Il giorno che ha cambiato la mia vita

di erikadance92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: L'inizio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Il presentimento ***
Capitolo 4: *** AVVISO ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3: Il risveglio ***
Capitolo 6: *** AVVISO ***
Capitolo 7: *** Capitolo 4: La scoperta ***
Capitolo 8: *** Capitolo 5: Cambiare ***
Capitolo 9: *** Capitolo 6: Il preside ***
Capitolo 10: *** Capitolo 7: La festa ***
Capitolo 11: *** AVVISO ***
Capitolo 12: *** Capitolo 8: Ryan ***
Capitolo 13: *** Capitolo 9: Il ragazzo del passaggio ***
Capitolo 14: *** Capitolo 10: Una strana conversazione ***
Capitolo 15: *** Capitolo 11: La verità ***



Capitolo 1
*** Presentazione ***


Salve a tutti, mi presento: sono Nicole, ho 18 anni, sono italiana, abito a Verona, sono abbastanza alta e magra, ho i capelli lisci, di media lunghezza e castani ed ho gli occhi azzurri. Conduco una normale vita: scuola, palestra, uscite con gli amici e ovviamente ogni tanto piccolo litigi con i miei genitori. Fu proprio a causa di uno di questi litigi, che una notte me ne andai di casa, una fuga durata solo una notte. Una fuga condivisa con il mio migliore amico, Andres, quello che non mi sarei mai imaginata pero' e' che ci trovamo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Assistemmo ad una scena, uno strano soggetto prima di morire ci consegno' un oggetto, non sapevamo cosa fosse ed a cosa servisse, capimmo solo che quell'oggetto ci avrebbe portato moltissimi guai e problemi. Un fatto sconvolse la mia vita, un oscuro segreto mi perseguitava, quella fuga fatta cosi' per divertimento, per far spaventare i miei genitori, si rivelo' essere il piu' grande errore comesso mai in vita mia, perche' a partire da quella notte del 23 Novembre 2012 la mia vita sarebbe cambiata.

Ora basta parlare voglio iniziare raccontandovi dall'inizio la mia storia per farvi capire meglio, perciò che dire solamente buona lettura, spero che la mia storia vi piaccia.



Angolo autore:
Ciao, questa è la mia prima storia spera vi piacerà questo è solo un'anticipazione la vera storia inizierà a partire dal prossimo capitolo. Questa storia è veramente importante per me, quindi spero vi piacerà.
Ci vediamo al prossimo capitolo.

P.S. Mi farebbe piacere se lasciaste un piccolo commento per capire se la presentazioneanche se scritta male è di vostro gradimento.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: L'inizio ***


Nicole era convinta che la vita fosse come un globo di vetro con la neve dentro: da fuori ogni cosa sembra tranquilla, ma basta una piccola scossa per scatenare il caos.

Nicole

Premetti piu' forte il naso contro la finestra, mentre piccoli fiocchi di neve si posavano dall'altra parte del vetro per dissolversi all'istante. Adoravo la prima nevicata dell'anno. Presto sarebbe arrivato il Natale, e le ore tranquille da trascorrere al repore del caminetto nella mia grande ma accogliente e deliziosa casa di Verona. E poi le luminarie e, la cioccalata calda e le guance arrossate dal freddo, mentre la neve imbiancava la citta' rendendola piu' romantica che mai.
< Tesoro, e' ora di andare a letto, domani mattina devi alzarti presto per andare a scuola, ricordi? >
Ritornai bruscamente alla realta' e sbuffai, voltandomi verso mia madre che spalancava la porta per irrompere nel soggiorno.
< Dai forza su e' tardi! La mattina non ti alzi mai in tempo e fai sempre tardi. > Mia madre mi stava di fronte, con gli occhi verdi sbarrati e truccati e i capelli raccolti in un perfetto chignon, vestita come al solito elegantemente. Eh si, mia madre ogni sera prima di uscire insieme a mio padre per andare alle loro tante cene di lavoro, voleva che andassi a letto, ma non appena uscivano sgattaiolavo fuori dalle coperte e passavo la serata guardando la TV, ascoltando musica con il mio nuovissimo iPod o parlando via chat con il mio unico migliore amico Andres.
Anche quella sera mi comportai come sempre, ma nell'attimo in cui chiusi il computer, dopo aver salutato Andres, un brivido di freddo mi percorse la schiena, instintivamente voltai la testa verso la finestra, ma constatai che fosse perfettamente chiusa.
Mi alzai, preparai lo zaino per la mattinata scolastica che mi attendeva domani e mi infilai dentro le coperte. 
Prima di addormentarmi, come al mio solito, oservai il paesaggio fuori dalla finestra: nel cielo risplendeva la luna, oscurata dalle soffici nubi bianche, dalle quali scendeva con un'estrema calma una soffice e candida neve. Era una serata tranquilla, in strada non passava nessuna macchina, si sentiva solo il lontano e distinto cinguettio dei pettirossi.
Mi girai guardando l'orologio: erano le 23.30 del 23 Novembre 2012.
Non avrei mai immaginato che in quella notte cosi' tranquilla e silenziosa, a pochi passi da casa mia si stava compiendo un fatto che avrebbe stravolto e cambiato la mia vita per sempre.

Angolo autore:
Ecco a voi il primo capitolo della mia prima fan fiction. La storia vera e propria iniziera' a partire dal 4 capitolo. I primi 3 capitoli  sono soli introduttivi alla vera e propria storia. Spero vi piaccia questo primo capitolo.
Ci vediamo la prossima settimana con il capitolo 2.



 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Il presentimento ***


La mattina dopo mi svegliai, dalle finestre filtrava una tenue luce bianca. Facendomi forza, abbondonai il tepore delle coperte, alzandomi svogliatamente e tirai le tende. Davanti a me vidi in paesaggio incredibile: < Nevica! >. Aprii subito la finestra e l'aria fresca mi accarezzo' il viso, annusai il profumo pulito della neve e mi sentii rinascere. I tetti delle case erano bianchi, dai comignoli usciva il fumo, i pettirossi volavano bassi e sui rami degli alberi del parco di fronte a casa mia i passerotti saltellavano facendo cadere a terra soffici mucchietti di neve. "Verona con la neve e' bellissima" pensai. Gettai uno sguardo nel laghetto situato al centro del grande parco: i candidi fiocchi cadevano dentro l'acqua dolce sciogliendosi delicatemente. Tutto sembrava avvolto da un manto di panna montata. Chiusi la finestra sorridendo, voltai lo sguardo verso la sveglia che segnava le 10.30, fui presa dal panico, mia madre questa mattina a differenza di tutte le altre non mi aveva svegliato, cio' significava che avevo saltato la scuola. Velocemente indossai la vestiglia e mi precipitai al piano inferiore. La cucina e il soggiorno, cosi' come tutta la casa era ancora avvolta dall'oscurita' e nell'aria mancava la quotidiana aroma del caffe'. "Dove sono finiti i miei genitori, possibile che ancora non siano tornati o siano andati a lavoro senza svegliarmi, senza avermi lasciato un misero bigliettino" pensai. Mi precipitai nella loro camera da letto e constatai che tutto era perfettamente in ordine: letto rifatto, scarpe perfettamente allineate nella scarpiera, le ante degli armadi chiuse, ma cio' che mi sorprese di piu' erano le persiane della finestra chiuse. Mia madre non usciva mai senza aver aperto le persiane della finestra delle camere da letto, quel particolare mi fece capire che i miei genitori questa notte non erano rientrati a casa. Presa da un terribile presentimento, andai in camera mia per vestirmi; indossai un semplice paio di jeans, una felpa e i doposci. Infilai un paio di guanti, cappello e giubbotto.

Prima di precipitarmi in strada, passai per i garage dove constatai che c'era solo la macchina di mia madre mentre quella di mio padre, che avevano preso la sera precedente non c'era; dato che mia madre per andare a lavorare prendeva sempre la sua macchina, poiche' lei e mio padre lavoravano in parti opposte della citta', se la sua macchina era a casa voleva dire solo una cosa: non solo non era ritornati a dormire a casa quella notte, ma non erano andati neanche a lavorare. Il presentimento che gli fosse successo qualcosa di grave si fece sempre piu' forte dentro di me.

Appena mi ritrovai in strada, capii subito che nell'aria non si respirava l'atmosfera tranquilla e giovale che caratterizza  da sempre il quartiere dove abito. Quella mattina l'aria era carica di tensione e malinconia, quasi tutte le finestra delle case circostanti erano sbarrate, cosa alquanto strana data l'ora e nelle strada non c'era anima viva, ad eccenzione degli animali, sembrava in quartiere fantasma. La cosa che mi sorprese piu' di tutte era che anche i negozi, di solito gli altri giorni aperti, erano tutti quanti chiusi. Da li' capii che la notte precedente dove a essere successo qualcosa di terribile, il mio pensiero ando' immediatamente ai miei genitori, che non vedevo dalla sera precedente e tutto mi faceva pensare che non li avrei piu' rivisti. Mi feci coraggio e mi diressi verso la casa del mio migliore amico. 

Una volta arrivata li' constatai che anche la sua casa era come tutte le altre: con le finestre tutte quante sbarrate. Provai a suonare il citofono lo stesso, ma come sospettavo non ricevetti nessuna risposta, probabilmente il mio migliore amico, Andres a quell'ora era a scuola, mentre suo padre a lavoro. In casa vivevano solo loro due, dato che la madre mori' 3 anni dopo la sua nascita, a causa di in pirata della strada che li investii mentre stava portando a passeggio il piccolo Andres, entrambi finirono in coma, lui si risveglio', sua madre purtroppo no. Suo padre non gli ha mai perdonato questo, dando la colpa della morte di sua moglie al figlio, in quanto lo aveva portato a fare una passeggiata al solo scopo di farlo smettere di piangere e cercare di farlo addormentare. Dalla morte di sua madre, Andres per questa sua "colpa" era diventato l'oggetto di sfogo del padre, alcune mattina arrivava a scuola zoppicante, con lividi nel viso, nelle braccia e chissa' in quante altre parti del corpo... Alcune notti suo padre non gli permetteva nemmeno di dormire in casa, quando succedeva questo si fermava a dormire da me, a volte rimaneva a casa mia per settimane intere e suo padre non lo cercava, a lui non importava niente di suo figlio, lo considerava solo come un peso. Poi pero' un giorno, esattamente un anno fa successe un fatto che riusci' a sistemare i rapporti tra Andres e suo padre: Andres in segiuto ad un incidente in motorino rischio' di perdere la vita, rimase in coma per sette mesi, periodo durante il quale suo padre gli stette sempre accanto, pentendosi di come aveva trattato fino a quel momento suo figlio. Dopo il risveglio di Andres, suo padre smise di picchiarlo e di considerarlo il colpevole della morte di sua moglie, nonche madre di suo figlio.

Decisi di andarmene, non appena ebbi fatto qualche passo, vidi arrivare in furgoncino che si fermo' esattemente davanti a casa di Andres, da cui scesero due persone che non avevo mai visto, seguite da una terza che in mano stringeva un microfono e da una quarta che invece teneva una grande telecamera. Capii immediatamente che erano giornalisti della TV locale dalla scritta che riportava il
mezzo con cui erano arrivati e dalla scritta dei giacchetti che ognuno di loro indossava.

Rimasi li' a fissarli per alcuni istanti; proprio nel momento in cui stavo per andarmene la persona che aveva il microfono fece un segno al cameraman e si avviarono nella mia direzione. In pochi istanti furono davanti a me, < Ciao, sei l'unica persona in giro in questo quartiere credevamo che non avremmo trovato nessuno da intervistare per quanto riguarda il fatto accaduto proprio qui questa notte, eravamo venuti solamente per fare delle simplici riprese, ma dato che sei qui possiamo farti delle domande? > mi disse la giornalista, mentre il cameraman stava riprendendo. < Io non capisco, cosa e' successo qui la scorsa notte? Io non so nulla > le risposi. Entrambi si guardarono tra di loro, sospirarono e poi di nuovo puntarono i loro occhi verso di me; prese parola il cameraman: < Ecco, vedi.... >, non ascoltai piu' quello che mo stava dicendo perche' la mia attenzione fu catturata da un particolare che prima non avevo notato: il marciapiede che costeggiava la strada era pieno di fiori, peluche, fogli con varie scritte e vi erano moltissime candele, poco piu' in la' un pezzo di strada era circondato da un nastro rosso, quelli che usa la polizia per delimitare ed impedire l'accesso nei luoghi dove e' stato commesso un fatto alla gente, ma cio' che attiro' maggiormente la mia attenzione furono dei frammenti di vetro e pezzi di automobile irroconoscibili che giacevano li' sull'asfalto delimitato dal nastro rosso ed al centro vi era una chiazza rossa coperta da sabbia, capii immediatamente che quello era sangue. In quell' istante mi accorsi che il cameraman aveva smesso di parlare, insieme alla giornalista mi guardava con compassione e tristezza, mi resi conto che lacrime incontrollate scendevano dai miei occhi; stanca di avere addosso quegli sguardi compassionevoli, corsi verso casa mia. Una volta chiuso il portone e finalmente lontana da occhi indiscreti mi lascai andare ad un pianto disperato, ora sicura di una cosa: i miei genitori avevano avuto un incidente e non li avrei mai piu' rivisti. Piansi finche' non mi abbondanarono le forze e mi addormentai sul tappeto vicino al portone d'ingresso.

Angolo autore: Salve, ho pubblicato oggi il secondo capitolo perche' la prossima settimana non saro' a casa. Spero vi piaccia. A presto con il 3 capitolo. Buon weekend e buona settimana a tutti!!!!!

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Capitolo 4
*** AVVISO ***


Vi ringrazio per la vostra attenzione, volevo solamente informarvi che ho apportato modifiche ai capitoli pubblicati. Ci vediamo la settimana prossima con il nuovo capitolo gia' in fase di scrittura. A presto!!!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 3: Il risveglio ***



La mattina dopo…

Mi svegliai a causa dei raggi del sole che filtravano della tenda della mia camera. Non capii che mi avesse portato nel mio letto, da quello che ricordavo ero svenuta, per il troppo piangere, all’ingresso di casa. Fuori dalla porta della mia camera provenivano diversi rumori: una porta che sbatteva, persone che bisbigliavano tra di loro forse per non svegliarmi e passi, qualcuno si stava avvicinando alla mia camera. Non sapevo chi fosse, e nemmeno volevo saperlo, non volevo sentire quello che aveva da dirmi, ormai avevo tratto le mie conclusioni: i miei genitori erano morti. Proprio mentre stavo progettando un modo per sfuggire a questa persona e a quello che mi avrebbe detto, vidi la maniglia della porta abbassarsi ed entrò chi mai mi sarei aspettata di vedere. Lacrime incontrollate iniziarono a scendere dai miei occhi, non poteva essere vero che fosse proprio qui, di fronte a me. Pensai immediatamente di sognare, per questo mi diedi un forte pizzico sul braccio ed è solo in quel momento che capii di non stare sognando, ma non riuscivo a credere a ciò che stavo vedendo: mia madre era in piedi di fronte a me, che mi guardava con un’espressione abbastanza confusa.
< Tesoro, finalmente ti sei svegliata. Ieri sera mi hai fatto prendere uno spavento quando rientrando ti ho trovata distesa sul pianerottolo d’ingresso, credevo ti avesse aggredito qualcuno o avessi tentato di fare un gesto estremo, dato quello che hai visto la notte scorsa. > mi disse. La guardai ed istintivamente mi lanciai tra le sue braccia scoppiando a piangere, < Bambina mia, non fare così, vedrai che grazie all’aiuto del medico e dello psicologo, riuscirai, anzi insieme riusciremo a superare questo brutto momento. Devi farlo per te stessa, ma soprattutto per lui, che non avrebbe mai voluto vederti così, priva di felicità e vita. Il sorriso che tanto lui amava di te, presto ritornerà a splendere sul tuo viso e lui guardandoti da lassù ne sarà felice, sarà felice della ragazza che sei diventata e che diventerai. Devi ricordarti una cosa: anche se lui non sarà più affianco a te fisicamente, lui sarà sempre nel tuo cuore. >, mi cullò dicendomi queste parole. Appena ebbe finito di parlare le chiesi: < Mamma, dove è papà? > < E’di sotto , che sta cercando di prepararti la colazione. Sarà la terza infornata di muffin che fa, le prime due non gli sono venute bene.> mi disse facendo comparire sul suo viso un piccolo sorriso. A quelle parole mi ritrovai parecchio confusa: se sia mia mamma che mio padre stavano bene, cosa era successo nel nostro quartiere di così sconvolgente da spingere tutti a stare rinchiusi nelle proprie case? Perché c’erano tutti quei fiori sul ciglio della strada e tutta quella sabbia in strada nel tentativo di coprire macchie di sangue? Cosa ci facevano qui i giornalisti? Cosa significavano quelle parole che mi aveva detto mia madre?
Presi coraggio e mi decisi a parlare: < Mamma, di cosa stai parlando? Ieri mattina, mi sono alzata,  tu e papà non eravate in casa, la tua macchina era in garage, ho fatto un giro nel quartiere e tutti i negozi erano chiusi e le persone chiuse nelle proprie abitazioni. Lungo la strada ho visto una moltitudine di mazzi di fiori, bigliettini e candele, pezzi di auto segno che vi era stato un incidente e sabbia sull’asfalto delimitato da un nastro della polizia per cercare di nascondere il sangue. Ho poi incontrato dei giornalisti che erano prima sbalorditi di vedere qualcuno lì, si sono avvicinati  a me facendomi domande, vedendo che non rispondevo e non capivo di cosa stessero parlando, mi hanno spiegato che cosa era accaduto, ma io non li ascoltavo perché troppo sconvolta da quello che aveva capito. > < Che cosa hai capito? > mi chiese interrompendomi. Ripresi:  < Credevo, anzi ero sicurissima, che voi, i miei genitori eravate morti in un incidente stradale, non vi avrei più rivisto, d’ora in poi sarei stata sola, era sconvolta, disperata, sono scappata via piangendo finché non sono arrivata a casa; appena chiuso il portone sono scoppiata a piangere, un pianto pieno di dolore e disperazione, poi non mi ricordo più nulla, devo essere svenuta. > Finito di parlare, guardai mia madre, mi stava guardando in un modo strano, mai visto prima. Rimase a fissarmi per alcuni minuti, dopo di che mi chiese: < Tesoro, ieri mattina io e tuo padre non siamo andati a lavorare, perché siamo dovuti andare in un posto…   > < Che posto? > chiesi. Mi guardò e sospirando rispose: < Siamo andati dal signor Marchini. > < Perché siete andati da lui? Io sto bene, voi state bene, non abbiamo bisogno di lui. >  le dissi immediatamente, non capendo perché erano andati  parlare con il proprietario di un’agenzia funebre.
mi chiese improvvisamente, lasciando in sospeso il motivo per cui erano andati da Mancini. Le chiesi allora: < quale notte? >, immediatamente mi rispose < La notte del 23 Novembre! > a quel punto, le risposi ridendo < Mamma, cosa mi dovrei ricordare, ho dormito tutta la notte. Sei proprio strana, cosa credi che io faccia la notte. Io la notte come tutta la gente, o meglio come tutta la maggior parte della gente dormo, specialmente se la mattina dopo mi devo alzare presto per andare a scuola. A proposito non ti arrabbiare ho salto la scuola sia ieri che a questo punto oggi ed non è colpa mia se ieri mattina ti sei dimenticata di chiamarmi e se oggi mi hai svegliato troppo tardi. > Mia madre mi stava guardando in maniera molto preoccupata, infatti balbettando disse: < Tesoro mio, non ricordi nulla. Il dottore lo aveva detto che era probabile che la mattina dopo ti saresti svegliata non ricordando nulla. Hai subito un forte shock. Per la scuola non preoccuparti è chiusa per alcuni giorni, dato il fatto grave accaduto. Non ti muovere, vado a chiamare immediatamente il medico. > mentre si alzò dal mio letto, entrò in camera mio padre con in mano un vassoio contenete 5 muffin al cioccolato fumanti. Mia madre gli sussurrò qualcosa all’orecchio, dopo di che uscì dalla stanza. Mio padre mi si avvicinò tutto sorridente, dicendomi:  < Ben svegliata, dormito bene? Ecco a te dei buonissimi muffin appena sfornati, sono al cioccolato, i tuoi preferiti >. Mi avvicinò il vassoio, presi uno dei muffin presenti nel vassoio e lo portai alla bocca; < Papà, sono buonissimi, grazie. > Mio padre sorrise compiaciuto di se stesso, mi diede un bacio ed uscendo dalla stanza disse: < Non muoverti dal letto, tra poco il dottore sarà qua >.
Rimasi sola in stanza, terminai la colazione, ma nel momento in cui afferrai la tazza contenente il cappuccino,  avvertii un forte dolore alla testa, la tazza cadde sul pavimento, rompendosi; immediatamente mio padre e mia madre, con ancora il telefono all’orecchio , si precipitarono da me, allertati dal rumore provocato dalla caduta della tazza. < Che cosa è successo? Ti senti bene? > mi chiese preoccupato mio padre, mentre mia madre disse all’interlocutore dall’altra parte del telefono di sbrigarsi, dopo di che riattaccò e si avvicinò a me. < Mamma, papà, mi sta scoppiando la testa!!! > affermai. Mi fecero ristendere sul letto dicendomi di non fare alcun movimento finché non sarebbe arrivato il medico.
Dopo circa cinque minuti, rientrano in camera accompagnati dal dottore, che mi disse: < Buongiorno signorina, come si sente? > risposi. Mi visitò, accertandosi che tutto andasse bene, quando ebbe finito comunicò a mio padre e a mia madre che ero perfettamente in salute, < Probabilmente questi capogiri frequenti e questo forte mal di testa sono dovuti al forte stress accumulato, causato da ciò che ha visto due notti fa, deve solo assorbire l’accaduto, dopo sicuramente si sentirà meglio, però non so bene quanto tempo ci vorrà, principalmente dipende dalla sua forza di volontà. > disse il dottore. Non capendo a cosa si stesse riferendo chiesi: < Perché tutti fate riferimento alla notte del 23 Novembre,io quella notte ho sempre dormito, non sono mai uscita di casa, che cosa avrei dovuto vedere? Non sto capendo nulla >. Alle mie parole tutti e tre si guardarono allarmati, < Vi chiedo cortesemente di uscire dalla stanza, vorrei parlare da solo con vostra figlia. > disse ad un certo punto il medico. I miei genitori acconsentirono e uscirono dalla stanza, chiudendo la porta. Il medico si sedette di fronte a me e mi chiese: < Dimmi semplicemente che cosa ricordi della notte che tutti noi nominiamo >. < Come tutte le sere, mia madre voleva che io andassi a letto prima che lei e mio padre uscissero con degli amici, altrimenti la mattina dopo avrei fatto tardi a scuola. Appena furono usciti, però io mi rialzai, mi misi a fare zapping sul televisore, ma non essendoci nulla navigai un po’ su internet, sono entrata su Twitter e lì mi sono messa a parlare per un’oretta con il mio amico Andres. Quando l’ho salutato, sono andata preparare lo zaino, mi sono lavata i denti, ho preparato i vestiti per il giorno successivo e sono andata a letto. Questo è tutto, non sono uscita, aveva anche iniziato a nevicare. > < Questo è tutto ciò che ricordi nient’altro?>  < No, non c’è nient’altro ! > < Sei sicura? Prova a pensarci meglio, quella notte non sei uscita? > < Sono sicurissima quella notte non sono uscita di casa, faceva troppo freddo e poi a quell’ora della notte dove sarei dovuta andare, secondo lei? > < Va bene, ti credo > . Dopo questa specie d’interrogatorio, il  medico fece rientrare i miei genitori e gli comunicò una notizia, una notizia che mi avrebbe portato molti problemi.


Angolo autore:
Salve, eccomi qui con un nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto. Se volete potete dirmi le vostre opinioni, in modo che possa migliorare i capitoli successivi. Ci vediamo la settimana prossima.

 

Ecco la nostra Nicole


 

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Capitolo 6
*** AVVISO ***


Se volete la storia è disponobile anche su WATTPAD. Mi potete provare come ludosmith

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Capitolo 7
*** Capitolo 4: La scoperta ***


 

< Mi dispiace molto dirvelo, ma a questo punto non ho dubbi, i frequenti capogiri ed il forte mal di testa di vostra figlia sono dovuti esclusivamente ad una cosa: ha perso parte della memoria. Questa diciamo parziale amnesia credo sia dovuta al forte shock che ha subito assistendo a quella scena quella famosa notte. > Mio padre, interrompendo il medico chiese < Che cosa significa parziale amnesia? Dottore ne è proprio sicuro?>
< Purtroppo sono sicurissimo di questo: vostra figlia non ricorda nulla, ricorda solo di essere andata a letto e di essersi alzata la mattina dopo, giusto? > chiese girandosi verso di me. Fui molto grata al dottore per aver tralasciato che cosa avessi fatto veramente una volta che i miei genitori erano usciti, < Ricordo solo questo > dissi rispondendo alla domanda del dottore. Mio  padre pose la domanda che frullava in testa pure a me:  < Dottore, ma riuscirà a recuperare i ricordi perduti, vero? > < Non so cosa risponderle, mi dispiace, purtroppo questo non è il mio ambito, però se volete posso consigliarvi un bravissimo psicologo appena arrivato in città, in America è molto conosciuto, è specializzato proprio nell’ambito della perdita di memoria a seguito di forti shock. Vi lascio il suo biglietto da visita, poi con calma potete decidere se rivolgervi a lui oppure no. > gli rispose il medico.
Dopo che il medico se ne fu andato, prescrivendomi alcuni farmaci che avrei dovuto prendere, dato che avevo qualche linea di febbre e i miei genitori si erano recati al piano di sotto per contattare questo psicologo ( eh si, alla fine avevano deciso di portarmi da lui, nonostante la mia opposizione: non mi andava di raccontare gli affari miei ad uno sconosciuto ), provai a vedere se riuscivo a ricordare qualcosa, così non sarei dovuta andare da questa persona; purtroppo però non mi ritornava in mente nulla, avevo un vuoto se provavo a pensare a quella famosa notte che tutti nominavano, però un particolare mi era tornato in mente: una pistola. Non dissi niente a nessuno di quest’immagine che mi era ritornata in mente, poteva benissimo trattarsi di un sogno.

Due giorni dopo…

La scuola, purtroppo, aveva riaperto, così quel giorno dopo tre giorni passata chiusa in casa, finalmente riuscii di casa. I negozi, quella mattina, erano aperti e addobbati per il Natale, le strade erano piene di persone e nelle strade, come sempre a quest’ora, vi erano numerosissime macchine ed autobus. Tutta la città aveva però un aspetto magico: la neve ricopriva ogni cosa. Attenta a non scivolare a causa dei marciapiedi ghiacciati, data l’ora decisi di andare a scuola a piedi. Ad un certo punto, però, mi sentivo come osservata continuamente da qualcuno, così mi voltai di scatto, ma dietro di me non c’era anima viva  “ sarà la mia immaginazione” pensai.
Appena varcai il cancello di scuola, tutti i presenti puntarono gli occhi verso di me, bisbigliando frasi al vicino. Non riuscii a capire ciò che stavano dicendo perché fui distratta da una persona che correndo chiamava il mio nome: la mia diciamo amica Cassandra.
Era una bellissima ragazza: aveva dei lunghi capelli neri perfettamente lisci, occhi neri, aveva, a differenza di me, una carnagione scura. Quella mattina indossava una gonna, troppo corta secondo me per venire a scuola, di jeans, un semplice maglioncino bianco, un giacchetto di pelle nero, calze nere molto coprenti e degli stivali alti fino al ginocchio neri. Notai purtroppo che non era sola: si stava avvicinando a me tutta sorridente, mano nella mano con il suo fidanzato Kevin.
< Ciao bellissima, ti sono mancata questi tre giorni? Come ti senti? > mi chiese una volta che mi ebbe raggiunto, il suo ragazzo aggiunse: < Che piacere rivederti, sfigata > < Kevin, non senti che i tuoi amici ti stanno chiamando, guarda sono proprio laggiù vai da loro > gli disse la sua ragazza < Si, meglio che vada da loro, invece di perdere tempo con questa sfigata. Tesoro, ci vediamo dopo a pranzo > disse quell’antipatico di Kevin. Dopo avergli stampato un bacio sulle labbra, se ne andò verso i suoi amici.
< Scusalo, non voleva trattarti male, ma lo sai è più forte di lui offendere le persone, in particolar modo le ragazze che non gli passano mai i compiti in classe, quando ne ha bisogno, ossia sempre > mi disse Cassandra sorridendomi.  < Non ti preoccupare, ormai sono abituata alle offese sue e dei quei idioti dei suoi amici. Non riesco a capire come hai fatto a metterti con lui? >. Vedendola pronta a rispondermi e quindi a raccontarmi per la milionesima volta il modo in cui l’aveva conosciuto, il loro primo appuntamento e il magnifico e strepitoso giorno in cui le aveva chiesto ufficialmente di diventare la sua ragazza, le disse velocemente < Starei qui tutto il giorno, a sentirti parlare della tua magnifica storia d’amore e del tuo fantastico, meraviglioso e bellissimo ragazzo, ma purtroppo devo scappare o farò tardi a lezione. Ci vediamo dopo. Ciaoo > le dissi avviandomi verso l’interno della scuola, la sentii sospirare e dirmi < Tanto lo so che la tua è solo invidia. Sei gelosa che io abbia un fidanzato, mentre tu no, è per questo motivo che te ne troverò uno io >. Alle sue parole, mi girai immediatamente verso di lei, pronta a ribattere, ma si già avvicinata al gruppo di amici del suo fidanzato, dove vi erano anche le cheerleaders della scuola, così decisi di lasciarla perdere, non avevo voglia di subirmi le prese in giro di quelle, per non parlare poi di Kevin e dei suoi amici.
Una volta presi i libri dal mio armadietto, mi recai verso l’aula, i corridoi ancora erano deserti, mancavano 10 minuti all’inizio delle lezioni e tutti gli studenti stavano approfittando di quei pochi minuti rimasti, per giocare con la neve. Guardando dalla finestra che dava sul cortile interno della scuola infatti vidi che erano già stati fatti tantissimi pupazzi di neve e proprio in quel momento era in atto una battaglia di palle di neve.
Stavo osservando il panorama, quando riavvertii la sensazione di essere osservata, ma ancora una volta non vidi nessuno “ forse sono troppo stressata per la storia della memoria” pensai. Restai lì ancora un po’  dopo di che mi avviai verso l’aula in cui avevo lezione la prima ora.
 
Una volta che le lezioni erano iniziate e tutti gli studenti erano entrati in classe, tra i corridoi deserti  del liceo linguistico di Verona, una porta si aprii, e da essa uscii una figura vestita di nero. Era un ragazzo, che dall’aspetto poteva avere tra i 19 ed i 21 anni, era bellissimo: aveva capelli castani, tutti spettinati, occhi azzurro ghiaccio, erano stupendi, ma il suo sguardo era freddo e una carnagione molto chiara. Notando che in giro non vi era nessuno, uscii completamente dal suo nascondiglio, prese dalla tasca dei suoi pantaloni il suo cellulare, compose un numero,lo portò al suo orecchio e sbuffando attese che la persona dall’altro capo del telefono rispondesse alla chiamata. < Dimmi > si senti dire dall’altra parte del telefono dopo pochi squilli, < Capo, avevi ragione la ragazza che stavamo cercando viene in questa scuola, finalmente l’abbiamo trovata. > disse il misterioso ragazzo, < Ottimo lavoro, ti ha visto? > < No > < Benissimo, ritorna alla base, dobbiamo decidere come procedere, intanto informo gli altri. > Detto questo riattaccò. Il ragazzo rimise il cellulare nella tasca, sorridendo si avviò verso l’uscita del liceo. Appena fu fuori si accese una sigaretta, salii in una Ranger Rover nera, ma prima di partire guardando una finestra in particolare disse: < Ci vediamo presto, dolce ed ingenua Nicole. > dopo di che,mise in moto l’auto e se ne andò.

Mentre stavo seguendo la lezione di latino, guardai dalla finestra, il parcheggio della scuola, da cui stava uscendo una bellissima macchina: una Ranger Rover nera.

 
Angolo autore:
Ringrazio ogni singola persona che sta seguendo questa storia, per me significa tanto; passando al capitolo vi è piaciuto? Che ne pensate? D’ora in poi inizierà la vera storia, dove ci saranno tantissimi colpi di scena. Chi pensate che sia il misterioso ragazzo apparso alla fine del capitolo? Cosa vorrà mai dalla nostra Nicole? Per scoprirlo non dovete far altro che continuare a seguire la storia. Ci vediamo, la prossima settimana.


Nicole

il misterioso ragazzo


Cassandra, la migliore amica di Nicole

Kevin, il fidanzato di Cassandra

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 5: Cambiare ***



 

Finalmente il suono della campanella che annunciava la fine di questa giornata scolastica risuonò nell’aria. Presi la mia roba, uscii dall’aula di trigonometria e andai verso il mio armadietto. Quando arrivai lì, vidi che qualcuno mi stava aspettando: Cassandra.  < Dove ti sei nascosta tutto il giorno? Ti sto cercando da questa mattina e nessuno ha saputo dirmi dove fossi, hai per caso un fidanzato segreto? > mi chiese non appena la raggiunsi, < Ma che sciocchezze vai dicendo, io non ho nessun ragazzo, e sono stata tutto il giorno in classe non volevo ne parlare ne vedere nessuno > le risposi. < Ehi, calmati, stavo semplicemente scherzando. > mi disse. All’improvviso mi ricordai una cosa, mi guardai intorno, ma stranamente non lo vidi, perciò dato che era nella stessa classe di Cassandra le chiesi: < Sai per caso, dove è andato a finire Andres? Fino adesso non l’ho visto ed è strano dato che ritorniamo a casa sempre insieme visto che abitiamo nello stesso quartiere. > < E’ proprio vero allora quello che si dice in giro su di te, hai veramente perso la memoria, io che credevo fosse uno scherzo, comunque Andres in questi giorni non è a scuola perché….. > < Perché? > < Vedi, ecco lui è andato …. > < Dove è andato? > < via. Si, lui è andato via per Natale in anticipo rispetto agli altri anni, strano che non ti abbia detto nulla. Ops, dimenticavo che non ricordi alcune cose e questa è una di quelle, almeno ora lo sai. > Stavo per risponderle, ma arrivò quel rompiscatole del suo ragazzo, con al seguito i suoi migliori amici e il gruppetto delle cheerleader. < Lascia perdere questa qua e vieni con noi al bowling. > le disse non appena arrivò, < ok, vengo, ma ad una condizione:  Nicole deve venire con noi! > a quelle parole tutte la guardammo sbalorditi, < Stai scherzando, vero? > subito chiese una delle quattro ragazze, precisamente se ricordavo bene Rachele. < No, perché dovrei scherzare, è una mia amica e ho deciso di invitarla ad uscire con me oggi. > < Se lei viene, io passo. > < Neanche io vengo > risposero subito una dietro l’altra, le altre tre ragazze: Amanda, Giusy e Rebecca. < Se le ragazze non vengono, non veniamo nemmeno noi, giusto ragazzi? > < Certamente > < Ovvio > < Giustissimo > dissero allora i ragazzi: Nathan, Aron, Ryan e Zac. < Non preoccupatevi ragazzi, non verrò con voi al bowling, oggi pomeriggio ha da fare e poi non verrei con voi da nessuna parte > gli dissi subito io. Feci finta che non mi importasse nulla delle loro parole, ma invece mi ferirono: che cosa gli aveva fatto per trattarmi così? < Allora, se è così: che bowling sia >, detto questo, si avviarono verso l’uscita del liceo, lì con me rimasero solo Cassandra e il suo fidanzato Kevin < Scusali, per quello che hanno detto, non sanno mai quando devono tenere chiusa lo loro bocca > disse, sorprendendomi, Kevin: era la prima volta che mi rivolgeva la parola senza offendermi. Rimase sorpresa di questo pure la sua fidanzata: < Amore mio, che cosa hai bevuto o mangiato oggi a mensa? Sei sicuro di star bene? > gli disse infatti, < Sto benissimo, piantala e tu, Varaldo, non pensare che da oggi in poi tra noi cambierà qualcosa, io non ti sopporto e sarà così per sempre, chiaro? > rispose lui, puntandomi un dito contro. < Cosa c’è, ti faccio così tanto paura che nemmeno riesci a rispondermi; ti ho fatto una domanda ed esigo che tu mi risponda, quindi muoviti. > aggiunse poi di fronte al mio silenzio, < Si, ho capito > gli dissi allora < bene, cosa mi piaci, Varaldo > mi disse poi soddisfatto di se stesso.
< Allora, venite o no, piccioncini > sentimmo dire in lontananza dal gruppo appena andato via, < dai, tesoro, forza muoviamoci, gli altri ci stanno aspettando > disse Kevin rivolto a Cassandra,  < si, va bene andiamo … Aspetta,  mi sono appena ricordata di aver dimenticato una cosa dentro l’armadietto > < Dai, forza allora andiamola a prendere, ti accompagno. > < Non ti preoccupare vado da sola, tanto faccio subito, intanto vai ad avvertire gli altri. > < Va bene. Ti aspetto con la macchina vicino al cancello, non metterci troppo.  Ci vediamo domani, Varaldo. > detto questo, andò dai suoi amici.
Una volta rimaste sole, Cassandra mi prese per mano e tirandomi mi portò nuovamente all’interno della scuola. < Guarda che gli armadietti sono dalla parte opposta > le dissi subito, vedendo che si stava dirigendo verso la biblioteca, < lo so, dove stanno gli armadietti, tranquilla non ho perso la memoria come te, era soltanto una scusa per rimanere sola con te. > mi rispose voltandosi sorridente verso di me continuando però a camminare. Una volta arrivate davanti alla biblioteca mi lasciò andare, < stai facendo finta che non ti importi nulla di quello che ti hanno detto, ma io ho visto che avevi gli occhi lucidi, con me non puoi fingere, non puoi ingannarmi, ti conosco bene io. > mi disse immediatamente < non è vero, a me non importa niente di quello che dicono > < Ah si, allora se veramente non ti importa nulla di loro, vieni con me al bowling > < io non posso venire perché…. > < perché hai paura di loro, non è vero? > < no, io non ho paura di loro, oggi non posso venire perché ho da fare > < che cosa dovresti fare? Forza dimmelo, sentiamo > < oggi, devo,.. bhe, si ecco io … devo andare a …, che cosa ti importa che cosa devo fare io oggi, io non ti chiedo mai cosa fai dopo scuola. > < come immaginavo, oggi non hai niente da fare > di fronte, a quelle parole non seppi più cosa risponderle: era vero oggi non avevo in programma di fare niente. < Vuoi sentirti dire che oggi io non ho niente da fare, che rimarrò come sempre sola a casa perché non ho nessuno con cui uscire, che anche Andres ha preferito sparire dalla circolazione piuttosto che stare con una sfigata come me? > dissi a quel punto con le lacrime agli occhi. < Dai, Nicole, non fare così. Non piangere, volevo semplicemente che mi dicessi la verità, e poi ricordati una cosa Andres non se ne è andato perché stanco di te, ma per un altro motivo, capito? Non pensarlo neanche lentamente, chiaro? > mi rispose abbracciandomi. Stretta nel suo abbraccio, non riuscii a trattenere le lacrime, che da troppo tempo volevano scendere, < dai forza, piangi pure, sfogati, ogni tanto bisogna lasciarsi andare, non va bene accumulare tutto dentro. > < Non capisco, perché il tuo ragazzo e i suoi amici mi trattano sempre male, che cosa gli ho fatto per trattarmi sempre così? > < Non lo so. Non so perché ce l’hanno tanto con te, forse perché sei diversa da loro .. > < in che senso diversa? > le chiesi subito, sciogliendo l’abbraccio < Bhe, guardati, in questa scuola sei l’unica ragazza che non è mai venuta ad una festa d’istituto,.. > < non mi piacciono le feste dove tutti si ubriacano, ecco perché non vengo > < Va bene, su questo sono d’accordo con te però perché nè io nè gli altri ti abbiamo mai viso indossare tacchi, gonne e  magliette un po’ più scollate? Perché non ti abbiamo mai visto truccata? Perché a 18 anni sei ancora l’unica ragazza vergine? > < Non mi piace indossare quelle cose, per quanto riguarda il trucco non sono capace da sola di truccarmi, questo è tutto > < E per quanto riguarda l’altra cosa? Che mi dici? > Capendo a qual altra cosa si stava riferendo, arrossii immediatamente, < bhe, ecco, vedi, non ho incontrato mai un ragazzo, ch mi abbia fatto pensare ecco è lui, voglio solo lui, cioè non so se mi spiego > < Non hai mai incontrato un ragazzo che ti abbia fatto sentire un forte calore proprio lì, è questo giusto che stai cercando di dirmi, giusto? > < Ehm, si è questo almeno credo > risposi arrossendo ancora di più.  < Nicole, a me non importa niente di quello che dice  la gente su di te, io sono tua amica e continuerò sempre ad esserlo, ma se vuoi farti nuovi amici e magari trovarti un ragazzo che ti faccia provare meravigliose sensazioni, forse dovresti cambiare almeno un pochino il tuo look, non credi. Io non ti ho detto nulla ma molti ragazzi e ragazze della scuola sono convinti che tu sia lesbica e che abbia una fidanzata segreta > < CHE COSA? > urlai sentendo le sue parole < sei impazzita non urlare così forte > < si, hai ragione, scusami tanto, ma sono sconvolta da ciò che mi hai appena detto. Il fatto che io sia ancora vergine e che non abbia ancora un ragazzo, non vuol necessariamente dire che io sia lesbica. > < lascia stare quello dicono, rinnova un po’ il tuo look e trova un bellissimo ragazzo, dimostragli che si sbagliano, che sei migliore di tutte quelle sgualdrine a cui corrono dietro > < ti ringrazio, avevo proprio bisogno di parlare con qualcuno > < figurati, quando vuoi >.  Il telefono di Cassandra prese a squillare, vedendo chi la stava chiamando, mi disse < ora, scusami ma devo andare, è Kevin si starà chiedendo dove sono finita. Sicura di non voler venire al bowling? > < Sicurissima, diverti > < va bene, come vuoi, per oggi passi, ma la prossima volta volente o non volente uscirai con me, il mio fidanzato e i suoi amici, ricordatelo > < Ok, ok, ok, adesso però vai sennò pensano male, potrebbero pensare che sei tu la mia fidanzata segreta > < Non penso proprio, poi anche se lo pensano a me non importa, potrei essere bisessuale no? > < Tu sei tutta matta, comunque divertiti e grazie ancora > < Ciao Nicole, ci vediamo domani a scuola. Non studiare troppo oggi pomeriggio e pensa a quello che ti ho detto riguardo al look. > Detto questo la vidi correre verso il cancello principale del liceo, dove ad aspettarla c’era il suo fidanzato “ beata lei, che almeno ha qualcuno che le vuole bene, oltre ai suoi genitori.”  Pensai.

A risvegliarmi dai miei pensieri, fu una bidella che mi chiese: < signorina, ha bisogno di qualcosa? > < No, no, grazie, avevo solo dimenticato una cosa, ora vado via >. La signora mi sorrise e se né andò.
Stavo camminando sul marciapiede, ammirando le vetrine dai negozi, quando la mia attenzione fu catturata da un negozio che non ricordavo di aver visto in quella via, “forse faccio molto raramente questa strada che non l’avevo mai notato” pensai tra me e me: quel giorno, infatti, non avendo compiti da fare per il giorno dopo, avevo deciso, invece di passare tutto il pomeriggio chiusa in casa, di far un giretto per la città. Decisi, allora di entrare in quel negozio, la cui insegna riportava “IL GIARDINO INNEVATO”. Non appena fui entrata, mi accolse una gentile signora < Buonasera, benvenuta al “giardino innevato”, in cosa posso essere utile? > mi disse. < Grazie, per il momento vorrei dare solamente un’occhiata in giro, se posso? > le risposi, < certamente, se ha bisogno non esiti a chiamarmi > mi rispose cordialmente. Iniziai a guardare i vari vestiti, quando passai vicino alle gonne mi ritornò in mente una frase che Cassandra mi aveva detto: “perché non provi a cambiare look?”. Fu in quel momento che per la prima volta in vita mia  decisi che era giunto il momento di rinnovarmi.


Angolo autore:
Scusate ma vado di fretta, comunque spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Ci vediamo la settimana prossima. Un bacione a tutti i miei lettori.


Nicole

Cassandra

Kevin


Rachele

Amanda

Giusy


Rebecca


Aron

Ryan

Nathan

Zac

Alcuni di loro saranno dei personaggi molto importanti andando avanti con la storia.

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Capitolo 9
*** Capitolo 6: Il preside ***



 
Quello stesso giorno, a pochi chilometri di distanza da Verona, in una grandissima villa, nascosta nella foresta, stava avendo un’insolita discussione, al termine della quale la decisione che ne sarebbe emersa avrebbe totalmente cambiato la mia vita.
< Cosa significa che non sai dove potrebbe essere? >,
< mi dispiace capo, ma non ho idea di dove possa averla nascosta >
< ok, se le cose stanno così, allora fammi pensare come potremmo agire >
 
Dopo alcuni istanti …
< Ho trovato, Tom vammi immediatamente a chiamare Lucas >
< Si, signore, come desidera >
< Per quanto riguarda te, poi tornare a svolgere i tuoi compiti, ma non dimenticarti che sarai punito, per esserti fatto fregare da un’insulsa ragazza >
< Non parlare così di lei, altrimenti …. >
< Altrimenti, cosa? Sentiamo:  cosa mi vorresti fare, eh su dai sentiamo. Non fare troppo lo spavaldo con me, lo sappiamo entrambi che se quella notte non è stata uccisa, è perché io non ritenevo che fosse il momento opportuno >
< Va bene, signore, mi perdoni, non sapevo cosa stessi dicendo >
< Per questa volta sei perdonato, ma la prossima ti farò pentire della tua bocca larga. Ora sparisci, per oggi non voglio più vederti né sentirti. >
Dopo pochi minuti che uno dei due misteriosi personaggi se né fu andato, qualcun altro bussò alla porta di quello che era il capo.
< Avanti >
< Signore, mi scusi per il disturbo, ma Tom mi ha detto che voleva parlarmi >
< Si ,esatto. Lucas ho un compito per te. Vedi questa ragazza nella foto, dovrai riuscire a far in modo che si fidi di te, che ti racconti qualsiasi cosa di lei, dovrai diventare la persona di cui più si fida. >
< Una missione molto difficile, ma io adoro le sfide. Non la deluderò >
< Lo spero, Lucas. Lo spero >
 
Quella stessa notte, a casa di Nicole …
Mi svegliai a causa di un forte rumore che proveniva dall’esterno di casa. Accesi la luce e con in mano un candelabro mi avvicinai cautamente alla finestra, ma quando la spalancai, nel giardino non vi era nessuno. Non appena richiusi la finestra, fui scaraventata in terra, sentii che mi veniva appoggiato qualcosa di umido nel naso e nella bocca, dopo di che svenni.  Al mio risveglio, mi sentivo tutta strana: avevo un forte mal di testa e mi faceva male ogni singola parte del corpo. Osservai la stanza in cui mi trovavo: vi era un grande armadio chiuso, di fianco vi era una scrivania con sopra un computer, alcuni libri, una stampante e una lampada, dall’altra parte della stanza una libreria, poco più in là vi era una chitarra. Esattamente al centro della stanza vi era un enorme tappeto persiano nero con  i bordi color oro, dove sopra si trovava un letto matrimoniale con coperte e cuscini di color nero. In quel  letto mi trovavo distesa io. Presa dal panico cercai di alzarmi per andarmene da quel posto terrificante; purtroppo non riuscii nel mio intento, in quanto sia le mani che i piedi erano legati con uno spago al letto, spaventata inizio a divincolarmi nel tentativo di riuscire ad allentare le corde che mi tengono imprigionata, dopo alcuni minuti riesco nel mio intento e finalmente riesco a liberarmi, subito mi dirigo verso la finestra, ma noto che è completamente sbarrata con delle tavole di legno, cerco di levarle ma tutto quello che è tengo è tagliarmi le mani con tutti quei chiodi arrugginiti che vi sono. Mi dirigo ù, quindi,verso la porta, ma anche è questa è chiusa  a chiave. Provo allora a vedere se almeno l’armadio è aperto e con mio grande sollievo le ante si aprono, proprio in quel momento sento una chiave che gira nel buco della porta, presa della paura decido di nascondermi all’interno dell’armadio. Chiuse le ante dell’armadio, sento qualcuno entrare nella stanza < Non è possibile, come è riuscita a liberarsi. Dove diavolo si sarà nascosta? > sento dire da una voce maschile. Sento che si muove velocemente nella stanza, d’un tratto non sento più alcun rumore. Ho il cuore che rischia di uscirmi dal petto per quanto mi batte forte, vengo presa del terrore quando vedo che le ante dell’armadio in cui sono nascosta d’un tratto vengono spalancate. Inizio subito a dire  < no, ti prego, non mi fare del male, farò tutto quello che vuoi, ma ti prego non farmi del male >mentre le lacrime rigano il mio volto. La persona misteriosa fa parlare avvicinandosi a me, sento qualcuno che mi scuote prima piano, poi sempre più forte, poi una voce dice: < dai, Nicole, forza alzati, farai tardi >.
Spalanco gli occhi e mi ritrovo davanti la figura di mia madre < finalmente ti sei svegliata, saranno cinque minuti che non facevi altro che ripetere: “ ti prego non farmi del male”, mi stavo preoccupando, ma che razza di sogno stavi facendo? Sbrigati che tra mezz’ora iniziano le lezioni, tuo padre ti sta aspettando fuori con la macchina, data l’ora ti porta lui al liceo, però muoviti, altrimenti farà tardi a lavoro” detto questo se né andò. “Era solo un sogno allora, strano mi sembrava tutto così reale” pensai mentre mi alzavo e vestivo.
A scuola non riuscii a non pensare a quel sogno: il terrore, il panico e la paura che avevo provato mi sembravano così reali. < Allora, Nicole che ne pensi? > La voce di Cassandra mi fece risvegliare dai miei pensieri < Scusami, cosa hai detto? > le chiesi, < Non mi stavi ascoltando vero? Lo immaginavo , comunque ti avevo appena chiesto se avevi voglia di venire a fare shopping con me e le mie amiche oggi pomeriggio, così ti aiuto a rinnovare il tuo look. Vieni? > mi rispose. Notai che le sue amiche mi stava guardando, sperando in una mia risposta negativa < grazie, per l’invito, ma non credo di poter venire e poi ieri ho già comprato alcune cose in centro >
Ieri, infatti, grazie all’aiuto della commessa avevo comprato molti vestiti diversi da quelli che ero solita indossare, solo che non mi sentivo ancora pronta per vestirmi in modo diverso, perciò avevo rinviato la mia trasformazione.
< Davvero? Quando ho finito passo da te per ammirare i nuovi acquisti e non accetto un no come risposta, intesi? > mi rispose Cassandra < fai, come t i pare > le risposi. Il suono della campanella annunciò la fine della pausa pranzo, mentre tutti gli studenti si stavano dirigendo verso le aule in cui avevano la prossima lezione, la voce del preside si diffuse, attraverso gli altoparlanti, per tutto l’istituto < Tutti gli studenti delle classi quinte sono pregati di dirigersi immediatamente in aula magna! Ripeto, tutti gli studenti delle classi quinte sono pregati di dirigersi immediatamente in aula magna! >. Arrivata in aula magna, notai che la maggior parte dei posti a sedere erano già occupati; qualcuno inaspettatamente mi appoggiò una mano sulla spalla, per lo spavento sobbalzai, appena mi voltai, mi ritrovai davanti il volto di Cassandra; < Ehi, tranquilla, sono solo io, chi credevi che fosse? > mi chiese, < Mi sono semplicemente spaventata, non stavo cercando nessuno, per tua informazione io sono tranquillissima > le risposi, < ok, se lo di ci tu. Dai vieni, ti ho tenuto il posto, andiamo a sederci >. Arrivate al posto che mi aveva generosamente tenuto, vidi che c’erano anche gli altri, nessuno di loro mi rivolse parola, così mi sedetti e mi misi a giocare con il cellulare nell’attesa che il preside arrivasse.
Dopo circa 10 minuti, che a me parvero secoli, il preside fece la sua entrata in aula, accompagnato da un ragazzo che non avevo mai visto prima d’ora. Rimasi lì a fissarlo per non so quanto tempo, quando qualcuno mi diede una gomitata, mi voltai infastidita verso quella persona ritrovandomi davanti Rachele. < Non mi toccare > le dissi immediatamente, < tranquilla, io di sicuro non muoio dalla voglia di toccarti, come del resto tutti i ragazzi di questa scuola, ma la mattina ti guardi allo specchio? Per come sei nessuno desidererebbe avvicinarsi a te, per ciò non farti strane idee in testa, mi sono spiegata? Volevo semplicemente avvertiti di non guardare il mio nuovo fidanzato, oppure passerai dei guai, chiaro? > mi rispose guardandomi direttamente negli occhi. < Cristallino > le risposi con ironia, < Non fare la forte con me, Varaldo, non ti conviene. Ricordati che conosco un tuo segreto, per ora non l’ho detto a nessuno, lo sappiamo solo tu ed io, ma se ti vedo gironzolare e fissare quel ragazzo appena entrato, non ci penserò due volte a farsi che tutta la scuola sappia quello che nascondi. > mi rispose stringendomi forte il polso. < Lasciami mi fai male > le dissi vedendo che non aveva la minima intenzione di lasciarmi andare. < Rachele, smettila. Lasciala andare. > sentii improvvisamente dire da una voce maschile. < che c’è Ryan, adesso ti diverti a difendere le sfigate? > < No Rachele, ma che ti salta in mente? Semplicemente non vorrei che attiraste l’attenzione del preside, tutto qui  > < Hai ragione, dopo tutto darebbe immediatamente ragione a questa qui e io otterrei una sospensione, dopo che li sente i miei genitori. > gli risposi Rachele, lasciandomi andare < Varaldo, non ti avvicinare a quel ragazzo, lui è solo mio. > mi disse infine prima di ritornare a sedersi con le sue amiche. < Non ti hanno insegnato l’educazione, non mi ringrazi? > < Io non ti ho chiesto aiuto! > < Tu no, però i tuoi occhi gridavano aiuto > < Ti ringrazio per avermi aiutato, contento? > < Molto meglio. Aspetta, fammi controllare il polso > mi disse prendendomi la mano e iniziando ad alzarmi le manica della maglietta che indossavo. Il suo gesto fu così veloce che non riuscii a fermarlo, < e questi che cosa sono? > mi chiese infatti non appena ebbe visto il mio polso, < non sono niente! > < Non prendermi in giro. A scuola non sarò bravo quanto te, ma questo non è niente. Perché ti fai queste cose? > < Non sono affari tuoi, comunque ora ho smesso, non vedi che tutti i tagli si sono cicatrizzati > < Così è questo che Rachele sapeva su di te: eri un’autolesionista > < Si, mi aveva visto tre anni fa in bagno, con in mano la limetta ed i polsi sporchi di sangue, ma ora sono otto mesi, che non avverto più il bisogno di tagliarmi > < Capito, cmq il polso è tutto rosso, facci a mettere un po’ di ghiaccio se non vuoi che ti si formi la mora > detto questo ritornò al suo posto.
Nel frattempo il preside aveva iniziato a parlare affiancato da quel misterioso ragazzo: aveva capelli castani,perfettamente pettinati, occhi azzurro ghiaccio, una carnagione molto chiara, indossava una camicetta nera a maniche corte, pantaloni di jeans e ai piedi aveva un paio di converse nere e blu: era il più bel ragazzo che avessi mai visto. Proprio in quel momento il preside disse: < Vi starete chiedendo il motivo per cui ho convocato solo voi e non l’intera scuola, la motivazione è semplice:insieme alla professoressa Krugman abbiamo deciso offrire l’opportunità a cinque studenti del quinto anno di terminare l’anno scolastico in un liceo dell’Inghilterra. I fortunati studenti verranno  estratti tra due settimane, possono partecipare tutti gli studenti iscritti al quinto anno, indipendentemente dalla media, per parteciparvi basta semplicemente che vi iscriviate nella sezione dedicata che potete trovare nel sito dell’istituto. Gli studenti  vincitrici saranno accompagnati dal ragazzo che mi affianca: Lucas Meltiz. Questo ragazzo frequenta l’istituto in cui cinque di voi avranno la possibilità di studiare e conseguire il diploma.  Potete rivolgervi a lui qualsiasi dubbio o curiosità voi abbiate. Detto questo, se non ci sono domande, vi saluto. Buona fortuna per l’estrazione. > Detto questo il preside se né andò, lasciando dietro di sé le urla di gioia degli studenti.
Aspettai che tutti se ne furono andati, prima di alzarmi dal mio posto; appena varcai la soglia dell’aula magna avvertii nuovamente la sensazione di essere osservata, ma il corridoio era deserto, continuai per la mia strada, girandomi di tanto in tanto indietro per essere sicura che nessuno mi stesse seguendo.
Arrivata a casa, mi buttai nel divano accendendo la TV.
Il suono del campanello, mi fece sobbalzare e cadere dal divano,in cui mi ero addormentata. Guardai l’orologio in soggiorno: erano le 18.30. Tutta assonnata guardai nel citofono chi aveva disturbato il mio riposo pomeridiano: Cassandra. Premetti il pulsante,in modo da aprirle il cancellino, lascai il portone aperto e ritornai sopra il divano. Cassandra non tardò ad arrivare, < Eccomi qui, come ti avevo detto. Dove sono? > < dove sono che cosa? > < come che cosa? I vestiti che sta mattina a mensa mi hai detto di aver comprato > < Ah, quelli, sono sopra in camera mia, dentro l’armadio > < cosa facciamo qui allora, coraggio non vedo l’ora di vederli. Sbrigati ad alzarti, pigrona >
Controvoglia mi alzai dal divano, e seguita da una Cassandra elettrizzata, mi diressi verso camera mia. Non appena entrai, Cassandra mi superò, dirigendosi di corsa verso l’armadio spalancando le ante del armadio < allora, quali sono? Dove sono? > mi chiese iniziando a frugare dentro l’armadio, < sono dentro quelle buste azzurre > le risposi, sdraiandomi nel letto.
Dopo alcuni minuti, Cassandra lanciò un urlo, facendomi spaventare: < Sei impazzita o cosa? Mi hai fatto prendere un colpo! > le dissi, < oh, zitta, non ho poi urlato così forte!!! Non riesco a credere che la ragazza che indossa solo pantaloni lunghi, abbia comprato un vestito del genere. Dai su forza, sbrigati ad indossarlo, non vedo l’ora di vedertelo addosso > mi disse, mentre mi lanciava in faccia il famoso vestito. < va bene, basta che non scatti foto, intesi? Per tua informazione, comunque, non avevo la minima intenzione di acquistare questo vestito, ma la commessa ha così insisto che lo acquistassi dicendomi che era perfetto addosso a me, che alla fine per non sentirla più l’ho accontentata > le risposi < Benedetta la commessa, allora > disse lei, sedendosi sulla poltrona.
< Ecco, contenta? > le dissi ritornando in camera con il vestito addosso, lei non mi rispose, si limitò a restare a bocca aperta. < Dai che ti avevo detto, non fa per me questo tipo d’abbigliamento, ora lo tolgo subito > dissi, a quel punto, di fronte al suo silenzio; questa frase però parve risvegliarla, infatti subito disse: < Sei impazzita!!! Non provare a toglierlo, ti sta benissimo. Se non fossi sicura al 100% di essere etero, ti salterei subito addosso. Sei bellissima e non sto scherzando >. < Grazie > l risposi arrossendo, non ero abituata a ricevere complimenti da persone che non fossero i miei genitori. < Mi è venuta un’idea: domani sera verrai con me ad una festa ed indosserai questo vestito > mi disse poi sorridendo, cercai di ribattere per farle capire che non ci sarei mai andata, ma non me ne diede il tempo; prese la sua borsetta ed uscì dalla mia camera, non prima di dirmi < A domani sera. Vengo da te verso le 19.00, così ti aiuto a prepararti, dirò a Kevin di venirci a prendere a casa tua alle 21.00 > dopo di che si chiuse la porta alle spalle.
 
< Perché mi hai cercato? >
< Capo, ho delle novità. >
< Bene, sentiamo sperando che siano buone, ho avuto una giornataccia. >
< Qualche problema, capo? >
< Quel ragazzo, l’ultimo arrivato, vuole fare sempre di testa sua, ma stavolta ha superato il limite: lo aspetta una punizione che nemmeno s’immagina. >
< Mi raccomando non essere troppo crudele, è solo un ragazzo alle prime armi. Vedrai che dopo finalmente capirà chi è che comanda. >
< Lo spero, comunque qual è questa notizia che hai? >
< Si, giusto, ecco il nostro obiettivo domani sera parteciperà ad una festa. Come devo procedere? >
< Ci andrai anche tu, ti avvicinerai a lei e farete conoscenza. Devi scoprire più cose possibili su di lei, devi riuscire a farla fidare di te; così magari con il passare del tempo ti confiderà dove lo tiene nascosto. Mi raccomando non deludermi. >
< Farò del mio meglio, capo >.


 
Angolo autore:
Eccomi di nuovo qui con il nuovo capitolo, che spero con tutto il cuore sia di vostro gradimento. Per quest’anno è l’ultimo aggiornamento della storia che farò. Vi auguro Un Felice e Sereno Natale ed un 2016 pieno di meravigliose sorprese e notizie.  Ci vediamo, credo, intorno al 7/8 gennaio 2016.


Nicole


Lucas Meltiz
Cassandra


Rachele

Kevin



 

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Capitolo 10
*** Capitolo 7: La festa ***


Quella mattina, mi risvegliai con un forte mal di testa. Dopo colazione, presi un'aspirina e ritornai a letto, per fortuna era sabato e quel giorno la scuola era chiusa. L'insistente suono del campanello mi risvegliò, " mi sono addormentata senza essermene resa conto, quanto ho dormito? Che ore sono? Chi sta suonando?" pensai mentre mi alzavo. Presi il cellulare, appoggiato sopra il comodino per controllare l'ora: erano le 19.00; vidi anche che vi erano 5 messaggi e 15 chiamate perse, provenivano tutte da uno stesso numero: quello di Cassandra. "oh mio dio, la festa è questa sera, sicuramente è lei che sta suonando come una pazza il campanello" pensai, mentre mi decisi ad andare ad aprire il portone.

Non appena aprii il portone di casa, mi si presentò davanti una Cassandra infuriata, < ti ho chiamata e mandato messaggi tutto il giorno, perché non mi hai mai risposto? > mi chiese immediatamente, < Scusami, ma mi sono addormentata ed avevo il telefono silenzioso > le risposi dispiaciuta, < Mi sono preoccupata credevo ti fosse successo qualcosa, ma a quanto vedo stai benissimo, meglio così. Forza spostati, fammi entrare, questa sera ci attende una festa pazzesca ed io ho poco tempo per trasformarti nella più bella ragazza della città > mi rispose, dandomi una spinta, in modo che potesse entrare in casa. Chiusi il portone d'ingresso e voltandomi verso di lei dissi < non dire così io non sono affatto bella, questa sera alla festa tutte saranno più belle di me, e poi non ho molto voglia di venire. Che ne dici se ordiniamo una pizza e ci guardiamo un film scelto da te? > < Non se ne parla proprio: TU QUESTA SERA VERRAI A QUELLA FESTA e ora andiamo a prepararci, fidati di me. Dopo che ti avrà sistemata come si deve, quanto ti guarderai allo specchio non potrai credere ai tuoi occhi > mi rispose, mentre stavamo salendo le scale dirette in camera mia.

Dopo un'ora e mezza, finalmente Cassandra annunciò < Finito, ecco così sei perfetta, ora indossa il vestito che hai provato davanti a me ieri e sarai pronta >. Presi il vestito, che mi stava sporgendo e contro voglia andai in bagno a cambiarmi. Quando ebbi fatto, ritornai in camera e trovai Cassandra totalmente rapita dal suo cellulare, < Mmmm > feci per attirare la sua attenzione, < ecco, solo un attimo, ho quasi finito, devo solo trovare qualcuno disposto a darci un passaggio. > mi rispose senza guardami < Che cosa? Non doveva venire a prenderci il tuo ragazzo? > le dissi allora io sorpresa < Hai detto bene doveva. Non viene più, ci aspetta direttamente alla festa. > disse allora lei, sospirando < E' perché ci sono io, vero? > le dissi dispiaciuta, < No, ma che dici, avrà avuto in imprevisto. Non è colpa tua, stai tranquilla > mi rispose; < Non mentirmi, non è un segreto che al tuo ragazzo non vado a genio, così come al suo gruppo > < Mi dispiace, avresti dovuto darmi ascolto, lasciandomi fare ciò che volevo, ossia non venire alla festa. Ora, a causa mia non sai nemmeno se ci andrai > le dissi, abbassando gli occhi. < Non sentirti in colpa, se riesco a trovare un passaggio ci andremo, altrimenti rimaniamo a casa a guardare un film, mentre mangiamo schifezze. > mi rispose sorridendomi, ritornando però subito con lo sguardo sullo schermo del suo cellulare.

Dopo circa 20 minuti, Cassandra finalmente si staccò dal cellulare e mi disse: < Forse sono riuscita a trovare un passaggio, devo aspettare la sua risposta; intanto, inizio a cambiarmi, se mi squilla il telefono, mi raccomando rispondi, potrebbe essere il nostro salvatore/autista. > mi disse prima di recarsi in bagno.

Passarono non so bene quanti secondi, quando il telefono di Cassandra prese a squillare; non appena vidi sul display il nome di chi stava chiamando, mi immobilizzai: ero incerta se rispondere o meno, ma poi pensai che Cassandra al suo ritorno avrebbe visto che non avevo risposto alla chiamata durante la sua assenza e si sarebbe arrabbiata soprattutto se questa persona era la stessa che forse ci avrebbe accompagnato alla festa, così decisi di rispondere.

N : < Pronto, chi parla? >

X : < Pronto, con chi parlo? >

N: < Dovresti dirmelo prima tu, te l'ho chiesto prima io e poi sei tu che hai chiamato. >

X : < Giusto, sono Ryan, questo è il numero di cellulare di Cassandra Rossi, giusto? Non mi dica che ho sbagliato numero. >

N : < No, non ha sbagliato numero, Cassandra in questo momento non può rispondere perché sta facendo la doccia, puoi dire a me, tranquillamente. >

R : < Ok, ma prima vorrei sapere con chi ho il piacere di parlare? >

Ecco, lo immaginavo non mi aveva nemmeno riconosciuta.

N : < Sono Nicole. >

R : < Quale Nicole? A Scuola che ne sono così tante >

N : < Sono quella che insieme ai tuoi amichetti ogni giorno prendete in giro >

R : < Ah, quella Nicole ... Come va il polso? >

N : < Cosa? Tu mi stai chiedendo come sta il polso che la tua amica m ha quasi slogato? >

R : < Bhe si, che c'è di male? Non siamo amici, noi? >

N : < Sei ubriaco? Io e te non siamo affatto amici, comunque il polso va meglio, grazie >

R : < Vero, non siamo amici, ma potremmo iniziare a esserlo per esempio da questa sera, alla festa, che ne pensi? >

N : < E' un altro dei vostri scherzi, vero? Mi dispiace, ma stavolta non ci casco! >

R : < Non è uno scherzo, tranquilla, ti do la mia parola. Accetti o no? >

N : < Che cosa dovrei accettare? >

R : < Che questa sera sarò io il tuo accompagnatore, se non accetti tu e Cassandra scordatevi pure il passaggio. >

N : < Così però non vale: mi stai ricattando >

R : < Dì pure quello che ti pare, io tanto non cambio le condizioni, quindi a te la scelta >

N : < Accetto, ma lo faccio solo per Cassandra, intesi? >

R : < Certo, passo a prendervi a casa tua? >

N : < No, ti aspettiamo davanti a casa di Andres alle 21.30, sai dove si trova? >

R : < Certo, a dopo. >

< Con chi stavi parlando? > mi chiese Cassandra che proprio in quel momento stava rientrando in camera < Con Ryan > le risposi porgendole il cellulare < E' ancora in linea? > < No, ho riattaccato > < Cosa ha detto? Ci passa a prendere oppure no? > < Si, viene, però ... > < Meno male, questa sera andremo alla festa, sarà la prima vera festa a cui parteciperai. Ops, scusa ti ho interrotto, cosa stavi dicendo? > < Per convincerlo a farci venire a prendere a posto una condizione > < Quale condizione? > < Che questa sera alla festa mi farà d'accompagnatore > < Oh mio dio, non ci posso credere, finalmente si è deciso a farsi avanti > < Che cosa vuoi dire? > < Io no ti ho detto nulla, ma Ryan ha una cotta per te da 9 anni > < Non è vero > < Si, è vero, fidati e quando ti vedrà vestita e truccata così non riuscirà a trattenersi e ti salterà addosso > < Smettila, inizio a preoccuparmi > < Sta sera ne vedremo delle belle. Ora però fammi truccare e vestire, a che ora e dove ci aspetta? > < Alle 21.30 davanti a casa di Andres > < Ok > < Cassandra, perché non posso specchiarmi? > < Perché altrimenti mi ci vorrà un carro armato per farti uscire da casa > < Che cosa mi hai fatto? > < Niente di strano, non ti preoccupare, solo che conoscendoti s ora ti guardassi allo specchio poi subito ti cambieresti, invece, così sei stupenda. Potrai specchiarti quando stiamo per uscire, così non avrai tempo per cambiarti >.

Alle 21.25 uscimmo di casa, le strade erano deserte, il marciapiede nel quale camminavano aveva un colore giallognolo datogli dai lampioni accesi lungo di esso. Era una serata molto fredda, ma era normale ormai eravamo già al 2 Dicembre. < Vorrei sapere come ti è salto in mente di dirgli di aspettarci davanti a casa di quello là, perché non gli hai dato l'indirizzo di casa tua? Uffa, con questi tacchi non riesco a camminare e la strada non aiuta è tutta ghiacciata. Se mi rompo qualcosa cadendo è tutta colpa tua, sappilo > mi rimproverò Cassandra. < Scusa, però te l'ho già detto prima di uscire, non voglio che colui che a scuola mi prende sempre in giro venga a conoscenza di dove abito e gli ho detto di aspettarci davanti a casa di Andres,perché voglio vedere se suo padre è ritornato da lavoro, voglio chiedergli alcune cose riguardo alla partenza inaspettata di suo figlio. Mi sembra strano che non mi abbia detto nulla, solitamente mi racconta sempre tutto, così come io faccio con lui. Per l'appunto non lamentarti dei tacchi, almeno per te non è la prima volta che ci cammini, io cosa dovrei dire mi hai praticamente obbligata ad indossarli e mi hai fatto uscire di casa vestita come una puttana. > le risposi. < Smettila, non sei vestita come una puttana, solo diversamente da come ti vesti di solito e te lo avrò ripetuto mille volte da quando ti sei specchiata stai benissimo così tutti i ragazzi alla festa cadranno ai tuoi piedi. Ecco, finalmente siamo arrivate ed ovviamente Ryan è in ritardo. > < No, siamo noi che siamo in anticipo, ancora sono le 21.28, mancano due minuti all'orario stabilito. Aspettami qui, vado a vedere se c'è qualcuno a casa di Andres > < Va bene, ma sbrigati a Ryan non piace aspettare > < Recepito >.

Una volta arrivata davanti al portone di casa di Andres, suonai il campanello, ma non ricevetti risposta, aspettai alcuni momenti e non ricevendo alcuna risposta decisi di andarmene. Proprio nel momento in cui stavo per andarmene il portone venne aperto dal padre di Andres: < Ciao Nicole, tutto a posto? Che cosa ci fai qui? > < Salve signor Motta, sono passata avere notizie di suo figlio, provo a chiamarlo al cellulare, a mandargli messaggi ma non mi risponde poi se ne è andato così senza avermi detto nulla. Sa, se per caso è arrabbiato con me? Non capisco il perchè del suo atteggiamento > < Stai tranquilla, non è affatto arrabbiato con te. Non ti ha detto niente della sua partenza perché è stata improvvisa, per quanto riguarda le chiamate e i messaggi non ti risponde perché ha cambiato numero. > < Se può mi potrebbe dare il nuovo numero, così almeno posso parlare con lui > < Certamente, aspetta un attimo vado a prenderlo, torno subito. > mi disse ritornando dentro casa. < Eccomi qua, sono ritornato, scusami tanto se non ti ho invitata ad entrare, ma è tutto in disordine. Ecco qua il numero > < Grazie mille. Arrivederci. Buona serata. > < Buona serata anche a te. Salutami i tuoi genitori. >

Ero ormai arrivata al cancello, quando il padre di Andres mi richiamò: < Nicole? > < Si, mi dica > < Mi raccomando stai attenta >. Le sue parole mi fecero rimanere perplessa, non capivo che cosa avesse voluto dirmi, non feci in tempo a chiedergli a che cosa dovevo stare attenta, che era già rientrato in casa,richiudendo il portone.

Quando ritornai nel posto in cui avevo lasciato Cassandra, notai che Ryan era arrivato ed entrambi mi stavano aspettando in macchina; < Che cosa fai? Sbrigati a salire, per caso ti serve un invito scritto? > mi disse Cassandra scherzosamente non appena mi notò. Salita in macchina Ryan mi disse < Ricordati la promessa che mi hai fatto oggi pomeriggio > < Tranquillo, io le mantengo promesse, non ti preoccupare > < Bene, ora che siamo tutti si parte. Tenetevi forti donzelle, la vostra carrozza sta per partire > < Sei sempre il solito scemo, Ryan, non cambierai mai > gli rispose Cassandra.

Il viaggio in macchina fu più breve di quanto mi aspettassi, < Eccoci qui, siamo arrivati > annunciò Ryan parcheggiando e spegnendo la macchina. < Finalmente > disse subito Cassandra piuttosto elettrizzata < Perché questa festa ti rende così felice? > le chiesi < Non è la festa, che mi rende così, sei tu > < IO? > < Si, tu. Non vedo l'ora ti vedere le facce degli altri quando ti vedranno vestita così. > mi rispose scendendo dall'auto. Stavo per aprire anche io lo sportello, ma non feci in tempo perché si aprì da solo, o meglio qualcun altro la aprì al posto mio: Ryan. < La prego, lasci che la aiuti io > < Ce la faccio da sola,grazie comunque Ryan > < Dai, lasciami essere gentile, non fare sempre l'antipatica. Solo per questa sera,poi da domani tutto tornerà come prima, te lo prometto > mi propose. La guardai sospettosa, vedendo che era serio capii che stava dicendo veramente: voleva passare tutta la serata alla festa con me. < Va bene, come vuoi, ma solo per questa sera > acconsentii. Sentendo che gli avevo dato una risposta positiva, mi regalò un enorme sorriso e mi aiutò a scendere dall'auto; nel frattempo Cassandra era già entrata nel locale.

Senza aspettare Ryan, mi avvia verso l'ingresso del locale " La dea Venere", all'improvviso alle mie spalle qualcuno lanciò un urlo, mi voltai spaventata e vidi che la persona che aveva urlato era quello sciocco del mio accompagnatore. < Sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo! > gli dissi, lui rimase lì a fissarmi, imbambolato, senza dire una parola. Inizia a preoccuparmi, mi avvicinai a lui e gli sventolai una mano davanti agli occhi dicendo: < Terra, chiama Ryan, ci sei? >, sbatte velocemente gli occhi, mi guardò dicendomi: < Tu chi sei? Che cosa ne hai fatto della sfigata che frequenta la mia scuola? > < Tu sei pazzo, basta io me ne vado, lo sapevo io che non dovevo venire, chi me lo ha fatto fare. In questo momento potevo essere a casa mia, comodamente seduta sul divano a guardare un fantastico film sorseggiando una tazza di cioccolata calda ed, invece, sono qui, fuori ad un locale di cui non sapevo nemmeno l'esistenza, al freddo con accanto un cretino, che nemmeno mi riconosce. Che cosa ho fatto di male? > gli dissi guardandolo e ritornando verso la macchina.

Ero quasi arrivata alla macchina, quando qualcuno mi afferrò il polso e mi costrinse con forza a girarmi, mi ritrovai così, quasi addosso a Ryan. < Cosa vuoi ancora da me? Offendermi? Prego fai pure oramai sono abituata alle vostre prese in giro, non capisco però perché ce l'avete tanto con me, che cosa vi ho fatto? Non riesco a capire perché proprio io e non qualcun altro? > gli dissi iniziando a piangere e battendo i miei pugni sul suo torace. Non mi rispose continuò a guardami, inaspettatamente mi afferrò le mani e disse: < dai, su forza, calmati. Smettila di piangere per dei cretini come noi, non ne vale la pena. Non pensavamo che tu soffrissi così tanto a causa nostra, per il nostro comportamento nei tuoi confronti, ti prometterò che tutto questo finirà molto presto: questa sera stessa parlerò con gli altri e gli spiegherò la situazione, spero solo che capiscano, a volte sono così testardi. Ora asciugati le lacrime, va bene? Dai su forza, abbiamo una festa che ci sta aspettando! > Non gli risposi, semplicemente abbassai lo sguardo e cercai di asciugarmi le lacrime. Sentii due dita appoggiarsi sotto il mento che mi costrinsero ad alzare lo sguardo nuovamente verso Ryan < Aspettami qui, vado a chiamare Cassandra, così ti dà un risistemata: ti è colato tutto il trucco a causa delle lacrime. Torno subito, non ti muovere > mi disse correndo all'interno del locale.

Erano ormai passati 10 minuti da quando Ryan era andato a chiamare Cassandra e detto di aspettarlo qui e come immaginavo non era più tornato; quando si era offerto da farmi da accompagnatore alla festa non riuscivo a crederci, ma le sue parole erano state così convincenti, che alla fine accettai di venire alla festa con lui, anche se avevo il forte sospetto che fosse uno scherzo messo in atto da lui e dal suo gruppo di amici. < Lo sapevo io che non dovevo fidarmi, il loro piano consisteva nel lasciarmi qui sola al freddo a congelarmi. Sicuramente saranno su qualche finestra del locale che mi osservano e ridono di me. Uffa, non mi fiderò mai più di nessuno. Tutta la gente è cattiva. > dissi tra me e me a voce alta. < Non permetterò che continuino a prendersi gioco di me, ho deciso ritorno a casa, non sarei mai dovuta venire qui. Ora, però, devo solo capire come ritornare a casa ed in quale parte della città mi trovo. > continuai, iniziando a guardami intorno per cogliere qualche particolare che mi fosse familiare. La strada di fronte a me era deserta, non passavano né pedoni né auto, i locali e negozi che vedevo avevano tutti le serrande tirate giù, tutto però veniva illuminato dalle luci del Natale utilizzate per addobbare strade, negozi, bar, discoteche; d'un tratto avvertii qualcosa di freddo poggiarsi sulla mia guancia sinistra: avevo iniziato appena a nevicare. < No, ci mancava solo la neve ora. Come farò a ritornare a casa? Non riesco nemmeno a riconoscere in quale parte della città mi trovo e non c'è nessuno in giro a cui chiedere. > dissi ad alta voce.

Improvvisamente, però, avvertii qualcosa dentro di me: questa situazione che mi si presentava davanti io l'avevo già vissuta; davanti ai miei occhi iniziarono a scorrere delle immagini sfocate: vedevo tre uomini vestiti di nero con in mano delle pistole che correvano dietro ad una persona vestita anch'essa di nero, quest'ultima persona mentre stava girando in un vicolo si scontrò con qualcuno però e della tasca dei pantaloni gli cade qualcosa. La persona inseguita si rialzo velocemente e riprese a correre senza raccogliere l'oggetto che gli era cascato. I tre inseguitori continuarono il loro inseguimento, senza degnare di un'occhiata i due ragazzi che erano ancora per terra e con cui il loro obiettivo si era scontrato: quei due ragazzi, non era possibile, eravamo io e Andres.

Non riuscivo a capire il significato delle immagini che avevo appena visto, forse si trattava solamente di un sogno, forse avevo avuto un'allucinazione dovuta al freddo, dentro di me però c'era qualcosa che mi diceva che quello che avevo appena visto era la realtà, avevo vissuto veramente quella situazione e forse poteva far parte di quella parte dei ricordi che avevo perso.

Iniziò a girarmi la testa, persi l'equilibrio, chiusi gli occhi pronta a sentire un forte dolore sul fondoschiena per la botta che avrei preso appena avrei toccato terra, ma tutto questo non successe, sentii solo mancarmi la terra da sotto i piedi. Spalancai immediatamente gli occhi e vidi che qualcuno mi stava tenendo in braccio, quel qualcuno era: Ryan.

< Lasciami, mettimi giù!!! > gli dissi subito, iniziando ad agitarmi,< stai ferma, così non riesco a tenerti e rischi di cascare > mi rispose < io sto ferma, ma tu lasciami > < va bene, ecco fatto, ti ho messo giù, contenta? Mamma mia, che caratteraccio!!! > < Non ti azzardare mai più a toccarmi, chiaro? > < Si, si, va bene, se questo è il tuo modo di ringraziare le persone.. > < Che intendi dire? > < Ti ho appena evitato una caduta al suolo dove avresti rischiato di sporcarti il tuo vestito e farti male e tu mi ringrazi così? > alle su parole non seppi che cosa rispondergli: era vero mi aveva evitato una figuraccia, di sicuro i suoi amici ci stavano osservando < Hai ragione, scusami. Ti ringrazio per avermi aiutata, non eri obbligato a farlo > < Accetto le tue scuse, ma perché sei caduta? Hai per caso perso l'equilibrio a causa dei tacchi che indossi? Se non ci sai camminare perché li hai messi? > mi rispose < Ho avuto un capogiro, i tacchi, anche se non li ho mai messi non c'entrano niente e per l'appunto io non li volevo mettere, ma Cassandra mi ha costretta ad indossarli. A proposito dov'è Cassandra? > gli chiesi < Ah,si, giusto, Cassandra ti sta aspettando nel bagno del locale, pronta per darti una risistemata al trucco. Sei sicura di star bene? Se non te la senti posso riaccompagnarti a casa > mi disse < Tranquillo, sto bene. Andiamo da Cassandra > < Ok, faccio strada, per di qua signorina >.

< E' quella lì la ragazza? >

< Si , è proprio lei? >

< Come facciamo ad avvicinarla? >

< Tranquillo ho un piano infallibile, però ho bisogno del tuo aiuto >

< Che stiamo aspettando allora entriamo subito in azione >

< Non essere frettoloso, prima dobbiamo avvertire i nostri complici che sta entrando: che il piano conquista la fiducia di Nicole abbia inizio >.


Angolo autore:

Ciao a tutti, ecco a voi il nuovo capitolo, spero sia di vostro gradimento. Mi scuso infinitamente per il mio enorme ritardo. Volevo informarvi che ancora mancano un paio di capitoli prima dell'arrivo dei ragazzi. Ritornando al capitolo la nostra Nicole sta iniziando a ricordare qualcosa, degli strani individui la stanno spiando: che cosa vorranno mai da lei? Lo scopriremo più in là nella storia. Per ora tutto potrebbe apparire piuttosto confuso, ma pian piano tutto sarà più chiaro. Detto questo, vi auguro una buona giornata e vi do appuntamento al prossimo capitolo.

 

Nicole alla festa


Cassandra alla festa

Kevin

 

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Capitolo 11
*** AVVISO ***


Se l'ultimo capitolo pubblicato, nell'arco della giornata raggiunge almeno due recesioni, posterò un nuovo capitolo.

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Capitolo 12
*** Capitolo 8: Ryan ***


 
                                                                                       

Non appena varcai l’ingresso del locale, una musica assordante ed una nuvola di fumo mi travolsero. < Che posto è questo? Che puzza insopportabile di fumo e questa musica così forte mi sta spaccando i timpani. Ryan, voglio tornare a casa, mi puoi accompagnare? > dissi alzando la voce cercando di sovrastare la musica < non ti sento, la musica è troppo alta > mi rispose Ryan, riuscii a capirlo leggendo il suo labiale, abbattuta mi lasciai trascinare da lui verso non so dove. Dopo alcuni secondi, arrivammo davanti alle porte del bagno, almeno lì la musica non poi tanto assordante, < Dai forza entra, Cassandra ti sta aspettando proprio dietro questa porta > < Come faccio a ritrovarti dopo che ho fatto, in mezzo a tutta quella gente? > < Se non ci mettete tanto ti aspetto qui > < Va bene, tanto Cassandra a truccare è velocissima > detto questo entrai in bagno, appoggiata al lavandino con in mano il cellulare c’era Cassandra. Era voltata di spalle , ma appena sentii la porta chiudersi si voltò di scatto < Finalmente, ma quanto ci hai messo, sono 10 minuti che ti sto aspettando. Dai forza vieni qui, Ryan mi ha detto che avevi bisogno di me, che cosa è successo? > mi disse < Non è successo niente, solo mi si è rovinato un po’ il trucco e io non sono capace a ritoccarlo perciò .. > < Ho capito, lascia fare a me, ci metto un minuto > mi rispose avvicinandosi a me con tutto l’occorrente per il trucco già in mano.
< Ecco fatto, ora sei perfettamente perfetta. > mi disse, dopo aver terminato di risistemarmi il trucco, < se lo dici tu, sarà vero. > le risposi. < Nicole, promettimi una cosa > < Che cosa? > < Questa sera non pensare a niente, pensa solamente a divertiti e a conquistare qualche bel ragazzo. Me lo prometti? > < ok, va bene, però ti posso promettere solo di divertimi > < Perché il resto no? > < Ti sei per caso dimenticata con chi sono venuta alla festa. Con Ryan, è uno dei ragazzi più popolari della scuola, nessuno si sognerebbe mai di ballare con la ragazza a cui fa da accompagnatore. > < Perché hai accettato di venire con lui? Se non erro voi due vi odiate > < Si, hai ragione io non lo sopporto e lui non sopporta me, ma ho dovuto farlo, altrimenti lui non ci avrebbe accompagnate alla festa. Ho visto che te ci tenevi molto a venire, quindi ho accettato le sue condizioni, ossia passare tutta la serata con lui. > < Nicole, non dovevi accettare. Avresti dovuto dirmelo, insieme avremmo trovato un’altra soluzione. > < Va bè, ormai è andata. Forza, è ora di andare, tra un po’ il tuo ragazzo verrà a cercarti >.
Stavo per aprire la porta del bagno, quando Cassandra mi richiamò: < Nicole, questa sera tutti i ragazzi potranno vedere come sei bella, da domani a scuola avrai una lunga fila di pretendenti > < Io non ci credo, sono sempre io, vale a dire la sfigata della scuola che viene sempre presa di mira dai popolari e che nessuno ha il coraggio di difendere > < Domani vedrai > < Si, ora sbrigati ti stai perdendo la tua tanto amata festa per colpa mia > < Che il divertimento abbia inizio. Nicole, un’ultima cosa, stai attenta a Ryan > < Vedi lui, non è chi pensi > < Cosa vuoi dirmi, Cassandra? > < Vedi, lui e gli altri sono …. > < Avete finito? > sentimmo dire improvvisamente alle nostre spalle. Lanciai uno sguardo a  Cassandra: era completamente terrorizzata , tremava incontrollatamente e guardava fissa la figura che aveva parlato: Kevin. Il suo ragazzo si avvicinò a noi, seguito da Ryan < Ehi, amore, ti stavo cercando, sei sparita all’improvviso senza dirmi nulla, mi hai fatto preoccupare. Per fortuna ho incontrato Ryan che mi ha spiegato la situazione. > le disse non appena gli fu abbastanza vicino < Scusa, se ti ho fatto preoccupare ma Nicole aveva urgentemente bisogno del mio aiuto > < Hai finto ora con la sfigata? > < Non chiamarla così, comunque si ho finito, ora è perfetta > < Devo dir che hai fatto un ottimo lavoro, tesoro. Prima da lontano non riuscivo a credere che fosse veramente lei. Complimenti, Varaldo, non avrei mai immaginato che potessi essere così > < Finiamola con tutte queste chiacchiere. Ci stiamo perdendo la festa e poi io devo ancora ballare con la mia dama > < Hai ragione Ryan. Cassandra se avete finito possiamo anche uscire dal bagno > < Si, certo. Andiamo > < Forza Nicole, andiamocene anche noi. > < Ok >
Uscimmo tutti e quattro dal bagno, trovandoci immediatamente nella pista da ballo, che era piena di persone che ballavano tutti appiccicati tra loro. Le ragazze si strusciavano in maniera vergognosa sui ragazzi che le circondavano, ma a loro sembrava non dispiacergli. Molti ragazzi e ragazze salivano frettolosamente le scale che portavano al piano di sopra. < Che cosa c’è al piano di sopra? > chiesi a Ryan < Piccola Nicole, come sei ingenua ed innocente, ma è questo che mi piace di te. Sopra ci sono le camere da letto, se vuoi dopo ci possiamo andare anche io e te > mi rispose squadrandomi da capo a piedi  e facendomi l’occhiolino < No, grazie, non voglio andarci > < Come desidera, signorina. Di ballare hai voglia? > < Va bene > .
Mi prese per mano ed inizio ad avviarsi al centro della pista da ballo. Tutte le persone alle quali passammo vicino mi guardavano con un’espressione meravigliata dipinta in volto. < Come mai tutti quanti ti stanno guardando? > chiesi allora a Ryan, non capendo come mai tutti lo guardavano questa sera < Non stanno guardando me, ma te > mi rispose, senza guardami  < Perché mai dovrebbero guardami? > < Indovina? > < Fammi pensare …… No, non riesco a trovare nessun motivo > . < Come sei innocente, ti stanno guardando perché sei semplicemente stupenda. Sono gelosi che io posso stare accanto a te, mentre loro no > mi rispose sorridendomi. Di fronte al suo inaspettato complimento non potei fare ameno da arrossire, per paura che se ne accorgesse abbassai la testa, ma era troppo tardi < Non nascondere il viso, ti ho vista che sei arrossita > subito mi disse infatti. All’improvviso si fermò, ma io non me ne accorsi ed andai a sbattere addosso a lui < scusami tanto, non mi ero accorta che ti fossi fermato >; non ricevendo alcuna risposta alzai lo sguardo verso di lui e vidi che stava fissando con insistenza un punto di fronte a lui. Mi sporsi anch’io per vedere, ma prima che potessi farlo, mi trascinò via,< perché mi stai praticamente portando via? Che cosa hai visto? > gli chiesi < A chi ti riferisci? > < A nessuno. Ora cammina e chiudi quella bocca >.
Una volta rientrati nel locale, finalmente, lasciò andare la mia mano < Si può sapere che cosa ti è preso prima? Perché siamo usciti, se mi avevi detto di voler ballare con me? > < Prima non mi è preso nulla e ti ho portata fuori perché non sopportavo più come ti guardavano gli altri > < Che cosa hai visto fuori per farti reagire così? > < Ti ho appena detto che qui fuori non c’era nessuno > < Ti sei tradito da solo > < Che cosa intendi? > < Hai appena detto che fuori non c’era nessuno, ma io ti ho semplicemente chiesto che cosa avessi visto per averti fatto reagire così e non chi >, sentendo le mie parole rimase un attimo sorpreso, ma poi mi rispose < ok, va bene, hai vinto. Mi hai smascherato. Prima fuori c’erano dei ragazzi, dei poco di buono,spacciano ogni sera da queste parti, appena li ho visti mi sono preoccupato, non volevo che ci notassero e venissero a darti fastidio > < Dar fastidio a me, perché? > < Sei una bella ragazza, io non sarei riuscito a difenderti. Devi sapere che alcuni di loro sono sospettati di essere gli artefici di quei stupri che si sono verificati recentemente in città; se ti ho portata via in quel modo è perché non volevo che tu fossi la prossima > < Io, non lo sapevo, comunque non ho fatto nemmeno in tempo a vederli. Ti ringrazio per avermi salvata da quei tipacci >. Forse fu per la situazione che era venuta a crearsi che mi ritrovai a lasciargli un bacio sulla guancia: non era possibile avevo appena dato un bacio, va bene che non era un vero bacio, a una di quelle persone che fino a questa mattina mi prendevano in giro.
Rimase sorpreso anche lui, infatti non appena mi staccai da lui, mi guardò con occhi spalancati, < Scusa, io non volevo. Perdonami, ti prego, è stato un gesto automatico, non me ne sono resa nemmeno conto > gli dissi  subito sperando che non iniziasse a prendermi in giro < ehi, non ti devi scusare per un semplice bacio sulla guancia. È tutto apposto tranquilla > < Non sei arrabbiato? > < No, perché dovrei esserlo? > < Io, pensavo che mi avresti trattato male perché disgustato dal fatto che una come me ti avesse toccato senza il tuo permesso > < Quello lo avrebbe fatto il vecchio Ryan, non il nuovo > < Il nuovo? > < Si, il nuovo: Nicole cerca di ricordarti che d’ora in poi avrai un nuovo amico, vale a dire io. Ora prima che finisca la festa, mi faresti l’onore di ballare con me? > < Io e te d’ora in poi saremo amici, veramente? > < Certo > < E’ una trappola? > < Trappola? No! Perché dovrei tenderti una trappola? > < E’ una cosa tipica di te e dei tuoi amici > < Questa volta non c’è nessuna trappola, tranquilla, fidati di me, almeno questa volta, ok? >< D’accordo, spero in futuro di non pentirmene > < Ti prometto, che non te ne pentirai; comunque, stavo dicendo mi concede questo ballo, signorina? > < Certo, con molto piacere! >.
Mi prese per mano e mi portò esattamente al centro della pista da ballo. Iniziamo a ballare, tutti i presenti ci guardavano stupefatti non riuscivano a credere ai loro occhi: uno dei ragazzi più popolari della scuola stava ballando con una come me, con una semplice ragazza e non con una delle più popolari. Passato lo shock iniziale, tutti ripresero chi a ballare, chi a bere, chi a parlare con l’amico, chi a provarci con il proprio partner di quella sera. < Ryan? > < Mmmh > < Credo sia meglio se smettiamo di ballare immediatamente > < Perché ho fatto qualcosa che non va? > < No, non hai fatto nulla…  > < Ed allora perché? > < Ci stanno fissando tutti e io … > < Tu niente. Non fare caso a loro, prima o poi si stancheranno, ignorali > < Penseranno che per ballare con me, sei completamente ubriaco > < Che pensino ciò che vogliono non mi importa > < Non hai paura che facendoti vedere con me, potresti perdere la tua popolarità? > < No, non mi importa > < Davvero? > < Certo, io non sono mai stato d’accordo con gli altri, non mi piaceva come ti trattavano, i dispetti che ti facevano, gli insulti che ti dicevano, avrei voluto difenderti, ma non ne ho mai avuto il coraggio. Avevo paura. Paura, che poi tutto quello che facevano a te lo avrebbe fatto a me, così ho preferito tacere e rimane lì a guardare per tutti questi anni. Questa sera però quando ti ho vista e mi sono avvicinato a te ho visto nei tuoi occhi tanta paura, o meglio terrore. L’oggetto del tuo terrore ero io,ho capito che non è giusto che io e gli altri ti trattiamo così, almeno non senza un motivo. > < Allora, perché sono ormai cinque anni che mi prendete in giro? >< Perché, vedi il primo giorno di scuola ti abbiamo notato subito, eri praticamente terrorizzata, nessuno ti considerava, avevi praticamente paura di tutto e tutti, eri diversa dalle altre ragazze: non ti truccavi per niente, indossavi sempre maglioni larghissimi e pantaloni lunghi, era la prima della classe, non ti si vedeva mai in giro con nessuno ragazzo, a parte Andres, tutte queste caratteristiche hanno fatto di te la vittima perfetta per noi, nessuno sarebbe mai corso in tuo aiuto per difenderti o proteggerti e poi te hai reso tutto più divertente, invece, di andare a raccontare tutto ai professori o direttamente al preside, come immaginavamo avresti fatto, soprattutto quando abbiamo tappezzato la scuola di volantini che riportavano come premio la perdita della tua verginità con chi avrebbe fatto l’offerta più alta, ti nascondevi nei bagni a piangere. > < Io non andavo a dirlo ai professori o al preside perché avevo paura, avevo paura che se avessi parlato rivelando il nome dei miei aguzzini, l’avrei pagata cara, più di quanto già non stessi facendo. Sicuramente voi, come punizione avreste ottenuto o la sospensione per alcuni giorni oppure sareste stati espulsi da scuola, ma io non avrei ottenuto niente da questo, voi mi avreste continuato a perseguitare peggio di prima > < Su, questo non posso darti che ragione, ma almeno noi avremmo visto che non ti fai mettere i piedi in testa da nessuno  forse l’avremmo smessa dopo avertela fatta pagare per aver raccontato tutto al preside o a qualsiasi altro > < Mi dispiace, ma noi non potremmo mai essere amici, non ci riesco. Non riesco a dimenticare tutto il male che mi avete fatto > < Noi non ti abbiamo mai toccata fisicamente, di cosa stai parlando, quindi? Per caso, in mia assenza qualcuno di loro ti ha picchiata? >< No, non mi ha mai picchiato nessuno, non è questo. Sono io che mi faccio del male da sola. Per colpa vostra, ho pensato che era giusto tutto quello che mi stava succedendo, che me lo meritavo perché doveva esserci sicuramente qualcosa in me che non andava, per questo motivo quando tornavo  a casa, mi rinchiudevo tutto il pomeriggio in casa. Piangevo ore intere non riuscivo a capire perché tra tutte le ragazze della scuola voi avevate preso di mira me, niente e nessuno era in grado di colmare il grande vuoto che sentivo dentro di me.  Un giorno, però, mentre piangevo, la lametta di mio padre attirò la mia attenzione  da allora in poi ogni giorno che mi ritrovavo da sola la usavo, diventò la mia migliore amica. Solo grazie ad Andres e a Cassandra sono riuscita a smettere. Loro due sono gli unici che mi hanno trattato come una persona. > < Cassandra non ci ha mai detto nulla di tutto questo. Se solo qualcuno di noi lo avrebbe saputo non avrebbe mai permesso agli altri di continuare a maltrattarti. > < Oh, questo non è vero. Qualcuno del vostro gruppo lo sapeva benissimo, lo aveva con i suoi occhi > < Di chi stai parlando? > < Di Rachele. Un giorno mi ha sorpreso in bagno con la lametta sporca e i polsi insanguinati. > < Mi dispiace tanto, io non sapevo tutto questo. Spiegherò tutto agli altri, farò in modo che non ti disturbino più con i loro giochetti, prese in giro e tutte le altre cose che eravamo soliti fare > detto questo si avvicinò pericola semente a me. < Allontanati subito da me > < Ehi, tranquilla,volevo solo abbracciarti > < Non mi farò mai toccare da te > < Avanti su, adesso che ti prende? Prima mi dia un bacio amichevole e adesso fai la preziosa. Sei matta, per caso? > < Vattene, non ti voglio né vedere né parlare con te. Adesso almeno avrete nuovo materiale su di me. Che cosa aspetti  vai a raccontare tutto quello che ti ho detto ai tuoi amici così poi vi farete quattro risate > < Pensi davvero che ora io potrei usare tutto quello che mi hai detto contro di te raccontandolo agli altri? >< Si > < Se è questo che pensi di me, allora lo farò. > mi disse voltandosi ed allontanandosi da me < Un’ultima cosa: quando tutta la scuola verrà a sapere che sei un’autolesionista, non piangere, non rinchiuderti al bagno a tagliarti, ma inizia ad assumerti le tue responsabilità e ricordati che io non vorrei mai deludere l’opinione che tu hai di me. Io, prima, parlavo sul serio riguardo al fatto di diventare amici, ma tu non hai voluto ed ora assumiti le conseguenze della tua scelta. Buona serata, Nicole > detto queste parole, sparì dalla mia vista tra tutte le persone presenti nel locale. Consapevole del fatto che tra poco ogni singola persona presente nel locale e non solo sarebbe venuta a conoscenza del mio segreto, decisi che era ora di tornarmene a casa. Provai a cercare Cassandra, ma in mezzo a tutta quella gente era un’impresa possibile; decisi,quindi, di uscire all’aria aperta. Appena fui fuori dal locale, constatai che la macchina di Kevin non era più al suo posto: questo voleva dire che Cassandra aveva lasciato la festa senza dirmi nulla.
Erano ormai 10 minuti che camminavo e ancora niente di quelllo che vedevo mi era familiare, il display del mio cellulare segnava le 2.00 di notte, come se non bastasse in quella zona non c’era per niente campo e quindi, con mia grande amarezza, non potevo chiamare nemmeno i miei genitori per farmi venire a prendere cercando di spiegargli dove fossi.
 
Nel frattempo alla festa …
< Ehi, Ryan, la tua dama ti ha piantato in asso? > < Zac, stai zitto. Piuttosto sai per caso dove è Kevin? > < E’ andato via circa 40 minuti fa con la sua ragazza > < Accidenti, avevo delle succosissime notizie da dargli > < Gliele dirai domani > < Aspetterò fino a domani, dopo tutto non ho nessun’altra scelta. Bene, ora pensiamo a divertirci >.
< Ehi, Zac, hai visto Rebecca? Ma ci sei anche tu, Ryan? Io credevo fossi fuori con la tua nuova fiamma? > < Quale fiamma? > < La sfigata con cui sei venuto. > < Ha un nome. Si chiama Nicole > < Chi se ne importa!! > < Eravamo fuori prima, ma poi siamo subito rientrati > < Io l’ho vista esattamente pochi minuti fa, che usciva e si è avviata a piedi lungo la strada. Credevo ci fossi anche tu insieme a lei, evidentemente mi sbagliavo, tu sei qui proprio di fronte a me > < Accidenti, cosa ha intenzione di fare? Devo trovarla prima che si metta nei guaii, questa zona della città a quest’ora non è sicura per una ragazza sola >.
 
 
< Dannazione, mi sono persa. Ora cosa faccio? Accidenti a me che ho accettato di venire a quella festa con quel idiota lì. Tutta colpa del mio essere troppo buona, ho cercato di far felice Cassandra permettendole di venire alla festa e lei che fa mi abbandona per andarsene chissà dove e chissà a che a fare con il suo ragazzo > dissi tra me e me. Il rumore di una macchina che si stava avvicinando mi fece voltare immediatamente. La macchina si fermò esattamente di fronte a me, il finestrino dal lato del conducente lentamente iniziò ad aprirsi. Il mio cuore prese a battermi velocemente, aveva una grandissima paura non sapevo chi ci fosse dentro la macchina, il motivo per il quale si era fermato, ma soprattutto non sapevo che cosa mi avrebbe fatto.
All’improvviso l’apertura del finestrino venne arrestata, per mia sfortuna infatti il misterioso proprietario della macchina aveva deciso di scendere. Soprafatta dalla paura iniziai a correre, alle mie spalle sentii una portiera chiudersi e qualcuno che iniziò a correre dietro di me. I passi del mio inseguitore erano sempre più vicini, cercai di correre più forte, ma i tacchi che indossavo non mi aiutavano per niente. Mi fermai un attimo per riprendere fiato, mi girai e con mia grande felicità vidi che dietro di me non c’era nessuno: ero riuscita a seminarlo. Purtroppo cantai vittoria troppo in fretta, qualcuno mi afferrò il polso. Rimasi pietrificata, non riuscivo nemmeno a girarmi per poter vedere il volto di chi mi aveva appena afferrato.
< Ehi, ti ho presa finalmente!! > disse la persona alle mie spalle, costringendomi a girare verso di lui. Mi ritrovai così faccia a faccia con il ragazzo da cui stavo scappando, pochi minuti fa. < Non tremare, stai tranquilla, non ti farò del male, promesso > mi disse vedendo che stavo iniziando a tremare sia per il freddo che per la paura. Finalmente mi decisi ad alzare il viso per potergli vedere la faccia e con mia grande sorpresa mi ritrovai davanti ai miei occhi…..
 
 
                                                                                       
 
 
Rebecca

Cassandra

Ryan

Kevin

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Capitolo 13
*** Capitolo 9: Il ragazzo del passaggio ***


 
 
 
 
 

Finalmente mi decisi ad alzare il viso per potergli vedere la faccia e con mia grande sorpresa mi ritrovai davanti ai miei occhi … un ragazzo che non avevo mai visto prima. < Lasciami, non mi toccare, nemmeno ti conosco > dissi, liberandomi dalla sua presa  < Che caratterino!!!! > mi disse sorridendo < < Io, niente; te piuttosto cosa ci fai a quest’ora di notte in giro per strada, sola e per giunta mezza nuda? Sei per caso, come si dice adesso, ah si, sei una escort? > < Sei impazzito per caso, ovvio che non sono una escort per chi mi hai preso!! > < Allora cosa fai per strada vestita così a quest’ora? > < Mi sono persa cercando di tornare a casa da una festa > < Se vuoi posso accompagnarti; basta che mi dai l’indirizzo di casa tua > < Grazie per l’offerta, ma sono costretta a rifiutarla. Non darò mai il mio indirizzo di casa ad uno sconosciuto, né ho intenzione di salire i macchina con te > < Come ti pare, allora buon ritorno a casa. Buonanotte > mi disse iniziando a dirigersi nel posto in cui supponevo aveva lasciato la macchina. Mi guardai intorno e con amarezza constatai che non riuscivo proprio a capire in che posto della città fossi finita. Avevo due possibilità: rimanere tutta la notte a girare per la città cercando di ritornare a casa prima che si facesse giorno oppure accettare l’offerta del ragazzo che se né stava andando. Decisi di optare per la seconda, < Ehi, aspetta un secondo,ti prego > urlai, lui arrestò la sua camminata e si girò guardandomi aspettando che continuassi < scusami per prima sono stata davvero maleducata. Volevo solo chiederti se l’offerta è ancora valida > < Certo, però sbrigati, sono stanchissimo e non vedo l’ora di andare a letto > mi rispose facendomi uno strano sorriso.
Il viaggio in macchina fu molto silenzioso, dopo pochi minuti arrivammo davanti al liceo che frequentavo: avevo preferito dargli questo indirizzo invece che quello di casa, non avevo provato a farmi niente, ma non mi fidavo di lui, e come potevo farlo non lo conoscevo per niente, sicuramente non appena sarei scesa dalla sua macchina non l’avrei mai più rivisto. < Quindi, abiti dentro la scuola!!! Davvero interessante!!! >  < No, non abito a scuola, abito qui vicino. Grazie per il passaggio e scusa per il disturbo. Buonanotte > < Tranquilla, nessun problema. Buonanotte, ci si vede in giro > mi rispose. Mi affrettai a scendere dalla macchina, non feci nemmeno in tempo a richiudere lo sportello che subito sfrecciò via sgommando, in pochi secondi l’auto scomparve dalla mia visuale. < Che tipo strano > pensai tra me e me, mentre mi avviai  finalmente verso casa. Non vedevo l’ora di mettermi il mio comodissimo pigiama al posto di questo vestito e togliermi questi dannati trampoli, comunemente conosciuti come tacchi.
Senza far rumore, riuscii ad arrivare in camera mia. Misi il pigiama e finalmente me ne andai a letto. Un rumore improvviso alla finestra, mi fece sobbalzare e mi costrinse ad alzarmi dal letto. Mi avvicinai cautamente alla finestra e piano piano l’aprii, non appena mi sporsi per guardare di sotto, verso il giardino, un sasso mi colpì in pieno volto < ma che diamine!!! Che è quel grande pezzo di imbecille che alle 4.00 di notte si diverte a tirare i sassi sulle finestre delle persone che stanno dormendo?? > dissi tra me e me. In piedi vicino alla magnolia notai un’ombra che stava guardando verso la mia finestra ed in mano stringeva qualcosa. I fari di una macchina che proprio in quel momento stava passando per strada, illuminarono il viso della figura che mi guardava insistentemente. Lo riconobbi subito, non era possibile cosa voleva ancora da me, pensavo che ero stata chiara. Stanca ed incavolata nera, chiusi la finestra, afferrai il cappotto sopra la sedia, uscii dalla mia camera richiudendomi la porta alle spalle e molto silenziosamente iniziai a scendere le scale.
Arrivata al piano inferiore mi precipitai verso il portone d’ingresso e non appena lo ebbi aperto, me lo ritrovai di fronte. < Che cosa ci fai tu qui? > < Voglio parlare con te > < io non ho più niente da dirti, quindi, per cortesia, vattene. > < non mi muovo da qui finché non mi ascolti > < Allora, buonanotte. >. Gli diedi le spalle, ritornai all’interno dell’abitazione, nel momento in cui stavo per richiudere il portone, mise velocemente un suo piede in mezzo impedendomi così di chiuderlo < Che fai? Leva subito quel piede altrimenti chiudo lo stesso il portone con il tuo piede in mezzo > < Prego,fa pure. Tanto non ne hai il coraggio > < Ti faccio vedere io se mi manca il coraggio >. Spinsi forte il portone, in modo tale da riuscire a rompergli il piede. < Smettila, mi stai facendo male!! > < No, che non smetto. Levalo subito ho continuo > < Bene, se la metti così non mi rimane altra scelta > < Che cosa vuoi fare? > < Lo vedrai, o meglio sentirai > < Io non capisco … > non riuscii a finire la frase perché quel grandissimo idiota si mise ad urlare. < Stai zitto!! Sveglierai tutti!!! > < E’ proprio questo il mio obiettivo svegliare tutto il vicinato > < Hai vinto, guarda ho smesso di spingere. Adesso finiscila, chiudi quella bocca. > < No, non voglio. No basta questo per farmi smettere di urlare > < Che cosa vuoi allora? > < Parlare con te > < Ti ho detto che non ho intenzione di ascoltarti > < Io non ho intenzione di smettere di urlare, così siamo pari >. Iniziarono ad abbaiare tutti i cani del vicinato, tra non molto tutti si sarebbero affacciati alle finestre per vedere che cosa stava succedendo in strada, compresi i miei genitori, che se mi avrebbero scoperto qui fuori a quest’ora di notte per giunta con un ragazzo non me l’avrebbero fatta passare liscia, dovevo subito inventarmi qualcosa. < Ok, va bene hai vinto. Ti ascolto, basta che smetti di urlare >.
La luce delle scale, si accese all’improvviso, seguita da dei passi: ecco lo sapevo i miei genitori si erano svegliati. < Aspetta, qui fuori, non muoverti e non fiatare. Torno subito > gli dissi prima di chiudergli letteralmente il portone in faccia.
< Nicole, che cosa ci fai in piedi a quest’ora? Torna subito a letto > mi disse mio padre non appena entrai nella sua visuale.  < Aveva sentito dei rumori, mi ero alzata per controllare, ho guardato fuori, ma è tutto a posto non c’è nessuno e poi tutti i cani hanno iniziato ad abbaiare > < Ok, va bene. Ora però torna a letto. Vado a dare un controllata fuori io > alle sue parole mi gelai, se avesse aperto il portone si sarebbe ritrovato davanti Ryan ed allora si che sarebbe stato un grande, grandissimo problema per me. Dovevo impedirglielo ad ogni costo. < Papà, lascia stare, già ci ho guardato io e non c’era nessuno > < Do solo un’occhiata, solo per essere più tranquilli > < Non è necessario, non ci sarà nessuno. Poi, se veramente c’era qualcuno con tutto questo rumore sarà sicuramente scappato. Forza, ritorniamocene a letto > < Nicole, stai per caso cercando di nascondermi qualcosa? > < Io, nascondere qualcosa a te? No. Cosa dovrei nasconderti? > < Perché, allora, stai cercando in tutti i modi di convincermi a non aprire il portone? > < Io non sto cercando di fare niente. Ho detto solo che ciò già guardato io e non c’era nessuno in giro. Se, comunque, vuoi controllare per stare più tranquillo, fai pure!!!  >.
Mio padre, purtroppo, non mi diede ascolto ed iniziò ad andare verso il portone. Il mio cuore iniziò a battere fortissimo, sicuramente aprendo la porta sul pianerottolo dell’ingresso esterno troverà Ryan ed allora si che per me saranno grandissimi guaii.
Vidi che si apprestava ad aprire il portone e rimasi letteralmente con il fiato sospeso quando si apprestò ad uscire, richiudendosi dietro la porta.
Avevo pochi secondi per riuscire a formulare una scusa valida per giustificare la presenza di un ragazzo davanti a casa mia a quest’ora di notte. Tesi l’orecchio per riuscire a capire che cosa diamine stava succedendo fuori, ma non riuscivo a percepire alcun rumore, se non l’abbaiare continuo dei cani.
Dopo circa 15 minuti, sentii il portone riaprirsi e mio padre fece la sua comparsa in salotto. Lo scrutai per bene in viso, ma con mia grande sorpresa vidi che non era per nulla arrabbiato, anzi era piuttosto tranquillo. < Visto qualcuno fuori,papà? > gli chiese con lo scopo di capire che cosa avesse effettivamente visto fuori. Sicuramente non si aspettava che era rimasta sveglia ad aspettarlo, perché al suono della mia voce sobbalzò e girandosi verso me disse: < Credevo fossi ritornata a letto!!! Mi hai prendere uno spavento! Comunque, stai tranquilla, avevi ragione tu, se veramente fuori vi era qualcuno, i cani con il loro abbaiare lo avranno sicuramente spaventato e spinto a fuggire. Fuori non c’era nessuno. Possiamo tornare tranquillamente a letto. > < Ok, papà > , detto questo, mi apprestai a salire le scale che conducevano al piano superiore, mentre mio padre spense le luci, che precedentemente aveva acceso.
Non appena mi richiusi la porta della mia camera alle spalle ed accesi la luce della lampada che avevo vicino al letto, mi immobilizzai all’istante.  Seduto sul davanzale della mia camera c’era una persona, era  girata di spalle e guardava il panorama. Quando, finalmente,si decise a girarsi verso di me non potei credere a ciò che i miei occhi stavano vedendo: come aveva fatto ad arrivare fino a qui?

Nicole

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Capitolo 14
*** Capitolo 10: Una strana conversazione ***


 
Non appena mi richiusi la porta della mia camera alle spalle ed accesi la luce della lampada che avevo vicino al letto, mi immobilizzai all’istante.  Seduto sul davanzale della mia camera c’era una persona, era  girata di spalle e guardava il panorama. Quando, finalmente,si decise a girarsi verso di me non potei credere a ciò che i miei occhi stavano vedendo: come aveva fatto ad arrivare fino a qui?
< Permettimi di  farti i complimenti per la tua stanza, si vede che hai buon gusto! > mi disse immediatamente come se nulla fosse. < Che cosa ti fai tu qui? Come hai fatto a entrare? Vattene subito > < Stai tranquilla, comunque se non fui che in futuro degli estranei entrino in camera tua, ricordati di chiudere la finestra, dolcezza >
< No chiamarmi dolcezza. Che cosa ci fai tu qui? Credevo di essere stata chiara prima alla festa. Non mi dire che i tuoi amici ti hanno mandato qui per prendermi in giro. Gli hai raccontato tutto, vero? > < Mi dispiace che tu abbia una così brutta considerazione di me, nonostante questo non gli ho detto niente e mai lo farò. Sarà un segreto tra te e me e personalmente mi occuperò di far tenere la bocca chiusa a Rachele. > < Perché fai tutto questo? > < Tutto questo cosa? Non riesco  a capirti > < Perché prima insieme ai tuoi amici mi prendevi in giro di fronte a tutta alla scuola ed ora ti comporti così, di punto in bianco vuoi aiutarmi? > < Ah, ti riferisci a questo. Non so risponderti con certezza, ma forse ho capito che tu non ci hai mai fatto nulla di male quindi non è giusto che noi continuiamo ad accanirci su di te così, senza un valido motivo, tutto qui. > < Sei sincero o è solo una delle vostre tattiche per farmi abbassare la guardia, e poi quando meno me lo aspetto colpirmi con le cose che ti ho confidato? > < Sono sincero, per favore, Nicole, fidati > < Come faccio ad essere sicura che non mi stai mentendo? > < Non puoi. Devi semplicemente decidere se fidarti o meno di me > < Non lo so, Ryan. Non riesco a fidarmi di te. Mi dispiace. Dopo tutto quello che tu e gli altri mi avete fatto, non posso darti la mia fiducia > < Ok, va bene, ti capisco. Cercherò di farti capire che non sto mentendo, che voglio in qualche modo cercare di riparare agli sbagli che in tutti questi anni ho fatto, ma soprattutto cercare di dimenticare come ti ho trattata > < Prima vediamo se riesco a capire che sei veramente sincero, poi, se ti andrà, ne riparleremo > < Ok, come vuoi tu. Buonanotte, Nicole. Ci si vede in giro >.
Si girò verso la finestra, con un movimento fulmineo la aprì. Proprio mentre stava per salire sul davanzale, si girò nuovamente verso di me dicendomi < A proposito, non fidarti di quel damerino inglese > < Perché? Lo conosci? > < No, ma non mi piace. Stagli alla larga > detto questo si lanciò giù dalla finestra. Velocemente mi avvicinai alla finestra con l’intento di fermarlo e chiedergli maggiori informazioni su quanto detto, ma con grande amarezza notai che aveva già scavalcato il cancello. Rammaricata per non aver potuto soddisfare la mia curiosità richiusi la finestra e me ne andai finalmente a letto. Era stata una giornata molto pesante.

Il mattino dopo, mi alzai e vestii in fretta  furia; scesi molto velocemente le scale e mi fiondai in cucina andando a sbattere contro mio padre e facendogli rovesciare sulla sua camicia preferita tutto il contenuto della tazza che aveva in mano. < Nicole, stai attenta, guarda che hai fatto. Ora devo andare a cambiarmi e sicuramente farò tardi a lavoro. > < Scusami tanto papà non ti avevo visto > < Immagino che non mi hai visto, si scesa come una furia dalle scale. Dove devi andare così di fretta? Se lo posso sapere > < Certo, che lo puoi sapere, anzi dovresti già saperlo. Devo andare a scuola e se non mi sbrigo arriverò sicuramente in ritardo. Mamma, perché non mi hai svegliato prima? >. Mia madre,intenta a caricare la lavastoviglie, si voltò immediatamente verso di me dicendomi < Non dirmi che non ti ricordi? > < Cosa dovrei ricordarmi? > < Tesoro, da oggi iniziano le vacanze natalizie. Per due settimane  potrai dormire fino a tardi la mattina. Non sei contenta? > < E’ vero ieri era l’ultimo giorno di scuola, non me lo ricordavo >.

Mi andai a sedere sul divano ed accesi la televisione, a quest’ora sicuramente trasmetteranno qualche film natalizio carino da vedere considerando che tutti i ragazzi sono a scuola. Purtroppo mi sbagliavo, proprio quella mattina in città era avvenuto un fatto. Un fatto che avrebbe sconvolto la mia vita. Un fatto di cui ogni canale televisivo stava parlando.


Angolo autore:
Mi scuso per il capitolo, so che è molto corto, ma vado di fretta. Prometto che mi farò perdonare nel prossimo. Un bacione grande grande a chi sta leggendo e seguendo la storia, spero che sia di vostro gradimento.

Ryan

Nicole

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Capitolo 15
*** Capitolo 11: La verità ***


Rimasi con lo sguardo fisso sulla televisione. Non riuscivo a credere a ciò che stavo vedendo e sentendo. Non poteva essere vero. Non poteva essere lui. Forse stavo sognando. Si, sicuramente era così: era solo un sogno,un brutto sogno. Mi diedi un pizzico sul braccio, < Ahi, che male!! Allora, non è un sogno, ma la realtà! > pensai tra me e me. Ero così sconvolta che non mi accorsi nemmeno che nel frattempo mio padre era ritornato di sotto indossando un’altra camicia e mia madre aveva finito di preparare la lavastoviglie e l’aveva già avviata. Entrambi vedendo le immagini e sentendo ciò che i giornalisti stavano comunicando alla popolazione, si erano avvicinati a me e mi stavano guardando aspettandosi una qualsiasi reazione da me. Io, però, non riuscivo né a muovermi né a dire nulla, mi sentivo come congelata, intrappolata, legata. Non riuscivo a muovere nessun muscolo. Continuavo a fissare lo schermo della televisione. Dentro di me cercavo di convincermi che sicuramente non erano sicuri al 100% di ciò che stavano dicendo. Improvvisamente, sentii qualcosa di caldo bagnarmi le guance: senza accorgermene avevo iniziato  a piangere. Alla vista delle mie lacrime, mia madre si sedette sul divano vicino a me e mi abbracciò, dicendomi: < Piccola, devi essere forte: lui non avrebbe mai voluto vederti così. All’inizio lo so sarà difficile, ma piano piano tutto ritornerà come prima. Devi solo metterci tutto il coraggio che hai per accettare e superare questa tragedia. Ricorda una cosa, anche se lui non è più su questa terra, sarà sempre nel tuo cuore ed accanto a te per proteggerti. Immagina che sai diventato il tuo angelo custode. Sii forte per lui >. Alle sue parole, mi staccai immediatamente da lei < Smettila. Stai zitta!! Non voglio ascoltare quello che stai cercando di dirmi > < Tesoro, per favore, calmati. Io non sto cercando di dire niente, sto solo provando ad aiutarti ad affrontare .. > < No, non dire quella parola > < Quale parola? > < Lui non è morto, chiaro. Non sono ancora riusciti a capire di chi è il corpo ritrovato nel bosco. C’è una piccola possibilità che sia il suo e poi lui è fuori per le vacanze natalizie. La presunta data del decesso che hanno detto non corrisponde > < Tesoro, mi dispiace contradirti ma la data del decesso che hanno comunicato coincide con l’ultima volta che lo hai visto. Devi sapere che non è vero che è partito in anticipo per le vacanze natalizie. > < Che cosa? > < Tesoro, perdonaci. Eri così vulnerabile, avevi perso la memoria,non volevamo che avessi un dispiacere > < Che cosa state cercando di dirmi? > < Vedi, Andres quest’anno non è mai partito per le vacanze natalizie. Siamo stati noi, d’accordo con lo psichiatra e lo psicologo che ti seguono, a chiedere a Cassandra e a tutti gli altri ragazzi di dirti questo. > < Lui, allora, in realtà dove è? > < Non lo sa nessuno > < Come? > < Nessuno sa dove sia. Quella notte, quando tu credevi ci fosse successo qualcosa perché non eravamo tornati la mattina e tutta la città era deserta e i negozi chiusi, Andres è scomparso, senza lasciare nessun traccia dietro di sé, né un biglietto. Se ne è andato, senza dare una spiegazione a nessuno. Per caso, te ricordi se ti aveva parlato o detto qualcosa? Magari ha accennato ad un posto dove sarebbe voluto andare > < Mi avete quindi mentito. Tutti, nessuno escluso. Ora, spiegatemi perché, qualora Andres mi avrebbe detto qualcosa, dovrei dirlo proprio a voi, a quelle persone che mi hanno ingannato. > < Noi l’abbiamo fatto per li tuo bene >< Non vi voglio ascoltare. Non avete pensato che magari lui era in pericolo ed aveva bisogno del mio aiuto, io forse potevo salvarlo, ma voi con le vostre bugie, non me lo avete permesso e ora lui non c’è più. Magari forse sarà anche deluso dal mio comportamento. > < No, tesoro. Tieni a mente una cosa, anche se ti avremmo detto la verità non avresti potuto fare niente. Ti sei dimenticata che hai perso la memoria. Come avresti potuto aiutarlo, se non ricordavi? >. Non sapendo cosa risponderle, decisi di tornare in camera mia, di uscire non ne avevo proprio voglia, sicuramente appena uscita di casa sarei stata circondata da milioni di persone che mi avrebbero fatto milioni di domande sul mio migliore amico. < Ok, ho capito avete agito per il mio bene. Scusatemi tanto se vi ho risposto male, non volevo. Sono solo sconvolta da quello che mi avete detto e da come potrebbe finire questa storia del ritrovamento di un corpo. Se non vi dispiace, vorrei tanto andare a sdraiarmi > < Certo, che ti perdoniamo. Vai pure a stenderti se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi >.
Una volta chiusa la porta della mia camera, mi accasciai a terra con la schiena appoggiata alla porta e scoppiai a piangere. Non riuscivo a credere che quell’amico che fino ad allora mi era stato sempre accanto, sempre pronto ad aiutarmi, a consolarmi, a starmi accanto nei momenti difficili, l’unico che fin dall’inizio era stato sempre sincero con me, accentando i miei pregi ed i miei difetti, non c’era più. Già dovevo accettare che non l’avrei mai più rivisto, abbracciato, … perché lui, si lui, proprio lui, ANDRES ERA MORTO.
 
Il funerale si tenne il 30 Dicembre, in un freddo pomeriggio, il cielo era nerissimo, tuonava fortissimo da ormai tre giorni, ma nemmeno una goccia d’acqua era ancora caduta; solo quando fece il suo ingresso in chiesa la bara contenete il corpo di Andres, che purtroppo era stato confermato essere il suo, dal cielo inizio a cadere con una forza inaudita ed inarrestabile la pioggia. Io fisicamente ero presente, ma non mentalmente, no perché la mia mente insieme ai miei occhi, stavano analizzando l’espressione facciale di ogni singola persona presente: ero più che sicura che chi la aveva ucciso fosse presente al suo funerale. Mi ero anche ripromessa un’altra cosa, oltre a scovare l’assassino di Andres, cercare di recuperare la memoria, sicuramente tra i ricordi perduti c’è qualcosa che sia io che Andres abbiamo visto, ma che non dovevamo vedere, per questo lui è stato ucciso subito, mentre io no. La perdita di memoria almeno per il momento mi ha salvato la vita.
Passai il resto delle vacanze natalizie chiusa in camera a cercare su internet tutti i possibili modi che mi avrebbero potuto far recuperare la memoria, ma nessuno di questi funzionò su di me. Con la fine delle vacanze anche la scuola ricominciò.
Il ritorno a scuola fu molto strano, tutti mi fissavano sorpresi di vedermi lì; ovviamente, tutti avevano immaginato che dopo quanto accaduto non sarei ritornata immediatamente a scuola, ma come potevano vedere si erano tutti quanti sbagliati. Non potevo saltare scuola perché non potevo perdere tempo non vedevo l’ora di trovare l’assassino di Andres per fargliela pagare ed ero più che sicura che frequentasse la nostra stessa scuola.
Stavo osservando ogni singola persona che transitava per i corridoi del liceo, sperando che alla vista di un viso qualche ricordo perduto mi sarebbe riaffiorato, ma purtroppo nessuna persona mi diceva nulla. Ero così concentrata nel mio obiettivo, che non mi accorsi di una presenza alle mie spalle. < Ehi, ci si rivede finalmente > per lo spavento sobbalzai e mi girai con l’intento di digliene quattro per il quasi infarto che mi aveva fatto prendere, ma mi precedette < Scusami non volevo spaventarti. Ti ho chiamato varie volte, ma non mi hai mai risposto, quindi ho deciso di avvicinarmi, credevo mi avessi sentito > < Aspetta, un attimo: tu chi saresti? > < No, non ti ricordi di me? > < No, mi spiace. Non mi ricordo > < Il mio povero cuore. Complimenti, mi hai appena spezzato il mio piccolo cuoricino. A parte gli scherzi, lo sospettavo che non ti ricordassi di me, dopo tutto ci siamo visti solo due volte, o meglio una quando ti ho accompagnato davanti a questa scuola perché non volevi dire l’indirizzo di casa ad uno sconosciuto > < Oh si, ora che mi dici questo mi ricordo di te. Sei il ragazzo inglese venuto qui per il concorso. Scusami tanto non ti avevo riconosciuto > < Scuse accettate. > < Perché mi cercavi? > oh si, giusto. Tutti sono riuniti in aula magna,mancavi solo tu, per questo sono venuto a cercarti. Ora andiamo prima che inizino > < Inizino  a fare cosa? >  < A dire i nomi dei cinque studenti che domani partiranno per l’Inghilterra > < Si parte domani? > < Si, non hai letto l’e-mail che il preside ha mandato a tutti gli studenti delle classi quinte? > < Ehm no, ho avuto altro per la testa durante le vacanze. > < Capisco. Ora, però , lo sai >.
Senza dirmi niente, mi prese per mano e iniziò ad avviarsi verso l’aula magna. Non appena fummo arrivati, lasciò andare la mano e girandosi verso di me mi disse < Buona fortuna! > < Grazie! > entrò nell’aula seguito subito dopo da me. 
Come immaginavo, dato che ero arrivata per l’ultima i posti a sedere erano tutti occupati, decisi allora di appoggiarmi al muro, vicino alla porta d’entrata. Dopo pochi secondi fece il suo ingresso il preside.
< Cari studenti e studentesse, spero con il tutto il cuore che abbiate passato delle tranquille e serene vacanze natalizie con le vostre famiglie, nonostante la terribile notizia che ha scosso la nostra tranquilla cittadina > a quelle parole pronunciate dal preside, ogni singolo ragazzo e ragazza presenti in quel momento si girarono verso di me, aspettandosi una qualsiasi mossa da me. Sentivo tutti gli occhi puntati su di me, vi era un silenzio assordante spezzato solamente dal ronzio del microfono che il preside teneva in mano, ripensando a  quello che avevo passato durante le vacanze, sentii i miei occhi farsi sempre più umidi: una cosa era certa da lì a poco sarei scoppiata a piangere, proprio qui di fronte a tutti. Dovevo assolutamente evitarlo, non volevo mostrare a nessuno le mie debolezze, così feci l’unica cosa che in quel momento mi passò per la testa: corsi lontano da tutto e da tutti. Non mi importava nulla del concorso indetto dal preside, per poteva benissimo vincere chi gli pareva, l’unica cosa che a me importava veramente era vendicare il mio migliore amico Andres.
Nella vita non sono mai stata una persona sicura di se stessa,né vendicativa, anzi sono l’esatto opposto, ma questa volta era diverso volevo vendetta e niente e nessuno mi avrebbe impedito di attuarla.
Rimasi con lo sguardo fisso sulla televisione. Non riuscivo a credere a ciò che stavo vedendo e sentendo. Non poteva essere vero. Non poteva essere lui. Forse stavo sognando. Si, sicuramente era così: era solo un sogno,un brutto sogno. Mi diedi un pizzico sul braccio, < Ahi, che male!! Allora, non è un sogno, ma la realtà! > pensai tra me e me. Ero così sconvolta che non mi accorsi nemmeno che nel frattempo mio padre era ritornato di sotto indossando un’altra camicia e mia madre aveva finito di preparare la lavastoviglie e l’aveva già avviata. Entrambi vedendo le immagini e sentendo ciò che i giornalisti stavano comunicando alla popolazione, si erano avvicinati a me e mi stavano guardando aspettandosi una qualsiasi reazione da me. Io, però, non riuscivo né a muovermi né a dire nulla, mi sentivo come congelata, intrappolata, legata. Non riuscivo a muovere nessun muscolo. Continuavo a fissare lo schermo della televisione. Dentro di me cercavo di convincermi che sicuramente non erano sicuri al 100% di ciò che stavano dicendo. Improvvisamente, sentii qualcosa di caldo bagnarmi le guance: senza accorgermene avevo iniziato  a piangere. Alla vista delle mie lacrime, mia madre si sedette sul divano vicino a me e mi abbracciò, dicendomi: < Piccola, devi essere forte: lui non avrebbe mai voluto vederti così. All’inizio lo so sarà difficile, ma piano piano tutto ritornerà come prima. Devi solo metterci tutto il coraggio che hai per accettare e superare questa tragedia. Ricorda una cosa, anche se lui non è più su questa terra, sarà sempre nel tuo cuore ed accanto a te per proteggerti. Immagina che sai diventato il tuo angelo custode. Sii forte per lui >. Alle sue parole, mi staccai immediatamente da lei < Smettila. Stai zitta!! Non voglio ascoltare quello che stai cercando di dirmi > < Tesoro, per favore, calmati. Io non sto cercando di dire niente, sto solo provando ad aiutarti ad affrontare .. > < No, non dire quella parola > < Quale parola? > < Lui non è morto, chiaro. Non sono ancora riusciti a capire di chi è il corpo ritrovato nel bosco. C’è una piccola possibilità che sia il suo e poi lui è fuori per le vacanze natalizie. La presunta data del decesso che hanno detto non corrisponde > < Tesoro, mi dispiace contradirti ma la data del decesso che hanno comunicato coincide con l’ultima volta che lo hai visto. Devi sapere che non è vero che è partito in anticipo per le vacanze natalizie. > < Che cosa? > < Tesoro, perdonaci. Eri così vulnerabile, avevi perso la memoria,non volevamo che avessi un dispiacere > < Che cosa state cercando di dirmi? > < Vedi, Andres quest’anno non è mai partito per le vacanze natalizie. Siamo stati noi, d’accordo con lo psichiatra e lo psicologo che ti seguono, a chiedere a Cassandra e a tutti gli altri ragazzi di dirti questo. > < Lui, allora, in realtà dove è? > < Non lo sa nessuno > < Come? > < Nessuno sa dove sia. Quella notte, quando tu credevi ci fosse successo qualcosa perché non eravamo tornati la mattina e tutta la città era deserta e i negozi chiusi, Andres è scomparso, senza lasciare nessun traccia dietro di sé, né un biglietto. Se ne è andato, senza dare una spiegazione a nessuno. Per caso, te ricordi se ti aveva parlato o detto qualcosa? Magari ha accennato ad un posto dove sarebbe voluto andare > < Mi avete quindi mentito. Tutti, nessuno escluso. Ora, spiegatemi perché, qualora Andres mi avrebbe detto qualcosa, dovrei dirlo proprio a voi, a quelle persone che mi hanno ingannato. > < Noi l’abbiamo fatto per li tuo bene >< Non vi voglio ascoltare. Non avete pensato che magari lui era in pericolo ed aveva bisogno del mio aiuto, io forse potevo salvarlo, ma voi con le vostre bugie, non me lo avete permesso e ora lui non c’è più. Magari forse sarà anche deluso dal mio comportamento. > < No, tesoro. Tieni a mente una cosa, anche se ti avremmo detto la verità non avresti potuto fare niente. Ti sei dimenticata che hai perso la memoria. Come avresti potuto aiutarlo, se non ricordavi? >. Non sapendo cosa risponderle, decisi di tornare in camera mia, di uscire non ne avevo proprio voglia, sicuramente appena uscita di casa sarei stata circondata da milioni di persone che mi avrebbero fatto milioni di domande sul mio migliore amico. < Ok, ho capito avete agito per il mio bene. Scusatemi tanto se vi ho risposto male, non volevo. Sono solo sconvolta da quello che mi avete detto e da come potrebbe finire questa storia del ritrovamento di un corpo. Se non vi dispiace, vorrei tanto andare a sdraiarmi > < Certo, che ti perdoniamo. Vai pure a stenderti se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi >.
Una volta chiusa la porta della mia camera, mi accasciai a terra con la schiena appoggiata alla porta e scoppiai a piangere. Non riuscivo a credere che quell’amico che fino ad allora mi era stato sempre accanto, sempre pronto ad aiutarmi, a consolarmi, a starmi accanto nei momenti difficili, l’unico che fin dall’inizio era stato sempre sincero con me, accentando i miei pregi ed i miei difetti, non c’era più. Già dovevo accettare che non l’avrei mai più rivisto, abbracciato, … perché lui, si lui, proprio lui, ANDRES ERA MORTO.
 
Il funerale si tenne il 30 Dicembre, in un freddo pomeriggio, il cielo era nerissimo, tuonava fortissimo da ormai tre giorni, ma nemmeno una goccia d’acqua era ancora caduta; solo quando fece il suo ingresso in chiesa la bara contenete il corpo di Andres, che purtroppo era stato confermato essere il suo, dal cielo inizio a cadere con una forza inaudita ed inarrestabile la pioggia. Io fisicamente ero presente, ma non mentalmente, no perché la mia mente insieme ai miei occhi, stavano analizzando l’espressione facciale di ogni singola persona presente: ero più che sicura che chi la aveva ucciso fosse presente al suo funerale. Mi ero anche ripromessa un’altra cosa, oltre a scovare l’assassino di Andres, cercare di recuperare la memoria, sicuramente tra i ricordi perduti c’è qualcosa che sia io che Andres abbiamo visto, ma che non dovevamo vedere, per questo lui è stato ucciso subito, mentre io no. La perdita di memoria almeno per il momento mi ha salvato la vita.
Passai il resto delle vacanze natalizie chiusa in camera a cercare su internet tutti i possibili modi che mi avrebbero potuto far recuperare la memoria, ma nessuno di questi funzionò su di me. Con la fine delle vacanze anche la scuola ricominciò.
Il ritorno a scuola fu molto strano, tutti mi fissavano sorpresi di vedermi lì; ovviamente, tutti avevano immaginato che dopo quanto accaduto non sarei ritornata immediatamente a scuola, ma come potevano vedere si erano tutti quanti sbagliati. Non potevo saltare scuola perché non potevo perdere tempo non vedevo l’ora di trovare l’assassino di Andres per fargliela pagare ed ero più che sicura che frequentasse la nostra stessa scuola.
Stavo osservando ogni singola persona che transitava per i corridoi del liceo, sperando che alla vista di un viso qualche ricordo perduto mi sarebbe riaffiorato, ma purtroppo nessuna persona mi diceva nulla. Ero così concentrata nel mio obiettivo, che non mi accorsi di una presenza alle mie spalle. < Ehi, ci si rivede finalmente > per lo spavento sobbalzai e mi girai con l’intento di digliene quattro per il quasi infarto che mi aveva fatto prendere, ma mi precedette < Scusami non volevo spaventarti. Ti ho chiamato varie volte, ma non mi hai mai risposto, quindi ho deciso di avvicinarmi, credevo mi avessi sentito > < Aspetta, un attimo: tu chi saresti? > < No, non ti ricordi di me? > < No, mi spiace. Non mi ricordo > < Il mio povero cuore. Complimenti, mi hai appena spezzato il mio piccolo cuoricino. A parte gli scherzi, lo sospettavo che non ti ricordassi di me, dopo tutto ci siamo visti solo due volte, o meglio una quando ti ho accompagnato davanti a questa scuola perché non volevi dire l’indirizzo di casa ad uno sconosciuto > < Oh si, ora che mi dici questo mi ricordo di te. Sei il ragazzo inglese venuto qui per il concorso. Scusami tanto non ti avevo riconosciuto > < Scuse accettate. > < Perché mi cercavi? > oh si, giusto. Tutti sono riuniti in aula magna,mancavi solo tu, per questo sono venuto a cercarti. Ora andiamo prima che inizino > < Inizino  a fare cosa? >  < A dire i nomi dei cinque studenti che domani partiranno per l’Inghilterra > < Si parte domani? > < Si, non hai letto l’e-mail che il preside ha mandato a tutti gli studenti delle classi quinte? > < Ehm no, ho avuto altro per la testa durante le vacanze. > < Capisco. Ora, però , lo sai >.
Senza dirmi niente, mi prese per mano e iniziò ad avviarsi verso l’aula magna. Non appena fummo arrivati, lasciò andare la mano e girandosi verso di me mi disse < Buona fortuna! > < Grazie! > entrò nell’aula seguito subito dopo da me. 
Come immaginavo, dato che ero arrivata per l’ultima i posti a sedere erano tutti occupati, decisi allora di appoggiarmi al muro, vicino alla porta d’entrata. Dopo pochi secondi fece il suo ingresso il preside.
< Cari studenti e studentesse, spero con il tutto il cuore che abbiate passato delle tranquille e serene vacanze natalizie con le vostre famiglie, nonostante la terribile notizia che ha scosso la nostra tranquilla cittadina > a quelle parole pronunciate dal preside, ogni singolo ragazzo e ragazza presenti in quel momento si girarono verso di me, aspettandosi una qualsiasi mossa da me. Sentivo tutti gli occhi puntati su di me, vi era un silenzio assordante spezzato solamente dal ronzio del microfono che il preside teneva in mano, ripensando a  quello che avevo passato durante le vacanze, sentii i miei occhi farsi sempre più umidi: una cosa era certa da lì a poco sarei scoppiata a piangere, proprio qui di fronte a tutti. Dovevo assolutamente evitarlo, non volevo mostrare a nessuno le mie debolezze, così feci l’unica cosa che in quel momento mi passò per la testa: corsi lontano da tutto e da tutti. Non mi importava nulla del concorso indetto dal preside, per poteva benissimo vincere chi gli pareva, l’unica cosa che a me importava veramente era vendicare il mio migliore amico Andres.
Nella vita non sono mai stata una persona sicura di se stessa,né vendicativa, anzi sono l’esatto opposto, ma questa volta era diverso volevo vendetta e niente e nessuno mi avrebbe impedito di attuarla.


Andres


Nicole

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