbastanza con queste mie domande!! Me lo lasciate
un commentino per farmi sapere cosa ne pensate??? Graziee! Baci baci
baci e adesso passiamo ai ringraziamenti....
Scarlett blood:
ciao cara! Sono contenta che il secondo capitolo non ti abbia delusa e
spero che anche questo non sia stato da meno, sono contenta anche che
il tuo cuoricino si stia riprendendo!! Grazie per il commento e
continua a seguirmi! Bacio!
EddinaCullen:
mi fa piacere che la la mia ff ti abbia incuriosita, spero che
continuerai a seguirmi, ancora siamo soltanto all'inizio
dell'avventura! Ihihih! Kiss!
evelyn_cla:
ciaoo! Grazie mille per i complimenti, spero che questo capitolo
non ti abbia delusa. Ho pensato ai sentimenti di Rose perchè nel
libro la facevano vedere sempre fredda e distaccata rispetto agli altri
e ho voluto far vedere il lato di Rosalie oltre la facciata, spero di
non aver turbato nessuno con questa mia ff. Grazie ancora, smack!
Momoka chan:
Grazie davvero per i complimenti sulla storia, sono contenta che
ti sia piaciuta e spero che questo capitolo abbia aumentato la tua
curiosità, continua a seguirmi, baci!!
patu4ever:
ciaooo!! Sono contenta che la mia ficty continui ad
incuriosirti e sono convinta anch'io del fatto che la Rose fredda e
austera dei libri della Meyer non andrebbe mai a chiedere aiuto a Leah,
è per questo che l'ho messo...perchè secondo me
c'è molto di più in Rose oltre che bellezza,
superficialità e ghiaccio. Continua a seguirmi! Kiss kiss!
bellezza88:
ciao! Mi fa piacere che la mia ff ti abbia coinvolta...in quanto ai
margini dellla pagina...onestamente non sono molto esperta di questo
programma, di solito uso word e in efp non si può usare, adesso
scrivo con Nvu, il programma consigliato nel sito e se lo sai tu
potresti dirmelo, lo farò nel prossimo capitolo. Comunque grazie
ancora per la recensione, baci!
Inoltre un ringraziamento anche a....
alfakein
alistar125
cougar
mokky
e ancora...
bellezza88
evelyn_cla
e Momoka chan per avermi aggiunta ai preferiti! Quidi...un GRAZIE INFINITO
a tutti coloro che hanno commentato, continueranno a farlo, mi hanno
aggiunta e anche chi segue semplicemente la mia fic. Un saluto grande
grande dalla vostra Clitemnestra...perchè senza di voi non avrei
più scritto dal primo capitolo...bacio!!
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Capitolo 4 *** Ricerca ***
Cap 4-La ricerca
CAPITOLO
4: RICERCA
Viaggiammo per tutta la
notte; Porto Alegre era molto grande e noi non conoscevamo con certezza il luogo
esatto in cui saremmo dovuti andare, anzi, non ne avevamo neanche la vaga
idea.
Ai primi albori chiedemmo indicazioni per un hotel e così ci spiegarono
la strada per un albergo vicino. Per fortuna sapevamo parlare tante lingue.
Una volta arrivati prendemmo due stanze comunicanti divise solo da una
porta, una delle quali era doppia l'altra invece era singola.
Passammo
barricati nelle nostre camere tutto il resto del giorno; serrammo imposte e
persiane e Leah chiamò il servizio in camera per farsi portare qualcosa da
mettere sotto i denti. Era sorprendente la quantità di cibo che quella ragazza
mangiasse ogni giorno.
Non appena il sole fu sparito dietro l'orizzonte,
uscimmo dall'albergo per cominciare la nostra ricerca della verità.
Porto
Alegre era un bel posto, ma quella notte...quella notte era densa di emozioni.
La mia gioia per la gravidanza, la preoccupazione che attanagliava Emmett e
anche se lui cercava di non darlo a vedere, io lo conoscevo fin troppo bene per
non capirlo; poteva darla a bere a Leah, ma sicuramente non a me. Indubbiamente
non lo potevo biasimare e anche se avrei voluto rassicurarlo che tutto sarebbe
andato per il meglio, se i nostri ruoli si fossero invertiti probabilmente
anch'io mi sarei preoccupata in quel modo.
Corremmo nell'oscurità della notte
frugando ogni angolo di Porto Alegre, ma fu un totale buco nell'acqua; non
trovammo chi cercavamo.
Al sorgere del sole ci riavviammo verso l'albergo e
salimmo nella nostra stanza prima che un solo raggio potesse colpire me o
Emmett. Una volta saliti in camera a passo umano, io mi lasciai cadere
pesantemente sul divanetto di pelle bianca addossato alla parete destra. Mi
posai automaticamente una mano sul ventre; ormai era diventato un gesto
spontaneo per me. Emmett si sdraiò su quello stesso divano, poggiando la testa
sulle mie gambe e accarezzandomi anche lui il grembo.
Leah invece entrò nella sua stanza e si buttò
sul letto, sfinita, e subito si addormentò profondamente.
- Vedrai che lo
troveremo, Emmett. Stai tranquillo, io starò bene. - - E anche lei, vero? -
disse indicandomi il ventre. In quel momento mi sentii felicissima. - Sì certo,
amore mio. Anche lei starà benissimo e una volta scoperta la verità torneremo
tutti a casa; Esme, Carlisle e gli altri devono essere davvero preoccupati. - -
Sì, è vero. - fece una pausa, poi: - Ti amo, Rose. - - Ti amo anch'io.
-.
Quando fu ora di pranzo chiamai il servizio in camera e svegliai Leah, che
però riprese a dormire subito dopo aver pranzato.
Verso le sei mi cambiai e
indossai un paio di pantaloni neri e una maglia verde chiaro. I pantaloni ormai
mi entravano a stento; sicuramente il giorno dopo non mi sarebbero più
stati.
Quella notte, come la precedente, uscimmo al calar del sole e subito
iniziammo la nostra ricerca, stavolta andammo a vedere nei villaggi che
confinavano ad est con Porto Alegre. E anche quella notte...fu un completo
fallimento.
Fu così per giorni, che via via diventarono settimane e ancora
nulla. - Non è possibile! - sbottò Emmett una sera; ormai eravamo tutti
nervosi. Mio marito era il più teso di tutti perchè era preoccupato sia per me,
che per la bambina. Anch'io ero molto preoccupata per lei perchè nella mia
gravidanza c'era stata una variazione: adesso la velocità con cui il mio ventre si
gonfiava era diminuita, ma non sapevamo assolutamente spiegarci il motivo; era
tutto così assurdo! Emmett aveva proposto più di una volta di tornare da
Carlisle, però mi ero ostinatamente rifiutata; questa volta lui non sarebbe
stato in grado di aiutarci, se solo ci fosse stata la minima possibilità avrei
accettato senza indugio. Avremmo fatto inversione di marcia e saremmo tornati
subito a Forks, ma purtroppo, questa possibilità, non c'era.
Io ero in piedi
e posai una mano pallida sulla spalla sinistra di Emmett, seduto sul bordo del
nostro letto. Con quel gesto cercai di rassicurarlo. Lui ne baciò il dorso
gelido e mi fissò con i suoi occhi color dell'oro; eravamo andati a caccia la
notte prima.
- Rose, che cosa faremo nel caso non riuscissimo a trovare il tizio che
stiamo cercando? - - In quel caso ci saranno solo due cose da
fare... - feci una pausa. - Aspettare...e sperare... -
- Speranza... - disse lui e quasi la fece sembrare una domanda.
Non lo avevo mai visto così disorientato; il mio povero amore. -
Speranza. - ribadii io. Guardai mio marito negli occhi e in quegli
occhi vidi qualcosa che mi spaventò. Il Dolore. L'Apprensione.
La Rabbia. L'Impotenza, causa scatenante della precedente. Il
Nervosismo ormai alle stelle. Tutte caratteristiche che con il mio
Emmett non c'entravano nulla. Neanche quando avevamo dovuto affrontare
i Volturi appena pochi mesi fa era stato male in quel modo, anzi, non
vedeva l'ora di battersi.
Mi inginocchiai accanto a lui e gli presi il volto tra le mani. -
Speranza, amore mio. Spera che ce la faremo. Spera, e torneremo tutti a casa
sani e salvi. - detto questo premetti le mie labbra fredde sulle sue e lo baciai
con trasporto.
Trascorse un'altra settimana, ormai eravamo lontani da casa da
quasi tre mesi compreso il viaggio che io ed Emmett avevamo fatto prima di
partire per il Brasile. Io sembravo incinta di quattro mesi.
Anche la stanza
in cui eravamo confinati a questo punto cominciava a darmi sui nervi seppure
fosse una bella camera. Le pareti bianche mi davano un senso di claustrofobia,
mi ricordavano quelle di un ospedale...o di un manicomio. Già, perchè era quella
la verità: stavo impazzendo e quello era il mio manicomio personale.
Per il
resto...la stanza era spaziosa, il letto rettangolare era in lucidissimo mogano
e le coperte candide erano calde e accoglienti, anche se, con tutta onestà, non
ne avevamo mai fatto uso anche se ogni mattina le disfacevamo per dare
l'impressione di aver dormito. Infatti eravamo sempre molto discreti durante le
nostre uscite notturne e non ci facevamo mai vedere, specialmente perchè si
sarebbero accorti della crescita accelerata della mia pancia.
A questo punto
anche il consierge, la cameriera ai piani di giorno, quella di notte, i due
ragazzi del servizio in camera e il facchino avevano imparato a
conoscerci.
Qualche notte dopo, la storia si ripetè, ormai stavamo
impazzendo davvero; dovevamo trovare quell'uomo e dovevamo trovarlo prima che la
bambina nascesse.
Per settimane continuammo a cercare vanamente
quell'individuo e per settimane i nostri tentativi finirono a niente.
E così
passò un altro mese.
- Ehi succhiasangue, sto cominciando ad innervosirmi...
- esordì Leah un tardo pomeriggio. - Ti invidio se cominci a farlo solo adesso.
- risposi scocciata. Emmett in quel momento non c'era, era andato fuori a
comprarmi die vestiti adatti dato che il cielo era coperto. Inoltre avevo il
sospetto che fosse uscito per starsene un po' da solo e schiarirsi le idee. Ma
lo capivo; lo capivo benissimo e di certo non avrei mai potuto biasimarlo.
-
Non sto iniziando ad innervosirmi solo adesso, però mi sembrava fosse ora di
farlo notare. - sospirai. - Puoi...andare, se vuoi... - dissi alla fine,
stancamente. - Che cosa? - - Torna alla riserva, Leah. Tua madre sarà
disperata, tuo fratello e il tuo branco...be', anche loro probabilmente. Torna a
casa, Leah. - ripetei. - Credo tu abbia fatto abbastanza per noi. - e dicendo
questo mi posai una mano sul pancione che adesso sembrava di sei mesi. - Non
posso chiederti più di così. - - E...e questo cosa significa? Stai...mi stai
cordialmente scaricando? - chiese cominciando ad infervorarsi. - Dopo...dopo
quasi tre mesi, ora, così, decidi che non avete più bisogno di me? Non avevi
detto che non volevate che la tappa visionaria vi vedesse?! - a questo punto
tanto valeva che lasciassi cadere tutte le mie infinite barriere. Risposi in
modo pacato, con un sorriso; in quel momento per il mio comportamento sarei
potuta passare per la figlia biologica di Esme e Carlisle. - Intanto, per
favore, non usare certi termini e certi toni quando parli di mia sorella. In
secondo luogo...non sto cercando di scaricarti,
Leah. Ti sto solo offrendo una possibilità che personalmente, se
mi trovassi al tuo posto, prenderei al volo e me la darei a gambe... -
feci una breve pausa, poi, con sguardo perso fuori dalla finestra e
lontano anni luce, aggiunsi: - ...egoista come sono... - e a questo
punto, l'ultima barriera e il l'orgoglio che tanto mi caratterizzava
potevano davvero andare a farsi benedire. Quelle parole parvero colpire
Leah come nient'altro di ciò che avessi detto in tre mesi avesse
fatto. - Perchè adesso dici questo? - - Perchè
è la verità. Prendi Emmett: oggi l'ho guardato e ho visto
l'immagine di un uomo lacerato dal dolore; sta soffrendo come non
ha mai fatto ed è tutta colpa mia. Tu sei costretta qui, tua
madre e i tuoi fratelli saranno disperati, non voglio neanche
immaginare quanto male stia Esme, ma non solo lei; anche tutto il resto
della mia famiglia. È solo colpa mia se queste persone che non
c'entrano nulla stanno soffrendo così. È tutta colpa mia.
- ripetei. - Rosalie, tu lo stai facendo per il tuo bambino. - -
Sì, è vero, ma a quale prezzo? - - Non credo che
per un figlio ci siano prezzi, Rosalie. - - Lo so, ma...è
vero anche che sto facendo del male alle persone che più amo e
che mi sono state vicine durante la mia intera esistenza.
Comunque...sarà una bambina... - Leah sorrise; il primo sorriso
sincero che si aprisse sul suo volto da quando eravamo arrivati. Poi,
accadde qualcosa; qualcosa che mi lasciò totalmente senza
parole: Leah tese una mano verso di me e disse: - Resterò,
Rosalie. Resterò finchè non avremmo scoperto la
verità e alla fine torneremo tutti a casa. Vedrai, andrà
tutto bene. -. Questa volta fui io a rimanere sorpresa. Afferrai la sua
mano con estrema delicatezza; dopotutto rimaneva pursempre un'umana;
mutaforma che fosse o meno. - Grazie...lupa... - - Non c'è
di che...succhiasangue. -.
Emmett tornò un'ora dopo con tre
buste.
Quella notte uscimmo per l'ennesima volta; ormai era quasi diventata
più un'abitudine che una ricerca vera e propria.
Stavolta però qualcosa
sembrava diverso. Avremmo cercato in una foresta poco fuori Porto Alegre, così
cominciammo a costeggiarla.
La notte era nera, il silenzio sepolcrale, non
tirava un alito di vento; tutto era immobile; la natura sembrava quasi
morta.
Io ed Emmett correvamo affiancati, lui teneva Leah sulle spalle, ma
poi...qualcosa che a quel punto non ci saremmo aspettati cambiò le cose e
scombinò
tutto...
*******************************************************************************
Buonasera a tuttiiiiii!! Scusatemi per il ritardo, davvero, ma
è stato un periodaccio. Uff...allora ragazzi...che cosa ne dite
di questo nuovo capitolo?! Spero vi sia piaciuto, a me onestamente non
molto...mentre lo scrivevo non sapevo più come tirarlo avanti; a
volte ho dei blocchi colossali.
Va be'...ad ogni modo cosa ne dite? Fatemi sapere sempre in
tanti, ok? Ho bisogno dei vostri pareri! E vi informo che da questo
capitolo, come avrete visto, vi interromperò sempre sul
più bello! Ihihihih!! Fatemi essere un po' cattiva!
Coooomunque...cosa sarà questo qualcosa che cambierà
tutto? Avranno finalmente trovato l'uomo (o donna) che stanno cercando
da tre mesi? E come questo fatto cambierà le cose? Riusciranno
finalmente a scoprire il segreto della gravidanza di Rosalie?
Sì, no, forse...mah! Per scoprirlo dovrete aspettare il prossimo
capitolo, lo so che sono perfida, eheheheh!!!
Adesso spazio ai ringraziamenti....
patu4ever:
ciao cara!! Sono contenta che il chappy precedente ti sia piaciuto e
spero che questo non sia stato da meno! Come richiesto, ho ingrandito
la scrittura, se dovessero esserci altri problemi dimmi pure e
vedrò di risolverli! Bacioni e fammi sapere cosa ne pensi del
quarto capitolo! Smack!
Scarlett blood:
ciao mia regina! Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il terzo
chappy e mi auguro che neanche questo ti abbia delusa! Nel
capitolo precedente concordo con te nel dire che i nomi proposti da
Emmett erano orribili! Ihihih, poverino! Comunque...dato che ti
chiedevi chi avrebbero trovato adesso che sono a Porto Alegre, mi
dispiace, ma dovrai aspettare ancora un po'...ad ogni modo...i migliori
saluti e fammi sapere cosa ne pensi del nuovo chapter! Bye bye!
La_Pepsi:
ciao bella!! Come vedi ho aggiornato, anche se non tanto presto. Grazie
per i complimenti e spero che verrai a leggere e commentare anche
questo capitolo. Baci baci!
Kikyo90:
grazie dei complimenti carissima! Spero che anche questo capitolo sia
stato di tuo gradimento e che mi farai sapere cosa ne pensi! Scusami ma
devo accelerare i tempi, quindi un grosso bacio e grazie ancoa! Smack
smack!
evelyn_cla:
grazie per i comply, mia signora! Sono contenta che il mio modo di aver
riadattato il personaggio di Rose ( senza nulla togliere alla Meyer,
ovviamente) ti sia piaciuto! Siccome sono di fretta e devo ancora
ringraziare altre persone, rileggere tutto e postare, ti mando un
saluto e mi raccomando, fammi sapere anche qui! Kiss!!!
LaBabi:
grazie mille per i complimenti, gioia mia! Emmett e Rose sono anche i
miei personaggi preferiti, chissà da cosa si era capito...!
Ihihih!! Ad ogni modo, se potrà interessare a tutti i fan di
questa coppia, posso dire che ho già cominciato una nuova ff che
posterò non appena questa sarà finita, ma ci vorrà
un po'. Comunque...adesso vado perchè devo essere molto molto
celere! Un bacio e fammi sapere che cosa ne pensi di questo nuovo
chappy! Ciaoooo!
pucciosi4ever:
ciaooo! Grazie di cuore per aver inserito la mia storia tra i preferiti
e anche per aver commentato! Spero che questo seguito non ti abbia
delusa! Un bacio e fammi sapere cosa ne pensi, stella! Ciao!!
Momoka chan:
mia cara!!! Allora...sono contenta che il terzo capitolo sia stato di
tuo gradimento e spero che questo non sia stato da meno! È vero,
nel capitolo precedente il discorso sui nomi è stata una delle
poche cose riuscite bene! Quelli scelti da Emmett facevano proprio
schifo! Ihihih!! Povero caro! È vero anche che l'effetto
Rose/Leah fa un certo contrasto perchè sono le due che
più non sopportano le razze l'una dell'altra dunque il mix si
vede e con l'aggiunta di Emmett che cerca di mediare quando le due
cominciano a scaldarsi porta ad un certo effetto, eheheh!! =)
Comunque...sono di frettissima, perciò...buona serata e fammi
sapere anche per questo capitolo! Bacio!
EddinaCullen:
grazie mille per i complimenti, mia cara! Spero che anche questo quarto
capitolo ti sia piaciuto e mi auguro che continuerai a seguirmi! Un
bacione grande, vado di frettissima! Fammi sapere mi raccomando! Smack!
Come al solito ringrazio anche le persone che mi hanno aggiunta ai
preferiti, che oggi putroppo non farò in tempo a ringraziare una
per una dato che sono presa con le bombe e ringrazio anche chi segue
senza commentare! Baci enormi a tutti!! E un enorme...GRAZIEEEE!!
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Capitolo 5 *** Il dono ***
capitolo 5-il dono
CAPITOLO 5: IL DONO
Una
luce.
Lì, nel profondo della foresta si intravedeva qualcosa: una luce, o
meglio...un fuoco e tanto bastò per riaccendere in noi la
speranza.
Speranza.
Prima o dopo tornava sempre; la speranza ci
accompagnava in ogni momento nel nostro viaggio.
- Ditemi che non è un
miraggio... - disse Leah con uno strano tono di voce. - No che non lo è. -
finalmente il voltò di mio marito tornò ad illuminarsi di quella luce che tanto
amavo. Il mio Emmett era tornato.
Ci fiondammo nel folto della foresta ad una
velocità ancor maggiore della solita, in direzione del piccolo falò. Mano a mano
che ci avvicinavamo scorgevamo sempre più distintamente una casetta di legno
scuro.
Quando arrivammo a circa sette metri di distanza, ci fermammo e
proseguimmo a passo umano. Leah saltò giù dalla schiena di Emmett e lentamente
ci avviammo. Il primo ad entrare fu Emmett, che si dovette abbassare non di poco
per riuscire a passare; io fui l'ultima.
L'interno dell'unica stanza era
caldo e accogliente e un altro piccolo fuocherello scoppiettava anche lì dentro.
Come ambiente era abbastanza spazioso. In fondo a sinistra era sistemato alla
bell'e meglio un giaciglio improvvisato, il suolo era coperto da pelli di
animali scuoiati e un angolo della stamberga era celato da una tenda.
Al
centro della stanza era posto in posizione precaria un tavolino decisamente
traballante e la sedia dietro di esso non era da meno. Libri sgualciti e pagine
consumate e ingiallite dal tempo erano sparsi disordinatamente sulla superficie
del piccolo tavolo e e anche in tutto il resto della camera: sul giaciglio,
sulla sedia, vicino al falò, dentro un'anta di legno semi aperta di quello che
una volta doveva essere stato un mobile. A completare l'insieme fu l'odore di
fumo, incenso, muffa e pelle che aleggiava lì dentro.
Ad un tratto, un lieve fruscio alle nostre spalle bastò a
metterci in allarme e in una frazione di secondo ci eravamo già
voltati. Un ometto basso e tozzo entrò nella capanna trascinando
un cerbiatto morto per le bella corna. Quel tizio camminava nel modo
più strano che avessi mai visto; sembrava meccanico e ogni volta
che poggiava un puiede per terra si udiva ul leggero ticchettio di
legno. Solo quando fu abbastanza vicino al fuoco si accorse della
nostra presenza e alzò il volto. Inorridii quando lo vidi; era
una maschera di piaghe, non sapevo come una persona potesse ridursi in
quel modo. Gli occhietti erano minuscoli, coperti proprio da quelle
ferite che gli ricadevano pesantemente sul volto; riuscii a stento a
vedere una luce ramata che gli brillava negli occhi. Le mani
dell'individuo erano grandi e sproporzionate come il torace rispetto
alle sue gambe corte. Dio, pareva tutto così assurdo!
Emmett si parò istintivamente davanti a me e Leah.
Dopo qualche istante di silenzio, l'uomo parlò; la sua
età non si riusciva a capire date tutte quelle gravi ferite, ma
la voce...fu quella che mi stupì più di ogni altra cosa;
aveva una voce bassa e profonda, ma in un certo senso anche
rassicurante.
- Buonasera, ragazzi... - noi restammo in religioso silenzio. L'uomo
lasciò la presa sulle corna del cervo, che cadde a terra con un
rumore ovattato e attutito dalle pelli degli altri animali.
Lo sconosciuto si avvicinò verso il fono della capanna,
scostò la tendina e qualche istante dopo tornò con tre
sgabelli che sembravano troppo grandi e pesanti per essere trascinati
da uno come lui. Era davvero molto basso, sicuramente non più di
un metro e quaranta centimetri, anzi, forse anche di meno. Ci porse i
tre sgabelli, mentre lui si sedeva sulla sedia traballante, poi ci
sistemammo davanti al piccolo falò. La sedia, seppur fosse
evidentemente instabile, era più alta degli sgabelli, ma,
nonostante questo, l'uomo non arrivava nemmeno alla spalla di Emmett.
Alla luce del fuoco, la sua pelle era pallida come la nostra, ma c'era
una sfumatura diversa; non capivo bene cosa fosse.
- Dunque, ragazzi... - riprese parola lo sconosciuto, sempre con quella
voce così inadatta a lui. - Credo di aver capito cosa vi porta
in questo luogo sperduto... - - Siamo i figli di Carlisle
Cullen... - presi parola sperando che il nome di nosstro padre gli
dicesse qualcosa. - Loro sono
i figli di Cralisle Cullen... - puntualizzò Leah.Io l fulminai.
- Carlisle Cullen...? Carlisle Cullen...? - l'uomo sembrava parlare
più con sè stesso che con noi. - No, questo nome non mi
dice niente... -. Io, Emmett e Leah ne fummo sorpresi e mi augurai solo
che non avessimo fatto l'ennesimo buco nell'acqua.
- Ma io so chi siete voi...e sopratttutto...so cosa
siete. - fece un attimo di pausa durante il quale trattenemmo il
respiro. - So cosa siete tutti voi. - aggiunse allora fissando Leah. -
Figli della notte e mia giovane Quileute; anche tu avrai una parte in
tutta questa storia... -. Emmett balzò in piedi ringhiando e lo
sgabello rotolò a terra fino a colpire la parete opposta e
fermarsi per la potenza di quello scatto (non che effettivamente la
distana fosse molta). - Non preoccuparti, Emmett Cullen; io sono un
amico e ho le risposte alle domande che vi hanno tanto assillato in
questi ultimi mesi. E dopotutto...siete stati voi a cercarmi, dico
bene? - - Come conosci il mio nome? - sibilò mio marito,
ancora sospettoso. - Non fare caso a questo, ragazzo mio. Dato che so
quali creature siete, vedendo il grembo della tua bellissima
compagna... - - Moglie... - lo interruppe lui.
-
Perdonatemi... - disse rivolgendosi anche a me. - ...moglie. - si
corresse. - Credo che le mie supposizioni sul motivo della vostra
presenza qui siano azzeccate. - ci fu una pausa carica di tensione.
- Ebbene, Rosalie...tu sei sempre
stata una persona forte e decisa e questo è stato determinato
anche dalla malaugurata esperienza che ti capitò qundo eri
ancora umana, quando quegli uomini quasi ti uccisero e tutto il resto
che seguì; le circostanze che ti portarono ad essere ciò
che attualmente sei. - le mie mani si chiusero convulsivamente a pugno
ed Emmett, che aveva recuperato lo sgabello ed era tornato a sedersi al
mio fianco, posò le mani sulle mie e a quel contatto mi
rilassai. - Anche da umana comunque eri molto forte anche se tutti non
ti consideravano tale; se ti ponevi un obiettivo era quello. - -
Non vedo come questo c'entri con la nostra situazione. - lo interruppe
nuovamente Emmett, freddo. - Non essere impaziente, Emmett... - lo
riprese bonariamente l'uomo. - Dicevo... sono stati proprio quei
caratteri, Rosalie, a determinare il tuo dono. - - Il mio dono?
Io non ho un dono... - ero sempre più confusa. - Questo è
ciò che credevi tu; nessuno se n'era mai accorto; a quanto pare
neanche tu stessa, ma a quanto pare ce l'hai. - - E tu come fai a
saperlo? - - Perchè anch'io ne ho uno e il mio dono
è proprio di percepire quelli altrui e tu hai un dono, Rosalie.
E sta proprio in questo fatto: la tua determinazione; la tua forza di
volontà. Più sei decisa, più è alta la
possibilità che ciò che vuoi si realizzi. Hai desiderato
per così tanto tempo e così intensamente di diventare
madre, che alla fine è successo e ora tu ed Emmett avrete il
tanto sospirato bambino. - adesso le nostre espressioni erano molto
più rilassate. - Quindi...è solo per questo? - -
Sì, Rosalie... - - Allora...mia moglie starà bene e
anche la bambina? - - Sì, staranno bene entrambe,
Emmett... - un sorriso raggiante si allargò sul volto di mio
marito. Poi però mi tornò in mente una cosa. - Un
momento...èc'è anche qualcos'altro...per un po' di tempo
la mia pancia ha cominciato a crescere più lentamente e adesso
invece il ritmo è aumentato ancora di più rispetto
all'inizio della gravidanza...cosa sta succedendo? -. - L'uomo si
rabbuiò. - Anche il tuo bambino ha un dono, Rosalie; ho sentito
anche il suo quando sono entrato... - - Un dono? E quale? - lui
scese tentennante dalla sedia. - Permetti? - chiese pretendendo una
mano verso il mio ventre. Io non opposi resistenza. Lui chiuse gli
occhi e li riaprì pochi attimi dopo. - A quanto pare sente il
pericolo quando è vicino. - - E questo cosa sinifica?
Siamo in pericolo? - chiese Emmett preoccupato. - Questo lo sa solo
vostro figlio, ma ad ogni modo...sì, penso che se ha avuto
questa reazione è siate davvero in pericolo, ma non chiedetemi
quale perchè questo non lo posso sapere. - - Che reazione
ha avuto? - -Be', queela che hai detto tu: ha rallentato la sua
crescita per un po' e dopo l'ha ripresa ancor più velocmente di
prima. - - E questo che cosa
significa? - - All'inizio ha rallentato
perchè aveva paura, ma poi, quando ha capito che voi avreste
corso ancor più rischi di lei, ha cominciato ad accelerare in
modo spropositato per cercare di nascere il più presto possibile
e in questo modo avvertirvi. Lei vi ama e non vuole che vi accada
qualcosa. - - Lei ci ama? - - Certo. È consapevole
del fatto che la vostra razza non può avere figli e ha capito
che se adesso esiste è solo perchè la vostra forza di
volontà va oltre ogni limite. Voi amate lei e lei vi ama il
doppio. - quelle parole mi colmarono di gioia come nient'altro
aveva mai fatto. Poi però mi sorse un dubbio. - Anche nostro
fratello Edward ha avuto una figlia; si chiama Renesmee, ma lei
è stata concepita e partorita da un'amana. Adesso lei cresce
molto velocemente e raggiunti i sette anni d'età
diventerà adulta. Io però non sono umanae, insomma...che
cosa accadrà alla mia bambina? Come crescerà? - -
Be', questo dipenderà soprattutto dai rischi che tu, Emmett e le
persone a cui vorrà bene correrete. Di conseguenza più le
persone sono in pericolo, più lei crescerà velocemente ma
ado ogni modo quando sarà arrivata a diciassette anni si
fermerà. - io mi sentii serena. Serena e felice. Però
c'era sempre quel timore; il timore del rischio che correvamo.
Cosa poteva minacciarci anche qui in Brasile? Scacciai quel pensiero;
ci avrei pensato in un altro momento. - Ma tu...come fai a sapere tutte
queste cose? -chiese ad un tratto Emmett. Una strana espressione
attraverò il volto deformato di quell'uomo. Qualcosa di molto
simile alla malinconia. - Perchè mia madre era una vampira. - a
quelle parole Leah raggelò; io ed Emmett invece lo eravamo
già abbastanza di nostro e non avremmo potuto andare oltre dato
che eravamo morti da poco meno di un secolo. - Mio padre invece...era
un licantropo... - completò l'uomo. Non poteva essere vero! Una
vampira e un licantropo?!?! Insieme?! Doveva esserci qualcosa di
sbagliato, insomma...no! Il mio cervello non riusciva ad elaborare una
soluzione possibile per quanto fosse sviluppato. - Non sono sempre
stato così, però... - disse ad un certo punto. - Ero
bello, ero...alto... - un'ondata di tristezza gli si abbattè
addosso, poi...ma come accidenti avevo fatto a non accorgermene prima?!
Le sue gambe erano...troncate di netto e il pezzo mancante era
sostituito da delle piccole protesi il legno. Ecco perchè avevo
sentito quel rumore quando camminava! Adesso mi spiegavo anche quel suo
portamento così meccanico e il motivo per il quale il suo corpo
era esageratamente sproporzionato. Ero così ossessionata dallo
scoprire la verità, da non accorgermene neanche. Ma non ero
l'unica ad averlo notato in quel momento a giudicare dalle espressioni
di Emmett e Leah. Poi l'uomo riprese il suo racconto: Suppongo vi
stiate chiedendo come mai, allora io sia ridotto così
adesso. Be'...un giorno incontrai un branco di licantropi e tre
vampiri. Mi ritennero come l'ibrido più ripugnante, così
i vampiri mi morsero e i mutanti, una volta ripresa la forma umana,
diedero fuoco alla radura in cui ci trovavamo. Dato che io ero anche
metà licantropo, i morsi dei vampiri mi provocarono queste
piaghe che ricoprono la mia pelle e...mi staccarono le gambe. I lupi le
diedero in pasro alle fiamme e così non le recuperai mai
più. - io ero sconvolta e inorridita. Come avevano potuto?! Poi
l'uomo interruppe quel silenzio sepolcrale che si era formato senza che
noi potessimo accorgercene. - Forse ora è meglio che andiate; il
sole sorgerà a breve e non conviene che qualcuno vi veda. - Leah
non disse una parola, Emmett annuì e io mi avvicinai a quel
povero malcapitato. Mi chinai alla sua altezza e chiesi: - Come ti
chiami? - - Alastair...Alastair Stowe. - gli presi le mani e ne
baciai il dorso. - Grazie Alastair. -
Qualche istante dopo uscimmo e giusto poco prima dell'alba arrivammo in
hotel. Non appena fummo in camera Emmett mi sollevò eda terra e
mi strinse forte a sè. - Ce l'abbiamo, fatta, Rose! Finalmente
lo abbiamo trovato e abbiamo scoperto tutto! - la sua gioia era
incontenibile. - Ti amo, bimba! - - Ti amo anch'io. -. Poco dopo
però mi feci scura in volto. - Che cosa c'è, amore? -
chiese Emmett preoccupato da quel mio improvviso cambiamento. -
La bambina cresce in fretta quindi noi siamo in pericolo. Dobbiamo
scoprire di che cosa si tratta. Qual è il pericolo? -
********************************************************************************
Salveeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Scusate per il drammatico
ritardo, ma tra la scuola e Internet che va a colpi non ho potuto fare
di meglio! Vi chiedo umilmete perdono. Mi dispiace tantissimo anche
perchè non riuscirò a ringraziarvi uno alla volta come
faccio di solito e come meritate, anzi meritate molto di più per
tutte le belle recensioni che mi lasciate. Comunque...spero che questo
capitolo non vi abbia deluso! E così adesso il mistero della
gravidanza di Rose è stato svelato e anche questa volta vi ho
lasciati su un punto che dà da riflettere. Che cosa sarà
mai questo pericolo? Lo scoprirete solo se continuerete a seguirmi!
Siccome non ho neanche il tempo di rileggere tutto perdonate gli errori
dibattitura, ma devo proprio andare altrimenti i miei mi linciano! Baci
a tutti e mi raccomando...commentate in
tantiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!! Smack!
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Capitolo 6 *** Intruso ***
Capitolo 6-Intruso
CAPITOLO 6: INTRUSO
Ci scervellammo per giorni cercando di trovare una
soluzione a quel rompicapo: quale poteva essere il pericolo che ci minacciava?
Una settimana dopo la visita ad Alastair e la scoperta della verità, chiedemmo
al consierge dell'albergo di prenotarci tre biglietti per Burlington; finalmente
saremmo tornati dalla nostra famiglia. Non vedevo l'ora di riabbracciarli, ma
soprattutto volevo scusarmi con Esme, Carlisle ed Alice e volevo stringere
Nessie tra le mie braccia; chissà quanto era cresciuta in quei tre mesi!
Un'altra cosa che mi premeva molto era che volevo scusarmi con Bella per il modo
in cui l'avevo trattata in quei due anni, poco più.
Quando chiedemmo il conto
dell'albergo e i primi biglietti per Burlington, il consierge rimase molto
sorpreso. Saremmo prtiti l'indomani notte alle quattro.
- Evviva, mi aspetta
un'altra esaltante notte di viaggio in aereo... - si lamentò Leah con il suo
solito tono decisamente poco entusiasta. - Non fare storie,
lupa...dormirai durante il volo. - la rimbeccai seccata. Infatti dopo quel
momento in cui ci eravamo confessate e avevamo lasciato cadere le nostre
barriere e messo da parte l'orgoglio, eravamo tornate ai soliti modi.
Il
cielo era tornato a coprirsi, così potemmo uscire anche di pomeriggio.
-
Allora signore...cosa volete fare oggi? Qualunque cosa sia offro io! - esclamò
Emmett con il sorriso sulle labbra. Non si era demoralizzato un attimo da quando
avevamo scoperto la verità, non si era preoccupato neanche del pericolo
imminente; diceva che non poteva accaderci niente se eravamo
insieme...soprattutto se adesso si aggiungeva anche la nostra bambina.
- Se
ti dicessi di voler andare sulla luna mi accontenteresti? - chiese Leah,
sarcastica. - Sì, molto divertente, ma io intendevo qualcosa che si potesse fare
entro i confini della Terra. - rispose lui sempre con un sorriso. - Ah, peccato.
No, allora non ho proposte; la Terra è così noiosa...! - - Già, tanto noiosa,
ma che ci vuoi fare Leah? Siamo nati su questo pianeta.... - li guardai tra
l'incredulo e lo sconcertato. - Ma che razza di discorsi state facendo?! -
Emmett scoppiò in una fragorosa risata non appena notò la mia espressione. -
Andiamo, vi porto al centro commerciale! - disse infine con gli occhi che gli
brillavano.
Il centro commerciale di Porto Alegre era tutta un'altra cosa
rispetto a quelli che ero solita frequentare, ma non mi dispiaceva. Era più
intimo e accogliente, i negozi avevano una tappezzeria strana ma orginale e
confortevole al contempo. I camerini erano più spaziosi rispetto a quelli
americani e le tende avevano un che di esotico. Il tutto dava un effetto
d'insieme contrastante ma che saltava all'occhio in maniera
piacevole.
Trascorsi tutto il resto del pomeriggio a sfilare per mio marito,
che non si stancava mai di quel mio passatempo. Naturalmente io dovetti andare
in un reparto premaman e questo lo entusiasmò ancora di più perchè diceva che
adesso, oltre che essere bellissima, quel pancione mi dava anche un tocco di
dolcezza e mi fece notare che da quando aspettavo la bambina ero più radiosa che
mai.
Quando scelsi cosa comprare ( dopo circa tre ore passate a sfilare ), io
ed Emmett andammo a cercare Leah. La trovammo in un negozio di articoli sportivi
a gesticolare con una commessa. Già! Ci eravamo dimenticati che lei non sapeva
parlare il brasiliano, così andammo in suo aiuto.
Passando davanti ad una
vetrina non potei fare a meno di notare un abitino che per la mia minuta
sorellina sarebbe stato perfetto ed Alice ero sicura che ne sarebbe stata
entusiasta. Dopotutto, in un modo o nell'altro, dovevo farmi perdonare per ciò
che avevo fatto e per quello che stavo facendo passare alla mia famiglia e
quello era il primo passo. Allora decisi che siccome io ed Emmett avevamo fatto
penare tutti in quei mesi, avremmo dovuto prendere un regalo per ognuno di loro.
Soltanto per un membro della famiglia non sapevo cosa prendere: Nessie. Per lei
un vestito sarebbe stato fuori discussione perchè sicuramente in tutto quel
tempo chissà quanto era cresciuta. Dunque...trascinai Emmett e Leah nella mia
caccia ai regali, di cui, c'è da dire, non furono molto entusiasti.
La sera
andammo al cinema ed Emmett scelse un film di cui contammo centosette morti e
poi perdemmo il conto.
- Ah, bello...ci siamo proprio divertiti... - commentò
sarcasticamente Leah non appena uscimmo dalla sala. Lei ovviamente non aveva
neanche capito nulla del film dato che non conosceva la lingua. Ghignai. - Tanto
tu sei l'unica che dorme... - mi guardò sprezzante, ma non disse
nulla.
Tornammo in albergo a piedi, con passo umano, lentamente e senza
fretta. Ci godemmo quella serata tranquilla; il cielo era di un blu intenso, le
stelle brillavano innumerevoli e uno spicchio argenteo di luna illuminava di una
luce soffusa cielo e terra. Un raggio color argento colpì un lembo della mia
pelle sul collo, rendendolo, se possibile, ancor più pallido.
Emmett mi prese
per mano e camminammo in silenzio lungo le strade di Porto Alegre come se
capitassimo lì per caso; Leah stava alla mia sinistra, con sguardo perso in quel
posto che sembrava essere sotto l'effetto di chissà quale
incantesimo.
Arrivammo in hotel verso le undici di sera e dopo che Leah
mangiò qualcosa e andò a letto, io ed Emmett restammo ad osservare dalla
finestra il meraviglioso paesaggio di quella notte. Poi mio marito si allontanò
e cominciò a frugare tra le buste di vestiti che avevo comprato quel
pomeriggio.
- Cosa stai facendo, amore? - lui non rispose, ma mi rivolse solo
un sorriso. Quanto amavo quel sorriso...be'...in verità amavo qualunque cosa di
lui; ogni suo gesto o modo di fare, ogni suo dettaglio.
Dopo qualche istante
di ricerca, estrasse un abito di raso bianco che a lui era piaciuto
particolarmente. - Metti questo, Rose. - io lo fissai perplessa. - Fidati.
Mettilo. - e così dicendo me lo porse. Io lo presi e lo indossai, Emmett mi
aiutò ad stringere i lacci a incrociare sulla schiena, ma ad un tratto si fermò,
cominciando ad accarezzarmi lievemente la schiena bianca e perfetta. - Emmett? -
lo richiamai allora. - Sai cosa ti dico Rose? Con il vestito sei bellissima, ma
senza stai molto meglio. - mi cinse la vita e mi fece voltare delicatamente. Mi
baciò con passione e io ricambiai con trasporto, allacciandogli le braccia
dietro il collo e poco a poco mi sospinse sul letto. Quella notte, dopo tanti
mesi, facemmo di nuovo l'amore e a quel punto le parole non servirono
più.
Aspettammo che il sole sorgesse, l'uno tra le braccia dell'altra, poi,
il primo raggio d'oro colpì la mia pelle, facendola risplendere come mille
diamanti. Ad un tratto Emmett mi strinse ancor di più a sè. - Non credo che
potrò mai ad abituarmi a te, Rose. Ogni volta che ti vedo è...come se fosse la
prima e così anche le emozioni che provo. È strano che sia stata proprio la
morte a darmi la cosa più bella che potesse capitarmi. - io gli sorrisi, il mio
sguardo straripava dell'amore che provavo per lui. - Per me vale lo stesso,
amore mio. -. Posai la testa sul suo petto ampio e forte e lui mi baciò la
fluida chioma bionda. - Ti amo da morire, Rose. - Anch'io. - dissi chiudendo gli
occhi.
Un attimo dopo però, la porta comunicante tra la nostra stanza e
quella di Leah si aprì e la ragazza fece il suo ingresso. - Oh, mio Dio! -
esclamò, e alla velocità del suono, si richiuse la porta alle spalle. Emmett
scoppiò a ridere. - Ops... -.
Per tutto il resto della mattinata, Leah non si
fece vedere, ma all'ora di pranzo la prendemmo per fame.
Uscì dalla stanza
con un'espressione che fece sorridere Emmett, costretto a reprimere le risate
per non farla imbestialire. - Mai più. - disse solo. - Non preoccuparti lupa, da
domani non sarai più costretta ad averci intorno. - - Già, mi consolo con
questo. La cosa di cui ho paura sono le ire di mia madre... - - Allora spera
solo che sia così preoccupata per te da dimenticarsi di punirti. - - Non è
tipo... -.
Il resto della giornata trascorse tranquillo, io ed Emmett
cercavamo ancora di capire quale potesse essere il famigerato pericolo di cui ci
aveva parlato Alastair e a cui andavamo incontro, ma fallimmo miseramente.
-
Emmett, secondo te qual è il il rischio? - chiesi con una mano sul ventre gonfio
che ormai sembrava di otto mesi. Lui si fece subito serio. - Non lo so, Rose. Ma
credimi, non permetterò mai che succeda qualcosa a te o a nostra figlia. Mai. -
sottolineò con enfasi l'ultima parola. Io mi misi subito in allarme. - Emmett,
ti prego, non fare gesti avventati. - la mia voce cominciò a tremare; lo
conoscevo bene e avevo capito cosa gli passasse per la mente. - Questo non
dipende da me, io farò il necessario per proteggervi. - - Emmett! -scattai in
piedi, adesso non ero più agitata, ora avevo paura. Lui si spaventò per la mia
reazione e subito mi fu vicino e mi strinse forte a sè. - Rose! Rose, calmati,
ok? Tesoro, avanti, è tutto a posto. Ssst... - disse mentre io mi aggrappavo
forte alla sua camicia. Leah uscì dalla sua stanza. - Cosa sta succedendo? - -
Niente, non ti preoccupare, adesso passerà. - le disse Emmett. Lei tornò
dentro.
Ma che diavolo mi stava accadendo?! Ero così...vulnerabile,
così...umana e fragile. Poteva essere la gravidanza? No, probabilmente no. Avevo
paura. Per la prima volta dopo chissà quanto tempo, avevo davvero paura
probabilmente perchè adesso avevo più cose da perdere di quante ne avessi mai
avute. La mia famiglia, mio marito, mia figlia. E non volevo perdere nessuno di
loro altrimenti non sarei riuscita a sopportarlo. Le braccia forti di Emmett mi
stringevano ancora e qualche istante dopo mi calmai.
- Amore è tutto a
posto? - mi chiese lui; mi sembrava davvero preoccupato. - Sì. Sto bene. - - Mi
hai fatto preoccupare, hai reagito così... - ma non riuscì a trovare le parole
per finire, cosa decisamente insolita per lui. Sospirai. - Scusami. - dissi
soltanto. Cominciai a odiarmi. Ero così fragile. Debole. Umana. Però sapevo
anche che non avrei lasciato che Emmett facesse qualche idiozia; potevo essere
forte come sempre. La leonessa maestosa e protettiva che tutti conoscevano. Con
quei pensieri mi tranquillizzai. Emmett mi cullò ancora po' tra le sue braccia,
poi mi baciò e ci staccammo.
Verso le due e mezza di mattina scendemmo nella
hall per pagare il conto di quei mesi e i soldi non ci mancarono. Io uscii senza
farmi vedere da nessuno perchè altrimenti si sarebbero fatti domande sul fatto
che quando ero arrivata sembrava che fossi all'inizio della gravidanza e ora,
dopo qualche mese, alla fine. Emmett e Leah mi raggiunsero qualche minuto dopo.
Lui prese tre buste e si caricò Leah sulle spalle, io presi i regali e ciò che
rimaneva e poi sparimmo nella notte.
Non passamm per il centro della città,
ma costeggiammo i boschi, i tratti erbosi e quelli isolati. Ci avremmo impiegato
di più, ma per noi non era un problema.
Dopo venti minuti arrivammo in una
radura nascosta da siepi, cespugli e alberi rigogliosi. La notte era nera, non
brillava una stella e il silenzio sepolcrale veniva alterato solo dal rumore
smorzato dei nostri passi leggeri e dal frusciare ovattato dei nostri
vestiti.
Sostammo lì per qualche minuto, ma non ci eravamo ancora accorti,
che da dietro un cespuglio, qualcuno ci teneva i grandi occhi puntati
addosso.
********************************************************************************
Salve
a tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Scusate il drammatico ritardo,
ma sono stata piena di cose da fare...ufff...vorrei riuscire ad aggiornare più
spesso....comunque, adesso sono qui e...che dite? Come vi è sembrato il sesto
chapter??? Spero vivamente che non vi abbia deluso, mi raccomando fatemi sapere.
Come vedete, anche qui ho interrotto in un momento cruciale e da qui
succederanno cose...eheheheh!! Sono perfida! Di chi saranno mai quei grandi
occhi? Che cosa accadrà ora ai nostri eroi? E poi...c'è sempre l'interrogativo
del pericolo a cui i tre (più quasi uno ihihih!!) vanno incontro. Mah! Chissà!
Ihihihih!! Spero di riuscire ad aggiornare presto e mi auguro anche di ricevere
qualche commentino! =)
Be', adesso passiamo ai ringraziamenti, che
purtroppo l'ultima volta non sono riuscita a fare. Ah! Come al solito scusate
gli eventuali errori. Smackkkkk!!!!!!!!!!!!!!!!!!
La_Pepsi:
amore mioooooooo!! Ti ringrazio vivamente per i complimenti e sono contenta sia
del fatto che il chappy precedente ti sia piaciuto tanto sia del fatto che sono
riuscita ad aiutarti un po', ma adesso è tornato tutto a posto, vero?! ;-)
Ancora grazie mille, fammi sapere anche qui! Kissss!!!
Kikyo90:
grazie mille cara, mi fa piacere che il capitolo 5 non ti abbia delusa, ma
purtroppo, ancora il pericolo al quale il nostro strano trio va incontro non è
ancora venuto a galla, bisognerà pazientare un po' per scoprirlo. Spero di
riuscire a postare presto, bacio!
Eddina
Cullen: ehilà! Sono contenta che il 5 chappy ti sia piaciuto e spero che
questo non sarà da meno. Grazie mille per i complimenti comunque e mi dispiace,
lo dici anche a te, bisognerà avere un po' di pazienza qual è il pericolo che
attende il nostro trio. Smack!
Momoka
chan: ciao bellaaaa!!! Allora, cosa ne pensi del sesto capitolo?? Grazie
mille per i complimenti e spero che questo capitolo ti piaccia altrettanto!!
Emmett, povero, in questa storia lo faccio dannare, eheheh!! Grazie ancora per i
complimenti e fammi sapere anche qui, un abbraccio!!
patu4ever:
my lady!! Grazie davvero per i complimeti e spero che questo caitolo ti sia
piaciuto come il precedente. Vedo che anche tu mi hai chiesto quale potrà mai
essere questo famoso pericolo, ebbene...devo dire anche a te che dovrai avere un
po' di pazienza prima di scoprirlo. Kiss kiss!!!!!!!
pucciosi4ever:
grazie mille per il commento, carissima e spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto! Spero veramente di riuscire ad aggiornare un po' prima! Fammi sapere
anche qui, mi raccomando, bacio!!
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Capitolo 7 *** Ah, cose da lupi... ***
capitolo 7-Ah, cose da lupi...
CAPITOLO 7: AH, COSE DA LUPI...
Le due cose accaddero simultaneamente: nel
momento in cui la fiutammo, la bestia ci si scagliò contro e mezzo secondo dopo
Emmett si parò davanti a me e Leah per farci da scudo, emettendo un suono
gutturale. Poi, lui e il grosso lupo si diedero addosso senza risparmiare colpi.
Notai il tremito via via sempre più violento di Leah e subito la trattenni per
impedire la trasformazione. Nell'attimo che seguì, i miei occhi dardeggiarono su
Emmett, che proprio in quel momento stava sollevando di peso il grosso lupo dal
manto bianco e fulgido. Vidi l'animale volare per poco più di quattro metri e
cozzare contro un alberello poco imponente che si abbattè sotto la forza
devastante di quel colpo. Ma l'irrevocabile accadde subito dopo. Gli occhi del
lupo e quelli di Leah si incrociarono e lì fu il dramma. Il lupo riprese le sue
sembianze umane nell'attimo preciso in cui Emmett gli si scaraventò addosso
travolgendolo con tutta la sua potenza disumana.
A quel punto, però, Leah si
trasformò facendo esplodere scarpe e vestiti. - No! - esclamai. -Leah! Torna
indietro! -. La lupa si scagliò contro Emmett e i due rotolarono per qualche
metro. In un attimo fui accanto a loro e li separai. - Smettetela! - ordinai in
tono freddo e autoritario. Aprii la valigia di Leah e le lanciai qualcuno dei
suoi vestiti. - Trasformati. - lei ringhiò - Adesso! - il mio tono non
ammetteva repliche. - Ma è impazzita?! - sbraitò Emmett. - Hanno avuto
l'imprinting. - tagliai corto. - Che cosa?! - lui era spiazzato. - Sì, si sono
guardati e...è successo... - - Oh, perfetto! -. Intanto lo sconosciuto
continuava a guardarci con astio; del fatto che non avesse i vestiti, non ce
n'eravamo nemmeno accorti.
Quando me ne resi conto voltai lo sguardo verso
Leah, che si stava allacciando le scarpe, Emmett invece lanciò un paio dei suoi
vestiti al ragazzo, anche se probabilmete lui avrebbe potuto nuotarci dentro
data la stazza decisamente più imponente di mio marito. Poi mi venne in mente
che Leah si era trasformata e allora... - Leah, spero per te che tutti quelli
del tuo branco stessero dormendo, altrimenti giuro che... - - Jacob. - - Jacob
cosa?! - - Lui mi ha sentita. - - Che cosa?! - - Sì, era trasformato, mi ha
sentita, ma non credo abbia avuto il tempo di capire cosa stesse succedendo e
sicuramente non ha visto voi. - - Lo spero per te. - sibilai.
Non appena
David fu pronto Leah gli si avvicinò. - Ciao... - - Ciao, io sono David. - -
Io mi chiamo Leah. - i due si sorrisero con una punta di imbarazzo. - Ma per
favore... - mormorai spazientita.
David era un ragazzo alto e biondo con la
carnagione piuttosto chiara e gli occhi verdi. - Perchè viaggi con dei
succhiasangue? - chiese poi a Leah, sottolineando con disprezzo l'ultima parola.
- È una lunga storia. - rispose Leah con un tono smilelato da far venire il
voltastomaco. Quella caratteristica non era di certo da lei. - Ah, cose da
lupi... - surrò Emmett in modo da farsi sentire solo da me. Ghignai. Qualche
istante dopo, gli occhi verdi di David si posarono sul mio ventre gonfio. -
Tu... - - Lascia perdere, la storia è lunga e non c'è tempo da perdere. - -
Voglio che mi spieghiate ogni cosa. Da adesso in poi tutto quello che riguarda
Leah riguarda anche me. - io ed Emmett lo fissammo con sguardo furente, allora
cercai di sviare l'argomento. - Ma voi cani non avevate la pelle più scura? - il mio
tono era sprezzante. - Questa è una caratteristica di noi Quileute, ma non siamo
l'unica tribù al mondo, perciò ci sono anche altri diversi da noi. - spiegò
Leah. - Non cercare di cambiare discorso, sanguisuga. - Emmett strinse i pugni.
- Non rivolgerti a mia moglie in questo tono. - gli sibilò. - - Altrimenti? -
- Altrimenti ti faccio a pezzi e non è un modo di dire. - ringhiò. - Credo sia
meglio calmarci tutti adesso, va bene? - - NON mi calmerò fichè non mi direte
cosa sta succedendo. - i mei occhi si ridussero a due fessure mentre fissavo con
astio quell'idiota. Adesso che aveva avuto l'imprinting con Leah sarebbe stato
impossibile togliercelo di torno. Sbuffai esasperata. - Quattro mesi fa, più o
meno, sono rimasta incinta e dato, come sai anche tu, che per noi vampiri è
impossibile avere figli, io e mio marito abbiamo deciso di... - e così narrai
tutta la storia. - E dunque questa gravidanza e tutto il resto sono potuti
avvenire grazie al tuo dono, a questa tua...forza di volontà. - - Esatto. -
dissi in tono freddo. - E, a proposito...com'è che vi chiamate? - alzai un
sopracciglio, poi mi voltai verso Emmett che aveva la mia stessa espressione
sorpresa. - Io sono Rosalie. - dissi poco convinta. - E io Emmett. -
concluse lui con il medesimo tono. - E tu perchè sei qui? Voglio dire...non hai
l'aspetto di uno del Brasile... - - No, infatti sono svedese. Sono qui perchè
mi sono staccato dal branco. Ho avuto una discussione con il capo branco e poi
volevo essere libero, cambiare vita... - - Sì...che cosa commuovente... - lui
non badò alla mia osservazione sarcastica e continuò. - E poi...se non fossi
venuto qui non avrei mai incontrato Leah... - ok, sentivo il diabete arrivare
alle stelle. Io ed Emmett ci guardammo, alzammo gli occhi al cialo e sbuffammo.
- Be', adesso che cos'hai intanzione di fare? - gli chiese Emmett. - Che cosa
significata? - - Che io, mia moglie e Leah partiremo stanotte per tornare a
casa, in America. - - Che cosa?! No! - - Risparmia il fiato, cane. Non partiremo
neanche noi, ci hai fatto perdere l'aereo. - il mio tono era duro come la
pietra. - Cosa?! - ruggì Emmett. - Ormai sono le quattro meno cinque. - Emmett
puntò gli occhi furenti su David. - Lasciamo perdere, è meglio andare a
cercare un altro posto in cui fermarci. E mi rifiuto di tornare in
quell'albergo: ve la immaginereste la faccia del consierge? - disse Leah. - E
che t'importa di quel tizio? Qui non ci conosce nessuno... - rispose mio marito.
- Allora che cosa faremo? Dobbiamo prenotare di
nuovo i biglietti per Burlington. - dissi irritata. - E stavolta quattro.
- s'intromise David. - È meglio che non parli, cane. - gli ringhiò contro Emmett.
Passammo quella notte
a cercare un posto in cui stare e verso le sette di mattina trovammo una casa
malandata che io e mio marito riuscimmo a rimettere in sesto nell'arco della
mattinata. Certo, non era proprio quello a cui eravamo abituati, ma ci si poteva
adattare.
- Ho fame... - si lamentò Leah verso mezzogiorno. - Mangia. -
risposi secca. - E cosa? - - Mi sembra che tu abbia sia i soldi che le gambe perciò direi
che puoi anche andare da sola. - - Non parlo brasiliano. -. Sibilai. Quella
ragazza a volte mi dava davvero sui nervi. - Allora non so cosa farci. - e detto
questo andai nell'altra camera. Nella casa c'erano soltanto due stanze: quella
dei cani e l'altra in cui stavamo io ed Emmett. Lui mi aspettava lì, sdraiato
sul pavimento ad occhi chiusi. Bellissimo e immobile sarebbe potuto passare per
una scultura. Le sue braccia erano posate lungo i fianchi e non appena mi
sdraiai accanto a lui, mi cinse la vita in una gesto spontaneo e immediato.
Chiusi gli occhi anch'io. - Secondo te è possibile che fosse David? Il pericolo
di cui parlava Alastair, intendo. - - Non lo so, può darsi. Forse la bambina ha
sentito che ci saremmo battuti e si è spaventata. - - Sì, forse. -. Posai la
testa nell'incavo del suo collo e le sue labbra si poggiarono delicatamente
sulla mia fronte, poi una mano scivolò sul ventre ormai gonfio. A questo punto
era solo questione di giorni prima che la bambina nascesse. - Tesoro? - mi
chiamò dopo un po'. - Sì? - - Credo sia meglio partre dopo la nascita di nostra
figlia a questo punto. Se dovesse nascere durante il viaggio in aereo o in
aeroporto sarebbe un guaio. - - Sì, hai ragione tu. Allora è deciso, partiremo
dopo la sua nascita. - lui mi strinse ancora di più a sè. - Sai Rose,
onestamente non avevo mai pensato all'eventualità di diventare padre, ma
adesso...ora sono felice. - niente più di quelle parole avrebbe potuto darmi
gioia. - Ti amo. - - Ti amo anch'io, bimba. - e detto questo mi
baciò.
Andammo soltanto a sera nella stanza di Leah e David; quest'ultimo aveva
portato il cibo per sè e per la sua ragazza dato che, essendo in Brasile da più tempo,
aveva imparato a parlare la lingua locale. - Ciao succhiasangue. - - Ciao cani.
- fu il cordiale saluto che ci scambiammo. - Oggi abbiamo deciso che partiremo
dopo che la bambina sarà nata. - poi mi rivolsi a David: - Allora verrai anche
tu? - - Sì, certo... - - Fa' come vuoi... -.
Quella notte, mentre Leah e
David dormivano, io ed Emmett uscimmo e ci sdraiammo sotto un grande albero
vicino alla casa, che si trovava in una radura nascosta da una fitta
vegetazione. - Questo viaggio è stato il più incredibile che abbiamo mai fatto,
Rose. - - Sì, lo penso anch'io. - - D'ora in avanti sarà tutto diverso. - -
Ma in modo positivo. - - Decisamente sì. - - Immagina come sarà quando sarà
nata. - dissi non riuscendo a trattenere un sorriso. Emmett distolse lo sguardo
dal manto blu tempestato da innumerevoli piccoli diamanti che ci sovrastava e mi
fissò. Mi sarei persa molto volentieri in quello sguardo. Mio Dio, quanto lo
amavo. - Sarà bellissimo. E anche lei sarà bellissima, come la sua mamma,
dopotutto... - - E come il suo papà. -.
La notte la trascorremmo così,
a fantasticare su nostra figlia, entrambi eravamo impazienti per la sua
nascita.
Quando cominciò ad albeggiare, Emmett mi disse: - Aspetta qui un
momento amore, torno subito. - e infatti dopo meno di due secondi fu di nuovo
fuori, una macchina fotografica tra le mani. - Che cosa vuoi fare? - gli chiesi.
- Documentare la tua gravidanza... - rispose come se fosse la cosa più ovvia del
mondo. - Cosa? - - Vieni qui. - mi prese per mano e mi portò in un punto pieno
di fiori. - Siediti qui per terra. - disse. Io obbedii. Indossavo un bel vestito
azzurro di raso con le maniche lunghe, lungo fino alle caviglie che si allargava
sulla parte finale della gonna ed Emmett era entusiasta dell'effetto finale. La
perfezione arrivò quando il sole colpì la mia pelle e la fece brillare come
mille diamanti. A quel punto scattò la foto, che poi sviluppò con il suo pc quel
pomeriggio stesso. Ormai non avevamo più il coraggio di guardare il numero di
messaggi di posta elettronica che continuavano ad arrivarci imperterriti;
avevamo smesso di guardarli dopo il duecentoundicesimo mandato da Alice, ma
ancora si trattava di mesi addietro.
Il pomeriggio passò tranquillamente,
anch'io ed Emmett ci eravamo rilassati adesso che eravamo arrivati alla
conclusione che fosse David il pericolo di cui ci eravamo tanto
preoccupati.
Ma quanto ci
sbagliavamo...
*******************************************************************************
Salve
a tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Sorry per il ritardo, ho avuto un po' di
problemini in questo periodo....comunque...alla fine il mio aggiornamento arriva
sempre!! Adesso avete scoperto di chi erano i grandi occgi che spiavano il
nostro trio da dietro un cespuglio, ma ecco che vi lascio con un altro finale
bastardo. Scusatemi, ma mi diverto tanto!!! Fatemi sapere in tanti cosa ne
pensate anche di questa new entry...l'idea di mettere in cantiere David mi è
venuta un giorno mentre avevo un'ora di supplenza a scuola, mentre non sapevo
che fare mi sono messa a pensare alla storia ed è così che ha preso forma il
licantropo svedese che avrebbe perso la testa per la nostra Leah...che dite,
dunque? Vi piace? Spero vivamente di sì, fatemi sapere!! Un bacio enorme a tutti
e soprattutto un grosso ringraziamento alle persone che seguono, che
recensiscono e chi mi ha aggiunta ai preferiti.
Passando alle
recensioni....
La_Pepsi: amore miooooooo!!! Hai visto! Ieri ti ho
promesso che avrei aggiornato e oggi ho aggiornato...allora...ti è piaciuto il
capitolo??? Spero di non aver deluso le tue aspettative, fammi sapere anche qui!
E ovviamente un grazie grande grande grande grande grande!!!!!!
Smackkk!!!
cloe cullen: grazie mille per i complimenti cara! Sono
contenta che la mia ficty ti abbia coinvolta e che ti sia piaciuta!! Spero che
mi lascerai un commentino anche qui per farmi sapere cosa ne pensi!
Kiss!!
pucciosi4ever:
ciao bella! Ecco qui l'aggiornamento! Spero di averti sorpresa
positivamente e di non averti delusa!! Grazie mille per i complimenti e
fammi sapere anche qui, mi raccomando! Bacio!!!
Momoka chan:
ehi carissima!! Spero che il nuovo chappy ti sia piaciuto come il
precedente!! Ihihihih!!! È vero, sono stata cattiva e adesso
ancora perchè anche questo finale non è diciamo tra i
più rassicuranti...e vedrai gli svolgimenti, vedrai....comunque!
Un Bacione, bella! Ciao!
patu4ever:
tesoro miooo!! Grazie mille per i complimenti! Ed ecco il nuovo
chapter! Ti è piaciuto? Spero vivamente di sì e spero
anche di non aver deluso le tue aspettative! Allora...mi farai sapere
anche qui cosa ne pensi??? Un bacione!!
Eddina Cullen:
ciao mia cara! Grazie mille per i complimenti sul capitolo precedente,
mi auguro che questo ti sia piaciuto altrettanto. Mi dispiace di averti
lasciato in sospeso anche questa volta, ma sai...è l'effetto
suspance o come altro si scrive quella cosa lì. Un bacio grande!!
Kikyo90:
ehi bella! Allora...innanzitutto grazie per i complimenti e per quanto
riguarda la tua teoria...eh, chissà...bisogna aspettare,
altrimenti si rovina l'effetto sorpresa. Ad ogni modo ti posso dire che
ne succederanno di cose!! Mi fai sapere cosa ne pensi anche qui?
Un bacio, ciao!
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Capitolo 8 *** Capitolo 8-Ultimo attimo ***
Cap. 8-Ultimo attimo
CAPITOLO 8: ULTIMO ATTIMO
Trascorsero tre giorni, noi continuavamo a stare
nella nostra casetta, che di giorno in giorno, io ed Emmett miglioravamo. Ormai
era luglio inoltrato e non vedevamo più la nostra famiglia da febbraio; chissà
come stavano, chissà quanto era cresciuta la mia Nessie.
Una sera stavo
sistemando alcuni vestiti nella camera mia e di Emmett mentre lui, David e Leah
erano nella stanza accanto. Ad un tratto, con un dolore straziante al ventre,
caddi a terra; un tonfo sordo.
Subito la porta si aprì sbattendo ed entrò
Emmett. - ROSE! - esclamò preoccupato. Leah e David entrarono a loro volta.
Aprii la bocca in un grido muto e vidi le loro espressioni impaurite. - Rose! -
ripetè mio marito.
Emmett mi sorreggeva la schiena, io mi presi il grembo con
entrambe le mani e urlai. - Rose che cos'hai? - - Credo... credo che stia per
nascere... - dissi con una smorfia di dolore che mi deformò il bel volto di
solito impeccabile.
Mi alzai la maglia e sentii mordere da dentro. Gridai ed
Emmett mi strinse forte, convulsamente; lo vedevo, era terrorizzato...
-
Tranquilla Rose, andrà tutto bene, ci sono qui io.... - ma non so chi fra noi
due avesse più bisogno di una rassicurazione.
Leah e David continuavano a
fissarmi sconvolti; un attimo dopo la mia pancia cominciò ad eseere dilaniata da
piccoli denti. Emmett sbarrò gli occhi, poverino, lui non aveva assistito al
parto di Bella, non sapeva come funzionava. - Non preoccuparti amore, è stato
così anche per Bella; è tutto a posto... - cercai di rassicurarlo, sebbene il
dolore fosse insopportabile. Gli accarezzai una guancia e lui mi baciò, poi un
altro morso mi fece urlare.
Poco a poco iniziai a vedere la testa; fu dopo
mezz'ora che venne fuori completamente, urlando a pieni polmoni.
- Hai visto
che avevo ragione? È una bambina... - dissi ansante ad Emmett. - Sì! -. Lui la
prese tra le braccia e la avvolse in una delle sue enormi maglie intanto che la
mia pancia si ricomponeva e tornava piatta e perfetta.
- Fammela...fammela
tenere... - lo implorai protendendo le braccia verso di lui. Mio marito mi porse
nostra figlia e Leah e David, ancora sconvolti, uscirono dalla stanza, avevano
capito che era arrivato il momento di lasciarci da soli.
- Ciao tesoro,
bambina mia...ciao Hope... - - Hope? - mi chiese Emmett. - Sì. Speranza. Credo
sia il nome più appropriato. Non ti piace? - - No; Hope va bneissimo. - rispose
sorridendo. Accarezzò con delicatezza la testa della nostra bambina e poi mi
baciò con passione. Dopo i miei occhi ritornarono su Hope. Era bellissima,
ancora più bella di Renesmee appena nata. I miei lineamenti, gli occhi del
colore dorato di Emmett. Nonostante noi "vampiri vegetariani" avessimo tutti gli
occhi color dell'oro, ognuno era diverso per le sfumature e per altro e quelli
di Emmett erano particolarmente belli. Hope passò lo sguardo da me a lui e
sorrise. Non ero mai stata così felice e
dall'espressione di mio marito dedussi che per lui doveva essere la stessa
cosa. - I miei amori...le mie donne... - disse Emmett non riuscendo a smettere
di sorridere. - Quanto ti amo, Rose... - - Anch'io ti amo. Tanto... - mentre il
mio respiro tornava a regolarizzarsi guardai mia figlia e le posai un bacio
sulla fronte; lei mi fissava con quei suoi bellissimi occhi grandi. Protese una
manina verso di me e me la posò su una guancia, io la baciai, poi fece lo stesso
con Emmett. Era proprio come aveva detto Alastair: nostra figlia ci amava, io
potevo sentirlo e ricambiavo con amore e devozione. La mia piccola stella...il
mio barlume di speranza.
Due ore dopo
la mia pancia era tornata piatta, ma notai una cosa: tra le mie braccia, Hope
cominciò ad agitarsi. - Emmett! - chiamai. Lui mi fu subito accanto e lo
notò a sua volta. - Che cos'ha? - - Credo abbia fame...e sicuramente avrà
sentito l'odore di Leah e David. - - Chiamalo odore... - commentò sarcasticamente. - Tesoro,
non è che potresti andare in città a comprare dei biberon? Io comincio ad andare
nella foresta. - - Va bene. - e in un lampo sparì dalla finestra.
Dieci
minuti dopo ci incontrammo di nuovo; io tenevo Hope in braccio, i suoi occhi si
facevano sempre più neri e le occhiaie marcate. Il primo animale che trovammo fu
un cervo ed Emmett se ne occupò. Quanno ebbe riempito i biberon che aveva
comprato e me li porse. Ce ne volle solo uno comunque perchè Hope fosse sazia e
i suoi occhi ridivennero dorati.
Tornammo nella casa nella radura, David e
Leah stavano mangiando. - Ciao succhiasangue...siete usciti? - - Sì,
cani...abbiamo fatto la spesa... - dissi sventolando la busta con i biberon
davanti agli occhi di Leah, facendole così vedere i dieci contenitori pieni di
liquido denso e rosso cupo; quello svuotato da Hope lo avevamo riempito subito.
I due ragazzi facero una smorfia. - Ehi, non fate quelle facce; anche voi vi
nutrite così quando siete trasformati. - disse loro Emmett. - Infatti non mi
piace... - puntualizzò Leah. - Questo è un altro paio di maniche... -.
Tre
ore dopo tornammo in camera nostra.
- Rose, credo che dovremmo andare
all'anagrafe a registrare Hope prima che diventi troppo grande da dare
nell'occhio. - - Sì, hai ragione. Andiamo domani? - - D'accordo. -. Emmett mi
baciò e tra le sue braccia, nostra figlia emise una risata cristallina. Che bel
suono; era molto simile a quello di di Nessie. Adesso finalmente saremmo
riusciti a tornare a casa e questa volta, sperai, senza alcun intoppo. Non
appena Emmett si staccò da me, guardò Hope. - Quando sarai grande
piccolina, sarà il tuo papà a scegliere un ragazzo giusto per te. - disse serio.
Io mi misi a ridere. - Non ascoltare la mamma... - continuò poi. - Cosa?! -
esclamai dandogli un pugno sul braccio. - Ahi! - e ci mettemmo a ridere tutti e
tre.
Il resto della notte trascorse in silenzio; gli sguardi dicevano tutto
ciò che le parole non avrebbero potuto.
Adesso eravamo come un castello di
carte; sapevamo che se uno di noi fosse mancato, sarebbero crollati anche gli
altri e questo ci dava una forza incredibile. Quell'esserci l'uno per l'altro
che in quel momento ci sembrava di vitale importanza. Perchè niente poteva
eguagliare la forza e l'amore di una famiglia e nessuno sarebbe riuscito a
scindere specialmente la nostra.
Il giorno seguente per
fortuna fu coperto e piovve ininterrottamente per ore, così
riuscimmo ad andare dall'anagrafe e spiegammo che a breve saremmo
tornati in America, quindi la cittadinanza della bambina sarebbe
stataamericana. Fortunamente non fecero storie.
Tornammo nella radura
verso le due di pomeriggio, David e Leah erano usciti insieme; ormai
quei due erano diventati inseparabili.
Hope sembrava già
molto più grande della sua età effettiva e cominciarono a
crescerle i primi capelli. Biondissimi, come i miei però erano
dello stesso riccio morbido di quelli di Emmett.
Presi in braccio la mia
bambina e la strinsi a me come il tesoro più prezioso del
mondo...ciò che in effetti era insieme ad Emmett. Lei
posò la testa nell'incavo del mio collo e la accarezzai
delicatamente, stampandovi un leggero bacio. Emmett arrivò da
dietro e mi cinse la vita. - Rose, quand'è che vorresti partire?
Così prenoto il volo... - - Non lo so, tesoro... - -
Allora aspettiamo un altro paio di giorn, ok? - - Va bene... - e
detto questo mi baciò, poi diede un bacio anche a Hope. - Tra
pochi giorni saremo a casa, tesoro e così conoscerai tutti gli
altri. Ti piaceranno, vedrai e poi hai anche una cuginetta, si chiama
Renesmme: Nessie. -. Le accarezzò dolcemente una guancia e nulla
mi potè riempire di gioia più di quella scena. Mi
strinsi di più a Emmett e lui mi baciò i capelli.
Restammo insieme senza
separarci un attimo per tutto il resto del pomeriggio; io ed Emmett
facevamo i turni per tenere in braccio Hope , amavamo troppo
nostra figlia per lasciarla un attimo. Non facevamo questo per
viziarla, a dire il vero non ce ne rendevamo neanche conto, però
se non era con noi lo sentivamo come...qualcosa di sbagliato, momenti
persi.
A sera, Leah e David
tornarono a casa. - Ciao sanguisughe... - fu il saluto gentile e
pacifico di lei. - Ciao cani... - risposi altrettanto
garbatamente. - Signore, nente scenate davanti alla bambina... -
s'intromise Emmett. Che padre meraviglioso era; quanto lo amavo...!
Penso che nessuno a casa lo avrebbe mai immaginato così.... -
Hai rgione tu, scusa. -.
Il resto della
serata trascorse tranquillamente, ognuno nella propria stanza. Io
ed Emmett eravamo seduti per terra, con le schiene contro il muro, lui
mi cingeva le spalle con un braccio e con l'altro teneva Hope
accoccolata sul suo grembo. Con gli occhi chiusi sembrava quasi che
quel piccolo angelo stesse dormendo.
Era davvero bellissima,
io restai a guardarla per ore ed ore; ci sarei riuscita anche per il
resto dell'eternità senza stancarmi.
E quel momento magico
avrei voluto durasse per sempre; quella perfezione raggiunta dopo
tanta fatica adesso sembrava essersi equilibrata.
Così, ignari, andammo incontro al disastro che ci attendeva come una un'oscura nube minacciosa.
******************************************************************************************************************
Hola!!! Sono ritornata a
tormentarvi! Dopo ben sei mesi che non aggiornavo più questa
storia rieccomi qui, non l'avrei lasciata inconclusa! ALLORA...che ve
ne pare dunque?? In questo chappy la tanto desiderata bambina è
nata!
Hope. SPERANZA. Ma si
pone ancora il dilemma della grande catastrofe che income sui nostri
eroi. Ci sarà davvero una speranza per loro? Che cosa
accadrà? Ormai l'ora si avvicina e le lancette del destino
si sono messe contro Emmett e Rosalie già da tempo...il nome di
questo capitolo è ispirato proprio da questo. "Ultimo
attimo"...perchè questo è il loro ultimo attimo di pace.
L'inferno è alle porte; l'inferno è nell'aria...e nel
prossimo capitolo si scatenerà...
Non posso ringraziare uno
per uno come meritereste, devo scappare, ma vi prometto che sarò
più celere negli aggiornamenti d'ora in poi. Ringraziamenti a
tutti coloro che continueranno a seguire la mia FF e un grazie speciale
a:
- Pocha
- ila74Cullen
- patu4ever
- cloe cullen
- Kikyo90
- Eddina Cullen
per aver commentato. Lo
so che sono stata imperdonabile per lo spropositato ritardo, ma me la
lasciate una recensione? Così so se mi volete trucidare o se
volete che continui. Perdonate anche gli errori che sicuramete ci
saranno dato che non ho nemmeno il tempo di ricontrollare. Baci a tutti
e ancora un immenso GRAZIE!!!
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Capitolo 9 *** Fuoco e fiamme ***
c9
CAPITOLO 9:
FUOCO E FIAMME
Due giorni dopo, Hope sembrava già
di un mese, cambiamento che non sfuggì nè a me nè ad Emmett, così cominciammo di
nuovo a preoccuparci. - Se sta crescendo vuol dire che siamo in pericolo e se il
pericolo non era David, allora.... - - Rose, io non lo so, ma te l'ho già
detto: non permetterò mai che accada qualcosa a te o a nostra figlia... - - È
proprio questo che mi preoccupa. - dissi con evidente ansia nella
voce.
Affrontammo l'argomento nel tardo pomeriggio, mentre Leah e David non
c'erano e quando, per la prima volta, lasciammo che Hope giocasse per terra da
sola con una bambola che ero andata a comprarle anche se non durò molto dato che
siccome Hope era ancora troppo piccola e non sapeva calibrare bene la sua forza,
le staccò la testa. - Quella bambina è tutta suo padre.... - commentò Emmett
sorridendo. Io lo ignorai. - Credo sia meglio tornare sull'argomento di prima,
tesoro... - lo richiamai. - Se non è David... - - Sì, hai ragione tu... - -
Sono preoccupata. Soprattutto perchè conosco te e il tuo carattere e so che
potresti commettere delle grosse idiozie. - - Grosse idiozie o meno... - - No,
Emmett. - lo interruppi sottolineando forzatamente il "no". Lui mi prese per le
spalle e Hope smise di fare a pezzi la sua bambola, voltandosi per guardarci
inquieta. Nostra figlia era davvero intelligente, capiva tutto ciò che accadeva,
ed era nata solo da tre giorni...
Avevo stretto talmente tanto i pugni, che
se fossi stata umana probabilmente le unghie mi si sarebbero conficcate nei
palmi e le nocche sarebbero diventate bianche. - Rose, calma... - disse Emmett,
sembrava quasi spaventato. Hope gattonò fino al punto in cui stavamo e si
aggrappò alla mia gamba; io la sentti a malapena. - Rose... - ripetè Emmett.
Fece scivolare le braccia fino a prendermi le mani, poi le aprì con
delicatezza. Si chinò a spostare appena Hope dalla mia gamba, mi attrasse a sè e
mi cinse la vita con le sue braccia possenti. - Non ti preoccupare Rose, andrà
tutto bene, piccola mia. Presto torneremo a casa e le cose andranno a posto,
probabilmente il periocolo è solo qui in Brasile. Una volta tornati a Forks
staremo bene, di nuovo con la nostra famiglia, tranquilla bimba. -. Gli posai le
mani sul collo e chinai la testa in modo da portare la fronte all'altezza delle
sue labbra, lui vi posò un lieve bacio. - Ti amerò per tuto il resto
dell'eternità, Rose... - - Anch'io... - sussurrai.
Mi voltai a guardare mia
figlia, ci fissava con i suoi occhi grandi e bellissimi, ma in quel momento
anche preoccupati. - Bambina mia... - dissi prendendola in braccio. Lei si
agganciò con le piccole braccia al mio collo. La cullai un po',
tranquillizzandola. - Emmett accarezzò la mia cascata di capelli biondi e
fluenti, poi ci abbracciò entrambe. - Siete le sole ragioni della
mia...esistenza... - disse seriamente. - Allora se è vero ciò che hai appena
detto, se è così...Emmett, fallo per noi: non essere impulsivo. - lui continuò a
carezzarmi i capelli. - Va bene. Cercherò di restare calmo. - gli baciai il
collo. - Grazie. -. In quel momento anche Hope parve rilassarsi.
Per un'ora
restammo abbracciati in quel modo, poi Leah e David tornareono a casa, ma con
una novità. - Ehi succhiasangue! -chiamò Leah non appena ebbe varcato la soglia,
costantemente con la mano di David intrecciata nella sua. - Finita la magia... -
mormorai irritata a mio marito. Lui sghignazzò, poi entrammo nella stanza di
quei cani, ormai impregnata del loro odore nauseabondo. - Che vuoi, lupa? -
chiesi in tono sbrigativo e poco cortese, sempre stringendo a me il mio piccolo
angelo biondo e riccioluto. - State in campana, abbiamo sentito l'odore di altri
di voi nelle vicinanze.- disse David. - Che cosa?! Quando? - esclamò Emmett
mettendosi subito in allarme. - Dove?! - proseguii io con lo stesso
atteggiamento. - Tre chilometri a sud-ovest da qui. - spiegò il biondo con una
nota di tensione nella voce. - Quanti? - continuai. - Tre come minimo. - - Va
bene, se sono soltanto tre possiamo farcela senza problemi. - - Però è sempre
meglio andare a controllare. - disse Emmett. - D'accordo. Voi due rimanete qui.
- ordinai ai due mutaforma. - Se proprio dobbiamo... - - Sì, dovete. - e un
attimo dopo io ed Emmett eravamo già schizzati fuori dalla porta più veloci di
due saette; Hope era sempre stretta a me. - Forse sarebbe stato meglio
lasciarla a casa. - - Emmett, mi sento più sicura se è con noi, siamo più forti
di Leah e David. - - Sì, questo è vero. -.
Ci dirigemmo nella direzione
che David ci aveva indicato e in pochi minuti fummo sul posto.
Annusammo
l'aria; era vero, sebbene l'odore non fosse molto accentuato, comunque lo
avvertivamo con chiarezza. - Mi sembra familiare... - disse Emmett. - È vero,
sembra anche a me... - risposi ampliando i miei sensi al massimo.
Corremmo
insieme lungo tutto il perimetro della radura, l'odore era sempre presente e
sebbene ci pareva di conoscerlo, non riuscivamo a capire a chi appartenesse, il
che era molto strano.
Ci anddentrammo più nel folto della foresta percorrendo
qualche chilometro in pochi minuti. Ad un tratto però la scia finì in prossimità
di un ruscello e noi ci fermammo.
- Cosa ne pensi, Rose? - mi chiese Emmett.
- Che dovremmo prenotare il primo volo per Burlington e tornare a casa il più
presto possibile. Non voglio mettere in pericolo Hope. - -
Neanch'io. Avanti, torniamo a casa e vediamo se trovo qualcosa... - -
D'accordo. -. Così ricominciammo a correre e in meno di dieci minuti fummo a
casa.
- Allora? - ci chiese David non appena entrammo. - Allora niente. Li
abbiamo sentiti e l'odore non ci sembra nuovo, però non riusciamo proprio a
capire a chi appartenga; l'hanno coperto bene. - spiegò Emmett. - Qualcuno della
vostra famiglia? - - No, impossibile. - - Perchè? - - Perchè senza alcun
dubbio i loro odori riusciremmo a riconoscerli e poi che motivo avrebbero avuto
per coprire le loro tracce? - ragionai. - Sì, infatti... - - Comunque abbiamo
deciso di prenotare il primo volo per Burlington. Non vogliamo mettere in
pericolo nostra figlia. - - Sì, forse per questa volta hai ragione
succhiasangue. È meglio levare le tende il prima possibile. -
Il pomeriggio
trascorse con una strana tensione che aleggiava in casa; avevo un presentimento
e purtroppo non presagiva nulla di buono. Inoltre Hope continuava ad agitarsi
tra le mie braccia ed era la prova inequivocabile che stava per succedere
qualcosa. E purtroppo era proprio così.
L'inferno era alle porte; il dramma
era lì e si sarebbe consumato a breve; era nell'aria.
Battevo nervosamente il
piede destro per terra, Hope era tra le mie braccia ed Emmett stava prenotando i
biglietti per Burlington, quando chiese: - Amore, forse non sarebbe meglio
prenotarli direttamente per Port Angeles? Dopotutto...a che cosa servirebbe
tornare nel Vermont? - - Sì, d'accordo. Hai ragione tu, non servirebbe a
niente. Vada per Port Angeles. - - Perfetto. -.
Il giorno seguente fu una
giornata stupenda: il cielo era terso e il sole splendeva alto nel cielo, ma
questo implicava che io, Emmett e Hope non saremmo potuti uscire di casa.
Quella mattina, mio marito volle assolutamente immortalare me e la nostra
bambina con la sua fotocamera, quindi restammo nei dintorni senza quindi correre
rischi.
Hope ne era entusiasta; sorrideva sempre davanti all'obiettivo e
sembrava aver dimenticato l'agitazione dei giorni precedenti.
Se solo ci
fossimo accorti di quei movimenti tra la fitta vegetazione, se solo avessimo
prestato un po' più di attenzione a ciò che stava accadendo attorno a noi,
troppo presi dalla nostra felicità...avremmo potuto evitare il
disastro.
Quella per noi fu una giornata meravigliosa; ci divertimmo
moltissimo e le "due o tre foto" di Emmett si trasformarono in un centinaio o
più...ma ne valse davvero la pena.
A sera, quando Leah e David tornarono,
anch'io fui più gentile del solito, mi venne spontaneo.
- Ciao, cosa avete
fatto oggi? - chiesi in tono quasi cordiale, il che per me era una cosa davvero
rara, sicchè anche Leah e David rimasero stupiti a fissarmi.
- Che cosa c'è?
Stavo solo chiedendo... - - Sì, infatti. - - Oh, scusami, Leah... - la ragazza
sgranò gli occhi ancora di più. - È la prima volta che sei così cortese...a cosa
è dovuto? Per caso c'è qualcosa che ti stai preparando a dirmi? - nel frattempo
Emmett e David passavano lo sguardo dall'uno all'altro e poi da me a Leah senza
capire. Anche per loro questa era una novità. Certo, Emmett sapeva che riuscivo
anche ad avere i miei momenti di di dolcezza e di cordialità, ma probabilmente
non si aspettava che sarebbe capitato anche con Leah e David. Emise una sorta di
risata tra il sorpreso e il divertito, poi prese Hope tra le braccia e sparì
nella stanza adiacente.
Mentre io e Leah parlavamo (Leah continuava ancora
ad essere riluttante e a stare sul chi vive), David si mise ad armeggiare ai
fornelli.
Parlammo ancora un po', entrambe senza mai sbilanciarci troppo ad
ogni modo, e quando fu pronto da mangiare, io tornai nell'altra stanza,
lasciando Leah e David a discutere sul mio insolito comportamento.
Emmett era
seduto sul davanzale della finestra con Hope in braccio. - Ciao tesoro. - disse
mio marito non appena mi richiusi la porta alle spalle. - Buonasera... - risposi
io. La mia bambina mi sorrise e protese le piccole braccia versodi me. Io la
presi e la strinsi; era così bello avere quella creaturina tra le braccia, mi
faceva sentire completa come mai prima d'ora.
***
I giorni passarono e, dieci
giorni dopo quella sera, presi Hope e la portai nella foresta per "fare di nuovo
la spesa". Emmett era rimasto a casa, avevo insistito per trascorrere un po' di
tempo da sola con nostra figlia. Tra l'altro, quello sarebbe stato l'ultimo
pomeriggio che avremmo trascorso in Brasile perchè mio marito aveva prenotato il
volo per la mattina seguente. Arrivata nel bosco posai la mia bambina in mezzo
all'erba e mi lasciai andare ai sensi. Il malcapitato animale non ebbe scampo;
presto lo dissanguai, riempii i dieci biberon di Hope con la sua linfa vitale e
poi tornai a voltarmi verso il mio piccolo angelo biondo. Non appena la vidi
rimasi esterrefatta e un brivido di paura mi pervase tutto il corpo.
In quel
pochissimo tempo Hope era cresciuta in modo smisurato; ora sembrava avere sei o
sette mesi dai tre che dimostrava solo fino a pochi minuti prima, quando eravamo
arrivate lì. La cosa peggiore è che continuava a crescere. Cresceva e si agitava
e l'unica cosa che seppi fare io fu solo rimanere allibita. Poi un movimento tra
gli alberi distolse la mia attenzione da Hope. Un lupo dal fulgido manto bianco
mi si parò davanti, sulla sua groppa c'era Leah.
- È successo qualcosa. -
disse solo. In una frazione di secondo tutti i miei pensieri si ricondussero ad
un semplice nome: - Emmett... - bisbigliai.
Tesi tutti i miei sensi al
massimo per percepire ogni cosa attorno a me e poi fiutai qualcosa...c'erano
tanti odori che si sovrapponevano l'uno all'altro, ma quello dominante, quello
che mi spaventò a morte fu l'odore del fumo...qualcosa stava bruciando e
proveniva dalla direzione della radura.
Presi in braccio Hope e corsi come
una saetta. Non appena arrivai però rimasi paralizzata.
Sapevo che era
accaduto qualcosa di terribile; lo avevo capito strada facendo, ma non appena
vidi la casa bruciare non capii più nulla. Il tempo parve annullarsi; il mondo
parve annullarsi.
Hope cresceva tanto che i suoi vestiti non le stavano più
e continuava ad agitarsi, ma io non riuscivo a fare nulla perchè sapevo che il
mio amore era lì dentro...e bruciava. Ecco cosa c'era lì. Solo quello: fuoco e
fiamme. E
morte.
********************************************************************************
Salve
a tutti. Rieccomi qui con il nuovo capitolo. Perdonate il ritardo, perdonate gli
errori. Perdonate il fatto che non so se continuerò questa ff. Questi giorni
sono durissimi, tanto che mi è difficile continuare, anche se so che lo devo
fare.
Perchè a volte non possono esserci parole e non possono esserci perchè
o spiegazioni. Alcune cose succedono e basta.
È per questo che voglio
dedicare questa canzone al mio angelo che ora mi guarda da
lassù....
In Volo:
Lo so erano giorni tristi perchè eri da solo nella via
il
buio intorno a te
che non parlavi ma t'ascoltavo sai
negli occhi quella
luce che conoscevo già
luce di sogni di questa nostra età
che hai spento
in un momento non riaccenderai
dimmi perchè sei volato via
perchè ora
non è più qui
la tua voce che ha dato a tutti noi questa voglia di insistere
quale vento da noi ti ha portato via
quale demone dentro te
quale
dubbio o inspiegabile bugia ti ha potuto vincere
in volo verso un'altra
libertà
in un luogo in cui di nuovo tu ci guiderai
è un sogno che in
silenzio se ne va
in volo via da qui scappando da una strada che ora lasci a
noi...
Sai non capisco ancora cosa sia è qualcosa che va oltre la
musica, oltre le parole, è un brivido che si ferma a metà lungo la mia schiena e
non riuscirà mai ad arrivare in fondo perchè hai scelto da solo in quel momento
ci hai voluto lasciare un ricordo senza voce un ricordo senza spiegazione e
sicuramente questo non cambierà le cose nulla potrà cambiare le cose ma almeno
tutto questo resterà... in memoria di ciò che è stato ciò che c'è e ciò che ci
sarà, parole tue TREP...ci sarà.
Addio angelo mio...ti voglio bene...
Trep
è il nome della canzone, preferisco non cambiarlo. Un bacio a
tutti...e un immenso grazie perchè continuate a seguirmi. Credo
ch continuerò, ma non sarà presto...un'altra
volta...perdonatemi...ma era LUI che continuava a spingermi a
scrivere...che si arrabbiava quando non lo faceva, che lo voleva
imparare da me...
addio Amore
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Capitolo 10 *** Separazioni ***
Capitolo 10-Separazioni
CAPITOLO 10:
SEPARAZIONI
Tutto attorno a me era fuoco, era
distruzione. Era morte.
E cosa fare? Entrare? Morire a mia volta?
Fosse
dipeso da me non avrei indugiato un solo istante; neanche un momento. Ma adesso
c'era quella piccola creatura che tra le mie braccia cresceva e si agitava. Ed
era a lei che dovevo rendere conto.
Emmett e Rosalie non c'erano più. Ora
c'erano Emmett, Rosalie e Hope. O forse ormai solo Rosalie e Hope.
Questo
però avrebbe dovuto farmi riflettere, perchè se fossi entrata a mia volta ci
sarebbe stata solo Hope e io non potevo abbandonare la mia bambina dopo così
tanto che l'avevo desiderata.
Ma Emmett...il mio Emmett. Colui che mi aveva
dato amore e devozione e che li aveva fatti scoprire a me.
Emmett...
Io
non lo avevo salvato da quell'orso ormai così tanto tempo prima per saperlo
morto definitivamente quel giorno. No; non potevo lasciarlo morire a quel modo,
non lo avrei sopportato.
Posai Hope a terra senza neanche rendermene conto e
mossi qualche passo verso la casa, poi fui sempre più decisa e alla fine mi
ritrovai a correre. Correre a velocità umana però. Era come se quella vista
avesse portato via tutti i miei poteri da essere non-morto; non riuscivo a
reagire. Non riuscivo a pensare. Il mondo si era annullato.
Non udivo la voce
di Leah, nè il ringhiare e l'abbaiare selvaggio di David.
C'eravamo soltanto
io e quella dannata casa. Io e quelle fiamme portatrici di morte.
Mi resi
conto di David solo quando il mutante mi si parò davanti per sbarrarmi la
strada. Gli ringhiai contro come avvertimento, ma lui non si spostò di un
millimetro. Stavo per saltare per aggirarlo, quando qualcosa mi richiamò alla
realtà: la mia bambina, Hope, il mio piccolo barlume di speranza era lì accanto
a me, aggrappata alla mia gamba.
Fissai la mia creatura e quegli occhi color
miele colmi di tristezza e dolore nonostante la tenera età, mi fecero capire che
entrare tra quelle fiamme sarebbe stato un grosso sbaglio.
Così presi mia
figlia tra le braccia e le posai un delicato bacio sulla fronte, poi guardai la
casa, ormai avvolta solo dal fuoco e dalle fiamme e desiderai solo di poter
piangere. Ma i vampiri non potevano piangere, fa parte della nostra dannazione. E
mai io avevo desiderato così ardentemente piangere.
Non avevo mai desiderato
così ardentemente che il terreno mi si aprisse sotto i piedi per potermi
inghiottire e farmi sparire dal resto del mondo.
L'unica cosa che ancora mi
bloccava sulla Terra era Hope.
Ma è proprio nei momenti bui che bisogna
tirare fuori la forza che ognuno di noi ha dentro di sè e lottare per sentirsi
vivi. Lottare per fare in modo che non tutto sia andato perduto. Lottare per non
ferire le persone che nonostante tutto continuiamo ad amare e che sono ancora
attorno a noi.
Ed era questo che dovevo fare, ma...in quel preciso istante
qualcosa, un pensiero più precisamente, mi investì con la stessa forza di un
uragano all'apice della sua potenza e io gridai.
Ora avevo percepito cinque
odori ben distinti: Caius, Santiago, Felix, Demetri...e Jane. Le mie pupille si
dilatarono e la mia rabbia fu quasi incontenibile, tanto che Hope si
spaventò.
- Rosalie! Rosalie, cosa c'è?! - Leah mi era corsa incontro,
strappandomi mia figlia dalle braccia per paura della mia improvvisa reazione.
- I Volturi. - - Che cosa?! - Leah divenne d'un colpo pallida e David ringhiò
rabbioso e allarmato. - Erano i loro odori che io ed Emmett non riuscivamo a
percepire l'altro giorno...erano loro! - esclamai fuori di me dalla rabbia.
David si trasformò nuovamente in essere umano e si coprì con una tuta
lanciatagli da Leah. - Ok...quali sono dei Volturi? - mi chiese la ragazza con
fare pratico. Io riacquistai lucidità. Un'idea cominciava a farsi strada nella
mia mente e forse...Emmett poteva ancora essere vivo; la casa in fiamme avrebbe
potuto davvero essere una montatura di quegli spregevoli esseri.
- Sono qui
Caius, il più aggressivo degli anziani, Jane...quella piccola strega con il
potere di provocare l'illusione del dolore, è la più crudele, spesso viene vista
come leader in assenza degli anziani, Felix che è dotato di una forza mostruosa,
perfino maggiore di quella di Emmett, Santiago ha praticamente i suoi stessi
poteri e Demetri: il loro segugio. Probabilmente è stato lui a trovarci fin qui.
- - Hanno formato un gruppo di caccia notevole. - disse David. - Io credo che
non abbiano veramente ucciso Emmett. - - Lo pensi davvero? - - Nonostante
tutto i Volturi hanno troppa stima per Carlisle da aggredire così suo figlio.
No. Avranno portato Emmett a Volterra...ed è esattamente lì che io andrò. - i
due sgranarono gli occhi. - Sei impazzita?! Dopo che hanno fatto questo! - e
Leah indicò la casa ancora in fiamme. - Sei convinta che lasceranno che tu ti
riprenda Emmett così, come se nulla fosse successo?! - - Non ho detto questo.
Non so ancora come farò, ma in qualche modo mi organizzerò. Magari durante il
viaggio qualcosa mi verrà in mente. - - No, Rosalie non puoi andare! Ti
uccideranno certamente! - - Allora dovrei lasciare che uccidano lui sapendo benissimo che forse avrei potuto
salvarlo?! - - No, ma potremmo tornare a Forks e chiedere alla tua famiglia di
venire. Potremmo radunare di nuovo i clan e... - - No, è impossibile. Ci
vorrebbe troppo tempo. - mi calmai un istante e riflettei. Dovevo
pensare...dovevo ragionare.
Emmett...
Emmett...
EMMETT...
Il mio Emmett.
No. Dovevo fare qualcosa...e
dovevo farla subito, ma che diavolo potevo fare?! Chiusi gli occhi e cercai di
concentrarmi.
Dopo qualche minuto di religioso silenzio che però a me parve
un'eternità dissi, puntando il dito contro Leah e David. - Voi avevate già
preparato i bagagli? - - Sì. Sono sotto quell'albero, eravamo già pronti a
partire. - - Perfetto, anch'io avevo già uscito i miei. - il mio sguardo si
posò su Hope, i suoi abiti le stavano stretti per quanto era cresciuta. Tirai
fuori una delle maglie extra-large di suo padre e gliela infilai, dopo averle
tolto i precedenti abiti.
- Ho preso una decisione e non sarà discutibile.
Voi due porterete Hope a casa, a Forks, ma non dovrete dire una parola su dove
sono io o su cosa sia accaduto durante tutti questi mesi. Porterete mia figlia
davanti la porta di casa mia, suonerete il campanello e sparirete. Andate a
Seattle e aspettate mie notizie, ho bisogno che lo facciate, vi prego. Andate in
un albergo, a quest'indirizzo... - e dicendo ciò consegnai a Leah un
bigliettino. - Avete capito cosa vi ho detto? - - Quanto dovremmo aspettarti? -
mi chiese la ragazza e io intuii dove voleva andare a parare. - Tre settimane.
Tre settimane e se non arriverò entro quell'arco di tempo...be'...vorrà dire che
saprete che fine ho fatto. - mi rabbuiai, così come loro.
- Portate quelle a
loro... - dissi indicando un paio di buste poco distanti dalla casa. - Ora
scriverò una lettera in cui spiegherò tutto sulla gravidanza e sul no stro
viaggio, non accennerò minimamente a ciò che è successo dopo, dei Volturi e
tutto il resto. Loro non dovranno mai saperlo. - - Mai? - - Se non torneremo
no. Potrebbero cercare vendetta e non sarebbe proprio il caso...loro contro i
Volturi. - Leah sospirò, rassegnata. - Lo faremo... - disse per sè e per David.
- Se invece dovessi avere fortuna e riuscire a recuperare Emmett vi darò mie
notizie e non appena la mia lettera vi sarà arrivata, partite subito per Forks e
andate alla riserva, ma continuate a non dire nulla alla mia famiglia...o alle
vostre, perciò non dovrete trasformarvi perchè altrimenti vi leggeranno nella
mente. E chiedete esplicitamente di non
far entrare per nessun motivo Edward a La Push. Alice e Jasper ve lo hanno
chiesto prima di farlo quando sparirono per andare a riunire i clan, ma voi dite
che per nessun motivo mio fratello dovrà
entrare alla riserva perchè riuscirebbe a vedere nella vostra mente. Non parlate
con nessuno, chiaro? - - Io arriverò con lui nel giro di qualche giorno e a
quel punto...be'...credo che ci dovremmo preparare allo scontro perchè se
riuscirò nel mio intento...i Volturi non me la faranno passare liscia... - i due
ragazzi sospirarono. - Va bene. Ma tu cerca di fare attenzione... - - Sì.
Proverò a non farmi uccidere. - dissi cercando di alleggerire l'atmosfera.
E
improvvisamente Leah mi abbracciò. Io restituii il gesto cercando di calcolare
la mia forza, sempre superiore alla sua. Poi David mi posò una mano sulla spalla
destra. - Conto di rivederti viva, succhiasangue... - mi disse con un sorriso
forzato. - Badate a voi stessi. E alla mia bambina. - dissi fissando poi Hope.
Solo in quel momento mi resi conto di dovermi separare da mia figlia. Dovevo
abbandonarla, ma l'avrei sempre portata con me, nel mio cuore, nei miei
pensieri, sperando che tutto
sarebbe andato bene e che presto l'avrei rivista.
Avevo paura, anzi, ero
terrorizzata all'idea di perderla per sempre, ma almeno se fossi morta lo avrei
fatto per qualcuno che amavo profondamente. Per cercare di salvare il padre
dell'angelo che ora tenevo stretto tra le mie braccia.
Era giunto il
momento. Tirai fuori i soldi e li diedi ai due ragazzi. - Questi sono i soldi
per il biglietto aereo. Partite con quello che avremmo dovuto prendere oggi e
fate quanto vi ho spiegato prima. Fate attenzione e...buona fortuna... - dissi
incerta. Vidi gli occhi di Hope farsi vacui, aveva capito che presto avrebbe
perso anche me, forse e io le accarezzai la testa stampandovi poi un leggero
bacio. Scrissi una lettera alla mia famiglia in cui spiegavo loro parzialmente
cosa fosse accaduto in tutti quei mesi, ma non accennando a dove fossimo io ed
Emmett ora e quando ma soprattutto se
saremmo mai tornati. -. Non appena consegnai la lettera la consegnai a
Leah e poi, fra le macerie della casa ormai distrutta trovai l'album in cui
Emmett aveva messo tutte le foto che mi aveva fatto sia quando ero incinta che
dopo, quando Hope era ormai nata e misi anche quello nelle buste che David e
Leah avrebbero dovuto lasciare sulla porta di casa mia insieme a Hope. Erano le
buste con i regali che avevo fatto loro quel pomeriggio al centro commerciale
con Emmett e Leah, anche se ormai sembravano passati secoli.
Strinsi per
l'ultima volta mia figlia e poi la deposi con dolcezza tra le braccia di Leah. -
Addio, piccola mia. Ricorda sempre che ti vorremo bene, io e il tuo papà,
qualunque cosa dovesse succedere. - dissi posandole le labbra sulla fronte.
-
Non è un addio, Rosalie. Vi rivedrete. Ci rivedremo tutti. - - Certo. - sorrisi
io falsamente, ma non sapevo quanto potesse essere vero, forse non ci saremmo
rivisti mai più.
Avevo una paura folle, ma dovevo andare avanti.
Avevo
una paura folle, ma dovevo continuare a lottare.
Avevo una paura folle, ma
dovevo riuscire a salvare la persona che amavo.
David e Leah iniziarono ad
allontanarsi, portando con sè mia figlia. Ma ad un tratto David si voltò e tornò
indietro, vidi che si stava slacciando qualcosa dal collo.
- Questo
appartiene alla mia tribù, ti proteggerà dalla vista di tua sorella Alice ora
che io e Leah non ci saremmo più. - gli sorrisi sinceramente. - Grazie David. -
e detto questo il ragazzo tornò da Leah, allontanandosi definitivamente.
Fu
così che vidi la mia bambina allontanarsi, notai che protendeva le piccole
braccia verso di me ma mi voltai dall'altra parte perchè non avevo la forza di
guardarla e quando sparirono crollai al suolo in ginocchio. Analizzai la collana
che David mi aveva appena consegnato; era un piccolo acchiappasogni dal legno
dipinto di blu molto grazioso. Lo indossai, poi mi alzai nuovamente e in qualche
modo misterioso una nuova forza mi rinvigorì. Adesso ero sola, in un Paese non
mio con nessuno al mio fianco e stavo andando nella bocca del leone, ma non
m'importava. Se in questo modo avrei recuperato Emmett ero disposta a tutto.
presi tutto ciò che non era andato distrutto durante l'incendio e lo infilai
in una sacca.
Così, stranamente sola dopo quasi una anno mossi qualche passo
verso la foresta. Dapprima fu un passo incerto, poi sempre più deciso, infine
iniziai a correre, non a velocità umana come poco prima, ma veloce, sempre più
veloce, come era solito fare per quelli della mia razza, anzi, correvo ancor più
veloce di quanto facessi prima, forse lo ero anche più di mio fratello Edward.
Correvo verso l'aeroporto.
Correvo verso l'Italia.
Correvo verso
Volterra.
Correvo verso i
Volturi.
*******************************************************************************
Ciao
a tutti! Per vostra sfortuna sono tornata con il decimo capitolo. Forse prima di
quanto aveste potuto immaginarvi dato ciò che avevo scritto alla fine del
capitolo precedente, onestamente anch'io sono rimasta sorpresa dalla mia scelta
quando, dopo essere tornata da scuola, mi è venuta la strana voglia di mettermi
al computer e continuare questa storia.
Be'...che dire...il mistero è stato
svelato, ma senza alcun dubbio la situazione si complica. Cosa accadrà? State a
vedere!
La situazione si farà sempre più pericolosa per la nostra bellissima
vampira; riuscirà a portare a termine l'obiettivo che si è prefissata e salvare
la vita del suo amato? Stavolta i Volturi ci sono davvero andati giù pesante,
soprattutto portandosi dietro una scorta così letale.
Ah! Inoltre...dai
prossimi capitoli sicuramente non vedremo più solo il punto di vista di Rosalie,
ma anche quello di molti altri personaggi, incluse probabilmente anche le
piccine di casa Nessie e Hope.
Volevo poi passare ai ringraziamenti e
stavolta non volevo ringraziarvi solo per aver recensito la mia storia che senza
di voi certamente non porterei avanti, ma volevo farlo anche per le parole di
consolazione per ciò che mi è accaduto.
Oggi è
esattamente un mese da quando è accaduto, forse è stato per questo che ho deciso
di aggiornare di nuovo. Un mese...e sembra trascorsa una settimana
appena.
Perciò ringrazio tutti voi, specialmente:
- Serenella94:
grazie mille della recensione, sono contenta che il precedente capitolo ti sia
piaciuto spero che continuerai a seguire la mia ff e a recensirla. Inoltre ti
ringrazio davvero moltissimo per il messaggio che mi hai mandato e grazie anche
per il sostegno. In questo mese non ti ho contattata perchè ero ancora troppo
sconvolta ma comunque ho davvero apprezzato la tua mail e il fatto che mi sia
vicina, come anche tutti gli altri. Un abbraccio e grazie ancora!
- RenesmeeBlack: ti
ringrazio particolarmente per le parole della tua recensione. Il LUI che ho
perso diciamo che...era il mio Emmett. Sono rimasta commossa il mese scorso
quando ho letto la tua recensione e di nuovo ti ringrazio moltissimo.
Come
vedi, vi ho fatti aspettare meno di 30 anni, fortunatamente ;-) e spero che il
nuovo capitolo sia stato di tuo gradimento.
Grazie ancora per le parole,
spero che continuerai a seguire la mia storia.
Un bacio, ciao!
-
Vane_123:
sono contenta che il mio modo di scrivere ti piaccia così come anche la storia e
lusingata dal fatto che la mia ff fosse la prima che hai recensito
=).
Inoltre ti ringrazio anche per le parole di conforto e dopotutto...sì,
anche lui vorrebbe che continuassi a scrivere, ma lo faccio soprattutto per voi
che con i vostri commenti e le vostre parole mi date gioia e mi fate andare avanti. Spero che continuerai a
seguirmi. Un abbraccio!
- Kikyo90: ciao!
Grazie mille per la recensione e per ciò che mi hai detto anche in proposito al
mio ex ragazzo...eh sì...era il mio ex ragazzo di cui ero ancora innamorata.
Spero che continuerai a seguirmi e ti ringrazio ancora. Davvero
moltissimo.
Un bacio!
- Momoka chan: ehi!
Grazie mille per le bellissime parole della tua recensione, sono rimasta davvero
felice quando l'ho letta e non solo per i commenti alla mia fic. Naturalmente
anche il fatto che ti piaccia e che la segui non può che farmi piacere e spero
anche continuerai a farlo!
Un abbraccio forte! Ciao bella!
- ila74cullen:
ti ringrazio veramente per la recensione e per le parole che mi hai detto, mi
hanno davvero fatto un grande piacere.
Sono contenta anche per il fatto che
la mia storia ti piaccia e spero che continuerai a seguirla. Un bacio,
ciao!
Ringrazio poi anche Honey Evans per
la mail e tutti voi, persone meravigliose che mi state vicino e recensite le
follie che partorisce la mia mente!
Ma adesso io devo voltare pagina quindi
la mia fic continuerà senza doverla interrompere per motivi di crisi personali
perchè come dicevano i Queen:
"I'll top the bill,
I'll overkill
I have to find the
will to carry on
on with the show
on with the
show
The Show Must Go
On!"
ringrazio tutti voi per ciò che avete detto e
fatto e adesso si andrà avanti! Un abbraccio forte a
tutti!
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Capitolo 11 *** Verso l'Italia ***
Capitolo 11: Verso l'Italia
CAPITOLO 11: VERSO L'ITALIA
ROSALIE'S POV
Mentre correvo non riuscivo a ragionare
lucidamente, ero troppo spaventata per pensare a cosa sarebbe potuto accadere.
Come stava Emmett? Dove lo avevano portato? E soprattutto...era vivo? Mi
bloccai. Guardai il paesaggio intorno a me, ero ancora nella foresta, ma ormai
riuscivo a sentire i rumori della città.
Tutta quella situazione mi sembrava
così irreale; i Volturi stavolta avevano esagerato e poi...che diavolo aveva
potuto spingerli a fare una cosa del genere ad Emmett?! E in un certo senso...a
Carlisle...?
Sicuramente dovevano essersi inventati una scusa perchè non
potevano certo aver preso un membro della nostra famiglia così brutalmente senza
prima inventarsi qualcosa. La rabbia dentro di me si fece sempre più violenta,
come se qualcosa stesse prendendo vita nel mio corpo, una terribile bomba pronta
ad esplodere in qualunque momento.
Ad un tratto udii qualcosa alle mie spalle, un rumore appena accennato,
ma fu abbastanza per mettermi in allarme. Mi voltai di colpo e mi
preparai in posizione di attacco...un momento dopo un odore familiare
mi colpì. Ringhiai emettendo un suono gutturale.
- Rosalie, sei al sicuro. Non sono nessuno dei tuoi nemici... - quella
voce mi provocò sollievo, ma anche stupore e il secondo non fu
poco.
- Alastair! - esclamai. - È un po' che non ci vediamo... -
- Già... - mormorai ancora sbalordita. Lui mi fissò
con un'espressione grave dipinta sul volto e mi cominciò ad
avvicinarsi a me con quel suo passo strascicato. - Vedo che la tua
bambina non è con te...e nemmeno tuo marito... - - Tu sai
che cosa è successo, vero? - lui annuì tristemente. - So
che Emmett è in serio pericolo e che tu hai dovuto separarti
dalla piccola... - - Ma sapevi cosa sarebbe successo? - -
Intendi la prima volta che ci siamo incontrati? - - Sì...
- mormorai disperata. - Oh, Rosalie e come avrei mai potuto saperlo?
Non prevedo il futuro... - in quel momento mi venne in mente Alice e
una morsa di nostalgia mi strinse la bocca dello stomaco.
Alice...la mia sorellina. In quell'istante mi resi conto di quanto
volessi davvero bene alla mia famiglia: Alice, sempre così
allegra e piena di vita, con quella sua follia sempre in grado di
sollevare il morale di chiunque.
Jasper, calmo e riflessivo, l'unico uomo in grado di sopportarla, pensai con dolcezza.
Edward, il mio fratellone, il primo che avesse fatto parte della nostra famiglia.
Esme e Carlisle, i genitori amorevoli che chiunque vorrebbe, che fosse umano o meno.
E adesso Bella e Nessie, che purtroppo ero riuscita a conoscere davvero solo per pochi mesi.
Infine Emmett e Hope...i miei grandi e veri amori, le ragioni della mia stessa esistenza.
Chissà cosa sarebbe capitato a Nessie nel caso io ed Emmett non ce l'avremmo fatta, la sola idea mi dilaniava.
Avevo così a lungo desiderato di avere una famiglia tutta mia e,
quando finalmente l'impossibile si era realizzato...ogni cosa mi era
stata strappata via dalle mani. Il dolore era indescrivibile, ma io ce
l'avrei fatta perchè amavo mio marito e avrei fatto
l'impossibile a mia volta per salvargli la vita. E amavo mia
faglia e non avrei permesso a niente e nessuno di rovinarle
l'esistenza, nemmeno se si trattava sei Volturi. Fosse stato necessario
li avrei affrontati, altrimenti avrei solo preso Emmett e sarei corsa
via, mi importava solo che lui fosse sano e salvo.
Poi, tornando ad osservare Alastair, chiesi: - Ma come mai sei qui? Non
mi aspettavo certo di vederti...e poi...sbaglio o questa non è
affatto la zona in cui abbiamo trovato la tua capanna? -
- No, Rosalie, non sbagli. Il fatto è che...sono
nomade...voglio dire...nè i vampiri nè i licantropi che
mi hanno ridotto così hanno mai smetto di cercarmi. E poi oggi
ho avvertito che qualcosa non andava, così sono venuto qui
e...ho trovato te... - gli sorrisi, ma dopo dissi inorridita: - Non
hanno ancora smesso di cercarti?! - - No...e non smetteranno
finchè io sarò in vita... - rispose lui semplicemente. -
Ma questo è orribile! - lo sdegno nella mia voce era
percepibile. - Dipende dai punti di vista immagino...suppongo che dal
loro sia una cosa giusta...dopotutto mi definiscono un ibrido che non
merita neanche una possibilità. In quel momento presi una
decisione. - Vieni con me. - - Che cosa?! - lui sembrava
sinceramente sorpreso e la sua solita voce profonda si era fatta per un
momento più acuta.
- Non posso, Rosalie. Ti rallenterei soltanto. - - Non lo
faresti, ti porterò io... - - Ma...dopo tutti questi
anni...il mio posto è qui... - - Con della gente che vuole
ucciderti? No, vieni con me, Alastair e poi...mio marito è in
grave pericolo, la mia bambina non c'è, Leah e David stanno
tornando in America con lei e la mia famiglia è lontana. Sono
completamente sola, non c'è nessuno che possa aiutarmi e tu sei
molto saggio e una persona di cui mi fido. E ti avverto che guadagnarsi
la mia fiducia non è semplice. Ho bisogno di te. Quando tutto
sarà finito, poi, ti prometto che potrai andare dove vuoi, non
ti darò più fastidio, davvero. - - Rosalie, tu non
mi hai mai dato fastidio e...va bene. Verrò con te se credi che
potrò esserti d'aiuto. - il sorriso che mi rivolse era dolce. In
uno slancio di felicità lo abbracciai. - D'accordo...allora
andiamo! - - Ma...non riusciremo ad arrivare in Italia prima che
si faccia giorno, il volo sarà molto lungo e gli umani ti
scopriranno. - in quel momento mi venne un'altra idea. - Vorrà
dire che prenderemo un altro mezzo di trasporto...! - e detto questo mi
caricai Alastair sulle spalle e sparii nella foresta, avevo cambiato
destinazione.
***
DAVID'S POV
Quella situazione era così irreale...io e Leah eravamo arrivati
all'aeroporto già da un paio d'ore, il nostro volo sarebbe
partito alle dieci, mancava ancora un'ora. La piccola Hope si guardava
intorno spaesata, non era abituata ai posti così affollati e io
e Leah avevamo paura che non riuscisse a controllare la sua sete, ma
sembrava molto brava, per adesso non dava segni di voler
aggredire qualcuno e poi avevamo già provveduto a nutrirla poco
prima di entrare nell'enorme edificio.
Ma anche lei sentiva che qualcosa non andava. Continuava a guardarsi
intorno come se stesse aspettando qualcuno, probabilmente i suoi
genitori, ma Emmett e Rosalie non sarebbero arrivati tanto presto,
sempre se sarebbero mai tornati. Scossi la testa, dovevo pensare positivo.
Da quanto ne sapevo di Rosalie soprattutto e per quanto l'avessi
conosciuta in quei mesi, era davvero strano che si fosse formato un
tale legame, specialmente fra la vampira e Leah.
Hope mi fissò con i suoi occhi color miele...era veramente una
bambina bellissima e lei tra tutti era quella che ne poteva meno
riguardo a ciò che era accaduto. Guardando quegli occhi, giurai
a me stesso che avrei protetto quella bambina, lo avrei fatto a
qualunque costo anche se ero ben consapevole che data la sua forza
avrebbe anche potuto uccidermi in qualunque momento, ero certo che non
lo avrebbe fatto. All'insaputa di chiunque mi nominai tacitamente suo
tutore momentaneo, non lo dissi neanche a Leah, mi sentivo legato a
Hope, in un modo o nell'altro, anche se apparteneva alla specie nostra
nemica fin dall'alba dei tempi. Ma non mi importava, fino a quando
Emmett e Rosalie non sarebbero tornati, io l'avrei protetta anche se
una volta tornati a Forks ci sarebbe stata la sua famiglia a
prendersi cura di lei. Poi però pensai che anch'io sarei dovuto
andare via. Una volta averla lasciata lì...dovevo andare a
Seattle con Leah e aspettare notizie da Rosalie se mai sarebbero
arrivate. Be', per lo meno sapevo che la piccola era al sicuro.
Leah mi guardò - A cosa stai pensando? - mi chiese. - A cosa
succederà.. - dissi in tono grave. Poi osservai Hope. - Posso
tenerla? - le domandai e lei, un po' presa alla sprovvista da quella
richiesta, mi cedette la bambina, che io strinsi al mio petto con fare
protettivo.
***
ALICE'S POV
Il cielo notturno era stranamente più buio del solito e io ormai
ci avevo perso le speranze. Non avrei mai più visto nè
mia sorella nè mio fratello. Rosalie ed Emmett erano ormai
scomparsi da un anno, poco meno. I primi mesi li avevo trascorsi
attaccata ai vetri della finestra insieme ad Esme, lei era distrutta.
Rosalie poteva anche avere un carattere un po' difficile e scontroso,
ma era pur sempre mia sorella, l'unica che avessi avuto; ora ovviamente
c'era anche Bella, ma lei era entrata a far parte della nostra vita
solo da pochi anni, mentre Rosalie...be'...decisamente molti di
più...
Era lei a cui avevo confidato ogni cosa negli ultimi settant'anni...anno più anno meno...
Era lei quella da cui andavo quando c'era qualcosa che non andava.
C'era stato un periodo in cui ero in crisi con Jasper, ancora agli
inizi della nostra relazione, quando io e lui eravamo diventati dei
Cullen da poco, in cui andavo in camera di Emmett e Rosalie nel cuore
della notte interrompendo le loro attività ben poco caste e
mi sfogavo come una ragazzina fa con la propria madre e lei mi
ascoltava. Era sempre stata pronta ad ascoltarmi e adesso mi mancava
terribilmente.
Che cosa le era successo?! Ed Emmett...lui era l'ideale fratello
giocherellone e scherzoso che avevo sempre desiderato, in grado di far
ridere chiunque...certo, un po' attaccabrighe, ma sicuramente
straordinario.
Udii un rumore di passi alle mie spalle e mi voltai, era Jasper.
- Ehi... - mi disse semplicemente. - Ciao... - - Alice, amore,
vieni via da lì...per mesi sei stata seduta dietro quella
finestra ad aspettare che tornassero, ma non lo hanno mai
fatto...e sicuramente se continui a torturarti in questo modo non
renderai le cose più semplici... - - Ma Jazz... -
sicuramente se fossi stata in grado di piangere in quel momento lo
avrei fatto. Lui mi strinse al suo petto e disse. - Lo so, tesoro,
mancano anche a me... -.
- Alice... - la voce grave di Carlisle mi fece voltare, lo fissai. Se
ne stava in piedi con le braccia incrociate al petto e la fronte
corrucciata.
Lui stava malissimo; era quello che lo dava a vedere di meno,
probabilmente perchè essendo il capofamiglia voleva dimostrarsi
forte, ma in quegli anni avevo imparato a conoscerlo e non riusciva ad
ingannarmi.
- Ciao Carlisle... - dissi in tono spento. Lui mi sciolse amorevolmente
dall'abbraccio di Jasper e mi strinse. - Non disperare, Alice, in
questo momento dobbiamo rimanere uniti. - - Come sta Esme? -
s'informò il mio fidanzato. - Più o meno come sta da
circa dieci mesi... - disse lui cullandomi leggermente. A quelle parole
mi abbattei ancora di più. Con la coda dell'occhio vidi Jasper
uscire dalla stanza, probabilmente stava andando ad usare il suo potere
su Esme; lo aveva fatto moltissime volte ormai e lo aveva fatto
sull'intera famiglia, non solo su di lei.
Il fatto di non riuscire a vedere Emmett e Rosalie poi mi faceva una
rabbia davvero terribile. Non sapevo se erano vivi, non sapevo se
erano morti, non sapevo se stavano bene o meno. Non riuscivo a sapere
nulla e i miei nervi erano a fior di pelle in ogni momento.
Io e Carlisle restammo a
parlare ancora per un po', poi decisi di andare a trovare Edward e
Bella nella loro casetta poco lontano dalla nostra villa.
***
ROSALIE'S POV
Eravamo arrivati. Non eravamo più a Porto Alegre, ma eravamo in una cittadina non molto distante.
Erano quasi le undici di sera, mi dissi che Leah e David erano
già partiti a quest'ora se il volo non aveva avuto ritardi. Per
consolarmi mi dissi che almeno stavano portando la mia bambina dalla
mia famiglia, lontana da quel posto pericoloso.
Fu Alastair a riportarmi alla realtà. - Che cosa ci facciamo in
un negozio di noleggio elicotteri, Rosalie? - io ghignai, arte che
avevo imparato da Emmett. - Be'...l'hai detto tu...non era il caso di
prendere un aereo, perciò...questo è l'unico mezzo che mi
è venuto in mente. Certo, c'erano anche i caccia
dell'aeronautica militare, ma sarebbe stato un po' troppo complicato,
perciò mi accontento dell'elicottero. - Alastair sembrava
preoccupato. - Vuoi rubarlo? - - Mia sorella Alice ha rubato una
Porshe, perchè io non posso rubare un elicottero? - - Be',
nonostante tutto penso che la Porshe passerebbe più
inosservata... - - Dettagli... - - Rosalie...? - ma io lo
interruppi dicendo: - Aspetta qui... - e andai a fare un giro
circospetto di tutto il perimetro.
Localizzai tutte le telecamere e una alla volta le disattivai, fu un lavoro che impiegò circa venti minuti.
- Bene, ora possiamo entrare senza alcun problema... - - Non ti
sembra un po' pericolosa come cosa? - - Alastair, se ti fa
sentire meno in colpa lascerò dei soldi sula bancone... -
- Lasciamo perdere... - disse lui sconfitto. Io sorrisi di nuovo.
Ora non mi restava altro che scegliere quello che mi piaceva di
più. Presi il più vicino, aiutai Alastair a salire e poi
entrai a mia volta.
- Mio Dio, ma che cosa stiamo facendo?! - lui sembrava alquanto
terrorizzato. Se aveva vissuto da nomade per tutta la vita certamente
non era abituato a quel genere di cose.
- Allaccia le cinture, si parte! - - Rosalie, lo hai mai fatto
prima? - - No, ma c'è sempre un prima volta a tutto
Alastair! - ora lo vidi veramente male. - Suvvia! E poi fidati, ne
capisco di motori più io di qualunque altra persona! - -
Sì, ma tu parli di automobili! - - Non solo, è
stato Emmett ad insegnarmi qualcosa sui mezzi aeronautici... - dissi
con una fitta di nostalgia ripensando a quelle divertenti lezioni che
,mio marito mi aveva dato così tanto tempo fa, le avevo quasi
dimenticate.
Be', dopo un attimo misi in azionai quell'elicottero e in qualche istante presi quota, svanendo poco a poco nel cielo notturno.
*******************************************************************************
Salve a tutti! Ecco qui il capitolo numero 11! E in cinque giorni di distanza dall'altr, un vero record per me, non trovate??
Sono di frettissima, perciò non vi posso ringraziare uno alla volta, ma ringrazio infinitamente Morkia94, Jo_96, ila74cullen e gotica per le recensioni! Spero che continuerete a recensire la mia ff e a seguirla!!
Un bacio immenso a tutti!
P.s. Ah, a proposito! Ditemi cosa pensate riguardo ai vari punti di vista che ho aggiunto, mi farebbe piacere!
Ciaooooooo!!!
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Capitolo 12 *** Diversivi... ***
Capitolo 12-Diversivi...
CAPITOLO 12: DIVERSIVI...
ROSALIE'S POV
Il viaggio mi parve essere interminabile...ed io ero una predatrice,
quindi di pazienza ne avevo...e molta, ma la preoccupazione era tale
che non pensavo ad altro che ad arrivare, avevo già impostato la
destinazione, dunque mi era apparsa nel monitor la rotta, molto in
stile navigatore satellitare.
Alastair seduto accanto a me in quel momento dormiva, fino ad appena
un'ora prima era rimasto del tutto terrorizzato; aveva paura che
sbagliassi qualcosa, che l'elicottero precipitasse o quant'altro.
Finalmente quando aveva trovato un po' di serenità era riuscito
ad addormentarsi. Infatti, era anche se era mezzo vampiro, aveva anche
bisogno di riposo perchè era per metà licantropo.
Oramai eravamo in prossimità della Toscana, erano passate parecchie ore da quando eravamo decollati.
A quell'ora quasi stava albeggiando, perciò non potevo compiere
grandi spostamenti alla luce del giorno; dannazione! Non sopportavo
l'idea di lasciare Emmett nelle mani di quegli assassini spietati;
chissà cosa avrebbero potuto fargli.
Imprecai più volte a bassa voce, cosa assolutamente analoga per
il mio modo di fare sempre posato e trattenuto, per fortuna Alastair
era nel mondo dei sogni e perciò non poteva sentirmi.
Dovevo assolutamente inventarmi qualcosa per entrare nel palazzo dei Volturi il prima possibile.
Dopo poco iniziai l'atterraggio in un prato vasto e isolato da
potermelo permettere e a quel punto, il mio accompagnatore
cominciò a svegliarsi.
- Buongiorno... - gli dissi con una nota di tensione nella voce. -
Rosalie... - i suoi occhi ancora assonnati sembravano stupiti. - Siamo
già arrivati? - sorrisi ironica. - Hai visto...e senza
precipitare; sono stata brava, ammettilo! - scherzai. Quello era un
lato di me che ancora nemmeno io stessa conoscevo. Ero sempre stata
così impegnata a non lasciar mai trapelare le mie emozioni e i
miei sentimenti da non rendermi conto delle gioie della vita, piccole o
grandi che fossero.
Da quando la mia esistenza da vampira era cominciata, avevo sempre
eretto e mantenuto il castello di ghiaccio che mi ero creata attorno in
tutti quegli anni, troppo spaventa dagli eventi che già mi erano
accaduti, troppo spaventata dalla crudeltà della vita.
Infatti non importava se eri vivo o se eri morto; anzi...se eri non-morto, la vita era ingiusta comunque. Che fregatura.
L'arrivo di Hope comunque aveva cambiato tutto; quella bambina mi aveva
donato un punto di vista del tutto nuovo; quella completezza tanto
bramata, e come diceva il suo nome stesso, la speranza. Mi aveva aperta
all'amore incondizionato di una madre, mi aveva fatto scoprire tutto
ciò che avevo peerso in quegli anni, tutto ciò che mi ero
preclusa.
La voce di Alaric mi distolse dai nostalgici pensieri di mia figlia e
mi riportò alla realtà, che era ben peggiore.
- Non manca molto al giorno, che cosa hai intenzione di fare? -
- Non lo so, ci stavo pensando poco fa. Non sopporto l'idea di lasciare
Emmett nelle grinfie dei Volturi abbandonato al suo destino. Se gli
facessero del male, io... - - Lo so, ma non puoi irrompere nel
loro palazzo e riprendertelo, sai che non te lo consentirebbero
così facilmente, ci vuole un piano. - - O un diversivo...
- - Che intendi dire? - ma nella mia testa, un'idea cominciava
già a prendere vita.
***
EMMETT'S POV
Buio. Freddo.
Tutto attorno a me era buio e freddo. C'era solo un'altra cosa che riuscivo a precepire oltre il buio e il freddo.
Dolore.
Atroce e lancinante dolore pervadeva ogni singola parte del mio corpo.
Muscoli, ossa, tutto mi faceva male ogni movimento che provavo a fare
era solo una straziante fitta di dolore, un dolore che non avevo mai
provato nemmeno quando era umano, nemmeno quando ero stato attaccato
dall'orso che mi aveva quasi ucciso. Un dolore che neanche la
trasformazione da semi-vivo a non-morto mi aveva procurato. Cercai di
concentrarmi su qualcosa, qualcosa che facevo fatica a ricordare...mi
impegnai come mai avevo fatto per tentare di creare un contatto con mia
sorella Alice, forse sarebbe riuscita a vedermi...
Ma quando fui troppo stanco anche solo per pensare, mi lasciai andare.
E in quel momento solo un nome attraversò la mia mente. ROSALIE...
***
EDWARD'S POV
Tempo. Che strana parola. Era da tanto tempo che non vedevo
più Emmett e Rosalie. Sembrava proprio fosse passato un arco di
tempo più lungo della mia stessa esistenza.
Paura, rabbia: sentimenti che durante tutto questo tempo avevo provato fin troppe volte.
Avevo dato sempre per scontata la presenza dei miei fratelli, erano
diventati una routine per me, dopo tutti gli anni trascorsi insieme,
poi. Rosalie specialmente. Era stata la quarta ad entrare nella nostra
famiglia e dopo di me la prima della generazione dei figli.
Quasi un anno; era trascorso quasi un anno da quando loro se n'erano
andati. Perchè se n'erano andati? Cosa poteva essere accaduto da
spingerli a fare una cosa simile? Ma erano davvero andati via?
Insomma...alla fine nessuno di noi poteva davvero sapere come fosse
andata e cosa fosse accaduto sul serio.
L'unica cosa che sapevamo era che dovevano andare Tanya e il resto del
clan a Denali, ma non si erano presentati. Da allora più nulla.
Avevamo provato con le e-mail, messaggi e chiamate a cellulare, la loro
casa nel Vermont e poi tutte le altre che avevamo costruito loro, ma
nulla. Erano semplicemente...svaniti nel nulla.
Non mi ero mai sentito così affranto da quando ero nato...più o meno un secolo.
Emmett era stato il mio migliore amico, il classico fratellone sempre
lì a prenderti in giro ma che in qualche modo sapeva cosa fare
per tirarti su di morale.
E Rosalie...non eravamo mai andati particolarmente d'accordo,
però...Dio, lei era sempre stata lì. Leggevo la sua mente
e non le facevo mai domande anche se riuscivo a sentire tutto il dolore
e l'amarezza che l'attanagliavano per essere divenatata...be'...un
mostro.
Mi diedi immediatamente dello stupido. Lei tra tutti noi era la
più pura, quella che da vampira non aveva mai toccato una sola
goccia di sangue umano, era certamente migliore di me.
L'unica volta in cui aveva ucciso era stato quando era arrivata a Royce
e la sua banda di balordi assassini. Se l'erano meritato per ciò
che le avevano fatto. Loro erano dei veri mostri.
E lei...così bella e così addolorata perchè il
desiderio della sua vita era andato distrutto durante quella notte
terribile.
Ogni istante in cui l'avevo avuta vicina sentivo quei suoi devastanti
pensieri e non le avevo mai chiesto se ne volesse parlare, per codardia
probabilmente. Avrei potuto fare di più, avrei potuto tentare di
farle sentire quanto bene le volessi realmente, ma ero troppo occupato
ad autocommiserarmi per farlo. E lo rimpiangevo come mai avevo fatto in
vita mia.
Mi voltai. Bella era lì dietro di me e mi fissava affranta, il
mio tormento la distruggeva. Se non fosse stato per lei e per la mia
piccola Nessie a questo punto senza alcun dubbio sarei uscito di senno.
In quel momento ci trovavamo nella nostra piccola casa al di là
del fiume, la nostra bambina era nell'altra stanza e dormiva, noi due
eravamo nella nostra camera da letto, io fissavo il cielo fuori dalla
finestra con sguardo vacuo.
- Edward, amore... - le sorrisi dolcemente. Mio Dio, quanto la stavo
facendo soffire. Mi alzai e la presi fra le mie braccia, stringendola
forte. Era il mio spiraglio di luce in quell'oblio perpetuo.
- Perdonami... - sussurrai al suo orecchio. Lei si alzò in punta
di piedi e mi baciò con ardore. Se avessi potuto piangere in
quel momento lo avrei fatto, ma ero dannato e non potevo. La tristezza
mi pervase. - Edward, che ne diresti di andare a casa dai tuoi? Nessie
si è svegliata, voglio stare vicino ad Alice ed Esme... -
- Certo, andiamo subito... - così prendemmo la nostra
piccola e ci avviammo, con calma, a passo umano.
Ma non appena fummo ad una trentina di metri dall'imponente casa, i
miei sensi colsero qualcosa; vetri rotti e un grido che non avrei
dimenticato mai più: l'urlo disperato di Alice.
********************************************************************************
Saaaaaaaaaaaaaaaaaalve a tutti! Eccomi qui con il nuovo capitolo, in ritardo...chiedo umilmente perdono...
Dunque dunque dunque...in questo capitolo ho aggiunto qualche POV in
più come avete notato e, rullo di tamburi...anche quello di
Emmett! Buio e freddo, dolore; che cosa starà mai passando quel
povero ragazzo? Ed il finale con il grido di Alice, che cosa è
successo? Mah...siccome sono stata TROPPO cattiva e avete tutto il
diritto di linciarmi, PROMETTO assolutamente un aggiornamento tra meno
di una settimana per chiarire tutto ciò che è accaduto.
Inoltre anche il POV di Edward. Come avete visto anche lui è
terribilmente afflitto per la sparizione dei due fratelli e il fatto di
non sapere cosa effettivamente sia successo loro lo fa letteralmente
impazzire.
Andando ad esaminare il punto di vista di Rose...cosa passa nella sua
testa? Di quale diversivo stava parlando con Alastair? Sicuramente
qualcosa di grandioso; non può certamente rischiare di perdere
il suo amato, anche se questo potrebbe rischiare qualcosa....di
materiale! Ok, non mi sono spiegata e così non faccio altro che
insinuarvi dubbi, perciò passo ai ringraziamenti:
RenesmeeBlack:
ciao! ti ringrazio per le belle parole e ti ringrazio anche per il
fatto che apprezzi questa follia che la mia mente ha ormai partorito
più di un anno fa!
Un bacio enorme!
Morkia94:
ciaooooo! Sono felice che il chappy precedente ti sia piaciuto e che ti
siano piaciuti anche i vari punti di vista! Il POV di Dave devo
ammettere che non era previsto, mi è venuto così di
getto, sono contenta ti sia piaciuto! È vero, Alice è una
di quelli che in questo momento è più addolorata di tutti
e in questo capitolo ho evidenziato anche l'angoscia e la sofferenza di
Edward. Spero che continuerai a seguire la mia ff!
Bacii!
ila74cullen:
ehi!! Che piacere che ti siano piaciuti i vari punti di vista e, come
hai visto, ne ho aggiunti di nuovi! Spero ti siano piaciuti anche
questi! Fammi sapere che ne pensi anche di questi, spero ti siano
piaciuti come gli altri!
Un abbraccio e al prossimo capitolo!!
Dopo ciò...ringrazio nuovamente loro, ma non meno tutti gli
altri che seguono, che hanno messo la mia ff tra i preferiti o che
semplicemente...la leggono. Un abbraccio a tutti, vi ringrazio ancora
di cuore!!!
Alla prossima!
|
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Capitolo 13 *** Visioni e separazioni...di nuovo... ***
Capitolo 13-Visioni e separazioni...di nuovo...
CAPITOLO 13: VISIONI E SEPARAZIONI...DI NUOVO...
ROSALIE'S POV
I miei pensieri vorticavano dentro di me alla stessa velocità
del fulmine, dovevo riflettere...e dovevo farlo velocemente; ogni
secondo poteva essere di vitale importanza.
"Pensa, Rosalie, pensa..." continuavo a ripetere nella mia testa.
Alastair mi fissava perplesso, non capiva cosa mi stesse prendendo,
attendeva una risposta alla domanda che mi aveva fatto, ma ancora la
risposta non la conoscevo neanche io stessa...o almeno non per adesso.
Dovevo ritrovare almeno un minimo di calma e lucidità per ragionare freddamente ed elaborare qualcosa di sensato.
- Devo andare in città... - decretai alla fine. - Subito... -
Alastair mi guardò costernato. - Che cosa?! Sei impazzita?! La
gente ti noterà e i Volturi ti uccideranno! - - No, mi
coprirò bene. Ho in mente una cosa; anzi...un paio di cose, ma
prima devo fare dei controlli in città e devo procurarmi un po'
di materiale...leggermente illegale e pericoloso... - adesso la sua
espressione pareva allarmata. - Che cosa hai in mente di fare, Rosalie?
- - Aspetta e vedrai, ma...accidenti, ho paura che mi ci vorranno
come minimo un paio di giorni... -.
Presi la borsa con i vestiti e tirai fuori un paio di pantaloni bianchi
di raso, una maglia leggera a collo alto del medesimo colore, dei
guanti, un cappello col frontino e un foulard.
- Non vorrei dire, ma è quasi giugno e tu andrai in giro vestita
come se fosse novembre? - - Non posso scoprirmi alla luce del
sole...la gente penserà semplicemente che sono un tipo
egocentrico; l'importante è che i Volturi non sospettino
niente... - - Già... - - Inoltre devo andare a
comprare qualcosa che copra il mio odore; un profumo o qualcos'altro,
altrimenti Demetri si accorgerà subito della mia presenza... -
- Chi è Demetri? - - Il loro segugio, ha dei sensi
impareggiabili... - - Ok. Io posso essere utile? - si
offrì. - Mentre sarò in città provvedi a
nascondere l'elicottero, d'accordo? - Alastair sembrava contento di
potermi aiutare in un modo o nell'altro. - Sarà fatto;
dopotutto...nascondere è ciò che so fare meglio; è
ciò che ho fatto per tutta la mia vita...! E...Rosalie? - mi
richiamò quando stavo per allontanarmi. - Sì? - -
Quando hai paura o sei arrabbiata...o stai provando altre emozioni
molto intense...il tuo dono funzionerà senza neanche tu te ne
renda conto e sarà molto potente. Ricorda questo, potrebbe
servirti se mai dovessi trovarti faccia a faccia con i Volturi... - non
capii il perchè di quell'informazione, ma mi fidavo di Alastair
e se me lo aveva detto doveva pur servire a qualcosa. - Grazie... - lui
sorrise. - Adesso vai... - - Va bene... - e detto questo sparii.
***
LEAH'S POV
Il nostro aereo era atterrato, ormai era quasi mezzogiorno e non mi
parve vero il fatto di ritrovarmi a Port Angeles una volta usciti
dall'aeroporto.
Saremo dovuti uscire al sole, quindi prima mi assicurai di aver coperto
Hope al meglio, in modo che neanche un lembo della sua pelle fosse
esposto alla luce.
Chiamammo un taxi e David disse all'uomo alla guida di portarci a Forks.
Per tutto il tragitto, il mio compagno non fece altro che tenermi la
mano, anche se era seduto nel sedile davanti e io in quello dietro con
Hope tra le braccia. Spesso le aggiustavo i vestiti in cui era avvolta
perchè cercava di muoversi , ma per il momento non potevamo fare
altrimenti.
Mi dispiaceva davvero per quella povera bambina, sapevo che amava i
suoi genitori come forse, nemmeno loro stessi si amavano dopo tutti
quegli anni. L'amore che Hope nutriva verso Emmett e Rosalie,
specialmente per quest'ultima era qualcosa di veramente straordinario.
Ad un tratto vidi gli occhi della bambina farsi scuri, così, spaventata, presi immediatamente uno dei suoi biberon.
David, avvertendo quel mio movimento repentino si voltò per
vedere cosa stava succedendo. Sembrava allarmato, ma gli feci cenno che
era tutto a posto quando Hope cominciò a bere e i suoi occhi
tornarono dell'abituale colore; lo stesso di quelli di Emmett.
Il viaggio verso Forks fu stranamente silenzioso; era un silenzio
pesante, probabilmente anche perchè io e David sapevamo bene che
il nostro lavoro non era ancora finito. Dovevamo solo lasciare la
piccola davanti casa Cullen e poi saremmo dovuti fuggire subito verso
Seattle, andando a stare nell'albergo indicatoci da Rosalie.
Dopo un bel po' di tempo, anzi, a me l'attesa parve interminabile, mi
ritrovai a guardare un paesaggio familiare; eravamo entrati a Forks.
Sembrava così irreale. Tutti i mesi appena passati in Brasile
insieme a Rosalie, Emmett, David e Hope...erano diventati la mia
realtà e trovandomi di nuovo circondata da ciò che un
tempo mi sembrava così familiare e rassicurante...era
davvero...quasi onirico. La coltre di nubi, il sole inesistente dopo
così tanti mesi in Brasile, il verde ovunque e guardando il
cielo mi accorsi che avrebbe piovuto a breve...che novità per
Forks.
Era così strano ritrovarsi lì...adesso avevo quasi
l'impressione di non averci mai vissuto; non ero uscita molto dalla
riserva durante la mia vita, ma comunque riconoscevo tutti i posti del
piccolo paesino.
Dissi al tassista di lasciarci appena fuori dalla strada che portava alla casa dei Cullen, immersa nella foresta.
In aereo io e David ci eravamo messi d'accordo che lui sarebbe andato a
portare Hope davanti l'abitazione dei vampiri, mentre io sarei andata a
prendere la macchina che Rosalie ci aveva comprato. L'aveva ordinata
per telefono proprio per permettere a me e Dave di andare a Seattle
nell'albergo indicatoci.
Anch'io avrei voluto andare con lui ad accompagnare la piccola alla
porta, ma i Cullen avrebbero sicuramente riconosciuto il mio odore,
quindi era meglio se fosse andato solo lui.
Strinsi Hope tra le mie braccia per l'ultima volta; quella bambina era
davvero intelligente, aveva intuito che anche adesso qualcosa non
andava. Sapeva che adesso avrebbe dovuto separarsi anche da me e David;
le uniche persone che aveva conosciuto, oltre i suoi genitori, da
quando era nata.
La guardai per l'ultima volta, sembrava avesse più di un anno e
invece aveva appena un mese. Povera piccola, chissà che cosa
stava passando.
Le diedi un ultimo bacio sulla fronte, poi strinsi un momento la mano
di David, presi le nostre valige e guardai il mio fidanzato
allontanarsi con Hope e con i bagagli che Rosalie ci aveva detto di
portare alla sua famiglia.
***
BELLA'S POV
Mentre io, Edward e Nessie ci stavamo avviando verso la grande casa
nascosta dalla foresta, sentimmo un grido disperato. Riconobbi la voce
di Alice.
Per un istante mi voltai verso mio marito e la sua espressione mi
colpì come una pugnalata, anche se probabilmente, per come ero
adesso, si sarebbe fatto più male il coltello di me. Edward era
agghiacciato, terrorizzato, per un momento avrei voluto avere i suoi
poteri e leggere la sua mente. Ma un frazione di secondo dopo lui era
già arrivato davanti casa sua. Saltò in quella che era
stata la sua camera da letto con un movimento armonioso e sparì
dalla mia vista. Io ero rimasta per un istante di troppo con la mente
del tutto annullata, ma subito dopo seguii il mio compagno e in
pochi istanti fui nel salotto di casa Cullen, in cui tutti erano
radunati.
La scena che mi si presentò davanti mi spaventò. Esme e
Carlisle erano ai lati di Alice, che cercavano di calmarla, Jasper
l'aveva fatta sedere sul divano e la teneva per le spalle.
Con la coda dell'occhio vidi Jacob dietro una finestra e subito lo
raggiunsi in veranda. Misi Nessie tra le sue braccia e gli dissi: -
Jake, porta Nessie a casa mia e di Edward... - la mia voce tradiva
l'agitazione. - Bella, ma che cosa sta succedendo? - - Non lo so,
ma non voglio che per il momento Nessie resti qui... - lui
annuì, estremamente riluttante, ma poi fece quanto gli avevo
detto, un attimo dopo ero di nuovo in casa.
Alice era ancora così agitata che non riusciva a formulare delle
frasi di senso compiuto e se fosse stata umana ero certa che in quel
momento avrebbe pianto, così come Esme. La donna infatti
continuava a rivolgersi ansiosa alla figlia.
- Alice tesoro, che cosa c'è? Hai visto i tuoi fratelli?! - ma
Alice aveva ancora uno sguardo perso nel vuoto e ogni istante che
passava sembrava essere sempre più angosciata. Poi, finalmente,
parve riprendersi. Jasper la strinse forte, Esme le teneva
convulsamente una mano e Carlisle era seduto accanto a lei, limitandosi
ad osservarla preoccupato. Edwardo ed io eravamo più
distanti; avevo come l'impressione che se Alice avesse detto qualcosa
su Rosalie ed Emmett, mio marito sarebbe potuto esplodere.
Poco dopo lei parlò. - Era Emmett...ho visto Emmett...Lui...sta
male! Sta soffrendo orribilmente, Non capisco dove si trova; è
in un posto al chiuso ed è tutto buio! Il dolore che prova
è atroce, dobbiamo fare qualcosa! - Esme era disperata e Edward
era impietrito.
Poi posai il mio sguardo su Jasper. E la sua espressione mi sconvolse.
********************************************************************************
Ciao a tutti!!!! Come va? Come promesso ecco a voi il nuovo capitolo in
meno di una settimana. Avrei aggiornato anche qualche giorno fa, solo
che è da domenica sera che ho un virus intestinale, quindi non
è che mi alzassi molto dal letto...
Ero stata troppo crudele a lasciarvi con il grido di Alice nell'ultimo
capitolo e adesso vi lasci con l'espressione di Jasper che spaventa la
nostra Bella. Nel prossimo capitolo sarà proprio Jasper ad
aprire, così saprete subito cosa sta succedendo.
Dunque dunque dunque...adesso i Cullen sanno che Emmett sta molto male,
ma di Rosalie non si sa ancora nulla. Edward è agghiacciato e
Bella cerca di farsi vedere forte per supportarlo, ma quanto
sarà in grado di reggere anche lei? E Jasper? Perchè ha
quell'espressione così tirata e distrutta? Esme ormai è
all'apice della sua disperazione e questa visione di Alice ha fatto
scattare in ogni Cullen un campanello d'allarme.
Cosa succederà adesso? Carlisle deciderà di muoversi per
scoprire cosa è successo? Lui è il capofamiglia, quello
che per dovere si faceva sempre vedere calmo e razionale...ma se
dovesse succedere qualcosa a suo figlio?
E Rosalie...che cosa intendeva dire ad Alastair quando parlava di
procurarsi del materiale "leggermente illegale e pericoloso"? Che cosa
avrà in mente per salvare la sua dolce metà?
Inoltre tra poco David lascerà la piccola Hope davanti casa Cullen e che cosa succederà a quel punto?
Aspettate il prossimo capitolo arriverà tra una settimana, poco
meno o poco più, dipende quanto ci metto a scriverlo.
P.s. Sto provando ad inserire delle immagini, come avrete notato i
riquadri vuoti nel precedente capitolo, non so se in questo si vedranno
o meno; non riesco proprio a capire perchè non vengano
fuori...va be'...
Adesso passo ai ringraziamenti...
Morkia94: ciaooo! Sono felice che l'idea dei vari punti di vista
abbia reso più interessante la storia e ti ringrazio veramente
per i complimenti! Spero mi lascerai un commentino anche per questo
chappy! Baci!
Luna Renesmee Lilian Cullen: ciao! Sono davvero contenta che la mia ff
ti sia piaciuta, la recensione mi ha fatto piacere! Come vedi si
è scoperto il perchè dell'urlo di Alice, ma dato che vi
ho lasciato con altri interrogativi spero di riuscire ad aggiornare
presto per non farvi stare troppo sulle spine. Mi farebbe piacere se mi
dicessi cosa ne pensi anche di questo capitolo!
Smack!
Momoka chan: ahahah! Che ridere quando ho letto il tuo commento!
Davvero, sono felice che il precedente capitolo ti sia piaciuto
così tanto, adesso spero non mi lincerai per tutti gli
interrogativi finali anche se ne avresti il pieno diritto dati tutti
quei punti di domanda.
Comunque spero che mi dirai cosa ne pensi di questo nuovo sprazzo di
follia; sai, sarà il virus intestinale che mi sono presa.
Un Bacioneee!
ila74cullen: ciao bella! sì, sono pienamente
d'accordo con te sull'incomprensione tra Edward e Rosalie, anche
perchè lui adesso soffre moltissimo per l'assenza dei due
fratelli. Ora poi, dopo la visione di Alice, è completamente
sconvolto e si sente così impotente che vorrebbe solo spaccare
tutto ciò che gli capita sotto mano.
Inoltre nel prossimo capitolo aprirò con delle riflessioni di
Jasper molto interessanti, spero piaceranno anche a tutte voi.
Io non so davvero come tanta gente segua questa mia ff, mi rendete
veramente felice!! (me piange :*D ...di gioia
naturalmente!!!)
Un bacio!!!
Ringrazio inoltre gli angeli che mi hanno messa tra i preferiti,
i seguiti, quelli che hanno messo me tra gli autori preferiti e
tutti quelli che si limitano a leggere; vi adoro!
Un abbraccio a tutti e alla prossima!!!!!!
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Capitolo 14 *** Incontri inaspettati ***
Incontri inaspettati
CAPITOLO 14: INCONTRI INASPETTATI
JASPER'S POV
Il mondo attorno a me era miseramente andato in frantumi dopo le parole
di Alice. Tutto ciò in cui avevo creduto...tutto ciò che
avevo amato...ma che fine aveva fatto quel mondo?
Ero sempre stato io in qualche modo quello forte, perchè grazie
ai miei poteri riuscivo a plasmare i sentimenti degli altri.
Ero io quello che doveva correre non appena succedeva qualcosa per tranquillizzare la mia famiglia.
Ma per un volta...solo per una volta...avrei voluto che qualcuno
riuscisse ad utilizzare i miei poteri su di me, perchè non ce la
facevo a reggere questo.
Non mi era mai piaciuto stare al centro dell'attenzione, per questo mi
accontentavo di rimanere ai margini e aiutare chi aveva bisogno di me.
Io ero già grato a Carlisle per avermi dato la
possibilità di entrare a far parte della sua famiglia, per
avermi dato una possibilità di cambiare e questo si sembrava
già talmente tanto da non chiedere nient'altro, ed ogni volta
che usavo i miei poteri su di loro in caso succedesse qualcosa mi
faceva sentire come se piano piano riuscissi a riscattare il mio debito
verso quelle stupende persone che mi avevano dato tanto.
Però...in quel momento...era egoista da parte mia desiderare che
qualcuno facesse ciò che io avevo fatto per loro?
"Solo una volta, ti prego...solo questa volta..." pensai rivolgendomi a
nessuno in particolare, ma lo pensai con tutto l'ardore di cui ero
capace.
Che cosa stava succedendo attorno a me? Perchè quella disgrazia era dovuta capitare alla mia famiglia?
Guardai Esme e mi ritrovai ad osservare il volto distrutto di una madre terribilmente affranta e angosciata.
Mi volsi verso Carlisle: un uomo forte che aveva sempre trovato il modo
di farci uscire da ogni guaio; un uomo che ci faceva sentire amati
sempre in ogni circostanza; anche le più disperate.
La mia piccola Alice: mia moglie. Mio Dio, quanto l'amavo e vederla
così tormentata mi faceva quasi provare un dolore fisico, anche
se i vampiri non possono provare dolori dato il loro essere dannati.
L'unico dolore che ricordavo era quello atroce della trasformazione e
lo comparai con quello della perdita che stavo provando in questo
momento. Quello attuale era peggio, Dio se era peggio.
Era...era quasi insopportabile, dilaniava ogni singolo lembo della mia
anima, se ancora ne avevo una, facendola a brandelli e di ciò
che ne restava la spazzava via quasi con derisione perversa.
Sentii qualcuno posarmi una mano sulla spalla, mi voltai. Era Edward.
Avevo dato libero sfogo ai miei pensieri tanto da dimenticare che mio
fratello poteva sentire anche quelli. In casa Cullen la privacy era
qualcosa di astratto; lui aveva sentito tutto.
- Se potessi avere i tuoi poteri giuro che sarei io ad alleviarti
questa pena, fratello... - mi disse guardandomi con occhi vitrei.
Sorrisi amaro, senza dire niente. - Mi dispiace di non poter capire
cosa deve essere per te tutto questo... - stavolta il mio sorriso
fu un po' più sincero. - Credo che anche tu abbia i tuoi
problemi sentendo i pensieri degli altri. -. In quel momento seppi che
il mio legame con Edward era diventato più saldo.
Mi voltai a guardare Bella, mi fissava con un'espressione stravolta;
chissà che faccia dovevo avere io se proprio lei, che aveva il
dono del self-control mi fissava così atterrita. Edward mi diede
una leggera pacca sulla schiena. - Sì, ha il dono
dell'autocontrollo, non quello del cuore di pietra e tu...hai proprio
una brutta faccia, Jazz! - entrambi ci mettemmo a ridere in modo quasi
esagerato, ma più che altro fu per alleviare la tensione nervosa.
Pensai a Rose ed Emmett. Quante volte eravamo rimasti seduti
esattamente in quella stanza a parlare del più e del meno;
ricordavo perfettamente ogni cosa, ogni singolo istante trascorso con
loro, ogni parola detta, ogni scherzo fatto; specialmente quelli di
Emmett. Qualche volta mio fratello aveva finito per scocciarmi con i
suoi scherzi, ma quanto avrei dato per un altro ancora in quel momento.
Quante volte avevo dato tutti quei momenti per sconatati...che cosa
stupida...credevo che niente avrebbe più potuto toccarci, farci
del male in qualche modo. Eravamo immortali, potevamo vivere per
sempre, ma...tendevamo a certe sofferenze esattamente come ogni altro
essere umano.
Avvertii un braccio sottile cingermi la schiena, era Bella. La fissai.
Io e lei non avevamo mai avuto una gran confidenza, soprattutto dopo
l'incidente avvenuto durante il suo diciottesimo compleanno quando
avevo cercato di saltarle alla gola per dissanguarla; l'unica volta che
mi ero aperto un po' di più nei suoi confronti era stato quando
le avevo raccontato della mia vita, la storia che mi aveva portato a
diventare un vampiro. Ma a causa della disgrazia che stavamo vivendo
adesso avevo imparato che dovevo apprezzare molto di più
ciò che mi veniva dato e io lo sapevo già bene dato che
mi era stata data prima una seconda vita e poi una seconda
opportunità da Carlisle. Ricambiai l'abbraccio dell'ultima
sorella arrivata, poi mi avvicinai a mia moglie. Alice era ancora molto
scossa. La sollevai dal divano e la strinsi forte tra le mie braccia.
Percepii il suo esile corpo e quasi ebbi il timore di farle male; era
così...stranamente fragile. Era difficile immaginare che una
persona così graziosa e minuta racchiudesse un'anima tanto forte
e determinata. Usai i miei poteri su di lei per alleviare il suo
dolore, subito dopo, udimmo qualcuno suonare al campanello e, per un
istante, sei paia d'occhi si fissarono costernati.
***
ROSALIE'S POV
La giornata era trascorsa velocemente, ma a vuoto e questo mi fece
saltare i nervi. Adesso io ed Alastair ci trovavamo nell'elicottero;
era notte fonda, lui aveva nascosto il nostro mezzo proprio come gli
avevo chiesto ed era stato anche molto bravo.
- Te lo avevo detto che sapevo farlo bene! - disse con fare allegro.
Cercava di distrarmi, ed io gliene ero grata, ma il mio pensiero volava
sempre ad Emmett...e qualche volta a Hope. Chissà cosa stava
facendo la mia bambina in quel momento? Chissà invece cosa i
Volturi stessero facendo a mio marito in quel momento?! Il solo
pensiero mi fece ringhiare sommessamente. - Rosalie? - mi voltai a
guardare il mio coraggioso accompagnatore. - Quanto ancora ci
vorrà prima di riuscire ad andare via da qui? Voglio portare via
Emmett...e devo farlo subito; ogni istante è prezioso per come
stanno le cose in questo momento... - - L'unica cosa che so
è che tu sei agitata e una persona agitata è una persona
che sbaglia e che commette errori. In queste circostanze non possiamo
permetterci di commettere errori, ne va della vita di Emmett. Devi
cercare di calmarti e pensare lucidamente ad un piano... - - Ho
un piano, ma non so se da sola riuscirò a metterlo in atto.
- - Sai che vorrei poterti aiutare, ma...non sono esattamente in
splendida forma... - gli sorrisi. - Credimi Alastair, tu hai
già fatto molto per me...e anche per Emmett e Hope... - -
Non ho mai visto vostra figlia... - - Oh, è bellissima...
- il mio sorriso si fece più dolce e disteso al pensiero della
mia bambina. Pensare a lei era come una medicina che serviva a
distendermi i nervi. Ma subito dopo mi misi in allarme. I miei sensi
avevano captato qualcosa.
Saltai giù dall'elicottero, in allerta. Alastair era teso, anche lui aveva avvertito che qualcosa non andava.
- Sono vampiri? - mi chiese. - Sì... - risposi in un sussurro
appena percettibile. Inoltre l'odore che avevo sentito non mi era
nuovo. Emisi un ringhio gutturale e un attimo dopo mi avventai nella
direzione da cui mi pareva di aver sentito il loro odore.
Le figure che mi ritrovai dinnanzi erano alte e leonine; un uomo e una
donna dai capelli biondissimi, quasi bianchi. Li avevo già visti
e un istante dopo ricordai.
- Peter?! Charlotte?! - esclamai sconvolta. Loro non sembravano meno
sorpresi di me. - Rosalie? - mi domandò l'uomo con la sua voce
profonda. - Che cosa ci fai qui?! - chiese poi la donna.
Non potevo crederci; erano proprio i Peter e Charlotte che fino ad
appena l'anno prima avevano alloggiato in casa Cullen per fare da
testimoni contro i Volturi; gli amici di Jasper!
- Io...hanno preso Emmett... - dissi solo, infine. - Hanno preso
Emmett? Chi lo ha preso?! - - Be', chi è che sta a
Volterra? - - I Volturi?! - Peter sembrava adirato. -
Già...sono venuta a riprenderlo; non permetterò che gli
facciano del male. - - Ma...Rosalie...perchè?
Perchè lo hanno preso? Ha fatto qualcosa? - - No, certo
che no! - esclamai arrabbiata; come potevano pensare una cosa del
genere?! Così...decisi di raccontare loro la storia; quella
vera...
- Oh mio Dio...allora...allora è per questo?! E tua figlia?
Adesso dov'è? - - Ora lei è a Forks. Io ed Emmett
abbiamo viaggiato con una dei licantropi dello scorso anno per fare in
modo che Alice non ci vedesse.
So che è sbagliato, che avremmo terrorizzato a morte la nostra
famiglia, ma io in quel momento proprio non sapevo cosa fare, ero nel
panico. Ma voi...non dovreste essere nomadi d'America? Cosa ci fate in
Italia? A Volterra, specialmente... - - Siamo andati a vedere la
famiglia di Peter; la sua vera famiglia. Emigrarono circa cinquant'anni
fa e da allora veniamo qui ogni due anni più o meno per dare
un'occhiata. - - Oh, capisco... - poi Charlotte mi sorrise.
- Va bene. Jasper è stato come un fratello per noi, e tu sei sua
sorella, perciò ti aiuteremo e inoltre...tua figlia ha bisogno
di te e di suo padre. Conta su di noi! - Peter fece un cenno di assenso
con il capo alle parole della sua compagna, segno che era d'accordo.
Mio Dio, non ci potevo credere! Forse la fortuna cominciava a girare
anche per me e chissà se fossi davvero riuscita adesso a salvare
la vita di Emmett. Finalmente cominciai a sperare e subito i miei
pensieri corsero a Hope, la mia bambina.
Così, mentre la notte si faceva sempre più nera, portai i
nuovi arrivati all'elicottero e lì spiegai loro il mio piano per
portare mio marito fuori dal palazzo dei Volturi.
***
DAVID'S POV
Ormai era il crepuscolo; io ero arrivato. Una cinquantina di metri
davanti a me riuscivo a vedere la grande casa che doveva appartenere
alla famiglia Cullen. Hope era tra le mie braccia, con gli occhi
chiusi, sembrava stesse dormendo, ma sapevo bene che non era
così.
Non era cresciuta più di tanto da quando ci eravamo separati da
Rosalie, segno che ancora non si era messa nei guai e che forse Emmett
non stava troppo male.
La guardai per un momento. Era davvero bellissima; i suoi genitori
dovevano davvero essere orgogliosi di ciò che avevano fatto.
Ricordai inoltre la tacita promessa che avevo fatto in aeroporto, la
sera prima. L'avrei protetta; mi fosse costato qualunque cosa. Semmai
Emmett e Rosalie non fossero più tornati l'avrei protetta.
Feci un passo avanti, poi un altro e un altro ancora. Hope iniziava a
muoversi. Alzò la piccola testa e mi fissò con i suoi
grandi occhioni dorati.
- Stai tranquilla, piccolina...vedrai che tutto tornerà a posto
e tu sarai di nuovo insieme alla tua mamma e al tuo papà... -
dissi accarezzandole i riccioli biondi. Ormai sembrava che avesse un
anno passato.
Avevo sentito un po' di trambusto in casa Cullen un po' prima di
arrivare, infatti era per questo che avevo deciso di aspettare qualche
altro minuto prima di andare a portare Hope davanti la porta, ma forse
più che altro era che io avevo paura di lasciare quella bambina. Il momento però sembrava essere arrivato, dovevo andare.
Mi incamminai lentamente verso la grande casa, Hope pareva tranquilla;
forse avvertiva che le persone che si trovavano lì dentro erano
buone e non le avrebbero fatto del male.
Lasciai la piccola dinnanzi alla grande porta insieme alle buste di Rosalie e alla lettera, poi suonai il campanello.
Immediatamente mi trasformai e corsi via per fare in modo che nessuno mi vedesse.
Hope emise un gridolino e con la coda dell'occhio la vidi protendere le piccole braccia nella mia direzione.
Qualcosa scese lungo il mio muso, ricoperto dal pelo bianco e candido: una lacrima.
********************************************************************************
Bonjour tout le monde! Come va?? Ecco qui per voi il 14esimo chapter!!
Come promesso alla fine del capitolo scorso, questo, l'ho aperto con il
pov di Jasper.
Ho provato ad analizzare anche le sue emozioni per vedere se ne
saltava fuori qualcosa di buono (è stato così? Spero
vivamente di non avervi deluse, visto anche che molte ci tenevano al
punto di vista del nostro Jazz...).
Devo dire che è stato più difficile del previsto; la
Meyer, a mio parere e da quanto ho letto anche secondo alcune di voi,
ha dato troppo poco spazio al suo personaggio, che invece ritengo molto
interessante!
Ad ogni modo...ho cercato di cavar fuori ciò che sente lui in
questa situazione. Il suo dono è stato molto utile a tutta la
sua famiglia, avendolo usato per tranquillizzare e "confondere"
ogni membro per diminuire la loro sofferenza.
Lui però non ha potuto utilizzarlo su sè stesso, dunque
è l'unico che abbia provato appieno il dolore, la rabbia e
l'angoscia che questa situazione comporta.
Lasciandosi andare ai pensieri, dimentica persino il fatto che Edward
può percepire anche ciò che pensa e dunque il fratello si
rende conto di cosa debbano essere stati davvero tutti quei mesi per
Jasper, senza poter alleviare le sue sofferenze neanche per un attimo.
Inoltre c'è anche l'abbraccio con Bella; finalmente forse
riusciranno ad aprirsi un po' di più tra di loro, quindi.
Passando a David...be'...su di lui non c'è molto da dire. La
preoccupazione che ha dentro è palese; ha preso talmente a cuore
la vita di Hope che teme che la piccola possa stare male per
l'eventuale scomparsa dei genitori. Dal canto suo, lei capisce
già tutto e forse nei prossimi capitoli pubblicherò anche
un suo POV per far capire anche come lei stia vivendo tutto ciò.
Nel capitolo 15 vedremo finalmente cosa faranno i Cullen quando si
ritroveranno davanti la nipotina e finalmente scopriranno (anche se
parzialmente), cosa è accaduto ad Emmett e Rose e il
perchè che li ha spinti ad andare via. Ma di certo non si
immaginano neanche cosa stia capitando ai due in questo momento.
E infine veniamo a Rosalie...be'...eccoci al dunque...lei ed Alastair
hanno casualmente incontrato Peter e Charlotte e loro si sono
offerti di aiutarla dopo che la ragazza ha spiegato cosa sia successo a
lei ed Emmett. Così ora saranno in tre, ma è pur sempre
contro i Volturi che devono combattere.
La vera domanda però è: qual è il piano di Rose? Vi posso dare qualche anticipazione...
- Senza dubbio sarà pericoloso
- A Volterra ci sarà un gran trambusto e tutti saranno nel panico
- I Volturi avranno il loro bel da fare
- Nel capitolo non ho scritto appositamente che Rosalie non ha
del tutto sprecato la sua giornata. Infatti è andata in un posto
un po' particolare a fare richiesta di una cosa...particolare!
Naturalmente ha usato anche il suo potere mentale per velocizzare i
tempi. E sarà grazie a quella cosa che il suo piano
potrà essere messo in funzione. Ma che cosa sarà?
Lo so che vi lascio sempre sul più bello e con mille dubbi,
ma...perdonatemi è per rendere la suspance del momento, vi prego
non odiatemi! Vi prometto sempre un aggiornamento più celere
possibile!
NOTA!!! Se
qualcuno avesse domande a cui ancora non riesce a rispondere sono
sempre aperta ai chiarimenti! Basta che me lo facciate sapere! E
naturalmente che non sveli qualcosa che ancora dovrò spiegare
nei prossimi capitoli!
Detto questo passo ai ringraziamenti!
ila74cullen:
ciaooooo! Come vedi purtroppo non si sa ancora nulla di Emmett e
inoltre non credo di inserire altri suoi POV, fino a che Rosalie non
attuerà il suo piano...e chissà come andrà a
finire...! Per quanto riguarda il punto di vista di Jazz...spero
vivamente di non averti delusa!
Un bacione!
Momoka chan:
ma ciao! Che bello, che bello, che bello, sono contenta che la mia
storia ti appassioni, spero che continuerai a lasciarmi qualche
commentino! E non vi voglio per niente male; anzi! Non fosse per voi
smetterei di scriverla seduta stante! Abbiate pazienza...so che sono
cattiva a interrompere i capitoli così, ma devo farlo.
Poi...be'...fai bene a preoccuparti per gli oggetti..."leggermente
illegali e pericolosi" perchè la nostra Rose ha in mente
qualcosa che porterà decisamente trambusto a Volterra! E i
Volturi avranno i loro grattacapi, credimi! Mi auguro che questo
capitolo ti sia piaciuto come i precedenti!
Un bacio!
Morkia94:
ciao!! Uh, sono davvero felice che il chappy ti sia piaciuto e spero
che questo non sia da meno! Ebbene sì, adesso i Cullen sanno che
cosa accade ad Emmett, ma non sanno ancora dove si trova, perchè
sta male ecc....spero che il POV Jasper ti sia piaciuto, spiegando il
perchè della sua espressione terribilmente affranta. Dopo che
lui è stato quello sempre in grado di tenere sotto controllo
ogni situazione, Bella è rimasta sconvolta vedendolo in quello
stato. Be'...chissà invece come reagiranno quando verranno a
scoprire dell'esistenza di Hope e tutto il resto (o quasi)...
Per quanto riguarda le tue storie...in questi giorni non ho avuto il
tempo di andare a leggerle, chiedo umilmente perdono, è tutta
colpa di quell'orribile posto chiamato scuola! Ma ti prometto che
appena rivedo il capitolo e lo posto corro subito a leggerle! Aspettati
di vedere un mio commento entro oggi!
Ciaoooo!
Luna Renesmee Lilian Cullen:
ciaoooo! Come vedi non è stata necessaria una settimana per
avermi di nuovo tra i piedi (non so se sia un bene o meno! Ih ih ih!)
Be'...spero davvero di aver risposto alle tue domande e anche di non
averti delusa con questo capitolo! Inoltre...sono pienamente d'accordo
con te per il fatto che Jasper è stato troppo sminuito, il suo
è un personaggio davvero interessante e particolare, a me devo
dire che piace davvero molto. Lui, Emmett e Rosalie sono i miei
personaggi preferiti! Spero di vedere un tuo commento anche per questo
capitolo!
Un abbraccio, ci sentiamo presto!!
Ringrazio inoltre anche tutte le persone fantastiche che anche senza
commentare leggono la mia ff, chi la segue, chi l'ha messa tra i
preferiti!!! Un GRAZIE DI CUORE a tutti! Ci risentiamooooooo!
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Capitolo 15 *** La verità...o quasi... ***
Capitolo 15-La verità...o quasi...
CAPITOLO 15: LA VERITÀ...O QUASI...
EDWARD'S POV
Carlisle, inginocchiato davanti al divano all'altezza delle gambe di
Esme, cercava di calmarla e così faceva anche Jasper, che teneva
Alice stretta a sè. Bella teneva una mano alla sua migliore
amica, così, io andai ad aprire la porta.
Ero sovrappensiero, la mia mente vagava verso Rosalie, verso Emmett,
verso ogni assurda possibilità che aveva potuto portarli via da
noi, e naturalmente, tutte le mie ipotesi, erano una più
insensata e meno probabile dell'altra. Certamente però, non mi
aspettavo di certo ciò che mi ritrovai di fronte. Inizialmente
non vidi nessuno, poi, abbassai lo sguardo. Rimasi basito.
Una bambina. Una bambina angelica dai boccoli biondi, la carnagione
marmorea e gli occhi...no. Non poteva essere. Quegli occhi, quegli
occhi che conoscevo così bene. Gli occhi di Emmett. Senza alcun
dubbio la piccola creatura che mi trovavo davanti era una vampira, ma
c'era qualcosa di diverso in lei. Non era come tutti i bambini vampiri
privi di una propria volontà che dovevano essere eliminati per
l'incolumità della razza umana, lei era quasi come...mia figlia.
Somigliava molto a Nessie e ogni istante mi rendevo conto che la
piccola continuava a crescere. Ma che cosa poteva essere allora? Emmett
aveva avuto una figlia? Con Rose? No, non era possibile; lei era una
vampira e pertanto non poteva concepire. Ma lei...era così
simile ai miei fratelli! Gli occhi di Emmett, i capelli, i lineamenti e
la straordinaria austera bellezza di Rosalie...che cosa poteva
significare tutto quello? Poi vidi la lettera.
C'era una lettera accanto alla bambina e anche delle buste di plastica
che sembravano quelle dei centri commerciali. Presi in braccio la
bambina e la lettera tra le mani...e non appena notai il nome scritto
all'esterno ebbi un tuffo al cuore:
Rosalie.
L'elegante calligrafia di mia sorella sarei stato in grado di
riconoscerla ovunque. Era meglio che aprissi subito quella lettera o
sarei impazzito, e forse, sarebbe stato più conveniente se
l'avessi letta prima io, non avevo idea di cosa ci fosse scritto
lì dentro e temevo fossero cattive notizie, quindi avrei potuto
trovare un modo per spiegarlo al resto della mia famiglia. L'aprii.
Cari Esme e Carlisle,
cari fratelli,
se questa lettera è arrivata nelle vostre mani significa che
ciò che su questa Terra mi sta più a cuore è sana
e salva. La mia bambina.
Hope.
Non so chi di voi stia leggendo per primo la mia lettera, ma ci sono delle cose che dovete sapere.
Tutto è iniziato quando io ed Emmett eravamo nella nostra casa
in Vermont,quasi un anno fa. Mentre stavamo giocando a baseball, fui
presa da un dolore atroce e quella sera notai una piccola protuberanza
sul mio ventre. Ero incinta.
Lo so che è impossibile, lo so che è assolutamente
assurdo per una vampira, ma fu proprio per questo che io ed Emmett
decidemmo di partire; volevamo scoprire di che cosa si trattava,
com'era possibile un simile miracolo.
Ci recammo in Brasile, dove Edward e Carlisle volevano andare per
saperne di più sulla gravidanza di Bella e sulla sorte di
Renesmee e lì, dopo parecchi mesi di ricerche, incontrammo un
uomo: Alastair Stowe e lui ci aiutò, disse che avevo un dono e
questo dono era dato dalla mia forza di volontà e dalla mia
tenacia. Potevo far avverare qualunque cosa se soltanto lo avessi
voluto molto intensamente...e così è stato. Ho avuto la
mia bambina, il mio piccolo angelo che ha completato quella parte di me
che tanto avevo desiderato durante la mia intera vita ed esistenza.
Quando è nata Hope io ed Emmett abbiamo coronato la nostra
felicità, ci è stata svelata l'essenza stessa della
felicità, credo che Edward e Bella ne sappiano qualcosa.
Inoltre, Alastair ci svelò che la nostra bambina ci amava a tal
punto da sentire quando eravamo in pericolo e così le persone
attorno a lei. Potevamo capire di essere in pericolo da quanto in
fretta lei crescesse e questo avrebbe potuto esserci utile per metterci
in guardia.
Ma adesso, dovete promettere a me ed Emmett che vi prenderete cura di
lei. Non è come tutti gli altri vampiri bambini, Hope è
molto intelligente e cresce. Cresce e ve ne renderete conto molto
presto.
Ora devo andare, spero che vi prenderete cura di lei come faremmo io ed
Emmett e spero inoltre di rivedervi presto. Ci mancate, ci mancate
molto tutti quanti.
Vi vogliamo bene e continueremo a volervene qualunque cosa accada.
Voglio anche scusarmi con Bella per il modo in cui l'ho trattata fino a
quando siamo partiti.
Ricordatevi che vi porteremo sempre con noi, ovunque, qualunque cosa accada.
Rosalie ed Emmett"
Se fossi stato umano e avessi avuto un
cuore che ancora batteva probabilmente in quell'istante si sarebbe
fermato. Com'era possibile? Rosalie aveva avuto una bambina, proprio
quella bellissima bambina che in quell'istante stavo tenendo tra le
braccia. E tutto ciò era stato possibile grazie al suo
straordinario dono; nessuno di noi sapeva che mia sorella riusciva a
far avverare ciò che voleva e il più grande desiderio era
sempre stato quello di avere un bambino.
Ma nella lettera non accennava al perchè lei ed Emmett non
fossero tornati; che fine avevano potuto fare? Da lontano, vidi
arrivare Jacob con la mia piccola Nessie in braccio, così,
strinsi mia nipote, presi le buste ancora vicino alla porta d'ingresso
e aspettai che i due arrivassero. - Ehi Edward, ma...chi è? -
chiese Jacob perplesso. - Vieni dentro, devo parlare a tutti. -
E mentre la notte calava, io, Jacob, Nessie e... Hope, rientrammo in casa. C'erano tante cose che avrei dovuto spiegare alla mia famiglia.
***
ESME'S POV
Non c'erano più parole, se fossi stata umana, non ci sarebbero
state neanche più lacrime. Avevo perso due figli da quasi un
anno. Non c'era più altro da dire. Ero morta dentro. I primi
mesi erano stati così distruttivi da avermi spossata quasi a
livello fisico.
Emmett e Rose. I miei Emmett e Rose.
Mi mancavano, mi mancavano così tanto! Mi mancavano l'allegria e
la solarità di Emmett e la gentilezza di Rosalie, il suo lato
che solo noi, la sua famiglia, conoscevamo. Quando era arrivata lei in
famiglia, avevo sentito di essere finalmente capita. Amavo Edward e
Carlisle, ma loro non potevano rendersi conto all'epoca di cosa
significasse perdere un figlio, la mia Rose sì. In quella
terribile notte di ormai tanti decenni prima, lei aveva perso ogni
possibilità di crearsi una famiglia e bramava un figlio come
nulla nella sua vita.
Carlisle prese posto sul divano accanto a me, mi strinse forte e mi
posò un lieve bacio sui capelli. Gli accarezzai dolcemente il
collo e sospirai nascondendo il volto nella sua spalla perfetta. Lo
amavo. Lo amavo tanto che avrei dato la mia vita per lui, ed era
essenzialmente per lui che avevo resistito tutti quei mesi. Lui era la
ragione per cui non ero ancora impazzita.
Mi preoccupai solo in quel momento di cosa stesse facendo Edward fuori per tutto quel tempo, chi aveva suonato al campanello?
In quel periodo ero stata talmente presa dal dolore che quasi non
badavo più a tutti i miei sensi da non-morta. Ero praticamente
diventata un'umana. Una fragile madre in preda al dolore della perdita.
Vidi Alice aggrapparsi spasmodicamente a Jasper e provai un'altra fitta
di dolore. Mi alzai e le andai vicino. Jasper la depose sul pavimento e
la strinsi forte a me in un abbraccio protettivo e materno. La mia
"bambina" mi guardò con occhi vitrei e disperati e mi
abbracciò tanto forte da farmi quasi male, ma non m'importava.
In quel momento volevo solo starle vicino.
Poco dopo entrò Jacob, con la piccola Nessie tra le braccia e
subito Bella corse a prenderla, ma ciò che stupì tutti
noi, fu quando Edward fece il suo ingresso nella stanza. Anche lui
aveva una bambina in braccio e subito tutti noi puntammo gli occhi su
di loro. Furono le parole che mio figlio pronunciò dopo che
lasciarono tutti senza parole.
- È la figlia di Emmett e Rose... -
***
ROSALIE'S POV
Cominciava ad albeggiare, io, Peter, Alastair e Charlotte eravamo
nell'elicottero; io avevo appena finito di spiegare agli altri tre il
mio piano.
- Sei impazzita?! - Alastair era davvero in preda al panico. - Devo
farlo. Serve assolutamente qualcosa per distrarli e senza alcun dubbio
questo lo farà! - - Oh sì, questo li svierà
senza ombra di dubbio. - intervenne Peter. - E quando hai intenzione di
metterlo in pratica questo piano? - - Non
appena avrò tutto il necessario. - - Sei sicura che sia la
cosa giusta da fare? - - Non so se è la cosa giusta,
ma...se riuscirò a riprendermi Emmett...sarà la cosa
giusta... - - È pericoloso. - asserì poi la
vampira. - Non so che altro fare a questo punto. - - Sarà
rischioso, ma avrai il nostro appoggio. - - Non so veramente come
ringraziarvi. -
********************************************************************************
Saaaaaaaaaaalveeeeeeee!!!!!!!!!!!!! Allora...che ne dite di questo
nuovo chappy? Spero vi sia piaciuto! Scusate se ci ho messo un po'
più di tempo ad aggiornare ma ho avuto davvero tante cose da
fare! Finalmente adesso ci sarà ben una settimana di vacanza e
quindi spero di riuscire a postare qualche altro capitolo il più
presto possibile! E come avrete notato, il POV di Rosalie oggi è
stato mooolto breve, ma in questo periodo sono in mancanza di idee!
Già tanto è stato che venissero fuori i due POV
precedenti! Ditemi cosa ne pensate, specialmente del profilo di Esme
dato che era la prima volta che ne facevo uno!
E adesso come al solito faccio una breve analisi: Edward ha
finalmente trovato la piccola Hope davanti la porta di casa e ha letto
la lettera lasciata alla famiglia da parte della sorella. Senza dubbio
è sconvolto da tutto ciò che è capitato, ma, se
non altro, ora sa che Rosalie sta bene (per lo meno lei).
Per quanto riguarda Esme...quello che sta passando è davvero
atroce: dolore, perdita, sentimenti che nessun essere umano, o anche
dannato per l'eternità dovrebbe provare, perchè è
veramente orribile. Naturalmente, come dopotutto anche il resto della
famiglia, è rimasta sconvolta per le ultime parole di Edward
e adesso tutti si chiedono come si potuta accadere una cosa del
genere.
Rosalie invece è sempre più agitata e nervosa per il suo
piano e per la paura di perdere il suo amore per tutto il resto
dell'eternità. Peter, Charlotte e Alastair pensano che il piano
sia altamente pericoloso, ma sono con lei e l'aiuteranno? Come
finirà? Riuscirà prima o poi la nostra Rose a
riabbracciare il suo amato monkey-man??? Questo si vedrà!
ANGOLO PUBBLICITÀ: Ho una mezza ideuzza di pubblicare un'altra
ff (una Bella/Edward) un po' particolare a breve. Si intitolerà
"La Rosa Nera" Una storia in cui Bella sarà
una strega/vampira di fine 1100 e Edward un vampiro di due o tre
secoli dopo (devo ancora decidere!). Fatemi sapere se vi attira!
Naturalmente non ho nessunissima intenzione di abbandonare Speranza nel
frattempo e, come già detto, spero in un celere aggiornamento!
Scusate ma oggi sarò proprio di poche parole per i
ringraziamenti perchè sono davvero di frettissima, ma sappiate
che vi adoro tutti e che non andrei avanti senza di voi! Baci angeli!
Morkia94: grazie grazie grazie grazie 1000000000!!! Sono sempre
contenta dei complimenti che mi fai! E sono ancora più felice
che la mia storia continui ad appassionarti! Chiedo inoltre umilmente
perdono per non aver recensito le tue altre ff o "Blood and Love", ma
davvero, non ho proprio avuto il tempo di andare a vederle in questo
periodo, sono strapiena di cose da fare! Spero di riuscire a farci un
salto entro stasera! Spero mi lascerai un commentino per dirmi cosa ne
pensi del 15 chapter e della mi nuova idea! Un abbraccio immenso!
kekka cullen: ciaooooooooo!! Sono veramente contenta che la mia storia
ti stia piacendo; ricevere nuovi pareri fa sempre tanto piacere e spero
che mi dirai cosa ne pensi anche su questo capitolo e sulla Bell/Ed che
mi frulla intesta! Ti ringrazio ancora veramente! Un bacio!
ila74cullen: mia regina!! Come farei senza di te che mi segui da
così tanto tempo ormai e che mi lasci commenti sempre
così belli!? Ti ringrazio infinitamente, spero mi farai sapere
cosa ne pensi anche di questo capitolo e della nuova ff che sta via via
prendendo forma nella mia testolina bacata!! ;-P
Un bacioneeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!
Ringrazio anche i preferiti, i seguiti e tutte le altre persone
fantastiche che leggono semplicemente la mia storia! Un abbraccione a
tutti!!!!!!!!
E vi prego di perdonare eventuali errori!
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Capitolo 16 *** "Fuochi d'artificio"...la terra trema ***
Capitolo 16-"Fuochi d'artificio"...la terra trema
CAPITOLO 16: "FUOCHI D'ARTIFICIO"...LA TERRA TREMA:
LEAH'S POV
Io e David eravamo arrivati da qualche ora nell'albergo
di Seattle che Rosalie ci aveva indicato. Eravamo entrambi esausti. Il
viaggio in aereo dal Brasile a Port Angeles, da lì a Forks in
taxi e adesso guidare fino a Seattle ci aveva davvero tolto le forze.
Be'...per lo meno adesso avremmo solo dovuto aspettare senza più
fare spostamenti. Ora avremmo dovuto attendere tre settimane; tre
settimane che, avrei scoperto, si sarebbero rivelate le più
lunghe della mia vita.
Di solito quando aspetti qualcosa, sai che l'attesa sarà lunga, ma quella volta...sarebbe stata davvero estenuante.
Continuavo a farmi mille domande. "Arriveranno? Riceveremo la lettera
di Rosalie? Staranno bene? Emmett è vivo? Cosa gli staranno
facendo? E Hope?" seguitavo a torturarmi il cervello e diventavo
via via sempre più nervosa.
D'altra parte, David non era da meno, avevo intuito che si era
affezionato alla bambina di Emmett e Rosalie talmente tanto da essere
disposto a battersi lui stesso per salvarla. Aveva uno strano legame
con lei, non so perchè.
In quel momento ero seduta su una poltrona nella stanza che avevamo prenotato e lui era nel bagno sotto la doccia.
Continuavo a battere nervosamente il piede destro per terra,
irrequieta, non riuscivo veramente a trovare qualcosa che potesse
distrarmi e farmi pensare un po' meno a ciò per cui ero andata
lì. Temevo che la lettera di Rosalie non sarebbe mai arrivata;
temevo che tutto sarebbe stato inutile, ma dopotutto...che altro potevo
fare se non attendere?
Dave uscì dal bagno ancora umido, con i capelli che gocciolavano
e la camicia blu ancora aperta. Indossava un paio di jeans scuri e dei
calzini neri. Non appena mi vide, mi venne subito incontro. - Sei
agitata? - - Tu no? - gli risposi con un'altra domanda? - - Certo
che sono agitato; ho paura che non avremmo mai notizie da Rosalie, ma
tutto quello che ho imparato da quest'avventura, è che devo
sempre continuare a sperare, e stranamente sono stati proprio Rosalie
ed Emmett che mi hanno insegnato tutto questo. Loro, con la speranza e
la forza di volontà sono riusciti a generare Hope e adesso si
battono fino all'ultimo per salvare il loro amore. E la mia, di
speranza...è che riescano a tornare dalla loro bambina e dalla
loro famiglia sani e salvi. -. E detto questo mi baciò.
***
ALICE'S POV
Inizialmente non capii le parole di mio fratello. Era appena entrato
nella stanza con in braccio una bellissima bambina dai boccoli biondi e
quegli occhi che mi sembravano così familiari.
E subito dopo misi insieme i due pezzi del puzzle.
- È la figlia di Emmett e Rose... - aveva detto Edward solo
pochi istanti prima. A quelle parole il silenzio era caduto sovrano, un
assordante silenzio. Tutto era immobile, i presenti all'interno della
stanza avevano smesso di respirare, per un attimo anche Jacob aveva
trattenuto il respiro, ma poi, dato che era un essere umano, era stato
costretto a ricominciare. "È la figlia di Emmett e Rose..." e
subito ricollegai. Gli occhi di quella bambina che mi sembravano tanto
familiari. Ecco perchè. Erano gli occhi di mio fratello. Gli
occhi di Emmett.
Avrei voluto piangere, ma non potevo. Mi sciolsi dolcemente
dall'abbraccio di mia madre e corsi verso Edward, prendendo tra le
braccia quella bambina angelica.
Sì, somigliava ai miei fratelli in tutto e per tutto. Gli occhi
di Emmett; i capelli, la bocca, i lineamenti e la bellezza di Rose.
Strinsi al petto quella creatura, la creatura che, non avevo più
dubbi per quanto impossibile fosse, era davvero la progenie di Emmett e
Rosalie. Le posai un lieve bacio sulla fronte e le accarezzai la
piccola schiena.
Esme mi si affiancò subito e prese tra le braccia la piccola. Anche lei se avesse potuto avrebbe pianto in quel momento.
Guardavo la mia nipotina con un amore incondizionato, sentivo il
bisogno di proteggerla da qualcosa, anche se non sapevo da cosa di
preciso. Le accarezzai la testa bionda, sembrava avesse quasi un anno,
ma, mi resi conto, non sapevo quando fosse nata di preciso. Mi voltai a
guardare Edward. - Com'è possibile una cosa del genere? - lui
alzò una mano, in cui teneva una lettera e disse: - Questa l'ha
scritta Rose. Qui ha spiegato tutto. - e così, si mise a
raccontare ciò che era accaduto ai miei fratelli in tutto quel
tempo.
Be'...allora a giudicare da ciò che Rose aveva scritto, Hope, non doveva essere poi così grande.
- No, non credo sia nata da molto... - confermò Edward.
E infine, vidi qualcosa che mi fece provare una tenerezza
che non avevo mai provato fino a quel momento. Carlisle se ne
stava seduto in un angolo infondo alla stanza, con la testa tra le mani
e sembrava quasi che...singhiozzasse. Mi diressi quasi danzando verso di lui, lasciando Hope ad Esme e al resto della mia famiglia.
Mio padre doveva essere veramente distrutto dopo quell'anno. Io ed Esme
eravamo quelle a cui avevano dedicato più attenzioni, ma lui,
Edward, Jasper e persino Bella....ero stata così presa dalla mia
angoscia da non capire quanto dovessero stare soffrendo loro.
Mi sedetti accanto a lui e lo strinsi forte, lui alzò lo sguardo
e nei suoi occhi potei leggere tutta la sua disperazione e il suo
dolore.
Finalmente si era lasciato andare.
***
ROSALIE'S POV
Era passato tanto tempo
da quando ero arrivata a Volterra...e finalmente...quella sera avrei
messo in atto il mio piano. Avevo dovuto aspettare molto più
tempo del previsto prima che arrivasse l'occorrente di cui avevo
bisogno per far funzionare tutto.
Ormai era la terza settimana che me ne stavo lì, nei dintorni di
quella città ad architettare tutto. Se entro cinque giorni non
avessi dato mie notizie a Leah e David a Seattle, loro se ne sarebbero
andati, sarebbero tornati a Forks.
Dipendeva tutto da quella sera. Dipendeva tutto dalla riuscita, o no,
del mio piano. Non volevo neanche immaginare cosa sarebbe potuto
succedere se avessi fallito.
Il cielo cominciava ad imbrunire ormai e l'oscurità iniziava a
calare. Quel giorno c'era qualcosa di strano; ogni cosa sembrava morta
e immobile in quell'atmosfera tesa.
Alastair era all'interno dell'elicottero, cercava di dormire, ma non ci
riusciva, teneva gli occhi chiusi, ma sapevo che era nervoso e agitato.
Se le cose si fossero messe male, avevo detto a Peter e Charlotte di
abbandonarmi e portare Alastair via da lì...e di corsa.
I due vampiri in quel momento stavano aggirando tutto il perimetro
della radura in cui eravamo atterrati per assicurarsi che tutto
procedesse come da previsto.
- Non ci sono umani, nè vampiri qui intorno. È tutto a
posto. - disse Peter una volta che furono tornati. - Ottimo. Credo che
stasera, verso le otto, sia il momento più appropriato per
iniziare. - i due annuirono. - D'accordo. - - E ricordate, non
voglio che due rischiate più del dovuto, perciò non
avvicinatevi troppo, badate solo a tenerli occupati e cercate di
coprire il vostro odore. - - Sì, Rosalie, lo hai
già detto tre volte oggi. - mi riprese bonariamente Charlotte. -
Lo so, scusatemi, sono nervosa. - mi sorrisero.
Alzai lo sguardo; il cielo ormai era blu, con qualche striatura di
verde all'orizzonte e si cominciavano a vedere le prime stelle.
Ero irrequieta. Il giorno in cui mi sarei giocata il tutto per tutto
era arrivato. Non vedevo Emmett da quasi tre settimane ormai, ma a me
sembrava molto di più. Mi mancava, mi mancava terribilmente. Mi
mancavano le sue braccia forti a circondarmi la vita, mi mancava il suo
dolce profumo che riusciva ad inebriare tutti i miei sensi, mi
mancavano le sue labbra e il loro sapore. Mi mancava qual senso di
protezione che provavo ogni volta che mi era accanto. Pensai a lui
intensamente, così intensamente che per un attimo ebbi la
sensazione di sentirlo.
Dovevo fare attenzione quella notte, dovevo salvarlo, ed ero
pronta a rischiare la mia esistenza per farlo. Presi un respiro
profondo, anche se non ne avevo bisogno, lo feci, cercai di rilassarmi
il più possibile per prepararmi a quella sera.
Qualche istante dopo percepii una mano poggiarsi sulla mia spalla. Mi
voltai, era Peter. - Cerca di non agitarti troppo, d'accordo? - mi
aveva quasi letto nel pensiero. - È quello che sto cercando di
fare...rilassarmi, intendo... - sul suo volto si aprì un mezzo
sorriso, uno di quei sorrisi che non sei neanche sicuro ci siano stati
veramente. - Sei in grado di pilotare un elicottero? - gli chiesi poi.
- Tu o Charlotte... - - Rosalie, tu sarai con noi... - -
Non è detto, Peter. Dobbiamo essere pronti ad ogni evenienza e
non è detto che io ed Emmett riusciremo a metterci in salvo.
Saprete guidarlo? -
- Sì, io sì... - sorrisi debolmente. - Bene. Allora cominciamo... -.
Per riuscire a coprire il mio odore dovetti fare del mio meglio tra
profumi, terra e piantagioni varie. Cercai di strofinarmi contro ogni
albero che potevo e infine Peter e Charlotte dissero che ero abbastanza
coperta, ma anche loro dovettero fare lo stesso. Dopotutto con Demetri
nei dintorni non si poteva mai sapere. Per precauzione cercammo di
variare, per quanto possibile, anche l'odore di Alastair. Certo, se
l'avessero fiutato, sarebbero stati piuttosto confusi perchè
essendo a metà tra un vampiro e un licantropo, non sarebbero
riusciti ad identificarlo.
Entrai nell'elicottero, sempre ben nascosto dalla vegetazione e presi due zaini. Uno lo porsi a Charlotte.
- Ricordate, sulla torre campanaria... - - Sì, certo. -
- Fa attenzione, Rosalie... - -Cercherò di non farmi
uccidere... - dissi ironica. E con questo, mi misi l'altro zaino in
spalla e svanii nell'oscurità.
Quella sera i Volturi avevano organizzato una sorta di ballo, una festa
a cui avrebbero partecipato gli umani, che probabilmente alla fine
sarebbero diventati il dessert. La sola idea mi faceva rabbrividire.
Dopotutto un tempo lo erano stati anche loro, come potevano nutrirsene?!
Corsi quanto più velocemente potevo e mi appostai in un'altra
radura, a poche centinaia di metri dal palazzo di quegli assassini
orribili, preparando tutto l'occorrente.
La torre campanaria fece suonare le otto di sera, poi le otto e mezza,
le nove. Iniziai a preoccuparmi. A quest'ora Peter e Charlotte
avrebbero dovuto fare la loro mossa.
Nove e mezza...dieci. Ecco. Dalla torre arrivarono dei fuochi
d'artificio. Non erano quelli normali, però. Erano sempre
colorati come tutti gli altri, ma molto, molto più rumorosi,
quasi assordanti. Cominciai a percepire il disorientamento e la
confusione tutto attorno a me, la città iniziava ad andare nel
panico, nessuno si era aspettato una cosa del genere. Bene, adesso
toccava a me. Avevo calcolato tutto. In quel momento non ci sarebbe
stato nessuno nel centro storico, quindi estrassi dallo zaino un
piccolo telecomando e premetti un pulsante rosso. Nello stesso istante,
dalla città si udì un boato assordante. Quella era la
bomba ad orologeria che avevo piazzato la notte precedente. Certo,
avrei distrutto una parte di Volterra, ma ne sarebbe valsa la pena e
avrei voluto fare meno danni, ma con i Volturi, bisognava fare le cose
in grande per distrarli.
Le urla giunsero fino a me dal centro storico. Ok, adesso avevo
l'ultima bomba da far esplodere e in quel momento si trovava proprio
sotto i miei piedi. Quella sarebbe servita a farli allontanare dal
palazzo, ma io dovevo avvicinarmi di più a loro, in modo da
avere immediatamente il via libera.
Corsi velocemente come mai prima di allora, saltai sui tetti delle
case, vidi di sfuggita Peter e Charlotte lanciarsi dalla torre
campanaria, ma qualcuno li stava inseguendo. Deviai per un momento; non
potevo permettere che loro ci finissero in mezzo.
Quando mi avvicinai a loro, li vidi messi spalle al muro da...no,
dannazione! Era Felix, quel bestione, ma la rabbia che provai in quel
momento fu più forte, lui era stato uno di quelli che mi aveva
portato via Emmett.
In quel momento la scena mi riportò alla mente quando, tanti
anni prima ormai, ero andata a caccia di Royce e i suoi compari,
prendendoli uno alla volta. Sì, stavolta avrei fatto lo stesso.
Per Emmett.
La collera mi montò dentro e poco prima che Felix saltasse
addosso a Charlotte mi avventai su di lui ed entrambi cademmo
rovinosamente a terra. Fummo molto veloci, combattevamo in una danza
impetuosa senza esclusione di colpi. Ad un tratto lui mi alzò da
terra come se fossi una piuma e mi scaraventò contro un muro,
che si sgretolò sotto il mio peso. A quel punto Peter e
Charlotte gli si tuffarono contro, affondando i denti nella sua pelle
marmorea. Non avrei accettato aiuto per uccidere quel viscido schifoso,
ma Felix era troppo forte perchè riuscissi a batterlo io da
sola, forse era troppo forte anche per tutti e tre, ma in quel momento
io stavo dando ascolto solo al mio istinto primordiale di sopravvivenza
e furia omicida.
La guardia dei Volturi emise un grido orribile, ma venne coperto dai
fuochi d'artificio e dal caos che si stava scatenando in città.
Noi quattro ci trovavamo in una piazzetta isolata e nessuno si accorse
di ciò che stava accedendo per fortuna.
Le braccia di Felix volarono via, sotto i morsi di Peter e Charlotte e
poco dopo io gli staccai la testa. Mi accorsi che c'era della legna
accatastata in un angolo e così riuscimmo ad accendere un
falò.
Charlotte prese le braccia del vampiro, che continuavano ad agitarsi
per terra e le buttò nel fuoco. Pezzo per pezzo riuscimmo ad
eliminare quel mostro.
Non potevo crederci; avevamo ucciso Felix! Lui era il più forte
insieme a Santiago, comunque adesso non potevo permettermi di esultare
e pensare che tutto fosse finito; no, ancora la parte più dura
doveva arrivare. E io dovevo far saltare in aria la seconda bomba.
- Dovete tornare all'elicottero. - dissi a Peter e Charlotte. - No,
dobbiamo aiutarti, non potrai farcela da sola se sono così... -
- Ce la farò, non ho intenzione di battermi con nessun
altro di loro, uccidere Felix è stato già troppo, se
dovessero scoprire che siamo stati noi ci ucciderebbero di sicuro. -
- Ma non puoi entrare in quel palazzo da sola. - - Devo
farlo, voi pensate a mettere in salvo Alastair, io faccio esplodere la
seconda bomba nella radura, li farà allontanare. - i due mi
guardarono di sbieco, non troppo convinti. - Fidatevi, io devo trovare
Emmett. Credo lo abbiano portato nei sotterranei. - -Fa
attenzione Rosalie... - - Certo. - detto questo, saltai sul tetto
di una casa e premetti di nuovo il pulsante rosso. Il fragore
dell'esplosione raggiunse immediatamente le nostre orecchie e non
appena mi voltai, vidi Peter e Charlotte che si stavano già
allontanando. Sospirai e mi misi in attesa.
Dal palazzo dei Volturi ci fu un fuggi fuggi generale di umani
terrorizzati, che però vennero ricacciati dentro dalle guardie
di Marcus, Aro e Caius, dicendo loro che sarebbe stato più
sicuro rimanere all'interno dell'edificio.
Un attimo dopo, questi tre, insieme a Renata, Demetri, Alec, Jane e
Santiago, corsero fuori, verso la radura, da dove era venuta la seconda
esplosione.
Bene, molto meglio di quanto mi aspettassi.
Mi insinuai tra la folla spaventata senza dare nell'occhio e corsi nel
palazzo ad una velocità esorbitante, percorsi ogni singola
stanza del castello e non appena arrivai alle scale che mi avrebbero
condotto ai sotterranei, quasi mi ci tuffai. In un attimo fui al piano
inferiore.
Tutto era buio e sudicio, ma continuai a correre senza rallentare,
troppo presa ormai dal fatto di essere arrivata fino a lì.
Ad un tratto qualcosa mi fece fermare di botto. Un rumore. Anzi, una
sorta di gemito debole. Camminai velocemente senza più correre,
percorrendo il corridoio, fino a quando arrivai ad una cella in fondo.
Mi voltai di scatto ed... - Emmett! - esclamai.
********************************************************************************
Buongiorno a tutti! Eccomi qui con il nuovo capitolo! =)
Spero vi sia piaciuto come tutti gli altri e spero di non avervi
deluse/i! Come avete visto in questo capitolo ho lasciato molto
più spazio alla nostra Rose che agli altri dato che finalmente
ha messo in atto il suo piano. Avete visto, quindi? Bombe e armamentari
vari erano ciò che le servivano e che stava aspettando per
mettere tutto in pratica.
Inoltre...la lotta con Felix...mah! Questo sicuramente porterà a
guai, ma almeno ha finalmente ritrovato il suo amato Emmett. Che cosa
accadrà adesso?
Perdonatemi, però oggi non ho proprio il tempo ringraziarvi uno alla volta, perciò un GRAZIE DI CUORE a ila74cullen, Morkia94 e sonosempreio, che credo abbia recensito nel primo cappy! Grazie ragazze!!!!!!!!!
E grazie inoltre a tutte le persone che leggono, ecc.
ANGOLO PUBBLICITÀ:
Ho pubblicato la nuova storia, si intitola La Rosa Nera, come avevo
già detto, se avete voglia di fare un salto e lasciare un
commentino è sempre gradito! Un BACIO IMMENSO A
TUTTIIIIIIIIIIII!!
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Capitolo 17 *** Liberi tutti ***
Capitolo 17-Liberi tutti
CAPITOLO 17: LIBERI TUTTI
ROSALIE'S POV
Finalmente, non ci potevo credere: era lì! Era lì, il mio
Emmett, il mio Amore...ma c'era qualcosa...qualcosa di strano, qualcosa
di sbagliato. Soffriva. Stava soffrendo come un cane, lo vedevo, lo
percepivo, faceva quasi star male me.
Lo chiamai nuovamente, spaventata. - Emmett! Emmett! - mio marito
alzò appena il capo, la fatica che faceva a fare ogni singolo
movimento era tangibile. - Rose... - era un sussurro appena, ma io lo
udii perfettamente dati i miei sensi super sviluppati.
- Rose...d...devi - ogni parola era una sofferenza. Mio Dio, ma che
cosa gli avevano fatto?? Bastardi psicopatici, li avrei uccisi!
Sì, li avrei uccisi tutti se solo fosse stato necessario! Ma
adesso che ci pensavo...meritavano di essere uccisi anche solo per
ciò che avevano fatto a mio marito.
- Devi andare subito...v-via...torneranno...stanno...stanno per
t-tornare... - il dolore che provava non lo potevo sopportare;
perchè soffriva così?! Iniziai a spaventarmi seriamente.
Mi guardai intorno, solo le sbarre della sua prigione ci separavano. -
No, non me ne vado senza di te, non ci penso neanche, Emmett, non ti
lascio a morire nelle mani dei Volturi. - - T-ti... uccideranno -
- No, io ucciderò loro se si avvicineranno un'altra
volta... - - Ma davvero? - quella voce proveniente dalle mie
spalle mi raggelò all'istante. Mi voltai lentamente per trovarmi
di fronte...Jane.
"Piccola stronza" pensai tra me. Certamente era lei la causa del dolore do Emmett.
La furia che mi montò dentro fu incontenibile, la sentivo sempre
più violenta prendere quasi possesso su di me, sì, non
pensai più razionalmente a tutto ciò che mi stava
accadendo attorno e quando Jane, con la sua vocina insopportabile,
disse guardandomi: - Dolore - udii a stento la voce di Emmett che
terrorizzato gridava contro di lei, la collera che avevo accumulato in
corpo venne liberata con la stessa potenza di un uragano e si
abbattè contro l'avversaria che mi stava innanzi. Una sorta di
barriera luminescente che rischiarò quegli oscuri sotterranei a
giorno la investì e il potere che lei stessa mi aveva mandato
contro, le si ritorse addosso. Si accasciò per terra e
iniziò ad essere preda degli spasmi di atroce dolore.
In quel momento mi tornarono in mente le parole di Alastair: "Quando
hai paura o sei arrabbiata...o stai provando altre emozioni molto
intense...il tuo dono funzionerà senza neanche tu te ne renda
conto e sarà molto potente. Ricorda questo, potrebbe servirti se
mai dovessi trovarti faccia a faccia con i Volturi..."
Allora
forse era per quello; era stato il mio dono a permetterlo. Ora capii a
pieno le parole di Alastair: il dono di Jane le si era rivoltato contro
perchè il miei poteri lo avevano permesso. Ad ogni modo...adesso
non potevo concedermi di pensarci troppo a lungo, a breve sarebbero
arrvati gli altri e non potevo di certo rimanere lì.
Allargai le sbarre della cella di Emmett senza alcuno sforzo e lo
strinsi forte a me dopo tanto tempo, lui era debole, non capivo il
perchè, non era normale: i poteri di Jane funzionavano solamente
con un contatto visivo e lei non lo stava guardando. E inoltre notai
un'altra cosa...i suoi occhi...erano...vacui, come se fosse cieco. E lì di sicuro c'era lo zampino di Alec. Ma non capivo...com'era possibile?
Dovevo pensarci in un secondo momento. Mi caricai Emmett sulle
spalle e spiccai un balzo fuori da una finestra dai vetri opachi e
sudici. Poco dopo mi voltai indietro per vedere Jane rialzarsi e Aro,
Caius, Alec, Demetri e un altro giovane ragazzo che non avevo mai visto
fare il loro ingresso nelle segrete. Jane era furente e sbraitava a
tutti gli altri cos'era accaduto. Vidi l'intero gruppo voltare la testa
e fissarmi per mezzo secondo, ma non concessi loro altro tempo e svanii
nell'oscurità della notte, mio marito sempre sulle spalle.
Arrivai alla radura in cui ci eravamo nascosti per quelle settimane, ma
l'elicottero non c'era più. Guardai l'ora. Era passato troppo
tempo, loro erano andati via, come avevamo programmato da piano.
Ormai cominciava ad albeggiare, e l'unica cosa che mi rimaneva da fare
era correre. Correre, andare via da lì di corsa. Respirai
intensamente per dieci secondi, poi iniziai a sentire degli odori
familiari...erano loro, i Volturi...e ci stavano dando la caccia.
***
CARLISLE'S POV
Erano passati quindici giorni dall'arrivo di Hope e ormai tutti ci
eravamo convinti del fatto che non potesse essere una dei bambini
vampiro perchè il fatto che crescesse era palese, com'era
lampante dopotutto che fosse la figlia di Emmett e Rose. Era la loro
fotocopia esatta, la piccola somigliava davvero molto ai miei figli e
l'amavo come fosse la mia bambina.
L'avrei protetta e mi sarei preso cura di lei fino al ritorno di Rose
ed Emmett...ma qualcosa dentro di me, diceva che c'era qualcosa che non
quadrava, qualcosa che Rose non aveva scritto nella lettera.
Era solo un presentimento, ma di solito i miei presentimenti si
rivelavano piuttosto azzeccati e io impazzivo perchè non
riuscivo a capire cosa fosse.
Da quando la piccola era arrivata il clima in casa si era leggermente
disteso, era come se un po' di Emmett e Rose fosse tornato da noi, ma
quel dettaglio che mia figlia aveva omesso
era...davvero...insopportabile. Cercavo di tenere i miei pensieri per
me perchè non volevo far sapere a Edward di tutti i miei timori,
però ero consapevole del fatto che Jasper probabilmente capiva i
miei sentimenti e questo mi dispiaceva.
Da quando Hope era arrivata, Bella, Edward e Renesmee erano rimasti da
noi e questo era di conforto, soprattutto per Esme, l'assenza di Emmett
e Rose per lei era insostenibile.
Ad un tratto però udii la voce preoccupata di mia moglie: -
Carlisle! - urlò. In meno di due secondi fui da lei e capii il
perchè di quel grido. Tutti gli altri membri della famiglia si
erano radunati lì.
Hope stava crescendo a dismisura. Era notte, non capivo perchè,
Rosalie aveva spiegato che la bambina cresceva nei momenti di pericolo
e questo significava che noi eravamo in pericolo. Noi o...o loro. Era
possibile che ovunque fossero Emmett e Rose, Hope riuscisse a sentirli?
Hope diventava sempre di più, i suoi capelli si allungavano e
quando si arrestò aveva la fattezze di una bambina di tre anni.
Alice stringeva la piccola tra le sue braccia e la paura iniziò ad insinuarsi dentro di me con prepotenza.
Ma che cosa stava succedendo?
***
DAVID'S POV
Mancava poco. Se entro qualche giorno non avessimo ricevuto notizie da Rosalie ed Emmett avremmo dovuto tornare a Forks.
Solo pochi giorni. Pensai a Hope, a quest'ora almeno lei era con la sua
famiglia. Chiusi gli occhi e mi massaggiai le tempie con due dita.
Leah stava riposando sul letto, io non riuscivo a farlo, ero troppo teso.
Era sera inoltrata, il cielo di Seattle aveva assunto una colorazione
blu scuro. Decisi di fare una doccia veloce e poi di scendere a
prendere qualcosa che la mia fidanzata avrebbe potuto mangiare una
volta che si fosse svegliata.
Una volta alla reception però il consierge mi richiamò: -
Scusi, lei è il signor David Hagen? - mi voltai, preso alla
sprovvista. - Sì, sono io... - - È arrivata una
lettera per lei e per la signorina... Clearwater? - il mio cuore
accelerò, corsi verso il bancone e presi la lettera. Vidi il
nome sul retro: Rosalie.
- Grazie! Grazie mille! - lui mi fissò stranito, sorpreso da quel mio entusiasmo. - Di nulla, signore... -.
Non presi l'ascensore per tornare in camera e salii tre piani di scale
di corsa. Spalancai la porta della stanza che io e Leah avevamo preso,
la 119.
- Leah! Leah! Tesoro, svegliati! - lei scattò a sedere sul
letto. - Dave! Che cosa è successo?! - io le porsi la lettera. -
Oh mio Dio, è di Rosalie! - - Sì! Credo ce l'abbia
fatta. -. Leah l'aprì e la lesse ad alta voce:
" Leah, David,
perdonatemi non ho molto tempo. Questa notte sono riuscita a liberare Emmett, ma i Volturi si sono messi sulle nostre tracce.
C'è qualcosa che non va, Emmett continua a stare male, non
riesco a capirne il motivo. Ho incontrato di nuovo Alastair prima di
partire dal Brasile e lui è venuto con me.
Arrivata nei dintorni di Volterra ho incontrato Peter e Charlotte, gli
amici di Jasper e loro mi hanno dato una mano, però abbiamo
ucciso Felix, una delle guardie dei Volturi e non credo che questa ce
la faranno passare. Adesso mi sto dirigendo a Forks, ma non ho un mezzo
di trasporto, dovrò inventarmi qualcosa. Voi fate come avevamo
stabilito; tornate a Forks, andata alla riserva e quando sarete a
La Push non trasformatevi e date disposizioni di NON far entrare
Edward, non dovranno sapere nulla fino al nostro ritorno.
Vi ringrazio ancora.
Rosalie."
- Ce l'ha fatta! - esclamai entusiasta. Leah però non aveva
un'espressione felice, era preoccupata. - Leah, che cos'hai? - -
Emmett sta male, non capisco. Che cosa gli avranno fatto? -
effettivamente nemmeno io potevo immaginarlo. - Non lo so, ma noi
dobbiamo affrettarci. Torniamo a Forks. - - Sì. -.
Preparammo i bagagli buttandoli nelle valige come capitava e scendemmo
alla reception. - Bene. Alla volta di Forks, allora! - esclamò
Leah.
Una volta arrivati pagai il conto, prendemmo la macchina che Rosalie ci
aveva dato, la misi in moto facendola rombare e partimmo sgommando.
***
HOPE'S POV
Tutto era strano. Non vedevo mamma e papà da un sacco di tempo e
mi mancavano terribilmente. Adesso però mi trovavo in un'altra
casa diversa da quella in cui ero nata, una casa molto più
grande in cui abitavano tante persone che a quanto pareva mi volevano
bene, conoscevano i miei genitori.
Ero intelligente e capivo benissimo cosa stava succedendo attorno a me.
Quelli dovevano essere i miei nonni e i miei zii...e avevo una cugina,
si chiamava Renesmee, ma tutti la chiamavano Nessie.
Ricordavo che la mamma non voleva far sapere a nessuno che cosa fosse
successo durante quell'anno e aveva detto che c'era uno dei suoi
fratelli: Edward, che riusciva a leggere i pensieri altrui. Allora io
dovevo fare in modo che non leggesse i miei.
Volevo bene alla mia famiglia, ma la mamma...lei e papà erano le
persone più importanti della mia vita. Cercavo di pensare solo
ai momenti belli che avevo trascorso con loro, ma che non rivelassero
ciò che era accaduto davvero.
Ora potevo pensare liberamente perchè lo zio Edward non c'era
era a caccia, ma una cosa accaduta il giorno prima mi aveva spaventata
davvero. Avevo cominciato a crescere e sentivo quel disagio che ero
solita provare quando qualcuno era in pericolo e avevo capito che erano
mamma e papà. Avevo una gran paura per loro, avevo paura che non
li avrei mai più rivisti.
Da quanto ero cresciuta avevo scoperto di riuscire a parlare, ma non lo
avevo fatto molto, lo avrei fatto solo quando i miei genitori sarebbero
tornati.
Un ragazzo biondo entrò in quella che era diventata la mia
stanza, che da quanto avevo capito era la camera da letto dei miei
genitori. Nessuno me lo aveva detto esplicitamente, ma sentivo il
profumo della mamma.
- Ciao Hope... - io ero seduta sul letto e guardavo lo zio Jasper che
si avvicinava. Mi prese tra le sue braccia dopo essersi seduto vicino a
me. Aveva delle braccia molto forti, ma non erano come quelle di
papà. Era tanto che papà non mi prendeva in braccio, se
n'era andato; anzi, la mamma aveva detto che lo avevano portato via
i...i Volturi, mi sembra.
Ma perchè mi avevano portato via il mio papà? Che cosa
volevano da lui? Era per questo che era andata via anche la mamma, lo
andava a prendere di nuovo e lo portava a casa, aveva detto.
Però mi mancavano tanto, li volevo rivedere, volevo essere presa in braccio da loro.
Guardai zio Jasper, sembrava veramente triste e stanco. Mi misi in
piedi sulle sue gambe, tanto non gli avrei fatto male, poi gli posai
una mano sulla guancia. Cercavo di accarezzarlo, ma per me tutto questo
era ancora nuovo. Sorrise. - Sai piccola, somigli proprio alla tua
mamma. - poi però si lasciò cadere la testa in avanti e
tutti i capelli gli coprirono il viso. Forse dovevo parlare con lui
adesso, era veramente giù.
- Mamma e papà ti vogliono bene; ne vogliono a tutti voi e sono
certa che torneranno. - avevo una voce cristallina e squillante,
somigliava un po' a quella di mia cugina.
Lo zio alzò di scatto la testa e mi fissò, poi nella
stanza entrarono i nonni e la zia Alice, solo loro erano in casa in
quel momento.
- È stata lei? Lei ha parlato? - fu la nonna a pronunciare
quelle parole cariche di emozione. Lei e la zia Alice erano sempre
molto dolci con me. - Sì, sono stata io... - risposi prima dello
zio Jasper. - Ho detto che mamma e papà vi vogliono bene. E ve
ne voglio anch'io. -
********************************************************************************
Hola!!!!!!!!!!!! Eccomi qui ed ecco qui il capitolo n^ 17! FINALMENTE Emmette e Rose si sono ritrovati, eh?
Mmm, dunque...che cosa ne dite? Vi è piaciuto? E la parte di
Hope? Spero di non avervi delusi! Ma che cos'è successo ad
Emmett? Perchè continua a stare così male? Nei prossimi
capitoli vi verrà svelata ogni cosa! Ormai i tasselli cominciano
ad essere chiariti poco a poco e piano piano si arriverà alla
vicenda finale.
Che ne dite? Spero che sia stato di vostro gradimento!
Colgo inoltre l'occasione per augurarvi una FELICE E SERENA PASQUA! Buone feste a tutti!
Passando ai ringraziamenti....
ila74cullen:
Ciao caraaaaaaaaaa! Come farei io senza di te? Le recensioni che mi
lasci sono sempre meravigliose!! Non merito tanto! *_* (me si
commuove!)
Sono felice che ti sia piaciuta la parte di Carlisle, come vedi in
questo cappy gli ho dedicato un intero POV! Mi auguro che non ti abbia
delusa e che ti sia piaciuto.
E riguardo al fatto che la parte nello scorso capitolo in cui Emmett e
Rose si ritrovano ti ha fatto commuovere...be'...non so davvero cosa
dire! Sei davvero gentilissima!
Un bacio!
Morkia94: Ciao bella! Ebbene sì, finalmente Emmett e Rose si sono ritrovati!
Sono felice che il piano per entrare nel palazzo dei Volturi ti sia
piaciuto!! Ti ringrazio molto perchè continui a seguirmi, senza
di voi mollerei tutto! Spero che anche questo cappy ti sia piaciuto
come gli altri! Ti ringrazio anche per la recensione a "La Rosa Nera",
quando la aggiornerò ti ringrazierò meglio!
Un abbraccio!
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Capitolo 18 *** Il ritorno ***
Capitolo 18-Il ritorno
CAPITOLO 18: IL RITORNO
ROSALIE'S POV
Non
controllavo la mia velocità, non m'importava, dovevo solo
correre via da lì il più in fretta possibile.
La stretta su Emmett era sempre ferrea, ma lui non accennava a stare
meglio. Come se già tutto questo non bastesse, sentivo l'odore
di quei maledetti sempre alla nostre spalle, a quanto pareva...non
mollavano. Ero anche svantaggiata perchè non conoscevo quei
posti così bene come loro.
Dannazione, cominciava anche ad albeggiare e c'era da tener conto che
non ero più nella piovosa Forks, ma nella soleggiata e calda
Italia.
Ad un tratto vidi il mare e finalmente tirai un sospiro di sollievo.
Una volta lì, avrebbero perso le nostre tracce anche se si
fossero tuffati loro stessi.
Avevo corso tutta la notte con Emmett sofferente caricato sulle spalle
e onestamente non sapevo nemmeno dove ci trovassimo adesso; l'unica
cosa di cui ero davvero conscia era che dovevo fare in modo che i
Volturi smettessero di inseguirci. In quella situazione dovevo pensare
in fretta, anche un secondo sarebbe stato fatale, sapevo che se quella
volta ci avessero presi, per noi sarebbe stata la fine.
In mare, finalmente, potei rilassarmi un momento. Emmett aveva gli
occhi chiusi, sembrava non desse alcun segno di vita, ma io percepivo
il suo respiro appena accennato. Lo strinsi forte e poi iniziai a
nuotare più velocemente possibile.
Verso la salvezza. Verso casa.
LEAH'S POV
Oramai erano quasi le dieci di mattina; io e David eravamo quasi giunti
a La Push con la macchina sportiva che Rosalie ci aveva affittato.
Mio Dio, ancora non potevo credere che fosse trascorso quasi un anno da
quando io e i due vampiri avevamo intrapreso quel folle viaggio. Dopo
avevo anche incontrato l'amore della mia vita, per altro.
Fui riportata alla realtà dalla voce di Dave. - È qui? -
accennai ad un sì con il capo e lui spense il motore della
macchina. Non appena scendemmo, ci lanciammo uno strano sguardo.
Intesa, preoccupazione...quasi una resa. Sì; era ora di
affrontare la realtà.
EDWARD'S POV
Guardavo la mia piccola Nessie dormire placidamente tra le braccia di
Bella, poco distante da loro invece stava mia nipote. Ero rimasto
terrorizzato la notte precedente, quando aveva iniziato a crescere a
dismisura in quel modo. Una cosa del genere non era mai successa
neanche a mia figlia, ma nella lettera Rosalie aveva spiegato che la
piccola cresceva quando c'era qualcosa che non andava. Dato che
però noi stavamo bene, o comunque...così diciamo...dovevo
presupporre che quelli in pericolo fossero Emmett e Rose.
Tutto questo mi faceva impazzire, e faceva impazzire anche gli altri a
casa. Per Esme ero veramente in pensiero, era quella che stava peggio
di tutti. Ed Alice, purtroppo...be', anche lei iniziava a crollare. Tra
tutti era Bella la più forte, era sempre lì per aiutare
mia sorella e mia madre e Jasper invece...dopo il brutto periodo che
aveva avuto anche lui adesso pareva si stesse riprendendo. Credo fosse
stato dopo le parole di Hope che fosse tornato un po' più in
sè.
Il telefono squillò, io mi avvicinai per rispondere e non appena alzai la cornetta, udii la familiare voce di Jacob.
- Ehi Cullen! Devi venire subito a La Push, è successo il caos! Leah è tornata...!"
*******************************************************************************
Hola miei cariiiiiii!!! Ebbene sì....sono tornata arompervi le
scatole. Guardate....non so che dire per lo spropositato ritardo, ma ho
avuto un sacco di problemi con il computer, la scuola e mooooooooolto
altro. Ora però, che sono un po' più libera, posso dirvi
che ricomincerò ad aggiornare il più spesso possibile.
Inoltre, siccome partirò tra un mesetto, vi dico che conto di concludere Speranza prima di allora.
Ormai non manca poi tanto dato che tutti stanno tornando (ma manca ancora qualche colpo di scena, eh!)
Orbene...questo capitolo, come avrete notato anche voi è stato
davvero brevissimo. Era per rifare il punto della situazione dopo tanto
tempo ed è stato un "capitolo di passaggio", chiamiamolo
così per fare comunque capire che sono ancora viva...ora passo a
ringraziatre le quattro meravigliose persone che hanno recensito il
capitolo precedente!!
Morkia94: Ciao!! Come vedi sono resuscitata! (Non so se è una fortuna o meno... XD )
Ad ogni modo...ti ringrazio veramente per la recensione, sono
contentissima che il pov di Hope ti sia piaciuto così tanto e mi
auguro che commenterai anche questo nuovo capitolo! Un bacio!!
Luna Renesmee Lilian Cullen: Ciao bella! Non ti preoccupare se non hai
aggiornato, ma sapere che comunque hai sempre seguito mi rende
felicissima!! =) ...e comunque, come avrai notato...anche io non
ho scherzato con il ritardo....eheheh e per questo chiedo ancora
umilmente perdono. Un abbraccio! Ciaoooooo!!!!!!!!!
bika95: Buonasera!! Mi ha fatto davvero piacere sapere di avere una
nuova lettrice! E sono contentissima anche di sapere che la mia ff ti
ha presa così tanto!!! *_* (me felice!!)
Spero che continuerai a seguire anche dopo questo mio imperdonabile ritardo.
Un bacio!!!!!!!!!!!!
ila74cullen: mia caraaaaaaaaa!!! Oddio, quanto mi dispiace di aver
avuto un simile ritardo!! Ma adesso che la scuola è finita e che
il mio pc è di nuovo sano posso tornare a scrivere. Devo
ammettere che ho anche avuto un blocco non da niente, è per
questo che l'attesa si è prolungata ulteriormente. Sono stata
davvero ingiustificabile! Non finirò mai di chiedere perdono.
Sono felicissima che il capitolo precedente ti sia piaciuto e spero che
questo, seppur breve e alquanto insulso, non sia da meno...
Un bacio!!
Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi le le persone che hanno
inserito la mia storia tra seguite, preferite, da ricordare e
quant'altro! Un abbraccio immenso a tutti!!!!!! =)
( e perdonate eventuali errori, ma se voglio pubblicare non ho tempo per rivedere il capitolo...sorry! Baci!!)
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Capitolo 19 *** L'incontro ***
Capitolo 19-L'incontro
CAPITOLO
19: L'INCONTRO
ALICE'S POV
Dal telefono la
voce di Jacob era arrivata chiara a tutti noi. - Leah?! Leah Clearwater? -
chiese Bella sorpresa. La chiamata non durò molto a lungo, Edward riattaccò dopo
pochi istanti. - Vogliono che qualcuno di noi vada a La Push, però hanno detto
che Leah ha specificato molto precisamente che non vuole assolutamente sia io
ad andare. Inoltre hanno parlato di un certo David... - - David...? E chi
sarebbe? - chiese Esme. - A quanto pare è un licantropo con cui Leah ha avuto
l'imprinting...non ho capito bene la storia. - - Perchè Leah ha detto
esplicitamente di non volere te? - - Non lo so, Carlisle... - - Credo di
saperlo io... - intervenni dopo qualche istante. Tutti puntarono gli occhi su
di me, in attesa di una spiegazione.
- E se Leah avesse qualcosa a che fare
con la scomparsa di Rosalie ed Emmett? Sono spariti la stessa sera...lei torna,
due settimane dopo che appare Hope...e chiunque l'abbia lasciata sulla nostra
porta è stato abbastanza veloce da sparire prima che aprissimo... - - No, il
branco avrebbe sentito i suoi pensieri se fosse stata lei... - - Quel David...è
un licantropo anche lui, no? Magari è stato lui.. - - In questo modo si
spiegherebbe anche il perchè non sei mai riuscita a vedere Emmett e Rose...se
erano insieme a loro...tu non puoi avere visioni sui licantropi... - prese
parola mio marito, prendendomi per mano. - È vero! Forse è così! - negli occhi
di Esme si accese un lampo di speranza, una luce che non vedevo più da mesi. -
Ma allora perchè continui a non avere visioni su di loro? Adesso, ovunque siano
Rosalie ed Emmett, credo siano parecchio distanti da loro... - osservò Bella. -
Magari ci sono altri licantropi... - ipotizzò Edward. - No, è poco probabile...
- disse Carlisle, cupo. Sapevo che cosa stava pensando. Credeva che i miei
fratelli fossero morti, salvando la loro bambina, dandola in custodia a Leah e
il suo compagno per riportarla qui. Gli misi una mano sulla spalla,
rivolgendogli uno sguardo rassicurante e scuotendo vigorosamente la testa subito
dopo, in un gesto negativo. Per una volta...volevo essere io a rassicurare
lui.
Mio padre sorrise e mi cinse le spalle con un braccio. - Andrò io a
La Push... - sentenziò infine, pochi istanti dopo...
CARLISLE'S POV
Dopo il
discorso di Alice e Jasper pensai davvero che ormai non ci fosse più stato nulla
da fare per i miei due figli.
Ad un tratto percepii una mano sulla mia
spalla. Mi voltai, era Alice. Dal suo sguardo capii che aveva compreso a ciò che
stavo pensando, preferii non guardare Edward perchè lui lo sapeva di certo e se
io stesso avevo certe vacillazioni, non volevo immaginare loro.
La piccola
mano di Alice era ancora sul mio braccio, poi lei scosse la testa, infondendomi
coraggio, quel coraggio che era sempre stato mio ma che aveva tentennato
nell'ultimo periodo.
Io sapevo che avrei dovuto fare di tutto per proteggere
la mia famiglia, quindi lo feci.
Avevo deciso. Sarei
andato io alla riserva, ero certamente il più adatto, soprattutto perchè se
avessi mandato qualcuno con particolari doni, probabilmente Leah sarebbe
fuggita, sentendosi in trappola. Escludendo Edward già a priori, rimanevamo
quindi solo io ed Esme, ma lei era troppo fragile in quel momento.
- Vado
alla riserva, cercherò di parlare con Leah... - - Se i licantropi stessi ci
hanno chiesto di andare il motivo sarà fondato... - disse Bella. - Ci vediamo
più tardi... - ripresi parola. E detto questo, partii alla nostra solita
velocità non umana e fui a La Push in pochi minuti.
Vidi Jared e Paul in
piedi ad attendermi. - Sei venuto tu...? - - Già... - Sei da solo? - - Sì... -
loro si scostarono per lasciarmi passare.
LEAH'S POV
Ero seduta su una scogliera, a La Push, sembrava trascorso così
tanto tempo dall'ultima volta che ero stata lì! Un anno appena,
ma a me parve molto di più.
Non appena ero entrata alla riserva, mi ero vista venire tutti
incontro. In testa mia madre e Seth, che sembrava essere cresciuto
ancor più di prima. Mi avevano abbracciato e poi era cominciata
la carica.
Domande di ogni tipo e di ogni genere, alle quali non avevo
assolutamente accennato ad una risposta. Poco dopo avevo capito che
avevano intenzione di telefonare ai Cullen, credevo che avessero
intuito che io e David, al quale guardavano ancora con sospetto,
avessimo qualcosa a che fare con la scomparsa anche di Emmett e
Rosalie. E ci avevano visto giusto.
A scanso di problemi; nessuno doveva sapere niente riguardo a
ciò che era accaduto durante l'anno, specificai di non far
venire Edward nella maniera più categorica; lui ci avrebbe letto
nel pensiero e sarebbe stata la fine.
Così, avevo preso David per mano e, senza un'altra parola, lo
avevo portato lì, su quella scogliera, dove ci eravamo rintanati
nell'attesa che uno dei Cullen arrivasse a farci il terzo grado.
Avevo ragione, infatti una decina di minuti dopo, vidi comparire Carlisle Cullen.
- Lascia che sia io a parlare... - bisbigliai a David, ma seppure il
dottore fosse ancora piuttosto lontano, ebbi il sospetto che avesse
udito ugualmente.
Entro pochi secondi lui fu al nostro fianco.
- Leah, da quanto tempo... - esordì sedendosi alla mia destra. -
Già... - risposi un po' nervosa. - Tu invece devi essere
David... - disse poi rivolgendosi al mio compagno. Dave annuì e
Carlisle sorrise gentilmente, come suo solito. Dovevo ammettere che lui
era il componente della famiglia Cullen che preferivo di più,
sebbene fosse un succhiasangue. Da quando avevo trascorso tutto quel
tempo a stretto contatto con Rosalie ed Emmett avevo imparato ad
apprezzarli di più...almeno...per quanto riguardava la loro
famiglia; se si prendeva un gruppo di pazzi psicopatici come i Volturi,
certo...l'idea si ribaltava...la voce di Carlisle, però...mi
portò nuovamente alla realtà. - Dove sei stata in tutti
questi mesi, Leah? - notai che era stato diretto, cosa insolita per
lui, di solito arrivava a ciò che voleva girandoci un po'
attorno, probabilmente per non mettere l'interlocutore a disagio, ma
nonostante il tono pacato, captai una nota di frenesia. Voleva sapere
qualcosa riguardo ai suoi figli naturalmente, ma io non potevo parlare.
- Mi dispiace, Carlisle, vorrei poterti aiutare... - non volevo
liquidarlo con quelle misere parole, ma dovetti farlo, dovevo farlo
perchè lo avevo promesso a Rosalie; dovevo farlo perchè
si trattava anche di Hope...
ROSALIE'S POV
Erano trascorsi due giorni da quando mi ero tuffata in mare, avevo
attraversato luoghi sconosciuti, infine, una sera, ero arrivata in una
radura, di certo molto lontana da dove ero partita.
Non so per quale miracolo ciò fosse accaduto, ma mi ritrovai
davanti un elicottero che conoscevo bene, con a bordo tre persone che
conoscevo ancora meglio: Alastair, Peter e Charlotte.
Quasi non riuscii a credere ai miei occhi e quella fu, credo, la prima
volta che dubitai della mia vista nella nuova vita da vampira.
Peter e Charlotte mi furono subito vicini. - Che cosa è successo
ad Emmett? - chiese Peter preoccupato. - Non lo so; i Volturi devono
avergli fatto qualcosa, ma non riesco a capire cos'abbia... - la
preoccupazione per mio marito tornò a galla, repressa fino a
quel momento dall'istinto di sopravvivenza che aveva preso il
sopravvento su tutto il resto.
Ci fu un momento in cui restammo tutti fermi a fissarci. In
quell'istante capii quanto fossi realmente grata a tutti loro per
ciò che avevano fatto per me.
Poco dopo, Peter prese posto come pilota, Charlotte al suo fianco e io dietro con Alastair ed Emmett posato sulle mie gambe.
Stavolta...la meta sarebbe stata Forks.
********************************************************************************
Buonasera a tutti!! ^_^
Avevo detto che speravo di finirla prima di partire, ma parto domani
mattina, quindi mi sarà impossibile terminarla...mi dispiace
dirvi che fino a fine agosto non potrò aggiornare causa assenza
computer, ma cercherò comunque di buttare giù la brutta
copia dei capitoli successivi in word nel frattempo...
Colgo anche l'occasione per augurare a tutti voi delle vacanze ricche
di sorprese e soprattutto...DIVERTITEVI! Che è la cosa
più importante da fare durante l'estate!! =)
Sarò breve perchè devo ancora finire di preparare la valigia ( -.-" ), quindi passo subito ai ringraziamenti...
Morkia94: ciaooooooooo!! Ti ringrazio veramente per i complimenti e
spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento come gli altri!!
^_^
Un bacio!
ila74cullen: ahahah! A quanto pare non c'è stato bisogno di "Chi
l'ha visto" e adesso ho dato spiegazioni per la mia futura assenza,
anche se la cosa mi dispiacerà...ormai è un anno e mezzo
che la tiro avanti sta ff e presto credo che sarà conclusa,
liberandovi della mia presenza ;-P
Ti volevo inoltre ringraziare per il sostegno costante che mi dai! Sei davvero fantastica!
Un abbraccio! =)
Luna Renesmee Lilian Cullen: ti ringrazio per tutto quello che hai
scritto, sono felice che la mia ff continui ad interessarti e spero che
neanche questo chappy ti abbia delusa! =)
Un bacio!!!
Ringrazio poi tutte le altre persone meravigliose che hanno inserito
"Speranza" tra le seguite, preferite e quant'altro, ma anche,
ovviamente, a tutti i lettori silenziosi!
Un abbraccio a tutti e, di nuovo, buone vacanzeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!
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Capitolo 20 *** Di nuovo a casa ***
Capitolo 20-Di nuovo a casa
CAPITOLO 20: DI NUOVO A CASA
ROSALIE’S POV
Non
ci potevo credere; avevamo viaggiato per tre giorni e
finalmente…eccoci. I luoghi che mi si presentavano ora davanti
erano finalmente familiari e soprattutto…sicuri. Peter,
Charlotte ed Alastair erano andati a sistemare l’elicottero,
mentre io stavo portando Emmett verso casa proprio in quel
momento…era strano…casa.
Casa.
Sì,
dopo quasi un anno di assenza…ero finalmente a casa…ma
c’era una brutta situazione che mi dava il tormento…come
se quella storia non fosse ancora finita, e dopotutto sapevo che i
Volturi non mi avrebbero mai permesso di andare via in quel modo; ero
certa che si stessero preparando all’atto finale e io non potevo
far altro che fare altrettanto…o ci avrebbero annientato. Dovevo
tornare a casa immediatamente, dovevo avvertire la mia
famiglia…dovevo capire come poter finalmente aiutare Emmett.
Guarirlo: questo era ciò che mi premeva ancor più di
tutto il resto, e poi…stringere di nuovo Hope tra le mie
braccia. La voglia che avevo di rivederla era frenetica…la mia
bambina, chissà come stava, chissà quanto era cresciuta.
E poi, iniziai a vederla, in lontananza, eccola: la mia casa. E chi era
quel piccolo folletto moro che se ne stava lì? Seduta da sola
sui gradini della veranda c'era la mia piccola Alice, la mia sorellina.
Ciò che provai in quel momento fu inspiegabile, era tutto
troppo grande. Se avessi potuto piangere mi sarebbero spuntate delle
lacrime di gioia. Tenevo mio marito sulle spalle, ma mi sentivo
leggera, anche se sapevo che non sarebbe durata molto perché non
appena avessi riabbracciato la mia famiglia e la mia bambina, la paura
per ciò che stava accadendo ad Emmett mi avrebbe sopraffatta. Ma
in quel momento, in quel preciso momento, volevo solo mettere piede
dentro casa e stringere la mia famiglia. Vidi quel puntino di Alice
ingrandirsi e farsi sempre più riconoscibile; sapevo che si
trattava di lei solo grazie alla mia vista potenziata, altrimenti non
l'avrei neanche notata. E poi, anche lei parve percepire qualcosa
perchè si alzò dai gradini della veranda in modo fulmineo
e si guardò intornò freneticamente, come se stesse
cercando qualcosa. Infine si voltò verso la mia direzione e i
nostri occhi si incontrarono. Vidi diverse espressioni susseguirsi sul
suo volto in rapida successione. Stupore, felicità, sollievo e
altro ancora. E poi la sua voce, che non udivo da ormai più di
un anno, arrivò alle mie orecchie: - Rose! -
ALICE'S POV
Avevo
bisogno di allontanarmi un attimo dalla mia famiglia e di concedermi
qualche momento da sola. Mi sentivo così triste senza Rose, dopo
tutto questo tempo. Aveva un carattere duro in apparenza, ma io la
conoscevo per com'era veramente e lei...be', era semplicemente mia
sorella. Ed Emmett poi; lui era l'anima della casa, sapeva sempre come
farci ridere nei momenti difficili e avrei tanto voluto averlo
lì in quel momento. Sentire la sua voce, sentire le sue battute.
Giocherellai con la catenina che avevo appesa al collo, era uno dei
regali di nozze di Emmett e Rose, di quasi trent'anni prima, una delle
tante cerimonie mie e di Jasper. Lui adesso era dentro a cercare di
sedare il dolore di Esme, che ogni giorno, invece di diminuire pareva
aumentare.
Io sapevo solo che non volevo più vedere la mia famiglia
così, eravamo tutti molto demoralizzati, ma la speranza ancora
c'era.
E, in quel momento, come se qualcuno avesse finalmente ascoltato le mie
preghiere, mi parve di sentire un odore familiare. Mi alzai di scatto
perché quell'odore ero certa che appartenesse a mia sorella. Non
volevo illudermi un'altra volta, ma...stavolta sapevo che quel profumo
apparteneva a lei. Iniziai a guardarmi intorno freneticamente,
finché ad un tratto, in lontananza vidi una chioma di capelli
biondi avvicinarsi sempre di più. Sul mio volto sì
aprì un sorriso incredulo e forse quasi sconvolto. Per un
momento rimasi immobile, poi con uno slancio iniziai a correre verso di
lei. - Rose! -
ESME'S POV
Sapevo che tutti i miei figli e mio marito erano preoccupati per me, ma
non sapere che fine avessero fatto i miei due figli era un dolore forse
ancora peggiore di saperli morti. C'era la costante ansia, era tutto
così opprimente, tutto così insostenibile. Avevo Jasper
sempre intorno, sapevo che usava molto il suo potere con me per cercare
di alleviare, per quanto possibile, il mio dolore. Gli avevo detto
più volte di non preoccuparsi e di passare più tempo con
sua moglie; sapevo che anche Alice era atterrita all'idea di perdere
sua sorella, ma lui continuava a prestare più attenzione a me,
supponevo che fosse stata lei stessa a dirgli di farlo, di tenermi
d'occhio, di aiutarmi. Ma avevo paura di diventare quasi un peso per
loro, perciò da qualche giorno avevo iniziato a fingere che
andasse meglio; solo Edward sapeva la verità, ma lui non diceva
niente, era sempre molto discreto e per questo gli ero molto grata.
Stavo coccolando un po' la piccola Hope quel pomeriggio, ero seduta con
lei nella stanza di Emmett e Rose, nella quale non ero entrata per
mesi, quando Jasper arrivò.
- Ehi... - mi disse lui - Ciao, caro - - Come stai? - sorrisi
debolmente - La bambina allevia il dolore, avere Hope tra le braccia mi
aiuta a sentirli più vicini. Avrei solo biogno di sapere che
sono vivi. È questo il mio desiderio. - lui posò una mano
sulla mia. - Ci hanno mandato Hope, sono certo che arriverà un
altro segnale. - - Grazie Jasper. - mio figlio mi sorrise
debolmente. Sapevo che anche lui soffriva molto per Emmett, erano
sempre stati molto legati. E poi il suo dono in quel momento era quasi
un fardello: lui alleviava il dolore altrui, ma nessuno poteva
occuparsi del suo.
Restammo lì a parlare ancora per un po', Hope ci guardava e in
cuor mio sapevo che capiva. Jasper si era affezionato molto a lei,
giocava spesso insieme alla piccola, le stava facendo un po' da secondo
papà e questa era una cosa molto dolce.
Ad un tratto però, dall'esterno della casa, udimmo la voce di Alice gridare: - Rose! - rimasi pietrificata.
EDWARD'S POV
Io e Bella stavamo andando a casa dei miei genitori dopo aver trascorso
un po' di tempo da noi; di tanto in tanto anch'io avevo bisogno di
staccare da quell'atmosfera opprimente, a volte avevo bisogno di non
sentire tutti i pensieri negativi della mia famiglia e Bella riusciva a
darmi un po' di pace. Lei teneva la nostra Nessie in braccio e io
guardavo distante, la mia mente vagava, avevo un disperato bisogno di
riposo....e di mio fratello. Quel dannato bestione rompiscatole che
sopportavo da quasi settant'anni mi mancava terribilmente.
Presi una mano di mia moglie e prima di arrivare alla villa ci
fermammo, mi sedetti per terra, prendendomi la testa tra le mani. Mi
faceva quasi male, già cominciavo a sentire i pensieri dolorosi
di Esme.
Bella si sedette al mio fianco, posandomi una mano sulla spalla. -
Andrà tutto bene, Edward. Vedrai che le cose si risolveranno....
E, precisamente in quel momento, giunse alle nostre orecchie l'urlo di Alice. - Rose! -
ROSALIE'S POV
Mi ci vollero solo pochi secondi per arrivare da mia sorella e
stringerla forte, dopo aver posato momentaneamente mio marito
sull'erba. Alice era incredula. - Rose! Oh, mio dio...Rose! - erano
queste le uniche parole che riusciva a pronunciare mentre sapevo che,
se avesse potuto, sarebbe scoppiata in lacrime anche lei.
In un momento mi trovai davanti la mia intera famiglia e, fra le
braccia di Jasper, anche la mia Hope. - Mamma! - trillò felice
quando mi vide.
Dopo un attimo Esme era già aggrappata al mio collo, scossa, e
nonostante i tentativi di Carlisle, sembrava che non avesse la minima
intenzione di lasciarmi andare. Mia madre continuava a ripetere il mio
nome, come se fosse l'unica parola in grado di pronunciare.
Dopo qualche altro istante Edward si avvicinò al corpo di Emmett
ancora adagiato sull'erba. - Rose...che cosa gli è capitato? -
io mi voltai, riuscendo a sciogliermi dolcemente dalla stretta di Esme.
- Non lo so, Edward. Speravo che voi poteste aiutarmi a capirlo.
Carlisle lo prese in braccio senza sforzo dopo avermi stretta a sua volta e tutti ci incamminammo all'interno della casa.
Lì, Emmett venne sistemato su un divano e poi, proprio come mi
aspettavo, iniziarono le domande. Così, raccontai loro tutto
ciò che era accaduto fin da quel giorno alla partita da
baseball, quando avevo scoperto di aspettare la mia bambina. Raccontai
loro dell'improvvisa decisione di partire, di chiamare con noi Leah
e....un momento...Leah! Mi ricordai di lei e di David solo in quel
momento, dovevo assolutamente vederli e ringraziarli per essersi presi
cura di mia figlia e per averla portata a casa sana e salva.
Ora avevo di nuovo la mia Hope tra le braccia e sarebbe stato tutto
perfetto se solo avessimo trovato il modo di riportare Emmett alla
normalità.
Dovevamo assolutamente trovare una soluzione.
LEAH'S POV
E
così erano tornati. La notizia si era diffusa alla
velocità della luce anche alla riserva e ora praticamente tutti
si stavano recando nei pressi di casa Cullen per saperne di più.
Io e David ci prendemmo per mano e raggiungemmo a gran velocità
la grande villa abitata dai vampiri, seguiti subito dopo dal resto del
branco.
La famiglia uscì non appena si accorse di noi e quando vidi
Rosalie, lei mi corse incontro, io feci altrettanto e ci abbracciammo.
Tutti erano sconcertati; non si sarebbero mai e poi mai aspettati una
cosa del genere, specialmente tra me e lei. Poi venne il turno di
David, ma qualcosa non quadrava. Mancava Emmett. Rose capì
all'istante i miei pensieri e mi invitò a entrare. Lì
vidi il vampiro sdraiato sul divano, gli occhi chiusi, immobile e
compresi immediatamente che qualcosa non andava. - Rose, che cosa
è successo? - - Da quando l'ho portato via da Volterra
è così. Non so cosa gli abbiano fatto quei maledetti. -
Fu la chiara voce della piccola Hope a sconvolgerci tutti. - Lo sapremo
presto, mamma. Loro sono qui. Stanno arrivando. - - Hope ha
ragione. - confermò poi Alice. - Li ho visti anch'io. I Volturi
saranno qui presto. -.
Un silenzio glaciale calò nella stanza.
***********************************************************************************************
Ed eccoci qui dopo..........mmmm......un anno? Mi sa anche di
più. Potrete mai perdonarmi?! Io non credo e spero solo che
questo capitolo serva un pochino più o meno a riscattarmi, ma
non ci spero neanche molto, lo so che sono imperdonabile. Ma questa fic
andava finita e io questo capitolo l'ho terminato solo adesso, in
questo preciso istante, dopo un blocco grande come il globo.
Beh....spero che il ritrovo della famiglia Cullen sia stato all'altezza
delle vostre aspettative e se così non è, mi dispiace
molto...
Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio a tutti!! :-)
P.s. ho creato un nuovo contatto su Facebook "Clitemnestra Efp" che
utilizzo proprio per parlare con voi, in caso abbiate consigli o
critiche da farmi, se volete io ci sono sempre! Spero mi
lascerete un commento per sapere, dopo tanto tempo, cosa ne pensate di
questa mia follia che ormai a breve, temo vedrà il suo tramonto
con la parola "FINE". Ancora un saluto a tutti e buona serata! (E come
al solito perdonate gli eventuali errori)
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