Rinascita

di ese96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 3 capitolo ***
Capitolo 5: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 6: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 7: *** 6 Capitolo ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** 8 Capitolo ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

(POV Edward)

Si avvicinavano a noi, senza che potessi farci nulla. Non riuscivo a provare niente, solo rabbia.
L’unica volta in cui lei mi era accanto senza ripercussioni, non potevano stare insieme per più che qualche mese. Quanto avrei voluto avere del tempo, per poterla amare e adorare come vorrei, come non mi era mai stato concesso nelle sue tantissime vite. E ogni volta lei moriva, senza che io potessi farci nulla. E ora che qualcosa era cambiato, la morte ci stava venendo incontro, sbeffeggiandosi di noi.
 
NOTE DELL'AUTRICE 
Salve a tutti! Questa è una storia che avevo incominciato a scrivere un sacco di tempo fa e che ho abbandonato.
Ieri me la sono ritrovata davanti... ed eccoci qua! 
Spero vi piaccia! Datemi segni di vita, potrei decidere di pubblicare già stasera! 
Un bacio

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Capitolo 2
*** 1 Capitolo ***


CAP 1

 (POV Bella)

Non so perché io e mia sorella Helena siamo tornate di nuovo a Forks. Helena diceva che avremmo dovuto passare un po’ di tempo con papà, che si era scocciata di Phoenix e della mamma, e che aveva voglia di conoscere ragazzi nuovi. Ma io dico, con tutti i posti che c’erano, proprio nel paese più piovoso d’America dovevamo venire?!? Ma non potevo lasciarla sola, non potevo separarmi dal mio sole. Mia sorella era la mia migliore amica. Siamo gemelle, ci capiamo in un secondo, ma non ci assomigliamo per niente: lei ha i capelli color caramello e gli occhi verdi, io ho i capelli castano rossicci e gli occhi cioccolato; lei è estroversa, socievole, io sono introversa, timida e ho bisogno di molto tempo per legarmi; lei balla divinamente, io sembro un elefante impazzito. Lei suona il piano e la chitarra, io preferisco ascoltarla; lei adora lo shopping sfrenato, io non lo tollero. Abbiamo solo la stessa corporatura, gli stessi genitori, lo stesso tipo di capelli (lisci) le stessa passione per la lettura e la stessa passione per il canto, solo che lei non aveva paura di dimostrarla, io invece si.

"Allora honey, sei pronta??? Dobbiamo rivedere il nostro caro paparino!" esclamò Helena vicino al recupero bagagli.

"si certo, dopo circa due anni. Chissà se è cambiato, o se finalmente si è rifatto una vita" riflettei tra me.

"be’ di certo sarà invecchiato, e spero per lui che si sia rifatta una vita" rispose Helena ridacchiando. Recuperammo i suoi dieci bagagli con un carrello insieme ai miei tre. Come ho detto, è una pazza per lo shopping. In fondo nostro padre se lo poteva permettere, essendo un grande magnate dell’industria. E dire che è stato perfino capo della polizia, poi ha fatto il salto. E che salto!

Forks era la sua città d’origine. Durante una vacanza, i nostri genitori si sono incontrati e innamorati, sposati dopo due mesi, e dopo un anno avevano me e Helena. Che grande fregatura, non abbiamo fatto altro che peggiorare la situazione. Perché papà oltre a perdere mamma ha perso anche noi due. Be’ ogni tanto lo vedevamo ma non era lo stesso di stare sempre con lui. Quando incontrò mamma, era ancora capo della polizia, quando noi avevamo circa sei anni diventò un industriale, ed ebbe notevole successo. Fino ad oggi. Nostro padre non ci ha mai fatto mancare nulla. Ed è da quando avevamo sei anni che mia sorella è una maniaca dello shopping. Certe volte è insopportabile.

"spero solo che non mandi grandi macchinoni, non voglio essere classificata come “ochetta” già da primo minuto" Helena annuì distratta.

 " io invece sono sicura che verrà lui, in fondo sono due anni che non lo vediamo, e ci ha già detto che non vedeva l’ora che arrivassimo" cercava la Lamborghini di papà vicino all’aeroporto. "come volevasi dimostrare, eccolo là" e mi indicò la nostra destra. Nostro padre era lì e ci stava venendo incontro. Okay, è vero, mi era mancato molto, il nuovo marito di mamma non era come lui.

"tesori miei, come state?" ci sorrise dolce. "come è andato il viaggio?"

"bene papà grazie, è stato molto comodo" gli risposi sorridendo.

"vostra madre stava ancora sclerando per la notizia?" ridacchiò tra sé. Le voleva ancora bene e noi lo sapevamo.

"un po’. Ma sa di non poterci fare nulla" Helena alzò un sopracciglio alle mie parole. Sicuramente stava pensando che se non ci fosse stata lei non saremmo a Forks ma ancora a Phoenix. Solo ora mi rendo conto di quanto sia felice di vedere papà.

"Lasciami il carrello, Hel. Ci penso io. La maggior parte sono tutte tue vero?" era rivolto a mia sorella.

"è una domanda retorica?" gli chiese Helena.

"ovviamente"

"allora, visto che la risposta è ovvia, non c’è bisogno che ti risponda" era bello vedere Helena così euforica, non aveva un rapporto di confidenza con mamma, era molto legata a papà.

Andammo verso la macchina, che lui velocemente aprì, e ci sedemmo tutte e due dietro. Non so come papà infilò tutte quelle valigie, ma ci riuscì. Partimmo verso casa nostra.

In macchina non facemmo molta conversazione, ognuno di noi era perso nei propri pensieri. Arrivammo a casa di papà. Cioè nella villaccia di papà. Troppo grande per tre persone, figuriamoci una!

Anche a Phoenix avevamo una casa gigantesca, ma questa è anche più grande. Il maggiordomo ci venne incontro scaricando piano piano i nostri bagagli. Papà ci condusse in un giro turistico della casa e infine, nelle nostre stanze, che già conoscevamo. La mia era sulle tonalità del marrone. Vi era un lettone gigantesco, un divano a tre posti, tutti gli altri accessori, compresa una cabina armadio gigante. Quella di Helena era sulle tonalità del blu ed era molto simile alla mia. I nostri bagagli erano già nelle camere.

"vi lascio riposare un po’. Quando ne avete voglia scendete così ceniamo" ci disse nostro padre, poi scese giù.

"vado a disfare le valigie, ci vediamo dopo" mia sorella annuì e si diresse anche lei nella sua camera.

Tutte le mie cose, libri, quaderni di scuola, romanzi erano stati già portati e aggiustati. Ci misi poco ad aggiustare i miei vestiti, in fondo non ero mica Helena.

Non sapevo che fare. Perciò mi diressi verso la camera di mia sorella.

Il suo letto era completamente pieno di vestiti. Scossi la testa, divertita.

"ehi le mie valigie erano quasi il triplo delle tue. E poi, devo riempire il mio favoloso armadio no?" si scusò.

"certo sister, certo. Vuoi una mano?"

"Si!" mi abbracciò di slancio.

Mentre riordinavamo chiacchieravamo del più e del meno.

"ti manca Phoenix?" le chiesi.

"no, mi piace cambiare posto lo sai. E poi non ho legato molto con nessuno. Spero di fare vere amicizie qui"

"già, sarebbe una bella cosa. A proposito, sai quando cominceremo la scuola?"

"penso la prossima settimana, anche se io non vedo l’ora!!!" annuii distratta.

Finimmo di sistemare tutto e intorno alle 7 scendemmo giù da nostro padre.

"che fame!!!" sempre la solita delicata!

"vi va la pizza?" ci chiese

"si, si ho proprio voglia di pizza" gli risposi tutta contenta, mentre Helena annuiva convinta. Anche lei adorava la pizza.

Mangiammo con calma e buttando battute sul bon-ton e sul modo di mangiare di Helena. Certe volte era proprio buffa!

"ragazze, ho una cosa da dirvi" sembrava imbarazzato. Rivolgemmo tutta la nostra attenzione su di lui.

"domani incomincerete la scuola. La preside dell’Istituto non ha voluto sentire ragioni. Spero prendiate bene questa notizia"

Io e mia sorella ci guardammo, ed Helena sorrise.

"oddio! Che cosa mi metto domani Bella? Devo essere impeccabile il primo giorno di scuola, e dobbiamo essere in tono sai? Ti dico io quello che devi mettere domani!"

Sbuffai, ci mancava solo questa.

Papà rise, contagiando anche noi. Ci abbracciammo.

"i miei tesori. Sono contento che l’avete preso così bene, allora domani vi aspetta il vostro primo giorno di scuola. Andate a dormire su!"

Helena fu la prima ad andarsene.

"buonanotte" e sbadigliò. Uscì dalla stanza. Rientro circa cinque secondi dopo.

"e non ti permettere di vestirti senza di me!" esclamò, poi se ne andò ridendo nella sua camera. Diedi un bacio sulla guancia a mio padre.

"vado anche io. Notte papà. Domani il grande giorno!"

"notte tesoro, dormi bene" salì piano piano in camera mia. Tolsi i jeans e la  maglietta,misi il pigiama e mi coricai tra le soffici coperte.

Chissà cosa succederà domani.

NOTE DELL'AUTRICE

Ciao a tutti! Finalmente vi do qualcosa di più che qualche rigo e vi faccio conoscere meglio l'universo in cui ho ambientato tutto ciò. Come mi faceva notare una ragazza in recensione, il prologo era davvero troppo corto per farsi un'idea della storia. 

Qui iniziate a conoscere Bella ma soprattutto Helena, la sorella. 

Diciamo che considero questo capitolo ancora di apertura e spero che continuiate a seguire la storia per capire cosa avverrà dopo. 

STAY TUNED!

Baci ese96

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Capitolo 3
*** 2 Capitolo ***


2 capitolo

CAP 2

Mi svegliai molto presto, grazie a quella rompiscatole di mia sorella, che aveva preso le sue cuffie, le aveva ficcate nelle mie orecchie e aveva messo il volume al massimo. Avevo fatto un balzo di circa 5 metri dal letto.

<< Helena!!! >> gridai con tutto il fiato che avevo.

<< scusami, ma non ti svegliavi >> e scrollò le spalle << i vestiti e le scarpe sono sulla testiera del letto. Vestiti che intanto mi vesto io. E se tra dieci minuti non sei pronta, sei morta! >> oddio, ma può esistere persona più fastidiosa di lei? Annuì ancora nel mondo dei sogni, ma visto che ci credevo quando mi diceva che sarei morta mi alzai e controllai quello che mi aveva appoggiato sul letto. Dei Jeans chiari, una canotta sul grigio e una giacca a maniche corte blu. Accanto vi era una sciarpa blu. Le scarpe erano delle ballerine blu laccate. Sospirai e mi vestii. Mi avvicinai alla scatola dove avevo i miei gioielli e presi il mio anello con un cuore incastonato e come orecchini le gocce blu. Mi pettinai e scesi giù. Incontrai per le scale Helena, che sbadigliava. Aveva dei Jeans grigi, una maglietta blu con delle maniche a tre terzi e i suoi stivali col tacco azzurri. Tutto era completato con la collana con la sua iniziale. Aveva in mano la giacca bianca e i guanti blu.

<< brava, ci hai messo solo nove minuti >> e sogghignò. << andiamo a fare colazione >>

Papà stava leggendo il giornale, noi ci avvicinammo e li baciammo le guance.

<< ‘giorno papà >> mormorammo.

<< ‘giorno ragazze. Dormito bene? >> ci chiese.

<< letti molto comodi >> rispose Helena. Io annuii, concorde.

<< mmm  muffin al cioccolato!!! >> esclamai addentandone uno.

<< ricordavo che ne eri pazza >> disse papà. Gli sorrisi.

<< allora, pronte per la scuola? >> annuimmo contemporaneamente.

<< preparati ad avere qualche ragazzo a casa papà. Perché sono convinta che Bella farà stragi di cuori oggi >> e mi guardò di sottecchi. Arrossii come un peperone. Helena e papà si crepavano di risate.

<< si, si molto simpatici, davvero troppo simpatici >> bofonchiai. Presi il mio zaino e mi avvicinai alla porta.

Helena ancora rideva per la sua splendida battuta. Sapeva quanto ci mettevo io a legare con una persona. Seppur fossimo adorati da tutti a Phoenix, non eravamo mai state con un ragazzo, forse perché non avevamo trovato quello giusto. Helena credeva molto nell’amore.

Prese le chiavi della sua macchina da cui non si separava mai, e tolse l’allarme.

Ci dirigemmo verso la prima e noiosissima, sotto molti aspetti, lezione di Forks.

La scuola era formata da una serie di edifici giallognoli, recintata, senza neanche un uomo per la sicurezza.

<< guarda Helena, non c’è nessuno che controlla! >> esclamai verso mia sorella.

<< Bells, ricordati che non siamo a Phoenix >> annuii distratta, mentre Helena faceva manovra per parcheggiare. Spense l’auto e prendemmo i nostri zaini, e ci dirigemmo in segreteria per prendere l’orario.

<< Buongiorno. Scusi siamo … >> parlava Helena per tutte e due.

<< … le sorelle Swan, le figlie di Charlie Swan. Io sono la signorina Cope. Ecco a voi il vostro orario e questo è un foglio che dovrete far firmare a tutti i professori delle vostre lezioni. Inoltre, una novità di quest’anno è che potrete scegliere una materia da fare all’ultima ora di ogni giornata. Più o meno il vostro orario è simile, avete solo letteratura separate, con professori diversi. Buona giornata >> e sorrise.

<< grazie >> rispondemmo in coro e uscimmo. Helena guardava il foglio.

<< mmm , come materie complementari c’è musica, biologia, arte, storia europea. Sai che scelta!!! Non c’è neanche moda!!! Cosa scegli? >>

<< penso biologia. Sai che non riesco a cantare in pubblico >> le risposi.

<< io invece prenderò musica, dovrai stare per due ore senza di me >> e sorrise in modo sghembo.

<< mmm, non male >> borbottai. Lei ridacchiò.

Le prime due lezioni furono abbastanza noiose. Tutti ci guardavano, ma nessuno si presentò. Se Helena voleva trovare ragazzi nuovi qua, stava proprio messa bene!!!

Durante la seconda ora qualcuno ci bussò alle spalle. Ci girammo contemporaneamente.

<< ciao, io sono Mike Newton e lei è Jessica Stanley. >> la ragazza ci fece un segno.

<< Bella >> Helena mi indicò << e Helena Swan piacere >>

<< ci chiedevamo se vi andasse di venire a pranzo con noi alla terza ora >>

<< okay >> risposi << dove ci vediamo? >>

<< vicino la porta della mensa cinque minuti dopo il suono della campana >> Jessica aveva proprio la voce stridula, come quelle cheerleader ochette di Phoenix.

Annuimmo e ci voltammo per seguire il professore di matematica, di cui io non capivo un tubo e Helena era un genio. Lei adorava la matematica.

Suonò la campana e io tirai un sospiro di sollievo, ed Helena alzò un sopracciglio.

<< è l’ora della tua prima lezione senza di me. Mi raccomando non fare sfigurare molto gli altri >> e mi fece l’occhiolino, con una linguaccia in mia risposta.

Adoravo la letteratura inglese, in tutte le sue forme e misure.

Il professore mi diede un caloroso benvenuto e tutti mi fissavano. Senza Helena non mi sentivo così sicura, tanto che inciampai sui miei stessi piedi.

<< signorina, si segga accanto a Cullen per oggi, poi si vedrà, se l’altro signor Cullen ci onora della sua presenza >>

<< mi dispiace professore, ma l’altro signor Cullen ha avuto un impegno a casa e non entrerà prima del pranzo >> rispose un ragazzo, mi voltai verso di lui. Uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto: capelli ramati, bocca carnosa, naso dritto e perfetto, fisico perfetto, e due occhi color topazio. Penso di essere rimasta a bocca aperta per un bel po’ mentre mi sedevo al mio pasto.

<< ciao, Robert Cullen, piacere, tu sei Helena Swan? >> mi chiese porgendomi la mano, congelata.

Scossi la testa. << No, sono Bella Swan >> mi sorrise dolce, scrollando le spalle.

"mi dispiace per la signorina Swan, ma come era programmato, oggi ci sarà un questionario di letteratura." oh, oh. Fai che non sia difficile, fai che non sia difficile "cime tempestose, Emily Brönte" sospiro di sollievo. Quel libro lo conosco come le mie tasche "tempo: mezz’ora, poi potrete riposarvi mentre io correggo"

Il mio compagno di banco sospirò e mi disse brontolando: "uffa, non sono io quello a cui piace la letteratura caspita, io preferirei fare matematica" e mi sorrise.

"vuoi una mano?" gli chiesi.

"ehi, anche se non mi piace, la studio comunque". Annuii imbarazzata.

Ci misi venti minuti. Era così facile che rimasi di sasso. Quando il tempo finì, il professore riprese tutti i test, e ci lasciò riposare. Io pensavo ai fatti miei, Cullen ai fatti suoi.

"che hai preso come materia per l’ultima ora?" mi chiese.

"biologia, tu?"

"musica"

"incontrerai mia sorella allora" chissà che cosa combinerà Helena nell’ora di musica.

"non vedo l’ora di conoscerla allora. Anche tu incontrerai mio fratello"

"spero che sia almeno simpatico quanto te" gli dissi.

"non solo quello" e mi sorrise.

"complimenti le insufficienze sono state pochissime ragazzi. Però due ragazzi hanno eccelso: Cullen e Swan. Complimenti Swan, non me lo aspettavo" cosa intende per non me lo aspettavo? Che gli sembravo stupida? Ma tu guarda questo qua … stavo quasi per rispondergli quando aggiunge: " peccato che manchi l’altro Cullen, o sareste stati in tre" proprio in quel momento suonò la campana, e fui costretta a fare tutto di fretta, perché Helena, ne ero convinta, stava per arrivare vicino la mia classe. Mi girai a salutare Robert, ma era già scomparso. Alzai le spalle tra me e me.

Uscii dalla classe e Helena era lì che mi aspettava.

"andiamo?" mi chiese, e io annuii. Ci avviammo verso la mensa.

"allora, come è andata a lezione?" mi chiese.

"oh bene, test su Cime Tempestose, una cavolata. Tu?"

"test su Romeo e Giulietta. L’ha scelto proprio giusto" Helena adorava Romeo e Giulietta, lo conosceva a memoria.

"ho conosciuto un ragazzo" decisi di dirglielo a titolo informativo.

"ecco cosa mi nascondevi, allora com’è? Carino?" curiosa come al solito.

"oh si, molto, ma è più il tuo tipo che il mio"

"mmm, okay okay poi me lo presenti" e sorrise. Lasciai cadere il discorso, eravamo arrivate a mensa.

Mike si sbracciava e mi guardava fissa. Io ero arrossita di brutto.

"ehm, honey, quello è il tuo tipo invece?" mi chiese. La guardai storta.

"sai quanto odio le persone che mi fissano, perché mi fanno arrossire. E poi, no non è il mio tipo." Non so se avessi un mio tipo. Forse vorrei qualcuno simile ai miei eroi preferiti… Qualcuno che fosse uscito da un romanzo! Risi tra me e me e iniziai a camminare più velocemente.

Prendemmo il nostro pranzo e ci dirigemmo verso il tavolo di Mike e Jessica.

"ma ciao!!! Ce l’avete fatta finalmente! " disse Jessica con la sua voce da ochetta. Ci presentò gli altri al tavolo: Angela, Ben, Tyler, Laurent e altri nomi che non ricordo. Stringemmo la mano a tutti e poi ci sedemmo.

"allora come è andato il corso di letteratura? "

"bene bene, test di verifica" borbottò Helena.

"letteratura è così, quando decide fa. Spero solo che non sia stata molto difficile per voi."

"non ti preoccupare, era davvero molto facile" odiavo questa cortesia così falsa.

"stanno arrivando!!!" cinguettò l’altra amica della oca, Laurent, ridendo frivola.

"chi?" chiese Helena.

"i ragazzi più popolari della scuola!" starnazzò Jessica. Helena aveva la faccia schifata, odiava i ragazzi snob. Quando era stata lei a capo delle cheers, era stato il miglior triennio di tutta la vita della scuola. Nessuno snobbava nessuno, e Helena non si comportava da reginetta. Ecco, io odio le reginette.

"non mi sento molto bene Helena, mi accompagni in bagno per favore?" volevo risparmiagliela questa. Helena colse al volo.

"certo sist, andiamo" si alzò in un secondo e si voltò verso gli altri "ci si vede ragazzi" e uscimmo via prima che quegli snob arrivassero.

NOTE DELL'AUTRICE:
Primo giorno di scuola! Be', non volevo fosse molto prevedibile, e così ho deciso di non far incontrare Bella ed Edward... Ancora per poco LOL
Ho inserito anche un nuovo personaggio, Robert Cullen. La domanda sorge spontanea: da dove spunta questo?!? Pazienza, lo saprete presto!
Chissà chissà cosa succederà nel prossimo capitolo!
Grazie mille a chi sta seguendo la mia storia, o anche solo chi sta leggendo. Sarei davvero felice di conoscere le vostre opinioni, anche negative, riguardo la storia.
Alla prossima!
Un bacio
ese96

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Capitolo 4
*** 3 capitolo ***


3 capitolo

CAP 3

"grazie honey, sai come li odio gli snob" come volevasi dimostrare.

"tanto la pausa era quasi finita quindi … abbiamo lezione insieme giusto?" lei annuì e prese un foglio dal suo zaino.

"Storia americana ora … e subito dopo ed. fisica" sbuffai. Lei rise.  "preoccupiamoci di storia americana ora" e iniziò a camminare.

Helena aveva un grande senso dell’orientamento, non si perdeva mai. Al contrario di me. Ancora non capivo come facessimo a essere sorelle.

"eccoci" sussurrò

Entrammo in classe c'erano pochissime persone. Guardai fra quelle. Non notavo nessuno somigliante a Robert. Lo ammetto, mi aveva incuriosita con i commenti su suo fratello.

Ci sedemmo a un tavolo e aspettammo che l’aula si riempisse, mentre parlavamo del più e del meno. Storia americana mi ha sempre infastidito, e oggi più degli altri giorni. Fortuna che il prof non ci interrogò.

Suonò la campana e io lasciai andare un rumoroso sbuffo. Educazione fisica, la mia maledizione. Mi trascinai lentamente negli spogliatoi e poi nella palestra. Ne uscii indenne e come al solito Helena fece la sua bellissima figura: era agilissima e aveva vinto 4 partite su 5, e la quinta non era stata conclusa. A guardarla mi scoraggiavo.

"è arrivata la fine" sussultai, e guardai quella pazza di mia sorella, confusa.

"si dai, è l’ultima ora e poi ritorniamo a casina nostra non sei contenta?"

"eccome!" e sorrisi. "solo che l’ultima ora saremmo separate … peccato, mi sarebbe piaciuto sentirti cantare e vedere le facce delle ochette" e risi.

"ti racconto tutto a casa, ora vado, che devo andare dall’altra ala" un sorriso luminoso e sparì.

Sospirai e andai verso l’aula di biologia. Non c’era nessuno nel corridoio. Forse ero in ritardo. Iniziai a camminare più velocemente.

"signorina Swan, grazie per la sua presenza" abbassai il capo, lo sapevo che ero in ritardo. Arrossii.

"si sieda accanto a Cullen" e mi indicò il posto, accanto a quello che doveva essere il fratello di Robert Cullen. A capo chino mi sedetti.

"ciao, io sono Edward Cullen" era una delle voci più melodiose che io avessi mai ascoltato. Con cinque parole mi aveva riempito il cuore. Feci un respiro profondo e alzai lo sguardo.

Era identico al fratello, solo alcuni particolari del viso erano diversi, e forse una tonalità di capelli. Aveva i capelli ramati e ribelli, gli occhi ambra, il volto perfetto. Era bellissimo, forse più del fratello. Ma la cosa sorprendente e che mi guardava con occhi sgranati, come se non si aspettasse di vedermi lì, come se mi conoscesse da una vita.

Si riprese, mi sorrise e mi accorsi che lo stavo guardando come una scema.

"Isabella Swan" gli porsi una mano "puoi chiamarmi Bella se ti va"

"è davvero un onore conoscerti Bella" non mi porse la mano, quindi piano piano abbassai la mia, imbarazzata "come mai qui a biologia? Sei portata?"

"non più di tanto, più o meno come le altre materie. È l’unica che mi entusiasmasse un po’, senza dover fare figuracce. Tu invece?" chiesi curiosa.

"perché non c’era nulla di meno compromettente" e sorrise.

La voce del professore ci ridestò dalle nostre chiacchiere.

"bene ragazzi, ora lavoreremo sulle fasi della mitosi. Dovete prendere i campioni, esaminarli al microscopio e scrivere sulla carta quale fase è. Poi verrò a controllare. Bene iniziate!"

"vuoi incominciare tu?" mi chiese.

"no incomincia tu non ti preoccupare" e sorrisi timida.

Lui si avvicinò al microscopio ed esaminò attentamente ma in pochissimi secondi il contenuto del vetrino. Poi scrisse sul foglio e mi passò il microscopio.

Guardai anche io dentro il microscopio. Era facile, gli passai il microscopio e inserii “anafase” nella tabella. Non mi ero accorta di aver lasciato lì il vetrino, ma lui stava controllando e annuiva impercettibilmente. Non si fidava di me? Chissà perché questo pensiero mi diede fastidio …

Finimmo molto prima degli altri e guardavamo l’uno la parte opposta dell’altro. Il professore finalmente ci vide e si avvicinò a noi.

"problemi Cullen?" chissà perché sembrava scettico.

"assolutamente no signore. La mia collega è stata molto veloce e ha fatto un lavoro eccellente" e mi sorrise. Diventai rossa come un peperone.

Il prof borbottò qualcosa.

"potete andare ragazzi, complimenti" e così io ed Edward uscimmo, contemporaneamente.

Avevo una stranissima voglia di vedere che combinava quella pazza di Helena.

"io andrei … vado ad aspettare mia sorella vicino all’aula di musica" mi scusai con lui, mentre lui fissava il soffitto con quegli occhi ambra.

"Anche io devo andare lì" e cominciò a camminare verso l’altra ala, seguito da me.

"Allora siete solo voi due da quanto ho capito, giusto?" Mi chiese, mentre io guardavo il soffitto.

"si, solo io ed Helena. Voi invece? Siete solo tu e Robert?"

"come fai a sapere il nome di mio fratello?" era molto stupito.

"l’ho incontrato ad una lezione, e poi ho collegato i cognomi" e fu silenzio. Ci mise un po’ a rispondere

"no, non siamo solo noi. Siamo in parecchi. Siamo sei fratelli. Tutti adottati da Carlisle ed Esme. Io, Rob, Alice, Jasper, Emmett e Rosalie; Alice ha la nostra stessa età, gli altri sono più grandi di un anno. Io e Rob siamo fratelli gemelli."

"wow!!!" esclamai. "sembra una storia surreale" eravamo giunti all’aula di musica. Era l’unica aula ad essere dotata di vetri. Doveva probabilmente essere fatto per farli sbloccare e per abituarli già da ora al pubblico. Davvero perfetto in questo momento.

Helena scriveva sul banco. Sembrava completamente assorta nei capelli del ragazzo accanto a lei, Robert. Alzò lo sguardo solo quando si vide una figura possente accanto.

"è quella tua sorella?" mi chiese Edward, indicandola con il dito. Annuii.

"non vi assomigliate per niente" affermò lui.

"non infierire" borbottai.

"non ho detto che è una cosa brutta" e sorrise. Mi aveva fatto un complimento. Sorrisi anch’io.

Mia sorella stava rispondendo tranquilla al professore quando un tratto alzò la testa e il professore sbraitò qualcosa. Robert accorse per difenderla e così mandò tutti e due sopra al palco, a cantare e suonare.

"Robert non ha spirito di conservazione" e scosse la testa.

"me ne sono resa conto" risposi.

Mia sorella si avvicinò al microfono, con la sua solita faccia da schiaffi. Robert prende posto al piano, con una naturalezza che solo un pianista poteva avere. E diede l’accordo a mia sorella.

Era ‘Your Song’ di Elton John, una delle canzoni preferite di mia sorella e che lei cantava divinamente, ovvio.

"Wow! Ha una tonalità eccezionale!" esclamò Edward.

"si, non è male" Sorrisi. Era il mio orgoglio. "Sono convinta che grazie alla sua voce possa farmi fare qualunque cosa"

"Sembri molto legata a lei". Annuii.

Il professore aveva un colorito tra il rosso gamberone e il rosso scarlatto. Non se lo aspettava, probabilmente. La fine della canzone coincise con la fine della lezione. Il professore si voltò verso di loro un secondo e uscì dalla stanza. Helena aspettò che Robert prendesse le sue cose e rideva insieme a lui. Sembravano amici da sempre.

Mossi la mano per farmi notare da lei, e lei si portò dietro Robert.

"ciao Bella!" salutò Robert.

"ciao Robert!" sussurrai.

"ah bene vi conoscete allora faccio a meno di presentarvi. Con lui mi presento sola" e mi guardò. "Helena Swan" e gli porse la mano, che lui strinse.

"Helena lui è Edward, mio fratello" disse Rob e mia sorella sorrise.

"Bells mi hai sentito mi hai sentito?!? E hai visto la faccia del prof? Impagabile!"

"ho sentito Helena, come al solito hai steso tutti!" e mi diede il batti cinque.

"non c’è niente da fare sono fantastica!" e rise. Sembrava diversa, più euforica del solito.

" è stato un piacere conoscervi. Noi andiamo a casa, buon fine giornata!"

"Anche a voi!" risposero all’unisono.

Non pensavo di incontrare due ragazzi così belli, intelligenti e affascinanti già il primo giorno. Edward mi aveva colpito. Aveva qualcosa che non avevo mai visto.

"Ma lo hai visto Bella? Quanto è carino!" Occhi sognanti. La situazione si mette male.

"Chi?" speravo non parlasse di Edward. Sapevo benissimo chi avrebbe scelto tra me e lei.

"Come chi?!? Robert! Sto per creare la cascata del Niagara!"

Risi come non mai. Intanto eravamo fuori, ed entravamo nella nostra auto.

Loro entravano con altre quattro persone in un enorme macchinone che doveva avere minimo otto posti e si voltarono a guardarci ed a salutarci. Noi ricambiammo.

Helena era già dentro la macchina. Era pensierosa, guardava fisso di fronte a sè, come  per concentrarsi per guardare in un punto lontano.

"Hel? Tutto okay?" ogni tanto succedeva. Helena si perdeva nel suo mondo che la faceva quasi piangere e tutt’un tratto si risvegliava, più luminosa del sole d’estate.

"Si, non ti preoccupare". Arrivammo a casa, ed Helena disse di non aver fame e si coricò alle 4 e mezzo del pomeriggio. Non era da lei. Helena era l’ultima a coricarsi e la prima a svegliarsi. C’era qualcosa che non andava. Qualcosa che non riuscivo a comprendere. 

NOTE DELL'AUTRICE

Buonasera! Sto postando molto velocemente, come vedete, perchè sto solo revisionando questi capitoli, li aggiusto meglio e li pubblico, quindi cerco di postarne uno al giorno! 

Che dire, un primo giorno di scuola coi fiocchi! Bella ed Edward si conoscono e lei è mooooolto affascinata da lui... 

Grazie mille a tutti quelli che leggono e seguono la storia. Lo ripeterò fino allo sfinimento: fatemi sapere che ne pensate, mi farebbe molto piacere!

Il prossimo capitolo sarà un POV Edward, quindi vedremo i Cullen al completo! 

STAY TUNED! 

ese96

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Capitolo 5
*** 4 Capitolo ***


4 Capitolo

CAPITOLO 4

Pov Edward

Non era possibile. Non poteva essere lei. Quel sorriso, quegli occhi … Nelle altre vite erano sempre gli stessi, come se qualcuno mi volesse dare un segno di riconoscimento. Vederla lì, in quella stanza, accanto a me, era stato un colpo al cuore. Averla davanti agli occhi mi ricordava le altre sue vite, ragazze come Katherine, Maria, Sarah. Ragazze che per colpa mia avevano visto la loro vita spezzarsi. I periodi con ognuna di loro erano stati luminosi, così luminosi che ho dovuto eliminarli completamente per non accecarmi, per non morire di un dolore così intenso da togliere completamente il respiro.

Alice non la riconosceva, non avendola mai conosciuta non poteva prevedere niente di lei e io rimanevo spiazzato ogni prima volta.

Robert mi vedeva pensieroso. Il rapporto che mi legava a lui era così forte che non avevamo bisogno di parole per capirci. Sapeva, aveva capito, come anche Alice.

<< Cosa farai ora? >> mi chiese lui, attirando gli sguardi di tutti. Non aveva parlato con la mente perché voleva che tutti ci sentissero. Questa cosa non poteva rimanere un mistero.

Sospirai. << non ne ho idea >>

<< non riuscirai a starle lontano, lo sai bene anche tu >> mi rimproverò.

<< C’è qualcosa di diverso questa volta Ed. E’ come se qualcuno la proteggesse. E poi in nessuna delle altre vite aveva avuto sorelle. >> si intromise Alice.

<< è vero Ed… e poi non si assomigliano per niente! Helena ha quel non so che … >> di bellissimo, sensazionale, unico.

<< E’ tornata? >> chiese Emm. In altri momenti avrebbe sicuramente fatto delle battute su Rob, questa volta se le risparmiò.

Alice annuì.

<< Chi è questa volta? >>

<< Bella Swan, la figlia dell’imprenditore. >>

Ci furono tante pause. Troppe pause. Robert era immerso nel mondo dei sogni. Alice rivoleva la sua amica. Io ero troppo stanco di fuggire. L’ultima, Sarah, mi aveva visto solo di sfuggita, una volta. È morta sul colpo per strada. Aveva quindici anni.

Dovevo vederla ancora, per capire cosa c’era di diverso. O forse questa era solo una scusa per rivederla ancora.

Intanto eravamo a casa.

<< riunione di famiglia! >> gridò Alice per farsi sentire anche da Carlisle ed Esme, anche se non ce n’era affatto bisogno.

Incominciammo a camminare verso la sala da pranzo, verso il tavolo rotondo. Ci sedemmo in cerchio.

<< è tornata >> esordì Alice, facendo calare un silenzio tombale. Ma nella mente era un’altra cosa. Pensieri su pensieri.<<  ma il problema di fondo è un altro. C’è qualcosa di diverso. Ha una sorella e sembra molto diversa dalle altre volte. Ed ci ha perfino parlato ma non è successo nulla. >>

<< è strano Alice, ma non posso capire nulla se non so niente altro. >> Vedevo la profonda preoccupazione di Carlisle.

<< tutto quello che so Carlisle è che è la figlia di Charlie Swan, Bella, che ha sedici anni e che è sicuramente lei. Ha le stesse caratteristiche di tutte le volte. >> quegli occhi … parlarne era un colpo all’anima. Se ce l’avessi, un’anima.

<< Io propongo di aspettare, per capire di più e per esserne davvero certi >>

<< Ma Carlisle… >>

<< Alice, so quanto le vuoi bene, ma è la cosa migliore. Dobbiamo essere scrupolosi, ne va di mezzo una vita >> sentivo la sua paura, come se fosse mia.

<< e se fosse davvero lei? >>

<< Abbiamo promesso di proteggerla, sempre e da qualunque entità volesse fargli del male >> ci ricordò Carlisle. Era stata la sua prima madre a farmelo promettere migliaia di anni fa, dicendo che lei era troppo speciale per rimanere sola. Non capii la verità di quelle parole fino a quando morì tra le mie braccia.

Vederla morire la prima volta mi aveva distrutto. Lei era la mia luce e da solo brancolavo nel buio. Isa… pensavo di averla persa per sempre. Poi un giorno, decadi dopo, l’ho incontrata, in un mercato ad Alessandria, vicino a dove mi nascondevo. Avevo perso la mia guida e mi cibavo di umani. Cattivi, ma pur sempre uomini. Era una delle ancelle di Cleopatra. Vederla mi aveva scioccato e se avessi potuto piangere lo avrei fatto. In quel momento ho capito che sua madre mi aveva nascosto qualcosa, qualcosa di veramente importante. Lo osservata da lontano per anni, un giorno presi coraggio e mi avvicinai. Riuscii solo a sfiorarle la mano prima che lei cadesse paralizzata al suolo. Il mio io era devastato da tutte quelle morti, fino a quando ho incontrato Carlisle, almeno mille anni dopo, che è stata la mia guida, il padre di cui avevo bisogno.

<< ma che tipo di entità? Che cosa ci può essere di più pericoloso di noi?>> erano domande che mi accompagnavano dalla sua prima morte. Ho sempre creduto che si riferisse a me. Ma l’ultima vita mi aveva fatto cambiare idea.

<< Fa parte del soprannaturale come noi, magari potrebbe riferirsi ai Volturi >> ipotizzò Robert, mio “fratello”. Mi faceva ridere pensare a lui così. Certo il sangue ci univa, ma lui era solo un mio lontano discendente, molto più giovane di me. Il destino gli ha fatto incontrare i Cullen e lui si è unito a noi senza indugi, forte del legame che io creavo con la sua vecchia famiglia.

<< Non credo, perché mai i Volturi dovrebbero farle del male? >> Chiese Esme.

<< Perché è unica. Minaccia il loro potere. >> era Rosalie che parlava. Capimmo tutti la verità di quelle parole.

<< Non credo Rosalie. Bella ha sempre mantenuto l’anonimato, sono quasi certa che non sanno della sua esistenza e poi nessuno di noi li ha incontrati dalla sua prima vita >> rispose Esme. Edward non resisterà di nuovo. Sono tanto in pena per te, lo sai vero? Le annuii. Il dolore al petto mi uccideva, sebbene non avessi un cuore che batteva, sembrava che la mia vita stesse finendo un’altra volta.

Avevo paura. Paura che tutto finisse come le altre volte.

<< Sono d’accordo con Carlisle. >> era Jasper che parlava. << dobbiamo aspettare.>>

<< Ragazzi, mi fido di voi. Cercherò di conoscerla meglio. Alice… >> acconsentivo. Conoscerla significava affezionarmi, affezionarmi significa morire un’altra volta quando lei mi avrebbe abbandonato. Lei annuii. L’avrebbe controllata ogni istante.

<< descrivetemi questa sorella >> chiese Carlisle.

<< è una forza della natura. Liscia, occhi verdi, capelli color caramello, alta e slanciata. >> ed è dolce, bellissima, solare, orgogliosa e testarda. Robert si stava innamorando di Helena. Quando ti innamori, è per sempre. Soprattutto per la nostra natura.

C’è qualcuno che si è innamorato qui! Alice lo guardava di traverso.

Jasper sorrideva sornione.

Si è innamorato! Che cosa spettacolare. I pensieri di Carlisle ed Esme erano in linea.

Siiiiiii qualcun altro da prendere in giro! Il solito Emmett.

Ed io, che ne pensavo? Speravo solo che lui non soffrisse come avevo sofferto io.

<< okay, allora la riunione è rimandata a quando si saprà di più su Bella. >> prima che sia troppo tardi, spero. Tutti ci alzammo all’unisono.

Carlisle era il nostro capoclan, ma più che un capoclan era un padre, una guida, un esempio da imitare. Carlisle è ciò che c’è di buono e bello in questo mondo. Non è possibile credere che lui non abbia ne un’anima e ne qualcuno che lo aspetta lassù. Senza di lui io, Robert, Esme, Rosalie, Emmett, non saremmo qui. Io brancolerei nel buio totale.

Tornammo a fare ciò che era per noi solito fare. Alice si mise al computer a disegnare un modello di abito. Ormai era così stanca dei vestiti creati da altri, seppur bellissimi, da creare lei stessa i suoi. A tempo perso …

Jasper e Emmett guardavano una partita di rugby e si divertivano un mondo ad insultare la lentezza dei giocatori che poi venivano placcati e magari si spaccavano qualcosa.

Carlisle aveva la testa in un grosso libro, probabilmente di medicina e probabilmente l’ennesimo libro di oggi.

Esme dipingeva un bellissimo paesaggio, caldo e soleggiato. Il tipo di paesaggio che potevamo vedere dal vivo solo sull’isola Esme.

Robert andò a fare un giro fuori, tanto per passare il tempo.

Rosalie, be’ era Rosalie. Andò a sistemare la sua gigantesca cabina-armadio nella stanza sua e di Emmett. Come se non fosse già immacolata.

E io? Io mi misi al piano a suonare. Suonai la canzone dedicata a Esme e la ninna nanna che avevo scritto per Bella, vite fa.

Passarono ore, credo. Erano quasi le due di notte. Nulla era cambiato in casa. Ma fuori, qualcosa era diverso. Si avvicinava una presenza. Un odore che non conoscevo. E se fossero i Volturi?

E fu lì che apparì, di fronte a noi.

<< Carlisle, ti prego! Devi aiutarmi! >> 

 

NOTE DELL'AUTRICE

ecco a voi il POV Edward. Quelli in corsivo sono i pensieri di chi gli è intorno. Si spiega qualcosa in più della storia con Bella, che dura da un bel po'!

Ma chi è che minaccia Bella e soprattutto chi è la persona che è apparsa magicamente a fine capitolo?

Fatemi sapere tutte le vostre ipotesi, chissà se non ve le confermi... 

Un bacione 

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Capitolo 6
*** 5 Capitolo ***


5 capitolo

CAPITOLO 5

POV Bella

Mi svegliai alla buon’ora. Quando Helena è triste non ha senso fare le ore piccole, non c’è divertimento. Alzandomi dal letto, non trovavo niente di diverso. Helena aveva sistemato già i miei vestiti, come al solito, come tutti i giorni, oggi tutto sul marrone. Uscita dalla mia camera, ho trovato mia sorella ad aspettarmi col sorriso sulle labbra.

<< Buongiorno Bellina! >> Mi sorrise splendente. Ecco, la solita Helena. Le era passato tutto.

<< Meglio di ieri? >> le chiesi.

<< Peggio di domani! >> e rise cristallina, scendendo dalle scale. Forse mi immaginai solamente quel senso di colpa velato negli occhi.

Una colazione veloce, e via in macchina.

<< Ti sei svegliata troppo tardi. Oggi ho fatto una delle mie spettacolari esibizioni, e te la sei persa! >> e mi fece la linguaccia.

<< Che canzone? Le so tutte a memoria! >>

<< Jar of heart. Stupenda! >> e le si fecero gli occhi a cuoricino.

Arrivati a scuola, tutto passò velocemente, fino al pranzo. Incontrai Robert ed Edward a letteratura e mi limitai solo a fissarli dall’altro capo della stanza. Erano così distaccati e freddi, ma mi attiravano irrimediabilmente.

Helena non fece che parlare parlare parlare. Non voleva dirmi cosa pensava. 

La giornata passò. Edward non mi rivolse la parola. Forse era davvero lo snob che tutti quanti credevano fosse. Non avrei mai immaginato che i ragazzi di cui parlava Jessica il primo giorno fossero i Cullen! Sembrava così carino il primo giorno, per niente snob.

Ricongiunta ad Helena, ci avviammo verso l’uscita. Il nostro rapporto sembrava proprio freddo. Guardavamo da parti opposte quando un uragano ci travolse.

<< Ciao! >> una folletta più bassa di me ci bloccò la strada, insieme ad un ragazzo biondo dall’aria cupa. Li avevo visti insieme a Robert ed Edward vicino la macchina.

<< Saresti? >> chiesi. Helena era stranamente zitta.

<< Oh, scusami! Sono Alice, Alice Cullen. La sorella di Robert ed Edward. Lui è Jasper, il mio ragazzo. Mi siete così simpatiche che mi sembra di conoscervi da una vita e sapere tutto di voi! >> ma è un vulcano! Helena voltò lo sguardo dalla parte opposta. << avete conosciuto i miei fratelli giusto? Io sono della vostra stessa età mentre Jasper è un anno più grande. Peccato non avere corsi insieme! >> Helena sorrise. Io continuavo a pensare che era pazza.

<< è stato un piacere conoscerti Alice, ora dobbiamo proprio andare. >> si intromise Helena << Anche i tuoi fratelli sono stanchi di aspettarti. È stato un vero piacere e ci piacerebbe molto fare meglio la tua conoscenza >> Helena mi guardò, io annuii. Quella folletta ispirava energia da tutti i pori, un vero vulcano. << Magari ci sentiamo. >> proposi. Alice sorrise raggiante. Sono quasi certa che ci siamo fatte un’amica.

<< è stato un piacere ragazze! >> e scappò via. Helena scossa la testa.

<< sembra un po’ pazza >> disse.

<< hai ragione! >>

<< ah, naturalmente dovete venire a casa mia questo pomeriggio! Così ci conosciamo meglio! Vi aspetto alle sei >> gridò Alice mentre stava per salire nella sua automobile.

<< benissimo >> Helena non mi sembrava tanto contenta. Io ero felice, avrei rivisto Edward e Alice sembrava così simpatica! C’era qualcosa che mi attirava in quella famiglia, forse gli occhi, così strani e tutti incredibilmente dorati, o forse la loro pelle, pallida come la neve.

Entrammo nell’auto. Dentro si stava molto meglio che fuori, dove mancavano solo i pinguini a completare la scena del polo Nord. Quanto mi manca la Florida.

<< mi sono informata >> disse tutt’un tratto Helena, mentre io ero persa nel verde di Forks.

<< di cosa? >>

<< sui Cullen >> e chiuse lì il discorso. Volevo sapere, ma ad Helena le parole vanno tolte di bocca una per una!

<< Be’? >>

<< Non sono proprio… una famiglia, ma è come se lo fossero. Sono otto componenti: il dottor Cullen, che lavora all’ospedale a Forks, è sposato con la signora Cullen, che molto probabilmente avrà avuto problemi e non potendo avere figli ne hanno adottati sei: all’inizio volevano solo un figlio, ma quando hanno visto la coppia di gemellini con le facce coccolose, Robert ed Edward, non hanno saputo resistere ad averli con loro; poi hanno trovato la piccola Alice abbandonata in un orfanotrofio e l’altro fratello in un vicolo buio solo al freddo. Il fidanzato di Alice e la sorella di questo sono nipoti della signora Cullen, sono diventati orfani piccolissimi e lei li ha adottati come se fossero stati figli suoi. >>

<< che cosa dolce! >> devono essere un bel peso sei figli adolescenti!

<< si,è vero! Inoltre non sono neanche molto vecchi, anzi penso abbiano meno di trentacinque anni. Ah, poi la sorella di Jasper sta con il fratello nerboruto, quello che sembra un sollevatore di pesi professionista. >>

<< si l’ho notato! Interessante come famiglia. >>

<< mi sa che oggi ci tocca andare >>

<< ma dove hai preso tutte queste informazioni? >> le chiesi. Non si era mai interessata al gossip.

<< Forks è come il senso di colpa. Basta che fai una domanda innocua e risale tutto in superficie. >>

<< filosofica. >> mi complimentai.

<< un modo come un altro per dire che è un paese di pettegoli. Jessica Stanley poi ne è il capo >> e incominciammo aridere.

Squillò il cellulare, era impossibile, l’unico che ci poteva chiamare era nostro padre. Nessun altro aveva quel numero. Le note di “Pocketful of sunshine risuonarono nell’abitacolo.

<< Pronto? >> rispose Helena mettendo il vivavoce.

<< Ciao Helena sono Alice! >> io e Helena ci guardammo con delle facce scioccate.

<< Come fai ad avere il mio numero? >> contemporaneamente le venne l’idea.

<< Robert! >> esclamarono all’unisono. << gliel’ho dato dopo la prima lezione di musica >> mi sussurrò.

<< c’è un problema. Sei con tua sorella? Hai il vivavoce? >> chiese a raffica.

<< Continua a parlare. >>

<< Casa occupata. Mio padre ha dei colleghi ospiti nel pomeriggio. >>

<< oh, ma non ti preoccupare … >> incominciai.

<< e se ci vedessimo a casa nostra? >> mi chiese Helena.

<< Mi farebbe molto piacere vedere la vostra casa! >>

<< Allora è deciso! Ci vediamo a casa nostra! >> approvavo in pieno la scelta di Helena.

<< a dopo allora! Baciiiiiiiiii >> chiuse mentre concludeva la parola.

E arrivò a casa nostra. Accompagnata da Jasper e da Robert ed Edward. Io e Helena non ce lo aspettavamo, eravamo convinte che venisse sola, eravamo struccate e in pigiama. Una cosa orribile!

<< Ragazze! Ci sono i Cullen che vi aspettano giù! >> Tutte e due notammo il plurale e iniziammo a vestirci decentemente come delle forsennate. Probabilmente vista dall’esterno la scena era comica, per noi era una tragedia. Alla fine ce ne uscimmo dopo cinque minuti con un paio di jeans e una felpa a testa.

<< Salve a tutti, scusate l’attesa. Venite vi mostriamo la casa! >> e sorrise.

<< Che bello! Questa casa è stupenda, davvero meravigliosa! >>

<< Venite, vi facciamo strada >> dissi. Iniziai a mostrare tutta la casa, esclusa la stanza da letto di nostro padre. Lui ci aveva insegnato che la camera da letto del padrone di casa non si mostra mai.

Alice sembrava molto impressionata dalla casa. Edward era rimasto impressionato dal pianoforte bianco di mia sorella in mezzo al salotto.

<< è tuo? >> Ero sorpresa dalla sua domanda, pensavo che si capisse subito di chi era.

<< no è mio! >> esclamò Helena, togliendomi dagli impicci.

<< mi piacerebbe sentirti suonare qualcosa! >> a Robert gli si illuminarono gli occhi.

<< okay >> disse a bassa voce Helena. Si sedette al piano e incominciò a suonare.

Tutti erano a bocca aperta, tranne me. Robert fissava Helena che ondeggiava a ritmo di musica. Bravissima come al solito, e la canzone era davvero stupenda come tutte quelle che suonava.

Finita la canzone, alzò quei suoi occhioni verdi e caldi verso il pubblico che la guardava entusiasta. Arrossii.

<< Bravissima tesoro! >> papà era appoggiato alla porta. Helena sorrise. Sillabò un grazie.

<< è la prima volta che suoni davanti a qualcuno che non è della famiglia >> l’illuminazione era venuta così, senza pensarci. Non aveva avuto modo di frenarla. Helena annuii.

<< dovresti farlo più spesso >> Edward sorrise.

<< sta parlando il grande maestro! >> borbottò Alice.

<< anche tu suoni? >> chiese Helena.

Edward annuii. << anche Robert suonicchia. >> disse indicando il fratello.

<< adesso devi far sentire qualcosa fratello! >> esclamò Alice. Helena concedette il suo posto ad Edward, lui si sedette e incominciò a suonare. La velocità delle sue dita era impressionante. Una cosa da paura. Sembrava anche più bravo di Helena! Quando finii si guardò intorno, e le sue iridi dorate si posarono su di me, per un lasso di tempo che mi sembrò infinito.

<< Non vale suonare Prokof'ev>> disse Helena e lui sorrise in modo sghembo, complimentandosi con lo sguardo.

<< mi piacerebbe vedere il giardino! >> disse Jazz, risvegliandomi dalle mie fantasticherie. Caspita! Era la prima volta che lo sentivo parlare. Aveva una voce … rilassante. Infondeva serenità.

Mi voltai e gli sorrisi. << Certo! Andiamo, è davvero molto bello! Peccato che il tempo non permetta di osservare tutte le varie sfumature dei fiori! >> esclamai.

Uscimmo da casa. Io camminavo avanti. Edward mi era accanto e mi osservava in contemplazione. Dopo un po’ mi resi conto che non c’era più nessuno.

Eravamo solo io e lui. Con un mucchio di mie domande nel mezzo. 

NOTE DELL'AUTRICE 

Buona domenica a tutti! Ieri mi sono dimenticata di postare con tutti gli impegni che avevo ed eccomi qui di domenica pomeriggio con il capitolo da postare e le puntate di once upon a time da vedere. 

Per chi non lo sapesse stasera su Italia uno c'è Breaking Dawn parte 1 e io sarò sul divano con gli occhi a cuoricino, a ripetere tutte le battute LOL

Aspetto i vostri commenti, intanto vi abbraccio forte! 

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Capitolo 7
*** 6 Capitolo ***


6 capitolo

CAPITOLO 6

Continuammo a camminare. Ero curiosa di sapere tante cose di lui.

<< mi fa piacere passare del tempo con te >> esordii.

<< anche a me >> ma dal suo sguardo sembrava aver paura.

<< hai freddo? >> mi chiese.

Annuii. Forse la felpa era un po’ troppo leggera. Mi passò il suo giaccone. Aveva un profumo particolare, non sembrava dopobarba. Lo indossai. Sorrisi per ringraziarlo.

<< Porti le lenti a contatto? >> mi uscì di bocca, senza pensarci.

Lui sembrò spiazzato dalla mia domanda inaspettata. << No >>

<< Oh. Mi sembrava di aver notato qualcosa di diverso nei tuoi occhi. >>

Lui strinse le spalle e guardò altrove.

Ero quasi certa che fossero diversi. Ricordo i suoi occhi la prima volta che l’ho incontrato. Erano del colore del topazio, mentre ora erano ambra. Rabbrividii.

<< Speriamo che nevichi presto. >> disse lui.

<< Non direi. >>

<< Non ti piace il freddo >> La disse come se fosse ovvio.

<< Neanche l’umido. >>

<< per te deve essere difficile vivere a Forks. >>

<< No, perché qui c’è sempre stato mio padre. Sarebbe stato molto più difficile se non ci fosse stata Helena. Lei è la mia ancora di salvataggio. La mia spalla su cui piangere, la mia migliore amica. >>

<< Le vuoi molto bene. >>

<< Già. >> Sorrisi.

<< siete molto diverse. Sembri molto più riflessiva di lei. >>

<< è vero, ma ci compensiamo. >>

<< Perché siete venute a vivere qui? Non vi piaceva la California? >> chiese curioso.

<< Oh, si. È uno stato davvero bello. La versione ufficiale è che volevamo trascorrere un po’ di tempo con papà per lasciare mamma e Phil,il suo nuovo marito, un po’ da soli. >>

<< Ma … >> mi incalzò.

<< Ma in realtà è stata Helena ad insistere. Penso che non abbia mai perdonato a Renée, nostra madre, di aver lasciato Charlie e di averlo fatto sprofondare nel baratro. Charlie vuole ancora molto bene a Renée. >>

<< Capisco. Ho capito solo ora che sei molto generosa. Sei molto difficile da leggere per me. >>

<< strano. Helena dice che per lei sono come un libro aperto. Mi si legge tutto in faccia. >> Eravamo giunti nello spiazzo in mezzo al bosco. L’avevo scoperto quando avevo sei anni, appena dopo che Charlie aveva comprato la casa. Arrivare qui è così automatico per me che se dovessi spiegarlo a qualcuno non ne sarei in grado. Sapevo che a Forks c’erano i lupi, ma mi sentivo così al sicuro in quel posto finendo per non pensarci. Non avevo mai avuto il tempo di mostrarlo ad Helena.

<< Non secondo me. >> sembrava essersi intristito.

I suoi cambi di umore continui mi sballottavano. Era affascinante, magnetico perfino. Ma certe volte era totalmente assurdo. Inoltre era pallido come un lenzuolo e nonostante non fossero davvero fratelli, i Cullen con quel pallore si assomigliavano in una maniera incredibile. E quegli occhi così uguali, e così cangiati.

<< Sei così … >> cominciai a dire.

<< così come? >> e si avvicinò a me, fino ad arrivare a toccarmi la punta del naso.

<< diverso. >> conclusi. Lui fece un sorrisino e si allontanò.

<< gli altri ci cercano. >> disse. << hanno paura perché siamo soli >>

<< come fai a saperlo? >> chiesi.

<< Bellaaaaaaa >> sentì urlare Helena. Fece un sorriso sghembo. Come faceva a saperlo? Non avevo sentito gridare nessuno.

Avrei continuato a sorridere come una svampita guardandolo se non mi fossi resa conto che un mostro gigantesco arrivava alle nostre spalle. Aveva le fattezze di un lupo, ma era troppo grande, troppo alto per esserlo davvero. Ed era nero, nero come la notte. Lo guardai terrorizzata. Lanciai un urlo agghiacciante. Edward si voltò verso il grande ma non perse la calma come me. Mi portò verso la fine della radura. Helena era lì, ad aspettarlo. La sua voce era lontana! Così lontana che io non l’avevo sentita. Come era possibile che fosse lì in quel momento dopo neanche cinque secondi?

Edward sussurrò qualcosa tipo << proteggila >> e vidi mia sorella annuire lentamente ed abbracciarmi forte, tanto da riuscire a farmi voltare dalla parte opposta alla radura. Ma in un momento, in un piccolissimo istante, avevo visto Edward muoversi ad una velocità sovraumana e prendere il lupo per zampa. Come poteva essere possibile? Iniziarono i ringhi, animaleschi, che non sembrava però di un lupo. Poi il grande lupo iniziò a guaire e scappò via. Mi voltai e lo vidi. Completamente inerme e completamente illeso.

 << mi ha visto e credo si sia spaventato. >> disse sorridendo teso.

<< come hai fatto? >> chiesi e tutti si voltarono verso di me.

<< a fare cosa? >> chiese Edward teso.

<< ad alzare il lupo, con una mano sola. >>

<< tu vaneggi Bella. Hai preso un bello spavento vero? >> chiese mia sorella prontamente. C’era qualcosa che non andava. Che mia sorella mi nascondesse qualcosa? La guardai negli occhi. Era tesa, proprio come Edward e sembrava diversa. O forse aveva ragione. Forse stavo davvero vaneggiando.

<< cosa mi nascondete? >> Chiesi allarmata.

<< Nulla tesoro. Cosa dici? >> mia sorella sorrise dolce, ma non sembrava davvero rilassata.

<< Se lo dici tu … >> mi alzai e iniziai ad andare verso casa. Mia sorella mi seguì.

Arrivate a casa gli altri non c’erano. Probabilmente ci aveva pensato Helena a mandarli via.

<< ho pensato volessi stare un po’ sola per riprenderti dallo shock >> sorrise dolce.

<< grazie >> sorrisi. Ci sedemmo sul divano bianco, a guardare la parete di fronte a noi, con tutte le nostre foto da bambine e il maxi schermo da 50 pollici che faceva bella mostra di se in mezzo a tutte quelle cornici. Cinque minuti dopo arrivò Charlie per avvisarci di una novità.

<< ragazze, tra un quarto d’ora arriveranno qui Billy Black e suo figlio Jacob. Mi aspetto che siate impeccabili con i nostri vecchi amici di famiglia. >> ci disse.

<< certo che si papà, non ti preoccupare >> mi rivolsi ad Helena << magari sarà una conoscenza interessante >> le dissi. Lei aveva la testa tra le nuvole e annuii assente.

Un quarto d’ora dopo arrivarono i Black. Io ed Helena ci alzammo, salutammo Billy e ci presentammo a Jacob. Io ed Helena non avevamo avuto il tempo di conoscere Jacob. Ricordavamo fumosamente Rachel e Rebecca, le sorelle.

Quando venivamo in vacanza a Forks, nei primi anni in cui ancora Charlie era un semplice sceriffo, lui e Billy ci obbligavano sempre a giocare assieme, per tenerci occupate mentre loro pescavano. Eravamo troppo timide per fare davvero amicizia. Perfino Helena non aveva legato con quelle due bambine che io e lei avevamo completamente escluso dalla nostra memoria.

«Sono ancora qui a Forks loro?». Mi chiesi se le avrei riconosciute in caso di risposta affermativa.

«No». Jacob scosse la testa. «Rachel ha vinto una borsa di studio per l'università, Washington State, e Rebecca ha sposato un surfista samoano, adesso vive alle Hawaii».

«Sposata. Caspita». Ero stupefatta. Le due gemelle avevano soltanto un anno e qualche mese più di noi.

Jacob mi era molto simpatico, ti metteva a tuo agio dal primo istante.

Charlie e Billy guardavano la partita dal maxi schermo, Jacob ogni tanto lanciava un’occhiata furtiva verso il salotto ma restava con noi nella sala da pranzo a parlare. Ci aveva raccontato di lui, e noi gli avevamo raccontato un po’ di noi, escludendo ragazzi interessanti soprattutto due di questi. Helena sembrava un po’ fredda verso Jacob, non saprei dire perché.

Alla fine della partita Billy ordinò che era momento di andare e Jacob ci obbligò a promettere che un giorno di questi saremmo andate a trovarlo per mostrarci La Push, la riserva che ospitava i Quileulte,la gente di Jacob, e presentarci i suoi amici. Glielo promettemmo, anche se Helena sembrava un po’ restia. Io ne ero entusiasta.

Ci coricammo, e io mi proposi di chiedere ad Helena di andare a La Push bel week-end. Pensando a ciò che era successo prima che l’incontro con Jacob mi rasserenasse, mi consegnai alle braccia di Morfeo, un po’ tesa pensando al futuro incontro con Edward.

NOTE DELL'AUTRICE

Aggiornamento! Questa università mi sta distruggendo ahahah ma scrivere mi rilassa e sono felice di essere qui a pubblicare :) 

Detto ciò, capitolo strano:  si vedono i Quileulte, ed Edward è uscito allo scoperto con Bella... cosa succederà nel prossimo capitolo? Vi consiglio di seguire, sarà mooolto interessante! 

STAY TUNED :3

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


7 capitolo

CAPITOLO 7

Mi svegliai di soprassalto. Avevo fatto un sogno stranissimo. Cercai di ricordarne i particolari. Mi trovavo in un palazzo, un grande palazzo. Centinaia di persone erano con me. Molte parlavano, molte sostavano semplicemente vicino a dei divanetti, che sembravano troppo vecchi per essere ancora in piedi. Insomma, erano divanetti vittoriani. Ricordai la mia faccia confusa alla vista di una donna che si avvicinava a me. Era bionda, con gli occhi uguali ai miei. Aveva un vestito incantevole da certi punti di vista, orrendo da altri. Non l’avrei indossato neanche al mio matrimonio, troppo pomposo.

‘Josie si può sapere cosa ci fai ancora qui?’ mi chiese quella donna. Non mi diede tempo di rispondere ‘Mio Dio, figliola, devi unirti alla società! Non puoi rimanere a casa per sempre come fa tuo padre! Oh, fortuna che ci sono io per te!’ mi aveva preso per mano e trascinato all’angolo opposto della stanza.

Quando aveva iniziato ad avere un passo più moderato, trascinandomi con sé, avevo scoperto che avevo un vestito simile al suo (inciampavo in continuazione in quel maledetto vestito). Quando arrivammo, vidi il motivo per cui quella che doveva essere mia madre mi aveva trascinata: uno stuolo di ragazze della mia età guardava un pianoforte, o meglio chi lo suonava: Edward. Ripensando a quella dolce melodia che mi dava ancora i brividi, mi resi conto che era la stessa: la canzone che Edward aveva suonato al pianoforte di Helena nel salone. Le mani volavano sui tasti, e attiravano sciami di donne, compresa quella che nel sogno doveva essere mia madre. Quando finì la canzone lui alzò lo sguardo, mi vide e rimase scioccato, con la stessa espressione con cui mi aveva guardato per la prima volta. Ero pazza, a fare sogni del genere. L’ultima cosa che ricordo è che, dopo aver incrociato i nostri sguardi, si era avvicinato un ragazzo, che identificai subito come Robert, e un uomo, biondo e con gli occhi dorati, come i suoi, pallido che, secondo quello che blaterava la donna accanto a me era il medico di corte, gli diede anche un nome, ma non lo ricordo. Subito dopo avevo sentito qualcosa bruciare dentro di me e il mio cuore che batteva forte e tutto si oscurava. E mi ero svegliata così, con il cuore che batteva forte. Era stata una fortuna non avere una stanza comune con mia sorella.

Mi stesi su un fianco. Avevo sognato Edward, per di più non un sogno tanto normale. Era la prima volta.

Per tutti i giorni successivi, sognai Edward. Sempre lo stesso identico sogno. In quei giorni, come se fosse una premonizione, Edward non venne a scuola. Tutta la sua famiglia non venne. Forse il mio cervello lo immaginava perché non poteva vederlo realmente.

Helena sembrava così tranquilla. I suoi occhi mi dicevano che mi nascondeva qualcosa, ma non ci facevo caso. In fondo, ognuno ha i suoi segreti. Io non le raccontavo dei miei sogni, lei non mi diceva la cosa che nascondeva.

Una settimana dopo la prima volta, mi svegliai di soprassalto dopo lo stesso sogno di una settimana. Questa volta sembrava così vivido, le guance erano rosse e gli occhi lucidi. Quel giorno la luna era alta nel cielo. Pallida, splendida, piena. Illuminava il cielo come un grande faro. E fu proprio la luce della luna a farmi vedere un’ombra che scendeva dalla stanza di mia sorella, con un’agilità sorprendente, sembrava volare. Saltò dalla finestra, si appese ad un ramo e con una grande velocità scese giù come un gatto. Aguzzai la vista. L’ombra aveva una felpa, una felpa rossa. La felpa di mia sorella.

Quell’ombra era mia sorella. E adesso, ad una velocità supersonica, si era inoltrata nel bosco.

Oddio! Mia sorella era Wonder Woman e io non lo sapevo? Come era possibile una cosa del genere, e cosa faceva di notte nel bosco? Spalancai la finestra. Non riuscivo a vedere più nulla. Neanche un’ombra. E se fosse stato semplicemente un sogno? Ma certo, solo un sogno! E se non fosse così? Ora, per sicurezza, vado in camera e sono sicura che mia sorella sarà lì,a dormire come un angioletto, e la felpa rossa sarà al suo posto nel cassetto. Mi avvicinai lentamente alla porta e uscì nel corridoio, per la fretta urtai con l’alluce lo stipite della porta. Un dolore immenso. Cercai di non urlare per non svegliare Charlie.

Aprii lentamente la porta di mia sorella, e vidi nel suo letto un rigonfiamento. Mi calmai, che stupida! Era stato tutto uno stupido sogno! Mi avvicinai lentamente al letto, e feci una scoperta che mi lasciò basita. Il rigonfiamento era solo un cuscino messo in verticale!

Iniziai a farmi prendere dal panico, mi avvicinai al cassetto e lo aprii. Sapevo che Helena metteva tutti i suoi vestiti secondo la scala cromatica, perciò sapevo dove erano gli indumenti rossi. La felpa rossa non c’era. Ma quella era solo una conferma. L’ombra era davvero lei. Mi sedetti sulla poltrona accanto al letto. Respiravo a fatica. Cosa era mia sorella? Come aveva fatto a fare una cosa del genere?

Dopo un lasso di tempo abbastanza lungo mi alzai dalla poltrona e mi diressi in camera, sotto shock. Potevo rimanere nella sua camera ed aspettarla, e poi cosa le avrei detto? Si può sapere che ne hai fatto di mia sorella? Sei la figlia di Spider-Man? Il giorno dopo le avrei parlato, con calma e avrei chiarito questa situazione.

Era solo uno stupido equivoco! Tornai nella mia camera e mi affacciai alla finestra, e vidi solo il buio della notte. Così, presa dallo sconforto mi coricai di nuovo, allarmata da quello che poteva esserci intorno.

La mattina dopo mi svegliai assonnata e agitata per quello che era successo. Guardai dalla finestra il panorama, disgustata. Il cortile era ricoperto da un sottile strato di neve, di cui era anche spolverato il tetto del pick-up e imbiancata la strada. Ma c'era di peggio. La pioggia del giorno prima si era ghiacciata, disegnava ghirigori fantasiosi e splendenti tra gli aghi dei pini e aveva trasformato il vialetto in un lastrone mortale. Avevo già i miei problemi di stabilità sull'asciutto: forse, per la mia incolumità, sarebbe stato meglio tornare subito a letto. Ma dovevo andare: non volevo che proprio quel giorno tornasse Edward a scuola. I suoi capelli mi mancavano, molto di più dei suoi misteri. Ma che mi scuso a fare con me stesso, era proprio lui che mi mancava, non i suoi capelli!

Mi vestii e scesi giù.

<< tutto bene Bella? >> Helena mi aveva preso alla sprovvista, probabilmente aveva notato qualcosa di diverso nei miei occhi. Mi ricordai tutto un tratto di quello che era successo la notte prima ed ebbi un conato. Mi feci forza ed ingoiai un altro boccone.

<< Tutto apposto >> e continuai a mangiare.

Arrivate a scuola, lei disse che doveva prendere dei moduli per l’iscrizione che Charlie aveva scordato e si diresse alla segreteria senza di me, con la promessa di rivederci in aula. Mi avvicinai alla fiancata per seguirla nel suo tragitto, aspettando che entrasse nella segreteria, forse per la stupida convinzione che avrebbe iniziato a sfrecciare fulminea.

Fu in quel momento, concentrata sull’andatura di mia sorella, che sentii qualcosa di strano.

Era un fischio acuto, una frenata, sempre più vicina e inquietante. Alzai gli occhi, sbigottita.

Vidi parecchie cose contemporaneamente. Non era un film, perciò niente rallentatore. Anzi, la vampata di adrenalina accelerò l'attività del mio cervello e mi trovai a recepire con chiarezza molti dettagli in un colpo solo.

Edward Cullen, a quattro auto di distanza da me, mi fissava terrorizzato. Avevo avuto ragione, oggi era venuto. Il suo viso emergeva da un mare di altri volti, immobilizzati nella stessa maschera di terrore. Ma l'elemento più importante era il furgoncino blu scuro che sbandava, le ruote bloccate e stridenti, una trottola impazzita nel parcheggio ghiacciato. Stava per schiantarsi contro il retro del mio pick-up, di fronte al quale c'ero io. Non ebbi nemmeno il tempo di chiudere gli occhi.

Un istante prima che potessi sentire il fragore del furgoncino che si accartocciava sul cassone del pick-up, qualcosa mi colpì, forte, ma il colpo non giunse da dove me lo aspettavo. Sbattei la testa contro il fondo stradale ghiacciato e sentii qualcosa di duro e freddo che mi teneva giù. Ero sdraiata sull'asfalto, dietro l'auto scura accanto alla quale avevo parcheggiato. Non potevo scorgere altro, perché la corsa del furgoncino non era ancora finita. Aveva strusciato girandosi contro la coda del mio mezzo con una derapata, continuando a slittare in testacoda, e stava per investirmi di nuovo.

Sentii mormorare un'imprecazione e mi accorsi che accanto a me c'era qualcuno, una voce inconfondibile. Due mani affusolate e bianche mi si pararono di fronte per proteggermi, e il furgone si arrestò di colpo a una spanna dal mio volto. Le grandi mani erano affondate nella carrozzeria, dentro una provvidenziale, profonda ammaccatura del furgone.

Poi agirono così velocemente da diventare invisibili. Una fece presa in un istante sotto il furgoncino, e qualcosa mi trascinò, inerme come una bambola, girandomi per le gambe e facendomele sbattere contro una ruota dell'auto scura. Fui assordata da un lancinante rumore metallico, e il furgoncino, con il vetro sbriciolato, si piantò sull'asfalto, esattamente nel punto in cui, fino a un secondo prima, si trovavano le mie gambe.

Per un interminabile istante il silenzio fu assoluto, poi iniziarono le urla. 


NOTE DELL'AUTRICE

Non mi dilungo molto, sto morendo di sonno! Spero che questo capitolo vi piaccia! 

Per favore recensite, recensite, recensite!

ese96

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Capitolo 9
*** 8 Capitolo ***


8 Capitolo

CAPITOLO 8

Sentivo da tutte le direzioni voci che mi chiamavano. Chiusi gli occhi. Stavo bene, come era possibile che me la fossi cavata?

Senti un fruscio e un sussurro:

<< Bella, tutto okay?>> l’ unica cosa che mi fece aprire gli occhi fu la carezza di una mano fredda come la neve e il mio nome sussurrato da lui con respiro affannato.

<< Bella. Tutto a posto? >> .

<< Sto bene >>. La mia voce suonava strana. Cercai di sedermi, e mi accorsi che mi teneva stretta contro il suo fianco, con una presa ferrea.

<< Attenta >>, mi avvertì, mentre cercavo di liberarmi. << Mi sa che hai preso una bella botta in testa >>.

In quel momento mi accorsi della dolorosa pulsazione sopra l'orecchio sinistro.

<< Ahi >>, dissi, sorpresa.

<< Almeno una visita la devi fare, senza storie Bella! Sarei dovuta rimanere con te >> e mia sorella  mi prese la mano.

<< non sto morendo non ti preoccupare >> bofonchiai.

<< Come diavolo … >> esclamai tutt’un tratto rivolta ad Edward << come hai fatto ad arrivare così in fretta?!? >>

<< ero qui accanto a te Bella >>

<< non è vero! Eri vicino la tua macchina! >>

<< Bella, ne parliamo dopo >> esclamò mia sorella << non è il momento >>

<< Prometti che poi mi spiegherai tutto? >> rivolta ad Edward. Mi fidavo di più di lui ormai.

<< Promesso >>  concluse lui, esasperato.

<< Promesso >>, ribadii, arrabbiata.

I momenti dopo fui assalita dalla vergogna in continuazione, mi presero con la barella, Edward li obbligò a mettermi il collare e mi caricarono nell’ambulanza. Nel mentre, arrivò Charlie gridando << Bella, Bella! >>. Fortunatamente ci pensò Helena a calmarlo.

Poi vidi i suoi fratelli che osservavano la scena da lontano: alcuni sembravano infuriati, altri scuotevano il capo, ma nessuno di loro sembrava minimamente preoccupato per la salute del fratello.

Cercavo una spiegazione logica per ciò che avevo appena visto, una soluzione con cui convincermi di non essere pazza. E poi la domanda che cercavo di evitare con tutte le mie forze ma che non potevo completamente escludere: perché Elena sembrava così in sintonia con loro?

<< Bella, non sai quanto mi dispiace! >>.

<< È tutto a posto, Tyler. Tu sembri davvero malridotto, sicuro di star bene? >>. Mentre parlavamo, le infermiere cominciarono a sciogliergli il bendaggio, scoprendo una miriade di escoriazioni sulla fronte e sulla guancia sinistra.

Non rispose. << Ho avuto paura di ucciderti! Andavo troppo veloce, e ho preso una lastra di ghiaccio... >> . Fece una smorfia di dolore, quando l’infermiera iniziò a strofinargli la faccia.

<< Non preoccuparti, mi hai mancata >>.

<< Come hai fatto a spostarti così in fretta? Ti ho vista, e un istante dopo eri sparita... >>.

<< Ehm... è stato Edward a spingermi via >>.

Sembrava stupito. << Chi? >>.

<< Edward Cullen. Era lì accanto a me >>. Mentire non era mai stata la mia specialità: non ero stata affatto convincente.

<< Cullen? Non l'ho visto... Dio, forse perché è successo tutto talmente in fretta. Lui sta bene? >>.

<< Penso di sì. È qui anche lui, non so dove. Ma non l'hanno nemmeno portato in barella >>.

<< figlio del dottore … >> brontolò Tyler. Annuii col capo. 

Dopo un po’, arrivò Helena. Mi diede un bacio in fronte. Io la guardai di traverso.

<< mi hai fatto prendere un colpo sist! Fortuna che c’era Edward lì con te. >> io la guardai ancora più storta, ma non ebbi il tempo di rispondere, perché arrivò lì un divo del cinema con un camice bianco da medico. Aveva un aria stanca, occhiaie profonde che circondavano occhi ambra. Supposi che fosse il dottor Cullen.

<< Buongiorno Isabella >>

<< Bella >> lo corressi. Mi sorrise.

<< I risultati sono buoni, quindi puoi anche uscire dall’ospedale. Ma se hai giramenti di testa o ti si alza la temperatura, torna subito qui. Chiaro? >>

<< si dottore >>

<< tra poco arriverà l’infermiera col foglio d’uscita. Intanto Helena può aspettare fuori. >> lei annuì ed uscì.

C’è qualcosa che non mi quadra. Come faceva a sapere il nome di mia sorella?

Aspettai con calma piena di domande e poi, finalmente, uscì con le mie gambe da quella stanza, mentre medicavano Tyler.

<< Perché l’hai fatto Edward? >> questa frase mi arrivò alle orecchie appena uscita e naturalmente risvegliò la mia curiosità. Quando si parla di Edward, la mia curiosità si risveglia sempre.

<< Dovevo lasciarla lì? Sei pazza Rose? >>

<< hai messo in pericolo tutti! >> la voce acida era la fantomatica Rose.

<< Ragazzi smettetela, quello che è fatto è fatto >> era mia sorella. Io e lei dovevamo avere una bella discussione.

Venne verso di me e sgranò gli occhi quando mi vide.

<< oh, sei qui. Andiamo >> e mi prese sottobraccio.

<< devo parlare con Edward >> risposi.

<< no che non devi. >> era perentoria. Ma la strattonai.

<< non sei mia madre. Devo parlare con Edward! >> forse non mi ero mai girata così male nei suoi confronti. Rimase scioccata. Girò i tacchi e se ne andò.

Edward si avvicinò a me. << non devi girarti così male con lei. Vuole solo proteggerti. >>

Sospirai. << Lo so, mi scuserò con lei >> se non scapperà di casa prima. Helena era quella istintiva. << Mi devi una spiegazione >>, gli ricordai.

<< Ti ho salvato la vita. Non ti devo niente >>.

Arretrai davanti al risentimento che trapelava dalla sua voce. << L'hai promesso. Voglio la verità. Voglio sapere perché ti sto coprendo >>.

<< Secondo te, cos'è successo? >>, sbottò lui.

Non riuscii a trattenermi.

<< Quello che so è che eri tutt'altro che vicino a me. Neanche Tyler ti ha visto, perciò non dirmi che ho battuto la testa. Quel furgoncino stava per schiacciarci entrambi, invece non l'ha fatto, e con le mani hai lasciato un'ammaccatura sulla fiancata sinistra - e hai lasciato un bozzo anche sull'altra auto, senza farti niente - e il furgone stava per spaccarmi le gambe, ma l'hai alzato e trattenuto... >>. Mi resi conto di quanto suonasse assurdo, e non riuscii a continuare. Ero talmente infuriata che ero sul punto di piangere; serrai i denti per lo sforzo di trattenere le lacrime.

 << non ci crederà nessuno lo sai. >>

<< non lo dirò a nessuno. È solo che non mi piace mentire, ma quando lo faccio ci deve essere un buon motivo. >> feci un respiro profondo << perché mi hai salvato? >>

<< non lo so >> poi voltò le spalle e se ne andò.

Io girai i tacchi e me ne uscii dall’ospedale. Trovai mia sorella ad aspettarmi in macchina, con le ginocchia al petto e lo sguardo vacuo.

Entrai in macchina e con un rombo di motore lei partì. Lo stereo era spento, cosa stranissima. Non ci scambiammo una parola. Arrivammo a casa e lei si chiuse nella sua stanza. Mi evitava come la peste.

Passammo il fine settimana come due estranee, in una casa gigantesca che non era fatta sicuramente per due persone. Ma neanche per tre. Non avevo il coraggio di entrare nella sua bolla per chiederle spiegazioni.

La notte aspettavo alzata di vedere l’ombra. Quella figura poteva essere solo lei.

C’era qualcosa che non andava e iniziai a cercare su lei e sui Cullen. Su di lei non trovai nulla, ma quello che risultava dalle mie ricerche sui Cullen, non era una cosa umanamente immaginabile. La forza, gli occhi cangianti, non si vedevano quando c’era il sole, la velocità portavano tutti alla stessa cosa, che io non riuscivo ad accettare.

Insomma, loro non potevano essere vampiri!

NOTE DELL'AUTRICE

Ecco qui un'altro capitolo e la storia comincia a farsi più interessante!
Il mio scopo originario era creare un twilight alternativo, ecco il perchè di alcune scene praticamente identiche ma con l'aggiunta di Helena, Robert e altri...
Se volete sapere cosa succederà, rimanete sintonizzati e fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio
ese96

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

CAPITOLO 9

Rimasi sveglia tutta la notte cercando di dare un senso a quello che avevo visto. Helena non poteva essere un vampiro, quindi mi stavo sicuramente sbagliando. Eravamo cresciute insieme, non poteva essere immortale, mangiava, le piaceva l'aglio da morire, stava al sole, abbiamo abitato in California, uno degli stati più assolati degli Stati Uniti, per anni!

Il mattino dopo mi alzai prima di lei, mi vestii e scesi giù in cucina. Mio padre lavorava al pc, cose di lavoro suppongo.

“ehi Bells, buongiorno! Ti senti bene, hai bisogno di qualcosa?” Sembrava preoccupato.

Sbuffai. “Non ho il colera, mi sono solo svegliata presto papà”.

Lui rise. “L’ultima volta che ti sei svegliata così presto avevi la varicella”. Me lo ricordo, Helena ne era stata miracolata nonostante non l’avesse mai avuta e fosse stata con me praticamente tutto il tempo a fare impacchi e misurare la febbre.

Non la riconoscevo più; era la persona che pensavo di conoscere meglio, come le mie tasche. Sapevo tutto di lei e ora, dopo sedici anni, vengo a conoscenza di cose inimmaginabili sul suo conto. Mi sedetti accanto a mio padre.

“Papà, Helena non ti sembra diversa? Strana?” gli chiesi.

“Non più del solito. Insomma, è triste e pensierosa ma è sempre lei. Perché?”

“Non so. Ecco, credo di essermi appena resa conto che siamo così… diverse. Non ci assomigliamo per nulla, forse sta venendo solo fuori questa parte dei nostri caratteri. O forse sono io a essere tesa e stanca” Questi sogni, o meglio un unico sogno, continuava a perseguitarmi imperterrito e forse mi immaginavo le cose.

Lui sospirò e si rattristò. “Bells, credo sia giunto il momento di parlare di una cosa che io e tua madre ci teniamo dentro da anni. Ma ho bisogno che tu mi prometta che non cambierà niente nelle nostre vite.”

Oddio, che era successo? “Certo papà, sei in una botte di ferro con me”.

“Ecco, Bella, Helena è stata adottata”.

Rimasi di stucco, con la bocca aperta per almeno due minuti. Ecco perché eravamo così diverse e non ci accomunava nulla!

“E lei… lo sa?” gli chiesi.

Annuì, guardandomi di sottecchi. “Glielo abbiamo detto quando era piccola, ma lei rispose che sapeva già. Che lo aveva capito guardandoci. E ci fece promettere di non dirti nulla, voleva che tu la considerassi una vera sorella”

“Ma lo avrei fatto comunque!” Ero scioccata.

“Lo so Bells, ma era così seria con quel faccino paffuto che non abbiamo potuto dirle di no. Aveva solo sette anni!”

“Aspetta, cosa?” Quasi mi misi ad urlare. Sette anni?!? “è con noi da solo 9 anni?”

“No da 12” rispose mio padre, facendosi piccolo piccolo. Ero completamente scioccata. Mia sorella, che credevo mia coetanea, aveva 3 anni in più di me. Non avevo mai pensato che ci fosse qualcosa di strano nella nostra età. Mi alzai.

“Faccio un giro in giardino” Mio padre annuii, mesto.

L’aria fresca mi fece riprendere. Alcune lacrime mi scesero, involontarie. Mi sentivo tradita.

“Ehi Bella!” mi voltai. Edward si stava avvicinando, sorridendo. Io abbassai lo sguardo e sussurrai: “che ci fai qui?” lui si incupì.

“Non volevo disturbarti. Ero nei paraggi, una passeggiata all’alba per rinfrescare le idee”

“Mi piace l’alba, ma preferisco il crepuscolo” lui annuì, concorde, sorridendomi.

“Posso chiederti, se non sono indiscreto, che cosa ti ha turbato così tanto?” com’era formale. Ma io potevo fidarmi di lui, raccontargli i segreti più profondi della mia famiglia? In quel momento decisi di sì, non mi ero mai fidata così d’impatto di una persona e nonostante non capissi che cosa fossero, quale fosse la loro natura, Edward mi ispirava calma e serenità. In questo momento mi fidavo più di lui che di mia sorella.

“Ho scoperto che Helena è stata adottata e che ha tre anni in più di me” mi sedetti su un tronco. Il giardino ormai aveva lasciato il posto alla boscaglia. “Pensavo di conoscerla meglio di quanto conoscessi me stessa, mi fidavo ciecamente di lei, e ora… è come se avessi perso ogni appiglio alla mia vita. Come se fossi alla deriva.” Incominciai a piangere, questa cosa mi aveva stravolto. “Lei era solo una bambina, eppure non ha voluto per tutti questi anni che io sapessi che lei non era mia sorella biologica. Mi sento così ferita…” Edward sospirò e si sedette accanto a me. “Bella, non è cambiato nulla, lei ti ha voluto subito bene come se fossi sua sorella biologica e tu hai fatto lo stesso”. Mi sfiorò la guancia, era fredda come la neve.

Scoppiai. “Vogliamo parlare di te allora? Di tutta la tua famiglia?” Il suo sguardo si incupì.

“Cosa vorresti dire?”

“Siete diversi… strani. Ho una teoria”

“Avresti voglia di parlarmene?”

“è imbarazzante!”

“Suvvia, ce la puoi fare” arrossii.

“Ecco, in questi giorni ho notato i tuoi cambiamenti d’umore continui e il colore cangiante degli occhi. Sei super veloce e super forte. E ho iniziato a pensare che fossi” sospirai

“Dillo. Ad alta voce”

“un vampiro” ecco, l’ho detto. Non si torna più indietro. Rimasi zitta per un po’.

“cosa pensi? È così frustante non saperlo”

“Perché dovresti? I pensieri sono i miei.” Lui alzò le spalle, a mo’ di scuse.

“Pensavo che non m’importa in realtà cosa sei, mi da più fastidio non riuscire a capire. Tu mi piaci, molto. E sono sicura che tu sia una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto” spostai una ciocca di capelli con la mano.

“Devo andare” e si volatilizzò. Nel vero senso della parola.

Iniziai a camminare per tornare indietro. Questo non era la conferma di tutti i miei dubbi, tutte le domande che mi ero posta? Un vampiro… impossibile anche solo crederci.

Eppure non mi importava, davvero. Sentivo di conoscere Edward da sempre, come se ci fosse un filo che ci legasse. Ora che avevo trovato qualcuno che mi interessasse davvero, non volevo lasciarlo, a meno che non fosse davvero pericoloso. E lui non aveva mai dato prova di esserlo, anzi mi aveva salvata.

Con tutti questi pensieri in testa mi ritrovai al limitare della boscaglia con il giardino di casa. Ed è lì che lo vidi, per la seconda volta.

Era immenso. Un lupo nero come la pece con la bava che usciva dalla bocca. Non avevo mai immaginato che esistessero lupi di quelle dimensioni. Si stava avvicinando lentamente, quasi non volesse spaventarmi.

Magicamente come se n’era andato, fu così che riapparve Edward in tutto il suo splendore, ringhiando. Sì, ringhiando! Speravo di essere in un incubo, la parte razionale del mio cervello stentava a credere in tutto questo.

“Lasciala stare” gridò Edward.

“Non ne ha bisogno, la proteggiamo noi!”

“Non le farò del male Sam!” ma con chi sta parlando? E la risposta arrivò fulminea. Il lupo?!?

“Glielo riferirò” e il lupo se ne andò.

Guardai Edward negli occhi, neri come la pece. Tutto questo era troppo per me. Mi avvicinai a lui e caddi fra le sue braccia.

NOTE AUTRICE

Si, lo so, sono in mostruoso ritardo. Forse complice anche il fatto che mi intristiva non ricevere commenti, ho smesso di pubblicare. 

Vi ho fatto attendere certo, ma questo è un capitolo bello tosto! Helena è adottata e Bella ha capito che c'è qualcosa che non va... chissà cosa succederà ora! 

Vi lascio con una domandina, che a 10 anni dalla pubblicazione del libro che ispira me e milioni di altre lettrici, mi sembra d'obbligo: avete letto Life and Death? Che ve n'è parso? 

Recensite, mi raccomando! 

Baci ese96
 

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