I'm the daughter of Justin Bieber.

di Belieber_Jasmine_98_94
(/viewuser.php?uid=636097)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18. ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 21 ***
Capitolo 23: *** 22 ***
Capitolo 24: *** 23 ***
Capitolo 25: *** 24. ***
Capitolo 26: *** 25 ***
Capitolo 27: *** 26. ***
Capitolo 28: *** 27. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'


 

Dalla sua bocca uscivano solo menzogne, bugie, cose non vere.

-I.io non capisco.- Mormorò la ragazzina passandosi una mano tra i capelli.

-Non ho fatto niente, ero soltanto ad una festa con degli amici!- Il panico cominciò a impossessarsi di lei, forse quella volta aveva esagerato, insomma, era scappata dalla casa di accoglienza, si era intrufolata ad una festa ed aveva fatto utilizzo di alcune droghe.

-Mi dispiace, sai quanto tengo a te Alesha e dire che mi stavi così simpatica.- Mormorò tristemente il poliziotto che aveva seguito tutti i suoi casi.

Ora come ora potevano ritenersi grandi amici.

-Uffa, dove mi porterete? In un orfanotrofio no.... riformatorio, carcere minorile?-

Lui scosse la testa.-No, non sarà niente di tutto questo, lo sai anche tu che non serve a niente mandarti lì, lo abbiamo già fatto.-

Alesha abbassò lo sguardo, mordendosi nervosamente il labbro.

-Quindi...se non sarà niente di tutto questo dove finirò?-

Il detective Wilson si sedette su una delle due sedie attorno al piccolo tavolo bianco, dove era solito interrogare i sospettati di qualche crimine.

A quel punto la ragazzina capì che c'era qualcosa che non andava. Non la guardava mai in quel modo.

-Wilson dove mi manderà?- Chiese col tono di voce più preoccupato che potesse avere.

-Mi dispiace...so che hai sempre voluto evitarlo, ma dobbiamo, tuo padre deve prendere le sue responsabilità.-

Sgranò gli occhi e sentì il suo cuore perdere un battito.

-No, no, giuro che non mi drogherò più, non ruberò più nulla, me ne starò buona ma non mandarmi da Bieber, ti prego.- Supplicò con le lacrime agli occhi.

In pratica, Alesha era la figlia adottiva della grande Selena Gomez e del mitico Justin Bieber.

All'età di 4 anni, era stata abbandonata in un orfanotrofio, dopodiché non appena ebbe compiuto gli otto anni, due giovani ragazzi decisero di adottarla.

Selena e Justin per l'appunto, 20 e 18 anni.

Poi qualcosa andò male.
Avendo corso troppo non riuscivano a stare a casa con la bambina mentre avevano una carriera discografica in corso, non si amavano più come prima e c'erano anche altre mille ragioni.

Dopodiché a Selena venne l'idea di lasciare la bambina nella casa in montagna, così che i suoi genitori, che vivevano lì, l'accudissero. 
Purtroppo ci fu un incidente, la giovane donna morì e la ragazzina fu data per  persa.

Justin da quel momento non ne volle più sapere di lei, non voleva avere niente a che fare con la sua vecchia vita, così non fece altre ricerche. Continuò a cantare e a far sempre più successo.

Alesha invece fu salvata da un boscaiolo, il quale la portò via con lui, per una nuova vita del tutto diversa dalla vecchia.

Andò avanti così, sino a che il boscaiolo, che lei considerava suo padre per averla salvata, morì, quando aveva 16 anni.

Si ricordava le sue ultime parole come se fosse stato ieri:

'Mi raccomando tesoro, fai la brava, innamorati del ragazzo giusto e fatti valere'.

Alesha non gli diede retta, non diede retta a nessun altro e partì da sola, con le poche cose che gli rimanevano in California, dove divenne amica di ragazzi fuori controllo, i quali fumavano, si drogavano e bevevano senza sosta.

Pensavano solo a divertirsi in poche parole e lei faceva parte di quel gruppo, fino a quel momento, sino ai suoi diciassette anni.

-Forse sarò licenziato per non averti portata subito da lui quando ti avevo riconosciuta, soltanto.... tu non volevi, e mi facevi una gran pena, ma ora è il momento, hai diciassette anni, sei minorenne e lui è tuo padre.-

Lei sbuffò, trucidandolo con lo sguardo.-Non è mio padre.- Disse con un certo ribrezzo.

-I documenti dicono così, sta tranquilla però, a fine Dicembre compi diciotto anni, se ti trovi un lavoro e una casa, potrai benissimo andartene.-

-Ma siamo a Gennaio, non posso passare tutto questo tempo con lui, dio, è un cantante ventisettenne, non vorrà perdere il suo tempo con me.-

-Lo abbiamo già contattato...è molto felice di vederti.- Mentì, spostando lo sguardo dietro la ragazza.

-Non mentirmi, scommetto che non lo voleva, ma è stato obbligato, quindi ti prego...ti prego Wilson, preferirei il riformatorio....-

-Mi dispiace, ma deve andare così...la cosa positiva è che sarai ricca e famosa, non sei contenta?-

Scosse la testa.-Assolutamente no.-

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'


 

-E' inutile piccola, non mi fai pena.- Disse Wilson continuando a guidare.

Alesha sbuffò, smise di fare il finto pianto e gli lanciò un occhiataccia.
-Almeno liberami dalle manette.-

-No, potresti lanciarti fuori dall'auto e scappare.-

La ragazza sospirò, abbassando lo sguardo sulle sue mani. 
Come potevano dei semplici pezzi di ferro farla sentire così tanto imprigionata?

-Beh, siamo arrivati, cerca di non far notare troppo le manette.- Disse il poliziotto, fermando l'auto di fronte alla villa gigante di Bieber.

-Non puoi togliermele? -

-No, scapperesti pure se fossimo di fronte alla porta di casa.- Disse mentre la scortava per quel vialetto.

-Ci sono i paparazzi, è meglio fare il giro.- Avvisò la ragazza, cambiando direzione e comunicando attraverso un Walkie-talkie con la guardia del corpo di Justin, Alfredo.

-Uuh, i paparazzi, non posso proprio salutarli? - Domandò la ragazzina cercando di farsi notare dalle telecamere, ma venendo bloccata ogni volta dall'uomo accanto a lei.

-Vedi di smetterla e cerca di non fare la bambina! -

-Volevo soltanto farmi notare un pochino...scusa.- Si difese abbassando lo sguardo, assicurandosi di nascondere il sorriso.

-Lo sai che ti conosco e attirare l'attenzione è l'ultima delle cose che vuoi fare.-

Anche se con fatica, riuscirono ad entrare senza farsi notare, dimenticando però l'auto della polizia accesa.

-Alesha io devo andare a spegnere l'auto quindi vedi di non combinare cazzate quando ti lascio sola con lui.-

Alesha rise leggermente.-Non combinerò niente.-

-Promettilo.-

-Lo prometto.- E se Alesha prometteva qualcosa lo faceva per davvero. 
Era molto conosciuta per questa sua sincerità nel suo gruppo.

Dall'altro lato ad aspettarli a quell'ora della notte c'erano Justin e Alfredo, i quali si stringevano nei loro cappotti visto il freddo di quella giornata.

A dire la verità il giovane cantante proprio non la voleva con sé, non avrebbe più voluto rivederla.
Gli avrebbe causato troppi ricordi.

Il suo piano era quello di mandarla via di casa non appena avesse raggiunto la maggiore età non gli importava se sarebbe rimasta sola.

Non la voleva e basta.

-Sign. Bieber, Alfredo.- Wilson salutò entrambi gli uomini che cercavano di intravedere la ragazzina, nascosta dal corpo del poliziotto.

-Lei è Alesha Bieber.- Disse dando una leggera spintarella in avanti alla ragazza che stava cercando qualche paparazzo in giro, magari per salutarlo.

-Heyy, fai piano, sono delicata!- Si lamentò scrollando con le spalle quella mano fastidiosa.-E il mio cognome non è Bieber.-

-Non fa niente le carte dicono così.-

-Antipatico.- Mormorò cercando di non farsi sentire, ma fallendo immediatamente.

-Io sarei quello antipatico? Ti ho aiutato per tutto questo tempo e tu...-

Lei lo interruppe.-Si, si, scusa, hai ragione tu, ora aprile.- Disse porgendogli le mani.

A quel punto, il ragazzo rimasto in silenzio a guardare, parlò.-Perché l'ha ammanettata? - Chiese schiarendosi la voce.

Alesha lo guardò, nonostante il buio, rendendosi conto del suo cambiamento. Non aveva più i capelli castani, erano decisamente più chiari.

-Perché non si fida ed io sono un angelo!- Si lamentò imbronciata, puntando un piede a terra

-Sei un piccolo diavoletto, quindi ora ti libero e poi me ne vado, spero di non sentire più parlare di te alla stazione di polizia.- Borbottò mentre le toglieva le manette.

-Siamo ad Atlanta ora, non credo che in California sentirai parlare di me.-

-Saresti capace di farti conoscere da tutta l'America tesoro e ora ciao devo andare ...credo che mi mancherai. Addio.-

Si allontanò, odiava gli addii e Alesha anche.

-Salutami tuo fratello e digli che ho sempre avuto una cotta per lui! -

Wilson si fermò, girandosi verso di lei.
-Sul serio? - Chiese inorridito. 
Per lui suo fratello era l'essere più disgustoso sulla terra. Con tutti quei tatuaggi, si drogava, fumava, mentiva, esattamente il suo contrario.

-E' così carino e abbiamo fatto sesso!
E salutami anche tutti gli altri agenti. Chiedi scusa a Wren per lo scherzo che gli ho fatto e manda un bacio a quelli che chiamo amici.-

-Sei rivoltante. Si, si, lo farò, ciao.-

Alesha tornò con lo sguardo su Justin, aspettando che facesse o dicesse qualcosa. 
Invece la squadrò soltanto.

La ragazzina di fronte a lui, era cresciuta dall'ultima volta che l'aveva vista. I capelli lunghi, troppo lunghi, castani, erano tenuti legati da un elastico azzurro. 
Cercò di capire di che colore fossero gli occhi e alla fine intuì che fossero verde smeraldo.
-Hai finito? - Chiese lei, infastidita  sentendosi troppo osservata.

Justin scosse la testa passando ai suoi indumenti.

-Fa un po' freddo per indossare una giacca del genere.- Mormorò inarcando il sopracciglio infastidito.

Alesha abbassò lo sguardo su ciò che indossava. 
Giacca sgualcita, leggings neri attillati, strappati alle ginocchia e degli stivaletti bianchi messi male.

-C'è crisi.- Rispose facendo spallucce.
-Ma non per te...

Justin decise di non rispondere a quella provocazione e gli fece un cenno con la testa.-Entriamo.-

Entrarono all'interno dell'abitazione di lusso e Alesha rimase a bocca aperta. Non era quello che ricordava.

-Alla faccia della crisi Bieber.- Esclamò guardandosi attorno.

-Lo so, sono messo molto bene.- Si vantò ormai abituato ai complimenti.

-Sì, ma è troppo grande, capisco che sei famoso, ma così esageri. Insomma, hai un giardino enorme.- Si lamentò mentre toccava i vasi costosi sparsi un po' ovunque.

-Non toccare.- La sgridò lui avvicinandosi e togliendole il vaso persiano dalle mani.

Alesha lo riprese subito.-Scommetto che vale più di me....- Mormorò osservando ogni minimo particolare.

-Sei una ragazza molto intelligente, sai? - Chiese lui sarcastico e riprendendolo per sistemarlo dov'era prima.

-Me lo hanno detto anche tutti i poliziotti che ho conosciuto, non credevo fossero seri però.-

Lui scosse la testa divertito.-Beh, come vedi questo è il salotto, ma non ho voglia di mostrarti tutta la casa, vieni, ti mostro la tua stanza.-

-Che accoglienza.- Mormorò sistemando il borsone che portava alle spalle, allontanandosi da quell'individuo, per lei senza cuore.

-Non sai neanche dove si trova, fai andare prima me.- Disse sorpassandola per salire su di sopra.

-Pure le scale in casa.....neanche sapevo si potesse fare.- Borbottò mentre lo seguiva.

-La tua stanza sarà questa.- Aprì la porta scostandosi da un lato per mostrargliela meglio.-L'ha arredata mamma.-

Una smorfia comparì sul viso della ragazza.-Ho diciassette anni, non cinque.- Si lamentò scrutando ogni minimo particolare di quella stanza completamente dipinta di rosa. Al centro di essa c'era un letto matrimoniale, anch'esso rosa, incluso il materiale con cui era stato costruito.

-Dio, pure il pavimento...e l'armadio, e il comodino....e mi fanno male gli occhi cazzo.- Sbottò coprendosi la vista con le mani e tornando in corridoio.

-Non dovresti usare così tante 'e' in una frase ho fatto bene ad iscriverti a scuola.-

Mormorò passandosi la mano tra i capelli biondi.

-Scuola? Io non ci vado a scuola...non se è una di quelle per ragazzi viziati. Mi pare sia quella privata.-

-Oh, è proprio in quella che ti ho iscritta, mi dispiace.- Disse Justin trattenendo una risata per la faccia schifata della ragazzina.

Non gli piaceva, ma la trovava carina.

-Uhm...va bene, qual'è la tua stanza? - Gli domandò mentre ragionava su come saltare la scuola.

-Perchè vuoi sapere qual'è?- Chiese aggrottando la fronte e guardandola spaesato.

-Perchè sì e basta, su, mostramela.-

Come si aspettava, la sua stanza era bellissima. Arredata modernamente con colori semplici e monotoni.

-Quindi...questa è la tua stanza?- Mormorò stupita.-Io dormo qui! - Gridò entrando e lanciandosi subito sul letto.

-No, no, no, hai capito merda, torna subito nella tua stanza.- La sgridò afferrandola per una caviglia e provando a tirarla via.

-No, io in quella stanza non ci torno, ci manca soltanto un unicorno rosa! Stacci tu.-

Si aggrappò allo schienale del letto, ma fu tutto inutile e alla fine venne trascinata fuori.

-E dai! Ti prego! - Provò a liberarsi, ma non ci riuscì, quindi ci rinunciò lasciandosi portare nell'altra stanza.

-Questo è il tuo posto e tu rimarrai qui.- La avvisò puntandole un dito contro.

Lei si imbronciò tirandosi su seduta.
-Io non dormirò mai qui.- Disse sottolineando il 'mai'.

Justin scosse la testa provando già dell'odio per quella ragazza.-Sistema le tue cose e poi scendi per cenare.- Si congedò in questo modo, allontanandosi lentamente da lei e tornò di sotto, per chiedere alla sua domestica cosa ci fosse per cena.

Alesha scosse la testa, consapevole del fatto che Justin non avesse soltanto due camere da letto in quella villa.

Sistemò per l'ennesima volta la borsa sulle spalle ed uscì, alla ricerca della stanza.

----------------------***

-Ti sei sistemata?-

Alesha fece un piccolo sorriso, mormorando un 'Grazie' alla donna che le servì il piatto.

-Si, alla perfezione.- Disse sarcastica, guardando il piatto di fronte a lei.

-Bene.- Rispose Justin cominciando a mangiare la sua frittata di aragosta e caviale.

-Ho deciso di stare nella stanza accanto al bagno, mi piace.-

-Quello è lo sgabuzzino.- Disse in un sospiro.

-Si, ma era vuoto, e per essere uno sgabuzzino è grande come la mia vecchia camera.-

-Ti farò portare un letto, e tutto il necessario. Ora fa silenzio e mangia.-

Non si piacevano, non volevano vivere assieme, non volevano avere niente a che fare uno con l'altro ma gli era toccato ormai e dovevano accettarlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'
 

02/01/2014

 

-Hey.- Mormorò Alesha a bassa voce, cercando di attirare l'attenzione del padre.

Quest'ultimo non la sentì e continuò a mangiare tranquillamente.

-Pss...-

Justin alzò lo sguardo infastidito.-Che vuoi ancora? -

-Perchè devo mangiare qui? - Mugolò imbronciata.

Il tavolo da pranzo era abbastanza grande e Justin le aveva chiesto di sedersi all'estremità, visto che non la finiva di canticchiare mentre mangiavano, dandogli fin troppo fastidio.

-Perchè sei fastidiosa.- Rispose facendo spallucce.

Alesha sbuffò.-Stavo soltanto canticchiando...che cos'è questo? - Cambiò discorso toccando con la forchetta il caviale posto sopra alla frittata.

-E' caviale.-

-E cos'è il caviale? - Domandò ingenuamente.

-Uova di pesce, più di preciso lo storione.- Cercò di non dare a vedere la dolcezza in quelle parole. La trovava fastidiosa e tenera allo stesso tempo, non solo per la sua ingenuità ma anche per i piccoli gesti, che riusciva a notare non con molta fatica.

-Uova di pesce? Ma che schifo, non mi ispira. E poi storione sembra il nome di un uccello.- Sospirò, osservando disgustata la pietanza dinnanzi a sé.

-Si, ma se io ti dico che è un pesce lo è e basta. Almeno provale prima di esprimere un tuo parere, sono buonissime.-

Alesha annuì, cominciando a mangiare, trovando quel cibo davvero gustoso. Non aveva mai mangiato qualcosa di così buono.

Dopo aver finito il suo, osservò Justin, ne aveva lasciato metà, troppo preso dal cellulare per continuare a mangiare.

Lentamente si alzò, col piatto vuoto in mano e si sedette nel posto più vicino possibile a lui.-Hey.- Gli diede una leggera pacca sul braccio, facendolo girare verso di lei.

-Ti avevo detto di rimanere lì.- La rimproverò serio.

Lei sbuffò.-Ma mi sento sola...e quello lo finisci? - Chiese indicando il suo piatto. 
Justin inarcò il sopracciglio.-Si, lo finisco, stagli lontana.- Disse capendo le sue intenzioni.

-Ok..- Mormorò abbassando lo sguardo, fingendosi offesa. Dopodichè aspettò che  tornasse ad usare il cellulare e scambiò i loro piatti.

-Alesha non ci pr...-

Prima che potesse finire, la ragazzina spazzolò via tutto.-Grazie.- Biascicò ancora con la bocca piena.

-Sei disgustosa.- Commentò lasciando il cellulare accanto al piatto.
Con il tovagliolo le diede una pulita agli angoli della bocca ancora sporchi.

Alesha sorrise amabilmente.-Ho ancora fame.- Si lamentò incurvando le labbra.

-Questo era soltanto l'antipasto.- La informò buttando quel fazzoletto e suonando una specie di campanellino.

Subito si precipitò da loro la cameriera.-Di cosa ha bisogno? -

-Ci porti il secondo, per favore, oggi qualcuno aveva molta fame.- Disse sottolineando 'qualcuno'.

Alesha squadrò la cameriera. Capelli neri legati in uno chignon, mezza età, divisa azzurra. Sembrava una di quelle negli hotel secondo lei.

-Non sono io.- Si difese con aria innocente.

Anjelina, questo era il suo nome, rise leggermente.-Va bene, arrivo subito.- E si congedò, ancora sorridente.

Era sicura che quella dolce ragazzina avrebbe conquistato in poco tempo i cuori di tutti loro, soprattutto quello del Sign. Bieber.

-Che si mangia adesso? - Domandò curiosa mentre portavano via i piatti sporchi.

-Bigoli in salsa di peperoni rossi.-

Lei rise, ricevendo un occhiataccia da parte del padre.-Bigoli, che strano nome.- Mormorò tra sé e sé.

-Ma quanto sei scema? - Chiese guardandola stranito e trattenendosi dal ridere.

-Quand'è che si mangia? Io ho fame.-

I cuochi stavano facendo del loro meglio per arrivare in orario e nel frattempo Alesha infastidiva il padre, con alcune pernacchie o canzoncine senza alcun senso.

-Ma è pochissimo.- Mugolò dispiaciuta guardando il suo piatto. Avrebbe potuto finire quella poca pasta in poco tempo. 
2minuti sicuri.

-Mangia e non fare storie.-

La ragazza si alzò imbronciata e corse in cucina. 
Lentamente, senza farsi notare si intrufolò. 
I cuochi erano tutti distratti a fare il food cost, ordinare le pietanze e altro.

Si diresse verso la padella dove c'erano ancora dei bigoli in salsa e riempì abbondantemente il piatto, per poi tornare da Justin.

-Ne vuoi un po'? - Chiese imboccandosi e tornando seduta.

Il biondo la guardò stupito.
Mangiava davvero così tanto? Eppure non sembrava così tanto grassa all'apparenza.

-No, grazie.- Rispose cominciando a mangiare.-Questo mi basta.-

-Mi hai mangiato metà carpaccio di gambero! - Sbottò furiosamente il ragazzo.

-Era pochissimo il mio....quel dolce di nocciole, cioccolato amaro, liquirizia e gelato al tartufo bianco lo mangi?-

Justin si alzò con uno scatto improvviso, prese il piatto e lo svuotò in quello di Alesha.-Adesso non rompere! - Gridò dirigendosi fuori dalla sala pranzo.

-No, non lasciarmi sola, dai! - Disse divertita dal suo scatto d'ira e inseguendo ancora col piatto pieno in mano.

-Non seguirmi! -

Alesha lo fece, amava provocare le persone e quello sembrava il momento giusto per farlo.

-Aspettami! dove stiamo andando? Perchè non mi lasci finire di mangiare? - Scherzò, seguendolo sino al suo ufficio.

-Senti ragazzina, finiscila, ci metto poco a farti tornare dallo squallido posto da cui sei venuta, quindi tornatene di là, ti voglio qui nel mio ufficio tra due ore esatte. Siamo intesi?-

Alesha si paralizzò, ''Squallido posto da cui sei venuta''. 
Ma chi si credeva di essere? Però, prima che potesse rispondergli in qualche modo Justin era già nel suo ufficio.

-Antipatico.- Sbottò tirando l'ennesimo forte calcio al sacco da boxe di fronte a sé. Come era stato detto da Justin, le avevano portato un letto e in più, pulito completamente la stanza.

Le pareti erano di un colore tendente al grigio chiaro e Alesha aveva già deciso di ridipingerle di un colore magari più acceso, senza però, l'aiuto di Justin, che avrebbe pagato qualcuno. 
L'ultima cosa che voleva fare era che spendesse per lei. No, era una cosa inaccettabile, ce l'aveva sempre fatta da sola e lui non avrebbe cambiato niente.

In poco tempo avrebbe trovato un lavoro par-time e continuato a vivere con lui fino alla maggiore età.

Se le avrebbe permesso di andare via prima? Ancora meglio.

-Sei soltanto uno stronzo! un montato di merda! - Gridò continuando a torturare quel povero sacco.

-Ti odio! - Respirò a fatica mentre faceva una piccolissima pausa. La divisa che indossava, maglietta corta e pantaloncini, si stava facendo troppo stretta e i capelli che ricadevano sulla fronte non aiutavano.

Si guardò attorno, oltre ad averla pulita ed aver sistemato il letto, avevano aggiunto un camino e un piccolo tavolo in legno.

Il suono fastidioso dei pugni che battevano contro la porta fermarono lo sfogo di Alesha su quel sacco da boxe, ormai rovinato dal tempo.

-Entra pure.- Disse buttando a terra i guantoni, dopodiché bevve un sorso dalla sua bottiglietta d'acqua e squadrò la donna che le si parò davanti.

Mezza età, capelli cortissimi castani, e occhi del medesimo colore.

-Signorina, suo padre la sta aspettando da più di un ora nel suo studio.- La avvisò, tenendo la postura rigida.

-Oh, l'avevo scordato.- Mormorò aggrottando la fronte.-Grazie, vado da lui appena posso.-

-Gli riferirò il messaggio.- Borbottò educatamente andandosene.

La ragazzina sorrise vittoriosa, lo aveva fatto aspettare davvero così tanto? Alzò le spalle incurante, prese il deodorante, e fece una scappatella in bagno, per rinfrescarsi. Dopo legò i capelli in uno chignon, come era di suo solito fare e saltellò felice sino all'ufficio del padre, la stava aspettando impaziente.

-Eii, mi cercavi?- Fece uno dei suoi migliori sorrisi e si chiuse la porta alle spalle.

Justin alzò lo sguardo, fulminandola con esso.-Ti avevo detto tra due ore precise.- Sibilò infuriato.

Alesha prese una sedia e andò a posizionarsi di fronte a lui.-Nello squallido posto da qui sono venuta non esistevano gli orologi.- Disse con la vocina dolce.

Il ragazzo fece un bel sospiro, prima di ignorare la sua risposta ed entrare nell'argomento per cui l'aveva fatta chiamare.

-Prima che arrivassi mi sono organizzato su tutto. Da Lunedì a Venerdì frequenterai una scuola privata, la Harstel's School, una delle migliori. Nel weekend invece ti dedicherai allo studio. Voglio anche che tu faccia qualche sport.., lo decideremo più avanti. Se devi uscire al pomeriggio, in settimana, ti accompagnerà fuori una guardia del corpo, o anche due, e....-

A quel punto fu interrotto dalla risatina di Alesha.-Ma fai sul serio?- Domandò divertita.

-Si, dalle voci che girano sei una ragazzina un po' troppo vivace, quindi hai bisogno di alcune regole.-

La ragazza scosse la testa, portandosi una mano tra i capelli.-Tu sei completamente pazzo se credi che io segua le tue regole. Puoi obbligarmi ad andare a scuola, ma non a fare i compiti nel fine settimana. Io il sabato esco, mi diverto, bevo fino allo sfinimento.- Specificò senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi color nocciola.

Justin inarcò il sopracciglio.-Sono tuo padre, devi fare ciò che ti dico.- Disse con tono calmo e pacato.

-Tu non sei mio padre e vedi di mettertelo bene in testa! Per me l'unico vero padre è quel boscaiolo che mi ha salvato la vita!-

-Alesha guardami.- Mormorò Justin fissandola con serietà.-Non mi interessa se tu non mi consideri tuo padre, con queste parole credi di potermi ferire? Io sono stato costretto ad accoglierti in casa mia, quindi non rendermi le cose difficili, farai tutto quello che ti dico.-

Tirò su col naso nonostante non stesse piangendo.-E dimmi...lei, cosa farà tutti i giorni?- Domandò trattandolo da sconosciuto.

La guardò di sottecchi.-Non sono cose che ti riguardano.-

-Scommetto che andrà a bere, ubriacarsi, drogarsi. Magari ha già affittato una casa per fare uno dei suoi soliti festini. E le corse clandestine? Non dimentichiamole- Lo aggredì, alzandosi di scatto in piedi arrabbiata per ciò che le era stato detto.

Forse non lo dava a vedere o cercava di reprimerlo, ma sotto sotto aveva sperato che un giorno potesse avere una famiglia. Una di quelle vere, che si vogliono bene, che si amano e si rispettano ma non l'avrebbe mai avuta o almeno questo era ciò che pensava.

Proprio quando aprì la porta Justin parlò.-Non mi conosci, non hai diritto di dire queste cose su di me.-

Alesha si girò a guardarlo un ultima volta dritto negli occhi.-L'ho saputo dalle voci che girano...- Disse con tutta l'acidità che possedeva in corpo.

 

- 363 Days.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

03/01/2014
 

-Cosa ci fai qui a quest'ora?- Justin entrò in cucina e si appoggiò al frigorifero, incrociando le braccia al petto.

Alesha sbatté leggermente le palpebre, guardandolo.

Indossava un pigiama alquanto simpatico, con su disegnate delle macchinine rosse....il regalo di compleanno che gli aveva fatto tempo fa.

-Ho letto su internet che per rimanere sveglia devo bere del caffè.- Mormorò assonnata mentre osservava stancamente il pentolino in cui bolliva il latte.

-E perchè devi rimanere sveglia?- Entrambi stavano fingendo che due ore prima non fosse successo nulla e in più Alesha era mezza addormentata, altrimenti non gli avrebbe rivolto parola.

-Perchè non posso dormire.- Mormorò versando il caffè in una tazza gigante.

-Posso saperne il motivo?- Inarcò il sopracciglio curioso spostandosi di fronte alla ragazzina.

Alesha sbuffò e fece un sorso correlato da una smorfia.-Che schifo il caffè.- Mugolò infastidita.-Non posso dormire senza Buggy Bear.- Sussurrò tristemente.

Purtroppo, venendo lì dalla California, aveva dimenticato nel vecchio appartamento il suo amato orsacchiotto senza orecchie e scucito in varie parti del corpo.

Il biondo si grattò la nuca, squadrandola.-Chi è?- Finse per non darle motivo di credere che gli importasse.

-Non te lo dico.- Mugolò allontanandosi da lui per andarsi a sedere sopra il bancone della cucina.

-E va bene, non mi interessa.- Mentì, indietreggiando.-E vedi di non fare rumore quando torni in camera.-

-Devo tornare in California.- Disse tutto d'un fiato.-ho dimenticato una cosa e non posso dormire senza.- Ammise bevendo un altro sorso.

-Alesha la California è completamente dall'altra parte non puoi tornarci per prendere una cosa ne farai a meno.-

Fece per andarsene ma lo interruppe di nuovo.-Non posso, devo tornare a prenderla e andrò anche se tu non vuoi.- Lo avvisò tranquillamente, continuando a bere.

Justin le lanciò un occhiata raggelante, odiava quando si discutevano i suoi ordini. Non era abituato.

-Non ci andrai mi dispiace.- Ed uscì dalla cucina lasciandola sola.

********************.

Il giorno dopo Justin si svegliò al mattino presto le vacanze di natale erano appena terminate e lui doveva ricominciare a lavorare.

Sbuffò, passandosi la mano tra i capelli.-Che palle...- Mormorò levandosi le coperte di dosso.

Dopodiché si alzò, andò in bagno e fece una doccia veloce.

'Perchè non andare a controllare Alesha?'.
Pensò prima di dirigersi verso quella che lei chiamava stanza.
Lo faceva spesso...otto anni fa.

Bussò varie volte, ma nessuno rispose.

Sospirò rinunciandoci, probabilmente ancora dormiva.

-Quella sarebbe la mia stanza.- Mormorò una voce non molto lontana da lui.

Justin non perse tempo a voltarsi, ritrovandosi davanti Alesha che a stento si reggeva in piedi.

-Dio, hai un aspetto orribile.- Commentò osservando le occhiaie e i capelli scompigliati.

-Grazie per avermelo fatto notare.- Commentò sarcastica raggiungendolo.

Il biondo la seguì con lo sguardo senza perderla di vista nemmeno per un momento e fu per quello che riuscì ad afferrarla prima che cadesse a terra.

Portò istintivamente le braccia sotto le sue ascelle permettendo soltanto alle ginocchia di toccare terra.

-Non ce la faccio più..devo tornare in California.-

Lui sbuffò e cominciò a trascinarla letteralmente nell'altra stanza quella che avevano dipinto apposta per lei.

-Ti ho già detto di no, adesso dormi che ti passa.- La sollevò da terra lasciandola ricadere bruscamente sul letto.

-Non posso dormire..- Ripeté per l'ennesima volta.

-Allora, domani ci sarà un ricevimento, ti presenterò a tutto il mondo, ai miei amici e vedrai la mia famiglia. Non so se li ricordi ma ci tengono a rivederti. Con queste occhiaie però non credo farai un bel figurone.-

-Oh, quindi i miei amici su twitter, instagram e facebook saranno aumentati?-

-Sicuramente.- Rispose facendo spallucce.

-Quindi posso mettere quello che voglio e tutti possono vederlo e commentarlo, proprio come fanno con le tue foto?-

-Si...- Justin davvero non capiva dove volesse arrivare.

-Interessante..ora lasciami dormire ho da fare.- Si sistemò seduta a letto e tirò fuori il cellulare.

-Ok..in quell'armadio ci sono i tuoi vestiti, li ha scelti tutti mia madre.-

-Oh..e quanti soldi ti devo?- Alzò lo sguardo su di lui incuriosita.

-Non mi devi niente.- E se ne andò di nuovo.

*******************.

-Ho detto di cancellare quella cazzo di foto!- Gridò Justin schivando il terzo mobile per raggiungere quella peste di sua figlia, la quale dopo una buona dose di zucchero aveva ritrovato la forza.

-Portami in California e la cancello!- Gridò di rimando.

Cominciò a correre giù per le scale col telefono in mano. 
Sentiva il cuore battere sempre più forte e l'adrenalina scorrere tra le sue vene.

-Non ti ci porto in California!-

Proprio in quel momento Scooter Braun  il manager del famoso cantante comparì in salotto aggrottando la fronte alla scena che gli si parò davanti.

-Chiunque tu sia salvami ti prego.- La ragazza si nascose dietro a Scooter, mentre quest'ultimo tentava di calmare Justin.

-Finitela di fare i bambini e spiegatemi cosa diamine succede!- Detto questo li convinse a sedersi sul divano ma Alesha per paura si sedette sulla poltrona di fronte.

-Questa qui.- Cominciò Justin puntandogli un dito contro.-....ha pubblicato una foto su instagram dove piange, ti rendi conto? Tutto il mondo penserà che è a causa mia, le beliebers penseranno che è colpa mia e non posso perderle. E i media? I media cosa diranno? Che la picchio! Quelli sarebbero capaci di inventarsi qualsiasi cosa.-

-Dovresti prendere una camomilla.- Commentò ridacchiando Alesha.

Amava farlo arrabbiare.

Justin fece per alzarsi ma Scooter lo riportò seduto.-Calmiamoci e fammi vedere non potrà essere poi così grave.-

Il giovane cantante mostrò la foto al manager che sgranò gli occhi.

La foto ritraeva Alesha con le lacrime che gli scorrevano sul viso, il mascara colato sotto gli occhi e un dolcissimo labbruccio.

Faceva veramente pena...ma perchè lo aveva fatto?

Soltanto chi la conosceva sapeva che c'era una motivazione.

Come era già stato detto odiava essere la centro dell'attenzione, ma per riavere ciò che aveva dimenticato avrebbe rischiato.

'Tanto poi la cancello' Aveva mormorato tra sé e sé.

Ma lei non conosceva quel mondo.

Il mondo dei paparazzi, delle persone famose e dei loro fans.

Non appena vedevano una cosa del genere salvavano la foto, la ripubblicavano, insultavano, commentavano o peggio.

I media.

Avrebbero potuto usarla come arma contro Bieber o modificarla con segni di lividi, inventarsi che veniva picchiata; come avevano fatto otto anni fa.

Era questo ciò che Justin temeva.

-Alesha, tuo padre ha ragione, devi toglierla.- Disse Scooter, portando lo sguardo su di lei che li guardava sorridente.

-Io la tolgo se mi porta in California, ho dimenticato una cosa.- Disse mentre pensava a chi fosse quell'uomo, proprio non lo ricordava eppure aveva vissuto 7 mesi con Selena e Justin, avrebbe dovuto ricordarlo no?

Quello che però Alesha scordava era che le persone cambiano così come Scooter. 
Ora, rispetto a prima aveva una folta barba che gli copriva il viso e la testa rasata a zero.

Irriconoscibile.

-Ti ci porto io in California.- Scooter si alzò sapeva che era tardi per partire, ma non poteva permettere che la carriera del cantante si rovinasse per quel semplice capriccio.

La principale cosa che a Scooter importava?

I soldi.

Era un uomo gentile, sì, ma anche avido. Per lui i soldi erano tutto e detestava perderli.

''Meno fans = Meno soldi.'' Continuava a ripetersi mentalmente.

-No, io voglio che mi ci porti Justin.- Incrociò le braccia al petto e mise su il broncio intenzionata a non cambiare idea.

-Io non...-

Il ragazzo venne subito interrotto dal manager che spaventato lo guardò supplichevole.-Ti prego la portiamo e poi torniamo, sarà una cosa veloce col tuo jet privato.-

Lui sospirò lanciando un occhiata fulminea ad Alesha.- E va bene, solo...dobbiamo tornare presto, domani è il ''grande giorno''.- Disse facendo le virgolette con le dita.

-Va benissimo, mi organizzo, vi voglio pronti alle nove di stasera, ciao.-

Alesha sorrise e corse su di sopra per cambiarsi mentre Justin mugolava parole incomprensibili.

****************.

-Everybody get up! Hey, hey, hey.....-

Justin emise un lamento, cercando per la decima volta di ignorare Alesha, proprio non la finiva di cantare a squarciagola.

-If you can't hear what I'm trying to say.-

-Togli quella canzone ti prego.- Disse il ragazzo al manager seduto in auto accanto a lui.

Avevano viaggiato assieme in elicottero e non più col jet come era stato programmato.

Erano arrivati in California ed ora stavano viaggiando in auto per arrivare al vecchio appartamento di Alesha.

-No, voglio sentirla non è male.-

-Maybe I'm going deaf...- Cantava, modificando i toni di voce in modo perfetto, cosa che le era stata insegnata da Selena quando ancora andavano d'accordo.

-Maybe I'm out of my mind...-

Scooter lasciò che finisse tutta la canzone, prima di commentare.-Sei davvero brava..non ti interesserebbe....-

Alesha lo interruppe sapendo già cosa voleva dire.-No, non mi interessa.-

-Lasciami finire almeno, io...-

La ragazza sbuffò sonoramente.-Non mi interessa diventare una cantante, mi dispiace.-

-Alesha ti ricordi di me?- La guardò attraverso lo specchio retrovisore e Justin fece lo stesso per pochi secondi, sembrava quasi intimidito da lei.

-No.- Rispose facendo spallucce.

Entrambi gli uomini aggrottarono la fronte.-No?-

Scosse la testa.-No.-

Justin decise di non mettersi in mezzo per non ricordare i momenti passati con la figlia.

Troppo belli per essere veri, ma troppo dolorosi per essere ricordati.

-Dicevi che ero lo zio Scooter, il tuo preferito. Parlavi sempre con me, mi dicevi tutto...-

Alesha, si finse annoiata e lo interruppe.-Si, si, vai al punto per favore.-

-Alesha...- Justin fece per intromettersi, ma si zittì subito dopo. No, non doveva ricordare.

-Tu volevi fare la cantante.- E fu a quelle parole che i ricordi invasero la mente di entrambi.

Flashback:

-Tesoro, siamo davvero sicuri di questa scelta?- Domandò il ragazzo alla sua fidanzata.

La donna annuì sistemando una ciocca di capelli neri dietro le orecchie.-Si, io voglio una bambina.- Affermò sicura.

Justin le sorrise, per poi avvicinarsi e stamparle un bacio sulle labbra.-Ti amo.- Soffiò su di esse.

-Anche io.- Rispose accarezzandogli i capelli.

Detto questo scesero dall'auto si presero per mano ed entrarono in quel grande edificio.

Dopo essere stati accolti dalla segretaria vennero lasciati nell'area giochi dove si trovavano i bambini dai 7 ai 14 anni.

-No, voglio una bambina più piccola.- Si lamentò Selena. 
Preferiva adottarla soltanto perchè non avrebbe retto una gravidanza col duro lavoro che faceva.

-Che età di preciso?.- Chiese la consulente in un sospiro quanto voleva che qualcuno adottasse un bambino più grande.

-Sui 4/5 anni-

Justin non era d'accordo, perchè così piccolo? Non te ne dovevi prendere cura comunque?

Secondo lui non voleva rimanere incinta perchè aveva paura del parto, questo era semplicemente ciò che pensava.

Andarono a fare vari giri e Selena mostrava entusiasmo per quasi tutti i bimbi.
Sarebbe stato difficile decidere.

-Vado un attimo in bagno.- Avvisò Justin allontanandosi.

Stava iniziando a pentirsene tutti gli dicevano che era una scelta sbagliata, ma lui era troppo innamorato di Selena non voleva perderla.

-Hey!- una piccola e flebile voce fece distrarre il ragazzo diciottenne dai suoi pensieri. 
Si voltò e sorrise istintivamente nel vedere una bellissima bambina.

La raggiunse in quell'angolo remoto del bagno.-Che succede?- Chiese scrutandola coi suoi occhi color nocciola.

La bambina aveva i capelli lunghi fino alle spalle, gli occhi verde smeraldo, il nasino piccolo e tenero, le labbra sottili di un colore rosa scuro.

-Shh, abbassa la voce.- Impose prendendolo per un braccio sino ad attirarlo a sé. Il ragazzo cadde in ginocchio e mimò uno 'scusa' con le labbra.

-Non dovresti essere di là con gli altri?- Le chiese abbassando al massimo il tono di voce.

-Si, ma, ho paura, rimani con me?- Lo supplicò, facendo gli occhi dolci.

Il biondo si bloccò, non sapendo cosa fare, Selena lo aspettava.-Si, ma posso rimanere per poco tempo ok?-

-Va bene.-

Prese un bel respiro e si sistemò seduto a terra.-Vieni qui.- Ordinò spalancando le braccia verso di lei.

Quest'ultima sorrise e gli salì in braccio sedendosi sulle sue gambe era decisamente piccola, quanti anni aveva?

Quattro?

Cinque?

-Come ti chiami?- Justin giocò con la ciocca dei suoi capelli, attorcigliandoseli attorno le dita.

-Alesha, tu?-

-Justin..e quanti anni hai Alesha?-

Abbassò lo sguardo sulle sue mani, e cominciò a contare.-Così!- Esclamò mostrandogli sette dita alzate.-E tra poco è il mio compleanno.- Disse contenta.

-Sette?- Domandò incredulo.-Sembri più piccola.- Mormorò osservandola.

-Si, lo so.- Disse facendo spallucce.-Lo dicono tutti.- Tolse con delicatezza le braccia di quell'uomo e appoggiò la testa sul suo petto, rilassandosi quando cominciò ad accarezzarle la schiena.

-Da quanto sei qui?-

Alesha strofinò il naso contro la stoffa della maglietta, che profumava di buono.

-Quattro anni....-

La coccolò un po' tra le sue braccia, fermandosi non appena una voce lo richiamò.

-Justin? Tesoro, dove sei?-

Justin si alzò, tenendo ancora la bambina in braccio.-Sono qui.- Disse dirigendosi verso l'uscita.

-Amore non mi ispira nessuna bambina, cambiamo...-

Non finì la frase, perchè si bloccò nel vedere Justin con in braccio quella bambina.

-Lei, è Alesha, non è bellissima?- Chiese mostrandogliela.

Alesha sorrise, saltando in braccio a Selena, la quale ricambiò il sorriso.

Sì, già si piacevano.

Fine flashback.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. ***


'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

03/01/2014

-Ferma la macchina.-Ordinò Alesha tornando improvvisamente seria.

Justin aggrottò la fronte. 
Non capiva costa stesse succedendo, così continuò a guidare.

-Ho detto ferma la macchina.- Strillò cominciando ad agitarsi. 
Doveva andarsene non poteva rimanere un minuto di più li dentro.

-Alesha, Justin non fermerà l'auto, finiscila.- Intervenne Scooter, guardandola dallo specchietto retrovisore.

E furono quelle semplici parole a far scatenare l'ira della ragazza seduta sui sedili posteriori. Scivolò sino alla portiera la sbloccò e la aprì, sotto gli sguardi spaventati degli altri due.
-Chiudi quella cazzo di porta!- Justin si lasciò cadere nel panico e fece ''un parcheggio d'emergenza'', accanto a un marciapiede.

Alesha ne approfittò per uscire e correre via in preda alle lacrime.
Quello che più odiava di se stessa era la sua fragilità, cercava di nasconderla in ogni momento.

Ad esempio quando l'aveva rivisto, aveva provato tantissime cose assieme, ma non avrebbe saputo definirle.
Rabbia, dolore e in parte felicità.

-Alesha!- Justin scese dall'auto, sperando che la polizia non li fermasse.

-Alesha, cazzo! Potrebbero tirarti sotto!- Aggiunse non appena vide una macchina troppo vicina a sua figlia.

-Vattene!- Rispose lei continuando a correre.
Purtroppo una lacrima era scesa, non era riuscita a trattenersi del tutto.

-Io non capisco, cazzo! Torna dentro!- Alzò la voce, fregandosene dei possibili paparazzi o fan che c'erano in giro e iniziò a correre. 
Quello di qui aveva paura era che si facesse male, altro male a causa sua.

Flashback:

-Alesha, questa è la tua nuova casa.- Selena la poggiò a terra tenendola comunque per mano. Era una creaturina così piccola e ingenua e se si fosse messa a correre per quella grande villa?

-Hey.- La bambina tirò la manica della maglietta a Selena, per farla arrivare alla sua altezza mentre Justin dava ordini per radunare il personale per cena e mostrare loro figlia.

-Che c'è tesoro?- Si abbassò al suo livello, sorridendole dolcemente.-Hai bisogno di qualcosa? Hai fame, son...-

Alesha scosse la testa, interrompendola.-Sei la mia nuova mamma?- Domandò poi, seria. 
Era incredibile come coi suoi occhioni verdi sapeva metterti a disagio, sopratutto con una domanda come quella.

-Si, Alesha, sono la tua mamma.- Disse deglutendo rumorosamente.-E Justin è il tuo papà.- Aggiunse prima di abbracciarla, tenendola stretta a sé.

-Sei bellissima...mamma.-

A Selena venne quasi da piangere, l'aveva detto con così tanta sincerità che quasi sembrava stesse parlando con la sua vera mamma.

-Anche tu sei bellissima.- Mormorò poi, staccandosi. Lei si limitò a sorriderle e correre via.

-Papà!- Gridò correndo il più veloce possibile alla ricerca di Justin.-Papà!- Gridò di nuovo, facendo la sua apparizione in cucina.

Sul suo viso comparve il broncio quando non notò il suo ciuffo biondo tra le persone che erano lì.

-Papà!- Provò di nuovo, ma stavolta corse in salotto dove Selena discuteva con Justin sulla decisione di invitare i genitori a cena.

-Papà!- Un sorriso apparve sul suo viso quando lo vide e non perse tempo a saltargli addosso.

Una strana sensazione crebbe in Justin nel sentirsi chiamare in quel modo. Era..... fiero, contento, felice e.... e finalmente padre. Benché avesse preferito un figlio sangue del suo sangue, Alesha era veramente un dono di dio.

-Ecco la mia bambina, vieni qua.- Sorrise sistemandola meglio sopra le sue ginocchia.

Alesha sorrise, abbracciandolo. 
Tutto ciò che voleva fare in quel momento era addormentarsi tra le sue braccia, ma ancora non poteva dovevano presentarla.

-Sai, mi hanno detto che non dormi da sola.- Cominciò Justin passandole dolcemente una mano tra i capelli.

Il sorriso della bambina svanì, al ricordo di quella paura che tanto odiava.-La Signora ha detto che ho paura dell'abbandono e della separazione e poi parlava, parlava.- Spiegò gesticolando con le mani.

Justin ridacchiò.-La psicologa?-

-Si, si, quella!- Esclamò contenta.-Ha detto che non devo dormire da sola, perchè se no vado nel panico e quindi sai con chi dormo?- Quasi disse in un sussurro.

Il biondo scosse la testa.-Con chi?-

-Con il mio orsacchiotto, dopo te lo faccio conoscere.-

-E come si chiama?- Le chiese curioso.

-Buggy Bear.-

-E perchè questo nome?-

Alesha incurvò le labbra pensandoci.
-L'ha scelto la mamma.- Annunciò riabbracciandolo.

-Questa bambina è incredibile.- Commentò Justin guardando Selena con la coda dell'occhio. Quest'ultima annuì.-Allora? La presentiamo?- Domandò subito dopo.

-Presentiamola.- Disse deciso a far sapere a tutti chi era sua figlia.

Fine flashback.

-Alesha!-

Alla fine decise di fermarsi, ma non per ordine di Justin, era arrivata di fronte al suo vecchio appartamento.

Il biondo, si fermò accanto a lei. 
Faceva freddo, tanto freddo
e con loro non c'era Alfredo
la guardia del corpo.

E se li avessero riconosciuti?

-E se fossi scivolata sul ghiaccio?- Justin ancora ricordava le varie cadute che sua figlia aveva fatto da bambina e non voleva ricapitasse. 
Non voleva vederla piangere.

-Tanto a te non importa.- Borbottò lei facendo spallucce.-Questa è casa mia, vado e torno.- Fece un passo avanti, ma Justin la bloccò tenendola per il polso.

-Mi hanno detto di non lasciarti troppo tempo da sola, vengo con te.-

Lei gli lanciò un occhiataccia si liberò il polso e camminò verso il grande appartamento dai colori spenti. 
Era l'unico che si poteva permettere, l'affitto costava poco... sì, cadeva tutto a pezzi, ma alla fine non era poi così male.

-Non ho la chiave...cazzo.- Sbottò innervosita di fronte la porta di casa. Solo allora ricordò che qualcuno avrebbe potuto aver già comprato il suo appartamento.-Non è giusto però.- Conosceva chi abitava lì, erano così cattivi con lei nessuno le avrebbe aperto ne permesso di cercare il suo orsacchiotto.

-Suona il campanello no?- Le suggerì il padre, appoggiato alla parete.

Fece ciò che gli era stato detto, ma purtroppo nessuno rispose.-Non fa niente, lascio perdere.- Deglutì rumorosamente e tirò su col naso. Stava per mettersi a piangere davanti all'uomo che più odiava a causa di un peluche?

Sul serio?

Scosse la testa.-Torno in macchina.- Disse cominciando a scendere le scale a testa bassa. 
Aveva perso l'unico vero amico che le era rimasto accanto in tutti quei diciassette anni di vita. Forse agli occhi degli altri era una cavolata, ma Justin ricordava benissimo quando le aveva detto che soffriva della paura dell'abbandono. Non poteva dormire da sola, anche un peluche bastava.

Sospirò, prese il cellulare e avvisò con un messaggio Scooter.

''Arrivo subito, tu intanto controlla che Alesha torni in macchina''. Digitò velocemente.

*******************************************************************************.

-Grazie mille per la collaborazione.- Sbottò il ragazzo afferrando bruscamente il pupazzo, che, con tanta fatica era riuscito a recuperare.

Ben, il nuovo inquilino non era stato molto d'accordo nel far entrare Justin in casa sua, ma aveva insistito per venti lunghissimi minuti.. alla fine era riuscito a convincerlo.

-Di niente.- Rispose sbattendo con forza la porta.

-Coglione.- Mormorò a bassa voce scendendo in fretta e furia le scale.

Mentre tornava in macchina i suoi occhi si posarono sul pupazzo che teneva in mano e non poté evitare di ricordare il giorno in cui sua figlia ne aveva perso uno simile.

Flashback:

-Questa cosa non mi piace.- Si lamentò Selena continuando a correre.

Justin ridacchiò.-Ti avevo detto di non mettere i tacchi, Alesha stai ferma per favore.-

La bambina rise, trovava divertente stare comoda sulla schiena di Justin, mentre correva per sfuggire dai paparazzi.

-Alesha non sto scherzando, finiscila.- Tentò di non mettersi a ridere quando la sgridava per le mani sul suo viso, coprendogli per un po' la vista.

Si fermarono di scatto non appena Alesha tirò un urlo.-Buggy Bear!- Esclamò terrorizzata, saltando giù dalla schiena di Justin.

Quest'ultimo aggrottò la fronte e la prese in braccio.-Piccola, dobbiamo andare, ci sono i paparazzi.-

Lei però non ne voleva sapere, non avrebbe mai lasciato il suo Buggy Bear da solo. 
Era stata fatta una promessa.

-No, no, Buggy Bear!-

-Cazzo...- Sussurrò Justin capendo ciò di qui parlava. Gli era caduto, ma non potevano tornare indietro, li avrebbero visti e fermati per delle interviste. Sicuramente non avrebbero nemmeno avuto il tempo di cercarlo.

Ricominciò a scappare, ma sua figlia iniziò a gridare dimenandosi violentemente.-Buggy Bear! Buggy Bear!- Pianse, tentando di liberarsi invano dalla stretta di Justin.

-Alesha, ti prego, te ne comprerò un altro.-

-No, no, il mio Buggy Bear!- Stavolta però morse il braccio del padre prendendolo alla sprovvista e subito corse via, tornando indietro.

-Buggy Bear!- Gridò come se potesse rispondergli.

Justin ci mise poco a raggiungerla viste le scarse abilità fisiche di Alesha.

-Vieni qui, Alesha finiscila.- Provò a riprenderla in braccio ma non c'era niente da fare.

Aveva promesso a Buggy Bear che non lo avrebbe mai lasciato.
E lei manteneva le promesse.
Non voleva prendere le stesse abitudini degli adulti.

-Uhm, Justin, vado a controllare?- Domandò Selena indecisa sul da farsi.

-Non possiamo tornare indietro e poi con tutte quelle persone..glielo avranno già preso.- Constatò ad alta voce, facendo piangere ancora di più Alesha.

-Posso andare io?- Supplicò singhiozzante la bambina, tenuta ancora stretta dalle braccia di Justin.
-Per favore.- Aggiunse subito dopo.-Ti prego.- Mormorò guardandolo dritto negli occhi.

-Alesha io.....- Justin non sapeva cosa fare. Rischiare e tornare indietro? O salire sulla macchina che li stava aspettando sul lato della strada.

-Andiamo.- A quel punto Selena decise di prendere il controllo, strappando Alesha dalle braccia del padre.

-No, no, Buggy Bear!- Provò a liberarsi di nuovo, ma fu caricata in auto.

-Grazie mille.- I giovani genitori ringraziarono all'unisono l'autista, sedendo ai lati della loro bambina, che, si era già messa in ginocchio a guardare fuori e controllare se qualcuno corresse da lei con suo amato pupazzo in mano.

Il suo pianto si fece più intenso quando l'auto partì, quasi disperato.

-Te ne compr...-

Selena, venne interrotta dalla figlia.
-Non ne voglio uno nuovo, voglio il mio!-

La stessa storia accadde anche quando tornarono a casa.

-Alesha era solo un pupazzo, ne hai tanti altri.- Justin era seriamente disperato, non sapeva cosa fare al continuo singhiozzare della figlia.

-Non era solo un pupazzo, era mio amico. L'unico ricordo della mamma!-Gridò lanciandogli contro il nuovo peluche che le avevano comprato.

-Tesoro, hai otto anni, sei grande, devi crescere.- Intervenne Selena, raccogliendo ciò che era caduto.

-Rivoglio il mio Buggy Bear!- Gridò piangendo sempre di più.

Justin e Selena si guardarono, mai, avevano dovuto affrontare una situazione del genere. Alesha era sempre così tranquilla dolce e vivace non faceva mai i capricci perchè odiava essere al centro dell'attenzione, ma in quel momento doveva farlo.

-Uhm, vado a comprarle altri pupazzi.- Disse Selena esausta.

-Voglio Buggy Bear.- Stavolta non urlò, lo disse soltanto a bassa voce..a sé stessa. Unì le gambe al petto e vi ci affondò il viso, in preda alla crisi di pianto.

-Alesha è bruttissimo vederti così, davvero, mi dispiace tanto.- La attirò a sé in un abbraccio. 
Sapeva che li amava, ma non in quel momento.

Lo respinse, scappando poi nella sua stanza. 
Non voleva vedere nessuno...solo, stare sola, per la prima volta in otto anni.

Odiava la solitudine, ma stava migliorando lentamente con l'aiuto della sua psicologa.

-Alesha...- Justin sbuffò sonoramente, guardando quella direzione. 
Aveva appena deluso la sua bambina.

....

Justin appese l'ennesimo volantino sull'albero. 
Era in giro dalle quattro del mattino ad appendere dei volantini sul pupazzo scomparso della figlia. 
Non sopportava di vederla in quel modo, gli si spezzava il cuore ad ogni sua lacrima.

Nel frattempo Alesha non riusciva a dormire, quindi disegnava il suo pupazzo su un blocco da disegno. La mano, troppo piccola per essere quella di una bambina di otto anni, scorreva libera sulla carta, ricordava ogni singolo particolare, non voleva dimenticare.

-Il tuo papà è molto triste.- Disse tutto d'un tratto Scooter.

Alesha smise di disegnare e alzò lo sguardo su di lui.-Non ha perso lui Buggy Bear, quindi non è triste.- Constatò sperando in una risposta affermativa. Non voleva che suo padre fosse triste per lei.

-E' triste perchè lo sei tu, piccola, lo sai che ti ama. Non vuole che tu soffra.-

-Scusa...- Mugolò non sapendo cos'altro dire.

-E'..è che devi prendere una decisione piccola, Buggy Bear o il tuo papà? A chi vuoi più bene?-

La bambina sospirò, abbassando lo sguardo. Per lei era una decisione fin troppo difficile.
-Papà.- Decise dopo cinque lunghissimi minuti.

-Bene, allora vai da lui e abbraccialo.-

Lei annuì, scostò le coperte e corse verso la porta d'ingresso, si stava aprendo proprio in quel momento.
-Papà!- Gridò correndo tra le sue braccia.

Justin sorrise facendole fare un giro su se stessa.-Ecco la mia bambina.-

-Ti voglio bene!- Esclamò baciandogli la guancia.
Il padre non poteva essere più felice in quel momento così decise di andarsi a sedere tenendola sempre in braccio.

Selena diceva che sarebbe passato. Diceva che la figlia avrebbe dimenticato Buggy Bear, ma in realtà non era così.-Stai meglio ora?- Inclinò la testa verso destra e le scostò i capelli dal viso.

Alesha si grattò il naso, Justin lo conosceva come segno di disagio.-Sì, un pochino.- Ammise guardandolo dritto negli occhi.

-Sono passate due settimane, tu non dormi... e io non l'ho ancora trovato, mi dispiace.- Le prese le mani, chiudendole tra le sue.-Ne ho trovato uno che ci somiglia tanto.- Afferrò il pacco regalo che la guardia aveva lasciato sopra il divano e glielo porse.
-Mi dispiace.- Ripeté per l'ennesima volta. Aveva fallito nel suo intento, e non se lo perdonava.

-Non fa niente, questo mi piace.- Disse senza neanche averlo aperto.

-Ma non l'hai nemmeno aperto, come fai a dire che ti piace?-

-Perchè me l'hai regalato tu.- Disse facendo spallucce.-La mamma mi ha portato dei delfini, scimmie, e altri animali, tranne che un orso e non ne ho capito il motivo.- Sussurrò tra sé e sé.-Però è stata gentile.-

-Ti vuole bene.- Mormorò Justin accarezzandole la schiena.

-Buggy bear me lo ha dato la vera mamma, era..era l'unica cosa che me la ricordava. Sai, me l'ha dato...ecco, prima di impazzire.- Il giovane cantate si irrigidì subito, Alesha non aveva mai voluto raccontare nello specifico la storia dei suoi genitori a nessuno ed ora lo stava facendo con lui...

-Lei era malata, ma non tanto tanto come dicevano i dottori. Uhm..soffriva di schizo...schizo qualcosa, ecco. Impazziva, ma non mi picchiava..davvero, solo due volte l'ha fatto.-

-Schizofrenia.- La corresse Justin deglutendo silenziosamente. Proprio non se lo aspettava, la dottoressa non glielo aveva accennato.

-Ecco quella. Comunque... ho cominciato a non volerle più bene quando ha...- La voce le si spezzò in quel momento e lo sguardo si andò a posare dietro di lui su un quadro appeso. 
Ritraeva una bellissima donna, probabilmente la madre di Justin. 
-Quella è la tua mamma?- Domandò puntando il dito sul quadro.

-Si...è mia madre.-

-Ti vuole bene?-

-Si.- Rispose deciso.

-Ha mai tentato di...buttarti giù dal balcone?- Mormorò tornando finalmente con lo sguardo su di lui.

Fine Flashback.

-Finalmente Justin! Ma quanto ci hai messo?- Lo rimproverò Scooter arrabbiato.-Ti stiamo aspettando da più di mezz'ora.-

Justin si limitò ad alzare gli occhi al cielo.-Scusa, ora possiamo tornare a casa.- Detto questo si voltò verso i sedili posteriori e porse Buggy Bear alla sua proprietaria.-Tieni.

Alesha sorrise e tirò un leggero urlo, prima di aggrapparsi ad esso.-Grazie.- Disse prima di sdraiarsi completamente sui sedili, stringendo a sé il peluche tanto amato. 
Ancora si chiedeva come Justin non riuscisse a ricordarlo... in cucina, quando aveva detto che non poteva dormire senza lui le aveva chiesto chi era.

Ignorò la stretta allo stomaco e chiuse gli occhi, pronta ad addormentarsi.

........................*******************************************************************-

-Sta dormendo, Justin, puoi pure avvicinarti.- Disse Scooter, notando le occhiate che il ragazzo lanciava alla figlia addormentata ormai da più di mezz'ora.

-E se si svegliasse?- Domandò contrariato, continuando a torturarsi le mani.-Ha preso un sonnifero cinque minuti prima che arrivassi e lo sai anche tu che è impossibile svegliarla, ha il sonno pesante.-

-Hai ragione.- Con semplici gesti raggiunse i posti dietro. C'era traffico, tanto traffico ed era sicuro che sarebbero rimasti tanto in macchina.

Delicatamente prese in braccio Alesha, tentando di non farle sbatterle la testa da qualche parte.

Dopo averla sistemata sulle sue ginocchia raccolse il peluche caduto, mettendoglielo tra le braccia.

-Dio, sei sempre più bella.- Mormorò scostandole i capelli dal viso. Era così cresciuta la sua bambina. Prima era decisamente più paffutella in viso, con le guance sempre colorate di rosso. 
Gli occhi ora, erano di un verde più scuro del solito. 
Le labbra e il naso, decisamente più grandi. 
I capelli, sempre della stessa lunghezza.

Tutto normale vero?

E allora perchè Justin non riusciva ad accettarlo? Perchè non era più la sua bambina? Quella che ogni volta che poteva gli diceva ''Ti amo''? In modo che, se, non si fossero più rivisti l'ultima cosa che gli aveva detto sarebbero state quelle due parole? Quella che correva da lui se aveva bisogno di qualcosa? Se qualcuno osava alzarle le mani il suo unico pensiero era chiedere aiuto al padre.

-Dov'è finita la mia bambina? Lei mi amava Scooter ed è cambiata così tanto per colpa mia. Le avevo promesso di non lasciarla mai sola come aveva fatto il suo vero papà. Invece che ho fatto? L'ho praticamente abbandonata. Mi odia.-

-Justin non puoi darti tutte le colpe, lei non ti odia...-

Lo interruppe, non d'accordo con le sue parole.-Scooter è stata in California per un anno, ma non ha cercato di contattarmi ne niente. Significa che non voleva più saperne niente di me. Mi odia.- Ripeté trattenendosi dal piangere.-Ho pure finto di non sapere chi è Buggy Bear..soltanto perchè mi sentivo in colpa, ha ricominciato a sentirsi sola per colpa mia.-

-Non ti odia...solo è rimasta delusa. Justin, non l'hai proprio cercata si è sentita dimenticata..sola. Ricordi che l'aveva superata la paura di dormire da sola? Ora le è tornata. L'hai..l'hai delusa.-

-Ed ha anche perso la seconda mamma, chissà se l'ha vista morire.- Tirò su col naso avvicinandola a lui in un piccolo abbraccio.-Selena, nonostante gli volessi soltanto bene, mi manca, tanto. Abbiamo sbagliato a fare le cose in fretta. Insomma, adottare una bambina di otto anni. Chi mai lo farebbe?-

-Ve lo dicevano tutti..voi avete voluto fare di testa vostra Justin.-

-Lo so..ma, rifarei lo stesso sbaglio pur di avere accanto la mia principessa.-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

04/01/2014


 

Un mugolio fuoriuscì dalle labbra della ragazza a letto, ancora addormentata, nonostante fossero le undici del mattino.

-Signorina Alesha, suo padre mi ha detto di svegliarla, e di dirle che deve scendere subito a fare colazione.- Le comunicò gentilmente la domestica. In teoria avrebbero dovuto pranzare tra un'ora, ma con tutto ciò che avevano da fare non ci sarebbe stato tempo.

-Voglio dormire.- Rispose affondando il viso sul cuscino, mentre, Grazia, questo era il nome della domestica, sorrise, ed alzò le persiane, permettendo ai raggi del sole di entrare in quella stanza.

-Signorina?- Grazia si fermò in piedi accanto al letto, scrutando con attenzione il corpo di Alesha, avvolto tra le coperte rosa.

Si era già riaddormentata, stretta al suo orsacchiotto.

-Alesha.- La scosse per il braccio, risvegliandola.-Alesha si deve alzare.- Disse stavolta più dolcemente.

La ragazza sbatté più volte le palpebre, cercando di capire dove avesse già visto quel viso. Occhi verdi, viso ovale, capelli legati in una crocchia ordinata.

-Grazia!- Esclamò levandosi le coperte per saltarle addosso ed abbracciarla.-Oh, mio dio, non ci credo, sei veramente tu.-

-Si, sono io signorina Alesha. E sappia che ho quarantanove anni suonati, quindi faccia piano.-

-Scusa, io..è che non posso crederci.- Grazia, l'aveva cercata fin dall'inizio, e mai, si era arresa. Era molto legata a quella bambina, forse quanto lo era Justin. Dopo anni, quando Alesha era andata in California, erano riuscite a contattarsi e vedersi anche se, soltanto un giorno. La ragazzina aveva supplicato Grazia di non dire nulla al padre, ma non sapeva se le aveva dato retta o meno.

-Adesso si alzi, io vado a prepararle la colazione.- E si congedò così.

Alesha, invece di fare ciò che gli era stato detto, tornò sotto le coperte, a dormire. Appunto, quando Grazia ritornò provò a svegliarla di nuovo.

Fu tutto inutile.

La domestica sospirò, e uscì da quella stanza rosa, per raggiungere Justin, che, in cucina, aspettava Alesha per fare colazione.

-Signor. Bieber, non ho idea di cosa fare per svegliare sua figlia.-

-Ha alzato le persiane?-

-Si. All'inizio abbiamo pure parlato, credevo si fosse svegliata del tutto, invece dormiva ancora più di prima.-

-Beh, allora provo io a svegliarla, sa, questo pomeriggio abbiamo molto da fare.- Le spiegò velocemente avviandosi verso le scale.-E per la colazione di Alesha avvisi il cuoco di farla doppia.- Detto questo se ne andò. Era agitato, quel giorno ci sarebbe stato il ricevimento di sua figlia.

Tutti l'avrebbero finalmente rivista, e non in foto. Avrebbe fatto una bella impressione? Si sarebbe fatta odiare?

Ci sarebbero stati molti fotografi, i suoi amici, la sua famiglia, tutti.

-Alesha.- Entrò nella sua stanza, e quasi sorrise nel vederla stretta a Buggy Bear. Si avvicinò e salì sul letto, scuotendola delicatamente. -Alesha sono le undici, questo pomeriggio hai un ricevimento.- Le ricordò alzando il tono di voce.

-Non mi interessa.- Rispose lei in un un sussurro.

-Non farmi usare la forza.- La minacciò togliendole le coperte di dosso. Alesha ridacchiò, ricoprendosi .-Forza? Quale forza?- Domandò sarcastica.

Justin aggrottò la fronte, offendendosi immediatamente.-Quale forza?- Chiese stupito prima di alzarsi e prenderla in braccio di peso.-Questa forza.- Le fece notare caricandola sulla spalla.

-Sono stanca, ho sonno e non ho dormito.- Mentì, tentando di convincerlo a lasciarla dormire.

-Bugiarda, russavi come un maiale.- Ribadì lui aprendo la porta del bagno, collegato alla stanza.

-Non è vero.- Borbottò stancamente.

-Lavati il viso e fai una doccia veloce, dopo vieni a fare colazione. All'una del pomeriggio verranno a prepararti per il ricevimento.-

-Posso farlo anche da sola.-

-No, non è vero.-

-Si invece.- Justin decise di non continuare, e la adagiò sul mobiletto del bagno. -Non fare tardi Alesha.- Le disse puntandole un dito contro.

Lei si limitò ad annuire, ma il padre sapeva che non la stava prendendo con serietà.

-Sono serio, non sto scherzando.- La avvisò incrociando le braccia al petto.

-Anche io sono seria.- Mormorò alzandosi. Accese l'acqua calda della doccia, rimanendo in silenzio a guardare.

-Che palle però.- Alesha sbuffò nuovamente, passandosi disperata la mano tra i capelli.-Sono i miei capelli, e so come gestirli.- Continuò a piastrarli, guardando dritto nello specchio davanti a sé. La parrucchiera sbuffò.-E va bene, ma a me lascerà fare gli ultimi ritocchi.-

La ragazza annuì appoggiando la piastra sul bancone.-Ho intenzione di fare la treccia da un lato e lasciare dei capelli ricadere un po' dall'altro lato.- Spiegò sorridendo alla donna dietro di lei.

-Va bene.- Misero in pratica ciò che avevano deciso, ed il risultato fu fantastico.-Ora verranno le truccatrici.-

Alesha annuì.-Perchè prima i capelli del il trucco?- Domandò curiosa.

-Perchè se prima ti trucchi, e dopo ti lavi i capelli si rovinerebbe metà viso.-

-Oh.-

-Ci vediamo Alesha, e buona fortuna.-

-Arrivederci signora Smith.-

Dopo una lunghissima ora finirono anche di truccarla, anche se Alesha credeva fosse fin troppo eccessivo. Dopodiché fu lasciata sola, coi futuri vestiti da indossare. Prese il cellulare e controllò l'ora.

Erano le quattro e mezza del pomeriggio, il ricevimento iniziava alle sei e lei aveva intenzione di fare merenda. A chi poteva chiedere di portarle qualcosa da mangiare?

-Justin!- Gridò aprendo la porta della stanza in modo che lui la sentisse.

-Che vuoi!?- Rispose abbastanza irritato. Era seriamente in crisi con la sua cravatta.

-Vieni un attimo?- Urlò giocherellando con le mani.

-No.-

-Ti preego!- Lo pregò, utilizzando il suo tono più dolce.

-Arrivo, arrivo.- Ci mise poco a raggiungerla nella sua stanza, visto che era a pochi metri da lì.

-Che c'è?- Disse in un sospiro, mentre si sedeva sul bordo del letto.

-Ho fame.- Alesha si girò verso di lui, sbattendo più volte le palpebre.-Mi vai a prendere qualcosa da mangiare?-

Justin inclinò la testa verso destra, sorpreso per quella sua richiesta, ma anche per la perfezione di sua figlia. Col trucco era anche più bella, se possibile.-Ti stanno bene quei capelli.- Si complimentò squadrandola dall'alto verso il basso.

-Si lo so, ma io ho fame.-

Justin alzò gli occhi al cielo.-Tu hai sempre fame. Cosa vuoi mangiare?-

-Non lo so, però ho fame.- Guardò suo padre che indossava dei jeans blu, la camicia azzurro cielo, la giacca grigia e la cravatta abbinata a tutto il resto. Rise, per il modo in cui era stata messa la cravatta e si inginocchiò di fronte a lui.

-A quanto pare non hai ancora imparato.- Mormorò slegandogliela. Un leggero rossore comparve sulle guance del padre. Era seriamente impedito a fare i nodi, ed erano anni che ci provava.

-Sono sempre meglio.- Borbottò complimentandosi da sola, e allontanandosi da lui, che continuava a fissarla.

-I.io torno subito.- Tornò dopo cinque minuti con una frittella alla nutella in mano. -Va bene questa?- La porse a sua figlia, che gli sorrise a trentadue denti.-Grazie.-

-Di niente. Posso restare qui?-

-Uhm.- Biascicò con la bocca già piena. Lui mormorò un grazie, e si risedette nello stesso punto di prima. Non poteva fare a meno di fissare Alesha. Forse quel trucco era eccessivo, ma doveva dirglielo oppure rimanere in silenzio? Scelse la seconda, e si limitò a guardarla, in quel momento divertito. Osservava come cercava di mangiare senza sporcasi il viso e rovinare il trucco.

-Non c'è nulla di divertente.- Ribadì Alesha notando quello sguardo.-Non mi va più, tieni.- Gli porse il poco restate della frittella per poi allontanarsi e andare a lavare le mani.

-E certo, mi hai lasciato la parte senza più niente.-

-E' già tanto che te l'ho lasciata.-

Alesha ricomparì in camera all'istante.-Mancano poco ed io non sono ancora vestita.- Disse tra sé e sé, afferrando ciò che avrebbe dovuto indossare.

-Beh, devo uscire o..?- L'ultima volta che aveva visto sua figlia senza vestiti erano stati anni fa e ricordava come reagiva.

 

Flashback:

-Justin puoi andare tu a vestire Alesha? Sai, continua a sbagliare il lato delle magliette, e non vuole che io la aiuti.-

Il ragazzo annuì, smettendo di giocare con l'xbox.-Perchè non vuole che l'aiuti?- Domandò incuriosito.

Scosse la testa.-Non ne ho idea. Parlaci tu, a te ti ascolta.- Commentò abbastanza acida. Era gelosa del rapporto di Alesha e Justin, sembravano per davvero padre e figlia. Forse perchè Justin era un giovane diciottenne, ancora adolescente a differenza di Selena.

-Selena...-

-No, ti prego, non parlarne.- Lo interruppe con un gesto della mano.-Tra un quarto d'ora esco con Taylor, non so a che ora sarò a casa.-

-Va bene, ci vediamo dopo allora.- Non c'era nemmeno il bisogno di baciarla, perchè sapeva che si sarebbe ritratta con un qualche tipo di scusa. Ormai era sempre così.

-Piccola dove sei?- Justin entrò nella stanza della sua bambina, ma di lei nessuna traccia. Allora provò nel bagno, ma niente ancora. Lui lo diceva che doveva essere controllata quando faceva il bagno, aveva otto anni, ma la statura di una bambina di cinque anni, poteva essere scivolata dalla vasca.

-Alesha mi stai facendo preoccupare!- Alzò la voce e corse nella camera condivisa con Selena.

-Alesha è qui!- Gridò in risposta la bambina, stringendosi nel suo piccolo accappatoio.-Però non puoi entrare non mi sono vestita.-

Il biondino si portò una mano sul petto, sentendo il battito del cuore tornare normale.-Posso entrare? Per favore?- Chiese dolcemente, attendendo una risposta affermativa dall'altro lato della porta.

-Si, però non mi guardare.- Justin entrò, chiudendosi la porta alle spalle.-La mamma ti ha già asciugato i capelli?- Si avvicinò a lei, che, seduta a letto, lo guardava con attenzione. Voleva capire cosa ci facesse lì.

-Si, guarda sono morbidi.- Gli porse una ciocca, che Justin prese, rigirandosela tra le mani.-Ma che belli, sono morbidissimi.-

-Perchè sei venuto?- Domandò portandosi il dito mignolo tra le labbra.

-Volevo vederti.- Sparò a caso accarezzandola.

-Te l'ha detto Sel...la mamma vero?- Il padre arricciò il naso era appena stato colto in flagrante dalla figlia?

-Si, ha detto che non vuoi farti aiutare.- Constatò inginocchiandosi sino ad arrivare alla sua altezza.-Me lo dici perchè?-

Scosse la testa.-No, non voglio.-

-Perchè?- Prese le sue mani, giocando con le piccole dita.

-Perchè no.- Mormorò scuotendo di nuovo la testa.-Mi dai quella canottiera?- Indicò un punto impreciso della stanza,supplicandolo con lo sguardo.

Justin, rimasto abbastanza deluso da quelle risposte, sbuffò, afferrando ciò che gli era stato chiesto. Di solito Alesha gli diceva tutto, perchè quello no?

-Puoi girarti che devo metterla?-

Il ragazzo si girò, e quando Alesha ebbe indossato la canottiera e le mutandine poté tornare a guardarla.

-Non mi vuoi più bene?- Justin provò ad utilizzare un metodo diverso per convincerla e farla parlare. Conosceva il suo punto debole.

La bambina sgranò gli occhi, portandosi la mano sulle labbra. -Si che ti voglio bene!- Gridò prima di tirargli una sberla sul naso.-E non dirlo più!-

-Perchè non vuoi cambiarti davanti a nessuno?- Sussurrò guardandola dritto negli occhi. Alesha sbuffò, prima di alzare la maglietta fin sotto il seno non ancora cresciuto.

-Oh cazzo....- Justin avvicinò la mano su tutti quei segni rosso fuoco, ma la maglietta fu subito riabbassata.

-Amore fammi vedere un..- Fece per rialzargli la maglietta e capire l'origine di quei brutti segni rossi, ma lei si ritrasse subito, scuotendo la testa.

Odiava quei segni, odiava il fatto che glieli avesse fatti la persona a cui teneva di più e odiava sapere che ora anche Justin ne era a conoscenza. Cerchiò le braccia attorno alla vita e la strinse, come per proteggersi.

-Amore soltanto un attimo.- Delicatamente, senza smettere di guardarla dritto negli occhi le tolse le braccia strette attorno alla via, lasciandole cadere ai suoi lati. Poi, posizionò le mani sull'orlo della maglietta, avendo quasi paura di rivedere ciò che c'era sotto.

Prese un bel respiro profondo, prima di tirare su la canottiera. Sgranó gli occhi. Tra i tre segni di frusta sul suo piccolo corpo . Davvero non capiva quale fosse la peggiore. Chi avrebbe mai potuto fare del male a un angelo come lei?

-Sono brutti vero?- Alesha ruppe il silenzio con quelle semplici, ma dure parole. -I.io...fanno schifo lo so, ma puoi anche non guardare.- tiro giù la canotta guardandolo con occhioni dolci.

-non fanno schifo; Alesha, mi dispiace così tanto.- la prese tra le braccia, accarezzandole la schiena.-Mi dispiace.- ripeté lasciando le lacrime scorrere libere sul suo viso. Tiró su col naso , appoggiando il mento sulla spalla della sua bambina. Perché lo avevano fatto? Perché lui non c'era stato?

-S.sei bellissima e lo sai giusto?- riuscì a dire tra i singhiozzi.

-Si lo so- esclamò prima di fare un sorriso a trentadue denti e staccarsi da quel abbraccio quasi soffocante .

-e allora non dire più che fai schifo ok?-

Alesha lo guardo stupita, sorprendendosi molto per quelle lacrime. Si avvicinò, cercando di asciugargliele con le mani.-Io ho detto che quelli fanno schifo, non che io faccio schifo. Lo sai che sono la più bella del mondo!-

Justin sorrise, smettendo finalmente di piangere. Chi le aveva dato tutto quell'entusiasmo?

-Si, lo so che sei bellissima. Vieni qui e abbracciami.-

-La barca affonda, ma poi risale. Noi mangiamo, ma poi truffiamo. Elisa balla, e poi si sballa. La mia pazzia è solo teoria, tu...vattene via.- Justin si appoggiò con entrambi i gomiti sul bordo della vasca, ed aggrottò la fronte sentendo le parole che fuoriuscivano dalle labbra di Alesha.

-Credo che tu abbia fallito, dovresti saperlo amico. Tra noi due non c'è più niente, non fare l'insolente. Questo è un addio, ma ricorda, che ci sarà dio.- Concluse afferrando la paperella che le era stata regalata da Selena.

-Che cosa vuol dire?- Sussurrò tirando su le maniche della felpa che portava.

-Non lo so, era nella sua lettera d'addio.- Borbottò riferendosi alla madre.

-Oh..- Il giovane cantante prese lo shampoo, versandone un po' sulla mano.-Ti manca?- Domandò poi insaponandole i capelli.

-Non lo so.- Disse inumidendosi le labbra.-Un po' si e un po' no.- Constatò chiudendo gli occhi, per paura che il sapone le arrivasse sul viso.

-Perchè a volte la adoravi, e altre non ti piaceva proprio giusto?-

Si limitò ad annuire e sorridere lievemente mentre l'acqua le scorreva tra i capelli.

-Mi dispiace, ci sarei potuto essere prima per te.- Disse veramente dispiaciuto.-Ti avrei potuta salvare.-

-Mi avresti davvero presa con te?- Chiese voltandosi di scatto verso di lui, e trafiggendolo con quegli occhioni verdi.

-Si Alesha, lo avrei fatto.- Disse prendendo il balsamo. Erano passati tre giorni da quando aveva visto quei segni, ed ora l'assisteva ogni volta per fare il bagno.

-Ma io non sarei venuta, perchè sono troppo bella.- Scherzò schizzandolo con l'acqua.

Justin rise leggermente, schizzandola di sua volta.-E anche modesta.-

-No, non è vero.-

-Si invece.-

-No, io sono bellissima e basta. La verità fa male.- Si divertirono, risero per tutto il tempo e il giovane si sentiva sempre più male, al solo pensiero che Alesha non aveva avuto una vita normale, come tutte le bambine della sua età avrebbero dovuto avere.

Fine Flashback.

Lo sguardo di Justin si posò sul corpo della figlia. Si spostò più indietro sul letto, per avere una migliore visuale. I segni c'erano ancora? Si chiese mentalmente inclinando la testa verso destra.

-Sono spariti tutti e tre?- Domandò allungando una mano verso di lei.

Alesha annuì.-Si vedono a malapena.- Spiegò indietreggiando. Diede la schiena al padre e con un semplice gesto sganciò il reggiseno, per indossare un top nero completamente in pizzo, che le copriva soltanto il seno.

Scosse la testa, chiedendosi perchè avevano scelto proprio quei vestiti. Le piacevano molto, ma forse era esagerato.

-E dovresti uscire con quello?- Quasi urlò, Justin sconvolto.

-Devo metterci sopra questa specie di camicia, e per me non è un problema.- Disse prima di indossare una camicia bianco latte. Dopo, prese una gonna corta fino a metà coscia, nera a vita alta, la indossò e al suo interno infilò i bordi della camicia che fuoriusciva.

-Quella gonna è cortissima.- Commentò lui acido.

-Meglio. Magari farò conquiste.- Disse facendo spallucce. Prese dei tacchi neri brillantinati, li indossò e diede un ultima sistemata i capelli.-Possiamo andare.-

-Guarda che fuori fa freddo.- La avvisò sbuffando.-Mettiti una giacca.-

-Le mie uniche due giacche non si abbinano a questi vestiti, tesoro.- Disse in un tono alquanto strano da far sorridere Justin.

-Mia madre te ne ha prese molti, controlla nell'armadio.- Alla fine trovò un giubbotto bianco, che si abbinava al resto, ed uscirono assieme di casa.

-Nervosa?- Sussurrò Scooter all'orecchio di Alesha, che annuì soltanto.

-Abbastanza.- Rispose sincera.-C'è decisamente troppa gente già adesso.- Aggiunse abbassando lo sguardo.

-Tutti vogliono vedere la figlia di Justin Bieber. Chiunque vorrebbe ''esserci'' oggi, e questo è solo l'inizio.-

Alesha sospirò, inumidendosi le labbra. Erano in auto, una limousine nera per la precisione. Fuori, a cercare di riprendere qualcosa tramite il vetro c'erano paparazzi, fotografi, fan, beliebers.

Justin, seduto a destra della figlia sorrideva falsamente a tutti quanti. Forse in quel momento stava meglio perchè i segni che Alesha aveva sul ventre erano svaniti.

O quasi.

Mentre Alesha, si sentiva meglio per il fatto che stesse andando finalmente d'accordo con il padre. E se avessero riallacciato i rapporti? Sarebbe stato veramente fantastico, benché fosse ancora arrabbiata.

Ad un tratto la ragazza prese la borsetta, tirando fuori uno specchieto e delle salviette umide.

-Cosa stai facendo?- Chiese allarmato Justin quando cominciò a passarsene una sul viso.

-Troppo trucco, non mi serve tutto questo fondotinta.- Rispose facendo spallucce.

Il cantante annuì comprensivo, d'accordo con ciò che aveva detto.-Però non era male.

Rimasero in silenzio per tutto il tempo, fino a che non si fermarono di fronte a un tappeto rosso.

-Alesha.- Justin chiamò sua figlia, porgendole la mano.-Vieni, dobbiamo entrare insieme.- La ragazza indugiò sul fatto di stringergli la mano, avrebbero dimostrato che tutto era tornato come prima, ma non era vero.

Scosse la testa, avvicinandosi a lui.-Non c'è bisogno della mano.- Disse decisa. Lui annuì soltanto, cercando di non far capire che ne era rimasto male. Scese dall'auto, aspettando poi, che la figlia facesse lo stesso.

Quest'ultima prese un bel respiro prima di poggiare soltanto un piede a terra. Si diede un piccolo slancio e fuoriuscì dall'auto. Un ondata di luci travolse il viso della bella ragazza, che socchiuse leggermente gli occhi, seguendo Justin che, a differenza sua camminava sicuro. Due guardie del corpo si affiancarono a loro, seguendoli passo per passo.

-Vuoi fare un discorso?- Le chiese Justin gentilmente.

-Non ci pensare nemmeno.- Esclamò tentando di sovrastare il forte rumore che c'era.-

Dopo un po' si ritrovarono a 'posare' per i fotografi, ma entrambi si dimenticarono di sorridere. Assunsero posizioni serie, e dovette intromettersi Scooter per avvicinarli di più e farli sembrare almeno più 'legati'

-Alesha ! Dove sei stata per tutto questo tempo!?-.

-Alesha dov'è finita la bambina che c'era prima!?-.

-Alesha Selena è davvero morta? Perchè non hanno trovato il corpo!?-

Tutte quelle domande fecero rabbrividire la giovane donna, che si strinse in quella camicia leggera.-Quanto dobbiamo rimanere qui?- Stava cominciando ad agitarsi.

-Abbiamo finito, le ultime foto e poi andiamo.- Rispose Scooter accarezzandole la guancia.

-Ok...-

Finirono dopo una lunghissima mezz'ora, tornarono in auto, e partirono per il ricevimento che si teneva a pochi chilometri da lì, più di preciso nella grande villa della madre di Justin.

-E' davvero troppo.- Sussurrò Alesha coprendosi il viso con le mani.-Ora ancora fotografie?- Domandò disperata..

-Probabile, ma il ricevimento è al chiuso, tranquilla.- Disse Scooter accarezzandole la schiena.-Solo...se ti chiedono un sorriso non è che potresti farlo?-

Scosse la testa.-Non mi va di sorridere.-

-Ma...-

-Ho detto che non mi va, non sorrido se non ne ho voglia.- Spiegò giocando con la ciocca dei capelli.

-Siamo arrivati.- Avvisò Justin aprendo la portiera. Sorpassarono di nuovo le grandi folle, stavolta, però, tenendosi per mano.

-Potresti perderti qui dentro.- Le aveva spiegato Justin stringendo la presa. Alesha alzò gli occhi al cielo, sentendosi come una bambina piccola.

Una volta arrivati di fronte alla porta entrarono in quel posto lussuoso, decorato apposta per loro.

-Justin!, Alesha!- Gridarono tutti i presenti correndo verso di loro.

Pattie, la madre di Justin, fu la prima ad abbracciare la nipotina, che credeva fosse morta. Gli era mancata tanto. Amava stare con lei quando i genitori non potevano farlo per lavoro, anche se era raro che Justin la lasciasse sola.

-Non ci credo.- Singhiozzò contro il suo collo.-Sei ancora viva.-

-Già.-

''Beh, grazie per tutto l'ottimismo''- Pensò dentro di sé Alesha, che riluttante ricambiava l'abbraccio. Non che avesse qualcosa contro nonna Pattie, ma, sapere che anche lei ha mollato nelle sue ricerche, l'aveva delusa.

Tutti lo avevano fatto.

Salutò i presenti con un piccolo abbraccio. Ryan, Chaz, Khalil, Jeremy tutto il resto degli amici di Justin, gli zii.

Alesha, anche se con fatica, riuscì a liberarsi da tutte quelle persone e si rintanò in un angolino, pronta a fare l'asociale.

Tolse i tacchi, che credeva la stessero veramente uccidendo e sospirò guardandosi attorno. Si annoiava, ed era circondata da gente, secondo lei falsa.

-Alesha!- Sbuffò, nel sentirsi chiamare dall'altra stanza, non voleva tornare da quelle persone che ritenevano di volerle bene. Si era già stancata di recitare ed era soltanto l'inizio.

-Arrivo.- Lasciò a terra le scarpe, e tristemente li raggiunse.

-Dove sei stata? Ti aspettavamo per tagliare la torta.- Disse Pattie prendendola per mano e conducendola al centro del grande tavolo da pranzo.

-Torta? Sinceramente non ne avrei molta voglia.- Mentì quando vide la grande torta al cioccolato sopra il tavolo.

'Bentornata' Era la scritta che appariva scritta in rosa shocking, a quanto pare avevano dimenticato che ora ne aveva 17 di anni, e non 8.

-Ma che carini...- Disse con voce falsamente mielosa.

Finse un sorriso, e si avvicinò alla nonna, che la incitava a tagliare la torta. Lo sguardo di Alesha però cadde sulla donna che aveva accanto. Era invecchiata dall'ultima volta che l'aveva vista. I capelli avevano molte ciocche grigie. Il viso era pieno di rughe, e poteva giurare di vederla più bassa.

Ma chi poteva saperlo?

Tagliò la torta, con una serietà che Justin stentava di riconoscere. Prima avrebbe sorriso, gridato di come fosse bella la torta, ma avrebbe aggiunto che lei sarebbe stata comunque più bella.

-Tieni, mangiane pure due.- Zia Lexy offrì un piatto ad Alesha, che però rifiutò con un sorriso.-No, grazie, non ho fame.- E si allontanò di nuovo da quel gruppo che pareva divertirsi anche senza di lei.

Pure Justin dava l'impressione di essere per davvero felice.

Sbuffò, aveva voglia anche lei di mangiare la torta, ma voleva far capire che non era contenta di stare li con loro.

Dopo un'ora, le cose cominciarono a farsi più movimentate, per gli altri. Justin ballava con Pattie, sotto della musica rock. Tutti si stavano divertendo tranne lei, che aveva deciso di non farlo.

-Dio, chi è questa bellissima ragazza?- Jaxon, il fratello minore di Justin, si inginocchiò di fronte ad Alesha. Le prese la mano, rivolta verso il palmo, su cui vi posò un dolce e casto bacio.

-Milady, il mio nome è Jaxon ed è un piacere conoscerla.-

Alesha non poté evitare di ridere, proprio come una tredicenne in preda agli ormoni, e arrossire allo stesso tempo, sotto gli occhi di tutti i presenti, che, per sentire la conversazione avevano pure spento la musica.

-Io sono Alesha, e il piacere è tutto mio.- Rispose senza smettere di sorridere.

Jaxon si tirò su in piedi , e ricambiò il suo sorriso contagioso.-Un bellissimo nome per una bellissima ragazza, perchè non ti ho conosciuta prima dolcezza?-

Lei non rispose, si limitò a guardarlo dritto negli occhi. Erano azzurri, quasi blu, proprio come quelli di Pattie. Cazzo,poteva perdercisi dentro.

La stessa cosa stava pensando Jaxon, che, per la prima volta aveva provato qualcosa nel guardare dritto negli occhi una bellissima ragazza.

Entrambi, avevano intuito che era appena scattato qualcosa tra di loro, ma non sapevano esattamente cosa.

Justin, che se ne era stato in silenzio ad ascoltare, si avvicinò, portando la mano sulla spalla del fratello diciassettenne.-Non ci starai mica provando con mia figlia vero?- Sibilò cercando di mantenere un espressione tranquilla sul viso.

Subito gli occhi color mare di Jaxon, si scontrarono con quelli verdi/azzurro di Alesha. Entrambi, molto spaventati.


Pov Autrice:

Alesha (Sarah Hyland)

Non tirata insieme:


 

Tirata insieme:


 

Scusate il ritardo, ho cercato di farmi perdonare con un capitolo abbastanza lungo (11 pagine word). Per ora tra loro sembra andare ok, ma non aspettatevi che abbiano già fatto pace... ce ne vorrà ancora molto.


 


 


 


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'
04/01/2014

-Tua figlia?- Domandò in un mormorio Jaxon.-Sul serio?-
Alesha non potè evitare di alzare gli occhi al cielo.-Non sono sua figlia.- Sputò fuori senza pensarci troppo.
Tutta l'attenzione, in quel momento cadde completamente su Alesha. Aveva seriamente detto quelle parole?
-Cioè, i.io, non volevo dire questo.- Balbettò insicura. Jaxon gli sorrise dolcemente, capendo quel suo commento iniziale. Non si sentiva la figlia di Justin perchè l'aveva ''persa''.
-Lascia perdere, vieni, mi piacerebbe conoscerti meglio.- Lei, precedentemente in imbarazzo, sorrise, stringendo la mano di quel ragazzo biondo platino per mano.
Andarono a sedersi sul divano, senza smettere di guardarsi dritto negli occhi. -Quanti anni hai?- Chiese incuriosito.
-Diciassette, ne compio diciotto a dicembre. Tu?- Si avvicinò, per avere una migliore visuale del suo viso perfetto.
-Diciassette e ne compio diciotto ad Agosto. A quanto pare sei più piccola.-
Alesha sbuffò.-Soltanto di qualche mese, e non sono piccola.-
Justin, e nonna Pattie osservavano la scena quasi sconvolti, potevano notare fin da lontano il feeling che si era creato tra i due, così, decisero di intervenire.
-Alesha, non ci hai raccontato dov'eri  di preciso quando ti sei persa.- Pattie, andò a intrufolarsi tra i due, che, non si erano accorti di niente.
Tutti, incuriositi da quel possibile racconto, si sedettero attorno a loro, attendendo delle risposte.
-Francia.- Rispose distogliendo lo sguardo da Jaxon, per portarlo su Justin.-Un posto sperduto della Francia.-
-Ma come, Selena non ti doveva portare dai genitori?- Chiese Jeremy aggrottando la fronte. Lui, era quello meno legato ad Alesha, per il semplice fatto che non stava molto assieme a Justin,era suo padre, ma aveva divorziato da Pattie quando Justin era ancora piccolo, quindi Alesha non aveva idea di chi fosse Jaxon, e lui contraccambiava.
-Ha cambiato idea all'ultimo.- Disse lei facendo spallucce.-Non ricordo molto, diceva soltanto che non mi sarei dovuta preoccupare e sarebbe andato tutto bene.- Portò la mano sulla fronte, chiudendo un attimo gli occhi, per, ripercorrere il momento prima della partenza.
Flashback:
-No, no, no, io non lascio il mio papà.- Gridò Alesha attaccandosi il più possibile alla gamba del suo papà.
-Alesha stai peggiorando le cose, e tu Justin la finisci di piangere come un bambino!?- Gridò Selena in preda ad una delle sue crisi di nervi.
Justin si limitò a tirare su col naso e scuotere la testa.-Non sono d'accordo con la tua scelta Selena, farai soffrire entrambi.-
-Dio, sarà solo per qualche fottutissimo mese, nessuno dei due morirà in questi giorni.-
-Mi stai chiedendo di lasciare la persona che per me conta di più al mondo, non lo trovo giusto.- Prese Alesha, portandosela tra le braccia.-Lei è tutto ciò che mi rimane.- Concluse, accarezzando la bambina per farla smettere di piangere.
-Ne abbiamo già parlato, starà su in montagna per un po', poi la potrai rivedere.-
Il biondo sbuffò, continuando ad abbracciare Alesha.-Ho paura di perderla.-
-Non la perderai.-
 
Fine flashback.
 
-Com'è che.. s'è ne andata?-  Osò chiedere Lexy, sperando di non averla messa a disagio.
Lo sguardo di Alesha vagò su ognuno delle persone che la stavano guardando, e si chiedeva sempre più frequentemente.. ''Perchè loro non c'erano stati?''
Si soffermò su suo padre, prima di parlare.-E' affogata, di fronte ai miei occhi.- Justin ricambiò quello sguardo, freddo e privo di emozioni, chiedendosi soltanto una cosa.
Come ha fatto ad affogare... Selena non era per caso in grado di nuotare?
 -Vabbè, basta con questi discorsi deprimenti e facciamo qualcosa di più divertente.- Propose Pattie sorridente.
-Alesha, perchè non ci canti qualcosa?- Intervenne Chaz, ricordando la bambina piccola che amava cantare.
-No, non so cantare e non ci tengo a farlo.- Contrariata scosse la testa, piantando i suoi occhi verdi in quelli neri come la pece di Chaz.
Quest'ultimo deglutì, sorprendendosi di quello sguardo glaciale.-Ok... allora, Justin? Tu proponi qualcosa?-
L'uomo sbuffò, portandosi la mano tra i capelli.-Umh...un gioco? che ne so, per me è uguale.-
-Facciamo il karaoke!- Esclamò  Ryan accendendo la televisione. 
-Scusate.- Mormorò Alesha prima di alzarsi per andare in bagno. Odiava quella situazione, dove era lei al centro dell'attenzione. Respirò profondamente, posizionandosi di fronte lo specchio e cominciò a sciogliere la treccia che portava. La infastidiva.
-Deve capitare sempre tutto a me.- Cominciò a parlare da sola, lo faceva spesso quando era nervosa.
-Alesha è tutto ok?- Justin, che si era accorto del turbamento della figlia, l'aveva seguita fino al piano di sopra, ma non gli sembrava più una buona idea.
-No.- Sputò fuori armeggiando di continuo coi capelli.
-...e scommetto che non mi dirai il motivo vero?-
-Già.-
-Ok...allora, ti piacerebbe rimanere a dormire qui?-
La ragazza sgranò gli occhi.-Preferirei tornare a casa a piedi, piuttosto che rimanere un minuto in più con tutta quella gente falsa.-
Justin aggrottò la fronte, si voltò, e chiuse a chiave la porta del bagno, prima che qualcuno potesse intromettersi nella loro possibile discussione.
-Gente falsa?- Chiese incuriosito e da quelle parole.
Alesha annuì, mentre cercava di dare un aspetto decente ai suoi capelli.-Non credo che io gli sia mancata per davvero, lo dicono soltanto perchè parlano di me ovunque.-  Disse convinta dei suoi stessi pensieri.
-Non è vero, loro ti vogliono bene per davvero.- Disse lui avvicinandosi maggiormente.
-In tutti questi anni ho capito che nessuno di voi mi ha amata veramente, e penso che sia inutile darti la motivazione.- Concluse facendo spallucce. Si diede un ultima e veloce occhiata allo specchio prima di aprire la porta ed uscire, lasciando Justin interdetto.
Alesha si avvinghiò a Jaxon, circondando le braccia attorno al suo collo, mentre il ragazzo le avvolse attorno la sua vita. Cominciarono a ballare un lento, nessuno faceva parola. Avevano parlato per tutto il giorno, e Alesha non faceva altro che pensare a una loro possibile relazione. L'unico problema sarebbe stata la parentela, insomma, erano cugini di primo grado.
-Non vai d'accordo con Justin vero?- Sussurrò al suo orecchio. La ragazza appoggiò la testa sul suo petto, chiudendo per un attimo gli occhi.
-No...o almeno non adesso.- 
Jaxon si inebriò del suo profumo, aveva completamente i suoi capelli schiacciati sul viso e nonostante avessero la stessa età lui era di pochi centimetri più alto.
-Mi dispiace molto, è brutto non andare d'accordo con il proprio genitore. Sopratutto se è l'unico che rimane.-
Alesha tirò su col naso, trattenendosi dal piangere.-Lo so... Jeremy è ancora sposato giusto?-
La stretta di Jaxon attorno ai suoi fianchi aumentò, così come il battito del cuore di Alesha.-No, ha divorziato pochi mesi fa.-
-Mi dispiace.-
-Anche a me.-
Continuarono a ballare, sotto le note di quella canzone di cui nemmeno conoscevano il nome. Quanto avrebbero desiderato che quel momento non finisse, ma c'era sempre qualcuno, o qualcosa che doveva intromettersi.
-Alesha, dobbiamo andare.- Justin separò i due, facendo un falso sorriso a Jaxon, che lo guardava male.
-Lasciami il tuo numero.- Jaxon si inumidì le labbra porgendogli il suo cellulare. Alesha sorrise, digitando il suo numero di telefono.
-Mi devi mandare un messaggio.- Ordinò puntandogli un dito contro.
-Promesso.- E, dopo averle fatto un occhiolino, svanì, lasciandola sola con Justin.
Alesha salutò educatamente tutti, prima di allontanarsi per salire in auto con Scooter, mentre Justin, invece, fu intrattenuto dalla madre.
-Figliolo, vorrei chiederti una cosa.- Disse prendendogli le mani. Le racchiuse tra le sue in un unico gesto, e sorrise tristemente.-Cosa è successo ad Alesha?-  Se ne era accorta pure lei  che qualcosa non andava. Non era più la sua amata nipotina.
-E' cambiata mamma, l'ho persa quando l'ho lasciata andare via con Selena.- Disse abbassando lo sguardo. Era deluso da se stesso, del modo in cui sie era comportato e di tutte le promesse infrante.
Pattie scosse la testa.-Tesoro, non dei prenderti le colpe per ciò che gli è successo. E' stato dio, aveva programmato che tutto ciò sarebbe accaduto, per ridarti più avanti la figlia che meriti.- Spiegò con gli occhi puntati in quelli del figlio maggiore. Quest'ultimo le sorrise.-Grazie mille mamma, ma ora è meglio che vada.- Si dileguò in quel modo, smanettando poi col cellulare. Avevano già scritto di sua figlia online, e voleva sapere cosa.

ALESHA BIEBER E' TORNATA
 

 

4 Gennaio  alle 19h08

 

Alesha Bieber, la celebre figlia di Justin Bieber, scomparsa nel nulla nove anni fa, era al party organizzato dal padre a Big city, oggi, 4 Gennaio. 
La piccola star sembra è stata accompagnata dal padre,Justin Bieber, conosciuto in tutto il mondo per la sua fama di cantante. Nonostant tutto quello che hanno passato però non sembravano tanto legati come in passato. ora passiamo al look della ragazza.

ALESHA OSA E... IL RISULTATO È CHIC!

La giovane  è apparsa ultra glamour in uno spezzato bicolor: gonna nera, corta e leggera, e camicetta bianca, che lasciava intravedere una fascia traforata di colore nero. Ai piedi un paio di vertiginosi tacchi dal design particolare, che lasciavano intravedere le unghie laccate di un color nude, molto in voga quest'anno!

Per il make up, Alesha ha scelto di concentrarsi sullo sguardo, realizzando un trucco smokey eye, che gioca perfettamente con luci ed ombre creando un effetto spettacolare, sulle tonalità del nero e del grigio perla. Sopracciglia ben definite, come detta il trend, disegnate grazie all'apposita matita e disciplinate con un pennellino aumentano il focus sugli occhi, intensificando lo sguardo. Alesha non ha certamente dimenticato il mascara, che ha applicato abbondantemente sia sulle ciglia superiori che su quelle inferiori. Completa il make up il rossetto perlato, arancione chiaro... vi sembra un colore troppo datato? Niente affatto! Provate a vivacizzarlo con un lipgloss trasparente, che aumenterà anche la pienezza delle vostre labbra. 

Una treccia laterale rende il look chic e più giovanile: perché non riproporre questo beauty look, magari per un incontro di lavoro? 
Voi lo fareste?

 
*.*.*.*
-Alesha domani andrai a scuola. E' quella.- Justin attirò l'attenzione della figlia che era troppo presa nel controllare se Jaxon le avesse mandato un messaggio.
Niente.
-Scuola privata?- Fece una smorfia, porgendosi dal finestrino.-Non mi piace, è troppo grande e poi vanno solo quelli ricchi.- Tornò seduta, pronta ad ignorare la risposta di Justin.
-Non puoi frequentare una suola pubblica, i paparazzi ti darebbero il tormento. Questa scuola invece è controllata, ed è una delle migliori. C'è la figlia di Louis Tomilson, Katie, e anche....
Prima che potesse continuare fu interrotto.-Non mi interessa, mi farò i cazzi miei, isolandomi in un angolo, non voglio fare amicizia con quelle persone.-
-Sarai una di loro.- Le disse Justin dopo aver dato l'ok ' all'autista.
-Tua madre sarà una di loro.- Sputò acida, quasi non si rese conto di ciò che aveva appena detto.
-No....non ci provare, non insultare mia madre.- Stava facendo di tutto per non perdere il controllo, ma il comportamento ribelle della figlia non aiutava. Nel momento in cui la macchina parcheggiò nell'apposito spazio sotto casa, Alesha uscì, e in fretta e furia si diresse verso il cancello principale, non ne poteva più.
-Finiscila di prendertela con il mondo per ciò che ti è successo!-  
-Io non me la prendo con il mondo intero! Sei tu che te la prendi con me, mi odi, ma fingi di non farlo solo perchè sei circondato dai paparazzi! E potresti fare una brutta impressione alle tue fans- Si fermò di fronte a lui, con le lacrime agli occhi, non poteva non piangere in quel momento.
-Sei tu quella che mi odia! Non so cosa cazzo ti è preso in questi nove anni, ma io non ti posso sopportare se continui così!-
-E allora non farlo, non te lo sto chiedendo! Lasciami andare, mi troverò un lavoro e prenderò un appartamento. Fingi che io non esista!-
-Non posso farlo.- Ammise in un mormorio.
-Vaffanculo!- E ricominciò a camminare via. Non conosceva il posto, era buio e faceva freddo, ma era sempre meglio che rimanere a casa con Justin. Le dava ordini, regole da seguire. Perché non c'era stato prima?
Dov'era quando a soli 14 anni un ragazzo aveva cercato di portarla a letto, e lei per difendersi aveva dovuto utilizzare una bottiglia di vetro?
Dov'era in quel momento l'uomo che ora si definiva suo padre?
-Finiscila e torna subito qui!- Justin si guardò attorno, e quando fu sicuro che non ci fossero  paparazzi in giro iniziò a correre per raggiungerla.
-Non starò un minuto in più in quella casa assieme a te!-
-Sei un isterica del cazzo !- Riuscì a prenderle la mano, ma lei non ne voleva sapere niente.
-Lasciami!- disse Alesha digrignando i denti. Stava perdendo la pazienza.
-No, ora mi ascolti e torniamo a casa!- Non voleva perderla di nuovo, e forse per non fare che accadesse doveva dimostrarglielo.
Per tutta risposta ricevette un calcio dritto sulle parti intime, che lo fece cadere in ginocchio.
Alesha approfittò di quel momento per liberarsi dalla stretta e scappare. Voleva andarsene, mollare tutto, proprio come avrebbe desiderato fare anni fà.
Flashback:
-Selena ma che diavolo ti prende!? È la mia bambina!- Justin riuscì a liberare Alesha dalla potente stretta di quella donna che continuava a tirarle i capelli.
-Lei è soltanto una piccola troietta! Vuole portarmi via il ragazzo!- Esclamò cercando di divincolarsi dalla presa ferrea di Scooter.
La bambina non poté evitare di piangere, mentre cercava di nascondersi dietro la gamba di Justin. Aveva troppa paura. Paura che Selena fosse come la vecchia mamma.
-P.papà è vero?- Balbettò tirandolo per i pantaloni.-Sono una troietta? Se lo sono mi dispiace, non volevo farla arr...-
Justin la interruppe, mentre il suo manager andava avanti a cercare di calmare Selena.
-No piccola, non è vero. La mamma non si sente tanto bene...-
Stavolta fu lei ad interromperlo.-Non è la mia mamma.-Lo disse così fredda e sicura di sé, che a Justin vennero i brividi.
Selena, invece, a quelle parole, socchiuse le labbra sorpresa, rendendosi finalmente conto di quello che aveva fatto. Aveva aggredito la sua unica figlia perché le aveva regalato un disegno. Sul serio?
Il papà, che riuscì a notare lo sguardo di disagio di Selena, si avvicinò, cominciando poi a parlarle con estrema calma. 
Alesha,invece non sapeva più che fare. La testa le faceva ancora male, e aveva sempre più paura. 
Scosse la testa, afferrò il suo buggy bear e corse via . Non voleva lasciare il suo Justin, ma non voleva nemmeno rimanere con Selena, e così si precipitò fuori di casa.
La sua intenzione era quella di trovare un posto dove stare, tanto lo aveva già  fatto.  
-Alesha!-
Ignorò la voce di Justin dietro di lei e attraversò la strada, controllando di star attraversando sulle strisce pedonali. Per poco un auto non la investì, ma era fin troppo occupata a piangere per accorgersene. Strinse a se il peluche, guardando dritto di fronte a sé. C'erano tante persone, che sembravano non notarla.
Di solito lo facevano sempre, anche per colpa loro aveva perso l'altro suo Buggy Bear.
-Piccolina, piccola,aspetta, aspetta un attimo, vieni qui.- Alesha si nascose  in un vicolo cieco, provando a sviare Justin, senza però riuscirci.
-Scusa.- La bambina si appoggiò al muro, stringendo sempre più forte la presa su Buggy Bear.-Mi dispiace.- Aggiunse tirando successivamente su col naso.
-Alesha, che succede?- Il ragazzo le si inginocchiò davanti,per arrivare alla sua stessa altezza e le accarezzò dolcemente la guancia destra.-Perchè vuoi scappare?-
-Perchè ho paura. Lei mi vuole picchiare, mi vuole fare male. Vuole uccidermi.- Disse velocemente, senza fare alcun tipo di pausa. 
-No, ma che stai dicendo? Non ti vuole uccidere, tesoro, lo sai che non sta bene.-
Lei scosse la testa.-E' pazza solo con me, mi odia, io voglio andarmene. Per favore.- Lo supplicò singhiozzando.
-M.ma tu sei la mia bambina, non puoi lasciarmi, abbiamo fatto una promessa- Si sentiva quasi ridicolo nel pregare una bambina, ma era l'unica che gli era rimasta. Senza di lei sarebbe sicuramente crollato, nonostante avesse la famiglia a sostenerlo.
-Lo so, io posso venire a trovarti quando lei non c'è.-
-Non potresti andare da nessuna parte. Sei troppo piccola.- Tentò di farla ragionare, ma non poteva fare molto. Alesha era soltanto una bambina di otto anni, sapeva soltanto che Selena era pronta a fargli del male.
-Andrò in una casa famiglia, vivrò sotto un ponte, non mi interessa! Io non voglio stare con quella strega!- Puntò un piede per terra, dondolandosi su di esso. Ormai aveva smesso di piangere, ma di certo non gli era passato.
-Alesha, possiamo stare insieme solo noi due. Ci prendiamo un posto tutto per noi, e ci stiamo solo noi due, senza Selena. Non puoi lasciarmi.- Sembrava per davvero una coppia che si stava mollando, versione padre e figlia.
La bambina sospirò pesantemente, prima di passare la mano tra i morbidi capelli di suo padre.-Io non la voglio più vedere Justin. Tu si invece.-
-No, se tu non la vedrai non lo farò neanche io.- Mentì lasciandosi accarezzare. -Saremo solo noi due, te lo prometto.- Le stampò un piccolissimo bacio sulle labbra, prima di alzarsi, e prenderla in braccio.
-Sei pesante come sempre, non avevi detto di non aver mangiato niente?- La schernì cominciando a camminare.
Alesha sbuffò, portandosi la collana con l'orsetto che gli era stata regalata poco tempo fa in bocca.-Ho mangiato solo quattro volte.- Borbottò mostrandogli quattro dita.
-E sono appena le sei del pomeriggio.-Commentò lui ridacchiando.-E scommetto che adesso hai ancora fame.-
Il solito broncio si formò sul viso di Alesha.-Non ho mangiato niente..- Provò a giustificarsi, mentre pensava a qualche altra scusa da aggiungere.-Anzi, l'ho fatto un'ora prima, ormai ho digerito, quindi mi devi portare fuori a cena.- Benchè avesse soltanto otto anni, era una bambina molto esigente, e amava sentirsi importante per qualcuno.
Lui rise leggermente.-Sei in pigiama, ed io non ho le scarpe.- Abbassò lo sguardo sulle pantofole che portava, fermandosi di fronte al cancello della sua villa.
-E adesso che facciamo?- Sussurrò lei nascondendo il viso sul petto di Justin.
-La affrontiamo.- Bisbigliò passandole una mano tra i capelli.
Fine flashback.
 
Spazio Autrice:

Zalvee, in realtà non so se sono in ritardo, ma se la risposta è 'Si', scusate, ho avuto dei problemi con una mia storia (Sex), che ho intenzione di cancellare.
Comunque, volevo chiarire un paio di cose sui flashback. Loro sono presenti nella storia soltanto perchè voglio che sappiate come era  il rapporto tra Justin e Alesha, e anche i problemi che avevano avuto con Selena.
E detto questo mi dileguo, lasciandovi con le foto dei due protagonisti.
Ovviamente la parte del look di Alesha non l'ho scritta io, l'ho presa direttamente da un sito:
http://www.look-dei-vip.it/articolo/sarah-hyland-osa-all-audi-pre-emmys-party_a8181/1

Alesha (Sarah Hyland):



Justin <3:

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

05/01/2014

Alesha rise per l'ennesima volta, prendendo un altro sorso della bottiglia di vodka che teneva in mano.

Come poteva dimenticare se non in quel modo?

-Sei bellissima.- Le sussurrò un ragazzo sconosciuto, avvicinandola di più a lui. -Fottutamente sexy.- Continuò strizzandole la natica destra. Lei ormai non sapeva più cosa fare, ne cosa pensare, ma era proprio a quello che voleva arrivare. Justin non era più la sua priorità, anzi, lo aveva pure dimenticato.

-Ti va di andare a casa mia?- Liam, questo era il nome del ragazzo, posò le labbra sul suo collo, succhiandolo con avidità. Non era intenzionato a lasciarla andare, sopratutto dopo essere riuscito a conquistare una bellissima ragazza.

-Qualsiasi cosa.- Rispose sorridendo ingenuamente. Sapeva che si sarebbero dati da fare a letto, e anche che il giorno dopo se ne sarebbe pentita, perchè non era ciò che voleva fare per davvero. Avrebbe tanto voluto essere amata, non sfruttata solo per il sesso, ma sembrava far soltanto quell'effetto. A tutti.

-Alesha?- Tuonò la voce di un altro ragazzo dietro di lei. Erano dietro la discoteca, dove la ragazza si era rifugiata, sapendo che nessuno l'avrebbe riconosciuta, visto tutto quel casino. O almeno era ciò che lei pensava, non era abituata alla fama, e pensava di non essere tanto importante. Invece, tutto il mondo parlava di lei, del suo caso non risolto e del suo ritorno inaspettato.

Doveva far più caso ai telegiornali.

-Uhm?- Si girò appena, per inquadrare nel buio lo sguardo azzurro e indecifrabile di Jaxon.

-Cosa ci fai qui? Almeno tuo padre lo sa?- Chiese preoccupato, avvicinandosi.

-Mio padre?- Alesha aggrottò la fronte, prima di tornare con lo sguardo su Liam. -Allora? Andiamo?- Lo pregò, baciandogli la mascella ricoperta da una leggera peluria di barba. Voleva sentirsi amata, subito.

-Alesha, non andrai da nessuna parte, ti riaccompagno a casa.- L'afferrò per il braccio, ma lei non era intenzionata ad andarsene.-Non voglio tornare a casa, lasciami stare.- Si lamentò facendo un ultimo e lungo sorso, per poi lanciare via la bottiglia di vetro vuota.

-A...- Stavolta Jaxon su interrotto da Liam, era di fretta, e non voleva perdere altro tempo.-Ha detto che non vuole venire, ora vattene e lasciaci soli.-

Una forte scarica di adrenalina scorse per tutto il corpo del ragazzo, che non perse tempo a prendere Alesha, portandola dietro di lui, per poi scagliarsi contro Liam, stendendolo soltanto con un pugno.

-Iii, due principi litigano per me. Ma dov'è Justin? Aveva detto di essere lui il mio principe.- Esclamò la ragazza coprendosi la bocca con le mani.-Jaxon! Jaxon! Jaxon!- Urlò, saltellando e facendo il tifo per lui, il ragazzo che l'aveva conquistata con un solo sguardo.

-Cazzo, la polizia. Alesha sta zitta.- Jaxon la prese per le ginocchia, la caricò sulla spalla e iniziò a correre. Provando ogni tanto a non farla cadere.

-Basta! Ti prego, mi viene da vomitare.- Mugolò dibattendosi per scendere.

-Dio..come sei conciata. Ti porto a casa.-

-No! Non voglio andare a casa, c'è Justin. Lasciami qui, a terra.- Lui la fece scivolare lentamente su tutto il suo corpo, facendole, poi, poggiare i piedi a terra. Possibile che anche in quello stato fosse bellissima?

-Il tuo naso è adorabile.- Mormorò toccandoglielo.-Justin sarà preoccupato, è meglio che....-

-Non ci torno lì, vai tu, ma io non ti accompagno.- Gli puntò un dito contro, staccandosi completamente da lui.-Ci vediamo.- Agitò le mani in aria barcollando via.

-No, no...- La prese per il braccio, facendola tornare contro il suo petto.-...ok, ti porterò a casa mia,solo, è meglio che mia madre non ti veda, Quindi fai silenzio ok?-

Alesha rise e annuì, portandosi il dito indice sulle labbra.-Shh.-

-Idiota, andiamo.-

-Vuoi fare un bagno?- Jaxon aiutò Alesha a stendersi trattenendosi dal saltarle addosso. La gonna che portava le si era alzata tanto, fino a poter mostrare le mutandine che portava. La camicia, invece, si era aperta, lasciando vedere il top in pizzo.

-Vuoi fare il bagno con me?- Propose lei ridacchiando stupidamente.-Con tanta, tanta, acqua!-

Jaxon rise, contagiato da tutto quell'entusiasmo.-Con tanta, tanta acqua?- La prese in giro, salendo sul letto e sistemandosi di fronte a lei.-Si! E ci voglio anche il sapone.- Il ragazzo ricambiò il sorriso, prima di incominciare a farle il solletico.

-No,no, basta!- Si dimenò tentando di liberarsi. Jaxon si rialzò, reggendosi sugli avambracci.-Non approfitterei mai di te in queste condizioni.- Disse passandole una mano tra i capelli.-Anche se non so quanto resisterò...-

Alesha sorrise, scaturendo in Jason un esplosione di emozioni.-Non mi interessa, voglio dormire e fare il bagno.- Si strusciò sotto di lui, facendo scontrare le loro intimità.

L'autocontrollo di Jaxon in quel momento andò completamente a farsi fottere, e fece scontrare violentemente le loro labbra.

Per sua sfortuna però,non accadde ciò che sperava, anzi, venne praticamente lanciato via.-Fai schifo, hai le labbra tutte bagnate.- Bisbigliò lei tirando su le coperte. -Buonanotte.- Aggiunse chiudendo una volta per tutto gli occhi.

-Alesha- Jaxon scosse la ragazza per il braccio, provando a svegliarla.-Alesha svegliati, tuo padre è preoccupato per te.- Disse accarezzandole la guancia destra. Una smorfia comparì sul viso della ragazza, che cercò di coprirsi come più poteva.

-Justin ti ha chiamato più di dieci volte, e sono le quattro del mattino, se lo fa di nuovo rispondo e gli dico che sei qui.- Provò a minacciarla, scuotendola di nuovo. -Hai capito?-

-Mmh.-

-E va bene, io ti ho avvisato. Justin è completamente fuori di sé.- Disse prendendole il cellulare che squillava per l'undicesima volta e rispondendo con una smorfia in viso.

-Si. Sta bene. No, no. Non si è fatta niente. Si. Te l'ho già detto, sta bene. Come posso passartela se sta dormendo? No, non si vuole svegliare. Ok! . Ci riprovo, ma non ti assicuro niente.- Avvicinò il telefono ad Alesha, chiamandola un altra volta, ma senza ottenere alcun risultato.

''Prova dicendole che è pronta la colazione, quando era piccola funzionava sempre'' Suggerì Justin dall'altro lato del telefono.

-Va bene.- Jaxon scese di sotto, prese un cornetto, e tornò da sua cugina.-Hey, Alesha, è ti ho preparato la colazione.-

Lei si alzò di scatto, sbattendo la fronte su quella di Jaxon.-Grazie!- Esclamò prendendogli la brioche di mano e addentandola subito.

-Oh... ha funzionato.- Disse Jaxon stupito, a Justin.

''Lo sapevo, ed ora passamela.''

-Alesha Justin vuole parlarti, tieni.- Gli porse il telefono, che non esitò a prendere. -Sto mangiando.- Disse lasciandosi cadere sdraiata a letto.-Che vuoi?-

''Sei praticamente sparita da 7 ore! E mi chiedi cosa voglio?''

-Tu sei stato uno stronzo con me, e io non ti voglio più parlare, ne vedere.- Disse riagganciando e lasciando cadere il telefono sopra il letto.-Oggi dovrei andare a scuola, ma non posso visto che mi hai svegliato così presto.- Si lamentò Jaxon stendendosi accanto a lei.

Alesha sospirò.-Mi fa male la testa. Comunque puoi anche rimetterti a dormire adesso.- Gli consigliò rotolando fuori dal letto.-Io farò una doccia veloce e poi tornerò da te, altrimenti potresti essere triste senza di me.-

-Infatti, quindi vedi di muoverti, potrei morire.- Rispose stiracchiandosi. La vibrazione del cellulare di Alesha, però, fece sbuffare entrambi.

-Justin, ho detto che non ti voglio parlare.- Rispose scocciata, mentre si spogliava dei vestiti tutt'altro che scomodi.

''Alesha, ti prego. Ti chiedo scusa ok? Ora però torna a casa, ti prego.'' La supplicò, sentendosi nel bisogno di farlo. Si era preoccupato moltissimo, credeva di averla persa di nuovo quando era fuggita, ed aveva anche avuto un attacco di panico, per quel motivo aveva chiamato soltanto a quell'ora della notte.

''Perchè non ci possiamo vedere domani? Adesso sono stanca. Voglio fare il bagno, mi fa male la testa e ho sonno.'' Si lamentò rimanendo in intimo.

''Uhg. S.sei sicura di stare bene? Posso venire a prenderti, potrai dormire nella tua stanza.''

''Hai un bel coraggio a chiamarla stanza. Non voglio darti più fastidio di quanto te ne stia già dando adesso, quindi ci vediamo domani ok?''

''Ok, va bene. Stai attenta e non dormire nello stesso letto di Jaxon. Ti voglio bene.''

Alesha aggrottò la fronte, che fosse ubriaco? ''Sì, te ne voglio anche io Justin, e ora dormi, a domani.''

''Buonanotte'' E agganciò, senza lasciarle tempo di rispondere.

-Belle le tue mutandine.- La prese in giro Jaxon osservando i disegni con le palline colorate.-E anche il reggiseno fa la sua parte.-

-Idiota, è un regalo.- Disse tirandogli il cuscino in pieno viso.-Ora vado e non rompere!-

Jaxon fischiettava il ritmo di una canzone, mentre Alesha faceva la sua parte canticchiando a tono di voce normale.

-Lesha, sai già la classe in qui sarai?- Chiese Jaxon osservandola in ogni suo movimento. Adorava il modo naturale in cui si muoveva in cucina per preparare la colazione a entrambi. Amava vedere i suoi capelli lisci svolazzare qua e là, legati in una coda alta.

-No, so solo che è una scuola privata. La Harstel's School .Tu ci sarai?- Riempì il piatto di uova alla benedict, con accanto la salsa olandese, prima di sorridergli dolcemente.-Mi sono uscite bene?-

-Si, anche io devo andarci perchè se ne frequento una... normale vengo assillato fin troppo dalle persone che vogliono conoscere mio fratello e dai paparazzi.- Prese la forchetta, addentando un pezzo di uova.-Si, sono perfette. Gli hash brown?- Alesha gli indicò col mento il piatto pieno dei suoi manicaretti di patate preferiti.

-Non ho idea di come facciano a piacerti.- Commentò la ragazzina guardando il modo famelico con cui Jaxon mangiava le polpette di patate.

-Sono buonissime. Vogliamo parlare di te e dei tuoi pancake dove immergi metà bottiglia di succo d'acero, assieme a tutte quelle fragole?- Disse abbastanza disgustato.

-Intanto io non mischio le cose come fai tu, non puoi mischiare uova, bacon e pancake assieme!-

-Sì, sì, certo...- Jaxon fu interrotto dal suono del campanello. Sua madre era già andata al lavoro, poteva soltanto essere Justin.

-Jay! Vai a rispondere?- Lo sgridò Alesha, incitandolo a darsi una mossa. Lui alzò gli occhi al cielo, finendo di mangiare in fretta.-Arrivo, arrivo.-

-Ciao, fratellone.- Jaxon e Justin si scambiarono un veloce abbraccio, prima di andare entrambi in cucina.-Vuoi qualcosa da mangiare? Abbiamo a disposizione una cuoca fantastica.- Scherzò tirandole una pacca non molto notabile sul sedere.

-No...ho già fatto colazione. Alesha torniamo a casa?- Posò lo sguardo stanco e assonnato su di lei, regalandolo un sorriso non molto convincente.

-Uhm, hai dormito? Hai un aspetto a dir poco orribile.- Disse Alesha avvicinandosi per scrutargli il viso contornato da brutte occhiaie. Lui fece spallucce, spostando lo sguardo sulle pentole sporche. Non aveva dormito perchè era troppo preoccupato, ma di sicuro non ci sarebbe riuscito comunque, visto che era da tempo che faceva uso di sonniferi. Dalla sparizione di Selena e la figlia non era più riuscito a dormire tranquillamente. O faceva un incubo oppure non dormiva proprio.

-S.si, ho dormito, torniamo a casa?- Sospirò, chiudendo per un attimo gli occhi. -Ora.-

-Vengo se prima mi dici cos'hai.- Incrociò le braccia al petto, puntando un piede a terra.-Ora.-

-Senti Alesha...- Ma, prima che potesse continuare, cadde in ginocchio, senza forze a terra.

-Hai visto!? Lo sapevo che non stavi bene, non hai dormito e sicuramente nemmeno fatto colazione. Jay, aiutami a caricarlo in macchina, è meglio portarlo a casa.- Jaxon fece ciò che gli era stato detto, e diede al fratello una mano per salire in macchina, dove l'aspettava l'autista.

-Devi mangiare, non puoi saltare il pasto più importante della giornata.....- Justin si limitò a sdraiarsi, appoggiando la testa dolorante sulle gambe della figlia, che continuava a fargli la predica.

-....dammi il tuo telefono, chiamo casa per dire di prepararti qualcosa di nutriente ed energetico.- La sua risposta fu soltanto una smorfia.

-Prima voglio dormire, mangio soltanto dopo.- Sussurrò con voce roca.-Grazie.-

-Va bene. Ma non devi farlo più capito?-

-Si, si, capito, ora fa silenzio però.-

-Se vuoi ti canto la canzoncina della buonanotte.- Propose passandogli la mano tra i capelli. Dal tragitto auto-casa Alesha non aveva lasciato il padre da solo un attimo, seguendolo pure in camera da letto.

-Non so se funzionerà, ma se vuoi provaci.- La ragazza tirò su le coperte, prima di intonare una vecchia canzone della ninna nanna che la vera mamma le cantava sempre.

-When you wish upon a star
Makes no difference who you are
Anything your heart desires
Will come to you -

Dopo dieci minuti Justin chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dal pesante sonno, seguito dalle continue carezze di Alesha.

-Selena, dove cazzo è Alesha!?- Sbraitò Justin guardandosi attorno. La stanza completamente dipinta di rosa era vuota, vuota come mai lo era stata prima.

-I.io non lo so, lei era qui...-Tentò di giustificarsi con le lacrime agli occhi. Non aveva molta paura per sua figlia, ma più per l'ira di Justin, che si sarebbe scagliata contro di lui. Non capiva nemmeno il perchè della scelta di farla stare da lei per due giorni. Forse per far innervosire Justin, che la voleva tuta per sé.

-Cazzate! Dimmi dove cazzo è Selena.- Diede un ultima occhiata attorno a sé, notando che nemmeno Buggy Bear era lì.

-E' scappata...- Sussurrò avanzando e cercando ciò che Alesha si era potuta portare via.

-Non è scappata, insomma, chi se ne andrebbe quando ha tutto?-

-La conosco benissimo, se non ci sono i suoi vestiti preferiti...- Justin ignorò la frase di Selena ed aprì l'armadio, controllando che non ci fossero la maglietta corta nera con l'orso, e la salopette in jeans. Dopo, aprì il cassetto dei calzini, come si aspettava non c'erano le calze pesanti.

-Devo chiamare la polizia, e fare subito la denuncia!- Si passò la mano tra i capelli, disperato, all'idea di Alesha da sola in giro.

-Se vuoi chiamo i...-

-No! Non fare niente, me ne occupo io.- Disse scansandola per correre dai carabinieri, che, per sua fortuna non erano molto lontani dalla nuova abitazione di Selena.

-Justin! Hanno detto che devi rimanere a casa. Se ne occuperanno loro.- Scooter, lo afferrò per il braccio, riportandolo dentro casa.-Fuori si è sparsa la notizia. Tutti la stanno cercando, la troveranno.-

-Non tutti la stanno cercando, io non la sto cercando e se le succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai.- Detto questo si avviò di nuovo verso la porta, ma il suono del telefono di casa lo bloccò. Nessuno chiamava mai casa. Che fosse la polizia con nuove notizie?

-Rispondo io.-Disse prendendo la cornetta, e avvicinandola all'orecchio.-Pronto?-

-Papà! Perchè hai chiamato la polizia?-

Quasi ebbe un colpo al cuore, al sentire il suono di quella dolce voce.-Alesha, per l'amor del cielo, dove diamine sei!?-

-L'ho fatta prima io la domanda.- Si lamentò a bassa voce.-Sono in una cabina telefonica.- Aggiunse, giocherellando con il filo della cornetta.-Ho bisogno di te.-

-Alesha, non ti è successo niente vero? Dimmi che stai bene, e anche dove ti trovi.-

-Si, per ora sì. Perchè c'è il mio buggy bear! Allora vieni qui?-

-Certo che vengo a prenderti, dimmi solo dove sei.-

-Non voglio che mi vieni a prendere. Devi venire e basta. Ok?-

-Devo venirti a prendere, poi ti porto a casa nostra. Non ti lascerò più da sola con Selena. Ogni volta che succede accade qualcosa!-

-Papà, non voglio tornare a casa. Devo andare da una parte, e ho bisogno di te. Quindi vieni alla stazione. Prenderò il treno turistico, come quello che abbiamo preso per andare in montagna. Arriva tra un ora e io e Buggy Bear ci saliremo. Devi sbrigati, se no lo perdi.-

-Piccola, non fare niente. Sto arrivando.- Durante il tragitto, Justin si chiese dove volesse andare con il treno turistico, ma la sua priorità era raggiungerla,prima che facesse qualche casino.

-Alesha!- La avvistò, ancora dentro la cabina telefonica. Aveva guidato come un pazzo, ed era riuscito ad arrivare in soli 15 minuti.

-Papà!- Uscì dal suo piccolo rifugio e corse ad abbracciarlo, stringendo le braccia attorno al suo collo.

-Mio dio, Alesha, mi hai fatto prendere un colpo. Non farlo mai più ok?- Mormorò passandole la mano tra i capelli. Aveva gli occhi lucidi e si intratteneva dal piangere di fronte a lei.

-Papà, dobbiamo andare, il tre...-

-No, Alesha, dobbiamo tornare a casa, sono tutti preoccupati per te.-

-Mandagli un messaggino e digli che sto bene. Adesso dobbiamo andare, tieni.- Gli porse il biglietto del treno, sorridendogli dolcemente.-Me l'ha preso una signora e io gli ho dato quasi tutti i soldini che avevo!- Esclamò baciandogli il naso.

-Perchè dobbiamo andare a Sawel street? Sai che ci vorranno quattro ore di viaggio almeno?-

-Si, è da due settimane che sto organizzando tutto, adiamo.- Saltò giù dalle braccia protettive del padre, prendendolo per mano.-E' il binario 1.-

-Alesha sei incredibile. Non ci sto capendo più niente. Dimmi perchè stiamo andando a Sawel street, e perchè non mi hai avvisato prima e sei scappata?- Mentre le poneva queste domande prese il cellulare, per chiamare il 911 e ritirare la denuncia.

-Papà te lo dico dopo, adesso entriamo, la nostra cabina è la 55.- Justin aggrottò la fronte, non capendo quello strano comportamento. Normalmente glielo avrebbe detto e insieme avrebbero pianificato tutto, come facevano sempre d'altronde. Doveva scoprire il motivo per cui aveva fatto tutto quello, e non ci avrebbe messo molto.


 

Pov Autrice:


 

Da questo capitolo in poi la storia sarà divisa in due parti. Quella del passato, e quella del presente. Così che sappiate di più sul passato della protagonista. Al prossimo capitolo <3.


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

06/01/2014
 

Justin mormorò qualcosa nel sonno, infastidito dal respiro pesante della figlia, addormentata sopra di lui.

-Alesha...- Sussurrò tastando la superficie del letto per trovarla, ma, quando capì che non c'era, aprì di scatto gli occhi guardandosi attorno. Alesha era lì, ma non alla sua destra o sinistra, ma completamente sdraiata a gambe e braccia aperte sopra di lui.

Ridacchiò, provando a scrollarsela di dosso.-Alesha.- La chiamò tentando di spostarla senza farle male.

-Voglio dormire.- Mugolò strofinando il viso sulla maglietta del padre.-Antipatico.- Aggiunse quando Justin le tirò una sberla sul sedere.

-Abbiamo dormito fino a tardi, è quasi mezzogiorno Alesha, alzati.-

-Perchè? Tanto non dobbiamo fare niente.-

-Non è educato alzarsi a quest'ora, saresti dovuta andare a scuola, ma l'hai saltata ancora, quindi andrai settimana prossima.-

-Sei un rompiballe, ecco.- Scivolò via dal suo corpo, nascondendosi sotto le coperte.-Io voglio dormire.-

-Tu vuoi sempre dormire.- Ribatté alzandosi dal letto per andare a fare una doccia.

-Non è vero.-

-Ah, pensala come vuoi e intanto alzati, vuoi fare colazione a casa o fuori?-

-E' uguale, mi basta mangiare.-

-Dovevo aspettarmelo...- E si chiuse in bagno, afferrando al volo dei vestiti puliti.

*.*.*.*

-Mi è entrato il sapone negli occhi.- Si lamentò Alesha entrando in camera, mentre si strofinava più volte gli occhi.

-Non inclini mai la testa indietro, quando fai lo shampoo, è colpa tua.- Disse Justin finendo di pettinarsi i capelli.-Hai visto cos'ha messo Scooter su instagram?- Le chiese avvicinandosi per darle una mano.

Lei scosse la testa,cercando di allacciare il reggiseno e imprecando a bassa voce, quando capì di non riuscirci.-Nel primo, secondo o terzo?- Chiese il ragazzo dietro di lei.

-Uhm...nel secondo.- Si fece allacciare il gancio, tenendo stretta la parte bassa dell'asciugamano.-E' da un po' che non salgo su instagram, forse ho anche dimenticato la password, vedrò di accedere tramite facebook.-

-Va bene, ti aspetto fuori, così possiamo fare questa benedetta colazione, senza che tu mi parli di come è fondamentale mangiare.- Si voltò verso la porta a braccia incrociate. Alesha infilò le mutandine, lasciando l'asciugamano sopra la sedia.

-Ero sotto la doccia e avevo bisogno di parlare.- Si difese indossando una felpa pesante e larga del padre.

-Cosa vuoi mangiare?-

-Di tutto, ho tanta, tanta fame, ieri mi sono scolata un'intera bottiglia di vodka.- Infilò i piedi nelle pantofole nuove rosa, legando i capelli in una coda alta.

-Di questo ne volevo parlare a tavola. Andiamo.- Le prese la mano, trascinandola fuori dalla sua stanza.-Ho chiamato gli imbianchini, stanno dipingendo di bianco la tua stanza rosa. Cambieranno anche alcuni mobili, così eviterai di rompermi le palle ogni due per tre.-

-Io non rompo le palle.-

-Più tardi ti darò una mano a spostare le tue cose, però ora siediti e spiegami cos'è successo ieri, dopo che mi hai tirato un calcio li dove non batte il sole.- Afferrandola per i fianchi la portò seduta sopra il tavolo, di fronte a lui.

Lei rise leggermente, chiudendo la mano nella manica della felpa.-Scusa.- Si scusò, sentendosi in dovere di doverlo fare. Alla fine lui si era preoccupato e a quanto pare non aveva nemmeno dormito a causa sua.

-Non fa niente.- Disse lui sedendosi sulla sedia dietro di lui.-Sono tutto orecchie.-

-Ma non ho fatto niente, allora, ho mandato un tipo a comprarmi della vodka, me la sono scolata tutta e poi non ricordo molto, solo Jaxon che mi ''salvava'' dalle grinfie di uno carino.- Gli occhi le si illuminarono quando la cameriera cominciò ad imbandire la tavola.

-Buongiorno Signor Bieber, salve signorina Alesha, spero che la colazione si di vostro gradimento.-

-Grazie mille Jennifer, io e mia figlia apprezzeremo tutto quello che ci porterai-

-Mi ha chiamato signorina.- Sussurrò Alesha tirando una pacca sul petto di Justin. -Mi sento importante.- Aggiunse facendolo ridere a bassa voce.

-Finiscila e passami quei pancake.- Ordinò gesticolando con le mani. Lei fece ciò che gli era stato detto, prendendone un po' anche per lei.

-Comunque volevo dirti che...- Justin fu interrotto dal suono del suo cerca-persone, seguito a quello del telefono cellulare. Doveva essere importante.

-Vado a rispondere, torno subito.- Ma, prima che potesse allontanarsi Alesha lo fece sedere di nuovo.-Devi fare colazione!-

-La farò dopo, Alesha, è importante.- Provò a scappare, per rispondere a colui che lo stava chiamando, ma la figlia non aveva alcuna intenzione di lasciare la presa.

-Alesha! Finiscila, la farò dopo.-

-No, il lavoro può aspettare, il tuo bel pancino no.-

Alla fine si arrese, capendo che non aveva via di fuga e tornò a mangiare, sbuffando ad ogni squillo del telefono.

-Sai,Jaxon è proprio carino.- Disse dopo averci pensato a lungo.

Justin scosse la testa, guardandola.-E' mio fratello, quindi tuo zio.- Le ricordò, continuando a mangiare.-Non lo è per davvero.- Ribattè tristemente.-Secondo te sarò in classe con lui? Potresti chiedergli se gli sto simpatica?- Speranzosa, lasciò il suo piatto, sedendosi sopra di lui.-Chiedigli se per lui sono carina, per favore, sei suo fratello, ti dirà la verità.-

-Va bene, va bene, glielo chiederò, ma non potrebbe mai dire che sei brutta.- Disse lasciando il piatto vuoto sul tavolo.-Sei bellissima.- Disse facendola sorridere.

-Davvero?- Chiese per averne certezza.

-Davvero.- Disse il più sinceramente possibile.-Comunque..volevo chiederti scusa, sai, per tutto. Mi dispiace di averti lasciata andare quando avevi otto anni, quasi nove... t-ti ho lasciata assieme a lei, ma non lo volevo per davvero. E' che ero esaurito, sotto stress, pensavo che qualche giorno di vacanza mi avrebbe fatto bene, per questo sono stato un egoista...-

Alesha prese un chicco d'uva, portandoselo poi tra le labbra.-Lo sapevo anche io che non ce la facevi più, si vedeva lontano un miglio, ma quando eravamo in barca Selena mi disse che avevi fatto tutto per fama.-Spiegò passando ad una fetta di torta al cioccolato.-''Sai, Alesha, i grandi sono tutti uguali, vogliono solo i soldi. Appunto papà ti ha adottata soltanto per fare più soldi''.-

Justin sgranò gli occhi.-Te lo ha detto veramente?-

-Sì, mi ricordo di averla colpita con Buggy bear.... poi ho cercato di nascondermi in un piccolo angolo dell'imbarcazione e mi sono addormentata. Quando mi sono risvegliata stava già in acqua, non...non so come ci è finita a dirti la verità, so soltanto che ormai non si muoveva più.-

-E tu?- Chiese lui con un nodo alla gola.

-Io? Io ho provato a prenderla per i capelli, ma un onda mi ha portato via e credo di essere svenuta. Mi sono svegliata a casa di un uomo con molta barba,non era il massimo della simpatia, diceva che parlavo troppo e che dovevo stare zitta ogni giorno.- Spiegò ricordando tutto quello che era successo.

-Va avanti...-

-Ecco, è morto per overdose quando avevo appena compiuto i sedici anni. Mi aveva messo da parte dei soldi, per il mio futuro, quindi sono partita per la California, mi piaceva come posto e sapevo che avrei sicuramente avuto tue notizie. Volevo sapere com'eri diventato e magari incontrarti, per picchiarti e chiederti perchè mi avevi lasciata andare. Avevo organizzato tutto, sarei entrata nel tuo hotel di notte, mentre dormivi, poi ti avrei svegliato e iniziato a picchiarti.-

Lui sussultò, abbastanza spaventato da tutta quell'aggressività.-Davvero?-

Alesha sorrise, scuotendo la testa.-Non penso l'avrei fatto per davvero, ma volevo. E non interrompermi che devo continuare.- Lo sgridò tirandogli una piccola sberla sul petto.

-Scusa.- Mugolò avvolgendo le braccia attorno alla sua vita.-Continua, me ne starò zitto.-

-Bravo...allora, sono andata in California e lì ho incontrato dei ragazzi, alcuni più grandi di me. Jennifer, Michael, Lucas e Aicha, 18,23,20 e 17 anni. Pensavano solo a divertirsi, con..droghe, alcool, feste eccetera. Abitavamo in una casa tutti e cinque, condividendo le spese.-

-T-tu ti drogavi?- Domandò il padre corrugando la fronte preoccupato.

-A volte prendevo delle pillole, ma ho smesso quando Aicha è morta per overdose. Non volevo fare la sua stessa fine, quindi l'ho fatta finita.-

-Come sei finita da me?- La spinse di poco, facendole appoggiare la schiena sul bordo del tavolo, per poi adagiare i gomiti sulle sue gambe.-Ci hanno beccati ad una festa ed io stavo tenendo la droga di Lucas.- Fece spallucce.-Tu invece che hai fatto? Perchè non mi hai mai cercata? Tentato di contattare? Perchè mi hai dimenticato così in fretta!'- Quasi urlò con le lacrime agli occhi. Per Alesha era facile passare dalla tranquillità alla rabbia in poco tempo, come dalla gioia alle lacrime.

-I-io non è vero che ti ho dimenticata. Lo sai benissimo che tenevo a te più della mia stessa vita. Ho dato tutto per tenerti con me, ti amavo, come ti amo adesso e come tu mi amavi prima. Ti amo come un padre ama sua figlia, sul serio Alesha. Sei il mio tutto, non volevo che ti succedesse tutto quello.- Le prese le mani, stringendole tra le sue.-Mi dispiace, sono stato un fottuto egoista, ma..- Si bloccò quando la vide piangere.

No, quello non lo avrebbe sopportato.-No, no, no, non piangere, non ora, ti prego, piccola, ascoltami. Recupererò tutto il tempo che abbiamo perso. Ti renderò felice e non sbaglierò mai più con te, te lo prometto. Sarò il padre migliore al mondo.-

Alesha tirò su col naso, prima di rispondere.-Non ho bisogno di un padre, Justin.Non più- Si asciugò le lacrime, con la manica della maglietta.-E' troppo tardi per averlo.-

-No, non è troppo tardi, ti prego, dammi un altra possibilità,sarai felice di essere tornata da me, ti prego.- La supplicò sentendo una lacrima rigargli il viso. Voleva a tutti i costi essere di nuovo il suo ''papà'', quello a cui diceva tutto senza farsi troppi problemi. Quello che la portava alle partite di calcio, di hockey e basket, che lei tanto amava.

La ragazza si sporse, per asciugargli in fretta quella lacrima.-Ho paura.-Sussurrò deglutendo.-Non reggerei un altra delusione, non ce la farei, sarebbe troppo.-

-Non lo farò, te lo prometto. Non ti farò del male, non ne sarei in grado. Se accadrà potrai andartene e io non ti fermerò.- La attirò a sé, così da poter avere il suo viso davanti.-Per favore.- Mormorò puntando gli occhi nocciola sui suoi verdi.

-Non mi farai del male?- Disse lei abbastanza sorpresa.

-Non lo farò, ti amo troppo per farlo Alesha.- Posò le sue labbra sulla sua guancia, lasciandoci un piccolo bacio.-Ora torna a fare colazione.-

-Guarda qui, è arrivata la tua divisa scolastica.- Justin aprì il pacco, poggiando i vestiti sopra il suo letto.-Porti la s giusto?-

-Sì, posso vederla?- Scartò la gonna, tirandola fuori per esprimere meglio un parere.-E' carina, ma siamo a Gennaio, spero che a scuola ci sia il riscaldamento acceso.-Borbottò rigirandosi tra le mani la gonna nera corta fino a metà coscia.

-Provala, voglio proprio vedere come ti sta.- In realtà era soltanto per vedere se la gonna era troppo corta come si dimostrava, ma non glielo avrebbe detto.

-Okay...- Si svestì, indossando con l'aiuto del padre la divisa completa.

-Mi fa le gambe sexy!- Commentò sbattendo il piede sul materasso per controllare che la gonna arrivasse al punto giusto, cioè fino a metà ginocchio.

-Le gambe sexy?- Justin deglutì silenziosamente, prima di buttarsi a letto con la mano sulla fronte.-Dio santo...-

-Che c'è? Geloso? Vuoi anche tu queste gambe non è vero?- Lo prese in giro alzando e abbassando più volte le sopracciglia.-Mi sta benissimo, ammettilo.-

-Sì, sei carina, ma abbottonati quella camicia e tira giù la gonna.-

-E' fatta così, tesoro, accontentati.- Lo sbeffeggiò svestendosi.-Invidioso.- Aggiunse buttandosi a letto accanto a lui.-Mi ci porterai tu a scuola?- Borbottò grattandosi distrattamente il naso.

-Il mio autista, io, il bus, non so, come ci vuoi andare?-

-Con te.- Disse subito.-A che ora dovrò alzarmi?- Chiese con una punta di acidità nella voce. Era una cosa che più odiava al mondo, svegliarsi presto, sopratutto se doveva andare al lavoro.

-Sei e mezza, sette, dipende da quanto tempo ci metti a prepararti.- Spiegò passandosi la mano tra i capelli.-Allora? Fammi vedere i tuoi accessori scolastici.-

Un cipiglio si formò sulla fronte di Alesha.-Non sono andata a scuola per nove anni, non ricordo nemmeno più come è fatto uno zaino.-

-Perchè non ci sei andata?- Chiese ingenuamente, quasi dimenticandosi del loro discorso di prima. Lei gli aveva dato un altra possibilità e dire che era più che contento era poco. Sognava quel momento da tempo.

-Perchè la odio, trovo sia inutile.- Spiegò mettendosi seduta.-Hai un foglio, una penna o qualcosa del genere? Userò una borsa...-

-Andiamo a fare spese.- La interruppe sorridendo.-Muoviti.-

-Justin! Guarda quanti colori!- Esclamò Alesha indicando lo scaffale dietro il padre, che osservava ogni suo singolo movimento. Era adorabile, nel suo giubbotto rosa schocking.

-Li vuoi? Possiamo prenderli.- Propose afferrando la scatola di acquarelli.

-Davvero?- Chiese con un sorriso raggiante.

-Sì, prendiamo anche questi.- Riempì il carrello, già pieno per i quaderni, le biro, matite, lo zaino e tutto quello che potrebbe servire a scuola.

-Justin, cos'è la china?- Chiese rigirando tra le sue mani una boccetta di inchiostro nero. Lui sospirò, guardandola quasi con compassione. Se non l'avesse lasciata andare, lei avrebbe imparato tantissime cose, probabilmente sarebbe diventata un avvocato o una persona importante.

Invece no, era successo il contrario, come avrebbe recuperato i nove anni di istruzione persi?

-E' un inchiostro nero a base acquosa, lo usano gli artisti...- Alesha lo guardò, senza smettere di sorridere.-Noi potremmo diventare artisti?-

-Soltanto se siamo bravi, potremmo iniziare un corso insieme, ti va?-Propose sperando in un sì, più tempo avrebbero passato insieme, più avrebbero potuto parlare..di tutto.

-Si! Non vedo l'ora,quando iniziamo? Oggi? Domani?-

Justin rise, arruffandole i capelli.-Mi organizzerò stasera, subito dopo cena.-

Alesha batté le mani felice,prima di lanciarsi su di lui per abbracciarlo. Lui quasi non pianse dalla felicità. La sua bambina, la sua bellissima bambina lo stava abbracciando e non odiando, per la prima volta da quando si erano rivisti.

Lentamente, circondò il suo corpo, stringendola il più forte possibile a lui.-Justin! Mi stai schiacciando!- Esclamò ridacchiando. Tristemente, la lasciò andare,tenendola comunque sottomano.

-Quando usciremo ci saranno tanti fotografi, credo ci abbiano visti, cammina a testa bassa ed entra subito in auto, altrimenti ti riempiranno di flash.-

-Okay...-

-Hai bisogno di altro? Abbiamo preso tutto vero? Domani mattina ti darò i soldi per il pranzo e il pranzo in sè, così che tu non abbia fame.- Confabulava tra sé e sé, mentre spingeva il carrello strapieno.

-Non c'è bisogno che tu mi dia soldi, ho dei risparmi, oppure posso mangiare soltanto una volta.- Disse spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-No, ti darò i soldi comunque, sei pur sempre mia figlia, devo prendermi cura di te,sopratutto adesso che sei qui.- E con quella frase chiuse in modo definitivo il discorso.

Flashback:

-Ti voglio bene.- Disse per l'ennesima volta Alesha,strofinando il naso sul suo collo.

-non funziona. Sono arrabbiatissimo con te. Sei scappata!- la rimproverò il padre picchiettando con le dita sulla sua gamba.

-non sono scappata, ma uscita di casa e basta.- tentò di giustificarsi.-ti voglio bene.- disse lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra .

-non abbiamo nemmeno le guardie del corpo, se ci sono i paparazzi!?-

-ci nascondiamo, adesso riposati e dormi un pochino.- ordinò aiutandolo a stendersi sul divanetto.

-non posso, devo accertarmi che tu stia bene.-

-io dormo sopra di te, così se mi sveglio te ne accorgi e lo fai anche tu.- spiegò sentendosi intelligente .

-va bene – sussurrò lui avvolgendola tra le braccia.-ti amo piccolina.-Aggiunse prima di chiudere gli occhi.

-papà, andiamo.- Alesha tirò Justin, incitandolo a camminare più in fretta.

-non posso aumentare il passo se non so dove stiamo andando.- Si lamentò lui, guardandosi attorno. Il posto dove stavano andando non gli piaceva e la possibilità di essere riconosciuto lo preoccupava sempre di più.

-Non ci riconoscerà nessuno e poi hai un berretto in testa!-

-Si, perchè con un berretto non mi riconoscono...-

-Qui pensano a come fare soldi, al lavoro, a mantenersi. Non a scaricare la tua ultima canzone. Magari hanno sentito parlare di te, ma scommetto che non ti riconoscono.- Spiegò prima di fermarsi di fronte alla grande insegna di un ristorante spagnolo.

Justin la guardò dall'alto, inarcando il sopracciglio.-Vivevi qui?-

-Più o meno.- Rispose facendo spallucce.-Entriamo.- Ordinò strattonandogli la mano.

-Perchè? Siamo venuti fino a qui per questo?- Chiese incredulo.

-No, entriamo.- Pochi secondi dopo furono già seduti a tavola, ad aspettare che il cameriere venisse a servirli.

-Quieren ordenar?- Il ragazzo si accigliò, non capendo del tutto ciò che gli era stato chiesto.

-Podemos traer un jugo de uva y una cerveza, por favor?- Domandò gentilmente Alesha. Era l'unica cosa che ricordava, il suo vero papà diceva spesso quella frase. Il cameriere scrisse l'ordine e se ne andò, per prendere ciò che gli era stato chiesto.

-Parli spagnolo?-

-No, è l'unica cosa che so dire.-

-E cos'è la cerveza?-

-Birra.- Rispose sorridendogli.-Mi abbracci?-

Justin sorrise, per poi prenderla in braccio per appoggiarla sulle sue ginocchia.-Allora? Perchè siamo qui?- Sussurrò portandole la ciocca di capelli dietro le orecchie.

-Qui ci venivo sempre con papà e ho bisogno di parlare con una persona.- Disse passandogli la mano tra i capelli.-E' arrivato il mio succo d'uva.- Saltò giù, tornando al suo posto e con una cannuccia iniziò a sorseggiare.

-Alesha! Mi amor, che ci fai qui?- Pablo, il proprietario del ristorante, si avvicinò al suo tavolo, inginocchiandosi per vederla meglio.-Ti ricordi di me?-

Lei annuì, smettendo immediatamente di bere.-Pablo, giusto?-

-Sì, come ma sei qui? Hai bisogno di qualcosa?-

-Di un indirizzo.- Disse tirando fuori dallo zaino un pezzo di carta e una penna.-Devo sapere dove si trova una persona, Luke Smith, per piacere.-

Pablo le sorrise, portando poi lo sguardo su Justin.-Lui è il tuo nuovo papà vero?-

-Si, è bello-bello, non è vero?- Sorrise, facendo ridacchiare entrambi i ragazzi li presenti.-Si, Alesha, hai ragione tu.-

-Però non lo guardare, è mio.- Disse spostandogli bruscamente il viso.-Me lo scrivi l'indirizzo?-

-Certo piccolina, aspetta un attimo.- Le arruffò i capelli,allontanandosi per andare a prendere l'indirizzo. Se vivevi in quella città sapevi che solo Pablo ti poteva dire tutto di tutti. Il paese era piccolo, tutti conoscevano tutti.

-Ecco qui, piccolina. Buona fortuna.- Sussurrò tristemente Pablo, baciandogli la guancia destra. La persona che cercava non l'avrebbe trovata facilmente-Offre la casa.- Aggiunse lanciando una veloce occhiata a Justin.

-Grazie mille.- Rispose Justin facendo cenno ad Alesha di avvicinarsi. Ora gli toccava soltanto capire chi fosse Luke Smith e perchè Alesha si era fatta tutta quella strada per raggiungerlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10. ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

07/01/2014

-E' già ora?- Borbottò da sotto le coperte Alesha, tenendo comunque gli occhi chiusi.

-Sì, è ora, alzati e vai a farti una doccia.- Le impose Justin tirando via le coperte. -Muoviti, vado a prepararti la colazione.- Lei non rispose, si limitò a grugnire, rimettendosi le coperte.

Ad un tratto però, il suono del cellulare le fece tirar fuori la testa e, tastando qua e la sul letto lo prese, portandoselo di fronte al viso. 'Nuovo messaggio, da sconosciuto' Recitava il testo.

Lo aprì, sorridendo alla vista di ciò che c'era scritto. ''Alzati dormigliona <3 , vuoi che ti passi a prendere?'' Firmato, 'Jaxon'.

Sospirò, gli sarebbe piaciuto, ma ormai aveva detto a Justin di voler andare con lui.

''Hey <3, no, tranquillo, vengo con Justin. Ci vediamo lì''. Non firmò il messaggio, ma decise di alzarsi e andare in bagno. Se voleva apparire bella agli occhi di Jaxon doveva darsi da fare.

Di fare la doccia al mattino, prima della scuola non ne aveva voglia, quindi si sciacquò il viso, lavò i denti e tornò di la, per prendere vestiti e trucchi.

-Alesha! Muoviti che devi fare colazione.- La richiamò suo padre innervosito da tutto quel ritardo.

-Arrivo, arrivo.- Con una velocità impressionante pettinò i capelli, si truccò e si vestì, pronta per uscire.

-Lo sapevo che quella gonna è troppo corta.- Borbottò Justin quando la vide scendere le scale.-Potresti metterti delle calze...- propose grattandosi nervosamente la nuca.

-Non fanno parte della divisa.- Rispose lei stampandogli un bacio sulla guancia.-Ops..il rossetto.- Sussurrò pulendoglielo via.

-Toglilo tutto.- Ribadì lui passandogli il pollice sulle labbra.

-Justin!- Esclamò indietreggiando di scatto.-Me lo hai rovinato...ecco...- Mugolò tirandolo fuori dalla tasca.-Stammi lontano.- Lo precedette, fissandosi di fronte allo specchio accanto alla mensola.

-Ma perchè devi metterlo? Togli anche l'eyeliner, è eccessivo!-

-No, lo metto da quando ho tredici anni e non ho intenzione di smettere! Ora andiamo a fare colazione.- Tornò da lui, gli prese la mano e lo trascinò in cucina.-Che cosa mi hai preparato? Che si mangia?-

-Latte e cereali, pancake, succo d'arancia e un muffin al cioccolato, devi sbrigarti però, se no a scuola non ci arrivi più!-

-Lo sapevo! Non dovevo darti retta: 'No, Justin, non arriveremo tardi'.- La scimmiottò sbattendo la porta dell'auto e camminando a grandi falcate verso la scuola. Alesha rise, continuando a masticare il muffin.-Non è solo colpa mia, dovevi mangiare più in fretta.-

-Ma io l'avrei fatta dopo la colazione!- Sbottò tornando indietro per prenderle la mano e farle aumentare il passo..-Come i bambini si deve fare! Pure la manina...- Si passò la mano libera tra i capelli, scompigliandoli.

-Non sono una bambina...- Rispose facendo il broncio.

-Si invece e ora fai pure il muso, finiscila!- Appena furono davanti alla segreteria Justin si fece dare l'orario delle lezioni, senza smettere di lanciare occhiatacce ad Alesha, che si aggirava indisturbata per la scuola.

-Justin! Guarda, una donna nuda!- Gridò indicando un quadro appeso.

-Alesha!- Esclamò tirandola per un braccio.-Stai ferma, qui! Vicino a me e non andare in giro che finiresti col perderti.-

-Sei cattivo...- Mormorò nascondendo il viso sulla sua camicia. Abitudine che aveva fin da piccola. -Non dovresti trattare così la tua bimba adorata.- Lo prese in giro strofinando il naso su di lui.

-Ora hai biologia, andiamo, ti accompagno in classe e finisci quel muffin prima che lo butti via io.- Disse prima di stamparle un bacio sulla fronte e portarla verso quell'aula.

-Rimani con me?- Chiese Alesha sorridendo alla vista delle loro mani unite.

-Non posso stare con te a scuola Alesha.- La lasciò andare, fermandosi in mezzo al corridoio.-Sii te stessa e vedrai che ti farai molti amici.-

Alesha sbuffò, facendo qualche passo in avanti, andando a sbattere però, contro il corpo di un uomo.

Prima che potesse toccare terra venne afferrata per la vita e riportata in piedi.-Mi scusi.- Si scusò Colin, il prof di matematica, staccandosi lentamente.

-Il mio muffin!- Esclamò buttandosi a terra a cercarlo. Colin, sorrise, cominciando a cercare assieme a lei.-Mi dispiace, ma credo sia finito sotto la cattedra del bidello.- Inclinò la testa verso destra, divertito, dall'espressione delusa di Alesha.

-Desidera che l'accompagni a prenderne un altro?- Questa volta, si guardarono dritto negli occhi e Alesha non potè non rimanere a bocca aperta. Il professore era giovane e bello. Alto, elegante, occhi verdi abbinati a capelli nero corvino.

-Alesha!- Justin, la tirò su di forza, innervosito.-Sei in ritardo per biologia.-

-Ma il muffin!? Non ho mangiato niente...-

-Non hai mangiato niente!?-

-Scusate, vi richiameranno se continuate ad urlare per i corridoi. Se vuole la accompagno io in classe.- Lei annuì, ritrovando il sorriso, ma interrotta di nuovo dal padre, non contento di quell'idea.-Senta, Mr...-

-Williama.- Disse Colin sbuffando.

-Uhm, Mr Williams non c'è né bisogno, grazie comunque.- Detto questo se ne andò, trascinando Alesha che utilizzò l'occasione per fare un occhiolino al professore.

-Dio! Sei così simpatica, dovremmo uscire insieme qualche volta!- Esclamò Tiffany facendo accigliare Alesha, che mormorò un 'Anche no'. La compagnia in cui si era inserita non faceva per lei, erano tutti troppo snob...

-Papà mi ha detto che c'è anche la figlia di Louis Tomilson, Katie, chi è?- Chiese guardandosi attorno.

-Ow, quella che se ne sta lì in disparte.- Spiegò Tiffany passandosi la mano tra i suoi capelli biondo tinti.-Non parla mai con nessuno.- Katie era così, troppo timida per esporsi.

-Ecco la mia preferita!- Disse Jaxon circondandole la vita.-Allora? Ti piace la scuola?- Domandò portandosela sulle ginocchia.

Era la pausa pranzo e chiunque avrebbe pagato per mangiare assieme ai popolari, ma ad Alesha non piaceva, non sopportava avere tutti gli occhi puntati su di sé.

-Uhm.. si, non è male.- Disse guardandosi attorno. Il tavolo era composto da cheerleader e giocatori di basket o rugby, cosa che la faceva sentire a disagio, lei non era nessuno, se non 'la figlia di Justin Bieber'

-Non è male? Cos'è che non ti piace?- Sussurrò lui avvicinandola di più a sé.-Non lo so..sarà per il fatto che non vado a scuola da anni. Mi annoia-

-Io saprei come farti divertire.-

Dieci minuti dopo si trovavano entrambi all'interno dello sgabuzzino, a scambiarsi varie effusioni d'amore.

-Oh.. Mr Colin lei è un uomo alquanto attraente, non c'è che dire, ma una relazione tra un tutor e l'allievo è tassativamente obbligatorio.- Parlò Alesha tentando di dimostrarsi il più matura possibile-E, mettiamo in chiaro le cose, io da lei non vorrei altro che sesso.- 'Più diretta di così non potevo essere' Pensò mentre mangiava il suo muffin al cioccolato, gentilmente offerto dal professore, che la guardava più che stupito.

-Wow, lei è una ragazza molto matura, per avere la sua età. Accetterò tutto ciò che vuole, ma quando vorrà del buon sesso..- Si avvicinò a lei, fino ad assaggiare quel muffin che le aveva portato a fine lezioni.-Venga pure da me.-

-Ci penserò.- Sussurrò lanciandogli un occhiolino, per poi allontanarsi e raggiungere l'auto appena arrivata del genitore.

-Hey.- La salutò Justin, baciandole la guancia.-Sono arrivato tardi?- Chiese preoccupato, i paparazzi gli avevano impedito di guidare in maniera adeguata.

-Uhm, non fa niente, ero occupata a parlare con Colin che non me ne sono neanche accorta. Che è successo?-

-Con Colin? E di cosa? Comunque paparazzi, sono ovunque. Non mi sorprenderei se uno sbucasse proprio qui dentro.-

-Niente di che..gli ho chiesto un po' di lui. Mi ha pure portato un muffin al cioccolato, non è stato carino?-

-Carinissimo..- Sibilò acido.-Lo sai che non puoi avere relazioni con i tutor vero?-

-Lo so, lo so.- Disse prontamente lei, ricevendo un occhiata alquanto strana.-Quel tuo 'lo so, lo so' non mi convince molto-

-Beh.. non posso farci niente.-

-Va bene, come è andata oggi a scuola?-

A quella domanda sul suo viso comparve un sorriso a trentadue denti, facendo capire a Justin che tutto era andato come avrebbe voluto.-Oh, da quel sorriso vedo che ti sei fatta nuovi amici, magari hai anche parlato coi professori.-

-Non proprio. Il grupetto in qui mi ha inserito Jaxon fa schifo, però durante l'ora di informatica ci siamo chiusi nello sgabuzzino della palestra e lo abbiamo fatto!-

Justin frenò di colpo, facendo sobbalzare la figlia che andò a sbattere sul cruscotto. -Aia!-

-Avete fatto sesso a scuola!? Che razza di indecenti....- Iniziò a parlare a raffica, provocando del traffico dietro di loro.

-Juss! Falla finita, stai formando il traffico. Riparti!- Lo rimproverò, tirandogli una sberla sulla nuca.

-Hai fatto sesso a scuola Alesha!- Sbottò, accellerando comunque, beccandosi insulti a destra e sinistra.-Dovresti essere stata sospesa, espulsa!-

-Ho fatto sesso anche su una giostra tesoro.-

-Oh Alesha, finiscila, non mi interessa, non voglio saperne niente!-

-Anche dentro uno scivolo gigante e...- Continuò per il resto del viaggio in macchina, beccandosi non pochi 'sta zitta' da parte di Justin, che proprio non ne voleva sapere.

-E poi voglio fare sesso con Mr Colin, lo hai visto!? E' così sexy..-

-Okay, Alesha, non è che sei ninfomane?- Parcheggiò di fronte casa, osservandola con attenzione, come se potesse capirlo nel guardarla.

-Noo, una volta non ho potuto fare sesso per 2 settimane.- Disse scendendo dall'auto e saltellando verso il cancello.-Che cosa c'è per pranzo?-

-Ho chiesto di farci fare dei ravioli ricotta e spinaci e dell'anatra all'arancia. Come dolce il baba' al ..- Non ebbe il tempo di finire che Alesha era già dentro casa.-

-Vieni qui.- Justin allargò le braccia, per fare in modo che Alesha vi ci accoccolasse, cosa che non si fece ripetere più volte.

-Ti hanno dato compiti a scuola?-

Lei lo guardò, socchiudendo le labbra indecisa sulla risposta. Le avevano dato compiti a scuola?

-A volte ho seri dubbi sul fatto che tu abbia un cervello funzionante.- Bisbigliò prima di stamparle un innocuo bacio sulle labbra.

Alesha spalancò la bocca, fingendosi offesa.-Io sono mega intelligente!-

-E nemmeno ti ricordi cos'hai mangiato ieri.- Rise, iniziando a farle il sollettico. Non riuscendo a non emozionarsi nel vedere sua figlia ridere in quel modo, a causa sua, finalmente l'aveva riavuta.

La sua dolce bambina, coraggiosa, forte e bellissima.

Flashback:

-Ma questo è un carcere Alesha.- Disse Justin abbassandosi per prenderla in braccio. L'indirizzo che gli era stato dato li aveva portati di fronte a un carcere. Perchè erano lì?

-Carcere? Cos'è? Una prigione vero?-

-Si.-

Alesha sospirò, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.-Il mio vero papà è chiuso in una prigione allora..-

Justin non potè fare a meno di irrigidirsi e stringerla più forte a lui.-I-io,mi dispiace, non lo sapevo, non ne avevo la minima idea, a dispiace così tanto.-

-Devo vederlo, io voglio vederlo.- Tirò su col naso, divincolandosi per liberarsi da quell'abbraccio.

-No, aspetta, non è una questione di voglio vederlo o meno. Questo è un carcere, è una cosa seria. Avresti dovuto dirmelo e io avrei potuto organizzare tutto con più calma e attenzione.-

-Non mi avresti portata qui, Justin.-

Ed aveva ragione.

Per lui non era il posto adatto dove poter portare bambini di quell'età. A chi avrebbe fatto piacere sapere che il proprio figlio andasse in un carcere? Non era di certo posto per bambini.

-Va bene, andiamo,però fa la brava. Se ci dicono che non è orario di visita non lo è capito?-

-Capito.-

-E niente prese in giro verso i poliziotti e persone calve..-

-Ma non hanno capelli!- Si lamentò mettendo il broncio.-La loro testa è lucida. Sembrano la luna piena che c'è su Dragon Ball.-

-Alesha..non iniziare.-

-Anzi, mi ricordano Crilin oppure Junior, tu che dici?- Chiese voltandosi per guardarlo meglio negli occhi..-Io dico che adesso devi smetterla, perchè ora entriamo a scoprire perchè tuo padre è chiuso qui dentro.-

-Poi mi compri il gelato.-

-Il dottore ha detto che non puoi..-

Lo interruppe, cominciando a scalciare.-Voglio il gelato! Voglio il gelato! Voglio il gelato!- Per quanto a volte potesse sembrare più matura di tutte le sue coetanee rimaneva sempre una bambina.

-Alesha, ti prego, ne parliamo dopo va bene? Adesso entriamo.-

-Però io voglio il gelato.- Chiarì le cose Alesha, inumidendosi le labbra.

-Ti ho detto che ne parliamo dopo.-

-Papà!- Sul viso di Alesha comparì un grande sorriso e per poco non andò a sbattere contro il vetro che la separava dal suo padre naturale, rimasto alquanto scioccato, nel rivederla.

-Salve Luke, io sono Justin, il padre adottivo di Alesha.- Luke non era come si aspettava, un omone grande, grosso, pieno di tatuaggi e visibilmente aggressivo, anzi, sembrava un uomo normale, con un brutto passato alle spalle.

-Io, non ci posso credere, finalmente ti rivedo dopo tutto questo tempo tesoro.-

-Voglio abbracciarti!- Esclamò spalancando le braccia verso di lui.

-Oh, se avessi potuto farlo ti avrei stritolata, come facevamo prima ricordi?-

-Sì, ma perchè sei finito qui? Che hai fatto papà?-

Justin strinse la presa sulla bambina, anche lui pronto ad ascoltare ciò che aveva dire.-Te lo ricordi il mio amico? Quello che chiamavi Crilin?-

-Pelato? Sì, me lo ricordo, è un antipatico!-

-Ecco,mi ha praticamente incastrato,gli affari loschi in cui si era cacciato e sono finito qua.-

-Ma io te lo avevo detto di non uscire più con lui papà, è cattivo.-

-Lo so..lo so, ma tra poco uscirò di qui. Basta parlare di me, dimmi un po' di te, com'è la tua nuova famiglia?- Domandò con un filo di voce, provando a non piangere.

-Io ho Justin e lui mi ama sai?-

-E una mamma? Ce l'hai vero?-

-Uhm...sì, però Justin MI vuole più bene e poi è bellissimo, come me.-

Parlarono per più di mezz'ora, sino a che l'orario di visita terminò, provocando in Alesha una grande sensazione di vuoto.-No, non voglio andare via.-

-Tesoro, si è fatto tardi, torneremo.-

-No, voglio restare con papà, se no rimane solo!-

-Alesha, sul serio, dobbiamo andare.-

-No...- Justin dovette portarla via di peso, tentando di ignorare le sue urla, farsi sempre più forti. Passò di nuovo sotto il metal detector, riaquistando il suo cellulare.

-Smettila, Alesha, smettila.- Aggrottò la fronte quando la vide sedersi a terra, tirando più volte su col naso.-Voglio tornare da papà.-

-Ci torneremo, te lo prometto, ma adesso andiamo a casa, per favore. Ti prendo anche il gelato.- La bimba serrò le labbra, asciugandosi gli occhi con le mani, per poi alzarsi e cominciare a camminare.

-Alesha, aspettami.- La raggiunse, posandogli la mano sulla schiena per non farle sbagliare strada.

-Fermiamoci qui, lo vuoi il gelato vero?- Senza aspettare una risposta la fece entrare in una gelateria, seguendola a ruota.-Andiamoci a sedere.-

Non sapeva in che maniera reagire, il padre di sua figlia era chiuso in un cella e lui non poteva fare niente per aiutarlo, se non procurargli un avvocato oppure pagare una cauzione.

Una volta seduti porse un fazzolettino alla figlia, assicurandosi che si asciugasse bene il viso bagnato.

-Tu rimani qui piccola, io vado a prendere i gelati.- Fece il suo ritorno pochi secondi dopo, con le mani occupate da due grandi bicchieri pieni di gelato di tutti i gusti possibili.-Tieni, prova che buono.- Lo mise di fronte ai suoi occhi, aspettando che si abbuffasse, invece Alesha rimase ferma e immobile, persa a guardare il vuoto.

-Dai, me lo avevi chiesto tu il gelato.- Provò a convincerla in vari modi, ma fallì miseramente.-Lo sai che se non lo mangi dobbiamo buttarlo vero?- Si appoggiò coi gomiti sul tavolo, lasciando cadere la testa sulle mani unite.-E va bene, andiamocene, ma ricorda che io sono e sarò per sempre il tuo papà ok? Con me puoi parlare e dirmi tutto quello che provi, lo fai sempre no?-

Annuì, deglutendo rumorosamente.-Si.-

-Okay, allora non vuoi dirmi proprio niente?-

-No.-

Deluso da quella risposta si alzò, per prenderla in braccio e stamparle un bacio sulla fronte.-Vedrai che andrà tutto bene.-

Pov Autrice: Lo so, sono in un tremendo ritardo, ma ho avuto molto da fare. Prometto che non appena finisco la scuola non ci metterò così tanto per aggiornare.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

10/01/2014

-Justiiin!- Urlò Alesha facendo irruzzione nel suo studio.-Oggi esco con Jaxon!- Il padre alzò gli occhi al cielo, smettendo di scrivere al computer.

-Ci sei uscita anche ieri e l'altro ieri.- Le ricordò prendendola in braccio sino a portarla sulle sue ginocchia.-Non vedo dove sia il problema.-

-Oggi mi porta a cenare fuori.- Spiegò nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. -Mi serve un vestito elegante, ma semplice.- Disse prima di fargli un grande sorriso.

-Andiamo a fare shopping!-

Il ragazzo impallidì, scuotendo la testa.-Non ci pensare neanche, ho da fare. Hai già alcuni vestiti, vai a prendere quelli.-

-Non vanno bene! Sono tutti troppo lunghi!- Mise il broncio, grattandosi nervosamente la pancia. Indossava solamente la parte sopra del pigiama, avendo perso i pantaloni a letto, mentre dormiva.

-Okay, verrò a fare shopping con te, ma dove sono finiti i tuoi pantaloni?- Aggrottò la fronte accarezzandole distrattamente le cosce nude.

-Non lo so, credo di averli persi quando dormivo. Andiamo?-

-Sì, va a trovarli, mettili a posto e poi vestiti che usciamo.- Ordinò strofinando il naso contro il suo. Per tutta risposta glielo morse, scappando nella sua stanza poco dopo.

-La stronza..- Borbottò massaggiandoselo.

-Poi prendo questo, questo e questo.- Disse buttando all'interno del carrello vari abiti.

-Alesha qui potrebbero vederci, andiamo in altri negozi.- Si lamentò Justin guardandosi attorno.

-Non posso permettermi quei vestiti Justin! Costano troppo e questi sono bellissimi.-

Continuarono a camminare tra i vestiti, beccandosi varie occhiatacce dai commessi orientali.

-Ti ho già detto che te li pago io, dai usciamo da qui. Ci guardano pure male!-

-Perchè ti continui a lamentare,per questo.- Si fermò di fronte al camerino, afferrando quattro vestiti a caso.-Tu rimani fuori, io provo questi.-

-Perchè non li provi tutti assieme?-

-Posso entrare con soltanto 4 capi alla volta.- Spiegò iniziando a cambiarsi.-Allora? Come mi sta?- Chiese uscendo per farsi vedere. Il vestitino che indossava era semplice, con uno scollo non profondo e riempito di fiori colorati.

-E' corto.- Commentò e la stessa cosa accadde con tutti gli altri.

-Sei di una crudeltà assurda! Non ti parlo più.- Alesha incrociò le braccia al petto, camminando a passo svelto verso l'uscita del negozio.

-Ma che ho fatto adesso!?- Gridò lui prendendole il polso a pochi centimetri dalla porta.-Non è colpa mia se sono troppo corti.-

-Non sono corti!-

-Sì invece, arrivano a malapena a metà coscia.-

-Corto è quando arriva appena sotto il sedere.-

-E allora va bene, compra quelli che ti sono piaciuti di più, poi ti ci porto io in un negozio più bello.-

-Justin, io non voglio spendere più di 100 dollari.- Disse tornando indietro a prendere tre di quelli che le stavano meglio.-Questi insieme fanno 60 dollari.-

-Dio santo tesoro, ho detto che te li pago io!-

-No, non voglio farmeli pagare da te. Oh, mi sono dimenticata di dirti che stavo cercando un lavoro e ne ho trovati due fantastici-

-Lavoro? Perchè non me ne hai parlato? Dove l'hai cercato e quando? Di che cosa si tratta? Perchè due?-

-Uno barista, la notte, l'altro modella. Sai, dicono che sono bellissima e che ho un corpo favoloso.- Spiegò vantandosi.

-Ma...-

-Justin! Devo pagare.- Lo zittì, visto che era arrivato il loro turno in cassa. -Modella? Sai com'è il loro lavoro almeno!? Ti diranno cosa mangiare e cosa no..-

Alesha continuò ad ignorarlo, fino al ritorno in auto.-Justin! Smettila, non ti sto ascoltando e non mi interessa quello che stai dicendo.- Disse infilando le buste nel bagagliaglio.-Voglio anche combattere.-

-Combattere!?- Ripetè sgranando gli occhi.-In che senso combattere?-

-Nel senso che voglio combattere, lo faccio da sempre, sopratutto illegalmente.- Spiegò prendendo il suo posto in auto.

Justin salì al posto del guidatore, sbattendo la portiera.-Combattere illegalmente? Non puoi farlo, è illegale!-

Alzò gli occhi al cielo, allacciandosi la cintura.-Ma dai.-

-Non puoi fare cose illegali, non quando sei tornata ad esse mia figlia Alesha, se proprio insisti....al massimo ti faccio partecipare a incontri di boxe, legali-

-Ma si pagano! In quelli illegali sono loro che ti pagano.-

-Non mi interessa, non parteciperai ad incontri illegali, il discorso è chiuso.-

-Sei un antipatico.- Sussurrò Alesha incrociando le braccia al petto.-Avevi detto che mi avresti preso il gelato.- Dopo ore di shopping sfrenato, avevano deciso di fermarsi un attimo seduti su una panchina, accanto ad una gelateria.

Suo padre sorrise, avvolgendole il braccio attorno alle spalle.-C'è troppa gente, ci riconosceranno.- Le sussurrò all'orecchio, mordicchiandogli il lobo scherzosamente.

-Stai fermo! Schifoso, c'è la tua saliva ora.- Si lamentò pulendosi.

-Guarda un po' qui che succhiotto che ti ha fatto mio fratello.- Cambiò discorso spostandole i capelli da un lato, per averne una visuale completa.

-Non è colpa mia, mi sono dimenticata di coprirlo col fondotinta.- Disse passandosi le dita tra i capelli.-Io ho fame! Non abbiamo pranzato.-

-Sei tu che hai voluto fare shopping tutto il giorno, ora andiamo a casa.-

-No! Non ho ancora trovato il vestito giusto. Andiamo a mangiare fuori e poi ricomiciamo.-

Justin emise un lungo lamento, affondando il viso tra i suoi capelli.-Ti prego dimmi che stai scherzando.-

-E' tutta colpa tua, non fai altro che dire ''E' carino'' o ''Ti sta bene'' oppure che è troppo corto.-

-Non ne so niente! La prossima volta portati qualche altra tua amica.- Disse aspirando il forte profumo dei suoi capelli, non sapeva di aver colpito il suo punto debole.

Lei non aveva amiche.

-Ma io non ho amiche...- Mormorò tristemente, giocando con la mano destra del genitore.

-Puoi fartene di nuove a scuola tesoro, ricorda che non sei sola.- Detto questo le baciò la fronte, accarezzandole i capelli.-Dai, andiamo a pranzare.-

-Sono in ritardo! Sono in ritardo! Sono in ritardo!- Continuò ad urlare Alesha accocciandosi i capelli.

-Non sei in ritardo, hai già fatto tutto e ti mancano ancora venti minuti.- Disse Justin, sdriato comodo sul suo letto.-Non è vero! Non ho fatto tutto, devo ancora passare il rossetto, il profumo, mangiare e le scarpe...-

Lui la ignorò, coprendosi il viso con un cuscino.-Okay, okay, hai ragione tu.-

-Ecco, ho finito, adesso accompagnami a fare uno spuntino.-

-Ma che spuntino? Devi andare a cenare Alesha.- La sgridò togliendo il cuscino dal viso.

-Sì, ma dovrò mangiare poco, per non fare brutta figura e lo sai come sono, dai vieni!- Sbottò tirandolo per la mano giù dal letto.

'Dio, quanta forza in quelle esili braccia'. Pensò lui -Che palle..-

-Alesha, no, non fare così, ti prego, per favore.- Justin, nel panico più totale, cercò di calmare la figlia, che piangeva con insistenza.

-Arriverà, vedrai che arriverà.- Continuò a ripeterle osservando il viso sporco di trucco, rigato dalle lacrime.-Non dirlo!- Sbottò picchiandolo sul petto.

-Okay, va bene, non arriverà..-

-Non dire neanche questo!- Urlò aumentando i singhiozzi.

-Va bene, scusa, scusa.- Avvolse le braccia attorno al suo corpo scosso dai singhiozzi, provando a capire il perchè di quella reazione.

Insomma, per mezz'ora di ritardo da parte di Jaxon....beh, non di certo una cosa normale, ma non c'era nemmeno il bisogno di farla così tragica.

-Proviamo a richiamarlo?-

-No!-

-Alesha! Non c'è bisogno di urlare così tanto, fai un bel respiro e vedi di calmarti!- Stavolta urlò lui, sfilandole il telefono di mano.-Ora lo chiami e gli chiedi dov'è.-

-No, io non parlo, capirebbe che ci sono rimasta male e non voglio, parlaci tu.-

-Va bene, fammi chiamare.- Sospirò, alzandosi e facendola sedere accanto a lui sul divano.-Rimani qui e datti una sciacquata alla faccia, torno subito.-

-Non voglio darmi una sciacquata, voglio Jaxon!- Rispose coprendosi il volto con un cuscino posto sul divano.-Smettila, stai esagerando tesoro, non è l'unico ragazzo al mondo.-

-Lo so, ma mi piaceva tanto, ora non gli parlo più!-

-Pronto? No, mi sembra ovvio che io non sia Lesha. Jay, sono Justin, dove diavolo sei!?-

-Digli che sono arrabbiata!-

Justin la ignorò, chiudendosi in cucina.-Jaxon hai dato buca ad Alesha, l'ha presa malissimo!-

''Lo so, lo so e non sai quanto mi dispiace, adoro quella ragazza, solo che ho avuto da fare.''

-E ne hai ancora per molto? Sei ancora in tempo, se le parlo...-

Venne subito interrotto.''No, proprio non ci riesco, mi farò perdonare tu dammi una mano, inventati una scusa credibile. Ci sentiamo domani!''

''Io cosa? Non ci penare nemmeno...-''

Aveva già riagganciato.

-Allora viene?- Chiese immediatamente, appena lo vide riapparire in cucina.

-No, allora, lui, cioè, la nonna non lo ha lasciato uscire perchè non aveva finito di fare i compiti.- Chiuse gli occhi, consapevole del fatto che era una storiella pessima.

-Ed è una scusa per te?-

Justin sospirò, non riuscendo a recarle altro dolore .

Quei grandi occhi verdi colmi di lacrime lo stavano pregando di mentire.

-Sì, sai, nonna Pattie è molto esigente riguardo all'istruzione di Jaxon...- Borbottò sedendosi di nuovo accanto a lei.-Non piangere più però, va bene?- Mormorò levandole alcune ciocche dal viso.

Alesha annuì, tirando su col naso.-Allora vado in discoteca, vuoi venire?-

-Cosa? Discoteca? Ma non puoi sei minorenne...-

-Non fa niente, so come entrarci, vieni o no?- Chiese alzandosi per tornare in camera e rifare il trucco.

-No, Alesha, facciamo una cosa..- Propose mettendosi di fronte.-Ti ci porto io a cena, questo vestito ti sta troppo bene per essere portato in una discoteca.- In realtà il vestito non era niente di che, se non un top bianco e una gonna lunga nera, con uno spacco laterale, che mostrava tutta la gamba destra.

-Andiamo a mangiare fuori?- Chiese spalancando gli occhi.-Mi comprerai dei fiori, aprirai la porta così posso passare prima io e alla fine mi darai un bacio sulle labbra davanti alla porta di casa?-

-Farò tutto quello che vuoi principessa, mi basta che tu sia felice.-


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

10/01/2014

Quasi quasi mollo tutto e divento felice.
(thatsvane, Twitter)


 

Justin sorrise, porgendole per la seconda volta la forchetta piena di insalata.-Devi mangiare anche l'insalata Alesha, su, apri.-

Lei sbuffò, socchiudendo di poco le labbra.-Brava bambina, finiscila tutta.- Ridacchiò, imboccandola.

-Non sono una bambina.- Borbottò continuando a masticare.

-Non parlare con la bocca piena.-La rimproverò picchiettandole il naso con la parte posteriore della forchetta.

-Sei antipatico, voglio il dolce.- Continuò a parlare, con la bocca oramai vuota.

-Il dolce si mangia alla fine tesoro, non all'inizio. Prima c'è l'antipasto, poi il primo..-

-Sì, me lo hai già detto, ma io voglio il dolce adesso.- Incrociò le braccia al petto, guardandosi attorno per la quinta volta in pochi minuti.

Il ristorante era di lusso, dipinto di bianco, con l'arredamento abbinato alla perfezione.

-Il dolce lo mangi dopo, non si discute e niente broncio, vieni qui.- Justin si morse il labbro inferiore, tirandolo con i denti.

-No, non voglio.-

-E dai piccolina, sai quanto ti voglio bene.-

-Io no.- Mentì voltando lo sguardo a destra.-Antipatico.- Aggiunse in un mormorio, cosa che lo fece ridere, guadagnandosi brutte occhiate.

-Sei bellissima, la più bella tra tutte.- Alesha alzò gli occhi al cielo nel sentire quel complimento.-Me lo dicono tutti, riprova.- Disse facendo un gesto con la mano.

-Alesha?- Sussurrò il ragazzo, accarezzandole i capelli.-Stai dormendo?- Lei mentì, scuotendo debolmente la testa.-No.-

Si era appisolata da più tempo sul petto del padre, ascoltandolo parlare della sua carriera discografica.-No?- Sorrise, stringendola di più contro di sé.-A me sembra che tu ti stia addormentando. Torniamo a casa.- Si sistemò meglio sulla panchina, spostandola meglio al centro delle sue gambe.

-Uumh.- Brontolò qualcosa di incomprensibile, nascondendo ancora di più il viso nella giacca di pelle nera.-Però non mi alzo.-

-E allora come torniamo a casa tesoro?- Le domandò dolcemente, intenerito dal suo dolce viso.

-Mi prendi in braccio...- Gli consigliò prima di cadere in un sonno profondo. Justin tirò su col naso, senza smettere di accarezzarla neanche per un minuto.

Finalmente era felice,felice di poter riavere tra le braccia sua figlia, la sua bambina, ormai le apparteneva e quella volta sarebbe stato per sempre.

-Aww, la mia piccolina dorme.- Justin non riusciva ad evitare di sorridere, nell'infastidire la figlia, che cercava costantemente di dormire in pace.

-Ti mangerei questo bel nasino.- Aggiunse mordendogli quest'ultimo, ridendo ancora più ad alta voce per le smorfie sul suo viso.

-Sta zitto...- La sua voce uscì in un leggero mormorio, mentre si dimenava tra le sue braccia, tentando di liberarsi inutilmente.

-Ti mangeri tutta sai? Letteralmente.-

-Basta..Justin, per favore, se no ti picchio, lo giuro.-

-Mi picchi? Aw, non ho mai sentito una cosa più tenera di questa, dammi un bacino.- Rise di gusto, sporgendosi per baciarle la punta del naso, ma stavolta, ricevette una sberla sul suo di naso.

-Heyy, sei cattiva.- Uscì dalle coperte e le stampò un grosso bacio sulla fronte.-Buona notte principessa.-

-Zitto...-

-Alesha! Rimanere così a lungo a letto non va bene, devi imparare ad alzarti presto la mattina, come farai quando sarai più grande? Che impressione darai ai tuoi figli..- Alesha sbuffò, coprendosi col cuscino.-Parli troppo, decisamente troppo. Per favore..-

-Niente per favore.- La imitò bruscamente, togliendole le coperte per la terza volta in cinque secondi.-Alzati, devi andare a scuola.-

-Ma non mi vaa.- Mugolò provando a ricoprirsi non appena il gelo l'avvolse.-Fa freddo.-

-Non c'entra niente, se tra cinque minuti non sei chiusa in bagno ti trascino fuori casa così come sei.- La avvertì minaccioso, sbattendosi la porta alle spalle.

-Sei irritante!-


 

-Devi mangiarli, non dormirci sopra.-

-Uhmm...sei così cattivo stamattina, rilassati.- Allungò il cucchiaio verso di lui, ponendoglielo di fronte alle labbra.-Mangia, ti farà sentire meglio.- Disse per poi spingerlo e ridacchiare.-Sei così carino.- Rise, alla vista della smorfia sul viso del papà.-Voglio i cereali colorati la prossima volta coi pezzi di cioccolato, degli smarties e anche le fragole.- Fece girare in senso antiorario il cucchiaio nella tazza, alzandosi per recuperare la cartella.-L'unica cosa positiva è che potrò sbavare dietro al professor Colin.- Annunciò facendo qualche passo verso la porta.

-Chiederò di cambiarti corso.- Borbottò prendendole la mano.-Perchè so che potresti farci sesso non appena siete soli.-

-Non è vero!- Strillò trattenendo una risata.-Non voglio cambiare corso, il prof mi adora, gli altri no.-

Una volta entrati in garage, Justin le lasciò la mano, per aprirle la portiera.-Non ti cambio il corso, entra in auto e non rompere.-

-Ho fame.- Ruppe il silenzio creatosi in auto, massaggiandosi il ventre piatto.-Me la compri la colazione?-

-No, hai già mangiato.-

-No, non è vero.-

-Ripassa il programma, non ti ho vista studiare neanche un minuto in questi giorni.-

-Io non studio, io improvviso.- Disse fiera di sé, osservando il panorama fuori dal finestrino.-Soprattutto durante il Vero o Falso.-

-Non va bene fare così Alesha, devi studiare, sparando a caso non riuscirai a diventare nessuno.-

-Io sarò qualcuno.- Replicò offesa.

-Non continuando in questo modo, devi impeegnarti di più per essere qualcuno nella vita. Cosa vuoi diventare? Infermiera? Cuoca? Insegnante? Pediatra?-

-I-io..- Balbettò insicura.-Non lo so...- Non aveva mai pensato a quello, non ne aveva avuto il tempo.

-Hai visto? Tra un po' finirai la scuola...-

-Ugh...sei un antipatico, basta parlare.-

-No, dobbiamo parlarne. So che la verità fa male, ma lo devi accettare-

-Justiiiin, ho sempre dovuto pensare a come andare avanti, a mantenermi, non a cosa sarei diventata. Prima il presente, poi il futuro-

-Uhm...sì, mi dispiace, hai ragione, avrei dovuto pensarci prima di parlare...però ora puoi farlo, allora? Cosa ti piacerebbe diventare?-

-Non lo so, tu cosa mi consigli?-

-Qualcosa che ti piace...Non so cucinare? Disegnare? Cantare?-

-Mi piace cucinare, ma non voglio diventare una cuoca o robe simili. Amo i vestiti, ma fare la stilista sarebbe noioso. Uhm, credo di doverci pensare meglio, dammi un po' di tempo.-

-Va bene, però me lo dovrai dire ok? Dammi un bacio.- Alesha sorrise, accorgendosi solo in quel momento di essere arrivata a destinazione.

-Mi vieni a prendere tu?- Chiese prima di avvicinarsi per salutarlo con un bacio a stampo sulle labbra.

-Oggi non posso proprio, sono indietro col lavoro, passerà a prenderti Ryan, ok?-

-Perchè non posso tornare con l'autobus?- Brontolò incrociando le braccia al petto. -Non mi sta simpatico Ryan.-

-E dai amore, vuole recuperare i momenti che avete perso, promettimi che farai la brava.-

-Io SONO brava.-

-Non è vero, sei malefica quando vuoi. Voglio che mi dica che sei stata brava, educata e dolce con lui.-

-Mi risulterà impossibile, ma ci proverò, a più tardi.-

-Ciao piccolina, fa attenzione in classe e stavolta scrivi tutti i compiti sul diario.-

-Non toccarmi ho detto- Alesha schiaffeggiò la mano di Jaxon, voltandosi arrabbiata.

-Ti ho detto che mi dispiace, la mamma mi ha praticamente costretto a rimanere a casa, giuro, non volevo deluderti.- Stava chiaramente mentendo, ma non poteva dirle la realtà, altrimenti lo avrebbe detto a Justin e lì si che sarebbero stati guai.

-Non mi interessa.- Disse riprendendo a mangiare il pranzo che le aveva dato Justin. Consisteva in due panini estremamente imbottitti e del succo d'arancia.

-Dio.. perchè devi fare la difficile? Non è colpa mia.- Provò a difendersi tentando di farsi perdonare.-Guarda, ti ho portato delle rose.- Mormorò aprendo lo zaino e tirando fuori un paio di rose rosse.

-Non le voglio, non mi piacciono, tienile e dalle alla nonna, magari la prossima volta non ti farà fare i compiti.-

-Alesha...per favore, posso recuperare, possiamo ricominciare da capo, ti prego, non mollarmi per questo.-

Prima che potesse rispondere in modo brusco il suo cellulare iniziò a vibrare intensamente. Si alzò dal suo posto , dirigendosi velocemente fuori dalla mensa.

-Pronto?- Rispose, sedendosi su una delle panchine vuote.

-Hey piccolina, come sta andando?-

-Uhm... bene.- Mentì, portando lo sguardo su un ragazzo seduto su una sedia a rotelle

-Capisco che stai mentendo tesoro, che succede?-

-Jaxon mi ha chiesto scusa.- Mormorò aggrottando la fronte. Il ragazzo che stava fissando si era incastrato.

-Sul serio? E tu lo hai perdonato?-

-No, ho approffitato della tua chiamata per andarmene.- Si alzò, raggiungendo il ragazzo.-Justin, un ragazzo si è bloccato con la sedia a rotelle, ci vediamo più tardi?-

-Sì, ricorda di comportarti bene con Ryan, io sarò a casa verso le sei di sera. Hai in programma di uscire oggi?-

-Sì, non ho voglia di stare a casa. Ti prometto che farò tutti i compiti prima, ciao, ti voglio bene.- Concluse sbrigativa la chiamata, infilando il telefono nella tasca davanti.

Senza dire niente afferrò le parti posteriori della sedia, spingendo forte così da poter farla uscire dalla piccola buca.

-G-grazie.- Balbettò lui passandosi la mano tra i capelli castani scuro.-Prego.- Alesha gli sorrise, mettendosi di fronte a lui.-Io sono Alesha.- Si presentò porgendogli la mano.

-Blaze.- Sussurrò arrossendo violentemente.

Blaze era un ragazzo timido, capelli castani tagliati a caschetto, occhi azzurri e lentiggini sparse un po' ovunque.

-Beh, ti va di pranzare assieme? Così ci facciamo compagnia a vicenda.- Propose sorridendo alla vista dei suoi occhi azzurri farsi più chiari.-Certo, mi farebbe molto piacere.-

-Posso spingerti?-

-Sì.-

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

10/01/2014

In questa vita la gente ti amerà. La gente ti odierà. E niente di tutto ciò avrà a che fare con te.

(Abraham-Hicks)

-Voglio tornare a casa, non andare a pranzo con te.-

-Justin ha detto che posso portarti ovunque io voglia, quindi andiamo all’Eggsperience, è tutto fantastico lì-

-Non mi piacciono le uova.-

-Bugia, ho già chiesto a tuo padre, smettila di fare così.-

-Smettila di parlarmi.-

-Va bene…-

-Dammi il tuo telefono, voglio parlare con mio padre.- Ryan non rispose, continuando a guidare.-Dammi il telefono!-

-Sto eseguendo le tue richieste, smetto di parlarti.-

-Stronzo.- Borbottò sfilandogli il telefono dalla tasca in pochi secondi.-Qual’è la password?-

-Non contare che io te la dica. Usa il tuo telefono-

-Ryan!- Strillò tirandogli un pugno sul braccio.-La password! dopo dico a Justin che mi tratti male.-

-1,2,3,4 ora non rompere più.-

-E’ una password stupida.- Disse evitando di aggiungere che era identica alla sua.-Sì certo.-

Sbloccò il telefono, scorrendo tra la rubrica per trovare il numero.-Eccolo.- Bisbigliò cliccandoci sopra.-Voglio tornare a casa, di a Ryan di riportarmi a casa.- Iniziò subito a parlare, senza aspettare la risposta.

‘’Uhm...ciao, anche a te bellissima. E’ successo qualcosa? Avete litigato?’’

-Mi ha insultata.- Mentì, ricevendo un occhiataccia dal guidatore.-Non è vero!-

-Sì invece e mi ha anche minacciato.-

-Sei una sparacazzate, ridammi il telefono.-

-No!-

-Ridammi quel cazzo di telefono Alesha, ora.- Si sporse di più, lasciando il volante per alcuni secondi.

Alcuni secondi che avrebbero potuto ucciderli.

*.*

-Ugh, Ryan?- Borbottò la ragazza portandosi la mano sulla fronte.-Hai visto? E’ tutta colpa..- Si bloccò, nel vederlo col viso insanguinato premuto sull’airbag.-Cazzo..- Non era la prima volta che succedeva, anzi, le era capitato più volte. Ignorando i vari dolori su tutto il corpo, lo afferrò, portando le mani sotto le ascelle e anche se con estrema fatica, riuscì a trascinarlo fuori.

-Perchè non date una mano invece di videocamerare?- Tossì la ragazzina notando alcune persone lontane da loro che registravano la scena.

-Abbiamo chiamato l’ambulanza, ma dovete allontanarvi da lì, la benzina è ovunque.-

Alesha sgranò gli occhi, provando ad allontanarsi più velocemente.-Porca puttana, sei pesantissimo-

-Alesha! Alesha, mio dio, stai bene?- Justin, ignorando le persone che tentavano di fermarlo, corse verso di lei, preoccupato.-Lascia, lo porto io, tu corri , allontanati Alesha.-

-No, ti do una mano.- Scosse la testa, aiutandolo a trasportare Ryan il più lontano possibile.-Ecco, credo che qui vada bene. Stendilo a terra.- Ordinò asciugandosi la fronte sporca.

-Alesha credo tu debba aspettare un medico, perdi sangue e…-

-Justin sto bene, ora controlliamo il suo battito cardiaco..- Prese il polso, respirando più tranquillamente quando capì che il battito c’era.-Ryan! Ryan, devi svegliarti, ora!- Gli tirò un paio di sberle , evitando di esagerare.-Justin tiragli su le gambe, qualcuno ha un pò d’acqua?- Mantenendo la calma, riuscì a farlo riprendere, sotto lo sguardo di civili incuriositi e fan in delirio, tenute ferme dalle guardie del corpo.

Neanche in quel momento si poteva avere la privacy desiderata.

-Mio dio, ti sei ripreso!- Justin lasciò le gambe dell’amico, chinandosi per  controllare che stesse bene.

Ryan tossì violentemente, aggrappandosi istintivamente alla prima persona che vide, Alesha.-Ugh, Ryan va tutto bene.- Strinse le braccia attorno al suo corpo, trattenendosi dal non fargli male.-E’  meglio se ti distendi ancora un pò.- Suggerì aiutandolo a ristendersi.

-E’ arrivata l’ambulanza e l’auto non è ancora esplo…- Un forte botto fece sussultare tutti i presenti e Justin non riuscì a fare a meno di proteggere la figlia col suo stesso corpo, benchè fossero abbastanza lontani dal luogo dell’esplosione.

-Justin?- Alzò timidamente lo sguardo, stringendo più forte la maglietta del padre tra le mani.-E’ finita?-

-Sì, io credo di sì.- Disse abbassando gli occhi.-Si stata bravissima tesoro, sul serio. Credevo di averti persa.-

-Ti voglio bene.- Sussurrò sporgendosi per stampargli un leggerissimo bacio sulle labbra.

-Ti voglio bene pure io.-

*.*.*.*

-Mio dio Justin, tu stai bene?- Pattie entrò nella stanza, quasi correndo verso il divano non appena notò il ciuffo biondo del figlio.

-Shh...mamma non urlare, Sì è addormentata da poco.- Disse scorrendo la mano sulla sua schiena.-Comunque sì, sto bene, io non ero lì..-

-Ryan? Ryan come ti senti?- Raggiunse il letto, controllando che fosse tutto ok.

-Va tutto bene signora, non mi è successo niente, oltre al ginocchio slogato e qualche punto sulla fronte.-

-Oh, e cosa è successo?-

-Stavo discutendo con Alesha e mi sono distratto un pò troppo. Ho sbagliato, avrei dovuto concentrarmi solo sulla guida.-

-Alesha! Lo sapevo! Sempre a portare problemi, dovrebbero rinchiuderla.-

-Non permetterti di parlare così di lei mamma, non è stata colpa sua!-

-Mi ha praticamente salvato la vita, se non fosse stato per lei sarei rimasto chiuso in quell’auto.-

-Si ma…-

-Niente ma, mamma, il discorso è chiuso.- Si zittì, non appena sentì dei mugolii provenire dalla ragazza addormentata tra le sue braccia.

-Hey principessa.- Sorrise, baciandole la fronte.

In risposta, ricevette vari sbuffi e parole incomprensibili sul fatto che avesse sonno.-Quand’è che si mangia?- Strinse le mani in pugni, strofinandoli sugli occhi.

-L’ora di cena è già passata, posso mandare Kenny  a prenderci qualcosa in rosticceria.-

-Io mangio il doppio.- Sospirò, chiudendo di nuovo gli occhi, accoccolandosi sul padre.-Sei caldo, sei molto caldo, mi piace.-

Lui rise leggermente, stringendola.-Hai freddo?-

-Un pochino, come sta Ryan?-

-Benissimo, è proprio lì.- Disse indicandoglielo col mento. Si girò, salutandolo con la mano. Quest’ultimo ricambiò, sorridendole.-Grazie.-

Pattie, che se ne era rimasta in disparte, si sedette accanto a loro.-Mi dispiace averti sottovalutata, grazie per aver salvato la vita di Ryan tesoro- Fece per accarezzarle la testa, ma lei si scostò subito, come se spaventata.

-Va tutto bene?- Justin, preoccupato per quell’azione repentina la fece alzare.-Accompagnami da Kenny-

-Uhm...mi fa male la testa.- Si appoggiò sulla sua spalla, tenendosi al suo braccio per non perdere l’equilibrio.

-Mi dispiace tanto...vuoi che ti prenda in braccio?- Disse aspettandosi una risposta negativa.

-Sìì!- Strillò saltandogli sulla schiena.-Vai!-

-Credevo rispondessi di no, altrimenti non lo avrei proposto.-

Rise, appoggiando la testa.-Ho fame.-

-Kenny! So che qua fuori ci sono un miliardo di fan, quindi non è che potresti portarci qualcosa da mangiare? Per te, mia madre e ricorda, il doppio di quello che prendi per Alesha.- Gli- porse una banconota da 50, sistemando meglio Alesha, che stava iniziando a scivolare via.

-Certo, cercherò di fare il prima possibile.-

-Anche una fetta di torta al cioccolato!-

-Nie..- Lesha portò subito le mani sulla bocca del biondo, tappandola con le mani.-Torniamo da Ryan, si sentirà solo.-

-Va bene, allora a tra poco.- Detto questo la guardia del corpo sparì dalla loro vista.

Senza troppa fatica, Justin la riportò nella stanza, tornando a sedersi di nuovo sul divano.

-Ho freddo.- Disse appoggiando la testa sul suo petto.

-Uhm...aspetta, vado a prendere una coperta ok?-

-No..sei abbastanza caldo, così va bene. Anzi, stringimi più forte.- Lui lo fece, baciandole il cuoio capelluto.

-Alesha?-

-Uhm?

-Dov’è finito Luke? Ero andato a trovarlo un paio di anni fà, ma era stato scarcerato.-

-Io e papà abbiamo vissuto insieme per un pò, gli ho dato una mano...beh, ora è in viaggio, un pò ovunque.-

-Può permetterselo? Lavora? Da quando?-

-Si, ha trovato un lavoro..viene pagato abbastanza bene. A volte parliamo al cellulare.-

-Si? Mi fa piacere. L’ultima volta che l’ho visto mi stava imprecando contro in tutte le lingue possibili.-

-Cosi impari, ha fatto bene-

-Sì lo so, ora sta un pò zitta, voglio ricordare i momenti passati assieme a te e tuo padre.-

Flashback:

-Senti tesoro, lo so che sei molto triste per tuo padre, ma mettere il broncio ed evitare di mangiare non aiuterà a farlo uscire di prigione.-

Alesha fece spallucce, tirando su col naso.

-Guarda che brutte occhiaie , cosa fai la notte, uhm?- Sospirò, prendendola in braccio.-Andiamo fuori a fare i compiti, poi ci farò portare la merenda.-

-Non voglio la merenda…-

-Mio dio, sentirtelo dire quasi mi fa venire un infarto, non fare storie.-

-Sei giovane per poter avere un infarto.-

-Sì, ma potrei averlo comunque.- Ricevendo un occhiata spaventata dalla bambina, capì di aver esagerato.-Scherzavo, io stavo scherzando ok? Non avrò un infarto.-

-Owh…- Si portò le dita in bocca, guardandosi attorno.-Dov’è Selena?-

-Credo sia al lavoro, perchè?-

-Mi manca.- Rispose alzando le spalle.-Posso chiamarla più tardi?-

-Certo.- Sorrise, appoggiandola a terra.-Dai, iniziamo con matematica?-

Grugnì, alzando gli occhi al cielo.-Va bene.-

-Dai, devi fare soltanto alcune operazioni, ti aiuto io.-

-I miei compagni le fanno da soli…-

-Beh tu hai qualche difficoltà in più, ma sei tanto intelligente.-

-Io non sono intelligente.-

-Si che lo sei.-

-No che non lo sono, non si dicono le bugie.-

-Non è una bugia, non sminuirti così solo perchè hai l’insegnante di sostegno e ci metti più tempo degli altri a fare gli esercizi.-

-Sono stupida-

-No, non lo sei.-

-Va bene, hai ragione tu.- Mugugnò imbronciandosi.-Mi dai il quaderno?-

-Mmh..non tenermi il broncio.- Disse tirandogli un buffetto sul naso.-Heyy, ecco i miei migliori amici- Ryan sorrise, spalancando le braccia.

-Ugh, posso fare i compiti in camera, prometto che li finisco tutti.- Disse Alesha con un filo di disperazione nella voce. Non sopportava Ryan.

Suo padre rise, annuendo.-Sì, ma matematica la facciamo insieme più tardi.-

-Grazie.- Si sporse, per baciargli la guancia, ma fu immediatamente afferrata per i fianchi.

-Quindi stai cercando di sfuggirmi eh? Che è successo alla piccola stronzetta?-

-Ryan!- Lo rimproverò Justin, lanciandogli un occhiataccia.

-Scusa, scusa, mi sono dimenticato che questo diavoletto è una bambina-

-Ryan mettimi giù, non mi va di litigare con te oggi.- Il loro rapporto non era tra i migliori, pieno di liti e insulti infantili.

-Come non ti va?-

-Mettimi giù e basta.-

-Okay, diavoletto, ti metto giù-

-Brutto antipatico.- Mormorò allontanandosi frettolosamente.

-Cosa? Vieni qua e dimmelo in faccia.- Rise, infilando le mani in tasca.-Su, dimmi tutto, che le è successo?- Prese posto accanto all’amico, inarcando le sopracciglia.

-Non dirle niente ok? Non le piace parlare di questo argomento.-

-Certo, mi tratterrò al massimo.-

-Allora…-

.**.**.**

-Che brutta faccia.- Commentò Ryan mordendo il suo panino imbottito.

-Sta zitto.- Alesha salì sulle punte ed aprì il frigorifero, cercando con lo sguardo il succo d’arancia.

-Hai le occhiaie.-

-Non te l’ho chiesto.- Prese la bottiglietta in vetro di succo d’arancia, chiudendo l’anta.

-Beh almeno non hai gli occhi inniettati di sangue, saresti sembrata una droga…-  Non finì la frase che la bottiglia che teneva Alesha in precedenza lo sfiorò di pochi centimetri, finendo frantumata contro il muro.

-Non finire la frase!-

-Mio dio Alesha! Sei per caso impazzita!? non ho mica parlato di tuo padre.- Accorgendosi soltanto dopo di quello che aveva appena detto. Justin gli aveva detto di stare zitto. Lui non avrebbe dovuto sapere.

-Non parlare di mio padre!  Non ne hai il diritto, stronzo!- Una scarica di adrenalina le attraversò il corpo, mentre afferrava lo sgabello per colpirlo.

-Alesha!- La voce di suo padre rimbombò per tutta la cucina, in contemporanea allo sgabello, che volava dall’altra parte della stanza.

-Mio dio!- La domestica soccorse immediatamente Ryan, lanciando un occhiataccia ad Alesha, rimasta in silenzio ad osservare la scena.

-Porca puttana Alesha, mi dici che cazzo ti è preso!?-

-Hai detto a Ryan che mio padre è un drogato! E ora lui mi prende in giro.-

-Vai in camera tua Alesha.-

-Ma..-

-Ho detto vai in camera tua Alesha, ora!-

-Non è giusto- Abbassò lo sguardo, girando i tacchi.

*..*..*..*

-Sì, sì sto bene. No, non ho fatto cazzate. No, non è vero. No, se solo mi lasciassi parlare io..- Justin osservava ogni movimento della figlia, accertandosi che non le accadesse nulla.

-Uhm.. va bene..sì, non lo farò mai più. No! Non fare lo stronzo ora, prova a dirgli qualcosa e ti do fuoco.- Si passò la mano tra i capelli, fermando il suo continuo camminare avanti e indietro.-Non è vero, smettila di dire così, tu non sei stato meglio! No, se continui così non ti parlo più- Nervosa, iniziò a mordersi il labbro, quasi fino a farlo sanguinare.

-Alesha, il medico ha detto che non devi agitarti troppo, vieni qua.- Fece spazio sul suo letto, attendendo che si accoccolasse accanto a lui. Subito la ragazzina accettò l’offerta, non utilizzando però lo spazio libero, ma intrufolandosi tra le sue gambe.-No e non chiamarmi più finchè non sarò io a farlo.- Avvisò riattaccando.

-Era tuo padre?-

-Sì, voleva sapere come stavo.-

-Ci hai litigato?- L’avvolse in un abbraccio, scorrendo con le dita sulle sue braccia nude-Sì-

-Sai che sei adorabile, sì?-

-Anche con questo cerotto gigante?- Chiese con voce insolitamente timida.

-Sì anche con questo cerotto gigante, anzi, forse sei ancora più bella.-Sorrise, guardandola dall’alto.-Sei proprio una principessa.-


 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14. ***


 
I'm the daughter of Justin Bieber.
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'
11/01/2014
Si vive una volta sola. Ma se lo fai bene, una volta è abbastanza.
(Mae West)

-Toc, toc!- Justin sospirò, immergendosi maggiormente nell’acqua calda della vasca, provando, inutilmente, ad ignorare la fastidiosa voce di Alesha.
-Justin! Devo fare la pipì-
-Ci sono altri quattro bagni in questa casa e tu devi proprio venire qui?-
-Ma in questo c’è la vasca idromassaggioo.- Rispose allungando la ‘o’.
-Beh, non credo tu debba fare la pipì nella vasca idromassaggio, quindi va via-
-Ma non è giusto! Questo bagno è più bello..-
-Ed è anche occupato via!-
Nonostante fosse dall’altro lato della porta riuscì a vederla mentre incrociava le braccia e puntava un piede a terra arrabbiata.-No io voglio questo bagno.-
-Non puoi, sciò, vattene.-
Imbronciata, tirò fuori la forcina dai capelli, si inginocchiò davanti alla serratura e iniziò a trafficare con essa, riuscendo ad aprire la porta.-Sii!- Alzò le mani in aria, chiudendosi la porta alle spalle.-E adesso faccio la pipì- 
-Alesha! Ma come diavolo hai fatto ad entrare?- Il ragazzo ringraziò il cielo, per aver deciso di tenere la tendina della doccia e non averla tolta come prima desiderava , ora c’era una barriera tra di loro.
-Non te lo dico.- Rispose mentre liberava la vescica.-Alle tre devo uscire.-
-Bene...vuoi che ti accompagni?-
-Sì.-
-Okay, per le tre sarò pronto. Chiedi di farti preparare il sacco con la merenda, non siamo sicuri di riuscire a mangiare fuori.-
-Lo preparo io il sacco.-
-No, tu esageri, prepareresti un intero zaino.-
-Non è vero..- Si lavò le mani, avendo finito.-Me lo dai un bacio sulla guancia?-
-No, sto facendo il bagno.-
-Ma io voglio il bacio sulla guancia.-
-te lo dò dopo,ora fuori-
-mi tratti sempre male.-
-Fuori.-
.*.*.*.*.*.
-Alesha vai ad aprire la porta!- Justin svuotò lo zainetto che la figlia aveva riempito da sola, alzando gli occhi al cielo per la troppa roba che c’era dentro.
-Va bene!- I suoi passi rimbombarono per tutta la casa nell’andare ad aprire la porta. -Chi è?- Chiese sporgendo la testa fuori dalla cucina. 
Ma ormai, aveva già richiuso la porta. -Nessuno- Fece per tornare di sopra, ma il padre la intercettò, montandola sulle spalle.
-Aah! Justin!- 
-Ora vediamo a chi hai chiuso la porta- Disse tenendola stretta con un braccio, mentre con l’altra apriva la porta.
-Hey Jaxon.- Sorrise, mettendosi di lato per farlo entrare.
-Mi hai chiuso la porta in faccia!- Urlò, rivolto ad Alesha, che cercava ancora di liberarsi dalle grinfie del padre.
-Beh, sediamoci no? Fuori fa freddo, vuoi qualcosa di caldo?-
-Sì grazie…- Rispose seguendolo in cucina.-Justin mettimi giù-
-Mi prometti che non scappi?-
-Te lo prometto.- Rispose mangiucchiando l’unghia del pollice. Fedele al patto, la fece scendere, tenendola comunque sulle sue ginocchia.
-No tesoro, ti ammalerai più facilmente, ci sono i batteri.- Le tirò via il pollice, pulendolo velocemente con un pezzo di carta.
-Ti va di preparare a tutti e tre una cioccolata calda?- le soffiò nell’orecchio, provocandole una piccola risata.-Sì.-
-Brava, io ci voglio pure i marshmallow.-
-Allora le faccio.- Gli lasciò un bacio sulla guancia e si alzò, per fare ciò che gli era stato chiesto.
-Jaxon seguimi di là- Ordinò al fratello, doveva assolutamente parlargli di Alesha.
-Senti..non so cosa provi per lei, ma è una ragazza molto fragile ok? Non voglio che soffra...-
-Justin io sono fottutamente innamorato di lei. Me ne sono accorto solo ora! Non riesco a levarla dalla mente cazzo, ogni volta che chiudo gli occhi lei è lì.- Si alzò, con le mani tra i capelli.-Mi sono stancato di questa situazione, glielo devo dire.- 
-Innamorato di lei!?- 
-Non urlare! Deve saperlo da me.-
-Oddio, io..scusami è che ci sono rimasto..di merda. Non sapevo neanche che sapessi cosa fosse l’amore-
-Beh grazie,- Rispose acido.-Non mi è mai successa una cosa simile. La penso ogni giorno, me la sogno la notte, cavolo..io, non so più cosa fare. Lei ora mi ignora, fino a poco tempo fa mi ha praticamente chiesto di fare sesso in uno sgabuzzino Justin! Ti prego, dammi una mano.-
-Justin! Ho trovato delle fette di torta alle carote. Ti piace?- Posò il vassoio, accorgendosi solamente dopo del viso sconvolto di Jaxon.
-Va tutto bene?- Andò da lui, passandogli la piccola mano tra i capelli biondi.-Sembra che tu stia per svenire da un momento all’altro.- Avvolse le braccia attorno al suo collo, stringendolo in un forte abbraccio. 
Jaxon trattenne il respiro, chiudendo gli occhi per godersi quel momento di pace.
-Ti voglio bene.- Sussurrò lui inclinando il viso per baciarle la tempia destra.
-Sul serio?- 
-Sì, ti voglio bene, ti voglio tanto bene.-
-Alesha io ti…- 
Un colpo di tosse lo bloccò dal dire la fatidica frase -La cioccolata si sta raffreddando.- 
Sciolsero l’abbraccio e Alesha andò a sedersi vicino al padre.-Cambia canale, c’è Doraemon.-
-Okay tesoro.-
-Che ore sono?-
-Le due e trentacinque.-
Annuì, spazzolando via torta e cioccolata in un attimo.-Vado a cambiarmi.- 
-perchè non mi hai lasciato fare!? le avrei detto quello che provo.-
-la spaventeresti, non ha mai amato nessuno e l’ultima persona che le ha detto che l’amava è sparita. Mi ha raccontato tutto.-
- In che senso?- 
-Lo ha praticamente sbattuto via dalla sua vita-
-Perchè?-
-Perchè nessuno glielo aveva mai detto prima, oltre ai suoi veri genitori e a me. Le ha fatto male.-
-Okay, allora non le dirò che la amo. Perchè uscite? dove andate?-
-non lo so, non l’ho ancora capito. Credo debba fare spese-
-Posso venire?-
-Come preferisci.-
-Justin! Guarda che carina che sono.- 
-Ma guarda che bella, fatti vedere.- Le prese le mani, attirandola verso di lui. Indossava un vestito pesante, ma corto fin sopra il ginocchio. La parte superiore era nera, con delle decorazioni floreali, mentre la gonna rosa si espandeva libera dalla vita in giù, stretta da una grande cintura.-Hai messo le calze pesanti vero?-
-Sì, fuori fa freddo.- Disse sistemando la giacca nera sulle spalle.-Andiamo?-
-Certo, ricordati lo zainetto.-
-Vaa bene.- Si allungò verso di lui, alzandosi sulle punte per stampargli un bacio veloce sulle labbra.

flashback:

-no cazzo, l’hanno fermata, so solo che è stato difficile farlo- spiegò al telefono.-Sono arrivato ora, Selena è già dentro.- Riagganciò a sua madre, tirando su i pantaloni prima di entrare nella scuola di sua figlia.
-Senta! Lei non può permettersi di parlarci così!- Sgranò gli occhi nel sentire la voce della sua fidanzata urlare così forte ed aumentò il passo, fino ad arrivare nell’ufficio della preside.
Selena, col piede puntato fermamente verso terra, stringeva la piccola mano di Alesha, che la guardava stupita.
-Mia figlia ha un fottuto occhio nero e voi volete sospenderla!? Un ragazzino più grande e forte..-
-Signora! Mi dispiace interromperla ma questo ragazzino grande e forte è ancora in infermeria!-
-Alesha! fa vedere il tuo occhio.- Justin la raggiunse, voltandola bruscamente verso di lui. Un grosso alone nero le circondava l’occhio sinistro e il labbro inferiore era gonfio e rosso.-Dio...chi ha iniziato?-
-Lui ha iniziato a parlare male di papà e io l’ho insultato, poi non ricordo- Fece spallucce, toccandosi timidamente il labbro.
-Quante volte ti ho detto che con la violenza non si risolve nulla? Dobbiamo ricominciare con lo psicologo?.-
-Non lo faccio apposta..-
-Non è colpa sua, è la scuola che non si prende le proprie responsabilità. Voglio che Alesha cambi scuola.-
-Sìì!- Strillò alzando i pugni in aria.
-Cosa? Non stiamo esagerando?-
-Justin si sono picchiati a sangue per più di dieci minuti e nessuno è intervenuto in tempo!-
-Non dico questo..hai ragione tu, solo…. è meglio parlarne più tardi.-
Prima di lasciarla rispondere, l’abbracciò, provando a tranquillizzarla.-Va tutto bene, rilassati..-
Rilasciò l’ossigeno che stava trattenendo, chiudendo gli occhi.-Okay, hai ragione.-
-Il mio occhio brucia..- 
-Tranquilla tesoro, ora andiamo a farti visitare.- Sua madre sorrise, finalmente più rilassata.
-Non pensare di passarla facilmente Alesha, domani prenderò appuntamento per vedere uno specialista, magari riuscirà a darti una calmata.-
-Antipatico…-
-Cosa?-
-Niente!-
-Aspetta che ti prendo e poi vedi.-
-Justin! sei tu che la contagi con la violenza!-
-Non è vero, non l’ho mai picchiata.-
-Sì invece, mi tiri sempre le sberle sul sedere e sulla testa- 
-Te le meriti, và dall’infermiera e fatti visitare.-
-Ti voglio bene.- Gli urlò dietro, uscendo di corsa dalla stanza. ‘’


-Voglio un cagnolino...- Ruppe il silenzio Alesha, giocando con gli anelli del padre.-Non ti prenderò un cagnolino Alesha, smettila.-
-Voglio una scimmietta...- Abbassò lo sguardo, imbronciandosi.-No.-
-Non mi prendi mai niente.- Sbatté le più volte le palpebre, scacciando via le lacrime. -Non sai curare te stessa, figuriamoci un animale.-
-Me la sono cavata da sola per anni, voglio un animale.-
-No-
-Non ti parlo più e non portarmi mai più allo zoo.- Innervosita, si allontanò, per a salire su di sopra, in camera.
-No, no, dai Alesha.-  Provò ad afferrarla, non riuscendoci.-Alesha.- La richiamò, indeciso sul da farsi. Prenderle un animale o lasciar stare?
Chiuse gli occhi, sdraiandosi completamente sul divano. Avere una figlia così difficile non era semplice, a volte gli pareva quasi un adulta, altre una bambina capricciosa.
Che non fosse normale?
In passato aveva avuto diversi psicologi, ed entrambi avevano detto le stesse cose, 'paura dell'abbandono' e varie insicurezze verso se stessa.
-Alesha?- Tentò di chiamarla ancora, fallendo.
Doveva portarla da uno specialista?
Perché il suo comportamento non era di certo normale. Va bene essere un po' infantili, ma così tanto..a volte non si ricordava nemmeno delle cazzate che sparava.
Un forte urlo ruppe il silenzio che si era creato in casa.-Merda..- 
Justin scattò in piedi, correndo dritto nella stanza da cui proveniva l'urlo, il bagno.
-Mio dio Alesha, che succede?- Spalancò la porta, afferrò un asciugamano e si inginocchiò davanti alla vasca, dove lei stava facendo il bagno.-S-sta affogando..- Balbettò indicando un punto preciso nell'acqua.-affoga davanti a me, di nuovo.- ed iniziò a piangere, singhiozzando rumorosamente.
-Tesoro, qui non c'è nessuno, ecco, guarda.- affondò la mano nella schiuma-troppa schiuma- dimostrandogli che non c'era nulla.
Con le mani, si coprì gli occhi , tentando di calmarsi.-Io l'ho vista, Selena era lì.
Justin si irrigidì, nel sentir pronunciare quel nome.
Ora aveva pure le allucinazioni, perfetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

12/01/2014

Non aspettare di essere felice per sorridere. Ma sorridi per essere felice.
(Edward L. Krame)

 

''-Mia figlia è troppo aggressiva.- Spiegò Justin tenendo ferma Alesha tra le sue braccia.

-Secondo lei da dove proviene tutta questa aggressività?-

Sospirò, strofinando le sue piccole braccia.-Non ne ho la minima idea.- Ammise abbassando lo sguardo sulla bambina.-Papà dice sempre che le botte risolvono tutto!-

Il dottor Byron aggrottò la fronte.-Il tuo vero padre?-

-Sì. Lui si picchiava sempre con le persone, però tante volte perdeva...-

-...ora lui dov'è?-

-In prigione...-

-ti ha spiegato i motivi? Sei ancora in contatto con lui?-

-Sì, è stato beccato con della droga addosso, ma non era sua.- Si precipitò nel difenderlo, come aveva sempre fatto.

Byron continuò a scrivere sulla sua agenda, analizzando il profilo della bimba.

-Ti va di raccontarmi del tuo passato?-

-Io...sì- Annuì, sbattendo più volte le palpebre.-I miei genitori litigavano sempre e mia madre è schizofrenica. A casa non avevamo soldi, quindi andavamo a stare dai parenti o in alcuni monolocali. Papà non si arrabbiava mai con me, mi voleva tanto bene! Invece la mamma mi sgridava sempre e a volte alzava le mani, però non era colpa sua, lei non lo faceva apposta.

Quando ho compiuto i quattro anni gli assistenti sociali mi hanno chiusa in quel brutto posto, perché mia madre aveva cercato di buttarsi dal secondo piano con me tra le braccia...ma non voleva morire, noi due volevamo fare come Peter Pan.-

Justin trattenne il respiro, desiderando non sentire tutte quelle cose...''

 

-Si accomodi pure.- Erika sorrise cordialmente, invitando il ragazzo a sedersi.

Lui si schiarì la voce, portando una mano sulla nuca.-Salve.- Sorrise timidamente, sedendosi di fronte alla scrivania.

-Sua figlia era una paziente di mio padre giusto?-

-Sì, mi ricordo di lei.- Si inumidì le labbra, sporgendosi in avanti.-Alla fine ce l'ha fatta?-

-Già, ho seguito le sue orme e ce l'ho fatta.-

-Complimenti.-

Per tutta risposta sorrise di nuovo.-Ringrazierò Scooter per avermi dato questo indirizzo...- Mormorò soddisfatto.-Come sta tuo padre?-

-Bene, ora è a riposo, gli manca molto Alesha.-

-Un giorno verremo a trovarvi.-

-Sarebbe bello. Allora, perché è venuto qua?-

-Mia figlia, ho qualche problema con lei... non riesco a capirla.-

-In che senso?-

-A volte mi sembra una persona, altre un altra, è strana. Ho paura che sia qualcosa che c'entri con la mente..-

-Capisco, prendiamo una serie di appuntamenti okay?- Presero gli appuntamenti, basandosi sui loro vari impegni, ottenendone due a settimana, lunedì e mercoledì.

-Grazie mille Erika.-

-Di niente Justin, sai sempre dove trovarmi ok?-

 

-Merda, merda, merda...- Imprecò più volte, controllando l'ora, era in ritardo di circa venti minuti e conoscendo Alesha si sarebbe lamentata per la fame.

Dopo altri sette minuti riuscì ad arrivare, se non fosse stato bloccato dai media tutto quello non sarebbe successo.

Parcheggiò, uscendo in fretta e furia.-Alesha?- La chiamò, guardandosi attorno. -Alesha.- Preoccupato entrò, per chiedere in segreteria.-Avete visto mia figlia? Alesha Bieber, bassina, viso dolce e capelli marroni.- La descrisse velocemente, iniziando ad agitarsi.

-E' nel retro assieme ad un ragazzo.- Disse senza alzare lo sguardo.

Fece una smorfia, andando dove indicato. Aprì la porta di servizio, inarcando le sopracciglia nel vedere Alesha tra le bracia di un ragazzo, fumare quella che sembrava uno spinello.

Si schiarì la voce, arrabbiato.-Butta quella sigaretta prima che ti faccia sparire dalla faccia della terra.- Sibilò prendendoglielo di mano per buttarlo via.

Lei spalancò la bocca, stupita.

-Alzati.- Ordinò tirandola su con forza. Fumava? Da quando fumava?

La fece entrare di forza in auto, ignorando i suoi piccoli brontolii per tutto il tempo, almeno fino in casa, quando la trascinò in salotto.

-Justin..mi fai male così- Si lamentò, provando a liberarsi.-Non ti sei neanche presentato al mio amico. Non me l'hai fatto nemmeno salutare-

-Non mi interessa.-

-Perché sei arrabbiato!?-

-Perché stavi fumando Alesha, stavi fottutamente fumando degli spinelli.-

-Non erano spinelli...- Mentì grattandosi il naso.-..e poi non c'è nulla di male nel fumare, anche tu lo fai.-

-Io posso, sono grande e non mentirmi! Erano spinelli.-

-No, non li erano.- Disse distogliendo lo sguardo.-Erano dei drum-

-Non prendermi per il culo!- Alzò la voce, tirandole fuori dalla tasca del giubbotto il pacchettino di erba.-Come la mettiamo ora?-

Abbassò lo sguardo, facendo spallucce.-Non è colpa mia..-

-Non..non è colpa tua!? Sei incredibile, ammettilo e basta.-

-Ma...-

-Ma niente, è tua o no questa merda?- Sbottò tirando il pacchetto sopra il tavolo. Abbassò lo sguardo, mugolando parole incomprensibili.-Sì, è mia.- Ammise alla fine, alzando il viso.-Sei arrabbiato con me?-

-Sì che sono arrabbiato con te!-

-mmh..mi dispiace.- fece il broncio.-oggi ti sei dimenticato di me?-

-come? No, i paparazzi...-

Lo interruppe.-Mi hai dimenticata.- Ripeté sempre più sicura.-Ti sei dimenticato di venirmi a prendere.- La sua voce si incrinò, mentre diceva quelle parole.

Tutta la rabbia provata nei confronti della figlia svanì, ora capiva, era stata sempre sensibile in quelle cose, soprattutto quando la dimenticavano da qualche parte o cose simili, soffriva di paura dell'abbandono e dipendenza affettiva.

'' Le persone dipendenti sono schive e inibite, quando sono sole si sentono indifese: vivono nel terrore di essere abbandonate e sono letteralmente sconvolte quando qualche relazione stretta finisce. ''

Alesha era così da bambina e poteva non essere cambiata di una virgola.

Quest'ultima iniziò a piangere sommessamente, strinse le mani in pugni e coprì gli occhi, intenzionata ad andare in camera sua.

-No, no, Alesha.- La seguì, raggiungendola prima ancora che salisse le scale.-Mi dispiace, non volevo farti piangere, vieni qui. Non mi sono dimenticato di te, i media mi hanno visto e ho avuto qualche problema- La abbracciò, intrufolando la mano fredda sotto la sua maglietta, in modo da farla ridacchiare. Delicatamente mosse le dita su e giù, appoggiando il mento sulla sua spalla.

Lesha tirò su col naso, stringendosi al petto del padre.-Scusa- borbottò pulendosi il naso sulla sua camicia.-Eii, non pulirti il naso sulla mia camicia.-

Per dispetto, si pulì di nuovo il naso, smettendo di piangere.-Non voglio vederti mai più a fumare quelle schifezze tesoro, non ti fa bene.-

-Ma non è giusto..-

-Sì invece.-

-Non posso smettere di fumare da un momento all'altro.-

-Lo so, hai ragione, però niente più erba, a proposito, chi te l'ha data quella?-

-Non te lo dico-

-Alesha.- La avvertì, smettendo con le carezze.-Non si può dire.- Rispose staccandosi definitivamente dall'abbraccio.

-Alesha..- Provò di nuovo ad afferrarla, ma quella volta gli sfuggì.-Devo pranzare!- Si giustificò entrando in cucina.

-Ti devo parlare di una cosa importante.- Si sedette accanto a lei, guardandola mangiare con gusto il piatto pieno di pasta al pomodoro e mozzarella.

-Che cosa?- Chiese con la bocca piena.-Non parlare a bocca piena.-

-Va bene.- Rispose ancora con la bocca piena.

-Alesha.-

-Scusami.-

-Ecco, allora..oggi ho preso degli appuntamenti con una psicologa.-

Smise di mangiare, sorpresa.-Una psicologa? Per te?- Domandò ingenuamente.

-No, per te.-

-A me non serve.- Sussurrò giocando con il cibo presente nel piatto.-Non ci andrò.-

-Sì che ti serve tesoro.-

-No..- si alzò, offesa.-Io non sono pazza, vacci tu dalla psicologa- Detto questo si rintanò in camera sua , non lasciando al padre la possibilità di spiegarsi meglio.

Prima che potesse seguirla o chiamarla, il suo telefono squillò, era Scooter e a quanto pare c'era stato qualche tipo di problema con le date del tour.

Tour che aveva quasi dimenticato.-Cazzo..- e chi lo andava a dire ad Alesha? Piangeva se faceva ritardo a prenderla a scuola, non immaginava che sarebbe successo se fosse partito per un tour-fortunatamente non mondiale- come glielo avrebbe potuto dire?

-Ascolta Justin, ormai abbiamo programmato le date, non si può annullare tutto perché a quella bambina mancherai molto, è il tuo lavoro, si abituerà!-

-Ho bisogno di tenerla d'occhio, non è solo lei a non riuscire a starmi lontano. Non riuscirò a dormire a pensarla qui, lontano da me-

-Sei un cantante Justin, questo è il tuo lavoro, parla con lei, facci parlare la psicologa, ma vedi di iniziare per tempo.- Riagganciò, lasciandolo interdetto.

Sospirò, giocherellando con i capelli.-In che razza di casino mi sono cacciato?...- Domandò a se stesso, sbuffando.

Istintivamente alzò il capo, quando notò la figlia imbronciata entrare in cucina, ma decise di non parlare e limitarsi ad osservarla, finché non avesse avuto le parole giuste per spiegarle la situazione.

-Smettila di fissarmi.- Borbottò aprendo il frigo.

Tirò fuori la bottiglia del succo di arancia e due fette di torta al cioccolato, che mise a scaldare nel microonde. Si versò il succo nel bicchiere e rimise tutto a posto, concedendosi un sorso.

-Alesha io ti voglio bene.- Cominciò esausto da tutto quello che era successo in una sola giornata.-Tanto, tanto, bene.- Aggiunse, sperando di attirare la sua attenzione.

-Io no.- Rispose prendendo un vassoio per metterci sopra il suo piatto e il succo.

-Dai..non fare così, lo so che tieni a me quanto io tengo a te.-

-No.-

-Alesha.-

-Smettila di ripetere il mio nome con quel tono. Hai preso appuntamento con una psicologa senza prima avermi consultato, sei tu ad aver sbagliato.- E detto questo se ne andò, di nuovo.

Che avesse ragione?

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

12/01/2014

Non arrenderti mai, perché quando pensi che sia tutto finito,
è il momento in cui tutto ha inizio.
Jim Morrison

 

Justin sospirò, intrufolandosi sotto le coperte della figlia.-Tesoro, non riesco a dormire sapendo che sei arrabbiata con me.- Ammise cercando di attirare la sua attenzione.

-Non ignorarmi.- Brontolò attirandola verso di lui, fino a stringerla in un abbraccio non ricambiato.-Ti ho portato un regalo.-

Immediatamente Alesha portò l'attenzione su di lui, curiosa.-Se avessi saputo prima che avrebbe funzionato te lo avrei portato per davvero il regalo.- Sorrise, mordendole il naso.

Lei spalancò la bocca, sorpresa.-Sei cattivo..- Piagnucolò provando a voltarsi di nuovo.

-No, dai, ormai ti ho in pugno, non posso lasciarti andare adesso.-

-L'hai sempre fatto..- Sussurrò lei chiudendo gli occhi. Suo padre rimase zitto, confuso.-cosa intendi...?- Abbassò lo sguardo su di lei, ormai addormentata.

….................*

-Alesha, alzati, oggi è domenica, dobbiamo andare in chiesa.-

-No.-

-Alesha.-

-No, io non ci credo a dio, vacci tu.-

-Come non credi a dio?- Stupito, la tirò fuori dalle lenzuola, portandola a sedersi sulle sue ginocchia. Lei sbuffò, strofinandosi gli occhi.-Voglio dormire.- Si lamentò appoggiandosi al petto del padre, era ancora troppo assonnata per ricordarsi la sua arrabbiatura verso Justin.

-Da quando non credi a dio?-

-Finché non vedo, non credo.- Rispose in uno sbadiglio. Lui aggrottò la fronte, provando a sistemarle i capelli arruffati.-Non è giusto quel che dici.-

-Sì, invece, ora vai e lasciami in pace.- Fece per tornare a dormire, ma lui la fermò di nuovo.-Verrai con me, non mi interessa qual'è il tuo pensiero.-

-Uhg, ma noi siamo persone famose, da quando le star vanno nelle chiese pubbliche?-

Provò a trovare un compromesso, ma Justin aveva già la risposta pronta.-Mia madre in casa ha uno spazio piccolo solo per le preghiere, non preoccuparti dei fans.-

-Non è una chiesa!-

-Non fa niente, faremo le stesse cose che si fanno in una chiesa.-

-Perché devo venire se non ci credo?- Disperata si lanciò indietro, atterrando sui morbidi cuscini.-Lasciami in pace, sono ancora arrabbiata con te.-

-Ora non usare questa scusa per non venire, quando sei arrabbiata con me, ma dobbiamo andare al ristorante ci vieni comunque.-

-Non è vero!- Strillò tirandogli il cuscino in faccia.-Se non te ne vai ti picchio.-

-Dio santissimo, poi dici di non aver bisogno della psicologa.- La prese da sotto le ascelle, tirandola su di forza, fino a portarla in bagno.

 

-Non è possibile, ogni volta che dobbiamo uscire la mattina mi fai arrivare in ritardo.- Justin digitò un messaggio veloce alla madre, scusandosi per il ritardo.

-Mi svegli sempre troppo tardi.- Rispose lei con la bocca piena.-e non mi lasci fare colazione tranquilla. Oggi è domenica, potevo dormire fino a tardi..-

-Fa silenzio e mangia.- In modo brusco indossò la giacca.-Hai finito!?-

-No.- Trattenne un sorriso, bevendo con estrema calma il succo d'arancia.

-Alesha io non ci trovo nulla di divertente.- Si inginocchiò davanti a lei, poggiando i gomiti sulle sue ginocchia.-Vedi di fare la brava oggi, okay?- La guardò dritto negli occhi, tentando di avere una sincera approvazione da parte sua.-Io sono brava..-

-Sul serio, si capisce che ti danno fastidio, ma almeno fa finta di niente.- Portò le mani sul suo viso , accarezzandola dolcemente.-come hai perdonato me, perdona loro-
-ma tu sei il mio papà- mormorò in risposta.
Lui sorrise, sporgendosi per darle un piccolo bacio a stampo.-Ti voglio bene e mi dispiace molto per la storia della psicologa, non avrei dovuto farlo-
-Già-
-Mi perdoni?- poggiò la fronte sulla sua, sorridendo.-ti ho portato un regalo-
-davvero!?- sorrise contentissima, pronta a riceverlo.
-sì, vedrai che ti piacerà- le mise le scarpette col tacco basso, squadrando il modo elegante in cui era vestita.
-perché non me lo dai adesso!?- giocherellò con l'orlo del vestito azzurro cielo, elettrizzata.
-perché siamo in ritardo piccolina. Andiamo.- diede un aggiustata ai vari gioielli che portava, prendendole poi, la mano destra.
-ma io lo voglio adesso- mise il broncio, Tentando di fargli pena.-se oggi fai la brava te lo dò a fine giornata, altrimenti te lo puoi scordare.-
-la brava?-
-si amore mio, la brava.- le baciò la guancia, per poi aprirle la portiera dell'auto.
-oh.. Ci sarà anche Jaxon, nessun fastidio vero?-
-no.. Perché dovrebbe?- osservò con attenzione l'auto, non ci era mai salita.
-che macchina è?-
-un'audi, perché ? Non ti piace?-
-è bellissima-
-un giorno avrai una auto simile o magari ancora più bella-
-sul serio?-
-sì- rispose continuando a guidare.
-oh..-
-cosa ti aspetti di mangiare oggi?- si morse il labbro, trattenendo il divertimento.
-mega prosciutto al forno,delle backed potatoes quelle da condire con la sour cream e le immancabili patate dolci.
Poi un'insalata mista ed una salsa di tonno con brioche salate.
Infine una fetta di torta al cioccolato e del gelato alla vaniglia.-
Dopo quel fantasioso menù, il divertimento di Justin crebbe, non vedeva l'ora di arrivare e godersi la scena.
Alesha non sapeva che la nonna era vegana.
-siamo arrivati- l'avvisò spegnendo l'auto.-Mi raccomando piccolina-
-Fidati di me!- rise, alzando la mano per battergli il cinque.



 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

13/01/2014

Che viviamo a fare,
se non per renderci la vita meno complicata a vicenda?
G. Eliot

 

Alesha sorrise, stringendo le braccia attorno al collo di Jaxon.-Ciao.- Lui ricambiò l'abbraccio, stringendola più forte del dovuto.

-Hey piccola principessa...come stai?- Le baciò la tempia destra, strofinando la mano sulla schiena.

-Malissimo, papà mi tratta male.- Ridacchiò, non appena ricevette una sberla sulla testa dal padre.-Aia! Jaxon..- Brontolò appoggiando il viso sul suo petto.

-Justin le hai fatto male.- La difese, lanciandogli un occhiataccia.

-Justin! Tesoro mio, mi sei mancato.- Pattie corse ad abbracciare il figlio, forte.

-Anche tu mamma.- Le lasciò un bacio sulla fronte, squadrandola dal basso verso l'alto.-Mi sembra che tu stia meglio del solito oggi.- Si complimentò con lei, cercando di evitare la risatina da ragazzina in preda agli ormoni di Alesha.

-Vuoi salire in camera mia? Devo farti vedere una cosa.- Propose il fratello, sperando di ricevere un sì come risposta.

-E' da mangiare!?- Entusiasta annuì, tenendolo per mano. Jaxon ricambiò il sorriso, avviandosi felice nella sua stanza.

-Grazie..sai ho fatto quel sonno di bellezza che mi consigliava...-

Prima che si allontanassero troppo Justin afferrò per la giacchetta la figlia, attirandola a sé.-Togli la giacca e siediti su quel divano, non andrai in camera di nessuno.-

-Jaxon!- Lei sgranò gli occhi, cercando aiuto in lui.

-Justin ti prego, non faremo nulla- Lo pregò, riprendendola tra le sue braccia.

-No, Jaxon, il vostro 'fare nulla' sappiamo benissimo entrambi di cosa si tratta.-

-Oh andiamo figliolo, cosa vuoi che facciano di male? terranno la porta aperta.- Intervenne Pattie ignara del buon sesso sfrenato tra i due.

Lui abbassò lo sguardo su Alesha, cercando di capire le sue intenzioni guardandola solamente negli occhi. L'intesa tra di loro era così forte che riuscivano a capirsi tramite pochi sguardi.

-Uff...- Abbassò lo sguardo, decidendo di andare a sedersi sul divano. In camera, sola con Jaxon non avrebbe mai potuto trattenersi..quei muscoli....

-Ma come hai fatto?- Stupita, Pattie sbatté più volte le palpebre.

-Ma Alesha...- Mugolò Jaxon offeso, sedendosi accanto a lei.

Sospirò, salendogli in braccio.-Ti voglio bene.- Ammise accoccolandosi in braccio a lui.

-Io invece ti..- Si bloccò, poteva confessarle il suo amore in quel momento? O avrebbe dovuto aspettare di essere da soli?

-Tra mezz'ora si pranza, vedete di lavarvi le mani.-

 

-Che cos'è?- Alesha mise il broncio toccando con la forchetta il finto pezzo di carne sul piatto.

-Seitan con i funghi.- Rispose a stento il padre, rosso in viso.

-Che schifo! Prima il tofu, poi questa cosa chiamata carne! Non ti parlo più, avevi detto che ci sarebbe stato il prosciutto al forno!-

-Io non l'ho mai detto, hai fatto tutto da sola.- Rispose iniziando a ridere senza sosta.

-In questa casa non entrerà mai della carne cara Alesha, che ti sia ben chiaro. Sono vegana.-

-Vegana? Non mangi nemmeno il pesce?-

- Il veganismo è un movimento filosofico basato su uno stile di vita fondato sul rifiuto – nei limiti del possibile e praticabile – di ogni forma di sfruttamento degli animali (per alimentazione, abbigliamento, spettacolo e ogni altro scopo.- Spiegò fiera di sé.

-Ma la carne è buona!- Esclamò aumentando le risate di Justin, per poco non si soffocava con l'acqua.-Io questo non lo voglio, preferisco non mangiare!- Allontanò il piatto, decisa ad andarsene.

-No...- Provò a fermare le risate, mentre la inseguiva.-...no, tesoro aspetta un attimo.-

-Non ci voglio più stare qui, io torno a casa!- Mise una scarpa, ma fu fermata mentre provava a mettere l'altra.

-No, dai Alesha, non fare così.- La prese per i fianchi, permettendole di circondargli i fianchi con le gambe.-Guarda che brutto faccino, avrai le rughe d'espressione così.- Le diede un buffetto sul naso, ancora molto divertito dalla situazione.

-Tu lo sapevi e non me lo hai detto! Mi hai lasciato immaginare il mega prosciutto!-

-Scusa.- Rise di nuovo, abbracciandola il più forte possibile.-Ti voglio bene.-

-Io no, voglio il mio prosciutto. Quando era piccola Pattie non era vegana.-

-Sì lo so, ha iniziato circa quattro anni fa, non è poi così terribile.-

-Andiamo a farci un kebab?- Propose con gli occhi ancora lucidi dopo la scoperta fatta.

-Un kebab? Alesha siamo in casa di una vegana.-

Mise il viso nell'incavo del suo collo, sospirando.-Lo mangiamo fuori e dopo torniamo.-

-Ma dobbiamo ancora recitare le preghiere, se usciamo si proporrà di venire con noi....facciamo così, prima di tornare a casa andiamo a mangiarlo va bene? Solamente noi due.-

-Sì- Alzò di scatto la testa, sorridendo a trentadue denti.-Ecco qua, bel sorriso, dammi un bacio.- Lei sporse le labbra in avanti, a papera, aspettando il suo bel bacetto, che gli fu subito concesso.

-Sei la mia piccolina..- Mormorò inclinando la testa verso destra, più la guardava, più la vedeva bella.-Io non sono piccolina.- Si coprì il viso con le mani, scuotendo la testa.

-Sì invece.-

-No, lasciami.- Cominciò a scalciare, riuscendo a saltare giù dalle sue braccia.-Sei troppo bassa.- Scherzò lui baciandola sulla nuca.

-Non sono bassa! Sono un metro e 57.-

-Io uno e 75 piccolina.-

-Non è vero.- Nonostante sapesse che era la verità decise di negarlo, incrociando le braccia al petto.

-Non è vero.- La imitò, avvolgendola in un abbraccio.-Brutta antipatica.- Iniziò a riempirla di baci, indietreggiando assieme a lei.

-Lasciami.- Rise, provando a scrollarselo di dosso. Non ce la fece, ma continuò a spingerlo per il petto.-Ti lascerò quando mangerai il tofu bollito.-

-Che schifo!- Rabbrividì di disgusto al solo pensiero.-Non verrò mai più qui con te, preferisco dormire.-

-Vuoi lasciare il tuo povero papà da solo? Per un letto?-

-Sì! Sei perspicace quando serve.-

-Sai dove te lo infilo il tofu?- Le morse violentemente il naso, facendola strillare.

-Justin, ma che state combinando? Tornate a mangiare.- Pattie uscì dalla sala da pranzo, raggiungendoli in salotto.

-Io non mangio, sto seguendo una dieta.- Rispose Alesha mordendo di ricambio il petto del padre.-Mamma, io ed Alesha abbiamo fatto una colazione..piena, magari restiamo per cena.- Liberò la figlia dall'abbraccio, indeciso sul da farsi.

-No, io devo studiare, non ho portato i libri con me-

Justin alzò gli occhi al cielo, pizzicandole il fianco.-Vedremo cosa fare, ora Alesha ti darà una mano a lavare i pia...- Prima che potesse finire la frase, Alesha era già svanita.

 

 

 

Justin rise, gonfiò la bocca e aspettò che la figlia lo imitasse.

Lei lo fece,allungando le mani per schiacciargli le guance in un solo colpo.

-Così mi fai male tesoro, dammi un bacio.- Ricambiò il sorriso, baciandolo sulla guancia.

Nella piccola saletta di Pattie stavano entrando pian piano tutti i parenti che avrebbero dovuto far parte di quella piccola cerimonia religiosa.

-Sono arrivati tutti, ora prendete ciò che vi è stato posto sulla sedia e seguite la mia lettura.- Iniziò Carl, il vescovo ingaggiato da Pattie apposta per le sue domeniche religiose.

-Non mi va di leggere.- Alesha, subito mise il broncio, scendendo dalle gambe di Justin per sedersi vicino a lui.-Io sono una non credente.-

-Non fa nulla, leggi.-

-Uffa...-

-Non brontolare e segui, altrimenti niente regalo, siamo intesi?-

-Sì...-

Dopo una mezz'ora di lettura, Justin sia accorse che qualcosa non andava da più di dieci minuti, troppo silenzio da parte della figlia.

La guardò, con la coda dell'occhio, per controllare che stesse bene,ma non appena capì cos'era successo iniziò a maledirsi a bassa voce per averla fatta partecipare.

La prossima volta l'avrebbe lasciata a casa.

Con la bocca del tutto aperta, Lesha stava sonnecchiando, adagiata comodamente sulla sua sedia.

-Alesha.- Bisbigliò provando a non farsi sentire dalla madre, assorta nella lettura.

-Alesha.- Ripeté alzando di poco il tono di voce.

-Tesoro!- Le diede una spintarella, forse un po' troppo forte, perchè cadde a terra, svegliandosi di soprassalto. Tutti si voltarono verso di lei, spaventati.

-Sta bene, riprendete.- Disse Justin tirandola su.

-Chi ti ha detto che sto bene? Potrei avere una gamba rotta.- Ribatté lei incrociando le braccia al petto.

-Non hai niente di rotto e smettila di dormire.-

Rise, con aggiunta dei grugniti di maiale.-Ma io mi annoio!-

-Non fa nulla, riapri il libro e leggi.-

-No, non mi va.- Gli diede le spalle, ignorandolo.-Ho fame e sono stanca, voglio andare a casa.- Iniziò a lamentarsi dopo poco, cercando del cibo nelle tasche dei pantaloni del suo papà, il quale si tratteneva a non dirle niente per non disturbare come avevano fatto prima.

-Sì!- Soddisfatta, aprì il pacchetto di gomme da masticare, mettendone in bocca più alla volta.

-No, Alesha, sputale, non è il momento.-

-No!- Si tappò la bocca, masticando rumorosamente.-Va via.- Spinse di là la sua mano, felice di aver infilato qualcosa da mangiare in bocca.

-Sputale.- Le schiacciò le guance, in modo da poterle recuperare e dopo vari tentativi riuscì a fargliele sputare sulla sua mano.

-Guarda che schifo, ho la mano piena di saliva.-

-Voglio tornare a casa.- Cominciò a muoversi nervosamente, attirando l'attenzione di alcuni amici della nonna.-Papà! Portami a casa.- Strinse le mani in pugni, trattenendo le lacrime per una scenata migliore.-Non voglio stare qui, sono stanca e ho fame, voglio andare a casa.-

-Alesha, per favore, non ci vorrà molto, ancora mezz'oretta e abbiamo finito.-

-No! Voglio andare a casa adesso.- Si alzò, tentando di uscire, ma fu afferrata prontamente dal padre.-No, se ti dico che devi stare qui, devi stare qui. Smettila di fare la bambina.-

Per il resto del tempo, sorprendentemente, rimase zitta, col muso, ad aspettare la fine, limitandosi a giocare con le unghie rovinate.

-Non essere arrabbiata con me, ti ho solo buttato giù dalla sedia.- Le disse Justin notando di essere totalmente ignorato da lei.

-Scusa.- Provò con baci e abbracci, ma nulla, veniva comunque ignorato.

-Mi perdoni se ti do questo?- Chiese porgendole un cofanetto azzurro.

-Sìì.- Sorrise a trentadue denti, prendendoglielo dalle mani per aprirlo subito.-E' un bracciale con tanti ciondoli, che significano questi?-

-Te lo dirò a casa, ora sono perdonato?-

-Sììì!- Strillò abbracciandolo.-Grazie Justin, ti voglio tanto bene.-

 

-----------.

-Aaah!- Alesha strillò, non appena fu buttata sul letto di Jaxon.-Sta zitta, altrimenti verrà Justin.- Disse Jaxon tappandole la bocca. Lei gli morse il palmo della mano, continuando a ridere ad alta voce.-Verrà anche se non mi sente urlare.-

-Dai, dammi solo un bacio, ti prego.- La supplicò, avvicinando il viso al suo, ma lei girò la testa, lasciandosi baciare sulla guancia.-No.-

-Ti prego.- Strofinò le labbra sul suo viso, provando insistentemente a baciarla.

-No, non voglio stare insieme a te Jaxon, avevi detto che non era nulla di serio! Solo botta e via.-

-Sì...lo so, ma tu mi piaci tanto.- Scese sul suo collo, iniziando a mordicchiarlo, quanto avrebbe voluto marchiarla e farla sua, di nuovo.

-No, Jaxon, smettila.- Lo spinse via, cercando di scendere dal letto, un succhiotto era quello che non ci voleva proprio, doveva fare conquiste, con quelli non avrebbe potuto.

-Se mi dai un bacio la smetto, te lo giuro.- Disse pregandola con lo sguardo. Lo desiderava così tanto al punto di umiliarsi per lei.

Come poteva dire di no a quegli occhi così belli?

Socchiuse le labbra, incapace di dirgli di no un'altra volta.

-Però se papà ci vede è solo colpa tua.- Disse consapevole del fatto che Justin sarebbe andata a cercarla presto, non vedendola tornare dal bagno.

-Va bene.- Mise un dito tra le loro labbra, distanti di pochi centimetri.-Promettilo.-

-Te lo prometto.- Disse fiondandosi sulle sue labbra, che da molto sognava.

Quell'inaspettato bacio della giornata sciolse le sue convinzioni, era così attirato dalla sua bocca, che quando se ne staccava per baciarla di nuovo, spesso dimenticava come si riprendesse a respirare.

Gemette, mordendogli dolcemente il labbro inferiore e spinse il bacino verso di lei, in modo da farle sentire quanto bisogno avesse in quel momento.

-Jaxon io non credo che...-

-Shh..- Riprese a baciarla, stavolta con più passione.

Non gli importava se lei non provava gli stessi sentimenti, gli bastava averla li con lui in quel momento.

-O smetti di baciare mia figlia ora o ti faccio smettere io.- Alesha trasalì, coprendosi la faccia con le mani.

-Te lo avevo detto io.- Disse a voce bassa, in modo da farsi sentire solo da Jaxon.

-Justin, potresti lasciarci soli? Per favore?-

-Jaxon potresti toglierti da mia figlia, per favore?- Lo imitò con lo stesso tono di voce, una volta vicino al letto.-Scendi Jaxon.- Ripeté di nuovo, arrabbiato.

-Ma Justin..lo sai che sono innamorato di lei, ma ti comporti comunque così con me. Perché non mi lasci stare con lei?-

A quella frase, Alesha si irrigidì sotto di lui, scivolando via pian piano.-Non è questo il problema, lei non ricambia! Smettila di fare così, se la vuoi conquistala, senza farla scappare ogni volta.-

-Lei non scappa da me!-

-No?- Inarcò le sopracciglia, indicando la figlia, che, a gattoni stava lasciando la stanza, sperando di non farsi notare.

Stupito, si voltò.-Alesha io sono innamorato di te.- Le disse per non farla scappare via

Lei non rispose, sbattendo più volte le palpebre, confusa, che doveva fare?

Cercò aiuto nello sguardo del padre, che annuì, incerto.

-Non mi piacciono i tuoi atteggiamenti da ragazzina sfrontata, ti ho dato delle regole da seguire e non lo hai fatto.- Finse di prendersela solo con Alesha, prendendola poi per mano, aiutandola ad alzarsi.

-Dobbiamo parlare e...Jaxon questo non è il modo migliore per dire 'Ti amo' ad una ragazza.-

-I-io..- Balbettò non sapendo come rispondere, in fondo aveva ragione.

-Troverò un altro modo...Ti farò innamorare di me Alesha.- Promise a se stesso.

…..*......

-Non puoi decidere di baciarlo e scappare via subito dopo Alesha!-

-Ma io...- Abbassò la testa, colpevole.-Mi dispiace.- Si sedette sul bordo del letto, esausta.-Io gliel'ho detto che non era una buona idea.-

-Sì e io sono Barack Obama,ho visto come vi stavate baciando.-

Ridacchiò, tappandosi la bocca quando lui le fece capire che era serissimo.-Ma è la verità! Lui ha insistito e io non so dirgli di no, i suoi occhi sono troppo belli.- Ammise allungando la 'o'.

-Non importa, mai e poi mai devi illudere un ragazzo in questo modo. Fa male, okay? Lui ora è innamorato di te, e non è una parola piccola. Ora cos'hai intenzione di fare? Baciarlo ogni volta che te lo chiederà con quegli occhioni azzurri o farlo soffrire dicendogli la verità!?-

-Non lo so.- Rispose grattando distrattamente il suo piccolo naso.-Tu che faresti?-

Justin sospirò, inginocchiandosi davanti a lei.-E' una tua scelta bellissima, fai ciò che senti.-

-Ma io non so cosa fare.- Rispose lei indecisa.-Ti voglio bene.- Allargò le braccia, avvolgendo il padre in un abbraccio inaspettato.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 18. ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

14/01/2014

Se non ti arrampichi, non puoi cadere. Ma vivere tutta la vita sul terreno non ti darà gioia.

 

-No, è stato papà a costringermi a venire qui.- Spiegò Alesha rannicchiandosi sulla poltrona.

-Lo chiami spesso papà?- Chiese Erika prendendo il suo taccuino.

-No, non lo chiamo papà, non parlando con lui, solo quando ne parlo con gli altri, io non lo so.- Giocherellò con alcune ciocche dei capelli, distogliendo lo sguardo.

-Oh, capisco, non ti senti a tuo agio nel chiamarlo papà?-

-Un pochino..preferisco Justin.-

-Sai,lui ci tiene molto a te ed è preoccupato che qualcosa non vada, ne vuoi parlare?-

-Io sto bene.- Rispose abbassando lo sguardo sulle sue mani unite. Qualcosa dentro di lei stava cambiando.

-Alesha, io sono qui per ascoltarti, puoi dirmi tutto, rimarrà solo tra di noi.-

Lei non rispose, limitandosi a torturasi le mani. Ad Erika quel gesto non passò inosservato, ma decise di non intervenire.-Il nostro tempo è finito, ora vorrei parlare anche con tuo padre se non ti dispiace.-

Annuì, sempre con la testa bassa, ignorando l'entrata di Justin, che le lanciava strane occhiate.-Come mai così silenziosa? Che è successo? Stai bene?- Se ci pensava meglio gli era già capitato di vederla in quello stato, raramente. Rimaneva seduta in silenzio a farsi male alle mani, come in uno stato vegetativo.

Fece di sì con la testa, osservando attentamente le mani piene di graffi, se avesse continuato avrebbe perso sangue.

-Bambina, guardami.- Le alzò il viso, in modo da poter scontrare i loro occhi.

-Va tutto bene.- Sorrise teneramente, prendendo le piccole mani della figlia tra le sue.-Piuttosto, graffia le mie di mani, okay?- Dopodiché l'afferrò per i fianchi, portandola in braccio a lui.

Lei gli diede retta, continuando a guardarlo negli occhi, come per cercare di capire se fosse abbastanza affidabile.

Sembrava quasi un'altra persona e forse lo era...

-Uhm...credo che io e lei dobbiamo parlare, da soli.- Borbottò la giovane donna rivolgendosi unicamente a Justin.

Lesha strinse leggermente la maglietta del padre, visibilmente contrariata.

-Ti va di aspettarmi fuori? Solo un attimo.- Bisbigliò accarezzandola dolcemente.

Scosse la testa, tornando ad auto infliggersi del dolore.

-No, no, ecco, guarda qua, tu ti siedi qua ad usare il telefono mentre io parlo con Erika va bene?- La fece sedere sul divanetto posto in fondo alla stanza, ponendole il telefono tra le mani.

La psicologa, sorpresa dalla pazienza del padre lo guardò ammirata.-E' abituato?- Si ritrovò a chiedere quando ebbero il loro piccolo momento di privacy.

-No, è la prima volta che interagisco con lei quando si trova in questo stato, di solito mi da le spalle, in silenzio. Non ci ho mai fatto molto.-

-Beh..avrebbe dovuto, sua figlia è un caso molto particolare e da come ho potuto notare soffre anche di autolesionismo, nulla di grave.-

-E' per quando si graffia le mani?-

-Sì.-

-Delle volte si tira i capelli ed è difficile fermarla...-

-Lei è davvero bravissimo a farle capire che il suo comportamento non è normale, non la mette a disagio, anzi, sembra si fidi tantissimo ed è un bene.
Però è evidente che abbia molti problemi mentali..- aggiunse a bassa voce.
-Ad esempio? Lei cosa crede che possa essere?-
-beh.. Non ne sono sicura, perché associare questa malattia a dei pazienti è solitamente sbagliato, ma dovrebbe essere il disturbo della personalità multipla-
-Che cosa!?- la guardò scioccato, attendendo altre informazioni.

-Spero che lei si stia sbagliando-
-Non ne sono sicura ma questa è una mia ipotesi, manifesta i sintomi ma potrebbe essere solo l'adolescenza , non ne ho idea, sua figlia è un caso così difficile- affondò il viso tra le mani, esausta.

-non mi è mai capitato nulla del genere, forse dovrei parlarne con papà-


 

-Dovreste venire a cena da noi..magari domani sera.- Propose quando fu il momento di salutarsi.

-Se siete vegani io non vengo.- L'avvisò Alesha, tornata finalmente in sé.

Si sostenne al braccio del padre, stanca, per lei era stata una giornata pesante, a scuola le avevano dato un brutto voto, molte delle ragazze la guardavano male perchè girava la voce che avesse spezzato il cuore a Jaxon.

Dalla psicologa non era stato il massimo e si sentiva stanca, come se avesse fatto un enorme sforzo mentale.

-No, per tua fortuna mio padre è un grande amante della carne, ogni domenica organizza un barbecue.-

-Ugh, la mia testa... Io vado in macchina. Arrivederci.- Salutò cordialmente, allontanandosi.

-Aspettami, potresti star male.- Suo padre la seguì apprensivo, dopo aver pagato.

-----------.

-Devi fare i compiti, basta con quel telefono.- Lei sbuffò, cercando di andare più in là sul suo letto spazioso.

-Non riesco a farli, lasciami in pace. Mi fa male la testa.- Rispose abbracciando il suo buggy bear.

-Ti fa male la testa solo quando devi studiare.- Disse sfilandole di mano il telefono. -Con chi parli così tanto?- Sapeva di non star invadendo la sua privacy, lei gli parlava sempre di tutto, incapace di nascondergli qualcosa, a meno che non ne valesse davvero la pena.

-Blaze, l'ho invitato a fare i compiti da me- Spiegò facendo spallucce. Justin annuì, scorrendo tra i vari messaggi.-Credevo non stessi bene.- Insinuò sdraiandosi vicino ai quaderni.

-Me li avresti fatti fare comunque.- Disse riferendosi ai compiti.-con Blaze la matematica è tutta più semplice.-

-Lui ti piace?- Domandò schietto, non voleva perderla di vista neanche un attimo, riusciva sempre a capire quando mentiva.

Scosse la testa.-No, è solo un amico, gli voglio tantissimo bene.-

-C'è qualcuno che ti piace?- Si sporse verso di lei, sperando di ricevere una risposta sincera.

Sorrise.-In che senso mi piace?- Era solita aprire più del solito gli occhi verdi quando si parlava di ciò che gli interessava.

-Nel senso...una cotta, i primi amori.- Divagò gesticolando con le mani.

-Justin io non ho relazioni, non mi piacciono, non voglio nulla di serio.-

-Cosa?- Si tirò su seduto.-Nulla di serio?-

-Già.-

-Non ti vorresti sposare? Avere dei bambini? Un futuro certo?-

-Juss non so nemmeno cosa studiare a scuola, non mi piace organizzarmi prima. Accadrà quel che accadrà.-

-Ma non puoi fare così! Non hai scelto la tua carriera?? Lo devi fare, quest'anno, vuoi andare all'università più avanti?-

-Non so cosa voglio fare.- Mormorò aggrottando la fronte.-Ho ricominciato ad andare a scuola da poco...non puoi capire.- In fondo poteva, la sua bambina aveva dovuto crescere da sola, lasciando gli studi per lavorare e mantenersi.

-Io ti capisco, ma devi imparare a prendere delle decisioni.- Si appoggiò allo schienale del letto, posandola tra le sue gambe, in modo da farle appoggiare la testa sul suo petto.-Vuoi lavorare in futuro giusto?- Sussurrò al suo orecchio, disegnando cerchi immaginari sul suo stomaco scoperto.

-Sì.-

-Se continui così, senza una meta precisa diventerai una mantenuta, da tuo marito e tuo padre.-

-Tu mi manterresti?- Stupita, alzò lo sguardo su di lui.

-Certo, dovrei lasciarti a trentanni sotto un ponte perché non hai lavoro?? No,ti terrei a casa con me oppure ti pagherei una casa.-

-Io non voglio questo.- Mormorò ritornando con lo sguardo basso. Doveva seriamente pensare a cosa voleva fare, ma non aveva nessun idea in mente.

-Il tuo amico sarà qui a momenti, va a dare una sistemata di sotto, non pensare di fare qui i compiti e vestiti- Lasciarla in camera con un ragazzo?? Mai.

-Non ne ho voglia.-

-Alzati e vestiti- Lei scosse la testa, stava troppo comoda rifugiata tra le sue braccia.

-No, sei caldo, morbido, non voglio più andare via, voglio rimanere così per sempre.-

-Non sono morbido, dai, sistema qui e il salotto.- Si staccò dalla stretta, bisognoso di andare in bagno.

-No! Torna qui.- Rise, cercando di riacciuffarlo.

-Non rompere, devo andare in bagno.- Provò a scendere senza farsi prendere, ma tra le coperte, i libri e le penne perse l'equilibrio, cadendo a terra.

-Ho vinto!- Esclamò prima di lanciarsi letteralmente su di lui.

Quest'ultimo gemette dal dolore per il forte impatto ricevuto.-Alesha...- Emise un lamento, non sentiva più la schiena.-...mi hai fatto male.-

-Hanno suonato il campanello!- Scattò in piedi, correndo di sotto.

-I pantaloni!- Ignorando il dolore iniziale la inseguì, riuscendo a prenderla a metà scale.

-Grazia, per favore apri tu e sistema Blaze in salotto, deve fare i compiti con mia figlia, lei arriverà subito.- Spiegò velocemente, mentre provava a tenerla ferma tra le sue braccia.

-Ma questo è il mio pigiama!- Esclamò provando a liberarsi.-Che c'è di male?- Durante quelle domande si lasciò trasportare di peso in camera sua.

-Non è un pigiama sei in mutande! Dove sono i pantaloni?-

-Non lo so.- Voltò il viso verso di lui, sbilanciandosi di più per poterlo baciare sulla guancia.

-Smettila.- Scostò il viso, lanciandola sul letto in modo brusco, causando la sua risata, ma non c'era nulla da ridere.-Mi fai incazzare! Possibile che tu non abbia la tua dignità?-

-Si che ce l'ho.-

-Non è vero, non ti fai problemi con gli uomini, perché!? Abbi più rispetto del tuo corpo.- Sbottò tirandole in pieno viso i pantaloni, i quali indossò subito.

-...io ho sempre abitato con soli maschi, non si sono mai fatti troppi problemi, per me è tutto naturale.- Provò a spiegarsi, tentando di non mettersi a piangere.-Sono stata fino ai sedici anni con un uomo burbero, dopo assieme a mio padre e mio fratello..la presenza maschile..-

Lui la interruppe, scioccato.-Fratello?-

-Sì..l'ho conosciuto quando sono partita..io vado da Blaze.- Detto questo lasciò la stanza.

*..*..*

Justin spense la sua sigaretta, entrando in cucina in maniera da poter spiare meglio Blaze ed Alesha, indaffarati con gli esercizi.

Quando l'aveva adottata non gli era stato detto di nessun fratello ed ora compariva così? Dal nulla?

Oppure era l'attuale figlio del suo vero padre? In fondo, poteva anche essersi risposato...no, lo avrebbe saputo dalla chiacchierona di sua figlia.

-Alesha?- Blaze deglutì, provando a non perdersi negli occhi verdi della ragazza, se lo avesse fatto non sarebbe riuscito a parlarle correttamente, senza balbettare.

-Sì?-

-Dovranno operarmi presto e forse potrò riprendere a camminare.- Disse tutto d'un fiato.-Andrò in Gran Bretagna, sarà un intervento complicato..ma con una persona ha funzionato e potrebbe succedere pure a me.-

-Oh...io..sono contenta.- Salì sulle sue gambe, sapendo che non sentiva nulla in quel punto e lo abbracciò, forte.-Mi lascerai qui da sola...quando?-

-Non sarà per molto..spero, partirò a Giugno, così da poter finire la scuola.- Esitante passo le mani tra i suoi capelli, aveva sognato davvero molte volte di farlo, ma non avrebbe mai creduto che Alesha gli avrebbe dato quell'opportunità.

-Mi mancherai tanto.- Ammise dispiaciuta.-La Gran Bretagna è lontana? Posso venire a trovarti?- Blaze ridacchiò, toccandole la guancia destra.-Ci divide il vasto oceano atlantico sai?-

Lei socchiuse le labbra, non sapendo cosa dire.-In aereo sarebbero otto ore, forse anche di più e il biglietto è costosissimo.-

-Non voglio non vederti mai più.- Sostenne iniziando a piangere.

-Non fare così...noi ci rivedremo.- Lei non rispose, pianse, appoggiata a lui, che tentava di farla smettere in tutti i modi possibili.

Il suo unico vero amico se ne stava andando, come tutti gli altri.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 19 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

15/01/2014

Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere.
(Dalai Lama)

 

-No, non voglio fare colazione.- Justin non avrebbe mai creduto di poter mai sentire quelle parole fuoriuscire dalla bocca della figlia.

-Non puoi non fare colazione, è il pasto più importante della giornata. Me lo hai detto tu.-

-Si lo so..- Affondò il viso tra le gambe, aveva fame, come sempre, ma non se la sentiva di mangiare nulla dopo la notizia che aveva sentito la sera prima.

-Mangia solamente questa macedonia amore mio, per favore.- Le alzò il mento, in modo da poterle dare la ciotola piena.-Fallo per me.- Spinse la sedia indietro, così da inginocchiarsi davanti a lei.

-Tornerà?- Chiese asciugandosi gli angoli degli occhi. Non aveva dormito a causa di quel pensiero.

-Non ne ho la minima idea tesoro, ma potrai andare a trovarlo durante i fine settimana, okay?-

-Non li ho i soldi.-

-Li ho io bellissima, ora finisci di mangiare e dammi un bacio, così ti porto a scuola.-

-Voglio farti conoscere mio fratello.- Disse cambiando totalmente discorso.-Può venire qui un giorno?- Spalancò gli occhi, supplicandolo con lo sguardo.

-Certo, durante le vacanze di pasqua potrebbe venire.-

-Sì! Grazie.- Esclamò stringendolo in un abbraccio.

-Dove vive? Quando lo hai conosciuto?- Si sentiva in dovere nel chiederle scusa per ciò che gli aveva detto ieri sul suo rapporto con i maschi. La capiva, aveva vissuto solo con i maschi per la maggior parte degli anni e si sentiva a suo agio.

-A Londra, papà mi ha fatto riavere i contatti con lui, quando stavamo insieme, ha vent'anni e vive con la sua ragazza, da bambini lo avevano mandato dai nonni, a me in un orfanotrofio.-

-Oh..capisco.- Le prese la ciotola di mano, iniziando ad imboccarla.-Vi assomigliate?-

Fece spallucce, non ci aveva mai fatto caso.-Mi dispiace tanto per quello che ti ho detto ieri, ero solamente un po' nervoso, tu sei la mia bambina ed io sono geloso.- Posò la ciotola vuota sul tavolo.-Voglio che tu abbia un futuro assicurato con un uomo degno di te al tuo fianco.- La spinse verso di sé, abbracciandola forte.

-Perchè tu non hai la fidanzata?- Mormorò curiosa.

Lui si inumidì le labbra, pensandoci.-Non lo so, dopo la rottura con Selena è stato difficile...ora ci sei tu e mi basti.-

-Ma non sei sessualmente frustrato?-

Lui ridacchiò, scuotendo la testa.-Non lo sono, sai, la mia vita sessuale non è come credi.-

Sgranò gli occhi.-Sul serio?-

-Sul serio.-

-Perché non me lo dici? Io ti dico sempre tutto.-

-Sì lo so.- Le legò i capelli dolcemente.-Sei bellissima e ti voglio tanto bene.-

-Io sono più bella di te.- Rise, strizzandogli le guance.

-Andiamo, altrimenti arriveremo in ritardo.-

*-*-*-*

-Blaze!- Alesha sorrise, correndo verso di lui appena lo vide.-Perchè non sei venuto da me?- Salì sulle sue ginocchia, stupendo tutti gli alunni di quella scuola. Quel tavolo rimaneva solitamente vuoto.

-Beh, io ti ho vista parlare con gli altri e non volevo disturbare.- Spiegò abbassando lo sguardo su di lei.

-Non mi disturbi mai.- Rispose appoggiando il porta-pranzo sul tavolo.

-Mi era sembrato di vederti mangiare prima.- Commentò lui pensieroso, osservando il porta-pranzo pieno.

-Si infatti ho già mangiato, però io sono giovane, devo crescere.- Lo guardò e sorrise.-Ne vuoi un po'?-

-No..grazie. Ho già mangiato.- Ricambiò il sorriso, scrutando con attenzione il suo corpo, non era per niente grassa, neanche troppo magra, strano.

-Sai, papà dice che devo trovare al più presto la mia strada. Tu che farai dopo la scuola?-

-Beh..io vorrei tanto diventare un medico, così da dare una mano alle persone come me.-

Lei continuò a masticare, interessata.

-Sarebbe bello, no?- Voleva sentire il suo parere, ma quando la guardò non si trattenne dal ridere. Con le guanciotte piene tentava di non soffocare.

-Devi mangiare più lentamente.- Senza smettere di ridere le diede qualche pacca sulla schiena e alcuni sorsi d'acqua.

-Ho deciso chi voglio diventare.- Disse tutto d'un tratto, fiera di sé.

-Sì? Nei cinque secondi in qui stavi quasi soffocando?-

-Non prendermi in giro!- Lo picchiò sul petto.-Sono seria.-

-Okay, okay, scusami.- Smise di ridere, ma per sicurezza tenne la mano davanti alla bocca.

-Vorrei tanto diventare un attrice.-

-Allora dovresti cambiare scuola no?- Aveva sentito parlare di molte scuole superiori inerenti a quella professione e la loro non lo era.

-Sì...penso di sì. Cercherò su internet e ne parlerò con papà.-

-Mmh, sai cosa comporta avere quel tipo di vita? Troverai molta concorrenza.-

-Da bambina ho recitato alcune volte, non ero male, voglio riprovare.-

-Capisco, parlane bene con Justin okay?- Le baciò la fronte teneramente.-Sono sicuro che te la caveresti benissimo.-

-Sì?-

-Non posso saperlo con sicurezza, ma credo di sì. Sei intelligente quando ti applichi al meglio.-

-Grazie.- Le fossette comparirono e lui si sentì benissimo per averle causate.

-Ti va di stare un po' insieme? In questi giorni..così, prima che io parta, mi piacerebbe spendere il mio tempo solo con te.-

-Va bene, però papà non mi lascia uscire se non finisco i compiti, parla parla e parla e non mi va di sentirlo parlare.-

-Li facciamo insieme e dopo ci guardiamo un film..- Propose sperando di non risultare ridicolo.

-Ordiamo la pizza?- Era così entusiasta da quell'idea.

-Certo.-

-Lo dirò a papà, appena lo vedo, ho tante cose da dirgli oggi. Sai, ha detto che potrò venire a trovarti! Pagherà lui i biglietti.-

A quella notizia il cuore di Blaze perse alcuni battiti, fu in quel momento che realizzò , lei ci teneva e non lo avrebbe lasciato andare facilmente.-Sarebbe...sarebbe davvero bellissimo, grazie.-

Alesha si sporse in avanti, fino a baciargli il naso.-Ti voglio tanto bene.- Le piacevano molto, quegli occhi azzurri.

-Anche io ti voglio bene.- Disse rosso in viso.

-Spero che il tuo intervento funzioni, altrimenti li picchierò tutti.-

-Beh, allora sarò tranquillo, sapendo che mi starai accanto.-

-*-*-*-*-*-*-

-Justin!- Suo padre sorrise, nel vederla correre verso di lui per un abbraccio.

-Piccolina.- Bisbigliò quando fu travolto dall'abbraccio.-Guarda come sei bella.- Le osservò gli occhioni verdi, constatando di non averne mai visti di così vivaci.

-Voglio cambiare scuola, Blaze verrà da noi questo pomeriggio e ho già deciso dove andare.- Disse tutto d'un fiato, lasciandolo interdetto.

-Okay, forse sarà meglio parlarne a pranzo, sali in macchina.-

Una volta a tavola, Justin riprese la conversazione.-Iniziamo dal problema meno principale, Blaze sarà qui verso che ora?-

-Le tre del pomeriggio, faremo insieme i compiti e dopo film più pizza. Però non ti vogliamo tra i piedi, partirà tra poco e vogliamo stare insieme.-

Alzò gli occhi al cielo, per niente offeso.-Dovevo comunque uscire per andare in studio, tornerò verso le nove, a quell'ora voglio te a letto e Blaze a casa, ok?-

-Sì...-

-Non farete nulla oltre a quello che mi hai detto vero?-

-No.- Rispose masticando un pezzo di tacchino.

-Bene, mi fido a lasciarti da sola a casa con lui, ma non fate nulla di sporco va bene?-

-Sì.-

-Secondo.. vuoi cambiare scuola? Perchè? La tua è una delle scuole private migliori qui ad Atlanta.-

-Voglio diventare un attrice.- Annunciò concentrata a fare la 'scarpetta' col pane.

-Un attrice? Credevo non ti piacesse essere al centro dell'attenzione.-

-Non mi piace quando sono 'Alesha', mi piace interpretare un ruolo che non sia il mio. Voglio iscrivermi ad un'accademia teatrale e ho trovato una scuola che mi piace molto.- Tirò fuori dalla tasca il pezzo di carta dove aveva scritto l'indirizzo.-328 West 48th St. (tra 8th & 9th Avenue) New York-

-New York? Alesha noi siamo ad Atlanta, Georgia, ci metti due ore di aereo per andare a New York, è troppo lontano, non ti ci voglio mandare.-

-Ma è una bella scuola!- Ribattè con le lacrime agli occhi.

-Ci sono belle scuole anche qui, sono tredici ore di viaggio in macchina.-

-Io voglio andare in quella.-

Lo stava seriamente mettendo in difficoltà, era una decisione troppo seria per essere presa così alla leggera.

-Senti tesoro...-

-Ci sono anche i corsi dopo scuola, voglio giocare a calcio e a tutti gli altri sport...per favore.-

-Alesha..- Sospirò, torturandosi i capelli con le mani.-Ho molte case, anche a Los Angeles, ma tu mi chiedi di andare proprio a New York.-

-Non ho nulla che mi trattenga dallo stare qui.-

-Hai la tua famiglia.- Sostenne aggrottando le sopracciglia.

-Io ho solo te, tu sei la mia famiglia, se non verrai con me...io...io cercherò un altra scuola.- Disse abbattuta.

-Non lo so, ci devo pensare.- Tornò con l'attenzione sul piatto di fronte a lui, ma ormai la fame era passata.-E' una cosa seria questa, ti dovrai impegnare, se non sei realmente interessata lascia perdere, non andresti da nessuna parte.-

-Non sono stupida, lo so già.-

-Pensa a quante migliaia di persone vanno ai provini e sono scartate. In poche saranno scelte. Questo non vuol dire che tu debba arrenderti. Pur mettendocela tutta, devi semplicemente tenere presente che ci sarà sempre qualcuno più bravo di te.- Continuò il suo discorso, sempre più confuso.

-Io sarò scelta, ne sono sicura.-

-Chiedi a te stessa quanto lo vuoi davvero. Se in realtà non ti importa più di tanto, pensare a una carriera da attrice non ha senso e rimarrebbe solo un sogno irrealizzato. Puoi diventare un'attrice solo con la volontà e l'impegno, perché è davvero molto difficile. La recitazione prevede anche molto canto e ballo, quindi dovrai imparare anche queste due attività.-

-Voglio recitare e basta.- Disse decisa.

-Beh, perlomeno inizia facendo un semplice corso di teatro. Scopri se è davvero quello che vuoi fare nella vita. Non puoi cambiare scuola così in fretta.-

-Non voglio iniziare con un semplice corso.- Scosse la testa.-Lo so già che è giusto, voglio cambiare scuola e basta.- Mise il broncio, facendo alzare gli occhi al cielo al padre.-Ora non fare la bambina.-

-Non faccio la bambina!-

-Sì invece, sempre a mettere il broncio quando non ottieni qualcosa, credo di viziarti troppo.-

-Non sono viziata.- Si alzò da tavola, offesa.-Non parlarmi più.-

Sospirò.-Guardati ora, stai facendo proprio come quando avevi otto anni. 'Non parlarmi più'- La imitò arrabbiato.

-Smettila di prendermi in giro!-

-Quando tu la smetterai di fare i capricci.-

Non rispose, strinse i pugni e corse in camera sua.

Flashback.

-No, voglio un biscotto, non rompere.-

-Alesha non parlare così a tua madre- Justin sospirò, spostando il piatto dalla vista della figlia.

-Io voglio un biscotto!- Si allungò il più possibile per prenderlo, fallendo al primo tentativo.-Ugh, perchè siete venuti anche voi? Quando c'è bisogno non ci siete mai, quando non servite si invece.- Borbottò andando via da quel tavolo, per trovarne uno migliore.

Selena aggrottò la fronte, entrambi erano ad una festa di compleanno di una delle amiche di Alesha, a qui ovviamente erano stati invitati anche loro, perchè non li voleva lì?

-Noi ci siamo sempre per lei.- Disse facendo spallucce.

-Non è vero e lo sai anche tu che ha ragione.- Rispose passandosi la mano tra i corti capelli biondi. Controllava la figlia da lontano, che andava di qua e di là alla ricerca di cibo. Avrebbe dovuto seguire una dieta, ma Alesha non era inclina alle regole, sopratutto se si trattava di cibo.

-Non ci siamo stati solamente a qualche recita...-

-Noi non siamo stati a nessuna delle sue recite, neanche ad una partita di football o..-

Lo bloccò.-Non ci penso neanche a vedere mia figlia scontrarsi contro gli altri giocatori.-

-Che pessima scusa.- Mormorò alzandosi per fermare Alesha, che ne stava approfittando troppo della situazione.

-Smettila di riempire questo piatto come se non mangiassi da anni.- Si inginocchiò, per arrivare al suo livello.

-Non l'ho riempito.- Si difese guardando il piatto pieno.

Le rubò un biscotto al cioccolato, sorridendole dolcemente.-Sai , i tuoi amici sono in acqua, perché non vai a metterti pure tu il costume?-

-Non voglio- si voltò verso la piscina iniziando a mangiare.

Era sicura che l'avrebbero presa in giro se avesse indossato quel costume.

-Perchè? Abbiamo comprato un bellissimo costume interno per l'occasione e non vuoi indossarlo?-

-Perspicace-

-Alesha.- la avvertì spazientito.-Dai, andiamo a mettere quel costume, vedrai che sarai bellissima.-

-No, mi prenderanno in giro e lo psicologo ha detto che non devo picchiare più nessuno. Mi risulta già difficile solo nel guardare Adam in faccia.- Adam era il suo nemico d'infanzia, il ragazzino con qui litigava ogni santo giorno.

-Non ti prenderanno in giro, fidati del tuo papà.-

-No.-

-Dai.-

-No.-

-Se ti prenderanno in giro giuro che non me lo perdonerò, va bene?-

-Se lo faranno ci andrò di mezzo io, non mi interessa se non te lo perdonerai mai.-

Sbuffò arrabbiato, abbracciandola fino a seppellire il volto sul suo collo.-A volte sei fin troppo intelligente.- Bisbigliò portando la mano dietro la sua schiena, per spingerla a ricambiare.

-Ho la pancia grande, mi prenderanno in giro tutti, non me la sento.-

-Sei bellissima così come sei, se ti prenderanno in giro-anche se so che non lo faranno- tu risponderai a tono.- Non avrebbe potuto dirle il contrario, non era magra, ma neanche troppo grassa, solamente paffutella.

Mise il broncio, separandosi.-No.-

Dopo quasi mezz'ora riuscì a convincerla e l'accompagnò a cambiarsi.-Questo dovrebbe farlo tua madre.- Disse a bassa voce Justin, mentre l'aiutava a infilarsi il costume da bagno viola.

Alesha non rispose, chiuse le mani in piccoli pugni e li portò di fronte alla bocca.

-Su andiamo, sai nuotare vero?-

Scosse la testa, sorridendo.

-Ugh, beh allora ti controllerò da vicino, tanto ci sono i salvagenti.-

-Voglio i braccioli.-

-Sì,sì,va bene, è uguale. Dammi un bacio.- Gli regalò un bacio a stampo, seguendolo di fuori.

-Alesha! Finalmente, vieni con noi.- Khady, la sua amica, la prese per mano, incitandola a buttarsi in acqua con gli altri.

-Non so nuotare, dammi i braccioli.-

-Neppure io so nuotare.- Risero entrambe, battendosi il cinque.

 

-Spostatevi tutti, ora si tuffa una balena.- Adam rise, puntando lo sguardo su Alesha.

-Non mi parlare.- Lo avvertì rimanendo fuori dall'acqua, si stava godendo il sole e non aveva intenzione di rovinarsi la giornata per lui.

-Perchè? Le tue orecchie sono piene del tuo grasso?- Disse scatenando la risata di alcuni bambini, dopodiché uscì dall'acqua, in modo da poterle stare più vicino.

-Adam non mi parlare.-

-Va bene, va bene.- Sorrise, inginocchiandosi accanto al suo sdraio.-Grassottella.-

Saltò su seduta.-Ascolta bene idiota, non voglio avere problemi okay?-

-Idiota? Sul serio? Sei troppo rimasta sotto.- Adam era più grande di lei di due anni e aveva dei fratelli più grandi.

-Perché devi far così ogni volta? Vattene via.-

Justin, notando i due parlare si avvicinò, sapeva come non andavano d'accordo, litigavano sempre e alla fine finivano a botte.

-I tuoi genitori sono qui ma ti ignorano, anzi, credo proprio che quella bomba sexy di tua madre se ne sia andata senza salutare.-

-Mi chiedo perchè Hitler non abbia sterminato pure i tuoi genitori.- Sorrise soddisfatta quando notò di averlo colpito a fondo.

Adam era di origini ebraiche e certi insulti gli facevano abbastanza male, sapeva quanto avevano sofferti i suoi vecchi parenti.

Alzò la mano destra, colpendola duramente sul viso.

-Non ti permettere!- Strillò dandogli una forte spinta fino a farlo cadere a terra.

-Ora questa balena ti schiaccerà, contento?-

-Alesha!- La prese, tirandola via da lui.-Calmati okay?-

-Mi ha picchiata!- Le afferrò le spalle, dandole uno strattone per farla girare verso di lui e non più il ragazzino a terra.

-Sì lo so, ma ci parlerò io con i suoi genitori va bene?-

Gli occhi verdi della piccola si riempirono di lacrime.-Avevi detto che non mi avrebbero preso in giro.-

-Io..-

-Non parlarmi più!- Corse via, così da potersi rivestire.

Fine flashback.

 

-Sì! Abbiamo già finito, che facciamo ora?- Justin era uscito e la casa era tutta per loro.

-Non lo so, decidi tu.- Blaze abbozzò ad un sorriso, intento a guardarsi attorno.

Lesha aveva posto sui muri molte sue foto, da quando era piccola ad oggi.

-Posso chiederti una cosa?- Salì sul letto vicino a lui, prima, con l'aiuto del padre lo avevano sistemato li sopra, lasciando la sedia a rotelle da una parte.

-Sì.-

-E' imbarazzante però.-

-Chiedi.-

-Puoi avere un erezione?- Chiese di punto in bianco, lasciandolo di stucco.

Arrossì.-Sì..sai, dipende dal tipo di lesione alla fine. Io sono stato risp..risp...- Iniziò a balbettare quando la vide gattonare sopra di lui.

-Io non sono una bambina vero?- Sussurrò allungando il viso verso il suo collo.

La sua risposta furono solo degli incomprensibili mormorii.

-Blaze...- Strofinò il naso sul suo collo, scendendo sempre di più, mordicchiandogli la pelle qua e là.

Il cuore del ragazzo batteva sempre più forte, stava veramente succedendo quello?

Di scatto si allontanò, per andare a chiudere la porta a chiave, non poteva sapere se Justin sarebbe tornato e trovarla a letto con Blaze...beh.

-A..alesha io non penso che....-

-Non dire niente.- Si sedette sopra di lui, spingendo fino a far scontrare le loro intimità. Voleva dimostrare a suo padre che non era una bambina.

Si prese il suo tempo nel sbottonargli la camicia, con calma, avevano tempo.

Lui, sempre più rosso respirava affannosamente, agitato, era la prima volta e Alesha gli piaceva, tanto.

Una volta tolta la camicia fece lo stesso con la maglietta e la canottiera, adagiandoli sopra alla sedia a rotelle.

-Mi piaci molto.- Ammise scorrendo con le dita sul suo petto.-Io ti piaccio?- Lo domandò a bassa voce, come per paura di ricevere la risposta.

-Sì...sì, tu mi piaci Alesha, tanto, ma non credo che fare sesso sia la cosa più giusta ora, insomma, siamo a casa di tuo padre, non stiamo neanche insieme ed è la mia volta.- Cominciò a balbettare, insicuro, stava davvero per rifiutarla?

Lei serrò le labbra, sentendo le lacrime salire.-Tu non mi vuoi?-

-O mio dio, certo che ti voglio, no, non fare così.- Si sporse come più poteva, maledicendo le gambe paralizzate.-Solo, penso sia troppo presto..-

-Ma tu te ne andrai chissà per quanto tempo ed io non riuscirò ad aspettarti.-

Trattenne il respiro quando posò le dita sulla sua guancia, la sua pelle era così morbida, cosa doveva fare?

Sapeva che dopo essere partito non avrebbero potuto stare insieme, lei era una bella ragazza, bisognosa di attenzioni ogni giorno e lui non avrebbe potuto dargliele, sarebbe stato così orribile perdere la sua verginità con lei?

La ragazza che molto probabilmente amava?

-Credo che tu abbia ragione.- Si decise a toglierle la maglietta, portava un reggiseno di pizzo bianco, ma non portava una taglia grande gli piacevano le tette piccole, non che avesse un canone di bellezza.....

-Posso baciarti?- Domandò incantato dalle sue labbra rosee.

Sorrise.-Non chiedermelo.- Si baciarono, ma non come avrebbe voluto Alesha, non fu un bacio passionale, ma dolce, gentile, rappresentava in pieno la personalità del ragazzo.

A cavalcioni sopra di lui, lo privò di tutti i vestiti, aiutandolo a fare lo stesso con lei.

-Alesha sei la ragazza più bella che io abbia mai visto.-

-Sì?-

-Sì.-

-Grazie.- Lo abbracciò, rabbrividendo al contatto dei seni nudi premuti contro il suo petto.

Le accarezzò la schiena, fino in fondo, non era mai stato così bene in tutta la sua vita e fu più felice quando lo fece entrare in lei.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 20 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

15/01/2014

La vita mi sembra troppo breve per spenderla ad odiare e a tener conto dei torti altrui.
(Charlotte Bronte)

 

-Tesoro! Sono a casa.- Per un attimo Justin si dimenticò di averci litigato, tolse le scarpe e il giubbotto, chiedendosi dove fosse, di solito se la trovava addosso in meno di cinque secondi, aggrappata a lui come un koala, anche se era mezzanotte.

Infilò le mani in tasca, lanciò uno sguardo all'orologio, erano le undici e salì di corsa le scale per andare in camera sua, dopodiché busso alla sua porta, anche se non era affatto abituato a farlo.-Senti, mi dispiace per oggi, non volevo litigare con te, non mi piace.- Visto che non ottenne risposta entrò senza permesso, aggrottando la fronte nel vedere il letto sfatto e vuoto.

-Amore mio...cosa ci fai lì a terra?- La scorse in un angolo, rannicchiata su se stessa e immediatamente la raggiunse, chinandosi su di lei.

-Voglio stare da sola.- Mormorò con le mani tra i capelli. A sentirla parlare si rassicurò, non era sbucata la 'seconda personalità', altrimenti non avrebbe spiccicato parola.

-Perché? Cosa è successo.- Provò a capire, guardandosi attorno, niente era fuori posto a parte il letto, ma quella era un'abitudine.-Dov'è Blaze?-

-A casa.-

-Mmh, ti va di farmi compagnia a cena?-

-No.-

Alzò gli occhi al cielo, afferrandola per i fianchi fino a portarla a sedersi sulle sue ginocchia.-Cos'hai? Che ti è successo? Qualcuno ti ha fatto del male?-

-Non volevo farlo.- Ammise con le lacrime agli occhi.

Lui mise la mano sotto la sua maglietta, carezzandole la pelle nuda, sperando così di rilassarla in qualche maniera.-Fare cosa?- Appena sentì la spina dorsale sotto le sue dita spinse leggermente in avanti, così da farla appoggiare su di lui, magari non guardarlo negli occhi l'avrebbe aiutata.

-Lo giuro, non volevo farlo, mi dispiace tanto papà.- Si irrigidì, fermando i movimenti circolari.-Cosa è successo piccolina?-

-Non posso dirtelo.-

-Sì che me lo puoi dire, mi dici sempre tutto e io di certo non ti giudico. Prometto che non mi arrabbio-

-Ho fatto sesso con un ragazzo.- Disse tutto d'un fiato, sperando di non farlo arrabbiare troppo.

-Perché!?- Esclamò alzandosi di scatto e facendola sedere sul letto, più l'avrebbe tenuta lontana più avrebbe potuto rimproverarla.

-Non lo so, io penso di averlo fatto perché...-

-Perché ti ho dato della bambina eh? Volevi dimostrarmelo, beh vaffanculo Alesha, hai solamente peggiorato la situazione!- urlò causando il suo pianto.

-Mi dispiace.-

-Non mi interessa! Sono..sono incazzato, sistema la tua cartella, lavati i denti e va a dormire. Non provare a scendere va bene?-

-Ma io...-

-Niente ma, sono fottutamente incazzato! Non ti voglio vedere fino a domani. Ti porterà a scuola il mio autista.-

-Ma io...-

-Mi hai deluso.-.Non le diede il tempo per parlare ed uscì dalla sua stanza.

.---------------------.

-Justin è arrabbiato con me.- Alesha pianse, tirando più volte su col naso.

-Ma nanetta, è tuo padre, farete sicuramente pace.-

-E' questo il problema, non è il mio vero papà Harry, noi non siamo veramente legati e se non mi parlasse mai più?-

-Non piangere, ti prego, si aggiusterà tutto vedrai, tu domani pomeriggio vai e chiedigli scusa.- Lasciò il telefono con l'altoparlante sul comodino, intenta a soffiarsi il naso.

-Ma gli ho già detto che mi dispiace..-

Justin, da fuori, seguiva tutta la conversazione, non aveva intenzione di non parlargli più, ma di sicuro non l'avrebbe ignorata a vita, voleva solo farle capire che aveva sbagliato a fare sesso solo per dimostrare qualcosa.

-Ti perdonerà Alesha, non ti si può dire di no con quel bel faccino che ti ritrovi.- Dall'altra parte del telefono riusciva a sentire lo strusciare delle coperte, segno che Harry si era appena messo a letto.-A proposito, si può sapere chi è il ragazzo fortunato?-

-Ugh...Blaze, un mio amico, ci siamo conosciuti a scuola eh...-

-Com'è? Alto? Famoso? Bello?-

-E' carino, ha le lentiggini e degli occhi azzurri grandissimi. I suoi capelli sono neri e sta una sedia a rotelle, però può avere erezioni, tu lo sapevi questo?-

-No! Mio dio Alesha, sei incredibile.- Esclamò a dir poco sconvolto.-E pensi di restarci insieme?-

-Partirà in Gran Bretagna per operarsi alle gambe, starà lì un po' e non voglio una relazione a distanza, non so nemmeno mantenere quella normale. Tu ce l'hai la ragazza?-

-No...mi vedo con una, ma non è nulla di che.-

-E ti piace?-

-Fisicamente sì.-

-Oh...capisco. Tu sei bello, quante ragazze hai avuto dopo la madre di Harriet?-

-Non molte, solo relazioni veloci con modelle e attrici, siamo un po' simili noi due. Però io posso e tu no.-

-Perché!?- Ormai aveva smesso di piangere e stava giocherellando con il suo orsacchiotto, era assonnata, ma non voleva ancora dormire.

-Perché tu sei piccolina, io invece sono grande.-

-Sono grande anche io!- Esclamò tirando un colpo a BuggyBear.

-No, sei la mia pralina al cioccolato preferita, piccolina piccolina.-

Sorrise, portando la mano davanti alla bocca.-Ti voglio bene Harry.- Ammise in un mormorio, per poi addormentarsi.

-Ti voglio bene pure io Alesha.- Rispose riagganciando.

*************.

-No! Io voglio andare a scuola con papà.- Incrociò le braccia al petto, arrabbiata.

-Suo padre ci ha dato degli ordini ben precisi signorina Alesha. L'autista la sta aspettando fuori.-

-Papà dov'è?- Spalancò gli occhi, allungando il viso verso il maggiordomo.

-Ugh...non lo so, farà tardi se non parte ora.-

-Non voglio andare a scuola senza papà.- Abbassò lo sguardo, mortificata.

-La prego.. lui..lui verrà a prenderla a fine giornata.-

-Sul serio?-

-Sì, ora vada, per favore.- Contento di averla fatta sorridere sospirò sollevato, accompagnandolo alla porta.

-Va bene!- Sorrise, correndo ad indossare le scarpe e giacca, per poi correre fuori.

-Lo zaino!- Il maggiordomo la seguì, consegnandole la cartella.-Faccia attenzione mi raccomando.-

 

 

Nervosa, Alesha cominciò a picchiettare il piede a terra, non vedeva l'ora di poter vedere suo padre.

-Alesha!- Sospirò, quando sentì che Jaxon la cercava, aveva evitato tutti quel giorno, non era di buon umore.

-Cosa?- Finse un sorriso, portandosi la mano tra i capelli.

-Ecco, beh io oggi ho cercato di parlarti, ma tu eri così di fretta, come stai?- Si leccò le labbra, squadrandola. La sua uniforme scolastica le stava così bene... risvegliava in lui il solito desiderio.

-Potrebbe andare meglio, tu come stai?-

-Bene, ecco, volevo chiederti se ti va di uscire, questo pomeriggio.-

-Non posso, devo chiarire..ecco, una situazione con papà, lui è molto arrabbiato con me.-

-Perché? Che hai fatto?-

Sospirò, non sapendo se dire una bugia o meno.-Cose..cose personali, potremmo fare un'altra volta se preferisci.-

-Alesha..- Iniziò avvicinandosi.-Tu mi piaci tanto, per davvero. Sei bellissima, simpatica ed intelligente, voglio provarci seriamente.- Le accarezzò il viso, inclinando la testa.-Mi sono innamorato di te.- Ammise arrossendo.

Rabbrividì, abbassando lo sguardo, incapace di dare una risposta sensata.

-I-io, mio padre dovrebbe essere arrivato, a domani.- Si sporse per salutarlo con un bacio sulla guancia, scappando via il prima possibile.

 

-Non è giusto! Dovevo andare a scuola con te.- Mise il broncio infilando il bocca la sua collanina.

-Sta zitta e non mettere queste cose in bocca.- Le tirò fuori di bocca quell'oggetto, approfittando del fatto di essersi fermato al semaforo.

-Perchè sei ancora arrabbiato con me? Mi dispiace.- Disse allungando la mano sulla sua guancia, pizzicandola.

-Non toccarmi e smettila di parlare.-

-Non è giusto, sei cattivo con me.- Una volta arrivati a casa la lasciò pranzare da sola.

-Justin!- Lo chiamò, bussando alla porta del suo studio.-Non essere arrabbiato con me, per favore.- Mugolò giocando con le mani.-Prometto che non lo farò più, rimarrò in astinenza dal sesso.-

Notando di non ricevere risposta provò con altro.-Justin! Per favore, ti farò un regalo, bello quasi come quel bracciale con i ciondoli....però me li devi dare tu i soldi, io non li ho.-

-Alesha, va a fare i compiti e non rompere.- Stava facendo di tutto per non perdonarla, sentiva la tenerezza della sua voce attraverso la porta e non poteva evitare di sorridere.

Incurvò le labbra a quella risposta, correndo in cucina, voleva fargli qualcosa di dolce, magari avrebbe sbollito la sua rabbia.

Non era male in cucina, aveva sempre dovuto cucinare sia per lei che per altri, quindi scelse di cucinare la sua torta al cioccolato preferita.-Cosa sta facendo signorina?- Greta, entrò sorpresa.

-Una torta per papà, la Devil's food cake. Può farmi vedere come funziona questo piano cottura?-

Dopo esserselo fatto spiegare tirò fuori il telefono con la ricetta. Contenta, foderò la teglia con carta forno e burro ai lati.

Voleva farla uscire perfetta e nessuno l'avrebbe fermata. Con la musica pompata al massimo dalle cuffie del padre, iniziò a canticchiare, mentre montava il burro e lo zucchero semolato insieme, con l’aiuto di un mixer.

Quando finì di preparare il composto lo versò nella teglia e infornò per 30 minuti, nel forno preriscaldato a 180°.

Durante il tempo di cottura si dedicò alle pulizie, le mancava da preparare la glassa e decorarla, dopodiché avrebbe finito.

-Cosa sta combinando mia figlia?- Chiese Justin a Greta, non voleva entrare in cucina perché altrimenti l'avrebbe perdonata subito.

-Le sta..facendo una torta. E' dolce.-

Sorrise, grattandosi la guancia.-E se da fuoco a qualcosa?-

-E' brava, sembra che sia abituata a cucinare.-

-Mmh, grazie mille Greta.- Si lanciò sul divano, accendendo la televisione.

-Justin!- Si sentì chiamare dopo un po' di tempo e aprì gli occhi, notando di essersi addormentato.-Ti ho preparato una torta.- Gli porse la torta, fiera di sé.

-Non ho fame.- Mentì richiudendo gli occhi.

-Ma io l'ho fatta per te!-

-La mangerò dopo.-

-Ma..-

-Ho detto che la mangerò dopo.-

Dispiaciuta ritornò in cucina e in lacrime agli occhi la tirò sopra al tavolo, causando la sua rottura. Dopo, salì nella sua stanza, si infilò sotto le coperte e pianse, rattristita dal fatto di aver rovinato tutto.

Una forte sensazione affiorò nel petto di Justin, che avesse esagerato?

Avvolto da un'incredibile senso di colpa andò in cucina, per dirle che avrebbe mangiato la torta assieme a lei, ma si bloccò nel vederla schiacciata sul tavolo, cosa aveva fatto? Trattarla di merda non avrebbe risolto i loro problemi, avrebbe solamente dovuto parlarle con calma e spiegarle il suo comportamento sbagliato.

-Alesha..-Andò nella camera della figlia, salendo sul suo letto.-Mi dispiace.- Le tolse le coperte, pensando lo stesso ignorando perché arrabbiata.-Tesoro..- Le lacrime secche erano ancora presenti sul suo viso, bene, l'aveva fatta piangere.-Scusa, non volevo farti piangere.- Si infilò sotto le coperte con lei, attirandola in un abbraccio, sapeva che non l'avrebbe svegliata visto il suo sonno pesante.

*.*.*

16/01/2014

 

-Troietta.- Alesha aggrottò la fronte, chiudendo l'armadietto.

-Cosa?- Incredula di essere chiamata così si voltò subito, trovandosi davanti Cherry, una sua compagna di classe. Era abbastanza robusta e più alta di lei di almeno dieci centimetri. Possedeva dei capelli neri corti ed occhi azzurro ghiaccio.

-Ho detto, troietta. Tu, stupida! Da quando sei arrivata Jaxon non si interessa più a me!- Esclamò puntando un piede a terra. In realtà Jaxon l'aveva sempre evitata, ma la trattava sempre in modo gentile quando lei ci provava.

-Forse non gli sei mai piaciuta.- Rispose con un perfido sorrisino.

-Ma come ti permetti?- Arrabbiata la spinse contro l'armadietto, provocando un forte botto. La scuola era terminata, ormai non c'era più nessuno a parte alcuni bidelli o professori dall'altra parte di essa.

-Mmh, probabilmente me lo ha detto...- Si bloccò, avvicinando le labbra al suo orecchio.-...prima di scoparmi violentemente nello sgabuzzino della scuola.-

Si abbassò divertita, sviando il pugno che colpì l'armadietto.

-Lurida stronza.- Le afferrò i capelli, buttandola a terra.-Ti faccio smettere io di ridere.- Detto quello la colpì sulla guancia, così forte da farle sputare sangue.

Senza lasciarle tempo per assorbire il colpo gliene tirò altri, facendo pressione sul suo polso, voleva romperglielo e ce la fece, schiacciandoglielo al massimo.

Fu in quel punto che Alesha cambiò del tutto, tirando fuori tutto il suo odio.-Toccami di nuovo e ti ammazzo.- Ribaltò la situazione, picchiandola come più poteva con la mano sana.

-Stupida puttana! Te la fai anche con tuo padre è? Non ti bastava solo il mio Jay.- A quel punto, Alesha, non vide più nulla.

Strinse in una mano i suoi capelli, sbattendogli la testa sul pavimento.

-Alesha Maya Bieber!- Si fermò quando si sentì chiamare, alzando lo sguardo su suo padre.-Lasciala andare, ora.- Ordinò serrando le labbra.

Sbuffò, scendendo dalle gambe di Cherry, pulendosi il naso con la manica della giacca, continuava a perdere sangue.

Lentamente Justin si avvicinò, tirando su la figlia di peso, allontanandola il più possibile da Cherry, che con fatica si sedeva.

-Merda..- Sibilò quando vide lo stato in cui erano conciate entrambe le ragazze, dove diavolo era il preside?

-Tua figlia è una pazza!- Sbottò Cherry sconvolta. L'aveva picchiata nonostante il polso rotto o slogato che fosse.

Questa fece per picchiarla di nuovo, ma Justin la trattenne.-Stai zitta.- Rispose al suo posto, lanciando un occhiataccia alla ragazza.

-Ora ti fai difendere da tuo padre, barra, amante?- Arrabbiata Alesha spinse via Justin, ma gli fu semplice riacciuffarla.

-Alesha, no, non ne vale la pena, okay?- Disse cercando di tenerla ferma.

-No! Lasciami cazzo.- Gridò dimenandosi tra le sue braccia.

-No, Alesha, ferma, non ascoltarla.-

Attirato dai rumori un prof li vide, intromettendosi per aiutare Justin.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 21 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

15/01/2014

In questa vita la gente ti amerà. La gente ti odierà. E niente di tutto ciò avrà a che fare con te.
(Abraham-Hicks)

 

-Perché non dai un bacio al tuo papà?- Mormorò Justin cercando di sciogliere la tensione nella stanza. Si vedeva lontano un miglio che Alesha era arrabbiata, tanto arrabbiata.

-Alesha..- Sussurrò toccandole i capelli, voleva attirare la sua attenzione, ma non ce la fece, il suo sguardo assente era fisso fuori dalla finestra, non si era ancora medicata, aspettavano l'infermiera, che sembrava essersi persa chissà dove.

-Va bene, forse è meglio se inizio a medicarti io il viso.- Parlò tra sé e sé, mentre cercava la cassetta del pronto soccorso. Appena la trovò tornò dalla figlia, appoggiandola sopra le sue gambe, stese lungo il lettino bianco dell'infermeria.

La aprì, estraendo i batuffoli di cotone e la soluzione salina, non c'era altro, oltre alle garze bianche.-Guardami tesoro.- Ordinò imbevendo il cotone. Lei lo fece, uccidendolo con lo sguardo.

-Non guardarmi così, non ti ho fatto niente.- Borbottò ripulendola dal sangue sotto il naso.-Chi è quella ragazza?- Chiese dopo un po' di silenzio.

-Non lo so.- Rispose con voce roca.

-Una ragazza a caso è venuta a picchiarti?- Inarcò il sopracciglio, non credendogli, c'entrava il pacchettino nella tasca della sua giacca?

-Sì- Sospirò frustrata, non sentiva più niente, così si sentiva quando non era completamente in sé, molto più forte, un'altra persona.

-Alesha cos'hai?- Si decise a chiederle una volta pulito tutto il viso.

-Ha detto che vado a letto con te.- Sostenne distogliendo lo sguardo.-Lo pensano tutti?- Si inumidì le labbra, ancora abbastanza scossa.

-Amore mio.- Sorrise dolcemente, prendendole le mani.-Non mi importa quello che pensa la gente di noi, mi basta sapere che tu sei mia figlia e non farei mai nulla di quel genere con te. Va bene?-

Annuì, sentendo il sangue colare di nuovo dal naso.-Cazzo..- Suo padre afferrò dei batuffoli, infilandoli nel suo naso, tentando di fermare il flusso in qualche maniera.

-Come va il polso? Riesci a muoverlo?- Lo prese delicatamente, facendola sussultare dal dolore.

-No, fa male.- Ammise abbassando lo sguardo, non lo trovava giusto, aveva ricevuto più ferite rispetto alla sua avversaria, non era giusto.

-Okay, vado a cercare l'infermiera, non muoverti da qui.- La lasciò andare e si incamminò verso l'uscita.

-Voglio trovare quella e farla a pezzi.- Nel sentire quelle parole indietreggiò, portando le mani all'interno delle tasche, sapeva di doversi rassegnare, se l'avesse lasciata da sola sapeva sarebbe finita male.

Molto male.

La violenza con cui picchiava l'aveva spaventato e se non l'avesse fermata? L'avrebbe uccisa?

-Dov'è?-

-Non ti deve interessare Alesha, lasciala perdere, avrà quel che si merita.-

–.--..--..--

-Come!? Ha aggredito mia figlia! Ha iniziato lei e le date una stupida punizione, mentre ad Alesha la sospendete? Perché!?-

-Ha provocato lesioni molto più gravi.- Tentò di difendersi il preside, il padre di Cherry pagava molto la scuola per avere il meglio per sua figlia, era intoccabile.

-Non è vero! Ha un polso rotto cazzo!- Sbottò calciando il cestino vicino a lui.

-Senta, si dia una calmata signor Bieber, non ci metto molto a chiamare qualcuno e portarla via da qui.-

-Mia figlia non sarà sospesa, verrà a scuola tutte le mattine come gli altri.- Sibilò puntandogli il dito contro.

Il preside sbuffò, alzando gli occhi al cielo, avere Justin Bieber come nemico non lo avrebbe aiutato affatto, parlare male della scuola lo avrebbe rovinato.

Insomma, quante ragazzine sue fans avrebbero deciso di non andarci perché lo diceva Justin Bieber?

Tutte.

-Va bene..posso pensare ad un secondo tipo di punizione.-

-Ha un polso rotto, nessuna punizione pesante.-

-Va bene, va bene, ora se ne può andare, sua figlia verrà a scuola regolarmente.-

-E la punizione?-

-Passerà delle ore in castigo, nient'altro, però se accadrà un altra volta dovremo provvedere in modi più seri.-

-Lei deve tenere al suo posto gli stupidi alunni.-

 

-Ti fa tanto male?- Justin notava i continui mugolii di dolore da parte di Alesha, le avevano appena messo il tutore gessato blu.

Fece spallucce, bagnandosi le labbra, la sua voglia di parlare era minima a zero.

-Su, andiamo a cenare.- Disse prendendole la mano sana. Si alzarono e una volta in cucina lui le spostò la sedia cordialmente.-Guarda che ho un polso rotto, non sono mica diventata handicappata.- Ribatté sprezzante.

-Senti Alesha, sto solo cercando di darti una mano..-

-Sì, sì lo so, mi dispiace.- Disse notando di averlo offeso.

-Oggi non c'è il personale di cucina, ho deciso di tenere solo poche domestiche, due a pulire e solo una a cucinare.-

-Licenzierai gli altri?-

-Gli ho già trovato un buon lavoro ben retribuito, stasera dobbiamo arrangiarci. Ti va di ordinare qualcosa?-

-Dipende cosa..- Mormorò appoggiando i gomiti sul tavolo.

-Una pizza magari?- Propose sentendosi improvvisamente a disagio, come doveva comportarsi con lei? Era troppo strana, quasi una ragazza normale della sua età, distante, presa dai suoi problemi adolescenziali.

Però la sua Alesha non era così, era la sua piccolina, aveva sempre bisogno di lui, delle sue coccole, degli abbracci e dei piccoli baci.

-Sì, va bene.- Annuì afferrando il cellulare, per fortuna una mano era sana, altrimenti non avrebbe saputo come fare.

-Verdure e salamino piccante?-

Annuì, mormorando un grazie.

 

-Vieni qui.- La strinse tra le sue braccia, allargando le gambe in modo che la figlia si potesse appoggiare contro il suo petto.

Sospirò, sistemando la coperta fin sotto il suo mento.-Qual'è la mia punizione a scuola?-

-Nulla di che, qualche ora in più a scuola.- Rispose accendendo la piccola televisione davanti a loro.

-Perché urlavi?- Alzò lo sguardo, puntando gli occhi verdi nei suoi.

-Perché voleva sospenderti.-

-Oh..- Ritornò con lo sguardo su Doraemon, pensierosa.

-Domani devo registrare da mezzogiorno fino a tardi, quindi non posso venire a prenderti a scuola.-

-Domani pranzo fuori con Blaze, al pomeriggio devo iniziare la ricerca con Jaxon e la sera c'è una festa.-

-Una festa?- Non aveva chiesto il permesso per una festa.

-Sì, è il compleanno di una mia compagna di classe.- Spiegò mordendosi il labbro. -Vuoi venire?-

-Mi piacerebbe, però lavoro fino a tardi, posso sapere perché non me lo hai detto prima?-

-Che cosa?-

-Della festa. Piccola io i miei piani li programmo tutti in base a te, le devo sapere queste cose, sono pieno di impegni, ma preferisco passare il tempo con te, non voglio che tu ti possa sentire trascurata.-

Si sentì in colpa nel sentire quelle parole, avrebbe dovuto dirglielo, lo aveva capito troppo tardi.

-A che ora finirà?- Domandò notando di averla fatta rimanere in silenzio.

-Non lo so, domani è venerdì. Tu a che ora torni? Puoi venire a prendermi?-

-Per mezzanotte dovrei aver finito, dammi l'indirizzo e ti passerò a prendere subito.- Portò una mano attorno alla sua vita, scostandole una ciocca di capelli dal viso.

Si soffermò a guardarla, provando a fare dei paragoni con la sua Alesha bambina, lo faceva sempre, ad ogni occasione possibile.

Piano, piano fece scorrere il pollice lungo la sua guancia, guardandola mentre si lasciava andare su di lui, presa dalle carezze.

Giocò a far 'passeggiare' le dita lungo la base del suo collo, soffermandosi sulla scapola scoperta.

Necessitava di incontrare ancora i suoi occhi, per sapere che stava bene, averla persa otto anni fa aveva sviluppato una certa dipendenza da lei, dal suo stare bene.

Abbassò il capo, in maniera tale da poter avere i suoi occhi addosso.-Sei bellissima.-

Sorrise, chiudendo gli occhi, aveva sonno, voleva solo dormire dopo quella lunga giornata e si addormentò, dimenticando per un attimo il suo orsacchiotto.

-Sai...mi chiedo come ho fatto a vivere senza di te in questi anni, sei indispensabile. Insieme possiamo essere tutto ciò che vogliamo, lo sai questo? Non ti lascerò andare mai più, te lo prometto.- Lo disse a voce bassa, sperando lo sentisse comunque. -Alesha?- Quando controllò perché non rispondeva si accorse che si era addormentata.

Sorrise, intenerito, era pronto a far di tutto per lei, anche trasferirsi a New York, Pattie non sarebbe stata d'accordo, per lei viziare i figli non era giusto.

+.+.+.+.+.+

16/1/14

-No mamma, Alesha è mia figlia ed io voglio il meglio per lei.- Ripeté per la quarta volta, alzando gli occhi al cielo.

-Perchè a New York diamine!? Solo per un suo stupido capriccio? Ci sono scuole anche qui!- Strillò alzandosi di scatto dal divano. Era furiosa.

Lui si coprì il viso con le mani, buttando la testa indietro.-Alesha vuole fare quella scuola ed io le farò fare quella scuola.-

-Non deve essere lei quella che comanda, se tu non sei d'accordo glielo devi dire e lei se ne farà una ragione.-

-E' questo il punto, io sono d'accordo, mi piacerà cambiare aria.-

-Quando verrai a trovarci? Sei sempre via per lavoro Justin, una volta che ti avevo così vicino a me..- Disse con voce spezzata.-Quella stupida bambinetta ti porta via da me! Lo ha fatto anni fa e lo fa anche adesso, lei mi odia. -

-Mamma io ti starò sempre vicino, verremo a trovarti ogni fine settimana, ma non ti devi permettere, non dare la colpa a lei di tutto questo. E' ancora una bambina, non è cresciuta come avrebbe dovuto e la colpa è solamente mia, ora devo recuperare tutto il tempo perso con lei, le darò il meglio.-

Pattie aveva sempre avuto una sorta di risentimento verso quella bambina.

 

'' -Alesha!- Selena finalmente riuscì a prenderla e riportarla in camera sua.

-Non ci voglio venire!- Esclamò provando a liberarsi.

-Per favore, tuo padre ci tiene tanto a vederti lì.-

-Papà lo vedrò comunque lunedì.- Disse gattonando sopra il letto matrimoniale. Selena e Justin non stavano più insieme e a lei toccava passare da una parte all'altra, come un giocattolino.

-No, non può venirti a prendere a scuola.- Disse lasciandola di stucco.

-Perchè?-

-Non lo so, potrai chiederglielo oggi, metti questo vestito e non si discute! Basta con le salopette e le tute.-

-Uffa.- Borbottò afferrando il vestito, era blu notte, lungo fino alle ginocchia, con un fiocco pieno di brillantini al centro.-Tu cosa metti?-

-Un vestito del tuo stesso colore, saremo bellissime. Dopo vieni qua che ti trucco.-

Justin era contro il trucco sui bambini, lo trovava eccessivo, se non era per carnevale o feste simili.

-Papà non si arrabbierà con te?-

-Non mi interessa quello che dirà Justin.-

-Ok...-

 

-Papà!- Alesha corse verso di lui non appena lo vide, spalancando le braccia.

-Piccolina.- Ricambiò il sorriso, prendendola in braccio.-Allora? Come stai?- Le chiese portando una mano sulla sua morbida guancia.-Mi sei mancato.- Ammise cerchiando il suo collo con le piccole braccia.-Perchè non sei venuto a trovarmi?-

-Alesha..avevo da fare, mi dispiace tanto, domani però staremo un po' insieme.-

-Sul serio!?-

-Sul serio.-

-Sìì!-Un grosso sorriso comparì sul suo viso, preferiva di gran lunga passare del tempo con lui invece di andare a fare spese con Selena tutto il tempo, dopo un po' le facevano male i piedi ed era sempre affamata.

-Perché ti ha truccata?- brontolò infastidito dal lucidalabbra, matita ed ombretto.

-Non lo so.- Sospirò, appoggiandosi su di lui.

-Va bene..andiamo a salutare gli altri, ti va?-

-Sì.- Sempre tenendola in braccio raggiunsero Pattie e Ryan, seduti su dei divanetti.

-La mia piccola migliore amica- Rise Ryan aprendo le braccia.

-Non ti avvicinare!- Ribatté lei stringendosi di più al padre.

-Daii, non ti vedo da molto, dammi un abbraccio.-

-No!-

-Solo un piccolo abbraccio, dai.- Justin ridacchiò, abbassandosi in modo da farla cadere tra le sue braccia.

-Traditore!- Strillò una volta in braccio a Ryan, che aveva già iniziato a sbaciucchiarla, infastidendola.

-Torno subito, devo parlare con Selena, tu fai la brava.-

-Non posso fare la brava con Ryan! Lui mi fa arrabbiare.-

-Prometto che sarò un angelo.- Rispose lui abbracciandola forte.-Mi sei mancata.- Le sussurrò baciandole ripetutamente la guancia.

-Smettila! Tu non mi sei mancato proprio per niente.- Provò a non mettersi a ridere, difficilmente.

-Tanto lo so che mi ami- Fece labbruccio, tentando di farle pena.

-No, preferirei mangiare un gigantesco piatto di broccoli che amare te.-

-Alesha smetti di essere così maleducata con Ryan e quello non è il modo di sedersi per una signorina, è questo quello che ti insegna tua madre?- Pattie quel giorno era molto nervosa, arrabbiata perché Justin aveva deciso di passare le prossime vacanze di natale solo con la figlia e non in famiglia.

La bambina alzò gli occhi al cielo.-Non dirmi quello che devo fare, se mi voglio sedere così mi siedo così.-

-Anche nel caso delle buone maniere hanno proprio fallito, sono delusa da mio figlio.-

-Sono delusa da mio figlio.- La scimmiottò causando la risata silenziosa di Ryan. Aveva una sua risata lui, consisteva nel muovere freneticamente tutto il corpo, senza emettere suoni.

-Stupida bambina! Con quello stupido trucco sul viso proprio come una lurida prostituta.- Ryan si zittì, sconvolto da quelle parole dette in maniera così dura.

Sgranò gli occhi, colpita, era solita rispondere a tono, ma quando si parlava di lei, del suo aspetto esteriore, le faceva male. Scese dalle gambe del ragazzo, camminando via da lì.-E quel vestito mostra le tue gambe enormi!-

-Pattie! Ma ti sembra il caso?- La rimproverò Ryan alzandosi per cercare Justin o Selena, parlare con Alesha sarebbe stato inutile.

-Justin!- Lo rintracciò, a parlare con alcuni amici.

-Hey Ryan, qualche problema? Dov'è Alesha?- Si guardò attorno, estraniato dalla conversazione precedente.

-Lei è scappata non so dove, tua madre l'ha insultata in maniera esagerata.-

-Oh merda..- Evitò tutte le persone di quella sala affollata, non sapendo dove andarla a cercare, in bagno?

Si sentì quasi sollevato quando una volta in bagno la vide seduta a terra, a testa china e appoggiata al muro, indossava dei pantaloni, presi dalla borsa della madre, li aveva messi all'interno, sapeva le sarebbero serviti, però non aveva ancora tolto l'abito.

Si avvicinò, piano, sedendosi davanti a lei.

Ricordava molto la scena iniziale, quando si erano visti per la prima volta.

-Mi dispiace, mi dispiace tanto.- Disse allungando la mano verso di lei.

Si scansò, affondando le mani tra i capelli.-Lasciami stare...- Strinse con forza, disperata, non voleva una delle sue crisi, non in quel momento.

-Non devi ascoltare quello che dice, ora torniamo di là e...-

-Non voglio tornare di là, non voglio più fare nulla che c'entri con tutto questo, lasciatemi stare, per favore.- Pianse, non era solita farlo, ma in quei casi non si tratteneva.-Tutto questo non fa per me, per favore, basta.- Sfogò la sua rabbia, strappando il vestito con pochi gesti, abbandonandolo lacerato ai piedi del padre, rimasto in silenzio ad ascoltarla.

-Non voglio più indossare questi vestiti, non voglio più questo trucco, non voglio più essere una persona diversa.- Cominciò a singhiozzare rumorosamente, aveva bisogno di uno stacco, da tutto.

Il biondo la raggiunse, abbracciandola.-Ti porto via da qui, ma ti prego.... per favore, non lasciarmi.- Non lo avrebbe sopportato.

-Papà io penso che voi mi stiate distruggendo. Ti stai facendo del male.-

-Non è vero, tu mi stai riaggiustando, noi due insieme possiamo essere tutto ciò che vogliamo.- ''

-Blaze io e Jaxon siamo solo amici, dobbiamo svolgere una ricerca insieme nulla di che.- Ripeté per la terza volta smettendo di mangiare.

-Ma tu ci sei stata a letto..- Mugolò geloso.

Sospirò.-Devo andare, sono quasi le due e Jaxon sarà qui tra poco.-

-Viene a prenderti qui?- Alzò lo sguardo su di lei, arrossendo, le piaceva molto, la trovava ogni giorno più bella. Quel giorno indossava dei jeans a vita alta blu e un top nero scollato sul davanti.

-Sì, tu come torni a casa?- Si leccò le labbra, guardando la sedia a rotelle.

-Viene mia madre.- Si sporse, prendendo tra le mani il suo polso rotto, era rimasto sconcertato quando l'aveva vista in quello stato, ma quando aveva chiesto le risposte erano state brevi, non sapeva con chi aveva litigato.

-Uhm, okay, oggi offro io.- Fece per alzarsi, ma lui la bloccò.

-Come mai oggi sei così strana? Sembri più...seria.-

Lei inarcò le sopracciglia.-Non lo so..io sto bene.- Rimase di stucco quando la spinse a sedersi sopra di lui.

-Ti prego non mentirmi, puoi dirmi tutto se vuoi.- Toccò le morbide labbra della ragazza, pensando a cosa potesse avere.

-Non lo so..io mi sento strana, però mi è successo altre volte, sto bene.- Disse chiudendo per un attimo gli occhi.

-Va tutto bene.- Mosse la mano su e giù per la sua schiena, sapendo quanto l'aiutava in quei momenti.

-Cosa farò quando te ne andrai?-

-Starai bene come sempre, nulla sarà diverso, ci vedremo ogni volta che potremo.- Detto ciò, fece scontrare le loro labbra, in un dolce bacio.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 21 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

15/01/2014

In questa vita la gente ti amerà. La gente ti odierà. E niente di tutto ciò avrà a che fare con te.
(Abraham-Hicks)

 

-Perché non dai un bacio al tuo papà?- Mormorò Justin cercando di sciogliere la tensione nella stanza. Si vedeva lontano un miglio che Alesha era arrabbiata, tanto arrabbiata.

-Alesha..- Sussurrò toccandole i capelli, voleva attirare la sua attenzione, ma non ce la fece, il suo sguardo assente era fisso fuori dalla finestra, non si era ancora medicata, aspettavano l'infermiera, che sembrava essersi persa chissà dove.

-Va bene, forse è meglio se inizio a medicarti io il viso.- Parlò tra sé e sé, mentre cercava la cassetta del pronto soccorso. Appena la trovò tornò dalla figlia, appoggiandola sopra le sue gambe, stese lungo il lettino bianco dell'infermeria.

La aprì, estraendo i batuffoli di cotone e la soluzione salina, non c'era altro, oltre alle garze bianche.-Guardami tesoro.- Ordinò imbevendo il cotone. Lei lo fece, uccidendolo con lo sguardo.

-Non guardarmi così, non ti ho fatto niente.- Borbottò ripulendola dal sangue sotto il naso.-Chi è quella ragazza?- Chiese dopo un po' di silenzio.

-Non lo so.- Rispose con voce roca.

-Una ragazza a caso è venuta a picchiarti?- Inarcò il sopracciglio, non credendogli, c'entrava il pacchettino nella tasca della sua giacca?

-Sì- Sospirò frustrata, non sentiva più niente, così si sentiva quando non era completamente in sé, molto più forte, un'altra persona.

-Alesha cos'hai?- Si decise a chiederle una volta pulito tutto il viso.

-Ha detto che vado a letto con te.- Sostenne distogliendo lo sguardo.-Lo pensano tutti?- Si inumidì le labbra, ancora abbastanza scossa.

-Amore mio.- Sorrise dolcemente, prendendole le mani.-Non mi importa quello che pensa la gente di noi, mi basta sapere che tu sei mia figlia e non farei mai nulla di quel genere con te. Va bene?-

Annuì, sentendo il sangue colare di nuovo dal naso.-Cazzo..- Suo padre afferrò dei batuffoli, infilandoli nel suo naso, tentando di fermare il flusso in qualche maniera.

-Come va il polso? Riesci a muoverlo?- Lo prese delicatamente, facendola sussultare dal dolore.

-No, fa male.- Ammise abbassando lo sguardo, non lo trovava giusto, aveva ricevuto più ferite rispetto alla sua avversaria, non era giusto.

-Okay, vado a cercare l'infermiera, non muoverti da qui.- La lasciò andare e si incamminò verso l'uscita.

-Voglio trovare quella e farla a pezzi.- Nel sentire quelle parole indietreggiò, portando le mani all'interno delle tasche, sapeva di doversi rassegnare, se l'avesse lasciata da sola sapeva sarebbe finita male.

Molto male.

La violenza con cui picchiava l'aveva spaventato e se non l'avesse fermata? L'avrebbe uccisa?

-Dov'è?-

-Non ti deve interessare Alesha, lasciala perdere, avrà quel che si merita.-

–.--..--..--

-Come!? Ha aggredito mia figlia! Ha iniziato lei e le date una stupida punizione, mentre ad Alesha la sospendete? Perché!?-

-Ha provocato lesioni molto più gravi.- Tentò di difendersi il preside, il padre di Cherry pagava molto la scuola per avere il meglio per sua figlia, era intoccabile.

-Non è vero! Ha un polso rotto cazzo!- Sbottò calciando il cestino vicino a lui.

-Senta, si dia una calmata signor Bieber, non ci metto molto a chiamare qualcuno e portarla via da qui.-

-Mia figlia non sarà sospesa, verrà a scuola tutte le mattine come gli altri.- Sibilò puntandogli il dito contro.

Il preside sbuffò, alzando gli occhi al cielo, avere Justin Bieber come nemico non lo avrebbe aiutato affatto, parlare male della scuola lo avrebbe rovinato.

Insomma, quante ragazzine sue fans avrebbero deciso di non andarci perché lo diceva Justin Bieber?

Tutte.

-Va bene..posso pensare ad un secondo tipo di punizione.-

-Ha un polso rotto, nessuna punizione pesante.-

-Va bene, va bene, ora se ne può andare, sua figlia verrà a scuola regolarmente.-

-E la punizione?-

-Passerà delle ore in castigo, nient'altro, però se accadrà un altra volta dovremo provvedere in modi più seri.-

-Lei deve tenere al suo posto gli stupidi alunni.-

 

-Ti fa tanto male?- Justin notava i continui mugolii di dolore da parte di Alesha, le avevano appena messo il tutore gessato blu.

Fece spallucce, bagnandosi le labbra, la sua voglia di parlare era minima a zero.

-Su, andiamo a cenare.- Disse prendendole la mano sana. Si alzarono e una volta in cucina lui le spostò la sedia cordialmente.-Guarda che ho un polso rotto, non sono mica diventata handicappata.- Ribatté sprezzante.

-Senti Alesha, sto solo cercando di darti una mano..-

-Sì, sì lo so, mi dispiace.- Disse notando di averlo offeso.

-Oggi non c'è il personale di cucina, ho deciso di tenere solo poche domestiche, due a pulire e solo una a cucinare.-

-Licenzierai gli altri?-

-Gli ho già trovato un buon lavoro ben retribuito, stasera dobbiamo arrangiarci. Ti va di ordinare qualcosa?-

-Dipende cosa..- Mormorò appoggiando i gomiti sul tavolo.

-Una pizza magari?- Propose sentendosi improvvisamente a disagio, come doveva comportarsi con lei? Era troppo strana, quasi una ragazza normale della sua età, distante, presa dai suoi problemi adolescenziali.

Però la sua Alesha non era così, era la sua piccolina, aveva sempre bisogno di lui, delle sue coccole, degli abbracci e dei piccoli baci.

-Sì, va bene.- Annuì afferrando il cellulare, per fortuna una mano era sana, altrimenti non avrebbe saputo come fare.

-Verdure e salamino piccante?-

Annuì, mormorando un grazie.

 

-Vieni qui.- La strinse tra le sue braccia, allargando le gambe in modo che la figlia si potesse appoggiare contro il suo petto.

Sospirò, sistemando la coperta fin sotto il suo mento.-Qual'è la mia punizione a scuola?-

-Nulla di che, qualche ora in più a scuola.- Rispose accendendo la piccola televisione davanti a loro.

-Perché urlavi?- Alzò lo sguardo, puntando gli occhi verdi nei suoi.

-Perché voleva sospenderti.-

-Oh..- Ritornò con lo sguardo su Doraemon, pensierosa.

-Domani devo registrare da mezzogiorno fino a tardi, quindi non posso venire a prenderti a scuola.-

-Domani pranzo fuori con Blaze, al pomeriggio devo iniziare la ricerca con Jaxon e la sera c'è una festa.-

-Una festa?- Non aveva chiesto il permesso per una festa.

-Sì, è il compleanno di una mia compagna di classe.- Spiegò mordendosi il labbro. -Vuoi venire?-

-Mi piacerebbe, però lavoro fino a tardi, posso sapere perché non me lo hai detto prima?-

-Che cosa?-

-Della festa. Piccola io i miei piani li programmo tutti in base a te, le devo sapere queste cose, sono pieno di impegni, ma preferisco passare il tempo con te, non voglio che tu ti possa sentire trascurata.-

Si sentì in colpa nel sentire quelle parole, avrebbe dovuto dirglielo, lo aveva capito troppo tardi.

-A che ora finirà?- Domandò notando di averla fatta rimanere in silenzio.

-Non lo so, domani è venerdì. Tu a che ora torni? Puoi venire a prendermi?-

-Per mezzanotte dovrei aver finito, dammi l'indirizzo e ti passerò a prendere subito.- Portò una mano attorno alla sua vita, scostandole una ciocca di capelli dal viso.

Si soffermò a guardarla, provando a fare dei paragoni con la sua Alesha bambina, lo faceva sempre, ad ogni occasione possibile.

Piano, piano fece scorrere il pollice lungo la sua guancia, guardandola mentre si lasciava andare su di lui, presa dalle carezze.

Giocò a far 'passeggiare' le dita lungo la base del suo collo, soffermandosi sulla scapola scoperta.

Necessitava di incontrare ancora i suoi occhi, per sapere che stava bene, averla persa otto anni fa aveva sviluppato una certa dipendenza da lei, dal suo stare bene.

Abbassò il capo, in maniera tale da poter avere i suoi occhi addosso.-Sei bellissima.-

Sorrise, chiudendo gli occhi, aveva sonno, voleva solo dormire dopo quella lunga giornata e si addormentò, dimenticando per un attimo il suo orsacchiotto.

-Sai...mi chiedo come ho fatto a vivere senza di te in questi anni, sei indispensabile. Insieme possiamo essere tutto ciò che vogliamo, lo sai questo? Non ti lascerò andare mai più, te lo prometto.- Lo disse a voce bassa, sperando lo sentisse comunque. -Alesha?- Quando controllò perché non rispondeva si accorse che si era addormentata.

Sorrise, intenerito, era pronto a far di tutto per lei, anche trasferirsi a New York, Pattie non sarebbe stata d'accordo, per lei viziare i figli non era giusto.

+.+.+.+.+.+

16/1/14

-No mamma, Alesha è mia figlia ed io voglio il meglio per lei.- Ripeté per la quarta volta, alzando gli occhi al cielo.

-Perchè a New York diamine!? Solo per un suo stupido capriccio? Ci sono scuole anche qui!- Strillò alzandosi di scatto dal divano. Era furiosa.

Lui si coprì il viso con le mani, buttando la testa indietro.-Alesha vuole fare quella scuola ed io le farò fare quella scuola.-

-Non deve essere lei quella che comanda, se tu non sei d'accordo glielo devi dire e lei se ne farà una ragione.-

-E' questo il punto, io sono d'accordo, mi piacerà cambiare aria.-

-Quando verrai a trovarci? Sei sempre via per lavoro Justin, una volta che ti avevo così vicino a me..- Disse con voce spezzata.-Quella stupida bambinetta ti porta via da me! Lo ha fatto anni fa e lo fa anche adesso, lei mi odia. -

-Mamma io ti starò sempre vicino, verremo a trovarti ogni fine settimana, ma non ti devi permettere, non dare la colpa a lei di tutto questo. E' ancora una bambina, non è cresciuta come avrebbe dovuto e la colpa è solamente mia, ora devo recuperare tutto il tempo perso con lei, le darò il meglio.-

Pattie aveva sempre avuto una sorta di risentimento verso quella bambina.

 

'' -Alesha!- Selena finalmente riuscì a prenderla e riportarla in camera sua.

-Non ci voglio venire!- Esclamò provando a liberarsi.

-Per favore, tuo padre ci tiene tanto a vederti lì.-

-Papà lo vedrò comunque lunedì.- Disse gattonando sopra il letto matrimoniale. Selena e Justin non stavano più insieme e a lei toccava passare da una parte all'altra, come un giocattolino.

-No, non può venirti a prendere a scuola.- Disse lasciandola di stucco.

-Perchè?-

-Non lo so, potrai chiederglielo oggi, metti questo vestito e non si discute! Basta con le salopette e le tute.-

-Uffa.- Borbottò afferrando il vestito, era blu notte, lungo fino alle ginocchia, con un fiocco pieno di brillantini al centro.-Tu cosa metti?-

-Un vestito del tuo stesso colore, saremo bellissime. Dopo vieni qua che ti trucco.-

Justin era contro il trucco sui bambini, lo trovava eccessivo, se non era per carnevale o feste simili.

-Papà non si arrabbierà con te?-

-Non mi interessa quello che dirà Justin.-

-Ok...-

 

-Papà!- Alesha corse verso di lui non appena lo vide, spalancando le braccia.

-Piccolina.- Ricambiò il sorriso, prendendola in braccio.-Allora? Come stai?- Le chiese portando una mano sulla sua morbida guancia.-Mi sei mancato.- Ammise cerchiando il suo collo con le piccole braccia.-Perchè non sei venuto a trovarmi?-

-Alesha..avevo da fare, mi dispiace tanto, domani però staremo un po' insieme.-

-Sul serio!?-

-Sul serio.-

-Sìì!-Un grosso sorriso comparì sul suo viso, preferiva di gran lunga passare del tempo con lui invece di andare a fare spese con Selena tutto il tempo, dopo un po' le facevano male i piedi ed era sempre affamata.

-Perché ti ha truccata?- brontolò infastidito dal lucidalabbra, matita ed ombretto.

-Non lo so.- Sospirò, appoggiandosi su di lui.

-Va bene..andiamo a salutare gli altri, ti va?-

-Sì.- Sempre tenendola in braccio raggiunsero Pattie e Ryan, seduti su dei divanetti.

-La mia piccola migliore amica- Rise Ryan aprendo le braccia.

-Non ti avvicinare!- Ribatté lei stringendosi di più al padre.

-Daii, non ti vedo da molto, dammi un abbraccio.-

-No!-

-Solo un piccolo abbraccio, dai.- Justin ridacchiò, abbassandosi in modo da farla cadere tra le sue braccia.

-Traditore!- Strillò una volta in braccio a Ryan, che aveva già iniziato a sbaciucchiarla, infastidendola.

-Torno subito, devo parlare con Selena, tu fai la brava.-

-Non posso fare la brava con Ryan! Lui mi fa arrabbiare.-

-Prometto che sarò un angelo.- Rispose lui abbracciandola forte.-Mi sei mancata.- Le sussurrò baciandole ripetutamente la guancia.

-Smettila! Tu non mi sei mancato proprio per niente.- Provò a non mettersi a ridere, difficilmente.

-Tanto lo so che mi ami- Fece labbruccio, tentando di farle pena.

-No, preferirei mangiare un gigantesco piatto di broccoli che amare te.-

-Alesha smetti di essere così maleducata con Ryan e quello non è il modo di sedersi per una signorina, è questo quello che ti insegna tua madre?- Pattie quel giorno era molto nervosa, arrabbiata perché Justin aveva deciso di passare le prossime vacanze di natale solo con la figlia e non in famiglia.

La bambina alzò gli occhi al cielo.-Non dirmi quello che devo fare, se mi voglio sedere così mi siedo così.-

-Anche nel caso delle buone maniere hanno proprio fallito, sono delusa da mio figlio.-

-Sono delusa da mio figlio.- La scimmiottò causando la risata silenziosa di Ryan. Aveva una sua risata lui, consisteva nel muovere freneticamente tutto il corpo, senza emettere suoni.

-Stupida bambina! Con quello stupido trucco sul viso proprio come una lurida prostituta.- Ryan si zittì, sconvolto da quelle parole dette in maniera così dura.

Sgranò gli occhi, colpita, era solita rispondere a tono, ma quando si parlava di lei, del suo aspetto esteriore, le faceva male. Scese dalle gambe del ragazzo, camminando via da lì.-E quel vestito mostra le tue gambe enormi!-

-Pattie! Ma ti sembra il caso?- La rimproverò Ryan alzandosi per cercare Justin o Selena, parlare con Alesha sarebbe stato inutile.

-Justin!- Lo rintracciò, a parlare con alcuni amici.

-Hey Ryan, qualche problema? Dov'è Alesha?- Si guardò attorno, estraniato dalla conversazione precedente.

-Lei è scappata non so dove, tua madre l'ha insultata in maniera esagerata.-

-Oh merda..- Evitò tutte le persone di quella sala affollata, non sapendo dove andarla a cercare, in bagno?

Si sentì quasi sollevato quando una volta in bagno la vide seduta a terra, a testa china e appoggiata al muro, indossava dei pantaloni, presi dalla borsa della madre, li aveva messi all'interno, sapeva le sarebbero serviti, però non aveva ancora tolto l'abito.

Si avvicinò, piano, sedendosi davanti a lei.

Ricordava molto la scena iniziale, quando si erano visti per la prima volta.

-Mi dispiace, mi dispiace tanto.- Disse allungando la mano verso di lei.

Si scansò, affondando le mani tra i capelli.-Lasciami stare...- Strinse con forza, disperata, non voleva una delle sue crisi, non in quel momento.

-Non devi ascoltare quello che dice, ora torniamo di là e...-

-Non voglio tornare di là, non voglio più fare nulla che c'entri con tutto questo, lasciatemi stare, per favore.- Pianse, non era solita farlo, ma in quei casi non si tratteneva.-Tutto questo non fa per me, per favore, basta.- Sfogò la sua rabbia, strappando il vestito con pochi gesti, abbandonandolo lacerato ai piedi del padre, rimasto in silenzio ad ascoltarla.

-Non voglio più indossare questi vestiti, non voglio più questo trucco, non voglio più essere una persona diversa.- Cominciò a singhiozzare rumorosamente, aveva bisogno di uno stacco, da tutto.

Il biondo la raggiunse, abbracciandola.-Ti porto via da qui, ma ti prego.... per favore, non lasciarmi.- Non lo avrebbe sopportato.

-Papà io penso che voi mi stiate distruggendo. Ti stai facendo del male.-

-Non è vero, tu mi stai riaggiustando, noi due insieme possiamo essere tutto ciò che vogliamo.- ''

-Blaze io e Jaxon siamo solo amici, dobbiamo svolgere una ricerca insieme nulla di che.- Ripeté per la terza volta smettendo di mangiare.

-Ma tu ci sei stata a letto..- Mugolò geloso.

Sospirò.-Devo andare, sono quasi le due e Jaxon sarà qui tra poco.-

-Viene a prenderti qui?- Alzò lo sguardo su di lei, arrossendo, le piaceva molto, la trovava ogni giorno più bella. Quel giorno indossava dei jeans a vita alta blu e un top nero scollato sul davanti.

-Sì, tu come torni a casa?- Si leccò le labbra, guardando la sedia a rotelle.

-Viene mia madre.- Si sporse, prendendo tra le mani il suo polso rotto, era rimasto sconcertato quando l'aveva vista in quello stato, ma quando aveva chiesto le risposte erano state brevi, non sapeva con chi aveva litigato.

-Uhm, okay, oggi offro io.- Fece per alzarsi, ma lui la bloccò.

-Come mai oggi sei così strana? Sembri più...seria.-

Lei inarcò le sopracciglia.-Non lo so..io sto bene.- Rimase di stucco quando la spinse a sedersi sopra di lui.

-Ti prego non mentirmi, puoi dirmi tutto se vuoi.- Toccò le morbide labbra della ragazza, pensando a cosa potesse avere.

-Non lo so..io mi sento strana, però mi è successo altre volte, sto bene.- Disse chiudendo per un attimo gli occhi.

-Va tutto bene.- Mosse la mano su e giù per la sua schiena, sapendo quanto l'aiutava in quei momenti.

-Cosa farò quando te ne andrai?-

-Starai bene come sempre, nulla sarà diverso, ci vedremo ogni volta che potremo.- Detto ciò, fece scontrare le loro labbra, in un dolce bacio.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** 22 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

16/01/2014

Se siete tanto fortunati da trovare il tipo di vita che vi piace, dovreste anche trovare il coraggio di viverla.
(John Irving)

 

-Smettila Jaxon.- Alesha si spostò sul divano, allontanando come più poteva i loro corpi, divisi soltanto da alcuni quaderni.

-Uff, perché?- Si sporse di nuovo, in cerca delle attenzioni che non gli venivano date.

-Perché non voglio fare nulla con te oltre che la ricerca.-

Inarcò le sopracciglia.-Sei stata tu a saltarmi addosso per prima.-

-E tu mi ha detto che sarebbe stata solamente una sveltina, botta e via, nulla ne di serio ne di continuativo, quindi smettila di fare così e finiamo questa stupida ricerca sui presidenti d'America.- Si alzò, arrabbiata.

Dopo un paio di minuti silenziosi, lui riprese parola, alzandosi di sua volta.-Perché con Blaze ci stai e con me no? Cos'ha che io non ho!? Io ho delle gambe funzionanti, posso darti tutto quello che vuoi, lui no.- Ora si stavano fronteggiando, entrambi fuori di sé.

-Non parlare così di Blaze, tengo a lui. Il suo problema alle gambe non mi sfiora minimamente!-

-Oh santo cielo, ma cosa ti sta succedendo Alesha!? Sei così diversa, non ti sopporto quando fai così, io sono meglio di Blaze!-

-Blaze è meglio di te!- Strillò portando la mano sana sul suo petto e spingendolo come più riusciva.

-Lui non è meglio di me.- Nulla poteva essere più offensivo di quello che gli stava dicendo Alesha in quel momento, lui la amava, ma lei era presa per un altro, faceva molto male.

-Non starò mai con te! Fattene una ragione, diamine.- Come risposta ricevette una sberla, in quel periodo sembravano tutti in vena di picchiarla, ci mancava solamente suo padre.

Presa da uno scatto d'ira gli tirò un calcio dritto sulle palle, ne aveva abbastanza di prenderle.-Sei una stronza!- Gemette, cadendo a terra dal forte dolore.

-Vattene Jaxon, non ti voglio più vedere!- Corse nella sua stanza, chiudendosi dentro a chiave. Fu in quel momento che il suo telefono squillò e quando lo tirò fuori sospirò, nel leggere il nome del padre.-Pronto?- Mormorò mangiucchiando l'unghia.

-Alesha, piccolina, mi manchi tanto, com'è andata a pranzo con Blaze? Jaxon è lì? State finendo la ricerca?-

-Il pranzo è andato bene, Blaze mi piace tanto. Ho litigato con Jaxon, mi ha tirato una sberla ed io un calcio sulle palle, gli ho detto di andarsene, ma non so se lo ha fatto, sono in camera mia...-

-Perché avete litigato amore? Mi dispiace tanto che abbia alzato le mani su di te, gli parlerò di questo...-

-Ha insultato Blaze..mi ha chiesto cos'ha lui che non ha, ha detto tante cose e...e..- non finì di parlare e iniziò a singhiozzare.

-No..no, Alesha non fare così, per favore, va tutto bene.-

-Non va tutto bene...loro dicono che non va tutto bene.-

-Loro chi?-

-Le voci.-

-Quali voci? Senti, non fare nulla, torno a casa ora.-

-No, non ti voglio a casa, lasciami stare, voglio andare alla festa e non pensarci più.-

-Non penso ti faccia bene andare alla festa, rimani a casa, ora vengo e ti porto della pizza e del gelato..-

-No, ho bisogno di staccare da tutto, ci vediamo appena torno, ti voglio bene.- Riagganciò, senza attendere risposta e si lanciò verso l'armadio, per vedere cos'avrebbe potuto indossare, fermandosi quando ricevette un'altra chiamata, stavolta da parte di Harriet.-Sì?- Aggrottò la fronte, non era solita ricevere chiamate da Harriet.

-Alesha? Uhm...ho sentito della festa e...-

-Vuoi venire pure tu?-

-Sì, se per te non è un problema, sai oggi Harry ha una di quelle stupide feste ed io non ci voglio andare.-

-Puoi venire qui anche adesso, sono da sola in casa-

-Con il regalo? Che faccio?-

-Diremo che lo abbiamo comprato assieme, sono solo alcuni vestiti e una trousse completa di tutto.-

-Va bene, mi faccio portare da Harry.-

Si sentì più sollevata nel sapere che ci sarebbe stata pure lei, le piaceva, la trovava simpatica.

 

 

-Non è una questione di fiducia, solo...Harriet è piccolina e...- Harry si portò una mano tra i capelli, disperato.

-Non sono piccolina! Smettila e torna a casa.- Provò a spingerlo fuori casa, ma lui si trattenne, ignorandola e posando lo sguardo su Alesha, rimasta in silenzio con lo sguardo su di lui.

-Alesha, non voglio che andiate a quella festa, perché non state a casa oppure uscite con noi? Sarà meglio, vi prego.-

-Io voglio andare alla festa...non so che dirti Harry.- Fece spallucce, stringendosi nelle spalle.

-Potrei venire con voi...-

-Harry non ti voglio con me, sono grande abbastanza, ora va via, starò con Alesha, lei mi terrà d'occhio, vero Alesha?-

-Sì-

-Va bene, però fammi parlare con Alesha, in privato.-

-No, mi fai fare brutte figure, torna a casa.- Harry le prese i gomiti, portandola a sedersi sul divano.

-Lasciami parlare con Alesha, poi vi ci accompagno io a questa festa, voglio vedere e sapere dov'è.-

-Ma..-

-Niente ma, zitta.- Le chiuse la bocca con una mano, guardandola dritto negli occhi.

-Altrimenti non ti lascio andare.- Aggiunse a bassa voce, regalandole un occhiolino.

-Non è giusto, sei così antipatico.- Mise il broncio, spostando lo sguardo.

-Non sono antipatico, sono solo protettivo e ti voglio bene.- Concluse stampandogli un bacio sul naso.

Dopodiché andò in cucina per parlare con Alesha.-Alesha..ti prego non farla bere, non voglio che nessun ragazzo si avvicini a lei, niente di eccessivo, per favore.-

-Va bene Harry, la terrò d'occhio, però non credi che possa bere qualcosina...?-

-Mi basta che non si ubriachi, nessuno deve approfittare di lei.-

-Okay, a che ora deve essere a casa? Justin mi verrà a prendere a mezzanotte-

-Alle undici, massimo undici e mezza, vengo a prenderla io. Alesha, stai bene?- Chiese notando la sua espressione, forse era per il polso rotto?

-Sì..sto bene, tranquillo.-

Le si avvicinò, abbracciandola forte.-Se hai bisogno io ci sono, dai, ora andate a vestirvi e vi avviso che se esagerate tornate subito di sopra a cambiarvi.-

Rise, annuendo e staccandosi dall'abbraccio.

 

Harry sorrise quando vide Alesha scendere le scale, avvolta da un semplice tubino nero corto fino a metà coscia, ci aveva abbinato delle calze nere visto il freddo fuori.

Una borsa verde acqua e dei tacchi dello stesso colore.

-Sei bellissima.- Si complimentò sorridendole.-Hai degli orecchini molto carini.- Commentò osservando gli orecchini a forma di cuore d'oro.

-Me li ha regalati Justin.- Sorrise fiera, alzando lo sguardo su di lui.

-Harriet! Dobbiamo andare.- Strillò controllando il trucco allo specchio accanto alla porta.

-Arrivo! Non urlare così tanto.- Si lamentò raggiungendoli.-Come sto?- Domandò rivolta ad Harry, che serrò le labbra.

Era bella, molto bella, indossava un abito nero, con ricami in pizzo sulla parte superiore e inferiore.

-Sei bella...troppo bella, però li dentro tieni il giubbotto chiuso va bene?- La fece ridere, ma annuì comunque.-Va bene.-

.****.

-Aspettate, aspettate un attimo, siete sicure di non volermi lì con voi?-

-No.- Risposero in coro entrambe e fecero per uscire dall'auto, quando lui le bloccò di nuovo.

-Prima però datemi un bacio.- Alesha alzò gli occhi al cielo, baciandolo sulla guancia e lo stesso fece Harriet, anche se con riluttanza.

Una volta fuori Alesha strinse la mano ad Harriet, presentandosi alla porta.

-Finalmente ! Stavamo aspettando solo te e lei chi è? Tua sorella?- Maddie era entusiasta di vederla lì, avrebbe avuto più invitati, solamente perché era la figlia del grande Justin Bieber.

-No, ma è come se lo fosse, Harriet ti presento Maddie, la festeggiata, Maddie, Harriet, la figlia di Harry Styles, avrai sicuramente sentito parlare di lei.-

I suoi occhi si illuminarono quando sentì quelle parole.-E' ovvio che la conosco, su entrate, ci sarà da divertirsi stasera.-

Entrarono, scatenando le chiacchiere di tutti i presenti, per ora solo femmine.

Il salotto era bellissimo, arredato in stile moderno e coincideva con la personalità dei proprietari, eleganti.

-Tieni, il regalo è da parte di entrambe.- Disse Harriet porgendogli due pacchetti regalo, uno grande e l'altro medio.

-Ragazze, lei è Alesha Bieber, mentre lei Harriet Styles! Avete visto chi vi ho portato!?-

-Non ti senti una celebrità?- Alesha prese in giro Harriet, rimasta scioccata da quell'accoglienza.

-Siamo davvero così importanti?-

-Sì, goditi il momento tesoro.-

Dopo una mezz'oretta passata a ridere e scherzare tra di loro, arrivarono gli spogliarellisti ed uno in particolare attirò l'attenzione di Harriet.-Oh mio dio, è bellissimo.-

-Quale?- Chiese Alesha temendo di sbavare di fronte a tutti quei fisici perfetti.

-O mio dio, si sta avvicinando a noi, che devo fare Alesha? Cosa faccio?-

-Shh, non fargli vedere che sei agitata, sii composta.-

-Chi abbiamo qui? Due belle delinquenti.- Prese Harriet per il polso, spingendola verso di lui con un semplice gesto.-Lei è in arresto signorina, provi a fare qualsiasi cosa e la porto in centrale, ha capito?- Sussurrò mordendole l'orecchio e chiudendole i polsi con un paio di manette.

Harriet cercò lo sguardo di Alesha, sperando capisse e lei le mimò un 'Reggi il gioco' divertita.

-I..io non ho fatto nulla.- Balbettò provando a non arrossire come una stupida.

-No?-

A quel punto, Alesha decise di intervenire, prendendo un bicchiere di vodka alla menta ed una cannuccia, in maniera da poter far bere l'amica con le mani legate.

-Grazie.- Sussurrò una volta finito di bere.

-Divertiti Harriet, se qualcosa va storto verrò a salvarti io okay? Non farai sesso staserà e nessuno ti farà del male.- Le fece un sorriso rassicurante, lasciandole un bacio sulla fronte.

 

 

-E' stato bellissimo! Dobbiamo farlo un'altra volta.- Commentò una delle invitate, abbracciando Harriet.

Quest'ultima annuì, si era veramente divertita, emozionata dall'idea di ripetere quella serata, a differenza di Alesha, seduta esausta sul bordo del marciapiede, non ce la faceva più.

-Alesha, Harry è arrivato, vuoi un passaggio da lui?-

-No Harriet, Justin verrà tra mezz'oretta, preferisco tornare a casa con lui.- Tentò un sorriso, ma ne uscì una solamente smorfia.

-Ma è buio...e tu sei qui da sola.-

-Starò bene Harriet, va da Harry, Justin sarà qui tra poco.-

-Okay...ci vediamo e grazie per la bellissima serata.-

-Prego..- Per lei era stato meno divertente, aveva tenuto d'occhio tutto il tempo Harriet, evitando di bere per non commettere errori e deludere Harry.

Alla fine se l'era cercata.

-Cosa? No, Alesha sei decisamente pazza se pensi di rimanere qui da sola.- Harry scese dalla macchina, raggiungendole.-Aspetteremo con te.-

-Vi prego, lasciatemi da sola, ne ho bisogno.- Si prese la testa tra le mani, disperata.

-Non ti senti bene, vuoi andare in ospe...- Si bloccò quando lei iniziò ad urlargli contro.-Non ho bisogno di andare in ospedale! Basta, lasciatemi in pace, voglio stare da sola!-

-Alesha...-

-State zitte, vi prego.- Abbassò la voce, abbassando il viso.

Harry sospirò, non sapendo cosa fare.-Harriet, fa freddo, sali in macchina.-

-Ma...lei ha parlato al femminile, chi intendeva?-

-Harriet sali in macchina.-

Sospirò, eseguendo ciò che gli era stato detto.

-Cos'ha la mia principessina?- Si inginocchio davanti a lei, provando a capire cosa le prendesse.

-Harry, grazie mille per non averla lasciata sola, ora però torna pure a casa.-Justin comparve dietro di lui, dandogli una pacca sulla spalla.

Si scambiarono poche parole, prima che Harry se ne andasse ancora preoccupato.

-Allora Alesha, cosa succede? Perché una ragazzina bella come te sta piangendo?-

-Non smettono di parlare.-

-Chi non smette di parlare?-

-Loro..- Alzò lo sguardo su di lui, sentendo il sangue colare dal naso.

Suo padre aggrottò la fronte, sporgendosi di più verso di lei, provando a capire.

I suoi occhi erano cupi, diversi dal solito, più scuri, pieni di emozioni diverse.

-Torniamo a casa.- Disse prendendole la mano, ma lei la rifiutò, spingendolo via.

-No, non voglio.-

-Torniamo a casa.- Ripeté più duro.

-No!-

Incazzato, la prese per i fianchi, decidendo di prenderla in braccio e iniziare una lite tra loro. Lei scalciava, graffiava, non pensando a dove colpiva e ignorando il polso ancora dolorante.

-Merda, smettila di graffiarmi!- Alzò la mano, tentato di darle una bella lezione, ma si bloccò a mezz'aria, ricordandosi del suo status mentale.

Lei non lo faceva di proposito.

Approfittò di una sua distrazione, per riprenderla in braccio e buttarla sulla sua spalla destra, camminando in fretta verso la sua macchina.

-Ora perché piangi?- Disperato la fece sedere sul sedile posteriore, allacciando la cintura.

Pianse più forte, spaventando suo padre.-E' che...è che mi dispiace tanto, io ti ho sporcato la giacca di sangue.- Parlò tra le lacrime, asciugandosi con la mano il sangue che colava senza sosta.

-No, non sporcarti le mani.- Cercò un fazzoletto nella sua auto e appena lo trovò l'aiutò a pulirsi.-Non sono arrabbiato per la giacca, appena uscirà dalla lavatrice sarà come nuova.-

-Mi..mi vuoi ancora bene?- I suoi occhioni verdi pieni di lacrime lo guardavano, sperando rispondesse sinceramente.

Sospirò.-Certo che ti voglio bene, ti vorrò per sempre bene, qualsiasi cosa succeda.- Disse dandole una mano a pulirsi il naso.

Socchiuse le labbra, sorpresa.-Ti voglio bene anche io?- Chiese inclinando la testa, spaesata, non capiva più nulla.

Justin si allontanò, chiuse la portiera e salì dal lato del guidatore.-Non lo so, dimmelo tu.-

-Sei...sei l'uomo più importante della mia vita, sei il mio papà, seconda edizione, riveduta e ampliata.- Disse sorridendogli subito dopo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** 23 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

17/01/2014

Quando mi troverò davanti a Dio alla fine della mia vita, spero che non avrò sprecato neanche una briciola di talento e potrò dire che ho usato tutto quello che mi ha dato.
(Erma Bombeck)

 

Justin arrossì, stupito da quell'affermazione.-Sul serio?- Lanciò un occhiata alla figlia, ringraziando che fosse girata verso il finestrino.

-Sì, ti voglio bene.- Tolse i tacchi, portò i piedi sul sedile e strinse le ginocchia al petto, stanca.

-Anch'io.- Una volta arrivati a casa parcheggiò, ripensando a quanto fosse spaventata Harriet quando lo aveva chiamato per dirgli di sbrigarsi. Pensava fosse successo qualcosa di molto peggio.

-Mi fa male il naso.- Disse lei scendendo dalla macchina a piedi nudi.

Lui la seguì, prendendola in braccio a mo' di sposa, sorprendendola.

-Ci mettiamo un po' di ghiaccio, tranquilla.- Digitò il codice del cancello ed entrò in casa, sempre tenendola in braccio.-Domani andiamo dal mio medico dopo scuola, così capiremo cosa ti succede.- Abbassò lo sguardo su di lei, baciandola sulla nuca.

-Voglio andare a dormire..- Disse con voce assonnata, poggiando la testa sul suo petto.

-Hai già cenato?- Domandò preoccupato dal fatto che non avesse chiesto di mangiare, cosa alquanto strana.

-Sì.- Mentì, troppo stanca per sopportare altro.

-Va bene, allora andiamo a metterci il pigiama, laviamo i denti e a letto, va bene?-

-Sì.- La portò di sopra, lasciandola direttamente in bagno, seduta sul bordo della vasca.-Ti porto il pigiama.- Disse uscendo e tornando indietro con dei pantaloni larghi ed una maglia blu.-Hai bisogno di una mano?- Chiese notando quanto fosse assonnata.

-No..puoi pure andare a dormire.- Si sporse in avanti, appoggiando le labbra sulla sua fronte. Dopodiché se ne andò, intenzionato però a tornare per controllare che stesse bene.

Nella sua stanza indossò i pantaloni della tuta, una maglietta a caso, si lavò i denti e tornò dalla figlia, trovandola ancora in bagno, seduta a terra a testa china.-Alesha?-

Si era addormentata, con la bocca ancora sporca di dentifricio.

Prese un pezzo di carta igienica, la bagnò un pochino e gli pulì i contorni della bocca, poi la portò sul suo letto, infilandosi sotto le coperte assieme a lei.

-Buonanotte principessa.-

.********.

Alesha aprì gli occhi, guardandosi attorno, sentiva un peso sul suo stomaco e quando abbassò lo sguardo notò le braccia del padre stringerla forte.

Sorrise, si nascose tra le coperte e gli alzò la maglietta, scoprendo il suo petto.

Justin aggrottò la fronte e assonnato si coprì gli occhi con un braccio, facendo una smorfia nel sentire il morso sul petto.

-Se non la smetti ti butto giù dal letto.- La minacciò, causando la sua risata.

Si sentì sollevato quando capì che era tornata normale.

Lo morse di nuovo, ma quella volta venne quasi buttata giù dal letto.

Tirò un urlo, divertita.-Lasciami!- Provò a liberarsi dalle sue mani, inutilmente, permettendogli di salire sopra di lei, poi le bloccò le gambe con le sue.-Non vale!- Esclamò dibattendosi, aumentando soltanto la risata del biondino seduto sopra di lei, che le portò la piccola mano sopra la testa.-Così impari a fare la cattiva bambina.- Abbassò il viso, mordendole forte il naso.

Tirò un urlo ancora più forte, non riuscendo a smettere di ridere.-Smettila! Io non ti ho morso il naso.-

-No, però mi hai fatto male.- Abbassò la testa sulla sua pancia scoperta, giocando a fare le pernacchie.

-Basta! Ti prego!-

-La smetterò quando chiederai scusa.-

-Va bene, va bene, scusa!-

-Brava piccolina.- La lasciò andare, facendola però, sedere sulle sue ginocchia.

-Sei cattivo.- Mise il broncio, triste per non aver vinto la battaglia.

-Ho vinto io.- Portò la lingua tra i denti, dondolandola a destra e sinistra.

-Ti ho lasciato vincere, colpa del mio polso rotto.-

-Non si dicono le bugie.- Scese dal letto, sempre tenendola in braccio.-Oggi un mio amico organizza una festa, però se vuoi rimanere a casa....-

-Vengo anche io!-

-No, non posso tenerti d'occhio tutto il tempo.-

-Non c'è bisogno di tenermi d'occhio!- Saltò giù dalle sue gambe, correndo per la stanza in cerca del cambio di vestiti.

-Perché urli?-

-Io non urlo.- Si alzò sulle punte, formando un bacio con le labbra.

Alzò gli occhi al cielo, dandogli quel piccolo bacio a stampo.-Ti voglio bene.- Disse prima di entrare in bagno.

****.

-Papà! Oggi è sabato, non trovo i miei calzini!- Corse nel suo studio, spalancando la porta.

-Devi uscire?- Alzò lo sguardo dal computer, chiudendolo.

-Sì, Blaze mi ha scritto questo.- Gli porse il telefono, per fargli leggere il messaggio.

-Oh, al cinema...in questi giorni i fan sono sempre di più, devo aumentare i controlli. Potreste guardare il film in casa?-

-No!-

-Non urlare.- Le puntò un dito contro, assottigliando lo sguardo.-Non puoi uscire solo con Blaze.-

-Perché a scuola ci posso andare invece?-

-Smetterai con quella scuola, ci sono stati problemi anche lì.-

-Quali?- Sgranò gli occhi, salendo sulle sue gambe.

Lui sospirò, giocando con le dita sulla pelle nuda di Alesha, la quale non aveva addosso i pantaloni.

-Alcune..alcune ragazze hanno distrutto il tuo armadietto e dato fuoco ai tuoi oggetti personali. Sono riuscite anche ad entrare in segreteria e rubare alcuni tuoi fascicoli, che ovviamente sono già stati venduti. Proprio adesso stavo guardando cosa ne è uscito fuori.-
Sgranò gli occhi, coprendosi la bocca con le mani, stupita di essersi persa tutte quelle cose.-Quando?-
-Ieri sera, mi hanno chiamato verso le sette.-
-Io non ricordo molto di ieri sera, ho bevuto?- aggrottò la fronte, spaesata.
-Non ricordi niente? Niente di niente?-
-Ricordo Harriet e tu mi sei venuto a prendere e nient'altro, credo.-
-Perché dimentichi le cose?- mormorò accarezzandole la guancia colorata di rosa.
-Non lo so. Succede da sempre, a tredici anni sono scappata di casa perché non mi ricordavo più niente, quindi non sono proprio scappata, me ne sono andata credendo di essere un'altra persona.- Raccontò con sguardo perso.-Non ricordo molto, solo che a 12 anni ho iniziato a scrivere tutto quello che succedeva in un diario segreto, sono arrivata a scriverne molti. Li vuoi vedere?- i suoi occhioni verdi si illuminarono al pensiero di far conoscere al padre la sua vecchia vita.
-Sì, mi piacerebbe tantissimo.- rispose con un filo di voce.
-Anzi, ho cambiato idea.- gli morse la guancia.-Quindi cosa si fa con la scuola?-
-Perché non hai più voglia!? Ti prego.-
-Rispondimi!- Gli strinse il naso, divertita.
-No, dammi i diari, ti prego.-
-Te li darò più avanti, quando tutte ci fideremo di te abbastanza da farti sapere i nostri segreti, poi non li ho nascosti io.-
-Chi lo ha fatto allora?-
-L'altra. Allora cosa facciamo per la scuola?- cambiò discorso, mettendo a dura prova la pazienza di Justin.
-Volevi trasferirti a New York, io però ho trovato un posto perfetto per noi due.-
-Sul serio?-
-È una città del Mississippi, c'è una scuola fantastica per te, dopo esserti diplomata ti porterò con me ad un tour mondiale.-
-Sì!- batté più volte le mani, entusiasta.-Ti voglio bene.- disse stampandogli un bacio veloce sulle labbra.
-Anche io, domani andiamo a pranzo da mia madre, ricordalo e a cena dalla tua psicologa.- Spiegò nascondendo un sorriso nel vedere la sua faccia.
-perché non ci vai tu a pranzo da loro? Io sono malata, ho un polso rotto.-
-non c'entra niente, oh e lunedì andiamo a farlo ingessare.-
-Non voglio venire da tua madre, per favore.- incurvò le labbra, spalancando gli occhi.
-Non si discute, non mi lascerai da solo.-
-Tu non hai bisogno di me.-
-Io avrò sempre bisogno di te, mi farai compagnia? Ci sarà pure Ryan.-
-Uff...non ne ho voglia però ..-
-Dai fallo per il tuo papà.- nascose il viso nell'incavo del suo collo , annusando il suo profumo, sapeva di muschio.
-Lo faccio perché ti voglio tanto bene e non voglio stare a casa da sola.-
-Grazie principessa.- le prese la mano, chiudendola nella sua.-Tenterò di renderlo un giorno più sopportabile.-
-Non voglio rimanere sola con tua madre.-
-Allora non accadrà.-
-Quella donna distrugge la mia autostima.- Ammise leccandosi le labbra.-Mi scappa la pipì.-

-Sei tornata in cucina a mangiare non è vero?- Disse notando la bocca sporca di cioccolata.

-No!- Esclamò coprendosi la bocca.-Devo andare.- Borbottò cercando di scivolare via dalle sue gambe.

-Ti avevo detto basta cioccolata.-

-Non ho mangiato la brioche al cioccolato!-

-Io non ho mai parlato di brioche al cioccolato tesoro, vieni qua, dovrei sculacciarti.- La prese in giro lasciandola finalmente andare.

-Mi devi trovare i calzini ed i miei pantaloni! Me li hai rubati tu.-

-Non te li ho rubati io, sei tu che perdi tutto.-

-I miei calzini!- Corse via, con due calzini diversi in mano.

***.***

Alesha sorrise, entrando nella cabina armadio del padre, ne voleva una così grande pure lei, poi, prese foglio e pezzo di carta, appuntando quello che era successo in giornata.

Aveva il suo posto segreto, del quale nessuno sospettava nulla.

Per tenere a bada le sue personalità l'unica via da seguire era la psicoterapia, una volta aveva tentato con l'ipnosi, ad oggi, sconsigliata da più parti, a causa del concreto rischio che ''al risveglio'' una delle personalità secondarie possa prendere il posto di quella primaria e sarebbe stato bel problema riuscire a far tornare la personalità principale.

Per fortuna lei non era stata ''dissociata'' ininterrottamente, ma per poco tempo, circa due mesi.

Due mesi orribili, poi era ''tornata'' con ha un buco in testa di 2 mesi appunto, di cui ricordava pochissimi avvenimenti.

-Alesha!?- Sobbalzò, quando sentì la voce di suo padre, la stava cercando, che avesse combinato qualcosa?

-Alesha, è arrivato Blaze da più di dieci minuti, se non esci fuori ora, appena ti prendo ti picchio.- La minacciò uscendo dalla sua camera, non credendo di trovarla dentro l'armadio.

Uscì dopo essere sicura che non fosse più lì e gattonò furtiva fino al corridoio.

-Alesha cosa stai facendo lì a terra? alzati.- Le tirò una sberla sul sedere, facendole tirare un urlo.-Cosa facevi in camera mia?- Sbuffò, quando lei non rispose e corse via, a nascondere il foglio in camera sua, aveva il suo bellissimo posto segreta, nel quale teneva tutte le cose essenziali, come i suoi diari,cioccolato di ogni tipo e alcuni gioielli di sua madre.

-Alesha vieni di là.- Bussò alla porta della sua stanza, stanco di inseguirla ovunque.

-No!-

-Alesha, per favore, ci guardiamo un bel film tutti insieme.-

-Quale film?- Chiese curiosa.

-Non lo so, però puoi deciderlo tu.-

-Allora vengo.-

**.**

Justin sorrise, guardando la figlia addormentata tra le braccia di Blaze, che le accarezzava in maniera dolce i capelli, avendo paura di svegliarla.

-Quando partirai?- Ruppe il silenzio, ormai il film non lo stavano più guardando il film scelto da Alesha.

-Settimana prossima, venerdì mattina, Alesha si è proposta di accompagnarmi fino in aeroporto assieme ai miei genitori.- Spiegò sentendo le lacrime salire agli occhi, faceva male sapere che non si sarebbero più rivisti.

-Mi dispiace tanto pensare alla tua partenza, non immagino come starà Alesha, nonostante cerchi di nasconderlo, sai, lei è molto forte.-

-Io non voglio allontanarmi da lei, mi piace così tanto.-

-Tornerai Blaze.-

-I miei non vogliono tornare qui...-

-Beh allora vorrà dire che la porterò io da te quando posso, mi piace quando state insieme, credo tu possa essere il ragazzo giusto per lei.-

-Dovrei chiederle di essere la mia ragazza?-

-Non so...ti va di farlo prima di partire? Dopo non potrai più vederla per un po'.-

-Sì lo so, però vorrei tanto stare assieme a lei per sempre.-

-Dai, è tardi, forse è meglio se ritorni a casa, io la porto a letto.- Si alzò, incapace di rispondere e prese la figlia in braccio.

-Va bene, grazie mille Justin, sei davvero...davvero una persona stupenda.-

 

-Alesha svegliati, un attimo.- Scosse la sua spalla bruscamente, accendendo la lampada sul comodino.

-Uhm?- Socchiuse gli occhi, disorientata.-Cosa?- Sbadigliò, stanca.

-Devo andare a quella festa, sono le dieci, vedi di dormire e basta, senza andare in cucina okay?-

-Sì..-

-Mi raccomando, ho attivato tutti gli allarmi, controllerò dal telefono ogni cosa, se qualcuno prova ad entrare in casa suonerà l'allarme. Chiamami se hai bisogno, fa molta attenzione.-

-Va bene, buonanotte papà.- Sbadigliò, richiudendo gli occhi.

-Buonanotte principessa, ti voglio bene.- Le baciò la tempia, rimboccandogli le coperte.

**.**

-Ti devi togliere! Sei pesante, ciccione!- Alesha si dimenò, provando a spostare il corpo di suo padre dal suo.

Lui mugolò cose incomprensibili, stringendo maggiormente Alesha, che reagì mordendolo sulla spalla.

-Dai Alesha, fai la brava, lasciami dormire.-

-Spostati! Obeso!- A quel punto riuscì a convincerlo a spostarsi e rotolò giù dal letto, attiva come non mai.-Alzati a prepararmi il bagno.- Tirò su le tapparelle, per poi salire sul letto e cominciare a saltare sopra di esso.

-Alesha!- Aveva bevuto molto la sera prima, quindi la testa gli faceva molto male.

-Ha chiamato tua madre, tre volte!- Gli passò il telefono, prima di prendere il suo intimo e andare in bagno a lavarsi.

Justin sospirò, prendendo il telefono per richiamarla.-Justin! Dovete essere qui tra un ora, come mai non rispondevi? sei tornato tardi non è vero?-

-Sì mamma, sono tornato verso le quattro di notte, quindi...-

-Non ci pensare nemmeno di non venire, tra poco ti trasferirai ed io non potrò più stare con il mio bambino.-

-Va bene, ci sarò, forse arriviamo in ritardo.-

-L'importante è che tu ci sia.- Si salutarono e lui decise di alzarsi per andare a cambiarsi. Appena tornato a casa si era svestito, rimanendo in pantaloni e aveva deciso di infilarsi nel letto con Alesha, visto che dormiva meglio accanto a lei.

-Alesha hai un ora per prepararti.- L'avvisò, uscendo dalla stanza.

-Voglio fare colazione, per colpa tua mi sono alzata tardi! Continuavi a schiacciarmi.-

Rispose non notando di star parlando da sola.

 

-Alesha Maya Bieber! Va subito a vestirti e smettila di piagnucolare così!- Urlò Justin, seriamente arrabbiato, era nervoso, per essersi dovuto svegliare presto dopo quella notte festosa.

-Ma io voglio la brioche!- Mise il broncio, causando l'aumento di rabbia in Justin, che decise di usare le maniere brusche.

-Mi fai arrabbiare, cavolo.- Le afferrò il polso, iniziando a trascinarla in camera sua.

-No! Non voglio vestirmi, voglio la brioche!- Continuò a ripetere, iniziando a piangere.-Lasciami!-

La obbligò a fare le scale e una volta nella sua stanza la fece sedere sopra il letto, aprì l'armadio, prese un vestito arancione e glielo mise, ignorando le lacrime e le parole di Alesha.

-Smettila, cazzo, finiscila di piangere! Hai diciassette anni, sei grande.- Le allacciò le scarpe, soddisfatto di averla preparata.-Mettiti un paio di calze, fa freddo fuori.-

-Non ci voglio venire, lasciami a casa!- Gattonò fino al centro del letto, mettendosi sotto le coperte.

-Perché devi fare così?- Prese le calze e di nuovo, usò la forza per mettergliele.

-Voglio la mia brioche.- Tirò su col naso, pulendoselo con la mano.

Justin prese un fazzoletto, gli pulì la mano e il naso.-Te la compro fuori la brioche tesoro, va bene? Ora non piangi più?- La supplicò appoggiando la fronte sulla sua.

Lei non rispose, limitandosi a prendere il fazzoletto.

-Mi dispiace di averti trattato male okay? Dammi un bacio.- Sorrise, dandole un bacio a stampo sulle labbra.

Dopo aver sistemato il trucco andarono a prendere la macchina, passarono a prendere la brioche e arrivarono in ritardo di circa mezz'oretta.

-Justin! Avevo iniziato a non sperarci più, finalmente sei qui.- Pattie lo abbracciò, ignorando la nipote, che fece lo stesso, entrando in casa, recandosi in salotto, dove c'era Ryan.

-Jaxon è scappato proprio prima del tuo arrivo.- La prese in giro appena la vide, non poteva non farlo.

-Abbiamo litigato.- Fece spallucce, sedendosi vicino a lui.

-Come mai?-

-Ha detto di provare qualcosa per me, però io no...quindi nulla.-

-Amore, lavati le mani e vieni a pranzare.- Gridò suo padre dalla cucina. Lei lo fece, seguita da Ryan.

-Justin ha chiamato me amore.- Ribatté quando lo vide dietro di lei.

-Potrebbe aver chiamato me amore, non puoi saperlo.-

-Papà non chiamerebbe te amore.-

-Papà non chiamerebbe te amore.- La imitò con vocina stridula, dandole una spinta più a sinistra, così da potersi lavare le mani prima di lei.

-Ei! C'ero prima io.- Provò a vendicarsi facendo lo stesso, ma lui non si smosse di un passo.

-Sta zitta.-

-Lo dico a papà!- Gli tirò l'asciugamano in testa, scappando per non essere presa.

-Diglielo.- Finì di lavarsi le mani e raggiunse il resto della famiglia a tavola, quel giorno erano in pochi, solamente Justin, Alesha e Ryan.

-Allora Alesha, ho saputo che vuoi cambiare scuola.-

-Sì, voglio diventare un attrice.- Sostenne fiera di sé, evitando di mangiare quello che c'era nel piatto.

-Non credo che l'attrice sia un lavoro adatto, potresti diventare una dottoressa o..-

-Non ho chiesto un tuo parere.- La interruppe, acida, ricevendo un colpo al piede dal padre.

Lei sbuffò, offesa, borbottando un 'maleducata' e quando Alesha fece per rispondere Justin le lanciò un occhiata.

-Io non ho fame.- Allontanò il piatto dal suo corpo, decidendo di andare a guardare la televisione in salotto.

-Non le devi parlare così mamma, ad Alesha non interessa il tuo parere.-

-La voglio solo aiutare.-

-Ci sono già io per lei.-

-Ma Alesha...-

-Ma Alesha niente, la devi seriamente smettere.-

-Okay, scusami.-

-Io vado a fare compagnia alla mia migliore amica.- Prese il bicchiere con il succo d'arancia.

-Dio Ryan, non farla arrabbiare però, per favore.-

-Sì, sì, fidati di me.- Ridacchiò, andandosene.

-Quindi è deciso? Te ne vai?-

-Ci trasferiremo presto in una città del Mississippi, c'è una scuola perfetta per Alesha.-

-Oh, quindi non molto lontano da qui.- Tirò un sospiro di sollievo, contenta.

-Già.- Annuì, finendo coraggiosamente quello che c'era nel piatto, oramai era abituato alla cucina vegana.

-Ryan!- Si sentì Alesha strillare dal salotto.

-Scusami, non volevo, te lo giuro non l'ho fatto apposta.-

-Sei un idiota!- Justin andò a controllare cosa stesse succedendo e capì, quando vide il succo d'arancia, rovesciato sul divano e sul vestito della figlia.

-Ryan, perchè devi essere così idiota?- Si intromise scuotendo la testa.

-Mi hai bagnato anche i capelli, lo hai fatto di proposito.- Si lamentò, toccandosi i capelli bagnati.

-Non l'ho fatto apposta, mi dispiace.-

-Okay, Alesha vieni di sopra a farti una doccia, dovrei avere alcuni vestiti qui.-

Lei lanciò un occhiataccia a Ryan, seguendo suo padre di sopra.

-Tieni, usa questo per i capelli.- Gli porse una bottiglietta di shampoo posta sopra il comodino in corridoio.

-Grazie.- Gli passò il cellulare e il vestito bagnato.

-Prego, non metterci troppo.- Chiuse la porta del bagno, decidendo di farsi un po' i cazzi della figlia, controllandole il telefonino.

Stava leggendo interessato una chat con un suo amico di nome Charlie, quando la sentì strillare dal bagno.

-Alesha? Cosa succede? Stai bene?- Entrò senza permesso, guardandosi attorno.

La tendina della doccia era chiusa, ma riusciva a intravedere la sua figura.

-I-io non sto bene! I miei capelli, i miei capelli stanno cadendo cazzo.-

-I capelli?- Aggrottò la fronte, prese un accappatoio e glielo porse, così da poterla vedere.

Lo indossò, legando bene al centro, prima di spostare la tenda per mostrare a suo padre i capelli sparsi nella vasca.

Le erano caduti molti, troppi e lei aveva capito il motivo.

Col cuore a mille, si passò di nuovo la mano tra i capelli e per poco non svenne quando se ne staccarono altri.

-Alesha, qui c'è odore di crema depilatoria e chissà altro.- Prese la bottiglietta che lei aveva usato per lavarsi i capelli, annusandola.-Sì, deve essere questa.- Uscì dalla vasca, affiancandolo.

-Cosa sta succedendo qui? Ti abbiamo sentita urlare.- Ryan e Pattie osservarono la scena, stravolti.

-I miei capelli, i miei capelli!- Continuò a passare le mani tra di essi, guardando ciocca per ciocca cadere a terra.

-Questa è mia! Perchè l'hai usata?- Ryan riprese la bottiglietta, controllando che ce ne fosse ancora un po'.-Me l'hai quasi finita...ora dovrò farmela rifare, era fatta da crema depilatoria e...-

Lei non gli lasciò finire la frase, lo afferrò per i capelli e lo spinse a terra con tutta la forza del suo corpo, non dimenticando di tirargli un pugno sul naso con la mano attiva.

-Alesha! Lui non lo ha fatto apposta, lascialo.- Justin l'afferrò per i fianchi, tirandola via.

-Per colpa sua ho perso i capelli!- Non voleva lasciar perdere, i capelli erano una cosa molto importante.

-Lo so, ora però basta picchiarlo, gli hai fatto abbastanza male, non è vero Ryan?-

-Cazzo.- Rispose portandosi una mano sul naso gonfio.

-Io me ne torno a casa! A costo di andarci a piedi e in asciugamano!- Gridò liberandosi dalla presa e uscendo dal bagno, per non vedere più i capelli caduti a terra.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** 24. ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

17/01/2014

La più grande scoperta della mia generazione è che l’uomo può cambiare la propria vita semplicemente cambiando il proprio atteggiamento mentale.
(William James)


-Alesha, diamine, aspettami.- Justin rincorse la figlia, oramai fuori casa.

-Non parlarmi!- Strinse le braccia attorno al suo corpo, infreddolita.

-Alesha stai seriamente uscendo di casa in accappatoio e piedi nudi? Per favore, rientra.- Riuscì a prenderla per un polso poco prima che varcasse il cancello.

-No! Mollami.- Rossa in viso lo spinse via con una tale forza che il padre non riconobbe, sembrava un'altra.

-Rientra in casa.- Aveva intuito che 'per favore' non sarebbe servito a nulla, doveva trattarla come lei trattava lui.

-No.- Ricominciò a camminare, ma venne di nuovo fermata.-Lasciami! Cazzo, torna da quella puttana di tua madre e non..-

Non riuscì a finire la frase, vista la sberla sul viso.

-Non farlo più, non la chiamare così, hai capito!?- Alzò la voce, avvicinandosi di un passo.

Alesha non rispose, spostando lo sguardo dietro di lui, su Ryan, il quale osservava divertito la scena.-Smettila di dirmi cosa devo fare.- Rispose puntandogli un dito contro.-Tu sei solo un bambino viziato cresciuto troppo in fretta! Non sai prenderti cura di te quindi non pensare di poter essere un genitore.-

-Sono tuo padre Alesha, questo mi basta e avanza, le tue parole non mi toccano, ora entra.- Disse senza distogliere lo sguardo dai suoi occhioni verdi.

Rimase ferma in piedi, ricambiando lo sguardo, per poi superarlo e rientrare in casa, ricordandosi di dare una spallata a Ryan.

-Dio..- Justin sospirò, passandosi la mano tra i capelli. Aveva vinto quella piccola lotta ed era fiero di non aver perso la pazienza, oltre allo schiaffo, che si era meritata.

-Mi ha fatto malissimo, sembrava un altra.- Si lamentò Ryan una volta seduti in cucina. Premeva il sacchetto del ghiaccio contro l'occhio, pentito per quello stupido scherzo, avrebbe dovuto farlo ad una sua amica, ma a quanto pare...

-Lo so...la porto dal mio parrucchiere prima di andare a cena dalla sua psicologa, spero solo non rompa il cazzo.-

-Si è chiusa in bagno da almeno un ora.- Commentò guardando l'orario sul telefono.

-Vado a vedere come sta.- Il biondo si alzò, raggiungendo il bagno.-Alesha?- Bussò più volte, indeciso se entrare o meno senza permesso, tanto la porta era aperta.

-Vai via.- Disse con vocina piccola, 'via libera,non vuole uccidermi', pensò lui entrando. Strinse le labbra nel vederla seduta a terra, con una forbice tra le mani e altre ciocche a terra, unite a quelle di prima.

-Ei piccolina, ma cosa stai facendo?- Si inginocchiò alla sua altezza, spaventato dal disastro dei suoi capelli, se prima si erano accorciati un po' a quel punto erano peggio.

Si voltò verso di lui e granò gli occhi, con gli occhi pieni di lacrime.-Cosa è successo ai miei capelli?- Piagnucolò prima di scoppiare a piangere.

-No, non fare così, non è successo niente, vieni qua.- L'attirò in un abbraccio, stringendola forte.

-E' stata la mamma? Lei è tornata?-

Il cuore di Justin sembrò stringersi a quelle parole, ricordava gli episodi vecchi con sua madre e non voleva li ricordasse.

-No, non è tornata piccolina, non fare così, va tutto bene, smettila di piangere, ti prego.-

-Sei stato tu?-

-No, per sbaglio Ryan ha lasciato qua la sua crema depilatoria e io te l'ho passata per lavare i capelli, ma non lo sapevo, te lo giuro, mi dispiace tanto. Ora ti porto dal mio parrucchiere va bene? Così sarai ancora più bella.- Prese il suo viso tra le mani, baciandole la fronte.

-Sono brutta, non voglio più uscire di casa, voglio tornare lì.-

-Okay allora verrà lui a casa, però stasera abbiamo la cena.-

-Non ci voglio venire.- Si coprì il viso con le mani, smettendo di singhiozzare.-Vacci tu.-

-Non posso andare senza di te.- Rispose asciugandole le lacrime.

-Non voglio.- Sfuggì dalla sua presa, prendendo il vestito posto sopra il calorifero.

-Per favore.-

-Non voglio, sposta la cena.- Tirò su col naso, supplicandolo con lo sguardo.

-Ma non è educato.-

-Possiamo tornare a casa?- Si stupì nel capire che sentiva casa loro la sua vera casa, pensava non potesse più succedere.

-Sì, adesso torniamo a casa, vestiti e scendi di sotto.-

-Lo posso avere un cappello?-

Alzò gli occhi al cielo, toccandole i capelli.

Non erano quelli il problema, perché lei aveva un bel viso, riusciva ad incantare pure conciata in quel modo.

-Sei davvero bellissima così Alesha.-

-Lo dici solo perché mi vuoi bene, portami a casa.-

**..**

-Allora? Così sei stupenda, dai, ammettilo.- Tom, il parrucchiere sorrise, incitando la sua cliente a guardarsi allo specchio.

Lei lo fece, sbattendo più volte le palpebre, non le piaceva la sua immagine riflessa sullo specchio del bagno, non sopportava il fatto di aver perso così tanti capelli.

-Io volevo i capelli lunghi, così sono troppo corti, non può farli arrivare almeno fino alle spalle?-

-Non con i suoi naturali, ma potremmo aggiungere delle extension se preferisce.-

Gli occhi le si illuminarono nel sentire quelle parole.-Saranno più lunghi?-

-Sì, in pratica aggiungo delle ciocche di capelli naturali o sintetici per allungare la tua capigliatura. Posso trovare delle ciocche adatte al tipo e al colore dei tuoi capelli, affinché il risultato sia il più naturale possibile.-

-Sì!- Batté più volte le mani, felice.-Avrò i capelli lunghi!-

-Allora parlerò con tuo padre va bene?-

-Sì.-

 

-Extension?- Justin entrò in bagno, aggrottando la fronte.-Ma così sei bella.- Andò dietro di lei, giocando con i suoi capelli.-Sono quasi come i miei.- Commentò trattenendo un sorriso.

-Li voglio più lunghi, voglio le extension.-

-Va bene, quanto tempo ci metterà ad applicarle? Abbiamo una cena tra quattro ore.-

-Le posso applicare delle extension lunghe fin sopra le spalle, non ci metteremo molto.-

-A te va bene tesoro?- Inclinò la testa verso di lei, dandole un buffetto sul naso.

-Sì.- Sorrise, portando la mano davanti al naso.

-Okay, allora fatelo, vedrai, starai benissimo. Ti voglio bene.- Si sporse per darle un piccolo bacio sulle labbra.-Esco per un po', tornerò appena posso va bene?-

-Mi farà male?- Borbottò inumidendosi le labbra.

-No, applicherò le extension a una distanza di circa 0,5 cm dalla radice dei tuoi capelli naturali e li fisso con della cheratina, una sostanza che asciugando si indurisce e diventa impercettibile. Non farà male.-

**.

-Sono bellissima! Grazie.- Alesha abbracciò forte il suo 'salvatore', emozionata.

-Hai visto? Ora va a cambiarti e ricorda...-

-I capelli con extension richiedono maggiori attenzioni. Dovrò lavare i capelli 3 volte alla settimana, fare una maschera almeno una volta a settimana e per evitare la formazione di nodi devo spazzolare spesso i capelli. Una volta al mese la devo chiamare per togliere i capelli rimasti impigliati nella cheratina.- Completò la frase per lui, riprendendo a guardarsi incantata allo specchio.

-Bravissima tesoro, ora io vado, veda di non dimenticare ciò che le ho detto!-

Si salutarono e lei lo accompagnò alla porta, per poi correre nella sua stanza a decidere cosa indossare.

Notando l'assenza di suo padre, ne approfittò per fare un bel bagno.

-Alesha! Sono tornato, sei pronta?-

-Sto facendo il bagnetto! Che ore sono?- Rispose dal bagno.

-Le otto, datti una mossa per favore. Dobbiamo essere li alle nove e non è vicino.-

-Va bene, dammi venti minuti e sono pronta.-

-Okay, ti aspetto di sotto.- Tornò in salotto, sdraiandosi già completamento vestito sul divano, curioso di vedere i capelli della figlia.

Prima era dovuto uscire per parlare con Ryan dell'accaduto, non voleva più che ricapitasse e glielo aveva detto chiaro e tondo.

Non gli era piaciuto litigare così tanto con il suo migliore amico, ma era necessario.

-Ecco, adesso sono pronta.- Scese le scale, facendo una piccola giravolta di fronte al ragazzo.-Come sto?- Aveva messo una tuta elegante nera, con uno scollo a V fino a sopra l'ombelico.

-Mmh..- Si alzò, facendo cadere lo sguardo sul polso rotto.-Sei bellissima, sono preoccupato, quanti ragazzi proveranno a portarti via da me?- L'attirò verso di sé, appoggiando la fronte contro la sua.

Sorrise.-Nessuno mi porterà via da te.-

-Davvero?-

-Sì.-

-Promettimelo.- Avvolse le braccia attorno al suo corpo, annusando il suo profumo.

-Te lo prometto, ti voglio bene.-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** 25 ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

17/01/2014

Non si può scegliere il modo di morire. O il giorno. Si può soltanto decidere come vivere. Ora.
(John Baez)


-Dammi la mano.- Ordinò Justin una volta fuori dalla porta di casa.

Lei lo fece, curiosa di sapere il perché.-Vedo alcuni flash dietro quel cespuglio, non voglio ti aggrediscono, potrebbero pure entrare senza permesso.- Rispose quasi come se le leggesse nel pensiero.

-Io so difendermi!- Alzò il polso ingessato, provocandosi un forte dolore.-Ugh, il mio braccio...- Mugolò con una smorfia sul viso.

-Fa silenzio ed andiamo in garage, quale macchina usiamo?- Sbloccò il telefono e con esso sbloccò la porta del garage.

-Voglio usarle tutte!- Iniziò a girarci attorno, passando dalla range rover nera all'Audi r8 con un motivo a ghepardo.

-Vieni qui, sei piccolina per guidare, ancora non puoi.- La prese, attirandola in un abbraccio.-Non è vero, ho diciassette anni, io posso guidare.- Sul suo viso crebbe un grande sorriso al pensiero.

-Guiderai a trent'anni, adesso sali e non rompere.-

-Voglio guidare io.- Entrò al posto di suo padre, che aveva deciso di guidare la Range rover nera, vecchio regalo di Scooter.

-No, scendi, non ci penso nemmeno a salire in auto con te alla guida.-

-Per favore!-

-Hai un polso rotto, troppo rischioso.- Si chinò, allungo le mani e l'afferrò per i fianchi, spostandola nel posto accanto.

-Non mi avresti fatto guidare comunque.- Brontolò offesa.

-A volte la tua intelligenza mi sorprende.- Rispose dandole un buffetto sul naso.

-Non mi toccare, antipatico.-

-Stai attenta al polso amore mio.-

-Non chiamarmi amore, mi da fastidio.-

-Non ti da fastidio.-

-Si invece.-

-No.-

-Sì.-

-Ti butto fuori dalla macchina a calci se non fai silenzio.-

-Sei aggressivo!-

-Non è vero, sono solo autoritario.-

-Non ci parlo più con te.-

-Non ci parlo più con te.- Le fece l'eco, continuando a guidare.

**.**

-Alesha aspetta un attimo, ti do una mano io.- Si offrì Justin di aiutarla, notando la sua difficoltà nel tagliare la carne.

-No, riesco da sola.- Disse riprovandoci di nuovo. Con un polso andato non era il massimo.

Lui alzò gli occhi al cielo, le prese le posate di mano e tagliò dei piccoli pezzi per lei.

-Ci sarei riuscita anche da sola.- Borbottò causando la risata del Sign. Byron.

-Sei sempre così brutta e antipatica.- Scherzò baciandola sulla fronte.

-Non sono brutta!- Lo colpì sul naso, offesa.-Sei tu brutto.-

-Erika vieni a prendere altra carne, prendi esempio da Alesha!- Esclamò suo padre mentre cuoceva la carne.

-Sono a posto così, grazie papà.-Sorrise, spostando i capelli neri a un lato, li aveva tenuti sciolti quella sera per l'occasione ed aveva indossato un tubino nero ed una camicetta bianca infilata al suo interno.

-Mangia anche le verdure Alesha.- La rimproverò suo padre, beccandosi un occhiataccia da lei, dopodiché portò lo sguardo su Erika, la trovava bellissima.

-Signorina Erika?-

-Dammi del tu tesoro.- Rispose pulendosi la bocca con il tovagliolo.

-Justin ti sta fissando da più di dieci minuti!- Esclamò prima di ricevere uno scappellotto in testa da lui.

-Aio, ma che ho fatto?-

Erika scoppiò a ridere e dovette portare una mano davanti alla bocca per trattenersi.

-Mia figlia è davvero bellissima, non è vero ragazzo?-

Justin annuì, leccandosi le labbra.-Sì, è davvero bellissima.-

-Anche io sono bellissima!- Esclamò la più piccola lì presente, stanca di non ricevere abbastanza attenzioni.

-Ma certo che sei bellissima, tu sei la mia principessa.- L'abbracciò, sbaciucchiandola ovunque, accertandosi farla stare ferma, visto che provava a liberarsi.

 

-Ti do una mano a sparecchiare.- Si offrì Justin, così da poter stare per un po' da solo con lei.

-Grazie.-

-Alesha vieni qui, voglio farti vedere una cosa.- Byron la prese per mano, entusiasta di poter passare un po' di tempo assieme alla sua vecchia paziente.

-Vi vedo sempre più legati, è una cosa bella.- Disse Erika mentre lavava i piatti, i quali venivano passati dal ragazzo appoggiato al bancone vicino a lui.

-Già, è la mia piccolina, mi sono perso otto anni della sua vita e voglio recuperarli tutti.-

-Però ha diciassette anni, raggiungerà la maggiore età tra poco, non hai paura che vorrà andare via di casa? O per il college...-

-Non voglio che vada via.- Rispose bruscamente, chiudendo il discorso.

-Accadrà, io me ne sono andata a diciannove anni, torno qua ogni tanto ad aiutare mio padre, sai, devi accettarlo, altrimenti farà più male quando sarà il momento.-

-Non voglio parlare di questo ora, posso avere il tuo numero?-

-Lo hai già il mio numero.-

-No, voglio quello del tuo cellulare, mi interessi come donna, non come la psicologa di mia figlia.- Disse ammiccando.

Lei tolse i guanti, appoggiandoli sul lavello.-Justin non posso stare con te, sei un mio cliente.-

-Non sono un tuo cliente, Alesha è una tua cliente.- Si avvicinò e mise la mano sulla sua schiena, accarezzandola.

-E tu sei suo padre.- Sussurrò posando il dito indice sulle sue labbra, incantata dalla sua bellezza. Le piaceva Justin, ma non erano giusti i suoi sentimenti, non potevano.

-Potrebbe essere il nostro segreto...- Inclinò la testa verso destra, ma prima dello scontro delle loro labbra Byron ed Alesha entrarono in cucina.

-Justin! Guarda cosa mi ha regalato il sign. Byron.

Erika si allontanò, quasi dispiaciuta e Justin sospirò, guardando l'oggetto tra le mani di Alesha.-Cos'è?-

-Un album fotografico, ha detto di sfogliarlo una volta sola al giorno, guarda qui.- Lo spalancò davanti a lui, emozionata.

-Siamo noi due il giorno dell'adozione...- Mormorò stupito, guardando la foto che rappresentava loro due con un sorriso grandissimo.

-Io sono stupenda, tu hai i capelli sparati in aria.- Sostenne richiudendo l'album e stringerlo al petto.

-Sei sempre stupenda tu, dammi un bacio e va a mettere le scarpe.- Lei lo fece, felice del regalo appena ricevuto, era contenta di avere qualcosa legato al passato, oltre a Buggy Bear.

**.**

25/01/2014

 

-Justin, ti ho portato un regalo.- Lui prese il grande pacco tra le mani, curioso di sapere cos'era, era grande e aveva già capito che si trattava di un quadro.

-Perché mi hai fatto un regalo?- Aggrottò la fronte, cominciando a scartarlo.

-Perché tu me ne porti uno ogni sera.- Disse giocherellando con le mani.

-E' la nostra foto su una tela? Ma è bellissima Alesha, vieni qua.- L'abbracciò, baciandola sulla guancia.-Grazie.- Sorrise, osservando la loro foto, quella dopo l'adozione.

-Blaze mi ha dato una mano a farlo...prima di andarsene.- Aggiunse con un velo di tristezza, sentirlo via skype non era come averlo lì per davvero, ormai era partito da una settimana e lei lo aveva accompagnato, piangendo come non mai.

-Ti manca molto?-

-Sì.- Annuì, con le lacrime agli occhi.-Questa sera esci con Erika!- Esclamò cambiando il discorso, felice per suo padre.-Sei contento?- Portò le mani sulle sue guance, torturandole.

-Sì, ne sono felicissimo, mi ci è voluta una settimana per convincerla a uscire a cena con me.- Si liberò dalla presa, sollevando il quadro per appenderlo in salotto, cosicché chiunque fosse entrato lo avrebbe notato.-Va a prendere gli attrezzi.-

Lo fece e una volta accanto a lui estrasse trapano e viti.

-Io oggi vedo Harriet e Ryan ha detto di volermi fare compagnia finché non torni stasera.- Lui praticò un foro al centro del muro dove doveva appendere il quadro, poi avvitò la vite nel foro.

-Mio dio, tu e Ryan da soli in casa, non so se potrò cenare serenamente con questo pensiero.- Fermò il lavoro e si portò le mani tra i capelli, disperato.

-Mi ha chiesto scusa per i capelli e ha detto di volermi tanto bene.-

-Alesha però mi devi promettere che non litigherete. Cenate e dopo a letto.-

-Sì va bene.-

-Parlerò anche con lui, però è una promessa, va bene?- Domandò riprendendo il piccolo lavoretto.

-Sì, te lo prometto, farò la brava.-

-Grazie tesoro.-

-Ora posso andare da Harriet?-

-Da sola? Devi fare attenzione con i paparazzi, il nostro autista...-

-Perché non posso uscire di casa in modo normale?-

-E' pericoloso, potrebbero farti del male, chiama l'autista e fatti portare da lui.-

-Uff, va bene.-

In quel momento a Justin venne in mente il tour che avrebbe dovuto fare per tutta l'America, ma ancora non sapeva cosa fare con Alesha. Portarla con se e farla seguire da un insegnante privato oppure lasciarla lì per un po', assieme a sua madre...

Rimosse il pensiero non sarebbero mai andate d'accordo, però sarebbe potuto essere un buon modo per poterle far legare tra di loro, sarebbe stato solo per un mese, massimo due.

-Alesha dobbiamo parlare di una questione importante, magari domani.-

-Ho fatto qualcosa?-

-No, riguarda...riguarda me, ne parleremo meglio domani, ora va.-

Si alzò sulle punte, lo baciò a stampo e se ne andò, contenta di poter vedere Harriet.

**.**

-E' stata una bella serata Justin, da quando hai deciso di spegnere il telefono.- Erika ruppe il silenzio creatosi in auto, sistemando il vestito blu notte sulle ginocchia.

-Erika sai come sono con Alesha, mi preoccuperò sempre, in qualsiasi caso.-

-Sì lo so, ma lasciale un po' di spazio per l'amor del cielo, altrimenti non crescerà mai.- Spostò lo sguardo sul finestrino, dove le gocce di pioggia lo bagnavano.

-Le ho mandato solo tre messaggi.-

-E l'hai chiamata quando sono andata in bagno, guarda che ti ho visto.-

-Ti ho portato a cenare in uno dei posti più belli di qui e ancora rompi le palle.-

-Non importa dove mi porti, mi interessi solamente tu, potremmo pure cenare nel tuo garage-

-Ti interesso uhm?- Parcheggiò davanti a casa loro, mordendosi il labbro divertito.

-Smettila di fare il prezioso, sai che mi piaci ed io piaccio a te.-

-La tua sicurezza mi sorprende ogni giorno.- Disse prima di avvicinarsi per baciarla.

-Mio dio, quella non è Alesha!?- Erika impallidì, notando una figura esile seduta davanti al cancello di casa, raggomitolata in se stessa.

Fuori pioveva e faceva molto freddo.

-Merda.- Dimenticò la pioggia e corse verso di lei, abbassandosi al suo livello.-Dio santissimo, cosa ci fai qui fuori? A quest'ora e con questo freddo?-

La donna rimasta in auto prese l'ombrello e li raggiunse, coprendoli con esso.

Alesha balbettò cose a caso, bagnata dalla testa ai piedi e tremolante.

-Vieni qui. Erika per favore parcheggia la mia auto in garage.- Le diede le chiavi e si affrettò a digitare il codice, percorrere il vialetto ed entrare in casa con la figlia tra le braccia.

Andò diretto nel suo bagno, l'appoggiò sopra la lavatrice e cominciò a toglierle i vestiti, fino ad arrivare all'intimo bagnato, poi andò a prendere il suo pigiama.

-Dov'è Ryan?- Chiese mentre le infilava la maglietta in plaid rosa ed i pantaloni abbinati.

-Non lo so.- Rispose tra uno starnuto e l'altro.-Stavamo giocando a nascondino e penso si sia dimenticato di me.- Era proprio accaduto quello e ora Ryan stava russando beatamente sul letto della camera degli ospiti.

-Idiota..- Con la mano destra le slacciò il reggiseno bagnato da sotto la maglietta, evitando di levargliela.

-Ho...freddo.- Balbettò iniziando a tossire.

-Adesso andiamo sotto le coperte tesoro.- Le mise i calzini di lana, la prese di nuovo in braccio e la lasciò sopra il letto, coprendola col piumone bianco.

-ho tanto freddo papà.- disse con un filo di voce , esausta da tutto.
-vado a prendere la stufa.- uscì sala camera, scontrandosi con Erika, la quale gli diede le chiavi.
-come sta?- domando preoccupata, seguendolo per le scale.
-Male, è caldissima , penso si sia presa l'influenza, devo misurarle la febbre.-
-Posso fare qualcosa?- si sentiva in colpa, probabilmente Alesha aveva provato a contattarlo, ma lei lo aveva costretto a spegnere il telefono.
-puoi preparare un bicchiere d'acqua e un aspirina se non ti dispiace. L'aspirina la trovi nel cassetto del bagno.- tornò da Alesha e sistemò la stufa elettrica sopra al suo comodino, collegandola alla presa.
-Ora ti misuro la febbre.- L'avvisò prendendo il termometro.
-Non ho la febbre..- ribatta a bassa voce, sentendo poi una forte fitta alla gola.
-Certo che hai la febbre- gliela misurò e quasi non andò a picchiare Ryan quando vide il numerino impresso nel termometro.
-Sei a 40 piccolina, se non scende tra un po' chiamo il medico.-
Lei annuì.-Mi fanno male le orecchie e la gola.-
-Mi dispiace così tanto Alesha, sono stato un irresponsabile, è colpa mia, avrei dovuto saperlo...-
-Non è colpa tua-
-Ho portato l'aspirina, stai meglio Alesha?-
Lei trasalì quando la vide entrare e immediatamente si coprì col piumone.
-Va via.-
-Ma io...-
-Vattene via.-
-Okay, me ne vado, ma devi prendere l'aspirina.- Passò acqua e medicina a Justin , per nulla offesa dal rifiuto di Alesha.
-Alesha perché non vuoi che rimanga?- fino a poco tempo prima lei adorava Erika, cosa era successo?
-Perché sono brutta, non la voglio qui.-
Justin alzò gli occhi al cielo.-Non sei brutta, sei solo più rossa del solito, sei bellissima.- non capiva come mai a lei importava così tanto della bellezza esteriore, forse per il fatto che da piccola aveva un bel pancino tondo e veniva spesso presa in giro.
-Sono sudata e brutta, lasciatemi da sola.-
-Se prendi l'aspirina dopo ti lascio da sola.- provò a contrattare con il bicchiere d'acqua in mano.
-Non voglio l'aspirina, non voglio niente, lasciatemi da sola.-
-Ti lascio tutto qui, la prenderai quando vorrai.-
Erika e Justin lasciarono la stanza, cominciando a discutere sul da farsi.
-Justin prenderò un taxi, finiscila di preoccuparti così tanto.-
-Erika sei troppo bella, potrebbero farti qualcosa, non posso rischiare.-
-So difendermi ! Non sono troppo bella.-
-Si invece, rimani qui a dormire, è tardi, ho una stanza degli ospiti.-
-non voglio disturbare...-
-Non disturbi, vieni , ti mostro la stanza.-
-Sei sicuro? Sai com'è...-
-Entra e non fare storie.- le fece vedere la stanza da letto, molto bella e arredata in stile moderno.
-È molto bella, grazie Justin.- Si alzò sulle punte, per dargli un bacio.
-Ti devi alzare sulle punte pure con i tacchi.- ridacchiò strofinando il naso contro al suo.
-Guarda che tu non sei tanto alto, sono io bassa.- ricordò che Alesha gli aveva detto una cosa simile un giorno.
Non rispose e ricominciò a baciarla teneramente.
-Potrei farti compagnia a letto, solo per dormire , non fare questa faccia.-
-Non ho fatto fatto nessuna faccia, ma Alesha?-
-Vado a vedere se si è già addormentata e dopo ti raggiungo. Ci stai?-
-Sì e portami un pigiama, non voglio dormire vestita così.-
-Se fosse per me potresti dormire in intimo.-
-Scordatelo tesoro e va da Alesha.- lo spinse fuori, ricordandosi di dargli una pacca su quel bel sedere sodo.

-Stanotte Erika dorme qui, non ti dà fastidio vero?-
-No.-
-Sei caldissima Alesha, vuoi la camomilla? Così ti addormenti prima.-
-No non la voglio.-
-Okay, allora vado a portare il pigiama ad Erika, tornerò di tanto in tanto a vedere se stai bene.-
-Non devi continuare a tornare.-
-Vedi di addormentarti.- le lasciò un bacio sulla tempia e se ne andò.
Continuò a fare avanti e indietro fino a vederla addormentata verso le quattro del mattino, pure la donna accanto a lui nel letto stava dormendo da più di un ora.

-Merda! Ho scordato Alesha.- Ryan si svegliò di soprassalto verso le otto del mattino, al ricordo del gioco che stavano facendo.
Corse in cucina, alla ricerca della ragazzina, preoccupato dalla reazione di Justin nel sapere di averla persa di vista, appunto si bloccò quando vide l'amico ed una bella donna seduti a fare colazione.
-Dovete aiutarmi a trovare Alesha, giocavamo a nascondino, ma mi sono addormentato.-
-Sul serio?- Justin inarcò il sopracciglio destro.-Ora dove pensi che sia?-
-Non lo so, aiutatemi a cercarla.-
-Tu cerca fuori casa, noi controlleremo dentro.- Ryan annuì, uscendo di casa ed Erika scoppiò a ridere.
-Ma poverino!-
-Poverino niente, ha lasciato mia figlia fuori casa con la pioggia per quattro ore-
-A proposito, sta meglio?- infilò in bocca un pezzo di pancake, preparati appositamente da Justin per lei.
-La febbre è scesa a 39, ha le occhiaie, credo abbia fatto avanti e indietro dal bagno per tutta la notte.-
-Ed ora dov'è?-
-Sta facendo un bagno, cosa le preparo per colazione? Ha detto di non volerla fare, ma non può saltare i pasti.-
-Hai ragione, deve fare i regolari cinque pasti al giorno, colazione, spuntino mattutino, pranzo, spuntino pomeridiano e cena.-
-Le preparo una spremuta d'arancia e magari qualche biscotto..-
-Vedrai che lo apprezzerà.-
Sì chinò alla sua altezza e la baciò, leccandosi le labbra, sapevano di sciroppo d'acero.
-Io devo essere al lavoro tra un ora, passerà a prendermi una mia collega, Alesha non va a scuola?-
-No... C'è stato qualche problema con alcuni fans, quindi ha smesso.-
-Capisco, mi vado a vestire, ci vediamo tra un po' .-



 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** 26. ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

25/01/2014

Facciamo un gioco: ci chiudiamo in un abbraccio e buttiamo la chiave.
(fairyfrat, Twitter)

Pallida in viso, Alesha si stese a letto, solo l'accappatoio addosso, era troppo stanca anche solo per indossare una maglietta.

Sapeva che sarebbe stata più male del normale a causa del piccolo problema fisico.

Lo aveva da anni, Selena pensava di averlo risolto, ma non era stato così.

-Ei, tesoro, ti ho portato la colazione.- Justin posò il vassoio sopra al comodino, sedendosi sul letto vicino a lei.-Stai meglio?- Appoggiò la mano sopra la sua fronte, era ancora calda.

-Non mi toccare.- Borbottò scansandosi dalla sua presa.

Si sentiva nervosa, molto strana e nervosa, non voleva alcun tocco su di lei.

-Smettila di fare così, lo so che sei arrabbiata, ma...- Justin si sentiva ancora troppo in colpa per averla lasciata da sola con Ryan.

-Non sono arrabbiata, non sai niente, vattene.- Alzò le coperte, in maniera da non poterlo più vedere, infastidita dalla sua presenza.

-Non mi piace essere trattato così, io ti sto aiutando.-

-Non voglio il tuo aiuto.-

-Sei davvero insopportabile, almeno mangia, ti ho preparato una spremuta d'arancia e dei biscotti.-

-No grazie.-

-Devi mangiare.-

-No.-

-Alesha, per favore.-

-Ho detto di no, diamine, lasciami stare e va via con la tua ragazza.-

-Non sarai mica gelosa vero?-

-No.- Mentì chiudendo gli occhi.

-Te li infilo in bocca uno ad uno, giuro.-

-Non ho fame, ho lo stomaco chiuso e non voglio vomitare di nuovo, ho la nausea.-

-Non vomiterai.-

-Justin non voglio mangiare nulla!- Iniziò ad arrabbiarsi seriamente, non ne poteva più.

-Va bene, lascio qui il vassoio, ma se non mangerai prima del mio ritorno te li faccio ingoiare a forza.- E se ne andò, arrabbiato, innervosito ed offeso, perché a volte si comportava così con lui? Come se non lo sopportasse?

 

 

 

-Guarda qua che bel nasino rosso.- Rise Ryan toccandole il naso.

-Ti sei dimenticato di me.- Si lamentò appoggiando la testa contro il suo petto.

-Non mi sono dimenticato, mi sono solo addormentato, scusami.- La strinse contro di lei, passandole la mano tra i capelli.

-Non ti perdono.- Disse cominciando a tossire.

-Dov'è Justin?- Chiese dopo un po', stranito dal fatto che li avesse lasciati di nuovo soli, dopo avergli dato dietro per mezz'ora.

-Con la sua ragazza.- Gracchiò con voce roca a causa della malattia.-Ci hai parlato?-

-No, rideva quando tuo padre mi ha fatto credere che fossi ancora nascosta, però non ho avuto modo di conoscerla.-

-E' carina...troppo carina.- Starnutì direttamente sulla sua maglia lasciando del muco.

-Ewh, sei disgustosa.-

-Dobbiamo intacare su di lei.- Disse pulendosi il naso sempre sulla sua maglia.

-Intacare?- Rise divertito dalla sua voce nasale.-Per me va bene.- Si sarebbe divertito a 'intacare' con Alesha, loro erano complici.

C'erano parole e parole e poi la complicità, la quale può concedersi il lusso di tacere.

-Perché non sei a letto? Ti avevo chiesto di non alzarti.- Justin appese la giacca sull'appendi panni e tolse le scarpe.

-Voglio vedere la televisione con Ryan.- Sussurrò sistemandosi meglio sulle sue gambe.

-La televisione c'è pure di sopra, avanti, a letto.-

-Ma io voglio stare qui.- Brontolò abbassando lo sguardo.

-Va bene, ma alle dieci e mezza a letto okay?-

-Sì.-

-La febbre c'è ancora?- Appoggiò le labbra sulla sua fronte, rimanendoci qualche secondo in più del previsto.-Non sembra essere scesa, mi cambio e torno subito.-

-Lo avevi detto anche due ore fa.- Commentò Ryan rubando le parole di bocca ad Alesha.

-Sono stato bloccato dall'amica di Erika e sua sorellina, una mia fan sfegatata, non volevo fare tardi. Avete cenato?.-

-Sì.- Lei non aveva mangiato, ma Ryan sì.

Andò di sopra, indossò il pigiama -il quale consisteva in pantaloni della tuta più maglietta- e si chiuse in bagno, osservandosi allo specchio.

Era un disastro, come genitore, come uomo...

Sbuffò, aprì l'armadietto dei medicinali e prese il flaconcino blu, quello che cercava di evitare da sette anni, aveva iniziato a prenderlo un anno dopo la scomparsa della sua famiglia, gli serviva quando aveva bisogno di dimenticare in qualche modo ed esso funzionava.

Si era ripromesso di non prenderle più col ritorno di Alesha, ma non era semplice smetterla.

In fretta ingoiò la pillola, sobbalzando nel sentire un forte tonfo fuori dalla porta. Aggrottò la fronte ed uscì, ritrovandosi Ryan con la figlia profondamente addormentata tra le braccia.

-Non volevo fare cadere il vaso, ma le sue gambe sembravano più corte.- Si giustificò tentando di sistemarla meglio, causando però un altro danno simile al primo.

-Ryan...lascia, la porto io a letto.- Balbettò iniziando a vedere tutto sfocato.

-Okay, te la lascio qui, ora io devo tornare a casa.-

Justin la trascinò come riuscì nella sua stanza, intenzionato a farla dormire con lui.

-Alesha russa.- Ridacchiò come uno stupido, divertito dal suo russare, consapevole del fatto che non lo faceva spesso, solo quando aveva il naso tappato.

-Sei pesante.- Disse lasciandola sopra il letto, sdraiandosi accanto a lei.

-Svegliati, mi annoio da solo.- Brontolò scuotendola.

Lei sbadigliò, girandosi dall'altra parte.

-No..- Appoggiò il viso sulla sua spalla, infilando furtivamente la mano sotto la sua maglietta, immaginando fosse la sua ragazza e carezzandole dolcemente il ventre

-Smettila....- Mugolò provando a liberarsi dalla presa.-Lasciami dormire.-

-No, voglio giocare con te.- La spinse di più verso di lui, strusciando le labbra contro il suo collo.

-No, taci.- Sibilò socchiudendo gli occhi, non le andava proprio di svegliarsi del tutto, era ancora in tempo per dormire.

-Alesha è la mia bambina...- Iniziò a cantare parole a caso, per attirare la sua attenzione.-La mia bambina piccolina come una cretina, ho imparato il freestyle, come un live.- Le strinse più forte il fianco, scoppiando a ridere rumorosamente.

-Justin ma cosa ti prende!?- Stavolta sgranò gli occhi e se lo ritrovò a cavalcioni sopra di lei.-Spostati.- Ordinò con voce ferma, arrabbiata con lui.

Non amava essere svegliata per quei motivi inutili.

-No.- Abbassò il viso sul suo collo, tirò fuori la lingua e la trascinò sul suo collo, proprio come un cagnolino.

Alesha tirò un piccolo urlo, tentando di spingerlo via dal petto, inutilmente.

-Mi stai molestando.- Provò a fermarlo in quel modo

-Come il comando.- Trovò una rima e si mise di nuovo a leccarla.

-Justin non è divertente, sei disgustoso, smettila.- Nel divincolarsi così tanto sentì qualcosa che non avrebbe dovuto sentire.-Per favore, non risponderei delle mie fottutissime azioni, spostati, dormi, fai quello che vuoi, ma non provocarmi.- Si conosceva abbastanza da sapere quanto sarebbe riuscita a resistergli, era lei.

-Provocarti?- Le tirò su la maglia, scoprendo del tutto il ventre piatto, sentiva il suo calore, percepiva il suo buon profumo e gli piaceva.-Io non ti sto provocando.- Inclinò la testa e in maniera confusa giocò a farci ''camminare'' sopra le dita.

-Justin...- Mugolò con le guance arrossate non solo per la malattia.

Lo avrebbe fermato o l'avrebbe lasciato fare?

**.**

26/01/2014

Alesha gemette, toccandosi la fronte, scottava e non capiva come mai la febbre sembrava non passarle più.

-Justin!?- La voce di Pattie fece eco in tutta la casa, stava cercando urgentemente il figlio, felice di avergli rubato qualche giorno prima il codice d'ingresso.

-Justin cosa è successo alla tua voce?- Gracchiò Lesha con voce roca a causa del sonno, non ricordava cos'era successo da quando si era addormentata in braccio a Ryan, ma in quel momento il biondo stava sdraiato con la testa appoggiata sulla sua pancia.

-Non sono io... penso sia mia madre.- Lentamente si tirò su, stampò un veloce bacio sulle labbra della figlia come buongiorno e rotolò giù dal letto, per capire cosa volesse Pattie. Sentiva la testa pulsare a causa del medicinale della sera prima, si pentiva di averla presa, non ricordava nemmeno cosa avesse fatto dopo.

-Devo...devo vomitare.- Provò ad alzarsi, ma ricadde immediatamente sul materasso, stremata ed era solo mattina.

-Aspetta.- Con vari movimenti riuscì a mettere le braccia attorno al suo corpo e a tirarla su. I suoi capelli biondi sparpagliati finirono sul volto di Alesha, mentre cercava di scendere dal letto, le coperte si erano attorcigliate ai piedi ed era una cosa complicata risolverla per loro la mattina.

-Justin! Per tutti i santi santissimi del cielo, cosa state facendo?- Esclamò dopo aver spalancato la porta della stanza.

Beh, a guardare la scena da quel punto di vista chiunque avrebbe potuto pensare male, lei era rossa in viso aggrappata con gambe e braccia su Justin, il quale stava perdendo pian piano i pantaloni a causa di quelle 'acrobazie'.

-Non stiamo facendo niente mamma ed evita di entrare senza permesso.- Finalmente riuscì a scendere dal letto senza far cadere la figlia.

-Ma Alesha non ha i pantaloni! Tu sei quasi in boxer, avete i capelli da post coito e riesco a vedere il tuo pacco da qui!- Strillò affondando le mani tra i capelli stringendo così forte da farsi del male da sola.

Non poteva sapere che Alesha li toglieva da sola la notte i pantaloni del pigiama.

-Esci, ci vediamo di sotto tra un po'.- Ignorò le sue parole ed entrò in bagno, dando una mano ad Alesha a sedersi di fronte al gabinetto per rimettere.

-Ma non hai ancora mangiato nulla, cosa vomiterai?- Sospirò preparando la vasca, non voleva assistere alla scena, odiava vederla star male.

-Justin mi fa male il petto.- Le salirono le lacrime agli occhi però non voleva piangere.

-Il petto?- Aggrottò la fronte, insospettito.-Togli la maglietta.-

La tolse, rimanendo in reggiseno.

-Non capisco...qui non c'è nulla.- Posò il palmo della mano appena sotto al suo seno sinistro, non era un medico, ma il battito gli sembrava regolare.

Da bambina aveva avuto qualche problema di cuore, però tutto era passato, quindi cosa non andava?

A causa del vomito?

-Fallo smettere.- Quando fece per appoggiarsi a lui, Pattie entrò di nuovo, ancora scossa da prima.

-Oh gesù!- Gridò prima di cadere a terra svenuta.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** 27. ***


I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

26/01/2014

Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso.
(Lev Tolstoj)

 

 

-No, si sveglierà tra un po', guarda, sta aprendo gli occhi.- Justin passò lo straccio bagnato sulla fronte di sua madre.-Tu va pure a fare il bagno, okay?-

-Sì.-

-Ti aspetto di sotto per la colazione, se non te la senti rimani a letto.-

Lei annuì e andò via, leggermente dispiaciuta per sua nonna.

-Justin, figlio mio, dimmi che non hai nessun rapporto con Alesha, ti prego, la nostra religione non lo consente.-

-Non ho nessun rapporto con mia figlia mamma, finiscila di essere così fastidiosa.-

-Io mi preoccupo!-

-Okay e lo posso capire, ma non puoi farti i tuoi filmini mentali ogni volta, sei esasperante.-

-Mi dispiace.-

-Comunque, come mai sei qui?- Lei si mise seduta sul letto e afferrò il bicchiere d'acqua sopra il comodino.-Ho saputo da Scooter che non te la senti di fare il tour, vorrei capirne il motivo.- Incrociò le braccia al petto, pronta a fargli la ramanzina.

-Perché ho Alesha, è la mia bambina, non posso lasciarla da sola.-

-Si tratta di lavoro Justin, quando avevi cinque anni io ci andavo comunque sai? Alesha ne ha diciassette.-

-Si lo so.- Sapeva che aveva perfettamente ragione, ma non se la sentiva di lasciarla così presto, era lì da lui solo da circa una ventina di giorni.

-Allora lo farai? E' solo un mese, per tutta l'America.-

-Forse, ne devo parlare con Alesha, non mettermi pressione.-

-Parlare con Alesha? Lei dovrà accettarlo e basta, anzi...ci vado io a parlargli, così capirà.- Scese dal letto e si avviò in cucina a passo deciso.

-Mamma smettila, sono affari nostri, non intrometterti!- Urlò seguendola per le scale.

-Sono tua madre, ho il diritto di aiutarti.-

-Ma io non voglio il tuo aiuto!-

-Justin perchè fa così freddo?- Alesha si intromise nella lite, stringendo le braccia attorno al suo corpo.

-Non fa freddo, il riscaldamento è acceso al massimo, vieni qui.- Lanciò uno sguardo di fuoco alla madre in segno di avviso.

Una volta tra le sue braccia la scrutò attentamente, le guance erano rosse come il naso e il resto del viso.

-La febbre è scesa, sono a trentotto e mezzo, hai visto che brava?- Sorrise e allungò le mani sul suo viso, poggiandole sopra le sue guance.-Ti voglio bene.- Salì in punta di piedi e gli stampò un grosso e rumoroso bacio sulla guancia.

-Io ti adoro principessa, andiamo a fare colazione?- Le pizzicò il naso, felice di vederla stare meglio.

-Ai! Mi hai fatto male.- Ricambiò il pizzicotto, un po' più forte.

-Brutta antipatica.- Le afferrò i fianchi, spingendola a salire in braccio a lui.-Andiamo a mettere qualcosa di più pesante, hai fatto il bagno prima?-

-Sì, tu perché non sei vestito?-

-Perché mia madre parla troppo, torno subito, ti va di stare di sotto per un po' con lei?-

-No, posso aspettarti in camera?- Saltò giù dalle sue braccia, rischiando di cadere a terra, ma riprese l'equilibrio e andò in camera per indossare un maglione.

-Non è così terribile potreste fare amicizia.-

-Però non metterci tanto.- Disse starnutendo subito dopo.-Se no vengo a prenderti.-

-Tranquilla.- Si sporse verso di lei e le baciò la fronte.-Guarda quanto sei rossa.-

-Non sono rossa.-

-Sì invece, dammi un bacio.-

-E se ti passassi la febbre?-

-Non mi puoi passare la febbre....a meno che tu non abbia la febbre gialla, quella normale di per sè, no.-

-No?- Socchiuse le labbra, sorpresa.

-Puoi trasmettere un virus, quindi l'influenza, però la febbre è solo una risposta fisiologica del tuo corpo non è questa che trasmetti.-

-Quindi te la passo o no?-

Sospirò, poggiando la fronte contro la sua.-Quanto sei stupida?-

-Non sono stupida!- Esclamò mordendogli il naso.

-Ouch, mi hai fatto male.-

-Va via.- Lo spinse via e corse in cucina, bloccandosi per il forte giramento di testa.

-Fa piano!-

-Non rompere.- Entrò in cucina e si sedette il più lontano possibile da Pattie.

-Perché sei così bambina?- Pattie ruppe il silenzio, le dava molto fastidio il fatto che fosse tornata e avesse così tanto potere in quella casa.

-Perché tu sei così vecchia?- Ribatté inarcando le sopracciglia.

-Per mio figlio sei solamente la rovina, distruggerai la sua carriera.- Disse prima di portare lo sguardo sulla tavola imbandita di cibo, dalla frutta al dolce.

-Non distruggerò la carriera di nessuno, Justin mi vuole bene.- Prese un muffin ai mirtilli e gli diede un morso.

-A no? Lo sai che sta cambiando molti dei suoi piani per te?- Afferrò la macedonia ed iniziò a spiluccarla.

-Non è vero...-

-Vuole annullare il suo tour perché tu hai paura del buio, idiota.-

-Non è vero, io so prendermi cura di me stessa e lui lo sa.-

-Hai un po' di febbre e ti comporti come una in via di morte.-

-Sono solamente sensibile....Justin può pure assentarsi per giorni e io starei bene comunque. L'ho fatto per otto anni.-

-Allora lascialo partire per quel tour, non rovinare di nuovo la sua vita.-

Alesha posò il muffin e strisciò indietro con la sedia nell'istante in cui Justin fu dietro alla madre.

Aveva sentito la frase di sua madre.

-Alesha non ha mai rovinato la mia vita.- Tirò un forte pugno contro il tavolo, esaurito.-Smettila di sparare cazzate ed esci da casa mia!-

-Ma...- colta impreparata non seppe cosa dire, a suo contrario Alesha si era già avviata per le scale, intenta a non sentire più nulla di tutto quello.

L'aveva ferita sapere del tour, il quale gli era stato tenuto nascosto dal padre, significava che non si fidava di lei, Pattie aveva ragione.

-Alesha, non è vero che mi hai rovinato la vita, non devi darle ascolto.- Justin le prese le mani, tirandola verso di lui.

-Partirai per un tour.- Incurvò le labbra, trattenendo le lacrime.-E non me lo hai detto.- Provò ad allontanarsi, ma Justin glielo impedì.

-Volevo dirtelo, te lo giuro, ma aspettavo il momento giusto...-

-Te ne saresti andato senza dirmi niente non è vero?- Iniziò a piangere al pensiero di rimanere sola senza di lui.-E dopo non saresti più tornato e....e tutto sarebbe ricominciato, mi avrebbero portato in un centro, io...-

-Non è vero, non lo farei mai, ascolta.- Le asciugò le lacrime, ferito dalla poca fiducia che lei gli riservava.-Non ti lascerò più, te lo prometto, se vuoi non partirò nemmeno per quel tour.-

-Il mio problema non è il tour, ma il fatto che tu possa non tornare dopo.- Tirò su col naso appoggiando la testa contro il suo petto.

-Se questo ti fa star male puoi venire con me.- Appoggiò la mano sulla base della sua schiena, abbracciandola.

-Senza andare a scuola!?- Entusiasta smise di piangere.

-Guarda qua che bel sorriso.- Le diede un buffetto sul naso, contagiato da quel sorriso.-Non penso che la scuola faccia per te, però avrai un insegnante privato.-

Il sorriso svanì, lasciando posto al broncio.

-Non lo voglio.-

-Ma lo avrai, dopodiché a settembre frequenterai la nuova scuola.-

-Ti voglio bene.- Si alzò sulle punte e gli diede un veloce bacio a stampo.

-E io ti amo principessa.- Sorrise e le morse il naso.

-Io non ti amo invece, perchè sei brutto.-

-Io non sono brutto, tanto lo so che mi ami pure tu dentro il tuo bel cuoricino, vero?- Strofinò il naso contro tutto il suo viso, facendola ridere.-Non è vero? Dai dimmi di sì.- Le morse la guancia e iniziò a farle il solletico.

-No! Per favore.- Tentò di sfuggirgli, ma non ce la fece.

-Dimmi che mi ami ed io la smetto.-

-No, non ti amo e tu non ami me.-

-Sì che ti amo, non mi credi?- Si fermò e sgranò gli occhi.

-No, io non sono normale, nessuno potrebbe amarmi.- Ammise sicura delle sue stesse parole.

-Quello che provo per te è la cosa più bella e pulita che abbia mai provato nella mia vita. Sai cosa significa trovarti davanti a una persona e renderti conto che da quel momento in poi nessun'altra potrà più contare allo stesso modo per te?-

-No.- rispose sincera.

-Beh io lo so, davvero occhi grandi.-

-Io non ho gli occhi grandi.- Li spalancò, divertita.

Gli occhi di Alesha erano piuttosto grandi e lei tendeva a spalancarli spesso quando desiderava qualcosa.

-Hai gli occhioni più grandi che io abbia mai visto e li amo, seriamente. Ora tocca a te dirmi qualcosa di dolce, ti ascolto.- Trattenne una risata alla faccia stupita della figlia.

-Dolce?- Non sapeva cosa dire.

-Sì.- Tirò il labbro inferiore tra i denti, attendendo risposta.

-Beh...ecco, tu, io...ti preferisco alla nutella.- Sorrise, contenta della sua frase.

-Non sai quanto ti amo, sul serio.- Rise, stringendola ancora più forte di prima.

*.*.*

-Hey tesoro, la zia ci ha invitati al suo matrimonio, ti va di andarci?- Justin si sedette accanto a lei sul divano, rubandole metà coperta.

-Sì.- Si soffiò il naso, tirandogli addosso il fazzoletto sporco.

-Fai schifo. Però è dopodomani ed io me ne ero totalmente dimenticato, ho molti impegni.-

-Dopodomani? Dove?- Soffiò di nuovo il naso e glielo lanciò, divertita.

-Smettila o ti sculaccio per davvero. Sì, domani andiamo a far controllare il tuo polso, lo muovi troppo secondo me. Dopodomani andremo al matrimonio, lo celebrerà a Las Vegas.-

-Siii!- Spalancò le braccia, felice di andare a Las Vegas, il posto più divertente al mondo per lei.

-E indovina dove ti porto dopo?- L'afferrò per i fianchi, buttandola sopra di lui.

-Non lo so, dove mi porti dopo?- Sbattè più volte le palpebre, curiosa.

-Andremo a Disneyland, California.-

-Siii!-

-Sarà divertente, voglio farti vedere tutte le bellezze dell'America, dal Central Park, alla statua della libertà, il parco nazionale delle Great Smoky Mountains, Times Square, il museo Getty, Alcatraz, le cascate del Niagara, il Grand Canyon, l'Empire State Building....-

Fece per andare avanti, ma lei lo bloccò.-Al museo non ci voglio andare però..-

Justin ridacchiò, le diede le mani e l'alzò di peso.-No?- Inclinò la testa facendo su e giù con il suo corpo, come in palestra.

-No, è noioso.- Starnutì così forte da perdere l'equilibrio e cadere a peso morto su di lui.-Ai, mi sono fatta male.-

-Quindi viaggerai con me per gli Stati Uniti?-

-Sì!-

-Rimarrai sempre con me?-

-Per sempre, non mi stacco più da te.- Strinse le braccia attorno al suo bacino come dimostrazione del suo affetto.

-Ti adoro.- le sussurrò all'orecchio fingendo fosse un segreto.

Lei gattonò sopra di lui, fino ad arrivare al suo orecchio.-Tu sei il mio angelo, mi stai salvando la vita e penso che tu non te ne renda nemmeno conto.-

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2928424