blood-crossed

di monica_s
(/viewuser.php?uid=898102)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***
Capitolo 3: *** Terza parte ***
Capitolo 4: *** Quarta parte ***
Capitolo 5: *** Quinta parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


 

Sin da bambino mi era stato inculcato l’odio per i sanguemarcio. I miei genitori mi costringevano ad  insultarli, a non considerarli degni di possedere il dono della magia. All’inizio non capivo, ma poi mi ci abituai. Oltretutto era più facile essere accettato dagli altri seguendo i consigli dei miei. Ero un ragazzino timido e introverso, e faticavo a socializzare con gli altri bambini. Un giorno però vidi Crabbe e Goyle prendere in giro un bambino mezzosangue, gli dicevano che se i maghi avessero continuato a fare dei bambini con i babbani il mondo magico sarebbe scomparso e che per questo lui doveva essere punito, perchè anche lui in questo aveva colpa. In quel momento capii che forse i miei avevano ragione, prima o poi per colpa loro il mondo magico sarebbe scomparso. Da quel giorno l’odio verso coloro che non appartenevano alla stirpe purosangue che accomunava me, Crabbe e Goyle, divenne probabilmente l’unico motivo che ci univa e che ci fece diventare “amici”. Finalmente condividevo qualcosa con qualcuno, anche se apparentemente sbagliata, e questo mi faceva sentire forte, indistruttibile. La mia fragilità era solo un lontano ricordo, adesso tutto era chiaro. 

Quando iniziai a frequentare Hogwarts avevo già in mente il mio futuro. Avrei onorato le tradizioni di famiglia: mi sarei distinto tra i Serpeverde, e avrei imparato tutto ciò che mi serviva per diventare come mio padre e avrei preso il suo posto in un’organizzazione segreta di cui, come diceva lui, ancora non potevo sapere nulla. Per questo mi serviva reclutare Potter, dovevo invitarlo a unirsi al nostro gruppo. Nonostante fosse un mezzo sangue, godeva di molta fama, si diceva fosse un mago potentissimo capace di sconfiggere anche le “forze oscure”. Quando rifiutò il mio invito capii che ciò che mi diceva mio padre era vero, i mezzosangue non meritano i loro poteri. Per questo mi feci strada da solo, sapevo di potercela fare. Molti tra i professori mi conoscevano ancor prima che dicessi il mio nome, il mio unico destino era la gloria. Alla cerimonia di smistamento non avevo dubbi, il cappello mi avrebbe smistato in Serpeverde, anche quello era il mio destino, ma quando vidi una ragazza minuta, con dei crespi ricci castani avvicinarsi al cappello, e poco dopo essere smistata in Grifondoro, per un attimo ho sperato che anch’io potessi seguirla. Non so cos’è successo, non l’avevo neanche mai vista, e poi era una ragazza. A undici anni le ragazze sono ancora un universo parallelo, ma forse i nostri in qualche modo erano già entrati in collisione. Tuttavia cercai di dimenticare ciò che è successo, per quanto possa sembrare banale ciò che ho appena detto, ma non fu semplice. Ero imbarazzato ogni volta che la vedevo, e non sopportavo il fatto che Potter gli ronzasse sempre intorno. Cosa può avere di interessante un mezzosangue ingrato? 

Non avevo calcolato la possibilità che anche lei potesse esserlo però. Ero nella mia camera e sentivo parlare i miei nella loro accanto, dicevano che era successo qualcosa di increscioso quest’anno a Hogwarts, qualcosa di inammissibile, avevano mancato di rispetto alla nostra famiglia. Fui subito incuriosito decisi di avvicinarmi, senza farmi vedere, per sentire meglio. Mia mamma stava dicendo con tono deciso a mio padre: “E’ inammissibile che nostro figlio frequenti le lezioni con una nata babbana, una sanguemarcio. Povero Draco deve sopportare la presenza della signorina Granger ogni giorno, e anche il fatto che lei possa essere ammessa ai suoi stessi corsi! Ha addirittura voti più alti di lui! Lucius dove arriveremo? Vedo un futuro buio e cupo per il nostro Draco.”

Granger…Granger avevo già sentito quel nome, ma non riuscivo a ricordare dove e poi in un secondo impallidii. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Seconda parte ***


Passarono le settimane, tentai in tutti i modi di ignorare ciò che avevo sentito, ma non potevo. Non sarei mai potuto essere suo amico, i miei non avrebbero approvato, sarebbero diventati pazzi. A mia madre infastidiva anche il solo fatto che lei fosse una mia compagna di classe, come poteva accettare che io decidessi liberamente di passare del tempo con lei? Cercai di trovare una soluzione, ma la più ovvia era quella di dimenticare qualsiasi “sensazione” e trattarla come una semplice sanguemarcio, niente di più. La sua amicizia con Potter rendeva tutto più facile, adesso al gruppo si era aggiunto anche quel poveraccio di Weasley, quindi non era difficile trovare dei modi per prendermi gioco di loro tre. Io e Hermione eravamo nemici dalla nascita, anche se nessuno dei due lo sapeva ancora, era giusto così. Il primo anno passò in fretta, tutto era nuovo ed entusiasmante. Ricordo con gioia il giorno in cui ricevetti la mia lettera da Hogwarts, i miei erano così fieri di me. Per un figlio unico è importante, quasi essenziale, rendere i propri genitori orgogliosi. In cuor mio sapevo che per loro qualsiasi cosa facessi sarebbe stata unica. La mia prima parola, il mio primo incantesimo, il mio primo giorno di scuola…sono tutte cose per loro irripetibili e che io dovevo cercare di rendere indimenticabili. Ogni tanto per questo mi sento sotto pressione, vorrei sempre cercare di essere il migliore per loro, perchè non avranno altre occasioni di sentirsi così. Per questo la questione “Hermione” era più complicata di una semplice scelta sbagliata, in un certo senso c’era in gioco la felicità dei miei, e anche se apparentemente per me non era importante in realtà ci tenevo parecchio. Per questo difendevo mio padre nonostante non condividessi a pieno alcuni suoi giudizi, perchè io lo amavo comunque, nonostante tutto…anche se probabilmente io non sarei stato ricambiato più avanti. Non credo che mio padre avrebbe continuato ad amarmi nonostante tutto, proprio tutto. Durante l’estate pensai spesso a lei, ne sentivo la mancanza nonostante non la conoscessi così bene. D’altronde era complicato anche solo approfondire la sua conoscenza. Discutere a causa di Potter o Weasley non era costruttivo in tal senso. Eppure sentivo che valeva la pena mettere a repentaglio alcune delle mie poche, ma solide, certezze pur di sapere qualcosa in più sul suo conto. A volte fui tentato di scriverle una lettera, ma per dirle cosa? Sarebbe stato alquanto ridicolo, quindi decisi di abbandonare l’idea. Il secondo anno fu un po più impegnativo, l’apertura della camera dei segreti scatenò il terrore tra gli studenti, e io volevo che tutti pensassero che io fossi l’erede di Serpeverde, e in fondo speravo anch’io che potessi esserlo veramente. Cercavo di pavoneggiarmi il più possibile, e di rendermi misterioso, e sicuramente creare una vera e propria disputa con Potter fu una tattica vincente. Perchè nel momento in cui realizzai che forse non era una buona idea fingere di essere l’erede di Serpeverde e di aver aperto la Camera, Potter si incastrò da solo. Sapeva parlare il serpentese, e lo aveva fatto di fronte a molti studenti, quello poteva essere il tassello mancante che tutti cercavano. Uscii di scena a testa alta. Oltretutto tutti sembravano aver capito che Potter avesse aizzato contro di me il serpente, quindi dovevo semplicemente continuare a perseguire il mio ruolo da vittima innocente. Un’altra volta la fortuna è dalla parte dei Malfoy, ma quanto sarebbe stata destinata a durare? Quando Hermione rimase vittima del basilisco non volevo crederci. Per giorni evitai Crabbe e Goyle perchè continuavano a ripetermi che quella era la giusta punizione per chi aveva osato sporcare il sangue di una famiglia magica. Ero costretto a trattenere i miei istinti omicidi nei loro confronti, per questo era più semplice tenerli lontani. Perchè il problema era questo, noi non eravamo legati da nessun sentimento tranne che per l’odio verso le persone “diverse”. Non importava se mezzosangue, sanguemarcio, se poveri o ricchi, o semplicemente sfigati. provavamo disgusto per tutti coloro che non ci accettavano, fingendo di essere semplicemente superiori. Fingevamo che in realtà quella di non essere considerati da nessuno tranne che da noi tre, era una nostra scelta, perchè non potevamo amalgamarci alla gente comune, noi eravamo bulli, bulli magici, ma pur sempre bulli. Anche se Hermione probabilmente non l’ha mai scoperto, ogni notte andavo in infermeria a vedere come stava. Era tutto più semplice da quando era immobile, non poteva urlarmi contro la sua saccenza e il suo pungente sarcasmo, e io non dovevo fare brutte figure tentando di difendermi. Avrei voluto che lei sapesse che le stavo vicino, ma quando finalmente tutto finì per il meglio non ebbi il coraggio di dirglielo. Quando durante il banchetto corse ad abbracciare Ron e Harry capii che forse per lei non ero abbastanza, infondo ero solo un semplice codardo che si nascondeva dietro l’altisonante nome della propria famiglia. A lei non interessava, era una nata babbana, non conosceva bene il mondo dei maghi e neanche le famiglie rinomate che ne facevano parte, e in ogni caso a lei sembrava non interessare nulla a riguardo. L’unico modo che avevo per far colpo sulle persone era il mio cognome, che ad alcuni incuteva addirittura timore, ma con lei non funzionava. Dovevo inventarmi qualcos’altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terza parte ***


Terza parte


Durante l’estate cercai di capire cosa non andava in me, un po come tutti a dodici anni. Non si è ancora abbastanza grandi per alcune cose, ma si è già troppo grandi per altre. E’ quasi come essere bloccati in un limbo e l’unico modo per sfuggire a quella terra di mezzo è entrare in conflitto con se stessi. 
In quei giorni nel mondo dei maghi si diffuse la notizia che un famigerato assassino era fuggito dalla prigione magica di Azkaban. Un certo Sirius Black, imprigionato da 12 anni in quel carcere, era stato rinchiuso perchè colpevole di un pluriomicidio in cui avevano perso la vita diversi babbani e il migliore amico dell’assassino di cui, si dice, sia rimasto solo un dito poichè letteralmente disintegrato da Black. Per questo nella mia famiglia in quel periodo c’era una strana aria tesa, come se una “bomba” fosse destinata a esplodere prima o poi, ma nessuno voleva darmi spiegazioni. Mio padre offendeva continuamente Silente, lo giudicava incosciente in quanto non era d’accordo a lasciare che i Dissennatori controllassero il castello di Hogwarts. Intanto l’inizio delle lezioni si avvicinava sempre più. Non sapevo di cosa avere più paura, Black era certamente uno squilibrato, un pazzo omicida capace di qualsiasi strage, ma i Dissennatori? Erano creature orribili, almeno così dicevano. Mio padre però sembrava quasi non essere interessato all’argomento, le riteneva creature utili a ciò per cui sono state destinate: sorvegliare i criminali come Black. Insomma era un periodo un po strano, ma ero sicuro che in qualche modo saremmo riusciti a venirne fuori, come sempre. 
Finalmente il giorno tanto atteso arrivò, non vedevo l’ora di poter rivedere i miei “amici“, e di poter nuovamente giocare a Quidditch. Quell’anno sentivo che avrei potuto battere Potter, e di aver potuto dimostrare di essere il migliore, finalmente. Per un attimo, quel giorno dimenticai la storia di Black e dei Dissennatori e mi godetti il viaggio sull’Hogwarts Express. Ho sempre adorato quel viaggio, si è sempre così carichi di aspettative per l’anno che sta per cominciare. Si è ansiosi di rivedere di nuovo la scuola, i compagni, e i professori…Quest’anno purtroppo due “incompetenti”, come mio padre li definisce, ricoprono il ruolo di professore per la “Difesa contro le arti oscure” e “Cura delle creature magiche”. “Remus Lupin e Rubeus Hagrid sono la prova che il professor Silente non è in grado di dirigere la scuola di magia, favorisce solamente i bisognosi, coloro a cui lui deve un favore, e non ha alcuna importanza se ad insegnare ai nostri figli ci sono degli incompetenti, Silente deve dimettersi prima o poi.” Questo era quello che continuavo a sentirmi dire durante quell’estate da mio padre e da alcuni suoi colleghi.  A dire la verità neanche a me Silente suscitava gran simpatia. Sin dal primo anno aveva dimostrato  un grande ammirazione nei confronti di Harry Potter, e francamente non capivo il perchè. Non aveva dimostrato chissà quali doti fino ad ora. Era un alunno della scuola come tutti gli altri, anzi per quel che potevo vedere non si impegnava parecchio nello studio ed era sempre ben disposto a non rispettare le regole della scuola. Per questo le attenzioni di Silente nei suoi confronti mi erano sempre sembrate ambigue, infondate, facevano crescere in me rabbia e disapprovazione. Soprattutto quando alla fine dell’anno durante il banchetto, nonostante noi Serpeverde avessimo il punteggio più alto, Silente si inventava sempre una scusa per aumentare il punteggio dei Grifondoro per “merito” di Harry e delle sue “coraggiose imprese”. E poi Harry era anche il migliore amico di Hermione, perciò era facile capire da dove nascesse il mio disappunto nei suoi confronti. Aveva tutto ciò che io non potevo avere, ma che aspiravo ad avere. 
Mentre eravamo ancora sul treno, improvvisamente la carrozza si fermò. Fuori si era formata una strana nebbia e tra le mie gambe si stava insinuando una corrente gelida, come se ci fosse uno spiffero. Le luci nel nostro vagone cominciarono a traballare, continuavo a non capire cosa stesse succedendo. Anche Crabbe e Goyle avevano delle espressioni miste tra paura e sorpresa. Poi il buio. Sentii il morale crollare, ebbi la sensazione che da quel momento non avrei più potuto essere felice. Mi sentivo depresso, scoraggiato, amareggiato ma non ne conoscevo la ragione. Poi vidi fluttuare al di là della porta scorrevole del vagone una figura alta e scura, come un grande mantello sgualcito e consumato trascinato via dal vento, lo stesso che ancora mi gelava il corpo. Rimasi assopito, in silenzio per non so quanti minuti ancora e poi tornò di nuovo la luce. Uscimmo tutti dalle carrozze, e d’istinto cercai Hermione…ma non la vedevo. Decisi di cercarla, ero preoccupato, così andai avanti tra le carrozze e poi la vidi lì con Potter. Era svenuto e insieme a Weasley e ad un uomo mal vestito, che non avevo mai visto, cercavano di rianimarlo. Probabilmente era stata colpa di quelle orrende creature, certo era un po’ esagerato. Nonostante anch’io mi fossi preoccupato, sicuramente non ero svenuto, ma questa era l’ennesima dimostrazione della fragile indole di Potter, sicuramente non adatta a reggere il confronto con la sua fama da potente mago. 
In quel momento avrei voluto stringere Hermione e chiederle se era tutto apposto, ma non potevo. Era troppo intenta a cercare di aiutare il suo “amichetto del cuore”. E poi non avrei comunque potuto dirlo. Io ero Draco Malfoy, il cinico bullo che non perdeva mai l’occasione di prenderli in giro, che senso aveva fare la parte dell’amico sincero adesso? Per questo decisi di fare un passo indietro, in tutti i sensi, e di tornare nel mio vagone. 
Durante il banchetto di apertura non persi l’occasione per cercare di far notare a Hermione chi si tenesse stretto accanto a sè, per questo decisi di prendere in giro Potter per ciò che era accaduto sul treno:
“Hanno messo i Dissennatori ad ogni entrata Potter, sono ovunque. Pensi di avere un abbonamento fisso con l’infermeria quest’anno? Non vorrai mica svenire ogni volta che ne vedi uno!” Dissi tra le risatine di Crabbe e Goyle.
“Lascialo stare Harry.” Esclamò Hermione con tono accusatorio. 
Avevo fallito anche questa volta, ma forse non era stata una gran bella idea. Eppure non capivo c’erano un sacco di ragazze del mio stesso anno, o più piccole che mi desideravano esattamente per com’ero, nonostante adesso io riconosca che effettivamente non ero una gran bella persona. Perchè con lei non funzionava? Con le ragazze a cui non ero interessato era tutto così semplice, così chiaro, perchè con lei finivo inevitabilmente, in ogni occasione, per fare figure di merda? Che oltretutto non erano ancora finite.
Vorrei potermi svegliare un giorno e dimenticare l’infinita e colossale figuraccia fatta alla prima lezione di Cura delle Creature Magiche fatta con Hagrid. Riguardava gli Ippogrifi e nonostante Hagrid ci avesse avvertiti della loro pericolosità, soprattutto nel caso in cui qualcuno gli avesse mancato di rispetto, dopo la splendida dimostrazione di Potter pensai che forse avrei potuto fare lo un po’ lo spaccone, visto che lui ne era uscito illeso senza particolari sforzi. Ma così non fu, l’Ippogrifo mi graffiò un braccio e per il dolore caddi sull’erba. Nonostante avessi scatenato l’ira dell’Ippogrifo, di Harry e di soprattutto di Hagrid, l’unica a preoccuparsi per la mia ferita fu Hermione:
“Draco che diamine ti è saltato in mente? Stai fermo, cerca di bloccare la fuoriuscita del sangue…così…ecco bravo.”
“Dove hai imparato?”
“Nel mondo dei babbani non possiamo sperare nella magia per curare le ferite, dobbiamo andare in ospedale, o comunque farci aiutare da un medico, e in attesa di poterlo fare la cosa migliore è bloccare il sangue così.”
Nonostante provassi davvero molto dolore, credo il più acuto fino a quel momento, il suo sorriso mi rassicurò. Ed io, intanto, avevo già dimenticato tutto ciò che rendeva complicata la nostra “amicizia”, lì, in quell’istante, vedevo solo Hermione. Non una mezzosangue, una nata babbana, una ragazza troppo intelligente per interessarsi ad uno spaccone come me, vedevo solo la prima ragazza che fino a quel momento mi aveva rivolto un sorriso sincero. 
                                                 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarta parte ***


Nei giorni seguenti ricevetti numerose stressanti lettere via gufo da parte di mio padre, era un incubo. Era veramente furioso, neanche mia madre riusciva a calmarlo. Silente, anche se a malincuore, aveva dovuto informarlo, pur consapevole di cosa avrebbe scatenato. Nonostante il mio disappunto per molte delle cose che diceva su Hagrid e sul professor Lupin finii per crederci anch’io. Dopotutto entrambi sembrava che ce la mettessero tutta per umiliarmi. Non avrei mai perdonato me stesso per l’enorme figuraccia fatta durante la prima lezione di Hagrid, ma non potevo neanche ammettere agli altri le mie colpe. Sarebbe stata solo una doppia sconfitta. Per questo decisi di appoggiare mio padre, seppur lottando contro una parte di me stesso, nel suo tentativo di far dimettere entrambi dal loro ruolo. Ogni occasione divenne buona per screditarli. Resi impossibili le lezioni di Hagrid, mettendo sempre più a repentaglio la sua credibilità più di quanto lui stesso già facesse. Gli unici fan erano Ron, Hermione e Harry, che tentavano in tutti i modi di sostenerlo nonostante il suo insegnamento fosse un completo fallimento. 

Dopo l’incidente, e ciò che era successo prima che venissi portato in infermeria, sembrava che io e Hermione avessimo fatto un passo indietro.Tutto era più imbarazzante. Spesso quando la scontravo a lezione o nei corridoi vedevo in lei la voglia di accennarmi un saluto, ma l’attimo dopo sembrava svanire. Con lei c’erano sempre quei due imbranati ed ero sicuro che la loro presenza la condizionava parecchio. Inoltre il mio comportamento non aiutava a far nascere qualcosa tra noi. Passavo la maggior parte del mio tempo a screditare le persone a lei più care…come pensavo di poter conquistare la sua attenzione? Ero proprio sciocco. 

Arrivò anche la prima lezione di “Difesa contro le arti oscure” con il professor Lupin, ed era anche abbastanza impegnativa…anche se in realtà non ho mai esternato questa constatazione. Avevo ancora il braccio fasciato, e non ero in grado di affrontare un duello con le mie paure. Perchè durante quella lezione è proprio quello che doveva essere fatto: combattere le proprie paure. E non fisicamente, ma mentalmente. I mollicci non facevano altro che riflettere le nostre paure peggiori per poterci spaventare, anche se in realtà non potevano farlo, perchè più che rappresentare la paura in sè, rappresentavano l’idea che noi abbiamo di essa. Io però non ero pronto, e ringrazio il fato, il destino, per avermi fatto evitare un’altra colossale figura di merda di fronte alla classe e ad Hermione. Anche in questo caso però dovevo giustificarmi, evitare che la mia immagine da duro crollasse, e il modo più semplice era prendermela con Lupin. Dopo tutto quello che mio padre mi aveva detto, raccontato su tante, troppe, persone era veramente impossibile non offendere qualcuno. Ne aveva una per tutti, pochi erano gli eletti, ed erano tutti in confidenza con lui. 

Dopo la lezione mi stavo dirigendo verso la sala comune, ma una voce femminile stava urlando alle mie spalle:

“Mi spieghi che cos’hai contro questa scuola?Sei libero di andartene se credi che non meritiamo la tua presenza.”

 

“Ciao Hermione…” sentii le guance in fiamme.

 

“Veramente non capisco perchè devi lamentarti di tutto ciò che ti circonda, quando quello di cui dovresti veramente lamentarti è il tuo enorme, pesante, ed ingiustificabile EGO.”

 

Quelle parole sembravano pungere come un centinaio di aghi sulla mia pelle. Aveva centrato il segno, e tutto ciò senza neanche aver mai intrapreso una discussione vera con me. Non potevo crederci, ero senza parole. Rimasi con un espressione inebetita, quella volta non seppi veramente come rispondere. Ero solo tremendamente imbarazzato, umiliato…e furioso. Praticamente non la conoscevo neanche a avevo già rovinato tutto. Questa volta forse non sarei più potuto tornare indietro…

Mi guardò torva per alcuni secondi e poi raggiunse velocemente Ginny che la stava aspettando in fondo al corridoio. 

Non ero abbastanza per lei, e non lo sarei mai stato. Mi nascondevo dietro la mia aria spavalda e insofferente, quando in realtà ero solo ragazzino insicuro che non voleva far capire agli altri di essere il più fragile. Mi sono sempre ripetuto che emulare mio padre fosse la cosa giusta. Lui era un uomo forte, potente, che era riuscito a realizzare e a raggiungere gli obbiettivi che si era preposto. Anch’io avrei potuto riuscirci se solo avessi imposto i suoi pensieri ai miei, o almeno così pensavo. Con lei questo sembrava non bastare. 

Tuttavia i miei dubbi adolescenziali sembrarono passare in secondo piano dopo quello che era appena successo. Sirius Black aveva spaventato la Signora Grassa, posta all’entrata del dormitorio dei Grifondoro, e ciò aveva scatenato il panico, perchè questo voleva dire che un pazzo omicida era riuscito a entrare nel castello nonostante i Dissennatori posti ad ogni entrata. Per precauzione Silente decise di farci dormire tutti nella Sala Grande. Dopo aver disposto per gruppi i nostri sacchi a pelo le luci si spensero, le voci e i rumori cessarono, anche se alcuni stentavano ancora a prendere sonno. Anch’io, dopo i numerosi tentativi, non riuscivo proprio ad addormentarmi. Ero tormentato da troppe cose, troppe domande a cui non potevo dare una risposta risuonavano nella mia testa. Il professor Lupin, Gazza e il professor Piton ci controllavano costantemente con la luce delle loro bacchette, controllavano ogni nostro movimento, ma io avevo bisogno di fare due passi. Aspettai che Silente li distraesse per comunicare loro delle novità per fuggire. Mi diressi silenziosamente nel corridoio, e scorsi più in là il profilo di una ragazza illuminato dalla fioca luce lunare. Ci volle poco per capire che quel profilo, incorniciato da capelli castani deliziosamente arruffati, era quello di Hermione Granger. Non sapevo cosa fare. Per un momento pensai che la cosa più sensata da fare era quella di tornare indietro, ma non riuscivo a smettere di guardarla. Era lì assorta nei suoi pensieri, e aveva un espressione preoccupata, dubbiosa, e avrei voluto alleviare i suoi pensieri. 

Così decisi. Mi buttai. Dovevo cogliere l’occasione al volo, non potevo sempre rifugiarmi nelle mie insicurezze, anche io dovevo combattere le mie paure…anche se nel mio caso non si trattava di un molliccio, ma di un rifiuto. Il peggiore che si possa ricevere a quell’età.

“Anche tu non riesci a dormire?” Dissi piano.

 

“Si ma sono sicura che le ragioni non sono le stesse per cui anche tu sei qui, invece che nel suo sacco a pelo.”

 

“Ok forse cercare di tenerti compagnia non  è stata una buona idea.”

 

“Ti fa ancora male?”

 

“Il braccio dici? Ehm no, lo sento solo un po indolenzito ma è tutto ok.”

 

“Non avresti dovuto offendere Fierobecco, e mettere a repentaglio la tua vita, solo per dimostrare di essere migliore di Harry. Non c’è nessuna gara.”

 

“Oh si che c’è invece.”

 

“Che vuoi dire? Non capisco.”

 

“Hermione come fai a non vederlo? Cerco di attirare la tua attenzione dal primo anno, ma non ho mai ottenuto alcun risultato. Harry non fa altro che prendersi il merito per delle cose che non avrebbe mai fatto senza il tuo aiuto, e nonostante questo lui sembra conquistare la tua amicizia ogni giorno di più senza muovere un dito. Come credi che possa sentirmi? Ho solo tredici anni, e per quanto possa cercare di essere maturo, sono sempre un ragazzino. E’ normale che io possa solo ricoprirmi di ridicolo quando cerco di vincere la “sfida” con Potter. So che stupido, e inutile, ma credevo che potesse funzionare. Scusami…”

Lo avevo fatto, avevo vuotato il sacco. Adesso sentivo la mia mente leggera, ma in compenso adesso il mio stomaco sembrava essere schiacciato da un enorme masso. Lei era come pietrifica, leggevo la sorpresa nei suoi occhi. Dopo un breve silenzio cercò una scusa per tornare nella sala grande…forse quella sarebbe stata la nostra prima ed unica conversazione, ma almeno adesso lei sapeva. Conosceva una parte di me, che nessuno fino ad ora aveva voluto vedere. Non so se questo mi spaventava, o se mi rendeva più libero. So solo che adesso qualcosa era irrimediabilmente cambiato e che avevo voglia di poterle parlare ancora.  

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Quinta parte ***


 

 

Mi tormentavo da giorni con la stessa domanda: avevo fatto la cosa giusta?  

Hermione cercava di evitarmi in tutti i modi, anche a lezione. Cambiava strada se mi vedeva per i corridoi, allontanava lo sguardo se per caso la sorprendevo a guardarmi durante una partita, non sapevo davvero più cosa fare. Forse sarebbe più sensato lasciar perdere questa stupida ossessione. Apparteniamo a due mondi inconciliabili, anche se non per colpa mia, nè sua. 

Quello che mi fa più rabbia è che nessuno dei due ha scelto di essere ciò che è, ma forse non è questo che lo rende di secondaria importanza? Cosa rende i purosangue migliori dei nati babbani? C’è forse una qualunque legge magica che sancisce l’inferiorità dei mezzosangue? Qualche prova oggettiva? Ho sempre considerato infondate le accuse di mio padre, e adesso che sono la ragione per cui non posso avvicinarmi a lei, vorrei capire almeno da dove provengono. Qual è la ragione per cui decine di anni fa qualcuno voleva eliminare coloro che, secondo lui, non erano degni di aver ricevuto il dono della magia? Nessuno sembrava volermi dare delle risposte. Ogni volta che cercavo di sfiorare l’argomento mio padre era visibilmente imbarazzato, cambiava argomento oppure fingeva di aver del lavoro da sbrigare e non lo vedevo per ore. Finii per prendermela con me stesso, o con Potter e Weasley, che era quello che sicuramente mi riusciva meglio. 

A questo si aggiungevano gli innumerevoli sensi di colpa. Fierobecco, l’ippogrifo, doveva essere giustiziato per colpa mia. Troppe volte la mia ingenuità, la mia insicurezza, e la mia voglia di dimostrare a qualsiasi costo d’esser degno di attenzioni tanto quanto Potter, avevano irrimediabilmente rovinato qualcosa di estremamente importante: la vita di Fierobecco e ciò che rimaneva della mia amicizia con Hermione. Anche se quella sera qualcosa sembrava essersi trasformato, la mia stupidità prevalse nuovamente. Il giorno in cui doveva avvenire l’esecuzione, ero appollaiato dietro un enorme masso insieme a Crabbe e Goyle che mi avevano obbligato a vedere con i miei occhi cosa avevo combinato. Entrambi si erano accorti del mio pentimento, e colsero l’occasione per sfidarmi, volevano vedere se mi ero “rammollito”, se ero ancora degno d’essere il loro leader. Cercai in tutti i modi di non far trasparire il mio dispiacere, ma nessuno dei due sembrava essere convinto, così quando vidi arrivare Hermione con Harry e Ron colsi l’occasione per salvare almeno il mio “lato oscuro”. 

<< Siete venuti in tempo per lo spettacolo!>> Dissi senza batter ciglio.

Ma non mi aspettavo certo di beccarmi un pugno da Hermione. Credo di non essermi mai vergognato tanto, non solo avevo definitivamente perso qualsiasi speranza con Hermione, ma adesso anche i miei due amici “più cari” mi avrebbero rifiutato. Trascorsi gli ultimi giorni di scuola nell’ombra, cercando di nascondermi dagli occhi indiscreti dei compagni che continuavano a non capire le mie difficoltà. Dovevo scegliere da che parte stare, non potevo continuare a fingere. Forse era questo il mio peggior impedimento, condurre una doppia vita non vuol dire sempre avere delle doppie possibilità, a volte vuol dire non averne nessuna. La mia vita era costruita sulla menzogna, ed era faticoso continuare a sostenere un peso del genere. Volevo essere libero di potermi mostrare per ciò che ero, senza aver paura di fallire. Volevo poter passare più tempo con Hermione per questo, perchè con lei nulla era difficile, riuscivo con naturalezza ad esprimere anche i sentimenti più intimi, come quella sera alla finestra quando le confessai cosa provavo per lei. Non pensavo di chiedere tanto, eppure nulla da due anni ormai era cambiato se non in peggio.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3314313