Ogni volta che chiudo gli occhi di Neflehim (/viewuser.php?uid=118272)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Notti insonni ***
Capitolo 2: *** Decisioni da prendere ***
Capitolo 1 *** Notti insonni ***
-Notti
insonni.-
Quando
una persona annega non inala fino ad un attimo prima di perdere
conoscenza.
Viene
chiamata Apnea Volontaria.
Non
importa quanto sei nel panico, l'istinto di non fare entrare acqua
é
così forte che non apri la bocca fin a quando non senti che
ti
esplode la testa.
Poi
quando la fai entrare smette di far male.
Non
fa più paura.
E' come trovare la pace.
Eppure
lui la pace non riesce a trovarla ed ogni notte continua a
sprofondare nell'acqua.
Non
ci sono suoni attorno a sé.
Solo
il buio più scuro e qualche sprazzo di luce qua e
là.
Trattiene
il fiato per quanto può.
La
testa scoppia ma cerca di resistere per non far entrare l'acqua.
Alla
fine non ce la fa, il tanto decantato istinto di sopravvivenza
prevalse sulla ragione e gli fece aprire la bocca alla ricerca di
aria da introdurre nei polmoni.
Ma
l'aria rimase dov'era e al suo posto i polmoni furono inondati
d'acqua bloccando il respiro in qualsiasi sua forma.
Il
cuore gli palpitava nelle orecchie come un pazzo.
La
testa iniziò a farsi leggera, i pensieri corsero via.
Non
cercò neppure di salvarsi.
Non
faceva più male.
Non
aveva più bisogno di respirare e non sentiva più
nulla.
Anche
i battiti stavano decelerando.
Sapeva
cosa stava accadendo ed anche l'agognata pace di cui tanto parlavano
iniziava a sentirla.
Gli
esperti – se si potevano chiamare così-
sostenevano che quando
muori rivedi tutta la tua vita scorrere veloce davanti agli occhi,
eccola dicevano.
E'
come riempire d'aria polmoni e guance prima di tuffarsi in acqua
–
paradossalmente ridicolo come esempio vista la sua presunta
situazione – cercando di resistere più minuti
possibile senza
respirare.
Si
riempono occhi e cervello di immagini, archiviano memorie prima di
morire cercando di resistere tutta l'eternità senza
dimenticare: un
tentativo di riempire un vuoto.
Qualcosa
con lui non andava .
Non
erano immagini di tutta la sua vita quella che gli passavano davanti
agli occhi.
C'era
sempre stato qualcosa che non andava con lui.
Non
era mai stato abbastanza.
Un
semplice umano in un branco di creature sovrannaturali.
Era
dannatamente ovvio e tragicamente cliché che il primo
maledetto
spirito maligno senza corpo a Beacon Hills avrebbe posseduto l'unico
essere di sola carne ed ossa del branco.
E
lui sapeva e ricordava perfettamente tutto.
Non
aveva importanza che alla fine il Nogitsune si fosse separato da lui
lasciandolo quasi morente, mentre prosciugava tutta la sua energia
vitale.
Quante
volte prima di arrendersi e lasciargli il completo possesso della sua
mente si era sentito sedurre da quella voce oscura.
Quante
volte gli aveva sussurrato nell'orecchio che era il corpo e lo
spirito perfetto in cui albergare. Che aveva la giusta dose di
oscurità dentro di sé, che avrebbe potuto
donargli un potere
immenso se si fosse abbandonato a lui.
Aveva
ceduto per salvare Malia ma questo non contava.
Aveva
perso e ucciso.
Si
perché davanti ai suoi occhi non scorrevano le immagini
della sua
vita.
Piuttosto
non di tutta la sua vita.
Ma
solo della parte che più odiava.
Non
c'erano le immagini di quando giocava contento con i suoi genitori
ancora entrambi vivi. Non c'era l'immagine di Scott che gli chiedeva
di essere suo amico all'asilo con un sorriso che andava da orecchio a
orecchio.
Non
c'era il volto sereno di Melissa mentre gli preparava i biscotti
assieme al suo migliore amico e neppure la prima volta che aveva
visto Lydia.
Non
c'erano immagini di abbracci, affetto e dei baci rubati con Malia.
Nessuno
dei momenti felici della sua vita gli stava scorrendo davanti agli
occhi.
Rivedeva
invece le vittime dell'ospedale che cadevano inerti al suolo, colpiti
dalle lame demoniache degli Oni.
A
rallentatore vide la morte di Allison e sapeva che era la fine.
Presto
il suo incubo infernale si sarebbe presentato.
La
vide combattere, dagli occhi del suo clone malefico.
Era
brava, agile e forte.
Si
muoveva con scioltezza ed alla fine riuscì ad eliminare uno
degli
Oni che stava per uccidere Isaac, ma quel secondo di distrazione
successivo al successo le fu fatale.
Non
poté far altro che restare a guardare mente la lama
penetrava nelle
costole della cacciatrice, il suo volto sorpreso e quasi inorridito
mentre vedeva quel mostro fatto di ombre sfilare la spada senza
esitazione pietà .
Sentì
l'urlo disperato di Lydia pronunciare il nome della ragazza e
capì
come sarebbe finita.
Perché
le Banshee non avevano predizioni di persone ferite.
Le
Banshee avevano predizioni di morte.
La
vide cadere a terra mentre sul posto arrivava Scott, lo sguardo
spaventato di chi non capisce cosa stia succedendo o che non riesce a
credere a ciò che stava vedendo.
Lo
vide precipitarsi da lei, reggerla tra le sue braccia e cercare di
toglierle inutilmente il dolore.
Inutilmente,
perché la ferita di Allison era mortale e lei non sentiva
più alcun
dolore.
Non
c'era più speranza.
Poté
solamente restare a guardare mentre sul volto dell'amico fraterno
scorrevano inesorabile gocce salate.
Il
dolore che si poteva perfettamente scorgere nei suoi occhi.
Anche
lui aveva compreso l'inesorabile fine dell'amata.
Non
sentì l parole che i due si scambiarono ma vide chiaramente
la mano
di Allison perdere sensibilità e cadere al suolo, inerme.
Ed
in quel momento urlò.
Urlò
con quanta più voce possibile.
Spalancò
gli occhi annaspando, alla ricerca di quanta più aria
possibile.
Si
mise seduto di scatto, il sudore che gli imperlava la fronte.
“ Stiles....”
mormorò una voce, facendogli voltare il capo di lato, verso
l'altro
letto poco lontano da lui.
“Ti
ho svegliato … scusa.”
Il
materasso si abbassò quando l'altro gli si sedette accanto.
“ Tranquillo
… sono qui per questo.”
Alzò
lo sguardo finalmente su di lui: Scott.
Suo
padre gli aveva chiesto di venire dopo aver passato due notti
infernali nel tentativo di svegliarlo.
La
presenza dell' Alpha accanto a sé aveva portato benefici.
Come
una quasi consapevolezza che nonostante sia comunque orribile,
ciò
che sta vivendo in quelle notti é comunque un sogno da cui
quindi
alla fine si sarebbe di certo svegliato.
Prima
della decisione dello sceriffo di farlo andare a vivere da Melissa e
Scott le notti di Stiles erano il vero inferno: per ore si sentiva
annegare e rivivere costantemente le sue colpe con il timore di non
potersi più risvegliare.
Era
già successo, poco dopo aver sconfitto il Nemeton, quando
Deaton li
aveva avvertiti dell'oscurità che avrebbe circondato il loro
cuore.
L'inferno
di Stiles era stato il non potersi svegliare dagli incubi ed esserne
cosciente.
Dal
giorno in cui avevano sconfitto il Nogitsune, Scott non lo aveva
lasciato solo quasi mai a volte accompagnandolo lui stesso fino a
casa.
Un
giorno quando le cose erano diventate davvero esilaranti in modo
inquietante, l'amico gli aveva confidato il timore che se lo avesse
lasciato solo, sarebbe potuto sparire di nuovo e fortunatamente ci
avevano riso su perché era una cosa davvero imbarazzante da
dire.
Comunque,
quando lo sceriffo aveva rischiato la crisi di nervi o di uscirne
pazzo per non poter fare nulla per il figlio di notte, aveva deciso
di rivolgersi di nuovo a Scott ed in effetti era migliorato.
E
forse sarebbe migliorato ancora.
Si
sentì trascinare giù, verso il cuscino e
fissò perplesso l'amico
che si sdraiò accanto a lui lasciando la mano sulla sua
spalla in
una specie di strano abbraccio .
Arrossì
leggermente perché quella era una situazione decisamente
nuova e non
da loro nonostante la loro amicizia decennale.
“ Hei
amico … questo é imbarazzante...”
mormorò cercando di staccarsi
inutilmente,in quanto Scott non pareva per nulla intenzionato a
lasciarlo.
E
solo in quel momento si rese conto che forse non era l'unico che
aveva bisogno di quel contatto.
“ Stai
zitto, Stiles. Obbedisci al tuo Alpha per una volta e dormi”
gli
intimò l'amico borbottando.
Il
cuore iniziò a pulsargli nelle orecchie e il fiato mancargli
come
accadeva sempre quando si trovava in situazioni che non riusciva a
gestire.
Questo
piccolo inconveniente ovviamente fu captato dai sensi da lupo di
Scott che sospirò passandosi una mano tra i capelli.
Di
conseguenza Stiles si rimise seduto di scatto scuotendo la testa nel
panico “ No no no... non riesco proprio a
dormire...”
Un
altro sospiro e Scott fu seduto al suo fianco.
“ E
che vuoi fare? Un giretto in moto alle Hawaii? Sono le tre del
mattino Stiles...” gli chiese il moro sarcastico alzando un
sopracciglio.
“Ti
ha fatto male passare troppo tempo con me e ...” e
riuscì a
fermarsi giusto in tempo prima di pronunciare quel nome proibito.
Scott
si passò un altra mano tra i capelli e lanciò uno
sguardo verso la
parete di fronte a loro, probabilmente diretta alla madre dormiente
nell'altra stanza.
“
Latte?”
propose poggiando i pedi scalzi sul pavimento gelido.
Stiles
alzò un sopracciglio “ E quanti anni abbiamo
… cinque?”
L'amico
gli sorrise storto “ Non lo vuoi?”
“
Ovvio
che si.”
Un copione che ormai si ripeteva ogni dannata sera.
Scesero
lentamente le scale per non svegliare Melissa.
Fortunatamente
la cucina era piuttosto distante dall'ingresso così la luce
non
rischiò di svegliare la padrona di casa.
Mentre
Scott scaldava il latte, decise che aveva davvero bisogno di una
boccata di aria fresca , così uscì fuori facendo
un cenno
all'amico.
Sentiva
ancora il corpo appiccicoso e rabbrividì quando uno spiffero
gelido
entrò sotto la maglietta.
Un
anno.
Era
passato un anno da quando praticamente viveva con Scott, scappando la
mattina prima di andare a scuola per preparare la colazione a suo
padre – il colesterolo cavolo e non era solo una parola a
caso
scritta sul vocabolario!- e lasciargli anche il pranzo –
patate,broccoli e carne senza sale per lo più, non voleva di
certo
che lo sceriffo si procurasse un infarto con le schifezze che avrebbe
sicuramente
mangiato
approfittando della sua assenza-.
Il
rumore di vetri rotti lo riscosse dai suoi pensieri … o
ricordi.
Con
il cuore a mille rientrò in cucina e la scena che gli si
presentò
era meno pericolosa di quanto pensava ma non per questo meno
scioccante: Scott era in ginocchio, al lato opposto dell'angolo
cottura,una tazza i frantumi ai piedi del muro.
Cercava
di raccogliere i cocci ma le mani gli tremavano troppo e i pezzi gli
sfuggivano dalle dita facilmente.
Questo
non era normale.
Non
era normale che una semplice ed innocente tazza bianca il cui posto
sarebbe dovuto essere sul ripiano in marmo con all'interno del caldo
liquido calmante, si fosse invece schiantata contro il muro opposto.
Perché
una tazza poteva cadere ed infrangersi a terra, ma di sicuro non
poteva fare un volo di circa mezzo metro senza che qualcuno ce la
lanciasse.
Quindi
il dolce e caro Scott aveva lanciato – per un motivo che
ancora non
concepiva – una tazza del set preferito di Melissa contro il
muro.
Nel
momento in cui neuroni nel suo cervello gli fecero comprendere questo
piccolo particolare, iniziò a sospettare che non era l'unico
passare
le notti insonni e si diede dell'idiota per non averlo notato prima.
Con
gli occhi sbarrati e il cuore che iniziava galoppare lo vide riuscire
ad afferrare uno dei cocci ma non riporlo nella busta di plastica al
suo fianco. No, se lo strinse nel palmo e con la coda dell'occhio
Stiles si rese conto che le unghie dell'amico erano dannatamente
appuntite e gli occhi di un'affascinante scarlatto.
Si
mosse solo quando vide dei rivoli rossi colare dalla pelle bianca
fino a sporcare il pavimento.
Scott
lo aveva di certo sentito e non si mosse neppure quando Stile gli
mise un mano sulla spalla, lasciandosi tirare su senza opporre
resistenza.
Lo
lasciò anche aprirgli la mano togliendo il pezzo della tazza
insanguinato dalla pelle dell'amico in modo che essa non si
rimarginasse lampo su una cosa estranea.
Non
si dissero nulla.
Non
ce ne era bisogno per ora.
Stiles
raccolse i resti della tazza per terra, attento a non ferirsi mentre
l'altro si sciacquava la mano incriminata nel lavandino.
“
Va
bene anche un bicchiere...”
Scott
capì al volo ma alzò gli occhi al cielo prendendo
un'altra tazza
dalla vetrina e poggiandola sul bancone per poi versarci il latte
caldo.
Gliela
porse ed entrambi uscirono di nuovo all'aria aperta.
Stiles
poggiò i gomiti sulla balconata del portico e si
scaldò le mani con
la bevanda rimanendo a fissare la luna piena affascinato.
Poteva
sentire il respiro regolare di Scott accanto a lui e sorrise
all'autocontrollo che il suo quasi fratello era riuscito a sviluppare
in quegli anni.
“
Da
quanto?” mormorò, consapevole che l'altro non
avrebbe parlato se
non fosse stato il primo a farlo.
Scott
spostò lo sguardo su di lui ma di nuovo non disse nulla,
aspettando.
“
Da
quanto non dormi?”
Il
moro sospirò passandosi una mano tra i capelli “
Non lo so...
settimane forse...”
Stiles
lo guardò male mentre nella mente cercava di ricordare una
sola
volta in cui, svegliandosi dai suoi incubi non se lo fosse trovato
accanto completamente sveglio e pimpante.
Ormai
il latte caldo la sera era una specie di rituale che silenziosamente
avevano tutti accettato: Stiles si svegliava da un incubo, Scott lo
calmava e poi latte caldo sul portico.
Prese
un sorso e rimase in silenzio, giurando a se stesso che da quel
momento sarebbe stato più attento alle condizioni del
fratello.
“
Chi
é morto stavolta?”
La
domanda non era crudele, Stiles lo sapeva.
Ormai
anche quella era parte del rituale notturno.
“
Stanotte
il pacchetto al completo fratello...”
Scott
gli strinse la spalla facendo cadere a terra la tazza che l'altro
aveva tra le mani ma entrambi non se ne curavano, cullandosi in quel
mezzo abbraccio che sapeva di casa e conforto.
“
Stanotte
niente Derek?”
Neppure
questa era una domanda di quelle crudeli ma fece male comunque.
Perché
a volte signore quel lupo misantropo era più spaventoso di
un
qualsiasi maledetto incubo.
Vedere
continuamente le sue spalle mentre si allontanava per sempre da
Beacon Hills assieme a Breaden...
Sapere
che non lo avrebbe mai scelto.
Che
per lui sarebbe sempre rimasto il misero umano che era.
Il
dolore a volte era tanto forte che solo l'abbraccio di Scott riusciva
ad impedirgli di cadere preda alla pazzia.
Essere
parte del suo branco dava molti benefici.
“
Di
Isaac hai avuto notizie ? “ gli chiese invece, glissando la
domanda.
Lo
vide incassare le spalle e scuotere la testa leggermente e si
pentì
di quella domanda.
Avvolse
anche lui il braccio attorno al suo collo cercando di consolarlo in
qualche modo.
Erano
fratelli. Forse non di sangue ma anche più profondamente.
Nell'animo.
Entrambi
lo sentivano e questo bastava.
Sarebbero
morti, l'uno per l'altro, senza esitazione alcuna.
Lo
squillo di un telefono li fece sobbalzare e con un sorriso di scuse
Scott si spostò leggermente tirando fuori il cellulare ed
inarcando
un sopracciglio leggendo il nome impresso sullo schermo.
Stiles
lo fissò perplesso da quella reazione ma non fece in tempo a
chiedere chi fosse che l'amico attivò la chiamata.
“
Pronto?”
Lo
disse quasi esitante, visto che ancora non ci credeva.
“
Hei
Testicolo Sinistro!”
Sospirò
e chiuse la chiamata sotto lo sguardo interdetto di Stiles.
“
Jackson.”
E
solo quel nome bastava come spiegazione.
Infatti
l'amico alzò gli occhi al cielo sbuffando.
Il
telefono squillò di nuovo e Scott scosse la testa esasperato
prima
di attivare la chiamata.
“Jackson
hai la minima idea di che ore siano qui da noi?!”
Sentì
un leggero ringhio dall'altra parte del telefono, segno che Jackson
nonostante gli anni passati non aveva ancora il completo controllo
della sua trasformazione.
“
McCall!
Non azzardarti mai più ad attaccarmi in faccia!”
Di
tutta risposta Scott chiuse di nuovo la chiamata.
Era
passato il tempo in cui si faceva mettere i piedi in testa da
quell'idiota.
Stiles
si appoggiò con i gomiti al legno del portico e con il mento
sulle
mani sospirando.
Per
l'ennesima volta la suoneria vibrò nell'aria.
“
Scott
senti quello che ha da dire o giuro che dovrai comprarti un telefono
nuovo!”
L'
Alpha prese un profondo respiro e rispose “ Cosa vuoi
Jackson?”
“
Non
riesco a contattare Derek...devo parlargli.”
“Benvenuto
nel club allora. Che succede?”
Scott
guardò di sfuggita Stiles che invece continuava a fissare la
luna.
“
Devo
parlare con un Alpha McCall! Non con te!”
Il
ragazzo sospirò sorridendo amaramente “Notizie
degli ultimi due
anni Jackson: Derek non è più un Alpha, mentre io
si.”
Il
silenzio provenne dall'altra parte per un tempo infinitamente lungo,
prima che ci fosse una risposta.
“
Che
cazzo hai fatto McCall?!! Lo hai ucciso?”
Il
solo pensiero lo fece ringhiare, attirando di nuovo l'attenzione di
Stiles che lo guardò preoccupato.
“
Non
ho ucciso proprio nessuno idiota! Lo sono diventato a solo!”
L'amico
gli strinse un braccio in segno di conforto.
“
Si
può fare?” il tono eccitato dall'altra
parte lo fece tornare a
sorridere.
“Succede
una volta ogni cinquecento anni. Sei arrivato tardi.”
Di
nuovo silenzio.
“
Sei
libero?”
Quella
domanda gli fece inarcare le sopracciglia e cercò di
scherzarci su “ Mi dispiace Jackson ma non mi
interessi.”
Stiles
stavolta lo fissò sbigottito.
“
Che
diavolo hai capito McCall! Intendevo se potevi venire a
Londra!”
Scott
si passò una mano tra i capelli esasperato dall'ennesimo
imprevisto
della sua vita.
“
Prima
dimmi che succede.”
Un
sospiro dall'altra parte.
“Un
altro branco ha detto che vuole che entri a far parte del loro
gruppo, gli ho detto che ho già un branco ma non mi hanno
creduto.”
Scott
scosse la testa “ L'odore di un Omega é diverso da
quello di un
Beta.”
Jackson
probabilmente sbuffò visto il gracchiare che provenne
dall'apparecchio.
“Insomma puoi venire?”
“
Fammi
capire : hai bisogno che facciamo finta di essere il tuo branco in
modo da librarti degli altri?”
“Esatto.”
Stiles
intanto lo fissava curioso ed anche un po' interessato.
Alla
fine Scott pensò che potesse essere una distrazione per il
branco...
sperando Lydia non lo uccidesse prima, ovviamente.
“ Paghi
tu sia il viaggio che l'hotel e Jackson... siamo sei.”
Un
esclamazione provenne dall'altro lato “ Sei? Ma chi
diavolo
siete McCall?”
“ Io,Stiles,
un altro licantropo, una coyote mannaro, una … volpe diciamo
e...”
lasciò un attimo di suspance “Lydia.”
Silenzio
e stavolta davvero inquietante.
“
Perché
diavolo Lydia fa parte del tuo branco?!”
Se
l'aspettava un uscita del genere.
“ E'
una ...creatura sovrannaturale ora.”
“
Peter?”
Si
stupì di una reazione così pacata.
“ Esatto
ora è una Banshee.”
“ E
cosa sarebbe ?”
Scott
ci pensò su un attimo.
“ Insomma
sostanzialmente :urla tanto da trapanarti i timpani e predice la
morte.”
Di
nuovo silenzio. Probabilmente Jackson stava cercando di assimilare il
tutto.
“Come
mai non hai nominato Allison? Cos'è ti ha mollato
McCall?”
Lo
disse in tono quasi scherzoso ma quelle parole bastarono a colpirlo
dritto al cuore.
Il
dolore fu così forte da fargli tremare le gambe
costringendolo ad
appoggiarsi alla balconata.
Stiles
lo vide sbiancare di colpo e si raddrizzò.
“ Che
succede Scott?”
L'
Alpha scosse la testa e dopo aver emesso un leggero sibilo
riuscì a
rispondere a Jackson.
“Allison
é morta Jackson.”
Anche
Stiles a quelle parole perse colore .
“
Io...
mi dispiace.”
Scott
scosse la testa e prese un profondo respiro “ Lascia perdere
e
trovaci un aereo per la prossima settimana.”
Alla
fine attaccò senza salutare.
Quella
telefonata aveva fatto abbastanza danni per quella notte.
Stiles
lo strinse n un abbraccio fraterno e poi si staccò con un
mezzo
sorriso.
“ Allora
si va a Londra?”
Scott
sorrise contagiato “ Si va a Londra.”
Entrambi
scoppiarono a ridere prima che l'umano tornasse serio e sbiancasse .
“Ed
ora chi lo dice a mio padre?”
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Capitolo 2 *** Decisioni da prendere ***
Angolo
dell'autrice: Salve a tutti ! Allora diciamo che questo
capitolo sarà molto concentrato su Liam e su una mia
rivisitazione sul perché Scott non ha trasformato Hayden.
Neflehim.
Decisioni
da prendere.
All'arrivo
dell'alba, Melissa li trovò ancora fuori, seduti per terra,
con la
tazza di latte tra le dita e segni neri sotto gli occhi.
Fece
loro una bella ramanzina prima di dare un bacio sulla guancia ad
entrambi e preparò loro una tazzona bollente di
caffè e una
colazione coi fiocchi per rimetterli almeno un po' in sesto visto che
si erano rifiutati di rimanere a casa.
Mentre
si lavava sentì Scott dall'altra parte della stanza chiamare
Lidya
ed il resto branco per indire una riunione prima dell'inizio delle
lezioni.
In
macchina rimasero in silenzio prima che Stiles prendesse parola.
“ Devo
trovarmi un appartamento ed un lavoro” se ne uscì
all'improvviso,
rischiando che l'amico uscisse fuori strada.
“ Come
scusa?!” gli disse accostandosi momentaneamente.
Stiles
sospirò aspettandosi una reazione del genere “ Non
posso
continuare così, Scott. Lo sai tu e lo anche io. La tua
presenza ha
alleggerito di molto il carico degli incubi ma non posso continuare a
svegliarmi nella notte urlando e rischiando di svegliare tua madre.
E' ora di trovare un posto in cui stare invece di pesare sugli
altri.”
Una
presa sulla sa spalla , una presa dolorosa, gli fece capire cosa ne
pensava Scott di quelle parole ma non desistette e lo interruppe
prima che l'amico potesse ribattere.
“ Oh
andiamo Scott! Cosa dovremmo fare in futuro eh? Quando troveremo
qualcuno con cui stare?”
L'amico
sussultò comprendendo.
Non
avrebbero potuto stare insieme per sempre.
Non
avrebbe potuto tutelarlo per tutta la vita, costantemente,
proteggendolo da pericoli di ogni sorta.
Eppure
era proprio questo quello che intendeva fare.
Aveva
permesso che il suo migliore amico fosse posseduto da uno spirito
malvagio millenario.
Aveva
permesso che si rinchiudesse nell'ospedale psichiatrico e poi che
abbandonasse ogni speranza di vivere.
Aveva
perso Allison e nonostante fossero passati quasi due anni ancora non
riusciva a dimenticare quel giorno.
Stiles
continuava ad annegare nei suoi incubi ed ogni notte la passava nella
paura di non rivederlo più svegliare.
Gli si
era tolto un peso dal petto quando Deaton gli aveva detto di stare
vicino a Stiles e che la sa presenza come Alpha probabilmente lo
avrebbe aiutato.
Aveva
già perso Allison, non poteva perdere anche Stiles.
Aveva
bisogno di Stiles. Era suo fratello, la sua ancora.
Amava
il suo branco, ormai era tutta la sua vita.
Amava
anche sua madre. Lei gli aveva insegnato ad essere l'ancora di se
stesso ma la realtà era stata un altra.
Lui
aveva bisogno di qualcuno che era sempre rimasto al suo fianco.
E
anche se avere come ancora una persona dava immensi problemi, lui ne
aveva bisogno.
“ Stiles
ne riparleremo dopo il viaggio. A lungo.”
E
l'umano non poté fare altro che arrendersi. Il tono della
voce di
Scott non ammetteva repliche mentre faceva ripartire la macchina e
tornava in strada.
Arrivarono
a scuola dopo circa dieci minuti e nel parcheggio laterale, quello
dove avevano deciso di ritrovarsi da qualche anno giù di
lì, c'era
tutto il branco.
Scesero
velocemente dalla macchina e li raggiunsero, trovandoli agitati e
scocciati.
“ Allora?
Sono abbastanza certa che non sia morto nessuno … ancora”
iniziò Lidya fissandoli male per un qualche motivo
sconosciuto. Era
una minaccia quella giusto?
“Cosa
succede stavolta?”
Entrambi
i ragazzi abbassarono lo sguardo cercando le parole adatte per dire
tutto senza farsi uccidere dalla banshee.
Oh beh
… non c'era poi molto da fare alla fine.
“ Jackson..
mi ha chiamato, stanotte.”
Con
una stretta al cuore la videro perdere colore all'improvviso per poi
stringere le labbra in una linea sottile.
“ E
che voleva il grande lupo
londinese?” lo disse con
crescente sarcasmo.
Scott
sospirò “ Aiuto. Pare sia stato preso di mira da
un altro branco
perché é un Omega.”
La
ragazza sollevò un sopracciglio “ E noi cosa
dovremmo farci?”
La
campanella suonò dando inizio alle lezioni così
Scott decise di
darci un taglio.
“ Andremo
a Londra e vedremo che fare, ci organizziamo più tardi. Paga
tutto
lui.”
Detto
questo non diede peso al boccheggiare di Lidya e si voltò
verso la
scuola avviandosi, troppo stanco per sostenere un dibattito su quanto
fosse sbagliato andare a Londra ed aiutare Jackson.
Stiles
rimase un attimo indietro fissandolo preoccupato.
“ Che
ha?”
Si
voltò verso Lidya che stava anche lei guardando la schiena
di Scott
con le sopracciglia corrugate.
“ Non
dorme bene...” le disse riprendendo a camminare.
“ Anche
io non dormo bene di queste notti” si unì la
ragazza mentre gli
altri li seguivano poco lontani.
Malia,
poi la superò sbuffando “ benvenuta nel
club.”
*************
Ok,
questa storia doveva finire.
Non
poteva proprio sopportare lo sguardo ferito del fratello ogni volta
che Liam lo ignorava.
Raramente
il branco mangiava in mensa così s'inventò una
scusa - sotto
l'appoggio di Lydia che ovviamente aveva capito tutto - e
fortunatamente lo stato depresso dell'amico gli impedì di
concentrarsi sul suo battito cardiaco svelando così la bugia
che gli
aveva detto.
A
passo di marcia si diresse verso il tavolo delle matricole che lo
fissavano in soggezione.
Eh
già, da quando erano diventati il branco più "in"
della
BHHS quasi tutti avevano timore anche solo a rivolgere loro la
parola.
Si
fermò davanti al Beta che lo guardò indifferente
mentre gli altri
al tavolo trattenevano il respiro - a parte Mason che sapeva tutto
ovviamente.-
Mise
su il suo sorriso più inquietante e fece segno a Liam di
uscire
fuori ma quello non si mosse così una piccola vena sulla sua
tempia
iniziò a pulsare.
"LIAM."
Il tono con cui gli uscì era gelido e non da lui, tanto che
anche
l'espressione indecifrabile dell'interessato si scompose.
"
VIENI.CON.ME.SUBITO."
Nonostante
la paura che poteva leggergli negli occhi, Liam sostenne il suo
sguardo ed ebbe perfettamente il coraggio di ribattere "
Perché?"
Il
sorriso alla Joker di Stiles si allargò mentre tirava fuori
dalla
maglia una collana che come ciondolo aveva una piccola fiala contente
della polvere viola.
Liam a
quella vista rabbrividì dilatando le pupille.
"
Sai cos'è?" gli chiese Stiles con voce melliflua.
Il
ragazzo riuscì solo ad annuire mentre il suo pallore in
volto era
ben visibile a tutti.
"
Allora sai che sfortuna se una piccola dose un giorno ti cadesse nel
bicchiere, mmh? Piccolo Liam..."
Stavolta
non fu solo il Beta a rabbrividire,ma tutto il tavolo, probabilmente
più per il tono inquietante usato che per il vero
significato della
frase.
Stiles
gli fece cenno di nuovo verso l'uscita e stavolta Liam lo
seguì
ubbidiente.
Prima
di andare via però, Stiles decise che era davvero il caso di
rassicurare almeno Mason, così voltò leggermente
il capo e sorrise,
in modo normale stavolta.
Si
girò di nuovo solo quando l'altro parve meno nervoso.
Alla
fine Stiles decise di uscire definitivamente dall'edificio per fare
in modo che Scott e gli altri non sapessero quello che stava facendo.
"
Dove sono gli altri?" gli chiese Liam quando si ritrovarono sul
retro, al confine con la foresta.
"
Non era con loro presenti che volevo parlare."
Uno
sbuffo per mascherare una risata provenne dal Beta.
"
Lo capiranno nel momento in cui sarai davanti a loro... hai scordato
cosa siamo?"
Stiles
alzò un sopracciglio " E tu hai scordato chi sono io?"
Tirò
fuori una boccetta simile ad uno spray e la mostrò al
licantropo che
l'annusò simile ad un... lupo, ovviamente.
"Non
ha odore!" esclamò Liam scattando indietro stranito.
Stiles
sorrise storto " Me lo ha dato Deaton... copre il vostro profumo
sugli umani."
Il
silenzio scese tra loro per qualche minuto e alla fine fu Stiles ad
interromperlo.
"
Vuoi lasciare il branco Liam? Hai deciso di diventare un Omega?"
Quelle
parole fecero trasalire il giovane.
Sapeva
perfettamente cosa voleva dire essere un Omega.
L'esemplare
di lupo più debole nella gerarchia.
Il
lupo solitario,senza un branco é destinato alla morte.
Un
Beta senza un Alpha era solo una farsa.
La
rabbia esplosiva con cui era nato prese il posto dell'assoluto
terrore al solo pensiero di essere solo.
"
L'ha lasciata morire!" ringhiò,trasformato per
metà.
Stiles
fece un gesto di stizza.
"
Immaginavo fosse una cosa del genere... quell'idiota di un lupastro!"
Liam
rimase sorpreso. Non aveva mai sentito l'umano parlare in questo modo
del suo Alpha.
"
E dimmi... Scott ti ha dato un motivo per non averla trasformata?"
Il
ragazzino ringhiò " Mi ha detto che era troppo pericoloso e
che
non poteva farlo!" lo disse con sdegno " Ma sapevo che non
era la verità perché il suo cuore batteva come un
tamburo ed è
stato lui ad insegnarmi come riconoscere le menzogne!"
Stiles
sospirò.
"
E dimmi Liam..." il tono di voce del ragazzo era calmo tanto che
riuscì a farlo tornare in sé "Riflettendoci a
mente fredda ...
ti pare una cosa da Scott quella?"
Liam
sobbalzò, soppesando quella domanda.
"
Ti pare una cosa dallo stesso Scott che ti ha salvato? Che si
é
preso la responsabilità di salvare tutte le creature di
Beacon
Hills, umani compresi?"
Rimase
a fissarlo il Beta, perché Stiles aveva ragione.
Quello
che era accaduto non collimava con la personalità dell'
Alpha che
conosceva, di cui si era fidato.
Possibile
che ci fosse un motivo ?
E se
si perché Scott non glielo aveva detto?
"No."
Stiles
sorrise.
"
Allora perché?"
Il
ragazzo si passò una mano tra i capelli "Aspetta."
Tirò
fuori il cellulare e mandò un messaggio a Scott inventando
che uno
dei loro professori lo aveva fermato per parlare.
"E'
una storia abbastanza lunga ..." mormorò poggiandosi al muro
li
vicino " che collima quasi con il giorno in cui é stato
morso
al nostro primo anno di liceo..."
Liam
sentì un brivido attraversargli la schiena.
Nessuno
gli aveva mai raccontato come il suo Alpha fosse diventato un
licantropo e lui non aveva mai avuto il coraggio di chiedere, non
sentendosi abbastanza degno di fiducia per fare una cosa del genere,
ancora.
Si
sentì quindi in difetto in quel momento.
Ma
comunque non si oppose, perché voleva sapere. Doveva.
Quei
due mesi di distanza dal branco, gli avevano lasciato una voragine
dentro.
La
solitudine di chi si trova in mezzo a tanta gente ma non sente nulla.
Di chi
si sente completo solo al fianco di determinate persone.
Restare
lontano dal branco -da Scott- era come tagliarsi un arto.
Il
dolore era così forte che più di una volta si era
ritrovato
raggomitolato nella doccia, con l'acqua gelida che gli scorreva sulla
testa e le mani insanguinate, mentre cercava di reprime l'istinto di
avvicinarsi di nuovo a loro.
Perché
il branco é famiglia.
A volte persino di più di
coloro che i hanno generato.
Dopo
le prime notti passate insonni, aveva deciso di informarsi su cosa
volesse dire far parte di un branco di lupi. Si,
perché non
c'erano di certo libri che parlava di come era essere parte di un
branco di licantropi, banshee, kitsune, coyoti mannari e umani
posseduti dagli spiriti.
Ne era
venuto fuori che un lupo è più forte quando
é in branco.
Più
veloce.
Istinti
più affinati.
Più
forte.
Un
lupo che abbandonava il branco diventava più debole.
Non
avere il sostegno dei suo compagni... l'essere solo in mezzo al
mondo,deteriorava i sensi fino a portarlo lentamente alla morte se
non trovava al più presto un altro branco a cui affidarsi.
"
Sai..." iniziò Stiles ma pareva immerso nei suoi pensieri,
come
se più che a lui stesse parlando a se stesso "una volta lo
zio
psicopatico di Derek..." si fermò un attimo come se
pronunciare
quel nome fosse estremamente doloroso e da come il suo odore era
cambiato probabilmente lo era " disse che ciò che cambia
molti
uomini... é una ragazza."
Il
cuore di Liam prese a correre come un matto.
"
Il nome della ragazza che cambiò Scott era Allison Argent."
Per un
attimo il giovane Beta trattenne il fiato.
"
A- Argent?"
Stiles
sorrise amaramente " Si ... era la figlia di Chris Argent, il
cacciatore."
E Liam
comprese da subito che non sarebbe stata una storia rosa e fiori...
perché andiamo!
Un
licantropo e la figlia di un cacciatore di licantropi sono
più o
meno come Romeo e Giulietta.
"Allison
non era una cacciatrice e non sapeva dell'esistenza dei licantropi...
" di nuovo Stiles non si rivolgeva più a lui ma era immerso
nei
ricordi " era una ragazza dolce e forte e la conoscemmo
esattamente il giorno dopo che Peter Hale, nella sua follia, morse
Scott perché lo voleva nel suo branco."
Qualcosa
Liam aveva saputo, avendo avuto a che fare sia con la zia della
suddetta ragazza che con lo zio psicopatico di Derek.
Aveva
saputo che Kate Argent aveva dato fuoco alla casa dove viveva la
famiglia di Derek sterminandone gran parte.
"
Tra Scott e Allison fu una specie di amore a prima vista. Ma non era
facile: Scott all'inizio non sapeva cosa fosse e perdeva il controllo
facilmente" all'improvviso Stiles sorrise guardandolo " ha
attentato spesso alla mia vita in quel periodo in effetti."
Senza
volerlo anche Liam si ritrovò a sorridere a sua volta.
"
Derek lo allenò ma solo dopo un paio di mesi Scott si rese
conto che
la sua ancora per il controllo era proprio Allison. Peter minacciava
la loro quotidianità e spesso Scott allontanò
Allison per non
coinvolgerla, ma alla fine non servì a nulla."
Liam
ascoltava incantato.
"
La notte del Ballo di Primavera i parenti di Allison le rivelarono
cosa era Scott e la cosa degenerò: quella fu la notte in cui
Peter
morse Lydia rendendola una Banshee. Ed anche la notte in cui
riuscimmo ad uccidere Peter dopo che lui ebbe quasi ucciso Kate."
Il
Beta si appoggiò al muro affianco al ragazzo in attesa che
proseguisse.
"
Allison e Scott stettero assieme nonostante la natura dell'uno e il
lavoro che l'altra aveva deciso di intraprendere, ma la strada fu
solo in salita e quando tra una cosa ed un altra, Derek per
difendersi morse la madre di Allison, costringendola ad uccidersi
prima della Luna piena, si può dire che la loro storia
finì."
Solo
in quel momento Liam decise di interromperlo " Perché si
suicidò?"
Stiles
sorrise amaramente " C'è una legge tra i Cacciatori, secondo
il
quale se vieni morso e non muori, ti devi uccidere tu stesso prima di
trasformarti completamente. Un gesto di completa lealtà
verso gli
altri Cacciatori."
Liam
capì, ma sinceramente non poteva accettare una legge del
genere.
"
La perdita della madre per Allison fu un duro colpo, e per un lungo
periodo il suo unico obbiettivo fu di uccidere Derek.
Allontanò
Scott ed alla fine il loro rapporto era completamente distrutto
nonostante continuassero ad amarsi."
Strinse
i pugni la matricola, presagendo che presto la tragedia si sarebbe
compiuta.
"
Successe alla fine del nostro terzo anno di liceo... ricordi che ti
avevo detto di essere stato posseduto da uno spirito malvagio?"
Liam
annuì ma rimase paralizzato quando gli occhi di Stiles
incontrarono
i suoi : c'era così tanto dolore in quello sguardo!
"
Vedi ... la madre di Kira era una kitsune molto potente...Fu lei ad
evocare il Nogitsune - lo spirito maligno - per vendetta ma ne perse
il controllo. Combatté e uccise lo spirito nel 1943 per poi
sotterrare la sua vera forma sotto il Nemeton. Quando il Nogitsune
tornò a Beacon Hills, la madre di Kira evocò gli
Oni, degli esseri
né buoni né cattivi il cui unico scopo era quello
di uccidere le
persone possedute da degli spiriti malvagi."
Stiles
si fermò un attimo per lasciare che il ragazzo acquisisse
tutte le
informazioni necessarie.
Quando
Liam gli fece cenno di aver assimilato tutto proseguì " Tra
una
cosa ed un altra fui posseduto dallo spirito che alla fine si
separò
dal mio corpo in un altro me stesso ma mantenne comunque una specie
di legame da cui succhiami via la forza vitale. Quello stesso giorno
il Nogistune rapì Lydia."
Il
Beta rabbrividì.
Improvvisamente
non era più così sicuro di voler sentire il resto
della storia.
Non
sapeva se era davvero pronto.
Eppure
non riusciva a muovere un passo da lì.
Restava
attaccato alla voce del ragazzo come se il significato di quelle
parole fosse l'unico appiglio in mezzo alla tempesta.
"
Tutto il branco la andò ovviamente a salvare e poi accadde."
Trattenne
il respiro la matricola del tutto convinto a rilasciarlo solo alla
fine del racconto.
"
Il Nogitsune riuscì a prendere il controllo degli Oni ma
Allison
comprese che l'argento spinto in profondità nei loro corpi
poteva
ucciderli. Quel giorno riuscì ad uccidere uno degli Oni per
salvare
Isaac - un altro licantropo ma di lui ne parliamo un altra volta -ma
non vide arrivare il colpo di un altro dietro di lei..." la voce
di Stiles si spezzò e se Liam non conoscesse abbastanza
l'altro da
sapere che non era il tipo, avrebbe giurato che sarebbe scoppiato a
piangere da un momento all'altro.
"
La spada dell' Oni la trapassò e lei cadde a terra senza
forze,
proprio nel momento in cui Scott tornò dopo aver salvato
Lydia."
Il
Beta chiuse gli occhi e sentì le unghie trapassagli le carni
ma
ignorò il dolore.
"
A-Allison spirò tra le sue braccia, Liam... Non
riuscì neppure ad
alleviarle il dolore, perché lei non sentiva più
nulla."
Liam
ringhiò in quanto faceva ancora parte del branco di Scott e
poteva
immaginare... sapeva, almeno in minima parte, quanto dolore il suo
Alpha aveva dovuto sopportare!
Eppure
il dubbio... quell'atroce fastidio continuava a trapanargli la testa
come un chiodo fisso.
"
Perché non l'ha trasformata?"
Stiles
rise amaramente la voce ancora spezzata da un pianto che non voleva
scoppiare" Perché non sarebbe servito a nulla."
Continuava
a non capire.
"
Perché ?"
L'umano
scosse la testa " E' una cosa da Alpha... se un umano può
diventare un Beta loro avvertono l'istinto di morderlo... è
un
sintomo costante... un ossessione latente che però, con
abbastanza
autocontrollo potevano reprimere fino a quando non fossero quelle
stesse persone a volere il morso se offerto..." Stiles si
passò
nuovamente una mano tra i capelli "Scott era stato per anni con
Allison ma non aveva mai sentito l'istinto di morderla. Allison non
era destinata a diventare come voi."
Ora
Liam iniziava a comprendere, ma ancora alcune cose gli erano oscure.
"
Certo, ci sono degli Alpha che non comprendono questo fatto o che lo
ignorano, come Ennis che morse la prima fidanzata di Derek sperando
che facendo un favore a lui potesse farlo anche a sua madre, Talia
Hale.
Solo
che Paige, - era questo il nome della ragazza - non era destinata ad
essere morsa."
E Liam
comprese stavolta.
"Il
giorno in cui Scott mi morse ... disse che mi avrebbe cambiato ma
tu..." Stiles chiuse gli occhi " tu hai detto <<
Sempre se non ti uccide>>"
Il
ragazzo annuì " Già, beh si... non hai molta
scelta, quando
vieni morso: o ti trasformi o muori tra atroci sofferenze."
La
matricola sentì le gambe cedergli ma si forzò a
rimanere stabile.
"
Perché non mi ha detto nulla?"
Ci fu
silenzio per un po', prima che Stiles rispondesse alla sua domanda.
"
Perché a volte l'odio smorza il dolore" fissò
Liam negli occhi
stavolta " odiando Scott, il dolore per aver perso la ragazza
che amavi non sarebbe stato atroce quanto il suo... il senso di colpa
per non aver fatto nulla per salvarla. Per averla messa in pericolo
...non ti avrebbe dilaniato...e forse ti saresti allontanato
abbastanza da non essere più coinvolto in tutto questo...
nel nostro
mondo, come stavi facendo."
Un
improvviso botto fece voltare l'umano verso il lupo che, preso dalla
rabbia, aveva quasi creato una voragine nel muro dell scuola con un
solo pugno.
“ E'
un idiota!”lo vide esclamare.
Sorrise
, Stiles “ E' un Alpha, preoccuparsi per il benessere del suo
branco é il suo ruolo.”
Sentì
la campanella iniziare a suonare, segno che la pausa pranzo era
finita.
Si
staccò dal muro dirigendosi verso l'entrata della scuola
“ Hai
ancora un po' di tempo prima di decidere … e la prossima
settimana
potrai farlo senza averci attorno... quindi fai con calma.”
Il
ragazzino contrasse le sopracciglia confuso da quelle strane parole
“
perché ? Voi dove andate?”
Stiles
si voltò leggermente verso di lui “Un vecchio...
amico si, ci ha
chiesto aiuto e per questo andremo a Londra per dargli una mano...
probabilmente staremo lontani almeno una settimana.”
Quella
rivelazione fu un duro colpo per Liam che barcollò
all'indietro.
Sapere
che presto, anche se per poco tempo, il branco avrebbe lasciato
Beacon Hills senza di lui , fu
disarmante più del
doverci rimanere lontani nella stessa città.
Perché
Londra era tremendamente più lontana rispetto a qualche
tavolo di
distanza a scuola.
Cosa
doveva fare?
****************
"Cosa
hai?" gli chiese Scott quella sera sedendosi
accanto a lui sul letto, vedendolo con la testa fra le mani.
"Mio padre ha quasi dato di matto quando gli ho
detto che saremmo andati a Londra per un po'".
Il ragazzo alzò leggermente la faccia
per fissarlo, gli occhi lucidi ma non stava piangendo, non all'esterno.
Pareva distrutto all'interno.
"Lo so c'ero anche io” disse il moro
sospirando.
" Pensavo volesse uccidermi ...
è non è bastato dirgli che
avrebbe pagato tutto Jackson..."
La voce diventava sempre di più un
lamento.
"
Stiles lo so. Ho visto."
" Dio vorrei il manuale del figlio adolescente
perfetto!"
Scott ridacchiò senza ironia.
"Non
penso che esista e comunque non siamo più adolescenti da un
paio d anni oramai " ci tenne a puntualizzare solo per cercare di
alleviare la tensione.
"Quanto ancora dovrò farlo preoccupare
Scott? Se continuo così gli verrà un infarto! "
A questa domanda Scott
non seppe
rispondere e nonostante sapesse quanto Stiles odiava i gesti troppo
affettivi – o piuttosto imbarazzanti – ma decise
che era il caso,
in quel momento esattamente come lo era stato quella mattina.
Circondò
le spalle di Stiles che non si scostò.
Perché
doveva essere così complicata la loro vita?
Londra
era davvero la scelta giusto o l'ennesimo sbaglio da lui commesso?
“ Stiles...
se vuoi puoi rimanere... posso andare io... o chiedere a Jackson di
venire qui fino a quando il branco non si stanca...”
L'amico
alzò di scatto la testa dal suo collo e la scosse
ripetutamente.
“ No...
verrò.”
Scott
sapeva che non era semplice testardaggine la sua. Provò
comunque a
ribattere.
Non
avrebbe fatto nulla se voleva dire far uscire fuori di testa padre e
figlio Stilinski.
“ Stiles...”
DI
nuovo però l'amico lo bloccò .
“ Sul
serio Scott. Nel momento in cui ho capito che la tua situazione
sarebbe stata permanente ho deciso che … ti avrei fatto
uscire
tutto intero in ogni dannato casino soprannaturale in cui ti saresti
ficcato. Quindi... dopodomani si parte!”
Scott
prese un respiro profondo mentre no strano ma familiare calore
invadergli il petto, mentre sospettava – anzi ne era quasi
certo –
che Stiles stesse solo mostrando la sua facciata in cui affrontava il
mondo con un sorriso falso e sarcasmo a quintali.
Doveva
parlare con John.
Era
suo dovere in quanto Alpha del branco.
******************
"Stiles...la
lista dei piani peggiori della storia si sta allungando..."La
voce della ragazza al suo fianco lo fece uscire dai suoi pensieri
tormentati su tragiche morti.
"Perché
cos'ha che non va?"
Lidya
alzò un sopracciglio come a chiedergli se glielo stesse sul
serio
domandando.
"Sì
sul serio Lyds!"sbotto' esasperato,perché, ritrovarsi a
viaggiare su una scatola di sardine con le ali, con cinque carnivori
sull'orlo di rigettare tutta la colazione ed una banshee isterica non
era proprio il massimo per iniziare quell'assurda vacanza.
"Cioè
fammi capire quale parte del buon piano rientri il fingere che
Jackson sia un membro del nostro branco?"
La
fissò un attimo assorto prima di risponderle con un
sopracciglio
alzato " E' il piano che ti preoccupa o il fatto lo rivedrai di
nuovo dopo tre anni?"
E fu
così che Stiles poté dichiarare al mondo di
essere riuscito ad
azzittare per la prima volta nella storia Lydia Martin e
riuscì a
trascorrere il resto del viaggio nel completo silenzio e
tranquillità.
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