Il Trono di Spade: Le Ombre del Drago

di ShiNear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Sargas ***
Capitolo 3: *** Jonathan ***
Capitolo 4: *** Sita ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


1. PROLOGO

 
- Morto?!- La sala sembrò tremare tutta quando lui urlò quel piccolo insignificante aggettivo.
La donna s’inchinò con tutto l’ossequio possibile, cercando le parole adatte e sussurrando:- Mal di pancia, mi è stato detto, mio Lord. Lady Lysa è costernata e ha deciso di rinchiudersi a Nido dell’Aquila.-
Il grande Septon, venuto per chissà quali stupidaggini su un dio infuocato, o roba simile, si lamentò ad alta voce:- Possa lo Sconosciuto aver pietà del suo cuore! Povero Lord Arryin.-
Il ragazzo rosso e lentigginoso seduto davanti al trono, si limitò a commentare sommessamente, mentre intagliava il suo legnetto:- Chissà! Se lo Sconosciuto facesse in fretta, potrei anche farmi la sua mogliettina...-
Il manrovescio che gli arrivò in testa si udì fino al corridoio adiacente, mentre l’uomo sul trono sbraitava:- Schubba! Un’altra cretinata come questa e la tua testa vola su una palafitta!-
Il ragazzo abbassò la testa, mortificato:- Sì, padre.-
L’uomo, di ventisette anni, si accarezzò la barbetta fine che gli incorniciava il volto, mentre si riappoggiava sul trono a forma di scorpione.
Il vecchio uomo provò a dire:- Ora, tornando al discorso del tempio...-
I suoi occhi blu scuro saettarono sul Septon, mentre sussurrava minaccioso:- Che lo Sconosciuto e il Guerriero ammazzino il verme che ha osato mettere le mani sul Primo Cavaliere del re, piuttosto, e che la Madre mi eviti tutte le tue stupidaggini da sacerdote decrepito e viscido leccaculo che non sei altro!- “Parlo al maschile, ma dietro a questo sento il puzzo di quella cagna di Cersei, ho pochi dubbi su questo.”
Il Septon provò a dire la sua:- Mio signore, ma avete sentito la buona Reena. Si trattava di mal di stomaco e Ser Jon era avanti con gli anni...-
Il ragazzotto rosso ridacchiò ad alta voce, interrompendolo bruscamente:- Certo! Dopo aver camminato per anni sotto la pioggia senza manco starnutire, dopo che nemmeno un colpo di mazza di Re Robert l’ha accoppato per bene, un po’ di colica ammazza il Primo Cavaliere più coriaceo dei Baratheon? Sommo Septon, l’incenso ai Sette deve averla tramortita più del previsto.-
Il Sommo si voltò verso il ragazzo, non riuscendo a trattenere la rabbia:- Io non scambio parole con un bastardo!-
- Sommo Septon! Ci penso io a richiamare mio figlio. E tu Schubba Venus, ti ho detto di finirla! Sono io il re e sono ben lungi dallo schiattare per lasciarti adesso il trono.- Il re era furioso, mentre stringeva i braccioli del suo seggio, sbiancandosi le nocche.
Si rivolse alla donna, fissandola negli occhi con una serietà simile a quella di una statua:- Sei assolutamente certa che il Ragno Tessitore non sappia nulla di tutto questo?-
Reena, il volto coperto dal cappuccio scuro, si limitò a scuotere il capo.
Il sovrano si inumidì le labbra lentamente, quasi leccando i resti di una medicina amara, poi esclamò:- Darba! A rapporto!-
Il vecchio maestro entrò precipitosamente, trascinandosi sotto il peso della catena e inchinandosi, per poi chiedere:- Mio signore Borcas, cosa succede?-
Il re si alzò, dichiarando fieramente:- Darba, la pace dei Sette Regni è minacciata. Manda i corvi! Il messaggio deve arrivare ai nostri alleati. Raduneremo il concilio di guerra al più presto!-
Il Septon sbiancò seriamente, chiedendo:- Intende... intende davvero richiamare le Ombre del Drago?-
Borcas Shaulok dichiarò rabbiosamente al vecchio:- IO sono un’Ombra del Drago. Borcas figlio di Bamma, i cui avi giurarono fedeltà nell’ombra al Trono di Spade con altri quattro compagni. Serviamo la pace, per qualunque re vi sia, con lui o contro di lui. Se vedo anche solo la minima minaccia di guerra, devo intervenire, come fece mio padre durante la rivolta di Robert Baratheon e di Balon Greyjoy. Che ci fai ancora qui, Darba? Manda quei corvi! Subito!-
Senza aspettare risposta, si avviò verso il corridoio, chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi verso la torre del Consiglio, senza aspettare che la ripulissero. Entrò dal pesante portone e si affacciò alla prima finestra che vide nella stanza polverosa.
L’isola di Raedestia non era mai stata così cupa come quel giorno. Da anni, secoli i suoi antenati erano insediati su quell’isola, nell’Arcipelago di Scothor, fondando il castello di Zobranogar. L’isola era protetta dalle nebbie e dagli scogli, oltre che da una montagna che copriva la vista ai più sul lato Sud e Sud-Ovest, alla larga dalle Isole degli Uomini di Ferro e dei contrabbandieri di Stannis. I pochi che avevano il coraggio di circumnavigare l’Isola, venivano uccisi o reclutati; ne andava della sopravvivenza degli Antariani (da Antares, la loro città natale). Venivano da una città vicina a Dorne, con cui avevano avuto rapporti significativi, di amicizia profonda, prima che Aegon il Conquistatore la radesse al suolo e il suo antenato, Girax, giurasse fedeltà nell’ombra e nell’esilio al Trono di Spade. Il loro motto era “Lealtà, onestà, libertà, affetto.” Ironico, considerato che uno scorpione nero circondato da un rosso serpente che dardeggiava sullo stemma blu. Ma era sempre stata quella la politica di famiglia: fedeli con gli amici, spietati con i nemici. E spietati lo furono quando, con mille uomini (tutto il loro esercito) sterminarono l’avanguardia di Aegon, prima di crollare sotto la sua cavalleria e i Draghi. I Morghotiani, venivano chiamati in antico Valyriano, con le loro Falci create in pura Ossidiana.
Ora, affacciandosi, vedeva ben ventimila Morgothiani pronti alla guerra, un esercito capace di schiacciare il grosso dell’esercito di Approdo del Re, e tuttavia destinato a proteggerlo. I Sette e gli Antichi vegliavano su di loro, ma quale di loro lo avrebbe consigliato, ora che doveva costringere ognuno di quegli uomini a seguirlo in battaglia? Li conosceva tutti, uno per uno, non solo la sua guardia speciale, (composta da uno solo, Coraki il Monco, o Coraki il Mostro), ma tutti loro. Suo padre lo aveva costretto a conoscere ognuno di loro, uomo per uomo. “Conosci i tuoi nemici e gli amici ancora di più, così capirai se c’è un infiltrato.” E li aveva conosciuti e si era affezionato: Daris e il suo ciuffo ribelle, Sterig e la sua risata contagiosa, il grosso Dorian, Capo delle guardie e donnaiolo di prim’ordine, perfino il piccolo Grem, i cui fendenti che, quasi sempre, mancavano il bersaglio, ma superava chiunque per perizia in allenamento.
E doveva dire loro di lasciare tutto per seguirlo in guerra. In guerra contro la guerra, contro i cospiratori, o contro i bruti di Mance Ryder: aveva poca importanza. Era cominciato il Gioco del Trono e le Ombre si muovevano dietro le sue Spade.


https://youtu.be/AwtxSJMd1pQ
 
Angolo dell’Autore: Buonasera! Eccomi alla mia prima ff OC de “Il Trono di Spade”.
Ora, voglio essere chiaro per tutti, per eventuali curiosità contattatemi sulla mia posta.
  1.  Niente profili in recensione, solo in posta.
  2.  Niente personaggi gonfiati al massimo.
  3.  Niente pretese di essere alleati di grandi casate. Nessuno è alleato con nessuna casa conosciuta. Le Ombre stanno con le Ombre.
  4.  Non voglio che tutti abbiano acciaio di Valyria. Usate anche un po’ di fantasia.
Detto questo, vi spiego come funge (2 MASCHI 2 FEMMINE):
  1.  Nome
  2.  Casata
  3.  Motto
  4.  Stemma
  5.  Isola
  6.  Parenti (se bastardi indicare il nome con cui sono indicati), incluso quello che diede origine alle Ombre del Drago
  7.  Corte (spie, septon, credo, maestri)
  8.  Specialità di mercato (es. vino per Alto Giardino, ecc.)
  9.  Legami antichi con altre casate
  10.  Capacità (incluse magia e lavorazioni)
  11.  Carattere, aspetto e difetti
  12.  Casate nemiche
  13.  Esercito, sue capacità, guardia del corpo, tattiche e armi
  14.  Passato
...credo sia tutto. Poi, sono nuovo in sezione, fatemi sapere se manca qualcosa.
Valar Morghulis!

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Capitolo 2
*** Sargas ***


2. SARGAS

   
Stava pulendo il fondo della ciotola con il porridge, quando decise di alzarsi e vestirsi. Cominciò a togliersi la camicia da notte, per mettere la sua veste migliore: quella viola chiaro, di Alto Giardino, e il diadema di diamanti a forma di scorpione realizzato a Braavos. Il motivo per cui lo scelse non era tanto perché era il più convincente per dei futuri ospiti, più che altro era per provocare il fratellone Borcas. Si rigirò allo specchio, osservando maliziosa come la veste lasciasse scoperta la scollatura sul petto. Erotica al punto da far risorgere i genitali di un eunuco solo a vedersi, Sargas Shaulock era tutto ciò che di malizioso e lussurioso si sarebbe potuto tirare fuori da quel castello umido e tetro, da generazioni e generazioni, a parte Giras la Perfida, la sola antenata a superarla in bellezza almeno su un ritratto. Corvina con riflessi bluastri, occhi ametista a mandorla, corpo formoso e pieno, la sua egocentricità la metteva spesso in condizione di leggenda, del tipo che non sopportava che si fissassero altre donne al suo posto e che le uccidesse dall’infanzia.
“Non è del tutto errato, fratellone, ho solo iniziato a dodici anni.” aveva detto una volta davanti alle lamentele di Corbas, tempo prima. Ora aveva venticinque anni, ma dimostrava tutta la malizia degna di una quarantenne di corte. Da sempre il lato femminile delle ragazze (lei e la madre) si scontrava con il potere maschile dei regnanti (Corbas e Bamma), seppur in modo amichevole; da sempre c’era questa semi-faida su quel piccolo trono di acciaio.
Una volta aveva chiesto, in tono di scherno, al fratello:- Mi spieghi cosa ci vuole di così difficile per essere un buon sovrano? La fai sempre così lunga, cosa sarà mai!-
Lui l’aveva fissata statuario:- Comprensione, fermezza, essere amati.-
Sargas si era messa a ridere:- Tutto qui? Comprendo molto più di quanto tu non legga e potrei diventare una Maestra nel giro di tre giorni. Quanto alla fermezza, so essere molto più decisa di te...-
- Tu confondi la fermezza con la crudeltà. E, in quanto ad essere amata, fai acqua da tutte le parti.-
Lei, maliziosa, si era strusciata su di lui, pizzicandogli l’orecchio e indicando la prima guardia di passaggio:- Ah, sì? Chiedi a quella guardia che viene sempre a visitarmi se ha mai amato nessuno a parte me. La stessa risposta te la darebbe la tua guardia fidata, se ne avessi la possibilità.-
Corbas l’aveva respinta con delicatezza degna di un fratello, dicendo:- Adesso confondi l’essere amati con fare sesso, sorellina.-
La principessa gli aveva sussurrato a un filo dalle sue labbra:- Poverino! Un giorno capirai che una delle due cose non esiste.-
Non si erano più pronunciati sull’argomento, ma nessuna guardia si era più avvicinata alla sua porta.
I litigi non mancavano nemmeno tra il fratello e la madre, i quali, dopo la morte del padre, erano quasi entrati in conflitto per il trono di Zabronagar; con il risultato che Mamushi Shaulock era stata esiliata.
Poco prima di salpare per chissà dove, l’altrettanto formosa madre, dopo aver adescato il capitano con uno sguardo, aveva preso in disparte la figlia e le aveva sussurrato, velenosa come una vipera:- Non fallire. Te lo proibisco! Tu non devi fallire.-
Sargas non aspettava altro da due lunghi anni. Gli dei erano dalla sua parte, finalmente. Aspettava da troppo, ormai, che qualcuno si facesse avanti sul Trono di Spade solo per vedere lontano il fratello. Le sarebbe bastato un mese, uno solo, e Raedestia avrebbe cacciato a forza Corbas dall’isola. Anche se non le sarebbe dispiaciuta tenerlo in prigione come suo sommo svago... o come qualcosa di più piacevole...
- Sargas, sei già vestita? Aspetta cinque minuti, prima di mentirmi.-
“Parli del diavolo” pensò divertita scuotendo il capo.
Esclamò divertita:- Entra pure, piccolo, mamma è già vestita.-
Ogni volta che si guardava allo specchio, Sargas credeva di diventare sempre più bella. Con Corbas era diverso, appariva sempre più magro, nonostante non facesse sforzi e mangiasse in quantità; ma erano gli occhi, l’unica cosa che lo rendeva simile a lei e che per contro lo inimicava alla sua sorte. Occhi lucenti come zaffiri, capaci di convincere chiunque solo con una parola di commiato. Ogni volta che lo fissava, rischiava di perdere la mascella, ma pensava ne bastasse la pena. “Un giorno quei due begli occhioni saranno solo miei, il come si vedrà” si ripeteva.
Corbas entrò gentilmente, domandandole:- Sorella, so di chiederti molto, ma devo dare disposizioni per risistemare il castello per l’arrivo degli ospiti. Posso chiederti gentilmente se puoi accogliere, eventualmente, gli ospiti al mio posto, qualora arrivassero?-
Sargas si abbandonò a una delicata e apparentemente innocente risata:- Ceeerto, fratello adorato e mio sovrano. Potrei farlo in cambio di quel delicato ammasso di ferraglia inutile che porti in testa.-
Lui sorrise stancamente, come se non dormisse da giorni, commentando:- Sargas, altrettanto delicata sorella! Te la darei volentieri, ma la corona di ferro contrasta come un pugno nell’occhio con la tua bellezza.-
Lei si avvicinò a lui con lentezza studiata, esclamando:- A-ah! Dunque confessi di trovarmi bella!-
- Quale fratello non lo farebbe?-
- Per caso è il tuo cervello a dirlo... o questo?- finì lei, appoggiando la mano al cavallo dei suoi pantaloni scuri.
Corbas allontanò lentamente la mano della sorella, sospirando:- Se non ti va di aspettare, puoi sempre risistemare il castello al mio posto.-
Lei scosse la testa, tranquillamente e con innocenza, dicendo:- Naaah! Aspetterò volentieri gli ospiti per te. Tanto, potrei conoscere bene queste famose Ombre del Drago!- “E portarle dalla mia parte!”
Lui sorrise di nuovo, avvicinandosi alla finestra e spalancandola, per far cambiare aria:- Come vuoi, sorellina. Ma ricordati che sono venuti per la pace dei Sette Regni, non per te.-
“Ma che fa, mi legge nel pensiero?” pensò la ragazza, prima di rispondere:- Sì, hai ragione, non sono venuti per me... non ancora!-
Il sovrano si rivolse alla principessa con malcelata sardonicità, commentando:- Ancora questa storia? Il trono non lo lascio, né a te, né a nostra madre, qualora dovessi partire per chissà quale impresa.-
Sargas rise a crepapelle, senza preoccuparsi della servitù che lavorava lì vicino.
- Oh, e a chi lo vuoi imprestare il Trono? Solo un famigliare può governare Raedestia, quindi Maestro Darba non può sedersi su tuo consiglio. Ah, ma aspetta! Tu punti a Schubba Venus! Il bastardo che hai avuto quando credevi che tua moglie fosse morta! Spiacente, mio caro valonqar, ma nemmeno può occupare la corona.-
- Sottovaluti Schubba, Sargas. Per me è molto più preparato al Trono di te. Bastardo o meno, gli ho insegnato tutto quello che so.-
Lei sogghignò maligna, riportandosi a un passo da lui:- Resta sempre un “ma” grosso come il castello, caro. Tu non puoi metterlo sul Trono.-
Un colpo di vento improvviso fece alzare leggermente i capelli a Corbas e per un attimo, solo per un attimo, a Sargas sembrò rivedere il loro padre, Bamma, redivivo: mancava solo la cicatrice sulla guancia e Corbas sarebbe sembrato tale e quale al padre. Com’era iniziato, così il vento finì e Corbas tornò a essere un uomo di ventisette anni con un peso a vedersi insopportabile addosso.
Disse con un sussurro alla sorella:- Noi non stiamo alle regole dei Sette Regni. Almeno, non a tutte.-
Mentre si allontanava a grandi passi, lei gli urlò dietro, indispettita:- Comunque, non potevi sapere se avrei accettato o no.-
Lui, di rimando:- Tu odi mettere le cose in ordine!-
Maledettamente vero. Maledettamente preciso. Maledettamente irritante! Bah! Cercò di darsi un contegno e decise di aspettare con calma gli ospiti.
 
Certo, la compagnia non era la migliore. Doveva aspettare fuori con Darba e Coraki il Monco. Darba la odiava, fin dal primo giorno in cui aveva preso a “fantasticare di usurpare il trono”, come diceva. Presto glielo avrebbe fatto vedere, il significato di fantasticare, a quel vecchio rugoso con quella dannata barba bianca!
Coraki... beh, era un tipo diverso, anche se subdolo come pochi. Aveva una bella zazzera blu scura, tipica di Raedestia, ma gli occhi rossi e maligni venivano da Dorne, dove aveva passato l’infanzia. Aveva il corpo muscoloso e proporzionato, con una veste molto stretta per non intralciargli il movimento e una cotta di cuoio di medio spessore per favorirlo in velocità. Il suo moncherino affilato al posto della sinistra, da cui il suo soprannome, veniva cambiato di tanto in tanto: a volte era un uncino, altre volte un coltello, altre ancora  una daga intera.
Era sempre con un fiasco dorniano in mano, ma era impossibile sapere le volte in cui era ubriaco e quelle in cui era sobrio, perché era imprevedibile ovunque andasse. Era il più fedele delle guardie giurate di Corbas, ma quel giorno stava dietro a lei; forse su richiesta del fratello, o forse perché lo divertiva farle fare brutta figura. Era un donnaiolo di prim’ordine, come il capitano Dorian, ma lui era più ambito rispetto al capitano: una leggenda del paese diceva che aveva chiesto agli dei di allungargli l’uccello della stessa lunghezza della mano che aveva perso. Chissà, in un futuro alternativo, anche lei gli avrebbe visto la mazza che aveva, una volta messo in catene e alla sua mercé...
Dovette interrompere i suoi pensieri, perché Schubba, messo di vedetta da Darba, annunciò a gran voce:- Navi in vista, zietta!-
Lei perse letteralmente le staffe e urlò per risposta:- Guai a te se osi ancora chiamarmi zietta! Piuttosto, dimmi, che simboli vedi?-
Lui inghiottì il pezzo di albicocca che aveva in bocca e chiese ridacchiando:- Come, zia? Non avevi occhi e orecchie dappertutto?-
Fu il turno di Sargas di sogghignare malignamente mentre lo fissava in cagnesco:- Non irritarmi, se non vuoi perdere la testa, bastardello!-
Si fissarono in silenzio per un lungo minuto, poi Coraki sbadigliò sonoramente e urlò con la sua voce roca:- Ehi, piccolo, dì allo zietto cosa vedi, da bravo! Poi ti porto a fare un giro nelle segrete, se vuoi.-
Lui si rigirò e recitò a voce alta:- La prima è una pantera rossa su un campo innevato.-
Darba commentò:- “Cadere e rialzarsi”. Il motto della nobile casata Snyag.-
Sargas sorrise senza scomporsi:- E i seguenti?-
Schubba non rispose, al che Coraki urlò ancora:- Quali sono le altre bagnarole?-
- Vedo un cerchio rosso circondato da due linee circolari diverse per posizione, mentre una volpe circonda il tutto come raggomitolata, su uno sfondo giallo e verde.-
- Dorato e verde, figliolo. Si tratta della nobile casata di Lord Wayward! “Con gli dei dalla nostra parte”, se non erro.-
La principessa scosse la testa:- Branco di vecchi, i Wayward!-; aspettò, perché chiedere era inutile a quel bastardo.
Il ragazzo proseguì. C’erano anche i vessilli degli Storm, un fulmine giallo sullo sfondo viola. Il loro motto era “Arriva la tempesta”, entità naturale che adoravano come dio, quei selvaggi!
Infine, c’era il vessillo con due spade incrociate su sfondo rosso. Lei e Coraki si fissarono negli occhi, per un brevissimo istante di sintonia, capirono di chi era la nave.
Il Monco commentò:- “Libertà o Morte”!-
La principessa sussurrò a sua volta:- Jarlath!-
Ognuna delle famiglie aveva avuto un passato difficile, dai tempi di Aegon o di Aerys. E ora tutti rispondevano in nome della pace. Se fosse riuscita anche solo a convincerli della sua buona volontà, forse... si costrinse a portare i piedi per terra. Se fossero stati testoni anche solo la metà di come era Corbas, sarebbe andata per le lunghe, la questione.
Darba la riscosse dai suoi pensieri:- Mia signora, forse sarebbe il caso di accogliere gli ospiti al porto...-
Lei fece un secco gesto di diniego:- No, Maestro Darba. Per quanto onorevoli, non li conosciamo. Potrebbero anche essere impostori, per quanto ne sappiamo. Coraki, porta la tua guardia di Morgothiani ad accoglierli.-
Lui fece un inchino annoiato e disse:- Sissignora, principessina! Schubba, vieni giù, Maestro Darba ti porta a fare un giro nelle segrete e nella sala delle armi.-
Il Gran Maestro provò timidamente a dire:- Mio buon Comandante, non credo che il nostro signore Corbas vorrebbe...-
- Approvo!- esclamò gelida Sargas, fissando il Monco, mentre parlava con il vecchio; - Non è molto onorevole, presentarsi ai signori Lord con il proprio parente bastardo. Per quanto gli voglia bene, anche Corbas al momento sarebbe d’accordo.-
Darba piegò il capo umilmente, poi fece strada al giovane Venus verso le segrete.
Coraki si bevve un altro generoso sorso dal suo fiasco ed esclamò con uno schiocco:- Bene! Andiamo ad accogliere con tutti gli onori questi sconosciuti figli del Guerriero o della Fanciulla!-
Fu trattenuto per un braccio da Sargas, la quale lo fissò duramente e gli disse:- Coraki, prova a dare ancora ordini al mio posto o a chiamarmi principessina e desidererai con tutto il cuore di tornare a Forte Terrore, quando avrò finito con te!-
Lui la fissò senza battere ciglio, domandando sorridente:- Mia cara signora, so a cosa punta, ma io servo il mio signore. Se vuoi il mio bastoncino, devi metterti dietro alla locandiera dell’osteria qui accanto! Lei ha molte più speranze di te!-
Detto questo, si allontanò senza proferire risposta. Sargas si limitò a sogghignare, sussurrando:- Staremo a vedere, bamboccio!-
 
Quando le porte si spalancarono, Sargas dovette trattenersi dal non sospirare di sollievo: l’attesa stava cominciando a farsi stressante anche per lei.
Il primo vessillo a farsi strada tra i soldati era quello degli Storm. Più abituati al mare che alla terra, l’esercito degli Storm sembrava comunque a proprio agio, lontani da Kalutuan, la loro isola natale.
I guerrieri erano armati fino ai denti; essenzialmente le loro armature erano di cuoio blu molto resistente, perché il metallo era riservato alle spade, pugnali e freccie. La loro era una vera e propria flotta; c’era chi parlava addirittura di mille navi e il giorno sfortunato in cui si fossero voluti mettere contro i Greyjoy, il mare del Westeros si sarebbe inondato di altrettanto sangue. Al loro comando svettavano due personaggi: uno era un ragazzotto bruno con una barbetta fine, gli occhi furbi e un’enorme scimitarra sottobraccio, che scherzava allegramente con il suo compare, un uomo alto e muscoloso, non quanto Coraki almeno. Aveva una bellissima carnagione, scurita per il tanto tempo passato probabilmente al sole, nella nave, con i suoi degni compari; la sua capigliatura era morbida e ricca, color miele e altrettanto ricca la sua barba, dello stesso colore. L’armatura era spessa e scura. Aveva una scure grossa come una testa di cinghiale sulla schiena e al collo portava un fulmine dorato, simbolo del comando.
Sargas pensò, convinta: “Fenrir Storm.” La descrizione riportata da Reena corrispondeva alla perfezione.
A seguire subito dopo il Principe di Kalutuan, seguivano tre Maestri, con un singolo anello ciascuno. Molto strano.
Coraki, che li aveva preceduti, sbadigliò sonoramente, prima di proclamare:- Il principe di Kalutuan, Lord Fenrir Storm, secondo in successione a Lukas Storm, figlio di Lord Maliq Storm Settimo del suo nome e di Lady Hola Storm, Lord di Lago Burrasca e possedimenti adiacenti. E il prossimo che pronuncia ancora Storm, lo ammazzo!-
Il silenzio imbarazzante fu rotto proprio da Fenrir, che si mise a ridere sonoramente con una risata degna della concorrenza di Robert Baratheon.
Coraki sghignazzò a sua volta, poi batté le mani una volta sola e annunciò disinvolto:- I prossimi!-
Il compare di Fenrir urlò in risposta agli uomini:- Sentito, ragazzi? Fate spazio agli altri deficienti!-
Fenrir gli assestò un amichevole manrovescio sulla testa, esclamando:- Comando io, Lerak figlio di Marlo! Uomini, spostatevi e fate passare gli altri figli di puttana!-
Gli uomini risero con lui, ma si fecero comunque da parte. Sargas rifletté: “Interessante, quel Fenrir; sa come imporsi a parole!”
I vessilli che apparvero per secondi furono proprio quelli dei Jarlath. I guerrieri dell’isola di Ragnarok erano seri e sicuri, armati alla leggera con cotte verde scuro o con archi e freccie, l’esatto opposto dell’esercito dei Kalutuani. Erano molto ben ordinati, oltretutto, ogni piccola compagnia regolata da un uomo che presumibilmente era il capo-brigata. Sargas riuscì a distinguere molti Braavosiani, tra le file.
 Dalle file si fece strada un uomo e Sargas ne rimase come folgorata: non era alto come Fenrir, ma era comunque molto più affascinante. Sembrava un trentacinquenne, con i lunghi capelli castani che facevano da contrasto ai suoi occhi neri, profondi e liquidi. La barba castana era tagliata molto corta. Vestiva un’armatura leggera di metallo tendente al verde bosco e una spada venata di screziature rossicce pendeva al suo fianco, con un rubino impiantato nell’elsa, grosso come un uovo di quaglia, mentre in testa svettava un diadema con il simbolo del dio Guerriero.
Al suo fianco, con sommo dispiacere della principessa Shaulock, c’era una donna molto graziosa, mora, con i capelli lunghi e lo sguardo furbo.
Coraki annunciò nuovamente:- Il principe e reggente al trono di Ragnarok Lord Jonathan Jarlath, figlio del defunto Lord Arthur Jarlath e della reggente Lady Enidh Jarlath, Signore di Bosco Cupo e territori adiacenti. E il prossimo che...-
- Mi dà del figlio di puttana, lo decapito!- terminò per lui lo stesso Principe Jonathan, fissando con finto astio Fenrir alla sua sinistra; il quale rispose con un ghigno compiaciuto.
Sargas pensò che di lì a poco, sarebbe potuto essere suo più lo Storm del Jarlath; si notava una netta differenza in fatto di resistenza mentale tra i due, ma entrambi celavano una rabbia che sfruttata si sarebbe rivelata utile.
I ranghi si spostarono ulteriormente e apparve un altro vessillo sotto il portico del castello: i Wayward. Lo spettacolo era meraviglioso: le leggerissime armature dei Figli degli Dei (veneravano quello che volevano, sull’Isola del Pianeta Infranto) brillavano di oro e blu zaffiro, mentre i loro pennacchi colorati coloravano a loro volta l’aria circostante. Ed era solo un drappello dei diecimila uomini residenti dell’Isola.
In prima fila, c’era una donna, armata con un’armatura di color rosso scuro fine come la sua vita, davvero minuscola per una ragazza della sua età. Era incredibile, poi, il contrasto di carnagione con il guerriero fiero e nobile al suo fianco, della tipica carnagione delle città libere, e quello della fanciulla, che si sarebbe detto dimostrasse poco più di ventitré anni. Il viso era pallido e malaticcio, mentre i capelli neri le ricadevano sulle spalle. Minuta ed esile, il suo corpo sembrava l’esatto opposto di quello lussurioso di Sargas. I suoi occhi grigio fumo, in compenso, la rendevano sì, molto spenta, ma anche con un fascino remoto. Teneva un arco molto strano sulla schiena, con freccie di color rosso cupo. Aveva due splendidi orecchini lavorati con la bravura braavosiana, con lo stemma della casata all’interno del circolo.
Coraki urlò ancora:- La principessa Lady Sita Wayward, sorella dell’erede al trono dell’Isola del Pianeta Spezzato Famie Wayward, figlia di Lord Athelstan Wayward e Lady Bernice Clockford, signora di Alta Marea e bla bla bla!-
Iulius borbottò qualcosa accigliato, ma lasciò correre. Intanto gli uomini di Fenrir continuavano ancora a ridere per le facezie del Monco.
Per ultimi, arrivarono gli Snyag, il cui stemma era presentato da un cavaliere talmente alto, biondo e bello da togliere il fiato anche a Sargas. L’esercito che seguiva era un semplice plotone, armato di balestre e picche, oltre che lunghe lancie.
In prima fila, anche lì, una donna, che fece indispettire non poco Sargas, per la bellezza dirompente che emanava. I lunghi capelli ondulati che ricadevano dolcemente intorno al viso e poi finivano lungo la schiena con morbide curve, di color castano. Gli occhi erano particolari: uno di un color verde, come le foglie degli ulivi in primavera, l’altro color marrone come un tronco di faggio nelle foreste, entrambi sormontati da ciglia e sopracciglia molto curate. La curva del naso era molto dolce e le labbra erano piene e morbide, quasi a forma di cuore. Teneva un copricapo con i colori rosso e bianco e una frusta sul fianco. Ma ciò che più impressionava Sargas, era quella sensazione che quella ragazza emanava: una sensazione sgradevole, di contrasto con il suo subconscio. Che fosse... magia?!
Coraki si sgolò di nuovo, con fare annoiato:- La principessa ed erede al trono di Chrysos Lady Annalyse Clarisse Snyag, figlia di Lord Fridas Snyag e Lady Julien Lotwell, signora di Vello Dorato e collinette circostanti.-
Stava per filarsela, prima di vedere lo sguardo furibondo della principessa Shaulock.
Allora sbuffò nuovamente, voltandosi per annunciarla:- Signori, sono davvero lieto di presentarvi Lady Sargas Shaulock, sorella del re di Zobranogar dell’isola di Raedestia Corbas Shaulock Quarto del suo nome, re onorifico di Antares e di tutte quelle belle baldracche che avete visto passando accanto all’osteria.-
I signori erano scesi da cavallo e si erano avvicinati con fare chi più chi meno pomposo alla Lady in questione, che stava facendo del suo meglio per non vomitare veleno addosso al Monco per averla messa in imbarazzo davanti ai suoi ospiti.
Con un sorriso gentile, s’inchinò di fronte a loro, dicendo placidamente:- Miei Lord, spero che il viaggio sia stato di vostro gradimento.-
Prima ancora che Annalyse potesse aprire bocca, Lord Storm rise senza freni ed esclamò sfacciato:- Perfettamente! Una tempesta come non la vedevo da mesi, con il nuovo mozzo a vomitarmi sul tappeto e a insozzarmi gli stivali nuovi! Ma a parte questo, se voi scorpioncini intendete “gradimento” con “noioso”, allora sì, è stato noioso come pochissime traversate sul lago di mia madre.-
- I grugniti di un cinghiale sarebbero sembrati molto più eloquenti del vostro discorso, Lord Storm. Milady, credo sia implicito, ma vi assicuro il servizio mio e della mia famiglia alla vostra fino al termine di ogni tristezza, se vi compiace.- Il discorso di Jonathan Jarlath non aveva fermato il risolino di Fenrir Storm, ma quantomeno lo fece stare zitto.
Annalyse provò a dire con finta timidezza:- Mia signora, finalmente! Mia madre aveva detto che splendeva un sole meraviglioso nelle mura di storia del Sangue Nero, ma non immaginavo che il sole emanato dalla vostra bellezza fosse altrettanto dirompente.-
Sargas sentì come dei viscidi tentacoli dell’oltre avvicinarsi pericolosamente alla sua persona, mentre l’erede Snyag parlava: una primitiva forma di controllo mentale dei Primi Uomini, ma era una bambina quando sua madre glielo aveva insegnato e le bastò un sibilo impercettibile per farle sparire. Una dimostrazione inutile per tutte e due, ma era stato fatto al solo scopo di conoscersi meglio.
Le sorrise a sua volta, rispondendo sia a lei che a Jonathan:- Siete molto gentili, non c’è che dire. Mai casa Shaulock ebbe ospiti più gentili di voi.- “Eccezion fatta per questo zotico Storm!” pensò senza darlo a vedere.-
La giovane Sita non disse nulla, si limitò a fare due tre segni con le mani, per poi indicare Storm.
Fenrir esclamò, ridacchiando sotto la barba:- Oh, bella! La ragazza vuole già conoscermi intimamente e non ha la voce per dirlo?-
Iulius stava per parlare, ma fu Sargas a parlare al suo posto:- Lady Wayward si è limitata a dire nel linguaggio dei segni che afferma tutto quello che hanno detto i Lord prima di lei, eccetto Lord Storm.-
Tutti risero o sorrisero, mentre Sargas cercava di trovare un qualsiasi segno di reazione nei suoi occhi: sorpresa? Sì. Riconoscenza? No. Ammirazione? Non ne era del tutto sicura.
Provò a proporre:- I signori nobili saranno affamati o assetati. Permettetemi di condurvi ad assaggiare un buon bicchiere di vino dorniano o un boccale di Birra di malto di Myr, se preferite...-
- “Ospite ubriaco, nemico in guerra” diceva nostro padre. Sarà stato scaramantico, ma ho sempre detto che aveva ragione da vendere.-
A parlare era stato quell’odioso di suo fratello, appena passato dal portone centrale del portico. La corona nera a forma di scorpione svettava sulla sua testa.
I nobili s’inginocchiarono d’istinto o controvoglia, ma Corbas venne loro incontro velocemente, dicendo contrariato:- Ma signori, non inginocchiatevi, siete voi gli ospiti. Dovrei inginocchiarmi io, ma abbiamo fatto tutti quei salamelecchi grazie al fido Coraki, quindi direi che di tempo ne abbiamo perso abbastanza; e mi devo scusare per l’assenza, ma sono stato a risistemare il castello in attesa del vostro arrivo. La cena sarà servita verso sera tarda, possiamo chiarire alcuni aspetti del mio avviso fino allora, se preferite.-
Storm lo squadrò da capo a piedi, per poi sbottare:- Finalmente vediamo il Lord dei crostacei di questo posto dimenticato dagli dei!-
Sita espresse un gesto con le dita che Sargas tradusse come “Al massimo da te.”, prima che Fenrir proseguisse dicendo:- Mio padre diceva che non c’era signore più giusto e grande di voi tra le Ombre. Beh, vogliate scusarmi, ma mio padre si deve essere fatto una sbronza colossale, mentre pensava al “grande”.-
Mentre i suoi uomini ridevano, Corbas rispose come se nulla di offensivo fosse uscito da quella bocca zotica:- Non vorrei offendere né lei né la sua grandezza, ma forse il mio Lord confonde grandezza con altezza.-
Il suo amico Lerak provò a rispondere:- Quindi, dove sarebbe l’offesa?-
Coraki, appoggiato bellamente sulla colonna di fronte, urlò:- Che il cazzo dei Kalutuani sta al nostro come uno scorpione a Fenrir.-
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante, mentre Sargas diventava rossa come un peperone e minacciava mentalmente di morte Coraki.
Poi, fu proprio Fenrir a ridere, seguito da quasi tutti i suoi uomini.
Jonathan Jarlath provò a dire al re di Zabronogar:- Mio Lord, nella missiva c’era scritto che la pace dei Sette Regni è minacciata. Si tratta di questo? Per questo ci ha chiamati?-
Lui annuì, improvvisamente serio, dicendo:- Vogliate scusarmi solo un attimo e poi sarò da voi.-
Si avvicinò velocemente alla colonna di Coraki. Poi, assestò un calciò così possente da far tremare la colonna e far cadere il suo Capitano, esclamando:- Forza, deficiente, ci servi in sala riunioni.-
Il Monco assentì debolmente, mentre Corbas si rigirava verso i cavalieri dei Lord ed esclamava:- Signori cavalieri, potete sistemarvi nell’area adiacente al castello; il mio Gran Maestro Darba ha già badato a sistemare alloggi e bevande per tutti. Le guardie del corpo soltanto mangeranno nel Salone con la corte.-
Si voltò poi verso la sorella e disse:- Vuoi seguirci in riunione, sorella?-
Lei rimase stupita di sapere che la volesse con lei; cosa stava macchinando?
Ma si limitò a rispondere:- Te ne sarei grata, fratello.-
Tutti e sei i Lord e Milady si avviarono alla Torre delle Ombre.
 

Angolo dell’autore: Finiiitaaa! Non pensavo che ce l’avrei fatta!
Allora, avete visto tutti, le iscrizioni sono finite, ma spero che seguirete lo stesso la mia ff.
Un grazie particolare a Pendragon_AM, _nona, crazygurl91 e Skye_Targaryen per aver partecipato.
A questi ultimi, se volete farmi un ultimo piccolo piacere, avrei un’ultima richiesta: potreste dirmi i rapporti particolari che potrebbero nascere tra i personaggi finora citati, se ce ne fosse la possibilità? Grazie! Alla prossima! Valar Morghulis.

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Capitolo 3
*** Jonathan ***


3. JONATHAN

   
“ Il mio nome è Jonathan di casa Jarlath, figlio di Lady Enid e Lord Arthur Jarlath, discendente di Eoghan Jarlath, che conquistò il Westeros agli uomini liberi per Aegon I il...”
“ Caro figliolo, non per, ma con Aegon Targaryen; poi sposò Lady Elys figlia del nobile Lord Mace Cypher di Ragnarok, della quale isola divenne poi re.”, lo interruppe gentilmente Maestro Daemon, con un leggero tocco sulla mano.
Lui sbuffò stancamente: “ Lo so, Maestro. Il figlio di Eoghan, Willem, poi, sposò per un patto mercantile Bethany Prester di Fuochi di Festa, strappandola a Lannisport.”
Septa Delena, giovane e gaia, gli scosse gentilmente i capelli: “Mi sembra di capire, piccolo lord, che non ti dispiace ricordare il passato dei Jarlath per com’è realmente.”
“Appunta, septa. Eoghan era un mercenario e contrabbandiere. Lo so, Maestro Daemon, capisco cosa vuol dire, per mio padre, la nostra dinastia, ma siamo riusciti a liberarci e a vincere. Libertà o morte. So cosa vuol dire, ma non vuol dire che non debba esserci del disonore nel basso rango del nostro capostipite.”
Una risata fresca di un giovane biondo, rimasto lì in biblioteca a leggere, risuonò come un torrente nel silenzio creato dalla bocca serrata del povero Maestro Daemon.
Il ragazzo disse: “ Sono circondato da paradossi! Da una parte mio padre dice che non esiste disonore in noi nell’essere assoggettati come burattini alla corona, finché ci fingiamo tali; dall’altra tu, mio caro amico, dici che il tuo antenato più illustre è un contrabbandiere!”
Jonathan contrasse le sopracciglia, dicendo: “ Non intendevo questo; e comunque, non sei mio amico.”
“Meno male”, disse lui grattandosi la bella cute, “che gli amici non sono di passaggio, e non sono dei piccoli di cocchi di Septe e Maestri, visto che diventerai uno dei due!”
Stavolta toccò a Jonathan sorridere: “Sono il secondogenito, non ho molte alternative; meglio comunque che essere una cappa bianca del Re Folle, non ho ragione?”
Il giovane rise di nuovo, rialzando il libro sulla casata Dayne: “Potrà anche essere, mio caro, ma un giorno le parti per voi potrebbero invertirsi.”
Jonathan si rabbuiò improvvisamente: “Che vuoi dire, Jaime Lannister?”
Lui sfogliò distratto una o due pagine, prima di rispondere: “Che anche se sono qui di passaggio, credo di aver visto molti tumuli in arrivo.”
 
In seguito, Daemon e Delena diedero quest’interpretazione alla morte di suo zio Kerion, sul campo di battaglia del Tridente; ma Jonathan incluse nel catasto anche il principe ereditario Richard, morto d’infarto improvvisamente, e la sua dolce sorella, Damara, morta qualche anno prima in una visita a Castel Granito.
I Lannister odiavano i Jarlath, nessun espediente di Tywin poteva nasconderlo ai più, nemmeno il suo stupido tentativo di mandare Jaime a fare amicizia con il cadetto di casa Jarlath. Ragnarok si trovava nei pressi di Lannisport, in una zona dove l’arrivo era ostacolato da scogli e trincee subacque. L’isola era piena di oro e risorse minerarie preziose, che la rendevano ricca e strategica per la costruzione di armi, e i Lannister avevano messo tutto sotto la casata decadente di Mace Cypher; all’arrivo di Eoghan e alla sua proclamazione di re da parte di Aegon, l’isola era unicamente divenuta Jarlath.
Loren I Lannister, figlio di Mern, entrato nelle grazie del Re dei Sette Regni come protettore dell’Ovest, cercò inutilmente di legare alla loro casa nobiliare i Jarlath con un matrimonio tra Willem e sua figlia Mopre, ma il principe preferì il matrimonio con Bethany Prester, in quanto sia lui che il padre preferivano la lontananza dalla casata di Castel Granito e Zanna Dorata; senza contare che aggiunse al danno la beffa, strappando ai Lannister persino Festa dei Fuochi con quel matrimonio.
La bile sembrava essere divenuta ereditaria all’ascesa di Tywin Lannister, il quale, si sussurrava, cacava oro anche nella latrina. Il suo desiderio di oro era inferiore solo alla sua arroganza di riottenere quell’isola. Jonathan odiava sia lui che quell’arrogante del figlio, Jaime, del quale sua sorella s’era praticamente infatuata.
Quella guerra che Robert Baratheon iniziò contro il Re Folle per lo stupro e la morte della bellissima Lyanna Stark, Jonathan avrebbe voluto già iniziarla contro Tywin e la sua famiglia, quando la dolcissima sorella sembrò togliersi la vita a Castel Granito. Era sicuro che uno tra il padre e il figlio l’avesse condotta alla pazzia. E quando il fratello Richard, furibondo quanto lui, aveva voluto indagare sulla questione grazie all’influenza della moglie Gwyneth Crakehall, della casata Crakehall, anche loro prima assoggettati a Lannisport per poi liberarsi sotto i Jarlath, improvvisamente era arrivata quella misteriosa malattia al cuore che l’aveva condotto alla morte.
Se avesse potuto, Jonathan sarebbe anche tornato indietro a uccidere Jaime quel giorno in biblioteca. Quel leone bastardo ebbe ragione su una cosa, però: toccò a lui, il figlio meno preparato, a prendere il possesso dell’isola, con l’aiuto di Maestro Daemon, Septa Delena, Septon Jamison, al servizio di suo padre e il padre di suo padre, il comandante della guardia Owen Goodkind, bastardo e leale come pochi, la sua stessa madre, esperta come tutti i Prester negli affari di palazzo. Ma fu soprattutto il capo delle sue spie, per le quali aveva l’odio in corpo, Alyssa Waynwood, a sostenerlo in quel periodo, nel quale avrebbe sostituito il nipote Gideon finché non avesse raggiunto la maggiore età, come aveva fatto per anni suo zio Kerion in attesa della maggiore età di Richard; la donna gli aprì il cuore e una notte aprì gli occhi alle lacrime alle sue parole. La notte dopo passarono agli abbracci. Quella dopo alle carezze affettuose. Quella dopo ancora, Owen urlava come un esaltato per il castello: “Il mio signore ha scopato la ragazza più orribile che potesse conoscere!”
Checché sua madre ne dicesse, Jonathan non se la prese molto sul serio. Più tardi, da Alyssa nacque un bel bimbo vispo, con il ciuffo castano del padre e i begli occhi della madre. Fu chiamato Caleb dal padre, Hill dal popolo, come si soleva con i bastardi.
Jonathan sorrise al pensiero, mentre proseguiva la scalinata su per la Torre degli Scorpioni, con la sua spia al fianco. Owen era rimasto giù e si augurò con tutto il cuore che non diventasse amico di quel monco di Zobranogar; sarebbero stati capaci di mettersi a bruciare il castello e pisciarci sopra finito il lavoro. La sola idea era inquietante.
Se poi pensava a Lord Storm... anche lui avrebbe fatto lo stesso? Sembrava Robert Baratheon al pieno di forza e disprezzo; probabilmente si sarebbe unito al “divertimento” insieme al suo uomo, Lerak.
Lady Wayward era misteriosa, certo, ma con un passato triste e misterioso che si riusciva a leggere nei suoi occhi. Non parlava per niente perché era muta, o non voleva? Forse era malata: non aveva mai visto qualcuno più pallido di lei. E il suo comandante, Iulius, non le toglieva gli occhi di dosso, come se stesse per fare qualcosa d’inaspettato.
Lady Snyag e Shaulock gli facevano venire i brividi, come una sensazione di repulsione e disgusto naturale; Sargas, poi, aveva qualcosa di ancora più inquietante, come se fosse sul punto di uccidere qualcuno per il puro gusto di farlo.
Lord Corbas, invece, era quanto di più affascinante e simile a lui qualche anno prima avesse mai visto. Più giovane di quasi cinque anni, sembrava averne dieci in più, come se il peso della corona fosse anche più del trono. Non sopportava il peso e lo odiava, come odiava il ruolo che ricopriva, ma voleva fare del bene, quantunque la sua scelta comportasse un azzardo mortale.
Mentre rifletteva in questo modo, non si era accorto che erano arrivati in cima. Il portone si aprì sotto la leggera pressione di Corbas, che entrò preceduto da quella donna incappucciata, che Alyssa fissava con una certa insistenza. Uno dopo entrarono tutti, sedendosi intorno a un tavolo rotondo con sopra rappresentata la mappa completa del Westeros e dell’Esseros.
Corbas aspettò che tutti si sedessero, poi, fece schioccare le dita, chiedendo alla donna:- Reena, potresti, per cortesia, controllare Coraki? Ti ringrazio.-
Lei si alzò, seppur titubante, lasciando i nobili da soli.
Corbas aspettò che i suoi passi sparissero all’orecchio, poi disse:- Credo possiate capirmi, miei Lord. Reena è stata per anni sotto l’influenza del Ragno Tessitore. Sebbene mi abbia sempre aiutato e dato i giusti avvertimenti in merito, non posso fidarmi a questo punto di lei.-
Fenrir Storm sputò platealmente per terra, mugugnando:- Spie... l’ultima volta che si sono visti esseri simili a Kalutuan, li abbiamo resi cibo per pesci!-
Se anche avesse voluto dimostrare di essere d’accordo con lui, anche se non completamente, Jonathan non volle dirlo ad alta voce: quel Lord lo faceva innervosire.
Il Lord di Jarlath, seduto a fianco di Sargas, messa dirimpetto al fratello, fu in compenso il primo e l’unico a rispondere alle sue preoccupazioni:- Lord Shaulock, capisco perfettamente. Ho avuto lo stesso problema e ne sono cosciente pure io.-
Corbas sorrise tristemente:- Lei dice, Lord Jarlath? Da quello che ho capito, nonostante lei disprezzi la sua rete di spie, ha ampiamente “superato” il problema della fiducia nel loro capo. Sì, Reena mi ha informato anche di questo e sono concorde con lei: non vedo alcuna ombra di disonore. Anch’io ho un bastardo, anche se la mia prudente sorella ha rimediato a tenerlo lontano.-
Jonathan fissò stupito Alyssa, che si guardò bene dal rispondere qualcosa.
Corbas sorrise leggermente di più al vederli, dicendo con un cenno:- Lasci, mio lord. Questa discussione la riprenderemo fuori di qui.-
- No, invece! Questa storia la continuiamo, invece. Finalmente una storia piccante! Come lo fate, sentiamo? Fate gli sporcaccioni a letto, eh, voi nobiloni?-
Jonathan stava per mettere la mano alla spada e mettere a tacere quell’insolente Storm, quando la potente voce di Corbas risuonò con forza per la sala:- Un’altra volta, Lord Bagnato Storm dei miei stivali, mi faccia perdere le staffe solo una volta, e nessun Maestro illustre al mondo potrà rimediare a quello che vi farò!-
Sargas sorrise lievemente, alla volta di Storm:- Lord Fenrir, le conviene non proseguire; pochi difetti si possono attribuire al mio calmo fratello, e uno di questi non è l’ipocrisia.-
Fenrir fece un’alzata di spalle, ridacchiando:- Diamine! Siamo in un castello o in un tempio di vecchie septe? Si scherzava, diamine!-
Un coltello da lancio sfiorò la sua capigliatura, intaccandosi nel muro della stanza.
Lerak urlò alla volta di Sita Wayward:- Ma sei impazzita?-
Lei fece un gesto annoiato con le dita, poi indicò il Lord Storm, facendo ridacchiare Lady Sargas.
Annalyse chiese curiosa:- Che ha detto, mia Lady?-
Iulius provò a dire:- Ehm, non credo sia il momento, mia Lady...-
- Praticamente ha detto: “Si scherzava, diamine!”- lo interruppe Sargas.
Le risate di Lady Snyag e dello stesso Storm si spensero sul nascere, quando Corbas li fissò con occhi da serpe e sibilò gelido:- Avete finito? Mi spiace aver sollevato la questione anche solo un momento, ma abbiamo ben altri problemi. Ne riparleremo a tavola con calma, se volete, del rispetto reciproco.-
Tutti si acquietarono un attimo, poi Annalyse Snyag chiese timidamente:- Si tratta dei Sette Regni, vero?-
Lord Shaulock sospirò tristemente, grattandosi la tempia:- Non vedo per quale altro motivo avrei dovuto scomodarvi.-
Fenrir Storm disse semplicemente, serio:- Ditemi che la colpa è dei Lannister, qualunque cosa sia successa, e sarò lieta di piantare Ascia nello stomaco di quel vecchio cetriolo di Tywin!-
Jonathan fremette per un attimo, chiedendosi se anche Storm avesse qualcosa contro i Lannister o se lui avesse anche lui del rancore in sospeso. Per un attimo ancora più breve fu tentato di chiedergli di mettersi in fila, ma non sapeva ancora di chi fidarsi. Con la coda dell’occhio, fissò Lady Sargas, la quale non riuscì a trattenere la delusione nello sguardo: forse avrebbe preferito metterli uno contro l’altro; ma dove era vissuto per tutti quegli anni, con gli Estranei?!
Corbas divenne rigido, ma proseguì senza rispondere:- Probabilmente Lord Jarlath sarà stato informato quasi con la stessa celerità con cui hanno informato me, ma sarà il caso che tutti sappiano. Mi duole annunciarvi che Jon Arryn è morto ad Approdo del Re per mal di stomaco.-
Lady Sita aggrottò la fronte e Iulius riuscì a tradurre per lei:- La mia signora è alquanto sorpresa. Fosse stato al Nord, sarebbe stato comprensibile, ma non si è mai sentito una morte per male allo stomaco al Sud.-
Lerak provò a dire:- Magari era semplicemente troppo vecchio...-
- Non confondere il sangue degli Arryn con quello dei Tully. Vero, suo figlio Robert è debole e malaticcio, ma la colpa è unicamente di quell’immatura di Lysa Tully. Da quello che mi è stato detto dai miei pescatori e Maestri, Jon era in forma quanto Barristan Selmy: manco lo Sterminatore di Re sarebbe stato in grado di spuntarla contro di lui, adesso come adesso.- Fenrir era serio a dire quelle parole e Corbas non poté che annuire lentamente a sentirlo.
Lady Annalyse fece un gesto secco con la mano, esclamando:- Aye, siamo d’accordo che i Tully non sono mai un esempio per i figli, ma sarei proprio curiosa di sapere per quale motivo dovremmo preoccuparci di un mal di stomaco.-
- Perché il Lord della Valle di Arryn è stato ucciso dal veleno conosciuto come Lacrime di Lys.- A parlare con voce fioca era stata proprio Sita Wayward, con la grande sorpresa di Jonathan: non se lo aspettava per niente, che la ragazza parlasse. La voce era incantevole e quasi infantile, con un timbro che ricordava leggermente l’accento della città libera di Lys.
Fu Corbas Shaulock a parlare, dicendo:- Avevo anch’io il presentimento di quel veleno, anche se lo davo per ultima possibilità. La morte è avvenuta in circostanze sospette, oltretutto.-
Lady Snyag chiese:- Che cosa sono le Lacrime di Lys?-
Sita stava per risponderle, ma fu interrotta da Lord Shaulock, che parlò al suo posto:- Un veleno capace di riprodurre una morte naturale e rapida. Anche troppo rapida, a detta delle mie spie. Il veleno gli è stato rifornito da qualcuno che, a quanto sembra, non voleva si spargesse per il Westeros la notizia di... “illegittimità”, possiamo dire. O almeno, credo che sia questo che vuole farmi credere con i suoi uccelletti il Ragno Tessitore.-
Lord Fenrir sbottò:- Baratheon avrebbe fatto meglio ad accopparlo, l’eunuco! Per quanto ne sappiamo, potrebbe anche essere stata la sua sguattera a ucciderlo!-
Sargas sogghignò:- La sguattera... o la moglie?-
Corbas sbuffò lievemente:- Sorella cara, non tutti nutriamo i tuoi stessi sentimenti in fatto di fedeltà. E non siamo qui per stabilire chi è stato. Siamo qui perché penso che qualcuno stia muovendo i fili di seta di un burattino troppo pesante. Quando i fili si spezzeranno e il burattino cadrà, sarà guerra.-
Jonathan rabbrividì quasi impercettibilmente quando lo chiese:- Lord Shaulock, cosa stava scoprendo Arryn, per essere ucciso?-
- Per scoprire? Ah, beata ingenuità! Quello su cui aveva indagato, lo aveva già scoperto, solo non voleva dirlo in giro per il nostro stesso motivo: mantenere una pace già precaria. Sono anni che Cersei brama il trono per i suoi figli e vede nemici dappertutto, dai suoi amici ai suoi confidenti. Se avesse saputo che Arryn nutriva anche solo l’ombra del sospetto, avrebbe già dichiarato guerra al marito.-
- Sospetto di cosa?- chiese Lerak spazientito.
Annalyse Snyag chiese di nuovo:- Di quale “illegittimità” parla, mio Lord?-
Corbas inspirò lentamente, prima di rispondere:- Incesto. Il legittimo erede al Trono di Spade, Jeoffrey Baratheon è in realtà figlio di Cersei Lannister e di suo fratello Jaime, lo Sterminatore di Re.-
- COSA?!- Senza volerlo, Jonathan era saltato in piedi urlando.
L’urlo, però, più che dallo stupore o dal disgusto, era dettato dall’eccitazione. Sì, era perfetto! I Lannister erano responsabili! Se solo avesse avuto l’occasione di aspettare la guerra e fosse sceso con chiunque fosse contro i Lannister, l’avrebbe fatta pagare a quel dannato biondino. Avrebbe avuto vendetta, per Richard e per Damara!
Corbas parve indovinare sia il suo pensiero che quello di Fenrir, che sogghignava a trentadue denti, perché esclamò:- So che pensate che sia il momento adatto per fare giustizia, credetemi: se fosse per me, avrei già chiamato tutti per giustizia nove anni fa, quando Elia di Dorne fu stuprata da quel figlio di puttana di Gregor Clegane. O quando morì Lyanna Stark. O mia moglie! O uno qualsiasi dei vostri parenti, qualunque rapporto abbiano avuto con i Sette Regni. Ma non siamo qui per cercare vendetta o giustizia: se riusciremo a sancirne un po’, nessun dio può vietarcela, però il nostro obiettivo è la pace, quantunque essa possa risultare sgradevole dal portatore.-
Iulius provò a esprimere i sospetti della sua signora, mentre Jonathan si dava un contegno e tornava a sedersi:- Mio signore, non è un po’ presto per parlare di queste cose? Re Robert è ancora in salute e ben lungi dal raggiungere la vecchiaia...-
Lerak si leccò impunemente le labbra, commentando:- O un’esplosione per eccessiva abbuffata.-
Lord Storm rise da solo, mentre Sargas Shaulock si piegava in avanti commentando:- Miei cari Lord e Lady, credo che prevenire la guerra sia meglio che curarla. Se Cersei Lannister avesse buonsenso e cinismo anche solo a metà rispetto alla sua ambizione, adesso che esiste il pericolo che qualcuno conosca il sospetto di questa “disdicevole” verità, farà di tutto per sbarazzarsi del re.-
- Mia sorella ha ragione, signori, anche se effettivamente, come ha detto Lady Wayward, è ancora presto per tirare le somme. La pace è, almeno in parte, sussistente nei Sette Regni, con Robert, e al momento non dovremmo preoccuparci se non per proteggerlo, ma ho i miei dubbi che la cosa possa funzionare a lungo. Eddard Stark, da quanto ho capito, sarà il prossimo Primo Cavaliere del Re.-
Lady Wayward sibilò dal disgusto, mentre Jonathan rifletté a voce alta:- Allora, non c’è solo Cersei a dirigere i giochi. Il Concilio Ristretto, o chi di dovere, ha parte alla faccenda in questione.-
Lord Shaulock annuì, scandendo ogni parola:- In particolare due persone. Lord Varys ha una grande premura di sbarazzarsi di chi non può maneggiare, Baratheon e Lannister inclusi. Anche se, tra le spie di Varys, c’è qualcuno che riesce a vedere qualcos’altro: Petyr Baelish sta macchinando un piano ancora più contorto e cinico, secondo di me. Anche Ditocorto sta muovendo i pezzi sulla scacchiera; chissà, forse spera di sbarazzarsi di Ned e prendere per sé Lady Lysa, oltre che Grande Inverno.-
Lady Sita sibilò piano, in modo però che la sentissero tutti:- Che ci marcisca, quel figlio di puttana; per quanto mi riguarda, gli Stark e il loro onore possono andare a farsi fottere!-
Lady Annalyse sembrava di parere contrario e non mancò di dirlo ad alta voce, mascherando però l’ostilità con furbizia:- Se per questo, quel Ditocorto può tenerseli e affogarseli, i Tully. Morti gli Stark, i Bruti di Mance Ryder potrebbero sfondare la Barriera; sono anni che quel vecchio corvo non aspetta altro.-
Fenrir Storm si fece una grassa risata:- Mi preoccuperò di quei cavernicoli di montagna quando sfonderanno indenni il Moat Cailin. Fino allora sono cibo per lupi.-
- Aspetterei a parlare, miei Lord, per sperare che Tully e Stark spariscano dal Nord: sono l’ultimo baluardo per quella che è un’armata da decine di migliaia di guerrieri degni d’un regno Dothraki. I Guardiani della Notte sono sempre di meno, e non è il caso di sperare che Mance Ryder superi anche solo la Foresta Stregata. Inoltre, credo che ci siano cose oltre la Barriera che non vadano invitate a entrare.- disse inespressivamente Corbas.
Jonathan sogghignò tristemente, dicendo:- Me l’ero dimenticato. “L’Inverno sta arrivando”.-
Il Lord di Raedestia si grattò il mento, pensieroso:- E non dovremo farci cogliere impreparati, temo. Sarà questione di tempo prima che Cersei faccia il suo dovere, ma dovremo aver preso per tempo la nostra decisione. Jeoffrey il Bastardo o Stannis di Roccia del Drago? Bisognerebbe vedere chi dei due possa mantenere la pace com’è.-
Jonathan fece spallucce; personalmente non ne aveva idea.
Disse:- Non conosco personalmente Stannis, ma ho sentito sia severo oltre l’indole del legittimo; basti vedere il Cavaliere delle Cipolle, com’è stato ridotto. Ma pensare a un viziato nato dall’incesto seduto su quel Trono, con una cagna come Cersei a sussurrargli all’orecchio... ho i brividi anche solo a pensarci.-
Annalyse Snyag provò a dire:- C’è sempre Tyrion Lannister, lui detesta la sua famiglia più di quanto detestino lui.-
Jonathan si abbandonò a una sonora risata:- Non fatemi ridere, mia Lady. I Lannister si odiano, vero, ma non si faranno mai la guerra.-
Fenrir si trovò d’accordo con lui, stranamente:- Aye, bruciamoli tutti e vedrete come finirà la faccenda.-
Corbas rivolse uno sguardo adirato sul Lord dell’isola Kalutuan, dicendo:- Tywin ebbe lo stesso ragionamento sul piccolo Aegon Targaryen, sua sorella Rhaenerys e i figli di Elia di Dorne. Dobbiamo abbassarci al loro livello e condannare anche dei ragazzi come Myrcella e Tommen, per caso? Diamine, sono innocenti, anche se vissuti in casa di pazzi. Odio anch’io i Lannister, non lo nego, ma odierò sempre di più quelli che minacciano la morte dei bambini.-
Poi proseguì, alzandosi e indicando varie zone nella cartina:- Adesso Robert Baratheon sta scendendo per la Strada dei Re per Grande Inverno, per parlarne con Eddard. In attesa di sviluppi, voi potrete stare qui e scambiarvi opinioni di strategia. Io andrò a Grande Inverno per chiedere informazioni.-
Jonathan ebbe un sussulto al sentirlo e un’espressione stupita fu assunta anche dagli altri nobili, Sargas inclusa.
Il Lord Reggente di Ragnarok si alzò in piedi a sua volta, dicendo:- Mio Lord, non è saggio esporsi in questo modo. Siamo Ombre e tali dobbiamo restare...-
Corbas sospirò amaramente, prima di rispondere:- Credete davvero che Tywin non sappia, Lord Jarlath? Con tutto l’odio che nutre nei vostri confronti, volete proprio farmi credere che non abbia mai sospettato che i Jarlath fossero stati nelle grazie dei Targaryen? I vostri parenti furono abbastanza sciocchi da imparentarsi a casate come i Prester di Fuochi di Festa e vostra cognata è una Crakehall: avete già tolto con il tempo a Tywin due importanti alfieri e i Lannister ripagano sempre i loro debiti.-
Jonathan non seppe più che dire; effettivamente aveva toccato un nervo scoperto.
Corbas continuò, incrociando le dita:- Non che io abbia fatto meglio, s’intende. I miei rapporti con gli Stark e i Martell sono sempre stati vivi, senza riscontri negativi.-
Lady Annalyse chiese, la voce piena di dubbi:- Anche dopo la guerra, mio Lord?-
Lui la fissò per un istante lungo come un eone, prima di rispondere con tono lugubre:- Soprattutto dopo la guerra, mia Lady.-
Fenrir fissò la cartina, alzandosi, indicando una zona a Sud e una a Nord:- Dorne e Stark. Potremmo dire, mio Lord, che avete amicizie da un lato all’altro del Continente, eh?-
Per la prima volta Corbas non si sforzò di sorridere:- Solo su quei lati, temo.-
Lady Sita indicò pigramente le isole dell’Essos, in particolare l’isola di Pentos, fissandolo pigramente.
Lord Shaulock fece un gesto stizzito, quasi avesse capito in anticipo:- False speranze, mai Lady.-
Jonathan, notando il repentino cambio d’umore, provò a chiedere:- Cosa, mio signore? Di cosa parla Lady Wayward?-
- Il Re Mendicante.- Fenrir Storm aveva la fronte aggrottata in modo quasi esagerato, ma lui aveva gli occhi saettanti tra quell’isola e Corbas.
Quest’ultimo sibilò tranquillo:- Legami a Pentos, vero Lord Storm? Aye, è vero, il Re Mendicante vaga a Pentos a chiedere aiuti e armi da un bel po’ di tempo. Non prendetevela con me, miei Lord e mie Lady, ma spero che ci rimanga: è troppo inesperto per capire cos’è una guerra e ancora più giovane è sua sorella. Viserys è pazzo, pazzo come il padre. Pur di ottenere il potere, si rivolge ai Dothraki, dando Daenerys al Khal dei Dothraki come merce di scambio. Disgustoso!-
Si allontanò verso la finestra, borbottando bestemmie.
Sita mormorò:- I Targaryen dovrebbero stare sul Trono di Spade.-
Lui sospirò a lungo, prima di rispondere:- Sì. Lo so. E forse, se fossi stato un po’ più intelligente, all’epoca, avrei esortato mio padre a mettersi con Aerys. Ma quando ho sentito quello che il suo più sano figlio, Raeghar, aveva ucciso Lyanna Stark... dopo averla stuprata... credetemi, avrei voluto ucciderlo io stesso!!!-
Il suo pugno ruppe il vetro della finestra, mandando i frantumi ai suoi piedi. Il guanto protesse la mano, ma il braccio si ferì leggermente, colorandolo di rosso.
Reena entrò di scatto, esclamando:- Mio signore, cosa...-
Corbas disse, gelido:- Va tutto bene, Reena. Che ci fai qui?-
Reena disse seria sotto il cappuccio:- La cena è pronta, ma non rimarrà a lungo sul tavolo, se Coraki continua a sbavarci in quel modo sopra.-
Fenrir scattò subito in piedi, urlando:- E allora che aspettiamo, insomma? C’è solo una cosa più sacra della pace, ed è uno stomaco pieno.-
Jonathan non poté trattenere un risolino: era serio a dirlo! Anche Lady Annalyse rise e neppure Sita Wayward e Corbas riuscirono a contenere le risate.
Ripresosi, Corbas commentò:- Benissimo. Andiamo a soddisfare lo stomaco nostro e di Lord Fenrir, signori.-
Mentre uscivano dalla sala per arrivare alla sala per la cena, Jonathan si trattenne un attimo nella sala e Corbas, vedendolo insieme a Alyssa, provò a dire:- Vi serve un attimo, Lord Jarlath?-
Lui disse con calma, cercando le parole giuste:- Vostra moglie... mio padre l’aveva conosciuta, e anche mio fratello... volevo esprimere le mie condoglianze per lei, mio Lord.-
Nessuno si mosse per due minuti buoni, prima che il signore del Castello dicesse:- Non voglio parlarne, non ora, Lord Jarlath. Preferirei parlarne in occasione più tranquilla. Ora scendiamo a cena.-
Mentre scendevano, però, Jonathan lo vide sussurrare un nome:- Alena...-
 

Angolo d’autore: Rieccoci! Spero di non aver deluso, le parole eccessive annoiano più del previsto.
Un grazie particolare a Pendragon_AM, _nona, crazygurl91 e Skye_Targaryen per il loro sostegno e perché mi seguono.
Valar Morghulis!

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Capitolo 4
*** Sita ***


4. SITA

   
La sala dei banchetti dell’Isola del Pianeta Infranto non era quella che si direbbe una sala accogliente. I Wayward ricevevano molti pochi ospiti, quindi non c’era la necessità di essere calorosi ad ogni visita. Le volte che lei, da piccola, andava ad Alto Giardino, erano gli altri ad essere sfarzosi con lei. Rigidi in casa, mangioni fuori, era quello un altro motto di famiglia; o almeno, era quello di suo zio Torst Wayward, morto a trentasette anni per gotta. Sua madre aveva detto che in punto di morte era riuscito a trovare la forza di chiedere del coniglio con alloro. Era una colonna per lei, almeno per le poche volte che l’aveva visto.
La sala dei banchetti degli Shaulock, invece, aveva uno splendore non particolarmente ricercato, ma non screziature che ricordavano molto Dorne, vicina ad Alto Giardino, e le città dell’Esseros. I drappi della casata, con lo stemma dello Scorpione, erano arricchiti con finimenti dorati e rossi. I tavoli erano intarsiati a dovere e lucidati per l’occasione. Candelabri dorati e d’argento illuminavano ogni anfratto e ogni tegola del soffitto, e le fruttiere a forma di scorpione di bronzo, ripiene di prodotti locali e vicini, fece sorridere la ragazza. Profumo di gardenie e rose, misto a un forte sentore di vino e spezie, riempiva l’aria fresca del salone e al posto verso cui venne accompagnata da quella gentile e furba dama, Lady Sargas, vi era un vaso con una rosa bianca screziata di blu.
- Il mio dolce fratello ed io conosciamo la vostra affezione per Alto Giardino, mia Lady; Corbas non ha voluto risparmiarsi, quando ha deciso spontaneamente di potare l’unica rosa bianca che aveva per lei.-
Lady Sita alzò leggermente il sopracciglio, gesto che solitamente stava a dire: “Per quale motivo?” o “Come mai?”.
Sargas le accarezzò lievemente la testa, dicendo a bassa voce:- Mia Lady, se escludiamo il nostro caro Lord Storm, sappiamo tutti le sofferenze che avete avuto; ma non è compatimento, non travisi. Solo, mio fratello ha trovato qualcuno simile a lui, in voi... certo, a parte me.- aggiunse con una smorfia di amarezza mista a divertimento.
Nel frattempo, il citato Lord Fenrir e gli altri nobili avevano trovato altre gradite sorprese ai loro posti, come lei: Lord Fenrir aveva trovato una lancia lavorata a mano che trovò di suo gradimento, Lady Annalyse una “piuma di fenice” (piume che, a detta delle leggende, venivano poste sul copricapo dei re dell’Esseros, rare in tutti i Sette Regni), e Lord Jarlath, sceso da pochi minuti insieme a Lord Shaulock, non poté trattenersi dall’aprire la bocca in un ovale di stupore, quando vide il bellissimo fodero di pietre preziose appoggiato sul suo scranno.
Si rivolse a Lord Shaulock sorpreso:- Come facevate a sapere che il fodero della mia spada era rotto?-
Lui batté sulla sua spalla amichevolmente la mano, dicendo:- Caro Lord Jarlath, certi segreti tali devono rimanere.-
Conoscendo i sospetti che Jonathan Jarlath nutriva per loro, avrebbe giurato che Corbas Shaulock l’avesse scoperto grazie alle sue spie.
Detto questo, il Lord batté tre volte le mani, facendo arrivare un servo per dono, proponendo benevolo:- Se i Lord miei ospiti hanno gradito i doni, i miei servi saranno felici di portarli nelle vostre stanze, dove potrete passare la notte. La cena inizierà tra pochissimo, se quindi volete sedervi e ingannare l’attesa mangiando qualche leccornia, abbiamo frutta di Arbor e Alto Giardino e Locuste al Miele di Dorne, fritte in pastella con poca farina.-
Lord Fenrir sbottò:- Tutta questa farsa da guitti per della frutta d’Arbor e degli insetti? La ringrazio mio Lord, ma credo che aspetterò la mia porzione di bistecca.-
Il suo luogotenente affermò con un cenno deciso della testa, mentre Sita non poteva fare a meno di soffermarsi a pensare a quanto fosse maleducato e rozzo, quello Storm. Storm... se non ricordava male Storm era il cognome dato ai bastardi di Capo Tempesta. Ecco finalmente una battuta da spirito, sempre che ci fosse qualcosa di vero!
Comunque, assaggiò con gusto le deliziose albicocche di Arbor, che tanto le erano mancate: ringraziò gli dei per aver posto quell’isola tanto vicino a Dorne e ad Arbor. Era strano in effetti, che nonostante la relativa vicinanza, Raedestia non avesse mai avuto contatti con l’Isola del Pianeta Infranto. Per fare onore alla casa, di chiari legami dorniani, assaggiò comunque le locuste al miele, che trovò stranamente molto appetitose.
La prima portata fu un delizioso vassoio di paste salate guarnite con una marmellata di mele che si sposava alla perfezione con l’impasto; seguirono tartine con uova di quaglia insaporite da spezie e frittelle salate con salsa di noci; a seguire un’anatra ripiena di cipolline dolci e funghi freschi, accompagnati da un contorno di cipolline rosolate e piselli lessi; gradita sorpresa furono le uova con guscio di pasta di grano, ripiene con carne di salsiccia ed erbe aromatiche. Il vino era ricco e ricercato, dei Redwyne e di Dorne: inutile pensare che Lord Corbas non avesse pensato anche a quello per catturare la sua attenzione. Le portate proseguirono, per la gioia di Lord Storm, con tartine al formaggio, di sapore tipicamente casereccio e delicato allo stesso tempo, per intermezzo; cinghiale arrostito e ricoperto di miele selvatico, con contorno di broccoli coperti dal formaggio; infine, il dolce erano biscotti morbidi con marmellata di ciliegie, paste con crema di castagne e, infine, una ricchissima crostata ricoperta di una crema marrone che Lasy Sita non aveva mai visto.
Il buon vecchio Iulius, sospettoso di quella nuova pietanza, osò chiedere a Lord Shaulock:- Mio signore, scusi l’ardire, ma questa pietanza che ricopre la torta sevita?-
- Ardire? Mio buon Iulius, venite da un ambiente difficile, è naturale che sospettiate e sarebbe poco prudente non esserlo in casa di altri. Questa torta ha una copertura ottenuta da delle fave di esclusiva della nostra isola, il nostro prodotto più invidiato nei Sette Regni; la vendo ai Braavosiani, che la spacciano loro a Lord Tywin, ma l’oro che i Lannister dà a loro viene retribuito a me.-
Lady Snyag si sporse in avanti leggermente, commentando:- Allora, si potrebbe dire che dipendete dai Lannister.-
Lui sorrise, prima di addentare la crostata:- Mia cara Lady, sapere che sono pagato dai Lannister a loro insaputa è una soddisfazione che non ha prezzo, così come lo sarà la faccia di Lord Tywin quando glielo dirò!- Persino Lady Sita non riuscì ad esimersi dalla risata comune che assediò la tavola.
La crostata, comunque, era dolce al punto giusto, e la sostanza di ripieno la insaporiva con un gusto deciso e delizioso, anche se la rendeva leggermente appiccicosa: beh, se i mercanti non fossero impazziti per quelle strane fave, avevano sbagliato mestiere.
La serata fu allietata da funamboli e spettacoli brevi, per poi assistere a una breve farsa comica in cui i bersagli erano un nobile smisuratamente ricco e un re grasso (se qualcuno comprese il doppiosenso, non lo diede a vedere ad alta voce). Poi, dopo aver fatto cantare la Pioggia di Castamere a un cantastorie venerando come la sua arpa, la tavolata si sciolse lentamente.
Sargas Shaulock, gentile e affabile, si avvicinò velocemente a Lady Sita (aveva avuto tutta la serata per parlare sottovoce con Lady Annalyse), ma il fratello regnante la interruppe con un richiamo:- Mia adorata sorella, perdonami se ti tedio per l’ennesima volta, ma dovrei conferire in privato con Lady Wayward per un attimo; posso chiederti di intrattenere ai Lord e Lady ospiti, nell’attesa?-
Lady Sita riuscì a vedere la lievissima ruga d’irritazione apparsa nella fronte di Lady Sargas, ma durò meno di un secondo, il tempo che lei potesse inchinarsi lievemente e dire gioviale:- Come desideri, mio dolce fratello.-
Iulius si fece avanti, dicendo:- Mio signore, forse le sembrerò sospettoso, ma preferirei venire con voi...-
- Stai tranquillo, Iulius. Andrà tutto bene.-
A parlare era stata proprio lei; parlava così poco con lui a voce alta, che Iulius non poté esimersi dall’obbedire con un sorriso tirato e un inchino brevissimo, per poi andare verso la biblioteca per svago, dopo essersela fatta indicare da Lady Sargas.
Lady Sita seguì Lord Shaulock attraverso il corridoio del castello, per poi cominciare a salire verso una scalinata trovata dietro una piccola porta.
- Mio padre prediligeva la sicurezza innanzitutto,- disse lui in spiegazione, mentre salivano lentamente;- quindi non gli è dispiaciuto mettere le nostre stanze da letto nei luoghi più improbabili. Nella stanza da letto ufficiale si trova Coraki, le volte che non è con una donna di bordello giù in paese. Lui e Iulius sono uno l’esatto opposto dell’altro, non trovate? Ah! Per la Madre, sarà un macello se quei due si mettono a litigare, ne sono sicuro!-
Lei fece un cenno, quasi a se stessa, come per dire che erano fedeli. Non seppe mai come fece Corbas a vederla di spalle, solo lui sussurrò, come in risposta:- E non potrebbero essercene di più fedeli.-
Arrivati davanti alla porta, trovarono Reena, il capo delle spie di Lord Shaulock, che s’inchinò rapidamente:- Lady Wayward. Mio signore. Ci sono altri ordini?-
- Mia subdola spia, credo che tu debba controllare mia sorella. Entro stasera devo dare un annuncio importante e non vorrei le capitasse qualcosa.- Mentre lei si allontanava, la trattenne per un braccio, dicendo:- Mi raccomando, alla larga da Alyssa.- Lei annuì e ricominciò a discendere la scalinata.
Aspettarono che i passi finissero di risuonare, poi attesero immobili altri dieci secondi. Sita lo capiva, fidarsi era un bene, ma se il soggetto era una spia, meglio mantenersi all’oscuro. La furbizia della volpe era un messaggio così chiaro nella loro famiglia, che l’avevano adottato nel loro stesso stemma; dove gli dei non potevano, poteva l’astuzia. Persino lei lo sapeva e aveva passato anni a imparare il linguaggio muto proprio per non farsi udire dagli uccelletti del Ragno Tessitore; anche se c’erano poche probabilità che arrivasse a loro, dopo il disguido con i Tyrell era praticamente impossibile che non sapesse dei Wayward. Inoltre, dopo anni passati con Aerys e alla sua corte, non poteva non aver saputo nulla delle Ombre del Drago. Inoltre Fylo, personaggio quanto mai ambiguo nel loro castello, sapeva troppe cose, perciò aveva imparato a premunirsi dalla nascita.
Alla fine, Lord Shaulock toccò una mattonella sgretolata nel muro lì a fianco, dicendo:- Nemmeno lei sa di questo passaggio- Lo disse a bassa voce, come se lei li stesse ancora osservando.
Un portone di pietra aprì la strada verso un corridoio alternativo e il signore di Raedestia la incitò con un sorriso:- Non si preoccupi della polvere mia Lady, ho pulito tutto io stesso.- Detto questo tirò fuori una torcia dalla stanza, accendendola con una accesa lì vicino.
Lei fece un sorriso nervoso:- Non è della polvere che mi preoccupo.-
Sospettava di Lord Shaulock? Aveva un sorriso rassicurante, ma i migliori bugiardi indossano spesso le maschere più attente. Ma se era un sovrano giusto come le aveva detto la sorella, Famie, allora non avrebbe mai ucciso qualcuno dopo averlo nutrito sotto il suo desco. Fu per questa ragione che lei per prima si avventurò nel sotterraneo.
Il corridoio non era umido, era solo privo di aria. Infatti, se non fosse stato per il fatto che li odiava, ne avrebbe agitato volentieri uno di ventaglio.
Lord Shaulock, nel frattempo, passava in rassegna gli stemmi sui muri:- Ognuno di questi stemmi rappresenta un avversario caduto o sconfitto in singolar tenzone. Questo è degli Yornwood, se non ricordo male; avevano la brutta fama di sfidare il primo di passaggio, e il pronipote di Lord Girax gli ha fatto passare la voglia di essere tanto arroganti. Comunque, ebbi la fortuna di andare a conoscere la bellezza di Alto Giardino, una volta. Nessun rancore, preferisco la bellezza di Dorne, (Questo è lo stemma dei Qorgyle? Chi ce l’ha messo?), ma riuscii a conoscere una sola persona. La chiamano la Regina di Spine... vi ho visto sorridere, non mentite. Comunque, era una donna davvero interessante, furba e scaltra, oltre che senza peli sulla lingua: mi fece morire dal ridere quando disse che Lord Mace era il “lord dei marameo”. Mi ha insegnato davvero molto, quel giorno, tanto che mi ha regalato un libro che... Oh, guardi, questo stemma lo prese un mio lontano pro-zio agli Arryn; dicevano che Lord Terefot era ubriaco e cadde da cavallo dopo averlo disarcionato, il signore di Nido dell’Aquila. Dicevo, fu molto gentile con me, dandomi quel libro; mi sembra ne esistessero solo tre copie, ma lei disse di averlo imparato a memoria. Non so se lo fece per ingraziarmi alla sua gente. Fu poco prima della rivolta dei Greyjoy... ah, che coincidenza. Ecco il loro stemma!-
Nell’osservare quello stemma, la ragazza notò un dettaglio e chiese:- Dove li avete presi gli zaffiri?-
- Credo da Braavos; abbiamo un buon mercato laggiù e in mancanza di soldi donano spesso pietre preziose...-
- Sono falsi.- lo interruppe lei; - Posso farle uno sconto e portargliene qui di migliori in tre giorni.-
Lui sorrise debolmente, mascherando male la sorpresa:- Ah. E chi l’avrebbe detto? D’altronde il vostro commercio è fatto di pietre preziose, giusto? Avrei dovuto accorgermene.-
- Non se la prenda. Il tipo di materiale che usano per queste pietruzze è così simile all’originale, che nemmeno un orafo avrebbe potuto riconoscerlo, non se non fosse stato per qualche anno in una nicchia umida come questa.-
Poi gli chiese, voltandosi verso la torcia:- Avete avuto problemi con i Geryjoy?-
Lui era inespressivo:- Solo una pace minacciata.-
Proseguirono fino a trovare una tenda, dietro la quale Sita ritrovò una sala illuminata da fuochi e insistenti nei bracieri di metallo, con tavoli apparecchiati da alambicchi e scatole foderate. Liquidi verdi galleggiavano in bacinelle lugubri con contorni di serpenti intarsiati alla base. E di serpenti era piena la gabbia alla loro sinistra, a tratti piena di sabbia, ad altri di piante sconosciute. E nella cupola di vetro alla destra, piante velenose, tra le più rare che avesse visto. E una gabbia oscurata da un velo svettava alla fine della sala.
Lui annuì, vedendo la sua faccia stupita, dicendo:- Da mio zio, dorniano di crescita, ho appreso l’amore per i serpenti. Da Shaulock ho appreso quello per lo scorpione. Da Lady Olenna Tyrell, l’amore per le piante velenose. Inutile dire che ora le mie passioni sono fiori, serpenti e scorpioni, oltre che il loro elemento comune: il veleno. So che lei è un’esperta in materia. Le offrirei una delle boccette che vendo di nascosto anche a Reena a Braavos, ma non sarebbe che un insulto da mercante di guitti. Ho invece qualcosa che le piacerà.-
Arrivò alla scatola nera in fondo alla sala, appendendo la torcia sulla corsia di sinistra, vicino a delle bacche di Belladonna. Sollevò lentamente la tela che la ricopriva, scoprendo una vascone di sabbia rossa, apparentemente vuota.
Mentre il Lord indossava dei guanti neri, la ragazza si avvicinò alla vetrina, sollevando lentamente il coperchio. Subito Lord Corbas le afferrò il polso, con fermezza.
La fissò, scuotendo il capo:- Ci sono cose pericolose anche nel nulla apparente.-
Poi, afferrò una spugna e, con uno scatto serpentino, sollevò il coperchio e afferrò qualcosa in mezzo alla sabbia, stringendo con la mano libera. Qualcosa di strano si agitò, sollevando un polverone simile a una tormenta in miniatura e un fulmine verde puntò veloce verso l’altra mano. Subito, il pungiglione andò a conficcarsi nella spugna, dove la mano lo tenne fermo, stringendo. Dopo un po’, la nuvola di sabbia scese e Sita vide lo spettacolo più bello della sua vita.
Era un aracnide, stretto tra le sue mani, di colore verde, a riflessi bluastri e viola. Gli occhietti neri e malefici erano ipnotici e furiosi. La spugna, che impugnava la sua coda, ormai era divenuta blu, pregna e zuppa.
Sussurrò, incredula:- Non è possibile!-
Lui sorrise, felice di averla sorpresa, e ripose con calma lo scorpione nella scatola, allontanando di scatto la mano, facendo cadere il coperchio. Lo scorpione si agitò colpendo il nulla con le sue chele, grosse come quelle appartenenti a un granchio delle coste di Capo Tempesta.
Corbas si allontanò, prendendo una fialetta, dove immerse la spugna, infilandocela fino alla fine, porosa com’era. Poi, mentre prendeva un sospiro di sollievo, prese un topolino, lanciandolo dentro la scatola di sabbia.
Mentre avveniva la macabra breve caccia, disse a lady Sita:- Esatto, uno Scorpione rarissimo detto “Wei”. Ne nasce uno ogni covata, ed è rimasto solo questo, in tutti i Sette Regni. Il suo veleno è il più pericoloso che esista in natura, e non esiste antidoto, almeno, non più veloce del suo effetto. Una goccia di questa adorabile bestiola fece ammalare il più possente dei draghi di Aegon I, Balerion. Così piccolo e così letale. Eppure, è una bellezza fuori dal tempo e lo spazio, a parer mio.-
Tirò la spugna fuori dalla boccetta e disse a Lady Sita:- Non ho potuto fare a meno di notare il vostro arco. Osso di Drago, giusto? Una rarità di arco che, con le sue freccie, non può non essere combaciata a questo veleno, altrettanto raro.-
Porse alla ragazza la bottiglietta, dicendo:- Tenete. Come pegno d’affetto verso la vostra casata. Sono sicuro che le vostre freccie saranno molto più sicure, adesso.-
- Perché?- chiese lei, le mani ad accarezzare il vetro asciutto e lucido traboccante di veleno, che Lord Shaulock aveva tappato prontamente.
Quante cose avrebbe voluto aggiungere a quel “perché”: perché sua sorella era così strana, perché sentiva come un’oppressione sulle spalle di quel Lord, perché l’aveva condotta lì, perché le aveva regalato il veleno, perché era così interessata alla loro amicizia.
Corbas Shaulock si limitò ad avvicinarsi alla gabbia dei serpenti, coperta da vetro e veli, e cominciò a raccontare:- Molto ho sentito sulla realtà degli avvenimenti accaduti nella vostra casata e a voi, mia Lady. Eppure, tanto ho visto di persona. Vostro padre non ve ne parlò, ma venni al Pianeta Infranto una volta, per affari; lo ricordo bene, il tempo era impossibile, e dovemmo aspettare la sera tarda, perché l’alta marea non ci permetteva di approdare. Ero molto giovane e al Lord vostro padre, Athelstan Wayward, servivano viveri; era in guerra, non ricordo contro chi, ma le navi erano tutte impiegate in battaglia, e vi servivano viveri. Quell’estate era forse una delle più lunghe ch’io abbia mai visto nella mia vita. Vostra madre era incinta di voi, mi ricordo bene; la povera Lady Bernice, era dolorante come un calzino messo al bucato, o almeno, per come me lo disse a tavola vostro zio. Poi, il giorno dopo, sarei dovuto partire, ma ebbi come una sensazione, come se stesse per accadere qualcosa di magico. Lo dissi a Coraki e lui mi disse, scherzando: “Convincervi a scopare con qualcuno, quello sì sarebbe un miracolo, mio signore.” Qualche ora dopo, siete nata voi, e venni su, con l’invito del vostro Septon Vamitas. Eravate la bambina più graziosa ch’io avessi mai visto, ma eravate così gracile... Maestro Zyrio disse che non avreste vissuto per molto, a meno che non foste rimasta a letto. Non vi svegliaste, non apriste gli occhi se non due giorni dopo, nel quale venni trattenuto per motivi di sicurezza, a causa di un’ennesima alta marea. Quando apriste gli occhi, per qualche strana ragione, non arrivarono né vostro padre né vostra madre, per primi: arrivai io. E vidi, mia Lady. Vidi lo sguardo che avevate. Lo sguardo di chi ha sete di avventura e di coraggio, di chi non vuole lasciare il mondo appena raggiunto.
Il giorno dopo dichiarai alla presenza di Lord Athelstan che Maestro Zyrio era un idiota, con molta poca delicatezza, lo ammetto, e che la vera cura che suggerivo io, erano cavallo, arco e racconti; previsi che nel giro di una settimana sareste stata meglio, nel giro di un mese in forze, nel giro di qualche anno una piccola ribelle. Non detti il tempo a vostro padre di rispondere, che mi diressi alla nave per partire. Poco prima di salpare, pregai una ragazza, Tenia, di tenermi informato su quello che sarebbe successo di lì a dieci anni. Lei me lo promise.
Tornato a casa, riferii l’accaduto a mio padre: lui si fece una grassa risata e mi disse che se fosse successo sul serio, avrei dovuto darle quanto di più caro avevo nel Regno e che me lo avrebbe fatto giurare sugli dei. Ovviamente, era ubriaco e non si sarebbe ricordato nulla, ma la mattina dopo, presto, andai con Coraki al tempio della mia città e, alla sua presenza e dinnanzi al Septon, giurai che lo avrei fatto.-
Si voltò verso di lei e disse, limpidamente:- Beh, direi che gli dei non mi hanno deluso. Dieci anni dopo, Tenia mi scrisse che avevate raggiunto l’età piena della fanciullezza, andavate a cavallo, eravate diventata un’arciera provetta, leggevate e ascoltavate storie più di chiunque altro, Maestro Zyrio era morto di malattia, e quella sera in cui la lettera fu scritta avevate litigato con vostro padre, urlando così forte da spaventare le septe al piano di sopra. Tanto è il tempo che aspettavo di darvi la boccetta e ve la siete ampiamente meritata.-
Lady Sita aveva le lacrime agli occhi. Avrebbe voluto saltargli addosso e abbracciarlo, ringraziarlo per tutto quello che, a sua insaputa, aveva compiuto per lei: il veleno, la confidenza, la rosa, la fiducia, la vita. Ma era una Lady del Pianeta Infranto e come tale doveva comportarsi. Gli dei erano stati dalla sua parte e attraverso l’affetto di uno scorpione aveva avuto più affetto che non dai suoi maestri.
Si limitò a dire, gli occhi lucidi e la voce ferma:- Mai pietre più preziose raggiungeranno questo castello, quando ve le invierò, mio Lord. Avete la mia parola di Wayward.-
Lui annuì, poi fece un cenno con la mano, dicendo:- I nostri Lord vorranno rallegrarsi della vostra presenza mia Lady. Lord Storm compreso, suppongo.-
Lei avvampò, più per imbarazzo che per rabbia, e disse:- Non ho nulla da spartire con Lord Storm!-
Corbas rise, lieve come un’eco in montagna:- Dimenticavo quanto ancora siete giovane, mia Lady, e vi porgo le mie scuse. Vogliamo raggiungere dunque mia sorella, se preferite?-
Lei lo sorpassò con un ghigno di furbizia, dicendo:- Conosco la strada, vi ringrazio: posso fare strada io, se volete.-
Mentre si allontanava, riuscì a sentire Lord Shaulock esclamare sottovoce:- Questa poi...- prima che i suoi passi la raggiungessero.
 

Angolo dell’Autore: Rieccoci qui! Come sono andato? Ripeto, sono assolutamente nuovo nel genere di GoT, quindi, se vedete imperfezioni o collisioni con l’opera di Martin, dovete farmelo sapere, costi quel che costi. Anche una recensione non sarebbe male, però.
Come abbiamo visto, i personaggi emergono capitolo per capitolo e se tutto non è chiaro o se c’è ancora molto da rivelare, sarò ben lieto di dirlo nei prossimi capitoli, quando ancora molto accadrà, come voi ben sapete. Pian piano arrivano tutti, tranquilli.
Un grazie particolare a
Pendragon_AM, _nona, crazygurl91 e Skye_Targaryen per il loro aiuto e per la loro presenza che mi conforta nel corso dell’opera.
Ricordo che, per chi volesse seguirmi, oltre alla mia e-mail (
etb137@gmail.com) ho aperto un canale su Telegram. Per chi non sapesse di cosa si tratta, è un’applicazione per telefono gratis, simile a Whatsapp, con la differenza che puoi fare anche i canali pubblici. Se volete seguirmi anche lì, dovete cercarmi sotto https://telegram.me/ShiNear21, dove quasi sicuramente mi trovate tutti i giorni!

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