Immortal love

di brenda the best
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Primi avvertimenti ***
Capitolo 3: *** Ricordi e pensieri... ***
Capitolo 4: *** Chiarimenti ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Svolta ***
Capitolo 7: *** L'unica possibilità ***
Capitolo 8: *** Speranze... ***
Capitolo 9: *** La fine dei conti!? ***
Capitolo 10: *** Sentimenti insospeso ***
Capitolo 11: *** Immortal love... ***
Capitolo 12: *** Sogno passeggero... ***
Capitolo 13: *** L'inizio dell'incubo ***
Capitolo 14: *** Perdonami... ***
Capitolo 15: *** Pronta a tutto... ***
Capitolo 16: *** Lacrime e determinazione... ***
Capitolo 17: *** Verità... ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


Sono passati tre anni ma ancora non riesco a capacitarmi della sua scomparsa. Ora mi trovo davanti alla ruota panoramica, dove l’ho visto per l’ultima volta nella mia vita e ormai come ogni anno mi trovo a pensarlo. Quando l’ho vidi per la prima volta alla stazione di polizia, mi era apparso subito una persona arrogante che stava sempre sulle sue. L’ispettore Megure me l’ho affido come partner e cosi ci trovammo a lavorare insieme. Non lo sopportavo, decideva sempre di fare di testa sua, disubbidendo agli ordini. Una volta mentre eravamo in macchina scoprii che lui come me aveva perso una persona a lui cara. Mi disse che aveva perso il suo migliore amico quattro anni prima, quando era nella sezione di artificieri. Pian piano capii che Matsuda e io avevamo molte cose in comune e il mio modo di pensare verso di lui cambiò. Cambiò cosi tanto che m’innamorai di lui. Il 6 gennaio arrivo al commissariato un telegramma dove diceva: “ Sono un cavaliere della tavola rotonda, informa quelli scocchi dei poliziotti che oggi a mezzogiorno prima della quattordicesima ora seppelliremo la testa del nostro amico cavaliere e in sua memoria faremo uno spettacolo pirotecnico se volete fermarci dovrete venire qui abbiamo preparato per voi il settantaduesimo posto.” Subito Matsuda capi che il luogo prescelto era la ruota panoramica del Tropical Land. Quando siamo arrivati già c’era stata un’esplosione, era saltato il pannello di controllo della ruota panoramica. Matsuda sali sulla cabina 72 e disse che doveva disinnescare la bomba al suo interno. Matsuda si apprestò a disinnescarla. Fin quando non ci fu un’altra esplosione che fece bloccare la ruota panoramica. Preoccupata l’ho chiamai al cellulare e li chiesi come stava. Matsuda mi disse che stava bene ma che si era attività la leva del mercurio e con una minima vibrazione, il mercurio si spostava raggiungendo il circuito, facendo esplodere la bomba. All’improvviso compari sul display della bomba quel maledetto messaggio che mi fa male solo ricordare. Le parole dicevano: “ Al poliziotto coraggioso la tua bravura merita senz’altro un gran premio un indizio riguardante uno spettacolo pirotecnico più grande di questo verrà visualizzato tre secondi prima dell’esplosione con i migliori auguri.” Lui disse che se avrebbe disinnescato la bomba non avrebbero scoperto dove si trova l’altra bomba e l’unico modo per sapere dove si trovava era leggere prima dell’esplosione, il luogo dove si trova la seconda bomba per via sms e cosi di permettere d’intervenire. Chiuse la chiamata dicendo che aveva il cellulare scarico. Passavano i minuti e la mia preoccupazione cresceva, Arrivo il momento dell’esplosione, tutti scappavano per mettersi in salvo, tutti tranne io, perché l’unica cosa che volevo era di salvarlo. Comparve il messaggio sul display e prima che esplodesse la bomba mi invio per sms il luogo stabilito. Infine scoppio la bomba che porto via Matsuda e il mio cuore. Il messaggio arrivo dicendo che la bomba si trova all’ospedale centrale di Beika. Insieme al quel messaggio ne arrivo un altro su cui c’era scritto “Mi piacevi veramente.” Lo conobbi solo per un settimana, quando bastava a farlo rimanere dentro di me fino ad oggi. Da quel giorno presi una decisione, non avrei mai più amato nessuno. Erano troppe le persone che avevo perso, tutte le persone che amavo andavano via come le foglie d’autunno.

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Capitolo 2
*** Primi avvertimenti ***


Stavo pensando a tre anni prima, quando all’improvviso vengo riportata alla realtà da alcuni voci che mi chiamano con insistenza. “Signorina Sato ci sente?” dissero alcune vocine leggermente preoccupate. Guardai all’inizio intorno a me e non vidi nessuno, ma poi abbassando lo sguardo vidi dei bambini. Era la squadra dei giovani detective. Mi abbassai alla giusta altezza e mise una mano con affetto sulla piccola testolina di Ayumi e dissi “ Ciao ragazzi come mai da queste parti?”. “ Il professor Agasa ci ha portato al Luna Park per farci divertire un po’ ” mi rispose Conan. Appena il piccolo Conan, fini di parlare ecco che arrivò il professor Agasa con Ai con il solito volto troppo diverso per una bambina di quell’età. “ Salve ispettrice Sato, c’è qualche cosa che non va qui al Luna Park?” disse il professore Agasa. Io gli risposi “ No, tutto ok sono qui solo per rilassarmi un po’ ”. “ Ah capito, mi scusi l’intrusione ” disse il professor Agasa. “Non si preoccupi, sentite visto che stavo andando a mangiare qualcosa in qualche bel posticino che ne dite di venire con me?” proposi. “ Sì, grazie molto volentieri” esclamò in coro la squadra dei giovani detective. Ridendo, ci avviamo verso l’uscita del Luna Park. Parlammo e ridemmo per tutto il tragitto, quando arrivammo davanti al ristorante. Vidi all’improvviso uscire dal ristorante Takagi e Shiratori, e dubbiosa chiesi: “ Ehi ciao, che ci fate qui?”. Takagi e Shiratori si voltarono verso di noi e Shiratori disse: “ Ciao, siamo qui perché abbiamo avuto una chiamata anonima che ci avvisava che c’era una bomba nel ristorante, ma a quanto pare non abbiamo trovato nulla”. “ Capisco”. “Noi stavamo giusto venendo qua per mangiare qual cosina che ne dite di unirci a noi” chiesi io. “Si molto volentieri” disse sorridendo Takagi. “ Io invece passo ho da fare, ci si vede” disse Shiratori. “ Dai Shiratori non si faccia pregare, venga con noi a mangiare qualcosa” disse il professor Agasa. “ Scusate, ma davvero non posso venire sarà per una prossima volta, ciao” disse Shiratori, avviandosi verso la macchina. “ Arrivederci ispettore Shiratori” dissero i giovani detective. Salutato Shiratori, prima di entrare stavamo finendo di decidere cosa prendere, quando all’improvviso si sente un forte rumore. Ci voltammo e vedemmo la macchina di Shiratori che era saltata in aria, ed era coperta dalle fiamme. Preoccupati per Shiratori, io, Takagi e il piccolo Conan ci precipitammo verso la macchina. Arrivati li, vedemmo che Shiratori era riuscito a uscire dalla macchina, ma purtroppo sanguinava dalla testa. “ Chiama subito un’ambulanza” gridai a Takagi presa dall’agitazione. “ Sì, subito” mi rispose Takagi. Shiratori mi porse un foglio e disse “ Sato prendi questo”. “ Che cos’è?” chiesi. “ Volevo fartelo leggere il prima possibile, perché almeno cosi il triste ricordo che ti porti dentro di te, potrai dimenticarlo” disse Shiratori. Presi il foglio e lessi “ Sono un ottimo giocatore della premier League, che in campo sa bene il fatto suo, questo è l’inizio dei tempi supplementari, la partita inizia alle 12 di domani e si conclude alle 15, vi dico subito, che è inutile schierare in campo i vostri stopper, perché alla fine della partita, la vincerò io, e se per caso volete fermare la partita, sarete voi a venire da me, aspetterò che vi arrampichiate sulla pedana sanguinante del lanciatore nel box di battuta, questo è tutto” Finii di leggere il messaggio, a ogni parole che lessi cresceva dentro di me, qualcosa che non sapendo che fosse, stringendo sempre più forte il foglio che avevo in mano. In quel momento, non m’importavo nulla, sapevo solo che tramite quel telegramma, avevo finalmente la possibilità di vendicarmi, e di sperare di ritornare a vivere.

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Capitolo 3
*** Ricordi e pensieri... ***


Stringevo ancora il foglio in mano, quando arrivò l’ambulanza che portò il povero Shiratori in ospedale. “Takagi, avvisa subito l’ispettore Megure” ordinai io. “ Sì, subito” mi rispose. Ma subito dopo squillò il mio cellulare, era l’ispettore Megure, e risposi “Pronto?”. “ Sato sono arrivati in centrale gli stessi telegrammi di tre anni fa” disse l’ispettore Megure. “Che cosa? Allora è vero? Ispettore, Shiratori è stato ferito da un ordigno esplosivo. Purtroppo è ferito gravemente, l’ho stanno portando all’ospedale più vicino.” dissi. “ Questa non ci voleva proprio. “Penso che sia lo stesso bombarolo di tre anni fa” mi disse l’ispettore Megure. “ Certo non c’è nessun dubbio, riconosco il suo stile e non può essere un imitatore” dissi. “ Sato, ti ho portato la macchina” disse Chiba che era appena arrivato. “ Bene, grazie Chiba. Ispettore avverta il sovra tenente Matsumoto” dissi riagganciando il telefono, senza poter darli il tempo di rispondermi. Salii in macchina senza dire niente e sfrecciai velocemente. In quel momento non m’importava nulla. Un’unica cosa vagava nella mia mente, senza sosta, quasi alla pazzia. “ Vendicare Matsuda”. Erano queste due parole, la sola cosa importante. Se avessi vendicato Matsuda, sarei riuscita finalmente a dimenticare tutto. Mille ricordi fluttuano di lui nella mia mente, come quella volta, che mi rubò le manette. Accade nell’ultima settimana della mia vita. “Ridammi le mie manette, Matsuda” li dissi infuriata. “ Ma guarda continui a usare le manette di tuo padre” mi disse. “ Lo so cosa vuoi dirmi. Dovrei dimenticare tutto” dissi. “ Ti stai sbagliando, se dimenticherai tutto, scorderai anche tuo padre è questo non devi farlo” disse. “Matsuda” pensai. Al suo ricordo, non potei far altro che iniziare a piangere. Ma sapevo che non potevo farlo. Se avessi pianto, sarei stata una debole, e io questo non lo volevo. Avevo sofferto troppo. Cosi, come ogni volta che la mia mente è in balia dei tristi ricordi, cerco di trattenere la mia sofferenza dentro di me. Però, purtroppo, negli ultimi tempi non ci riuscivo sempre. Questo accadeva quando c’era lui, vicino a me. Quel lui che cercava in ogni modo di salvarmi e che io respingevo con tutte le mie forze, e col tempo era sempre più difficile farlo. Quel dolce e affettuoso Takagi, che mi rende avanti a lui, umana. Non potevo farlo entrare nella mia vita. Me lo ero giurata. Non avrei sofferto più. Perché se fosse entrato nella mia vita, sicuramente avrei sofferto di nuovo.

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Capitolo 4
*** Chiarimenti ***


“Scusa Sato posso farti una domanda?” mi disse Conan. A quelle parole fui riportata alla realtà. “ Come hai fatto a entrare in macchina?” chiesi sorpresa. “Perché questo criminale c’è l’ha con la polizia?” chiese. “Cosa?” risposi. “Per favore rispondi alla mia domanda Sato” disse il piccolo Conan. Ci fu un lunghissimo silenzio, poi incominciai a parlare. “Negli incidenti accaduti sette anni fa, c’erano due criminali. Furono messe due bombe in due condomini diversi. Per non farle esplodere chiesero un riscatto, e se non l’avessero fatto, avrebbero fatto scoppiare in aria i due edifici. La polizia riuscì a disinnescare una delle due bombe, ma la seconda no. Cosi fummo costretti a cedere alle richieste dei criminali. Cosi trovando un accordo, bloccarono il timer dell’ordigno con un telecomando. Nel frattempo tutte le persone che abitavano lì, erano riuscite a evadere. Sembrava tutto finito, ma dopo un po’ alla centrale di polizia, ci fu la chiamata da parte del criminale che diceva che il timer aveva di nuovo ripreso a funzionare. Con quella chiamata la polizia riuscì a rintracciare il criminale per catturarlo. La chiamata fu intercettata in una cabina telefonica, ma fu tutto inutile, perché il criminale appena aveva visto che era stato intercettato dalla polizia scappò, ma durante la fuga fu investito e mori sul colpo” finii di raccontare. “ Ma come sapevate che c’era un’altra persona coinvolta?” chiese Conan. “Perché poco dopo il timer bloccato iniziò di nuovo a funzionare. Cosi la bomba esplose. Morirono tutti gli artificieri che si trovavano all’interno dell’edificio. Riuscimmo a scoprire dove abitasse il criminale morto, e che viveva con un altro uomo. Ma non fu mai rintracciato e penso che forse il criminale c’è l’abbia con la polizia considerandola colpevole della morte del suo complice” dissi. “Adesso capisco tutto” disse. “Dobbiamo riuscire a trovare le bombe in tempo, prima che possa accadere di nuovo qualcosa di riparabile” dissi. “Già” mi rispose. “Adesso è meglio mettersi in contatto con Takagi per vedere se ha scoperto qualcosa” dissi. Stavo per prendere il cellulare quando Conan mi parlo. “Possiamo metterci in contatto con Takagi attraverso la spilla dei giovani detective” mi propose. “ Ok, ottima idea, grazie Conan” dissi. Nella mia mente speravo il quel momento con tutta me stessa, che l’avrei catturato.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Conan accese la spilla dei giovani detective e ascoltammo quello che dicevano. “ Secondo me la bomba è alla stazione di Haido sud” disse Ai. “ Ti sbagli secondo me è a un campo da baseball” disse Genta. “ Guarda che questo è un messaggio in codice, non va inteso certamente parola per parola, hanno un significato diverso” disse Ai. “ Quindi vorresti farmi capire che hai decifrato ciò che dice il messaggio in codice?” disse Takagi. “ Certamente. Basta seguire un senso logico. Tre anni fa le bombe furono messe sulla ruota panoramica del Tropical Land e alla stazione di Beika, Haido sud si trova giusto, al prolungamento delle due strade, dove sono avvenute le esplosioni” spiegò Ai. “ Hai giocato con le parole, i tempi supplementari stanno per prolungati, è quindi prolungamento delle strade” disse Takagi. “ C’è un’altra cosa che non può certamente mancare. Se una stazione si trova all’incrocio tra due strade, c’è lo stopper”. “ Che cosa può significare?” disse Takagi. “ Forse ho capito, sono le sbarre del passaggio al livello” disse Mizuhiko. “ Se fosse cosi, allora potrebbe essere un vagone” disse Takagi. “ Anche uno scompartimento del treno può essere. Cosi arrampicarsi sulla pedana può essere salire al centro della città come fa il treno” disse Ai. “ E’ un’ipotesi giusta, se seguita in questo senso. Devo chiamare immediatamente Sato” disse Takagi. “Non c’è ne bisogno, ho già sentito tutto, probabilmente è come avete detto voi” dissi. Era incredibile come quella bambina cosi piccola, abbia fatto un ragionamento cosi logico. “Contatto subito l’ispettore Megure, cosi potremmo inviare dei rinforzi sul posto, tu invece chiama la squadra degli artificieri” dissi. “Si, subito” disse Takagi. Chiamai l’ispettore Megure. “Dimmi Sato” mi disse. “ Ispettore abbiamo scoperto dove si trova la bomba” dissi. “Che cosa? E dove si trova?” mi chiese. “Alla stazione di Haido sud” dissi. “D’accordo, benissimo, chiamo subito i rinforzi” disse Megure. “Ok” dissi. Chiusi la chiamata. Passò qualche minuto e ricevetti una chiamata. “Pronto?” dissi. “Sato, sono l’ispettore Megure, c’èra un ordigno del vagone di un treno, ma si trattava solo di uno scherzo” disse. “Che cosa? Si trattava solo di uno scherzo” dissi. “Ai hai sentito, a quanto pare era solo uno scherzo, per far cercare alla polizia lì la bomba” disse Conan attraverso la spilla. “Si ho sentito, è già l’ho detto a Takagi” disse Ai. Continuammo le indagini. Durante la notte nei treni furono trovate soltanto finte bombe. Il sergente Matsumoto ordinò di bloccare tutti i treni. Si erano fatte circa le sette di mattina e decidemmo di fermarci in un bar. I bambini stavano all’interno del bar per fare colazione, mentre io ero fuori a parlare con Takagi del messaggio in codice. “ Il messaggio, stando a quello che dice, era logico che cercassimo nei campi da baseball” dissi. Takagi sbadiglio e poi disse “Siamo fuori stagione per le partire di campionato” disse. Girai la testa verso le vetrine del bar e dissi “Non possiamo continuare a portarci i bambini, sono troppo stanchi”. “ Sono d’accordo con te” disse. “ Per caso sai come sta Shiratori?” chiesi. “Si, Yumi mi ha detto che sta bene, stanno solo aspettando che si risvegli” disse. “ Per fortuna” dissi. Sapere che Shiratori stava bene mi tirava su di morale. A un certo punto, vidi che Takagi, si era incantato a pensare e mi chiesi che cosa stava pensando. Cosi presi a chiamarlo “ Ehi takagi, ci sei?”. Si risvegliò dai suoi pensieri. “Hai per caso scoperto dove la bomba?” chiesi. “No, non pensavo a quello” disse. “Allora a cosa stavi pensando?” Dissi. “A nulla, per favore non insistere” disse. “ Non me la racconti giusta” dissi. Mi girai e mi diressi verso la macchina, aprii lo sportello e dissi “ Senti io vado avanti con le indagini, tu invece pensa a d accompagnare i bambini a casa e poi vai in centrale, però prima riposati un po’, appena ti svegli, mangia e resta lì a dare una mano a Megure” dissi. Entrai in macchina. “ Aspetta se vuoi, vengo con te” disse. “ Non dire idiozie, un detective che crolla dal sonno, può essere solo d’intralcio” dissi. “ Ok” disse amareggiato. Mi avviai e vidi Takagi rattristato dallo specchietto retrovisore. Non avrei mai permesso che prendessero anche lui. Non sarebbe successo un’altra volta.

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Capitolo 6
*** Svolta ***


Andavo in giro per la città alla ricerca di qualche indizio che mi potesse aiutare a capire dove fosse la bomba, quando mi squillò il cellulare. Presi il cellulare e lessi il nome di Takagi e cosi risposi “Dimmi Takagi”. “Sato ho scoperto, dove hanno messo la bomba, il luogo indicato dal messaggio del piromane è la torre di Tokyo” disse Takagi. “Cosa?“ risposi. “Si è proprio lì, a quando pare, si è bloccata l’ascensore che porta sopra la torre, vado a dare un’occhiata e…” disse Takagi, ma io lo interruppi dicendo “ Aspettami lì ora arrivo, rimani dove sei, quella è una trappola per attirare la polizia”. “Ok” rispose. Stavo per chiudere la chiamata quando mi risentii chiamare da Takagi “Sato sei ancora in linea? Ho appena sentito che sull’ascensore bloccato è rimasta intrappolata una bambina”. “Ora arrivo, rimani li, ti prometto che salverò quella bambina” dissi. “Però mi sentirei più sicuro se andassi a dare una mano” disse. “Takagi ci penso io, tu rimani li, questo è un ordine” dissi decisa. Non potevo far accadere nuovo quello che era capitato tre anni prima, basta ero stufa. Il silenzio d’altra parte del telefono mi stava uccidendo. “Te l’ho chiedo per favore, Takagi non andare” scoppiai a dire quasi con le lacrime agli occhi. “Mi dispiace, Sato io vado a salvare quella bambina, non posso restare qui con le mani in mano” disse. “No, ti scongiuro Takagi, non farlo” dissi, ma ormai era troppo tardi, Takagi aveva chiuso la chiamata. Non ci pensai due volte, premetti sull’acceleratore più forte che potevo, dovevo arrivare il più in fretta possibile alla torre di Tokyo, dovevo salvarlo, non avrei lasciato che accadesse qualcosa a Takagi. Quando arrivai, vidi la macchina di Takagi, con dentro la squadra dei giovani detective, ma mancava il piccolo Conan. Cosi mi avvicinai alla macchina e chiesi “Bambini, dove Conan?”. “ Conan è salito insieme al detective Takagi sulla torre” mi rispose Ayumi. Sentii squillare il cellulare ed era Takagi e risposi “Pronto”. “ Ehm, ciao Sato, vedi, ehm, insomma, come posso dire…” disse Takagi. “ Insomma vuoi arrivare al dunque senza giri di parole” lo interrupi, arrabbiata con lui. “Conan ed Io siamo rimasti bloccati nell’ascensore” disse. “Che cosa?” dissi io ormai arrabbiata oltre il limite. “Bè, Conan ed io, avevamo appena fatto uscire la bambina dall’ascensore, quando poi un’esplosione ha fatto cadere l’ascensore con noi due dentro, però per fortuna si è bloccato”. “Ti avevo avvisato di non andare, ma tu non mi hai dato ascolto” dissi. ”Scusa” disse. “Riuscite a uscire in qualche modo?” chiesi. “ Le porte non si aprono, ma sto cercando di far andare Conan sopra il tetto dell’ascensore” disse. Ci fu silenzio, fino a quando chiesi “ Che succede?”. “Conan ha detto che su per l’ascensore c’è una bomba”disse. “Che cosa? Senti Takagi chiamo la squadra di soccorso, per salvarvi” dissi. “NO ASPETTA, SATO NON CHIAMARE NESSUNO” sentii gridare, era stato Conan. “Perché?” li chiese Takagi. “Perché la leva del mercurio si è attivata” disse Conan. Non poteva essere vero, stava accadendo di nuovo. “Che cos’è la leva del mercurio?” Chiese Takagi. “ La leva del mercurio se attivata, raggiunge i circuiti della bomba, facendo esplodere la bomba, e con una piccolissima vibrazione raggiungerebbe i circuiti, per questo se scendesse la squadra di soccorso, farebbero molte vibrazione e cosi farebbero esplodere tutti in aria” disse Conan. “Allora come possiamo fare?” disse Takagi agitato. “La squadra di artificieri dovrebbe calare giù gli attrezzi, e disinnescare noi la bomba” disse Conan. “Ok d’accordo, se l’unico modo lo faremo, Sato per favore in forma gli artificieri” disse Takagi. “Ok” dissi e chiusi la chiamata. Sicuramente quello era l’unico modo in cui potevano salvarsi.

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Capitolo 7
*** L'unica possibilità ***


Per sicurezza furono mandate via tutte le persone che si trovavano intorno alla torre. “Bambini dovete andare via” dissi io. “Perché dobbiamo andare via?” disse Ayumi. “Noi senza Conan non c’è ne andiamo da qui” disse un arrabbiato Mizuhiko. “Già, abbiamo promesso a Conan che noi lo avremmo aspettato, qui” disse Genta. “Su non fate cosi, e per una norma di sicurezza” dissi cercando di convincerli ad andare via. “Che cosa è successo”? disse Ayumi, con le lacrime agli occhi. “Niente bambini, non è successo niente, ma per fare dovete andare via, per favore non disubbidite agli ordini” dissi. “Ma noi…” disse Ayumi. “Basta capricci, fate i bravi bambini, andrà tutto bene, fra poco riabbraccerete Conan va bene?” dissi io interrompendola. “C’è lo prometti?” disse Ayumi che stava per piangere. “Si te lo prometto” dissi io sorridendoli. “Ok, se c’è lo dici tu ti crediamo” disse un Ayumi sorridente. “Bravi bambini” dissi sorridendo. “Sato li accompagno io?” disse Chiba che era appena arrivato. “Sì, grazie Chiba” dissi. Chiba Sali in macchina, con i bambini che sorridevano, salutandomi. Dopo che se ne erano andati, ritornai verso la squadra degli artificieri, che stavano guidando Conan e Takagi nel disinnescare la bomba. Procedeva tutto bene, la bomba era stata quasi disattivata, fino a quando sentii “Che cosa significa che non potete andare avanti? Manca poco per disinnescare la bomba, ora che siete arrivati a questo punto che cos’è che v’impedisce di andare avanti?” disse il capo della squadra di artificieri al telefono con Takagi. Fui presa dell’agitazione, cosi presi il telefono e gridai “Takagi sono Sato, cosa vuol dire che non potete andare avanti? Tu e Conan avete ancora abbastanza tempo”. “Messaggio per l’agente coraggioso, la tua bravura merita un premio, un messaggio sul display della bomba apparirà un messaggio prima di tre secondi dalle esplosioni, cosi da scoprire dove sia l’altra bomba! Queste sono le parole che Conan mi ha detto che sono apparse sul display” disse Takagi. Ogni parola pronunciata da Takagi erano per me come delle pugnalate al cuore che mi riportavano indietro di tre anni. Iniziavano a cadere dai miei occhi amare lacrime e non dissi nulla. L’unico pensiero che albergava la mia mente era che quello che era successo una volta, stava accadendo di nuovo. Non volevo perdere anche lui, che con la sua timidezza pian piano era entrato dentro di me, facendomi ritornare a vivere e a sperare. Iniziavo a credere veramente se in me ci fosse qualche sortilegio, non era possibile che chiunque amassi nella mia vita era destinato ad lasciarmi. Ero incapace di dire una parola, l’unica cosa che riuscivo a fare, era fissare il vuoto e a tremare con il telefono in mano. “Mi dispiace, ho cercato di convincere Conan ad andare via, ma non ci sono riuscito, sai anche tu che l’unica soluzione che abbiamo e che Conan legga quel messaggio e potervi dire tramite messaggio dove si trovi la bomba, facendo in modo che nessuno si faccia male, tu mi capisci, e l’unica soluzione, perdonami” disse Takagi dopo quel breve attimo di silenzio che per me sembrava un’eternità. Incredibile, più ci pensavo e più credevo che fosse impossibile. Pensavo che fosse un brutto sogno e che fra poco mi sarei svegliata. Ma invece era tutto vero. “Addio Sato” mi disse infine Takagi, per poi chiudere la chiamata, senza aspettare che io gli rispondessi. Scoppiai a piangere e persi il controllo. Ormai il mio volto era stracolmo di lacrime, mi cade il telefono a terra e con tutte le mie forze gridai il suo nome “TAKAGIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII”!

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Capitolo 8
*** Speranze... ***


Gridai cosi forte da farmi male la gola. Ma non m’importava. Piansi. Mi sentivo impotente non potevo fare nulla per fermare Takagi. Sentivo tante voci intorno a me, che mi chiudevano cosa fosse successo. Ma non avevo la forza di raccontare nulla. Caddi inginocchio e con la testa tra le mani continuavo a piangere. Mi detestavo dal profondo del cuore. Mi chiedevo cosa avevo fatto di male da meritarmi questo. Non era possibile che ogni persona che amassi, fosse costretta a lasciarmi. Desideravo che Takagi fosse insieme e che mi rassicurasse dicendomi che andava tutto bene. Volevo vedere con tutta me stessa il suo sguardo e il suo sorriso cosi dolce che riscalda il cuore di tutti.
“Manca un minuto all’esplosione” disse terrorizzato uno della squadra di artificieri.
Queste parole mi risvegliarono dal mio stato di catalessi. Mi alzai in piede. Vidi tanta gente che iniziava a scappare più veloce che potevano dalla torre. Io invece iniziai a correre dalla loro direzione opposta. Ma non feci molti passi. La squadra degli artificieri mi bloccò.
“Si fermi! E’ forse impazzita, che cosa vuole fare?” gridò uno della squadra degli artificieri.
“Lasciatemi!!!!! Devo salvarlo!!! Voi non capite nulla!!!” gridai io in preda dalla rabbia e dal dolore che mi tormentava.
Continuavo a dimenarmi per liberarmi. Sentii uno squillo.
“Pronto? Ah, è lei agente Takagi! Che successo?” disse un agente. Mi fermai di colpo. Guardavo senza capire l’agente parlare.
“Siamo riusciti a bloccare la bomba e decifrare il messaggio. Sappiamo ora, dove si trova l’altra bomba. Mandateci per favore una squadra di soccorsi” disse Takagi.
“Ok subito” disse l’agente, chiudendo il telefono.
Il capo della squadra di artificieri diede istruzione per far uscire i poveri Conan e Takagi dall’ascensore. Io invece continuavo a rimanere in stato di confusione.
“Ha visto? Non si deve più preoccupare, per fortuna è andato tutto bene” mi disse sorridendo il capo della squadra di artificieri dopo che fini di dare gli ordini.
Gli sorrisi e mi voltai per vedere uscire Takagi dalla torre. Passò all’incirca 15 minuti, quando vidi Takagi e Conan uscire insieme alla squadra degli artificieri. Nel frattempo arrivò anche la squadra dei giovani detective. Tutti erano felici e si tuffarono a salutare Conan. Takagi fini di parlare con la squadra di artificieri, dicendoli dove si trovasse l’altra bomba. La squadra dei giovani detective dopo che salutarono Conan, salutarono anche Takagi. Si piombarono sopra di lui e non lo lasciavano più. Takagi li sorrideva e diceva loro che adesso andava tutto bene. Alla fine Takagi si girò nella mia direzione e venne verso di me. Il desiderio di abbracciarlo era molto grande, ma purtroppo non potevo e dovetti reprimere questo desiderio. Cosi gli misi semplicemente una mano sulla spalla.
“Ora va tutto bene, rimani qui e riposati, io ora vado da Megure” dissi io.
“Aspetta Sato, devo dirti una cosa” mi disse Takagi.
Si avvicinò al mio orecchio e disse a bassa voce: “Ho escogitato un piano con Conan per prendere il criminale”. Le parole che seguiranno, riaccesero in me il desiderio di vendicare per sempre Matsuda.

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Capitolo 9
*** La fine dei conti!? ***


Cosi, seguendo il piano di Conan e Takagi, tutte le forze dell’ordine si mossero per agire contro quel criminale. La squadra di artificieri, sottocopertura, riuscì a disattivare l’ordigno, nel liceo Teitan. Attraverso il segnale che mandava l’ordigno, siamo riusciti a risalire al luogo, dove si trovava l’assassino di Matsuda. Lo vidi, per la prima volta nella mia vita, una grande rabbia cresceva dentro di me. Avevo voglia di vendicarmi a qualsiasi costo. E fu cosi, che lo circondammo sul ponte. Quando gli fu mostrato l’ordigno, sulla sua faccia si dipinse un’espressione di stupore e paura.


 “Non mi prenderete mai!” esclamò l’assassino, lanciando in mia direzione, il binocolo, con cui un attimo prima, osservava l’edificio prescelto, per il suo grande spettacolo pirotecnico.


 Distraendo tutti gli agenti di polizia, si lanciò dal ponte, e atterrò su una macchina. Io che ripresi subito l’attenzione della situazione, mi lanciai anch’io dal ponte e atterrai su una macchina. Tutte le persone, che videro ciò che feci, rimasero sbalorditi. L’inseguimento durò saltando sulle macchine. Fin quando l’assassino, scese dalla macchina e imbucò una stradina. Io piena di rabbia, lo insegui nella stradina, avevo uno sguardo, talmente spaventoso, che se mi sarai vista, avrei avuto paura di me stessa. Presi la mia pistola, e la impugnai contro quel mostro, che aveva rovinato la mia vita, la causa di tutte le mie paure e dei miei incubi. Dai miei occhi scesero lacrime di vendetta. Ciò che avevo sognato, da tre lunghi anni, sarebbe divenuto realtà.


“N-non so-no i-o i-l col-ppe-vo-le” disse il criminale impaurito.


“Matsuda, vendica, Matsuda” questo era ciò che la mia mente in quel momento era in grado di fare, il resto era nulla.


“Non è colpa mia. La colpa è di quella voce, nella mia testa, che mi suggerisce, di fare del male alla gente. Ma io non voglio farlo, ho paura, aiutami tu. Ti prego” disse il criminale.


“NOOOOOOOO” gridai.


Chiusi gli occhi, schiacciai sul grilletto, e sparai.


All’improvviso, prima che sparai, sentii una grande forza che mi premette a terra. Il proiettile colpi il muro e per la paura, il criminale svenne, in stato di shock. Aprii gli occhi, e vidi che la persona che mi aveva fermato era stata Takagi.


“Fatti gli affari tuoi. Non t’intromettere” dissi gridando, ancora presa dall’ira.


Mi alzai per sparare di nuovo e compiere cosi la mia vendetta.


Takagi mi blocco per un braccio e disse “Non farlo Sato”.


“Lasciami, la colpa è sua, ed io devo vendicarlo” gridai.


E fu lì che quel gesto, che segui le mie paure, mi rimase per sempre impresso nella mia mente. Mi tiro uno schiaffo, sulla guancia e mi lasciò il braccio. Io ermeticamente portai la mano sulla mia guancia e fissai in basso, sbalordita.


 “Che cosa stavi per fare, eh? Sei forse impazzita?” disse duramente Takagi.


“Eh” esclamai senza parole. Per la prima volta nella mia vita, mi dovrai in una situazione, dove mi trovavo in un profondo disagio. Il suo sguardo duro, mi fissava con intensità. Non riuscivo a reggere il suo sguardo. Non vidi mai Takagi cosi, era stata una persona, sempre calma e tranquilla. Ma adesso era completamente diverso.


“Non sei forse tu che ripete continuamente, che bisogna sempre servire la nazione e i cittadini con orgoglio e senso della missione, non cedendo all’odio e alla paura, rispettando sempre i diritti degli esseri umani, facendo il proprio dovere sempre e comunque. RISPONDI E’ COSI?” disse urlando Takagi.


Io caddi in ginocchio, con ancora la mano sulla guancia. E anche lui s’inginocchio. Il suo sguardo si addolcì e anche la sua voce quando mi disse “Se ti avesse visto Matsuda, ti avrebbe detto sicuramente la stessa cosa”.


 Doveva stare zitto, non sopportavo che mi ricordasse ancora di più Matsuda. Tolsi la mano della guancia, e lo guardai negli occhi. Scoppiai a piangere e urlai “Io voglio dimenticarlo. Aiutami ti prego”.


Abbassai la mia testa sulla sua spalla e cominciai a piangere in un pianto disperato.


“E’ invece ti sbagli. Non devi dimenticarlo” mi disse.


Io girai la testa di lato, sbalordita. Mi misi in posizione eretta, e lo osservai intensamente negli occhi. Lui mi mise le mani sulle spalle e disse “Se lo dimenticherai, la persona che hai tanto amato, andrà via dal tuo cuore.


Perché cosi il suo ricordo, andrà via”.


Lo osservai con stupore, il mio cuore improvvisamente, lo sentii battere intensamente nella mia gabbia toracica. Non so bene perché, ma il mio sguardo si posò sulle sue labbra. Alzai le mie mani lentamente, e presi il suo viso tra le mie mani. Lui mi guardò stupito. Chiusi gli occhi lentamente e dischiusi le mie labbra. Nulla avrebbe fermato, ciò che volevo fare, perché sia il cuore e nella mia mente, l’unico pensiero era Takagi. Lui mi cinse le spalle, con le sue braccia. Poca strada mancava. Quando finalmente le nostre labbra s’incontrarono. Persi il senso del tempo e dello spazio. Nulla più m’importava.

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Capitolo 10
*** Sentimenti insospeso ***


Fui tanto contenta. Non sapevo quanto tempo fosse passato. Mi sembrava di volare. Dopo tanto tempo finalmente mi sentivo in pace con me stessa come non lo ero da tre anni prima. Quando finalmente ci staccammo, mi sentivo male come se avessi perso qualcosa. Volevo chiarire ora quello che per mesi non riuscivamo a dirci. Ma con la fortuna che avevo, arrivò di corsa l’ispettore Megure che aveva sentito lo sparo. Cosi fui costretta a tirarmi su, portandomi un Takagi con la faccia da baccalà.


“Che cosa è successo? Cos’era quello sparo” chiese agitato l’ispettore Megure.


“Era solo un colpo di avvertimento, per fermare il bandito” risposi io, visto che Takagi era tutt’uno con l’ambiente che ci circondava.


“Bè avete fatto un ottimo lavoro. Ammanettate il criminale” rispose soddisfatto l’ispettore Megure.


“Takagi dammi una mano per favore” chiesi a Takagi, arrossendo. “Eh, a s-si si, a-arrivo” rispose risvegliandosi dal suo letargo.


Prendemmo il criminale, e lo portammo alla macchina, poi ci dirigemmo verso il quartier generale, per interrogare il sospettato e per fare rapporto. Non riuscivo a pensare bene al lavoro, perché pensavo a quello che era successo in quella stradina. Ma anche perché ci avevano interrotto. Vabbè ci sarebbe stato tutto il tempo, perché pensavo che ora nulla ci avrebbe fermato. Dopo aver svolto il nostro lavoro, mi trovai a fissare fuori dalla finestra della centrale e pensavo che finalmente Matsuda era stato finalmente vendicato, nel giusto modo e non nella sciocchezza che stavo per fare. Per fortuna c’era stato Takagi a fermarmi.



“Sato, vieni con noi a trovare Shiratori?” mi chiese l’ispettore Megure.


“Sì, ispettore, ora arrivo” risposì.


Prima di andare cancellai il messaggio che mi aveva spedito prima di morire Matsuda, dicendomi che li piacevo tanto. Ormai avevo capito che non mi serviva più, questo perché sapevo che non avevo più bisogno di ciò, perché il suo ricordo non sarebbe mai andato via da me. Corsi nel parcheggio, oltre all’ispettore Megure, c’erano anche Takagi e Chiba. Appena lo vidi, arrossii e rivolsi lo sguardo ad altro. Andammo in ospedale e vedemmo che Shiratori, stava dormendo. Cosi decisi che il tempo che stavamo aspettando, sarei andata fuori a prendere un po’ d’aria.


“Ehi Sato” sentii una voce molto familiare che mi stavo chiamando.


Mi girai e vidi che era Takagi, che aveva la faccia come un peperone. Senza dire niente, ci avviamo fuori all’ospedale.


“Ehm, ecco volevi chiederti una cosa” mi chiese Takagi. “Dimmi” risposi io, certa già su ciò che voleva chiedermi.


“Bè, ecc-co io da do-ove posso iniziare?” disse Takagi.


“Ragazzi Shiratori si è svegliato” disse Chiba correndo.


Fummo costretti a entrare dentro. Ricevetti un messaggio e lo lessi. “Vuoi venire a cena con me stasera?” mi aveva scritto Takagi. Io mi girai a guardarlo rossa in faccia. E con la testa li dissi di si. Lui che prima era molto ansioso, il suo viso s’illuminò. Come del resto anch’io. Ne ero sicura ne avremmo parlato insieme a cena. Nulla ora ci poteva separare. E mentre camminavo, mi trovai, a pensare con un sorriso sornione su ciò che poteva capitare quella sera, ciò che ci saremmo detti. Gli avrei detto che lo amavo infinitamente.

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Capitolo 11
*** Immortal love... ***


“Ciao Shiratori, ci vediamo domani” disse l’ispettore Megure.


E noi a turno salutammo Shiratori. Andammo alle macchine, il mio turno era finito. Avevo appuntamento con Takagi alle 20 al ristorante di Beika. Arrivata a casa, mi feci una doccia per rilassarmi. Mia madre non c’era. Era andata da una sua amica a Osaka e restava fuori per una settimana. Potevo godermi casa mia, senza che mia madre si metteva in mezzo alle mie questioni personali. Dopo una mezz’ora iniziai a vestirmi. Se qualcuno mi avesse visto, avrebbe pensato sicuramente che avevo qualche rotella fuori posto, perché ridevo da sola. Una spiegazione c’era, finalmente mi sarei chiarita con Takagi. Dopo che mi finii di prepararmi, mi accorsi che ero in ritardo. Erano le 20:20. Per arrivare al ristorante ci volevano trenta minuti. Cosi presi ciò di cui avevo bisogno e mi precipitai fuori. Misi in moto la macchina e partii in quinta. Arrivai con quindici minuti di ritardo. Appena entrai, vidi Takagi seduto a un tavolo, molto preoccupato. Mi avvicinai. “Ciao Takagi” dissi un po’ rosso in viso.


Takagi si voltò verso di me e mi fissò sorpreso. Il suo volto s’illuminò di una luce che mi attirava molto.


Si alzò di scatto e mi disse “C-ciao Sato”. “Scusa il ritardo, non mi ero resa conto che ero in ritardo” dissi in tono di scusa.


“Non ti preoccupare, sono appena arrivato, accomodati Sato” disse offrendomi la sedia.


“Grazie” dissi un po’ imbarazzata.


Lui poi ritornò al suo posto. “Posso portarvi del vino?” chiese un cameriere.


“Ehm, si” rispose incerto Takagi. Il cameriere poi andò via per portare il vino.


“Scusa Sato, ho detto al cameriere di sì, senza chiederti se a te andava ben” disse un po’ dispiaciuto.


“Non ti preoccupare, hai fatto bene a ordinarlo” dissi sorridendo. Arrivò il cameriere con il vino e ci portò i menù. Io ordinai della carne e Takagi fece lo stesso. Una volta che il cameriere se ne andò, mi trovai a osservare un punto del tavolo, indecisa su cosa fare.


“Chiba mi ha chiamato e ha detto che Shiratori, molto probabilmente nel giro di una settimana, ritornerà come nuovo” disse Takagi sorridente.


“Sono contenta, per lui, non vedo l’ora” dissi sollevata.


Il resto della cena trascorse per la maggior parte in silenzio. Dopo aver finito di cenare. Takagi chiese il conto. Quando arrivò il cameriere con il conto, presi dalla borsa i soldi per pagare la mia parte, quando poi Takagi mi disse “Non ti preoccupare Sato, pago io”.


“Io veram-“ cercai di dire, ma lui m’interruppe e mi disse “Tu sei ospite, ti ho invitato io a cena”.

Gli dissi che mi andava bene, visto che era così irremovibile. Dopo aver pagato, uscimmo dal ristorante. “Ti va di fare una passeggiata?” propose Takagi un po’ impacciato.


Io annui. Camminammo in silenzio per un quarto d’ora, quando poi ci fermammo sul lungo mare. Mi misi a fissare il mare e iniziai a credere che quella serata non avrebbe concluso nulla. “Scusa per oggi” disse Takagi mortificato.


“A cosa ti riferisci?” chiesi perplessa.


“Oggi ti ho dato uno schiaffo” disse.


“Ah, non ti preoccupare, non è successo niente” dissi un po’ incupita ricordando ciò che stavo per fare in quel vicolo.


“Come ti senti?” chiese Takagi, guardando il mare.


Anch’io lo guardavo e dissi “Finalmente libera”.


“Ehm, s-senti Sato” diceva Takagi rosso in viso.


“Dimmi” dissi.


“Ti ho invitato a cena, bè ecco perché, volevo parlare riguardo a ciò che è successo nel vicolo” disse super-rosso.


Diventai rossa in viso, al ricordo di ciò che successe. “Ec-co i-io vor-rei sape-ere per te c-cosa s-significa tutto c-ciò, te lo chiedo perché per me è molto importante” disse Takagi guardandomi molto intensamente.



Non riuscendo a sostenere suo sguardo, abbassai il mio, perché il pensiero di poter perdere di nuovo tutto non mi abbandonava. Mi prese gentilmente per il mento e mi girò la testa in modo che lo potessi guardare negli occhi. “Ecco Sto, io non voglio correre troppo, ma voglio che tu sappia che per me sei molto importante” mi disse Takagi.


Eccole li, le lacrime scendevano dal mio viso. “Takagi” dissi il suo nome, mettendoci tutta me stessa in quella parola, perché essa diceva molto, come mi sentivo.


Con insicurezza, si avvicinò al mio viso, chiudendo gli occhi e mi baciò piano. Quel bacio era come una conferma per Takagi per molte cose. Il mio cuore andava a mille al contatto, ma non risposi perché ero molto indecisa sul da farsi. Il bacio durò sì o no per due secondi, Takagi si staccò e aveva un viso molto triste e guardo giù, senza sapere cosa fare o cosa dire. Fu la fine, alla vista di Takagi in quello stato, fece scattare una vocina che nella mia testa diceva di mandare a quel paese tutto. Cosi con coraggio, gli presi il viso con entrambi le mani, e lo guardai negli occhi intensamente, Takagi era molto smarrito, si vedeva dalla sua espressione. Non li diedi tempo, di capire nulla, in n secondo mi trovavo a baciare cosi intensamente Takagi che persi la cognizione di ogni cosa, avevo le mani nei suoi in modo, che non ci potessimo staccare. Takagi all’inizio fu sorpreso, ma subito dopo, mise tutto se stesso in quel bacio che diceva molte cose. Dopo un periodo, che sembrò un’eternità, appena mi staccai, gli dissi “Ti amo tanto Wataru”.



Non gli diedi tempo di rispondere che lo baciai di nuovo, più e più volte. Alla fine, quando non avevo più aria, mi fermai. Lui mi abbracciò fortemente e mi disse “Ti amo anch’io S- Miwako”.


Lo guardai sorridendo, e ci diede un altro bacio. Alla fine, abbiamo avuto la stessa idea. L’ultima cosa che mi ricordai e che andammo a casa sua, e quella notte ci amammo per la prima volta.


Peccato, che quella era la quiete prima della tempesta. Le cose erano ancora in sospeso.

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Capitolo 12
*** Sogno passeggero... ***


Aprì prima un occhio e poi l’altro, avevo ancora la vista sfuocata e non riuscivo a cogliere, dove fossi. A un certo punto, mi resi conto che ero in un posto che non conoscevo e girandomi vidi Takagi abbracciarmi e dormire beatamente. Allora mi ero ricordata ciò che era successo la sera prima e inizia a diventare rossa a ciò che era successo stanotte. Non volevo svegliarlo, rimasi immobile senza muoversi e a fissare Takagi intensamente. Dopo un po’ anche lui, richiamato dal giorno appena sorto, iniziò a svegliarsi. Quando il nostro sguardo s’incrocio, mi sentivo persa e una profonda vergogna mi prese all’improvviso, volevo nascondermi, ma non riuscivo a muovermi, l’unica cosa che potei fare era girare lo sguardo da una parte. Ma ciò duro poco, perché Takagi, gentilmente mi prese per il mento e mi girò verso di lui ed io ritornai a guardarlo.



“Buon giorno, Miwako” mi disse Takagi sorridendo, con una luminosità che non gli ho mai visto.



“Buon giorno W-Wataru” dissi io, rossa in viso, mi sentivo strana, sembrava come se stessi vivendo un sogno, dopo un lungo incubo.



Si avvicino e mi baciò. Io immediatamente risposi, senza nessun invito. Dopo che ci staccammo Takagi disse arrossendo “Stanotte ho davvero dormito bene”.



Io nella sua stessa situazione gli risposi “Anch’io”.



“Miwako” mi chiamò all’improvviso Takagi, diventando serio tutto a un tratto.



“D-dimmi” dissi, cambiando espressione anch’io diventando preoccupata, né cambiamento improvviso di Takagi.



“Bè, ecco io vorrei, chiederti una cosa molto importante. Dopo ciò che è successo, vorrei, sapere se ti andrebbe, se, ecco, come dire” disse Takagi molto confusamente.



Io lo guardai incerta, non riusciva a capire cosa vollese dirmi. C’è da dire che Takagi se deve far spaventare una persona ci riesce.



Strizzò gli occhi più volte, all’improvviso aprì gli occhi e guardandomi con profonda determinazione, gridò “VUOI ESSERE LA MIA RAGAZZA?”



Io dopo di ciò, avevo avuto un blocco mentale. Se potevo guardarmi in quel momento, sicuramente avrei pensato che l’espressione che avevo assunto, non ero sicuramente normale. Takagi in quel momento non proferì parola, ero sicura che stesse aspettando una mia reazione, qualsiasi segnale, come già detto, non trasmettevo niente, ero un manichino. All’improvviso come riportata nella realtà, l’ho guardai e lessi nei suoi una certa voglia di sapere una volta e per sempre la verità.



“Sì, sì, sì, sì, ” dissi senza fermarmi, presa da un’improvvisa carica interiore e con un gesto repentino lo baciai.



“Sei davvero sicura di volere tutto questo?” chiese dopo Takagi, preoccupato ancora io potessi cambiare idea.



“Sì, ne sono sicura” dissi in una determinazione che non mi apparteneva. Era la stessa determinazione che assumevo quando mi scontravo con i criminali.



Takagi ed io, infine sorridemmo. Takagi poi cambiando argomento mi disse: “Andiamo a fare colazione? Non so tu, ma io avrei una grande fame”.



“Ok” dissi contenta.



Takagi si alzò e si rivisti e andò in cucina per preparare la colazione. Poi il mio cellulare squillò. Lo presi dalla borsa e lessi sul display che era mia madre, pigiai il tasto e risposi “Pronto”.



“Sato dove sei? Mi sono alzata e ho visto che non ci sei” disse mia madre preoccupata.



“Sono rimasta a lavorare anche stanotte mamma” disse Sato, cercando di essere il più credibile possibile.



“D’accordo tesoro, però la prossima volta avvisami, per favore, sono stata in pensiero, anche perché di solito mi avvisi sempre se fai più tardi” disse mia madre più calma.



“Ok mamma, scusami, ma non ho potuto, ma ti prometto che la prossima volta, ti avviserò” dissi io mortificata per aver detto niente a mia madre.



“Va bene, tesoro, allora ciao, cerca di venire a casa presto” disse mia madre.



“Ok mamma, ciao” risposi.



Chiusi la chiamata e mi alzai e mi vestì e raggiunsi Takagi in cucina.



“Ecco qui Miwako, è pronto, prendi tutto quello che vuoi” disse Takagi.



“Grazie” risposi.



“Ha chiamato tua madre?” mi chiese.



“Sì, era preoccupata per me, giustamente non le ho detto che non dormivo a casa” dissi.



Finito di mangiare. Ci finimmo di sistemare e partimmo per andare a lavorare in centrale. Ci sarebbe stato molto lavoro, su ciò che è successo il giorno prima. Ma ero finalmente serena, l’unica cosa che riuscivo a pensare e che ora avevo Takagi e che nulla avrebbe sconvolto la mia vita. Ma non era cosi, il mio incubo non era ancora finito. In quel momento, non mi sarei mai aspettato di vivere ciò che mi attendeva pochi di lì.
 

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Capitolo 13
*** L'inizio dell'incubo ***


Arrivammo in centrale. Quello che sembrava un giorno come tutti gli altri si dimostrò invece un incubo. Per non far vedere agli altri colleghi che io e Takagi eravamo arrivati insieme, decidemmo di andare a lavoro separatamente.



“Buongiorno” dissi contenta come non o ero ormai da chi sa da quanto tempo


.
Ma appena mi accorsi degli sguardi che avevano i miei colleghi, mi resi conto che c’era qualcosa che non andava.



“Che succede?” chiesi incerta.



Nessuno però aveva il coraggio di parlarmi e abbassarono lo sguardo. Non avevano la forza di sostenere il mio sguardo. E da lì qualcosa in me cresceva.



“Ho chiesto che succede, qualcuno mi risponda” dico al colmo dell’agitazione.



L’unica che ha il coraggio di avvicinarsi è Yumi e con una grande delusione mi guarda negli occhi e in me sento crescere lo sconforto. Dietro di me sento aprirsi la porta e vedo Takagi anche lui non riesce a guardarmi negli occhi, infatti, appena mi ero girata per vedere chi era, lui mi ha completamente ignorata.



“Vedi Miwako, c’è qualcosa che devo dirti” mi disse molto indecisa Yumi.



Mi voltai verso di lei e le chiesi “C-cosa deve dirmi?”. Non so perché le mie parole erano uscite molto terrorizzate.



“Leggi” mi disse semplicemente Yumi, porgendomi un foglio.



Io lo presi e lo lessi.
“ALLA POLIZIOTTA MIWAKO SATO.



MI CONGRATULO CON LEI NELL’ESSERE RIUSCITA AD ARRESTARE IL MIO SOCIO IN AFFARI, ERA QUELLO CHE SPERAVO PER RIUSCIRE A FARVI CADERE NELLA TRAPPOLA DA ME STESSO CREATA, QUELL’UOMO NON E’ ALTRO CHE UNO PSICOPATICO CHE SEGUE TUTTO QUELLO CHE CI DICEVO, ADESSO CHE NON C’E’ PIU’ POSSO ESSERE LIBERO DI AGIRE E SAPPIA CHE IL SUO CARO MATSUDA LO UCCISO IO AHAHAAHAHHA. SAPPIA CHE QUESTO E’ SOLO UN INIZIO DI UN INCUBO. MI FARO’ SENTIRE A BREVE.”



Quando finii di leggere i miei occhi, erano pieni di rabbia e di lacrime. Le mie mani tremavano e non mi resi conto che non ero padrone di me stessa perché presi il foglio e lo distrussi e scappai fuori la centrale. Non avrei mai permesso a quel criminale di far de male ad altre persone a costo della vita. A un certo punto mi sentii bloccare e mi girai e vidi chi era e rimasi stupita…

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Capitolo 14
*** Perdonami... ***


Quando mi votai e capii chi era, uno strano presentimento mi colpì. Per la seconda volta in così poco tempo, fui colpita a una guancia senza che non potessi far nulla. Istintivamente portai una mano alla guancia e abbassai lo sguardo, avanti a me, in un punto indefinito, perché quello che osservavo realmente era dentro di me.



“Cosa diamine vuoi fare?” disse duramente Takagi, come non aveva mai fatto, perché lui era sempre gentile con tutti e si vede che per agire così, era arrivato al minimo della sopportazione.



“Non voglio che altro sangue si getti per me” dissi io, ormai senza vitalità, sembravo un corpo inanimato, che rispondeva solo alle domande che ponevi.



“Non fare pazzie” disse questa volta con il suo solito tono di voce dolce, nel dirlo mi lasciò il polso e mi abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla.



“Io non voglio perderti” dissi.



Ora le lacrime iniziarono a scorrere lungo il mio volto.



“Io non ti lascerò Miwako, noi rimarremo per sempre insieme” disse lui.



“Ma…” cercai di dire, ma lui m’interruppe, girandomi verso di lui e mi diede un bacio, un bacio colmo di tutto l’amore che lui mi aveva nascosto per tutto questo tempo.



Appena si staccò da me, mi tolse le lacrime dal mio viso e mi guardò negli occhi e mi disse “Ti prometto che io rimarrò con te, fin quanto tu vorrai, ma la stessa cosa la devi fare anche tu con me, non puoi lasciarmi”.



“Io non voglio lasciarti” dissi infine, appoggiando il mio volto nel suo petto e sentii il suo profumo invadermi le narici.



“Noi affronteremo tutto questo insieme, va bene?” disse lui dolcemente.



“Va bene” riuscii solo ad aggiungere.



“Ora rientriamo dentro, anche gli altri, saranno preoccupati per te” disse Takagi.



Annuii e lo seguii silenziosamente. Pensavo che fossi stata una sciocca a cadere nella trappola dell’assassino di Matsuda, perché avrei dovuto agire diversamente. E così poi fu. “Aspetta Takagi devo andare un attimo al bagno non posso presentarmi così avanti agli atri” dissi io, cercando di sforzarmi di sorridere.



“Ok ti accompagno” mi disse.


 Non appena arrivammo avanti il bagno, Takagi era davanti a me, non ci diedi neanche il tempo di girarsi, che lo colpii, addormentandolo. Lo presi dolcemente e lo nascosi in bagno. “Perdonami Takagi, ma non posso permetterti di seguirmi in questa faccenda, spero capirai” sussurrai dolcemente. Cosi aprii la finestra del bagno e uscii. Dirigendomi verso la mia sfida più grande.

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Capitolo 15
*** Pronta a tutto... ***


Quando fui abbastanza lontano dalla questura, presi il mio telefono e visualizzai un messaggio. Pensavo fosse stato o Takagi o Yumi, ma mi sbagliai. Il messaggio fu mandato dall’assassino di Matsuda, con mittente sconosciuto. Il messaggio diceva che se avessi seguito le sue istruzioni senza fare storie non avrei corso problemi di alcun genere e nessuno si sarebbe fatto male. Altrimenti sarebbe scoppiata qualche bomba nella città. Il messaggio diceva anche che avrei dovuto spegnere il mio cellulare perché altrimenti i miei colleghi mi avrebbero sicuramente contattato e trovata. E che mi sarei dovuta recare al parco di Beika alle 22 di sera da sola. Altrimenti se avesse visto che le sue istruzioni non sarebbero state eseguite, avrei pagato molto cara il mio affronto. La rabbia dentro di me aumentava sempre più, sapevo che se avevo quel folle tra le mie mani l’avrei strozzato e di certo non me ne sarei pentita. Però sapevo che se non volevo essere responsabile di altri morti, avrei dovuto collaborare. Così feci. Spensi il cellulare e lo deposi nella mia tasca. Erano le 20 e 30 ancora. Pensavo che chissà se Matsuda avrebbe mai potuto riposare in pace. Quando pensi di aver voltato pagina, riecco che quel passato tanto odiato, rispunta all’improvviso, e fa più male di prima. Il dolore che provi si attutisce ma rimane per sempre, fino a quando vivi. Ma appena riemerge fa male. E il mio cuore ormai sanguinava, da quando ero uno studente delle elementari. Per poco tempo, anche se davvero per poco, sono riuscita a essere felice con Takagi. Ma si sa che le cose belle durano poco. Pensavo che fossi una persona ignobile, perché non so con quale coraggio, abbia mai potuto farli del male. Lui che mi ha salvato. Forse perché volevo salvare lui da me. Sì, perché io intorno a me non faccio altro che portare morte e distruzione. Con questi pensieri nella mia testa, rimasi nascosta, per non farmi scoprire. Quando giunsero le 21 e 30, mi accinsi a raggiungere il posto designato dall’aguzzino di migliaia di morti. Arrivata al parco, mi nascosi dietro a degli alberi per non farmi scoprire. A quell’ora d’inverno non c’era molta gente nel parco, se non qualche coppietta. All’improvviso, alle 22 precise, sentii un cellulare squillare. Mi avvicinai e risposi.



“Pronto” dissi titubante.



“Salve poliziotta coraggiosa” disse una voce glaciale, si sentiva distintamente che era camuffata la voce.



Dentro di me la paura iniziò a colpirmi, non so il perché “C-Cosa vuoi ancora?”.



“Non ti conviene avere questa voce con me, dolcezza, io non ho molta pazienza, se mi fai innervosire qualcuno, andrà a fare compagnia al tuo caro Matsuda” disse questa voce, senza scomporsi, rimanendo comunque uguale.



Allora capii che di certo era un esperto e che non avrei dovuto farlo agitare. “Ok, basta che non fai del male più a nessuno” disse fingendomi ubbidiente.



“Ascolta, io parlerò solo una volta. Non dovrai parlare con nessuno, dovrai agire da sola e senza fare scherzi, con questo cellulare, io ti manderò tutte le istruzioni che tu dovrai docilmente eseguire” disse.



“Ok, va bene, cosa dovrei fare?” dissi piena di paura.



“Dovrai attendere domani all’alba, su le istruzioni precise da seguire” disse.



“Ok” riuscii solo a dire.



“Non fare scherzi e cerca di non farti scovare” disse, chiudendo la chiamata.



Osservai il cellulare e mille dubbi e mille paure mi assalirono. Ma una cosa era cerca, che lì domani, sarei stata pronta a tutto pur di vendicare Matsuda e regalare al suo spirito la pace tanto sperata. E così mi allontanai nel buio della notte.

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Capitolo 16
*** Lacrime e determinazione... ***


“Miwako”. Mi svegliai di soprassalto, sentendo una voce che mi chiamava. Quella voce la conoscevo benissimo, quella era la voce di Matsuda. Era lo stesso tono che usava per chiamarvi quando doveva darmi qualche lezione di vita. Quando mi ripresi, guardai su nel cielo e vidi che era quasi l’alba. Vidi sul display del cellulare che mi aveva dall’ora. Erano le sei. Avevo passato la notte nel parco, mi ero addormentata piacendo. Pensavo che la mia vita fosse un vero schifo. Non avevo avuto molto fortuna. Il pensiero andò per primo a mia madre, lei ha fatto molto per allevarmi, da sola non era facile. I miei pensieri furono interrotti, quando il cellulare che trovai, iniziò a squillare. Ero presa dalla paura, ma la rabbia e la determinazione farsi strada in me. Premetti il pulsante per rispondere alla chiamata. Lo posi vicino all’orecchio e non dissi nulla.


“Ci sei bella poliziotta?” disse una voce maliziosa.


“Si” risposi con impeto.


“Perché non hai detto, pronto?” disse prendendosi gioco di me, per farmi impaurire.


Ma si sbagliava di grosso. “Dimmi quello che devo fare e basta” risposi determinata più che mai.


“Siamo di cattivo umore questa mattina, ahahaha, non hai avvisato la polizia vero? Sai a cosa andresti incontro” disse sadico.


“No tranquillo, non ho avvisato nessuno” dissi.



“Ascoltami bene dolcezza, non lo dirò una volta di più, hai capito bene?” disse nervosamente.



“D’accordo” dissi sicura più che mai.


“Alle undici, alle spalle della stazione di Haido Town, c’è un magazzino non più utilizzabile, recati lì, se vuoi che questi dodici milioni di persone non si facciano del male, prima di arrivare lì, devi fare una cosa però, dovrai dire ai tuoi collegati con una chiamata anonima, senza dire che sei tu, che c’è una bomba, alla banca centrale di Beika, devi fare questa chiamata per le dieci” disse.



“C-cosa? Non puoi chiedermi di fare q-“ dissi sconvolta, ma lui m’interruppe.



“NON MI SONO SPIEGATO BENE STRONZA?? SE VUOI SALVARE QUESTE PERSONE DEVI FARE QUELLO CHE DICO IO” disse urlando.



“Va bene” dissi non avendo altra scelta.



“Bene, segui quello che ho detto, una cosa sbagliata e boom” disse, chiudendo la chiamata.



Osservai il display del cellulare e le lacrime rigavano il mio volto. Che cosa voleva fare quel pazzo?? Non volevo mettere in gioco la vita degli abitanti di Tokyo e tanto meno i miei colleghi, soprattutto lui. Cosa devo fare papà?? M’inginocchiai e mi appoggiai vicino un albero, e piansi. Piansi lacrime amare. Nulla al mondo poteva aiutarmi. Solo io potevo fare qualcosa che potesse salvare questa città.




Scusate il ritardo, ma purtroppo sto studiando medicina nel mio paese natale, e aggiornare mi è difficile, cercherò di aggiornare al più presto questa storia. Non vi preoccupati, ho intenzione di finirla.

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Capitolo 17
*** Verità... ***


Avevo chiamato alle 10, in una cabina telefonica i miei colleghi, cercando di cambiare voce che ci fosse una bomba alla banca centrale di Beika, proprio come mi aveva chiesto l’attentatore. Erano le 10 59 quando arrivai al magazzino che stava alle spalle della stazione di Haido, attendevo quegli attimi che sembravano anni. In quegli istanti, pensavo a tutta la mia vita. Il mio primo giorno di asilo, i miei primi amichetti, la morte di mio padre, la tenacia di mia madre nel crescermi da sola nonostante abbia perso l’uomo che amava, la mia amicizia con Yumi, il mio primo giorno nell’accademia di polizia, la morte di Matsuda, e anche i ricordi più recenti con Takagi. L’uomo che mi ha regolato negli ultimi momenti della mia vita la voglia di vivere e di amare di nuovo. Erano le 11. L’ora fatidica.



“Ciao mia bella poliziotta” disse una voce provenire alle mie spalle. Mi girai, e sgranai gli occhi. Non riuscivo a parlare, neanche ad emettere un suono.



“Cos’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?” disse l’attentatore sghignazzando. Il suo sguardo faceva paura. Ma quello che faceva più paura era ciò che i miei occhi vedevano. Non capivo se era reale o meno.



“C-come è pos-sibile?” riuscì a dire con un filo di voce.



“Ahahahahha non ti aspettavi una conclusione del genere è vero? Chi s’immaginava che la mente dietro a tutto questo ci fossi io, nessuno ha mai sospettato qualcosa, ebbene sì, ci sono io dietro a mio fratello gemello. L’uomo che avete arrestato è il mio fratellino, identici nell’aspetto, ma così diversi nella mente. Mio fratello è sempre stato un debole, cosi come l’altro nostro complice morto sette anni fa. Per anni quei due hanno fatto quello che volevo io” disse, scoppiando a ridere alla fine del suo discorso.



“Come puoi ridere dopotutto quello che hai fatto? Hai ucciso gente innocente senza motivo. Non t’importa neanche che tuo fratello è stato arrestato e sicuramente verrà condannato a morte?” dissi piena di odio e colera.



“Di mio fratello non m’importa niente, lui ha voluto solo fare tutto questo per vendicarsi contro di voi poliziotti. Per colpa vostra il nostro socio è morto. Quella persona era l’unica che capiva quello psicopatico di mio fratello. Io non ho fatto tutto questo senza motivo invece” disse l’attentatore.



“Che cosa vuoi dire?” chiesi con una certa preoccupazione. Questa persona era molto più pericolosa di suo fratello. Alla mia domanda, lui scoppio a ridere. Mise una mano nella giacca e tiro fuori una pistola. Me la punto contro.



“Bè considerando che tu morirai tra pochi attimi, credo che come ultimo desiderio non ci sia alcun problema a svelarti la verità. Vedi è iniziato tutto quando io e miei complici avevamo una nostra attività e lavoravamo tranquillamente. Ma un giorno di quindici anni fa, fu messa una bomba nell’edificio, dove lavoravamo. Quelli incompetenti della squadra artificieri non svolse il suo lavoro come dovuto. Non si assicurarono che tutte le persone avessero veramente evacuato l’edificio, nonostante io dissi loro che c’era mia moglie incinta di mio figlio, non mi diedero ascolto, mi dissero che non avevo tempo per trovarla, che avevano già provato a cercarla, forse era già al sicuro secondo loro. La bomba risultò impossibile disinnescarla, loro si misero al sicuro e l’edificio scoppio in aria. In quell’edificio in seguito, fu ritrovato il corpo di una donna incinta carbonizzato. Presero il calco dentale e corrispondeva al suo. L’autopsia disse che la causa della morte era un trauma cranico. Qualcuno l’aveva spinta dalle scale. Le stesse scale che la squadra di artificieri aveva preso per entrare e uscire dall’edificio. Quei BASTARDI HANNO PENSATO SOLO A LORO STESSI, NON E’ VERO CHE SALVANO LA GENTE” disse.




Era fuori di sé, sembrava che non era più lui. Non sapevo cosa fuori. “Allora adesso puoi capire come mi sento il dolore che ho portato per anni” disse dopo aver preso fiato.


“M-ma non c’era bisogno di uccidere tutta questa gente” dissi.



“Invece sì, perché la gente deve conoscere l’egoismo e l’incapacità di queste persone, la colpa è loro e anche vostra se quelle persone sono morte” disse con rabbia.



Avevo capito ormai che non ci fosse più nulla, che io potessi fare, era una persona fuori di testa, cui importava solo fare del male. “Sai, ho voluto che tu venissi qua, per ucciderti perché tu sei il classico esempio d’incapacità. Sei riuscita a sopravvivere all’attentato di tre anni fa e a quello di adesso. Tu non meriti di vivere, sei una vigliacca” disse con un tono di voce che metteva paura.



“Adesso non ha più nessuna importanza, perché adesso morirai” disse ridendo. Chiusi gli occhi. Pensai che l’unica nota positiva, sarebbe stato che avrei rivisto mio padre e Matsuda. Pensai che forse fosse meglio cosi, perché almeno nessuno più sarebbe morto per colpa mia. Il mio ultimo pensiero andò a Takagi. Sentii il dito che stava per azionare il grilletto, e poi lo sparo. Ma non sentii il proiettile che doveva colpirmi. Sentii solo un gemito di dolore e un tonfo di qualcosa di pesante che cadeva a terra. Aprii gli occhi, e vidi Takagi con una pistola in mano, che usciva ancora il fumo, guardai a terra, e vidi il corpo senza vita dell’attentatore a terra.



Takagi abbassò la pistola e la rimise nella giacca. Lo guardai con uno sguardo perso. “Sato, non farlo mai più” mi rimproverò Takagi, dandomi uno sguardo misto a preoccupazione e rabbia.




“C-Come hai fatto a trovarmi?” chiesi sbalordita.




 “Come ha detto Conan. Ho pensato al posto, dove speravo che tu non fossi” disse.

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