Guardare avanti...

di Greywolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio... ***
Capitolo 2: *** Ipotesi e poche risposte... ***
Capitolo 3: *** Pensieri e mobilitazione generale... ***
Capitolo 4: *** In attesa che si faccia notte... ***
Capitolo 5: *** Ciò di cui non ci si accorge... ***
Capitolo 6: *** Gesti mai fatti... ***
Capitolo 7: *** Chi sono gli amici... ***
Capitolo 8: *** Un pò di verità... ***
Capitolo 9: *** Un'ultima volta... ***
Capitolo 10: *** Finalmente una buona notizia... ***
Capitolo 11: *** Basta soffrire... ***
Capitolo 12: *** Amiche... ***
Capitolo 13: *** L'arrivo del Kazekage... ***
Capitolo 14: *** La richiesta... ***
Capitolo 15: *** E' solo passato... ***
Capitolo 16: *** Dimissioni... ***
Capitolo 17: *** Ti aiuteremo... ***
Capitolo 18: *** Organizzazione -Parte 1 ***
Capitolo 19: *** Organizzazione-Parte 2 ***
Capitolo 20: *** Arrivi e Partenze... ***
Capitolo 21: *** Extra: Rivalità...ed Orgoglio. ***
Capitolo 22: *** Extra: Discussioni ***
Capitolo 23: *** Risvegli sgraditi e...un cambiamento necessario! ***
Capitolo 24: *** Lasciarsi il passato alle spalle... ***
Capitolo 25: *** Crisi... ***
Capitolo 26: *** Sentimenti nuovi...e ricordi... ***
Capitolo 27: *** Chiarimenti... ***
Capitolo 28: *** Scoperte e rabbia inaspettata... ***
Capitolo 29: *** Altri problemi all'orizzonte... ***
Capitolo 30: *** Extra: Una storia per la fiducia. ***
Capitolo 31: *** Una brusca separazione... ***
Capitolo 32: *** Provare a parlare... ***
Capitolo 33: *** Rivelazioni... ***
Capitolo 34: *** A cena fuori (Parte I) ***
Capitolo 35: *** A cena fuori (Parte II) ***
Capitolo 36: *** A cena fuori (Parte III) ***
Capitolo 37: *** Extra: L'arrivo di Aika e Sakè ***
Capitolo 38: *** A volte ritornano. ***
Capitolo 39: *** Uniti ***
Capitolo 40: *** Extra: Kurama e Sora ***



Capitolo 1
*** L'inizio... ***


Dall’irruenza con cui bussarono alla porta avevo già capito che era successo qualcosa di grave. Ma non potevo immaginare “quanto” grave. Andai immediatamente ad aprire e mi ritrovai davanti Shikamaru, bagnato fradicio e con una faccia sconvolta. Doveva aver corso velocemente perché sembrava non riuscire a respirare per lo sforzo appena fatto.

" Shikamaru, ma cosa ..."

" Sakura…vieni…subito! "

" Mi puoi spiegare pri-... "

Lui mi prese per il polso, senza darmi tempo né di parlare né di chiudere la porta alle mie spalle, trascinandomi in una corsa sfrenata mentre la pioggia non dava segno di volersi arrestare. Pioveva dall’ora di pranzo, ma più che una pioggia leggera era una vera tempesta. I tuoni in lontananza mi fecero rabbrividire quasi quanto il gelido vento che mi soffiava addosso acqua ed aria con una potenza furiosa.

" Si può sapere dove mi porti? " gli domandai mentre cercavo goffamente di coprirmi la testa con il braccio libero.

Lui non era infastidito da nulla di quello che lo circondava. Era concentrato solo a correre. L’acqua e il vento sembravano l’ultimo dei suoi problemi.

" Da Naruto "

" Da Naruto? Gli è successo qualcosa?! Dov’è ora? "

 Rispose dopo un attimo:

 “ In ospedale... "

“ Ma cosa gli è successo?! ” gli urlai cercando di fermarlo per farmi spiegare tutto.

” Ti spiego quando arriviamo! Ora sbrigati! ” mi rispose tutto d’un fiato senza fermarsi. Glielo concessi, aveva molta fretta di arrivare e in fondo non potevo dargli torto. Così mi liberai dalla sua presa e presi a correre al suo fianco. Cosa mai poteva essere accaduto a Naruto? L‘ultima volta lo avevo visto la settimana scorsa quando eravamo andati con il Team 10 a mangiare carne alla brace per festeggiare il successo dell’ultima missione in cui avevamo collaborato. Era stata una serata bellissima, di quelle irripetibili. Naruto ci aveva fatto fare una risata dopo l’altra tutta la sera, ad esempio quando si era arrabbiato perché lo prendevamo scherzosamente in giro e aveva finto di tenerci il muso oppure quando si era dovuto arrendere alla gara di abbuffata con Choji, ammettendo dolorosamente la sconfitta. Al momento dei saluti, aveva ringraziato tutti di cuore per quella serata stupenda. Non osavo pensare ancora a quella sera con la paura di quello che gli poteva essere successo. Presi a correre con più foga, imitata da Shikamaru. Nel giro di pochi minuti intravedemmo l’ospedale della Foglia. All’ingresso riconobbi una figura: era Choji...Aveva  un asciugamano sulle spalle con vestiti e capelli ancora umidi…anche lui aveva corso sotto la pioggia…

 “ Eccovi finalmente! Shikamaru..stai be-..? ” disse Choji, preoccupato per l’amico che ansimava pesantemente.

“ Da quanto tempo siete arrivati? ” gli domandò subito Shikamaru. 

“ Da 15 minuti circa, abbiamo fatto prima che abbiamo potuto… ” gli rispose lui con lo sguardo spento.

“ Naruto dov’è?! ” chiese ancora.

 “ Venite! ”

Velocemente Choji ci guidò tra i vari corridoi dell’ospedale. I corridoi erano molto bui e soprattutto umidi. Attraversarli di corsa questa volta mi mise addosso una terribile angoscia. Conoscevo quei corridoi, li percorrevo praticamente tutti i giorni, mi sarei dovuta sentire tranquilla perlomeno. Questa volta li stavo attraversando di corsa in cerca di Naruto…era diverso. Arrivammo all’ultimo corridoio dell’ala nord dell’ospedale, davanti una sala operatoria chiusa con accesa la luce rossa. Era occupata. Lì davanti c’erano tutti i nostri amici…Tenten e Rock lee stavano finendo di passarsi gli asciugamani tra i capelli. Shino era seduto vicino a Hinata. Ero sicura che stesse piangendo ma cercava di non darlo a vedere. Kiba era chino su Akamaru e gli accarezzava la testa mentre il cagnolone se ne stava mogio mogio accucciato davanti a lui. Konohamaru e i suoi amici Moegi e Udon, erano seduti a terra e si stavano asciugando i vestiti bagnati ma lo facevano lentamente...a testa bassa…

“ Siamo qui ragazzi! ” gridò Shikamaru.

  Alzarono tutti la testa a quel grido. Tenten si alzò per dare anche a noi qualcosa per asciugarci.

“ Novità? ” domandò Shikamaru prendendo un asciugamano e dandosi una passata sulla testa.

“ Nulla purtroppo… ma è passato pochissimo tempo dopotutto…Ino ha detto che ci avrebbe fatto sapere appena possibile ” disse a voce bassa.

“ Ino è dentro con lui?! Vado anche io! ” dissi subito dirigendomi verso la porta della sala.

“ Sakura, aspetta…” disse Tenten bloccandomi il braccio.

" Si può sapere che c’è? ” domandai tremendamente innervosita. Non solo ancora non avevano avuto il fegato di dirmi cosa era successo ma nemmeno volevano permettermi di andarlo a vedere di persona.

“ Hanno già fatto tante storie per fare entrare Ino…è meglio che aspetti qui…” continuò Tenten.

“ Credi che mi spaventi quello che possa vedere? Non dimenticarti che vedo decine di pazienti in condizioni gravi ogni settimana! E poi per favore, degnatevi di dirmi cosa è successo!” urlai, stizzita.

“ Cerca di stare calma…” cercò di calmarmi però Kiba, alzandosi, “ Te lo diceva perché hanno fatto storie ad Ino perché conosceva Naruto…”

“ Che intendi dire scusa? Non capisco...”

“ Io, Ino e Lee siamo arrivati qui insieme ad Akamarue e Kiba che trasportavano Naruto. Li abbiamo visti correre sotto la pioggia mentre attraversavano la piazza principale del Villaggio. Li abbiamo seguiti fin qui e ci hanno raccontato tutto. Poi Ino si è subito offerta di dare una mano ma appena i medici hanno dato un’occhiata a Naruto, si sono scambiati uno sguardo strano….e non volevano farla entrare. Dicevano che era più prudente che a occuparsi di Naruto non fosse una sua amica. Ha dovuto insistere moltissimo per poterlo accompagnare in sala operatoria…” rispose Tenten abbassando la voce.

” Deve essere davvero grave allora! Vi prego…sto impazzendo…” sussurrai, passandomi le mani tra i capelli bagnati. Naruto….come poteva trovarsi in una situazione così critica? Dovevo sapere…” Vi prego! Ditemi cosa gli è successo! “

Tenten guardò Shikamaru, sperando forse che fosse lui a parlare. Shikamaru sospirò…

” Sakura…non so davvero come sia successo…”

“Shikamaru!” dissi prendendolo per i bordi della maglietta“ Ti prego! Voglio solo sapere perché adesso si trova lì dentro. Dimmelo! ”

Shikamaru per la prima volta sembrava senza parole…non sapeva cosa dire…non aveva il coraggio di incrociare il mio sguardo.

” Non sappiamo esattamente come è successo…come è stato possibile…”

“ Vai avanti...” 

“ Dovevamo andare da Ichiraku per mangiare il ramen con Kiba e Choji. Sapendo che probabilmente oggi avrebbe piovuto, ieri Naruto ci aveva avvisato che, in tal caso, il pranzo si sarebbe spostato a casa sua. Quando ha iniziato a piovere siamo andati subito da lui. Ma la porta era spalancata e lui non c’era…Ci siamo preoccupati subito…” riprese fiato, io non potevo resistere ancora …la mia ansia stava aumentando… “Siamo andati a cercarlo nonostante il diluvio stesse peggiorando…Abbiamo passato un’ora a cercarlo…alla fine siamo andati al Campo Pratica e …” gli si spezzò la voce.

Ebbi l’impressione che stesse rivivendo quella scena…non ebbi pietà per quel suo momento di debolezza però.

“ E cosa?! Vai avanti! ”.

Shikamaru riprese subito: “ Era lì per terra..,gli siamo corsi incontro subito…“ fece un'altra pausa, la voce gli tremava…

” Era …in una pozza di sangue…”.

“Come…?” dissi lasciandogli la maglietta.

Lui abbassò lo sguardo.

” Era ferito…una bruttissima ferita da arma da taglio sull’addome, il dorso delle mani pieno di tagli…lividi e contusioni sulle braccia…Non c’era tempo di perdere…ci siamo divisi subito. Lo abbiamo caricato su Akamaru, coperto meglio che abbiamo potuto e mentre lui e Kiba lo portavano qui, io e Choji siamo corsi a cercarvi tutti.”

 “ Perché non lo avete aiutato a portarlo qui tutti e tre?! Avreste fatto prima! ”.

“ C’era bisogno di avvisare subito tutti… Ho pensato che avesse bisogno del sostegno dei suoi compagni. ”.

 “Sakura, ti assicuro che io e Akamaru siamo stati velocissimi...” cerco di dire Kiba.

“Si si è vero…noi, come ti ho già detto, li abbiamo visti correre…abbiamo visto Naruto sulla groppa di Akamaru e li abbiamo seguiti fino a qui, dove ci siamo resi conto della gravità di quello che era successo. Ma Akamaru ci ha messo pochissimi minuti.” Confermò Tenten.

“ Non mi interessa, la priorità era portarlo qui! Dovevate pensare prima a lui e poi a chiamarci!” urlai di nuovo…non parlavo così a voce alta da tanto tempo, al punto che comincia a sentirmi mancare la voce. Guardando le facce degli altri però mi resi conto che anche per loro non era una situazione facile. Erano preoccupati quanto me, ma sapevano che arrabbiarsi o agitarsi non sarebbe servito a nulla. Cercai di calmarmi….

” Scusate ragazzi…ma davvero…questa cosa è successa così all’improvviso…” mi scusai.

“ Tranquilla…lo capiamo fin troppo bene…” mi confortò Choji mettendomi la grossa mano sulla spalla.

Lo guardai riconoscente. Anche gli altri mi rivolsero un mezzo sorriso, per rassicurarmi. Ma tornarono presto cupi…La preoccupazione li stava distruggendo almeno quanto stava facendo con me. Mi passai un mano tra i capelli bagnati…cercavo di calmarmi…

“ Avete capito cosa gli è successo? ” domandai più tranquillamente.

“ Noi pensiamo che probabilmente sia stato aggredito…” mi disse Choji “Il Campo Pratica era devastato, come se ci fosse stata una lotta..”

“ E poi era pieno di ferite lievi oltre quella più grave. Probabilmente avrà cercato di difendersi, ma si vede che erano più d’un e non ha potuto fare niente.” Ipotizzò tristemente Shikamaru.

Non so perché…ma avevo un tremendo presentimento: chi mai poteva avercela con Naruto?

In quel momento dalla Sala Operatoria uscirono Ino e un altro medico, entrambi in tenuta d’emergenza: camice bianco, guanti e mascherina. Lei si tolse il tutto tremando. Aveva gli occhi arrossati e lucidi. Mi domandai un'altra volta quanto potesse essere grave Naruto. Shikamaru gli si fece vicino, mettendole la mano su una spalla..e Ino si appoggiò a lui e prese a piangere, singhiozzando. Lui le dava piccole pacche sulle schiena, stringendola a se. La faccia del medico era indecifrabile…sembrava stupito sempre di più e sinceramente dispiaciuto. Non rimasi troppo a pensarci .

“ Come sta? ” gli chiesi mentre tutti si stringevano intorno a lui per ascoltare quello che aveva da dirci.

” Lo stanno ancora operando. Io sono uscito solo per accompagnare lei.” disse piano.

“ Entro io allora! Vi darò una mano! ” mi proposi subito.

“ E’ meglio che nessuno di voi entri.” mi rispose “La situazione è più delicata di quello che sembra. E’ meglio che restiate qui insieme. Ora non potete davvero fare nulla per lui.”

“ Se non mi fai entrare ci credo che non posso fare nulla per aiutarlo! ” gli dissi a voce alta sempre più nervosa. Non riuscivo a contenermi…non c’era nulla da fare.

Il ninja rimase tranquillissimo e rifletté in silenzio sulle parole da usare.

“ Voi non capite…ora l’unico modo con cui potete aiutarlo è aspettare. Aspettare che sia fuori pericolo. Perché quando si riprenderà e se si riprenderà, è presto per fare previsioni ,  sarete indispensabili per aiutarlo a superare e dimenticare i motivi per cui lo ha fatto..”

“ Aspetti…fatto “cosa”? " domandai con un groppo alla gola. Lui si morse il labbro. Aveva detto qualcosa di troppo….qualcosa che avrebbe dovuto dirci con più calma, in un altro momento. Osservò che lo guardavamo tutti e comprese che non lo avremmo lasciato andare senza sapere di cosa stava parlando. Lesse nei nostri occhi la preoccupazione, l’ansia..la paura. Sospirò e non prolungo l’attesa:

“ In base alle ferite che ha riportato, possiamo affermare con certezza….che ha cercato di togliersi la vita..” concluse.
 
 

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Capitolo 2
*** Ipotesi e poche risposte... ***


“Come sarebbe a dire che ha cercato di togliersi la vita?!” dissi incredula. Era la notizia più scioccante che potessi ricevere. Ma no…non poteva essere vero! Lui non avrebbe mai…no, era inaccettabile!

“Capisco perfettamente che sembra una cosa assurda…però purtroppo le sue ferite parlano chiaro…” disse il ninja. Anche per lui sembrava un realtà davvero improbabile ma sembrava averla accettata. Io però mi dovetti sedere perché non riuscivo a pensare più a nulla. Non riuscivo a crederci…

“Mi scusi…la prego, potrebbe spiegarsi meglio? Sia più chiaro…” domandò Shikamaru. Sapevo che il suo cervello stava impazzendo quanto il mio. Doveva trovare una spiegazione logica a quello che aveva appena ascoltato, nemmeno lui poteva credere che il suo amico avesse davvero tentato il suicidio. Non lui…non Naruto Uzumaki. Doveva esserci per forza un’altra spiegazione.

“Vi risulta che abbia affrontato qualche missione di recente? Per essere più precisi due o tre giorni fa?” ci domandò.

“Che centra? Risponda alla domanda di Shikamaru piuttosto!” ribatté Kiba.

“Voglio che facciamo chiarezza insieme. Rispondete prima voi, per favore.” rispose con calma il ninja.

Molto scocciato, Kiba iniziò a pensare. Lo facemmo tutti.

“L’ultima missione che ha affrontato è stata quella di collaborazione con il team 10, terminata una settimana fa. L’Hokage ci ha dato un mese libero per il successo ottenuto.” rispose subito Shikamaru.

“Lui è stato ferito durante la missione?”

“No, ne siamo usciti tutti incolumi.” affermò.

“Ne siete proprio sicuri?” insistette.

“Sicurissimi. La signorina Tsunade ci praticamente obbligati tutti alla visita in ospedale per i controlli.”

“Lo confermate, voi altri che avete partecipato alla stessa missione?”

Io, Ino e Choji confermammo. Lui sospirò:

“Questa è già una prima conferma. Vedete…Probabilmente voi non lo avete notato portandolo qui perché la vostra attenzione è stata attratta solo dalla ferita più seria…ma dovete sapere che aveva altre ferite.”

“Altre?” domandai. Lui annuì:

“Una sulla spalla sinistra e una profonda nella gamba destra… ma sono di due o tre giorni fa. Sono infette ed è evidente che non sono state trattate nemmeno minimamente da un medico competente. Considerato il fatto che sono due ferite molto particolari, anche se ammettiamo che siano ferite casuali…perché non è venuto a farsi medicare?”

“Lei lo conosce Naruto…magari avrà pensato che non fossero così gravi…” cercò di giustificarlo Kiba. Poi abbassò lo sguardo…

”Shikamaru? Naruto non stava zoppicando ieri vero?” chiese.

Shikamaru non voleva rispondere…

“ Kiba… zoppicava…ma… ha detto di essere inciampato uscendo di casa!”

“Certo, non poteva dirvi il vero motivo…” affermò il medico, non affatto sorpreso ”C’è dell’altro…avete notato altro, oltre la ferita principale?” chiese ancora.

“Abbiamo solo visto che aveva le braccia piene di lividi…e le mani ferite…” disse Choji.

“Allora dovete sapere che ha anche il braccio destro fratturato in tre punti diversi e che nelle mani sono presenti schegge di legno… il fatto che sanguinino è dovuto ad un altro oggetto affilato. Si è ferito e poi ha preso a pugni qualcosa, probabilmente il tronco di un albero…la ragazza mi diceva che lo avete trovato nel Campo Pratica e che i tre pali dello spazio centrale erano distrutti, è esatto?”chiese.

I tre pali del Campo Pratica? Allora lo avevano trovato nello stesso posto dove anni indietro io, lui e Sasuke affrontammo la nostra prima vera sfida da Team insieme al maestro Kakashi. Il posto che per noi tre era il più familiare. Shikamaru, Choji e Kiba non poterono obiettare nulla, coincideva tutto…erano sbiancati.

“Ma allora…” cominciò Choji.

“E’ stato lui a devastare in quel modo il Campo Pratica…e…ha provato davvero a…” continuò Shikamaru senza credere a quello che stava dicendo.

“Ma è impossibile! Per quale assurdo motivo lo avrebbe fatto?! Naruto non ha nessun motivo per volerla fare finita!” affermò Kiba.

“Per quanto non possiate crederci ragazzi, le cose purtroppo stanno così. Adesso l’importante è salvargli la vita. Poi ci penserà la signorina Tsunade a decidere come affrontare la situazione.” disse a tutti.

“Come sarebbe a dire? Avviserete anche l’Hokage?” domandò Shino.

“Si, la situazione è troppo delicata…Probabilmente andranno presi dei provvedimenti per evitare che ripeta simili sciocchezze. Sarà L’Hokage a stabilirle dopo aver verificato lo stato delle cose.” gli rispose.

“E’ impossibile…non può davvero star succedendo una cosa simile…” disse Hinata a voce bassissima con il volto rigato di lacrime. Ino si allontanò da Shikamaru e andò ad abbracciare Hinata. Continuarono a piangere in silenzio una vicino all’altra.

“Dovete farvi forza, ragazzi. Dovete farlo per lui. Avrà bisogno di tutto il vostro affetto e sostegno. Ora perdonatemi ma devo tornare dentro. Vi faremo sapere qualcos’altro appena possibile.” concluse lasciandoci lì, pieni di dolore e in cerca di risposte, tornando in sala operatoria. Tra di noi calò un silenzio tombale per molti minuti.

“Ma voi davvero ci credete? Fratello Naruto non avrebbe mai fatto una cosa del genere!  Io lo conosco! “ disse all’improvviso Konohamaru. “Sono sicurissimo che deve esserci un’altra spiegazione!”

“Konohamaru…” disse Shikamaru abbassandosi un po’ per guardarlo negli occhi. Gli si stavano riempiendo di lacrime.

“Ti prego…dimmi che anche tu non ci credi…” lo pregò.

Shikamaru gli poggiò la mano sulla testa. Poi gli rispose:

“Nemmeno io ci credo, Konohamaru…Ma sembra che i fatti dicano il contrario…”

Konohamaru tremava e non riusciva a trattenersi e i suoi compagni di squadra avevano entrambi gli occhi lucidi. Da tempo Naruto era d’esempio per quei ragazzini. Li aveva conquistati e loro lo consideravano un secondo leader. Non riesco a immaginare quanto dovesse essere duro per loro venire a conoscenza di una realtà così dura e cercare di accettarla. Ma come poteva essere difficile per loro, era ancora più difficile per noi…

“In ogni caso, voglio venire a fondo di questa faccenda…” riprese Shikamaru. Diede un buffetto a Konohamaru sulla guancia, poi si rivolse a Choji, “Accompagnami. Voglio controllare bene dentro casa sua e voglio andare a vedere se ha davvero devastato da solo il Campo Pratica.”

“Ma Shikamaru…non sarebbe meglio restare qui in attesa di altre notizie? E poi fuori starà ancora diluviando…rischiamo di ammalarci, se non lo siamo già.” rispose Choji.

Shikamaru abbassò lo sguardo. Si sentiva impotente, ne ero certa. Poi sussurrò:

“Naruto…chissà per quanto tempo è rimasto sotto la pioggia…”

Un ‘altra frecciata per tutti. Sulle nostre spalle gravò un dolore insopportabile. Possibile che Naruto stesse male e nessuno di noi si fosse accorto di niente? Ci era sfuggito qualcosa? Non eravamo stati degli amici abbastanza presenti al punto da farlo sentire abbandonato? Nella mia testa martellava una sola parola: perché? Dovevo assolutamente trovare una risposta o non avrei trovato pace.

“Ragazzi…credo sia meglio che restiamo tutti qui. Come ci è stato appena detto, l’unica cosa che possiamo fare per lui è aspettare.” intervenne Rock Lee.

“Ma dobbiamo capire cosa diavolo gli è passato per la testa se vogliamo aiutarlo!” gli urlò di risposta Kiba.

“Non è uscendo fuori con questa pioggia che lo aiuteremo…” continuò Rock Lee.

“Sempre meglio che restare qui senza fare niente! Se torniamo là almeno possiamo scoprire qualcosa!” ribatté ancora Kiba. Non avrei mai pensato che fosse rimasto così turbato per Naruto. Sapevo che lo considerava un suo rivale ma mai avrei pensato che sarebbe stato così male…La sua voce era un misto tra rabbia e…commozione. Eccone un altro che non poteva credere che Naruto fosse arrivato a un gesto tanto estremo. Ma Kiba era orgoglioso…sapevo che non avrebbe mai pianto davanti a tutti, dando sfogo al suo dolore personale. Akamaru gli si era avvicinato sfiorandoli la mano con il muso, probabilmente cercava di calmarlo.

“Piantatela!” si intromise Shino all’improvviso. “Non è il momento di mettersi a discutere mentre Naruto sta rischiando di morire…”

“Chissà magari è quello che vuole alla fine…” disse Kiba sottovoce.

“Non dirlo nemmeno per scherzo, Kiba!” urlai io allora.

“Per favore smettetela! Vi prego…” supplicò Hinata.

Io e Kiba facemmo un respiro profondo. Incredibile quanto fossimo sconvolti.

“Scusate…davvero…non volevo dirlo…” disse Kiba. Si era scusato…

“Siamo tutti piuttosto nervosi ed è comprensibile. Ma arrabbiarsi non serve a nulla in questo momento. Anzi peggiora solo le cose. Penso sia meglio se ci diamo tutti una calmata ora e aspettiamo altre notizie. Più tardi decideremo cosa fare. Che ne dite?” propose Shino.La sua voce ci calmò un po’ tutti. Così si sedemmo…e aspettammo.


Passò tanto e troppo tempo. Iniziavo a temere il peggio. Quanto poteva essere grave? Provai a pensare a tutto quello che gli stavano facendo. A volte essere un ninja medico è un’ arma a doppio taglio. Si pensa troppo alle complicazioni e poco al successo delle operazioni. Dopo un tempo che parve a tutti infinito, la luce rossa sulla porta della sala si spense. Dopo alcuni minuti uscirono fuori tre ninja medici. Mancava quello con cui avevamo parlato prima. Non avevano una bella espressione. Riconobbi tra di loro il primario addetto ai casi di emergenza. Ci accalcammo tutti intorno a lui.

“Allora? Come sta?” domandammo ognuno per i fatti suoi. Lui ci fece cenno di fare silenzio. Rimanemmo tutti con il fiato sospeso…

“Ragazzi, mi spiace dirvi che la situazione è critica.”

A noi mancava il respiro. Quel poco di speranza che avevamo che ci dicesse che andava tutto bene e che si sarebbe ripreso presto svanì nel nulla.

“Quando è arrivato qui era praticamente dissanguato. Gli abbiamo fatto subito una trasfusione ma siamo dovuti intervenire manualmente, non c’è stato tempo né per la terapia d’emergenza né per utilizzare subito gli jutsu medici.” continuò lui.

“Manualmente?” chiesi io, senza parole.

“Non c’era tempo…La ferita era terribilmente ampia…” annui lui.

“Ma…lo avete anestetizzato vero?” domandai con un terribile presentimento.

Lui scosse la testa e rispose:

“Il suo cuore non avrebbe retto…”

“Vuole dire che lui…” m anticipò Ino.

“Ha affrontato tutto l’intervento  in stato di semicoscienza, si. “ concluse.

“Aspetti..come sarebbe a dire “semi”?” chiese Shikamaru.

“Si è svegliato un paio di volte mentre lo stavamo operando…per perdere i sensi quasi subito.” rispose.

Che dolore terribile avrà sopportato! Nonostante gli antidolorifici, affrontare un’operazione da quasi svegli era terribile.

“Ora come sta?” domandò Hinata.

“Lo abbiamo stabilizzato per ora. Dobbiamo monitorarlo per 24 ore e sperare che rimanga stabile…e che reagisca bene alle cure. Purtroppo da quanto ha deciso di lasciare libera la Vol-…volevo dire Kurama, mi pare si chiami così, la sua capacità di recupero è uguale a quella di qualunque altro essere umano.” rispose lui.

Era vero. Terminata la guerra Naruto aveva dato la libertà ai nove cercoteri, a patto che non di non distruggere nulla e di ritirarsi a in pace nel modo in cui desideravano. Naruto garantì per loro davanti alle 5 nazioni ninja e Kurama garantì per i suoi compagni. Per sancire questo nuovo patto con i cercoteri, tutti i membri dell'Alleanza si erano impegnati a imparare i loro nomi e a trattarli con rispetto per poterne ricevere altrettanto in cambio dai demoni. Questa proposta aveva incontrato l'approvazione di tutti, quindi per quanto fosse difficile ricordarsi di chiamarli per nome, tutti si stavano impegnando per farlo. Così tutti e nove andarono per la loro strada ma Kurama, prima di partire, promise davanti tutta la Foglia che in caso di pericolo sarebbe intervenuto per combattere al nostro fianco. Anche se aveva lasciato a Naruto una consistente quantità del suo chakra, lo aveva avvertito che non sarebbe stato più lo stesso. Naruto non sarebbe più potuto guarire in una nottata. Di tutta risposta lui gli aveva sorriso e gli aveva augurato di vivere in tutta serenità. Persino Kurama aveva sorriso...almeno credo. Insomma non è facile definire il sorriso di un demone dato che sembra un ghigno. Siccome non divorò nessuno pensai fosse davvero un sorriso. Si erano salutati con uno scambio di pugni, dopodiché la Volpe era sparita. Ma da allora ogni ferita di Naruto guariva seguendo i normali processi di guarigione. Non non se ne lamentò mai...diceva sorridendo che lo faceva sentire come tutti gli altri. Ma in casi del genere anche lui non negherebbe che gli sarebbe ancora d'aiuto il potere della Volpe. Cioè Kurama, volevo dire! 

“Possiamo vederlo?” domandai ancora io. Non potevo aspettare. Dovevo assolutamente vederlo.

“Mi dispiace ma per ora non possiamo fare entrare nessuno. Non solo perché ha assoluto bisogno di riposare ma anche perché prima dobbiamo conferire con l’Hokage, per aggiornarla sulle sue condizioni e decidere come procedere…alla luce di quello che è successo…” rispose deciso.

Moegi si avvicinò di più a lui, con gli occhi ancora umidi e chiese:

“Mi scusi…ma lei è proprio sicuro..che lui…” disse non riuscendo a terminare la frase. I suoi occhi diventarono tremendamente tristi a osservarla in quello stato. Si riprese subito però:

“Credimi, anche io ho fatto fatica a crederci conoscendo il soggetto…ma non lo avrei nemmeno pensato se non fossi stato sicuro.”

“Per favore lo spieghi anche a noi perché non riusciamo a farcene una ragione. Se non ci dà una buona motivazione, non potremmo mai crederci.” affermò Kiba.

Rimase un attimo pensare, a ponderare le parole. Forse anche lui capiva quanto stavamo soffrendo tutti.

“Da quello che mi hanno detto ve lo hanno già spiegato. Comunque ve lo ripeto. Lividi e contusioni sono compatibili con impatti violenti, le ferite sulla spalla e sulla gamba non solo sono di qualche giorno fa ma non sono neanche state medicate in alcun modo, nonostante la loro gravità. Inoltre la ferita all’addome è quasi impossibile che se la sia procurata per caso…ipotizzando che sia stato aggredito, per un ferita del genere…non deve nemmeno aver provato a difendersi. “ spiegò lui.

“Sono comunque tutte ipotesi…cosa esclude l’aggressione?” Kiba cercò ancora di aggrapparsi un’ultima volta a quel’idea.

“Rispondi sinceramente: chi mai potrebbe avere interesse a ridurre Naruto Uzumaki in quello stato?” chiese . Kiba aprì la bocca per ribattere ma la voce gli si smorzò prima di uscire.

“So che è difficile accettarlo ma questa è la realtà e dovete farvene una ragione. Ora scusateci, noi andiamo a conferire con la signorina Tsunade, al ritorno vi comunicheremo cosa deciderà di fare in merito.” disse.

"Io devo assolutamente vederlo!” dissi decisa.

“Ora non è davvero possibile, ve l’ho detto..deve riposare…potrete vederlo quando la situazione sarà un po’ meno critica..” mi rispose.

“Allora lei non capisce! Stiamo parlando del mio compagno di squadra! Non posso aspettare, devo assolutamente vederlo!” urlai per l’ennesima volta.

Il primario mi guardò interdetto. Mi conosceva e non mi aveva mai vista in quelle condizioni. Ci disse di aspettare e rientrò nella sala. Ne uscì dopo pochi minuti. Disse:

“Va bene, ascoltate tutti. Vi concedo una decina di minuti. Scegliete tra di voi, la persona che entrerà. Solo uno. Non posso fare di più. Ora perdonateci, ma andiamo a fare rapporto.” Quindi sparirono nel buio del corridoio.

Non poteva metterci in una situazione più difficile. Tutti stavamo morendo dalla voglia di vederlo, avevamo tutti lo stesso diritto di entrare. Non potevo in alcun modo impormi davanti agli altri. Bisognava trovare una situazione equa.

“Coraggio Sakura…và da lui.” disse Shikamru.

“Come?” chiesi stupita.

“E’ giusto che vada tu da Naruto. Non solo perché sei la sua compagna di squadra ma soprattutto perché tu sei la persona a cui è più legato. Gli farà piacere…” mi rispose.

“Ma siamo tutti suoi amici allo stesso modo…”

“Tranquilla, va bene così…Vai!” mi incitò Rock Lee.

“Salutalo da parte di tutti noi però! Mi raccomando!” disse Konohamaru.

“E digli che non è solo…che gli vogliamo tutti bene…”disse ancora Hinata, mentre si asciugava le lacrime. Hinata amava Naruto in modi che credevo incredibili. Lo aveva dimostrato nella battaglia contro Pain e durante l’ultima grande guerra. Dovevo farla andare al posto mio? No, non potevo…

“Lo farò sicuramente!” dissi semplicemente. Mi avvicinai alla porta ma prima di aprirla aggiunsi:

"Grazie davvero…”.

Dopo aver ricevuto un segno di assenso da parte di tutti, entrai.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Pensieri e mobilitazione generale... ***


Piccola Nota: Scusate per il ritardo ma è stata una giornata particolare. Per il prossimo capitolo dovrete aspettare sabato perchè avrò una settimana di fuoco. Spero che questo modo di rendere i dialoghi, renda la storia più scorrevole da leggere. Spero che il capitolo vi piaccia. Aspetto sempre critiche e consigli. Buona Lettura! :D





Non credevo che vederlo mi avrebbe fatto così male. Dato che avevo insistito tanto, pensavo che trovarmelo davanti mi avrebbe dato sollievo. Tutto il contrario. Quasi non riuscivo a credere che il ragazzo sdraiato su quel lettino, fasciato e attaccato a un respiratore fosse Naruto. Ma era lui. Il medico che ci aveva parlato per primo, gli stava sistemando la flebo. Non appena mi notò, mi fece cenno di aspettare. Rimasi lì vicino alla porta in attesa. Lui finì quello che stava facendo e venne verso di me. A bassa voce mi disse:

“So già tutto. Hai dieci minuti, se serve sono qui fuori.” E mi lasciò sola con Naruto.

Lì per lì non sapevo cosa fare…poi presi la sedia che stava nell’angolo e mi sedetti vicino a lui. Più lo guardavo più faticavo a pensare che fosse in una situazione tanto critica. Eppure respirava piano…pianissimo, ma almeno aveva un respiro regolare. Il volto era pallido e contratto in una smorfia di dolore. Tremava. Gli sfiorai appena la guancia con la mano e mi bastò per sentire che era bollente. Doveva avere una febbre altissima. Dopo tutto quel tempo passato sotto la pioggia, sperai non avesse altro. Gli tastai piano il polso in cerca della vena pulsante. Quando la trovai, il battito era normale. Era stabile, per fortuna. Ripensai immediatamente a quei momenti terribili della guerra…non avevo più sentito il suo battito o il suo respiro per molti minuti. Avevo dovuto tentare il tutto per tutto per cercare di tenerlo in vita quanto bastasse per dargli una speranza. Scossi la testa per far sparire quei pensieri. Faceva tutto parte del passato ormai e nonostante anche ora Naruto fosse in condizioni gravissime, almeno non c’ero solo io a occuparmi di lui. Qui in ospedale non avrebbe corso rischi, lo avremmo salvato in qualche modo anche se la situazione fosse precipitata. Per scrupolo volli controllare le sue fasciature. La spalla sinistra era apposto e anche il braccio destro. Stesso dicasi per entrambe le mani fasciate. Un lenzuolo leggero lo copriva fino al petto. Lo abbassai tanto quanto bastava per vedere la ferita che aveva sull’addome. La benda era già intrisa di sangue. Concentrai un po’ di chakra sul palmo della mano e sondai quella zona. Meno male…nessun punto vitale! Ma la ferita era veramente molto ampia e irregolare…come se l’arma fosse stata smossa una volta penetrata. Rabbrividii solo al pensiero. Lo ricoprii subito, evitando di controllargli la ferita sulla gamba. Doveva aver perso davvero molto sangue…ma era davvero incredibile che fosse sopravvissuto considerando le due ferite precedenti che lo avevano già debilitato. Ma Naruto era una persona incredibile, questo non lo negherà mai nessuno. Ancora una volta mi domandai come aveva potuto fare una cosa simile. Sembrava che tutte le parole che aveva sempre detto sull’importanza della vita fossero svanite. Possibile che lo avevamo trascurato fino a questo punto? Presi quanto più delicatamente possibile la sua mano tra le mie per non fargli male. Tuttavia sussultò. Non lo avevo mai fatto prima…in quel momento volevo solo fargli sentire la mia presenza. La sua mano era tiepida e pregai che sentisse di non essere solo. Cercando di mantenere la voce ferma, inizia a parlargli:

“Ciao Naruto…sono io..Sakura…” la mia voce tremò. Era tutto l’opposto di quando gli avevo gridato di resistere, di non mollare mentre cercavo disperatamente di rianimarlo e Gaara ci portava dal Quarto Hokage. Ancora quel ricordo. Cercai di andare avanti. Continuai:

“So che sei forte, me lo hai già dimostrato tante volte..fallo anche adesso ti prego... non sei solo! Sai…gli altri sono dovuti restare fuori per ora…ma mi hanno raccomandato di dirti che ti salutano…” ripensai a  Hinata "...di dirti che ti vogliono bene...Ti vogliamo TUTTI bene Naruto…” .

Mentre pronunciavo le ultime parole, sottolineando volutamente la parola “tutti”, iniziai a piangere. Avevo appena detto una verità che non avevo mai pronunciato apertamente, né io né gli altri. Ma era la verità…non importava quanto a volte lui potesse essere infantile, testardo o stupido…in fondo gli volevamo bene proprio perché era così. Sempre se stesso. Strinsi appena la sua mano con la mia, mentre con l’altra mi asciugavo le lacrime. Dovevo essere forte per lui. Gli dissi ancora:

“Ti prego…tieni duro…”

Niente, nemmeno un cenno. Chissà se mi aveva sentita? Rinunciai a continuare a parlargli dato che non serviva. Perché? Continuai a cercare una riposta a quella maledetta domanda…senza riuscirci. Sentii una debole stretta sulla mia mano. Sobbalzai.

“Naruto?” Nulla. Ripetei. “Naruto? Mi senti?”.

Lui aprì appena gli occhi. Mi riempii di gioia nonostante potevo osservare che i suoi penetranti occhi azzurri era spenti…stanchi. Si stava guardando intorno lentamente…

“Naruto, sono io… Sakura…sono qui.” dissi, avvicinandomi a lui con il volto, sperando che mi sentisse. Il suo sguardo si fermò su di me…ma stringeva gli occhi, temevo non riuscisse a mettermi a fuoco. La mano di Naruto cercava di sottrarsi alla mia. Non ne capivo il motivo. Lentamente si stava chiudendo a pugno e premeva debolmente contro il mio palmo. Abbassò appena lo sguardo e poi tornò a fissarmi…ma i suoi occhi si stavano richiudendo. Forse tentava di dirmi qualcosa. In quel momento pensai a Bee, l’ex forza portante dell’Ottaco-.. cioè volevo dire…di Gyuky, si! Ripensai al loro modo di salutarsi, scambiandosi i pugni…ripensai a lui e Kurama che si salutavano davanti a portone del Villaggio di fronte a tutti, con il medesimo gesto. Poteva essere un’idea assurda…ma provai. Chiusi anche io la mano a pugno e pianissimo l’appoggiai a quello di Naruto. I suoi occhi sembrarono rasserenarsi per un attimo…prima di chiudersi di nuovo. Non sentivo nulla. Mi diedi dell’idiota…come potevo pensare che volesse dirmi qualcosa attraverso il tocco dei pugni? Intanto avevo perso l’occasione di parlargli, anche se per pochissimo…

“Sakura…”

La sua voce flebile mi rimbombò in testa. Ma lui non si era mosso. Stavo impazzendo forse?

“No…non stai impazzendo…è tutto normale…” disse ancora.

“N-Naruto?” domandai mentre lo osservavo cercando di capire come facesse a parlarmi senza aprire bocca.

“Si…”

“Ma…come? Com’è possibile…?” chiesi. Mi sembrava così incredibile…

“I pugni...creano… un contatto telepatico…Era l’unico modo…ora non riesco a parlare…” sussurrò.

Non potevo davvero credere che stessi parlando con lui mentalmente. Però Naruto cominciò a ansimare. Ebbi il presentimento che anche quel contatto lo stancasse molto. Così gli dissi:

“Ascoltami, non parlare se ti costa fatica…Devi solamente pensare a guarire, ora il resto non conta.”

“Posso resistere…qualche altro minuto…”

“Sei il solito…esageri sempre…” sorrisi appena poi continuai “Come ti senti?”

“Ora…sto meglio. Finalmente per ora…il peggio è passato…”

“Naruto…” dovevo essere delicata, cercando di non metterlo in agitazione ma era difficile trovare le parole giuste. Come facevo a dirgli che rischiava ancora la vita?

“Questo lo so Sakura…Non ti agitare così…”

“Aspetta…”sai” cosa?” chiesi sorpresa.

“Che non sono fuori pericolo…resisterò però, tranquilla…” rispose lui.

Com’era possibile? Riusciva a sentire i miei pensieri? No, non era una cosa possibile. Gli chiesi ancora:

“E come fai a sapere che sono agitata?”  lo aveva capito dalla mia voce?

“No…l’ho capito dal tuo chakra…è alterato.”

Ok, mi dissi. Riusciva in qualche modo a leggere i miei pensieri.

“E non solo…” aggiunse.

Sospirai. Era davvero incredibile..non credevo sapesse fare una cosa del genere. 

“Grazie…me l’ ha insegnato Bee…e poi lo facevo sempre con Kurama…”

Improvvisamente mi travolse una sensazione di malinconia. E come in un lampo vidi delle immagini…Kurama che lottava contro Naruto…loro due insieme mentre si scambiavano il pugno…il momento in si erano separati…

“Scusami” disse lui, interrompendo quel flusso di ricordi “Non sempre è facile trattenere i ricordi…sono come un fiume in piena…”

Capii in quel momento che gli mancava. La Volpe gli mancava da morire. La cosa mi meravigliò molto perché non lo aveva mai dato a vedere. Tutte le volte che ne avevamo parlato era sempre stato sorridente ma non aveva mai lasciato trapelare un tale senso di mancanza. Perché di questo si trattava. Mi chiesi se fosse stato per questo tremendo vuoto che aveva dentro di se che aveva compiuto quel gesto.

“Di che cosa stai parlando? Quale gesto?”

Accidenti! Perché lo avevo pensato? Avevo dimenticato che lui poteva sentire tutto.

“Sakura…di che stai parlando?” insistette.

Non potendo non pensarci, parlai direttamente con lui.

“Del fatto che ti hanno trovato moribondo al Campo Pratica…”

Sentii di averlo colto su un tasto delicato. Non so come ma lo avevo percepito. Il contatto andava in due direzioni…ma come mai allora solo io non riuscivo a sentire i suoi pensieri?

“Mi hanno colto di sorpresa…erano più abili di me…non ho potuto fare nulla…”

“Naruto devi stare tranquillo. Non sei solo, ti staremo vicino … vedrai che tornerà tutto come prima…”

Lui inarcò un sopracciglio: “Che vuoi dire? Cosa intendi con “tornerà tutto come prima?”

 “Che ti aiuteremo a superare questo brutto momento…” gli dissi.

“Stai pensando davvero che io abbia tentato di togliermi la vita?!” urlò.
Risuonò nella mia testa due volte più forte. Maledizione! Fermare il flusso di pensieri era davvero impossibile. Perché lo avevo pensato?! Ora che cosa potevo dirgli?

“La verità Sakura…” disse lui. Riaprì gli occhi per un attimo e mi fissò. Quello sguardo mi mise completamente allo scoperto…

“Si.” risposi. Era la verità. Semplice e innegabile purtroppo. Non ci avevo creduto all’inizio…ma le prove erano troppo evidenti. Dal quel contatto di pugni percepii il suo stato d’animo: si sentiva ferito dentro, tradito…un dolore terribile e inarrestabile. Interruppe subito quella sensazione e i suoi occhi si fecero tristi in un attimo. Scosse appena la testa.

“Vattene Sakura...”  mi disse.

“Naruto, ti prego ascoltami…” Dovevo assolutamente spiegargli perché lo avevo pensato.

“Ascoltami tu….non ti ho mai chiesto nulla…nessun favore personale. Lo sto facendo ora. Vai via…e lasciami solo…” 

Dicendo questo chiuse gli occhi e allontanò di pochissimo il suo pugno dal mio. La sua coscienza si allontanò molto di più. Cercai di recuperare quel contatto ma lui si era chiuso. Non mi rispose più. Dovevo parlargli e spiegargli. Notai che aveva ripreso a respirare regolarmente, non era più agitato. Aveva perso i sensi…doveva essersi stancato moltissimo. Le sue ultime parole mi rimbombavano ancora in testa…era terribile. Non doveva andare così…Poco dopo entrò il medico e mi intimò di uscire dato che il tempo era scaduto. Me ne andai con un dolore straziante nel cuore. Non sarei mai dovuta entrare da lui. Non appena uscii dalla sala, tutti mi chiesero informazioni su di lui, com’era andata…ma io mi sedetti e continuai a versare lacrime. Con enorme sforzo, raccontai quello che era successo. Gli altri mi ascoltarono in silenzio, dandomi tutto il loro conforto.

“Penso sia normale che abbia reagito così…si sarà sentito colto in fallo…” mi tranquillizzo Shikamaru.

“Voi non immaginate…dentro provava un dolore incredibile…Entrando lì l’ho solo fatto stare male…” disse senza trovare pace.

“Dici che si è sentito tradito e ferito…in che senso?” mi domandò Shino.

“Non te lo so spiegare…quando gli ho detto che lo avete trovato al Campo Pratica si è inventato una scusa..ha detto di essere stato aggredito di sorpresa...ma era evidente che mentiva…ma quando gli ho detto che credevo davvero che avesse tentato di uccidersi...si è intristito subito..e ha chiuso tutti i contatti…dopo avermi detto di andarmene…” risposi.

“Avrà tentato di nasconderlo ovviamente. Anche lui è orgoglioso, lo conoscete…non potrà mai ammettere una realtà del genere…” disse lui.

“Sicuramente….ma la cosa certa è che ora non vuole più vedermi…”

“Ora non dire così Sakura! Il suo sarà stato uno sfogo. Dobbiamo avere pazienza…cerca di capirlo, sta affrontando una situazione complicata dal punto di vista fisico e morale. Ma non preoccuparti, non penso proprio che potrebbe stare troppo tempo senza vederti…non ti preoccupare.” mi incoraggiò Ino mettendomi il braccio intorno al collo.
Cercai di credere a quello che mi diceva…ma era difficile. Naruto era serissimo…non era mai stato così duro con me.
Parlammo a lungo finché non arrivò l’Hokage in persona. Ci alzammo tutti in piedi.

“Comodi ragazzi, state tranquilli.” ci disse subito. “ Piuttosto, come state?”

“Noi bene, signorina. E’ quell’ Idiota là dentro che ha qualche problema…” gli rispose Kiba.

L’Hokage ci osservava ad uno ad uno, cercando di capire cosa ci stesse passando per la testa…per capire fino a che punto eravamo provati da tutta quella vicenda. Poi ci disse:

“Vedo che siete più abbattuti di quanto mi aspettassi. Non siete gli unici. Quando sono venuta a sapere di questa storia, ho pensato subito che fosse una burla.” disse lei ad occhi bassi.

Magari lo fosse stata, pensai io. Lei riprese a parlare:

“Comunque vi assicuro che troveremo una soluzione. Rimanete tutti qui…io entro a dare un’ occhiata.”

Ed entrò. Il pensiero che la signorina Tsunade lo visitasse mi rassicurò. Se c’era qualcosa ancora che poteva essere fatto per lui, lei lo avrebbe fatto. Anche gli altri immagino sperassero in qualche miglioramento grazie al suo intervento. Quindi la aspettammo con impazienza. L’attesa durò una mezz’oretta. Quando tornò da noi, quasi non riuscivamo a respirare. Aspettavamo solo che ci desse qualche buona notizia.

“Allora…non vi nascondo che effettivamente si trova i condizioni critiche. Ma il suo cuore è forte, le sue condizioni sono stabili…io sono ottimista. Se riesce a superare la notte senza contrattempi, sono certa che poi si riprenderà velocemente. Ma le prossime ore saranno decisive.” fu il suo responso.

Certo… non erano proprio buone notizie ma almeno lei era fiduciosa. C’era speranza.

“Personalmente come lo ha trovato? Che ne pensa delle sue ferite?” chiese Tenten.

Tsunade si irrigidì un attimo. Poi rispose:

“Purtroppo ho dovuto concordare anche io sull’ipotesi del suicidio, in base a tutto quello che già vi è stato detto. Ma vorrei avere delle prove concrete in mano prima di convincermene del tutto. Riguardo le sue ferite, trovo che sia già stato fatto un buon lavoro. Ora come ora la situazione è talmente delicata che è preferibile evitare di usare troppo le arti mediche, smuoverebbe troppo il suo chakra. Appena sarà fuori pericolo inizieremo per bene a curarle ed a farle cicatrizzare il meglio possibile. Io per ora aspetterei. Visto come stanno le cose dubito che gli possano creare dei problemi nelle prossime ore. L’unica cosa che mi preoccupa è se riuscirà a reagire e a riprendersi. Ha perso molto sangue…è completamente debilitato. Rischia di non passare tranquillamente le prossime ore…per questo andrà monitorato costantemente… in attesa di domani mattina.”

“Si, è chiaro…”

Capimmo tutti che ci aspettavano altre ore d’angoscia. Lei ci capì.

“Ragazzi reagite! Qui tutto c’è da fare tranne che starsene così abbattuti! Dannazione, siete grandi ormai! Avete affrontato i dolori della guerra…ora potete affrontare questa situazione con la grinta e la forza di cui c'è bisogno! Quindi in piedi, pronti ad ascoltare gli ordini che sto per darvi!” disse con forza.

Un tepore mi riempii. Era vero…bisognava reagire. Non potevamo restare a piangerci addosso. Bisognava agire! Così mi alzai in piedi:

“Agli ordini!” esclamai.

Gli altri si scambiarono uno sguardo di assenso. Si alzarono tutti in piedi e si misero sull’attenti come me. Anche Konohamaru e i suoi amici. Kiba sospirò prima di alzarsi per ultimo. Eravamo pronti.

“Molto bene. Allora prima di tutto, Shikamaru e Kiba voi due farete un sopra luogo a casa sua e al Campo Pratica. Voglio che raccogliate quanti più elementi possibili riguardo l’accaduto. Il fiuto di Akamaru vi sarà utile. Tenten li seguirai fino a casa di Naruto e non appena i ragazzi avranno finito, vorrei veniste subito a fare rapporto. Rock Lee, tu vai a subito a far recapitare la notizia solo alle persone a lui più vicine che sono fuori in missioni. Parlo di Kakashi, Iruka e Sai, vedi tu chi altro poi. Konohamaru, Moegi, Udon…voi tre invece preferirei che tornaste a casa.”

“Come sarebbe a dire?! Vogliamo fare qualcosa anche noi!” controbatté lui.

“Lo capisco benissimo…ma siete troppo turbati in questo momento. Tornate a casa e riposate…potrete tornare domani mattina.” rispose lei.

“Ma-..” cercò di dire.

“Questi sono gli ordini! E non interrompere!” riprese decisa lei, in modo che lui si rassegnasse.

“Shino e Choji ...voi tre andrete in cerca di informazioni. Voglio sapere bene come si è comportato Naruto negli ultimi giorni, quindi chiedete in giro ma massima riservatezza. Sono state chiara con tutti?”

“Si, signorina.” risposero all’unisono.

“Bene… allora andate!” concluse.

Mi chiesi perché non mi aveva nominata, così come non lo aveva fatto con Ino e Hinata. Ci scambiammo uno sguardo e lei mi fece capire che aveva altri ordini per noi. Salutammo i ragazzi che non avevano la minima voglia di tornare a casa ma che in qualche modo Shikamaru riuscì a convincerli. Non so perchè…ma aveva una certa influenza su Konohamaru…forse perché era stato l’allievo di suo zio. Ma sospettavo ci fosse dell’altro. Alla fine restammo solo noi tre insieme all’Hokage.

“Per voi tre ho un compito più importante. Siete pronte?!” ci domandò.

Annuimmo tutte e tre.

“Prima di tutto in attesa che i vostri compagni tornino, voglio che mi aiutaste a sistemare questo corridoio in modo che sia agibile per poterci passare una notte. Dovremo procurarci cuscini e coperte e tutto quello che potremmo portare qui. Dubito che qualcuno di voi voglia tornare a casa. I tre Genin…non ho avuto scelta…era meglio così per loro…” disse lei, sinceramente dispiaciuta dopotutto.

Non potevo dargli torto. Per loro era già stato troppo. Una nottata del genere in ospedale li avrebbe sconvolti ancora di più.

“E poi…” aggiunse “...vorrei che vi divideste con me i turni per vegliarlo questa notte.” concluse.

“Come scusi?” chiesi.

“Tu e Ino siete mie allieve per cui non avrete nessun problema. E tu Hinata conosci le tecniche di primo soccorso ma in ogni caso siamo tutte qui, se dovesse succedere qualcosa. Piuttosto che farlo sorvegliare da qualche medico che lui non conosce, credo sia meglio che a stargli vicino stanotte ci siate voi.” rispose.

“Per me non c’è nessun problema, lo farò molto volentieri.” disse Ino.

“Lo stesso vale per me, signorina.” accettò anche Hinata.

“Io non posso…non penso sia il caso…” dissi io invece.

“E perché mai? Sii più chiara!” domandò.

Raccontai per la seconda volta del mio breve dialogo con Naruto. Per la terza volta mi sentii in colpa e fui tentata di piangere. Ma non potevo davanti alla mia maestra. Non lo avrebbe accettato. Lei ascoltò in silenzio. Dopo che ebbi esposto tutto conclusi dicendo:

“Capisce quindi? E’ meglio che io non vada…se si sveglia rischio solo di metterlo in agitazione…”

Tsunade mi fissò con i suoi grandi occhi castani che mi guardavano con dolcezza. Poi sorrise:

“Sakura…come puoi anche solo pensare che lui non ti voglia più vedere?”

“Mi pare che sia stato abbastanza chiaro…”

“Allora forse non lo conosci ancora così bene…”

“Come?”

“Sakura…Naruto non potrebbe mai avercela con te, nemmeno se ci si mettesse d’impegno. Tiene moltissima te e ha bisogno che tu gli stia vicina. Devi avere pazienza e cercare di capirlo perché per lui è più difficile che per te in questo momento. Puoi andare tranquillamente da lui …fargli sentire che la sua amica più cara gli è accanto…e che non l’ha lasciato solo…”

Ripensai a quando avevo stretto la sua mano prima. A quanto desiderassi fargli sentire quanto gli volevo bene in questo momento…come gliene avevo sempre voluto dopotutto, anche se non glielo avevo mai detto apertamente…

“Non lo lascerò solo…non potrei mai…” riposi alla fine.

Tsunade annuì con il capo soddisfatta e Hinata e Ino mi sorrisero sincere.

“Bene! Allora prepariamoci! La giornata non è ancora finita…e ci aspetta una lunga nottata!” affermò l’Hokage rimboccandosi le maniche.

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Capitolo 4
*** In attesa che si faccia notte... ***


Nel giro di un’ora il corridoio era attrezzato al punto da sembrare un piccolo accampamento. Avevamo fatto un giro per l’ospedale ed eravamo riuscite a procurarci una decina di materassi, coperte e cuscini da tutte le stanze libere. Li avevamo sistemati uno accanto all’altro solo da un lato del corridoio per permettere il passaggio alla sala. Inoltre avevamo procurato altri asciugamani e qualcosa di caldo da bere ai nostri amici per quando sarebbero tornati. Infine ero andata io personalmente a ordinare la cena a portar via all’Ichiraku per tutti. Il signor Teuchi e Aime non sapevano cosa dire quando riferii loro che Naruto era ricoverato in ospedale in gravi condizioni. Inventai che era stato ferito in missione perché ritenevo giusto avvisarli dell’accaduto, evitando di dire che probabilmente aveva tentato il suicidio. Meno persone sapevano di questa storia e meglio sarebbe stato. Ma io non sono brava a mentire. Teuchi infatti mi fece notare che Naruto e gli altri avevano parlato di un mese di riposo dopo la missione conclusa una settimana fa. A quel punto dovetti aggiungere un’altra bugia dicendo che si era presentata una missione all’improvviso e per cui il periodo di riposo era stato rimandato. Per fortuna stavolta la bugia fu più credibile. Visto come stavano le cose, mi garantì che avrebbe pensato lui stesso alla consegna e mi invitò a tornare subito indietro. Dopo averlo ringraziato caldamente, affrontai di nuovo la pioggia che ancora non accennava a volermi dare una tregua per oggi e tornai in ospedale.
“Questa pioggia non poteva capitare in un momento meno opportuno!” pensai  mentre mi scrollavo i vestiti umidi nonostante stavolta mi fossi riparata con un ombrello, recuperato in ospedale. Lo poggiai là dove lo avevo trovato e nuovamente percorsi quei corridoi per tornare da Naruto. Non corsi stavolta…ma mentre li attraversavo, mi sembrò di farlo. Il mio pensiero tornò a poche ore prima e rividi me stessa correre come una disperata in attesa di sapere qualcosa di cui adesso avrei fatto volentieri a meno. E’ proprio vero che a volte è molto meglio ignorarle che saperle le cose. O forse non è così. Mi sarei resa conto di quanto tenessi a Naruto come amico se lui non avesse cercato di farla finita? Se si fosse ferito in uno scontro, sarebbe stata la stessa cosa? Più cercavo di pensarci e più non trovavo delle risposte. Di una cosa mi resi conto però…di non essere mai stato una buona amica per lui. Si è vero…potrò anche averlo curato diverse volte e gli avrò anche salvato la vita durante la guerra…ma non avevo mai fatto nemmeno la metà delle cose che lui aveva fatto per me. Io non lo avevo mai protetto mettendomi a rischio di persona, non gli avevo fatto mai nessuna promessa da mantenere ad ogni costo, non gli avevo mai fatto sentire la mia presenza in un momento difficile in cui poteva avere bisogno di parlare, di sfogarsi o di lasciarsi andare. Lui, sempre il ritratto dell’ottimismo, del buon umore, della sincerità e dell’amicizia, non mi aveva davvero mai chiesto nulla. Aveva ragione. Sono sempre stata io quella a chiedere e ad avere delle aspettative su di lui. Naruto non se lo meritava…meritava molto di più. Mi domandai come fossero i suoi rapporti con gli altri. Dalla fine della guerra, sembrava essere tutto come al solito, a parte il fatto che più spesso ci incontravamo tutti per passare o le serate o dei pomeriggi insieme. I nostri rapporti di gruppo erano senza dubbio rafforzati da quella esperienza, avevamo scoperto una gioia in più nello stare insieme alla luce di tutti i compagni che avevamo perso in battaglia. Per Neji prenotavamo sempre un posto in più nelle nostre cene o se facevamo un picnic e dovevamo preparare da mangiare, c’era sempre un panino o una porzione che veniva preparata ma che nessuno toccava, nemmeno Choji. In qualche modo sentivamo che lui era ancora con noi e facevamo di tutto per onorare la sua memoria. Mi venne in mente che poco prima non avevamo fatto la stessa cosa. Così feci nuovamente una visitina a tutte le camere libere, trovando per fortuna quello che mi serviva. Così feci ritorno dalle ragazze, trascinandomi dietro un altro materasso con tanto di coperta e cuscino.

“Ehi Sakura, hai fatto male i conti! Ne avevamo già abbastanza per tutti!” mi disse Ino vedendomi arrivare.

“Avevamo fatto male i conti invece!  Ci siamo dimenticati di Neji!” gli risposi.

Hinata non disse nulla ma la vidi commuoversi prima che si asciugasse gli occhi che iniziavano a inumidirsi. Già dai primi tempi Hinata aveva apprezzato moltissimo che tenessimo tanto alla memoria di Neji e ce ne era profondamente grata.

“Hai ragione! Non potevamo dimenticarci assolutamente di Neji!” disse correndomi incontro per darmi una mano a sistemare il materasso.

Mentre lo mettevamo in fila con gli altri, Hinata domandò:

“Secondo voi…cosa penserebbe Neji di quello che è successo a Naruto, se fosse stato qui?”

Non sapevo cosa risponderle. Non mi aspettavo una domanda del genere. Pur tornando indietro negli anni, all’esame di selezione dei Chunin, alla missione di recupero di Sasuke e infine alla guerra, non riuscivo a comprendere fino in fondo quale potesse essere stato il legame tra Neji e Naruto. Anche se lui era morto per proteggere lui e Hinata, mi resi conto di non sapere nulla di quale fosse il loro rapporto e che c’erano troppe cose che non sapevo.

“Sai, io credo…” disse Ino spezzando il silenzio, “che lui saprebbe esattamente cosa è passato in mente a quella Testa Quadra…”

“Si…la penso anche io così.” aggiunsi io, non sapendo cosa dire di mio.

“Pensavo la stessa cosa…” disse Hinata tristemente. Le mancava Neji, come a tutti noi del resto.

Fui distratta da quei pensieri, notando che la signorina Tsunade non c’era.

“Scusate, ma che fine ha fatto l’Hokage?” domandai.

“E’ entrata prima da lui. Mentre non c’eri, uno di loro è uscito di corsa dalla sala dicendo che il chakra di Naruto si era alterato improvvisamente, così la signorina Tsunade è entrata a dare una mano.” mi ripose Ino.

“Per quale motivo il suo chakra si sarebbe alterato?” domandai preoccupata.

“Non lo sapeva nemmeno lui. Diceva che lo stavano visitando e che all’improvviso ha iniziato ad agitarsi, e hanno richiesto il parere dell’Hokage.” rispose ancora.

“Il chakra solitamente non si altera da solo. E poi quando sono entrata io prima per quanto fosse debole aveva un flusso costante.” affermai, pensando al mio dal quale Naruto aveva riconosciuto tutta la mia preoccupazione.

“Speriamo che capiscano cos’ha che non va…” disse sospirando Hinata. Era davvero in pena per lui. Se l’avessi fatta entrare prima…chissà…

La nostra attenzione fu attratta dall’arrivo di Rock Lee e Tenten. Hinataporse subito loro un asciugamano mentre io versai loro una tazza di thè da un termos.

“Grazie ragazze, siete grandi!” ringraziò Rock Lee, scaldandosi la mani con la tazza calda.

“Questo tempaccio non si è ancora dato una calmata?” domandò Ino.

“No anzi sembra che peggiorerà….speriamo che passi in fretta…” disse Tenten mentre si asciugava.

“Potevate prendere un ombrello o qualcos’altro prima di finire sotto la pioggia un’altra volta?” commentò Ino.

“Sinceramente abbiamo preferito non perdere tempo…” fu la risposta.

“Cos’hanno scoperto Shikamaru e gli altri? Hanno trovato qualcosa a casa sua?” domandai.

“Purtroppo si…”disse cupa “ per prima cosa hanno trovato lo specchio in bagno completamente distrutto e per di più diversi pezzi erano macchiati di sangue fresco…E’ strano ma crediamo che abbia preso a pugni lo specchio…”

“E perché avrebbe dovuto farlo?”

“Non lo sappiamo, sinceramente. E c’era dell’altro…a parte il fatto che casa sua era davvero molto in disordine, voglio dire più in disordine del solito…Akamaru ha trovato nell’armadio diversi asciugamani e una coperta macchiate di sangue secco.”

Restammo in silenzio cercando di immaginare la scena.

“Shikamaru crede che Naruto dopo essersi ferito abbia cercato di rallentare l’emorragia come ha potuto. Probabilmente era sdraiato a letto e per questo c’era anche una coperta sporca. E poi ha nascosto tutto nell’armadio.” continuò lei.

Che Naruto abbia immaginato che qualcuno potesse venire a cercare a casa sua e per questo aveva nascosto tutto. Ma lo specchio?

“E perché non avrebbe dovuto far sparire anche i pezzi dello specchio rotto?” chiesi.

“Perché deve averlo rotto prima di uscire di casa e andare al Campo Pratica.”

Tornava tutto, anche le ferite sulle mani ora avevano una spiegazione. Ma perché aveva scelto di anadre al Campo Pratica? Quel luogo era statoil teatro della nostra prima sfida come Team e come coppia, io e lui tre anni dopo. Ci eravamo allenati così tanto lì poi. Possibile che centrasse in qualche modo il passato? Qualcosa che lui voleva cancellare dato che lo aveva quasi raso al suolo? Se avesse ancora avuto tutto il chakra della Volpe probabilmente lo avrebbe fatto. Un altro pensiero si aggiunse…cosa aveva fatto di quella quantità di chakra che la Volpe, perdonatemi, volevo dire Kurama, gli aveva dato prima di scomparire? Perché non lo stava usando per curarsi le ferite? Mi massaggiai la testa…troppe domande, poche risposte.

“Comunque i ragazzi dovrebbero tornare tra poco…vi diranno poi meglio.” concluse Tenten, poi aggiunse, “Poi sapete Rock Lee ha trovato una cosa interessante…”

“Non dovevi andare solo a recapitare la notizia ai conoscenti?”

“Infatti!” rispose lui, “Però mentre stavo scrivendo l’ultimo messaggio, è arrivato un strano piccione, di una razza che non avevo mai visto e nessuno degli uomini che erano lì ha mai visto messaggi recapitati così. Insomma a parte questo…aveva una busta nel becco…ed era per Naruto.”

Detto questo, tirò fuori dalla tuta la busta. Strano davvero…i ninja non recapitano messaggi nelle buste ma spediscono i rotoli. Era molto curioso.

“Sicuro che sia per lui?” chiese Hinata.

Rock Lee girò la busta mostrando il nome di Naruto , scritto al centro. Mancava il mittente.

“E’ completamente bianca. Non so proprio chi sia la persona che gliel’ha mandata.” aggiunse lui.

Chi poteva avergliela mandata senza avere il bisogno nemmeno di firmarla?

“Accidenti ragazzi, che curiosità! Secondo voi cosa c’è scritto?” domandò Ino, che stava letteralmente fremendo.

“L’unica cosa che mi chiedo è se questa lettera abbia in qualche modo a che fare con quello che è successo a Naruto….” disse Tenten.

Ci guardammo perplessi tra di noi.

“Secondo voi dovremmo aprirla?” chiese Lee.

“No, aprirla no. Però…Hinata…non è che tu…?” chiese Ino.

“Vuoi che usi il Byakugan? Non credo che a lui farà sapere se leggiamo qualcosa di suo senza permesso…” ripose lei esitante.

“Tranquilla, lui non lo saprà mai. Se centra qualcosa con questa storia, sarà importante per decidere cosa dobbiamo fare. E non dirmi che non sei un po’ curiosa anche tu!” la intimò lei.

Hinata arrossì. Ok, era curiosa anche lei.

“Passami la busta avanti…”disse alla fine.

Rock Lee gliela consegnò. Lei attivò l’abilità innata del suo clan e scrutò attentamente la lettera. Una parte di me mi diceva che non era stata una buona idea quella di impicciarsi delle questione private di Naruto ma dall’altra parte quella busta poteva contenere una riposta alle nostre tante domande.

“E’ davvero incredibile…” disse lui dopo un attimo. Era visibilmente stupita.

“Cosa?” domandai.

“Nessuna firma. C’è solo una frase …” disse lei.

“Che dice?”

“Non devi arrenderti Campione!” disse lei.
 
Restammo a lungo a discutere su quelle quattro parole, con molte più domande di prima. La parola chiave era senza dubbio quel “Campione” perché nessuno di noi lo aveva mai chiamato così, quindi pensai che usare quella parola fosse una specie di firma. La cosa che ci lasciava perplessi più di tutto però era quel “Non devi arrenderti.”. Si poteva riferire a Naruto che stava affrontando veramente una situazione difficile di cui noi eravamo allo scuro mentre un'altra persona invece ne era a conoscenza? Oppure quel messaggio era stato inviato per sostenere Naruto, ora perché stava lottando tra la vita e la morte? Ma questa “persona” come poteva sapere che lui ora si trovava in queste condizioni? Escludemmo questa seconda ipotesi perché nessuno sapeva dell’accaduto a parte noi. Nessuno che non conoscessimo in ogni caso. Poi magari Naruto poteva conoscere qualcuno di cui non aveva mai parlato con noi, non era da escludere. Ma chi? Il solo pensiero devo dire mi irritò. Possibile ci fosse una persona di cui lui mi aveva mai parlato?

Il ritorno di tutti i ragazzi interruppe le nostre riflessioni. Ci affrettammo a distribuire gli asciugamani e le tazze di thè. Si sedettero esausti. Non li assillammo subito con le nostre domande dando loro la possibilità di riprendersi un attimo, ne avremmo parlato con calma più tardi alla presenza dell'Hokage.

“Avete avuto un’ottima idea…e vedo che avete preparato anche il posto per Neji, brave.” disse Shikamaru.

“E’ stata un’idea dell’Hokage.” gli rispose Ino.

“Dov’è ora?” chiese dopo essersi guardato un attimo intorno.

Ripensai che era ancora con Naruto cercando di capire cosa stesse alterando il suo chakra. Sperai non fosse nulla di grave. Ino e Hinata spiegarono tutto ai ragazzi, includendo anche la notizia della busta misteriosa. Nemmeno Shikamru e Shino trovare un’idea riguardo quella lettera, formularono le nostre stesse ipotesi ma nulla di concreto.
Poco dopo l’Hokage uscii dalla sala. Era stremata…ci disse:

“La situazione si sta complicando..”

“Che cosa è successo adesso? E’ peggiorato?” chiesi subito. Tutti ascoltarono in silenzio.

“Per fortuna no,  ma se fosse andato avanti qualche altro minuto, gli sarebbe preso un colpo.”

“Ci può dire cosa è successo ancora?!” domandò Kiba.

“Abbiamo scoperto che c’è una riserva di chakra di Kurama dentro il suo corpo. E gli sta creando non pochi problemi.” disse lei.

Nessuno di noi fu sorpreso dal fatto che avesse quel chakra, ma restammo scioccati sapendo che gli stava creando dei problemi.

“Signorina, ma lei davvero non sapeva dello scambio di chakra tra Naruto e Kurama?” chiese Hinata.

“No…perché voi lo sapevate tutti?!”

Annuimmo tutti.

“E che diavolo aspettavate a dirmelo?! Allora immagino che sappiate anche il motivo per cui gliel’ha lasciato…Parlate!”

“Questo a essere sinceri non lo sappiamo. Naruto aveva detto che Kurama si era raccomandato di usarlo solo in caso di estrema necessità, ma non sappiamo nient’altro.” dissi io.

Lei si passò una mano sul volto. Era davvero stanca…

“Sapete cosa stava succedendo? Il chakra della Volpe stava tentando di fuoriuscire dal suo corpo…Naruto però ha cercato di reprimerlo in ogni modo. E per farlo stava utilizzando il poco chakra che gli era rimasto. Se già era debole prima ora si è indebolito ancora di più. Per interrompere questo processo, prima ho dovuto bloccare il chakra della Volpe il sigillo pentastico, non ho avuto altra scelta e meno male che ha funzionato!  Ora quel chakra residuo è al sicuro, perlomeno. E’ stato rischioso ma per fortuna non ci sono state altre complicazioni.” spiegò lei.

“Come ha fatto ad applicare il sigillo pentastico? Non essendo più la Forza Portante di Kurama non dovrebbe avere più nessuna formula sulla pancia sopra cui applicare il sigillo pentastico…” notai io.

“Invece aveva una formula sull’addome. E’ diversa da quella che aveva prima. E’ semplice quanto basta a sigillare una quantità di energia. Ritengo sia una forma di prevenzione per evitare che quel chakra possa essere utilizzato in un momento di ira, come succedeva quando Naruto non ne aveva il controllo.”

“Allora il chakra stava fuoriuscendo perché lui era arrabbiato?” chiesi, ripensando a quando gli erano spuntate quattro code.

“Non credo…mi hanno detto che stava riposando quando ha cominciato a fuoriuscire….Non era cosciente. Invece credo che-…”

“Che stesse fuoriuscendo per curargli le ferite, è esatto?” la anticipò Shino.

“Probabilmente si…” rispose lei, con un lungo sospiro.

“Ne è sicura?” chiesi.

“No, è solo un ipotesi. L’unica che mi sia venuta in mente. Il fatto che Naruto stesse cercando di bloccarlo però mi lascia davvero perplessa...se lo stava aiutando non avrebbe dovuto reprimerlo.”continuò lei.

“O forse lo sta sopprimendo proprio perché non vuole essere curato…” commentò Kiba.

“Per favore smettila!! Non fai altro che pensare che lui stia davvero cercando di farla finita!” gli urlai dietro.

“E ho torto secondo te?! Sakura, apri gli occhi! Dimmi se effettivamente quello che ho detto è da escludere! Avanti!” mi incitò.

Non riuscivo a rispondergli. Avevo i suoi occhi animaleschi addosso che mi intimorivano. Ma non potevo nemmeno dargli torto. Non era una cosa campata in aria…purtroppo. Distolsi lo sguardo abbassando la testa.

“Hai visto?” disse lui con voce molto più calma. Poi si sedette con il viso tra le mani.

Gli altri rimasero in silenzio, come se fosse stata rivolta anche a loro la stessa domanda. L’Hokage prese la parola:

“Ora non ha importanza del perché è accaduto tutto questo. L’unica cosa che importa è tirarlo fuori da questa situazione, anche contro la sua volontà. Se ha deciso di arrendersi, dobbiamo fargli ritrovare la forza di lottare ancora. E’ questo il nostro compito! Dobbiamo aiutarlo anche contro la sua volontà. Del resto…credo che lui abbia aiutato un po’ tutti anche quando avremmo preferito affrontare le nostre situazioni da soli…”

Personalmente era vero. Mi basto pensare a quando era andata da lui, al suo ritorno dalla ricerca di Sasuke. Io mi ero arresa…arresa al fatto che lui se ne era andato. Ma lui in quel momento dicendo di non volersi rimangiare la sua promessa, mi aveva fatto tornare a sperare ed ero stata riempita da una nuova forza.

“E’ palese quanto state soffrendo perché non riuscite a non pensare che ora si stia lasciando andare…” riprese lei , “Ma non dovete fermarvi. E’ vostro amico, nostro amico. Dovete accettare questa realtà per quanto sia dura…solo così potrete avere la forza di aiutarlo a riprendersi e a guardare di nuovo avanti. Dovete riuscire a fargli capire che può fare ancora tante cose, che ha un sogno da realizzare e che ci sono delle persone che hanno ancora bisogno di lui perché gli vogliono bene…Sbaglio?”

Ripensai a quelle parole. No, non stava sbagliando. La situazione era terribile, una realtà inaccettabile. Ma se non accettiamo, non potremmo mai aiutarlo. Quelle parole…”Guardare avanti”. Si…dovevamo guardare avanti e affrontare tutto con uno spirito diverso.

“Non sta sbagliando signorina…” disse a voce alta Shikamaru, “Siamo i suoi amici...non possiamo tirarci indietro…”

“Hai ragione lui! Ci penseremo noi ad aiutarlo!” lo sostenne Choji.

“Gli faremo ritrovare lo spirito della giovinezza!” aggiunse Rock Lee.

“Si! E lo aiuteremo a superare questa situazione restandogli accanto.” volle dire anche Hinata.

Trovammo la forza di affrontare la situazione. Ci eravamo convinti tutti. Fui fiera del nostro Hokage, che era riuscita per la seconda volta nella giornata a sollevarci il morale. La mia ammirazione nei suoi confornti non poteva essere più grande.

Esprimemmo il nostro desiderio di sostenere Naruto, tutti tranne Kiba. Rimase seduto in silenzio, senza proferire parola. Forse lui aveva bisogno ancora di un po’ di tempo…

“Ora vi riconosco! Siete sempre stati una squadra, continuate a farla ora che c’è n’è più bisogno! “ affermò contenta.
Poi aggiunse:

“Ora preparatevi! Tra non motlo dovrebbe arrivare la cena...” rivolta verso di me, Hinata e Ino, aggiunse:

“ E voi ragazze…non mi avete ancora detto chi di voi entrarà per prima…”
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Ciò di cui non ci si accorge... ***


Rimanemmo spiazzate.

“In realtà non ci avevamo ancora pensato…” disse piano Hinata.

“Ragazze…” mi affrettai a dire, “Io ho già avuto la possibilità di vederlo, quindi credo che adesso voi due abbiate la precedenza.”

Non era solo per quello che le stavo mandando avanti…sinceramente non avevo voglia di un altro confronto con lui. Non oggi almeno. Andare per ultima speravo servisse a evitarmi un’altra spiacevole e stancante chiacchierata con lui, ammesso che avesse ancora voglia di vedermi o parlarmi.

“Se la metti così Sakura…Hinata se non è un problema per te vorrei entrare prima io. Prima…mi sono fatta prendere troppo dalle emozioni…e non sono rimasta al suo fianco, come avrei dovuto. Vorrei entrare anche per chiedergli scusa.” chiese Ino.

“Tranquilla, lo capisco fin troppo bene. Io aspetterò il mio turno dopo di te allora.” disse Hinata con un sorriso sincero.

“Grazie Hinata!” disse Ino abbracciandola. Sapeva bene che moriva dalla voglia di vederlo. Ma aveva compreso le motivazioni di Ino e si stava facendo indietro, reprimendo questo suo desiderio.

“Bene, allora Sakura sarà la terza a entrare. Farete un paio d’ore ciascuno di sorveglianza. L’ultimo turno lo farò io…Quello di domani mattina sarà il più delicato.” terminò l’Hokage.

Eravamo tutte d’accordo.

“Comunque…” riprese la signorina Tsunade, “…Sakura so che sei preoccupata che si svegli mentre sei con lui….”
“Ma che stai dicendo?” dissi imbarazzata.

Rimasi stupita. Possibile che fosse così palese il mio timore? E soprattutto che lei mi conoscesse così bene?

“Non c’è di che preoccuparsi…gli abbiamo somministrato un calmante che dovrete farlo dormire fino a domani mattina. Nessun farmaco pesante, date le sue condizioni, ma quel che basta per farlo riposare a lungo.” concluse lei.

La notizia mi sollevò molto anche se non lo diedi a vedere. Hinata e Ino sembrarono rimanerci male invece. Forse speravano di potergli parlare qualche minuto…

“Mi scusi…perché non posso fare un turno anche io?” domandò Tenten.

“Ti ho esclusa semplicemente perché non hai nemmeno le nozioni base di arti mediche e per questa notte dobbiamo essere prudenti, non possiamo rischiare…lo capisci?”

Lei annuì cupa.

“Appena sarà fuori pericolo, lo farò trasferire in una camera così che possiate andare a trovarlo tutti Promesso!” ci rincuorò lei. “Per non arrendersi avrà bisogno dell’appoggio di ognuno di voi.”

“A proposito di “non arrendersi”…dovremmo parlarle di una cosa” intervenne Rock Lee, tirando fuori la busta. Raccontò per filo e per segno di quando era arrivata, spiegandole i motivi per cui l’avevamo letta. Credo sperasse che lei  potesse aiutarci.

Dopo averla a lungo osservata però rispose:

“Mi spiace ma davvero non ho idea di chi possa verla mandata…”

Mi insospettì il suo tono. E anche quel sorriso appena accennato e subito represso che comparì e scomparì dal suo volto. Lei sapeva chi era il mittente misterioso…Stavo per chiederle spiegazioni quando dal corridoio emerse la figura traballante di Teuchi che ci stava portando la cena. Subito Choji gli si avvicinò e lo aiutò, prendendo parte del suo prezioso carico.

“Eccomi qua, ragazzi! Puntualissimo per la cena!” disse lui con un grande sorriso.

Dopo aver poggiato anche la sua metà di cassette da asporto, fece una riverenza all’Hokage e ci chiese informazioni di Naruto.

“Dobbiamo aspettare domani mattina per sapere se ce la farà…” gli dissi semplicemente.

Lui annui in silenzio. L’Hokage gli si avvicinò per pagare il conto ma l’uomo la fermò.

“Offre la casa, con l’augurio che presto verrete tutti con Naruto  a mangiarlo all’Ichiraku! E buon appetito!”

Io ero quasi commossa. Era stato un gesto molto dolce. Naruto era il suo miglior cliente ma credo che ci fosse anche un profondo affetto. Dopo tutto da quanto so Naruto è sempre andato fin da bambino da lui a mangiare ramen con il maestro Iruka. Pensai al maestro…chissà come aveva preso la notizia riguardante Naruto?

Salutammo Teuchi e aprimmo ognuno un cassetta. Il contenuto era davvero invitante…un enorme ciotola di ramen con tutto il possibile e l’immaginabile come contorno, dalle fettine di maiale alla uova sode. Tutto disposto con cura e con gusto. Come al solito c’era il cuore in quel piatto. Hinata tirò fuori da una cassetta la ciotola e la appoggio sull’ultimo letto. Il posto di Neji. Anche noi altri ci poggiammo sui materassi  piuttosto che sederci sulle scomode sedie d’attesa lì fuori dalla sala. Prima di sedermi mi accorsi che c’era una cassetta in più.

“Il signor Teuchi deve essersi sbagliato…ne ha preparata una in più.” dissi.

“Non credo sia in più sai…” fece notare Shino.

“E’ vero…credo sia per la persona più importante…” annuì Shikamaru.

Avevo capito pure io. Tirai fuori la ciotola e la lascia lì sulla sedia. Mi sedetti su un materasso insieme agli altri e iniziammo tutti a mangiare.

Fu una cena silenziosa, tranne che per il rumore della ciotola svuotata che proveniva da Choji. Non avevamo un granché di cui parlare e poi eravamo tutti affamati.  Fu Tsunade a rompere il silenzio:

“Allora ragazzi…cosa avete scoperto?”

Shikamaru terminò di masticare l’ultimo boccone e iniziò a fare rapporto. Raccontò le stesse cose che ci erano già state riferite da Tenten per poi passare a quello che avevano trovato al Campo Pratica.

“…Non avevamo notato prima che suoi tre pali distrutti c’erano dei segni a forma di vortice. Probabilmente dovuti a un Rasengan, anche se incompleto..altrimenti non ne avremmo trovato nemmeno le schegge della corteccia. Per di più erano macchiati di sangue in due soli punti, dove si sarà sfogato a prenderli a pugni. E poi abbiamo recuperato il kunai…” disse mentre lo tirava fuori, avvolto in un fazzoletto.

“L’odore era quasi completamente cancellato a  causa della pioggia, ma io e Akamaru siamo sicuri…è di Naruto, non ci sono altri odori sopra.” aggiunse KIba, continuando a mangiare dando qualche boccone anche ad Akamaru che aveva già finito la sua razione.

“Io e Choji  invece abbiamo scoperto che negli ultimi giorni non è mosso molto da casa sua. Tre giorni fa è andato a comprare da mangiare e la signora che lo serve di solito ha detto che era stranamente taciturno e che ha comprato più roba del solito. Nessun altro l’ha visto…” espose poi Shino.

“Rock Lee, posso sapere chi hai avvisato?” domandò poi l’Hokage.

“Ho mandato un messaggio al maestro Kakashi e Sai, un altro al maestro Gai e al maestro Iruka, ho avvisato la maestra Kurenai e poi…ho mandato anche un messaggio al Villaggio della Sabbia e al Villaggio della Nuvola….al Kazekage e a Killer Bee. Ho immaginato che volessero saperlo anche loro.”

“Hai fatto benissimo.” concluse lei, metabolizzando le informazioni appena ricevute.

Purtroppo erano tutti elementi fin troppo evidenti che non facevano che avvalorare la tesi sostenuta fino a quel momento…quella che Kiba e forse solo lui aveva accettato del tutto…non ci restava che capire il perché…

 “Vado a vedere com’è la situazione…Ino, appena torno puoi entrare.” disse ancora l’Hokage prima di sparire di nuovo nella sala.

Ino respirò profondamente.

“Sicura che te la senti?” le chiese Shikamaru.

Lei si passava nervosamente le mani lungo le gambe...come è solita fa sempre quando è nervosa e preoccupata.
“Sai Shikamaru…non avrei mai creduto di dirlo ma…non mi ero mai resa conto di quanto la presenza di Naruto in certe situazioni fosse così…come dire…indispensabile…”

“Che intendi dire?” le domandò ancora Choji.

La stavamo ascoltando tutti, con attenzione.

“Nei momenti critici, lui è sempre stato quello che meno di tutti prendeva le cose sul serio, quello che faceva sempre qualche errore da principiante, quello che però…non perdeva mai il coraggio di rialzarsi. E così facendo dava la forza anche a noi di continuare a combattere. E’ sempre stato così…nessuno di noi come lui ha mai avuto un coraggio del genere. E così pensavo…se in quel letto ci fosse stato qualcun altro di noi e lui fosse qui…So per certo che avrebbe trovato il modo di risollevarci il morale…e di non farci arrendere all’evidenza…”

Credo si riferisse a Kiba. Lui però continuava a guardare di fronte a se, senza dire una parola.

Le mani di Ino iniziarono a tremare. Riprese:

“E invece c’è lui lì dentro! E’ lui quello che sta lottando tra la vita e la morte e che si sta arrendendo. E noi qui non abbiamo nemmeno la metà della forza che avrebbe avuto lui…Perché non siamo così coraggiosi anche noi? Capite che intendo?”

Io capivo benissimo.  Shikamaru le prese una mano  e la strinse tra le sue.

“Non siamo con lui, ecco perché...” disse poi “Sappiamo che è testardo, ingenuo e a volte si comporta da vero idiota, inutile negarlo…ma sappiamo che ha qualcosa che a noi manca del tutto. Quella forza, quel coraggio di cui parlavi tu. Ragazzi… “aggiunse rivolto a tutti “credo che finora abbiamo fatto troppo affidamento sull’idea che  a lui non potesse mai accadere nulla di male, che questa sua forza lo avrebbe protetto da tutto e che lo rendesse invulnerabile…Mi sto rendendo conto che ci siamo sbagliati di grosso finora…”

Shikamaru aveva fatto una considerazione giustissima. Se Naruto era arrivato fino a quel punto significava che tutti avevamo dato troppo per scontato che qualsiasi evento affrontasse lo avrebbe fatto sempre con l’ottimismo che lo contraddistingue e non avevamo mai pensato che lui potesse vacillare, che potesse trovarsi in difficoltà o che avesse bisogno d’aiuto.

“Vedendo tutto quello che ha fatto forse lo abbiamo considerato come qualcuno che non è…” disse Shino poi. “ Lui ha sconfitto Madara e ha salvato il mondo ninja…solo qualcuno di eccezionale avrebbe potuto farlo…Abbiamo dimenticato che per quanto sia una persona indubbiamente speciale per esserci potuto riuscire, lui è prima di tutto un essere umano…con tutte le limitazioni emotive che questo comporta…”

“Quindi allora non siamo stati in grado di capire come stava veramente perché non lo abbiamo mai visto come un vero essere umano quindi anche…fragile?”

Solo silenzio seguì a quella domanda. Pensavamo e ripensavamo…Mai mi si era parata davanti l‘immagine di un Naruto fragile che aveva  bisogno d’aiuto…Era davvero colpa nostra allora…non lo avevamo mai riconosciuto per quello che lui era veramente. Avevamo creato su di lui un mito di coraggio, determinazione e potenza…senza pensare che potesse avere dei limiti?  Questa domanda mi ferì profondamente….avevo davvero pensato a una cosa del genere?

L’Hokage tornò:

“Condizioni stabili, nessuna novità…Ino puoi andare.”

 Lei trasse un bel respiro e si alzò dal materasso. Shikamaru l’accompagno vicino alla porta dicendole:

“Trova un po’ di forza Ino…fallo per lui.”

Lei annuì  e abbraccio il compagno di squadra. Poi entrò.

 “Di cosa stavate parlando?” domandò mentre si sedeva al posto della nostra amica, in mezzo a tutti.

Mentre si sedeva ancora,  Shikamaru la informò:

“Parlavamo del fatto che forse Naruto lo conosciamo solo per metà…solo la metà che ci ha sempre voluto mostrare..non quella che lui tiene solo per se stesso…Mi domando solo…. in tutti questi anni come può essere stato così bravo da non dare mai segni di cedimento?”

“Pensavo…lo avete mai visto piangere?”notò Shino.

“Quello non significa niente…il codice ninja impone di non mostrare quel tipo di sentimenti…comunque si….ad esempio durante la missione di salvataggio di Gaara…era disperato…non poteva credere che lui fosse morto…Molti di noi erano presenti, lui ha pianto senza trattenersi.” affermò Tenten.

“Ma non si è mai dimostrato scoraggiato da quando lo conosciamo…nessuno lo ha mai visto in un attimo di pura disperazione…questo intendevo.” aggiunse Shikamaru.

“In realtà…”

Ci voltammo tutti a guardare Hinata…difficilmente trovava il coraggio di dire qualcosa.

“Nella lotta contro Pain…Credo che le sue parole lo avessero sconvolto molto…quando sono arrivata sul campo di battaglia, lo stava ascoltando senza trovare parole per controbattere…” disse.

“Davvero? Non ce lo avevi mai detto…” dissi.

“Non c’è mai stata occasione…e non credevo fosse così importante dato che alla fine lo ha sconfitto.”

“Ora che ci penso…” disse Choji “Qualche tempo fa siamo andati a mangiare il ramen e mangiando abbiamo parlato…quando ho revocato gli avvenimenti della guerra, lui mi disse che quell’esperienza lo aveva profondamente scosso…si è incupito come non lo avevo mai visto prima…Appena ho cambiato argomento però è tornato subito a sorridere. Non gli avevo dato peso prima di adesso…se gli avessi chiesto il motivo per cui si era rattristato in quel modo…”

Seguì silenzio. Poi parlo Shikamaru:

“Dopo la morte del maestro Jiraiya, era caduto in una profonda depressione ma dopotutto essendoci passato pure io, ho pensato fosse normalissimo. Così ho cercato solo di tirarlo su di morale per convincerlo a concentrarsi sull’ultimo messaggio lasciato dal maestro…io non gli ho dato la possibilità di sfogarsi quando ne avrebbe avuto bisogno...”

Uscirono fuori tante piccole cose…incontri e chiacchierate di cui non avevamo parlato. Naruto si era allenato un’intera giornata con Rock Lee nelle arti marziali fino a notte fonda, un pomeriggio era andato a trovare Tenten per imparare i vari tipi di armi e il loro utilizzo, aveva invitato Hinata a fare una passeggiata in cui avevano parlato a lungo, durante l’ultima missione con Shino non aveva tentato nemmeno un’iniziativa di sua volontà anche se le occasioni si erano presentate, con Tsunade non si era più lamentato per le missioni che gli venivano assegnate.

Naruto aveva passato del tempo con tutti singolarmente, si era applicato nelle arti marziali e nello studio delle armi, non aveva più contestato gli ordini e aveva anche uscito con Hinata. Tutte cose che prima di un anno fa, finita la guerra , non aveva mai fatto. Cosa gli era successo? Cos’era cambiato in lui da farlo comportare così?

Eravamo talmente presi da quella discussione che non ci eravamo resi conto che erano passate due ore. A interrompere le nostre chiacchiere fu Ino che usciva dalla sala, terminato il suo turno.

“Ehi, come è andata?” chiesi.

Aveva gli occhi arrossati…tuttavia mi rivolse un mezzo sorriso:

“Non credevo di poter stare con lui tutto questo tempo senza sentirgli dire una parola” cercava di sorridere, senza riuscirci, “Non l’ho mai visto così fragile, ragazzi…così vulnerabile…”

Choji e Shikamaru le si avvicinarono per confortarla.

“Hinata, vai…” intervenne l’Hokage.

Hinata si alzò, appoggiò un attimo la mano sulla spalla di Ino, dopodiché entrò al suo posto.

“Allora…che mi sono persa finora?” chiese Ino cercando di recuperare il controllo, sedendosi vicino a me.

“Abbiamo parlato…stiamo prendendo coscienza del fatto che c’è una parte della personalità di Naruto che abbiamo trascurato in tutti questi anni…” le rispose Shikamaru, sedendosi.

“La parte debole del suo carattere, intendi vero?” chiese lei.

“Si…ma, tu…come-?”

“Mentre ero dentro…ho provato a fare quello che ha fatto Sakura. Gli ho chiuso la mano e ho appoggiato il mio pugno al suo…ma non ho percepito nulla. L’unica cosa che ho sentito era la sua mano che tremava. Ha ancora la febbre alta…Ho immaginato….che deve essersi trovato i uno stato emotivo fragilissimo per essersi colpito all’addome dopo quelle due ferite precedenti e lo sfogo al Campo. Pensate fino a che punto poteva stare male…” le sfuggì un’altra lacrima…io mi dovetti trattenere.

“Ancora mi chiedo come abbiamo fatto a non notare questa sua sofferenza…” sussurrai mentre mi appoggiavo a lei.
Solo in quel momento Kiba si decise finalmente ad aprire bocca:

“Non potevamo inventare la presenza di un problema che non sembrava esserci. …se ce ne avesse parlato, lo avremmo aiutato tutti…” affermò.

“Kiba ha ragione. “ concordò L’Hokage “Non incolpatevi per l’accaduto perché si sarebbe potuto evitare in tanti modi.
Ora come vi ho già detto non ha importanza, quello che è stato è stato. Pensiamo solo a salvargli la vita e a farlo riprendere. Ora siccome vi vedo molto tesi, vado a prendervi qualcosa per aiutarvi a distendere i nervi.”

“D’accordo, grazie signorina.” le dissi.

Mentre la guardavo andare via pensavo che stesse andando a preparare un infuso  per tutti. Niente avrebbe potuto calmarci ma forse ci avrebbe aiutati.

L’intervento di Kiba mi fece riflettere…

“Kiba… “ dissi “…ora che ci penso sei l’unico a non aver raccontato nulla….”

“E’ perché non ho nulla da raccontare.” mi rispose senza girarsi nemmeno a guardarmi.

“Non ci credo sai? Sei troppo sconvolto per non avere nulla da dire! Sei intervenuto solo per dire che non era colpa nostra perché lui non ha dimostrato nessun segno di disagio. Non è che invece tra voi due è successo qualcosa e hai notato che c’era qualcosa di strano senza però fare niente?” Stavo davvero dando il via libera ai miei pensieri?

“Che diavolo stai dicendo?!” stavolta si girò per guardarmi con una furia incredibile nello sguardo .

“Sei arrabbiato Kiba! Non lo negare! O sei arrabbiato con te stesso perché hai davvero notato qualcosa senza fare niente…”

“Smettila!” mi urlò.

“Dimmi la verità allora! E’ palese che nascondi qualcosa, avanti non è da te comportarti così! Perché sei così arrabbiato?!”

Kiba voleva ribattere ma non aveva più parole…la rabbia sparì dal suo volto. Sospirò e trasse un profondo respiro…

“Avanti Kiba, se sai qualcosa diccelo…” dissi più tranquilla.

 Lui stava per dire qualcosa quando la porta della sala si spalancò all’improvviso e ne uscì una Hinata con il volto tirato dalla paura, urlandoci:

“Sakura! Ino! Venite presto! Ho bisogno d’aiuto!”
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Gesti mai fatti... ***


Piccola Note: Scusate se pubblico così tardi ma ho preferito prendermi un pò più tempo per farlo venire bene. Spero sia di vostro gradimento! Ringrazio tutti coloro che stanno seguendo questa storia e che recensiscono! Apprezzo davvero tantissimo! Grazie dal profondo del cuore! Buona lettura! :)



Io e Ino ci alzammo di scatto e subito fummo dentro la sala.

“Che cosa è successo?” le chiesi, mentre mi avvicinavo a lui.

“Non lo so…era tutto tranquillo, poi improvvisamente ha iniziato ad agitarsi e a respirare affannosamente. Ho cercato di farlo stabilizzare ma non è servito a nulla…” disse mentre si rigirava le mani tremanti.  Calde lacrime le caddero tanto era preoccupata…

“Stai tranquilla, ora ci pensiamo noi!” le disse Ino mentre concentrava il chakra curativo nel palmo delle mani incrociate sul suo petto che si alzava a abbassava sempre più velocemente.

“Non rilevo nulla di strano, nulla che spieghi perché stia reagendo così…” riprese Ino, dopo aver valutato le sue condizioni.

“Naruto, stai tranquillo è tutto apposto…”  gli dicevo mentre cercava di farlo stare fermo. Ma era tremendamente agitato…le sue mani si aprivano e chiudeva convulsivamente, scuoteva la testa e tremava più di prima.

“Credi stia andando in iperventilazione? “ mi chiese Ino.

“No, non penso…”  dissi, poi rivolgendomi a Hinata :

 “Piuttosto… quando ha iniziato ad agitarsi era sveglio?”

“No, stava riposando…respirava regolarmente.” fu la risposta.

Mi venne un’idea…possibile? Gli tenni ferma un attimo la testa e gli sollevai le palpebre. Trovai la conferma che cercavo.

“Hinata per favore,  portami un po’ d’acqua fresca.”

Lei subito si prodigò per farmi avere quello che le chiedevo. Poco dopo arrivò con un catino d’acqua, e subito io vi immersi un panno pulito.  Lo strizzai e lo piegai su se stesso.

“Tra poco starà bene Hinata…” la rassicurai.

Tornai su Naruto e gli tolsi il respiratore.

“Sei impazzita?! Già fatica a respirare da solo…” mi fece Ino.

“Fidati di me, so quello che sto facendo.”

Sperai di non sbagliarmi. Naruto prendeva grosse boccate d’aria come se non avesse più ossigeno. Iniziai a rinfrescargli il viso, la fronte, il collo…intanto gli parlavo:

“Naruto, ascoltami…devi rilassarti, è tutto apposto…recupera il controllo.”

“Sakura…perdonami ma non potresti farlo in un altro momento? Ora penso dovremmo prima risolvere questa situazione…” disse Ino.

“E’ quello che sto cercando di fare!”

Però effettivamente niente di quello che stavo facendo sembrava migliorare le cose. Non mi sentiva, la sua coscienza era troppo distante.  Dovevo costringerlo ad ascoltarmi. Ci provai…Chiusi la mano e non appena la sua involontariamente fece altrettanto ce l’appoggiai contro.
Chiusi gli occhi e feci un profondo respiro. Inizia a concentrarmi…dovevo trovare un contatto, qualcosa che mi permettesse di parlare con lui. Aprii la mente e la riempi di poche parole, ma piene di sicurezza…e di affetto:

“Naruto, ti prego svegliati…non avere paura …Va tutto bene, siamo qui…”

Ripetei quelle parole. Come un fulmine a ciel sereno, percepii come un scossa…si era aperto un varco. Ancora una volta le stesse parole riecheggiarono nella mia mente, convogliate in quel punto…


 
Si scosse e aprì gli occhi all’improvviso. Noi tre restammo un attimo con il fiato sospeso. Lui fece un paio di respiri molto lunghi e profondi…poco dopo perse nuovamente i sensi, esausto.
Lentamente il suo respiro affannoso involontario prese a regolarizzarsi…iniziava a riprendere il controllo di se.

“Bravissimo, respira con calma…”  continuavo a dirgli telepaticamente, mantenendo il contatto appena creato mentre continuavo ad asciugargli quel sudore freddo che aveva sulla fronte. 

In pochi minuti il battito tornò nella norma, debole ma regolare e lui riprese il suo riposo là dove l’aveva lasciato. Tirai un sospiro di sollievo, Ino e Hinata mi vennero dietro.

“Ino, può bastare così, è passato ora.” le dissi e lei interruppe subito.

Tolsi il pugno dal suo interrompendo il contatto. Bagnai nuovamente il panno e tornai a tamponargli la fronte. Hinata si sedette vicina a lui e gli strinse forte la mano. Me ne accorsi perché contrasse il braccio.

“Sakura…sei stata grande!  Hai preso subito in mano la situazione!” si complimento Ino.

“Grazie…” sussurrai ma non senza alzare lo sguardo. Ero troppo impegnata a osservare che il peggio fosse davvero passato. Avevo avuto paura per un attimo ma ora era finita. Piano, gli rimisi il respiratore.

“Cosa…cosa gli è successo?” domandò balbettando Hinata.

“Ha avuto un incubo.” dichiarai.

“Come?! Tutto questo solo per un brutto sogno?” chiese lei incredula.

“Si..non ho dubbi. Quando gli ho sollevato le palpebre, gli occhi si agitavano come quando si sogna. Ma ha avuto questa reazione così violenta sia perché ha ancora la febbre alta ma anche perché l’incubo causa difficoltà  respiratorie…e se consideri che faticava a respirare da solo…non è strano che sia arrivato in questo stato…” le risposi.

Irruppe l’Hokage quasi buttando giù la porta:

“Non posso allontanarmi cinque minuti che succede subito qualcosa! Qual è il problema ora?”

Le sorrisi:

“Tranquilla signorina…ora è tutto apposto.”

Dopo averle spiegato l’accaduto, verificò accuratamente le sue condizioni.

“Per fortuna sta bene. Non possiamo permettere più che accada ancora…o meglio dovremmo cercare di essere più prudenti…è ancora troppe debole per emozioni del genere…” concluse dopo la visita. Prese una siringa e dosò una quantità di liquido da una boccetta lì vicino per poi iniettargliela..

“Cosa gli sta dando?” domandò Hinata.

“Un antidolorifico…anche il dolore può averlo portato ad avere un incubo..” rispose.

Hinata abbassò lo sguardo. Si portò la mano di Naruto vicino la guancia e riprese a piangere.

“Mi dispiace tantissimo…io non ho saputo fare niente…” disse.

“ Hinata, non è stata colpa tua! Non c’era modo di evitare che avesse un incubo…e sinceramente pure io, ce ne avrei messo di tempo a capire che la causa di tutto era quello. Non hai motivi di sentirti in colpa.” le disse Ino andandole vicino.

“Ha ragione Hinata…davvero non ti preoccupare…L’importante è che sta bene, no?” le dissi sorridendo.

Confortata da quelle parole annuì.

“Bene, dato che è tutto risolto direi che possiamo lasciarlo riposare ora. Sakura, Ino andiamo” disse Tsunade.

Poggiai il panno e feci per allontanarmi, quando:

“Sakura, aspetta!”

Subito mi ritrovai Hinata vicino.

“Che succede?” le chiesi.

“Ti prego…resta tu qui con lui….” mi supplicò.

Io rimasi basita:

“Come? Ma no, è il tuo turno ora…” le dissi.

“Non importa, preferisco che rimanga tu con lui” insistette lei.

“Senti Hinata, se hai paura che succeda di nuovo, non ne hai motivo…” cercai di rassicurarla.

Lei mi prese le mani e disse ancora:

“Voglio solo che sia al sicuro…te lo chiedo per favore…Non sopporterei di vederlo stare ancora male senza potere fare nulla…ti prego…resta…”

Aveva una grande paura, più grande di quella che avevo provato io. Si era ritrovata a non poter fare nulla, a non poter aiutare la persona che più contava per lei. Stava rinunciando al suo tempo con lui pur di saperlo al sicuro, protetto.

“Se insisti…va bene.”

“Grazie…” mi disse piena di gratitudine.

“Signorina, posso?” chiesi.

“Certo, come preferite…ora però andiamo, che stiamo facendo troppa confusione…C’è chi ha bisogno di riposare…”
rispose lei alludendo a Naruto.

“Un secondo…lo saluto….” disse Hinata prima di uscire.

Tornò vicino a lui, e dolcemente gli carezzò i capelli. Piano…come temesse di fargli male. E fece l’ultima cosa che mi aspettavo…Scoprendogli la fronte, gli lasciò lì un lieve e piccolo bacio.

“Buonanotte, Naruto…” gli sussurrò.

Io e Ino eravamo rimaste stupite, lei a bocca aperta. Non credevo che Hinata avrebbe mai avuto il coraggio di farlo, timida com’è. Dentro di me successe qualcosa però…qualcosa che non mi spiegavo…

Ino e Hinata alla fine uscirono. Prima di andarsene l’Hokage mi suggerì di cambiargli le fasciature.

 
 
Per la seconda volta mi trovai da sola con lui. E per la prima volta nell’arco della giornata mi concessi un momento di vera tregua. Sgombrai completamente la mente, in quel silenzio interrotto solo dal respiro costante di Naruto. Mi diede serenità sentire quel suono calmo e regolare come me ne diede vedere il suo volto meno teso, più rilassato come se stesse riposando finalmente sul serio dopo tanto tempo. Si era sfogato senza un motivo apparente ferendosi mortalmente, aveva sopportato un’operazione senza anestesia, aveva avuto quella difficile conversazione con me, poi l’incubo…doveva essere davvero al suo limite fisico e morale. Senza dimenticare quelle ferite che gli solcavano la carne e che lo debilitavano. Ora che non aveva più Kurama e mi chiesi se saremmo stati in grado di far sparire quelle orribili ferite come avrebbe fatto con il suo potere o se avrebbe dovuto portarsi per sempre dietro quei segni indelebili sul corpo. Da quando la guerra era terminata non eravamo mai stati coinvolti in missioni altamente pericolose quindi difficilmente ci eravamo feriti. Tra i cinque grandi paesi ninja vigeva la tanto desiderata e sudata pace, per cui gli unici scontri in cui potevamo venire coinvolti erano quelli con dei gruppi ribelli o emarginati che speravano di cogliere la situazione di armonia, come pretesto per ottenere più potere. Non esistevano più leggi di sterminio dei ribelli quindi questi gruppi venivano isolati o relegati nel momento in cui si mettevano a causare danni oppure rifiutavano l’offerta di ammenda e la pace. L’ultima missione in collaborazione con il Team 10 era mirata proprio a questo :avevamo  dovuto offrire la pace a un gruppo di ninja che stava causando non pochi problemi a un Villaggio vicino. Purtroppo nemmeno le parole di Naruto erano servite a far cambiare quegli animi corrotti dall’avidità, così che dovettimo affrontarli, evitando di ucciderli ovviamente e relegarli all’interno di una barriera, dove resteranno fino al momento in cui accetteranno l’offerta da noi proposta.
Naruto veniva scelto sempre per questo tipo di missioni in quanto al termine della guerra durante la riunione di pace, davanti all’esercito superstite, aveva  espresso la volontà di occuparsi di sedare gli ultimi scontri in corso nel nostro mondo. Mi venne da sorridere al pensiero del Naruto, quel giorno. Io e gli altri ragazzi eravamo in prima fila, mentre Naruto era davanti a tutti insieme ai Kage, mentre alle loro spalle c’erano i nove cercoteri, che con un ringhio richiamarono l’attenzione di tutti. Naruto era visibilmente emozionato e imbarazzato per il fatto di trovarsi al centro dell’attenzione. Ma dopo aver iniziato a parlare aveva acquistato sicurezza e scioltezza, conquistando i cuori di tutti. Non è mai stato un grande oratore a parte le sue risposte incisive e profonde, ma quel giorno diede il meglio di se. Il suo discorso fu forte, profondo e…mi resi conto frutto di un percorso sofferto. Lo ricordo ancora…


“Bhè…insomma…immagino non ci sia bisogno che vi dica cose che già sapete. Io…io, insomma…vi devo chiedere scusa…sono più bravo con i fatti che con le parole…Ma ci proverò…perché ho alcune richieste da fare quindi dovrò essere convincente. Allora…per prima cosa voglio chiedervi…di non dimenticare. Si, di non dimenticare gli amici che abbiamo perso e che si sono sacrificati perché potessimo arrivare a vedere questo giorno . Che hanno lottato e sono morti per ottenere la pace finalmente realizzata. Vanno onorati come eroi, quali essi sono. Non dimenticateli, portateli nel vostro cuore, raccontate di loro ai vostri figli, spiegategli perché sono morti…così che possano continuare a vivere dentro di noi.
Poi voglio chiedervi di ricordare i motivi per cui questa guerra è scoppiata…per egoismo. Per il desiderio di qualcuno di creare in un nuovo mondo in cui non esistessero sofferenze..per cui avrebbe sterminato migliaia di vite. Sapete…in questi anni ho compreso quanto sia dura la vita…come questa ci ponga davanti tanti drammi, sofferenze e perdite incolmabili…ma anche come ci regali tante gioie, che spesso non apprezziamo come dovremmo…gli amici, la famiglia, l’affetto…Non le credete così importanti? Io sono vissuto da solo da quando sono nato, disprezzato e odiato da tutti. Perché? Perché ero la Forza Portante di Kurama. Anche lui è stato considerato solo come un mostro, nessuno ha mai cercato di conoscerlo veramente. Dopo troppo tempo mi sono accorto che io e lui invece eravamo fin troppo simili…tardi ho capito che lui era l’unico a condividere e a provare lo stesso immenso dolore che provavo io…” Kurama lo osservava, stupito che stesse parlando davvero di lui davanti a tutti quei ninja che lo guardavano ancora intimoriti, “Abbiamo vissuto entrambi come due emarginati, senza mai renderci conto di quanto ci assomigliassimo. Guardateci ora…siamo amici, siamo una squadra! Senza il suo aiuto non sarei riuscito a fare nulla in tantissime situazioni…anche se il nostro rapporto è stato duro e difficile all’inizio…dopotutto lui mi ha sempre sostenuto…in qualche modo..” rivolse un sorriso dolce a Kurama e mi sembrò che quest’ultimo fosse quasi commosso ( dico mi pare perché è sempre difficile comprendere le espressioni dei cercoteri!). Naruto riprese:
“Ora ho Kurama, ho degli amici che mi hanno sostenuto e continuano a sostenermi, ho conosciuto tante persone straordinarie: il ninja leggendario Jiraiya di cui ho avuto l’onore di essere allievo anche se mi è stato portato via troppo presto…” la sua voce si incrinò per un attimo, “Il maestro Iruka, il primo ad aver riconosciuto il mio valore! Nagato Uzumaki che mi ha fatto comprendere il vero significato della pace! I miei genitori, Minato Namikaze, il Quarto Hokage e Kushina Uzumaki, che hanno dato la vita per me! Obito Uchiha…un eroe, una persona che fin troppo mi somigliava, anche se aveva perso di vista il vero valore della vita e la capacità di guardare avanti…La vita mi ha tolto tanto ma mi ha anche dato tanto! Sono sicuro che se rivivete la vostra storia scoprirete che al di là di tutto anche per voi è stato così. Non creiamo ancora distruzione e odio per qualcosa che nella vita ci manca…apprezziamo fino in fondo quello che abbiamo, perché nel momento in cui lo perdiamo…capiamo quanto fosse importante…”.
Si fermò un attimo a riprendere fiato e ad asciugarsi una lacrima solitaria che gli solcava la guancia. La folla di ninja esplose in un grandissimo applauso, commossa dal significato e dalla sincerità di quelle parole. I cercoteri batterono zampe e code in segno di approvazione facendoci sobbalzare tutti. Naruto continuò a parlare:
“Forse sono riuscito a farvi arrivare qualcosa di quello che sto provando ora…sono contento. L’ultima cosa che voglio chiedervi è la più importante…mantenete ciò che abbiamo ottenuto con il dolore, il sangue la fatica…questa pace. Qualcosa che sembrava impossibile raggiungere  e che adesso possiamo toccare con mano perché l’abbiamo creata tutti insieme, mettendo da parte le incomprensioni del passato! Non l’ho portata io la pace! L’abbiamo portata tutti insieme! Se tenete a mente questo e lo trasmetterete alle prossime generazioni…se tutti lo faremo… ho la certezza che non ci saranno più vite spezzate, sofferenze…e forse troveremo qualcosa di meglio dell’odio a cui aggrapparci nei momenti più difficili…”



Mi commossi quel giorno e mi commossi solo a ripensarci. Era stato un discorso bellissimo che sono certa non era rimasto nel cuore solo a me…lessi qualcosa di nuovo negli sguardi di chi mi circondava e capii che le parole di Naruto avevano scavato a fondo negli animi, c’era riuscito. Quelle parole non le avrebbe più dimenticate più nessuno.
Ripensarci improvvisamente mi fece male però, alla luce di quello che era successo. Possibile che l’unico a dimenticare quelle parole fosse stato proprio lui? Inutile porsi delle domande…l’unico che può darmi delle risposte è davanti a me. Solo lui. E forse Kiba…chissà cosa stava per dirmi?

“Non appena esco…lo costringerò a parlare..” dissi tra me e me.

Intanto pensai di occuparmi di Naruto.  Dovevo cambiargli le fasciature come mi era stato chiesto. Inizia dalle mani, la parte più semplice, poi passai alla spalla. Terminato lì, lo scoprii per occuparmi di quella più grave. Tolsi le bende sporche con estrema delicatezza…ma dovetti distogliere un attimo lo sguardo dalla ferita che vi trovai sotto. Come avevo già constato era irregolare e ampia…però nonostante la sutura, non aveva affatto un  bell’aspetto. Era fortemente infetta.

“Ne hai viste fin troppe di ferite così, Sakura! Reagisci e fai il tuo lavoro!” mi dissi.

Così con molta cura e attenzione, la pulii e la disinfettai mentre Naruto gemeva dal dolore.

“Resisti, ho quasi finito.” gli sussurrai.

Finalmente quella tortura ebbe fine e gli fasciai nuovamente la ferita. I suoi lamenti finirono.

Terminato quel lavoro mi tolsi i guanti e mi sedetti di nuovo vicino a lui. E inizia a osservarlo attentamente.
Il viso lucido, le occhiaie profonde, le palpebre pesanti che coprivano quei occhi azzurro cielo, i capellli biondi che gli cadevano sula fronte…quella fronte che Hinata aveva baciato dolcemente. Sentii come un istinto…il desiderio di fare una cosa che non avevo mai fatto: chinata su di lui, con la mano che tremava, gli accarezzai la fronte  spostando indietro i capelli. Non mi importava che fosse sudato….avevo bisogno di farlo. Dalla fronte, passai ad accarezzarli i capelli biondi, per poi tornare su quel viso distrutto dalla stanchezza…la mia mano si fermò sulla sua guancia morbida e calda. Sentivo qualcosa di nuovo dentro di me. Non lo avevo mai fatto prima…mai avevo avuto un gesto di affetto nei suoi confronti in quel modo.

“Perché non l’ho mai fatto? Lo conosco da così tanto tempo…possibile che nemmeno una volta mi sia venuto in mente di fargli una carezza? Si, è vero…l’ho abbracciato dopo il suo contro con Pain…ma…perché ora è diverso?” pensai.

Si mosse…il suo viso si appoggiò a quel tocco. Smisi di accarezzarlo ma il suo viso cercò ancora quella carezza. Ripresi ad accarezzarlo e lui sospirò. Sentii come una stretta al cuore, e gli occhi si inumidirono.

Era cresciuto senza l’amore dei genitori…senza l’affetto, le coccole, senza quelle carezze che io avevo rimproverato ai miei, dicendogli che esageravano. Lui non ne aveva mai ricevute. Forse per questo ora lo rassicuravano così tanto. Lo guardai con una dolcezza che non avrei mai creduto…quanto aveva sofferto per quell’amara solitudine. Per la prima volta percepii il bisogno di stargli vicino, di prendermi cura di lui sul serio…di volergli bene, di fargli sentire il calore che gli era mancato per tanto tempo…

Continuai finché non arrivò l’Hokage.

“Sakura…sono venuta a darti il cambio.” mi disse.

Non l’avevo nemmeno sentita entrare. Ero troppo concentrata su di lui.

“Ehi! Ci sei?!” mi disse più vicina.

“Oh…mi scusi, non l’ho sentita entrare!” mi scusai imbarazzata.

“Vedo che è tutto tranquillo qui…” sorrise lei.

“Non ha avuto altre complicazioni.”

“Non era quello a cui mi riferivo…mi sembra un po’ più sereno ora.” mi disse.

Era vero…Anche io però ero serena. Vederlo calmo mi aveva rilassato, quel contatto poi…mi aveva aperto il cuore.. Ora come ora…sarei potuta restare vicino a lui tutta la notte.

“Vai Sakura…ora ci penso io.”

“Posso restare un altro po’…” gli dissi sperando me lo permettesse.

“Hai fato abbastanza e poi hai bisogno di staccare un po’…fidati, vieni ti accompagno fuori.” mi rispose.

Capii che era inutile insistere. Dopo avergli fatto un’ultima carezza, sussurrai:

“Non dimenticare che siamo tutti con te…ti aspettiamo…Buonanotte.”

La signorina Tsunade mi mise una mano sulla spalla e mi accompagnò fuori. Non potevo credere a quello che vedevano : dormivano tutti! Ognuno su un materasso dormivano beatamente…persino Akamaru con tulte e quattro le zampe per aria.

“Non si sono addormentati di loro volontà se è quello che pensi…” mi disse lei.

“Aspetti…come sarebbe a dire?” chiesi.

“Li ho addormentati io con un infuso soporifero….” mi disse mentre riempiva una tazza con una bevanda.

“Ma…perché? Non ha pensato che volessimo passare tutta la notte in veglia?” chiesi nervosa.

“A che servirebbe? Non potete aiutarlo ora, non potete far altro che stargli vicini. Siete tutti troppo stanchi e senza un buon riposo non avrete la forza di continuare a sostenerlo. Quindi fidati…mettiti su u materasso, bevi questo e fidati di me…” disse porgendomi la tazza.

“Perché mi chiede se mi fido di lei?” ero confusa.

“Perché farò in modo che stia bene e che arrivi a domani mattina.” rispose.

Avevo capito. E mi fidavo di lei. Così presi la tazza e le risposi:

“Mi fido cecamente di lei.”

Lei sorrise sincera. Mi augurò la buonanotte e sparì dentro la sala.

Mi andai ad accomodare sul materasso tra quello di Ino e quello vuoto di Neji. Bevvi la tazza tutta d’un fiato. Sbitouna piacevole sensazione di tepore mi si diffuse per tutto il corpo. Poggia la testa sul cuscino e mi coprì. Mi addormentai pensando a Naruto…pregando che si salvasse…

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Capitolo 7
*** Chi sono gli amici... ***


Piccola Nota: Ragazzi natnto non so esprimere la mia felicità nel leggere le recensioni e vedere persone che seguono e aggiungono tra i preferiti la storia! E' una cosa bellissima! Mi appello a tutti i lettori silenziosi...non vi mangio se mi dite cosa ne pensate ;) Accetto qualsiasi commento di ogni tipo, soprattutto i consigli, quindi non siate timidi! Spero che il capitolo non sia troppo breve...ma credetemi è un peridaccio :3 Spero vi piaccia, fatemi sapere! ;) Buona Lettura! :D



Quando aprii di nuovo gli occhi erano già tutti svegli e chiacchieravano. Poggiandomi sui gomiti, mi misi seduta stropicciandomi gli occhi.

“Ben svegliata, Sakura!” disse Ino sorridendo, non appena notò che mi ero svegliata.

“Buongiorno a tutti…” dissi soffocando una sbadiglio. Devo ammettere che quell’infuso era bello forte.

“Immagino che anche tu sia stata messa fuori gioco dall’ ”infuso rilassante” della signorina Tsunade, vero?” mi chiese ancora.

“A quanto pare si…” risposi. Non me la sentivo di dire che sapevo delle proprietà dell’infuso prima di berlo. Era più semplice non dire nulla.

“Io non riesco a credere che ci abbia fatto una cosa del genere…credo sapesse quanto ci tenevamo a stare svegli stanotte!” disse la voce di Rock Lee.

Non lo vidi subito…quando lo cercai con lo sguardo lo trovai a fare flessioni al di là di tutti i materassi. Non cambierà mai, Lee. Sempre instancabile…anche se credo che stesse facendo quell’esercizio più per sfogarsi che per allenamento.

“Avrà avuto sicuramente le sue buone ragioni…” disse Shino calmo come al solito.

“Si, lo penso anche io.” cercai di difenderla, in fondo sapevo che lo aveva fatto solo per noi “Probabilmente avrà pensato che se fossimo rimasti svegli tutta la notte poi oggi non avremmo avuto la forza nemmeno per stare svegli.”

“Sarà anche così…ma poteva anche dircelo…” constatò Choji.

“L’avresti bevuto sapendo che ti avrebbe fatto addormentare?” chiese Shino.

Choji  ci rifletté un attimo, poi rispose sinceramente: “No, credo di no…”

“Ecco il perché non ce l’ha detto…ci conosce fin troppo bene” disse lui.

Intanto Hinata mi porse una tazza di latte. La ringrazia e lo sorseggiai. Iniziò a farmi risvegliare come si deve.

“Quando siete andati a prenderlo?” chiesi.

“Nessuno di noi si è mosso di qui. Questa mattina appena ci siamo svegliati lo abbiamo trovato in un thermos insieme a un pacco di biscotti. A proposito ne vuoi qualcuno?” disse lei prendendo una busta.

Si accorse che era un po’ troppo leggera e quando guardò dentro si accorse che era vuota.

“Choji?” lo chiamò.

Il faccione di Choji arrossì completamente. Poi disse:

“Scusami…”

“Figurati!” dissi sinceramente “ Non mi andavano in ogni caso.”

 “Almeno non ha perso l’appetito dopo tutta questa storia” pensai.

“Choji! Sei davvero incorreggibile!Non cambierai mai!” lo rimproverò Shikamaru, sorridendo.

Ci concedemmo tutti una risata. Breve ma sincera. Ci voleva proprio.

Bevvi un altro sorso di latte. Poi chiesi:

“Sentite…di Naruto si sa qualcosa?”

Scossero la testa, poi Lee prese la parola:

“Abbiamo anche cercato qualcuno per avere informazioni…ma niente…Sembra tutto deserto.”

“E io insomma…sto iniziando a preoccuparmi…” confessò Choji.

“Non sei l’unico…siamo tutti preoccupati…” sottolineò Shino.

“Già..sono quasi le dieci… e nessuno ci ha ancora detto nulla.” disse Shikamaru con un filo di voce.

“Quasi le dieci?!” pensai. Era davvero tardi…iniziai a preoccuparmi anche io. Avremmo dovuto avere un aggiornamento almeno due ore fa…

“Da quanto siete svegli?” chiesi.

“Da circa un’ora…” risposero.

“E’ possibile che siano venuti a dirci qualcosa mentre stavamo ancora dormendo allora…” dissi.

“Si…è molto probabile.” disse Shikamaru prima di iniziare a tossire pesantemente, senza riuscire  a fermarsi.

“Shikamaru…ma ti senti bene?” chiesi preoccupata.

“Si…è tutto apposto.” rispose lui, tossendo di nuovo però.

“A me non sembra proprio…” continuai.

“E’ la stessa cosa che gli ho detto pure io! Ha sicuramente preso freddo ieri sera, con tutta quella pioggia! Gli ho consigliato anche di andare a casa, ma non ne ha voluto sapere!” disse Ino offesa.

“Se sei malato, dovresti andarci sul serio Shikamaru.” gli consigliai anche io.

“Forse si, mi sono raffreddato un po’…e non posso negare di avere il mal di gola…” disse  “Ma non tornerò a casa per così poco!”

“Rischi di peggiorare però se non ti curi, potrebbe venirti anche la febbre!” disse il compagno di squadra.

“Correrò il rischio ma non me ne andrò di qui finché Naruto non sarà fuori pericolo…poi forse se ne potrà parlare…” fu la risposta.

Ero ammirata. Non me lo aspettavo da Shikamaru….

“Stai coperto almeno, testone!” disse Ino, mentre gli passava una coperta sulle spalle, coprendolo.

Shikamaru le sorrise con dolcezza e con gratitudine.

Quei due…Provavano gli stessi sentimenti, ne ero convinta. Ino mi aveva parlato dei suoi….e anche se non avevo la certezza su quelli di Shikamaru, il mio istinto mi diceva che erano gli stessi. Bastava osservare come lui la guardava….sempre con affetto, compostamente affascinato ma anche con un filo di desiderio che mi faceva pensare che sperasse che un giorno fosse qualcosa di più. Da quando i loro padri erano morti in battaglia si erano avvicinati moltissimo, trovando conforto l’uno nelle braccia dell’altra. Ma Ino mi diceva che non c’era stato mai altro oltre a quello. Si ritrovavano con piacere insieme cercando di superare quel tremendo dolore che nella guerra non avevano potuto sfogare. Lo facevano quando erano soli…solo tra loro…solo in quel momento si sentivano capiti e provavano un affetto confortante che gli proveniva dalla persona che avevano davanti.

Ero convinta che nessuno dei due avesse ancora fatto il primo passo per paura di rovinare quel bellissimo legame che ora li univa, e per timore terribile di non essere ricambiati. Ma qualcosa mi diceva che prima o poi avrebbero trovato il coraggio di farsi avanti e di rendere quel legame ancora più speciale e profondo. Si…si sarebbero messi insieme…prima o poi.

Interruppi quei pensieri perché un altro più importante li surclassò. Dovevo parlare con Kiba!

Quando andai a cercarlo con lo sguardo, non trovai né lui né Akamaru. Spariti entrambi.

“Ma…che fine ha fatto Kiba?”

“Non c’era questa mattina quando ci siamo svegliati…” disse Hinata.

“Se l’ è data a gambe” pensai “Sta scappando..”

“Kiba ha bisogno di starsene un po’ per i fatti suoi, ne sono sicuro…Appena starà un po’ più sereno tornerà senza dubbio.” disse Shino.

“Io non penso…è evidente che sta scappando…” dissi stavolta a voce alta.

“Sakura tu non lo conosci…non sai com’è fatto…” disse ancora Shino. “ Si, a volte è molto burbero e ammetto che il suo carattere animalesco ha spesso il sopravvento, quindi agisce d’istinto…ma un cuore ce l’ha…è solo troppo orgoglioso per mostrarlo. Questa storia l’ha sconvolto più di quanto tu possa credere…e sinceramente credo di averne capito i motivi…”

“Davvero?” chiesi.

“Dovremmo saperlo tutti…” continuò lui.”…Naruto per Kiba è sempre stato il rivale numero uno dopo le eliminatorie dell’esame di selezione dei Chunin. Da quel momento ha intensificato sempre di più gli allenamenti pur di arrivare al suo livello e cercare di superarlo. Si sa che poi un rivale si sceglie anche perché si prova rispetto verso di lui e lo si riconosce come più forte. Ora mettiti nelle sue condizioni…il suo rivale ha appena cercato di togliersi la vita e sta lottando tra la vita e la morte…come credi che si possa sentire?”

Rimasi senza parole: sia perché non ero abituata a sentirlo parlare così tanto ma anche perché aveva fatto un ragionamento perfettamente coerente e logico, basato sulla conoscenza perfetta del suo compagno di squadra.

Anche gli altri erano rimasti in silenzio.

“Conoscendolo si sarà sentito ferito nel profondo…deluso che Naruto, il suo rivale da anni abbia gettato la spugna. Se ricordi ieri sera faceva di tutto pur di sostenere l’idea dell’aggressione…ma quando ha capito che era infondata ha iniziato a dare sfogo alla sua rabbia, dicendo quelle cose…capite che è arrabbiato con lui?”

“Cioè…stai dicendo che probabilmente è arrabbiato con lui perché Naruto lo ha…deluso?”chiese Shikamaru.

“Esatto. Ora…non so se poi è successo qualcos’ altro…se davvero lui si era accorto di questo suo strano comportamento degli ultimi tempi e non ce l’ha detto, quindi è anche arrabbiato con se stesso per non aver fatto nulla…in ogni caso credo che non dobbiamo stargli addosso. Ieri sera quando abbiamo provato a chiedergli spiegazioni e fargli dire quello che stava per dirci prima di essere interrotti, si è chiuso del tutto e non ha più parlato con nessuno. Ho capito che non bisognava insistere. Quando avrà voglia di parlare con noi lo farà…ma ora è meglio lasciargli affrontare come vuole la situazione ed avere pazienza.” concluse.

“Se è così arrabbiato però…se è come dici tu…cosa ti fa pensare che tornerà?” chiesi.

“Perché dopotutto gli vuole bene…” mi rispose Hinata.

Shino annuì. Conoscevano Kiba meglio di me. Pensai che forse era il caso di dare loro ascolto…


 
In quel momento dalla stanza uscì l’Hokage insieme ad altri quattro medici, gli stessi che ieri sera si erano occupati di Naruto. Noi eravamo scattati tutti in piedi.

“Allora siamo d’accordo, conto su di voi!” stava dicendo lei.

“Non si preoccupi, ce ne occupiamo noi. La terremo aggiornata.” le ripose il primario.

“Signorina, allora come sta?” chiesi intromettendomi. Lei fece un cenno agli uomini, congedandoli. Poi rivolse a tutti noi un caldo sorriso.

“Ha superato la notte senza problemi..ha ottime possibilità di cavarsela.” annunciò.

La notizia più bella che avrei potuto ricevere quella mattina. Mi emozionai…Gli altri si battevano pacche sulle spalle per  sollevarsi a vicenda mentre Ino e Hinata mi vennero vicino e ci scambiammo uno sguardo sollevato.

“Non possiamo ancora dichiararlo fuori pericolo perché le sue condizioni restano gravi…però sta un po’ meglio.Dovremo monitorarlo costantemente in attesa di miglioramenti più significativi…ma per ora sta andando tutto bene.” continuò lei.

Era confortante. Si è vero che era ancora in pericolo di vita…ma lentamente stava facendo progressi! Con un po’ di tempo e fortuna, poteva farcela. Si, poteva farcela!

“Mi scusi…” iniziò a dire Shikamaru “So che non è ancora fuori pericolo…ma… possiamo vederlo? Anche solo per poco?”

L’Hokage sorrise ancora e rispose:

“Immaginavo me lo avreste chiesto di nuovo…è già stato trasferito in una camera abbastanza grande da farvi entrare tutti.”

“Tutti? Sta dicendo sul serio?” chiese Rock Lee.

“Hai sentito bene.”

“Mi scusi, se l’avete già trasferito come mai lei e gli altri medici eravate ancora nella sala?” domandò Shikamaru.

“Naruto è stato trasferito questa mattina mentre tutti dormivate. Per non disturbarlo, io e gli altri medici siamo tornati qui per consultarci su diverse cose…” rispose lei.

“Ad esempio?”

“Sulla terapia da fargli seguire per farlo riprendere e anche sulla possibilità di farvi entrare tutti…sapete non erano del tutto d’accorso. Dicono che è troppo presto per le visite di gruppo…”

“Ma…lei ha risolto vero?” fece Choji.

“Certo…alla fine li ho convinti che un po’ di compagnia non possa che fargli bene. Potete andare tutti..a delle condizioni ovviamente però….” rispose.

“Tutto quello che vuole, purché ci faccia entrare!” disse Tenten.

“Bene, queste sono le condizioni…Innanzitutto potrete stare con lui un’oretta e non di più: lo visiteranno frequentemente quindi dovrete accontentarvi. Poi dovrete evitare di svegliarlo…in questo momento quello di cui ha più bisogno è solo tanto riposo. Nel caso in cui si svegliasse, cercate di non farlo parlare. Importante: parlategli voi tanto, fategli sentire la vostra presenza ma senza essere pedanti e senza fargli alcun tipo di domanda inerente all’accaduto perché potreste metterlo in agitazione e questo và assolutamente evitato. Chiaro fin qui?”

Annuimmo tutti. Non erano restrizioni particolari, solo le necessarie. C’era dell’altro però…

“L’ultima cosa, la più importante: vedo che Kiba non è qui con voi. Se dovesse raggiungervi da Naruto, qualunque cosa sia successa, di qualsiasi cosa dobbiate parlare con lui, non ne fate parola quando siete dentro. Tenete fuori Naruto dalle vostre discussioni con Kiba. Non dategli motivi di preoccuparsi di nulla, lo conoscete… non sopporterà che litigate tra compagni. Sono stata abbastanza chiara?”

“Non si preoccupi Signorina riguardo Kiba abbiamo già discusso…Risolveremo lontani da Naruto la questione.” rispose prontamente Shino.

Noi altri facemmo un segno d’assenso pienamente d’accordo con Shino.

“Perfetto, smontate l’accampamento e rimettete tutto apposto, così vi porto da lui.”

 
Con l’aiuto dei ragazzi ci volle pochissimo per risistemare tutti i materassi e il resto al loro posto. Così ci avviammo presto nella zona dell’Ospedale dove c’erano le camere. Mentre l’Hokage ci guidava, Shikamaru le chiese:

“Ma i ragazzi? Pensavo che sarebbero tornati questa mattina…”

“Ho ordinato ai genitori d trattenerli a casa finché la situazione non sarà un po’ più tranquilla…è una storia delicata e ritengo che per i ragazzini sia troppo da sostenere per ora.”

“S, non le posso dare torto…” rispose lei, iniziando a tossire con foga.

L’Hokage si bloccò all’istante, voltandosi verso di lui. Con un gesto fulmineo gli toccò la fronte, facendolo indietreggiare.

“Hai la febbre...” constatò.

“Forse…” cercò di dire.

“Niente “forse”…hai la febbre e soprattutto a quanto ho sentito un brutto mal di gola…Torna a casa e mettiti a letto.” disse lei secca.

“La prego, non posso tornare a casa adesso…Ho bisogno di vederlo, anche solo un attimo…”

“E’ un ordine Shikamaru! Non accettò discussioni! Torna a casa!” disse lei con un tono più alto.

“Mi ascolti! L’ho trovato in una pozza di sangue, sono rimasto per un sacco di tempo sotto la pioggia, mi sono ammalato e non ho aspettato altro che poterlo vedere…Non mi può liquidare così!” ribatté.

La signorina Tsunade lo guardò torva. Non sopportava essere contraddetta…ma se non scaraventò Shikamaru contro il muro, immagino fosse perché si rendeva conto di quello che provava.

“Quando arriviamo…avrai un solo minuto…poi Choji ti scorterà a casa!” concesse lei, seccata.

“E’ poco…ma la ringrazio…” rispose Shikamaru, stanco.

Riprendemmo a camminare finché non arrivammo davanti alla sua camera. Lei aprì la porta e noi la seguimmo a ruota. C’era una donna vicina a Naruto che gli stava mettendo una nuova soluzione alla flebo. Notò la nostra entrata e si inchinò davanti all‘Hokage.

“Tutto apposto?” chiese il capo Villaggio.

“Parametri vitali regolari, Signorina. Tra poco arriveranno le analisi del prelievo.” rispose lei.

“Mandatele nel mio ufficio. Puoi andare.”

“Agli ordini. Tornerò fra un’ora.” rispose prima di uscire.

Shikamaru, Choji, Rock Lee, Tenten e anche Shino erano rimasti immobili a osservare Naruto. Era attaccato ancora al respiratore e a una macchina che monitorava le sue funzioni vitali. Il suo viso aveva ripreso un po’ di colore e il suo respiro non sembrava più troppo soffocato. Effettivamente aveva un aspetto meno distrutto di ieri sera. Quelle poche ore di sonno lo aveva fatto riprendere un po’.

Noi ragazze ci eravamo fatte da parte, lasciando quel momento solo ai ragazzi che sembravano spaesati…e anche sconvolti. Lì vicino al suo letto, non sapevano cosa fare, come reagire. Solo Shikamaru si mosse. Si sedette su un angolino del letto, continuando a osservarlo. Sussurrò pianissimo:

“Guarda cosa ti sei fatto…Testa Quadra…” La sua voce si incrinò, le mani gli tremavano…si stava trattenendo. Ino gli fu subito vicina, stringendolo a se. Gli disse:

“Non farti una colpa se vuoi versare qualche lacrima…”

Lui stretto in quell’abbraccio, rispose:

“Non posso…ha bisogno che tutti noi siamo forti ora. E che non ci lasciamo andare…”

Anche gli altri erano commossi. Shino non lo so…non potevo vedere attraverso i suoi occhiali scuri.

Tsunade interruppe quel momento:

“Shikamaru…se devi davvero mostrarti forte, torna a casa e rimettiti in sesto. Torna qui più forte di prima…”

Lui annuì, si sciolse dall’abbraccio di Ino e si alzò dal letto, strofinandosi gli occhi Rivolgendo un ultimo sguardo verso Naruto disse:

“Tornerò presto, Testone…promesso.” Poi rivolto a Choji sussurrò:

 “Amico, dammi una mano a tornare a casa…mi sento molto stanco…”

Lui subito lo sostiene, poggiandosi il suo braccio intorno al collo.

“Tornò presto io.” disse Choji.

“Io quanto prima…non…non lo lasciate solo…” disse Shikamaru infine.

“Guarisci presto, mi raccomando.” gli dice Ino. Lui annuisce. Dopodiché escono dalla stanza diretti verso casa Nara.

Non riesco a mettermi nei panni di Shikamaru perché riesco amla pena a immaginare il suo stato d’animo. Vedersi costretto a tornare a casa mentre l’amico che lui ha soccorso e per cui è stato in pena a lungo sta ancora così male.

“Questo lo farà stare ancora più male…mi spiace così tanto per lui…” pensai.

“Ragazzi…devo lasciarvi anche io. Non posso tralasciare i miei doveri di Hokage. In ogni caso verrò aggiornata costantemente e se c’è qualche problema non tarderò ad arrivare, non ne dubitate.” disse Tsunade.

“Non si preoccupi signorina….” rispose Hinata.

“Restiamo noi qui, ora.” Disse anche Ino.

“Perfetto. Non dimenticate le vostre condizioni e insomma…fatevi sentire! A presto, ragazzi.” disse.

Prima che aprisse la porta per uscire, la fermai:

“Signorina…” Lei mi guardò:

“Che c’è, Sakura?”

“Grazie…per tutto quello che ha fatto e sta facendo per lui…” dissi con sincerità.

Lei mi sorrise ancora….

“Glielo devo, persino io ho un debito con lui, Sakura…e poi…credo di essermi affezionata  un po’ a quel ragazzino…”
Mi fece l’occhiolino e uscì dalla stanza.

Portammo le sedie introno al suo letto e per molto restammo  silenziosamente lì con lui. Provavo di nuovo il desiderio di accarezzarlo come avevo fatto ieri sera…ma adesso davanti agli occhi di tutti, non ne avevo più il coraggio. Forse avevo paura di quello che avrebbero potuto pensare, forse il mio gesto era stato un errore e non avrei dovuto prendermi quella libertà mentre lui era incosciente…Tante cose bloccarono la mia mano dall’andare ad accarezzare ancora quei capelli biondi e quella guancia liscia e morbida. Anche Hinata sembrava volergli perlomeno  stringere la mano, ma si trattenne. Cos’è che ci bloccava così? Quelli erano i nostri amici e Naruto era in una situazione critica. Un gesto d’affetto non poteva essere frainteso con qualcos’altro di più profondo. Non poteva… giusto?

Perché avevo pensato a questo? Non c’era nulla da poter fraintendere…Nei confronti di Naruto da parte mia c’era solo affetto e amicizia nient’altro. Da Hinata ci si poteva aspettare un gesto spinto dal profondo amore che provava per lui…perché mi immedesimai in quella stessa condizione? Non potevo negare di voler bene a Naruto ma non c’era altro. Non c’era motivo per cui io mi sarei dovuta trattenere dal toccarlo…e nemmeno Hinata avrebbe dovuto. Cosa stava succedendo?

“Naruto…” ringraziai la voce di Shino che mi distolse dai quei pensieri assurdi. Non trovavo un’altra parola per definirli. Cosa stava dicendo ?

“Probabilmente…smemorato come sei…non riconoscerai la mia voce, mentre quella degli altri sicuramente si …comunque…volevo dirti che sei un ottimo compagno. Si, un po’ intraprendente a volte…anche testardo…e incosciente…ma sei un buon amico. Lo sei sempre stato…e mi dispiace dirtelo in questo momento difficile e non avertelo mai detto prima…”

Ero a dir poco esterrefatta da quelle parole. Non lo avevo mai sentito parlare tanto come nelle ultime ore…e soprattutto non lo avevo mai sentito parlare di amicizia in quel modo. Non lo credevo capace di tali sentimenti…lui non li aveva mai esternati così…

“Shino ha ragione sai…” stavolta era Rock Lee a parlare “Non hai mai abbandonato i tuoi compagni…ci hai sempre sostenuti con le tue parole e la tua forza..come un vero amico. Ora sarai stanco immagino…ma sei stato forte a resistere finora. Hai fatto valere lo spirito della giovinezza che ti scorre nelle vene da sempre…Continua a farlo ardere ancora un po’…sono sicuro che se il maestro Gai fosse qui ti direbbe la stessa cosa…”

Rock Lee…anche lui…

“E sono certa che anche il maestro Kakashi, Sai e il maestro Iruka se fossero qui ti direbbero di non arrenderti…Quindi tieni duro ancora un po’…” gli disse Tenten.

“Lo stesso vale per Choji, anche lui ti direbbe lo stesso e Shikamaru…se avesse potuto sarebbe rimasto qui. Tornerà presto per starti vicino, non ne dubitare.” aggiunse Ino.

“Lo senti Naruto? Siamo tutti qui per sostenerti…lo faremo qualsiasi cosa accada. Sono certa che anche Neji…sta vegliando su di te…Devi vivere, hai capito? Abbiamo tanto bisogno di te…tutti...” disse guardandosi intorno e incontrando lo sguardo concorde di tutti noi.

“Non sei mai stato solo Naruto…sarebbe bastata una parola… e tutti avremmo fatto i salti mortali per starti vicino e aiutarti…Perché sei dovuto arrivare ad una soluzione tanto strema quando hai amici che ti sono così tanto affezionati?” pensai con amarezza.

In quel momento qualcuno bussò alla porta.

“Avanti!” dissi.

La porta si aprì e non credevo possibile che fosse proprio lui…

“Non mi sono perso niente nelle ultime ore a quanto pare...Non credevo davvero che lo avrei trovato ancora vivo…” disse Kiba con uno sguardo spento.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Un pò di verità... ***


Scusate il ritardo abissale...ma ho avuto non poche difficoltà con questo capitolo, in tutti i sensi. Grazie a chi segue e recensisce questa storia! Il prossimo aggiornamento sabato! Buona Lettura e spero vi piaccia! :D




“Kiba…sei tornato …” dissi senza riuscire a trattenere le parole.

Lui volse lo sguardo altrove. Era tornato proprio come aveva detto Shino.

Prese una sedia e si andò a sedere proprio vicino al suo compagno di squadra, mentre Akamaru si mise accanto  a lui, con la testa sulle sue gambe, come per confortarlo. Intanto il padrone continuava ad accarezzargli il muso.

“Mi stavo preoccupando...è tutto apposto?” gli domandò Hinata, con la solita cortesia che la contraddistingue.

Kiba annuì a testa bassa. Guardò Naruto solo di sfuggita.

“Dove sei stato?” chiesi senza un minimo di tatto, senza considerare quello che prima aveva detto Shino..dovevo avere una risposta e basta.

Akamaru emise un debole verso, come se piangesse… mentre Kiba rideva falsamente:

“Uh uh…sai ..avevo scommesso con Akamaru che mi avresti fatto il terzo grado una volta tornato…ho vinto io a quanto pare…”

“Ti ho fatto una domanda. Sei pregato di rispondere…” insistetti io.

“Sakura…lascialo stare per favore. Non sono affari nostri sapere cosa ha fatto fino adesso…” disse Ino, cercando di fermare quella situazione che stava per sfuggire fuori controllo.

“No…lo voglio sapere. Voglio sapere cosa ha avuto di meglio da fare per lasciare un amico qui mentre è in fin di vita…”

“Stai zitta! Non sono affari tuoi!” gridò lui, alzandosi di scatto. Akamaru mi ringhiò contro. Ebbi paura di entrambi.

“Come ti permetti quan-…” stava urlando ancora Kiba , quando Shino lo bloccò di scatto contro il muro chiudendogli la bocca.

Era stato velocissimo. Kiba si dimenava, voleva continuare a urlarmi contro ma la presa di Shino si mantenne salda. Akamaru cercò di aiutare il suo padrone, ma diversi gruppi di insetti devastatori gli si raccolsero intorno alle zampe e al collo, impedendogli di muoversi.

“Adesso stammi bene a sentire Kiba perché non lo ripeterò due volte….possiamo stare qui dentro a patto di rispettare diverse condizioni, una tra le quali proibisce di creare qualsiasi situazione che possa mettere in agitazione Naruto. Quindi ora…o ti dai una calmata…o ti scaravento fuori immediatamente! Sono stato sufficientemente chiaro?” domandò Shino con la solita voce calma anche se lessi una punta di arrabbiatura.

Kiba era una furia, non smetteva di dimenarsi. Però al’improvviso, dato che né la presa di Shino si allentava, né riusciva a sostenere il suo sguardo che evidentemente traspariva attraverso quegli occhiali scuri, tanto i due erano vicini, finalmente iniziò a rilassarsi. Kiba strinse gli occhi per far capire a Shino che era calmo. Lui lo lasciò andare e contemporaneamente gli insetti devastatori lasciarono Akamaru liberò di correre dal so padrone, che lo abbracciò forte.

“E tu Sakura…” disse a me “Si vede che le parole che diciamo tra noi non ti sfiorano proprio…la prossima volta prima di aprire bocca, pensaci due volte.”

Kiba tornò lentamente a sedersi, accompagnato da Akamaru.

 Shino si rivolse a tutti e due stavolta:

“Dovreste vergognarvi entrambi…è così che portate rispetto a Naruto? Bravi! Vi faccio i miei complimenti! Vi mettete ad urlare proprio mentre lui sta rischiando la pelle…” concluse sedendosi a suo posto.

Essere rimproverata da Shino era una cosa tanto strana quanto dolorosa. Cosa mi era preso?  Possibile che avessi scordato le sue parole per uno stupido capriccio? Ero stata davvero una sciocca…e mi ero dimenticata di Naruto…pensando solo a me stessa e a un mio bisogno personale.

Anche Kiba  tornò a sedersi ma restò a sguardo basso mentre il suo fedele cagnolone gli batteva qualche colpetto con il muso,facendogli forza.

“Perdonami Kiba…” sussurrai. Poi un ‘altra cosa mi uscii dal cuore…

“Perdonami anche tu…Naruto…mi dispiace…”

Stavolta trovai il coraggio di stringergli la mano mentre mi scusavo. Era sempre tiepida.

“Scusatemi entrambi….” si scusò anche Kiba. Non sollevò lo sguardo.

Seguirono minuti di profondo silenzio…Io non avevo più il coraggio di dire nulla. Ero stata avventata …avrei dovuto fare come suggerito sa Shino e lasciarlo stare. Decidendo di fare di testa mia ora sicuramente Kiba non avrebbe più aperto bocca. Invece:

“Cosa…vi hanno detto? Come sta?” chiese sottovoce.

“Non è ancora fuori pericolo però sta meglio rispetto a ieri. Dobbiamo avere un po’ di pazienza ora…” gli ripose Hinata.

Lui annuì e stavolta guardò Naruto più a lungo. Nello sguardo di Kiba c’era qualcosa che non avevo mai visto. Un miscuglio di rabbia repressa…odio…dolore…non so dirvi quante altre cose vi lessi dentro. Perché? Perché aveva quell’espressione? Cosa ci stava nascondendo da fargli assumere quello sguardo verso Naruto?

“Stamattina sono andato a farmi un giro…avevo bisogno di prendere un po’ d’aria fresca…e di schiarirmi le idee.” rispose alla mia domanda. Pensò un altro pò in silenzio...poi aggiunse:

“E’ stato un errore tornare…Non avrei dovuto…”

Si alzò di scatto e si avviò verso la porta seguito da Akamaru. Prima che io mi alzasi per raggiungerlo e fermarlo, la porta si aprì ed entrò Choji che lo fermò.

“Kiba! Bentornato! Dove stavi andando?” gli disse prendendolo per le spalle.

“Choji, lasciami andare…” gli ringhiò quasi contro.

“No che non ti lascio andare…il tuo posto è qui, con noi…con lui!” rispose.

“Non ho alcun motivo per restare qui!” dise cercando di liberarsi dalla presa.

“Si può sapere che stai dicendo?” gli sorrise Choji “Un buon motivo ce l’hai… devi restare per dare supporto a Naruto, che ha bisogno dell’aiuto di tutti.”

“Se avesse avuto bisogno d’aiuto ce l’avrebbe dovuto dire prima di tutto questo!” urlò. “Prima di decidere di farla finita! Gli sarebbe bastato dire una sola parola e tutti saremmo stati pronti ad aiutarlo, lui questo lo sa! Ha fatto tutto da solo invece! Ha scelto lui tutto questo! Se n’è fregato di tutti noi! E’ solo un  egoista che non merita che adesso stiamo tutti quanti qui a preoccuparci o a stare in pena per lui! Hai capito?!”

Si fermò a riprendere fiato…era sconvolto. Io non trovavo le parole…ma forse stavo iniziando a capire.

La donna che prima si stava occupando di Naruto, irruppe nella stanza:

“Si può sapere perché state urlando?”

Shino si alzò per dare spiegazioni:

“Ci dispiace…siamo turbati dal’accaduto e nel confrontarci abbiamo perso il controllo…ma abbiamo risolto ora.”

“L’Hokage si è raccomandato di far rispettare alcune condizioni, vi rendete conto che dovrei farvi uscire subito?”

“Lo sappiamo…ma la prego…abbia pazienza, non succederà ancora.” cercò di convincerla lui.

“Si…stia tranquilla..non succederà più se solo si decidono a lasciarmi andare…” disse Kiba.

“Se vuole andarsene, non lo trattenere!” rimproverò Choji.

A malincuore, lo lasciò andare. La voce di Hinata lo raggiunse prima che varcasse la porta:

“Sei suo amico, ecco perché sei tornato Kiba…Ci tieni a lui, non negarlo.”

Lui si fermò, poi ripose senza urlare:

“Un amico si fida Hinata…Ti conosce e sa che nei momenti difficili sei sempre pronto a starlo a sentire. A farsi carico dei suoi problemi e ad aiutarlo. In amicizia non si è egoisti…Lui invece lo è stato. Ci ha esclusi del tutto dalla sua vita, come se non contassimo nulla…”

Si fermò un attimo a mordersi un labbro, turbato, poi continuò:

“Sakura…volevi sapere perché sono così tanto arrabbiato…” si volse verso di me.

“Kiba…io…”

“Te lo dico. Sai…il giorno dopo che avete festeggiato la conclusione della missione, lui è venuto da me per chiedermi di allenarmi con lui. Solo io e lui, mi disse di lasciare Akamaru a casa, cosa che non faccio mai. Comunque per quanto fosse una cosa un po’ inusuale, ho accettato. Lui è voluto andare proprio  al Campo Pratica, non ho idea del motivo…ma ci siamo allenati lì. Non aveva senso come allenamento perché io non ero nemmeno paragonabile al suo livello. Lui sembrava divertirsi un sacco, invece. Quando gli ho chiesto il motivo di quell’allenamento inutile mi ha risposto che era una scusa per passare un po’ di tempo insieme. Faceva un caldo atroce quel giorno, così dopo un po’ stanchi e accaldati ci siamo gettati sull’erba. E lui ha iniziato a parlare…Sai di cosa? Della guerra! Di qualcosa che dovremmo solo che dimenticare. Diceva che era da allora che non faticava così…che la guerra aveva cambiato troppe cose e che non sarebbero più tornate come prima. Che si sentiva come un terribile vuoto dentro…che si sentiva solo. Allora mi sono preoccupato…e a quel punto io gli ho chiesto spiegazioni, volevo sapere cosa gli era successo per farlo sentire in quel modo.  Lui si è come destato da uno stato di trance…E si è messo a ridere dicendo che stava scherzando e che voleva vedere la mia reazione. Aveva quel suo solito sorriso da idiota e quindi ho pensato che stesse scherzando davvero. Però quelle parole mi avevano scosso…

 “Naruto….sicuro di stare bene?” gli chiesi, sedendomi vicino a lui e guardandolo negli occhi.

“Ma si, Kiba! Perché me lo chiedi?” fu la risposta, accompagnata da un sorriso.

“Se un po’ strano oggi…comunque…sai che se c’è qualche problema ne possiamo parlare e risolverlo insieme senza problemi, vero?”

Il suo sguardo si perse per un ottimo a guardare il cielo ancora sdraiato in mezzo all’erba. Poi si sedette anche lui, e con un sorriso più profondo mi rispose:

“Certo che lo so…Grazie, amico…”

Ora Sakura…cosa dovevo pensare? Gli avevo appena chiesto se stava bene e lui mi aveva risposto di si…Gli avevo chiesto se sapeva che qualunque cosa succedesse ne potevamo parlare e lui mi ha risposto che lo sapeva. A parte notare che quel giorno poteva si, essere un po’ più strano del solito…cos’altro dovevo pensare? Secondo te potevo davvero pensare che quel sorriso che ha sempre stampato sulla faccia per la prima volta quel giorno fosse un sorriso falso che serviva a nascondere qualcosa di terribilmente doloroso? No…non ne avevo motivo. Così non ci ho più minimamente pensato a quella giornata.

Poi ieri è successo quello che è successo. Il fatto di averlo trovato al Campo Pratica…mi aveva già innervosito ma all’inizio ho pensato che fosse stato aggredito quindi non ci ho dato peso. Poi però quando ci ha detto che aveva tentato il suicidio…Non ci credevo. Non potevo crederci…Naruto non avrebbe mai fatto una cosa del genere, mi ripetevo. Ma…quando mi hanno messo davanti all’evidenza….ho cominciato a ripensare a quella giornata…a quel suo comportamento, alle sue parole, al modo in cui guardava il cielo…La consapevolezza che poteva avere davvero tentato di farla finita ha cominciato a tormentarmi. E quando tu Choji hai detto che parlando della guerra, lui è rattristato subito…ho rimesso a posto tutti i pezzi. A quel punto mi sono reso conto che lui davvero voleva farla finita…Ho capito che mi aveva nascosto qualcosa quel giorno…quando gli ho chiesto se stava bene, lui mi aveva mentito nascondendosi dietro il suo sorriso…Non si era fidato di me! Mi sono arrabbiato tantissimo perché mi sono sentito tradito! E più pensavo a come stava più mi saliva la collera…quando l’Hokage ci ha detto che stava reprimendo il chakra della Volpe ,ho pensato che stesse cercando in ogni modo di morire…mi sono arrabbiato ancora di più.
Stamattina quando mi sono svegliato, ho ricominciato a pensarci…e non ce l’ho fatta più. Sono uscito dall’Ospedale, dovevo sfogarmi in qualche modo…ho corso tutta la mattinata senza meta. Alla fine…sono tornato più per togliermi un dubbio che per altro…”

Non potevo credere davvero a quello che stava raccontando…

“Volevo vedere se era ancora vivo, si. A dire la verità…credevo si fosse arreso. Anche se per un attimo sono stato contento che fosse ancora qui…subito ho ripreso a pensare a tutto…Ecco perché sono sboccato quando insistevi chiedermi dov’ero stato dicendo che ero andato a fare qualcosa di più importante di lui. Non l’ho sopportato…”

“Kiba…perché non ce l’hai raccontato ieri sera tutto questo?” chiese Lee con un filo di voce. Lui tentennò, poi:

“All’inizio mi sono sentito in colpa…credevo che fosse stata colpa mia perché non ero riuscito a leggergli davvero dentro…a capire che c’era un problema. Dopo le opportune riflessioni però ho capito che tutto quello che è successo, è stata solo colpa sua. Gli sarebbe bastato pochissimo e tutto questo non sarebbe mai accaduto.” rispose.

“Kiba…Ti chiedo scusa ancora..ma non potevo immaginare che ti trovassi in una situazione così delicata…” mi scusai ancora “Adesso però lo so…Ascolta resta qui però dai. Nonostante quello che è successo, dobbiamo far sentire a Naruto che non lo abbiamo abbandonato, che i suoi amici sono qui. Anche se sei arrabbiato con lui…ti prego…resta qui a sostenerlo e aiutarlo come gli hai detto che avresti fatto se avesse avuto un problema.”

Lui però scosse la testa e rispose:

“No Sakura…Ho detto che avrei ascoltato e aiutato il mio amico Naruto Uzumaki…il ragazzo coraggioso, determinato anche se spesso fin troppo ingenuo, che nonostante tutto ci ha portato alla vittoria durante la guerra. Il ragazzo che confida negli amici, che dice le cose come stanno, che non mente, che non è egoista...che non getta la spugna! Che non tenta il suicidio!Il ragazzo in quel letto…” disse indicandolo “…non è Naruto Uzumaki…o almeno non lo è più…”

Detto questo, superò Choji e se ne andò con Akamaru al seguito.

Un silenzio tombale…Gli sguardi si concentrarono involontariamente su Naruto…La donna non disse nulla e lasciò la stanza per lasciarci soli. Choj si sedette là dove Kiba aveva lasciato la sedia vuota.

Io cercavo immaginare Naruto nel racconto di Kiba. Lui che parla di vuoto e solitudine? Lui che sorride falsamente? Lui che mente? Era davvero Naruto Uzumaki? Fece venire il dubbio anche a me…per la prima volta mi chiesi se davvero conoscevo il mio compagno di squadra. La guerra…cos’era successo in battaglia che poteva averlo turbato così tanto al punto di farlo cambiare così? Il problema di fondo era che nella guerra era successo praticamente di tutto…Non sapevo proprio dove sbattere la testa…

“Sapete una cosa?” prese la parola Ino “Alla luce di quello che ci ha raccontato Kiba…capisco tutte le sue reazioni di queste ultime ore…Non riesco a immaginare come si senta in questa momento.”

“Come ha detto lui ferito e arrabbiato con lui…e devo ammettere che non ha tutti i torti.” disse Tenten.

“In effetti…Naruto non è stato sincero fin da principio…” aggiunse Rock Lee.

“Ragazzi avanti, conosciamo Naruto da tanti anni! Sono sicuro che se è arrivato a tanto ci deve essere una spiegazione più che plausibile! E se non ce ne ha parlato avrà avuto i suoi buoni motivi! Ora Kiba è arrabbiato e in fondo lo trovo normale…Però non possiamo giudicare le sue azioni, per quanto sbagliate, senza saperne il motivo.” affermò Choji.

“Sono d’accordo con te. Cerchiamo di evitare tutti di arrivare a conclusioni affrettate. Per ora l’importante è che lui ce la faccia…poi cercheremo di fare luce un po’ alla volta su tutta questa storia. Purtroppo dovremo aspettare che lui si svegli, per avere qualche chiarimento…” dissi io.

Non avevo lasciato un attimo la sua mano da quando gliel’avevo presa. L’accarezzavo pianissimo e ormai la sentivo calda, contro la mia. Naruto non si era minimamente mosso, anche dopo tutta a confusione creata da me e Kiba. Sembrava essere caduto in un sonno profondo e dubito che si sarebbe svegliato presto. Nelle prossima ore avrebbe probabilmente solo dormito, per recuperare le forze. Ma ora più che mai sentivo il bisogno di parlargli…di avere spiegazioni, chiedergli il perché di tante cose. Ammetto che un po’ mi spaventava il fatto di doverci parlare ancora…non avrei sopportato di sentirmi dire di andare via un’altra volta…ma sapere la verità era più importante di ogni timore.
Restammo ancora lì con lui finché un altro medico ci comunicò che l’ora concessa dall’Hokage era terminata. Strinsi un’ultima volta la mano di Naruto mentre gli altri gli dicevano qualche parola di incoraggiamento. Poi lasciammo quel medico da solo con lui. Una volta fuori, Shino disse rivolto a tutti:

“Ascoltate, credo sia inutile che per ora restiamo qui tutti quanti insieme…siamo stanchi e provati da tutto quello che è successo. Consiglio a voi ragazze di tornare a casa vostra e di riprendervi un po’,  mentre noi resteremo qui.”

“Non se ne parla Shino, non possiamo andarcene pure noi.” ribattè Tenten.

“Non ho detto che ve ne dovete andare, vi ho suggerito di tornare nelle vostre case per qualche ora…mangiate qualcosa e vi mettete qualcosa di pulito, così vi riprendete un po’. E poi tornate qui..e ci diamo il cambio e andiamo noi ragazzi…Che ne pensate?”

L’idea di tornare a casa mi stuzzicò per un attimo. Anche se non potevo pensare di lasciare Naruto in ospedale, sentivo il bisogno di tornare un po’ a casa per riposare perché nonostante tutto mi sentivo ancora stanca. Penso che anche le altre fossero della stessa opinione. E poi dovevo avvisare i miei genitori. Sapevo che non erano in pensiero anche se ieri sera non mi avevano vista rientrare a casa, dato che capitava spesso per via dei turni in ospedale che cambiavano continuamente, però gli dovevo delle spiegazioni.

“Ragazze…io credo ne approfitterò…” dissi.

“Penso anche io…” disse anche io.

“A questo punto, torno pure io.” anche Tenten.

Hinata sembrava indecisa invece. Shino le si avvicinò notandola:

“Tranquilla…starà bene. Vai a riposarti un po’..ci penso io qui.”

“Shino…io pensavo anche a Kiba…” gli rispose.

“Si…ci stavo pensando anche io…”

Avevo dato per scontato che l’indecisione di Hinata derivasse solo da Naruto…avevo dimenticato che lei era la compagna di squadra di Kiba. Era normale che fosse in pensiero per lui. Mi chiesi in quel momento dove potesse essere andato…a cosa stesse pensando. Mi domandai anche come stava…

“Ho una mezza idea…forse so dove trovarlo…” disse. Poi rivolgendosi a Rock lee e Choji agginse:

“Ragazzi..potete restare solo voi due per un po’ qui con lui? Io provo ad andare a cercare Kiba…dopotutto è il mio compagno di squadra, vorrei andare a controllare come sta.”

Rock Lee alzò il pollice:

“Vai senza problemi! Qui con Naruto restiamo noi!”

“Si, non c’è alcun problema. Piuttosto cerca di sollevargli il morale…l’ho visto molto abbattuto.” disse Choji.

“Senza dubbio…grazie ragazzi.”

“Choji, scusa…non ti abbiamo chiesto di Shikamaru…come stava?” chiese Ino.

“Quando siamo arrivati a casa sua, era veramente debole…l’ho subito aiutato a mettersi a letto e poi mi ha raccomandato di tornare subito qui. E così ho fatto. Più tardi quando tornate, pensavo di andare a trovarlo e vedere come va.” rispose lui.

“Capisco…lo andrò a trovare pure io prima di tornare in ospedale allora.” disse lei.

“Va bene…allora noi andiamo ragazzi, ci vediamo più tardi! Se succede qualcosa avvisateci subito!”

“Non ne dubitate!” rispose Lee con un grande sorriso.

Salutammo lui e Choji e con Shino ci avviammo verso l’uscita dell’ospedale. Una volta fuori, Hinata salutò Shino raccomandandogli di trovare Kiba. Dopo averlo salutato, anche noi ragazze ci separammo per tornare ognuna alla propria abitazione. Ero decisa a fare una cosa veloce per tornare da Naruto il prima possibile. Tempo di riprendermi un attimo e sarei tornata subito da lui. Quando arrivai davanti alla porta di casa, mi sembrò di rivedermi mentre aprivo la porta a Shikamaru. Non riuscivo a pensare ad altro. Cercando di ignorare i ricordi delle ultime ore che mi assillavano, aprì la porta:

“Mamma! Papà! Sono a casa!”

Dalla cucina, mia madre mi venne subito incontro:

“Finalmente sei tornata! Ti hanno fissato un turno per tutta la notte?” mi chiese.

“C’è stata un’emergenza…molto grave…sono dovuta uscire di corsa…non ho potuto avvisarvi.”

Dalla mia faccia, capì che era qualcosa di veramente grave:

“Cosa è successo Sakura?”

Brevemente le raccontai di Naruto, tralasciando la parte peggiore di tutto l’accaduto.

“Non posso crederci…mi spiace tantissimo per il tuo amico, cara. Tu come stai?” m domandò preoccupata.

“Sto bene…Sono tornata a casa solo per recuperare un po’ le forze…poi torno da lui.”

“Si, capisco…Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?”

“No mamma, ti ringrazio…Credo che mi farò una doccia, mi riposo un po’ e poi esco.”

“Va bene, come preferisci. Comunque se ti serve qualcosa, basta chiedere, ok?” mi disse infine lei.

“Grazie…” dissi prima di andare in camera mia.

Spesso ringrazio di avere una madre così comprensiva. Non era troppo invadente e questo era piacevole. Sapeva riconoscere i momenti in cui farsi da parte e quelli dove invece doveva insistere. Se insisteva c’era sempre un buon motivo e non sbagliava mai. Questa volta doveva aver pensato che volessi davvero riposarmi e stare un po’ da sola. I effetti mi serviva proprio.

Entrai in camera mia prendendomi un cambio e il necessario per la doccia. Una volta che fui sotto il getto d’acqua mi sentii rinascere. Il calore mi entrò fin dentro le ossa rivitalizzandomi completamente. Mentre l’acqua scorreva sul mio corpo sentii allontanarsi tuta la stanchezza e tutti i pensieri accumulati fino a quel momento. Ci rimasi a lungo Ne uscì controvoglia. Mi vestii di nuovo e poi tornai in camera mia.

Stavo per buttarmi letteralmente sul letto, quando la mia attenzione fu catturata dalla foto sul mio comodino. La presi e la portai sul letto con me. Fui avvolta da ricordi, da sensazioni…letteralmente travolta dal passato. Guardai la me stessa di qualche anno prima. Quanto ero cambiata, sia nel fisico che nello spirito…Non so se invidiare quei tempi…c’erano così pochi pensieri ei i giorni allora scorrevano molto più spensieratamente. Poi guardai Naruto..anche lui si, eccome se era cambiato. Anche se nello spirito era rimasto un po’ il teppistello di allora, non potevo negare che anche lui fosse profondamente cambiato. Nelle ultime ore in ospedale avevo potuto osservare come il suo fisico fosse cambiato…aveva delle belle spalle larghe, gli addominali ben definiti e poi era diventato robusto. Non potevo dire che non avesse un bel fisico…non mi ero resa conto di aver osservato il suo corpo con un certo interesse…

Scrollai la testa…come potevano venirmi in mente certi pensieri in un momento tanto delicato. Concentrai lo sguardo sul maestro Kakashi…forse solo lui non era cambiato di una virgola. Mi chiesi quale missione stesse affrontando e come avrebbe preso la notizia di Naruto. Nel’ultimo anno, i due erano stati più uniti che mai...Il maestro era reduce da una guerra che lo aveva depresso moralmente e praticamente devastato, soprattutto per la perdita di Obito. Naruto gli era stato vicino e lo aveva sostenuto finché lui non si era ripreso quel tanto che bastava a fargli recuperare la forza di riprendere a vivere.

Infine guardai l’ultimo protagonista di quella foto…Sasuke. Anche lui si che ra cresciuto. Non so in che modo negli ultimi anni, attraverso quale percorso. Lo avevo rincontrato dopo tre anni ed ero rimasta meravigliata da quanto fosse diverso. L’aura i oscurità che lo avvolgeva era diventata più spessa indubbiamente e lui era sempre più freddo. Nonostante tutto continuava inevitabilmente ad esercitare una forte attrazione su di me…lui e quei suoi penetranti occhi scuri. Non riuscivo ancora togliermelo dalla testa nonostante fosse passato un anno dall’ultima volta che lo avevo visto…Poggiai la foto accanto a me e sprofondai con la testa nel cuscino. Mentre mi addormentavo, la mia mente tornò a quel giorno…Al giorno in cui finiva la guerra…e in cui vidi per l’ultima volta Sasuke Uchiha.
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Un'ultima volta... ***


Ragazzi eccovi il nuovo capitolo! Mi sembrava giusto fare un salto indietro, spero che il capitolo vi piaccia! Vi informo che il prossimo potrete leggere o sabato e domenica prossimo, perché questa settimana starò in Germania in Campo scuola, quindi dovrete avere pazienza! Sara_Uchiha…speriamo Sasuke…XD
Buona lettura e vi prego, se potete, fatemi sapere che ne pensate! :)
 
 
 
 
Naruto era nella tenda centrale con i Kage da almeno un’ora. Sentivo che parlavano a voce alta ma non riuscivo a distinguere le loro parole. Una cosa era sicura…non si stava svolgendo una discussione molto amichevole. Chi mi preoccupava di più era il Raikage…per quanto si trattasse di un uomo dal carattere di ferro e dalla forza straordinaria, queste sue qualità erano compensate da una scarsa capacità di sopportazione e da una notevole impulsività che spesso manifestava in maniera poco delicata. Speravo che Naruto non lo provocasse al punto di rischiare di ritrovarsi a doverlo affrontare apertamente. Anche perché nessuno dei due era nelle migliori condizioni per uno scontro…Naruto aveva voluto quella riunione immediatamente, senza dare tempo ai Kage nemmeno di riprendere fiato, né di avere nessun tipo di medicazione. Lui stesso aveva una brutta ferita, non mortale per fortuna,  tra il collo e la spalla che però sanguinava copiosamente per non parlare di tutte le altre piccole ferite e i lividi che aveva riportato,ma non accettò le cure di nessuno. Persino Kurama si era offerto di aiutarlo ma Naruto lo aveva pregato prima di discutere con gli altri cercoteri sulle loro richieste e le loro intenzioni per il futuro. Nonostante lì per lì Kurama sembrava era quasi intenzionato a divorarlo per il suo modo così superficiale di preoccuparsi delle sue ferite, alla fine sbuffando aveva fatto come gli aveva chiesto. Mi voltai e li vidi…tutti e nove i cercoteri intenti a discutere animatamente. Ogni tanto sobbalzavamo tutti se uno di loro batteva una coda o una zampa a terra per avere l’attenzione degli altri, ma tuttavia il loro colloquio stava andando più tranquillamente di quanto avessi mai immaginato. Kurama qualche volta rivolgeva lo sguardo  in direzione dell’accampamento…come in attesa di avere notizie su Naruto. Non solo io ero preoccupata per lui…ma sapevo che Naruto non si sarebbe concesso un solo minuto per se stesso, se non avesse risolto quella questione. Era allo stremo, al suo limite fisico e morale, distrutto per la battaglia appena conclusa…l’unica cosa che lo teneva ancora in piedi era la volontà di ottenere la cosa più importante dopo la pace tanto agognata…il permesso di poter permettere a Sasuke di tornare a Konoha e la sua reintegrazione tra i ninja del Villaggio. Il permesso sia per lui che per i suoi nuovi e strani compagni di squadra…la ragazza dai capelli rossi, Karin, che avevo scoperto appartenere al clan Uzumaki, l’altro ragazzo che mi ricordava vagamente Zabusa per quanto di fisico molto, ma molto più esile, Suigetsu e anche quell’omone che sembrava iperprotettivo nei confronti dello stesso Sasuke e che parlava con gli animali, Jugo. Erano suoi amici quindi Naruto voleva che anche a loro fosse concessa la possibilità di ricominciare da capo, dato che in ogni caso avevano contribuito alla vittoria. Ma non so se ci sarebbe riuscito…stava chiedendo davvero molto. Erano quattro traditori dopotutto e in più tutti ex-membri di Alba… date le informazioni quindi potevano benissimo essere responsabili  del rapimento non solo di Bee ma anche delle altre Forze Portanti. Naruto però avrebbe fatto di tutto pur arrivare a ottenere quello che voleva…io lì fuori sperai solo che si sbrigasse…aveva assolutamente bisogno di cure.

Io ero insieme agli altri ragazzi nello spiazzo davanti a quella tenda nella quale si stava decidendo il futuro di quei quattro che per il momento erano sotto stretta sorveglianza dall’altra parte dell’accampamento mentre venivano rimessi in sesto. Sinceramente per quanto volessi andare a vedere come stava Sasuke, in quel momento ero più in pena per Naruto…me lo immaginavo a fare a botte con il Raikage…Se i due avessero esagerato sapevo che ci avrebbero pensato la signorina Tsunade e la Mizukage a dare loro una lezione. Gaara sicuramente avrebbe appoggiato Naruto, ma nel caso si fosse reso necessario avrebbe fatto da mediatore con gli altri. Con tutto il rispetto, l’unico che non mi preoccupava affatto era lo Tsuchikage…insomma dopo aver visto gli effetti dei suoi improvvisi mal di schiena…non era una grande minaccia.

Tutti i nostri amici del Villaggio stavano più o meno bene…un po’ acciaccati, ma dopotutto nessuno poteva lamentarsi. Parlavano tra loro e scherzavano…insomma cercavano di tirarsi un pò su il morale. Eravamo sereni per la consapevolezza di essere salvi e che la guerra era finalmente finita…ma anche tutti ancora troppo stanchi per festeggiare…Lo avremmo fatto una volta recuperate le forze. Giusto Hinata si rigirava le mani, nervosa. E Shino se ne stava sulle sue come al solito. Quello più scatenato di tutti era Kiba che non smetteva un attimo di parlare con Rock Lee, che sembrava ancora pieno di energie, con Choji, che senza alcuna sorpresa stava sgranocchiando patatine a tutto spiano e anche con Sai, che ascoltava rapito le loro conversazioni senza prenderne parte. Shikamaru e Ino erano silenziosi e si stavano godendo quel momento di calma finalmente. L’unico maestro che era lì in attesa ma che anche si stava godendo la tranquillità era il maestro Iruka…sapevo che il maestro Gai era accanto al maestro Kakashi che sicuramente ancora non si era voluto allontanare dal corpo senza vita di Obito perché ancora troppo pieno di un dolore profondo che non poteva riuscire ad arginare da solo. Ci sarebbe voluto tempo…e tanta forza di volontà…ma ero certa che prima o poi ce l’avrebbe fatta. Tenten era andata da loro a vedere com’era la situazione…glielo avevo chiesto io, ecco perché non era con noi ad aspettare.  Intanto il tempo passava…e ancora nessuna novità…

“Secondo te ne avranno ancora per molto?” mi domandò Ino alle spalle.

“Non lo so…spero di no sinceramente…Ma ho paura che cose andranno per le lunghe…il Raikage mi sembrava molto contrariato al solo sentire nominare Sasuke, a dir a verità..” risposi.

“Lo immaginavo…Quell’uomo mi è parso da subito un po’ troppo burbero e aggressivo…spero solo che non spacchi la testa a quel Testone…”

“Naruto non glielo permetterà, è poco ma sicuro.”

“Me lo auguro.”

“Ha un obbiettivo da raggiungere…sai quanto è testardo…li assillerà fino allo svenimento.” lo dissi ridendo.

“Alla fine glielo concederanno per sfinimento, immagino.” sorrise appena anche lei.

Non importava come…Lui avrebbe ottenuto quello che voleva…quello che volevo anche io. Finalmente avremmo potuto ricominciare davvero..avremmo potuto essere di nuovo il Team 7, quello di una volta…Un’utopia che fino a quel momento mi pareva impossibile e che forse stava per realizzarsi.

“Parlando del diretto interessato…” riprese lei “…Sa di tutto questo?”

“No, non credo…so che hanno portato lui e gli altri in isolamento e sotto scorta appena concluso lo scontro. Naruto appena ha visto gli Anbu che li portavano via, ha obbligato i Kage a questa riunione…ma non ha parlato con Sasuke…” dissi.

“Quindi non lo sa…io direi di andare a dirglielo!”

“No Ino, non penso che sia il caso…se avesse voluto che lo sapesse glielo avrebbe detto direttamente Naruto…” la fermai prima che prendesse iniziative.

“Sakura, credo che abbia il diritto e anche l’obbligo di sapere che il suo amico sta rischiando la pelle per lui…Cioè…non so se Sasuke lo considera tale…ma credo che debba saperlo comunque!”

“Ino…fidati, lascia perdere…” cercai di fermarla.

“Sasuke non ha idea di cosa ha fatto Naruto per lui in questi ultimitre anni…non sa quanta fatica e sofferenza gli ha causato per cercare di riportarlo a casa! Non permetterò che non sappia nemmeno cosa sta facendo per lui adesso! Io vado…tu puoi venire oppure restare qui, fai come preferisci!” mi disse lei, prima di avviarsi.

Ino era una maestra nel mettere in crisi le persone. Ero divisa in due…una parte di me voleva restare con Naruto e assicurarsi che stesse bene…l’altra invece voleva vedere come stava Sasuke. Come potevo essere ancora così spinta a preoccuparmi per lui, dopo tutto quello che mi aveva fatto? Mi aveva ferita tante e troppe volte…aveva cercato di uccidermi…Perché ancora quell’interesse nei suoi confronti? Amore? Quell’amore che sentivo ogni volta che gli camminavo vicino, quando mi parlava o che sentivo quando avrei voluto stringerlo tra le braccia per non farlo sentire solo?

“Ino…aspettami, vengo con te!” dissi andandole dietro.

 
Non ci volle molto a identificare la tenda dove si trovava Sasuke. Ce n’era una circondata da almeno una decina di Anbu e chissà quanti altri nei paraggi. Non c’erano dubbi, era quella.

“Vorremmo conferire con Sasuke Uchiha.” disse Ino all’Anbu davanti all’ingresso della tenda.

“Avete un permesso?” chiese l’uomo con la maschera.

“Ehm..in realtà no…” Ino era impreparata ad una simile evenienza.

“Dobbiamo riferire un messaggio da parte dell’Hokage…ci vorrà pochissimo.” risposi prontamente io.

L’uomo rimase per un attimo paurosamente in silenzio…poi:

“D’accordo…entrate.” disse lasciando libero il passaggio.

“Grazie.” gli dissi. Mentre entravamo Ino mi sussurrò:

“Bella mossa, Fronte Spaziosa!”

Sasuke era seduto su un lettino, a testa bassa mentre una donna gli stava fasciando una spalla. Vederlo a torso nudo mi paralizzò un attimo e credo successe altrettanto ad Ino perché era quasi a bocca aperta. Jugo era in un angolo e borbottava sottovoce qualcosa a un uccellino che gli stava appollaiato sulla spalla. Mi domandai di cosa stessero parlando. Suigetsu invece stava scolando l’ennesimo bicchiere d’acqua immaginai dato che ce n’erano diversi rovesciati a terra. Quella Karin invece si stava sistemando i capelli e si stava rimettendo un po’ in ordine. Le avevano dato qualcosa di meglio di quell’uniforme da carcerata mezza distrutta che aveva prima.

Ci ritrovammo lo sguardo di tutti addosso..in ultimo quello di Sasuke, che sembrò sorpreso di vederci.

“Voi due che fate qui?” chiese con la sua voce profonda stranamente calma e non seccata come sarebbe stata anni prima.

Io ripresi il controllo e diedi una gomitata a Ino, che uscì dallo stato di trance.

“Ah…Siamo venute per riferirti una cosa importante!” disse lei tutta d’un fiato.

Sasuke rivolse uno sguardo ala donna che lo stava fasciando, come per chiederle se aveva finito. Lei fermò la benda e gli disse:

“Cerca di non sforzarla troppo per un po’, va bene?”

“Si…grazie.” rispose lui. Troppo cortese, pensai.

La donna si inchinò leggermente e poi uscì dalla tenda.

“Vediamo se indovino che dovete dirci…ci hanno condannati tutti a morte vero?!” fece Suigestu, mentre sorseggiava rumorosamente l’ultima goccia d’acqua dal suo bicchiere.

“Dopotutto non avrebbero torto non ti pare?” gli disse Jugo.

“Sapevo che dovevo scappare quando ne avevo la possibilità!” commentò amaramente Suigetsu.

“Piantala di frignare Suigestu! Credo che queste due debbano parlare con Sasuke.” disse acida la rossa.

Sasuke si stava infilando un kimono pulito che gli avevano lasciato a disposizione ma intanto chiese:

“Dovete parlare solo con me o possono restare anche loro?”

Io non avevo la forza di parlare…trovarmelo davanti così…mi stava facendo battere il cuore all’impazzata. Finalmente era qui…dopo tre anni di ricercare ora non poteva più scappare.

“Non credere che dobbiamo dirti qualcosa di segreto,Sasuke…” rispose secca Ino “ Siamo venute semplicemente per informarti che Naruto adesso sta affrontando tutti e 5 i Kage per farvi ottenere il perdono di tutti i Villaggi".

“Cosa sta facendo?!” chiese lui.

“Sei diventato sordo? Sta rischiando la pelle affrontando i Kage pur di farvi reintegrare nel Villaggio, tutti e quattro!”  ripetè lei.

Non pensavo che potesse essere così fredda con lui. Un tempo anche lei aveva una cotta per Sasuke. Lo aveva dimenticato forse…perché io no?

Sasuke scosse la testa:

“La solita Testa Quadra impulsiva…perché non me l’ha detto?”

Stavolta trovai la forza e gli risposi io, freddamente però:

“Cosa ti aspettavi? Naruto farebbe di tutto pur di farti tornare a casa…questo dovresti averlo capito da tempo.”

Lui sembrò stupito della mia freddezza. Alzandosi dal lettino disse:

“Portatemi da lui.” Si rivolse agli altri tre: “Venite con me!”

I tre si alzarono e gli si affiancarono. Io e Ino uscimmo chiedendo agli Anbu di scortarli con noi. Praticamente bloccarono loro ogni possibile via di fuga, gli stavano talmente vicini da non dargli nemmeno la possibilità di muoversi.  Sasuke non sembrava per nulla turbato mentre gli altri erano un po’ innervositi da quell’eccesso di precauzione. Nessuno di loro aveva voglia di tentare la fuga... Se avessero voluto farlo lo avrebbero fatto subito una volta sferrato l’ultimo colpo…invece si erano lasciati prelevare tutti e quattro senza opporre resistenza. Tornando davanti alla tenda principale, attirammo l’attenzione di tutti. I ninja del’alleanza guardavano il gruppo di Sasuke con un’ aria di profondo disprezzo e anche odio…Ma Sasuke camminava a testa alta anche se ero certa che quegli sguardi non gli erano sfuggiti. Ammirai la sua forza e il suo orgoglio più di quanto non avessi fatto in passato…stavolta li stava mostrando con coraggio ammirevole quando invece sarebbe dovuto sentirsi scoraggiato. Era l’ultimo degno erede degli Uchiha. Capii che oltre a suo aspetto, era questo che lo rendeva così desiderabile ai miei occhi…l’orgoglio e la fierezza.

In quel momento Naruto uscì dalla tenda seguito a ruota dai Kage. Era più felice di quanto lo avessi visto negli ultimi anni. Il suo corpo era martoriato, la tuta era lacerata e macchiata del sangue che continuava a pulsare dalla sua ferita. Era sudato e una profonda stanchezza sul suo viso…ma era proprio quell’essere arrivato allo stremo che rendeva il suo sorriso così bello e carico di significato. Era un sorriso soddisfatto, sincero…meritato. Un sorriso semplice accompagnato da quei due profondi occhi azzurri che avevano visto troppa sofferenza fino a quel momento ma che probabilmente ora stavano osservando un futuro fatto solo di serenità e di pace.

I 5 Kage si fermarono a osservare la scena. Naruto ci guardò vittorioso e quando notò la presenza di Sasuke, il suo sorriso divenne ancora più radioso. Gli andò incontro lentamente, non aveva più le forze. Ino andò subito a mettersi al fianco di Shikamaru, lasciando sola con alle spalle Sasuke. Decisi di andare incontro a Naruto:

“Dalla tua espressione direi che è andata bene…” gli disse sorridendo.

“Si…lo hanno perdonato tutti…” disse lui piano.

“Posso curarti ora?” gli chiesi guardando preoccupata quel brutto squarcio.

“Tra un attimo…voglio…dargli la buona notizia…” disse passandomi oltre.

Sasuke scansò con un gesto brusco l’Anbu che aveva davanti per poter andare verso Naruto. Era impassibile e serio come la solito. Quando furono uno davanti all’altro, Naruto gli posò la mano sulla spalla destra e gli disse, senza smettere di sorridere:

“E’ fatta…puoi tornare casa…”

Il viso di Sasuke assunse una strana espressione….tristezza? Possibile? Un attimo dopo la sua attenzione fu catturata dalla ferita del compagno.

“Dovresti farti curare subito, naruto.” Gli disse.

“Non preoccuparti per me…piuttosto hai sentito quello che ti ho detto? Ora è davvero finita…tu e i tuoi amici siete stati perdonati e potete tornare al Villaggio della Foglia! Non è bellissimo?”

L’unico tra tutti che sembrava trovarlo bellissimo era Suigetsu, che tremava dalla gioia letteralmente…Immaginai che pensasse: “Non mi uccideranno!”. Karin di tutta risposta gli fiondò un pugno in petto. Sasuke non sembrava così entusiasta però…

“Naruto…io…” cercò di parlare Sasuke. La sua espressione mi preoccupò moltissimo, come il suo tono. Avevo paura di quello che stava per dire perché purtroppo lo immaginavo, anche se non potevo crederci…Naruto però era talmente eccitato e felice che non si accorse del cambiamento sul suo volto. Continuò a parlare:

“Ci pensi? Finalmente non ci sarà più il peso del passato ad opprimerti, potrai ricominciare di nuovo a vivere libero! Torneremo ad allenarci insieme, ad affrontare le missioni…”

“Naruto…ti prego, aspetta…” cercò di fermarlo.

“Saremo di nuovo una squadra, con il maestro Kakashi…resteremo rivali però…dopotutto non posso permetterti di diventare Hokage…e poi…”

“Non tornerò a Konoha, Testa Quadra!” urlò Sasuke.

Naruto si zittì all’istante. Quel bellissimo sorriso sparì dalle sue labbra mentre la serietà e il disappunto riempirono i suoi occhi…la stanchezza accumulata fino a quel momento lo schiaccio sotto il suo peso.

“Aspetta…cosa hai detto?” domandò.

Sasuke sospirò. Poi serio, ripeté guardandolo negli occhi:

“Ho deciso che non tornerò al Villaggio della Foglia.”

Naruto fece un passo indietro, come per allontanarsi da lui. Scuoteva la testa:

“No..non capisco…perché?”

Sasuke si accorse che Naruto a stento riusciva a reggersi in piedi così gli si avvicinò per sostenerlo.

“Devi sdraiarti Naruto…Sakura…fa qualcosa!”

Lui cercava di allontanarlo.

“Non puoi darmi ordini. Devi darmi una risposta…”

“Naruto, Sasuke ha ragione…almeno siediti…” cercai di dirgli. Lui però non mi ascoltava:

“Rispondi alla mia domanda…E poi sto bene, non ho bisogno di sedermi…” disse ancora rivolto a Sasuke.

“Testa Quadra, siediti immediatamente!” tuonò lui.

Naruto non oppose più resistenza. Sasuke lo accompagnò su una roccia vicina dove prima alcuni ninja stavano seduti a osservare la scena ma che prontamente lasciarono libero il posto. Gli si sedette vicino, sorreggendolo mentre io gli pulivo la ferita. Naruto non riuscì a trattenere un grido di dolore. Anche se lo smorzò subito, stringendo i denti in qualche modo quell’urlo attirò l’attenzione di Kurama. Quest’ultimo si avvicinò ed entrò nell’accampamento, avendo cura di non schiacciare nessuno. Per evitare di uccidere qualcuno si  fermò, ma il vantaggio di essere un cercoterio era quello di non avere difficoltà nel farsi sentire:

“Te lo avevo detto che dopo ti avrebbe fatto più male…” La sua voce era profonda e potente.

“Stai zitto Kurama…” rispose Naruto a voce bassa e a denti stretti.

“Anche se…te-l’avevo-detto, Testardo che non sei altro… “ sottolineò “…Se me lo permetti, posso curarti io subito.”

“No…torna dagli altri e continua fare quello che ti ho chiesto.”

“Ma…”

“Kurama, è un ordine! Vattene!” disse Naruto più forte.

Il demone restò sorpreso da quel tono. Colse la rabbia nelle parole di Naruto…volse lo sguardo verso Sasuke e lo guardò con occhi pieni di rabbia, scoprendo le zanne.

“Se scopro che è colpa tua Uchiha…la tua maledetta arte oculare non ti salverà…” ringhiò minacciosamente.

Sasuke non rimase turbato da quella minaccia. Sorpreso è la parola più adatta a descrivere la sua espressione. Come la mia del resto…non credevo che la Volpe si sarebbe posta così a difesa di Naruto.

“Kurama…per favore..vai…” disse Naruto in modo molto più calmo.

Il demone ripose con uno “Tsk” e con attenzione tornò indietro dai compagni.

Tra me, Naruto e Sasuke era calato il silenzio. L’accampamento taceva. I nostri compagni e gli alleati ci guardavano silenziosi. L’unico rumore udibile era il sibilo del mio chakra curativo che stava chiudendo lo squarcio nella spalla di Naruto. Poi la sua voce flebile disse:

“Per favore…rispondi alla mia domanda…perché?”

“Ne parliamo dopo…ora hai bisogno di riposarti…solo una Testa Quadra come te poteva sottovalutare una ferita del genere…”gli rispose quello.

“No…mi devi almeno una spiegazione…Adesso!” insistette.

Sasuke sospirò di nuovo. Poi prese un bel respiro e rispose:

“Non tornerò…perché non sono ancora pronto per farlo.”

“Non capisco…”

“Ho un nuovo obbiettivo da realizzare ad ogni costo…diventare Hokage per onorare la memoria e il sacrificio di mio fratello…per raggiungere questo scopo però devo ottenere la fiducia di tutto il Villaggio.”

Naruto sussultò a quelle parole.

“Non ha senso…come puoi ottenere la fiducia del Villaggio se non ci tornerai?”

Un sorriso leggero apparve sulle labbra di Sasuke.

“Tu meglio di tutti dovresti sapere come ci si sente a non essere riconosciuti per quello che si è veramente…e ad essere emarginati.”

“E questo che centra?“

“Se io tornassi al Villaggio adesso, sai cosa dovrei affrontare? L’odio delle persone! Sai… come l’ultimo superstite del clan Uchiha, a tutti gli effetti sono il responsabile dello scoppio della guerra. Inoltre…sono un traditore nonostante mi abbiano concesso il perdono. Non puoi pretendere che dimentichino il passato come se non fosse mai accaduto nulla.”

“Stai dicendo tutte cazzate! Sono solo scuse le tue!”

Non credevo che Naruto fosse arrabbiato al punto di usare certi termini, però non potevo dargli torto.

Sasuke gli rivolse uno sguardo comprensivo…

“Ora sei arrabbiato…per questo ti ostini a non capire…”

“Io capisco benissimo invece! Non sono così stupido! Non ti sei mai fatto problemi con i giudizi altrui! Hai sempre fatto del tuo meglio in ogni occasione dimostrando il tuo valore! Perché te li dovresti fare adesso?! Dì la verità piuttosto…” abbassò la voce “…tu non vuoi davvero tornare…”

“Idiota! Vedi che non hai capito nulla allora?! Non ti ho detto che non voglio tornare al Villaggio…ti ho detto che non sono ancora pronto per farlo! Naruto, ho vissuto gran parte della mia vita logorato dall’odio e dal desiderio di vendetta! Non è vero che non mi è mai importato il giudizio altrui! Non l’ho mai dato a vedere ma gli sguardi della gente, di tutti quelli che vedevano in me il superstite del maledetto clan Uchiha…erano insopportabili! Dovresti saperlo cosa significa essere guardati in quel modo! Anche poco fa mentre attraversavo l’accampamento avevo gli occhi di tutti puntati addosso!Ora come ora non sono in grado di sopportare questa situazione e quella in cui mi verrei a trovare al Villaggio…e quindi non riuscirei a raggiungere l’obbiettivo che mi sono preposto senza cadere di nuovo vittima dell’dio!”
Naruto non parlava più..ascoltava e basta.

“Credimi…allontanarsi dal Villaggio è la cosa migliore. Io avrò tempo di riscoprire me stesso e di chiarirmi le idee…e gli abitanti di Konoha…avranno tempo per lasciarsi alle spalle il passato. Solo così quando deciderò di tornare, potrò ricominciare dall’inizio…ed avere una possibilità per riscattarmi e avere così la loro fiducia.”

Non sapevo come intervenire. Non potevo pensare che se ne volesse andare di nuovo, per quanto il suo ragionamento fosse corretto e ragionato. Sperai che Naruto trovasse qualcosa da dire…che lo fermasse…Non potevo perderlo di nuovo.

“Per…per quanto tempo….vorresti stare via?” chiese.

Sasuke tentennò a rispondere…poi…

“Pensavo a una decina d’anni…”

Naruto si irrigidì all’istante. Era tantissimo tempo…

“Dieci anni…E io dovrei davvero credere che tornerai?”

“Hai sempre creduto che sarei tornato dopotutto…e poi insomma…ti ho detto che devo diventare Hokage. Quindi devo tornare per forza.”

“Potresti cambiare idea…dieci anni sono tantissimi…E se scegliessi un’altra strada e decidessi di non tornare più?”

“In effetti potrebbe accadere…ma tu devi fidarti di me…”

“Non pensi che io abbia avuto fin troppa fiducia in te?”

“Si..ma devo chiederti di farlo ancora.”

Naruto lo guardò. Sia io che Sasuke ci rendemmo conto che non poteva….

“Non puoi chiedermi di aspettarti per più di dieci anni senza venire a cercarti. Non capisci che ho bisogno di sapere che tu stia qui? Non hai idea di come siano stati questi anni senza di te…anche se hai tradito il Villaggio, anche se hai fatto tanti errori…non ho mai smesso di considerarti mio amico…di provare il desiderio di confrontarmi con te…di volerti al mio fianco n tante situazioni…Nonostante tutto, il legame che ci unisce per me è sempre stato più importante di tutto. Sasuke, ho bisogno che tu resti qui…ti prego…”

Sasuke gli sorrise appena:

“So di chiederti molto…hai fatto tanto per me, non credere che non lo sappia. Ma se quel legame di cui parli tra noi esiste davvero…devi fidarti di me…e lasciarmi andare.”

Naruto abbassò di nuovo lo sguardo, scuotendo la testa.

“Non posso…è troppo per me…”

A quel punto sia io che Sasuke sapevamo che l’alternativa era solo una. Naruto non gli avrebbe permesso di partire…si sarebbero dovuti affrontare per forza. Ma entrambi sapevano che uno scontro in quel momento era del tutto inutile. Sasuke però sembrò avere un ‘idea.

“Naruto, dammi il pugno!”

“Come..?” chiese sorpreso.

“E’ con i pugni che tu e quello strano tipo delle rime comunicate, vero?”

“Si chiama Bee…e comunque si, ma cosa vuoi fare?”

“Fallo anche con me!” disse porgendogli il pugno.

“Non ti capisco…”

“Non fare storie, dopotutto lo abbiamo già fatto ogni volta che ci siamo scontrati! Avanti, Testa Quadra!” lo incitò.

Naruto alzò il pugno lentamente, non era convinto. Sasuke non aspettò che decidesse se farlo o no. Prese l’iniziativa e fece toccare i loro pugni.

“Ora…vediamo se così riesci a capire i miei sentimenti!”

I due rimasero a guardarsi intensamente negli occhi. L’azzurro cielo dentro il nero pece. Mi domandai come un gesto così semplice potesse permettere a Naruto di capire cosa provava Sasuke.  Il biondo assunse un’espressione di sorpresa. Cos’era successo? Distolse lo sgaurdo da quello del moro davanti a lui…poi sorrise. Sasuke gli sorrise di rimando, il suo sorriso sembrava dire:

“Hai visto, testa Quadra? Era come dicevo io!”

Naruto tornò serio…poi decretò:

“D’accordo Sasuke…mi fiderò ancora di te.”


 
“Non puoi lasciarlo andare davvero, Naruto!” intervenni anche se lo sguardo di disappunto di Sasuke mi fece desiderare di non aver mai parlato.

“Ho deciso di fidarmi…quindi Sasuke può fare quello che vuole.” disse Naruto alzandosi e sottraendosi alle ie cure anche se il grosso lo avevo già fatto.

Si rivolse ai Kage:

“Mi sono preso la responsabilità delle sue azioni…lo farò anche per i prossimi anni quando sarà via.”

Tranne il Raikage che ovviamente era contrariato, tutti gli altri annuirono dando il loro consenso.

“Partirai subito?” chiese poi a Sasuke.

“Si…” rispose.

Naruto annuì. Sasuke chiamò i suoi compagni che furono più che felici di liberarsi dalle grinfie degli Anbu e gli furono subito accanto.

“Allora…a presto…” disse Sasuke.

“Ascoltami bene…ho detto che mi fido di te Sasuke…ma questa è l’ultima volta che lo faccio…Non…non deludermi, perché stavolta non potrei sopportare di riprendere la tua ricerca un’altra volta…”

“Tornerò…è una promessa, qualunque cosa mi accadrà e qualunque cosa deciderò.”

“Spero che questa promessa non cambierà nell’arco di questi dieci lunghi anni…”

Sasuke non ripose, ma gli tese la mano. Sorpreso Naruto gliela strinse. Poi si sorrisero incoraggiandosi a vicenda.

“Non cacciarti nei guai, Testa Quadra!”

“Buona fortuna…Sasuke…”

Lui fece un cenno con il capo verso Naruto e verso di me. Ecco come ci stava salutando. Si limitò a guardare gli altri…come se gli fossero indifferenti.

“Andiamo!” annunciò.

Si avviarono verso l’uscita dell’accampamento facendosi strada tra i ninja che avevano assistito a tutta la scena e nessuno tentò di fermarli.

Naruto sembrava ancora teso…Probabilmente non aveva voglia di parlare con nessuno…ma una cosa gliela dovevo dire:

“Perché lo hai lasciato andare? Come fai a fidarti ancora di lui?”

“E’ sparito…” rispose.

“Che cosa?” chiesi.

“Tutto il suo odio…è completamente sparito dal suo cuore…”

Tutto mi fu chiaro. Capii il motivo del gesto di Naruto. E anche il perché dello scambio di pugni voluto da Sasuke. Solo in quel modo poteva far capire a Naruto cosa sentiva dentro, ciò che non riusciva trasmettergli a parole, a mostrargli che tutti quei sentimenti negativi che lo avevano distinto fino a quel momento si erano completamente dissolti. E così lui si era potuto fidare per davvero…un’ultima volta. Presi la decisione di appoggiarmi a lui…anche io mi sarei fidata di Sasuke.

Naruto riprese a sorridere, come se si fosse tolto un grosso peso dal cuore. Ero sicura della sincerità di quel sorriso anche perché mi disse:

“Tornerà Sakura…Fidati di me.”

“Mi fido ciecamente di te, Naruto.”

Annuì soddisfatto, poi a gran voce in modo che tutti sentissero:

“Coraggio gente! Dobbiamo organizzare una grande festa! Da domani, il passato non esiste più…brindiamo a un nuovo futuro di pace…e fratellanza!!”
 

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Capitolo 10
*** Finalmente una buona notizia... ***


Eccovi il nuovo capitolo ragazzi! Spero che vi piaccia! Ricordo che se mi dite cosa ne pensate, non m fa altro che piacere! ^^ Buona lettura! :D




Mi ridestai improvvisamente dal sonno. Stropicciandomi gli occhi, lo sguardo cadde nuovamente sulla foto lì vicino a me.

Saremmo potuti tornare ad essere il Team di una volta, riprendere la nostra vita insieme là dove l’avevamo abbandonata anni prima che le nostre strade si separassero. Il momento durante la guerra in cui per poco avevamo avuto la possibilità di combattere tutti e tre insieme un’altra volta era stato senza dubbio il più bello ed emozionante. Eravamo sempre noi…Sakura, Naruto e Sasuke… con l’unica differenza di essere diventati ninja di prima classe. La collaborazione dimostrata durante quello scontro non era mai stata così coordinata. Non mi sarei mai immaginata poi che Naruto e Sasuke riuscissero a combinare le loro tecniche con una tale abilità considerando che nessuno dei due conosceva alla perfezione i progressi effettuati  dall’altro. Nonostante questo avevano creato delle combo di attacchi perfetti e incredibilmente potenti. I rivali dopotutto si conoscevano profondamente e immaginai che non potesse andare diversamente. Nelle ultime fasi dello scontro vederli combattere fianco a fianco era stata una vista da togliere il fiato.

Naruto aveva da poco acquisito l’altra parte di Kurama e tutto il suo potere mentre Sasuke si era più o meno ripreso dopo aver subito un ferimento molto grave grazie all’aiuto di Kabuto, che nel frattempo era già sparito per tornare non so dove, così disse Sasuke stesso. Questo l’avevo scoperto nel momento in cui i due si erano incrociati nuovamente per contrastare Madara. Negli occhi di Sasuke c’era qualcosa di nuovo…l’esperienza appena vissuta lo aveva turbato moltissimo, era più che evidente e sembrava che lo avesse portato a una nuova visione delle cose…il rischio di morire lo aveva spaventato, perché in esso aveva visto il fallimento di tutti i sacrifici del fratello Itachi per proteggerlo e forse…anche la possibile perdita di quello che in questo mondo ancora gli restava. Naruto, questo lesse nel suo sguardo…e aveva ragione. Perché dopo avergli detto:

“La nostra vita non appartiene più solo a noi stessi, Sasuke…appartiene a tutti coloro che ci hanno permesso di conservarla fino a questo momento. La mia appartiene ai miei genitori, a tutti coloro che sono morti fino a questo momento in guerra, a Obito e Sakura che mi hanno salvato la vita…La tua invece appartiene a tuo fratello che ti amava più di qualunque altra cosa…e che adesso non vorrebbe altro che ti lasciassi alle spalle tutto il tuo passato…perché puoi farlo Sasuke! Combatti al mio fianco! Ci libereremo di Madara e del passato...insieme!”

Sasuke era rimasto esattamente con la stessa espressione di quando gli aveva chiesto il motivo per cui gli stesse tanto a cuore e lui gli aveva risposto che era perché lo considerava un suo amico. Quell’ennesima sorpresa, si era trasformata in uno sbuffo, accompagnato da un leggero sorriso…il primo che vidi sulle sue labbra dalla sua partenza…e da queste parole:

“Sei diventato bravo a parlare Testa Quadra in questi anni…” stavolta era Naruto ad essere sorpreso “..ma non sei cambiato affatto…sei ancora così stupido da credere di poter recuperare uno come me…”

Li avevo avuto paura che Naruto non fosse riuscito a farsi capire…ma…

“Hai avuto davvero un gran coraggio ad inseguirmi per tutti questi anni cercando di farmi ragionare…Il minimo che io possa fare…anche per rendere onore a mio fratello…sia di averne anche io a mia volta. Si, perché per combattere contro Madara… insieme a te… ce ne vorrà molto di coraggio…”

Naruto si era lasciato sfuggire un sorriso.

“Ce la siamo cavata contro Obito…no?”

“Se non fosse stato per me, ci avrebbe sconfitto! Mi sono dovuto adattare io al tuo livello, non tu al mio!”

“Ma non dire stupidaggini, resto io il più forte tra noi due!”

“Invece di darti della arie come al solito…direi che è arrivato il momento di dimostrarmi quello che vali davvero. Diamoci da fare avanti!”

“Non vedevo l’ora…Sasuke!”

La battaglia da quel momento era stata tesissima e spettacolare. Madara già fortemente indebolito grazie al maestro Gai con il supporto del maestro Kakashi, di Gaara, di Minato e in extremis anche di Obito, non aveva avuto modo di tenergli testa. Dopo essere riusciti a liberare nuovamente tutti e nove i cercoteri, compresa l’altra metà di Kurama che aveva riassorbito dentro di sé, avevano unito fino all’ultima goccia del loro potere per sconfiggerlo definitivamente. Nell’ultimo attaccato erano stati sbalzati in direzioni opposte, così nel momento in cui Naruto, dopo essersi ripreso quel che bastava per rimettersi in piedi, era andato incontro a Sasuke lo aveva visto mentre veniva prelevato dalla squadra Anbu. Se si era trattenuto dal venire alle mani contro di loro era stato solo grazie a uno sguardo di Sasuke che lo intimava a mantenere la calma. Inoltre tutti i cercoteri erano in stato di agitazione generale, felici di essere stati liberati nuovamente. A quel punto Naruto aveva deciso di lasciar libero Kurama…sia perché lo avrebbe fatto in ogni caso una volta terminata la guerra perché per il demone senza dubbio era la cosa che più desiderava al mondo ma avrebbe preferito farlo in un altro momento…e poi anche perché serviva qualcuno che gestisse quei cercoteri attualmente fuori controllo. Si era ritirato un attimo nella sua mente e insieme a Kurama, avevano dapprima separato del tutto i loro chakra, in modo che Naruto non morisse dopo l’uscita dal suo corpo e poi avevano sciolto il sigillo insieme. In un attimo Kurama, potente e inarrestabile, venne liberato e dopo aver ruggito dalla gioia di poter respirare di nuovo aria pulita e di non essere più in una gabbia…si girò e fece un cenno del capo in direzione di Naruto che gli stava sorridendo. Immaginai che fosse il suo modo di dirgli “Grazie”. Dopodiché andò verso i compagni , mettendoli a tacere e iniziando a discutere con loro senza provocare terremoti o scossoni.

Una volta  risolto quel problema Naruto era andato dai Kage e aveva indetto quella riunione per decidere sulle sorti di Sasuke. Ma dopo aver ottenuto il perdono per lui, com’era possibile che Sasuke avesse deciso di lasciare il Villaggio di nuovo? Aveva illuso Naruto che sarebbe tornato tutto come prima, con quelle parole e combattendo con lui…per poi deluderlo decidendo di essere nuovamente egoista pensando solo a se steso. Per come andò poi la discussione tra di loro, anche per Naruto sembrò che la partenza fosse la cosa migliore per Sasuke. Dopo che se ne era andato, pensavo che Naruto sarebbe stato abbattuto e triste…tutt’altro invece. Sembrava felicissimo! Si diede un gran da fare aiutando là dove c’era bisogno come se si fosse dimenticato di essere stanco o ferito. Sembrava inarrestabile, anche io che cercavo di convincerlo a riposarsi non venivo ascoltata, tanto che a un certo punto gli dovetti mollare un bel pugno sulla testa per costringerlo a darsi una calmata. Mi sembrava che noi due fossimo tornati quello di un tempo…lui il solito irresponsabile e io la precisina che lo picchiava per questo. Non mi divertì mai come in quei giorni di festa. Si ripetano tra noi quelle stesse scene di quando eravamo da poco nella stessa squadra, quando ancora non lo conoscevo e non capivo le sue potenzialità. Mancava solo Sasuke…e in cuor mio mi chiedevo come Naruto potesse essere così tranquillo e felice al pensiero che Sasuke sarebbe stato via per più di dieci anni senza sapere se alla fine avrebbe deciso di tornare oppure no. Quando alla fine mi decisi a chiederglielo, lui mi aveva risposto così:

“Ho letto nel suo cuore, Sakura…e mi ha promesso che tornerà. Resterà per sempre il mio migliore amico..e io continuerà a fidarmi di lui!”

Così mi convinsi ad avere la medesima fiducia che nutriva Naruto. Certo…non mancavano giornate in cui il solo pensare a Sasuke mi riempisse di una profonda amarezza che sfogavo solo quando ero chiusa in camera mia, liberando quel mio dolore con la testa affondata nel cuscino…ma rivedere l’ottimismo di Naruto, mi aveva sempre aiutato a superare quei brutti momenti.

Ora era passato un anno…di lui non ne abbiamo nemmeno più parlato. La vita continuava a scorrere serena senza pensieri, mentre il nostro mondo devastato dalla guerra veniva lentamente ricostruito.

Da un paio di mesi Naruto si comportava però in modo diverso dal solito e lo avevo scoperto solo parlandone per la prima volta con i miei compagni mentre io non avevo notato assolutamente nulla. Qualche giorno fa Naruto si era auto lesionato diverse volte infliggendosi ferite molto serie, di cui nessuno si era accorto. E ieri aveva cercato di togliersi la vita. Cosa poteva essergli successo ?  Cosa stava provando di così terribile da volerla fare finita? Purtroppo non lo avrei scoperto prima di aver avuto modo di parlarne con lui…e non credo che ci sarei riuscita tanto presto, visto come mi aveva cacciata dalla sua camera l’ultima volta. Avrei dovuto trovare la forza di affrontarlo prima o poi…era inevitabile. Però il solo pensiero mi preoccupava tantissimo.

Poi il mio pensiero andò a Kiba. Il suo racconto mi aveva stupito…finalmente avevo compreso cosa stesse provando. Si era sentito preso in giro da Naruto e per questo era arrabbiato con lui. Ma era terribilmente anche arrabbiato con se stesso…per non aver compreso quanto stesse male. E questo lo stava facendo soffrire più di quanto desse a vedere. In ospedale si era trattenuto, si era chiuso nel suo silenzio mentre dentro di lui stava provando così tante sensazioni che avrebbe fatto cedere chiunque. Mi pentì di essere stata aggressiva nei suoi confronti quando non ne avevo il diritto dato che non sapevo la verità. E solo Kiba ce ne avesse parlato prima…avremmo evitato tutta questa spiacevole situazione. Mi domandai dove si trovasse in questo momento e se Shino lo aveva trovato e fatto ragionare. Ero estremamente convinta che Naruto avesse bisogno di sentire anche la sua presenza. Provai una strana rabbia anche io…Kiba se ne era andato via dalla camera di Naruto principalmente perché ero stata aggressiva, ma sentivo che il fatto che se ne fosse andato non fosse stato corretto né nei confronti di Naruto né in quelli di Shikamru, che sarebbe in ospedale nonostante fosse malato. Sperai che stesse meglio e che tornasse il prima possibile. Anche perché sicuramente non solo stava male per le sue condizioni di salute…ma anche e soprattutto perché non sapeva come stavano andando le cose.

Mi domanda che ore fossero. Diedi un’occhiata all’orologio e mi accorsi che erano le 18 passate…avevo dormito troppo! Mi alzai velocemente dal letto e mi cambiai di nuovo. Decisi di mettermi qualcosa di comodo per affrontare le prossime ore in ospedale. Una volta pronta, avvisai i miei che tornavo da Naruto, che quindi non mi aspettassero per cena nemmeno stasera.

“Prima di andare, mangia qualcosa!” mi consigliò mia madre.

“Non posso…è da troppo che sono via, devo tornare. Si staranno chiedendo che fine ho fatto!”

A quel punto lei mi diede un piccolo fagottino che aveva preparato.

“Mangiali mentre vai…e salutami Naruto, digli che gli auguro di riprendersi presto!” mi disse sorridendo.

“Lo farò mamma…ti ringrazio!” risposi prima di uscire.

Quando uscii di casa il sole stava tramontando e gli abitanti stavano cominciando a rincasare anche se i bambini continuavano a giocare spensierati per le strade. Mentre camminavo, gustavo le focaccine che mia madre mi aveva preparato. Il loro sapore era squisito e mi chiusero il buco nello stomaco che fino a quel momento non si era fatto sentire. In effetti non mangiavo veramente dalla sera prima. Ma con tutto quello che era successo, mangiare era l’ultimo dei miei pensieri. Una volta terminate, mi decisi ad affrettare il passo. In poco tempo ero di nuovo davanti all’edificio. Nuovamente i corridoi mi diedero la stessa sensazione provata precedentemente…stavano cominciando a mettermi davvero in ansia. Notando l’assenza di Lee e Choji pensai che sicuramente erano tornati nelle loro case a riprendersi un po’. Tutte le altre ragazze erano tornate e con loro c’era anche Shino. Stavano parlando con qualcuno che prima non c’era.

“Maestro Kakashi! Sai! Siete tornati!” dissi andandogli incontro.

Si voltarono entrambi e dalle loro espressioni capii che gli era già stato raccontato tutto. Gli altri rimasero in silenzio, lasciandomi parlare con loro.

“Ciao Sakura…” mi salutò il maestro.

“Si, siamo arrivati poco fa…Abbiamo concluso la missione il più in fretta possibile dopo aver ricevuto la notizia di quello che era successo…per fortuna eravamo in un Villaggio qui vicino.” spiegò Sai.

“Immagino che vi abbiano già raccontato tutto…”

“Purtroppo si…” sospirò Sai. Il maestro si limitò a distogliere lo sguardo.

“Non posso credere che abbia cercato di suicidarsi…lo conosco troppo bene…non lo farebbe mai.” stava dicendo il maestro “..ma voi ne siete proprio sicuri?”

“Purtroppo si, maestro…anche l’Hokage l’ha confermato.” dissi con amarezza.

“ Se devo essere sincero, nemmeno io ho creduto quando me l’hanno detto…”

“Credimi Sai…nessuno ci noi ci ha creduto finché non ci hanno sbattuto in faccia la verità…Pensare a Naruto come un suicida, è stato duro da accettare anche per noi.” gli risposi.

“Mi hanno detto che ci hai parlato Sakura…non ti ha detto nulla?”

“Ha negato…sosteneva di essere stato aggredito…ma …è impossibile che si sia fatto ferire in quel modo.”

“Capisco…”

Il maestro intanto si era andato a sedere. Potevo vedere l’unico occhio non coperto dal coprifronte, perso nel vuoto o in chissà quali riflessioni.

Naruto mi aveva raccontato del suo periodo trascorso con il maestro Kakashi. Praticamente si era trasferito a casa sua per dargli tutto il conforto possibile. Il maestro era cambiato profondamente dopo la morte di Obito. Si malediceva per tutti gli errori da lui commessi e si riteneva il maggior responsabile sia dello scoppio della guerra, sia anche della fine del suo migliore amico. La morte di Obito lo aveva distrutto…lo aveva perso per la seconda volta…stavolta non sarebbe tornato. Lo stato di depressione in cui si trovava era spaventoso. Non parlava più…si rifiutava di mangiare e di bere….si stava lasciando morire. Solo la presenza di Naruto lo aveva salvato. Lui, le sue parole…la sua comprensione per quel terribile e lacerante dolore che stava provano. Gli era stato accanto soprattutto in silenzio…in quegli attimi in cui il suo dolore fuoriusciva e che cercava di sfogare distruggendo quello che gli capitava sotto tiro. Poi lo fermava, lo calmava e gli parlava. Rimase con lui un mese intero, tutti i giorni. Alla fine il maestro sembrava aver compreso che doveva continuare a vivere…continuare con la sua vita…doveva farlo per lui, per Obito….ma anche per me e per lui, i suoi allievi che avevamo ancora bisogno della sua guida ma anche per il Villaggio stesso.

Ora trovare il proprio allievo in quello stato senza dubbio lo aveva riportato a quello stato di sofferenza della morte di Obito. Aveva perso troppe persone…anche la partenza di Sasuke non lo aveva sollevato affatto…ora non avrebbe sopportato anche la perdita di Naruto. Sapevo di dovergli andare a dirgli qualcosa…ma non trovavo le parole…

Interruppi il silenzio che si era creato dicendo a tutti:

“ Scusate se sono arrivata così tardi…mi sono addormentata e ho dormito per ore.”

“Non ti preoccupare, abbiamo immaginato. E poi a dirla tutta pure io sono arrivata tardi…giusto un’oretta fa per il tuo stesso motivo…” mi scusò Ino.

“Avete saputo qualcosa su di lui?”

“C’ è un via vai di infermieri da parecchio…lo stanno monitorando costantemente. Dicono solo che è sempre stabile. Nessun progresso però…”m disse piano Hinata.

“Ho capito…Shino…” inizia a dire. Lui subito ripose:

“Non ho idea di che fine abbia fatto Kiba…sono andato a cercarlo dove si rifugia di solito quando è così arrabbiato, ma non c’era. Non so proprio dove possa essersi andato a nascondere. Sono abbastanza preoccupato…quando è in quello stato di solito non combina nulla di buono…”

“Sarà il caso di andare a cercarlo, allora!” intervenne Sai.

“Ci sono già molti dei miei insetti a cercare di rintracciarlo…sono sicuro che prima o poi lo troveranno. Quando succederà mi farò comunicare la sua posizione, così potrò andare a parlargli.” rispose Shino.

“Sai Shino…se è arrabbiato forse è il caso che vada io a parlare con lui, per calmarlo…” disse poi Hinata.

“No Hinata, è meglio di no…Sei troppo legata a Naruto, lui questo lo sa. Se andassi tu da lui, si chiuderebbe solo di più in se stesso. Lascia che me ne occupi io, lo farò ragionare.”

“Se pensi che sia meglio…d’accordo…”

“Scusate se mi intrometto….perché Kiba è così arrabbiato con Naruto?” domandò Sai.

Velocemente gli spiegai l’accaduto. Lui ascoltava con attenzione ogni singola parola. Quando terminai, lui tirò fuori un rotolo e il suo pennello, iniziando a scrivere qualcosa.

“Che combini?” gli chiesi io.

“Sto cercando di analizzare questa emozione..credo di aver letto qualcosa in merito al tipo di rabbia di Kiba che mi avete appena descritto…”

“Non pensi che sia il caso di lasciar perdere i libri in momenti del genere?” gli fece notare Ino.

“Io credo che in questo momento invece possano essere davvero molto utili. Mi devo documentare. Così magari riusciamo a sistemare le cose con Kiba e scopriamo qualcosa di più sui motivi per cui Naruto ha deciso di arrivare a fare quello che ha fatto.”

Capii che era inutile tentare di dissuaderlo. Anche se ormai era parte integrante della nostra squadra, dato che aveva ufficialmente preso il posto di Sasuke, continuava restare il ragazzo chiuso abbastanza alle emozioni su cui continuava a dedicarsi leggendo libro su libro tra una missione e l’altra. Lo incontravo spesso alla biblioteca, lì seduto in un angolo assorto nelle sue letture. Ogni volta che poi uscivamo insieme, cercava di mettere in pratica tutto quello che leggeva. Era il suo modo di essere e alla fine lo avevamo accettato. Si impegnava tanto pur di scoprire tutte quelle emozioni che per lungo tempo la Radice gli aveva soppresso. Voleva in ogni modo cercare di integrarsi nel nostro gruppo, studiando tutte le situazioni e facendo un sacco di domande.

Quando ci salutò dicendo che sarebbe andato subito in biblioteca per cercare informazioni, lo lascia andare senza spiegargli che sarebbe stato meglio se fosse rimasto qui. Magari se si fosse impegnato in qualcosa non avrebbe pensato troppo alle condizioni di Naruto. Era stato quest’ultimo dopotutto a fargli riscoprire quella parte di se che aveva dimenticato…voleva sicuramente trovare qualcosa per poterlo aiutare.

Così mi sedetti vicino a Hinata in attesa che qualcuno ci desse qualche altra informazioni sulle condizioni di Naruto o il permesso di andare a trovarlo anche se per poco. La vidi particolarmente preoccupata.

“Se sei preoccupata per Naruto, vedrai che si risolverà tutto.” lo dissi a lei..ma credo che quelle parole fossero più rivolte a convincere me stessa.

“Non penso che riuscirà a stare tranquilla finché non sarà fuori pericolo…come tutti del resto…” si rivolse verso il maestro Kakashi che aveva tirato fuori il suo libro preferito e ne leggeva distrattamente le pagine.

“Però…” continuò “…sono davvero preoccupata anche per Kiba. Non vorrei che si cacciasse nei guai..”

“Dimentico sempre che sei una sua compagna di squadra…immagino che non sia stato piacevole per te vederlo reagire in quel modo.” dissi. Lei annuì.

“Kiba è impulsivo e si lascia troppo trascinare dalle sue emozioni senza pensare a dare un perché alle cose. In questo momento per esempio, sono sicura che a lui non importa capire i motivi per cui Naruto non è stato sincero…importa solo che non è stato sincero, come un amico dovrebbe essere. Per questo si sta comportando così. Ma sono sicura che sta reagendo così perché in fondo gli vuole bene…ma non lo ammetterà mai, è troppo orgoglioso. Come non ammetterà mai, che lo considera più forte di lui…per questo si allena così duramente. Da quando è stato sconfitto nell’esame di selezione dei Chunin…ha capito quanto soffriva quando lo insultava e lo sottovalutava. Da allora è diventato il suo rivale…ma anche un suo caro amico.”

Ebbi una sensazione strana. Hinata stava parlando di Kiba con calma, sicura di quello che stava dicendo. Forse ne parlava così in quanto suo compagno di squadra da anni…ma colsi nella sua voce qualcosa di diverso.

“Se lo considera un suo caro amico…allora avrebbe dovuto mettere da parte questo lato del suo carattere e sforzarsi di restare. Scusami, ma io la penso così…” le dissi.

“Lo so che pensi che stia sbagliando…ad essere sincera lo penso anche io. Però credimi…se non fosse stato così importante per lui…non sarebbe nemmeno tornato stamattina. Lo capisci? Tornando oggi…ha già messo da parte tutto il suo orgoglio…Se è andato via di nuovo, è stato perché stava davvero troppo male per restargli lì vicino. Sono certa che temeva di alzare di nuovo la voce e di essere ancora aggressivo. Per questo credo abbia preferito andarsene.”

“Non ci avevo pensato sai? Si vede che io lo conosco davvero poco…”

Lei mi sorrise appena.

“Ci conosciamo tutti troppo poco a mio parere. L’ho notato nelle ultime ore. E’ la prima volta che parliamo così tanto di noi, tutti insieme…Se lo facessimo più spesso credo che la nostra amicizia diventerebbe ancora più forte.”

“Shino ha ragione…vale anche per Naruto…in fondo lo conosciamo per quello che ci appare tutti i giorni…ma di questa sua parte più fragile non sapevamo nulla.” intervenne Ino.

“Perché non abbiamo mai cercato di conoscerci meglio?” si chiese Tenten.

“Forse...Non lo so…” non trovavo davvero la risposta. Perché non lo avevamo mai fatto?

Ci stavamo pensando tutti quanti un medico arrivo di corsa fino alla porta della camera di Naruto.

“E’ questa la camera di Naruto Uzumaki?” chiese con il fiato corto.

“Si…perché?” chiesi allarmata alzandomi.

“Sono stato convocato urgentemente qui.” disse entrando e richiudendosi la porta alle spalle. Cercai di seguirlo e di entrare ma la porta era stata subito chiusa a chiave.

“Che diavolo sta succedendo?” chiese il maestro.

“Come è stato convocato se nessuno si è mosso dalla  sua stanza?” chiese Tenten.

“Per comunicare tra noi, noi medici utilizziamo una tecnica che ci permette di contattarci a vicenda in qualsiasi momento…” cercai di spiegare mentre il mio cuore sembrava sul punto di esplodere. Per fortuna non mi fecero altre domande in merito, perché ero troppo nervosa per riuscire a spiegarmi bene.

“Credete che gli sia successo qualcosa?” chiese Hinata.

Io non risposi. Nessuno lo fece. Pregai con tutto il cuore che non ci fossero state complicazioni.

Aspettammo per un tempo che ci parve interminabile. Camminavo nervosamente rigirandomi continuamente le mani. Anche gli altri erano tesissimi..il maestro più cupo che mai. Finalmente l’infermiera che doveva trovarsi dentro già da prima, aprì la porta e uscì.

“Ragazzi…siete ancora qui…meno male…”

“La prego, per quale motivo è entrato l’altro medico dentro prima?” chiesi di corsa.

“L’ho chiamato io…mi spiace che vi siate spaventati…” disse lei guardandoci.

“Allora…Non è successo nulla?” chiese Ino un po’ sollevata.

“In realtà qualcosa è successa…”

Io quasi non riuscivo a respirare, ero troppo emozionata…anche gli altri forse avevano capito.

L’infermiera sorrise:

“Si è svegliato…”
 

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Capitolo 11
*** Basta soffrire... ***


“Sul serio?” chiese Hinata, visibilmente emozionata.

L’infermiera confermò. I volti di tutti si distesero, un respiro di sollievo si diffuse…lasciando spazio a una gioia attesa a lungo. Anche il maestro sembrò riprendersi grazie a quella bella notizia.

“Come sta?” domandai subito.

“Il dottore lo sta ancora visitando…ma è migliorato. Risponde agli stimoli e sta reagendo bene alle cure. Direi che possiamo essere ottimisti.”

“Questa è un’ottima notizia!” disse Ino. Vedendo lo sguardo dell’infermiera però aggiunse:

“Ma…non è ancora fuori pericolo…vero?"

“Non riesce ancora a respirare da solo e non dimenticare che è reduce da una gravissima emorragia…ma per ora sta procedendo tutto bene…ed è questo che conta.”

Per me era già più che sufficiente. In circostanze simili, sapevo che se i pazienti si svegliavano lo facevano dopo diversi giorni dall’ultima operazione, durante i quali versavano in condizioni altamente critiche. Naruto non solo era stato più o meno cosciente durante l’intervento, ma si era addirittura svegliato poco dopo, quando aveva parlato con me…ed adesso era di nuovo sveglio e per giunta stava un po’ meglio. Tutto faceva sperare che presto non avrebbe più rischiato la vita.

“Mi dica…ha detto qualcosa?” chiesi ancora.

“Come ho già detto fa molta fatica a respirare, gli costa moltissima energia…figurati parlare…però si, qualcosa è riuscito a dire..ha riposto alle domande che il dottore gli ha fatto.”

“Cosa gli avete chiesto?” domandò Tenten.

”Domande di norma. Come si sente, se ha qualche dolore particolare…”

“E cosa ha risposto?”

“Ha dato risposte molto brevi, si è limitato a “si” e “no”. Dice che si, sta meglio e no, che le ferite non lo infastidiscono troppo…di questo non me ne sono meravigliata, da stamattina hanno iniziato la cura di antibiotici e antiinfiammatori, per questo non sente nulla. Lui ha detto solo una cosa di suo…”

“Cosa?” chiesi preoccupata e ansiosa da un certo punto di vista.

“Ha detto di essere stanco…molto stanco…e non c’è da biasimarlo. Per questo, temo che non resterà sveglio a lungo. Ma non possiamo pretendere troppo da lui…è già stato forte a resistere fin ora, un lungo riposo se lo merita.”

In effetti le ultime ore erano state molto difficili e intense. Ripensai al suo viso di ieri sera…quello che avevo accarezzato a lungo, che era veramente distrutto dalla stanchezza. Mi sembra ancora di sentire  la sua guancia calda sotto le dita…

“Senta….”

La voce di Hinata mi distrasse da quel pensiero…

“...Può ricevere visite? Per pochissimo…non voglio assolutamente che si stanchi! Ma ci terrei…a…salutarlo, anche solo per un attimo…” domandò timida.

“Questo non dipende da me…sarà il dottore a dirlo appena terminerà di visitarlo. Non temete, verrà subito a informarvi una volta concluso.”

“Si…capisco…” disse lei ad occhi bassi.

Possibile che ora fosse così timida? Fino a ieri non avrei nemmeno creduto possibile che riuscisse stare nella stessa stanza di Naruto senza svenire. Tanto meno che gli stringesse la mano,  lo accarezzasse…o che gli lasciasse quel piccolo bacio sulla fronte augurandogli la buonanotte. Si era spaventata quando lui aveva iniziato ad agitarsi per via di quell’incubo, ma era più che comprensibile dato che non aveva capito qual’era il problema che lo affliggeva. Ma non aveva mai avuto così tanta confidenza.

Mi chiesi a quel punto…se non ci fosse qualcosa che non sapessi. Qualcosa che mi era sfuggito…

Scossi la testa. Perché quei pensieri? In ogni caso non mi sarebbe dovuto importare, erano affari loro. Ma se così fosse…perché Hinata non me ne aveva parlato? E perché nemmeno Naruto lo aveva fatto? Va beh…Naruto a quanto pare aveva fin troppe cose che non aveva raccontato a nessuno…non mi dovevo meravigliare se anche una cosa così delicata fosse stata tra quelle. Si era chiuso del tutto nei miei confronti allora…

Cercai di fare mente locale…quand’era stata l’ultima volta che avevo parlato con lui da sola? Accidenti…era passato tanto tempo…Pensandoci…la  nostra ultima conversazione risaliva a un paio di mesi fa…prima che iniziassero tutte le sue stranezze…di cosa avevamo parlato?


“A cosa pensi?” mi domandò lui.
Non mi accorsi di essermi distratta. Sdraiata a osservare il cielo, mi ero persa completamente nella sua infinità. Eravamo sull’altura raffigurante il Quarto, un posto che Naruto aveva fatto suo. Ci veniva spesso da solo, potevo vederlo dal palazzo dell’Hokage o se mi affacciavo sul tetto dell’Ospedale per sistemare le lenzuola ad asciugare. Intravedevo quella figura solitaria starsene lì a lungo, e sapevo che era sempre lui. A lui piaceva stare lì, forse perché si sentiva vicino al padre e nemmeno a me dispiaceva. Si stava benissimo e poi non c’era davvero anima viva. Quel giorno mi aveva chiesto di andare lassù a fare due chiacchiere con lui. Mi ero fermata a pensare che andare in un posto isolato, sola con lui, poteva suscitare dei sospetti e delle..chiacchiere. Ad alimentarle sarebbe stata soprattutto  Ino, pettegola com’è… anche se, per fortuna, sapevo che avrebbe tenuto la notizia all’interno del nostro gruppo.  Avevo comunque esitato ad accettare...insomma sapevo cosa provava lui nei miei confronti e quindi…non volevo trovarmi in situazioni imbarazzanti. Insomma gli volevo bene questo non potevo negarlo, ma solo come amico e nulla di più. Poi dopo aver pensato a quando gli avevo detto espressamente che mi fidavo di lui, dopo la partenza di Sasuke, non me l’ero sentita di rimangiarmi quelle parole. Ero andata lì con lui ed era stato un pomeriggio piacevolissimo. Nessun tipo di avance,nulla, nemmeno una parola che potesse dargli un motivo per avvicinarsi di più a me...Seduti uno vicino all’altra, lui mi parlò del suo allenamento e io gli raccontai della mia giornata all’Ospedale. Avere qualcuno che mi ascoltasse senza interrompermi continuamente come faceva sempre Ino (che ci si aspetta dalla propria migliore amica dopotutto? ) mi alleggerì e mi fece piacere. Naruto mi parlò non propriamente dell’allenamento che stava seguendo ma più che altro delle difficoltà che stava incontrando. Mi domandava  continuamente se mi stesse annoiando e nonostante cercassi di rassicurarlo, lui si ostinava a farmi sempre quella domanda. Era imbarazzato, era palese. Mi venne da sorridere…sempre così determinato in battaglia e poi così timido nei miei confronti. Dopo un po’ mi aveva proposto di sdraiarmi, e così ci eravamo entrambi persi a osservare il cielo. Evidentemente io mi ci ero perso del tutto per non aver notato il silenzio che si stava protraendo da diversi minuti. Solo la sua domanda mi riportò lì.

“Sakura…” mi chiamò ancora.

“Eh? Scusa hai detto qualcosa?” chiesi.

“Ti ho chiesto se stavi pensando a qualcosa in particolare…” ripeté lui.

“In realtà no…mi stavo godendo questo momento di calma e tranquillità.”

“Sono contento che ti piaccia qui…E’ l’unico posto in qui si può davvero stare rilassati.”

“Ho notato che ci vieni spesso da solo. C’è qualche motivo particolare?”

“Bhè…tutti abbiamo bisogno di un posto dove poterci sentire in pace con noi stessi no? Un luogo dove non c’è nessun altro al di fuori di noi, dove pensare e sentirci liberi. Stare sulla testa di papà poi…mi fa sentire bene. Fin da piccolo, quando guardavo il suo volto, anche se non sapevo chi fosse per me…mi ispirava. Mi dava la spinta giusta per continuare a tenere fede al mio sogno. Pensa te…coincidenza della coincidenze scopro che il Quarto è mio padre…”

Lui rise…ma colsi una punta di amarezza nella sua risata.

“Sai che gli ho mollato un pugno nello stomaco quando l’ho incontrato e lui mi ha detto la verità?”

L’amarezza scomparve perché la sua affermazione fu secca e anche leggermente divertita.

“Come sarebbe a dire?! Hai colpito tuo padre?”

“Ero al settimo cielo dalla felicità…non potevo ricevere una notizia più bella…ma non conoscendo tutta la storia, alla felicità è seguita la rabbia e in un attimo tutti gli anni passati in solitudine mi si sono presentati davanti. E insomma…gliene ho fatto una colpa, per questo l’ho colpito…Quando però mamma mi ha spiegato tutto…me ne sono vergognato da morire…”

Quante cose gli erano successe…quante emozioni e sensazioni aveva provato, tutte insieme…

“Hai colpito anche tua madre?” gli domandai a quel punto.

“No…mamma l’ho abbracciata fortissimo…”

“Allora solo tuo padre si meritava quel gesto delicato?” scherzai.

“Mi spiace ancora tantissimo di averlo fatto…”

Capii che scherzarci sopra non era stata una buona idea.

“Scusami..” sussurrai.

“Figurati dai!” disse lui riprendendo il suo solito spirito allegro.

Lui fece uno respiro profondissimo e poi sospirò soddisfatto.

“E’ proprio una pacchia stare quassù…” disse tra sé e sé.

“Hai ragione, Naruto….Grazie di avermi portato qui. Anche se…”

Lui si irrigidì.

“Anche se…?” chiese un po’ preoccupato.

“Mi sfugge ancora il motivo per cui mi hai invitata qui oggi…”

Sapevo che era una domanda pericolosa…ma mi sentii di dovergliela fare.

“Volevo soltanto parlare un po’… non lo abbiamo mai fatto dopotutto…Sai, dopo la guerra ho capito una cosa importantissima…”

“Cosa?”

“Non ti rendi conto del valore di ciò che hai…finché non lo perdi…La vita è imprevedibile, ti porta via le persone con un facilità incredibile, da un giorno all’altro. Senza aver nemmeno avuto il tempo di fare cose che ci è promessi da tempo…senza aver potuto essere sinceri e dire alle persone quanto sono importanti per noi…”

Stava pensando a qualcuno in particolare? Si…

“Quando Neji è morto…appoggiato sulla mia spalla…Ho ripensato al nostro scontro durante l’esame di selezione dei Chunin, a quando gli avevo promesso che una volta diventato Hokage avrei rivoluzionato le leggi del suo clan…Davo per scontato che lui vivesse abbastanza da vedere quel giorno…e invece…”

Capii cosa voleva dire.

“Non si può perdere tempo con nessuno…Bisogna vivere e godersi ogni momento con le persone che più ci stanno a cuore, ma anche con tutti quelli che contano qualcosa per noi…Perché una volta perse…nessuno ce le restituisce…”
“E tu…hai paura di perdermi?”

Lui rimase un attimo in silenzio.

“Non voglio più perdere nessuno prima del tempo, Sakura…per questo diventerò Hokage! Vi proteggerò tutti…a qualsiasi costo…”

Sorrisi…

“Allora siamo messi proprio male, se dobbiamo fare affidamento su un irresponsabile come te…”

Naruto rise di gusto. Aveva capito.

“Grazie, Naruto…” pensai.



 
Un ricordo che rivissi in un attimo. La nostra prima e unica conversazione da anni…e anche l’ultima. Negli ultimi due mesi lo avevo visto pochissimo salvo la missione che avevamo di recente affrontato insieme. Ripensandoci mi convinsi de fatto che aveva perfettamente ragione…Non bisogna perdere tempo con le persone a cui vogliamo bene…perché si rischia di perderle da un momento all’altro. Naruto non era ancora fuori pericolo…rischiavo di perderlo, senza essermi chiarita con lui per la discussione di ieri sera, senza averlo visto finalmente diventare Hokage…senza insomma..dirgli che gli volevo bene. Non glielo avevo mai detto…e forse…avrei dovuto. Sapendolo non avrebbe cercato di farla finita…credo. Non ho più alcuna certezza ormai.

In quel momento, un vocione interruppe i miei pensieri:

“Salve ragazze! Vi ho portato uno spuntino! Oh Shino…ci sei anche tu..scusa!”

Choji ci viene incontro con un sorriso, sgranocchiando le sue immancabili patatine, portando uno zaino sulle spalle.

Rock Lee ci saluta con un sorriso altrettanto grande e incoraggiante.

“Speriamo di non essere stati  via troppo a lungo…

“Troppo poco casomai…ma vi siete riposati abbastanza? domandò Ino.

“Tranquilla, abbiamo fatto il pieno di energie! Volete delle patatine?” ci offrì generoso.

“Preferiamo evitare di mangiare schifezze, Choji!” gli rispose la compagna di squadra.

“Tu Lee? Hai recuperato le forze?” chiese stavolta Tenten.

“Non avevo bisogno di riposarmi! La gioventù ha energie a volontà! Sono solo andato a cambiarmi!”

“Sempre con la stessa tutina però…”

“Bhè? E qual è il problema?” Piuttosto, ci sono state novità durante la nostra assenza?” domandò.

Sorridemmo tutti.

“Ha ripreso conoscenza…”

Choji rimase a bocca aperta e Lee rimase paralizzato.

“Come hai detto…scusa ripeti!”

“Naruto, ha aperto gli occhi…” ripeté Ino con dolcezza.

Gli occhi di Lee letteralmente si infiammarono.

“Sapevo che la forza della gioventù è la più potente di tutte! E Naruto ne ha da vendere!”

“E’ una notizia fantastica!” disse Choji riprendendo a mangiare con più appetito.”Possiamo vederlo?”

2Guarda stavamo giusto aspettando ch-“

Con un tempismo perfetto, la porta si spalancò e il medico uscì venendoci incontro. In un attimo gli fummo tutti vicini. Parlò prima che potessimo domandargli qualsiasi cosa.

“Tranquilli ragazzi, le condizioni sono nella norma. L’infezione alle ferite si sta riducendo e questo è un bene. Da domani possiamo anche iniziare le cure con le arti mediche per chiuderle come si deve.”

Un altro sospiro di sollievo. Lui continuò:

“Anche se comunque, temo che per quella ferita sull’addome…gli resterà una brutta cicatrice…”

Quello lo temevo anche io, purtroppo.

“Non si può proprio fare nulla per evitarlo?”

“Possiamo cercare di renderla poco evidente…ma non sparirà del tutto…”

Mi vennero i brividi solo al pensiero che Naruto si sarebbe dovuto portare dietro il ricordo di questa brutta storia per il resto della sua vita…ma era ancora vivo…questo era decisamente più importante.

“Senta…avevamo già chiesto ma…chiediamo a lei se possiamo avere il permesso di entrare a salutarlo…anche solo un paio di minuti, per favore!” chiese Ino.

Il medico abbassò lo sguardo…sospirò. Decisamente nessun buon segno.

“Mi dispiace…ma non posso farvi entrare…”

“Ascolti ,se è per quello che è successo stamattina non si preoccupi, non alzeremo di nuovo la voce…” cercò di giustificarci Shino.

“No, non è per quello…”

“La prego! E’ importante per noi, abbiamo tanta voglia di vederlo!” aggiunse Tenten.

“Non capite…non dipende da una mia scelta…” disse lui affranto.

Io non stavo capendo…se non dipendeva da lui…

“Non potete…perché lui mi ha chiesto esplicitamente di non fare entrare nessuno.”


 
“Aspetti, mi dica se ho capito bene…lui…non vuole vederci?” domandò stupito Choji.

Lui annuì cupo:

“Esatto…”

“Ma le ha spiegato i motivi di questa decisione?” chiese Shino.

“Era troppo debole…sinceramente poi non mi è sembrato il caso di domandarglielo, lo avrei turbato e basta..”

“Ma siamo i suoi amici! Perché non dovrebbe volerci vedere?” domandò Tenten.

“Probabilmente o in questo momento vuole evitare i contatti perché non se la sente per la stanchezza…oppure proprio perché siamo i suoi amici che non vuole farsi vedere in quello stato…anche perché saprà…che noi sappiamo tutto l’accaduto.” constatò Shino.

Era una cosa inconcepibile…Perché Naruto ci stava facendo questo? Ero certa che sapesse quanto eravamo preoccupati per lui. Cos’era questa storia che non voleva che entrassimo?

“E’ probabile…insomma si trova in una situazione delicata. Ritengo che la cosa migliore che possiamo fare sia di rispettare la sua volontà e lasciarlo tranquillo. Almeno finché resta in condizioni serie è meglio evitare di creargli problemi.” spiegò il medico.

“Sicuramente è meglio così…Sarà il caso andare da lui anche quando sarà un po’ più in forze..” parlò finalmente anche il maestro Kakashi. “Conoscendo il suo temperamento, lo agiteremmo e basta.”

“Credetemi…in altre circostanze vi avrei fatto entrare senza problemi…ma ci troviamo in un momento fin troppo particolare.”

Un pensiero mi attanagliò la mente. E…se fosse stata colpa mia? Della nostra discussione? Se fossi stata io, con i miei pensieri a turbarlo al punto di farlo chiudere in quel modo anche nei confronti di tutti? Non avrei potuto sopportarlo…

“Mi ascolti…lei deve farmi entrare qualche minuto da lui.” dissi decisa.

“Mi spiace ma, come ti ho già spiegato, non è possibile.”

“Probabilmente è colpa mia se è successo questo…lui è arrabbiato con me…”

“Sakura, non dire sciocchezze!” intervenne Ino ma io non l’ascoltai.

“E adesso se ne vuole stare da solo…Deve farmi entrare in modo che io possa scusarmi con lui. La supplico!”

“Davvero…non posso…lo farai un’altra volta.”

“Non posso aspettare! Più passa il tempo più sicuramente questo lo farà stare male! Non posso attendere che stia meglio o che si sveglio di nuovo…Devo parlargli ora!”

Lui mi guardò perplesso. Scambiò uno sguardo con l’infermiera, che annuì. Sospirò.

“Eh va bene…ma solo per 5 minuti…non un secondo di più.”

Sorrisi piena di gratitudine. Mi vene in mente di essere stata egoista per la seconda volta.

“Ragazzi..scusatemi..ma devo chiarirmi con lui.”

“Lo capiamo…vedi di risolvere così magari ci fa entrare per salutarlo!” disse Lee alzando il pollice.

Gli altri mi fecero un segno di assenso. Anche il maestro.

“Vieni con me…” mi intimò il medico.

Lui aprì la porta ed io lo seguì al suo interno. Naruto era esattamente nella stessa posizione di come lo avevo visto l’ultima volta in mattinata, al punto che mi domandai se fosse davvero sveglio…aveva gli occhi chiusi. Diedi una rapida occhiata al monitor che mostrava i suoi valori vitali. Il battito un po’ più rapido del normale…si era cosciente.

Stavo per avvicinarmi a lui, ma il medico mi trattenne per il polso:

“Ascolta, noi due restiamo qui in ogni caso…cerca di non stancarlo e non dargli motivo di agitarsi, sono stato chiaro?”

Sembrò più che una minaccia che un consiglio. Feci cenno di avere capito e lui mi lasciò andare.

Mi fermai a guardarlo un attimo prima di avvicinarmi. Non avevo dimenticato il modo in cui mi aveva cacciata l’ultima volta. Probabilmente dato che non voleva ricevere visite lo avrebbe fatto ancora. Dovevo trovare il modo di approcciarmi e di parlargli in modo che mi ascoltasse, senza che si agitasse. Trassi un profondo respiro, presi una sedia e mi sedetti vicino a lui.

Per quanto da una parte mi vergognassi a farlo davanti a quei due medici che non smettevano di fissarmi, decisi cosa fare. Lentamente passai il dorso della mano sulla guancia di Naruto che trovai ancora molto calda…lui sussultò al contatto ma non aprì subito gli occhi. Lo fece solo quando lo chiamai per nome:

“Naruto? Naruto…? lo chiamavo piano, a bassissima voce. Era vicina a lui quanto bastava perché mi sentisse.

Aprì gli occhi. Li vidi lucidi e stanchi…le iridi azzurro cielo sembravano aver perso diverse tonalità…mi parvero più scure. Ripetei di nuovo il suo nome e il suo sguardo si posò su di me:

“Sa...ku..” cercò di dire…la sua voce era quasi impercettibile e si accompagnava alla conclusione di ogni respiro.

“Si, sono Sakura, Naruto! Non parlare, so che ti costa fatica!”

“C-co…sa…f-fai…qui…?” riuscì a dire lentamente, lasciandosi andare a un attacco di tosse.

“Cerca di stare tranquillo…sono venuta solo a dirti una cosa…”

“Va….via…”

“So che non vuoi vedere nessuno ora, ma c’è una cosa importante che devo dirti…”

“No-…non…mi…importa…Va…vattene…” insistette lui. I respiri diventavano affannosi…si stava stancando moltissimo. Dovevo fare presto.

“Mi dispiace Naruto…mi spiace tantissimo per ieri sera…per quello che ho pensato! Non volevo ferirti in alcun modo, quindi ti prego perdonami!”

Lui mi guardò…mi stava ascoltando.

“Credimi…ci sto malissimo, non volevo…Perdonami...e ti prego…non ci allontanare da te! Vogliamo starti vicino in questo momento difficile, vogliamo farti sapere che ci siamo e che non sei solo ! Siamo i tuoi amici…Io e te ne abbiamo passate tante insieme…siamo compagni di squadra no? Ora che sei tu ad avere bisogno di aiuto, perché è evidente che è così…permettimi di aiutarti…resterò qui con te e affronteremo questa situazione insieme…te lo prometto..”

Il suo sguardo si scurì di nuovo. Chiuse gli occhi e girò lentamente la testa dall’altra parte.

“Vattene…”

Perché? Non riuscivo a capire…perché?

“Perché ti comporti così Naruto? Qual è il problema?”

“Vattene…”

“Almeno una spiegazione me la devi…perché non vuoi ch…”

“Sakura…”

Il mio nome venne pronunciato come una supplica…Calde lacrime bagnavano i suoi occhi chiusi, gli scivolavano sulle guance, cadevano sul cuscino.

“Ti…prego…la-lasciami…solo…” stavolta lo disse con più foga, un misto di arrabbiatura e dolore. Fece appello a tutte le poche forze che gli erano rimaste…resprirava sempre più velocemente.

La sua era una preghiera…mi stava pregando di andarmene…stava piangendo…Mi si strinse il cuore in una morsa, mi faceva malissimo vederlo così…

“Naruto…io…” cercai di toccargli ancora il viso, ma girò la testa ancora di più cercando di sottrarsi al mio tocco.

“Ti…p-prego…” non smetteva di piangere…

Quelle lacrime erano per me incomprensibili…perché stava piangendo? Era stato per colpa di qualcosa che avevo detto? Per qualcosa che gli era passato per la testa che non riusciva più a tenere represso dentro si se? Immaginai come una tempesta dentro di lui…una tempesta confusa fatta di tanti sentimenti che lo stava distruggendo, che lo stava ferendo da dentro…che probabilmente gli attanagliava il cuore per farlo piangere in quel modo…Perché Naruto era un ragazzo sensibile più di quanto sembrasse…quello sfogo doveva avere una ragione seria per essersi mostrato…

Ero così assorta in quei pensieri da non essermi accorta che Naruto, davanti ai miei occhi, stava andando in iperventilazione. Me ne resi conto solo quando il medico mi fece tornare in mezzo, afferrandomi saldamente per le spalle e costringendomi ad alzarmi.

“Ti avevo chiesto espressamente di non farlo agitare!” disse con tono di biasimo ma senza alzare troppo la voce “Esci fuori immediatamente!”

Si sedette al mio posto e mentre gli poggiava una mano densa di chakra curativo sul petto, con l’altra delicatamente lo accarezzava sulla testa mente gli parlava:

“Naruto, ascoltami! Devi respirare con calma…è tutto apposto…è finita, calmati…” parlava piano con un tono rassicurante.

Lui sembrò sentirlo perché lentamente recuperò il controllo sui suoi respiri.

Il medico continuò a confortarlo accompagnando alle sue parole qualche carezza per calmarlo. In un attimo tra me e me pensai che quello era un vero medico…quello mosso dall’estremo desiderio di aiutare gli altri a stare meglio sia che si tratti del corpo che dello spirito. Con quei piccoli gesti, lo stava trattando quasi come fosse un bambino, fragile, bisognoso solo di qualcuno che lo conforti nel modo giusto.

Restai in silenzio ad osservare il suo operato, forse fu per questo motivo che l’infermiera non mi cacciò fuori di peso.

Per fortuna, Naruto alla fine si calmò del tutto…

“Sei stato bravissimo, Naruto…ora riposa…non ti disturbiamo più.”

Lui sospira come in segno di assenso. Anche l’uomo tirò un sospiro di sollievo, contento che finalmente quel ragazzo davanti a lui avesse recuperato un po’ di serenità. Interruppe il superfluo flusso di chakra e gli asciugò il sudore che gli aveva imperlato la fronte, lasciandogli lì poi un panno bagnato e fresco per dargli un po’ di sollievo. La situazione era tornata alla normalità.

Si alzò e mi fece cenno di seguirlo fuori. Chiese alla donna di restare accanto a Naruto.

Prima di uscire lo guardai un’ultima volta...Non volevo più che stesse male per colpa mia, non avrei più potuto sopportarlo. Lo avevo ferito ieri…e in qualche modo lo avevo fatto anche oggi, senza sapere come. Ma non mi importava più. Non avrei permesso che accadesse ancora…gli volevo bene ed tutto quello che potevo fare ora per il suo bene era assecondare quella supplica che lui prima mi aveva rivolto con quel pianto così sofferto.

“Tranquillo, Naruto…farò come mi hai chiesto…così non soffrirai più per colpa mia…”

Gli rivolsi quel pensiero….mentre lasciavo la sua stanza, con gli occhi avvolti da una velo di lacrime.

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Capitolo 12
*** Amiche... ***


Salve a tutti! :) Scusate il ritardo con cui pubblico ma è stata una settimana impegnativa :( Comunque eccovi il capitolo con una piccola novità: siccome Sakura per ovvi motivi non può essere ovunque, ho deciso di inserire degli extra per mostrarvi cosa succede là dove lei non è presente. Spero che l'idea non vi dispiaccia. Grazie sempre le vostre bellissime recensioni :') Invito come sempre tutti a dirmi cosa ne pensate, di qualasiasi cosa si tratti ^^
Il prossimo capitolo arriverà sabato e da lì spero di riprendere a pubblicare come prima, cioè giovedì e sabato.

Buona Lettura  a tutti! 




Tutti si voltarono a guardarmi non appena aprii la porta. Bastò loro uno sguardo per capire che le cose non erano andate bene, dovevo avere un faccia a dir poco sconvolta e si, tremendamente addolorata. Quindi nessuno fece domande. Io mi sedetti in silenzio, in attesa di ascoltare quello che il medico aveva da dirmi, anche se ero troppo triste anche per poterlo stare a sentire.

Mi sentivo ferita. Volevo solo aiutarlo, nulla di più. Lui mi aveva cacciata come se fossi una persona qualunque, fregandosene dei miei sentimenti. Perché sicuramente non aveva pensato che io mi potessi sentire così male…avevo la certezza che lui non avrebbe mai avuto la forza di ferirmi volontariamente. Lo conoscevo da anni. E l’unica cosa che lui aveva sempre fatto era stata quella di proteggermi in tutti i modi possibili…Perché ora si comportava così? Non importava più in ogni caso…che il problema dipendesse da me o da lui, giurai a me stessa che non lo avrei più visto piangere. E se per evitarlo avrei dovuto mettermi da parte e lasciarlo solo, lo avrei fatto…anche se sapevo che abbandonarlo a se stesso, sarebbe stato un gesto  tremendamente egoista da parte mia. Ma non avevo scelta. Lo stavo facendo per lui, ma anche per me. La sofferenza che provavo in quel momento era a dir poco insopportabile.

Con la testa china pensavo a tutto questo…Sentii la presenza di Ino e Hinata accanto a me, che mi si erano strette intorno, lasciandomi libera di sfogare quello che provavo. Gli altri osservavo, rispettosi. Fu quel medico a interrompere il silenzio:

“Sakura…” richiamò la mia attenzione.

Cercai di asciugarmi il viso come potevo, ma nulla avrebbe reso la mia faccia presentabile per affrontare lo sguardo dell’uomo davanti a me, che era pronto a rimproverarmi. In ogni caso trassi un respiro e sollevai gli occhi su di lui. Non incontrai biasimo però…solo uno sguardo tenero, come se in qualche modo mi capisse.

“Mi spiegheresti per favore qual è stato il motivo di quella reazione? Ero distante e non ho potuto sentire nulla dato che anche tu hai tenuto un tono di voce molto basso. Aiutami a capire.”

“Certo…”  dissi piano.

Gli riferii le parole esatte che ci eravamo detti, evitando di accennare al suo pianto. Lui lo aveva visto ma preferii che gli altri non sapessero fino a che punto fosse fragile il loro amico. Quello lo avrei tenuto solo per me.

Il medico rimase sorpreso scoprendo che l’unica cosa che Naruto mi aveva detto era di andarmene.

“Ora è tutto molto più chiaro…E’ evidente quindi che a turbarlo è stato il fatto stesso che sei entrata, quando lui non voleva vedere nessuno.”

“In ogni caso…Non volevo assolutamente che  reagisse in quel modo. Volevo solo chiedergli scusa…e dirgli che siamo tutti pronti a sostenerlo.” riuscii a dire.

“Lo so. Ma vedi…in questi casi l’ultima cosa che chi ha provato a togliersi la vita vuole è proprio l’aiuto altrui. Questa è la circostanza più fragile in cui può trovarsi un essere umano. Bisogna lasciargli i suoi spazi se è quello che vuole.”

Quello ormai per me non era un problema…avrebbe avuto tutto lo spazio che voleva da adesso in poi.

“Scusami per la mia reazione di prima. Avessi saputo quello che vi eravate detti non sarei stato così aggressivo nel dirti di andartene.” aggiunse il medico.

 “Lei…si sta scusando..con me? E’ stata comunque colpa mia, l’ho messo in agitazione, avrei dovuto trattenermi…”

“Tu volevi aiutarlo e lui ha rifiutato. Chiunque avrebbe cercato di capirne i motivi. Non siamo delle macchine per  cui le parole non significano nulla. Ti ha ferita…per questo ora stai piangendo..”

Mi tremavano le labbra…stavo per scoppiare di nuovo. Non volevo più che i miei amici mi vedessero così.

Mi sentivo così fragile in quel momento nonostante sapevo che nessuno dei miei amici mi stesse giudicando per quella mia reazione perché mi capivano. Ma non potevo continuare a sostenere i loro sguardi puntati su di me per quanto questi fossero di sincera preoccupazione.

“Scusatemi…” sussurrai prima di liberarmi dal conforto di Hinata e Ino iniziando a correre lungo il corridoio e lasciandomi tutti alle spalle.

Dovevo allontanarmi da lì, dovevo trovare la forza di calmarmi per affrontare la situazione.  Correvo senza badare a dove mi stessi dirigendo. Non volevo uscire dall’Ospedale ma andare quanto più lontano possibile da quella stanza…Sentii l’aria fresca venirmi addosso. Stavo attraversando il cortile. Ormai il sole era calato, ed era sera.

Non mi sarei fermata se due braccia sottili, non mi avessero stretta da dietro interrompendo quella corsa.

“Sakura…cerca di calmarti…”

Era la voce di Ino. Mi aveva seguita.

“Ti prego…ho bisogno di strare un po’ da sola…” le dissi.

“No, Fronte Spaziosa…Tu hai bisogno di sfogarti, ora! Che ci sono a fare io altrimenti?”

Erano le parole che avevo bisogno di ascoltare. Mi voltai e incontrai le sue braccia aperte, che mi accolsero stringendomi forte. Piansi così, abbracciata alla mia migliore amica, sulla sua spalla, sentendomi accarezzare i capelli, in silenzio. Non era il momento di usare parole inutili, non sarebbero servite. Quell’abbraccio fu più efficace di mille parole di consolazione. Restammo così per diversi minuti. Alla fine Ino mi allontanò poco da sé, quanto bastava per cercare di asciugarmi le lacrime e dirmi, con tono dolce:

“Te la senti di parlare ora?”

“Aspetta…stiamo ancora un attimo così…” dissi tornando a stringerla

Lei non obbiettò e mi diede il tempo che ancora mi serviva. Quando mi fui calmata del tutto, lei mi accompagnò di nuovo dentro. Trovò una stanza libera e mi fece entrare. Si chiuse la porta a chiave alle spalle e poi ci sedemmo entrambe una davanti all’altra.

“Grazie Ino…” le dissi dopo qualche minuto di silenzio.

“Non c’è motivo di ringraziarmi. So che avresti fatto lo stesso per me, come hai già fatto, in passato…”

Annuì.

Erano capitate diverse occasioni in cui Ino si era fortemente depressa nel corso dell’ultimo anno. Non solo per la mancanza del padre che aveva lasciato un vuoto incolmabile nella sua famiglia ma anche per via di Shikamaru. Ogni qual volta che vedeva il ragazzo che amava frequentare quando veniva a farci visita Temari, la sorella di Gaara, le si spezzava il cuore. Lei che mai si era sentita inferiore a nessun altra ragazza, nei suoi confronti si sentiva un’inetta. Per di più, nonostante l’apparente espressione sempre seccata tipica del ragazzo, i due passavano il tempo insieme prendendosi in giro reciprocamente. Insomma si divertivano.  Quando invece passavano il tempo tra loro, era sempre pensando al passato e tra loro non c’erano mai stati veri momenti di spensieratezza. Si vedevano per confortarsi, sentirsi vicini ma nient’altro. In questi momenti in cui da sola si sentiva persa, perché traspariva dal suo sguardo, sapevo di doverle andare vicino appoggiandole il braccia sulle spalle e portarla via a casa mia o a casa sua, per farla sfogare e ascoltarla. Le ripetevo che ero convinta che tra i due non ci fosse nulla ma lei era talmente triste in quei momenti da non badare a quello che le dicevo. Ma mi dava piacere farlo, poterla aiutare. Accantonata quella nostra vecchia rivalità che ormai non aveva più motivo di esistere, avevamo coltivato la nostra amicizia e sapevamo di poter contare l’una sull’altra. Potevo considerarmi fortunata ad averla con me, soprattutto in questo momento.

Ino riprese la parole:

“ Che ne dici? Vogliamo tornare dagli altri?”

Mi irrigidì all’istante.

“No, Ino….non ce la faccio.”

“Capisco che quella conversazione ti ha turbata tantissimo ma Naruto ha bisogno di te, ora più che mai…”

“L’unica cosa di cui ha bisogno adesso invece è proprio di non sentire più la mia presenza. Credimi, è meglio così.”

Lei mi guardò perplessa.

“Non ti riconosco, come puoi dire una cosa del genere?”

“Non so a cosa ti riferisci. Io so solo che sto facendo la cosa più giusta per lui. Quella che lo farà soffrire di meno.”

“Casomai il contrario, Fronte Spaziosa!”

Iniziavo ad innervosirmi seriamente. Quando Ino utilizzava quel nomignolo  significava che c’era qualcosa che mi sfuggiva o che stavo sbagliando. La cosa che più mi turbava però era che per lei sembrava una cosa ovvia, mentre io non ci arrivavo.

“Saresti così gentile da spiegarmi cosa intendi?”

“Ma non capisci?  Naruto vuole che tu continui a stragli vicina!”

“Sei tu quella che non capisce! Non hai sentito quello che ho detto prima? Lui vuole che me ne vada , che lo lasci da solo!”

“Appunto! Sakura, fai uno sforzo, ok?  Se te ne vai, sai cosa succederà?”

Rimasi senza parole con cui rispondere.

“Lui resterà davvero da solo…Nessuno di noi lo conosce bene come lo conosci tu. Lo ha detto anche l’Hokage c’è bisogno di tutti quanti, ma tu sei indispensabile! Perché senza una persona su cui fare affidamento…” la sua voce tremò.

“Ammesso che ce la faccia stavolta…Sakura...ti rendi conto che potrebbe farlo di nuovo?”

Rabbrividì…Non potevo pensarci. Era terribile.

“Non puoi abbandonarlo! Non ho idea di quello che gli sta passando per la testa in questo momento…ma sono sicura…che l’ultima cosa che vuole è che ti allontani da lui. Hai capito ora?!”

Non potevo più resistere. Lei non capiva, non avrebbe capito se non gli avessi raccontato tutto.

“Tu non ti rendi proprio conto…”

Era finalmente riuscita a calmarmi ma non riuscii a più a trattenermi.

“Lui mi ha supplicato di andarmene! Mi ha pregato con quel poco di forza che era riuscito a recuperare! Me lo ha chiesto con le lacrime agli occhi, piangendo! E’ andato in iperventilazione per quanto si è agitato! E tutto per colpa mia quando mi sono posta con ostinazione davanti al medico chiedendo di vederlo quando lui non voleva! Gli ho fatto del male capisci? Stava soffrendo…e non voglio …”

Le lacrime soffocarono le mie parole. Ino mi si avvicino di nuovo abbracciandomi.

“Scusa Sakura…scusa, scusa tanto.” mi sussurrò.

La stritolavo. Conclusi la frase:

“Non voglio…vederlo soffrire ancora per colpa mia…non voglio.”

Lei non mi rispose. Attese di nuovo che mi riprendessi almeno un po’ per continuare a parlare.

Quando ci separammo di nuovo, lei mi porse un fazzoletto. Lo accettai con gratitudine. Ino mi guardava in modo molto strano.

“Và meglio?” chiese.

“Si…grazie…” risposi.

Ci fu una pausa. Troppo lunga. A cosa stava pensando la mia amica?

“Sakura…ti posso dire una cosa? Ma devi promettere che mi ascolterai e poi mi dirai la verità.”

“Te lo prometto.” le dissi, leggermente preoccupata.

“Sai quand’è l’ultima volta che ti ho vista piangere così?”

“Non capisco…”

“Il giorno della festa per la pace. Quando verso sera hai lasciato la festa e io ti ho seguita. Non appena ti ho raggiunta lì vicino all’uscita dal Villaggio…su quella panchina…”

Non poteva stare pensando davvero a una cosa del genere…

“Stavi piangendo per Sasuke…perché se n’era andato di nuovo. Perché speravi di poter ricostruire qualcosa con lui se fosse tornato. Invece ti sei sentita abbandonata…di nuovo.”

“E questo cosa centra?”

Lei mi fece una smorfia. Come se la risposta fosse implicita. Forse avevo capito ma volevo sentirlo da lei.

“Centra. Non sei mai stata così disperata se non per Sasuke. Quindi ora mi chiedo…Naruto cosa significa per te?”

“Che razza di domanda mi fai? E’ il mio amico più caro, il mio compagno di squadra…cosa dovrebbe essere di più?”

“L’amico e il compagno che non hai mai valutato più del necessario finché c’è stato il moro ad occupare i tuoi pensieri. Adesso…penso che sia cambiato qualcosa…”

“Aspetta…stai pensando che io sia innamorata di Naruto?”

Lei fece spallucce.

“Questo sei tu a dovermelo dire. Ti ho chiesto di essere sincera per questo.”

“Non dire stupidaggini! Non potrei mai innamorarmi di lui!” le parole uscirono dalla mia bocca senza riflettere, come per rispondere a quella che mi sembrava un ipotesi assurda.

“Non posso negare di volergli molto bene…ma non è amore…”

“Sakura…ne sei sicura?” domandò.

Stavo per risponderle di sì! Ne ero perfettamente convinta! Ma quando aprii la bocca, non riuscì a parlare.
Ne ero sicura? Avrei dovuto esserne convinta…perché non riuscivo a dirlo a voce alta?

“Io…”

“Tu?” mi incitò.

Non risposi.

“Ascoltami…non posso leggerti dentro. Non so se è amore quello che provi. Ma una cosa è sicura…è cambiato qualcosa Sakura, dentro di te. E devi capire cosa e come. In questo nemmeno io non posso aiutarti.”

Possibile che avessi iniziato a provare qualcosa di nuovo per Naruto?

In un attimo mi resi conto di cosa mi aveva fatta tentennare dal rispondere ad Ino  poco fa…quelle sensazioni provate quando lo avevo visto dopo l’operazione, quando gli avevo stretto la mano, quando avevo creato quel contatto per svegliarlo dall’incubo, mentre lo accarezzavo compiendo un gesto mai fatto. Anche prima…avevo pianto perché vederlo soffrire mi aveva fatto male. Per la prima volta lo avevo guardato con tenerezza , volevo stargli vicino, lo avevo toccato perché l’istinto o un desiderio nascosto mi avevano spinta a farlo. E nonostante mi avesse cacciata via…per quanto mi addolorasse l’idea di poterlo far stare di nuovo male…sentivo che non mi sarei mai potuta allontanare. Non avrei mai potuto scappare quando lui aveva assoluto bisogno di aiuto per rialzarsi in piedi moralmente e spiritualmente. Non avrei mai potuto trovare quella forza.

Questo cosa significava? Era davvero cambiato qualcosa?

“Ino…secondo te… cosa devo fare?”

“Asciugarti quelle lacrime e tornare ad essere la ragazza forte che sei sempre stata, quella determinata a salvare le persone più importanti nella sua vita e tutte quelle che soffrono. Quella che sì, spesso piange…ma che tira fuori una forza incredibile quanto la situazione lo richiede. Quella che non lascerebbe mai Naruto in mano a se stesso…”

Sentii di aver dimenticato quella parte di me. L’avevo persa subito dopo aver saputo l’accaduto, l’avevo recuperata in qualche momento grazie alle parole della mia maestra. Ora sapevo che quella parte di me c’era ancora. Potevo farcela.

“Grazie, Ino…grazie di cuore.”

Lei mi sorrise, lieta di essere riuscita nel suo intento.

“E mentre cercherai di aiutarlo..promettimi che proverai anche a chiarire i tuoi sentimenti.”

Avrei dovuto farlo. Non sopportavo quel dubbio che avevo in testa…e nel cuore.

“Promesso!” le disse prendendole le mani.

Lei me le strinse forte.

“Bene, ora ti diamo una sistemata, perché sei inguardabile…e poi torni dagli altri. Va bene?”

Sorrisi:

“Va bene…però torniamo insieme…”

“Non penserai davvero che ti lasci sola ad affrontare una situazione simile vero, Fronte Spaziosa?”

 
Ino mi diede una mano a rendermi di nuovo presentabile. Sembravo essere tornata quella di sempre.

Quando tornammo dagli altri, mi guardarono interrogandosi se stessi bene.

“Scusate per il mio comportamento, ragazzi, davvero…”

“Non hai nulla di cui scusarti. Sappiamo che la situazione è più difficile per te che per tutti noi messi insieme.” disse Hinata subito.

“La cosa importante è che stai bene…” disse premuroso Lee.

“Tranquilli, è passato tutto. Sono determinata a restare. Non lo abbandonerò.”

Lo dissi rivolgendo lo sguardo sul maestro Kakashi che mi fece un cenno con il capo mentre ero certa che sorrideva sotto quella maschera.

Non ero sola. Avevo degli amici che sicuramente avrebbero continuato a sostenermi sempre.

“Ehi un attimo…che fine ha fatto Shino?” chiese Ino all’improvviso.

“Uno dei suoi insetti è tornato dopo aver scoperto dove si trova Kiba. Come ci aveva già detto, ha deciso di cercarlo per provare a parlargli. Spera di convincerlo a tornare” rispose Choji.

Mi domandai se sarebbe riuscito a parlarci…chiuso com’era ora, ne dubitai. Nessuno dopotutto lo conosce meglio del suo compagno di squadra però. Forse c’era speranza.

In quel momento la signorina Tsunade apparve dal fondo del corridoio.

“Hokage!” disse Kakashi, accennando a un inchino come tutti noi.

“Buonasera ragazzi! Potete stare comodi!”

“A cosa dobbiamo la visita? E’ venuta a vedere come sta?” chiese Tenten.

“So già tutto.” fu la riposta della bionda “Ricevo rapporti frequenti ogni due ore, in base alle direttive che ho dato. Piuttosto…sono venuta a darvi una notizia, arrivata poco fa. Penso che dobbiate essere i primi a saperlo.”

“Di cosa si tratta?” domandai.

“E’ arrivato un messaggio in cui mi è stato comunicato che tra tre giorni riceveremo una visita…una visita importante. Il nostro villaggio ospiterà il Kazekage del Villaggio della Sabbia e la sua scorta.”

“Aspetti…mi sta dicendo…che Gaara sta venendo qui?”

“Non è esatto…è più corretto dire che si sta precipitando qui!” rispose lei.


                                                                                                                                                                                        

Extra: Liberarsi da un peso...


“Chissà come mai è venuto a nascondersi in un posto del genere..” pensò Shino mentre continuava la salita su quella collina che gli era stata indicata dai suoi insetti.

Intanto pensava a quello che avrebbe potuto dirgli. Non sarebbe stato facile ottenere la sua attenzione, quello era poco ma sicuro. Una volta chiuso in se stesso, Kiba era praticamente impenetrabile. Avrebbe dovuto trovare un argomentazione adatta per far breccia in quel guscio in cui si era chiuso. Lo capiva perfettamente dopotutto. Una volta venuta a sapere la verità, anche lui dentro di se si era sentito tradito. Non era quello il comportamento degno di un buon compagno. Nonostante questo però Shino sapeva che Naruto si doveva essere trovato veramente in difficoltà per avere quel tipo di comportamento. Era questo che Kiba ancora si ostinava a non capire. E lui avrebbe dovuto trovare il modo di farglielo entrare in quella testa dura.

Era praticamente arrivato in cima a quella collina, sulla cui vetta c’era solamente un grosso albero dal tronco molto massiccio. L’insetto che lo aveva trovato, comunicò a Shino che era là sopra. Un attimo prima di arrivare nei suoi pressi, un kunai gli si piantò davanti ai piedi, facendolo fermare.

”Non sono in vena di stare a sentire le tue lezioni di vita, Shino…quindi è meglio che te ne vai.”

La voce di Kiba proveniva dal ramo più alto su cui era seduto con accanto Akamaru.

“Non sono venuto a darti lezioni di vita…solo a fare due chiacchiere. Tra compagni ci si dovrebbe raccontare tutto.”

“Lascia perdere la scusa dei compagni. So perché sei venuto, per cui te ne puoi anche andare…stai perdendo tempo”

“Come fai ad essere sicuro del motivo per cui sono qui?”

Il piano di Shino era semplice. Solo facendolo innervosire ed arrabbiare lo avrebbe reso più vulnerabile e più disposto ad ascoltarlo. Forse quello era il solo modo di convincerlo.

“Non prendermi in giro, Shino! So che sei qui per convincermi a tornare da Naruto! Per cui ribadisco che stai perdendo il tuo tempo se speri che io lo faccia!” disse Kiba già innervosito.

“Non hai capito proprio allora. Sono venuto qui solo per aiutarti.”

“Aiutarmi? Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno!”

“Non è vero, Kiba…e lo sai anche tu.”

“Mi sono seccato Shino! Non sopporto più di avere a che fare con persone che credono di sapere tutto quando invece non sanno niente! Quindi vattene! Non ho più intenzione di sprecare tempo con te!”

“Sprecare tempo? Cosa stavi facendo prima che arrivassi?”

“Vattene immediatamente e lasciami da solo!” gli urlò contro, girandosi dall’altra parte per non guardarlo nemmeno più in faccia. Akamaru emise un debole verso e si girò insieme a Kiba.

“Ci siamo quasi…” pensò ancora Shino.

Pensando alle prossime parole da dirgli, la sua attenzione venne catturata dal tronco dell’albero. Non lo aveva notato prima sia perché c’era poca luce sia perché era lontano, ma su quella corteccia erano incisi dei nomi seguiti da numeri. Anzi no…c’era solo un nome ripetuto con numeri diversi. E non era un nome qualsiasi…era il nome di Kiba. Shino osservò  il nome del compagno scritto in fila dal basso verso l’alto notando che i numeri diventavano sempre più piccoli. La serie dell’amico era interrotta da un altro nome. U ricordo affiorò nella sua mente. Kiba gliene aveva parlato tanto tempo prima, quando erano bambini….di quelle gare di corsa che facevano fino a quell’albero. E chi arrivava per primo scriveva il suo nome seguito dal tempo impiegato per arrivarvi.

Finalmente capì perché era venuto lì.

“Allora è per questo che sei così arrabbiato con lui.”

Kiba non si girò ma si irrigidì.

“Non avrei mai creduto che fossi così invidioso nei suoi confronti…”

“Adesso mi hai davvero stancato!” urlò Kiba saltando giù dall’albero.“Non ce la faccio più a starti a sentire! Vattene via e lasciami in pace!”

“Altrimenti?”

L’istinto ebbe il sopravvento. Cercò di colpirlo con un pugno ma Shino fu rapido e lo bloccò, stringendoglielo.  Kiba provò a colpirlo con l’altro pugno ma anche questo venne bloccato. Iniziò uno confronto di forza tra i due, cercavano di spingersi via a vicenda ma la situazione era in stallo.

“Perché non mi lasci in pace? Perché nessuno di voi lo fa?” gli ringhiò contro.

“Siamo amici…ecco perché!” fu la risposta calma.

“Se lo siamo davvero…dimostramelo. Vai via…”

“No…almeno finché non ti sarai sfogato del tutto. Non me ne andrò prima di averti visto libero da quel peso che ti sta facendo così del male.”

“Ho solo bisogno di stare da solo!Non ho bisogno di sfogarmi, non c’è nessun peso da cui mi devo liberare!”

“Allora perché sei venuto qui? Nel posto che in assoluto ti fa soffrire di più?!”

“Ma che stai blaterando?”

“C’è il nome di Naruto su quest’albero! Che è riuscito a fare un tempo migliore del tuo! E subito sopra c’è il tuo nome calcato con forza, con un tempo ancora più basso! Ora non venirmi a dire che sei venuto qui senza pensare minimamente a lui perché non è così!”

La forza di Kiba raddoppiò, superando quella di Shino e facendolo cadere a terra.

“Cosa vuoi che ti dica?! Dimmelo chiaramente e non ci girare intorno! Vuoi che ti dica che sono preoccupato per lui anche se me ne sono andato? Che anche se sono incazzato nero con lui non ho smesso di considerarlo mio amico?! Che in confronto a lui mi sono sempre sentito una nullità anche se ho sempre fatto lo strafottente affermando il contrario?! Dimmelo, così mi lasci in pace!”

Shino sorrise appena. Kiba rimase sorpreso. Aveva alzato la voce si era lasciato andare e ora si sentiva un po’ più sollevato, non poteva negarlo. A questo lo voleva portare Shino.

“E’ questo quello che provi Kiba?” disse rialzandosi.

Lui non rispose, chinò la testa. Poi si avvicinò all’albero e poggiò la mano su quei nomi incisi.

“E’ sempre stato un incapace. Te lo ricordi anche a scuola? Era scarso sotto tutti i punti di vista. Però c’era qualcosa che non lo abbandonava mai. La perseveranza nel perseguire i suoi obbiettivi e  quell’atteggiamento da duro che aveva nel dire di essere il più forte di tutti. Non potevo non ridere di lui. Le sue mi sono parse sempre e solo parole.”

Sorrise amaramente.

“Durante queste gare…ero sempre io il migliore. Ed era divertente vederlo inventarsi scuse per giustificare il fatto che non riuscisse mai a battermi. Ma…non avevo mai pensato che a lui importasse dimostrare che poteva farcela anche lui. Solo poco tempo fa, grazie ad Akamaru e Hinata, ho scoperto che per giorni si era allenato senza sosta con qualsiasi condizione meteorologica pur di battere il mio tempo…capisci? L’ho scoperto dopo anni che avevo smesso di fare una cosa tanto infantile. Lui non si era arreso finché non c’era riuscito.

Da quel giorno durante l‘esame di selezione dei Chunin mi sono reso conto che si era sempre impegnato a fondo pur di migliorarsi e lo aveva fatto da solo, lontano da tutti. Mentre io credendomi così imbattibile non avevo fatto nulla di particolare per migliorare le mie capacità. Ho riconosciuto il suo impegno…anche se ho sempre continuato a considerarlo un’idiota. Però bramavo quella sua forza…quella di uno stupido, di un testardo e ostinato sognatore che non ne avrebbe mai voluto sapere di arrendersi davanti a niente e nessuno. E’ stato da quel giorno che ho desiderato dimostrargli che ero io ancora il più in gamba… ma non sono mai più riuscito a raggiungere il suo livello. Ma una cosa me l’aveva insegnata…non ci si deve mai arrendere finché non si raggiunge il proprio obbiettivo.

Ma ora…lui si è arreso…ha rinunciato! Quella determinazione che ha sempre mosso le sue azioni è sparita. Tradendo se stesso, ha tradito anche me che in fondo…lo ammiravo. Per questo mi ribolle il sangue nelle vene a vederlo in quello stato pensando al gesto egoista che ha fatto! Non riesco a sopportarlo…”

Shino alo ascoltava stupendosi delle cose che il compagno si portava dentro e di cui non gli aveva mai parlato.

“Forse nemmeno noi ci conosciamo così bene…” pensò, mentre Kiba finiva di parlare.

“So che probabilmente penserai che mi sto comportando come uno stupido, reagendo in questo modo. Forse è vero.  Ma tu non puoi immaginare quello che sento…” sbatté il pugno contro l’albero.

“Invece ora credo di star capendo...Però anche tu devi capire una cosa. Per quanto siano anche giusti i sentimenti di risentimento nei suoi confronti, devi ammettere che non hai nemmeno provato a capire i suoi di sentimenti.”

“Cosa vuoi dire?”

“Ti sei fermato a pensare ai motivi per cui ha fatto una cosa simile?”

“Non mi domandò altro da ieri sera, Shino…”

“Io credo che tu non ci abbia pensato a fondo.”

“Come puoi dire una cosa del genere?!”

“Se davvero lo avessi fatto seriamente…ti saresti reso conto che solo Naruto può rispondere a quella domanda. Finora hai pensato solo a te e alle tue ragioni, senza pensare a lui. Ma se davvero provi dentro di te il desiderio di mostrarti migliore, fossi in te, tornerei lì…”

“Vorresti dire che dovrei perdonarlo come se nulla fosse accaduto?!”

“Non ho detto questo..dico solo che dovresti provare a capirlo. E finché resti qui non potrai mai farlo.”

Kiba volse lo sguardo altrove. Era troppo per lui…

“Capisco che mettere ancora da parte il tuo orgoglio sia molto difficile per te. Ma se Naruto significa qualcosa per te…dovrei trovare il coraggio di farlo. Dimostra che sei diverso da quello che sembri! Perché agli occhi degli altri, comportandoti così, appari solo come un codardo che non sa gestire la propria rabbia…”

Così gli parlava mentre il compagno stringeva i denti.

“Se devo essere sincero avevo iniziato a pensarlo anche io…ma ascoltandoti stasera ho capito che non lo sei. Stai soffrendo per Naruto, hai capito che ha perso la sua strada, la stessa dietro cui tu lo hai seguito fino a questo momento da quando gli hai riconosciuto la forza e il valore. Ma bada…non sei l’unico che si sente ferito da lui.”

“Ma…come?”

“Anche io mi sento come te, Kiba…ma so che è importante restargli vicino. A te non è venuto in mente che potresti essergli di grande aiuto per ritrovare quella via per cui lo hai sempre ammirato?”

Akamaru abbaiò come a confermare quelle parole. In qualche modo forse anche il grosso cane stava cercando di convincerlo a compiere quel passo così difficile. Ma il suo padrone era ancora titubante.

“Non ti costringerò a fare qualcosa contro la tua volontà. Ma ci terrei che riflettessi su quello che ti ho detto e prendessi una decisione. Sappi una cosa…la rispetterò qualunque essa sia. Mi fido del tuo giudizio…perché so che non sei uno stupido!”

Kiba quasi non credeva a quello che aveva appena sentito…il suo compagno di squadra si fidava davvero così tanto di lui? Lo credeva sul serio capace di fare la scelta giusta? Non avendo una grande considerazione di se da molto tempo a questa parte…quelle parole lo rincuorarono nel profondo.

“Ora che finalmente ti sei liberato da quel peso, direi che posso lasciarti anche in pace. Prenditi il tempo che ti serve per pensare a quello che ci siamo detti, va bene? Buona serata a tutti e due.”

Shino si avviò, tornando sui proprio passi, lasciando l’amico da solo proprio come lui stesso gli aveva chiesto.

 Ma Kiba aveva già cominciato a soffrire di quella solitudine tanto che nemmeno Akamaru riuscì a confortarlo. Si accasciò a terra sull’erba umida accanto al suo cane, guardando il cielo e le stelle con la testa sul punto di esplodere perché piena di pensieri, domande, dubbi la riempivano. Il suo obbiettivo ora era di prendere una decisione che lo avrebbe fatto sentire migliore…o per l’ennesima volta solo il solito idiota.

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Capitolo 13
*** L'arrivo del Kazekage... ***


Salve ragazzi! L'unica cosa che posso dirvi è questa: immaginatelo l'extra...vivetelo. Spero che vi piacerà, come il capitolo del resto ^^ Pèrossimo capitolo giovedì ;)

Buona Lettura! :D





I giorni che precedettero l’arrivo di Gaara trascorsero senza troppi problemi.

Le cure e la costituzione robusta di Naruto per fortuna gli vennero in aiuto. Venne dichiarato fuori pericolo non appena fu in grado di respirare di nuovo da solo. Avevano iniziato il trattamento con le arti mediche anche se procedeva decisamente a rilento. Il suo chakra continuava ad essere decisamente instabile per cui si preferì fare le cose un poco alla volta. Di questo passo ci sarebbe voluta almeno una settimana per renderlo in grado di stare nuovamente in piedi.

Nessuno di noi chiese più di entrare a vederlo, ben sapendo che lui non voleva. Continuavamo a stare in Ospedale in coppia dandoci il cambio. Non avevamo perso la speranza che lui prima o poi ci avrebbe chiamati per fargli compagnia. Ma era una possibilità remota.

Ad informarci della condizioni di Naruto era sempre lo stesso medico, quello che lo aveva aiutato quando era andato in iperventilazione dopo aver parlato con me. L’uomo si era presentato a noi con il nome di Kaiza quando l’Hokage gli aveva affidato il caso. Ci teneva costantemente aggiornati su qualsiasi cosa accadesse con Naruto e sul suo stato di salute. Avevamo instaurato un ottimo rapporto con lui, al punto da chiamarci per nome senza formalità e aprendoci a dubbi e pensieri a cui lui rispondeva dimostrando un’umanità incredibile. Me ne accorsi soprattutto una sera in cui si fermò oltre il suo turno per parlare con me e Hinata che quella sera eravamo rimaste lì in Ospedale:

“Sapete ragazze…” aveva detto lui sedendosi vicino a noi “Credo che vi abbiano parlato abbastanza di quello che dovete fare e come dovete reagire a una situazione simile. Però credo che non vi abbiamo detto la cosa più importante, l’unica che vi permetterà di aiutarlo sul serio:  dovete continuare adessere voi stessi.”

“Aspetta…perché dici questo?”

Lui alzò la testa in alto, sospirando ad occhi chiusi. Faceva così quando cercava le parole giuste.

“Vedete…quando una persona cerca di suicidarsi…nelle persone che gli sono vicine iniziano a insinuarsi delle incertezze. Succede a tutti, anche se per alcuni è quasi impossibile da gestire. Per farvi un esempio: Il vostro amico Kiba, di cui mi avete parlato. In lui questi dubbi hanno trovato il modo di sfogarsi con la rabbia. Per farne un altro…tu Sakura, invece lo hai sfogato con il pianto.”

Mi vergognai per quelle lacrime. Lui però mi mise una mano sulla spalle e continuò:

“Non è una cosa che ti deve imbarazzare. E’ del tutto normale.”

“Mi scusi Kaiza…i-io continuo a non capire…di che dubbi si tratta?”

“Ci stavo arrivando, Hinata. Allora possono essere di tanti tipi, dipende dal rapporto che si ha con quella persona. Ma ce n’è uno, comune a tutti e che si concretizza in una domanda che si pone a se stessi…”

Nessuna delle due ne aveva idea. Kaiza ce lo disse:

“La domanda è…potrebbe essere stata colpa mia?”

“Credetemi…non c’è dubbio peggiore. Ora ditemi sinceramente…quando avete saputo che stava male…la prima cosa che avete fatto è stato pensare a quando lo avete visto per l’ultima volta …sbaglio?”

Ci pensai…era vero. Avevo pensato alla nostra cena. Dalla faccia di Hinata capì che anche lei aveva avuto un pensiero simile. Come lo sapeva però Kaiza? Annuimmo incredule.

“Quando invece avete saputo del tentato suicidio…vi sarete chieste mille volte il perché….”

Ancora giusto. Pensai che quello fosse normale.

“E  per cercare di rispondere a quel “perché”…avete ripercorso le tappe salienti del vostro rapporto…quello che conoscete di lui e a tutto quello che di lui vi è parso ambiguo o rivelatore di quello che aveva intenzione di fare.
Ricordo mi avete detto di esservi raccontati a vicenda di alcuni suoi comportamenti strani dell’ultimo periodo. Quindi è più che evidente…che nel farlo, ognuno di voi, ha messo in dubbio il proprio comportamento, chiedendosi se comportandosi diversamente…tutto questo si sarebbe potuto evitare. Vi siete esposti, aperti agli altri su una cosa personale perché ne dubitate! In qualche modo…vi sentite i responsabili.”

Io sentivo di essere stata cieca. Di non essermi accorto che il mio migliore amico stava male…Potevo considerarmi una responsabile? Si…perché sentivo di non aver fatto quello che avrei dovuto…

“Ma non è così. Insomma è evidente che c’è stata una mancata conversazione tra voi e lui che invece ci sarebbe dovuta essere. Ma a quanto mi risulta nessuno ha la capacità di leggere nella mente dell’altro così, solo guardandolo. Quindi…penso anche io che se Naruto avesse avuto bisogno…avrebbe dovuto chiedervi aiuto. Ma insomma…credo che qualunque sia il motivo per cui l’ha fatto…ci deve avere pensato molto prima. Non è uno che non riflette su certe cose.”

“In effetti…Però…dicevi che dobbiamo essere noi stessi ma non ci hai spiegato perché.” dissi.

“Oh hai fatto bene a ricordarmelo! Mi sono impelagato in quest’altro discorso e ho dimenticato la cosa più importante! Vi ho spiegato che si ha questa paura di essere i responsabili dell’accaduto per colpa di questi dubbi che iniziano ad affiorare…ebbene questo influenza anche il comportamento.”

“In che senso? A me non sembra di essere diversa…”

“Vuoi dirmi che ti stai comportando con lui come fai di solito?”

Quell’uomo si che riusciva a spiazzare le persone. E a farle ragionare. Se mi fossi comportata come al solito mi sarei messo a urlargli contro, chiedendogli il motivo di quella pazzia e non mi farei mai fatta cacciare in quel modo.

“Dal tuo silenzio, immagino che tu abbia capito. Quando rischiamo di perdere qualcuno per una motivazione del genere, cambia tutto: il modo di parlare, le parole che si usano, i gesti che si fanno…”

Parlava come se sapesse di quelle carezze che gli avevo dato quella sera…

“Ma se si fa in questo modo…la persona in questione non può far altro che sentirsi presa in considerazione solo per l’accaduto…E non penso che ci sia qualcosa di più fastidioso di pensare che gli altri stiano con te solo per compassione. Quindi…ditelo anche agli altri…siate voi stessi, vedrete che anche lui inizierà a venirvi in contro. Bene, direi che si è fatto abbastanza tardi…meglio che vada o mia moglie mi ucciderà.” disse alzandosi.

“Grazie Kaiza…Per questo che ci hai detto.” gli dissi.

“Non mi ringraziare. E’ il mio lavoro dopotutto. Prima che me ne vada un’ultima cosa…”

“Si?”

“Dategli un po’ di tempo. Sta soffrendo più di quanto immaginate a starsene da solo. Lo vedo, lo sento quando sto lì con lui. Ma ora è convinto che è questo ciò di cui ha bisogno, anche se non ne ho ancora capito il motivo. Non arrendetevi però…continuate a provare…ma fatelo da voi stessi. Non ha bisogno di compassione o di comprensione. Ha solo bisogno dei suoi amici.”

“Kaiza….”

“Pensateci! Buonanotte e sogni d’oro ragazze!” disse facendoci l’occhiolino prima di sparire lungo il corridoio.


 
Riflettere su quelle parole, mi aiutò molto anche cercando di risolvere “l’altro” mio grande dubbio: i miei sentimenti verso Naruto.

Era difficile per me fare chiarezza in quello che provavo. Si, perché in fondo l’unico sentimento di amore che avevo mai provato era diretto vero Sasuke. Era quella la mia idea di amore.  Il battito del cuore che accelerava senza rendermene conto, quella timidezza che provavo, la sensazione che finché fossi rimasta al suo fianco sarei potuto essere felice.
Ma quell’amore aveva portato con se solo dolore e nient’altro. Era stata una delusione dopo l’altra. Ma non mi importava più…ormai era talmente lontano che mi ero rassegnata. Lo avrei rivisto, forse, tra nove anni ma non ero disposta ad aspettarlo. Non potevo più far dipendere la mia felicità da quella che forse lui avrebbe potuto offrirmi in un futuro molto improbabile.

Però i sintomi dell’innamoramento dovevano essere quelli no? Battito rapido, timidezza, la felicità più grande che ci potesse essere. Ero decisamente confusa…Non riuscivo a mettere ordine ai sentimenti che avevo provato stando con lui. Ma come Ino mi aveva suggerito, era importante che riuscissi a fare chiarezza…per me e anche per lui.

“Sakura!Mi stai ascoltando?!” la voce di Ino mi ridestò da quelle riflessioni.

“Ehm si…cioè no, scusa ero distratta…”

“Me ne sono accorta…immagino che tu non abbia ascoltato quello che ho appena detto…” sbuffò lei.

“No…” dissi imbarazzatissima.

“Te lo ripeto. Secondo te ci sarà anche quella smorfiosa di Temari?”

“Inutile che me lo chiedi. Sai che se Gaara si muove, sua sorella lo accompagna sempre.”

“Grazie, potevi almeno illudermi che non fosse così….” disse lei delusa “Almeno non avrà modo di vedere Shikamaru…per fortuna questa suo raffreddore è capitato a proposito.”

“Ma che dici? Lo sai che farebbe di tutto per poter essere qui ora! A proposito…non sono passata a trovarlo. Tu si, immagino…come sta?” domandai.

“Sta meglio, ma continua a stranutire come una mitragliatrice e ha ancora qualche linea di febbre, ma niente di che. Tra qualche giorno dovrebbe stare meglio.”

“Almeno questa è una buona notizia…”

“Ragazzi stanno arrivando!” ci avvisò Hinata.

Ci alzammo in piedi. Per l’occasione eravamo venuti tutti in Ospedale. Dopotutto Gaara restava un nostro amico anche se ora era il Kazekage.Non mancava nessuno…tranne Kiba. Shino non era stato molto dettagliato nel descriverci il loro incontro. Ci disse solo che aveva raggiunto il suo obbiettivo e che ora dovevamo solo aspettare. Prima o poi sarebbe tornato.  Nessuno era parso convinto, se non Hinata. Così non ci eravamo molto preoccupati che lui non fosse lì con noi ad accogliere il nostro amico del Villaggio della Sabbia.

Arrivò fianco a fianco dell’Hokage, che lo aveva accolto all’ingresso, e dietro di lui c’erano Temari, a cui Ino rivolse da subito un’occhiataccia, e altri due ninja che non conoscevo ma che dovevano essere la sua scorta.

“Salve ragazzi! E’ un piacere vedervi!” ci salutò lui, sorridendo. Un sorriso semplice ma sincero.

Ci inchinammo tutti e io dissi a nome di tutti:

“E’ un piacere per noi ricevere la sua visita, Kazekage.”

Lui assunse uno sguardo di disappunto.

“Per voi non sono il Kazekage…sono solo Gaara, quindi non voglio vedervi mai più inchinati come se io fossi superiore a voi.”

“Però in effetti lo sei…” disse Rock Lee una volta incrociato il suo sguardo.

Gaara si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla.

“Non fuori dal Villaggio. Non qui con voi.”

Lee poggiò a sua volta la mano sulla su di spalla e sollevando il pollice.

Lo salutammo uno alla volta. Strinse la mano a tutti. La sorella Temari ci guardava con aria di sufficienza…era seccata…come sarebbe potuto essere Shikamru. Mi maledì per aver fatto quell’associamento. Ma da quel punto di vista si somigliavano…ma non potevo dirlo ad Ino.

Quando lui arrivò da me mi disse anche:

“Come stai?”

“Ammetto che ho passato giorni migliori.”

“Sono sicuro che si riprenderà presto.”

“Me lo auguro davvero.”

Mi rivolse un sorriso confortante.  Poi si rivolse all’Hokage:

“Posso entrare per vederlo?”

“Tra poco dovrebbe arrivare il responsabile. Preferirei sentire il suo parere, se non le dispiace.”

Per etichetta l’Hokage gli dava del lei. E Gaara faceva altrettanto.

“Come desidera. Aspetterò.”

“Hai fatto un buon viaggio venendo qui?” chiese Choji.

“In realtà ero molto in pensiero anche se per fortuna sono stato rincuorato sulle sue condizioni.”

“Già capisco…”

Kaiza arrivò di corsa con il fiato corto.

“Signor Kazekage , la prego di accettare le miei umili scuse per questo spiacevole ritardo.”

“Non si deve fare alcun problema, sono arrivato da poco in ogni caso.”

Tsunade rivolse al povero Kaiza uno sguardo di biasimo. Lui mimò con le labbra un “Mi scusi.” cercando di recuperare un po’ di ossigeno. Intanto Gaara gli fece la sua domanda:

“Posso vedere Naruto Uzumaki?”

“Allora…le spiego la situazione. Naruto sta affrontando un momento abbastanza delicato per cui ha deciso di non vedere nessuno.  Inoltre attualmente non so se è sveglio. E ammesso che lo sia…non credo che abbia voglia di parlare, temo nemmeno con lei.”

“Non lo sveglierò, glielo prometto. Ma ho viaggiato per tre giorni senza sosta solo per vederlo. La prego…non mi neghi questa possibilità. E’ importante per me.” dicendo questo si inchinò davanti al medico, che rimase stupito e imbarazzato. Poi Kaiza sorrise.

“Capisco che la tua volontà di vederlo è sincera. Va bene Kazekage. Però per favore non lo metta in agitazione. Le chiedo solo questo.”

“La ringrazio dal profondo del cuore, farò come mi ha detto, non se ne pentirà.” rispose lui riconoscente.

Kaiza lo invitò ad entrare. E lui entrò.

Prese la parola l’Hokage e si rivolse a Temari.

“Ho fatto preparare delle stanze per tutti voi se volete potete già andare a sistemarvi.”

“Devo aspettare che mio fratello esca di lì, sfortunatamente.”

“Capisco…allora aspetterò anche io, così che possa accompagnarvi.”

“Come preferisce.” disse lei secca mettendosi a sedere con le gambe accavallate. I due ninja rimasero in piedi. Ci sedemmo tutti in attesa del Kazekage. Nessuno parlò tranne che per Kaiza che spiegava i motivi per il suo ritardo sottovoce all’Hokage.

Temari si guardava in giro senza proferire parola. Nessuno di noi aveva di che parlare. Sperai che non se ne accorgesse ma quando fece quella domanda…capì che se ne era accorta. Infatti dopo un po’, domandò:

“Dov’è quel rompiscatole di Shikamaru? E’ strano che non sia qui per quel moccioso.”

Mi diede fastidio sentirla chiamare Naruto “mocciso”. E Ino fu infastidita ovviamente dalla domanda stessa.

“Non sta molto bene, per questo non è qui. Si è raffreddato.” rispose Choji mettendosi una merendina in bocca.

“Capisco…Vorrà dire che poi andrò a trovarlo.”

Ino mi strinse il braccio tanto da farmi male ma cercai di trattenermi. La guardai per dirle di stare calma, a non c’era nulla da fare. Il solo pensarli insieme, per di più a casa di lui,la faceva impazzire.

Passammo un altro pò di tempo in silenzio.

All’improvviso la porta si aprì e Gaara uscì a testa bassa. Si rivolse per primo a Kaiza:

“Vada a visitarlo, credo abbia bisogno di riposare.”

Senza farselo ripetere due volte, lui entrò subito dentro dal suo paziente.

“Dalla tua faccia sembri un cane bastonato. Che è successo?” domandò la sorella.

Lui la ignorò e si rivolse verso di noi.

“Non credevo che stesse male fino a questo punto.”

Ci raccontò della loro conversazione, con gli occhi tristi e rivolti a terra. Non potevo davvero credere che lo avesse cacciato via. Non contava più nessuno per lui. Non erano più le ferite del suo corpo il vero problema…ma era una ferita più profonda che lo tormentava. Bisognava assolutamente scoprire cosa l’avesse procurata.

“Kazekage deve dargli tempo…ora è chiuso in se stesso, ma con un po’ di pazienza sono sicura che riusciremo ad aiutarlo.” gli disse Tsunade.

“Quasi non lo riconoscevo…non è da lui comportarsi così. Sembra essere davvero cambiato…”

“Non farti tutti questi problemi, Gaara…lo conosci, gli piace solo attirare l’attenzione degli altri.” gli disse ancora la sorella.

“Non ti permetto di parlargli così…” la zittì. Lei sospirò.

“In ogni caso, se non vuole parlarti, credo dovresti rispettare la sua decisione. Mettetevi l’anima in pace e aspettate, non credo possiate fare altro.”

Gaara stava per ribattere quando Kaiza si affacciò dalla porta. Era davvero preoccupato.

“Signorina Tsuande…”

“Che succede Kaiza? C’è qualche problema?” domandai preoccupata.

“Kaiza, parla!” lo intimò l’Hokage.

“Naruto Uzumaki…dice di voler parlare con lei…. Urgentemente…”

 

Extra: Perché io ti conosco...

 
Gaara entrò nella stanza dell’amico facendo attenzione a non fare rumore. Non sapeva se l’avrebbe trovato sveglio comunque voleva evitare di disturbarlo in ogni caso. Lo vide su quel letto con gli occhi chiusi e il viso disteso. Constatò che stava dormendo.

Si sedette vicino a lui, adagiando a terra la pesante giara che portava sulle spalle.

Osservò Naruto con attenzione senza lasciarsi sfuggire nemmeno un dettaglio. Principalmente la sua attenzione venne catturata dalle fasciature che coprivano le sue ferite. Capì che aveva il braccio fratturato notando che era immobilizzato tra due stecche di legno, per non farlo muovere. Non tralasciò nemmeno i lividi e i tagli che coprivano l’altro braccio benché adesso fossero stati medicati.

Vederlo riposare gli diede sollievo. Infatti immaginava che se riusciva a dormire significava che dopotutto non stava soffrendo troppo in quel momento. Immaginava…ma sapeva che non era così. Qualcosa di terribile era accaduto a Naruto. Qualcosa di forte, più forte di lui, lo aveva portato alla disperazione. Gaara si domandò cosa potesse essere stato così potente da piegare la sua volontà di ferro che mai aveva vacillato al punto di spingerlo a un gesto tanto estremo.

E si chiese anche come avesse potuto affrontare quella situazione da solo. Il rosso sapeva che ferirsi in quel modo era estremamente complesso. Il corpo lotta contro il dolore e se questo non si attenua impazzisce. Naruto aveva lottato contro ogni istinto, ogni impulso di arresto per arrivare a procurarsi quelle ferite che erano tutt’altro che superficiali. Un nuovo brivido gli percorse il corpo…quanto dolore…quante lacrime dovevano aver accompagnato quel terribile atto…

“Perché ti sei fatto tutto questo, amico mio?” si domandò, senza trovare risposta.

Ripensò al momento in cui aveva letto il messaggio che lo informava delle sue condizioni. Aveva faticato a credere a quelle parole, tanto che lo aveva riletto diverse volte per potersi convincere. Però senza esitazione aveva subito preso una decisone…sarebbe andato quanto prima al Villaggio della Foglia. Non poteva certo restarsene con le mani in mano mentre il suo amico più caro era in quello stato. Se non avesse potuto fare nulla per farlo stare meglio fisicamente, gli sarebbe stato vicino dandogli tutto il suo appoggio.

Convocò suo fratello maggiore Kankuro, pregandolo di amministrare il Villaggio in sua assenza. Il fratello aveva mostrato diverse perplessità in merito che, una volta saputo il motivo di quella partenza improvvisa, sparirono. Il marionettista sapeva infatti quanto il fratello tenesse a quel ragazzo di Konoha, quindi accettò l’incarico permettendogli di lasciare il Villaggio.

Così, insieme a sua sorella Temari e altri due ninja, era partito per la Foglia. Era stato un viaggio pieno d’ansia perché il Kazekage temeva seriamente per la sorte di Naruto e per questo motivo non avevano fatto nemmeno una sosta. Per fortuna arrivato lì in Ospedale, lo avevano rassicurato dicendogli che Naruto era fuori pericolo.

Però sapeva che non sarebbe stato salvo finché non avessero capito cosa lo aveva fatto soffrire fino a quel punto.  Gaara era determinato a scoprirlo per poter aiutare Naruto, come lui aveva aiutato lui anni prima facendogli scoprire il significato e il valore dell’amore per le persone che gli erano più care, liberandolo dall’odio e dall’oscurità che avevano avvolto il suo cuore. Era consapevole che senza le sue parole sarebbe ancora come un guscio vuoto…e destinato a morire da solo. Ora era Kazekage, aveva degli amici, l’affetto degli abitanti…Lo doveva tutto a lui.

Avrebbe voluto tanto parlargli ma non voleva svegliarlo per nessun motivo. Avrebbe aspettato con pazienza, non era un problema. Facendo piano, gli strinse delicatamente il polso accarezzandolo con il pollice. Si sentii strano a fare un gesto del genere, non era abituato. Nona aveva mai dei veri e propri e contatti nemmeno con i fratelli. Verso Naruto provava un affetto profondo per cui si era trovato a fare quel gesto automaticamente, senza pensarci. Voleva che sapesse che poteva contare su di lui e che li era vicino…

Rimase un po’ così a pensare: al  loro primo incontro, a quando si erano scontrati, a quando era cambiato…a quando lo aveva salvato dopo che gli era stato estratto il demone e al momento in cui nella guerra aveva avuto la possibilità di restituirgli il favore.

Ad un certo punto, lo vide muovere lentamente la testa e strinse un poco la presa sul suo polso.

Il braccio sussultò percependolo.

“Naruto?” lo chiamò.

Senza aprire gli occhi, lo sentì sussurrare:

“K-kaiza?”

Gaara sorrise appena:

“Mi spiace deluderti…temo dovrai accontentarti di me…”

Il biondo capì che quella voce non apparteneva alla persona che aveva chiamato. Però la conosceva, anche se non riuscì subito a capire a chi apparteneva.

Lentamente aprì gli occhi per vedere di chi si trattasse. Si stupì quando lo mise a fuoco.

“G-gaara?” chiese sorpreso.

“Proprio io…Non ti aspettavi di vedermi vero?”

Lui scosse piano la testa. Gaara non voleva assolutamente farlo stancare ma vederlo sveglio lo riempì di gioia, così continuò:

“Sono venuto appena ho saputo…come ti senti?”

“Meglio.” rispose lui secco.

Forse stava risparmiando le forze o forse non aveva voglia di parlare…Ma quando lo sentì sottrarsi alla sua mano, il rosso iniziò a preoccuparsi.

“C’è qualche problema, Naruto?” chiese.

“Stai…sprecando tempo qui…”

“Perché dici così?”

“Hai un Villaggio…da gestire…” il biondo faceva diverse pause per concedersi qualche lungo respiro “Non dovresti…perdere tempo…stando qui…”

“Non temere per il mio Villaggio, è in ottime mani.”

Era strano si preoccupasse del Villaggio, in quel momento.

“Non…le tue…Sei solo tu…il Kazekage…”

“Lo so, ma mi sono organizzato in modo che non ci siano problemi mentre non ci sono. Però…non capisco perché ti stai facendo tutti questi problemi. Sembra quasi che tu voglia che me ne ritorni a casa…” scherzò.

“Si…”

La risposta fredda del ragazzo, lo lasciò sorpreso.

“Vuoi che me ne vada?” chiese.

L’altro annuì. Era cupo e serio come non lo aveva mai visto.

 “Non capisco…perché vuoi che me ne vada?” chiese.

La riposta che ottenne, lo lasciò senza parole e lo fece preoccupare come mai gli era capito prima di allora.

“Voglio stare da solo.”
 
“Come hai detto?” chiese incredulo.

“Mi hai sentito…Vai via…”

“Spiegami almeno…perché?”

“Non ho…nulla da spiegarti…esci di qui.”

Naruto era davvero serissimo. Ma Gaara non gli credeva…al punto che si lasciò scappare una piccola risata amara.

“Stai mentendo…”

“E’…la verità…”

“No, Naruto…e questo lo sai.”

“E tu… come fai a saperlo?”

“Perché io ti conosco Naruto. E proprio per questo so che non puoi volere davvero la solitudine.”

“Se dici così…significa…che non mi conosci affatto…”

Quell’affermazione ferì il Kazekage. Decise cosa dirgli. L’unica cosa che poteva scuoterlo…

“La sofferenza di sentirsi soli…è davvero insopportabile…”

Naruto si irrigidì.

“Te le ricordi? Sono parole tue, Naruto! Tu come me conosci il profondo significato della solitudine perché l’hai vissuta per anni! Sai che è il peggiore dei mali! Non puoi davvero desiderare quella sofferenza…”

“Le persone…cambiano, Gaara…così come le idee…”

Non poteva davvero star dicendo una cosa del genere…

“Ma che ti è successo, Naruto?”

Lui fece per girarsi sulla destra, anche se il braccio bloccato glielo impediva.

“N-non…intendo…portare avanti…q-questa conversazione inutile, sono stanco…vattene…”

Gaara si appoggiò contro lo schienale della sedia, incrociando le braccia.

“Va bene…aspetterò che ti sia riposato e avrai voglia di parlare ancora.”

Il biondo si innervosì.

“Non puoi…restare qui…p-per sempre…”

“Aspetterò tutto il tempo necessario…” rispose .

Vide l’amico stringere i pugni quasi a farsi male. Era arrabbiato.

“Perché non capite? Voglio ...starmene da solo. Lasciatemi in pace…”

“Se non insistessi significherebbe che non conti nulla per me. Invece sei una persona importante nella mia vita, Naruto…sei mio amico! Il mio primo amico! E ti aiuterò anche contro la tua volontà.”

Non ottenne da lui nulla. Lo vide agitarsi e tentare nuovamente di girarsi per non averlo più davanti.

“Vattene..” diceva.

Il rosso non sopportava vederlo in quello stato. Sarebbe tornato alla carica sicuramente…per ora però preferì lasciarlo tranquillo.

Mentre Naruto era quasi riuscito a mettersi di fianco, gemendo per il dolore, Gaara si alzò, gli mise una mano sulla spalla e gli disse vicino all’orecchio:

“Va bene, per ora ti lascio in pace, ma non farti ancora del male in questo modo. Ricordati una cosa però : tu mi hai salvato mi trovavo sull’orlo del baratro, dopo il quale sarei stato perso per sempre. Ho paura che tu ti stia avvicinando a quel baratro…ma non ti lascerò cadere. Te lo ripeto sei mio amico…troverò il modo di aiutarti.”

Lui non rispose. Lasciò che Gaara lo aiutasse a rimettersi sdraiato. L’amico lo salutò, riprese la sua giara e lo lasciò in quella stanza. In silenzio, da solo.

Chiuse gli occhi beandosi di quella pace e cercando di calmare i battiti che gli erano aumentati per l’agitazione.

Purtroppo un bussare alla porta, lo interruppe:

“Chi è ancora?!” disse stanco e alterato.

“Ehi tranquillo ragazzo, sono io!”

Narto fu sollevato vedendo Kaiza.

“Finalmente…” sospirò.

“Come stai?” domandò il medico controllandogli il battito.

“Ora…meglio.”

“Immagino che il motivo sia perché hai avuto una discussione abbastanza accesa con il Kazekage. Che a quanto ho notato, devi aver cacciato..”

“Perché…lo hai fatto entrare?”

“So che non volevi vedere nessuno. Ma ha viaggiato tre giorni e tre notti senza sosta solo per vederti perché era preoccupato. Potevo non farlo entrare?”

Il ragazzo sbuffò. Poi chiese:

“Ho sete…posso bere?”

“Ma certo, aspetta!”

Dalla caraffa vicino al letto riempì un bicchiere d’acqua. Poi gli alzò piano la testa e gli avvicinò il bicchiere alla bocca.

“Ehi piano! Te la do…bevi con calma!” gli disse Kaiza ridendo.

Naruto bevve più lentamente. Lo finì comunque in un attimo.

“Scusa…”

“Tranquillo, non c’è problema.” riadagiandolo sul cuscino. Poi chiese:

“Mi domandavo una cosa….come mai sembra che io sia l’unica persona con cui tu abbia voglia di parlare?”

“Perché non mi conosci…quindi…non mi giudichi…”

“Capisco. Comunque…”

Si fermò un attimo per passargli una mano carica di chakra curativo sull’addome.

“Per essere uno che non giudica…vorrei darti un consiglio…se mi permetti.”

“Sono stanco…”

“Lo so. Però ascoltami…allontanare le persone che più tengono a te…non potrà mai farti sentire meglio.”

Il biondo distolse lo sguardo. Kaiza sospiró:

“Almeno ci ho provato…” pensó.

Velocemente controlló lo stato del braccio e gli cambió le fasciature. Naruto glielo lasciò fare. Alla fine di tutto, il medico gli consiglió:

“Ora faresti meglio a riposarti. Io ti cambio la flebo e ti lascio riposare.”

Stava per alzarsi ma la sua mano venne bloccata da quella del ragazzo.

“Kaiza?”

“Che c’è? “ gli domandó preoccupato.

“Devi aiutarmi…”

“Certo! Dimmi cosa posso fare per te.”

“Aiutami a mettermi seduto…e poi…chiama l’Hokage.”

“Per quale motivo, scusa?” chiese ancora curioso Kaiza.

“Devo parlarle…ho…ho una richiesta da fare…”

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Capitolo 14
*** La richiesta... ***


Eccomi con il nuovo capitolo ragazzi! Bello carico direi! L'extra stavolta è cortino, ma nel complesso il capitolo è lungo, non resterete delusi! ^^ Preparatevi! Non vi garantisco il prossimo capitolo per sabato, quindi aspettatevelo domenica. Ci terrei molto a sapere che ne pensate di questo capitolo...capirete perché. Un ringraziamento particolare a tutti coloro, che leggono e recensiscono! :))

 Buona Lettura! 





”Di cosa vuole parlarmi,Kaiza?”

“Non l’ha voluto dire nemmeno a me. Ha detto solo che è urgente e non può aspettare.”

Incrociai gli sguardi dei miei amici, ed erano sorpresi e preoccupati quanto me. Gaara oltre che preoccupato era anche visibilmente deluso. Come biasimarlo dopotutto? Naruto lo aveva appena cacciato chiedendogli di lasciarlo solo mentre ora voleva parlare con l’Hokage.

La preoccupazione di tutti derivava dal timore di quello che Naruto aveva da chiedere alla signorina Tsunade: visto il suo comportamento degli ultimi giorni…poteva avere in mente qualsiasi cosa.

“Ascolti…se ha intenzione di entrare, lo faccia subito.” riprese il medico “E’ molto stanco ma non ne ha voluto sapere di dormire un po’ come gli ho consigliato. Prima risolvete questa cosa prima si concederà il riposo di cui ha bisogno. Sono preoccupato per lui…”

“Capisco…Ho preso una decisione! Ragazzi e anche lei Kazekage…venite con me!”

Una serie di “cosa?” vennero pronunciati con stupore.

Kaiza parlò:

“Mi scusi, ma cosa ha in mente di fare?”

“Cercare di smuoverlo, ecco cosa voglio fare.”

“Con tutto il rispetto, non credo che questo sia il modo.”

“Signorina, se posso…” intervenne anche Shino “…a parte dirle che credo che Kaiza abbia ragione,  ritengo che sia una mossa controproducente in questo momento. Rischiamo che si chiuda ancora di più in se stesso…”

“Sono convinta invece che sia lo stimolo giusto per farlo aprire, conoscendolo…”

“Non importa quello che crede di conoscere di lui, Hokage.” aggiunse Gaara “ Ora non è più la stessa persona che abbiamo conosciuto fino a questo momento. Mi creda…me ne sono reso ben conto, poco fa.”

“So quello che sto facendo Kazekage! Ora andiamo!”

Stava per entrare ma Kaiza le si parò davanti a braccia conserte.

“Che stai facendo?!” domandò.

“Quello che il mio lavoro mi impone di fare: alleviare le sofferenze altrui. Naruto in questo momento è debole fisicamente e moralmente abbattuto. Per il suo bene, non posso assecondare questa decisione perché so che servirebbe solo a turbarlo ulteriormente e basta. E non posso permettere che accada.”

Ammirai il suo coraggio. Non era da tutti fronteggiare la signorina con quella sicurezza e in quel modo. Ma lui era preoccupato per Naruto, questo era evidente, per questo aveva trovato quella forza. Lei fremette visibilmente per la rabbia, si sentiva sfidata…poi si calmò. Con calma disse:

“So che vuoi proteggerlo, lo capisco. Ma l’unico modo per fargli superare questa cosa è un impatto diretto, anche se contro la sua volontà. Facci entrare ora.”

“Ha dimenticato la cosa più importante?”

Lei rimase compita da quelle parole. Io non capii…

“Credo di star facendo la cosa giusta.”

“Io invece non lo “credo”…”sono sicuro” che non sia la cosa giusta!”

Si scambiarono una serie di sguardi intimidatori. Lui non si sarebbe spostato. La mia maestra allora ricorse ad un arma potente in quel momento per farlo desistere:

“Se non ci lasci passare immediatamente…sarò costretta a togliere Naruto dalla tua supervisione. E’ questo che vuoi?”

Kaiza strinse i pugni. Abbassò lo sguardo sospirando... sconfitto. Si scansò da davanti la porta.

“Mi dispiace…” gli sussurrò prima di aprire la porta.

Nessuno di noi sembrava intenzionato a muoversi,. Non era giusto fare un intrusione del genere sapendo che Naruto non avrebbe gradito.

“Entrate, muovetevi!” ordinò lei però.

Il nostro amico medico ci disse più calmo:

“Fate come dice, ragazzi…”

A quel punto decidemmo di seguirla anche se mentre entravamo lo sguardo ferito di Kaiza ci anticipò che quell’incontro non sarebbe andato bene…



 
Lo schienale del suo letto era stato sollevato in modo che potesse stare quasi seduto. Lui era appoggiato contro di esso, respirando profondamente ad occhi chiusi. Non lo vedevo da qualche giorno ma il suo viso aveva ripreso un po’ di colore ed era un ottima cosa. Notai che gli avevano bloccato il braccio destro. Aprì gli occhi quando si accorse di qualche rumore di troppo. Ci guardò con grande disappunto.

“C-ciao Naruto…” trovò il coraggio di salutarlo Hinata.

“Scusaci l’invasione…” cercò di dire Choji “ Solo che…”

 “Che ci fate …tutti qui?”

Sentire la sua voce mi spaventò. Era molto bassa e con un tono grave e accusatorio. Imparagonabile con la voce forte e squillante che aveva di solito.

Kaiza gli si sedette vicino a sguardo basso, mentre l’Hokage gli andò vicino restando in piedi. Noi preferimmo restarcene indietro, sapendo di non essere benvenuti lì. Mi chiedevo cosa volesse ottenere la maestra.

“Li ho fatti entrare io. Ho saputo che dovevi chiedermi qualcosa di importante…”

“Dovevo chiederlo a te…non a loro…” poi si rivolse al medico “Perché…?”

“Mi spiace davvero, ragazzo …”

Naruto capì dalla sua espressione e dalle sue parole che era indignato quanto lui.

“Non prendertela con Kaiza, l’ho costretto io a farci entrare tutti. Qualsiasi cosa tu debba chiedermi, lo farai davanti ai tuoi amici.”

Lui spostò i suoi occhi azzurri altrove, offeso. Ero convinta che non ci avrebbe detto più nulla.

“Intanto che metabolizzi se dirmela o no questa cosa…hai ricevuto una lettera.”

Attirò la sua attenzione:

“Una lettera?”

“Rock Lee, puoi dargliela per favore?”

Lui subito la cercò nella tasca della tuta e una volta trovata gliela porse. La prese lentamente con la mano sinistra. Lesse il suo nome e se la rigirò un paio di volte.

“Vuoi che la apra?” chiese Kaiza.

Lui annuì e gliela diede. Il medico l’aprì da un lato e gli consegnò il foglietto ancora piegato. Naruto lo aprì e lo lesse. Rimase un attimo perplesso…poi un sorriso appena accennato gli apparve sul viso, per poi sparire subito.

“Chi te la manda?” chiese Ino senza trattenere la sua curiosità. Io le diedi una gomitata per farle capire che non era il momento di fare certe domande. Lui sembrò preso da un profondo disappunto. Posò il foglio sulle lenzuola. Poi:

“Hinata…puoi avvicinarti per favore?”

Lei rimase paralizzata per un attimo. Metabolizzò quello che gli era stato chiesto, così si avvicinò al suo letto. Domandò:

“P-posso chiederti….come stai?”

Lui la guardò serio, stava decidendo se rispondere.

“Meglio…” lei sembrò sollevata. Poi lui continuò:

“Battimi il pugno…” le chiese alzando appena il suo, anche se tremava.

Non capivo dove voleva arrivare…

Timidamente Hinata  lo fece. Naruto rimase impassibile, lo sguardo fermo, come se stesse osservando qualcosa. A un certo punto ebbe un sussulto e la sua espressione si indurì. Chiuse gli occhi e staccò il pugno da quello di Hinata, lasciando ricadere il braccio stanco al suo fianco.

“Amici…è così che li hai definiti, Tsunade? Come puoi, se non capiscono nemmeno…quando è il caso che si facciate gli affari loro…”

Un brivido mi percorse la schiena. Quel tono così distaccato…

“Scusa…c-come…?” cercò di capire Hinata.

“Non dovevate impicciarvi…nelle mie cose private…”

“Quando mai lo abbiamo fatto?” chiese Rock Lee.

“Non prendetemi in giro! L’ho visto che l’avete letta prima di me con il Byakugan!” disse a voce più alta.

Ecco perché quel contatto. Come potevo non averci pensato!?

“Naruto…cerca di stare tranquillo…” cercò di calmarlo Kaiza. Ma lui era davvero arrabbiato.

“Mi meraviglio di te, Hinata…sono davvero deluso…” le disse a voce bassa, senza guardala nemmeno negli occhi.

Lei non riuscì a trattenersi dall’iniziare a piangere.

“Perdonami…i-io…”

“Non prendertela con lei! L’abbiamo convinta noi!” la difesa Ino, andandole vicino e allontanarla da lui, stringendola mentre quella piangeva.

Non credevo che Naruto sarebbe rimasto impassibile davanti a quelle lacrime di dolore sincero. Invece lo fece perché rispose:

“Si è fatta convincere….comunque non importa. Non avete rispetto delle mie scelte né delle mie cose private. Con che coraggio…pensate…che vi voglia vicino, se non posso fidarmi di voi?”

Avevamo letto quella lettera nella speranza ci potesse aiutare a capire meglio la situazione…non certo per tradire la sua fiducia. Non sapevo cosa rispondergli. Gli altri erano a testa bassa sentendosi ognuno a modo suo colpevole.

“Se lo hanno fatto ci sarà stato un buon motivo…” ci difese l’Hokage “ Erano preoccupati per te…”

“Ma…fammi il piacere…”

 “Libero di pensarla come vuoi. In ogni caso…ci siamo allontanati dal centro di quella che doveva essere la nostra discussione. Hai deciso se farmi o no la tua richiesta?”

Naruto stava cercando di far sparire la rabbia con alcuni respiri profondi. Rivolse poi una sguardo serissimo all’Hokage:

“Voglio…tornare a casa mia.” disse deciso.

Un attimo di silenzio marcò quelle parole. Persino Kaiza era a bocca aperta.

“Come hai detto?” chiese l’Hokage sperando di aver sentito male.

“Hai sentito…voglio uscire di qui…e andare a casa mia.”

La signorina Tsunade a quel punto rise:

“Mi stai prendendo in giro per caso?” Lui restò immobile a fissarla. Decisamente non scherzava.

“Credo tu ti renda conto dello stato in cui si trovano le tue ferite…pensi sul serio che ti possa dimettere nelle tue condizioni?”

“Non voglio essere dimesso…voglio solo continuare la convalescenza nel mio letto…dentro casa mia…”

“E posso saperne il motivo?” domandò. Lui fece una pausa prima di rispondere:

“Ho la nausea a stare qui…non ce la faccio più..”

“Non mi sembra una motivazione valida. In ogni caso è fuori discussione.  Non solo sei ancora troppo debole ma per giunta non siamo ancora riusciti a debellare del tutto l’infezione dalle tue ferite anche se ora è sotto controllo anche se hai ancora la febbre. Accordarti quello che chiedi sarebbe una follia. Non posso assolutamente.”

“Non ho intenzione di andarmene in giro..."

“Non è quello il punto! Hai bisogno di restare in Ospedale fino a quando sarà necessario! Mettiti l’anima in pace perché non ho intenzione di tornare sulla mia decisione. E poi sei ancora nel pieno del trattamento con le arti mediche.”

“Non mi interessa nulla, voglio solo uscire di qui…” aveva iniziato a respirare affannosamente.

Si guardò il braccio e le fasciature, almeno fin dove poteva vederle.

“Quando potrò...tornare a casa?”

“Diciamo che potrò prendere in considerazione la tua richiesta quando almeno la ferita all'addome sarò migliorata un pò, dato che è la più grave. Direi che però come minimo ci vorrà almeno una settimana.” rispose lei.

Naruto chiuse gli occhi, respirò profondamente. Pensavo che rinunciasse e si decidesse finalmente a riposarsi…invece:

“Ho capito…sciolga il sigillo pentastico…”

“Come scusa?”

“E’ stata lei ad applicarlo…lo sciolga.”

Cosa diavolo aveva in mente? Voleva riprendere la lotta contro il chakra della Volpe?

“Ti ha già causato dei problemi, preferirei evitarne altri. Inoltre non credo sia il caso di farlo ora…sei troppo debilitato per sopportare una pressione del genere, per non parlare del fatto che il sigillo si trova vicino alla tua ferita…rischi di sentirti male dopo…”

“Decido io…se voglio rischiare…”

“Naruto, ascolta, dalle retta stavolta.” intervenne Kaiza “Sei davvero troppo debole ora…”

“Lasciamelo…fare…” fu la risposta. Lui non cercò di persuaderlo ancora sapendo che sarebbe stato inutile.

“Proceda…” disse ancora Naruto.

Tsunade sospirò…

“Poi non dire che non ti avevo avvertito…”

Non credevo che stava per farlo.

Gli si avvicinò e una volta scoperte le fasciature, gliele rimosse. Usò un po’ di chakra per sollecitare l’apparizione del sigillo. Potevo vedere la formula…era effettivamente molto semplice rispetto a quella precedente. Dopo aver concentrato il chakra sulla punta delle dita della mano destra, su cui apparvero degli ideogrammi, con un unico e veloce movimento, gli applicò una forte pressione sulla formula:

“Liberazione pentastica!”

Il corpo di Naruto si irrigidì del tutto, inarcando la schiena. Strinse i denti fortissimo ma non gridò…emise solo un lungo gemito. Il dolore doveva essere stato fortissimo però. Sembrava in apnea per la sofferenza. Per fortuna Kaiza gli aveva subito appoggiato la maschera d’ossigeno su naso e bocca per aiutarlo a respirare.

“Coraggio! Ce l’hai  fatta…”

 “Gliel’avevo detto..ma Testardo com’è…”

Naruto intanto si riprendeva. Iniziò a scuotere la testa per liberarsi dalla maschera  ma Kaiza gli disse:

“Aspetta…ancora un po’ dai…”

La signorina Tsunade si stava già attrezzando per fasciargli di  nuovo l’addome ma lui le disse:

“Aspetti…”

Lei non capiva. Io non capivo. Nessuno di noi stava capendo. Cosa stava facendo?

Lasciando la mano di Kaiza a tenergli la maschera, sollevò un poco la mano sinistra e ne guardò intensamente il palmo. Si stava concentrando. Vidi il sigillo reagire e in un attimo la mano di Naruto fu avvolta da uno denso strato di chakra rosso. Solo la mano però.

“Che cosa pensi di fare?!” domandò l’Hokage senza comprendere.

Naruto rispose dopo alcuni secondi interminabili…

“L’egoista…”

Chiuse gli occhi e si poggiò quella mano sulla ferita. Riprese a gemere per il dolore. Lei gli afferrò la mano per toglierla da lì ma ne rimase solo scottata.

“Smetti immediatamente di farti del male!”

Lui tossì forte ma disse:

“Zitta…e guarda…”

Con uno grande sforzo perché doveva essere al limite, tolse la mano là dove l’aveva poggiata. Lei guardò.

“Non è possibile…”

Ci avvicinammo per vedere e quel che vidi mi stupì. La ferita era leggermente migliorata, l'infezione sparita e il gonfiore ridotto anche se ear ancora lì."

"N-non...so usarlo...t-troppo bene..." disse ancora lui.

“Ma come hai fatto Naruto?”

“Domanda… stupida…” disse con un filo di voce…Era al suo limite.

“Hai usato il chakra della Volpe per curarti…vero?”

Lui respirava affannosamente, sudava per lo sforzo che aveva appena fatto. Annuì appena con la testa.
A quel punto persi ogni controllo su di me.

“Perché lo fai soltanto adesso?! Hai rischiato di morire, si può sapere per quale assurdo motivo non ti sei curato prima?!”

“Sakura…non alzare la voce…” mi rimproverò Kaiza.

Lui continuava a respirare con fatica. Quando mi guardò notai nei suoi occhi una tristezza profonda.

“S-sai…perché Kurama…mi ha lasciato…il suo chakra…?”

“Rispondi alle mie domande piuttosto!”

“Per..il Villaggio…”

“Aspetta…come?”

Rimase un attimo in silenzio a riprendere fiato.

“Per un’emergenza…s-se il Villaggio…ne avesse avuto bisogno…a-avrei potuto richiamarlo.”

“Vorresti dire che avevi il chakra necessario per far apparire la Volpe qui al Villaggio in qualsiasi momento?” chiese l’Hokage.

“Si…”

“Questo cosa centra con quello che ti ho chiesto però?” stavolta non mi sarei arresa senza avere delle risposte.

“Questo chakra…è tutto quello che mi è rimasto…di Kurama…” colsi l’amarezza di quelle parole. “Non lo avrei…mai usato, se non necessario. Ma da egoista …l’ho usato su di me…N-non… potrò più evocarlo…”

Allora…non avrebbe più potuto rivederlo. Volevo rimangiarmi quelle domande…non avergliele mai fatte. Ma era troppo tardi.

“E-ero debole…per usarlo in modalità curativa…prima. Ora per farlo..ne ho perso…quasi la metà. Non lo rivedrò più…ed  ho sprecato il suo ultimo regalo inutilmente...s-solo per…tornare …a casa…” la sua voce sfumò mentre gli occhi gli si chiudevano del tutto. Il suo corpo si accasciò su quel letto, privo di ogni forza.

Noi restammo in un religioso silenzio. Io provavo una vergogna dentro di me, indescrivibile.

Tsunade lo guardò con tenerezza. Abbassò lo schienale del letto in modo che stesse di nuovo orizzontale.  Mentre Kaiza  gli fermava la maschera d’ossigeno sul viso, lei gli medicava e fasciava nuovamente la ferita sull’addome. Lo coprì e poi, passandogli la mano tra i capelli, gli sussurrò:

“Ora cerca di riposare…Dammi il tempo di pensare a questa cosa, va bene? E scusami…non…non volevo tutto questo…”

Lui non rispose. Era crollato…esausto e distrutto.

“Resta con lui, Kaiza…E perdonami anche tu…”

Lui la guardò con una punta di disprezzo…ma poi le fece un cenno con la testa, accettando le sue scuse.

“Spero che adesso abbiate il buon cuore di lasciarlo in pace…tutti. Ha sofferto abbastanza per oggi…”

Lei annuì, ci fece cenno di avviarci vero l’uscita. Lasciammo Naruto con Kaiza, con la certezza che almeno lui non l’avrebbe fatto soffrire.







Mentre uscivamo Temari ci rivolse uno sguardo preoccupato:

“Cosa è successo?” domandò.

“Succede che sono stata troppo avventata e ho voluto fare di testa mia. Ma non avrei mai immaginato..che stesse “così”…Dannazione!” disse a voce alta battendo un pugno contro il muro, non troppo forte da romperlo ma quel che bastava per lasciarne bene un impronta della sua frustrazione.

“Mantenga la calma…” le disse il maestro Kakashi, di cui mi ero quasi scordata per quanto era rimasto in silenzio. “…E’ evidente che si sente ferito in questo momento, quindi direi che ora non è il caso di insistere. Lasciamogli il tempo di chiarirsi le idee.”

“Resta però il problema  che vuole uscire di qui…quando si sveglierà, tornerà alla carica, ne sono certo!” osservò Choji.

“E’ evidente però che nelle sue condizioni si tratta di una richiesta assurda. Dovremo farlo desistere…” commentò Shino.

“La fai semplice. Tu avresti davvero il coraggio di rifiutare la sua richiesta dopo quello che ha fatto? Dopo aver sacrificato il chakra di Kurama a cui teneva tantissimo?” domandò Tsunade.

Io parlai solo allora:

“Aspetti…ma sta davvero prendendo in considerazione la possibilità di prenderla in considerazione? E’ una follia!”

Sospirando mi rispose:

“Troverò una soluzione che sia una via di mezzo. Anche se non so ancora come. Ma non posso ignorarla dopo quello che ha raccontato…”

Ormai la conoscevo da anni, fu facile per me capire che era rimasta davvero turbata da quello che era successo e si era pentita del modo in cui aveva gestito la situazione. Voleva rimediare.

“Kakashi per favore…scorteresti tu il Kazekage e la sua scorta nelle loro camere quando decideranno di ritirarsi?” chiese.

“Conti su di me.”  rispose.

“Grazie Kakashi. Kazekage mi perdoni ma devo ritirarmi per riflettere. Ragazzi, se si sveglia prima che io sia tornata…venite a chiamarmi.” disse prima di congedarsi.

Quel silenzio che si creava di continuo tra di noi stava diventando insopportabile...non lo sopportavo più.

Hinata si era ripresa un po’, anche se continuava a piangere. Non riuscivo a immaginare come si potesse sentire in quel momento. Accidenti a quella stupida lettera! Ino intanto cercava di confortarla.

“Dai, non fare così. Hai visto come ha trattato tutti? Sono certa che gli passerà…”

“Aveva ragione…”

“Come?”

“Che amici siamo…se non lui non può fidarsi?”

“Hinata ora non ti fra influenzare da tutto quello che ha detto! “ la rimproverò Tenten “Si, da una parte è vero che non dovevamo leggerla. Ma se lo abbiamo fatto è stato solo perché speravamo contenesse qualcosa per chiarire la situazione, ma lui non ci ha creduto! Comportandosi in questo modo, sta entrando dalla parte del torto pure lui!”

“Credo non si fidi più considerando anche il fatto che siamo entrati quando non voleva vedere nessuno..hai visto come ha reagito appena ci ha visti?” le disse Choji, mangiando nervoso una merendina dopo l’altra .

“Però forse se anche lui avesse usato un approccio un po’ più tranquillo rivolgendosi a Tsunade, spiegando i motivi per cui non voleva vederci…non sarebbe andata così…”

Non avevo la forza di unirmi a quella conversazione. Non potevo più farmi abbattere dalle circostanze per quanto mi sentissi nuovamente malissimo per aver sbagliato per l’ennesima volta. Non riuscivo più a trattenere le miei emozioni che guidavano i miei pensieri. Dovevo ritrovare la lucidità.

La chiacchierata con Ino però mi venne in aiuto. Dovevo tirare fuori tutta al mia forza e non cedere. Ma ero davvero stanca…

 Per quanto la testa mi scoppiasse, cercai di rielaborare con calma quello che avevo sentito. C’era qualcosa che mi lasciava perplessa. Riascoltai nella mia mente le parole che Naruto aveva detto…

"E-ero debole…per usarlo in modalità curativa…prima.”

“Non lo avrei…mai usato, se non necessario.”


Ecco cosa non mi tornava. Il chakra della Volpe. Quando la signorina Tsunade aveva applicato il sigillo pentastico, era stata costretta a farlo perché il chakra stava fuoriuscendo mentre lui lo sopprimeva con il suo.  All’inizio avevamo pensato che Naruto lo stesse facendo per evitare di essere curato..ma se stesse cercando di uscire per un altro motivo? Era pensabile un’altra ipotesi considerato che aveva potuto curarsi, come aveva detto lui stesso, solo dopo aver recuperato un po’ le forze perché prima era debole per farlo. Però aveva detto che non lo avrebbe usato se non fosse stato necessario…forse voleva comunque conservarlo per aiutare il Villaggio, evitando fino all’ultimo di usarlo su di se. Forse alla fine costretto dalle circostanze aveva rinunciato e lo aveva usato per migliorare le condizioni delle sue ferite. C’erano diverse ipotesi, tutte accettabile. Ma sempre restavano sempre dei dubbi che non potevo risolvere…

Immaginai di nuovo Naruto. A quel suo tono freddo e distaccato. Ai suoi sguardi pieni di rabbia e di biasimo. Alla durezza che aveva mostrato persino davanti alle lacrime di Hinata, che era certa, aveva capito anche lui quanto si sentisse in colpa per l’accaduto. Invece niente.  Sembrava essersi chiuso in un guscio. Perché ero convinta che lui non potesse essere diventato così. Lui non era così. Ma il suo bellissimo sorriso, quello che in qualsiasi situazione è in grado di farti dimenticare anche il peggiore degli avvenimenti e di tirarti su di morale, era sparito…scomparso. La solarità che lo aveva sempre distinto era stata sostituita da una freddezza tale da raggelare chiunque. La determinazione utilizzata per dimostrare il proprio valore ora era diventato uno strumento per assecondare quella sua necessità assurda, ma non voleva mostrare nulla a nessuno, solo tornarsene a casa e stare lontano dall’Ospedale. Si era aperto solo dopo che lo avevo provocato, quando aveva parlato di Kurama, ma aveva usato quella verità solo per mostrarci il suo dolore e la sua rabbia verso di noi, per averlo spinto a utilizzare “egoisticamente” il regalo del cercoterio.

“Il ragazzo in quel letto…non è Naruto Uzumaki…o almeno non lo è più…”

Non avevo dato troppo peso a quell’affermazione di Kiba perché la ritenevo esagerata e pronunciata solo in un momento di rabbia. Ma se avesse ragione? Naruto poteva essere cambiato al punto da diventare come un’altra persona? Ma no…Bisognava considerare la situazione e le circostanze. Sicuramente, come aveva detto il maestro Kakashi, aveva solo bisogno di chiarirsi le idee.

Ma avevo paura che invece le idee ce le avesse chiarissime e che si stesse avviando verso una strada che lo avrebbe portato sempre più vicino a quella seguita da sempre da Sasuke, quella via di chiusura ai sentimenti e agli altri. Riflettevo su questo  e me ne vergognavo. Sia perché ancora non riuscivo a smettere di pensare al moro ma anche perché non potevo aver pensato una cosa del genere di Naruto. Sapevo che lui non era così, che non poteva diventarlo in nessun modo, che per quanto cercasse ora di nasconderlo era ancora quel ragazzo allegro, solare e coraggioso di sempre. Quello che non mi aveva mai allontanata da se come stava facendo in quei giorni, quello che non mi avrebbe mai ferita in alcun modo..quello che in ogni occasione, dava tutto se stesso pur di proteggermi. Questo era Naruto! Non lo avrei mai accettato “così”com’era ora, doveva assolutamente ritrovare quel vero se stesso!

“Perché voglio che torni come prima? Perché non posso accettare questo cambiamento?”

Forse…perché non era quello il ragazzo a cui mi ero affezionata, che avevo imparato ad apprezzare, con cui avevo vissuto tante esperienze belle e dolorose...non era quella la persona che mi aveva scaldato il cuore per anni mentre qualcun altro me lo svuotava sempre di più, lentamente e inesorabilmente…

Sarei mai riuscita ad essere felice e spensierata, senza averlo avuto vicino? Senza aver saputo che lui mi capiva benissimo? Senza che le sue parole mi confortassero?

Come sarei stata senza di lui?

Che mi stava succedendo? Mi portai la mano sul petto…sentivo il mio cuore battere rapidamente. Perché?

Era la tensione ad avermi fatto quell’effetto? Il nervosismo? O forse…

Che Ino…potesse avere ragione?

I miei pensieri e la discussione degli altri vennero bruscamente interrotti da un rumore proveniente da lontano. Erano passi, rapidi e incalzanti. Forse un po’ troppo. Improvvisamente una figura  girò l’angolo del corridoio e corse letteralmente alla velocità della luce verso di noi, con una tutina verde e un sorriso a trentadue denti stampato in faccia…chi altri poteva essere se non lui?
 
 
 

 Extra: La cosa più importante…

Passate un paio d’ore da quando erano rimasti soli, Kaiza osservava con sollievo che Naruto stava riposando tranquillo. Lo aveva visto spingersi al limite e si era preoccupato che tutta quella tensione potesse aver delle ripercussioni sulla sua salute. Fortunatamente il ragazzo stava bene nonostante tutto, ma aveva preferito lasciargli l’ossigeno per ogni evenienza. Il medico era ancora nervoso al pensiero che tutta quella situazione poteva essere evitata se solo l’Hokage lo avesse ascoltato. Non si spiegava il motivo per cui aveva deciso di fare di testa sua quando era stata lei stessa ad affidargli quell’incarico…dopo quella chiacchierata, la mattina dopo l'accaduto:

“Voleva parlarmi signorina?" domandò chiudendosi la porta alle spalle.

“Ho un compito importante da affidarti Kaiza. Hai saputo del ricovero di Naruto Uzumaki, vero?”

“Ne parla tutto l’Ospedale. Anche se non ho voluto sapere i dettagli per rispetto.”

“Devi sapere che ha tentato di togliersi la vita. Gradirei che non lo dicessi in giro però.”

Il medico rimase senza parole:

“Lui? Ma com’è possibile? Voglio dire non lo conosco personalmente ma…non avrei mai pensato che …”

“Credimi, continuo a non crederci nemmeno io…” sospirò lei “In ogni caso è una situazione che và gestita con estrema cura. Ti ho convocato perché vorrei che ti occupassi di lui.”

“Sono lusingato che abbia pensato a me…c’è un motivo particolare però?”

“Ho bisogno che qualcuno che gli stia vicino di cui lui si possa fidare…”

“Cos’è che la turba?” domandò.

“Tutto Kaiza! L’ultima cosa che mi sarei potuta aspettare era che Naruto avrebbe tentato il suicidio e invece è successo! Da principio si tratta di una situazione impensabile! Né io ragazzi…e tantomeno io, siamo in grado di gestire questa situazione con lucidità senza essere influenzati dai nostri legami! Ma deve esserci qualcuno che resti al suo fianco, che curi il suo corpo ma anche quella ferita che lo ha lacerato dentro e che lo ha portato a stare in quel letto in fin di vita.”

“Solo il tempo cura certe ferite, se lo ricordi. Comunque ha tutta la mia disponibilità, farò tutto ciò che è in mio potere!”

“Sapevo di poter contare su di te. Bene, ora puoi andare.”

“Un’ultima cosa…”

“Dimmi pure.”

“Accetterà qualsiasi mia decisone in base al compito che mi ha affidato?”

Lei rimase perplessa, poi rispose:

“Mi fido di te. Ma se sarò certa che le tue scelte siano sbagliate o inopportune, prenderò io in mano la situazione."

“Ma se avrà anche un minimo di incertezza, si fiderà di me lo stesso?”

“Perché me lo chiedi?”

Lui rise:

“Per ricordarle qual è la cosa più importante…Non c’è spazio per orgoglio ed incertezza nel nostro lavoro. L’unica cosa che conta è il bene dei pazienti.”

“Lo so perfettamente! Sono un medico anche io, non lo dimenticare!”

“Perfetto! Allora non avremo problemi! La saluto, Hokage!” disse inchinandosi e lasciando quell’ufficio.


 
Kaiza non era tanto arrabbiato perché lei aveva avuto la presunzione di ritenere corretta la sua decisione per il bene di Naruto…più di tutto lo aveva turbato la minaccia di togliergli il caso. Non aveva considerato il suo giudizio, decidendo di dargli una scelta obbligata. Tsunade infatti sapeva che non avrebbe mai lasciato il ragazzo nelle mani di nessun altro. Era perfettamente consapevole  che amava il suo lavoro e una volta che gli veniva affidato un compito, ci si dedicava anima e corpo.

L’unica cosa che l’Hokage ignorava  era che Kaiza si stava affezionando a Naruto. Non gli era mai successo nulla di simile con nessun altro paziente. Ma osservare la sofferenza e il comportamento del biondo in quei giorni e passare con lui tante ore vedendolo soffrire senza riuscire a fare niente di particolare per aiutarlo, gli stavano facendo provare uno strano affetto paterno, che non si credeva più in grado di provare. Aveva capito che si trovava in difficoltà anche lui stesso a gestire quella situazione così delicata dato che si stava legando al biondo….ma non poteva abbandonarlo.
Da quando si erano presentati, Kaiza si era accorto di quanto avesse bisogno di almeno un punto fermo che in quel momento gli desse sicurezza:

“C-chi…è?” aveva chiesto con un filo di voce quando se l’era ritrovato vicino.

“Piacere, io mi chiamo Kaiza. Sono felice di poterti conoscere, Naruto Uzumaki. Devi sapere che da oggi, sarò io a occuparmi di te.”

“Q-quindi…è…il prossimo… a dovermi…s-sorvegliare…”

“No. Non sono qui per  sorvegliarti ma esclusivamente per aiutarti. Sarai tu a dettare le regole e io farò quello che mi chiedi, nient’ altro.”gli aveva risposto sorridendo dolcemente.

Il biondo era rimasto un po’ sorpreso.

“I-il..pugno..” gli aveva chiesto debole e perplesso.

Kaiza glielo aveva battuto senza problemi, convinto della sincerità delle sue parole e sentimenti. Anche Naruto se ne accorse dai suoi pensieri  e ricordi. Sgranò gli occhi per un attimo. Kaiza sapeva cosa aveva visto.

“E’ passato, Naruto. Bisogna guardare avanti. Sempre. Quindi ti prego…rispetterò le tue scelte, sarò sempre dalla tua parte. In cambio ti chiedo solo di permettermi di aiutarti.”

Lui studiava il suo viso con uno sguardo perplesso, cercando di carpire il segreto per sopprimere il dolore che l’uomo si portava dentro ma che nascondeva benissimo, in un angolo nascosto del suo cuore. Gli occhi azzurri però si addolcirono. Aprì il pugno, accogliendo la grande mano dell’uomo, che strinse debolmente. Kaiza gliela strinse deciso senza fargli male. Comprese che il ragazzo aveva bisogno di avere almeno una certezza in quel momento. Ora sapeva di potersi fidare del tutto dell’uomo. E glielo dimostrò:

“G-grazie…” sussurrò addormentandosi, continuando a stringere quella mano per quanto potesse.

L’uomo sorrise ancora, delicatamente gli scostò i capelli dalla fronte e gli disse piano:

“Sono io che ringrazio te…per la tua fiducia. So che non è stato facile. Prometto che ti aiuterò…qualsiasi cosa accada.”


Avrebbe mantenuto quella promessa. Non era più una questione che riguardava il lavoro che amava…C’era un ragazzo che aveva bisogno sincero di aiuto e lui non glielo avrebbe negato.
 

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Capitolo 15
*** E' solo passato... ***


Ragazzi! Mi spiace tantissimo per questo ritardo a dir poco abissale! Ma è stata una settimana terribile piena di interrogazioni e compiti quindi non ho avuto molto tempo per scrivere, spero possiate perdonarmi! Allora niente extra stavolta in quanto si tratta di un capitolo di passaggio! Il prossimo sarà più intenso! Questo vi farà sorgere qualche altro dubbio (come se non ne aveste già abbastanza). Non è ai livelli del precedente ma spero che vi piaccia! Il prossimo cercherò di pubblicarlo quanto prima!

Solo una cosa...Gai e Rock Lee immaginateli comportarsi come fanno di solito!  XD

Buona lettura!
 
 
 
Il maestro Gai arrivò da noi, veloce come un fulmine e frenò di colpo proprio davanti a me. Non era solo.

“Ahahahah! Hai visto Iruka? Te l’avevo detto che così saremmo arrivati in meno di tre ore!”

Avevo già assistito a una scena del genere: durante il viaggio di ritorno dal Villaggio della Sabbia, dopo aver salvato Gaara dall’Organizzazione Alba, senza un minimo di vergogna Gai si era caricato il maestro Kakashi sulle spalle ed era partito a razzo verso Konoha mentre noi altri lo avevamo seguito con calma come ogni altra persona “normale” avrebbe fatto.  Il mio maestro era rimasto a dir poco sconvolto dall’esperienza…stavolta al suo posto c’era Iruka, che a dirla tutta non aveva un bell’aspetto: era molto pallido e sembrava che stesse lì lì…si, per vomitare!

“A-ametto…che avevi ragione…” rispose quello a fatica portandosi la mano davanti alla bocca per evitare di dare di stomaco.

Possibile che un maestro così preciso e “sano” di mente avesse acconsentito a fare una cosa del genere? Insomma… non pensavo sul serio che il maestro Gai fosse pazzo ma in situazioni del genere non sapevo cosa pensare di lui. Notò la presenza di Gaara:

“Kazekage , quale onore averla qui a Konoha! Mi perdoni per non averla salutata subito!” disse inchinandosi rapidamente un paio di volte costringendo Iruka ad un pericoloso su e giù.

“I m-miei…ossequi, signore…”

Gaara sorrise divertito:

“E’ un piacere rivedervi maestri! Ma vi prego, non sono qui come Kazekage, non servono riverenze.” rispose lui, anche se fece un leggero inchino, probabilmente per ricambiare il gesto di rispetto.

“Grazie signore!” disse ancora Gai con un altro inchino.

“Gai, mettimi giù, subito!”

Vedere quella scena mi stava facendo tornare indietro negli anni…precisamente allo scontro tra Gaara e Rock Lee interrotto dai Gai prima che per quest’ultimo non ci fossero più speranze di sfuggire alla furia di allora del nostro attuale amico della Sabbia. Sembrava che non fosse mai accaduto, era stato del tutto rimosso.

Dal momento in cui Gaara era intervenuto con i suoi fratelli durante la missione di recupero di Sasuke al fianco di noi ragazzi di Konoha, tutto era andato sempre meglio perché i due Villaggi avevano iniziato una collaborazione stretta come non si vedeva da tempo. E la massima espressione di quel legame avevo potuta osservarla con i miei occhi quando Naruto e Gaara si erano stretti la mano. In quel momento la Foglia e la Sabbia era state unite da qualcosa di più profondo di una semplice alleanza politica…erano state unite dall’amicizia tra la Forza Portante di Konoha e il Kazekage della Sabbia. E già allora si intuiva che quel legame non si sarebbe mai spezzato. E la prova ce l’avevo davanti agli occhi: il capo Villaggio della Sabbia in persona.  

Ero sicura che se si fosse presentata una situazione simile che avesse coinvolto Gaara, Naruto si sarebbe precipitato da lui senza nemmeno riflettere. Ne ero convinta…ma visto le sue ultime reazioni, iniziò a radicarsi in me un piccolissimo dubbio. Mi augurai di star sbagliando.

“Lei è ferito maestro!” affermò Ino.

Mi accorsi solo allora che Iruka aveva il polpaccio destro strettamente fasciato. Mentre Choji e Shino lo aiutavano a scendere, rispose:

“Tranquilla, non è nulla di grave. Solo che faccio un po’ fatica a camminare.”

Nel frattempo stavamo assistendo a un’altra scenetta, stavolta tra Rock Lee e Gai che si stavano abbracciando con le lacrime agli occhi.

“Maestro!”

“Ragazzo mio!”

“Mi è mancato!”

“Anche tu! Ti sei allenato durante la mia assenza, vero?”

“Ma certo, maestro!”

“Questo è il mio ragazzo!”

Ogni volta sempre la stessa storia, neanche non si vedessero da mesi o anni.

Iruka intanto si era seduto e mentre Ino gli controllava la ferita, chiese:

“Ditemi vi prego, Naruto dov’è?”

Mi aspettavo quella domanda. Anche il maestro di Rock Lee si fece attento.

“E’ fuori pericolo da un paio di giorni…”

Uno sospirò mentre l’altro affermò deciso, stringendo un pugno e con gli occhi che gli brillavano:

“Sapevo che quel ragazzo aveva forza da vendere! Incarna perfettamente lo spirito della giovinezza che mai deve tramontare…”

“Si si ce lo racconti dopo magari, Gai! Vorrei andare a trovarlo Sakura, è possibile?”

Ecco! Quella era la domanda che sperai di non dover sentire. Con quali parole avrei potuto dirgli che Naruto non voleva vedere nessuno?

“Temo dovrà aspettare…” continuai “…c’è dell’altro che deve…anzi che dovete sapere…”

Loro  mi guardarono nuovamente preoccupati. In fondo nessuno dei due sapeva il vero motivo per cui era lì. Riassunsi loro brevemente i fatti degli ultimi giorni…ed entrambi rimasero sconvolti.

“Non è possibile….” ripeteva Iruka passandosi le mani sul viso “…Non potrò mai credere ad una cosa simile!”

“Mi creda maestro…capisco quello che sta provando, so cosa significa per lei Naruto. E’ difficile accettare un gesto simile da parte sua…”

“E’ inaccettabile! Come potete pensare una cosa del genere di lui?!”

Sospirai…immaginavo che non sarebbe stato semplice convincerlo dell’accaduto, anche se ci speravo. Dopotutto che potevo aspettarmi? Iruka voleva bene a Naruto come ad un figlio o a un fratello minore, era la persona più importante nella sua vita. Gli era stato vicino fin da quando era piccolo, dai tempi dell’accademia, era stato il primo a riconoscere il suo valore e che non lo aveva mai giudicato.

“Te l’hanno spiegato il motivo di quella conclusione, le sue ferite parlano chiaro. Per quanto tu non voglia crederci, ha tentato di suicidarsi. Fattene una ragione e basta!” si rivolse a lui aspramente il maestro Kakashi.

Iruka venne zittito e non riuscendo a trovare altro da dire tornò a coprirsi il viso con le mani, profondamente disperato.

Non c’era bisogno di usare quel tono. Perché lo aveva aggredito così?

Il maestro Gai osservava seriamente il suo rivale di sempre con occhi perplessi e preoccupati allo stesso tempo.

“Kakashi?”

Al sentire il suo nome, il maestro alzò l’occhio scoperto verso di lui.

“Stai bene?”

“Perché me lo chiedi? Non sono io quello che ha rischiato la vita…”

“Lo sai perché te l’ho chiesto…”

Lui capì. Io mi chiesi di cosa si trattasse….possibile che anche lui avesse qualche segreto di cui non ero al corrente?

“Se ti riferisci a quello…si, sto bene.”

Vedendo l’amico poco convinto aggiunse a voce più alta:

“Non guardarmi così! Ti ho detto che sto bene!”

Gai sospirò:

“Se lo dici tu. Comunque sai che non ti fa bene tenerti tutto dentro. Non insisto se non vuoi. Ma se ti va di parlarne, conta pure su di me! Come sempre!” concluse con un grande sorriso e  il pollice alto.

Il maestro immaginai stesse sorridendo a sua volta sotto quella maschera, perché rispose:

“Grazie…”

Al quel punto però chiesi preoccupata:

“Di cosa state parlando? C’è qualche problema?”

“Non è nulla di grave, Sakura.” mi rassicurò subito “Solo una cosa del passato…”

Sentii che non me la raccontava giusta. Dai toni che avevano usato, si trattava di qualcosa di serio.

“Scusatemi…” intervenne Gaara “Se per voi non è un problema, vorrei ritirarmi per qualche ora nelle camere che ci avete destinato.”

“Sicuramente Kazekage! L’accompagno!” disse Kakashi alzandosi.

“Vi accompagno anche io!” si affrettò a dire Gai. Mi rivolse uno dei suoi grandi sorrisi incoraggianti. Capii che ne voleva approfittare per stare da solo con lui.

Gaara si rivolse verso di noi:

“Non me ne sto andando. Ma siamo tutti molto stanchi per il lungo viaggio. Tornerò il prima possibile.”

Rock Lee gli si avvicinò:

“Prenditi il tempo che ti serve e non preoccuparti. Visto come stanno le cose qui nemmeno noi possiamo fare molto. Se dovesse succedere qualcosa sarai il primo a saperlo però, contaci!”

“Esatto! Quindi approfittatene per  farvi una bella dormita!” aggiunse Tenten.

“E per mangiare qualcosa…” disse anche Choji.

“Vi ringrazio!” disse riconoscente.

“Grazie a te, Gaara che sei venuto fin qui per sostenerlo.”  risposi io.

“Lui ha fatto tanto per me,Sakura. Mi ha salvato dalla solitudine, dall’odio e anche dal dolore. E’ stato il primo a offrirmi la sua amicizia e il suo aiuto..per questo sarò sempre in debito con lui e non smetterò mai di ringraziarlo. Sono pronto a fare qualsiasi cosa pur di salvarlo…”

Fece una pausa prima di continuare per trarre un profondo respiro:

“Si sta perdendo…vicino a quello stesso baratro nel quale stavo per cadere definitivamente io prima che lui mi tirasse fuori di lì. Quindi una cosa è sicura: non si libererà di me finché non gli tornerà un po’ di buon senso. So che lui non è così…”

Una cosa era certa: Gaara era determinato quindi il suo contributo sarebbe stato prezioso. Salutammo il nostro amico e la sua scorta. I maestri ci assicurarono che sarebbero tornati presto.

Approfittando del suo allontanamento dopo un pò Rock ci disse:

“E’ cambiato tantissimo vero?”

“Parli di Gaara?” chiesi.

“Si…è come rinato. Sembra un estraneo rispetto alla persona che con cui ho combattuto durante l’esame di selezione dei Chunin."

“Hai ragione.”

“Naruto…è stato tutto merito suo…”

Era stato Iruka a dirlo, piano come per paura di essere sentito e zittito di nuovo. Era poco ma sicuro…lui non avrebbe mai accettato quella versione dei fatti. Anche volendo non ci sarebbe mai riuscito.

Sentì un rumore.

Kaiza uscì dalla stanza di Naruto e si richiuse la porta alle spalle. Ci salutò con il suo solito sorriso, ma dopo essersi dato un’occhiata in giro, chiese:

“E’ una mia impressione o ci siamo persi qualcuno?”

“Il Kazekage e la sua scorta erano stanchi per il viaggio così hanno deciso di ritirarsi nelle loro camere per riposare. Il maestro Kakashi li ha accompagnati.” spiegò Choji.

“Capisco…e lui chi è?” domandò ancora indicando il maestro Iruka, che non si alzò ma gli porse la mano.

“Sono Iruka Umino…il maestro di Naruto.”

“Onorato di conoscerla, maestro! Io sono Kaiza, il medico che si sta occupando di lui in questo momento.” rispose ricambiando calorosamente la stretta.

Poi il maestro chiese ancora:

“Allora…Lei può dirmi come sta?” chiese il maestro.

Il medico trasse un profondo respiro e si sedette lì vicino a lui:

“Sta bene, dorme tranquillo. Non posso nascondervi però che sono davvero preoccupato per lui…”

“Cos’è che ti preoccupa? Rischia qualche complicazione forse?” chiesi.

“No, niente del genere…Sono turbato da questa sua decisione. Non me l’aspettavo davvero, non me ne aveva nemmeno parlato di questo suo bisogno. La cosa peggiore è che non riesco a capirne il motivo dato che le sue condizioni restano molto precarie…Non so proprio cosa gli stia passando per la testa.”

“Ci stavo pensando anche io,Kaiza…” intervenne Shino “…Dal mio punto di vista, considerato tutto quello che è successo negli ultimi giorni, potrebbe aver preso questa decisione perché si sente troppo sotto pressione qui. Forse ha pensato che a casa sua potrebbe stare un po’ più tranquillo…”

“Forse ma , se devo essere sincera ragazzi,  io sto iniziando a pensare che questo invece sia solo un capriccio. Penso che stia cercando di metterci in difficoltà o alla prova, non so. Ma non lo sta facendo per se stesso…quale vantaggio può trarre da una scelta simile? Starà pure più calmo a casa sua ma poi come pensa di potersi occupare di quelle terribili ferite da solo?”

“Non sono d’accordo, Ino…” le rispose Choji “…Sono disposto ad ammettere  che si sta comportando in modo strano per cui non nego che potrebbe essere anche come dici tu. Però sono convinto che se fa così deve esserci un motivo…non puoi ridurre tutto ad un semplice capriccio! Lo hai visto prima come gemeva per il dolore? Non può non avere la consapevolezza che quelle ferite necessitano ancora di assistenza e cure! Per questo, se l’ha fatto, deve averlo fatto per una buona causa. Non rischierebbe di sentirsi male se non fosse importante…”

“Sono d’accordo con Choji!” riprese Kaiza “…Il ragazzo soffre per quelle ferite più di quanto lo dia a vedere, credetemi! L’idea che mi sono fatto io è vicina a quella di Shino, perché è evidente che Naruto in questo momento stia ricercando calma e tranquillità…se ricordate infatti ha detto di avere “la nausea” a stare in Ospedale. La penso però anche come Choji perché se sta rischiando tanto deve avere in mente qualcosa, senza dubbio. Il problema è che non abbiamo certezze…è tutto ancora un mistero.

Inoltre, dopo quello che è successo prima, immagino che si sarà chiuso ancora di più in se stesso per cui dubito che riuscirò a parlarci. Ci proverò in ogni caso, non ho nulla da perdere dopotutto.

Però…Se riuscissi a capire cosa lo ha spinto a tanto, a stare male in quel modo, ad usare il chakra di Kurama…non avrei problemi ad accettare l’idea che possa voler tornare a casa perché sono sicuro che sarebbe una scelta giustificata. Il fatto che non ne voglia parlare però…mi angoscia molto. Sapete perché? Temo l’effetto che casa sua potrebbe avere su di lui in questo momento…”

“Vuoi dire…che potrebbe turbarlo?” ipotizzò Tenten.

Lui annuì.

“Mi hanno riferito quello che avete trovato durante il sopralluogo nella sua proprietà. Avete provato a immaginare cosa possa essere successo dentro quelle mura? Io si…e mi ha turbato molto il solo pensarci. Ora riflettete su come potrebbe sentirsi lui quando tornerà lì…”

Mi vennero i brividi. Dolore. Questa fu l’unica parola che mi venne in mente. Davvero voleva fare una cosa del genere?

“E’ stato lo sfondo di tutto il dramma che ha vissuto e che continua a vivere. Non credo che sia psicologicamente pronto…non ancora almeno…”

“Mi scusi…quindi in base al suo discorso… Naruto sta facendo una cosa del tutto priva di senso?!” chiese Iruka a quel punto. Ebbi l’impressione che il significato della sua domanda fosse tutt’altro…

“Pensate che Naruto sia impazzito?!” ecco cosa pensavo volesse chiedere davvero.

“Apparentemente si…ma come ho già detto, ha di sicuro una buona ragione se ha deciso di fare una cosa così “insensata”…ma il problema è proprio questa nostra insicurezza. Purtroppo finché non deciderà di parlarne con noi…non riusciremo mai a capirlo.” rispose tristemente Kaiza.

“Quindi…cosa dovremo fare noi per lui?”

“Nulla…lo aspettiamo. E speriamo che sappia quello che sta facendo.” concluse.

Nonostante quel tono rassegnato mi parve di percepire una sorta di fiducia di Kaiza nei confronti di Naruto. Poteva anche essere un’ impressione…ma ebbi questa sensazione.

“Ascoltate…” riprese dopo un attimo “…consiglio a ognuno di voi di tornare a casa. Qui c’è bene poco da fare, approfittatene per andare a riposarvi.”

“Facciamo come al solito? Un paio di noi restano mentre gli altri vanno a riposare?” chiese a tutti Lee.

Stavamo per dirgli di si:

“No, andate tutti. Per come stanno le cose credo che Naruto per un bel po’ non vorrà vedere nessuno e considerando il suo livello di stanchezza sono certo che dormirà fino a domani mattina. Fidatevi, è meglio così…tornate dalle vostre famiglie. Tanto resto io qui con lui.”

Aveva ragione…eravamo tutti stanchi e un po’ di riposo non poteva che giovarci.

“Io vorrei restare…se posso.” chiese quasi in una supplica Iruka.

“Non può aiutarlo in alcun modo ora. Immagino che le abbiano già raccontato di tutto e di più sull’accaduto degli ultimi giorni, compresa l’accesa discussione di oggi. Naruto ha bisogno di starsene da solo per un po’…deve ritrovare un po’ di calma. Capisco il suo desiderio di sostenerlo, dopotutto è il suo maestro. Ma si fidi…ora il meglio per lui è questo. Le prometto che appena starà un po’ meglio e sarà più disposto al dialogo, sarà il primo che gli farò incontrare. Va bene?”

Kaiza usò un tono calmo e confortante. Iruka sembrò rilassarsi.

“Almeno…gli dirà che sono tornato? E che se ne ha bisogno…io ci sono?”

“Non ne dubiti, lo farò!”

Il maestro abbassò lo sguardo e  trasse un profondo respiro:

“Va bene, conto su di lei.” rivolto a noi chiese: “Qualcuno mi aiuta a tornare a casa?”

In un attimo Shino e Choji lo aiutarono a mettersi in piedi, sostenendolo insieme. Eravamo pronti ad andare, solo Rock Lee decise di restare un altro po’:

“Aspetto che tornano i maestri per comunicargli della nostra scelta.” disse

“D’accordo. Kaiza allora noi torniamo domani …”

“Certo, buona serata! E state tranquilli, va bene?” ci fece l’occhiolino.

Lo salutammo e uscimmo dall’Ospedale. Mentre gli altri tornavano verso le loro abitazioni, io decisi di accompagnare Hinata. Era ancora molto triste quindi decisi non lasciarla sola. Lei fu contenta della compagnia che le stavo offrendo.

Per un bel po’ restammo in silenzio, ascoltando solo i rumori degli usci e delle finestre che venivano chiuse mentre gli abitanti si ritiravano nelle loro case. Poi presi l’iniziativa:

“Stai un po’ meglio?”

Non alzò lo sguardo. Mi rispose continuando a camminare:

“In realtà no…sto malissimo al pensiero di aver tradito la sua fiducia…”

“Non devi fartene una colpa così grande, è stata colpa di tutti! Lo abbiamo deciso di comune accordo! L’unica cosa che mi dispiace è che se la sia presa solo con te…”

“Sai…ci ho pensato e credo di aver capito perché ha chiesto a me di battergli il pugno: voleva sapere la verità senza che gli venisse nascosta nemmeno un’immagine…”

“Vuoi dire…che contava sulla tua sincerità?”

Annuì. Poi arrossì di colpo:

“Perché ti sei imbarazzata?” chiesi curiosa.

“S-scusa, stavo…ripensando alla nostra passeggiata. Quella di cui vi ho parlato, ricordi? In quell’occasione…m-mi…ha detto c-che per lui sono come un libro aperto…C-credo sia per questo…che insomma si è arrabbiato così tanto vedendomi complice di aver letto quella lettera. Si è sentito tradito…si fidava di me ed io l’ho deluso…”

Fui tentata dal chiederle cos’altro fosse successo in quella fatidica passeggiata, perché l’espressione di Hinata e quel leggero balbettio lasciarono intendere che…era successo qualcosa.

Ma insomma! Ero gelosa?

No. Volevo solo essere messa la corrente di tutto quello che non sapevo su di lui, di cui in quei mesi non mi ero accorta. Tutto qui.

Ok, forse ero un po’ gelosa…

Sfortunatamente arrivammo vicino  al casale della sua famiglia, così non mi restò che darle appuntamento per l’indomani.

Tornai a casa con un’amara consapevolezza che mi affliggeva. Nei nostri incontri avevamo perso tante occasioni parlando di cose futili invece di cercare di conoscerci meglio…ora ne stavamo pagando le conseguenze. Ci conoscevamo bene solo tra compagni di squadra mentre per il resto eravamo degli estranei. A partire da Naruto, poi Kiba, Kakashi…la stessa Hinata. Quel pensiero mi rattristò moltissimo. Volevo un bene immenso ai miei amici, non potevo pensare che tra noi ci fosse quella specie di abisso che in qualche modo ci teneva distanti, dopo tutti quegli anni…dopo la guerra.

Quando arrivai a casa salutai al volo i miei genitori, mi fiondai in camera mia, sul mio letto sperando di prendere sonno mentre quel flusso di pensieri continuava ad affollare la mia testa.


 
Non passai una notte serena. Mi sveglia diverse volte per poi non riuscire a trovare pace prima di riprendere sonno. Sognai di parlare ancora con Naruto, di essere cacciata via nuovamente in malo modo…riprovai quelle stesse sensazioni di sconforto e tristezza.

Inutile dire che quando mi svegliai, avevo un terribile mal di testa.

Passandomi la mano tra i capelli, pensai a quanto fossi preoccupata per lui. A quanto desiderassi aiutarlo. Ma non sapevo più quale fosse la cosa giusta da fare. Ogni volta che cercavo di rimediare finivo soltanto per peggiorare le cose. Non sapevo più dove sbattere la testa.

Cercai di capire che ore fossero. Mi alzai pigramente per aprire la finestra. Era già mattina inoltrata. Mi sbrigai a vestirmi e scesi in cucina per fare colazione. Poco dopo ero fuori casa. Per fortuna l’acquazzone dell’altro giorno era passato. La pioggia mi avrebbe riportato a quel giorno terribile. Avevo bisogno del sole, di un po’ di calore che mi scaldasse. Avrebbe fatto bene anche a Naruto quel piacevole tepore.

Era davvero una bella giornata…davvero bella.

Una voce mi chiamò:

“Aspettami Sakura!”

Mi fermai e Tenten mi raggiunse di corsa.

“Hai saputo?”

“Cosa?”

“L’Hokage è andato a parlare con Naruto!”

“Davvero?! E tu questo quando lo hai saputo?”

“Poco fa! Ho incontrato Shizune mentre andava a fare una commissione per la signorina,me l’ha detto lei! Dice che Tsunade è rimasta sveglia tutta la notte a riflettere sulla proposta avanzata da Naruto!”

“Ho capito…sbrighiamoci ad andare in Ospedale allora!”

Attraversammo le strade di Konoha velocemente e in meno che non si dica eravamo arrivati all’Ospedale. Una volta arrivate davanti alla stanza di Naruto rimanemmo entrambe stupite notando che non c’era quasi nessuno. C’erano soltanto i tre maestri con Rock Lee.

“Buongiorno a tutti!” li salutai con il fiatone.

Nessuno dei tre mi rispose. Solo Rock Lee si avvicinò per salutarci.

“Si può sapere dove sono finiti tutti?” chiese Tenten.

“Choji e Ino sono andati a casa di Shikamaru mentre a dir la verità di Shino e Hinata non so nulla…dovrebbero essere qui da un pezzo.”

“Nemmeno Gaara è arrivato…è molto strano…”

“Ti ho detto che Ino è andata da Shikamaru…”

“Che centra?”

Lee mi lanciò un’occhiata che mi fece capire tutto. Temari doveva essere andata a trovare Shikamaru in malattia e sicuramente si era portata dietro anche il fratello. Dovevo aspettarmelo, dopotutto lo aveva detto che sarebbe andata a trovarlo. Pregai che non succedesse il finimondo.

“Mi auguro che Choji riesca a reggere la situazione…” sperò Tenten.

“In ogni caso sanno tutto e ci raggiungeranno presto. A proposito voi due sapete che..”

“Si che l’Hokage è qui…” non lo lasciò finire la sua compagna di squadra.

“Da quanto tempo è dentro con lui?”

“Non molto …pochi minuti…”

“Quindi ritengo che dobbiamo aspettare, vero?”

Lui annuì. Rivolsi ancora lo sguardo verso i maestri. Tenten domandò prima di me a voce bassissima:

“Cosa gli è successo? Hanno una faccia! Capisco Iruka…ma il maestro Gai…”

“Sto cercando di scoprirlo! Ieri sera quei due sono tornati tradissimo in Ospedale anche se avevano detto che avrebbero fatto presto ad accompagnare Gaara. Gli ho chiesto cosa avessero fatto ma non mi hanno voluto rispondere! L’unica cosa che il maestro Gai mi ha detto è stato:

“Ragazzo mio! Ci sono dei doveri morali a cui un amico non può mai sottrarsi. Ricordalo!”

Non ha aggiunto altro! Sto cercando di capire a cosa si stesse riferendo ma brancolo ancora nel buio.”

“E’davvero strano…Quei due avranno parlato secondo te?” feci io.

“Vi ho già detto che sono tornati più tardi del previsto ieri sera…Penso proprio di si, anche perché non è tipico del maestro comportarsi così. Deve esserci qualcosa di grave sotto…”

“Quando avete finito di parlarci alle spalle, potreste venire qui che vi spieghiamo la situazione?”

Beccati. Un velo di imbarazzo calò su tutti e tre mentre ci avvicinavamo. Il maestro Kakashi ci aveva sentiti.

“Scusi…”

“Non è un problema, capisco che siate preoccupati. Ma voglio tranquillizzarvi dicendovi che non avete nulla di cui preoccuparvi.”

“Esattamente! Quindi Sakura, Tenten e anche tu Rock Lee, non preoccupatevi perché è tutto risolto! Bhè…più o meno…” disse quelle ultime parole guardando Kakashi.

“E non potete dirci di cosasi tratta?”

“Fa parte del passato…non vale nemmeno la pena parlarne…”

Stavo per dirgli che non mi sembrava affatto una cosa da nulla visto l’effetto che aveva avuto su entrambi quando dalla stanza fece capolino la signorina Tsunade.

Iruka si alzò di scatto nonostante il dolore e chiese:

“Allora come è andata?”

Ci avvicinammo tutti a lei per sentire il responso di quella conversazione.

“E’ il solito Testone. Non ne ha proprio voluto sapere di restare qualche altro giorno in Ospedale. Si è messo intesta quest’idea e non c’è stato modo di farlo desistere.”

“Quindi? Che cosa ha intenzione di fare?”

“Da sola nulla…Avrò bisogno del vostro aiuto. Dobbiamo organizzarci…oggi Naruto torna a casa sua!”

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Capitolo 16
*** Dimissioni... ***


Ero a dir poco interdetta. Non pensavo che la signorina Tsunade sarebbe tornata su una sua decisione.

“Quindi gli permetterà davvero di farlo?”

“Non ho avuto altra scelta, mi sono trovata in una situazione difficile.” abbassò lo sguardo.

“In che senso? Parli, per favore!” la supplicò Iruka.

“Non appena gli ho comunicato di aver deciso di farlo restare in Ospedale lui ha ribattuto dicendo che se ne sarebbe andato anche senza il mio permesso. Ha persino provato ad alzarsi più di una volta anche se non ci è riuscito perché la ferita all’addome gli provocava troppo dolore. A quel punto l’ho persino minacciato di sopprimergli il chakra e di metterlo sotto sorveglianza se avesse insistito con quella pazzia, ma non ha ceduto. Anche se dubito che in quelle condizioni avrebbe potuto andarsene davvero…non me la sono sentita di sfidarlo. Avrei peggiorato le cose e basta.”

“Sarà anche così…ma non può dimetterlo finché si trova in quelle condizioni! Lui…”

Il solo pensarlo con quel dolore lancinante mi stava facendo sentire male. Non riuscì a fare a meno di pensare a quando gli avevo medicato le ferite quella sera. Aveva sofferto abbastanza. Decisamente.

“Calma! Naruto ha avuto il permesso di tornare a casa…ma ha dovuto accettare le mie condizioni.”

“Condizioni?”

“Esatto. Dovrà restare a letto fino a quando sarà necessario in primo luogo, inoltre…dovranno sempre esserci due persone con lui per aiutarlo e per occuparsi delle sue ferite fino a mio nuovo ordine.”

“Quindi in pratica…due persone dovranno trasferirsi a casa sua?”

“Proprio così. Una delle due dovrà essere ovviamente un ninja medico. Ma a questo abbiamo già pensato…”

“Sta parlando di…”

“Kaiza ! Si, si è reso disponibile e credo che a lui non sia dispiaciuto.”

Questo pensiero mi sollevò. Così almeno Naruto avrebbe avuto un supporto sia fisico che psicologico. I due se la intendevano bene per cui non c’era nulla di cui preoccuparsi. La preparazione di Kaiza da quel punto di vista era eccellente, potevo stare tranquilla.

”E chi altro ha pensato di affiancargli?”

“Come avevo ben immaginato non vuole estranei per casa…così gli ho detto che potevate starci anche voi, i suoi amici a turno. E lui lo ha preferito piuttosto che vivere sotto lo stesso tetto con un membro della squadra speciale. Così, facendovi stare più a contatto, non solo forse riuscirete a far breccia in quel muro che si è creato da solo…ma potrete anche tenerlo sotto controllo.”

Capivo dove voleva andare a parare.

“Purtroppo dopo l’accaduto dovremo tenerlo d’occhio finché non avremo la certezza che, qualunque cosa gli sia successa,  sia passata. Lui se ne è già reso conto, non è stupido. Credo che dovrete sopportarlo ancora più nervoso di come l’avete visto in questi giorni. Dovrete essere forti per sopportare la situazione che si verrà a creare. Ma è questo l’unico modo che abbiamo per aiutarlo: stargli vicino, nonostante tutto.”

Sorvegliarlo. Era questo che in pratica dovevamo fare. E non sarebbe stato semplice. D’altronde mi resi conto che non potevamo fare altrimenti. Di certo non si poteva rischiare che…lo rifacesse. No, nel modo più assoluto!

“Tra quanto lo farete uscire?” domandò allora il maestro Kakashi.

“Tra un’ora più o meno. Tempo di fargli qualche altro controllo. A questo proposito…ragazzi mi rivolgo ancora a voi.”disse Tsunade. “Oltre a decidere i turni durante i quali starete con Naruto la sera, voglio che iniziate a pensare anche a cosa fargli fare una volta che riuscirà a camminare di nuovo. E’ molto probabile che non avrà voglia di fare nulla e preferirà starsene a casa ma questo va assolutamente evitato!  Bisogna fargli ritrovare la voglia di vivere, non so se mi spiego…”

“Intende dire che ad esempio dobbiamo organizzare passeggiate e uscite, è di questo che parla?”

“Hai capito perfettamente.”

Ecco anche un’altra cosa che non sarebbe stata facile da gestire.

“Ora vi dirò però ciò che ho bisogno che facciate adesso.” riprese Tsunade “Andate a casa sua e date una bella pulita. Intendo che dovete far sparire tutto quello che gli può ricordare questa storia. Rendetela agibile per quando tornerà .”

“Ce ne possiamo occupare io e Rock Lee!” si offrì Tenten.

“A dir la verità non credo di essere portato per certi lavori…” ammise imbarazzato Lee.

E a quel punto non poteva che intervenire Gai:

“Ragazzo! Cos’è che ti ho sempre insegnato? Se non sai fare qualcosa, falla finché non ci riesci! E poi come puoi abbandonare una tua compagna di squadra in questo modo?! Mi deludi davvero…” fece come l’offeso.

“Ha ragione maestro! Come ho potuto dimenticarmene!? Prometto che farò del mio meglio!” rispose quello.

“Così mi piaci!” esclamò alzando il pollice.

“Non la deluderò!” affermò deciso ripetendo quel gesto.

Sempre i soliti. Ma sorrisi di cuore. Sembrava tutto così normale.

“Vengo anche io a dare una mano.” mi proposi.

“Sakura per te ho un altro piccolo incarico.”

“Oh si certo, mi dica.”

“Vai con loro, accompagnali. Ho bisogno che tu gli prenda un cambio di vestiti e lo porti qui in Ospedale. Insomma qualcosa da fargli mettere per quando verrà dimesso.”

“Ehm..si, certo.”

“Bene. Io purtroppo devo tornare in ufficio che ho diverse missioni da assegnare. Da questo momento potete rivolgervi a Kaiza per qualsiasi cosa.”

Nemmeno a farlo apposta Kaiza uscì dalla stanza in quel preciso momento.

“Salve ragazzi! Immagino sappiate già tutto quindi non serve che mi fermi per i dettagli. Anche perché vado di fretta ora!”

“Aspetta…ma dove stai andando?”

“Ad avvisare mia moglie, ovvio!”  ci fece l’occhiolino prima di andarsene.

“Fatemi capire…ha accettato l’incarico…senza parlarne prima con la moglie?”

“Pare si…” constatai.

“Sopravvivrà…sua moglie è forse la donna più dolce e comprensiva che conosca. E’ un uomo fortunato…”affermò l’Hokage.
 
Chissà che tipo era la moglie? Mi venne da pensare che chiunque fosse anche lei poteva ritenersi una donna fortunata con un marito del genere. Non era più giovane, immagino avesse all’incirca cinquant’anni, ma aveva una bella corporatura proporzionata alla sua altezza con due braccia muscolose. I capelli di un marrone scuro leggermente sfumati di grigio, corti come la barba che un po’ scompigliata si grattava spesso sotto il mento. Una piccola cicatrice gli solcava il sopracciglio sinistro tagliandolo di netto. I suoi occhi erano di una profondità incredibile dello stesso colore dei capelli anche se con qualche pagliuzza dorata. Sembravano in grado di poterti penetrare anche l’anima. 

 “Quasi come gli occhi azzurri di Naruto “ mi venne da pensare.

A parte questo, era senza dubbio un uomo dai profondi valori morali, dolce, sempre calmo ma anche estremamente coraggioso. Non avevo davvero mai visto nessuno fronteggiare Tsunade come aveva fatto lui. Mi chiesi se avesse mai fatto il ninja d’azione. Mi proposi di chiederglielo prima o poi.

L’Hokage riprese la parola:

 “Bene . sapete quello che dovete fare ora. Passerò domani a vedere come vanno le cose.” E si congedò da noi.

“Anche noi abbiamo da fare...maestri, restate voi in Ospedale?”

“Certamente! Fate bene il vostro dovere, qui ci pensiamo noi!” rispose prontamente il maestro Gai.

“Allora noi andiamo!” dissi rivolto a Lee e Tenten che annuirono e si incamminarono con me verso la casa di Naruto.

 
Ne approfittammo per discutere un po’.

“Secondo voi, ragazze…che tipo di attività potremmo organizzare per fargli passare il tempo quando starà meglio?”

“Sai Rock Lee, per ora credo sia più importante pensare ai turni a casa sua. Immagino si comincerà da stasera. Il problema è che molti di noi non sanno la novità…ci toccherà avvisarli.”

“Ora che mi ci fai pensare…possibile che non sappiamo nulla di che fine abbiano fatto Shino e Hinata?”

“Sapete…ho paura che centri qualcosa Kiba.”

“E’ probabile. Basta solo che non si sia cacciato nei guai…quando è così arrabbiato non ne combina una giusta, lo sappiamo.”disse ancora Tenten.

“Me lo auguro anche io…in ogni caso dubito che resteranno a lungo lontani dall’Ospedale. Hinata non riesce a stare lontana da lui per troppo tempo senza preoccuparsi. Appena torneranno, ci penseranno i maestri a spiegare loro la situazione. Per quanto riguarda gli altri, lo stesso. Non so voi…ma preferisco non andare da Shikamaru: Ino e Temari sotto lo stesso tetto staranno facendo scintille.”

Non potevo dargli torto. Provai una sorta di compassione per Gaara, Choji e lo stesso Shikamaru, perché sopportare gli attriti tra le due non era semplice.

“Siamo arrivati…” annunciai con un filo di voce.

La porta non era chiusa a chiave così non ci furono problemi ad entrare. Inizia ad osservare l’abitazione del mio compagno di squadra con una grande attenzione senza lasciarmi sfuggire nemmeno un dettaglio. La conoscevo a memoria…tranne per ciò che stavo cercando in quel momento.

La casa era effettivamente molto in disordine, anche se non c’era da stupirsi. Dopotutto parlavamo di Naruto e con lui l’ordine non era mai contemplato. Però in un certo senso rispecchiava quel lato spavaldo e impulsivo del suo carattere.

Ma capì presto che non si trattava di un semplice disordine. Facendo affidamento su quello che i ragazzi ci avevano raccontato quella sera dopo aver fatto il sopraluogo, per prima cosa entrai nel bagno. E lo vidi. Lo specchio distrutto e i frammenti sparsi a terra. A quel punto decisi di andare a controllare l’armadio. Rock Lee lo aveva già aperto e guardava tristemente quello che c’era dentro: quella coperta insieme agli asciugami  impregnati del sangue del nostro amico. Ne presi uno e lo contemplai. Inizia a tremare.

“Facciamoli sparire…” mi disse Tenten togliendomelo dalle mani. Gliene fui grata.

Si occuparono loro due di toglierli e anche di raccogliere i residui dello specchio in bagno. Io ero rimasta fin troppo turbata. Pensai che fosse meglio prendergli il cambio che gli serviva e portaglielo in Ospedale. Non sapevo cosa prendergli sinceramente. Dando una rapida occhiata anche ai diversi vestiti sparsi a terra, notai la sua tuta buttata in un angolo. Non l’aveva messa quel giorno. Gli avrei portato quella. Presi anche una maglietta corta e un paio di pantaloncini.

“Sakura faresti bene anche a portagli anche questi…” disse Rock Lee passandomi anche un paio di boxer.

“Oh si..certo…” disse un po’ imbarazzata. Possibile che non ci avessi pensato? 

Riuscì a trovare una busta in quel disordine e vi riposi il tutto.
“D’accordo…allora vado a portargli queste cose. Scusate…se non vi aiuto…“ esclamai.

“Ti capiamo, ma non farti problemi. Ci vediamo là tra un po’. Cercheremo di fare presto.”

Li salutai e mi avviai per tornare in Ospedale. Quello che avevo visto continuava a farmi fare pensieri orribili così decisi di mettermi a correre sperando che lo sforzo e la fatica mi impedissero di pensare.


 
Nuovamente al mio arrivo, fuori dalla sua camera c’erano solo i maestri. Possibile che non fosse ancora arrivato nessuno?

“Oh Sakura, già fatto?  Te la sei presa con calma vedo…” chiese Kakashi vedendomi esausta.

“Ho preferito fare presto… spero che non gli serva altro.” Risposi con il fiatone.

Lui si alzò e bussò alla porta della stanza. Subito Kaiza si affacciò. Sembrava leggermente teso.

“Ciao Sakura, hai tu i suoi vestiti?” domandò.

“Si eccoli.” Riposi porgendoglieli.

“Grazie mille.” E chiuse subito la porta. C’era decisamente qualcosa di strano.

“E’ successo qualcosa che non so per caso?” mi rivolsi al maestro.

“A quanto pare Naruto uscirà subito.”

“Davvero? Ma è ancora presto! Metà di noi non sa ancora nulla mentre Lee e Tenten sono ancora a casa sua!”

“Lo so, però a quanto pare Naruto ha davvero fretta di andarsene.”

“Che Testa Quadra…” non potei far a meno di pensarlo.

“Ora che ci penso…come lo portiamo a  casa sua? Non può camminare…”

“Su questo ho i miei dubbi…”

“Cosa intende maestro?”

“Vedrai…” concluse.

Ormai rinunciai a domandargli  cosa intendesse, tanto non mi avrebbe risposto. Aspettai.

Dopo qualche minuto la porta si aprì di nuovo.

“Naruto…”

Il medico lo aiutava a stare dritto tenendogli un braccio sulle spalle. Si muoveva pianissimo posando cauto un piede davanti all’altro. Non aveva indossato la tuta, solo la maglietta e i pantaloncini. Teneva la testa bassa concentrandosi solo sui suoi movimenti. L’altro braccio, quello fratturato, lo teneva appeso al collo con una fascia.

“Per me stai facendo una pazzia…” gli sussurrò Kaiza.

“Ce la faccio…” rispose quello.

Finalmente alzò lo sguardo e ci guardò tutti. Mentre Gai e Kakashi preferirono restare indietro, il maestro Iruka gli si avvicinò zoppicando e con gli occhi lucidi:

“Oh Naruto…sono contento di vederti finalmente.”

“Maestro…” Lui non si scompose affatto, mantenendo uno sguardo serio.

Iruka però era troppo emozionato per farci caso. Si avvicinò ancora e delicatamente lo attirò verso di se, abbracciandolo. Lo sentì piangere.

“Sono contento di vedere che stai bene…” gli disse semplicemente.

Il suo viso, da sorpreso, si addolcì a quelle parole. Chiuse gli occhi godendosi quell’abbraccio.

“Stia tranquillo…ora è tutto apposto…” gli disse poi.

Quelle parole mi suonarono terribilmente false. Ero sicura che stesse mentendo. Probabilmente voleva solo confortare il suo maestro. Trovai la conferma negli occhi di Kaiza. Un gemito mi fece capire che forse Iruka lo aveva stretto un po’ troppo.

“Scusa tanto, non volevo…” si scusò in fretta.

“E’ tutto apposto.” rispose Naruto stringendo i denti.

“Senti…pensavo che magari appena stai un po’ meglio potremo andare a mangiare una bella ciotola di ramen, cosa ne dici? Naturalmente offro io.” gli propose.

“Vedremo…” rispose piatto. Mosse un piede e si lasciò scappare un piccolo gemito, fermandosi. Una fitta.

“Sicuro che non ci vuoi ripensare? Te l’ho detto…non sei pronto a uno sforzo del genere…” parlò ancora il medico.

“Aspettate…andate a piedi?” in quel momento capì.

“A quanto pare il ragazzo ha voglia di fare una passeggiata..”

“Ma…”

“Kaiza, andiamo!” si affrettò a dire Naruto.

“Davvero pensi di farti la strada a piedi da qui a casa tua?” domandai direttamente a lui stavolta. Incrociare il suo sguardo mi fece rabbrividire.

“Quello che faccio io non è affar tuo...”

“Naruto, Sakura è solo preoccupata per te. Anche per me dovresti ripensarci. Anche se ti ho dato quel antidolorifico e per ora il dolore ti si è alleviato, è pericoloso. Non sei ancora nelle condizion-“

“Ne abbiamo già parlato…” lo interruppe “Avanti…”

Kaiza sospirò.

“E va bene …però poi non dire che non ti avevo avvertito.”

Io volevo dirgli che era un’assurdità, che doveva rinunciare a qualsiasi costo. Ma il timore di creare ancora più distanza tra di noi, mi trattenne.

“Vi accompagno…” mi limitai a dire.

Aiutato dal sostegno di Kaiza, Naruto iniziò subito a camminare. Lentamente attraversammo i corridoi seguiti a poca distanza dai maestri. Lo osservavo mentre si mordeva il labbro nel tentativo di trattenere eventuali gemiti di dolore. Perché doveva continuare a farsi del male in quel modo?

Una volta che fummo all’ingresso e Naruto mise il piede fuori dall’Ospedale, trasse un respiro profondissimo, respirando quell’aria fresca e limpida. Il suo volto si distese un po’.  Sembrò essersi liberato da quel senso di “nausea” di cui aveva parlato. Poco prima di imboccare la strada che ci avrebbe portato a casa sua, lui si fermò e rivolgendosi ai maestri:

“Vorrei tornare da solo maestri. Non voglio avere più gente del necessario in casa mia. Ho bisogno di riposare.”

Lessi una certa delusione nei volti di tutti e tre. Soprattutto su quello di Iruka.

“Tranquillo lo capiamo. Magari veniamo a trovarti appena starai un po’ meglio.” fece Kakashi.

“Pensa solo a recuperare le forze, ragazzo! “ esclamò gridando Gai, sorridendogli.

“Come vuoi…” concluse Iruka “Ma…se serve, devi solo chiamare, d’accordo?”

Si limitò ad annuire.

“Va bene..allora ci vediamo presto!”  gli disse in ultimo ancora Iruka

I maestri allora ci salutarono.

“Potevi farli anche venire per un pò…” lo rimproverò Kaiza. Non ottenne risposta.

“Va bene , ho capito...coraggio, andiamo a casa tua” disse ancora. Stava per riprendere a camminare ma Naruto non si mosse.

“Che succede? “chiesi.

“Voglio fare una deviazione.”

“E questa da dove salta fuori?” riprese l’uomo “In ogni caso non possiamo. L’Hokage è stato chiarissimo, devo portarti direttamente nella tua abitazione. Rispetto alle condizione che hai accettato devi restare a letto per i prossimi giorni.”

“E’ importante…devo vedere una persona.” si giustificò.

“Mi spiace ragazzo…non posso davvero.”

Ecco perché aveva fatto andare via i maestri! Aveva già pianificato di convincere me e Kaiza ad assecondarlo e senza di loro contava di riuscirci.

“Ti prego…ci vorrà pochissimo.”

Si guardarono a lungo.  Il medico perse la sua sicurezza, non sapeva cosa fare.

“Capisci che sei sotto la mia responsabilità?”

“Mi prenderò io la colpa se ci scoprono.”

“Sarebbe inutile perché in quanto tuo supervisore sarò sempre io ad andarci di mezzo. Poi non potrò più aiutarti.”

“Non succederà…ma...è importante.”

L’uomo mi guardò chiedendomi con lo sguardo cosa fare. Avrei voluto dirgli di fare il suo dovere e di portarlo a casa anche contro la sua volontà. Però:

“Mi auguro per te che ci vorrà davvero poco…”

Naruto abbozzò un sorriso.

“Grazie…”

“Kaiza, non puoi farlo!” dissi a voce alta.

Il mio compagno di squadra mi fulminò con lo sguardo.

“Lo so...ma voglio correre questo rischio.”

Preferì fidarmi di lui. Anche perché se avessi cercato ancora di dissuaderlo, non so Naruto come avrebbe reagito. Non volevo sentirlo ancora mandarmi via.

“Va bene…ma verrò anche io con voi.”

“A questo proposito…dov’è che dobbiamo andare?”

“A casa Nara...da Shikamaru.”



 
Extra: Scelte…

Kaiza avrebbe voluto evitare a Naruto altro turbamento ma si rendeva perfettamente conto che finché il ragazzo non avesse chiarito con l’Hokage riguardo quella sua assurda idea non si sarebbe dato pace. Così rassegnato,  gli si sedette vicino e iniziò a chiamarlo a voce bassa:

“Naruto… svegliati…”

Vedendolo continuare a dormire, riprese a chiamarlo toccandogli appena la spalla . Finalmente quello aprì gli occhi emettendo un debole mugolio infastidito:

“Ben svegliato, Dormiglione!” gli sorrise il medico.

Il biondo strizzò gli occhi e scosse piano la testa per svegliarsi bene. Poi chiese:

“Quanto…ho dormito?”

“Diciamo che ti sei fatto più o meno dieci ore filate anche se a mio parere avresti potuto dormire un altro po’…”

“Sei tu che mi hai svegliato…” gli fece notare.

“Lo so…” sospirò “..ho dovuto farlo. C’è l’Hokage qui fuori che vuole finire di parlare con te.”

Naruto sembrò ricordare all’improvviso di aver penso i sensi proprio mentre stava discutendo con Tsunade.

“E’ vero…”

Cercò di tirarsi su facendo leva sul braccio sinistro ma le forze gli vennero meno. Capendo le sue intenzioni, Kaiza si affrettò ad alzare nuovamente lo schienale del letto, aiutandolo. Intanto gli chiese:

“Sei proprio sicuro di volerlo fare?”

“Sto meglio ora…non preoccuparti…” rispose provando a mettersi in una posizione comoda che non gli provocasse fitte all’addome.

“Questo lo vedo. Ma io mi riferivo alla decisone di tornare a casa tua…”

Naruto si incupì. Probabilmente non aveva gradito quella domanda.

“Certamente…”

Rispose così mentre i profondi occhi castani del medico lo osservavano attenti cercando di percepire se la sua certezza fosse fondata oppure no.

“Te l’ho chiesto perché secondo me potresti aspettare ancora qualche giorno prima di fare questa cosa. Dopotutto non sarebbe male no?  Non sei ancora guarito e potresti ancora avere qualche problema a gestire quelle ferite…”

“Se resto qui ancora un altro giorno mi sentirò male sul serio…” disse tutto d’un fiato interrompendolo.

“E immagino che se te ne dovessi chiedere il motivo…non otterrei risposta, giusto?”

“Esatto…”

“D’accordo allora non te lo chiederò.” decise di cambiare argomento. “Sai..ieri  è venuto qui in Ospedale uno dei tuoi maestri: Iruka Umino…”

Quel nome fece sorprendere il ragazzo.

“Anche lui?”

“Proprio così. Doveva essere tornato da poco da una missione, aveva una ferita sulla gamba…” parlava il medico osservando le  sue reazioni.

“Era grave?”

Kaiza sorrise mentalmente, rispose:

“ Sembrava far un po’ di fatica a camminare ma nulla di grave. Mi ha chiesto di riferirti che se ne hai bisogno, puoi contare su di lui. E’ pronto ad aiutarti.”

“Bene.”

Capì che aveva toccato il tasto giusto. Di norma altrimenti su una cosa così non gli avrebbe nemmeno risposto.

“Sai, mi stupisco di quante persone ti siano affezionate. Non solo il tuo maestro ma anche gli altri. Non posso fare a meno di pensare a quel ragazzo del clan Nara, Shikamaru…si è persino ammalato pur di aiutarti.”

“Aspetta…come sarebbe a dire?”

“Bhè…è stato lui a trovarti. Poi mentre i ragazzi rispettivamente del clan Inuzuka ed Akimichi ti portavano in Ospedale lui si è fatto una bella corsa per andare ad avvisare tutti i tuoi amici dell’accaduto. C’era un bel diluvio quel giorno e si è preso un bel febbrone. Non ti eri accorto che non c’era ieri quando sono entrati tutti?”

Naruto aveva lo sguardo nel vuoto, perso in chissà quali pensieri.

“Quindi…anche Kiba sta male?” chiese.

“Si! Sapevo che se n’era accorto! Allora…” pensò il medico. Sapeva  di star forzando su un ricordo delicato riportandolo a quel giorno. Ma doveva cercare di farlo parlare…

“No, non credo.”

Si sarebbe aspettato che gli chiedesse chiarimenti, invece la risposta fu:

“Meglio così…fai entrare l’Hokage ora.”

“D’accordo. Però Naruto prima devo chiederti una cosa…diciamo un favore personale.”

“Questo dipende da che favore si tratta…”

“E’ presto detto! Non voglio che ti riduca al limite delle forze come ieri. Questo significa che te ne starai tranquillo anche se vieni provocato e che se ti senti stanco ti fermerai. Se invece sarà l’Hokage ad esagerare, tranquillo… sarà mia premura porre fine alla conversazione.”

“Cacceresti davvero anche Tsunade? L’Hokage?”

“Guarda che comando io qui. E poi ricorda questo…quando una persona è in errore, anche se si tratta del capo Villaggio, non si deve avere paura a farglielo notare. A lei quindi ci penso io. Tu prometti che farai la tua parte però…siamo intesi?” con queste ultime parole gli porse la mano per sigillare l’accordo.

Il viso del biondo era disteso, più tranquillo:

“Intesi…” rispose stringendogliela debolmente e anche scomodamente con la mano sinistra.

“Così mi piaci! La chiamo allora.”

Si alzò per affacciarsi fuori dalla camera, poi tornò al suo posto. Un attimo dopo l’Hokage fece il suo ingresso. Lei sorrise mentre il ragazzo tornò serio e concentrato.

“Buongiorno Naruto, come stai?”

“Meglio di ieri sicuramente…”

Frecciatina meritata, pensò la bionda.

“Ascolta..prima di tutto volevo scusarmi per ieri, per aver deciso di fare di testa mia…”

“Risparmiati pure le scuse Tsunade! Piuttosto hai preso una decisione?”

Lei si irritò per un attimo. Già non era stato facile doversi scusare e quelle parole la colpirono a fondo.

“Cominciamo bene…” pensò Kaiza.

“Ci ho pensato tutta la notte tanto che non sono riuscita nemmeno a prendere sonno. Ma ho concluso che la cosa migliore per te sia quella di restare qui. Verrai dimesso solo quando lo riterrò opportuno.”

“E’ la sua risposta definitiva?” domandò il ragazzo stritolando le lenzuola nella mano.

“Si. Cerca di riposarti e di recuperare le forze. Prima ti riprendi, prima esci di qui.”

“Forse non hai capito che io me ne andrò via…con o senza il tuo permesso.”

“In quello stato? Ne dubito fortemente…”

“Non mi sfidare…sai che con me sei destinata a perdere.”

L’Hokage si stava decisamente innervosendo e il fatto che non avesse dormito la rendeva meno predisposta alla discussione.

“Non stavolta. Non ti permetterò di lasciare l’Ospedale.”

“Questo…lo vedremo…”

Il biondo si mosse come alzarsi ma una fitta lo bloccò immediatamente. Si strinse la mano sulla ferita cercando di resistere al dolore. In altre circostanze Tsunade si sarebbe precipitata ad aiutarlo. Stavolta non mosse un muscolo. Sperava che Naruto prendesse veramente coscienza della gravità di quelle ferite e che rinunciasse alla sua idea.

A Kaiza non piaceva come si stavano mettendo le cose, ma lì per lì non sapeva come intervenire. Voleva aiutarlo ma in fondo anche lui sperava in una sua rinuncia. Decise di aspettare.

Si stupirono entrambi. Nonostante il dolore lancinante che stava provando e che traspariva dal suo viso, contratto in una smorfia di dolore, fece un altro tentativo.  Fallì di nuovo. Riprese fiato e tentò ancora.

“Smettila!” gli ordinò Tsunade, trattenendolo allo schienale del letto. “Rischi che la ferita ti si apra di nuovo!”

“Non intendo restare qui…un minuto di più!” rispose quello.

“Invece ci resterai! Fine della discussione!”

Nonostante lo stesse trattenendo, lui non smise di opporre resistenza.

“Stammi a sentire Naruto Uzumaki! Se ti ostini a volertene andare, giuro che ti metterò sotto stretta sorveglianza con decine di Anbu che non ti molleranno un attimo! Ti farò sopprimere il chakra e iniettare talmente tanti calmanti da rimbambirti del tutto! Rinuncia a questa idea assurda!”

“Non lo farò mai!”

“Signorina, lo lasci per favore…” la voce di Kaiza arrivò a calmarla. Fece come gli era stato detto.

“E tu datti una calmata, non c’è bisogno di farsi del male in questo modo!” rimproverò il biondo che nel frattempo si era tranquillizzato.

“La prego…” parlò quello dopo un attimo a voce bassa e calma “Non mi sembra di chiederle molto…”

Aveva cambiato tono sia per stanchezza ma anche perché sapeva che non sarebbe arrivato da nessuna parte alzando la voce. Voleva solo ottenere quel permesso.

Tsunade sospirò, rendendosi conto che non sarebbe riuscita a fargli cambiare idea. Non senza farlo stare male ulteriormente. Si era davvero illusa di riuscire a faro desistere…la determinazione di quel ragazzo però riuscì a stupirla per l’ennesima volta. Decise che quello era il momento giusto per fargli la proposta a cui aveva pensato tutta la notte e che aveva tenuto come ultimatum.

“Ascolta…se davvero ci tieni a tornare a casa…dovrai accettare delle condizioni.”

“Di che genere?” chiese.

“Avrai capito di non essere in grado ancora di muoverti, per cui innanzi tutto dovrai restare a letto obbligatoriamente almeno un’altra settimana…”

“Va bene…le avevo già detto…che non avevo intenzione di andarmene in giro…”

“D’accordo. La cosa più importante però è un’ altra. Fino a mio nuovo ordine dovranno sempre esserci due persone ad assisterti fino a quando non ti sarai rimesso completamente. “

“Vuole dire…che dovranno vivere a casa mia?”

“Esatto. Anche dopo che sarai di nuovo in grado di camminare, per tutto il tempo che durerà la tua convalescenza. “

“Perché vuole essere sicura di tenermi sotto controllo per tutto il giorno no?”

“Queste sono le condizioni! A te la scelta! O questo oppure te ne resterai  in Ospedale fino a quando non sarai guarito!”

Naruto prese a riflettere.

“Chi saranno queste due persone che vivranno con me?” chiese poi.

“Una sicuramente sarà un ninja medico per le medicazioni e le fasciature. Se è d’accordo e se anche tu non hai obiezioni…potrebbe farlo anche Kaiza.” disse chiedendo supporto con lo sguardo all’uomo.

Quello rispose subito:

“Se lui vuole, sono d’accordo.”

“Davvero lo faresti?” chiese il ragazzo.

“Te l’ho detto. Per me sei tu a dettare le regole…a me basta solo poterti aiutare.”

Riuscì a strappargli un piccolissimo sorriso. L’Hokage riprese soddisfatta:

“L’altra persona se vuoi…può essere anche uno dei tuoi amici a turno.”

In quel modo la donna sperava che stando a stretto contatto con loro riuscissero a far breccia in quel muro che il ragazzo si era costruito intorno. Lui non sembrò contento di quella proposta.

“O se non ti va bene nessuno di loro, posso affidarti sempre a qualcuno della squadra speciale.” lo provocò allora lei per metterlo alle strette.

Chiuse gli occhi per pensare a cosa fare.

“Cosa vuoi fare allora? Resti qui…oppure…”

Un sospiro precedette la risposta:

“Accetto.”
 

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Capitolo 17
*** Ti aiuteremo... ***


Sera a tutti! Eccovi il nuovo capitolo, che spero gradirete! In base ai miei parametri è il più lungo di tutti finora ^^ Una cosa importante…credo ormai aggiornerò sempre una volta a settimana, i capitoli sono lunghi e necessitano del loro tempo. Altra cosa…anche se non tutti apprezzano Kaiza, ormai fa parte integrante della storia e avrà un ruolo importante in futuro, quindi fateci l’abitudine :))

Grazie a tutti coloro che recensiscono, è importante per me che continuate a seguirmi!

Della lettera mi spiace continuare a farvi salire l’ansia…ma sto cercando di indirizzarvi verso il mittente…che ho paura non gradirete :3 Ma a me piace così, quindi subirò tutte le vostre sfuriate se resterete delusi quando sarà!

Mi scuso in anticipo se sono presenti errori di battitura! :3

Vi auguro una buona lettura! Aspetto i vostri pareri sul capitolo!

 
 
 
 
Non ci fu modo di sapere il motivo di quella deviazione perché Naruto si richiuse nel suo silenzio e non parlò più, tenendo lo sguardo basso. Quando anche Kaiza ebbe rinunciato a ottenere una qualche risposta, rassegnato mi invitò ad andare avanti e a mostrargli la strada. Che mi restava da fare?

Non capivo e mi chiesi se dipendesse da me oppure no. Se tutto quello che stava succedendo fosse parte di un qualcosa di logico che riempiva la testa di Naruto o era semplice avventatezza. Sapeva quello che stava facendo oppure si stava lasciando guidare dall’istinto come aveva sempre fatto? Impossibile da dire.

Casa di Shikamaru non era dietro l’angolo. A passo normale ci si poteva arrivare nel giro di dieci minuti dall’Ospedale. In questo caso però non sapevo quanto tempo ci sarebbe voluto. Naruto camminava pianissimo perché ogni movimento sembrava tormentarlo. Era uno sforzo sovrumano per le condizioni in cui si trovava ma continuava a perseguirlo con ostinazione, anche se ogni tanto si fermava per riposarsi. Pochi attimi e ripartiva. Kaiza lo assecondò a lungo, senza provare a parlargli. Non era il momento di parlare. Quando però le sue pause si fecero fin troppo frequenti, disse:

“Non vedi che non ce la fai più? Permettimi di portarti in spalla!”

Quello scosse la testa senza proferire parola. Il medico insistette passandogli la mano carica di chakra curativo sull’addome:

“Ascolta, se si tratta di una questione di orgoglio, sappi che stai facendo una sciocchezza! Non devi dimostrare niente a nessuno! E non devi vergognarti se hai bisogno di aiuto…”

Ancora nulla. Riprese a camminare, interrompendo le cure che l’uomo cercava di prestargli.

“Naruto...perché non vuoi ascoltarlo? Sta rischiando molto per aiutarti, come minimo glielo devi.” dissi io con calma, cercando di non dargli un motivo per arrabbiarsi.

Lui mi rivolse uno sguardo veloce. Era stanco, terribilmente stanco. Ne ero sicura. Ma non lo diede a vedere.

“Sto bene.”

Ecco tutto quello che riusciva a dire. Un’ evidente menzogna. Non aveva senso.

“Naruto dai, non prendiamoci in giro! Avrai pur rassicurato il tuo maestro dicendogli di stare bene ma a questo punto dovresti sapere che è inutile che tu menta anche a me. So che non è così. Per quanto tu cerchi di mostrarti forte ora, ai miei occhi appari solo ancora più debole…”

“Smettila…”

“No che non la smetto. Ricordi il nostro accordo? Tu detti le regoli ma devi darmi la possibilità di aiutarti! Sembra che finora questo nostro patto sia andato solo in una direzione. Devi fare anche tu la tua parte…avanti, ti porto io fin lì.”

Il medico gli teneva testa, incredibile. Nulla da dire… se Kaiza aveva qualcosa da dire, la diceva senza farsi problemi indipendentemente dalla persona che aveva davanti.

Mentre quello gli parlava cerco di abbassarsi per permettergli di salirgli sulle spalle ma Naruto lo tenne su.

“Anche io sto facendo la mai parte…Se non ti avessi dato la facoltà di aiutarmi, sarei andato da Shikamaru da solo.”

“Ma…”

“Basta parlare…sbrighiamoci.”

Non riuscì a ribattere anche perché Naruto aveva ripreso a camminare nuovamente. L’uomo sospirò. Dopo un po’, quando riuscimmo a fare un altro po’ di strada senza troppe soste:

“E’ stata solo colpa mia…”

Stavolta era stato Kaiza a parlare.

“Come?” chiesi.

“Non avrei dovuto raccontare di Shikamaru…Non così presto almeno.”

Non capivo perché gli avesse parlato del nostro amico malato. Non c’era bisogno di dargli altri problemi a cui pensare.

“Avevo il diritto di saperlo invece.”

Una risposta finalmente. Forse allora voleva andare a trovarlo per vedere come stava. Era possibile…

“Certo, è stato questo il motivo principale per cui te l’ho voluto dire. Non avrei immaginato che dirtelo però avrebbe comportato questo…”

“Sono il ninja più imprevedibile di Konoha dopotutto…da me ci si può aspettare qualsiasi cosa…”

E questo cos’era? Un tentativo di far sembrare “normale” tutto quello che stava facendo? Patetico.

Cosa diavolo gli stava passando in testa?!

Per fortuna arrivammo alla nostra metà prima che fossi costretta a sentire altro. Non lo avrei sopportato anche perché serviva soltanto a confondermi di più. La prima cosa che catturò l’attenzione di tutti e tre fu un forte vociare che veniva dall’interno della casa.

“Cosa diavolo..?” stava dicendo Kaiza.

“Non ci posso credere…Voi due aspettate qui, entro prima io e vado a vedere com’è la situazione.” dissi loro, lasciandoli nel giardino di casa Nara.

Un volta che fui sotto il porticato, bussai e aspettai che qualcuno mi aprisse.

“Non crederti superiore solo perché sei un ninja d’azione! Fare il ninja medico è una responsabilità ancora più grande!”

“Non stavo mettendo in dubbio l’importanza e il loro ruolo. Riflettevo solo sul fatto che forse dovrebbero scegliere con più cura gli elementi da assegnare ai soccorsi…deve trattarsi di persone in grado di mantenere il controllo anche se la situazione è tragica.”

“Stai insinuando che io…?! Ma come ti permetti?!”

“Ino, ti prego calmati!”

“Temari anche tu stai esagerando.”

“E’ un dato di fatto Gaara. Se non si scelgono le persone giuste,  in che mani andiamo ad affidarci?”

“Ahio! Ino,basta ti prego!"


Stavamo litigando. Era prevedibile in fin dei conti. Temari e Ino non potevano restare sotto lo stesso tetto per troppo tempo senza trovare qualcosa su cui discutere. Soprattutto se era presente Shikamaru.

Tra le due non scorreva buon sangue ma non per questo si sarebbero davvero uccise a vicenda. Magari se avessero avuto la possibilità si, avrebbero lottato ma solo per determinare chi delle due fosse più meritevole delle attenzioni del genio della casata Nara. Ma ero sicura che ci fosse un fondo di rispetto tra le due…almeno finché non era presente lui! Altrimenti era guerra aperta senza esclusione di colpi.

Non era la prima volta che succedeva e puntualmente una povera vittima, quasi sempre il povero Choji, doveva intervenire per fermare la mia amica beccandosi qualche pugno o schiaffo per l’interruzione durante il tentativo di agguantare l’altra. Ormai però il buon Choji ci aveva fatto l’abitudine.

E dell’”oggetto” della contesa…cosa si poteva dire? Mi spiace dirlo ma per quanto potesse essere un ragazzo a dir poco geniale, un grande stratega e un abilissimo giocatore di Shogi, in fatto d’amore…era una frana! Ero certa che non si fosse ancora reso conto di essere lui la causa di quella rivalità così accesa. Se lo avesse compreso avrebbe tenuto un comportamento diverso quando partivano le liti. Invece ritenendole semplicemente delle “inutili seccature” da donne, prendeva e se ne andava.  Oppure, se una giornata si sentiva particolarmente pigro, se ne restava annoiato ad osservarle finché il tutto non finiva.

Il punto di forza di Temari era la calma. Se ne restava sempre composta al suo posto e combatteva con le parole, il che le deva un netto vantaggio su Ino. Lei infatti nel momento in cui si sentiva ferita da insinuazioni o insulti velati non riusciva a contenersi e si alzava gridando nella speranza di raggiungerla per dar sfogo a quella rabbia, anche se veniva sempre fermata da qualcuno. Andava avanti per un po’ a scalciare e a menare il malcapitato che la tratteneva cercando di liberarsi, poi alla fine si calmava.

Inutile dire poi che Shikamaru sviluppava una sorta di astio nei confronti di entrambe, che diciamolo durava poco, ma per la mia amica era a dir poco letale. Toccava a me poi starle vicina per consolarla mentre l’altra ne approfittava e passava il suo tempo con lui. Tra un pianto e l’altro Ino mi raccontava di come Shikamaru le rimproverasse quel comportamento definito da lui “infantile” anche se alla fine lasciava sempre correre. Lei invece ci restava malissimo e mi chiedeva cosa farei io al suo posto. Non che a me dispiacesse ma più cercavo di consigliarle cosa fare più lei non lo faceva. Che altro potevo fare ?

La porta si aprì e mi ritrovai davanti la madre di Shikamaru che mi sorrise.

“Salve signora Nara!”

“Buon pomeriggio Sakura, che piacere vederti!” salutò lei cordiale. “Immagino che anche tu sia qui per salutare mio figlio. Abbiamo molti ospiti di là…e detto tra noi… credo che stiano per darsele di santa ragione.”

“Cercherò di impedire che le distruggano casa, non si preoccupi.”

Stavo per varcare la soglia della porta quando Naruto e Kaiza mi raggiunsero. La madre di Shikamaru rimase a bocca aperta:
“Naruto? Credevamo..fossi ancora in Ospedale. Dimmi…come stai?”

Non mi piacque affatto l’espressione sul viso di Naruto. Era stanca. Si limitò a farle un cenno del capo.

“Sakura, non potevamo attendere oltre. Non ce la fa più, devo portarlo a casa sua  e farlo mettere a letto il prima possibile!” mi disse il medico.

“Ho capito…Mi scusi può accompagnarci in camera di suo figlio?”

Capì che era una domanda stupida dato che sarebbe bastato seguire le voci che continuavano a scannarsi tra loro.

“Certo, prego venite!”

Mentre attraversavamo la casa potei notare come ci fossero diverse fotografie di Shikaku sparse per la casa. La sua morte durante la guerra era stata una grave perdita ed evidentemente la sua assenza aveva inferto una ferita profonda ne cuore di moglie e figlio. Eppure solo Ino sapeva che, chiuso in camera sua, Shikamaru la sera sfogava ancora il suo dolore, senza essere visto o udito da nessuno.

“Ognuno sfoga il dolore a modo suo, Sakura.” mi sussurrò Kaiza, notando che stavo osservando con attenzione quelle foto e per evitare di essere ascoltato.

Non mi stupì che Kaiza conoscesse Shikaku, dopotutto la sua fama di stratega era nota in tutto il Villaggio.

“Ma così…non ci si fa solo più male?”

“E’ probabile…ma a volte il ricordo seppur doloroso ti aiuta a non dimenticare.”

Colsi uno strano sguardo di Naruto verso l’uomo che lo sorreggeva. A cosa pensava?

Le voci divennero sempre più forti quando ci trovammo davanti una porta scorrevole, dietro la quale doveva esserci la camera del nostro amico.

“Posso entrare prima io signora?” chiesi.

“Ma certo, io vado a preparare un altro po’ di the…credo che lì dentro servirà per calmare i bollenti spiriti…”

Si congedò rivolgendo un sorriso incoraggiante a Naruto che la ignorò ancora.

Mentre lui e Kaiza rimasero un attimo indietro, io aprì la porta e mi trovai davanti a una scena dir poco famigliare.

La stanza era spoglia, c’era solo un armadio e un letto nel quale Shikamaru in pigiama era seduto, tenendo tra le mani una tazza dal quale beveva a piccoli sorsi, osservando un po’ seccato la scenata che gli si presentava davanti. Inginocchiati su morbidi cuscini a destra  del letto c’erano Gaara e gli uomini della scorta mentre Temari se ne stava seduta a gambe incrociate, tutti e quattro perfettamente calmi. Dall’altra parte c’era Ino trattenuta a forza da Choji che ,a giudicare dal rossore che aveva in faccia, si era beccato un bel ceffone. Una continuava  ad agitarsi mentre l’altro cercava di farla calmare.

La discussione si interruppe non appena notarono la mia entrata. Mi salutarono tutti e Shikamaru mi disse, sorpreso:

“Sakura benvenuta! Non mi aspettavo di vederti!”

Ino si era calmata all’istante, arrossendo per l’imbarazzo. Vedermi doveva averle fatto notare il suo comportamento. Si era seduta e sottovoce aveva chiesto scusa a Choji che intanto aveva iniziato subito a sgranocchiare patatine per recuperare le forze.  Poi mi aveva salutata anche lei.

“Diciamo che questa è stata una visita non prevista…” mi rivolsi al moro davanti a me “…ma c’era qualcuno che voleva vederti…”

Con queste parole mi scansai di lato permettendo a tutti di vedere Naruto, dietro di me.

Mentre tutti rimasero senza parole per lo stupore, Shikamaru per poco non sputò quel che doveva essere the.  Un attimo dopo sorriso di felicità e commozione si impadronì di lui. Ma non riusciva a parlare:

“Na-naruto…cosa…come?”

Stava per alzarsi ma la voce di Kiaza lo fermò:

“Resta lì…veniamo noi da te, così si può sedere un attimo.”

Entrarono a passo lentissimo. Gli altri gli fecero spazio in modo che passassero senza problemi. Gaara si era alzato per dare una mano ma Naruto lo tenne lontano. Con un sospirò si appoggiò sul materasso, respirando affannosamente. Shikamaru si scoprì e gli si sedette vicino mentre gli altri si stringevano intorno a loro.

“Tutto mi aspettavo tranne che una sorpresa del genere! Quando sei stato dimesso? Non ne sapevo niente!”

“Nessuno di noi lo sapeva! Altrimenti saremmo venuti i Ospedale!” disse Choji.

Naruto si stava ancora riprendendo così risposi io:

“E’ stata una decisione presta poco più di un’ora a. Tsunade ha accordato a Naruto il permesso di tornare a casa e insomma non ha voluto perdere tempo. Dovrà stare ancora a letto per un po’ e fino a  nuovo ordine due persone dovranno stare casa sua per aiutarlo. Kaiza si è già offerto mentre noi possiamo organizzarci facendo dei turni. Ma almeno non dovrà tornare in Ospedale. ”

“Questa è una bellissima notizia! Sarai contento immagino!”

Ma Naruto tenne la testa bassa. Shikamaru iniziò a trovarsi in difficoltà perché non si spiegava quel silenzio.

“Dimmi qualcosa tu però! Come stai?” chiese ancora.

“Tu..come stai?”

Rimase un attimo interdetto sentendosi rimbalzare la domanda:

“Io? Cosa importa? Quello che ho avuto io è stata un’inezia, ti prego parlami un po’ di te.”

“Come stai?” ripeté però.

“Sto bene, sono guarito. Ma devo restare ancora un paio di giorni a letto per evitare di avere ricadute.” gli rispose alla fine “Ora puoi rispondere alla mia di domanda?”

“Non serve, lo puoi vedere da te.”

“Ma si può sapere cosa ti prende?!Perché fai così?”

“Kaiza…possiamo andare…”

Possibile che fosse tutto qui? Tutta quella fatica solo per chiedergli come stava? Era davvero impazzito. Anche l’uomo sembrò contrariato:

“C’era bisogno di tutto questo per avere un informazione del genere? Io non ti capisco.”

“Infatti Naruto! Te lo potevo dire anche io come stava!” rincarai la dose. Non volevo ma lo feci lo stesso.

Tuttavia lui mi ignorò come se non avessi parlato. Riprese Shikamaru dopo un attimo:

“Perché fai così? Si può sapere cosa ti succede?” chiese dispiaciuto.

“Sono stanco, non ho voglia di parlare…Andiamo!”

Il medico sospirò seccato. Gli si avvicinò per aiutarlo ad alzarsi ma:

“Credo…accetterò il tuo passaggio…”

Quello  sorrise amaramente. Se aveva rinunciato a fare la strada a piedi voleva dire che era davvero stanco. Si inginocchiò davanti a lui dandogli le spalle per farlo salire. Naruto cercò di alzarsi ma gli costava fatica. Il moro allora gli diede una mano, facendolo alzare dal letto e abbassare con calma. Non lo allontanò probabilmente consapevole che da solo non ce l’avrebbe fatta. Una volta che Kaiza lo ebbe preso in spalla, appoggiando la testa sulla sua spalla, chiuse gli occhi riposandosi.

“ La prossima volta vengo io da te, va bene? Così ci facciamo due chiacchiere quando ti sarai ripreso un po’.” gli sussurrò Shikamaru, dandogli un piccola pacca sulla schiena.

“Risparmiati la visita…è meglio.”

“Ma si può sapere cosa ti ho fatto di male? Cosa ti abbiamo fatto tutti? Guarda che siamo solo preoccupati per te e vogliamo darti una mano!” ribatté ferito.

“Non mi interessa, io non vi ho chiesto nessun aiuto. Dovete solo lasciarmi in pace.”

“Io non ti riconosco più, si può sapere cosa ti è successo? Prima vieni fin qui, a quanto ho capito rischiando grosso la tua salute, solo per vedere come sto e poi mi tratti in questo modo se voglio aiutarti! Perché?”

“Dovevo assicurarmi di persona su come stavi…non mi fido più di nessuno ormai.”

“Perché avremmo dovuto mentirti sul suo stato di salute?!” intervenne Ino adirata “Secondo me stai solo delirando…”

“Se ve lo avessi chiesto, le uniche risposte che avrei ottenuto da voi sarebbero state “Va tutto bene” oppure  “Sta bene, non preoccuparti”… “

“Perché non è la verità?”

“Si, ma nel caso in cui fosse stato male sul serio mi avreste dato queste stesse risposte, nessuno di voi avrebbe avuto il coraggio di dirmi la verità…”

Dopo una breve pausa, disse con voce colma di risentimento:

“Così come tutti quanti continuate a non avere il coraggio di dirmi quello che pensate veramente! Per cui lo ribadisco ancora una volta, ma che sia chiaro a tutti stavolta…voglio stare da solo! Lasciatemi in pace, una volta per tutte!”

Fece calare il silenzio. Poi adagiò la testa pesantemente sulla spalla del medico:

“Portami via…” lo pregò.

“Si, come vuoi….buon proseguimento a tutti…” rispose Kaiza uscendo dalla stanza.

Quelle parole mi avevano paralizzata. Cercai di carpire il significato profondo delle parole di Naruto…cosa di preciso voleva che gli dicessimo?

Cosa ne pensavamo del suo tentato suicidio?

Perché lo aveva fatto?

Cosa di così terribile lo aveva spinto a farlo?

Non lo sapevo davvero. Parlare con lui era diventata un’incognita talmente grande che non sapevo proprio cosa mai avrei potuto dirgli…Shikamaru mi richiamò dai miei pensieri:

 “Sakura…stai con tu con lui per stasera. Noi intanto ci organizziamo per i prossimi turni. Non ti preoccupare, non cederemo, continueremo ad insistere con lui. Non lo lasceremo solo, questo è poco ma sicuro.”

Mi fecero tutti un segno di assenso. Mi sentì rassicurata, potevo contare pienamente sul loro aiuto.

“Avvisate Shino e Hinata delle novità, loro non sanno nulla, per favore.”

“Non dubitare, sarà fatto!”

“Sakura! Andiamo!”  questo era Kaiza che mi chiamava.

Salutai i ragazzi e mi chiusi la porta della stanza alle spalle raggiungendo l’uomo che era già fuori dalla porta con il mio compagno di squadra probabilmente assopito. Mentre ci allontanavamo da casa Nara, non sentì più nemmeno un rumore. Solo silenzio.






Non ci volle molto per arrivare a destinazione. Kaiza si muoveva agilmente nonostante il peso di Naruto sulle spalle, anche se non esagerava mai nei movimenti per evitare di dargli qualche brutto scossone che potesse fargli male. Lui, non sapevo se fosse cosciente oppure no. Non aveva più detto una parola.

“Siamo arrivati!” comunicai al medico, indicandogli la porta dell’abitazione.

Stavo per aprirgliela quando:

“Fammi scendere…”

“Ragazzo…”

Non fece in tempo ad obiettare che Naruto scese da solo continuando a tenersi a lui per non cadere. Non aveva affatto una bella cera, mi sembrò che tremasse. Kaiza lo aiutò a tenersi in piedi passandosi ancora il suo braccio intorno al collo poi mi fece cenno di aprire. Entrai prima io e loro due dietro di me. Chiamai Rock Lee e Tenten ma non rispose nessuno. Dovevano aver finito e a quest’ora sicuramente si trovavano già in Ospedale. Non c’era più nulla per terra, avevano raccolto e messo ogni cosa al suo posto.

Lo sguardo di Naruto iniziò a vagare:

“Siete stati voi… a mettere in ordine…immagino.” disse rivolgendosi a me.

“Si…almeno non hai nulla di cui preoccuparti mentre ti riprendi.” gli risposi.

Si arrestò improvvisamente. Con se fosse stato folgorato da qualcosa. Sgranò gli occhi un istante, poi abbassando la testa, li chiuse stringendoli con forza come se gli fosse apparsa davanti una visione troppo orribile da guardare. Respirava pesantemente, fin troppo.

“Naruto? Cosa ti prende?” gli chiesi preoccupata, avvicinandomi a toccargli una spalla.

Kaiza non fece nulla, lo guardava attento studiandolo. Iniziò a tremare con più forza e le gambe gli cedettero, lasciandolo cadere in ginocchio.

“Ti prego, rispondi! Cosa ti succede?”

“Mantieni la calma, Sakura…”

“Come?”

“Aiutami…facciamolo distendere…”

Preferì non chiedere spiegazioni e mi affiancai a lui per aiutarlo. Ma Kaiza lo prese letteralmente tra le bracca e si fece guidare da me verso il suo letto. I ragazzi aveva pensato anche a cambiargli lenzuola e coperte per fortuna. Scoprì il letto e Kaiza ce lo adagiò delicatamente sopra.

“Tra poco passerà…”

“Cosa gli è successo?”

“Semplicemente…non era pronto a tornare qui…”

Capì. Doveva aver avuto come un flash di ciò che era accaduto quel giorno. Volevo accarezzarlo ancora, confortarlo,aiutarlo, insomma fare qualcosa ma se ne stava già occupando Kaiza.

“Gli si è alzata ancora la febbre…” constatò dopo avergli posato la mano sulla fronte “…spero solo…”

Gli alzò la maglietta ed emise un lungo sospirò. Quando osservai anche io ne compresi il motivo.

“Dannazione…” sussurrai.

“Era prevedibile. Non avrei dovuto fargli fare questa pazzia...Devo lavarmi le mani!” mi disse.

“Il bagno è là…” gli indicai.

Mentre lui andava a lavarsi, cercavo di farlo calmare. Era agitato.

“Tranquillo...va tutto bene…” stavo per fargli una carezza ma ritrassi subito la mano quando lui aprì un po’ gli occhi e li fissò nei miei.

“E’….t-tutto qui….q-quello che sai dire?”

Mi veniva da piangere…non sapevo cosa rispondergli, cosa fare.

“Voglio solo aiutarti…ti assicuro che non voglio fare altro! Perché questo non riesci a capirlo?”

Stavolta fu lui a restare in silenzio. Colsi l’occasione e continuai:

“L’unica cosa che riesci a fare  è allontanarmi senza nemmeno una spiegazione. Allontani me come fai con tutti gli altri. Eppure l’unico nostro interesse è quello di vederti stare meglio. Gaara è venuto fin qui dal suo Villaggio, Shikamaru sarebbe rimasto in Ospedale anche con la febbre alta se non lo avessero costretto a tornare a casa e…Sai! Si, Sai sono giorni che è chiuso in biblioteca per trovare il giusto comportamento da adottare. E’ fissato con la storia dei libri, lo conosci, ma è il suo modo di interessarsi alle persone. Io…non riesco a capire il motivo di questa tua ricerca della solitudine, probabilmente hai le tue buone ragioni. Ma stiamo malissimo anche noi lo capisci? Non hai la minima idea di quanto stiamo soffrendo vedendoti stare male senza riuscire ad aiutarti nel modo in cui tu hai bisogno!”

I suoi occhi azzurri si mantenevano fissi sui miei.

“Hai tutte le ragioni per non fidarti più di noi come prima, ma credimi ogni cosa che abbiamo fatto è stata mossa solo dal desiderio di capire cosa potevamo fare per te. Devi credermi! Ti supplico Naruto, te lo chiedo a nome di tutti…dacci una possibilità…fatti aiutare…”

Non disse ancora nulla.

Continuammo quello scambio di sguardi…finché:

“N-nessuno di voi p-può aiutarmi…”

Non parlava più con quel tono di accusa che ormai lo caratterizzava da giorni. Era di nuovo la sua voce…quella di Naruto, del vero Naruto, stanca e abbattuta che risuonava alle mie orecchie come una richiesta d’aiuto, troppo a lungo trattenuta.

“L-lasciami solo…lasciatemi solo tutti…” disse chiudendo gli occhi.

“Naruto, aspetta…”

“Basta! Ti prego, basta!” .

“Sakura…lascia che ci pensi io, adesso.” la voce alle mie spalle mi confortò.

Kaiza gli parlò con calma, per farlo rilassare. Quando fu certo che stesse un po’ meglio, posò a terra la piccola sacca che si era portato dietro dall’Ospedale con tutto il necessario per le medicazioni. Un attimo dopo si apprestò a rimuovere le fasciature impregnate di sangue e ad esaminargli la ferita. Sanguinava parzialmente solo là dove si era rotta una crosta a causa di tutto il movimento che aveva fatto.

“Questo ti farà un po’ male…ma passerà…” disse prima poggiargli due dita in quel punto e iniziando a rimarginare la ferita mentre con l’altro possente braccio lo teneva fermo. Naruto strinse i denti, soffocando qualsiasi verso di dolore che avrebbe voluto emettere per sfogarsi.

Capendo quale sarebbe stata la mossa successiva, avevo già preparato il disinfettante su un pezzetto di cotone. Quando ebbe finito quella dolorosa operazione, glielo passai  e lui provvide a pulire i bordi del taglio che aveva appena rimarginato. Stavolta un piccolo gemito gli scappò per il bruciore.

“Prendi un po’ d’acqua per piacere?”

Subito gliela portai. Vi immerse l’asciugamano che doveva aver preso in bagno e mi disse:

“Tamponagli la fronte…”

Lo presi dalle sua mano e feci come mi aveva chiesto. Il contatto con quel panno umido lo fece rabbrividire ogni volta che gli toccava la fronte.

Nel frattempo lui gli pulì l’addome con delicatezza da tutto il sangue fresco  e da quello rappreso. Prese delle bende pulite e gli fasciò nuovamente  la ferita. Una volta concluso, gli abbassò la maglietta e lo coprì con le coperte, lasciandogli fuori il braccio fratturato. Non si era ancora calmato però, non aveva ripreso a respirare con calma.

“E’ tutto finito ora. Puoi rilassarti.” Prese a dirgli il medico passandogli la mano tra i capelli.

“K-kaiza…”

“Riposa adesso che sei al limite…” gli sussurrò più vicino.

“I…l-letti…nell’armadio…”

“Si si, ho capito. Non ti preoccupare facciamo da noi. Grazie della preoccupazione.” gli sorrise.

Sbuffò a fatica. Aprì ancora una volta gli occhi e tornò a guardarsi intorno, lentamente. Smisi subito di rinfrescarlo temendo un altro rimproverò. Kaiza però gli mise la mano davanti agli occhi.

“Riposati…ora è l’unica cosa che conta.”

Naruto annuì piano. Avere quel buio forzato davanti gli occhi davanti agli occhi lo tranquillizzò definitivamente. Quando il medico tolse la mano,  vidi quegli occhi azzurri chiudersi esausti .

Il respiro divenne regolare  e capì che si era addormentato.

“E’ fatta!” sospirò il medico sedendosi a terra accanto al letto.

“Meno male che c’eri tu…da me non si sarebbe fatto toccare.” gli dissi.

“Non dire così…”

“E ‘ la verità…lo hai sentito pure tu prima immagino, no?”

“Io penso che tu abbia fatto un passo avanti…anche se per poco…ma credo tu sia riuscita a fargli capire i tuoi sentimenti e quelli degli altri…”

Aveva sentito tutto. Non aveva tutti i torti alla fine…Avevo avuto la conferma che Naruto nonostante insistesse a respingerci, in realtà aveva bisogno che continuassimo ad insistere. Dovevo trovare un’altra occasione, riprovarci…c’era speranza!

“Vuoi sapere come la penso io?” riprese.

“Si…perché non sto capendo più nulla.” risposi sinceramente confusa.

Lui prese fiato:

“Io penso che in questo momento lui si senta trattato in modo diverso dal solito.”

“Cosa intendi?”

“Intendo che da quando è successo quello che è successo, i vostri modi di fare con lui sono cambiati e questo lo disturba. E’ evidente…ripensa a quello che ha detto a casa di Shikamaru. Dimmi se non era la verità.”

“Cosa centra? Nell’ipotesi che fosse stato davvero male tu avresti avuto il coraggio di dirglielo quando le sue condizioni sono ancora così precarie?”

“Vedi? Il tuo giudizio è accecato da quello che è successo! Come lo sarebbe stato anche il mio ovviamente perché non avrei mai avuto la forza di dirglielo.“

Mi fermai un attimo a riflettere sulle mie parole. Era vero.

“Credo sia questo ciò su cui dobbiamo lavorare. Dobbiamo cercare di essere più naturali, evitare di farci influenzare il meno possibile dall’accaduto.”

“Ma…è praticamente impossibile!”

“Lo so, ma dobbiamo tentare. E poi…voi dovete guadagnarvi di nuovo la sua fiducia. Credo che si senta ancora ferito per la storia della lettera. Non penso tanto per il contenuto ma più che altro per il gesto…deve averlo interpretato come una mancanza di fiducia nei suoi confronti, almeno è questo il mio parere. Chissà se il mittente si farà vivo prima o poi…”

A Kaiza non doveva essere sfuggito quel piccolo sorriso sul viso di Naruto una volta lette quelle quattro parole. Chiunque fosse stato, magari standogli vicino fisicamente lo avrebbe potuto aiutare…Restava il fatto che nessuno a parte noi era a conoscenza dell’accaduto. E la lettera era arrivata mentre Rock Lee stava spedendo i messaggi a chi non era al Villaggio. Un qualcosa a dir poco assurdo…

“Sakura…senti una cosa…” mi richiamò lui.

“Si?”

“Allora c’è un piccolo problema. Avrei necessità di andare all’Ospedale perché mia moglie avrebbe dovuto portarmi il necessario per passare qui i prossimi giorni. Siccome siamo usciti prima del previsto, lei tra poco arriverà lì e non mi troverà ad aspettarla…”

“Vuoi che te vada io a prendere le tue cose? Non è affatto un problema!”

Tutt’altro, sarei stata contentissima di fare qualcosa di utile per quell’uomo che aveva e continuava a fare tanto per aiutare Naruto.

“In realtà volevo sapere se te la sentivi di restare da sola con lui mentre io vado da lei. Cercherò di fare presto e ne approfitterò per prendere anche un altro po’ di bende pulite, credo che ne avremo bisogno.”

“Oh….si certamente….”

“Se non te la senti, possiamo sempre fare il contrario. Capisco che per te sia dura stargli vicino se ti tratta in quel modo.”

“Vai pure, ce la farò. E poi…” lo guardai riposare “…penso che non si sveglierà tanto presto…”

“In effetti lo credo anche io…” constatò “..comunque cercherò di metterci meno tempo possibile.”

Si era appena alzato quando la porta della casa si spalancò e un ragazzino castano irruppe nell’abitazione.

“Ehi ehi, dove vai così di corsa?” gli domandò Kaiza acchiappandolo da dietro e bloccandone i movimenti con estrema facilità.

“E tu chi saresti? Cosa fai qui?” urlò quello con il fiatone.

“Kaiza, al tuo servizio! E sto facendo il mio lavoro. Con chi ho l’onore di parlare?”

“Konohamaru!” lo chiamai sorpresa più che mai nel vederlo.

“Sakura! Ci sei anche tu! Dì a questo energumeno di lasciarmi andare!”

“Konohamaru? Sei il nipotino del Terzo? Accidenti non ti avevo riconosciuto per quanto sei diventato grande!”

“Ecco dato che sai chi sono, lasciami andare!” gli ordinò continuando ad agitarsi.

“Senza dubbio, ma prima ci terrei che ti dessi una calmata e per cortesia abbassassi la voce. C’e qualcuno che sta cercando di riposare.” gli disse.

Nemmeno avesse detto delle parole magiche, Konohamaru si calmò all’istante e subito Kaiza lo lasciò andare. Il ragazzino si avvicinò immediatamente al letto, sedendosi in un angolo . Avendolo più vicino, potei notare non solo che doveva aver corso come un matto perché era senza fiato ma a giudicare dalle sue occhiaie dedussi che non aveva dormito. La guancia destra presentava una graffiatura recente.

“Fratello Naruto…” sussurrò mentre lo studiava in silenzio.

“Sakura ti prego, dimmi che sta bene!” mi supplicò. Io non potei fare a meno di sorridere.

“Non è più in pericolo di vita. E’ soltanto molto stanco.”

Vidi il suo volto distendersi. Si lasciò sfuggire una risata di felicità mentre si asciugava la lacrima che gli aveva solcato la guancia. Tirò su col naso e disse:

“Meno male…”

Kaiza osservava intenerito la scena e aggiunse con un sorriso:

“Credo sarà in ottime mani mentre sono via…Ci vediamo tra poco!”

“D’accordo!” gli dissi mentre andava via.

Aspettai che Konohamaru riprendesse a respirare normalmente, poi:

“Come sapevi che era qui?”

“In Ospedale mi hanno detto che era stato dimesso, così ho immaginato fosse venuto qui.”

“A proposito…come sei arrivato in Ospedale? La signorina Tsunade…”

“Non nominarmi quella vecchiaccia malefica!” disse con disprezzo “ Ha messo me e gli altri ragazzi praticamente agli arresti domiciliari! Giorno e notte! Così siamo stati quasi una settimana senza avere sue notizie e senza poterci muovere!”

“Non voleva che vi preoccupaste troppo…”

“Noi ci siamo preoccupati il doppio! Poteva anche essere morto mentre noi non sapevamo nulla!”

Mi resi conto di quanto fosse stanco e profondamente frustrato. Dovevano essere stati giorni terribili per lui, bloccato dentro casa con il pensiero che il suo adorato “Fratello” combatteva tra la vita e la morte.

“Ma io non mi sono mai arreso…” continuò lui, scendendo dal letto “ …e alla fine sono riuscito a scappare e ad arrivare qui.” concluse con un sorriso.

“Quello te lo sei sfatto durante la fuga immagino…” dissi accennando alla sua guancia.

“Che cosa?” chiese confuso.

“Hai la guancia destra graffiata.” gli feci notare.

Tastandosela e ritraendo la mano per il fastidio:

“Pensa un po’, non me ne sono nemmeno accorto. Deve essere successo quando sono inciampato prima.”

“Aspetta…”

Mi avvicinai a lui mentre quello mi guardava confuso. Posandogli la mano sulla guancia in un attimo, grazie al chakra curativo, l’escoriazione sparì.

“Accidenti, sei grande! Grazie mille!” mi sorrise toccandosi la pelle ora liscia e intatta.

“Per così poco…”

Fece uno sbadiglio profondo, spalancando la bocca in modo incredibile.

“Dì un po’…da quant’è che non ti fai una bella dormita?” domandai.

“Non ricordo…” mi rispose stropicciandosi un occhio “Da parecchio comunque. Ero troppo preoccupato per dormire…”

Si sedette a terra vicino al letto, incrociando le braccia sul materasso e appoggiandoci la testa sopra:

“Si riprenderà presto vero?”

Volevo parlargli del suo cambiamento di personalità ma Konohamaru era talmente felice ora di saper e che lui stava meglio che non me la sentì di dargli una delusione.

“Certamente, ne dubiti forse?”

“No…” vidi i suoi occhi chiudersi stanchi “…sono contento…di vedere che sta bene…”

Si addormentò così, stanchissimo ma finalmente sereno.

“Hai tante persone che ti vogliono bene Naruto…perché vuoi stare solo? Perché non vuoi che ti aiutiamo?”


 
 
Era sera inoltrata quando Kaiza rientrò con un paio sacche in spalla. Alzò le mani e disse:

“Chiedo umilmente perdono per averci messo tutto questo tempo!Sono pronto a qualsiasi punizione!”

“Figurati!” gli risposi con un sorriso “ Piuttosto, hai fatto tardi perché hai avuto dei problemi?”

“No,assolutamente. Dopo aver preso le mie cose, mi sono fermato in Ospedale per chiedere un parere al collega che lo ha operato.”

“Di che tipo?”

“Gli ho chiesto cosa si può fare per quella ferita, per velocizzare la cicatrizzazione dato che si è riaperta e il signorino ha interrotto il trattamento quotidiano con le arti mediche.”

“E…?”

“L’Hokage si sta occupando di preparargli un unguento specifico, ce lo farà avere domani.”

“Ma…gli resterà la cicatrice vero?”

“Purtroppo si, mi spiace…”

Immaginai che fosse un prezzo da pagare. Una ferita del genere avrebbe ucciso una persona qualunque. Lui però era ancora vivo.

“Ma…si è addormentato?” mi chiese riferendosi a Konohamaru.

“Si, è crollato. Era esausto…”

“Dall’espressione mi sembra molto rilassato…” osservò. Era vero, un leggero sorriso accompagnava quel sonno profondo.

“A questo punto direi che possiamo organizzarci anche noi per la notte! Da quello che Naruto ha detto…”

Si avvicinò all’armadio, lo aprì e dopo una breve ricerca trovò quello che stava cercando. Tirò fuori un paio di letti da terra che erano ripiegati nell’armadio, probabilmente per gli ospiti quando ne aveva. Mi feci da parte in modo che lui li potesse disporre vicino al letto. Prese anche dei cuscini e ne mise uno sopra ognuno. Poi coprì anche Konohamaru con una coperta.

“Non sapevo che il nipote del Terzo Hokage fosse così amico di Naruto.”

“Più di amico,Kaiza. E’ il suo allievo prediletto.”

“Ah si? Allora è una cosa seria…” esclamò dando al ragazzino un buffetto sulla guancia.

“Che ne dici se preparo qualcosa da mangiare prima di metterci a letto? Anche se non so cosa ha in casa…temo solo ramen istantaneo…” dissi andando verso la cucina.

“Domani andremo a fare una bella spesa. Per stasera ci ha pensato mia moglie!”

Da una delle due sacche tirò fuori un paio di involucri e me ne lanciò uno.

“E’ stata una giornata pesante, direi che per stasera ci possiamo arrangiare. Spero ti piaccia!”

Aprì quel fagottino e rivelai un invitante panino ben imbottito con un’ insalata abbondante, tonno e pomodori.

“ Va benissimo, grazie!”

“Spero non sia un problema se non c’è la carne, ma vedi sono vegetariano. “mi rivelò.

”Sul serio?”

“Si..sai com’è, è una scelta di vita.  Allora buon appetito!”

Mangiammo con gusto i nostri panini e parlammo di quello che mi aveva detto Konohamaru. Gradì moltissimo la compagnia di Kaiza, con lui si poteva parlare in modo davvero piacevole. Mi sembrò proprio che qualcuno lo avesse mandato proprio per aiutarci in quella situazione così complicata per sostenerci .

Eravamo entrambi molto stanchi così dopo che il medico ebbe visitato Naruto ancora una volta, decidemmo di spegnere le luci. Lui si sistemò nel letto più vicino a lui mentre io nell’altro. L’uomo si addormentò quasi subito.

Io invece mi addormentai dopo un po’… osservando Naruto e Konohamaru che riposavano tranquilli e pensando a quante altre situazioni io e i miei amici avremmo avuto ancora da gestire.

Ma una nuova speranza si era accesa…

“N-nessuno di voi p-può aiutarmi…”

“Ti aiuteremo…troveremo il modo…è una promessa!” fu il mio ultimo pensiero.
 

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Capitolo 18
*** Organizzazione -Parte 1 ***


Ciao ragazzi! ^^Non mi uccidete :3 So che è più corto degli altri ma per cercare di pubblicare più o meno in orario ho dovuto dividere diciamo la giornata in due e anche il capitolo quindi :3 Spero capirete, sono stata un po’ impegnata in questi giorni. Spero che vi piacerà lo stesso però! Mi scuso per eventuali errori! Buona lettura! :D



Un raggio di sole prepotente decise di non farmi dormire troppo a lungo quella mattina. Mi rassegnai ai tentativi di riprendere sonno , così mi misi seduta iniziando a sgranchirmi. Kaiza si era già alzato mentre Naruto e Konohamaru erano ancora esattamente come li avevo lasciati ieri sera, pienamente assopiti. Mi avvicinai al letto del mio amico e gli rimboccai un poco le coperte. Lui si mosse nel sonno ma non si svegliò. Sperai che stesse un po’ meglio di ieri…vederlo avere quella reazione nel rientrare in casa sua e poi star male sempre per colpa di quella ferita, mi aveva fatta preoccupare non poco. Fossi stata solo io con lui temo mi sarei fatta prendere dal panico. Per fortuna c’era stato Kaiza insieme alla sua calma. 

Stava cambiando qualcosa….in casi di emergenza ero sempre stata in grado di lasciare da parte le cose personali pur di dare sollievo alle sofferenze di chi mi apprestavo a curare. Lo avevo fatto anche con lui durante la guerra. Perché non riuscivo più a farlo? 

“Ben svegliata Sakura!”

Mi salutò così il medico mentre usciva dalla cucina con due tazze in mano.

“Dormito bene?” mi chiese porgendomene una e sedendosi accanto a me.

“Si, grazie. Tu piuttosto?” domandai a mia volta.

“Si, si benissimo.” mi rispose con un poderoso sbadiglio. 

“Sembri stanco morto…” notai.

“Non farci caso…sembrò sempre un morto vivente ogni volta che mi sveglio!”

Risi mentre sorseggiavo il latte caldo che mi aveva portato.

“Ho trovato solo il latte per la colazione, mi spiace. Non c’è un granché di là…a parte qualche confezione di ramen, ho trovato solo un po’ di pane e  della frutta.”

Ci misi un attimo ad assimilare quell’informazione:

“Hai detto… frutta?”  Lui annuì:

“Mele per la precisione. Ce ne sono una decina. La cosa ti stupisce?”

“Bhè…sai non credo di aver mai visto Naruto mangiare qualcosa oltre il ramen. Solo per questo…”

“Non so che dirti. Non lo conosco ancora così bene da sapere tutto quello che gli piace. Non ne farei una tragedia comunque. Anzi se le mangia è solo che un’ ottima cosa.”

A me parve strano lo stesso.

“A questo proposito…oggi avremo una missione speciale da compiere.” mi disse serio.

“Fargli una spesa decente?” scherzai.

“Anche quello!” rise lui “Ma pensavo a qualcosa di un pochino più serio…”

Mi feci seria anche io.

“Dovremmo convincerlo a mangiare qualcosa…ci ho provato anche ieri ma non ne ha voluto sapere. Non si riprenderà presto se non mette qualcosa nello stomaco.”

“Possibile che abbia rifiutato di mangiare? Non ha fame?”

“Sicuramente, di quello sono convinto. Però…lui dice di no. Comunque stiano le cose deve assolutamente mangiare qualcosa! Questo è il nostro compito di oggi.”

“D’accordo!”

L’uomo prese la mia tazza ormai vuota e si avviò nuovamente verso la cucina. Mi venne un’altra cosa in mente.

“Kaiza scusami…ti hanno detto verso che ora verrà qui la signorina Tsunade?”

“No, so solo che verrà in giornata…Perché me lo chiedi?”

“Per sapere, così ci potevamo organizzare. Volevo esserci per quando verrà, però… nel frattempo volevo andare a sentire gli altri per sapere come si sono organizzati.”

“Anche questa è una cosa importante! Allora facciamo una cosa…tu raggiungi i tuoi amici e mettetevi d’accordo per bene, ci penserò io ad avvisarti se dovesse arrivare l’Hokage.”

“Ma non puoi lasciarlo da solo…”

“Tranquilla, non ce ne sarà bisogno!” mi fece l’occhiolino. “Scambiamoci un po’ di chakra!”

Capì subito la sua idea ed era geniale. Avremmo utilizzato la tecnica di cui si servono i ninja medici all’interno dell’Ospedale per chiamarsi a vicenda in caso di emergenza. La stessa con cui lui era stato chiamato non appena Naruto si era svegliato la prima volta.

Dopo aver eseguito i sigilli, ci scambiammo una stretta di mano passandoci a vicenda un po’ di chakra dell’altro. Raggiunta la quantità sufficiente, entrambi componemmo con le mani un altro sigillo, per evitare che il chakra dell’altro si fondesse con il nostro.

“Ecco fatto! Ora ovunque sarai, riuscirò a contattarti!”

“Hai avuto davvero un’ ottima idea. Allora ti affido Naruto, io mi do una svegliata come si deve e raggiungo gli altri. Ne approfitterò  anche per rifornirgli la dispensa.”

“Mi sembra un ottimo piano!” concluse lui.

Andai in bagno e mi diedi una bella rinfrescata al viso. Considerata al situazione in cui mi ero ritrovata ieri non avevo portato nulla con me per cambiarmi, così avevo dormito direttamente vestita. Sarei dovuta passare anche a casa ma avevo qualcosa di più importante da fare: concordarmi con gli altri per i prossimi giorni. Sarebbe stato decisivo, avere un buon programma. Rappresentava la nostra occasione per cercare di riportare indietro il Naruto di sempre.

Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta. Mi affacciai fuori dalla porta del bagno e vidi Kaiza andare ad aprire. Si ritrovò davanti due ninja anche a me ben noti:

“Buongiorno Izumo! Kotetsu! A cosa devo questa visita?”

“Salve Kaiza!” lo salutò il primo ”Prima di tutto…abbiamo saputo che sei il supervisore di Naruto, lui come sta?”

“Insomma. Diciamo che ha bisogno di tanto riposo. Infatti sta ancora dormendo…”

“Non lo disturberemo allora, tanto penso che anche tu possa aiutarci.” affermò Kotetsu.

“Se posso, volentieri!” 

“Hai presente Konohamaru Sarutobi?”

Il medico si passo la mano tra i capelli, nervoso. Poi disse:

“Il nipote del vecchio Hiruzen? Oh si…come mai me lo chiedete?”

“Devi sapere che l’Hokage ci aveva affidato il compito di sorvegliarlo insieme ai loro genitori per assicurarci che non lasciasse la sua abitazione. Quel ragazzino però è riuscito ad ingannarci! Si è sostituito con un clone d’ombra ed è riuscito a scappare! Non credevo fosse in grado di utilizzare una tecnica a quel livello essendo un semplice Genin. Poi abbiamo pensato che poteva averla imparata solo da Naruto. E che considerato che lo stavamo sorvegliando proprio per impedirgli di raggiungerlo…”

“Giustamente credete che sia qui…” concluse per lui, Kaiza. 

“Si, dobbiamo trovarlo e riportarlo indietro. Dovrà restarsene a casa sua fin quando non riceveremo nuovi ordini.”

Evidentemente la signorina Tsunade non gli aveva ancora revocato quella missione. Se ne doveva essere scordata…ecco un’altra cosa di cui avrei dovuto occuparmi! Intanto provai tristezza pensando che Konohamaru adesso sarebbe stato trascinato via con la forza, senza aver potuto nemmeno salutare Naruto.

“Mi spiace, non sapevo che queste fossero le vostre direttive. Altrimenti quando il bambino è venuto a trovarlo ieri lo avrei fermato.”

Cosa stava facendo?

“Quindi è stato qui?!” chiese Izumo.

“Si, ieri sera. E’ venuto a trovarlo, gli ha fatto un po’ di compagnia e poi se ne è andato.” affermò.

“E  hai idea di dove sia andato?” chiese ancora speranzoso.

“Purtroppo no. Però adesso che mi ci fate pensare…mi è parso che andasse un po’ di fretta…”

Stava…mentendo! Lui! Ma perché?!

“Dannazione! Se solo ci fossimo accorti prima della sostituzione!” imprecò Kotestu.

“Pensa piuttosto da quanto è a piede libero! Accidenti!” continuò l’altro.

“Non siate così duri con voi stessi…siete…stati sfortunati! Si! Sfortunati! Sono certo che lo ritroverete!” disse lui cercando di essere credibile.

“Continuiamo a cercarlo, se dovesse tornare mi raccomando, trattienilo!”

“Non mancherò, tranquilli! Buona…ehm…ricerca, allora!”

“Grazie, ne avremo bisogno...” sospirò uno dei due.

Kaiza li salutò. Quando si richiuse la porta alle spalle, tirò un respiro di sollievo.

“Non ti facevo uno che dice le bugie!” dissi sorridendo mentre uscivo dal bagno.

“Non era una bugia! Era…diciamo quasi la verità!” si giustificò lui.

“Sarà…ma hai mentito…”

“Era una “menzogna” a fin di bene…non potevo permettere che lo portassero via!”

“Mi spieghi il perché? Dopotutto stavano solo eseguendo gli ordini.”

“Ascolta, penso che la presenza di Konohamaru possa aiutarci. Sono convinto che quel ragazzino abbia una possibilità di farci fare un passo avanti con lui. Non potevo farlo trascinare via senza che abbia avuto nemmeno la possibilità di parlarci!”

Non era una cattiva idea. Dopotutto non avevamo nulla da perdere.

Il loro legame era molto forte. Naruto era un maestro, un amico, un compagno per il giovane Sarutobi che lo guardava sempre con grande devozione e apprendeva da lui gran parte delle sue tecniche… compresa purtroppo anche quelle a mio parere più inutili, come la tecnica seducente. Però li univa qualcosa di profondo, quasi a dire unico. 

Ripensai alla morte del maestro Asuma. Naruto in silenzio si era avvicinato al ragazzino, poggiandogli la mano sulla spalla per confortarlo.

Konohamaru aveva affronto uno dei corpi di Pain da solo e lo aveva sconfitto utilizzando il Rasengan.

Forse lui sarebbe riuscito a far breccia nel suo cuore che ormai sembrava essersi chiuso a tutti. Però:

“Non hai pensato a quei due poveretti però? Lo stanno cercando in lungo e largo e rischiano di passare un brutto quarto d’ora con l’Hokage se scopre che li ha ingannati con un trucco come la moltiplicazione dl corpo!”

Un brivido percorse la schiena dell’uomo al solo pensiero, dedussi dalla sua espressione.

“Allora credo che dovremo correre ai ripari!” dichiarò.

Percorse il corridoio dell’ingresso e si diresse verso il letto di Naruto, dove lui stava ancora riposando.

“Konohamaru…? Svegliati!” lo chiamò scrollandogli una spalla.

Quello emise un mugolio infastidito:

“Ancora cinque minuti…” mormorò nel sonno.

“No, devi svegliarti ora! Ehi piccolo, avanti!”

Nulla da fare. Konohamaru era pesantemente addormentato. Mettendosi le mani sui fianchi, sospirò:

“Va bene. Siamo in un bel guaio…” 

“Se provassimo con l’acqua gelata?” proposi.

Lui mi guardò malissimo:

“Avresti il coraggio di compiere un atto così…scorretto?”

“Guarda che in certe cose è tale e quale al suo maestro! Se hai bisogno che si svegli, temo non ci siano altri modi. Volevi chiedergli di creare un’altra copia vero?”

“Così perlomeno avremmo avuto un po’ di tempo per parlarne con l’Hokage!”

“La signorina Tsunade dovrebbe venire qui in ogni caso. Appena arriva gli spiegheremo la situazione…”

“Se trova il bambino qui, capirai che è riuscito ad eludere quei due! E…” un altro brivido.

“Allora prima di andare a parlare con gli altri, andrò a conferire con lei!  Che ne dici?”

Soppesò la proposta, poi:

“Si, penso funzionerà…”

“Intanto cerca di svegliarlo!” mi raccomandai.

“Certo, ci proverò!” disse tornando vicino a lui.

“Cercherò di fare presto! Sono certa che Izumo e Kotestu potrebbero decidere di tornare!”

“D’accordo! In ogni caso abbiamo la tecnica per poter comunicare!”

“Esatto! A più tardi!” lo salutai, uscendo.




Come se non avessimo già abbastanza problemi, si era aggiunta anche quella complicazione. Prima di andare dagli altri avrei dovuto assolutamente risolvere la faccenda andando dall’Hokage per convincerla che, considerato il ritorno a casa di Naruto, non era più necessaria la relegazione per Konohamaru e la sua squadra.

Mi venne da sorridere al pensiero di Kaiza che imbarazzato si inventava una sua “versione personale” della visita di Konohamaru, per permettergli di fare una chiacchierata con Naruto. 

Il medico stava rischiando molto. Anche ieri, facendo quella deviazione, aveva messo in gioco moltissimo considerando che se l’Hokage lo avesse scoperto senza dubbio gli avrebbe tolto il caso e  chissà quali altre conseguenze avrebbe dovuto pagare. Ma lo aveva fatto bene sapendo a cosa andava incontro. Si era indubbiamente affezionato  a Naruto e aiutarlo era diventato il suo nuovo obbiettivo.

Per ora la nostra speranza era racchiusa in quel ragazzino. Chissà come sarebbe andata?

Intanto raggiunsi l’ufficio della signorina Tsunade. Bussai e attesi l’ordine per poter entrare.

“Avanti!” mi urlò una voce ben nota.

Quando varcai la porta rimasi molto sorpresa nel notare che c’erano quasi tutti, esclusi Choji e naturalmente Shikamaru.

C’erano persino Hinata e Shino.

“Ma siete tutti qui!” esclamai stupita.

“Sakura, stavo per convocarti! Meno male che sei qui, i ragazzi mi stavano giusto mostrando il programma dei prossimi giorni.” mi spiegò la mia maestra.

“Il rientro di Naruto come è andato?” mi chiese subito Ino.

Avrei dovuto parlare di tutto. Di quella specie di attacco di panico che gli era venuto, della ferita, di quelle poche parole che mi aveva detto…

“Poteva andare meglio…si è messo quasi subito a dormire.”

Sembrarono delusi da quella risposta ma non dissero nulla. La mia migliore amica mi rivolse uno sguardo strano.

Mi avvicinai ad Hinata e le domandai:

“Che fine avevi fatto? Ero preoccupata.”

Lei sospirò, poi mi rispose:

“Abbiamo avuto un problema …con Kiba…”

“Non so perché ma lo immaginavo…” sbuffai “…che cosa è successo ora?”

“Sono giorni che sua sorella Hana non lo vede. Era preoccupata, così ci ha chiesto aiuto per cercarlo dato che siamo i suoi compagni di squadra.” mi spiegò.

“Vuoi dire che è sparito?!”

“In realtà…”

“Non vuole essere trovato tutti qui.” affermò Shino “…Deve aver nascosto le sue tracce in modo da non essere rilevato nemmeno dai miei insetti. Certamente si trova ancora nel Villaggio, ma vuole strasene per i fatti propri.”

“Voi avete idea di dove possa essere?”

“Te l’ho detto. Neanche i miei insetti sono riusciti ad individuarlo. Io ed Hinata lo abbiamo cercato per ore, probabilmente si trova in qualche posto specifico che a noi non è venuto in mente di controllare. A questo punto la cosa migliore è assecondarlo…e sperare che decida di fare la cosa giusta, lasciando da parte tutto il suo orgoglio.”

Decisi di appoggiare quella loro decisione e anche quella speranza. Senza dubbio loro erano i più indicati a scegliere come comportarsi con lui siccome erano le persone che lo conoscevano meglio.

“In ogni caso deve farsi vivo entro una settimana.” dichiarò Tsunade “…devo sapere dove si trova, anche se  non vuole essere raggiunto. Perché in caso decida di perseguire questo comportamento senza  farmi sapere dove si trova, dovrò mandare degli Anbu a cercarlo. Mi dispiace ma non ho alternative…”

“Speriamo davvero allora…” sussurrai.

“Torniamo a parlare di cose serie!” prese ancora la parola l’Hokage “…Shino, per favore, ripeteresti dall’inizio?”

“Certamente!” disse lui, tornando ad indicare un rotolo su cui erano scritti i nostri nomi “Abbiamo organizzato i turni per la notte in base alle disponibilità e a quello che abbiamo intenzione di fargli fare mentre si riprende del tutto. Il primo ad andare sarà Gaara!”

“Come mai per primo?” chiesi un po’ stupita.

Lui aveva lo sguardo assente, dispiaciuto:

“Purtroppo ho ricevuto un messaggio da mio fratello in cui mi è stato comunicato che il Villaggio necessita della mia presenza quanto prima. Kankuro da solo non riesce a gestire tutto. Mi ha concesso altre ventiquattr’ore più i tre giorni del viaggio per rientrare, non di più. Quindi ho solo questa di possibilità per  stargli vicino e per cercare di fare qualcosa.”

“Capisco…”

Mi dispiaceva moltissimo per lui. Sapevo quanto teneva a stare vicino a Naruto. Dopotutto però essendo Kazekage non poteva anteporre una questione personale al suo Villaggio. Pensai che quello fosse una grossa limitazione per un leader. Il dover pensare prima al bene comune piuttosto che ad una singola persona nonostante questa fosse molto importante.

“A questo punto…se permettete, andrei…” aggiunse poi.

“Vada pure Kazekage, non si preoccupi!” lo intimò Tsunade.

Rivolgendosi alla sorella, disse ancora;

“Tu e gli altri potete fare quello che volete nel frattempo. Ci vediamo domani.”

“D’accordo. Buona fortuna con Naruto.” gli rispose.

Con un leggerò inchino, Gaara lasciò la stanza.

“Così almeno per oggi è sistemato. Shino, prego ora puoi continuare!”

“Allora…” riprese quello “…In ordine dopo il Kazekage ci sarà Shikamaru che ha voluto il primo turno disponibile dato che non è potuto stare in Ospedale in questi giorni poi Hinata, e subito dopo Io, Ino e Tenten. Abbiamo valutato che entrò una settimana riuscirà a tornare a camminare, speriamo, così poi ci sarà Choji che si è offerto di portarlo a mangiare fuori, Lee insieme al maestro Gai che…non ho ben capito, vogliono far risvegliare qualcosa…”

“Dobbiamo farlo destare, Shino! Fargli ritrovare la passione e la forza della gioventù!”  esclamò Rock Lee.

“Ehm, certamente…in ogni caso lo faranno stare all’aperto. In seguito ci sarà il maestro Kakashi, il maestro Iruka e infine Sai.”

“A proposito di Sai…ci avete parlato?”

“Ci ha mandato un messaggio via Illustrazione Animale…tramite un serpente per essere precisi.” spiegò Shino “Ha voluto andare per ultimo perché dice che deve finire le sue ricerche.”

Sospirai. Non sapevo più cosa fare con lui. All’inizio quest’idea delle “ricerche” l’avevo accettata senza problemi perché trovavo normale che volesse informarsi su come comportarsi in situazioni simili. Però ne stava facendo troppo una questione di libri e stava decisamente esagerando. Era in biblioteca praticamente dal giorno del suo rientro al Villaggio. Conoscendolo,  quando si dedicava allo studio così tanto significava che teneva ad ottenere dei risultati concreti…tradotto… voleva aiutare sul serio Naruto. Ma dubitavo fortemente che qualunque cosa avrebbe trovato non sarebbe stata utile in questa circostanza particolare. Se non fosse stato a contatto con lui, non avrebbe potuto fare nulla. Potevo solo augurarmi che avesse trovato dei buoni libri con molti consigli utili.

Intanto Shino continuava a parlare:

“Naturalmente abbiamo pensato di organizzare anche delle uscite di gruppo, non appena si riprenderà. Ma su questo ci stiamo ancora pensando. E’ tutto.”

“Benissimo, trovo che abbiate fatto un ottimo lavoro. Approvo!” decretò l’Hokage soddisfatta.

 “Ah signorina, devo chiederle un paio di cose importanti…” dissi io “ La prima riguarda Konohamaru e i suoi amici…non crede che sarebbe il caso di interrompere la loro vigilanza forzata dato che Naruto è tornato a casa e sta meglio?”

“Come mai me lo stai chiedendo?” chiese sospettosa.

“Ecco…pensavo che i ragazzi non vedranno l’ora di poterlo vedere! In fin dei conto…è una settimana che non lo vedono.” 

Sperai che non mi facesse altre domande e che si convincesse.

“Non posso darti torto…” ammise.

Tirai un sospiro di sollievo.

“Rock Lee! Vai immediatamente a cercare Izumo e Kotetsu e digli di venire subito da me!”

“Si, agli ordini!” esclamò lui e corse fuori dalla stanza.

Quel problema per fortuna sembrava stesse per essere sistemato. 

“La seconda invece è una semplice informazione. So che andrà a trovare Naruto oggi, posso sapere verso che ora?”

“L’unguento è pronto ma ho parecchie pratiche in arretrato…” disse sollevando alcuni fogli e sbattendoli sula scrivania.”Quindi andrò da lui in serata. Perché?”

“Mi farebbe piacere esserci, tutto qui. La ringrazio.”

“Bene! Se non c’è altro potete andare ora!” ci disse allora l’Hokage.

Ci inchinammo e lasciammo l’ufficio.

Mentre uscivamo dal Palazzo, Tenten domandò:

“Che dite? Cosa possiamo fare adesso?” chiese Tenten.

A quel punto intervenni io:

“Direi che non è il caso di andare da Naruto adesso…lasciamo a Gaara un po’ di tempo per stare solo con lui. Sentite io avrei necessità di tornare a casa per cambiarmi però c’è bisogno che qualcuno vada a fare una bella spesa per Naruto che a casa sua non c’è praticamente nulla. Qualcuno se ne può occupare?”

“S-se volete…vado io…” disse Hinata.

“E io ti accompagno!” si offrì Tenten.

“Sakura…è un problema se io invece vengo con te?” mi chiese quasi intimidita Ino.

“Ma no…vieni pure.” le risposi. Mi doveva parlare di qualcosa. Era certo.

“Io intanto cosa posso fare?” domandò Shino che era rimasto da solo.

“Se vuoi, puoi venire a fare spesa con noi.” gli propose Tenten.

“Credo…farò un altro tentativo per cercare di trovare Kiba…” decise.

“Fa un po’ come ti pare! Poi non dire che non ti coinvolgiamo mai!” sbuffò lei.

Ci scappò una risata mentre Shino si rabbuiò paurosamente. 

Con Tenten e Hinata ci accordammo per rivederci a mezzogiorno a casa di Naruto. Shino andò offeso per i fatti suoi.

Mentre andavamo verso casa mia, Ino non disse una parola. Guardava avanti a se molto pensierosa. Sapevo che avrei solo dovuto aspettare. Al momento giusto avremmo parlato.

A casa mia non c’era nessuno. Probabilmente i miei erano fuori per qualche commissione. Pensai che fosse la cosa migliore, almeno avrei evitato troppe domande. In quel momento non mi sentivo di rispondere a nulla.

Una volta in camera mia, inizia a spogliarmi per poi dirigermi in bagno e darmi una sciacquata. Però prima che potessi, Ino si sedette sul mio letto e mi disse:

“Come è andata davvero con Naruto?”

Mi aspettavo di parlare di tutt’altro a dirla tutta. Comunque risposi:

“Ha avuto un attacco di panico appena rientrato in casa…”

Lei strabuzzò gli occhi:

“Sul serio?!”

“Più o meno. E’ crollato a terra… Se non ci fosse stato Kaiza, non so cosa avrei fatto.”

“Qualcos’altro?” insistette, aveva già capito che mancava qualcosa.

“Ci ho parlato. Poco ma l’ho fatto.”

“Finalmente! E cosa gli hai detto?”

“Che non riusciamo a capire come aiutarlo e che per questo stiamo soffrendo moltissimo. Poi…solo per un istante…è come se fosse tornato quello di sempre, ha detto “Nessuno può aiutarmi” e quando ho cercato di fargli capire che poteva contare sul nostro aiuto, si è richiuso subito. Però sono riuscita ad aprire un piccolo varco. Bisogna continuare ad insistere!”

“Decisamente è un passo avanti! Passiamo a parlare di una cosa molto seria…”

Quando Ino usava la parola “seria” in quel modo, c’era solo che da preoccuparsi.

“…Hai pensato ai tuoi sentimenti?” chiese sottovoce.

Rimasi un attimo a riflettere. A condensare tutto quello che stavo sperimentando in quei giorni con Naruto nelle mie parole. Non vi riuscì.

“Si, Ino…però non sono sicura di quello che sto provando….”

“E da dove viene questa insicurezza?” 

“Non capisci che è una cosa tutta nuova per me? Non ho mai e dico mai pensato a Naruto come qualcosa di più di un amico. Non è semplice riuscire a capire se c’è qualcos’altro.”

“Mi hai detto che ci hai pensato, però. Il risultato?”

Era la mia migliore amica. Potevo dirle tutto senza alcun problema. Lei poi era bravissima ad arrivare al cuore dei problemi e con le sue domande riusciva a d arrivare sempre al punto.

Mi imbarazzai. Perché avrei dovuto farlo?

“Il risultato è…che sono molto confusa. Non riesco a capire cosa provo e perché lo sto provando.”

“In che senso? Cerca di essere più precisa!” mi incitò.

“Gli voglio bene , su questo non ho dubbi. Mi sono affezionata a lui, in fin dei conti è il mio migliore amico ed il nostro legame si è rafforzato soprattutto da quando siamo rimasti solo noi due del vecchio Team 7. Quindi…credo sia del tutto normale che io mi preoccupi così tanto per lui e che voglia trovare assolutamente il modo di aiutarlo, di farlo tornare in se…anche di stargli vicino…”

“Però…?” Io sospirai.

“Però c’è qualcosa di più. C’è qualcosa di nuovo. Ino…prima di quel fatidico giorno non avevo mai pensato nemmeno lontanamente all’idea di fargli anche solo una carezza o di stringergli la mano. Ho provato quel desiderio di toccarlo per sentirmi più vicina a lui, per…fargli sentire sulla sua pelle che io ero lì! Poi da quando abbiamo fatto quella chiacchierata la prima sera, quel desiderio si è fatto più forte! Anche…vedere Hinata avere quel tocco confidente mentre gli stringeva la mano o quando gli ha dato quel bacio sulla fronte, lo ha fatto crescere ancora di più…”

Ino non mi toglieva un attimo gli occhi di dosso, osservandomi e ascoltandomi con una serietà che non gli apparteneva. Io intanto continuavo  a parlare, perdendo man mano la mia insicurezza:

“Quella sera che sono rimasta con lui…mentre dormiva l’ho accarezzato sul viso…mi ha regalato delle emozioni che non avevo mai provato. E’ stato un miscuglio di tenerezza e anche di gioia…era così stanco, così fragile in quel momento. E ho iniziato a pensare. E’ cresciuto senza genitori, di carezze materne e paterne non ne doveva avere mai aver provate. Ho visto una parte di lui di cui non mi ero mai accorta. Quella parte che ha sempre avuto bisogno di affetto e di sostegno, che non ha mai mostrato a nessuno. Credimi…sarei andata avanti in quel modo tutta la notte se non fosse arrivata la signorina Tsunade. In fondo non è stato nemmeno giusto perché se fosse stato sveglio, sono certa che non me lo avrebbe permesso. Ma…sono felice di averlo fatto.”

La mia amica aveva cambiato espressione tre o quattro volte: da seria era passata a sorpresa, da sorpresa a riflessiva, e da riflessiva ad un espressione dolce. Non avevo finito:

“Quando si è svegliato e sono tornata da lui l’ho fatto perché volevo sistemare le cose. A parte il fatto che mi sentivo in colpa, non sopportavo l’idea che fosse arrabbiato con me. Stavo troppo male e nonostante da subito Naruto mi avesse fatto capire di non voler parlare con me, ho insistito e gli ho detto quello che dovevo. Di me e di noi…che lo avremmo aiutato. Ma lui mi ha cacciata con ancora più foga, mi ha pregato di andarmene. Sono stata malissimo…non capivo cosa gli avevo detto di sbagliato, per giunta l’ho fatto stare male, anche se di questo ne avevamo già parlato.

Quando sono uscita da quella stanza mi sono ripromessa di non farlo più soffrire, e se per farlo avrei dovuto stargli lontana lo avrei fatto. Parlando con te però ho capito che dovevo essere forte e che abbandonarlo sarebbe stato un errore. Quindi credo che abbiano preso il sopravvento tutte le mie esperienze con lui e quel mio nascosto desiderio di rendermi utile, di essere io per una volta a fare qualcosa per lui. 

Il giorno in cui è arrivato Gaara e quando ha parlato con Tsunade, vederlo comportarsi in quel modo…è stato terribile, come credo per tutti. Non lo riconoscevo…non si era mai comportato così. Poi quando ha detto di voler tornare a casa, ho pensato che fosse letteralmente impazzito. Vederlo usare il chakra di Kurama poi mi ha fatta andare su tutti i nervi…non potevo accettare che avesse rischiato di morire inutilmente se poteva curarsi da solo. Quando ci ha spiegato i motivi…ho provato una tale vergogna che non so descrivertela. Avevo sbagliato tutto un’altra volta…avevo parlato senza riflettere. E i risultati si sono visti. 
Però…dopo ho iniziato a pensare a tutto quello che era successo. A quello che lui era per me e al perché di punto in bianco provassi dentro di me tutta questa voglia di riportare indietro il Naruto di sempre. Lui, la sua ingenuità, i suoi sorrisi…Mi sono chiesta come sarebbero stati gli anni passati senza di lui, se sarei stata comunque felice. E mentre pensavo…il cuore ha preso a battermi forte, non so perché. E’statoin quel momento che ho realizzato che forse qualcosa era davvero cambiato…quindi che tu, forse potevi avere ragione.  Ma non ne sono sicura del tutto…”

Mi accorsi di avere la gola secca. Avevo tirato fuori tutto quello che mi ero tenuta dentro in quei giorni, così, di getto e senza fermarmi troppo a rifletterci. Ino sembrava davvero perplessa, non parlava.

“Insomma….che ne pensi?” le domandai alla fine.

Lei mi fissò intensamente. Poi si alzò, mi mise le mani sulle spalle. Trasse un profondo respiro:

“Amica mia, credo non ci siano più dubbi…penso proprio che tu sia innamorata di Naruto Uzumaki!”

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Capitolo 19
*** Organizzazione-Parte 2 ***


Ragazzi cari, ciao a tutti! Sono tornata con la seconda parte del capitolo precedente anche se con un giorno di ritardo! Spero vi piaccia dopotutto, considerate gli extra come parte integrante :3 Ho conservato il titolo perchè doveva essere tutto un capitolo, ma di organizzazione se n'è parlato nel capitolo precedente. Qui non ne troverete ^^

Allora un piccolo avviso: per il prossimo capitolo mi ci vorrà un po’ più di tempo per scriverlo,, perché ho proprio tanto e tanto da dire. Quindi non credo che riuscirò a pubblicarlo entro una settimana ma ne capirete poi il motivo! Credete in me però!

A questo punto buona lettura! :D

 
 
Io? Innamorata? Di lui? Era veramente possibile? La risposta che non arrivò mi aiutò a capire.

“No. Almeno non -...” iniziai a dire prima che le mi interrompesse.

“Sakura è inutile che continui a dire che sei confusa! Da quello che mi hai raccontato io credo che tu abbia le idee decisamente chiare! Perché ti ostini a negarlo?! Io non ti capisco…”

“Se mi lasciassi finire forse potresti iniziare a farlo!” ribattei a voce forse un po’ troppo alta.

Lei si acquietò all’istante. Mi dispiaceva aver avuto quella reazione ma era difficile già solo esprimere con le parole quello che sentivo, se ci si metteva pure lei a interrompermi non ci sarei proprio più potuta riuscire.

“Ti stavo dicendo…” ripresi “…che no, non sono innamorata di lui…almeno non ancora…”

Ino era decisamente perplessa. Lasciò la presa e si sedette sul mio letto.

“Che vuoi dire? Non…non riesco a capirti…cosa significa “non ancora”, Sakura?”

Sospirai e mi sedetti accanto a lei:

“Tu non consideri le circostanze…Lui ha tentato di suicidarsi ed ha rischiato di morire. E questo ha sconvolto non solo me ma anche te e tutti gli altri, condizionandoci ognuno in modo diverso. Naruto è sempre stato solo un buon amico per me, non ho mai provato nemmeno una volta qualcosa di diverso. Questo fino a quel maledetto giorno in cui ha tentato di farla finita! E’ per questo che sono così confusa! Non so se il mio sentimento è sincero… oppure semplicemente condizionato. Ai miei occhi appare diverso ora, per la prima volta mi sto chiedendo cosa pensa, cerco un motivo che mi spieghi perché sta così male e soprattutto perché è cambiato. Gli ho già mentito una volta sui miei sentimenti…non voglio farlo ancora…”

A quel punto Ino mi sorrise dolcemente. Prese le mie mani fra le sue e mi disse:

“Ora ho davvero capito…Vuoi essere sincera fino in fondo con lui. Non vuoi illuderlo inutilmente e allo stesso tempo non vuoi illudere te stessa. Lo apprezzo davvero molto. Però promettimi una cosa…quando avrai le idee chiare..non esitare e buttati! Meritate entrambi questa felicità…”

Un pensiero mi colpì in quel momento e probabilmente si notò anche dall’espressione involontaria che dovevo aver assunto senza accorgermene, perché mi chiese:

“C’è qualcosa che ti trattiene è vero? Qualcosa che ti impedisce anche di voler fare chiarezza…cos’è?”

“Si…” decisi di dirglielo “Sempre nel caso mi fossi innamorata...io credo…che lui non provi più nulla per me… hai visto come mi tratta….”

“Sakura, quello lo fa con tutti!”

“Con me in modo particolare! Non voglio soffrire ancora per qualcuno che non ricambia…se dovessi scoprire che, insomma…hai capito.”

“Di una cosa sono sicura...potrà aver fatto tutti i cambiamenti che vuoi ma i sentimenti che prova per te non cambieranno mai! Non dovresti dubitarne!”

“Hai visto con che freddezza mi tratta? Ne hai un’idea? Possibile che ne tu ne sia così sicura senza nemmeno avere un dubbio?” le chiesi, lasciandola spiazzata.

“Se la metti così…Posso dirti solo che è una mia convinzione personale ma non posso darti certezze, mi spiace…”

Sospirai. Stava facendo tantissimo per me e ora si scusava pure?

“Grazie mille Ino, per le tue parole. Per ora cercherò di far chiarezza perché in caso mi stessi sbagliando ci stiamo facendo tanti problemi per nulla. Se poi scoprissi che ho ragione…ci penseremo poi, va bene?”

“Va bene…” rispose.

Il suo sguardo però mi disse qualcosa come:

“Inutile rimandare…dobbiamo pensarci subito.”





 
Trascorsero così un paio d’ore. Io mi feci a mia bella doccia e mi cambia. Il tutto mentre Ino mi parlava di Shikamaru. Mi raccontò di come, dopo che ieri tutti si erano ritirati, era rimasta alla fine sola con lui. Anche la bionda della Sabbia, si era dovuta ritirare per accompagnare il fratello.

Non era stato molto piacevole. Mi raccontò che il moro le aveva rimproverato nuovamente quell’atteggiamento infantile stavolta con toni un po’ più alti dal momento che era ancora turbato per la visita di Naruto e le sue reazioni. Alla fine però ci era rimasta talmente male che il Nara l’aveva abbracciata forte per consolarla, scusarsi del tono utilizzato per il nervosismo e pregandola però di cercare di non farlo più.

“Non vedo il motivo per cui dobbiate arrivare ogni volta fino a quel punto. Non ce n’è bisogno.” le aveva detto.

Aveva un urgente bisogno di consigli che l’aiutassero a non desiderare di saltare addosso alla rivale ogni volta che finivano per discutere. Io più di quanto non le avessi  già detto in precedenza non sapevo cosa aggiungere. Mia madre era rientrata in casa preparando il pranzo per tutte e tre così mentre mangiavamo le ripetei per l’ennesima volta:

“Te l’ho già detto Ino. La devi ignorare! E’ furba, ha capito che basta poco per farti innervosire e come hai potuto notare, poi lo usa a suo vantaggio. Mentre lei rimane calma, tu passi per quella isterica! Possibile che nemmeno il pensiero di fare questo sacrifico per conquistare l’approvazione di Shikamaru, riesca a farti trattenere gli istinti omicidi verso Temari?”

No. Come la solito mi rispose di no. Mi disse ancora che dovevo darle altri consigli ma io proprio non sapevo cosa inventare. Non che poi fossi questa così grande esperta. Dopotutto mi ero innamorata solo una volta, era stata LEI la mia rivale numero uno, quindi non potevo dirle cose che lei non sapesse già.

Sparecchiammo e lavammo i piatti prima di tornare in camera mia e riprendere i nostri discorsi.

Parlavamo ancora di Shikamaru, quando all’improvviso:

“Tsunade è arrivata. Quando vuoi, raggiungici.”

“Sakura ti sei incantata?” mi domandò Ino, notando che ero rimasta immobile.

“No…dobbiamo andare da Naruto.” le spiegai.

“E’ successo qualcosa?” domandò la mia amica.

“La signorina Tsunade è appena arrivata da Naruto. Kaiza me lo ha appena comunicato!”

“E come avrebbe fatto a dirtelo?“

“Te lo spiego mentre andiamo!” la incitai “Mamma, esco!” urlai poi.

“Salutami Naruto!” mi rispose dall’altra stanza.

La ringrazia e insieme ad Ino ci precipitammo fuori casa dirette verso l’abitazione del mio compagno di squadra.

Non c’era un motivo particolare per cui volevo essere presente alla visita della signorina. Anche perché in base al messaggio di Kaiza, lui stava dormendo quindi non avrei potuto assistere ad un eventuale confronto tra i due, come forse evidentemente speravo. Avevo la strana sensazione che solo lei riuscisse a tenergli testa, come aveva sempre fatto in passato del resto.

Non ci volle molto ad arrivare a destinazione. Ero andata  e venuta da lì talmente tante volte che quella strada ormai mi stava diventando più famigliare di quanto già non fosse. Già prima di arrivare alla porta, sentivo delle voci provenire da dentro:

“Mi creda…non l’avrei fatto se non fosse stato necessario…”

Questo era Kaiza…cosa stava succedendo?

Avevi il compito di condurlo qui e basta! Non cercare scuse! Passi pure che è voluto venire qui a piedi…ma non dovevate permettergli  di fare deviazioni!”

Aveva scoperto tutto? Ora si che potevamo dirci nei guai…soprattutto il nostro amico.

“Ne sono perfettamente consapevole. Sono mortificato…”

“Non basta! Sai che potrei revocarti dall’incarico per una cosa del genere?!”


Non poteva farlo.

“Sakura, dobbiamo fare qualcosa!” mi sussurrò Ino.

“La faremo!” esclamai “Vieni!” Dopodiché bussai alla porta prima di aprirla.

Subito attraversammo il corridoio e arrivammo là dove si trovavano tutti gli altri. Oltre all’Hokage erano presenti Tentene e Hinata, che dovevano aver portato in casa la spesa che gli avevo chiesto, Rock lee che doveva aver aiutato a risolvere il problema con Izumo e Kotetsu convocandoli per la revoca della missione e Shino, che evidentemente non aveva ancora trovato Kiba.

Kaiza era seduto come gli altri ma teneva la testa china subendo il rimprovero del capo Villaggio. Gaara era seduto alla fine del materasso del letto di Naruto e ci salutò con un sorriso.

“Ciao ragazzi, come vanno qui le cose?” dissi subito.

“Ben arrivate ragazze! Tutto bene….” mi rispose Hinata palesemente sollevata per il mio arrivo, che probabilmente aveva spezzato quell’atmosfera di tensione che regnava fino a pochi istanti prima.

Anche gli altri ci salutarono con affetto  ma la signorina Tsunade era decisamente furiosa. Quel suo sguardo era fin troppo serio.

“Abbiamo fatto una bella spesa come ci avevi chiesto, ha la dispensa piena adesso.” riprese Hinata.

“Puoi dirlo forte! Ne avrà per un bel po’!” confermò Tenten.

“Grazie, siete state gentilissime! Ditemi…non si è svegliato per niente?”

“Prima si è svegliato ma è un po’ ormai che è tornato a dormire.” rispose il Kazekage.

Sospirai. Che sfortuna! Speravo di poter provare a parlarci ancora magari forzando un po’ per farlo riaprire com’era successo ieri sera.

Prima che potessi chiedere qualcos’altro, la signorina affermò:

“Kaiza…per stavolta passi. In futuro non farti venire in mente altre strane idee o non ci penserò due volte a toglierti l’incarico. Sono stata abbastanza chiara?”

“Limpida, Hokage! Non commetterò altri errori, glielo garantisco!” rispose obbediente.

“Lo spero per te! Allora ti ho già dato unguento e disposizioni. Purtroppo devo tornare subito in ufficio. Tienimi aggiornata sui progressi.”

“Sarà fatto!”

“Ragazzi. Io vado allora. Per qualsiasi cosa, potete conferire con me al Palazzo!”

“Agli ordini!” esclamammo tutti. Ci salutò prima di andarsene. Rimase per lunghi attimi un profondo silenzio.

“E’ andata meglio di quanto pensassi!” esclamò il medico,respirando sollevato.

“Perché lo hai fatto? Potevi rischiare moltissimo!” chiese Tenten.

“Aspetta…fatto cosa?” domandò Ino poco prima che lo facessi io.

“Ha detto all’Hokage che è stata una sua idea quella di andare a casa di Shikamaru e non di Naruto!” spiegò Rock Lee.

“Davvero lo hai fatto?!”

Lui mi sorrise:

“Non potevo dirgli che era stata un’idea di Naruto o lo avrebbe riportato in Ospedale, per questo ho rischiato…”

“Ma se ti avesse tolto questo compito ,cosa avremmo fatto? Naruto, come avrebbe fatto?!”

“Tranquilla, sapevo che Tsunade non l’avrebbe mai fatto. Almeno per la prima volta. Da adesso però dovrò essere più cauto perché non posso rischiare un altro richiamo. L’importante è che adesso è tutto sistemato!”

Non potevo credere che avesse avuto tutto quel fegato. Naruto doveva solo che ringraziarlo per tutto quello che quell’uomo stava facendo per aiutarlo e per andargli incontro. Si era preso la colpa e il rimprovero al suo posto…chissà se glielo avrebbe detto ?

“Sakura…ricordi la missione speciale di oggi di cui ti ho parlato stamattina?”

“Ehmsi, certo..perché?”

“ Sappi che è perfettamente riuscita! E tutto il merito è di Konohamru!” rispose entusiasta.

Non potevo davvero crederci. Era riuscito davvero a convincerlo a mangiare?

“Stai scherzando?!”

“Affatto!” rispose soddisfatto “Visto che la mai “quasi bugia” è servita a qualcosa?”

“Scusate se mi intrometto…ma di cosa state parlando? E poi Konohamaru non dovrebbe essere ancora sottosorveglianza?” si intromise Shino.

Velocemente spiegai a tutti della “missione speciale” che avremmo dovuto portare a termine nell’arco della giornata. Raccontai loro anche della visita dell’allievo di Naruto e del suo pernottamento notturno sul suo materasso, aggiungendo anche lo scambio di chakra con il quale il medico mi aveva appena chiamato.

“Questo è tutto! Ma insomma, raccontami un po’…lo ha davvero convinto a mangiare?”

“Non è servito convincerlo! Gli ha semplicemente fatto capire che valeva la pena di mettere qualcosa nella stomaco! Anche perché…credo stesse morendo di fame, dopotutto! Ma non lo ha pregato, né fatto altro…lo ha, come dire…invitato.”

“Comunque non riesco ancora a crederci…”

“E ci crederai ancora meno sapendo che Konohamaru è riuscito a far riemergere un po’ del vero Naruto…”

“D-dici sul serio?” fece Hinata.

“Sapete una cosa? Finalmente…credo di aver capito com’è fatto davvero Naruto. L’ho visto. E fidatevi, quel ragazzino è riuscito a tirarlo fuori…anche se per poco…”

“Come ci è riuscito?”

“Credo…sfregandosene dell’accaduto. Tutto quello che gli interessava era che ora stesse bene. Quel che è stato non lo ha influenzato. Forse dovreste farlo anche voi.”

“E’ inutile che continui a ripetercelo! Guarda che tutti noi siamo sinceramente preoccupati per lui e tutto quello che stiamo facendo ora lo avremmo fatto per chiunque di noi, indipendentemente dalle circostanze!” esclamò Tenten.

“Sono felice che sia così allora, mia cara! Quando tutti i turni saranno finiti allora, ci riuniremo per vedere se sono stati fatti progressi, che ne pensate?” propose.

“Per me è una buona idea, che ne pensate?”

Eravamo pienamente d’accordo.

“Gaara…” chiese Lee “…tu oggi sei riuscito a parlarci?”

Il rosso scosse la testa, cupo.

“Ha finto di dormire pur di evitare di parlare con me. Non so proprio cosa fare…”

Era decisamente abbattuto. Forse tra di noi lui era quello che voleva aiutarlo più di tutti. Lo vidi stringere con forza i pugni e mordersi un labbro. Provava un senso di impotenza che lo stava consumando. Volevo tanto dirgli qualcosa ma non trovai le parole.

“Non posso credere che Naruto sia arrivato a una cosa del genere…” sospirò Shino.

“Non vi fate abbattere, ragazzi miei, avanti! Non è con questo spirito che potete sperare di risolvere le cose! Sapete qual è il modo migliore?”

“Quale?”

“Avere un pochino più di fiducia. E parlo in generale, un po’ in tutto. Vi farebbe bene!”

“Stai cercando di dirci qualcosa per caso?”

Lui alzò le mani:

“Siete voi a doverlo scoprire!”

Qualcosa non tornava…ci stava nascondendo qualcosa, decisamente.

“C’è qualcosa che non ci hai detto...ho ragione Kaiza?” chiesi direttamente.

“Dovresti saperlo bene quanto me, Sakura…” mi disse calmo e sereno “…dopotutto sei un medico anche tu. Ci sono delle limitazioni anche nel nostro lavoro.”

“Mi spiace, non riesco a seguirti…” dissi sincera.

“Sei una ragazza intelligente…sono certo che lo capirai presto…”

Dopodiché si alzò e propose:

“A chi va uno spuntino?”

Eravamo ancora tutti ancora un pochino perplessi dalle sue parole, io per prima, ma lui non attese risposta:

“Ho capito, faccio io per tutti!”

E si diresse in cucina.

Se aveva posto fine alla conversazione significava che non poteva dirmi altro. Era ancora più confusa.

Naruto non si era svegliato affatto. Mi chiesi come potesse continuare a dormire così profondamente nonostante tutte quelle chiacchiere. La spiegazione più logica era che per lui un recupero del genere era molto impegnativo quindi doveva riposare più del necessario per potersi riprendere. E dire che un tempo gli sarebbe bastata una notte per guarire del tutto! Invece ora…

Kaiza preparò la merenda per tutti. Ci portò del tè insieme a delle fette di pane con la marmellata che Hinata e Tenten dovevano aver comprato precedentemente.

“Le ragazze hanno comprato viveri per un esercito!” esclamò lui, prendendo per primo una fetta.

Mangiammo tutti con gusto. Persino Gaara. Non avrei mai creduto di poter vedere uno dei Kage mangiare pane e marmellata così tranquillamente tra di noi, senza minimamente pensare alla propria carica. Ci trattenemmo a chiacchierare tutto il pomeriggio finché non iniziò a farsi sera.

“Forse è il caso che andiamo…” disse alla fine con un pizzico di rimpianto. Mi sarei trattenuta ancora per aspettare che Naruto si svegliasse ma non mi pareva il caso di togliere a Gaara quel poco tempo  che poteva passare con lui.

“Allora ci vediamo domani, b-buona serata e buonanotte a tutti e tre!” auguro Hinata.

Il medico e il capo Villaggio della Sabbia ci diedero appuntamento per il giorno dopo. Mi augurai che trascorressero una nottata tranquilla.

Noi altri ce ne tornammo a casa, ricordandoci a vicenda del nostro impegno di domani.

Quando rientrai a casa era stanca ma dentro di me provavo sia tristezza ma anche una certa allegria. Decisamente due emozioni contrastanti per essere provate nello stesso momento. Però era così.

Non riuscivo ovviamente a togliermi dalla testa il fatto di dover assolutamente riuscire a confrontarmi ancora con Naruto, possibilmente in tempi brevi per non perdere la possibilità di sfruttare un altro suo piccolo crollo per riuscire a farmi ascoltare, le parole di Kazia che decisamente cercava di dire qualcosa  e me e agli altri che ancora non riuscivamo a capire e anche il comportamento di totale isolamento che lui si era creato intorno nei confronti persino di Gaara.

Dall’altra parte però c’era stato un progresso. Naruto aveva mangiato ed Konohamaru era riuscito temporaneamente a farlo tornare in se. Avevo passato un pomeriggio abbastanza sereno grazie alla simpatia di Kaiza e ai miei amici. Non avevamo pensato troppo a tutte le preoccupazione che asfissiavano le nostre menti e ci eravamo goduti un po’ di tempo in compagnia.

Avevo recuperato un pochino di speranza. Eravamo tutti più uniti che mai e lo saremmo stati anche e nei giorni avvenire, non solo per Naruto ma anche per noi stessi. Non credo che il nostro legame sia mai stato così forte da tempi della guerra. Un obbiettivo comune ci aveva riavvicinato tutti dal punto di vista soprattutto emotivo, ce ne eravamo accorti. In cuor suo, ognuno credo sapesse che in futuro non avremmo mai dovuto dimenticare questa sensazione di unità che ci stava invadendo sempre più. Decisamente no.

Crollai letteralmente sul letto. Dovevo farmi davvero una bella dormita. Sapevo che domani probabilmente avrei avuto modo di parlargli, quindi dovevo essere pronta ad affrontare ogni cosa. Promisi a me stessa che qualunque cosa lui mi avesse detto, stavolta avrei resistito e in qualche modo sarei riuscita ad avere delle risposte.

Pensando a cosa dirgli, il sonno mi colse all’improvviso senza preavviso.





 
“Sakura?”

Mi sveglia di soprassalto al sentire pronunciare il mio nome. Accesi velocemente la luce ma nella mia camera non c’era nessuno.

“Sakura?” sentì pronunciare di nuovo.

A quel punto mi resi conto che si trattava della voce di Kaiza. Diedi una rapida occhiata all’orologio e mi accorsi che erano appena le sei di mattina.

“Kaiza, cosa sta succedendo?” chiesi leggermente preoccupata, attingendo al chakra del medico.

Non ottenni  nessuna  risposta e allora inizia a preoccuparmi davvero.

“Rispondi ti prego! Va tutto bene?!”

Fui sollevata quando ,dopo un altro minuto buono, finalmente arrivo. Ma non mi fece stare meglio.

“Sakura…siamo in pericolo!”







Extra: L'allievo


“Piccolo, avanti! E’ora di alzarsi!” continuava a chiamarlo Kaiza. Tutto inutile.

Non riusciva a spiegarsi come potesse avere un sonno così pesante. Mormorava qualcosa sulla mamma, sull’accademia, su degli esercizi non fatti, test andati male…il tutto senza aprire gli occhi.

L’uomo non sapeva più cosa inventarsi. L’idea dell’acqua gelata la riteneva malefica ma a quel punto iniziò a non intravedere altre vie d’uscita.

Qualcuno però aveva deciso che l’ora del riposo era finita.

Il biondo si era svegliato, aprendo un po’ gli occhi.

“Buongiorno Naruto!” lo salutò l’uomo.

“Giorno…” rispose quello, con la voce impastata.

“Un po’ meglio stamattina?” domandò il medico premuroso.

“Insomma…” sussurrò.

“Come vanno le ferite? Ti fanno ancora male?”

Rispose dopo un attimo di silenzio:

“Un po’…”

“Non siamo molto loquaci stamattina eh?” notò.

Naruto strinse gli occhi, scacciò un pensiero e volse lo sguardo altrove. Kaiza capì.

“Scusa…” gli disse poi. “Non volevo…”

“No. Sono io…a dovermi scusare… non avrei dovuto…”

“Invece dovevi! Ne avevi bisogno…Ora non ci pensare più, ragazzo! E’ tutto apposto, non è successo nulla!” cercò di tranquillizzarlo.

“Ma…”

“Tranquillo…” gli disse toccandogli la spalla.

Gli occhi azzurri incontrarono i suoi. Poi annuì piano in segno di ringraziamento.

Dopo poco però disse preoccupato:

“Che…mi succede?”

“Ehi, che c’è?”

“La gamba destra…sento come…un peso…”

Kaiza diede un’occhiata e capì subito dov’era il problema. Si mise a ridere.

“Non sto scherzando…che succede?”

“Nulla di grave….Pare che qualcuno abbia trovato nella tua gamba un morbido cuscino…” disse continuando a ridere.

Delicatamente scostò Konohamaru un po’ più in là, permettendo a Naruto la mobilità dell’arto.

“Ma…chi?” disse cercando di sollevare un po’ la testa per vedere meglio.

“Mi dicono che è il tuo allievo prediletto…”

“Konohamaru? Ma…cosa fa qui?”

Intanto il medico iniziò a visitarlo, iniziando poggiandogli la mano sulla fronte:

“Direi che si fa una bella dormita…da ieri pomeriggio. Bene, la febbre ti si è abbassata, meno male.”

“Kaiza…” richiamò l’attenzione sulla sua domanda.

“Cosa vuoi che faccia? Era preoccupato da morire per te, così appena ha potutosi è fiondato a vedere come stavi. Essendo stato una settimana senza tue notizie, per l’agitazione ha dormito poco per cui, dopo essersi assicurato che stavi bene, è crollato.” gli disse, scoprendolo.

 “Ora ti controllo la ferita sull’addome.” lo avvisò poi.

Naruto rabbrividì quando gli vennero tolte le coperte e la maglietta gli venne sollevata. Dopo aver sondato la zona interessata con le arti mediche, le bende vennero rimosse con delicatezza. Una volta analizzata con cura la ferita, dichiarò:

“Bene, sembra tutto apposto. Per fortuna ieri tutto quel movimento non ti ha creato troppi problemi, è andata bene. Quando verrà l’Hokage, dovremo cambiartele ancora perché ti porterà un unguento per aiutare la cicatrizzazione.” così gli parlava, mentre puliva ancora la ferita e si apprestava a fasciarla ancora “Giovanotto sai già che ti resterà una bella cicatrice, vero?”

“Non è un problema.” rispose secco. Poi chiese:

“Lei…ha rinunciato?”

Quelle parole furono musica alle orecchie di Kaiza:

“Senti la sua mancanza per caso?”

“Piantala…anzi senti lascia perdere, tanto non mi interessava.”

“Oh si che ti interessa…” pensò il medico prima di spiegargli:

“Mi dispiace comunicarti che è solo andata a fare due chiacchiere con il resto del gruppo per accordarsi per i prossimi giorni.”

Assunse un’espressione rassegnata. Terminate le operazioni, venne coperto di nuovo.

“Sarò sotto stretta sorveglianza allora per i prossimi giorni quindi…”

“Non dire così adesso! Non se lo meritano! Si stanno impegnando moltissimo per te…ti costa tanto dargli una possibilità?”

Incontrò in quegli occhi azzurri qualcosa che non riuscì a comprendere. Durò solo un attimo.

“Si.”

L’uomo si lasciò sfuggire un lungo sospiro.

“D’accordo. Senti un po’, vuoi che ti preparo un po’ di latte caldo?” chiese speranzoso.

“Non ne ho voglia.” rifiutò.

“Naruto, non puoi continuare questa sciopero. Hai bisogno di mettere qualcosa nello stomaco, ti indebolirai troppo altrimenti. Su, almeno un po’ di latte. Oppure…ti posso tagliare una mela! Dato che ho notato che di là ne hai, immagino ti piacciano. Mangia qualsiasi cosa, ma non puoi continuare così.” insistette.

“Non sto facendo lo sciopero della fame. Te l’ho già detto, ho lo stomaco chiuso quindi non ho voglia di nulla. Non insistere.”

“Perdonami, sono costretto ad insistere. Fai uno sforzo anche se non ne hai voglia, per favore!” lo pregò.

“Ti ho detto di no. Discorso chiuso.” disse cercando di girarsi su un lato.

“Fermo…non girarti!” lo bloccò, rimettendolo al suo posto “Rischi che ti si riapra la ferita!”

“Sono stufo di stare a pancia in su!” sbuffò lui.

“E io sono stanco di pregarti come farei con un bambino piccolo! Quindi siamo pari!” ribatté.

Naruto lo guardò arrabbiato ma il medico non cedette a quello sguardo.

Ad un certo punto si udì un mugolio. Il ragazzino prima assopito ora aveva steso le braccia davanti alla testa per sgranchirsi, rimanendo però chinato sul letto:

“Che dormita…” sbadigliò pigramente, strofinandosi gli occhi.

“Sei uscito dal letargo finalmente! Non c’è stato verso di svegliarti prima!” gli disse il medico.

“Probabilmente non mi avrai chiamato abbastanza forte, vecchio!”

“Guarda che se non era per me Sakura ti avrebbe fatto una doccia ghiacciata per svegliarti! Porta rispetto, piccolo!” lo informò.

“Non lo avrebbe mai fatto!”

“Io non ci giurerei…” commentò alla fine il biondo a bassa voce.

Nel momento in cui parlò, Konohamaru interruppe ogni azione, si paralizzò. Volse lo sguardo verso Naruto e vedendolo ad occhi aperti, iniziò a tremare. Per la gioia.

“Fratello Naruto!” esclamò entusiasta, andando alla sinistra del letto e sedendosi a terra, le mani sul materasso, osservandolo con una felicità che non provava da giorni.

Ma quello non si scompose per niente. Mormorò appena:

“Ciao…”

Nulla però poteva smorzare l’entusiasmo del suo allievo:

“Come te la passi?” gli domandò sorridendo.

“Dovrò stare a letto ancora per un po’…”

“Vedrai che ti rimetterai prestissimo! Hai la pelle dura, non c’è nulla che possa fermarti! Sarai in piedi in meno che non si dica, sono sicuro!”

Le labbra del biondo si incurvarono appena verso l’alto.

“Sai una cosa?” iniziò a raccontargli “Hanno cercato di impedirmi di venire da te mettendomi addirittura Izumo e Kotestu di guardia fuori casa! Ma io sono stato più furbo di loro! Li ho fregati con la tecnica della Moltiplicazione del Corpo! Lo avresti mai detto eh?”

“Perché ti hanno impedito di venire?” chiese Naruto direttamente, senza far caso a nulla tranne a ciò che aveva catturato la sua attenzione.

Konohamaru si fece improvvisamente più serio. Non sorrideva più. Abbassò lo sguardo:

“Stavi molto male…così la signorina Tsunade ha preferito farci tornare a casa. E quella sera io e gli altri alla fine abbiamo eseguito quell’ordine anche se saremmo voluti restare. Il giorno dopo però ci siamo trovati tutti e tre sotto sorveglianza. E abbiamo iniziato a preoccuparci ancora di più. Non abbiamo saputo nulla per una settimana intera! Anche se ho continuato i miei tentativi di fuga ininterrottamente per raggiungerti…dato che nessuno era venuto a dirci nulla…ho iniziato a pensare che forse…potevi…”

La sua voce venne rotta da un singhiozzo. I suoi occhi erano diventati lucidi.

Kaiza lo guardò con tenerezza. Ripercorse con l’immaginazione tutto quello che quel ragazzino si poteva essere tenuto dentro in quei giorni, quello che poteva aver provato. Capì quanto Naruto fosse importante per lui. Sicuramente dopo la morte del nonno e dello zio, doveva essere rimasta l’unica persona a cui poteva ispirarsi e su cui poteva contare come punto di riferimento. Quando si rischia di perdere qualcuno si può stare davvero molto male…questo lo capiva anche lui, era perfettamente umano.

Si stava alzando per confortarlo ma vide la mano del biondo poggiarsi su quella del più piccolo e stringerla.

“Sono qui...” gli aveva sussurrato guardandolo negli occhi, offrendogli un piccolo sorriso incoraggiante.

Konohamaru si asciugò gli occhi per poi sorridere e stringere con forza quella mano. Doveva aver riconosciuto in quel gesto qualcosa di estremamente familiare se si era calmato subito…

Kaiza non credeva ai suoi occhi. La sua “quasi verità” era servita davvero a qualcosa. Per quanto poteva essersi chiuso…non era riuscito ad ignorare la sofferenza che il suo allievo stava provando davanti ai suoi occhi. Capì che era troppo per lui…la rabbia, la durezza che era impresse sul suo volto sembravano sparite. Erano state rimpiazzate da una tenerezza che risollevò il morale al ragazzino.

Quest’ultimo tornò serio però. Mentre continuava a tenere quella mano stretta nella sua, osservava la fasciatura leggera che ancora la ricopriva. Riprese, a testa china:

“Non dubitavo che ce l’avresti fatta senza problemi. So che sei forte. Solo che in tutti questi giorni…senza sapere nulla…”

“E’ normale…tranquillo.” lo interrupe il maestro.

Sollevò gli occhi scuri e li fissò in quelli azzurri che lo scrutavano:

“Volevo aspettare prima di farlo, almeno un altro po’…ma ora...te lo devo chiedere..”

Sia il ragazzo che l’uomo stavano immaginando quali parole sarebbero seguite. Entrambi sembravano sperare di sbagliarsi.

“Cos’è successo? Quel giorno, sotto la pioggia…cosa è successo?”

“Dannazione, no!” pensò l’uomo.

Naruto perse quel debole sorriso e sottrasse la mano alla presa del più piccolo. I suoi occhi si intristirono di colpo, perdendosi nel vuoto..o in qualche immagine silenziosa che li attraversava. Tornò a guardare il soffitto e rispose quasi senza voce, chiudendo gli occhi:

“Non ho voglia di parlarne…”

Kaiza si passò la mano sul viso. Era stata una mossa avventata ma dopotutto non aveva avuto modo di parlare con il bambino per avvisarlo che non avrebbe mai dovuto fargli una domanda del genere. Non in quel momento, era ancora troppo presto. Ma era tardi ormai. Avevano appena perso quel poco che era uscito fuori.

“Non importa.”

Naruto riaprì gli occhi, fissando stupito l’allievo…che gli sorrideva dolce, di quei suoi soliti sorrisi.

“Se non ti va, davvero non fa niente. Ne parleremo quando te la sentirai, va bene?”

Rimase ancora sorpreso…poi annuì, sollevato.

“Posso farti un’altra domanda però…?” chiese esitante.

Il ragazzo gliela accordo benché fosse un po’ timoroso.

“Adesso…come stai?”

Lo stava guardando intensamente perché voleva la verità. Dopo un momento di silenzio rispose:

 “Adesso…sto bene.”

“Fratello…sei sicuro?”

Ancora un attimo di silenzio.

“Si…sicuro.”

Konohamaru sembrò soddisfatto. Dopo un’ultima occhiata seria ed intensa tornò sereno.

“Questa… è la cosa che conta di più!” esclamò .

Vedendo anche il biondo rasserenato, il medico non poté che sentirsi anche lui più tranquillo.

Il rumore di una pancia vuota si fece ben udire da tutti i presenti.

“A quanto pare…” disse arrossendo e passandosi la mano tra i capelli “…qualcuno reclama la colazione!”

Una sonora risata rispose:

“Ahahah rispondiamo al reclamo allora!”

Subito l’uomo si recò in cucina e ne uscì subito portandosi dietro tre mele. Ne lanciò una al ragazzino che la prese al volo:

“Dovrai accontentarti, povero affamato!” disse facendogli l’occhiolino.

Aveva talmente fame che subito la addentò assaporandola con gusto. L’uomo si avvicinò a Naruto e gli domandò calmo:

“E tu? Sicuro di non voler fare un piccolo sforzo?”

Gli occhi azzurri si spostarono da quelli castano-dorati del medico a quelli del suo allievo, che aveva la faccia più soddisfatta del mondo. Sospirò profondamente…

“Aiutami a mettermi seduto…”

Senza farselo ripetere due volte, subito eseguì quella richiesta. Una volta che fu seduto, Kaiza si sedette a sua volta e gli porse il frutto.

Naruto lo prese con la mano sinistra e lo contemplò titubante.

Quando però guardò Konohamaru e lo vide così buffo con  la bocca piena e appiccicosa mentre alzava la mano con la mela, come per fare segno di brindare “Alla salute!” e volgendo lo sguardo sull’uomo che riproponeva lo stesso gesto… nascose un altro piccolo sorriso, chinando un poco la testa in basso.

 Alzò la mela a sua volta.

Diedero un morso nello stesso momento affondando i  denti a fondo nella polpa saporita del frutto.

Kaiza mangiava pienamente soddisfatto, godendosi la scena:  Konohamaru felice e appagato mentre si riempiva la pancia e Naruto che lo faceva a sua volta, sia pure con calma e mantenendo un’espressione apparentemente serio.

“L’innocenza dei più piccoli è l’arma più potente contro qualsiasi forma di tristezza.” pensò poi, riflettendo anche sul fatto che se una piccola “bugia” poteva avere quei risultati…mentire a fin di bene , dopotutto non era una cosa così brutta.

“Anche se…probabilmente Izumo e Kotestu non la penserebbero allo stesso modo.” concluse alla fine nei suoi pensieri, lasciandosi sfuggire una risata.


 
 
 
“Penso che dovrò andare a sistemare questa faccenda allora…” sospirò Konohamaru.

“Direi proprio di sì!” confermò il medico, che lo aveva appena convinto ad andare a parlare con Izumo e Kotestu per scusarsi della fuga e andare a discutere della faccenda con lo stesso Hokage nell’eventualità che nel frattempo Sakura non lo avesse già fatto.

“Accidenti che noia!” continuò a lamentarsi quello.

“E’ la cosa giusta da fare.”

“Ehm…si, Vecchio penso che tu abbia ragione! D’accordo!” affermò alla fine, alzandosi da terra.

Si diede un’altra stirata per sgranchirsi poi riprese:

“Allora Fratello Naruto, io vado. Tornerò presto a trovarti e porterò anche gli altri, va bene?”

“Va bene.” rispose quello.

“Cerca di riprenderti nel frattempo ok? Così appena starai meglio ci alleneremo insieme!”

Naruto annuì.

“Alla prossima allora! Vecchio, prenditi cura di lui, mi raccomando!”

“Piccolo insolente…” disse il medico falsamente arrabbiato cercando di acchiapparlo ma quello, con un’ultima risata, gli sfuggì lasciando l’appartamento.

“Perdonalo…” si scusò per lui Naruto.

“E per che cosa? E’ giusto che i giovani si comportino così dopotutto. Finché non diventano maggiorenni devo essere costretti a sottostare agli ordini di tutti a partire dai genitori. Questa è la loro piccola vendetta…ci rinfacciano l’unica cosa su cui non potremo mai dargli torto! E poi dai, è ancora un bambino praticamente…non ci si può arrabbiare per cose simili.”

“Peccato che la signorina Tsunade non la pensi come te…”

“Mio caro Naruto, con le donne è tutta un’altra storia! Non puoi mai dire che una donna che è vecchia…nemmeno per scherzo! La sensibilità femminile è qualcosa di estremamente delicato come lo è l’orgoglio per noi uomini! Sono entrambi tasti delicati che se intaccati scatenano reazioni molto forti. Le donne si sentono ferite, si chiudono in se stesse oppure…diventano particolarmente grintose! Ecco il caso del nostro Hokage!

Quando ferisci l’orgoglio di un uomo invece, te ne sarai reso conto anche tu immagino, possono succedere due cose: o stimoli la sua determinazione quindi lo rendi molto più forte oppure…scateni una rabbia dir poco incontrollabile, dato che molti fanno dell’orgoglio la loro ragione di vita, quel “valore” intoccabile per cui sono disposti a sacrificare qualsiasi cosa… o persona.” terminò con amarezza.

Il ragazzo sembrò stesse riflettendo su quelle parole:

“Secondo te…quand’è che un uomo dovrebbe lasciar perdere il proprio orgoglio?”

L’uomo incrociò la braccia, tirò su la testa e trasse un profondo respiro. Stava riflettendo.

“Io credo…che io lascerei alle spalle il mio orgoglio… se rischiassi di perdere per esso qualcosa di importante. Non sono una persona particolarmente orgogliosa …però nel mio caso l’orgoglio non trova spazio né nei miei rapporti con le persone né nel mio lavoro.”

“Capisco…”

“Ti ribalzò la domanda…per te quand’è che bisogno lasciare da parte l’orgoglio?”

“…Non saprei…Forse quando metti in pericolo che ti è più vicino…un po’ di orgoglio personale credo serva a tutti per andare avanti e fare delle scelte che siano d’accordo con i propri principi morali.”

“Mmm…non hai tutti i torti sai?”

“Se la pensa così…chissà se…” iniziò a pensare quando entrambi sentirono bussare alla porta.




Extra: Un buon amico

Dopo aver mangiato, quella sera mentre Kaiza si apprestava a tirare fuori nuovamente i due letti da terra dall’armadio, Gaara tornò a sedersi accanto al letto di Naruto che continuava a dormire ormai da diverse ore. Si sentiva impotente, avrebbe voluto che fosse sveglio, voleva parlargli, riuscire a stabilire un contatto. Ma il biondo fin dal momento del suo arrivo aveva messo in chiaro che non ne aveva voglia…

“Signore, benvenuto!” esclamò l’uomo inchinandosi dopo avergli aperto la porta.

“Buongiorno, la prego niente riverenze…sono qui come amico, non come capo Villaggio.” rispose quello.

“Grazie! Prego, si accomodi!” lo invitò ad entrare.

Gaara si accomodò lasciando la sua giara all’ingresso. Poi si diresse verso il biondo a letto.

“Mi spiace…non si è ancora svegliato…” parlò ancora con uno strano tono.

“Davvero?” domandò sedendosi accanto a lui. Dopo averlo scrutato per un attimo, sorrise:

“Ti è andata male, Naruto…sono l’unica persona in grado di accorgersi se qualcun dorme…oppure no…”

“Meno male, l’ha beccato!” pensò sollevato il medico tra se e se.

Il falso addormentato, ad occhi chiusi affermò:

“Sveglio o no….non ho intenzione di riprendere la nostra conversazione. Voglio riposare.”

“Anche l’altra volta mi hai detto di essere stanco e di voler riposare. Ma io ti ho detto che sarei tornato e che avrei trovato il modo di aiutarti. E’ quello che ho intenzione di fare…se me lo permetterai. Ti prego…”

“Non sprecare tempo, Gaara. Te l’avevo già detto. Non ti dico di andartene solo perché la tua presenza qui rientra nel mio accordo con l’Hokage. Ciò non cambia il fatto che voglio stare solo…perciò lasciami stare.” disse volgendo la testa dalla parte opposta al Kazekage.

Quest’ultimo sospirò profondamente. Non sapeva davvero cos’altro fare.

“Spero che questa volta…quando ti sarai riposato, mi darai almeno una possibilità.”

Non ottenne più nessuna risposta.


Aveva passato quelle ore pensando intensamente. Stava cercando disperatamente un appiglio, qualcosa che potesse servirgli per convincerlo a parlare con lui. Vuoto totale. In poche parole era disperato. Possibile che non gli fosse venuto in mente nulla? Non poteva tornare al Villaggio della Sabbia senza essere riuscito a fare qualcosa o non sarebbe riuscito a darsi pace. Gli doveva troppo, era troppo importante per lui…non poteva arrendersi.

“Mi spiace ma siamo arrangiati un po’ così per la notte…” si scusò Kaiza, dopo aver sistemato i letti.

Sembrava che non avesse parlato perché non fu degnato di attenzione. I due occhi verdi erano persi nel vuoto, la mente del rosso era impegnata in ardue riflessioni.

“Kazekage?” lo richiamò ancora. Finalmente riuscì a farsi sentire.

“Mi scusi…ero distratto…”

L’uomo lesse nei suoi occhi cosa lo turbava. Prese una sedia e si sedette vicino a lui. Poi chiese:

“Mi dica…com’è che vi siete conosciuti?”

Non si aspettava una domanda del genere.

“Perché me lo chiede?”

“Mi piacerebbe capire su cosa si basa il vostro legame…”

“E’ importante che lei lo sappia?”

“Se non vuole raccontarmelo, non si preoccupi. Stavo solo chiedendo.”

“Non stavo cercando di eludere la sua domanda. Volevo solo capirne i motivi.”

“Sa…credo che lei abbia un gran bisogno di sfogarsi. Con la mia domanda le ho voluto dare un’opportunità…sta a lei scegliere se coglierla perché ho ragione, o declinarla se ho torto. Si senta libero di scegliere. Qualsiasi cosa dirà, resterà dentro queste mura, ha la mia parola. Ma lo faccia se la fa sentire meglio.”

Esitò per un attimo, stupito di come l’uomo avesse compreso perfettamente il suo stato d’animo e stesse cercando di aiutarlo. Decise di provare…

“A quei tempi…era molto diverso. Completamente. Non avevo un solo scopo nella mia vita se non quello di eliminare chiunque si ponesse sulla mia strada…”

Non ebbe paura di parlare del suo passato doloroso. D’un tratto qualcosa gli disse che poteva fidarsi di chi gli stava davanti.
“Mi…mi vergogno profondamente di quello che ho fatto, non c’è giorno che passa senza che io mi senta in colpa per la crudeltà che mi caratterizzava. L’odio e la solitudine mi avevano reso così, la mia ignoranza del motivo per cui ero sempre allontanato da tutti, i numerosi tentativi che vennero fatti per eliminarmi da mio padre. Uccidere era diventato il mio unico scopo, l’unica cosa che dava un senso alla mia esistenza,  era tutto quello che ero in grado di fare. La conseguenza fu che se gli altri dovevano morire…io dovevo continuare a vivere ad ogni costo...non volevo scomparire come se non fossi mai esistito....

Giurai che sarei vissuto solo per amare me stesso. Perché solo io sapevo chi ero dentro, sapevo in fondo di non aver fatto mai nulla di male volontariamente, ogni mia azione era sempre la conseguenza di un’altra…solo io mi conoscevo davvero, conoscevo la mia sofferenza. Nessun altro se ne accorse mai, nemmeno i miei fratelli…anche per loro, come per tutti, ero solo e soltanto un mostro, il responsabile della morte di nostra madre. Poi, dopo la morte di mio zio…la rabbia si è impossessata del tutto di me. Shukaku ha preso il sopravvento. E da lì la mia intera esistenza è diventata un inferno…per me…e per tutti coloro che incontravo. E per lungo tempo, mi sono macchiato di tanto sangue senza provare un minimo di pietà o risentimento.”

Fece un momento di pausa. Osservò l’espressione di chi gli sedeva accanto. Lo immaginò spaventato a morte, pronto a scappare conoscendo il suo passato e di cosa si era macchiato. Ma non si era scomposto. Era estremamente serio. Rimase in silenzio invitandolo con uno sguardo a continuare. Riprese:

“Anni fa sono venuto al Villaggio della Foglia per l’esame di selezione dei Chunin. I miei fratelli e il mio maestro mi tenevano continuamente sotto controllo per paura che perdessi il controllo. Conobbi Naruto prima dell’inizio dell’Esame. Durante la prima e la seconda prova non ebbi l’occasione di un confronto diretto con lui. Il nostro primo discorso avvenne dopo le eliminatorie, dopo che io ridussi  in condizioni pietose Rock Lee e dopo aver deciso di eliminarlo una volta per tutte.”

Stavolta colse della sorpresa nel suo interlocutore, tuttavia proseguì:

“Se lui e Shikamaru non fossero intervenuti sarei riuscito ad ucciderlo. Perché avevo deciso di farlo? Lo odiavo. Odiavo che lui avesse un maestro che gli voleva bene, che era stato disposto a interrompere l’incontro per lui, per salvargli la vita. Non riuscivo a sopportare che ci fosse quell’affetto. Comunque quei due, con il loro intervento evitarono il peggio. Raccontai loro del mio passato e in un primo momento Naruto rimase sorpreso di quanto ci somigliassimo. Però anche lui fu colto dalla paura. L’intervento successivo del maestro Gai, mi convinse a rinunciare al mio proposito per non essere squalificato dal torneo.

Ma ciò che accadde dopo…fu quello che mi cambiò per sempre.

Rapì Sakura Haruno portandola nel cuore della foresta. Lui accorse per salvarla insieme al loro compagno di squadra di allora, Sasuke Uchiha…” la sua voce si affievolì pronunciando quel nome “ Naruto voleva proteggerli entrambi, a qualsiasi costo. Io lo deridevo…li avrei eliminati tutti e tre, ne ero convinto. Lui tirò fuori una grinta e una forza che mi stupirono a tal punto da costringermi ad usare la tecnica del Falso Dormiente, liberando Shukaku e permettendogli di combattere. Lui si giocò il tutto per tutto, eseguì una tecnica di evocazione richiamando Gamabunta, il re dei rospi, e trasformandolo in Kurama. Dopo aver immobilizzato Shukaku, Naruto cercò di svegliarmi per annullare la mia tecnica. Non aveva quasi più chakra, attinse addirittura a quello della Volpe. Nemmeno la mia difesa assoluta è riuscito a fermarlo. Mi ha colpito usando la testa, quando lo avevo immobilizzato del tutto. Con un ultimo colpo finale,siamo stramazzati entrambi al suolo…

A mala pena riusciva a muoversi…però mi si stava avvicinando, voleva parlarmi…è stato in quell’occasione che me l’ha detto. Mi ha detto le parole che da allora non ho più scordato, che ho sempre tenuto il cuore e che mi hanno cambiato per sempre…

“La sofferenza di sentirsi soli è veramente  insopportabile…immagino quello che provi…non so spiegartelo ma capisco bene il dolore che ti tormenta. Io ho avuto la fortuna di incontrare delle persone che significano molto per me. E adesso non intendo permettere che proprio a loro venga fatto del male. Non deve succedere! Giuro che ti fermerò…anche a costo di toglierti la vita!”

”Perché sei disposto a fare così tanto per gli altri?”

“Perché i miei amici mi hanno salvato dal baratro in cui stavo cadendo…perché hanno saputo accettarmi per quello che sono! Per tutti questi motivi, Io mi batto per loro!”


Finalmente capì. Era l’amore che gli dava tutta quella forza! Che lo rendeva così inarrestabile! Il desiderio di proteggere quei legami che era riuscito a costruire nonostante avesse vissuto la mia stessa esperienza! Lui non si è mai arreso…io l’avevo fatto. Mi resi conto che dovevo provarci, che dovevo mettermi in gioco per costruire anche io dei legami da proteggere, così da poter avere delle persone con cui condividere gioie e dolori e da cui ottenere e poter dare fiducia! Potevo costruirmi una vita migliore, dovevo solo impegnarmi per riuscirci!

Mi guarda ora! Sono diventato Kazekage, ho la fiducia del mio Villaggio, ho tanti amici a cui sono molto legato, ora finalmente posso dire di essere felice perché ho tutto quello che mi è sempre mancato! Se non avessi conosciuto Naruto…sarei morto...Mi ha ridato la speranza, mi ha dato la sua amicizia, lui mi ha salvato la vita!

Ora io darei la mia vita per la sua. Per poter fare qualcosa per aiutarlo adesso che ne ha bisogno. E invece…e invece niente! Non riesco a fare niente! Non so come comportarmi o come agire. Che...che razza di amico sono per lui…?”

Si portò la mano sugli occhi, per nascondere quelle lacrime che l’emozione del rivivere il suo passato e l’attuale presente gli avevano portato. Una mano forte si strinse sulla sua spalla.

“Lei è un amico degno di essere chiamato tale, glielo dico con il cuore. Lo penso sul serio.”

“Ma come..?”

“E’ pronto a qualsiasi sacrificio per aiutarlo, perché gli vuole bene e perché muore dal desiderio di essere l’amico che Naruto è stato per lei. E il fatto di non riuscire a fare nulla, la sta facendo soffrire molto. Questo perché è la cosa cui lei tiene di più in questo momento…Non ho altre parole per definirla  se non “amico”, mio caro Kazekage. Anzi sa cosa le dico? Invidio Naruto, sinceramente.”

“Lo invidia…anche avendo consapevolezza del mio passato?”

“Il passato non può essere cancellato. Continuare a sentirsi in colpa per esso è la punizione più dolorosa che una persona possa infliggersi. Lo so. Se è arrivato fino a questo punto…vuol dire che tutti l’hanno perdonata, alla luce anche di tutto ciò che ha fatto per rimediare. Impegnarsi per diventare capo Villaggio non è una cosa da nulla. Se l’hanno accettata…significa che sono consapevoli anche del suo passato. E’ la stessa cosa che sto facendo io. Ho preso atto del suo dolore…e ho accettato tutto quello che sta cercando di fare ora.”

Gaara sorrise di cuore. Aveva ragione…quell’uomo aveva capito. Si sentì di dire:

“Naruto è molto fortunato ad avere una persona come lei ad aiutarlo in questo momento difficile. Io la invidio…perché sembra essere l’unico ad avere la sua fiducia ora. Solo lei credo possa aiutarlo adesso.”

“Si sbaglia. Io posso aiutarlo a curare il suo corpo…ma gli unici che posso guarire la ferita che gli ha squarciato l’anima… siete voi.” disse toccandogli il petto con un dito.

Si era preso quella libertà, pur trattandosi del Kazekage, perché davanti a lui proprio non riusciva a vedere altro che un ragazzo, come Naruto, che aveva bisogno di aiuto…anche se capì che il rosso più che altro cercava un consiglio.

“Lei è l’unico con cui abbia un rapporto, con cui parla. Come possiamo fare noi ad aiutarlo se si rifiuta di vederci e se non ci vuole nemmeno ascoltare?”

 “Sia se stesso…pensi solo a questo. Ormai ho capito anche io chi è il vero Naruto…e non è quella stessa persona che afferma di voler stare da solo e che caccia via tutti i suoi amici. Questo lei già lo sa. Non si sforzi di cercare qualcosa di cui lui non ha bisogno. Sia sincero con lui…e vedrà anche lei…che non servono troppe parole per arrivare al suo cuore…”

Gaara era rimasto profondamente colpito da quelle parole. Il medico stava cercando di aiutarlo, gli aveva appena detto cosa avrebbe dovuto fare…ma c’era qualcosa che ancora gli sfuggiva.

Rimase a riflettere su questo a lungo.

Era tutto tranquillo, quando un’oretta più tardi Naruto iniziò a respirare pesantemente ma lui se ne rese conto solo quando l’uomo gli fu vicino.

“Che gli succede?” chiese mentre l’altro gli aveva poggiato la mano carica di chakra verde curativo sulla fronte.

“Nulla…porta solo un peso un po’ troppo pesante per lui…” rispose.

“Che vuol dire?”

“Non lo so nemmeno io…so solo che qualcosa lo fa stare male…ma non so di cosa si tratti…” rispose.

Non appena il biondo si rilassò, interruppe i flusso di chakra.

“Credo che per stanotte andrà bene…Direi che possiamo anche metterci a dormire!” esclamò.

“Io…resterò ancora un po’ sveglio…”

“Come preferisce. Io se permette ho bisogno di farmi qualche oretta prima di domani mattina.”

“Stia tranquillo, se succede qualcosa la avverto subito.”

“La ringraziò, allora posso stare tranquillo.” disse sistemandosi nel letto.

Si era appena coperto quando:

“Kaiza?”

“Si? Che succede Kazekage?”

“Cosa intendeva prima…quando ha detto che non servivano troppe parole per arrivare fino al suo cuore?”

L’uomo sorrise, e sistemandosi ancora di più sotto le coperte.

“Ci rifletta un po’ su…sono certo che prima o poi capirà…”

“Ma…”

Non fece in tempo a parlare che l’uomo era già crollato addormentato. Sospirò…

“Poche parole…”

Passò il resto della notte in cerca delle parole giuste…doveva trovarle…non si sarebbe arreso.
 
 

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Capitolo 20
*** Arrivi e Partenze... ***


Ragazzi perdonate il ritardo abissale ma vedendo la lunghezza del capitolo spero capirete! E' stato un capitolo a cui tenevo moltissimo, per cui la parti più importanti sono molto estese mentre per il passaggio tra una cosa e l'altra sono stata molto breve, per evitare di annoiarvi! Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa storia e coloro che recensiscono :)) Grazie davvero <3 Ora...anche chi non si fa sentire e legge in silenzio...un piccolo commento su "questo" singolo capitolo non mi dispiacerebbe. Ci terrei a sapere se vi è piaciuto :)) Estendo l'invito a tutti, ditemi sinceramente che ne pensate. Se c'è qualcosa che non vi convince ditelo senza problemi. Ribadisco solo che ogni cosa che scrivo riguardo i rapporti tra i personaggi e i personaggi stessi dipende soprattutto dal mio punto di vista. Ma sono aperta ad ogni commento! :))

Quindi...buona lettura! :D










Quelle parole letteralmente mi paralizzarono.

“C-come sarebbe a dire che siete in pericolo?!” chiesi preoccupatissima.

“Ho detto che “siamo” in pericolo! Parlo di me, di te, di tutti!” spiegò.

“Ma che stai dicendo?!”

“Esci di casa e vieni alle porte del Villaggio! Stiamo andando lì!” mi incitò.

“Perché state andando lì? Kaiza? Rispondi!” cercai di dire ma percepì che lui aveva interrotto il contatto.

Ero decisamente turbata e confusa ma che altro potevo fare se non vestirmi al volo e precipitarmi fuori casa? Saltai sui tetti per fare prima e corsi più velocemente che potei. Il sole non era ancora sorto e l’aria intorno a me era abbastanza fresca. Diedi uno sguardo lungo le vie di Konoha per osservare come ancora fossero deserte, fatta eccezione per qualcuno che iniziava ad aprire bottega. C’era davvero un gran silenzio intorno a me. Alla fine però non ci feci troppo caso perché il mio unico pensiero era raggiungere la mia meta.

Finalmente giunsi nei pressi dell’ingresso e intravidi subito ai piedi dell’enorme cancello delle figure famigliari:

“Mi spiegate cosa sta succedendo?!” chiesi una volta che li ebbi raggiunti.

Gaara era accanto a Kaiza che aiutava Naruto a stare in piedi, sostenendolo. Non appena sentì la mia voce, si voltò verso di me e chiese:

“Tu cosa fai qui?”

Sospirai. Non che mi aspettassi il benvenuto ovviamente ma speravo almeno in un saluto.

“L’ho chiamata io, ragazzo. Siccome hai detto che il Villaggio rischiava di essere devastato, ho pensato che fosse il caso di avvisarla dato che ne avevo la possibilità, mi spiace per gli altri però…” spiegò.

Lui sbuffò senza dire nulla stavolta. Forse aveva altro a cui pensare perché tornò a fissare davanti a sé. Sembrava decisamente preoccupato…

Metabolizzai dopo un attimo le parole che erano state pronunciate dal medico.

“Il Villaggio rischia di essere distrutto?!” esclamai.

“Sembra di si…ma non sappiamo ancora come.” disse Gaara.

“Scusate, potete spiegarmi meglio, per favore?” domandai allora.

“Nemmeno noi due abbiamo capito molto bene. Naruto si è svegliato di colpo stamattina e ci ha pregati di portarlo qui. Ha detto che non fosse arrivato in tempo  il Villaggio rischiava di essere raso al suolo. Così lo abbiamo accontentato, anche se…siamo qui da diversi minuti ma non vedo ancora nulla di potenzialmente pericoloso.”

Naruto non distolse un attimo gli occhi dal punto in cui stava guardando. Guardai anche io però non notai nulla di strano.

“Per favore, vuoi spiegarci cosa sta succedendo?” chiese Gaara a Naruto. Quello non rispose.

Tutt’un tratto, qualcosa attirò la mia attenzione. Iniziai a guardarmi intorno, nervosa cercando di capire di cosa si trattasse. Anche il Kazekage e Kaiza sembrarono percepire qualcosa . Li vidi farsi attenti, cercando di capire cosa stesse succedendo. Io capì quando quel “qualcosa” iniziò a diventare più intenso.

“Il terreno…sta tremando…” sussurrai.

Tutti guardammo a terra percependo quelle vibrazioni intensificarsi sempre di più.

Izumo e Kotetsu, tornati alla loro mansione di controllo del cancello,si avvicinarono al nostro gruppo.

“Cosa sta succedendo?” chiese il primo.

“Che si tratti di un terremoto?” ipotizzò l’altro.

Non erano solo vibrazioni. Udì in lontananza un rumore rapido che andava allo stesso ritmo delle scosse del terreno. Era come se…qualcosa si stesse avvicinando.

“Molto peggio…” decretò con un filo di voce Naruto.

“Insomma! Ci vuoi spiegar-…” gli stavo urlando contro.

“Sta arrivando…” mi interruppe però la sua voce.

“Chi? Chi sta arrivando?”

Lui però non rispose e si sottrasse alla presa di Kaiza cercando di restare in piedi da solo.

“Ragazzo…cosa vuoi fare?”

“Qualunque cosa accada…” disse rivolto a tutto, guardandoci uno ad uno “Non muovetevi…”

Nessuno di noi stava capendo ma istintivamente udendo quel tono così profondamente serio annuimmo. Naruto molto lentamente iniziò a camminare in avanti allontanandosi da noi. Per un paio di volte mi sembrò sul puto di cadere ma riuscì a mantenersi in equilibrio. Zoppicava per colpa della ferita sulla gamba che evidentemente non aveva smesso ancora di fargli male e si spostava lentamente per colpa di quella più grave, ma riuscì a porsi a circa cinquanta metri da noi. Si fermò e cercò di riprendere fiato.

 “Naruto ma cosa…”

“Guardate!!” esclamò Izumo.

Quando guardai in lontananza davanti a me …la vidi.



 
Un’ enorme creatura si stava avvicinando a passo paurosamente rapido nella nostra direzione. Anche se era ancora lontana si capiva benissimo quanto fosse a dir poco gigantesca, lei con la sua moltitudine di code che fendevano l’aria. Non ci volle molto a capire di chi si trattava.

“Dobbiamo dare subito l’allarme!” esclamò Kotetsu.

“Il ragazzo ha detto di non muoversi! Meglio fare come dice!” lo riprese Kaiza.

Decisamente era la cosa migliore da fare. Ancora non riuscivo a capacitarmi del fatto che la Volpe stesse arrivando al Villaggio ma pensai che Naruto sapeva bene come trattarla per cui era meglio starlo a sentire.

“C’è qualcosa di strano...” disse ad un certo punto  il Kazekage.

“Che succede Gaara?” chiesi.

“Kurama…sembra diverso...” mi spiegò.

“Come sarebbe a dire…?”

Capì troppo tardi cosa voleva dire. Ancora distante, la Volpe ruggì. Un ruggito devastante che creò una spaventosa onda d‘urto che ci travolse. Chiusi gli occhi quando mi colpì. Non si trattava di aria…era un‘ondata di chakra! Pensavo ormai di conoscere bene quell’energia…mi sbagliavo. Per la prima volta percepì chiaramente l’odio che trasportava con sé. Un odio profondo, crudele…violento.
Gaara creò immediatamente un muro di sabbia alle nostre spalle per evitare che fossimo sbalzati all’indietro. Mentre noi riuscimmo a restare i piedi grazie alla sabbia, per quanto anche lui avesse subito lo stesso impatto, Naruto riuscì a fatica a restare in piedi.

Ero troppo distratta dai tentativi inutili di contrastare quella forza, quando sentì una voce quasi sfondarmi i timpani:

Naruto Uzumaki!”

Feci appena in tempo a riaprire gli occhi che la Volpe, in tutta la sua immensità,  terminò la corsa sollevando un gran polverone. Iniziai a tossire, così come gli altri. Non appena tornai a vedere, ciò  che mi si parò davanti mi tolse il respiro.

La Volpe era chinata, ansimava pesantemente, i suoi occhi rossi erano iniettati di sangue, le zanne erano ben in mostra e dense nuvole di chakra rosso scuro venivano sbuffate dalle sue narici. E bloccato tra il terreno e la sua enorme zampa…

“Naruto!” urlai cercando di avvicinarmi.

La Volpe mi sentì.  Ruggì ancora furiosa. Fui sbalzata indietro senza poter far nulla. Gaara per fortuna mi fu alle spalle, prendendomi al volo,  aiutato dalla sua sabbia.

“Kurama, fermati!” lo implorò Naruto con quanta voce aveva in corpo.

Il demone tornò a concentrarsi su di lui.

Naruto Uzumaki…mi devi delle spiegazioni! Dimmi cosa cazzo pensavi di fare! Parla!” ringhiò.

“Prima…devi calmarti…” sussurrò.

Parla!” tuonò facendo pressione sul terreno, lasciando però Naruto tra le due dita per evitare di schiacciarlo. Gli artigli penetrarono nel terreno con una facilità impressionante.

“Dobbiamo fare qualcosa o lo ammazzerà!” disse Izumo estraendo un kunai.

“Non…muovetevi…” disse ancora la voce di Naruto, quasi senza più forze.

E' con me che devi parlare! Te lo ripeto un’ultima volta, Uzumaki…” sbuffò altro chakra su di lui, la Volpe “…Cosa cazzo volevi fare?! Parla, dannazione!

Dietro di me iniziai a sentire delle voci farsi più vicine. Probabilmente i due ruggiti avevano richiamato l’attenzione dei ninja del Villaggio che si stavano radunando. Sentì chiaramente anche che Kaiza e Gaara cercavano di impedire loro di intervenire ma non mi importava nulla.

Naruto stava rischiando la vita. Alla Volpe sarebbe bastato pochissimo per toglierlo di mezzo. E io non potevo nulla contro di lei.
Sentivo quasi di non respirare più sebbene avessi il cuore a mille. Pregai che in qualche modo non succedesse nulla di male. Pregai con tutte le mie forze.

“M-mi…stai facendo…male…K-kurama…”

Il cercoterio sgranò gli occhi un attimo. Li strinse, scuotendo la testa cercando di scacciare qualcosa dalla sua mente. Naruto a fatica riuscì a sfilare il braccio sinistro dalla sua presa, e iniziò ad accarezza quella stesse zampa che lo stava per schiacciare.

“C-calmati…per favore…” lo pregò con tono sicuro e confortante.

Per un attimo non accadde nulla e temetti il peggio.

Poi Kurama scosse un’ultima volta la testa. Il muso, prima teso iniziò a rilassarsi. Le labbra nere che permettevano di osservare la sua fila di zanne aguzze si abbassarono. La fronte si distese, le orecchie dritte si tirarono indietro e il respiro iniziò a regolarizzarsi. Quando riaprì gli occhi, non aveva più quell’espressione assassina di poco prima. Era tornata quella di sempre, dura e intimidatoria ma almeno calma. Trasse un lungo sospiro di sollievo.

Anche io tornai a respirare.

“Kurama…stai bene adesso?” domandò il mio compagno di squadra preoccupato. Quello annuì con testa, poi disse con tono ancora leggermente affannato:

Si…ma questo non cambia il fatto che voglio delle spiegazioni…sono stato chiaro?

“Certo…” rispose. Anche se poi aggiunse: “Che ne dici…di darmi un po’ più di ossigeno ora?”

All’istante Kurama liberò Naruto dalla sua presa, spostando la zampa.

“Ti ringrazio…” disse tirando qualche bella boccata d’aria.

“Naruto!”

Gli andai subito incontro anche se temevo che la Volpe potesse in qualche modo attaccarmi per impedirmelo. Invece no. Si mise seduta, con un espressione ancora turbata. Mi osservò mentre mi avvicinavo a lui e mi assicuravo che stesse bene. Dopo un attimo mi raggiunse anche Kaiza:

“Ragazzo, mi hai fatto davvero prendere un colpo! Ti ho dato per spacciato per un attimo!” gli disse.

“Non dovevi preoccuparti…non mi avrebbe mai fatto del male…”

“Sei comunque stato un incosciente!” lo rimproverai. “Possibile che tu debba fare sempre di testa tua?!”

La mia arrabbiatura svanì quando guardai la sua espressione. Era sconvolto.

Anche lui doveva aver avuto paura.

Mi auguro che quei tizi al cancello siano abbastanza intelligenti da non fare pazzie…” affermò la Volpe che guardava con un ghigno tutti i ninja armati che aspettavano solo un’altra sua mossa per attaccare.

Naruto si rimise in piedi a fatica con il nostro sostegno.

“Accompagnatemi…” disse.

Così lo aiutammo ad arrivare da tutti quei ninja che si erano radunati.

“Giù le armi, tutti…” ordinò “…Non è qui per fare del male, devo solo parlare con me.”

Nessuno di loro sembrò convinto. Lessi un terrore nei loro occhi indescrivibile.

“Ho detto giù le armi!” ripeté a voce alta.

Stavolta obbedirono, anche se tremando.

“Non è necessario che restiate, ma se non vi fidate potete anche farlo. Se però qualcuno si azzarda ad alzare anche solo un kunai verso Kurama, se la vedrà con me, sono stato chiaro?”

Alla fine tutti si decisero ad annuire.

Non mi aspettavo che Naruto usasse quel tono così serio e autoritario. Ero davvero stupita. Non era proprio da lui, soprattutto nei confronti dei ninja del suo stesso Villaggio.

Kaiza lo accompagnò vicino alla Volpe:

“Senti io…”

“Si, tranquillo…ti lasciamo parlare con lui.” gli rispose subito.

Lo lasciò in piedi da solo dopo essersi assicurato che ci riuscisse. Poi indietreggiò, invitando anche me e Gaara a fare lo stesso.

“Cosa fai?”

“Diamogli lo spazio per parlare con calma…”

Decisi di restare a guardare. Ora era uno di fronte all’altro, e si osservarono a lungo. Poi iniziò la Volpe, fissando per un attimo lo sguardo sul medico:

Chi è…quel vecchio?

“Il mio dottore…si è preso cura di me in questi giorni.”

E ci si può fidare di lui?

“E uno in gamba…Io mi fido…”

Nonostante questo, venne guardato dall’alto in basso con aria di sufficienza.

Tsk! Ascolta, a proposito di prendersi cura…guarda che io riesco a proteggermi da solo, non c’era bisogno che intervenissi  minacciando quei quattro moscerini di prima!

“Hanno paura, questo lo sai. Per loro stessi e per il Villaggio. Sono pronti a tutti pur di proteggere ciò che è stato ricostruito con così tanta fatica, anche a morire…E questo voglio evitarlo se è possibile. Non volevo che li uccidessi per sbaglio per proteggerti nell’eventualità ti avessero attaccato…quindi ho preferito togliere loro qualsiasi iniziativa.” spiegò.

Tzk! Non c’era bisogno comunque. Per tua fortuna l’impulso d’odio mi è passato… anzi ti dovrei anche fare i complimenti! Era davvero tanto che non mi arrabbiavo così!

“Era…un impulso d’odio?” chiese stupito Gaara a voce alta “Ecco perché mi sembravi diverso Kurama…”

Guarda chi c’è, anche il piccolo Kazekage! A questo punto manca solo quel rapper da strapazzo del Villaggio della Nuvola!

 Comunque sei stato bravo, se hai percepito quel cambiamento in me prima. Sono un demone particolarmente propenso verso l’odio per questo motivo può succedere che io non riesca a far prevalere la mia stessa coscienza su di esso se mi arrabbio particolarmente. Praticamente lo stesso motivo per cui 18 anni fa ho quasi raso al suolo questo Villaggio anche dopo essere stato liberato dal controllo di quello stronzo  di Madara Uchiha. E’ come una valanga irrefrenabile, una volta partita non si arresta finché non ha travolto e distrutto tutto.


“Allora..per questo il ragazzo ha detto che il Villaggio rischiava la distruzione…” comprese Kaiza.

Quello annuì.

“Ho percepito che Kurama stava arrivando dalla quantità stratosferica d’odio in avvicinamento…per non parlare del fatto che quel poco del suo chakra che ho dentro di me, sembrava come impazzito. Ha fatto come una sorta di risonanza. Siccome si muoveva velocemente, ho capito subito che stava venendo qui per cercarmi. Se fossi rimasto a casa, nello stato in cui si trovava poco fa, non avrebbe risparmiato nessuno. E’ questo il motivo per cui dovevo arrivare qui il prima possibile…”

A proposito del mio chakra e del motivo del mio arrivo…aspetto ancora le tue spiegazioni! E mi auguro per te che siano convincenti!” affermò deciso, sollevandosi e incrociando le zampe.

Naruto drizzò le spalle e alzò la testa per guardare la Volpe in faccia.

“Non credo di doverti spiegazioni in merito alle mie decisioni.”

Allora, forse non hai capito bene…” sussurrò in modo tremendamente minaccioso, abbassando il muso e puntando ancora quegli occhi su di lui.

Proverò a spiegartelo meglio…hai tre buoni motivi per parlare. Il primo, sono a dir poco furibondo perché per colpa del tuo gesto a dir poco insensato, ho perso una sfida con Shukaku che adesso mi considera un codardo, per cui credimi…sono davvero incazzato nero!
La seconda, sempre per colpa della tua scelta, è una settimana che corro senza sosta, che non mangio e non bevo per cui sono molto tentato dal farmi una bella scorpacciata di carne…anche al sangue…” lo disse sollevando lo sguardo verso i ninja che ancora lo guardavano intimoriti “…E terzo ma non per importanza  sempre per colpa tua, sai che sorpresa, mi ritrovo più incazzato di quanto lo sia stato negli ultimi 18 anni! Ragion per cui se vuoi evitare spiacevoli conseguenze, ti consiglio di cominciare a parlare!


Ero a dir poco spaventata a morte. Non solo per il fatto di trovarmi praticamente faccia a faccia con un demone a dir poco immenso ma soprattutto per il suo tasso di irritabilità che era pressoché al limite.

Naruto invece rimase un attimo sorpreso.

“Vuoi dire…che hai mollato la sfida con Shukaku, che hai corso e che hai avuto quella sfuriata…solamente per me?”

La Volpe grugnì, infastidita da quella domanda.

 “Tsk! Non l’ho fatto per te! L’ho fatto solo ed esclusivamente per salvaguardare un mio interesse personale!

 “Ah si? E quale sarebbe? Sentiamo!” lo incitò.

Sbatté forte la zampa a terra, facendoci fare un salto.

Smettila di cambiare discorso e dimmi perché cazzo hai provato ad ammazzarti!

Quell’affermazione lo fece irrigidire completamente. Iniziò a tremare.

“Tu…come…?”

Come lo so? Sei sempre il solito ed emerito idiota! Sei stato la mia Forza Portante per anni e quel giorno nella tua mente, non solo i nostri chakra ma anche le nostre coscienze si sono unite completamente! Anche se adesso siamo separati, tra di noi è rimasto un legame che non può essere spezzato in alcun modo! Sia a livello di corpo che di spirito! Per questo motivo, una settimana fa ho percepito chiaramente che qualcosa non andava in te ma pensavo fosse una cosa passeggera, conoscendoti! Però poi sono arrivate le prime fitte di dolore fisico…poi l’ultima, insieme a tutto il resto…allora ho capito che mi ero sbagliato.” 

 “Vuoi dire…che hai sentito tutto?”

Come se lo avessi provato sulla mia pelle…e dentro il mio cuore….” rispose.

Quindi Kurama sapeva ogni cosa.

Per questo motivo…siccome la cosa riguarda anche me, ci terrei a capirne il motivo.” concluse.

Naruto esitò, scosse la testa:

“Non…non potresti capire…”

Kurama tornò ad assumere un espressione decisamente minacciosa.

Io che non posso capire?” ruggì “Smettila di sparare cazzate Naruto, altrimenti mi farai ribollire sul serio il sangue nelle vene per la rabbia! Ti avverto che se succede, non risponderò di me! IO sono l’unico in grado di capirti! Io e nessun’altro! Cazzo, sono stato rinchiuso dentro il tuo corpo quando avevi solo poche ore di vita! Anche se ci siamo effettivamente conosciuti solo pochi anni fa, non significa che io non ci fossi prima! Ti ho osservato tutto il tempo. Nonostante all’inizio io lo stessi facendo per scoprire il momento opportuno in cui avrei potuto spezzare il sigillo ed essere di nuovo libero, in ogni caso ti ho visto crescere, formare la tua personalità, affrontare tante difficoltà senza arrenderti, anche se in diverse occasioni avresti avuto tutti i migliori motivi per farlo…Ma tu, testardo come sei, non hai mai ceduto!

Nessuno potrà mai dire di conoscerti meglio di me! Solo io so quante notti in bianco hai passato, seduto sul tuo letto, a chiederti i motivi del tuo isolamento! Quanto sangue e sudore hai versato negli allenamenti per cercare di migliorarti! Quanto hai pianto per colpa di quei bastardi che hanno sempre visto in te solo il mio riflesso, senza mai provare a conoscerti pensando solo di poterti giudicare!
Mentre parlava, continuava a fissare nervosamente i ninja all’ingresso che seguivano ogni sua mossa. Lo infastidivano decisamente.

Continuò:

L’unica cosa che ora non so è il perché. Questo nostro nuovo legame non mi permette di leggerti nel pensiero, come prima. Non so perché hai deciso di volerti ammazzare…

Naruto strinse convulsivamente il pugno, nervoso.

Ma una volta che lo avrò saputo, sono sicuro che sarò in grado di comprenderti. Proprio perché ti conosco! Per cui adesso smetti di nasconderti dietro alle cazzate e dimmi la verità!

Nonostante il tono aggressivo, quel discorso mi aveva fornito due elementi fondamentali: la certezza che aveva tentato il suicidio e la consapevolezza, ancora una volta,  di quanto poco lo conoscessi io. Non sapevo nulla delle sue lacrime, delle sue fatiche, del suo dolore…nulla. Potevo definirmi davvero sua amica?

Lui rimase in silenzio, riflettendo probabilmente su quelle parole. Quando rialzò la testa, notai che aveva gli occhi lucidi.

“Non posso dirtelo…ma se vuoi posso farti vedere.” gli disse sollevando il pugno.

L’altro sbuffò, seccato:

Se non c’è altro modo…

Si sollevò, chiuse la zampa a pugno e lo abbassò all’altezza di quello che gli veniva teso. Una volta a contatto, entrambi chiusero gli occhi. Mentre si scambiavano pensieri e non so che altro, non riuscì a fare a meno di notare le proporzioni dei due pugni. Uno così estremamente piccolo e l’altro mostruosamente grande. L’espressione sul viso della Volpe mi diede un’idea di quello che stava vedendo…all’inizio sembrò sorpresa, poi parve quasi triste…infine tornò ad essere arrabbiata. Molto.

Vuoi dirmi che lo hai fatto…per questo?

“Hai detto di essere l’unico in grado di capire! Riesci a farlo oppure sei tu quello che spara cazzate?!”

La Volpe si sorprende nell’udire quel tono. Poi sogghignò divertito mentre si accucciava ancora una volta:

Non sono uno che spara cazzate, io! Non sono un’idiota come te! Si, ti capisco Naruto.” abbassò un po’ il tono “ E sai cosa penso? Che sarebbe bastato davvero poco per evitare che tutto questo accadesse. Ti avevo lasciato il mio chakra…perché non mi hai richiamato?”

“A che sarebbe servito?”

A evitare questo comportamento da codardo!

“Avevi  detto di aver capito!”

L’ho fatto! Ma questo non cambia la verità delle cose che tu in questo momento non riesci a vedere! Se fossi stato con te, ti avrei fatto capire quanto hai sbagliato…e quanto continui a farlo se pensi quelle cose che ho visto poco fa…

Gli fece abbassare la testa. Così continuò:

Io non capisco…perché diavolo non mi hai richiamato?! Si può sapere?

“Mi avevi lasciato quel chakra per il Villaggio, per questo non l’ho fatto…Anche se in Ospedale, sono stato costretto dopo…”

Aspetta…cosa hai detto?!

“Che non l’ho usato perché me lo avevi lasciato nel caso che il Villaggio fosse stato in perciolo, anche se-…”

Ancora quel ghigno che non prometteva nulla di buono.

Ora dammi una sola buona ragione per cui non dovrei sbranarti!

“P-perché dovresti?” chiese confuso.

Perché non mi ascolti, ecco perché, idiota che non sei altro! Per il Villaggio?! Davvero credevi che te lo avessi lasciato per il Villaggio?! Non…non riesco a capacitarmi dei livelli che raggiunge la tua stupidità!

Sai cosa devo io al Villaggio? Nulla! Assolutamente nulla! Mi hanno sempre e solo considerato come un’arma da nascondere, mi hanno tenuto rinchiuso per anni, ignorandomi completamente! L’unico a cui devo qualcosa, sei tu! Solo tu hai provato a creare un rapporto, a immaginare quello che provavo…a fare amicizia con me! Mi hai regalato addirittura la libertà, fidandoti ciecamente! Gli abitanti del Villaggio non si sarebbero mai sognati di fare una cosa del genere. So perfettamente però quanto sia importante per te proteggerli ed avere la loro fiducia, nonostante quello che ti hanno fatto passare. Un anno fa, ho fatto quella promessa di dare loro il mio aiuto in caso bisogno, da una parte per riparare a quel che feci in passato, ma sei tu il motivo principale che mi ha spinto a farlo. L’ho fatto per…per…” sembrò imbarazzato a pronunciare quelle parole “..per ricambiarti il favore! Dopotutto hai fatto molto per me e gli altri cercoteri, quindi ti ho lasciato quel chakra per un momento di bisogno, così che se fossi stato in difficoltà sarei venuto per darti appoggio. L’utilizzo per il Villaggio se ricordi, ma a questo punto ne dubito, te l’avevo lasciato come possibilità estrema perché già allora ritenevo più probabile un tuo possibile momento di debolezza piuttosto che un attacco che richiedesse il mio intervento!
L’unico valido motivo per cui decisi che sarei tornato in un luogo che odio dal profondo del mio cuore,che per anni è stato luogo di prigionia per me…era per ricambiare il favore all’unico essere umano idiota e folle che veramente se lo meritava…


“L-lo avresti…fatto per me allora?” chiese piano, la voce spezzata per l’emozione.

Tzk! Non farti strane idee adesso! E’ solo una questione di onore personale, nulla di più!

Naruto sembrò non ascoltarlo. Piano avvicinò la mano alla zampa del demone, appoggiandola e accarezzandola piano. Si guadagnò uno sguardo infastidito da parte di quei occhi rossi. Sul viso di Naruto però comparve un sorriso commosso, stretto fra le labbra, il primo che gli vedevo fare da giorni.

“Grazie…” sussurrò.

Dopo un attimo in cui la Volpe sembrò soddisfatta di quell’espressione, si ricompose tornando allo sguardo serio e scostando la zampa dichiarò:

Non farlo mai più!

Non riuscì a far sparire quel sorriso. Io ne fui felicissima. Il demone sospirò. Poi disse:

Avanti, idiota…ora vieni qui…ti do una mano a recuperare le forze e faccio sparire quelle orribili ferite!

“Grazie amico…ma preferisco di no…”

Quella risposta lasciò di stucco non solo me ma anche Gaara e Kaiza.

Come sarebbe a dire? Credi che non mi sia accorto che sei stanco morto? Si vede lontano un miglio che sei sul punto di cedere! Per cui smettila di fare lo stupido e avvicinati!

“Meglio di no…”

Non farmi arrabbiare ancora…

“Kurama…se hai capito davvero, saprai perché è meglio di no…”

Tu…” stava per dire qualcosa. Poi si fermò. Aggiunse: “D’accordo, come vuoi. Ma io e te dobbiamo fare una lunga chiacchierata. Su questo, non intendo accettare rifiuti!

“Quando vuoi.” rispose.

Direi dopo che ti sarai fatto un bella dormita. Andiamo a casa tua!

“Tu…a casa mia?” chiese alludendo probabilmente alle sue dimensioni.

Esatto! Perché non solo anche io ho bisogno di dormire ma ho anche necessità di riempirmi la pancia!” affermò, alzandosi.

Compose alcuni sigilli con le zampe e fu avvolto da una nuvola di fumo.

Quando scomparve, pensai che fosse sparito. Invece mi sbagliavo.

“Come hai fatto?”

Si tratta di una banalissima tecnica per rimpicciolire il mio corpo, Ignorante!” lo rimproverò.

Kurama adesso era alto quasi due metri e sebbene non facesse lo stesso effetto di quando era a grandezza naturale, dovetti ammettere che era piuttosto aggraziato anche in dimensioni ristrette.

“Ora che ci penso…anche Gamakici una volta ha usato questa stessa tecnica…”

Non osare paragonare la mia tecnica a quella di un insulso rospo!” ringhiò.

“Non lo farei mai, davvero!” si scusò.

Poi si irrigidì un attimo prima di cadere in ginocchio. Subito gli fummo tutti vicini.

“Hai esagerato davvero oggi…” gli disse il medico.

“Forse…” gemette debolmente.

“Vieni, ti do una mano ad alzarti…”

Vecchio, spostati! Ora ci penso io!

Kaiza si fece subito da parte. Kurama si posizionò alla sua sinistra, si abbassò e ordinò:

Aggrappati!

Naruto a fatica fece come gli era stato detto, afferrando saldamente il suo pelo. Poi la Volpe si alzò in piedi tirandolo automaticamente su.

Riesci a camminare?

“Si, ce la faccio…”

Allora possiamo andare!

Camminarono l’uno al fianco dell’altro mantenendo un passo lento, perché Naruto si trascinava con lentezza, nonostante l’aiuto che lo sosteneva.

Lo devo ammettere…guardarli suscitò in me una certa tenerezza. Non avrei mai pensato di vederli in una situazione del genere, come due vecchi amici. Evidentemente sottovalutavo il loro rapporto.

Noi tre eravamo a pochi passi dietro di loro.

“Perché non lo ha portato in groppa?” sussurrò pianissimo Gaara.

“Credo…sia una questione di orgoglio personale…di entrambi. Sai…per quanto cerchi di non darlo a vedere, Naruto è molto frustrato per questa situazione. Non sopporta essere continuamente aiutato anche se sa di non potercela fare da solo. Ma ci prova, vuole riuscirci. Kurama se n’è accorto e penso sia per questo che ha deciso di non portarlo in groppa. Sa che questo lo ferirebbe ancora di più…”

Colsi un guizzo di gioia sul viso di Gaara ma non capì quale fosse il motivo.

Mentre passavano tra i ninja che non si erano minimente mossi dalla loro posizione, la Volpe non perse occasione per far schioccare i denti verso quelli in cui leggeva un briciolo in più di paura degli altri e li scherniva.

Banda di conigli senza un briciolo di fiducia!” commentava poi.

“Te l’ho già spiegato…lasciali stare…” lo rimproverava a voce stanca Naruto.

Eravamo a metà del piazzale principale, quando verso di noi arrivò a passo pesante la signorina Tsunade in persona ,accompagnata da Shizune che teneva tra le braccia l’immancabile Tonton.

“Avevo percepito un chakra potente ma non avrei mai immaginato di assistere ad una scena simile!” rise.

Tsunade… ti consiglio di smetterla di ridere altrimenti rischi di ritrovarti con le budella di fuori!

“Duro colpo per il tuo orgoglio, immagino…d’accordo, la smetto. A cosa dobbiamo questa visita annunciata con così tanto clamore?”

Sono qui esclusivamente per rendere onore a un legame stretto tempo fa! Non intendo far fuori nessuno quindi puoi anche rilassarti! Basta che nessuno mi attacchi per primo!

“Non preoccuparti, nessuno lo farà.”

Ti conviene andare a spiegarlo anche a quei tizi alle mie spalle, sono sicuro che non hanno ancora smesso di fissarmi!

Non aveva torto. Non si erano mossi e lo seguivano con lo sguardo.

“Non puoi pretendere che facciano altrimenti…dopotutto sei arrivato qui all’alba ruggendo rabbioso, svegliandoli e facendo credere che ci fosse un qualche terremoto! Chi penserebbe che non hai cattive intenzioni?”

Ammetto di non essere stato molto amichevole ma ora è passato. Ho fatto una promessa e non sono intenzionato a venirle meno!

“Mi fa piacere sentirtelo dire! Ti tratterrai a lungo? Devo comunicarlo al Villaggio per evitare panico inutile.”

Resterò finché sarà necessario…per ora a occhio e croce…penso di restare due o tre giorni.

“Va bene…Naruto, resterà a casa con te vero?”

Quello annuì.

“Kaiza!” urlò poi la signorina. L’uomo le corse subito vicino.

“Mi dica…”

“Immagino che tu abbia avuto il coraggio di portare Naruto fuori casa dopo il mio avvertimento perché si trattava di una questione di vita o di morte…”

“Si…” parlò piano “ Il Villaggio avrebbe rischiato di subire dei danni se Kurama avesse deciso di entrare nel Villaggio in piena corsa…”

“Bene…ma tu adesso lo riporterai immediatamente a casa, ho ragione?”

“S-si signorina…subito!”

Ci penso io a riportarlo a casa. Vecchio, vai a procurarmi della carne fresca, sto morendo di fame!

L’Hokage sbuffò, guardando Kaiza che non sapeva  cosa fare. Sinceramente credevo che non sapesse quali ordini eseguire: quelli di un cercoterio che in un battito di ciglia sarebbe potuto tornare ad essere alto come una montagna oppure quelli della donna più forte del mondo.

“Fai come dice, Kaiza…Sakura, andrai tu con loro per occuparti delle sue ferite.”

Io fui colta impreparata ma tutto quello che mi venne da dire fu:

“Agli ordini!”

“Io con permesso, devo andare ad organizzarmi per il rientro. Devo prepararmi e cercare la mia scorta.”

Detto questo, Gaara si avvicinò a Naruto.

“Se ti sei ripreso tra qualche ora….mi farebbe piacere se venissi a salutarmi…” gli disse.

Lui però non lo guardò nemmeno negli occhi.

Ora vai Kazekage! Per ora…andiamo a riposare…” si intromise la Volpe.

Lui annuì triste.

“Andate pure!” ci disse alla fine l’Hokage.

Così mentre Kaiza andava a procurarsi la carne, Gaara si organizzava per la partenza e la signorina Tsunade cercava di calmare gli animi ancora turbati di chi aveva assistito a quell’arrivo inaspettato, io accompagnai Kurama all’appartamento di Naruto.


Durante il tragitto non si dissero una parola. Fatta eccezione per quando Naruto rallentava un po’ troppo e la Volpe gli ringhiava dietro dicendogli di muoversi. Per quanto mi sforzassi di capire quel comportamento non ci riuscivo. Passava dall’arrabbiatura alla calma in un modo a dir poco repentino, così come cambiava il suo tono di voce d’altronde. A momenti era basso e quasi ipnotico…poi altissimo da spaccare i timpani. Il biondo non si scomponeva mai, come se fosse abituato a quel genere di comportamento.

Finalmente arrivammo  a destinazione. Aprì la porta dando loro modo di entrare. Subito Kurama lo portò verso il letto, su cui lui praticamente cadde a peso morto, tirandosi su a fatica le coperte.

“Aspetta un attimo…fammi controllare le tue ferite…” gli dissi, fermandolo.

“Non c’è bisogno…”  rispose scacciando la mia mano.

“Come?”

“Sto bene, devo solo riposare un po’…”

“D’accordo ma meglio che dia un’occhiata…con tutto quello che è successo prima potrebbero essersi riaperte…” cercai di dire con il tono più calmo che riuscissi ad usare “ Se sono io il problema, ti prometto che farò silenzio, non dirò una parola. Ti prego solo di permettermi di aiutarti.”

“Non mi piace ripetere le cose…non c’è bisogno…ora lasciami stare.”

“Perché…perché fai così? Almeno spiegamelo! Cos’è che ti ho fatto di male per essere trattata in questo modo? Dimmelo perché non sopporto più questa situazione!” stavolta gli risposi, esasperata.

Lui rimase serio e distolse lo sguardo.

“Ora perché nemmeno mi rispondi più? Cosa diavolo ti sta succedendo?”

Ancora silenzio. Quel terribile e fastidioso silenzio.

“Naruto, parla!”

Basta Ragazzina!” tuonò il cercoterio che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad osservare. Mi ero quasi scordata di lui.

Non ti deve nessuna spiegazione! Ora lascialo dormire!

“Kur-…” iniziò a sussarrare l’altro.

Mettiti su un fianco, subito!” ordinò. Quello obbedì. Kurama salì sul letto ( che fece uno strano cigolio), sdraiandosi là dove ora c’era posto, lasciando le nove code a terra. Naruto spinse un po’ la schiena verso l’ancora enorme corpo della Volpe. Intanto:

 “Allontanati!

Feci come mi era stato detto, scansai la sedia da vicino al suo letto per portarla dall’altra parte della stanza.

“Non…volevi parlare?”

Dopo. Zitto e dormi ora!” disse poggiando il muso sul cuscino.

Lui sospirò, si accoccolò un po’ di più e chiuse gli occhi cercando di prendere sonno. Cosa che avvenne molto presto, stanco com’era. Io rimasi lì ad osservare la scena, ancora una volta sentendomi profondamente ferita.  Ora ci si era messa anche la Volpe ad appoggiare quel suo gioco del silenzio. Cosa avrei fatto adesso?

Passarono una ventina di minuti di silenzio assoluto che io occupai continuando le mie riflessioni. Quando…

Ragazzina…” mi chiamò.

 “Che c’è ora?” chiesi seccata.

Controllagli le ferite…

Rimasi interdetta.

“Come hai detto, scusa?”

Hai sentito benissimo, non farmelo ripetere! Muoviti!

“Non ero io quella che doveva lasciarlo dormire?”

E non eri sempre tu quella che lo voleva aiutare?! Allora alza il culo e fallo adesso che sta dormendo mentre io mi assicuro che non si svegli!” mi urlò contro.

“Vuoi dire….che prima…”

Se non avessi posto fine a quella conversazione, sarebbe stato più difficile farlo dormire e avremmo perso tempo e basta! Ci voleva tanto a capirlo?!

“Non è che tu mi abbai palesato le tue intenzioni in modo così chiaro…”

Se lo avessi fatto, ti avrebbe scoperta subito! Il moccioso ha una certa predisposizione a capire quando menti oppure no!

Stavo pensando a quelle parole , quando mi richiamò subito:

Adesso, datti una mossa!!

Tornai lì vicino, scoprendolo delicatamente e lentamente per paura che si svegliasse.

Fa quello che devi fare, ti avviso io se sta per svegliarsi.

“Posso vederlo anche da me…” sussurrai.

Non si tratta di vedere…Come ho già detto, dopo tutti gli anni passati dentro di lui, ormai sono quello che lo conosce meglio. So capire se sta per svegliarsi. Per ora è in un sonno talmente profondo che lo sveglierebbe nulla.”

Decisi di fidarmi. Tolsi le fasciature e con sollievo osservai che era tutto apposto. Lo strato di erbe mediche che ricopriva la ferita, aveva impedito che si riaprisse di nuovo. Con Naruto in quella posizione, rifare il bendaggio non fu semplice, ci volle più tempo del solito.

“Perché?”

Cosa?

“Perché me lo stai facendo fare, anche se lui non vuole?” chiesi mentre terminavo.

Lui non ha voluto che lo curassi! Per cui tu sei l’unica a poter fare qualcosa.“  sbuffò.

“Come mai ha rifiutato se, accettando il tuo aiuto, sarebbe potuto stare subito meglio?”

Diciamo..che un parte di lui sta meglio così. Ma non sa quello che sta facendo. Più tardi cercherò di schiarirgli le idee.

Lo coprì nuovamente, rimboccandogli per bene le coperte. Come poteva stare meglio così?

“Ascolta Kurama…” chiesi timorosa. Non mi ero mai rivolta direttamente a un demone in quel modo ma dovevo avere delle risposte.

Se speri di avere delle informazioni da me sull’accaduto significa che sei molto ingenua ragazzina…

Bene, domanda stroncata sul nascere.

“Se sai la verità dovresti dirmela! Io e gli altri siamo rimasti a dir poco sconvolti da quello che è successo, non hai idea di quanto stiamo male. Per quanto possiamo impegnarci non riusciremo mai a fare nulla di concreto senza il motivo che lo ha portato a tanto! Per favore!”

Lui scosse la testa, irremovibile.

Non posso tradire la sua fiducia.

“Ma lo faresti a fin di bene , per darci una possibilità in più di essere più efficaci con lui!”

Forse non senti bene…Ho detto che non posso tradirlo! Perché di questo si tratta in ogni caso sia che lo faccia per aiutarlo oppure no! Sono l’unico per cui lui nutre ancora una fiducia totale, non ho intenzione di dargli un’altra delusione! Per cui non insistere!

Non potevo dargli torto. Se le cose stavano così era meglio evitare di peggiorare le cose. Se Kurama si era preso il disturbo di arrivare fin qui doveva essere senza dubbio perché voleva fare qualcosa…se anche lui fosse stato allontanato non c’era speranza di trovare qualcuno che lo conoscesse meglio. Chissà magari quella vicinanza inaspettata gli avrebbe giovato, rendendolo un po’ meno chiuso.

"In ogni caso...c'era una cosa che volevo dirti, Ragazzina..."

“Riguardo cosa?”

Riguardo Naruto…

“Ti ascolto…” lo invitai a proseguire anche se avevo un groppo in gola. Che mi avrebbe detto?

Devi sapere….che è un emerito idiota…

Rischiai di scoppiargli a ridere sul muso:

“Mi stai prendendo in giro per caso?”

No.

Risposta secca. Mi fissò intensamente con quei due grandi occhi rossi, puntandomi quelle due fessure nere strette contro.

“Per te è una cosa a cui non sarei potuta arrivare?” 

Dato che non mi fai finire, dubito che ci arriverai anche se avessi ancora un migliaio di anni da vivere, come me…

Decisamente lo stavo prendendo alla leggera. Ma insomma mi sarei aspettata una qualsiasi altra rivelazione ma non..non di quel genere!

“Spiegami allora…non ti interrompo più.”

Voglio sperarlo o rischi di farmi incazzare sul serio! Odio essere interrotto!

Stavo dicendo…che devi sapere che lui è un emerito idiota…perché ha fatto e sta continuando a fare solo delle cazzate!


Volevo chiedergli spiegazioni ma tenendo conto del suo avvertimento di prima preferì tacere.

Quando ci siamo scambiati il pugno, ho visto tutto. Da prima…a dopo. Comportandosi in questo modo adesso crede di stare bene ma io so che è solo un’ illusione. E in fondo al suo cuore lo sa anche lui. Ora però è molto confuso…per questo non capisce l’errore  che sta facendo…

Per questo, volevo dirti di non farti influenzare dal suo comportamento perché ora è solo e soltanto dettato dalla tempesta di pensieri e sensazioni che sta provando…


Rimasi un attimo in silenzio per assicurarmi che avesse finito. Poi dissi:

“Tu dici che è confuso…a me sembra che invece abbia le idee molto chiare. Non vuole l’aiuto di nessuno e vuole restarsene da solo.”

Allora non mi hai ascoltato! Sei sorda oltre che stupida quindi! Le sue parole e i suoi gesti non corrispondono a quello che ha dentro! Il piccolo Kazekage lo ha capito subito! Sa perfettamente che Naruto non può davvero desiderare di restare da solo perché la solitudine è la cosa che lo spaventa di più di qualsiasi altra cosa! Ma ora, essendo così troppo condizionato dai suoi pensieri ,  la vede come l’unica soluzione per cercare di stare meglio! Ma non è quello che vuole veramente…

“Se non lo vuole perché lo dice allora?!”

Perché sta male, dannazione! Sta soffrendo ad un livello che tu non potresti immaginare nemmeno se ci provassi! E’ combattuto tra talmente tanti pensieri e emozioni contrastanti al punto che rischia di impazzire! Quell’uomo…è stato un bene che l’abbia incontrato. E’ l’unico che sia riuscito a dargli un po’ di serenità…insieme al quel moccioso, il nipote del Terzo…

Stava parlando senza dubbio di Kaiza e Konohamaru.

Forse non l’hai ancora capito…ma tutto quello che lui sta cercando adesso è proprio un po’ di benessere. Ma per colpa dello stato confusionale in cui versa lo sta facendo nel modo sbagliato…

Ragazzina, quello che sto cercando di dirti è di non fidarti di quello che vedi! Ma di quello che conosci! Perché la persona con cui lui sta commettendo l’errore più grande…sei proprio tu…


“Io?”

Kurama annuì.

Se ti sto dicendo queste cose è proprio per evitare le conseguenze che potrebbero avere questo suo sbaglio. Non farti ingannare dalla maschera che sta indossando…soprattutto con te, ma anche con gli altri.

Quello che prova non è cambiato…i suoi sentimenti continuano ad essere sinceri.


“Quindi mi stai dicendo che-…”

Il rumore della porta che si stava aprendo mi interruppe. Doveva essere Kaiza.

La volpe si accucciò sul cuscino, chiudendo gli occhi.

“Aspetta! Io…”

Ricorda quello che ti ho detto…non farti ingannare da lui. Insisti…e lo ritroverai…





Kaiza era tornato con tre buste piene di carne fresca, che sembravano a dir poco, molto pesanti. Rimase un po’ deluso trovando la Volpe che dormiva dopo che le aveva fatto quella commissione ma contento almeno che Naruto stesse riposando. Dopo aver notato l’orario e avergli riferito che mi ero occupata io della sua ferita, lo salutai. Mancava poco infatti all’appuntamento che mi ero data con gli altri, davanti casa di Shikamaru. Anzi se non avessi fatto presto sarei arrivata in ritardo. Così lascia il medico insieme a Naruto e al cercoterio.



Mentre correvo verso casa Nara, le parole della Volpe continuavano a rimbombarmi nella testa.

Ragazzina, quello che sto cercando di dirti è di non fidarti di quello che vedi! Ma di quello che conosci! Perché la persona con cui lui sta commettendo l’errore più grande…sei proprio tu…

…Non farti ingannare da lui. Insisti…e lo ritroverai…

Quelle parole non solo erano la conferma di quel che avevo continuato a pensare nel corso di questi giorni ma anche la prova che c’era una speranza concreta di aiutarlo. Per quanto Kurama possa essere un demone orgoglioso…mi aveva aiutata. E aiutando me, sono convinta che speri che io possa farlo con Naruto.

Quello che prova non è cambiato…i suoi sentimenti continuano ad essere sinceri.

Mi stava forse dicendo che lui era ancora innamorato di me?

Allora perché? Perché mi stava allontanando in quel modo, più degli altri, con quella freddezza che non gli apparteneva? Perché la solitudine in quel momento poteva essere l’unica cosa a farlo stare meglio?




 
Arrivai per ultima. Erano già tutti quanti lì.

“Alla buon’ ora Fronte Spaziosa!”

“Scusate…c’è stata una grossa novità. Shikamaru dov’è? “

“Sta arrivando! Comunque di che novità stavi parlando?”

“Ma come…non sapete niente?” chiesi sorpresa.

Gli altri mi guardarono perplessi.

“C’è qualcosa che dovremmo sapere?” chiese Shino.

“Non avete sentito nulla, più o meno due ore fa?”

“Se parli del terremoto si, ero ancora a letto quando ha iniziato a tremare tutto.” disse Tenten.

“Io stavo facendo i miei esercizi mattutini quando ho sentito le prime scosse.” esclamò Lee.

“Ragazzi…allora non avete davvero idea….”

“Idea di cosa?” intervenne una voce.

Da dietro al porta sbucò fuori Shikamaru sorridendo. Lo trovai decisamente in ottima forma. Portava sulle spalle una sacca scura, immaginai il necessario per passare la notte a casa di Naruto.

“Amico, finalmente! Ti sei fatto aspettare!” gli disse Choji dandogli una pacca sulla schiena.

“Scusate l’attesa. Ho perso tempo perché stavo cercando una cosa che non usavo da un pezzo. Mettersi a rovistare per casa è stata una bella seccatura! Ma alla fine l’ho trovata.”

“Di cosa si tratta?”

“Qualcosa per passare il tempo a Naruto.” rispose “ Insomma Sakura, di cosa stavi parlando?”

“Tenetevi forte perché non ci crederete…”

E brevemente raccontai loro tutto. E come previsto, rimasero tutti a bocca aperta.

“M-ma stai scherzando?!” balbettò quasi Shikamaru.

“Per niente…è la verità…ora è a casa sua…”

“Come diavolo fa a stare a casa sua?”

“Ha parlato di una tecnica di rimpicciolimento…”

“Senza dubbio si tratta di una bella novità ma credo sia anche un’opportunità. Se la Volpe lo conosce davvero meglio di tutti, forse ci darà qualche consiglio su come comportarci…” constatò Shino.

“In realtà…mi ha già dato qualche suggerimento…”

E spiegai della nostra chiacchierata, tralasciando la parte strettamente personale.

“Finalmente abbiamo qualche elemento in più!” disse Shikamaru alla fine del mio racconto “Non è cambiato per colpa di quello che è successo o per la causa per cui l’ha fatto. Il suo comportamento è una sorta di autodifesa per evitare di accrescere la sua attuale confusione e sofferenza. Lui in fondo è sempre lo stesso. Questa si che è un ‘ottima notizia! Sappiamo come muoverci!”

“In realtà io credo di non aver capito…” confessò il suo compagno di squadra.

“Ha tutto un senso…” continuò “Ecco perché Kaiza continuava a parlarci dell’importanza di essere noi stessi! Perché non è cambiato nulla. Ci siamo fatti troppo condizionare da tutta questa situazione…per questo lui ci allontana.”

“Quindi pensi lo stia facendo perché comportandoci in modo condizionato…in qualche modo lo stia facendo soffrire?” chiese Hinata.

“Proprio così!”

“Ma se non siamo riusciti nemmeno a parlarci, lui ci ha respinti a prescindere!”

“Quindi probabilmente il comportamento di uno di noi deve essergli bastato, per farglielo estendere anche a tutti gli altri…Non c’è altra spiegazione!” ipotizzò Ino.

“E a questo punto..deve essere stata colpa mia. Sono stata la prima a parlarci…” sospirai.

“Non dire così. Ci saremmo trovati nella stessa situazione, indipendentemente da chi gli avesse parlato per prima. Stai tranquilla, Sakura!” mi confortò Lee.

“Ha ragione! Non hai motivi  di sentirti in colpa. Ognuno di noi si sarebbe comportato in modo diverso dal solito. L’importante adesso è rimediare! “

“Ben detto! Come ci muoviamo?” chiese impaziente ancora Rock lee.

“Bhè io intanto vado a casa sua dato che è il mio turno. Direi che la cosa migliore che voi potete fare nel frattempo è di pensare a qualcosa di bello da fare con lui una volta che riuscirà a rimettersi in piedi ma anche prima direi. Non è strettamente necessario che ci sia solo uno di noi per 24 ore. Possiamo anche ritrovarci insieme. Fate un po’ voi. In ogni caso ci vediamo più tardi, come stabilito…alle tre davanti all’ingresso del Villaggio.”

“Perché proprio alle tre?” domandai.

“Ah tu non lo sia Sakura, è l’ora in cui Gaara e la sua scorta partiranno. Temari è stata qui poco fa, a comunicarcelo.” mi informò Ino.

“Esatto…cercherò di venirci con Naruto anche se sinceramente non so se ne avrà voglia. In ogni caso l’appuntamento è lì. Se non ci vedete arrivare…vuol dire che non sono riuscito a convincerlo. Salutate il Kazekage da parte mia. Siamo d’accordo?”

“Va bene Shikamaru. Cerca di fare del tuo meglio però…” gli dissi.

“Contaci!”

Così mentre lui andava verso casa di Naruto, noi decidemmo di recarci in biblioteca per organizzarci. Contavo di incontrare Sai, invece stranamente non era lì intento a consultare chissà quale montagna di libri.

“Se li sarà portati a casa per leggerseli con calma.” pensai.

Iniziammo a pensare al da farsi. Siccome in casa ben presto ci rendemmo conto che c’era ben poco da fare, optammo per qualche breve uscita, ovviamente da concordare con l’Hokage e con Kaiza e valutando sempre se Naruto fosse fisicamente in grado di intraprenderle. Ci sarebbe stata anche l’alta probabilità che lui si sarebbe rifiutato categoricamente di parteciparvi ma a quello avremmo pensato sul momento. Dopo un bel po’ di riflessioni, uscirono fuori diverse proposte: un pranzo da Ichiraku, una passeggiata fino alla montagna dei Kage fino alla testa del Quarto e infine all’Accademia. Non so perché mi era venuta quel’idea…forse perché pensavo che tornarci in qualche modo gli avrebbe potuto sollevare il morale osservando i nuovi aspiranti ninja che un giorno ci saremmo potuti trovare ad allenare. Ne avevo approfittato anche per raccontare loro un po’ più nei dettagli dell’arrivo di Kurama e del comportamento di Naruto nei suoi confronti.

Mi chiesi se fosse stato felice di veder tornare il suo amico demone, dopotutto. Probabilmente si, anche se non lo aveva dato a vedere. Non riuscì a fare a meno di pensare a quel sorriso che gli aveva illuminato quel viso che da giorni era sempre così scuro e serio. Vederlo sorridere era stato a dir poco bellissimo. Avrei fatto qualunque cosa per poterlo rivedere in quel modo. Una volta avrei pensato che fosse solo da stupidi avere sempre un sorriso stampato in faccia. Solo adesso capivo che non valeva per lui. Era il suo modo di mostrare la sincerità del suo cuore, il modo in cui si metteva allo scoperto. Doveva assolutamente tornare a sorridere.

Ben presto però lo stomaco di Choji iniziò a lamentarsi rumorosamente, così decidemmo di andare a mangiare carne alla brace per pranzo. Anziché distrarmi da tutto quello che stava succedendo, servì soltanto a far sorgere in me altri pensieri che non riuscì a scacciare. Perché mi torno in mente l’ultima cena in cui ci eravamo ritrovati lì insieme a Naruto…e quella silenziosa che ci eravamo fatti in Ospedale. Insomma avevo l’umore decisamente sotto i piedi.

Ci dilungammo molto a pranzo in attesa dell’orario prestabilito. Mi chiesi come stava andando a Shikamaru. Sperai bene e soprattutto che fosse riuscito a parlare con lui. Ino, seduta vicino a me, era visibilmente contenta. Non vedeva l’ora di liberarsi della rivale per poi tornare al suo adorato genio moro.

Quando ormai mancava poco, pagammo il conto e ci avviammo verso l’entrata dove probabilmente Gaara e gli altri era no già arrivati. Infatti erano già lì. Il Kazekage sembrava davvero triste…e anche preoccupato. Teneva qualcosa in mano. Un bastone?

“Ragazzi..siete venuti.”

“Ma certo! Non dirmi che pensavi che non saremmo venuti a salutarti!” esclamò Lee.

Riuscì a strappargli un piccolo sorriso che però durò poco. Non ci volle molto a capire a cosa pensava.

“Sono sicura che verrà, vedrai!” mentì nella speranza di tirargli su il morale.  Ma non servì.

“Anche tu pensi che non si farà vedere, vero?”

Sospirai. Aveva capito.

“ Mi spiace Gaara… Sinceramente non so se lo farà oppure no.” Sospirò anche lui.

“A me dispiace il fatto di non essere stato in grado di aiutarlo. Dopo tutto quello che ha fatto per me…io per lui non sono riuscito a fare nulla di buono…”

“Non dire così…hai fatto tutto quello che hai potuto, di questo  ne sono sicura!”

“Ma purtroppo non è bastato…” disse stringendo le mani intorno a quel bastone che teneva in mano.

“ Non essere così duro con te stesso, ti prego!” lo pregò Ino.

“E’ vero, sappiamo tutti quanto ci tenevi ad aiutarlo. Hai fatto quanto di meglio hai potuto, hai addirittura lasciato il Villaggio per venire a trovarlo, ti sei speso per cercare di essergli d’aiuto. Non potevi fare altro.” gli disse Shino.

“Grazie amici…ma mi sarebbe piaciuto restituirgli il favore…almeno questa volta…”

“Gaara…” lo chiamò Temari, con un velo di dispiacere“…Dobbiamo andare…Sono le tre passate…”

“Si...va bene…”

Purtroppo…se Shikamru non era arrivato all’appuntamento in orario…significava che non sarebbe venuto.

Il Kazekage ci salutò ad uno ad uno con una stretta di mano, ringraziandoci di cuore.

Mentre stringeva la mia, mi disse:

“Salutalo da parte mia. Ti prego…”

“Lo farò, te lo prometto.”

“Dagli questo…dopotutto era per lui…”

Mi consegnò il bastone. Lo osservai attentamente e notai che era perfettamente dritto, con tutte le protuberanze levigate e poggiato a terra mi arrivava fino alla spalla. Lo aveva fatto per lui…per aiutarlo a camminare, così da non dover dipendere da nessuno. Era stato un gesto bellissimo.

“Lo farò…Vuoi che gli dica qualcosa?”

Stava per parlare ma poi rinunciò.

“No, non importa.”

Ci salutò tutti un’ultima volta per poi lasciarsi alle spalle il nostro Villaggio, avviandosi verso il suo.

Lo osservammo mentre si allontanava con una grande tristezza nel cuore. Sapevamo come si sentiva ma non potevamo fare più nulla per consolarlo, non sarebbe servito.

Kazekage fermati!

Quella voce tuonò alle nostre spalle e raggiunse anche il rosso in questione benché fosse già lontano.

Voltandoci, non avremmo potuto vedere qualcosa che ci facesse gioire di più.

Naruto era in groppa alla Volpe e si avvicinavano velocemente mentre Shikamaru e Kaiza gli correvano dietro. Gaara intanto aveva fatto subito marcia indietro egli stava andando incontro.

Quando Kurama si fermò, si accucciò in modo da permettere a Naruto di scendere. Smontò  ma nel scendere forse ebbe come un contraccolpo alla ferita al’addome perché gli sfuggì un gemito. Nessuno fece in tempo ad avvicinarsi perché qualcuno gli si era già affiancato:

“Sei venuto alla fine…”

“Ringrazia lui…” e indicò la Volpe”…se sono qui è solo merito suo…”

“Ti ringrazio dal più profondo del cuore, Kurama!” gli disse grato.

Quello sbuffò una nuvoletta di chakra, volgendo la testa altrove. Credo fosse il suo modo di dire “Prego”. Poi tornò sul biondo aiutandolo a mettersi dritto.

“Non sai quanto mi fa piacere vederti…”

“Sono venuto ad augurarti un buon rientro.” disse quello con il suo solito tono cupo, che ferì Gaara, anche se in fondo era troppo felice di vederlo. Quello gli bastava.

Gli toccai una spalla, facendolo girare per riconsegnargli il bastone.

“Ora puoi darglielo tu…” gli disse sorridendo. Lui rispose con un altro sorriso di ringraziamento.

Si voltò verso Naruto, mostrandogli il bastone.

“Ho visto…che fai fatica a tenerti in piedi da solo. Questa spero ti possa essere d’aiuto.”

Il mio compagno di squadra rimase visibilmente sorpreso. Gaara lo invitò a prenderlo, tendendoglielo con la mano sinistra.

Naruto sembrò indeciso su come comportarsi. Guardò prima il Kazekage, poi ancora il bastone. Alla fine allungò il braccio e lo strinse con la mano. Prima di lasciarglielo, però Gaara disse:

“So che troverai la forza di rialzarti anche da solo…ma…un po’ d’aiuto serve a tutti. ”

Tra di loro ci fu uno scambio di sguardi profondo.

“Coraggio…” sussurrò poi, lasciando andare la presa sul bastone.

Lui osservò il bastone, diede due o tre colpi a terra come per valutare se fosse abbastanza robusto, lo afferrò strettamente, e annuì quando tornò a fissarlo.

“Grazie di essere venuto a salutarmi…Arrivederci Naruto….”

“Arrivederci …”

Il rosso fece un sorriso stretto tra le labbra e fece cenno alla scorta di muoversi. Temari ne stava approfittando per salutare Shikamaru (mentre Ino si stava nervosamente mordendo le unghie nervosa), ma la cenno del fratello si unì subito al gruppo. Pochi passi… quando:

“Sai Gaara, Kaiza aveva ragione….” disse a voce alta Naruto.

Quello si fermò, senza voltarsi. Forse credendo di essersi immaginato che lui avesse pronunciato il suo nome.

“Sei davvero un amico degno di essere chiamato tale.” terminò.

Quando si voltò, l’espressione di sorpresa sul viso di Gaara era indescrivibile.

“Ma come fai a …? Aspetta, questo  significa che tu…”

L’altro fece un leggero cenno del capo. Poi…

“Non sei così infallibile a capire se qualcuno sta dormendo oppure no.” gli disse, onorandolo di un sorriso e parlando con un tono leggermente scherzoso.

Il Kazekage fece il sorriso più radioso che gli avessimo mai visto stampato sulle labbra. Sincero e felice.

Grazie al suo nuovo appoggio, riuscì ad avvicinarsi senza troppa fatica e senza rischiare di cadere.

“Gaara….dico davvero…grazie di tutto…”

“Non devi ringraziarmi…” gli rispose poggiandogli una mano sulla spalla “Una volta hai fatto lo stesso per me….e poi…siamo amici, no?”

“Si…siamo amici.”

“Allora arrivederci, amico mio…la prossima volta conto che sia tu a venire da me, va bene?”

“Vedremo...” gli rispose. Nè io nè lui sapevamo come intepretarla quella parola...sperammo che l'accezione in cui andava letta si riferisse semplicemente alla prossima occasione che non si sa quando si sarebbe presentata.

Gaara gli rivolse un ultimo sguardo prima di allontanarsi. Ci salutarono tutti e intrapresero la strada che li avrebbe riportati a casa.
Li osservammo sparire all’orizzonte, in silenzio ancora increduli per quello che era successo.

Tra quei due era successo qualcosa che non avevo ben capito ma ormai poco importava.

“Allora…hai ascoltato ogni cosa, ho capito bene ragazzo?” domandò Kaiza quando lui tornò verso di noi.

Quello annuì prima di rispondere:

“Si…era troppo preso da quello che stava dicendo…per questo non ha capito che ero sveglio.”

“Scusate…ma di cosa state parlando?” domandai.

Repentinamente il suo viso si indurì.

“Non sono affari tuoi!” mi rispose con durezza e mi lasciò stupita.

Possibile che fosse diventato di nuovo così duro quando appena un attimo prima sembrava quasi…se stesso?

Quello poi rivolto a Shikamaru, Kurama e Kaiza, aggiunse “Torniamo a casa…”

“Va bene come vuoi” rispose quello.

La Volpe annuì e lo affiancò subito, mentre lui iniziava ad avviarsi.

 “…Ragazzi…noi…” continuò Shikamaru.

“Ci vediamo domani, senza problemi…” disse subito Tenten.

“Allora…buon pomeriggio…” disse anche Kaiza sospirando, prima di raggiungere insieme al moro, Naruto.

Un po’ confusi, ognuno di noi decise di tornare alla propria abitazione e il pomeriggio passò in fretta . Andai a dormire presto quella sera ben sapendo che l’indomani sarebbe stata un’altra giornata impegnativa.

Però...ora avevo due motivazioni in più per continuare ad insistere: Gaara e Konohamaru era riusciti a far breccia nel cuore di Naruto e la Volpe mi aveva fatto capire che lui non era cambiato affatto, si stava semplicemente nascondendo dietro un muro che finalmente aveva iniziato a cedere. 

Mi ripromisi …. che prima o poi sarei riuscita a superarlo anch’io …
 

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Capitolo 21
*** Extra: Rivalità...ed Orgoglio. ***


Ragazzi..non uccidetemi! :( Lo so…sono più di due settimane che non aggiorno. Si, so che avevo detto che avrei pubblicato due extra insieme per non farvi aspettare troppo. Ma con la preparazione per gli esami queste due settimane sono state un vero inferno, credetemi mi spiace tantissimo ma proprio non ho avuto tempo e modo di scrivere. Ho avuto solamente il tempo di scrivere solo uno dei due extra, l’altro lo pubblicherò insieme al prossimo capitolo. Spero solamente che siate comprensivi e mi capiate! Prometto che non aspetterete più così tanto, ok? Non sottovalutate questo extra in ogni caso, perché è importante! Mi scuso per eventuali errori! Mi auguro che i soggetti su cui è incentrato, perlomeno vi piacciano! Detto questo…rinnovo le mie scuse e auguro a tutti voi che continuate a seguire questa storia, una buona lettura! :D


Ringrazio tutti, chi legge, recensisce, preferisce dal profondo del cuore!  <3

 
 
 
 
 

 Circa un anno prima...

“Smettetela di agitarvi, dannazione! E fate silenzio!” ringhiò Kurama, riuscendo ad ottenere finalmente un briciolo di attenzione da parte degli altri demoni.

“Non è ancora arrivato il giorno in cui prenderò ordini da te, è chiaro?!” precisò Shukaku.

“Vedi di non farmi incazzare da subito, Monocoda!”

“Non osare chiamarmi così!” sbraitò l’altro.

“Perché mai? Ah si…perché tu non puoi chiamarmi Enneacoda per insultarmi!” lo sfidò, sogghignando.

“Brutto Bas-“ non fece in tempo a terminare perché Matabi diede una zampata ad entrambi, facendoli tacere.

“Possibile che in tanti secoli non siate cambiati nemmeno un po’?! Vi comportate ancora come quando eravate piccoli! Siete grandi e grossi adesso, comportatevi come tali!” li sgridò.

“Ha cominciato lui…” sbuffò Kurama, massaggiandosi con la zampa la testa.

“Sei tu però quello che è partito con gli insulti!”

“Insomma piantatela!!” sbraitò ancora lei.

“Matatabi, lascia perdere…non cambieranno mai…” le disse Isobu.

“Non saremo mai abbastanza fortunati per vederli andare d’accordo un giorno…” constatò Chomei.

“Smettetela tutti! Dobbiamo decidere cosa fare ora che finalmente siamo liberi!” riprese Kurama.

“Qualunque cosa, basta solo non avere più nulla a che fare con gli umani! Salvo qualche eccezione che nasce ogni tanto, sono tutti uguali!” mise in chiaro, Son Goku.

“Sono pienamente d’accordo! Basta avere  a che fare con questi bastardi!” concordò Kokuoh.

“A parte questo…intanto siamo d’accordo sul restare tutti insieme?” chiese Matatabi.

Appoggiarono la proposta nonostante Kurama e Shukaku continuassero a lanciarsi delle occhiatacce.

“Perfetto! Allora…cosa facciamo ora?”

Si acquietarono tutti. La lunga prigionia all’interno delle Forze Portanti aveva fatto desiderare loro la libertà come se non esistesse nulla di più prezioso. Tuttavia, considerate le nuove circostanze, la pace con i ninja, il conflitto appena terminato, la decisione comune di restare uniti, nessuno aveva un’idea chiara su cosa fare.

“A questo punto…” parlò Gyuki “…credo che potremmo anche accettare la proposta del Vecchio…”

“Siiiii! Io voglio! Io voglio!” esclamò entusiasta Saiken.

“Me ne ero quasi scordato…” ricordò Son Goku “ Trovo sia una fantastica idea! Così non avremo più davvero nulla  che fare con nessun umano!”

“L’appoggio anche io!” dichiarò Kokuoh dopo Son.

Rivolgendosi uno sguardo anche Matatabi e Isobu annuirono.

“Così però...” stava sussurrando Kurama tra se e se.

“Che stai borbottando, Volpaccia?” chiese acido il rivale.

“Non sono cazzi tuoi! Comunque anche per me va bene! Così una volta per tutte potrò darti la lezione che meriti!” ringhiò ancora.

“Guarda, non vedo l’ora di ridurti in briciole! Anzi in sabbia finissima! Sarà divertente! Accetto anche io!” approvò l’altro.

“Forse lì…con un po’ di fortuna…troverò un angolino in cui riposare in santa pace, lontano da loro due” pensò Chomei prima di acconsentire.

“Si, si! Che bello! Torniamo! Torniamo!” gridava intanto Saiken.

“Direi che siamo tutti d’accordo…” concluse Gyuki, leggermente sottotono.

“Si, è deciso…” parlò Kurama “…torniamo a casa!”







Circa una settimana prima...

A questo pensava Kurama quel giorno mentre se ne stava disteso all’ombra come era solito fare da ormai più di un anno. Si stava rilassando completamente, con le nove code adagiate sul prato morbido, la testa tra le zampe incrociate, godendosi il tepore di quella giornata.

Non che fosse una novità dopotutto. In quella dimensione non pioveva mai. C’era sempre bel tempo su quella distesa erbosa, sul lago poco lontano e tra le fronde di quella foresta di querce secolari. Non gli dispiaceva affatto, d’altronde per abitudine era diventato abbastanza pigro, per cui potersene stare lì senza far nulla decisamente lo rilassava.

Ripensò a quando era ancora un cucciolo…allora era proprio uno scalmanato senza contegno! Le sue litigate con Shukaku erano già allora all’ultimo sangue e i secoli non li avevano cambiati. Quanti rimproveri si erano presi entrambi…subito però sostituiti dalle carezze dell’uomo che li aveva “creati”.

Sospirò. Quei tempi in cui tutto sembrava sereno, era terminati presto purtroppo. Appena furono abbastanza grandi infatti arrivò il momento per tutti e nove di vivere la vita nella “realtà” e non in quella specie di luogo utopistico creato apposta per loro.

Ricordava alla perfezione le parole del Vecchio, quando li lasciò liberi di andare per la loro strada:

“Qui le nostre strade si dividono, miei cari. Ma non temete…avete la mia parola che un giorno ci rincontreremo. Ma ora andate! Osservate la realtà per com’è veramente! Non vi nascondo che vi procurerà molto dolore…ma quando capirete cos’é la vera forza…avrete trovato anche il vostro posto! E chi lo sa…dopo che ci saremo rincontrati e tutto si sarà concluso…ci ritroveremo qui…ancora una volta…”

Altro che trovare il loro posto!

L’unico posto in cui per un attimo avevano trovato la loro collocazione in quel mondo era stato nel momento in cui si erano riuniti, con lo stesso Vecchio,  e avevano contribuito con i loro chakra a vincere la guerra.

Ma QUESTO luogo era casa loro! Il loro vero posto!

Dove il Vecchio Eremita li aveva creati dal Decacoda, dove li aveva allevati insegnando loro ad utilizzare i loro poteri.  L’unico posto per loro.

Ora da più di un anno era di nuovo lì, godendosi la tranquillità e la calma che tanto avevano cercato.

Certo…qualche volta poteva rivelarsi leggermente noioso ma era una cosa di poco conto.

D’un tratto tese le orecchie, cercando qualcosa. Un rumore, un suono. Una sensazione…

“Tsk! Devo smetterla! Tanto sono sicuro che non sarà stato nulla!” cercò di convincersi.

Ma quella strana ondata di sensazioni che aveva sentito un paio di giorni prima per la seconda volta, dopo due mesi …non riusciva a togliersela dalla testa. Era a dir poco…improbabile.

Insomma…per Lui, si!

Scosse la testa per scacciare quei pensieri fastidiosi.

La Volpe si diede pigramente un’occhiata intorno.

Scorse Matatabi insieme a Chomei poco lontano, che discutevano. Isobu si trovava probabilmente nelle profondità del lago alle sue spalle mentre Kokuoh galoppava in tondo nella foresta. Son Goku  sicuramente si stava esercitando nelle sue presentazioni, come se ne avesse bisogno, mentre Saiken liquefaceva  per noia qualche albero. Gyuki non riusciva a vederlo ma non si chiese cosa stesse facendo, tanto non gli interessava. Ipotizzò comunque che doveva trovarsi al tempio...a  parlare. Lo facevano spesso loro due dopotutto nell’ultimo periodo.

All’appello mancava solo uno dei  suoi “compagni”. Sapeva però che non avrebbe tardato ad arrivare. Chiuse gli occhi, sospirando…e aspettando.

D’un tratto percepì che qualcosa, o meglio qualcuno,  si era piazzato davanti a lui. Poi udì la sua voce che sogghignava:

“Ti sei proprio rammollito, Kurama…”

Di risposta ottenne solo un “Tsk!” infastidito ma nessuna reazione.  Decise di insistere:

“Che c’è? Ti sei impigrito al punto che non hai nemmeno la forza di rispondermi?”

“E tu devi essere diventato cieco siccome non hai visto che sto cercando di riposare.”

“Non raccontare balle! Sono davvero stufo di sentirmi rifilare sempre la solita scusa! E’ da quando siamo tornati che ti rifiuti di combattere contro di me con questo pretesto! Secondo me hai soltanto paura di affrontarmi!”

“Se ne sei convinto…ti lascio libero di crederci.”

“Io ne sono assolutamente convinto! Devi esserti reso conto che ormai non puoi più nulla contro di me, così preferisci accampare scuse per evitare lo scontro!” dichiarò.

Aspettò una risposta ma non l’ottenne. Iniziò ad irritarsi.

“Vuoi rispondere?!” strillò.

Kurama sbadigliò sonoramente, prima di rispondere:

“Piantala di urlare…”

“Tu rispondi allora!”

“Non ne vedo l’utilità…” affermò dandosi una grattata dietro l’orecchio “…dato che stai farneticando…”

Shukaku fu veloce. Ma Kurama lo fu di più.

Nell’istante in cui il primo sollevò gli artigli per colpirlo, l’altro puntò immediatamente le quattro zampe a terra dandosi una spinta e saltando indietro, lasciando che quelli del rivale si conficcassero con forza nel punto in cui un attimo prima stava riposando.

“Sei davvero un rompi palle! E’ possibile che non possa stare mai tranquillo con te sempre a rompermi l’anima?!” sbuffò.

“Sei cambiato, Kurama…”

Stava per ribattere con qualche insulto senza rendersi conto delle parole che erano state effettivamente pronunciate. Quando le rielaborò, disse:

“Come?”

“Io non ti riconosco! Un tempo bastava molto meno che darti del “rammollito” per farti andare su tutte le furie e dar vita ad una carneficina! Che cazzo ti prende ora?!”

Il demone Volpe inclinò la testa di lato, un po’ confuso. Prese sul serio quelle parole e iniziò a rifletterci su.

Possibile che quel dannato demone Tasso avesse ragione per una volta? In effetti era vero…secoli prima sarebbe bastata anche solo un’occhiata per far partire una rissa tra di loro, fatta di artigliate, morsi, insulti. Ogni tentativo di calmarli era inutile, si odiavano. Avevano due caratteri e due punti di vista troppo diversi per poter andare d’accordo.

Perché ora non era più così?

Lui non sentiva più l’impulso omicida di saltargli addosso come prima, di fargliela pagare per ogni sciocchezza, di imporsi completamente su di lui come più forte. Cercò di arrabbiarsi… ma non ci riuscì. Possibile che non ne fosse più in grado?

Siccome voleva evitare che l’antico rivale si accorgesse della sua confusione, dato che stava esitando, si limitò a rispondere a testa alta:

“ Al contrario tuo, io sono maturato. Ho capito che è inutile sprecare tempo in inutili risse…tanto so perfettamente di essere il più forte tra noi due! Quando eravamo cuccioli non avevo ancora imparato a sfruttare i miei poteri, ora che ne sono in grado non ho più bisogno di mettermi alla prova con te!”

L’altro ringhiò, furioso:

“Ancora con questa storia del potere legato al numero code eh? Sei  solamente un arrogante! E anche ingenuo! Sono maturato anche io…e la dimostrazione è che ho imparato a capire quando uno mente!Quindi smettila di prendermi in giro e dimmi cosa diavolo ti è successo!

 Prima di decidere di tornare qui, eri entusiasta all’idea di rimetterti di nuovo in competizione con me, te lo ricordi? Non sembravi tanto dispiaciuto all’idea di riprendere le nostre solite risse. Fammi pensare…ecco! Hai detto letteralmente: ” Comunque anche per me va bene! Così una volta per tutte potrò darti la lezione che meriti!” Invece ora accampi sempre questa scusa a dir poco banale! Quindi te lo chiedo ancora…che cazzo ti prende?!”

“Dopotutto almeno un po’ di sale in zucca lo ha guadagnato.” pensò l’altro, mentre meditava su qualcosa di più convincente.

Improvvisamente Shukaku iniziò a ridere prima piano, poi man mano sempre più forte fino a diventare quasi isterico.

“Che cazzo prende a te? Perché stai ridendo così?” domandò.

“Uh uh uh…” cercò di calmarsi l’altro “…ho capito cos’hai…Ah ah ah ah ah!”

“Siccome sembra essere una cosa divertente…perché non mi illumini così mi faccio due risate anche io?”

Quello continuava a tenersi la pancia e a sghignazzare ad alta voce. Stava attirando l’attenzione di tutti gli altri, che pian piano si avvicinarono per capire cosa stava succedendo.

“Avrei dovuto capirlo prima…Ah ah ah! Non posso crederci! Proprio tu? Il più forte e orgoglioso di tutti eh?! Ah ah ah ah ah! Oh Kami, morirò dal ridere!”

“Deciditi a parlare, Bastardo perché mi sto irritando!”

“Che storiella gli ha raccontato per farlo scoppiare così?” chiese curioso Kokuoh.

“Mi auguro che sia davvero divertente dato che ha disturbato i miei esercizi nelle presentazioni!” esclamò Son Goku, decisamente scocciato.

Ormai erano tutti lì riuniti.

“Ragazzi, meno male che siete tutti qui, questa dovete assolutamente sentirla! Uh uh…Il grande, potente, orgoglioso ed arrogante Kurama…non ha più voglia di combattere! Anzi, preferisce starsene in completo ozio! E sapete come mai? Perché è stato troppo contagiato dai sentimenti di pace e di fratellanza! Capite?! Proprio lui! Ah ah ah!”

“Che cazzo stai blaterando?!”

“La verità mio caro! Perché da quando hai conosciuto quel ragazzino ti sei completamente rammollito!”

Capì subito a chi si riferiva. E una rabbia incontrollabile gli montò dentro. Istintivamente il pelo gli si drizzò sulla schiena.

“Smettila di sparare cazzate!”

“Sei agitato perché ho indovinato, vero? Quel moccioso ti ha fatto il lavaggio del cervello! Per quanto sia lui che Gaara siano di nobili sentimenti come il Vecchio, e io li rispetti per questo, come puoi vedere il mio carattere non ne è rimasto influenzato! Ma tu invece…ti sei lasciato sottomettere del tutto! Sei diventato solo…”

Non fece in tempo a terminare che Kurama aveva già compreso la parola che sta per pronunciare e con uno scatto gli si era fiondato addosso. L’altro fu abbastanza scaltro da scansarsi in tempo.

“Te l’ho già detto! Smettila…o giuro che questa volta ti ridurrò in sabbia talmente fina che ti ci vorranno millenni per ricomporti del tutto!” lo minacciò.

NESSUNO poteva permettersi di insinuare che LUI, il demone più potente e temuto fosse…

“Che c’è? Ti dà fastidio l’idea di sapere che sei un…”

Se lo ritrovò davanti in un attimo. Incrociando le zampe si proteggeva dalla sfuriata che l’altro stava attuando alla massima velocità.

“Che sei un DEBOLE!” riuscì a terminare.

La zampa di Kurama perforò la protezione di Shukaku e arrivò a colpirlo direttamente. Le code vennero in avanti e si schiantarono sul suo corpo. Ma l’altro aveva già iniziato a dissolversi. In un attimo la sabbia si spostò e  riformò poco lontano il corpo del demone.

“Non ti azzardare mai più a pronunciare quella parola!” sussurrò con voce colma di rabbia. “E soprattutto…non permetterti mai più di fare insinuazioni così insensate!”

Gli altri sei osservavano la scena basiti. E non perché Shukaku aveva dato a Kurama del debole…infatti erano perfettamente consapevoli che quello era l’unico punto su cui lui non transigeva con nessuno, quindi l’ideale per provocarlo. Più che altro erano rimasti senza parole nell’ascoltare che la causa del suo comportamento dell’ultimo periodo, di cui tutti si erano accorti, era da imputare all’influenza del ragazzino biondo che li aveva liberati da Madara.

L’idea che lui potesse essere stato “cambiato” da quel ragazzo, in un certo senso li inquietò.

“Mica gli crederete vero?! Sta soltanto cercando di istigarmi per spingermi a combattere con lui!”

“Sarà…ma se quello che ho detto fosse falso…non ti saresti irritato così…” gli fece notare Son Goku.

“Ora ti ci metti anche tu, Scimmione?! Come posso pestare lui, posso pestare anche te per un’ insinuazione simile!”

“Ora cercate di darvi un contegno...” cercò di dire Matatabi.

“Qui l’unico che deve darsi una bella calmata è Kurama! Ma probabilmente si tratta di una questione che lo ferisce troppo nell’orgoglio…per questo non riesce a contenersi!”

“Smettila!!” ringhiò ma stavolta non si mosse.

“Ammetti la verità allora! Quel ragazzino ti ha fatto perdere tutta la tua grinta!” lo incitò.

“E’ una cazzata! Se ti sono sembrato più “docile” con Naruto è stato soltanto perché per sconfiggere Madara c’era bisogno che collaborassimo. Ma ogni cosa è finita nel momento in cui ho deciso di tornare qui! Io non sono cambiato! Sei tu che mi stai facendo irritare, così come hai sempre fatto!”

Sgranarono tutti gli occhi. Lì per lì la Volpe non ne capì il motivo. Glielo chiarì Isobu:

“E’ assurdo…allora…Shukaku ha ragione!”

“Pure tu?! Lui ha torto marcio e basta!”

“Kurama…” continuò quello “…ma…ti sei affezionato davvero a quel ragazzino?!”

“Che cazzo blateri?! Naruto per me non significa assolutamente nulla!”

“Perché lo hai chiamato per nome allora?!” chiese.

In quel momento si rese conto…

“Noi ci conosciamo da secoli, anzi millenni …ma non hai mai chiamato nessuno di noi per nome!”

Ora la sua rabbia aveva raggiunto livelli a dir poco incontrollabili.

“Non significa nulla!”affermò. Poi rivolto al diretto interessato, aggiunse:

“Bastardo Monocoda! Sappi che non ti perdonerò mai per aver fatto delle insinuazioni del genere!”

Le nove code si ersero in tutta la loro potenza, fendendo l’aria mentre gli artigli raschiavano il terreno con foga e furia e un’ enorme quantità di chakra iniziava ad avvolgere quel corpo in cui il sangue ribolliva furioso.

“COMBATTIAMO!”

Shukaku non aspettava altro:

“Allora forse…non ti sei rammollito co-…”

I denti dell’altro cercoterio gli strinsero la gola, gli artigli affondati in profondità mentre il chakra stava penetrando nel corpo, iniziando a paralizzarlo.

“Cazzo…sei stato veloce!”

“Te l’ho detto…non mi serve combattere per sapere che il più forte sono io….” dichiarò stringendo la presa.

Non ottenne risposta. Percepì che un enorme quantità di chakra si stava accumulando alla sue spalle. Non impiegò molto a comprendere cosa stava facendo l’altro. Decise di rispondere con la stessa moneta. Iniziò ad accumulare anche lui energia nella bocca. Certo…la Teriosfera non sarebbe stata efficace così come sarebbe stata con la dovuta preparazione ma nella sua posizione non poteva lasciare la presa. Valutò che anche quella che l’altro stava preparando non sarebbe stata efficace al 100% considerando lo stato di leggera paralisi che il suo chakra gli stava inducendo.

“Secondo te…quale delle due provocherà più danni?” domandò al rivale “La mia diretta contro la tua gola…oppure la tua sulla mia schiena?”

“Decisamente…la mia!”

Il dolore all’addome gli fece lasciare la presa e lo costrinse a ingurgitare il chakra che stava accumulando. La pressione dell’attacco a sorpresa dell’altro lo spinse all’indietro proprio sulla traiettoria della Teriosfera che era pronto a scagliare.

Poteva fare solo una cosa.

Rilasciò il chakra accumulato e poco prima dell’impatto con l’attacco, portò davanti a se tutte le code per proteggersi.

Gli altri cercoteri si fecero indietro coprendosi a loro volta.

L’impatto fu violentissimo. L’esplosione provocò un boato che risuonò per chilometri.

Shukaku sghignazzò soddisfatto. Si trovava appena fuori da un gigantesco cratere creato da lui ancora fumante. Cercò di scorgere il suo avversario in mezzo al fumo che ancora non si era diradato.

Rimase seccato quando osservò che era rimasto del tutto incolume.

“Al medesimo livello della tua difesa…” sussurrò piano “Ora inizi a capire il potere che deriva dal numero delle code?”

“Smettila di essere così arrogante Kurama! Non hai ancora vinto!”urlò l’altro.

La pancia si gonfiò e lanciò contro di lui una serie di sfere d’aria dense di chakra. Kurama si mosse con agilità evitandole tutte spostandosi a destra e sinistra, avvicinandosi sempre di più. E prima che quello potesse allontanarsi, gli fu addosso nuovamente.

“Sei fortunato….purtroppo io non sono molto veloce…” gli disse mentre cercava di scrollarselo di dosso.

Ma la pressione aumentò e lo fece sbattere con la schiena la suolo.

“Fossi veloce anche il doppio…non farebbe alcuna differenza!” gli ringhiò sul muso.

Lo aveva immobilizzato ma non appena si accorse che l’altro tentava di muovere la zampa, la artigliò al suolo.

“Eh no…basta proiettili di sabbia…”

Sotto di lui, Shukaku si dibatteva, tentava di muoversi ma era tutto inutile.

“Ora…voglio che tu lo dica pubblicamente…dillo che sono io il più forte!”

“Non lo farò mai!”! affermò.

“Davvero?” chiese. Ma non attese una risposta.

Gli affondò le zanne nella carne facendolo urlare per il dolore. Ora non poteva più usare il trucchetto della sabbia di prima per evitarlo. Tutto merito del suo chakra che gli era penetrato attraverso il morso precedente.

Kurama godette nel sentire l’altro gemere per il dolore senza contegno.

“Dillo!” ringhiò continuando a stringere.

“Non…t-ti darò mai q-questa soddisfazione…”

“Ah no? Sappi che non ti lascerò andare finché non lo farai!”

Intanto gli altri cercoteri li osservavano annoiati. Gli sembrò di essere tornati alla loro infanzia. Quella era una delle tipiche scenette quotidiane. Forse sarebbero dovuti intervenire per fermarli ma dopotutto erano stufi di dover assistere a quella lite. Preferirono restarsene in disparte, aspettando che finisse.

Kurama si era stufato. Voleva concludere quella sfida al più presto.

Si assicurò che fosse ben fermo a terra, poi rilasciò il proprio chakra sotto forma di piccole sfere che subito aggregò per formare un’unica sfera che man mano si rimpicciolì. Quando fu abbastanza densa, la ingurgitò.

Uno sbuffò di fumò sfuggì dalle sue labbra. L’energia si stava liberando dentro il suo corpo, facendogli ingrossare lo stomaco.

Shukaku tentava di liberarsi con più foga, senza risultati.

“Allora…” cercò di dire, senza aprire la bocca “...è la tua ultima possibilità…”

Avrebbe vinto lo stesso qualunque cosa l’altro avesse detto. Infatti o sarebbe stato riconosciuto come più forte oppure lo avrebbe ridotto talmente male che non avrebbe avuto la forza di farsi vivo per un bel pezzo. In quel momento tutto ciò che desiderava era porre fine a tutto quell’inutile spreco di energia.

“Preferisco finire in briciole piuttosto che ammettere una cosa simile!”

Non voleva cedere. Poco male, per Kurama. Chinò la testa in direzione del muso del rivale, pronto a colpirlo.

D’un tratto però il demone si irrigidì. Sollevò la testa verso l’alto, trattenendosi dal rilasciare l’attacco.

“Ma…cosa cazzo…?” iniziò a pensare, commettendo il grande errore di distrarsi.

L’altro se all’inizio non aveva compreso cosa gli fosse successo, non si lasciò sfuggire quell’occasione. Riuscì a liberare una delle due zampe e a premerla sul petto dell’altro, rilasciando subito un sigillo per bloccarne i movimenti. Solo allora Kurama si rese conto di essersi distratto.

L’energia doveva essere rilasciata prima che esplodesse all’interno del suo corpo.

Spalancò le fauci e rilasciò il suo attacco. Purtroppo aveva il corpo completamente bloccato, per cui dovette indirizzare il suo attacco verso l’alto. Nel frattempo l’altro demone sfuggì alla sua presa.

Il colpo esplose in cielo, risplendendo di una luce abbagliante.

Dopo uno sforzo del genere, ansimava pesantemente e cercava di trovare una soluzione a quella situazione. Era bloccato. Non aveva idea di come sciogliere quel sigillo. Era del tutto alla mercé dell’altro.

“Ah ah ah eri troppo sicuro di te! Ora sei mio!”

Kurama combatté contro quel sigillo. Cerco di imporsi con tutta la sua forza. Fece appello fino all’ultima goccia del suo chakra per sbarazzarsene.

Nulla. Assolutamente nulla.

Non poteva reagire. Per la prima volta sentì chiaramente quelle sensazioni…

Impotenza…

“No…mi sto lasciando condizionare! Posso ancora reagire!” continuò a pensare.

Debolezza…

“IO non sono DEBOLE! Sono il più forte di tutti! Io non-…”

Dolore…

Ruggì forte. Forte come non aveva mia fatto. Urlò, si infuriò…pregò che quel dolore alla zampa posteriore finisse.

Un attimo dopo lo sentì affievolirsi. Si sentì un po’ meglio…non solo fisicamente.

Dolore…ancora.

Un’ altra fitta…stavolta alla spalla. Ringhiò ancora, più forte, troppo tormentato dal dolore provato poco prima.

I suoi compagni lo osservavano spaesati. Non capivano. Cosa gli stava succedendo?

L’unico a non scomporsi fu Shukaku,che prese a sghignazzare con forza.

“Hai capito di non avere più possibilità vero?! Disperati avanti!Perché ora ti darò il colpo di grazia!”

“Mi arrendo…”

Un silenzio tombale calò tra loro. Le mascelle quasi caddero a terra per la sorpresa.

“No, aspetta…” disse con un filo di voce il Monocoda “…Che cosa…?”

“Ho detto che mi arrendo! Hai vinto! Adesso lasciami andare!”

“Mentre i sei demoni si scambiavano sguardi interrogativi, l’altro insisteva:

“Ma che cosa stai dicendo?! Sei impazzito!!”

“Cazzo, brutto Bastardo, liberami subito!” ringhiò con gli occhi iniettati di rabbia.

Sciolse la tecnica. Incredulo, stupito…non sapeva come altro sentirsi.

L’altro respirava affannosamente, troppo, come se nell’aria non ci fosse abbastanza ossigeno da dargli sollievo. Fissava il suolo, immobile. Si scrutò làdove sentiva dolore. Niente sangue. Nulla.

"Come può essere successo?"

Intanto tutti gli sguardi erano fermi su di lui.

“Codardo…”

Quella parola gli arrivò come una lama affilata, dritta al cuore.

Faceva male…troppo male per lui. Insopportabile. Perché era falsa.

“Che fine ha fatto tutto il tuo coraggio?!”

Bella domanda, pensò. La domanda che in quel momento avrebbe voluto porre per ottenere una risposta. Ma l’altra domanda, che stavolta avrebbe voluto porre a se stesso, era…che fine aveva fatto tutta la mia forza?

Incapace di resistere lì un momento di più e bisognoso di riflettere per ottenere delle risposte, volse uno sguardo su gli altri demoni che non smettevano di scrutarlo. Dopo aver letto nei loro occhi smarrimento, dubbi…e anche delusione, non ci pensò due volte e corse via di lì, veloce tanto quanto il dolore ancora pulsante gli permettesse.

Alle sue spalle, continuava a sentire l’altro che lo rimproverava:

“Torna qui! Codardo!”

Quando sentì di essere abbastanza lontano, rallentò riprendendo fiato.

Dentro di se si sentiva tormentato. Due forze opposte stavano combattendo…lottando per avere la priorità nella sua mente…ma anche più in fondo.

A cosa doveva pensare? Al fatto che per la prima volta, aveva sentito dentro di sé …si, la debolezza… la consapevolezza di non essere forte abbastanza per riuscire a vincere…oppure a quelle sensazioni di solitudine, di delusione, di mancanza…di immenso dolore che aveva provato dentro il suo cuore e che si erano riflettute, trovando sfogo poi in qualche modo sul suo corpo?

Cos’era più importante in quel momento? Pensare al suo orgoglio appena ridotto in frantumi…oppure…a quel emerito Idiota?!

Non riusciva a farsene una ragione. Stavolta era sicuro.

Quelle ondate di emozioni e sensazioni, che aveva provato debolmente già due volte, provenivano da Lui.

Ma perché? Come poteva Lui…provare quelle cose? Perché?

Non riusciva trovare una risposta logica. Aveva bisogno di risposte.

Ma doveva darne anche anche a se stesso! Doveva trovare il modo di spiegare agli altri l’accaduto! Non poteva permettere che loro pensassero che fosse un codardo! Proprio lui! Assolutamente no! Sarebbe tornato indietro spiegando quello che aveva provato facendo capire che non poteva continuare quello scontro in quelle condizioni, con quei pensieri.

D’altronde…stava per perdere…La verità era una purtroppo. In quel momento aveva capito di non avere la forza. E quelle sensazioni…a dir poco assurde provate da quel Idiota, lo avevano influenzato facendogliene prendere consapevolezza.

Ma perché? Dannazione perché?

Stava continuando a pensare a Lui…Quella situazione era fin troppo ai limiti della credibilità.

Cerco di sforzarsi. Di spingere la sua coscienza fino alla sua. Fece appello all’ultimo residuo del filo che ancora li univa per cercare di carpire qualcosa. Qualsiasi cosa. Niente.

Si era concentrato al massimo e non era servito.

Allora…se tutto quello che aveva provato fisicamente e interiormente poco prima lo aveva sentito per quel legame che ancora li teneva stretti… considerando che lui non riusciva ad entrarci in contatto con tutto l’impegno possibile…significava che era stata una condivisione involontaria.

Possibile…che stesse così male? Al punto che quella sofferenza si era sfogata anche su di lui?

Sospirò.

Maledì il momento in cui aveva vacillato. Il momento in cui era tornato come il cucciolo sensibile dei tempi dell’addio…l’unico momento in cui aveva versato le sue lacrime, in cui il suo inaffondabile orgoglio se ne era rimasto da parte per i fatti suoi.

Quel che era stato fatto ormai non poteva più essere cambiato. Aveva fatto la sua scelta. Ora doveva accettarne le conseguenze. Non sapeva cosa provare in merito però. Ci avrebbe pensato poi comunque.

Ora sapeva quello che doveva fare.

Considerata la situazione…avrebbe dovuto fare presto. Non era sicuro di sapere quanto la situazione fosse grave. Doveva accertarsene di persona.

Restava un piccolo dettaglio di cui occuparsi.

Intanto non aveva smesso di camminare durante la formulazione di tutti questi pensieri.

Si accorse solo allora si trovarsi vicino all’ingresso del tempio. Un imponente costruzione  a gradoni, alta dieci volte lui, di mattoncini scuri, ricoperti di muschio, con una lunga file di statue rappresentanti uomini in diverse fasi di meditazione che sorreggevano fiaccole e che conducevano fino all’interno.

Questo era il momento per tornare indietro. Poi...sarebbe potuto andare solo avanti.

Poteva davvero perdere il proprio orgoglio…per Lui?

Dolore…tanto…troppo dolore.  Bastava il ricordo per farlo rabbrividire.

“Tsk!” pensò “Credo di non avere altra scelta…Spero solo che ne valga la pensa…”

Con un ultimo profondo sospiro…superò le statue alla porta ed entrò lungo quel corridoio buio. 

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Capitolo 22
*** Extra: Discussioni ***


Ragazzi miei questi esami mi stanno assorbendo del tutto! :’( Mi dispiace vi avevo promesso il capitolo con l’extra ma non ho proprio avuto tempo per scriverlo perché non solo il mio computer è proprio trapassato (pace all’anima sua), ma proprio il tempo. Ho scritto tutte piccole One shot dal cellulare ma non potevo far altro. Non potevo rinunciare a scrivere nel poco tempo libero però ^^ Insomma vi lascio questo extra per intrattenervi. Poi finirò gli esami e finalmente tornerò a pubblicare con regolarità, promesso. Vi chiedo solo un po’ di pazienza! Intanto…spero che vogliate sapere cosa ha convinto Naru ad andare da Gaara! ;) Grazie a tutti che continuate a seguirmi! <3

Buona Lettura! :D
                               
 
 
“E’ permesso?” chiese, aprendo lentamente la porta.  Buttò uno sguardo all’ingesso dell’appartamento ma non vide nessuno.

All’inizio non ottenne risposta. Poi dal bagno arrivò una voce nota, che chiese:

“Chi sei?”

“Sono io, Shikamaru!” si annunciò.

“Entra pure allora! Io arrivo subito!”

Il moro entrò allora, immaginando che l’uomo probabilmente aveva qualche bisogno urgente da terminare, e percorse rapidamente il corridoio, arrivando nella camera dell’amico e subito la sua attenzione fu attratta dalle due figure addormentate sul letto. Il rumore del respiro pesante e accaldato di Kurama era tutto ciò che si poteva udire e risuonava nella stanza coprendo quello che doveva essere di Naruto che, notò con piacere, aveva il viso decisamente rilassato.

“E’ un vero piacere vederti, ragazzo!” gli disse una voce alle sue spalle.

Si voltò e trovò Kaiza a petto nudo intento passarsi un asciugamano tra i capelli bagnati. Non riuscì a fare a meno di notare che il suo corpo era ricoperto di tante piccolo cicatrici irregolari.

“Deve essere stato un ninja d’azione prima di diventare medico…oppure è sttao coinvolto in qualche missione di soccorso pericolosa…” pensò Shikamaru.

“Perdonami, non volevo farmi trovare così ma ho fatto una corsa che nemmeno immagini e mi sono dato una rinfrescata mentre il ragazzo riposa.” si giustificò mentre continuava quello sfregamento.

“Guarda che non ti ho detto nulla, non devi scusarti.” gli rispose.

L’uomo sorrise:

“Grazie, comunque un attimo che mi rivesto.”

Superò il moro per arrivare vicino a una sedia sul quale aveva sistemato una semplice maglietta bianca. Quando Kaiza gli diede le spalle, rimase un attimo basito. La schiena era marcata da una lunga ed evidente cicatrice che partiva dalla spalla sinistra e arrivava fino al fianco destro. La trovò molto lineare, dedusse che solo una katana poteva esserne stata la causa e il fatto che fosse così evidente…significava che la ferita doveva essere stata molto profonda.

Sparì alla sua vista non appena quello indossò la sua maglia.

“Decisamente va molto meglio ora!” disse con soddisfazione. Poi rivolgendosi a lui e indicandogli una sedia “Che fai lì imbambolato? Accomodati pure!”

Accolse l’invito e lasciò la sua sacca a terra non appena si mise seduto. Kaiza era sparito ma tornò dopo un minuto con due bicchieri d’acqua.

“Fa caldo oggi, vero?” chiese porgendogliene uno.

“Già, quando fa così caldo è una vera seccatura. Non si può uscire per l’afa.” rispose prendendolo grato.

“Comunque meglio che caldo che pioggia, non trovi?”

“Decisamente.”

Il ricordo di quella giornata lo tormentava ancora e per questo probabilmente assunse un’espressione più cupa. Dopo essersene accorto, l’uomo aggiunse:

“Dì un po’, ti sei ripreso del tutto?”

“Si, adesso sono in piena forma. Non vedevo l’ora di potermi alzare dal letto, stavo impazzendo.”

“Ti capisco. L’importante è che ora sia tutto finito.”

“Sai…” iniziò a dire con amarezza “ Non era tanto per la febbre, per il raffreddore che non ne potevo più…Non sopportavo di dovermene stare a casa mentre lui era in fin di vita.”

 “Immagino quello che devi aver provato ma ora non fartene una colpa…adesso hai tempo per recuperare.” lo confortò.

“Recuperare cosa?” chiese con un punta di risentimento. Mentre raggiungeva casa del biondo diversi pensieri si erano affollati nella sua mente ed ora stavano emergendo ” Ormai credo che il mio supporto sia diventato superfluo…e non solo il mio.”

L’uomo si raddrizzò sulla sedia, guardandolo negli occhi:

“Si può sapere questa da dove esce fuori? Naruto ha bisogno dell’aiuto di tutti voi!”

“Non ora che c’è lui…” rispose indicando il demone che continuava a sonnecchiare.

“Che centra adesso Kurama?” chiese ancora confuso.

“Sakura ci ha raccontato tutto…Se la Volpe sa tutto l’accaduto, incluso il motivo e considerando che lo conosce meglio di tutti…cosa mai potremo fare noi di più?”

Era inutile negarlo. Se da una parte l’arrivo del demone lo aveva rallegrato, considerandolo come l’aiuto di cui avevano bisogno per sbloccare la situazione, dall’altra lo aveva anche rattristato perché aveva iniziato a riflettere che la sua presenza tagliava fuori lui e gli altri. Nessuno di loro era in grado di competere…se ne era reso conto negli ultimi giorni: non conosceva Naruto bene come aveva sempre creduto.

Ma non importava. Se Kurama era in grado di aiutarlo allora si sarebbe fatto da parte. Era certo di pensarla come tutti. Ciò che più contava era che Naruto si riprendesse, l’importante era vederlo tornare pieno di vita, scalmanato, testardo e solare come era sempre stato.

“Cosa potete fare di più? Oh cielo…Ma mio caro Shikamaru, mi stupisce che tu faccia una domanda del genere!”

Il moro era confuso, non capiva cosa intendesse.

“Tu, Sakura, Kiba…siete i suoi amici! Solo voi potete fare qualcosa per lui!”

“Se dici così sembri intendere che la Volpe non sia una sua amica.” contestò allora.

“Non ho detto questo!” precisò l’altro “ Senza dubbio Kurama è amico di Naruto ma è un’amicizia diversa quella che li lega. Certo, forse lui lo comprenderà più profondamente di quanto potrete mai fare voi…ma Naruto le sue esperienze le ha fatte con VOI, con VOI ha affrontato le missioni e le difficoltà in questi anni! E’ questo che vi rende importanti in questo momento…tanto quanto lui!” concluse indicando ancora una volta il cercoterio.

“Ti ricordo che prima era la sua Forza Portante! Tutto quello che abbiamo fatto insieme lo ha visto anche lui!” ribatté.

“E’ vero. Ma da quello che so questo loro legame si è formato durante l’ultima grande guerra e che prima di allora i due erano stati solamente in contrasto e per questo motivo, a meno che non perdesse il controllo, tentava in tutti i modi di averci meno a che fare possibile. Correggimi, se sbaglio!”

No, nulla da ribattere.

“Non capisco dove vuoi arrivare, Kaiza…”

“Shikamaru…” disse dolcemente “ Tu neanche immagini quanto siate importanti per lui. Si, adesso potrà anche sembrarti un’assurdità visto il suo comportamento…ma credimi, è così.”

Qualcosa…qualcosa diceva al moro che l’uomo sapeva esattamente quello che stava dicendo.

“Non pensare che tutto quello che avete passato insieme ora non conti più nulla…” continuò “E’ proprio da lì che dovete ripartire per aiutarlo. Anche se, non te lo nascondo, sarà molto difficile.”

“Perché ho la strana sensazione…che tu sappia molte più cose di noi sul suo conto?”

Il medico strizzò l’occhio:

“Forse… perché è così?”

Perse tutte le parole per ribattere. Lui sapeva davvero?

“A che gioco stai giocando allora?! Ci dai dei consigli per enigmi su come comportarci mentre tu sai già tutto?!” chiese decisamente nervoso e alzando il tono di voce.

Credeva che l’uomo fosse dalla loro parte, invece nascondeva loro degli elementi importanti per risolvere il mistero dietro il tentato suicido del loro amico.

“Non sto facendo nessun gioco, Shikamaru.  Comprendo che tu sia arrabbiato, ne hai diritto..ma cerca di capire che adesso io mi trovo tra voi…e lui.” fece cenno a Naruto.

Come avesse avuto un’illuminazione, finalmente comprese.

Si diede dello stupido per aver pensato male di Kaiza, di aver insinuato che non volesse aiutarli. Lo stava facendo dall’inizio…così come aiutava Naruto.

“Ti ha chiesto lui di non dire nulla…è vero?”

L’altro annuì, sorridendo.

“Ascolta…non so cosa è successo quel giorno. Non so perché e come si è ritrovato a fare quello che ha fatto. Ma lui mi ha dato la possibilità di rendermi conto di cosa sta vivendo adesso. Non ne so quanto Kurama…ma alcune cose adesso mi sono più chiare. Io sono il suo medico ma ancora più importante…adesso sento di dovermi definire suo amico. Perché in qualche modo, sono più dentro a questa storia di quanto dovrei essere professionalmente.

Vuoi sapere una cosa? Dalla prima volta che l’ho visto….ho avuto come il presentimento che non sarebbe stato un paziente come gli altri. Certo, mi ero reso conto dell’enorme sofferenza che si portava dentro ma sai… ne ho visti così tanti di pazienti sofferenti nella mia vita,che poteva essere un caso come tanti. Dopotutto sono medico da dieci anni.

Ma da quando ho incrociato quegli occhi azzurri…ho capito che sarebbe stato diverso. Sapevo che aveva bisogno di un punto di riferimento, di qualcuno che gli stesse vicino. Per questo motivo ho cercato di dargli tutta la sicurezza possibile sia con le parole che con i gesti, senza essere invadente. Anche io gli ho fatto delle domande, ma non ho insistito nel sapere le cose per non turbarlo. Lui questo l’ha capito, per questo mi ha permesso di occuparmi di lui. Sai cosa mi ha risposto quando gli ho chiesto il motivo per cui ero l’unico a cui permetteva di parlare con lui? Che siccome non lo conoscevo, non potevo giudicarlo.

Ora però…capisci da te che le cose sono cambiate. Ormai questa storia ma molto oltre il mio lavoro…è diventata una questione personale.

Sai, non lo conoscevo personalmente prima che arrivasse all’Ospedale, solo di fama. Tutti ne parlano come un ragazzo scalmanato e solare ma estremamente coraggioso, che ha salvato non solo il nostro Villaggio ma anche il mondo ninja. Quindi immagina quando me lo sono ritrovato davanti così sofferente e triste, e per giunta in quelle condizioni! Era facile intuire che qualcosa non andava. In questi giorni per quello che lui mi ha permesso, l’ho conosciuto…e questo mi ha permesso di farmi un’idea di com’ è veramente.

Quei piccoli sorrisi che ogni tanto sfuggono al suo controllo sono sinceri. Ne sono convinto. E’ un ragazzo  premuroso, per quanto si sforzi di cercare di pensare a se stesso…il suo primo pensiero và sempre agli altri…”

“Mi viene difficile crederlo a dire il vero, in questo momento…” ribatté il moro, dopo aver ascoltato quel lungo discorso. “Hai visto come reagisce se ci dimostriamo interessati a come sta? Non si preoccupa minimamente di come possiamo stare quando ci sentiamo cacciare via in malo modo…”

L’uomo rise di gusto:

“Quindi il fatto che sia venuto a sincerarsi del fatto che tu stessi bene quando non riusciva nemmeno a reggersi in piedi da solo, non significa nulla per te?”

“A parte quello, Kaiza! Potrebbe essere stato un caso isolato…”

“Allora…devi sapere che non vedendo Kiba con tutti voi, si è preoccupato che fosse malato anche lui…quando lo abbiamo riportato a casa, piuttosto che pensare a riposare quando aveva appena la forza di parlare si è sforzato molto, solo per dirmi dove si trovavano i letti per me e Sakura quando avremmo potuti cercarli anche da soli e poi…insomma, credimi, si preoccupa moltissimo! Sei abbastanza convinto?”

A dir la verità aveva ancora delle perplessità, ma vedendo l’esitazione che il medico aveva avuto, preferì annuire.

“Bene. In ogni caso, come ti stavo dicendo…è più preoccupato per voi, di quanto immaginiate. Per quanto adesso preferisca tenervi lontani…non ha smesso di considerarvi suoi amici, in fondo.

Per questo motivo, dovete aiutarlo. Lo ha fatto in passato da quello che mi avete raccontato, sono certo che lo farebbe ancora. Glielo dovete…

E io…te l’ho detto ormai lo considero mio amico, anche se devo dire che…”

Si fermò , come se gli si fossero smorzate le parole in bocca.

“Kaiza? Che succede?”

“Nulla, perdonami.” rispose massaggiandosi la tempia “ Stavo…per dire qualcosa che non dovevo.”

“Non deve essere facile questa situazione per te, vero?” chiese l’altro.

“E’ abbastanza complicata in effetti. La mio priorità è aiutare Naruto ma per farlo del tutto devo aiutare anche voi,  stando attento a non lasciarmi scappare ciò che so. Mi spiace parlare per enigmi ma è tutto quello che posso fare.” poi rivolse il suo sguardo verso il biondo ancora addormentato “ E poi…è inutile negarlo, mi sono affezionato a questo ragazzo…non farei mai nulla per tradire la sua fiducia.”

Shikamaru sorrise:

“Ce ne eravamo accorti un po’ tutti, sai?”

L’uomo iniziò a grattarsi la testa imbarazzato.

“Allora su di te ci ha visto giusto…”

Entrambi sobbalzarono. E solo allora si accorsero che due grandi occhi rossi li stavano fissando.

“Kurama! Perdonaci, ti abbiamo svegliato?”

“Per colpa di un certo idiota, ho il sonno leggero…” rispose dandosi una stiracchiata.

Non capirono bene a chi si riferisse ma interpretarono quelle parole come un “Non preoccuparti”.

Il cercoterio rivolse un’occhiata di sufficienza verso Shikamaru.

“Che hai da guardare?!”

“Scusa, non volevo fissarti. E’ solo che…non mi aspettavo di vederti…così!” affermò.

“Tsk!” sbuffò.

“Accidenti…lui è…?” chiese Kaiza, con un’espressione terrorizzata.

“Dorme, Vecchio…non ha sentito nulla di quello che vi siete detti.”

“E tu…”

“Non gli dirò nulla, smetti di preoccuparti, dannazione! Ho sentito quel che basta per fidarmi anche io di te!”

Rimasero un attimo sorpresi:

“Aspetta…come?"

“Certo che voi umani siete duri di comprendonio…” constatò, scocciato di doversi ripetere.

“Stammi a sentire! Io per natura non mi fido di nessuno! Nessuno! Voglio che questo punto ti sia chiaro! L’unico ad avere la mia fiducia totale è questo moccioso!” dichiarò, indicando con il muso Naruto “Per questa ragione quando mi ha detto che si fidava di te, ci ho creduto. Ma non ne ero convinto, affatto! Però ascoltando tutto quello che hai detto ora…ho capito che aveva ragione e che ha fatto bene ad affidarsi a te. Mi duole ammetterlo…ma questa sua abilità di leggere il cuore delle persone…è invidiabile.”

Shikamaru non poteva credere che la Volpe stesse dicendo quelle cose su Kaiza, il quale sembrava quasi commosso.

“Kurama… non so che dire … grazie della fiducia, ti assicuro che farò sempre del mio meglio per lui!”

“Tsk! Me lo auguro per te!” ringhiò minaccioso “Non sopporterebbe di essere tradito…”

La Volpe smise di parlare, drizzò le orecchie e rimase un attimo immobile. Poi riprese:

“A quanto pare ha dormito a sufficienza…”

Senza che Kaiza avesse il tempo di dirgli di lasciarlo riposare ancora un po’, il cercoterio iniziò a dare dei colpetti con il muso dietro la testa del ragazzo.

“Datti una svegliata Idiota!” gli diceva intanto.

“Ehi aspetta! Lascialo dormire un altro po’!!” lo pregava intanto l’uomo. Ma lo sguardo truce che ottenne lo fece tacere.

Finalmente dopo un colpo un po’ più deciso, il biondo aprì gli occhi.

“Finalmente! Possibile che tu abbia ancora il sonno sempre così pesante?!”

Non ottenne risposta perché l’altro era ancora assonnato, si stava strofinando gli occhi con foga.

“Ben svegliato, amico!”

Naruto incrociò lo sguardo di Shikamaru, che gli stava sorridendo. Sospirò.

“Ti sei ripreso…vedo…”

“Te l’avevo detto che in un paio di giorni mi sarei rimesso, no?”

“Già…” disse piano a testa bassa.

Il moro non lo capiva, non riusciva a comprendere come potesse essere abbattuto fino a quel punto. La cosa peggiore era che non sapeva cosa dirgli per cercare da una parte di non farsi cacciare via e dall’altra per tirargli su il morale.

Quando sbadigliò, Kurama subito gli disse:

“Vedi di darti una svegliata,  che io e te dobbiamo parlare!”

“Adesso?”

“Si, adesso!” dichiarò.

“Non sarebbe il caso …”si intromise Kaiza “… di mangiare qualcosa prima? Ho già preparato tutto.”

Kurama sbuffò chakra rosso, riflettendo se potesse aspettare oppure no. Poi decise:

“Va bene…anche perché sto morendo di fame!”

Il medico sorrise:

“Benissimo! Allora…andiamo a mangiare di là?” chiese, indicando la cucina.

“In realtà io..” cercò di dire il biondo ma venne subito interrotto.

“Certamente! Su, in piedi!” esclamò la Volpe alzandosi e superando con un salto il ragazzo, e arrivando vicino agli altri due.
Naruto non aveva la minima voglia di alzarsi ma Kurama non gli permise di restare a letto. 

“Se non ti alzi immediatamente ti butto giù io di lì!” lo minacciò.

“Non lo faresti mai…”

“Vuoi scommettere?” disse con un ghigno come se l'idea lo deliziasse.

Probabilmente il ragazzo si rese conto che non gli conveniva sfidare un demone, specie QUEL demone. Così alla fine si fece forza e provò ad alzarsi. Shikamaru cercò di aiutarlo ma l’altro lo scansò. Voleva camminare da solo.

Kurama se ne restò a guardare, così come Kaiza.

Alla fine riuscì a mettersi in piedi ma al primo movimento ebbe come un giramento di testa, che lo costrinse a sedersi sul letto.

“Dannazione…” sussurrò.

Allora l'uomo si inginocchió, inginocchiandosi davanti a lui per guardarlo negli occhi:

“Cerca di stare tranquillo…“

Quello scosse la testa:

“Come faccio a stare calmo? Non vedi come sono…debole…?”

“SMETTILA!” ringhiò la Volpe facendo sobbalzare tutti. Fece spostare Kaiza con poca cortesia e si piantò davanti a Naruto.

“Se non ti metto le zampe addosso è solamente perché sei ferito, chiaro?! Perché se fossi stato un po’ meglio, ti assicuro che ti garantisco che a quest’ora era di nuovo in ospedale!

Adesso voglio che tu mi stia a sentire molto bene…smetti di fare la vittima altrimenti mi incazzo davvero! Sei tu quello che non ha voluto essere curato! Staresti bene ora se soltanto mi avessi permesso di aiutarti!”


“Sai perché non ho voluto ...” cercò di ribattere.

“Tu e le tue stupide ragione!”  ringhiò “Anche se le ho accettate, non significa né che io sia d’accordo né che sia la cosa giusta, anzi tutt’altro! Ma in questo momento sei troppo ottuso per rendertene conto! In ogni caso, te lo dico un’ultima volta … lamentati ancora una volta in quel modo e ti assicuro che ti farò passare un brutto quarto d’ora! Capito?!”

Quel tono così autoritario fece ammutolire del tutto il biondo, che annuì leggermente con il capo tenendo però lo sguardo fisso a terra.

“Bene, ora fatti aiutare e andiamo a mangiare!” continuò poi avvicinandosi per farlo aggrappare.

Naruto afferrò saldamente il pelo del demone e si tirò su.

Gli altri due preferirono non intervenire nelle discussione tra i due, sapendo che probabilmente avrebbero solo peggiorato le cose. Anche perché non essendo a conoscenza del motivo per cui il demone era scattato in quel modo, rischiavano decisamente di dire qualcosa di inopportuno.

Il cercoterio lo accompagnò di là e lo fece sedere al tavolo che l’uomo aveva già provveduto ad apparecchiare, mentre lui accucciò in un angolo. Shikamaru invece gli si sedette accanto mentre lo osservava quello sguardo spento perso nel vuoto, quegli occhi azzurri così bui … tristi, come mai li aveva visti prima.

Aveva perso qualcosa, ne era convinto. Al cuore di Naruto era stato tolto qualcosa che lo aveva fatto spegnere e lo stava facendo lentamente consumare.

Kaiza intanto servì in tavola un ottimo stufato di carne dall’odore decisamente invitante. Un tempo Naruto si sarebbe fiondato per ingozzarsi semplicemente dopo aver sentito quel buon profumo. Ora invece mangiava con lentezza e non dipendeva solo dal fatto che per mangiare era costretto ad utilizzare la mano sinistra. Sembrava che anche quel semplice gesto gli costasse fatica. Il moro iniziò a mangiare la sua porzione gustandosela poco, dato che non riusciva a smettere di fissare il biondo.

Il medico poggiò a terra una porzione di stufato davanti a Kurama che però lo guardò minaccioso:

“Non crederai davvero che io mangi quella roba lì?”

“Non ti piace cucinata così ?” chiese preoccupato.

“Non mi piego a mangiare le cose sofisticate come voi! Preferisco mangiare al naturale!” detto questo si alzò e seguì il suo fiuto per trovare il resto della carne che ancora doveva essere cucinata. Afferrò una delle tre buste e se la riportò là dove era sdraiato prima, esaminandone il contenuto con il muso.

“Bene! Maiale!” esclamò soddisfatto iniziando ad addentare una bistecca con gusto.

L’uomo si portò la mano sulla bocca, in preda come ad un attacco di nausea. Distolse lo sguardo e preso il suo piatto e si sedette al tavolo con i ragazzi, iniziando a mangiare la sua insalata.

“Neanche tu mangi lo stufato?” domandò Shikamaru.

“Sono vegetariano … oggi più convinto che mai.” rispose.

“Tsk! Che stupidaggine …” borbottò il demone.

“Sono scelte di vita, carissimo.” ribatté.

“Una scelta stupida e contro natura!”

“Pensala come vuoi … io rispetto la tua decisione e quindi tu rispetta la mia!”

Kurama borbottò qualcosa tra i denti prima di azzannare un’ altra bistecca.

Il resto del pranzo proseguì in silenzio. Nessuno fiatò.

Una volta finito Kaiza sparecchiò mentre Naruto accettò l’aiuto di Shikamaru per tornare a letto. Non aveva mangiato molto ma almeno non era digiuno. Kurama era già balzato sopra le coperte e stava finendo di pulirsi le labbra, passandosi poi la lingua tra le zanne per liberarsi di qualche pezzetto incastrato tra un dente e l’altro.

Il biondo seduto sul letto, affermò disgustato:

“Puzzi di carne cruda!”

“Davvero? Che odore fantastico e appagante, non trovi?” commentò inspirando a fondo “Per quanto riguarda te invece, hai proprio bisogno di farti un bagno! Ma lo farai in un altro momento, ora andiamo!”

“Dove vuoi che vada in questo stato?” chiese.

“Idiota! Possibile che non capisci?” lo rimproverò “Andiamo nella tua mente, ovvio!”

“Ah…” comprese “E come ci arriviamo tutti e due?”

Il demone si passò la zampa sul muso, disperato:

“Quanto? Quanto sei stupido, mi domando? Come abbiamo sempre fatto! Appoggiati avanti!”

In quel momento Naruto sembrò capire come intendeva fare. Restando seduto si spinse un po’ indietro fino ad arrivare con la schiena appoggiata al corpo di Kurama. Strinse con il braccio buono quello fasciato e chiuse gli occhi.

“Finalmente…” sospirò il demone chiudendo gli occhi a sua volta.

Shikamaru osservò i due respirare regolarmente fino a praticamente sincronizzarsi. Sembravano addormentati.

Tornò in cucina dove trovò Kaiza intento a pulire i piatti.

“Tutto apposto di là?” domandò.

“Si … penso si siano rintanati in qualche posto nella loro mente a discutere.” rispose.

“Speriamo bene…” sospirò l’uomo.

Tra di loro calò il silenzio per qualche secondo, poi:

“Senti posso chiederti una cosa?”

“Certamente, ragazzo. Quello che vuoi!”

“Se sei vegetariano … come mai sai preparare la carne stufata?”

“Lo hai notato eh?” sorrise l’altro “Sei un acuto osservatore, un degno figlio di  Shikaku!”

Il ragazzo sussultò un attimo sentendolo pronunciare così il nome di suo padre. Non fece in tempo a parlare che l’uomo rispose alla sua domanda:

“Come ho detto a Kurama rispetto le decisioni di tutti. Anche quelle della mia famiglia. Mica posso obbligarla ad essere vegetariana come me, non trovi? Per questo so cucinare anche la carne.”

“Non ci hai mai parlato della tua famiglia…” ricordò.

“No è vero, ma prima o poi un giorno ve la devo presentare. Yukiho non vede l’ora di conoscervi dopotutto, soprattutto Naruto.”

“E’ tua moglie?”

“Già,…la mia piccola Yu!” rispose con un luccichio negli occhi.

“Avete figli?” chiese ancora.

“No…” rispose cupo “…siamo io e lei. E’ la cosa più preziosa che ho…”

Vedendolo stranamente mogio, decise di tornare su un’ altra domanda che voleva fargli mentre prendeva asciugava i piatti che l’uomo aveva finito di lavare.

“Senti…tu conoscevi mio padre?”

“Se lo conoscevo? Ci puoi scommettere!” rispose subito di nuovo con un grande sorriso “Abbiamo compiuto diverse missioni insieme quando eravamo giovani sai? Le nostre squadre collaborarono diverse volte ed avemmo sempre successo. Facevano tutto loro il lavoro in pratica, noi eravamo più un supporto. La formazione Ino-Shika-Cho…uno spettacolo mozzafiato davvero, avevano una coordinazione perfetta!”

“Ecco le cicatrici…” pensò.

“Sei stato un ninja d’azione quindi?”

“Pensavo l’avessi capito dopo aver visto in che condizioni si trova il mio corpo…soprattutto la schiena.”

Shikamaru si imbarazzò molto, non credeva che l’uomo avesse notato che lo aveva osservato stupito.

“Scusami, non volevo soffermarmi a guardarle…”

“Non preoccuparti , capisco benissimo che tu sia rimasto spiazzato…” lo tranquillizzò.

“E’ solo che non me l’aspettavo…insomma sembra così...”

“Ti basti sapere che sono rimasto fuori gioco per tre mesi, quasi tutto il tempo sdraiato a pancia in giù.”

Il giovane Nara stentava a crederci.

“Tuo padre…” riprese l’uomo, appoggiando le mani sul lavello e restando con gli occhi persi in quel ricordo “…in quell’occasione mi è stato molto vicino…mi ha aiutato a superare quel momento così difficile…gli dovevo molto, era un uomo straordinario…sii fiero di essere suo figlio!”

“Lo so!” rispose profondamente convinto con un sorriso.

Si aspettava un sorriso in risposta da parte dell’uomo ma quel che vide lo fece preoccupare. Non capiva cosa stesse guardando così intensamente ,sembrava ancora perso a guardare nel suo passato. Poi si ridestò di colpo da quello stato di trance e si massaggiò la tempia con forza.

“Tutto bene?” gli chiese, poggiandogli una mano sulla spalla.

Non rispose subito, poi quando si decise a guardarlo, il ragazzo notò che aveva gli occhi lucidi. Però poi un piccolo sorriso affiorò sulle sue labbra. Si asciugò gli occhi e parlò:

“Scusami…è solo che…” tentennò “E’ stato molto doloroso…il dolore…più grande che abbia mai provato.”

Shikamaru capì e gli diede una pacca affettuosa sulla spalla:

“Tranquillo, amico.”

L’uomo si tranquillizzò e tornò a lavare i piatti.

“Posso chiederti un favore?” domandò asciugando i piatti umidi con un panno.

“Quello che vuoi.” rispose.

“Mi racconteresti di mio padre e delle missioni che hai affrontato con lui?”

Kaiza sorrise:

“Naturalmente…”

E gli raccontò nei dettagli delle loro missioni, dell’abilità di suo padre nell’ideare tattiche a tempo record, della potenza della combinazione che caratterizzava la loro squadra, soffermandosi molto sul carattere di Shikaku, perfettamente serio e concentrato solo sulla missione mentre nel momenti liberi si rivelava di simpatico e di buona compagnia. Ma sempre sottolineò quanto fosse in ogni situazione un ottimo amico.

Shikamaru era rimasto incantato da quei racconti perché l’uomo raccontava tutto con una precisioni e un’accuratezza che gli sembrava di vivere quei momenti. Non parlò della missione in cui si era procurato quella terribile cicatrice, e lui preferì non chiedergli nulla. Non voleva arrecargli altro dolore anche se gli dispiaceva come si era comportato il padre in quella circostanza.

D’un tratto però notò una cosa:

“Accidenti ma manca pochissimo alle tre!”

“E’ vero! Abbiamo perso al cognizione del tempo!” esclamò Kaiza alzandosi e dirigendosi nell’altra stanza.

Naruto e Kurama erano ancora assopiti e lontani probabilmente dallo svegliarsi.

“Lascia stare!” disse Shikamaru bloccando il medico. “Non arriveremmo in tempo in ogni caso…”

“Ma…non può lasciare andare via Gaara così…senza nemmeno salutarlo.”

“Lo so…ma è più importante che risolvano tra loro.”

“Non abbiamo più nulla da dirci, infatti! Te lo sto dicendo da un’ora!” sbraitò Naruto di colpo allontanandosi da Kurama.

“Smettila di scappare, abbiamo ancora tanto da dirci!” ringhiò.

“Tanto è inutile, non riuscirai mai a capire…” sospirò scuotendo la testa.

Il demone assunse un’ espressione talmente minacciosa che spaventò il medico così si affrettò a dire:

“Sentite…Gaara sta per partire, non pensate che sarebbe il caso di andare almeno ad augurargli un buon viaggio?”

“E’ vero il Kazekage!” si ricordò Kurama “Per ora ti sei salvato ragazzino, ma non finisce qui! Ora andiamo!”

Naruto rimase in silenzio, a testa china senza rispondere.

Shikamaru decise di intervenire. Lo prese per le spalle e lo costrinse a guardarlo negli occhi:

“Naruto devi reagire! Non puoi continuare a restare in questo stato apatico con tutti! Gaara ha fatto un lungo viaggio per venirti a trovare e darti tutto il suo appoggio! Forse non ti rendi conto che ha lasciato un Villaggio intero solo per te! E tu adesso non vuoi nemmeno andare a salutarlo?! Un amico non si comporta così! Perché io ne sono convinto! Tu continui a trattarci così ma non hai cancellato il legame che ci unisce! Ci consideri ancora tuoi amici per cui adesso comportati come tale, perché NOI avremo anche sbagliato…ma stiamo facendo TUTTI del nostro meglio per te! Se solo ti decidessi a parlare, potremmo capire dove sbagliamo e riusciremmo a non commettere gli stessi errori. Ma ora questo non importa, resta il fatto però che hai tanto da rimproverare a noi da non renderti conto di come ti stai comportando tu! Non hai idea di quanto stiamo soffrendo a causa tua in questi giorni!”

Naruto lo ascoltava, ad occhi spalancati. Finalmente era riuscito a scuoterlo un po’.

“ Sai quanto sei importante per Gaara, quanto ti voglia bene…e nonostante questo lo hai trattato malissimo, fregandotene. Eppure sai che la sua amicizia verso di te è sincera, non ho idea di cosa ti sia passato per la testa per aver mandato via anche lui. Lui non smetterà mai di esserti amico, nemmeno dopo questo quindi almeno cerca di rimediare! Se non ti presenti lì…”

Non riuscì a continuare. Il Kazekage era stato mogio tutto il tempo a casa sua e quando Naruto era andato a trovarlo si era risollevato. Ma il comportamento freddo del biondo lo aveva fatto intristire di nuovo. Non trovava un modo per fargli comprendere quanto fosse importante che andasse a salutarlo.

“Nara ha ragione. Ne abbiamo parlato anche prima. Le parole di Gaara sono sincere, lo sono sempre state. Se c’è qualcuno che vuole aiutarti davvero è lui. Idiota, non dimenticare che se non ci fosse stato lui a salvarti il culo dopo che Madara mi ha estratto dal tuo corpo, a quest’ora saresti già all’altro mondo e tutto questo sarebbe già stato ridotto in polvere! Glielo devi…”

Shikamaru ringraziò mentalmente la Volpe per essergli venuta in aiuto.

Aspettò la reazione di Naruto. Sembrava confuso.

Poi:

“Cazzo Naruto! Cosa altro ti serve sentire per convincerti?!” sbraitò Kurama.

Il biondo sospirò…guardò il medico negli occhi. Gli sorrideva come sempre. Qualunque cosa avesse deciso, sarebbe stato dalla sua parte.

“Se non insistessi significherebbe che non conti nulla per me. Invece sei una persona importante nella mia vita, Naruto…sei mio amico! Il mio primo amico! E ti aiuterò anche contro la tua volontà!”

Questo gli aveva detto Gaara quel giorno che era andato a trovarlo.

Prese una decisione.

“Kurama, avrò bisogno del tuo aiuto per arrivare in tempo…”

Tutti e tre sorrisero, sollevati.

“Ce ne hai messo di tempo Idiota!” esclamò, accucciandosi accanto a lui. Ordinò: “Sali!”

“Shikamaru?” chiamò e subito gli diede una mano ad alzarsi e a salire in groppa alla Volpe.

“Speriamo di arrivare in tempo, mancano pochi minuti…”

“Per chi mi hai preso, ragazzino? Vedete di non mangiare troppa polvere!” ringhiò la Volpe, saltando sul cornicione della finestra aperta e per poi iniziare a saltare agilmente sui tetti mentre Naruto si teneva aggrappato stretto al suo collo.

Kaiza e Shikamaru dapprima un attimo sorpresi, si scambiarono uno sguardo d’intesa e saltarono anche loro due dalla finestra seguendo il cercoterio.

Mentre correvano contro il tempo, l’unica cosa che al ragazzo moro venne da pensare fu:

“Grazie…Vol-…No…Grazie Kurama!”
 
 
 
 

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Capitolo 23
*** Risvegli sgraditi e...un cambiamento necessario! ***


Lo so, è breve ed è un capitolo di passaggio verso il prossimo ma non volevo farvi aspettare troppo! Il prossimo a brevissimo! Spero vi piaccia, buona lettura!












“Sakura…”

Di chi è questa voce che mi chiama? Sono stanca, non voglio essere disturbata.

“Sakura!”

Insiste ma non importa. La ignorerò. Ora come ora non ho proprio voglia di…

“E’ ora di svegliarsi, Fronte Spaziosa!”

L’urlo accompagnato da un poderoso scossone, mi fecero sobbalzare e spalancare gli occhi di colpo con un grido. C’era qualcuno davanti a me ma avevo gli occhi talmente lucidi da non vedere nitidamente chi fosse. Dopo una poderosa stropicciata, capii di chi fossero i due occhi chiari che mi stavano fissando, anche perché … solo una persona si ostinava a chiamarmi in quel modo.

“Ino...” sussurrai con voce impastata prima di sbadigliare.

“Finalmente! Ce n’è voluto per farti aprire gli occhi!” disse seccata lei, con le mani sui fianchi.

“Come sei entrata?” chiesi mettendomi a sedere.

“Tua madre mi ha aperto la porta ovviamente, come sarei dovuta entrare altrimenti scusa?”

“No,non volevo chiederti questo…” ripresi passandomi le mani tra i capelli “…volevo sapere perché sei entrata. Non dovevamo vederci alle dieci in piazza per andare da Naruto, dopo aver preso Hinata?”

La mia amica mi guardò, confusa. Poi iniziò a ridere senza che io ne capissi il motivo.

“Mia cara…se vuoi saperlo sono le undici! E’ per questo che sono qui.”

Come? Non riuscivo a crederci…avevo continuato a dormire incurante della sveglia che doveva aver suonato PER FORZA! L’avevo impostata ieri sera e ricontrollata almeno tre volte!

Balzai giù dal letto letteralmente e mi fiondai immediatamente in bagno mentre Ino continuava a sghignazzare divertita ma sottovoce, cercando di non darlo troppo a vedere. Mentre mi sciacquavo la faccia, mi chiese:

“Si può sapere cosa hai fatto ieri sera per non essere riuscita svegliarti in tempo stamattina?”

“Nulla … deve essere stata la stanchezza che ho accumulato in questi giorni.” risposi, spostandomi dal bagno nuovamente in camera mia.

In parte era vero. Quando ero tornata a casa la sera precedente ero a dir poco distrutta. Fisicamente e moralmente. L’arrivo di Kurama a Konoha era stata una grande novità inaspettata. Inutile dire che la giornata era stata piuttosto impegnativa dal principio, dato che ero stata convocata prestissimo al cancello principale per via del suo arrivo  improvviso. Ero rimasta con il fiato sospeso per tutto il tempo del suo colloquio con Naruto, ero stata praticamente avvisata e anche leggermente “insultata” dal cercoterio che mi aveva parlato di lui, poi avevo passato il pomeriggio con i ragazzi per decidere “l’itinerario” delle giornata del nostro amico, poi avevamo salutato Gaara, ero stata per l’ennesima volta trattata freddamente per poi tornare a casa.

Chiunque sarebbe stato distrutto dopo una giornata simile.

Ma una volta rientrata, anziché riposarmi ero rimasta a lungo a riflettere, fino a notte fonda. Tutti i miei tentativi di cercare un approccio che limitasse l’atteggiamento freddo di Naruto erano stati vani purtroppo. Avevo passato ore riflettendo su ogni sua singola parola, ogni gesto, ogni reazione ma sembrava blindato. Non c’era atteggiamento che potessi adottare più delicato di uno che avessi già provato. L’unico momento in cui aveva ceduto per pochissimo era stato quando io e Kaiza lo avevamo riportato a casa e lui aveva sussurrato quel “Nessuno di voi può aiutarmi”.

Nonostante avessi provato a parlarci nuovamente,  non ero riuscita più a coglierlo in un attimo di debolezza. Insomma … in un momento in cui avesse allentato la presa.

Come se non bastasse le parole di Kurama continuavano a rimbombare nella mia mente…soprattutto quella frase:

 “La persona con cui lui sta commettendo l’errore più grande…sei proprio tu…

Cosa voleva dire? Aveva detto di fidarmi di quello che conosco di lui e non di quello che vedo in questo momento ma anche che i suoi sentimenti sono ancora sinceri…poteva significare che lui poteva essere ancora innamorato di me?

Questo, mi aveva tenuta sveglia nel cuore della notte perché il dubbio mi stava facendo impazzire. Come poteva una persona innamorata essere così distaccata e fredda? Non riuscivo a capacitarmene, nonostante le parole di Kurama mi invitassero a guardare oltre e a non fermare su “quella” realtà.

“Sarà…” disse Ino, lasciando intendere che non mi aveva creduto.

Mentre mi infilavo la maglietta in fretta e furia, lei disse:

“Sai…questa mattina presto mentre tu eri nel mondo dei sogni, io sono stata dall’Hokage…”

“E allora? Dovevamo andarci per chiederle quel permesso no?”

“Si…però lei mi ha fatto convocare! Capisci?!” spiegò.

“Ah…E come mai?” domandai.

“Mi ha convocata per riferire a tutti di un piccolo problema…”

Una problema? Rimasi in silenzio, invitandola a continuare.

“L’arrivo di Kurama ha messo in agitazione tutto il Villaggio. Molta gente è spaventata a morte, nonostante fossero tutti presenti nel momento in cui un anno fa fece quella promessa davanti al Villaggio, giurando di intervenire in caso di bisogno. A quanto pare non è bastata per guadagnare la fiducia di tutti perché c’è una buona parte della popolazione, ma anche quei due rompiscatole degli anziani consiglieri, che sembra essersene dimenticata. Alla signorina sono arrivata diverse proteste, alcune delle quali piuttosto aggressive che la invitavano a cacciarlo via da Konoha quanto prima…”

“Ma sono impazziti per caso?!E poi scusami, queste protese come mai non sono state fatte il giorno in cui ha giurato? Perché non si sono opposti allora?”

“Io credo che quel giorno non abbiano detto nulla perché era da poco finita la guerra, quindi non credo che volessero riaprire quella questione non appena iniziato il periodo di pace. E poi Kurama se ne è andato! Nessuno avrebbe mai immaginato che si sarebbe mai ripresentato al Villaggio, per giunta dopo appena un anno! Come se non bastasse ignorano lo stato in cui si trova Naruto, non immaginano nemmeno che è il motivo di questa “improvvisata”!

Però … la signorina Tsunade mi ha spiegato che non bisogna biasimare la loro paura. Molti di loro hanno perso i loro cari durante la notte dell’attacco di diciotto anni fa, è normale che provino del risentimento profondo nei suoi confronti. E a questo, nessuno può porre rimedio.

Lei non vuole allontanarlo dal Villaggio ma per calmare il panico, ha dovuto garantire che sarebbe rimasto chiuso nella casa di Naruto per tutti i giorni della sua permanenza qui. Ecco il motivo della convocazione, vuole che lo informiamo di questa decisione.”

Perfetto…altri problemi! Come se avessi poche cose a cui pensare…

“Quindi dobbiamo obbligare Kurama a restare segregato in casa, perché hanno paura di lui?” conclusi.

Lei annuì, sconsolata.

Convincerlo non sarebbe stato affatto facile … e a dover la probabile ira del cercoterio ci saremmo andati dimezzo noi … inevitabilmente, questo era ciò che ci aspettava.

Anche perché…mi bastò ricordare la reazione di Kurama agli sguardi di paura che gli erano stati rivolti al suo arrivo, per sapere con CERTEZZA, che tutto sarebbe stato, fuorché facile. Sapevo che né lui né Naruto avrebbero reagito bene alla notizia e che l’avrebbero interpretata senza dubbio come una mancanza di fiducia. E nessuno dei due l’avrebbe tollerato.

“D’accordo … “ sospirai alla fine, terminando di prepararmi ”…sarà il caso di andare non trovi? Penseremo a come dirglielo, senza fargli venire un moto di rabbia assassina, una volta lì…”

Lei annuì e mi seguì fuori dalla camera. Scesi un attimo in cucina per prendere una focaccia da mangiare lungo al strada. Mentre la prendevo, arrivò mia madre.

“Buongiorno cara! Sono stupita, sei molto mattiniera, questa mattina!” mi salutò, facendo l’occhiolino a Ino.

“Grrrazie mamma…” ringhiai in un certo senso cogliendo il tono scherzoso e provocatorio con cui mi si era rivolta. E soprattutto per aver fatto entrare Ino senza permesso in camera mia, anche se, senza di lei, probabilmente starei ancora dormendo.

“Ti aspetto per pranzo oggi?” mi domandò poi mentre riordinava.

“No, restiamo a pranzo fuori. Cerchiamo di portare Naruto da Ichiraku…speriamo…” risposi.

“Capisco…” disse lei, con un sospiro “Buona fortuna allora!”

“Ne avremo bisogno…” fece Ino, riferendosi probabilmente anche alla questione da risolvere di Kurama.

Salutammo mia madre e uscimmo di casa, dirette verso la Villa degli Hyuuga.

Io ero impegnata a mangiare così non parlammo molto durante il tragitto, anche perché non era molto lontano. Una volta lì bussammo e dopo non molto Hinata ci raggiunse di corsa.

Aveva uno zaino sulle spalle e solo in quel momento ricordai che toccava a lei il turno notturno quella sera. Decisamente mi stavano sfuggendo un po’ troppe cose. Dovevo riprendere in mano la situazione.

“Ragazze, stavo iniziando a preoccuparmi … credevo non sareste più arrivate e che foste andate senza di me!”  ci disse lei non appena ci vide.

“E’ tutta colpa mia Hinata, mi dispiace! Ino è stata costretta a venire a svegliarmi perché ho mancato l’appuntamento con lei perché non mi sono svegliata proprio stamattina. Perdonami…” le disse imbarazzata.

Ero sinceramente dispiaciuta che Hinata pensasse che noi ci fossimo dimenticate di lei. Nonostante nell’ultimo periodo avesse fatto dei notevoli progressi con la sua timidezza, l’ insicurezza restava una costante per lei e questo le impediva di intervenire spesso, a tal punto che a volte sembrava quasi non esserci. Sottolineo il “quasi” perché non l’abbiamo mai ignorata. Per questo mai avrei voluto tenere un atteggiamento che avrebbe potuto farle credere di essere invisibile.

Questo però non spiegava quel bacio intraprendente che aveva dato a Naruto quella sera…decisi di non pensarci troppo.

“Puoi stare tranquilla…” mi disse con un sorriso, decisamente più rilassata “Può succedere a tutti, lo capisco…Ora direi che è il caso di andare.”

Senza frapporre indugio, ci incamminammo spedite verso casa Uzumaki.

La aggiornammo sulle ultime novità e come noi, anche lei rimase sorpresa nel sentire la decisione dell’Hokage in merito a Kurama anche se comprendeva anche lei i suoi motivi.

Notai che Hinata sembrava decisamente sovrapensiero. Mi chiesi cosa la stesse preoccupando così…

“Ehi,va tutto bene?” le chiesi.

Lei si scosse da quelli che dovevano essere i suoi pensieri.

“Come, scusa?” domandò a sua volta.

“Hai un po’ la testa fra le nuvole questa mattina..” notò anche Ino “Sei preoccupata del fatto che stanotte dormirai nella stessa stanza con Naruto, forse?”

Il tono lievemente malizioso usato, la fece arrossire di colpo. Io? Provai qualcosa di strano…

“M-ma che dici?! P-piuttosto sono preoccupata perché non so come comportarmi. So che è arrabbiato con me e non voglio peggiorare in alcun modo le cose. Ma…” fece una pausa in cui il suo viso si incupì visibilmente.

“Ma..?” la incalzò la mia amica bionda.

“Sono molto in pensiero per Kiba.” confessò “Ormai sono giorni che lo stiamo cercando ma di lui ancora nemmeno una traccia. Spero non abbia fatto qualche sciocchezza…non l’ho mai visto così scosso.”

Ora…potrebbe essere una mia impressione ma Hinata sembrava decisamente un po’ troppo preoccupata per Kiba. Insomma … più di quanto un’amica dovrebbe. Visto e considerata la situazione e i miei precedenti con il castano in questione, non potevo darle torto. L’ultima volta l’avevo visto in ospedale…da quel momento solo Shino aveva avuto un contatto con lui prima della sparizione.

“Vedrai che sta bene, tranquilla. Prima o poi si farà vivo, non temere!” la calmò Ino.

Strano che non avesse insistito per sapere il motivo di quell’eccessiva preoccupazione, ero certa che avesse notato anche lei quell’atteggiamento strano. Forse mi sbagliavo. Dopotutto, se non scattava il sesto senso di Ino per queste cose, non vedo come potessi aver ragione.

Dopo non molto arrivammo nei pressi della casa di Naruto. Mentre ci avvicinavamo, notai subito che la porta era aperta. Siccome arrivavamo da sinistra non riuscivamo a intravedere il corridoio e quindi capire il motivo per cui la porta dovesse essere spalancata.
Decisamente strano..

Non feci in tempo a varcarla però che mi ritrovai a poco meno di dieci centimetri dalla faccia, un “minaccioso” mocio (*), puntatomi contro da Kaiza.

“Altolà!” ordinò veloce.

Noi ragazze eravamo molto vicine al rimanere scioccate per quell’ordine che pareva quasi come una minaccia. Decisamente una circostanza in cui non avrei mia immaginato di trovarmi.

L’uomo ci guardò serissimo ma dopo averci riconosciute, sorrise per tranquillizzarci e dopo un attimo indicò con un dito il pavimento:

“Volevo dire…” iniziò imbarazzato, abbassando subito la sua arma “…Altolà…perché è bagnato!”

Solo allora osservammo che effettivamente c’era acqua lungo tutto l’ingresso e proveniva dalla porta del bagno. Kaiza fermo ad un lato, stava asciugando tutto.

“Ma cos’è successo? E’ saltata qualche conduttura?” chiese Ino.

Lui scosse la testa con un sorriso tirato.

“Se ve lo raccontassi, non ci credereste…” sospirò.

“Non farci preoccupare dai, come mai c’è tutta quest’acqua per terra?” chiese Hinata, tesa.

“Due parole..” spiegò l’uomo, alzando due dita “Kurama…” abbassò un dito “…Vasca.” e chiuse il pugno.

Una vaga idea si sta formando nella mia mente ma prima che potessi chiedere più dettagli, una voce ci raggiunse:

“Chi è arrivato, Kaiza?”

Era Shikamaru, dalla stanza di Naruto.

“Questa ve la racconto dopo…intanto se volete entrare, camminate da questo lato!” ci disse il medico, indicandoci un percorso sicuro da seguire.

“Attente a non scivolare!” ci raccomandò più volte, mentre lui continuava quell’impresa.

Raggiungemmo i nostri amici nella camera da letto e ciò che ci trovammo davanti ci stupì più dell’aver visto Kaiza un momento prima.

Era seduti entrambi sul letto sfatto, separati da una scacchiera in cui la partita sembrava essere nel vivo dell’azione. Naruto era chino su di essa, estremamente concentrato, tenendosi il mento con la mano mentre studiava probabilmente la prossima mossa da fare. Shikamaru era assolutamente rilassato, come se avesse già programmato tutta la partita quindi si godeva il biondo così impegnato a cercare una soluzione.

Io ero sconvolta.

Naruto Uzumaki impegnato nel gioco più intellettuale che conoscessi?

“Ragazze, benvenute!” ci salutò il moro.

Sentì Ino fremere e scambiarsi un dolce sorriso con il ragazzo mentre Naruto non alzò nemmeno gli occhi. Possibile che fosse così concentrato? Tuttavia, pensai avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di ignorarci.

Immediatamente mi accorsi che mancava qualcosa…anzi, qualcuno.

“Ehi..ma Kurama che fine ha fatto?” chiesi.

“E’ fuori, sulla terrazza ad asciugarsi al sole…” spiegò il moro indicando la finestra “Kaiza lo ha bandito dalla casa fino a quando non sarà completamente asciutto.”

Gli scappò una piccola risata, anche se cercò di trattenersi.

“Insomma!” fece Ino “Volete raccontarci cos’è successo?”

Inutile dire che eravamo tutte e tre curiosissime.

“Sapeste…vedete stamattina..” iniziò a spiegare. Ma venne interrotto.

“Ho mosso.” la voce del biondo mi colse all’improvviso.

Shikamaru diede rapido un’occhiata alla mossa appena fatta. Poi con un sorrise:

“Mi spiace ma lì te lo mangio.”

Naruto sbuffò scocciato, riposizionando la pedina al suo posto. Poco dopo, la mosse di nuovo e rivolse uno sguardo interrogativo al ragazzo davanti a lui, che però scosse la testa.

“Anche lì…”

Lo scatto che ebbe, mi fece temere che avrebbe lanciato pedine e scacchiera a terra per il nervosissimo, invece benché evidentemente seccato, ritornò sui suoi passi prima della mossa successiva.

“Bravo! Ora finalmente tocca a me!” esclamò e subito dopo fece il suo spostamento che aprì un altro lungo periodo di riflessione per Naruto mentre concedeva a noi la possibilità di parlare.

“Comunque ragazze…” riprese “Vi aspettavo un po’ prima di quest’ora a dire il vero…siete state trattenute?”

“Chiedilo alla dormigliona!” gli rispose Ino.

“Si, è stata colpa mia…” dissi un po’ seccata dalla frecciatina della mia amica “…lei è stata costretta a venirmi a svegliare questa mattina, ieri sera ho fatto tardi così stamattina non ho sentito nemmeno la sveglia.”

“Non farti problemi.” mi tranquillizzò.

Poi aggiunse sconsolato:

 “Beata te che almeno hai dormito…noi abbiamo avuto un risveglio tremendamente brusco.”

“Non è colpa mia se sei un tipo pigro, Nara!”

Quella voce ci raggiunse tutti, io non mi spaventai ma Hinata e Ino sobbalzarono. Forse non erano abituate a quel tono. Rivolgendo lo sguardo verso la finestra, vidimo due zampe spuntare seguite poi dalla testa del cercoterio che si appoggiò ad esse.

“Ci hai svegliato all’alba! Chiunque dorme a quell’ora!” esclamò il moro, seccato.

“Bhè io ero sveglio, quindi non ho visto il motivo per cui voi dovevate continuare a dormire!”

“Io…” iniziò a dire ma si trattenne “Lasciamo perdere, che è meglio…”

“L’ho detto io che sei pigro, Nara…”

Questa volta Shikamaru stava davvero per alzarsi e dirne quattro al demone, ma quest’ultimo si fissò ad osservare le mie due amiche:

“Mi sembrava di aver sentito il vostro odore…”

Se Ino si irrigidì, Hinata rimase rilassata:

“Buongiorno Kurama!” esclamò con un piccolo inchino.

La Volpe alzò un sopracciglio, forse confuso da quel segno di rispetto.

“Sono stupito…non avrei immaginato che una Hyuuga dalla casata principale avrebbe abbassato la testa al cospetto di un demone.” confessò.

“Prima di tutto abbiamo fatto un giuramento di rispetto nei confronti di tutti voi nove cercoteri ma non l’ho fatto per questo. Trovo che non portare rispetto verso un alleato…o meglio un compagno di Konoha sia sbagliato…” spiegò.

A quel punto l’espressione del demone si fece ancora più sorpresa. Rise. E fu inquietante.

Siccome lei non si scompose, allora chiese ancora:

“Non mi temi nonostante tutto quello che ho fatto in passato al tuo Villaggio? Non hai paura che io possa…”

“Se Naruto si fida di te, non vedo perché io non dovrei. Dovrebbero farlo tutti e non essere mossi da paure inutili e infondate.”

La Volpe sbuffò. Non mi sarei aspettata quelle parole da lei. Sicuramente pensava a quello che ancora dovevamo riferire al demone.

Ma poi accadde una cosa che non mi sarei mai aspettata di vedere. Kurama tirò indietro le orecchie, chiuse gli occhi e abbassò leggermente la testa. Stava riproponendo il segno di rispetto in risposta a quello fatto da Hinata.

“Sei coraggiosa, Piccola…”

Lei arrossì immediatamente e questo suscitò un’altra risata da parte dell’altro che si scambiò uno sguardo sfuggente con Naruto.

 In quel momento sopraggiunse Kaiza, che puntò il mocio verso Kurama:

“Non azzardarti a rientrare in casa se non sei perfettamente asciutto!”

“Tsk!” sbuffò il demone “Vecchio, il fatto che prima ti abbia ascoltato non significa che ora sei autorizzato a darmi ordini. Nessuno può farlo! E soprattutto non puntarmi addosso quel coso!”

“Io ti stavo solamente avvertendo!” rispose, abbassandolo con un ghigno.

“Tu avverti me? Sai che se volessi potrei farti a fettine in un attimo?” chiese divertito.

“So che non lo faresti…” concluse la conversazione, rimettendo a posto l’attrezzatura appena utilizzata per asciugare il corridoio.

“Non ne sarei così sicuro…”

“Io ne sono certo!”

Kurama sbuffò, sghignazzando. Ebbi l’impressione che Kaiza gli piacesse.

“A questo proposito! Se foste venute stamattina presto, avreste visto tutta la scena…” cercò di dire Shikamaru ma un ringhiò lo fece fermare.

“Non azzardarti ad aprire bocca sulla questione o ti stacco la lingua a morsi!” minacciò.

“D’accordo, d’accordo! Calmati!” lo rassicurò ma dall’occhiolino che ci fece capimmo che ce ne avrebbe parlato più tardi.

“Ehm…” si fece sentire Hinata per cercare di spezzare la tensione del momento “…dove posso poggiare le mie cose?”

“Cara guarda, dove vuoi, non farti problemi!” le disse Kaiza.

“Giusto, stasera gli fai compagnia tu. Mi ero quasi dimenticato.” ricordò Shikamaru.

Notai che Naruto aveva rivolto un rapidissimo sguardo in direzione di Hinata, prima di tornare alla sua partita.

“Metto tutto qui allora…” aggiunse lei, poggiando il suo zaino ad un angolo.

Restammo per un minuto buono in silenzio, non sapendo da che parte cominciare.

Per fortuna fu Kaiza a venirci incontro:

“Allora…che facciamo di bello oggi?” chiese, strofinandosi le mani impaziente.

“Bhè...avevamo pensato di andare da Ichiraku a mangiare oggi!” disse Ino.

“Già…che ne dici, naruto?” sussurrai con la speranza che non mi rispondesse a tono.

Senza alzare lo sguardo, rispose:

“Non ho voglia di uscire.”

Tirai interiormente un sospiro di sollievo. Anche se era stato distaccato, non era stato aggressivo. Però…chissà come mai?

“Penso invece che sia un’ottima idea!” intervenne Kurama, entrando dalla finestra.

“Ma io NON ne ho voglia!” ripetè con calma.

“Io invece VOGLIO uscire! Qui dentro non si può stare, non si respira mentre fuori c’è un bel sole e c’è una brezza che è un piacere!”

“Allora esci, non sei obbligato a restare qui!”

Quello ruggì sottovoce, prima di dire:

“Io non vado da nessuna parte se non dietro di te! Te l’ho detto, ora che sono qui ti terrò d’occhio e per questo motivo devi uscire anche tu! Inoltre…penso che un po’ d’aria per schiarirti le idee non sia affatto male!”

“In ogni caso non posso! Ho fatto un patto con l’Hokage, non posso uscire di qui!” ricordò lui.

“Puoi uscire tranquillamente Naruto!” precisai subito io.

Lui mi guardò dubbioso.

“Tsunade ti ha autorizzato ad uscire, dato che dai rapporti inviati da Kaiza stai molto meglio, quindi…dipende solo da una tua scelta ora…” conclusi.

Lui sembrò rifletterci su. Si girò verso Kaiza:

“Ehi, un po’ di moto non ti può far male ragazzo…” gli disse con un sorriso. Poi si avvicinò e aggiunse:

“E chi lo sa…magari è proprio come dice Kurama…stando un po’ all’aperto puoi riflettere meglio, che ne dici?”

Parlò con un tono strano…confidenziale come non aveva mai fatto.

“Direi…” iniziò Naruto. “Che posso provarci…”

Il medico gli rivolse un ampio sorriso, felice e incoraggiante.

“Così mi piaci, ragazzo!” e gli diede un buffetto sulla guancia che lo fece sorridere. Finalmente!

“E poi…” continuò “Teuchi, mi dicono fa il miglior ramen di Konoha, è così?”

“Di tutto il Paese del fuoco, fidati! Te ne farò preparare uno tutto vegetariano che ti piacerà, vedrai!” rispose il biondo.

Soddisfatto lo aiutò ad alzarsi. Shikamaru anche era contento di quella decisione dell’amico, come me e le altre del resto.

“La partita la rimandiamo, che ne dici?” chiese il moro.

“Tanto avevi già vinto da almeno dieci mosse…”

Shikamaru fece spallucce e iniziò a mettere in ordine tutto.

Ero felice! Era una splendida occasione! Ora dovevamo soltanto raggiungere gli altri e poi dirigerci al chiosco. Dopo un buon pranzo a base di ramen forse ci sarebbe stata qualche possibilità di parlare con calma insieme a lui.

Non smetterò mai di ringraziare Kaiza per tutto il supporto che riesce a dare sia a lui ma anche a tutti noi.

Ora lo stava aiutando a mettersi in piedi:

“Ti vuoi appoggiare a me?” domandò.

“No…ho questo ora.” Rispose indicando il bastone appoggiato vicino al letto e dopo averlo preso aggiunse:

“Posso fare anche da solo ora…”

Andava a tutti bene così…tutto andava di bene in meglio finché:

“Non gradisco particolarmente il ramen ma per oggi farò un’eccezione!” dichiarò il demone affiancandosi a Naruto.

Accidenti! Avevamo dimenticato la cosa più importante!

“Ecco…Kurama ci sarebbe un piccolo problema…” iniziò Ino prima di me.

Il suo sguardo si incupì immediatamente. Anche Naruto si fece attento.

“Che…genere di problema?” chiese leggermente teso.

“Vedi…” velocemente raccontò della convocazione, delle proteste che il suo ritorno aveva causato, della paure palesate da una buona parte degli abitanti con tutta la calma che riuscì a imprimere nelle sue parole. Ma più andava avanti più Kurama si innervosiva e io iniziavo a temere il peggio…

“In conclusione…per questo motivo, l’Hokage mi ha ordinato di comunicarti che ti è proibito muoverti da casa di Naruto per tutta la tua permanenza al Villaggio…”

L’aveva lasciata parlare…ma una volta che ebbe terminato si scatenò:

“QUESTA E’ LA VOSTRA FIDUCIA! QUESTO E’ IL VOSTRO RISPETTO! COME POTETE PRETENDERLO DA ME, DAGLI ALTRI SE VOI SIETE I PRIMI A NON AVERLO! PERCHE’ NON SIAMO UMANI NO?! NON CI MERITIAMO UNA SECONDA POSSIBILITA’? NON MERITIAMO NULLA DA PARTE VOSTRA! SIETE DEGLI ESSERI A DIR POCO..”

Non terminò che Naruto gli si era avvicinato ad accarezzargli il muso. L’ondata di chakra creata dalle sue parole si placò all’istante.

“Mi dispiace…credimi Kurama, non sai quanto mi dispiaccia. Non meriti questo. Credevo che queste incomprensioni del passato fossero superate…a quanto pare mi sbagliavo. Cercherò di fare tutto il necessario per cancellare questo rancore che provano verso di te, te lo giuro. Ma per ora cerca di essere paziente…” parlava toccandogli la fronte, il lato del muso su quei baffi tanto simili a quelli che lui aveva sulle guance, delicatamente anche sul naso “…io non posso dare torto all’Hokage, svolge il suo lavoro ma so che non la pensa come tutta quella gente che ancora ti discrimina. Quindi ti prego…calmati e per ora cerca di accettare questa situazione. Abbi fiducia almeno in me…so che non sopporti gli esseri umani ma ti supplico…voglio solo un briciolo della tua fiducia, va bene?” disse quest’ultima frase sollevando il muso del demone guardandolo negli occhi.

Non credevo che Naruto avrebbe fatto un discorso del genere in quello stato apatico in cui si trovava ma era evidente che la questione riguardante Kurama lo ferisse nel profondo. E aveva desiderio di rimediare. Altra cosa che non mi aspettavo…era che Kurama lo lasciasse fare senza scacciarlo.

Quando si sentì osservato, però riprese il controllo e si allontanò con il solito muso scontroso di sempre, sbuffando chakra. Sorrisi…anche se non voleva darlo a vedere, Naruto lo aveva calmato.

“Sei un testone…temo di non avere scelta.” concluse.

Naruto sorrise ancora. Kurama riusciva a sortire quest’effetto su di lui.

Il demone tornò serio e mi chiese:

“L’Hokage cosa ha ordinato esattamente?”

“In poche parole…non devi farti vedere in giro!”

Quello chiuse gli occhi, riflettendo sulla cosa. Poi li riaprì con uno sguardo…malizioso?

“Bene…allora non mi farò vedere in giro!” dichiarò sollevando le zampe anteriori e mettendosi su quelle posteriori.

“Ehi! Cosa vuoi fare?” domandò preoccupato il biondo.

“Nessuno può darmi ordini, ricordi? Anche se l’idea mi da ribrezzo…è l’unico modo!”

Prima che potessimo dire qualcosa, compose rapidamente dei sigilli e una nuvola di fumo lo avvolse. E non appena si diradò, restammo tutti a bocca aperta:

“Bene, se avete smesso di osservare come degli idioti quanto posso essere orribile …direi che possiamo anche andare!”

Ora davanti a noi non c’era più Kurama. Ma (devo ammetterlo) un bellissimo ragazzo!
 
 
 
 
 

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Capitolo 24
*** Lasciarsi il passato alle spalle... ***


Ragazzi mi scuso per il ritardo del capitolo ma ho avuto non pochi problemi con il pc. Comunque capitolo lungo, che a me piace moltissimo (insomma poi dipenderà dai punti di vista) e intenso! Un ringraziamento speciale a Nede che ha cercato di aiutarmi con i problemini tecnici e a Sara_Uchiha alla quale devo moltissimo, per i consigli e per aver trovato il Kurama perfetto! Grazie ancora a Sara_Uchiha che ha trovato l'immagine, ecco a voi Kurama ^^







Fatemi sapere se vi è piaciuto! A presto e Buona lettura! :D





Dopo che lo sbuffo di fumo si fu diradato, per un attimo persi la capacità di formulare pensieri logici e concreti. Quella trasformazione mi aveva lasciata senza parole. Non solo perché non la credevo una cosa fattibile ma anche perché il cambiamento era stato…scioccante!

Il tratto più rilevante erano i suoi occhi, nei quali era perfettamente conservato il color rosso scuro che conferiva al suo sguardo il tono minaccioso e intimidatorio che lo aveva sempre caratterizzato, benché le pupille ora non fossero più due strette fessure ma due vive palline nere. Tra le due iridi c’era un bel naso proporzionato che sicuramente era ancora ben in grado di distinguere ogni singolo odore presente nella stanza. Le guance erano segnate dagli stessi identici segni che solcavano quelle di Naruto, solo che i suoi erano più marcati e più folti. Le labbra erano sottili e facilmente le immaginai incurvate in uno dei suoi inquietanti ghigni. Tutto il suo viso assumeva allo stesso tempo un aspetto elegante e selvaggio ed era incorniciato da setosi capelli dello stesso  rosso dei suoi occhi, che ricadevano morbidi sulla fronte in lunghe ciocche e sulle spalle fino ad arrivare a sfiorargli gli ampi pettorali ben definiti. Non vedevo le orecchie perché nascoste dalla folta massa di capelli ma immaginai che fossero ben appuntite.

Un momento…avevo forse detto…pettorali?

Purtroppo ripresi il controllo di me stessa soltanto quando il mio sguardo era già sceso un po’ troppo ed aveva osservato nella sua interezza il nuovo Kurama.

In un attimo diventai completamente rossa e mi coprì gli occhi con le mani come sicuramente avevano fatto anche Ino e Hinata, dato che sentii la voce della mia amica esclamare:

“COPRITI, TI PREGO!”

“Come puoi pensare di uscire così?! E poi come ti è venuto in mente di trasformarti in un ragazzo…nudo?!” intervenne la voce di Shikamaru, evidentemente scioccato.

“Nudo?” chiese confuso. Ora la sua voce era molto più limpida e meno grave di prima.

“Mi ero scordato! Oh…allora è per questo che mi stavate guardando in quel modo! E io che pensavo fosse colpa della faccia…Bhè Nara che pretendi, scusa? Mi hai visto dei vestiti addosso mentre ero me stesso? Come pretendi che io li abbia ora?”

“Ci potevi avvisare prima di quello che volevi fare, non trovi?!” parlò Kaiza “Se sapevi che ti saresti presentato così, avresti dovuto dircelo! Ti pare modo di farti vedere davanti a delle signorine?”

“Possono tranquillamente non guardare!” si giustificò “E se ti riferisci a questo…” fece una pausa in cui, (chi non lo farebbe?) immaginai stesse indicando la propria intimità “…non vedo cosa ci sia di male! Se hai paura che restino sconvolte perché non ne hanno mia visto uno, non è colpa mia di certo…” 

“Smettila, ti prego!” lo interruppe il medico  “Un po’ di rispetto…”

“Non sapevo che potessi effettuare una trasformazione del genere…” affermò stavolta Naruto.

“Noi volpi abbiamo questa abilità speciale di poter assumere facilmente sembianze umane. Anche se mi hai visto comporre i sigilli, questa è molto più di una tecnica di trasformazione. Sono cambiato completamente. Hyuuga può verificarlo tu stessa…il mio chakra è cambiato.”

“Casomai dopo!”lo blocco Kaiza “Vai avanti…”

Seguì un momento di silenzio, poi Kurama riprese a parlare.

“Ah…” capì “Vabbè…QUANDO verificherai ti renderai che quello che mi scorre in corpo attualmente non è più il mio chakra rosso da demone ma un comunissimo chakra blu. In questo modo non c’è possibilità che qualche ninja sensitivo mi riconosca. Sono un perfetto, comune, banale essere umano!”

“Con quei capelli dubito passerai inosservato…” constatò Shikamaru.

“Quante ne vuoi Nara….” borbottò.

“In ogni caso…” continuò “Devo ammettere che è stata un’idea lodevole. Potrebbe anche funzionare.”

“Uh uh uh funzionerà…le volpi manipolano da secoli la mente degli uomini mutando la propria forma. Di norma viene prediletta la forma femminile ma ho preferito evitare…con voi umani non si sa mai! Non voglio ritrovarmi qualche pervertito alle calcagna. Dovrei ucciderlo in quel caso. La forma maschile è più gestibile.”

“Non pensi alla possibilità di avere invece un corteo femminile al seguito? “ chiese Ino “Scherzi a parte…se non sapessi chi sei..avrei pure potuto provarci con te.”

Questa si che era un affermazione pesante. Mi chiesi come gli potesse essere venuto in mente…che volesse stuzzicare Shikamaru?

Chissà che faccia aveva in questo momento...

“Non dirlo nemmeno per scherzo!!! In ogni caso…le galline possono essere liquidate con poche parole e poi vanno a nascondersi da qualche parte a piangere come fontane. Non sarà un problema…anche se dubito che io possa attirare l’attenzione. Devo essere davvero orribile! Se non fosse per il mio gingillo dubito che avresti avuto un minimo di interesse per me, Bionda.”

“Ah, ora è troppo!”

Avvertì del movimento davanti a me.

“Ragazze, potete aprire gli occhi.” ci disse poi.

Quando riaprì gli occhi,un po’ titubante,  Kurama era ben avvolto dalla coperta del letto. 

“Mi spiace che vi abbia privato di quella visione piacevole!” fece malizioso.

“Ma ti pare modo?!” lo rimproverò Kaiza, esasperato.

Da quello che conoscevamo di lui, con noi si era sempre comportato da gentiluomo e sapevamo che aveva un grandissimo rispetto per il gentil sesso, per cui probabilmente il demone lo stava letteralmente scandalizzando.

“Che c’è? Non sai che è un privilegio potermi guardare in questa forma, seppure sia così raccapricciante? Devi sapere che solo da quando ho compiuto i miei primi 500 anni posso esercitare un potere di metamorfosi totale! Se fossi stato più giovane, avreste dovuto sopportarmi in versione femminile! E vi assicuro…che per voi non sarebbe stato piacevole!”

“Primi 500? Ma scusa…quanti anni hai?” chiesi incredula.

“Mmm ho perso il conto…non che mi interessi molto d’altronde, sono immortale. Comunque devo averne minimo 2.000,anno più, anno meno.”

“Accidenti, non lo avrei mai detto. Dì un po’ come mai hai preso la forma di un ragazzo piuttosto che quella di un vecchio decrepito come avresti dovuto?”

“A parte che a 2000 sono ancora giovanissimo! La mia fase di cucciolo è terminata solo al millennio! Per cui non sono affatto vecchio! Inoltre secondo te, se devo andare in giro con dei mocciosi, non era il caso che mi trasformassi in uno di loro?”

“Non hai tutti i torti in effetti…” concordò. Poi continuò:

“Speriamo che funzioni! Credo che ora sia il caso di muoversi, non so voi ma sto morendo di fame! Piccole…ci aspettate fuori per piacere? Dobbiamo renderlo presentabile…” e accennò a Kurama.

“Già, uscite…a meno che non vogliate apprezzare i vantaggi di questa mia nuova forma!” propose guardandoci con un sguardo decisamente poco rassicurante mentre smuoveva la coperta che lo avvolgeva.

“KURAMA!” fecero insieme Shikamaru e Kaiza. Naruto sembrava leggermente divertito.

Rivolsi un’occhiata alle mie amiche e subito uscimmo fuori dalla casa, mentre una risata si propagava alle nostre spalle.

Aspettammo fuori dalla porta in attesa che uscissero. Intanto domandai a Ino:

“Senti un po’…”

“Si?”

“Quando dicevi di volerci provare con Kurama…bleffavi vero?”

Lei mi sorrise:

“Certamente! Non è tipo per me! Ma dovete ammetterlo tutte e due ..aveva davvero un fisico da urlo!”

Hinata divenne più rossa di quanto non fosse già mentre io distolsi lo sguardo, evitando di rispondere.

Dopo pochi minuti, ci raggiunsero tutti e quattro.

Il demone-ragazzo indossava i pantaloni arancioni, che probabilmente erano quelli della tuta di Naruto e indossava una semplice maglietta bianca con un simbolo rosso stampato sopra. Se per il mio compagno di squadra la taglia di quella maglia era giusta, per Kurama  era giustissima perché stava alla perfezione su quel corpo così tonico e muscoloso. Dal canto suo, quello si rimirava soddisfatto. 

Kaiza e Shikamaru sembravano rassegnati, immaginando quale altre sorprese avrebbero potuto aspettarsi dal demone. Naruto sembrava tranquillo, come se nulla fosse. Forse perché era quello che aveva avuto più a che fare con Kurama quindi non si lasciava sorprendere più di tanto.

“Bene! Adesso che sono”presentabile”, che ne dite di andare?  Ho fame!” esclamò.

Eravamo pronti per andare quando Shikamaru si parò davanti a tutti dicendo:

“Non possiamo andare! Mi è appena venuto in mente che non abbiamo considerato una cosa fondamentale!”

“Di cosa stai parlando?” chiesi spiegazioni.

“Se qualcuno lo vede in giro, vorrà sapere chi è e da dove viene. Insomma se dovessero iniziare a fare delle domande cosa ci inventiamo? Comincio a temere che sia decisamente una mossa rischiosa!”

“Non ti sprecare quei bei neuroni che hai facendoti problemi inutili, non ci saranno complicazioni!”

“Shikamaru ha ragione! Ci sono controlli continui! Capiranno subito che non sei né un abitante né un visitatore dato che nessuno ti ha visto entrare dall’ingresso.” rifletté Ino.

“Voi cosa proponete di fare allora?” chiese.

“Non lo so. Credo dovremmo…”

“Ragazzo, dove vai?”

Notai che in quel momento Naruto era rientrato in casa. Che gli fosse passata la voglia di uscire? Kaiza lo seguì velocemente per capire il motivo di quel gesto. Nessuno di noi si mosse e restammo in attesa, anche Kurama. Dopo poco con mio grande sollievo ricomparvero entrambi oltre la soglia della porta.

Naruto aveva in mano qualcosa.

"Con questo non avrai problemi!"disse portandosi davanti all’amico. 

“Aspetta, cosa vuoi…”

“Te l’ho detto già una volta…” iniziò “Tu non sei più il demone-Volpe…ma un mio compagno del Villaggio della Foglia…quindi puoi benissimo portare questo.”

E gli porse quello che riconobbi come il suo copri fronte.

Non nascondo che rimasi a bocca aperta. Sapevo quanto tenesse a quell’oggetto e mi stupii che volesse darlo a Kurama.
Quest’ultimo però era sorpreso più di me.

“Non posso…” cercò di dire ma non ci riuscì perché Naruto gli prese la mano e vi fece passare quell’oggetto così prezioso per lui.

“Sei un mio compagno di Konoha! Certo che puoi!” e glielo lasciò.

Osservandolo così stupito a rimirarlo e a pensare a cosa potesse significare quel gesto, continuò:

“Se te lo metti, nessuno potrà dirti nulla! E sarai riconosciuto come un membro del Villaggio, come è giusto che sia!”

Trascorse un attimo di esitazione. Poi Kurama sorrise…Prese il copri fronte con entrambe le mani e se lo legò intorno al collo, dicendo:

“Sei davvero unico nel tuo genere. L’essere umano più stupido che abbia mai conosciuto!”

Naruto non sembrò offeso per cui immaginai che quello fosse il modo con cui Kurama si rivolgeva a lui di solito quando voleva fargli un complimento.

“Lo so…” la punta di amarezza che marcò quelle due parole e l’espressione che assunse però mi fecero preoccupare.

Qualcosa scattò dentro di me…un desiderio folle che mi spingeva a prenderlo per le spalle e chiedergli ce problema avesse, perché fosse così triste, perché avesse smesso di sorridere come una volta. Non mi era mai successa una cosa simile. Avrei voluto che fossimo soli per palare, per poter chiarire quella situazione in cui versavamo entrambi…per chiarire anche cosa provavamo.

“Coraggio, diamoci una mossa! Gli altri ci staranno già aspettando!”

La voce di Shikamaru ci ridestò entrambi dai nostri pensieri. Quella sensazione scomparve non appena vidi Naruto assume la sua ormai comune inespressività. 

Non sapevo più come comportarmi. Reazioni così improvvise non mi erano mai capitate…

“Già, muoviamoci!” lo appoggiò il demone.

Senza pensarci troppo, ci dirigemmo verso l’Ichiraku.

Non parlammo un granché durante il tragitto. Kurama camminava spedito davanti a tutti con passo deciso, osservando con attenzione ogni singolo individuo che incontravamo, constatando, immagino, come lo guardassero con semplice con curiosità e sorpresa, piuttosto che con il solito disprezzo e timore. Dietro di lui Ino camminava di fianco a Shikamaru e gli rivolgeva rapidi sguardi che il moro sembrava aver intercettato senza darlo troppo a vedere. Poi c’erano Naruto e Kaiza che parlavamo sottovoce tra di loro. Io e Hinata li seguivamo a poca distanza ma senza riuscire a cogliere una sola parola del loro discorso. Ad un certo punto l’uomo gli passò un braccio sulle spalle, avvicinandolo a se con fare confortante mentre continuavano a camminare. Naruto non lo scostò anzi quel contatto sembrò rilassarlo. Era incredibile quanto fossero in confidenza ormai.

Hinata sembrò leggermi nel pensiero:

“Anche tu li vedi molto legati, vero?” mi chiese.

“Già…credo si siano affezionati davvero molto l’uno all’altro. Sono contenta che almeno qualcuno riesca a stargli così vicino.”

Lei abbassò lo sguardo. Sembrava pensierosa…come altre volte, era già successo ma non ne avevo mai compreso il motivo. Era come se Hinata avesse qualcosa in mente senza trovare il coraggio di dirlo.

“Che c’è?” le domandai.

Lei si rigirò i pollici un paio di volte, imbarazzata. Poi disse:

“Credo…che ci riusciresti anche tu…”

“A fare cosa?”

“A stargli vicino, Sakura..così come fa Kaiza.” mi spiegò tutto d’un fiato.

Sinceramente non capivo, ero confusa.

“Non è vero…hai visto come mi tratta ogni volta che provo a parlarci? Ora come ora sono l’ultima persona che vuole vicino a lui. Anche se non ne capisco il motivo...”

“Hai mai provato a chiedertene il perché?”

“Ma certo! Sono giorni che me lo chiedo ma non mi sembra di aver fatto nulla di male per meritarmi un trattamento simile!”

“Forse hai detto o fatto qualcosa che lo ha ferito in qualche modo e per questo ora è risentito nei tuoi confronti…” disse in un sussurro.

“Hinata, che stai cercando di dirmi? Io non farei o direi mai nulla che possa spingerlo a comportarsi così con me! Non hai idea di quanto stia soffrendo per questa situazione!” ero leggermente irritata ma cercai di moderare il mio tono di voce per evitare di essere sentita.

“Quello che voglio farti capire Sakura, è che Naruto non è uno stupido!”

Non la riconoscevo. Era diventata seria come non l’avevo mai vista. Teneva quei suoi grandi occhi perlacei fissi su di me, trasmettendomi una forte suggestione.

“E se si sta comportando in questo modo deve avere un motivo più che valido! Perdonami se ti parlo così ma voglio solo che tu lo capisca…quest’atteggiamento non può essere uscito fuori dal nulla. Lui non si è mai comportato così, mai! Quindi DEVE per forza essere successo qualcosa! Qualcosa che lo ha spinto a compiere quel gesto così estremo…e secondo me…”qualcos’altro” che gli ha fatto assumere questo atteggiamento così in antitesi con tutto quello che è!

Te lo ripeto, non è uno stupido. Se fa così…c’è un motivo. Non dargli la colpa per quello che fa, se non hai la certezza che non dipenda veramente da qualcosa che hai fatto tu…”

“Pensi…che sia davvero colpa mia?”

“Penso che ognuno di noi ha la colpa di qualcosa. Ci tratta tutti ugualmente con la stessa freddezza. Ma con te sembra particolarmente distaccato…o perché tu sei riuscita a fargli più male di tutti…”

Tentennò pericolosamente:

“Oppure…”

“Finalmente siete arrivati! Non ci speravamo più!”sbraitò Rock Lee, venendoci incontro insieme e tutti gli altri.

Non mi ero resa conto che eravamo giunti a destinazione, tanto ero presa dal discorso intrapreso con Hinata. Sperai di continuare quella conversazione ma una volta che ebbe salutato Naruto, che era rimasto impassibile nonostante Choji, Tenten, Lee lo avessero salutato con affetto, Shino ci raggiunse, dicendo:

“Devo parlarti un momento. Puoi scusarci, Sakura?”

Avrei voluto dirgli che stavamo discutendo di una cosa importante ma Hinata mi anticipò:

“Pensa a quello che ti ho detto, poi ne riparliamo, promesso!” e detto questo si allontanò insieme al compagno di squadra.

Io rimasi immobile, troppo scossa per riuscire a muovermi. Cosa stava per dirmi?

Mi riscossi da quelle riflessioni quando una forte esclamazione mi giunse alle orecchie:

“E lui chi sarebbe?!”

Tenten era rimasta scioccata nell’osservare Kurama e dalla sua reazione sorpresa intuì che non lo aveva riconosciuto, il che era buon segno. Significava che la sua trasformazione non aveva destato sospetti.

Shikamaru le si avvicinò, sussurrandole qualcosa nell’orecchio per poi fare lo stesso con il suo migliore amico e con Rock Lee. Lei rimase a bocca aperta:

“E’…è lui? Ma com’è possibile?!” chiese balbettando.

“Storia lunga, lasciamo perdere!” liquidò in fretta la faccenda.

“Oooh cavolo, scommetto che sei fortissimo anche in queste sembianze! Voglio mettermi alla prova, battendomi con te!” lo sfidò Lee.

“Non credo sia il caso, Sopracciglione! Lo dico per te…”

Abbattuto per l’ennesima persona che lo chiamava con quell’appellativo , rinunciò allo scontro.

“Bhè come si dice? Più siamo mentre si mangia, meglio è!” fece Choji.

“Tu mangi già per dieci…Ciccione.”

Un silenzio glaciale ci avvolse tutti e rivolgemmo un’occhiata preoccupata a Choji che stava diventando rosso per la rabbia.

“Forse non ho capito bene…hai detto…Ciccione?!”

“Oltre che grasso sei pure sordo, a quanto pare!” rincarò al dose mentre si passava tranquillamente il dito dentro l’orecchio.

“Io…ti…” non fece in tempo né a sollevare il pungo né ad espandersi che Shikamaru lo aveva già bloccato con il controllo dell’ombra.

“Chiedigli scusa!” ordinò, mentre già iniziava a stancarsi nel tentativo di fermare l’amico che stava per mettersi contro un demone seppur sotto mentite spoglie.

“Scordatelo! E’ un dato di fatto e poi io non mi scuso mai con nessuno!” rispose intrecciando entrambe le mani dietro la testa.

“Ino, per favore…” pregò a fatica e a bassa voce per non farsi sentire dal compagno di squadra.

“Subito!” esclamò posizionando le mani.

Kurama non capì in tempo cosa stava per succedere che…

“Capovolgimento spirituale!” sussurrò.

Intuendo cosa stava succedendo mi misi al suo fianco per sorreggerla.

“Mi spiace di averti dato del…bhè quello! Perdonami!” parlò Ino attraverso il corpo del demone.

Pregammo tutti che funzionasse.

“Molto bene!” disse soddisfatto Choji, rilassandosi “Meglio così…”

Ino e Shikamaru sciolsero entrambi la tecnica.

Kurama scosse la testa, riprendendo il controllo su se stesso.

“Maledetta ragazzina! Io non mi-..”

“Insomma vogliamo andare a mangiare oppure preferite aspettare ancora?” ci chiese Kaiza sorridendo dopo aver afferrato per un braccio Kurama, averglielo portato dietro la schiena ed avergli tappato la bocca, impedendogli di parlare ancora.

“Ottima idea! Andiamo!” disse entusiasta Choji, dirigendosi verso il chiosco.

Mentre il rosso si dibatteva tra le braccia del medico, Shikamaru gli si parò davanti:

“Ti sarei grato se ti trattenessi su certe argomenti! Eppure hai vissuto dentro il corpo di Naruto per anni, sai che certe parole non vanno pronunciate davanti a Choji!” lo rimproverò.

Una volta che ebbe la bocca libera, disse con una risata:

“Certo che lo so! Ma nessuno di voi ha mai avuto il coraggio di dirglielo in faccia, quindi volevo divertirmi un po’! Anzi…”

“Non importa! In ogni caso evita , d’accordo?”

“Va bene, va bene! Ora mollami!” fece a Kaiza che lo rilasciò subito. “Entriamo che è meglio!”

Naruto aveva osservato la scena, senza dire nulla. Teneva lo sguardo fisso su suo amico demone che sembrava l’unico che riuscisse a farlo rilassare e a regalargli un motivo per sorridere. L’unico insieme a  Kaiza. Lo vidi rivolgergli un caldo sorriso e invitarlo a entrare nel chioschetto e Naruto lo seguì volentieri.

Ripensai alle parole di Hinata, e mi chiesi se avesse davvero ragione…ero io a sbagliare senza essermene resa conto?

“Vieni Sakura!” mi fece cenno Ino.

Decisi che ci avrei riflettuto più tardi, così raggiunsi gli altri.

Scostai la tendina del chiosco ed entrai. 

Come previsto i ragazzi avevano aiutato a sistemare altri sgabelli intorno al bancone in modo che potessimo entrarci tutti. Al signor Teuchi avevamo chiesto espressamente di poter avere il locale tutto per noi per poter stare più tranquilli e lui aveva subito accettato con grande piacere.

In piedi con me erano rimasti solo Kaiza e Naruto.  Mi sedetti accanto a Ino, mentre loro si salutavano.

“Ragazzo, che bello rivederti! Come stai?” gli domandò subito l’uomo, superando il bancone per avvicinarsi e poggiargli la mano sulla spalla.

“Và meglio, grazie.” rispose.

“Sono proprio contento! Io e mia figlia siamo stai molto in pensiero per te ma sapevamo che te la saresti cavata, come sempre del resto!”

“Già…” fece poi con un sorriso tirato.

“Naruto!”

Ayame arrivò dal retro bottega e subito corse ad abbracciare Naruto.

“Sei il solito mascalzone, ci hai fatto stare davvero in pena per te!” lo rimproverò. Poi però il tono si addolcì e gli fece una leggera carezza sulla guancia:

“Ma sei fatto così...ti rialzi sempre.”

Quella scena mi commosse. Già quando avevo detto loro dell’accaduto, ero rimasta colpita da quanto padre e figlia fossero preoccupati per lui ma vederli entrambi così affettuosi con lui, mi colpì profondamente.

“Grazie…” sussurrò Naruto.

“Di nulla!” gli sorrise “Ora spero solo che tu abbia fame!”

“Si…” rispose.

 “Potete preparare un ramen vegetariano per lui?” aggiunse indicando Kaiza “E uno con molte fettine di maiale per lui?” proseguì indicando Kurama. 

“Naturalmente! Per te il solito?”

“Il solito…”

“Coraggio cara, al lavoro!” dichiarò Teuchi e dopo aver preso le ordinazioni, comprese quelle di Shino e Hinata che ancora non erano rientrati, iniziò a cucinare per tutti mentre il medico dava un mano a Naruto a sedersi. Poi calò il silenzio. L’unico rumore udibile era lo sfrigolio delle verdure e della carne che cuocevano e il borbottio della pentola dove bolliva il brodo. Kurama annusava l’aria davvero troppo rumorosamente e per questo ricevette una poderosa gomitata sul fianco da parte di Kaiza.

“Chi è il vostro amico, ragazzi?” domandò Ayame improvvisamente “Non l’abbiamo mai visto prima d’ora.”

Il panico ci colse. Non eravamo preparati ad una simile domanda.

Si, non mi piace farmi vedere molto in giro. E sono tornato da poco da una missione in un paese straniero. In ogni caso mi chiamo Inari.” parlò.

Lo guardammo tutti con aria interrogativa. Perché aveva scelto un nome del genere?

“Inari eh? Come il dio-volpe dei miti.” esordì la voce di Shino mentre entrava nel locale, seguito da Hinata.

Ci voltammo tutti verso di lui, temendo che potesse in qualche modo smascherare la Volpe.

“Non siamo stati dovutamente presentati…Shino Aburame!” si presentò,porgendogli la mano.

“Inari!” rispose stringendola “Eh si, hai indovinato, come il dio-volpe della tradizione!”

Mentre entrambi si sedevano, un po’ troppo lontani da me perché potessi continuare il discorso precedente con Hinata, Teuchi chiese:
“A propositori volpi…è vero che Kurama è tornato al Villaggio?”

Il diletto interessato per poco non si strozzò con l’uovo sodo che stava mangiando come antipasto.

“Già…” disse Naruto, mentre ne sgusciava anche lui uno “ Ma da ordini ho dovuto lasciarlo in casa. Non l’ha presa affatto bene, purtroppo…”

Ci volevano le pinze per tirargli fuori due parole ma quando si trattava di Kurama interveniva immediatamente.

“E ci credo! Non riesco a capacitarmi che ancora molti al Villaggio non si fidino di lui! Insomma senza il suo aiuto, non avremmo mia vinto la guerra contro Madara. Anche se in passato ci ha attaccati, ha cercato di rimediare. Non è giusto che lo si condanni ancora in questo modo…”

Sorrisi. Allora loro non erano tra quelli che avevano protestato contro di lui.

“Anche io sono della stessa opinione.”intervenne Kurama-Inari  “Pensano che crogiolarsi nell’odio possa farli sentire meglio, che in qualche modo possa coprire il dolore e dare ancora un senso alle loro esistenze. Sono patetici. E’ vero, nulla cancella il dolore e la perdita ma se non si ha la forza di riprendere in mano la propria vita, si è destinati a soffrire solo di più o nel peggiore dei casi…a soccombere. Costringendo l’Hokage a tenerlo segregato, credono di limitare la sua libertà. Una sorta di vendetta, seppur poco rilevante rispetto a quella che vorrebbero avere personalmente. Ma è inutile. Sapete, dicono che la vendetta sia come un serpente a due teste, una si vendica…mentre l’altra ti corrode fino al midollo. Se continuano con questo atteggiamento non faranno altro che alimentare una paura insensata e…” sospirò.

“Altro odio. Un ciclo eterno.” concluse.

Kurama aveva ragione. Ma in che modo un Villaggio poteva cancellare un evento così drammatico come l’attacco che lo aveva quasi raso al suolo? Come poteva lasciarsi alle spalle i morti e la distruzione, dimenticando? Come potevano dare fiducia dopo tanti anni passati a covare rancore?

Avevano odiato Kurama odiando Naruto, condannandolo a una vita da emarginato, disprezzandolo, allontanandolo e trattandolo come meritava solamente dopo che aveva salvato Konoha dalla minaccia di Pain. Era passato solo un anno da quando nella guerra il cercoterio aveva collaborato con noi…forse ci voleva solo tempo. Oppure non ero sicura che si potesse risolvere una situazione simile.

“Io credo…che anche lui però debba comprendere che è difficile superare certi traumi e che il perdono non è affatto facile da ottenere.” iniziò Shikamaru. “Un uomo che ha perso sua moglie e i suoi figli come credi che possa lasciare che il loro assassinio, per quanto si sia pentito, circoli liberamente senza aver pagato per la propria colpa?”

“Vorrei tenessi a mente che ha salvato il culo a tutti e senza il suo aiuto sareste morti, non ti pare abbastanza per ripagare quello che è stato?”

“Non basta fare qualcosa per rimediare…serve anche che in qualche modo si rimedi direttamente a quella colpa.” commentò Shino.

“Kurama ha fatto anche troppo per i suoi standard per poter rimediare. Pretendete davvero troppo da lui. E questa è la mia ultima parola sull’argomento.”

Chiuse la conversazione con un tono che non accettava repliche. Per fortuna poi Teuchi ci servì il suo famoso ramen così ci concentrammo solo a mangiare.

Decisamente quest’uscita non era cominciata nel migliore dei modi. Era calato nuovamente un silenzio alquanto imbarazzante. 

Mentre noi mangiavamo normalmente, Kurama masticava le sue fettine di maiale immaginando probabilmente che fossero gli abitanti del Villaggio tra le sue fauci, vista la foga con cui le faceva sparire una dopo l’altra. Capivo il suo risentimento ma anche lui aveva torto se pensava che la colpa di quella situazione fosse solo degli abitanti…anche lui avrebbe dovuto fare qualcosa per sistemare le cose. Il suo orgoglio però non glielo permetteva.

“Davvero squisito, signor Teuchi! La fama del suo locale è ben ripagata!” si complimento Kaiza con il proprietario.

“Sono felice che sia soddisfatto!” rispose soddisfatto l’uomo.

“Grazie del consiglio, ragazzo! Ci tornerò sicuramente!” si rivolse verso il suo paziente.

“Te l’avevo detto che era buono.” rispose lui.

Naruto però non sembrava troppo entusiasta di mangiare quello che doveva essere il suo piatto preferito. Nonostante avesse davanti la sua solita tripla porzione, lui non era il “solito”. Mangiava lentamente e non perché voleva gustare a fondo il piatto. Era pensieroso, cupo…esattamente com’era Kurama. Sembravano preda degli stessi dubbi, della stessa tristezza. Esattamente come gli occhi azzurri del mio compagno, anche quelli rossi del demone erano persi nel vuoto.

Ci guardammo tra di noi, per cercare qualche argomentazione da tirare fuori per risollevare quei due.

“Shino…notizie di Kiba?” chiese Shikamaru.

Forse era stata una mia impressione ma mi parve che Naruto si fosse fatto attento.

“Nulla di nulla. Hana non sa più dove cercarlo e nemmeno io e Hinata. Iniziamo a temere…che potrebbe essersi allontanato dal Villaggio. Se così fosse…”

“Non dire stupidaggini.”

L’attenzione di tutti si concentrò su Naruto, che continuava a mangiare tranquillamente il suo ramen.

“Come hai detto?” lo incitò Shino.

“Non lascerebbe mai il Villaggio.” si spiegò mangiando un boccone di spaghetti.

“Sarà ma è sparito da diversi giorni e nemmeno i miei insetti sono riusciti a trovarlo.” aggiunse Shino.

“Qualcuno che vuole diventare Hokage non abbandona il proprio paese. Sicuramente si starà allenando…si farà trovare quando vorrà essere trovato. Quindi non dovresti farti pensieri inutili per lui.” parlava senza alzare lo sguardo dalla sua ciotola, tra un boccone e l’altro.

“Però…”

“E’ inutile che continuate a cercarlo. Se vuole starsene per i fatti suoi, non lo troverete. Fareste bene a lasciarlo in pace.”

“Possibile che non ti importi nulla, non sapendo nemmeno se gli è successo qualcosa?” chiese Tenten .

“Ho smesso di preoccuparmi inutilmente per gli altri…” 

Poi si rivolse all’uomo accanto a lui:

“Kaiza, perdonami…ma io non ci riesco! Davvero…non ci riesco.”







Terminammo presto di mangiare, visto e considerato che non venne proferita più una parola. Stavamo per pagare ma Teuchi ci fermò dicendo che tutto era offerto dalla casa. Dopo aver ringraziato, salutammo e uscimmo.

Le ultime parole di Naruto ci avevano lasciato di stucco. Era stata la prova effettiva del suo cambiamento e aveva fatto fallire ogni nostro proposito di rendere quella mezza giornata piacevole. Con quei presupposti, iniziavo a dubitare sul da farsi.

Kaiza ci guardava afflitto. Era dispiaciuto di quella situazione…tanto dispiaciuto.

“Vogliamo fare una passeggiata?” domandò a Naruto.

“Preferisco tornare a casa…”

“Già credo anche io sia meglio…” commentò Kurama a bassa voce.

Il medico mi cercò con lo sguardo come se mi supplicasse di proporre qualcosa. Ma era ancora troppo spiazzata per parlare. Dopo essermi resa conto che anche agli altri almeno per la giornata era passata la forza di volontà, scossi la testa e lui capì. Così dopo aver sospirato, disse:

“D’accordo…”

Stavano per allontanarsi quando notammo da lontano il maestro Iruka, che correva verso di noi.

“Naruto!”

Lo chiamò allarmato…con disperazione.

Se ne accorse anche lui, così chiese:

“Che succede maestro?”

Quando però fu a una decina di metri da lui, si immobilizzò.

Lessi un terrore nei suoi occhi che non avevo mai visto prima d’ora. Tremava, letteralmente e sudava decisamente freddo. Sembrava stesse per sentirsi male. Non ne capì subito il motivo ma non appena seguì la linea del suo sguardo fisso…mi resi conto che non stava guardando Naruto. Ma Kurama.

Nell’arco di pochissimi secondi, il maestro tirò fuori un kunai e si fiondò proprio contro di lui, puntandoglielo contro. Nessuno di noi si aspettava una mossa simile da lui…quindi nessuno di noi ebbe i riflessi pronti.

Ma qualcuno si spostò con un unico movimento fluido e si andò a parare davanti a Iruka e ne bloccò l’avanzata a pochissima distanza dal petto del cercoterio.  E il maestro non fu il solo ad essere bloccato.

“PERCHE’ TI SEI MESSO IN MEZZO?!”

Con orrore mi accorsi che davanti a lui c’era Naruto. Lo tratteneva premendo la sua spalla sinistra, quella ferita contro quella di Iruka e con quella stessa mano teneva stretto il kunai che aveva bloccato al volo, stando attento a mantenerlo esternamente ai loro corpi per evitare che con qualche movimento brusco potessero ferirsi. Benché fosse fratturato, cercava di trattenerlo anche con il braccio destro.

Ma come poteva essersi mosso così in fretta? Quando notai che sotto i suoi piedi scorreva uno strato di chakra rosso, capì che aveva richiamato quello che gli era rimasto di Kurama per muoversi abbastanza velocemente da fermarlo.

“Cosa aveva intenzione di fare?!” gli chiese.

Il maestro guardava fisso Kurama che era ancora interdetto.

“Quegli occhi…” sussurrò “Li riconoscerei ovunque…Quella notte, i miei genitori…”

Fu scosso da un tremito di rabbia e cercò di spingere a terra Naruto, senza riuscirci. La lama tra le sue mani iniziava però a lacerargli la carne.

“Questo è odio e non la porterà da nessuna parte. Lasci stare la prego!”

“NO! NON  AVRO’ PACE  FINCHE’ QUEL MOSTRO NON L’AVRA’ PAGATA! NON POSSIAMO FIDARCI DI LUI!”

“Io mi fido! E non le permetterò di fargli del male! E’ mio amico!”

“AMICO?! E’ UN ASSASSINO! HA TRUCIDATO TANTE PERSONE INNOCENTI, TE NE RENDI CONTO?!  E LO FARA’ ANCORA! PER QUESTO DOBBIAMO UCCIDERLO!”

Le grida del maestro e la confusione avevano attirato l’attenzione della gente che si stava radunando per capire che stesse succedendo.

“Cerchi di ragionare, per favore…” supplicò.

 “Perché proprio ora, maestro? Come mai tutto quest’odio si è scatenato adesso?!” aggiunse.

“Ora sono in grado di farlo! Ora che ha assunto questa forma, posso riuscirci. Non potevo essere l’unico a opporsi a lui, terminata la guerra. Adesso so di non essere il solo a odiarlo quindi…”

“State facendo un errore! Lascia stare…”

“NO!”

 Sembrava del tutto fuori controllo. Stavamo per intervenire, quando…

“Naruto, lascialo andare…”

Lui si voltò appena verso il cercoterio, come per chiedere spiegazioni.

“Ma…”

“Mi pare di averti già detto che posso proteggermi da solo. Fatti da parte!” lo incitò.

“Non lascerò che ti faccia del male!”

“QUA L’UNICO CHE SI FARA’ MALE SARAI TU SE NON TI TOGLI SUBITO DALLE PALLE!” ringhiò.

Letteralmente.

Allora lentamente lasciò andare la presa sulla lama. Sempre con calma, si staccò dal maestro e tornò a guardare Kurama che gli fece un segno col capo, dicendogli di spostarsi.

Il mio compagno di squadra raccolse il bastone a terra e si spostò di lato, accanto a Kaiza che cercò di prendergli la mano sanguinante per curarlo ma non gli venne permesso.

Iruka teneva ancora la lama bassa ma adesso che si trovava solo davanti al rosso, iniziò a tremare con più forza e le gambe sembravano sul punto di cedergli.

Kurama si sciolse il copri fronte, lo piegò e poggiò a terra. Poi…

“Allora? Non volevi uccidermi?” esclamò la Volpe aprendo le braccia.

“Adesso puoi…” sussurrò con tono ipnotico, iniziando ad avvicinarsi a lui.

“Dopotutto…mi hai riconosciuto…” la sua voce iniziò a diventare più grave.

Per ricompensarti, non alzerò dito su di te, lasciandoti fare quello che vuoi…” incurvò la schiena…

“Vuoi sgozzarmi?” il suo viso iniziava a mutare…

“Vuoi squarciarmi il petto, forse?” le sue movenze divennero animalesche mentre le unghie si allungavano, la sua massa corporea cresceva, lacerando i vestiti e il rosso dei suoi capelli diventava più chiaro e copriva sempre di più il suo corpo.

Era sempre più vicino.

“O pensavi di strapparmi il cuore invece? Così potrai mostrarlo a tutti…” le code iniziarono ad allungarsi mentre lui si metteva a quattro zampe.

“O c’era qualcos’altro che avevi in mente?” era a poco più di un metro da lui quando il maestro iniziò ad arretrare, terrorizzato.

“FALLO! Non ti fermerò!”

Il maestro inciampò cadendo a terra. Nel pieno della sua forma naturale, con i suoi due metri di altezza ,Kurama si accucciò vicinissimo a lui tanto che il suo muso arrivò a un soffio dal viso di Iruka.

“Che c’è? Tutt’un tratto hai perso il tuo coraggio? Forse non provi…abbastanza odio?”

Si slanciò in avanti e lo colpì. Il kunai piantato nelle carni, in profondità. Un gemito sfuggì al demone.

Naruto fremette e fece per intervenire, ma venne bloccato.

“Non muoverti! Questa è una cosa che devo risolvere da solo!” lo ammonì, stringendo i denti.

Il sangue pulsava fuori da quella ferita velocemente e la mano che teneva dentro la lama continuava a tremare inorridita. Anche se Kurama era decisamente enorme, quella non era affatto una ferita superficiale.

Se vuoi uccidermi…devi colpire direi cinque o sei centimetri più in alto e leggermente a sinistra.”

Cosa stava facendo?!

“Avanti! Ti ho detto che non reagirò! Fallo, ora!”

Estrasse il kunai, dando via libera a una notevole emorragia. Seguendo le istruzione che gli erano state date, posizionò nuovamente il kunai impregnato di sangue.

“Ancora poco più in altro e arrivi al cuore con un colpo secco, proprio al centro.”

Ma la mano non si mosse, troppo scossa dai tremori.

“Va bene anche lì, mi dai una decina di secondi in più di spasmo.” affermò, dopo essersi accorto che quello non si era mosso.

“Avanti…io sono pronto.”

Eravamo tutti, folla compresa, con il fiato sospeso. Quando mi accorsi che quel kunai sta penetrando molto lentamente, dato che fuoriuscì un rivolo vermiglio dalla ferita, temetti il peggio.

Kurama sembrava sereno. Non c’era un briciolo di insicurezza nel suo sguardo rivolto verso il cielo, alle nuvole che danzavano nel cielo ma c’era solo tanta fierezza.

Iruka si era aggrappato alla sua pelliccia e continuava quell’azione estremamente lenta, con la giubba da Jonin macchiata dal sangue del demone che si stava apprestando a uccidere.

“E’ bello il cielo…non trovi?” parlò a voce alta, tutti potevano sentire.

“Così immenso…così azzurro. Sai cosa ho visto per più di 50 anni? Solo l’oscurità della prigione che mi teneva segregato all’interno delle Forze Portanti. L’unico sprizzo di libertà…avuto in una notte scura, in cui non valeva nemmeno la pena guardare le stelle. Sai cosa vuole dire essere in gabbia? Solo? Incompreso? 

Si…Sono sicuro…che lo sai perfettamente. Dopotutto tu e quel moccioso vi somigliate.

Significa chiedersi perché. Perché si è stati condannati a vivere un’esistenza così dolorosa…a quale colpa è dovuta una punizione così grande. Ce lo si chiede di continuo ma non si trova una risposta. Allora..se noi non abbiamo fatto nulla di male…la colpa sarà di qualcun altro, no?


Così nasce l’odio…dal dolore. Dai sentimenti più nobili, quando vengono traditi. Dall’incomprensione.”

Fece una pausa.

“E dalla perdita di qualcuno che si ama.”

La stretta si fa salda. Le nocche del maestro impallidirono paurosamente.

“Mentre i sentimenti posso essere risaldati, mentre il dolore di una mancanza prima o poi se ne và con il tempo, mentre l’incomprensione con una sola persona diventa condivisione…la perdita di qualcuno, non può essere riempita.

Non ho ucciso solo i tuoi genitori quella notte. Ho ucciso l’Hokage, la madre di Naruto, una donna che aveva appena partorito, avrò ucciso molte madri e padri lasciando de bambini orfani, bambini che non saranno mai genitori o solo dei ragazzi. Molti qui…hanno il tuo stesso diritto di uccidermi.”
parlò guardandosi incontro.

“Puoi farlo…ma cosa ti resterà dopo? Dovresti saperlo…anzi, credo che tu abbia la consapevolezza del fatto che io non possa morire. Anche se mi uccidi, io rinascerò. Ma se questo pensi ti farà sentire meglio, accomodati…ma farlo…ti restituirà i tuoi genitori?”

L’uomo sgranò gli occhi che subito si riempiono di lacrime.

“Loro non torneranno. E tu non avrai ottenuto nulla. Solo un buco nel cuore più grande di quello che avevi prima. Quindi io ti chiedo, ne vale la pena?

Non vale spendere una vita invece per qualcos’altro, fuori dalla vendetta? Per qualcun' altro? Non è meglio guardare avanti piuttosto che sempre al passato? Non puoi cercare di pensare a quello che potrò fare invece di pensare a quello che ho fatto?

Umino, stai cadendo dentro un circolo d’odio da cui sono sicuro che eri riuscito ad uscire. Nel momento in cui hai riconosciuto Naruto come un abitante di Konoha, nonostante sapessi che c’ero io sigillato dentro di lui, mettendo da parte il mio potere e tutto il mio essere, riconoscendolo come essere umano…lo hai già fatto. Sei andato avanti e hai vissuto per proteggere ciò che ti era rimasto!

Io non posso riportare in vita chi ho ucciso quella notte! Non può farlo l’Eremita delle sei vie e nemmeno Naruto! Nessuno può farlo! Se potessi lo farei, te lo giuro, per potermi togliere questa condanna che tutti quanti mi rivolgete da anni! Ma non posso!

Non si può sciupare una vita pensando a ciò che si è perso! Ciò che è perso, è perso! Ma rifletti: cosa ti è rimasto? (*) Hai un allievo a cui tieni come fosse tuo fratello minore, altri allievo che hanno fiducia in te e che vogliono apprendere tutto quello che sai..amici che non ti abbandonerebbero mai! 

Io credo…che loro…siano un’ottima ragione per continuare a vivere una vita…

E chi ha  perso la propria moglie vivrà per suo figlio, chi ha perso un figlio vivrà per la sua donna o il suo uomo, chi ha perso tutto vivrà per qualcun altro…come hai fatto tu…così la vita si conserverà…

Credimi…l’amore, qualsiasi tipo di amore…chiude il buco dell’anima e del cuore meglio di qualsiasi vendetta…”


Iruka estrasse il kunai.

Il corpo del demone si adagiò su un fianco, respirando lentamente.

Naruto si fiondò di corsa accanto all’amico, noi lo seguimmo.

Anche la folla si avvicinò, velocemente e…senza paura.

Presto Kurama venne circondato da tantissime persone che lo guardavano ancora un po’ timorose ma soprattutto con ammirazione, ne ero sicura.

Il mio compagno di squadra accarezzava il muso dell’amico con la mano ferita incurante del dolore e del sangue.

Il maestro in ginocchio continuava a fissare quelle due fessure strette.

“Come…possiamo perdonarti?”

“Non sei obbligato a farlo…” ansimò”…ti chiedo solo…di non giudicarmi più per il passato, ma…per il presente. E…”

Respirò a fondo e dando un’occhiata alla gente intorno a sé:

“A tutti voi…mi dispiace…” 

La sorpresa che lessi negli occhi delle persone non la dimenticherò mai. Come può sorprendere fulmine, un tuono, un panorama mozzafiato, la cosa più bella che una persona desideri… così rimasero folgorati gli abitanti.

Calde lacrime rigavano il viso di Iruka e di molti uomini, donne e giovani che stavano osservando la scena.

Le vittime di quella notte…

“Perdonaci tu, Kurama…perdonaci per non averti dato una seconda possibilità, per non aver provato a comprenderti nemmeno un po’ dandoti solamente la colpa dell’accaduto, per averti trattato solo con disprezzo. Per il male che ti abbiamo fatto, alimentando il tuo odio…”

Il maestro si portò le mani dietro la testa, slacciandosi la fascia del copri fronte. Lo prese e glielo legò intorno alla zampa probabilmente perchè purtroppo il collo era troppo massiccio.

“Lascia che ti trattiamo come meriti… come chi ha combattuto al nostro fianco durante la guerra, che ha sofferto come noi per colpa di Madara, che è un'altra vittima dell’odio di questo mondo… un compagno di Konoha!”

A cominciare dai bambini, uno per uno cominciarono a toccare il pelo del demone senza più timore, rivolgendogli non più sorrisi sprezzanti  ma sorrisi, un po’ timidi ma incoraggianti.

Kurama percepì un calore diffondersi dentro e fuori al suo corpo e si portò la zampa all’altezza degli occhi, osservando il simbolo della foglia.

“E voi…datemi la possibilità…di rimediare al mio errore.”

“Per farlo devi sopravvivere! Vedi di curarti subito!” gli parlò Naruto.

Il demone rise:

“Posso curarmi?” chiese il permesso.

Il maestro guardò prima Naruto, che gli sorrise incoraggiandolo e dopo avergli preso la mano, la sostituì alla sua sul muso del cercoterio. Dopo un attimo, prese ad accarezzarlo con sicurezza:

“Rimettiti in piedi, amico mio ! Lasciamo da parte il passato…e guardiamo avanti! Ora ho capito…qualunque cosa accada, anche se è difficile…vale sempre la pena di continuare a vivere.”

Partì un applauso dai miei amici che coinvolse tutta la folla che era entusiasta. C’era riuscito, Kurama era riuscito a condividere la propria esperienza, il proprio dolore con tutti e in questo modo gli era stata concessa la possibilità di redimersi e di poter porre rimedio al passato. Mentre si rialzava, curando le ferite con il suo chakra, era circondato da persone che si scusavano e che lo pregavamo di perdonarli. Il cercoterio anche se all’inizio era sembrato turbato (era comprensibile, dopotutto aveva appena rinunciato a tutto il suo orgoglio per pronunciare quel discorso, presentando per primo le sue scuse, aprendo il cuore al maestro Iruka, rischiando la pelle per cercare di redimersi agli occhi di un essere umano), si lasciò contagiare da quell’entusiasmo e dietro quel suo solito muso scontroso, intravidi per la prima volta una serenità indescrivibile.

Si era liberato davvero di un peso e da una sofferenza terribile.

Sperai di vedere Naruto sorridere soddisfatto delle parole dell’amico.

Quando lo osservai però...non sorrideva.

La testa era china sulla sua mano ancora imbrattata dal sangue della ferita che si era procurato poco prima e che non aveva voluto che fosse curata…

Poi i nostri sguardi si incrociarono…e il mio cuore si fermò.

Dolore. Ecco cosa c’era nei suoi occhi. E qualcos’altro…ma non ebbi il tempo di capire cosa che le iridi azzurre divennero lucide e diedero vita a un pianto soffocato e silenzioso in quello scoppio di allegria che lo circondava.





(*) Frase presa in prestito da Jimbei di One Piece. Si adattava troppo bene alla situazione e mi è stata di ispirazione :))

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Capitolo 25
*** Crisi... ***


Salve a tutti ragazzi! Finalmente riesco ad aggiornare! ^^ So che ci è voluto parecchio ma tra capitolo ed extra non resterete delusi! ^^ Scoprirete (più o meno) cosa è successo a Naruto e anche al piccolo "incidente" della vasca da bagno di Kurama XD Di nuovo un capitolo Triste/Comico (badate, io il comico ci provo non so se mi riesce) Inoltre vi informo che il precedente capitolo è stato aggiornato, cioè all'inizio ho inserito la foto di Kurama che non ero riuscita a caricare subito. Vedetela e ditemi cosa ne pensate! ;) Fate attenzione durante la lettura...man mano iniziamo a far combaciare i pezzetti :3 Non vi fate scappare nulla! Ultima cosa: proverò in tutti i modi ad aggiornare entro il 10, cioè prima della mia partenza e mi auguro con tutto il cuore di farcela! Ma il prossimo sarà bello lungo...quindi non garantisco! Ma ci proverò!

Mi pare di avervi scocciato abbastanza! Quindi vi auguro una buona lettura! :D









Tutto intorno a me sembrava aver iniziato a scorrere a rallentatore.

Le voci divennero ovattate e i movimenti rapidi, indistinti mentre le persone concentravano la loro attenzione su Kurama. Non solo gli abitanti ma anche i nostri amici, persino Kaiza. Erano distratti, concentrati su quel che era appena successo, desiderosi di condividere quelle sensazioni derivate dalle parole del cercoterio, avvicinandosi a lui per la prima volta.

Così però, nessuno si era accorto delle lacrime di Naruto. Tranne me.

Il mio pensiero tornò immediatamente a quella sera in cui si era svegliato, quando avevo cercato di scusarmi ma lui mi aveva pregato e supplicato di andarmene mentre piangeva ad occhi chiusi, di un pianto disperato e al limite delle sue forze. Il dolore che avevo provato allora si rinnovò nel mio cuore…e fu qualcosa che non potevo sopportare.

Non sapevo cosa avesse scatenato quella reazione, perché stesse soffrendo e anche se stavolta sicuramente non dipendeva da me, mi sentii come l‘artefice di quello sfogo.

Credevo che avesse incrociato i suoi occhi con i miei ma mi sbagliavo. Era fissi nel vuoto.

Il dolore sul suo volto sembrò intensificarsi perché strinse gli occhi lasciandoli aperti pochissimo, si morse un labbro e chinando la testa, si voltò iniziando a camminare, lasciandosi tutti noi alle spalle.

Fu in quel momento che finalmente riuscii a sbloccarmi.

“Naruto, fermati!” gli urlai mentre gli correvo dietro. Ma lui non si voltò…o perché non mi aveva sentito o perché non voleva ascoltarmi. Più probabilmente la seconda.

Ringraziai il fatto che non potesse correre e che fosse costretto a muoversi con quel passo lento e faticoso nonostante il bastone gli desse un notevole supporto. Ci volle poco per raggiungerlo.

“Che ti sta succedendo?” domandai cercando di fermarlo, tenendolo per un braccio. Ma lui lo tirò forte in avanti, facendomi mollare la presa. Non potevo stringerlo troppo forte, non volevo fargli male.

Siccome si ostinava a non rispondere, mi parai davanti a lui fermando la sua avanzata, bloccandolo per le spalle.

“Rispondi, ti prego!”

“Lasciami passare, Sakura…” mi rispose con un filo di voce finalmente, cercando di proseguire a testa bassa.

“Voglio sapere perché stavi piangendo!”

“Non sono affari che ti riguardano…” e cercò nuovamente di passarmi oltre, ma glielo impedii ancora.

“Invece si, che lo sono! Per cui adesso devi dirmi perché!”

“Ti prego, lasciami andare...voglio tornare a casa!” continuò a opporsi.

“Naruto, ti prego, parliamone! Cosa ti è preso così all’improvviso?!” chiesi e pregai di ottenere una risposta.

Stavolta non mi rispose, ostinandosi  a cercare di spostarmi.  Ma le forze che gli erano rimaste non erano sufficienti. Per di più, le sue ferite non gli facilitavano affatto nemmeno i movimenti.

“Naruto,rispondi” lo incitai, cercando di costringerlo a guardarmi.

“DANNAZIONE SAKURA! QUANDO CAPIRAI CHE VOGLIO RESTARE DA SOLO?! urlò guardandomi stavolta veramente negli occhi. In quel momento le iridi azzurre non erano più del loro azzurro limpido e chiaro…sembravano racchiudere il blu intenso di un mare in tempesta.

I nostri visi erano così vicini. Vidi nitidamente il rossore e il gonfiore dei suoi occhi affranti, benché fossero leggermente coperti dalle ciocche dorate che senza copri fronte gli ricadevano su di essi,  le guance bagnate dalle lacrime che non avevano smesso di scorrere via da essi, le labbra che tremavano.

Nonostante la disperazione che gli leggevo in volto, non riuscì a non pensare a quanto potesse essere bello anche in quel modo. Alla sensazione che avrei potuto provare se solo avessi avuto il coraggio di sollevare la mano  per pulirgli il viso  da quel tristezza, accarezzandolo con calma per trasmettergli sicurezza. Per fargli vedere e sentire che volevo aiutarlo…che io ero lì e tutto quello che volevo era vederlo stare meglio…sereno, libero da quella sofferenza.

Erano davvero quelli i miei pensieri?  Potevano essere semplicemente condizionati da quella situazione così particolare in cui mi trovavo in quel momento?

No, rispose una vocina dentro di me. Era nati in modo talmente spontaneo che non potevano essere altro…

Sinceri.

La voce furente di Naruto però riprese a parlare, non sentendo più nulla da parte mia.

“ DEVI LASCIARMI IN PACE , SONO STATO CHIARO?!” e a queste ultime parole si accompagnò una spinta più forte che non mi aspettavo. Persi l’equilibrio e caddi a terra, su un fianco.

Per fortuna non fu una caduta pesante, ero riuscita ripararmi con il braccio per cui non sentii troppo dolore. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che Naruto fosse arrivato a quel punto…non era da lui. Sollevai lo sguardo per osservarlo e mi accorsi che lui era lì, immobile e fissarmi. Mi guardava intensamente, respirando con fatica e con uno sguardo indecifrabile…possibile che fosse dispiaciuto e incredulo allo stesso tempo?

“Ragazzi! Si può sapere che è successo?”

Kaiza ci stava venendo incontro, correndo come un matto, seguito da Hinata e tutti gli altri ragazzi. Naruto si sbrigò ad asciugarsi entrambi gli occhi dai residui del pianto, come meglio poteva.  Sembrava davvero molto agitato. Quando l’uomo ci raggiunse, mi porse entrambe le mani per farmi rialzare:

“Tutto apposto, piccola?”

“Si…grazie.” risposi, una volta che fui di nuovo in piedi.

“Come mai ti sei allontanato senza dirmi nulla?” si rivolse verso di lui “Quando non ti ho visto più mi sono preoccupato!”

Il mio compagno di squadra sembrava tremasse e stava facendo di tutto per non guardarlo negli occhi. Ma non poteva sfuggire in nessun modo alla domanda che arrivò un momento dopo:

“Cos’hai?” chiese, alzandogli il viso per capire cosa non andasse. E quando lo guardò, rimase sorpreso.

“Ma tu…hai…”

Non riuscì a finire che Naruto scansò immediatamente la mano dell’uomo  con un gesto brusco. Riprese a camminare, dicendogli:

“Torniamo a casa…”mentre camminava  di buon passo…più di quanto potesse fare nelle sue condizioni.

“Naruto…aspetta…” cercò di fermarlo.

“HO BISOGNO DI TORNARE A CASA! ANDIAMO!” disse a voce troppo alta, lasciando Kaiza interdetto.

Mentre Naruto si allontanava, l’uomo si rivolse a noi più preoccupato di quanto non l’avessi mai visto:

“Ragazzi, non ho idea di cosa sia successo ma lo scoprirò. Voi due…” disse indicando me e Hinata “Recuperate Kurama e raggiungeteci a casa! Voi altri, direi che è il caso che torniate a casa, vi terremo aggiornati…in qualsiasi caso ci vediamo domani! Sbrighiamoci!” e detto questo raggiunse il nostro amico.

“Ma cosa è preso a quella Testa Quadra, ora?” si chiese Ino.

“Che seccatura! E dire che oggi le cose sembravano andare un po’ meglio…”

“Non ho capito nemmeno io cosa gli è preso ma per ora direi che dovremmo fare come ci è stato suggerito da Kaiza.” disse Shino.

“Sakura, Hinata...prendete Kurama e portatelo da lui. Domani mattina ci vediamo davanti alla montagna dei Kage, come avevamo già stabilito.”

“No, fermi! Non possiamo più andare alla montagna!” esclamò Shikamaru. Tutti si voltarono verso di lui.

“Cos’è questa storia? Eppure quando abbiamo deciso eravamo tutti d’accordo!” fece notare Tenten.

“E’ vero, ma parlando con la Volpe, mi è stato raccomandato di non portarlo lì per nessun motivo!” spiegò.

“E perché non dovremmo farlo? Lui adora quel posto…oppure no?” domandò Lee.

“Organizzatevi e poi fateci sapere! Ora dobbiamo andare ad aiutarlo!” intervenne Hinata, facendo zittire tutti.

“Sakura, andiamo!” mi disse poi, dirigendosi verso la folla di gente.

“Ha ragione, và con lei!” aggiunse sempre Shikamaru “In qualche modo ci terremo informati!”

“D’accordo!” e seguii la mia amica.

Senza perdere tempo prezioso, Hinata aveva iniziato a farsi largo tra la folla e io la seguivo a ruota. La persi un attimo di vista ma la ritrovai poco dopo.Quando arrivò finalmente di fronte al cercoterio, gli disse allarmata:

 "Kurama devi venire subito! Si tratta di Naruto!"

“Aspetta…come sarebbe a dire?!” sembrava confuso.

“Ti prego, è urgente!” lo pregai anche io.

Doveva aver capito la gravità della situazione, così si schiarì la voce e dichiarò:

“Ascoltatemi tutti!” e calò il silenzio “Ho detto che proverò a rimediare a quello che ho fatto e io sono una volpe d’onore! Mi rivolgo a voi, Sopravvissuti di quella notte…domani, a quest’ora, vi voglio tutti qui! Se ora all’appello manca qualcuno, fate in modo che sappia dove trovarmi! Vedete di non mancare! E ora scusate ma c’è un’Idiota che ha bisogno di me! Ehm…Salute!”

Si accucciò e poi ordinò:

“Salite su, muovetevi!”

Né io né Hinata ci aspettavamo che ci avrebbe invitate a salire sulla sua groppa. La cosa che più ci intimoriva era che nessuna delle due aveva l’esperienza necessaria per una cosa simile.

“Avete detto che è urgente?! Così facciamo prima, avanti!” ci incitò di nuovo.

“Forse dovremmo…”

Stavo per proporre di andare ognuno per i fatti propri ma non appena vidi le zanne affilate di Kurama pericolosamente esposte, mi rimangiai quel che stavo per dire. Facendo attenzione, mi aggrappai delicatamente alla sua pelliccia quanto bastava per darmi lo slancio e riuscire a sedermi appena dietro le scapole della Volpe. Tesi la mano a Hinata e le diedi una mano a salire. Una volta su, si aggrappò a me, impaurita. Kurama, dopo averci ringhiato di non raccontare agli altri di quel “passaggio”, si alzò. D’istinto mi aggrappai al suo collo immenso, ottenendo da parte sua uno sbuffo.

“Non vi farò cadere, non preoccupatevi. Vi avverto però…se una di voi si azzarda, anche per sbaglio, a darmi un calcio sui fianchi, giuro che gli amputo la gamba colpevole a morsi!”

Dopo avergli garantito che avevamo colto a pieno il suo avvertimento, partì a tutta velocità.

Credevo che quella “cavalcata” mi avrebbe dato la nausea , invece stare sulla sua groppa era fantastico!

L’agilità con cui saltava da un tetto all’altro, con cui si infilava per le stradine e con cui evitava tutti i passanti era a dir poco straordinaria e mi aveva affascinata. Il naso mi si riempì di un intenso odore di vaniglia che proveniva dal suo pelo. Chissà come mai sapeva proprio di vaniglia?

Lungo il tragitto avevo cercato di spiegare quello che era successo…e tralasciai ancora le sue lacrime, dicendo solo che avevo notato in lui un’espressione strana prima che decidesse di rientrare nella sua abitazione con tutta quella fretta. Non sapevo il motivo per cui avevo deciso di farlo una seconda volta…ma sentivo che nessuno doveva sapere che Naruto Uzumaki aveva pianto. Almeno finché non avessi scoperto il mistero legato ad esso.

Non appena dissi a Kurama che avevo letto un profondo dolore nei suoi occhi, lui ruggì furioso:

“QUEL PICCOLO BASTARDO! A che cazzo ho fatto a fare tutta questa strada per venire fin qui ad aiutarlo, se poi lui mi taglia fuori in questo modo?! Oh…ma ora mi sente!”e balzò pericolosamente.

“Aspetta…tagliato fuori?” chiesi spiegazioni.

“ESATTO!! Siamo legati in modo indissolubile ormai. Quindi quando prova emozioni molto forti come il dolore, la tristezza…qualsiasi cosa insomma, lo sento anche io! Come credete che mi sia accorto della situazione nonostante mi trovassi addirittura in un’altra dimensione?! Ma quell’idiota deve aver eluso temporaneamente il nostro legame per evitare che mi accorgessi di quello che gli stava succedendo!”

“Si può fare?” chiesi meravigliata.

“Se ci riuscito direi di sì, tu che dici? Non è così difficile! Da parte di uno che poi che ha un’ottima esperienza del contatto fisico e mentale ce lo si doveva aspettare. Tutta colpa di quel dannato polipo e del babbeo delle rime che gliel’hanno insegnato!”

“Parli dello scambio con i pugni?”

“Vi sembrerà una stronzata ma è una cosa potente! Se sei uno capace, quando agganci la tua mente a quella di qualcuno che invece è un ignorante che non sa come schermarsi, puoi ottenere tutte le informazioni di cui hai bisogno perché anche se mente con la lingua, non può farlo con i pensieri.

Il rischio però consiste nel fatto che il contatto va in due versi…come tu che vuoi informazioni, puoi prenderle anche l’altro può fare altrettanto con te. Ma chi è bravo, riesce a isolare i propri pensieri. Può addirittura nasconderne alcuni ma per farlo ci vuole una volontà di ferro. E mi spiace dirlo…ma quel ragazzo ne ha da vendere!”

“Kurama…” lo chiamò Hinata “…Naruto ha nascosto qualcosa anche a te?”

Il cercoterio aspettò alcuni secondi prima di rispondere.

“Si…c’è qualcosa che si rifiuta di fare vedere persino a me.” confessò.

“Ma…hai provato a forzarlo?”

“Ci ho provato in tutti i modi…ma la sua volontà non si piega in alcun modo.”

Ora molte cose avevano un senso. Ecco come Naruto era riuscito a leggere completamente i miei pensieri, quelli di Hinata, nonostante almeno io personalmente avessi cercato di contenerli in tutti i modi. Ed avevo chiaro anche il motivo per cui non ero riuscita a percepire nulla da parte sua, se non alcune sensazioni legate probabilmente ad un suo calo di concentrazione.

Cosa stava nascondendo però? Possibile che tenesse all’oscuro di qualcosa persino il suo amico demone?

In ogni caso arrivammo vicino casa di Naruto, in brevissimo.

Kurama ci fece scendere dalla sua groppa ma non riuscimmo nemmeno ad arrivare alla porta che da dentro sentimmo le loro voci. Il demone ci sussurrò di restare un attimo in ascolto, così ci appoggiamo tutti e tre con un orecchio alla porta e:

“Lasciami Kaiza!”

“No Naruto, sei troppo agitato! Devi calmarti…”

“CALMARMI?! E COME POSSO?! TU NON CAPISCI…IO NON CE LA FACCIO!”


“Si che ce la fai! Devi soltanto cercare di rilassarti. Prova a metterti seduto, avanti!”

“No…no…”
il suo tono calò di colpo, ed ebbi l’impressione che stesse girando nervosamente per la stanza .

“Ragazzo…” la voce di Kaiza si era fatta dolce, come quando cercava di consolarlo.

“I-io…D-da solo.” la voce tremava “ Lasciami solo…”

“Non lo farò. Voglio aiutarti!”

“NON TOCCARMI!”


Rumore di passi. Un suono un po’ più forte. Poi un lungo gemito e infine un colpo secco e deciso.

“FERMATI!” gridò Kaiza.

“ANDIAMO!” fece Kurama, dando uno spintone alla porta ed entrando come un furia nell’appartamento. Io e Hinata lo seguimmo a ruota.

Quando entrammo nella stanza di Naruto, lo trovammo vicino al muro con Kaiza che con una mano lo teneva stretto a se e con l’altro gli aveva bloccato il braccio a mezz’aria. Notai la parete leggermente incrinata e capii che doveva averci dato un pugno fortissimo. Lo teneva stretto con una forza tale che tremava…

“LASCIAMI…”

“Non ti permetterò di farti ancora del male!” gli disse il medico a fatica. Trattenerlo non doveva essere facile.

“CHE CAZZO STAI FACENDO IDIOTA?!” lo interrogò con serietà.

Naruto si girò verso di noi e ci fissò. Poi disse all’uomo:

“Bene… E’ così che mi aiuti? Non ti rendi conto che così continuerò soltanto a stare peggio…?”

“Te l’ho già detto questa mattina…sono i tuoi amici, dagli una possibilità…”

“NON CE LA FACCIO! TE L’HO GIA’ DETTO! Non ci riesco…” urlava con foga ma ad un certo punto sembrò non aver più fiato per parlare.

“Cazzo…” sentì dire sottovoce “…non di nuovo…”

Non capì a cosa si riferiva. Mentre stavo per chiederglielo, vidi Kurama avvicinarsi alla sua ex Forza Portante.

“Naruto…smettila! Non puoi continuare così. Non farti più del male…” gli disse con calma, con tono addolorato. Era la prima volta che si rivolgeva a lui in quel modo.

Quello scosse la testa, debolmente.

Kaiza delicatamente allentò la presa, sperando che si fosse calmato. Invece il biondo colse il momento per liberarsi dalla sua presa, facendo barcollare indietro l’uomo anche se per fortuna non cadde.

Poi appoggiò la fronte alla parete, dando dei piccoli colpi con la testa, lasciando il braccio con la mano imbrattata di sangue e probabilmente fratturata a penzoloni. Non piangeva  ma soffriva. Ne ero sicura.

Kaiza non si avvicinò ma ci guardò come se sperasse che gli dicessimo come comportarsi. Anche lui, per la prima volta, non sapeva cosa fare. Aveva bisogno di un aiuto.

“Avanti!” sbuffò il demone “Dammi la mano così rimedio ai tuoi danni…”

“No…”

“Senti, mi sono scocciato dei tuoi capricci! Datti una mossa e avvicinati!”

“CAPRICCI?! E’ QUESTO CHE PENSI?” chiese voltandosi verso di lui. Quello tirò indietro le orecchie, ma non rispose.

“Anche tu, adesso…Credevo che almeno tu mi avessi capito! INVECE NO!” continuò.

Non sapevo cosa fare, cosa dire per fermare tutto quello.

Poi notai un dettaglio che mi fece preoccupare da morire. Naruto si era portato una mano sul petto, stringendo la maglietta tra le dita con la mano sanguinante che tremava. Indietreggiò fino a toccare il muro con la schiena.

“Perché…?” diceva tra se e se, respirando sempre più velocemente.

“PERCHE’?!” urlò, girandosi di scatto e mollando un altro pugno alla parete.

“BASTA ADESSO!” e gli si avvicinò per fermarlo ma Naruto prese a colpire dietro di se, alla cieca.

Il demone si beccò un calcio che ebbe l’effetto di farlo innervosire parecchio.

“Non c’è bisogno di fare così Kurama!” lo rimproverò Kaiza, afferrandogli il collo con una morsa per tirarlo indietro e impedire che si lasciasse trascinare dalla rabbia, facendo qualcosa di sconsiderato.

“Ringrazia che in questa forma il mio potere è limitato, Vecchio…” ringhiò.

“Non otterrai nulla con quest’atteggiamento!” gli disse.

“Naruto…ti supplico, calmati!” cercò poi di parlargli il medico.

“ANDATEVENE! LASCIAtemi in pace…!” gli intimò lui.

Non aveva più la forza di gridare…di respirare. Traeva boccate profonde come se non ci fosse abbastanza ossigeno nell’aria con cui riempire i suoi polmoni. Prese a tremare con più vigore mentre cercava di colpire il muro con forza, senza riuscirci…si stava sentendo male.

Riconobbi i sintomi tipici di un attacco di panico.

E io cosa stavo facendo? Nulla. Sembravo incapace di muovermi.

Hinata si mosse al posto mio.

Superò me, ma anche Kurama e Kaiza, ancora avvinghiati come se stessero facendo un incontro di lotta libera.

“Naruto…” sussurrò, poggiandogli piano una mano sulla schiena.

“Va via…” disse, girandosi per allontanarla.

Ma era stanco e si sarebbe accasciato a terra se lei non gli si fosse avvicinata velocemente per sorreggerlo. Tentò di allontanarla, ma Hinata non cedette. Tenendolo abbracciato a se, gli massaggiava la schiena  nel tentativo di farlo rilassare. Vidi il viso di Naruto stravolto, non guardava nulla di particolare…di nuovo quello sguardo perso nel vuoto. Lei, gli parlava piano e con dolcezza:

“Adesso passa, non devi avere paura…respira profondamente.”

“Lasciami solo…” ripeteva lui, anche se spesso non si capiva, per via delle difficoltà respiratorie che aveva in quel momento.

“Permettimi di aiutarti…Posso farlo sai? Ma tu devi fidarti di me e ascoltare quello che ti dico…”

Smise di opporre resistenza quindi sperai che quei tocchi stessero avendo il loro effetto.

“N-non…” tentò di parlare.

“Non sforzarti!” lo fermò “Passerà Naruto…abbi solo fiducia!”

Lasciò passare qualche secondo…poi aggiunse:

“Mi ascolti?”

Il corpo di Naruto si rilassò, il viso si distese e con un grandissimo sforzo, sussurrò un flebile “si”.

“Bene!” disse, sciogliendo l’abbraccio per poterlo guardare in faccia, ma tenendolo sempre per un braccio in caso rischiasse di cadere “Guardami, adesso per prima cosa devi iniziare a respirare profondamente e con calma. Non fare così, so che è difficile. Ti senti soffocare, vero? E’ solo un’illusione, puoi e devi recuperare il controllo del tuo corpo. Inspira ed espira lentamente, coraggio!” mentre parlava compiva anche lei lo stesso gesto.

Naruto tremava ancora ma nonostante l’evidente difficoltà cercò di fare quel che gli era stato suggerito. Non ci riuscì subito, era troppo nervoso:

“E’ i-inutile…non posso farcela…”

“Si che ce la fai!” lo incitò poi si rivolse a noi ”Kaiza o Sakura, aprite un po’ la finestra per far entrare un po’ d’aria, per favore!”

“Subito!” dissi e mi precipitai ad aprire.

 “Vieni, cammina un po’ ti farà bene!” parlò ancora e iniziò a farlo camminare piano.

Kaiza intanto tirò un po’ indietro il cercoterio per dar più spazio a  Hinata e Naruto.

Quando quest’ultimo tentò di sdraiarsi sul letto, lei lo bloccò:

“Non farlo o peggiorerai le cose. Continua a camminare!” continuò, portandolo vicino alla finestra.

Io andai vicino a Kaiza e Kurama ad osservare la scena,  con la speranza che funzionasse.

Da quando Hinata aveva imparato a gestire gli attacchi di panico in modo così competente?

Naruto sporse appena la testa fuori dalla finestra, iniziando finalmente a respirare normalmente ad occhi chiusi. Il tremore non cessò ma lui sembrava stare un po’ meglio.

“Come va?” gli chiese poi.

“Bene…” rispose.

Il medico si avvicinò lentamente ai due e chiese:

“Ragazzo…è tutto apposto?”

L’altro annuì leggermente. Si lasciò andare ad un paio di sospiri profondi.

“E’ importante che tu mi dica una cosa…” continuò “ Devo sapere se ti è già successa una cosa simile e quanto tempo fa è stato…”

Lui cambiò per un attimo espressione. Le mani si strinsero involontariamente.

“Ehi…” la voce limpida di Hinata tornò a chiamarlo, accompagnata da una carezza sulla guancia. Si guadagnò uno sguardo stupito dal biondo davanti a lei. E uno di disappunto da parte mia.

“Non possiamo darti una mano se tu non ci vieni un po’ incontro. Per favore…”

Naruto guardò a terra, senza rispondere.

“Ragazzo…ti prego…” aggiunse Kaiza.

Stringendo gli occhi forte, finalmente rispose:

“Una sola…e…” sembrò sul punto di fermarsi, facendo una pausa “…più o meno…un mese fa…” poi sospirò.

“Grazie…grazie di cuore!” gli sorrise. E lui rispose appena ad esso.

Mentre parlavano, sentii crollare su di me un ‘ondata di sensi di colpa. Perché non avevo fatto nulla?

“Incredibile…Non avrei mai immaginato che la Hyuuga avrebbe trovato il coraggio di fare una cosa simile…” commentò sottovoce Kurama.

“Già…nemmeno io…” risposi senza accorgemene

“Al contrario...non mi aspettavo che tu invece rimanessi così bloccata, Ragazzina!”.

Perfetto, ci mancava solo la Volpe ad aumentare il carico.

“Credimi…me lo sto chiedendo anche io, il motivo per cui non ho fatto nulla…” risposi sincera.

Lui mi fissò con quei suoi grandi occhi rossi. Poi sghignazzò.

“Perché ridi?”

“Lascia perdere…” e continuò con la sua risata.

Decisi di ignorarlo e tornai a osservare quei tre che stavano aiutando Naruto  a distendersi sul letto. Dal momento che l’attacco di panico era passato, non c’erano più problemi. Lo adagiarono su un fianco, lasciando fuori la mano ferita per poterla medicare. Ma quando si rese conto della loro intenzioni, cercò di tirarla indietro. Ma Hinata gli parlò subito, per calmarlo:

“Ehi…se non vuoi essere curato, non lo faremo. Però lascia che Kaiza disinfetti quel taglio e controlli che la tua mano non sia fratturata, va bene? Vogliamo evitare solo che le cose peggiorino…ok?” e con tutta la delicatezza di cui era capace, strinse con delicatezza il polso per tirare fuori la mano dalle lenzuola.

Il silenzio di Naruto venne interpretato allora come un permesso a fare quel che dovevano.

Dalla sua sacca, il medico tirò fuori il disinfettante, un po’ di cotone  e un rotolo di bende. Passò un attimo il chakra curativo su tutta la mano per capire se effettivamente ci fosse qualche frattura. Fortunatamente non trovò nulla, così bagnato un batuffolo di cotone, pulì con cura la ferita, poi il resto del palmo. Infine fasciò il tutto strettamente, e adagiò la mano bendata sul cuscino.

Mi chiese di prendergli un po’ d’acqua, così raccolsi il batuffolo sporco di sangue, lo gettai e scattai per portare ciò che mi era stato chiesto mentre Kurama si sdraiò e rimase ad osservare.

Dopo aver preso il bicchiere dalle mie mani, il medico vi mise alcune gocce e poi invitò il biondo a bere.

“Ti aiuterà a conciliare un po’ il sonno.” spiegò.

Lui bevve subito. Poi affondò la testa nel cuscino, in cerca del sonno. Dopo aver rimesso tutto apposto ed essersi lavato le mani,  Kaiza prese una sedia e si mise seduto ai piedi del letto.  Hinata rimboccò le coperte a Naruto e si sedette accanto a lui, massaggiandogli ancora un po’ la schiena.

“Ora tranquillo…cerca di riposare.”gli consigliò in ultimo. L’altro annuì.

Restammo a lungo in silenzio …finché finalmente il sonno ebbe il sopravvento su di lui. Si era raggomitolato sotto le coperte, ancora leggermente scosso dai tremiti come un bambino con la febbre alta, come se il calore lo proteggesse e confortasse.

“Hinata cara, sei stata straordinaria!” sussurrò Kaiza “Sul serio, hai preso in mano una situazione che anche io mi trovavo in difficoltà a gestire! E poi l’hai condotta alla perfezione, complimenti!”

Lei arrossì, sentendo tutti quei complimenti ma rispose tranquilla:

“Volevo soltanto che stesse bene…”

“Ci sei riuscita benissimo…” aggiunsi io, mentre pensavo che se solo fossi riuscita a smuovermi, ci sarei riuscita anche io. “Ma come facevi a sapere esattamente quello che dovevi fare?”

Lei mi rivolse un sorriso:

“Non volevo più essere inutile per lui…”

Non ero sicura di aver capito a cosa si riferisse. Continuò:

“Quella sera in cui ha avuto l’incubo…non puoi capire. Lui stava male e io non sapevo come comportarmi, come poterlo aiutare! Ripensando a tutto quello che ha fatto per me…mi sono sentita un’irriconoscente perché non sono riuscita a fare nulla, ho pensato solo a piangere. Quel mio comportamento mi è pesato moltissimo…come avevo potuto lasciarmi trascinare da tutte le mie insicurezze quando la persona a cui voglio più bene,  aveva bisogno di aiuto?”

Sicuramente era troppo timida per dire “la persona che amo”…

“Così sono andata in biblioteca e mi sono documentata…in modo che, se fosse successo ancora, non sarei più stata impreparata e avrei potuto rendermi utile. Come lo sei stata tu, Sakura.” mi sorrise ancora “Non sai quanto ti sono grata per averlo aiutato quella sera! Se gli fosse accaduto qualcosa per colpa mia, non me lo sarei mai perdonato!

Vederti così sicura di quello che stavi facendo, così determinata…mi ha fatto stare malissimo all’inizio, perché pensavo che io ero stata tutto il contrario di te…ma mi ha dato anche la carica necessaria per non farmi scoraggiare oggi, perseguendo l’obbiettivo che volevo raggiungere. Ed è questo…” concluse indicando Naruto, con un cenno del capo.

Facevo fatica a credere alle sue parole. Il pensiero di non essere riuscita a fare nulla, la sera in cui aveva fatto quell’incubo, l’aveva spronata a cercare di migliorarsi per potergli essere d’aiuto in un altro momento che si era presentato oggi. Stavolta era stata lei ad avere in mano la situazione, mentre io…

La situazione si era capovolta. Perché?

“L’importante è che tutto sia andato bene.” intervenne Kaiza, alzandosi. Continuò:

“Inoltre possiamo stare tranquilli, se consideriamo che si è trattato di un caso abbastanza isolato dal momento che si è ripetuto oggi per la seconda volta. Probabilmente è stato semplicemente il culmine di un momento di crisi che con tutta probabilità è stato la causa anche dell’altro. Fosse stato un problema serio,  li avrebbe avuti più spesso quindi si può escludere che abbia una patologia vera e propria. Speriamo solo che non si ripeta più…”

“Sei riuscito a capire cosa ha scatenato tutto questo?” domandai.

“Purtroppo no…” rispose scuotendo la testa “Per quel poco che sappiamo, potrebbe essere stato qualsiasi cosa…

Gli attacchi di panico sono più frequenti in periodi della vita particolarmente stressanti oppure da un qualche evento che provoca forte preoccupazione…ovviamente è chiaro che è tutto legato al tentato suicidio. Ma il fatto che lo abbia avuto anche poco più di un mese fa, mentre il fatto è accaduto meno di due settimane fa…significa che potrebbe…”

“Vuoi dire…che già allora poteva avere in mente di farlo?” chiesi terrorizzata.

Rimase in silenzio quindi immaginai che fosse una risposta affermativa.

“Smettetela di pensare al passato, bisogna pensare a quel che bisogna fare adessoe in futuro! E direi che la prima cosa da fare è quella di chiarire agli altri che domani è meglio evitare di andare nei pressi della montagna dei Kage, visto quello che è successo…”

“Ci vuoi spiegare il motivo a proposito? Shikamaru ci ha detto che gli hai raccomandato di non portarlo lì.”

“Infatti…non è ancora pronto per tornarci. Rischia un altro attacco come quello di oggi.”

“Perché però?”

“Te l’ho già detto Ragazzina, non otterrete da me informazioni che non posso darvi. Ciò che posso, lo dico senza problemi ma per il resto, nulla. Quindi fareste bene a darmi retta, ascoltando quello che vi dico senza fare domande!”

“Kurama ha ragione! Lasciamo stare le domande inutili. Ora la cosa importante è comunicare agli altri dell’accaduto e annullare qualsiasi attività per domani. Credo che una giornata di riposo a casa, non gli farà male. Voi piccole, restate qui con lui. Tu Volpone, vieni con me!”

“Primo: non sei autorizzato a chiamarmi così! Secondo: dammi una buona ragione per seguirti! E terzo: sono ancora incazzato con te per avermi fermato prima!”

“Uno: se tu mi chiami Vecchio, io sono autorizzato a chiamarti come voglio! Due: vieni con me perché dobbiamo parlare di un paio di cose! Terzo:  come potevo lasciarti avvicinare quando ti si leggeva negli occhi quella rabbia assassina, spiegami!”

“D’accordo, basta numeri!” sbraitò “Per questa volta lascio correre…ma non farlo più!”

“Affare fatto!”

“Bene! Possiamo andare!” poi, rivolgendosi a noi “Guai a voi se gli succede qualcosa mentre non ci sono!”

Gli assicurammo che non sarebbe successo nulla, poi Kaiza ci salutò e uscirono con Kurama che pretendeva di camminare davanti mentre lui doveva limitarsi a stargli alle spalle.

Restai per un po’ in silenzio, poi trovai il coraggio di dire:

“Grazie…”

Lei mi guardò curiosa:

“E per cosa?”

“Per averlo calmato…”

Si alzò dal letto e prese una sedia per sedersi davanti a me:

“Che succede, Sakura?”

“Che non capisco cosa mi succede! Non capisco perché non riesco più a fare nemmeno più quello che mi compete! Perché mi paralizzo ogni volta che lui è in difficoltà, lasciando che siano gli altri a risolvere il problema! Non so cosa mi sta succedendo e questo…mi distrugge…perché l’unico che ci rimette è lui…” confessai tutto d’un fiato, con gli occhi ormai irrimediabilmente lucidi.

Lei sembrava triste. Come mai però?

Prese le mie mani nelle sue:

“Sicura di non saperlo?” chiese.

Quella domanda mi colse all’improvviso …c’era qualcosa che avevo ignorato, una consapevolezza che piano piano si era ingigantita ma fino a quel momento era rimasta sopita…in attesa che l’accettassi.

Il mio dolore, osservandolo soffrire…la paralisi, mai capitata in certe situazioni…quella sensazione di rabbia…quando Hinata lo aveva baciato sulla fronte o quando poco fa lo aveva accarezzato e abbracciato per calmarlo...

Possibile che tutto fosse collegato?

“Pensaci…ma stai attenta. Devi avere la certezza che sia la verità.” mi raccomandò.

“E’ sempre quello che stavo cercando di dirti anche prima…sono sicura che tu riusciresti a stargli vicino, esattamente come ci riescono Kaiza e Kurama! Devi soltanto riuscire a fargli capire che sei sincera con lui, su ogni cosa. Che non sei condizionata da nulla!”

Mi tornò in mente il discorso di Kaiza sull’importanza di essere se stessi…

“Sakura…” continuò spedita “…dovresti averlo capito ormai il motivo per cui lui ti tiene così distante!”

Parlò con il tono di chi sta spiegando ad un interlocutore una cosa ovvia ma quest’ultimo sembra ostinarsi a non capire.

“O perché gli hai fatto male in qualche modo di cui non ti rendi ancora conto, involontariamente…ma che lo ha ferito nel profondo e per cui non riesce a perdonarti…”

Tentennò come prima…stavolta però né Shino né Rock Lee l’avrebbero interrotta.

“Oppure…perché conti a tal punto per lui che l’unica cosa che può fare per proteggersi , è tenerti lontana…”






Quella notte, non sarei riuscita a dormire…non avrei trovato pace nel letto, troppo tormentata da quelle due certezze che ormai si erano fatte largo dentro la mia testa e nell’angolo più profondo del mio cuore. Davanti alle quali non sarei più potuta scappare o nascondermi con parole e ragionamenti insensati…

Primo : ero stata e sarò ancora gelosa di Hinata Hyuuga.

Secondo:

Ero innamorata di Naruto Uzumaki…il mio compagno di squadra…il mio migliore amico.



 

Extra: Complicità e vendetta

Quando Kurama aprì gli occhi, pregò con tutto se stesso che fosse molto tardi e che quel bisogno che provava di continuare a dormire fosse infondato. Purtroppo dopo aver valutato la scarsa quantità di sole che filtrava dalla finestra, comprese che l’alba era sorta da poco.

Sospirò sconsolato. Ormai non sarebbe più riuscito a prendere sonno.

Concentrò la sua attenzione sul biondo che dormiva accanto a lui. Gli sembrava abbastanza tranquillo, adagiato sul fianco, con il respiro  regolare anche se, notò che era leggermente affannato. Facendo attenzione, con la zampa gli tirò giù leggermente le coperte in modo che stesse un po’ più fresco. In breve percepì un cambiamento che indicava che aveva individuato la causa di quel leggero malessere.

Non si meravigliò di quella situazione. Dopotutto era reduce da una nottata difficile…

Scosse energicamente la testa. Pensarci ancora non sarebbe servito a nulla. Inoltre, dato che lui non si era mai definito uno che si ferma troppo a pensare, non avrebbe avuto senso. Agiva sempre valutando le  circostanze.

Lo fece anche in quel momento, in cui un’idea malvagia si insinuò nella sua mente. Assunse un’ espressione soddisfatta di sé, e decise di attuarla.

“Datevi una svegliata, che il sole è già sorto da un pezzo!” ringhiò, facendo risuonare la propria voce in tutto l’appartamento e facendo sobbalzare non solo Naruto, che si era ritrovato quelle parole direttamente nelle orecchie, ma anche Kaiza e Shikamaru che dormivano ai piedi del letto che si alzarono di scatto in preda al panico.

Una volta che il moro si fu calmato, esclamò:

“Kurama, si può sapere cosa diavolo ti è venuto in mente?!”

Il demone sghignazzò mentre Shikamaru e Kaiza lo guardavano decisamente molto male:

“Com’è che dite voi umani? Il mattino ha l’oro in bocca! Quindi non vedo il motivo per cui avreste dovuto continuare a dormire! E poi io sono sveglio da un pezzo!”

“Per mattino si intende all’incirca dalle sette in poi! Invece non saranno nemmeno le sei! E in ogni caso ti pare modo di svegliare le persone?! Mi hai fatto prendere un colpo!” disse il medico tenendosi una mano sul petto, in cui il cuore probabilmente rimbombava ancora per lo spavento.

“Siete dei conigli!” rispose il demone, decisamente di buon umore.

“Kurama…”

La voce di Naruto raggiunse appena le sue orecchie. Era tremendamente flebile.

“Che c’è, moccioso?”

“Non farlo più…” gli chiese “…mai più…”

Il cercoterio si morse le labbra nel sentire quella richiesta così accorata e osservando  quel volto che faceva trasparire una terribile stanchezza. Era stato decisamente troppo impulsivo, per una volta avrebbe dovuto pensare prima di agire. Allora disse:

“E va bene...la prossima volta farò un po’ più piano.”

Il biondo si sdraiò a pancia in giù, facendo affondare la testa nel cuscino nel tentativo di calmarsi. Era teso, gli occhi stretti come se avesse paura di aprirli, decisamente scosso. Kaiza rendendosi conto della situazione, si avvicinò e gli si sedette vicino. Poi iniziò a passargli la mano sulla schiena , in lenti movimenti circolari per farlo rilassare.

“Tutto ok, ragazzo?” gli chiese, preoccupato.

Lui annuì piano, tenendo gli occhi chiusi.

Shikamaru provò dentro di sé un grande disagio osservando l’amico che in quel momento appariva così fragile. Non sapeva come comportarsi. Kurama sembrava nella sua stessa situazione. Preferì lasciarlo alle attenzione del medico, sperando che riuscisse ad aiutarlo…

“Già che ormai sono sveglio vado a cambiarmi, va bene?”

“Si, fai con comodo.” gli rispose il medico, senza sollevare lo sguardo da Naruto.

Il moro prese il suo cambio dalla sacca che si era portato e si diresse verso il bagno.

Il medico sollevò lo sguardo, seguendo il ragazzo mentre chiudeva la porta. Non appena la sentì scattare, si chinò e domandò sottovoce:

“Ti è successo ancora, vero?”

“Si…come te ne sei accorto?” sussurrò l’altro.

“Se potessi vederti ora….te ne accorgeresti anche tu. Dannazione! Per non accorgermene, devo proprio essere crollato ieri sera! Ti prego… scusami…” lo supplicò, sinceramente dispiaciuto.

“Tranquillo…anzi, se sei stanco è solo per colpa mia…” cercò di calmarlo,

“Oh Naruto…” sussurrò, spostandogli i capelli dalla fronte “...io posso perdere un po’ di sonno se serve per un buon motivo. Purtroppo però non sono più così’ giovane…”

“Ci ho pensato io stasera, Vecchio! Non è stato facile ma ho risolto la situazione. Comunque bisogna trovare una soluzione…non può andare avanti così!”

”Lo so…ma ci vuole pazienza con queste cose.”

“Tsk! Con questa scusa, voi esseri umani perdete tanto di quel tempo, appunto! In ogni caso, aspettare non serve a nulla! Basterebbe che quest’idiota ci dicesse cos’è che lo tormenta così...”

Invece di ottenere una risposta,ricevette però solo silenzio.

“Ecco! Se lui non collabora, vuoi dirmi cosa possiamo fare noi?!”

Di punto in bianco, Kurama si ritrovò la mano dell’uomo sulla testa a dargli una grattatina.

“Dovresti cercare di stare un pochino più tranquillo, sai? Quando sarà pronto a dircelo, lo farà.”

“To-gli-la…SU-BI-TO!” ordinò sillabando, il che indicava che stava davvero perdendo le staffe.

“Perché non ci racconti tu cos’è che ti tormenta, per essere sempre di così cattivo umore e così diffidente verso i segni di confidenza?” lo provocò Kaiza, incurante del fatto che il cercoterio se solo l’avesse voluto avrebbe potuto staccargli la mano, se non l’avesse tolta immediatamente.

“IO NON HO NULLA CHE MI TORMENTA!” rispose, scrollandosela di dosso e tirando fuori e zanne.

“E ANCHE SE CE L’AVESSI, NON TE LO DIREI LO STESSO!”

“Puoi vedere allora che siete nella stessa situazione.” sorrise l’uomo.

Quando capì quello che era successo, Kurama rimase a bocca aperta.

“Anche tu hai qualcosa che tieni per te e di cui non vuoi far parola con nessuno.” continuò “Per cui, evita di parlare degli altri come se fossero solo loro a sbagliare…e pensa prima a te stesso!”

Con queste parole, diede un colpetto alla mascella del demone, facendogli sbattere i denti e quasi mordere la lingua. Era consapevole di star rischiando grosso con quell’atteggiamento ma Kaiza sapeva che era l’unico modo di trattare con lui.

“TU…TU…” fremeva di rabbia.

“Con permesso, vado a prendere un po’ d’acqua.” affermò alzandosi e senza farlo finire “Porto qualcosa da bere anche a te?”

“Si, per favore.” rispose. L’uomo sparì in cucina.

“MA COME SI E’ PERMESSO?! Se si azzarda a farlo di nuovo, giuro che io lo…” terminò con un ringhio poco rassicurante.

Una leggera risata da parte del ragazzo, però calmò il temperamento del demone. L’arrabbiatura almeno era servita a qualcosa.

“Su, mettiti seduto!” lo incitò poi.

Facendo pressione sul braccio buono, si tirò su. Kurama intanto scese dal letto per darsi una poderosa stiracchiata. Quella posizione notturna gli aveva fatto indolenzire tutti i muscoli, decisamente quel letto era troppo piccolo per entrambi.

Poco dopo arrivò Kaiza con due bicchieri di succo d’arancia.

“Questo ti darà un po’ d’energia!” disse, passandogliene uno.

 Non fece in tempo a mettere il bicchiere nelle mani di Naruto che l’aveva già bevuto tutto.

“Grazie…” disse, consegnandogli il contenitore vuoto.

“Di nulla.” rispose, poggiandolo sul comodino.

“Allora che ne dici di cambiarti?” continuò mentre sorseggiava dal suo bicchiere “Prima dò un’occhiata alle ferite e poi ti prendo qualcosa di pulito da mettere…”

“Kaiza, posso chiederti una cosa?”

“Certamente, dimmi!” lo invitò a parlare.

“Vorrei farmi un bagno nella vasca. Mi sento così…” cercò una parola senza trovarla. Poi sospirò “Ne ho proprio bisogno! Pensi si possa fare?”

Kaiza afferrò al volo quello che il ragazzo intendeva:

“Capisco. Sicuro che si può fare!” gli rispose con un sorriso incoraggiante. Poi aggiunse:

“Penso proprio che dopo lo faremo anche a te! Puzzi ancora di carne cruda!”

Kurama lo guardò con sufficienza:

“A me questo odore piace…e poi sul serio, non crederai di potermi mettere in una vasca come un qualsiasi pulcioso cane domestico, vero?!”

“L’odore è davvero sgradevole e poi non è igenico, quindi mi farai il sacro santo piacere di darti una pulita! Non importa come! Basta che ti togli di dosso questo fetore!”

“Senti un po’ Vecchio, nessuno può dirmi cosa posso o non posso fare, chiaro?!”

“Stavolta lo farai!”

“Vi prego, smettetela!” intervenne il biondo.

“ Kurama, sai che ha ragione. E poi a dirtela tutta…il tuo odore mi sta veramente dando la nausea…”

Il demone fece stridere tra di loro i denti.

“E va bene…più tardi andrò in cerca di un fiume o qualcos’altro, contenti?”

Soddisfatto l’uomo si alzò e si mosse veloce avanti e indietro, andando alla ricerca di ciò di cui aveva bisogno. Per prima cosa prese delle bende pulite e tutto il necessario per le medicazioni. Poi dopo una rapida ricerca nell’armadio, prese il necessario per farlo vestire, qualcosa di comodo per farlo stare più tranquillo.

Proprio mentre finiva, Shikamaru uscì dal bagno, così gli disse:

“Oh bene, appena in tempo!” e si fiondò nel bagno a lasciare tutto ciò che aveva in mano.

“Posso sapere cosa succede?” chiese il moro perplesso.

“Il Vecchio si è messo a fare la mammina apprensiva, ecco cosa!”

“Allora, il bagno è occupato per la prossima ora! E tu…se devi liberarti dei tuoi bisognini, sei pregato di cercati un albero possibilmente molto lontano da qui!”diede ordini mentre aiutava Naruto ad alzarsi e si sbrigava a raggiungere il bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

“MA COME SI PERMETTE DI TRATTARMI COME UN BASTARDINO QUALSIASI?!” ringhiò con il pelo ritto sulla schiena.

Shikamaru intanto se la rideva, mentre si cambiava maglietta:

“Non credevo che fossi un tipo così suscettibile, lo sai? Ti stava provocando e nient’altro.”

“NON DEVE PERMETTERSI! MA CON CHI CREDE DI AVERE A CHE FARE? IO SONO LA VOLPE A NOVE CODE E NESSUNO PUO’ TRATTARMI IN QUEL MODO!”

“Naturalmente!” rispose giusto per accontentarlo, mentre tirava via le coperte dal letto per far prendere un po’ d’aria.

Borbottando una serie di imprecazioni poco simpatiche nei confronti degli esseri umani, il cercoterio si sdraiò a terra, a zampe incrociate, palesemente offeso.

Rimase ad osservare il moro mentre con calma rifaceva il letto e poi tirava fuori qualcosa dalla sua sacca e la sistemava sul letto.

“Pensi che accetterà?” domandò dopo un po’.

“Cosa?”

“Di fare una partita con te. Perché è per questo che stai preparando quella scacchiera, vero?”

“Esattamente.” dichiarò.

“Sei solamente un illuso…”

“Sai cosa penso Kurama? Che dovresti evitare di sottovalutare troppo gli esseri umani…anche io conosco Naruto e so perfettamente che per una Testa Quadra come lui, questo sarebbe un gioco impegnativo anche in condizioni normali. Ma sono abbastanza sicuro di sapere come prenderlo…quindi quando sarà il momento, lasciami fare.”

“Contento tu…“ rispose facendo spallucce.

Lasciò passare ancora un po’ di tempo, poi chiese di nuovo:

“Dì un po’, avete in mente qualcosa per oggi o dobbiamo restare in casa?”

“Tranquillo, abbiamo organizzato le uscite per i prossimi giorni!” lo rassicurò “Ad esempio oggi avevamo pensato di andare da Ichiraku a mangiare il ramen. Con al speranza che lo faccia stare un po’ meglio…”

“Come farà a mangiare quella roba…bah! Contento lui, vorrà dire che per oggi mi adatterò…che altro?”

“Domani invece avevamo pensato di andare sulla montagna degli Hokage. Sakura dice che è un posto speciale per lui, per cui staremo lì appena fuori dalla foresta e vicino all’altura  a pranzare fuori, il tutto con vista Villaggio. E poi pensavamo di tornare all’Accademia…sperando che le nuove reclute gli facciano tornare un po’ di voglia di vivere…”

“Vada per l’Accademia ma lasciate perdere la montagna.”

“Aspetta che vuoi dire?”

“Sei sordo forse? NIENTE MONTAGNA! Portarlo lì sarebbe troppo rischioso!”

Shkamaru notò subito che il demone pareva essersi irrigidito, così cercò di capirne il motivo.

“Centra qualcosa vero? Con quello che è successo…”

“Nara, dammi retta…portarlo lì, significa rischiare che accada ancora. E non vogliamo questo…giusto?”

“Certo che no!” rispose subito l’altro.

“Bene, Quando verrà il momento, ce lo porterò io al limite. Per ora tu e gli altri mocciosi dovrete pensare a qualcos’altro. Evitate quella zona in tutti i modi! Mi sono spiegato?”

“Si…”

Detto ciò, Kurama appoggiò nuovamente la testa tra le sue zampe e chiuse gli occhi, ponendo fine alla conversazione.



 
 
 
 Kaiza tirò un sospiro di sollievo non appena fece girare la chiave nella toppa chiudendo la porta del bagno. Non era molto grande…ma centravano bene in due. C’era la vasca sul fondo, un lavandino sopra  il quale sembrava mancare lo specchio e un piccolo sgabello accanto la vasca, su cui in quel momento erano poggiate tutto quello che l’uomo aveva portato poco prima. Spostò tutto, appoggiando ogni cosa sul lavandino, cercando di farli rimanere in equilibrio.

“Salvo! Che dici, avrò esagerato?”

“Kurama non è un tipo paziente…” rispose lui, sedendosi sullo sgabello, posizionato di fronte alla vasca “Forse dovresti evitare di provocarlo così. Comunque hai avuto fegato a sfidarlo…e ammetto che vedere la sua reazione è stato divertente.”

“Esatto! E’ spassoso vederlo così arrabbiato!” esclamò, chiudendo la vasca e aprendo i rubinetti per riempirla.

“Ho capito che nonostante l’atteggiamento duro e i suoi scatti d’ira dopotutto nasconde un cuore buono…sono convinto che nonostante le minacce, non mi farebbe mai veramente del male.”

“Non giurarci troppo… non ti ucciderà ma se continui a farlo arrabbiare…credo possa farti passare un brutto quarto d’ora.” lo ammonì il biondo.

“Tranquillo, starò attento a non farmi mangiare!” lo rassicurò, aiutandolo a sfilarsi la maglietta.

Prese un rotolo di bende e iniziò a fare un‘altra stretta fasciatura su quella già presente sull’addome, mentre gli spiegava:

“Dunque…facendo il bagno nell’acqua calda, senza dubbio questa ferita  inizierà a darti parecchio fastidio. Per questo ora sto rafforzando il bendaggio, in modo da limitare il dolore. Non appena avrai finito, le tolgo entrambe e dopo aver medicato al ferita, rifarò completamente la fasciatura. Ci sei?”

L’altro annuì.

“Bene! Una raccomandazione: tieni il braccio completamente a mollo nell’acqua. Il calore gli farà bene. Non cercare di uscire da solo, se scivoli poi sono guai! Appena ti sei stufato del bagno, mi chiami e io ti aiuto a uscire, va bene?”

Un altro cenno d’assenso lo fece continuare.

“Le altre non credo dovrebbero darti problemi, se così fosse poi provvediamo.” continuò, liberando con estrema delicatezza il braccio fratturato dalle stecche e tastando con calma la fasciatura alla spalla. Sulle mani erano rimaste soltanto piccole croste a ricordo dei tagli che aveva riportato. Si abbassò per aiutarlo a sfilarsi anche i pantaloncini, lasciandolo in boxer, per esaminare anche quella sulla gamba. Poi dichiarò:

“Direi che sei apposto! Pronto?” ma non appena sollevò gli occhi, notò che stava fissando qualcosa dietro di lui, leggermente in alto.

Seguì il suo sguardo e capì che stava fissando il posto vuoto lasciato dallo specchio, sopra il lavandino.

“Non pensarci ora. Lasciati andare…” gli disse, facendolo alzare.

Sondò la temperatura e resosi conto che forse era troppo calda, lasciò aperto ancora un po’ il rubinetto dell’acqua fredda mentre chiuse l’altro. Quando fu soddisfatto, aiutò Naruto ad entrare. Non appena  la gamba ferita toccò l’acqua, il ragazzo si irrigidì ma continuò a immergersi anche quando arrivò alla ferita più grave, che gli fece sfuggire un gemito.

“Che dici? E’ sopportabile o vuoi uscire?”

“E’ stato solo il primo impatto…ora è tutto apposto.” affermò.

Poggiò schiena e testa all’indietro e chiuse gli occhi mentre il calore lo penetrava fin dentro le ossa.

“Mi fa piacere. Allora, appena hai finito chiamami.”

Si girò per andare verso la porta:

“Ehm Kaiza…”

“Serve qualcosa?” chiese.

Naruto sembrava leggermente in imbarazzo.

“Avrei…un’altra cosa da chiederti.”

“Ti ascolto, quello che vuoi!” disse subito.

Tenendo lo sguardo chino, chiese timidamente:

“Non è che…resteresti a farmi compagnia?”

Il medico non si aspettava una richiesta del genere. Personalmente sarebbe rimasto volentieri ma se aveva deciso di andarsene era stato solo per permettere al ragazzo di avere un attimo di intimità per se. Dopotutto, capiva bene che essere costretti a restare sempre strettamente in compagnia di due persone poteva decisamente essere una cosa stressante. Ma se glielo stava chiedendo lui…

“Con grande piacere! Sai…pensavo volessi restare un po’ per i fatti tuoi.”

“Si…però preferirei che restassi. E poi…mi serve una mano per la schiena. Dubito che con questo braccio, io riesca a insaponarmi. Sempre che tu voglia farlo…capisco che insomma ti sto chiedendo molto…”

“Hai una spugna, qui da qualche parte?” non lo fece finire l’altro, mentre si dava una rapida occhiata intorno.

“Sotto il lavandino….se apri l’armadietto, dovresti trovarla.” rispose anche se un po’ sorpreso.

Subito, si chinò ad aprirlo e trovò quello che stava cercando.

“Bene ci sono anche un paio di saponette qui! E…” se ne portò una sotto il naso “…sanno di vaniglia!” esclamò soddisfatto.

Ne passò una a Naruto e inumidì l’altra, prima di passarci sopra la spugna, impregnandola per bene. Poi poggiò a terra il pezzo di sapone e disse:

“Mentre ti insaponi davanti, mettiti seduto, così io penso alla schiena!”

Il biondo non si aspettava che lo avrebbe fatto con tanta naturalezza.

“Su, dai…non sentirti imbarazzato, vedrai che è una cosa piacevole!” lo incoraggiò.

Alla fine, fece come gli era stato detto. Mentre lui lentamente si insaponava le braccia, il medico gli passava la spugna piena di schiuma sulle spalle, con movimenti che potevano ricordare proprio quelli di un massaggio. Non ci volle molto prima che Naruto interrompesse l’insaponamento per lasciarsi andare completamente a quelle sensazioni piacevoli. Si lasciò sfuggire un sospiro.

“Bello vero?” chiese Kaiza, notando con piacere che il trattamento non dispiaceva al suo giovane paziente. “Mentre ne stai in acqua sembra che tutte le preoccupazioni e quello che ti circonda ti scivoli addosso…”

“Perché lo fai?” la domanda arrivò senza preavviso e lo lasciò con un punto interrogativo.

“Penso che questo vada molto oltre il tuo lavoro…” continuò “Insomma…non sei obbligato a stare qui a casa mia giorno e notte, a consolarmi…ad aiutarmi a fare il bagno! Voglio sapere…che cosa te lo fa fare?”

L’altro rise, di quei suoi sorrisi divertiti..ma sinceri:

“Naruto…a te fa piacere quello che faccio? Che abbia deciso di restarti vicino e che sia pronto ad aiutarti in ogni momento di bisogno? Sii sincero.”

Lui esitò ma poi annuì.

“Ecco! E’ per questo che lo faccio!” spiegò.

“Te ne sei accorto anche tu ormai…tra di noi è cambiato qualcosa. Non siamo più medico e paziente. Cioè…teoricamente lo siamo ma praticamente siamo molto di più. Naruto, io e te ormai siamo diventati amici…perché tu sei entrato nella mia vita e, in qualche modo ,anche io nella tua. Tu sai molte cose di me, probabilmente più di quante io ne ho imparate su di te…ma non c’è più distanza professionale tra di noi. Ci siamo guardati entrambi dentro in qualche modo …tu attraverso i pugni…ed io, beh attraverso l’esperienza di una vita.

E’ successo e basta. In passato mi è capitato di fare amicizia con i pazienti. Ma mai come questa volta. Mai sono stato emotivamente coinvolte come mi è successo con te. Hai detto bene…questo và molto oltre il mio incarico. Insomma se avessi dovuto seguire degli ordini, l’unica cosa che mi sarei limitato a fare sarebbe stato medicarti e cambiarti le fasciature. Invece no.

Noi due parliamo, condividiamo insieme questa situazione…ci diamo dei consigli.”

“Diciamo che questo è quello che fai tu…” obiettò.

“Tu lo fai senza accorgertene, fidati.” affermò.

“Comunque sia…” andò avanti “Non puoi negare che le cose stiano così. Sbaglio?”

“No…è vero in effetti…”

“Ecco…anche tu sei consapevole di questo. Per cui non dovrebbe sorprenderti quello che faccio.”

Posò la spugna sul bordo della vasca, e prendendo con le mani un po’ d’acqua iniziò a far scivolare via la schiuma dalla schiena del biondo. Riprese a parlare mentre prendeva un catino e lo riempiva di acqua tiepida:

“L’amicizia è questo…esserci. Quando? Tanto nei momenti piacevoli quanto e soprattutto in quelli di difficoltà. E si è pronti a fare qualsiasi cosa…anche a prendere su di se la sofferenza dell’altro. “

“Dove vuoi andare a parare?” chiese, capendo il perché di quel discorso.

“Sto cercando solo di farti riflettere. E farti capire che dal momento che permetti a me di aiutarti, potresti farlo fare anche agli altri. Perché loro vogliono farti stare meglio, allo stesso modo in cui lo voglio io. Proprio perché siamo tutti tuoi amici dopotutto.” spiegò.

“E’ qui che sbagli. Nonostante tra me e te si sia creato questo rapporto speciale, non puoi paragonarlo con quello degli altri. Noi non ci conosciamo nemmeno da due settimane…con loro invece da anni!”

“E allora? Non è forse un buon motivo per farti sostenere da loro?”

Naruto abbassò lo sguardo…

“No…” sussurrò “Perché anche se ci conosciamo da anni…sembra che questo non conti nulla.”

L’uomo chiuse il rubinetto, anche perché l’acqua stava quasi per uscire e senza alcun preavviso lo rovesciò in testa a Naruto. Quello era rimasto veramente scioccato:

“Che ti è preso?” chiese sputacchiando e strofinandosi gli occhi “Perché l’hai fatto?”

“Scusa se sono stato impulsivo ma non ho resistito, dopo aver sentito quello che hai detto! Ti sarei grato se non dicessi più sciocchezze! Loro ti vogliono bene, ragazzo! Se sono qui a tentare in tutti i modi di tirarti su, significa che per loro significano molto gli anni passati! Non prenderla alla leggera questa cosa…”

Non ottenne risposta. Capì che c’era qualcosa che il ragazzo cercava di dirgli ma lui non riusciva a cogliere di cosa si trattasse.

Decise di concludere quella conversazione, cercando di essere il più diretto possibile:

“Ascoltami bene. L’unica cosa che vorrei è che tu gli dessi una possibilità…”

“Ancora non capisci? Non ci riesco…” rispose, lasciando cadere il braccio nell’acqua e schizzandone un po’ fuori.

“Invece puoi e devi farlo, Naruto! Nessuno prova in eterno…inevitabilmente poi ci si rassegna.

Io non ho idea del motivo per cui tu stai assumendo quest’atteggiamento nei confronti di quelli che dovrebbero essere i tuoi amici più cari…e non lo voglio sapere, a meno che tu un giorno non ti decida a dirmelo. Ma se non dai loro almeno la possibilità di provare a rimediare…prima o poi li perderai tutti, uno dopo l’altro. E resterai veramente da solo a quel punto!

Sono convinto che questa scusa che accampi davanti a loro di voler essere lasciato in pace e in solitudine, sia soltanto una maschera che nasconde qualcosa che ti sta logorando nel profondo. So per certo, che non è quello che vuoi davvero. Quindi te lo ripeto: fai un tentativo! Provaci! Non perdere ciò che hai guadagnato in tutti questi anni l’affetto, la solidarietà, le risate…tutto ciò che c’è di bello quando si è anche solo in due, come me e te ora…Credimi...”

Gli tenne una mano sulla spalla, per fargli capire l’importanza di quello che stava per dire:

“Non ne vale la pena!” disse a voce alta “Te l’assicura uno che ha vissuto un po’ più a lungo di te e quindi in merito ne sa abbastanza!”

Studiò il volto di Naruto, finchè non lo vide assumere un’espressione che poteva essere quasi convinta anche se di certo i dubbi non lo avevano abbandonato:

“Lo faccio per te…” disse poi.

“No…fallo per te! E’ della tua vita che stiamo parlando!”

“D’accordo…” fece poi sottovoce.

“Così mi piaci!” e gli passò affettuosamente la mano tra i capelli bagnati.

“Su, smettila!” rise l’altro, cercando goffamente di farlo smettere.

“Se ridi così allora scordati che io lo faccia!"







Restarono così a scherzare finché non vennero raggiunti da una voce al di là della porta:

“Che diavolo state combinando? Fatemi entrare! SUBITO!!”

“Che dici, gli apro?” domandò l’uomo.

“Meglio di si…potrebbe sfondare la porta altrimenti.”

Ritenendola un’ ottima motivazione, l’uomo si alzò per andare ad aprire. Trovò sia Kurama che Shikamaru in attesa fuori. Il cercoterio lo guardò dapprima sdegnato e poi gli passò davanti ignorandolo bellamente. Si avvicinò alla vasca, dove Naruto si stava insaponando nuovamente, e chiese:

“Non è che quello ti stava torturando vero?”

“No! Come ti viene in mente?” rispose.

“Bah, sentivo dei rumori strani. Pensavo c-.”

Non terminò la frase che si ritrovò il collo sbattuto contro il bordo della vasca, le zampe anteriori spalancate e il muso dentro l’acqua saponata.

Quando riemerse, prese a sputacchiare e a tossire bolle di sapone:

“Ma che…” colpo di tosse “...cazzo..” un altro “…è stato?”

Naruto non aveva capito come mai il suo amico demone fosse finito quasi dentro la vasca ma non appena vide Shikamaru e Kaiza con una mano davanti alla bocca, nel disperato tentativo di trattenere le risate, iniziò a farsi un’idea.

“Aspettate…non ditemi che…” tentennò guardando a terra e vedendo cosa aveva causato quella sua terribile figuraccia.

“Non ci credo…mmm…” iniziò a dire casa ma cercando in ogni modo di trattenere le risate “Sei…scivolato sulla saponetta! Ahahaha!”

“Non credevo che avrei mai visto una cosa simile ahahaha!” si lasciò andare al riso, persino il giovane Nara, perdendo tutta la sua compostezza e calma.

“Vuoi dire che l’hai lasciata tu qui?!” chiese infuriatissimo.

“Mi spiace, non ho pensato a toglierla. Dopotutto non avevamo finito.”

“Ora vorrei uscire però…” chiese poi il biondo.

“Certo! Kurama, Shikamaru, aspettereste fuori un attimo?”

Il moro era già fuori così annuì, il demone uscì lanciandogli un’occhiata vendicativa.

Il medico lo ignorò e diede una mano a Naruto ad uscire dalla vasca. Gli avvolse un asciugamano intorno al corpo e lasciando che si occupasse da solo del suo corpo mentre lui gli asciugava i capelli con un altro asciugamano più piccolo. Si tolse i boxer bagnati per si mise da solo quelli puliti, poi il medico lo fece sedere quando fu asciutto e disfò le fasciature. Medicò e applicò ancora l’unguento preparato da Tsunade su tutte le ferite. Rifece il bendaggio e lo aiutò a rivestirsi. In ultimo, bloccò nuovamente il braccio fratturato.

“Apposto!” esclamò poi accompagnandolo fuori.

Entrambi erano rimasti sull’uscio della porta. Kurama era ancora furioso.

“Su non guardarmi così ora! In ogni caso ben ti sta però! Così impari a voler entrare così in fretta e furia!” lo canzonò un po’ il medico.

L’altro inarcò un sopraccigli in segno di sfida.

“E’ così? Bene!”

Prima che Kaiza lo potesse anche solo chiedere cosa aveva in mente,  il demone entrò nel bagno e balzò letteralmente dentro la vasca, facendo uscire tutta l’acqua fuori e facendola riversare sul pavimento e raggiungere persino l’ingresso, costringendo il tre ad arretrare.

“Volevi che mi facessi il bagno? Ecco, sto facendo il bagno!” esclamò girandosi due o tre volte dentro la poca acqua rimasta.

Kaiza, nonostante cercasse di restare calmo, sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.

“Ragazzi andate in camera…” chiese, tirandosi su le maniche “Ho un demone da sistemare!”










Naruto e Shikamaru preferirono lasciarli soli a risolvere quella situazione. Il biondo contava di potersi sdraiare di nuovo a letto ma notò la scacchiera pronta per essere usata.

“Che stavi facendo con quella?” chiese.

“Aspettavo te in attesa di poter fare una partita.” disse.

“Scordatelo…”

“Che c’è? Paura di perdere?” lo stuzzicò.

“No. E’ che non ne ho voglia e inoltre non so nemmeno giocare.”

“Tranquillo ti insegnò io. Avanti siediti!”

“Ti ho detto che non mi va…”

“Sai ho perso l’allenamento a giocare a scacchi, anche un principiante come te forse riuscirà a battermi.”

“E come mai avresti perso l’allenamento?”

L’altro rise ma di una risata amara:

“E’ stato il maestro Asuma a regalarmela ed è sempre con lui che ho giocato, nonostante perdesse sempre. Ma si ostinava a continuare a provare per insegnarmi a svolgere il mio compito. Secondo lui ero come il cavallo…insidioso, quello che prima di fare la mossa strategica resta lontano e quindi non viene preso di mira. Solo che dopo si rivela fatale.

Imparare a paragonare i pezzi degli scacchi con i componenti del Villaggio è stato importante per me. Mi ha insegnato qual è il mio posto e per che cosa bisogna continuare a combattere sempre e non arrendersi…”

Prese un pezzo e lo lanciò verso Naruto, che lo prese al volo.

Lesse l’ideogramma sul pezzo. “Re”.

“Ognuno di noi combatte per proteggere il re…cioè tutti i bambini che popoleranno la Foglia. Combattiamo perché il Villaggio possa prosperare permettendo alla nuove generazioni  di avere un futuro migliore!”

Il biondo rimase a riflettere su quelle parole, contemplando l’oggetto che aveva in mano.

“Secondo te che pezzo potrei essere io...?”

Il moro non si aspettava quella domanda...ma trovò subito la risposta:

“Tu? Bhè io credo che potresti essere l’alfiere. Non sei un pezzo sacrificabile…ma nonostante saresti più produttivo rimanendo al fianco del re, per proteggerlo dagli attacchi, ti butti sempre nella mischia e combatti in prima linea. Direi proprio che si intona con la tua testardaggine e la tua avventatezza in qualsiasi circostanza!”

Non riuscì a capire se Naruto fosse rimasto soddisfatto o no da quella risposta.

Dopo un momento però lui si mosse e avvicinandosi, si sedette dall’altra parte della scacchiera, rimettendo poi il re al suo posto.

“La prima regola l’ho imparata…proteggere il re. Per il resto… c’è un libretto di istruzioni per caso?”










Nota Finale: credo di aver creato un'accoppiata fantastica! Kaiza-Kurama! Li ho immaginati insieme...ed ecco cos'è uscito! XD Riguardo il capitolo...so quel che sto facendo!

Spero vi sia piaciuto tutto :)) Grazie a tutti coloro che mi seguono, a chi ha aggiunto tra le preferite e le ricordate ma soprattutto a chi recensisce <3 
 
 

 

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Capitolo 26
*** Sentimenti nuovi...e ricordi... ***


Ragazzi cari...non avet idea di quanto mi vergogno :'( E' un mese che non aggiorno e non sapete quanto mi dispiace! Solo che con le vacanze, mettersi a scrivere è stato veramente difficile...spero mi perdonerete..

Comunque eccovi il nuovo capitolo, che mi auguro vi piaccia!

Buona Lettura! :D







Probabilmente quella notte fu la peggiore della mia vita.

Ma non per la consapevolezza che ero riuscita a raggiungere…piuttosto per tutto quello che essa implicava. Sembravo un’anima in pena avvolta dalle fiamme, perché non riuscivo a starmene ferma in una posizione per più di due minuti. Mi rigiravo in continuazione tra le lenzuola in preda a mille pensieri , al punto che la testa mi sembrò sul punto di esplodere da un momento all’altro.

Più la mia mente ripercorreva la giornata appena trascorsa, più il mal di testa mi percuoteva le tempie e mi faceva sperare di essere colta dal sonno il prima possibile. Inutile dire che le speranze che ciò fosse possibile erano praticamente inesistenti.

Passai la nottata in bianco. Verso le cinque di mattina finalmente giunsi alla conclusione che avevo un assoluto bisogno di risposte. Però erano quel genere di risposte che si potevano ottenere solamente con un confronto diretto…

Come avrei detto a Naruto che avevo iniziato a provare quel forte sentimento per lui?

Sarei riuscita finalmente a chiarirmi, evitando di peggiorare le cose?

Come avrebbe reagito lui?

Quest’ultima domanda mi corrodeva più delle altre perché era un punto su cui ero decisamente confusa. Eppure sia le parole di Kurama che quelle di Hinata non avrebbero dovuto lasciarmi dubbi. Insomma il cercoterio aveva sottolineato la sincerità dei sentimenti di Naruto e il fatto che lui fosse ancora lo stesso di sempre mentre la mia timida amica mi aveva ribadito in tutti i modi il fatto che, nonostante il suo comportamento, il suo grande affetto per me non fosse diminuito anzi, che probabilmente il suo atteggiamento freddo era un modo per proteggersi da quel sentimento.

L’unico sollievo era che forse ero riuscita a comprendere un po’ meglio le parole che Kurama mi aveva rivolto il giorno del suo arrivo…riguardo all’errore più grande, quello che Naruto stava commettendo con me. Pensai alle parole di Hinata e compresi che era evidente che il demone si riferisse a quello. Il problema era che non trovavo alcuna spiegazione logica a quel comportamento e non l’avrei trovata se non fossi riuscita a convincere il diletto interessato a spiegarmelo.

E poi…non riuscivo a togliermelo dalla testa. Dal momento in cui i nostri visi erano stati per la prima volta così tremendamente vicini e non avevo potuto negare quanto fosse bello, sentivo chiaramente che qualcosa era cambiato. Ripensarci ebbe un effetto che non mi sarei mai aspettata.

Il mio cuore aveva iniziato a battere più forte.

E la cosa incredibile era che,  nonostante quel momento fosse decisamente drammatico, sia perché aveva alzato la voce sia perché mi aveva fissato con due occhi decisamente rabbiosi…stava battendo di gioia.

Perché? Perché anche se era stato uno sfogo di rabbia, almeno aveva rotto quel muro di indifferenza che sembrava essere più resistente ogni qual volta io tentavo di farlo cedere. Perché mi ero resa conto che da tanto tempo non gli stavo così vicina. Perché…nelle sue parole così dure e fredde…avevo colto come una disperata richiesta di aiuto.

Se avesse voluto tenermi davvero lontana, non avrebbe avuto senso il dispiacere che avevo letto nei suoi occhi dopo che mi aveva spinta a terra. Ero sicura che non voleva farlo.

Un’altra cosa che mi faceva decisamente stare in pensiero era ripensare all’attacco di panico che aveva avuto dopo  e non voglio negare di essere stata tentata di uscire di casa per correre ad assicurarmi che stesse riposando sereno. Recuperata poi un briciolo di lucidità, mi ero tranquillizzata pensando che finché Kaiza fosse stato lì non gli sarebbe successo  nulla. E poi c’era Hinata. Ero certa che avrebbe vegliato su di lui, esattamente come avrei fatto io.

Altro problema che decisamente non potevo sottovalutare, era quello della mia gelosia per Hinata. Non l’avevo mai provata con una tale intensità e di certo la risatina fatta da Kurama in merito,  non mi aiutava affatto. Dovevo sembrare proprio ridicola!

Facendo un paragone con quella che provavo anni indietro quando l’oggetto delle mie attenzioni era Sasuke, mi accorsi della netta differenza. Questa non era più gelosia isterica e probabilmente esagerata, che mi mandava in escandescenza, mi faceva dare di matto e anche dire cose alquanto spiacevoli. No.

Questa mi faceva provare una profonda amarezza. Riusciva ad abbattermi invece di spronarmi. Non mi faceva sembrare all’altezza, come se mi mancasse qualcosa che forse non sarei mai stata in grado di trovare.

Mi chiesi più volte se questo cambiamento fosse dovuto al fatto che forse ero maturata su questo punto di vista e avessi smesso quindi di comportarmi come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta. Oppure il motivo era da ricercare nel fatto che forse per la prima volta stavo sperimentando un amore completamente diverso, nato gradualmente dalle esperienze, dalle parole, da un contatto vero e proprio….e non da un colpo di fulmine.

Tirai un lungo sospiro. Sembrava così inverosimile….possibile che avessi scoperto i miei sentimenti proprio quando Naruto si trovava in una situazione così drammatica e per giunta quando era così indisposto nei miei confronti?

Anche il mio ultimo tentativo di riuscire a farlo parlare, era fallito miseramente. Non avevo idea di quale approccio potessi utilizzare per non farlo agitare e renderlo più disponibile al dialogo. Volevo solo questo….poter parlare con lui, come avevamo sempre fatto.

Un’altra cosa che solo negli ultimi giorni mi accorsi di rimpiangere: potermi aprire con lui. Si, perché solo lui comprendeva certi miei stati d’animo. Ammetto che i primi mesi dopo la partenza di Sasuke erano stati difficili…avevo pregato e sperato con tutto il cuore di poter ricominciare da capo, di poter tornare a vivere con lui, Naruto e il maestro Kakashi dei giorni perlomeno sereni, dopo tutto il dolore portato dalla lontananza e poi dalla battaglia. Ma la sua decisione mi aveva spiazzata…ancora di più il fatto che Naruto lo avesse appoggiato. Ero convinta che non avrebbe potuto sopportare una nuova separazione. Invece mi ero dovuta ricredere.

L’allegria che sprizzava da tutti i pori riusciva a coinvolgere tutti e io credo di non averlo mai visto più sorridente, più sereno. Solo lui fu in grado di aiutarmi, di comprendermi in quel periodo. Sarei crollata senza di lui, così come lo sarebbe stato il maestro Kakashi, senza il suo supporto. Ci aveva salvati entrambi.

Ora invece, nessuno di noi due sembrava in grado di poter salvare lui.

Mi chiesi anche come avrebbe reagito Sasuke se avesse saputo del gesto di Naruto. Gli sarebbe importato qualcosa? Avrebbe fatto finta di nulla o anche lui avrebbe provato a farlo tornare in se?

“Non cacciarti nei guai, Testa Quadra!”

Questa era stata la sua ultima raccomandazione. Risi di una risata decisamente amara.

Diedi un’altra occhiata alla sveglia: le cinque e mezza.

Accesi la luce, stiracchiai i muscoli intorpiditi e mi alzai lentamente, cercando poi dentro l’armadio quel che mi sarei messa. Era ancora presto ma decisi di iniziare a prepararmi.  Dopo la figuraccia del giorno precedente, sarei arrivata anche in anticipo all’appuntamento di oggi.

Prima di andarmene ieri sera, avevo aspettato il ritorno di Kaiza e Kurama per sapere come ci saremmo organizzati dato che il giro sulla montagna degli Hokage era stato annullato, il cui motivo era ancora ignoto a tutti tranne che al demone, il quale si ostinava a non volerci dare alcuna spiegazione.

Dopo l’accaduto, avevano ritenuto tutti quanti opportuno che Naruto passasse la giornata in completo riposo, per evitare che si stancasse troppo. Kaiza riteneva possibile anche che non si svegliasse proprio per poter recuperare le forze. Così avevamo deciso di fare due turni per tenergli compagnia sia che fosse sveglio sia che riposasse. In mattinata e fino al primo pomeriggio sarebbe toccato a me, Tenten , Rock Lee e infine Shino, al quale sarebbe spettato il prossimo turno notturno  Poi ci avrebbe dato il cambio tutta la squadra 10, che sarebbe rimasta fino al tramonto. La nottata poi sarebbe stata tutta nelle mani di quest’ultimo.

Avevo appuntamento con gli altri per le otto nella piazza principale del Villaggio. Trovavo fosse un orario un po’ troppo mattutino considerato che saremmo andati direttamente a casa di Naruto che distava appena un quarto d’ora. Kurama però mi aveva assicurato che quell’ora andava benissimo. Ormai avevo compreso che il demone andava solo che ascoltato senza porsi domande.

Feci tutto con una calma esasperante. Sembrava quasi che sperassi di arrivare da lui il più tardi possibile…probabilmente era così. Non sapevo che reazione avrei avuto a guardarlo nuovamente negli occhi dopo aver compreso quel che sentivo verso di lui. E finché non avessi saputo come comportarmi, avrei preferito cercare di non tradirmi. Questa situazione meritava il consiglio da parte di un’ esperta…

Si, avrei atteso di incontrami con Ino per discutere di questa nuova situazione. Lei avrebbe saputo come consigliarmi. Dopotutto era stata lei a spingermi a riflettere sui miei sentimenti…doveva saperlo per prima.

Quando finii di prepararmi, diedi una rapida occhiata all’ora e sbuffai. Erano ancora le sei e mezzo, decisamente troppo presto anche per la colazione. Decisi di intrattenermi ancora un po’, rimettendo a posto il letto. Mi avvicinai alla finestra e la spalancai, facendo entrare non solo il sole ma anche una piacevole brezza per arieggiare la stanza. Rimasi lì, stringendo con le mani il cornicione e respirando quell’aria mattutina, buttando l’occhio in strada per cercare anche il minimo movimento. Quella zona però sembrava ancora tra le braccia di Morfeo. Beati loro, mi venne da pensare.

Sistemai le lenzuola, rifacendo il letto. Dopo aver sistemato i capelli e legato il copri fronte, chiusi la finestra e uscì dalla mia camera, andando in cucina per fare colazione. Mi scaldai un po’ di latte e basta. Non avevo molto appetito ma sgranocchiai distrattamente un paio di biscotti mentre sorseggiavo la mia bevanda calda.

Dopo aver ripulito, uscii di casa. Cercai di non fare rumore per non svegliare i miei genitori.

Ero in perfetto orario e questo significava niente corse. Passeggiai con calma fino a quando raggiunsi il mio obiettivo. Con sorpresa notai che Shino era già lì.

“Buongiorno!” lo salutai.

“Buongiorno Sakura.” rispose al saluto.

“Non sono in ritardo, vero?” domandai preoccupata.

“Tranquilla, sono io ad essere in anticipo. Ho fatto un giro qui intorno.”

Sapevo che probabilmente non aveva smesso di cercare Kiba. Non me ne stupii, mancava davvero poco alla scadenza data dall’Hokage prima di emettere un mandato di ricerca. Era normale che fosse preoccupato.

“Non hai…non hai proprio idea di dove possa essere?”

“No.” rispose, più sottotono di quanto non lo fosse già. “Sai cos’è che non riesco davvero a capire?”

Scossi la testa, facendolo continuare.

“Il perché lui abbia preferito questa soluzione.” confessò.

“Che vuoi dire?”

“Gli ho dato tutto il mio appoggio perché mi fidavo di lui…ero sicuro che avrebbe fatto la cosa giusta. E anche se avesse scelto di tirarsi indietro, lo avrei anche accettato…ma non sarebbe dovuto sparire così.”

Capii che Shino era veramente a terra. Difficile a dirsi ma si, lo era. Per quanto ormai lo ritenessi estraneo a qualsiasi tipo di emozione, mi resi conto che non era affatto così. La sua fissazione per i compagni non era legata alle regole che implicavano il sostegno reciproco, l’ascolto, il supporto e tutto il resto…credeva veramente nei sentimenti che legano due persone al di là delle missioni.

Non sapevo cosa dirgli. Meno aprivo bocca riguardo a Kiba, meglio era.

Proprio in quel momento ci venne incontro alla velocità della luce un allegro e pimpante Rock Lee insieme ad un altrettanto pimpante e allegro maestro Gai.

“Buongiorno Sakura!” esclamò Lee, con un leggero inchino. Poi con un cenno del capo salutò anche Shino. Quest’ultimo non si rannuvolò come al solito per la scarsa attenzione che gli era stata riservata perché aveva altro per la testa.

“Buongiorno gioventù!” gridò Gai “Pronti per la missione di oggi?!”

“Prontissimi maestro!” gli andò dietro l’allievo.

“Missione?” domandai confusa.

“Naturalmente Sakura! Aspettiamo Tenten e poi vi darò tutti i dettagli!” spiegò con una delle sue solite moine.

“In realtà noi dovremmo…un attimo! Aspettiamo Tenten? Dov’è ora?”

I due sembrarono decisamente perplessi ed io mi preoccupai seriamente.

“Ragazzo mio!” cominciò il maestro “ Ti ricordi se quando abbia svoltato all’ultima curva, lei era dietro di noi?”

“Non me sono accorto, se devo essere sincero…”

Non riuscivo a credere di star assistendo ad una scena del genere…

“Bhè in ogni caso, prima o poi arriverà!” concluse il maestro, incrociando le braccia.

“VOI DUE!”

Come fossero stati colpiti da un vento gelido, entrambi rabbrividirono udendo quel tono così furioso. Si girarono lentamente, quel che bastava per vedere Tenten avvicinarsi con il fiato corto e con un’espressione decisamente poco incoraggiante.

“Mi avete lasciata praticamente sottocasa! Ma vi sembra il modo di comportarvi?!” li rimproverò.

“Suvvia Tenten, non mi sembra il caso di fare tutte queste storie…” cercò di calmarla accompagnando le parole a qualche gesto.

“Ringraziate che abbiamo da fare…la prossima volta me la pagate!”

Urgeva creare di nuovo un’aria pacifica. Prima che lei cambiasse idea.

“Di quale missione stava parlando prima, mi scusi?”

Il maestro non aspettava altro che quella domanda e mi lanciò un’occhiata riconoscente per aver cambiato discorso:

“Grazie di avermelo ricordato! Dunque, Rock Lee mi ha raccontato del modo in cui ha reagito ieri Naruto in diverse situazioni. Mi ha confessato di essere rimasto un po’ scoraggiato dal suo comportamento e nonostante mi abbia pregato di non dirlo in pubblico, io la ritengo invece una cosa molto costruttiva dal momento che anche voi potreste sentirvi allo stesso modo…

Non guardarmi così, ragazzo! Fidati di me!

Dunque alla luce degli eventi dello scorso pomeriggio, vorrei invitarvi a non gettare la spugna, anzi ad essere ancora più determinati nel compito di aiutarlo a ritrovare tutta la sua forza! Non dimenticate che un amico ha dei precisi doveri a cui non può venire meno! Mai!

Per cui la vostra missione di oggi sarà questa…tornare da lui, pieni di forza e grinta ed affrontarlo! E non importa quante altre volte verrete scoraggiati, dovete tenere duro! Inoltre non…”

“Si si maestro, abbiamo afferrato il concetto! Ora direi che è il caso di andare!” lo interruppe seccata Tenten, mentre ci spingeva verso casa di Naruto.

Ma il maestro Gai era troppo impegnato nel suo discorso ad occhi chiusi, per trasmettere tutta la serietà dell’argomento, per accorgersi che ci stavamo allontanando. Non vide nemmeno Lee inchinarsi e salutarlo prima di raggiungerci. Quando fummo abbastanza lontani, mi girai un attimo…non aveva smesso un attimo di parlare.





 
Una volta arrivati, bussai alla porta ma mi accorsi che era semplicemente socchiusa, così la aprii ed entrammo tutti dentro l’abitazione.

Fu in quel momento che iniziò la tempesta dentro di me, proprio mentre percorrevo il corridoio. Ero felice? Impaurita? Difficile giustificare quell’aritmia che da tanto tempo non sentivo più…

Cercai di recuperare il controllo di me stessa. Dovevo evitare di dare nell’occhio e già lo sguardo preoccupato che mi rivolse Rock Lee, mi fece intendere che il mio nervosismo non era passato inosservato. Trassi un paio di respiri profondi e calmai il mio battito.

Peccato che poi il mio cuore perse un colpo.

Infatti vedere il volto di Naruto disteso con gli occhi chiusi appoggiato sulla spalla di Hinata mentre quest’ultima lo teneva stretto a se con le braccia intorno al suo collo in un largo abbraccio che lui ricambiava timidamente con la mano ancora bendata sul fianco di lei, fu un colpo terribile.

Anche i miei amici erano rimasti interdetti da quella scena a giudicare dalle loro espressioni. Anche se non vedevo il viso di Shino, non mi sfuggì il fatto che si fosse irrigidito.

Non sapevo se il loro stupore derivasse dal fatto che non si aspettavano che Hinata riuscisse a gestire con una tale naturalezza un abbraccio con il ragazzo a cui, non troppo tempo fa, sarebbe bastata una parola per farla svenire oppure era rimasti sorpresi da Naruto che ricambiava quel gesto dopo giorni in cui a mala pena aveva rivolto la parola a qualcuno.

Ero sicura solo del motivo per cui io non riuscivo a credere a quello che vedevo: prima di entrare in quella casa, mi era rimasto ancora un briciolo di speranza.

Benché avessi compreso da veramente troppo poco tempo i miei veri sentimenti per Naruto, avevo sperato che da qualche parte, dentro di lui provasse ancora qualcosa nei miei confronti. Sarebbe stato più semplice in questo modo, una volta riuscita ad aprire un dialogo tra di noi, fargli comprendere quanto nuovo fosse per me quella sensazione ma anche di quanto fossi convinta che era quello che volevo veramente. Avevo bisogno del suo aiuto, della sua comprensione per potere esprimere quello che sentivo.

Ci speravo nonostante il tempo, le delusioni che gli avevo dato…la rabbia che da quel girono maledetto continuava a rivolgermi con la sua indifferenza.

Ma vederlo ieri completamente abbandonato, così fragile alle parole e alle cure amorevoli di Hinata e oggi così rilassato in un contatto così strano dopo avergli sentito dire tante parole aggressivo e dolorose, mi fece comprendere che mi ero illusa stupidamente.

Che senso aveva continuare a star dietro a una come me in grado di provocargli solo dolore quando poteva avere Hinata vicino a sé, che non solo lo amava profondamente…ma che sarebbe stata sempre incapace di farlo soffrire?  Lo avrebbe rispettato, sostenuto e soprattutto lo avrebbe reso felice. Cosa che io ero incapace di fare con ancora tutti i miei dubbi e un’insicurezza che mi tormentava.

Persa com’ero nelle mie riflessioni, mi accorsi appena che Tenten aveva deciso di annunciare il nostro arrivo:

“Ehm…scusate…” cominciò simulando un colpo di tosse.

Naruto spalancò gli occhi di colpo e dopo averci notati, si affrettò ad allontanarsi da Hinata mentre quest’ultima scioglieva altrettanto velocemente l’abbraccio, non appena sentì quella voce. Si voltò verso di noi, imbarazzata come non mai, per salutarci.

Osservai che aveva gli occhi lucidi anche se cercò di asciugarseli subito.

Chissà…magari lui le aveva dichiarato i suoi sentimenti. Perché no dopotutto?

“Buongiorno ragazzi…” salutò Hinata con voce tremante “Non…vi abbiamo sentiti entrare…”

Quel plurale…quanto faceva male…

“La porta era aperta.” spiegò Lee “Piuttosto…abbiamo interrotto qualcosa?”

“No , assolutamente!” si affrettò a rispondere, ancora più rossa in viso “Vi stavamo aspettando!”

Naruto guardava nervosamente un punto imprecisato davanti a se.

“Bene, allora!” concluse sempre Lee.

Ognuno prese una sedia e ci disponemmo come al solito intorno al letto. Chiedemmo informazioni sulla nottata e Hinata raccontò che era stata serena perché avevano dormito tutti tranquillamente. Spiegò inoltre che Kaiza aveva ricevuto una comunicazione dall’Hokage, la quale annunciava una visita per il giorno seguente. Immaginai che la signorina Tsunade volesse sincerarsi di persona dello stato di salute di Naruto.

Quando chiesi che fine avesse fatto l’uomo, dal momento che sembrava assente in casa, fummo informati del fatto che era uscito insieme a Kurama per fare la spesa. In particolare aveva specificato che erano andati a comprare la carne per il cercoterio e che quest’ultimo voleva assicurarsi che ne venisse fatta una bella scorta.

Cercai di immaginare insieme quei due a fare le commissioni e la risata che mi sfuggì, almeno per un momento, servì a distrarmi dai miei pensieri e soprattutto da Naruto.

Mentre prestavo ascolto agli aggiornamenti che Hinata ci stava fornendo, non riuscivo a smettere di fissarlo.

Lui non ascoltava se non il flusso dei suoi pensieri e dedussi dalla sua espressione cupa che non doveva essere per nulla piacevole. Aveva la testa china sul braccio fratturato che accarezzava lentamente con l’altra mano. Chissà se gli faceva male…avrei voluto chiederglielo ma preferii evitare di ascoltare quella che sarebbe stata una menzogna.

La scena che avevo visto poco prima, mi assillava. Provai ad immaginarmi al posto di Hinata, stretta nel suo abbraccio. Lo immaginavo caldo, stretto…protettivo.

Stare vicina a Naruto, in molte occasioni del passato, mi avevano fatta sentire al sicuro perché ero consapevole che lui era sempre disposto a farsi in quattro pur di impedire che mi accadesse qualcosa. Da quando ero venuta a sapere che era stato lui a battesi come un leone contro Gaara, prima del cambiamento, pur di salvarmi.

Possibile che me ne accorgessi solo adesso? In tanti anni questo pensiero non mi aveva mai toccato. Fino a che punto ero stata superficiale con lui? Il pensiero di Sasuke mi aveva avvolta  al punto da rendermi del tutto assuefatta a quello che un tempo credevo fosse amore…tralasciando tutto il resto.

Il rumore della porta attirò l’attenzione di tutti facendoci voltare in attesa di vedere chi aveva varcato l’ingresso.

Per prima, udimmo la voce di Kurama:

“Datti una mossa, Vecchio! Sei proprio lento!”

Poi quella di Kaiza, che naturalmente ribatté:

“La fai facile tu! Non stai portando niente mentre io mi sto accollando tutta la roba che mi hai costretto a prendere!”

“Pretendi forse che rimanga a digiuno?”

“Non dico questo! Vorrei che almeno ti dessi una regolata invece di strafogarti ad ogni pasto!”

“Tsk! Io non mi strafogo…” sbuffò.

“Ah no? Sono curioso di vedere quanto durerà la scorta fatta oggi!”

“Sono arrivati a quanto pare…” cambiò discorso.

“Fantastico!” esclamò mentre entrava nella stanza, tenendo tre buste per mano “Giorno a tutti!” sorrise.

Lo salutammo con entusiasmo mentre faceva capolino anche Kurama.

“Salve mocciosetti!” ghignò.

“Ciao Kurama…” lo salutai io.

Lui mi fissò curioso. Poi guardò Naruto con la stessa intensità. E infine rise.

“Uh uh uh…voi umani siete proprio divertenti!” dichiarò mentre saltava sul letto di Naruto che aveva già provveduto a fargli posto, appoggiandosi su un fianco. Gli diede un colpetto con il muso dietro la testa come per salutarlo. Naruto sorrise appena.

Kurama probabilmente aveva già capito tutto. Doveva aver percepito il mio cambiamento già da ieri, quando aveva riso senza che ne capissi il motivo. La ripetizione di quel gesto mi diede la conferma di cui avevo bisogno. Era divertito perché finalmente avevo capito i miei sentimenti e anche perché ero gelosa.

Ero definitivamente fregata.

“Felici di suscitarti ilarità, Volpone!” fece Kaiza, posando le buste a terra e stiracchiandosi “ Perché però ora non vieni a darmi una mano? Ti ricordo che la maggior parte è roba tua…e poi sai com’è,  la carne pesa!”

“Non credo di avere nessuna mano da prestarti, sai com’è sono una volpe..” sghignazzò.

“Ti aiuto io!” si offrì Hinata, alzandosi.

“In tre facciamo prima!” esclami, alzandomi a mia volta.

“Grazie piccole, siete proprio gentili!” ci disse Kaiza, molto grato. Poi indicò il cercoterio.

“Mentre tu…”

Kurama drizzò le orecchie.

“Tu…sei proprio un CAFONE!” finì prima di prendere un paio di buste e sparire in cucina.

Il demone borbottò qualcosa, irritato.

Dopo aver preso anche noi due buste a testa, lo seguimmo.

Kaiza stava già iniziando a sistemare la spesa e si muoveva come se fosse a casa sua. Ci diede lui le indicazioni per poter sistemare tutto al suo posto.

Speravo che tenermi impegnata mi sarebbe stato d’aiuto ma la presenza di Hinata mi turbava. E mi dispiaceva. Dopotutto lei non stava facendo nulla di male per meritarsi dell’astio da parte mia.

Con mia grande sorpresa, ad un certo punto mi si avvicinò.

“Sakura?” iniziò timida.

Bene, era arrivato il momento della verità.

“Si?” feci io.

“C’è una cosa che vorrei chiederti…”

Voleva che stessi lontana da lui? Che uscissi dalla sua vita, non è vero?

“Ti ascolto!” la incitai. Prima finiva, meglio sarebbe stato.

“Devo trovare un posto e mi è stato detto di chiederti di un certo Yota(*)…ti dice nulla questo nome?”

Restai spiazzata. Non mi aspettavo nulla di simile. Perché me lo stava chiedendo? E poi…

Yota…ricordare mi provocò una fitta in mezzo al petto. Incontrarlo di nuovo durante la guerra, memori dell’accaduto tanti anni prima, era stata un’esperienza molto dolorosa.

Il nostro primo incontro risaliva a quand’ero appena una bambina…ed era stato un caso.

Un giorno notai Shikamaru, Choji e Ino comportarsi in modo strano…si aggiravano per il cortile dell’Accademia, furtivi rubando un boccone da una ogni merenda lasciata incustodita. Li avevo seguiti nella parte più nascosta della foresta e lì incontrai lui per la prima volta.

Era così allegro, incapace di stare fermo e sempre estremamente sensibile.

Da subito potei apprezzare le sue abilità speciali…era in grado di manipolare il tempo a seconda dei suoi stati d’animo. Il pianto provocava subito un acquazzone, la cui intensità variava a seconda di quanto fosse triste. La risata invece provocava una piacevole nevicata nonostante il caldo. La rabbia generava fulmini che poteva indirizzare dove voleva.

Ci divertivamo così tanto…

Finché non arrivò il giorno in cui gli Ambu lo catturarono per interrogarlo dal momento che si trovava nei confini di Konoha senza autorizzazione. Facemmo tutti irruzione nella sala degli interrogatori per salvarlo. Quando Naruto cercò di difenderlo e un Ambu lo colpì alle spalle, Yota si infuriò così tanto da tramortire tutti, tranne noi che eravamo suoi amici. Era debole così per evitare che venisse catturato ancora, scegliemmo di portarlo fuori dal Villaggio. Rischiammo di annegare nel tentativo di attraversare il fiume in piena, ma fu lui a salvarci tutti. Lo sforzo eccessivo però gli stava costando la vita…così prima di andarsene, ci cancellò la memoria per evitare che ricordassimo quell’addio così doloroso e per evitare che ci sentissimo in colpa.

Durante la guerra, dopo aver recuperato la memoria, scoprimmo che già allora Yota era sotto il controllo della tecnica della resurrezione e quindi non ci saremmo dovuti sentire in colpa per l’accaduto, che non era per colpa nostra se lui era morto.

E in un ultimo gesto di amicizia, ci aveva salutati tutti e ringraziati prima di sigillarsi da solo ricoprendo il suo corpo di neve e facendosi colpire da uno dei suoi fulmini.

Benchè non ne avessimo più parlato, sapevo che quell’esperienza aveva segnato tutti noi che l’avevamo vissuta…quindi non capivo proprio come facesse Hinata a sapere …

“Chi ti ha parlato di lui? Non dovresti conoscerlo…”

Lei mi parve esitante.

“Ho promesso…” sussurrò. Poi mi prese le mani nelle sue.

“Sakura ti prego,ho bisogno di saperlo! Forse Kiba…”

Finalmente capii. Ecco perché proprio Yota…

“Ascoltami…ricordi dove ci portava Iruka per i duelli di allenamento? Oltre la rete c’è un bosco…devi inoltrarti nel più profondo di quella foresta, nella parte più nascosta e più fitta, verso ovest…troverai una radura con al centro un gigantesco albero cavo...saprai che è quello giusto, quando troverai un’insegna con su scritto “Tempo in vendita”. Lì…lì si trova Yota….”

Hinata aveva ascoltato le mie indicazioni con estrema attenzione. Quando terminai, lei mi sorrise:

“Grazie di cuore…davvero…”

Non riuscii a trattenere un sorriso a mia volta.

Anche se in quel momento lei era diventata oggetto di gelosia per me, non potevo in alcun modo avercela con lei…era più forte di me, non potevo.

Kaiza aveva fatto l’indifferente mentre finiva di sistemare l’ultimo pacco di bistecche però mi sembrò incuriosito dalla nostra conversazione.

Terminato di sistemare la spesa, tornammo di là con gli altri.

Subito vidi Naruto cercare Hinata con lo sguardo e quando lei gli sorrise, lui annuì con la testa in un gesto di incoraggiamento. Sembravano condividere qualcosa che mi sfuggiva.

“Shino…” chiamò lei, avvicinandosi al compagno “Credo di sapere dov’è…”

Lui si alzò di scatto.

“Ne sei sicura?”

Lei annuì.

Il domatore di insetti rimase fermo un attimo come se stesse riflettendo su una scelta importante. Poi:

“Ragazzi dovete scusare me e Hinata ma abbiamo una cosa urgente di cui occuparci.” rivolgendosi a Naruto aggiunse “Tornerò stasera per il mio turno…”

“Non ti disturbare….posso sopravvivere anche senza un terzo supervisione…” e così dicendo si girò, dandoci le spalle mentre Kurama sbuffava seccato per quel comportamento.

Shino si lasciò sfuggire un sospiro prima di salutarci ed uscire dall’appartamento affiancato da Hinata.

“Mi sono persa qualcosa forse?” fece Tenten “ Siamo appena arrivati! Come mai quei due se ne sono già andati?”

“Non ti preoccupare per loro. Sono sicura che avranno avuto un buon motivo…” cercai di far liquidare la questione quanto prima.

Non capivo il comportamento di Naruto…era evidente il fatto che fosse stato lui a parlare a Hinata di Yota, essendo uno dei pochi a sapere della sua esistenza.  Quindi sapeva perfettamente che sia lei che Shino sarebbero andati a controllare se Kiba effettivamente si trovasse nel luogo che io avevo indicato. Come mai aveva reagito in quel modo però?

Kaiza ci raggiunse e come al solito, evito di prolungare l’ormai quotidiano silenzio imbarazzante.

“Ehi Naru, c’è una novità!” annunciò.

Sentendosi chiamare, si rigirò nuovamente nel letto per prestare attenzione.

“Di cosa si tratta?” chiese.

“Devi sapere che mentre io e Kurama ci occupavamo della spesa al mercato abbiamo incontrato mia moglie Yukiho…”

“Oh si…un’umana alquanto particolare.” commentò il demone.

Sapevo che era sposato ma in quel momento come non mai, nacque in me la curiosità di conoscerla.

“Ebbene…”continuò “…ha voluto sapere come stavi e le ho detto che va molto meglio nell’ultimo periodo. Così mi detto di riferirti che tra una settimana sei invitato a cena a casa nostra e che non accetta rifiuti! Quindi penso proprio che ti toccherà venire! Che ne dici?”

Lui parve sorpreso da quell’invito, forse non se l’aspettava. Ero curiosa di sentire la sua risposta.

“Puoi dirle che verrò con molto piacere.” disse con mia grande sorpresa.

Imprevedibile. L’unica parola adatta a descriverlo! Non c’era modo di sapere cosa gli passasse per la testa dato che ogni cosa che faceva o diceva era sempre l’opposto di quello che ci si sarebbe aspettato da lui.

“Ne sarà felicissima!” esclamò soddisfatto. “Un’altra cosa…un giorno di questi pensavo di tornare a casa per una giornata, così per passare un po’ di tempo con lei. E’ un problema per te?”

“Kaiza, non sei obbligato a restare qui. Puoi fare quello che vuoi, so che lei è sola a casa e che ha bisogno di te. Non sarà mai un problema per me se vuoi tornare da tua moglie, dove dovresti essere! Per favore, non farti degli scrupoli solo per colpa mia…” affermò lui in fretta.

“Bhè non è che sia proprio sola...però si, ha bisogno che stia un pochino con lei. Però…” cominciò avvicinandosi “…anche tu non preoccuparti, siamo intesi? Te l’ho già detto che sono contento di poter stare qui insieme a te, non sei un peso in alcun modo quindi non voglio che lo pensi. E anche lei sa quanto mi faccia piacere poterti aiutare…Pensa che quando sono andato a dirle che mi sarei trasferito a casa tua per aiutarti durante questo periodo di convalescenza, lei mi ha invogliato a farlo! Capisci?” e gli scompigliò i capelli.

Naruto annuì convinto. Kaiza sapeva sempre come parlargli, quanto lo ammiravo.

“Bene! Allora…che vogliamo fare per intrattenerci ragazzi? Ci raccontiamo qualche storia? Giochiamo a carte? Volendo Shikamaru ha lasciato qui la scacchiera, potremmo fare un torneo…”

Prima che potessimo votare però:

“Kaiza…se non è un problema, vorrei uscire a camminare un po’…”

Inutile dire che l’uomo rimase a bocca aperta e Kurama stesso sembrava non credere alle proprie orecchie.

“Vuoi uscire sul serio?”

“Si…non-“ tentennò “…non me la sento di restare in casa…”

Il mio stupore durò poco perché capii subito il motivo dietro quella richiesta. Gli attacchi di panico inducevano la persona che ne veniva colpita ad evitare in ogni modo di ritrovarsi nel luogo in cui aveva avuto l’esperienza. E siccome quello di Naruto si era svolto in casa, era normale che volesse uscire.

Anche il medico sembrò avere la mia stessa intuizione.

“Se è quello che vuoi va bene! Vada per la passeggiata! A voi và ragazzi?” domandò a me, Tenten e Lee.

Annuimmo tutti convinti. Kurama era contento all’apparenza. Dentro, credo fosse turbato…

Ci volle un po’ prima che Naruto fosse pronto per uscire perché il controllo delle ferite occupò la sua buona fetta di tempo. Si prese un po’ di tempo anche per la colazione dal momento che non l’aveva ancora fatta. Mentre io e gli altri lo aspettavamo fuori, si cambiò e quando uscì indossava i pantaloni arancioni della tuta e la maglia nera con la spirale rossa al centro. Niente copri fronte.

Senza di esso, le ciocche bionde gli ricadevano sparse sulla fronte ed erano smosse dalla leggera brezza che soffiava fresca. Non indossava il copri fronte da giorni e la cosa mi suonò molto strana, visto e considerato che era l’oggetto a cui teneva di più e per il quale non aveva esitato, a suo tempo. a sfidare anche Zabuza.

Anche quell’oggetto doveva essere coinvolto nella crisi che lo aveva sconvolto nel profondo.

Non erano state espresse preferenze sul percorso da seguire, credo che Naruto volesse semplicemente fare due passi fuori casa.
Camminava come al solito aiutandosi con il bastone regalatogli da Gaara che portava ovunque e affiancato da Kurama che stranamente era diventato piuttosto taciturno.

Mentre camminavano, lo osservava come se potesse riuscire a carpire con semplicemente con gli occhi,  i suoi pensieri. Quando però Naruto si accorgeva di essere osservato, lui distoglieva lo sguardo e fissava qualcosa davanti a sé.

Tenten e Rock Lee tentarono di farlo parlare, chiacchierando del più e del meno ma ottennero scarsi risultati. Il mio compagno di squadra o non rispondeva o si limitava a risposte secche  e prive di tono. Il medico meditava sulla prossima mossa da fare.

Attraversammo le stradine del Villaggio con calma e quasi tutto il tempo in silenzio, ognuno meditando su cosa dire. La presenza della Volpe non passò inosservata…benché incredibilmente in molti lo salutassero con inchini veloci, c’era ancora una parte di persone che lo fissava intimorita.

“Più tardi…gli farò cambiare idea…” lo sentii mormorare.

Nel frattempo solo Rock Lee continuava ad insistere a cercare di tirare fuori due parole di fila a Naruto, forse memore del discorsetto fatto dal maestro Gai in mattinata. Ma nulla da fare.

Senza quasi rendercene conto ci ritrovammo davanti all’Accademia.

Probabilmente era l’ora della pausa perché tutti i giovani e anche giovanissimi apprendisti ninja si rincorrevano come matti nel cortile, fingendo già di intraprendere missioni e di combattere tra di loro, mettendosi alla prova. Qualcuno di più tranquillo, se ne stava in disparte a leggere o a ripassare l’ultima lezione. Il tutto sotto la supervisione di alcuni maestri che come me sembravano persi nei loro ricordi di infanzia.

La nostalgia non colse solamente me. Anche Rock Lee e Tenten li osservavano sorridenti. Kaiza pareva sul punto di potersi sciogliere per quanto era intenerito. Kurama invece era infastidito…credo non fosse il tipo che sopporta facilmente i bambini e la loro iperattività.

Colsi anche in Naruto un momento di serenità che sparì quasi subito quando qualcosa catturò la sua attenzione. Seguì il suo sguardo e notai che puntava dritto dentro il cortile, sulla destra in corrispondenza del quale c’era un albero molto famigliare, distante da tutto e tutti.

Consumata dal tempo, al ramo più alto era appesa un’altalena che un bambino faceva oscillava lentamente. E osservava tutti da lontano.

“Kurama…potresti ritrasformarti in umano per favore? Vorrei entrare…”sussurrò Naruto.

“Ti ricordo che sono nudo…non vorrai traumatizzare quei piccoli mocciosi, vero?”

“Puoi aspettare qui allora?”

Dopo un momento di esitazione, il cercoterio annuì. Kaiza si propose di restare con lui.

Entrarono in un vicolo all’ombra forse per evitare che il demone fosse visto troppo in giro. Non sapevo cosa avesse in mente di fare più tardi durante l’appuntamento che aveva dato ai sopravvissuti della nottata dell’attacco, ma decisi di lasciare perdere per vedere cosa aveva in mente di fare Naruto piuttosto che si era avviato verso il cancello. Senza capire lo seguimmo al suo interno.

In molti si girarono e interruppero le loro attività per osservarlo.

“E’ Naruto Uzumaki!” esclamò uno.

“Già è proprio lui!” aggiunse un altro.

“Perché cammina con il bastone? Si sarà fatto male?” dissero ancora.

“E chi lo sa…”

Se solo sapessero…

Lui non sembrò fare per nulla caso a quelle voci e procedette dritto fino a quella che avevo capito essere la sua meta. Si fermò proprio di fronte al bambino sull’altalena, che avendo la testa bassa non si accorse subito della nostra presenza.

Quando sentì di essere osservato, alzò lo sguardo e non appena notò Naruto, balzò in piedi indicandolo:

“T-tu…s-sei Na-naruto U-uzumaki!” esclamò. Lui glielo confermò, annuendo.

Avrà avuto non più di dieci anni, era magrissimo e portava i corti capelli rossicci in modo completamente disordinato. Una ciocca un po’ più lunga gli copriva l’occhio destro.  La prima cosa che però balzava all’occhio era l’ustione che gli ricopriva tutta la parte sinistra del volto molto più scura rispetto all’altra metà di un rosa pallido che quindi provocava uno strano effetto sul suo viso.

Povero…cosa poteva aver causato una cosa simile?

Tardi mi accorsi di essermi fermata ad osservarlo. E non solo io, anche Tenten  e Lee. Lui chinò immediatamente la testa, portandosi una mano sul viso,vergognandosi.

“Che volete?” chiese poi il piccolo con il broncio.

“Potresti cedermi un po’ il tuo posto?” domandò Naruto, indicando l’altalena.

“Come?! Tu così grande che vuoi andare sull’altalena?” chiesi stupito.

“Ti dispiace?”

Ci pensò un po’ su e poi scosse la testa, spostandosi per farlo sedere.

“Come ti chiami?” si informò dopo un attimo.

“Rei Kazama…” mormorò lui.

“Cosa facevi qui tutto solo?”

“Non sono affari tuoi!” esclamò ma poi si tappò la bocca, pensando di essere stato inopportuno a parlare così proprio all’eroe del Villaggio.

“E’ vero…perdona la mia curiosità. Volevo sapere come mai invece di andare a giocare con gli altri, preferivi stare qui con lo sguardo di chi nutre un odio profondo verso tutti e soffre senza dire una parola, esattamente come facevo io quando avevo la tua età…”

Lasciò Rei di stucco. Per non parlare di noi tre, che assistevamo a quel dialogo come spettatori invisibili, senza emettere un fiato.

“Lasciavano solo…anche te?” chiese in un sussurro.

Lui annuì.

“Allora non ne comprendevo il motivo…ma quando provavo ad avvicinarmi agli altri bambini per poter giocare con loro venivo sempre scacciato in malo modo. E i loro genitori mi urlavano di stare lontano. Quindi venivo sempre qui…li guardavo da lontano e mi chiedevo il perché. Cosa c’era in me che non andava? Perché sembravano avere paura di me,  come se da un momento all’altro potessi fargli del male? E dato che non capivo…ho iniziato ad odiarli. Stavo troppo male e avevo bisogno dell’odio per stare un po’ meglio...”

Quelle ammissioni mi fecero sentire un vero mostro. Ripensare a quanto lo avessi giudicato male, a quanto avessi anche io cercato di tenerlo lontano quand’ero più piccola…mi fece stare veramente male.

Naruto aveva sorriso durante il racconto e Rei aveva ascoltato tutto , incredulo. Si sedette sull’erba incrociando le gambe e iniziò a strappare nervoso i fili d’erba.

“Io so perché non mi vogliono…per colpa di queste…”  e si toccò il viso sulle ustioni, percorrendole con le dita con sapienza. Come se lo avesse fatto già mille volte.

“… non ricordo nemmeno cosa è successo di preciso. Casa mia era avvolta dalla fiamme, un’incidente…io ero dentro in trappola. Chiamavo i miei genitori ma loro non potevano raggiungermi. E poi ho perso i sensi…quando mi sono risvegliato in Ospedale per fortuna scoprii che i miei genitori stavano bene ma…” e strinse con forza quel tratto di pelle.

“I dottori non hanno potuto fare meglio di così…adesso ogni volta che qualcuno mi vede, mi fissa come se stesse guardando un mostro! E da quando sono entrato in Accademia, qualche mese fa le cose sono peggiorate perché nessuno mi rivolge la parola e scappano via appena mi vedono…” iniziò a piangere.

“Non riesco a odiarli…vorrei ma non posso. Mi spavento io ogni mattina quando mi guardo allo specchio e vedo tutto questo…come posso biasimarli?”

“Capisco perfettamente come ti senti…”

Il bambino tornò a guardare Naruto.

“Ma non devi permettere agli altri di giudicarti per quello che non sei…di lasciarti sempre da solo. Comprendo quanto possa essere difficile ma ascolta…devi insistere, fare tu il primo passo e anche se all’inizio troverai solo rifiuti…ti posso garantire che prima o poi incontrerai qualcuno che ti capirà e ti accetterà per quello che sei, superando le apparenze. Non c’è nulla che non va in te, sono stato chiaro? Quello che tu credi sia una debolezza, sai cos’è per me?”

Rei scosse la testa.

“Io credo che sia una prova di grande coraggio. Nonostante tutto tu hai avuto la forza di venire all’Accademia, ti sei esposto al giudizio degli altri ma nonostante questo sei ancora qui. Non nascondere più il tuo volto…vanne fiero invece, perché è la dimostrazione che sei un guerriero che ha affrontato una battaglia difficile! Insomma…spero tu abbia capito cosa voglio dire…”

Sembrava ancora un po’ confuso e non del tutto convinto di quelle parole. Ma Naruto non aveva finito.

“Hai mai sentito parlare di Raido Namiashi?”

“Si, è un grandissimo jonin che era anche l’assistente del Terzo Hokage!”

“Ebbene sappi che lui ti assomiglia molto…anche lui ha bruciature e cicatrici sul viso. Eppure è un ninja abilissimo, riconosciuto e accettato da tutti! Come vedi, lui non si è fatto fermare da quella parte del suo aspetto…si è impegnato e alla fine è stato riconosciuto per i suoi meriti e non per l’apparenza. Ed io stesso ho ottenuto il riconoscimento del Villaggio nonostante fossi la Forza Portante della Volpe a Nove Code. Anche se mi disprezzavano alla fine ho capito che restarmene da solo non mi sarebbe servito a nulla, se non a stare più male ogni giorno che passava...così ho fatto il primo passo, ho sempre dato il massimo per riuscire a perseguire il mio obbiettivo, cioè essere riconosciuto ed accettato da tutti…ora devi farlo anche tu…” gli poggiò la mano sulla testa “….non sarà facile ma sono certo che puoi riuscirci.”

Al piccolo brillavano gli occhi. Finalmente vi ardeva una scintilla di determinazione che Naruto aveva acceso raccontando la sua esperienza e motivandolo con la profondità delle sue parole.

“Quindi tu non ti sei mai arreso?” chiese.

Mi irrigidì. La risposta a quella domanda sarebbe stata importante…

“No…mai…” mormorò a bassa voce. Non riuscì a capire se era la verità…

“E ora tu credi d-davvero che io possa farcela…?”

“Io l’ho fatto…quindi puoi anche tu…”

“Naruto…” si alzò in piedi e gli si buttò tra le braccia per abbracciarlo forte “…grazie…”

E lui? Da sorpreso…divenne sereno e cercò di ricambiare l’abbraccio.

“Non ringraziarmi…non potevo non aiutare qualcuno che stava vivendo la stessa esperienza di quand’ero piccolo…”

“Questo significa…che siamo amici?!” domandò emozionato, liberandolo dalla stretta e porgendogli la mano.

Esitò. Ma…

“Si…siamo amici.” E allungò la sua mano per stringere la manina di Rei, che non poteva essere più felice.

Mi scambiai un’occhiata con i miei amici e incontrando i loro sguardi sbigottiti ma contenti, compresi che anche loro si erano resi conto che quel ragazzino con i suoi problemi era riuscito a far trovare a Naruto, il suo antico spirito, la sua capacità di comprendere le persone, di farle diventare sue amiche usando poche parole…

Notai che un gruppo di ragazzi e di bambini si era fermato ad osservare la scena, incuriositi.

In quel momento suonò la campanella che segnava il nuovo inizio delle lezioni. Era ora di rientrare.

“Devo andare adesso…” constatò dispiaciuto “…tornerai a trovarmi, vero?”

“Se ti fa piacere si.” rispose.

“Bene! E te lo prometto Naruto…non mi arrenderò mai! Farò vedere a tutti quello che valgo, senza più nascondermi!  Ti renderò fiero di me!” promise solenne.

“Ci conto! Ora vai…” e lo spinse ad andare.

Dopo averci salutati tutti corse insieme agli altri ragazzi per rientrare nelle aule e non appena si avvicinò, una bambina subito gli si fece accanto per parlare con lui.

In breve il vociare sfumò e il cortile tornò deserto.

“Però…chi l’avrebbe mai detto che una Testa Quadra come te sarebbe riuscito a motivare un ragazzino in quel modo…” disse Tenten al mio compagno di squadra.

Lui non fece in tempo a ribattere che Rock Lee aggiunse:

“Ha ragione, gli hai dato un motivo per combattere! Sei sempre stato un ninja sorprendente, amico mio ma oggi hai superato te stesso!”

Naruto era senza parole.

“Non so in quale altro modo dirtelo…sei stato davvero straordinario…” conclusi io.

Ci fissò tutti e tre negli occhi, come se credesse che stessimo mentendo. Quando però comprese che non era così, fece l’ultima cosa che mi sarei aspettata.

Chinò la testa per nascondere il fatto che stava sorridendo per i nostri complimenti.

Andava tutto alla grande. Forse stava cedendo…forse era il momento giusto per parlargli.

Ma bastò l’intervento di una voce cupa per interrompere quel momento:

“Ma bravo…proprio un bel discorso!” affermò sarcastica “Peccato che tu non creda più in nulla di tutto quello che hai detto a quel ragazzino…e che tu gli abbia mentito spudoratamente!”







(*) Yota è un personaggio di una saga filler che vi consiglio di vedere...sono tre episodi e a me prsonalmente è piaciuta! ^^ Gli episodi sono 323-324-315 se vi interessa ;) Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo! Grazie a tutti! ^^
 

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Capitolo 27
*** Chiarimenti... ***


Buona Lettura a tutti! :D

Questi segni /////////, indicano che è passato del tempo tra una scena e l'altra, c'è stato un piccolo salto sempre però nell'arco della giornata ma vi basterà leggerlo per capirlo comunque! ;)






Mi sembrava così dannatamente assurdo che Kiba avesse scelto un momento tanto delicato per riapparire e per di più con un tono così tremendamente provocante…

Fui colta per un momento dalla speranza di essermela semplicemente immaginata la sua voce. Ma già prima di alzare lo sguardo, sapevo di star sperando invano.

Era vestito come suo solito, la giacca di pelle nera e i pantaloni scuri, quindi esattamente come l’ultimo giorno in cui l’avevo visto.

L’unica differenza era che sembrava reduce da un combattimento molto impegnativo. E non solo per la polvere e gli strappi presenti ovunque sui suoi vestiti ma anche per i graffi che aveva sul viso e sulle mani.

Mentre si avvicinava mi resi conto che era diverso. Teneva lo sguardo serio su di noi, fissandoci con un’intensità disarmante e questo tradiva l’apparente stato di calma in cui si trovava. Era evidente quanto la rabbia ancora lo tenesse stretto nel suo pugno ma c’era anche dell’altro. Era esausto…la prima cosa del suo viso che catturava l’attenzione erano le occhiaie profonde che facevano dedurre che era da molto che non riposava.

Dietro di lui, a seguirlo c’erano Hinata e Shino. Questo significava che si era veramente nascosto nel luogo in cui da bambini giocavamo insieme a Yota. Lei era veramente nervosissima, glielo si leggeva nelle mani tremanti che si stringevano l’un l’altra nel vano tentativo di trovare pace mentre lui all’apparenza pareva tranquillo grazie agli occhiali scuri ma ero sicura che fosse sull’attenti e pronto a scattare per fermare il suo amico.

Akamaru lo affiancava ma non sembrava affatto felice. Guaiva piano, in segno di protesta e di supplica a fermarsi. Anche lui sembrava temere qualcosa di imminente.

Perché avevamo tutti una brutta sensazione?

E poi come mai non li avevo notati prima? Eppure in base alle sua parole, dovevano aver assistito a tutta la scena con Rei.

Quando fu a pochi metri da noi…Kiba iniziò a battere le mani.

“Davvero ammirevole! Sei diventato veramente un bugiardo con i fiocchi!” si complimentò.

“Kiba avanti…Non è il caso di comportarsi così…” cercò di fermarlo Hinata.

“Non vedi che mi sto complimentando?” disse come per rimproverarla di essere stato interrotto “Se lo merita non trovi? E’ stato alquanto convincente con noi e dalla reazione di quel ragazzino direi che lo è stato anche con lui! Congratulazioni!”

Naruto, dopo aver appoggiato il suo fedele bastone al tronco dell’albero, continuò a dondolarsi sull’altalena lentamente come se non lo sentisse. Teneva gli occhi inchiodati al suolo e si massaggiava  il braccio fratturato. Iniziai a pensare che non lo facesse per il dolore…ma per rilassarsi.

Inutile dire che quel suo disinteresse, servì solamente a far innervosire di più Kiba che strinse spasmodicamente le mani. Ma nonostante questo, ricominciò a parlargli con la stessa calma apparente.

“Giusto per chiedertelo… cosa hai intenzione di dirgli la prossima volta?” iniziò. E nel momento in cui si accorse che non avrebbe ottenuto risposta…probabilmente disse la cosa più provocatoria e sinceramente crudele che gli venne in mente.

“ Che nei momenti più duri, invece di parlare con i propri amici…il modo migliore per esorcizzare il dolore è tagliarsi?”

“Hai parlato pure troppo! Ora basta!” intervenne Shino, parandosi davanti a lui e iniziando a spingerlo indietro per portarlo via.

Ma il danno era stato fatto. Naruto si irrigidì visibilmente, stritolandosi il braccio in una morsa e arrestando con un piede il movimento oscillatorio dell’altalena. Potrei giurare di averlo sentito ringhiare.

“LASCIAMI IMMEDIATAMENTE!” sbraitò Kiba, liberandosi dalla presa del compagno e assestandogli un calcio nel ventre che lo colse del tutto impreparato e lo fece sbalzare di un paio di metri. La rapidità di quel movimento, non gli aveva dato la possibilità di reagire nemmeno con i suoi insetti.

Akamaru abbaiò di disappunto.

“Kiba! Perché…?” gli sussurrò Hinata prima di avvicinarsi al compagno di squadra a terra, che lentamente si metteva seduto.

“Non voglio che nessuno si intrometta questa volta! Nemmeno tu Akamaru! Smettila!” zittì persino il suo amico che abbassò le orecchie obbediente.

Gli altri due restarono a guardarlo interdetti. Non lo riconoscevano.

“Non voglio più sentire nessun altro parlare al di fuori di lui!” dichiarò dopo, indicando Naruto “E questo significa che voglio una risposta da parte tua! Anzi la pretendo! Cos’altro dirai a quel ragazzino?! Eh?! Di prendere la via più facile quando non saprà più cosa fare…? Che un gesto egoista come il suicidio sia la soluzione a tutti problemi di una persona?!”

“COS’ E’ CHE VUOI, KIBA?!” urlò Naruto, scattando immediatamente in piedi e andando a fronteggiarlo mentre inutilmente Rock Lee provava a trattenerlo prendendolo per un braccio.

“Voglio che tu ti renda conto dell’incoerenza che corre tra le tue parole e le tue azioni!” rispose l’altro con infinita calma, con un ghigno soddisfatto per aver ottenuto la reazione che si aspettava, toccandolo due volte sul petto con provocarlo di più.

“Di quello che faccio IO non deve importarti nulla, mi hai sentito? Le mie scelte non ti riguardano!” mise in chiaro.

“AH NO? Bhè sono spiacente per te…ma non tutti sono disposti ad appoggiarti nonostante le tue menzogne! Per questo io non permetterò che tu riempia la mente di quel ragazzino o di chiunque altro con parole vuote e senza alcun valore!”

“Per favore ragazzi…” cercò di separarli Tenten “…credo che la discussione stia degenerando…”

“Tu…” riprese Naruto, ignorandola “…credi che dirgli di non arrendersi mai e di dare il massimo, siano cose da nulla?!”

“DETTE DA TE SI!” e lo spinse violentemente.

Io subito mi feci vicina al mio compagno di squadra, per sostenerlo. Senza il bastone non riusciva a tenersi ancora bene in piedi nonostante le ferite stessero guarendo. Percepii che i suoi muscoli erano tesi e il suo cuore batteva velocemente. Ma questo stato di tensione mal si accompagnava a quello che sembrava essere il suo stato d’animo. Fissava Kiba con incredulità, ad occhi spalancati…rifletteva e allo stesso tempo aspettava che lui parlasse ancora.

E lui continuò:

“Siccome sembri non capire, te lo spiegherò meglio! Se quel discorso glielo avesse fatto Naruto Uzumaki…lui avrebbe avuto il mio completo appoggio! Perché’? Perché il NARUTO UZUMAKI che conosco io, CREDE in quello che dice, è fedele ai suoi amici, è un combattente inarrestabile, non si arrende mai e soprattutto…non è un BUGIARDO! ”

Poi gli puntò il dito contro, come stesse additando il colpevole di un crimine capitale.

“Mentre TU…sai cosa sei?...”

Attese per dargli la facoltà di rispondere. Ma lui non aprì bocca e accolse l’accusa cheil suo vecchio amico gli mosse contro senza ribattere.

“Tu…tu sei solamente….un CODARDO!” concluse.

“Inuzuka, direi proprio che è il caso che inizi ad abbassare un po’ i toni!”

La voce tuonante di Kurama spezzò la tensione che si era creata. Non avevo idea di come si fosse accorto della situazione ma gli fui immensamente grata di essere arrivato.

Ora procedeva verso di noi a grandi balzi seguito da Kaiza.

Akamaru avvertì il pericolo e si affiancò al suo padrone, iniziando a ringhiare minacciosamente. Esattamente la stessa cosa che fece Kurama con l’unica differenza che la fila di zanne che stava mettendo in mostra era decisamente più inquietante. Ma nonostante avvertisse l’enorme potenziale del suo avversario, grazie alla sua capacità di percepire e valutare il chakra altrui, l’enorme cane non indietreggiò.

Per prima cosa il medico offrì una mano a Shino che l’accolse per rialzarsi. Dopodiché disse:

“Si può sapere cosa sta succedendo qui?”

“A giudicare dall’intensità con cui il mio chakra gli ribolle nel corpo, direi che qualcuno lo ha fatto arrabbiare seriamente…e non credo sia difficile immaginare di chi sia la colpa…”

Mi diedi della stupida per aver scordato per l’ennesima volta la presenza del chakra del cercoterio nel corpo di Naruto. Era quello che permetteva loro di restare collegati…

“Bene! A quanto pare il naso aveva indovinato nel riconoscere la tua puzza, Demone!” lo schernì Kiba.

“Non sarà mai invadente come quella tua e del tuo bastardo pulcioso!” ribatté, guadagnandosi un doppio ringhio.

“Via ragazzi, non mi pare il caso di mettersi a litigare…” cercò di calmare le acqua Kaiza.

“Infatti non ha senso continuare questa conversazione…torniamo a casa…” chiuse il discorso Naruto, voltandosi evidentemente per tornare a casa.

“Oh no…!” fece Kiba, afferrandolo per le spalle le costringendolo a girarsi. “Io e te abbiamo tutt’altro che finito!”

La situazione stava decisamente peggiorando. Mi aspettai che Kurama da un momento ,dopo essersi liberato di Akamaru attaccasse anche Kiba. Per lui non sarebbe stato un problema. E considerato le provocazioni ricevute, mi parve strano che non l’avesse ancora fatto.

Ma quando Naruto  stava per liberarsi dalla presa che lo tratteneva,  il cercoterio parve avere come una sorta di illuminazione.

“Non credo abbiate altro da dirvi. Cosa pensi di fare ora Inuzuka?” lo interrogò.

Sia Naruto che Kiba si accorsero del cambiamento nel tono di voce del demone ma entrambi sembrarono confusi sul significato da attribuirgli. Poi il castano scosse la testa e tornò sul suo pensiero principale.

“E’ vero…non abbiamo nulla da dirci a voce…è arrivato il momento di far parlare i nostri pugni!” e lo liberò, indietreggiando di qualche metro.

“Non ho la minima intenzione di combattere contro di te…” chiarì Naruto.

“Così confermi soltanto di essere un vile codardo!” lo provocò di nuovo.

“Non ha importanza quello che pensi di me…non ho intenzione di combattere…” ripeté nuovamente. La sicurezza che c’era nei suoi occhi sembrava inattaccabile.

“E anche se ti andasse, sarei io a non permettertelo! Sei ancora ferito , non riusciresti a difenderti!” mise in chiaro anche Kaiza.

“Non ho idea di chi tu sia Vecchio ma è evidente che non conosci veramente Naruto…lui non si tirerebbe indietro davanti ad una sfida nemmeno se fosse in fin di vita!” spiegò e il mio compagno di squadra ebbe un altro sussulto.

Kiba lo stava sfidando su tutti i fronti…ripetere in continuazione il suo nome come se parlasse di un’altra persona stava servendo ad innervosirlo ma anche ad attaccarlo moralmente…e credo che ci stesse riuscendo alla perfezione.

E io non potevo sopportarlo oltre. Ma allo stesso tempo non avevo intenzione di avere altri motivi di contrasto aperto con lui.

“Vieni Naruto…ti accompagno a casa…” gli sussurrai, tirandolo piano per un braccio.

Lui non mi fissò con astio…ma con impassibilità. Nonostante questo però assecondò la mia presa e fece per seguirmi.

Prima ancora che Kiba protestasse di nuovo però la strada ci venne sbarrata da Kurama.

“Cosa stai facendo?!” gli chiesi, confusa.

Perfettamente dritto nei suoi due metri di altezza, chiese:

“Tu cosa stai facendo?” mentre fissava Naruto.

“Non combatterò…” disse semplicemente.

“E quindi pensi di lasciar correre su tutto quello che ha detto?!”

“Si.”

La sua voce era calma e tranquilla. Era assolutamente convinto di quello che stava facendo…o meglio non stava facendo. Ma non era turbato. Tutto ciò non sembrava toccarlo minimamente nonostante poco prima il suo corpo avesse reagito involontariamente a quelle provocazioni. Ma questo non sembrava essere ben accetto a Kurama.

“Come puoi permettere una cosa simile?!”

“Ne abbiamo parlato…io…non ci riesco…” e chinò il capo.

Il cercoterio allora ringhiò, facendoci arretrare per lo spavento.

“Non ti permetterò di scappare come un codardo! Mi hai sentito?!”

Affondò le zampe nel terreno con forza.

"HAI SENTITO?!"

Solo allora Naruto annuì.

“Bene!” affermò e iniziò a guardarsi intorno. “Questo non mi sembra il posto adatto per sistemare la faccenda! Andiamo sul retro sul terreno per le tecniche base, lì saremo riparati da sguardi altrui! Muoviamoci! E tu Inuzuka,…vedi di non scappare con la coda tra le gambe!”

Lui ghignò divertito:

“Ti piacerebbe!”

Non riuscivo più a capire cosa stesse succedendo e soprattutto cosa avesse in mente Kurama. Era impazzito?

Tutti eravamo inquieti e decisamente confusi ma di fronte ad un demone infuriato, bastò uno sguardo di intesa tra di noi, seppur rassegnato, per capire che era il caso di non peggiorare la situazione. Ignorando le proteste di Naruto e i miei tentativi di restargli vicino, la Volpe dopo averlo costretto recuperare il suo bastone, prese a spingerlo in avanti per portarlo al vecchio campo di allenamento. Kiba aveva un sorriso soddisfatto mentre camminavamo. Sembrava contento che il demone avesse obbligato Naruto a quella sfida.

Quando la sua ex Forza Portante prese a camminare da sola, rassegnata vidi Kaiza intento a cercare in ogni modo di fermarlo:

“Si può sapere cosa ti frulla in testa? Non può combattere in quelle condizioni! E poi non puoi obbligarlo!” parlava sottovoce per non farsi sentire dall’interessato.

“Vecchio…ricordi la nostra chiacchierata? Mi sembri uno con una buona memoria quindi ti chiedo…ricordi quando ti ho detto che c’era bisogno…di uno stimolo? Bene ora che l’abbiamo trovato, vedi di non rovinare tutto!”

Il medico sembrò ripescare nella sua memoria la loro conversazione ma:

“E’ ferito…te ne rendi conto?”

“Ho capito cosa vuole fare l’Inuzuka…in ogni caso non permetterò che la situazione degeneri.”

A quel punto Kaiza si lasciò andare ad un sospiro rassegnato. Non c’era modo di fermare quel stava per accadere. Riflettendo su quel loro breve scambio di battute, era evidente che Kurama volesse sfruttare la presenza di Kiba e tutta la rabbia che provava per far reagire Naruto e farlo uscire dal suo stato apatico. E davanti alla sua incredulità, quando quest’ultimo si era rifiutato di battersi, compresi che sperava che portando avanti le provocazioni e con la giusta dose di tensione che si sarebbe creata con quella sfida…

Poteva funzionare. Il mio compagno di squadra era già scattato una volta di fronte alle parole che gli erano state rivolte. Sarebbe bastata un’altra piccola spinta…e forse avremmo ottenuto ciò che speravamo tutti da quasi due settimane. Il ritorno di Naruto Uzumaki.

Arrivammo nello spiazzo di terreno battuto destinato all’apprendimento delle tecniche elementari, l’utilizzo degli shuriken e degli altri strumenti ninja. C’erano bersagli disposti ovunque e armi ninja lasciate sparse in giro. Al centro dell’area, era disegnato un cerchio con il gesso di diametro pari ad una quindicina di metri.

Dove un tempo, sotto la supervisione del maestro Iruka, si svolgevano i duelli di allenamento.

Kurama si occupò della disposizione di ognuno di noi. Spinse Naruto e lo fece entrare nel perimetro del cerchio e invitò “gentilmente” Kiba a fare lo stesso. Costrinse Akamaru a farsi indietro e a restare insieme a me, Rock Lee, Tenten , Hinata, Shino e Kaiza che distavamo un paio di metri da loro.

“Non penso che sia una buna idea...peggiorerai le cose così…” cercò di opporsi Shino ma due file di zanne affilate lo costrinsero a tacere.

Kiba si stava sgranchendo i muscoli mentre Naruto se ne restava immobile. Kurama si mise un attimo tra di loro per dettare le regole…o meglio la regola:

“Siate leali. Nient’altro.”

Dopodiché ci raggiunse e si accucciò vicino a me e a Kaiza. La preoccupazione che aleggiava era palpabile.

Per quanto avessi iniziato a comprendere l’utilità di quello scontro, non riuscii a tenere a freno la mia preoccupazione. Naruto era pur sempre ferito…ma cercai di restare tranquilla.

“Quando volete!” li incitò.

Kiba si mise in posizione pronto a scattare. Naruto invece rimase inerme.

“Ti avverto…non ho intenzione di trattenermi!” lo avvertì.

Non ottenne alcuna risposta. Iniziò a spazientirsi sul serio.

“Per quanto mi secchi dar retta al tuo amichetto demone, sono intenzionato a rispettare la regola che ha imposto…quindi tira su la guardia!”

Ma l’altro non si mosse.

“CAZZO NARUTO, REAGISCI!” sbraitò.

Ma lui scosse la testa, dicendo solamente:

“Non posso farlo…”

La velocità con cui Kiba si mosse ci lasciò tutti esterrefatti…ma la violenza con cui il suo pugno impattò contro il viso dell’altro,            ci sconvolse. Mi sembrò di vedere quel momento a rallentatore, percepì la forza con cui quel pugno era stato caricato. E gli effetti furono subito evidenti perché Naruto cadde pesantemente a terra.

Si teneva una mano sul viso ma non emise un solo suono. Quando la tolse notai che il labbro inferiore sanguinava abbondantemente…doveva averglielo spaccato.

In un moto di estrema preoccupazione per lui, stava per correre verso di lui e credo che anche glia altri volessero intervenire ma la voce del demone ci paralizzò:

“Non…azzardatevi a muovere un solo passo…”

Dopo averci scrutati con le due iridi rosse e aver smesso di emanare ondate di chakra a mò di avvertimento aggiunse:

“Quel poco di sangue non lo ucciderà…”

Se cercava di tranquillizzarci, non c’era riuscito. Tutti fissavamo terrorizzati Kiba mentre si chinava a terra e lo afferrava per il bordo della maglietta con la mano sinistra:

“Dillo ancora, se hai il coraggio…” gli sussurrò.

“N-non…posso…” ripeté ma non riuscì a terminare.

Un altro pugno, stavolta un potente gancio destro. Stavolta a Naruto scappò un attacco di tosse.

“TU NON E’ CHE NON PUOI! TU NON VUOI! TI SEI ARRESO NARUTO! HAI SMESSO DI COMBATTERE! TI STAI LASCIANDO ANDARE SENZA CERCARE DI REAGIRE! CON QUESTE FERITE…” e impattò il pugno sia contro il braccio fratturato che sulla ferita all’addome, facendolo gemere per il dolore “…HAI TORTURATO IL TUO CORPO FINO ALLO STREMO E SENZA MOTIVO! INVECE DI CERCARCI PER RISOLVERE INSIEME I PROBLEMI, COME ABBIAMO SEMPRE FATTO,  HAI SCELTO DI FARE TUTTO DA SOLO E DI SCEGLIERE LA VIA PIU’ SEMPLICE! E COME SE NON BASTASSE, RIFIUTI L’AIUTO ANCHE DI CHI STA CERCANDO DI AIUTARTI NONOSTANTE TUTTO!

CHE COSA TI E’ SUCCESSO? PERCHE’ SEI CAMBIATO?

PERCHE’ SI E’ RESO NECESSARIO PER TE DESIDERARE DI MORIRE?

MA SOPRATTUTTO…PERCHE’ ORA HAI SMESSO DI VIVERE?!”

Si fissavano negli occhi…stavolta Naruto non abbassò lo sguardo.

“RISPONDI!” sbraitò ancora, sbattendolo contro il terreno.

Seguì diversi secondi di interminabile silenzio. Poi…

“Mi sono stancato di combattere, di lottare…è questo il motivo…”

Kiba lasciò la presa…

E nessuno di noi sapeva più cosa pensare…

Avevamo appena ottenuto la conferma di qualcosa che fino a quel momento avevamo solamente ipotizzato e pregato che non corrispondesse alla realtà…la resa di Naruto.

Per quanto questo spiegasse l’accaduto, nessuno di noi ci aveva creduto del tutto fino a questo momento. Io stessa speravo che ci fosse un’altra spiegazione…che fosse stato solamente un momento di profonda crisi che con il tempo sarebbe passato…

Ma se a due settimane dall’accaduto, Naruto si comportava ancora troppo spesso  come se nulla lo toccasse, se aveva dato quella risposta nonostante i momenti in cui aveva sorriso e sembrava stesse tornando in se…non c’erano altre spiegazioni.

“…come sarebbe…che ti sei stancato…?” sussurrò Kiba con voce tremante.

“Non ho più la forza…” cercò di spiegarsi “…tu…non puoi capire…”

“L’UNICA COSA CHE NON RIESCO A CAPIRE E’ PERCHE’ CONTINUI ANCORA A PRENDERMI IN GIRO!” e sollevò il pungo pronto a darglielo ancora in faccia.

“Inuzuka…”

Si bloccò all’istante e si voltò in direzione di Kurama come tutti quanti noi. Aveva gli occhi chiusi e sembrava perfettamente tranquillo. Come se non ci fosse la sua ex Forza Portante lì a farsi pestare.

“Credo tu ti sia divertito abbastanza. Non ha alcun senso continuare. Ma nel caso in cui tu volessi farlo..sappi solo che se il tuo braccio si abbassa ancora una volta…lo ritroverai a più di un kilometro da questo punto preciso.”

 Nella sua voce, sotto la minaccia di amputazione, c’era una nascosta ma amara delusione.

Kiba strinse il pugno, combattuto sul da farsi. Poi si rilassò.

“Ho capito…” disse e si alzò, lasciando libero Naruto. “Akamaru!”

L’enorme cane bianco si precipitò immediatamente accanto al suo padrone che con un unico movimento gli saltò in groppa. Il mio compagno di squadra era ancora con la schiena a terra.

“Ho solo un’ultima cosa da dirti…” gli si rivolse dopo un attimo “…mi hai veramente deluso.

Ti credevo veramente più forte. Ero convinto che non ci fosse nulla in grado di abbattere le tue sicurezze, che non esistesse avversario che tu non saresti stato in grado di fronteggiare.  Mi ero persino ricreduto su di te…avevo superato l’idea che mi tartassava  sul fatto che tu fossi solamente un imbecille e che tutte le tue vittorie fossero dovute alla tua fortuna.

Credevo davvero…che la cosa che più contasse per te, fossero gli amici. Che tu ci considerassi tali dopo tutto quello che abbiamo passato…

Solo ora mi rendo conto che in quelle parole non ci hai mai creduto veramente…ce lo hai dimostrato adesso con le tue azioni…e quel giorno con la tua decisione di farla finita!”

“Kiba…ora stai…” cercò di dire.

“COSA? Sto esagerando forse?! No invece! Prenditi almeno le responsabilità delle tue azioni! Gli amici…se non sono con noi nei momenti in cui abbiamo bisogno…quando dovrebbero esserci?! Invece tu ci hai del tutto esclusi dalla tua vita come se non avessimo mai fatto parte! E soprattutto come se le tue decisioni non ci toccassero!”

Si prese una pausa…non ce la faceva a parlare…quelle parole lo stavano ferendo nello stesso momento in cui le pronunciava.

“Sei stato un grande egoista…ed è questo il motivo …per cui non  accetterò mai che qualcuno come te…diventi Hokage… ricordalo.” concluse e dopo aver spronato Akamaru, partì di corsa allontanandosi da noi.

Restammo un minuto buono a riflettere sulle ultime parole di Kiba che erano state senza dubbio le più dolorose…poi Kaiza prese in mano la situazione, scambiandosi un’occhiata con Kurama prima di avvicinarsi a Naruto. E io andai subito dietro di lui, mentre gli altri aspettarono un attimo prima di raggiungerci.

“Ragazzo…” lo chiamò dolcemente l’uomo.

Naruto guardò fisso il cielo ancora un momento, sospirò e tese la mano per farsi aiutare a mettersi seduto. Kaiza senza aggiungere altro gli sollevò la maglietta e concentrò un po’ di chakra curativo sulla zona. Io ero più preoccupata per il sangue che continuava ad uscirgli dal labbro e che gli colava lungo il mento.

Dovevo fermare l’emorragia…ma mi imbarazzai quando gli chiesi di poterlo fare.

“Naruto…posso…” iniziai.

Mi aspettai che mi liquidasse con qualche frase acida ma mi stupii quando annuì, dandomi il permesso.

“Apri un po’ la bocca…” gli chiesi.

Lui mi guardò leggermente imbarazzato…ma dischiuse un po’ le labbra.

Poggiai due dita sul punto in cui usciva il sangue e concentrando lì il chakra medico, rimarginai quella piccola ferita. Mantenere la concentrazione non fu affatto facile, dal momento che due profondi occhi azzurri erano fissi su di me ma cercai di non farci caso.
Una volta terminato, Kaiza gli porse un fazzoletto e lui si pulì dal sangue al meglio che poté fare. Poi lo aiutammo ad alzarsi.

“E’ tutto apposto?” domandò premurosa Hinata.

Lui annuì. Credo che non volesse altro che tornarsene dritto a casa.

Desiderio confermato da come si fissarono lui e Kurama. Il cercoterio non sembrava arrabbiato…solo deluso. E anche Naruto che sembrava voler evitare quelle due iridi rosse, non riuscì ad evitare che la Volpe gli si affiancasse per aiutarlo a stare in piedi.
Insomma era chiaro che saremmo tornati a casa. Rock Lee e Tenten sembravano seriamente dispiaciuti per l’accaduto e per non essere stati molto d’aiuto, ma seguirono i due che si avviavano verso la casa dell’Uzumaki.

Hinata e Shino aspettavano che mi avvicinassi.

“Non dovete sentirvi in colpa per quello che è successo…” dissi loro, anticipandoli.

“Avremmo dovuto trattenerlo…non pensavo che si sarebbe spinto fino a questo punto…abbiamo rovinato tutto…” mormorò Shino.

“Era inevitabile che si incontrassero…prima o poi sarebbe successo comunque! E poi è stato Kurama a permettere che accadesse…” cercai di confortarlo.

“Era distrutto…ma non voglio giustificarlo. Però…stava male anche lui…” intervenne Hinata.

Sapevo che in fondo aveva ragione. Kiba si era trattenuto dal primo momento con Naruto…se non l’avesse fatto, l’avrebbe riempito completamente di botte…anche se non ci era andato affatto leggero. Riflettei sul fatto però che senza dubbio la sua era stata la reazione più autentica.

Non si era fatto troppi scrupoli, pensando alle sue ferite…aveva fatto quello che avrebbe fatto in qualsiasi momento di fronte ad una situazione del genere. Usare i pugni…dopotutto quello era Kiba Inuzuka.

In quanto a Naruto Uzumaki…chissà dov’era in quel momento?

“Sakura…”mi  chiamò Shino.

“Ehm…si, dimmi.”

“Ascolta ho bisogno che tu rimanga con Naruto stanotte.”

“Aspetta…io? Per quale motivo?” domandai interdetta.

“Devo riuscire a parlare con Kiba, ne ho assolutamente bisogno e credo…che forse anche lui abbia bisogno di qualcuno con cui parlare. Per favore, nessun altro può farlo…i turni erano stati disposti secondo gli impegni e le necessità di tutti…sei l’unica persona che può prendere il mio posto!”

Sbalzata nel passato, ripensai ad Hinata che mi riproponeva quella stessa richiesta…restare io con lui.

Una parte di me era felice di poter passare un po’ di tempo con lui…l’altra invece mi metteva in allarme sul fatto che senza dubbio non sarei stata trattata con gentilezza.

“D’accordo, lo farò.” risposi comunque. La parte felice ebbe comunque il sopravvento.

“Grazie dal profondo del cuore…e scusami tanto con lui…davvero…”

Capivo la sua situazione…si sentiva in colpa per aver messo Kiba due volte di fronte a Naruto…non potei biasimarlo però, io avrei fatto lo stesso.

“Vai e non preoccuparti.” lo rassicurai.

Lui fece un lieve inchino e si avviò nella direzione presa da Kiba e Hinata lo seguì a ruota…ma non prima di avermi sussurrato qualcosa che mi lasciò perplessa:

“Buona fortuna!”

Li vidi allontanarsi. Feci un lungo sospiro. Ormai era fatta…ero pronta per una serata tutt’altro che facile.

Quando alzai lo sguardo per avviarmi verso l’uscita mi accorsi che ad aspettarmi c’era Kaiza.

“Cosa fai ancora qui?” 

“Ti aspettavo. Naruto è tornato a casa insieme a Kurama e i ragazzi. Ci aspettano lì…” rispose.

“C’è qualcosa che devi dirmi vero?” intuii.

Lui fece un cenno deciso con il capo, poi cominciò:

“Mentre ti aspettavo, ho ascoltato la tua conversazione con Shino, scoprendo quindi che sarai nostra gradita ospite stasera…”

“Stavi origliando?” lo stuzzicai un po’.

“Io faccio solo cose a fin di bene!” rise “Comunque…questa notizia unita a quello che è appena successo con Kiba, mi ha aperto gli occhi! E’ davvero arrivato il momento di fare qualcosa! E questo vuol dire che è giunto il momento che tu e Naruto vi chiariate! ”

Lo guardai per storto. Che cosa avevo cercato di fare fino a quel momento?

“Perché credi che questo sia il momento però?” mi sorse spontaneo chiedere.

“Perché il…chiamiamolo problema, che ha con te lo influenza particolarmente. Credo che tu l’abbia notato che più di tutti, tu sembri la persona con cui ce l’ha di più. Non ho idea del motivo…anche se ritengo sia legato a quella sera in cui sei venuta a trovarlo…se non prima.

Comunque…quello che è successo qui, sono certo che lo ha sconvolto profondamente. E ho paura che possa avere una ricaduta emotiva…quindi dovete risolvere e chiarire il motivo di questa ostilità tra di voi. Poi sono sicuro che starà meglio, almeno un pochino. Bada bene che questa cosa te l’avrei proposta in ogni caso…diciamo solo che si sono accorciati i tempi.” spiegò.

Kaiza non poteva farmi una proposta più allettante. Insomma potevo cercare di risollevargli il morale dopo l’accaduto con il suo ex amico, riuscire a chiarire l’accaduto tra di noi e anche, forse, fargli sentire la mia vicinanza…per una dichiarazione era davvero troppo presto. Avevo tanto e troppo ancora da imparare e da sperimentare.

Poi…il problema che fino a quel momento era stato il mio limite.

“Io ci sto provando da giorni a parlargli ma anche tu hai visto come mi tratta! Prima se mi ha permesso di curarlo sarà stato un caso, forse perché non se la sentiva di urlarmi contro! Ma è completamente chiuso nei miei confronti…lui non vuole parlare con me.”

“Di questo non preoccuparti! Ho colto quest’occasione apposta, proprio perché so come riuscire ad aprirti un varco e quindi per riuscire a farti ascoltare!” mi fece l’occhiolino.

“Aspetta…sul serio?” chiesi interdetta.

Lui mi prese per le spalle:

“Ascolta bene quello che ti dico…questa sera quando ci metteremo a dormire, tu fai uno sforzo e fai solo finta di addormentarti. Resta in ascolto… Mi ha capito bene? Io non mi sveglierò…quindi dovrai cavartela da sola! Non posso dirti altro perché ho promesso…ma ti basterà fare quello che il tuo cuore ti dice di fare…e vedrai che andrà tutto bene…”

Non colsi del tutto il senso delle sue parole ma decisi di fidarmi. Avrei capito tutto nel momento in cui mi sarebbero servite.

“D’accordo…me lo ricorderò!” gli assicurai.

“Ottimo!” disse lui soddisfatto. Poi cambiò espressione e mi preoccupa.

“C’è qualche problema?” gli domandai preoccupata.

“No assolutamente. Pensavo solo che l’unico inconveniente sarà che…per la buona riuscita del mio piano…avremo bisogno di un piccolo aiuto…”


////////////////



”Scordatelo!”

“Avanti Volpone, non fare il difficile!”

Non avevo idea di che tipo di collaborazione Kaiza volesse ottenere da Kurama ma visto il modo in cui il cercoterio si rifiutava anche di ascoltare la richiesta dell’uomo, avevo paura che fallisse.

La discussione andava avanti da quasi venti minuti mentre Naruto nell’altra stanza si rilassava un po’ sul letto.  Dopo aver salutato gli altri ed aver raccomandato loro di avvisare la squadra 10 di non passare a trovarlo almeno per oggi.

Poi apprese la notizia della mia presenza con indifferenza, dicendo che una persona valeva l’altra.

Non aveva la forza per ribattere….era  esausto così non aveva fatto domande quando avevamo chiamato Kurama nell’altra stanza per potergli parlare. Probabilmente era sul punto di addormentarsi quindi non fece caso al fatto che il demone si era allontanato.

Lui e il medico parlavano a voce bassissima per evitare di essere ascoltati mentre io seguivo il discorso e ogni tanto controllavo che Naruto non decidesse di andare a cercare l’amico.

“Stammi a sentire…vogliamo tutti la stessa cosa, il suo bene. Ti sarai reso conto che dopo quel che è successo oggi con Kiba, la situazione è precipitata! Prima l’attacco di panico…e poi questo! Io ho paura per lui, capisci?”

“Su questo non devi farti preoccupazioni inutili! Non gli permetterò di fare altre sciocchezze...”

“Non è solo quello che mi preoccupa, forse non ci siamo capiti…ho paura che ricada nello stato di depressione dei primi giorni. Tu non eri qui, non hai idea di come stava! Io si! Bisogna fare qualcosa di drastico!”

“Ci parlerò ancora…e stavolta riuscirò a farlo rinsavire!” dichiarò, raschiando con il artigli sulle assi del pavimento. Evidentemente si stava innervosendo.

“Non risolverai nulla!” ribatte, cercando di bloccargli le zampe per evitare danni. “Ci hai già provato…hai lasciato che perfino Kiba esagerasse nelle parole e anche nei gesti nella speranza che ritornasse in se….”

Ecco il motivo per cui Kaiza non aveva detto nulla…aveva anticipato le intenzioni di Kurama. Continuò:

“ Io mi sono fidato di te e te l’ho lasciato fare. Ora sei tu a doverti fidare! E io ti dico che ora bisogna provare un approccio diverso!”

“E sentiamo un po’! Che avresti in mente?!”                                 
                               
“Dobbiamo farlo parlare con Sakura! Sono sicuro che se risolveranno tra di loro, le cose cambieranno!” spiegò.

Il demone iniziò a ridere ed io mi sentii un pochino offesa. Quella volpe rideva un po’ troppo di me.

“Ma che bella trovata!” fece. Poi tornò serio:

“Ma fammi il piacere! Così rischia di andare in iperventilazione un’altra volta! E’ una pessima idea!”

Se era quello il rischio mi sarei rifiutata di fare qualsiasi cosa Kaiza avesse in mente. Volevo cercare di risolverla la situazione, non di complicarla ulteriormente.

“E per questo che ho bisogno del tuo aiuto! Possiamo risolvere due problemi in una volta sola! Ma mi serve la tua collaborazione!”

“Non so cosa hai in mente e non voglio saperlo. Io non farò nulla che possa rischiare di confonderlo più di quanto non lo sia già!” affermò irremovibile.

“Ripensaci…” provò ancora “…dobbiamo provare! Ti supplico…”

Il demone era perplesso. Forse non era più troppo sicuro di star seguendo il metodo giusto con Naruto.

Io iniziai a sentire il bisogno di fare qualcosa. Mi fidavo completamente del giudizio di Kaiza…ero certa che lui fosse riuscito a penetrare più a fondo nell’animo del mio compagno di squadra e che quindi sapesse esattamente cosa stava facendo. Non pensavo che lo capisse o conoscesse meglio di Kurama…ma ero sicura che lui sapesse bene come riuscire a farlo reagire.

Se per lui era arrivato il momento di risolvere il nostro problema, avrei cercato in tutti i modi di farlo.

Allora decisi di fare un tentativo.

“Kurama… “ inizia, catturando la sua attenzione.

“Non so in cosa consista il tuo aiuto ma se sei preoccupato che le cose si possano complicare, ti assicurò che non succederà. Ti giuro su tutto quel che ho di più caro al mondo che non sprecherò l’occasione che mi creerà la tua collaborazione. Non hai idea di quanto io sia stata male in questi giorni,pensando a quest’incomprensione tra me e lui. Non ci ho dormito la notte, non ho smesso un attimo di pensare, mi sono consumata le meningi per cercare di capire cosa ho fatto di male per suscitare in lui tutto quell’odio verso di me. Non ho ancora trovato una risposta e mai lo farò se non sarà lui a dirmelo.

Ho davvero tutte le intenzioni di porre fine a questo tormento per me e per lui. Ma non riesco mai ad avvicinarlo, a farmi ascoltare! Mi serve una possibilità…e senza di te, non potrò mai averla.

Il giorno in cui arrivasti mi ha detto che se avessi cercato sarei riuscita a ritrovare il vero Naruto…lui continua a nascondersi dietro quella maschera di freddezza ma man mano dentro di me sta crescendo la certezza di poterlo vedere riemergere. So che può farlo!
Te lo chiedo come un favore personale…aiutami…”

Non riuscì a trattenere una lacrima che scivolò lungo una guancia prima che potessi fermarla, facendo quella supplica che mi arrivava dal profondo del cuore. Non sapevo cos’altro dirgli…in quale altro modo fargli capire quanto desiderassi avere ancora un chance per sistemare le cose.

“Ragazzina…”

Alzai lo sguardo e mi ritrovai le iridi rosse puntate addosso. Sembrava volermi incenerire. Non capii perché tutto d’un tratto fosse diventato così freddo anche lui.

“Sappi questo…se lo farai soffrire ancora, hai la mia parola che ti impedirò con ogni mezzo possibile di avvicinarti ancora a lui. Non è un avvertimento…è una minaccia. Fallo soffrire ancora e puoi dirgli addio per sempre!”

Mi si gelò il sangue nelle vene. Perché? Perché mi intimava di non farlo soffrire, come se fosse una cosa che avevo intenzione di fare? O che avrei potuto fare…

Come potevo…?

“Hai la mia parola…” mormorai, pur non sapendo il perché dovessi promettere qualcosa che non avrei mai pensato lontanamente di fare.

“Lo spero per te…” concluse il demone. Poi sospirò.

Cercai supporto in Kaiza che sembrava perplesso quanto me. Mi sorrise incoraggiante e mi servì a calmarmi un po’.

“Allora Vecchio!”  chiese rassegnato Kurama “…cosa devo fare?”




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“Aspetta un momento…non credo di aver capito, puoi ripetere?” domandò confuso Naruto.

Kurama sbuffò.  Sperai solamente che non si tradisse.

“Credo che qui a Konoha abbiate seri problemi di udito…INSOMMA PARLIAMO LA STESSA LINGUA OPPURE NO?!”

Sentirlo infuriarsi in quel modo mi fece accapponare la pelle. A dispetto però di ogni mia previsione, il demone trasse un profondo sospiro e cerco di riprendere a parlare con un tono accettabile.

“Ti ho già spiegato che ho una questione da risolvere qui al Villaggio con tutti quelli che vedono in me ancora un potenziale nemico. Dal momento che per quello che ho in mente di fare, ci vorrà tutto il pomeriggio e siccome devo anche contattare gli altri cercoteri, ho deciso di restare a dormire fuori questa notte. Hai afferrato o devo ripetere un’altra volta?” concluse con un filo di irritazione nella voce.

Naruto era decisamente perplesso. Infatti chiese:

“Quindi…ti stai rimangiando la tua parola? Sbaglio o avevi detto che non saresti andato da nessuna parte per potermi tenere d’occhio?”

Lo stava chiaramente provocando. Sembrava però che fosse quasi …deluso?

“Credo che tu possa sopravvivere mezza giornata senza la mia supervisione.” disse il demone “Se ti stai chiedendo il motivo per cui non ti sto obbligando a seguirmi, è presto detto! Come ti ho già ripetuto,  è una cosa che devo risolvere da solo altrimenti non guadagnerò mai la fiducia degli abitanti! Se continuano a vederti sempre insieme a me, continueranno a pensare che io mi contengo solo in tua presenza. Devo dare prova di riuscire a controllare da solo quel mio lato…come dire? Oscuro…”

La spiegazione sembrò soddisfare la sua ex Forza Portante che si rilassò un po’.

“Va bene…però come mai devi stare via anche durante la notte?”

Il cercoterio rispose dopo in un attimo di silenzio:

“Diciamo che quando me ne sono andato ho lasciato una cosa importante in sospeso. Una discussione, per essere precisi. Ed è per questo…” esitò e subito scosse la testa per scacciare un pensiero che lo aveva colto. Sembrava confuso. “…ho bisogno di risposte. E devo trovarle da solo.”

Naruto scrutò a lungo il demone alla ricerca della verità nelle sue parole.

Aspettando la sua risposta, smisi di respirare per alcuni secondi.

“Capisco…d’accordo allora. Salutami tutti.” mormorò infine il mio compagno di squadra.

Traendo un sospiro di sollievo, mi resi conto di quanto avessi bisogno d’aria. Misi la mano davanti la bocca nella speranza di non essere notata mentre riprendevo fiato. Per fortuna Naruto si era già girato verso la finestra quindi non poteva accorgersi di quanto io fossi ansimante.

Cercando di immaginare di trovarmi nei suoi panni, pensai al modo in cui avrebbe affrontato l’assenza del demone per tutto il pomeriggio e soprattutto durante la notte. Se Kaiza mi aveva informato che per la buona riuscita del suo piano era indispensabile allontanare Kurama  dalla casa, immaginai fosse per un buon motivo. C’era qualcosa che dovevo fare al suo posto.

Il problema era che non avevo in mente di cosa potesse trattarsi. Doveva essere qualcosa di importante dato che dandoci le spalle, Naruto dava mostra del fatto di essersi chiuso in se stesso un’altra. Alla luce di tutto quello che era successo con Kiba dopotutto ora aveva più di un motivo per non voler parlare con nessuno.

“Sarò qui all’alba, Ragazzino…vedi di riposarti.” gli disse e fece l’ultima delle cose che mi sarei aspettata da lui.

Avvicinando il muso alla testa di Naruto, rilasciò dalle narici una nuvoletta di chakra che andò a scompigliare i suoi capelli biondi.

“Ehi!” esclamò di disappunto il mio compagno di squadra.

Kurama gli rivolse un ghigno soddisfatto.

“Ho detto all’alba…non tarderò.” ribadì.

Naruto sfiorò con la mano il muso del cercoterio:

“Lo so…”

Se in un primo momento le iridi rosse di Kurama si fermarono in quelle azzure di Naruto, poi scuotendo la testa tornò in sé.

“Tsk! Guarda che non stavo cercando di consolarti! E poi ti ho detto di non farlo più!”  Era di nuovo lui.

“Come vuoi.” Sussurrò l’altro, interrompendo il contatto “A domani…” disse prima di tornare rannicchiato come prima.

Accompagnami Ragazzina!” mi intimò, dirigendosi verso la porta.

Guardai Kaiza che mi fece un segno di assenso. Così gli andai dietro, precedendolo per aprirgli la porta dell’abitazione. Lui uscì ma prima di allontanarsi si girò verso di me per un’ultima raccomandazione:

“Sta già abbastanza male…stavolta cerca di non peggiorare le cose. E agisci in fretta!”

A quel punto non ci vidi più. Mi chiusi la porta alle spalle e lo affrontai.

“Ora devi dirmelo! Perché sei convinto che gli farò del male?!” gli chiesi con tono sicuro, cercando solo di non alzare troppo la voce per evitare che da dentro ascoltassero la conversazione.

“Perché da quando vi conoscete non hai fatto altro che arrecargli dolore!”

La mia sicurezza sparì di colpo.

“Non sto dicendo che tu lo faccia apposta…” precisò “…però una volta per tutte anche tu devi vedere la realtà per quello che è! Non hai idea di quanto dolore sei riuscita ad infliggergli nel profondo con poche parole o semplici gesti in più di un’occasione! E’ naturale quindi che dopo quello che è successo la situazione si sia aggravata fino a questo punto…”

Tra lui ed Hinata non c’era gara. Entrambi sapevano esattamente come riuscire a distruggermi tra sensi di colpa e realtà evidenti.

“Ma nonostante questo…”continuò il demone, il cui tono si era quasi addolcito “…il Vecchio medico potrebbe avere ragione…conoscendo il moccioso, non credo risolverete con così poco…forse però le cose potrebbe prendere almeno una piega diversa. Naturalmente dipende da te…devi soltanto cercare di capire…”

“Ti prego, dimmi come fare!” lo supplicai “Non voglio farlo soffrire…mai più!”

Lui sollevò gli angoli della bocca nella cosa più simile ad un sorriso che riuscisse a fare senza essere eccessivamente inquietante.

“Finalmente…credo che tu sia pronta a non farlo più!” Mi lasciò interdetta.

“Cosa vuoi dire…?” chiesi confusa.

“Ci vediamo all’alba, Ragazzina! E vedi di non addormentarti stanotte!” disse in ultimo prima di sollevarsi sulle zampe e comporre un sigillo.

“KURAMA! Aspetta…” non feci in tempo a fermarlo.

In uno sbuffo di fumo, era già scomparso.



/////////////

 
 
“Buone notizie,Ragazzo!” esclamò Kaiza entusiasta, dopo aver finito di passare il chakra curativo sul braccio destro di Naruto.

“Sembra proprio che non avrai più bisogno delle stecche per immobilizzare il braccio! Ti fa male se lo muovi?”

Naruto lentamente iniziò ad allungarlo. Poi se lo tastò cautamente con l’altra mano ancora avvolta nella fasciatura. Infine rispose:

“No. E’ solo un po’ indolenzito…”

“Tranquillo, è normale! Non lo hai mosso per tanto tempo quindi ci vorranno ancora un paio di giorni perché torni come prima. Ma da ora non ci sarà più bisogno che io mi occupi di fasciarlo e steccarlo.”

Lui non sembrava molto contento ma Kazia lasciò correre.

Mentre l’uomo si occupava di quell’operazione quotidiana, io stavo finendo di lavare i piatti ma girandomi di tanto in tanto avevo seguito quei due con lo sguardo per tutto il tempo.

Quando si era tolto la maglietta, restando a torso nudo, per poco un piatto non mi scivolò di mano. Nonostante fosse ancora quasi del tutto fasciato, si intravedeva quanto il suo fisico fosse ben delineato…Mi sentivo così stupida…l’avevo visto tante volte, senza soffermarmi mai a guardarlo veramente.Mi vergognavo di quella sorta di attrazione fisica…ma da quando avevo ammesso a me stessa di provare qualcosa per lui…non riuscivo a fare a meno di fissarlo con occhi diversi…

La nostra era stata una cena silenziosa ma vedere Naruto finire la sua porzione mi diede conforto. Se aveva fame doveva essere un buon segno.

Una volta terminato il mio compito, li raggiunsi. Kaiza stava sistemando i nostri letti mentre Naruto si infilava una maglietta.

“Bene! Abbiamo cenato, ti ho medicato e …” si fermò un attimo a sistemare i cuscini ”…e i letti sono pronti! Direi che non ci resta che dormire!”

Non ci fu quasi bisogno di dirlo. Naruto si era già girato, dandoci le spalle dato che i nostri letti erano alla destra del suo.

Il medico sospirò:

“Buonanotte, ragazzo…”

Dopo poco gli arrivò un “Notte” di risposta, appena sussurrato.

Mi sistemai nel letto e Kaiza mi raggiunse dopo poco, portandosi dietro un bicchiere d’acqua.

Inizia a preoccuparmi. Insomma...il momento era arrivato e le ultime dritte che avevo sperato arrivassero, non c’erano ancora state!

“Tranquilla piccola…pensa solo a dormire!”

Le parole di Kaiza mi arrivarono con dolcezza in un sussurro. Feci appena in tempo a sollevare lo sguardo verso di lui, che lui chinò il capo e lasciò un piccolo bacio tra i miei capelli. Lo guardai sorpresa e imbarazzata ma lui mi sorrise con sincerità e poi mi feci l’occhiolino.

Mi stava ricordando le sue parole…di stare attenta e di non prendere sonno assolutamente. E mi aveva rassicurata del fatto che lui era lì, se ci fosse stato bisogno d’aiuto.

“D’accordo.” dissi io, ringraziandolo mentalmente di cuore per tutto.

Sorrise ancora. Poi prese bevve un lungo sorso dal bicchiere che si era portato dietro e dopo averlo poggiato, spense la luce e si sistemò anche lui tra le coperte, chiudendo gli occhi. Io lo imitai mettendomi giù ma restai ad occhi ben aperti.

Aspettai. Rimasi in attesa ma soprattutto in ascolto.

Nel silenzio in cui era calata la stanza riuscivo a distinguere tre suoni.

Quello del respiro pesante di Kaiza, che pareva davvero quello di una persona profondamente addormentata… Ma sapevo che stava fingendo.

Quello del respiro di Naruto, calmo e regolare. Lo stesso che ero rimasta a d ascoltare in Ospedale e che ero sicuro di poter riconoscere ovunque.

E infine quello del mio, leggermente ansimante. E come se non bastasse, si aggiunse anche il ritmo rapido del mio cuore a rimbombarmi nelle orecchie.

Il timore di quello che avrei dovuto affrontare non mi faceva trovare pace. Cominciavo a dubitare del piano di Kaiza. Naruto stava decisamente dormendo. Come avrei mai potuto parlargli? Insomma che senso aveva avuto chiedere a Kurama di passare la notte sotto casa, farmi restare sveglia se lui dormiva?


 
 
Passò tanto anzi, troppo tempo. Non percepì il minimo cambiamento.

Quel silenzio era diventato insopportabile!

Iniziai a pensare che Kaiza avesse architettato tutta quella messa inscena con Kurama solo per godersi una nottata di riposo. Sapevo di non essere giusta a pensarlo ma insomma sia lui che la Volpe mi avevano lasciata là senza darmi il minimo indizio su quello che sarebbe accaduto! Cos’altro avrei dovuto pensare?

Nella speranza di riuscire a tenere gli occhi aperti, ripensai alla giornata appena trascorsa.

Tutta la rabbia e il risentimento tirato fuori da Kiba, accompagnati dall’ombra di tristezza che gli era rimasta nello sguardo…i pugni che Naruto aveva incassato senza reagire e quelle poche parole che erano bastate a stupirci tutti…il momento in cui gli avevo curato quel taglietto sul labbro inferiore ed entrambi ci eravamo imbarazzati…oppure…

“N-no…b-basta…”

Non fu più di un sussurro ma riuscì a catturare la mia attenzione. Tornai a concentrarmi sui respiri di tutti e tre e notai un cambiamento.

Mi misi a sedere e dopo aver istintivamente constatato che Kaiza era ancora “addormentato”, mi girai verso Naruto. Mi dava ancora le spalle quindi non potevo vederlo in volto ma mi bastò osservare il modo in cui era rannicchiato e ascoltare come il suo respiro si fosse fatto rapido e ansimante per capire che qualcosa non andava.

Scattai in piedi immediatamente e girai intorno al letto per capire cosa stesse succedendo. E rimasi veramente scossa.

Tremava tutto. Le mani si stringevano convulsivamente l’un l’altra mentre il suo corpo cercava calore sotto le coperte. Ma capii che mi stavo sbagliando quando osservai come la sua fronte corrugata fosse madida di sudore. Sussurrava qualcosa, muoveva le labbra ma non si sentiva nulla. La sua testa scattò, premendosi contro il cuscino.

“Naruto, svegliati!” esclamai.

Non sapevo cosa mi fosse preso tutto d’un tratto. L’unica certezza che avevo era che avevo promesso non solo Kurama ma soprattutto a me stessa di non farlo soffrire più…e questo implicava anche che lo avrei protetto da qualsiasi dolore. Quindi non potevo tollerare un secondo di più di vederlo così in difficoltà…

Mi sedetti lì vicina a lui e con delicatezza inizia a smuoverlo per una spalla, chiamandolo. Ma lui non aprì gli occhi, anzi sembrava che stesse peggiorando perché prese ad agitarsi con più vigore.

“Svegliati, coraggio!” dissi a voce più alta ad un certo punto e scrollandolo bruscamente.

Gridò nel momento in cui spalancò gli occhi azzurri.

Per la prima volta vi lessi il terrore. Una paura immensa. Mai come in quel momento, Naruto mi era apparso così indifeso e fragile. Avevo idea che anche una parola sbagliata in quel momento avrebbe potuto distruggerlo o un gesto potesse scottarlo…era terribilmente vulnerabile.

Rimase per lunghissimi secondi con lo sguardo perso nel vuoto,respirando velocemente nel disperato tentativo di riprendere fiato ma non ci riusciva. Poi si guardò intorno, terrorizzato e solo alla fine arrivò ad incrociare i suoi occhi con i miei.

Mi spiazzò perché non ero pronta a sostenere quello sguardo. Benché la stanza fosse buia, la poca luce che filtrava dalla finestra era più che sufficiente per permettermi di vedere chiaramente il suo volto.

Sconvolto. Ecco l’unica parola con cui l’avrei descritto…

Non aveva ancora smesso di ansimare. Chinai la testa:

“Stavi facendo un incubo…ho-ho pensato che fosse meglio svegliarti. Ti lascio stare subito…” quelle parole erano partite in automatico, senza nemmeno che mi soffermassi a pensare. Premendo entrambe le mani sul letto mi diedi la spinta per rialzarmi e tornare nel mio letto.

“NO!”

Mi sentii bloccai. Prima che potessi allontanarmi da quel letto, una mano fredda mi aveva afferrata saldamente per il polso e una voce mi aveva intimato quell’ordine con un tono di disperazione. Voltai il capo, osservando quella mano grande stringere con forza ma tremando allo stesso tempo e come il terrore sul viso di Naruto si fosse accresciuto.

“T-ti prego…” una supplica conosciuta…un tono così diverso…ora una parola nuova…”Resta…”

Possibile che mi stesse chiedendo di restare?

La mia mano ebbe uno scatto involontario sentendo la sua presa rafforzarsi, impedendomi di allontanarmi. Naruto sembrò colto da una nuova paura perché lasciò subito la presa. Socchiuse appena le palpebre, come per chiedermi scusa, poi ritirò la mano sotto il cuscino nel quale poi affondò la testa, chiudendo gli occhi.

Non mi stava obbligando a restare. Nonostante fosse ancora molto agitato, mi aveva lasciata libera di andarmene. Probabilmente si aspettava che lo facessi dato che a quel punto cercava di calmarsi da solo, prendendosi il tempo che gli serviva…non pretendeva mai nulla che pensava di non meritare.

Mi aveva cacciata tante volte nelle ultime due settimane, non si era preoccupato di avermi ferita con le sue parole e la sua freddezza. Ora mi aveva chiesto di restare…nel momento in cui ne aveva davvero bisogno mi aveva pregato di restare lì con lui…cosa dovevo fare?

Lui spalancò gli occhi di colpo quando sentì la mia mano calda cercare la sua sotto il cuscino, tirarla fuori e stringerla tanto delicatamente quanto saldamente e sul suo viso si dipinse un’espressione ancor più sorpresa quando con l’altra gli scostai un ciocca di capelli, sfiorandogli la fronte.

“Non ti lascio solo…” mormorai, tentando un piccolo sorriso.

Naruto mi scrutava perplesso. Avrei dato qualsiasi cosa per poter  conoscere i suoi pensieri in quel momento.

Sapevo che sta pensando a come rispondere al mio gesto e alle mie parole. Ebbi paura di essere stata troppo intraprendente…forse non avrei dovuto toccarlo in quel momento in cui era troppo scosso per respingermi come aveva fatto in precedenza. Mi accorsi solo allora di non aver smesso un attimo di sfiorargli la fronte con le dita. La paura di aver sbagliato mi colse e mi fermai.

Le sue dita si strinsero intorno alla mia mano.

“N-non farlo…” sussurrò stanco.

Il mio cuore perse un battito. E un sorriso sincero nacque sulle mie labbra.

Ripresi quel leggero contatto e luì capì. Chiuse gli occhi e con calma, iniziò a regolarizzare la propria respirazione, inspirando ed espirando profondamente.

Non smisi un attimo né di sfiorargli la fronte nè di fissarlo, attenta al più piccolo cambiamento della sua espressione. Volevo la certezza che tutto fosse passato. E per un po’ sembrava andasse bene.

Però improvvisamente diventò serio, strinse le palpebre e si agitò. Quando riaprì gli occhi, tirò un sospiro rassegnato…un’ombra di tristezza gli stava attraversando gli occhi. Non riuscii a trattenermi.

“Vorrei tanto sapere cosa sogni…” mormorai.

Sapevo che lui mi stava guardando ma evitai di incrociare il suo sguardo. Guardavo le nostre mani strette l’un l’altra.

Prima che potesse decidere di rispondere, continuai:

“So…” esitai “…so perfettamente che non sono affari miei. Che non devo impicciarmi di cose che non mi riguardano. E’ solo che…vorrei sapere che cos’è che ti spaventa così tanto da tormentarti in questo modo mentre riposi…”

Una vocina nella mia testa mi diceva che aveva fatto lo stesso incubo della prima notte in Ospedale. Che il motivo per cui la Kaiza, la mattina dopo la prima notte dal rientro di Naruto a casa, fosse così terribilmente stanco come se non avesse dormito ci avesse a che fare. Che la presenza di Kurama forse serviva a limitare questa reazione. Cominciai a capire…

Silenzio. Non che mi aspettassi una risposta dopotutto. Ma almeno avevo espresso chiaramente quello che pensavo…anche se mi avesse ribadito che non erano affari miei, non mi sarebbe importato. Dovevo dire quello che pensavo…dovevo essere sincera con lui.
Continuò a restare in silenzio. Sospirai ma continuai con le mie carezze nonostante tutto.

“Morte…”

Sentire pronunciare quella parole con quel tono funebre, mi fece rabbrividire. Però…

“Morte?” chiesi, guardandolo finalmente.

“Mi hai chiesto cosa sogno…” mi ricordò lui.

 Poi continuò:

“Questo sogno tutte le notti…morte, distruzione,guerra…e poi…tanto sangue…”

Ad ogni parola, la sua voce tremava. Strinsi un pochino la presa sulla sua mano per tranquillizzarlo.

“Ma è passato un anno…ormai è tutto finito…”

“ Non puoi capire…” sussurrò.

Mi sembrava passato un secolo dall’ultima volta che eravamo riusciti a parlare. Mi sembrava così strano essere lì, dentro casa sua, vicino a lui e finalmente essere riuscita a tirargli fuori di bocca qualche parola senza essere stata ancora allontanata.

Con quel “non puoi capire” però aveva chiuso la conversazione…ma questa volta avrei fatto io di tutto per non farla finire così.

“Spiegami allora…aiutami a capire…”

“Perché dovrei?” chiese.

“Perché voglio aiutarti!!”

Non potevo dare risposta più immediata e più sincera. E l’immediatezza con cui la diedi lascio Naruto interdetto. Forse avevo parlato con troppa enfasi…ma non c’era nulla che desiderassi di più.

“Te l’ho già detto…” disse triste “Nessuno può aiutarmi…”

Le stesse parole e lo stesso tono dell’altro giorno…il Naruto di una volta.

“Dammi una possibilità…” lo pregai.

Lui scosse la testa, stringendo le palpebre. Sembrava spaventato all’idea di parlare. Dovevo insistere.

“Ti prego…”

“Un attimo fa mi sembra che tu abbia detto chiaramente che questi non sono affari tuoi…quindi non insistere.” cercò di concludere.

Non potevo credere che si stesse richiudendo in quel modo. Dovevo fare qualcosa.

“Vuoi davvero…che ti lasci solo allora?” domandai titubante.

Lui esitò a rispondere. Provai ancora.

“Solo una possibilità…aiutami a capire…”

Tempo di sentirlo trarre un paio di profondi respiri, che tornai a sentire la sua voce:

“Per quanto tu possa provare…non riuscirai mai a comprendere finoin fondo l’enorme peso della responsabilità che si è addossata sulle mie spalle durante la guerra. Delle migliaia di vite che hanno contato su di me e di quante morti ho quindi sulla coscienza. A partire da quella di Neji…”

Avrei voluto fermarlo. Dirgli di non addossarsi la colpa dell’accaduto in guerra non solo perché lui aveva dato tutto se stesso per salvare tutti quanti ma anche perché senza di lui nemmeno uno di noi si sarebbe salvato. Tenni per me questi pensieri e lo lasciai continuare:

“La consapevolezza che la mia vita non mi apparteneva più del tutto perché da essa dipendeva la morte o la sopravvivenza degli altri…mi ha reso responsabile della fine di tutti i ninja sul campo di battaglia. Quando Kurama è stato estratto dal mio corpo, non ho idea di quanto tempo io sia rimasto fuori gioco…e mentre cercavate di salvarmi la vita chissà quanti l’hanno persa! E la colpa è stata della mia debolezza…perché ho permesso a Madara di farlo…”

“Naruto, non capisci che tu dovevi sopravvivere?” esclamai allora “Se tu fossi morto non avremmo avutola minima possibilità di vittoria! Saremmo morti TUTTI! Senza la tua forza e soprattutto la tua presenza a motivarci tutti, il mondo per come lo conosciamo sarebbe sparito! Chi purtroppo ha pagato il prezzo più alto, lo ha fatto solo nella speranza di poter salvare tutti gli altri! Non ti rendi conto che senza di te…non saremmo nemmeno qui a parlare in questo?”

“Forse…” rispose piano “…ma in ogni caso non ho modo di allontanare da me il senso di colpa per la scomparsa di tutte quelle vite. E soprattutto…non riesco ad allontanare la paura che succeda ancora…”

“Che succeda ancora…cosa?”

Lui strinse le labbra…sospirò:

“Di non avere la forza necessaria per proteggere le persone…che mi sono più care. Perché è questo che sogno tutte le notti, dannazione! Di tornare su quel campo di battaglia, su quel terreno così freddo mentre disperazione e distruzione sono ovunque! Di essere completamente paralizzato! Le braccia, le gambe, le dita…non avere più il controllo del mio corpo! Non riuscire nemmeno a chiudere gli occhi per non essere costretto a sopportare quella vista straziante…e poi…” ansimò come se lo stesse vivendo davvero. Il panico dominava la sua voce. “…vedere i miei amici morire uno dopo l’altro, straziati da mille ferite, davanti ai miei occhi…” il suo tono si abbassò di colpo “E per quanto io cerchi disperatamente di muovermi, di andare verso di loro…non ci riesco. E per quanto io li chiami, per quanto urli, per quanto preghi di risparmiarli…non esce un solo suono dalla mia bocca…”

La sua voce sfumò in un piccolo singhiozzo. Una goccia salata gli solcò la guancia cadendo sul cuscino.

Aveva condiviso quel incubo con una foga tale da non accorgersi di avere parlato di “amici”. O forse aveva usato di proposito quella parola? Le parole di Kaiza mi parvero d’un tratto chiarissime. Questo stava cercando di dirci! Nonostante il suo comportamento, la sicurezza di tutti di noi era al centro dei suoi pensieri. Kiba con le sue accuse, stava sbagliando di grosso. Il suo affetto per noi era rimasto immutato…perché però nascondersi dietro quell’indifferenza?

Una cosa però mi era chiara…il dolore che provava per il timore di non essere abbastanza forte da aiutarci, lo tormentava moltissimo.

“Non hai alcun motivo per continuare a fare questo incubo.” Inizia, asciugando quel solco umido con le dita “Naruto…sei un ninja straordinario. Ogni volta che ti metti in testa qualcosa, non ti arrendi finché non raggiungi il tuo obbiettivo. Lo hai fatto durante la guerra e adesso guarda…siamo ancora qui, c’è ancora VITA nel mondo! Non è un’illusione, è realtà! Se tu ti fossi arreso…non ci sarebbe più nulla.

Volevi la pace? L’hai ottenuta!

Volevi che i cercoteri venissero accettati? Ce l’hai fatta!

Volevi riuscire a trovare una soluzione all’odio di Kurama? Come hai visto…l’hai trovata.

Adesso nessuno è in rado di eguagliare la forza che hai ottenuto e nessuno ha tanta determinazione quanta ne hai tu. Ormai viviamo in pace, non c’è possibilità che corriamo pericoli…ma qualora un giorno qualcosa dovesse minacciarci, tu riuscirai a fermalo. Ne ho la certezza!”

“Ma io…”

“Quindi adesso devi smetterla di farti condizionare da questa paura insensata!” non lo lasciai intervenire.

Gli rimboccai le coperte e continuiai:

“Non lasciare che gli incubi ti condizionino…io ho la completa fiducia in te. Tutti ci fidiamo di te! So per certo che anche Kiba non ha smesso di credere in tutto quello che puoi fare. Le sue parole non devono turbarti…è molto arrabbiato e tu poi lo conosci no? E’ fatto così.”

Non smetteva di fissarmi.

“Lascia perdere quei sogni, non sono reali. Hai regalato la pace a tutti noi…è arrivato il momento che anche tu la possa sperimentare in tutta la sua dolcezza. Hai capito?”

Naruto sembrò voler dire qualcosa ma non lo fece. Io aspettavo una risposta.

Si limitò ad annuire.

“D’accordo allora.” dissi “Ora pensa a dormire!”

Si sistemò un po’ tra le coperte mentre mi alzavo. Avrei voluto parlare un pò di più ma non volevo forzare la mano. Quella sera avevo ottenuto più quanto avessi sperato.

“Buonanotte allora…” gli dissi infine. Non rispose.

Feci per tornare a letto ma la sua voce mi richiamò:

“Sakura…?”

“Si?”

Chiuse gli occhi. Seguirono alcuni attimi di silenzio. Che avesse cambiato idea?

“Sono stato ingiusto con te in questi giorni…troppo e non te lo meritavi.”

Il mio cuore perse un colpo. Sentirlo parlare con quel tono sinceramente dispiaciutomi fece temere che fosse un sogno.

“Ti chiedo scusa…”

Ci volle uno sforzo disumano per controllarmi ed evitare di piangere dalla gioia. Non immaginavo nemmeno lontanamente che si sarebbe scusato...l'unica a doverlo fare ero io, anche se ancora non mi era chiaro di cosa dovessi domandare scusa. Avrei dovuto attendere di capirlo per potermi scusare in modo più sincero possibile. Farlo ora sarebbe stata una presa in giro.

“So...che avrai avuto i tuoi buoni motivi per esserti comportato così” risposi sincera allora, sedendomi di nuovo vicino a lui. Le parole di Hinata erano vere. Ora l’avevo compreso.

“Ho esagerato…” aggiunse un poco imbarazzato “…ma…ho dovuto…”

Compresi perfettamente nel suo tono che qualunque fosse il motivo, non era ancora pronto a parlarne. Ed io non l’avrei forzato in alcun modo. Si era aperto moltissimo come me…avrei ascoltato il resto in un altro momento. Era troppo ora per lui…

“Non preoccuparti…è tutto apposto.” dissi. Poi aggiunsi: “Ora cerca di riposare…sarai stanco, è stata una giornata impegnativa...”

Lui annuì e si strinse le coperte addosso.

“Non lo dirai a nessuno vero…?”

“Cosa?” chiesi.

“Del mio incubo…” susurrò.

Gli sorrisi per tranquillizzarlo.

“Te lo prometto.”

“Ti ringrazio.” rispose con aria molto sollevata e con un sorriso appena accennato.

Mi venne in mente una cosa…

“Vuoi che resti finché non ti addormenti?”

Naruto rimase sorpreso da quella domanda e mormorò un “Se vuoi…” con un filo di voce.

Con il cuore sul punto di scoppiare per quell’emozione tuta nuova, mi sedetti su un pezzetto di letto libero e mi chinai un po’ su di lui.

Se non mi aveva respinta fino a quel momento, pregai non lo facesse ora..perché c’era qualcosa che sentivo il bisogno di fare.

Allungai la mano verso il suo viso ma lui non si allontanò. Lasciò che io lo guardassi con dolcezza mentre gli spostavo le ciocche bionde dalla fronte, che gli accarezzassi i capelli lentamente…che scendessi dapprima a sfiorargli la guancia…per poi prendere ad accarezzarla.

Lo sentii rilassarsi sotto il mio tocco, socchiudendo gli occhi. Quanto mi era mancato farlo, poter sentire quel contatto così semplice ma così tanto piacevole.

D’improvviso aprì gli occhi come se un qualcosa gli si fosse ripresentato davanti agli occhi. Ebbi paura che fosse di nuovo un qualche sprazzo del suo incubo.

“Allora…eri tu…” sussurrò talmente piano che quasi non lo sentii.

Non feci in tempo a chiedergli spiegazione, che spinse un po’ il viso contro la mia mano, cercando più contatto. Si appoggiò alla mia carezza. E in un attimo eccola…vedevo la stessa immagine della notte in Ospedale, la prima volta che lo avevo toccato in modo così tenero…lo vedevo con la maschera d’ossigeno, privo di sensi…ma perfettamente consapevole che qualcuno era lì con lui e che lo stava confortando.

“Te l’ho detto…non ti lascio solo…”

Tremò…lo sentii fremere sotto la mia mano. Sembrava un po’ agitato. Non volevo turbarlo…

Mi abbassai ancora un po’…e con le labbra gli sfiorai la fronte in un tocco leggero.

Mi sconvolsi da solo per quel mio gesto…ma qualcosa mi aveva spinto a farlo. Volevo rassicurarlo del tutto.

D’altro canto lui era più sconvolto di me:

“Perché questo? Perché lo hai fatto…?” domandò.

E io fui sincera.

“Ho pensato che ne avessi bisogno…”

Naruto sembrò non continuare a capire.

“Stai tranquillo…sono qui. Rilassati…” e continuai ad accarezzarlo.

A quel punto il sorriso precedente divenne un po’ più pronunciato.

“Buonanotte Naruto…”

“Buonanotte…” mi rispose subito...e chiudendo gli occhi, si rilassò del tutto. Si addormentò presto anche se rimasi lì anche dopo averne avuto la certezza.

Assicurandomi che fosse coperto poi lo lasciai riposare.

Tornai a letto, stavolta per dormire, felice come non lo ero da tanto tempo.



 
 
 
NOTE FINALI:
Ragazzi miei, vi domando scusa per la lunghissima attesa ma stavolta non è dipeso da me! Colpa del mio computer traditore che ha deciso di morire senza darmi la possibilità di recuperare il capitolo. Ho dovuto aspettare che un mio amico mi aiutasse a recuperare i dati, per poter aggiornare. In ogni caso è un capitolo densissimo e spero che vi sia piaciuto! Che pensate di Kiba? Vi aspettavate così il suo ritorno? E che mi dite di Sakura e Naruto? Vi sono piaciuti? La scena per come l’ho immaginata io, era dolcissima. Spero di averla resa bene! Fatemi sapere che ne pensate! Un grazia di cuore a tutti per le bellissime recensione ** E grazie per avermi fatto superare le 200!! Vi sono immensamente grata!! Grazie a tutti coloro che continuano a seguirmi fedeli! <3

 

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Capitolo 28
*** Scoperte e rabbia inaspettata... ***


Non ho idea del motivo preciso per cui mi svegliai quella mattina. Essere riuscita a dormire ininterrottamente per almeno sei ore filate dopo nottate trascorse all’insegna dei dubbi e delle paure, dovevano essere buone ragioni per continuare il tanto atteso sonno.
 
Ma fu tutto inutile. Un odorino invitante mi stava aleggiando sotto il naso ed il sole doveva star veramente risplendendo a piena potenza se i raggi di luce che penetravano la stanza erano così abbaglianti.
 
Ancora sdraiata, mi bastò buttare un’occhiata alla mia destra per notare che il materasso di Kaiza era sparito. Era lui che sicuramente armeggiava in cucina preparando al colazione.
 
Poi mi sollevai un po’ per vedere alla mia sinistra. Naruto era ancora girato di spalle e questo mi impediva di vederlo in viso. Un piccolo sbuffo scappò alla mie labbra. Con un grande sforzo e con una certa fretta, mi alzai uscendo dal caldo tepore delle coperte e girai intorno al letto, barcollando leggermente.
 
Quando finalmente vidi il suo volto, quella leggera sensazione nervosa si placò all’istante.
 
Era inequivocabilmente rilassato. Il corpo non era rigido ma del tutto abbandonato al sonno. Teneva un braccio vicino al petto mentre l’altro era lasciato a penzoloni fuori dal materasso. Si era scoperto ma sembrava perfettamente a suo agio. La fronte, sebbene occupata dalle ciocche di capelli ribelli, era distesa e non corrugata. Il respiro profondo e sollevato erano la prova che stava finalmente dormendo con un po’ di serenità.
 
Come aveva sempre fatto, mi venne da pensare.
 
Attenta a non muoverlo troppo, presi il braccio penzolante per il polso e lo adagiai vicino all’altro. Non se ne accorse per cui immaginai che fosse profondamente sopito. Il pensiero mi rallegrò, era un’ottima notizia.
 
Sfiorando la sua guancia con un dito, mi tornò in mente tutto l’accaduto della sera precedente.
 
L’incubo, io che lo svegliavo e lui che mi pregava di restare, le carezze che non aveva rifiutato, la sua confessione, il mio discorso…le scuse che mi aveva rivolto.
 
Era successo davvero…riuscivo a stento a crederci.
 
“Oh Piccola, vedo che ti sei già svegliata!”
 
La voce profonda di Kaiza mi colse all’improvviso e scattai subito indietro allontanandomi da Naruto. L’uomo mi stava sorridendo.
 
“Non volevo spaventarti…” disse piano, evidentemente per non svegliare il mio compagno di squadra.
 
“Tranquillo!” risposi “Io stavo solo…”
 
“Hai visto com’è tranquillo?” riprese lui, avvicinandosi “…non l’ho mai visto dormire così beatamente.”
 
“Sul serio?”
 
“Esatto…” rispose “Lasciamolo stare ancora un po’…vieni di là con me.”
 
Un po’ a malincuore mi allontanai da lui e seguii Kaiza in cucina.
 
Il tavolo era apparecchiato per la colazione e al centro c’erano una caraffa di spremuta e una pila di frittelle ancora fumanti.
 
“Ma quante ne hai fatte?” domandai meravigliata.
 
“Spero a sufficienza! Non sono niente di eccezionale, le ho fatte con acqua e farina. Serviti pure! Non so, forse preferisci il latte alla spremuta…”
 
“E’ tutto perfetto, ti ringrazio!” lo fermai con un sorriso, sedendomi “Andrà benissimo questo!”
 
Soddisfatto, si dedicò a pulire gli strumenti con cui aveva cucinato.
 
Mi versai un bicchiere di succo e poi assaggiai una frittella. Era squisita!
 
“Mi fa piacere, Piccola! Ogni tanto ci vuole qualcosa di speciale per iniziare bene la giornata!” mi disse. “E a questo proposito…”
 
Spostò la sedia, sedendosi mentre terminava di asciugarsi le mani con un panno.
 
“Mi sembri proprio di buon umore stamattina! E non penso siano state le frittelle a fare il miracolo…” sussurrò.
 
Possibile che si notasse così tanto la mia euforia? Era vero…la chiacchierata con Naruto era riuscita davvero a ritemprarmi lo spirito. Annuii senza riuscire ad evitare di sorridere. E il medico sorrise di rimando:
 
“Me lo sentivo!” esclamò un po’ troppo forte.
 
“Piano, così lo svegli!” cercai di zittirlo.
 
“Si si scusami!” si affrettò a dire “…però devi raccontarmi! Alla fine siete riusciti a risolvere tra di voi?”
 
“Bhè non esattamente ma devo ammettere che…”
 
“Che-?” cercò di incitarmi lui ma io era stata colta da un improvviso dubbio che urgeva di essere risolto.
 
“Perché mi sta chiedendo di raccontarti cosa è successo?” chiesi “Tu eri sveglio…quindi dovresti aver sentito tutto…giusto?”
 
Anche se la sua esitazione durò un millesimo di secondo, fu sufficientemente evidente.
 
“Si…certo che ero sveglio!” affermò con un sorriso ma capii che non era sincero.
 
“Kaiza! Dimmi la verità!” esclamai irritata.
 
L’uomo si passò una mano sulla gola per poi arrivare a grattarsi la nuca con fare nervoso.
 
“Non mi dirai che ti sei addormentato…?” cercai di sussurrare lentamente.
 
Lui continuò a grattarsi imbarazzato ma alla fine sospirò.
 
“In verità…ho preso un sonnifero prima di mettermi nel letto…”mormorò.
 
A quel punto scoppiai letteralmente.
 
“COSA HAI FATTO?!” urlai, alzandomi di scatto.
 
Lui si alzò altrettanto velocemente, spingendo la propria sedia davanti a sé come protezione. Cosa del tutto vana dato che mi sarebbe bastato un pugno per distruggerla.
 
“Ssssh! Abbassa la voce altrimenti lo svegli!” mi ammonì talmente piano che praticamente lo lessi sul labiale mentre gesticola per cercare di calmarmi.
 
La paura di poterlo svegliare riuscì a placare il mio spirito adirato. Pian piano tornai a sedermi cercando di mantenere la calma.
 
“Ti prego…dimmi che anche questa  è una bugia…”
 
“No, non lo è.” confermò però.
 
“Come hai potuto?! E se qualcosa fosse andato storto e lui fosse andato in iperventilazione come l’altra volta?! Se…se…” mi inceppai “Mi hai lasciata da sola!”
 
“Era necessario! Cerca di capire!” mi pregò.
 
“Cosa c’è da capire?! Hai idea di che rischio-…”
 
“E’ andato tutto bene perché era così che doveva andare! Sei un ninja medico e devi riuscire ad agire lucidamente anche se si tratta di una persona importante per te! Sei sua amica quindi devi essere in grado di aiutarlo anche se sei da sola! E poi dovevate risolvere questa cosa solo tra di voi…se io fossi intervenuto avresti sprecato quest’occasione per sempre! Il fatto che tu pensassi che io fossi sveglio ti ha dato la sicurezza…ma hai fatto tutto da sola! Capisci…?”
 
Le sue parole riuscirono a far assopire la rabbia ma non riuscivo a non provare un certo risentimento verso Kaiza.
 
“Si…però io mi fidavo di te e tu mi hai preso in giro…”
 
Cercò di ribattere ma io mi sbrigai a precisare:
 
“Ho capito che l’hai fatto per il bene di entrambi! E te ne sono grata perché sono riuscita a capire molte cose grazie a questa chiacchierata! Ma ti prego...non farlo più. Ho davvero tanto bisogno di poter contare su di te…”
 
Il suo sguardo si addolcì. Rimise la sedia al suo posto e si sedette. Prese una delle mie mani tra le sue, stringendole forte.
 
“Perdonami Piccola…hai la mia parola d’onore che una cosa simile non si ripeterà. Lo giuro sull’amore che provo per mia moglie…è tutto quello che ho….Sono scusato?” sussurrò.
 
Lessi la serietà più sincera nei suoi occhi. Sorrisi ancora una volta.
 
“Certo…” assicurai.
 
Se una cosa era certa era questa. Non sarei mai riuscita ad odiare Kaiza..
 
“Grazie!” esclamò contento. Poi aggiunse: “Allora…ti va di dirmi come è andata?”
 
“Si…” risposi e presi a raccontare “Ad un certo punto durante la notte ha iniziato ad agitarsi, a mormorare qualcosa sottovoce e quando mi sono avvicinata a lui mi è sembrato di rivivere la prima notte in cui è stato in ospedale..”
 
“Ho letto di quella vicenda…è credo che sia evidente il fatto che abbia iniziato a fare questi incubi ricorrenti ancor prima che tutto questo accadesse. Ormai non c’è notte in cui lui riesca a sottrarsi ad essi…lo esasperano ad un livello inimmaginabile.”
 
“Quindi tu avevi la certezza che lo avrebbe avuto anche ieri notte?”
 
Lui annuì.
 
“La prima notte che ha passato qui è stata la peggiore. Il terrore che ho letto nei suoi occhi non lo dimenticherò mai…mi si stringe il cuore solo a pensarci. Ci ho messo più di un’ora per riuscire a farlo calmare del tutto e altrettanto per cercare di farlo tornare a dormire. L’ho vegliato tutta la notte per paura che si ripetesse una cosa simile.
 
Nei giorni seguenti mi sono adattato…più o meno sono regolari. Con un po’ di chakra riesco a  calmarlo ancor prima che inizi ad agitarsi…passato quel momento poi dorme senza problemi.”
 
Era stupefatta da quel racconto. Kaiza era perfettamente consapevole di quello che Naruto passava durante la notte ma non ce ne aveva mai parlato.
 
“Perché non ce l’hai mai raccontato?” domandai.
 
“Mi ha supplicato di non parlarne con nessuno. Ecco perché non ho potuto dirti niente! Dovevi scoprirlo da sola...io ti ho semplicemente guidata verso la realtà.” rispose.
 
“Qualche parola in più non mi sarebbe dispiaciuta però sai?”
 
“Sakura mi sembra di avertelo già detto qualche tempo fa…il nostro lavoro di medici è complicato. Se ci viene chiesto non possiamo far parola con nessuno di quello che ci viene detto. E anche se il rapporto che abbiamo io e Naruto non è quel che si direbbe propriamente medico-paziente…io ho il dovere di tenere per me tutto ciò che lui mi chiede di rendere tale. Spero che capirai che se spesso parlo per enigmi non è perché non voglio aiutarvi…il problema è che semplicemente non posso farlo direttamente!
 
Se potessi dirvi quel che so, credo che la situazione non sarebbe così complessa…”
 
“Quindi…”ripresi “…a te ha parlato dell’incubo?”
 
“Purtroppo no. Si rifiuta drasticamente di parlarne anche se gli ho spiegato che se mi rivelasse cos’è che lo spaventa in quel modo, quali immagini riescono a turbarlo così…potrei anche aiutarlo! Ma no, non c’è stato modo di smuoverlo.
 
Non ci crederai ma si rifiuta di parlarne anche con Kurama! Non so se l’hai notato ma quel Volpone è un po’ più nervoso del solito in questi giorni. E’ proprio perché Naruto si rifiuta di raccontare e condividere il suo incubo con lui! La trova come una mancanza di fiducia anche se il ragazzo non ci ha detto il motivo di questo suo silenzio.
 
Qualunque esso sia comunque non trovo il caso di forzarlo. Quando vorrà parlare lo farà. Ma non voglio che ci resti male se anche con te è stato inflessibile sull’argomento! Dico che è meglio lasciargli del tempo…magari più avanti deciderà di aprirsi senza bisogno che Kurama lo minacci ancora di morte…”
 
La mia mente era già in allarme alle prima due parole…poi il resto. Ero paralizzata.
 
L’uomo se ne accorse e chiese con preoccupazione:
 
“Ehi..tutto bene?”
 
Ma non riuscii a emettere un suono. E il mio silenzio sembrò aiutalo a capire.
 
“Aspetta…” cominciò “…vuoi dirmi…che ti ha raccontato il suo incubo?!”
 
Con un lieve cenno del capo confermai.
 
Non riuscivo a credere di essere l’unica a cui Naruto avesse confidato quel segreto al quale sia Kaiza che Kurama ambivano profondamente per cercare di capire il suo comportamento. Capii che era quello di cui stava parlando il demone il giorno in cui io e Hinata gli eravamo salite in groppa, lo stesso giorno in cui aveva avuto l’attacco di panico.
 
Mi aveva chiesto di non parlarne con nessuno…mi aveva dato la sua fiducia. Una prerogativa che credevo fosse proprietà in quel momento solo di quei due, coloro che più di tutti riuscivano a stargli vicino.
 
“E’ incredibile…” mormorava intanto l’uomo “Non hai idea di quanto sono felice della mia scelta del sonnifero!”
 
“Come dici scusa?”
 
“Uno dei motivi per cui ho preso quella decisione è stato anche per rispetto della sua privacy. Non mi sembrava giusto impicciarmi di qualcosa che doveva restare solo tra voi. Non avrei potuto resistere al rivelargli come ci eravamo organizzati se avessi scoperto una cosa che lui non voleva dirmi…”
 
“Non vuoi davvero sapere del suo incubo?” domandai incredula.
 
“Non voglio sapere nulla che lui non si senta sicuro o pronto a raccontarmi. E poi immagino ti abbia chiesto lui stesso di non dire nulla, giusto?” chiese, con un occhiolino.
 
“Esatto…non ti avrei detto nulla in ogni caso!” confessai sincera.
 
“Ottimo! Quando se la sentirà, sa che anche noi siamo pronti ad ascoltarlo. Credo che abbia paura delle nostre reazioni forse. Comunque Piccola, fossi in te sarei felice…ti ha onorato della sua fiducia, è una cosa importante.” disse.
 
Ripensai alle carezze, alla sensazione delle nostre mani strette l’un l’altra.
 
“Lo so…”
 
“Molto bene, sono davvero felice!” esclamò. Poi si alzò in piedi.
 
“Appena finisci, andiamo di là in attesa che si svegli che ne dici?”
 
“Va bene!” concordai.
 
Terminata la colazione, sistemammo le sedie al loro posto e raggiungemmo Naruto nell’altra stanza. Dormiva ancora.
 
In quel momento notai un particolare che prima mi era sfuggito.
 
“Ehi…ma Kurama non è ancora rientrato?”
 
Innegabilmente non era nella stanza e la cosa mi preoccupò molto. Possibile che non avesse tenuto fede alla promessa di tornare all’alba? Come avrebbe potuto prenderla Naruto scoprendo che il suo amico demone non c’era?
 
“Certo che è tornato!” mi assicurò però Kaiza “Precisamente all’alba! Soltanto che ha preferito restare fuori sul balcone.”
 
“Sul balcone? E come mai?”
 
Vidi il medico assumere un’espressione decisamente preoccupata.
 
“Non lo so…si comporta diversamente dal solito. Insomma solitamente è sempre incazzato e non perde occasione per fare le sue solite battute…ma non credo di averlo mai visto come questa mattina.” confessò.
 
“Che vuoi dire?”
 
“Non è solo arrabbiato…davvero arrabbiato stavolta, bada bene…ma sembra turbato.” disse.
 
Le sue parole ebbero l’effetto di turbare anche me. Doveva essere qualcosa di serio se la Volpe sembrava così diversa dal solito.
 
“Spero solo che non centri con l’incontro con i Sopravvissuti che ha avuto ieri pomeriggio…perché in quel caso potremmo avere dei problemi seri.” concluse.
 
Avevo completamente dimenticato l’appuntamento di Kurama! Accidenti se era successo davvero qualcosa eravamo decisamente nei guai…
 
“Dovresti pensare un po’ di più ai cazzi tuoi, Vecchio…”
 
Iniziai a pensare che Kurama dovesse avere una qualche abilità segreta che gli permetteva di introdursi in un discorso in modo così decisamente “velato” facendo rabbrividire chiunque. Anche Kaiza parve scosso da un brivido nell’udire quella voce all’improvviso, nonostante ci dovesse aver fatto l’abitudine ormai.
 
Voltandomi verso la finestra, osservai la Volpe rientrare in casa lentamente.
 
Per quanto fosse sempre difficile leggere le espressioni dei demoni, non potei che essere d’accordo con quello che l’uomo mi aveva detto poco prima…era decisamente turbato.
 
“Con quei codardi ho sistemato ogni cosa. Non romperanno più quindi smetti di preoccuparti.”
 
Si sedette davanti al letto di Naruto e dopo averlo scrutato un attimo, si concentrò su di me.
 
Istintivamente mi venne da fare un passo indietro. Lo sguardo indagatore del demone mi aveva scossa. Senza dubbio stava cercando di capire se avevo peggiorato le cose in sua assenza.
 
A quel punto feci di tutto per cercare di restare tranquilla e di tenere gli occhi fissi nei suoi dato che dopotutto era andato davvero tutto bene. Ma lui non cedeva ed io non riuscì a fare a meno di iniziare ad innervosirmi.
 
“Puoi smettere di fissarmi, per favore?!” sbottai ad un certo punto.
 
Solo allora lui sbuffò.
 
“Tsk! Pare che per una volta tu non abbia fatto cazzate. Era ora…”
 
Stavo per ribattere a quell’affermazione quando dei mugolii proveniente dal mio compagno di squadra ancora dormiente segnalarono a tutti e tre che si stava svegliando.
 
Kurama mi fece un cenno con la testa per farmi intendere di non proseguire su quell’argomento.
 
Kaiza intanto inginocchiato al lato destro del letto, aspettava che Naruto aprisse gli occhi.
 
Cosa che avvenne presto.
 
“Buongiorno ragazzo...” lo salutò il medico con un sorriso.
 
“Ehi…” rispose lui, con tono assonnato.
 
“E’ tutto a posto?” chiese.
 
Lui rispose, dopo un altro paio di mugolii, annuendo con il capo.
 
“Mi fa piacere. Ti prendo la colazione, va bene? Mettiti seduto intanto.” gli disse.
 
Lui annuì ancora mentre Kaiza si alzava per andare in cucina.
 
Naruto si tirò su muovendosi lentamente, facendo forza sulle braccia anche se da come strinse i denti dedussi che sentiva ancora dolore anche per un’azione così semplice. Finalmente riuscì nell’intento, alzò il cuscino e vi si appoggiò. Vidi il suo corpo rilassarsi finalmente.
 
Fu in quel momento che alzò lo sguardo.
 
Hai deciso di svegliarti alla fine , eh Moccioso? Credevo fossi finito in letargo…” si lamentò Kurama.
 
Io quasi non lo sentii. Avevo due occhi cerulei fissi su di me e non riuscivo a vedere nient’altro. Vi colsi della sorpresa come se si fosse meravigliato di trovarmi ancora lì. O almeno lo sperai. Insomma mi augurai che non si fosse dimenticato della mia presenza.
 
Con un enorme sforzo, dal momento che sembravo incapace di parlare, riuscii a dire:
 
“Buongiorno Naruto…”
 
Pronunciare il suo nome mi bloccò. Memore dei giorni appena trascorsi, una nota di panico si diffuse nella mia testa per timore di dover sopportare un altro estenuante silenzio.
 
“Ciao Kurama…” mormorò al demone che sbuffò chakra seccato.
 
“B-buongiorno…” aggiunse poi“…Sakura…”
 
Fui colta da come una vampata improvvisa di sensazioni…mi aveva risposto sul serio?
 
“Stai…” mi sforzai di continuare a parlare “…Ti senti meglio questa mattina?”
 
Naruto non smise un attimo di guardarmi.
 
“Si…meglio.” rispose e fece una cosa che non mi aspettavo.
 
Chinò la testa.
 
Sembrava…imbarazzato?
 
Avvertii i battiti del mio cuore subire un’impennata.
 
“Mi fa davvero piacere…” dissi.
 
Non fece in tempo a dire altro che Kaiza tornò con la sua colazione. Fui sollevata. Non sapevo cos’altro dire e non volevo fare qualche figuraccia dal momento che mi ritenni poco lucida. Osservare quella sua reazione aveva fatto scattare qualcosa…
 
“Ecco qua! Spero che questo ti faccia recuperare un po’ le forze, ieri ti sei stancato molto.” affermò.
 
Il mio compagno di squadra preferì bere la sua spremuta prima di mangiare. Aveva decisamente sete. Mangiò ben cinque frittelle, segno che aveva fame. Il medico era davvero soddisfatto. Lo osservava felice di constatare che avesse appetito.
 
Non potei che godermi quella scena. Quella leggera voracità con cui faceva seguire un boccone all’altro mi stava ridando la speranza…come il fatto che mi aveva risposto…come il suo imbarazzo.
 
In quel momento più che nelle rare occasioni precedenti, il suo comportamento era quello di sempre…era di nuovo Naruto.
 
Il mio Naruto, pensai.
 
Ma riflettendo un momento dopo sul significato di quel pensiero, non mi riconobbi. Non riuscivo a credere a quel cambiamento che si era attuato dentro di me. Credevo che non sarei più riuscita a provare qualcosa oltre l’amicizia per qualcuno, che ciò che era durato per anni sarebbe durato per sempre, che Ino si fosse spinta oltre con le sue ipotesi…ognuna di queste convinzioni era crollata.
 
Ora riuscivo a vedere in quel nuovo sentimento che si era impossessato di me un futuro. Era riuscito a riaccendere una speranza che era sfiorita lentamente dentro il mio cuore e alla quale avevo smesso di credere…perché se questa volta fossi riuscita ad ottenere quello che volevo, ero certa che finalmente mi sarei sentita completa. Felice.
 
Sapevo che a Naruto sarebbe servito ancora tempo prima di riuscire a tornare a vivere dopo l’esperienza vissuta negli ultimi giorni ma io ero pronta ad aspettare. Ero pronta ad aiutarlo anche se questo avrebbe significato altro sonno perso, altro dolore dovuto al silenzio o alle parole, tanta attesa…avrei sopportato ogni cosa per lui pur di fargli comprendere che finalmente avevo capito, che ero sicura di ciò che volevo…averlo al mio fianco.
 
Non sarebbe stato facile. Del resto lo avevo fatto soffrire talmente a lungo senza accorgermene che sentivo di dover scontare il prezzo di questa mia superficialità. Ma ero stranamente ottimista. Anche se lui non provava più gli stessi sentimenti di un tempo, io ero determinata e non c’era pensiero che riuscisse a demotivarmi…nemmeno il forte legame che avevo visto esserci tra lui e Hinata.
 
Non potevo costringerlo a scegliere tra me e lei. Non avrei mai potuto desiderare la sua infelicità ma volevo almeno che sapesse che anche io ora ero disposta ad ogni cosa pur di renderlo felice. Più di tutto volevo sapesse quanto i miei sentimenti fossero sinceri. Lo avrei poi lasciato libero di fare ciò che voleva purché ne fosse del tutto sicuro. Avrei accettato ogni sua scelta.
 
Persa in queste miei riflessioni e guardandolo mentre scambiava qualche parola scherzosa con Kaiza a proposito delle sue doti culinarie, non mi accorsi subito che Kurama era stranamente silenzioso. Quando lo feci però mi resi conto che stava guardando esattamente quel che guardavo io…con tristezza. Prima di potermene chiedere il perché quell’emozione era già stata sostituita da quella che riconobbi subito come rabbia. Il corpo del demone si irrigidì completamente ed  ebbi paura che fosse sul punto di perdere il controllo.
 
“Kurama…”
 
Sentirsi chiamare risvegliò il demone. Strizzò le palpebre un paio di volte e parve recuperare la ragione. Trassi un lieve sospiro ma restai tesa così come lo erano sia Kaiza che Naruto..
 
“…che ti succede?” parlò ancora il biondo con preoccupazione.
 
Il cercoterio si alzò sulle zampe ed ordinò:
 
“Preparati immediatamente. Usciamo!”
 
Rimase sorpreso dall’ordine che in quel momento parve strano anche a me dal modo in cui era stato pronunciato.
 
“Non riesco a capire…perché? E poi dove vorresti andare?” chiese ancora titubante.
 
“Andiamo a risolvere il tuo problema! Non posso restare a Konoha in eterno ma non posso nemmeno andarmene senza essere sicuro che non deciderai di fare altre cazzate!”
 
Il suo tono era duro e inflessibile. Del tutto diverso da qualsiasi di quelli utilizzati precedentemente. Era cambiato qualcosa. Quelle parole erano cariche di una negatività ed un odio che non riuscii a spiegarmi.
 
“Cosa ti è successo Kurama?” domandò ancora Naruto, stavolta utilizzando anche lui un tono più risoluto.
 
“ZITTO E PREPARATI! Ti aspetto fuori e vedi di non farmi aspettare troppo!” ringhiò mentre agilmente saltava sul cornicione della finestra vicino al letto ed usciva dall’appartamento.
 
Restammo basiti in tre da quel comportamento.
 
“Cosa può essere successo di così grave da ridurlo così?” chiese l’uomo.
 
“L’unica cosa che so con certezza è che è fuori di se…non come il giorno in cui è arrivato ma ci siamo vicini.” rispose Naruto mentre scendeva dal letto.
 
“Cosa vuoi fare?” gli chiesi allora preoccupata.
 
“Devo scoprire cosa è successo. E temo che l’unico modo per farlo sia andare con lui.” rispose con tranquillità ma senza guardarmi, visto che era concentrato a mettersi in piedi. Ma mi aveva risposto…come sempre…come se non fosse cambiato nulla.
 
“Ne sei proprio sicuro?” intervenne il medico “Dubito che mi permetterebbe di seguirvi ma secondo le disposizioni…bhè lo sai…”
 
“Si, devo esserci due persone con me. Ma si tratta di una situazione particolare...Kurama in quelle condizioni rischia di perdere il controllo e se lo fa dentro il Villaggio sarà un grosso problema.”
 
“Ho capito però la signorina Tsunade…” insistette l’uomo.
 
“Andremo a parlarle insieme!”
 
Entrambi si voltarono a fissarmi.
 
“Kaiza, ha ragione… “spiegai “…Non possiamo permettere che Kurama perda il controllo proprio ora che sta guadagnando la fiducia delle persone qui al Villaggio. Ora è talmente furioso che probabilmente non si rende conto dello stato in cui si trova. Lui è l’unico che può farlo ragionare quindi lasciamolo andare mentre io e te andremo a spiegare la situazione all’Hokage, sono sicura che capirà. Glielo faremo capire…”
 
Ma lui non sembrò convinto. Non potevo dargli torto, dal momento che aveva già ricevuto un ammonimento da parte dell’Hokage e quindi non voleva rischiare altri azzardi. Anche io avevo paura…non solo perché temevo che la situazione con il demone sarebbe potuta peggiorare ma soprattutto ero preoccupata per le ferite di Naruto che non si era ancora rimarginate completamente e che necessitavano ancora di un controllo costante. Ma comprendevo che era il momento di fidarsi del mio compagno di squadra.
 
“Kaiza, mi sta chiamando…” parlò Naruto, agitato “Ti prego…”
 
L’uomo incrociò le braccia e sollevò il capo in alto.
 
“Oh e va bene!” concesse alla fine “Ma promettimi che qualsiasi problema, una fitta, un dolorino, un crampo, quello che ti pare, mi informerai immediatamente… siamo intesi?”
 
Lui annuì vigorosamente.
 
“E prego davvero che tu abbia ragione, Sakura” aggiunse sospirando prima di andare a recuperare i vestiti di Naruto.
 
Lui era ancora in piedi reggendosi al suo fidato bastone. Non sapevo se gli fosse ancora indispensabile tuttavia immaginai che continuasse ad usarlo per abitudine.
 
“Piccola, credo sia il caso che ci aspetti fuori anche tu. Ti raggiungiamo tra poco.”
 
Accolsi subito quelle parole e mi avviai alla porta.
 
Quando uscii con sorpresa trovai Kurama seduto sull’uscio ad aspettare.
 
Mi rivolse uno sguardo torvo ma non disse nulla ed io preferii non chiedere niente.
 
Ero sinceramente dispiaciuta che avesse assunto quell’atteggiamento così freddo all’improvviso. Era anche merito suo se finalmente Naruto aveva iniziato a parlarmi di nuovo e se avevo scoperto quella parte di lui così intima tormentata dagli incubi. E poi ero talmente abituata alla sua presenza ovunque che la prospettiva che se ne andasse dal Villaggio mi rattristò. Era diventato a tutti gli effetti un membro del gruppo  o  almeno io sentivo di ritenerlo tale.
 
Poco dopo fummo raggiunti da Naruto e Kaiza.
 
“Volpone, devo dirti due paroline…ti dispiace?” chiese l’uomo in un chiaro invito ad allontanarsi un attimo.
 
“Si che mi dispiace! Ma dal momento che so che non mi lascerai andare senza dirmi queste due paroline, andiamo pure…” ribatte seccato.
 
Si allontanarono una ventina di metri prima di iniziare a discutere.
 
Kaiza sicuramente stava raccomandando a Kaiza di essere prudenti, di non di non arrabbiarsi troppo con lui, di…
 
“Grazie…”
 
Quel sussurro da parte di Naruto mi bloccò.
 
“Cosa…?” chiesi quasi subito.
 
“Per prima…grazie per aver convinto Kaiza a lasciarmi andare…” spiegò sempre molto piano.
 
“Figurati, è stato un piacere!” risposi subito stavolta con un timido sorriso.
 
“Ed anche per stanotte…”aggiunse poi.
 
A quel punto non sapevo cosa dire. Anche quello era stato un piacere, ed ero felicissima di quel ringraziamento perché significava che forse anche a lui aveva fatto piacere avermi vicino a se in quel momento tanto delicato.
 
“Naruto non devi ringraziarmi…sono io a doverlo fare.”
 
Mi fissò confuso:
 
“Tu?”
 
Io annuii. Avevo deciso di essere sincera del tutto.
 
“Si, per la fiducia che mi hai dato.”
 
I suoi occhi ebbero un guizzo per la sorpresa. Non se l’aspettava. Continuai:
 
“Non deve essere stato facile lasciarsi andare ieri sera, vero? Mi sono resa conto che quello che provi è un dolore grandissimo e che io non sono in grado di comprendere. Nonostante questo alla fine però ti sei confidato con me permettendomi di condividere questa tua sofferenza…anche se in questi giorni , in questi anni sono stata quella che ti ha fatto soffrire più di tutti…e non sai quanto mi dispiace.”
 
Pronunciando quelle ultime parole, la mia emotività mi tradì. La voce aveva vacillato e gli occhi si era appannati nel momento in cui erano diventati lucidi. Chinai il capo nel tentativo di nascondere il volto ma non ci riuscii.
 
“Ehi…”
 
Una presa delicata sul polso e poi mi ritrovai ancora una volta la mano stretta nella sua che sembrava tremasse perché preoccupata del fatto che potesse fare del male..
 
 “Per favore, non fare così…” la sua voce si era fatta incredibilmente dolce. “Io credo…forse…ho esagerato e sono stato troppo duro con te…”
 
No, non era colpa sua. Avevo avuto quel che meritavo.
 
“No, avevi tutti i motivi di questo mondo per farlo. Ti capisco se mi odi...”
 
“NO!”
 
Sobbalzai. Il rapido cambiò di tono mi colse di sorpresa.
 
“Non dirlo più! Capito?” la presa sulla mia mano si strinse “I-io posso…posso arrabbiarmi! Tanto! Posso anche fare scelte sbagliate, prendere decisioni che non capite…posso fare tante cose che hanno tante altre conseguenze.
 
Ma mai…”
 
Sembrava non avere più fiato per parlare.
 
Distese le dita, facendole combaciare con le mie. La sua mano era più robusta della mia che poteva essere perfettamente contenuta al suo interno. Il calore di quel contatto era indescrivibile.
 
Non riuscì solo a distrarre me da quella sensazione di profonda tristezza provata poco prima ma mi resi conto che aiutò lui a recuperare il controllo, a calmarsi. Come era successo la sera prima.
 
“Mai…” riprese allora “…potrei odiarti…”
 
Una solida certezza si insediò nel mio cuore.
 
Non mi odiava. Non lo aveva mai fatto. Com’era possibile? Avevo lasciato che la cecità e l’ignoranza oscurassero la mia vista per tanto tempo, lasciandomi intravedere un ‘unica fonte di felicità per la mia vita. Avevo causato dolore in modi di cui ancora non potevo rendermi conto, non avendolo fatto per tanto tempo. Avevo voltato le spalle nei momenti in cui invece mi sarei dovuta trattenere ed esserci.
 
Lo avevo tenuto fuori dalla mia vita finché la sua presenza non si era resa indispensabile per poter mantenere la ragione e non sprofondare. Avevo sfruttato la sua solarità, il suo calore, il suo sorriso a lungo senza capire di averne un’esclusiva particolare, senza soffermarmi a pensare al motivo per cui sembrava farsi più radioso ogni qual volta che eravamo insieme.
 
Tutto mi era apparso davanti agli occhi, solo ora per la prima volta, adesso che tutto questo mi veniva negato ed era stato sostituito da quella freddezza che non gli apparteneva.
 
Ora che riuscivo a comprendere anche il più piccolo motivo per cui avrebbe dovuto odiarmi da profondo del suo cuore…Naruto mi dava la certezza che no l’aveva mai fatto e che io non avrei dovuto nemmeno più dirlo.
 
E me lo aveva detto come solo lui sapeva fare: urlando, innervosendosi, balbettando, esitando, non trovando le parole...con una determinazione finale che però non lasciava dubbi.
 
L’avevo letta nei suoi occhi, che si accesero di nuovo con quella luce che non li aveva mai abbandonati prima che decidesse di arrendersi. Se c’era ancora…forse non aveva rinunciato del tutto a combattere.
 
Il calore cessò all’improvviso. Aveva ritratto la mano.
 
“Piantatela con questa smancerie! Io e te abbiamo un lavoro da fare!”
 
Mi spiegai la sua reazione sentendo il cercoterio parlare. Sembrava ancora più adirato.
 
“E’ un emerito bastardo! stavolta era la voce di Kaiza a parlare anche se stava risuonando solo nella mia mente e gli altri due non potevano sentirci. Si trovava alle spalle di Kurama e sembrava arrabbiato quasi quanto lui. Aveva un largo broncio ad increspargli le labbra e guardava furioso la Volpe.
 
“Può essere incazzato quanto gli pare ma almeno poteva lasciarvi finire di parlare! Invece no! E’ dovuto venire per forza a interrompervi!” sbraitò ancora, come per sfogarsi.
 
L’imbarazzo si impossessò di me. Allora ci stavano osservando.
 
“Mi hai sentito?! Datti una mossa!” fece ancora il demone, accucciandosi.
 
Con riluttanza, Naruto si avvicinò e con un certo sforzo gli salì sulla groppa.
 
“Volpone, mi raccomando! Non andare troppo veloce o quella ferita si riaprirà per l’ennesima volta e poi..”
 
“Smettila di fare la mammina apprensiva, non è un ruolo che ti si addice! Mi occupo io di lui!” ribatte e scattò in avanti, prendendo a correre.
 
Kaiza si portò le mani a circondarsi la bocca e urlò a pieni polmoni:
 
“NARUTO! IL CHAKRA.! RICORDATI, SE SERVE…”
 
“LO USERO’ PER COMUNICARE, PROMESSO! GRAZIE E A DOPO!” rispose Naruto girandosi indietro mentre si allontanavano sempre di più.
 
Quando sparirono, l’uomo trasse un profondo sospiro.
 
“Giuro che se quel Volpone lo metto in pericolo, lo strozzo con le mie mani!” e simulò l’azione con una certa soddisfazione in volto.
 
“Hai fatto fatica anche a parlarci?”
 
“Già, è del tutto intrattabile! Speriamo che in qualche modo il ragazzo riesca a farlo tornare in se senza rischiare troppo…” rispose. Poi aggiunse “Ha interrotto qualcosa di importante, vero?”
 
“Non la cosa più importante, fortunatamente.”
 
“Sicura? Vi ho visti così presi l’uno dall’altra, sembravate incantati in un’atmosfera magica…per questo credo Kurama abbia pensato bene di interrompervi! E’ geloso!” osservò seccato.
 
“Aspetta aspetta…come sarebbe a dire geloso?!”
 
“Sai quando si prova un certo fastidio quando si vede una persona a cui si vuole bene frequentare assiduamente qualcun altro? Ecco, credo che il motivo della sua intromissione, sia proprio questo. Ovviamente non so perché è così arrabbiato e preoccupato…ma di sicuro credo proprio che tu sia il motivo per cui è così geloso.”
 
“Geloso di me?! Lui?!” insistetti.

“E’ orgoglioso, non lo ammetterà mai…ma è profondamente legato a quel ragazzo. Anche se sembra che stia cercando di nasconderlo in tutti i modi possibile. Ma siccome la gelosia è strettamente legata alla rabbia…non riesce a dissimularlo a lungo.” affermò.
 
Quella si che era una novità. E pensare che fino a quel momento credevo di essere io quella gelosa del cercoterio che riusciva a stargli vicino in un modo che fino a poco prima mi era stato precluso.
 
“Ti piace Naruto, non è così?”
 
Quella domanda diretta mi spiazzò. Ma se ero certa di una cosa, questa era che non potevo digli la verità considerata l’intimità che aveva con lui.
 
“Cosa ti viene in mente?” chiesi a mia volta cercando di apparire convincente.
 
Lui sollevò il sopracciglio con la cicatrice come una sfida a dirgli che non era vero.
 
“Sei fuori strada…”cercai di rincarare la dose.
 
“Ovviamente ho centrato in pieno la questione.” dichiarò.
 
Come si poteva mentire ad una persona come lui? Come se non bastasse ero davvero imbarazzatissima e questo al medico bastava come risposta eloquente. 
 
“Tranquilla.” mi rassicurò poggiandomi la mano sulla spalla “Lui non saprà nulla!”
 
“Ti ringraz-“
 
“Se…” cominciò.
 
Voleva qualcosa in cambio, forse. Lo guardai, incitandolo poi ad andare avanti con il capo.
 
“Se…mi racconti come è successo. Perché mi sono accorto di un certo cambiamento da parte tua quindi immagino che questa sia stata una scoperta recente. Ci terrei a capire, se non ti dispiace.”
 
Cosa dovevo fare? Rischiare ed aprirmi con lui? Oppure far si che fosse lui a far sapere a Naruto dei miei nuovi sentimenti? No! Dovevo affrontare da sola questa prova! Non potevo lasciare che fosse qualcun altro a farlo per me!
 
“D’accordo…ma ti avverto: è una storia lunga.”
 
Lui sorrise:
 
“Bhè dobbiamo andare dalla signorina Tsunade, giusto? Praticamente io sto andando al patibolo!” mi mise il braccio intorno alle spalle e continuò “Quindi sai…non mi dispiacerebbe ascoltare una bella storia del frattempo…ti va di alleviare la tensione di questo povero condannato a morte?”
 
Senza riuscire a trattenermi risi di gusto mentre molto lentamente io e l’uomo ci avviavamo verso il palazzo nell’Hokage, silenziosamente preoccupati allo stesso modo per un certo biondino che si trovava tra le grinfie di una Volpe gelosa e furiosa.
 
Non credevo potesse esistere abbinamento peggiore.







 
 
 
 
Note Finali: Ragazzi, sono veramente imperdonabile, lo so. On solo vi ho fatto aspettare un mese e più ma mi presento solo con questo capitoletto. Non so dirvi quanto mi dispiace! Ma tra università, il resto e altri eventi di questo mese la mia ispirazione per scrivere è stata impegnata in altro. Ho partecipato ad un contest su Gaara, poi ho scritto una cosetta dedicata al compleanno di Naruto (era doveroso) e infine anche qualcosa dedicata all’ultimi capitoli del manga…come potevo non farlo?Mercoledì ci sarà la conclusione! Che tristezza! :’(
 
Comunque sia, spero mi perdonerete per l’ennesima volta. Ho deciso, sul serio stavolta, di impegnarmi a pubblicare con più regolarità e quindi questo implica che cercherò di essere più frequente anche con gli aggiornamenti! Bisogna andare avanti…anche perché il bello deve ancora venire!
 
Intanto spero non mancherete dal farmi sapere se questo capitoletto vi è piaciuto. Abbiamo una Satura felice per i risultati conseguiti durante la nottata precedente, un Naruto  che sembra sempre più vicino a tornare quello di prima, un Kurama decisamente fuori di sé e un Kaiza come sempre bugiardo a fin di bene ma stavolta anche furioso con il nostro cercoterio! Vi chiederete cosa sia successo…e soprattutto se Naruto riuscirà a risolvere la situazione. Bhè lo saprete presto! ;) Grazie a tutti voi che continuate a seguire questa storia, tutti tutti! Avere il vostro sostegno è sempre meraviglioso! A presto! J
 

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Capitolo 29
*** Altri problemi all'orizzonte... ***


“CHE COSA HAI FATTO, TU?!”
 
E nell’arco di una frazione di secondo la massiccia scrivania di legno nell’ufficio dell’Hokage si spezzò brutalmente in due con la stessa facilità con cui si sarebbe potuto dividere un grissino.
Un centinaio di fogli presero a svolazzare per la stanza ricadendo in volteggi circolari a terra o sui poveri resti del mobile che la signorina Tsunade allontanò uno dall’altro spingendoli via e creandosi un passaggio tra essi, muovendo passi minacciosi  nella nostra direzione. O meglio verso Kaiza,sul cui volto era dipinta un’espressione di sincero terrore.
 
Praticamente la stessa che avevano Tonton e Shizune che osservavano la scena da un lato della stanza, senza emettere un suono.
 
A stento riuscivo a riconoscerlo. Lo avevo visto fronteggiare già una volta l’Hokage e in quell’occasione non aveva avuto la minima esitazione a mettersi contro di lei pur di assecondare le necessità di Naruto. Inoltre era stato anche precedentemente rimproverato per questo motivo, quando gli aveva permesso di recarsi a casa di Shikamaru nonostante fosse appena uscito dall’ospedale. Ma mai lo avevo visto così impaurito. Neanche Kurama aveva mai sortito un effetto simile su di lui.
 
Nel momento in cui però mi ritrovai ad indietreggiare assieme a lui, capii che il suo timore era fondato dal momento che il mio corpo reagiva senza che ne rendessi conto.
 
Nel corso dei quasi tre anni in cui ero stata allieva della signorina Tsunade, avevo imparato a mie spese quanto fosse pericoloso farla arrabbiare…
Bastavano nemmeno dieci secondi di ritardo per ritrovarmi scaraventata contro l’albero più vicino con più di una costola incrinata, che lei provvedeva a risistemare a fine lezione. Il ritardo era intollerabile.
Per un medico ogni secondo è prezioso, ripeteva ogni volta.
Non che non fosse giusto ma avrei gradito che mi risparmiasse il dolore per farmelo capire.
Non potevo distogliere lo sguardo da lei una frazione di secondo per distrarmi che rimediavo un principio di trauma cranico per via del pugno con cui mi colpiva in testa.
Un medico non deve mai distrarsi, ripeteva ancora.
Giustissimo anche questo ma sarebbero bastato dirmelo una volta.
Dovevo fare esattamente quello che diceva e come lo diceva. Qui rischiavo danni permanenti.
Un medico non può commettere errori, ribadiva.
Sacrosanto. Ma tutte quelle botte erano necessarie?
 
Dopo i tre anni mi resi conto di si. Non solo mi servivano per tenere a mente le sue parole per timore delle ripercussioni ma svilupparono notevolmente i miei riflessi. E cosa più importante imparai presto a conoscere i suoi cambiamenti di umore…il mio corpo reagiva immediatamente se avvertiva il pericolo proveniente da lei per una giornata iniziata con la luna storta.
 
E decisamente questa doveva essere una di quelle giornate,
 
Notai chiaramente la vena pulsante che batteva aritmicamente sulla sua tempia e il fuoco che c’era nei suoi occhi non era affatto rassicurante. Nonostante il tono calmo e pacato con cui Kaiza le aveva detto direttamente che aveva lasciato che Naruto si allontanasse dalla sua abitazione in groppa a Kuraam, il suo scatto d’ira mi fece intendere che non avrebbe accolto tranquillamente quella notizia in qualunque modo gli fosse stata presentata.
 
Ripensai al medico che mi diceva che andare dall’Hokage per lui significava andare al patibolo…sicuramente aveva previsto una reazione simile quindi non si era fatto illudere nemmeno un momento dalle mie rassicurazioni in merito.
 
“Signorina, la prego…non credo che innervosirsi così sia un atteggiamento costruttivo…” le diceva intanto, continuando ad arretrare fino a quando non sbattè la schiena contro il muro tastandolo come nella speranza di trovare una scappatoia mentre Tsuande si era fermata a pochi centimetri da lui.
 
“Dici di no?” chiese lei a sua volta con un accenno di rabbia repressa nella voce “E dimmi, quale sarebbe per te un atteggiamento costruttivo in una situazione del genere?”
 
“La prego signorina…” cercai di intervenire ma lei mi rivolse uno sguardo a dir poco feroce e scelsi di acquietarmi.
 
“Dunque?!” incitò l’uomo tornando a fissarlo intensamente.
 
“Bhè…” cominciò “Potrebbe…provare ad ascoltare quello che ho da dire e darmi modo di spiegarle  cosa è successo…”
 
“Potrei…”disse come valutando l’ipotesi.
 
Poi di colpo afferrò il collo della maglietta dell’uomo e lo sollevò senza alcuna difficoltà sbattendolo contro il muro.
 
“Oppure potrei toglierti immediatamente la custodia di Naruto dal momento che non sembri essere in grado di gestirlo! Ed in aggiunta potrei anche allontanarti dall’Ospedale per qualche mese! E anche darti una ripassata che non scorderai tanto facilmente!” sbraitò.
 
Non poteva dire sul serio.
Se lo avesse fatto ero sicura che Naruto non lo avrebbe potuto sopportare e nemmeno noi.
Kaiza era diventato una presenza fondamentale per tutti. Non potevo permettere che accadesse!
 
Ma improvvisamente sentii la mia maestra sospirare sconsolata.
 
“Non riesco a capire…” mormorò “Come puoi aver permesso che Naruto facesse una cosa così pericolosa ed incosciente? Come?! Proprio tu…”
 
“Se non avessi avuto la certezza che fosse stato al sicuro, non lo avrei lasciato andare.”
 
La paura era sparita. Ora c’era solo sicurezza. La stessa di sempre.
 
“Può stare tranquilla di una cosa, Hokage…non farei nulla che possa mettere in pericolo Naruto.
Dietro la mia decisione però c’è qualcosa ho imparato fin troppo bene…è che a negare la fiducia a qualcuno, si commette sempre un errore. Non c’è mai la certezza che questa fiducia porterà a qualcosa di buono…ma mi creda, sapere che qualcuno si fida di te…è una gioia unica che non può essere paragonata a nessun altra.”
 
Non capivo le parole di Kaiza. Ma la signorina Tsunade lo calò lentamente fino a fargli sentire ancora il terreno sotto i piedi quindi immaginai che lei avesse capito.
 
“La ringrazio…” disse l’uomo.
“Non ringraziarmi.” rispose secca. “Sono ancora della seria intenzione di toglierti il suo affidamento.”
 
Mi resi conto che era cambiata. All’inizio mi sembrava una delle sue solite sfuriate, tanto simili a quelle a cui Naruto preferiva darsi alla fuga, serie ma fino ad un certo punto. Ma dal momento in cui lei aveva abbassato il tono di voce e Kaiza aveva dato quella risposta, la sua arrabbiatura era mutata. Aveva la serietà e la furia che si addiceva solo al ruolo di un Capo.
 
Gli voltò le spalle e recuperò un pezzo della scrivania e lo sistemò al meglio davanti a se prima di mettersi seduta e recuperare alcuni fogli da terra.
 
“Signorina..” sussurrò appena Shizune ma venne bloccata all’istante.
 
“Hai due ore per rimediarmi una scrivania nuova! MUOVITI!”
 
Lei sobbalzò a quel tono e si precipitò fuori dalla stanza seguito dal suo fedele porcellino.
 
Kaiza era di nuovo al mio fianco. Sembrava aver trovato serenità e calma.
 
Tuttavia l’aria era tesa. Si udiva solo il fruscio dei fogli che l’Hokage stava cercando di riordinare intorno a sè. Né io né l’uomo sapevamo se fosse il caso di dire qualcosa o di attendere.
 
“Eccolo!”esclamò lei sollevando un foglio e porgendolo in avanti.
 
Il medico a quel punto si avvicinò e lo prese, scorrendolo velocemente. Sospirò.
 
“Signorina…”
 
“Mi dispiace ma non mi hai lasciato scelta. Speravo di non doverti mai dare quel foglio ma ti avevo avvertito…se mi avessi disubbidito un’altra volta prendendo tue iniziative, avrei dovuto prendere provvedimenti. Da questa sera NarutoUzumaki sarà affidato ad un altro medico.”
 
Mi paralizzai all’istante. Non poteva aver davvero preso una decisione simile!
Pregai che Kaiza cercasse di dissuaderla dal togliergli l’incarico ma lui chinò la testa impotente.
 
“Come desidera.” rispose con un filo di voce.
 
“Kaiza, no! Non puoi farti sostituire!” esclamai a quel punto.
 
“Non posso ignorare gli ordini dell’Hokage.” rispose freddo.
 
“Ma…”
 
“Sakura, non importa! Va bene? La signorina Tsunade sta pensando solo a cosa è meglio per Naruto quindi se ritiene che sia il caso di allontanarmi, è così che va fatto! Tutti qui vogliamo solo fare il meglio per lui, ciò che lo riporterà ad essere quel se stesso di cui mi avete tanto parlato. Vogliamo tutti la stessa cosa. Ma probabilmente io lo sto facendo nel modo sbagliato e con le mie scelte lo sto esponendo a rischi che non può ancora correre. Per cui farò come mi è stato chiesto…mi farò da parte.” concluse.
 
“E invece non puoi farlo!” ribattei decisa “E se lei signorina tiene al bene di Naruto dovrebbe ritirare subito la sua decisione!”
 
“Come ti permetti di parlarmi con quel tono, eh?”
 
“Allontanare Kaiza da lui servirà soltanto a farlo cadere nuovamente nello stato apatico in cui si trovava all’inizio! E non possiamo permettere che accada perché dubito che sarebbe in grado di uscirne di nuovo!”
 
“Piccola…” sussurrò l’uomo vicino a me.
 
Probabilmente avrebbe voluto che mi fermassi e quindi evitassi di mettermi nei guai con l’Hokage ma avevo bisogno di lui tanto quanto ne aveva bisogno Naruto. Prima che potessi andare avanti però venni bloccata.
 
“Non ti rendi conto che per la seconda volta è andato contro un mio preciso ordine? La prima volta gli avevo specificato chiaramente che uscito dall’Ospedale sarebbe dovuto andare dritto alla sua abitazione e invece ha lasciato che si sottoponesse ad uno sforzo immenso per assecondare un suo capriccio del momento…”
 
“Si però…”
 
“Poi nonostante il mio ammonimento e la mia raccomandazione di evitare altri colpi di testa, ha di nuovo assecondato una sua richiesta senza pensare alle conseguenze!”
 
“Mi ascolti…”tentai ancora.
 
“Ti rendi conto che la sua situazione è ancora troppo precaria?!” urlò stavolta. “Ha tentato di suicidarsi, non so se lo hai dimenticato! Non sappiamo il motivo per cui non possiamo permetterci di commettere leggerezze! Invece di essere prudente Kaiza ha permesso che lui si allontanasse da solo insieme alla Volpe a nove code senza nemmeno sapere dove fossero diretti! Ora dovrò mandare una squadra di ricerca per scoprire sono finiti,capisci?!”
 
“E’ lei che non capisce! Non ha dato a nessuno dei due la possibilità di parlare! Se invece ci permettesse di spiegare i motivi per cui abbiamo dovuto lasciarli andare da soli, potrebbe iniziare a farlo!”
 
Tsunade mi rifilò un’occhiataccia, non tollerando che avessi avuto il fegato di alzare la voce contro di lei. Credetti fosse sul punto di scaraventarmi contro la parete con tutta la forza che possedeva ma trasse un profondo respiro, incrociò le dita tra loro e si sedette composta.
 
“Hai sessanta secondi per darmi una spiegazione valida.” disse cupa.
 
Sessanta secondi. Nulla. Ma dovevo provarci.
 
“Naruto-“
 
“Non te.” mi blocco subito “Lui.” Ed indicò verso Kaiza.
 
Lui si portò le mani dietro la schiena come per fare rapporto ed iniziò a parlare tenendo lo sguardo fisso:
 
“Preciso con il dire che se non l’abbiamo consultata prima, è stato esclusivamente perché non c’era tempo.
Dal momento in cui Kurama è rientrato questa mattina mi sono reso conto immediatamente che c’era qualcosa che non andava. Deve essere successo qualcosa che lo ha scosso molto e per questo motivo lui si è comportato in modo più freddo e bastardo del normale.
 
Persino il ragazzo ha capito subito che qualcosa non andava e ha cercato di chiedere spiegazioni. Ma il cercoterio gli ha imposto di prepararsi e di seguirlo senza aggiungere altro. E’ stato a quel punto che Naruto ci ha detto che doveva andare con lui per cercare di comprendere quanto accaduto perché la sua rabbia era paragonabile quasi a quella del suo arrivo al Villaggio. Ha sottolineato che rischiava di perdere il controllo in quelle condizioni.
 
Ho ritenuto quindi che l’unica soluzione per evitare che accadesse qualcosa di irreparabile fosse quella di permettere a Naruto Uzumaki di provare a sistemare le cose. Naturalmente ho raccomandato al demone di essere prudente per via delle ferite che comunque sono in regolare via di guarigione.
 
Kurama mi ha ribadito molte volte in questi giorni che avrebbe impedito a Naruto di fare altre sciocchezze quindi ho ragione di credere che non c’è da temere per la sua incolumità. Inoltre lo stesso demone ha affermato che l’uscita aveva come scopo quello di risolvere il problema del ragazzo e questo mi fa dedurre due cose: la prima è che a spingerlo c’è l’affetto profondo che lo lega a Naruto e secondo che quindi non c’è motivo di sospettare che possa fare alcunché che possa nuocere alla sua salute sotto qualsiasi punto di vista.
 
Queste sono le mie considerazioni. A lei il giudizio finale.
 
Sia io che Sakura lo accetteremo senza discutere…qualunque esso sia.”
 
No. Se fosse stato allontanato da Naruto non lo avrei accettato. Lui non si volse per assicurarsi che avessi afferrato il significato delle sue parole. Questo mi fece intendere che qualsiasi mio tentativo di convincere l’Hokage a cambiare idea non sarebbe servito. Aspettava di sentire quelle conclusioni che avrebbero stabilito l’andamento delle cose da quel giorno in poi. Ogni sua reazione sarebbe dipesa dalle parole che sarebbero state pronunciate.
 
Tsunade non aveva distolto un attimo lo sguardo da Kaiza. Stava cercando di cogliere forse un’esitazione, qualcosa ma tutto ciò che l’uomo faceva trasparire era quella sensazione di sicurezza che lo aveva distinto da subito.
 
Dal modo in cui aveva parlato sembrava aver assunto nuovamente il suo ruolo professionale di medico. Diverso dal Kaiza sorridente ed amichevole di sempre.
 
Ad un certo punto lei si alzò e incrociando le braccia ci diede le spalle, rivolgendo l’attenzione oltre la finestra dell’ufficio, verso il Villaggio della Foglia.
 
Non avevo mai messo in dubbio che il ruolo di Capo Villaggio fosse estremamente difficile.
Ero consapevole che la carica comportava responsabilità enormi, decisioni sofferte da prendere, rischi da correre…il dovere di pensare al bene collettivo di tutti gli abitanti.
 
Mi chiesi come si sentisse…
Se stava affrontando tutta questa storia di Naruto nel ruolo di Hokage…oppure no.
 
“Ho preso una decisione.”
 
Avemmo entrambi un sussulto. Io deglutii rumorosamente.
 
“Naruto Uzumaki continuerà a restare sotto la tua custodia.”
 
Rilasciai un lunghissimo sospiro di sollievo. Kaiza a fianco a me sorrise appena.
 
“Però…” riprese voltandosi.
 
Smisi di respirare ancora una volta.
 
“Bada bene, questa è la tua ultima occasione. Se dovesse succedere ancora una cosa simile, ti assicuro che la prossima volta non avrò ripensamenti. Prima di prendere qualsiasi decisione pretendo di essere informata prima! Spero che questo ora sia chiaro!
Che si tratti di Naruto o della Volpe non mi interessa! Nel mio Villaggio tutti devono rendere conto a me! Non c’è spazio per iniziativa personali che vanno contro i miei ordini!
Lo ripeto ancora una volta…la prossima volta non ci sarà tempo nemmeno per una parola di spiegazione! Non solo sarai allontanato ma ti proibirò anche di vederlo!
Sono stata abbastanza esauriente?!”
 
“Assolutamente.” rispose a testa bassa.
 
“Ottimo! Adesso fuori di qui, all’istante! Ho del lavoro da fare!”
 
E tornò seduta a consultare i suoi documenti sulla mezza scrivania rimasta intatta.
 
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“Piccola sei stata davvero coraggiosa, sai?” disse Kaiza dopo un lungo silenzio mentre scendevamo gli scalini del Palazzo, da poco usciti dall’ufficio dell’Hokage.
 
“Tu no, questa volta.” commentai.
 
“Quando mai sarei stato coraggioso?” chiese curioso.
 
“Il giorno in cui la signorina Tsunade è voluta entrare per forza nella stanza di Naruto con tutti noi, nonostante tu l’avessi avvisata che non era il caso. Le hai tenuto testa e ti sei tirato indietro solo quando sei stato costretto.” spiegai “Questa volta non ci hai nemmeno provato sul serio a impedirle di toglierti l’incarico! Perché?”
 
“C’è un limite a tutto…è stata già clemente con me sia per il mio tentativo di quel giorno, che per la scappatella fatta a casa di Shikamaru.
 
Dimentichi che è il nostro Capo Villaggio, si fa garante della protezione di ognuno di noi e per questo noi dobbiamo riporre in lei la nostra fiducia e la nostra fedeltà. L’insubordinazione di una sola persona rischia di mettere in discussione il modo in cui svolge il suo ruolo.
Ho la certezza che di questa situazione delicata in cui ci troviamo ne siano stati informati anche i due consiglieri…e conoscendoli avranno avuto senza dubbio da ridire sul modo in cui la signorina sta gestendo questa faccenda.”
 
“Aspetta…che intendi?”
 
“Non lo hai ancora capito? Sai cosa succederebbe se si sapesse in giro dell’accaduto? L’intero Villaggio cadrebbe in preda allo sconforto! L’eroe è un punto di riferimento, è il portatore della speranza! E se aggiungi a questo anche il fatto che lui sia l’emblema della pace non solo qui a Konoha ma anche in tutti gli altri paesi, capirai che non si può assolutamente rischiare che lui compia nuovamente un gesto tanto estremo.
 
No so bene cosa preveda il protocollo, né cosa pensino i consiglieri…ma se Tsunade avesse agito solamente come Hokage non solo avrebbe dovuto tenerlo segregato in Ospedale fino al momento in cui quella ferita non si fosse completamente rimarginata ma avrebbe dovuto posizionare una squadra Anbu a sua sorveglianza durante e dopo il periodo di convalescenza.
 
A cosa credi che avrebbe portato? Io non voglio neanche immaginarlo.
Quindi non giudicarla male per la decisione che aveva preso. Ha fatto davvero molto di più di quanto avrebbe dovuto. E lo ha fatto solamente per lui…”
 
Ora era veramente tutto chiaro.
Come non me ne fossi resa conto prima, non me lo spiegavo. Del resto che la mia maestra fosse molto legata a Naruto era evidente anche se non ne conoscevo di preciso il motivo. Lei accennava al periodo in cui si erano conosciuti parlando di una scommessa attraverso la quale aveva capito il suo valore ed era convinta che un giorno sarebbe diventato un grande Hokage.
Le rivolsi un pensiero di gratitudine per tutto quello che aveva fatto. Se si fosse attenuta alle regole ero sicura che Naruto non avrebbe fatto nessun progresso.
 
A quel punto un pensiero,accantonato poco prima, tornò a galla nella mia mente.
 
“Kaiza dimmi…cos’è quella storia della fiducia di cui parlavi prima?”
 
“Esperienza.” rispose. “Con il tempo sarà più chiaro anche a te.”
 
Mi stupii di quella risposta tanto secca. Non era da lui.
Mi chiesi se fosse il caso di approfondire la questione ma preferii lasciar perdere. Avrei avuto altre occasione per tornare a questo discorso. Per oggi avevamo parlato abbastanza.
 
Arrivammo davanti la porta dell’uscita e lui la tenne aperta per me, lasciandomi passare avanti. Ci avviamo quindi decisi verso casa di Naruto, lo avremmo atteso lì.
 
Però, mossi pochi passi:
 
“Tesoro…”
 
Non mi fermai subito ma solo dopo che Kaiza si era arrestato all’istante e si era voltato.
 
Ripetei il suo gesto e vidi una donna avvicinarsi a noi.
Era una donna minuta con un viso che mi apparve immediatamente dolce. Labbra sottili incurvate in un sorriso, due brillanti occhi neri, i capelli scuri legati in una lunga coda con un nastro azzurro. Mi balzò all’occhio il fatto che fosse vestita in modo molto sportivo. Indossava pantaloni neri che le aderivano perfettamente alle gambe sottili mentre sopra indossava una felpa grigia abbastanza pesante con apertura a zip.
 
“Yu, amore mio!”
 
Yu? Amore mio? Lo aveva chiamato “tesoro”? Non poteva essere lei...
 
Lei non rispose subito ma mentre l‘uomo andava verso di lei, si mosse nella stessa direzione. Aprirono le braccia insieme si abbracciarono reciprocamente. Era alta poco più di me ma Kaiza la superava comunque abbondantemente. Lui la avvolse completamente con le sue braccia, stringendola possessivamente a sé. Lei lo stringeva con la stessa foga.
 
Si cullarono per qualche istante. Poi le chiese piano:
 
“Non pensavo di vederti…che fai qui?”
 
Yu teneva gli occhi chiusi, godendosi il caldo confortante emanato dall’uomo ma rispose:
 
“Avevo bisogno di parlare con l’Hokage ma a quanto pare non ce ne sarà più bisogno.”
 
“Come? E’ successo qualcosa forse?” domandò spaventato, interrompendo l’abbraccio per prenderle il volto e scrutarlo con attenzione in cerca di qualche disagio.
 
“Ma che dici, sciocco!” lo rimproverò scostandogli le mani “E’ tutto a posto! Volevo sapere solo qualcosa su di te e Naruto. Capito?”
 
Lui sospirò sollevato.
 
”Te l’ho detto ieri sera, va tutto bene.”
 
“Volevo esserne sicura.” spiegò.
 
“Non mi hai creduto, devo dedurre?” le domandò con tono di sfida a cui lei rispose mettendo su un piccolo broncio.
 
“Deduci bene. Sei un mascalzone!” disse poi dandogli un pugno deciso sulla spalla.
 
Lui rise. Si avvicinò poi per carezzarle ancora il volto.
 
“Il tuo mascalzone…” la corresse.
 
Solo mio.” sottolineò, portando la mano sulla sua.
 
Non credevo di star assistendo ad una scena simile. Soprattutto non credevo di trovarmi di fronte alla moglie di Kaiza! Avevo atteso molto di incontrarla ma decisamente non era come l’avevo immaginata. Mi sentii un po’ di troppo quindi pensai bene di allontanarmi da sola, sapendo che poi Kaiza mi avrebbe raggiunta. Ma non feci in tempo.
 
“Vieni! Ti devo presentare una persona!”le disse prendendola per mano e avvicinandosi a me.
 
“Oh…tu devi essere Sakura Haruno, è così?” chiese dolcemente, tendendomi la mano.
 
Tremendamente imbarazzata, ricambia la sua stretta delicata e risposi:
 
“Si signora. E lei è sicuramente…”
 
“Yukiho Kiyuma, è un onore!” si presentò “Dammi pure del tu, cara.”
 
“C-come preferisce.” Dopo un attimo però mi corressi: “Preferisci.”
 
Sorrise divertita. Poi domandò al marito:
 
“Come mai siete appena usciti dal Palazzo dell’Hokage? Non sarà successo qualcosa al ragazzo spero…”
 
Si incupì velocemente ma Kaiza la rassicurò.
 
“Tranquilla. E’ solamente andato a farsi un giretto con il suo amico demone. Noi siamo soltanto andati a riferirlo all’Hokage.”
 
“Con Kurama? Bhè sono sollevata sapendo che è con lui.”
 
Io non lo ero per niente ma siccome lui rimase impassibile davanti a quell’affermazione immaginai che non volesse farle sapere dello stato d’animo del demone al momento della partenza. Dopo poco riprese:
 
“Fino a quanto resteranno insieme da soli?”
 
“Kurama ha detto che probabilmente ne avrebbero avuto fino a stasera. Anche se spero tornino un po’ prima…il tempo sta peggiorando…”
 
Portando il mio sguardo al cielo mi resi conto che aveva ragione. Il sole era sparito ed una coltre grigiastra impediva di scorgere il cielo azzurro. Probabilmente più tardi avrebbe anche potuto piovere.
 
“Allora potresti approfittare di quest’occasione per venire a casa con me. Insomma avrai bisogno di vestiti puliti e di qualcos’altro per i prossimi giorni…”
 
Colsi in quelle parole anche una supplica. Ricordai come qualche giorno prima Kaiza avesse chiesto a Naruto di potersi allontanare una giornata dalla sua abitazione per trascorrere del tempo con sua moglie. Potevo leggerle in volto questo suo desiderio ma il medico sembrò dispiaciuto.
 
“Non credo di poterlo fare. Insomma se il ragazzo non mi dovesse trovare in casa potrebbe preoccuparsi. Devo decidere con lui il giorno in cui posso allontanarmi in modo da non creargli pensieri inutili…” spiegò con rammarico.
 
“Si, lo capisco…Va bene, vuol dire che aspetterò.” concluse lei con un’ombra di delusione.
 
E Kaiza sembrò soffrire enormemente di non averla potuta accontentare.
 
“Vai con lei, ci penso io ad andare a casa di Naruto ad aspettare il suo ritorno.”
 
“Come?!” chiesero all’unisono, voltandosi verso di me.
 
“Sono sicura che Naruto sarebbe felice se tu pensassi un po’ anche alla tua famiglia. In questi giorni ho come l’impressione che si sia sentito un po’ in colpa nei tuoi confronti perché dovendoti occupare di lui, ti teneva lontano da Yukiho.
 
Per questo motivo stai tranquillo. Parlerò io con lui.”
 
“Cara, non c’è bisogno…se non può…” cercò di fermarmi lei ma glielo impedii.
 
“ Non preoccupatevi di nulla. Non appena tornerà mi metterò in contatto con Kaiza in modo che sappia che lui è rientrato. Non ha senso che se ne resti in casa senza fare nulla mentre potrebbe impegnare il suo tempo in qualcosa di meglio. Andate e state tranquilli.” cercai di convincerli.
 
Moglie e marito si guardarono negli occhi alla ricerca di una conferma reciproca. Lui parlò per primo:
 
“Sicura, Piccola?”
 
“Sicurissima!” confermai.
 
Lui trasse un lungo sospiro.
 
“Credo che staranno via almeno qualche altra ora. Non ci saranno problemi.”
 
“Caro, ma sei sicuro? Non voglio creare problemi…”
 
“Non ce ne saranno.” la interruppe con un sorriso.
 
Lei esitò ma alla fine gli sorrise di rimando mentre lui la stringeva nuovamente al suo fianco.
 
“Ti ringrazio moltissimo Sakura, davvero!” mi disse.
 
“Grazie Piccola…” ripeté anche Kaiza.
 
“Vi auguro di passare un buon pomeriggio!” mi limitai a dire, felice che finalmente avessero accettato di trascorrere insieme quel tempo.
 
Mi rivolsero entrambi un piccolo inchino di riconoscenza e poi si avviarono mano nella mano probabilmente in direzione della loro abitazione.
 
Non avrei potuto immaginare una coppia più dolce e così sinceramente innamorata.
Chi lo sa…anche io e Naruto saremmo riusciti un giorno ad essere felici come loro?
 
Questo pensiero mi fece venire in mente che avevo promesso ad una certa persona di tenerla informata sul mutamento dei miei sentimenti anche se con tutto quello che era successo non avevo trovato il tempo di raccontarle tutto.
 
Ora sapevo con chi avrei parlato nelle prossime ore in attesa del rientro del mio compagno di squadra.
 


 
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“Ecco a lei, signore! Buona giornata… e buona fortuna!”
 
Questo udii mentre entravo nel negozio di fiori della famiglia Yamanaka e notai subito Ino inchinarsi, mentre un giovane ninja si avviava verso l’uscita con un imponente mazzo di rose, allegro e con le guance leggermente imporporate di rosso.
 
Gli tenni la porta aperta e lui mi ringrazio per la cortesia. Mentre me la richiudevo alle spalle, Ino trillò con tono sarcastico:
 
“Fronte Spaziosa! Che sorpresa!”
 
“Già…  è stata una decisione improvvisata.” risposi senza comprendere il perché di quel tono.
 
“Comunque sia sono decisamente indignata con te! Sappilo!” dichiarò incrociando le braccia e dandomi le spalle.
 
Ero decisamente basita. Cosa potevo aver fatto per scatenare quella reazione?
 
“E come mai?” le chiesi allora.
 
“Credevo che io e te fossimo amiche…che avessimo raggiunto un certo livello di fiducia…”
 
“Si però…”
 
“...che dopo le nostre ultime chiacchierate, lo avrei saputo per prima…”
 
“Ino taglia corto e dimmi qual è il problema!” ringhiai allora, stizzita da quel comportamento.
 
“COSA ASPETTAVAI A DIRMI CHE AVRESTI PASSATO LA NOTTATA CON NARUTO?!”
 
Dopo aver metabolizzato, compresi fin troppo bene quale fosse il suo problema.
 
“Sei arrabbiata perché non sono stata io a dirtelo, è così quindi?” chiesi sapendo tuttavia la risposta.
 
“Ovvio!”
 
Mi scappò una risatina al pensiero che tutta quella situazione si era innescata per un motivo così futile. Lei però si imbronciò:
 
“Non c’è nulla da ridere!” mi rimproverò offesa.
 
“Invece rido perché ti stai comportando come una bambina! Ricordi quel che ci siamo dette? Quando qualcosa fosse cambiato saresti stata la prima a saperlo. Immagino che sia stato Kaiza a comunicarvi che sarei stata io al suo fianco stanotte…evidentemente si è scordato di dirvi che è stata una decisione presa all’improvviso. Non ho avuto il tempo per cercarti e raccontarti lo stato delle cose ieri ed è questo il motivo per cui ora sono qui.”
 
“Vuoi dire che…? Oh cielo, Sakura io…scusa…”
 
“Avventata che non sei altro…” borbottai.
 
Si sfilò velocemente il grembiule e sorpassò il bancone correndo ad abbracciarmi.
 
“Mi dispiace di aver dubitato…dico sul serio…” ripeté ancora una volta.
 
“Tranquilla.” risposi confortandola.
 
“Siccome sei qui, adesso devi raccontarmi ogni cosa! Il mio turno è terminato e la mamma arriverà da un momento all’altro! Vado a prendere il mio zaino per stasera e torno! Non muoverti di qui, capito? Voglio un resoconto dell’accaduto negli ultimi due giorni!”
 
Non ebbi nemmeno un momento per proferire una sola parola che in un attimo Ino sparì nel retrobottega.
 
Sospirai. Le ore seguenti sarebbero state decisamente molto lunghe.




 
 
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“Sakura ma è…è…meraviglioso!”
 
Questa fu la conclusione di Ino dopo avermi permesso di  farle un discorso riassuntivo dell’accaduto dal momento in cui avevo compreso i miei veri sentimenti verso Naruto. Naturalmente avevo prima dovuto porre un freno al fiume di domande che non smetteva di farmi e per colpa delle quali stavo rischiando seriamente di dare di matto.
 
Sapevo che era curiosa ma se avesse continuato un altro minuto avrei rischiato un mal di testa di dimensioni colossali.
 
Le avevo raccontato praticamente tutto tranne gli argomenti di cui non potevo far parola, cioè l’incubo e la chiacchierata notturna con tutto ciò che questa aveva implicato. Sapevo che se un giorno avesse mai scoperto che l’avevo tenuta all’oscuro di un fatto così rilevante sicuramente non mi avrebbe più parlato per un bel pezzo. Ma pur sapendo che lei non avrebbe proferito parola in merito, avevo assicurato a Naruto che nessuno lo avrebbe saputo e così avrei lasciato che rimanesse.
Non potevo tradire la fiducia che mi aveva concesso. Non volevo farlo.
 
Nonostante per me avessimo ormai chiarito tutto il necessario, eravamo ancora lì. Sedute nella cucina di Naruto e lei non smetteva di farmi altre pignolissime domande. Ero talmente esaurita che gettai uno sguardo fuori dalla finestra. Non c’era più sole ma dense nuvole scure che preannunciavano l’arrivo di un temporale.
 
Non riuscivo a smettere di chiedermi dove potessero trovarsi Naruto e Kurama. Sperai rientrassero davvero al più presto.
 
“Vi siete baciati?”
 
“Ehm…come?” chiesi distrattamente.
 
“V-i s-i-e-t-e b-a-c-i-a-t-i?” scandì poi.
 
Arrossii violentemente e balbettai:
 
“C-certo che no! Come ti è venuto in mente?!”
 
Mi fissò contrariata come se trovasse che un’azione del genere doveva essere già stata sperimentata.
 
“Tu gli piace. Ora a te piace lui. Che altro serviva?”
 
“Cosa hai fatto durante le ultime ore allora? Hai sentito almeno una parola di quello che ho detto?! Mi sono resa conto di questo sentimento da poco più di 24 ore! Non ho nemmeno avuto conferma che lui provi ancora qualcosa per me! Abbiamo avuto giusto il tempo di parlare di questa tensione tra noi in questi giorni e tu mi chiedi se ci siamo baciati?! Cos’hai in testa?!”
 
“Amica mia, non hai bisogno di conferme. Lui è cotto di te da sempre!”
 
“Che mi dici di Hinata? Ti ho raccontato di quanto sembrano essere diventati confidenti tra loro. Potrebbe essersi benissimo stancato di stare ad aspettarmi ed aver deciso di accogliere chi invece lo ha sempre amato sinceramente!” ribattei.
 
“Fronte Spaziosa, le tue sono tutte scuse per nascondere il fatto che non hai il coraggio di farlo!” mi sfidò lei,
 
Ed io risposi.
 
“E che si può dire di te?”
 
“Cosa?” chiese con un velo di preoccupazione.
 
“E’ evidente che tu e Shikamaru vi piacete reciprocamente. Allora perché tu non hai preso l’iniziativa? Non sarà che sei tu quella fifona?”
 
“M-ma non dire sciocchezze! Tra noi la faccenda è completamente diversa!”
 
“Cero, come no…”
 
Lei non ribatté e questo significava che almeno per oggi avremmo dichiarato chiuso l’argomento.
 
Continuammo comunque a chiacchierare lasciando da parte l’argomento “baci” che a quanto pare scatenava in entrambe una violenta reazione di imbarazzo. Entrambe inesperte in merito per questo probabilmente eravamo così terribilmente insicure.
 
Inutile negare che avevo sempre sognato che il mio primo bacio fosse insieme a Sasuke.
Per l’idea che mi ero fatta di lui, lo avevo immaginato lungo e passionale.
Adesso che Naruto era entrato così tanto nel mio cuore però non riuscivo a farmi un’idea di come sarebbe potuto essere e per la prima volta ebbi seri dubbi su come mi sarei dovuta comportare.
 
Perché con Naruto sembrava tutto più difficile?
Perché tutto d’un tatto così tanti dubbi si insinuavano nella mia mente?
Non trovavo una risposta soddisfacente.
 
Improvvisamente un tuono mi ridestò dallo stato di tranche. Anche Ino era stata sorpresa da quel rumore improvviso, perché rivolgeva occhiate preoccupanti verso la finestra.
 
Ci alzammo entrambe e scoprimmo che aveva iniziato a piovere.
 
“Quei due sono ancora fuori…” sussurrò lei.
 
“Speriamo solo che tornino presto…” pregai io.
 
Ma non fu così.
Si fece sera e di loro non avevamo ancora notizie. Iniziavo a temere il peggio.
Contattai anche Kaiza per esprimergli la mia preoccupazione e lui mi assicurò che ci avrebbe raggiunti a breve, una volta terminato di aiutare la moglie in un lavoro di casa.
 
Inizia a girare per la stanza in preda al terrore più puro. Se gli fosse successo qualcosa?
Il solo pensiero mi provocò una fitta di dolore in petto.
No, non poteva succedergli nulla….
 
“Piccola…”
 
La voce di Kaiza nella mia mente mi colse di sorpresa.
 
“Kaiza! Naruto non è ancora tornato ed io non so più che pensare…” confessai.
 
“Ho appena parlato con lui, dovrebbe arrivare tra pochissimo…”
 
Mi accorsi allora che la sua voce sembrava molto affranta.
 
“Kaiza…ma cosa…?”
 
Udimmo un pesante tonfo dietro la porta. Ci bastò uno sguardo prima di precipitarci verso di essa.
 
“Non chiedergli nulla. E' troppo turbato in questo momento.”
 
Era stata ancora la voce del medico a parlare.
 
“Come dici?” chiesi.
 
Ma Ino aveva appena spalancato la porta e quel che vidi mi mozzò il respiro.
 
Naruto era all’ingresso, completamente bagnato dalla testa ai piedi, con la testa china. Nel momento in cui la sollevò riconobbi il suo sguardo. Non poteva essere vero.
 
Avanzò lungo il corridoio mentre Ino cercava di capire cosa fosse successo ma lui la scansò e continuò a camminare, lasciandosi una scia di impronte e d’acqua alle spalle. Mi passò di fianco senza sollevare lo sguardo. Non appena entrò nella sua stanza, lasciò cadere il bastone a terra, si tolse le scarpe e si infilò sotto le coperte stringendosele strettamente addosso. Lo osservammo restare immobile, respirando lentamente.
 
Ino era inespressiva, non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Io invece ero paralizzata. Non appena avevo visto i suoi occhi, un terrore profondo mi aveva colto. Quando lei provò ad avvicinarsi al letto, l’afferrai per il polso facendole cenno di non farlo. Lui mi guardò torva ma non ci riprovò.
 
“Ragazze!”
 
La voce del medico ci era giunta dall’ingresso.
 
Recuperai abbastanza lucidità per riuscire a seguire Ino. Kaiza era poggiato contro la porta, tenendosi una mano sul petto nel tentativo di recuperare fiato. Sembrava essere andato in apnea e per di più anche lui era bagnato fradicio.
 
“Stai bene?” gli domandò Ino.
 
“Lui…è qui?” sussurrò.
 
Annuimmo entrambe.
 
“Bene. Sakura, torna a casa tua. Ino tu invece resta qui all’ingresso finché non ti chiamo io.”
 
Non capivamo.
 
“Perché Kaiza? Cosa gli è successo?” chiese tremendamente in pena.
 
Lui tentò di sorridermi per rincuorarmi.
 
“Nulla che dipenda da te, da tutti voi. In questo momento ha solamente bisogno di starsene un po’ per i fatti suoi. Io cercherò solo di evitare che prenda una polmonite. Immagino si sia rintanato ne letto senza neanche asciugarsi…”
 
“Si. Dicci il perché! Per favore! I suoi occhi erano così vuoti…”
 
Lui socchiuse le palpebre. Poi trasse un profondo respiro.
 
“Kurama ha deciso di andarsene domani.” spiegò “Stavolta per non tornare mai più.”
 
 
 
 
 
 
 
 
Note Finali: Rieccomi ragazzi! Dopo sole due settimane! Sto migliorando no? Ho dimezzato i tempi XD Spero che il nuovo capitoletto vi sia piaciuto. Si, capitoletto anche stavolta, spero mi perdonerete! :( Purtroppo non vi è ancora dato sapere cosa è successo tra Kurama e Naruto ma vi informo che il prossimo capitolo sarà tutto un extra dedicato al nostro amato Kurama che spiegherà cosa ha portato il suo comportamento a mutare così all’improvviso. Comunque sia ribadisco, spero che questa lettura vi sia piaciuta ^^ Che ne pensate di Yukiho? Ve l’ho solo presentata. La conosceremo meglio più avanti ^^ Qualcuno l’altra volta ha frainteso le mie parole quindi vi rassicuro dicendovi che questa storia è lontana dalla conclusione. Mi auguro che non vi dispiaccia! Bhè grazie ancora a tutti coloro che continuano a seguirla ognuno a modo suo! <3 Alla prossima! :D

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Capitolo 30
*** Extra: Una storia per la fiducia. ***


“Odio gli esseri umani… troppo rumorosi …”
 
Questo pensava stancamente Kurama mentre la folla che lo circondava si accresceva sempre più velocemente. Lo scocciava l’idea di trovarsi al centro dell’attenzione in quel modo con più di un centinaio d’occhi puntati su di sé, attenti a scorgere il minimo segnale di pericolo.
 
Si, perché erano tutti terribilmente spaventati. O almeno quasi tutti.
 
Non si sarebbe mai ricordato i nomi di ognuno ma stando accucciato a zampe incrociate e in attesa che le persone smettessero di affluire là nella piazza, riuscì a riconoscere qualche viso familiare del giorno precedente. In effetti erano gli unici a non guardarlo con astio anzi, gli sorridevano incoraggianti.
 
Per il resto invece se non era odio totale …era terrore. Sicuramente si aspettavano che da un momento all’altro si sarebbe alzato, avrebbe assunto nuovamente le sue dimensioni naturali e avrebbe ripetuto l’attacco di ormai 18 anni prima. Per questo si accorse a stento della presenza di alcuni bambini che venivano tenuti indietro dai genitori, molti dei quali pur cercando di non darlo a vedere era pronti a sfoderare le armi. A dir la verità, gli si poteva leggere negli occhi il desiderio di trovare un pretesto per utilizzarle.
 
“Poveri illusi…” borbottò tra se e se.
 
Non avrebbe dato loro nessun motivo per dubitare delle sue intenzioni. O almeno questo era il suo proposito, il resto dipendeva da loro. Se tutto fosse andato secondo i suoi piani, al termine di quell’incontro avrebbero cambiato opinione su di lui.
 
C’era da dire però che lo seccava moltissimo il dover dar prova delle sue buone intenzioni, soprattutto dopo quello che era successo con Iruka. Per quanto cercasse di non darlo a vedere, il cercoterio non aveva smesso un attimo di riflettere su quello che aveva fatto. Doveva aver attraversato un momento di pura follia per arrivare a lasciarsi ferire, a non provvedere all’eliminazione di quell’essere insignificante per lui, a parlargli in quel modo…
Come se non bastasse portava ancora il suo coprifronte legato intorno alla zampa. Perché non se ne era sbarazzato immediatamente una volta lontano da occhi indiscreti?!
Per quanto la sua idea di base fosse stata quella di tirar fuori, con un grande sforzo, tre o quattro parole e quindi di limitarsi a delle semplici scuse e richieste di perdono, nel momento in cui se l’era ritrovato davanti e aveva percepito ciò che stava passando, memore di quello che aveva imparato su di lui attraverso Naruto…era successo qualcosa. Aveva sentito il bisogno di parlare, di lasciare che Iruka avesse la sua vendetta anche dopo avergli spiegato la condizione di prigionia a cui era stato costretto per anni, di chiedere a lui e agli altri sinceramente perdono…aveva avuto bisogno di essere compreso e accettato.
 
Il giorno dopo, a mente più lucida, si era reso conto di quanto era successo e non riusciva a dare una spiegazione al suo comportamento. Forse avrebbe dovuto cercare di riabilitare il suo orgoglio con   qualche sottile minaccia, sussurrata con un filo di voce oppure lasciando a tutti la bella vista delle sue affilatissime file di zanne…poi si era ricordato dell’appuntamento che aveva dato a tutte le vittime della nottata del disastro e i suoi progetti erano sfumati.
 
Non aveva più alternativa se non quella di tener fede al suo impegno. Più che altro lo stava facendo per evitare che la sua ex Forza Portante si preoccupasse del fatto che lui aveva ancora problemi a circolare liberamente per via della diffidenza degli abitanti.
 
“Che cazzo sto pensando?! Non lo sto mica facendo per lui!” si rimproverò da solo.
 
L’aria di Konoha lo stava contagiando decisamente troppo! Tutte quelle storie sulla Volontà del Fuoco che spingeva ognuno a sacrificarsi per il bene degli altri gli avevano sempre dato il volta stomaco. Anche il Vecchio ne aveva parlato ma il risultato che quei discorsi sortivano su di lui erano sempre lo stesso: indifferenza. Non trovava davvero nulla di così eclatante nel sacrificarsi per gli altri. Era uno spreco e basta.
 
Il demone trasse un profondo respiro, cercando di isolarsi dalle chiacchiere che lo circondavano, dai borbottii, dal rumore dei passi e cercò di concentrarsi.
 
“Io non mi fido di lui…”
 
“E’ un mostro…non dovrebbe nemmeno trovarsi qui!”
 
“Ci ucciderà tutti, perché diavolo siamo venuti qui? Per rendergli il compito più facile forse?!”
 
“E’ solo un assassino senz’anima…”

 
Ecco perché lo stava facendo. Non per Naruto. Per se stesso.
 
Quelle voci che per anni erano state dirette verso il biondo in realtà erano state rivolte solo e soltanto a lui. Ecco cosa riusciva ad incrementare vertiginosamente il suo potere…la rabbia che provava verso quelle persone che si permettevano di giudicarlo senza sapere cosa lo avesse spinto a compiere quella strage, fregandosene di lui fin tanto che restava sotto sigillo, approfittando che Naruto fosse soltanto un bambino per cui non poteva fare del male e quindi riversare su di lui tutto il loro disprezzo e la loro paura.
 
“Tsk! Possibile che quel moccioso sia ovunque nella mia testa, dannazione?!”
 
Alla fine trovò come risposta a quella domanda il suo sottile velo di riconoscenza per quello stupido ragazzino che gli aveva offerto la sua fiducia, la sua amicizia e che gli aveva reso la libertà. Non c’era nulla di strano che volesse cercare di restituirgli il favore guadagnandosi anche lui la fiducia di quelli stolti, no? Senza dubbio lo avrebbero fatto anche gli altri demoni.
 
“DEBOLE…”
 
Ruggì sottovoce, ricordando quella parola del Monocoda.
 
Scosse violentemente il capo. Doveva assolutamente evitare che quella voce tornasse a tormentarlo quindi spalancò gli occhi, si alzò e cominciò a darsi un’occhiata intorno. Prima avrebbe fatto quello che doveva prima avrebbe potuto sistemare anche quella faccenda, una volta per tutte.
 
Non ci volle molto per individuare Iruka anche perché l’uomo si era piazzato in prima fila senza problemi mentre molti erano dell’idea di mettere una buona distanza tra loro e il demone stesso.
 
“Probabilmente li hanno costretti a venire...” riflettè, scrutando con attenzione i loro volti. Loro sarebbero stati i più difficili da convincere.
 
Invece Iruka era tranquillo e lo salutò con un cenno del capo. Kurama si limitò a ricambiare il gesto.
 
Quando si rese conto che non sarebbe più arrivato nessun altro, decise che era il momento di iniziare quel incontro.
 
“Dunque…FATE SILENZIO!!”
 
Le chiacchiere e il vociare si acquietarono all’istante. Gli sguardi di tutti si fecero ancora più impauriti e questo servì al cercoterio per rendersi conto che nel richiedere il silenzio aveva dato mostra involontariamente delle sue zanne affilate. Chiuse subito la bocca.
 
“Forza dell’abitudine.” si giustificò. Poi cominciò a parlare:
 
“Allora, noto che siete venuti in molti e questa è un’ottima cosa. Cioè no, non lo è per certi versi…anche se in realtà il fatto che ora siate così tanti è ammirevole. No, ammirevole non credo sia la parola giusta. AH! Cazzo!” piantò la zampa per terra per la frustrazione.
 
Si maledì un attimo dopo per aver nuovamente agito d’istinto creando più agitazione che calma. Ma il fatto che non riuscisse ad esprimersi lo stava innervosendo, non poco.
 
Come se non bastasse quelle sue reazioni stavano lasciando spazio ad altri commenti che risuonavano chiaramente nelle sue orecchie nonostante fossero poco più che bisbigli.
 
Decise di darci un taglio definitivo. Parlò di nuovo.
 
“Vi chiedo di avere pazienza d’accordo?
 
Ho bisogno che anche voi mi veniate incontro cercando di mettervi nei miei panni, va bene? Parlare con gli esseri umani credo che sia la cosa più difficile che un demone come me possa fare. E voi non mi rendete le cose facili se continuate a blaterare tra di voi! Perché sentire intorno voci che continuando a riferirsi a me come ad un mostro, un assassino, un demonio, non mi stanno aiutando a mantenere il controllo. Si perché ho un udito sopraffino. Per cui…
 
Credetemi, se urlate o bisbigliate per me è indifferente, sento comunque con la stessa chiarezza.
 
Detto questo, è vero che faccio fatica anche io a tenere sotto controllo i miei istinti da cercoterio. Ma allo stesso modo anche voi non riuscite a tenere a freno i vostri da umani!”

 
Riuscì a guadagnarsi una certa attenzione insieme a molte espressioni contrariate. Era un ottimo segnale perché indicava che il loro odio era basato soprattutto sul pregiudizio. Continuò:
 
“Starete pensando…come sarebbe a dire? Immagino sia opinione comune che io non posso prendermi la libertà di fare questo tipo di paragone. Tra me e voi, giusto?
 
Ecco uno degli istinti a cui nessuno di voi esseri umani può sottrarsi è proprio questo, quello di considerarsi imparagonabile. Certo perché voi avete le mani, probabilmente più cervello di qualsiasi altra creatura vivente, l’ingegno per creare piani e strategie, il chakra che vi permette di utilizzare tecniche con cui potete imporre la vostra forza…vi sentite i padroni del mondo.
 
Non potete accettare che esseri che fisicamente diversi da voi, possano avere un animo, dei sentimenti…un cuore.”

 
I borbottii ripresero ma Kurama decise di ignorarli.

“Differentemente da quello che voi potete pensare ci somigliamo più di quanto immaginate.
 
Volete un esempio? Mi pare di star parlando con voi invece di ringhiare, sbaglio?”
domandò.
 
All’inizio nessuno rispose. Poi un uomo anziano si fece appena avanti:
 
“Questo non è un esempio. Anche le evocazioni della Tecnica del Richiamo possono parlare.”
 
Kurama si voltò verso l’uomo.
 
“Questo è vero…la parola credo sia stato l’esempio più banale che potessi farvi.. Ma già che hai parlato di evocazioni vorrei sottolineare una differenza fondamentale tra noi e loro.
 
Nonostante abbiano come noi prevalentemente la forma di animali, c’è un elemento fondamentale che ci distingue…e questo è la libertà.
 
Sono creature con le quali voi stringete un patto, al quale loro sono poi costretti a sottostare. Certo, non nego che abbiamo una certa possibilità di scegliere se intervenire oppure no ma sono vincolati in un modo o nell’altro. Prima di decidere cosa devono fare qualcuno deve comunque rispondere al richiamo. Noi no. Noi siamo completamente padroni delle nostre essenze…e pretendiamo che esse vengano rispettate e non sfruttate senza alcuno scrupolo.”

 
“Parli tu di rispetto?!” intervenne un altro uomo di mezz’età “Tu che hai quasi raso al suolo il nostro Villaggio senza alcun motivo?! Che senza un briciolo di pietà hai stroncato la vita di centinaia di persone?! Di uomini, donne, giovani…e bambini…” la voce venne rotta dalla commozione.
 
Kurama non vacillò. Ascoltò le accuse che gli venivano rivolte e quando fu certo che quell’uomo non aveva altro da dire, gli si avvicinò con calma ma l’uomo indietreggiò improvvisamente terrorizzato.
 
“Dimmi…tu mi odi?”chiese.
 
Quella domanda così diretta e pacata lo lasciò interdetto per un istante. Ma poi rispose sicuro:
 
“Si.”
 
“Quanto?” domandò ancora.
 
“Moltissimo.” restò ancora calmo.
 
“Ne sei sicuro?” insistette il demone, stavolta assumendo un tono crudele e un ghigno malvagio.”Perché da come reagisci non sembra che io abbia fatto nulla di così riprovevole. Forse ho ucciso qualche tuo famigliare in modo troppo rapido?”
 

“TACI E NON OSARE DIRE UN’ALTRA PAROLA!” si adirò quello.
 
“Sennò cosa fai eh? Me la fai pagare?” sussurrò tentatore.
 
L’uomo esitò. In cuor suo sapeva che non avrebbe potuto far nulla contro la Volpe a Nove Code.
 
“Chiunque io abbia ucciso,probabilmente non era così importante per te…”
 

“BRUTTO BASTAR-…”
 
Ma non fece in tempo a sfilare il kunai dalla tasca che con uno scattò felino, Kurama lo atterrò e lo trattenne a terra con entrambe le zampe. In un istante tutti quanti tirarono fuori le armi, scansarono i più piccoli indietro, gridando a qualcuno di portarli via e puntando le lame verso il demone anche se nessuno osava muoversi.
 
Intanto il malcapitato tra le zampe del cercoterio si dibatteva disperatamente nonostante avesse il muso dell’enorme creatura vicino al volto. In un momento di pura follia e di rabbia incontrollata, tentò addirittura di morderlo facendo scattare avanti la testa di colpo ma a Kurama bastò allontanarsi di pochissimo per far fallire il suo tentativo.
 
Poi iniziò a ridere. Di quella risata che risultò malvagia alle orecchie di chiunque anche se in quel momento di malvagio non aveva assolutamente nulla.
 
“CHE TU POSSA BRUCIARE NELL’ABISSO PIU’ PROFONDO MOSTRO! SMETTILA DI RIDERE E FALLA FINITA SUBITO! NON AVREMMO MAI DOVUTO CONCEDERTI NEMMENO UNA BRICIOLA DELLA NOSTRA FIDUCIA! SEI UN MOSTRO E LO RESTERAI PER IL RESTO DELLA TUA ESISTENZA! UN BASTARDO ASSASSINO, ECCO COSA SEI…”
 
Probabilmente avrebbe voluto aggiungere qualcos’altro ma il terrore più profondo attanagliò l’animo di quell’uomo. Fissi su di sé, trovò gli occhi più grandi e spaventosi che non avrebbe trovato nemmeno nelle sue più cupe fantasie. Il male allo stato puro. E seppe che era arrivata la sua fine.
 
Chiuse gli occhi con il cuore che ormai era sul punto di squarciare il petto, senza quasi più riuscire a respirare in attesa del dolore più atroce e lancinante che anima e corpo di un uomo potessero sopportare…
 
“Capisci ora cosa sia l’odio vero?”
 
Quelle parole quasi fermarono il suo cuore. Non lo fecero però perché non furono le ultime parole a cui sarebbe seguita la sua fine. Si ritrovò stranamente più leggero e non appena riaprì gli occhi, scoprì che il demone era arretrato. Lo aveva lasciato libero. Kurama non aveva smesso di fissarlo ma curiosamente non colse più malvagità nella sua espressione. Solo una profonda serietà.
 
“Chiunque tu sia, hai appena sperimentato cosa significhi odiare veramente qualcuno. Alzati.”
 
Titubante obbedì. Si tirò in piedi lentamente ma sempre con gli occhi puntati nelle due fessure davanti a lui. Coloro che li circondavano sembravano confusi, le lame dei kunai non erano più tenute così in alto.
 
“Vedete? Non siamo poi così diversi…
 
La reazione che avete appena visto è stata esattamente la stessa che ho avuto io ai tempi del vostro Primo Hokage…durante la notte in cui incontrai Madara Uchiha. Lui e i sui maledettissimi occhi!
 
Mi parlò con tremenda arroganza…trattò me e i mie fratelli come servitori della vostra specie, incapaci di gestire noi stessi perché privi di saggezza e quindi destinati ad essere sottomessi dai ninja in possesso delle arti oculari.
 
Mi obbligò ad ubbidire, a combattere la SUA battaglia contro Hashirama Senju, ad essere umiliato dall’arte di quest’ultimo che sopprimeva il potere di noi cercoteri. La sconfitta di Madara mi portò incontro ad un destino che non avevo desiderato. Si, perché al termine dello scontro il Primo Hokage ritenne il mio potere troppo grande perché lo potessi gestire liberamente. E così mi sigillò all’interno di sua moglie Mito.
 
E quello fu l’inizio della mia schiavitù.
 
Immaginate di venire rinchiusi in una cella troppo piccola per concedervi respiro, brutalmente incatenati al punto di non poter aver nemmeno libertà di movimento, incarcerati da qualcuno che si è dimenticato che voi esistete. Se ci siete riusciti, vi siete fatti un’idea della mia esperienza.
 
Chi merita di essere trattato così? DITEMELO!
 
Ve l’assicuro…un umano avrebbe invocato la morte! E vi dico un’altra cosa: duranti i miei anni di prigionia ho desiderato per la prima volta anche io di morire!
 
E’ inutile che borbottate dicendo che è impossibile che una creatura eterna come me abbia desiderato la morte! Non capite che la mia immortalità in questo caso si è dimostrata la mia condanna?!
 
Ho pazientato per la durata di tutta una vita…ho creduto che alla morte di Madama Mito avrei potuto riavere la mia libertà. Nonostante la condizione in cui ero ridotto, ho sempre pensato che avrei potuto attendere in silenzio fino al suo ultimo respiro. Anche cento anni sono nulla in confronto all’eternità.
 
Ma dopo è successa una cosa…proprio quando ero a un passo dal poter recuperare la libertà.
 
E’ accaduto che l’egoismo della vostra specie ha prevalso ancora una volta!
 
E non vi azzardate a negarlo perché altrimenti mi fate infuriare sul serio!
 
Voi umani bramate il potere come nessun altro. Non pensate alla sopravvivenza! Voi avete bisogno di surclassare e imporvi su tutto e su tutti! Da dove credete che siano nati i conflitti e le guerre che vi siete fatti tra Villaggi nel corso degli anni eh? Solo è soltanto dal bisogno di imporvi, di guadagnare una posizione e per far sapere a tutti che voi siete i più forti!
 
Chi non ha abbastanza potere si sente vulnerabile…come chi ne ha troppo perchè teme di perderlo.
 
Discutiamo di questi primi individui e veniamo quindi a quanto l’egoismo di voi abitanti di Konoha si è mostrato nella sua forma più pura.
 
I più anziani qui sapranno perfettamente che quando Madama Mito fu prossima alla morte, venne condotta al Villaggio una ragazza da un paese ormai raso al suolo, noto come Paese del Vortice. Aveva i capelli rossi e una caratteristica specifica…proprio come la moglie dell’Hokage, nella quale scorreva un chakra particolare che l’aiutava a contenere la mia forza.
 
Sono certo che notaste tutti la straniera appena arrivata al Villaggio.
 
Capii presto cosa stava succedendo. I consiglieri e l’Hokage sapevano perfettamente che io prima o poi sarei tornato in libertà una volta sopraggiunta la morte di Mito. Konoha avrebbe perso la sua Forza Portante mentre gli altri paesi si impegnavano, su suo esempio, a creare ognuno la propria sottomettendo con la forza gli altri demoni.
 
Avevano bisogno di un altro contenitore in cui incamerare la mia forza. Ma non uno qualsiasi. Uno specifico perché le circostanze erano cambiate. Non c’era più bisogno solo di sigillarmi per evitare che io potessi mal gestire i miei poteri…adesso volevano sottomettermi del tutto e sfruttarmi come forza militare contro gli altri Villaggi. Dissero che serviva per mantenere l’equilibrio ma io la trovai solo come una mera giustificazione della loro sete di potere.
 
Se ho imparato una cosa in questo mondo è che non c’è limite a ciò che possono fare gli uomini pur di avere il potere e riuscire a realizzare i loro più oscuri desideri.
 
Io ero ciò che poteva permettere a Konoha di prosperare, impedire che si scatenassero guerra, ero ciò che bisognava tenere nascosto e lontano da tutti perché troppo pericoloso, perché malvagio!
 
Come quando mi trovavo all’interno di Mito Uzumaki, anche quando venne sigillato in Kushina la mia situazione non cambiò. Era ancora ignorato, sfruttato ed incatenato.
 
La prima affermava che se avesse utilizzato la mia forza, io avrei generato solamente odio e per questo mi chiese solo di restare quieto dentro di lei. Sapevo che lei in fondo mi temeva e nonostante avessi tentato durante il suo parto di essere liberato, generalmente feci come mi aveva chiesto. Attendevo con pazienza il momento in cui la sua morte sarebbe stata la mia liberazione.
 
Quando venni sigillato dentro Kushina però fu completamente diverso.
 
Il cambiò di contenitore significava solamente una cosa…che a nulla serviva la mia immortalità se, nonostante fossero così terribilmente brevi, le vite umane potevano sostituirsi tra loro. Sarei rimasto imprigionato per l’eternità, cambiando solamente prigione.
 
Come poteva essermi successa una cosa simile?
 
Kushina mi disse che nessuno dei due era stato fortunato. Mentre io desideravo controllare il mondo, lei era stata obbligata a controllare me. Né io né lei avevamo ottenuto quello che desideravamo, mi disse.
 
Riuscite a farvi un’idea del livello di ignoranza che mosse queste due donne? Quella che mosse poi tutti voi?!
 
Il mio odio è nato la notte in cui venni soggiogato e obbligato a combattere da un’ arrogante ed egoista essere umano che solo per via della sua arte oculare credeva di potermi trattare come un umile schiavo! E’ cresciuto nel momento in cui il Primo Hokage mi tolse la libertà perché come l’Uchiha mi riteneva una bestia incapace di controllare il mio potere! Mito ha creduto che l’odio fosse dovuto alla mia natura e mi chiese di sopprimerlo quindi di restare quieto dentro di lei! E Kushina Uzumaki credette che tutta quella rabbia distruttiva che provavo per gli shinobi che mi stavano condannando ad un’immortale vita di schiavitù in catene ed i miei tentativi inutili di spezzare il sigillo fossero dovuti solo ad una brama di potere sul mondo!
 
E qui arriviamo al punto cruciale che vi interessa tutti direttamente!
Quella notte…tutto ciò che voi avete visto è stata la mia furia! E non ho intenzione di negarla perché è vero, la distruzione che ho scatenato l’ho voluta. Anche se non è stata del tutto opera mia.”

 
“Aspetta…che vorresti dire?” lo interruppe l’anziano per la prima volta. Non aveva posto quella domanda come un accusa e al cercoterio non sfuggì. Continuò.
 
“Era il 10 Ottobre, non credo ci sia bisogno che ve lo ricordi.
 
Nessuno di voi poteva saperlo allora perchè Sarutobi fece di tutto perchè venisse mantenuta la segretezza su quel che di lì a poco sarebbe accaduto per non diffondere panico inutile. Ma quella sera in una locazione segreta fuori dal Villaggio Kushina Uzumaki, assistita dal Quarto Hokage, stava mettendo alla luce suo figlio.
 
Le gravidanze delle Forze Portanti sono complesse. La gestazione dura 10 mesi e in quest’arco di tempo una parte dell’energia impiegata per il sigillo viene in qualche modo impegnata per lo sviluppo del marmocchio nel grembo materno. Questo significa che se lasciato a se stesso, c’è un’alta possibilità che il sigillo si spezzi. Lo stesso che rischiò di accadere durante il parto di Mito. Quello è il momento più vulnerabile sia perché la Forza Portante è fisicamente debilitata per opporre resistenza e perché non c’è energia sufficiente a trattenere una potenza come quella di un cercoterio.
 
Dopo quello che vi ho raccontato prima spero che almeno adesso mi capirete se ho tentato in tutti i modi di liberarmi. Io non meritavo quella condizione di schiavitù solo per essere stato utilizzato in una guerra che non mi riguardava nemmeno. Volevo la mia libertà! Non mi importava di altro!
 
Abile com’era nei sigilli però Minato riuscì a trattenermi fino al momento della nascita.
 
Prima che però avesse il tempo fisico di ricostruire il sigillo…arrivò lui. L’uomo mascherato.
 
Separò Minato Kamikaze dalla moglie e la portò in un luogo isolato dove compì il medesimo gesto che aveva compiuto Madara Uchiha prima di lui con la stessa maledetta arte oculare!
 
Usò i suoi occhi per prendere il controllo della mia mente e assoggettarmi alla sua volontà!
 
Ancora una volta stavo per essere utilizzato da un essere umano per i suoi scopi!
 
Per quanto io abbia tentato di resistere, non c’è stato nulla da fare.
 
Nel momento in cui sono apparso nel vostro Villaggio ero sotto il controllo di quell’uomo che mi aveva dato un solo e unico comando: scatenarmi. E questo è ciò che ho fatto.”

 
Il cercoterio si guardò intorno soddisfatto del risultato che era riuscito ad ottenere. Finalmente riusciva a leggere della consapevolezza sui volti dei presenti che aveva sostituito di gran lunga la paura che prima del suo racconto di certo non si risparmiava.
 
“Quello che praticamente stai cercando di dirci…” riprese l’uomo “…è che tu non hai una diretta responsabilità con ciò che è accaduto quella notte ma sei stato solamente uno strumento nelle mani di quest’uomo mascherato?”
 
Sarebbe stato facile per il demone dire che sì, era stato solo utilizzato. Ma non sarebbe stata la verità. E se voleva davvero risolvere una volta per tutte quella faccenda, se voleva che gli altri lo capissero, doveva essere chiaro.
 
“Mi piacerebbe dire che è andata così. Ma se così fosse stato non avrei avuto bisogno di farti arrivare a reagire in quel modo prima. Che senso avrebbe avuto mostrarti fino a che punto può spingersi la rabbia altrimenti?
 
E’ vero quella notte ho iniziato essendo uno strumento…finché lo stato delle cose non è cambiato.
 
Il vostro Quarto Hokage quella notte riuscì a sconfiggere l’uomo mascherato e in questo modo ruppe il contratto che mi legava a lui. Nel momento in cui recuperai la mia coscienza e il controllo del mio corpo…
 
Ecco, in quel momento esplosi.
 
Ero sotto attacco senza saperne il motivo.
Ero stato utilizzato per l’ennesima volta come fossi una macchina.
Continuavo ad essere per tutti una bestia ottusa e priva di ragione.
 
La rabbia che covavo nei confronti degli esseri umani raggiunse dimensioni spropositate. Si tramutò in chakra, riempì ogni centimetro del mio corpo, mi tolse l’ultimo barlume di lucidità. Smisi di pensare e lasciai che il mio istinto mi guidasse.
 
Ho continuato a distruggere il Villaggio della Foglia perché era quello che volevo.
 
Volevo distruggere il luogo in cui ero destinato a restare relegato per l’eternità se non fossi stato liberato! Volevo uccidere i suoi abitanti per i quali la mia esistenza non ha mai avuto nessun significato, per i quali ero da sempre solo e soltanto un mostro da tenere rinchiuso e lontano da tutti! Il luogo per la cui sicurezza fu deciso che si poteva sacrificare la mia libertà!
 
La rabbia che ha spinto me a continuare con quella devastazione, vi assicuro che è la stessa che ha mosso questo uomo prima!” e indicò l’uomo a cui era saltato addosso “Ha rischiato il tutto per tutto! La paura che provava nei miei confronti è sparita nel momento in cui ho parlato senza sapere il dolore che può avere vissuto quella notte! Mi ha sputato contro ciò che ha covato dentro per 18 anni proprio come io mi sono sfogato per i miei anni di prigionia! Tutto ciò che desiderava era vendicarsi e per farlo era disposto anche ad uccidere.
 
Come vedete non siamo poi così diversi. O siete così stupidi da avere il coraggio di negarlo?!”

 
Era tornata. La paura aveva di nuovo attanagliato i cuori di quelle persone.
Probabilmente avrebbe dovuto cercare di spiegarsi senza alzare la voce come aveva fatto invece dichiarando quelle che erano state le sue intenzioni quella notte ma voleva che fossero chiare le sue motivazioni.
 
Aspettò che iniziassero a inveire contro di lui come avevano fatto precedentemente. Invece nulla.
Sebbene fossero di nuovo solo spaventati, nessuno osava fiatare.
Erano in attesa.
 
“Non avrei mai creduto che sareste rimasti così calmi dopo le mie ultime affermazioni.”
 
“Non credo che tu ci abbia raccontato tutto questo per ottenere soltanto più odio di quanto proviamo già nei tuoi confronti. Suppongo che il tuo racconto non sia terminato.”fece una signora parlando evidentemente a nome degli altri che si affrettarono ad annuire.
 
“Tsk! Pare che alla fine se vi ci mettete, voi umani siete anche in grado di ascoltare…
 
In effetti si...non ho finito. E’rimasta la parte cruciale di questa storia.
 
Bene, eravamo rimasti al momento in cui mi stavo godendo la mia vendetta distruggendo tutto ciò che mi si presentava davanti agli occhi. E quindi a quando decisi di dare il colpo di grazia a Konoha.
 
Se fossi riuscito ad utilizzare la Teriosfera, nessuno di voi sarebbe qui.
 
Ma il Quarto Hokage arrivò giusto in tempo per rovinarmi la festa.! Maledetto lui e tutte quelle sue tecniche di trasferimento! Prima trasportò il mio attacco in un luogo isolato dopodichè allontanò anche me da lì aiutato da quel ripugnante rospo, Gamabunta.
 
L’unica cosa di cui c’è da rendergli onore è quella di aver sacrificato la sua famiglia per il bene collettivo di tutti voi. Mi portò proprio dove aveva nascosto sua moglie e il moccioso nato quella sera.
 
Kushina, ancora viva per via del sangue degli Uzumaki, mi immobilizzò utilizzando il suo chakra e si offrì nuovamente come mio contenitore per portarmi con lei nella morte e guadagnare il tempo che io avrei impiegato a rinascere, ostacolando quindi i progetti di quell’uomo che voleva devastare questo Villaggio. Ma Minato glielo impedì…da Hokage non poteva permettere che l’equilibrio tra i Villaggi si spezzasse. Konoha aveva bisogno di avere ancora una Forza Portante.
Così decise di sigillarmi dentro suo figlio. E così ha fatto. Io non sono riuscito a impedirglielo.
Ho cercato di eliminare quel marmocchio ma quei due stupidi si sono messi in mezzo e sono morti nel tentativo di proteggerlo.
 
In quel momento mi sono sentito profondamente umiliato!
Non solo non avevo riconquistato la libertà ma ero finito addirittura dentro un neonato frignone!
E quel sigillo…era incredibilmente potente. Non potevo sperare di liberarmi facilmente.
 
Stavolta però c’era un fattore a mio vantaggio.
Non ero più dentro una Forza Portante consapevole e preparata a tenermi sotto controllo.
No, stavolta potevo sfruttare l’inesperienza di quel mio nuovo contenitore per indebolire il sigillo tanto quanto bastava per poterlo spezzare definitivamente!
Avrei dovuto aspettare però…in quel momento era troppo piccolo e la tecnica era ancora troppo potente.
Ma come ho già detto gli anni in sé per me non sono un problema.
Sarei stato paziente…e avrei atteso il momento opportuno di presentarmi.
 
In conclusione dovetti aspettare ben 12 anni prima di avere l’occasione di iniziare a mettere in atto il mio piano. Ma…uhuhuh questo è divertente, non ci crederete ma con il vostro aiuto mi sono trovato la strada spianata!”
 
Questa ultima affermazione sembrò suscitare una strana curiosità nelle persone.
 
“Avete passato così tanto tempo a tenerlo lontano da voi  perché credevate che in quanto mio contenitore fosse pericoloso quanto me, a riversare il vostro disprezzo, odio e desiderio di vendetta su un bambino che per anni si è interrogato su cosa avesse mai fatto di sbagliato per meritarsi tutto quel dolore e quella sofferenza! Un teppista, come lo chiamavate voi, che preferiva essere rimproverato piuttosto che ignorato, che non aveva nessuno ad aspettarlo a casa perché i suoi genitori erano morti per potervi permettere di sopravvivere, che desiderava solamente essere riconosciuto per il suo valore e non per quel qualcosa che aveva di sbagliato anche se per tanto tempo non ha saputo di cosa si trattasse.
 
In questo modo non immaginate il favore che mi avete fatto!
 
Avete fatto sì che in lui si annidasse un odio così profondo e simile a quello che provavo io al punto che è diventato lo strumento ideale su cui far leva per incanalare dentro di lui il mio potere! Sì perché l’odio è strettamente legato alla rabbia e alla frustrazione, come avete potuto apprezzare.
 
Per questo… dal momento in cui ha saputo il motivo del suo isolamento, il sigillo ha avuto il primo vacillamento. E da allora, nei momenti di maggiore collera, il mio chakra è riuscito a emergere.
 
La prima volta che riuscii a farlo fu quando quel biondino credette di aver perso il suo amico durante una missione per mano di un nemico. Il desiderio di vendicare la sua morte fu talmente grande che attinse al mio potere senza rendersene nemmeno conto. Ed io lo lascia fare, dopotutto ciò che mi serviva era proprio che lui utilizzasse il mio potere in modo da allentare il sigillo.
 
La seconda volta successe durante l’esame di selezione dei Chunin.
 
Si trattava però di casi isolati mentre io avevo bisogno che l’utilizzo del mio chakra fosse più frequente.
 
L’opportunità ideale mi si presentò durante un suo allenamento con quel pervertito dell’Ereita dei rospi. Fu lui a parlargli del fatto che avrebbe potuto sfruttare il mio potere per diventare più forte e che ci sarebbe stato lui stesso ad aiutarlo nell’addestramento.
 
La prima tecnica che decise di insegnargli era proprio la tecnica del richiamo. Dal momento che il moccioso non riusciva a evocare da solo nemmeno un piccolo dannatissimo rospo che si potesse definire tale, Jiraiya cerco di metterlo sotto pressione in molti diversi quanto stupidi modi per fargli tirare fuori la mai forza. Ma fallirono tutti. Almeno fin quando non decise di buttarlo giù da un dirupo e la sua unica possibilità di salvarsi era quella di far appello alla mia forza.
 
In quel momento mi si presentò davanti, sorpreso nello scoprire che io ero la Volpe  Nove Code.
Tuttavia non si lasciò intimorire. Mi chiese il chakra come affitto per abitare nel suo corpo.
Glielo concessi. I quel modo ebbe la forza sufficiente per evocare Gamabunta e salvarsi la pellaccia.
Io intanto avevo ottenuto proprio ciò che mi serviva.
 
Da quella volta infatti chiese il mio intervento in più di un’occasione.
Naturalmente ero furioso del fatto che anche lui utilizzasse egoisticamente in quel modo il mio chakra ma ripetevo a me stesso di avere pazienza. Era questione di tempo.
 
Trascorse quasi tre anni in allenamento con l’Eremita, durante i quali quest’ultimo aveva provato ad allentare volontariamente il sigillo anche se alla fine era stato costretto a rinunciare dal momento che il moccioso aveva perso il controllo ed io ero riuscito temporaneamente a prendere il sopravvento.
 
Furono tutti più prudenti dopo il suo ritorno al Villaggio…fecero di tutto per tenermi sotto controllo, non solo con dei sigilli ma assegnando Naruto ad una squadra capitanata da un ninja in possesso delle cellule di Hashirama. Lui stesso decise che non avrebbe più richiesto il mio intervento per proteggere i suoi amici. Stupido sentimentalista…
 
Ma fortunatamente il potere dell’odio è incredibilmente potente e inarrestabile.
 
Nonostante queste precauzioni, durante la battaglia contro Pain la sua rabbia giunse ad un livello tale da permettermi di dar libero sfogo a quasi tutto il mio potere. Finalmente l’ora sembrava giunta, ero letteralmente a un passo dal conquistare la mia libertà! Ero riuscito a convincerlo a togliere definitivamente il sigillo che mi imprigionava dicendogli che in questo modo lo avrei liberato dalla sofferenza!
 
E ce l’avrei fatta… ma anche da morto, Minato è riuscito a intralciarmi.
 
Non potevo certo  immaginare che avesse lasciato una parte del suo chakra dentro il figlio proprio in previsione di una situazione simile per potergli parlare! Gli spiegò i motivi della sua scelta, il perché lo rese una Forza Portante, gli rivelò chi causò il mio attacco 16 anni prima e soprattutto gli disse che a lui affidava la rinascita di Konoha.
 
Le parole del padre e il suo crescente desiderio di diventare forte quanto bastava per riportare al Villaggio Sasuke Uchiha, lo spinsero ad intraprendere il tentativo di controllare la mia forza.  Partì per un’isola nel territorio appartenente al Villaggio della Nuvola, dove incontrò quell’idiota con le rime, noto come Bee, la Forza Portante dell’Ottacoda e l’unico a controllare perfettamente il suo potere. Fu lui a dargli le dritte per affrontarmi.
 
Perché si alla fine ci siamo affrontati.
Quello scontro non mi avrebbe reso la libertà perché ci affrontammo in un luogo in cui, anche se fossi riuscito a liberarmi, non avrei avuto modo di scappare. Un luogo costruito appositamente per gli addestramenti delle Forze Portanti. Tuttavia non avevo la minima intenzione di permettere al ragazzino di dominarmi! Non avrei permesso a nessun altro di utilizzare il mio chakra e di sfruttarmi per i suoi fini personali!
 
Purtroppo lui riuscì ad avere la meglio. Non solo per colpa di quel pazzo rapper ma anche grazie all’apparizione di sua madre Kushina, che esattamente come Minato era apparsa per aiutarlo e raccontargli ciò che non sapeva riguardo la sua nascita e l’attacco al Villaggio.
 
Io intanto avevo perso di nuovo. Come se non bastasse, il moccioso mi aveva rubato molto chakra e ciò significava che avrei dovuto mettergli i bastoni tra le ruote rubando il suo chakra ogni qual volta lui utilizzava il mio, per avere un’ultima possibilità di andarmene! Se fossi riuscito a fargli terminare il chakra, non solo avrei avuto la mia vendetta ma sarei tornato in libertà! Una speranza era meglio di niente…
 
Tuttavia...da quel momento qualcosa iniziò a cambiare.
 
Per la prima volta sentii un essere umano rivolgere delle scuse verso di me. Un ingenuo essere della vostra razza mi chiese scusa e mi domandò di avere un po’ di pazienza! Nonostante io cercassi di far vacillare le sue certezze, lui mi tenne testa! Dichiarò non solo che avrebbe salvato il suo amico e posto termine al conflitto ma anche che un giorno sarebbe riuscito a trovare una soluzione per tutto il mio odio!
Riuscite a capire?! Un ragazzino si stava offrendo di aiutarmi! Di farsi carico persino del mio di odio e non solo di quello di tutti gli altri, incluso l’Uchiha! Ma come potevo credergli? Voi umani parlate così tanto…ma al momento di concretizzare le parole con i fatti, vi tirate indietro!
 
Non potevo fidarmi in alcun modo! Avevo imparato la lezione! Non mi importava che Gyuuki, l’Ottacoda, avesse deciso di collaborare con quel rapper da strapazzo…io non mi sarei abbassato a quel livello!
 
Continuai quindi a risucchiare il suo chakra ogni qual volta utilizzava il mio potere, senza il minimo scrupolo. Feci una sola eccezione…gli prestai parte del mio chakra quando dovette fronteggiare Madara che era stato riportato in vita durante la guerra. Piuttosto che essere controllato nuovamente da quel bastardo preferì aiutare Naruto e non provai alcun rimorso nel farlo! L’odio che provavo verso gli Uchiha non era paragonabile a quello provato per gli Uzumaki!
 
Poi il moccioso si trovò ad affrontare l’altro bastardo, quello con la maschera.
Sguinzagliò tutti i cercoteri catturati fino a quel momento per fronteggiare lui insieme a Bee. Gyuuki non sopportava di combattere contro i nostri fratelli e per quanto io li trovi tutt’ora dei rompiscatole, devo ammettere che quella prospettiva non piaceva nemmeno a me. Tuttavia non c’era alternativa. Lasciai che il marmocchio utilizzasse il mio chakra liberamente per fronteggiare loro e quindi l’uomo mascherato, nella speranza che gliela facesse pagare.
 
In quell’occasione riuscì a parlare con lo scimm-cioè volevo dire con Son Goku, il demone a quattro code, che lo accusava di essere solamente un altro umano che voleva impossessarsi dei suoi poteri. Tuttavia Naruto dichiarò che la sua intenzione era un’altra…voleva renderci la libertà…a tutti noi! Voleva diventare nostro amico, avere quello stesso legame che Bee aveva con Gyuuki che lui affermò di invidiare tanto.
 
Inutile che vi dica che Son è scoppiato a ridergli in faccia! Ma il moccioso non scherzava.
 
Seguendo le istruzione del Tetracoda, nonostante quest’ultimo gli avesse fatto intendere che anche se lo avesse liberato ciò non lo avrebbe reso suo alleato, Naruto riuscì a liberare il suo corpo anche se restava comunque legato alla statua diabolica in cui era stato confinato. Tuttavia sia io che Son avevamo constatato con i nostri occhi la determinazione di quel ragazzo e la sua volontà di aiutarci!
 
Son Goku decise di fidarsi di lui e gli consegnò parte del suo chakra.
 
Io lo convocai al mio cospetto per dirgli che data la gravità della situazione ero disposto a dargli una mano. E lui colse l’occasione per fare l’ultima cosa che mi sarei aspettato…mi ringraziò. Sì mi disse che mi era grato per l’aiuto contro Madara e che se non fosse stato per il mio aiuto non ce l’avrebbe fatta. Che dirvi io ero basito…ma non potendo permettere che questa mia sorpresa fosse evidente gli dissi che l’avevo fatto solo perché odiavo Madara e che se adesso volevo dargli la mia forza era soltanto per vederlo combattere un altro po’ e divertirmi.
 
Lui si arrabbiò moltissimo e mi sbraitò contro che voleva solo ringraziarmi e altre cose simili.
Ma in quel momento presi la mia decisione. Decisi di fidarmi di lui e di unire i nostri chakra.
E lui si fidò di me. Mi trattò come un compagno. Come un amico.
Combattemmo insieme, come una squadra, come Bee e Gyuuki.
E anche gli altri cercoteri affidarono a lui la loro speranza di salvezza. A lui…che a tutti quanti ricordava il Vecchio Eremita, l’unico di cui ci saremmo mai potuti fidare.”

 
Kurama fece una pausa per riprendere fiato.
Non era stato facile descrivere quel che aveva provato e pensato nei momenti che raccontava, del resto non era mai stato un tipo molto loquace. Ma tutti lo stavano ascoltando e lui aveva continuato a parlare senza riuscire ad interrompersi.
 
“E la nostra fiducia è stata ripagata.
 
Siamo stati liberati sia dal controllo dell’uomo mascherato che da quello di Madara!
L’alleanza ha contribuito alla nostra liberazione per merito di quel ragazzino!
Finalmente siamo stati accettati e veniamo chiamati per nome!
Ed io sono stato liberato…
 
Naruto non ha avuto alcuna esitazione. Sapeva che non sarei stato un pericolo per Konoha.
Mi ha concesso ciò che per anni nessun umano della Foglia mi aveva mai dato…la fiducia.
Quella che ora voi mi state negando…”
 

“Pretendi forse che dimentichiamo quello che è accaduto quella notte?!” esclamò l’uomo atterrato prima “Hai ucciso delle persone senza alcun briciolo di pietà! Tu stesso hai detto che eri fuori controllo! Come puoi pretendere la nostra fiducia?! Potrai anche non desiderare più vendicarti di Konoha ma cosa ci dice che in futuro tu non perda il senno?! Non puoi chiederci di considerarti come un amico quanto potresti rappresentare una minaccia!”
 
“MA HAI ASCOLTATO OPPURE HAI FATTO SOLO FINTA EH?!” ringhiò con ferocia.
 
“Se non fosse stato per Naruto io non mi troverei nemmeno qui in questo momento!
Secondo voi io ho bisogno della vostra fiducia?! Secondo voi mi serve per sentirmi in pace con la coscienza?! IO NON SONO PENTITO DI QUELLO CHE HO FATTO IN PASSATO! Avevo i miei buoni motivi per odiare voi, il vostro Villaggio,il vostro Hokage e anche per aver deciso di farvela pagare!
 
Se io sono venuto qui è solamente per quel ragazzino, dannazione volete capirlo?!
 
Voi!  Per colpa della vostra ignoranza lo avete condannato ad una vita da esiliato, lo avete trattato come un appestato arrecandogli un dolore immenso per cui anche lui avrebbe avuto tutti i motivi per volervi vedere tutti morti! Io sono stato trattato come un mostro perché nessuno di voi conosceva la mia storia dal momento che nessuno si è mai degnato di chiedermi il motivo di parlarmi anche solo di provare a parlare con me! Avete isolato me proprio come avete isolato lui!
Ma lui si è sempre e solo preposto l’obbiettivo di diventare il vostro Hokage per poter essere riconosciuto per QUELLO CHE VALE e non per quello che voi credevate che fosse! PER POTERVI PROTEGGERE! E se lui adesso-…”
il demone si interruppe appena in tempo.
 
Trasse un profondo respiro,poi riprese:
 
“Tutto quello che voglio è che voi che adesso conoscete passato e presente, mi diate la possibilità di rimediare alle mie azioni. Voglio che nonostante tutto quello che è successo, mi concediate la vostra fiducia per il futuro.
Non ho ucciso solamente i vostri cari…non dimenticate che quella notte ho ucciso anche i genitori di Naruto che non hanno potuto proteggerlo da tutto quello che lo attendeva nella sua vita!
Lui è nella vostra stessa condizione eppure lui ha avuto il coraggio di fidarsi di me!
Ed è questo il motivo…per cui io gli sarò sempre fedele.
Ed è per questo motivo che adesso sono qui…ad umiliarmi! Perché fino ad un paio di anni fa non mi sarei mai sognato di dire apertamente cose del genere!

Per me stesso, ho deciso di raccontarvi la mia esperienza e il motivo del mio odio!
 
Per lui, voglio guadagnare la vostra fiducia! Perché so che lui è questo che vorrebbe…che io in qualche modo cercassi di porre rimedio a questo circolo di odio che vizioso ancora continua a creare dolore e sofferenza! Vuole che questa sia una pace vera! Completa!
 
Sappiate quindi che sono disposto a tutto pur di raggiungere questo obbiettivo! Glielo devo…”

 
Scrutò attentamente un’altra volta i volti di tutti. E pose la sua domanda.
 
“Ora voi…mi permetterete di farlo?”




Extra nell'extra:Una persona speciale.


Al termine di quella corsa Kaiza credette di essere davvero sul punto di svenire.
 
Non era più abituato a quel tipo di corse e la prova stava nel fatto che i suoi polmoni in quel momento bruciavano enormemente per lo sforzo appena compiuto, togliendogli il respiro. E non erano i soli a lamentarsi. Un acuto dolore alla milza gli stava ricordando che non era più un ragazzino e che doveva darsi una regolata invece di superare i suoi limiti e di agire in modo tanto sconsiderato..
 
Ma non aveva potuto fare diversamente. Non appena aveva sentito rimbombare nella sua mente la voce di Naruto che lo chiamava, aveva rubato un bacio a suo moglie, si era scusato mille volte ed era corso immediatamente fuori dalla sua abitazione lasciandosi alle spalle le tristi e supplichevoli richieste di chi lo voleva ancora a casa e incurante della pioggia fitta aveva dato fondo a tutte le sue energie e si era diretto verso casa dell’Uzumaki.
 
Raggiunta la sua meta però non ce la faceva più. Si sentiva terribilmente stanco e come se non bastasse stava tremando. I vestiti fradici gli si erano scomodamente appiccicati addosso e così il freddo gli era penetrato fin dentro le ossa.
 
Bastò però il ricordo di quelle poche battute che si era scambiato con Naruto per riuscire a fargli trovare la forza di reagire.
 
“Kaiza…”
 
“Naruto?” aveva chiesto sorpreso inizialmente. Subito dopo però si era preoccupato per il significato che poteva avere quella chiamata. “Stai bene? E’ successo qualcosa?!”
 
“Se ne va…”
 
“Aspetta…come hai detto?”
 
“Se ne va…” aveva ripetuto l’altro “Domani…”
 
L’uomo iniziò a capire.
 
“Dove siete? Vi raggiungo subito!”
 
“Siamo quasi a casa mia.” rispose. Poi aggiunse: ” Io…io…”
 
Quell’esitazione gli fece comprende la gravità dell’accaduto. Sapeva di non poter perdere nemmeno un minuto.
 
“Sarò lì da te entro massimo 10 minuti, te lo prometto. Naruto…”
 
“…”
 
“Arrivo. Presto. Stai tranquillo però okay?”
 
“Si. Ma ti prego, fa presto.”

 
Lo aveva promesso. Doveva riprendersi il prima possibile.
 
Iniziò da subito a trarre dei profondi respiri sperando di mettere a tacere il dolore acuto al fianco e di dare sollievo al fuoco incessante che sembrava divampare ancora nel suo petto.
 
Nel frattempo spiegò la situazione alle ragazze. In un momento del genere era meglio che nessuna delle due gli stesse vicino, Naruto era troppo scosso e avrebbe potuto allontanarle in modo brusco.
 
Ino avrebbe dovuto passare tutta la notte e la mattina seguente con lui. Inoltre con Sakura erano appena riusciti a raggiungere una sorta di tregua, non era il caso di far precipitare nuovamente la situazione. Non spiegò loro i motivi delle sue richieste ma per fortuna entrambe avevano fiducia in lui e non fecero domande.
 
Guardò la ragazza dai capelli rosa uscire dall’appartamento come se stesse compiendo un atto tremendamente doloroso e non se ne stupì. Comprendeva perfettamente i suoi sentimenti ma suo malgrado dovette lasciare che tornasse a casa sua. L’indomani le avrebbe spiegato ogni cosa.
 
La ragazza bionda invece dopo aver richiuso la porta si avvicinò all’uomo osservando preoccupata il modo in cui continuava a respirare affannosamente.
 
“Sto bene, non preoccuparti.” la rassicurò.
 
“Non hai una bella cera…” constatò “Vado a prendere qualcosa per farti asciugare.”
 
“No, ferma resta qui!” la bloccò però.”Ino, promettimi che non ti muoverai finché non te lo dirò io.”
 
“Ma perché devo restare qui?!” chiese spazientita.
 
“Dopo ti spiegherò tutto. Ora c’è una cosa che devo fare.”
 
Con queste parole si era staccato dalla parete sulla quale aveva lasciato un’impronta di bagnato ma in quel momento non se ne curò. Trasse un profondo respiro e poi si diresse nell’altra stanza, la camera di Naruto. 
 
Come aveva previsto era raggomitolato sotto le coperte. Si mosse non appena sentì il rumore delle sue scarpe bagnate percorrere quei pochi metri che li separavano tuttavia non si voltò.
 
Kaiza si sedette sul bordo del letto, chinandosi un po’ ad accarezzagli la schiena con un lento momento circolare per fargli capire che era lui e nessun altro. E questo servì a Naruto per distendersi un po’ ma permise al medico di notare che quello tremava esattamente come lui.
 
“Scusami, ti ho fatto correre fin qui.” parlò il ragazzo, al quale evidentemente non era sfuggito il respiro ancora rapido dell’uomo.
 
“Stai tranquillo perché non è successo niente.” lo rassicurò l’altro. “Sei ferito?”
 
“La gamba…credo che abbia ripreso a sanguinare. Non ho guardato.”
 
“Ho capito. Ascoltami adesso…” iniziò con calma “…lo sai che devi assolutamente toglierti di dosso questi vestiti bagnati e farti un bel bagno caldo, vero?”
 
“Non adesso. Non ce la faccio.”
 
“E’ importante invece farlo ora. Rischi seriamente di ammalarti.” insistette.
 
“Non capisci…io…” e si bloccò non riuscendo ad andare avanti.
 
Eccome se lo capiva. Gli sembrava di percepire chiaramente ciò che stava provando in quel momento Naruto. E proprio perché lo capiva non poteva lasciarlo fare. Disse:
 
“Sono stato dalla signorina Tsunade prima. Si è arrabbiata molto per non essere stata consultata riguardo la tua uscita solitaria con Kurama e per questo mi ha tolto la tua custodia.”
 
Il biondo stava per parlare ma lui lo anticipò:
 
“Tranquillo, Sakura è riuscita a convincerla a non farlo. Ma è stata chiara…se commetto un’altra imprudenza non avrò nemmeno più il tempo di spiegare le ragioni delle mie scelte. Non ci sarà una prossima volta, questa è la mia ultima possibilità.”
 
Naruto si scoprì un po’ e girò appena la testa per incrociare i suoi occhi azzurri con quelli scuri dell’uomo, carichi come sempre di un incredibile dolcezza.
 
“Lo so quanto stai male Naruto. So che in questo momento non riesci a vedere nient’altro se non quel dolore che ti attanaglia il cuore per questa separazione imminente e che ora come ora preferiresti lasciarti andare e basta, senza dare importanza alle conseguenze di cui potrebbe risentire la tua salute, senza pensare a nulla.
 
Ma questa volta sono io a doverti chiedere un favore.
 
Voglio continuare a starti accanto per aiutare tutte le tue ferite a guarire…anche quelle più profonde, che nonostante non sanguinino, sono le più dolorose. Ma per poterlo fare devi venirmi incontro anche tu ascoltando quello che ti dico.
 
Per questo ti sto chiedo di fare questo sforzo quando è l’ultima cosa che vorresti fare. Ti prego…”
 
Kaiza aveva parlato con il cuore in mano per riuscire a far capire a Naruto che se gli stava chiedendo una cosa così grande era soltanto perché non voleva essere allontanato da lui per nessun motivo, perché quell’affetto che pian piano gli cresceva dentro voleva soltanto il suo bene.
 
“D’accordo.” consentì finalmente l’altro.
 
Kaiza sorrise, contento che il suo messaggio fosse arrivato.
 
Lo aiutò ad alzarsi, sostenendolo in piedi dal momento che quel breve momento a letto doveva avergli fatto amplificare la percezione del dolore quindi faceva fatica a stare in piedi con la gamba dolorante. Il medico immaginò però che ci fosse dell’altro.
 
Poco prima di entrare nel bagno, lo sguardo di Naruto si incrociò con quello di Ino che era rimasta là dove il medico gli aveva consigliato di restare. Lei gli rivolse un timido sorriso come volesse tranquillizzarlo ma lui invece chinò la testa come per sfuggire ai suoi occhi e si lasciò condurre nel bagno.
 
Kaiza lo fece sedere sullo sgabello accanto al lavandino per poi apprestarsi a chiudere lo scolo della vasca per poi aprire i rubinetti con l’acqua calda. Poi gli disse:
 
“Io esco un attimo a prendere alcune cose. Tu intanto inizia a spogliarti va bene?”
 
Il ragazzo annuì.
 
Uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Allora si rivolse alla ragazza:
 
“Ho bisogno di un favore Ino.”
 
“Dimmi tutto.” fece lei.
 
“Potresti togliere le lenzuola e le coperte bagnate con delle nuove pulite? E cortesemente anche un cambio da fargli mettere appena ha finito?”
 
“Non preoccuparti, lo faccio subito!”
 
“Grazie cara.”
 
Mentre la ragazza si occupava delle sue richieste, lui si procurò il necessario che gli sarebbe servito per occuparsi delle ferite di Naruto. Abbondò con le bende perché immaginò che ne sarebbero servite. Prese anche un paio di asciugami e poi tornò in bagno.
 
“Credo di aver combinato un macello…” gli disse subito Naruto.
 
Lui poggiò tutto nel lavandino e poi si chinò ad osservare là dove lo sguardo si era concentrato.
 
“Vediamo subito.”
 
Delicatamente Kaiza iniziò a srotolare la fasciatura attorno alla gamba destra, tenendola leggermente alzata da sotto il ginocchio mentre sopra l’altra mano la liberava da quelle bende intrise di liquido cremisi.
 
Fortunatamente constatò che la ferita non si era riaperta completamente ma soltanto superficialmente. Spostò tutto il materiale per le medicazioni sul bordo del lavandino, bagnò un piccolo asciugamano con l’acqua e piano cominciò a pulire il taglio dal sangue. Lo disinfettò e poi portò la mano a coppa sopra di esso e lo richiuse come poteva con le arti mediche.
 
“Ora ci rifaccio una fasciatura. La cambierò appena hai finito.” spiegò.
 
Fece proprio come aveva detto. Intanto la vasca era quasi piena e un vapore caldo aleggiava in tutta la stanza. Il biondo osservava in silenzio l’uomo concentrato ad occuparsi della sua ferita, evidentemente cupo.
 
“Se ti chiedessi com’è successo, mi risponderesti?”lo interrogò intanto l’altro.
 
Dopo un momento di esitazione ottenne un risposta:
 
“Ho impuntato i piedi. Forse non è stata la cosa migliore da fare ma non ho avuto altra scelta.”
 
Questo poteva significare che probabilmente il cercoterio aveva provato a forzarlo in qualcosa in cui non avrebbe dovuto e lui si era rifiutato. Evitò di chiederglielo solo perché non voleva turbarlo ulteriormente. Lo avrebbe chiesto direttamente al responsabile.
 
Terminatoli bendaggio, aiutò Naruto ad entrare nella vasca. Quello si lasciò andare subito nel piacevole calore emanato nell’acqua godendosi quella sensazione nonostante in quel momento la sua mente fosse completamente altrove. Kaiza inginocchiato fuori dalla vasca, raccoglieva un po’ d’acqua aiutandosi con un catino e gli bagnava le spalle e la testa mentre lui si insaponava completamente da solo. Non aveva più bisogno d’aiuto per questo.
 
Fu un bagno diverso da quello che avevano fatto in precedenza. Nessuno dei due parlò, erano entrambi concentrati sui propri pensieri. Non era un momento da godersi in se stesso, era solamente una cosa che andava fatta e nient’altro.
 
Naruto restò in acqua per una buona mezzora prima di uscire. Per quel che gli doveva importare sembrava aver tratto comunque beneficio da quel bagno caldo. L’uomo ipotizzò che non poteva negare che dopotutto che soffrire stando al caldo era meglio che farlo tremando per il freddo.
 
Qualcuno bussò alla porta e lui si alzò e andò a prendere il cambio che Ino gli aveva portato.
 
Mentre Naruto si stringeva nella morbida stoffa dell’asciugamano e si asciugava, si occupò di sostituire tutte le fasciature e di medicargli tutte le ferite con cura e dedizione come aveva sempre fatto dal primo giorno in cui si erano conosciuti. E come avrebbe continuato a fare finché ce ne fosse stato bisogno.
 
Il biondo indossò il pigiama pesante che gli era stato portato dopodichè uscì lasciandosi accompagnare. Appena rientrato in camera notò che il letto era stato rifatto e che le coperte bagnate erano state messe tutte ad un lato della stanza. Ringraziò ancora una volta la ragazza mentalmente.
 
Aveva appena aiutato il biondo a sedersi quando Ino uscì fuori dalla cucina con due tazze fumanti in mano che costrinse non solo lui ma anche l’altro a prendere.
 
“Non voglio sentire una sola parola! Ora lo bevete tutti e due e tu Kaiza dopo ti vai a dare un’asciugata se non vuoi ammalarti prima di questa sconsiderata Testa Quadra!” dichiarò con un tono che non ammetteva repliche.
 
“Bhè…agli ordini!” non riuscì che a rispondere con un sorriso poggiando il taglio della mano tesa sulla fronte in un saluto militare.
 
L’altro era rimasto un po’ spiazzato ma aveva iniziato a sorseggiare la bevanda senza dire nulla.
 
Ino, soddisfatta del risultato ottenuto, se ne tornò in cucina.
 
Terminato il suo tè, Naruto si stese e si lasciò coprire insistendo però nel suo muto silenzio. Kaiza lì per lì non sapeva se fosse il caso di dire qualcosa perché sinceramente non sapeva come l’avrebbe presa il ragazzo dopo che lo aveva tirato fuori dal letto prima quando lui non lo voleva. Decise per questo di lasciare che stesse finalmente un ò per i fatti suoi e quindi si apprestò ad eseguire “l’ordine” imposto da Ino.
 
Prese un cambio dalla sua sacca insieme ad un asciugamano ed andò in bagno.
Si liberò dai vestiti che ormai si erano fatti pesanti tanto erano impregnati d’acqua e si sentì subito meglio. Utilizzò il catino per sciacquarsi con l’acqua calda nella vasca, senza riempirla però. Si sentì subito meglio perché provò un profondo sollievo non appena il calore gli entrò fin dentro le ossa. Senza dubbio un bagno caldo era la soluzione migliore anche per la stanchezza accumulata fino a quel momento.
 
Dopo essersi cambiato, raggiunse Ino in cucina dove la ragazza aveva preparato una deliziosa cenetta con ciò che aveva trovato in giro.
 
La ragazza aveva preparato per tre ma Kaiza le aveva spiegato che visto il suo stato d’animo probabilmente Naruto non avrebbe mangiato nemmeno se lo avessero supplicato. Le assicurò di non preoccuparsi perché nel caso in cui avesse avuto voglia di mettere qualcosa nello stomaco, non avrebbe esitato a chiedere.
 
La loro fu una cena rapida ma veramente piacevole. L’uomo sentiva davvero il bisogno di un po’ di tranquillità dopo tutte le tensioni affrontate in giornata. Si, perché nonostante avesse passato del prezioso tempo con sua moglie non se l’era goduto a pieno troppo preoccupato per l’esito che avrebbe avuto l’uscita tra il ragazzo e il cercoterio.
 
Sospirò al pensiero che a quanto sembrava era andata nel peggiore dei modi.
 
La ragazza al termine della cena insistette a volersi occupare di pulire e rimettere a posto tanto che quando lui cercò di offrirsi per farlo al suo posto, lei lo aveva cacciato letteralmente dalla cucina. Non si poteva negare che quella biondina con i capelli lunghi avesse un bel caratterino. Lo fece sorridere il pensiero che Choji e Shikamaru dovevano far fronte tutti i giorni con questo modo di fare un po’ autoritario.
 
Decise di tirare fuori i materassi per la notte sperando che questo suo gesto non suscitasse l’ira di Ino. Trovò Naruto stranamente girato sul fianco destro e la cosa lo stupì dal momento che il ragazzo aveva preso l’abitudine di dormire sull’altro lato perché in questo modo evitava che gli altri lo invogliassero a parlare.
 
Si chinò e cercò di capire se era sveglio oppure no. Così facendo si accorse di un altro dettaglio.
 
Stringeva i pugni. Forte, troppo forte. La sua espressione apparentemente tranquilla era tradita da quel gesto. Non stava affatto dormendo.
 
“Naru…”lo chiamò scostandogli una ciocca bionda dal viso.
 
Quelle aprì un po’ gli occhi e lo guardò serio.
 
“Ti farai del male se continui così…”lo ammonì.
 
Quello abbassò lo sguardo, colpevole e strinse le labbra. Kaiza capì cosa stava cercando di fare.
 
“C’è qualcosa che posso fare ragazzo? Hai voglia di sfogarti? Lo sai che con me puoi parlare senza problemi. Oppure non so…dimmi tu. Cosa posso fare per alleviare la tua sofferenza?” chiese allora.
 
L’uomo lo vide sgranare gli occhi, colto da una sorpresa che non si asportava potesse essere suscitata dalle sue parole. Possibile che nessuno gli avesse mai chiesto un modo per alleviare il suo dolore?
“Devi solo restare qui…” disse Naruto.
 
“Te l’ho detto ragazzo, non permetterò all’Hokage di allontanarmi. Continuerò ad aiut-“
 
“Non parlavo di questo.”
 
Kaiza si bloccò e lo fissò interrogativo.
 
“Stammi vicino.” pregò Naruto “Non lasciarmi solo anche tu…”
 
Quelloimpiegò un lunghissimo momento prima di capire. Poi però ripensò che per la prima sera Naruto si era sdraiato sul fianco destro lasciando metà del letto vuoto. E che forse i pugni chiusi non era segno che si stava trattenendo emotivamente.
 
Forse c’era una soluzione molto più semplice.
 
Si alzò e fece il giro del letto. Si sedette sulla punta in modo da togliersi le scarpe e poi si sdraiò al fianco del ragazzo che sembrava non spiegarsi il motivo per cui l’uomo si stesse comportando così.
 
Kaiza si mise comodo e si avvicinò al biondo, allungando il braccio per stringerlo a sé.
Quando la schiena di Naruto si scontrò contro il suo petto, posò con dolcezza una mano sul suo pugno chiuso accarezzandolo piano. Infine poggiò il mento tra i suoi capelli e disse piano:
 
“Né io né i tuoi amici ti lasceremo solo capito? E’ una promessa.”
 
Sentì il respiro del ragazzo farsi più rapido.
 
“Ti vogliamo bene…non potremmo mai farlo.”
 
Il pugno tremava sotto il suo palmo. Non gli servì fare forza perché questo si distese da solo. Guardò intenerito le loro due mani stringersi con forza e sentì il corpo di Naruto ricercare quella vicinanza.
 
“E sono sicuro che Kurama non vorrebbe essere costretto a farlo.”
 
L’altro si irrigidì sentendo quel nome.
 
“Si Naruto, ne sono sicuro. Di questo però parleremo domani. Ora cerca di dormire.”
 
“Kaiza…”
 
“Si?”
 
“Sei una persona davvero speciale. Grazie davvero.”
 
Il sonno colse il ragazzo praticamente subito spossato da quelle che era stata una lunga giornata. L’uomo rimase lì al suo fianco per tutta la notte, stringendolo in una sorta di abbraccio protettivo.

Doveva assolutamente riuscire ad aiutare Naruto a ritrovare se stesso e a lasciarsi alle spalle quell’orribile esperienza.
Perché non si meritava di dover sopportare un dolore simile, di qualsiasi cosa si trattasse.
Era lui ad essere una persona davvero speciale.

Mentre lui aveva dimenticato l’ultima volta che una persona glielo aveva detto.




Note finali: Lo so lo so. Mi odiate profondamente per questo immenso ritardo. Mi vergogno da sola credetemi :( Ma con l'università ho avuto proprio il tempo limitato. Per di più ho impiegato parte del tempo disponibile per scrivere una OS che ha partecipato ad un contest su Kurama e che incredibilmente è arrivata terza, almeno una soddisfazione, e ha vinto il premio per il miglior Kurama. E' lunga quasi come un capitoletto quindi capirete che per scriverla c'è voluto il suo tempo. E parlando di questo capitolo, sappiate che non è stato affatto semplice! Mettersi in questo modo nei panni del nostro cercoterio è tutt'altro che una passeggiata. Trovare le parole per raccontare la sua storia, dal suo punto di vista, con tutto quello che ha vissuto. Insomma spero di essere riuscita a fargli fare un discorso che abbiate apprezzato! Infine l'extra nell'extra l'ho fatto per farmi perdonare dell'attesa e per tranquillizzarvi, spero sia servito! Nel prossimo capitolo avrete tutte le risposte riguardo a Kurama. Ho preferito spezzare perchè avreste dovuto aspettare un altro mese altrimenti se avessi scritto tutto. Farò il possibile per riuscire a aggiornare il prima possibile, voi abbiate fiducia in me...l'unica cosa certa è che non interromperò mai questa storia! Mi auguro solo che abbiate ancora voglia di seguirla nonostante la lunghezza dei miei tempi di aggiornamento. Bhè grazie a tutti comunque che continuate a leggere e a darmi il vostro parere <3 Per me è importantissimo! Alla prossima ragazzi! :)

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Capitolo 31
*** Una brusca separazione... ***


Il resto della serata precedente per me era trascorsa all’insegna della preoccupazione più pura.
 
A nulla erano valsi i miei tentativi di provare a prendere sonno perché mi bastava chiudere gli occhi per ritrovarmi davanti Naruto. Bagnato fradicio, pieno di chissà quali pensieri, con quello sguardo così vuoto. Quei piccoli miglioramenti accumulati nei giorni precedenti era scomparsi. E dire che avevo sperato così tanto di non vedere più i suoi occhi con quella tonalità così cupa e triste!
 
Quando dicono che gli occhi sono lo specchio dell’anima, posso affermare con certezza che non esiste frase più veritiera! Lo avevo imparato osservando i suoi occhi, ora che questo suo dolore non era trattenuto ma lasciato libero di esprimersi, ora che ogni singola sfumatura di lui rispecchiava esattamente il suo stato d’animo…ora che non nascondeva più nulla.
 
Se sorrideva lo faceva perché non riusciva a trattenersi dal farlo.
Se se ne stava zitto era perché non aveva nulla da dire.
Voleva essere sincero? Lo era.
Era arrabbiato? Non si tratteneva.
 
Ma c’era un silenzio che manteneva e che rappresentava la sua ultima difesa. Ciò che nascondeva, quel qualcosa che si ostinava a voler gestire da solo, stando ben attento a non lasciarlo trasparire, era la chiave di tutto.
 
Tuttavia ero sicura che al suo rientro a casa ieri, l’unico motivo per cui era così terribilmente triste era dovuto a Kurama. Cosa mai aveva potuto spingere il demone a prendere una decisione così drastica e per giunta all’improvviso?
 
Poteva essere stato a causa dell’incontro con i Sopravvissuti alla notte dell’attacco ma da quanto detto dal demone stesso, era riuscito a risolvere tutto. Ma non ne avevo la certezza.
E poi…gli altri demoni! Kurama aveva detto di dover contattare gli altri cercoteri per una discussione in sospeso! Che fosse stato quello il motivo della sua decisione?
 
Qualunque fosse la motivazione, l’unico a subire le ripercussioni di questa scelta era stato Naruto.
 
Ripensai alla prima volta che avevamo parlato telepaticamente in Ospedale. Durante il contatto, ad un certo punto la mia mente era stata invasa da un’ondata di ricordi del demone e da un profondo senso di malinconia. Tanto grande che avevo temuto che fosse stata quella mancanza a spingerlo al suo gesto estremo. Quella separazione lo aveva distrutto dentro più di quanto desse a vedere.
 
Ma quando il demone era tornato, ero consapevole del fatto che Naruto fosse felice. Lo avevo visto sorridere per la prima volta da giorni dopo aver ascoltato il lunghissimo discorso di Kurama. E nei giorni che aveva trascorso con noi, in qualche modo era stato il suo sostegno a dargli man forte più di quanto potessimo fare noi. Certo…lo faceva a modo suo ma si stava impegnando come mai avrei creduto. E quindi sapevo che Naruto alla notizia della sua partenza definitiva, era crollato. Aveva ancora bisogno di lui. E quest’ultimo aveva deciso di lasciarlo solo.
 
Ma come poteva avere preso una decisione simile senza pensare alle conseguenze?
 
L’esperienza mi stava insegnando che porsi domande da soli non serviva a niente e che l’unico modo per ottenere delle risposte era cercarle dai diretti interessati. Volevo capire e per questo decisi che quando fossi andata a trovare Naruto, lo avrei cercato per parlargli. Mi serviva una spiegazione. Me la doveva.
 
Fu difficilissimo trovare il modo di impegnare il tempo prima che fosse l’alba. Ma ancora più difficile fu cercare di resistere alla tentazione di correre subito a casa di Naruto per assicurarmi che fosse tutto a posto. Da una parte sarebbe stato inutile perché sicuramente stavano ancora dormendo ma dall’altra…il desiderio di farlo era troppo forte.
 
“C’è Kaiza con lui…” pensai poi “E anche Ino! Starà bene.”
 
E questo fu l’unico pensiero che riuscì a sostenermi, o forse dovrei dire a “trattenermi” dall’andare spedita a casa sua fino all’ora di pranzo. Mi ero autoimposta di far trascorrere la mattinata prima di raggiungerli, almeno per lasciare che si calmassero le acque dal momento che non avevo intenzione di rischiare di litigare ancora con lui. Anche perché era per questo che Kaiza mi aveva rimandata a casa ieri sera.
 
Inoltre dall’espressione di Naruto era facilmente intuibile che non era dell’umore adatto per parlare.
 
A mezzogiorno mi resi conto che non potevo aspettare nemmeno un minuto di più.
 
Uscii di casa ignorando i richiami di mia madre che mi invitavano a restare perlomeno a pranzo ma avevo trattenuto anche troppo a lungo la mia ansia e sentivo seriamente di essere sul punto di esplodere.
 
Ma feci appena in tempo a chiudermi la porta alle spalle che fui raggiunta da una voce famigliare:
 
“Ciao Sakura.”
 
Sobbalzai e mi resi conto che poggiato contro il muro di casa mia c’era il maestro Kakashi, che teneva aperto davanti a sé il suo libro preferito “Le tattiche del Pomiciata”.
 
“Maestro! Da quanto è qui?” domandai, sorpresa della sua visita.
 
“Non preoccuparti di questo.” rispose, chiudendo il volume “Piuttosto posso parlarti un momento?”
 
“Ehm certo.” risposi.
 
“Immagino tu stia andando da Naruto.” fece lui. “ Ti accompagno.”
 
Ancora un po’ spiazzata, mi affiancai a lui e insieme ci incamminammo verso casa di Naruto.
 
Constatai che non doveva aver smesso di piovere da molto. Mi augurai che non avremmo più visto pioggia per un bel pezzo. Finora era stata solo auspicio di cattive notizie.
 
“Mi spiace non essermi fatto sentire in questi giorni. Immagino non siano stati facili.” cominciò il maestro, continuando a tenere il libro aperto davanti a sé apparentemente concentrato nella lettura.
 
Brevemente gli feci un riassunto degli eventi dei giorni precedenti, soffermandomi particolarmente sui fatti più importanti in particolare l’attacco di panico e il confronto con Kiba. Infine lo aggiornai anche sulla partenza imminente di Kurama.
 
“Questa non ci voleva.” commentò “Naruto come l’ha presa?”
 
“Non bene. Ma sto andando da lui per vedere fino a che punto.”
 
“Speriamo bene.”
 
Continuavo a fissarlo chiedendomi il motivo per cui avesse voluto parlarmi. Insomma non che il maestro si fosse mai dimostrato una persona semplice da capire ma percepii che in questi giorni si stava facendo più strano del solito. Alla fine mi decisi a parlare, senza girarci intorno.
 
“Cos’è che deve dirmi, maestro?”
 
Finalmente lui chiuse il libro e trasse un profondo sospiro.
 
“Stavo pensando di portare Naruto a trovare Obito domani.”disse poi tutto d’un fiato.
 
“Come?!”
 
Dopo tutti i tentativi che stavamo cercando di fare per tirargli su il morale, non potevo credere che gli fosse venuta un’idea simile! Decisamente non era il momento adatto per andare a trovare Obito come lui e il mio compagno di squadra erano soliti fare insieme nei momenti di maggior debolezza. Naruto era troppo scosso per reggere una visita al cimitero.
 
“So quello che stai pensando.” fece come leggendo i miei pensieri “ Ma sono sicuro che potrebbe essere un modo per aiutarlo a riprendersi.”
 
“Come può esserlo? Lui….lui ha…”
 
“Lo so benissimo cosa ha cercato di fare.” chiarì “Ma non credere che lo farei se non fossi sicuro di raggiungere un risultato. Ho la certezza che lì ci sia il punto di partenza per incoraggiarlo a lasciarsi alle spalle tutta questa storia.”
 
Non riuscivo a seguirlo. L’unica idea che mi venne in mente era che volesse portarlo alla tomba di Obito per ricordargli le sue ultime volontà e tutto quello che aveva fatto per permettere la sconfitta di Madara e quindi il conseguimento della pace.
 
Ma era il caso che lo portasse al cimitero quando aveva cercato di togliersi la vita?
 
Di colpo ebbi un illuminazione. Non so perché ma ripensai al maestro Kakashi in Ospedale, a quanto fosse perplesso e preoccupato ma soprattutto decisamente nervoso, quasi come se quel che era successo lo riguardasse in modo particolare. Sapevo che lui e il maestro Gai mi stavano nascondendo qualcosa su cui però non avevo più indagato ma che ero sicura fosse importante.
 
“Maestro ascolti…”
 
“Volevo avvisarti delle mie intenzioni. Domani sarà lui a dirmi se ne ha voglia oppure no.” mi anticipò. Poi posizionò le mani in un sigillo e rivolgendomi un sorriso concluse: “Buona giornata. Salutami Naruto, mi raccomando.”
 
E scomparve in una nuvola di fumo.
 
 
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“Fronte Spaziosa! Alla buon’ora!” esclamò Ino non appena venne ad aprirmi.
 
“Smettila Ino! Non immagini cosa ho dovuto fare per trattenermi dal venire qui nel cuore della notte!” ribattei seccata, varcando la soglia.
 
“Sembri reduce da una notte insonne in effetti…” commentò.
 
Io sperai solo che almeno la mia faccia fosse almeno presentabile.
 
“Allora?” chiesi poi sottovoce “Lui come sta?”
 
“Meglio di quanto pensassi! Il merito è tutto di Kaiza!”rispose lei.
 
“Davvero?” feci io anche se non ero affatto sorpresa.
 
“Si. Non so cosa gli ha detto ma ieri sera è riuscito a tranquillizzarlo al punto da convincerlo a farsi un bagno e a cambiarsi prima di rimettersi a letto. E poi…oh Sakura! Erano troppo carini!” trillò infine.
 
“Come dici?” chiesi confusa. “Carini?”
 
“Sì!” esclamò “Kaiza ha dormito con lui tenendolo abbracciato tutta la notte! E Naruto ha dormito tranquillo fino a mattina inoltrata! Guarda, fosse stato per me non li avrei mai svegliati! Sembravano proprio come-…Bhè hai capito!“
 
Non terminò ma capii, immaginando a mia volta la scena. Padre e figlio.
 
Devo ammettere che un paio di volte quel pensiero aveva colto anche me. Del resto il medico non era solo professionale nei suoi confronti. Ogni volta che gli stava vicino e lo accarezzava sapevo che non lo faceva solo per confortarlo. Da quel gesto trapelava affetto. Ne ero certa.
 
“Si, ho capito. Da quanto è sveglio?”
 
“Non molto, un’oretta. Ora sta mangiando qualcosa, dopotutto è a digiuno da ieri.” rispose.
 
“Bene. Andiamo di là allora?”
 
“Aspetta!” ordinò, bloccandomi.
 
“Che succede?”
 
“Due cose importantissime! La prima: non nominare per nessun motivo Kurama! Kaiza ci è andato a parlare prima e questo a Naruto non è andato molto giù. Per cui se non vuoi beccarti qualche occhiataccia, tieni a freno la lingua!” mi avvisò.
 
Io annuii. La mia mente intanto elaborava quell’informazione: Kaiza aveva parlato con Kurama e con tutta probabilità per lo stesso motivo per cui volevo farlo io. Arrivo sempre troppo tardi, accidenti.
 
“E la seconda?”
 
A quel punto il suo viso si illuminò di un sorriso raggiante:
 
“Mia cara, sono lieta di informarti che le tue paure sono infondate!” esclamò con orgoglio.
 
“Perdonami, non capisco.” confessai. Lei sbuffò.
 
“Voglio dire che non devi avere paura dei tuoi sentimenti…capito ora?” e mi guardò con sguardo incoraggiante.
 
“Ino sii diretta ti prego, mi stai facendo venire il nervoso, accidenti!”
 
“Cavolo Fronte Spaziosa! Sei lenta! Ho parlato con Naruto un po’ prima che Kaiza rientrasse e ho avuto la conferma che è ancora cotto di te! Devo essere ancora più chiara di così?”
 
Decisamente non c’era bisogno che me lo spiegasse in modo più chiaro. Tuttavia…
 
“Adesso devi spiegarmi cosa diavolo ti è venuto in mente di fare!” ordinai cercando di mantenere un tono di voce contenuto anche se era decisamente molto difficile.
 
“Non fare quella faccia! Se avessi aspettato che tu ti decidessi a fare il primo passo, saremmo diventati tutti vecchi e decrepiti!”
 
“Anche se fosse questa è una cosa che riguarda solo me, non avresti dovuto impicciarti così!”
 
Forse ero un po’ dura, del resto stava solo cercando di aiutarmi. Ma non riuscii a trattenere la mia rabbia in quel momento.
 
“Bella riconoscenza.” commentò acida. “Comunque non hai di che preoccuparti. Non abbiamo parlato direttamente di te. Più o meno. Ho solo cercato di capire cosa prova nei tuoi confronti in questo momento. E la cosa certa è che non ti odia. Quindi immagino che ci sia solo una cosa che può provare per te.”
 
La mia rabbia scemò man mano che parlava fino a spegnersi del tutto.
 
Decisamente ero stata un po’ troppo frettolosa con le conclusioni. Se le cose stavano così allora significava che Ino non aveva dato modo a Naruto di capire che i miei sentimenti erano cambiati. Non ero certa che provasse qualcosa per me ma decisamente le parole della mia amica mi confortarono.
 
“Scusami Ino.” feci imbarazzata “Ti ringrazio.”
 
Lei sbuffò lisciandosi la lunga ciocca bionda.
 
“Ti perdono solo per scusarmi della mia scenata di ieri.” rispose poi, ancora un po’ offesa “Vieni ora.”
 
La seguii fino in camera di Naruto. Era già vestito sul letto rifatto con le gambe allungate a parlare con  Kaiza che era seduto su una sedia vicino a lui. Sembrava perso in qualche riflessione.
 
“Sono riuscito a spiegarmi, ragazzo?” fece l’uomo.
 
Attese un lunghissimo momento poi annuì.
 
“Ora si. Ho capito.”
 
“Ragazzi abbiamo visite!” annunciò a voce alta Ino.
 
Entrambi si voltarono. Kaiza con un grande sorriso che ricambiai. Naruto inchiodò i suoi occhi nei miei e non appena lo salutai con un piccolo sorriso, lui sollevò appena un angolo nella bocca in un sorriso tirato. Non me ne preoccupai troppo stavolta. Sapevo che nessuna visita lo avrebbe tirato su di morale.
 
“Ciao Sakura.” mormorò però a mia grande sorpresa. Poi chinò la testa e si perse nei suoi pensieri.
 
“Piccola, mi fa piacere vederti!” esclamò l’altro.
 
“Anche a me Kaiza. Come vanno le cose?” chiesi un po’ titubante.
 
“Io e Naru ci siamo fatti una bella chiacchierata. Và un po’ meglio ora vero?” chiese al mio compagno. Quello si limitò ad annuire ma non disse nulla
 
Cercai di distrarlo dal pensare a Kurama.
 
“Sai Naruto…prima ho incontrato il maestro Kakashi. Mi ha raccomandato di salutarti.”
 
Lui si ridestò dai suoi solitari pensieri e si rivolse a me:
 
“Davvero? Ti ha detto qualcos’altro forse?”
 
“Solo che domani verrà a trovarti con qualcosa da proporti.” risposi sperando solo che non mi chiedesse di cosa si trattasse. A quel punto doveva essere il maestro a dirglielo.
 
“Una proposta? Riguardo cosa?”
 
Bene. E ora cosa potevo dirgli?
 
“Non so cosa abbia in mente. Ha detto che avresti scelto tu se andare oppure no.” decisi infine.
 
“Ho capito.” disse “Grazie di avermelo detto.”
 
“Bhè il maestro ti proporrà qualcosa domani. Perché oggi non facciamo qualcosa noi, che ne dici?” intervenne Kaiza, cogliendo il mio bisogno di cambiare discorso.
 
“Non ho molta voglia di uscire.” mormorò lui.
 
“Ti farebbe bene stare un po’ all’aperto, ragazzo.”
 
“Lo so. Ma non sono dell’umore adatto per uscire.” affermò deciso.
 
“Va bene.” sospirò allora. “Ragazze, come siete rimaste con gli altri?”
 
“Abbiamo detto loro solamente che li avremmo tenuti aggiornati.” rispose la mia amica “Insomma gli ultimi giorni sono stati un po’ imprevedibili quindi abbiamo pensato che fosse il caso di sospendere le uscite.”
 
“Potrebbero venire qui allora. Almeno passiamo il pomeriggio insieme!” propose.
 
“Si penso sia una buona idea.” concordai “Tu Naruto, che ne dici?”
 
Lui non rispose. Aveva sollevato lo sguardo e guardava concentrato un punto nel vuoto.
 
“Ragazzo, che succede?”
 
“Lui che sta venendo a fare qui?!” esclamò con rabbia, voltandosi verso la finestra.
 
Non capimmo subito il significato delle sue parole finché non osservammo Kurama affacciarsi dalla finestra.
 
Sembrava diverso. Aveva perso espressione. Era impossibile comprendere il suo stato d’animo. Era…vuoto. Ci guardò uno per uno senza mutare espressione soffermandosi in ultimo su Naruto.
 
Ino sembrava rimasta senza parole. Kaiza invece sorrideva e mi sembrò persino commosso. Io non sapevo cosa aspettarmi da quella visita. Anche perché il mio compagno di squadra era tutt’altro che felice di vederlo.
 
“Perché sei qui?” chiese secco.
 
“Posso entrare?” chiese l’altro.
 
Anche il tono di voce era cambiato. Era inespressivo. Per di più dalle facce degli altri immaginai che nemmeno loro si aspettassero che chiedesse un permesso per entrare.
 
“Come vuoi.” rispose Naruto.
 
Kurama allora si tirò su con le zampe anteriori ed entrò nella camera. Fu allora che Naruto distolse lo sguardo e domandò ancora:
 
“Che sei venuto a fare allora?”
 
“Me ne sto andando.”
 
Diretto. Niente giri di parole. Era deciso a partire. Naruto strinse  forte i pugni.
 
“Cosa aspetti quindi ad andartene?” rispose duro anche se si coglieva  benissimo l’incrinazione nella sua voce.
 
Stavolta l’impassibilità della Volpe vacillò.
 
“Tu…non vuoi accompagnarmi?” domandò con una strana incertezza nella voce.
 
Finalmente i loro sguardi si incrociarono e mi sembrò di toccare con mano la tensione tra i due. Vidi la rabbia di Naruto cedere il passo a tutt’altro. Dolore. Si voltò verso Kaiza in cerca di supporto e lui gli fece un piccolo cenno del capo come a dargli il via libera per qualsiasi cosa avesse voglia di fare. Tornò a stringere i pugni ancora una volta. Più forte.
 
“Va bene.” sussurrò.
 
 
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Il viaggio verso il cancello principale del Villaggio fu estremamente silenzioso.
 
Naruto manteneva un passo piuttosto lento, trascinandosi dietro a fatica la gamba ferita e facendo forza sul suo fidato bastone. Al suo fianco Kurama, continuava a guardare avanti a sé senza fare caso all’amico che faticava enormemente a camminare.
 
Io, Kaiza ed Ino li seguivamo senza osare interrompere quel silenzio tombale che però sembrava essere carico di significato per quei due. Seriamente non credevo che Naruto avrebbe accettato ad accompagnarlo visto che dalla raccomandazione di Ino a non pronunciare nemmeno il suo nome, sembrava che non volesse più avere nulla a che fare con lui. Però Kaiza sicuramente ci aveva messo lo zampino ed era facilmente intuibile dalle occhiate che si erano scambiati fra loro.
 
Da come si erano messe le cose, non avrei avuto modo di chiedere al demone i motivi di quella scelta. Ormai era evidente che non avrebbe cambiato idea. Non c’era nulla che potessi fare. Solo provare a stare vicina a Naruto dopo quel doloroso addio.
 
Infine giungemmo a destinazione.
 
Ci fermammo fuori dal portone. Kurama restituì il copri fronte che aveva legato alla zampa poi si allontanò un po’ e compì un unico sigillo con cui annullò la sua tecnica di rimpicciolimento. In un attimo recuperò la sua grandezza naturale. Si diede una poderosa stiracchiata e quando sbatté le zampe a terra ci fece sobbalzare tutti quanti. Era diventato decisamente più pesante.
 
Una volta che ebbe recuperato bene la sensibilità del proprio corpo commentò:
 
“Decisamente preferisco le miei dimensioni normali.”
 
Naruto teneva la testa bassa senza dire nulla. Kurama lo guardò dall’alto e prese l’iniziativa.
 
“Ci separiamo qui, Moccioso.”
 
Aspettò qualche secondo una risposta ma questa non arrivò. Proseguì:
 
“Vedi solo di non combinare altre cazzate in futuro. Non ce n’è motivo.”
 
Io stavo cominciando a preoccuparmi. Osservavo Naruto irrigidirsi e tremare impercettibilmente e iniziavo a temere che da un momento all’altro sarebbe crollato. Anche il cercoterio lo notò.
 
“Guardami, Idiota.”
 
L’ordine venne ascoltato. E quando i loro occhi si incrociarono, il demone disse:
 
“Sai che devo farlo.”
 
“Sì…lo so.”
 
Non sembrava essere convinto e questo Kurama lo capì al volo e non ne sembrò contento. Spinse lo sguardo fino ad arrivare a Kaiza al quale rivolse uno sguardo di biasimo. Si erse in tutta la sua altezza.
 
“Pare che non abbiamo altro da dirci.” commentò voltandosi.
 
“No Kurama, aspetta!”
 
“Che vuoi?! Eh?!” sbraitò il demone, girandosi di scatto.
 
“Mi dispiace tanto.”
 
Sussultai. E con me anche Kaiza e Ino.
 
In quanto a Kurama era rimasto a bocca aperta. Poi recuperò lucidità. Gli si avvicinò e si sdraiò a terra, allungandosi come una gigantesca sfinge e appoggiando il muso sul terreno umido per guardare il meglio possibile il ragazzo davanti a lui.
 
“Per cosa dovresti scusarti, Idiota?”
 
“Per essere stato uguale a tutti gli altri.”
 
“Di che cazzo stai parlando?” chiese con una certa…”tenerezza”.
 
Rise amaramente.
 
“Sai…per la prima volta nel corso di quest’ultimo anno mi reso conto di cosa fosse la vera solitudine.
 
Mi sono reso conto che quella provata quando ero piccolo a confronto era insignificante. Perché la solitudine del non avere nessuno è completamente diversa da quella che si prova per la mancanza di qualcuno.
 
Anche se a lungo ci siamo fatti la guerra…in qualche modo da quando ho scoperto che vivevi dentro ho cominciato a pensare che in fondo non ero mai stato solo fino a quel momento perché anche se non ti sentivo, tu c’eri. Mi sei stato più vicino di chiunque altro.
 
Quando ci siamo salutati, non immaginavo che dopo sarei stato così male.
 
Mi sono sentito vuoto. Soprattutto ogni volta che pensavo a tutte le volte in cui ci eravamo uniti nel corso della guerra. Oppure a quando Madara ti ha estratto dal mio corpo….
 
Ma nonostante questo, sapevo che eri tornato a casa insieme agli altri e quindi…non potevo che essere felice per te e questo mi è servito a tenere lontana la malinconia. Non sai quante volte ho pensato di usare il chakra che mi avevi lasciato per chiamarti, per sapere come stavi…ma non l’ho mai fatto.
 
Quindi…prova a immaginare cosa ho provato quando ti ho visto arrivare di corsa al Villaggio l’altro giorno.”
 
Si passò la mano tra i capelli, imbarazzato.
 
“Accidenti, non riuscivo a crederci. Nonostante quello che era successo…sono stato davvero felice di vederti. E averti vicino in questi giorni mi ha aiutato moltissimo anche se la metà del tempo lo abbiamo passato a litigare. Come ai vecchi tempi…”
 
Si era fatto incredibilmente malinconico. Anche se non riuscivo a vederlo in viso, l’espressione di Kurama mi fece capire che traspariva non solo dalla voce.
 
“E’ per questo…che l’annuncio della tua partenza così presto, mi ha fatto male. Così tanto…che mi sono dimenticato di te e ho pensato solo a me stesso. Tutto ciò a cui sono riuscito a pensare è stato  su come convincerti a restare, per non dover sopportare ancora una volta quella terribile situazione e poi…”
 
Si bloccò di colpo. Sospirò.
 
“Mi sono addirittura arrabbiato con te. Ma sono stato ingiusto. Egoista al solo pensare di farti rinunciare alla tua libertà appena riconquistata solo…solo per me. Sarei stato uguale a tutti le altre Forze Portanti…uguale a Madara, pensando solo ai miei interessi e fregandomene delle conseguenze per gli altri.
 
Non hai idea di quanto mi dispiace. Perdonami ti prego!” e chinò la testa.
 
Sentirlo parlare mi trasmise una terribile fitta al cuore. Avrei mai smesso di rimproverarmi per non essermi resa conto di quanto fosse stato male?
 
“Battimi il pugno Ragazzino. C’è una cosa che devi vedere.” e spinse il proprio pugno avanti.
 
Kurama sembrava tornato completamente inespressivo. Eppure fino a un secondo fa...
 
Naruto eseguì il suo comando.
 
Aspettammo con ansia. Eravamo tutti tesi.
 
“M-ma c-come…?” lo sentì balbettare dopo un po’.
 
“Zitto e concentrati.” lo rimproverò l’altro.
 
Aspettammo ancora un paio di minuti. Io contavo ogni respiro, trepidante per l’attesa.
 
Improvvisamente Kurama ritirò il pugno.
 
“Promettimi che ciò che hai appena visto non lo dimenticherai. E’ importante.”
 
La testa di Naruto si mosse in segno di assenso.
 
“Bene.” affermò il demone.
 
Con lentezza la Volpe si alzò in piedi.
 
“Addio.” sussurrò infine e dopo averci rivolto un cenno del capo si voltò pronto per iniziare la corsa che lo avrebbe riportato a casa, muovendo lentamente i primi passi.
 
“Grazie di tutto,Kurama…mi mancherai…”
 
Il demone si fermò. Un secondo. Due…
 
Con uno scatto felino d’improvviso spiccò un balzo e corse. Ben presto sparì alla nostra vista.
 
Naruto non si era mosso. Per quanto ci provassi, sapevo che non potevo nemmeno lontanamente immaginare quello che stava provando in quel momento. Le parole che aveva pronunciato mi avevano dato conferma che quella separazione era la cosa peggiore che potesse capitargli dopo l’incidente.
 
Deglutii rumorosamente. Poi un po’ titubante, mossi qualche passo verso di lui.
 
“Naruto…” lo chiamai piano.
 
Quando lo vidi in volto, aveva lo sguardo fisso e le guance percorse da lacrime silenziose. Capii subito che quelle non erano lacrime di disperazione. O forse si. Ma non appena lo vidi, compresi subito che era solo tremendamente commosso.
 
Senza pensarci gli posai la mano sulla spalla e chiesi a mezza voce:
 
“Cosa…cosa ti ha mostrato?”
 
Dopo poco la sua mano si posò sulla mia, stringendola forte.
 
“I miei genitori…la notte in cui sono nato.”
 
Restai lì vicino a lui in silenzio così, stando uniti attraverso quella stretta finché non ebbe più lacrime.






Extra: Una storia per la fiducia (2)
 
“Ora voi…mi permetterete di farlo?”
 
Kurama non aveva ancora ottenuto una risposta. Si era proposto di mantenere un atteggiamento paziente piuttosto che dar libero sfogo all’ irruenza come suo solito, perché in un momento delicato come quello non poteva rischiare di compromettere quel dialogo che era riuscito a creare con il suo discorso.
 
Tuttavia è risaputo che i demoni sono tutt’altro che pazienti se gli si parla alle spalle.
 
Infatti la Volpe stava iniziando a innervosirsi. Aveva spiegato a quelle persone che era inutile bisbigliare perché il suo udito finissimo gli permetteva di cogliere qualsiasi suono anche il più flebile. Eppure quelli insistevano a discutere sottovoce tra di loro invece di farlo con lui.
 
Respirò a fondo nel tentativo di mantenere la calma. Ma non servì a nulla quando alle sue orecchie giunse l’unico commento che nessuno dei presenti poteva permettersi di fare.
 
“Per me ha mentito…tutto quello che vuole è guadagnarsi la nostra pietà.”
 
La rabbia gli salì fino al cervello e in un impulso privo del più piccolo barlume di lucidità, ruggì e l’onda d’urto che si sprigionò da esso fu abbastanza forte da far crollare tutti a terra tutti i presenti.

Il terreno subì una forte pressione dovuto all’incremento di chakra che frantumò senza alcuna difficoltà il terreno là dove erano poggiate le sue zampe. Anche le code si contorcevano tra di loro con una potenza tale da dare l’impressione che avrebbero potuto fendere qualsiasi cosa.
Gli artigli piantati nel terreno lasciavano lunghe strisce verticali, generando un sinistro rumore stridulo. E le iridi, già di per sé di un rosso infuocato, assunsero un colore assai più scuro…
 
“Come vi permettete di dare a me del bugiardo…?” la sua voce era poco più di un sussurro ma quelle parole risuonavano nella mente di tutti con tanta chiarezza e malvagità che vano era il tentativo di chiudersi le orecchie nella speranza di isolarsi da loro.
 
“Io…che ho sacrificato la mia dignità di demone venendo qui per raccontarvi la mia storia! Per farvi capire cosa mi ha portato a fare le scelte che ho fatto! Per porre fine all’odio che vi opprime! E’ così che mi rispondete? MI DATE DEL BUGIARDO!”
 
Un’altra ondata di chakra disegnò un cerchio intorno a lui che si allargò tutto intorno, avvolgendolo.
 
Lo sentiva. Il desiderio di distruggere tutto. Di polverizzare quell’insulso Villaggio e i suoi abitanti.
 
Un istinto alquanto appagante che riusciva a farlo fremere d’eccitazione. Poteva farlo…
 
<< Tu non sei più il demone Volpe. Tu sei Kurama. Il mio compagno del Villaggio della Foglia! >>
 
Tutto si acquietò improvvisamente. Il suo chakra scomparve nel nulla e il suo animo si placò.
Proprio come quando era arrivato a Konoha, fuori di sé dalla rabbia. Nel momento in cui Naruto gli aveva detto che gli stava facendo male, tutto si era fermato e la sua furia era sparita.
 
Kurama non sapeva spiegarsi il motivo di quella reazione quando il moccioso gli parlava.
 
In quel momento si rese conto che inconsapevolmente quel ricordo lo aveva salvato dal compiere un gesto di cui poi sicuramente si sarebbe pentito. Se si fosse lasciato condurre dal suo istinto avrebbe devastato tutto ciò che incontrava finché non avesse trovato intorno a sé solo morte e cenere. Avrebbe vanificato ogni cosa fatta fina quel momento.
 
Si guardò intorno. Gli abitanti erano fermi a terra, paralizzati dalla paura. Persino i più piccoli adesso lo fissavano con un certo terrore. Iruka lo guardava con biasimo e senza dubbio quella fu l’occhiata più penetrante che avesse ricevuto da molto tempo.
 
“Che cazzo ho fatto?” pensò tra sé e sé il demone.
 
Provò a muovere un passo in avanti ma tutti arretrarono goffamente, senza distogliere lo sguardo da lui…dal mostro.
 
Non era questo che voleva. Avrebbe dovuto stare più attento e non perdere il controllo.
 
“Non volevo…” riuscì solo a dire, chinando poi la testa per la prima volta in un gesto di scuse. Perché stavolta si sentiva davvero colpevole. Questa volta non poteva dare la colpa a nessuno, solo a se stesso. Pur consapevole del fatto che le parole di tutti erano mosse soltanto da quell’odio generato in precedenza unito ad una buona dose di diffidenza, si era lasciato ancora una volta condurre dalla rabbia e aveva perso la possibilità di raggiungere il suo scopo.
 
“Io non avrei dovuto darti del bugiardo.”
 
Le orecchie di Kurama si drizzarono quando udirono quelle parole. Il demone si voltò verso la provenienza di quella voce e vide un uomo in piedi, lo stesso che aveva parlato poco prima che scattasse, mentre gli altri lo fissavano a bocca aperta.
 
“Ho sbagliato. Ma credo che io fossi troppo sorpreso del fatto che per la prima volta uno di voi cercoteri avesse deciso di parlare con noi. E’ così…strano. Improbabile. Per questo ho creduto che tu volessi la nostra fiducia per uno scopo…ti prego, non arrabbiarti ancora! Uno scopo…malvagio, ecco. Ma la tua rabbia è stata la testimonianza che tu ci hai detto la verità e per cui hai perso le staffe quando ho detto che non ti credevo. Per questo…mi dispiace.” E con queste ultime due parole, chinò il capo.
 
Chi lo aveva ascoltato, aveva cominciato a far vagare lo sguardo con fare pensieroso. Intanto la Volpe non poteva credere alle sue orecchie. Quell’uomo non solo lo aveva compreso ma si era scusato a parole e anche chinando il capo di fronte a lui! Era impossibile…
 
“E’ vero. Siamo stati solamente in grado di farti adirare senza prestare la dovuta attenzione alle tue parole e a quello che il tuo racconto significava.” fece un altro da seduto “Se avessi voluto distruggerci non avresti avuto alcun motivo di venire qui oggi e tanto meno di farci quel lungo discorso. Sei abbastanza potente dal fare quello che vuoi senza che nessuno riesca a impedirtelo. E poi…prima ti sei fermato nonostante tutto.”
 
“Si…nonostante la collera che ti muoveva ti sei calmato.” aggiunse un altro ancora, alzandosi.
 
“Credo che Kurama ci abbia ampiamente dimostrato che vuol davvero portare avanti il progetto di pace che Naruto ha portato nelle terre dei ninja” fece a quel punto Iruka guardandolo con un sorriso “Io credo che dovremmo dargli la possibilità di farlo!”
 
Dopo quelle parole in molti altri si alzarono convinti da quelle affermazioni e da quello che era successo. In pochi rimasero seduti fissando ancora con astio il demone che era ancora incapace di credere a quello che stava succedendo.
 
Era una novità assoluta per lui. Insomma sì, era quello l’obbiettivo che voleva raggiungere ma stranamente averlo ottenuto in quel modo fu una cosa del tutto inaspettata. Gli stava donando una strana sensazione…come una sorta di calore che pulsava allo stesso modo in cui pulsava il suo chakra eccitato dalla sua stessa collera. Ma era qualcosa di completamente diverso.
 
“Mi prendete per il culo o dite sul serio? Dopo la mia scenata di prima…siete disposti davvero a fidarvi di me?” domandò ancora troppo perplesso.
 
“E’ stata la prova di quello che ci hai detto prima.” rispose lo stesso Iruka ”Odiare è qualcosa di irrefrenabile ma che bisogna assolutamente controllare perché altrimenti condurrà sempre al circolo vizioso che non potrà mai essere arrestato. Ma anche che dare la propria fiducia a qualcuno è fondamentale. Se solo il Primo Hokage avesse creduto che saresti stato in grado di contenere tutto il tuo potere, tu non avresti mai continuato a  covare rancore verso gli esseri umani. Quello per Madara sarebbe rimasto ma vista la sua sconfitta lo avresti potuto superare facilmente. Non è stato così e i risultati si sono visti. Se vogliamo mantenere questa pace a lungo dobbiamo dare fiducia a chi ce la chiede con il cuore. Per questo io mi fiderò di te, Kurama.”
 
Sorrisi apparvero sui volti di molte persone e soprattutto su quelli dei più piccoli.
 
“Tsk! Umino, mi stupisci sai?” riuscì solo a commentare. Tuttavia era contento di quel traguardo raggiunto e soprattutto che fosse stato proprio quel maestro a parlare.
 
“Dì una cosa Volpe…”
 
La voce di un uomo abbastanza giovane risuonò accusatoria.
 
“Come avresti intenzione di porre fine al nostro odio eh? Sono tutt’orecchi!”
 
L’interpellato sbuffò, sapendo che quello era il genere di persone che non si sarebbe convinta senza una dimostrazione diretta. Tuttavia decise di attenersi a quella che era stata la sua idea principale.
 
“Voglio mettere subito in chiaro una cosa. Rimediare completamente a quello che ho fatto in passato è impossibile.
 
Intendo dire che non ho il potere di riportare in vita coloro che ho ucciso quella notte. Per cui se è questo che sperate di ottenere da me, sappiate che è impossibile. Nemmeno all’Eremita delle sei vie è concesso un potere simile, per non parlare del fatto che sarebbe un gesto puramente egoistico desiderare qualcosa che è contro una delle leggi della vita.”

 
“Egoistico dici?” incalzò quello, portandosi in piedi “No, non lo è! Anzi, ti dirò di più Volpe! Io credo che quello sia l’unico modo per placare questo circolo d’odio! Tu ci hai portato via i nostri cari, per il Villaggio pazienza lo abbiamo ricostruito, ma non abbiamo avuto indietro le persone che amavamo! Ed è questo il motivo per cui il nostro odio non si è ancora placato! Non saremo mai in grado di chiudere questo circolo vizioso se non ci restituisci ciò che abbiamo perso per sempre!”
 
“Per sempre.” cominciò il demone “Lo hai detto tu stesso. La morte è l’unica cosa a cui non si può porre rimedio proprio perché è eterna. E’ la sua natura e credo che siate tutti d’accordo se vi dico che la natura di qualsiasi cosa non può essere cambiata da nessuno.”
 
Quello stava per ribattere ma Kurama fu più veloce di lui e riprese a parlare:
 
“Le vite perdute quella notte sono state spezzate prematuramente, questo è vero. Tuttavia questo non ha impedito loro di tramandare una cosa eterna esattamente come la morte anche se in modo diverso…la vita.
 
Non fate quelle facce, è la verità. Chiudete il becco e seguitemi nel mio discorso!
La vita è per sempre perché si può tramandare! La si lascia ai propri eredi, a coloro che restano!
E’ in questo modo che si supera la morte…lasciando gli altri a vivere dopo di noi!
 
Pensateci…se in tanti non fossero morti quella notte in tanti altri non sarebbero qui! Il loro sacrificio ha consentito che voi potesse continuare a vivere, per cui non ritenete che sarebbe sbagliato desiderare per loro una fine diversa?
 

Personalmente questa storia della volontà della Foglia non la condivido ma voi ci credete giusto?
Bene, quindi ciò che quelle persone hanno fatto quella notte è indice solamente della loro immensa volontà! Esattamente la stessa volontà che ha espresso il vostro Terzo fino alla fine dei suoi giorni!
E quest’ultima è viva negli occhi, nei visi, in ogni parte di voi qui oggi.
 
Tuttavia comprendo che il dolore di una perdita così grande non sia arginabile solo con le parole.
Non posso colmare quel vuoto…non ne ho il potere.
Tuttavia…una cosa la posso fare.”

 
Kurama si sedette sulle zampe posteriori in modo da mantenere una posizione eretta.
 
“Mettetevi tutti di fronte a me.” ordinò. “Tutti.”
 

Con titubanza anche i più timorosi fecero come era stato loro chiesto. Dopo pochi attimi, Kurama poteva vedere i volti di tutti i presenti di fronte a sé. Eseguì un rapido calcolo e contò cinque bambini. Fissandone uno in particolare gli sembrò famigliare.
 
Magro, capelli rossi, una brutta deformazione sul viso…dove lo aveva già visto?
 
“Vi mostrerò cosa posso fare. Ma voglio una prova che voi siate disposti a fidarmi di me.”
 
Tutti restarono confusi da quella richiesta.
 
“Voglio che mandiate i marmocchi avanti e li facciate venire qui da me.”
 
“Scordatelo!” urlò una donna, stringendo proprio quel bambino tra le braccia per proteggerlo.
 
“Avete la mia parola che non li toccherò. Saranno loro a scegliere se farlo. Dovete fidarvi.”
 
“Non lo farò mai! Scordatelo!” ribattè quella però.
 
“Mamma…” la chiamò il figlio.
 
“Rei…”
 
“Interessante. E’ il moccioso che l’Idiota ha incontrato all’Accademia.”
 
“Ha detto che non ci farà del male. Non devi avere paura.” spiegò tranquillo.
 
“Non posso farti correre un rischio simile!”
 
“Tranquilla, andrà bene!” le disse con un gran sorriso. Poi si staccò dalle sue braccia tremanti e corse verso il demone che lo fissava con la testa inclinata.
 
“Hai fegato Mocciosetto.” constatò, squadrandolo dall’alto.
 
“Ho un nome io! Sono Rei Kazama, capito?” sbuffò quello, tenendo la testa alta per guardarlo negli occhi.
 
“Sei deciso Piccoletto. Dimmi, non ti faccio paura?” chiese divertito.
 
“Prima quando ti sei arrabbiato mi hai spaventato.” confessò quello. Poi aggiunse: “Ma ora no. E nemmeno prima.”
 
“Capisco. Rei Kazama ti sei avvicinato a me senza alcun timore mentre tua madre sembra sull’orlo di un infarto. Perché?”
 
“Sono io a dovertelo chiedere! Tu hai chiesto che i piccoli si avvicinassero!”
 
“Riformulo...” sospirò “Cosa ti ha spinto ad avvicinarti?”
 
“Hai detto che per avere una vera pace dobbiamo fidarci di te. Per questo.”
 
“Bene. Allora se io ti chiedessi di battermi il pugno senza dirti quello che accadrà quando lo avrai fatto, ti fideresti di me e lo faresti?” domandò quindi tendendo il pugno verso di lui fermandolo appena sopra la sua testa.
 
Lesse un momento di esitazione negli occhi del bambino. Era umano dopotutto.
Di colpo però senza che se lo aspettasse lo vide battersi le mani su entrambe le guance.
Un attimo dopo il suo sguardo era di nuovo determinato.
 
"Io non ho paura!" dichiarò prima di sollevare il proprio piccolo pugno e batterlo contro quello del demone.
 
Kurama non potè che sghignazzare divertito.
 
Gli bastarono pochissimi secondi e riuscì a penetrare nella memoria del piccolo senza che quello se ne accorgesse considerato che oltretutto era in attesa e si aspettava che succedesse qualcosa.
 
“Allora?” chiese dopo un attimo impaziente “Tutto qui?”
 
“Abbi pazienza, piccolo marmocchio!” ringhiò l’altro.
 
Sondare la mente di quel moccioso non rientrava nei piani del demone tuttavia avendo assistito da lontano alla conversazione tra lui e la sua ex Forza Portante avvenuta qualche ora prima, una certa curiosità lo aveva spinto a quella scelta. Rintracciò quel ricordo e lo esaminò con cura.
 
<< Comprendo quanto possa essere difficile ma ascolta…devi insistere, fare tu il primo passo e anche se all’inizio troverai solo rifiuti…ti posso garantire che prima o poi incontrerai qualcuno che ti capirà e ti accetterà per quello che sei, superando le apparenze. >>
 
<< Anche se mi disprezzavano alla fine ho capito che restarmene da solo non mi sarebbe servito a nulla, se non a stare più male ogni giorno che passava…>>
 
<< Quindi tu non ti sei mai arreso? >> aveva chiesto il piccolo.
 
<> aveva mormorato il biondo.
 
“Ehm…possa sapere cosa dovrebbe succedere?” intervenne ancora una volta Rei.
 
“Sai che sei irritante, Piccoletto?” ghignò il demone, seccato dell’interruzione.
 
In ogni caso aveva raccolto le informazioni che gli sarebbero servite per la prossima chiacchierata con il biondo e oltretutto quelle di cui aveva bisogno per i suoi scopi.
 
“Comunque sia. “ continuò poi “ Preparati! Sto per darti qualcosa di molto speciale!”
 
Rei continuava a non capire a cosa si stesse riferendo Kurama almeno finché non sentì qualcosa di strano nel punto esatto in cui i loro pugni si stavano toccando. Qualcosa di caldo fluiva in quel punto ma non riuscì a capire di cosa si trattasse. L’unica cosa di cui era certo era una sola…era tremendamente famigliare.
 
“Ora mettiti alle mie spalle senza dire una parola.”
 
“Ma non ti sei mosso! Come faccio a sentire la tua voce allora?! chiese confuso.
 
“I pugni creano un contatto tra le nostre menti. Ti sto parlando telepaticamente.”
 
“Sul serio?! Accidenti che forte!”
 

“Si si forte, come dici tu!” borbottò quello “ Ora mettiti dietro di me!”
 
“Perché devo farlo?”
 
“Devi fidarti di me. Ti assicuro che non ti succederà nulla ma non devi muoverti. Afferrato?”
 
“Come vuoi. Ma non dovevi darmi qualcosa di speciale?”

 
“Se farai il bravo moccioso e seguirai le mie istruzioni, vedrai.”
 
“Uffa! Sei troppo misterioso, sai?! Comunque va bene…starò fermo.”
 
“Qualunque cosa succeda non avere paura.”
 
“Paura? Io non ho paura di niente! E poi perché dovrei?”
 
“Bene. Ora muoviti, ricorda quello che ho detto.”

 
E con queste parole, ritirò il pugno e con un’occhiata fece cenno al bambino di fare quello che gli aveva detto. Mettendo sù un piccolo broncio ala fine eseguì. Girò intorno al demone e si fermò solo quando si trovò di fronte all’enorme schiena di quest’ultimo. Incrociò le braccia e attese.
 
“Umino.” chiamò il demone. “Avvicinati.”
 
Iruka chiamato in causa si avvicinò subito. Kurama tese nuovamente il pugno in un chiaro invito, che venne subito accolto. Non appena le loro menti entrarono in contatto, parlò subito:
 
“Stammi a sentire, adesso torna al tuo posto e quando te lo chiedo lanciami contro un kunai!”
 
“Aspetta, come fai a…?”
 
“Contatto tra menti! Telepatia, se vuoi chiamarla così! Capito che devi fare?!”
 
“Un kunai? Per quale motivo, scusa? Cosa hai in mente?”
 
“Voi umani non credete senza vedere. Io vi farò vedere! Fai quello che ti ho detto!”
 
“Kurama ti prego…dimmi cosa vuoi fare.”
 
“Al bambino non succederà nulla! Hai detto che ti saresti fidato di me! Dimostrami che le tue non erano solo parole e fai quello che ti ho chiesto senza timore!” disse un po’ più forte.
 
All’uomo fu immediatamente chiaro che prima di tutti, Kurama voleva una prova di fedeltà proprio da lui. E seppur con qualche dubbio perché immaginava ci fosse la vita di Rei di mezzo, decise di fidarsi.
 
“Va bene…” rispose titubante “Lo farò.”

 
Soddisfatto il demone interruppe il contatto e Iruka tornò al suo posto. Le persone che stavano assistendo a quella scena cominciavano ad innervosirsi nel vedere che il demone sembrava macchinare qualcosa.
 
“Osservate tutti!” parlò a gran voce Kurama, attirando l’attenzione “Ora vedrete come ho intenzione di porre rimedio a tutto il vostro odio!”
 
“Rei Kazama, te lo chiedo ancora…ti fidi di me?” chiese un’ultima volta.
 
Alle sue spalle una voce rispose trillando:
 
“Kurama te l’ho detto…io non ho paura di niente!”
 
La Volpe sghignazzò. Poi fissò Iruka davanti a sé con serietà.
 
“Se è così…IRUKA COLPISCIMI!”
 
Senza alcuna esitazione Iruka tirò fuori un kunai e lo lanciò con precisione davanti a sé puntando contro il petto del demone. Kuram fu fulmineo. Non appena la mano del maestro si apriva per lasciare andare l’arma, lui caricò il proprio peso sulle zampe posteriori e si spostò prontamente di lato.
 
In questo modo permise a tutti quanti di avere la chiara visione di quella lama affilata che puntava ora direttamente proprio verso il bambino. Non c’era tempo di pensare a reagire, nessuno avrebbe fatto in tempo a deviarne la traiettoria. L’orrore più puro si dipinse a rallentatore sui volti di tutti.
 
Rei ebbe l’impulso di spostarsi proprio nel momento in cui la sua visuale si privò del corpo del demone e si concentrò sulla lama che puntava verso di lui. Non voleva morire.
 
<< Devi fidarti di me. Ti assicuro che non ti succederà nulla ma non devi muoverti. >>
 
Nel giro di un secondo quelle parole si ripeterono nella sua mente. Lui si fidava del demone.
 
“Io non ho paura di niente.” si ricordò. Poi chiuse gli occhi.
 
Non sentì urla intorno a sé. A dire il vero non sentiva altro che silenzio. Non sentì nemmeno dolore. Avrebbe dovuto, forse? Del resto quel kunai puntava dritto verso di lui. Forse qualcuno lo aveva deviato all’ultimo istante?
Attese ancora un momento e poi aprì lentamente gli occhi.
 
Balzò all’indietro quando si accorse che il kunai era fermo a un centimetro dal suo volto senza che nessuno lo trattenesse e quel movimento lo fece cadere a terra con un breve suono metallico.
Si voltò verso Kurama che sghignazzava con soddisfazione mentre tutti gli altri erano paralizzati.
 
“Cosa è successo?” pensò tra sé e sé Rei. “Perché fissano me? Non l’ho fermato io. Forse…”
 
Il bambino credette che si fossero soffermati a osservare le cicatrici che gli deturpavano il volto. Istintivamente si portò una mano sul viso per coprirle. Ma non appena l’arto gli passò davanti agli occhi, capì cosa gli altri stavano fissando.
 
La sua mano risplendeva di rosso.
Tirò su l’altra mano e si accorse che anch’essa era avvolta dal medesimo strato rosso.
Si tastò il copro e si scoprì completamente coperto da quella sostanza.
Facendoci caso dopo un momento si accorse che si trattava di chakra. Il suo chakra.
 
“Rei!”
 
Sua madre gli corse subito incontro per abbracciarlo. Lo strato sparì all’istante. Quando fu sciolto da quelle braccia che lo avvolgevano disperate, la donna gli chiese:
 
“Caro ma come hai fatto? Cos’era quell’energia rossa?”
 
“Non lo so, te lo giuro! So solo che somigliava al mio chakra. Ma non è mai apparso rosso prima!”
 
“E’ naturale. Quello non è il tuo chakra anche se credi che lo sia.” spiegò con tranquillità il cercoterio avvicinandosi al bambino.”Bravo marmocchio, mi hai ascoltato.”
 
Quello era ancora confuso per l’accaduto ma gli sorrise di rimando. Gli altri sembravano ancora lontani dal riprendersi dallo spavento, così Kurama si schiarì a voce e parlò:
 
“Si, convengo che forse ho usato un modo un po’ brusco per mostravi la mia idea ma era l’unico modo per convincervi della sua efficacia. Fare una prova consapevole di quello che sarebbe dovuto essere il risultato non sarebbe servito.
 
Vi spiego cosa ho fatto. Quando io e il marmocchio ci siamo scambiati il pugno, ho analizzato attentamente la composizione del suo chakra. Dopodichè ho sfruttato una specifica abilità del mio essere e ho adattato il mio chakra in modo che diventasse perfettamente compatibile con il suo, al punto che questo ragazzino non è riuscito a distinguerlo dal suo. Infatti quando gliel’ho passato non ha sentito niente di strano. Tutt’altro immagino. Vero?”

 
“Sì.” confermò “Ho sentito qualcosa di famigliare.”
 
“Tsk! Come volevasi dimostrare! Praticamente uguale! Ma come avete potuto osservare tutti ci sono un paio di cose che lo rendono diverso. La prima è evidentemente il suo colore. Con quello non ho potuto farci nulla, dopotutto è chakra che ho prodotto io. La seconda peculiarità però è ciò che ci interessa di più: dovete sapere che il mio chakra reagisce istintivamente al pericolo e scatta istantaneamente come protezione nel caso arrivi un attacco inaspettato e impossibile da intercettare.
 
Ora il marmocchio non si aspettava l’arrivo del kunai e per questo il chakra ha reagito subito.
Mi duole dirlo ma era una tecnica del demone della Sabbia e l’ho appresa osservando la sua. Era l’unica cosa buona che aveva il Monocoda e io ho pensato di utilizzarla a mio vantaggio per questo ho deciso di impararla. Ora la conosco talmente bene che il mio chakra assume questa caratteristica non appena il mio sistema circolatorio lo produce.”

 
Rei era il più stupito di tutti ascoltando quella spiegazione. Gli altri non sapevano cosa dire.
 
“Aspetta Kurama…tu vuoi dare a tutti noi questo chakra?” chiese.
 
“Si.” rispose.
 
Sorpresa generale illuminò i volti di tutti. Il cercoterio tossì e richiamò l’attenzione.
 
“Ascoltatemi bene. Badate che questa concessione che vi sto facendo è la cosa più preziosa che possiate ricevere. Perché sappiate che vi proteggerà finché vi sarà concesso vivere. Avanzando con gli anni perderà la sua funzione protettiva ma agirà direttamente all’interno del vostro corpo donando vigore a tutte le vostre cellule e quindi allungandovi la vita. Non vi sto dando l’eternità come la mia, badate ma vi assicuro che vivrete più a lungo di quanto immaginate.
 
Ecco come ho intenzione di pagare il mio debito con voi e saldare la nostra alleanza!
 

Ho stroncato delle vite giovani e altre più anziane senza che avessero una sola possibilità di salvezza. Per questo adesso sono disposto a dare a voi che siete i loro discendenti qualcosa che impedirà a voi di subire la stessa sorte in futuro. Non importa che missione dovrete affrontare, quel chakra vi proteggerà da attacchi mortali che la vostra mente non può percepire. Per cui potrete combattere al massimo del vostre forze con, possiamo dire, qualcosa che vi guarda le spalle.
 
Badate che se vi dovesse arrivare un pugno che non vi aspettate per dire, il mio chakra non reagirà.
Spero abbiate capito che non sarete invulnerabili ma avrete solo una protezione in più.
Per quanto riguarda i più vecchi che non avranno bisogno di utilizzarlo in missione, vi sarà utile mantenendovi in salute e concedendovi più tempo da trascorrere con i vostri cari.

 
Concludo dicendovi questo: l’unico umano a cui io abbia mai concesso il mio chakra in questo mondo è Naruto Uzumaki quindi a voi lo sto offrendo in quanto abitanti del Villaggio della Foglia e per questo…” fissò per un attimo in copri fronte legato ancora alla sua zampa “ …spero che dopo tutto quello che vi ho raccontato, dopo questo contatto ravvicinato che abbiamo avuto questo pomeriggio e in quanto siamo tutti compagni di Konoha, accetterete questo mio dono per poter far sparire quest’ultima spirale d’odio e vivere finalmente la pace che quell’Idiota della mia ex Forza Portante ha realizzato per la prima volta dopo tanti secoli.”



 
 
Extra: Chi sono diventato?
 

 
Decisamente Kurama non si era mai sentito più fiero di se stesso.
 
Nonostante le difficoltà e le complicazioni che si erano presentate in quel lunghissimo pomeriggio trascorso con gli abitanti di Konoha, la conclusione dell’incontro era stato un successo.
Dopo la dimostrazione delle straordinarie capacità del suo chakra e dopo che tutti ebbero compreso la sua volontà di sanare quella frattura tra di loro offrendo una cosa tanto preziosa, nessuno aveva avuto più dubbi riguardo le sue intenzioni. Persino i più diffidenti alla fine avevano ceduto e si erano dimostrati pronti a dargli fiducia.
 
Quelle ultime parole da lui pronunciate erano state la chiave di tutto.
Il cercoterio li aveva definiti compagni ed era pronto ad offrire loro il proprio chakra per provare a rimediare al dolore che aveva arrecato più di 18 anni prima affinché nessuno lo temesse più ma tutti riuscissero ad accettarlo come un loro simile e non considerarlo più come un mostro.  
 
In parole povere, era riuscito a far capire loro che non era perfetto. Aveva anche lui i suoi difetti ma come tutti loro era soggetto a sentimenti umani e quindi non era affatto una creatura rozza mossa solamente dall’istinto. Finalmente lo avevano accettato per quello che era…la grande Volpe a Nove Code, un demone irruente, decisamente poco paziente e spesso alquanto inquietante quando voleva farsi rispettare…ma allo stesso tempo un essere in grado di prendere atto delle proprie azioni, con una sua morale e soprattutto, ora potevano dirlo, degno di fiducia.
 
Ed era stato questo il motivo per cui avevano rifiutato il suo dono.
Nessuno riteneva più necessario quel compromesso per accantonare il proprio odio.
Non dopo quello che avevano ascoltato.
Tutto ciò che gli avevano chiesto era di proteggere almeno la nuova generazione. Nessuno di loro aveva vissuto il dramma di quella notte ma meritavano di poter vivere quel futuro di pace più a lungo di tutti.
 
Alla fine quindi Kurama aveva condiviso il proprio chakra solo con i più piccoli che si erano poi attribuiti la facoltà di accarezzarlo senza permesso. Se c’era una cosa che non sopportava era essere trattato come un animale di pezza ma dopotutto per una volta si disse che poteva permettersi di lasciare da parte il demone scorbutico e orgoglioso. Del resto…quegli umani lo avevano sorpreso.
 
Peccato sapesse che quel senso di soddisfazione che lo stava invadendo era prossimo a svanire.
Infatti mentre si lasciava alle spalle il Villaggio della Foglia e si inoltrava nella foresta circostante e gli ultimi sprizzi di sole vennero soffocati dall’oscurità della notte imminente, Kurama iniziò a sentirsi turbato.
 
Più si avvicinava a ciò che rappresentava il suo passato più si sentiva diviso a metà.
Non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi.
Insomma sapeva come avrebbe dovuto gestire il dialogo…ma gli avvenimenti di quel pomeriggio stavano insinuando dentro di lui un dubbio alquanto pericoloso.
Chi aveva parlato agli abitanti di Konoha? La Volpe a Nove Code…oppure Kurama?
 
“Ma da quando penso così tanto?” si interrogò, soffocando un ringhio.
 
La risposta gli arrivò immediatamente. Del resto non era una domanda difficile.
 
“Quell’Idiota…cosa diavolo mi ha fatto?”
 
Quello che ha fatto agli altri, si rispose nuovamente da solo.
 
Possibile che non si potesse stargli vicino senza essere inevitabilmente contagiati da lui? Dalla sua forza di volontà? Dalle sue parole? Dal suo coraggio? Da tutto di lui in pratica?
Davvero inconcepibile. E dire che gli avrebbe riso in faccia se avesse mai scommesso con lui che sarebbe riuscito prima o poi a condizionarlo. Dopo tanti secoli il cercoterio non sapeva che pensare.
 
Un altro pensiero tornò a infastidirlo e questo gli ricordò un paio di cose importanti.
La prima era che aveva bisogno di un fiume o comunque una certa quantità d’acqua.
La seconda… aveva una questione vitale da chiarire.
 
E decisamente quest’ultima lo aiutò a ricordare chi era.
 
Prese ad annusare furiosamente l’aria e subito seppe che doveva proseguire dritto.
Camminava silenzioso tra gli alberi non lasciando alcuna traccia del suo passaggio. Percepiva ogni singolo suono proveniente dagli antri più nascosti di quel paesaggio notturno. Qualche animaletto si nascondeva per evitare di essere cacciato dalla fauna notturna. Altri erano pronti a tendere agguati a prede ignare che si credevano al sicuro.
Era quasi completamente buio ma questo non servì a fermare l’avanzata del demone che si orientava perfettamente anche senza l’uso della sua vista, basandosi sui suoni e sugli odori. Oltretutto aveva solo bisogno di trovare uno specchio d’acqua. Non serviva nien’altro.
 
Camminò un altro po’ finché non udì chiaramente un familiare gorgoglio d’acqua. Seguì quel suono finché si trovò alla mercè proprio di un ampio fiume le cui acque illuminate da pochi riflessi argentati scorrevano pigramente. Si guardò intorno e riconobbe quel luogo.
 
Lì quando era ancora piccolo, l’Uzumaki aveva rischiato di annegare insieme ai suoi amici nel tentativo di guadare quelle acque, quel giorno particolarmente agitate. E tutto per quello strano ragazzino che manipolava il tempo attraverso le emozioni: Yota.
 
Dannata Volontà del Fuoco, sbuffò il cercoterio.
 
Si avvicinò alla riva evitando accuratamente di toccare l’acqua e si sedette lì, drizzando la schiena.
Si portò le zampe al petto incrociandole e soffermandosi a pensare sui sigilli che avrebbe dovuto fare per attivare la tecnica che aveva in mente. Una volta sicuro della sequenza in cui avrebbe dovuto eseguirli, procedette.
 
Si chinò e concentrando il chakra nell’indice disegnò sulla superficie d’acqua un cerchio immaginario abbastanza grande ripercorrendo la sua circonferenza un paio di volte. Quando ritrasse la zampa sembrava che un qualche oggetto invisibile continuasse a delineare il contorno di quella figura. Rapido poi eseguì i dieci sigilli e il cerchio reagì, illuminandosi.
 
“Mostrami il tempio.” disse con voce chiara.
 
Lentamente iniziò a farsi nitida l’immagine del luogo che aveva richiesto. Il tempio era composto di un’unica stanza a cui si poteva accedere procedendo dritti dall’entrata. Era decisamente adatto a contenere i cercoteri dal momento che si sviluppava imponentemente sia in altezza che in larghezza. Le torce accese e disposte intorno tutto il perimetro erano la sola illuminazione presente ed era appena sufficiente a evidenziare la presenza dell’acqua sul pavimento, alta poco più di una ventina di centimetri. Non c’era nient’altro.
 
In quel luogo che il Vecchio li convocava quando aveva qualcosa di importante da dire loro. Poteva trattarsi di uno scambio di opinioni, un insegnamento, un saluto. Quel luogo aveva assistito alla crescita morale dei demoni fino al giorno dell’addio. Kurama ricordava che l’Eremita per prima cosa aveva insegnato loro a camminare sull’acqua perché sospesi sulla superficie di essa, disposti in cerchio, potessero osservare ciò che lui mostrava loro con la punta del bastone in essa, smuovendola appena.
 
Per questo non si stupì di vedere il Vecchio di spalle sospeso a mezz’aria intento probabilmente a mostrare delle immagini nel riflesso dell’acqua a Gyuki che stava con la testa china ad osservare con attenzione. La Volpe non si spiegava il motivo per cui l’Ottacoda trascorresse così tanto tempo a parlare lì nel tempio dal momento che portare avanti un discorso con Hagoromo non solo era complesso per via del suo linguaggio denso di millenni di cultura ma anche perché era un continuo domanda e risposta che lui portava avanti cercando di spingerti verso la verità.
 
Lì per lì gli sembrò di essere tornato al giorno della sua partenza. Anche allora aveva trovato i due a discutere di qualcosa che non era riuscito a comprendere. Probabilmente ne stavano discutendo anche in quel momento. Non si trattenne dal lasciarsi fuoriuscire uno sbuffo.
 
“Pazienta Kurama. Arriviamo subito.”
 
Il cercoterio smise di respirare. Il Vecchio sapeva che lui era lì e li osservava nonostante fosse di spalle. Non riuscì a non stupirsi per l’ennesima volta di quanto quell’uomo fosse straordinario.
 
“Dov’eravamo rimasti? Ah si…l’intrinseco significato che si cela dietro alle parole fornisce il responso a qualsiasi questione. Il dilemma però consiste nel rivelare il senso segregato di queste ultime attraverso l’analisi delle proprie mancanze. A ogni piè sospinto può divenire indispensabile ispezionare più di una definizione perché quando ci sembra più inverosimile è proprio il nesso a fornire la risposta più esauriente nonché il significato più potente. Il medesimo concetto si applica non solo ai termini ma anche alle entità viventi. In quel caso il conseguimento del responso al nostro quesito di cui discutevamo poco fa, può portare a qualcosa di prodigiosamente inatteso: la capacità di sormontare qualsiasi impedimento. Ti è più comprensibile ora?”
 
“Ma di che cavolo sta parlando?” si chiese Kurama con un certo principio di mal di testa.

“Non so Vecchio…non mi sembra la risposta alla domanda che ti avevo fatto.” confessò l’Ottacoda.
 
“Ribadisco quanto sostenuto finora: la soluzione è celata dietro il profondo significato delle parole. Ponderale con cura e conseguirai il frutto dei tuoi dubbi e le tue incertezze.” concluse l’uomo.
 
“Ehm…ci proverò.” mormorò l’altro poco convinto.
 
“Non essere sgomento. Discorrerò con te di buona voglia nell’evenienza in cui fossi ancora perplesso per via della mia lunga orazione.” lo rassicurò. Poi aggiunse:
 
“Sopraggiungono gli altri, eccellente.”
 
E un momento dopo la Volpe osservò gli altri sette demoni entrare uno alla volta all’interno del tempio sistemandosi in fila di fronte all’Eremita delle sei vie. Sembravano piuttosto preoccupati.
 
“Siamo venuti subito Vecchio, che è successo?!” chiese subito Matatabi.
 
“Distesi miei cari, vi ho convocati in quanto ritenevo che vi avrebbe dilettato sapere che Kurama ci ha contattato.” si voltò verso lo specchio da cui il demone a nove code li stava osservando e mosse il bastone in un movimento circolare in modo da ampliare la potenza della tecnica.
 
Kurama al margine della riva indietreggiò un po’ non appena il cerchio da lui disegnato si allargò permettendogli una visuale più ampia. Ora suo malgrado riusciva a vederli tutti, compreso il suo odiato rivale.
 
“Volpaccia! Finalmente hai deciso di farti vivo!” lo punzecchiò subito Shukaku.
 
“Tsk! Ringrazia che non posso dilaniare le tue carni all’istante, stupido Monocoda!” ribattè l’altro.
 
“Oh dannazione possibile che vi comportiate così ogni volta?!” li rimproverò il Tricoda “Riuscite a non minacciare di uccidervi almeno per qualche minuto?”
 
“Sono d’accordo con Isobu!” concordò Kokuoh “Sono secoli che vi sopportiamo, cominciamo ad essere un po’ stufi, sapete?”
 
“L’ho detto io…siamo sfortunati…” sospirò Chomei.
 
“Basta pure tu però! Hai rotto con questa storia della fortuna! Solo perché il tuo soprannome è Lucky Seven non significa che tu debba sempre pensare alla sorte avversa oppure no!”commentò Son.
 
“Se la metti così io sono stufo di sentire le tue stupide presentazioni con le quali ti vanti di essere il demone più affascinante e potente!” rispose l’altro. Poi assumendo il tono di voce del Tetracoda aggiunse: “Io sono l’Empireo Son Goku, il grande e affascinante re delle scimmie e bla bla bla!”
 
“Ma come ti permetti?! Io ti-”
 
“Sapete una cosa?! Non credo dovremmo litigare così! Non è bello!” provò a dire Saiken.
 
“Rabbonite i vostri animi.”
 
Hagoromo non ebbe bisogno di parlare a voce alta. Gli bastò mormorare perché i demoni tacessero.
Nell’immenso rispetto che provavano per lui, nessuno osava venir meno a ciò che lui chiedeva.
 
“Vi sono grato. E vi sarei molto obbligato se aveste anche il garbo di condonarvi l’un l’altro le parole e la condotta tenuta. Rammentate cosa vi ribadito più e più volte?”
 
“La cooperazione è la vera forza.” ripeterono in coro tutti e nove persino Kurama. Dal momento in cui vennero divisi dal corpo del Decacoda, il Vecchio aveva sempre insistito su quel punto affinché nessuno di loro lo dimenticasse. E gli faceva ripetere quella sorta di massima ogni qual volta litigavano, era il suo modo di riappacificarli tra loro.
 
“Scusa Son.” bisbigliò Chomei “Dopotutto le tue presentazioni sono simpatiche.”
 
“Ognuno ha la sua peculiarità dopotutto giusto Lucky Seven? Mi dispiace per prima.”
 
“Shukaku?” chiamò l’Eremita “Non c’è nulla che vorresti enunciare?”
 
Quello voltò il capo, rifiutandosi di fare una cosa per lui così umiliante.
 
“Kurama, ritengo che anche tu dovresti proferire qualche parola.” si appellò all’altro.
 
“Vecchio, sappi che non ho intenzione di scusarmi con quel bastardo!” precisò il Novecode che in cuor suo non aveva nulla da dire al rivale di una vita.
 
“Che diavolo dici? Scusati subito!” intervenne la Bicoda, furiosa che quelle due teste calde si rifiutassero di dar ascolto al Vecchio.
 
“Serena Matatabi.” la richiamò però l’anziano “ La presenza di contese all’interno di un rapporto non è indice di mancata presenza di affetto. E’ una reazione dovuta all’urgenza di mantenere salda la propria identità. Kurama e Shukaku non avrebbero acconsentito a compiere il segno della riconciliazione se non avessero accettato la loro diversità e si fossero compresi reciprocamente. Non c’è motivo di immaginare che un piccolo diverbio possa scalfire il loro legame. Erro?”
 
La Volpe e il Demone Tasso a quel punto, memori del gesto compiuto al momento della partenza del primo, non poterono negare quelle parole.
 
“No, Vecchio.” affermarono entrambi a testa bassa, un po’ per la vergogna e un po’ perché comunque interiormente preferivano evitare il contatto visivo per non riprendere a insultarsi a morte.
 
“Molto bene. Ora Kurama devo convenire che hai qualcosa da condividere con noi, prendendo atto del fatto che ci stai interpellando nel cuore della notte?” si rivolse al Novecode.
 
Possibile che quell’uomo sapesse qualsiasi cosa? Nella loro dimensione non c’era alternanza di giorno e notte. Era a conoscenza già di tutto. Perché allora non era lui a spiegare agli altri cosa aveva in mente di dire?
 
“Convieni che la domanda opportuna che dovresti porti è: perché devo essere io a parlare?” lo corresse Hagoromo.
 
“E’ inutile ”pensò il demone “ Tanto vale non girarci intorno.”
 
“Ho chiamato solamente per informarvi che per il momento e fino a nuovo avviso ho deciso di trattenermi a Konoha.”
 
“COSA?!” esclamò Shukaku.
 
“Hai sentito benissimo, Stronzo.” ghignò l’altro.
 
“Kurama avevi detto che saresti stato via solo qualche giorno, esclusa la durata del viaggio.” intervenne Isobu “Insomma dovevi solo vedere cos’era successo. Come mai hai cambiato idea?”
 
Ecco il punto critico di tutta la questione.
 
Non poteva di certo dire che aveva scelto di restare perché aveva paura che la sua ex Forza Portante facesse qualche altra stupidaggine. Quando era partito aveva chiarito più di una volta la sua volontà di volersi solo assicurare dello stato dei fatti anche se gli altri erano rimasti molto perplessi. Quello che doveva riuscire a chiarire era che tutto quello che stava facendo era dovuto solo alla riconoscenza che tutti provavano nei confronti del ragazzo.
 
“La situazione con quell’Idiota è più complicata di quanto avessi previsto e non so quanto tempo ci vorrà per sistemare le cose. Credevo sarebbe bastata una bella lavata di capo per farlo ragionare ma dopotutto non è un’Idiota testardo per nulla. Non credo di poter tornare finché non recupera la ragione. Merita un briciolo di considerazione, non trovate?” spiegò allora.
 
“Qualunque sia il suo problema non è più qualcosa che ti riguarda!” ribattè il demone Tasso “Non è più la tua Forza Portante e in quanto lo consideri degno di stima per quello che ha fatto, ti sei già scomodato a tornare per capire cos’è successo! La sua vita se la deve gestire da solo!  Non c’è altro che ti dovrebbe trattenere lì!”
 
Fece una pausa. Poi aggiunse con un ché di malizioso:
 
“Certo…a meno che quel che penso riguardo il tuo rapporto con lui non sia vero…”
 
“PIANTALA! NON MI SONO AFFEZIONATO A QUEL MOCCIOSO!” sbraitò “Ha rischiato di lasciarci la pelle perché nessuno è riuscito ad andare oltre quel falso sorriso che tira fuori ogni volta che soffre! Non credo che chi ci ha salvati TUTTI meriti di morire in un modo tanto stupido! Non sei d’accordo? Come Gaara non credi che meriti perlomeno di continuare a vivere?”
 
Per fortuna riuscì a convincere momentaneamente il demone che il suo comportamento on fosse condizionato altro che dalla propria morale e che i sentimenti non centrassero nulla. Ringraziò che non fosse troppo sveglio e spero che stesse zitto una volta per tutte.
 
“Ha rischiato addirittura di morire? Come sta ora Naruto?” chiese d’un tratto Gyuki preoccupato.
 
“E’ ancora vivo, se è questo che vuoi sapere.”
 
“Sai che non era questo che volevo sapere! Ce ne saremmo accorti tutti se gli fosse successo qualcosa di così tragico! Volevo sapere cosa è successo e se ora almeno sta meglio!”
 
“Non vuole che nessuno lo sappia. Fisicamente si sta riprendendo anche se rifiuta drasticamente di essere curato altrimenti a quest’ora con il mio aiuto scoppierebbe di salute. Quanto può essere stupido, dannazione!
 
Dall’altro punto di vista, non so cosa risponderti. Un momento sembra vada un po’ meglio e un attimo dopo è di nuovo depresso. Io non riesco a capire completamente come abbia fatto a ridursi in quello stato. Stasera mi auguro che la marmocchia dai capelli rosa riesca a smuoverlo perché se neanche lei riesce a farlo tornare in sé, ho ragione di credere che farà qualche altra cazzata. Non lo vedevo in uno stato simile dalla morte del suo maestro pervertito.
 
Comunque e’ questo il motivo per cui ho deciso che finché non avrò la certezza che gli sia tornato un po’ di sale in zucca è meglio che io resti al Villaggio della Foglia per assicurarmi che non cerchi ancora di farsi del male. Soprattutto per un motivo così…così…stupido.”

 
Il demone concluse così il suo discorso. Si aspettò una qualche risposta ma non la ottenne. Sollevò le iridi rosse e notò che tutti i cercoteri si guardavano un po’ sconcertati tra di loro. Il Vecchio invece manteneva un’ espressione più seria del solito.
 
Lui non riusciva a decifrare il motivo della loro perplessità.
 
Vide Gyuki assumere un’ aria sinceramente preoccupata ma gli altri sette…non trovava la parola giusta per descrivere le loro espressioni. E questo decisamente lo innervosiva.
 
“Che c’è? Avete qualche problema forse?”
 

Ancora silenzio. Finché non si udì un rumore soffocato. Kurama concentrò la sua attenzione sul Monocoda che si stava palesemente trattenendo dallo scoppiare a ridere. Quella scena gli suonò orribilmente famigliare tanto che iniziò a digrignare i denti.
 
“Volpe…cosa hai legato intorno alla zampa?”
 
La domanda di Son lo distrasse dal demone Tasso. Chinò lo sguardo e capì qual’era il problema.
 
“Me lo hanno dato perché circolassi senza problemi nel Villaggio. C’erano diversi individui che ancora non si fidavano del fatto che non avrei scatenato un putiferio.” spiegò cercando di mantenere un tono distaccato.
 
“Hai usato il passato…ora queste persone non pensano più male di te? Li hai convinti forse del contrario?” domandò Isobu.
 
Si era tradito. Ora come poteva giustificare una cosa del genere?
 
“Devi averli convinti per forza! Ammettilo vecchio mio!” tornò alla carica il suo rivale “Dì che vuoi restare a Konoha per non lasciare solo il tuo amichetto perché gli vuoi troppo bene per stare lontano da lui!”
 
No, non poteva sopportare insinuazioni simili.
 
“Smettila! Le cose non stanno così!”
 
“Non prenderci più in giro Kurama! Tutti abbiamo visto il modo in cui ti sei comportato dal momento in cui siamo tornati a casa!” affermò Son Goku “Eri diverso, distaccato! Insomma, più del solito! Ora ti presenti qui dicendo di voler restare a Konoha per assicurarti che Naruto non faccia altre stupidaggini, con un copri fronte del Villaggio legato alla zampa che è indiscutibilmente simbolo che appartieni alla loro gente e osi dire che lo fai solo per riconoscenza nei suoi confronti per averci liberati?! Smettila di fingere! Sei cambiato e non hai il coraggio di ammetterlo! Ti sei fatto cambiare, te ne sei andato da qui per un ragazzino, per quanto speciale sia resta sempre un ragazzino, e adesso preferisci quella vita a questa qui insieme a noi!
 
Come puoi esserti abbassato ad un livello simile?
 
Non sei più tu…ti sei lasciato manipolare. Sei solamente un debole!”
 
Ancora quella parola. Quella parola che odiava così tanto.
 
Stavolta però non aveva la forza di ribattere e difendersi perché non aveva più la certezza di nulla.
 
Come poteva dare una spiegazione logica a tutto quello che stava facendo o aveva fatto? Neanche lui era in grado di spiegarselo. Perchè non mai avrebbe dovuto voler mettere nuovamente piede nel mondo umano una volta tornato alla sua idilliaca vita nell’altra dimensione! Mai si sarebbe dovuto sognare di concedere il perdono a chi non lo meritava! Mai avrebbe dovuto donato il suo preziosissimo chakra!
 
Mai…avrebbe fatto tutto quello se non fosse stato per quel ragazzo.
 
Ora sarebbe ancora con tutti gli altri, con il Vecchio, ad azzuffarsi con Shukaku, senza più alcuna preoccupazione al di fuori di se stesso, finalmente libero da qualsiasi catena.
 
Eppure le cose non stavano affatto così.
 
Ora i suoi fratelli erano convinti che lui si fosse lasciato sottomettere, che avesse perso il suo orgoglio, quello che gli conferiva forza e grinta, per farsi amici gli umani e che preferisse quella vita alla loro. Lo guardavano con diffidenza come se non lo riconoscessero più.
 
Come se non fosse più uno di loro. Troppo diverso da loro vero fratello.
 
E il grande demone si sentì improvvisamente piccolo. Debole…
 
“Kurama, non cadere vittima dei tuoi dubbi! Non compiere scelte di cui poi potresti pentirti…”la voce preoccupata e innaturalmente semplice di Hagoromo lo raggiunse flebile, perché non gli stava prestando attenzione.
 
Aveva già compiuto una scelta sbagliata. E ora ne stava pagando le conseguenze.
Non avrebbe mai dovuto andarsene. Avrebbe dovuto ignorare il dolore e assecondare i capricci del Monocoda. Lasciare che il moccioso risolvesse i suoi problemi da solo, di qualunque natura fossero. Ciò che voleva fare della sua vita non erano più affari che lo riguardavano. Del resto le loro vite non dipendevano più una dall’altra. Ora ognuno doveva vivere la propria.
 
In questo modo sarebbe rimasto integro, non avrebbe avuto così tante esitazioni, non si sarebbe dovuto umiliare, scusare, applicare per essere accettato. Sarebbe stato ancora la Volpe a Nove Code, la cui potenza delle code era tale da spianare le montagne e creare onde paurose e spaventose, una creatura a cui tutti dovevano il loro rispetto e che soprattutto era libera…e non apparteneva a nessuno!
 
Ecco dove lo stavano portando le sue scelte, verso la disgregazione del suo essere. Stava perdendo la propria identità, quella che aveva forgiato con grande fatica. Non poteva lasciare che accadesse. E c’era un solo ed unico modo per evitarlo.
 
Doveva tagliare tutti i legami con il Villaggio della Foglia. Con quel mondo.
Cancellare i ricordi di quegli ultimi giorni.
Separarsi completamente dall’Uzumaki. Stavolta per sempre.
 
“Come mai non parli più Volpaccia?” parlò Shukaku “Hai paura di dirci qualcosa di smielato eh? Uhuhuh Come sei caduto in basso…ahahhaha”
 
Matatabi, Isobu, Son Goku, Kokuoh, Saiken e Chomei lo fissarono seccati in quanto ritenevano la questione serissima e sulla quale non c’era nulla da ridere. Piuttosto volevano delle risposte che spiegassero il motivo di quel cambiamento così profondo. Insomma tutti quanti provavano rispetto e simpatia per il ragazzo di Konoha ma insomma dopo averlo aiutato a portare a termine la battaglia, nessuno si sentiva ancora in dovere di fare qualcosa per lui. Perché Kurama invece si? Come era stato possibile che il demone più distaccato e forte alla fine si fosse lasciato andare ai sentimenti?
 
Gyuki non sapeva come intervenire. Del resto lui stesso da tempo era alla ricerca di quella stessa risposta che evidentemente anche il Novecode stava cercando disperatamente. Lo capiva perfettamente. Ma le parole del Vecchio non lo avevano ancora aiutato a capire cosa avrebbe dovuto fare. Sperava che chiamando quella sera Kurama avrebbe comunicato loro ciò che Hagoromo e anche lui avevano immaginato, dopo aver assistito alla sua frettolosa partenza.
 
Invece Kurama era ancora confuso e l’atteggiamento dei loro fratelli non stavano facendo altro che accrescere in lui il dubbio e metterlo in difficoltà.  L’Ottacoda temeva che questo avrebbe portato a delle terribili conseguenze…
 
“Tranquillo…non sentirai nulla del genere da parte mia…”
 
Un brivido percorse tutti i demoni e persino l’Eremita delle sei vie lo percepì. Lo riconobbero tutti.
 
“Credo di essermi lasciato un po’ andare. Decisamente troppo. Ma ho intenzione di rimediare.” continuò.
 
“Kurama ma cosa stai dicendo?!” chiese Gyuki con un tono di panico nella voce.
 
“TACI OTTACODA!” sbraitò.
 
“E adesso ascoltate attentamente quello che vi sto per dire. NESSUNO potrà mai definirsi mio padrone, perché io non appartengo a nessuno se non a me stesso! Quello che faccio, lo faccio solamente per il mio interesse e per nient’altro! Sono stato chiaro?!”
 
Scrutò gli altri con odio e malvagità, al punto che persino il Monocoda improvvisamente non sembrava avere più tanta voglia di ridere. Anche se in fondo si vedeva che quest’ultimo sembrava contento di aver di nuovo di fronte il suo odiato rivale e non più quel guscio vuoto senza più volontà.
 
“Per questo IO ho deciso che mi prenderò 48 ore per tagliare definitivamente il mio legame con il moccioso della Foglia e per farlo dovrò obbligarlo a mettere da parte tutti i suoi stupidi sentimentalismi ed essere finalmente realista, così vivrà la sua vita per i fatti suoi così come farò io.
 
Quindi a conti fatti sarò di nuovo a casa entro dieci giorni.
 
E vi assicuro che recupererò tutto il tempo perso nell’ultimo anno. Bastardo, preparati!”

 
“Ora ti riconosco, Brutto Stronzo! Ti attenderò con ansia!”
 
“Ottimo. E un’ultima cosa…” assunse nuovamente il suo tono più intimidatorio “Provate ad insinuare ancora una volta che io mi lascio sottomettere dagli umani e vi assicuro che proverete così tanto dolore che non mancherete dall’invocare la morte affinché venga a prendervi! Anche se siete immortali!”
 

“Kurama…” tentò ancora una volta di parlargli l’Ottacoda ma lui lo ignorò.
 
“Vi contatterò ancora quando mi servirà di nuovo il portale aperto.”concluse e prima di poter sentire una parola in più colpì con forza l’acqua interrompendo all’istante la tecnica.
 
Restò immobile a fissare gli ultimi frammenti dell’immagine dei fratelli, dissolversi. Gli sembrò di avere ancora gli occhi di Hagoromo addosso. Quegli occhi…
 
Alla fine l’unica cosa che poteva osservare sulla superficie dell’acqua era la sua immagine ballonzolante e imprecisa.
 
“Chi sono diventato?”
 
Poco importava. Presto sarebbe stato solo un ricordo.
 
Ora sapeva esattamente quello che doveva fare.
 
Era il momento che il nome della Volpe a Nove Code tornasse nuovamente ad essere rispettato.
Avrebbe scritto la parola fine al suo rapporto con il Villaggio ma per poter fare questo doveva prima recidere il suo legame con un certo Uzumaki. Doveva parlargli ancora. Risolvere definitivamente il suo problema. In questo modo sarebbe potuto tornare a casa finalmente libero.
 
Nulla lo avrebbe più fatto cadere in stupide insicurezze e nessuno, assolutamente nessuno, gli avrebbe fatto più dimenticare chi era.
 



 
Extra: Fai la scelta giusta
 
“Volpone! Dove sei?”
 
Kaiza in realtà non era sicuro che avrebbe ottenuto una risposta. Ormai girava intorno casa di Naruto da almeno una decina di minuti riparato a malapena sotto un ombrello e trasportando una pesante coperta ma del cercoterio non aveva trovato nemmeno una traccia. E la pioggia di certo non gli stava rendendo la ricerca una passeggiata.
 
Eppure dentro di sé era sicuro che fosse lì. In qualche modo era vicino a Naruto.
 
Tornò di fronte alla porta dell’abitazione del ragazzo e iniziò a pensare.
 
Aveva già esaminato tutti i vicoli lì nei paraggi ma Kurama non c’era. O forse sì. Se si fosse nascosto per non farsi trovare?
Si diede dello stupido. Come se una creatura di quella stazza si potesse nascondere come un innocuo gatto! No, era un’idea assurda.
 
Rise tra sé. Se ci fossero stati i gemelli lo avrebbero scovato all’istante.
 
Cavolo, dovevano essere arrabbiati. E non solo loro.
Tirò un profondo respiro. Non aveva molto tempo per pensare. Doveva trovare il cercoterio.
 
Scartò un paio di stradine che aveva percorso per scrupolo ma che erano troppo piccole per permettere il passaggio del demone e si diresse verso una strada un po’ più ampia che era delimitata da due edifici decisamente in rovina. Probabilmente il loro danneggiamento doveva risalire all’attacco di Pain che nonostante non li avesse completamente distrutti li aveva talmente danneggiati da farli riversare in quello stato di completo abbandono.
 
Camminò lentamente anche se spingendo lo sguardo in avanti poteva già constatare che non c’era nessuno in quella strada a parte vecchi bidoni e mucchi di immondizia. Decisamente un posto poco igienico, notò il medico.
 
“Kurama! Avanti, lo so che sei qui intorno! Smettila di farmi girare a vuoto e vieni fuori!”
 
“Sai che sei un rompiscatole, Vecchio? Te l’ho mai detto prima?”
 
Kaiza cominciò a guardarsi intorno confuso. Sentiva quella voce senza riuscire a capire da dove provenisse. Dietro. Davanti. Destra. Sinistra. Era praticamente ovunque.
 
“No, credo che questo sia l’appellativo più gentile che tu mi abbia riservato finora. Dove sei?”
 
“Non dovresti essere qui.” rispose l’altro.
 
“Io resto qui finché non ho fatto quel che devo. Se vuoi che torni indietro prima devi ascoltami.”
 
Udì un borbottio seccato.
 
“Allora? Dov’è che ti nascondi?” chiese. Non capiva davvero dove potesse essere nascosto. Nel vicolo non c’era eppure la sua voce rimbombava come se fosse vicinissimo.
 
“Ti sto ascoltando.” fece il demone.
 
“Sai…sono abituato a guardare le persone negli occhi quando parlo.”
 
“IO NON SONO UNA PERSONA!” ruggì quello, tanto forte che Kaiza dovette cercare di chiudersi le orecchie anche se aveva entrambe le mani occupate.
 
“Decisamente è successo qualcosa di grave.” pensò l’uomo.
 
“Va bene.” disse allora e cambiò strategia “Lo so che sei un cercoterio e provo un grande rispetto per te nel sentire che difendi così strenuamente la tua natura. Mi scuso se ti ho offeso. Per favore però parliamo a quattr’occhi…è importante. Sai che non sarei qui se non lo fosse.”
 
Attese e non parlò più, aspettando che la Volpe rimuginasse sulle sue parole.
Tuttavia sperò che si sbrigasse a prendere una decisione. Decisamente stare così fermò e immobile sotto la pioggia non era affatto piacevole.
 
“Girati.”
 
Stavolta la voce proveniva da un’unica direzione. Si girò a destra ma non vide altro che il muro dell’edificio e si chiese se il demone lo stesse prendendo in giro. Ma improvvisamente notò che una porzione del muro aveva iniziato a tremolare.
 
Con cautela si avvicinò ma appena fu a un passo da esso, svanì nel nulla.
 
Vide con chiarezza la breccia che era stata aperta e i resti disseminati ovunque. Prima non li aveva notati. Muovendo lo sguardo all’interno del buco, scoprì il demone raggomitolato su se stesso con le immense code strette intorno al corpo.
 
“E’ disabitato, in caso te lo chiedessi. Entra.” lo incitò.
 
Quello obbedì evitando i grossi pezzi di muro ai suoi piedi e raggiungendolo. Si diede un’occhiata intorno e notò che la stanza in cui si trovavano era completamente spoglia e un penetrante odore di chiuso e di marcio impregnava l’aria.
 
Immaginò però che stare all’asciutto fosse meglio che sotto la pioggia.
 
“Come hai fatto prima?” chiese alludendo al giochetto con il muro invisibile mentre si buttava la coperta sulla spalla e chiudeva l’ombrello poggiandolo a terra.
 
“Ho semplicemente modellato il chakra creando ciò che mi serviva che gli altri vedessero.”
 
“Non era un muro vero quindi, una sorta di illusione.” comprese.
 
“Non abusare della mia pazienza. Perché sei venuto?”
 

Kaiza sospirò. Doveva andare subito al dunque.
 
“Prima di questo…” cominciò e si tolse la coperta dalla spalla e la posò di fronte al cercoterio “…visto il tempo di oggi, ho pensato che ti avrebbe fatto comodo.”
 
“Vuoi decisamente prendermi in giro, vero Vecchio?” ringhiò nervoso l’altro “A cosa mi serve secondo te?!”

“Ehi ehi cerca di darti una calmata!” lo ribeccò l’uomo “Volevo solo aiutarti!”
 
“IO NON BISOGNO DELL’AIUTO DI NESSUNO SONO STATO ABBASTANZA CHIARO O DEVO RIPETERTELO?! ADESSO DIMMI PERCHE’ SEI VENUTO QUI ALTRIMENTI GIURO CHE NON RISPONDERO’ DELLE MIEI AZIONI!” gridò a pieni polmoni e alzandosi.
 
Kaiza lo fissò intensamente negli occhi percependo tutta la rabbia che gli scorreva nelle vene. Capì che quella minaccia non era infondata come le altre che gli aveva rivolto. Era perfettamente serio. Se gliene avesse dato motivo lo avrebbe ucciso senza pensarci due volte.
 
“D’accordo. Sarò diretto con te.” rispose. Poi aggiunse: “Puoi rimetterti giù.”
 
“Parla e non dirmi quello che devo fare!” minacciò a zanne scoperte.
 
“Come vuoi. Sarò conciso e non ci girerò intorno.
 
Naruto si sente profondamente ferito dalla tua decisione ma questo immagino tu lo sappia già.”
 
Il demone strinse i denti e lo fissò ancor più seriamente.
 
“Sapeva che non sarei rimasto qui in eterno.” disse nuovamente impassibile.
 
“Sai benissimo che non dipende da quello!” alzò la voce l’uomo stavolta. Il demone tirò indietro le orecchie non aspettandosi un tono simile da quell’uomo sempre così straordinariamente calmo.
 
“Sai perfettamente che non sta tanto male per la tua partenza in sé quanto per questo tuo repentino cambiamento di carattere che ha portato a prendere una decisione tanto importante in tempi brevissimi!
 
Andava tutto bene! Fino a due giorni fa non avevi nemmeno accennato alla tua partenza! Adesso di punto in bianco invece decidi di partire subito senza alcun motivo apparente se non per via di una rabbia profonda che scaturisce dai meandri più profondi della tua anima!”
 
“Come diavolo ti permetti di giudicarmi eh? Non sai nulla di me!”
 
“E’ vero che non so niente ma in questi giorni sono sicuro di aver conosciuto un te diverso da quello che mi trovo davanti in questo istante!” esclamò.
 
Kurama sembrò indignarsi ancora di più mentre pronunciava quelle parole. Kaiza capì che il nucleo della questione era quello. Riprese a parlare subito:
 
“Ascolta. Non voglio sapere i motivi che ti hanno portato a questo..” e fece un gesto per indicare quel suo stato di rabbia “...perchè credo che non sarei nemmeno in grado di capirlo. Del resto sono solo un semplice essere umano. E come hai aggiunto tu, non posso giudicarti dal momento che non ti conosco abbastanza per farlo. Per questo non ho intenzione di farlo.
 
Io non sono qui per dirti cosa credo sia giusto o sbagliato! Non sono venuto a convincerti a restare!
 
Sono venuto a cercarti sotto la pioggia, sgolandomi, allontanandomi da Naruto solo per dirti che ci sono errori a cui non si può porre rimedio in nessun modo e dei quali ci rimane il rimpianto per il resto della vita! Che sia limitata come la mia o eterna come la tua!”

“Mi stai giudicando Vecchio…” affermò il demone “…tu credi che stia sbagliando ad andarmene!”
 
“No invece.” chiarì Kaiza “ Non ti sto dicendo di non fare ciò che è meglio per te! Quello che sto cercando di farti capire è di non farlo in modo che tu te ne debba pentire per sempre!”
 
“Ti stai contraddicendo.” disse Kurama “Vedi di essere più preciso.”
 
“Rispondi sinceramente allora. Avevi intenzione di dirgli addio o no prima di andartene?”
 
L’uomo vide il demone tirare indietro le orecchie, colto in fallo.
 
“Come immaginavo.” commentò “E’ a questo che mi riferivo.”
 
“Come diavolo lo sapevi?!”
 
“Esperienza. E anche se non ti conosco bene, qualcosa di te l’ho capita.
 
Kurama ascoltami. Se te ne andrai via senza salutarlo perché credi che sia il modo più semplice di archiviare la questione in tutti i sensi, ti assicuro che magari oggi, domani, per una settimana, un mese, un anno alle lunghe, ti sembrerà di aver fatto la cosa migliore. Ma prima o poi ti renderai conto che non è così. Perché per quanto proverai a buttartelo alle spalle, questo conto in sospeso continuerà a tormentarti! E per di più, avrai lasciato una ferita inguaribile nel cuore di una persona che ne ha fin troppe per poterle sopportare ancora a lungo.”
 
Ripensò a Naruto, la prima volta che lo aveva visto in Ospedale, al loro primo contatto tramite i pugni in cui si, gli aveva lasciato visionare tutto il suo passato ma nel quale anche lui aveva scorto qualche immagine inerte al suo. E tutte avevano come protagonista Kurama.
 
Poi il suo pensiero andò ai suoi occhi. Mai in vita sua ne aveva visti così segnati dal dolore.
 
Non dolore fisico ma uno più profondo e infinite volte più doloroso.
 
Quello delle ferite che segnavano il suo corpo erano nulla in confronto.
 
Strinse i pugni per cercare di trattenersi. Se si fosse lasciato andare avrebbe perso tutta la sua determinazione. Si concentrò per riuscire a concludere il suo discorso:
 
“Ascoltami Volpone, ciò che ti chiedo è solo di pensare bene a quello che stai facendo.
 
Alle conseguenze che porterà questa separazione a seconda di come la lascerai svolgere.
 
Se quel ragazzo ha mai significato o continua a significare qualcosa per te, glielo devi. Rifletti.”
 
Fece una pausa. Poi aggiunse, senza riuscire a trattenere un tono profondamente ferito:
 
“Io…non so in che altro modo posso fartelo capire. Se non fosse stato per chi aveva ancora bisogno di me…avrei posto fine alla mia vita tanti anni fa pur di liberarmi dal senso di colpa che mi opprime.”
 
Non voleva dirlo. Non voleva che il demone prendesse parte a quel dolore solo suo. Ma pensando a Naruto, non era riuscito ad arrestare quello sfogo che da tempo teneva segregato dentro di sé.
 
“Vecchio…”
 
La voce del demone lo raggiunse con una dolcezza come volesse consolarlo. Probabilmente sapeva a cosa si riferiva. Ma non voleva che il suo stato d’animo lo influenzasse. Era il demone a dover scegliere a dispetto di chiunque altro. Persino di Naruto
 
“Kurama sei tu a dover scegliere, hai capito? Solo tu!” esclamò allora, asciugandosi gli occhi umidi.
 
“Non pensare a quello che ti ho detto prima, va bene? Pensa solo a ciò di cui tu hai bisogno. Scegli di fare quello che vuoi, basta solo che sia ciò che ti farà sentire veramente libero in tutti i sensi! Ti chiedo solo questo…e qualunque decisione tu prenda, sono sicuro che anche Naruto la capirà. Se c’è qualcuno che in fondo ti conosce meglio di tutti, bhè, è proprio lui.”
 
Sembrava che il demone fosse sul punto di dire qualcosa ma lui raccolse l’ombrello e lo anticipò:
 
“Devo andare ora. Devo tornare prima che si svegli.” disse mentre lo apriva.
 
Kurama si accucciò nuovamente, la testa appoggiata alle zampe con un’espressione vaga. Forse era riuscito perlomeno a convincerlo a pensarci un po’ su invece di agire impulsivamente.
 
Kaiza uscì dal buco nel muro ma prima di allontanarsi c’era un’ultima cosa che doveva dire.
 
“Nel caso in cui fosse l’ultima volta che ci vediamo…volevo farti sapere che sono stato felice di averti conosciuto, Volpone. E’ stato davvero un grandissimo onore per me. Grazie.”
 
E si avviò ancora una volta sotto la pioggia, senza voltarsi indietro.







Note:Ragazzi ho fatto de mio meglio per aggiornare il prima possibile. Ma ci è voluto il suo tempo. Il capitolo in sè è stato corto ma direi che ne avete avuto da leggere ^^ Ci tenevo a concudere questa parte con i flashback di Kurama, che mi hanno assorbita completamente. Spero vi sia piaciuto e bhè...ci terrei ad avere un parere, insomma sapere che sene pensate. Se vi va naturalmente. A me fa solo che piacere. Per il prossimo cercherò di fare il mio meglio, per aggiornare appena possibile ma ho un esame in vista quindi non garantisco nulla. Farò quel che posso! Grazie a chi continua a seguire e a sostenermi! Grazie di cuore e alla prossima! :)

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Capitolo 32
*** Provare a parlare... ***


 Restammo a lungo immobili. Lui fisso a guardare l’orizzonte dando silenziosamente sfogo al suo dolore mentre io ero alla disperata ricerca di qualcosa da dire per consolarlo. Ma esistevano parole in grado di farlo? Ne dubitavo seriamente. Qualsiasi cosa in quella circostanza sarebbe sembrato banale. Potevo dire di capire cosa stava provando? Ero in grado di mettermi nei suoi panni e comprendere quanto quella separazione fosse stata devastante?
 
D’un tratto la mia attenzione si catalizzò verso la mia mano destra, quella sulla sua spalla. La stava stringendo. Ancora una volta con quasi disperazione. La sua espressione si era indurita e non riuscivo a comprendere se in qualche modo quel contatto centrasse qualcosa.
 
“Naruto…” sussurrai a quel punto “…come stai?”
 
Decisamente la domanda più frivola e superficiale che potessi formulare ma me ne accorsi un momento dopo averla posta e mi diedi della stupida anche se ormai era tardi. Stava male, cosa avrebbe potuto rispondermi allora?
 
“Meglio ora…”
 
Quella risposta mi lasciò interdetta. Neanche il tempo di fermarmi a rifletterci su che lui si scostò la mia mano dalla spalla e la liberò dalla sua stretta presa in una carezza delicata. Percepire quel calore sparire mi trasmise un brivido che mi risalì lungo tutta la schiena.
 
Si passò il braccio davanti agli occhi, strofinandolo contro di essi e contro le guance per asciugare le lacrime. Quando li risollevò per guardare un’ultima volta l’orizzonte, si poteva però comunque notare che erano lucidi di pianto. Tirò un profondo sospiro e infine si voltò, camminando di nuovo verso il portone.
 
Passò tra Kaiza e Ino, rimasti fino a quel momento in silenzio dietro di noi, che lo lasciarono passare. Aspettammo che si fosse allontanato di qualche passo prima di seguirlo. Già all’andata si muoveva incredibilmente piano…adesso ancora di più come se ad ogni passo camminare fosse sempre più difficoltoso.
 
“Lasciagli un po’ di tempo…”
 
Quasi sobbalzai quando la voce di Kaiza mi rimbombò nelle orecchie. Se ne accorse e subito aggiunse:
 
“Scusami, non volevo spaventarti.”
 
Poi continuò:
 
“Ho solo pensato che non fosse il caso di bisbigliargli alle spalle, per questo ho optato per il contatto telepatico. Non so come lo potrebbe interpretare e direi che per oggi ha sofferto abbastanza.”
 
“Hai ragione. Comunque tu credi…che davvero il tempo basterà a farlo stare meglio?” domandai.
 
“In un modo o nell’altro il tempo cura qualsiasi ferita.” rispose “ Alla fine possono restare cicatrici più o meno dolorose ma la carne viva o prima o dopo si sana e non brucia più come quando è stata appena tagliata. L’unico problema è che bisogna pazientare perché non per tutte le ferite esiste un modo di accelerare la guarigione.”
 
Aveva ragione. In quel momento quel dolore era troppo vivo e non sarebbe passato in giornata, oppure domani o entro una settimana. Ci sarebbe voluto tempo e pazienza prima di riuscire prendere atto, metabolizzarlo e poi farsene una ragione prima di iniziare a guarire. Ma…
 
“Noi come lo possiamo aiutare?”
 
Sul suo volto nacque un piccolo sorriso.
 
“Lo hai già fatto, mia cara. “ rispose mentalmente.
 
“Non è stato nulla di particolare.”
 
“Se fosse stato così per lui, ti assicuro che non ti avrebbe allontanata in un modo così delicato. L’ho visto. Quel tuo sostegno era ciò che gli serviva e lo ha apprezzato. Vedi? Non c’è bisogno di fare nulla di eclatante per aiutare qualcuno…basta solo ciò di cui ha bisogno.”
 
La mia mano sembrò ricordare da sola la sensazione vissuta pochi minuti prima e io capii.
 
“Nonostante questo mi piacerebbe fare di più per lui.” confessai però.
 
Il mio tormento era tornato ancora una volta. La sensazione di riuscire a fare solo delle sciocchezze per la persona che più di tutte mi era stata vicina e che si era sempre fatta in quattro per me nonostante io mai in qualche modo lo avessi gratificato o provato a fare lo stesso per lui.
 
Il vedermi sempre un passo indietro. Mai al fianco di qualcuno. Sempre sola dietro a tutti…
 
“Kaiza che c’è?”
 
La voce di Ino mi scosse da quei pensieri. Mi resi conto di aver continuato a camminare, mentre Kaiza si era immobilizzato alle mie spalle. Anche Naruto si era girato attratto dalle parole della mia amica e  si avvicinò per vedere cosa fosse successo.
 
L’uomo intanto aveva assunto un’espressione seria e allo stesso tempo terrorizzata.
 
“Che è successo?” chiesi preoccupata e avvicinandomi a mia volta.
 
Lui tornò in sé e fissò i suoi grandi occhi con quella tonalità così calda nel cielo azzurro di quelli di Naruto.
 
“Ragazzo…credo di dovermi allontanare.” biascicò “ C’è una cosa che devo fare. Puoi tornare a casa senza di me?”
 
“E’ successo qualcosa di grave?” domandò lui, teso.
 
“No, no, tranquillo!” si affrettò a dire, cercando di apparire calmo “E’ solo che…io…”
 
“Non devi chiedermi nessun permesso. Capito? Vai pure.”
 
“Ragazzo però…”
 
“So che ci sono delle priorità, non mi devi alcuna spiegazione. Muoviti!” lo incitò.
 
Kaiza era titubante. Sapevo che dalla sfuriata nell’ufficio della signorina Tsunade, non poteva commettere in alcun modo altre imprudenze o stavolta le conseguenze sarebbe state irrevocabili. Ma qualsiasi cosa gli fosse venuta in mente stava mettendo in difficoltà le sue facoltà di decidere. Voleva restare ma nonostante questo qualcosa di più forte lo spingeva ad andare.
 
Poi ad un certo punto sembrò prendere una decisione. Prese un grande respiro per cercare di tornare lucido. Domandò:
 
“Stasera è il turno di Tenten vero? L’avete avvisata che resta tutto come nei piani?”
 
“Non ancora ma posso occuparmene io.” si offrì Ino.
 
“Bene” concordò. “Allora dille di venire all’appartamento appena possibile. Sakura, lo accompagneresti tu a casa? E per favore, senza fare deviazioni?”
 
“Certamente, stai tranquillo.” affermai.
 
Lui si massaggiò le palpebre con fare stanco. Poi prese un altro respiro e si avvicinò a Naruto prendendolo per entrambe le spalle.
 
“Prometto che sarò di ritorno da te appena possibile. Ricordi quello che ti ho detto ieri sera, vero?”
 
“Si che lo ricordo.” rispose, sorridendogli un po’. Poi a sua volta gli poggiò la mano sulla spalla e aggiunse:
 
“So che tornerai. Promettimi solo che farai ciò che devi senza aver fretta di venire da me! Okay?”
 
Lui annuì piano e lo lasciò andare. Ci scrutò ancora una volta tutti e tre e dopo averci salutati corse via a tutta velocità. Lo osservammo finché non fummo più in grado di vederlo, poi Ino parlò:
 
“Per voi possiamo stare tranquilli o è il caso di assicurarsi che sia davvero tutto a posto?”
 
“Se fosse stato qualcosa di grave ce lo avrebbe detto perché in tal caso sarebbe dovuto stare via più a lungo di qualche ora.” rispose Naruto “ In quel caso si sarebbe dovuto organizzare in qualche modo per evitare un altro richiamo da parte di Tsunade. Non credo si tratti di qualcosa che non possa risolvere da solo.”
 
“Secondo te cosa è successo?” chiesi.
 
Lui rifletté un momento poi rispose:
 
“Non ne sono sicuro.”
 
Stavo per chiedergli spiegazioni ma dalla sua espressione capii che non era il caso. Naruto era un miscuglio di preoccupazione e perplessità. Sicuramente aveva una sua ipotesi ma forse sperava di sbagliarsi. Io non ero più sicura di voler sapere di cosa si trattasse.
 
“Se dici che non dobbiamo preoccuparci Naruto, allora non vedo motivo di farlo.” commentò Ino.
 
“Va bene” concordai anche io. “Quindi adesso…”
 
“Adesso vi dico io cosa facciamo! Esattamente quello che ha detto Kaiza! Quindi mentre io corro ad avvisare Tenten per dirle di raggiungervi per la nottata, voi due tornate a casa senza fare deviazioni! Mi pare che non ci sia nulla da aggiungere, non trovi Fronte Spaziosa?”
 
“Ehm c-certo Ino. Però…”
 
“Fantastico!” trillò lei, poi riprese subito “Allora io vado! Ci aggiorniamo per i prossimi giorni Fronte Spaziosa!”
 
Prima di andarsene però si avvicinò a Naruto che in un primo momento la fissò stranito ma poi sgranò gli occhi quando la mia amica bionda spalancò le braccia e lo strinse con forza. Io ero senza parole.
 
“Passerà vedrai…fatti forza adesso però, per favore!”
 
Anche se era un sussurro lo distinsi nitidamente.
 
“E…ricorda quello che ci siamo detti stamattina.”
 
Sentii anche questo nonostante lo avesse bisbigliato ancora più piano.
 
Ino doveva solo ringraziare le circostanze perché altrimenti niente sarebbe riuscito a trattenermi!
 
Rimasi stupita nel vedere la reazione del mio compagno di squadra a quelle parole…aveva iniziato a sorridere! Dovevo seriamente iniziare a preoccuparmi allora! Cosa diavolo le aveva raccontato quella pettegola della mia amica?!
 
“La sai una cosa?” gli domandò lei, non appena notò con soddisfazione che era riuscita a farlo sorridere.
 
Lui fece un piccolo segno di diniego, confuso. Ino sorrise maliziosa.
 
“Decisamente ti preferisco così. Quando sorridi sei veramente carino.”
 
Prima che potessi proferire parola e Naruto provasse a ribattere, Ino gli diede un bacio sulla guancia e poi scappò via prima ancora che avessi tempo di rendermi conto di quello che si era permessa di fare. Io e la signorina dovevamo decisamente scambiare due parole.
 
“Ci muoviamo?”
 
Quando sentii la sua voce, mi accorsi che si era già allontanato di alcuni passi. Era tornato nuovamente serio mentre io mi ero fatta distrarre dal gesto di Ino. Come mai stava reagendo in quel modo? Dopotutto non potevo pretende che il suo umore cambiasse di punto in bianco, del resto con la partenza di Kurama sapevo che aveva toccato il fondo con il suo umore. Era evidente che serviva qualcosa di più per riuscire a sollevargli anche di poco il morale.
 
“Si, arrivo!” gli risposi prima di seguirlo in direzione di casa sua.
 
Dovevo assolutamente riuscire a fare qualcosa per lui.
 
Quando rientrammo nella sua abitazione, lo vidi subito dirigersi verso la camera. Ero certa che avesse deciso di mettersi subito a letto, non tanto per riposare quanto invece per potersi chiudere nei suoi pensieri più di quanto non lo fosse già.
 
Forse dovevo solo dargli un po’ di tempo o perlomeno la possibilità di provare a superare quella situazione senza intromettermi. Insomma del resto non sapevo cosa stava passando…mai mi era capitato di dover dire addio per sempre a un gigantesco demone codato dall’aria tremendamente minacciosa e decisamente poco socievole. Ero la persona giusta per aiutarlo?
 
Non avevo tempo di pensare. L’unica cosa che mi premeva in quel momento era evitare che Naruto si mettesse sotto le coperte e si chiudesse a qualsiasi conversazione. Pertanto, nonostante ancora non mi fossi fatta bene un’idea di come iniziare un discorso con lui, prima che potesse anche solo decidere di sollevare le lenzuola feci un tentativo.
 
“Pensavo di preparare un tè…ti andrebbe?”
 
Lui si voltò a fissarmi come se gli avessi chiesto chissà che cosa.
 
“A dire la verità non ne ho molta voglia.” rispose.
 
“Che ne dici se ti taglio una mela allora?” proposi in alternativa.
 
Continuavo ad avere i suoi occhi puntati addosso e la cosa mi innervosiva non poco. I suoi occhi erano sempre stati profondi e penetranti letteralmente in grado di leggere l’anima delle persone…avevo l’impressione che ci stesse provando con me. Come se fosse l’unico modo per capire come doveva comportarsi.
 
“Va bene.”
 
Era andata. Ma era ancora presto per dire conclusa la battaglia…
 
“Bene, vieni di là in cucina che te la taglio allora.”
 
Immaginavo che contasse sul fatto che gliela avrei portata a letto ma volevo che lo evitasse finché fosse stato possibile. Dovevo tenere duro.
 
“Veramente io…” iniziò a mormorare ma io fui più rapida.
 
“Scordati che ti serva. Se la vuoi, devi venire a prenderla.”
 
A questo punto sperai di non aver forzato troppo la mano e non lo avessi spinto a rifiutarsi di mangiare e quindi a invogliarlo a fingere di dormire come suo solito. Per un attimo mi parve paurosamente esitante. Con mia grande sorpresa però rafforzò la presa sul suo bastone, risistemò le coperte e si mosse verso la cucina.
 
Lo seguii soddisfatta e mentre si metteva seduto io prendevo la mela più grande che c’era insieme a un coltello per poi prendere posto vicino a lui. Mentre sbucciavo il frutto lo osservavo con la coda dell’occhio. Teneva entrambe le mani sul tavolo, tamburellando con le dita in attesa. Quel gesto mi trasmise buon umore. Era un piccolo segno che testimoniava che nonostante tutto era ancora il ragazzo impaziente di sempre.
 
“E’ buffo…”
 
“Cosa?” chiesi distrattamente.
 
“In questi anni ti ho vista tagliare una mela tante volte.” disse “Ma è la prima volta che ti vedo farlo per me .”
 
Inutile dire che mi bloccai all’istante. Possibile che fosse arrivato a lanciarmi delle frecciatine? C’era bisogno che mi ricordasse per l’ennesima volta quanto lo avessi messo da parte invece di considerarlo di più come avrei dovuto? Lo sapevo, dannazione, lo sapevo…
 
“Non volevo dire nulla che ti desse fastidio.”
 
Alzai lo sguardo per guardarlo e vidi che aveva assunto un’espressione preoccupata. Possibile che lo avessi frainteso? Forse….forse non c’era stata nessuna frecciatina.
 
“Non hai detto nulla di male.” lo rassicurai cercando di apparire disinvolta, come se bastasse a nascondere quelli che erano stati i miei pensieri.
 
“Sicura?” insistette.
 
“Certo, stai tranquillo.”
 
“Mh…”
 
Non sapevo cosa altro dire e probabilmente neanche lui siccome non aggiunse nulla dopo aver emesso quel mezzo verso, poco convinto. Preferii finire quel piccolo lavoro prima di pensare a dire qualcos’altro. Sapevo di aver costantemente i suoi occhi addosso, li sentivo, ma ogni volta che alzavo di poco lo sguardo scoprivo che aveva già abbassato il suo. Oppure non l’aveva mai alzato? Possibile che mi stessi facendo tutte illusioni mentali? Ero giunta fino a questo punto?
 
Alla fine avevo tagliato otto pezzi, che avevo disposto su un piatto che feci scivolare verso di lui. Lui li fissò per un attimo, immobile. Poi prese una fetta e iniziò a mangiare con un certo gusto, assaporandone la polpa.
 
Sorrisi e mi alzai per buttare la buccia e pulire il coltello.
 
“Ne vuoi uno?”
 
Mi stavo asciugando le mani, quando lui mi porse uno spicchio. Devo dire che non mi aspettavo che mi avrebbe chiesto di condividere quella piccola merenda con lui. Non sapevo se avrei dovuto accettare oppure no ma mi guardava quasi supplicante per cui alla fine lo ringraziai e accettai.
 
Mangiai lentamente mentre lui sembrava diventare più vorace. Quando finì, si passò il dorso della mano sulla bocca per pulirsi.
 
Sempre il solito almeno da questo punto di vista, pensai.
 
A quel punto però si alzò.
 
“Era buona.” Commentò prima di riprendere il bastone per alzarsi e andarsene a dormire.
 
“Naruto…”
 
Lui mi guardò stancamente e anche in modo leggermente interrogativo.
 
“Immagino che tu sia stanco ma…perché non resti un po’ qui prima di andare a letto?”
 
“A fare cosa?” chiese.
 
“Bhè possiamo chiacchierare un po’ oppure…”
 
“Di che cosa dovremmo parlare?” mi interruppe.
 
“Di quello che vuoi insomma.”
 
“Non ne ho voglia.” concluse e mosse ancora un passo verso l’uscita.
 
“PERO’ NE HAI BISOGNO!”
 
L’intensità con cui pronunciai quelle parole servì a fermarlo per fortuna. Era arrivato il momento di dire chiaramente come stavano le cose, senza girarci intorno inutilmente.
 
“Che ne sai tu di che cosa ho bisogno io?” domandò piano con un tono di sfida.
 
“Puoi nasconderti dietro tutte le maschere che vuoi ma i tuoi occhi ti tradiranno sempre.” risposi decisa “Cerca pure di far finta che quanto successo abbia già messo di farti male, sappi però che chiunque si accorgerebbe che invece la partenza di Kurama ti sta devastando.”
 
“Non ho motivo di nascondere di stare male per la sua partenza.” commentò “E’ mio amico e il fatto di non poterlo più vedere è doloroso. Ma ho avuto il mio momento di sfogo, ora devo solo farmene una ragione. E lo farò. Per cui, come puoi notare, non ho alcun bisogno di parlare.”
 
“Perché?” chiesi “Per quale motivo ti sei chiuso così tanto in te stesso?! Perché di punto in bianco da tempo tieni per te tutti i tuoi problemi impedendo a tutti di aiutarti e allontanandoci in questo modo?! Rispondi!”
 
“E’ una vita che tengo tutto per me!” esclamò “Se vi siete accorti solo da poco più di due settimane che non sono una persona solo allegra e spensierata, significa che sono stato io e solo io ad avervi permesso di notare che ANCHE IO ho dei problemi! Che non sono inaffondabile! Che anche io…posso… crollare…”
 
Le sue ultime parole erano state poco più di un sussurro.
 
Accortosi di quel momento di cedimento, si affrettò a spostarsi nell’altra stanza per cercare di rintanarsi nell’unico posto in cui sembrava sentirsi al sicuro. Grazie al cielo ebbi la prontezza di seguirlo e di afferrarlo per un braccio prima che riuscisse a mettersi giù.
 
“Perché solo ora? Perché non lo hai mai fatto prima?” chiesi secca.
 
“Questi non sono affari che ti riguardano!” rispose, scostandosi.
 
“Smettila di dire che la cosa non mi riguarda, dannazione! NON E’ COSI’! Se la cosa non mi riguardasse ti assicuro che in questo momento non starei cercando di farti reagire,ottenendo come risultato solo quello di infuriarmi con te! Per questo, non dire mai più che non sono affari miei! Cosa devo dirti per farti capire che voglio aiutarti eh? Che voglio starti vicina in questo momento?! Che io…che io…”
 
Non sapevo cos’altro aggiungere. O forse si. Ma come potevo? Chinai lo sguardo. Non sarei riuscita a sostenere il suo e allo stesso tempo riuscire a trattenere tutto ciò che in realtà avrei voluto dirgli. Avevo imparato più che bene che a lui non c’era modo di nascondere nulla…contatto telepatico o no.
 
Siccome non lo sentii ribattere, provai a sollevare gli occhi e lo vidi seduto sul bordo del letto con la testa più bassa della mia. Era seduto scompostamente e si rigirava una mano nell’altra con fare nervoso.
 
Sospirai profondamente. Avanzai e mi sedetti di fianco a lui. Trassi un lungo respiro poi finalmente mi decisi a parlare:
 
“Scusa se ho alzato la voce.” dissi “Ma non so davvero in che altro modo farti capire quanto io sia confusa in questo momento. Tutto ciò che sono riuscita a fare finora è stato solo farti innervosire senza nemmeno rendermene conto. Invece che esserti d’aiuto come vorrei, ho soltanto peggiorato le cose. E non immaginai quanto io stia male nel vederti così sofferente per la partenza di Kurama senza sapere cosa fare per aiutarti a stare meglio.”
 
“E per quale motivo vorresti aiutarmi?”
 
A quel punto lo fissai in modo a dir poco rabbioso.
 
“Perché?! Dannazione Naruto! Siamo compagni di squadra, amici! Ci conosciamo da anni! Davvero credi che io riesca a essere spensierata mentre tu soffri così? Sappi allora che non è così! Anzi ti dirò di più! Se fosse stato così avrebbe significato che di te non mi importa assolutamente nulla e che mi sei indifferente! Invece eccomi qui!”
 
I nostri occhi si incrociarono un’altra volta. Lui era stupito, sembrava chiedermi conferma di ciò che avevo appena detto. Gli passai una mano sulla spalla e aggiunsi:
 
“Te l’ho detto anche l’altra sera. Tutto ciò che ti sto chiedendo è di darmi una possibilità per cercare di capire. Non ho intenzione di andarmene…ma se non mi dai una mano, non so davvero cosa fare.” strinsi un pochino la presa senza nemmeno rendermene conto “Forse poi sarà come dici tu, alla fine può darsi anche che io non sia in grado di aiutarti…ma se non provi, non lo sapremo mai. Ti prego…”
 
Non smise un momento di fissarmi, di sondarmi l’anima in cerca della verità. Ma io non avevo detto nemmeno l’ombra di qualcosa che non fosse assolutamente certo dentro di me. Poteva continuare a cercare un minimo segno di cedimento ma in quel momento ero risoluta, nulla mi avrebbe fatto vacillare.
 
Ad un certo punto lo vidi increspare le labbra in un sorriso che però di allegro non aveva nulla.
 
“Sai…se Kurama avesse deciso di andarsene anche meno di due anni probabilmente avrei fatto i salti di gioia. Del resto se ho vissuto un’infanzia tanto difficile è stato per colpa sua no? Perché non solo ha quasi raso al suolo il Villaggio ma ha anche ucciso i miei genitori quella notte. Sarebbe stato molto più semplice se io non fossi diventato una Forza Portante. Sarei stato solo un orfano di quella tragedia e probabilmente invece di essere allontanato da tutti quanti, avrei avuto qualcuno di più su cui fare affidamento. Invece no. Hanno deciso per me di rendermi invece l’eroe che contenendo il demone doveva essere considerato come un salvatore ma che per ironia della sorte invece è stato trattato sempre e solo come fosse il demone stesso. Sono stato odiato e temuto per una colpa che non ho commesso, condannato a restare da solo e costretto a tenere sotto chiave una creatura che cercava in tutti modi di liberarsi e di distruggere tutto ciò che gli era possibile.
 
Capisci? Non solo ho dovuto portare questo fardello da solo ma ho dovuto prendermi anche la responsabilità di tenerlo sotto controllo per evitare che facesse del male a quelle poche e preziose persone che nonostante la sua presenza riuscivano a considerami alla stregua di un qualsiasi essere umano, come un amico. Buffo, non trovi?”
 
Avrei voluto rispondergli ma non riuscivo a interromperlo.
 
“Tutto ciò che desideravo era avere la possibilità di sbarazzarmi di lui, di sentirmi finalmente libero da questo peso, provare cosa significasse essere come tutti gli altri. Volevo smettere di vivere nella paura che ogni mio più piccolo vacillamento potesse liberare il suo potere e ferire senza che me ne rendessi conto le persone che mi erano vicine…”
 
Sapevo che rievocava la volta che aveva perso il controllo nella missione al ponte Tenchi. Non aveva più dimenticato quell’esperienza.
 
“E lui voleva la stessa cosa: togliermi di mezzo perchè rappresentavo l’unico ostacolo tra lui e la sua libertà. Per entrambi sembrava un’impresa impossibile. Del resto le nostre vite erano indissolubilmente legate e con quello non ci potevamo fare nulla. Per quanto ad un certo punto avessi imparato a controllare una cospicua parte del suo potere, la situazione non era cambiata. Se lo avessi utilizzato senza prestare la dovuta attenzione prima o poi mi avrebbe ucciso. Non esisteva una soluzione a tutto questo.
 
Invece un anno fa è successo. Siamo riusciti a separarci di comune accordo in modo che la sua assenza non mettesse in pericolo la mia vita. E una volta conclusa la guerra abbiamo entrambi ottenuto quello che avevamo sempre desiderato. Io finalmente non ero più una Forza Portante e lui era libero di fare ciò che voleva senza più dover essere confinato da nessuna parte.
 
Vedi…è questo che mi fa rabbia! Ci siamo aiutati per vantaggio reciproco in guerra! Ma adesso io non ho nessun motivo di essere triste perché tutto ciò che Kurama ha fatto è stato di rovinarmi la vita, di condannarmi ad un esistenza che io non desiderato, di procurarmi un dolore dopo l’altro! Io…dannazione! Dovrei essere felice di non rivederlo più! Dovrei essere contento che lui sia uscito dalla mia vita! E invece…invece guardami! Accidenti…”
 
Stringeva i pugni talmente forte che le nocche erano sbiancate. Tremava di rabbia.
 
“Se…se non avessi conosciuto Bee questo non sarebbe mai successo. Conoscendo lui per la prima volta mi sono reso conto che era possibile un’ altra maniera. Che i demoni non erano creature sanguinarie e prive di ragione. Ho imparato che con loro si poteva parlare, scherzare, sostenersi reciprocamente…e che ognuno di loro aveva una valida motivazione che muoveva ogni loro gesto.
 
Compresi che essere una Forza Portante non era una condanna all’infelicità! Dipendeva tutto da cosa avrei deciso di fare! Ignorare quella creatura che viveva dentro di me…oppure provare a parlarci per collaborare con lui.
 
Sapevo di non potevo ignorarlo ancora o sarei stato come gli abitanti del Villaggio che avevo sempre rimproverato per la mia solitudine. Decisi che in un modo o nell’altro dovevo affrontarlo e il primo passo fu quello di imparare a controllare il suo potere. Dopo il nostro scontro non fu semplice ma lentamente iniziai a comprendere che Kurama e io eravamo uguali. Il disprezzo e l’odio della gente ci avevano reso diffidenti, più maturi da un certo punto di vista, ci facevano condividere lo stesso odio! Ecco come faceva a prendere il sopravvento su di me con tanta facilità! Solo perché le mie emozioni erano come un potente conduttore che ingigantiva il suo potere già predisposto per natura ad accrescersi con il rancore!
 
Per questo dopo aver unito i nostri chakra siamo diventati molto più potenti! Unendo i nostri intenti e concentrando le nostre forze verso un obbiettivo comune siamo riusciti ad ottenere una nuova e inaspettata forza! Siamo stati in grado di affrontare tutti gli altri demoni insieme proprio per questo motivo, infatti non credo che avremmo vinto quel giorno se Kurama non mi avesse proposto quell’alleanza.”
 
“E non avreste vinto se tu non l’avessi accettata.” aggiunsi.
 
“Bhè in effetti è vero.” concordò “ Comunque sia quel giorno è stato memorabile.”
 
“Lo credo bene.”
 
“ E’ stato l’inizio. Prima ogni volta che volevo parlare con lui dovevo chiudermi nella mia mente e cercarlo ma dopo quel giorno comunicare è stato molto più semplice. E ogni volta che univamo i nostri poteri, l’unione durava sempre un po’ di più perché il nostro legame si rafforzava!
 
Combattevamo fianco a fianco e ci aiutavamo a vicenda. E non solo con il chakra.
Ricordi quanto si è incazzato il giorno in cui è arrivato al Villaggio quando ho detto che nessuno era in grado di capirmi? Solo in questi giorni mi sono accorto di quanto avesse ragione. Lui è l’unico in grado di riuscirci perchè conosce a memoria ogni singolo istante della mia vita dal giorno in cui sono nato.
 
Ma c’è differenza tra capire e condividere.
 
Nei giorni in cui è stato qui non abbiamo fatto altro che litigare. Non riusciva a smettere di rimproverarmi, di dirmi cosa fare…non si era mai comportato così. Non ho idea di cosa gli sia successo. Però nonostante non si comportasse come suo solito, io ero contento. Saperlo qui, anche solo per farmi la predica, è stata la cosa migliore che mi sia capitata dopo tanto tempo.
 
Quando è tornato nella sua dimensione un anno fa, ero sereno perché credevo non sarebbe cambiato nulla. Avevamo raggiunto quello che volevamo, cosa mai avremmo potuto rimpiangere? All’inizio nulla, pensavo. Ma in seguito mi sono reso conto di non aver considerato una cosa fondamentale, cioè l’amicizia che ci unisce.
 
Lui è e resterà sempre un demone quindi non ho mai riposto molta fiducia nel fatto che potesse attribuire al nostro rapporto lo stesso valore che gli avevo dato io. Però…vederlo tornare dopo tanto tempo solo per assicurarsi che stessi bene, mi stava iniziando a far sperare. Credetti che forse anche per lui non fosse più solo una questione di vantaggio reciproco…che l’esperienza trascorsa insieme durante la guerra lo avesse segnato così com’era successo a me, che anche lui avesse iniziato a volermi un po’ di bene, a modo suo.
 
E invece sono stato solo un povero illuso!
 
Non gli è mai importato nulla di me! L’unico a contare qualcosa per lui è se stesso! Se il suo orgoglio rischia di essere intaccato non ci pensa due volte a metterlo in cima a qualsiasi cosa! Ecco perché se n’è andato così all’improvviso e senza fregarsene di niente e nessuno! Se non fosse stato per Kaiza che è andato a parlargli non si sarebbe nemmeno degnato di salutarmi, sarebbe sparito per sempre senza tante cerimonie! Lui…”
 
“Naruto…calmati…”
 
Me lo tirai un po’ incontro, passandogli la mano sull’altra spalla. Lo strinsi così da seduta, lasciando che poggiasse la testa sulla mia spalla. Non appena lo avevo sentito agitarsi mi ero mossa d’istinto e senza pensarci. Naruto mi aveva assecondata senza un fiato, troppo scosso dalle sue stesse parole.
 
“Va tutto bene, stai tranquillo.” gli sussurravo con dolcezza.
 
Lo sentii tremare e tutto ciò che mi arrivava alle orecchio era un singhiozzo soffocato. Si stava trattenendo. Respirai profondamente. Alla fine mi ero fatta un’idea del motivo per cui era così turbato. Raccolsi tutto ciò che sentivo e con lentezza iniziai a parlare:
 
“Finalmente lo stai mostrando…tutto il dolore che ti tieni dentro. Non è dovuto solo al fatto che Kurama abbia deciso di andarsene ma al fatto che credi che lui lo abbia fatto perché non gli importa nulla di te e del vostro legame.
 
Ora stai talmente male che sei alla disperata ricerca di una scusa per poterlo odiare…non hai mai parlato di lui così come hai fatto prima. Non hai mai nemmeno accennato a come eravate prima dell’alleanza. Hai sempre e solo ricordato i momenti in cui avete collaborato come una vera squadra perché quelli rappresentavano il ricordo più bello che avevi di lui. Non mi ero mai resa conto che dietro all’ entusiasmo con cui raccontavi si nascondesse tanto dolore per la sua mancanza. E’ diventato un amico prezioso…e nessuno di noi si è mai accorto di quanto fosse importante per te.
 
Ma di una cosa mi sono accorta e ne sono assolutamente convinta…anche se non lo ha mai dimostrato apertamente, sono sicura che Kurama si sia molto affezionato a te. Di questo non devi dubitarne per nessun motivo…”
 
“Perché se n’è andato allora?! Per quale motivo non mi è rimasto vicino?!” chiese con tono serio ma che nascondeva solo disperazione.
 
“Non lo so.” ammisi “Ma qualunque sia il motivo avrà avuto le sue buone ragioni. Com’è che hai detto prima? Ognuno di loro ha una valida motivazione che muove ogni suo gesto, giusto? Sono certa che se ha deciso di andarsene avrà avuto i suoi buoni motivi. Capisco che in questo momento tu non riesca a fartene una ragione e quindi cerchi solo un modo di mascherare il dolore con l’odio ma fermati a pensare…sarebbe mai tornato qui se non fossi stato importante per lui? Te l’ha detto il giorno in cui è arrivato: tu sei più importante anche di tutto l’odio che prova dentro di sè! Più importante del suo orgoglio! Anche se ripete continuamente che si tratta di onore personale, sappiamo tutti e due che è solo una scusa! Tutto ciò che ha fatto da quando è arrivato qui è stato solo per te! Ha fatto pace con Iruka e gli abitanti del Villaggio, ti parlato, rimproverato, permesso a Kiba di parlarti senza sapere e questo solo per aiutarti! E alla fine chi lo ha obbligato a venire a salutarti? Sono certa che Kaiza non lo ha costretto ma gli ha chiesto di fare la cosa più giusta. Kurama ha scelto di venire. Se non gli importava nulla di te, perché avrebbe dovuto farlo? E poi...ti ha mostrato un suo ricordo…perché?”
 
Naruto si irrigidì, probabilmente ripensando ai suoi genitori. Io non avevo idea di cosa gli avesse mostrato di preciso ma ero pronta a scommettere che era stato l’ultimo tentativo per sostenerlo che potesse dargli.
 
“Mi ha mostrato il momento in cui li ha uccisi entrambi.”
 
Stavolta fui io a irrigidirmi. Non me l’aspettavo proprio.
 
“Lui voleva uccidere me…ma loro si sono messi in mezzo e mi hanno protetto con i loro corpi. Mi hanno salvato la vita, rinunciando senza la minima esitazione alla loro.” spiegò.
 
Trasse un lungo e profondo respiro.
 
“Voleva che ricordassi che buttare via la mia vita significa rendere vano il loro sacrificio. O peggio…sarebbe come ucciderli una seconda volta.” concluse.
 
Mi si strinse il cuore al pensiero che Naruto fosse tormentato da un pensiero simile. Ricordai ancora una volta la nostra conversazione sulla testa del Quarto Hokage e servì a rendermi conto che anche solo il pensiero di aver infangato il sacrificio dei suoi genitori, era devastante. Kurama era stato brusco e diretto…ma credo che avesse raggiunto il suo obbiettivo alla fine.
 
“ Sei ancora convinto allora di non significare nulla per lui?”
 
Non rispose ma si premette un altro po’ contro di me in cerca di conforto. E io non mi scostai.
 
“Non farti corrodere da quel pensiero. Ti farà solo male. Prova invece a ricominciare da esso. Come dice Kaiza, bisogna guardare avanti…”
 
“Ti sei mai chiesta perché lo ripete sempre?” mi chiese, mettendosi nuovamente a sedere e lasciandomi una sgradevole sensazione di freddo non appena si scostò da me. C’era una strana luce nei suoi occhi, era come sulla difensiva.
 
“Ehm, bhè non lo so…” ammisi “Potrebbe essere il suo motto, come il tuo è non arrendersi mai.”
 
“Non è così.”
 
La nota di amarezza nella sua voce mi fece preoccupare.
 
“Tu sai perché allora?”
 
“Lui ci prova. Ci prova in tutti i modi. Ma nonostante lo ripeta a se stesso e agli altri, dentro di sé ancora non ci è riuscito…” sospirò.
 
“Questo centra anche con il motivo per cui si è dovuto tornare a casa, vero? Che cosa gli è successo?” chiesi decisamente tesa. Se anche Kaiza nascondeva qualcosa e non riusciva a superarlo, di certo questo non aiutava nemmeno Naruto a sperare di poterci riuscire.
 
“Lascia stare.” mi disse “Non dovrei saperlo neanche io.”
 
“Ma Naruto…”
 
“Sono stanco. Ora posso mettermi a letto oppure è un problema per te?” chiese con durezza.
 
“Fa come vuoi.” mormorai.
 
Cosa mi era venuto in mente di tirare in ballo Kaiza dopo gli avvenimenti di quel pomeriggio? Il suo umore era cambiato bruscamente di punto in bianco non appena lo avevo nominato. Era bastato veramente poco per rovinare quell’atmosfera che si era creata e nella quale finalmente stavamo riuscendo a parlare. In un attimo era tutto finito.
 
Mi alzai e lo osservai mentre si sistemava a letto, tirandosi le coperte tutte su e girandosi sul lato sinistro per darmi le spalle. Per oggi a quanto pare non sarei riuscita più a parlargli. Trassi quindi un profondo sospiro rassegnato.
 
“Tenten starà arrivando. Io vado allora, ci vediamo domani.” annunciai anche se immaginavo non gli importasse.
 
“Non rimani?” mi chiese mentre stavo andando via.
 
Mi bloccai, stupita dalla domanda.
 
“Insomma…” aggiunse subito dopo “…deve restare qualcuno con me secondo le direttive di Tsunade no? Non che mi faccia caldo o freddo ma non voglio che Kaiza abbia problemi.”
 
Non so perché ma ebbi la sensazione che stesse cercando di trattenermi lì. Si è vero, non era una scusa, lì lì io mi ero completamente scordata che non potevo andarmene così ma che dovevo comunque aspettare almeno l’arrivo di Tenten ma c’era qualcosa di strano nel suo tono di voce. Da preoccupato era passato alla solita maschera di freddezza.
 
“Hai ragione” dissi “Devo restare anche se so che tu non ne hai bisogno.”
 
Parlai senza nemmeno pensarci troppo mentre mi sedevo lì vicino a lui. Mi soffermai a pensarci quando con mia grande sorpresa Naruto si rigirò nelle coperte per poter aver modo di fissarmi ancora.
 
“Come hai detto?”chiese.
 
Cercai di contenere il fatto che fossi stupita che mi stesse parlando ancora e risposi:
 
“Che è giusto non creare problemi a Kaiza. Anche se non ti serve qualcuno che ti sorvegli, so che la signorina Tsunade ha preso questo provvedimento per precauzione  e quindi finché lei lo riterrà opportuno dovremmo eseguire i suoi ordini. Aspetterò l’arrivo di Tenten prima di tornare a casa.”
 
“Non hai paura che io possa rifarlo?” domandò ancora una volta.
 
Sapevo che quello era il punto che gli interessava di più. Tutto ciò che ci eravamo detti poco prima mi avevano convinta di una cosa. Risposi sinceramente:
 
“No. Mi fido di te.”
 
I suoi occhi divennero estremamente seri ma io non cedetti. Anzi, ero talmente convinta di quello che avevo detto che un piccolo sorriso mi era nato sulle labbra. E lui capì che non mentivo. Lentamente la sua espressione si addolcì e qualsiasi ostilità sparì.
 
Questo mi rese davvero contenta.
 
“Resterò qui fino a quando qualcuno non mi darà il cambio. Riposa intanto se sei stanco.” dissi poi.
 
Lui annuì e chiuse gli occhi, rilassandosi. Ma non si mosse.
 
Senza che lo potessi trattenere, un poderoso sbadiglio mi ricordò quanto sonno avessi data la nottata che avevo trascorso praticamente in bianco per quanto ero stata in pensiero per lui. Non passò inosservato.
 
“Sei stanca anche tu?”
 
“Un po’ si.” confessai “Non ho dormito molto bene stanotte.”
 
“Se ti va…puoi anche metterti un po’ qui…vicino a me…”
 
Elaborai dopo un attimo quell’invito. Invito?
 
“Come dici?!” domandai senza nascondere la mia sorpresa.
 
“Se sei proprio stanca insomma!” chiarì subito “Se hai voglia! Altrimenti non importa! So che è strano, solo che …Se stavi scomoda! Forse ti andava…o no. Senti lascia perdere quello che ho detto, è meglio così!”
 
In un attimo si girò di nuovo sul lato sinistro rintanandosi sotto le coperte.
 
Ero un po’ sconcertata. E’ vero che non mi aspettavo che mi chiedesse una cosa simile ma la cosa che mi aveva colpita di più era stato il modo con cui poteva aveva ritirato la sua proposta. Possibile che si fosse imbarazzato da solo per le sue parole? A quel punto l’unica cosa che mi venne da fare fu quella di ridere. Una breve risata ma sincera. Naruto poteva nascondersi sotto le coperte, dietro una maschera impassibile, riuscire a non far trasparire nulla…ma era sempre lui. Naruto Uzumaki…il ninja più imprevedibile del Villaggio della Foglia. Nonostante la profonda sofferenza che lo aveva colpito, in quei brevi e sfuggevoli istanti potevo vederlo, potevo sentirlo…era sempre lui.
 
Mi avvicinai al suo letto e toccandogli gentilmente la spalla chiesi:
 
“Vuoi farmelo un po’ di posto oppure no?”
 
Sussultò non appena percepì il mio tocco ma poco dopo si spinse un po’ più sul bordo del letto, dandomi la possibilità di sdraiarmi accanto a lui. Non era il caso che mi distendessi dal suo stesso lato, del resto mi aveva invitato sul suo letto solo per farmi stare più comoda e non per stargli vicina mentre dormiva. Ma anche se mi misi sul lato destro, non riuscì a fare a meno di far combaciare la mia schiena con la sua. Centravamo appena in due. Percepivo ogni suo più piccolo movimento e sono sicura che lui sentiva i miei. Pregai che non sentisse il battito del mio cuore così forte come lo sentivo io.
 
“Sei comoda?”
 
Perché si preoccupava così tanto? Stare lì era quanto di più bello potessi desiderare in quel momento. L’ultima cosa a cui stavo pensando era a quanto morbido fosse quel letto. Anche se ero sopra le coperte, ero assuefatta dal suo calore che sentivo penetrarmi lentamente.
 
“Si e tu?”
 
“Sto bene.”
 
Anche io stavo bene. Lì vicino a lui non potevo stare diversamente.
 
“Non hai detto nulla di male prima. Mi spiace di essermela presa.”
 
Si stava scusando ancora?
 
“Spiace anche a me di aver insistito. Se non volevi dirmi nulla, avrai avuto le tue ragioni.” lo tranquillizzai.
 
“E’ che l’ho scoperto per caso. Non me l’ha detto lui.”
 
 “Non mi devi spiegazioni, dico davvero.” ripetei.
 
Ero più tranquilla. Non sembrava in alcun modo arrabbiato con me. Tutt’altro per fortuna.
 
“Credo di doverti ringraziare…” continuò.
 
“E per che cosa?”
 
“Per avere insistito.” spiegò “Mi sento un pò meglio ora.”
 
Mi venne da ridere.
 
“E io che ti avevo detto? Valeva la pena di provare alla fine, Testone!”
 
Sentì una risata cristallina provenire dalle mie spalle. Il mio cuore subì un impennata.
 
“Si…sono proprio un Testone.”
 
“Adesso che lo abbiamo accurato, faresti bene a riposare.” consigliai. Poi però aggiunsi: “ Non pensare a nulla e stai tranquillo,va bene? Tutto questo prima o poi passerà.”
 
“Sakura…?”
 
“Si?”
 
“Grazie di essere rimasta.”
 
Voltai la testa di scatto per guardarlo ma era di spalle e non potevo vederlo in volto. Eppure in quel momento non so cosa avrei dato per poterlo guardare io negli occhi. Mi girai nuovamente e tornai al mio posto.
 
“Tu ci sei sempre stato.”
 
Tra di noi calò un profondo silenzio.
 
Non c’era bisogno di dire altro.
 
Io mi sentivo come se mi fossi tolta un grosso peso. Dirgli quelle poche parole era stato come ammettere che ero pienamente consapevole di tutto quello che aveva fatto per me, di quanto la sua presenza in molte situazioni difficili mi avesse salvata…un altro modo per dirgli quanto io avessi bisogno che lui continuasse ad esserci. Speravo solo che lui lo avesse capito…
 
La stanchezza stava avendo il sopravvento su di me. Stare così sdraiata, mi stava inducendo una piacevole sensazione di tepore che con lentezza mi stava togliendo coscienza. Sapevo di dover restare sveglia ma si stava rivelando un’impresa molto difficile. Del resto, saperlo così vicino in qualche modo riusciva a farmi mantenere lo stato di veglia.
 
Ad un certo punto sentii un movimento dietro di me. Poi un braccio robusto mi avvolse e mi resi conto che Naruto adesso mi teneva stretta a sé. Non so se mi credesse addormentata oppure no, ma anche se avessi voluto non sarei riuscita a muovermi. Sentii qualcosa solleticarmi dietro il collo e una leggera pressione in mezzo alle spalle.
 
“Perdonami…”
 
Cercai la sua mano con la mia e intreccia le nostre dita, senza aggiungere nient’altro.
 
Era quella la mia risposta e lui lo aveva capito. Mi strinse ancora più forte e non ci mise molto ad addormentarsi.
 
Io lo seguii poco dopo, ormai svuotata di qualsiasi pensiero e conscia di non volermi trovare in nessun altro posto se non lì.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note Finali: Ben trovati ragazzi! Quanto tempo eh? So che mi sono fatta a lungo attendere ma dopo l’esame mi sono beccata l’influenza con tanto di febbre alta così sono stata parecchio tempo ko. Come primo esame ho preso 24 e ne sono molto soddisfatta! Ora i prossimi sono lontani, avrò un po’ più di tempo per dedicarmi alla long. Che ne pensate di quest’ultimo capitolo? Come potete vedere le cose sembrano andare molto meglio, nonostante il dolore di un addio che si farò sentire ancora. Vi annuncio che nel prossimo capitolo si tornerà su un mistero che questa storia si porta indietro da un po’ di tempo ma che forse vi siete dimenticati…sarà un capitolo molto importante! E saranno chiarite diverse cosette. Mi impegnerò al massimo per farvelo avere quanto prima! Ultimo avviso: ho iniziato una mini long, che ha come sfondo un’altra coppia ma volevo rassicurarvi che Guardare avanti avrà sempre la precedenza su qualsiasi storia uscirà in futuro! Okay? Vi invito a dirmi cosa ne pensate di questo 32° capitolo, ci terrei molto! Spero abbiate gradito la lettura! Alla prossima! :D

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Capitolo 33
*** Rivelazioni... ***


Nel buio percepii delle voci, ovattate e confuse in un primo momento. Ma più recuperavo coscienza più iniziavano a diventare più chiare e limpide.
 
“…e un’altra volta non immagineresti mai! Mi ha tenuto alzato fino all’alba prima di farmi fare si e no un’ora di sonno e poi svegliarmi di nuovo! Ti lascio immaginare che faccia potevo avere il giorno dopo a lavoro!”
 
“Ahahaha la immagino eccome! E tornato a casa sei crollato, immagino!”
 
“Indovinato! Ho dormito praticamente 24 ore filate !”

 
Quando compresi a chi appartenevano le voci, sgranai gli occhi di colpo e saltai a sedere immediatamente. Fui investita subito dalla potente luce solare che mi costrinse a tenere gli occhi socchiusi per farli abituare. Ma non avevo bisogno della vista perché sapevo esattamente dov’ero.
 
Non riuscivo davvero a credere che alla fine mi fossi addormentata sul serio nel letto di Naruto. Avrei dovuto solo stare lì per un po’ fino all’arrivo di Kaiza e Tenten e poi andarmene e invece evidentemente il sonno doveva essere stato talmente pesante da non farmi nemmeno accorgere del loro arrivo.
 
Non appena i miei occhi si abituarono alla nuova luce li vidi, seduti accanto al letto. Kaiza mi sorrideva dolcemente come sempre, stando seduto con le braccia conserte ed entrambe le gambe allungate, e da quel che mi trasmetteva la sua espressione sembrava rilassato. Mi tranquillizzò pensare che qualunque fosse stato il motivo che lo aveva costretto ad andarsene di corsa ieri, doveva aver trovato una soluzione.
 
La mia amica castana mi guarda con un miscuglio di divertimento e curiosità negli occhi. E questo mi fece imbarazzare moltissimo. Cosa avrà pensato vedendoci abbracciati?
 
“Buongiorno mia cara.” mi salutò gentilmente l’uomo.
 
“Perché non mi avete svegliata?” li interrogai subito con la voce ancora impastata dal sonno.
 
“Siamo arrivati piuttosto tardi ieri sera e dato che sia tu che Naruto dormivate profondamente non ce la siamo sentita di svegliarvi.” spiegò l’uomo.
 
“Esatto. Comunque stai tranquilla, abbiamo avvisato tua madre che avresti passato la notte qui.” mi comunicò Tenten “Sai se devo essere sincera non avrei mai immaginato che però Naruto ti avrebbe permesso di metterti al suo fianco per riposare, Insomma visto questo suo atteggiamento degli ultimi giorni…”
 
Mi venne un dubbio. Ero convinta che prima di addormentarmi lui mi stesse abbracciando. Non potevo in alcun modo averlo immaginato. Perché allora…
 
Guardai al mio fianco e con sorpresa mi resi conto che Naruto era di nuovo voltato sul lato sinistro. Che avesse cambiato posizione durante il sonno? Se fosse stato così nel sonno si sarebbe mosso parecchio e mi sarei svegliata senza dubbio. Possibile che si fosse girato di proposito?
 
“Tenten immagino che Sakura abbia fame.” fece Kaiza “ Andresti a prenderle la colazione, per cortesia? Immagino che un po’ di latte caldo non le spiacerebbe. Scusa se non lo faccio io ma è meglio che non sforzo troppo.”
 
“Non c’è alcun problema, tranquillo!” rispose alzandosi “Me ne occupo io!”
 
Guardai interrogativa Kaiza mentre lei andava in cucina. Poi senza bisogno che glielo chiedessi il medico si sollevò appena il pantalone e mi mostrò il polpaccio completamente coperto da una stretta fasciatura.
 
“Non è nulla di grave.” mi disse vendendomi sorpresa.
 
“Che ti sei fatto?”
 
“Piccolo incidente domestico, non c’è da preoccuparsi.” fece. Subito dopo aggiunse: “Sembra che tra di voi le cose vadano meglio.”
 
Aveva parlato con un filo di voce quindi capii che aveva mandato la mia amica di là per un motivo.
 
“Anche se è stato faticoso, alla fine abbiamo parlato molto ieri.” confessai “A dispetto di quel che voleva far sembrare aveva davvero bisogno di sfogarsi.”
 
“Lo credo bene.” convenne “ La partenza di Kurama deve averlo devastato ma per lui ieri era più facile far finta di niente e fingere che la cosa non lo toccasse. Sarei dovuto restare anch’io…”
 
Il suo sguardo si adombrò. Probabilmente si sentiva in colpa per esser dovuto andare via di corsa e non esser potuto restargli accanto in un momento tanto difficile. Stavo per dirgli di stare tranquillo ma un suo sorriso mi fermò.
 
“Ma sono contento che tu sia riuscita a convincerlo a dar sfogo ai suoi pensieri ed emozioni.” mormorò “L’ho capito, sai? Qui l’unica che può aiutarlo veramente sei tu. Né io, né Kurama né nessun altro è riuscito ad arrivargli così vicino come hai fatto tu. E questo perché c’è qualcosa di meraviglioso che lo tiene legato a te…per questo solo tu sei in grado di spezzare la barriera che si è eretto intorno che ormai tiene su a fatica.” liberò poi una piccola risata prima di aggiungere “Fa di tutto per nasconderlo ma almeno io ormai ho capito.”
 
“Kaiza, che stai dicendo..?”
 
“Sono arrivato a casa pochi minuti prima di Tenten e quando sono venuto qui in camera vi ho visti stretti l’un all’altra. Anche se è più corretto dire che ho trovato lui che abbracciava te. Avevo capito che evidentemente le cose erano andate bene e non me la sono sentita di svegliarti. Mi sono allontanato per pochissimo e quando sono tornato con una coperta per coprirti, l’ho visto che si voltava dall’altra parte dandoti le spalle. Ho provato a dirgli qualcosa ma non mi ha risposto. Eppure ero sicuro che fosse sveglio.”
 
Restai interdetta. Ero sicura che si fosse addormentato prima di crollare a mia volta. Con tutta probabilità allora era rimasto vigile tutto il tempo oppure si era risvegliato sentendo Kaiza rientrare.
 
“Stagli vicino, Piccola.”
 
Gli occhi dell’uomo si erano riempiti di una strana tristezza. Sembrava mi stesse facendo una supplica disperata quando invece era tutt’altro. Gli sorrisi quanto più dolcemente potei e annuii. Lui mi sorrise di rimando.
 
Poco dopo Tenten ci raggiunse con la colazione e restammo a chiacchierare fino a quando Naruto non si svegliò un’oretta dopo.
 
Ero andata un momento in bagno per darmi una sistemata quando, tornando nella sua stanza, lo trovai seduto intento a parlare con Kaiza
 
“…insomma non era nulla di grave ma per sicurezza ha preferito chiamarmi. Te l’ho già detto quanto si preoccupa per loro.”
 
“Ciò che conta è che adesso sta bene.” affermò Naruto.
 
Improvvisamente sollevò lo sguardo e incontrai i suoi occhi azzurri ricolmi di un’inaspettata sorpresa. Forse non si aspettava che fossi ancora lì.
 
“Buongiorno.” gli augurai.
 
“Ciao.” fece lui “Sei arrivata presto stamattina.”
 
“A dir la verità alla fine ho dormito qui.” confessai.
 
“Sul serio?” domandò.
 
“Si, ragazzo.” intervenne Kaiza “ Aveva un’aria talmente serena che non ho avuto cuore di disturbarla. E anche tu mi sei sembrato piuttosto rilassato nel sonno. Non ti sei svegliato nemmeno una volta stanotte.”
 
La sorpresa sul suo viso si accrebbe. Poi si fece serio come per constatare che quello appena detto dal medico fosse vero. Poi un piccolo sorriso gli increspò le labbra.
 
Io iniziavo a sentire una strana euforia. Se avevo capito bene, quella notte non aveva avuto incubi. Nonostante quello che era successo era riuscito a riposare tranquillamente e quegli orribili sogni di morte e distruzione non lo avevano attanagliato come al solito. Che iniziasse finalmente a stare meglio?
 
“Bene! Direi proprio che è ora di fare colazione! Aspettami qui che te la porto.” disse ma quando fece per alzarsi Naruto lo bloccò.
 
“Vengo di là.”
 
Io mi ammutolii completamente e Kaiza rimase a bocca spalancata prima di riuscire ad articolare qualche parola.
 
“Ehm m-ma si, certo. Se te la senti…”
 
“Voglio alzarmi.” annunciò risoluto. “Non sforzare la gamba, ce la faccio.”
 
 Incrociò un’altra volta i miei occhi mentre aveva ancora un angolo della bocca leggermente alzato rispetto all’altro. Non potei fare a meno di sorridere anche io.
 
Si alzò in piedi soffocando un gemito quando fece troppa forza sulla gamba ferita quindi si incurvò un po’ per assecondare il dolore. Non feci in tempo ad avvicinarmi però che lui si ritirò su e zoppicando leggermente  si mosse verso la cucina.
 
Quando gli diede le spalle, Kaiza mi guardò sorpreso e contento e sollevò le mani come a chiedermi cosa gli avessi detto o fatto per ottenere quel risultato. Io feci spallucce perché davvero non credevo di aver appena assistito a una cosa simile.
 
Si tratterà pure di un gesto banale, di un azione talmente semplice che non ci sarebbe stato motivo di essere così contenti ma i giorni precedenti erano stati tutti una conquista. Ogni boccone, ogni parola tirata fuori, ogni passo fatto. Vederlo prendere l’iniziativa da solo era la cosa più bella a cui potevamo sperare di assistere.
 
Il medico con un cenno del capo mi invitò a seguirlo e io me lo feci ripetere. Sorpassai Kaiza stringendoli un po’ la spalla con me per dirgli che ce la potevamo fare. Prima o poi saremmo riusciti a farlo stare meglio sul serio.
 
A Tenten quasi cadde un piatto per la sorpresa di vederlo.
 
“Ciao Tenten.” la salutò.
 
“B-buongiorno.” biascicò, incapace di dire altro mentre lo guardava sedersi e allungare la mano verso le frittelle che erano rimaste nel piatto al centro del tavolo.
 
Con nostro grande piacere non rimase chiuso nel solito silenzio che lo accompagnava ormai da tempo. Certo, non parlò molto ma non ignorò nemmeno le domande. Tenten cercò di chiacchierare un po’ con lui e Naruto non si tirò indietro o cercò di chiudere subito la conversazione. Certo non disse più di quanto fosse necessario ma era comunque un grande passo avanti.
 
Non si poteva dire che finalmente stesse iniziando a stare meglio. Stava un po’ meno peggio se la mattinata era cominciata in modo decisamente migliore rispetto alle altre. Ma in fondo sentivo che le sue ferite si erano acquietate solo momentaneamente. Ma era un passo avanti.
 
Nonostante fossi felice che stesse iniziando finalmente a reagire -e sperai con tutto il cuore che fosse un po’ merito di quel che era accaduto ieri – non riuscii a non notare con una certa preoccupazione come il suo sguardo cambiava. Mentre parlava non si intravedeva nulla di strano ma ogni volta che lo abbassava sembrava cadere nel vuoto, restando molto vacuo. Non so se la mia amica se ne fosse accorta ma era impossibile ignorarlo. Sembrava stesse combattendo. Come se i suoi pensieri stesso facendo a botte nella sua testa e i suoi occhi riflettessero quando vincevano quelli più cupi o quelli un po’ più tranquilli.
 
Ogni tanto mi rivolgeva uno sguardo veloce e chinava la testa prima che io lo notassi veramente quindi non aveva mai la certezza che mi stesse fissando davvero. Finché almeno non lo alzammo nello stesso istante e il contatto non fu inevitabile.
 
Quasi ci fossimo letti nella mente bloccammo chinammo il capo immediatamente. Provai un forte imbarazzo ma non so se anche per lui fosse stato lo stesso. Tenten sembrava non essersene accorta perché continuava tranquillamente a raccontare l’ultimo dei suoi allenamenti con Rock Lee e la cosa mi sollevò. Per fortuna era così intenta a inveire contro la loro sfrenata energia da non fare minimamente caso a noi due.
 
“Ragazzi! Qualcuno sta bussando! Andreste ad aprire la porta per favore?”
 
Chiunque fosse capitava a proposito. Colsi l’occasione e mi proposi di andare ad aprire. Dovevo cercare di recuperare un pochino di tranquillità ma ormai davanti a Naruto mi risultava pressoché impossibile. Iniziai a chiedermene il motivo. Certo, ero consapevole che i miei sentimenti nei suoi confronti erano cambiati ma lui in fondo era sempre lo stesso ragazzo. E anche io ero sempre me stessa. La differenza stava che in ogni parola, in ogni sguardo, in ogni piccolo gesto c’era qualcosa di nuovo…un significato molto più profondo.
 
Aprii la porta sovra pensiero per questo non appena vidi di chi si trattava sobbalzai.
 
“Buongiorno Sakura.”
 
Il maestro Kakashi sollevò una mano in segno di saluto. Io ero paralizzata. Avevo completamente dimenticato la chiacchierata con il maestro! Quando mi tornò in mente la nostra conversazione iniziai seriamente a preoccuparmi. Insomma sapevo che il maestro voleva solo aiutare Naruto ma avevo le mie buone ragioni di credere che in quel momento andare a trovare Obito non l’avrebbe affatto aiutato. Avrebbe rievocato la guerra e decisamente era l’ultima cosa da fare dal momento che finalmente gli incubi notturni gli stavano lasciando un po’ di respiro.
 
“Pensi di farmi entrare oppure devo restare sulla porta?” mi chiese, notando che era assorta nei miei pensieri.
 
Sospinsi un po’ indietro e mi chiusi la porta alle spalle. Kakashi mi guardò confuso.
 
“Non credo sia una buona idea.” dissi senza girarci intorno.
 
Lui sospirò. Senza dubbio immaginava che avrei reagito così dal momento in cui già l’altro giorno gli avevo espresso le mie perplessità in merito.
 
“Naruto è stato un mio allievo per questo credo di aver imparato a conoscerlo nell’arco di questi anni. Non dico che quel che farò lo farà sentire meglio ma almeno lo aiuterà a riflettere. E’ impulsivo e testardo…se non facciamo vacillare le sue convinzioni non starà mai meglio.” spiegò.
 
“Lasciami provare.” aggiunse “ Voi ragazzi avete fatto del vostro meglio per aiutarlo, lascia che anche io che sono stato il suo ma anche il tuo maestro faccia la mia parte. Pensi di riuscire a fidarti di me?”
 
Avevo paura. Non potevo negarlo. Il solo pensiero che Naruto potesse chiudersi nuovamente in se stesso era troppo doloroso da sopportare, soprattutto adesso che aveva iniziato ad aprirsi e a rendermi partecipe di tutti i dolori e le sofferenze che fino a quel momento aveva custodito solo per sé.
 
Ma potevo non fidarmi del maestro Kakashi?
 
“E’ sicuro di quello che sta facendo?” domandai.
 
Lui annuì.
 
“Ci sto pensando da quando ero in Ospedale, da quando mi hanno detto cos’era successo.” disse “ Per quanto sia doloroso per me…per lui sono disposto a farlo.”

Come potevo aver dimenticato quanto il maestro fosse stato male dopo la guerra? Quanto solo l’aiuto di Naruto gli aveva impedito di crollare, di lasciarsi andare? Come potevo anche solo aver dubitato di lui?
 
“D’accordo.” mormorai infine e lo invitai ad entrare.
 
“Grazie, Sakura:” mi rispose riconoscente prima di entrare.
 
Prima ancora di arrivare solo in camera di Naruto, Kaiza si era affacciato con la testa sul corridoio.
 
“Oh maestro, che piacere!” esclamò.
 
“E’ reciproco.” rispose cordiale quando lo raggiunse, stringendogli la mano. Poi aggiunse, accennando alla gamba: “Hai avuto qualche problemino vedo.”
 
“Tu dovresti saperne parecchio in merito eh?” chiese ridendo.
 
“Si, si può dire che me ne intendo.”
 
Non aveva proprio idea di che cosa stessero parlando e glielo avrei chiesto se Naruto non fosse arrivato accompagnato da Tenten.
 
“Maestro Kakashi, cosa fai qui?” domandò con tono sorpreso.
 
“Bene, sono contento di vedere che sei di nuovo in piedi.” disse “Sono venuto qui per proporti un’uscita, sempre che tu non abbia problemi a camminare.”
 
“Quanto a camminare ci riesco.” rispose avvicinandosi al letto “Riguardo all’uscire non ne ho voglia. Rimandiamo.”
 
Si era fatto improvvisamente più duro. Come se l’arrivo del maestro lo avesse turbato. Anche il medico se ne era accorto e lo fissava interrogativo. Ma lui non guardò nessuno e si rimise sul letto, prendendo a massaggiarsi la gamba dolorante.
 
“Non ti ruberò molto tempo.” insistette “Voglio solo portarti a vedere una cosa.”
 
“Mi pare di essere stato chiaro.” asserì con fermezza.
 
“Sei stato chiarissimo infatti. Ma questa cosa che voglio mostrarti è molto importante.”
 
Il mio compagno di Team non rispose e rimase a fissare di fronte a sé, come se non avesse sentito. Io rimasi un momento perplessa dalle parole del Jonin…
 
“Pensavo di andare a trovare anche Obito visto che è su strada.” disse di punto in bianco.
 
Come evidentemente doveva aver previsto, bastò pronunciare quel nome per catturare l’attenzione del suo allievo.
 
“E’ un po’ che non andiamo a trovarlo.” continuò “Avevamo detto di andare insieme no?”
 
Naruto scrutava il maestro cercando di capire che cosa avesse realmente in mente. Credo che anche lui si stesse insospettendo come me del resto. Non aveva minimamente accennato a nulla al di fuori dell’andare a trovare Obito.
 
“D’accordo.” accettò alla fine “Dammi tempo di prepararmi.”
 
“Fa con comodo.”
 
Io non sapevo se essere contenta o arrabbiata. Pur consapevole del fatto che Kakashi stesse cercando di aiutarlo così come noi avevamo provato a fare nei giorni precedenti, mi sembrava di riuscire a percepire quanto Naruto si sentisse forzato in quel momento e questo mi rendeva nervosa. Solo la speranza di quello che sarebbe successo dopo riusciva a farmi vedere del giusto in quel che succedeva.
 
“Forse è meglio che tu resti qui.” fece Naruto a Kaiza.
 
“Temo di non avere scelta.” sospirò sconsolato “Almeno per oggi credo di dover stare a riposo.”
 
“Vado con il maestro, non dovrebbe crearti problemi con l’Hokage vero?”
 
“Tranquillo,  ragazzo! Purché ci siano due persone con te non ci sono problemi. Tenten, Sakura una di voi li può accompagnare?”
 
Stavo già per farmi da parte.
 
“Io temo di non poter restare.” comunicò Tenten “Purtroppo l’Hokage ha assegnato giusto ieri una missione di un paio di giorni a me e Rock Lee. Mi dispiace.”
 
“Non preoccuparti, del resto il dovere viene prima di tutto.” constatò il medico.
 
“Tu…verresti, Sakura?”
 
Mi resi conto che mi fissavano tutti. E chi mi aveva posto quella domanda era stato proprio il mio compagno di squadra che attendeva una risposta.
 
Visto come si erano messe le cose, non avevo altra scelta.

 
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“Fronte Spaziosa! Maestro Kakashi! Naruto? Cosa fate tutti qui?!” domandò la mia amica bionda non appena ci vide entrare tutti insieme nel negozio di famiglia.
 
“Ciao Ino, come andiamo?” la salutò il maestro sempre con un cenno della mano.
 
“Bene la ringrazio.” rispose. Poi si rivolse a me:
 
“ Fronte Spaziosa perché non mi hai avvisato che saresti venuti?! Non posso lasciare il bancone adesso, è il mio turno oggi fino al primo pomeriggio!”
 
“Tranquilla Ino, siamo venuti proprio perché abbiamo bisogno di qualcuno dietro al bancone.” la rassicurai.
“Che vorresti dire?” mi chiese ingenuamente.
 
“Stiamo andando a trovare Obito, vorremmo comprare dei fiori da portargli.” spiegò il maestro. “Puoi servirci tu?”
 
Lei aprì la bocca a “o” e si affrettò a dire:
 
“Ma certo, avevo capito! Naturalmente! Volete che li scelga io o avete qualche preferenza?”
 
Il Jonin scambiò uno sguardo veloce con il suo allievo e si accordarono.
 
“Vorremmo delle rose bianche, possibilmente.”
 
Non seppi il motivo di quella scelta ma dopo la figura fatta poco prima Ino si affrettò e confezionò un grosso mazzo dei fiori che avevano chiesto. Erano davvero bellissime. Proprio mentre la mia amica consegnava il mazzo al maestro, Naruto domandò:
 
“Potresti darmene altre due?”
 
In tre sollevammo lo sguardo ma lui non accennò a voler dare spiegazioni. Così senza fare domande Ino prese altre due rose e gliele confezionò separatamente prima di consegnargliele.
 
Lui fece passare il suo inseparabile bastone nella mano sinistra per sostenersi e prese i due fiori con la mano destra mentre il maestro Kakashi intanto pagava. Ringraziammo Ino e io le confermai che per qualsiasi cosa non avrei tardato ad avvisarla.
 
Usciti dal negozio, ci dirigemmo verso il cimitero.
 
Rispetto al resto del Villaggio, quel luogo era stato quello meno devastato durante l’attacco di Pain. Certo non era rimasto esente da danni ma si era riuscito a rimediare facilmente. L’opera più laboriosa era stata quella di ricostruire il monumento funebre degli Hokage, l’immensa fiamma rossa segno della Volontà del fuoco. Accanto alla necropoli delle vecchie lapidi, era stato creato un immenso spazio che ospitava tutti i caduti in guerra. Per cui invece di accedere all’ingresso principale, utilizzammo la piccola entrata laterale che ci condusse direttamente a questo secondo spazio.
 
Come ogni volta fui investita da un profondo senso di inquietudine. La distesa di tombe era pressoché immensa, per l’ennesima volta mi stupii di quante perdite avessimo subito. Quante vite erano stato stroncate durante la Quarta grande guerra ninja e quindi quanto dolore nell’arco di un anno non si poteva ancora dire dissipato. La prova di questo era data dalla massiccia quantità di persone che era venuta a trovare i propri cari. Persino molti bambini erano intenti a strofinare le lapidi e a cambiare l’acqua dei fiori.
 
Non potei fermarmi nemmeno un momento a scrutare quel panorama agghiacciante perché quei due mi stavano lasciando indietro tanto che dovetti accelerare il passo prima. Camminavano spediti e ben consapevoli della loro meta. Naruto si guardava intorno lentamente mentre camminava. Si soffermava ad osservare le persone, le lapidi vicino alle quali eravamo obbligati a passare e lo vedevo trattenersi. La stretta sul bastone si era quasi fatta distruttiva -mi parve addirittura di sentire il legno scricchiolare- e la sua espressione si induriva sempre di più prima di rilassarsi un momento dopo quando osservava un’altra famiglia, un’altra tomba, leggeva un altro nome. E ricominciava.
 
Ero terribilmente in pena per lui. La convinzione che non fosse ancora riuscito a perdonarsi per tutte quelle morti si faceva sempre più forte. Anche se gli incubi avevano un po’ allentato la presa non significava che fosse in pace con se stesso. Nonostante gli avessi ripetuto di non addossarsi la colpa di qualcosa che aveva cercato di evitare ad ogni costo e di pensare invece a quante vite aveva salvato, per lui non sembrava sufficiente. Chissà se quel tormento avrebbe mai avuto fine…
 
“Eccoci.”
 
Eravamo esattamente al centro del cimitero ai piedi di un enorme salice che con i suoi lunghi rami sfiorava lento la pietra delle tombe di coloro che più di tutti avevano sacrificato la propria vita per il conseguimento della vittoria.
 
“Ciao Obito.” cominciò il maestro “Scusa se ci facciamo rivedere solo ora dopo tanto tempo.”
 
Si chinò per depositare il mazzo accanto all’incisione che riportava il suo nome. Poi rialzandosi aggiunse:
 
“Non siamo solo io e Naruto stavolta. C’è anche Sakura che è venuta a trovarti.”
 
Ammiccò verso di me e a quel punto l’unica cosa che pensai fosse meglio fare fosse quella di salutare a mia volta Obito. Poi la mia attenzione si spostò su Naruto. Teneva gli occhi chiusi e il capo chinato quindi immaginai che stesse pregando o comunque rivolgendo un pensiero personale all’Uchiha.
 
Restammo qualche altro minuto in silenzio. Il maestro a scrutare la tomba, Naruto chiuso nei propri pensieri e io a mani giunte a rivolgere un pensiero a tutti i caduti. Nessun suono, se non quello flebile del vento alle nostre spalle che portava via i bisbigli e il suono dei passi di chi rendeva omaggio ai propri morti. La voce di Kakashi  però d’un tratto interruppe quel momento di quiete.
 
“La prossima volta ci tratterremmo un po’ di più, promesso. Ma c’è un’altra persona che dobbiamo andare a trovare che mi aspetta da molto più tempo di te.” si scusò “Non ti abbiamo dimenticato e non lo faremo mai. A presto.”
 
Nemmeno il mio compagno di Team sembrava sapere a chi si stesse riferendo dal momento che lo fissò interrogativo ma il maestro si limitò ad assumere un’espressione serena che nonostante la maschera sembrava nascondere un sorriso. Fece un cenno ad entrambi e ci invitò a seguirlo.
 
Passando davanti alle altre lapidi lessi altri nomi noto…Shikaku Nara, Inoichi Yamanaka…e poi…
 
“Naruto...?”
 
Si era fermato davanti una lapide di qualcuno che conoscevamo davvero molto bene. Si chinò un po’ a fatica, usando il bastone come appoggio e aggiunse una delle due rose in un vaso pieno di giallissimi girasoli.
 
“Mi spiace…dovrai accontentarti di una rosa stavolta, Neji…” mormorò piano “Cerca di perdonarmi…”
 
Le ultime parole sembrarono quasi una confessione ma non gli chiesi nulla. La tristezza nei suoi occhi mi faceva troppo male. Mi pizzicarono gli occhi e l’unica cosa che mi venne da fare fu quella di mettergli una mano sulla spalla in un vano tentativo di consolarlo. Quando mi guardò potei constatare che anche i suoi occhi erano lucidi. Ma non disse nulla, mi sorrise un pochino come se fossi io quella da confortare e io gli sorrisi appena a mia volta.
 
“Ragazzi…”
 
Era il momento di andare. Chinammo entrambi profondamente il capo in un segno di rispetto, poi diedi al mio amico una mano ad alzarsi e raggiungemmo il maestro.
 
Impiegammo qualche minuto per attraversare un’altra volta il cimitero ma non capii il motivo per cui non fossimo semplicemente tornati indietro. Da quanto mi stava sembrando di capire non dovevamo andare a trovare uno dei caduti di guerra ma qualcuno che si trovava nel vecchio spazio. Kakashi si sta dirigendo verso la recinzione che separava le due zone verso la quale non c’era più alcuna lapide.
 
“Di qua.” E ci indicò un piccolo cancelletto, seminascosto da un grosso cespuglio.
 
Lo attraversammo e dopo essere passati lungo una sorta di corridoio fatto di alti grovigli di edera ci si aprì davanti un’altra distesa di pietre tombali.
Era pressoché deserta. Non c’era anima viva fatta eccezione di un paio di signori anziani che però se ne stavano andando. Vedere quella desolazione fu ancora più triste di quanto non lo fosse stato lo scenario visto poco prima. Che non ci fosse nessuno o vi fossero presenti molte persone, visitare un cimitero era davvero un’esperienza avvilente.
 
“Così arriviamo subito alla lettera che ci interessa.” ci spiegò il motivo di quella scorciatoia.
 
Naruto si era fatto stranamente inquieto, si guardava intorno come se cercasse di leggere quanti più nomi possibili senza però rallentare il proprio passo. Portava la rosa che gli era rimasta a penzoloni e mi venne da chiedermi se stesse cercando la persona a cui era destinata.
 
“Sapete, l’ultima volta che sono stato qui sarà stato quasi 20 anni fa.”
 
Era poco più avanti di noi, di fronte ad una lapide sporca e logora, segno che era davvero molto tempo che non veniva visitata. Ci avvicinammo entrambi e la scrutammo alla ricerca di un nome che però era illeggibile. Il maestro teneva lo sguardo fisso su di essa. Del resto doveva sapere di chi si trattasse.
 
“Chi era…?” domandò con un po’ di titubanza Naruto.
 
Udimmo un suo profondo sospiro. Un lieve risatina lo seguì. Non mi piacque per niente.
 
“Questo era uno lo shinobi di Konoha più rispettato dei Tre Ninja Leggendari, conosciuto ovunque come Zanna Bianca della Foglia.” lo presentò ” Sakumo Hatake…mio padre.”
 
Mi irrigidì di colpo e anche Naruto parve turbato da quella notizia. Dal giorno in cui l’avevamo conosciuto ci era stato subito chiaro che non fosse il tipo di persona a cui faceva piacere parlare di se stesso. Per di più riguardo alle sue questioni personali…e decisamente questa era una di quelle. Allora perché…perché ci aveva portati lì? O meglio, perché voleva mostrare la tomba di suo padre a Naruto? Per di più se erano passati davvero quasi 20 anni dall’ultima volta che lo aveva visitato?
 
“Immagino ti domanderai il motivo per cui ho deciso di portarti qui, Naruto.” cominciò Kakashi “Bhè vedi, c’era una cosa che mi premeva dirti proprio qui.”
 
Lui non rispose ma continuò a guardarlo, in attesa che continuasse.
 
“Prima però credo sia meglio parlarti di Zanna Bianca dal momento che immagino tu non sappia nulla di lui a parte che la Vecchia Chiyo lo odiava a morte. Bhè aveva diversi nemici considerato che dopotutto si è guadagnato il suo soprannome per le imprese compiute in una delle grandi guerre del passato e quindi sulla pelle dei suoi avversari.
 
Ma a parte questo si distingueva da tanti altri ninja per la sua moralità che anteponeva addirittura all’inviolabile codice a cui ogni shinobi era costretto ad attenersi. Riteneva che la sopravvivenza dei propri compagni fosse più importante di qualsiasi missione.
 
Fu questo il motivo per cui durante una missione particolarmente importante decise di abbandonare l’obbiettivo che andava conseguito fino alla morte e tornò indietro a salvare i suoi compagni di missione che altrimenti sarebbero morti. Non ricevette alcun ringraziamento per questo. Venne disonorato per la sua condotta, persino coloro che aveva salvato gli voltarono le spalle e nessun altro fu più indulgente. Aveva commesso un atto gravissimo per cui meritava solo disprezzo.
 
Mio padre cadde in depressione. E in un scura notte piena di tuoni, rientrando a casa lo trovai sul pavimento che si era suicidato.”
 
Il respiro di Naruto si era fatto rapido e irregolare. Io ero troppo sconvolta per riuscire a trovare qualcosa da dire o anche solo per potermi muovere. Come aveva potuto anche solo pensare di raccontarci una cosa simile? Eppure non sembrava avesse minimamente pensato alle conseguenze. Sembrava tranquillo con lo sguardo rivolto al cielo.
 
“Da quel giorno nulla ha avuto più importanza per me se non il codice. Se per il conseguimento della missione avessi dovuto sacrificare i miei compagni di squadra non ci avrei pensato due volte. Lasciai i miei sentimenti chiusi dentro di me e non li ho mai più tirati fuori. Del resto uno shinobi non deve mai esternare le proprie emozioni. Fu solo Obito che riuscì a farmi comprendere che non è feccia colui che abbandona la propria missione ma chi abbandona i propri amici. Solo allora compresi il motivo per cui mio padre fece quella scelta anche se poi non è stato psicologicamente abbastanza forte per sopportarne le conseguenze. Per questo dopo molti anni di odio nei suoi confronti per avermi lasciato da solo, per essere stato così egoista da pensare a se stesso, dopo…aver avuto modo di parlare con lui durante lo scontro con Pain, alla fine sono riuscito a perdonarlo.”
 
A quel punto si voltò e prese Naruto per le spalle.
 
“Questo è ciò che voglio dirti, ragazzo mio. Non abbandonare i tuoi amici. Dopo tutto ciò che hai fatto per permetterci di vivere questa meravigliosa pace dopo un lunghissimo periodo di odio e rancore, vivila con noi. Qualunque vacillamento ci possa essere stato, adesso non importa più. Tutto ciò che conta è che tu adesso voglia restare al nostro fianco! Ognuno di noi sarebbe pronto anche a dare la vita se questo servisse a toglierti quel peso che sta gravando sul tuo cuore e che ti fa soffrire così tanto! Ma non smettere mai di essere il ninja che ha sempre pensato prima al bene dei suoi amici che a se stesso…perché senza Naruto Uzumaki, nessuno di noi sarebbe qui.”
 
Finalmente tutto stava assumendo un senso. Il maestro Gai lo aveva capito quel giorno in Ospedale. Sapeva perché Kakashi fosse diventato così freddo nel parlare dell’accaduto. Ciò che era successo lo aveva riportato indietro, ad quel dolore che aveva cercato di cancellare o di lasciarsi alle spalle che era tornato più vivo che mai proprio per il fatto che Naruto era una delle persone a cui si sentiva più legato. E se oggi aveva deciso di portarlo qui, era per convincerlo a superare qualsiasi cosa lo avesse spinto a quel gesto, sostenendo che ciò che lui per primo desiderava era solo di riavere il Naruto di sempre, quello che ci aveva dedicato ogni sua energia e per cui non c’era persona che non desiderasse di fare altrettanto.
 
E ciò che fece Naruto mi lasciò stupita. Chinò semplicemente il capo.
 
L’espressione di Kakashi si addolcì e gli passò una mano tra i capelli con fare affettuoso. Fece un passo avanti e se lo tirò un po’ contro. Naruto poggiò la testa contro il petto del maestro e rimase un po’ così. Non si abbracciarono, restarono così semplicemente immobili. Quando anche alle mie orecchie arrivò un piccolo singhiozzo e vidi l’espressione del maestro nascondere un sorriso sotto la maschera, compresi che il messaggio era arrivato.
 
“Direi che possiamo tornare adesso, che ne pensi?” domandò, staccandolo da sé e scompigliandogli ancora i capelli.
 
Lui annuì con il capo. Gli occhi cerulei erano lucidi ma non versavano alcuna lacrima. Ebbi una strana sensazione. C’era qualcosa…
 
“Andiamo.” lo incitò Kakashi passandogli una mano sulla spalla e iniziando a camminare. Naruto lo assecondò e io li seguii pensando che forse più tardi avrei dovuto provare a parlargli ancora. Non sapevo perché ma sentivo che c’era qualcosa che aveva bisogno di dire ma che non riusciva a esprimere.
 
“Un momento.” esclamò ad un certo punto fermandosi.
 
“Che succede?” chiedemmo insieme, io e il maestro.
 
“La lapidi sono messe in ordine alfabetico, giusto?” ci domandò a sua volta, camminando tra le pietre bianche per leggere i nomi e intuire un ordine.
 
“Bhè si…da destra a sinistra. Come mai?”
 
Naruto non rispose e cominciò a camminare velocemente seppur zoppicando proseguendo in avanti lungo la stessa fila di Zanna Bianca. Io e il maestro lo seguimmo non avendo la più pallida idea di chi stesse cercando.
 
Ad un certo punto si bloccò di scatto, rischiando quasi di inciampare ma sembrò aver trovato chi stava cercando. Lo raggiungemmo proprio mentre si stava inginocchiando e scrutava una lastra di marmo chiaro, perfettamente pulita e adornata di dozzine di bellissimi fiori colorati. Erano tutti freschi e quindi dedussi che doveva essere stata visitata da pochissimo.
 
“Lo conoscevi, ragazzo?” gli domandò l’uomo al mio fianco.
 
“No.” rispose Naruto mentre aggiungeva la sua rosa in un vaso accanto al nome. “Mi sarebbe piaciuto però.”
 
Lessi l’incisione ma non mi desse nulla. Il cognome però mi sembrava familiare.
 
“Chi era?” chiesi allora.
 
Lui sospirò profondamente. Poi rispose.
 
“Hideiko Kiyuma…era il figlio di Kaiza.”
 
 
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“Non può essere!” esclamai incredula “L-lui non può…”
 
Mi rifiutavo categoricamente di credere possibile che Kaiza, l’uomo sempre così dolce, così divertente e gentile potesse avere alle spalle un dolore simile! Era impossibile! Come poteva riuscire a nascondere una cosa simile? Sapevo che Naruto non poteva aver mentito su una cosa simile quindi per quanto mi riuscisse insostenibile accettare quell’idea, non potei impedire alla mia mente si ripensare a tante cose…a quando avevamo incontrato Yu, al suo sguardo così triste nel pensiero di non poter aver vicino il marito, a quei discorsi che Kaiza accennava ma poi non approfondiva mai…a ciò di cui mi parlava Naruto, a quel qualcosa che l’uomo cercava di superare ma non vi era ancora riuscito. Tornava tutto.
 
“Sei sicuro, Naruto?” chiese con calma il maestro anche se anche lui sembrava a dir poco sconcertato “Mi sembra assurdo che una persona come lui abbia subito una trauma del genere. Insomma, sembra sempre così calmo, così sereno…”
 
“Il fatto che riesca a nascondere bene il suo dolore non significa che non soffra.” rispose “Si, ne sono sicuro perché involontariamente l’ho visto con i miei occhi nei suoi ricordi il giorno in cui l’ho conosciuto. Ho toccato con mano il suo strazio attraverso il contatto dei pugni. E’ stato allora che per la prima volta mi ha detto che bisogna guardare avanti…lui lo ripete a se stesso ogni giorno. Ma non ci riesce. Anche se fuori non lo da a vedere…non c’è minuto, ora, giorno che riesca a non pensare a suo figlio.”
 
Non riuscivo ancora a credere a quelle parole. Mi sentivo come se avessi iniziato ad affezionarmi a un’altra persona. Il Kaiza di cui parlava Naruto non poteva essere lo stesso che gli stava sempre vicino, lo stesso che io vedevo tutti i giorni.
 
“C-come…è successo?” domandai piano.
 
“E’ successo in una missione. Non so come di preciso. Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo, non sopporterei di farlo stare male più di quanto non stia già.” titubò un momento prima di continuare “So solo gli è morto tra le braccia. Aveva 16 anni. E nulla di quello che Kaiza ha fatto è servito a salvargli la vita.”
 
Era addirittura più piccolo di noi. Immaginai Yukiho con suo marito in preda al dolore più orribile che una persona possa essere costretta a sopportare, quello del sentirsi strappare come una parte di sé.
 
“E’ successo otto anni fa?” domandò Kakashi facendo caso alle date.
 
“Sì. E’ il loro dolore è vivo come quel giorno.” fece, alzandosi. Poi si rivolse a entrambi.
 
“Non avrei dovuto parlarvi di una cosa così personale dal momento che se non fosse stato per il contatto a cui l’ho costretto, dubito che me ne avrebbe mai parlato. Ma…ho sentito il bisogno di venire qui. E c’era bisogno che qualcun altro lo sapesse, essere il solo consapevole di questa tragedia mi tormentava.” confessò “ Vi prego di non farne parola con nessuno…soprattutto con Kaiza.”
 
“Non dirlo nemmeno per scherzo, stai tranquillo lo terremo per noi.” lo rassicurai subito. Il maestro confermò a sua volta. Se Naruto ci aveva fatto quella confessione nonostante tutto non avremmo tradito la sua fiducia.
 
“Vi ringrazio.” fece grato “Possiamo andare.”
 
“Come? Te ne vai di già?”
 
Ci voltammo insieme verso l’origine di quella voce. Un ragazzo della nostra età si stava avvicinando con un sorriso beffardo in volto e le braccia incrociate dietro la nuca. Non ci misi molto a riconoscerlo anche perché conoscevo solo un ragazzo vestito da monaco del Tempio del Fuoco con un’aria tanto spavalda e arrogante.
 
“Tu cosa ci fai qui?!” domandò Naruto mostrando un’espressione seria che non mi aspettavo.
 
“Che c’è? Forse non hai gradito il mio ultimo nome postumo per te? Eh…Campione?”
 
Un momento…lo aveva chiamato Campione? Era stato lui a mandare la lettera?!
 
“Te lo ripeto…cosa ci fai qui, Sora?” chiese ancora Naruto, ancor più freddamente.
 
L’altro sbuffò, seccato.
 
Avevamo conosciuto Sora qualche anno prima durante una missione che ci aveva portati ad indagare sul furto di alcune tombe nei pressi del Tempio del Fuoco. Si stava allenando come monaco novizio anche se considerato il suo spirito ardente e il desiderio che lo animava di vendicare suo padre, si poteva ritenere più adatto a una vita da ninja. Lui e Naruto si erano presi subito in antipatia, soprattutto perché il mio compagno di Team non sopportava l’ossessione dell’altro per tutti i suoi discorsi sui nomi postumi e il Castigo finale. Ma alla fine avevano scoperto di essere più simili di quanto avrebbero mai creduto. Qualcosa li teneva uniti, li metteva al corrente se l’altro era in pericolo, un passato in comune li aveva avvicinati. Sora si era rivelato una semi-Forza portante e l’artefice dei furti voleva utilizzare sia lui che le salme riportate in vita per annientare il nostro Hokage e con sé il Villaggio. Solo l’intervento di Naruto era riuscito a convincerlo a rinunciare alla forza del demone e lo aveva fatto tornare in sé. Una volta ristabilito dalle ferite provocategli dal chakra della Volpe era partito per intraprendere la sua strada e da allora non lo avevamo più visto.
 
“Bel modo di trattarmi dopo che mi sono addirittura premurato di mandarti un messaggio, al quale poi non ti sei nemmeno degnato di rispondere del resto!” commentò “Mi pare ovvio che sono venuto qui per infliggerti il Castigo finale! Non ti pare?”
 
“A proposito…che tipo di uccello hai usato per mandare quel messaggio?” lo interruppe.
 
“Ho dovuto arrangiarmi, è successo tutto abbastanza in fretta.” liquidò la questione con un gesto vago della mano “ Anche il tuo nuovo soprannome ho dovuto pensarlo in fretta. Non potevo usare uno di quelli vecchi considerate le circostanze.”
 
“Comunque sia, hai fatto un viaggio inutile. Ci vediamo.” concluse Naruto e poi si avviò verso l’uscita.
 
Sora però non era il tipo da farsi mettere da parte così. Con una rapida corsa si portò davanti a lui, bloccandogli l’avanzata.
 
“Spostati!” gli intimò Naruto.
 
“Tanto per la cronaca non sono venuto per te! Non credere che il mondo giri solo intorno a te! Perché tu lo sappia anch’io ho avuto una persona da venire a trovare qui!”
 
Pensandoci un momento, non fu difficile capire che parlava del maestro Asuma. Del resto qui al Villaggio era stato la persona che più lo aveva fatto sentire parte di un gruppo, un compagno di Konoha.
 
“Poi visto e considerato che ormai mi trovo qui e valutato anche quello che ho passato per colpa tua, credo proprio di non poterti permettere di andar via così prima essermi stato a sentire! Temo dovrai fartene una ragione.”
 
“Mi spiace per te ma non sono affatto dell’umore giusto.” lo informò e poi cercò di sorpassarlo ma Sora lo bloccò ancora.
 
“Levati di mezzo!” ringhiò.
 
“Oh ma neanche per sogno!” disse tranquillo “E ti informo che non ti lascerò in pace finché non avrai prestato attenzione a tutto quello che ho da dirti!”
 
“Possibile che tu debba essere così fastidioso?! Fatti da parte!” e con queste parole riuscì a spintonarlo di lato e a farsi strada.
 
Pensai che l’altro avesse deciso di lasciar perdere ma dalla risata che fece compresi che era ancora troppo presto. Cercò qualcosa sotto la tunica e tirò fuori la sua arma prediletta, l’artiglio del vento che era un arma del tutto simile alle lame utilizzate da Asuma per sfruttare al massimo il suo elemento.
 
Io e il maestro ci mettemmo subito sull’allerta perché credevamo che volesse attaccare Naruto alle spalle. Invece fece l’ultima delle cose che ci saremmo aspettati. Indossò l’arma e premendosi la lama sul palmo dell’altra mano si procurò un profondo taglio che lo fece gridare dal dolore.
 
Naruto gridò nello stesso istante. Il bastone gli sfuggì di mano e si piegò in due, tenendosi stretto la mano destra stretta sullo stomaco cercando in qualche modo di attenuare il dolore. Non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo che corsi subito verso Naruto mentre il maestro si occupava di Sora.
 
“Fammi vedere avanti!” gli ordinai prendendogli a forza la mano nonostante facessee resistenza. Ma appena scoprii il palmo lo trovai perfettamente liscio, senza la minima traccia di qualcosa che spiegasse il motivo per cui stesse provando tanto dolore.
 
“Dobbiamo fermare il sangue.” sentii la voce di Kakashi alle mie spalle.
 
“Non si preoccupi.” gli rispose l’altro con voce leggermente “Guarisco in fretta.”

Naruto era scosso ancora dai tremiti e teneva la mano stretta a pugno come se fosse davvero ferita. Dietro di me, Sora stava rinfoderando l’arma mentre il maestro gli fasciava la ferita  facendogli passare intorno un piccolo rotolo di bende che doveva avere insieme all’attrezzatura. Sanguinava abbondantemente.
 
“Come può essere...? Non dovremmo più…essere legati…”
 
Stavolta era Naruto a parlare con voce flebile e con il tono di chi non riesce a spiegarsi qualcosa.
 
“E invece lo siamo, genio! E sai questo cosa significa, vero? Ho sentito ogni cosa.”
 
Si girò per guardarlo negli occhi e capire se stava dicendo la verità.
 
“Hai ancora il chakra della Volpe dentro di te, anche se da quanto so non sei più una Forza portante. Fino a un paio di settimane fa non mi era mai capitato di percepire nulla. Allora anche io mi ero convinto che quel legame che ci univa si fosse rotto nonostante avessimo ancora entrambi lo stesso chakra. Ma non mi era venuto in mente che questo non si fosse mai riattivato solo perché non avevi più chiesto aiuto con così tanta disperazione. E poi l’ho sentito. Sono riuscito appena a mandarti quel messaggio prima di perdere i sensi. Quel dolore atroce e lancinante l’ho sentito sulla mia pelle al punto che non ho potuto fare nulla per ignorarlo.”
 
Respirava rapido e assimilava quelle informazioni.
 
“A Kurama è successo lo stesso.” ricordò.
 
“Probabilmente il dolore è arrivato prima a lui e poi conseguentemente è arrivato anche a me.” constatò Sora.
 
Poi si avvicinò a Naruto e si abbassò quanto bastava per guardarlo per gli occhi.
 
“Non mi pare di starti chiedendo molto. Voglio solo parlare. Me lo devi, non trovi Testone?”
 
Il mio compagno di squadra sembrava confuso, indeciso sul da farsi. Ma immaginai la sua risposta.
 
“Okay.” mormorò.
 
Soddisfatto, il giovane gli passò una mano sotto il braccio e lo aiutò ad alzarsi. Poi raccolse il bastone e glielo porse. Naruto tenne lo sguardo chinato ma accettò di riprendere il suo sostegno.
 
“Immagino che io non possa chiedervelo, tuttavia lo farò lo stesso! Vi dispiace se me lo portò dietro per qualche ora? Ve lo restituisco tra qualche ora, prima del tramonto!”
 
Stavo per spiegargli delle condizioni imposte dall’Hokage ma il maestro mi anticipò:
 
“Dovrebbero esserci due persone con lui ma sono certo che con te sarà in buone mani. Non fate tardi però!”
 
“Ma maestro, non poss-“
 
“La ringrazio! Non si preoccupi, saremo puntualissimi!” esclamò entusiasta “Muoviti Naruto!”
 
Ero pronta a fermarli ma mi venne fatto cenno di non oppormi.
 
Vincendo un po’ la resistenza di Naruto, Sora riuscì a farlo smuovere così senza poter fare nulla lividi allontanarsi sempre di più. Quando furono abbastanza lontani mi sfogai in tutta la mia rabbia.
 
“Non poteva farlo! Kaiza potrebbe rischiare moltissimo per questo!”
 
“Garantirò io se sarà necessario davanti all’Hokage.” mi rispose tranquillo “Ricordi quello che Killer Bee ripeteva sempre in rima? Chi si somiglia alla fine si piglia. Non so perché ma ho la sensazione che quel ragazzo abbia tutte le carte in regola per riuscire a smuoverlo.”
 
Rassegnata, li vidi sparire e l’ultimo dettaglio che mi colpì fu vedere Sora mollare un pugno sul braccio di Naruto prima di iniziare a gesticolare. E quest’ultimo sembrava impegnato nell’esprimere qualche commento poco carino. Stavano litigando. Forse c’era qualche speranza.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note d’autore: Ragazzi non immaginate la vergogna a pubblicare un capitolo del genere dopo così tanto tempo. Insomma ho avuto così tante cose da fare all’università e poi (mea culpa) ho trovato contest troppo interessanti sul forum per poterli ignorare. Quindi come al solito mi sono ritrovata ad avere tutto accumulato alla fine. Ma passato questo mese avrò chiuso quindi poi mi sarà rimasta Guardare avanti e l’altra mini long a cui mancano pochi capitoli. E poi è il momento di portarla avanti come si deve.
 
Venendo a questo capitolo…spero che non abbiate deciso di linciarmi. Insomma sono state rivelate una serie di cose, a partire da Kakashi…per poi passare a Kaiza…e infine al misterioso mittente. Immagino che vorrete dirmene quattro dal momento che probabilmente molti voi non conoscono Sora. Infatti è un personaggio di una saga filler, prima di quella del duo immortale, la mia preferita in tutte quelle che sono state fatte. Insomma è interessante e se non l’avete vista ve la consiglio. Solo Sora avendo sigillato dentro di se una parte del chakra di Kurama, raccolto durante la notte dell’attacco, poteva aver sentito esattamente come Kurama ciò che era capitato a Naruto. Per questo poi anche la lettera è arrivata così presto da suscitare il dubbio in tutti dal momento che a parte i ragazzi nessun altro sapeva dell’accaduto.
 
Riguardo Kakashi, non potevo ignorare il trauma vissuto da piccolo con il suicidio del padre. Come poteva restare il nostro maestro sapendo che il suo allievo ha cercato di fare lo stesso?
 
E infine parlando di Kaiza…poco c’è da dire. Spero che adesso cominciate a capire il perché di tante cose. Più avanti ci saranno altri dettagli sulla sua storia.
 
In conclusione…vi chiedo di perdonarmi ancora una volta per il ritardo che prometto di evitare ma che alla fine c’è sempre. Spero comunque che avrete ancora piacere a seguirla. Se vi va fatemi sapere che ne pensate ^^ Alla prossima!

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Capitolo 34
*** A cena fuori (Parte I) ***


“Avanti Sakura, per quanto tempo hai intenzione di tenermi il muso?”

“Io non le tengo il muso, maestro!” chiarii seccata “Semplicemente non riesco ancora a capacitarmi del fatto che abbia avuto il coraggio di lasciare quei due da soli!”

Non ero stata completamente sincera a dire il vero perché dopo aver sentito il tono di Sora poco prima, mi ero convinta del fatto che il nostro amico avrebbe cercato unicamente di scuotere un po’ Naruto per cercare di aiutarlo. Certo, non immaginavo fino a che punto aveva intenzione di spingersi conoscendo il soggetto ma si può dire che ero fiduciosa. Tuttavia diedi quella risposta credo un po’ per quella leggera preoccupazione che non riuscivo a togliermi di dosso ma soprattutto perché l’impulsività con cui il maestro aveva permesso a quei due di allontanarsi da soli mettendo a rischio la posizione di Kaiza mi aveva turbato. Soprattutto alla luce di quel che avevo appena scoperto sul suo passato...

“Asuma a suo tempo mi parlò di quel ragazzo e del suo carattere.” cominciò “Se in fondo è così simile a Naruto non c’è bisogno di preoccuparsi. Se fosse venuto qui solo per picchiarlo lo avrebbe fatto davanti a noi senza problemi. Visto che invece ha espresso il desiderio di parlargli immagino che arriverà alle mani giusto se sarà necessario.”

“Come dice?” esclamai “Picchiarlo? Alzare le mani?!”

“Se i ruoli fossero invertiti, non credi che Naruto farebbe lo stesso?” mi domandò “Se le parole non funzionano, glielo farà capire a suon di pugni.”

“Questo dovrebbe farmi stare più tranquilla?” lo interrogai.

“Da quando in qua ti preoccupi così tanto per lui?”

Colta in contropiede, mi ammutolii per qualche secondo ma cercai di rispondere velocemente e in modo da essere credibile.

“Ci tengo a ricordarle che è ancora ferito e non guarisce più come prima.” dissi cercando di mantenere un tono professionale. “E poi siamo tutti più preoccupati per lui, no?”

Non potevo vederlo ma dopo tanti anni riuscivo a riconoscere l’espressioni del maestro nonostante la maschera. Per cui ero sicura che in quel momento stesse sorridendo. Compresi di essere stata colta in fallo e chinai il capo in imbarazzo.

“Da quanto tempo, Sakura?” mi chiese con un tono stranamente dolce.

“Qualche giorno...” mormorai sinceramente, non avendo motivo per mentirgli. Sapevo che lo avrebbe tenuto per sé.

“E glielo hai detto?”

“Ma che dice? Certo che no!” affermai “Insomma...non è così semplice...”

Non udendo una risposta, sollevai lo sguardo e mi accorsi che aveva smesso di camminare. Mi fermai anch’io e notai che la sua espressione si era fatta seria.

“Maestro Kakashi...?”

“Cosa non è così semplice, Sakura?”

Era una domanda chiara e diretta. Mi sentii leggermente a disagio perché colsi un sospetto in quelle parole che non riuscivo a spiegarmi. Per di più sentivo chiaramente sulla mia pelle la pressione che l’unico occhio visibile del maestro esercitava su di me. Nonostante non avesse più lo sharingan, era come se stesse cercando comunque di carpire informazioni.

“Descrivere questi sentimenti, ecco cosa.”

La tensione svanì all’istante. Il viso del maestro si era fatto già più disteso. Andai avanti.

“ E’ tutto così strano. Non ho nemmeno lontanamente mai pensato a lui come qualcosa di diverso da...Naruto! Insomma per me, lui è solo se stesso. L’unica parola che mi sarebbe venuta mai in mente per definirlo fino a poco tempo fa sarebbe stata Amico. E anche adesso continua ad essere così ma è evidente che c’è qualcosa di diverso ora. Eppure non sono in grado di immaginare che possa diventare qualcun altro per me...”

“Ma guarda che non devo diventare qualcun altro, Sakura.”

Il maestro mi si avvicinò mettendomi una mano sulla spalla e abbassandosi quel che bastava per guardarmi dritta negli occhi.

“Lui sarà sempre tuo amico, questa è una cosa che non potrà mai cambiare. Capisco che questo tuo nuovo sentimento deve averti colta impreparata ed è apparso in un modo decisamente inaspettato. Ma non devi averne paura. Se è quello che vuoi veramente, non lasciare che sia solo un pensiero o una convinzione...prendilo. Accettalo. E soprattutto vivilo. Hai capito?”

“Ma come posso fare a-...?”

“Su questo non posso aiutarti. Non credo di essere la persona più adatta a cui chiedere.” si scusò, alzando appena le spalle “Una cosa però te la posso dire e ti prego di rifletterci molto seriamente...” aggiunse poi “...se non sei convinta di quelli che siano i tuoi sentimenti, se anche solo il più piccolo dubbio...fermati. Lui non lo sopporterebbe. Anzi, alla luce di ciò che è successo credo che fargli una cosa del genere sarebbe come dargli il colpo di grazia.”

Sentì il panico assalirmi, da dentro. E quando raggiunse anche la mia mente, parlai.

“Ma di cosa sta parlando, maestro?! Veda di essere chiaro!”

“Non illuderlo.” sussurrò “ Sta già soffrendo abbastanza, non credo abbia la forza di superare un’illusione di questo tipo. Per cui Sakura se hai anche la minima esitazione, smetti di vederlo, di stargli vicino. La lontananza gli farà meno male. Altrimenti c’è una possibilità concreta che tu possa perderlo molto più che come amico...e non solo tu.”

Mi sembrava un discorso assurdo. Non riuscivo come anche solo potesse pensare che non facessi sul serio, che mentissi a me stessa su quel sentimento che sebbene nuovo e mai sperimentato avevo la certezza che fosse profondo e soprattutto sincero.

“Quando riuscirai a comprendere il significato di quel che ho appena detto, capirai da dove nasce la mia preoccupazione.” riprese lui quasi leggendo i miei pensieri e lasciandomi andare “ Cerca di capirmi Sakura...sono solo preoccupato per lui.”

“Anch’io lo so, cosa crede?” affermai “Voglio solo che torni quello di sempre.”

Kakashi sembrava triste. Chiuse gli occhi e respirò a fondo prima di parlare.

“Rifletti su ciò che vuoi veramente. E non dimenticare quello che ti ho detto prima...non illuderlo di qualcosa che non potrà mai avere o stavolta crollerà senza possibilità di risalita.” disse “Non dimenticarlo...”

Continuava a insistere! Io non stavo facendo nulla che non volessi e non lo stavo illudendo proprio di nulla! Quel rapporto che si stava instaurando tra noi alla luce dell’evento tragico che gli era a capo, era limpido, autentico. Volevo stargli vicina. E lo rivolevo al mio fianco come era prima.

“Le ripeto che si sbaglia.” dissi solo ad alta voce, determinata.

“Spero davvero che sia così.” mi rispose semplicemente anche se non sembrava convinto. Tirò fuori dalla tasca il suo immancabile libro e fece scorrere le dita sulle pagine finché non raggiunse il punto dove si doveva essere interrotto l’ultima volta.

“Ora devo lasciarti. Ho un appuntamento con Gai che sicuramente mi starà già aspettando.”

“Sicuramente ha detto?” chiesi “A che ora doveva incontrarlo?”

“Circa mezz’ora fa a occhio e croce.” rispose disinvolto come se il ritardo non lo preoccupasse minimamente “Tu torna da Kaiza, sono sicuro che appena avranno finito torneranno lì. Aspettalo e non scordare quello che ti ho detto.”

Neanche il tempo di aprire la bocca che lui sparì in uno sbuffo di fumo, lasciandomi da sola in mezzo alla strada. Non mi restò altro da fare che sospirare e avviarmi verso l’abitazione del mio amico.

Quando fui davanti la porta, pronta a bussare mi fermai. Ad aprirmi la porta ci sarebbe stato senza dubbio Kaiza, al quale avrei dovuto raccontare dell’incontro con Sora e spiegargli le motivazioni per cui il maestro Kakashi lo aveva lasciato andare. Ma come potevo anche solo guardarlo negli occhi senza far trapelare il profondo dispiacere che provavo per lui? Guardare quell’espressione dolce che assumeva ogni volta, vederlo sorridere come poteva impedirmi di chiedermi cosa ci fosse nascosto dietro? Quale dolore inimmaginabile celassero i suoi occhi? Naruto si era voluto confidare con noi perché per lui costituiva un fardello pesante a portare da solo tuttavia nel tempo in cui li avevo visti insieme non c’era mai stato nulla che mi facesse intendere che condividevano un segreto del genere. Per non parlare di sua moglie...finalmente mi spiegavo l’urgenza che aveva avuto Kaiza nel tornare a casa. E anche il motivo per cui sua moglie stava andando a parlare con l’Hokage il giorno in cui l’avevo incontrata la prima volta. L’immagine della tomba di loro figlio così ricca di fiori e ben curata mi si ripresentò davanti con nitidezza. Otto anni. E il dolore era ancora così vivo...

“Mi raccomando non fate tardi!”

“Non dare per scontato che verremo. So per certo che l’invito gli farà piacere però...”

“Allora vedrai che non ci saranno problemi!”

“Eheheh se lo dici tu.  Pare che un rifiuto non sarà accetto.”

“Assolutamente no! E ricordati di far venire anche la sua ragazza, è così...”


La porta si spalancò all’istante e mi ritrovai a far un passo indietro mentre sul viso di Kaiza e di Yukiho si dipingeva un sorriso divertito. Io invece fui pervasa dalla vergogna fino alla punta dei capelli. Farmi trovare così all’ingresso poteva far pensare che stessi origliando... e poi aveva davvero detto “la sua ragazza”?

“Buon pomeriggio cara, è un piacere rivederti!” mi salutò lei cordialmente, tirandosi una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio.

“Salve...io insomma...n-non immaginavo di trovarla qui...” balbettai cercando di giustificare la mia presenza lì.

“In effetti è stata una visita alquanto inaspettata.” affermò Kaiza facendo capolino alle spalle della moglie e stringendole un braccio intorno alla vita “Non credevo sareste tornati così preso e...un momento, dov’è Naruto?”

“Ecco...” sospirai “Questo è il motivo per cui sono qui...”

“E’ successo qualcosa?!” esclamarono entrambi all’unisono e con la medesima preoccupazione nell’intonazione. Per quanto quella reazione mi lasciò interdetta insieme a un paio di riflessioni sorte naturalmente, cercai di rassicurarli portando avanti le mani.

“State tranquilli! Non è successo nulla! Semplicemente...abbiamo fatto un incontro che non ci aspettavamo.” spiegai loro brevemente.

“Meno male.” sospirò lei, evidentemente sollevata portandosi una mano sul petto.

“Lui dov’è adesso?” mi chiese il medico con una certa serietà.

Mi passai una mano tra i capelli. Il maestro Kakashi ovviamente aveva deciso di svignarsela per evitare di dover dare le dovute spiegazioni e lasciando il tutto a me. Sempre il solito.

“E’una storia lunga...” ammisi. Se volevo far comprendere le nostre motivazioni avrei dovuto necessariamente partire dal principio e raccontargli dell’esperienza avuta con Sora anni prima.

“Allora vi lascio chiacchierare.” annunciò Yukiho “Io torno a casa che i ragazzi mi staranno aspettando.”

“I ragazzi?” pensai.

“D’accordo, vi raggiungiamo più tardi allora.” acconsentì Kaiza. Poi con un ghigno, aggiunse “Forse...”

“Spiritoso!” lo ribeccò la moglie divertita. Poi lo tirò a sé e poggiò dolcemente le labbra sulla sua guancia, trattenendole a lungo mentre l’uomo aveva socchiuso le palpebre assaporando quel semplicissimo gesto.

Un’emozione fortissima mi invase. Dai loro volti traspirava una serenità indescrivibile, lei nel regalare quel piccolo segno d’affetto e lui nel riceverlo. Sembrava avere un significato più grande di quello che appariva.

“Buon proseguimento, Sakura.” mi salutò la donna, ridestandomi dai miei pensieri.

“Anche a lei!” ricambiai in automatico mentre la osservavo allontanarsi con passo lento e cadenzato.

Osservando Kaiza lo vidi sorridere come mai aveva fatto prima. Era sempre radioso ogni qual volta parlava di sua moglie o anche semplicemente accennava a qualcosa che la riguardasse. Tuttavia mai prima d’ora lo avevo visto così...felice.

“Ehi, tutto bene?” gli chiesi passandogli una mano davanti agli occhi dal momento che non accennava a volersi sbloccare.

Lui scosse la testa e subito si passò la mano dietro la nuca imbarazzato.

“Scusa Piccola.” mormorò “E’ solo che...Non importa.”

Stavo per chiedergli il motivo di quella reazione così particolare dato che non vedevo per quale motivo fosse rimasto così tanto interdetto ma lui si scansò dall’ingresso e con una mano mi invitò a entrare in casa.

“Vieni! Se si tratta di una storia lunga immagino proprio che avrò bisogno di sedermi!” rise.





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“E questo è tutto.”

Trassi un profondo respiro quando finalmente ebbi concluso il mio racconto. Non credevo che mi sarei ritrovata a dover parlare così tanto ma c’erano così tanti dettagli che non potevo assolutamente tralasciare. Il periodo che avevamo passato in compagnia di Sora era stato costellato di tanti avvenimenti. Dal momento in cui lo avevamo incontrato e si era subito messo in competizione con Naruto, come la somiglianza di caratteri li portava continuamente a confrontarsi, ai tentativi del mio compagno di squadra di farlo integrare tra i nostri amici, i loro allenamenti con il maestro Asuma, la storia dei due re e l’attacco a Konoha. Per non parlare poi del modo in cui il chakra della Volpe sigillata nel suo corpo era fuoriuscito dal suo corpo facendogli perdere il controllo, su come quel chakra aveva avuto risonanza su Naruto e come quest’ultimo fosse riuscito a reprimerlo per poi prodigarsi affinché il giovane monaco facesse lo stesso.

“Vediamo se ho capito bene...” parlò finalmente il medico, che silente aveva ascoltato con estrema attenzione il mio racconto “Questo Sora è una semi-Forza Portante con un carattere testardo, irrefrenabile e avventato oltre ad avere un animo fortemente competitivo e un’ossessione per l’assegnazione del Castigo Finale nei confronti di chiunque gli si opponga insieme a un nome postumo. E’ esatto?”

“Sì...” mormorai appena.

“E tu e il maestro Kakashi avete lasciato che Naruto andasse con un soggetto del genere?”

Non avevo la forza di parlare quindi mi limitai ad annuire. Sapevo che la tempesta sarebbe arrivata di lì a poco. La calma apparente di Kaiza non riusciva a nascondere un senso di risentimento che riuscivo a cogliere nel modo in cui si stringeva le mani, con nervosismo e a tratti con rabbia.

“Avreste dovuto consultarmi prima di prendere una decisione simile.”

Quell’affermazione era stata sufficiente a donarmi un incredibile senso di dispiacere e mi fece sentire in colpa per non aver insistito per impedire a Naruto di andar via con Sora.

“Lo so... ma il maestro...”

“Comprendo i motivi per cui gli ha permesso di seguirlo.” chiarì subito, addolcendo un po’ il tono “Ma resta il fatto che sono io ad avere la sua responsabilità. Sono certo che questo ragazzo non ha cattive intenzioni, anzi tutt’altro però l’Hokage mi aveva raccomandato di non trasgredire più agli ordini o stavolta mi avrebbe revocato l’incarico. Se per puro caso, fosse venuto qui a chiedermi di Naruto io gli avrei risposto che era con te e Kakashi. E non è così. Non ci sono nemmeno due persone con lui. Comprendi la gravità della cosa?”

“Certamente! E’ la stessa cosa che ho fatto notare al maestro ma lui mi ha semplicemente detto che se l’Hokage dovesse scoprirlo si prenderà lui la responsabilità dell’accaduto.”

“Deve confidare molto allora nella sua scelta. Speriamo porti davvero a qualcosa di buono.” sospirò infine, abbandonandosi sullo schienale della sedia e spingendo le gambe in avanti. Incrociò le braccia e continuò, “Dì un po’, dove mi hai detto che lo avete incontrato?”

Purtroppo non glielo avevo detto. Mi ero tenuta volutamente lontana dall’argomento per evitare di poter finire a parlare di qualcosa di cui non sarei nemmeno dovuta venire a conoscenza. Anche rispondendogli senza farvi riferimento temevo di potesse tradirmi ed era una cosa che desideravo assolutamente evitare.

“Piccola?”mi chiamò lui, preoccupato “Sei pallida, che ti prende?”

“Tranquillo, non è nulla.” risposi subito anche se dalla sua occhiata sospettosa, compresi che non mi credeva.

“Insomma? Dove lo avete incontrato?” domandò un’altra volta.

Sospirai. Non potevo più evitare di rispondere. Se avessi raccontato qualcosa di falso sarei potuto incappare in altre domande che mi avrebbero messa in difficoltà e poco ci sarebbe voluto per farmi scoprire. Come se non bastasse, mentire proprio a lui lo trovavo un gesto a dir poco irriconoscente.

“Al cimitero.” risposi.

La sua espressione cambiò di colpo. Come se avessi pronunciato l’ultima delle cose che si sarebbe aspettato di sentire, o come se fosse l’unica cosa che non avrebbe voluto sentire. Chinò appena il capo, cominciando a respirare profondamente. Rabbrividii. Dovevo assolutamente chiarire perché ci trovavamo lì.

 “Il maestro Kakashi ha pensato di portarlo lì per andare a trovare insieme la tomba di Zanna Bianca della Foglia. Nemmeno io conoscevo la sua storia, non immaginavo che al padre del maestro fosse capitata una cosa del genere e quindi...-”

“Sakura...” mi fermò con un filo di voce. “...non c’è bisogno che tu dica altro, ho capito...”

La sua mano destra aveva cominciato a tremare vistosamente e per quanto lui cercasse di fermarne il tremore con l’altra non ci riusciva. Prese a respirare con ritmo più incalzante ma da come era piegato capii che cercava di mantenere il controllo.

Mi alzai istintivamente e mi chinai a prendergli le mani, stringendole tra le mie. Purtroppo aveva davvero capito che io sapevo quindi non avevo motivo per continuare a negarlo. Volevo solo esprimergli quanto fossi sinceramente dispiaciuta per quella perdita così dolorosa.

“Povero Naruto...” lo sentii mormorare senza comprenderne il motivo “...non credevo che fosse un peso così grave per lui.”

Sollevò appena lo sguardo su di me guardandomi con un sorriso immensamente triste e gli occhi lucidi, e mi apparve come invecchiato di colpo di molti anni. Le lacrime mi scesero da sole, senza che riuscissi a trattenerle.

“No, no Piccola non fare così, non ne hai motivo.” mi supplicò lui sciogliendo la nostra presa per prendermi il viso e asciugarlo dalle lacrime e questo servì solo a farmi piangere ancora di più. Cercava di essere forte ma il dolore nei suoi occhi era troppo grande. Lo coinvolsi in un abbraccio forte e allo stesso tempo disperato.

“Non immagini quanto mi dispiace...” gli sussurrai piano ma dal profondo del cuore.

Lui rimase fermo in un primo momento poi ricambiò la mia stretta con sentita riconoscenza.

“Anche a me...” rispose lui, dopo un po’. Il suo tono era cambiato, sembrava tornato quello di sempre. Mi allontanò con dolcezza da sé e quando incrociai nuovamente i suoi occhi caldi vidi che erano di nuovo limpidi, seppur appena arrossati.

“Kaiza...?”

“Scusa se mi sono lasciato andare.” disse dandomi un buffetto sulla guancia “Non preoccuparti per me.”

“Ma tu...”

“Bisogna guardare avanti, Piccola.” affermò amaramente “Qualunque cosa accada.”

Perché aveva cambiato atteggiamento così all’improvviso? Ebbi come l’impressione che l’accaduto per lui d’un tratto non avesse più così tanta rilevanza ma fosse solo un qualcosa da mettere da parte e basta.

Stavo per aprire bocca quando qualcuno bussò alla porta. Mi morsi il labbro perché avrei voluto continuare il discorso con l’uomo ma fu lui stesso a invitarmi ad andare ad aprire dal momento in cui per lui era meglio muoversi il meno possibile. Un po’ a malincuore attraversai il corridoio e quando spalancai la porta fui incredibilmente sorpresa. Era Naruto.

“Sei qui...? Che hai fatto alla faccia?” domandai subito notando come il suo viso fosse fortemente livido e pieno di escoriazioni. Non ci voleva un genio per capire cosa fosse successo.

“Diciamo...che mi è stata data una bella svegliata.” spiegò lui, accennando un sorriso che mi risultò  così sincero da rassicurarmi. Lui poi sembrava sollevato, la sua espressione aveva in sé una luce diversa da quella degli ultimi giorni.

“Vieni dentro, Testa Quadra” gli intimai con un ghigno divertito “Così rimedio ai tuoi danni.”

Lui ubbidì e subito entrò in casa, seguendomi lungo il corridoio fino in camera sua dove Kaiza lo salutò con un cenno della mano.

“Vedo che le hai prese di santa ragione eh?” commentò “Te le sei meritate almeno?”

Naruto ci pensò su un attimo poi rispose.

“Stavolta...credo proprio di sì.”

“Allora va bene così ragazzo!” dichiarò prima di sollevare un pugno che il mio amico non tardò a battere.

Ero confusa. Il modo con cui Kaiza si stava comportando, come se nulla fosse. Il buon umore di Naruto sebbene fosse stato picchiato. Decisamente una situazione strana quanto complicata.

“Dov’è Sora?” chiesi.

“E’ ripartito” disse con un sorriso “Era passato solo per parlare con me. Dice che il mondo è troppo grande per starsene fermi nello stesso posto tutta la vita. E’ andato ad affrontare un altro viaggio.”

Mi spiaceva sinceramente di non aver avuto modo di salutarlo. Era riuscito a ottenere un ottimo risultato, vista il suo attuale comportamento - anche se devo ammettere che avrei usato più le parole che i pugni per farglielo capire- ma a modo c’era riuscito e potevo apprezzarlo con i miei occhi. Ne fui immensamente felice.

Era il Naruto di una volta, quello che sorrideva nonostante fosse ferito, sporco di sangue, di terra ma nonostante tutto non smetteva di ridere, di scherzare, di essere se stesso. Era più autentico in quelle situazioni che in tante altre. Era quella il combattente che ho sempre conosciuto.

“Siediti, fammi curare quei tagli!” gli intimai, indicandogli il letto.

“Non usare le arti mediche” mi disse mentre si sedeva a gambe larghe sul materasso, poggiando il bastone di lato.

“E perché no?” gli domandai “Se vedessi come sei ridotto...”

“Non importa” fece però imperativo. Poi però si addolcì: “Per favore...”

Mi guardò supplicante, così anche se non comprendevo la motivazione di quella richiesta feci come mi aveva chiesto.

Recuperai il materiale utilizzato per il cambio delle fasciature insieme a qualche cerotto e mi sedetti accanto a lui. Cominciai imbevendo un po’ di cotone con il disinfettante, gli feci chiudere gli occhi e dopo avergli preso delicatamente il viso con una mano, passai il batuffolo sulle ferite più piccole. Avvertivo lo sfrigolare del disinfettante e vidi che faceva effetto anche perché il viso di Naruto si piegava in una piccola smorfia là dove bruciava di più. Pulii i tagli, i residui di terra e quel poco di sangue secco che era fuoriuscito.

Applicai lo stesso impasto d’erbe che impiegavamo per aiutare la cicatrizzazione delle ferite e l’assorbimento degli ematomi, là dove era stato colpito direttamente dalle nocche del giovane monaco. Le proprietà curative delle erbe avrebbero dovuto accelerare la guarigione. La guancia destra riportava il segno di un poderoso gancio, così dopo avervi messo l’unguento, gli assicurai contro una garza bianca, trattenendola con qualche striscetta adesiva. Poi gli misi un cerotto sulla fronte e un altro sul sopraciglio sinistro.
Era stato rilassato tutto il tempo, senza muovere un muscolo e a occhi chiusi. Pieno di fiducia. Passai una mano sulla garza che li copriva la guancia, come per assicurarla meglio mentre gli comunicavo che avevo finito.

La mia mano era ancora lì quando riaprì gli occhi e questi osservarono i miei contemplare il lavoro appena terminato prima che si incrociassero. Eravamo piuttosto vicini e me ne accorsi solo in quell’istante.

“Ehm...scusa.” mormorai, scostandomi.

“Nulla...” fece lui, seppur un attimo confuso.

“Ottimo! Allora se siete pronti direi che possiamo anche andare a cena!” esclamò Kaiza, tirandosi su un po’ a fatica. Si avvicinò a Naruto e con solennità pose il suo invito.

 “Io e Yukiho saremmo lieti di averti come ospite a cena stasera, accetti di venire a mangiare nella nostra umile casa?”

“Ma la cena non era...?”

“Sì, era stata stabilita per un altro giorno lo so. Yu però ha insistito per anticiparla a stasera e tiene molto alla tua presenza. Pensa che è venuta persino qui a chiedermi di offrirti il nostro invito! E conoscendola probabilmente ci starà aspettando già in questo momento...allora, che ne dici?”

Naruto era evidentemente sorpreso ma non trattenne un sorriso.

“Sarà davvero un onore” affermò con un leggero cenno del capo.

“Fantastico!” dichiarò Kaiza, battendo le mani “Possiamo andare subito allora!”

“Meglio che mi cambi prima. Non sono presentabile.” osservò constatando che sarebbe stato opportuno mettersi qualcosa di più adatto per la serata.

“Non sarà una cena di lusso, non preoccuparti. E poi stai benissimo!” lo tranquillizzò “Andiamo avanti!”

“Io me ne torno a casa allora” annunciai, rendendomi conto di essere di troppo al momento “Ci vediamo domani.”

Stavo andando verso la porta quando la poderosa stretta dell’uomo mi trattenne e mi bloccò per una spalla.

“Piccola, non credo ci siamo capiti” mi comunicò Kaiza “Mia moglie è stata molto chiara...senza possibilità di rifiuto, sei stata invitata anche tu!”





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“Sakura è tutto a posto? Sakura?”

“Ehm? Come?” chiesi non prestando veramente attenzione alla domanda che mi era stata posta, persistendo nell’osservare l’avanzare dei miei passi, persa intanto nei meandri della mia mente.

“Volevo sapere se c’è qualcosa che non va. Sembri così distante...”

Quelle ultime parole catturarono la mia attenzione e mi resi conto che era proprio Naruto che si stava rivolgendo a me, contro ogni mia aspettativa o previsione. Era al mio fianco e camminavamo con il medesimo ritmo mentre Kaiza ci precedeva, facendosi strada. Mentre l’uomo ci stava dando le spalle, Naruto mi rivolgeva uno sguardo sinceramente preoccupato. Non avrei saputo dire quanto tempo fossi rimasta concentrata nei miei pensieri ma evidentemente mi avevano assorta più di quanto credessi.

“Va tutto bene, scusa se non ti ho risposto subito ma...pensavo.” risposi.

“Sicura?”

Bastò quella parola e capii subito che non era convinto della mia risposta. Guardarlo mi bastò a capire che non me lo avrebbe chiesto una terza volta, ma anche se gli avessi ribadito che era tutto a posto non mi avrebbe creduto fino in fondo.

Accantonai la questione minore, ciò quella riguardante Yu che mi aveva definita “la sua ragazza” che mi aveva imbarazzata da morire nel momento in cui Kaiza mi aveva chiaramente detto che ero io a essere stata invitata a cena insieme a Naruto.

Il problema più grande era decidere se parlargli o no del mio scambio con il medico riguardo al segreto che mi aveva rivelato al cimitero riguardo la sua perdita. Come potevo dirglielo? Avrebbe pensato che non ero stata in grado di trattare con riservatezza quell’informazione, e così avrei potuto guastare quella fiducia di cui mi sentivo investita dalla sera in cui mi aveva rivelato il contenuto dei suoi orribili incubi.

Potevo davvero rischiare di rovinare tutto?

Poi ebbi un flashback e la mia mente richiamò un episodio specifico.
 Il giorno delle sue dimissioni, quando prima di tornare a casa il mio compagno di squadra aveva insistito per fare una deviazione per andare a sincerarsi dello stato di salute di Shikamaru. Aveva dovuto assicurarsi di persona che non gli avessimo mentito, affaticandosi più di quanto avrebbe dovuto e questo perché non si fidava più di noi, i suoi amici. Aveva rischiato la sua incolumità per sapere la verità, accusandoci tutti di non essere sinceri nei suoi confronti.

Presi la mia decisione.

“In realtà è successa una cosa...” sussurrai.

Lui inclinò impercettibilmente la testa verso destra come fosse stato colto di sorpresa dalla mia risposta per poi farsi subito attento. Con un cenno della mano lo invitai ad avvicinarsi. Kaiza camminava piuttosto avanti a noi e quindi se avessimo parlato a voce bassa non ci avrebbe sentiti. Io ero tesa, timorosa che bastasse una sola parola per guastare definitivamente quel rapporto che ero riuscita a riagganciare con lui e che a quel punto era appeso a un filo. Però non volevo più mentirgli o tenergli nascosto qualcosa.

“Quando sono tornata a casa per informare Kaiza che ti trovavi insieme a Sora, al termine del mio racconto mi ha chiesto di dirgli dove lo avevamo incontrato...” cominciai con voce tremolante mentre lui in silenzio attendeva che proseguissi “Ho evitato volutamente di menzionare il cimitero perché non volevo correre il rischio di far trasparire qualunque cosa potesse dargli l’impressione che io fossi a conoscenza di ciò che hai raccontato a me e al maestro Kakashi.”

Respirai a fondo prima di proseguire.

“Te lo avevamo promesso. Lui però ha insistito e se avessi mentito se ne sarebbe accorto subito. Non appena ho nominato quel luogo si è rabbuiato immediatamente e prima ancora che riuscissi a spiegargli che eravamo lì a visitare la tomba di Zanna Bianca, lui mi ha fermato. Aveva già capito.”

Lo scrutai in attesa di una qualsiasi reazione ma prima che qualsiasi sentimento potesse prendere il sopravvento, c’era qualcos’altro che dovevo aggiungere.

“Non devo essere stata attenta...qualcosa nel mio tono o espressione deve avermi tradito. Sono stata veramente una stupida.” mormorai con tono triste.

“Sakura...”

“Naruto, non immagini quanto mi dispiaccia!” esclami, mantenendo comunque un tono contenuto “Non sono stata in grado di impedire che scoprisse che so della disgrazia avvenuta a suo figlio! Non volevo deludere la tua fiducia ma ti prego di non-“

“Calmati adesso, Sakura!” mi fermò lui, obbligandomi a fermarmi davanti a lui dopo avermi preso per un braccio. Non c’era una morsa ma semplicemente una stretta decisa “Non devi dire così.”

Lo guardai interrogativa mentre lui cercava di rassicurarmi con quel piccolo sorriso che gli increspava le labbra e quell’espressione così comprensiva che aveva sempre avuto nei miei confronti.

“Ho capito che non glielo hai detto di tua volontà ma che è successo e basta. Kaiza è un uomo intelligente che riesce a leggere le persone meglio di quanto queste riescano a fare con se stesse, è davvero difficile che si lasci sfuggire qualcosa” rise appena “Come se non bastasse, una cosa del genere non lascerebbe nessuno indifferente. E’ una cosa terribile da immaginare per chiunque.”

Non avevo davvero parole.

“Non sei arrabbiato con me?”

“Le tue parole mi hanno dimostrato che non lo avresti mai fatto. Hai avuto paura a dirmi la verità, immagino temendo la mia reazione. Ma alla fine hai deciso di essere sincera. So che lo sei stata...lo apprezzo davvero.”

Il mio cuore si alleggerì di colpo. Mai altre parole mi avevano sollevato così tanto. Ero a un passo dal dirgli quanto gli fossi grata per aver capito tutto, che venimmo richiamati entrambi.

“Piccioncini, volete darvi una mossa? Se facciamo troppo tardi vi assicuro che Yu mi farà passare un brutto quarto d’ora!”

Superato il momento di imbarazzo per l’utilizzo di quel termine, notai che in effetti tra noi e Kaiza si era messa una considerevole distanza che cercammo di colmare al meglio che Naruto potesse fare anche se il medico rimase qualche metro avanti per permetterci di continuare a parlare e allo stesso tempo farci strada. Ci condusse verso una strada secondaria che conduceva in una zona decisamente lontana dal centro urbano del Villaggio. Imboccò un sentiero battuto che sembrava condurre in una zona più rurale e isolata, su cui gli ultimi raggi del sole facevano uno strano effetto, un chiaro-scuro che creava un’aria leggermente inquieta.

“C’è una cosa però che ancora non mi spiego... “ parlò dopo un po’ Naruto fortunatamente, interrompendo quel fastidioso silenzio.

“Cosa?” feci, appena preoccupata.

“Se ha capito che tu sapevi... perché sembra essere così di buon umore? Ogni volta che succede la minima cosa che gli ricordi Hideiko, bhè...non è così.” spiegò.

“Ecco un’altra cosa che mi preoccupa seriamente.” concordai “Ha cambiato atteggiamento di colpo. Un momento sembrava sull’orlo delle lacrime e un attimo dopo invece sembrava molto più distaccato.”

“Credo che cerchi di non pensarci, di allontanare momentaneamente il suo ricordo per non crollare del tutto. Sta... cercando di proteggersi...”

Le ultime parole erano state poco più di un sussurro ma le colsi perfettamente e vidi un’ombra pericolosa attraversare i suoi occhi. A cosa stava pensando? E quelle parole... potevano valere anche per lui?

“Siamo arrivati!” annunciò di punto in bianco Kaiza davanti a noi, facendoci cenno di accelerare per raggiungerlo. L’atmosfera tesa di ruppe e capii che non sarebbe stato facile riprendere quel discorso.

Mentre il medico si accingeva ad aprire un basso cancelletto di ferro dall’aria piuttosto arrugginita, ebbi modo di constatare quanto bella fosse la sua abitazione. Un’ampia villa dal perimetro quadrato in stile tipicamente giapponese, divisa in due aree collegate da un ponticello di legno, circondata interamente da un rigoglioso prato verde interrotto solo da un sottile sentiero di ciottoli che conduceva all’ingresso. Un singolo albero si trovava sulla destra, un salice che si ergeva in tutta la sua altezza portando con sé quel suono molto malinconico. Osservare i rami danzare nonostante il vento che li muoveva fosse poco più di un soffio tuttavia era incantevole.

“Maledetta ruggine!” imprecò il padrone di casa che sembrava avere qualche problema a far scorrere il gancio che teneva chiusa l’entrata. Alla fine in un ultimo gesto, concentrato di sforzi riuscì a sbloccarlo generando però un forte rumore metallico che ci fece sobbalzare tutti.

“Scusate” mormorò tra una risata e uno sbuffo per lo sforzo “Mi dimentico sempre di mettere una goccia d’olio.”

Poi ci invitò a entrare, chinandosi appena cosa che ci fece ridere entrambi. Io e Naruto avanzammo quello che bastava affinché lui potesse richiudere il cancello e aspettammo che terminasse per poter proseguire. Nel frattempo ci guardammo un po’ intorno e mentre Naruto sembrava essere attratto dal movimento ondulatorio del salice, io tornai con lo sguardo sulla casa in cui intravedevo le luci accese.

Colsi un movimento sulla destra e il mio sguardo si focalizzò su qualcosa che ero certa prima non ci fosse. Non lo vedevo bene ma sulle prime pensai che fosse un gatto o comunque un animale piuttosto piccolo. Nel momento in cui partì in una corsa sfrenata, vidi che mi sbagliavo di grosso. Comprendendo alla fine  che si trattava di una cane – un enorme cane per essere precisi- e che ciò che vedevo luccicare nella semi-oscurità erano due lunghe file di zanne, feci istintivamente un passo indietro portandomi davanti a Naruto automaticamente. Se fosse stato un animale domestico non avrebbe reagito così tirando fuori i denti in quel modo, doveva esserci qualcosa che non andava.

Lui notò il mio movimento e non appena intravide quella creatura avvicinarsi così velocemente, il suo corpo si tese pronto a combattere.

“Kaiza, stai indietro!” gridò per l’uomo alle nostre spalle.

Il cane era vicinissimo, io mi ero appena portata un kunai davanti al viso pronta a usarlo ma senza la minima fatica  quello si creò un’apertura tra noi, respingendoci con facilità per poi trovarsi con un balzò addosso a Kaiza. Stavo per scagliare l’arma contro l’animale ma per fortuna evitando un errore.

Il cane era letteralmente in braccio all’uomo e lo leccava con una foga tale che lui non riusciva a levarselo di dosso. Doveva pesare più di 70 chili come minimo riusciva a tenerlo a terra con tanta facilità. Fui obbligata a fare un passo indietro dal momento che la forza della grande coda pelosa che urtava contro la mia gamba era decisamente fastidiosa e poi non avevamo modo di avvicinarsi dal momento che l’animale sembrava in preda a un’euforia inarrestabile.

“Sakè! Okay! Ehi, adesso basta!” ansimava Kaiza, cercando in tutti i modi di porre fine a quell’attacco improvviso “Sì, anch’io sono f- ehi! Sono felice, sì, sì! Sakè, la gamba! Attento! No!| Okay, ora basta però!”

Per quanto cercasse di bloccarlo con le braccia, quello non smetteva un attimo di dimenarsi. A un certo punto si portò il braccio davanti alla faccia e come se fosse stato un giocattolo di gomma, il cane cominciò a mordicchiarlo emettendo versi d’indignazione senza però tuttavia trattenere la presa. Lo stava rimproverando? Siccome questo però sembrò non bastare a placarlo, con un enorme sforzo riuscì ad afferrargli la testa e prima che ricominciasse a leccarlo come se non ci fosse un domani, impartì un ordine.

“Sakè, fermo!”

Sakè rimase come ipnotizzato da quella parola e si immobilizzò all’istante. Un attimo dopo si mise seduto e finalmente Kaiza poté mettersi a sedere a sua volta, tirando fuori un fazzoletto dalla tasca per darsi una pulita mentre riprendeva fiato. Eravamo tutti e due ammutoliti ma con un cenno del capo ci rassicurò.

“Eheheh forse dovevo anticiparvelo” convenne.

Si concentrò sul muso del cane che era ancora come in tranche, lo prese tra le mani e lo chiamò ancora per nome. Sakè scosse la testa e parve confuso solo per un attimo poi inquadrò il suo padrone e allungò nuovamente il collo per continuare a salutarlo.

“Buono, buono!” lo ammonì con dolcezza stavolta, riuscendo a gestire meglio tutta quell’espansività “Anche tu mi sei mancato! Ora però calmati, non vedi che abbiamo ospiti?”

Solo allora ci degnò della sua attenzione, voltandosi e osservandoci curioso, dandoci anche modo di osservarlo meglio. Era decisamente un cane possente, con zampe enormi e una fitto pelo nero, fatta eccezione per la punta bianca delle zampe, quasi le avesse intinte nella vernice. Per non parlare dell’alone dello stesso colore che gli circondava l’occhio sinistro. Aveva le orecchie drittissime, pronte a recepire il minimo rumore e nel complesso il muso lasciava trasparire il fatto che fosse decisamente molto socievole.

“Sakè, ti presento due persone molto speciali” annunciò “Lei è Sakura e lui è Naruto. Ragazzi, lui è Sakè!”

“Piacere di conoscerti” mormorai io divertita e l’interessato sembrò illuminarsi. Si alzò e fece per venirmi in contro ma Kaiza lo trattenne.

“Ehi, fai piano avvicinati con calma! La spaventi sennò!” lo richiamò ma non venne ascoltato.

“Non puoi dargli un ordine come prima?” chiese Naruto mentre osservava preoccupato come l’animale sembrasse volere qualcosa da me mentre io non sapendo come reagire indietreggiavo.

“Non è legato a me, non posso impartirgli altri ordini oltre a quello” rispose, non facendoci capire effettivamente il senso della sua affermazione “Piccola, non vuole farti nulla. Vuole solo annusarti, per cui ti basterà tendere la mano e lui si fermerà.”

Non ero molto convinta ma Sakè continuava ad avvicinarsi con l’aria così felice, che alla fine mi convinsi ad avere fiducia. Rinfoderai il kunai e tesi avanti la mano, tremando appena. Non appena fu a portata di muso, venne controllata immediatamente. Sakè la annusava con interesse e sembrava non esistesse nulla di più interessante. Vedere le sue intenzioni mi tranquillizzò almeno fino a quando Kaiza non lo lasciò andare, permettendogli a quel punto anche di saltarmi addosso se avesse voluto.

“Tranquilla Piccola. Sta a guardare.”

Non capivo come si potesse star così calmi visto l’estrema dimostrazione d’affetto di poco prima ma cercai di non dar a vedere la mia agitazione. Sakè terminò il suo lavoro e sollevò il muso per guardarmi negli occhi con quella che mi parve perplessità. Poi di colpo si mise a terra e rotolò fino a trovarsi a pancia in su. Allungò il collo nella mia direzione ma non capii cosa volesse.

“Cosa significa?” domandò Naruto anticipandomi. Kaiza rise con sincerità passando la mano sul ventre del cane che mugolò di soddisfazione.

“Vedete... dovete sapere che Sakè ha un abilità molto speciale. E’ in grado di percepire i sentimenti provati dalle persone nell’istante in cui se le trova davanti. Le percepisce tutte, anche più di una allo stesso tempo. Felicità, rabbia...paura.” poi accennò alla posizione in cui si trovava “Questo è un gesto di sottomissione nel mondo animale. Ci si prostra e si mette in vista la gola per mostrare che ci si arrende, ci si mette alla mercé dell’avversario. Sakè ha percepito della paura in te e per questo si è messo in questa posizione, per dimostrarti che non hai motivo di avere paura di lui.”

Quella spiegazione mi meravigliò profondamente e allo stesso tempo mi fece ridere. Senza più esitazioni, accarezzai il collo del cane fino ad arrivare poi a dargli una grattata sul petto che lui sembrò gradire moltissimo. Diede un’altra annusata al mio braccio e si rialzò in piedi, facendo un paio di saltelli a lingua di fuori palesando la sua felicità. Si avvicinò con più calma e si lasciò accarezzare strusciandosi a me quasi fosse un gatto. Anche Naruto e Kaiza ridevano divertiti di quel comportamento e fu solo allora che Sakè notò il mio compagno di squadra.

Contento gli si avvicinò e Naruto si abbassò alla sua altezza tendendo senza timore la mano. Senza perdere tempo, cominciò ad annusarla con cura. Ma a differenza del modo in cui lo aveva fatto con me, c’era qualcosa di diverso. Inspirava lentamente, spingendo il naso sul palmo ed esitando più di una volta. Anche il mio amico sembrava perplesso. Poi i loro sguardi si incrociarono. Mi avvicinai un po’ per osservarlo meglio e se un attimo prima potevo dire che era un cane al settimo cielo adesso sembrava il più triste del mondo. Non capivo il motivo di quel cambiamento così improvviso. Poi quello chinò il capo e lo spinse fino a farlo combaciare con il petto di Naruto, prendendo poi a uggiolare piano a intervalli irregolari. Sembrava piangesse.

“Credo non serva la spiegazione per questo...”mormorò l’uomo.

Non era necessaria infatti. Dall’espressione sorpresa di Naruto, dedussi che non si aspettasse quella dimostrazione di comprensione che Sakè gli stava dando. Appoggiò un attimo il bastone a terra e cinse il collo del cane, tenendolo vicino a sé.

“Grazie tante amico” gli disse, accarezzandolo. Quello sollevò il muso e di risposta gli leccò la guancia. E riuscì a stappare una risata a chi in quel momento, nonostante tutto, stava soffrendo ancora.

“Sakè! Che combini, razza di peste?!”

L’udire quella voce fece scattare le due orecchie dritte e il proprietario cominciò a guardarsi intorno preoccupato. Ci voltammo tutti per vedere venire verso di noi, qualcuno che probabilmente aveva una certa influenza sul canide.

“Buonasera, scusate immagino vi sia praticamente saltato addosso. Era con me in cucina ma probabilmente ha sentito il cancello e si è fiondato qui.” disse la donna che riconobbi come Yukiho. Poi cambiò repentinamente tono. “Sakè, qui!”

Il comando venne immediatamente ascoltato. Con tre salti, fu subito ai suoi piedi chinando coda e capo in un gesto di scuse. Lei lo guardò con biasimo ma un attimo dopo gli grattò la testa e l’altro si rallegrò subito.

“Scusatelo, è un pazzo giocherellone” disse rivolgendosi a noi, poi inchinandosi aggiunse “Benvenuti!”

“Scusa se ci abbiamo messo un po’ cara, speriamo di non essere troppo in ritardo” parlò Kaiza avanzando davanti a noi. Quando la moglie fu sul punto di avvicinarsi per salutarlo la fermò “Il tuo pazzo giocherellone mi ha fatto il bagno.”

“Ormai dovresti essere abituato” commentò, sfiorandogli appena la guancia. Poi venne verso di me, prendendomi le mani “E’ un piacere vederti, cara!”

“Per me è lo stesso” risposi “E Sakè ci ha dato uno splendido benvenuto!”

Il cane abbaiò quasi a confermare il suo impegno nell’accoglierci. La donna fece spallucce ma sorrise divertita. Poi si fermò.

“Tu devi essere Naruto.” cominciò una volta davanti a lui.

“Sì signora. Voglio ringraziarla molto per il suo gentile invito!”e fece per inchinarsi ma lei lo fermò prendendolo per le spalle.

“Non c’è bisogno, ti prego! E poi sei ancora ferito, non farti del male inutilmente.” disse con premura infinita, poi continuò dopo averlo osservato a lungo “Ho sentito tanto parlare di te, Kaiza mi ha raccontato tante cose... dice che sei un ragazzo davvero speciale.”

“Esagera sempre. E’ lui a essere speciale. Ma credo che questo lei già lo sappia.”

L’altra annuì con un sorriso.

“Hai ragione” convenne. Continò a guardarlo con grande dolcezza, poi gli prese le mani tra le sue e disse: "Sei il benvenuto a casa nostra!”

“La ringrazio davvero!” rispose il mio amico sinceramente riconoscente per la spontaneità con cui gli dimostravano la loro gentilezza.

“Per così poco! Piuttosto spero proprio che abbiate fame perché tra poco sarà tutto in tavola e prima che Sakè reclami il diritto di possesso su quello che c’è sopra, sarà meglio che abbiate mangiato a volontà!”




 
 
 
Note d’autore: Sarò davvero breve perché credo che non ci sia molto da dire. Non immaginate quanto mi rincresca aver trascurato questa storia fino a questo punto ma non è dipeso da una mancanza di volontà o dal fatto che non sapessi cosa dovesse accadere. Semplicemente trovare le parole per scriverlo, è stato davvero difficile. E finché non avessi raggiunto qualcosa di almeno decente non potevo davvero pubblicare. Sono stati poi mesi duri in università e mi hanno preso assiduamente, ho scritto altre storie perché più brevi, soprattutto diverse da questa. C’è tutto un altro spirito quando devo scrivere questa long e se quello manca, non posso scrivere. Non so quanti ancora saranno interessati a proseguirne la lettura ma non importa. In fondo capisco che leggere un capitolo dopo così tanto tempo è difficile perché si perde il filo.  Ma questa storia verrà portata fino alla fine. Non so quanto ci vorrà ma la terminerò. E’ la mia storia, c’è dentro davvero tanto. Detto questo, l’ultima cosa che posso dire è che comunque ringrazio chi proseguirà anche solo a leggerla. E che spero di non dover mai più creare un vuoto così grande tra un capitolo e l’altro anche se purtroppo non posso promettervelo. Grazie a tutti comunque. Alla prossima!

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Capitolo 35
*** A cena fuori (Parte II) ***


Yukiho e Kaiza ci fecero strada lungo il viottolo che conduceva all’ingresso dell’abitazione mentre Sakè continuava a saltellarci intorno, scodinzolando a più non posso. Rischiò più di una volta di farci inciampare, sfrecciandoci particolarmente vicino per raggiungere i padroni mentre un attimo prima era intento a rubare qualche carezza a turno tra me e Naruto.
 
Ero stupita da tanta solarità ma ancora di più dalla rapidità con cui lo avevo visto cambiare umore. Nell’arco di pochi minuti era stato felice come non mai, poi era stato cauto e allegro con me e infine comprensivo e triste insieme a Naruto. Oltretutto adesso sembrava nuovamente al settimo cielo.
 
Potrà sembrare strano ma la sensazione più profonda che quel grosso cagnolone mi stava trasmetteva, era una smisurata purezza d’animo. Forse era proprio questo suo essere a permettergli di percepire i sentimenti delle persone con così tanta chiarezza e facilità, facendolo agire di conseguenza. Gli invidiavo molto quella caratteristica, desiderandola per me. Grazie a essa, comprendere i sentimenti del mio amico non sarebbe stato più così difficile.
 
Al momento era distratto dal buon umore del cane che sembrava lo stesse contagiando. Seguiva i suoi movimenti con curiosità e si trovava a soffocare una risata ogni qual volta lo vedeva assumere un’espressione particolarmente buffa con quella lingua a penzoloni.
Sperai che almeno per quella sera, riuscisse a mettere da parte le sue preoccupazioni personali e si godesse con serenità la cena insieme ai due coniugi. E perché no? Anche con me.
 
“Prego, accomodatevi” disse la donna aprendoci la porta. Entrammo in quello che era l’ingresso premurandoci di toglierci i sandali per indossare le pantofole che ci erano offerte da Kaiza. Naruto non volle aiuto ma del resto per fortuna non era un’azione che gli richiedeva uno sforzo particolare. Sakè entrò poco dopo e lo vidi strusciare le zampe all’ingresso prima di lasciarsi andare a un breve ululato un po’ stonato,  come a segnalare la sua presenza.
 
Stavo riponendo i nostri sandali in uno scompartimento quando udii un ululato di risposta. Dolce e melodioso. Mi voltai in cerca della sorgente ma vidi il corridoio che si concludeva con una porta accanto a una scala che portava al piano di sopra, completamente vuoto.
 
“Io vado a finire di mettere tutto in tavola,” ci comunicò Yu “Sakè è pulitissimo ma comunque usate il bagno per lavarvi le mani. Poi andate pure in salotto.”
 
Detto questo, sparì nella stanza che era sulla sinistra mentre Kaiza ci fece cenno con la mano di seguirlo. Il cane nero ci anticipò andando – almeno così credevo – verso la porta in fondo al corridoio ma un attimo dopo lo vidi sparire sotto le scale. Non capii dove fosse finito finché il medico non accese una lampadina che si trovava appesa sopra la rientranza ricavata nel sottoscala.
 
In una ampia cesta era accucciato un altro grande cane, completamente diverso da Sakè. Il suo pelo era frangiato di un caldo color crema completamente uniforme. Le sue orecchie non erano alte e dritte anzi erano completamente flosce e insieme ai gradi occhi marroni, lasciavano trasparire una dolcezza fuori dal comune. Non appena ci vide, tirò su il muso scrutandoci fugacemente perché ad aver attirato la sua attenzione non era tanto Sakè quanto Kaiza.
 
“Aika” la chiamò l’uomo, allungando la mano. Nella sua voce c’era una dolcezza che gli sentivo usare solo insieme a Naruto.
 
Lei però rimase ferma, emettendo un piccolo lamento e abbassando il capo.
 
“Tranquilla mia cara, è tutto a posto” disse lui, capendo probabilmente il motivo di quel comportamento “Lo so che non volevi farmi del male. Quando stiamo male a volte facciamo cose che non sono da noi...”
 
Solo allora Aika lo guardò fissò negli occhi, quasi volesse sincerarsi delle sue parole, prima di strofinare delicatamente il muso contro la mano che le era stata offerta e che andò subito a grattarla dietro un orecchio. Kaiza poi si chinò a lasciarle un bacio sulla testa, stringendole il muso con devozione.
 
“Abbiamo due ospiti a cena questa sera, guarda” e ci indicò “ si chiamano Naruto e Sakura.”
 
“E’ bellissima, Kaiza” mormorò il mio compagno che sembrava perso a osservarla.
 
“Grazie, ragazzo” gli disse “Avvicinati un po’, per favore. Lei non può alzarsi.”
 
“Come mai?” gli domandò mentre io gli facevo un po’ di spazio per farlo avvicinare alla cesta.
 
“Ieri per andare a ripescare questo scapestrato, si è ferita alla zampa con del filo spinato o qualcosa del genere...posso?” lo domandò al cane, che annuì con la testa e gli permise di alzarle la zampa posteriore mostrandoci là dove erano stati applicati diversi punti su un taglio piuttosto ampio “E’ probabile che sia rimasta impigliata e per cercare di venire via si è aperta questo squarcio. Povera piccola, le faceva così male mentre le mettevo i punti che è arrivata persino a mordermi.”
 
Adesso mi era chiaro cosa era capitato alla sua gamba. E finalmente riuscivo a dare un senso a quei frammenti di conversazione che avevo colto quella mattina mentre cercavo di svegliarmi e anche quello scambio di battute con il maestro Kakashi. Stava parlando di Sakè e Aika.
 
“Non sarebbe il caso di bendarle la ferita?” dissi “Se la lecca rischia di togliere o allentare i punti.”
 
“Non ce n’è bisogno. Lei non lo farà” mi rispose.
 
Stavo per chiedergli come facesse a esserne così sicuro che mi rispose subito, come leggendomi nella mente.
 
“Fa parte della sua abilità” disse con un sorriso. Poi si rivolse a Naruto: “Ragazzo, prova a chiederle qualcosa.”
 
“Chiederle?” domandò perplesso “E ad esempio, cosa?”
 
“Qualsiasi cosa. Lei capirà.”
 
Né io né lui sembrammo cogliere il senso delle parole del medico, tuttavia Naruto corrucciò il viso riflettendo su che cosa avrebbe potuto dire. Si mordeva appena il labbro come se stesse facendo qualcosa di molto difficile.
 
“Qualunque cosa, Kaiza?”
 
“Quello che vuoi.”
 
“Aika, ti fidi molto del tuo padrone, non è vero?” chiese infine.
 
Accadde qualcosa di strano. Il cane si immobilizzò e scrutò negli occhi di Naruto quasi fosse una persona. Vidi le iridi chiari del mio amico concentrarsi in quelle che aveva di fronte, per poi strabuzzarsi di colpo come se avesse assistito a qualcosa di impossibile.
 
“Ma come...?” sussurrò incredulo.
 
“E’ la sua abilità. Può comprendere qualsiasi cosa, è estremamente intelligente. Tutto ciò che le manca è il dono della parola e chiunque la ascoltasse sono sicuro che starebbe subito molto meglio” ammise con un sospiro “Come ti senti, Naruto?”
 
“Non capisco bene però...mi sento improvvisamente così, così...sereno.”
 
“Lo sapevo” ammise l’uomo sorridendo “ sentirsi compresi fa stare bene. Ti è stata d’aiuto?”
 
“Io non lo so” mormorò lui. Si massaggiava le tempie, decisamente confuso.
 
“Non è facile fare ordine. Ci vuole tempo e un contatto più prolungato, quella che hai avuto è stata solo una piccola dimostrazione di ciò che è in grado di fare. Sakura, vuoi provare anche tu?”
 
Inutile negare che ero davvero curiosa di capire quale fosse l’abilità di Aika. Così annuii e mi affiancai a Naruto che sebbene mi avesse fatto un po’ di spazio, non era indietreggiato. Avevo la netta sensazione che volesse assistere a quello che sarebbe successo.
 
“Avanti, chiedile qualcosa.”
 
Trassi un profondo respiro. C’era solo una cosa che mi era venuta in mente.
 
“Come si è certi di essere sinceri?”
 
Potevo quasi giurare che Aika fosse rimasta perplessa dalla mia domanda. Ero convinta che non ne avesse capito il senso. Era solo un’illusione. Accadde tutto in pochi istanti. Come se fino a quel momento un sottile strato di nebbia mi avesse avvolto, all’improvviso riuscivo a vedere di nuovo chiaramente. Era come se stesse parlando. Come se mi leggesse l’animo. Come se conoscesse perfettamente il motivo per cui avevo posto quella domanda. E mi stava rassicurando. Senza bisogno di parlare.
 
“Dalla tua espressione, direi che ha funzionato anche con te.”

La voce di Kaiza mi riscosse, chinai lo sguardo e mi strofinai gli occhi con forza. Si erano fatti di colpo pesanti. Un tocco gentile attirò la mia attenzione e mi ritrovai vicino anche Sakè che mi scrutava apparentemente preoccupato. Sollevai lo sguardo verso la femmina e anche lei sembrava tesa.
 
“Tutto bene, Piccola?” stavolta a domandarlo fu il medico.
 
“Non preoccupatevi,” mi affrettai a rispondere “sono solo...senza parole.”
 
“E’ normale” fece sempre lui, regalando un’ ultima carezza ad Aika e accarezzando distrattamente Sakè mentre si rialzava“direi che è il caso di lavarci le mani, ormai la cena sarà pronta.”
 
Aprì la stanza lì accanto che si rivelò essere il bagno. Ci alzammo entrambi e ci lavammo le mani mentre Kaiza approfittava e si lavava anche la faccia. Una volta fatto, ci invitò ad andare in sala da pranzo mentre lui usciva un attimo per andare a prendere da mangiare per i due animali.
 
Non mi aspettavo che anche Naruto come me avrebbe preferito restare ancora un attimo ad osservarli entrambi. Anche perché erano uno spettacolo incredibile.
 
Aika si era nuovamente messa giù nella sua cesta e Sakè si era seduto davanti a lei. La osservava con la testa leggermente inclinata, come a chiedersi il motivo per cui l’amica non si alzasse. Poco dopo allungò il collo per arrivare ad annusare la ferita sulla sua zampa e poco dopo cominciò a leccarla. Colta dal mio istinto di ninja medico, feci per avvicinarmi e allontanarlo ma non fu necessario perché con uno scatto, lei gli morse prontamente una zampa facendolo desistere all’istante. Quello guaì, ferito e la fissò con occhi sofferenti. Intanto Aika prese ad abbaiargli contro come a rimproverarlo di quel gesto appena compiuto mentre Sakè chinava sempre di più il muso finché non arrivò a toccare terra.
 
Io sinceramente non credevo fosse possibile assistere a una scena del genere e più che altro non mi capacitai del fatto che sia io che Naruto ci saremmo trovati ad essere testimoni di un confronto così particolare.
 
Poi lei si acquietò. Di colpo. Liberò un piccolo sospiro e andò a strofinare il muso contro quello del cagnolone nero prima di leccarlo con delicatezza lasciando che l’altro si godesse quelle attenzione senza emettere un verso o fare qualcosa.
 
“Li hai visti?” domandai a Naruto, senza riuscire a trattenere la mia meraviglia.
 
“Sì” fece lui “Sakè ha cercato di aiutarla ma lei lo ha morso e poi lo ha rimproverato.”
 
“Che dici? Non poteva lasciargli leccare la ferita,” affermai decisa “Kaiza deve averle ordinato di non farlo per il suo bene e lui sconsideratamente invece lo ha fatto! Per questo lo ha rimproverato, anche se voleva aiutarla stava rischiando di fare peggio!”
 
“In effetti...” ammise, passandosi la mano tra i capelli “...credo tu abbia ragione.”
 
“Sembri proprio Sakè, sai?” mi venne da dire,senza riflettere “Siete due incoscienti.”
 
“E tu sembri un po’ Aika,” ribatte lui, apparentemente un po’ offeso “ogni volta che faccio qualcosa di sconsiderato, mi picchi e poi mi rimproveri!”
 
A quel punto spalancammo tutti e due la bocca, rendendoci conto di quello che avevamo detto in quell’istante. Tornammo ad osservare i due animali, le cui azioni adesso si erano invertite dal momento che era Sakè a leccare il muso di Aika.
 
“Lui si preoccupa per lei...vorrebbe farla stare bene” sussurrai con un filo di voce.
 
“E lei, nonostante la sua impulsività, alla fine lo ha capito. Per questo lo ha perdonato” rispose lui, seguendo quello che era stato anche il mio stesso pensiero.
 
Timidamente, ci scrutammo ancora negli occhi consci di aver ammesso indirettamente qualcosa. Qualcosa di veramente importante.
 
“Ragazzi, ma che fine avete fatto?” ci chiamò la voce di Yukiho dall’altra stanza “E’ tutto in tavola!”
 
Naruto cambiò espressione, scuotendo appena la testa.
 
“Andiamo?”
 
“Sì” gli risposi “Andiamo.”
 
Non ci eravamo detti nulla. Ma qualcosa era arrivato ad entrambi.

 
 
 
“Che fine avevate fatto, ragazzi?” ci domandò la donna, non appena varcammo l’ingresso della sala da pranzo in cui aveva imbandito una decoratissima tavolata nonostante alla fine fossimo solo in quattro.
 
Era un ambiente estremamente accogliente, con due belle poltrone posizionate in un angolo accanto a quello che doveva essere un camino anche se sembrano non venire utilizzato da parecchio. Mensole e scaffali erano incassati nelle pareti con cornici e soprammobili in perfetto ordine e posizionati con gusto.
 
“Siamo rimasti un attimo a guardare Aika e Sakè mentre Kaiza è andato a prender loro da mangiare” rispose Naruto “Sono due cani straordinari e poi sembrano davvero una coppia molto affiatata!”
 
“Ecco, manca solo il riso!” fece lei tra sé e sé posando al centro della tavola una pentola con qualcosa di sicuramente delizioso a giudicare dall’odore, poi si rivolse al mio compagno “Eheh mio caro Naruto, sull’essere affiatati non ti do torto ma devi sapere che non sono una coppia. Sono fratello e sorella.”
 
“Sul serio?” domandai sbalordita “Eppure sembrano così legati...”
 
“Oh ma lo sono, cara” disse “tantissimo! Si amano profondamente ma non in quel senso. Fin da quando erano piccoli, nonostante fossero due caratteri completamente diversi non si riusciva a tenerli separati in alcun modo. Hanno bisogno l’uno dell’altra anche se spesso e volentieri si azzuffano oppure litigano.
Avrete senza dubbio notato che il nostro Sakè è piuttosto scalmanato, quindi il più delle volte Aika nel tentativo di calmarlo, suscita il suo disappunto e capita che spesso lui faccia un po’ l’offeso. Viceversa lei si offende quando Sakè non la chiama per giocare anche se quando lo fa, lei rifiuta. Sono due personalità molto particolari... ma sono davvero speciali, non possiamo più fare a meno di loro.”
 
Anche se li avevo conosciuti da poco non potevo che essere d’accordo con lei. Senza due quei due cani erano decisamente fuori dal comune in grado di farsi apprezzare e suscitare affetto non solo per le loro abilità quanto per i loro caratteri che, per quanto profondamente diversi, in qualche modo riuscivano a scavare nelle profondità dell’animo delle persone. Lo avevo sperimentato sulla mia pelle.
 
Yukiho ci invitò a sederci sulle poltrone nell’attesa che tutto fosse pronto così ci accomodammo. Per Naruto fu un sollievo, almeno a giudicare dal profondo sospiro a cui si era abbandonato una volta sistematosi contro lo schienale. Si abbandonò completamente incurante come al solito di mantenere un certo decoro in casa d’altri ma in fondo non mi sentii di rimproverarlo dal momento che doveva essere sinceramente stanco dopo una giornata impegnativa.
 
Nel frattempo io mi stavo guardando un po’ intorno per ingannare l’attesa. Osservai per un po’ le decorazioni su di un grosso vaso adagiato contro una parete cercando di seguirne gli schemi pittorici. Poi diedi un’occhiata ai vari soprammobili finché non mi cadde lo sguardo su una fotografia sistemata sul camino.
 
Spinta da una curiosità probabilmente inopportuna mi alzai e mi avvicinai ad essa per poterla osservare meglio. Era una foto di famiglia. Raffigurava Kaiza e Yukiho stretti intorno a un ragazzino di sì e no dieci anni con un grandissimo sorriso. Corti capelli corvini proprio come quelli della madre. I medesimi occhi profondi e dorati di suo padre. Si trattava proprio di Hideiko.
 
“Sono davvero belli...”
 
Mi voltai, ritrovandomi Naruto accanto a osservare la stessa foto. C’era una profonda malinconia nella sua voce così come nella sua espressione. Nonostante avesse incontrato entrambi i genitori, non aveva avuto modo di vivere quel medesimo momento di estrema intimità famigliare. Da quello che mi aveva raccontato aveva incontrato Kushina e Minato in due momenti separati, non insieme. Per un tempo troppo esiguo anche per definirlo tale. Gli era stato concesso così poco. Annuii preferendo evitare di dire qualcosa che sicuramente lo avrebbe turbato.
 
“E’ la foto più bella che abbiamo tutti insieme.”
 
Fummo raggiunti da Yukiho mentre si asciugava le mani sul proprio grembiule e scrutava la foto con una dolcezza immensa.
 
“Durante il periodo di preparazione per entrare in Accademia è sempre diventato più distaccato. Non c’è stato più modo di trascorrere del tempo insieme in questo modo” disse, prendendo la cornice e contemplandola “rimandava sempre, dicendo che non aveva tempo e che doveva concentrarsi sul suo futuro. Voleva diventare un grande ninja, di volersi impegnare affinché il nostro Villaggio diventasse il più rispettato e ammirato in tutte le Cinque Grandi Terre. E poi” e a questo punto si lasciò andare ad una piccola risata “diceva che avrebbe preparato la strada al Capo Villaggio che avrebbe aperto le porte di Konoha a un radioso futuro. Sapete il Terzo non gli andava troppo a genio, non credeva che al momento opportuno sarebbe stato in grado di proteggerci se ce ne fosse stato bisogno. Invece nulla è andato come credeva. E il maestro Sarutobi ci ha protetti non solo da Orochimaru... anche da noi stessi.”
 
Sfiorava con le dita la superficie del vetro quasi a voler raggiungere ancora quel bambino che sembrava così spensierato in quella fotografia. La sua mano ebbe uno scatto indietro improvvisamente, realizzando forse per l’ennesima volta che ciò non era possibile. Ripose l’oggetto al suo posto, rivolgendoci un sorriso un po’ triste.
 
“Sarete affamati! Mettiamoci a sedere!” ci disse poi, andando verso la tavola. In quel momento entrò nella stanza anche Kaiza.
 
“I ragazzi sono sistemati! Spero sia pronto perché sto morendo di fame!”
 
“Sì, è in tavola.”
 
“Yu, che è successo?” domandò Kaiza andandole incontro, resosi conto subito che c’era qualcosa che non andava.
 
“No, niente caro. Non preoccuparti” rispose lei, cercando di mantenere un tono calmo “Il pane! Un attimo che torno subito!”
 
Si dileguò in cucina sfuggendo alle mani dell’uomo con un gesto estremamente brusco, come se quel gesto sembrasse scottare e la cosa lo lasciò evidentemente preoccupato oltre che ferito. Prima che potesse seguirla, venne anticipato immediatamente Sakè che lo sorpassò con la velocità di un fulmine. Quasi avesse percepito quell’aria di tensione che si era venuta a creare.
 
Naruto mi rivolse un’occhiata supplichevole per trovare qualcosa da poter fare per porre rimedio a quel turbamento palpabile nell’aria. Io mi sentivo colpevole di essere stata la causa di tutto, avendo suscitato dolore ad una ferita ancora sanguinante per colpa della mia stupida curiosità.
 
Il medico sembrava essersi dimenticato completamente di noi due, si era appoggiato ad una sedia con lo sguardo perso nel vuoto incapace di qualsiasi movimento.
 
“Kaiza...” cominciai a dire ma fui costretta a fermarmi subito.
 
“Aika piccola mia, che fai qui?”
 
Vidi il cane dorato in piedi su tre zampe spingere il muso contro la mano del suo padrone in cerca di attenzione. Lui si chinò e prese ad accarezzarla, ciò sembrò bastare per  farlo distendere all’istante. Poi si guardarono intensamente e l’uomo fece combaciare il viso con il suo muso. Mormorò qualcosa che non riuscii a sentire. Poi la invitò a tornare nella sua cesta e lei obbedì, lasciando la stanza.
 
“Scusatemi ragazzi” disse, rialzandosi “non volevo turbarvi in alcun modo.”
 
“E’ stata colpa mia, non volev-...”
 
“Non dire così cara, non è colpa tua!”
 
Yukiho fece capolino dalla cucina con un cestino di pane con Sakè che scodinzolava al seguito. Aveva cambiato completamente umore così come Kaiza. Si sorrisero incoraggianti l’un l’altra e nuovamente sembrava come se nulla fosse accaduto.
 
Cominciai a convincermi che la presenza dei due cani in quella casa non era affatto casuale. Che c’era un validissimo motivo se due civili possedessero animali di tali dimensioni al di fuori del clan Inuzuka. Anzi era probabile che venissero proprio da lì. Soprattutto per le abilità che avevano dimostrato di avere.
 
“Non è legato a me, non posso impartirgli altri ordini oltre a quello” aveva detto Kaiza riguardo Sakè. Dall’intimità che c’era lui e Aika compresi che era Yu ad essere legata lui. Dopo quello a cui avevo appena assistito, ne ero sicura.
 
“Mi spiace che siate dovuti essere spettatori di questo” disse la donna, sedendosi a tavola “ma non credo riusciremo mai ad affrontare diversamente questa situazione. Per quanto ci sforziamo, sembra impossibile.”
 
“Speravo che questa cena avrebbe allontanato per un po’ i tuoi pensieri più cupi, ragazzo” continuò Kaiza con un sospiro “ma ha ragione lei. Non siamo in grado di dimenticare neanche momentaneamente la nostra perdita. Mi dispiace, chiedo scusa a entrambi.”
 
“Non dire così!” esclamò Naruto “Siamo stati noi a suscitare tutto questo, senza volerlo! Forse... non saremmo dovuti venire...”
 
“Mio caro ragazzo, non colpevolizzarvi per qualcosa a cui nulla potrà porre mai rimedio. Nonostante i nostri propositi, sono convinto che in qualche modo alla fine ci saremmo arrivati. Per quanto desiderassimo evitarlo, è in ogni cosa. Per quanto avessimo potuto intraprendere una conversazione piacevole, qualunque cosa è lì. In quei ricordi. Vi siamo indissolubilmente legati.”
 
Fui invasa da una tristezza profonda come mai mi era capitato. Anche di fronte al dolore di Naruto, in quel momento credo non potesse esistere nulla di più di malinconico della situazione vissuta da Kaiza e Yukiho.
 
“Direi che a questo punto ci rimane una sola cosa da fare” riprese, sedendosi “goderci questa bellissima cena e affrontare direttamente l’argomento.”
 
“Non devi!” scattai “Non ci devi spiegazioni o altro! Noi...”
 
“Non lo faccio perché devo, Piccola” cercò di tranquillizzarmi lui con la gentilezza di sempre  “se fino a questo momento non ho voluto parlarvene è stato solo perché credevo che non fosse il caso di farvi carico anche dei miei sensi di colpa. Ma mi sono reso conto di aver sbagliato tutto. Del resto vi ho parlato fin dai primi giorni dell’importanza dell’essere sinceri li uni gli altri. Dell’esseri se stessi. Mentre Yu è stata sempre sincera, io vi ho mostrato solo la maschera di qualcuno che non sono io. Quello che avete visto è solo un personaggio, l’apparenza di qualcuno che vorrei essere ma che non credo sarò mai.
 
Io in realtà non ho nemmeno un nome con cui definirmi. Non è strano? Noi essere umani abbiamo trovato un nome per chi rimane senza marito o senza moglie, un’altra parola per indicare chi invece rimane senza genitori. Ma non esiste un termine per indicare chi perde un figlio (*). E’ la cosa più innaturale del mondo del resto o forse semplicemente è troppo terribile per trovare un insieme di lettera che riesca a descrivere l’immenso dolore che si prova...”
 
Sollevò lo sguardo e ci sorrise.
 
“So che non sarà la serata che tutti speravamo di trascorrere ma vorrei potervi parlare a cuor aperto mentre rendiamo onore a questa stupenda cena. Voglio essere sincero con voi, stavolta completamente. Ma solo se siete disposti a perdonare le mie menzogne nei vostri confronti e ad ascoltarmi come si ascolterebbe un amico. Altrimenti non importa, ora sto meglio possiamo parlare di qualsiasi altra cosa.”
 
Naruto scostò la sedia, sedendosi. Io feci altrettanto. Non servirono parole, il mio compagno di squadra capì al volo cosa stavo pensando. Fece combaciare le mani con un rumore secco, ed esclamò ad alta voce:
 
“Prima che si raffreddi tutto direi di goderci il pasto,buon appetito a tutti!”
 
Quel tono allegro, risollevò l’animo a tutti che ripetemmo il suo gesto e cominciammo a mangiare. Yukiho aveva preparato un ottimo riso al curry, speziato e aromatizzato con grandissima cura e con un sapore semplicemente delizioso. Anche il riso sembrava essere stato bollito insieme a qualche spezia perché era saporito anche di suo. Non ci trattenemmo dal esprimere il nostro sincero apprezzamento per la bontà di quel piatto e sia Yukiho che Kaiza sembravano sinceramente spensierati a raccontare il modo in cui si erano conosciuti proprio grazie al sapore unico di quel piatto, agli strani modi con cui avevano cercato di avvicinarsi l’un l’altra quando erano più giovani. A fare da legante al tutto, Sakè rimase con noi per tutta la cena prestandoci particolare attenzione quando ci venne servito un misto di saporitissime verdure grigliate e saltate in padella, di cui il cagnolone sembrava essere particolarmente ghiotto.
 
A dispetto di qualunque cosa mi sarei potuta immaginare per la serata, si rivelò più piacevole di quanto avrei mai potuto sperare. C’era sincerità in quelle parole scambiate, acquisite dalla consapevolezza che si era creata un’intimità profonda tra noi che avevamo visto con i nostri occhi un dolore che si tentava di tenere nascosto in ogni modo e loro con uno squarcio nel cuore ancora aperto che avevano trovato nonostante tutto il modo di allontanare da sé almeno momentaneamente quei pensieri.
 
In ultimo ci servì una torta alla mele davvero speciale, di cui Naruto chiese due volte il bis. Terminato di mangiare, ci spostammo nella zona delle poltrone dove loro si sedettero loro due mentre io e Naruto ci portammo delle sedie lì davanti a loro. Sakè si sdraiò su di un fianco davanti alla donna, socchiudendo appena gli occhi. Kaiza tirò fuori da sotto la sua un pezzetto di legno insieme ad un kunai, portandosi una ciotolina tra i piedi e cominciando a lavorarlo.
 
Si creò un momento di silenzio, il primo da quando ci eravamo messi a tavola. Si stava cercando un appiglio da dove partire e non si trattava affatto di una cosa facile. Lo fece Naruto, con la spontaneità che gli apparteneva.
 
“ Mi piacerebbe molto poter conoscere Hideiko, Kaiza” disse “Ci parleresti di lui?”
 
L’uomo continuò per qualche istante a intagliare il legno, perso in chissà quali pensieri. Poi qualcosa gli suscitò una piccola risata.
 
“Bè si potrebbe cominciare con il dire che è sempre stato uno scalmanato di prim’ordine. Certi giorni sembrava impossibile riuscire a farlo calmare, aveva una tale voglia di scoprire il mondo, di vivere così tante esperienze...” posò a terra il legno a cui stava lavorando e riprese “...per quanto fosse solare preferiva starsene per i fatti suoi. Cercare di farlo inserire in un gruppo di amici non è stato affatto facile, ha richiesto molto tempo ma alla fine con l’aiuto di qualche amico che gli è stato più vicino è riuscito a integrarsi anche se è sempre rimasto un po’ sulle sue con tutti. Sembrava più felice di stare a casa con noi piuttosto che  con gli altri a volte.
 
Nell’ insegnargli l’importanza del lavoro di squadra e del ruolo che come ninja abbiamo per il mantenimento dell’equilibrio nel loro Villaggio, credo di averlo spinto ad allontanarsi gradualmente da noi. Era diventato sempre più intrattabile e distaccato. Preferiva dividere il tempo che passava a casa per la sua preparazione prima di entrare in Accademia. Credo che il giorno in cui l’ha cominciata sia stato una delle ultime volte che l’ho visto davvero entusiasta per qualcosa. Era così fiero di intraprendere quella strada!
 
Ha passato l’esame di promozione a Genin  a pieni voti, i maestri confidavano sarebbe diventato un eccellente ninja. Mentre i suoi coetanei era entusiasti del essere diventati ninja a tutti gli effetti, lui sembrava quasi del tutto indifferente. Insomma quasi fosse un risultato scontato, non so se mi spiego.
 
Se prima avevamo un buon rapporto di confidenza, arrivati a quel punto lo avevamo perso del tutto. Se fosse alla ricerca di qualcosa o semplicemente volesse conseguire qualche risultato concreto, non  lo abbiamo mai capito. Non abbiamo mai mancato di dirgli quanto fossimo contenti del suo impegno nella sua preparazione e poi abbiamo lasciato che fosse lui a decidere del suo futuro come preferiva. Eppure a un certo punto ci ha fatti uscire da una parte della sua vita...per dire non è stato mai maleducato o scortese, solo distante come non lo era mai stato.
 
Comunque sia incominciò ad affrontare le prime missioni all’interno della Foglia ma presto la sua squadra fu ritenuta all’altezza di affrontare una missione di livello C. Avrebbero dovuto recuperare un rotolo in un Villaggio non proprio confinante e tornare indietro. La cosa più complessa quindi era più che altro il viaggio.
 
Le cose si sono complicate nel corso della missione. Siamo venuti a sapere l’autentico valore di quel rotolo in cui era conservata una tecnica decisamente pericolosa che andava assolutamente messa al sicuro. Quei ninja mercenari avevano ingaggiato l’uomo che aveva fatto la richiesta per quel rotolo, essendo una missione relativamente semplice contavano appunto che mandassero una squadra di Genin. Trovandosi in un luogo praticamente inviolabile e non essendo disposti i suoi possessori a metterlo in mani diverse da quelle di ninja appartenenti a Konoha, solo qualcuno della Foglia avrebbe potuto prendero in consegna. A loro sarebbe bastato intercettarli a metà strada. Quindi l’Hokage dispose immediatamente la partenza di una decina di elementi di sostegno. Io facevo parte della squadra medica insieme ad un altro ninja.
 
Riuscimmo a trovarli appena in tempo,poco prima che venissero attaccati. Non avevamo calcolato però che loro fossero in numero eccessivamente superiore al nostro. Anche se dapprima abbiamo intrapreso un breve scontro ci siamo resi conto subito che non potevamo avere la meglio su di loro. Erano specialisti dell’arte della Terra e oltretutto incredibilmente esperti. Ci hanno indeboliti subito, le nostre tecniche non erano ad ampio raggio e quindi siamo stati dei bersagli facili. Abbiamo dovuto battere in ritirata subito.
 
Ci stavano alle costole come dei segugi. Abbiamo cercato di giocare d’astuzia...purtroppo non è bastato...”
 
 
 
Flashback
 
“Saranno qui tra poco... nascondersi sarà inutile, sono troppi.”

“Dannazione!” imprecò Kaiza, battendo rudemente il pugno sull’albero più vicino “Possibile che abbiano scoperto subito il trucco?”

“ Sono ninja di prima classe ” ammise tristemente  il compagno, chiamato Taisuke, continuando a verificare con attenzione i movimenti dei nemici sfruttando il suo Byakugan  “Dividersi in due gruppi con un diverso numero di componenti, non li ha indotti a pensare che il rotolo fosse in mano a quello con il numero maggiore di elementi. Ammesso anche che possano aver valutato la possibilità di essersi sbagliati, concentrarsi sulla nostra squadra da tre non deve essere sembrata una mossa  così svantaggiosa...”

“Quanto tempo abbiamo prima che ci raggiungano?” domandò Kaiza, smuovendo distrattamente qualche sassolino sul suolo per sfogare la tensione.

“Siamo riusciti a distanziarli un po’ ma sono molto veloci.  Il Villaggio non è molto lontano ma al ritmo che possiamo sostenere non faremo mai in tempo ad arrivare prima di loro.” dichiarò l’altro “Massimo venti minuti all’incirca se vogliamo essere ottimisti.”

Il ninja medico prese atto di quell’informazione e cominciò a rimuginare sul da farsi. Ma non c’era tempo e loro si trovavano in un vicolo cieco.

Sarebbero morti e con loro sarebbe fallita anche la missione. Taisuke non aveva parlato del resto del gruppo quindi anche considerando il fatto che probabilmente non erano così lontani dalla loro posizione, comunque non avrebbero potuto contare su un loro arrivo tempestivo per cercare di scappare a quella trappola in cui ormai si trovavano invischiati.

Maledì quella missione con tutte le sue forze. Non credeva che si sarebbe potuto trovare in una situazione simile, tuttavia morire non sarebbe stata una perdita tanto grave quanto quella non solo del suo amico ma soprattutto del  terzo membro del loro gruppo.

“Hide, come va la ferita alla gamba?” domandò al giovane dai capelli scuri e gli occhi dorati come i suoi , adagiato contro il tronco di un albero con la gamba sinistra allungata a terra.

“Quante volte devo ripetertelo che devi chiamarmi Hideiko, eh Kaiza?” sbuffò seccato il ragazzo scostandosi i capelli dalla fronte madida di sudore “Non siamo a casa.”

“Scusami, è l’abitudine...” mormorò l’altro, abbassandosi al suo fianco “...allora?”

“E’ fastidiosa” ammise a denti stretti, stringendosi la gamba incriminata il cui dolore al polpaccio lo tormentava “Accidenti! Quel tipo col kunai è sbucato fuori dal nulla! Deve conoscere l’arte della terra!”

“Mi dispiace” fece l’uomo, passando una mano illuminata da una tenue luce verde sulla fasciatura di fortuna che aveva stretto intorno al taglio “ ho quasi finito il chakra, posso solo cercare di alleviarti un po’ il dolore.”

“Lascia perdere e non sprecare chakra inutilmente!” lo rimproverò , impedendogli di proseguire oltre la cura “Piuttosto mi stavi ascoltando?! Se vogliamo portare a termine la missione dobbiamo riuscire a capire il punto debole del nemico, altrimenti non riusciremo mai a sconfiggerlo!”

“In questo momento ciò che mi preoccupa è che tu sia in grado di correre” dichiarò l’altro e tornò a occuparsi della sua ferita “Ormai non c’è possibilità di concludere la missione. Dobbiamo pensare a limitare i danni.”

“Come sarebbe a dire? Già ti sei arreso?” esclamò testardo Hideiko.

“Vedi di fare un po’ più piano” lo ammonì lo Hyuuga, mettendosi seduto accanto a loro “ non è il caso di farsi individuare prima del tempo. E’ questione di poco e ci saranno addosso.”

“Signor Taisuke, gli dica qualcosa lei! Ha intenzione di rinunciare alla missione!” cercò di convincerlo “Non possiamo arrenderci alla prima difficoltà!”

“Abbiamo le mani legate, ragazzo” sospirò con rammarico “Noi siamo solo in tre mentre loro sono più di venti elementi. Non abbiamo la forza di proteggere il rotolo, tantomeno le nostre vite. Non si tratta di arrendersi... hanno già vinto.”

Quelle parole turbarono evidentemente il sedicenne che si sentì invadere da un moto di rabbia che se da una parte era soprattutto rivolto ai due adulti che si trovava di fronte per la loro scarsa dimostrazione di caparbietà, dall’altra nasceva anche da un moto di impotenza che gli si era mostrata dinnanzi agli occhi. Non era un ingenuo, né tanto superficiale dal non valutare la gravità della situazione. Però...

“Non ho intenzione di restare qui a farmi uccidere restando con le mani in mano” dichiarò e cercando di far leva sulla gamba buona, tentò di alzarsi.

“Infatti tu non resterai  qui a farti uccidere!” gli disse Kaiza, cercando di trattenerlo giù “Ora stai fermo e recupera le forze, quando sarà il momento dovrai far appello fino all’ultima goccia di chakra che ti scorre nelle vene!”

“Che diavolo stai dicendo? Se credi che scapperò via come un codardo, ti sbagli di grosso!”

Kaiza sospirò. Perché suo figlio doveva sempre essere così testardo? Rivolse uno sguardo rassegnato verso lo Hyuuga in cerca di supporto. Spiegare una cosa del genere a un ragazzo non sarebbe mai stato semplice dal momento che nei più giovani la sconsideratezza supera di gran lunga la ponderazione.

“Non c’è modo di portare questo rotolo al Villaggio, ragazzo devi fartene una ragione”  ribadì Taisuke “Quindi a questo punto, bisogna preoccuparsi  di limitare i danni, come ha saggiamente detto tuo padre. Se gli diamo quello che vogliono, perlomeno si ritireranno. Basta che uno di noi consegni loro il rotolo e gli altri due non saranno più da considerarsi dei bersagli.”

“Ma uccideranno chi sarà a consegnare il rotolo!”

“E’ probabile che ci uccideranno tutti comunque” disse con tranquillità “ma se in due riusciamo a tenerli occupati per un po’ almeno tu riuscirai a salvarti. Sono sicuro che io e tuo padre siamo d’accordo che questa sia l’unica cosa che possiamo fare.”

“Nessuno dei voi è un pezzo sacrificabile, è chiaro?!” ribatté il giovane “ E poi perché dovrei essere io a salvarmi? E’ colpa mia se non possiamo proseguire e cercare di salvarci tutti! Se pensate che me ne andrò lasciandovi morire, vi sbagliate di grosso. Piuttosto morirò combattendo!”

“Non dirlo nemmeno per scherzo!” lo rimproverò il ninja medico “ Non ti permetterò mai di farlo!”

“Allora non arrendiamoci! Cerchiamo un modo per salvarci e portare a termine la missione!” propose.

“Stammi a sentire” cominciò Kaiza, guardandolo dritto negli occhi “ non c’è più nulla che possiamo fare per la missione. Quindi tu te ne starai qui nascosto mentre io e Taisuke ci occuperemo dei nostri inseguitori. Appena lo scontro si farà più acceso e loro saranno distratti, tu comincerai a correre in direzione del Villaggio con tutto il fiato che hai in corpo finché non sarai dentro le mura!”

“Io non-...”

“Restiamo i tuoi superiori, in ogni caso quindi devi obbedire agli ordini che ti vengono dati, hai capito? E poi non importa quanto valore tu gli possa dare in questo momento ma ricorda che anche se siamo in missione, io resto sempre tuo padre! Qualunque cosa accada io ho il dovere di proteggerti ed è quello che farò dovesse costarmi anche l’anima oltre che la vita! Non lascerò che la tua sconsideratezza ti conduca alla morte...anche se il prezzo da pagare sarà il tuo odio!”

Si ritrovò ad ansimare, tanta era la foga con cui aveva parlato. Odiava dover urlare così e provò un profondo dispiacere nel vedere suo figlio, stringere le labbra e chinare la testa frustrato. Un giorno avrebbe capito le sue motivazioni, il perché della sua reazione. Quando fosse diventato padre, avrebbe fatto lo stesso se in gioco ci fosse stata la vita di suo figlio.

“Manca poco, sono quasi arrivati” comunicò loro lo Hyuuga “ credo sarà meglio tenersi pronti. Hideiko, il rotolo.”

L’uomo tese la mano verso il ragazzo in attesa che gli consegnasse quanto aveva chiesto. Ma quello non si mosse. Rinnovò l’ordine ma nuovamente non ottenne risposta.

“Hideiko! Non te lo ripeteremo ancora!” lo minacciò allora “Damm-...”

“Aspetti!” esclamò quello, sollevando lo sguardo “Lei possiede l’Arte dell’Acqua vero?”

“Sì, ma cosa c’entra adesso?”

“C’entra!! Possiamo salvarci tutti e tornare a casa con il rotolo!” esclamò entusiasta, facendosi leva con entrambe le braccia per tirarsi su, sotto lo sguardo spaesato di suo padre “Dobbiamo fare presto però e sfruttare tutto il vantaggio che abbiamo!”

“Cosa hai in mente, Hideiko?”

“Sfrutteremo l’Arte dell’Acqua per eliminare tutti gli avversari!” spiegò, tirando fuori il rotolo da una tasca “ Ma per la buona riuscita del piano, tu Kaiza dovrai restare nascosto mentre io e il signor Taisuke andremo avanti!”

“Possibile che non ti è ancora chiaro? Non ti permetterò di fare nulla che ti metta in pericolo!” si oppose il medico.

“Adesso è diverso perché andrà tutto bene Kaiza, quello che ho elaborato è davvero un ottimo piano! Li sconfiggeremo tutti quanti e poi ce ne torneremo al Villaggio insieme a fare rapporto all’Hokage!”

“Mi sono stancato di discutere,” disse l’uomo in tono grave, togliendogli il rotolo dalle mani “approfitta di questi ultimi minuti per riposare.”

Il più piccolo strinse convulsivamente le mani, frustato e indignato perché non riusciva a comprendere il motivo per cui suo padre si ostinasse a tal punto da impedirgli di mettere in pratica l’unica cosa che avrebbe potuto salvare la pelle a tutti e tre. Dopo tutto quello che gli aveva insegnato sulla Volontà del Fuoco, sul significato di essere ninja e dell’importanza del lavoro di squadra...non riusciva a credere di vederlo sostenere quel comportamento.

“Prima hai detto...” mormorò “...che non mi lascerai far nulla anche a costo di farti odiare.”

Il ninja medico non sapeva dove volesse andare a parare ma quella premessa decisamente non gli piaceva affatto.

“Allora ti chiedo questo:  accetterai anche il fatto che io non ti perdonerò mai in tal caso?”

“Perché?” domandò dapprima con tono neutro, poi incanalando tutte le sensazioni, le paure e i sentimenti che stava provando nelle sue parole “Perché non riesci a capire che se ti dovesse succedere qualcosa ne morirei? Io! Tua madre! La tua vita ha un valore incalcolabile per noi. Io non voglio il tuo odio, Hideiko. Voglio solo proteggerti...non puoi odiarmi per questo.”

Al ragazzo non sfuggirono gli occhi lucidi del padre,  nonostante questo cercasse di non darli a vedere. Taisuke lo guardava senza biasimo, anzi con estrema comprensione capendo più che bene il suo stato d’animo.

Ma anche lui aveva capito. Conosceva profondamente suo padre, l’affetto che provava verso di lui. Così come cosa il suo istinto genitoriale gli imponeva. Ma c’era qualcosa al di là di tutto che lo spinse a pronunciarsi ancora, a sembrare un insensibile alle preoccupazioni dell’uomo, un incurante del pericolo...un egoista.

“Hai ragione, non posso. Però credo tu abbia dimenticato una cosa, Kaiza. Ricordi quello che mi hai detto prima, che qualunque cosa accada tu resti sempre mio padre?” chiese.

L’altro si limitò ad annuire, preoccupato.

“I genitori dovrebbero avere fiducia nei propri figli,” disse “ perché tu non riesci ad averne in me?”

“Non si tratta di questo! Ma perché ti ostini a non capire?!”

“Lo capisco benissimo invece!” dichiarò a quel punto prendendo per le spalle il padre “Ma non devi dimenticare che noi per prima cosa siamo ninja! E tu non puoi proteggermi da questo, da qualcosa che farà parte di me per tutta la vita! Ti ricordi che mi parlavi dell’importanza del lavoro di squadra, della fiducia che deve esserci tra i compagni, come quella che c’è tra gli amici, tra chiunque abbia un legame? Te lo sto chiedendo come ninja ma prima di tutto come figlio...abbi fiducia in me. Ti prego.”

Tutto il suo essere gli gridava di rispondere di no. Che non poteva permettergli di buttarsi a capofitto in una missione suicida che sicuramente li avrebbe condotti alla morte anche se lui era convinto del contrario. Che come padre lui aveva il dovere di proteggerlo finché avesse avuto vita per farlo.

Ma gli occhi di Hideiko bramavano una sola cosa. E glielo lesse nello sguardo che se non gli avesse concesso quello che stava implorando disperatamente, non sarebbe più riuscito a guadarlo in viso. A definirsi suo padre. Colui che lo aveva cresciuto fino a quel momento. E lui non lo avrebbe più trattato come tale. Suo figlio era in bilico. Una delusione profonda, difficilmente riparabile sembrava pronta a farsi spazio in lui così come una speranza, forte e inarrestabile pronta a spronarlo per mantenere quanto aveva detto a qualsiasi costo.

“Se non funziona, non potrai sperare in una prossima volta migliore, te ne rendi conto?” gli chiese sottovoce, quasi spaventato dalle sue stesse parole “Sei assolutamente convinto di quello che vuoi fare?”

Diversamente da quanto credeva, l’altro abbassò lo sguardo come a riflettere ancora una volta se il suo piano avrebbe avuto successo. Se non avesse esitato gli avrebbe dato del giovane incosciente. Invece anche lui era consapevole del rischio. E forte di questo, incrociò nuovamente gli occhi dorati in quelli del padre.

“Sicurissimo!” garantì “Ce la posso fare!”

Non c’era più incertezza in lui, solo una volontà di ferro che bramava la vittoria. Kaiza tuttavia non poteva condividerla in alcun modo anche se avrebbe voluto.

“So che hai paura Kaiza,” aggiunse poco dopo con un tono un po’ più dolce il ragazzo “in fondo sarei uno sciocco se non ne avessi anch’io. Ma sono convinto che il mio piano funzionerà, ho fiducia in questo... ma ho bisogno che anche tu abbia fiducia in me adesso.”

Un ultimo scambio di sguardi. Poi l’uomo chinò il capo, incapace di sostenerlo ancora senza farsi sopraffare da un senso di colpa che già cominciava a farsi spazio nel suo.

“Sbrighiamoci,” fece, consapevole che quelle parole probabilmente avrebbe potuto rimpiangerle per sempre “tra poco saranno qui. Qual è il tuo piano, Hide?”

Non lo rimproverò per aver abbreviato il suo nome. I suoi occhi brillavano.

Fine Flashback


Kaiza interruppe per un attimo il suo racconto, lasciandosi andare a lunghi e profondi respiri. La moglie gli passò una mano intorno alle spalle come a volerlo confortare e lui la guardò riconoscente.

“Alla fine quindi...gli hai permesso di provare ad affrontare i nemici?” domandai un po’ titubante.

“Sapevo che era una follia, che correva un rischio enorme e di questo era consapevole anche lui. Ma non sono riuscito a negargli la possibilità di provare.

Qualcosa dentro di me mi diceva che non mi avrebbe ritenuto più degno di essere suo padre. E per quanto percepissi il pericolo in qualsiasi cosa avremmo potuto fare, non l’ho fermato. Ho visto i suoi occhi illuminarsi come quando era un bambino, ogni sera quando tornavo a casa dall’Ospedale oppure da un missione. Erano così carichi di un’emozione che non vedevo da tanto tempo...”
 
“Allora fu...il piano che non funzionò?” fece allora Naruto. Senza dubbio pose la domanda che non avrei mai voluto fare io. Arrivati a quel punto però, era l’unico modo per andare avanti.

“Al contrario,” rispose l’uomo “il suo piano fu un vero successo.”

Sakè uggiolò appena, avendo avvertito forse un cambiamento nei due padroni. Yukiho si abbassò ad accarezzargli il collo e lui smise subito.

“Avendo osservato come gli avversari manipolassero il terreno, sfruttando la loro arte della Terra fece in modo di sfruttare i nostri attacchi a breve distanza per tendere loro una trappola. Fece usare a Taisuke la sua tecnica della Acqua per bagnare completamente il terreno, dovette applicarla più di una volta per poter coprire un’area abbastanza vasta. Poi mi intimò di nascondermi e di ridurre al minimo qualsiasi emissione di energia.

Poi abbiamo aspettato l’arrivo degli avversari. Hideiko ha cercato di trattare, convincendoli a mostrarsi per fare uno scambio. Chiese loro di risparmiarci in cambio della consegna del rotolo che disse di aver nascosto. Ovviamente loro non avevano intenzione di rinunciare ma allo stesso tempo ci siamo resi conto subito che non ci avrebbero lasciati andare via in qualunque caso.

Il patto era che loro si sarebbero dovuti mostrare tutti, poi avrebbero dovuto lasciar andare via Taisuke e non appena passato il tempo sufficiente affinché fosse stato al sicuro, Hideiko gli avrebbe rivelato l’ubicazione del rotolo. Nel mentre quelli sarebbero andati a cercarlo, lui si sarebbe allontanato. Si basava tutto sul presupposto che si sarebbe mantenuta la parola da entrambe le parti.

Le cose si svolsero come stabilito. Taisuke si era allontanato, Hideiko aveva parlato. A quel punto loro sarebbero dovuti andare a cercare il rotolo ma si sono rivelati per gli uomini che erano in realtà. Prima ancora che riuscissero a posizionare le mani però ho immesso la mia alterazione del fulmine a terra, sullo strato d’acqua che era ricopriva il suolo. Mi era rimasto davvero poco chakra ma è stato sufficiente per creare una scarica abbastanza forte da tramortirli tutti quanti. Hideiko ha fatto forza sulla gamba dolorante ma è riuscito a salire su un albero grazie al chakra, evitando la scossa.”

Trasse ancora una volta un lunghissimo respiro. La mano destra aveva preso a tremare vistosamente, esattamente come era successo quel pomeriggio.

“Ce l’aveva fatta,” disse “ci aveva salvati tutti e tre, riuscendo anche a impedire che il rotolo finisse nelle mani del nemico. Quasi non credevo possibile che tutto si fosse risolto così, mi sentivo così sollevato che non potete immaginare! Per di più lui non lo vedevo così felice e pieno di vita da talmente tanto tempo che non ho potuto fare a meno di condividere quell’entusiasmo e soddisfazione!”

Quel sorriso con cui ci stava descrivendo, scemò rapidamente lasciando spazio solo a parole pronunciate con neutralità per mascherarne il dolore.

“Quel singolo attimo di gioia è bastato... per quel misero e insulso momento di spensieratezza, ho pagato con la vita di mio figlio.”


 
 


Note d’autrice: Sera miei cari! Compaio di nuovo dopo parecchio tempo anche se non come l’altra volta! Stavolta la complicazione principale è stata l’università e la sessione autunnale che mi ha sfinita letteralmente e prima che io possa rilassarmi dagli esami mi tocca l’ultimo il 28. Poi fino a Gennaio non voglio più sentirne parlare eheh
Comunque sia arrivo con questo capitolo, con cui vi racconto un po’ cosa si tiene dentro il nostro Kaiza. Mi spiace averlo fatto finire così ma per descrivere la seconda parte mi ci vorrà ancora un po’ di tempo, credo immaginiate perché. Vorrei cercare di rendere il tutto il più vicino possibile a come lo ho in mente, spero di riuscirci.
Avete conosciuto anche Aika in questo capitolo che con Sakè svolge un ruolo fondamentale per Kaiza e Yukiho. Spero di riuscire nel prossimo capitolo un extra per parlare anche di loro ma non lo garantisco :3
Invece vi informo che per esserci un extra ci sarà, per parlare del pomeriggio passato da Naruto in compagnia di Sora, sperando che anche voi vogliate sapere come si sono svolti i fatti.
Mi pare di aver detto tutto quindi non mi resta che ringraziare chi pazientemente attende i miei capitoli, chi legge e chi ha ancora la forza di dirmi come procede questa storia e cosa ne pensa a riguardo! Vi rinrazio davvero moltissimo!! :D
Per il prossimo capitolo, spero di riuscire a caricarlo entro e non oltre la metà di Ottobre (ve lo dico perché considerando che ci sarà anche il Romics nel frattempo mi prenderà un po’ di tempo!). Grazie ancora a tutti voi, vi auguro una buona serata e un buon proseguimento! Alla prossima! :D

(*) Una frase così è stata detta da una madre a cui il figlio è morto a scuola perchè il muro gli è praticamente crollato sulla testa. Un professore  organizzò un incontro con lei per parlarci della sicurezza degli edifici scolastici, e mentre ci raccontava la storia di questo ragazzo ci disse che dalla conversazione che aveva avuto con questa signora gli era rimasta impressa questa considerazione. Mi colpì moltissimo e non l'ho più dimenticato.

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Capitolo 36
*** A cena fuori (Parte III) ***


“Ha funzionato...HA FUNZIONATO!”
 
Dopo interminabili minuti di estrema tensione, Kaiza si concesse il lusso di ricominciare a respirare. Cadde seduto all’indietro nel tentativo di riprendere fiato e permettere al proprio battito cardiaco di ripristinarsi, dopo essere stato messo a dura prova dalla scena a cui fino a pochi attimi aveva assistito impotente.
 
I nemici li avevano raggiunti alla fine, agguerriti e pronti allo scontro. Hideiko un po’ zoppicante si era mostrato subito allo scoperto con le mani in alto, seguito e imitato da Taisuke con il quale aveva convenuto che avrebbe parlato lui, mentre il suo compito era quello di utilizzare il Byakugan per  tenerli sotto controllo. Aveva dichiarato di volersi arrendere e fu fortunato da riuscire ad attirare l’attenzione del capo gruppo, un uomo imponente vestito con una mimetica scura, difficile da individuare con la poca luce che la luna stava loro offrendo. Gli propose uno scambio, le loro vite in cambio del rotolo. Nulla di più purché entrambe le parti mantenessero i patti.
 
L’uomo si era dimostrato piuttosto propenso ad accettare l’offerta almeno finché non gli era stato chiesto di far palesare tutti i suoi uomini. Allora quello si era irrigidito, assumendo un’aria molto minacciosa. Ma Hideiko era stato irremovibile. Sapeva che nonostante l’apparente disponibilità a finire il tutto evitando spargimenti di sangue, quegli uomini senza onore non li avrebbero lasciati andare via vivi. Quando l’energumeno lo aveva minacciato che avrebbe potuto benissimo prendergli il rotolo con la forza uccidendoli all’istante, il ragazzo era riuscito a metterlo con le spalle al muro dicendo di aver nascosto il rotolo e che se non avessero accettato le sue condizioni si sarebbe tolto la vita, impedendogli di concludere la missione prima dell’arrivo dei rinforzi di Konoha. Era stata tremendamente convincente per essere una menzogna.
 
A quel punto l’uomo aveva ceduto. Ad un suo semplice gesto delle dita, il resto della squadra fece la sua comparsa. Taisuke con un finto colpo di tosse gli comunicò segretamente che erano tutti lì. A quel punto lo Hyuuga si allontanò dal gruppo come d’accordo mentre i nemici lo osservavano allontanarsi. A quel punto avrebbero dovuto aspettare cinque minuti prima che Hideiko rivelasse loro l’ubicazione del rotolo, per poi andarsene via mentre quelli andavano a recuperarlo. Kaiza nascosto in un cespuglio lì vicino, il chakra ridotto a zero sfruttando un abilità speciale, scrutava ogni loro singolo movimento. Secondo il piano a quel punto, il loro compagno avrebbe dovuto affrettarsi a raggiungere o il gruppo di supporto o direttamente il Villaggio per portar loro supporto.
 
Come previsto però non giocarono correttamente. Scattarono tutti insieme nella speranza di poterlo immobilizzare per poi farlo parlare con ogni mezzo. Non avevano calcolato che Hideiko aveva previsto quella scorrettezza. In altre circostanze si sarebbe fatto scrupoli per aver mentito, dopotutto come ninja del Villaggio della foglia sentiva proprio un senso dell’onore anche negli scontri tra ninja di diversi paesi. Tuttavia avendo a che fare con gentaglia del genere, sapeva che essere corretti non era un’ opzione possibile. Quindi aveva predisposto tutto, preparato a quel momento.
 
Aveva preso posizione nell’unica zona esente dalla Tecnica dell’Acqua di Taisuke. Kaiza era pronto e bastò appena accennare al segnale convenuto, che lui aveva già agito. Il suo chakra elettrico si irradiò e nell’arco di un istante aveva raggiunto tutta la zona umidificata, compresi quelli che vi si trovavano sopra. Gridarono in preda al dolore e caddero uno dopo l’altro. Non disponendo di molto chakra di sicuro quella scossa non li aveva uccisi ma era stata più che sufficiente per tramortirli. Hideiko ce l’aveva fatta davvero.
 
Kaiza si rimise in piedi dopo quei pochi secondi che gli erano bastati per rivivere l’intera scena, mentre Hideiko esultava per il risultato conseguito passando tra un corpo e l’altro e andandogli incontro. Quando l’uomo si fermò a contemplare quella scena che gli si presentava davanti, gli sembrò di rivedere il bambino vitale e allegro di una volta. Quanto tempo era passato dall’ultima volta? Talmente tanto da non essersi reso di quanto quel bambino fosse cresciuto.
 
Aveva dimostrato grandi abilità strategiche e presenza di spirito e determinazione che avevano portato al successo del suo piano. Si era dimostrato perspicace e risoluto ben più di loro al punto che era riuscito a non farsi ridurre al silenzio solo perché era il più giovane anzi era arrivato a rimproverarli per aver perso così presto la speranza.
 
Ora Taisuke era andato a chiedere rinforzi che presto li avrebbero raggiunti, poi riuniti i loro alleati sarebbero potuti tornare tranquillamente a casa. Insieme.
 
“Hai visto, Kaiza?!” lo richiamò all’attenzione, indicandogli i corpi a terra “Li abbiamo atterrati tutti!”
 
“Sì sì” rispose con un sorriso “sbrighiamo ad allontanarci adesso però,evitiamo di trovarci qui prima che si sveglino.”
 
“Accidenti” bofonchiò il ragazzo “un minimo di soddisfazione me lo potresti anche dare.”
 
Poi però sogghignò, non riuscendo a restare serio. Doveva essere troppo contento. Però per Kaiza quelle parole significarono molto. Si chiese se quella lontananza che suo figlio aveva avuto negli ultimi anni fosse dovuta forse al fatto che non gli aveva mai dimostrato quanta fiducia avesse nelle sue capacità. Dopotutto era sempre stato un allievo esemplare quindi non aveva mai avuto bisogno di intromettersi nella sua vita di studio. Lo lodava per l’impegno che metteva in tutto quello che faceva ma non gli aveva mai espresso quanta fiducia avesse in lui e nelle sue capacità per il raggiungimento del suo obbiettivo , qualunque esso fosse. Del resto non avevano più avuto modo di parlare come avrebbero fatto un tempo, non poteva di certo immaginare una possibilità del genere.
 
Ora vedere gli effetti che aveva prodotto quella decisione così difficile di permettergli di agire, gli aveva aperto gli occhi. Si diede dello stupido per non averlo immaginato prima. Si sentì pervadere da una gioia profonda ed emozionante, ora che aveva capito come poter far sorridere ancora suo figlio. Doveva credere in lui, avere più fiducia. E chissà...con un po’ di fortuna, sarebbero potuti tornare una famiglia unita.
 
Si mosse per andargli incontro, il suo cuore batteva rapido di trepidazione e desideroso di esprimere sinceramente quello che sentiva, tutto il suo orgoglio e apprezzamento. E dall’espressione che ricevette in cambio, doveva essere quello che il ragazzo sperava.
 
Un singolo attimo di gioia, demolito in fretta e senza quasi rendersene conto come un castello di carte fatto crollare da un  flebile alito di vento.
 
Intuì troppo tardi, quando la terra sotto i suoi piedi si stava già muovendo. Razionalizzare non fu mai procedimento così lento. Quel che accadde dopo non sapeva se definirlo un lunghissimo istante oppure l’attimo più fuggente mai vissuto.
 
“SPOSTATI!”
 
Neanche il tempo di terminare quella singola parola, di gridarla. Nemmeno lontanamente ebbe  tempo per muoversi.  Una figura di terra gli si materializzò alle spalle, un kunai nella mano. Uno scintillio rapidissimo, forse solo il rumore dell’aria tagliata. Sembrò quasi un colpo di tosse quello che uscì dalle labbra di Hideiko quando il suo viso mutò. Il sorriso si spense lasciando posto alla sorpresa. Poi la fronte si corrugò, le palpebre si strinsero e i denti stridettero. La figura sparì velocemente come era apparsa e Kaiza si ritrovò tra le braccia suo figlio, che respirava profondamente producendo un rumore sinistro e rauco dopo essersi sbilanciato in avanti ma che nonostante questo cercava di impedirsi di cadere, puntando i piedi e facendo forza sulle braccia che lo sostenevano per restare in piedi.
 
“No, non può essere...” sussurrò praticamente senza voce l’uomo, gli occhi fissi sulla macchia rossa che si espandeva fin troppo velocemente sul fianco del figlio. Era il fianco? Non riusciva a capirlo.
 
“E’ solo un graffio” disse il ragazzo cercando di non lasciar trasparire il dolore che lo aveva invaso ma che invece era ben distinguibile. Sentirlo parlare così gli congelò il sangue nelle vene.
 
“Sdraiati” gli disse, cercando di apparire autoritario “devi assolutamente metterti giù.”
 
“Non è niente ho detto!” esclamò Hideiko però di risposta, cercando di staccarsi dal sostegno del padre portandosi una mano a tamponare la ferita “Quello... è ancora qui. Dobbiamo...trovar-...”venne colto da un attacco di tosse profondo che non riuscì a trattenere e fu costretto a chinarsi in avanti per non soffocare. L’uomo cercò di sostenerlo ancora ma quel che vide gli fece prendere pienamente coscienza della situazione. Suo figlio stava tossendo sangue. Lo stesso sangue che copiosamente gocciolava a terra, che ormai gli aveva imbrattato la mano e la divisa.
 
“Devo curarti, mettiti giù!” insistette cercando di trascinarlo a terra. Ma suo figlio continuava a opporre resistenza. Perché? Si domandò disperato “Hideiko...tu-...”
 
“TOGLITI!”urlò con tutto il fiato che aveva in gola, spingendolo poi a terra facendo convergere tutte le forze che gli erano rimaste. Kaiza cadde a poco più di un metro di distanza, stordito e confuso. Si riprese pronto a obbligarlo a lasciarsi curare, non poteva assolutamente perdere altro tempo. Se era quello che credeva, non poteva sprecare neanche un altro minuto. Lo avrebbe costretto anche con la forza.
 
Di certo non si aspettava di vederlo in un confronto faccia a faccia con il nemico. Capì che non lo aveva spintonato per impedirgli di curarlo ma perché doveva aver percepito l’avversario nel momento in cui stava emergendo un’altra volta e quindi aveva cercato di allontanarlo per impedire che venisse colpito. Ora poté distinguere meglio la figura di terra, stupendosi del fatto che si trattasse di un giovane poco più grande di suo figlio, fuso con il proprio elemento e quindi del colore della terra, con il kunai stretto nella mano che Hideiko stava trattenendo a pochi centimetri dal proprio addome.
 
Si stava alzando per aiutarlo, quando suo figlio urlò ancora una volta e aggrappandosi a quello che sembrava un grido disperato, storse il polso al suo avversario e ritorse la lama contro il suo proprietario, facendola affondare in profondità. Poi silenzio, immobilità.
 
Kaiza respirava affannosamente.  Percepì che anche Hideiko era in grado di farlo. Lo vide strappare l’arma dal corpo che aveva colpito per poi spingerlo al suolo. Quello si affannò a comprimere la ferita con entrambe le mani e guardare con un misto di terrore e confusione verso l’alto.
 
“Eh eh...” sentì ghignare suo figlio “...stavolta, ti ho...fregato io...”
 
La sua voce sfumò rapidamente e il kunai cadde a terra, tintinnando al suolo. Il corpo si sbilanciò in avanti e sarebbe caduto a peso morto sul suolo se qualcuno non lo avesse afferrato al volo.
 
“Sei stato bravissimo, ragazzo” gli disse Taisuke, sorreggendolo con entrambe le braccia.
 
“Hideiko!”
 
Suo padre lo chiamò disperatamente per nome, cercando di tenerlo sveglio mentre gli auscultava il polso alla ricerca di un segnale preciso. Poi sentì il cuore. I battiti erano frequenti ma l’intensità con cui si susseguivano era debole. Troppo.
 
Kaiza guardò l’aggressore a terra, con una rabbia disumana che gli cresceva dentro. Una mano sulla spalla però lo costrinse a concentrarsi su qualcosa di ben più urgente.
 
“Portiamo tuo figlio lontano da qui,” suggerì Taisuke “portar via un’altra vita non salverà la sua.”
 
“Giusto” disse atono. Poi si fece passare un braccio intorno alle spalle mentre il compagno faceva altrettanto e con un ultimo sguardo immensamente triste rivolto al giovane a terra si allontanarono silenziosamente, lasciandosi indietro i loro inseguitori.
 

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“No, Hideiko ti prego!” lo supplicò quando ad un certo punto sentì il suo corpo farsi pesante, scivolando lentamente a terra.
 
“Su ragazzo, resisti un altro po’!” cercò di dirgli anche l’altro”Dobbiamo trovare un riparo sicuro, non possiamo restare così allo scoperto!”
 
Ma a mala pena il sedicenne riuscì ad ascoltarli. Non potendo portarlo oltre, lo aiutarono a distendersi. Taisuke piegò il proprio giubbotto da Jonin per poterglielo mettere sotto la testa mentre Kaiza scopriva con cautela la zona della ferita. Per quanto cercasse di asciugare il sangue per constatare l’entità dei danni,gli era impossibile. Ne stava perdendo troppo.
 
Aprì con le mani tremanti e insanguinate la propria sacca, finché con un po’ di fatica non riuscì a trovare una siringa già pronta contenente una soluzione coagulante. Inserì l’ago nella vena del braccio, premendo lentamente lo stantuffo.
 
“E’ l’ultima che mi è rimasta...” mormorò più a se stesso che allo Hyuuga che intanto detergeva con un fazzoletto umido il viso madido di sudore del ragazzo che inspirava ed espirava velocemente. Accolse quell’informazione in silenzio continuando in quell’operazione apparentemente inutile ma che rappresentava l’unica cosa che poteva fare.
 
“Mi dispiace di non aver deciso di tornare indietro prima...” disse dopo un po’ quando vide l’altro inghiottire più di un tonico senza curarsi minimamente dell’effetto che qualche ora più tardi avrebbe potuto avere sul suo fisico prima di concentrare il chakra verde sulle mani e iniziare la cura “...forse avrei potuto...”
 
“Taisuke và a cercare gli altri”.
 
Non si stupì più di tanto di sentire quel tono così freddo e distaccato. D’altronde dal suo viso non traspirava altro che un’immensa concentrazione mista a una tensione palpabile. Lo sforzo a cui si stava sottoponendo era indescrivibile ma non c’era alcun segno di cedimento sul suo volto.
 
“Il mio chakra è praticamente esaurito. I tonici non mi permetteranno di continuare a lungo, ho bisogno dell’aiuto di Kenta o Masao della squadra medica. Resisterò fino al vostro arrivo ma devi portarli qui il prima possibile.”
 
Taisuke guardò ancora lo squarcio aperto nel corpo del ragazzo. Nonostante il coagulante e tutto l’impegno che il suo amico ci stava mettendo, era consapevole che non c’era più nulla da fare. Non si trattava solo di una ferita superficiale. Quel kunai aveva arrecato un danno molto più in profondità.
 
“Ti supplico” disse ancora Kaiza, stringendo i denti “fa presto.”
 
Quel tono serio venne tradito da quelle parole di pura disperazione. Era un medico, conosceva meglio di lui come stavano le cose. Eppure era deciso a non arrendersi, a tentare il tutto per tutto, a danneggiare il proprio fisico, a sacrificare l’ultima goccia di vita che aveva se necessario. Questo gli diede forza e fiducia.
 
“Tornerò presto!” disse, mentre si alzava. Una mano però lo trattenne per la manica. Vide due occhi dorati che lo fissavano. Nonostante la stanchezza, sembravano sereni.
 
“L-La ringrazio signor-...”un altro colpo di tosse.
 
“Non parlare” lo ammonì il medico, non staccando gli occhi dalla sua ferita.
 
L’uomo dagli occhi chiari strinse quella mano con affetto, incurante di quanto fosse macchiata di sangue secco, sprezzante che le sue si sporcassero con esso. Ne accarezzò lentamente il palmo, cercando di trasmettergli un po’ di calore nonostante quella non potesse accoglierlo.
 
“Resisti,” sussurrò, adagiandogli la mano sul petto “tornerò presto.”
 
Quello strinse un po’ gli occhi, muovendo impercettibilmente la testa verso il basso. Gli stava dicendo addio.
 
Lo Hyuuga non poté far altro che ripetere quel ultimo segno di saluto e rispetto, prima di allontanarsi e cominciare a correre come mai aveva fatto in vita sua alla ricerca dell’ultima speranza che restava a quella vita che si stava ormai inesorabilmente spegnendo.
 

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Una goccia di sudore gli scivolò rapida dalla tempia lungo tutta la guancia, fino a cadere al suolo.
 
Non stava andando affatto bene. Nonostante avesse ripreso a respirare un po’ meno gravosamente grazie ad un tonico che gli aveva sciolto in un po’ d’acqua, non riusciva in alcun modo ad arrestare l’emorragia. Il chakra che gli era rimasto anche con l’aiuto delle pillole energetiche non riusciva a suturare i tessuti interni, quelli lacerati più gravemente.
 
Finì di contare nella sua mente e sciolse rapido il laccio emostatico che gli aveva legato intorno alla gamba. Percepì il sangue riprendere a scorrere più velocemente, fare pressione là dove era riuscito a intervenire minacciando di rovinare tutto. Purtroppo Non poteva tenere il laccio più di cinque minuti o avrebbe creato solo ulteriori problemi.
 
“I-il rotolo...” chiese ad un certo punto, forse in preda a un delirio per la febbre alta dovuta all’eccessiva perdita di sangue “...dove? Dov’è?”
 
“Sssh” sussurrò, tirandolo fuori e mettendoglielo in una mano “è qui, lo hai salvato. Ci hai salvati tutti.”
 
Quello ne accarezzò la superficie con un dito, quasi ne avesse bisogno per sincerarsi che fosse davvero lì.
 
“Kaiza...” disse poi “E’ inutile...L-Lascia stare...”
 
La voce di Hideiko sembrava aver recuperato un briciolo di forza grazie al tonico tuttavia era ridotta ancora a un debole mormorio che non avrebbe udito se non gli fosse stato tanto vicino.
 
“Tranquillo, va tutto bene”cercò di rassicurarlo “ho quasi finito.”
 
“Tsk” ghignò appena, con le labbra bagnate di rosso “n-on sei...mai s-stato bravo...a mentire.”
 
“Non sforzarti! Ti ho detto che andrà tutto bene e sarà così!”lo rimproverò “Ora smetti di parlare e cerca di concentrarti sulla respirazione!”
 
“V-Vorrei che mi stringessi...” continuò quello “...come q-quando ero piccolo e...avevo p-paura...”
 
“Non posso continuare a curarti se lo faccio,” disse scuotendo la testa anche se sentiva un lancinante dolore in mezzo al petto e la sua fermezza cominciava a vacillare “ora te lo chiedo per favore... smetti di parlare...”
 
“Tra poco...mi s-supplicherai di continuare...” gli rispose con un sorriso triste “ma i-io non potrò più farlo...”
 
“No, no” ripeté scuotendo la testa “non puoi...”
 
Sentì una mano posarsi sulle sue. La prima cosa che pensò era quanto fosse fredda rispetto alle proprie che emanavano ancora più calore per via dell’uso del chakra. Per la prima volta da quando aveva cominciato quell’operazione, spostò lo sguardo e lo fissò in quello di suo figlio che lo guardava triste, stanco...e oltretutto sembrava plasmato in un’espressione di disperata supplica.
 
“T-ti prego...Papà...”
 
Aveva dimenticato il suono di quella parola. Nonostante in quel momento il suo significato fosse terribile e spaventoso, non riuscì più a nascondere l’emozione che gli avvampava il cuore. Gli occhi lucidi si riempirono progressivamente di lacrime che presero a solcargli le guance quando ormai divenne succube della disperazione e non riuscì più contenerla dentro di sé. Avrebbe voluto portarsi un braccio a coprire quelle lacrime di dolore ma non trovava la forza di staccare le mani dalla ferita che si stava portando via suo figlio.
 
Quella sofferenza non poteva più restarsene silente. Cominciò a singhiozzare, maledicendo se stesso e la sua debolezza, il dannato sistema corrotto dei ninja, l’incapacità come medico di salvare l’unica vita che in quel momento avrebbe scambiato con la sua. Senza pensarci. Ma non poteva.
 
Quella mano si sollevò di pochi centimetri, tremante per lo sforzo. Non poteva afferrarla... farlo avrebbe significato rinunciare. Tentò uno sforzo più grande cercando di raggiungere il viso del ninja medico ma non vi arrivò mai. Scivolò accanto al corpo priva di forze, seguita da un respiro più lungo degli altri.
 
“Hideiko!” esclamò terrorizzato, interrompendo la cura col chakra medico e tirandolo un po’ su finché non riuscì a metterlo quasi seduto, la testa appoggiata al suo petto, la mano caduta poco prima con le dita intrecciate alle proprie mentre la destra cercava ancora di arrestare l’emorragia “Siamo ancora in missione ricordi? Devi ancora chiamarmi Kaiza, hai capito?”
 
Quello cominciò a respirare più velocemente prima di riuscire a stabilizzarsi quel tanto che bastava per riuscire a parlare. Sollevò un poco la testa per poterlo guardare.
 
“Kaiza...r-ricordi come...ti sei fatto q-quella cicatrice?”
 
“Parli di questa?” chiese alludendo al piccolo taglio sul sopracciglio sinistro “E come potrei dimenticarmene? Fu in un giorno d’estate, stavamo giocando a rincorrerci in giardino. Tu correvi come uno scalmanato e io non riuscivo a starti dietro mentre tu mi gridavi Corri! Corri! Ho cercato di acchiapparti a un certo punto ma sono inciampato come un imbranato. Sono caduto a faccia in avanti e ho battuto su un sasso appuntito. Tu piangesti tutto il giorno.... eppure ero io ad essermi fatto male.”
 
“H-ho avuto paura...” confessò con lo sguardo perso in quel ricordo.
 
“E perché?” chiese sinceramente incuriosito. Sapeva di non doverlo far parlare ma non lo facevano da così tanto tempo “Quello era davvero un graffio.”
 
“Ti è uscito t-tanto sangue...io ero p-piccolo e non me ne ero reso c-conto... ” rispose “...quel giorno...h-ho capito che s-se ti fosse...” respirò a fondo “...se ti fosse successo qualcosa...non avrei saputo c-cosa fare.”
 
A Kaiza tornò in mente una sua frase pronunciata nella loro discussione prima del’attuazione del piano. Aveva detto che lui capiva la sua paura di perderlo. Lo capiva perché lui viveva il medesimo terrore nei suoi confronti. Rifletté un po’ suoi tempi, su quando era cambiato.
 
“E’ stato responsabile del tuo cambiamento? Quella caduta, quel giorno?”
 
“S-Sì” rispose sorridendo, sollevato che avesse capito “volevo...proteggervi. Tu...e la mamma.”
 
“Oh Hideiko...” sussurrò, commosso da quella rivelazione straziante che mai si sarebbe potuto immaginare.
 
Lo cullò tra le braccia, lasciandogli un bacio tra i capelli disordinati e sulla fronte come quando era più piccolo. Di colpo gli sembrò di non avere tra le braccia un sedicenne ma ancora quella creaturina che aveva portato di colpo gioia nella sua vita.
 
“P-Promettimelo...” gemette ad un certo punto il figlio, interrompendo quel dolce pensiero.
 
“Che cosa?” domandò balbettante, ricordando di colpo quanto critica fosse ancora la situazione.
 
“Non cambierà nulla...tra te...e... la mamma”
 
Tutte quelle pause frequenti gli segnalarono che era arrivato al limite. Come se all’improvviso avesse recuperato la percezione del proprio corpo e di quello che stringeva a sé, intensificò al massimo quella tenue luce verde che ormai non serviva più a nulla e aumentò la presa sulla mano fredda che non reagiva praticamente più.
 
“Che dici? Che dovrebbe cambiare?” cercò di dire ottimista “Saremo ancora una famiglia...come lo siamo sempre stati...”
 
S-Sto morendo Kaiza,” disse fermo, l’unico modo per fargli arrivare il messaggio “promettimelo...”
 
Pronunciare quelle parole raggiunsero l’obbiettivo. Il chakra verde si spense, incapace di proseguire oltre. La presa di coscienza che ormai non c’era più nulla da fare, strinse in una morsa il suo cuore. Si guardarono ancora, Hideiko in modo un po’ strafottente come a rimproverarlo di non esserci arrivato prima di lui mentre le lacrime di Kaiza avevano ripreso a scorrere e cadevano sul viso del più giovane mentre le loro due fronti combaciavano.
 
“Non puoi chiedermi questo...” singhiozzò non alludendo alla promessa, quanto al fatto che promettere significava accettare di starlo perdendo per sempre.
 
“S-sei una persona speciale...” l’ennesimo colpo di tosse, il respiro sempre più flebile “...sarai forte per tutti e due...Promettilo...”
 
“No,no” negò “non posso farlo...”
 
Non udendo niente di risposta, il panico lo invase. Lo scosse un po’, toccò il viso pallido in cerca di una reazione senza ottenerla. Sentiva che respirava ancora,  allora perché non reagiva più?
 
“Hide” usò il diminutivo al culmine del dolore “ti prego, rispondi! Te lo prometto, non cambierà nulla ma ti prego rispondi! Hide!”
 
Quando riaprì gli occhi capì che sarebbe stata l’ultima volta. Erano persi nel vuoto. Li aveva riaperti solo per dirgli che ancora lo sentiva, che sarebbe stato lì ancora per poco.
 
Le labbra si mossero ma non uscì alcun suono, solo un rivolo di sangue che gli scivolò fino al mento. Lo vide muovere appena la testa, quasi ricercasse un contatto. Le loro fronti combaciarono ancora una volta, mentre il padre ripeteva a bassissima voce sempre la stessa supplica, lo supplicava, lo implorava di restare. Ma il tempo era giunto al termine.
 
“Guardami...”
 
La voce nella sua mente fece riaprire gli occhi a Kaiza. Hideiko non poteva più parlare così aveva adottato quel contatto telepatico che gli aveva insegnato tanti anni prima. Non c’era paura sul suo viso, era sereno. E per quanto poteva, gli stava sorridendo. Sembrava felice.
 
“Grazie per la fiducia” parlava con la stessa voce di quando era più piccolo prima che la distanza creatasi tra loro, li allontanasse. Una voce senza dolore, senza sussurri ma allegra e brillante densa di una profonda gratitudine mista ad un affetto indescrivibile. Tante parole pronunciate nell’arco di quello che dall’uomo fu percepito come un lunghissimo interminabile secondo. ” Anche se sapevi che sarebbe potuta finire così, anche se avevi paura, alla fine mi hai dato il permesso e non so quanti genitori avrebbero avuto la forza di fare lo stesso. Sei stato coraggioso...non sai quanto sono grato e orgoglioso di essere tuo figlio.
 
Mi spiace solamente di non avertelo mai detto prima.
 
Ricorda la promessa...e dai un bacio alla mamma da parte mia.
 
Ti voglio bene... non sopporterei di essere un peso a vita per te. Vedrai papà, sono sicuro che riuscirai a...”

 
Non udì mai la fine di quel pensiero. Mentre ascoltava quelle parole nella sua mente, vide la luce spegnersi del tutto negli occhi dorati insieme all’ultimo alito di vita che lasciava le sue labbra. Le palpebre celarono quelle iridi per sempre mentre il suo cuore allo stremo infine trovava quiete.
 
Sembrava quasi dormisse, tranne per il fatto che era troppo immobile. Non c’era più calore in quel corpo se non quello che generava perché stretto al suo. Fu un dolore fisico che gli permise di razionalizzare quello che era appena accaduto. Al centro del petto, sordo e disarmante.
 
Morto. Hideiko era morto.
 
Lo chiamò per nome, dapprima lentamente incapace di credere alla realtà. Come se cercasse di svegliarlo.
Poi alzò la voce, provò a toccarlo, ad accarezzargli il viso. Nulla.
Il terrore si impossessò di lui quando cominciò a urlargli di svegliarsi, che non era divertente.
 
Poi tornò a un sussurro, quando lo distese a terra e cominciò a piangere.
 
Pianse come non aveva fatto in quel momento, incurante di qualsiasi cosa. Lasciò che le lacrime cadessero sul viso di suo figlio, che si mischiassero al sangue quando tentò inutilmente di cercare di rianimarlo, che gli arrecassero dolore al punto che credeva che anche il suo cuore si sarebbe fermato da un momento all’altro.
Purtroppo per lui non fu così.
 
Non seppe quanto tempo era trascorso quando venne raggiunto dagli uomini che prima avevano tramortito.  Percepì a malapena la loro presenza, se dissero qualcosa non prestò alcuna attenzione. Non si vergognava di mostrare così apertamente il suo dolore davanti a degli estranei. Nessuno di loro avrebbe potuto comprendere.
 
Non gli importava di nulla ormai, se lo avessero ucciso gli avrebbero solo fatto un favore.
 
“Consegnateci il rotolo e vi lasceremo andare” parlò uno e l’unica azione che riuscì a compiere fu quella di associare la voce a quella del capo del gruppo nemico “Non sprechiamo sangue inutilmente”.
 
Sembrava turbato, c’era qualcosa nel modo in cui pronunciò quelle parole che suonava diverso da poco prima.
 
Non gli diede risposta. Sfilò il rotolo dalle mani del figlio e se lo strinse al petto. Se lo volevano avrebbero dovuto ucciderlo. L’energumeno gli si avvicinò e tese la mano. Kaiza non si mosse, chiuso nel proprio dolore. A quel punto l’uomo si adirò e sfoderò la propria arma.
 
“Dammi quel dannato rotolo, non essere stupido!”
 
Non ottenere risposta gli fece perdere la pazienza. Mosse un fendente con la propria katana, aprendo un lunghissimo squarcio sulla schiena del ninja medico che urlò straziato. Ma non si mosse,  quel dolore fisico non era nulla in confronto a quello che stava provando dentro di sé. Si mise a protezione del corpo di Hideiko, nonostante la testa avesse cominciato a girargli e sentisse distintamente le forze abbandonarlo secondo dopo secondo.
 
“Basta mi ha stufato!” sbraitò allora l’uomo “Non vuoi collaborare? Allora darò il colpo di grazia al ragazzino!”
 
Gli piazzò un calcio sul fianco tanto forte da allontanarlo di diversi metri, lasciandolo col fiato mozzato. Poi sollevò la spada pronta a calare e trafiggere il corpo ai suoi piedi. Stava per pronunciare l’ultima minaccia quando si rese conto di un dettaglio importante. Il ragazzo ai suoi piedi era già morto.
 
“A-Allontanati...da mio figlio...”
 
Questo ripeteva il ninja medico, mentre arrancava con i gomiti e cercava di raggiungere Hideiko. La ferita sulla schiena però grondava di sangue. Aveva imbrattato completamente il suo giubbotto che ora per lui era diventato come un pesante macigno che gli impediva di muoversi. Ansimò con il viso a terra, respirando la polvere, sforzandosi in tutti i modi di restare lucido.
 
Il ninja rinfoderò la katana, superò il corpo senza vita e raggiunse Kaiza, togliendogli il rotolo dalla mani nonostante i suoi tentativi di opporre resistenza. Tentò di alzarsi per recuperarlo ma non riusciva più a muoversi.
 
“Missione compiuta, possiamo ucciderli e tornare alla base!” disse uno degli uomini avvicinandosi a loro.
 
“Abbiamo il rotolo, possiamo andare” dichiarò l’imponente uomo, obbligando il ninja che aveva parlato ad allontanarsi.
 
“ Ma capo... non li uccide?”
 
“Uno è già morto” rispose “L’altro...è come se lo fosse già. E’ questione di tempo. VIA!”
 
Un po’ confusi i suoi uomini ubbidirono comunque e in breve si allontanarono tutti.
 
Kaiza respirava profondamente concentrandosi sul percorso che l’aria percorreva dal naso fino ai suoi polmoni. Cercava di trovare la forza, quella fisica ormai si era dissipata del tutto. Poteva fare affidamento solo sulla sua volontà. Ma come poteva trovarla?
 
Non solo aveva perso suo figlio ma aveva anche vanificato la sua morte. Aveva perso quel rotolo per cui Hideiko si era sacrificato. E ora stava per morire anche lui. Era davvero patetico. Che gli restava da fare se non lasciarsi andare nell’oblio? Almeno quello avrebbe portato via tutto quel dolore, quei sentimenti di debolezza e di inutilità che gli ricordavano che quello era successo solo per colpa sua.
 
“Promettimelo”
 
Quella parola gli rimbombò nella testa prima che perdesse conoscenza. Con un immenso sforzo, tentò di allungare la mano verso quella del suo Hide. Arrivò appena a sfiorarne le dita fredde e pallide, non riuscendo a fare altro.
 
“Piccolo mio,” mormorò “mia cara Yukiho,” un’ultima lacrima gli solcò la guancia “vi prego di perdonarmi...
 
Era pronto ad accogliere la morte che lo avrebbe liberato da quel peso che non era in grado di sostenere. Hideiko si era sbagliato, lui non era affatto forte e coraggioso. Era solo un codardo. Un egoista. Era profondamente deluso da se stesso.
 
Ma non ce la faceva. Ci sono pesi troppo gravosi per essere portati da una sola persona.
 
L’unico pensiero che in quel momento lo sollevava era quello che si sarebbe potuto ricongiungere con suo figlio. Ma così avrebbe lasciato sola sua moglie con due lutti con cui convivere. Espresse una preghiera silenziosa a qualunque divinità o chiunque sarebbe stato disposto ad ascoltare un peccatore come lui, e pregò affinché non rimasse sola. Che trovasse qualcuno in grado di consolarla e permetterle di rifarsi una vita.
 
Non meritava di vivere con quella sofferenza. Lui non poteva nulla per impedirlo.
 
Guardò un’ultima volta il volto di Hideiko che nella morte era rimasto comunque sereno. Pregò ancora che gli venisse concesso di ricongiungersi a lui, per vegliare insieme sulla donna delle loro vite.
 
La coscienza gli venne meno. Chiuse gli occhi e si lasciò andare.
 
Fine Flashback
 
“Ora sapete come sono andate le cose”. Kaiza concluse in questo modo il suo racconto.
 
Quelle parole mi riportarono bruscamente alla realtà, facendomi finalmente deglutire il groppo che mi era rimasto in gola tutto il tempo. Facevo fatica a formulare un qualunque pensiero, ero rimasta troppo scossa da tutte le emozioni che mi avevano trasmesso.
 
Yukiho piangeva silenziosamente, accarezzando il morbido muso di Sakè che il cagnolone aveva poggiato sul suo grembo. Io stavo cercando di resistere ma il velo di lacrime che mi copriva gli occhi mi tradiva. Constatai che anche Naruto si trovava nelle mie stesse condizioni anche lui sembrava davvero molto turbato.
 
Teneva le labbra serrate e gli occhi bassi mentre le sue mani serrate, tremavano impercettibilmente. Allungai una mano e gli toccai appena una spalla nella speranza che gli servisse per calmarsi. Mi rivolse un’occhiata riconoscente ma non disse nulla. Tirò un profondo sospiro.
 
“E dopo,” cominciò a dire un po’ esitante “cosa è successo?”
 
Il nostro amico medico non si era lasciato coinvolgere dai sentimenti mentre ricordava quei terribili avvenimenti. Non apertamente almeno. L’unico segnale che lasciava trasparire era la mano destra di cui non riusciva a trattenere il tremito. Lo avevo già visto fare così.
 
“Dopo?” sospirò passandosi una mano davanti al viso “Bè io mi sono svegliato tre settimane dopo all’ospedale di Konoha. Taisuke mi aveva raggiunto con i rinforzi prima che fosse troppo tardi. Mentre mi portavano indietro, un gruppo di Anbu era stato inviato come supporto e in breve hanno recuperato anche il rotolo. L’uomo che non mi ha ucciso quando ne aveva avuto l’occasione...alla fine si scoprì essere il padre del giovane che aveva pugnalato Hide. Era morto poco prima che mi raggiungesse con il resto dei suoi uomini.
 
Riguardo il corpo di Hideiko, ovviamente venne riportato al Villaggio,” sospirò più a fondo “Yukiho fu costretta a celebrare i funerali prima che riprendessi conoscenza. Mi ha aspettato finché ha potuto ma i colleghi mi hanno tenuto a lungo in coma farmacologico. I danni che il mio fisico aveva subito erano troppo gravi.”
 
“Quindi tu...”
 
“Non ho potuto nemmeno salutarlo un’ultima volta,” rispose cupo “portare la sua bara o piangerlo insieme a mia moglie. Lei ha pianto per entrambi... mentre non sapeva nemmeno se almeno io sarei sopravvissuto.”
 
“Ma almeno tu ti sei svegliato, caro” disse la donna con un sorriso “se avessi perso anche te...non so davvero cosa sarebbe stato di me...”
 
“Capite, ragazzi? Mi sono rivelato un vero e proprio fallito. Non solo non sono stato in grado di salvare la vita di mio figlio ma per colpa del mio stupido egoismo stavo quasi di rinunciare. Di lasciarmi morire piuttosto che vivere con quel rimorso. Ma vi rendete conto di cosa stavo per fare?”
 
Le aveva trattenute fino a quel momento però quando sua moglie gli strinse la mano, tante gocce salate cominciarono a cadere inarrestabili bagnando loro le dita e il viso dell’uomo assunse una sfumatura di dolore che ancora non avevo visto.
 
“Hideiko ha sbagliato tutto su di me! Non sono una persona coraggiosa, né tantomeno un padre di cui essere fieri! Non sono riuscito a proteggerlo, anzi sono stato io a condannarlo a quella fine! Avrei dovuto fregarmene probabilmente, costringerlo a tornare al Villaggio mentre io e Taisuke trattenevamo gli avversari!”
 
Stavo per fermarlo, per dirgli che non poteva accollare su di sé tutto quel senso di colpo.
 
“Però...”
 
Sul suo viso tornò un rapido ma sincero sorriso.
 
“...non sono pentito di avergli detto di sì...” disse “...di avergli permesso di provare, di essermi fidato di lui. Quel giorno mi sono reso conto che la fiducia è un dono a cui spesso diamo davvero poco valore. A volte lottiamo per conquistarla, altre ancora siamo disposti a cederla con estrema facilità. Eppure è una cosa davvero preziosa.
 
Se solo fossi riuscito a capire prima quanto bisogno avesse di sapere che mi fidavo di lui e delle sue capacità per qualsiasi progetto avesse in mente per il futuro, non dico che le cose sarebbero andate diversamente ma forse avrei potuto trascorrere meglio tutto quel tempo che abbiamo sprecato. Probabilmente prima di quel giorno deve aver pensato che la mia paura che gli potesse succedere qualcosa gli avrebbe impedito di dimostrarmi di cos’era capace. Di farmi vedere quanto era maturato...
 
Le cose sarebbero comunque andate così, penso. Forse avrei solo avuto meno rimpianti.
 
E’ così buffo...quel giorno io non sono riuscito a salvargli la vita. Lui me l’ha salvata due volte.
 
La prima quando mi ha buttato a terra. Non solo per impedire che il nemico mi ferisse...ma anche per combattere solo il suo ultimo avversario e darmi un’altra dimostrazione  di quanto fosse diventato un ninja degno di merito.
 
La seconda...quando ha consumato l’ultima goccia di chakra che aveva per dirmi telepaticamente le sue ultime parole. Se non lo avesse fatto, non sarei qui. Sarei sprofondato per sempre in un baratro impossibile da risalire, compiendo quello che sarebbe stato l’errore più grande della mia vita. Tradire la sua memoria.”
 
Deglutii ancora. Finalmente tante cose stavano venendo alla luce. Ecco da dove nascevano tutti i suoi discorsi, le sue riflessioni e il suo modo di comportarsi con tutti noi.
 
L’esperienza vissuta durante gli ultimi istanti della vita di suo figlio lo avevano cambiato profondamente, segnato in modo indelebile la sua esistenza. Ogni cosa che aveva fatto dopo era avvenuta in funzione di essa. Il suo fare protettivo nei confronti di sua moglie, la dolcezza e la premura che riservava nei confronti di Naruto, la fiducia che concedeva anche quando chiunque altro l’avrebbe ritenuto un azzardo.
 
“Però,” intervenne ancora Naruto “prima hai detto di non aver mai sentito le sue ultime parole. Hai detto che...non è riuscito a terminare la frase...”
 
“E’ vero,” ammise “ma so con certezza cosa avrebbe voluto dirmi. Lo capito tardi quando già credevo di aver toccato il fondo. Sono riuscito ad allontanare il dolore per un attimo, così ho capito...”
 
Qualcosa di famigliare. Il mio cuore sapeva che ci stava per rivelare qualcosa di estremamente famigliare.
 
“Vedrai papà,” citò a memoria “sono sicuro che riuscirai a...”
 
“...riuscirai a guardare avanti...” sussurrò Naruto, quasi le parole gli fossero uscite da sole dalla bocca.
 
Kaiza gli sorrise dolce come sempre e annuì. A quel punto una domanda mi sorse spontanea.
 
“Ti prego di perdonarmi se te lo chiedo, Kaiza” dissi “ma come fai ad esserne sicuro?”
 
“Come lo so? Bè è semplice...era mio figlio, dopotutto no?”
 

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“Vi ringrazio moltissimo di essere venuti, ragazzi”
 
“Siamo noi che la ringraziamo, è stata davvero una bellissima serata Yu” le risposi.
 
Sakè teneva le orecchie tirate indietro e continuare a mugolare triste dal momento che aveva capito che stavamo andando via. Sembrava ci avesse preso davvero molto in simpatia.
 
“Siete sempre i benvenuti” continuò Yukiho “anzi, da come sta reagendo Sakè credo sarete costretti a tornare.”
 
“Con molto piacere!” esclamai. Poi mi rivolsi direttamente a lui: “Sentito? Torneremo! Nel frattempo cerca di fare il bravo cagnolone di casa!”
 
Quello ululò e prese a saltellarmi gioioso intorno. Evidentemente aveva capito.
 
Corse subito da Naruto, quasi a comunicargli la bella notizia. Lui lo accarezzò sulla testa e lungo il collo con famigliarità e Sakè non la smetteva più di scodinzolare.
 
“Saluti Aika da parte nostra!” disse Naruto alla donna quando le si avvicinò.
 
“Non temere, lo farò” promise quella sorridente.
 
“Allora” cominciò lui timidamente e passandosi una mano tra i capelli “non so come ringraziarla per la bellissima cena...ecco io, vorrei tanto ricambiare ma insomma...”
 
Non lo lasciò finire che lo avvicinò con dolcezza a sé, stringendolo in un abbraccio che lo lasciò completamente spiazzato. Superato quel momento di interdizione, le passò le braccia sulle spalle ricambiando quella stretta.
 
“Sono io che ti ringrazio” gli disse “venendo qui ci hai fatto un bellissimo regalo. Forza!” fece poi rafforzando la presa “Qualunque cosa tu stia affrontando, sono certa che lo supererai!”
 
“Ehm ehm d’accordo” si intromise un po’ scherzando Kaiza “è proprio ora di andare!”
 
Naruto sciolse l’abbraccio e lasciò che i due coniugi si salutassero. Lui le disse solo che si sarebbero visti presto mentre le gli raccomandò solo di non stancarsi troppo. Yukiho gli accarezzò appena la guancia e Kaiza le baciò quella stessa mano con estrema dolcezza. Diede un buffetto a Sakè e li salutò.
 
Poi ci raggiunse prendendoci per le spalle entrambi.
 
“Coraggio ragazzi, è ora di andare a letto!”
 
Insistettero per riaccompagnarmi a casa nonostante le mie proteste. Come se fossi io a dovermi preoccupare di un eventuale assalitore! Piuttosto era meglio per loro tenersi alla larga da me e dai miei pugni! Tuttavia non mi dispiacque stare con loro ancora un po’.
 
Nonostante il suo racconto, Kaiza sembrava aver ritrovato quello spirito che aveva prima che scoprissimo la verità sul suo passato. Forse raccontarci tutto gli era servito per liberarsi un po’ da quel peso. Adesso che sapevamo, le cose sarebbero state più semplici. Ci chiese un’unica cosa e cioè di non raccontare agli altri di quanto erano a conoscenza. Sosteneva che era inutile dar loro anche questo pensiero. Giurammo tutti e due.
 
“Bene, io sono arrivata” annunciai sotto la porta di casa.
 
“Ci vediamo domani allora, Piccola!” mi salutò l’uomo dandomi un buffetto su una guancia.
 
Naruto sembrava leggermente nervoso e non riuscivo a spiegarmene il motivo.
 
“Ecco Sakura...” fece un po’ titubante “...volevo dir-...”
 
“Forse è meglio che vi lasci un attimo da soli” constatò il medico di punto in bianco “sono due passi più in là, ti aspetto! Buonanotte, cara!” e detto questo di avviò lungo la strada.
 
Il mio compagno di squadra lo seguì con lo sguardo, poi lo sollevò per guardare me anche se dovetti terrorizzarlo dato che lo riportò subito al suolo.
 
“Ecco io...” ritentò “...volevo solo...ringraziarti!”
 
“Come?” chiesi confusa “Per che cosa?”
 
“Per essere venuta. Insomma, non credo che avrei affrontato quella situazione a casa di Kaiza se non ci fossi stata tu. Anche prima quando, ecco...mi hai toccato la spalla, intendo... ero teso ma grazie a te, sono... riuscito a calmarmi. Quindi sì, grazie.”
 
Mi sembrò così strano sentirlo parlare in modo così goffo e impacciato. Ormai ero abituata a tutto un altro tono, più serio e maturo quindi sentirlo esprimersi nuovamente come un tempo, mi regalò un barlume di gioia che dopo una serata tanto impegnativa mi serviva proprio.
 
Erano cambiate così tante cose da quel giorno di pioggia... era come se avessimo ricominciato da zero. Mi ero dovuta confrontare con un Naruto che non riuscivo a comprendere, che agiva in modi che non mi sarei mai aspettata. Lentamente avevo cominciato a rapportarmi con lui, non era stato facile ma sentivo che tutte quelle difficoltà mi avevano resa più forte. E non solo, avevano anche rafforzato quel sentimento così incerto che ora era diventato una realtà concreta. Potermi guadagnare la sua fiducia passo passo invece di sentirmela dovuta immeritatamente, mi aveva regalato emozioni forti e inevitabilmente mi sentivo sempre più legata a lui. Ora sentivo di poter affermare senza alcuna paura che mi ero guadagnata un posto al suo fianco. E non solo ne ero fiera ma anche onorata.
 
Kaiza aveva proprio ragione. La fiducia è un dono dal valore immenso.
 
“Ehm allora io vado” fece lui, grattandosi una guancia “ci...ci vediamo domani?”
 
“Certo” gli assicurai.
 
“Bene...allora, buonanotte...” mormorò.
 
Mi mossi senza nemmeno pensarci. Gli passai una mano dietro alla nuca e gli girai appena la testa, premendogli appena le labbra sulla guancia. Mi sembrò quasi di sentirlo avvampare.
 
“Buonanotte, Naruto” risposi, guardandolo negli occhi chiari ora colmi di un sincero stupore.
 
Mi sorprese a sua volta perché ricambiò prima che potessi dire o fare nulla, lasciando che le sue labbra si posassero sulla mia fronte, in quel momento il punto di me più esposto. Respirai a fondo...quel calore che percepivo mi stava scaldando più di quanto avrei mai potuto credere possibile. Dapprima era stato un bacio appena sfiorato, poi si era fatto più chiaro e nitido. Sembrava dolce e appassionato allo stesso tempo
 
Quando si allontanò aveva un’espressione sognante. Mi sorrise timidamente e io ricambiai.
 
“A domani” ripeté. Io a quel punto mi limitai ad annuirgli.
 
Ci salutammo e mi fermai un po’ a guardarlo allontanarsi. Quando si girò mi affrettai a rientrare in casa, correndo in camera mia e buttandomi subito sul letto. Giuro, mai credevo che avrei potuto reagire così!
 
Mi misi a pancia in su e toccai con le dita, là dove quel bacio si era posato con tanta delicatezza.
 
Crollai di colpo così, ancora vestita ma con il cuore scosso da un fremito mai provato prima di allora in attesa che il domani si affrettasse ad arrivare. Ora finalmente non aveva più paura di quel che il nuovo giorno l’avrebbe costretta ad affrontare. Sapeva quello che voleva ed era pronta a combattere per averlo.

 
 
 
 
Di certo non avrei potuto immaginare che qualcosa di inaspettato si trovava ormai in prossimità del Villaggio.
 
O meglio... qualcuno.




 
 
 


NOTE D’AUTORE: Ragazzi semplicemente mi scuso immensamente per il ritardo >< Come al solito non riesco a mantenere le date che comunico, ormai temo ci abbiate fate l’abitudine. Alla fine non sono riuscita a scrivere l’extra, il capitolo in sé mi ha richiesto molto e quindi niente dovrete pazientare un po’. Spero che questo capitolo vi sia arrivato, ci tenevo davvero molto e mi auguro di aver fatto un lavoro per lo meno accettabile. Io l’ho sentito molto, spero valga anche per voi.
 
Grazie a tutti coloro che continuano a seguire e leggere questa storia <3 A presto :)

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Capitolo 37
*** Extra: L'arrivo di Aika e Sakè ***


I suoi sogni, se tali potevano essere chiamati, non avevano una consistenza distinta.
 
Non vi scorgeva dentro nessuna immagine nitida, anzi ciò che gli si presentava dinnanzi era solo una scura massa deforme intenta a contorcersi su se stessa. E provava dolore nel farlo. Allora perché non si fermava? Perché continuava a tormentarsi e non poneva fine a tutte quelle sofferenze? Non riusciva a capirlo.
 
Si sarebbe dimostrato un mistero interessante da svelare ma al quale non avrebbe dato troppo valore. Non lo avrebbe fatto per niente... se non avesse sentito quel dolore autolesionista come suo. Viveva ogni spasmo di quella cosa informe e così lontana dalla realtà come se gli appartenesse, percepiva l’intensità acuta di quella sofferenza e non ne poteva più. Voleva solo che tutto quello finisse. Una volta per tutte.
 
Durò a lungo per la percezione che aveva del tempo. D’un tratto qualcuno doveva aver prestato ascolto alla sua silenziosa supplica perché tutto si arrestò di colpo. Di lì in poi non sogno più.
 
Il sordo eco di un dolore vivo gli pizzicò tutti i sensi, restituendogli almeno parzialmente la percezione del proprio corpo. Gli arti erano del tutto atrofizzati , dormienti a tal punto che avrebbe quasi detto di non possederli più se non fosse stato per l’impulso nervoso che gli arrivò dalla punta delle dita. Si sentiva così terribilmente pesante. Eppure non riusciva a dare una collocazione al suo corpo.
 
“Kaiza?”
 
Pensò di stare ancora sognando quando udì pronunciare il suo nome. Cercò di rispondere, di dire qualcosa ma non vi riuscì. Se lo avessero chiamato ancora una volta forse sarebbe stato più facile trovare la forza ma non sentiva più nulla.
 
Poco dopo però venne raggiunto anche da un altro stimolo. Era il tocco di qualcuno, o almeno questo credeva senza averne la certezza. Progressivamente riuscì a localizzarlo. Ora le sentiva, riusciva a sentire le dita di una mano gentile tra i capelli mentre gli accarezzava la testa. Si sentì chiamare un’altra volta.
I sensi si stavano ripristinando, il tatto per primo. Poi l’udito si fece più sensibile e percepì di avere molta sete quando il gusto gli comunicò che aveva la bocca completamente asciutta. L’olfatto gli fece notare invece che si trovava in un posto che conosceva bene. Doveva aprire gli occhi. Ora poteva.
Le palpebre erano come incollate fra loro, sollevarla di pochissimi millimetri richiese un grandissimo sforzo. Sembravano volergli impedire di abbandonare quell’oscurità, si serravano dalla luce esterna.
Il suo nome fu pronunciato una terza volta. Alla fine riuscì ad aprirli.
 
Tutto ciò che poteva e voleva vedere era di fronte a lui. Non gli importava più nulla di dove si trovasse, che giorno o che ora fossero. Ciò che più contava era accertarsi che quel viso davanti al suo, così smunto, scavato dalle lacrime e colmo di tristezza fosse davvero lo stesso accanto a cui era solito risvegliarsi ogni mattina.
 
“Y-Yu...?” esalò con voce che non possedeva, aggrappandosi alla speranza che fosse sufficiente per essere udito.
 
Le labbra di lei si inclinarono verso l’alto ma questo non le donava un’espressione felice. Gli si avvicinò per baciargli il viso ovunque sulla fronte, su una tempia, fino alla guancia tenendosi aggrappata a quella carezza tra i capelli che non si era mai arrestata. Sentì le sue labbra vicino un orecchio che sussurravano ringraziamenti che non riusciva a comprendere del tutto. Nel frattempo la donna non si arrestò nemmeno un attimo, continuando a lasciargli quei baci umidi come se fosse passato troppo tempo dall’ultima volta che lo aveva fatto. Non riusciva ad articolare chiaramente le parole, così attese che si calmasse per dire quello che voleva. Quando riuscì a concedersi un respiro più profondo finalmente sentì benissimo.
 
“Sei vivo!” la sentì constatare avendo l’impressione che dicesse più a se stessa che a lui “Vivo...”
 
Quella parola ripetuta accese un interruttore nella sua testa fino a quel momento tenuto spento. L’informe massa nera gli ricomparve ancora dinnanzi gli occhi e il dolore si ripercosse fino ad arrivare a stritolargli il cuore, minacciando di soffocarne il battito. Gli arti si rianimarono di colpo tentando di sollevare un corpo troppo pesante per loro, adagiato su un materasso anonimo in una stanza che odorava di sangue e disinfettante e in cui i bip di una macchina si alternavano con cadenza sempre più rapida.
 
“Caro ti prego” lo implorò, cercando di farlo distendere nuovamente a pancia in giù senza movimenti troppo bruschi “calmati!”
 
“D-Devo...” ansimò pesantemente “...H-Hide...”
 
“E’ inutile...” mormorò lei mentre le lacrime tornavano a rigarle le guance “...non puoi fare nulla...”
 
INUTILE. Il rumore di quella parola gli risalì con un brivido gelido lungo la schiena o forse era solo una fitta dello squarcio duramente ricucito che lo avrebbe marchiato a vita. Lasciò che la moglie lo aiutasse a distendersi, coprendolo con il lenzuolo leggero che gli era scivolato dalle spalle, che tornasse ad accarezzargli il viso tremante lasciandogli di tanto in tanto qualche bacio sulla fronte.
 
“D-dov’è?” chiese allora per smentire quella che sapeva essere la verità, per allontanare quella che sapeva certezza, testimoniata da quel dolore che lo tormentava. Si appellò alle parole della donna con una speranza e una fiducia che altri non potrebbero provare con la stessa intensità. Aspettò che gli dicesse che era tutto a posto, che ciò che aveva visto era solo frutto di un incubo.
Lei però serrò le labbra, le gocce salate continuavano a correre via, fermandosi in due fossette appena sotto quegli occhi arrossati prima di cadere inevitabilmente. Non riusciva a parlare. Scosse solo la testa.
 
“Ci hanno provato, Kaiza...in tutti i modi...”
 
“N-no...no...” pregò che si fermasse, che non abbattesse quella speranza tanto intensa.
 
“...troppo tempo, troppo sangue...” continuò.
 
“Ti p-prego...non può...”
 
“...non c’è stato nulla da fare...”
 
“NO!” gridò allora affondando il viso nel cuscino urlando con più fiato di quanto potesse permettersi.
 
Non sentì il trillo che richiamava gli infermieri nella sua stanza, non badò agli uomini che lo immobilizzarono tenendogli premuta a forza una maschera d’ossigeno sulla bocca, scorse appena lo scintillio della siringa che gli iniettava un sedativo nel braccio. Perse il contatto con il proprio corpo così come lo aveva riacquistato. I muscoli iniziarono a rilassarsi tutti insieme mentre una voce già lontana gli intimava di respirare con calma e a fondo. Prima che le palpebre si chiudessero ancora, intravide sua moglie mentre lo guardava triste, una mano davanti alla bocca nel tentativo di trattenere la commozione.
 
“Sarai forte per tutti e due” così aveva detto Hideiko.
 
“Non sono così forte” pensò prima di ribaltare gli occhi e abbandonarsi a quel sonno indotto. Ormai cosa gli restava da fare se non abbandonarsi a quell’oscurità che ora pregava solo di non lasciarlo più?
 
Morto. Suo figlio era morto. Cosa aveva più importanza?
 
                                                                                        ***
 
“Kaiza?” provò a chiamarlo Yukiho, interrompendo quel silenzio da giorni assordante.
 
L’uomo non le rispose. Aveva recuperato quel poco di forze che gli erano sufficienti per tenersi puntellato sui gomiti, la testa chinata a pochi centimetri dal cuscino. Manteneva quella posizione per ore, fin quando non si rimetteva giù verso sera apparentemente per cercare di dormire. L’unico rumore che produceva nell’arco della giornata era quello provocato da lunghi sospiri a cui si lasciava andare ogni tanto. Rare volte bisbigliava ma non era possibile riuscire a distinguere nulla di preciso. Aveva consumato tutte le sue lacrime, dalla disperazione era arrivato alla più completa apatia.
 
Lei non si permetteva di giudicare il suo comportamento. Neanche lontanamente poteva immaginare cosa avesse provato nel vivere gli ultimi momenti di vita del loro bambino senza riuscire a fare nulla per aiutarlo. Quando la squadra di recupero li aveva riportati entrambi al Villaggio,aveva conosciuto la disperazione più pura. Da una parte suo marito a un passo dalla morte, dall’altra il corpo senza vita di suo figlio. Il trauma era stato troppo forte, non era stata in grado di sopportarlo.
 
Quando si era ripresa aveva dato sfogo a un dolore che non conosceva limiti. Era impassibile  per quasi una giornata incapace di andare da uno o dall’altro. Come poteva? Di Kaiza non aveva avuto alcuna notizia per molte ore. Curare il suo corpo si era rivelato più difficile di quanto i medici avessero potuto prevedere. Come le avrebbero detto dopo l’operazione, durante l’intervento c’erano state moltissime complicazioni. Oltre alla difficile emorragia da arginare per via della ferita profondamente aperta, il suo fisico era profondamente debilitato. La quantità spropositata di tonici che aveva ingerito avevano alterato il suo chakra in modo irreversibile e compromettendo il corretto funzionamento dei suoi organi vitali. Uno in particolare. Erano riusciti a riprenderlo per un soffio.
 
Nonostante questo le avevano detto che c’erano pochissime possibilità che riuscisse a farcela.
 
Lei non riuscì a prendere l’iniziativa per fare alcunché almeno finché Taisuke non venne a trovarla. Era stato lui a riportarli entrambi a Konoha col il cuore colmo di disperazione per la fine prematura di quel ragazzo così giovane e per le sorti che tenevano in mano la vita del suo più caro amico. Comprendendo la difficoltà in cui doveva trovarsi la donna, non aveva esitato ad andare da lei. Allora le aveva detto quanto fosse importante che restasse accanto a suo marito in quelle ore tanto critiche. Per lui c’era ancora una speranza e allora valeva tenersi aggrappata ad essa. Hideiko avrebbe voluto così.
 
A quel punto aveva capito che doveva reagire. Nonostante quella profonda crepa dentro di sé, doveva riprendersi. E così aveva preso la sua decisione.
 
Era andata a vedere suo figlio nell’obitorio. Aveva pianto e urlato fino allo sfinimento aggrappata a lui, quasi potesse riuscire a richiamarlo nuovamente nel loro mondo. Ma sapeva che nulla avrebbe potuto restituirglielo. Così lo aveva pregato che le restasse accanto e ovunque fosse, proteggesse suo padre e gli desse il coraggio di non lasciarsi andare.
 
Poi era andata da lui. Non si era trattenuta nemmeno lì con lui, incapace di essere forte, incapace di trattenersi. I primi tre giorni erano stati i più critici, il rischio che il suo cuore si arrestasse da un momento all’altro era altissimo. Poi venne la notizia del coma. E lì pensò di non potercela fare, di non poter tollerare quello stato di morte apparente in cui suo marito versava. Eppure si era forzata a restare lì,  a stringergli la mano, ad accarezzarlo mentre gli parlava sperando che in qualche modo riuscisse a convincerlo a svegliarsi.
 
E finalmente era successo. Nonostante fosse felice che avesse aperto gli occhi finalmente dopo tante notti insonni passate a pregare affinché accadesse, era solo un debole motivo di gioia rispetto al dolore che avrebbero dovuto condividere insieme da quel giorno e per il resto delle loro vite. Ma era stata davvero felice che Kaiza si fosse svegliato, che non fosse rimasta da sola a piangere quel figlio che aveva dovuto seppellire pochi giorni prima a poco più di sedici anni, senza che avesse avuto il tempo di vivere la sua vita.
 
Non avrebbe mai creduto che però sarebbe caduto in quello stato di impassibilità, incurante delle sue parole, degli amici che erano venuti a trovarlo, di qualsiasi cosa lo circondasse. In quel momento non esisteva altro per lui che quel dolore che non riusciva ad affrontare con nessuno se non con se stesso. E lei non sapeva più cosa fare. Come fargli capire che aveva bisogno di lui...
 
“Abbiamo perso entrambi nostro figlio, Kaiza” provò ancora una volta, l’ennesima “Ti prego...dì qualcosa, qualsiasi cosa ma reagisci. Questo silenzio mi sta uccidendo...”
 
Sperò che fosse uno stimolo sufficiente ad ottenere almeno una parola, un movimento anche solo un tremito. Fu lei invece a doversi muovere, a doversi avvicinare per vedere se nei suoi occhi fosse cambiato qualcosa. Il vuoto era ancora lì. Non c’era altro negli occhi dorati che l’avevano fatta innamorare, che l’avevano sempre contemplata con amore e affetto. Nulla.
 
Tornò a sedersi composta sulla sedia, le mani tremanti in grembo. Non le restava che aspettare e sperare che prima o poi riuscisse a reagire, non importava come. Che piangesse ancora, gridasse, rompesse tutto, che facesse qualsiasi cosa. Ma quell’apatia era più affilata di qualsiasi lama.
 
“Hide” lo chiamò dentro di sé, congiungendo le mani “ci hai lasciati troppo presto...”
 
                                                                                        ***
 
Yukiho venne svegliata da un bussare deciso che la ridestò dallo stato di dormiveglia in cui si era abbandonata su quella sedia nella stanza del marito che ormai era diventata quasi una parte di lei. Anche Kaiza che si era disteso un po’, stremato anche per tirarsi un po’ su con le braccia, udì quel bussare insistente.
 
Aprì appena gli occhi ma li richiuse ben presto. Di chiunque si trattasse non gli importava.
 
“Avanti” disse la donna ad alta voce in modo da essere ascoltata da chi si trovava al di là della porta.
 
La maniglia si piegò e un uomo fece la sua entrata. I capelli legati in una coda alta, un viso severo segnato da due lunghe cicatrici sulla parte destra e un pizzetto nero a culminare il suo mento. Una figura ben nota all’interno del Villaggio.
 
“Shikaku Nara” lo riconobbe la donna, alzandosi non appena quello varco l’ingresso. Lui annuì accennando un sorriso e non appena quella fece per inchinarsi si affrettò a fermarla.
 
“Non serve, ti ringrazio” le disse con gentilezza. Poi curandosi di tenere bassa la voce le chiese “Come state?"
 
“Come si può stare quando si perde un figlio” rispose scuotendo la testa.
 
“Non posso neanche immaginare cosa state provando, le mie più sentite condoglianze” disse, poi accennò a Kaiza “E lui?”
 
Lei scosse ancora una volta il capo, non trovando parole per esprimere tutta la sua rassegnazione. Shikaku ebbe la conferma di ciò che gli era stato riferito riguardo la condizione psicologica di Kaiza con cui condivideva una rispettosa amicizia da molti anni. Per questo non aveva esitato un istante quando il Terzo Hokage si era appellato a lui affinché gli desse il supporto necessario per poter dare una scossa alla situazione di stallo in cui si trovava.
 
“Vorrei dirgli qualche parola se permetti” e con questo la scostò delicatamente e si avvicinò al letto studiandolo attentamente. Quando ebbe chiaro in mente da dove doveva cominciare, si sedette sul materasso.
 
“Cosa credi di ottenere comportandoti così, Kaiza?” lo interrogò direttamente, saltando direttamente i convenevoli. Attese qualche momento, poi aggiunse “Respiri troppo velocemente per star dormendo. So che sei sveglio quindi credo che dovresti rispondermi.”
 
Ancora nulla. Nessun cenno né di ascolto né tanto meno il suo corpo non dava segno di alcun tipo di reazione. Il Nara non lo biasimava, come avrebbe potuto? Per quanto prima di fargli visita avesse simulato nella sua mente come avrebbe potuto reagire se una cosa del genere fosse capitata a lui, non vi era riuscito. Era qualcosa di troppo grande per qualsiasi uomo.
 
“Forse cancellerà il tuo senso di colpa ma lasciarti morire non lo riporterà indietro” affermò lapidario, senza usare mezzi termini.
 
L’uomo sdraiato ebbe finalmente una reazione. Irrigidì le spalle in una contrazione involontaria che forse sarebbe sfuggita a una persona qualunque ma non al genio in carica del Clan Nara. Modificò all’istante il discorso come l’aveva impostato spingendolo su quella linea più diretta.
 
“E’ un gesto estremamente egoista da parte tua, sai? Per uno che dovrebbe conoscere perfettamente quale valore ha la vita, questo comportamento è davvero riprovevole.”
 
Un’altra contrazione. C’era quasi. Yukiho gli toccò il braccio cercando di dirgli in qualche modo di smetterla. Quelle parole sembravano ferirla profondamente e Shikaku comprese che fosse perché ciò che sentiva non corrispondeva a ciò che era veramente suo marito. Sembrava volerlo rimproverare di quelle parole così dure nei suoi confronti. Questo solo con gli occhi.
 
Ma lui non cedette a quello sguardo. Se avesse dovuto colpirlo ancora più durante di quanto poteva aver fatto la perdita di suo figlio allora lo avrebbe fatto. Era l’unico modo per salvarlo. Lei lo lasciò proseguire, lasciando che ci provasse. Ormai non e restava che sperare in un miracolo.
 
“Hideiko non poteva essere salvato in alcun modo. La lama che lo ha trafitto è arrivato a danneggiargli un polmone, l’emorragia interna era troppo grave. Neanche se fossi stato insieme agli altri componenti della squadra medica, sarebbe servito a qualcosa” continuò, riferendo le informazioni che aveva raccolto “Capisci? Non è stata colpa tua se è morto...”
 
“SMETTILA!” gridò di colpo facendoli sussultare entrambi “BASTA! NON PERMETTERTI MAI PIU’ DI DIRE UNA COSA DEL GENERE!”
 
“Kaiza. Non c’è più. E’ morto.”
 
“TI HO DETTO DI SMETTERLA!”
 
Si puntellò sulle braccia, nel tentativo di potersi alzare e colpirlo. Ma senza alcuno sforzo Shikaku gli torse un braccio dietro la schiena e lo tenne contro il materasso spingendogli la testa contro il cuscino, tenendola inclinata  in modo che non soffocasse.
 
“Se fossi convinto che io stessi dicendo una calunnia non avresti reagito così,” affermò “invece tu sai che Hideiko è morto. Ma non vuoi accettarlo.”
 
Quando sentì che l’amico non opponeva più resistenza, proseguì:
 
“Sai anch’io ho un figlio...ha quasi dieci anni. E’ piuttosto in gamba nonostante la sua età. E non lo dico perché i maestri o i parenti me lo hanno ripetuto fino allo sfinimento, l’ho visto con i miei occhi. Eppure non credo di avergli mai detto quanto sono orgoglioso di lui. Ma i figli ne hanno bisogno...
 
Ho parlato con Taisuke. Mi ha detto che hai permesso a tuo figlio di attuare il suo piano invece di obbligarlo a scappare così come mi ha raccontato dell’espressione di felicità che aveva sul volto. Sono sicuro che è stata proprio quella a darti coraggio, ad allontanare la paura che avevi di perderlo.
 
Non so se sarebbe andata diversamente se lo avessi fermato. Non lo sapremo mai. Però credo che tu gli abbia dato la cosa di cui lui aveva più bisogno e questo gli ha permesso di morire sereno. L’ho visto anch’io.
 
Non lasciarti consumare dal senso di colpa. Stai distruggendo tutto ciò che ti è rimasto, ciò che sono sicuro anche Hideiko abbia cercato di proteggere a costo di sacrificarsi. Stai buttando via la tua vita, stai distruggendo quella di tua moglie. Fallo per lui... devi continuare a vivere.”
 
Il singhiozzare strozzato che sentiva provenire dal medico, lo convinse a smettere di parlare un attimo. Lo lasciò andare, tenendogli però una mano sulla spalla. Solo per fargli sentire la sua presenza. Sentirlo piangere, riaccese il dolore anche negli occhi della moglie che tentava in tutti i modi di trattenersi. Persino il Nara dovette strofinarsi l’occhio con un dito per nascondere la propria commozione. Era la prima volta che gli capitava di dire una cosa tanto difficile.
 
Consapevole che le parole non sarebbero state comunque sufficienti per fargli comprendere cosa volesse dirgli fino in fondo, decise che era arrivato il momento di procedere con l’ultimo atto di quella “missione” personale per riuscire a tirarlo fuori da un baratro così oscuro.
 
“C’è una cosa che devo mostrarti” gli sussurrò. Poi si rivolse in direzione della porta “Vieni avanti!”
 
Rispondendo alla sua chiamata, fece il suo ingresso un po’ impacciato una ragazzina di circa tredici anni dai capelli castani con due triangoli rossi segnati sulle guance, gli occhi stretti a due fessure che portava un po’ maldestramente un cucciolo di cane sotto ogni braccio. Yukiho la riconobbe come la figlia più grande di Tsume Inuzuka, Hana.
 
“Buonasera a tutti!” fece inchinandosi appena. Il cucciolo sulla destra cominciò ad agitarsi, mettendola in seria difficoltà nel tentativo di non farlo accadere. Era tutto nero fatta eccezione per le zampette bianche e una macchia a circondargli l’occhio sinistro. L’altro era immobile e tranquillo di un colore chiaro del tutto uniforme.
 
“Shikaku...che significa?” domandò Yukiho, confusa.
 
“Questi due cuccioli appartengono al Clan Inuzuka ma sono venuti fuori da un incrocio non previsto e viste le loro caratteristiche hanno stabilito che non potranno mai essere dei cani ninja,” spiegò l’uomo “di norma nessun abitante del Villaggio può avere in custodia cani di questo tipo e soprattutto proveniente da quel tipo di allevamento. Ma ne ho parlato con il Terzo o meglio ci è capitato di discuterne, anche se dubito si tratti di semplice coincidenza. Abbiamo pensato entrambi che fosse giusto dar loro una possibilità...”
 
“Accidenti, perché non stai fermo?” si lamentò la ragazzina, quando il cagnolino nero prese a morderle la mano nel tentativo di essere lasciato libero. Si agitò con tutti e quattro le zampine e riuscì a sfuggire alla sua presa, cadendo a terra. Fortunatamente non era alto quindi non si fece male.
 
Felice come non mai cominciò ad emettere versetti di gioia, cominciando a girare in tondo senza sosta.
 
“Ehi ma come sei agitato” constatò bonariamente la donna, abbassandosi fino a sedersi sui talloni per osservarlo meglio. Era stranamente incuriosita da quel piccolo scalmanato. Dopo giorni di tensione, di lacrime e dolore improvvisamente si sentì un po’ più leggera “sembri così brillo... quasi avessi bevuto un goccetto di troppo.”
 
Quello si mise sull’attenti non appena udì la sua voce, tirò su le orecchie e si voltò a guardarla. Poi abbaiò contento contro di lei e si avvicinò dimenando la coda con energia. Lei allungò la mano per poterlo accarezzare e il piccolo ne fu più che felice perché la grattatina dietro le orecchie lo mandò letteralmente in estasi. Cominciò a leccarle la mano per ringraziarla ma si fermò quasi subito fermandosi per annusarla. A quel punto quell’irrefrenabile cucciolo si acquietò, mettendosi seduto.
 
“Che ti prende?” chiese la donna, tirandogli su il musetto con un dito. Quello mugolò fissandola con un’espressione immensamente triste. Yukiho rimase colpita da quello sguardo. Sembrava la stessa che aveva lei l’ultima volta che aveva avuto l’idea di provare a guardarsi allo specchio. Quasi non si riconosceva... il dolore l’aveva stravolta. E ora quel cagnolino sembrava starlo vivendo con lei. Ma com’era possibile?
 
“Forza piccolo,” lo incitò cercando si farlo alzare da quella posizione “ti va di giocare?”
 
Cercò anche di grattarlo nuovamente dietro l’orecchio con la speranza che riprendesse a scodinzolare ma non funzionò. Continuava a fissarla e più lo faceva più sembrava intristirsi e lei non voleva vederlo così ma come poco prima, allegro e pieno di vita.
 
“Perché si comporta così?” chiese alla bambina che doveva senza dubbio conoscere i cani meglio di lei.
 
“Perché è sensibile,” spiegò, tirando un po’ su l’altro cagnolino dal pelo chiaro “riesce a percepire le emozioni di chi gli sta di fronte. Per questo non è adatto a fare il cane ninja! Sarebbe troppo influenzabile da quelle che potrebbero essere le sensazioni del nemico. Per questo è stato scartato dai cani da addestramento.”
 
“Quindi se una persona prova una determinata emozione, anche lui la prova allo stesso modo?”
 
“Oh no,” rispose ridendo “lui agisce di conseguenza!”
 
“Di...conseguenza?” balbettò, non riuscendo a capire il senso di quelle parole.
 
Poi lo sentì. Chinò lo sguardo e si accorse che il cucciolo si era avvicinato, arrivando a premere la testolina contro la sua gamba sempre con il muso diretto verso il suolo. Emetteva dei versi diversi da quelli di prima... sembrava davvero stesse piangendo. Lei allora lo afferrò da sotto le zampe e lo sollevò fino a guadarlo nuovamente negli occhi tristi. Quello si spinse un po’ in avanti e le leccò la punta del naso. E lei rise. Come non riusciva o poteva fare da tanto tempo. Gli diede un bacio sul musetto che lo fece di nuovo esplodere di vitalità, testimoniato dal suo abbaiare felice. Poi le si accoccolò tra le braccia, e Yukiho sentì distintamente quella sensazione dentro di sé. Lo strinse forte mentre quel calore che stava provando cominciava finalmente a placare quel dolore immenso che il suo cuore stava provando.
 
Hana guardò entusiasta Shikaku e lui ricambiò con un cenno del capo ma anche con un accenno di sorriso.
 
Nel frattempo il cagnolino dal pelo chiaro, o per meglio dire la cagnolina, sembrava incuriosita dal fratellino così contento di quell’umana che aveva davanti che volle avvicinarsi anche lei. Diede un morsetto alla mano della piccola Inuzuka, quel tanto che bastava per essere lasciata libera. Una volta a terra zampettò fino ad arrivare ai piedi di quella donna, guardandola con fare estremamente serio.
 
“Ciao,” la salutò Yukiho allungando la mano “tu sì sembri un tipetto più serio.”
 
Si lasciò toccare, non sembrava dispiacerle. Poi però anche lei fu distratta dall’odore di quella mano e come fatto precedentemente dal fratello, vi dedicò molta attenzione. Poi sollevò il musetto per guardarla ma a differenza di quanto accaduto prima, non traspariva nessuna emozione particolare. I loro occhi però si incatenarono e fu lì che accadde qualcosa che la donna non avrebbe mai potuto immaginare.
 
“M-Ma...come...come puoi?” chiese a bocca aperta, in grado solo di porre quella semplice domanda.
 
La cagnolina però era stata attirata da qualcos’altro. Guardava verso l’alto. Yukiho seguendo il suo sguardo, si rese conto che fissava Kaiza. Fu a quel punto che ebbe come un ‘illuminazione.
 
“Magari...”mormorò tra se e se. Era solo una possibilità ma forse valeva la pena provare. Non aveva più nulla da perdere.
 
Prese la cagnolina con disappunto dell’altro cucciolo che non stava ricevendo più le dovute attenzioni, avvicinandosi all’uomo che non si era più mosso e non aveva più pronunciato una parola. Teneva la fronte premuta contro il cuscino, non smettendo di bagnarlo con le lacrime che continuavano a scivolargli silenziosamente lungo le guance.
 
“Caro...” lo chiamò “hai visto che belli che sono? Ricordi Hide quanto ci chiese di poter avere un cane quando aveva sei anni? Quanto ha pianto quando gli abbiamo dovuto spiegare che non potevamo tenerne? Io...” tentennò appena quando la voce le si abbassò di colpo “...credo che se fosse ancora q-qui...sarebbe felice s-se li tenessimo con noi.”
 
“Smettila,” sussurrò, scuotendo la testa “non usare il passato. Lui...”
 
“Kaiza, nostro figlio non c’è più” asserì con un tono duro che non avrebbe mai pensato di poter usare “è questa la realtà...e anche tu devi accettarla...”

“NO!” gridò battendo i pugni sul cuscino “Non posso....non posso....”
 
La cagnolina saltò giù dalle braccia di Yukiho e finì sul cuscino di Kaiza. Allungò la testa e gli annusò il viso. Quando la donna cercò di riprenderla, lei tirò fuori i denti e le ringhiò contro. Per quanto potesse essere minaccioso un cucciolo, quell’espressione che gli venne restituita come una minaccia la intimorì. Guardo il maschietto e ciò che le trasmise era una grande fiducia. Si fidò di quella sensazione, così fece un passo indietro e restò a guardare.
 
La cucciola tornò tranquilla e si concentrò nuovamente su Kaiza. Cerco di richiamare la sua attenzione con versetti di incoraggiamento, toccandolo con le zampine senza però ottenere alcuna risposta. Sembrò indignarsi di quella mancanza di considerazione, così si avvicinò alla sua mano e gli morse un dito. Stavolta il gesto servì allo scopo perché l’uomo si lasciò sfuggire un esclamazione di dolore e cominciò a tirare indietro la mano per costringerla a mollare la presa. Quando di rese conto che non bastava a combattere la tenacità dell’animale, si puntellò sui gomiti cercando di spingerla via. La ferita sulla schiena gli bruciava da morire ma quell’ostinazione a non volerlo lasciare in pace, gli stava facendo montare una rabbia dentro indescrivibile.
 
“Smettila!” le disse, tentando di tirarla via per quanto potesse ma non c’era nulla da fare “Si può sapere cosa diavolo vuoi? Mi stai facendo male, perché non mi lasci andare?”
 
In quel momento i due sguardi si incatenarono senza scampo. Kaiza venne come ipnotizzato da quegli occhietti neri che lo guardavano con rimprovero, dolcezza...comprensione. Tutto allo stesso tempo. E poi li sentì. Non gli stava parlando telepaticamente. Eranoi suoi pensieri a farsi più nitidi...erano loro a parlare.
 
“Perché anche tu non lo lasci andare, se ti fa così male?
 
Sapevi fin dove era arrivata la lama. Hai sempre saputo che Hideiko non poteva essere salvato. Ma come potevi rassegnarti? Un genitore non può concepire l’idea di dover seppellire i propri figli. Anche se all’inizio pensavi che ciò si sarebbe potuto evitare se solo avessi rifiutato di ascoltarlo, quando lo hai visto così felice anche dopo mentre stava morendo, non ti sei pentito fino in fondo di avergli permesso di farlo.
 
Ti ha ringraziato. Ti ha detto di essere orgoglioso di essere tuo figlio. Quali parole potrebbero essere più belle da ascoltare per un padre? La fiducia è un dono difficile da concedere in queste situazioni ma tu l’hai fatto. Ecco perché sei stato coraggioso.
 
E devi esserlo di nuovo. Te lo ha detto anche lui, ricordi? Non voleva che tu avessi la sua morte così sulla coscienza...sa che hai lottato per salvarlo, fino a che limite ti sei spinto per farlo, quanto lo hai amato fino all’ultimo istante. Non ti ha rimproverato nulla, tu questo lo hai capito. Allora non infrangere la promessa che gli hai fatto. Non distruggere ciò per cui Hideiko si è impegnato fino alla fine...proteggervi entrambi. Se ti arrendi, Yukiho resterà da sola con un dolore troppo grande per lei...
 
Hideiko non si è sbagliato su di te. Hai avuto il coraggio di fidarti di lui in quella circostanza. Puoi essere abbastanza forte per tutti e due. Devi solo accettare di lasciarlo andare.”

 
Solo allora la cucciola gli lasciò il dito e addolcì la sua espressione. Con dolcezza poi cominciò a leccare quella piccola ferita che gli aveva inferto in segno di scuse per il suo gesto. Quasi... fosse stata costretta a farlo anche se non voleva.
 
Non gli aveva parlato. Ma attraverso i suoi occhi, lo aveva compreso. Aveva capito cosa veramente lo tormentasse e lo aveva aiutato a dissipare quelle nebbie che gli impedivano di reagire. Di vedere le cose per come stavano. Ma era così difficile...
 
“Che egoista che sono,” confessò alla cagnolina che seduta lo ascoltava con attenzione, così come tutti gli altri presenti “ piuttosto che prendermi la responsabilità della promessa che ho fatto, preferivo rinunciare. Facendolo almeno non avrei più sentito nulla...nulla.
 
Però come posso continuare a vivere con questo fardello così pesante? Come posso impedire che mi soffochi? Io...”
 
Un abbaiare deciso gli impedì di abbassare lo sguardo. Tornò a guardare la cagnolina.
 
“Tuo figlio ti ha dato la risposta. La conosci. Devi solo avere il coraggio di trovarla.”
 
In fondo al suo cuore sapeva davvero come poterci riuscire? Esisteva davvero un modo?
 
Volse lo sguardo verso sua moglie che nemmeno per un attimo aveva smesso di prestargli attenzione. Gli era stata vicina per tutti quei giorni, nonostante il suo silenzio e per tutta la durata del coma, aggrappata ad una speranza incredibile. Aveva presenziato ai funerali di loro figlio da sola mentre lui combatteva per morire piuttosto che per vivere. Aveva riposto fiducia in tutto ciò che le era rimasto mentre lui aveva pensato solo a se stesso.
 
Sapeva che Shikaku non aveva lasciato la stanza. Che era ancora lì assieme alla figlia di Tsume, in attesa. Penso al suo amico Taisuke che aveva raccontato a sua moglie cos’era successo, che era stato vicino a lei il giorno del funerale, che non aveva mancato in quei giorni di andare a trovarlo.
 
“S-sei una persona speciale...”
 
“Sarai forte per tutti e due...Promettilo...”
 
“Ti voglio bene... non sopporterei di essere un peso a vita per te. Vedrai papà, sono sicuro che riuscirai a...”

 
“Dio...” ansimò mentre ricominciava a piangere “...Hide, cosa stavo facendo?”

“Caro!” esclamò la moglie avvicinandosi e toccandogli il viso con la paura che stesse per sentirsi male di nuovo.

“Yu” la chiamò lui, guardandola  con il cuore che gi esplodeva nel petto “amore mio, perdonami...”

“Non è stata colpa tua” lo rincuorò lei, mentre lasciava il cucciolo accanto alla sorellina.

“Mi spiace per tutto...perdonami” continuò lui però, incapace di trattenersi.

Lei gli baciò la fronte per cercare di calmarlo ma lui la tirò un po’ più giù per riuscire a baciarle la guancia. Un bacio premuto, determinato un po’ ispido per la barba che non si era più tagliato, un po’ umido perché l’uomo ormai non riusciva più a trattenersi.

“Questo te lo manda Hideiko, mi ha chiesto di portarlo alla sua mamma” le disse, commuovendola a suo volta “e te lo porto insieme alla promessa che gli ho fatto. Niente sarà più come prima, amore mio. Ma prometto che dedicherò tutta la vita che mi resta a difendere ciò per cui nostro figlio ha dedicato la sua. Lo giuro.”

Yukiho non disse nulla, semplicemente gli strinse la testa contro il petto, carica di affetto e profondamente grata per quella grazia che era stata concessa di avere di nuovo suo marito. A interrompere quel momento arrivarono i due cuccioli ognuno desideroso di attenzioni da parte di quello che avevano scoperto come la persona a cui avrebbero dedicato tutta la loro esistenza.

“Shikaku?” lo chiamò, accarezzando il pelo color crema della femmina.
 
“Sì?” fece il Nara, interpellato andandosi a posizionare in un punto in cui l’uomo potesse vederlo senza voltarsi.

“Le tue parole mi hanno salvato,” disse “ se non fosse stato per il tuo aiuto...non lo dimenticherò mai.”

“Ciò che conta è che hai capito cosa devi fare adesso.” si limitò a rispondere l’uomo con finta serietà che celava un sospirato sollievo.

“Ho capito. Lo farò, non dubitare!”

“Molto bene”annuì soddisfatto “Hana, allora direi che possiamo andare!”

“Certo signor Shikaku!” annuì la ragazzina. Poi si avvicinò ai due coniugi: “Non appena starete meglio, passate al nostro allevamento per cani ninja. Avete alcune carte da firmare!”

“Come? Cioè...loro due?”

“E’ evidente!” esclamò lei come se fosse una cosa ovvia “Vi hanno scelto! Devolveranno da oggi in poi tutta la fedeltà che hanno solo e unicamente a voi e nessun altro, qualunque cosa accada! Ogni cane nasce per questo scopo! E sapete non credo sia una coincidenza che due cani del genere siano nati in questo momento...”

“Ma noi...insomma è una grande responsabilità, non so se...” cercò di dire Yukiho, dando sfogo alle paure che in quel momento serpeggiavano dentro di lei.

“Se li riporto all’allevamento verranno soppressi,” comunicò loro con distacco “ve l’ho detto, ogni cane resta al fianco di una sola persona per tutta la vita. E ora che ho visto che hanno scelto voi due, bè non sarebbero più di alcuna utilità.”

Kaiza notò il guizzo rapido che Hana ebbe nei confronti di Shikaku, come se fosse alla ricerca di una conferma. Ma l’uomo era un ninja di altro livello, non avrebbe dato un segno così palese di complicità.

“Teniamoli”

“Caro, davvero... vuoi?”

“Solo se lo vuoi anche tu.”

La donna esitò. Poi guardò quel cucciolotto tutto nero, pieno di aspettative e di vita. Sorrise timidamente e annuì.  Lui accarezzò la cagnolina e non ebbe bisogno nemmeno di pensarci un momento di più.

“Allora vi aspettiamo all’allevamento!” concluse salutandoli la bambina.

“Tornerò a trovarti, vecchio mio” si limitò a dire il capo del Clan Nara prima di lasciarli soli.

Kaiza si adagiò nuovamente sul materasso, stanco e stremato mentre la moglie gli carezzava amorevolmente i capelli e i due cagnolini si ricavavano uno spazietto sul suo materasso prima di crollare contemporaneamente per il sonno. Per la prima volta da giorni sentiva di respirare più liberamente, un senso di quiete finalmente cominciò a diffondersi debolmente dentro di lui.

Aveva detto quello che pensava prima. Nulla sarebbe stato più come prima, la morte di Hideiko avrebbe lasciato ad entrambi un vuoto incolmabile che nemmeno la profonda devozione dei due nuovi membri della famiglia avrebbe potuto lenire. Lui non avrebbe mai smesso veramente di sentirsi in colpa per la debolezza che lo aveva spinto ad arrendersi piuttosto che prestare la dovuta attenzione a ciò che suo figlio gli aveva voluto dire con le sue ultime forze.

Solo sopprimendo il suo dolore per qualche istante era riuscito a rendersene conto. Kaiza non era riuscito a salvare suo figlio ma era stato quest’ultimo invece a salvarlo dal nemico più insidioso di tutti: con le sue parole infatti lo aveva protetto da se stesso.

“Vedrai papà, sono sicuro che riuscirai a...”

“Imparerò Hideiko...” mormorò prima di lasciarsi scivolare in un sonno più sereno “vivendo, imparerò a guardare avanti....”
 
 
 
 
 
 



Note d’autore: Ebbene eccomi qui ancora una volta. In riprovevole ritardo come sempre ovviamente.

Con questo extra si conclude il racconto flashback riguardante Kaiza quindi dal prossimo capitolo, riprendiamo la narrazione e quindi a concentrarci su Naruto. Il che significa che inserirò anche l’etra promesso da due mesi su lui e Sora (neanche stavolta l’ho inserito altrimenti probabilmente avreste dovuto aspettare un altro mese).

Allora se vi state chiedendo perché abbia dedicato praticamente quattro capitoli a Kaiza è presto detto. E’ fondamentale per poter affrontare la questione di Naruto. Tutti i personaggi di questa storia dopotutto devono trovare il loro modo di guardare avanti, ognuno però ha le sue debolezze quindi il percorso è diverso per tutti. Inoltre mi sono profondamente affezionata al personaggio di Kaiza e alla sua storia e per questo ho voluto renderle merito al meglio possibile.

Ciò che spero è che non vi abbia annoiato. Immagino che siate ben interessati ad altro leggendo questa storia. Comunque come già detto dal prossimo riprendiamo con la narrazione generale. E cominciamo ad avviarci...

Detto ciò posso solo garantirvi che pubblicherò prima di Natale. Ma non vi dico quando perché tanto non riesco mai a rispettare quello che dico e me ne dispiace molto. Purtroppo sono così...

Spero che a qualcuno sia piaciuto e che continuerete a proseguire la lettura nonostante la mia lentezza di pubblicazione e narrazione! Un saluto caro a tutti e alla prossima! ^^

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Capitolo 38
*** A volte ritornano. ***


“Sakura...?” mi chiamò pianissimo qualcuno “Sakura, scusami...svegliati avanti...”

Percepii dei colpetti apparentemente gentili che tentavano di destarmi del tutto dal sonno ma ero piuttosto ostinata nel mio proposito di dormire ancora un po’ perciò non avrei permesso a nessuno di impedirmelo. Ma chiunque fosse, insisteva. Continuava a chiamarmi con ostinazione senza però mai alzare la voce.

“Mmm... Ino ti prego,” supplicai nel sonno, rigirandomi nelle lenzuola “non di nuovo...”

“Come sarebbe a dire di nuovo?”

Focalizzai allora un dettaglio a cui avevo prestato poca attenzione. Quella non era affatto la voce di Ino. Nemmeno un po’...

Scatti seduta repentinamente ma prima che potessi esclamare qualsiasi cosa, fui colta alla sprovvista da una mano che istantaneamente si premette sulla mia bocca impedendo la fuoriuscita anche di un solo mormorio. Fortuna fu che prima di partire in quarta e attaccare il mio presunto “aggressore”, afferrandolo per le braccia ebbi il tempo di riuscire a guardarlo in viso.

“Nmrmmo?” cercai di dire nonostante la bocca tappata, ma lui si portò un dito davanti le labbra, incitandomi ad abbassare la voce. Nonostante la lampada vicino al mio letto fosse stata accesa, non riuscivo ancora a vederlo perfettamente ma era lui, senza alcun dubbio.

“Non volevamo spaventarti,” si scusò con voce desolata e solo allora vidi che poco più in là c’era Kaiza, il quale mi fece un gesto con la mano per salutarmi “ma non potevamo aspettare.”

Naruto era seduto sul mio letto e me ne resi conto imbarazzandomi non poco. Anche lui sembrò innervosirsi appena quando notò la vacillazione nel mio sguardo, distogliendo d’istinto gli occhi dai miei ma sollevandoli poco dopo.

“Ora ti lascio ma ti prego, non urlare!” mi disse sottovoce “Non voglio che i tuoi genitori si sveglino.”

Annuii appena. Solo allora lui fece scivolare la mano verso il basso, rivolgendomi poi un tenero sorriso. Io ricambiai, dopodiché avevo bisogno di veder soddisfatte un paio di domande.

“Si può sapere da dove siete entrati?”

“Sssh!” mi fece, accorgendosi che forse parlavo con tono troppo alto “Non preoccuparti  di questo adesso. Vestiti ora, non abbiamo molto tempo.”

“Naruto!” lo richiamai mentre si stava alzandolo, trattenendogli il polso “Che sta succedendo?!”

“Sakura, ti prego...fa come ti dico!”

“Stammi un po’ a sentire,” comincia tirandolo giù di nuovo seduto sul letto “siete entrati in camera mia nel cuore della notte, mi avete svegliata facendomi prendere un colpo...non credi che come minimo dovresti dirmi il motivo di tanta urgenza da non poter aspettare domani mattina, Testa Quadra?”
 
Sembrava che dovermi dare spiegazioni lo mettesse in difficoltà. Percepivo il suo nervosismo. Ebbi la conferma di questo quando si girò a guardare Kaiza come se cercasse un supporto. Il medico ricambiò lo sguardo ma invece di dire qualcosa di incoraggiante, incrociò le braccia e alzò un poco le spalle.
 
“Ha ragione, ragazzo sai?” disse “Non è carino irrompere nella stanza di una signorina senza un motivo più che valido. Le dovresti una spiegazione.”
 
Tornò a concentrarsi su di me, rivolgendomi uno sguardo supplichevole nella speranza che demordessi ma sapeva con chi aveva a che fare, non avrei ceduto facilmente. Cominciò a strofinarsi con una certa forza il braccio, guardando in un punto imprecisato della stanza.
 
“Ho sentito qualcosa di strano...”
 
“Cosa di preciso?”

“E’ qualcosa di impossibile, però...devo andare ad accertarmene e per questo,” si strinse forte il polso “vorrei che venissi anche tu...”
 
“Perché ci voleva così tanto per dirmelo?”
 
Lui alzò appena gli occhi, titubante. Era un aspetto di lui a cui non riuscivo davvero ad abituarmi. Avevamo intrapreso un percorso per niente facile che avanzava a piccoli passi e che personalmente apprezzavo davvero moltissimo. Mi aveva permesso di vedere che anni di amicizia a confronto valevano molto poco. Solo adesso eravamo riusciti a raggiungere quello che era un rapporto che andava aldilà di molte superficialità. Eppure quel Naruto così diffidente, non riuscivo davvero a riconoscerlo.
 
“Non sei obbligata a venire se non vuoi...” rispose lui sottotono.
 
“Non ho detto questo. Vorrei soltanto capire che sta succedendo.”
 
“Non riesci a fidarti di me e basta?!”
 
Aveva indurito il tono. Eppure non mi sembrava di aver detto niente che denotasse una mancanza di fiducia. Ero curiosa come lo sarebbe stato chiunque si fosse risvegliato con il proprio compagno di squadra e l’amico medico nel pieno della notte. Non riuscivo a vederci davvero nulla di male in quella domanda, e nonostante quel cambio di tono stavolta non mi sentii in colpa per avergli chiesto delle spiegazioni.
 
“Voglio soltanto capire e non mi piace che mi parli così solo per questo motivo, sai Naruto?”
 
Mi resi conto di aver esagerato un po’ non appena chinò la testa.
 
“Hai ragione...non volevo...”
 
“C-come?” chiesi, leggermente confusa da quella risposta che non mi aspettavo.
 
Vidi Kaiza sorridere. Non si era intromesso ma da quell’espressione capii che doveva sapere qualcosa di più di me. Era curioso di vedere cosa sarebbe successo, attendeva di vedere come si sarebbe sviluppato quello scambio tra noi.
 
“E’ solo che...io...” e tornò a guardarmi.
 
Ora che i miei occhi si erano abituati alla scarsa luce riuscivo a vedere molti più dettagli. Era in difficoltà ma non come prima. Nei suoi occhi c’era qualcosa che avevo già visto. Ogni volta che avevo provato a scusarmi nei giorni precedenti nel tentativo di garantirgli la presenza mia e degli altri, dalla serata in ospedale a quella del suo rientro a casa, fino a quando eravamo riusciti finalmente a parlare nonostante le difficoltà per spingerlo ad aprirsi.
 
“Sarò pronta in pochi minuti, aspettatemi fuori” dissi senza pensarci oltre, alzandomi.
 
“Sakura...”
 
“Sbrigati, Testa Quadra!” lo incitai ad alzarsi “Non pretenderai anche che non ti chieda di uscire dalla mia stanza mentre mi vesto, vero?”
 
“Ehm certo che no,” fece balbettando e alzandosi frettolosamente “ecco noi...”
 
“Ti aspettiamo fuori Piccola” affermò Kaiza, mettendogli un braccio sulle spalle e trascinandolo verso la finestra da cui senza dubbio erano entrati. Come avevano fatto ad aprirla senza forzarla però era un mistero.
 
In fretta e furia cercai di recuperare qualcosa di decente da mettermi. Considerata l’ora pensai di mettermi qualcosa di pesante sulle spalle. Non appena misi il naso fuori di casa, non mi pentii affatto della felpa che mi ero legata intorno al collo. Non era completamente buio quindi dedussi che doveva essere quasi l’alba. Con un salto scesi e raggiunsi Naruto e Kaiza.
 
“Dove si và?” domandai, infilandomi i guanti.
 
“Andiamo alla porta del Villaggio,” rispose Kaiza “giusto ragazzo?”
 
Lui si limitò ad annuire e cominciò a camminare tenendo le mani in tasca. Girava con una maglietta nera a maniche corte non so con quale coraggio, tenendo la felpa stretta in vita. Eppure nonostante l’aria fredda non sembrava a disagio. Kaiza invece aveva indossato un bel maglione e si stringeva le mani tra loro per tenerle calde.
 
“Alla porta?” domandai nel momento in cui ricollegai a quella meta un significato ben preciso “Vuoi dire che forse...”
 
“Non credo,”rispose a testa bassa “è molto probabile che la mia sia solo una sensazione.”
 
“Perché dici così, Naruto?” gli chiesi, cercando di essere delicata.
 
“Che motivo avrebbe di trovarsi ancora nei paraggi?” mormorò “Non ha alcun senso...”
 
La rassegnazione con cui pronunciò quelle parole era facilmente percepibile. Si intuiva anche dal modo in cui teneva curve le spalle o da come il suo passo sembrava essere rallentato leggermente. Era incredibile quando riuscissi a cogliere così tanti piccoli segnali da un po’ di tempo a questa parte.
 
“Però se mi sbagliassi,” continuò poi, alzando la testa e guardando davanti “non so come riuscirei a gestire la cosa” si voltò verso di me “per questo siamo venuti da te... ecco, sì...io...”
 
“Naruto...” lo chiamai, senza riuscire a reprimere il sorriso che mi increspava le labbra “...perché non me lo hai detto subito?”
 
Sentivo il mio battito con una chiarezza sconcertante. Ero sinceramente emozionata.
 
“Ecco io,” cominciò lui passandosi una mano tra i capelli biondi poi però si lasciò andare a un lungo sospiro “ non lo so...”
 
“Ehi” feci, toccandogli appena la schiena non appena colsi quel cambio di tono “ sono contenta che tu mi abbia voluta con te, Naruto.”
 
“Dici davvero?” mi domandò, sorpreso.
 
“Davvero” confermai. Poi a voce più bassa aggiunsi: “Grazie di avermi dato questa possibilità.”
 
Sperai che capisse a cosa mi riferivo e da ciò che lessi nei suoi occhi aveva capito perfettamente. Fece un rapido segno di assenso con il capo, tornando poi a guardarsi davanti evitando con imbarazzo il mio sguardo. E questo servì solo per imbarazzarmi a mia volta.
 
“Kaiza?” chiamò lui poi, voltandosi.
 
“Sono ancora qui ragazzo, non preoccuparti” comunicò il medico, alzando il braccio.
 
“Non volevo, ecco...”
 
“Farmi sentire il terzo incomodo? Oh tranquillo, non è un problema per me anzi ti dirò che mi sto divertendo un sacco!”
 
“KAIZA!” esclamò “Che stai dicendo?! Volevo dire solo che-“
 
“Ma lo so, ragazzo!” lo prese in giro, raggiungendolo e scompigliandogli i capelli “Non mi sento messo da parte, non c’è motivo per cui tu ti debba preoccupare!”
 
Naruto rise mentre la tensione cominciava ad abbandonarlo. Vederli così in sintonia mi faceva sentire sollevata, sembrava che nulla potesse andar storto quando quei due sembravano così in armonia. Però d’un tratto le risate cessarono di colpo e il mio compagno di squadra si fece improvvisamente attento.
 
“Ragazzo? Cosa-...?”
 
“Naruto!” esclamammo contemporaneamente, non appena lui fece uno scatto in avanti cominciando a correre decisamente più veloce di quanto avrebbe potuto fare. Io e Kaiza ci guardammo sconcertati ma bastò un’occhiata per decidere di comune accordo di seguirlo all’istante.
 
“Ma come fa a correre così?” chiesi al medico quando mi resi conto che rischiavamo quasi di perderlo “Voglio dire...non gli servirebbe ancora il bastone?”
 
“Azzardando un’ipotesi,” fece lui “credo potrebbe esserci una sola spiegazione...”
 
“Quindi pensi davvero che-...?”
 
“Lo spero con tutto il cuore, Piccola...”
 
                                                                                                            ***
 
Ansimavo pesantemente insieme a Naruto e Kaiza, scrutando il paesaggio che si stagliava davanti a noi mentre cominciava ad albeggiare e alla notte cominciava a sostituirsi un tenue bagliore. Il mio compagno di squadra sembrava in preda alla frenesia, guardava inquieto a destra e sinistra con una speranza negli occhi che non gli vedevo da tanto tempo.
 
Cercai di cogliere anch’io qualche segnale ma non vedevo nulla. La mia attenzione invece fu attratta da Kaiza che continuava a respirare rapidamente tenendosi una mano stretta sul petto. Sembrava piuttosto affaticato e questo mi preoccupò non poco.
 
“Che cos’hai?” gli domandai.
 
“Tranquilla Sakura,” cercò di calmarmi “non sono più un ragazzino e fare certe cose mi stanca parecchio. Ma ora passa, non darti pensiero.”
 
“Kaiza, è davvero tutto a posto?”
 
Stavolta era stato Naruto a parlare. Non potei fare a meno di notare che non sorrideva più. La speranza si era spenta del tutto, ricordandomi tanto i primi giorni dopo il fatto. I giorni in cui non c’era stato tentativo che fosse servito a farlo uscire dallo stato di apatia in cui versava.
 
“Sì, non devi preoccuparti” disse l’uomo, respirando profondamente “Tu piuttosto?”
 
“Sto bene,” affermò cupo “sapevo a cosa andavo incontro. Dovevo aspettarmelo...”
 
“Naruto non dire così...” dissi preoccupata da quell’espressione che non volevo più vedergli addosso.
 
“Va tutto bene,” ripeté ma quando osservò la mia preoccupazione, il suo viso parve addolcirsi.
 
“Stai tranquilla,” aggiunse toccandomi appena una spalla. Nonostante ciò il suo sorriso a me parve solo immensamente triste “torniamo a casa.”
 
Io e Kaiza lo guardammo darci le spalle e tornare verso le porte del Villaggio. Io mi lasciai sfuggire un sospiro mentre il medico continuava a scrutare l’orizzonte, determinato a trovare qualcosa che non c’era.
 
“E’ inutile restare Kaiza,” lo richiamai “andiamo.”
 
“No aspetta...” ansimò lui, muovendo qualche passo in avanti “Ragazzo, fermati! Ti arrendi così...?”
 
“Non ha senso sperare in qualcosa che è contro natura...” disse, voltandosi verso l’uomo che invece non sembrava volersi rassegnare. Lo guardò incuriosito mentre quello allungava la mano in avanti, quasi cercasse qualcosa che non poteva essere visto.
 
Neanche io riuscivo a capire cosa cercasse di fare. Eppure quell’espressione che aveva dipinta in volto...
 
“Ragazzo” lo chiamò un’altra volta“sei in grado di fidarti ancora una volta dell’affetto che i tuoi amici provano per te?”
 
Il mio compagno di squadra tentennò, non capendo cosa volesse dire. Kaiza allungò la mano verso di lui in un chiaro invito. Ma Naruto non si mosse.
 
“Se hai deciso di venire significa che non sei mai stato rassegnato del tutto,” continuò “nonostante la titubanza e il timore di esserti sbagliato, ci hai creduto! Allora Naruto...fallo ancora! Continua a crederci...”
 
Allungò ancora una volta la mano verso di lui,sorridendogli incoraggiante. Naruto sembrava indeciso, se da una parte parevaa tentato di accogliere quell’invito dall’altro era evidente che ne fosse intimorito. Come se non sapesse se poteva permettersi di prendere una decisione sbagliata.
 
“Naruto...”
 
Lui mi guardò perplesso mentre mi avvicinavo a passo calcolato, un po’ incerta ma più guardavo quegli occhi tristi più mi veniva voglia di andare avanti. Allungai la mano per prendere la sua, stringendola appena.
 
“Io non so cosa Kaiza voglia dire,” ammisi “ma credo che valga la pena ascoltarlo. Non pensi?”
 
“Sakura...”
 
“Per quello che vale io sono qui,” proferii “puoi contare su di me.”
 
Con mio sorpresa mi accorsi che respirava con particolare tranquillità mentre guardava il modo in cui gli avevo preso la mano. Se dapprima ero emozionata solo per aver compiuto quel gesto, quando lui cominciò a passare lentamente il pollice ad accarezzare il dorso del guanto che indossavo, una strana calma invase anche me.
 
Deglutì e respirò a fondo. Dopodiché cominciò a camminare stringendomi appena la mano così che io lo seguissi. Non lasciai la presa nemmeno per un istante. Quando arrivammo vicino a Kaiza, lui mi guardò ancora una volta ed io ricambiai incoraggiante. Anche il medico tentò di confortarlo come poteva, poi gli fece cenno verso l’orizzonte.
 
Naruto trasse ancora un altro lungo respiro e solo allora lui lasciò la presa e ci diede le spalle. Ancora non capivo cosa stessimo aspettando ma ero fiduciosa che avremmo avuto un segno, da un momento all’altro. Pregai che arrivasse il primo possibile però, temevo troppo per le conseguenze che questa mancanza avrebbe avuto altrimenti su Naruto. Ormai persino io avevo capito cosa lo spaventava così tanto.
 
“Ragazzo, vai avanti...” parlò ancora Kaiza “...forza!”
 
Solo allora Naruto sollevò il braccio allungando la mano in avanti, muovendo lentamente qualche passo. Ero perplessa da quel gesto, lo stesso fatto dal medico poco prima. Mi chiesi se avesse un qualche significato che non conoscevo. Un altro passo in avanti. Un altro ancora. Poi si fermò.
 
Ritrasse la mano di scatto, quasi fosse stato scottato da qualcosa.
 
“N-non...” farfugliò senza voce “...non dovresti essere qui...”
 
Credevo stesse parlando con me ma poi mi accorsi che il paesaggio aveva iniziato a tremolare. Con un ampio gesto Naruto disegnò un arco davanti a sé e ciò che pensavo trattarsi dell’orizzonte scomparve nel nulla lasciando però posto a qualcos’altro.
 
Il mio compagno di squadra adesso si trovava davanti l’enorme muso di Kurama, schiacciato sul terreno mentre tutto il suo corpo era in tensione. Sembrava pronto a scappare, pareva in attesa del minimo segnale per scattare all’indietro e correre via. Anche il mio compagno di squadra era teso, aveva irrigidito le spalle e i pugni si contraevano spasmodicamente.
 
“Non dovresti essere qui” constatò ancora Naruto, improvvisamente tagliente.
 
“Infatti, dovrei trovarmi altrove e non ancora in questo mondo” concordò Kurama e per la prima volta, né rabbia né scherno abitavano la sua voce. Stavolta la profondità della sua voce non si limitava solo alla tonalità bensì proprio all’intonazione.
 
“Perché sei tornato allora?” lo interrogò un’altra volta, con tono decisamente stizzito.
 
Non riuscivo davvero a comprendere il motivo di quel suo atteggiamento. Sarebbe dovuto essere contento che il suo presentimento non si fosse rivelato un errore. E invece si era fatto estremamente freddo. Decisamente non sapevo cosa pensare. Kaiza li osservava concentrato, così decisi di fare altrettanto.
 
Kurama stava per dire qualcosa ma non lo fece e alla fine abbassò lo sguardo. Vederlo compiere quel gesto mi parve un abbaglio. Eppure lo aveva fatto. Per la prima volta sembrava che l’orgoglio e la fierezza del cercoterio più potente di tutti fosse venuto meno di fronte agli occhi azzurri che lo fissavano in attesa di una risposta. Non credevo di poterlo vedere così vulnerabile.
 
“Si può dire che ho fatto un incontro che mi ha schiarito un po’ le idee...”
 
“Che vuoi dire?”
 
“Eh eh eh” rise sottovoce il demone, scuotendo un poco la testa “ sai, fino a poco tempo fa ero convinto di star facendo la cosa più giusta. Di aver trovato il modo di recuperare di nuovo la mia antica forza. Quella che mi apparteneva una volta e che da un po’ di tempo mi ero reso conto di non possedere più.
 
Le parole dei miei fratelli mi hanno persuaso del fatto che mi ero reso debole per mia mancanza. Quindi mi hanno indotto a riflettere sul fatto che mi fossi lasciato davvero plagiare perdendo così la mia vera identità. Anche se non l’ho mai ammesso, come potevo dar loro torto? Sono cambiato davvero.
 
Nessun dubbio aveva mai fatto presa su di me. Non avevo mai conosciuto alcuna vacillazione. Tutto questo...prima di imparare a conoscere te.”

 
“Per questo te ne sei andato allora...” constatò con rammarico Naruto “...perché ti ho reso debole...”
 
La sua vacillazione mi preoccupò. Provai un sincero risentimento nei confronti del demone che sembrava tornato solamente per sbattere in faccia al mio amico quanto la sua stupida forza avesse risentito a causa sua. Ero pronta a intervenire ma l’inquietante sorriso di Kurama mi fermò.
 
“Proprio così” confermò quello, fronteggiandolo a pochi centimetri da lui “Me ne sono andato perché non ho mai sopportato di sentirmi debole. E non lo tollererò mai. Per questo...”
 
“Allora perché? PERCHE’ SEI TORNATO?!” tuonò perdendo il controllo “VATTENE!! E STAVOLTA FA CHE SIA PER SEMPRE!”
 
In preda a quel momento di collera, Naruto si scagliò contro il muso del cercoterio spingendo, prendendolo a pugni incapace di spostarlo di un millimetro, sfogando tutta la sua frustrazione tra grida e insulti. Kurama accolse quei colpi senza vacillare minimamente. Io stavo avvicinandomi per fermarlo ma il braccio di Kaiza mi intimò di non intervenire.
 
Non durò a lungo. Ben presto le sue forze vennero meno e Naruto crollò in ginocchio, ansimante ma continuando a stringere forte il pelo di Kurama. Lo sentivo respirare raucamente cercando di recuperare un po’ di lucidità.
 
“Sei sempre così impulsivo...” commentò sospirando Kurama “...mi lasceresti finire prima di accanirti contro di me?”
 
Non ricette alcuna risposta, così prese quel silenzio come un permesso a continuare.
 
“ Ho deciso di andare via perché volevo essere di nuovo forte. Rivolevo indietro il me stesso di una volta. Non sono e non sarò mai un essere umano, i dubbi e le incertezze non fanno per me. L’unica cosa di cui non ho mai dubitato è la mia identità. Ma negli ultimi giorni sono arrivato a chiedermi più volte chi sono o meglio chi sono diventato...hai idea di quanto questo possa essere stato frustrante?
 
Così sono partito, convinto che così si sarebbe risolto tutto. Tagliati i miei ponti con il passato, sarei tornato il cercoterio più forte e temuto di tutti. Nessuno dei miei fratelli avrebbe più avuto il coraggio di insinuare nulla. Sarei tornato alla vita di un tempo, nel luogo a cui appartengono a trascorrere il resto della mia eterna esistenza a battibeccare con quell’idiota del Monocoda.
 
Questo era quello che volevo. O almeno era quello che pensavo.”

 
Naruto risollevò finalmente il capo per poterlo guardare negli occhi, e lui continuò.
 
“Ho capito che si trattava solo di un’illusione. Ho pensato così a lungo a quello che gli altri si aspettavano da me che non ho fatto altro che percorrere una strada e prendere delle decisioni che non erano veramente mie. La mia natura interiore non potrà mai mutare, sono un demone che si nutre dell’odio e delle emozioni più negative e oscure. Sembra che alla fine mi sia lasciato sopraffare dalla mia stessa rabbia e dal mio odio, altrimenti non mi sarei lasciato mai condizionare da qualcuno che non fossi io.
 
Non ho mai permesso a nessuno di sottomettermi ai suoi voleri volontariamente. Prestando quindi ascolto a una voce che non mi apparteneva, non ho fatto altro che rimetterci: la mia forza, la mia identità...la libertà stessa. Li ho persi uno dopo l’altro e ho cercato disperatamente qualcuno a cui addossarne la colpa. Ma non è stato a causa né tua né dei miei fratelli... ho fatto tutto da solo.
 
Però sembra che alla fine io abbia capito. Anche le parole che il Vecchio Eremita disse una volta a noi demoni finalmente ha assunto un significato concreto. Lui sapeva. Lui continua sempre a sapere ogni dannatissima cosa,” sogghignò “anche se dubito che qualcuno lo comprenda prima di aver terminato il proprio percorso eheh . Ciò che conta adesso è che sono riuscito  ad aprire gli occhi, comprendendo di cosa ho veramente bisogno e ciò che IO voglio veramente.”

 
Allungò lo sguardo andando a incontrare quello di Kaiza che increspò le labbra in un sorriso.
Avevo già pensato che tra quei due doveva essere successo qualcosa di cui non ero a conoscenza. In qualche modo il medico sembrava essere entrato in qualche modo in intimità con il cercoterio, che nonostante l’atteggiamento che aveva usato nei suoi confronti nei giorni in cui li avevo visti insieme, nutriva verso di lui senza dubbio un grande rispetto.
 
“Quella volta Vecchio...tu lo avevi capito. Hai cercato di farmi capire che non ero più io ma io ero troppo dominato dal risentimento per accorgermene” poi tornò a prestare la sua attenzione a Naruto “Dopo che abbiamo parlato Moccioso, ho creduto che tu non riuscissi più a comprendermi. Che quello che ti è successo avesse toccato troppo a fondo il tuo essere e quindi non fossi più quello di prima.  Anche se devo ammettere che le tue parole di commiato mi hanno convinto poi del contrario.
 
Ti sei dimostrato diverso dagli altri per l’ennesima volta lasciandomi andare. Gli altri erano solo egoisti avidi di potere. Tu invece non hai dato nemmeno voce al tuo turbamento interiore, se non per darmi il tuo ultimo saluto. Mentre io ho avuto il dubbio se partire senza averti detto addio, tu...tu...”
le labbra nere del cercoterio sembrano contrarie nella formulazione delle parole successive “...accidenti a te, Moccioso che non sei altro! Non sono mai stato così melenso in tutti i miei secoli di vita!
 
Quante parole inutili. Credo che sia più che sufficiente ciò che ho detto prima per rispondere alla tua domanda. Ora so veramente cosa voglio. Per questo sono tornato a Konoha.”

 
“E cos’è che vuoi, Kurama?” gli fu chiesto a quel punto.
 
Il demone puntò le quattro zampe per potersi alzare, alzando la testa per ultima in modo che il mio compagno di squadra aggrappato al suo muso riuscisse a rimettersi in piedi. Una volta sicuro che riuscisse a tenersi in piedi, indietreggiò di qualche passo drizzandosi in una posa solenne, con una zampa in avanti e il petto gonfio.
 
“Naruto Uzumaki, figlio del Quarto Hokage e di Konoha,” poi abbassò appena la testa e sollevò la zampa avanti “ sono qui per chiedere il permesso di tornare nuovamente ad essere tuo compagno del Villaggio della Foglia. Ti sto chiedendo se vuoi diventare ancora una volta la mia Forza Portante!”
 
“Come hai detto?”
 
                                                                                                               ***
 
Sicuramente Kurama non si aspettava quella risposta. Non so di preciso cosa come immaginasse la reazione di Naruto ma sembrava alquanto deluso. Lo guardò stranito ed ebbi come l’impressione che tentasse di impedire che una reazione impulsiva prendesse il sopravvento.
 
“Cosa – precisamente - non hai capito?”chiese molto lentamente, nascondendo malamente un principio di irrequietezza.
 
“Tutto,” rispose semplicemente Naruto “non capisco il senso di quello che hai detto.”
 
A quel punto Kurama digrignò i denti e i suoi occhi si riempirono di una scintilla di furore. Pur sapendo che non gli avrebbe fatto del male, in quel momento ebbi la bruttissima sensazione che fosse sul punto di divorarlo in un sol boccone.
 
“Vuoi che usi un altri lingua per spiegartelo? Magari mi capisci meglio, forse?” lo provocò con tono sibilante “Ti ho solo chiesto se vuoi esserne ancora la mia Forza Portante! Cosa cazzo c’è da capire?!”
 
“Ogni cosa”.
 
La frustrazione e l’incazzatura del cercoterio si smorzarono poco a poco. Il modo in cui aveva pronunciato quelle due parole avevano cambiato tutto, erano riuscite persino ad allentare la tensione che si poteva leggere nel corpo della Volpe, la quale a quel punto tornò una maschera di profonda serietà priva di qualsiasi emozione.
 
“ Ci sei arrivato, vero?” gli chiese gentilmente Naruto “ Dopo aver lottato per anni per ottenere la libertà...ora mi vieni a dire che vuoi tornare a essere rinchiuso nel mio corpo. E allora? Che ne è stato di tutto ciò di cui mi hai parlato fino adesso? Il voler ritrovare te stesso, l’essere quello di una volta, recuperare tutta la forza? Non ha alcun senso...”
 
Kurama socchiuse gi occhi prima trarre un lungo respiro per poi tendere gli occhi al cielo.
 
“Hai detto bene non ha alcun senso,” convenne lui stesso “quale idiota rinuncerebbe a tutto questo? A ciò che ha cercato di recuperare per così tanto tempo per tornarsene in luogo chiuso e oscuro? Nessuno con un po’ di senno in zucca. O almeno...” si sospese per riabbassare lo sguardo  “...nessuno che non abbia da guadagnarci qualcosa di più.”
 
“Aspetta...come sarebbe?” stavolta Naruto sembrava parecchio confuso.
 
“Cooperazione,” proseguì “questa è la vera forza. Ciò che l’Eremita ci ha intimato di non dimenticare mai con le sue ultime parole. Lo stesso motivo per cui ci ha creati...nove entità diverse che insieme ne formano una sola. Separati ma uniti indissolubilmente. Voleva che ci ricordassimo di questa forza che non ci sarebbe mai mancata...e che avremo potuto trovare con qualcun altro.
 
Siamo cercoteri, dovremmo essere le creature più invincibili di questo mondo. Eppure perché siamo più forti se abbiamo una Forza Portante a gestire la nostra forza? Perché è la collaborazione a generare l’energia più potente che è in grado di spingersi a limiti estremi. E di questo me ne sono accorto quando, dopo averlo sperimentato, quella forza mi è venuta meno. Ecco perché mi sentivo così diverso, così vulnerabile... perché avevo perso la forza più grande a cui potevo attingere. Tu, idiota.”

 
“Fammi capire... torneresti segregato solo per riottenere quella forza?”
 
“Ancora non hai afferrato il punto è? Non sei un’idiota per nulla dopotutto. Non si tratta di una mera condivisione di chakra. C’è molto di più. C’è intesa, fiducia... un legame. Qualcosa che gli altri cercoteri non potranno mai capire perché nella loro ignoranza continueranno a rifiutare ogni rapporto con gli umani. Se non li avessi seguiti al termine della guerra assecondando le loro motivazioni, chissà che le cose non sarebbero andate in modo diverso. Ma ciò che conta davvero è questo,” proseguì “io so che per noi due esiste un altro modo. Per questo sono tornato. Insieme possiamo fare qualsiasi cosa perché abbiamo la forza di farlo!”
 
Il demone respirava velocemente preso dalla frenesia di quello che stava dicendo. Cominciai finalmente a comprendere le sue motivazioni. Mi domandai invece cosa ne pensasse Naruto. Dopotutto adesso toccava a lui dire qualcosa. Lui aveva chinato il capo e muoveva distrattamente il piede, riflettendo sicuramente sul da farsi.
 
Facendo appena cenno a Kaiza, cominciai a camminare verso destra portandomi alla loro destra seppur a distanza. Volevo guardare Naruto negli occhi, capire cosa stesse provando. Kurama mi seguì con lo sguardo ma non disse nulla, aspettava invece una risposta dal ragazzo davanti a sé. Lui alzò lo sguardo quel tanto che bastava per accorgersi che poteva vedermi. Lessi sul suo viso una certa afflizione, era triste perché combattuto. Non sapeva proprio che cosa fare.
 
“Dì qualcosa almeno!” sbraitò il cercoterio, seccato da quel silenzio “Rendi giustizia a questo smieloso monologo!”
 
“Cosa ti fa pensare che sarà diverso?”
 
“Come?”
 
“Che prima o poi non vorrai tornare ad essere libero? Che non ti stuferai di restartene sigillato nel mio corpo? Che...che...” si interruppe cominciando ad ansimare “...io non posso farlo, lo capisci? Tu non hai idea, non puoi sapere...” si portò una mano sul petto “...non di nuovo...”
 
“Sei un emerito Idiota!” ruggì, spingendolo bruscamente a terra “Sì che lo so! Cosa credi abbia parlato così tanto altrimenti?! Eh?! Sul serio sei convinto che uno come me faccia un discorso del genere senza un motivo? Davvero pensi che non sappia come ti ho lasciato quando me ne sono andato?!”
 
Lui si tirò su appena con le braccia, non distogliendo un attimo lo sguardo  dal cercoterio che in fondo non sembrava fissarlo con biasimo, anzi tutt’altro.
 
“Lo sai perché stavolta sarà diverso?” lo interrogò.
 
“Non riesco a capire come potrebbe esserlo” confessò sinceramente.
 
“Perché stavolta abbiamo una scelta,” rispose “ ce l’abbiamo tutti e due. Cazzo, credevo di essere stato abbastanza chiaro quando ti ho fatto la proposta! Il mio non era un ordine. Ti ho chiesto se vuoi esserlo ancora. Questo cambia tutto.”
 
Calò qualche istante di silenzio prima che ricominciasse a parlare.
 
“Questa volta siamo NOI a scegliere! E non gli altri al posto nostro!
 
Tu sei stato scelto come Forza Portante dai tuoi genitori, i quali nonostante lo abbiano fatto per proteggere te e il Villaggio non ti hanno permesso di vivere un’esistenza serena... che tu probabilmente avresti preferito. Dall’odio e il disprezzo degli abitanti del Villaggio, al dover crescere da solo, all’essere braccato come una bestia da chi voleva appropriarsi solo del mio potere. Sei quasi morto per questo. Questo è stato il destino che sei stato costretto ad assecondare e a cui ti sei dovuto adattare.
Io invece sono stato imprigionato e soggiogato contro la mia volontà, reso uno strumento di guerra a causa della maledetta abilità innata dello sharingan e confinato a marcire all’interno degli stessi umani che si sono procurati il mio odio! E come se non bastasse il mio essere è stato completamente annullato! Non sono mai valso più di un qualsiasi oggetto o bestia per quelli, nessuno ha mai neanche conosciuto il mio vero nome!
 
Ora puoi scegliere. Se non te la senti, non ho intenzione di costringerti. Moccioso, fino a questo momento hai dovuto assecondare un destino che è stato deciso prima di te. E se hai voluto fare qualcosa che gli andasse contro beh, sei stato lasciato da solo. D’ora in poi non sarà più così.
Posso capirlo, se preferisci non essere più una Forza Portante. Soprattutto adesso che le Cinque Grandi Terre sono in pace, la presenza di un solo demone potrebbe creare uno squilibrio. Per di più potresti nuovamente cadere nell’obbiettivo di qualche pazzo come Madara... oltre a tutto questo poi naturalmente sta a te. Anche se non ci uniremo nuovamente in qualche modo mi stabilirò nei dintorni senza dare nell’occhio. E ogni tanto verrò a scassarti le -...”

 
“Perché?”
 
“Uhm?”
 
“Perché è questo quello che vuoi, Kurama?” si spiegò “Insomma...io cosa...”
 
“Tsk! Certo che sei proprio deficiente...” lo rimproverò “Ancora non hai capito? Devi proprio farmelo dire?!”
 
Naruto a quel punto rise. Poco ma ero certa che fosse una risata sincera, dovuta a quella messa a nudo del demone che mi resi conto fino a quel momento aveva girato intorno allo stesso punto senza però mai arrivarci.
 
“Non ti umilierò più di quanto tu abbia già fatto da solo, tranquillo,” lo rassicurò Naruto strofinandosi un occhio “solo che davvero...mi sembra così assurdo che tu sia tornato per farti sigillare e restare qui per sempre...”
 
“Per sempre è un concetto incomprensibile per voi umani,” lo corresse l’altro “ io non ho intenzione di restare per sempre.”
 
“Come sarebbe?” esclamò Naruto, nuovamente tesissimo “Quindi pensi di andartene di nuovo?!”
 
“Tsk! Idiota!” ringhiò. Poi però acquietandosi, aggiunse: “Non resto per sempre...resterò per te. Bè certo, solo se tu lo vuoi...”
 
Poi lo guardò come se avesse appena detto la cosa più naturale del mondo. Gli occhi azzurri di Naruto erano sbarrati invece, colmi di una grandissima incredulità. Lo vidi deglutire mentre assimilava quelle parole mentre l’altro era scocciato che ancora non fosse riuscito ad ottenere qualcosa di più concreto.
 
“Insomma!! Che altro devo dirti per farti capi-”
 
Non riuscì a completare la frase che Naruto lo stava già abbracciando. Si era dato una spinta da terra per riuscire ad alzarsi e a braccia aperte, gli aveva preso il muso e adesso lo stringeva a sé. Kurama era abbastanza spaesato, da un parte perché per le sue dimensione il mio compagno di classe a mala pena riusciva a circondarglielo, dall’altra perché probabilmente non si aspettava una reazione del genere. Lo stava minacciando velatamente di staccarsi ma d’un tratto si interruppe. Poi compresi il motivo. Con il viso affondato nel suo pelo, Naruto stava piangendo. Ma stavolta, forse per la prima volta, le sue erano lacrime di gioia. Lo vedevo strofinare le guance sul morbido pelo del demone, singhiozzando e accarezzandolo come se avesse tra le mani qualcosa che per tanto tempo aveva sperato di toccare. E mentre lo faceva sorrideva. Sorrideva e lo ringraziava di essere lì.
 
E nei grandi occhi della Volpe a Nove Code, il mondo forse per la prima volta vide la commozione prendere il sopravvento. Si abbandonò docilmente a quel gesto, senza muoversi e non insistendo ulteriormente affinché il mio amico si allontanasse.
 
“Lo sai vero,” sussurrò dopo un po’, cercando di non apparire turbato “che non succederà mai più?”
 
“Sì” confermò Naruto.
 
“E che se uno di voi ne farà parola con qualcuno, vi ucciderò?”
 
“Certo” garantì un’altra volta con una piccola risata.
 
“Bene”.
 
“Comunque è sì”.
 
“Cosa?”
 
“Voglio essere la tua Forza Portante. Voglio combattere ancora a fianco del mio compagno. Voglio che resti qui con me, Kurama. Questo è ciò che voglio io.”
 
“Okay” disse. Poi si affrettò ad aggiungere: “Adesso però basta Ragazzino, non aggiungere altro. Credo di essermi turbato al punto che mi basterà per tutta l’eternità.”
 
La sua era una supplica accorata, sfinita perché probabilmente si sentiva incapace di trovare la forza di rinnovarsi più di una volta. Non guardava direttamente Naruto, farlo gli doveva essere difficile perché così vicino gli occhi si incrociavano. Il suo sguardo era perso nel vuoto. Naruto aveva gli occhi chiusi. Ma per me che li osservavo, era come se si guardassero reciprocamente scrutandosi l’anima.
 
E la conferma la ebbi quando un’unica singola goccia salata lasciò un solco umido sulla guancia del cercoterio, segnando un varco di colore più scuro sul suo pelo prima di cadere al suolo. Anche se non lo avrei mai più visto piangere e quel segno ben presto sarebbe scomparso, un’immagine indelebile avrebbe continuato a restare impressa nella mia mente. Quella di un demone che proprio come la sua Forza Portante si era dimostrato forte troppo a lungo e alla fine esausto, si era lasciato andare.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: Ebbene sì alla fine ce l’ho fatta. Ormai in molti avevano perso davvero la speranza o sbaglio? Non vi do tutti i torti, dopotutto non aggiorno da veramente molto tempo. Ma, come ho già scritto in passato, non ho alcuna intenzione di abbandonare questa storia quindi non so quanto ci vorrà ma leggerete la parola fine e non rimarrete in sospeso. Dunque vengono al capitolo proprio, nonostante lo avessi in mente c’è voluto il suo tempo per metterlo insieme nel modo giusto, in modo che rendesse come lo avevo immaginato. Dopo tanto questo è il risultato. Spero sia stato di vostro gradimento! Dovevo inserire anche un extra ma niente alla fine ho deciso di rimandarlo al prossimo. Devo ancora inserire quello con Sora...prima o poi riuscirò a scrivere tutto, promesso! Detto ciò, non mi resta che ringraziare tutti coloro che sono arrivati fin qui con la lettura e che continuano nonostante le lunghe attese i miei aggiornamenti. E grazie soprattutto a coloro che mi sostengono e incoraggiano con i loro messaggi in questi tempi di blocco dello scrittore! ^^
 
Un saluto a tutti e alla prossima! :D  (spero davvero di non farvi attendere tanto a lungo!)

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Capitolo 39
*** Uniti ***


 Note d'autrice: Che dire oltre alle scuse, visto quanto tempo è passato? Non mi va di ripetere scuse, che avrete letto e riletto. Praticamente sono scomparsa dal sito, non ho risposto più a recensione o altro. Forse qualche messaggio ogni tanto ma nulla di più. Gli ultimi mesi per quanto mi dicessi di mettermi per bene a scrivere, non ci sono più riuscita. E quando parlo di scrivere, parlo anche di risposte a recensioni o ad altre storie. Non so come spiegarvelo, ma è qualcosa che è stato più forte di me. Quanto vorrei che i miei pensieri si potessero concretizzare per potervi narrare il resto della storia come già l'ho in mente, come lo immagino continuamente. Purtroppo non è possibile, e quindi ancora mi risulta difficile mettermi a scrivere in modo soddisfacente. Quindi per quanto questo capitolo, breve oltretutto, segua per bene quello che avevo in mente purtroppo temo che il "modo" in cui è stato scritto non rispetti gli standard dei precedenti e per questo vi chiedo ulteriormente scusa. Come già detto, è la mia storia e non sto cercando altro se non vederla scritta tutta e fino all'ultimo. Comunque un ringraziamento lo vorrei fare a due lettori in particolare...Exile e Naru_94. Per quanto questi mesi siano stati tremendamente duri avete aspettato e aspettato, credendo che prima o poi sarei riuscita a completare questo capitolo. Grazie!

Detto ciò, non mi resta che salutarvi tutti a non so quando. Ma almeno voglio ringraziare di cuore ognuno di voi che ancora perde anche un minuto del suo tempo per leggere questa storia che sarebbe da dimenticare.Grazie ancora e vi auguro uno splendido anno nuovo per portare a termine i vostri traguardi! ;) Un saluto da Greywolf.








“Diamoci un taglio, adesso!”
 
Questo fu quello che Kurama ringhiò a un certo punto, scostandosi bruscamente da Naruto. Si drizzò con le spalle e volse lo sguardo altrove per non incrociarlo nuovamente con il suo, probabilmente temendo che se lo avesse fatto non gli sarebbe rimasto nemmeno un briciolo di dignità.
 
Per contro il mio compagno di squadra, dopo essersi tirato su, si stava asciugando il viso ricercando un contatto con il cercoterio con un piccolo sorriso sulle labbra. Osservare quella scena così fuori dal comune ma così altrettanto potente, non poteva non rendermi sinceramente felice.
 
Tanto che , anche la minaccia che io e Kaiza ricevemmo poco dopo, non subì su di me l’effetto sperato.
 
“Ribadisco! Se uno di voi due se ne esce anche solo con mezza parola sulla faccenda, vi farò pregare di non essere mai nati!” sbraitò con un certo nervosismo “E questo vale anche per te, moccioso!”
 
“Tranquillo Volpone,” lo tranquillizzò il medico seppur con un celato sollievo “sarà il nostro segreto!”
 
“Hai la nostra parola, Kurama” confermai anch’io.
 
“L’unico a potertelo rinfacciare a vita sarò soltanto io!” dichiarò coraggiosamente Naruto, nonostante fosse palese a tutti e tre che una simile affermazione avrebbe potuto suscitare l’ira del demone. Tuttavia quest’ultimo ebbe una reazione completamente diversa da quella che mi sarei aspettata.
 
“Sei un piccolo bastardo, ragazzino,” ghignò mostrandogli le zanne “ma io so esserlo ben più di te!”

E con queste parole, abbassò l’enorme pugno fino alla sua altezza in modo che gli venisse battuto.
 
Restarono qualche istante fermi per quel contatto, finché il viso di Naruto non si fece improvvisamente pallido.
 
“Non oseresti!”
 
“Vedi di tenere a bada quella linguaccia o vedrai come oso!”
 
“Naruto, è tutto a posto?” domandai un po’ in pensiero.
 
“S-Sì, non è niente!” mi rispose anche se sembrava piuttosto nervoso, tutt’altro che tranquillo.
 
Una risata fragorosa nacque dal gigante a nove code e se da una parte era assolutamente inquietante, dall’altra era sintomo che le cose finalmente avevano preso una piega giusta come mi era testimoniato dalla contentezza di Naruto e da Kaiza che annuiva soddisfatto.
 
“Bè...e adesso?” domandò Naruto, sollevando la testa.
 
“Adesso troviamo il modo di sigillarmi ancora dentro di te, mi pare ovvio”
 
“Ma come possiamo fare?” fece lui “Quando mio padre ti sigillò la prima volta, lo ha fatto a costo della sua vita con il Sigillo del Diavolo! Non possiamo utilizzare una tecnica simile ma non ho idea di quale altra tecnica usare per lo scopo...”
 
“Mi sei stato a sentire per bene, prima?” domandò Kurama “Insieme possiamo fare qualsiasi cosa, perché abbiamo la forza di farlo! Qualcosa ci verrà in mente!”
 
Dopo un attimo di esitazione, quelle parole sembrarono convincerlo e lo dimostrò annuendo col capo.
 
“Bene!” affermò soddisfatto. Poco dopo aggiunse: “Però prima di tutto... penso proprio di avere una questione in sospeso che debbo risolvere!”
 
“Di che stai parlando?”
 
“Ho bisogno che li chiami, ragazzino.”
 
“Chi dovrebbe chiamare, Volpone?” lo interrogò Kaiza mentre ci avvicinavamo a loro.
 
“Mi pare ovvio,” proferì lui “gli altri cercoteri!”
 
“COSA?!” esclamammo in tre, nello stesso istante.
 
“Non comprendo questa reazione, mica è una richiesta assurda!” si lamentò “ Il ragazzino ha in sé il chakra sopito di tutti loro e a suo tempo il Vecchio delle Sei Vie della Trasmigrazione, ha affidato a me il compito di gestire il luogo di riunione di tutti noi anche se alla fine siamo tornati nel nostro luogo di origine. Oltretutto lui è il Bambino della Profezia che conosce i veri nomi dei cercoteri, per cui gli basterà pronunciarli e vedrete che risponderanno alla chiamata!”
 
“E’ passato tanto tempo Kurama... non penso che loro insomma...”
 
“Risponderanno, vedrai!” garantì “Niente esitazioni! Hai già così poca fiducia in quello che dico?!”
 
“Come farà a chiamarli, Volpone?” gli chiese Kaiza con una certa curiosità “Voglio dire...basta davvero che pronunci i loro nomi? Tutto qui?”
 
“Naturalmente deve far appello al chakra corrispondente di ognuno,” spiegò “ma concretamente sì, deve appellarsi a loro pronunciando il nome di ognuno ad alta voce.”
 
“Forse dovremmo allontanarci dal Villaggio,” suggerii io “evocare altri otto cercoteri potrebbe creare qualche problema.”
 
“Non li evocherà concretamente, stupida!” mi riprese lui seccato “ Convocherà qui soltanto le loro coscienze, non saranno in grado di fare nient’altro che parlare con noi!”
 
“Non capisco però... per quale motivo dobbiamo farli venire qui?”
 
“Poche questioni! Datti una mossa e chiamali subito!”
 
“Ehm, okay” fece Naruto, capendo che per il momento non sarebbe riuscito ad estorcere altre informazioni. Così trasse qualche bel respiro e si allungò un po’ come si stesse preparando a fare qualche esercizio. Qualcosa personalmente mi diceva che non sapeva precisamente come comportarsi ma tentava di non darlo troppo a vedere. Continuò per un minuto buono finché un ringhio non lo convinse che aveva temporeggiato a sufficienza. Si schiarì la gola con un colpo di tosse e cominciò.
 
“Shukaku...Matatabi...Isobu...Son Goku...Ko-...”
 
“Piantala,” tuonò il demone interrompendolo “ora fai sul serio!”
 
“S-Scusa, ora ricomincio” respirò un’altra volta e riprese dall’inizio “Shukaku!...Matatabi!...Iso-...”
 
“Moccioso se mi stai prendendo per il culo, ti avverto che non è mai bene giocare col fuoco.”
 
“Io, io...cosa diavolo pretendi?!” esclamò lui, esasperato “Guarda che sto facendo del mio meglio! E’ evidente che o non vogliono rispondere oppure il problema è che proprio non funziona!”
 
“Tsk!” fece l’altro, seccato “L’unica cosa che qui non funziona è la tua capacità di concentrazione!”
 
Kurama chinò appena il capo, producendo uno strano verso che faceva da sottofondo mentre pensava. Ogni tanto smuoveva il terreno con gli artigli quando sembrava star per aggrapparsi a qualche buona idea ma quella poco gli sfuggiva inevitabilmente. D’un tratto gli occhi si sgranarono appena accompagnati da un’espressione di sincera repulsione che né io e Kaiza con un’occhiata riuscimmo a spiegarci.
 
“Non ci credo che sto per dirlo, davvero credevo che MAI avrei avuto bisogno di...” anche solo parlare sembrava disgustarlo “...Comunque dannazione, è tutta colpa tua! Perché devi essere  sempre così stupido e infantile?!”
 
“Vacci piano con gli insulti!” ribatté lui “Piuttosto smetti di girarci intorno! Cosa devi dire?”
 
“Mmm,” esitava ancora l’altro ma poi stringendo i denti esclamò  “...aaah okay! Canta! Contento adesso?!”
 
“Aspetta...come canta?” chiesi completamente spiazzata. Il viso di Kaiza si era bloccato in una smorfia confusa, come se non avesse metabolizzato a dovere quella parola.
 
“Scordati che io racconti una cosa così umiliante, Ragazzino!” mise in chiaro la Volpe, voltandosi in modo da darci le spalle per non guardarci negli occhi per orgoglio, così almeno immaginai io. Dal canto suo Naruto sembrava essere stato colto alla sprovvista. Era evidentemente in imbarazzo, si grattava la guancia con un dito e ridendo appena sottovoce.
 
“Di che sta parlando?” domandai colta da un’implacabile curiosa, suscitata anche da quel riso così sommesso.
 
“Eheh... vedi Sakura, devi sapere che subito dopo la guerra ho parlato con Kurama di un certo timore che avevo riguardo una cosa che avrei dovuto mantenere  a lungo termine...”
 
“Poi parli a me di girare intorno alle cose...” commentò sempre di spalle il demone.
 
“Piantala!” lo ribeccò, ancora più rosso in viso “Il fatto è che....oh, okay!! Il problema era che temevo che prima o poi mi sarei dimenticato i nomi dei cercoteri, ecco! So di essere un imbranato per questo genere di cose, e quindi ecco... ho pensato a un modo per potermene ricordare anche a distanza di anni...”
 
“Hai dimenticato di dire che mi hai coinvolto contro la mia volontà in questa idea balorda!!”
 
“Oh adesso non farla così lunga!” esclamò dandogli un pugnetto “Alla fine ti sei divertito anche tu!”
 
“Fammi capire,” riflettei mentre quei due continuavano a battibeccare “per ricordarti i loro nomi...li hai, come dire...cantati?” Non ero sicura di aver capito, sembrava davvero un’idea bizzarra ma non potevo nascondere che era anche altrettanto divertente.
 
“In realtà, ho inventato una canzone con i loro nomi...” mi corresse continuando a mostrarsi imbarazzatissimo “...e ho chiesto a lui di aiutarmi dato che volevo anche avere un ricordo singolo di ognuno di loro. Siccome lui li conosce meglio di chiunque, ho pensato sarebbe stata una buona idea. Mi ha anche aiutato con il ritmo...”
 
“Taci!” tuonò l’interpellato “Prima che diventi più imbarazzante di quello che è, datti una mossa e cantala!”
 
Ma Naruto non sembrava minimamente intenzionato a farlo. Sinceramente non capivo tutta questa ritrosia di entrambi per una cosa del genere. Okay, per quanto immaginare quei due intenti a comporre una canzoncina sui demoni potesse apparire insolito e piuttosto bizzarro, dato che ormai ci avevano messo al corrente del fatto perché continuare a esitare?
 
“Un attimo però, fammi capire" domandai a voce alta “cosa c’entra questa canzone con il chiamare i demoni?”
 
“Non ho idea se una cosa del genere possa funzionare,” rispose quello con sincerità “ ho solo pensato che forse per il ninja più imprevedibile di tutti servisse un metodo altrettanto imprevedibile, che si abbini con il suo essere.”
 
“Non so se prenderlo come un complimento o meno, Kurama” ammise Naruto nei cui occhi sembrava essere appena passata un’ombra cupa “comunque non capisco che differenza potrebbe esserci tra cantare quella canzoncina e direi i nomi come stavo facendo prima.”
 
“Idiota, è evidente...”
 
“Illuminami, Sapientone!!”
 
“Credo di capire,” dissi io riflettendoci un attimo e guadagnandomi uno sguardo interrogativo da parte del mio compagno di squadra e uno di complicità di Kaiza “ è evidente che in quella canzone devi averci messo il cuore.”
 
Lui rimase un attimo interdetto, prima di riprendere a grattarsi la nuca e sorridendo in modo impacciato.
 
“Dai, cantala!” lo incitai “Vale la pena provare, no?”
 
Lui si inumidì appena le labbra, poi cercò un’ulteriore conferma da parte mia e annuendo appena gliela diedi. Lui sembrò convincersi a fare un tentativo. Trasse un profondo respiro che divenne un sospiro verso la fine. Mosse le dita quasi si stesse preparando a prendere a botte qualcuno mentre chiudeva gli occhi e sollevava appena il capo. Era come se stesse cercando di trovare un suo equilibrio prima di cominciare ed ebbi solo in quel momento l’impressione che dal suo corpo stesse per sprigionarsi qualcosa di nuovo.
 
Sobbalzai appena quando Kurama cominciò a battere un ritmo particolarissimo con le zampe. Appariva concentrato anche se un po’ a disagio, probabilmente perché il suo orgoglio stava facendo a botte con quel comportamento. Quando vidi Naruto sorridere appena, capii quello che il demone stava facendo. Diedi una gomitata a Kaiza e lui si aggregò subito a me nel cercare di memorizzare quel ritmo e riproporlo con il battito delle mani.
 
“Vi ringrazio” mormorò il mio compagno di squadra, mentre  si focalizzava sempre di più su quel ritmo. Proprio quando credevo che sarebbe accaduto qualcosa, vidi le sue spalle rilassarsi e le labbra incurvarsi verso l’alto. E cominciò.

( https://www.youtube.com/watch?v=asgsvBh_G6g )
 
Uno, “Dormire è meglio degli umani” dice Shukaku!
Due, brucia nel fuoco Matatabi!
Tre, lascia l’acqua a Isobu!

 
Aveva alzato la mano contando uno alla volta con le dita. La tonalità con cui pronunciava i nomi sembrava completamente diversa.
 
Quattro, bollente come la lava, Son Goku!
Cinque, sempre in corsa, Kokuo!

 
Stava succedendo qualcosa. Le sue parole sembravano generare delle aure di energia potenzialmente concentrate. Ma continuava senza curarsene, lasciandosi completamente andare al ritmo della canzone.
 
Sei, prende le cose con calma e senza fretta, Saiken!
Sette, l’insetto volante, Chomei!

 
Si muoveva a tempo. E contro ogni mia aspettativa, era piuttosto intonato. Sembrava starsi divertendo un mondo mentre passava da una strofa all’altra, un passo a destra, un paio a sinistra, un leggero movimento delle spalle. Mi sarei sentita una bugiarda se l’avessi negato... ma il mio cuore in quel momento batteva di un’emozione mai provata prima.
 
Otto, “Yeah!” è tutto quello di cui hai bisogno, Gyuki!
Nove, “ko-kon” piange il potente Kurama!

 
Non appena pronunciò il suo nome, l’enorme cercoterio sembrò come cadere in uno stato di tranche. Durò pochissimo, finché non scosse la testa perché Naruto si era fermato a guardarlo e aveva smesso di cantare.
 
“Ricomincia Mocciosetto,” gli intimò alzandosi e mettendosi seduto, dritto e composto alla sua destra.
 
Facendo spallucce, la sua ex Forza Portante non se lo fece ripetere e ricominciò a canticchiare. Quella che accadde questa volta riuscì quasi a farmi prendere un colpo. Lui cantava con sempre più trasporto e stavolta le sue parole riuscirono a far qualcosa di inimmaginabile.
 
Si concretizzarono. Letteralmente. Man mano che pronunciava i loro nomi, una debole aura di energia chiara cominciava a materializzarsi per ciascun demone, assumendone le fattezze e posizionandosi nell’ordine in cui erano stati evocati. Naruto non se ne rendeva conto perché proseguiva nella sua canzone ad occhi chiusi ma io e Kaiza osservavamo un po’ intimoriti ma anche enormemente meravigliati quello spettacolo mozzafiato. Uno dopo l’altro le loro forme traballanti si stabilizzarono fino a quando, al momento della nuova chiamata di Kurama, tutti quegli ologrammi di demoni si animarono guardandosi intorno confusi mentre un’ultima e nuova strofa andava a concludere quella seconda performance.
 
“Tutti e nove i cercoteri sono finalmente riuniti insieme!
Sono un po’ difficili, ma sono tutti bei nomi!
Sono tutti nomi splendidi!
Sono tutti nomi meravigliosi!”

 
Appena il tempo di pronunciare il finale e tornare alla realtà che rimase paralizzato quando si rese conto di trovarsi al cospetto delle presenze delle nove bestie codate. Credo che la cosa ad averlo lasciato più sconvolto fosse stato il fatto che era stata sufficiente una canzoncina, inventata con non immagino quale collaborazione di Kurama, che per quanto all’apparenza sembrasse una piacevole perdita di tempo si era rivelata la chiave che era riuscita ad unire l’energia di ciascun demone al suo nome e se aveva avuto successo...bè, era davvero perché ci aveva messo dentro il cuore. Letteralmente.
 
“Che diamine è successo?!” esclamò Son Goku
 
“Sembra quasi il mondo umano...” osservò Kokuo, guardandosi intorno.
 
“Non possiamo essere stati tanto sfortunati....” fece Chomei, sollevandosi in volo per capire dove si trovavano esattamente.
 
“Chi è il responsabile di questa bastardata che lo ammazzo?!” ruggì Shukaku guardandosi intorno.
 
“Tu non ammazzi proprio nessuno, Monocoda” intervenne la Volpe, fronteggiandolo con un ghigno malvagio “ e anche volendo in questo momento non puoi, perché vedi non sei altro che una fugace e alquanto innocua manifestazione. Quindi non far movimenti bruschi o potresti sparire.”
 
“Volpaccia! Sei tu il responsabile di tutto questo?!” esclamò con tono duro “E perché sei l’unico ad avere un corpo fisico?!”
 
“Già Kurama, vuoi spiegarci il motivo per cui ci troviamo riuniti e soprattutto perché ti trovi ancora in questo mondo?” domandò Kokuo.
 
“Non arrabbiartevi con lui” intervenne Naruto, leggermente titubante “Vi ho evocati io. Non so bene come sia stato possibile ma... sono stati io a chiamarvi.”
 
“E’ successo qualcosa di grave, Naruto?” volle sapere l’Ottacoda avvicinandosi con aria piuttosto preoccupata.
 
“No, no tranquillo amico!” cercò di tranquillarlo lui battendogli un pugnetto su uno dei tentacoli “ Insomma...adesso sto bene, okay? Tranquillo.” guardò verso di me per un istante “Però c’era Kurama che voleva parlarvi, quindi...”
 
I cercoteri concentrarono tutta la loro attenzione verso il fratello, il quale non dava alcun segno di nervosismo o tensione. Era perfettamente disteso e li fissava negli occhi con una serietà ben calcolata.
 
“Ho deciso di restare qui” proferì con decisione, godendosi con un ghigno le loro reazioni.
 
“Come sarebbe a dire?!” ruggì Son Goku, come toccato in un tasto delicato “E tutto quel discorso che ci hai fatto? Che non ti saresti fatto sottomere dagli esseri umani! Che non dovevamo permetterci di fare insinuazioni! Sono state tutte parole al vento le tue?!”
 
“Affatto,” proseguì l’altro “ il senso del mio discorso era che non avrei permesso più a nessuno di dirmi cosa avrei dovuto fare. Che non avrei lasciato impunito chi mi avesse dato del debole. Che avrei preso le mie decisioni solo in base al mio interesse personale. Ed è esattamente quello ho intenzione di fare da qui in poi e nessuno potrà metterci più bocca perché io non glielo permetterò!
 
Volevo solo mettervi al corrente di questo.”

 
“Che stai blaterando?!” protestò Isobu, battendo le code a terra “Vedi parlare chiaramente Kurama, smettila di girarci intorno!”
 
“Tsk! Cos’altro potevo aspettarmi da degli idioti come voi?” sogghignò appena pur mantenendo una tonalità distaccata, come se non riuscisse ad essere sarcastico come al solito. Prima che gli altri potessero commentare in qualche modo, lui riprese subito “Ho deciso di restare qui. E non azzardatevi ad aprire quella vostra boccaccia finché non avrò finito! Capito?
 
Fino a questo momento, non ho smesso un attimo di dare ascolto alle voce degli altri dimenticandomi della mia. Troppo concentrato a cercare di allontanarle da me perché le credevo così reali  al punto da non poterle sopportare, in qualche modo ho smesso di pensare per conto mio. Ed è stato quello il mio errore perché non ho fatto che creare un casino dopo l’altro, senza concludere nulla...senza sentirmi veramente realizzato. Che idiota. E’ bastato un rimprovero ad aprirmi gli occhi,” e rivolse un’occhiata a Kaiza “ma non posso che esserne contento per una volta! Ho capito cosa voglio adesso, ed è restare qui a Konoha. E’ qui la fonte della mia forza e non ho più alcuna intenzione di rinunciarvi per colpa di qualcuno che non ne capirà mai la potenza.”
 
“Le tue sono tutte dannatissime scuse per giustificare il fatto che ti sei rammollito!” ribatté l’altro “Siamo stati estremamente pazienti con te ma è più che evidente che non sei più quello di una volta! Sei cambiato Kurama, non puoi più negarlo!”
 
“La mia intenzione non è più quella,” rispose l’interpellato “ che senso avrebbe dopotutto negare l’evidenza? Sì, sono cambiato ma solo perché ho finalmente preso coscienza di ciò che l’Eremita delle sei vie cercava di dirci fin da principio...qualcosa che a quanto pare tutti voi avete dimenticato. E mi spiace molto farvelo notare per l’ennesima volta ma è anche il motivo per cui resterò sempre il cercoterio più potente di tutti!”
 
“Come ti permetti...?”
 
Son Goku non ebbe il tempo di avanzare per cercare di attaccarlo che il ruggito di Kurama sprigionò una potenza mostruosa che minò seriamente l’equilibrio delle presenze con cui si erano materializzati i nove demoni. Noi tre ci tappammo le orecchie perché il suono che si generò conseguentemente era troppo da sopportare. Temevo quali sarebbero potute essere le conseguenze sugli abitanti del Villaggio, ma non ebbi tempo di soffermarmi troppo su quel pensiero.
 
Shukaku, Matatabi, Isobu, Son Goku, Kokuoh, Saiken e Chomei avevano la testa chinata come se fossero appena stati rimproverati. Gyuuki era l’unico la cui espressione fiera e soddisfatta contrastava completamente con quella degli altri.
 
 “Volpaccia...” ringhiò tra i denti il Demone Tasso “...come diamine...hai fatto?”
 
La risata che si levò da Kurama fu forse la cosa più inquietante che avessi mai ascoltato. Era un riso di pura soddisfazione mista a quel lato così minaccioso e maligno intriso nella sua stessa essenza di demone. E qualcosa di essa aveva colpito a fondo ognuno dei presenti, umani e meno. Le coscienze delle otto bestie sembravano essere state piegate da quel verso intimidatorio, rendendoli stranamente quieti e nervosi tra di loro. Noi tre invece ci trovavamo nella più completa ignoranza riguardo quello che stava accadendo e non potevamo far altro che restare a guardare.
 
“L’avete sentita eh?” mormorò quasi sibilando, mentre camminava alle spalle dei fratelli “Un’energia alquanto imponente, non vi pare?” aggiunse vicino le orecchie del Monocoda “ E provate a immaginare da quale fonte sgorga in modo così limpido e puro... “ continuò “...pensate che ironia! Viene esattamente da ciò che disprezzate così tanto!”
 
A quel punto inevitabilmente gli sguardi di tutti si concentrarono proprio su Naruto, che vacillò appena come se sentisse il peso di tutti quegli occhi su di sé. Sbigottimento, sorpresa e non so che altro, nessuno di loro sembrava riuscire a farsene una ragione. Con eccezione sempre per l’Ottacoda, a cui Kurama rivolse un’occhiata di curiosa intesa.
 
“Per questo nessuno di voi si sentirà mai pienamente completo,” concluse tornando al suo posto “Il Vecchio Eremita quando parlava di cooperazione come vera forza, non intendeva semplicemente l’unione dei nostri poteri. Ma qualcosa da ricercare oltre ogni pregiudizio, oltre qualsiasi aspettativa!
 
Dopo secoli, ho capito che se ci ha lasciati in questo mondo, è stato solo perché la trovassimo e la facessimo nostra! E cosa spinge a creare un legame simile, io l’ho compreso in questo mondo anche se per colpa del mio dannatissimo orgoglio stavo per rinunciarci per sempre. State pur certi che non commetterò più questo errore.”

 
A quel punto allungò la zampa verso Naruto e lo spinse davanti a sé, allontanandolo da noi. Lui sollevò la testa guardandolo con confusione ma quello gli rivolse un ghigno di complicità prima di rivolgersi l’ultima volta ai fratelli.
 
“Io sono Kurama, la temuta Volpe a nove cose che con le sue code scuote la terra e distrugge le montagne! E la mia Forza Portante si chiama Naruto Uzumaki! E nessuno di voi...” ghignò ancora “...può sperare di avere la meglio contro di noi! NESSUNO! Perché...”
 
“Non osare, Volpe!” ruggì Son Goku, avvicinandosi minacciosamente.
 
“...voi... siete...”
 
“TACI!!” gli si scagliò prima, tuonando quell’unica e singola parola con tutta la sua rabbia.
 
“DEBOLI!!”
 
Quell'urlo inaspettato di Naruto, venne letteralmente soppresso all’istante dal nuovo ruggito di Kurama. E stavolta non si limitò semplicemente a scuotere le apparizioni dei demoni. Le spazzò letteralmente via, quando quella del demone Tasso era a pochi centimetri da lui. Nessun tremolio stavolta, si scomposero non appena vennero a contatto con l’ondata di rinnovata energia di color rosso accesissimo che proveniva dal cercoterio ma allo stesso tempo anche dal suo compagno che, incredibile da immaginare, sembrava ruggisce allo stesso modo.
 
Nemmeno il tempo di pronunciare una parola che le coscienze dei demoni tornarono là dove erano state portate via. L’ultimo a dissolversi fu Gyuki, che a dispetto di tutti gli altri sembrava davvero l’unico a comprendere fino in fondo il discorso pronunciato dal fratello perché chinò rispettosamente il capo proprio mentre la propria essenza veniva restituita al suo corpo.
 
Quando entrambi si placarono, persino io riuscii a percepire che la presenza dei demoni era scomparsa del tutto. Eravamo solo noi, sembrava come se quell’incredibile incontro non fosse mai avvenuto. Forse l’ultima testimonianza di quello che era appena successo, stava nei respiri affannosi di Naruto e Kurama che d’un tratto sembravano essere esausti. Ma quella soddisfazione che avevano stampata in faccia era qualcosa di indescrivibile.
 
“AHAHAHAH!” scoppiò d’un tratto a ridere, facendoci fare un salto per la sorpresa “ E’ STATA LA COSA MIGLIORE MAI FATTA IN VITA MIA”
 
Fremeva, incapace di contenersi. Partì di corsa, facendo una decina di lunghissime falcate quasi saltando prima di tornare indietro e frenare con le zampe a pochissimi passi da Naruto che colto come da una scossa di entusiasmo, cominciò a ridere e lanciò un urlò di pura felicità.
 
“E’ stato fantastico Kurama!” esclamò, non più nella pelle”Non mi sono mai sentito così... così...”
 
“Indistruttibile? Forte?! VIVO?! “ cominciò ad elencare tutto d’un fiato.
 
“SI’!!” confermò gridando e  aggrappandosi al muso di Kurama.
 
“Ehi, ehi!” fece però quello scorbutico “ Te l’ho detto, niente più smancerie!”
 
“Ehm, si scusa” mormorò quello, tendendo le mani lungo i fianchi.
 
Si scrutarono seriamente per un paio di secondi. Dopodiché scoppiarono ancora una volta in una fragorosa risata.
 
 Io e Kaiza eravamo sinceramente e profondamente sconcertati. Tutto quell’incontrollabile entusiasmo, dopo quell’affermazione di supremazia messa in chiaro senza possibilità di appello, non poteva essere raccontato. Solo allora però cominciai a intravedere la possibilità di ristabilire un equilibrio che avrebbe posto fine a tutte le pene del mio compagno di squadra. E tutte le mie speranze erano riposte in quel demone, che mi aveva appena dimostrato quanto il legame stretto con la sua Forza Portante poteva davvero trovare il modo di superare qualsiasi cosa. Un “altro modo”.
 
“E quindi adesso...” chiese Naruto, quando riuscì a tornare a respirare con calma “...che si fa?”
 
“E’ semplice, Moccioso!” rispose, allungandogli il pugno “Prepariamo insieme il mio nuovo contratto d’affitto!”

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Capitolo 40
*** Extra: Kurama e Sora ***


Extra Kurama e Sora: la scelta giusta da fare.


“Volpe! Fermati!”

Sora iniziava a non sentirsi più il fiato in gola. Gridare strenuamente e allo stesso tempo cercare di tenere il passo con un gigantesco demone concentrato nella sua corsa sfrenata, si stava rivelando una sfida destinata a fallire. Aveva perso la cognizione del tempo ma era certo di essere a un passo dal cedimento.
Al contrario l’enorme creatura sembrava inarrestabile. Non percepiva provenirne alcuna esitazione mentre le lunghe zampe scavavano buche nel terreno e devastavano qualsiasi cosa osasse porsi sul loro cammino. Le code scattavano come fendenti quando c’era da farsi spazio oppure quando serviva maggiore slancio per saltare oltre fossi o fiumi.

Nessuno avrebbe potuto fermarlo contro la sua volontà. Nonostante la consapevolezza di ciò il giovane monaco si ostinava nel tentativo. Il desiderio di chiarimenti incoraggiava il suo animo tenace in quella sfida nonostante fosse umanamente persa in partenza. Infatti non appena lo aveva notato in lontananza, sulla soglia del Tempio del Fuoco pronto a partire, non aveva dubitato nemmeno per un momento che la sua apparizione fosse frutto di una semplice coincidenza.
 
Nel corso degli ultimi mesi aveva ricevuto gli echi di emozioni cupe distanti dalle proprie. Non ne aveva trovato una spiegazione logica, ne percepiva la presenza ma non la provenienza. Un paio era stati intensi e riuscire a distaccarsene era stato veramente difficile. Poi svanivano e sembrava come se nulla fosse accaduto.
Ma ecco, era accaduto quasi due settimane prima ormai. Improvviso e letale. Un dolore così intenso che provare a immaginarlo prima di sperimentarlo sulla propria pelle, non sarebbe stato possibile. Quelle sensazioni lontane di colpo lo avevano investito con forza e finalmente lo avevano collegato direttamente alla loro origine.
Una supplica accorata e disperata, piena di amarezza.

“Sono..qui…”

Aveva riconosciuto la sua voce, il suo chakra. Quella stessa solitudine con cui aveva convissuto tutta la vita.
Era servita tutta la sua forza di volontà per non perdere i sensi. Per trovare il modo di mandare il suo messaggio. Per fortuna non era solo e qualcuno era stato abbastanza perspicace da assecondare le sue richieste senza fare domande. Poi buio. Per tre giorni.

Una volta sveglio sembrava che nulla fosse mai successo. Nessuna ferita, sano come un pesce. Non poteva dire lo stesso di Naruto. Lo aveva riconosciuto ed era logico ipotizzare che il loro tramite doveva essere stato il chakra della Volpe a nove code. Ciò che li legava prima ancora di conoscersi. Su come potesse essere attivo dopo che il demone era stato liberato e dopo che per anni non lo aveva più percepito invece nemmeno una mezza risposta. A quel punto c’era un’unica cosa da fare. Trovare Naruto, assicurarsi che stesse bene e poi riempirlo di botte. Per avergli fatto passare quell’orribile esperienza e soprattutto per essersi ridotto a viverla sulla sua pelle in quel modo.

Poi gli avrebbe chiesto spiegazioni e ci avrebbero ragionato insieme ovviamente.
 
Che il loro “legame fisico” quindi si trovasse ad attraversare quella zona dopo questi fatti, doveva avere il suo perché. Senza rifletterci quindi si era buttato all’inseguimento, ansioso di riuscire a discutere con il demone di cui lui stesso custodiva una parte di chakra.
Arrivato a quel punto si rese conto che doveva ribaltare la situazione al più presto o questa sua chance sarebbe svanita nel nulla. La sua voce non lo avrebbe raggiunto. Tanto meno sarebbe potuto arrivare tanto vicino da riuscire a richiamare la sua attenzione. Qual era l’alternativa se non provare a fare un tentativo disperato?

Si fermò.
Dall’ultima volta che aveva percepito il chakra della Volpe a nove code sulla sua pelle erano passati anni eppure non aveva certo dimenticato la sensazione di sentirsi bruciare vivo. L’energia era scaturita dall’interno del suo corpo e poi si era propagata verso l’esterno come una fiammella che viene alimentata dal vento fino a diventare un incendio. Era esattamente come la ricordava, quella sensazione di sentirsi completamente in balia di qualcosa di più grande e distruttivo. Non solo per gli altri quanto per sé stesso.

La lucidità era fondamentale, il cercoterio era così vicino che la probabilità di perdere il controllo non era da sottovalutare. Doveva isolare ogni sentimento negativo e concentrarsi esclusivamente sul proprio obiettivo. Doveva farsi notare, diventare un faro la cui luce avrebbe attirato l’attenzione della creatura senza possibilità di essere ignorata. La pelle iniziava bruciare e tutto il suo corpo tremava per il dolore mentre la sua mente era concentrata nello spingere tutto il proprio chakra nel palmo della mano per sottomettere e assimilare quello rosso del demone. Arrivato al proprio limite, sbarrò gli occhi e urlò con tutto sé stesso:

“PALMO DELL’ONDA VIOLENTA DELLA BESTIA!”

Un gigantesco artiglio di chakra illuminò il cielo, nonostante fosse pieno giorno ed esplose in aria. Sora crollò in ginocchio tenendosi stretto il braccio destro al ventre. Era mutato trasformandosi nell’arto di un demone e bruciava molto più intensamente del resto del suo corpo. Sembrava animato di vita propria, cercava un modo di rilasciare altra energia ma lui non poteva permetterlo. Cercò di respirare a fondo e reprimere quella forza mostruosa ma come temeva, una volta rilasciata questa non si sarebbe arresa facilmente e tanto meno si sarebbe fatta rimettere a dormire. Cosa poteva inventarsi a quel punto?

“Devi crederti davvero un fenomeno se pensi di poter scherzare in questo modo con il fuoco, ragazzino.”

Non riuscì a sollevare nemmeno la testa, tanto era concentrato a trattenere il proprio braccio. Ma dopo aver udito quelle parole, sentì il chakra rosso drenare rapidamente e allontanarsi dal suo corpo. Sì sentì sollevato da un peso enorme e quando finalmente riuscì a guardare chi aveva di fronte, osservò l’imponente demone intento a inspirare con la bocca il chakra che straripava dal suo corpo.

Quando ebbe finito si leccò le labbra scure mentre Sora collassò letteralmente a terra, ansimante.

“Tutta questa messa in mostra di potere e poi cedi così? Tsk, si vede che sei solo un mero contenitore incapace di gestire il mio potere.”

“Vedi di chiudere quella dannata fogna che ti ritrovi, Volpe” sbraitò con quanta voce poteva “Non hai idea da quanto tempo ti sono stato alle calcagna, dammi un attimo di tempo per riprendermi e dopo vedrai come ti infliggerò il giudizio finale!”

“AHAHAH, ora come ora non riusciresti nemmeno a muovere un dito contro di me, Mezza Sega!”

Inaspettatamente però, alla luce di quelle parole, Kurama sollevò Sora con una delle enormi zampe per appoggiarlo seduto su una sporgenza così  da poterlo avere un po' meglio a portata d’occhio. Dopodiché si accucciò di fronte a lui, e chiese:

“Immagino tu abbia qualcosa da dirmi, quindi muoviti. Ho abbastanza fretta.”

Sora ancora cercava di riprendersi ma intanto era rimasto sorpreso da quell’atteggiamento. Ne studiò l’espressione un po' scocciata ma tutto sommato più tranquilla di quanto si sarebbe mai potuto immaginare. Decisamente non da quello che avrebbe dovuto essere il demone più potente di tutti.

“Che cosa ti guardi eh?!” ringhiò a quel punto dopo che si era fermato a fissarlo a lungo.

“Oh che ti pretendi? Sei un mostro gigantesco ed è la prima volta che ti vedo da così vicino, avrò il diritto di stare a guardarti per un po’, ti pare?”

“Sei davvero una rottura di palle, quasi quanto Na-…” si interruppe di colpo, scuotendo il capo e mormorando un altro “Tsk” con fare seccato.

“Allora non mi ero sbagliato…se sei qui è per colpa di quel cretino, giusto?” chiese subito.

“A quanto pare non sono stato l’unico,” ribatté il demone “anche tu sei ricomparso in questa zona solamente di recente o mi sbaglio?”

“Come diamine fai a saperlo?!”

“Forse per risonanza, genio?”

“Piantala! Mi rimangio di aver pensato che magari non eri così pessimo come ti avevo immaginato!”

Si aspettava uno scoppio d’ira, invece l’orgoglioso demone distolse lo sguardo come se la sua affermazione avessero avuto su di lui un impatto veramente forte. Davvero non riusciva a capirlo, sembrava seriamente in lotta con sé stesso.

“Senti, lasciamo perdere” riprese “Dimmi di Naruto, quello mi interessa. Io mi stavo dirigendo al Villaggio della Foglia ma tu venivi da quella direzione, giusto? Cosa sai?”
“Che il Moccioso è duro a morire, non c’è di che preoccuparsi. Tutto qui?”

“Cazzo, cerca di essere un po' più specifico! Hai idea di cosa diamine sia successo?” insistette nervoso Sora.

La Volpe ruotò gli occhi, come a valutare cosa dirgli. Poi sospirò e rispose:

“Diciamo di sì. Ho compreso cosa ha mosso le sue azioni anche se non riesco a capacitarmene. Come se non bastasse sono all’oscuro di dettagli importanti che quel maledetto si è rifiutato di raccontarmi. Non hai idea di quanto mi sarebbe piaciuto tirargli fuori tutto con la forza…ma non sarebbe servito. Purtroppo, sa essere veramente testardo…ma non è una novità per te, vero? Anche tu lo avrai inquadrato a dovere ormai…”

“Da quel punto di vista, non posso darti torto” convenne anche lui.


“Ti basti sapere che fisicamente si sta riprendendo, il resto pesa solo sulle sue spalle ormai. Io, gli altri del Villaggio abbiamo fatto quanto abbiamo potuto. Se non si convince lui stesso a iniziare a stare meglio, la situazione non cambierà.”

“Aspetta un attimo…vuoi forse dirmi quindi che qualunque malsana idea abbia avuto per cui entrambi abbiamo sentito quel dolore insopportabile, non gli è passata del tutto?”

“Come ti ho appena spiegato, ormai è una decisione che può prendere soltanto lui. Mi sei stato a sentire o facevi finta?!”

“Ho sentito benissimo. Anzi ho capito proprio tutto!” rispose deciso il giovane monaco, alzandosi lentamente in piedi “Mi parlavi come se entrambi lo conoscessimo bene ma a quanto pare quella era solo una tua convinzione. A me sembra che tu non lo conosca affatto.”

“Che cazzo vai blaterando?” ruggì sommessamente Kurama “Io lo conosco dal giorno in cui è nato, non c’è nulla di quel ragazzino che io non conosca. Sei tu che chiaramente hai una convinzione sbagliata su di lui.”

“Sei un demone…per quanto tu possa aver condiviso determinate esperienze con lui, non sei in grado di comprenderle veramente,” commentò Sora con tranquillità, ignorando alla grande il tono omicida dell’altro “può consolarti però una cosa…nemmeno gli esseri umani ci riescono. A meno che non la vivano sulla propria pelle.”

“Ti sono grato Volpe” aggiunse poi saltando giù dalla sporgenza e sgranchendosi appena “dopo aver parlato con te so esattamente dove andare a parare con Naruto per farlo rinsavire! Ci si vede in giro!”

Fece per andarsene ma Kurama non era decisamente della stessa opinione.

“Non azzardarti a fare un passo!” ringhiò mentre si alzava e gli girava intorno per ritrovarselo nuovamente davanti “Non pensare di cavartela così, non permetto a nessuno di parlarmi in questo modo! Come puoi avere la presunzione di dire che io non lo capisco mentre tu…tsk, addirittura pensi di poter fare la differenza viste le circostanze? Ci avrai avuto a che fare sì e no qualche settimana, da allora non vi siete più visti! Come puoi…”

“Che c’è Volpe? Stai forse iniziando a dubitare di te stessa?”

Gli occhi del demone si spalancarono e il ragazzo non ebbe più il benché minimo dubbio. Le domande che non aveva posto finalmente iniziarono a trovare risposta ed era sempre più certo di quello che avrebbe dovuto fare una volta al Villaggio della Foglia.

“Non osare più ripeterlo…altrimenti…”

“Mi ucciderai eh? Non risolverà nulla, te lo garantisco” rispose Sora, sollevando la testa e guardandolo negli occhi. Invece del solito sorriso beffardo, la sua espressione era seria “Se sei frustrato di non essere riuscito a fare qualcosa per lui, non dovresti essere qui a perdere tempo.”

“Ne ho le palle piene di chi si crede di sapere cosa mi passa per la testa,” ruggì Kurama “ho preso la mia decisione e non la rimpiango affatto. Quel Vecchio, adesso anche tu… siete davvero convinti di sapere qual è la cosa migliore da fare per me eh?! Siete solo degli umani presuntuosi e nient’altro!”

“Credimi sei tu a rendere ogni cosa chiara e limpida,” rise il giovane monaco “sono sicuro che non sei sempre stato così. Non avresti la fama che ti ritrovi altrimenti.”
Il cercoterio tirò indietro le orecchie e inarcò un sopracciglio.

“Così…come?”

“Confuso” rispose “e prima che mi sbraiti contro un’altra volta, mi spiegherò meglio. Puoi negarlo qui davanti a me, di fronte a chiunque altro, anche a te stesso…ma non credi veramente in quello che stai facendo. Mi riferisco al fatto che ti stia allontanando da lui senza avere la certezza che sia tutto apposto. Senza aver effettivamente capito che cosa gli sta succedendo. Non ho idea dei motivi che ti abbiano spinto a prendere questa decisione ma è evidente che non è ciò che vuoi davvero.”

“Insisti eh? INSISTI ANCORA CON QUESTA STORIA?!”

“Dannazione, ti pare che debba farti io la predica? Eh?” ribatté stavolta con nervosismo “Non hai da dimostrare nulla a nessuno, se non a te stesso! Cazzo, dicono di te che sei il demone che è odio allo stato puro! Dovrebbe fregarti altamente di quello che dice un ragazzino così come chiunque altro! E invece stai andando su tutte le furie! Secondo te perché?!”

“Io non-…”

“Sii sincera per un solo momento, Volpe. Stai facendo tutto di testa tua?!” lo interruppe “E’ evidente di no. Allora se questa decisione che sembra esserti stata imposta ti rende così vulnerabile, non ci arrivi al fatto che possa essere sbagliata?!”

Sora doveva decisamente riprendere fiato, tossì un paio di volte per via della foga con cui aveva alzato la voce. Era pronto a rispondere a qualsiasi cosa gli sarebbe stata ribattuta. Si era scocciato di dover subire quell’atteggiamento da parte del demone.

La sua sorpresa di qualche secondo dopo, non avrebbe saputo come descriverla.

Lo sguardo di Kurama si era fatto basso e distante…e poi si era seduto. A vederlo così, gli venne da pensare a un bambino che finalmente ha riconosciuto il proprio errore dopo essere stato rimproverato e messo in punizione. Un bambino gigantesco, con zanne e artigli che fosse stato più lucido lo avrebbe fatto a pezzi solo per aver pensato a quel paragone.

“Se non lo faccio…resterò per sempre vulnerabile.”

Okay quel tipo di risposta non se l’aspettava proprio. Voleva proseguire sullo stesso tono della predica precedente ma sentire quella sorta di confessione, lo spinse verso un approccio più “delicato”.

“Idiota,” lo schernì con un sorriso “è esattamente quello che succederà se non ti decidi a rinsavire!”

“Che diamine vai blaterando?!” grugnì il demone “E’ colpa di quel ragazzino, se io…Non sopporto di sentirmi così coinvolto! Non sopporto che i miei fratelli pensino che mi sia rammollito! Che chiunque lo pensi! Odio profondamente sentirmi così…debole!”  Pestò le zampe così profondamente da lasciarne l’impronta.

“Di che parli? Ma non avete vinto la guerra sconfiggendo quel tipo fortissimo perché avete lavorato insieme?”

Kurama rimase a bocca aperta. Gli occhi si sgranarono a dismisura, tanto che Sora ebbe una visione estremamente nitida della sua iride allungata. Non capiva perché sembrasse così sconvolto da quella domanda, avrebbe dovuto saperlo perfettamente.

“Mi sbaglio io? Tu e Naruto siete sempre stati lì a combattere per avere la supremazia uno sull’altro. Ma per fronteggiare quel tizio, lo stesso che ti aveva anche sopraffatto in passato e costretto ad attaccare la Foglia, avete iniziato a collaborare e siete riusciti a tenergli testa. Così ho sentito dai resoconti di fine conflitto. La vostra unione è stata determinante per la vittoria. Com’è fai a dire che sei diventato debole per colpa di Naruto?”

“Possibile che…?”

“Senti Volpe, lasciamo perdere mi sono davvero stufato” si arrese il giovane sospirando “a quanto pare non c’è modo di capirci. Fa quello che ti pare, a me dopotutto non interessa. So quello che ho intenzione di fare io a riguardo e tanto mi basta.”

Per lui il discorso era chiuso quindi cominciò a camminare intorno al demone per superarlo e dirigersi verso il Villaggio. Stavolta l’altro non provò a fermarlo. Rimase lì con la testa china, perso nei suoi pensieri. Sora rifletté sul fatto che quella era probabilmente l’ultima volta che lo vedeva. Prima di andarsene c’era qualcosa che voleva dirgli.

“Sai una cosa?”

Quello tese un orecchio in ascolto ma senza voltarsi.

“Quando ero piccolo incolpavo sempre gli altri perché mi lasciavano da solo e mi guardavano con disprezzo. Non sapevo che quella forza devastante che tenevo dentro di me ti appartenesse quindi attribuivo sempre la colpa agli altri prima di scoprirlo. Naruto nonostante abbia vissuto la mia stessa esperienza, se non peggiore…alla fine è diventato tuo amico. Io non penso ci sarei riuscito sinceramente. Non so se proseguirai con la decisione che ti sei imposto ma prima di lasciare indietro una persona come lui… ci penserei bene. Ma sta a te.

Per quel che mi riguarda posso solo dirti che mi ha fatto piacere vedere quel tuo brutto muso almeno una volta. Addio, Volpe a nove code.”

Non volle nemmeno vedere la sua reazione o aspettare la sua risposta. Partì di corsa, ansioso di raggiungere la sua meta incurante di quello che Kurama avrebbe deciso di fare. Non gliene importava. Era lui quello che voleva fare la differenza per Naruto in quel momento, allo stesso modo in cui lui lo era stato anni prima.

Si morse appena il labbro. Quella piccola incertezza era tornata.
Ne sarebbe stato all’altezza?




Extra Sora: Questo non dimenticarlo mai!

Camminavano fianco a fianco da qualche minuto in un silenzio alquanto imbarazzante, per non dire strano. Forse era la prima volta che riuscivano a stare vicini senza tentare di assalirsi non solo con le mani ma anche con le parole. Del resto, erano due teste calde pronte a mettersi in competizione alla prima occasione con l’irruenza che gli bruciava dentro. Quella situazione li stava decisamente mettendo entrambi a disagio.

Per quanto Sora avesse simulato la loro conversazione almeno un centinaio di volte, in quel momento non sapeva da dove cominciare.  All’inizio era stato semplice...mentre uscivano dal cimitero, l’amico aveva risposto alle sue provocazioni e con quei battibecchi gli era sembrato di tornare alle litigate di due anni prima.
Poi d’un tratto Naruto aveva abbassato lo sguardo e l’espressione che aveva assunto lo aveva paralizzato. Aveva avuto la sensazione di trovarsi davanti a un’altra persona, qualcuno con cui non sapeva come comportarsi. L’incertezza aveva cominciato a dilagare, spingendolo verso la convinzione di non avere le qualità adatte per poter fare quel tipo di predica. Dopotutto era lui quello che ne riceveva sempre di così lunghe e noiose che gli ribadivano tutto ciò che già sapeva. Aveva davvero pensato di essere in grado di formulare un discorso coerente e capace di risolvere la situazione?

Dopo aver percepito quel dolore indescrivibile ed essersi imbattuto in un certo demone lungo la strada, ci aveva messo relativamente poco ad arrivare al Villaggio perché non si era mai fermato. Ciò che aveva previsto di fare una volta raggiunto Naruto, era semplice. Prenderlo a pugni senza sosta finché non avesse ammesso di aver fatto un’enorme cazzata e ancora e ancora finché non fosse stato certo che fosse rinsavito. Gli avrebbe fatto rimpiangere l’accaduto a suon di botte per poi fargli il fantomatico discorso e riprendere il suo viaggio. Questa era stata l’idea perlomeno.

Prima di affrontare quella situazione però andare a trovare il maestro Asuma era stato un obbligo morale per lui. Aveva saputo della sua scomparsa al suo ritorno al Tempio del Fuoco. Come se non fosse bastata la notizia della morte del maestro Chiriku a provarlo profondamente.

Ed era andato vicino a perdere anche Naruto. Per giunta con un dolore così profondo e lancinante da riuscire a turbarlo ogni volta che ci ripensava. Anche se la consapevolezza peggiore l’aveva avuta nelle ore successive perché una miriade di spiacevolissime emozioni gli erano piombate addosso. Le aveva ricollegate a quell’inquietudine che ogni tanto si affacciava nel suo animo senza un motivo apparente. Poi era cambiato qualcosa e un’ulteriore tristezza si era aggiunta, portandolo a un’amara consapevolezza. Convincersi di quello che era successo era stato quasi impossibile e proprio perché Sora lo trovava inaccettabile, si era convinto di imporgli un castigo adeguato.

L’unico punto a difesa del suo amico biondo che avrebbe potuto risparmiargli qualche pugno sarebbe stata una certa “risposta”. Non avrebbe posto una domanda diretta ma sarebbe arrivato a quel discorso, che necessitava di una risposta specifica. A seconda di quale sarebbe stata, avrebbe stabilito quanto il suo Castigo Finale sarebbe stato intenso.

Si sentiva pronto ma le cose avevano preso una piega diversa da programma quando lo aveva incrociato al cimitero per caso. L’approccio era andato più che bene ed era rimasto molto soddisfatto di aver ricevuto il permesso di portarselo in giro, senza troppe storie. Ora però si trovavano in quella situazione di stallo e lui stava perdendo sicurezza. Come poteva picchiare qualcuno che non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi?

“Improvvisamente sei a corto di parole? Questo silenzio comincia ad essere pesante.”

Naruto da parte sua preferiva arrivare subito al sodo. Superata l’enorme sorpresa di ritrovarsi davanti proprio quel vecchio rivale, aveva deciso di seguirlo ben consapevole di ciò a cui stava andando incontro. Se in un primo momento si erano comportati come ai vecchi tempi, inevitabilmente poi si erano trovati senza altro da dire. A quel punto tanto valeva non tergiversare oltre e chiudere la questione anche con Sora.

“Se hai qualcosa da dire, fallo in fretta” aggiunse “Non voglio mettere Kaiza nuovamente in difficoltà con l’Hokage.”

“Idiota, ho intenzione di prendermi tutto il tempo che mi serve! Dopo quello che mi hai fatto passare, direi che è il minimo!” gli diede una leggera spallata, indicando la loro destra “Giriamo di qua, so esattamente dove portarti.”

“Anche tu eh?” mormorò Naruto “Colpa mia che ho accettato di seguirti, per oggi ne ho già avute abbastanza…”

“Oh credimi, ne avrai avuto abbastanza solo dopo che-…”

“È stato… così intenso?”

La bocca di Sora si chiuse di scatto a sentire quella domanda, capendo subito a cosa si riferisse. Non aveva sollevato lo sguardo, quelle parole erano state sussurrate quasi con timore. Camminava a testa bassa, le spalle curve e un’espressione cupa in volto.

Pur con il dolore nella voce e nello sguardo, Naruto aveva sempre tenuto la testa alta. Non lo riconosceva davvero, sembrava un’altra persona.
Ma quel pensiero lo smosse. Un sorriso involontario gli nacque spontaneo man mano che la sua determinazione si rinnovava e i pensieri a lungo studiati ed imparati a memoria riaffioravano con chiarezza.

“Certo che ti sei rammollito parecchio eh? Comunque, la risposta è sì. Ma sai, ho avuto una conversazione interessante ultimamente che mi ha fatto rendere conto che la parte peggiore di tutta questa storia non è stata il dolore. Intendiamoci, percepirlo in quel modo è stato uno shock ma è stato ancora peggio rendersi conto di quanto tu sia stato stronzo a non curarti minimamente delle conseguenze delle tue azioni.”

“Non puoi credere che io-!”

Il senso di pericolo aveva dato a Naruto come una scossa. Il suono del bastone caduto a terra era rimbombato nel silenzio che si era creato tra lui e Sora. Senza essersene reso conto, si era ritrovato a braccia incrociate a contrastare il pugno di Sora che vi aveva impattato con violenza. Alla sorpresa stava subentrando la razionalizzazione quindi non fu abbastanza reattivo da respingere il gancio che arrivò l’istante dopo. Pur potendo aspettarsi benissimo una reazione simile da un tipo come Sora, non pensava a un colpo così improvviso. E a differenza di quanto era accaduto nello scontro con Kiba in cui si era rifiutato di combattere e aveva accettato i suoi colpi, quel singolo pugno aveva avuto un impatto diverso. Bruciava al punto da non poter fare a meno di trattenerci forte la mano sopra nel tentativo di far scemare il dolore. Forse perché aveva cercato di difendersi stavolta?

“Come stavo dicendo,” fece l’altro perfettamente calmo “ho razionalizzato dopo che la cosa peggiore è stata scoprire che non stavo impazzendo. Mi sarei dovuto sentire sollevato, non ti pare? Invece no, nel modo più assoluto. Perché il pensiero che tu avessi fatto una cosa del genere…non curandoti delle conseguenze che avrebbe avuto… era a dir poco imperdonabile.”

“NON PENSAVO SAREBBE SUCCESSA UNA COSA SIMILE!” strepitò Naruto, mettendosi a stento a sedere “Continuate ad insistere! Se solo avessi immaginato…”

“Cosa? Non lo avresti fatto? Guardami negli occhi e dimmi la verità.”

Naruto stava per rispondere ma all’ultimo esitò, come se quel qualcosa gli fosse rimasto in gola. Strinse i pugni con rabbia, abbassando poi lo sguardo arrendendosi a quello di Sora.

“Direi che ho la mia risposta…” commentò lui compiaciuto.

“Sai la cosa che mi fa più incazzare?” sussurrò però poco dopo Naruto “Che mi ripetete tutti quanti la stessa cosa…che nessuno di voi crede a quello che pensate sia successo eppure…eppure… mi state tutti dimostrando che invece ci credete sul serio. Non sai la rabbia che mi suscita in corpo…la delusione che mi fa provare…” gli occhi azzurri si sollevarono stavolta con severità “…SE SOLO avessi immaginato che ci sarebbe potuta essere una risonanza su di te e Kurama…se solo avessi avuto il più piccolo sospetto di come si sarebbero messe le cose con tutti…Io…”

“Stai mentendo.”

“Cosa…?”

“Adesso voglio che tu sia estremamente sincero…” si chinò su di lui, afferrandolo per la maglietta e tirandolo a sé “…ammetti di essere stato un emerito egoista…che i tuoi cosiddetti “amici” a confronto di te stesso non valgono così tanto…”

La testata fu veramente inaspettata e abbastanza forte da far perdere l’equilibrio a Sora, facendolo sbilanciare indietro. Venne spinto con forza e si ritrovò bloccato a terra, con un braccio tremante sotto la gola e due occhi azzurri che lo guardavano furenti.

“L’unica scelta egoistica che ho fatto è stata quella di chiedere aiuto,” disse con voce ferma “ed essere stato grato per…”

“Continui a sparare cazzate, l’ho visto il tuo sguardo di prima…” gli rispose Sora “non ti vergogni dopo che ti ho chiesto di essere sincero?”

“Ma cosa credi di saperne tu?” chiese Naruto “Anche tu come tutti…no, ma la colpa è anche mia. Accidenti…” si morse il labbro mentre non lo stava nemmeno più guardando veramente per poi iniziare a ridere sottovoce. Lo guardò di nuovo poi con un’ombra di tristezza nello sguardo e aggiunse: “E’ stato anche peggio di quanto avessi immaginato…è stato un errore…un altro errore…”

Senza lasciarlo finire di parlare, Sora gli mollò un pugno su un fianco che sortì l’effetto desiderato di fargli allentare appena la presa. Si slanciò in avanti, riuscendo a scrollarselo di dosso per poi colpirlo di nuovo in pieno viso.

“L’errore è stato venire qui perché non sopporti che ti si dica la verità, vero? Anche codardo oltre che egoista!” gli disse, rialzandosi.

La percepì come una scossa. La sua rabbia, così come a suo tempo ne aveva percepito la sofferenza. Glielo lesse anche nello sguardo, nell’atteggiamento quando il dolore per il pugno invece di scoraggiarlo era riuscito ad accendergli qualcosa dentro. Naruto si era rialzato e aveva cercato di colpirlo nuovamente. Fu facile per Sora riuscire a contrastarlo, era più che evidente era fisicamente debilitato ma quel briciolo di volontà che aveva tirato fuori finalmente, lo faceva bene sperare. Era l’occasione giusta, così fece in modo di fargli passare la fantasia di muoversi ancora reagendo a un ennesimo assalto con un calcio al petto che lo fece cadere rovinosamente a terra.

Fu più forte del previsto ma gli era venuto d’impulso. Cerco di ignorare il fatto che l’altro boccheggiasse per il dolore per non farsi sviare dal proprio proposito. Se avesse ceduto, non sarebbe riuscito ad andare avanti. Si rialzò tranquillamente mentre Naruto si riprendeva dal colpo.

“Stai superando ogni limite, Sora…” biascicò Naruto dopo qualche momento, mettendosi a sedere a fatica “…lasciami in pace e basta…”

“Così puoi smettere di sentirti come dovresti? È facile dire di voler essere lasciato da solo così il peso delle nostre azioni sugli altri non ci può sfiorare. Invece no…meriti di sentire questo dolore!

Adesso, domani e ancora. Non devi dimenticartelo! Perché non ci sei solo tu nel momento in cui prendi quella decisione! Non venirmi a dire che non avresti mai immaginato che ci sarebbe stata una risonanza su di me o Kurama o che non hai pensato a quello che sarebbe successo con gli altri perché è una cazzata! Ci hai ignorati deliberatamente e per questo che ti sei meritato quel pugno, quel calcio e per cui ti meriterai anche il Castigo Finale!

E pensa che non lo sto dicendo perché la sofferenza di quel giorno è stata a dir poco devastante…ma perché il pensiero di poter perdere qualcun altro è stato così spaventoso che non riesco a dimenticarlo…”

Sora si fermò a riprendere fiato mentre osservava Naruto, in attesa della sua reazione. Quest’ultimo lo guardava con gli occhi sgranati, sorpresi e limpidi. Quella era decisamente una reazione dal vecchio lui che ricordava. Ma non si sentiva tranquillo… quello era il momento della risposta decisiva.

Aveva parlato. Lo aveva colpito anche più duramente del previsto prendendosi una piccola rivincita per lo spavento preso, anche se resistere al rimorso provato per il colpo che lo aveva quasi tramortito non era stato semplice. Ma le sole parole non avrebbero sortito lo stesso effetto. Come la Volpe aveva detto, ora stava a lui scegliere se e come reagire. A differenza del demone però lui non se ne sarebbe andato. Sarebbe rimasto lì tutto il tempo necessario, a costo di doverlo prendere ancora a pugni o anche di dovergli fare una nuova e più lunga predica. Non si sarebbe lasciato convincere che non c’era altro da fare che aspettare che decidesse da solo quando riprendere in mano la sua vita ed andare avanti.

Sarebbe rimasto lì. Allo stesso modo in cui lo ricordava vicino a sé, mentre soffriva da solo in preda a un potere che non poteva controllare. Naruto non lo aveva abbandonato e gli aveva dato tutto: il suo aiuto, la sua forza e i suoi stessi amici. Non avrebbe fatto nulla di meno per lui.

“Mi dispiace Sora…” mormorò Naruto mentre si asciugava velocemente gli occhi e traeva respiri profondi “…ma credimi, quel dolore è qualcosa che non voglio assolutamente dimenticare.”

Sora riprese a respirare, sollevato. Le sensazioni che sentiva venire da lui erano cambiate ancora. Percepì quiete, consapevolezza…

“Non solo quello che ho provato ma anche quello che ho causato. Non lo farò, quello che è successo non deve assolutamente ripetersi…” continuò lui, mentre un’emozione che non comprendeva a fondo si aggiungeva alle altre “Solo sai…il fatto che tutti abbiate dubitato di me in quel modo, per quanto sia grave quello che ho fatto…mi ha ferito. In un modo che con il dolore che avevo dentro, non credevo possibile. E proprio perché mi sono sentito così…che ho sbagliato a mia volta. Voglio cercare di rimediare, davvero…ma…” si batté forte la mano sul petto “…se non faccio pace con me stesso, con…io non posso…”

Si interruppe quando Sora gli strinse forte la spalla.

“Non hai bisogno di dire altro,” gli disse con un sorriso sereno “perché sto percependo i sentimenti che stai provando in questo momento e non sono come quelli che ho sentito prima che beh…lo sai. E poi mi hai dato esattamente la risposta che avevo bisogno di sentire per credere a quello che dici.”

“Aaah” aggiunse poi ad alta voce il giovane monaco, stirandosi spingendo le braccia verso l’alto “un pochino mi dispiace perché qualche altro pugno te lo avrei dato volentieri ma sono contento di non essere costretto a farti un’altra mega ramanzina, ti garantisco che è qualcosa di che non auguro di fare a nessuno! È una cosa così…da vecchi!”

“Ti accontenti di poco, a quanto pare…” commentò Naruto con un leggero sorriso. Poi fece con tono più serio “Posso chiederti che cosa pensi di preciso?”

“Che mi hai impegnato meno tempo del previsto e sono contento di questo,” rispose “temevo chissà quanto ci avrei messo a farti rinsavire. Da come ne parlava la Volpe, sembravi un caso disperato invece probabilmente era troppo presa dai suoi problemi personali per arrivare a capirti come avrebbe dovuto.”

“Aspetta, quindi lo hai incontrato?”

“Sì, decisamente un pessimo soggetto. E anche un pessimo amico aggiungerei, dato che se ne è andato via e per giunta senza esserne minimamente convinto…”

“Lui…ha fatto quello che ha potuto, in qualche modo ho tenuto lontano anche lui…” sospirò il biondo “…ma è riuscito a darmi una bella smossa prima di andarsene via. Non poteva fare altrimenti comunque…ho capito che aveva bisogno di andarsene. Trattenendolo, avrei solo peggiorato le cose.”

“Se vuoi la mia, quella dannata Volpe è solo troppo egocentrica per riuscire a pensare a dovere al quadro d’insieme. Tutto mi aspettavo dal nostro primo incontro tranne che sarebbe stata a tal punto in preda a una crisi esistenziale da farsi zittire persino da uno come me.”

“Cosa…? Ma parli proprio dello stesso Kurama?”

“Insomma ha deluso largamente le mie aspettative,” concluse, poi aggiunse “però mi chiedo se alla fine…”

“Alla fine?”

“Nulla di che, tranquillo” si affrettò a dire. Non voleva creargli false speranze nel caso si stesse sbagliando ma aveva un buon presentimento in merito. Magari c’era qualche speranza per quei due. Sollevò lo sguardo verso il cielo e riprese a parlare: “Direi che si è fatta l’ora…le mie visite le ho fatte e abbiamo risolto anche questa situazione alquanto seccante. Penso che sia un buon momento per riprendere il mio viaggio.”

“Vuoi andartene adesso? Così?”

“Già, credimi le mura del Villaggio sono limitanti. C’è così tanto da vedere là fuori, sapessi…E in ogni caso parto tranquillo del fatto che ti sia tornato quel poco di sale in zucca che basta e quindi non ho motivi per trattenermi oltre. Poi hai detto di non poter fare rischiare a quel Kaiza di avere problemi con l’Hokage no? Ti conviene rientrare, non vorrei mai che quella donna terribile venisse a darmi la caccia…anzi visto come ti ho conciato penso sia il caso che metta quanto più terreno possibile tra me e questo Villaggio prima che lo scopra…brr, ho i brividi al solo pensiero...”

“Non è un problema, anzi tutt’altro” lo tranquillizzò Naruto mentre si strofinava un po' le ferite e la guancia leggermente gonfia. Poi ricordò il motivo di tutto quel timore dell’amico e si mise a ridere “Tu pure che sei andato a chiamare Anziana quella volta…eheheh”

“Mai commessa imprudenza più grande, lo devo ammettere ahahah”

Mentre il tramonto si tingeva di colori sempre più intensi, loro due erano lì a farsi una risata sincera e Sora tornò con il pensiero a un paio di anni prima quando dopo aver dichiarato ostilità a praticamente tutti gli amici di Naruto, erano rimasti delle ore a darsele dimenticandosi di tutto e di tutto. Finché il maestro Asuma assieme a Shikamaru non li aveva fermati e dopo la solita noiosa ramanzina li aveva portati tutti a cena fuori. Il valore di certe piccole cose si apprezza solo con il tempo e dopo aver conosciuto il dolore della perdita…avere la possibilità di un solo momento in più di spensieratezza era un dono in quel mondo.

“Ti serve la scorta oppure riesci a stare sulle tue gambe senza bisogno della balia?”

“Ho scoperto di riuscire a cavarmela bene anche da solo, ce la faccio” rispose Naruto alzandosi lentamente e andando a recuperare il bastone. Non gli piacque quell’ultimo commento ma non gli sembrò nulla di cui preoccuparsi. Sapeva l’essenziale.

“Pensi passeranno altri due anni prima di rivederci?”

“Tranquillo Idiota, ho capito che ogni tanto sarà il caso che mi faccia rivedere. Qua se ti si lascia troppo per i fatti tuoi, non si sa quello che può succedere…” poi si fece serio e gli tese la mano “…in ogni caso, la prossima volta chiedi aiuto prima…non ci sono solo io e per quanto gli altri siano imbranati, stai certo che non te lo negheranno…”

Naruto gli rivolse una smorfia un po' triste ma annuì e gli strinse la mano con forza senza aggiungere nulla. Lo salutò e poi si voltò per riprendere la strada verso la propria abitazione.

“Che stai facendo?”

“Te l’ho detto, parto per un nuovo viaggio.”

“Il cancello è dalla parte opposta.”

“Idiota, lo so anche io. Zitto o ti infliggo il Castigo Finale!”

“Non sia mai il contrario eh…” rise ancora “…grazie Sora.”





 




Note finali: E' tempo che mi decida a mantenere la mia promessa. Dopo anni ma lo avevo promesso. Ho perso la mano, lo avrete notato ma farò del mio meglio per recuperare promesso, a chi sarà ancora qui la prossima volta.

 
 
 
 

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