Anime legate: la vittoria del demone?

di Shayleene
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




Anime legate: la vittoria del demone?


"Quel maledetto disgraziato farfallone che non è altro!" pensò Maka stringendo le mani guantate con una forza tale da riuscire probabilmente a frantumare una pietra. La meister scrutò con occhi verdi da falco l'area di allenamento della scuola circondata da alberi, battendo nervosamente il piede a terra. 
Nulla da fare: oltre ad alcuni uccelli appollaiati sugli alti rami scuri non c'era anima viva. Si schermò il viso dalla luce del sole che stava per tramontare, lasciando il posto alla luna inquietante che sembrava perennemente prendersi gioco di chi la guardava. C'era una bella brezza che faceva ondeggiare i suoi codini biondo cenere e rendeva più sopportabile la calura estiva. Sarebbe stato un momento per mettersi a leggere tranquillamente seduta sotto un'albero, e invece doveva starsene lì a braccia incrociate a perdere tempo.
Era ormai più di mezz'ora che stava aspettando la sua buki, Soul Evans, per una delle loro solite sessioni mirate a migliorare le loro tecniche di combattimento. Visto che ultimamente si erano verificati molti allarmi strega, tutti gli insegnanti avevano raccomandato agli studenti di prepararsi al meglio per un possibile attacco, e Maka voleva assolutamente perfezionare il Majogari, una mossa indispensabile per affrontare delle streghe. Ma come poteva farlo se le mancava l'arma con cui esercitarsi?
"Quello scemo se ne sarà dimenticato come al solito! Ma non la passerà liscia, oh no... giuro che gli rifilerò un Maka-chop così devastante da fargli diventare la testa ad U!" pianificò, scrocchiandosi le nocche come se si stesse già pregustando il momento della sua vendetta. Dopo altri dieci minuti passati a marciare furiosa avanti e indietro sempre per lo stesso tratto, Maka lanciò un grido stizzito.
-Ora basta, me ne torno a casa!- E se ne andò dal campo di allenamento infilandosi per le stradine di Death City. Era tutto molto più tranquillo del solito: niente gruppetti di studenti che giocavano nel campo di basket, nessun litigio nel Deathbucks Café per accaparrarsi i tavoli migliori o le ultime fette di dessert disponibili, e nemmeno il miagolio di qualche gatto tormentato dal solito ragazzino perfido.
Maka allertò automaticamente i sensi, cercando di captare ogni minimo rumore sospetto o qualche ombra che non avrebbe dovuto esserci. Tuttavia pareva tutto tranquillo. Giunse a casa quando il sole era tramontato, ed era ora di preparare la cena. "Spero per lui che almeno si sia occupato di quella" rimuginò aprendo il portone.
-Sono tornata!- gridò, e salì gli scalini a due a due fino ad arrivare al pianerottolo. -Soul? Blair?- chiamò, non sentendo alcun rumore. Attraversò il salottino e raggiunse la cucina, completamente vuota. -Questa volta lo strozzo! Inutile pigrone che non è altro!- brontolò, aprendo bruscamente il cassetto vicino al frigo e tirandone fuori una padella. -Io mi chiedo perché ho scelto una buki incompetente come lui... non potevo fare squadra con Tsubaki? Mi sarei risparmiata un sacco di problemi!- borbottò tra sé mentre metteva a cucinare tre bistecche sui fornelli.
-Nyyya, la pappa è pronta?- Blair comparve sul davanzale dopo alcuni minuti sotto forma di gatto, e annusò il profumo di carne leccandosi i baffi. Si trasformò nuovamente in ragazza, stiracchiandosi vistosamente ed evidenziando così il suo petto prosperoso racchiuso da un top piuttosto succinto. Maka doveva ammettere di averla sempre invidiata un po' per il suo corpo, dato che lei era tutto l'opposto. Si girò verso la ragazza dai lunghi capelli viola con una paletta di legno in mano.
-Blair, hai visto per caso quell'idiota di Soul? Dovevamo incontrarci per allenarci, ma non si è fatto vedere per tutto il giorno.- le chiese, rimettendosi a preparare la verdura. 
-Che vuoi farci, probabilmente il poverino sarà andato a cercarsi una compagnia un po' più interessante con cui passare il pomeriggio...- si sentì rispondere, e strinse talmente tanto forte il cucchiaio da farlo piegare leggermente. Fulminò Blair con lo sguardo.
-Ah sì?- sibilò. -E, di grazia, potrei sapere chi sarebbe questa "compagnia più interessante" che è persino più importante di un allenamento?-
La "gatta" non si diede neppure la briga di risponderle, scrollando le spalle e andandosi a stendere sul divano del salotto dopo aver rubato una bistecca dalla padella.
"Andate tutti al diavolo!" pensò Maka. Mangiò da sola la cena che si era preparata, buttando nel cestino la porzione di Soul. Avrebbe preferito trovare Soul per terra che perdeva sangue a causa di Blair che girava per casa quasi nuda piuttosto che non avere la più pallida idea di dove fosse. Era... frustrante.
Sapeva benissimo che con il suo aspetto aggressivo, quegli occhi rossi e i capelli bianchi attirava molte attenzioni tra le ragazze, eppure in fondo sperava che desse più importanza alla squadra che alla sua vita privata.
"Che faccia cosa vuole, non mi riguarda!" Appoggiò le braccia sul tavolino, posandoci sopra la testa. No, non era del tutto vero. Le importava di lui, e anche parecchio. Non era certo un rapporto rose e fiori il loro. Soul spesso la prendeva in giro chiamandola "senzatette" o "secchiona" facendola imbestialire, ma nel momento del bisogno era sempre stato pronto ad aiutarla.
Ma in fondo era normale essere preoccupata per la sua assenza, no? Era pur sempre il suo compagno di squadra, era logico provare un po' di apprensione non vedendolo tornare. Insomma, tra alleati ci si doveva comportare così, giusto?
Quando risollevò la testa si accorse di aver dormito per quasi due ore, crollata probabilmente a causa dello stress e della stanchezza. Fuori dalla finestra era già calata la notte, e la luna ridacchiava in mezzo al cielo. Era... sangue quello che vedeva colare dalla sua bocca? Si passò una mano sul viso, cercando di svegliarsi per bene.
Si alzò in piedi, trascinandosi mogia verso la camera e buttandosi a peso morto sul suo letto. Nulla, nessun biglietto, nessun avviso che spiegava il suo ritardo. Allungò un braccio verso il comodino per prendere il libro che stava leggendo, e le sue dita afferrarono qualcosa di morbido.
-Ma cosa...- mormorò Maka, vedendo che teneva in mano la fascia per capelli da cui Soul non si separava mai. Non poteva essersene dimenticato, se la levava solamente quando si faceva la doccia e per il resto del tempo la considerava quasi una parte di sé. Perché era sul suo comodino?
Sentì scattare dentro di lei un campanello d'allarme che la spinse ad alzarsi in fretta, afferrare il mantello nero che aveva lasciato sulla sedia in cucina, infilare le scarpe ed uscire come un fulmine fuori casa.
C'era qualcosa che non andava, di quello ne era sicura. Blair si sarebbe indignata se Soul se ne fosse andato in giro con qualche altra ragazza, credendo di essere considerata meno sexy di lei. E Soul... certo, a volte sapeva essere davvero irritante, ma non sarebbe scomparso per così tanto tempo senza neppure una parola.
Le stradine silenziose in cui risuonava solo il rumore dei suoi passi veloce la resero ancora più inquieta, spingendola a muoversi ancora più rapidamente fino a quando non iniziò a correre. Il primo luogo dove avrebbe potuto trovarsi era il tanto amato campo da basket, ma quando vi arrivò non c'era nessuno, tranne un gatto rossiccio che le soffiò contro non appena la vide.
"Forse al parco?" si chiese Maka, affrettandosi in quella direzione. Il buio aveva ormai avvolto ogni cosa, rendendo cupa e sinistra la città. Per un istante le sembrò quasi di sentire una risata che conosceva, ma di cui non ne ricordava il proprietario.
"E' solo soggezione Maka, sbrigati a trovare Soul" si redarguì. Quando anche il parco si rivelò un fallimento, si guardò attorno indecisa sul da farsi. Iniziava a provare una strana sensazione al petto, un misto di angoscia, di irritazione e di... sì, paura. Era davvero paura? Lei, che non ne provava neppure verso i suoi nemici tranne quelli più pericolosi? Si mise una mano sul petto per ascoltare il battito accelerato del suo cuore, e in quell'istante l'udì: il suono di un pianoforte che risuonava in lontananza.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

Quelle note. Quella canzone.
"È lui!" pensò Maka, facendo uno scatto e mettendosi a correre persino più velocemente di prima. Non avrebbe mai potuto non riconoscerla. Era stato proprio grazie a quel brano suonato al pianoforte da Soul che ava iniziato a fidarsi di lui. Dopo anni passati ad odiare il genere maschile a causa di suo padre Spirit, che aveva divorziato da sua madre preferendo le altre donne e l'alcol a lei, era finalmente riuscita a riallacciare in parte un rapporto con un ragazzo.
Allo stesso tempo anche Soul aveva in un certo senso aperto a lei la propria anima, permettendole di ascoltarlo mentre suonava. Maka aveva compreso solo dopo un po' di tempo quale privilegio le era stato concesso. Per la sua buki suonare il piano davanti a qualcuno significava mettere a nudo il suo vero essere, affidarsi completamente a chi lo ascoltava, stringere un legame più resistente di una catena di ferro.
Il vento le sferzava la faccia, mentre attorno a lei gli alberi e gli edifici scorrevano come ombre indistinte che cercavano di farla svanire nella loro oscurità. Il rumore dei suoi scarponi neri sulla strada lastricata le arrivava attutito alle orecchie, impegnate a catturare ogni singola nota del brano che aleggiava nell'aria. Per i primi minuti le sembrò quasi di continuare a girare in tondo. Ogni volta che credeva di essersi avvicinata il suono tornava ad essere più flebile e smorzato.
"Dannazione!" imprecò Maka dentro di sé, percependo le sue forze scemare lentamente rendendo i suoi arti fiacchi e pesanti come blocchi di pietra. Nonostante l'allenamento costante non era abituata a correre per così tanto tempo così velocemente. Il fiato che emetteva dalla bocca si condensava in piccole nuvolette bianche, che sparivano dopo pochi istanti. La temperatura si era abbassata notevolmente, causandole la pelle d'oca nelle braccia scoperte riparate solo in parte dal mantello nero.
Poi, un'ombra più scura delle altre. Maka si bloccò in meno di un secondo scartando di lato, e schivando un attacco solo grazie alla sua prontezza di riflessi. Si riparò nell'androne del portone più vicino, sporgendosi quel tanto che bastava per cercare di individuare l'avversario che se ne stava fermo in mezzo alla strada. Gli abiti scuri si confondevano con l'ambiente circostante, ma la bianca luce lunare si rifletté sul suo volto.
-Crona?!- esclamò, riconoscendo la figura emaciata dai capelli rosa. In quello stesso istante le note del pianoforte presero a risuonare più intensamente, invitandola quasi a procedere senza esitazioni. Ma Maka sapeva che non sarebbe stato possibile. Lo capiva dagli occhi vacui e allo stesso tempo intrisi di una cupa follia di Crona. Era successo di nuovo, uno delle sue solite crisi. Tutta colpa di quel maledetto sangue nero che Medusa gli aveva impiantato, rendendolo mentalmente instabile.
Davanti ai suoi occhi comparve a tradimento la scena della colpa che, nonostante fosse passato già qualche anno, non era ancora riuscita ad espiare.
La missione, l'arrivo nella chiesa affollata dai criminali di cui si dovevano occupare. L'arrivo di Crona che li aveva spazzati via dal primo all'ultimo con un singolo attacco di Ragnarok. Il loro primo scontro.
Era stato chiaro fin da subito che era troppo debole per affrontare un avversario come Crona. Troppo lenta, troppo insicura. Troppo incerta sulle sue capacità. Le mosse dello strano ragazzo la spiazzavano, disorientandola completamente. Sembrava non avere una tattica precisa, ma si limitava ad usare quell'enorme spada parlante dagli attacchi micidiali.
Nemmeno il momento in cui erano riusciti a ferirlo era stato una vittoria. Anzi. Aveva permesso a Crona di utilizzare il sangue nero, un'arma letale che Maka e Soul non conoscevano.
Rivide a rallentatore il momento in cui aveva quasi rischiato di venire squarciata in due da quegli spuntoni neri, ma soprattutto visse per una seconda, devastante volta l'istante in cui Soul si era frapposto fra lei e gli aculei salvandole la vita rischiando la propria. Si era accasciato a terra, al confine tra questo mondo e quello dell'oltretomba. Tutto per salvare lei, un'inutile incapace che si faceva difendere dalla propria buki quando sarebbe stata lei a dover proteggere Soul!
Scosse la testa, sbattendo le palpebre per scacciare le lacrime e stringendo i pugni. 
"Soul, questa volta sarò io a salvarti." promise, uscendo dal nascondiglio e scagliandogli contro Crona che stava mormorando qualcosa tra sé e sé. Quando si fu avvicinata a sufficienza al ragazzo riuscì a distinguere le parole.
-Non so come comportarmi con chi mi lascia da parte... Sono sempre solo, solo con il sangue nero.- Sollevo lo sguardo folle incontrando quello di Maka,  e fece un sorriso maligno. -Anzi no, non sono solo... L'inferno è dentro la mia testa!- 
Con un grido sguainò Ragnarok cercando di colpire Maka, che nel frattempo stava studiando una strategia per riuscire a liberarsi di Crona senza fargli troppo male e raggiungere Soul il prima possibile. 
-Crona, lo sai che non ti lascerei mai da parte!- gli disse nel tentativo di farlo rinsavire, ma ricevendo in cambio un calcio così forte da farla schiantare contro il muro. Si guardò attorno freneticamente in cerca di una qualsiasi arma da usare, ma la strada era vuota. Ancora una volta senza Soul era totalmente inutile.
"No, devo farcela da sola!" 
Se non poteva sfruttare armi si sarebbe servita della propria agilità. Corse contro l'altro muro, utilizzandolo come trampolino di salto e colpendo Crona alla schiena facendolo cadere in ginocchio.
-Ti prego Crona, devo andare ad aiutare Soul!- lo supplicò.
Crona rise malignamente. -Lo vedì? Ti interessa solo di quello stupido che se ne frega di te, ma io non voglio rimanere solo!- Si passò la lama sul braccio, e il sangue nero iniziò ad uscire sotto forma di lunghi e pericolosi tentacoli.
Maka riuscì ad evitarli la prima e la seconda volta, ma poi venne colta di sorpresa. In un istante si ritrovò rinchiusa in un'indistruttibile gabbia di sangue nero.
-Adesso non mi abbandonerai più, vero Maka?- le chiese il ragazzo, accucciandosi davanti a lei e osservandola tra una sbarra scura e l'altra. Ragnarok si era trasformato nuovamente in quell'esserino odioso, insopportabile e malvagio che non faceva altro che dare pessime iniziative a Crona.
-Stupido, lasciami uscire o giuro che quando mi libererò ti beccherai un Maka-chop da farti finire nell'aldilà!- sbraitò Maka tentando senza successo di rompere le sbarre con calci e pugni.
Crona inclinò il volto pallido, ancora sorridente. -Maka... Tu non uscirai mai da qui. E come potresti? Non hai neppure un'arma...- disse con finta aria dispiaciuta. -Ma questo è un bene- aggiunse, -perché così resterai insieme a me!-
E iniziò ad incamminarsi nella direzione opposta a quella della musica, trascinandosi dietro la gabbia. Maka strattonò nuovamente le sbarre, in preda alla disperazione. Stava di nuovo abbandonando Soul, stava fallendo il suo compito di maestra d'armi. Come poteva essere degna di far parte della Shibusein? Come poteva permettersi l'onore di avere una buki fedele come Soul?
Rivide il suo sorriso ironico presente sul suo volto anche dopo essere stato gravemente ferito da Crona. Persino in un momento come quello voleva continuare a proteggerla cercando di non farla preoccupare. L'immagine sbiadì lentamente, lasciandole l'amaro in bocca. Anche Soul sarebbe scomparso a causa sua?
-NO!- gridò. In quell'istante le sue mani si accesero di una luce dello stesso colore della sua anima, e le sbarre iniziarono a piegarsi fino a spezzarsi del tutto. Crona si girò sorpreso, ma Maka gli era già addosso e lo colpì in pieno petto con un pugno scagliandogli contro anche la propria anima. Il ragazzo crollò a terra paralizzato, e Maka approfittò dell'occasione per fuggire. Per un istante pensò che Stein sarebbe stato fiero di vedere che era riuscita ad apprendere una delle sue tecniche, ma subito dopo si diede della stupida. Possibile che riflettesse su cose come la scuola in una situazione come quella?! La sua buki l'avrebbe di certo presa in giro chiamandola secchiona come al solito.
"Sto arrivando Soul, resisti!" pregò, spingendo al massimo le sue gambe. 

Crona c'è sempre e comunque, è un personaggio che nonostante tutto adoro xD Chissà se Maka riuscirà a raggiungere Soul o dovrà risolvere qualche altro ostacolo? Come vi è sembrato il capitolo? :D
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Finalmente si stava avvicinando all'origine del suono, che stava diventando sempre più forte e cristallino. Svoltò rapida un angolo della strada, per poi fermarsi quando sentì il brano calare di intensità.
-Maledizione, se continuo a seguire tutte le svolte dei vicoli non ce la farò mai!- sibilò, gli occhi che guizzavano a sinistra e a destra alla ricerca di una soluzione. Quando notò l'asta dell'insegna di un bar sporgere dal muro sul viso le spuntò un lieve sorriso. Se non poteva sfruttare la strada per arrivare da Soul... voleva dire che avrebbe corso sui tetti!
Prese la rincorsa, spiccando un agile salto e afferrando l'asta in metallo. Si diede una spinta con le gambe per fare un volteggio, poi mollò la presa e atterrò in perfetto equilibrio sul bordo del tetto. Da lì riusciva a vedere meglio la città, illuminata fiocamente dalla luce della luna. Ancora una volta si stupì dell'assenza di qualsiasi persona in strada.
"Sarà per il freddo... è anche tardi, quindi è logico che preferiscano restarsene in casa" riflettè, prima di riportare l'attenzione sul suono. Con eleganza e sicurezza saltò da un tetto all'altro posando i piedi nei punti giusti per non scivolare rovinosamente a terra. Sorrise al pensiero che non era la prima volta che passava "dall'alto" per andare da qualche parte.
Era successo anche durante il loro duello con Blair, quando ancora non sapevano che non era una strega bensì una gatta magica. Non era stata una battaglia facile: Blair lanciava degli attacchi esplosivi davvero potenti, e quell'idiota di Soul finiva sempre per perdere sangue dal naso non appena guardava in faccia quella tettona!
E c'era stato quel momento... quel terribile momento in cui lui si era ammutolito. Era tornato in versione umana proprio quando lei stava per cadere dal tetto di un edificio. Lei non capiva cosa gli stesse succedendo, la sua buki aveva un'espressione così strana. E dopo qualche secondo, Soul l'aveva lasciata cadere in un cassonetto della spazzatura.
Aveva finto di voler diventare l'arma di Blair per potersi avvicinare a lei e colpirla a tradimento, ma Maka quello non lo sapeva. Quanto aveva sofferto in quegli interminabili minuti durante i quali credeva di essere stata tradita dall'unico ragazzo con cui aveva stretto un legame? Soul si era reso forse conto del dolore che le aveva causato? Si era sentita come se la sua anima venisse mangiata a piccoli morsi da una bestia con denti affilati perfetti per lacerare la carne delle sue vittime.
Certo, alla fine il piano del suo compagno aveva funzionato perfettamente, ma per un po' di tempo le aveva lasciata con l'amaro in bocca e il timore costante di essere troppo debole per un'arma decisa e agguerrita come lui.
"Basta, ora non devo pensarci! E' la volta in cui dimostrerò a Soul che sono degna di essere la sua partner, quindi vediamo di muoverci e andare a salvare il fondoschiena a quello scemo!" si disse.
Acuì il senso dell'udito: le note, basse e vibranti, provenivano verso destra. Maka svoltò in quella direzione, prendendo la rincorsa e saltando sopra un edificio al lato opposto della strada. Tuttavia calcolò male le distanze, perché appoggiò male il piede su una tegola facendola uscire dalla sua collocazione e scivolare. Sentì il rumore dei cocci che si spargevano a terra, mentre con le mani afferrava disperatamente la grondaia che cigolò sotto il peso improvviso. Lanciò un sospiro di sollievo, stringendo la presa e facendo forza sulle braccia per tirarsi nuovamente sopra il tetto.
-Questa volta ci sono andata vicina...- mormorò, passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore. Volse la testa verso la sua meta, e sollevò le sopracciglia quando si rese conto che il suono pareva provenire proprio dalla Shibusein!
L'enorme scuola si stagliava ben visibile anche nel bel mezzo della notte. Enormi candele ne illuminavano il profilo imponente, le torri aguzze che svettavano verso il cielo come a sfidarlo e i tre bianchi teschi allineati a formare l'ingresso. Quel luogo era ciò che poteva più chiamare casa: l'aveva vista crescere giorno dopo giorno, non solo come Meister ma anche e soprattutto come persona. Era lì che aveva trovato i compagni giusti che l'avevano aiutata nel momento del bisogno.
"Altro che quell'idiota di mio padre!" pensò, vedendo davanti a sé la figura del padre inetto che era stato incapace di badare a lei sin da quando era piccola. Non poteva negare che fosse un'ottima arma. In fondo era una Death Schythe, una delle fortissime e abilissime buki utilizzate dallo Shinigami, ciò che tutte le buki desideravano di divenire ancor prima di entrare nella scuola.
Ma come figura paterna? Valeva meno di zero. Era per quel motivo che aveva imparato da bambina a badare a sé stessa, occupandosi della casa. Sua madre le aveva insegnato tutto il necessario, prima di andarsene stufa dei comportamenti del marito.
Cosa ci faceva Soul alla Shibusein a quell'ora? 
-Scemo- sibilò Maka procedendo rapidamente verso la scuola, -giuro che questa volta ti riempirò talmente tanto di botte che domani tutti ti scambieranno per una melanzana mutante!-
Tuttavia, sebbene fosse in vena di minacce come sempre, quello che pensava in cuor suo era parecchio differente.
"Fa che stia bene" era infatti ciò che si augurava. E non si trattava solo della preoccupazione di una Meister verso la sua buki. No, stava cominciando a rendersi conto che c'era in gioco qualcosa di più. Eppure non poteva perdere tempo in sciocchezze, doveva sbrigarsi e andare ad aiutarlo.
Spiccò un ultimo salto, afferrandosi poi al ramo di uno dei due alberi piantati alla base della lunga scalinata che portava all'entrata della Shibusein. Sollevò lo sguardo, notando che i gradini non le erano mai sembrati tanto numerosi come in quel momento. Fece un respiro profondo per rallentare il battito cardiaco accelerato a causa dello sforzo fisico più prolungato del solito, poi strinse i pugni per farsi forza.
-Soul, sto arrivando!- gridò, più per sé stessa che per altri motivi.
Era preparata al peggio?
Certo, anche se sperava che la situazione non fosse troppo grave.
Aveva paura?
Un terrore cieco che le attanagliava le viscere rendendole difficile muoversi e persino pensare lucidamente.
Si sarebbe mai tirata indietro?
"No, mai" si disse Maka, prima di giungere all'immenso portone nero della scuola e trovarlo socchiuso. 

Ed eccomi qui! Si accettano ipotesi su ciò che potrebbe accadere, forza u.u
Come vi è sembrato il capitolo? :D



 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

Posò lentamente la mano coperta dal guanto bianco sul battente del portone, affinando al massimo i sensi per percepire ogni minimo allarme di pericolo. Nonostante il tessuto che la proteggeva sentì un gelo profondo attaccarsi nella punta delle dita, e si sbrigò a tirare la porta verso di sè.
Quest'ultima si mosse senza produrre alcun rumore, ruotando silenziosa attorno ai propri cardini a facendo comparire davanti agli occhi della ragazza il lungo e ampio corridoio centrale della scuola che portava all'atrio illuminato dalla luce fioca di poche candele, le cui fiamme si muovevano sinuose a circa due metri dal suolo. Le costava ammetterlo, ma con quell'aria tetra e spettrale persino la scuola che amava tanto le faceva provare brividi di inquietudine.
Cominciò a procedere un passo dopo l'altro, inoltrandosi in quella specie di casa stregata che sembrava volerla divorare da un momento all'altro. Ogni cosa, dalle porte delle aule ai tabelloni con gli avvisi e le missioni, pareva etereo, inconsistente. Quasi fossero delle apparizioni spettrali che avevano preso il posto degli oggetti reali.
La musica diventò più rapida nonostante il volume si fosse leggermente abbassato, incalzandola e spronandola ad affrettarsi. Quasi inconsapevolmente Maka seguì quel comando, senza però mettersi a correre per non fare troppo rumore con i suoi passi. Infatti temeva ancora di essere attaccata a sorpresa da un momento all'altro, e non voleva rivelare troppo presto la propria posizione al nemico.
"Dannazione, avrei potuto almeno munirmi di qualche arma" si maledì, rendendosi conto di essere totalmente disarmata. Inizialmente non le era passato neppure per la testa di portare con sé un'arma inanimata, convinta com'era che Soul si fosse solamente attardato con qualcuno o stesse bighellonando in giro. Come aveva potuto essere così imprudente?
"E' colpa di quello stupido se non ho pensato razionalmente come il mio solito!" si giustificò, guardandosi attorno nel frattempo in cerca di qualsiasi cosa da poter utilizzare in caso di un attacco. Tuttavia il corridoio era totalmente spoglio, e così pure le classi in cui provò ad entrare.
Tum. Tum. Tum.
Il battito del suo cuore sembrava quasi sincronizzato con la melodia che andava di crescendo in crescendo. Non era più calma e intensa come la prima volta che l'aveva sentita, ma si stava trasformando lentamente in una musica frenetica che invece di calmare il suo animo sortiva l'effetto opposto.
Tutto in quelle note ricordava una battaglia, un pericolo imminente, un combattimento all'ultimo sangue. Maka iniziò a correre inconsapevolmente, desiderando con tutta sé stessa di raggiungere la sua buki il prima possibile.
Nella sua mente stava rivivendo per l'ennesima volta il momento in cui Chrona aveva ferito quasi a morte Soul. Non riusciva a cancellare le immagini del suo petto profondamente lacerato che si alzava e abbassava sempre più lentamente, non poteva dimenticare il suo viso dall'incarnato già pallido che diventava sempre più cinereo. Aveva temuto il peggio quella volta, e se non fosse stato per Stein e suo padre l'avrebbe perso. 
-SOUL!- gridò con tutta la voce che aveva in corpo, dimenticandosi completamente di tutte le precauzioni prese in precedenza. Non le importava più seguire le regole, non in un momento come quello nel quale rischiava di perdere la persona più vicina a lei.
Si fermò per un solo attimo nell'atrio per individuare l'origine del suono, e l'istante successivo era già a metà del primo corridoio, diretta verso una delle aule di musica utilizzata a volte dagli studenti per migliorare la sintonia delle anime tra Meister e buki.
Il corridoio pareva non finire mai, quella maledetta porta si allontanava ad ogni suo passo tenendola separata da Soul. I secondi scorrevano troppo velocemente, rubandole tempo prezioso.
Giunse finalmente davanti alla porta di legno chiaro. Afferrò quasi con violenza la maniglia, spingendola verso il basso e tirando con forza verso di sé. La musica la avvolse completamente insieme alla luce di numerose candele, e per un momento rimase immobile senza fiato.
-Soul!- ripeté allora, riconoscendo la figura seduta dietro al pianoforte che stava muovendo freneticamente le mani sui tasti bianchi e neri. Aveva gli occhi chiusi, celati in parte dai capelli bianchi che in assenza della fascia gli coprivano la fronte. Era vestito con un elegantissimo completo in gessato completato da una camicia rosso intenso come i suoi occhi e una cravatta nera perfettamente annodata che solitamente indossava solo nelle sfarzose feste organizzate dalla Shibusein a fine anno, e anche in quelle occasioni era uno strazio convincerlo a indossare qualcosa di differente dalla solita felpa con pantaloni neri.
Maka fece un passo avanti, trattenendo a stento le lacrime di sollievo e frustrazione che minacciavano di sgorgare da un secondo all'altro. Tutti gli insulti che avrebbe voluto rivolgere a quell'idiota per averla fatta aspettare inutilmente e per averle causato tanta preoccupazione scomparvero nel nulla, sostituiti solo da un'immensa felicità per averlo ritrovato sano e salvo.
Il suo sguardo riusciva a concentrarsi solo su di lui, che era completamente assorto dalla musica e non accennava nemmeno ad essersi accorto della sua presenza. Maka sorrise nel vedere un ragazzo che dall'esterno sembrava tanto burbero e scostante suonare uno strumento come il pianoforte. Era capace di creare delle melodie meravigliose, con le quali avrebbe potuto conquistare qualsiasi pubblico.
"Eppure..." 
C'era qualcosa che non andava in quella melodia. C'era troppa rabbia, troppo odio in quelle note che si susseguivano una dopo l'altra. Maka notò con quale forza Soul premeva sui tasti, rischiando quasi di romperli.
Non l'aveva mai visto così, nemmeno quando avevano dovuto ricominciare da capo la loro raccolta di anime, nemmeno quando le loro anime per un periodo avevano perso la loro sintonia. Neppure quando... Maka sbarrò gli occhi, ricordandosi improvvisamente di un dettaglio importante.
Perché era successo che Soul diventasse così, quasi fuori controllo. Ed era stato quando il demone del sangue nero aveva fatto la sua comparsa dentro di lui la prima volta.
-Ma bene, a quanto pare anche la bella addormentata è venuta alla festa!- sentì dire in quel momento da una voce acuta proveniente dall'angolo della stanza.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



Non poteva essere. Non doveva essere. Era semplicemente impossibile, impedito da ogni regola logica! Maka si voltò di scatto verso sinistra, scuotendo la testa sconcertata quando vide nell'angolo una figura inconfondibile che per lungo tempo aveva popolato i suoi incubi, ricordandole quanto era stata debole e quando la ferita al petto di Soul fosse stata tutta colpa sua.
-No...- mormorò con voce strozzata, portandosi una mano alla bocca. 
Il demone del sangue nero la squadrò con i suoi grandi occhi malvagi dalle pupille gialle, facendo un inchino derisorio. 
-Che succede?- le chiese facendo un sorriso e mettendo in mostra la sua enorme bocca dotata di denti acuminati come lame. -Non sei contenta di potermi finalmente incontrare di persona?-
Era come l'aveva sempre immaginato nella sua mente quando Soul aveva rischiato più di una volta di cadere preda della follia. Una specie di orrido folletto rossastro con due corna ricurve sulla testa pelata, le orecchie lunghe e il naso grosso sotto due occhi malvagi cerchiati di nero. Indossava persino un completo nero la cui giacca era chiusa con dei bottoni scintillanti che riflettevano la luce delle candele proprio come le scarpe eleganti che portava ai piedi.
Stava schioccando a tempo le lunghe e sottili dita con le unghie laccate di nero, muovendosi in quella che a parere del demone doveva essere una specie di danza, ma che a Maka sembravano solo i movimenti scoordinati di un ubriaco che non riusciva a reggersi in piedi. Probabilmente ad altri una figura simile avrebbe fatto solo ridere, ma la Meister era completamente shockata. Fino a quell'istante aveva creduto che il Demone fosse solo una specie di personificazione del sangue nero che dilaniava Soul dall'interno ogni volta che sfruttava in maniera eccessiva i suoi poteri di arma, ma nemmeno nel suo peggiore degli incubi aveva mai pensato alla più remota possibilità che potesse materializzarsi nella realtà.
Com'era potuta accadere una catastrofe simile?
-Tu non sei reale- sbottò. Una constatazione che voleva essere più una rassicurazione per sé stessa che altro, e che venne accolta dal demone con una risata maligna. Quest'ultimo scrollo le spalle come se non comprendesse l'atteggiamento della ragazza, e si voltò rivolgendosi a Soul che continuava a suonare. -Vuoi spiegarglielo tu che non sono frutto della sua immaginazione, amico mio?- gli disse.
Maka stava per gridargli che era solo un maledetto ammasso di sangue nero parlante, ma venne bloccata dalla voce di Soul. -Ma come Maka, non ci sei ancora arrivata? E dire che tra noi due di solito vieni reputata la più intelligente!-
La Meister incrociò lo sguardo del ragazzo, e quando questi aprì gli occhi tutto ciò che vi lesse fu solo una profonda, oscura follia. Fu uno dei pochi momenti in cui restò completamente senza parole, paralizzata da ciò che stava accadendo.
Attorno alla sua buki stavano iniziando a comparire dei lampi neri che lentamente lo avvolgevano in spire, ma i suoi occhi rosso fuoco continuavano a brillare più di una stella.
-Soul, sei pazzo?! Si può sapere che hai fatto?- gridò Maka.
Soul non sembrò nemmeno ascoltarla, ma esibì un ghigno che la sua maestra d'armi aveva visto solo poche volte. E non erano stati certo bei momenti.
-E mi chiedi anche cosa ho fatto?- si sentì ribattere. -Non avevo intenzione di rimanere una schiappa a vita costretto a limitare il mio potere! Per essere fico ho bisogno di tutta la mia forza, e se per poterla utilizzare devo pagare un piccolo prezzo sono più che lieto di farlo!-
"Non è possibile, è completamente divorato dalla follia!" pensò Maka, lasciandosi prendere per un attimo dallo sconforto. Eppure... "Al diavolo, non lascerò certo che quello stupido si faccia ammazzare!"
Anche se non aveva armi da poter usare, non doveva dimenticare che era molto portata al corpo a corpo. Si lanciò a tutta velocità contro il demone, spiccò un salto e si preparò a colpirlo con un calcio nel bel mezzo di quella sua testa deforme, ma prima che potesse solo avvicinarsi i lampi che circondavano Soul la investirono in pieno mandarla a sbattere contro la parete. 
-Dannazione idiota, se proprio non vuoi collaborare cerca almeno di non ostacolarmi!- sibilò la ragazza nella sua direzione, passandosi la mano sulla bocca per asciugare il sangue che stava uscendo dal labbro spaccato. -Ti rendi conto che...- iniziò, preparandosi a sferrare un altro colpo, -continuando così finirai per diventare come un kishin? Sarai ciò contro cui abbiamo sempre lottato!-
Tentò di sferrare un pugno al demone da dietro, ma anche questa volta venne respinta dai lampi. Cosa sarebbe successo se davvero Soul fosse diventato una specie di kishin, un dio della follia? Lo Shinigami sarebbe stato costretto ad ucciderlo con una delle sue Death Schythe? E se fosse stato suo padre a doverlo fare? Non sarebbe più riuscita nemmeno a guardarlo negli occhi sapendo ciò di cui si era macchiato.
"Devo impedirlo ad ogni costo!" si impose, allontanandosi a distanza di sicurezza.
-Soul!- gridò, stringendo una mano attorno al braccio sinistro coprendo una ferita. -Credi davvero che non saremmo potuti diventare più forti di così?-
Passò qualche istante, durante il quale gli unici suoni erano la musica esasperata di Soul e la risatina sommessa del demone, che non faceva altro che divertirsi osservando le sofferenze degli altri.
-Abbiamo solo bisogno di tempo, non devi utilizzare scappatoie come questa! Insieme diventeremo invincibili, te lo giuro!- continuò la Meister, avvicinandosi di qualche passo al pianoforte.
Soul smise per un attimo di suonare, sollevando la testa e lanciandole uno sguardo freddo. -Tempo dici? E quanto? E' un'infinità di tempo che siamo una squadra, ma che progressi abbiamo fatto?- la aggredì con rabbia, premendo con forza le dita sui tasti dai quali scaturirono altri lampi. -Sono stufo di aspettare un miracolo! Ammettilo: in questo momento siamo entrambi due deboli incapaci di portare a termine persino le missioni più semplici!-
Maka non aveva mai sentito tanto astio nella sua voce, e ne restò basita. Ma quello che la ferì maggiormente fu il fatto che la sua buki avesse sottolineato con così tanta schiettezza la loro debolezza. Nonostante quello cercò di ribattere, nel tentativo disperato di farlo ragionare. Nell'angolo, il demone se ne stava comodamente appoggiato al muro fumandosi una sigaretta tirata fuori da chissà dove, tranquillo perché certo di non poter essere colpito.
-La nostra non è debolezza, ma semplice inesperienza!- disse la ragazza. -Avanti, fai tanto il fico e poi ti abbassi a stringere i patti con uno sgorbio come quello?!- lo sgridò, indicando schifata con una mano la creatura, che le restituì uno sguardo risentito.
Soul si alzò in piedi, scostò la seggiola e si affiancò al pianoforte nero. Quando riprese a parlare, il tono di voce era più dolce di quello di prima, il suo sguardo sembrava persino più lucido. -Senti Maka, so che anche tu ci tieni a diventare più forte, e che ti senti in colpa per ciò che è successo in passato- iniziò.
La Meister sentì di nuovo una stretta al cuore come ogni volta in cui le tornava in mente il giorno in cui Soul era stato infettato col sangue nero da Chrona.
-Però non devi preoccuparti per me, capisci?- continuò il ragazzo, le fiamme delle candele che si riflettevano nei suoi occhi come la brace. -Mi hai fatto persino un piacere, donandomi un mezzo per migliorare tantissimo le mie capacità, e io te ne sono grato. In qualche modo voglio sdebitarmi con te, Maka.- Fece una pausa e allungò la mano affusolata verso la sua maestra d'armi.
-Ti prego, continua a stare con me. Diventiamo insieme la squadra più forte di tutta Death City!- la supplicò.

Eheh... chissà che sceglierà di fare la nostra adorata Maka? Lo scoprirete solo continuando a leggere! Ma mentre aspettate il prossimo capitolo commentate pure questo con le vostre opinioni ;)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



Non l'aveva mai visto così... indifeso. Soul si era sempre e comunque comportato da "signor non ho bisogno di nessuno", compiendo spesso delle vere e proprie idiozie suicide pur di fare tutto da solo, però in quel momento ogni cosa in lui implorava aiuto. Quella vista le faceva provare un sentimento dolce e amaro allo stesso tempo. Le faceva piacere che finalmente la sua buki riconoscesse di necessitare del suo supporto, ma allo stesso tempo l'espressione così fragile che gli leggeva sul volto la causava quasi un dolore fisico al petto, un malessere che pareva tormentarle la sua stessa anima.
Purtroppo però i suoi patimenti non terminavano lì. Ciò che più le provocava sentimenti di colpa era quella vocina che, maliziosamente, continuava a ricordarle ogni sua minima debolezza. 
"Dovresti ringraziare Soul per il semplice fatto che non ti abbia abbandonata del tutto..." si sentiva dire dentro di sé. 
"Ti sta dando l'opportunità di diventare più forte, perché esitare?"
"Hai paura, Maka? Non eri tu quella che sosteneva di non averne mai?"
"Ammettilo, sai che non potrai mai essere alla sua altezza, nonostante tutto l'allenamento!"
-BASTA!- gridò la ragazza, cadendo sulle ginocchia e prendendosi la testa tra le mani.
"Adesso ti metti anche a piangere? Che femminuccia..."
"Chissà cosa starà pensando Soul? Si sarà già pentito di ciò che ha detto poco fa vedendoti in questo stato!"
Maka si rannicchiò su sé stessa, tappandosi le mani nella speranza che quelle vocine svanissero come per magia. Così non fu, e anzi esse crebbero persino di volume, affollandole la mente di pensieri negativi che la stavano straziando.
Debole. Insicura. Incapace. Inutile.
Parole che la colpivano con più forza di quanto avrebbero potuto farlo dei pugni di Black Star, lacerandola dall'interno e impedendole persino di fare un singolo ragionamento logico.
"Tua madre se n'è andata perché non sopportava di avere una figlia come te. Persino tuo padre ti ha lasciata a te stessa."
"Quanto tempo passerà prima che anche Soul faccia lo stesso?"
"Rimarrai sola..."
-No, no, basta, vi prego...- singhiozzò Maka mentre delle calde lacrime iniziavano a scorrerle copiose sulle guance piene di graffi. Quelle voci erano riuscite ad intaccare la spessa corazza che si era costruita faticosamente in quegli anni di delusioni e sofferenze, mettendo a nudo tutte le sue reali paure.
Perché in fondo ciò che dicevano era vero: temeva di non essere mai sufficientemente abile. Era terrorizzata al pensiero che potesse perdere anche la persona a cui teneva di più al mondo. Essere rifiutata perché non all'altezza.
Improvvisamente sentì delle mani che si posavano delicatamente sul suo viso e la invitavano ad sollevarlo. Alzò lo sguardo, sciogliendosi dalla posizione di difesa in cui era rannicchiata. Soul era lì inginocchiato davanti a lei, e non appena incrociò il suo sguardo la abbracciò forte, come volesse comunicarle tutto il suo appoggio.
Inizialmente la Meister rimase completamente irrigidita. Lo stesso Soul che pochi minuti prima gridava in preda alla follia dov'era svanito? Si voltò verso l'angolo della stanza nel quale ci sarebbe dovuto essere il demone, ma di quel malvagio essere non vi era più traccia, così come della pazzia negli occhi di Soul, che ora aveva posato le mani sulle sue spalle e la stava guardando intensamente.
-Andrà tutto bene Maka, te lo giuro. Non permetterò a nessuno di farti del male- le disse con sicurezza, accennando un debole sorriso.
-Ma... il demone... tu... i lampi neri...- balbettò Maka con voce fioca, osservandosi attorno con aria confusa  e con una sensazione di panico nel petto. Non si era immaginata tutto, ne erano prova tutte le ferite sul suo corpo.
Soul le posò una mano sulla testa, scompigliandole con delicatezza i capelli biondo cenere. -Ehi signorina secchiona, non ti fidi più nemmeno di me adesso?- chiese. Le labbra della sua Meister si incurvarono leggermente all'insù sentendosi chiamare in quel modo. Forse Soul era stato abbastanza forte da riuscire a ricacciare il demone nero nelle profondità della sua anima, forse quell'essere demoniaco non poteva rimanere nel mondo reale per troppo tempo. 
Ma almeno quell'incubo era finito.
-Certo che mi fido di te, idiota che non sei altro- ribatté lei, allungando la mano e dandogli una pacca sulla spalla.
Non ebbe neppure il tempo di rendersi conto di cosa stava accadendo. Vide solo la bocca di Soul aprirsi in un ghigno malefico, i suoi occhi rossi tingersi di un nero cupo e una risata, la risata del demone nero, risuonare all'interno della stanza mentre dal corpo della sua buki fuoriuscivano dei fili scuri come l'oblio che l'attaccarono.
Strisciarono rapidi sul suo braccio, infilandosi nella sua bocca aperta per lo sgomento. Le voci che sembravano essersi zittite scoppiarono nuovamente nella sua testa, e Maka iniziò a gridare disperatamente dal dolore. Si sentiva esplodere la testa, colpita da milioni di spilli.
"Lasciati andare..." dicevano le voci suadenti.
"Non resistere, e tutto finirà in un attimo..."
"Non desideri diventare più forte? Non brami essere adatta per Soul?"
Maka si strinse una mano alla gola, mentre un liquido scuro iniziava a colare dall'angolo della bocca e i suoi occhi verdi si tingevano lentamente d'ombra.
"Accogli il potere, devi solo smettere di combattere per un attimo..."
-Potere...- gracchiò Maka, e il respiro accelerato rallentò.
-Sì, potere- sottolineò Soul, appoggiandole sul viso una mano coperta di sangue nero. -Tu ed io, la Meister migliore e la Death Schythe invincibile. Da quanto aspettavamo questo momento?-
La ragazza smise di agitarsi, e nell'aula di musica calò il silenzio più totale. Sollevò lentamente la testa inclinandola a destra.
Sul suo volto, un sorriso folle era accompagnato da due occhi neri come la pece.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***



-Hai fatto un'ottima scelta come sempre, Maka- si congratulò Soul attirandola a sé.
La ragazza appoggiò le mani sul suo petto, ridacchiando per chissà quale motivo. -La sai una cosa Soul?- domandò, ciondolando la testa a destra e a sinistra. Sollevò la mano destra, portandosi l'indice alla testa. -L'inferno... l'inferno è nella nostra testa.- disse, prima di scoppiare in un'agghiacciante risata che avrebbe fatto tremare dal terrore chiunque.
Tutto ad un tratto si piegò in due stringendosi le braccia attorno al ventre, in preda ad atroci dolori. Le sembrava quasi che ci fosse qualcosa dentro di lei che desiderava uscire a tal punto che sarebbe stato disposto anche a lacerarla senza alcuna pietà. 
La vista iniziò ad appannarsi, diventando secondo dopo secondo sempre più sfocata. Ormai non riusciva più nemmeno a distinguere i contorni della sua buki, che sembrava essere immobile senza fare niente.
-Soul...?- mormorò quasi senza voce. Si sentiva la testa e gli arti pesanti, come se ad essi vi fossero legati dei massi enormi. Provò ad allungare una mano verso Soul sentendo che stava per cadere trascinata verso il basso da una forza invisibile, ma prima che riuscisse anche solo ad alzare il braccio era già crollata a terra, priva di sensi.

Fu un forte odore di fumo a darle lo stimolo per risvegliarsi.
"Qualcosa... qualcosa sta andando a fuoco?" pensò allarmata, aprendo di scatto gli occhi per venire accecata da delle luminose lampade a neon. Provò a sollevarsi a sedere, ma un forte dolore alla pancia la fece tornare a distendersi con un gemito.
-Stai calma, devi ancora riprenderti dal colpo- sentì dire da una voce che conosceva bene. Quando finalmente la macchia nera causata dalle lampade svanì e riuscì a vedere qualcosa attraverso la cortina di fumo, aggrottò le sopracciglia rendendosi conto che accanto a lei seduto sulla sua solita sedia girevole, c'era il professor Stein.
-Professore?- mormorò spaesata, girando lentamente la testa nella sua direzione.
-Spero mi scuserai per averti colpita scagliandoti addosso la mia anima- si scusò lui, lasciando uscire il fumo della sigaretta che aveva appena aspirato. -Ma era l'unico modo che avevo per risvegliarti dalla visione indotta dal veleno che avevi assunto.-
Maka lo guardò interrogativa per qualche istante, ma poco dopo le tornò in mente tutto. Lei e Soul avevano accettato una missione che apparentemente non sembrava troppo complessa, ma che in realtà erano riusciti a portare a termine solo grazie all'intervento tempestivo di Black Star e Tsubaki che "casualmente" si trovavano nello stesso posto. Se non fosse stato per loro probabilmente Soul sarebbe andato totalmente fuori controllo. Infatti, capendo di essere in difficoltà aveva deciso di usare il potere del sangue nero nonostante Maka fosse contraria, e rischiando di cadere preda della follia. Essere stato salvato dai suoi amici non gli era affatto andato a genio, tanto che per tutta la strada del ritorno era rimasto taciturno e scostante, e così anche i giorni successivi.
Se poteva la evitava inventandosi scuse sul momento, e nel caso in cui dovesse per forza stare con lei come a cena stava con lo sguardo basso rispondendole a monosillabi. Inizialmente Maka aveva pensato che fosse solo per la frustrazione dovuta al fatto che avevano fallito una missione, ma poco tempo dopo l'aveva visto allenarsi da solo nel parco vicino alla scuola, e un'altra volta l'aveva scorto mentre osservava pensieroso Kid che si esercitava con le sue due buki lottando contro un altro studente e la sua arma, un longbow.
In quel momento aveva capito cosa lo angustiava: era arrabbiato perché non era stato capace di controllare il sangue nero, rischiando di perdere la lucidità e di danneggiare anche la sua Meister. Era tipico di Soul nascondere le sue vere emozioni dietro una faccia scontrosa e irascibile, e lei ci era arrivata solo dopo aver passato un bel po' di tempo insieme a lui.
Per questo aveva deciso che anche lei lo avrebbe aiutato, e per questo era andata dal professor Stein. Gli aveva raccontato il problema, e dopo un'estenuante discussione era riuscito a convincerlo ad aiutarla.
Aveva così accettato di bere una specie di intruglio dal sapore disgustoso, che secondo Stein l'avrebbe fatta addormentare e vivere una specie di visione in cui sarebbe apparsa l'ultima cosa a cui avrebbe pensato poco prima di addormentarsi per effetto del liquido. Stein aveva nel frattempo osservato ogni sua mossa su uno schermo grazie a degli elettrodi che le aveva applicato sulle tempie.
Già, ora ricordava tutto.
-Direi che il mio "allenamento speciale" è fallito miseramente, eh?- mormorò amareggiata, passandosi stancamente una mano sul viso. Aveva dimostrato ancora una volta di essere una Meister inutile che non riusciva neppure ad aiutare la sua Arma quando più ne aveva bisogno. Fino a quando lei non fosse riuscita a trovare una cura per il sangue nero o almeno ad arginarne gli effetti, Soul non avrebbe mai potuto diventare più forte.
Probabilmente la biasimava ancora per averlo condotto in quello stato, perennemente sull'orlo tra il razionalità e la follia.
Si stava ancora maledicendo per la sua debolezza, quando la voce del professore interruppe il suo fiume di pensieri. -Invece io credo l'esatto opposto- affermò deciso, con uno strano sorriso sul suo volto storpiato da una lunga cicatrice. Pareva nascondere un qualche segreto che doveva divertirlo parecchio, perché il tono di voce era più allegro del solito.
-Ma professor Stein, non ha visto che ho rischiato di impazzire anche io? Come può considerarlo un risultato, se non riesco nemmeno ad evitare che Soul si distrugga con le sue stesse mani?!- esclamò irata, dando un pugno al lettino grigio su cui era seduta. Era inutile girarci intorno, per l'ennesima volta non era riuscita a combinare nulla di utile.
L'uomo dai capelli grigi e una vite infilata della testa fece un sorriso piuttosto inquietante. -Mah, chissà...- borbottò, dandosi una spinta coi piedi e allontanandosi a cavallo della sua sedia per mettersi a lavorare con delle boccette. Maka provò a chiedergli ancora un paio di volte cosa intendesse, ma lui continuò impassibile ciò che stava facendo.
Così la ragazza decise di andarsene dopo averlo ringraziato. Aprì la porta del laboratorio, inspirando a fondo l'aria fresca e cercando di depurarsi da tutto quel fumo che aveva inalato lì dentro. Le ci volle un momento per rendersi conto che era già pomeriggio, e ne restò stupita. 
"E' passato davvero così tanto tempo?!" si chiese, avviandosi verso il campo di basket. Infatti solitamente la domenica pomeriggio era solita trovarsi lì con Soul e gli altri, inutile dire contro la sua volontà, per l'abitudinaria partita a pallacanestro alla fine della quale si ritrovava quasi sempre il naso rosso come un pomodoro per essersi presa il pallone in piena faccia. Camminava pensierosa, rimuginando ancora su ciò che le aveva detto il professor Stein.
C'era ancora un elemento che non riusciva ad inquadrare, e tuttavia decise di dimenticare almeno per un po' l'accaduto. Anche se non voleva ammetterlo l'aveva scossa parecchio, e aveva bisogno di svagarsi un po' prima di poterci pensare nuovamente.
"Forza Maka, preparati ad un'altra pallonata in faccia come il tuo solito..." si disse rassegnata, correndo per raggiungere i suoi amici che in lontananza stavano già giocando tra esclamazioni e risate.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***



-No, no! Mi rifiuto di giocare con un pallone asimmetrico! Non vedete che c'è una macchia che rovina la perfezione di una sfera magnificamente sferica?!- sbraitò Death the Kid, appropriandosi del pallone e iniziando a lucidarlo con un fazzoletto che si era fatto prestare, o meglio che aveva preso senza neppure chiedere il permesso, da Liz.
E pur di non essere interrotto da un Black Star adirato che voleva a tutti i costi riprendere il gioco per dimostrare di essere anche il dio della pallacanestro si era arrampicato su un albero appollaiandosi come un nero corvo brontolone.
-Sottospecie di becchino, o muovi il culo e ci ritorni il pallone o giuro che arrivo là sopra e ti spacco la faccia rendendoti asimmetrico per tutta la vita!- ringhiò Black Star avvicinandosi al tronco dell'albero e tirandosi su le maniche con aria minacciosa.
Tsubaki, dal canto suo, cercò come ogni volta di risolvere la situazione con calma e serenità, ma senza successo. -Forza ragazzi, intanto che pulisce il pallone possiamo fare un attimo di pausa, che ne dite...?- mormorò, ignorata completamente da tutti quanti. -Ehm, ragazze, non potreste pensarci voi al vostro Meister?- chiese poi rassegnata alle sorelle Thompson, impedendo nel frattempo a Black Star di raggiungere il figlio dello Shinigami e picchiarlo di santa ragione.
Come al solito Liz rimase completamente indifferente, continuando a borbottare qualcosa sul fatto che per colpa di quello stupido gioco si era di nuovo rotta una delle sue unghie delicate, e tirando fuori da chissà dove una limetta.
-Ci penso io!- gridò Patty euforica. Gonfiò il petto facendo un grosso respiro, portò le mani ai lati della bocca ed urlò:-Kid ha una striscia asimmetrica nei capelli!!!- scoppiando a ridere e indicando il suo Meister.
Si sentì un gemito soffocato provenire dalla cima dell'albero, e pochi attimi dopo il ragazzo precipitò a terra insieme al pallone, che rotolò via. -Sono... sono... sono un aborto della natura!- cominciò ad urlare, tirandosi ciocche di capelli come se volesse strapparsele. -Un inutile, brutto, disgustoso maiale!- continuò.
-Maiale! Maiale! Oink oink!- gli fece verso Patty, schiacciandosi il naso e gonfiando le guance imitando l'animale.
Nel frattempo Black Star si era già impossessato del pallone, correndo come una scheggia attraverso il campo e andando a fare una schiacciata a canestro a cui era rimasto appeso, urlando:-Gente! Ammirate le mirabolanti evoluzioni del dio del basket! Inchinatevi ai miei piedi, pezzenti che non siete altro!-
"Tutto normale, insomma" pensò Maka divertita, entrando nel campetto dal terreno rossiccio.
-Ehi ragazzi!- li salutò, guardandosi intorno in cerca di una zazzera di capelli bianchi trattenuti da una fascia.
Tsubaki le venne incontro sorridendo, il volto delicato arrossato per il caldo e i lunghi capelli neri acconciati in una coda. Indossava una t-shirt verde chiara e dei pantaloncini corti neri che mettevano in evidenza il suo bel corpo, anche se probabilmente lei non se ne rendeva conto. -Maka, fortuna che sei arrivata almeno tu! Credevano che tu e Soul ci aveste dato buca oggi...-
Il buon proposito della Meister di accantonare per un po' ogni pensiero cupo andò in frantumi. Probabilmente dovette fare un'espressione sconvolta, perché la sua amica si avvicinò a lei e le mise una mano sulla fronte. -Sicura di stare bene? Sei impallidita così di colpo!- le chiese preoccupata. In un qualsiasi altro momento le avrebbe fatto sorridere il comportamento perennemente premuroso di Tsubaki che si preoccupava più degli altri che di sé stessa, ma dentro di lei la paura era riuscita nuovamente a farsi strada.
-Non... non è venuto Soul?- chiese a voce bassa, balbettando leggermente.
-Non si è fatto né sentire né vedere oggi, credevamo aveste degli impegni- si sentì rispondere.
"Dannazione, che fine ha fatto?" si chiese Maka, allarmata. Sapeva che era da stupida preoccuparsi per così poco, eppure dopo la "visione" che aveva vissuto qualcosa in lei era cambiato, lo sentiva distintamente. Provava un bisogno quasi fisico di vedere Soul, di accertarsi che stesse bene. 
Di verificare che non era stata davvero abbandonata.
Dovette tossire alcune volte prima di poter parlare di nuovo. -Black Star!- gridò, in direzione del ragazzo dai capelli azzurro elettrico che era impegnato in uno scontro all'ultima pallonata con Patty. -Soul ti ha per caso detto se oggi doveva andare da qualche parte?-
-Smettila di fare quell'espressione Patty, è inquietante!- lo sentì esclamare, mentre attraversava il campo come una scheggia palleggiando con forza. -Comunque scommetto quanto vuoi che quel pivello è rimasto a casa perché temeva di essere battuto impietosamente dal sotto scritto, muah ah ah ah!- le disse, poco prima di venire atterrato con poca gentilezza dalla buki di Kid, che lo placcò a terra come un giocatore di rugby.
-Ho vinto!- strillò lei in giubilo saltellando estasiata sulla schiena di Black Star che mugugnava dal male.
-Capisco...- mormorò Maka, percependo un nodo alla gola. -Scusate ragazzi, ma devo proprio andare!- disse, voltandosi e mettendosi a correre, senza neppure voltarsi ai richiami dei suoi amici. Aveva un unico pensiero fisso in mente, ed era quello di raggiungere Soul al più presto.
Mai come in quel momento le strade di Death City le sembravano infiniti sentieri tortuosi e selvaggi il cui unico scopo era quello di farla girare in tondo senza permetterle di raggiungere la sua meta. La città era diventata un immenso labirinto sconosciuto pronto a fagocitarla. Un paio di volte le sembrò di udire qualcuno che chiamava il suo nome, ma le persone che passeggiavano in quella calda domenica non erano altro che figure sfocate che impedivano il suo cammino. Maka le schivava senza neppure guardarle in faccia, a volte persino urtandole nella foga di procedere più velocemente.
Svoltò l'angolo correndo in una stradina secondaria. In un angolino della sua mente si rese conto che in quella stessa via c'era lo squallido locale in cui il suo inutile padre passava ore ed ore. Quando stava per superarlo la porta si aprì, e Maka spiccò un salto richiudendola con un poderoso calcio. All'interno si sentì un grido di dolore che la ragazza riconobbe come la voce di suo padre.
-Sempre tra i piedi- sibilò innervosita.
Più si avvicinava a casa sua e più la preoccupazione saliva. Aveva il terrore cieco di non trovare nessuno, di vivere nella realtà l'incubo che aveva dovuto affrontato. Il portone scuro si stagliò di fronte a lei in fondo alla via, e inconsapevolmente iniziò a rallentare, fino a camminare quand'era giunta a pochi metri da esso.
L'immagine del portone socchiuso dell'incubo si sovrappose a quello del portone socchiuso di casa sua, e l'aria sembrò fuoriuscirle dai polmoni in un colpo solo. Posò la mano sulla maniglia spingendo delicatamente ed entrando in casa. Davanti la scalinata che portava al pianerottolo con le varie stanze.
-Soul...?- mormorò. 
Il silenzio accolse le sue parole, facendole risuonare nello stretto corridoio immerso nella penombra. Maka sentì un freddo glaciale avvolgerle il cuore stringendolo in una morsa, impedendole quasi di muoversi. Deglutì, incerta se procedere o meno. Cosa sarebbe accaduto se non lo avesse trovato? Cosa sarebbe stato di lei se fosse stata abbandonata? Fece un respiro profondo nel tentativo di recuperare la calma e la lucidità.
Sarebbe stata forte. Avrebbe dimostrato a Soul che avrebbe sempre potuto fidarsi di lei.
Diede un ultimo sguardo alla porta socchiusa dietro di lei, poi si voltò e iniziò a salire le scale.

Stiamo lentamente avviandoci alla conclusione! Secondo voi che accadrà ora? Ovviamente per qualsiasi commento/opinione scrivetemi pure :D

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***



Procedette con cautela sugli scalini in legno, alcuni dei quali scricchiolarono sinistramente quando vi posò sopra il piede."Va tutto bene" si ripeté più volte per rassicurarsi, "vedrai che starà dormendo sul divano russando come un nonnetto". Eppure dentro di sé sapeva che era una mera scusa, perché se fosse stato davvero così avrebbe potuto sentirlo già da dove si trovava.Invece la casa era immersa in un silenzio inquietante, simile a quello di una casa infestata da fantasmi o di un cimitero durante il crepuscolo. Si sentiva nuovamente un'estranea in un mondo minaccioso e selvaggio che voleva metterla alla prova per vedere fino a quando sarebbe riuscita a resistere prima di uccidersi con le sue stesse mani. Le pareva quasi di sentire sulla pelle le dita scheletriche degli esseri che la controllavano sbeffeggiandosi di lei in attesa che si unisse alle loro schiere..."Oooh, al diavolo la suggestione!" si maledì, stringendo talmente forte il corrimano rischiando quasi di romperlo.Percorse gli ultimi gradini con un'esasperante lentezza per ritardare il più possibile il momento in cui il suo sguardo avrebbe dovuto percorrere il salotto in cerca della sua buki. Continuò a guardarsi ostinatamente i piedi fino a quando non arrivò sul pianerottolo. Chiuse per un attimo gli occhi, contando fino a dieci prima di riaprirli. Tutto ciò che ottenne fu un sapore amaro in bocca. Nulla, assolutamente nulla. Non c'era la benché minima traccia di Soul e neppure di Blair, che solitamente nelle giornate più calde se ne stava accoccolata in forma di gatta davanti al piccolo ventilatore che avevano comprato un paio di anni prima. Si avvicinò al divano color panna, accarezzandone il tessuto morbido. Adorava sedersi lì per divorare libri su libri, con qualsiasi tempo atmosferico. Le ricordava gli anni felici in cui sua madre si metteva accanto a lei raccontandole storie che alla fine avevano sempre una morale.Il suo sguardo si posò poi sulla poltrona, dove solitamente c'erano sempre ammonticchiati i vestiti che Soul si levava rientrato da scuola. Maka lo aveva sgridato più di una volta per questo suo vizio, ma nonostante ciò il ragazzo aveva continuato imperterrito ad appoggiarli lì come se fosse il suo guardaroba. Mai quella poltrona le era sembrata tanto vuota e spoglia. Con la coda dell'occhio intravide anche le foto che aveva scattato insieme a Soul e agli altri durante le vacanze estive.Allora la sua buki non era ancora così frustrata, il suo viso non mostrava una rabbia repressa. Era semplicemente un ragazzo come gli altri che non vedeva l'ora di divertirsi insieme ai suoi amici giocando a beachvolley e facendo scherzi stupidi a Kid come disegnare degli orridi scarabocchi sul suo costume per poi mettersi a sghignazzare quando il povero ragazzo quasi si strappava gli occhi dalla disperazione. Perché i periodi felici dovevano sempre svanire in pochissimo tempo? Cos'era la causa di quel cambiamento così repentino? Maka sentì che si stava facendo sopraffare dalle emozioni, e decise di continuare a cercare Soul."Allora sarà in cucina ad ingozzarsi come un maiale, al solito" si disse, andando verso la porta che conduceva alla cucina.-Soul?- chiamò nuovamente, ancora una volta senza ottenere risposta. La cucina era tale e quale a come l'aveva lasciata quella mattina di buon'ora. Non un piatto fuori posto, non una briciola sul tavolo, nemmeno una macchia che testimoniasse la sua presenza in quella casa. Sentì un nodo alla gola che minacciava di soffocarla, e si diresse rapidamente verso il corridoio sul quale si affacciavano le due camere da letto. Non si accorse nemmeno di aver iniziato a correre.-Soul!- gridò, spalancando la porta della sua camera. Anche quella stanza sembrava più disadorna di sempre: i mucchietti di spartiti che solitamente erano sparpagliati sulla scrivania e il comodino erano stati impilati e tenuti insieme da una graffetta, dei calzini sparsi a terra non ce n'era più traccia. Persino il letto che Soul si rifiutava di rifare perché "tanto ci sarebbe dovuto ritornare poche ore dopo" era stato sistemato, le coperte piegate con cura. Ma fu una cosa in particolare che fece agghiacciare il sangue nelle vene della ragazza. -No...- mormorò con voce strozzata non appena vide cosa c'era posato sul comodino accanto al letto.Portò una mano alla bocca soffocando un grido che minacciava di erompere dalla sua gola. Le lacrime iniziarono a comparire nei suoi grandi occhi verdi espressione di un dolore così straziante da diventare quasi fisico. Arretrò di un passo, mentre l'immagine della fascia per capelli della sua buki lasciata sul comodino le imprimeva nella mente un'unica parola: abbandono.-Soul!- iniziò ad urlare. -SOUL!-Chiuse violentemente la porta entrando poi nella propria camera, sperando stupidamente che si fosse nascosto lì per farle prendere paura. Ma ancora una volta era tutto in perfetto ordine, nemmeno un pezzo di carta lasciato sul letto che le dicesse dov'era andato. Ormai le lacrime le avevano appannato la vista, e il respiro era diventato affannato e irregolare.Perché? Perché l'aveva lasciata sola? La odiava davvero così tanto per quello che gli era successo? Ritornò barcollando in salotto, ripetendo il suo nome tra i singhiozzi. Era inutile. Sarebbe sempre stata rifiutata, da chiunque. Non importava quanto lei si esercitasse ogni giorno, non contavano le ore passate sui libri per acquisire più conoscente e diventare una Meister migliore. No, avrebbe sempre rappresentato un peso per chiunque. Per i suoi genitori. I suoi amici. Soul.Come avrebbe fatto a spiegare allo Shinigami che se n'era andato perché lei era stata un'incompetente? Perché era proprio causa sua se il demone nero si era insinuato dentro di lui? Magari l'avrebbero cacciata dalla scuola, costretta a vivere come una semplice ragazza ma macchiata per l'eternità da una colpa indelebile impossibile da dimenticare. E se invece le avessero assegnato un altro compagno, come avrebbe fatto? Sarebbe equivalso a tradire la fiducia della sua buki attuale. Le lacrime scesero ancora più copiose quando si rese conto che lei non aveva più nessuna Arma. Era rimasta sola.Si portò una mano alla gola provando una sensazione di nausea, e si rese conto di stare tremando.

Secondo voi che succederà ora? Tendenze suicide della povera Maka? Ahahah xD Forza, sparate le vostre ipotesi ;)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***



Alzandosi traballante dal bracciolo del divano sul quale si era appoggiata, andò nel corridoio che portava al bagno, sostenendosi a fatica sul muro. Stava malissimo, e aveva un bisogno assurdo di rinfrescarsi la faccia con dell'acqua fredda. Ma forse la verità non era che voleva calmare la nausea, piuttosto desiderava far svanire le lacrime che le stavano rigando il viso.
Dimenticare. Lasciarsi andare nell'oblio almeno per qualche ora. Magari poi sarebbe riuscita a riprendersi, magari si sarebbe fatta forza e avrebbe affrontato il futuro a testa alta. O, più probabilmente, sarebbe rimasta per sempre con una cicatrice che le avrebbe causato dolore ogni volta nella quale avesse utilizzato un'Arma. Dov'era finita tutta la determinazione che sosteneva tanto di avere? In che luogo era scomparsa la sua voglia di migliorare per diventare una delle migliori Meister?
Sembrava tutto svanito in una sofferenza che non le lasciava scampo, inghiottendola attimo dopo attimo. Un'anima spezzata, una compagna abbandonata.
Ma soprattutto, una ragazza privata di ciò che aveva scoperto quando ormai era troppo tardi.
Aveva quasi raggiunto la porta marroncina del bagno sul quale era appesa una targhetta in ceramica con il nome della stanza, quando vide la maniglia abbassarsi. La porta si aprì lentamente, e in quegli istanti Maka si sentì quasi investita da un uragano.
-Soul...?- mormorò, riconoscendo la figura del ragazzo appena uscito dalla doccia, con i capelli ancora bagnati e addosso solo dei pantaloncini corti.
-Oh, Maka- rispose lui, passandosi una mano tra i capelli e trattenendo a stento uno sbadiglio. Fu per questo che non vide i pugni della sua Meister stringersi talmente forte che si sarebbe quasi potuto udire lo scricchiolio delle ossa, e nemmeno la posizione che aveva assunto.
-SOUL EVANS!- sentì soltanto, prima di essere scaraventato a terra da un calcio micidiale alla testa. 
-Ehi!- protestò, -si può sapere che ho...- iniziò a dire, ma si bloccò immediatamente quando vide il volto di Maka rigato dalle lacrime.
La ragazza era finito col placcarlo sedendosi sopra la sua pancia e tempestandolo di pugni al petto. -Tu! Brutto! Idiota!- singhiozzò, lasciando che tutti i sentimenti che fino a quell'istante erano rimasti nascosti in un angolino del suo cuore potessero finalmente uscire.
-Ma ti rendi conto di quanto mi sia preoccupata?!- lo sgridò, lanciandogli quello che voleva essere uno sguardo minaccioso ma che fece solamente preoccupare ancora di più la sua buki. Quest'ultimo non sapeva come reagire perché aveva mai visto Maka in quello stato, e oltretutto non sapeva nemmeno quale fosse la propria colpa.
-Maka, che succede...?- chiese titubante, allungando la mano verso il suo viso. La Meister la allontanò con uno schiaffo, stringendo l'altra mano a pugno. -Lo vuoi capire che non puoi sparire così nel nulla? Lo vuoi capire che non ce la faccio più a sopportare questa situazione?!- lo aggredì tra le lacrime. Ormai non riusciva più a controllarsi, le parole sgorgavano da sole come un fiume in piena che usciva violentemente dagli argini.
Voleva farlo rendere conto di quanto la stesse facendo soffrire. 
-Continui ad evitarmi, mi rispondi come se io fossi la seccatura più grande al mondo e per concludere sparisci senza dire una parola... ti sembrano comportamenti corretti?!- gridò, sferrandogli un altro pugno al petto che la sua buki incassò senza emettere nemmeno un gemito di dolore. 
-Lo so che mi odi perché è colpa mia se sei stato infettato dal demone nero, lo so che mi odi perché sono troppo debole. Credi che non io non provi lo stesso?-
Soul sgranò gli occhi, rendendosi conto in quel momento di ciò che il suo comportamento scostante aveva causato alla sua Meister. Si sentiva un'idiota tale che probabilmente si sarebbe sentito meno stupido se fosse corso per la scuola indossando solo degli slip da donna. -Maka, guarda che tu non...- cominciò a dire, ma ancora una volta venne interrotto.
-Tu sei l'unico ragazzo di cui io mi sia mai fidata ciecamente, non credevo mi avresti abbandonata così!- gridò lei, accasciandosi sul petto della sua buki scossa dai singhiozzi. -qualche istante dopo sentì la mano di Soul posarsi sulla sua guancia, asciugandole delicatamente le lacrime.
-Maka- la chiamò lui, a voce bassa.
Quando la ragazza sollevò il viso notò che stava ridendo. Vederlo così sorridente le fece provare una morsa al petto.
-Sei davvero una scema- concluse lui, scompigliandole i capelli e prorompendo in una calda risata.
-Che... che cosa?!- chiese Maka, sgranando gli occhi per la sorpresa. Lei era lì in lacrime che gli chiedeva scusa per ciò che gli aveva fatto e gli implorava di non andarsene, e quello sciagurato la insultava pure?! Stava per tirargli un pugno in faccia, ma le parole successive la fecero desistere.
-Credi davvero che io sarei capace di abbandonarti?- le chiese Soul. Ora in lui non c'era nessuna traccia d'ilarità. La stava guardando dritta negli occhi con una serietà che Maka aveva visto solo la prima volta in cui l'aveva incontrato. Si sentì improvvisamente le guance bollenti, percependo quasi lo sguardo di Soul che riusciva a leggere la sua anima scoprendo i sentimenti sconvolgenti che stava provando in quel momento. Non riuscì a rispondere nulla, balbettando imbarazzata sillabe a senza senso.
-Ti ripeterò la domanda ancora una volta, forse non mi hai sentito- disse Soul. Prima che Maka potesse rendersene conto, la mano di lui si appoggiò sulla sua nuca attirando il suo viso al proprio, e nell'istante in cui le loro labbra si toccarono rimase senza fiato. Quelle di Soul erano così calde e morbide... sentì quello stesso calore irradiarsi nel suo petto e scacciare ogni singolo timore e pensiero cupo che albergavano in lei. Chiuse gli occhi, lasciandosi trascinare da quella marea di emozioni a cui finalmente aveva trovato un nome.
Era inutile continuare a fingere che la preoccupazione provata era solo quella di una Meister verso la propria buki. No, i sentimenti che provava verso Soul erano molto più forti e profondi. Percepì il suo respiro sulla propria pelle, e attraverso quel bacio riuscì quasi a sentire le scuse che le stava porgendo. Ma, ancora più importante, quel gesto significava che anche lui provava lo stesso.
Quando si tornarono ad allontanare, Soul sorrise alla vista della faccia bordeaux della sua Meister, senza voler ammettere che anche lui era imbarazzatissimo. Aveva deciso di cogliere l'occasione per rivelarle i suoi sentimenti, ma fino all'ultimo aveva temuto che lei lo respingesse. 
-Ormai dovresti averlo capito che un fico come me può avere al suo fianco solo una Meister altrettanto speciale- le disse, recuperando la sua aria da sbruffone per cercare di camuffare almeno in parte quello che stava veramente provando. 
Lo stesso fece Maka, che abbassò i suoi occhioni verdi con una smorfia. -Ma allora perché...?- iniziò a chiedere. Nonostante si sentisse al settimo cielo per ciò che era appena successo, voleva che Soul si aprisse finalmente a lei, senza reprimere ciò che pensava.
-Quante volte ho rischiato di farti impazzire a causa del sangue nero?- borbottò lui, a disagio. -E tutto perché non sono sufficientemente forte da controllarlo-
Maka scosse la testa. -E' colpa mia se sei ridotto così! Per quello credevo che mi odiassi, perché sono stata così debole quel giorno!- ribatté. Finalmente tutti i segreti, tutte le incomprensioni stavano venendo a galla. Ad ogni parola entrambi si sentivano più leggeri. Ad ogni parola, il loro legame diventava sempre più stretto.
-Sai perfettamente che pur di difenderti rifarei mille volte ciò che ho fatto- le rispose serenamente Soul. Fece una pausa di qualche secondo durante la quale non smise un attimo di guardarla negli occhi, in attesa di qualcosa. -Allora,- chiese poi. -La risposta alla mia domanda qual è?-
Maka alzò gli occhi al cielo, sbuffando per la finta esasperazione. -Credo che tu sia un completo idiota!- lo prese in giro.
-Sarà- la rimbeccò Soul con un sorrisino divertito. -Ma sono un idiota terribilmente fico!- Poi, cogliendola di sorpresa, le mise le mani sui fianchi attirandola a sé e le diede un dolcissimo bacio sulla fronte. -E anche fortunato.-

Spero vi sia piaciuta, aspetto con ansia i vostri commenti! :3

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