Kyūbiko no Ko

di Voglioungufo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** parte II ***
Capitolo 3: *** parte III ***
Capitolo 4: *** parte IV ***
Capitolo 5: *** Parte V ***
Capitolo 6: *** Parte VI ***
Capitolo 7: *** Parte VII ***
Capitolo 8: *** Parte VIII ***
Capitolo 9: *** Parte IX ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Kyūbiko no Ko
Il bambino della Volpe a Nove Code.
 
 
 
 
 
 
Non si può pensare, anche solo provarci è vietato, lo scrosciare dell’acqua che cade dal cielo nero riempie ogni spazio, ogni vuoto lasciato dalle parole, non c’è più silenzio e senza il silenzio non si può pensare. Piove e quando piove non si pensa, non si parla perché la pioggia è troppo forte e fredda e bagna e colpisce e distrugge i brandelli dei tuoi pensieri.
Sasuke non pensa, si lascia bagnare e probabilmente sta piangendo. Ha i capelli lucidi e bagnati, le gocce di pioggia incastrate tra le ciglia, gli occhi neri socchiusi e privi di vita, l’acqua che scivola per tutta la lunghezza del suo viso, che si appoggia sulle labbra, che precipita dal mento. I vestiti attillati, fastidiosi, freddi incollati al corpo.
Ha freddo, trema, la pioggia lo colpisce e gli fa male, fa male un po’ tutto a dir la verità, è tutto bagnato e gli sembra di soffocare. No, cioè, non è che gli manchi l’aria in maniera disperata, semplicemente non ne ha bisogno.
Erano andati via tutti, poco alla volta (le persone alla cerimonia funebre o le persone della sua vita, non ha importanza) ed era rimasto solo lui, aveva iniziato a piovere, piano e leggermente, poi ogni goccia era diventata più pesante e più vicina alla precedente. Adesso si ritrova sotto un temporale ma non si muove, resta lì ancora un po’ e guarda la tomba grigia del suo migliore amico, il simbolo della foglia è inciso beffardo sopra il nome di chi a quel villaggio ha dato tutto, anche la vita.
(Perché tutte le persone che ama lo antepongono al bene del villaggio? È egoistico sperare che almeno una volta lo abbiano amato più di quella stupide case?)
“Sei un maledetto bugiardo” urla alla fine, talmente forte che la pioggia tace per un secondo.
Avevi promesso che saremmo morti insieme, che non mi avresti lasciato da solo. Perché non hai mantenuto la promessa?
 
**
“Che cosa hai intenzione di fare, adesso?”
Continua a piovere fuori, la pioggia sbatte contro le finestre creando dei rivoletti simili a lacrime sul vetro, come se la vecchia villa degli Uchiha stesse piangendo. Sasuke non ama particolarmente questo posto, per quanto si impegni a tenerlo pulito lo vede sempre sporco di sangue e sente ancora le sue grida da bambino. Questa casa piange da anni.
Sakura è seduta su una vecchia sedia, le mani strette attorno a una tazza di tè caldo appoggiata al tavolo in legno. Ha il viso stanco, come se non dormisse da mesi, e anche gli occhi verdi smeraldo sono spenti, i capelli rosa legati in una pratica coda con dei ciuffi che scivolano davanti al viso, ha il giubbotto verde da chuunin ma non indossa il copri fronte da ninja. Non lo guardava negli occhi quando glielo ha chiesto, fissava il fumo che saliva dal liquido bollente, adesso si porta il tè alle labbra e beve un piccolo sorso per non scottarsi la lingua.
È amaro.
Sasuke è in piedi, in un punto impreciso della stanza in penombra, non ha acceso le luci e lascia che siano due piccole candele e i lampioni fuori e illuminare l’interno. Ha paura di ferirsi gli occhi con una luce troppo diretta. Indossa una maglia blu molto a simile a quella che portava da bambino e tiene le mani dentro le tasche dei pantaloni, guarda fuori la finestra come se stesse aspettando qualcuno.
Oh, Sas’ke-kun, lui non arriverà...
“Cosa dovrei fare?” le rigira la domanda.
Sakura non lo sa, sinceramente ha paura di cosa l’Uchiha possa fare. Lei è triste e spaventata, come se avessero tolto una cosa fondamentale, tipo il pavimento sotto i piedi o il sole lasciando una notte lunga e piena di incubi. Aveva sempre avuto tre certezze nella vita, solo tre ma erano sempre state abbastanza, poche ma fondamentali: aveva la certezza del suo amore incondizionato per Sasuke, che non lo avrebbe mai abbandonato anche se non ricambiata, che lo avrebbe amato con tutta la capacità del suo fragile cuore; sapeva che Naruto ci sarebbe stato sempre, che non l’avrebbe mai abbandonata, l’avrebbe protetta e aiutata, le avrebbe dato tutta la forza necessaria per vivere; per ultima, la certezza che sarebbe diventata abbastanza forte da proteggere i due uomini della sua vita, avrebbe lottato con le unghie e con i denti, si sarebbe spinta oltre i suoi limiti per proteggere ciò che la rendeva ancora viva dopo quella disastrosa guerra, sempre più forte per poter stare accanto alle sue due ragioni di vita.
Ma adesso.
Adesso Naruto non c’è più, è morto e da sotto strati di terra, chiuso in una bara stupida, non può di certo sostenerla, non può asciugare le sue lacrime, non può proteggerla. Non può fare più niente.
E lei non è riuscita a proteggerlo, lei debole come la bambina che era un tempo ha lasciato che glielo uccidessero sotto gli occhi, non ha fatto niente per salvarlo. Ha pianto e basta, non ha avuto tempo, non ha avuto abbastanza forza. Non si è spinta contro nessun limite per salvare uno degli uomini della sua vita. È morto e basta.
Vorrebbe piangere ma non lo fa, ha pianto abbastanza e adesso c’è il cielo a farlo per lei, stringe la presa sulla tazza bianca e pensa solo a quanto adesso abbia paura. Le è rimasta una sola certezza, l’amore che prova per Sasuke ed è per questo che ha paura. Teme che l’Uchiha possa andarsene anche lui.
“Non lo so” dice con la voce che trema “Non so più niente” aggiunge talmente piano che si sente solo lei.
Il ragazzo non risponde perché ciò che vuole fare è distruggere ogni mattone di quel piccolo villaggio che gli ha portato via prima onii-chan e poi Naruto, vuole bruciare tutto con l’amaterasu, le fiamme nere che divorano tutto finché non resta solo cenere, urlare la sua furia, uccidere e distruggere quei bastardi che glielo hanno portato via. E magari far finire pure il mondo perché non ha senso che esista se lui non c’è a renderlo il posto migliore che tanto sognava.
Vuole lasciarsi andare, spalancare i suoi occhi rossi e iniziare la sua sanguinosa vendetta ma non ci riesce, c’è una mano sul suo cuore che mi impedisce di muoversi e una voce fastidiosa come il suo proprietario.
Gli dice di non fare cose stupide.
Visto che non ci sono più io a proteggere questi scemi, fallo tu.
“Farò quello che avrebbe fatto lui” dice alla fine, sa che è una cosa giusta quanto dolorosa, ma gliela deve a quella stupida testa quadra “Proteggerò il villaggio, lui avrebbe voluto questo. Ha sempre voluto questo”.
Sia Itachi-niisan che Naruto gli hanno lasciato questa eredità e non può fare nient’altro se non accoglierla.
 
**
 
Cinque anni dopo.
Sasuke Uchiha è un ANBU rispettato, per quanto la gente ormai continui a guardarlo di male occhio è riuscito a trovare un suo posto come ombra che protegge il villaggio dai nemici esterni. Non parla con nessuno, a volte con Sakura perché se la ritrova a casa, lei si sente sola e ha bisogno di un conforto che non trova nell’Uchiha ma sembra che la sua sola presenza le basti. Ogni tanto incontra Iruka e si fanno un cenno, ogni tanto commentano qualcosa di inutile o discutono delle novità con distacco, sa che il maestro va ogni giorno alla tomba per mettere dei fiori nuovi. Con Kakashi non parla più da anni se non per l’assegnamento delle missioni.
Sasuke si limita ad essere un ombra.
Ogni mattina si allena, ogni mattina indossa quell’armatura pezzo per pezzo ricordando quando lui e Naruto lo facevano insieme aiutandosi dove con un braccio solo non riuscivano ad arrivare. Ha provato a disfarsi dei ricordi, li ha soffocati in diversi modi ma alla fine ha rinunciato, tornavano sempre in momenti meno opportuni, come durante una missione, ha semplicemente capito di doverli accettare.
A volte quando piove va ancora a trovarlo, guarda la tomba fredda e basta, non parla e non fa niente. Pensa solo a quanto lo odi per averlo lasciato solo, per non aver mantenuto una stupida promessa.
“Non ci ha abbandonato, non ci ha lasciati soli” gli dice ogni volta Sakura “Lui è con noi”.
E odia anche lei per quella bugia così spudorata, Naruto ormai è polvere, terra e niente, non c’è più niente di lui e quelle sono solo menzogne.
**
“Non è possibile” dice Kakashi e Sasuke, da fuori l’edificio seduto su un balcone, non può che non essere d’accordo con lui.
Dentro l’ufficio dell’Hokage ci sono Kakashi che tiene stancamente le mani tra i capelli, seduto sulla sedia in una posa abbandonata, Shizune che si tiene le mani strette al petto, Shikamaru che per una volta ha abbandonato la sua perenne espressione annoiata per sostituirla con una sorpresa, Iruka che si massaggia la radice del naso nel tentativo di capirci qualcosa e Sakura che come al solito piange silenziosamente, il viso rotondo lucido dalle lacrime.
Sasuke dovrebbe essere lì dentro con loro ma resta fuori perché si rifiuta di entrare e scoprire che è tutto vero. Non capisce.
Oltre ai ninja, l’altra presenza è un bambino seduto a terra in maniera scomposta che si guarda attorno spaventato e curioso ed è proprio lui a scatenare quelle reazioni.
È piccolo, avrà cinque anni o poco meno, i capelli biondi lunghi e spettinati, pieni di nodi,  un viso rotondo e sporco con delle strane cicatrice parallele sulle guance dal quale svettano luminosi e profondi due occhi blu come il cielo estivo. Indossa degli stracci, è sporco dalla testa ai piedi ed è pieno di graffi e cicatrici, sembra un po’ denutrito e selvaggio, ha gli occhi diffidenti come quelli di un cane randagio. Lo hanno travato quella mattina alle porte di Konoha che correva, dove non lo sa nemmeno lui, avvolto in uno strano bagliore arancione: il manto del Kyuubi. Gli shinobi di guardia lo hanno immediatamente portato dall’Hokage e ora sono lì a guardarlo, a guardare quel bambino che porta l’aspetto e il nome di un fantasma.
Ha ripetuto mille volte di chiamarsi Naruto e che Kurama è sempre stato con lui da che ha ricordo, che non sa chi siano i suoi genitori, che non sa da dove venga o perché sia solo. Sa che è sempre stato così e che camminava per caso da quelle parti.
“Io sono Naruto Uzumaki!” soffia ancora, le guance gonfie in un broncio.
“No, che non lo sei!” sbotta Shikamaru guardandolo con gli occhi sbarrati. Ha visto il corpo del suo amico venire deposto su una bara e dopo quello come può solo pensare che sia tornato?
“Ti dico di sì!” urla a sua volta il bambino, le mani strette a pugno e una scintilla scarlatta brilla nei suoi occhi color cielo.
“Come può essere possibile tutto questo?” chiede Iruka, cerca di capire ma non ci riesce “Il nostro Naruto è morto”
“E’ un jinchuuriki” borbotta Kakashi come se fosse quello il punto cruciale “Possiede il chakra del Kyuubi. Ma il demone è morto insieme a Naruto, non dovrebbe più esistere”.
“Gli è stato estratto?” tenta Shizune cercando di non far tremare la propria voce.
“No” dice Sakura asciugandosi le lacrime “Naruto è morto davanti a me, io lo ho visto. Lui non può essere Naruto”.
Sasuke stringe le mani in un pugno, vorrebbe fare irruzione nella sala, prendere il bambino e urlargli contro perché, come osa quello sporco essere prendere il suo aspetto e il suo potere? Come osa chiamarsi Naruto?! Il peso di Kusanagi è tentatore, se non si trattiene sa che potrebbe farla calare sul quel corpo minuto.
 
“Facciamo il punto della situazione” dice Shikamaru riacquistando un po’ di lucidità.
“Naruto muore in una missione per salvare i suoi compagni. Il Kyuubi muore con lui, la sua essenza si dissolve e solo fra mille anni potrà ricomparire su questa terra. Cinque anni dopo, si presenta un bambino uguale a lui, con il chakra della Volpe a Novecode sigillato dentro di lui, che dice di chiamarsi Naruto. Non sa chi siano i suoi genitori, dove sia nato, ha sempre vissuto da solo vagando e con solo il demone ad aiutarlo.
Qualcuno ci vede un nesso logico?”
No, non c’è.
**
“Iruka-san” lo chiama il bambino tirandolo per una manica.
Dopo il punto della situazione di Shikamaru tutti hanno iniziato a litigare dicendo le proprie ipotesi, ma non hanno combinato niente riempiendo solo la sala di confusione e facendo piangere il piccolo biondo. Iruka a quel punto si era reso conto che nessun bambino, impostore o meno, aveva il diritto di subire tutto quello e con il permesso dell’Hokage era uscito dall’ufficio portando il piccolo a fare un giro.
“Dimmi Na—“ si interrompe perché per quanto gli venga spontaneo dirlo visto la somiglianza c’è qualcosa che gli ricorda che il suo amato studente è morto.
“Naruto!” termina per lui il bambino, gonfiando le guance “Perché non mi credete? Perché dite che io devo essere morto?”
Lo aveva chiesto anche a Kurama ma la volpe gli aveva detto di non sapere niente.
“Eh?” chiede Iruka preso in contropiede.
“Io sono Naruto Uzumaki  e non sono morto! Io esisto!” ribatte con cipiglio sicuro. Gli occhi dell’insegnante pizzicano agli angoli perché il modo rumoroso di fare di quel bambino lo riporta indietro nel tempo, si porta una mano agli occhi per impedirsi di piangere.
“Lo so, ti credo” dice infine, non sa se per farlo contento o perché è sincero. “Hai fame? Vuoi mangiare qualcosa?”
A queste parole il viso del piccolo Naruto si illumina e Iruka è certo di aver colto il segno, quel bambino deve essere denutrito, così lo porta da Ichiraku a mangiare il ramen.
“Non fare domande” dice a denti stretti all’uomo dietro il bancone quando il piccolo sgambetta dentro con una risatina eccitata e sale sullo sgabello con qualche difficoltà e poi batte con trepidanza le mani sul banco in attesa del cibo. Quando gli mettono sotto il naso la ciotola fumante la guarda con adorazione, come se fosse la cosa più bella che abbia mai visto, la fissa a lungo prima di riscuotersi e gira la testa verso il giovane uomo:
“Iruka-san, come lo dividiamo?”
“Dividiamo?” chiede un attimo perplesso “Certo che no, quello è tutto tuo”.
La bocca del bambino si spalanca. “Davvero è tutto per me?”
“Mangia pure”
Naruto resta un secondo interdetto, poi apre la bocca in un sorriso enorme pieno di gioia e si getta con fame sulla ciotola, come un animale.
“Se ne vuoi ancora, chiedilo pure” lo sprona guardando divertito tutta quella voracità, in un minuto ha già finito la ciotola gigante.
“Davvero posso?”
“Certo che sì” gli sorride e spera che non abbia lo stesso appetito del suo Naruto e di avere, in quel caso, abbastanza yen dietro.
 
Hanno mangiato e adesso camminano per le vie di Konoha quando il bambino di ferma e si gira a guardare i tetti delle case con sguardo timoroso.
“Che succede, Naruto?” gli chiede Iruka, chiamarlo per nome in quelle ore è diventato così spontaneo che non si sorprende più.
“Qualcuno ci segue” dice aggrappandosi alle sue gambe, un strano bagliore arancione fuoriesce dal suo corpo mentre le sue pupille di allungano e la iride diventa cremisi. “Il suo battito è cattivo, Kurama ha paura”.
Iruka spalanca gli occhi, battito? Che con quel nome, battito, intenda il chakra? Allora significa che Sasuke-kun li sta seguendo, come ha fatto il piccolo ad accorgersene?
“Non sono un moccioso!” urla improvvisamente Naruto aggrappandosi ancora più stretto alle gambe dell’adulto mentre il manto svanisce lentamente com’è comparso.
“Cosa?” chiede Iruka confuso da quel repentino cambio di umore. Naruto solleva gli occhi blu offesi verso di lui e con un adorabile broncio dice:
“Kurama mi ha dato del moccioso. Io non sono un moccioso, vero Iruka-san?”
Lo guarda, le labbra piegate e gli occhi incerti, gli stringe il cuore e fa male un po’ ovunque perché per la prima volta la sente sulla sua pelle la mancanza dell’Uzumaki.
“No, non sei un moccioso” decide di rispondere alla fine accontentandolo.
“Esatto” si stacca e mostra le manine al cielo chiuse in pugni, si guarda intorno e urla verso i tetti, verso la presenza che sente ma che non può vedere. “Io non ho paura di te, vieni fuori e combatti se ne hai il coraggio!”
Iruka prega intensamente che l’Uchiha non sia così crudele da prendere alla lettera il farneticare di un bambino un po’ spaccone. Fortunatamente, nella via non scende nessun ninja con intenti omicidi e il piccolo Naruto si gira orgoglioso verso il giovane uomo. “Hai visto quanto sono coraggioso?”
“Lo sei moltissimo” lo vezzeggia spettinandogli i capelli stopposi e pieni di nodi. Si allontana leggermente infastidito mentre cerca di rimettersi con le piccole manine i capelli ai loro posto.
“Neh, Iruka-san” lo chiama poi indicando le teste degli Hokage  “Ma quei brutti musi chi sono?”
L’insegnante ride. “Quelli, Naruto-kun, sono gli Hokage, dei supereroi fortissimi. Oggi ne ha conosciuto uno” aggiunge indicando l’ultimo volto che è stato scolpito.
“Ma chi? Il vecchietto?”
“...Vecchietto?”
“Certo, ha tutti i capelli bianchi, come i vecchi!”
“O-i, guarda che in realtà non è tanto più vecchio di me. Ed è fortissimo!”
“Seh. Io posso fare di meglio!” annuisce convinto portandosi le braccia dietro la testa e accentuando il suo sorriso sghembo “Anzi, sai che dico? Diventerò uno di quei Hokage, diventerò il più forte di loro dattebayo!”
Iruka si ferma in mezzo alla strada, lascia le braccia inermi lungo i fianchi e lo guarda con la bocca aperta, gli occhi spalancati e si rende conto di avere veramente davanti a sé un fantasma.
Tutto questo non può essere vero, si dice e stringe le mani a pugno. Oppure quel bambino è vivo, sa bene che i fantasmi non sono nulla, sono gelidi e non hanno carne e lui ha sentito la stretta sulle sue gambe, quando lo ha abbracciata ha sentito il calore di quel corpicino e il cuore che batteva regolare, quel muscolo pulsante c’è. C’è carne, c’è sangue e c’è vita. C’è un sorriso, ci sono i capelli biondi, c’è quella buffa espressione, lo sguardo deciso e blu, c’è gioia e coraggio, c’è Naruto in quel bambino.
Ma Naruto è morto, com’è possibile?
 
**
“Allora, cosa ne pensi?”
Sasuke entra nella stanza, per tutto il giorno ha seguito Iruka-sensi con il piccolo impostore nascosto tra i tetti delle case, non si aspettava che il bambino si accorgesse della sua presenza. Ripensa come ha definito il chakra, battiti del cuore, pensa anche a cosa ha aggiunto, oscuro; pensa a come rideva, a come si è sporcato con il ramen, a quello che sbraitava e come tendeva le piccole manine verso l’alto.
Nell’ufficio dell’Hokage sono rimasti solo Kakashi e Iruka, il bambino è crollato addormentato sfinito dopo la lunga giornata sul pavimento. Ha la stessa espressione che aveva Naruto quando dormiva, stringe le manine vicino al viso e il petto si solleva a ritmo regolare.
“Cosa dovrei pensare?” dice freddamente all’Hokage, non riesce a togliere lo sguardo da quel corpicino minuto e non sa cos’è quella morsa che prova dentro al cuore, se odio o amore, non sa se vuole ucciderlo o proteggerlo con tutte le sue forze.
“Non lo so” ammette l’uomo passandosi una mano sul viso stanco, è tutto il giorno che cercano di capirci qualcosa.
“E’ fin troppo uguale a lui. Sembra che qualcuno lo abbia rispedito indietro” sussurra Iruka.
“Non credo a queste cose”
“E allora a cosa credi, Sasuke-kun?”
Si avvicina al bambino che forse percependo il suo chakra nell’incoscienza del sonno si agita leggermente, sfiora con le dita quei capelli biondi e poi scuote la testa.
“Non credo che sia il Naruto che conosciamo noi. I morti non tornano indietro” dice alla fine lasciando andare la ciocca di capelli che ha tenuto tra le dita “Cosa avete intenzione di fare, adesso?”
“Niente” risponde Kakashi “Non ha addosso nulla di sospetto per farlo considerare un nemico. Domani farà dei controlli per vedere se si tratta di un jutso o altre diavolerie. Se risultasse pulito, vivrà nel villaggio. In fondo, si tratta di un bambino che ha bisogno di aiuto, ed è anche il Jinchuurike del Kyuubi”
Iruka annuisce, Sasuke non dice niente.
 
 
**
Due giorni dopo
A Naruto  quella nuova casa piace, è grande e ha un letto morbido su cui saltare, lo pensa mentre zampetta allegramente verso la porta dove dall’altra parte qualcuno bussa con insistenza.
“Yo, Naruto-kun” quando apre la parte (a fatica, perché la maniglia è troppo in alto per la sua bassa statura) trova una bella ragazza a salutarlo, la riconosce: è quella che piangeva due giorni. Inclina la testa e la guarda attraverso gli occhi socchiusi stringendo le labbra in una smorfia pensierosa.
“Cosa vuoi?” chiede scorbutico.
La ragazza si congela e sembra restarci male per quella risposta così brusca e lui si sente in colpa e allora la fa entrare. “chi sei?”
“Sono Sakura” si presenta guardando la stanza che sebbene sia abitata solo da un giorno è già in condizioni pietose “Hanno deciso che io sarò la tua dottoressa, perciò verrò ogni settimana a controllare la tua salute” aggiunge inclinandosi verso di lui facendogli l’occhiolino, poi si rialza e si dirige verso la tavola per appoggiare la borsa.
“Uh? Altri controlli? Che noia, dattebayo” sbuffa perché è da ieri che gira per l’ospedale a fare cose noiosissime e adesso vuole giocare un po’. Appena termina la frase Sakura si immobilizza, le mani stretta sulla tracolla e gli occhi sbarrati, il respiro si immobilizza tra le sue labbra.
“Tutto bene?” chiede il bambino accorgendosi dello strano stato della ragazza e avvicinandosi a lei.
“Oh? Certo che sì” si riscuote girandosi a guardarlo con uno sforzatissimo sorriso sulle labbra “Solo, non dire più quella parola, per favore”
“Uh? Che parola?” chiede ingenuamente spalancando gli occhi chiari.
“Dat-tebayo” dice tremante.
“Eeeh? E perché non posso dirla, a me piace. E non lo faccio apposta, ‘tebayo”
“Ma ti ho detto di non dirlo!” scatta Sakura, urla, e sbatte con rabbia la mano sul tavolo. Il bambino si ritrae spaventato, gli occhi grandi di paura e la guarda con la bocca spalancata , sembra a un passo dalle lacrime.
Haruno prende un grande respiro e chiude gli occhi maledicendosi, perché deve sempre lasciarsi andare così tanto ai sentimenti? Perché per una volta non può essere calma e imperturbabile come lo è Sasuke-kun? Perché non c’è Sasuke-kun? Lui saprebbe cosa fare, lui è bravo in tutto quello che fa.
“Mi dispiace” sussulta, il piccolo bambino si è aggrappato al suo vestito stringendolo con forza “Scusami, non lo faccio più, ma non piangere”.
Si passa una mano sulla guancia, la trova umida con sorpresa, è proprio un disastro; si era imposta di restare calma e lucida, di essere gentile e paziente, invece ha iniziato subito a piangere come la solita bambina.
“Sto bene” dice mente cerca di fare un altro sorriso rassicurante davanti allo sguardo dubbioso del bambino; il suo cuore sussulta quando il piccola allunga l’altra manina facendola scivolare tra i suoi capelli rosa.
“Sono molto belli” dice rapito fissando le sfumature che fanno le ciocche colpite dal sole “Hanno lo stesso colore di certi fiori nella foresta”.
“Ti- ti ringrazio” balbetta sentendosi come colpita da mille aghi. Non può farcela, non ci riuscirà mai.
“Neh, Sakura-Chan!”
“Che vuoi, bakamono-Naruto?”
“Certo che i tuoi capelli sono molto belli. Quando li avevi lunghi erano bellissimi, ma così corti mi piacciono ancora di più!”
 
Un tonfo la riscuote da quel ricordo, la borsa è caduta a terra provocando quel rumore. La fissa, non sente nulla, nemmeno la voce insistente del bambino che la chiama chiedendole se sia tutto okay, nel suo cervello tutto si è azzerato, c’è silenzio e il suo cuore che batte regolare.
Tum, tum, tum.
Abbassa lo sguardo, Naruto è ancora aggrappato al suo vestito e muove la bocca ma non esce nessun suono e ha i graffi sulle guance proprio come lui, e gli occhi blu spalancati come lui, il viso rotondo come lui, la bocca come lui e—
“Io... io devo andare” dice scoprendo si sapere ancor parlare.
“Cosa? Ma sei stata pochissimo. Non andare via” sente finalmente, il bambino si aggrappa con più forza ai suoi vestiti.
“Devo andare” ripete meccanicamente, con uno scatto della mano stacca quelle del bambino, non vuole essere toccata, non può aggrapparsi a lei con quelle mani uguali a quelle di lui. “Devo andare”
“Ma...”
“Devo andare!” strilla, gli occhi spalancati, il viso distorto dalla paura e da qualcosa che non riesce a capire, odio o pietà?
Molla la presa sui suoi vestiti e la guarda immobile mentre sbatte con forza la porta alle spalle, Naruto non ha capito, Naruto si sente sbagliato.
 
Sakura corre via lontana, corre e piange come una disperata e non sa nemmeno dove sta andando finché non sbatte contro il petto di un uomo.
“Sakura-chan?” chiede sorpreso Iruka-sensei guardando le lacrime che scendono dagli occhi verdi, porta le dita sulla faccia della ragazza nel tentativo di asciugarle. “Che succede Sakura-chan?”
“Sensei!” fa disperata, aggrappandosi alle sue spalle e nascondendo il volto sul suo petto, si aggrappa con tutte le sue forze, disperata come solo una persona passionale come lei può essere.
“I-io n-n-o-n vo-voglio” soffia tra le lacrime, singhiozza e balbetta “No-n-n vo-vog-lio p-più-ù ve-ved-erlo”
“Parli di Naruto?” indaga cercando al contempo di rassicurarla facendo passare le sue mani lungo la schiena tremante della ragazza.
“NO!” grida aggrappandosi ancor più forte “Lui-i no-on è Na-ru-to. È un-n mo-mostro, un impo-posto-re. Pe-perché ha-a pre-so il-il pos-sto di—.”
“Va tutto bene” la rassicura “non devi rivederlo se non vuoi, non sei costretta. Kakashi-san manderà qualche altro medico. Va tutto bene”
“Na-ru-to” balbetta “Pe-perc-hé ha l-la su-uah fa-faccia?”
“Non lo so” le da qualche pacca sulla spalla “Non lo so”.
 
Sakura è pietosa, lo pensa Sasuke che ha visto tutta la scena dal cornicione della casa del piccolo Naruto. Scuote la testa e torna a spiare l’interno, il bambino fissa ancora la porta, le mani ancora sollevate dove prima stringeva il vestito di Sakura. Non sta piangendo, ma trema leggermente, lo vede portarsi le braccia al petto.
“E’ andata via” dice, come a rimarcare l’ovvio. Si sposta sul letto dove ci si getta sopra con un balzo.
“Perché sono solo?” chiede, ha gli occhi liquidi e stringe il cuscino tra le braccia bisognoso di un abbraccio vero.
Non sei solo, Naruto. Ci sono io con te. Gli risponde Kurama nella sua mente
 
**
La gente e cattiva e parla tanto, i loro sussurri sono taglianti come vetro e si spostano veloci fra le vie spinti dal vento, arrivano di casa in casa e ogni sussurro porta parole cattive e sguardi carichi di odio e disprezzo.
È passato un anno da quando il bambino che dice di chiamarsi Naruto è arrivato alle porte del villaggio, un anno da quando Sasuke ha preso a seguirlo di nascosto, da quando ha messo piede in quelle vie. Gli abitanti di Konoha avevano visto nel piccolo un demone, l’idea si era rafforzata con la presenza del kyuubi dentro di lui, un demone che aveva ucciso l’amato eroe del Villaggio della Foglia e rubato il suo corpo per vivere e perseguitarli. Odio gridavano i loro sguardi, assassino le loro parole, dicevano ai propri figli di non parlargli, di non guardarlo, ignoralo è un mostro, perché è ancora qui?, perché l’Hokage non lo manda via?, mostro, mostro, mostro.
Naruto camminava con sorrisi allegri tra quelle parole piene di odio, mostro, e la gente si scansava, lo ignorava come se non esistesse. Era doloroso per il piccolo essere ignorato o guardato con tanto odio, non capiva cosa avesse fatto di male, non trovava senso in tutti quegli sguardi e non capiva perché le poche persone che gli parlavano con gentilezze poi iniziassero a piangere. Non capiva, cos’aveva di sbagliato?
Sasuke non sa cosa prova per quel corpicino tutto , non sa cosa lo spinga a seguirlo ogni giorno, a spiarlo e fissarlo. Lo segue la mattina, il pomeriggio e la sera, di notte lo guarda dormire e non va a casa finché non s’assicura che non gli capiterà niente, che sarà al sicuro. Lo sa che il demone della volpe lo protegge, ha già visto più volte il chakra del novecode avvolgerlo per proteggerlo dalle rovinose cadute frequenti nelle sue corse vivaci, solo che non riesce a lasciarlo solo.
Lo odia perché ha la faccia del suo Naruto, ma non può non proteggerlo: è come se gli sia stata data una seconda possibilità.
È cresciuto da quando è arrivato e i vestiti che gli erano stati regalati da Iruka non gli vanno più (a proposito, il maestro ha iniziato a venire a salutarlo sempre meno perché è impegnato con l’Accademia e il biondo ormai passa le giornate in completa solitudine) e quando va in giro i pantaloni sono troppo corti e lasciando scoperti parecchie centimetri di caviglia. Guarda la tuta arancione che tiene in mano, non sa perché gliela abbia comprata, è stata una cosa istintiva, l’ha vista in un negozio e l’ha presa, tutto qui. Gliela appoggia sulla sedia e poi lancia uno sguardo al bambino addormentato, la testa bionda spunta appena dall’ammasso di coperte sotto cui si è rifugiato.
È così indifeso, potrebbe ucciderlo adesso e la volpe nemmeno se ne accorgerebbe. Ma non lo fa.
Lo vede agitarsi e sbadigliare, si fa attento e velocemente come è entrato esce dalla stanza per non essere visto dal bambino che si sta svegliando. Lo guarda mentre si stropiccia gli occhi con le manine, poi si alza a sedere e le coperte scivolano dal suo corpo scoprendo il pigiama azzurro con i pinguini. Si guarda intorno, convinto di non essere solo con lo sguardo assonnato che si illumina non appena lo posa sui vestiti nuovi; elettrizzato scende dal letto gettando di lato le coperte e zampetta con i piedi scalzi fino alla sedia, accarezza la stoffa con le dita, un sorriso meraviglioso sulle labbra.
“Guarda,Kurama, è bellissima!” esalta tutto felice con la volpe che porta dentro. Poi alza lo sguardo e sempre con quel bel sorriso guarda il soffitto, come se stesse vedendo il cielo. “E’ stato lui, vero?”
 
**
Naruto sta giocando sull’altalena, dondola lentamente e guarda i muri dell’Accademia, ha sei anni a e fra pochi mesi potrà andarci anche lui. Vuole diventare forte come il maestro Iruka, anzi di più! Vuole superare i supereroi scolpiti nella roccia ed essere così amato da tutti, la gente ama gli eroi quindi se lo diventerà non dovrà più subire quegli sguardi pieni di un incomprensibile rancore.
Sente la campanella suonare e decretare la fine delle lezioni, la porta di apre e tanti bambini escono dall’edificio, alcuni portano cartelle sulle spalle, altri ridono tra loro. Ci sono i genitori e li accolgono a braccia aperte, i figli ci si gettano veloci oppure scappano ai baci con “Mamma, ma io sono grande!”
Vede un bambino prendere la mano del padre, vede una ragazza pettinare i capelli della sorella e due genitori battere pacche orgogliose sulle spalle del figlio.
“Kurama, ma dov’è la mia famiglia?” chiede aggrappandosi con più forza alle corde dell’altalena mentre dondola sempre più in altro.
“Kurama?” chiama quando non ottiene risposta.
I tuoi genitori sono dovuti andare via, ma hanno lasciato me con te in modo che potessi proteggerti al loro posto.
Sorride. “Sono stati gentili. Ma vorrei che fossero qui con me”.
Non ti basto, moccioso?
Ride. “Sì, tu mi basti, volpaccia” salta giù dall’altalena e atterra appoggiandosi con le mani per non cadere in avanti. Alcuni dei genitori lo hanno visto e lo guardano con disapprovazione, tengono nascosti i figli dietro le proprie gambe.
“Be’, che avete da guardare?” bercia gonfiando le guance graffiate “Io non vi ho fatto niente!” e scappa via tra gli alberi lasciandosi alle spalle quegli sguardi che gli bucano la schiena.
Sasuke, accovacciato tra i rami degli alberi, lascia vagare gli occhi ancora per qualche secondo sull’altalena che continua a dondolare sempre più piano fino a fermarsi, poi lo segue.
**
Naruto aveva compiuto sette anni aveva pensato che andando all’accademia tutto sarebbe migliorato, che avrebbe finalmente incontrato qualcuno con cui ridere e passare il tempo (oltre che con la vecchia volpe, si intende)
Invece nella scuola ha trovato gli stessi sguardi carichi di odio che trova per strada, solo che alcuni adesso lo insultano apertamente e gli fanno dei dispetti orribili. Aveva sperato che Iruka-sensei potesse renderlo meno solo, magari essere gentile e consolarlo, ma lo tratta come tutti gli altri studenti, spesso lo rimprovera perché non fa i compiti per casa e non segue attentamente le lezioni. Si sente ignorato, per questo si è trasformato in una piccola peste: dipinge cose oscene sui muri dell’Accademia, tira i gessetti contro Iruka, mette le rane nella borse delle sue compagne e tanti altri dispetti, ma non funzionano e riceve solo insulti e strigliate cattive.
È seduto sull’altalena, nessuno la usa e allora fa compagnia lui a quel vecchio gioco, e guarda i compagni mangiare la merenda preparata dai genitori mentre il suo stomaco brontola perché lui non ha niente da mangiare, la mattina si è alzato tardi e non c’era nessuno ad avergli preparato qualcosa. Si spinge lentamente per distrarsi dalla fame, ne ha tanta, e ignora i bambini che lo guardano e bisbigliando.
 
“Sono a casa!” grida quando apre la porta e sebbene sapesse già che nessuno avrebbe risposto il silenzio lo colpisce comunque come un pugno in piena faccia. Richiude la porta alle spalle e i suoi occhi corrono a uno strano contenitore sopra il tavolo, curioso si avvicina e lo guarda con gli occhi spalancati, un principio di sorriso gli compare sul volto. Lo apre con un po’ di difficoltà perché è chiuso ermeticamente ma quando finalmente toglie il coperchio il suo viso si illumina e spalanca completamente la bocca incapace di contenere il sorriso: dentro ci sono degli onigiri e hanno un aria buonissima.
“E’ stato lui, non è vero?” urla eccitato a Kurama che può sentirlo benissimo anche se non strilla così tanto, come gli fa notare. Naruto ride e ignora quel tono burbero unendo le mani tra di loro, alza lo sguardo e dice:
“Itadakimasu¹”
**
Fa freddo, i respiri delle persone si condensano in nuvolette che salgono verso il cielo grigio, qualcuno dice che fra un po’ nevicherà e che è strano tutto quel gelo in una città calda come Konoha, sarebbe la prima nevicata dopo undici anni.
Naruto sfrega le mani tra di loro protette dalla lana di alcuni vecchi guanti che ha ritrovato a casa e ci soffia sopra per riscaldarle, ha la punta del naso rossa e una sciarpa troppo grande striscia fino a terra. Ha chiesto a Iruka-sensei di mangiare del ramen insieme da Ichiraku ma lo shinobi lo ha liquidato velocemente con un sorriso di scuse perché doveva correggere i compiti, ha anche ribadito il fatto che il bambino non li avesse fatti tutti. Quindi adesso è solo e andare a mangiare il ramen da solo non è una bella cosa per questo è andato all’alimentari e ha comprato delle scatole di ramen preconfezionato da scaldare a casa, le tiene dentro una borsa di plastica che sbatte con insistenza contro il suo fianco.
C’è un grande andirivieni di persone per la via, tutti stretti nel propri cappotti scuri e le mani ben nascoste nella tasche, le sciarpe alte fin sopra il naso e Naruto si sente infinitamente basso in mezzo a tutte quelle persone alte e rese grosse per tutti i vestiti che indossano. Si stringe nelle spalle e cerca di scivolare fra la folla ma un uomo lo colpisce  con il gomito alla schiena e per non cadere mette le mani avanti aggrappandosi al cappotto lungo di un’altra persona, la borsa gli scivola dalla spalla rovesciando per la strada gelata tutta la sua spesa.  Fa un gemito strozzato perché cadendo ha sbattuto il ginocchio e adesso gli fa male.
“Ma guarda dove vai, brutto ba—” La voce stridula della donna a cui si è appoggiato si spegne quando il bambino punta gli occhi blu sul viso dell’estraneo per chiedere scusa. Gli occhi della donna sono attraversati da un lampo d’odio e con uno scatto lo allontana con sprezzo. “Non mi toccare” sibila.
Le persone si sono fermate a guardare la scena e bisbigliano fra loro mentre la donna si allontana con passi secchi e furiosi lamentandosi con la propria amica, come se fosse stata contagiata da una brutta malattia, e guardano il bambino raccogliere le sue scatole di ramen istantaneo e metterle nella borsa con le mani tremanti per il freddo, nessuno alza un dito per aiutarlo. Lo guardano dall’alto della loro statura con gli occhi  socchiusi in disprezzo e cappelli calati sul viso.
Perché? Perché lo guardano così? Che cosa ha fatto per meritarselo?
In uno sprizzo di orgoglio raddrizza la schiena tenendo la borsa con presa sicura, le ciglia arcuate nel viso distorto dalla rabbia, li guarda tutti e ogni volta che incontra gli occhi di uno di loro quello distoglie lo sguardo, come se la sola vista gli facesse ribrezzo. Gonfia le guance e sbraita: “Si può sapere che cosa vi ho fatto?! Smettetela di guardarmi così!” sente gli occhi pizzicare, le lacrime lottare per uscire e ha un nodo in gola che gli fa morire le parole.
“Io diventerò l’Hokage più forte, ve lo farò vedere ‘teb-bayo!” grida prima di dare la schiena a quel muro di persone e correre in una via secondaria verso casa. Sta correndo da pochi minuti quando va a sbattere contro qualcun altro.
“Mi scusi” soffia senza alzare il viso perché non vuole essere riconosciuto, non vuole vedere ancora quello sguardo.
“Naruto-kun?” conosce la voce e la sorpresa gli fa sollevare il volto verso la ragazza dai capelli rosa avvolta in una sciarpa verde.
“Sakura-chan!” dice ma la felicità gli muore in gola non appena vede gli occhi della giovane donna iniziare a tremare, pronti ad accogliere le lacrime che scenderanno lungo il viso pallido.
“Naruto-kun” ripete con quella voce sorpresa, come se avesse visto un fantasma
  Digrigna i denti. “Perché... perché ogni volta che mi vedi inizi a piangere?” sussurra senza reprimere la rabbia.
Sakura ripete il suo nome con il tono inclinato, tremante, e solleva una mano per toccare la testina bionda del bambino ma lui la scaccia con furore e riprende a correre verso casa con il cuore pesante e troppe domande in testa.
 
Quando entra a casa ha gli occhi umidi e le guance tutte rosse, ma dopo aver corso così a lungo si sente bene, è contento che il cuore gli batti così veloce per la fatica e non per la rabbia. Lascia cadere la borsa a terra con poca grazia e le scatole di ramen rotolano per il pavimento, toglie anche il giubbotto, i guanti e la sciarpa, getta tutto a terra e accoglie con piacere il calore della sua piccola casetta. Muove le dita arrossate per scaldarle e tira giù la zip della felpa che indossa guardando la stanza disordinata, le magliette sporche sparse a terra, il letto da sistemare e le sua colazione ancora sul tavolo. Prende uno dei ramen in scatola che sono rotolati fuori dalla borsa e lo appoggia sul banco, il rumore sebbene lieve nella stanza silenziosa sembra un frastuono.
Mangiare il ramen da solo non è bello.
Fa un piccolo sorriso. “Perché non entri e ti fai vedere? Riesco a sentire il battito del tuo cuore, lo so che ci sei”.
Sasuke seduto sul cornicione spalanca mitemente sorpreso gli occhi. Il bambino da dentro la casa continua a parlare:
“Tu mi segui praticamente da sempre, sei tu che mi sistemi i vestiti nell’armadio e che mi compri le verdure, vero? Lo so che sei fuori vicino alla finestra, a volte ti siedi sopra il tetto. Perché non entri?”
La finestra si solleva e una ventata di aria gelida entra dentro la casa colpendo le spalle del bambino e facendo ondeggiare la felpa aperta, sorride apertamente e il cuore gli batte furiosamente nel petto né per la rabbia e né per la corsa, crede sia l’emozione.
“Io lo so chi sei...” dice socchiudendo gli occhi e girandosi verso la persona che è entrata nella stanza. È un ragazzo sui vent’anni alto e bello, sembra una statua di perfezione e armonia coni capelli neri che gli coprono una parte di volto, gli occhi scuri e grandi che lo fissano senza nessuna particolare emozioni, lucidi come le pietre nere; Il naso è dritto e lungo, la bocca piccola e la pelle chiara come la neve, un viso ovale e dolce. Indossa uno strano mantello nero per proteggersi dal freddo.  Lo guarda e non dice niente, lo guarda e basta.
“Io lo so chi sei” ribadisce il piccolo Naruto allacciando le mani dietro alla schiena, sorride allegro e felice.
 “Tu sei un angelo, vero?”
 
 
 
 
 
 
NDA.
Chi mi legge, sa benissimo quanto io sia logorroica e quindi dubito sia sorpreso dalla lunghezze del testo (sedici pagine di word auf auf), per quelli nuovi che sono arrivati fin qui: complimenti!
Nella mia testa era nata come una one-shot, solo che non potevo buttarvi trentacinque pagine tutto in un colpo, vi ammazzavo (non che adesso io abbia risolto lol) quindi l’ho divisa in due.
EEEEee, in certi punti mi sono messa a piangere come una matta, da sola, tipo che passavano i miei e mi vedevano piangere davanti al computer. NORMALISSIMO! Sì, mi rendo conto di aver fatto una cosa abbastanza angst ma non trovate che il piccolo Naruto con il pigiama azzurro con i pinguini sia una cosa totalmente tenerella? (Perché parlo come Leopardi?)
Detto questo, lascio la parola a voi (sempre che siate sopravvissuti fin qui hahah) e alle vostre recensioni/critiche/lacrime/pomodori che fate tanto felice Sas’ke/ramen/mele/fragole/commenti e tutto il resto, si accetta ogni cosa qui! No, dai seriamente, non lasciatemi da sola in questa valle di lacrime auto creata T_T
 

 
Lo so che in tutti gli anime lo traducono con buon appetito, in realtà è un ringraziamento, letteralmente dovrebbe essere “Io ricevo qualcosa” e lo si dice in segno di umiltà, tipo: “Grazie per avermi offerto questo cibo”.
Quindi boh, parentesi lessicale molto brutta perché le cose non so spiegarle io.

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Capitolo 2
*** parte II ***


Kyūbiko no ko
Il bambino della volpe a novecode
 
 
 
 
 
Gli occhi blu del bambino lo spiano da dietro le nuvole di fumo che salgono dalla tazza di cioccolata fumante appoggiata sul banco; un ciuffo ribelle cade a coprire parzialmente un occhio. Non hanno ancora parlato da quando Sasuke è entrato, l’ex-nuniken si è limitato a preparare una tazza di tè amaro per sé e una di cioccolata per il bambino che per tutto il tempo lo ha fissato spalancando gli occhi, spiando ogni singolo movimento senza lasciare che una sola sillaba fuoriuscisse dalle labbra socchiuse. Scalcia impaziente le gambe non riuscendo a stare compostamente seduto sulla sedia in attesa che la cioccolata si raffreddi per berla.
“...Angelo-san?”
Sasuke sbatte violentemente la tazza sul legno del tavolo. Angelo-san? Ma seriamente?! La prima volta che lo aveva chiamato così, quando era entrato, lo aveva spudoratamente ignorato perché giustamente se questo bambino è uguale in tutto a Naruto deve esserlo anche nella stupidità, quindi non ha senso dare troppo peso alle sue parole, è stupido.  Ma non può continuare a chiamarlo così!
Il piccolo socchiude gli occhi infastidito da quel rumore e si nasconde dietro la tazza in ceramica cercando di capire cosa abbia detto di sbagliato.
“Sasuke”.
Spalanca gli occhi ed emerge da dietro il suo scudo improvvisato sbattendo le palpebre confuso, la bocca storta in una piega assorta.
“Sa-su-ke Uchiha. È il mio nome” ripete, scandendo con attenzione ogni sillaba e nel mentre il volto del bambino si illumina, la bocca si spalanca in un sorriso e gli occhi si accendono di una luce carica di aspettative, appoggia le manine intorno alla ceramica calda della tazza e stringe leggermente, inclina la testa e allarga il sorriso.
“Tu sei il mio angelo custode, vero?”
“Ch’, cosa te lo fa pensare?” sbuffa stizzito con tono duro ma ciò non sembra scoraggiare il bambino che stacca le mani dalla tazza e le mette sulle guance appoggiando i gomiti sulla tavola.
“Iruka-sensei dice che gli angeli custodi vegliano sui bambini aiutandoli quando sono soli e tristi. Ti seguono e proteggono dai mali, scacciano i brutti sogni e non ti abbandonano mai. Come te” termina soddisfatto, fa un sorriso storto continuando a scalciare le gambe da sotto il tavolo “Però ti immaginavo diverso” continua, ora che ha iniziato a parlare non riesce più a fermarsi o a stare semplicemente fermo, si appoggia allo schienale della sedia attaccando le mani ai bordi del tavolo “Credevo che il tuo occhio fosse rosso e uno viola e che avessi delle grandi ali nere. Perché non hai un braccio? E perché non hai le ali?”
Perché non sono un angelo, vorrebbe dire stizzito ma dalla sua bocca escono suoni diversi. “Ho un occhio viola”
La bocca del bambino si spalanca in una ‘o’ perfetta mentre gli occhi si ingrandiscono all’inverosimile. “Davvero? Posso vedere?”
Non fa in tempo a negare che il piccolo Naruto è già sceso dalla sedia e zampettando si è ancorato al suo unico braccio e si alza sulle punte cercando di raggiungere con la manina la frangia che copre una parte del suo volto. Non ci riesce, è troppo basso, tira fuori la lingua dalla sforzo e tende ancora di più il braccio, le sopracciglia corrugate nascoste dalla frangia bionda e stopposa; Sasuke inspira ed espira pesantemente poi si accuccia con la faccia verso la mano del bambino permettendogli di scoprire l’occhio, non sa nemmeno perché sia così accondiscende (gli ha perfino preparato una cioccolata calda!) o cosa sia quella morsa al cuore davanti alla innocente espressione colpita di Naruto davanti al rinnegan. Nella sua testa ci sono sentimenti contrastanti, una parte di sé vorrebbe attivare lo sharingan per soggiogare la stupida volpe e farsi dire cosa cazzo sta succedendo, un’altra estrarre Kusanagi per mettere fine a quella inopportuna vita, l’altra vuole solo che quel bambino mantenga quel sorriso per sempre.
“E’ fighissimo!” dice Naruto spostando la manina dal viso pallido del ragazzo e facendo ricadere la frangia nera sul rinnegan, poi fa una cosa che lascia Sasuke totalmente spiazzato: allarga le braccia stringendole intorno alla schiena del più grande e lo abbraccia appoggiando la testolina bionda sul lato sinistro del petto. Il moro allarga gli occhi e trattiene bruscamente il respiro, il bambino ascolto il suo cuore accelerare i battiti.
“Va così veloce...” sussurra Naruto. Ho chiuso gli occhi e un leggero sorriso increspa le sue labbra “I battiti del tuo cuore sono così pieni di odio, c’è tanto buio ma, non so perché, mi rassicurano”.
Inconsciamente, davanti alla trasparenza di quelle parole innocenti, Sasuke avvolge il corpo minuto con il proprio braccio e stringe, forte, per tenere quella testa più vicino al proprio cuore.
 
Kakashi, seduto alla scrivania dell’Hokage, legge il rapporto dell’ultima strana calamità che ha toccato il villaggio, qualcosa di incomprensibile: delle persone hanno smesso di esistere. Il che è impossibile, una persona non può tutto d’un tratto sparire come se l’aria intorno a lei l’abbia inghiottita senza lasciare nulla; i testimoni dicevano di aver visto queste persone scomparire improvvisamente, davanti ai loro occhi, come se qualcuno li avesse cancellati con la gomma.
Sospira e getta il rapporto malamente sulla scrivania, si porta le mani ai capelli stringendo con forza le ciocche quasi che il dolore possa aiutarlo a ragionare in maniera più lucida, a trovare una spiegazione razionale a una cosa totalmente impossibile.
Deve mandare qualcuno ad indagare.
 
“Ma se sei così potente, perché non sei un ninja?” chiede Naruto pulendosi gli angoli della bocca sporchi di cioccolata. Sasuke inarca elegantemente una sopracciglia in una muta domanda e allora il bambino si appresta a spiegare:
“Tutti i ninja hanno il copri fronte, come Iruka-sensei. Tu non lo hai”.
Arriccia le labbra. “Ch’— certo che lo ho, ma non posso sbandierarlo ai quattro venti”
“An no?” confuso il più piccolo inclina la testa a destra socchiudendo leggermente gli occhi e aprendo la bocca. “Posso vederlo?”  
Che fastidioso, pensa ma infila comunque la mano nella tasca interna del mantello per tirare fuori il suo distintivo ninja e lo appoggia sul tavolo dove Naruto sporge la testa per vederlo bene; sbatte gli occhi blu confuso e poi li punta verso il più grande.
“Perché è rovinato?” chiede riferendosi allo striscio che percorre il metallo.
“Il mio—” la voce gli muore in gola, se la schiarisce e riprende “Il mio migliore amico me l’ha rovinata”.
“Che cattivo!” commenta ingenuamente il bimbo gonfiando le guance “Perché lo ha fatto?”
Stringe le labbra, queste sono domande scomode alle quali proprio non ha voglia di rispondere ma ha degli occhi talmente grandi e limpidi che la sola idea di starsene zitto e ignorarlo spudoratamente lo fa sentire in colpa, sospira e si chiede da quando esattamente sia diventato così malleabile. “Volevo abbandonare il villaggio e lui voleva riportarmi indietro, tutto qui”.
“Perché?”
“Cosa perché?”
“Perché ti ha riportato indietro se non volevi più stare al villaggio?” spiega sedendosi sul tavolo e porgendo il viso verso quello dell’adulto.
Silenzio.
 “...perché era mio amico” sussurra, stringe la mano e l’occhio si offusca perso tra i ricordi.
“Perché ti spingi a tanto solo per intralciare i miei piani?”
“Perché siamo amici”.
“Sa... Sas’ke!” lo chiama il bambino afferrandogli  un lembo del mantello e iniziando a tirare con insistenza “Sei ancora qui?”   
Si scosta arrabbiato e gli scocca uno sguardo infastidito. “Dove altro dovrei essere, moccioso?”
Il moccioso in questione spalanca gli occhi e gonfia le guance rigate offeso. “Io non sono un moccioso!”
**
Fa sempre più freddo, da qualche giorno ha finalmente iniziato a nevicare e Konoha  è immersa da un soffice strato bianco, i padri spalano la neve dai tetti delle case e i passanti devono stare attenti a non finire sommersi dai mucchi che vengono gettati nella strada, i bambini corrono sulla neve a costruire pupazzi o si spostano di casa in casa sullo slittino ben chiusi nei loro cappotti colorati, alcuni negozi hanno chiuso e pure all’Accademia non si va più per una breve vacanza.
Naruto è sempre fuori a giocare con la neve e ogni sera torna a casa con i vestiti bagnati e le guance tutte rosse per il freddo, ma sembra felice e questo è un bene; Sasuke continua a seguirlo ma a distanza di sicurezza anche se adesso che è stato scoperto si mostra senza timore. Ogni tanto il bambino gli tira una palla di neve e lui si offende, altre volte bevono una cioccolata e il tè insieme ma il ramen no, perché l’angelo non lo sopporta e allora Naruto è costretto a rinunciare a quella squisitezza quando è in sua compagnia.
Poi un giorno si sveglia e il cielo non è più grigio, ma un caldo sole riscalda le strade del Villaggio, i pupazzi di neve diventano sempre più piccoli finché non resta solo una corata e i rametti, per le vie devi andare con gli stivaloni alti perché è tutto bagnato di una strana poltiglia, se ti sporchi i vestiti la mamma si arrabbia e quindi sono guai; Naruto la mamma non ce l’ha e quindi i primi giorni si diverte a saltare sulle pozzanghere di neve sciolta ma ogni volta che torna con i pantaloni schizzati Sasuke lo guarda male e quindi ha smesso perché quello sguardo fa davvero paura.
Oltre alla neve, scompaiono altre persone che lasciano spiazzato l’Hokage: nel mondo e nel villaggio stanno succedendo cose strane, come se di intere cose venga cancellata l’esistenza. Recentemente una montagna che si trovava al confine del Paese della Terra ha smesso di esistere lasciando al suo posto un fiume. I ninja vengono convocati e mandati in tutti gli angoli per capire, ma nessuno ci riesce, e in molti non tornano dalle missioni; però nel Villaggio gli abitanti non conoscono ancora i particolari e tutto va bene, più o meno.
All’accademia le cose vanno un po’ meglio perché quando Naruto non capisce un esercizio o non ha voglia di farlo chiede al moro che sebbene in maniera troppa sbrigativa una spiegazione veloce gliela dà. La gente lo guarda ancora male quando cammina per strada e i bambini lo evitano, non ha ancora trovato un amico ma ha deciso che non gli importa, che sta bene così e che non ha bisogno di amici, lui. Sta bene da solo.
Però è difficile mentire quando si sa di star dicendo una bugia e allora chiede a Sasuke perché tutti lo trattino così.
“Perché sei insopportabile” gli risponde la prima volta infastidito dal comportamento un po’ troppo espansivo del bambino ma poi ha visto il sorriso di Naruto sparire e ha capito di aver sbagliato.
“Sono solo degli idioti senza speranza” e appena dice questa cosa serra le labbra e non parla più, ma questo è normale, il bambino ha notato che l’angelo parla davvero poco e quando lo fa è per sputare sentenze.
“Sas’ke, ma se tu il villaggio lo odi, perché sei ancora qui?” gli chiede un giorno, perché davvero non capisce, ma ha anche paura che gli risponda che sì, ha assolutamente ragione, e che quindi sparisca dalla sua vita lasciandolo definitivamente da solo.
“Perché l’ho promesso a quell’usuratonkachi” gli ha risposto invece.
Naruto non sa chi sia questo fantomatico amico di cui parla a volte, ogni volta che glielo chiede l’altro si chiude in un mutismo che dura giorni quindi ci ha semplicemente rinunciato ma vorrebbe davvero conoscerlo perché sembra uno veramente forte e magari è più simpatico di Sas’ke.
**
“Dove stai andando?”
Naruto, dodici anni, si blocca sulla porta della sua casetta e dentro di sé maledice Sasuke.
“A giocare fuori” si gira a guardare il giovane uomo che è scivolato dentro la casa grazie la finestra aperta, il ragazzino la lascia sempre aperta.
“Dovresti fare i compiti, fra qualche mese hai l’esame”
“Li ho già fatti” mente spudoratamente e infatti Sasuke non gli crede, inarca una sopracciglia e lo guarda scettico e Naruto si maledice perché non è giusto che lo scopra sempre.
“Uffa! Non è colpa mia, io non so fare la moltiplicazione del corpo quindi è inutile!” incrocia le braccia al petto e scuote la testa offeso.
“Naruto...” lo riprende con voce dura “Dovresti smetterla di andare in giro a fare scherzi. Iruka-sensei avrà un infarto se continui così”.
“E allora?” borbotta stringendosi nelle spalle “Sono l’unica cosa che so fare. E almeno così si ricordano della mia esistenza”
Sbuffa. “Mi ricordo io della tua esistenza. Io e quella stupida volpe”.
Naruto vorrebbe urlargli dietro qualche insulto ma invece abbandona le braccia lungo il busto e abbasso lo sguardo, è ovvio che è contento che Sasuke e Kurama siano sempre al suo fianco e alla fine anche Iruka-sensei è sempre gentile con lu. Sa che finché si comporterà come un monello la gente avrà ancora più motivo per disprezzarlo, ma in fondo il disprezzo va bene, basta solo che ci sia un sentimento che gli ricordi la sua esistenza. Gli scherzi che fa sono la maschera della sua tristezza, una maschera che non ha ancora il coraggio di togliere. Quindi...
Stringe le mani a pugno. “Lasciami in pace” ringhia.
“Come vuoi” dice Sasuke, la sua voce sembra fatta di ghiaccio “non voglio perdere tempo con una nullità come te”.
È una frazione di secondo, il ragazzino ha solo il tempo di spalancare gli occhi azzurri che il ninja è già uscito dalla finestra.
Non è vero, pensa mentre corre in quella direzione.
Non è vero, continua a pensare mentre si affaccia alla finestra.
Non è vero, pensa ancora con disperazione mentre si guarda intorno.
Stringe con forza i bordi della finestra con la consapevolezze che quel battito che lo ha accompagnato per una vita ha cessato di esserci.
“Va benissimo!” grida “Io non voglio perdere tempo con una persona che mi considera una nullità! Starò meglio senza di te!” gli brucia la gola e forse quello che ha fatto è tanto, molto, infantile ma non importa perché Naruto è un bambino e come tale si comporta.
Ma perché nessuno se ne accorge?
 
Cammina per strada, con le mani in tasca e la felpa aperta, fa caldo e il sole colpisce i suoi capelli biondi in maniera diretta, il cielo è blu e gli sembra tanto una presa in giro. Non ha fatto nessuno scherzo alla fine, ci ha provato, aveva iniziato a disegnare sui muri di una casa delle cose oscene con dei gessetti ma poi si è fermato ripensando a quel teme e con rabbia ha gettato tutto a terra sbattendo i piedi con rabbia. Ha fame, ma non vuole andare da Ichiraku o tornare a casa. In realtà non vuole fare niente di particolare; è come se non vedesse il senso di impegnarsi in qualcosa.
Affonda ancor di più le mani nelle tasche incurvando la schiena e guardando sfacciatamente una donna che lo fissa con riprovazione negli occhi.
Non lo sa ancora perché è così odiato, in tutta sincerità non sa nemmeno chi sia o perché esista, che senso ha essere nato, sa solo che tutti lo fissano con quello sguardo. Ogni uomo, donna, vecchio o ninja che sia quando passa e lo vede ha quello sguardo, adesso che ci pensa è lo stesse che aveva Sasuke prima che se ne andasse dalla finestra. L’improvvisa consapevolezza lo ferma in mezzo alla strada e si sente come se qualcuno gli abbia dato un pugno nel centro perfetto dello stomaco, sente che sta per vomitare. Invece si gira a guardare tutte le persone con le sopracciglia incurvate fino a toccare gli occhi, la gente invece distoglie lo sguardo leggermente imbarazzata.
“Perché?!” grida chiudendo gli occhi. Non riceve risposta, non che si aspettasse il contrario ma quel silenzio fa comunque male e per questo fa la cosa che più gli viene naturale: inizia a correre.
Io non sono una nullità, pensa, ve lo dimostrerà dattebayo!
**
Iruka era preoccupato già da un po’, per questo quando spalanca la porta della casa di Naruto sente un leggero attacco di panico prendergli il cuore. Il ragazzino ha saltato ben cinque giorni di lezioni, all’inizio non ci aveva fatto caso perché era già successo in passato che bigiasse per qualche giorno solo per farsi venire a prendere o consolare da un Iruka preoccupato; quindi sì, all’inizio aveva ignorato il posto vuoto dicendosi che se il ragazzino aveva davvero l’intenzione di diventare un ninja doveva smetterla con quei capricci infantili e iniziare a trattenere le proprie emozioni. La cosa che lo aveva fatto preoccupare era stata ben altra: in tutta Konoha, in quei cinque giorni, non c’era stato un solo fastidioso scherzo del biondo, tutto era stato irrealmente tranquillo.
Così eccolo qui, il nostro sensei, ha pensato che Naruto fosse ammalato e quindi è venuto a trovarlo con delle medicine e un brodo caldo nella borsa della spesa ma è il vuoto quello che trova una volta aperta la porta. La stanza è disordinata come al solito, una ciotola di latte avanzato che ha l’aria di appartenere a tante colazioni fa risalta sul tavolino, il letto è sfatto ma la cosa che più risulta fuori luogo è la finestra chiusa. Sa che Naruto per qualche ragione la lascia sempre aperta, per lasciare entrare dentro il suo angelo, gli diceva ma allora perché adesso è chiusa con le finestre tirate?
Lascia cadere la borsa a terra e corre fuori dal condominio per cercarlo, per chiedere se qualcuno lo abbia visto; è solo un bambino, con dei capelli biondissimi tra l’altro,  non può essere andato tanto lontano e non può avere fatto nulla di stupido, deve essere per forza lì tra qualche via nascosto a fare le solite monellate. Corre al palazzo dell’Hokage, Naruto è il Jinchuuriki del Kyuubi, deve esserci per forza un modo per rintracciarlo, quelli del consiglio non lo lascerebbero mai vagare da solo senza una guardia, anche con il Naruto originale c’era un ninja a sorvegliarlo. Apre la porta dell’ufficio senza bussare.
“Kakashi!” sbraita dimentico delle buone maniere, che non deve rivolgersi a lui come vecchio amico ma come Hokage, dimentica l’onorifico e che con lui potrebbe esserci già qualcuno. Ci trova, infatti, due ANBU.
Non si dà il tempo di arrossire davanti agli sguardi perplessi che riceve e a grandi falcate si dirige verso la scrivania gesticolando:
“Naruto-kun non si trova da nessuna parte!”
“...Naruto?” chiede uno dei due ninja esperti coperti delle maschere.
“Cosa ha combinato questa volta?” chiede l’Hokage lasciando perdere l’informalità di Iruka e cercando di andare subito al punto anche se con aria stanca.
“Niente! Sono cinque giorni che non si presenta alle lezioni e non riesco a trovarlo da nessuna parte” dice con il fiatone, leggermente in panico.
L’ANBU che prima ha parlato si muove a disagio dando le spalle all’Hokage mostrando una maleducazione più grave di quella dell’uomo preoccupato.
“Non è casa?”
“No, nemmeno al parco o negli altri posti che frequenta di solito” si spiega.
“Hokage-dono...” dice l’altro ANBU con la voce attutita dalla maschera ma che ha comunque un tono preoccupato e femminile, ma il capo degli shinobi di Konoha non fa nemmeno in tempo a rispondere che l’altro ANBU è corso fuori ignorando ancora una volta la buona educazione investendo quasi Iruka.
“Accidenti” sbotta Kakashi prendendosi i capelli grigi tra le mani “Quello sconsiderato non mi ha dato nemmeno il tempo di parlare!”
“Non cambierà ma” dice l’altro ANBU togliendosi la maschera e rivelando il viso di Sakura “Sasuke non può evitare il legame che ha con Naruto”.
 
L’Uchiha corre, sia lo sharingan che il rinnegan attivati, pregando che sia solo uno stupido scherzo della versione in miniatura del dobe e che non sia stato veramente rapito come sembrava trapelare dal tono preoccupato di Iruka sensei. Nonostante i fori della maschera siano piccoli con i suoi occhi riesce a vedere ogni cosa e non ci mette tanto a individuare un punto del bosco che circonda Konoha in cui una forte concentrazione di chakra si agita. Si dirige verso quella zona senza fermarsi a pensare che quell’ammasso sembra solo e puro chakra, come se non ci fosse nient’altro, ma lo riconosce, è quello di Naruto.
 
(Del suo Naruto)
 
Ed è proprio lì che lo trova, nel bel mezzo di una radura, stremato e pieno di lividi e tagli, si aggrappa convulsamente ad un ramo di un albero perché fatica a stare in piedi. Disattiva lo sharingan e rapidamente lo raggiunge, un secondo prima che il ragazzino perda la presa sull’albero a cada di faccia a terra, completamente asausto.
“Naruto!” lo chiama agitandolo mentre lo stringe con il braccio a sé evitando che cada a terra.
“Naruto!” ripete non avendo risposta. Il suo viso è completamente sporco, pieno di graffia e un labbro pericolosamente tumefatto per non parlare dei preoccupanti cerchi neri intorno agli occhi. Lo adagia delicatamente a terra, gli scosta un ciuffo biondo dalla fronte sudata e si accorge che scotta, talmente tanto da bruciargli le dita; appoggia il palmo della mano fresca sulla pelle bollente e lo chiama ancora, più forte.
Finalmente il più piccolo socchiude un occhio, il blu dell’iride appannato, lo sguardo perso e poco lucido.
“...angelo?” sussurra muovendo appena le labbra. Sasuke sospira pesantemente per il sollievo e stupito che lo abbia riconosciuto nonostante la maschera da ANBU.
“Baka, va tutto bene” dice in un mugugno perché a consolare fa proprio schifo, quello che vorrebbe in realtà fare è spezzargli ogni ossa per impedirgli di farlo preoccupare così tanto in futuro.
Inaspettatamente il viso del ragazzino si accortoccia in una smorfia e mal trattiene il pianto e le lacrime che iniziano a uscire dagli angoli degli occhi socchiusi. “Io non sono una nullità. Io diventerò forte come te e poi Hokage. Ma non ci rie—sco, no–”
Sasuke gli tappa improvvisamente la bocca impedendogli di continuare con tutte quelle stronzate. “Ci penseremo più tardi. Ora dormi e non fare altre cazzate”
**
Sakura è appoggiata muro che divida la stanza dell’ospedale dove si trova il piccolo Naruto e il corridoio dove si trova invece lei. Tiene entrambe le mani appoggiate sul petto, il capo inclinato verso terra e lascia che la frangia le copra il viso; non è di turno all’ospedale infatti veste in maniera informale con un dei tanti vestitini estivi che le regala Ino, ma è comunque lì perché vuole vedere Naruto e sapere come sta ma.. ma è da quando è entrata che è ancora lì fuori.
Sono patetica.
“Sakura-chan” la voce familiare le fa alzare lo sguardo ed è contenta di vedere il viso parzialmente coperto del suo Hokage.
“Kakashi-sensei” dice accennando un sorriso e socchiudendo le ridi verdi tra le ciglia lunghe.
“Sei qui per Naruto?” chiede l’ex-maestro accostandosi alla giovane.
“S-sì” balbetta pensando a come non sia ancora riuscito a vederlo. “Lo vorrei tanto ma...”
“Non è lui” la interrompe Kakashi “Lo so che ha la sua faccia e che in tutto quello che fa sembra... ma non è lui, ok?” le appoggia una mano sulla spalla e socchiude gli occhi in un sorriso sornione. Adesso che Sakura lo guarda bene nota che non indossa la vesta da Hokage, ma il giubbotto militare che portava quando li allenava.
“Perché mi dici così se non ci credi nemmeno tu?” fa un sorriso di chi la sa lunga, perché da quando è diventato Hokage Kakashi ha preso ad indossare quel completo solo quando succede qualcosa al suo adorato ex-team.
“Naah, Sakura-chan, da quando sei diventata così perspicace?” si lamenta fintamente offeso, poi le prende la mani e la stringe con forza. “Va tutto bene, non devi preoccuparti se non riesci ancora ad accettare. Un cuore che ama come il tuo fa fatica a guarire, è comprensibile”.
“Grazie, sensei” sospira con gli occhi lucidi.
 
“Non immaginavo che conoscessi Sasuke-kun” dice Iruka mentre soffia contro il brodo bollente che Naruto è costretto a bere come ricostruente. Il ragazzino è della parte opposta del letto e lo guarda diffidente perché quel ricostruente ha un saporaccio terribile, non vuole berla, tanto guarisce lo stesso.
“Certo che lo conosco” borbotta guardando diffidente il cucchiaino pieno del liquido che si avvicina pericolosamente al suo viso “E posso mangiarlo anche da solo, ‘ttebayo!” aggiunge ritirandosi ancor di più rischiando di cadere dal letto.
“Lo so, lo so Naruto-kun” lo asseconda Iruka con un sorriso sibillino sulle labbra “Ma so anche che non hai nessuna intenzione di mangiarlo”.
Il ragazzino imbroncia le labbra punto sul vivo.
“E scommetto che se fosse Sasuke-kun a dartelo non faresti tutte queste storie” aggiunge socchiudendo gli occhi in un espressione divertita. A queste parole Naruto arrossisce fino alle orecchie e con un solo boccone ingoia il liquido del cucchiaino.
“Ecco fatto, contento?!”
“No, devi berlo tutto”.
“Ma fa schifo!”
“Vuoi che chiami Sasuke-kun?”
“Dà qua!” sbotta maledicendo l’insegnante perché questo è barare. Prende poche e veloci e cucchiaiate del brodo che è costretto a ingerire e lo manda giù velocemente scottandosi la lingua e il palato, qualsiasi cosa pur di non sentire quel saporaccio. Quando lo finisce ha la gola completamente ustionata ed è convinto di non poter sentire mai più i sapori.
Iruka ride. “Non fare quella faccia” e gli dà un buffetto sulla guancia rigata nell’unico lembo di pelle disponibile. Ha la testa completamente fasciata e un sacco di cerotti e bende per il resto del corpo, gli sembra strano che si sia ridotto così cercando semplicemente di allenarsi ma alla fine è quello che è successo: per cinque giorni Naruto non ha mangiato o dormito troppo preso al portare il proprio corpo al limite, se si feriva non smetteva e continuava, così alla fine è semplicemente collassato, nemmeno il Kyuubi poteva aiutarlo fino a quel punto.
In fondo è solo un bambino, non può avere tutta quella resistenza.
Gli poggia velocemente un bacio leggero sui capelli biondi  cogliendolo totalmente di sorpresa e Naruto sobbalza allontanandosi come un gatto diffidente.
“Che fai?” borbotta stringendo infastidito le coperte tra le dita.
“Scommetto che se fosse stato Sasuke-kun non avresti fatto tutta questa scena”
Il viso del ragazzino diventa ancora più rosso e offeso e colto in flagrante si nasconde sotto le coperte tirandole fin sopra la testa e rannicchiandosi.
“Non è vero!” grida al riparo del suo rifugio improvvisato.
 
Sasuke, anche lui leggermente arrossato sulle guance, ha sentito tutta la conversazione da sopra il tetto dell’ospedale ed è abbastanza sicuro che l’ultimo diniego gridato dal ragazzino non fosse rivolto al sensei ma a lui. Da quando è tornato al villaggio con Naruto svenuto sulla schiena Iruka non fa altro che lanciare frecciatine e la cosa lo infastidisce parecchio.
Già quando Naruto si è svegliato la prima cosa che ha chiesto era stata: “Dov’è il mio angelo?” e Iruka aveva capito subito a chi si riferisse e, inevitabilmente, era scoppiato a ridere in maniera piuttosto spudorata.
Ora dovrò ucciderlo... pensa pigramente, ma almeno adesso quel ragazzino idiota smetterà di chiamarmi in quel modo altrettanto idiota.
Guarda il cielo azzurri con leggere nuvole volare spostate dal vento e pensa a quanto sia stata stupido quel giorno a prendersela con il ragazzino, per avergli detto quelle parole. Non è egocentrico, sa di essere stato lui a spingere il biondo ad andare oltre i propri limiti e per questo non riesce a sentirsi tranquillo, i sensi di colpa lo divorano ancora una volta. Non capisce perché ma tutte le sue azione non fanno altro che ferire Naruto, che sia questo bambino o il suo.
Il fatto è che dà tanto della patetica a Sakura perché non ha ancora deciso come comportarsi con Naruto, ma la verità è che nemmeno lui sa esattamente cosa provare. Sono passati ben sette anni da quando quel bambino è arrivato tutto malridotto al Villaggio, fra meno di un mese potrebbe diventare un ninja e lui, Sasuke, deve ancora decidere come comportarsi esattamente con lui. Se odiarlo o–
“E così eri qui”
Sasuke ruota leggermente la testa, quel tanto che basta per vedere l’Hokage sedersi vicino al lui sul tetto.
Fa un cenno con la testa. “Se sei qui per riprendermi per il modo in cui me ne sono andato...”
“Oh, lascia perdere” lo interrompe Kakashi facendo un gesto vago con la mano. “Almeno sei arrivato in tempo, un secondo più tardi e Naruto avrebbe smesso di emanare chakra e trovarlo sarebbe stato difficile”
“Già”.
Rimangono in silenzio a guardare le nuvole passare sopra le loro teste con il vento a scompigliare i capelli dei due shinobi, una rondine vola sopra le loro testa per poi posarsi poco distante su una tegola. Da lì si vedono le persone affaccendarsi per le vie di Konoha in una vita fatta di abitudini completamente sconosciuta per shinobi come loro.
“Ero venuto a trovare Naruto, ma sembra che Iruka non voglia uscire dalla stanza. E poi ti ho visto qui, così...” interrompe improvvisamente quella pace Kakashi.
“Non hai del lavoro da fare?”
“Scorbutico come sempre” lo riprende con uno scappellotto leggero e riceve in cambio uno sguardo infastidito.
“Accidenti, mi chiedo proprio come abbia fatto a scambiarti per un angelo...”
L’occhiata infastidita si trasforma in omicida.
“Però sono contento” lo lascia spiazzato Kakashi alzandosi e camminando verso la scala antincendio “Almeno anche questo Naruto ha trovato qualcuno che lo possa capire”.
“...”
“Cerca di non combinare casini anche questa volta, va bene?” gli dice sorridendo furbo prima di sparire.
**
“Non ce la farò mai, non ce la farò mai, non ce la farò mai, non ce la farò mai...”
“Smettila”
“Non posso riuscirci, non posso riuscirci, non posso riuscirci, non posso riuscirci...”
“Un’altra parola e t’ammazzo”.
“Non passerò mai, non passerò mai, non passerò mai, non passerò mai...”
Naruto sta sbattendo ritmicamente da ormai mezz’ora la testa sul legno del tavolo ripetendo come una mantra sempre le stesse parole, la cosa è talmente preoccupante da far entrare l’Uchiha che da un quarto d’ora cerca di fermare il biondino dal spaccarsi la testa.
“Idiota” sbotta alla fine Sasuke perdendo la sua compostezza e piazzandogli un pugno diretto sulla testa e fermando quel flagello.
Domani ci sarà l’esame per diventare ninja, Naruto si è allenato duramente e ormai riesce a padroneggiare quasi tutte le tecniche, tranne quella che ovviamente lo sta facendo disperare al punto di colpire ritmicamente la tavola con la testa.
“Sas’ke-nii, aiutami” piagnucola disperato. C’è da dire di buono in tutta questa faccenda che almeno ha smesso di considerarlo come un angelo, anche se gli ha dato il ruolo non del tutto gradito di fratello maggiore. Adesso non fa altro che chiamarlo nii-chan, quasi per ripicca verso il maestro Iruka.
“Tsk, sbrigatela da solo” lo riprende.
“Ma la tecnica della moltiplicazione del copro è impossibile” continua a lagnarsi.
Per Sasuke questa frase sembra una presa in giro, sembra impossibile che il ragazzino sia carente proprio su quella tecnica quando il suo omonimo non faceva altro che abusarne in ogni situazione. Troppo preso a pensare all’ironia del destino non si accorge che Naruto si è alzato e gli afferrato il braccio che ora tira in maniera insistente come quando era più piccolo, qualche anno fa.
“Insegnamela tu, ti prego!” borbotta tutto rosso in viso, quella frase è uno sforzo immane per lui che si era promesso di far vedere all’adulto quanto fosse bravo.
“Tze, sei fastidioso” sentenzia gelido ma un sorriso compare sulle labbra del più piccolo perché lo sa che quella frase in realtà significa che ancora una volta ha vinto.
“Perfetto, andiamo fuori allora” si esalta tirando per la manica del kimono verso la porta per uscire ai campi di allenamento.
“Non tirare” lo riprende svogliato mentre nel suo contorto cervello una malsana idea si fa spazio, tanto vuoi che gli chiedano proprio quella tecnica all’esame?
**
“Bene, Uzumaki-kun, sei pronto?”
Ecco, ci siamo, annuisce sicuro mentre Iruka-sensei vicino all’insegnante che ha fatto la domanda gli fa un sorriso incoraggiante.
Finalmente il giorno è arrivato, se supererà la prova pratica potrà diventare un ninja (quella teorica l’ha passata con un minimo storico, dicono che solo due persone siano riuscite fare peggio di lui, una è un certo Obito Uchiha, l’altra Iruka si è rifiutato di rivelargliela). Attende con trepidanza che i maestri scelgano la tecnica da eseguire, divarica le gambe e rende lo sguardo più determinato.
“Bene, Uzumaki-kun, vediamo come te la cavi nella moltiplicazione del corpo”.
Dattebayo! Pensa concentrandosi e portandosi le mani davanti a sé a formare il sigillo, nella sua testa rimbomba la voce saccente e gelida dell’onii-chan che gli spiega cosa fare.
Per prima cosa chiama a sé il chakra necessario e poi urla: “Kage Bushi no Jutsu!”
Iruka aveva annusato il disastro non appena aveva percepito la quantità esagerata di chakra ma di certo non poteva immaginare quella cosa lì.
Non appena la sala viene invasa da dieci copie di un Naruto vittorioso si alza di scatto come se qualcuno avesse messo uno spillo sulla sua sedia mentre gli altri insegnanti borbottano tra di loro.
“Come fa a conoscere la tecnica proibita?”
“Chi diamine gliela ha insegnata?”
“Forse il rotolo proibito è stato trafugato?”
Il sorriso di vittoria di Naruto sfuma man mano facendosi sempre più incerto, si guarda intorno e si chiede cosa abbia fatto di sbagliato, ha fatto tutto quello che gli ha insegnato Sas’ke e i cloni d’ombra sono venuti bene, che c’è questa volta?!
“SASUKE-KUN!” grida arrabbiato Iruka camminando a passi pesanti verso la finestra e spalancandola, lo sa che quell’idiota è sul tetto a godersi la scene, lo sa che è stato lui a insegnare quella tecnica a Naruto, lo sa e la cosa lo fa infuriare.
“Mi ha chiamato?” la nonchalance dell’Uchiha che si materializza al suo fianco come se non avesse fatto assolutamente nulla di male gli fa salire ancora di più il sangue alla testa. Gli punta furioso l’indice accusandolo con lo sguardo:
“Tu non puoi insegnare ad un bambino una tecnica proibita. È proibito!”
“Tze”
Naruto fissa il maestro e il fratellone con lo sguardo stralunato mentre le copie svaniscono una ad una, anche gli altri maestri hanno iniziato a sbottare minacciosi.
“E’ inammissibile!”
“Questa faccenda non avrà una buona fine!”
“L’Hokage-dono dovrà assolutamente prendere dei provvedimenti”.
Sasuke lancia uno sguardo di disprezzo verso quei vecchi ninja, poi torna a concentrarsi su Iruka. “Non vedo dove sia il problema. Anche lui è passato con quella tecnica, o sbaglio?”
Questo è troppo per il maestro che non ci vede davvero più, carica un pugno per colpire il viso dell’Uchiha ma si ferma appena in tempo perché Naruto vedendo la scena si è gettato in mezzo ai due per fare da scudo all’amico con il proprio corpo.
“Na- Naru-to?” balbetta Iruka sorpreso.
“Non fategli niente!” sbotta il ragazzino allargando le braccia “Gliel’ho chiesto io di insegnarmela, lui non ha fatto niente di male dattebayo!”
Iruka spalanca gli occhi e abbassa il pugno, lancia un’occhiataccia all’Uchiha prima di tornare al proprio posto tra gli insegnanti.
“L’Hokage verrà comunque a saperlo”.
“Ch’, fate pure”.
 
 
 
Naruto cammina avanti fissando il proprio nuovo copri fronte con orgoglio, lo guarda e non riesce a smettere di sorridere; finalmente è un ninja, il suo sogno di diventare Hokage è sempre più vicino!
Accarezza il metallo e passa le dita tra la stoffa, vorrebbe indossarlo subito ma non vuole rovinarlo, quindi ha deciso che aspetterà di incontrare il suo team per metterlo. Sasuke gli cammina di lato, per nulla interessato e indifferente alla felicità del biondo, tiene lo sguardo puntato a terra e le mani dentro le tasche dei pantaloni.
“Sono un ninja, diventerò fortissimo!” Naruto bercia da quando sono usciti, parla, urla, si esalta e si agita, gesticola e più di una volta ha rischiato di colpire l’uomo con una manata per sbaglio.
Quanta pazienza.
Fa le scale verso il suo appartamento saltando i gradini due a due e continua a chiacchierare sulle missioni che farà, a quanto sarà forte e come a tutti lo adoreranno, diventerà un eroe importantissimo e blabla.
“Dobbiamo andare a festeggiare mangiando ramen!” conclude il suo lungo monologo mentre cerca le chiavi di casa dentro le tasche della tuta e ride quando il moro fa un verso sprezzante, non lo capisce tutto quell’entusiasmo, quando è diventato genin non ha mica fatto delle scenate simili, lui.
 Quando spalanca la porta della casa dopo aver a lungo armeggiato con il chiavistello la prima cosa che gli arriva alle narici è un forte odore di biscotto, poi i suoi occhi registrano la presenza della kunoichi dai capelli rosa.
“Sakura?” anche Sasuke sembra sorpreso da quella strana improvvisata.
La donna, che per tutto il tempo ha dato le spalle alla porta troppo impegnata a preparare qualcosa in cucina si gira verso la voce e appena li vede fa un tenero sorriso.
“Yo, Sasuke-kun! Naruto-kun!” dice abbandonando la sua postazione e raggiungendoli sulla porta, una volta lì si abbassa sulle ginocchia fino ad arrivare all’altezza del biondo e con fin troppo slancio lo abbraccia.
“Congratulazione, Naruto-kun” gli dice abbracciandolo stretto e lasciandolo totalmente basito e stupito, talmente tanto che resta inerme tra le braccia della donna con la bocca e gli occhi spalancati.
“Sono fiera di te” continua staccandosi e guardandolo con un leggero sorriso sul viso rotondo. Fa leva sulle ginocchio rialzandosi cercando di arrivare all’altezza del moro, che è comunque troppo alto per lei, e indurisce lo sguardo.
“Bakamono-Sas’ke-kun!” lo rimprovera “Che ti salta in testa di insegnare a un bambino una tecnica proibita!”
“Le notizie viaggiano in fretta” dice incolore quello sorpassandola ed entrando in casa.
“Io non ne sapevo nulla” dice un’altra voce proveniente dal letto di Naruto e adesso che l’Uchiha ci fa caso scorge tra il copriletto sfatto la figura dell’Hokage distesa comodamente e con un libro, il solito immagina, a pochi centimetri dalla faccia. “Cos’è questa storia, Sasuke-kun?” continua girando una pagina.
“Non ha fatto niente!” salta prontamente Naruto in suo difesa riprendendosi dallo shock “E scenda dal mio letto, vecchio Hokage!”
“Io non sono vecchio” protesta Kakashi ma scendendo comunque dal letto e sedendosi per terra in maniera scomposta.
Sasuke lo guarda storcendo il naso “Che cosa ci fai qui, sensei?”
  “Ma non è ovvio?” chiede l’Hatake inclinando la testa lasciando che dei ciuffi bianchi gli coprano parzialmente gli occhi “Sono qui per fare le mie più sentite congratulazioni a Naruto. E poi avevo troppe scartoffie da firmare”.
“E’ scappato dai suoi doveri” sbotta Sakura tornando alla cucina.
“Immagino si possa dire anche così” la asseconda il sensei con un sorrisetto sornione percepibile attraverso la mascherina.
Naruto si guarda intorno cercando di capire perché improvvisamente ci siano così tante persone a casa sua e ogni tanto lancia qualche sguardo preoccupato a Sakura per controllare che non scoppi a piangere come ad ogni loro incontro. Sasuke sembra aver preso bene la cosa da come scosta una sedia e ci si siede appoggiando il gomito alla tavola.
“Venite a mangiare il ramen con noi?” chiede dopo aver studiato un po’ la situazione.
“Ho qualcosa di meglio qui” dice Sakura prendendo un vassoio pieno di biscotti fatti a casa e porgendoli verso il ragazzino.
“Ah, io non lo farei” lo avverte Kakashi quando Naruto allunga la mano per prenderne uno “Tutto quello che quella donna cucina è un attentato alla propria vita”
“Kakashi-sensei!” sbotta Sakura alzando un pugno verso la sua direzione “Non è vero!”  Ma Naruto che ha morso uno di quei... cosi non può che dare ragione al vecchio Hokage.
“Meglio andare a mangiare il ramen” dichiara e Sakura abbassa la testa sconfitta da quello sguardo deciso.
“Ma perché nessuno apprezza i miei biscotti” piagnucola sconfitta.
Naruto inizia a ridere e Kakashi si unisce a lui, Sakura cerca di mantenere il broncio offeso ma le spalle iniziano a tremare e ben presto non riesce nemmeno lei a trattenere la risata e la stanza si riempie dei loro suoni cristallini.
Sasuke storce il naso infastidito da quei suoni acuti. “Sono l’unica persona seria, qui?”
“Hahaha, non dire così, Sas’ke-kun” lo riprende la donna  picchiettando un dito sul petto dell’Uchiha “Lo sai cosa si dice in giro? Se non hai mai riso almeno una volta non puoi dire di essere una persona seria”.
Sasuke si scosta al tocco non richiesto della kunoichi e borbotta qualcosa a mezza voce alzando lo sguardo altezzoso.
“Quindi si va da Ichiraku?” chiede Kakashi alzandosi da terra e ponendo il libro dentro uno dei borsellini ma non riesce a fare un passo che Naruto lo blocca puntandogli l’indice contro.
“Vecchio Hokage!” sbraita e Sasuke si deve trattenere dallo sbattersi una mano sulla fronte.
“Io non sono vecchio!” ribatte Kakashi.
“Ti sfido per il ruolo da Hokage, se ti batto dovrai cedermi il posto!” annuncia ignorando spudoratamente le proteste dell’Hatake.
“Certo, certo” lo assecondo l’uomo spettinandogli i capelli con una mano “Appena diventerai Jounin” aggiunge. Naruto vorrebbe protestare ma si interrompe perché sente un rumore dietro di sé  e si gira a guardare Sakura.
La donna ha guardato la scena con un amorevole sorriso sul volto, uno sguardo quasi materno e le mani strette insieme al grembo. Era da qualche giorno che ci pensava, le parole del sensei le risuonavano nella testa; ci aveva pensato, si era data della cretina e alla fine si era decisa. Così era entrata dentro la casa dell’Uzumaki( e di certo non si era aspettata di trovarci Kakashi-sensei preso a curiosare) per fare una sorpresa al ragazzino, per dimostrare che anche lei può farcela e forse per chiedere perdono per essere stata un essere umano così pessimo troppo impegnato ad asciugare le proprie lacrime per notare quelle di un bambino.
Adesso li vede lì, sembra un tuffo nel passato, sembra che lui sia ancora lì con loro ed è tutto così bello con Naruto che sfida Kakashi e Sasuke poco distante che li guarda fintamente annoiato.
“Ti prego Sakura-chan! Se ti rende triste non lo sfido davanti a te” la distrae Naruto dai suoi pensieri. Che sciocca, ha iniziato a piangere, nemmeno lei cambierà mai.
“Va tutto bene, Naruto-kun” dice posando una mano sulla sua testina bionda “Non sono triste, anzi... sono tanto felice” e lo abbraccia lasciandosi andare alle lacrime liberatorie, sente qualcosa sciogliersi nel suo cuore e finalmente, dopo tanto tempo, si sente ancora libera. E piange dalla gioia.
**
 
“Sono in ritardo, sono in ritardo!” urla Naruto correndo come un pazzo per le strade di Konoha pregando che il suo futuro team non si sia già incontrato, se non fosse stato per Sasuke lui sarebbe ancora sotto le coperte, grazie al cielo l’onii-chan s’è improvvisato sveglia. Fa lo slalom tra le persone rischiando di far cadere qualche borsa e ricevendo qualche imprecazione ma li ignora e prosegue nella sua corsa verso i campi di allenamento.
Quando arriva ci trova già i due ragazzi e il suo futuro sensei.
“Scusate il ritardo!” dice con il fiatone una volta arrivato, piegandosi sulle ginocchia. Ragazzi, che corsa!
“Finalmente” dice seccato l’adulto e Naruto alza lo sguardo trovandosi davanti un viso ovale con degli occhi piccoli e scuri, i capelli castani tenuti in una coda alta che gli ricorda un ananas. Quel particolare glielo fa riconoscere e fa un passo indietro puntandogli un dito contro.
“Tu dicevi che ero morto!” sbraita ricordandosi la prima volta a Konoha in cui tutti lo avevano guardato con la faccia di chi si trova davanti un fantasma.
“Ch’, che seccatura” sbuffa “Al momento sono il tuo sensei, mostra un po’ di rispetto”.
Naruto gonfia le guance punto nell’orgoglio per essere stato ripreso in maniera così plateale. Gli dà le spalle rivolgendo l’attenzione ai due ragazzini con lui, non li ricorda di averli visti alle lezioni dell’Accademia, c’è una ragazzina che dagli occhi chiari immagina appartenga al clan degli Hyuuga, ha i capelli rossicci tenuti corti con un una frangia lunga molto spettinata, il viso tondo e dolce, una felpa grande che nasconde tutta la sua figura. L’altro è piuttosto anonimo, con i capelli scuri tagliati molto corti, il taglio orientale degli occhi nascosti dietro a delle lenti degli occhiali e il viso è perfettamente ovale. La Hyuuga gli rivolge un sorriso a trentadue denti, mentre il ragazzino corruccia la fronte e lo guarda sospettoso, per questo lo trova subito antipatico, si va quindi a sedere vicino alla ragazzina mentre il sensei inizia a parlare.
“Io sono Shikamaru Nara, da oggi dovrò occuparmi di voi seccature. Cercate di non urlare troppo e di fare quello che dico io, magari riusciremo ad andare d’accordo. Oggi vedrò di testare le vo—”
“Shika-sensei!” lo richiama la ragazzina alzando la mano e muovendo le gambe in maniera scomposta.
Nara fa una faccia scocciata e indurendo la mascella per essere stato interrotto le permette di parlare. “Sì?”
“Prima non dovremmo presentarci? Parlare di noi, cosa ci piace e cosa no, i nostri sogni.... ” spiega continuando a muovere le gambe.
“Va bene” borbotta il sensei incrociando le braccia al petto “Mi piace giocare a Shogo e guardare le nuvole, odio quando mia moglie o mia madre mi urlano dietro e... non ho un sogno particolare, voglio solo una vita tranquilla”.
“Entusiasmante” borbotta sarcastico Naruto ricevendo un’occhiataccia dal Nara.
“Bene, parla tu adesso”.
“Dattebayo! Mi chiamo Naruto Uzumaki e amo il ramen di Ichiraku, specialmente quando lo mangio con Iruka-sensei o con Sas’ke-nii, odio aspettare che il ramen si riscaldi o quando Sas’ke-nii mi ignora e ho un sogno che realizzerò a tutti i costi: diventerò l’Hokage più forte e finalmente tutti mi accetteranno!”
Sarà una seccatura... sbuffa fra sé Shikamaru rivolgendo lo sguardo alla ragazzina affianco al biondo.
“Ouss! Mi chiamo Haatta Hyuuya e mi piacciono un sacco di cose: i panda, i lama, i capelli di Hinata-sama, lo yaoi, i dolci, gli shuriken... Odio quando fanno soffrire Hinata-sama e il mio sogno è proteggere il mio clan, renderlo grandioso e diventare la guardia del corpo dei capofamiglia!” conclude alzandosi in piedi esaltata dal suo stesso discorso.
E le saccature saranno due... pensa sconfortato puntando tutto sull’ultimo ragazzino.
Quello annuisce. “Mi chiamo Yoshi Itadashi, mi piacciono le ragazze formose e non mi piace essere costretto a mangiare i broccoli. Il mio sogno è conquistare il cuore della fiorai Ino Yamanaka-chan!” dice accendendo pericolosamente lo sguardo. Al che Shikamaru inizia a tossire sconvolto dalla conclusione di quel discorso che già era iniziato in maniera idiota.
“Ino è la mia migliore amica!” dice sconvolto.
“Yatta!” si esalta il ragazzino “La prego, mi aiuti a conquistare il suo cuore!”
“No” ribatte secco meditando di mandare una lettera di protesta a Kakashi, perché diavolo gli ha incastrato un ruolo così ingrato? Lui non vuole addestrare le matricole.
Seccature, solo seccature qui!
 
Quando Naruto torna a casa ci trova Sasuke dentro, seduto a bere una tazza di tè con lo sguardo perso verso il vuoto e il biondo lo interpreta come un cattivo segno.
“Sono a casa” dice, anche se sa che il moro si è già accorto della sua presenza, nonostante questo non muova un piega del viso e non dà nessun segno di averlo sentito. Naruto zampetta verso di lui e si arrampica una sedia guardandolo attentamente.
“Come è andata?” gli chiede alla fine l’Uchiha con voce automatica.
A Naruto basta, gli si accende lo sguardo e subito inizia a parlare del sensei super pigro, della compagna simpatica anche se leggermente fuori di testa e di quell’altro che non gli sta tanto a genio.
“Mi guarda sempre male” sbuffa infastidito dalla cosa.” Kurama non ha fatto altro che criticare e darci dei pagliacci, ma io mi sono divertito. Forse riuscirò ad avere degli amici...” medita alzando gli occhi al cielo e mordendosi distrattamente la pellicina del pollice.
Fuori c’è ancora il sole, è una bella giornata, i raggi di luce entrano con prepotenza nella stanza dalla finestra spalancata, sono intensi e caldi, colpiscono il viso del bambino e illuminano con violenza i suoi capelli biondi e gli occhi chiarissimi. Li sposta verso la finestra, si vede il sole che scivola verso le montagne da lì, è rotondo e sfuma sull’arancione, ci sono poche nuvole sottili come fumo.
Sasuke gli lancia una breve occhiata, poi ripunta l’occhio nero davanti a sé. Sembra inchiostro liquido, riflette tra sé Uzumaki stiracchiandosi e poi arrossisce da solo rendendosi conto di quanto quel pensiero sia così da ragazzina, ruota quindi la testa per non guardare più il viso pallido del moro che tiene gli angoli delle labbra piegate mollemente verso il basso e si gratta la testa imbarazzato.
“Mi hanno affidato una missione” dice improvvisamente Sasuke, la voce taglia il silenzio e lascia perplesso il ragazzino che non ha ben capito.
“Uhm?” grugnisce abbassando la testa sul tavola appoggiandola tre le braccia incrociate.
“Mi hanno affidato una missione” scandisce girandosi a guardarlo e attende che il ritardato cervello del biondo elabori il significato.
Socchiude gli occhi e storce il naso infastidito. “Starai via molto?” sbuffa una volta capito cosa comporta.
“Probabile” risponde caustico “Sembra una cosa seria” aggiunge pensieroso e il ragazzino abbassa lo sguardo lasciando che le ciglia bionde sfiorino le guance, indossa ancora il copri fronte e un raggio di sole colpisce il metallo accecando parzialmente l’Uchiha. È così piena di luce quella figura minuta.
“Quanto tempo?” mormora stringendo e rilasciando i pugni in un gesto nervoso. Non gli piace la partenza, non vuole che Sas’ke-nii se ne vada. Loro vanno bene così, no?
“Non ne ho idea” brontola “Potrebbero bastare poche settimane. O anni. Sembra una cosa complicata”.
“Quando parti?”
“All’alba”
Naruto si gratta una guancia. “Okay. Va bene”
I loro occhi si incontrano e il biondo sbuffa. “Eddai, almeno potrai sfogare su qualcosa la tua voglia omicida. Io starò bene, davvero! Ci sarà Iruka-sensei e Sakura-chan... e adesso sono un ninja anche io, non posso continuare a fare il moccioso, ‘tebayo! Posso badare a me stesso” termina sollevando le braccia dietro la testa e facendo un lieve ghigno.
Sasuke inarca una sopracciglia scettico. “Morirai per overdose di ramen, dobe”.
“Il ramen non ha mai ucciso nessuno” sbotta scendendo dalla sedia e spalmandosi addosso al corpo dell’adulto aggrappandosi alla sua schiena con le mani e affondando il viso nell’incavo del collo, con il naso gli sfiora involontariamente la mascella.
“Questo perché nessuno ne ha mai ingurgitato tanto” ribatte sprezzante mentre appoggia il braccio sulla spalla del ragazzino per invitarlo a staccarsi da quell’attenzione non richiesta. “Mollami” dice infatti.
“Va bene” borbotta arrendevole “Solo... un altro minuto, poi smettiamo. Solo un minuto, stiamo così solo per un altro minuto” strofina la faccia sulla sua spalla facendo scivolare la manica del kimono lungo il braccio dell’uomo e scoprendo un lembo di pelle bianca. Contro la sua guancia quel corpo è così freddo, sembra fatto di neve.
“Na-ru-to” scandisce con voce roca, sembra sia rassegnato, o infastidito, o dispiaciuto, o arrabbiato, o affettuoso... ci sono un’infinità di sfumature in quelle tre sillabe dette da quella bocca, come se non sapesse nemmeno lui come dire quel nome. La sua mano però si sposta dalla spalla alla testa accarezzando i capelli biondi e stopposi con una lenta dolcezza a volte, altre tira le ciocche con poco garbo facendo sfuggire un lamento dalle labbra del ragazzino e il respiro caldo si posa sulla pelle dell’Uchihca.
Sa di bucato pulito e qualcosa che sembra dopobarba, un profumo un po’ neutro ma molto buono. A Naruto quell’odore ricorda qualcosa di nostalgico e lontano, quando abbraccia Sas’ke gli sembra improvvisamente concreto e reale quando nella sua mente tutto è confuso e privo di fondamento, come sabbia che scivola dalle dita.
“Solo un minuto” concede Sasuke quando di minuti ne sono già passati tre.
**
Tutto è silenzio a Konoha, così si potrebbe descriverla all’alba. Le stelle del mattino sbiadiscono mentre con struggente lentezza i primi raggi di un sole rosato scavalcano l’orizzonte, una piccola brezza sposta i cirri notturni lasciando presagire che anche in quella giornata il cielo sarà limpido e azzurro. Adesso è scuro, poi i spruzzi di nuvola si colorano di viola e infine un tenue rosa, simile ai capelli di Sakura, sale. È fresco e non c’è nessuno, non c’è un solo suono, forse il ronzare di qualche insetto operoso già alla prima luce, o il frusciare delle foglie mosse dal vento.
Sasuke indossa la maschera da ANBU appoggiandola al lato del viso, la indosserà del tutto una volta abbandonato il Villaggio segreto, il mantello fruscia tra le sue caviglie e la katana pende fedele dal suo fianco, getta un ultimo sguardo alla casa del piccolo Naruto ancora addormentato tra le lenzuola e ignaro di essere rimasto solo, non si cura più di tanto e inizia a camminare verso ciò che rimane del quartiere degli Uchiha per prendere la sua porzione di provviste. Le strade restano silenziose anche al suo passaggio, i piedi pestano la via ma non emettono nessun suono.
Si ferma solo quando davanti alla porta di casa sua, seduta sui gradini dell’ingresso, ci trova Sakura scalza.
“Sei venuta a salutarmi?” sbotta incolore, leggermente tagliente, guardandola con disapprovazione.
“Sas’ke-kun” dice alzandosi non appena sente la voce dell’Uchiha. “Io... certo” ammette abbassando la testa e spostando una ciocca rosa dietro l’orecchia con imbarazzo quasi colpevole.
“tsk” borbotta aprendo la porta di casa, ma resta lì fermo nell’uscio con la mano appoggiata al pomello, poi si gira torcendo il busto puntando lo sguardo sulla Kunoichi dagli occhi verdi, è così penetrante e deciso da far arrossire la giovane donna.
“Sakura, puoi fare una cosa per?”
Qualsiasi cosa. “Certamente” annuisce sorridendo timida. Con Sasuke è così, torna un po’ bambina e il mondo sembra bello come a quell’età.
L’uomo fruga con la mano dentro la sacca da viaggio e dopo pochi secondi tira fuori una busta completamente bianca, non c’è né un nome o un indirizzo o un segno fatto per sbaglio con l’inchiostro. È bianca.
“Nel caso dovessi morire in missione, dalla a Naruto” dice con calma, come se le stesse chiedendo di annaffiare le piante di pomodoro durante la sua assenza.
Sakura spalanca gli occhi sorpresa; quella è una cosa molto comune tra gli shinobi, prima di una missione fanno una sorta di testamento nel caso morissero, spesso lo aveva fatto perfino lei ma Sasuke... Sasuke non aveva mai fatto parola da quando lui era morto.
Afferrò la busta con mano tremante. “Tu non morirai” decide di precisare.
“Ch’” fa sprezzante “Mi sembra ovvio”.
Fissa la busta avvicinandola al viso mentre si tortura con i denti bianchi il labbro inferiore, poi alza lo sguardo deciso e duro come davanti a un paziente. “Facciamo un gioco”.
“Non ho tempo per queste stronzate”.
“Qualsiasi cosa c’è scritto, lo dirai a voce a Naruto-kun quando tornerai. Okay?” ha un sorriso leggero sul viso tondo e unisce le mani dietro la schiena guardando fiduciosa il cielo che lentamente si schiarisce.
“Tze” commenta l’Uchiha.
  
 
 
 
 
NDA.
E finisce qui.
 
 


TROLOLOLOLO,
sto scherzando. Vi avevo detto che la dividevo in due parti? Be’, nel week-end ho avuto un’illuminazione divina che mi ha portato a cancellare la fine per riscriverla e... ehm, penso ci saranno altre due parti.
Eh, eh, eh. Sono pessima, lo so. Ma voi mi amate lo stesso, vero? *cuori random*
A proposito di persona da amare, vogliamo parlare delle splendide recensioni ricevute? Ragazze (o ragazzi, ce ne sono?) siete fantastici! Vi prenderei una/o a una/o per strapazzarvi di coccole e baci. Non ho parole per ringraziarvi, davvero! *scaccia le lacrimucce*
Spero che dopo qui Sakura vi stia un po’ più simpatica xD O che il rapporto Kakashi/Sakura sia almeno un pochino visibile... (lo ammetto, li shippo so hard. Non quanto Sasuke e Naruto, ma hanno la loro parte nel mio cuore).
Invece per il personaggio di Hatta, ecco, diciamo che quelle è il nome in cui la gente mi conosce per internet (?) e quindi sì, sono nella storia. Yeee
 
E quindi, non mi sembra ci sia altro da dire! Ci vediamo nella terza parte.
(Davvero, mi dispiace di averla allungata ma adesso è... Penso sia una delle storie più belle che ho scritto qui! Forse mi odierete ma voglio fingere il contrario)
V.

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Capitolo 3
*** parte III ***


Kiūbiko no ko
Il bambino della volpe a nove code
 
 
 
 
“Si scompare. Voglio dire, le persone, gli oggetti, gli alberi e gli animali e pure un fiume hanno smesso di esistere. Nel senso, da un giorno all’altro sono state cancellati. Così, dal nulla. Senza un motivo, un criterio, non c’è nemmeno un biglietto, tipo: il mondo mi fa schifo, mi disintegro, si scusano eventuali disagi.
Insomma, un bel grattacapo! Il problema è che non se ne viene fuori e spero vivamente non inizino a scomparire pure i panda, anche se a quanto pare sono a rischio di estinzione (ma poi i panda sono troppo carini e coccoloni per odiare il mondo e disintegrarsi e sicuramente si scuserebbero per eventuali disagi).
Panda a parte, oggi è tornata un’altra squadra di ricerca –non mi ricordo il nome, non ho chiesto io di scrivere il verbale visto che dovrebbe toccare a quel pigrone del mio capitano! E insomma sì, è tornata questa squadra e le notizie non sono mica cambiate, non si sa ancora nulla e non si capisce proprio niente. Si spera che la squadra principale che tornerà alla fine del mese possa essere un minimo più informata. Utile dubito fortemente.
Comunque sia, è un anno che il sesto Hokage Kakashi Hatake s’è diretto alla nazione del ferro –sempre per ‘sta merda, ormai si parla solo di ‘sta merda–  con gli altri Kage, in ogni caso il suo ritorno è fissato sempre per fine mese (inno alla fantasia!) e magari si avrà un piano di attacco, un’alleanza, un’illuminazione divina o qualche cosa che smuova la situazione. Quindi tornerà a fine Settembre con la scorta composta dal Capitan Yamato e Maito Gai (Sensei! La primavera scorre in me!) e con l’accompagnatore ospite speciale, il Jinchuuriki Naruto-baka Uzumaki. V’ho mai parlato del mio amico baka? Ecco, da quando ha avuto la splendida idea di andarsi a fare un viaggetto nel Paese del Ferro m’ha lasciata sola in una squadra composta da un sensei noiosamente pigro e un pervertito che definiscono i miei adorati yaoi spazzatura (morite soffocati).
(Nacchan, tu che mi capisci, torna presto!)
La missione Quadrifoglio –un  nome cretino quanto la missione, tra l’altro– è stata compiuta con successo e fortunatamente non durante quel periodo del mese. Nessun ferito, a meno che non si voglia contare l’unico neurone di bakamono-Yoshi, ma quello s’è suicidato anni fa; la missione è durata solo un giorno e il tempo è soleggiato, ma si vede che l’estate sta finendo. Fra un po’ è il compleanno di Naruto-kun, spero che nessuno degli invitati scompaia nel frattempo.
Dal Team Nara, questo è tutto.
 
Rapporto del: cinque Settembre
Missione: Quadrifoglio.
Livello: B
Da: Hyuuga Haatta.”
 
Iruka sospira abbandonando i fogli sulla scrivania.
“Tutto bene, sensei?” chiede la ragazza dai capelli rossi legati in due stravaganti e asimmetrici codini.
“Haatta-chan” sorride il maestro guardandola “Tu devi davvero imparare come si fa un rapporto serio”.
“Cos’ha che non va il mio?”
**
Paese del Ferro.
Ha indossato un maglione verde molto malandato che ha tirato fuori da sotto il letto, ma d’altronde deve accontentarsi, Naruto mica se lo immaginava così freddo il Paese del Freddo. Però finalmente quella barboso riunione che è durata qualcosa tipo un anno sta per finire e lui potrà tornarsene a casa, al caldo. A dirla tutta non sa nemmeno perché lo abbiano convocato, va bene che è un Jinchuuriki e tutto il resto, ma lui e Kurama si sono annoiati un sacco; grazie al cielo c’è questo tipo, il Kazekage, che è veramente forte. In mezzo a tutti quei vecchietti è il più giovane, probabilmente ha l’età di Sasuke e uno sguardo altrettanto gelido anche se i suoi occhi sono di un azzurro chiarissimo e circondati da borse molto marcate. Ma è simpatico ed è stato gentile con lui, hanno parlato molto in quei mesi ed è abbastanza sicuro di poterlo chiamare amico.
Setaccia calzini per la stanza che gli era stata assicurata per tutta la durata del meeting per non lasciarne nemmeno uno e tutto ciò che trova lo infila di malagrazia dentro lo zaino, domani all’alba partono e lui deve ancora fare i bagagli.
Che freddo, pensa soffiando sulle dita delle mani. Non vede l’ora di essere a Konoha, lì è caldo e fra un po’ sarà anche il suo compleanno ed è emozionato perché sedici anni non si compiono tutti i giorni. Farà una grande festa dove inviterà tutti i suoi nuovissimi amici, che tra l’altro gli mancano tantissimo. Sì, gli manca anche quel nullafacente del suo sensei, Yoshi un po’ meno, ma non vede l’ora di riabbracciare Haatta-chan o di mangiare il ramen con Iruka-sensei, di pranzare con Sakura-chan e chissà, magari nel frattempo Sasuke sarà tornato e finalmente dopo più di tre anni potrà riabbracciarlo, la sola idea gli fa comparire un sorriso spontaneo e leggermente euforico sulle labbra. Elettrizzato canticchia un vecchio motivetto che aveva sentito alla televisione ed è talmente preso che non si rende conto della presenza fuori dalla sua stanza improvvisata finché questi non bussa alla porta. Alza la testa di scatto riconoscendo subito il proprietario del chakra che percepisce al di là della tavola di legno, ci si dirige sempre di buon umore gridando il nome dell’uomo che si trova davanti.
“Gaara!” esclama, invece Kurama sbuffa, Naruto deve anche capire perché ma davanti al rosso il demone diventa stranamente diffidente, non che abbia paura ma è estremamente attento a ogni cosa.
“Naruto-kun” lo saluto anche lui accompagnato da un lieve gesto del capo poi getta un’occhiata alle spalle del biondino e fa un sorrisetto divertito davanti al disordine in cui versa la stanza dopo essere stata abitata da un Uzumaki selvaggio.
“Uh” sbuffa il tale Uzumaki girandosi per notare che la stanza verso davvero in uno stato vergognoso e per questo si vergogna, lui – quello che ha messo la stanza in questa condizione.
“Stavo sistemando”  blatera a mo’ di spiegazione e nel mentre sventola una mano davanti alla faccia colpendosi per sbaglio il naso. Se Sasuke lo vedesse adesso gli darebbe dell’idiota, Gaara si limita a stendere le labbra in un altro piccolo sorriso. Non è un tipo che parla molto, il rosso, ma è gentile e parlare con lui può diventare piacevole, specialmente perché asseconda tutte le sue buffonate, non come fanno gli adulti ai bambini, ma come fanno i vecchi amici d’infanzia e questo per Naruto è abbastanza strano perché di amici così non ne ha mai avuti.
Corre a sedersi a gambe incrociate sul letto, guarda fuori dalla finestra la neve che cade leggera, lì nevica sempre, e inizia a berciare senza nessun nesso logico sulla crema solare che si è portato per niente, mica poteva immaginare lui che lì manco sapessero cosa fosse il sole.
“E comunque non la trovo più, dattebayo. Me l’ha prestata Sakura-chan, spero se lo sia dimenticato perché non ho voglia di essere colpito da un suo pugno. Mi chiedo dove l’abbia tutta quella forza...”
A parlare è sempre lui, socchiudendo gli occhi o dondolando lentamente, si gratta la zazzera bionda e si stringe nelle spalle,fa un leggero broncio e si illumina quando dice il nome di qualcuno a cui vuole bene, scuote la testa davanti ai pensieri negativi e poi getta il pugno in aria, inarca le sopracciglia e atteggia le labbra in leggeri bronci, sorride o intristisce gli occhi, si tira il colletto del maglione fin sotto il naso, sorride ancora e parla senza più finire, per Gaara Naruto è un tripudio di emozioni e sfumature, ha un modo fin troppo espansivo, non riesce a dimostrare un momento di serietà davanti agli Hokage e ficca sempre il naso in cose che non lo riguarda con fin troppa naturalezza, infastidisce sempre po’ tutti e risulta rompiballe.
Come quel Naruto.
Per Gaara tutta quella somiglianza è impossibile, sa che c’è un motivo e il suo istinto gli dice terribilmente collegato con le sparizioni degli ultimi anni.
**
 
Punto non ben definito al confine con il paese della Terra.
Il sole sta tramontando lentamente e Sasuke si è appena svegliato dal suo turno di riposo, attorno a lui i suoi compagni ANBU si stanno mobilitando per la partenza cancellando ogni traccia della loro sosta, partiranno con il favore delle tenebre così che nessuno li possa vedere.
Se ne sta pigramente sul ramo dell’albero, la schiena appoggiata alla corteccia ruvida e il mantello avvolto intorno al corpo –l’estate è ormai giunta al termine –a guardare i suoi compagni operosi per nulla intenzionato ad aiutarli. Tra le mani tiene la sua maschera da ANBU, anche se in realtà non è esattamente di suo proprietà. È una volpe che ghigna, i denti scoperti e il viso appuntito colorato con decorazioni rosse, apparteneva a Naruto, ma quando morì passò a lui, perché così era scritto nello stupido testamento. È un po’ una benedizione e una maledizione insieme, perché da un lato sa di averlo vicino, è come tornare a fare le missioni insieme; dall’altro gli ricordo di non essere stato bravo a salvarlo e che ora giace in decomposizione sotto strati di terra umida. Se la rigira tra le mani e i pensieri corrono al suo testamento, conseguentemente al piccolo Naruto che, dopo quegli anni passati lontano, di sicuro non sarà più piccolo. Socchiude le palpebre mentre ci pensa, adesso dovrebbe avere quindici anni ma se non ha sbagliato nel contare i mesi (in missioni come quelle molto spesso capita) fra un po’ compierà gli anni. Quando arrivò al villaggio ovviamente non aveva una data di nascita, così scelsero quella del suo arrivo, ventotto settembre.
“Uchiha-senpai” lo richiama un sottoposto, un ragazzino che indossa la maschera anche quando dorme, ligio alle regole. Sasuke volta la testa verso la voce e gli dà la sua attenzione inarcando una sopracciglia. “E’ ora di andare”.
Annuisce alzandosi dalla sua posizione, gli fanno un po’ male le articolazioni per la posizione scomoda in cui ha dormito ma non importa perché ormai ci è abituato. Indossa la maschera mentre l’apri fila alza il braccio facendo segno di partire con la mano.
Si torna a Konoha.
 
**
Luogo segreto vicino al Villaggio della Sabbia tredici giorni dopo.
Il Kazekage cala il cappuccio dalla testa scoprendo il viso pallido e guarda la Cava, una vecchia galleria abbandonata in cui nessuno non mette piede da secoli, il luogo dove vive il monocoda. Si guarda intorno anche se sa che nessuno l’ha seguito fin lì, è appena tornato al Villaggio dopo il meeting con gli altri Kage e non si è ancora riposato, parlare con Shukaku ha la massima priorità.
Appurato di essere solo incede verso l’entrata ma non fa in tempo a superare la soglia che la terra inizia a tremare segno che qualcosa di molto grosso e pesante si sta muovendo verso di lui.
Una risata stridula si manifesta ancora prima del Bijuu. “Ma guarda, guarda un po’. Il piccolo Kazekage è venuto a trovare il suo animaletto”.
“Ciao Shukaku” sospira quando il demone tasso si presenta sull’uscio della caverna, gli occhi dorati che brillano nel buio. “Dobbiamo parlare” aggiunge seriamente.
Il monocoda sposta la testa. “Senti, se si tratta ancora di quella storia della mandria di mucche... sono sparite da sole, ecco. Non le ho mangiate io”.
“Lo so” dice sedendosi su una roccia lì vicino “Non sono le uniche cose ad essere sparite, in fondo”.
“Già, già” ride “Ho sentito certe voci” non sa perché ma la cosa lo sembra rendere estremamente felice. “Magari primo o poi, sparirà tutto”.
“Tu sai cosa sta succedendo” sbotta andando dritto al punto, perché lo sa che i Bijuu c’entrano in tutto questo. Quando un jinchuuriki muore il demone che contiene si dissolve e bisogna aspettare che si reincarni in altro, quindi seguendo questa logica non dovrebbe assolutamente esistere un Jinchuuriki del Kyuubi.
Gaara guarda torvo Shukaku che preso in contropiede da quell’affermazione –perché è un’affermazione, non una domanda – inizia a scuotere nervosamente la coda.
“Perché diavolo dovrei saperlo?” strida avvicinando il muso mostruoso alla figura dell’umano “Non sono di certo affari miei”
“Il Kyuubi non è morto, e nemmeno Naruto” continua imperterrito con le sue sentenze.
“Nh, certo che è morto, moccioso. Abbiamo sentito la presenza di quella volpaccia sparire” borbotta mostrando le zanne.
“Non è sparito” ripete “Si è presentato un bambino, dieci anni fa, uguale in tutto e per tutto a Naruto-kun ed è il Jinchuuriki del Kyuubi”
Shukaku resta in silenzio. “Ah” lo spia, con attenzione, inclinando il muso e raspando con una zampa a terra. Gaara resta immobile, in attesa, e alla fine sembra averla vinta perché il Bijuu distoglie lo sguardo dal quello dell’uomo.
“A quanto pare è successo davvero”.
“Già. E tu sai perché?”
“Senti qui, senti. Questa è una cosa che voi umani-baka non dovreste assolutamente sapere”.
Se Gaara avesse le sopracciglia le avrebbe inarcato scettico.
“Eh, mica l’ho detto io. È stato lui, il Saggio delle Sei Vie, ecco.”continua a borbottare riottoso.
“Shukaku” lo riprende fermo “Della gente è sparita, montagne sono sparite. Se continua così arriverà il caos, dobbiamo come minimo capire. E se tu sai qualcosa...”
Viene interrotto da uno sbuffo da parte del cercotero. “E va bene. Ma nemmeno io so tutto, non me n’è mai fregato un accidente”.
“Mai sospettato il contrario” .
“Allora, allora. Da dove posso iniziare?” si chiede retoricamente “La sai la storia del Jiuubi, no? Ecco, quando il Saggio pensò di smembrarlo in noi cercoteri non lo distrusse totalmente; il guscio lo hai visto, è la statua che quel Madara ha usato per intrappolarci. Oltre a quello rimase la sua coscienza, la sua volontà di agire. Voi umani la chiamereste anima, immagino”.
“Continua”.
“Il Saggio lasciò il guscio nascosto qui in questo mondo, la volontà la gettò nella profondità di... dell’altra parte”
“Altre parte?” ancora una volta, se solo avesse una sopracciglia la inarcherebbe scettico.
“Sì, perché vedi c’è questo mondo in cui viviamo e tutte queste belle cose ma c’è dell’altro. È una dimensione parallela che ricopre il nostro mondo come una coperta, è una dimensione vuota che registra lo scorrere del tempo e tutte le cose che succedono qui”.
“Non capisco” ammette stirando le labbra.
Shukaku sbuffa. “Non so nemmeno io cosa sia esattamente. Diciamo che lì ha gettato la Coscienza del Jiuubi in modo che non potesse scappare o combinare casini. L’ha imprigionato in un luogo privo dello scorrere del tempo e che controlla il nostro in un certo senso”.
“E questo cosa c’entra? È lì che stanno finendo le cose del nostro mondo? Perché?”
“Calma, calma!” strepita. “Lì non finisce niente, lì non c’è niente se non le memorie del nostro mondo e la Coscienza. Il fatto è che la Coscienza riesce ad affacciarsi al nostro mondo grazie a noi Bijuu, siamo pur sempre una parte del dieci coda. Avrai percepito una strana presenza mentre eri il mio Jinchuuriki”.
“Solo una?” chiede ironica.
“Sì, lasciamo stare” borbotta “Bene, la Coscienza vede ma non è mai entrata in contatto con il mondo. Solo una volta un Jinchuuriki si è accorto della sua esistenza e ha iniziato a interagire con lei”.
“Naruto?” cerca di indovinare, ma ne dubita seriamente.
“Non proprio” borbotta.
“Non proprio?”
“Sì, non proprio! Smettila di ripetere quello che dico” sbraita.
“D’accordo” si porta una mano alla faccia, ci vuole tanta pazienza. “Se non è stato Naruto, chi ha avuto un tale rapporto con il proprio Bijuu da percepire questa...Coscienza?”.
“Allora” inizia titubante “c’era questo bambino che divenne il Jinchuuriki del Kyuubi anni fa, ancora prima della costruzione dei Villaggi Ninja. Diciamo agli inizi del Clan Uchiha”.
“E’ un sacco di tempo fa”
“Non m’interrompere” sbotta “c’era questo bambino che era diverso da tutti gli altri, la gente diceva che fosse maledetto e per questo gli fu sigillato il Kyuubi e mandato a vivere da solo tra le montagne”.
“Tz” sbuffa nauseato ancora una volta dall’idiozia della gente.
“Visse da solo lì per le montagne, la gente diceva che vedeva delle luci, tipo una polvere d’orata, che si muoveva per l’aria e che parlasse con il demonio. In realtà quello che vedeva era la strada per l’altra parte e parlava con la volpaccia e la Coscienza”.
“Interessante”
“Chissà. Era un bambino speciale in fondo, però tutti lo temevano. Perfino il padre che era abbastanza intenzionato a eliminare l’esistenza del bambino. Un essere del genere rischiava di mettere in subbuglio l’equilibrio tra i due mondi.” Fa una pausa “Dopo però....”
“Che successe?”
“Di’ un po’, ti sei mai chiesto perché lo sharingan riesca a controllare il Kyuubi?”
Sbatte le palpebre. “Avrei dovuto?”
 “Voi umani, esseri sanguinosi e ignoranti.” Sbuffa “Be’, un giorno tra le montagne arrivò un uomo. E guarda casa, era un Uchiha”.
**
Villaggio Segreto della Foglia.
Naruto è assurdamente felice, è arrivato al villaggio prima del previsto e quindi sono ancora in pochi a sapere del suo ritorno, ha appena appoggiato i bagagli a casa ma non si è trattenuto che per cinque secondi troppo deciso ad andare a mangiare una ciotola di ramen. È li che sta andando quando qualcosa lo afferra per la collottola e si ritrova trascinato dietro un cespuglio abbastanza grande.
“—bayo!” grida prima che una mano spigolosa venga premuta bruscamente sulla bocca. Spalanca gli occhi guardandosi finalmente intorno trovando i suoi assurdi compagni di team vestiti con altrettanto assurde tute mimetiche e le facce dipinte.
“Ciao baka” sbuffa Yoshi non molto motivato mentre Haatta sposta la mano dalla sua bocca con un’espressione schifata, il byakugan attivo. “Che schifo, me l’hai leccata”
“Mi stavi soffocando!” sbotta e subito viene zittito “Cosa diavolo state facendo?” li guarda sospettoso “Perché avete quella roba in faccia?”
“Questa” inizia con mortale serietà Haatta “è pittura per mimetizzarci, non ci deve assolutamente vedere”.
“Chi?” domanda stupida, se ne accorge non appena realizza che è con la Hyuuga che sta parlando.
“Haatta-chan, ancora?” esala.
“Ancora” annuisce Yoshi grave. “La psicopatica sta spiando Hanabi-sama e il ragazzo con cui ha un appuntamento. Deve essere scritto nel DNA degli Hyuuga, essere degli stalker intendo”
“Io non sono una stalker” soffia offesa passando a Naruto un binocolo. “A proposito, tu che ci fai qui?”
“Eh?” chiede poco intelligentemente guardando l’oggetto passatogli dalla ragazza “Sono tornato prima”
“Appena in tempo per la missione Salviamo Hanabi-sama
Naruto strabuzza gli occhi inforcando il binocolo e puntandolo oltre le foglie, la giovane donna è seduta in un negozio di tè con un uomo affascinante dall’aria esotica e vestiti dai colori sgargianti. Stanno sorridendo. “Non capisco, perché dovremmo salvarla?” chiede confuso distogliendo lo sguardo dalla scena lontana parecchi metri e puntandolo sulla sua compagna di team.
“Non è ovvio?!” sbotta agitando il cespuglio “Quello è palesemente gay!”
“Per te tutti sono gay, Psicopatica” borbotta funesto l’altro ragazzo della squadra.
“Non è vero!” dice piccata e oltraggiata.
“Ah no? Vogliamo parlare dell’ipotetica tresca tra l’Hokage-dono e Iruka-sensei?”
“Sono sempre appiccicati” cerca di difendersi.
“O di ....”
“Zitto, zitto!” sbraita “Si stanno spostando, dobbiamo seguirli”
“Perché usi il plurale?!”
“Perché voi verrete con me”
“Neanche per sogno, Sociopatica”
“Pervertito!”
“Stalker!”
“Cappellone!”
“Ehi, non insultare i miei capelli!”
Naruto li guarda e ride sotto i baffi, certo che ne hanno fatta di strada da quella prima lezione e tutti e tre sono cresciuti tantissimo. Naruto e praticamente identico, ma ha il viso meno tondo e si è alzato di parecchi centimetri; Yoshi è cambiato tantissimo, non ha più un espressione da idiota in viso e il suo corpo si è fatto molto più muscolosa, non taglia i capelli da quando è diventato un ninja e adesso gli arrivano a metà schiena, a sentirlo li accorcerà solo una volta diventato Jounin. Haatta è rimasta bassa come quand’era bambina, al massimo avrà preso un centimetro e il viso lo ha ancora rotondo con gli occhi esageratamente grandi, ma il suo corpo si è modellato completamente in quegli anni come creta tra le mani di madre natura, ora è una donna a tutti gli effetti. La considera senza rifletterci molto la sua migliore amica, forse perché è stata la prima nel team ad accettarlo senza rimostranza, ed è sempre sorridente e allegra, non pensa tanto alla moda ma non è manesca come Sakura-chan, è una giusta via di mezzo. È un po’ fissata con lo yaoi, nel vedere coppie dove non ci stanno e nel portare onore al proprio clan, si allena e combatte solo per la salvaguardia del suo Villaggio, darebbe la vita senza pensarci due volte e Naruto sa con una certezza chirurgica, che se necessario, sarebbe disposta a tradire un amico se questo si dimostrasse una minaccia per Konoha.
**
Quando Sasuke torna al villaggio sono passati solo tre giorni, quando hanno saputo del ritorno dell’Hokage al villaggio hanno accelerato la tabella di marcia per poter portare il prima possibile le misere notizie che in quei tre anni hanno raccolto. Ha appena finito una noiosissima riunione e non vede l’ora di andare a casa per fare una doccia e pulirsi da tutto quel sudiciume. E sì, vuole anche dormire in un letto degno di questo nome. Sistema meglio lo zaino dove ha messo tutta la sua attrezzatura ANBU sulle spalle mentre la manica inutilizzata del kimono bianco volteggia mossa da una lievissima brezza e non fa in tempo a muovere che cinque passi che una voce estremamente conosciuta e fastidiosa lo chiama attirando l’attenzione di tutte le persone per strada.
“Ti prego, no” dice tra i denti perché non ha proprio la forza di sopportare quel bambino pieno di vita ma quando si gira verso la fonte di quel suono con un sussulto si rende conto di non avere più davanti le forme buffe di un dodicenne ma quelle più modellate di un adolescente.
“Sas’ke!” lo abbraccia di getto Naruto senza dargli possibilità di protestare o scappare da quella trappola mortale “Sei tornato!” continua a gridare rimarcando l’ovvio.
“Mollami” dice atono e giusto per rimarcare quanto la coerenza gli stia antipatica dall’età di otto anni passa il braccio lungo le spalle del ragazzo lasciandogli un pizzicotto.
“Sas’ke” borbotta quello “Puzzi”.
Come se fosse stato lui a chiedergli di abbracciarlo, tze. Lo afferra per i capelli e lo stacca a forza perché sta davvero diventando troppo appiccicoso.
“Neh, antipatico come sempre” borbotta riottoso massaggiandosi la testa dove il moro ha tirato tenendo gli occhi socchiusi, poi lentamente li apre rivelando totalmente quelle iridi color cielo. E si prendono qualche secondo per guardarsi, insomma, tre anni sono tanti.
Sasuke ha delle ombre scure sotto gli occhi e il viso tirato, più pallido del solito e i capelli sporchi, dal kimono leggermente aperto vede una strana cicatrice lungo il petto, deglutisce cercando di fermare la propria immaginazione del capire cosa ci sia dopo e risposta gli occhi sulla faccia seria del moro, sorride mentre viene a sua volta studiato e cerca di non sentirsi a disagio perché quegli occhi neri sono due abissi senza fondo.
Agli occhi di Sasuke Naruto è cresciuto veramente tanto ed è qualcosa di strano vederlo con quel corpo modellato, più muscolosa e alto, gli sembra di tornare al passato con il suo Naruto, che aveva quello stesso sorriso e lo guardava in quello stesso modo. Segue con gli occhi la linea della mascella più definita rispetto a tre anni fa, risale sulle labbra screpolate –l’arrivo dell’autunno – e guarda quelle pupille blu fissarlo con la stessa intensità, i capelli un po’ più lunghi ma sempre scompigliati, non indossa il copri fronte e perciò gli ricadono sulla fronte in una frangia disordinata.
“Ch’” commenta senza un motivo, forse per zittire la morsa allo stomaco e punta lo sguardo altrove, verso dei ragazzini della stessa età di Naruto che li guardano poco distante.
“Neh, neh! Sas’ke, dove vai? Vengo con te!” dice il biondo agitandosi sul posto.
“A farmi la doccia, visto che puzzo” sbotta a tono basso in una frecciatina che deve scatenare un qualche strano pensiero nella mente perversa di Naruto da come arrossisce imbarazzato sulle guance.
“Fai bene” sbuffa alla fine con uno strano broncio solo per dire qualcosa e non restare in silenzio come un fesso davanti a quel teme (questo mai!). L’Uchiha, dopo avergli rivolto una breve occhiata carica di sufficienza, gli dà le spalle per riprendere il suo cammino verso casa ma il biondo lo afferra per una spalla.
“O-i. Vengo con te” bercia allungando una gamba per raggiungerlo ma Sasuke si sposta facendogli perdere la presa sulla sua spalla e inevitabilmente cade a faccia avanti.
“Non scomodarti” dice l’uomo con falsa cortesia.
“Temé!” sbotta sedendosi e soffiando sui palmi delle mani, cadendo si è fatto male “Sono passati tre anni, abbiamo un sacco di cose da raccontarci” si lamenta.
Lo ignora e prosegue per la sua strada infilando la mano in tasca ma quando nota che il ragazzo è ancora seduto in mezzo alla strada come uno sfollato a guardarlo sorpreso sospira.
“Che cosa ci fai ancora lì, dobe?”
Il volto di Naruto si illumina, gli occhi sembrano voler catturare tutta la luce, e si alza con uno scatto. “Non chiamarmi dobe, teme!” dice fingendosi offeso ma ci riesce male per via del sorriso a trentadue denti che gli occupa il volto e corre verso di lui a grandi falcate. Si gira verso gli altri due compagni di team che per tutto il tempo li hanno guardati in disparte.
“Ci vediamo domani” agita una mano.
 
“A domani” borbotta Yoshi mentre vede il biondo compagno allontanarsi affianco di quel ninja inquietante senza un braccio e strabuzza le palpebre finché i due non si perdono tra la folla, dopodiché si volta verso Haatta che, stranamente, ha assistito alla scena silenziosamente e quando vede l’espressione che le riempie il viso capisce il perché di quel silenzio, ha un sorriso esaltato che sa che non gli porterà nulla di buono.
“Haatta, no” dice perentorio e con una nota lieve di preoccupazione.
 “Haatta, sì” lo contraddice allargando quell’inquietante sorriso e inizia a correre subito verso la direzione presa dagli altri due ninja.
“Psicopatica!” la richiama seguendola preoccupato che possa fare qualcosa di imbarazzante “Non si stalkerano le persone, è un reato!” ma vedendo da parte della ragazza nessuna reazione le afferra la mano strattonandola forte e quella finalmente si decide a guardarlo, gli occhi chiari spalancati carichi di delusione.
“Perché Na-chan non me l’ha detto?” si dispera.
“Detto cosa?” chiede confuso.
“Che il suo ragazzo è così figoo!” e riprende a correre per spiare i due ninja.
“...ragazzo?” si domanda per un secondo Yoshi totalmente confuso, ma poi realizza “Haatta! Smettila di vedere coppie dove non esistono!” urla pestando i piedi a terra e poi le corre dietro perché deve assolutamente evitare che venga uccisa da quel tipo poco raccomandabile.
 
**
“...e così sono riuscito a batterlo! Avresti dovuto vedere la faccia dei presenti, nessuno se l’aspettava” sghignazza Naruto seduto su una panchina accanto a Sasuke, sono giorni che il biondo non fa altro che raccontare tutte le meravigliosi avventure che gli sono capitate in quei tre anni e lui non fa altro che ascoltare, a volte, perché di quelle chiacchiere non gliene frega nulla. Le trova noiose.
 “Tz” commenta neutro, sovrappensiero. Lancia uno sguardo sbieco al biondo, gli sta troppo appiccicato. A dire la verità gli sta costantemente troppo appiccicato, ogni scusa è buona per toccarlo e la cosa lo infastidisce un pochino, cioè no, è solo che lo confonde perché vede ogni volta un altro Naruto, il suo, sovrapporsi a quella figura ed è una cosa che lo manda in stato confusionale. Anche quando combattono, il biondo ha un espressione completamente diversa, lo guarda in un modo che non sa ben spiegare.
In realtà di tutta quella situazione non sa spiegare nulla.
Forse, più semplicemente, finché il biondo era un bambino i sentimenti che provava per quell’altro dobe si erano riversati in questo Naruto in maniera più innocente, ma adesso che ha il corpo di un ragazzo maturo, lo stesso che aveva il suo Naruto quando lo riportò a casa, gli scatena anche il resto dei suoi sentimenti.
Maledizione.
Sussulta quando Uzumaki strofina la guancia contro la spalla del moro, bisognoso di un contatto. “Ho fame”.
“Baka, hai appena mangiato a sbafo”. Lo allontana con una menata sulla nuca.
“Non posso farci niente”  si lamenta massaggiandosi la parte lesa. “E poi tu prepari solo verdura, quella non sfama”
“Tsk, mi chiedo come tu sia sopravvissuto fin’ora” si alza e Naruto lo fa a sua volta per seguirlo.
“Me la cavo benissimo da solo, eh, cosa credi” gli si affianca mettendo le braccia dietro la nuca.
Senza un motivo apparente, vedendo il sorriso del biondo, a Sasuke torna in mente quello sciocco gioco che Sakura gli aveva proposto prima che partisse per la missione. Stringe la mano a pugno, dovrebbe dirglielo adesso? Anche se non avrebbe senso, non può rivelargli la verità sul perché sia sempre stato trattato con così tanto odio, per cominciare è vietato dall’Hokage e poi lo ferirebbe e basta, probabilmente inizierebbe a dubitare di sé stesso. E poi... poi non lo sa, dovrebbe dirglielo?
“Sas’ke” la voce squillante lo distrae dai suoi pensieri e prima che se ne renda conto si trova imprigionato in un abbraccio leggermente soffocante.
“Sono felice che tu sia tornato” sussurra il biondo aumentando la presa mentre il corpo dell’Uchiha si irrigidisce “Mi sei mancato tanto”
Si chiede che profumo sappia il sole, probabilmente quello che emana il ragazzo dagli occhi blu.
“Va bene, ho capito” dice sbrigativo staccandoselo “Andiamo a mangiare”
Naruto ridacchia e si gratta con imbarazzo una guancia facendo sbuffare il moro.
“Neh, Sas’ke. Perché non torni a dormire a casa mia come facevi quando ero piccolo?” gli chiede dopo un po’ a sorpresa.
“Perché non sei più piccolo, appunto” sbuffa chiedendosi da dove salti fuori un discorso così idiota. Ah giusto, il cervello di Naruto non fa altro che sfornare pensieri idioti.
“Sì, ma—“
“Non siamo una famiglia, non sono il tuo tutore o altro. Non ha senso”
“Però sei il mio angelo” infierisce calcando con sarcasmo l’ultima parola e quando vede lo sguardo raggelato dell’Uchiha la dice nuovamente, ridendoci su. È la frazione di un attimo, il tempo di assottigliare l’occhio color pece, e Sasuke tira fuori una kunai pronto a colpire Naruto per punirlo di quell’affronto alla sua persona. Sul volto del biondo compare un ghigno e schiva il colpo.
“Troppo lento” ridacchia ma fa appena in tempo a finire la frase che il moro lo afferra per un braccio spingendolo a terra con forza e sbatte dolorosamente la schiena sulla strada, alza lo sguardo trovando il viso di Sasuke che lo guarda impassibile e la kunai puntata al collo.
“Chiamami ancora così e ti ammazzo” lo ammonisce premendo leggermente la lama sulla pelle ma Naruto non ci fa caso, non sente nemmeno il leggero dolore, quello che se sente è il corpo di Sasuke premuto sul suo. In mancanza di un braccio, per tenersi in equilibrio ha scaricato tutto il peso sulle ginocchia in mezzo alle gambe del ragazzo più giovane. La posizione lo fa arrossire e sente il cuore battere forte, è assordante alle sue orecchie, non riesce a distogliere gli occhi da quelli di Sasuke; quel nero è come una calamita che lo attrae in un baratro di desiderio e confusione. Apre il viso in un ghigno e apre ancor di più le gambe allacciando i piedi dietro la schiena dell’Uchiha tirandolo ancor di più verso di sé.
“Ah, a quanto pare sono proprio in una posizione sfavorevole” lo deride e Sasuke si alza di colpo districandosi dalle due gambe come punto da uno spillo.
“Baka”. Sussulta guardandolo altezzoso, si sposta una ciocca di capelli neri lontano dalla fronte. Il cielo dietro di lui è di un azzurro fumoso che tende al violetto, con quelle nuvole sottili che sembrano i respiri dei bambini e una stella che brilla distrattamente, la sera sta arrivando.
Ti amo.
Arriva così improvviso come pensiero alla mente del biondo, fulminante ma allo stesso tempo capace di ingrandire la bolla di felicità che aveva sentito crescere dentro il suo petto; si mette seduto incapace di distogliere gli occhi da quel viso, che poi è come guardare un po’ tutto il mondo.
Ti amo.
“Cosa ci fa ancora lì seduto?” sbotta il moro con leggero astio nella voce tremante, ma c’è sempre quella nota incomprensibile che rende le sue parole un eco lontano. Sorride in risposta nel suo solito modo sbruffone e pieno di sé, è così felice e non sa nemmeno perché.
Ti amo.
Sasuke sbuffa ancora, esasperato, e gli tende la mano per aiutarlo a tirarsi su, lo guarda indecifrabile ma l’angolo sinistro delle labbra è piegato verso l’alto in un mite sorrisetto.
Ti amo.
“Arrivo” dice, urla, esuberante e caloroso come sempre, afferra la mano e fa leva per alzarsi, Uchiha preso in contro piede dall’esagerata forza usata per tirarsi su fa un passo in avanti piegandosi leggermente e si ritrova il sorriso straffottente del biondo poco distante.
Ti amo.
Vorrebbe urlarlo.
“Neh, allora andiamo a mangiare?
**
 
 
Hatta cammina per la strada sicura e stringe a sé un ombrello, perché se lo sia portato dietro è un mistero anche per lei visto che il sole è presente dalla mattina, forse le piace tanto il colore, un violetta chiaro che ricorda le nuvole ma che fa anche a pugni con i suoi capelli. Cammina senza pestare le righe delle mattonelle che lastricano la strada, come fanno i bambini (e tutti gli altri, siamo sinceri) quando un voce delicata la saluta distraendola dal suo piccolo gioco, alza lo sguardo per incontrare gli occhi chiari tipici del suo clan.
“Hinata-sama!” saluta frettolosamente con un sorriso sincero e tanta felicità “Com’è bello vederla”
La donna ride brevemente per quel tono, come se non si vedessero da anni che da poche ore. La Hyuuga è cambiata da quando era un adolescente, se non nella gentilezza e nella voce leggera come petali è diversa la sua timidezza, sono passati anni dall’ultima volta che ha balbettato davanti a troppa esuberanza.
“E’ stata trovare Neji-sama?” chiede la ragazza indicando il cesto la mora tiene tra le mani.
“Sì, sono appena tornata” dice mitemente con un sorriso morbido “Ho salutato anche un... amico” aggiunge facendosi malinconica.
“Chi?” chiede curiosa Haatta camminandole affianco, fa piroettare distrattamente l’ombrello.
Hinata si prende qualche secondo prima di rispondere, come se stesse pensando a qualcosa di triste e bellissimo allo stesso tempo. “Non lo conosci, è morto prima che nascessi. Lui è l’eroe del villaggio, il mio eroe”.
“Il suo eroe?” chiede inarcando le sopracciglia piena di sottointesi, ma poi abbassa lo sguardo rimproverandosi la propria sfacciataggine. Non sta parlando con Naruto o Yoshi, ma con la primogenita del Capo-Clan.
La donna stringe tra le mani il manico del cesto in vimini e accenna a un altro sorriso dolce. “Sì, è grazie alla sua forza se non ho mai perso la speranza in me, lui credeva in sé e non ha mai smesso di lottare per questo io...” arrossisce e si porta una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchia “Era pura luce, ha dato la vita per il villaggio e i suoi amici, non si è mai arreso e lottava per i suoi sogni. Lui era... ciò che non è più” sussurra mordendosi un labbro, un singhiozzo bloccato in gola, le gote rosse e gli occhi persi chissà dove. Haatta si dispiace per averle fatto pensare a qualcosa di triste e sta per scusarsi quando la donna riprende a parlare.
“Sono successe tante cose brutte, ma finché c’era lui il mondo conservava ancora una luce, per questo non posso che dirgli grazie di essere esistito, anche se c’era dolore, oscurità e morte lui era ciò di cui io, tutti, avevamo bisogno. Senza di lui, probabilmente io non avrei mai trovato la forza di credere in me” e sorride, un sorriso così bello che sembra quello di una stella, ha gli occhi umidi ma così pieni di gratitudine che Haatta, dentro di sé, sente qualcosa sciogliersi e allo stesso tempo una consapevolezza si fa spazio nel suo cuore:
Farò qualsiasi cosa perché questo sorriso non possa sparire.
 
**
Si è fatto tardi, il sole ha appena finito di tramontare e i lampione rischiarono la via mentre i negozi chiudono calando le saracinesche. L’aria si è fatta più pungente senza i raggi del sole che riscaldano tutti ciò che sfiorano, ma Sasuke non sente freddo perché c’è Naruto a prende il posto di quel calore. Sono davanti a casa del biondo che sta parlando da ore, non sa nemmeno di cosa, a un certo punto ha semplicemente smesso di ascoltarlo annoiato. Strofina il mento sulla stoffa della sciarpa rossa che porta distrattamente mentre Uzumaki lo afferra per il braccio per farlo andare entrare. È difficile ignorare il disordine che imperversa nella stanza di Naruto ma c’è da lodarlo su una cosa: ha rifatto il letto e i piatti sono tutti dentro il lavandino. Forse è un po’ migliorato dall’ultima volta. Si ricrede quando lo vede togliersi le scarpe e abbandonarle distrattamente in mezzo alla stanza.
“O-i, oi, Sas’ke non è che vuoi qualcosa?” insiste “Ho del succo di –”
“No, grazie”
“—pomodoro”
“Forse” concede al sentire l’ultima parola e il Jinchuuriki ghigna divertito facendo sbuffare il moro. Si alza dirigendosi verso il frigo e sbircia dentro alla ricerca del barattolino, lo tira fuori con un sorriso vittorioso e lo passa all’Uchiha con un lancio.
“Al volo”
Ringraziando i riflessi da ninja Sasuke lo prende senza farlo cadere ma prima di aprirlo legge la targhetta di scadenza estremamente sospettoso.
“Ingrato” sbuffa Naruto davanti all’occhio socchiuso e indagatore “Se non parla o cammina si può mangiare lo stesso” blatera a caso.
Sasuke lo ignora ma appurando che è ancora commestibile svita il tappo avvicinandosi al tavolo, prende una sedia e ci si siede prendendo un lungo sorso. Naruto guarda ipnotizzata la gola dell’Uchiha, candida e apparentemente così morbida, resa scoperta dal gesto.
“Senti, te ne stai qui ‘sta sera, neh?” dice puntando lo sguardo al vetro della finestra per non venire beccato nella propria contemplazione.
“Perché dovrei?” chiede secco l’altro, come il suo che fa la bottiglietta quando l’appoggia al tavolo.
Naruto apre la bocca per dare una piccantissima risposta ma un’improvvisa oscurità lo precede lasciando la stanza completamente buia.
“Dattebayo?!” sbotta colto di sorpreso staccandosi dal ripiano della cucina al quale si era appoggiato per andare dall’interruttore e pigiarci sopra con insistenza. “Perché non va?” si lamenta “S’è fulminata la lampadina?”
Va allora alla finestra e guarda fuori, anche le strade e le altre finestre sono buie, sembra che l’oscurità abbia inghiottito l’intera Konoha.
“Un black-out” esala sbattendo la testa sul vetro esasperato. Poi ritorna verso la cucina e a tentoni cerca una candela e dei fiammiferi dentro i cassetti, per fortuna la luna è sorta ed è molto luminosa, rischiara un pochino il buio.
“Non trovo i fiammiferi ‘tebayo” sbuffa chiudendo il cassetto con uno scatto e girandosi verso il moro con una candela in mano. L’Uchiha sembra inghiottito dall’oscurita e per poco teme che se ne sia andato, ma delle mani pallide sbucando dal nulla afferrandolo e trascinandoselo verso di sé. Il cuore di Naruto inizia a battere furioso, spaventato ed eccitato, lo stomaco e il sangue in subbuglio, gli si blocca il respiro dall’aspettativa ma Sasuke si limita a sfilargli la candela dalle mani, poi un piccolo fuoco accende lo stoppina permettendo finalmente a Naruto di vedere qualcosa di più in quell’oscurità. L’Uchiha è ancora seduto e dalle sue labbra esce un piccolo sbuffo di fumo, giusto l’elemento del teme è il fuoco,  quando appoggia la candela sulla tavola di legno. Naruto si sente ancora scombussolato ma una piccola delusione gli pugne gli occhi, lui che si aspettava chissà cosa. Stringe con forza la mano a pugno sopra la tavola.
“Naru-to, va tutto bene?” la voce apatica di Sasuke gli fa alzare il viso, la candela fa dei strani giochi di luce e ombra sul viso pallido, gli occhi brillano come carboni che bruciano al fuoco. Deglutisce, la bolla che da giorni gli riempie il cuore sembra ingrandirsi sempre di più e, Kami, non ce la faccio più.
“Sas’ke, facciamo un gioco” dice sbrigativo, il viso in fiamme.
Lo guarda scettico. “Cosa?”
“Chiudi gli occhi!”
“Perché mai dovre—“
“Tu fallo!” lo incita avvicinandosi verso di lui, negli occhi brilla una scintilla pericola alla luce della candela “Fidati di me”.
Fidati di me. Glielo era stato detto tante volte dal suo Naruto e così, senza capire perché, chiude le palpebre.
 
Sasuke sobbalza quando nell’oscurità data dagli occhi chiusi sente le dita calde di Naruto percorrere con la punta, a volte graffiando, il palmo pallido della sua mano, segue il profilo delle dita e gira intorno alle nocche, accarezza i tendini con tocchi così leggeri che quasi non ci sono, sembra che un leggero vento caldo passi sulla pelle fredda. Stringe con dolcezza ma decisione quelle dita rassicuranti sul suo polso magro, basterebbe poco per spezzarlo come se fosse fatto di ghiaccio. Il moro fa un po’ di resistenza quando sente quella presa leggera sollevargli la mano dal tavolo, irrigidisce le dita e la postura ma poi con il pollice il biondo disegna piccoli cerchietti e abbandona la mano alla sua stretta, tenendo sempre gli occhi chiusi, sentendosi stanco e con un desiderio inespresso di potersi fidare totalmente di quel biondo dagli occhi color cielo. La manica del kimono bianco scivola dal polso e lungo l’avambraccio lasciando la pelle scoperta e i radi peli ebano si drizzano per il freddo e per le piccole carezze che Naruto gli somministra  con i polpastrelli, serra le labbra per i brividi e senza poter fare alcunché digrigna i denti. Il braccio si solleva sempre di più e la manica scivola sempre più giù, Sasuke non vede ma la sua pelle bianca illuminata dalla sola luce di una candela e della luna lo fa assomigliare a un fantasma, un essere etereo che proviene dal buio spazio. Sobbalza e spalanca gli occhi sentendo le proprie dita venire accolte in qualcosa di caldo e umido e quello che vede gli fa affluire il sangue alle guance: Naruto ha aperto la bocca iniziando a succhiare con titubante lentezza la punta delle dita, le graffia leggermente con i canini e mordicchia le unghie, stringe la presa sul polso e porta l’altra mano su quella di Sasuke per trattenerla ancor vicino al volto, apre ancor di più la bocca e l’Uchiha sente le labbra secche dell’Uzumaki accarezzarlo per un breve tratto poi la lingua passa lasciando una scia umida e calda assaporando le dita sottili. Le succhia una a una mantenendo gli occhi socchiusi, liquidi tra le ciglia bionde, sembrano pronti a sfaldarsi in qualsiasi momento come se fossero persi in chissà quale luogo quando sono solo lì, puntati sul corpo dell’Uchiha che si confonde tra il buio della stanza; ha le guance arrossate, bollenti come le labbra che passano sulla sua mano. Gli morde la pelle lasciandoci un leggero segno rosso che scompare poco dopo, succhia e lecca le dita inumidendole di saliva, gli bacia il palmo e fa passare la lingua nella mezzaluna che divide il pollice e l’indice, il naso che sfiora le altre dita e il respiro caldo e leggermente affannoso che sollecita e percorre la pelle fino all’avambraccio. Anche Sasuke si rende conto di aver la respirazione accelerata, alle sue orecchie arrivano  solo i battiti del proprio cuore e i sospiri leggeri (suoi o del ragazzo più giovane?).
Naruto assapora quella pelle gelida che sa proprio come la neve con voracità, sente l’eccitazione salire e una fame mai provata prima riempire in maniera struggente ogni cellula del suo corpo, come se ogni atomo gravitasse verso quella pelle così fresca all’interno della sua bocca. Passa la lingua su tutto il contorno nel tentativo di imprimersi nella mente, di imparare a memoria quella pelle, in quel momento è lì ma potrebbe essere ovunque e sarebbe comunque nel posto giusto. Mordicchia e graffia con il canino il palmo e un singhiozzo, sembra un gemito, lo fa tornare quasi in sé e sposta lo sguardo sul viso dell’Uchiha, lo guarda senza dare speranza a quegli occhi neri di soffermarsi altrove, gli occhi blu lo puntano senza possibilità di fuga, lo guardano quasi a scavargli dentro l’anima. È un mettersi a nudo davanti al calore del sole in una giornata d’inverno.
Sono solo brividi.
Sasuke ha il viso rosso, la frangia incollata alla fronte e si morde le labbra per non lasciare che i respiri abbandonino la sua bocca, sembra non farcela più. E nemmeno Naruto ce la fa più.
Prosegue in una scia di baci umidi per il polso, accarezza le vene azzurre che risaltano sulla pelle quasi trasparente con le labbra e segue con la lingua la piega interna del gomito, un punto sensibile da come l’Uchiha inclina la testa verso l’alto e sospira.
Il kimono intralcia il lavoro di Uzumaki e sposta il viso dal braccio verso  il collo niveo sfiorandolo prima con il naso e poi affondandoci appoggiando le labbra in un bacio molto impacciato, oltre all’eccitazione un leggero panico agita il suo cuore nel rendersi conto cosa sta accadendo, è come se una mano calda entrasse nel suo stomaco mescolandolo, accarezzandolo e stringendolo forte. È confusione ma ha tanto desiderio.
Si aggrappa con la mano alla spalla mentre apre le gambe del moro infilandoci il proprio ginocchio in mezzo e spalmandosi completamente su di lui. Attraverso lo strato di pelle e vestiti sente il cuore dell’altro andare in un battito irregolare uguale al suo, come se uno stesso muscolo stesse pompando sangue in due corpi diversi. Si infila con le dita sotto la stoffa del kimono iniziando a far calare la spallina lasciandolo scoperto, alza il viso e poggia le labbra sulla mascella dritta, ci passa la lingua sul contorno e Sasuke , fino a quel momento rimasto immobile sotto i suoi tocchi reagisce stringendo con forza indelicata la spalla del biondo.
“Basta così” dichiara tentando di assumere una voce gelida nel suo tono affannato.
Naruto alza gli occhi grandi e limpidi sul suo viso, il moro ha la bocca socchiusa dalla quale il respiro esce accelerato, le labbra completamente martoriate e gonfie, se l’è morse così tanto da averle macchiate di sangue; le guance sono imporporate e i capelli attaccati al suo viso leggermente sudato. Ma gli occhi sono persi nel nulla, socchiusi tra le ciglia, carichi di nonosoche, come se stesse guardando altro e quel qualcosa è troppo doloroso e al contempo troppo bello per poter distogliere lo sguardo. Sono neri, ma di una tonalità chiara, come se stessero sbiadendo.
“Sas’ke” sussurra Naruto dimentico dell’affermazione del moro poggiando un bacio lieve sulla clavicola dell’adulto.
“Sas’ke” ripete come se desiderasse trattenere quel nome sulla sua bocca per sempre, con la mano supera l’impedimento dei vestiti raggiungendo la pelle liscia dell’addome e passandoci le dita sempre più in basso ma la mano fulminea dell’Uchiha lo blocca afferrandolo per il braccio e impedendogli di continuare oltre.
È già abbastanza doloroso così.
Ora si guardano, occhi blu su occhi neri, i primi carichi di aspettativa e ormai completamente offuscati, i secondi più lucidi, dolorosi e privi di qualsiasi altra tonalità. Neri e basta.
“Na-ru-to” scandisce il suo nome “No”.
Il biondo completamente sordo alza il viso tendendo il collo per raggiungere quelle agognate labbra rosse, distrutte dall’orgoglio, socchiude gli occhi ma la propria bocca si posa sul mento del moro, l’altro si è allontanato per sfuggire a quel contatto troppo intimo.
“Sas’ke” soffia contro il suo viso, poi lo guarda, fisso, non dà possibilità di distogliere lo sguardo, è determinato e sorride. “Voglio farlo. Con te” sospira ancora con quell’espressione innocente, così bambina, e Sasuke pensa che non può dire certe cose con uno sguardo così ingenuo e così naturale mentre alza di più il ginocchio verso il cavallo dei suoi pantaloni.
Si alza di scatto, come colpito da un fulmine, spingendolo via. Con lui addosso non potrà mai ragionare in maniera lucida e responsabile; il ragazzo è caduto a terra, in ginocchio e da lì lo guarda con la stessa espressione ingenua, innocente, piena di aspettativa e così fanciullesca, le gote ancora rosse.
“Io ti amo” dice, senza veli, senza tremare o avere la più piccola esitazione, Naruto è sempre stato così trasparente, non ha mai avuto problemi a mostrarsi per quello che è, a mostrare ogni lato di sé stesso con naturalezza, con incosciente fiducia. Darebbe tutto sé stesso per qualcuno senza nemmeno pensarci, semplicemente è così e non smetterà mai di mostrarsi per quello che è.
Sasuke ama Naruto. Cioè no, Sasuke ama il suo Naruto e quello che prova per questo Naruto non sa cosa sia, non sa se considerarlo come quel vecchio sentimento che si accende davanti a un corpo così simile a quello, davanti a uno sguardo ugualmente desideroso. Si confonde, non capisce improvvisamente se tutto quello che ha provato per questo Naruto, se il senso di protezione e la voglia di stringerlo a sé non siano in realtà rivolti al suo Naruto, non sa nulla, non sa cosa prova per quell’adolescente che, appunto, in confronto a lui è un bambino e solo per questo non dovrebbe, ma tutte
quelle emozioni
Realmente
Per chi
A chi
Sono rivolte?
Lui non è trasparente, lui è buio, il buoi confonde e lui è confuso e ha paura e non sa nemmeno cosa pensare e quindi se ne va. Perché non c’è altro che possa fare, se ne va senza dire una parola lasciandolo lì, quel Naruto carico di aspettative, con gli occhi liquidi e le guance rosse, un cuore troppo piccolo per tutto quell’amore, in ginocchio. Lo lascia lì e non dice niente. Non sa cosa dire e forse non ha niente da dire.
E Naruto resta lì.
E piange.
 
**
 
“Voglio una missione”
“Si bussa prima di entrare”
“Una qualsiasi fuori dal villaggio”
 
Kakashi sospira massaggiandosi la radice del naso rendendosi conto che più che l’Hokage sembra il dirigente di un asilo pieno di poppanti capricciosi.
“Sono il tuo superiore, Sasuke. Pretendo rispetto. Prima di entrare, si bussa” alza lo sguardo verso il giovane uomo che lo guarda stravolto con gli occhi rossi, non deve aver dormito molto quella notte. Il moro deve rendersi conto del modo in cui si è presentato dall’Hokage, spalancando la porta e travolgendolo con un ordine che con una richiesta, perché si ricompone.
“Mi scusi.”
“Bene” dice Kakashi lanciando un’occhiata all’orologio “Sei appena tornato da una missione di tre anni, non vuoi riposarti un po’ prima? Che ne so, passare del tempo con Naruto-kun?” dal fremito che ha il corpo di Sasuke capisce di avere centrato il punto.
Hokage del passato, datemi la forza.
“Voglio una missione” ripete meccanicamente.
Kami, Sasuke-kun” sbuffa appoggiandosi allo schienale della poltrona “Non avrai intenzione di lasciare il villaggio ancora una volta!”
“Se sarò in missione non lascerò il villaggio” ribatte spiccio.
“Cielo, vuoi abbandonarlo in modo legale” fa una leggera risata “Cosa diavolo ha fatto questa volta?”
“La cosa non la riguarda” dice gelido sulla difensiva.
Kakashi scuote la testa e continua a ridacchiare. “Credevo fossimo d’accordo di non combinare ancora casini...”
“ME LA DIA!” grida con rabbia sbattendo la mano sul legno della scrivania e facendo sobbalzare alcune penne che rotolano giù.
“E se non ce ne fossero al momento?” incrocia le braccia al petto guardandolo con sfida.
Questa volta è il turno dell’Uchiha a fare una risata amara. “Non dica stronzate, le cose scompaiono, avrà carenza di personale piuttosto”.
Kakashi inarca una sopracciglia. “Touché
“La prego... mi serve una missione” ripete Sasuke cercando di calmate la rabbia e la confusione che gli scorre nelle vene.
L’Hokage sospira. “Va bene”
**
Il giorno dopo Naruto si comporta come se nulla fosse, è stato agli allenamenti del team dove ha riso e preso in giro con Haatta Yoshi, ha pranzato con Iruka al chiosco del ramen e nel pomeriggio Sakura è andato a trovarlo, aveva una pausa dall’ospedale. Non ha nemmeno gli occhi rossi e i suoi sorrisi sono luminosi come al solito, nessuno si è accorto di niente e chiacchiera allegramente con la kunoichi sul freddo improvviso da più di mezz’ora. Certo, ci è rimasto male ma questo non lo fa di certo desistere, lo immaginava che con Sas’ke nulla sarebbe stato facile.
Ma io non mi arrendo, ‘tebayo!
“Naru-to” lo richiama Sakura “Mi stai ascoltando?”
“Certo” mente con disinvoltura ma davanti agli occhi verdi e scettici della donna dai capelli rosa è costretto ad ammettere “Scusa, mi sono perso l’ultimo discorso. Stavo pensando a...” alza gli occhi al cielo che si arrossa per il tramonto in cerca dell’ispirazione e quando vede un lampione mal funzionante continua “...al black-out di ieri sera”.
“Oh” annuisce Sakura “Mi ha presa proprio di sorpresa. Chissà che è successo”.
“Bah” si limita a commentare alzando le braccia dietro alla schiena “Meno male che non è successo niente di grave”
“All’ospedale c’è stato qualche casino, sai con i macchinari... ma nulla di pericoloso”.
“Meglio così”.
“Già” muore la conversazione e Naruto si gratta il mento pensieroso. Non è molto presente con la testa, nota Sakura, chissà che è successo da farlo preoccupare così tanto. La kunoichi si guarda attorno chiedendosi se sia il caso di indagare su questa stranezza ma viene distratta da una figura che cammina in fondo alla via. Quando lo riconosce sorride e alza un braccio verso la sua direzione per indicarlo al biondo.
“Guarda chi c’è!”
Quando Naruto guarda il punto indicato dalla rosa sente il suo stomaco agitarsi e il sangue affluire ovunque, si porta le mani dietro la schiena per non mostrarsi agitato ma alla fine decide che –dattebayo– lui non ha motivo di sentirsi così e si sposta a gran passi insieme alla kunoichi verso Sasuke che sentendo i richiami della donna si è fermato a guardarlo con espressione neutra.
“Sas’ke!” lo richiama vivacemente sorridendo socchiudendo gli occhi, poi li apre troppo curioso di vedere la sua reazione. L’Uchiha non sembra intenzionato a cambiare espressione facciale anche se è abbastanza sicuro che la sua sopracciglia abbia avuto un veloce, impercettibile, fremito di disagio.
“Che cosa ci fai qui?” chiede Sakura inclinandosi verso di lui.
“Mi preparavo per una missione” dice atono, troppo anche per i suoi standard, ma la rosa non ci fa troppo caso impegnata com’è a spalancare la bocca dalla sorpresa.
“EEEH?! Ma sei appena tornato” protesta confusa.
“Ordini dell’Hokage” ribatte meccanicamente.
“Ma-a! Fra un po’ c’è pure il compleanno di Naruto-kun, non puoi andare via proprio adesso. Naruto, diglielo!” chiama in causa il biondo che per tutto il tempo se ne è stato zitto a fissare con una strana espressione Sasuke dritto in viso.
“Neh, che dovrei dirgli?” chiede pigramente stiracchiandosi “Torna presto e non farti ammazzare”
In realtà vorrebbe gridargli che è un bastardo e un codardo, come ha potuto accettare una missione che li allontanerà ancora? Vuole picchiarlo, stampargli un pugno ben fatto sulla guancia, gridargli contro e impedirgli di andarsene, magari poi baciare il livido, passare la lingua su quelle labbra, stringere tra le dita le ciocche di quei capelli neri e tenerlo con sé, talmente vicino da impedirgli di andarsene come sta facendo.
“Naruto...” borbotta Sasuke senza guardarlo negli occhi forse capendo almeno in parte quello che agita le viscere del biondo, non può dire il suo nome in quel modo, non quando si è prefissato di comportarsi in maniera responsabile e matura.
Ehi, ma aspetta! Naruto e la maturità vivono in due galassie opposte.
Al diavolo.
Lo abbraccia, di colpo, stretto perché è terrorizzato che se ne possa andare via in quel preciso momento; Kami, se l’idea lo spaventa. Altro tempo senza di lui? Adesso che finalmente ha capito cos’era quel subbuglio che gli ha sempre mandato in pappa il cervello. Affonda il viso sul suo petto, improvvisamente il mondo ha smesso di girare e non c’è nulla che possa farlo desistere dal volere Sasuke. Lui lo vuole, lo vuole con sé; è un desiderio che viene da lontano, come un eco di un ricordo passato, come se un differente sogno avesse già perso l’occasione si stringerlo così come sta facendo.
“Senti, se è per quella cosa che ho detto che inizia per a, mi dispiace. Lo so, pessimo tempismo. Ma non mi interessa, ‘tebayo.” Grida stringendo più forte Sasuke immobile privo di un’espressione “Anche perché l’ho sempre saputo, credo. Cioè, quando era piccolo non potevo mica capire che fosse quella cosa per a, ma adesso sì. Non ci posso fare niente, tu sei sempre stato per me l’unico che mi capisse. Quindi non andare via, non mi hai mai lasciato solo perché adesso sì?” alza il viso e lo guarda serio, gli occhi decisi.
“Sono disposto a spezzarti le ossa pur di impedirti di andartene”
E’ una maledizione, tutta questa storia è un maledetto déjà-vu, una punizione divina per tutti i suoi sbagli, Sasuke lo sa e per questo lo spinge via con fin troppa forza, talmente tanta che il biondo cade a terra.
“Tutto questo non ha senso” dice mantenendo un tono sprezzante.
“Ma lo ha per me!” grida Naruto rialzandosi. “Non puoi andare via!”
“Ch” sbuffa voltando le spalle e andandosene.
“Saaaaas’ke!” urla il biondo ma lui lo ignora spudoratamente e si allontana senza mai girarsi indietro.
Sakura, in tutto questo, guarda senza capire e sicurissima di essersi persa qualcosa.
 
**
Non puoi andare via.
Non puoi andare via.
Non puoi andare via.
Le parole rimbalzano nella sua mente, non riesce a cancellarle e gli consumano il cuore briciola dopo briciola. Sasuke lo sa che non può, glielo dice ogni cellula del proprio corpo, ma sa anche che non può restare finché i suoi sentimenti sono agitati e incomprensibili, poi Naruto è solo un bambino e questo rende la cosa sbagliatissima. Ci sono anni e anni di differenza tra loro!
Si appoggia con la schiena a un muro e guarda il cielo in cerca di una risposta, perché la sua vita deve essere così complicata.
“Perché sei tu che complichi tutto!”
Naruto lo guardò offeso mentre gettava il giubbotto da chuunin sul letto e lanciandogli un occhiata torva.
“Perché mai dovrei essere io, dobe?” chiese Sasuke srotolando le bende attorno alla gamba, la ferita non faceva così male.
“Perché tu dici una cosa, ma poi fai tutt’altro” spiegò con fare ovvio gettandosi a sua volta sul letto, un braccio davanti al viso.
“Ad esempio?” chiese seccato sedendosi accanto a lui sul letto.
“Tipo, tipo quando mi minacci di morte e poi mi baci” gli puntò l’indice contro “Se vuoi baciarmi, baciami! Non dire di volermi uccidere”.
“Io non voglio mai baciarti” ringhiò furioso bloccandolo sul letto con il proprio corpo e nel mentre si prese una ginocchiata sull’addome.
“Vedi?” continuò a blaterare il biondo “Neghi, neghi e poi quello che ci va di mezzo sono io e il mio culo”.
“T’ammazzo, usuratonkachi” lo avvertì avvicinando pericolosamente il viso distorto in un muto ringhio.
“Neh, neh” fece accondiscendente e accarezzando i capelli serici dell’Uchiha “Dopo ti fai troppe seghe mentali”
“Solo perché penso a differenza tua non vuol dire che—“
“Va bene pensare!” lo bloccò ponendo la mano sopra la sua bocca e ricevendo così una morsicata “Ma a volte dovresti lasciarti andare. Fare quello che vuoi sul serio. Ad esempio, cosa vuoi fare adesso?” continuò imperterrito per il suo discorso estremamente ispirato.
Cosa voleva fare? Sasuke lo fissò chiedendoselo più volte ma non arrivò a una conclusione perché il biondo riprese a parlare.
“Lo vedi? Ci stai pensando! Ma tu lo sai già cosa vuoi, ‘tebayo. Devi solo farlo”
“Ah sì?” chiese con un sorriso divertito.
“S— umpf” si interruppe perché l’Uchiha aveva premuto con prepotenza le proprie labbra a quelle calde dell’Uzumaki.
“Vedi? Incoerenza e troppe seghe mentali” riprese a blaterare una volta staccati.
Sasuke sbuffa al ricordo, non sa perché ci abbia pensato ma...
Forse quel dobe ogni tanto aveva ragione.   
 
 
NDA:
No, mi tocca interromperlo qui perché non voglio uccidervi. Vi voglio troppo bene!
Ci sono un sacco di cose da dire ma ovviamente me le sono dimenticate tutte TT_TT sono senza speranze.
Però volevo scusarmi per il ritardo, ma ultimamente la mia vita è un altalenarsi di angst allo stato puro e fluff che mi fa sciogliere sul pavimento come un budino e la cosa si riflette su quello che scrivo. S’è visto, quindi il mio modo di scrivere potrebbe essere risultato un tanto incoerente. Come Sas’ke.
(Accidenti, dovevo davvero dire qualcosa ma non me la ricordo più!)
Ah, spero che la questione dell’Altro mondo sia chiara, come tutto il resto. E la parte della mano e del black-out, dio mi vergogno un sacco ad averla scritta perché la trovo una cosa talmente intima e personale che vorrei scavare la fossa e sotterrarmici dentro. Ecco, sì.
(E nulla, se mi verrà in mente troverò un modo per dirvela, mannaggia a me)
 
Ai sopravvissuti fin qui, un abbraccio.
Alle fantastiche persone che hanno recensito: biscotti e torte gratis.
A chi segue la storia e tutti glia altri lettoti silenziosi: tanti baci.
V.

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Capitolo 4
*** parte IV ***


Per me questo mondo era come una notte buia ed eterna, macchiata dal loro sangue, una notte che inghiotte ogni cosa ma da quando quel buio è stato illuminato dalla tua voce ho trovato una nuova speranza a cui aggrapparmi.
“Dimmi, qual è il tuo nome?”
Non avevo nulla quando ti ho incontrato, avevo perso tutto. Ma da quel momento la famiglia, gli amici, il potere, il dolore... non ne avevo più bisogno.
“Io... sono...”
Era stata una carezza gentile e per la prima volta dopo tanto tempo avevo visto ancora il mondo illuminato da una piccola, flebile luce.
“...Uchiha. Solo un Uchiha”.
 
 
 
 
 
 
 
Kyūbiko no ko
Il bambino della volpe a novecode
 
 
 
 
 
 
“Rinuncio alla missione”
Kakashi fa in tempo ad alzare lo sguardo che si trova davanti alla scrivania il viso tirato dell’Uchiha.
“Cosa avevamo detto del bussare?” sbuffa. In pensione, vuole andare in pensione, maledetto Obito che l’ha costretto in un compito così ingrato. “Questa è l’ultima volta che chiudo un occhio, la prossima volta ti degrado direttamente come ninja pulisci-cessi”
“Mi scusi” accenna un inchino veloce, fatto a caso, giusto per districarsi velocemente da quelle faccende noiose. È entrato sbattendo la porta e scansando molto bruscamente una persone ammantata che stava parlando con l’Hokage per poi piazzare senza tante cerimonie il dossier della missione sotto il naso sorpreso di Kakashi-sensei.
“Mi scusi, ma ho intenzione di rinunciare alla missione” sbotta con tono più controllato.
Non dire stronzate” lo scimmiotta l’Hokage “Le cose scompaiono, ho carenza di personale” ma prende ugualmente il dossiere che malamente Sasuke gli ha gettato sulla cattedra, liscia con sufficienza le pagine ma poi, con uno strappo secco, le divide in due, le accartoccia e le getta nel cestino. “Grazie al cielo ti ho dato una missione falsa” medita con noncuranza.
Sasuke trattiene malamente la bocca dallo spalancarsi lanciando un’occhiata truce al viso del suo ex-sensei. “...missione falsa?” ringhia furioso.
“Certo” socchiude sornione gli occhi “Sapevo che era una cazzata dettata dal momento”.
L’Uchiha resta impietrito per qualche secondo troppo preso a comprendere la meschinità dell’Hokage, poi si gira offeso marciando a grandi passi verso la porta meditando piani di vendetta ma la voce dell’uomo dai capelli grigi lo blocca ancora.
“Potresti almeno chiedere perdono per la tua maleducazione al Kazekage della Sabbia”.
Perché diamine dovrei.... pensa girandosi di scatto pronto a lanciare una palla di fuoco suprema contro quel maledetto uomo di mezza età ma finalmente si decide a guardare con sufficienza la persona che ha malamente gettato a terra, ora che il cappuccio è sceso dalla testa può vedere i capelli rossi tagliati corti e il tatuaggio svettare fiero dalla fronte, gli occhi acquamarina che lo guardano sospettoso.
“Kazekage-dono” sputa accennando brevemente un inchino con il capo “Mi perdoni la fretta” continua con il suo tono glaciale e freddo.
 “Nessun problema, Sasuke-kun” ribatte il ninja della sabbia con un tono altrettanto pacato.
“Posso andare, ora?” sbuffa allora l’Uchiha impaziente dimenticandosi di chiedersi  cosa diavolo ci faccia il Kage lì dopo così poco tempo la fine del meeting. Ma non gli importa in realtà, infatti non attende nemmeno la risposta del proprio Hokage per andarsene dal palazzo.
“Umpf” sbuffa Kakashi meditando di mandare una nota disciplinare al suo ex-allievo, si prende troppe libertà e mostra troppo poco rispetto.
“Mi dispiace per l’interruzione improvvisa” continua massaggiandosi gli occhi, è stata una giornata massacrante e tutto ciò che chiede è andare a letto per leggere gli ultimi capitoli del suo icha icha, quella improvvisata del Kazekage lo ha colto impreparato ed è inutile sperare che non sia nulla di grave.
“Non importa” taglia corto Gaara, poi aggiunge con un sorriso triste “Anche la mia è un’interruzione improvvisa”.
“Che cos’è successo?” decide di andare dritto al punto, prima saprà prima potrà fare qualcosa e andarsene a casa.
Il rosso assottiglia gli occhi preso da un pensiero negativo. “So cosa sta succedendo” dice infine e a Kakashi non resta che spalancare gli occhi.
 
**
“Cosa diamine stiamo facendo fuori dalla finestra dell’Hokage?” sbuffa stizzito Yoshi rivolto alla compagna di team conosciuta anche come la Psicopatica.
“Cerchiamo di capire che stia succedendo” ribatte in risposta lei aggrappandosi al tetto e mettendosi con la testa in giù, il viso che diventa progressivamente rosso. “Se avessi portato la mia microspia...” aggiunge tra i denti assottigliando gli occhi chiari per vedere meglio.
“Questo lo capisco anche io” borbotta Yoshi accucciandosi a terra e per nulla intenzionato a far cadere l’argomento “Ma perché lo stiamo facendo?”
“Te l’ho detto!” sbotta stanca di ripetersi e dalla fatica di stare appesa come un pipistrello “Ho visto un uomo misterioso entrare nell’ufficio di Kakashi-sama, e poi il ragazzo di Na-chan...”
“Non è il suo ragazzo”.
“...insomma, devo capire cosa ci facciano lì dentro. Non vorranno tradire i loro fidanzati, spero” lo ignora tornando a terra con un saltello silenzioso e accucciandosi vicino a Yoshi. Questo appoggia l’orecchio sul muro continuando:
“Per l’amor dei Kami, Kakashi-sama non sta con Iruka-sensei! Lui non è gay”
“Dimostramelo” soffia Haatta spostandolo di lato per appoggiare anche lei l’orecchio sul muro, “Byakuugan” aggiunge poi attivando il potere speciale dei suoi occhi.
“Certo che te lo dimostro” assicura Yoshi accanto a lei “Legge sempre roba porno etero. Etero. Non gay”
“E questo cosa c’entra?” fa stizzita mentre segue l’Uchiha uscire dalla stanza, posa una mano sulla bocca del compagno per impedirgli di sparare qualche cazzata e farsi così scoprire dall’ex-niniken. Quando percepisce il chakra della figura nera abbastanza lontano toglie la mano e continua ad esporre le proprie tesi. “Io leggo yaoi ogni giorno, ma sono comunque innamorata di te” conclude con nonchalance.
Yoshi resta in silenzio qualche secondo per metabolizzare la frase poi quasi li fa scoprire con un verso soffocato.
“Tu sei innamorata di me?!” sbotta stridulo.
“Shhht, fa silenzio per l’amor del cielo!” lo riprende preoccupata “Certo che sono innamorata di te” aggiunge quando vede che i ninja all’interno della stanza non si sono accorti di nulla.
Che fessi.
“Ma come, Psicopatica-chan” si lamenta il ragazzo dai capelli lunghi “Volevo dirtelo io per primo”
“E cosa aspettavi, che Na-chan diventasse Hokage?” sbuffa divertita ma si impietrisce quando sente, dall’altra parte del muro, che il ninja della sabbia ha, anche lui, nominato il nome del suo amico biondo. E il contesto in cui l’ha detto non le piace per niente.
No, no, ma proprio no.
Guarda Yoshi con gli occhi spalancati e lo shinobi le rivolge lo stesso identico sguardo.
“Che cazzo?!” sbuffa sottovoce il ragazzo esprimendo il pensiero generale.
**
So cosa sta succedendo.
Kakashi cerca di riprendersi, di formulare una frase coerente o altro ma dalle sua labbra coperte dalla mascherina esce solo uno strozzato: “Quando?!”
“Quando cosa?” chiede Gaara prendendo di propria iniziativa una sedia e sedendoci sopra.
“Quando lo avresti scoperto?” sbotta mentre riporta ordine nella sua mente in modo che possa elaborare velocemente la situazione come nelle battaglie. “Senti, no. Non è questo quello che mi interessa. Dimmi cosa hai scoperto. Tutto” precisa mentre con i pensieri viaggia da una elaborazione all’altra, sul come ci sia riuscito, da chi e perché non abbia informato gli altri Kage ma sia andato direttamente lì da lui e... Un’illuminazione violenta  gli fa sbarrare nuovamente gli occhi. “Naruto c’entra davvero in questo storia?”
Sembra aver colto il segno da come il volto del Kazekage si acciglia. “Lui non è Naruto” una frase secca, decisa e distruttiva che fa silenziare perfino i barbagianni che per tutto il tempo si sono agitati fuori dal palazzo.
“Non sarà quel Naruto, ma lui è Naruto” dice spazientito da quella piega Kakashi.
Gaara sospira, sarà una lunga conversazione e loro hanno poco tempo. “Kakashi-san, tornati dalla riunione con i Kage sono andato dal demone tasso e lui mi ha raccontato una storia interessante”
“Che genere di storia?” chiede guardingo intrecciando le dita delle mani tra loro e appoggiando i gomiti sopra la scrivania.
“A quanto pare, quando l’Eremita divise il Jiuubi tra i nove Bijuu mantenne intatta la sua volontà che mise in una specie di universo parallelo, una dimensione vuota e priva di vita che prosegue a pari passo con la nostra. Shukaku la chiama l’Altra Parte. Ecco, l’Eremita delle Sei Vie mise lì questa Coscienza in modo che non potesse nuocere a nessuno.” Prende una pausa.
“Vai avanti”. Lo incita Kakashi.
“Centinai di anni fa, prima di Madara e Hashirama, ci fu un bambino che ospitava il Kyuubi dentro di sé capace di entrare in contatto con la Coscienza del Juubi e questo costituiva una minaccia enorme. La Coscienza poteva usare il corpo del bambino come ponte per il nostro mondo”
“Decise di eliminarlo” immagina l’Hokage.
“Esatto” annuisce “Solo che l’anima di una persona tende a reincarnarsi ogni tot di anni e per impedire che lo spirito del bambino potesse tornare con il suo potere in questo mondo decise di sigillare l’anima con il Sigillo del Diavolo dopo aver estratto il Kyuubi, così una minaccia del genere non si sarebbe più presentata”.
“Molto prudente”
“Purtroppo, quel bambino era anche la rincarnazione di uno dei due figli dell’Eremita e ovviamente entrò a contatto con un Uchiha, anche se tra loro le cose andarono diversamente. Infatti l’Uchiha cercò di salvarlo, ma...”
“Ma?”
Gaara lo guardò serio. “Lo sai, noi siamo Kage, ninja. Il nostro compito consiste nel proteggere il Villaggio senza lasciarci travolgere dai sentimen—”
“Che cazzo è successo?!” grida Kakashi alzandosi dalla poltrona e sbattendo i pugni sulla scrivania. Preso un respiro per calmarsi. “Come Hokage proteggerò ogni persona di questo villaggio dando la mia vita se necessario. Ma non farò scelte azzardate se prima non avrò il quadro generale della situazione. Quindi parla, Gaara!”
**
Naruto si stringe sul letto tra le lenzuola leggere, ha lasciato la finestra aperta con le tende bianche che ondeggiano spostate da un leggero venticello notturno, una porta verso la città addormentata, ed ora sente brividi un po’ ovunque e il cuore in gola. Tiene le palpebre chiuse e la fronte rilassata, ma non riesce a dormire, nonostante il respiro regolare è ancora sveglio. Finge di dormire anche se lo vorrebbe sul serio. Dormire, intendo.
Sono quasi le ventitré, solitamente va a letto più tardi, e la luna illumina con i suoi raggi pallidi gli spettri scolpiti sulle montagne, alcuni arrivano fin dentro la casa illuminando di una luce pallida alcune assi del pavimento sporco, colpiscono un mucchio di stoffa informe —che dovrebbe essere una maglietta— rivelando tutte le pieghe. Il silenzio è invadente e fastidioso, sembra che sia questo a non far dormire il povero ragazzo. Non è così che voleva passare la notte, voleva che ci fosse qualcuno con lui, invece è solo ed ansioso perché domani Sas’ke partirà ancora una volta verso il confine e ancora una volta lui non sa se tornerà tutto intero o se non tornerà proprio. Lui non vuole fare la mogliettina disperata, ecco.
Alla fine si è addormentato, ma non per molto tempo perché adesso l’orologio ticchetta la ventitré e venti e lui ha ancora i sensi vigili, ma richiude gli occhi fingendo di dormire ancora e che quella piccola sbirciata all’orologio sia solo la parentesi di un sogno.
Che poi il fatto che lui sia lì disteso a far finta di dormire e che il suo.... (riempire i punti con il giusto appellativo, risuona nella sua testa ma lui proprio non sa quale sia la risposta)... si sta preparando per una missione altamente omicida. No, basta, ormai ha deciso, cinque secondi e si alza, andrà a Villa Uchiha a sbattergli in faccia la sua presenza e la situazione scomoda finché la testa di cazzo non trova una cazzo di soluzione, e magari lo abbraccerà così tanto forte che le ossa gli si spezzeranno davvero e allora addio missione.
Tock. Suono soffocato e silenzioso, ma lo percepisce lo stesso, il rumore di qualcosa che si appoggia con leggerezza sul cornicione della finestra lasciata aperta. Naruto sente il forte istinto di girarsi e guardare cosa stia succedendo ma si impone di restare immobile al suo posto, deve dormire.
Ma è costretto a schiudere le palpebre quando sente un braccio tiepido aggrapparsi attorno a lui con disperazione, il corpo del suo .... aderire perfetta alla sua schiena, con le dita affondare con una presa ferrea, decisa, possessiva, sulla stoffa del suo pigiama in cotone, attraverso la stoffa riesce a sentire il calore di quella pelle. Apre piano gli occhi puntando le iridi verso la mano pallida che lo stringe forte, talmente tanto che le articolazioni sono in rilievo e bianche per via dell’intensità della presa.
È ironica la cosa, lo sta abbracciando con lo stesso impeto spezza-ossa con cui voleva farlo lui.  Inconsciamente il biondo si stringe ancor di più in quella stretta intrecciando i piedi sotto le lenzuola con le gambe del più grande.
“Sas’ke” bisbiglia come se fosse appena stato svegliato e appena schiude la bocca sente la presa del moro più forte e il biondo sente sussultare il proprio petto per una lieve risata di vittoria mal contenuta.
“Non. Dire. Niente.” Sillaba brusco stringendo la presa sul suo sterno e affondando con più forza il viso nell’incavo del collo, corruccia le sopracciglia così tanto che Naruto sente quel nodo premuto sulla sua nuca. Al che non può non trattenersi dal fare un lieve sorriso e afferrando il braccio dell’Uchiha lo usa per fare leva e girarsi verso il viso del moro senza districarsi da quel groviglio di gambe, è un po’ difficile.
“Sto zitto, giuro, ma prima dimmi per—” inizia ma l’altro lo interrompe bruscamente.
“Stai zitto e basta”.
“Ma voglio sapere  perc—gh”
Lo bacia senza dargli possibilità di continuare con le sue stronzate, lo bacia premendo con prepotenza le labbra contro quelle del più piccolo che sono bollenti e quasi febbricitanti, Naruto è sempre stato pieno di calore, anche nel bel mezzo dell’inverno era capace di girare con solo una stupida felpa a scaldarlo. Per un attimo la sua mente gli presenta il terrificante paragone di un falena che, incantata dal calore e dalla luce di una lanterna, scambiandola forse per una stella, si brucia le ali e muore precipitando nell’oscurità della notte.
La bocca di Sas’ke invece è fresca come l’aria che fa ondeggiare le finestre e ha le labbra lisce come se lui non sentisse l’autunno che bussa, è bello passarci sopra la lingua. Non immaginava così tanto.
Quando si staccano Naruto si rende conto che quel bacio, probabilmente nato solo per farlo tacere, è il suo primo bacio e la cosa lo esalta al punto di  volerne un altro, si sporge per cercare ancora quella labbra fresche ma nell’oscurità sbaglia mira e invece di prendere la bocca si ritrova a baciare il mento, ride contro la pelle pallida per l’errore mentre Sasuke sbuffa per nulla divertito dalla cosa.
Il biondo preme il palmo della mano leggermente sul petto dell’Uchiha e questa volta centra la parte del volto giusta, morde il labbro inferiore nella foga quasi per dispetto e sfila i bottoni della camicia del moro dalle asole, basta una leggere pressione per sbottonarlo, gioca con la lingua dell’altro e passa la mano sul petto tiepido che si alza e abbassa in un respiro accelerato. Scivola con le dita sugli addominali e segue il contorno dell’ombelico quando la mano di Sasuke gli afferra il polso interrompendo la sua discesa e il bacio affannoso.
“Può bastare” gli soffia sul viso.
“Perché?” borbotta Naruto affondando la testa sull’incavo della sua spalla e strofinandosi a lui.
“E’ troppo presto” spiega calmo sistemando meglio il mento sulla testa bionda e sperando al contempo di bucargli il cranio. Naruto mugugna qualcosa di incomprensibile, forse un insulto, forse gli dà del vecchio ma non se ne cura molto.
“Mi basta anche così” dice infine con voce comprensibile sistemandosi meglio contro il petto dell’uomo e abbracciandolo come se fosse un pupazzo. “Anche così va bene”
“Non andrò in missione” dice incolore Sasuke passando distrattamente una mano sulla schiena del biondo.
“Nh?” borbotta il biondo corrucciando la fronte. È buffo, prima quando voleva dormire il letto vuoto gli impediva di perdere totalmente conoscenza, adesso che ha un corpo tiepido da abbracciare sente la stanchezza prenderlo tutto in una volta. C’è anche il cuore di Sas’ke che sente battere attraverso la pelle bianca, è un suono regolare bellissimo. È vivo.
“La missione. Ci ho rinunciato” sbuffa accorgendosi che Naruto ha smesso di ascoltarlo, che il sonno lo ha preso all’improvviso e che ha rilassato la bocca lasciando che un piccolo rivoletto di saliva esca.
Che cosa disgustosa, sa che dovrebbe pensarlo ma invece sente solo l’ennesimo e prepotente desiderio di proteggere ciò che gli appartiene.
**
Una nuvola ha coperto la luna e ora si vedono più stelle, Gaara alza il viso al cielo quando esce dall’ufficio dell’Hokage, un leggero vento autunnale gli solletica i capelli corti.
Kakashi ha rifiutato la sua proposta, ha detto che ci potrebbe essere un altro modo, che ci deve essere un altro modo, che Naruto è comunque un ninja della foglia ed è suo dovere proteggerlo.
Oh, Kakashi-san, ma chi vuoi proteggere è morto ormai da molti anni...
Incrocia le braccia al petto e dice con voce sufficientemente alta. “Allora, adesso che lo sapete cosa avete intenzione di fare?”
Haatta e Yoshi, nascosti dalla loro postazione, sobbalzano e si guardando spaventati quando si rendono conto che il Kazekage ce l’ha con loro.
Si materializzano davanti a lui tenendo la testa bassa e gli occhi chiusi, ma lo sguardo del rosso non sembra arrabbiato. Li sta studiando.
“E’ tutto vero?” arrischia Yoshi. Si chiede come sia finito in questa storia, come possa essere tutto reale. “Naruto-kun è davvero il fantasma dell’eroe della foglia?”.
Gaara fa un sorriso amaro a sentire il termine che ha usato il ragazzo per quel corpo vuoto. “Sì” dice semplicemente, poi sposta lo sguardo verso la ragazza.
Haatta stringe con forza i pugni e si morde il labbro fino a farlo sanguinare. “Tutto questo sta accadendo davvero per causa sua?” sbotta infine con voce tremante.
“Tutto quello che accadde è a causa sua” precisa gelido.
Yoshi trattiene il respiro, mentre Haatta ne lascia uno lungo.
“Se seguiamo il tuo piano, tutto andrà al posto giusto?”
“Sì” risponde.
Il ragazzo dai capelli lunghi si agita e afferra la rossa per un braccio costringendola a guardarlo. “Haatta” la chiama corrucciando le sopraciglia “Naruto-chan è un nostro compagno”.
La Hyuuga si limita a un sorriso triste, sconfitto. “Lo so” dice solo.
**
Pericolo.
Primo pensiero coerente che gli presenta la sua mente.
Pericolo.
Nel dormiveglia, Sasuke si alza dal letto e attivando lo sharingan intercetta una kunai e allo stesso tempo prende Kusanagi abbandonata accanto al letto.
Pericolo.
“Che diamin..?” sbadiglia Naruto svegliato all’improvviso.
Pericolo.
Sasuke scende dal letto pronto a scandagliare l’oscurità. Pericolo. Pericolo. Pericolo. Pericolo. Pericolo. Pericolo. Pericolo. Pericolo. Distingue un movimento e scatta brandendo con eleganza omicida la spada di Kusanagi. Naruto si accorge anche lui del pericolo e cerca di afferrare il kunai che tiene sempre sul comodino ma qualcosa gli afferra la mano e poi qualcosa striscia sul suo corpo bloccandolo in una morsa d’acciaio.
Sabbia. Della sabbia lo sta imprigionando.
Gaara, pensa con ferocia Sasuke evitando egli stesso di essere imprigionato in quel jutsu e di liberare il biondo dalla prigione.
“Fermo dove sei” una voce incolore lo gela al suo posto, una figura nera si è materializzata dietro il biondo e gli preme una kunai alla gola. Il moro ringhia e Gaara fa una lieve pressione sulla pelle ma abbastanza forte da far scivolare un rivoletto di sangue.
Impotente.
Sasuke si sente impotente quando vede il ragazzo e l’uomo smaterializzarsi davanti a suoi occhi, e lui non ha potuto fare niente.
 
Non prende nemmeno un secondo per analizzare la situazione, tutta la faccenda si è svolta in una manciata di secondi con mosse talmente veloci che solo grazie al suo sharingan è riuscito a vedere. Attiva anche il Rinnegan e si getta dalla finestra per inseguire il Kazekage con il Jinchuriiki, scandaglia la città alla ricerca dei chakra e non ci mette molto a individuarli.
Salta da un tetto all’altro con il cuore che gli martella nel petto e un’unica domanda: che cazzo sta succedendo?!
“Sasuke-kun!” percepisce il chakra di Sakura affiancarsi a lui e voltando la testa vede la kunoichi dai capelli rosa corrergli accanto “Che diavolo stai facendo?” grida per sovrastare il vento.
“Sabaku ha rapito Naruto” grida in risposta con un ringhio animale.
La donna spalanca gli occhi. “Cosa..”
“Devi avvertire l’Hokage” la interrompe bruscamente “Va’ da Kakashi e digli che Gaara ha rapito Naruto”
“Ma...”
“VAI!” sbraita con gli occhi spalancati, fuori di sé. La kunoichi sussulta ma poi annuisce leggermente con il capo e salta nella direzione opposta, verso il palazzo dell’Hokage.
L’Uchiha la segue per un secondo con lo sguardo, poi punta di nuovo gli occhi davanti a sé e aumenta il passo.
**
Naruto ad un certo punto ha perso conoscenza e quando riapre gli occhi si trova in una radura a guardare il cielo, ormai la luna e le stelle sono totalmente scomparse, inghiottite dalle nuvole spinte dal vento.
Che cosa è successo? Si chiede alzandosi traballante sulle braccia mentre la sua mente ripercorre gli ultimi avvenimenti. Stava dormendo beatamente accanto a Sasuke quando qualcuno li ha attaccati. Spalanca gli occhi mentre il respiro gli si blocca in gola.
Gaara!
“Finalmente ti sei risvegliato” una voce femminile lo fa sobbalzare e alza gli occhi sbarrati verso il luogo da cui proviene la voce.
“Haatta!” esala con sollievo riconoscendo la ragazza con i codini rossi, accanto a lei c’è Yoshi.
“Ragazzi, cosa diavolo sta...” cerca di chiedere ma una forte pressione lo fa cadere avanti con la faccia premuta sull’erba umida. L’impatto è talmente forte che sente gli occhi lacrimare.
Cosa sta succedendo? Gli muore in gola e sente il cuore smettere di battere quando si accorge che a colpirlo è stata Haatta.
“Ti conviene stare fermo” lo avverte con voce robotica, è strano sentire la ragazza parlare con un tono così incolore, nemmeno durante le missioni era capace di restare seria, un po’ come lui per questo erano andati subito d’accordo. Sentire la Hyuuga parlare con un tono del genere è innaturale.
Lancia uno sguardo a Yoshi che fa di tutto per evitare di incrociare i propri occhi con quelli del biondo, si tiene di disparte con la bocca serrata. È tutto così sbagliato, così impossibile. Chiude gli occhi sperando che questo sia solo un brutto, bruttissimo incubo.
Naruto! Sente Kurama chiamarlo con insistenza, preoccupato. Gli dice di usare il suo potere, di liberarsi o fare qualsiasi altra cosa ma il biondo non ce la fa, non vuole fare del male ai suoi amici.
“Naruto” questa volta la voce proviene con più pacatezza da fuori della sua testa, apre lentamente gli occhi e girando il capo vede Gaara  che lo guarda dall’altro con sguardo impassibile.
Il rosso lancia uno sguardo ad Haatta. “Mollalo pure” ordina e Uzumaki si sente libero dal peso che lo teneva bloccato.
Tossisce un paio brevemente passandosi una mano davanti alla bocca.
“Immagino tu voglia sapere cosa sta succedendo” inizia Gaara.
Ma dai, ‘ttebayo” sbuffa accorgendosi che si è spaccato il labbro. È ancora terrorizzato ma cerca di non darlo troppo a vedere. “Immagino che questa non sia una vecchia rimpatriata” aggiunge, anche se nella voce c’è una sfumatura diversa e quando alza lo sguardo gli occhi di Naruto non sono più azzurri come il cielo ma cremisi come quelli della volpe.
“Non interferire ancora una volta, Kurama”.
Naruto, posseduto dalla volpe, ridacchia. “Oh, quindi alla fine il maledetto tasso ha sputato il rospo!
“Lasciami parlare con il ragazzo, Naruto” insiste Gaara.
La volpe ringhia. “Non ch— inizia ma il suono di alcuni shuriken che fendono l’aria la interrompono e la sorpresa è così forte che Naruto riesce a riprendere il controllo del proprio corpo.
“ Cosa diavolo dovrei sapere?!” urla mentre evita le armi ninja, invece Gaara resta immobile al suo posto lasciando che sia la sabbia a proteggere lui e i due chuunin dalla pioggia di shuriken.
“NARUTO!” 
L’urlo risuona nella radura pieno di emozioni, tutte negative, vibra attraverso l’aria spinto dal vento e fa perdere un battito al biondo, Sas’ke è arrivato ad aiutarlo.
“SAS’KE!” grida in risposta verso gli alberi e subito l’Uchiha si materializza all’inizio della radura. Fa paura, con i capelli neri completamente scompigliati, entrambi gli occhi bicolori sbarrati e attivi, dentro vi si legge una scintilla di rabbia e pazzia, e attorno a lui un’aura malvagia, il chakra che si addensa intorno a lui.
Naruto vorrebbe correre verso l’amico per combattere al suo fianco ma si rende conto di essere rimasto immobile per un secondo di troppo, approfittando dello stupore il rosso aveva bloccato le gambe dell’Uzumaki con la sabbia.
Concentrare il chakra sui piedi, concentrare il chakra sui piedi... si ripete all’infinito mentre lo fa defluire verso le gambe ma sembra venir assorbito dalla sabbia.
Porca Merda!
“Non sprechiamo tempo a combattere, Sasuke-kun” dice pacatamente la voce di Gaara mentre il moro innalza intorno a sé barriere di chakra. “Lascia perdere il Susanoo’”
“Cos’è?” lo schernisce l’Uchiha con quell’espressione folle che mette i brividi al ragazzo più piccolo “Hai paura di prendertele come quella volta con i tuoi amichetti?”.
Haatta e Yoshi estraggono delle kunai pronti ad entrare in azione ma il Kazekage li blocca con un gesto imperioso della mano. “Se non sbaglio” continua imperturbabile “Quello che se le prese fosti tu. Dal Raikage”.
Un ringhio gutturale esce dalla gola di Sasuke e con il Susanoo’ non ancora del tutto completo si getta verso il ninja della Sabbia, mirando ad ucciderlo.
Gaara senza battere ciglio o cambiare espressione si difese dal colpo, attaccando a sua volta ma ovviamente non può nulla contro la corazza parziale del Susanoo’.
“Sas’ke!” grida Naruto appena riesce a liberarsi dal suo impedimento e fa per andare in aiuto del moro ma i suoi compagni di team gli sbarrano la strada.
“Ragazzi!” sbotta sentendo una rabbia cieca prendere il soppravvento sul suo petto “Che diavolo vi prende?!”
“Ci dispiace, Naruto-kun” continua Haatta ad usare quella voce incolore, e più delle parole è il tono a colpirgli il cuore in una ferita dolorosa.
Stringe i pugni e guarda i volti dei suoi due amici, le sopracciglia corrugate. “Sono così pericoloso?”
“Sì” ribatte Haatta.
Sente la rabbia aumentare, lui non è un pericolo, lui ama il suo villaggio, come potrebbe essere pericoloso? Finalmente che aveva trovato delle persone pronte ad accettarlo, perché quello sguardo è tornato? Sperava che fosse finito, sperava che...
Il manto della volpe inizia ad avvolgerlo lentamente mentre i segni sulla sua faccia si fanno più marcati, non vuole fare del male ai suoi amici ma si sente così arrabbiato, così odiato che non riesce a impedire alla volpe di prendere il soppravvento.
“Naruto-kun” la voce di Gaara lo riporta alla realtà, è a faccia a faccia con Sasuke mentre combattono. “E’ giunto il momento che tu sappia la verità”
“No!” grida perentorio il moro lanciando allo stesso tempo un attacco che colpisce di striscio la spalla del suo avversario.
“Verità?” balbetta mentre cerca di scacciare la mente di Kurama che cerca di sovrapporsi alla sua, come se non volesse farlo sentire.
“Sì, su chi sei veramente” grida Gaara.
“Un’altra parola e t’ammazzo!” lo avverte con rabbia l’Uchiha mirando un colpo con la spada al cuore ma che viene evitato.
“Chi... sono... veramente?” deglutisce, sente il suo corpo farsi pesante come un macigno.
“C’è una regola al Villaggio della Foglia che tutti conoscono e tutti rispettano” inizia gridando per farsi sentire sopra i colpi del combattimento “Una regola che tutti conoscono, tranne te, Naruto!” si difenda con la sabbia.
“Una regola?” gli occhi del biondo sono sbarrati, puntati verso i movimenti eleganti dei due adulti, Kurama che grida nella sua testa.
“La regola dice” prende fiato Gaara.
“Non un’altra parola!” lo minaccia Sasuke gettandosi contro il rosso con tutta la sua forza. Gaara si difende come può a tutta quella furia e ne esce con un taglio dove dovrebbe esserci la sopracciglia dal quale esce molto sangue bagnandogli le ciglia e costringendolo a tenere gli occhi chiusi.
“Quella regola impedisce di dire a Naruto Uzumaki che il suo nome, il suo aspetto e perfino il potere che possiede sono gli stessi dell’Eroe di Konoha che morì anni fa...”
“MALEDETTO!” grida Sasuke cercando di impedire che quelle parola raggiungano le orecchie del ragazzo, ma ormai è troppo tardi.
Naruto spalanca gli occhi e la bocca, il cuore che smette di battere improvvisamente.
“Cosa...” annaspa in cerca di aria, si artiglia il petto con una mano, improvvisamente gli fa tutto male.
“Tu sei solo la copia di un morto” continua implacabile e crudele Gaara sotto i colpi dell’Uchiha “Un guscio vuoto che conserva l’anima di una persona che dovrebbe essere morta da tempo. Le persone che ami e quelle che desideri proteggere.... Tutto ciò che riesci ad ottenere... è falso! Tu non hai mai realmente avuto qualcosa o qualcuno da definire tuo, in ogni caso”.
“HO DETTO BASTA!” Gaara cade a terra sotto i colpi dell’Uchiha che ora lo sovrasta implacabile.
“Anche lui” sussurra il rosso indicando l’ex-nuniken “Anche lui si comporta così solo perché gli ricordi lui... il suo unico legame”
Sasuke ringhia e cerca di decapitarlo ma la sabbia glielo impedisce ancora. “Questo non è vero!”
Naruto cade in ginocchio come una bambolina a cui sono stati tagliati i fili, guscio privo di vita, il contenitore per un fantasma, è questo che ha detto.
“Non è vero...” singhiozza mentre sente delle lacrime di incredulità fare capolino tra le sue ciglia.
“Se non mi credi” continua inflessibile il Kazekage sfuggendo alla presa del moro “Chiedilo al Bijuu che porti dentro di te, a colui che si fa chiamare Kurama”
Cosa, cosa, cosa, cosa, cosa, cosa, cosa...
Non capisce più niente, gli fa così male il petto come se qualcuno gli avesse preso il cuore tra le mani e lo stesse stringendo troppo forte, fa male. Non vuole chiedere, non vuole sapere, vuole che tutto questo sia solo un incubo orribile.
Tutto questo non è reale.
Io sono Naruto Uzumaki, ho sempre vissuto da solo con Kurama finché Konoha non mi ha accolto. Konoha è la mia casa. Mi piace il ramen e adoro mangiarlo con Iruka-sensei. Mi diverte fare gli scherzi al sesto Hokage con Haatta e Yoshi. Amo i capelli di Sakura. Diventerò Hokage, il ninja più forte. Voglio stare con Sas’ke. Voglio proteggere Konoha, la mia prima casa, voglio essere riconosciuto da tutti. Questa è la mia vita.
La mia, non quella di un morto!
“Smettila di parlare!” ringhia Sasuke a Gaara tentando ancora una volta di ucciderlo.
“E’ la verità. Ed è il momento che anche tu sappia tutto” continua in direzione del moro. “Non vuoi sapere il segreto che si cela dietro questo bambino?”
Io sono Naruto Uzumaki, ho sempre vissuto da solo con Kurama finché Konoha non mi ha accolto. Konoha è la mia casa. Mi piace il ramen e adoro mangiarlo con Iruka-sensei. Mi diverte fare gli scherzi al sesto Hokage con Haatta e Yoshi. Amo i capelli di Sakura. Diventerò Hokage, il ninja più forte. Voglio stare con Sas’ke. Voglio proteggere Konoha, la mia prima casa, voglio essere riconosciuto da tutti. Questa è la mia vita.
La mia, non quella di un morto!
“Con il tuo sharingan puoi vedere chi gli si nasconde dentro” insiste Gaara notando una scintilla diversa negli occhi dell’Uchiha. “Non vuoi sapere cosa successe in realtà?”.
Io sono Naruto Uzumaki, ho sempre vissuto da solo con Kurama finché Konoha non mi ha accolto. Konoha è la mia casa. Mi piace il ramen e adoro mangiarlo con Iruka-sensei. Mi diverte fare gli scherzi al sesto Hokage con Haatta e Yoshi. Amo i capelli di Sakura. Diventerò Hokage, il ninja più forte. Voglio stare con Sas’ke. Voglio proteggere Konoha, la mia prima casa, voglio essere riconosciuto da tutti. Questa è la mia vita.
La mia, non quella di un morto!
“Tutto questo è una follia” impreca Sasuke smettendo, però, di combattere. Gaara capisce di aver vinto.
“In fondo, le mie e quelle del demone Tasso sono solo supposizioni” spiega il rosso con il fiatone “Se tu usassi il suo sharingan la verità, tutta la verità, verrà fuori”
Gli punta contro la spada di Kusanagi. “Se dovessi sbagliarti...” ringhia.
“Mi ucciderai con le tue stesse mani” assicura deciso il Kazekage. “La presenza di questo bambino ha alterato gli equilibri del nostro mondo che sta progressivamente sparendo”.
Sasuke ringhia ancora, ma lo ignora puntando lo sharingan contro il biondo. Naruto ha gli occhi sbarrati, è paralizzato con il cuore che ha preso a battere in un ritmo talmente veloce da fare male. Ha gli occhi colmi di lacrime, pieni di paura.
“Sas’ke...” lo implora, non vuole essere tradito anche da lui. Non da lui. Lui...
“Mi dispiace, Naruto”
Ancora quelle parole.
 
A Sasuke era già capitato di vedere il Kyuubi dentro la testa del suo Naruto, era entrato spesso in quella dimensione e per questo si aspetta di vedere il solito grande cancello  con la volpe spaparanzata dall’altra parte pronta a riempirlo di insulti.
Invece si trova davanti a un grandissimo spazio vuoto diverso da quello a cui era abituato, l’acqua ricopre un pavimento a scacchi con quadrati bianchi e neri e basta. Non c’è nient’altro.
Accidenti a te
Sasuke sobbalza quando sente quella fastidiosa e familiarissima voce così diversa da quella di Kurama. Proviene dalle sue spalle.
Accidenti a te” ripete quella voce solare, da ragazzo “Non posso credere che tu lo abbia fatto davvero, ‘tebayo
Il moro sa di doversi girare ma qualcosa lo paralizza.
Adesso sì che iniziano i casini” continua a blaterare la voce.
Il cuore gli batte impazzito nel petto mentre vuole impedire a quella realizzazione di accendere una speranza dentro di sé.
“Però... è bello rivederti di persona” la voce cala di qualche ottava per avere un tono più imbarazzato.
Sasuke si gira, ogni atomo del suo corpo gli urla di non farlo perché dopo non tornerà più indietro.
Ma lo fa.
E se lo trova davanti, seduto con nonchalance in un divano arancione. È lui, il suo, non una copia o altro, è lui. Quello vero.
Naruto sorride. “Yo, Sas’ke
 
 
 
 
 
NDA.
TADDADAAAN
Colpo di scena, mentre vi riprendete vado a nascondermi (non si sa mai che dopo vogliate uccidermi. Ma, ehi, se lo fate non saprete mai come andrà a finire!)
Lo so, volete delle spiegazioni. Pretendete delle spiegazioni. E ve le meritate, ma sul serio, dovete aspettare solo il prossimo capitolo in cui verrà chiarito tutto.
La storia del bambino e dell’Uchiha.
Di com’è morto Naruto.
Che ci fa il Vero Naruto al posto del Kyuubi.
Il piano di Gaara.
Saprete tutto (se ci sta, ma ci deve stare. Caso mai per il piano di Gaara aspettate il prossimo ancora xD)
Ah, chiedo venia per le schifose scene di combattimento, ma non sapevo come renderle realistiche permettendo al povero Kazekage di rivelare tutto a Naruto (suvvia, non odiatelo, ha i suoi motivi per farlo)
Detto questo, ci vediamo nel prossimo capitolo che è anche il mio capitolo. Tra parentesi, la frase prima del titolo è una ripresa della storia del bambino e dell’Uchiha, infatti comparirà anche nel prossimo capitolo. (Quante volte ho detto prossimo capitolo?!)
 
Come al solito, a chi recensisce regalo abbracci e biscotti e ciambelle eeee affetto, tanto affetto.
Ringrazio chi lo ha già fatto con cuori grandi come case! Siete fantastiche, grazie di cuore!
V.

                                                                  

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Capitolo 5
*** Parte V ***


Kyūbiko no ko
Il bambino della volpe a nove code
 
 
 
 
 
Yo, Sas’ke
 
No.
In un primo momento tutto ciò che riesce a pensare è solo un ‘no’ secco, incredulo e pieno di rabbia.
 Non può essere vero.
Si sente preso in giro, sente dolore fin dentro le ossa e sente che tutto gli sta sfuggendo di mano incapace di concepire. È tutto così...
Eppure è quello che gli mostrano i suoi occhi, davanti a lui, seduto in una posa vigile c’è Naruto. Il suo Naruto. Non il bambino che comparve undici anni fa alle porte del villaggio, ma il ragazzo che lo ha inseguito in capo al mondo per più di tre lunghissimi e dolorosissimi anni per riportarlo indietro. Sente un peso sordo al centro del petto, come se il cuore smettendo di battere fosse diventato pesantissimo e stesse cercando di lacerare la sua carne dall’interno.
Naruto lo guarda in silenzio, un sorriso stiracchiato e un po’ nervoso per la situazione complicata. È diverso da quando era vivo, voglio dire: i suoi occhi non sono blu, ma scarlatti con la pupilla allungata come quando era posseduto dal Kyuubi, tra i ciuffi  biondi escono delle orecchie da volpe dal pelo rossiccio e vede distintamente le nove code ondeggiare dietro al suo copro in movimenti furtivi. È come se il Kyuubi avesse preso la forma umana di Naruto.
Ma Sasuke lo sa, lo sa con la precisione chirurgica di un medico, lo sa che chi ha davanti è il vero Naruto, il ragazzo che sedici anni or sono morì per salvare i suoi compagni e il Villaggio in una missione. Glielo grida ogni cellula del suo corpo, glielo urla il suo corpo che vorrebbe correre verso quello abbronzato del biondo per pestarlo a sangue e poi baciarlo, glielo urla il silenzio, quelle forme.
Ma...
“Non è vero” si risolve infine a dire, diffidente come sempre. Stringe le mani a pugno e assottiglia gli occhi in cerca di una qualche illusione anche se lo sa che ciò che appare davanti alla potenza del suo sharingan non è altro che la cruda, contorta verità.
“Cosa ci fai qui!” infierisce ancora, non è una domanda, è un’affermazione, un ordine che impone quasi di sparire perché ormai è stanco, stanco di avere a che fare con fantasmi, corporei o eteri come il sonno, ogni giorno.
Naruto ridacchia e si passa una mano tra i capelli biondi e stopposi, ha lo stesso identico aspettò di quando morì. “Ecco, la cosa adesso si fa complicata” continua a ridacchiare divertito come se la complicazione fosse in una dannata serie televisiva con troppi episodi e non in quella ridicola vita.
“Sas’ke, Kurama!” il moro sobbalza quando sente la voce dell’altro Naruto poco distante (Perché ci sono così tanti Naruto? Che diavolo sta succedendo?).  Il ragazzo siede a terra,con l’acqua che gli bagna i vestiti, gli occhi grandi e pieni di confusione, il suo mondo è appena caduto a pezzi, ha scoperto di essere il fantasma di un morto e perché Sasuke ha chiesto a Kurama cosa ci faccia lì? Il demone è sempre stato lì da che ha memoria, è sempre stato dentro di lui, sempre. Perché non dovrebbe essere lì? Quello è il suo posto!
...no?
Sposta gli occhi blu dal viso pallido di Sasuke su quello dello spirito della volpe, certo hanno lo stesso aspetto ma è una cosa normale, giusto?
“Kurama, che sta succedendo?” lo chiama sentendo uno strano gelo strisciare sotto la pelle.
O-i, niente di cui preoccuparsi, moccioso!” lo riassicura il nove coda mostrano il pollice e tentando di risollevare l’atmosfera con un sorriso impertinente.
“Ku-ra-ma?” sillaba Sasuke alzando la spada verso il demone diffidente, pronto a qualsiasi trucco. “Tu non sei Kurama!” ringhia. Sa benissimo com’è fatta la volpe e se bene che non ha mai preso l’aspetto dell’Uzumaki e che non ha mai detto ‘dattebayo’.
“Certo che è Kurama, chi dovrebbe essere!” bercia il Naruto più piccolo con il cervello che sta per scoppiare in due perché davvero non capisce più niente.
“Naruto” ribatte lapidario senza spostare gli occhi affilati da quelli del suo migliore amico morto “Naruto Uzumaki” specifica.
Ehh?! Ma Naruto Uzumaki sono io, ‘bayo!” esala colto alla provvista il biondo. Guarda Sasuke con tanto di occhi, spalancati, atterriti e increduli, sono tutti impazziti e- e vorrebbe piangere dalla frustrazione. “Kurama, diglielo anche tu che Naruto Uzumaki sono io!” strepita infine con la voce piena di disperazione aggrappandosi all’ultima cosa concreta che gli rimane. Il suo nome.
La volpe, o Naruto, o chiunque esso sia, non risponde, non sposta gli occhi da quelli dell’Uchiha come se tra di loro si stesse consumando una furiosa e mortale battaglia, la spada di Sasuke è ancora a pochi centimetri dal viso del biondo.
“Kura-ma?” singhiozza sull’ultima sillaba sentendo il terreno mancargli sotto il corpo, è come se cielo e terra si stessero scambiando e lui, essere minuscolo, resta al centro di quello spostamento incapace di agire.
“Già, Kurama” infierisce calcando con ironia su quel nome Sasuke “Perché non ci dici cosi dell’ sta succedendo, o devo costringerti con lo sharingan?”
A quel punto, lo spirito della volpe sussulta, chiude gli occhi e quando li riapre sono come offuscati da un velo di lacrime. “Mi dispia-ace” sussulta.
“Cos—“ Non fa in tempo a finire l’altro Naruto che, con le lacrime che hanno iniziato a scendere sulle guance arrossate, spalanca gli occhi mentre la sua testa si riempie di immagine e l’aria di parole.
**
Non appena Sasuke ha attivato lo sharingan per parlare con il demone volpe, Gaara è crollato a terra vinto dalle innumerevoli ferite causate dal breve scontro con l’Uchiha.
“Kazegake-dono!” lo chiama Haatta non appena lo vede accasciarsi a terra leggermente atterrita, lo afferra un secondo prima che possa schiantarsi dolorosamente a terra e nel mentre tira fuori il kunai guardando guardinga il moro.
“Non preoccuparti” tossisce il rosso “La sua mente è immersa in quella di Naruto, non può nuocere al momento”.
Yoshi li affianca guardando comunque con circospezione l’ultimo degli Uchiha, ma si appresta subito a dare le prime cure mediche a Gaara, fortunatamente alla fine aveva deciso di diventare lui il ninja medico del gruppo, se aspettava che la Hyuuga imparasse qualche jutsu medico il suo team sarebbe morto dissanguato da tempo.
La rossa, nel frattempo, attivato il biakuugan scandaglia la foresta che circonda la dura. “Stanno arrivando altri ninja della foglia”.
“Qualcuno ha avvertito l’Hokage” sbotta il ragazzo dai capelli lunghi mentre una gocciolina di sudore scivola lungo la sua tempia.
“Cosa facciamo?” chiede ansiosa Haatta posizionandosi già per un combattimento.
“Nulla” li sorprende il Kazekage cercando di rimettersi in piedi a fatica “Se vogliono salvare il villaggio, di sicuro faranno la cosa più giusta”.
Haatta stringe le mani a pugno davanti a quell’affermazione e Yoshi sente il cuore farsi pesante come un macigno.
**
 
Ricordi. Ricordi di una vita che credeva di non aver mai vissuto, ecco da cosa è riempita la testa di Naruto.
Una promessa di diventare Hokage. Una promessa di salvare un amico. Battaglie, dolore. La morte di un maestro. Ancora dolore. Sangue. Kurama. Sasuke. La forza di credere in sé. “Perché siamo amici”. Una ciotola di ramen. Il sorriso rugoso di un vecchio Hokage. I tetti di un villaggio.
Ogni cosa comparve nella sua testa come un fiume in testa, immagini che passavano davanti ai suoi occhi piene di disperazione, allegria, amore, dolore, speranza e poi, il buio.
 
 
“Naruto non morire!”
Pioveva, pioveva come se il cielo desiderasse sommergere la terra, pioveva e l’acqua non si fermava, proiettili di lacrime. La missione era semplice quanto complicata, dovevano portare al Villaggio un rotolo proibito senza farsi intercettare da dei nuniken. Era stato tutto così veloce, l’attacco con le carte bombe, e senza rendersene conto si erano ritrovati  circondati tra gli alberi di un bosco sacro.
“Non attivare la modalità Kyuubi” gli abbagliò dietro Sasuke “Se distruggiamo questa zona scatterà una guerra diplomatica” ringhiò furioso di non poter manifestare tutta la sua potenza.
“Sakura-chan” decise velocemente Naruto “Scappa con il rotolo mentre noi guadagniamo del tempo”
“Ma Naruto...” tentò la Kunoichi desiderosa di combattere con i suoi compagni e poterli aiutare.
“Fa’ come dice” ordinò perentorio Sasuke togliendosi la maschera da ANBU, che lo riconoscessero, che tremassero di paura alla vista dei suoi occhi demoniaci.
La ragazza tentennò qualche istante, poi saltò verso uno spiraglio aperto dal biondo, pregò che non ci mettessero molto. La pioggia le bagnava la maschera Anbu, i capelli completamente fradici incollati sul collo e i muscoli tremanti e tesi dalla fatica, dall’ansia.
Ragazzi...
Sentì qualcuno che la seguiva e con uno scatto scartò di lato pronta a menare un pugno verso il ninja traditore che cercava di bloccarla quando vide alla propria sinistra ciò che accedeva ai suoi amici: un kunai avvolto in uno strano chakra saettava verso il petto di Sasuke.
Successe tutto in un attimo, il tempo di dare un pugno al suo avversario.
“Sasuke!” il grido di Naruto risuonò per chilometri mentre si gettava in avanti facendo scudo con il proprio corpo al moro, in mano un rasengan ma non servì a nulla.
Non servì a nulla. Non servì niente.
Il kunai superò la difesa dell’armatura e della pelle conficcandosi al centro del suo petto come se fosse burro, colpì il cuore con precisione chirurgica. Naruto spalancò gli occhi azzurri sentendo il proprio corpo scosso da un brivido, il chakra fuoriuscì dal suo corpo avvolgendolo, durò una frazione di secondo perché poi chiuse gli occhi, il chakra della volpe sparì e cadde sull’amico, sull’amante, sull’ex-nemico, senza più respirare.
“Naruuuto!!” gridò Sakura sbarazzandosi del suo avversario, invertì la rotta per correre verso l’amico nel tentativo di salvarlo ma fu tutto inutile, lo vide dentro lo sguardo di Sasuke un secondo prima che l’Uchiha rilasciasse tutta la potenza del suo chakra  distruggendo ogni cosa.
Sakura fu avvolta da una luce bianca.
 
Naruto era sospeso, galleggiava nella sua mente sentendo ogni atomo di sé stesso sgretolarsi. A fatica si tirò a sedere mentre sentiva la consapevolezza di sé scemare, era tutto così buio.
“Dove...”
“Finalmente sei qui” una voce di bambino.
Naruto s’irrigidì e si voltò verso la voce, Kurama era distesa sul pelo dell’acqua e lentamente si sgretolava, accanto alla volpe sembrava esserci un clone di Naruto da piccolo. Accarezzava con sguardo triste il pelo del nove coda sussurrando parole gentili.
“Chi...sei?” chiese Naruto sentendosi sempre più debole.
Il bambino smise di passare le mani sul pelo fulvo e lo guardò negli occhi, si morse il labbro inferiore. “E’ vero, tu non ricordi nulla di me”
Sentì un eco lontano, qualcuno chiamava il suo nome. Cos’era successo? Perché si trovava lì, un attimo fa era... spalancò gli occhi sentendo un dolore pulsante al petto. Giusto... Sasuke...il kunai... sentì gli occhi pizzicare, inghiottì le lacrime.
“Io-io devo andare” disse tremante “De-devo andare da Sas’ke”
“Non puoi” disse il bambino sedendosi a terra, le ginocchia strette al petto lo sguardo basso e pieno di nostalgia. “Stai morendo, non puoi”
“Stai zitto!” gridò artigliandosi il petto “Devo tornare di là, ‘tebayo!”
Il bambino affondò il viso sulle ginocchia, quando riemerse aveva gli occhi colmi di lacrime. “Tu hai davvero dimenticato tutto...” alzò una mano verso di lui, le dita tese in una muta richiesta.
Trattenne il respiro.
“Ti aiuterò a ricordare” promise il bambino tendendo la mano “Ti aiuterò! E se esaudirai il mio desiderio, ti farò tornare da Sasuke”
Tornare da Sasuke? Guardò la mano con diffidenza e uno strano calore irradiarsi per tutto il suo corpo.
Il bambino sorrise. “Vieni, Naruto”
Come in un sogno afferrò quella mano
**
 
Il primo ricordo che ho di lui è una voce infantile, piena di esagerato entusiasmo, che mi chiamava. Ero disteso su qualcosa di duro, forse legno, e mi tenevo stretto in una coperta –non ricordavo di avere una coperta. Non volevo rispondere a quella voce, non volevo più niente semplicemente, ogni cosa aveva perso il suo significato e desideravo solo che quella voce rinunciasse dal tentare di farmi allontanare dal buio in cui stavo precipitando.
“Ehi, tu!”
Era fastidioso e alla fine aprii gli occhi, da dietro i ciuffi di capelli neri che nascondevano il mio viso lui mi apparve improvvisamente davanti. Un bambino, dai capelli biondi e stopposi, gli occhi rossi con le pupille feline... era chiaro che lui non appartenesse a questo mondo.
“O-i” ripeté scuotendomi, aveva il viso completamente sporco pieno di graffi, sulle guance ne risaltavano tre perfettamente paralleli, indossava una semplice veste che in origine doveva essere stata bianca.
“Oh, finalmente ti sei svegliato” gioì vedendo un guizzo di occhi aperti dietro la mia frangia corvina. “Dimmi, come ti chiami?”
Non lo so il perché, forse non saprò mai cosa mi indusse a rispondere. “Io sono... un Uchiha” Feci un sorriso amaro. “Solo un Uchiha”.
Sul viso curioso del bambino comparve un sorriso, le guance si arrossarono e socchiuse gli occhi demoniaci “Che nome strano!”
Io non capivo, chi era quel bambino?
“Vedi, ti ho trovato vicino al tempio. È vietato venirci, non lo sapevi? Comunque eri svenuto e non potevo lasciarti lì in mezzo alla neve, cioè! Quindi ti ho portato qui e ti ho curato, eri proprio ridotto male, lo sai?”
No, non lo sapevo, non sapevo nemmeno dove fossi arrivato. Ascoltai il bambino parlare senza mai fermarsi, sembrava felice di avere qualcuno che lo ascoltasse ma in realtà le sue parole mi arrivavano vuote, prive di significato. Mi strinsi nella coperta pulciosa desideroso di riprendere a dormire, di tornare al buio, senza che questa volta qualcuno mi svegliasse.
“Allora, mi stai ascoltando?”
“Non mi interessa, davvero” dissi abbassando la testa. Il bambino mi fissò interdetto per qualche secondo prima di modellare le labbra in una smorfia imbronciata.
“Cosa? Perché dici questo? Non vuoi farmi un sacco di domande?” riprese a scuotermi incredulo “Tipo, cos’è questo tempio! O chi sono, o perché indosso questa veste leggera con la neve fuori! O magari perché sono da solo!”
“Sei da solo?” chiesi meravigliandomi io stesso per il tono stupito.
Il volto del biondo si illuminò. “Finalmente una domanda!” fece un sorriso soddisfatto avvicinando il viso verso il mio, gli occhi felini spalancati “Ti stai interessando di me?”
Fissai i suoi occhi... rossi. Degli occhi crudeli che stonavano su quel viso innocente e ingenuo, quegli occhi mi attiravano verso di lui, non riusciva a distogliere lo sguardo.
Ci lessi perplessità in quelle iridi. “Tu...” tentennò “Tu non hai paura dei miei occhi?”
Fece un sorriso commosso, sembrava stesse per mettersi a piangere “E’ la prima volta che qualcuno mi guarda senza distogliere lo sguardo”.
Non capivo, chi era quel bambino?
Lo fissai mentre si allontanava, la stanza in cui mi trovavo era spoglia, vuota, solo un tavolo con delle tazze.
“Chi sei?” chiesi guardando quella figura minuta. Quello irrigidì la schiena, poi la rilassò, quando tornò a guardarmi aveva un sorriso rammaricato. Era incredibile quante sfumature di sorriso fossi riuscito a vedere in così poco tempo sulle stesse labbra.
“Non so risponderti” fece tornando verso di me reggendo una tazza tra le mani, del fumo saliva da essa. Me la tese e quando l’afferrai si sedette a gambe incrociate davanti a me, dondolandosi lentamente. “Io non ho un nome” mi spiegò quando inizia a bere piccoli sorsi. “Nessuno me ne ha mai dato uno e comunque non c’è nessuno a cui possa servire sapere il mio nome. Io sono solo il bambino del Kyuubi” fece un altro sorriso mesto.
“Il bambino del...”
“Sì” mi interruppe “dentro di me è stato sigillato un demone, per questo ho questi occhi e sono qui. Devo prendermi cura del tempio e impedire che qualcuno possa entrarci. Però tu sei qui...” si fece pensieroso, ma poi scacciò il pensiero con un altro sorriso “Non importa, basterà non dirlo al mio onorevole padre!”
“Tuo padre?”
“Sì! È un ninja potentissimo, è il capo di un clan” si esaltò “E’ stato lui a dirmi cosa fare e a sigillare il Kyuubi dentro di me dopo che la mia onorevole madre morì. Sai...” abbassò il tono facendosi confidenziale “Penso che lui mi odi”.
Trattenni brevemente il respiro preso in contropiede, lo aveva detto con una tale naturalezza che mi aveva preso impreparato.
“Adesso tocca a me farti le domande!” mi distrasse “Perché tieni i capelli in quel modo? Così non ti vedo il viso!” si lamentò.
Mi toccai i ciuffi neri che mi coprivano la parte superiore del volto e gli occhi. “Non voglio vedere...” sussurrai distrattamente.
“Eh?” fece confuso inclinando la testa “Cos’è che non vorresti vedere?” insistette ma io non risposi.
Restai in silenzio.
 
 
Il tempio del Novecoda si trovava sulla cima di un monte alto della Regione del Fuoco sulle cui pendici sorgeva un villaggio usato di tanto in tanto come punto di rifornimento dai Clan ninja.
Era un luogo completamente immerso dalla natura, sembrava chiuso dentro una campana di vetro, un fiume scorreva poco distante anche se al momento era ghiacciato. Tutto il paesaggio era coperto da un manto bianco.
Decisi di restare lì finché non sarebbe tornata la primavera. Bambino –avevo deciso di chiamarlo così –me lo permise, ad essere sincero quello più contento della mia scelta sembrava essere lui, doveva sentirsi tanto solo. Non mi fece più domande che potessero risultarmi scomode, si limitava a tenere pulito il tempio e a vagare per la foresta circostante danzando sotto i fiocchi di neve con addosso solo quell’abito leggero, i piedi scalzi sul terreno gelato. Parlava tanto su ogni cosa, mi raccontò della volpe sigillata dentro di lui e del suo pessimo carattere, mi raccontò di ogni albero o creatura di quella foresta, di come sognasse diventare anche lui un ninja e di poter avere l’approvazione del padre almeno una volta.
“Quanti anni hai?” gli chiesi una volta, il suo aspetto era quello di un bambino ma spesso parlava di cose che mi facevano credere tutt’altro.
Lui si girò con un sorriso imbarazzato. “Non lo so, il tempo scorre in modo strano qui”.
 
La prima volta che mi parlò di Lei fu anche quando mi resi conto che non sarei mai riuscito ad abbandonare quel luogo. Per tutta la mattina e il pomeriggio ero rimasto solo, non avevo visto Bambino da nessuna parte e lui non era mai venuto a infastidirmi con suo solito fare. Verso sera decisi di andare a cercarlo, cominciavo a preoccuparmi, mi misi sulle spalle una coperta per proteggermi dal freddo e mi inoltrai fuori dal tempio.
L’aria era gelida e leggeri fiocchi di neve si posavano sui miei capelli spettinati, era una vita che non li tagliavo.
“Ehi, moccioso!” gridai sperando che fosse nelle vicinanze, il mio respiro che si condensava in una nuvola di vapore che saliva verso il cielo. Mi rispose il silenzio.
Tentai qualche passo tra gli alberi barcollando, per via dei miei capelli sugli occhi la visuale non era delle migliore, avrei potuto scostarli ma la sola idea mi terrorizzava, non volevo rivedere tutto quel sangue.
“Bambino!” chiamai ancora e ancora solo il rumore della foresta innevata mi rispose. Una leggera sensazione di panico mi prese le viscere, inizia a temere che gli fosse successo qualcuno, che lo avessero capito, che si fosse stufato di restare in quel luogo, che fosse finalmente morto congelato... mille prospettive mi passarono davanti agli occhi con la consapevolezza che, per la prima volta dopo anni, ero di nuovo solo e, inaspettatamente, la cosa mi atterrì.
“Bambino!” gridai ancora iniziando a correre spaventato da quella nuova prospettiva. Lo chiamai con tutto il fiato che avevo in gola, cominciarono a farmi male i piedi per il freddo e l’idea che fosse morto assiderato non mi sembrò più così ridicola.
Poi mi rispose.
“Uchiha-san!”
Avevo sempre odiato quel nome sebbene fosse l’ultima certezza che mi portavo dietro, ma in quel momento detto da quella voce infantile mi sembrò la cosa più bella del mondo. Perché ero io e stava chiamando me.
“Bambino!” ripetei correndo verso quella voce, mi ritrovai un piccolo spazio privo di alberi e il biondo mi stava correndo contro camminando con nonchalance a piedi nudi sulla neve mentre io congelavo lentamente.
Lo afferrai preoccupato per un braccio, forse con un po’ troppa forza. “Dove sei stato?!” lo sgridai. “Perché mi hai lasciato solo?”
Il bambino fece una leggera risata. “Ma allora mi vuoi bene” poi mi abbracciò affettuosamente, il suo corpo era così caldo, sembrava impossibile quel calore in una sera così gelida. “’sta tranquillo, io non ti lascerò mai solo!” mi assicurò stringendo forte.
“Andiamo a casa” dissi stupendomi di aver chiamato casa quel tempio sperduto tra le montagne.
“Sì!” disse, poi si girò a guardare alle proprie spalle, fece un sorriso dolce e salutò con la mano anche se dietro di noi non c’era nessuno.
“Che stai facendo?” sbuffai cercando di scaldarmi le mani.
“Uh?” fece il più piccolo camminandomi dietro “C’erano due ninja, dovevano essersi persi e così gli ho detto che non potevano stare qui e di andare via. Appena mi hanno visto, uno ha tirato fuori una lama, sembrava intenzionato  a colpirmi ma l’altro ha urlato di fermarsi e allora lui  ha fatto uno sguardo strano e ha iniziato a piangere. Piangeva così tanto che è perfino caduto in ginocchio, mi ha fatto tanta pena. Però ho ripetuto che dovevano tornare a casa, che erano finiti nel posto sbagliato, poi sei arrivato tu” terminò cercando di afferrarmi la mano. Mi lasciai andare a quel contatto perché le dita del bambino scottavano ed erano un sollievo per le mie ormai quasi insensibili.
“Dove sei stato?” gli chiesi quando arrivammo alle porte del tempio. Lui le spalancò zampettando dentro con allegria.
“Ero dall’Altra Parte” disse con noncuranza cercando qualcosa con cui accendere il camino, doveva essersi accorto del modo convulso in cui tremavo.
“Altra Parte?” ripetei.
“Sì, sì” fece distrattamente provando ad accendere il fuoco con un fiammifero. Davanti ai suoi maldestri tentativi sospirai, era evidente che non avesse mai usato quel camino immune com’era al freddo, per questo portai le mani al petto intrecciandole tra loro in vari sigilli, poi dalle mie labbra uscì del fuoco che investì la legna. Bambino saltò all’indietro per non essere egli stesso investito e spalancò gli occhi cremisi, la bocca socchiusa dalla meraviglia; io mi rilassai davanti a quel calore, i muscoli che ancora tremavano.
“Ma tu sei un ninja!” sbottò il bambino della volpe a nove code guardandomi come se fossi un regalo.
“Lo ero” precisai, odiavo usare il chakra. Mi ricordava troppe brutte cose.
“Ti prego, ti prego!” fece Bambino cogliendomi di sorpresa aggrappandosi alle mie gambe “Insegnami ad essere un ninja, dimmi come usare il chakra di Kurama in maniera controllata!”
“Ch’” sbuffai perdendo l’equilibrio e cadendo a terra con lui sopra aggrappato a me.
“Ti prego, ti prego, ti prego” cantilenò insistente.
“E va bene” sbottai scrollandomelo via “Solo se tu mi spieghi cos’è quest’Altra Parte”
Il biondo si morse le labbra. “In realtà sarebbe un segreto...”
“E allora niente ninja” dissi malefico mettendomi a sedere davanti al fuoco.
“No!” gridò preoccupato “Te lo dico, te lo dico” strillò “ma tu non dirlo a nessuno”
Evitai di fargli notare che effettivamente non avrei potuto dirlo a nessuno, ero solo, in quel luogo eravamo solo noi due.
“Vedi” iniziò a spiegarmi portandosi una mano al viso “Con questi occhi riesco a vedere cose che la gente normale non vede”
Tremai davanti a quell’affermazione soffocando l’istinto di portare io stesso una mano davanti agli occhi che tentavo con tutto me stesso di nascondere.
“Io vedo...” continuò mordendosi il labbro, squadrandomi incerto “Io vedo delle scie di luce, sono come un sentiero, ogni volta che le seguo mi ritrovo in un luogo strano, come se fossi da un’Altra Parte” i suoi occhi si persero lontano come se stesse seguendo con la mente quei sentieri dorati. “Non so esattamente dove sia o cosa sia, è un luogo infinito in cui lì tutto è strano, come se il tempo si potesse controllare. Non ci vive nessuno, a parte Lei” allungò le mani verso le fiamme.
“Lei?”
“Ah-ah” fece affermativo cercando di non scottarsi le dita “Non so cosa sia, è un ammasso di luce concentrato con l’aspetto di una principessa con un bel vestito. Anche Lei non ha un nome e anche Lei è sola, io sono l’unico che riesce ad andare da Lei. Non lo so perché. Quindi molto spesso La vado a trovare in modo che ogni tanto abbia un po’ di compagnia. Lei una volta viveva qui, solo che dopo è stata costretta ad andare dall’Altra Parte e Le manca molto questo mondo, quindi Le porto sempre dei fiori” terminò con un sorriso.
“E Lei non riesce a venire qui?” chiesi sinceramente curioso, quel bambino non finiva mai di stupirmi.
Scosse la testa. “Ci ho provato, ma Lei qui sparirebbe perché il suo corpo glielo hanno rubato, si trova sulla luna. Può esistere solo dall’Altra Parte.” Ritrasse le dita dalle fiamme con un piccolo lamento “Quindi non preoccuparti se ogni tanto sparisco, sono andato a trovarLa. Però dopo torno” mi assicurò.
“Mhh” commentai.
“Bene, adesso insegnami ad essere un ninja!” ricominciò saltandomi addosso.
 
Capii ben presto cosa intendesse quella volta che mi disse che lì il tempo scorreva in modo diverso, sebbene la neve si fosse sciolta e un’aria più mite riscaldava la montagna mi accorsi di non sapere più quanto volte il sole fosse tramontato dal mio risveglio al tempio. Era come se fossi vissuto lì da tempo.
Con l’arrivo del caldo iniziai, come promesso, ad allenare Bambino nella arti magiche ed illusorie, gli insegnai i rudimenti del corpo a corpo sottoponendolo a dure sessioni ogni giorno. I primi giorni si era lamentato ma poi aveva capito che quello era l’unico modo per apprendere le tecniche ninja così aveva iniziato a prendere sul serio i miei allenamenti.
Fino a quel momento non mi ero accorto quanto mi mancassero, era come tornare indietro nei momenti belli della mia vita, prima del disastro.
Iniziai sempre di più ad affezionarmi a quella piccola creatura bionda piena di vita, ogni volta che andava dall’Altra Parte attendevo il suo ritorno con un misto di impazienza e terrore che riuscisse a ritrovare la strada. In un certo senso, diventò l’unica cosa capace di legarmi a questo mondo e trascinarmi lontano dal buio che per anni mi aveva accolto.
“Perché dormi sempre con una candela accesa?” gli chiesi una notte mentre ci coricavamo nei nostri futon.
“Ho paura del buio” ammise girandosi in un lato a guardarmi.
Sospirai. “Il buio è solo assenza di luce, non può farti niente” dissi pensando che in realtà io avevo sempre amato il buio prima di incontrarlo, la presenza di quel mare nero era rassicurante.
“Lo so, è questo che mi spaventa” sussurrò “Senza la speranza non c’è nemmeno la disperazione e allora non provi niente, è come cessare di esistere”.
Feci un sorriso amaro capendo perché mi ci trovassi così a mio agio. Capii una cosa in più, che la più grande paura del bambino non era il buio, ma il non esistere in tutte le sue forme. Per tutta una vita era rimasto solo e solo le rarissime visite del padre lo rassicuravano sulla sua esistenza, lui era solo senza nessuno che confermasse la sua realtà. Per questo si aggrappava con così tanta intensità a me, la mia presenza era una conferma alla sua esistenza, grazie a me sapeva di non essere un fantasma, ma una cosa viva. Un po’ come lui dava un senso alla mia vita. Avevo perso tutto, delle ricchezze, della famiglia, del potere e degli amici non mi importava più nulla perché ora c’era lui a stringersi alla mia mano dandomi un motivo per esistere. Io esistevo per lui, se sé ne fosse andato da me io avrei perso il mio ultimo appiglio in questo mondo. Eravamo l’uno la luce dell’altro in una stanza buia.
Purtroppo nonostante tutto l’affetto che sentivo per quel bambino biondo non riuscivo a raccontargli del mio passato, non riuscivo nemmeno a mostrargli il mio volto sebbene lui avesse insistito tanto sulla faccenda.
“Cosa stai facendo?” chiesi trovandolo seduto a terra che disegnava su un pezzo di legno levigato con un carboncino.
“Disegno” trillò appena mi vide entrare, il viso e le mani tutte sporche di nero, gli occhi rossi spiccavano come le fiamme tra le ceneri.
“Ma davvero?” feci ironico, come se non me ne fossi accorto “E cosa disegni”.
Sotto il nero sulla faccia lo vidi arrossire leggermente. “Uh” bofonchiò imbarazzato “Ho raccontato a Lei dei nostri allenamenti e Lei vorrebbe tanto vedere Uchiha-niisan ma...” si interruppe arrossendo completamente.
“Ma..?” lo canzonai divertito dal suo imbarazzo.
“Ma ho paura che Lei si innamori di Uchiha-niisan!” strepitò velocemente ormai viola in volto “E poi non so se posso portare qualcun altro con me, non ci ho mai provato” continuò a blaterare riprendendo a premere il carboncino sul legno.
“Quindi che fai?” non lasciai perdere accennando un sorriso.
Si grattò il mento con la matita improvvisata sporcandosi ancor di più il viso. “Pensavo di mostrare un disegno di Onii-san però...” mi fissò cauto dal basso verso l’alto “...però io non ho mai visto il viso di Uchiha-kun”.
L’aria mi sembrò tutto a un tratto farsi più pesante, piena di tensione e inevitabilmente io mi misi sull’attenti. “Puoi sempre disegnarmi così” dissi guardingo riferendomi ai capelli che mi coprivano il volto. Bambino di morse le labbra per niente convinto.
“Ma io voglio vedere i tuoi occhi...”
Non risposi.
“Perché li nascondi?”
Non risposi.
“Vorrei tanto vedere il viso di Uchiha-nii” sospirò appoggiando la faccia sopra la tavoletta, rimase fermo in quella posizione in attesa di una mia risposta.
Posai una mano tra i stopposi capelli grano accarezzando lentamente la testa.
“Hai le mani fredde” si lamentò, si alzò drizzando la schiena “Non importa. Se non mi fai vedere la tua faccia, dico. Va bene anche così”
Rimasi in silenzio qualche secondo. “Sarai la prima persona a cui mostrerò i miei occhi, te lo prometto”.
 
Due giorni dopo all’alba venni svegliato dallo scalpicciare di Bambino che correva frenetico per il tempio.
“Che stai facendo?” sbuffai, l’aria era gelida nonostante si prospettasse una giornata soleggiata. Mi chiesi distrattamente in che mese o stagione fossimo, non mi sorpresi nel costatare che non lo sapevo, che non avevo la più pallida idea di quanto tempo fosse passato dal mio arrivo,  e non mi scombussolò nemmeno il sapere che non mi importava niente.
Lo segui con lo sguardo mentre sistemava dentro un cestino in vimini un po’ danneggiato dei panni sporchi. “Vado a raccogliere dei fiori. Nell’aria c’è un profumo buonissimo” disse felice sorridendomi, aveva il viso pulito, probabilmente doveva aver anche fatto un tuffo nel ruscello poco distante. Era incredibile pensare come quel bambino fosse sempre così pieno di energie.
“Dei fiori?” sbadigliai.
“Certo. Per Lei” precisò “Vieni anche tu?”
Respirai a pieni polmoni, aveva ragione: nell’aria c’erano mille profumi dolci, così forti da far girare la testa e il cielo aveva un colore stupendo.
Andai con lui tra gli alberi raccogliendo i fiori che crescevano nei rami più alti dove lui con la sua bassa statura non arrivava, raccogliemmo anche molti frutti e funghi. Non sapevo che stagione fosse ma a quel bosco non doveva importare perché si trovava fiori e frutti di ogni periodo.
“Era veramente felice ieri quando Le portato il disegno” mi raccontava intanto “E’ contenta che nonostante abbia trovato un’altra persona non mi sia dimenticato di Lei, ha anche detto che voleva rendersi utile pure Lei così mi ha fatto un regalo” continuò saltellando sul posto nel tentativo di arrivare con la mano ad un ramo troppo alto.
“Davvero?” dissi prendendo la bacca al posto suo e mettendola nel cestino.
“Grazie!” poi annuì seguendo con lo sguardo il volo di un uccello spaventato dal suo urlare “Mi ha dato un po’ del suo chakra!” gli brillarono gli occhi “Mi ha detto di usarlo per realizzare il mio desiderio più grande e mi ha detto di passarne un po’ anche a te perché mi devi aiutare”
“Cosa?” boccheggiai fermandomi sotto un albero come colpito da una doccia fredda. “Del chakra? Ti ha dato un po’ del Suo chakra per entrambi?”
“Certo, seguimi quando parlo” sbuffò con entusiasmo, poi spalancò gli occhi vedendo un cerbiatto dal manto lucidissimo, gli occhi dolci.
“Che bello” urlò spaventandolo e allora lo seguì correndo tra gli alberi mentre la sua risata cristallina  si disperdeva nell’aria. Scossi la testa divertito da tutto quel sincero entusiasmo nonostante sapesse a memoria quella foresta e lo seguii con calma seguendo il suono limpido di quella risata gioiosa. Che si interruppe.
Quando non la sentii più sussultai mentre si faceva largo dentro di me quell’orribile sensazione strisciante di essere solo, di essere rimasto indietro. Presi un respiro tremante iniziando a correre verso l’ultima volta che avevo sentito la risata.
“Bambino!” chiamai e prima che me ne rendessi conto qualcosa mi colpì con forza alla nuca facendomi cadere a terra.
“Guarda, guarda. C’è un altro moccioso” disse una voce strisciante e quando tentai di alzarmi un piedi si piantò sulla mia schiena costringendomi a terra con un lamento. Alzai quel poco che bastava il viso per vedere la figura di un uomo adulto, probabilmente un ninja a giudicare dal chakra, sovrastarlo e poi più lontano un altro uomo teneva inchiodato al tronco di un albero Bambino.
“Questo qui è più grande” continuò l’uomo dalla voce viscida premendo ancor di più il piede sulla mia schiena facendomi uscire un gemito di dolore dalle labbra.
“Andrà bene lo stesso” rispose il suo compare, la voce di questo era cavernosa, mentre studiava puntiglioso il viso del biondo. “Ha gli occhi da demone, ai nobili piace un sacco esibire questi bambini. Ci pagheranno profumatamente”
Schiavisti, mi resi conto mentre il sangue mi si congelava nelle vene.
Bambino invece sembrava molto calmo e per nulla intimorito dai due ninja. “Questo è un bosco sacro, non potete stare qui” disse tranquillo “Vi chiedo di lasciare questo posto”.
Le sue parole fecero ridere sguaiatamente i due uomini e io ne approfittai per togliermelo dalla schiena. Tentai di colpirlo ma improvvisamente la mia vista si offuscò mostrandomi qualcosa che non volevo assolutamente vedere e non mi accorsi del colpo in arrivo finché non mi trovai il suo pugno sul naso. Caddi a terra mentre un fiotto di sangue mi bagnava le labbra, respirare diventò improvvisamente difficile.
“E stai fermo” protestò l’uomo colpendomi con un calcio doloroso.
“Vediamo di chiuderla qui” sbuffò il suo compagno ma prima di terminare la frase urlò, un urlo agghiacciante carico di dolore, lasciò andare Bambino prendendosi la mano continuando a urlare dal dolore.
“Tu... cosa...” strepitò fissando il palmo completamente ustionato.
“Normalmente mi sarei limitato a mandarvi via” la voce di Bambino era lugubre, seria e terribilmente mortale. Alzai lo sguardo e vidi uno strano chakra avvolgere completamente il corpo del bambino.
“Cosa...?” esalò il ninja che mi aveva colpito allontanandosi, io rimasi al mio posto stupito.
“Ma avete osato fare del male a Uchina-niisan e io non posso perdonarvi” continuò con quella voce fredda, dietro di sé si agitavano tre code di chakra, sembrava che il demone che portava dentro di sé fosse saltato fuori in tutta la sua furia omicida.
Fissò con aria truce i due ninja terrorizzati davanti a sé prima di sentenziare: “Crepate”.
I corpi esplosero.
Esplosero davanti ai miei occhi in brandelli di carne e organi con il sangue che schizzava verso il cielo e poi precipitava come pioggia maledetta. Bambino guardò in alto, facendo da prima un’espressione stupita ma poi tese le mani verso il cielo sorridendo come se stesse nevicando e non piovendo sangue.
“E’ bellissimo” disse iniziando a volteggiare tra i pezzi di carne e le budella dei due ninja che aveva distrutto senza battere ciglia. Rise sporcandosi il viso con quel liquido rosso, come i suoi occhi, come un demone.
Lo so, davanti a quella morte avrei dovuto essere altro che sconvolto, terrorizzato da quella strage ma  tutto ci che pensai fu quanto fosse meravigliosa quella creatura demoniaca mentre ballava sotto una pioggia di sangue.
 
“Padre si arrabbierà”
La sera mi aveva curato il naso rotto e avevamo fatto il bagno nel fiume dall’acqua cristallina per ripulirci dal sangue.
“Per cosa?” chiesi mangiando uno dei frutti raccolti nel pomeriggio.
Sospirò. “Perché li ho uccisi invece di mandarli via” disse con lo stesso tono rammaricato di chi ha dimenticato di tirare dentro i panni prima che iniziasse a piovere “Posso far uscire Kurama solo in casi di estrema necessità e non posso uccidere in ogni caso”.
“Non è detto che lo verrà a sapere” cercai di rincuorarlo. Era incredibile la calma che stavamo usando per parlare di due uomini fatti a pezzi davanti a noi.
“No...” sospirò mordendosi un’unghia “Lui lo viene a sapere sempre”.
Non mi soffermai troppo sul quelle parole ma ripensandoci ora avrei dovuto: stavano a significare che quella non era la prima volta che uccideva.
Purtroppo le parole di Bambino risultarono veritiere, non passò molto tempo che un giorno, tornando da una piccola mattinata di caccia, trovai delle persone davanti al tempio. Il biondo si strinse alle mie gambe terrorizzato.
“E’ arrivato” sembrava ansioso, poi mi guardò “Tu non dovresti essere qui”
“Se vuoi mi nascondo finché non se ne andrà” proposi ma lui si strinse ancora di più a me.
“No, non lasciarmi solo!” supplicò affondando la testa sulla mia pancia. Tremava, la cosa sembrava davvero  spaventato.
“Va bene” sussurrai ricambiando la stretta “Vedremo d—“
“Un intruso!” e la mia frase venne troncata da un kunai che si conficcò sulla corteccia dell’albero dietro cui ci nascondevamo. “Esci fuori con le mani ben in vista!” gridò il ninja che aveva lanciato l’arma. Guardai Bambino, lui annuì e lasciandomi nascosto tra gli alberi uscì mostrandosi.
“Sono solo io” disse facendo un sorriso nervoso, il ninja assottigliò lo sguardo ma parve credergli da come rilassò la posizione.
Feci per tirare un sospiro di sollievo ma un’altra voce eruppe nell’aria severa: “Strano, eppure percepisco chiaramente il chakra di un’altra persona”.
Mi irrigidii nell’accorgermi che l’albero dietro cui stavo nascosto iniziò a muoversi attorcigliando i suoi rami tra le mie braccia imprigionandomi e costringendomi a venire allo scoperto.
Bambino trattene il respiro bruscamente e tentò di corrermi incontro ma l’uomo che prima aveva parlato lo afferrò malamente per il braccio. Glielo torse guardandolo con aria superba. “Chi è lui, bambino della volpe?” gli chiese.
Aveva dei lunghi capelli castani tenuti legati da una coda bassa e tirati dietro da una fascia, il viso duro segnato da profonde cicatrici e rughe che gli conferivano un’aria spaventosa.
“Era ferito” disse Bambino con le lacrime agli occhi per il dolore “Non potevo lasciarlo...da solo” prese fiato “Mi fate male, padre”
Padre? Sussultai preso in contropiede.
Il bambino con gli occhi da demone apparteneva al clan dei Senju?!
 
  Eravamo dentro la stanza principale del tempio, quella in cui mi era stato assolutamente vietato entrare poiché si trovava la statua della Volpe. Io e Bambino eravamo in piedi in mezzo alla stanza rettangolare, due shinobi sorvegliavano l’unica porta d’entrata e il capo del Clan, il padre del biondo, ci fissava truce seduto accanto all’altare.
I suoi occhi scurissimi erano puntati su di noi truci, severi.
“Tu sai perché sei qui, Kyuubiko no ko” iniziò il Senju con voce dura e inflessibile.
Bambino abbassò lo sguardo. “Sono troppo pericoloso” disse come se stesse dicendo qualcosa imparato a memoria.
“E il tuo compito è...?”
“Tenere lontano gli intrusi dal tempio” continuò la frase. “Ma, padre...”
“Silenzio” lo interruppe secco “Rispondi solo alle mie domande.”
Nessuno parlò per qualche minuto, l’aria era pesante e carica di tensione, mi sentivo schiacciato.
“Perché hai disubbidito all’ordine?” riprese a parlare con quella voce fredda e priva di inflessione.
Il biondo si morse il labbro, non rispose. Si limitò ad abbassare lo sguardo sentendo le guance bruciare dalla vergogna e dalla delusione. Volevo allungare una mano per confortarlo ma non feci niente sapendo che ogni mio gesto avrebbe solo rischiato di peggiorare la situazione.
“Tu!” sussultai quando il Senju mi fece un cenno con il capo “Mostrati in volto, subito” ordinò pacato.
Raggelai sentendo le mie braccia pesantissime e incapaci di muoversi. Scoprire il mio volto. I miei occhi. Quegli occhi. Mostrarli. Il mio volto. Quel marchio. No. No. No. No.
“Mi hai sentito?” continuò perentorio ma vedendo che non sembravo intenzionato a ubbidire fece un gesto secco con la mano verso i due ninja alla porta che subito mi immobilizzarono le braccia dietro alla schiena. Io ero troppo sconvolto alla prospettiva di mostrare il mio volto per reagire, il Senju si alzò dalla sua postazione camminando lentamente verso di me.
“Bene, vediamo chi ha fatto a perdere il controllo del Demone” disse posando la mano sulla mia frangia fin troppo lunga.
“Padre! No!”urlò Bambino aggrappandosi al braccio dell’uomo “Lui non vuole... lui...” tentò di difenderlo.
Senju se lo scrollò di dosso e ordinò all’altro ninja di tenerlo fermo, Bambino continuò a ribellarsi ma non poteva nulla contro la forza dello shinobi.
La luce mi colpì prima che potessi rendermene conto e fu violenta, non ero più abituato dopo tutto il tempo passato dietro quei ciuffi corvini.
Il volto duro dell’uomo in un primo momento s’irrigidì, poi fece un sorriso sprezzante. “Un Uchiha” gli mollò i capelli facendolo sprofondare nuovamente nel suo mondo fumoso. “Pensavo che le loro capacità oculari fossero andate perdute”.
Lanciai uno sguardo di sfuggita a Bambino, teneva gli occhi chiusi, serrati, deciso a non vedere.
“Ch’” commentò suo padre piazzandosi davanti a lui “Smettila con questa farsa”.
Aprì lentamente le palpebre, spiando se i miei capelli erano tornati al loro posto, poi puntò le iridi scarlatte sul pavimento.
“Se tornato dall’Altra Parte?” domandò ancora duro, il silenzio fu una risposta più che sufficiente.
Il Senju sospirò, aveva l’aria stanca. “Hai ucciso due uomini. Hai disubbidito ai miei ordini. Hai permesso ad un estraneo di stare al tempio. Continui a mettere a rischio gli equilibri di questo mondo per un tuo capriccio...” si fermò, per un attimo sembrò triste, ma poi fece tornare il suo sguardo impassibile “Penso che non ci sia altra soluzione” terminò inflessibile.
Bambino spalancò gli occhi il viso completamente strasformato da un terrore folle. “No...” sussurrò, mentre le labbra tremavano.
“Sono anni che questa storia va avanti, non abbiamo più soluzioni” lo seccò freddo “E ora portatelo nella sua stanza. Devo parlare con...l’Uchiha” sputò.
“Padre...” riprovò il bambino sentendo le gambe non reggerlo più “Papà...” soffocò un singhiozzo davanti all’occhiata raggelante che ricevette.
“Uscite tutti, lasciateci soli” ordinò davanti alla titubanza dei due ninja.
Rimasero soli.
“Che....che cosa” tentai sentendo un groppo in gola “Che cosa gli farete?”
Senju mi ignorò, guardava la statua del Kyuubi pensieroso.
“Uchiha” lo chiamò distrattamente “Secondo te, quanti anni ha mio figlio?”
Rimasi perplesso dalla domanda. “Otto o nove?” tentai.
Silenzio, poi: “Ventisei”.
Spalancai gli occhi. Il tempo scorre in modo strano qui, mi tornò in mente.
 “Mio figlio venne alla luce e morì ventisei anni fa, quando la sua anima fu fusa con quella di un demone” disse solenne “Me ne rammarico di aver perso così un mio figlio, ma certi sacrifici sono necessari”.
Boccheggiai, mi mancava l’aria. Era tutto così assurdo.
“Tu conosci” continuò l’eremita “La storia del juubi e dell’Eremita?”
Annuii ancora sconvolto.
“Dal potere Juubi vennero creati i nove cercoteri, il suo corpo fu sepolto nella luna per evitare che potesse riprendere a vivere. Ma nell’estremo caso che questo potesse capitare, divise dal corpo anche la sua Coscienza in modo che solo con un Jinchuuriki si potesse manifestare quel potere.”
Lo guardai confuso, perché mi raccontava quelle cose?
Toccò con una mano il legno della statua. “La sua Coscienza venne messa in un luogo impossibile da raggiungere, venne messa in una dimensione chiama l’Altra Parte. È un luogo parallelo al nostro mondo e che registra ciò che accade qui, è una prigione dalla quale è impossibile evadere in grado di controllare il tempo e il chakra naturale.”
Altra Parte...
“Mio figlio” e la voce si fece più tagliente “Il Bambino della Volpe” si corresse “Riesce a raggiungere quel luogo e a parlare con la Coscienza”
Lei...
Tutto nella mia mente acquistò senso.
“Questo è pericoloso” il Senju chiuse la mano a pugno “Chi possiede quel bambino possiede l’origine del Chakra e può mutare il tempo. Capisci perché deve vivere isolato?”
Abbassai lo sguardo. “Lo capisco. Ma io, tutte queste cose, non le conoscevo”
“Lo so” disse semplicemente il ninja.
“Allora, perché...”
“Sta diventando troppo pericoloso” lo freddò “Il suo contatto con l’Altra Parte cresce di giorno in giorno, sta già avendo delle ripercussioni sul nostro delicato equilibrio. Il semplice fatto che qui il tempo non scorra lo dimostra; potranno passare anni e le stagioni ma questa terra resterà immutata perché troppo vicina all’Altra Parte”.
Il mio cuore sembrò smettere di battere. “Che cosa vuole fare?”
Silenzio.
“Vuole ucciderlo?” balbettai terrorizzato dalla prospettiva.
“No” per un semplice secondo mi sentii sollevato “Se lo uccidessi, la sua anima con il suo potere si reincarnerebbe nel giro di qualche secolo e il problema si ripresenterebbe”
“Che cosa...”
“Hai mai sentito parlare del Sigillo del Diavolo?”
 
Quando tornai da Bambino la luna era già tramontata e la stanza era immersa nella penombra, poche candele erano accese.
“Sei tornato” mi girai verso il sussurro trovando Bambino rannicchiato vicino alla finestra, lo sguardo più triste che avessi mai visto. Desiderai proteggerlo, anche con la mia vita se necessario.
Accesi altre candele prima di sedermi accanto a lui, era una notte limpida e piena di stelle.
“Ho paura” mi confidò. “Domani sparirò” una lacrime scese lungo una guancia.
Gli presi la mano, volevo consolarlo in qualche modo ma sentivo io stesso il bisogno di essere consolato.
“Vuoi tagliarmi i capelli?” gli chiesi schiarendomi la voce.
Mi guardò confuso, gli occhi lucidi. “Cosa?”
“Tagliami i capelli” dissi deciso “Io... non voglio più nascondermi da te”
Mi guardò, un sorriso riconoscente sulle guance umide: “Va bene”
I ciuffi corvini iniziarono a cadere intorno a me formando un cerchio, il rumore delle forbici riempiva l’aria e tenni per tutto il tempo lo sguardo puntato allo specchio, quando arrivò alla frangia iniziai a parlare.
“Vengo da un Clan ninja molto prestigioso, un tempo era potentissimo. Si diceva avessimo un’abilità innata ereditata dall’Eremita dei sei cammini in persona, solo che con il tempo sparì. Mio padre era il capo Clan e sembrava ossessionato da questa particolare abilità, allenava me e Onii-sama ogni giorno nel tentativo di risvegliarla. Era doloroso, ogni giorno. Impazziva ogni giorno sempre di più fino a quando non perse totalmente la ragione. Mio padre uccise mio madre con un coltello da cucina e Onii-chan spaventato, penso nel tentativo di proteggermi, lo colpì con una katana al cuore” mi si ruppe la voce, ma presi un grosso respiro tentando di continuare “Quando si accorse cosa aveva fatto la casa era completamente zuppa del loro sangue e i nostri genitori... morti” una lacrima scese dai miei occhi, davanti a me rivedevo quell’orrore, il viso di Onii-sama completamente sporco di sangue “Lui mi guardò, mi disse qualcosa e poi si colpì al petto con la stessa arma con cui aveva ucciso nostro padre. Morì davanti i miei occhi, avevo dodici anni. E da quel giorno vedo tutto sporco del loro sangue con questi occhi” terminai mentre l’ultima ciocca cadeva a terra e due occhi rossi, demoniaci, due occhi da mostro, ricambiavano lo sguardo allo specchio.
I miei occhi.
Bambino sprofondò il viso sulla mia spalla. “Perché mi dici queste cose?”
“Perché ho già visto la mia famiglia morire una volta, non voglio che succeda ancora” mi girai a guardarlo “Tu sei diventato la mia famiglia”
Mi fissò per un interminabile istante, poi scoppiò a piangere. Si aggrappò alle mie spalle con la forza di un naufrago, le sue lacrime mi bagnavano la veste e sentivo la sua pelle scottare. Singhiozzava senza ritegno, le spalle scosse da quei sussulti e le lacrime che non si accennavano di smettere di scendere.
“Io-io n-non vo-vogl-io—“ singhiozzò “ Io vo-vo-glio es-esist-e-re”.
Lo abbracciai stretto, più che potevo, quasi a spezzargli le ossa. Non volevo lasciarlo andare, non volevo perdere la mia ultima luce di speranza.
Quando si calmò, dopo minuti che parvero anni, si passò una mano sugli occhi per asciugarli, le labbra che tremavano ancora. Era così... piccolo.
“In questo momento” mi sussurrò “Desidero più di ogni altra cosa che il mondo cada in un sonno eterno in cui tutti possano sognare solo ciò che li rende felice” appoggiò la testolina bionda sul mio petto. “Se tutti sogneranno i loro desideri realizzati tutto sarebbe più bello. Non ci sarebbe tutto questo dolore. Io” chiuse gli occhi “Non voglio svegliarmi”
“Scappiamo” dissi di getto.
“Lui mi troverà ovunque, mi ha marchiato” scosse la testa. “Non posso scappare in nessun luogo”.
“Se andassi dall’Altra Parte...” proposi.
“Io... non riesco a stare lì per tanto tempo, ci ho già provato. Dopo un po’ questo mondo mi reclama”
Eravamo senza speranza.
Bambino rialzò la testa guardandomi serio. “Potresti... potresti esaudire tu il mio desiderio?” mi chiese, con le dita mi toccò la fronte “Ti prego, fa che questo mondo abbia un sonno lungo e felice” e appena le lasciò scivolare via dal mio viso sentii una strana forza scorrermi nelle vene, mi bruciò gli occhi.
“Che cosa...?”  chiesi sconcentrato, lui mi prese il viso tra le mani.
“Ti ho dato il potere per realizzare il mio desiderio” mi sorrise e lo sforzo fu tale che cadde a terra svenuto, sconfitto dalla stanchezza.
Decisi che lo avrei salvato.
 
Il giorno dopo irruppi nel tempio durante la cerimonia nel tentativo di fermare quelle barberia. Lo trovai al centro della stanza, all’interno di un cerchio pieno di sigilli, da un lato un ninja gli estraeva il Kyuubi, dall’altro suo padre prendeva la sua anima, dietro di lui vedevo la sagoma di  un demone.
“No!” gridai spalancando gli occhi, una fiamma nera iniziò a divorare la statua del Kyuubi dietro di loro. Il mio urlo svegliò Bambino che aprì gli occhi volgendo il viso sorpreso verso di me.
“Uchiha-niisan!” gridò.
Senza rendermene conto mi ritrovai addosso i ninja presenti nella stanza ma mi accorsi di riuscire a prevedere tutte le loro mosse e a copiarle senza alcuna fatica, batterli fu inspiegabilmente semplice e come una furia mi getta verso il cerchio. Il Senju era troppo impegnato a completare il rito per intervenite. Provai ad usare nuovamente le fiamme nere per uccidere il ninja che stava estraendo il Kyuubi.
Morì agonizzante mentre il suo corpo veniva consumato da quel fuoco impalcabile. Evitai un kunai mentre lo spirito del demone a nove code veniva liberato in tutta la sua potenza. Se non potevo salvare Bambino dalla morte, avrei fatto in modo di ucciderlo prima che la sua anima venisse sigillata. Magari, in un’altra vita ci saremmo rincontrati e per allora avrei esaudito il suo desiderio.  Mi gettai sul Senju brandendo una lama per fermare quello stupido rituale, affondai sul suo petto fino all’elsa sentendo il suo sangue bagnarmi le dita con una strana soddisfazione.
Lo guardai negli occhi cercando di imprimere tutto l’odio che provavo nei suoi confronti. Lui sorrise: “Troppo tardi”.
Il demone dietro di lui scomparve e Bambino cadde come una bambola priva di vita ai piedi della Volpe liberata, gli occhi spalancati nel nulla, non più rossi ma blu.
Come quelli del cielo che non poteva più vedere.
 
Il mio urlo risuonò per ogni angolo della montagna e oltre, il mondo intero tremò sotto il mio dolore.
Stringevo con disperazione quel corpo improvvisamente freddo, era sempre stato così caldo, lo stringevo pregando che da un momento all’altro quel cuore riprendesse a battere. Non piangevo, gridavo e basta, la gola bruciava e quando finì il fiato mi accasciai su di lui pregando che fosse solo un incubo.
Kurama era accucciato accanto a me, guardava il corpo del suo ex-jinchuuriki con occhi vuoti.
“Non sono riuscito a salvarlo.” Realizzai “Ancora una volta, non sono riuscita a salvare la mia famiglia”
“Forse non tutto è perduto” la voce della Volpe mi prese di sorpresa e alzai lo sguardo verso quegli occhi cremisi.
“Prima che venissi del tutto estratto ho frammentato la sua anima portandone un pezzo con me”
“Vuoi dire che...”
“Sì” confermò “Un pezzo della sua anima ora è dentro di me. In più, il tuo intervento non è stato inutile, non ha fatto in tempo a portare via tutto il resto. Un pezzo della sua anima è stato liberato e si unirà ad un’altra per reincarnarsi”.
“Vuoi dire... che tornerà?” sentii riaccendersi dentro di me la speranza.
“C’è una possibilità” concesse.
Accarezzai il viso freddo di Bambino, sembrava di marmo da quanto era pallido e freddo.
“Che cosa farai?” chiesi alla volpe.
“Mpf” sbuffò “Approfitterò della mia nuova libertà per starmene il più lontano possibile da voi odiosi umani”
Spostai un ciuffo di capelli biondi e passai una mano sulle sue palpebre, chiudendo gli occhi, così sembrava che stesse dormendo. “Esaudirò il tuo desiderio. Farò in modo che tutti possano vivere un sogno eterno” promisi baciandogli la fronte.
“E’ un desiderio pericoloso”
“Non m’importa”
“Allora le nostre strade di dividono qui” disse Kurama “Ma sei mai avrai bisogno di me, potrai chiamarmi. Lui ti ha dato anche questa possibilità, mi ha chiesto di proteggerti”
“Ti ringrazio”
Bruciai quel tempio con l’Amaterasu, il fuoco maledetto, bruciai il bosco e me ne andai; tornai dagli Uchiha che mi accolsero come un dio vedendo i miei occhi, mi cedettero la chiave per riconquistare l’antico potere. Mi unii a più donne possibile per far sì che più sharingan si risvegliassero e ad ognuno dei miei figli tramandai il sogno di Bambino in modo che potessero esaudirlo nel caso io morissi prima.
L’unico che si avvicinò a quella realizzazione fu Madara Uchiha.
**
Naruto voleva vomitare.
“E’... E’ terribile” disse con gli occhi spalancati dall’orrore.
Il bambino davanti a lui fece un sorriso mesto “Già. Terribile. Ho visto il tempo passare attraverso gli occhi di Kurama, ho visto ogni cosa, tante guerre e tante morti, ho visto questo mondo rischiare spesso l’auto-distruzione. Questo... terribile... ridicolo... bellissimo mondo” Piangeva con quel bellissimo sorriso triste.
Naruto sentiva la gola secca. “Hai detto che se esaudivo il tuo desiderio mi avresti riportato da Sas’ke ma...” strinse le labbra, era doloroso dirlo “Io non permetterò che il mondo ricada nello Tsukyomi eterno”.
Il bambino gli accarezzò la guancia con dolcezza. “Lo so, Naruto, lo so. Ma quello non è più il mio desiderio”
Spalancò gli occhi.
“Io voglio vivere” sorrise come per scusarsi “E’ il desiderio più egoistico che si possa avere. Ma io amo questo mondo nonostante tutti gli orrori, lo amo con tutto me stesso e io voglio... esistere” singhiozzò “Voglio avere una seconda possibilità”.
“Una seconda possibilità?” ripeté stupito.
“Voglio dimenticare chi sono e vivere ancora per un ultima volta, essere una persona normale. Diventare un ninja, avere degli amici e una famiglia.”
“Ma questo è impossibile” balbettò.
“No. Dentro di te c’è l’altro pezzo della mia anima, per questo posso manifestarmi. Io possiedo ancora un po’ del Chakra della Coscienza, potrei usare quello per permetterci di avere la nostra seconda possibilità”
“La nostra?” era incantato da quelle parole.
“Sì. Kurama ha assorbito tutto l’impatto della tua morte per proteggerti e ora sta morendo al posto tuo”
“Cosa?!” sbottò guardando il demone. “Vecchia volpaccia!” strepitò “Come ti è saltata in mente una cosa del genere! Smettila subito, tu non puoi morire al mio posto!”
Naruto” rise sommessamente questi “Non cambierai mai. Ed è per questo che l’ho fatto. Tu hai fatto tanto per me e il mio odio, è giunto il momento di sdebitarmi
“Kurama” singhiozzò sentendo le lacrime cadere inesorabili. Non poteva essere, no, era tutto sbagliato.
“Quando lui morirà” la voce calma e triste del bambino lo raggiunse come da un altro universo “Tu acquisterai i suoi poteri diventando un il Bijuu enneacoda”
“Cosa? È possibile?”
Annuì. “A quel punto userò quel poco Chakra della Coscienza che mi resta per creare un corpo in cui trasferire le nostre anime. Io diventerò il tuo Jinchuuriki e tu mi cancellerai la memoria”
“Tutto questo è impossibile”
“No che non lo è” fece impaziente “abbiamo poco tempo, devi darmi il tuo consenso perché io possa procedere”
Non rispose.  
“Potrai stare ancora con Sasuke. E con Sakura. Kakashi. Iruka...”
Sasuke.
Sasuke.
Sentivo la sua voce che mi chiamava, non potevo abbandonarlo.
 
“...va bene. Procedi”                                                                           
 
 
 
 
 
 
 
 
NDA
Kaaaaami, 23 pagine! Ho provato ad alleggerire il più possibile con dialoghi ma... nella mia testa è tutto chiaro, spero che lo sia anche per voi. Quindi se non avete capito un passaggio, DITEMI! Io spiegherò come posso.
Adesso vi lascio sconvolgervi.
Pubblico il capitolo senza rileggerlo, lo correggo domani xD
V.                                                                                                                                                                                 

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Capitolo 6
*** Parte VI ***


Kyūbiko no Ko
il bambino della volpe a nove code
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I ninja si spostano velocemente saltando da un ramo all’altro con agilità, i muscoli tesi dalla fatica, le schiene piegate in avanti per aumentare la velocità. Kakashi è in testa al gruppo, ha lasciato la veste da Hokage a casa e porta i suoi vecchi abiti da Ninja. Non si aspettava che Gaara agisse per conto suo, quando Sakura si era presentata a casa sua trafelata aveva capito subito cosa fosse successo. E la prospettiva era stata agghiacciante.
Pochi ninja lo seguono, quelli che è riuscito a chiamare in un tempo così breve ma infondo non deve essere preoccupato, è quello che ha detto Sakura, non deve essere preoccupato perché Sasuke li ha preceduti e nessuno, si sa, è in grado di battere Sas’ke-kun, giusto sensei?
Hai ragione, Sakura-chan, nessuno può battere il freddo Sasuke, solo le sue emozioni possono ed è questo che teme principalmente il sensei. È rimasta al villaggio, Sakura, le ha ordinato di chiamare altri ninja per raggiungerlo al più presto.
I rami non scricchiolano nemmeno tanto sono veloci, si appoggiano il tempo di un sospiro e poi saltano di nuovo, sempre più veloci, sempre più avanti per non arrivare troppo tardi.
Arrivano ad una radura, gli alberi si interrompono di colpo e saltano con grazia sull’erba, accucciati e pronti ad attaccare al minimo segnale. Sono lì, li hanno trovati. L’erba riluce alla luna di una sostanza vischiosa e nera, Gaara è seduto a terra con i due compagni di Naruto, è completamente sporco di sangue, ferite ovunque sul viso e i vestiti squarciati, respira a fatica ma sembra star bene considerando lo scontro con Sasuke.
L’Uchiha è al centro, in piedi, dà la schiena ai ninja di Konoha, con il respiro accelerato guarda Naruto e sembra che non ci sia nient’altro nella radura, o nel mondo a prescindere. Il biondo piange seduto scompostamente a terra, le lacrime che cadono dai suoi occhi blu come un fiume in piena, il viso incredulo e distorto da un dolore così insostenibile che gli sgretola i lineamenti del viso.
Lo sa, capisce Kakashi. Lo sanno entrambi.
“Hokage-dono” scatta in piedi Yoshi in un gesto spontaneo, l’Hateke distoglie lo sguardo dalla schiena tremante di Sasuke, vorrebbe vedere la sua espressione per capire, per sapere a cosa deve prepararsi. Adesso guarda Gaara.
“Hai avuto la tua conferma?” chiede in tono calcolato, freddo.
“Sasuke-kun?” chiede a sua volta spostando solo gli occhi verso la figura dell’Uchiha. Il moro trema leggermente quando sente il proprio nome, come se fosse improvvisamente tornato alla realtà, e si gira con lentezza, il viso leggermente inclinato. In quegli occhi non c’è niente, solo un tormento di rabbia che ribolle come le ultime fiamme di un fuoco che va via a via a spegnarsi.
Sta zitto, silenzio, labbra serrate e annuisce piano. Gaara ha ragione, non ha altro da aggiungere.
Kakashi inspira rumorosamente. “Non avresti comunque dovuto rapirlo, Kazekage. Ho detto che troveremo una soluzione”.
“Ho già una soluzione” dice pacato Gaara “Te l’ho già proposta”.
“Un’altra soluzione” precisa fra i denti.
“ Non abbiamo il tempo per trovarne una migliore. Più il tempo passa, più la Coscienza distruggerà questo mondo per trovarlo” si scalda leggermente.
“Sas—” decide di interpellare l’Hokage per scoprire come, cosa abbia scoperto da ridursi in quello stato così apatico, trasparente ma viene interrotto da altri ninja che arrivano a fiotti alla radura come ombre sfocate. I rinforzi di Sakura.
“Che diavola sta succedendo, qui?”
Si irrigidisce, a parlare non è la voce squillante della donna dai capelli rosa, ma quella cadente e scricchiolante dell’anziano consigliere. Si volta vedendo la coppia accanto agli shinobi appena arrivati, chi li ha avvertiti? Che ci fanno lì?
“Kazekage-dono” dice la vecchia “Spero che abbia un motivo più che valido per il rapimento del Jinchuuriki della Foglia”.
Del Jinchuuriki, non di Naruto. Questo piccolo dettaglio sembra riscuotere in parte Sasuke da come ruota la testa verso i due anziani ninja.
 Gaara lancia uno sguardo all’Hokage come per chiedere il permesso di parlare ma poi a fatica si alza in piedi, trema sulle gambe e Haatta deve sorreggerlo per non farlo cedere rovinosamente a terra.
“Naruto Uzumaki è la causa delle scomparse che stanno avvenendo in questi anni” dice serio appoggiato alla kunoichi dai capelli rossi.
A sentire queste parole il ragazzo biondo fa saettare gli occhi verso il Kazekage e poi verso tutti gli altri ninja, sembra accorgersi solo adesso della loro presenza. Inizia a tremare più fortemente, gli occhi completamente sbarrati.
Lo sguardo degli anziani si riduce a una fessura tagliente. “Parla” e al contempo fanno un segnale ai ninja dietro di loro, si devono preparare ad attaccare con lo scopo di uccidere se ciò che ascolteranno non gli piacerà. E addio alla diplomazia.
Gaara inizia a parlare. Parla prendendo grossi respiri, della Coscienza, del Bambino della Volpe a Novecode e dell’Uchiha, di come il padre aveva pensato di eliminarlo, a come non ci fosse riuscito e tutte le conseguenze, di come il bambino fosse sopravvissuto per tutti quei secoli nell’anima di Kurama e si fosse manifestato in qualche modo a Naruto permettendo a questa... copia di nascere.
“Ora che è tornato la Coscienza lo sta cercando e per farlo cancella pezzi dell’esistenza di questo mondo, l’unico modo per fermarLa è terminare ciò che tentò di fare Senju all’origine: sigillare la sua anima definitivamente”.
La consigliera inarca il sopracciglio. “Non possiamo sapere come reagirà questa Volontà, questa Coscienza. Potrebbe decidere di cancellare questo mondo se dovesse sparire ciò che più le è caro” obbietta con senno.
 “Per questo ho un’altra soluzione. Una soluzione che possa risolvere anche tutti gli errori passati” ribatte senza tentennare Gaara.
“Un piano sconsiderato” lo interrompe Kakashi che sa già cosa ha in mente Sabaku “Sconsiderato e rischioso”.
“Ma l’unico possibile” dice con tono funebre.
“Parla” ordinano imperiosi gli anziani, i ninja pronti a scattare ma al contempo interessati.
“L’Altra Parte può controllare il tempo, userò questo Naruto per aprire uno spazio in quella dimensione. Sono stato un Jinchuuriki, grazie a Shukaku ho abbastanza forza per resistere al potere distruttivo di quella dimensione. Viaggerò indietro e sigillerò l’anima del Bambino della Volpe impedendogli così di ricevere il Chakra dalla Coscienza, in questo modo gli Uchiha non riusciranno mai più ad avere il rinnegan e nessun Madara tenterà di creare uno Tsuyukomi eterno perché nessuno di loro avrà questa potere o questa idea”.
“Vuoi cambiare il passato” riassume Kakashi accusatorio.
“Sì” ribatte “In questo modo non solo salveremo questo mondo ma riusciremo a risparmiare molte vite”.
“Il prezzo?” hanno una voce secca e frettolosa come se stessero contrattando al mercato del pesce “Cosa rischieremo di perdere?”
“Sicuramente” inizia con voce controllata e chiara “La mia vita, poiché eseguirò il Sigillo del Diavolo io stesso, e Naruto, sia quello che questo, non nascerà mai, la sua esistenza verrà completamente cancellata dalla Storia”
Silenzio.
“Mi sembra un prezzo ragionevole per la salvezza del mondo” conclude infine con voce definitiva il consigliere mentre la vecchia annuisce sicura.
“E sia” sancisce ordinando agli shinobi di sciogliere la posizione di attacco.
“Come?!” sbotta Kakashi chiudendo le mani a pugno “Davvero siete pronti ad accettare una cosa del genere?!”
“Per il bene della Foglia” precisano “Ogni cosa è lecita”.
Vorrebbe prenderli a pugni. “Io sono l’Hokage e—“
“E come tale dovrete comportarvi, Kakashi Hatake” lo rimbeccano altezzosi “Un bravo Hokage non rischierebbe mai la sorte del proprio villaggio per una sola vita, dovrebbe sapere bene quali siano i suoi doveri come ninja e come capo”
Non sono mai stato tagliato per fare l’Hokage, pensa tra i denti furioso sentendosi imprigionato da quel titolo, da quei doveri e da quelle leggi.  Si volta verso l’Uchiha, gli occhi scuri che brillano per la rabbia e l’impotenza. È l’Hokage e proprio per questo non può fare nulla, sembra una barzelletta.
“Tu sei d’accordo?” ringhia verso l’ex-nuniken.
Sasuke gli lancia una breve occhiata in tralice, come se fosse da tutt’altra parte e senza dire niente scatta verso l’oscurità nascondendosi tra essa.
“Credo fosse un sì” dice Gaara.
Naruto sa di essere morto, ancora, ma questa volta fa ancora più male.
Per quante volte ancora dovrà subire tutto questo?
**
Il pavimento è freddo, lo hanno rinchiuso nelle prigioni di Konoha, c’è un odore disgustoso nell’aria, un misto di vomito, piscio di topo e muffa, sente gli spifferi di corrente gelata farlo tremare ma resta disteso, i capelli biondi sparsi attorno a lui come un ventaglio sul pavimento sporco. Sono diventati davvero lunghi, è arrivato il momento di tagliarli, pensa irragionevolmente mentre sente l’eco di passi che calpestano la pietra dura di quel luogo disgustoso. Le guardie dall’altra parte delle sbarre si agitano improvvisamente e dicono qualcosa concitati, non si gira e resta nella sua posizione distesa e abbandonata, che siano venuti a prenderlo? Non importa.
A Naruto non importa più niente, si sente solo vuoto.
“Oi” il ragazzo spalanca gli occhi sentendo quella voce familiare e dolce, si alza a fatica con i polsi legati dietro la schiena e guarda la donna dall’altra parte delle sbarre. Le guardie non ci sono, deve averle mandate via.
Sakura lo guarda a sua volta, i capelli scarmigliati e lo sguardo stanco ma comunque fiera e bella come ogni volta che l’ha vista. Chi?, chiedete. Naruto vero o Naruto falso? Non importa molto in realtà.
“Naruto” lo chiama ancora avvicinandosi “Stai bene?” gli occhi verdi lo scrutano con attenzione, in cerca di qualcosa.
“Sì” dice abbassando lo sguardo lasciando che i ciuffi biondi gli coprano il viso, dice che sta bene perché non sa cos’altro rispondere, non c’è niente da dire.
Sakura stringe le sbarre tra le dita sottili e si lascia scivolare a terra, in ginocchio, fino ad avere la stessa altezza del biondo.
“Non stai bene, Naruto” lo contraddice dolcemente. Abbassa lo sguardo smeraldino stringendo con più forza le sbarre, poi ripunta le iridi su di lui cercando di apparire più vivace. “Non che Gaara fosse messo tanto meglio, eh” dice  cercando di fare un sorriso. “Lo hanno proprio ridotto per le feste, sono stata fino adesso con Tsunade-sama a curarlo” ridacchia nervosamente ma la risata si spegne subito e la donna appoggia la fronte sulle sbarre.
Come siamo arrivati a questo punto?
“Vuoi parlare con lui, giusto?”
La voce del ragazzo la riscuote dal suo breve momento di autocommiserazione e alza la testa incontrando gli occhi azzurri dell’amico. Sono spenti, sconfitti, gli occhi di uno sconosciuto su quel volto così familiare.
“Cosa?” chiede confusa. Ovviamente le ha raccontato tutto e sa i perché e i per come, ma non capisce come mai le abbia fatto quella domanda.
“Sei qui per questo, per poter parlare con Kura— Naruto, con il vero Naruto. ” dice il ragazzo facendo un sorriso amaro, orribili.
“Io sono qui per te” balbetta incredula.
Naruto incurva le spalle e inclina la testa mantenendo sempre quel sorriso. “Per me? Io non esisto” dice piatto.
“Non dire idiozie!” lo interrompe infervorandosi “Baka, tu—“
“Io sono solo una bambola” la blocca incurvato sotto il peso di tale affermazione “Sono solo il contenitore delle anime di due morti” alza lo sguardo incontrando quello interdetto dell’amica “Questo corpo e questa anima non mi appartengono”
Silenzio. Sakura non riesce a parlare, ha un nodo in gola che le blocca la voce, le lacrime e il cuore. Naruto la guarda tranquillo con quell’espressione sconfitta.
“Io sono come un kage Bushin eterno. Sono fatto di puro chakra e la mia volontà è quella di due morti. Chi l’avrebbe mai detto...” finalmente gli occhi gli diventano un po’ lucidi “Stava dicendo la verità”.
No, no, no. Ti stai sbagliando completamente stupido Naruto.
“Sakura-chan” la richiama vedendo gli occhi della Kunoichi velarsi “Finalmente ricordo chi sono realmente. Ho visto i ricordi del vero Naruto e ora lo so... Ho imparato la verità. Ho voluto dimenticare nella speranza di avere una vita normale, una famiglia, qualcuno che mi amasse... Ma non è servito a niente” si morde un labbro “Nonostante tutto, non posso avere niente di tutto questo. Le persone mi vogliono bene solo perché ricordo lui. Sakura-chan, tu non provi affetto per me, ma per il ricordo di lui. Iruka, Kakashi...e Sas’ke. Io non posso ottenere niente di reale per me. Come non posso provare nulla di reale per voi, ho solo gli echi di Kura— Naruto che mi spingono a provare affetto. Ecco ciò che sono. Io non esisto, ho solo preso il posto di Naruto Uzumaki. La verità è questa, non sono niente, solo uno stupido contenitore. Sono solo... un falso”  una lacrima precipita dal suo viso, non si è nemmeno accorto di aver iniziato a piangere.
“Volevo solo una seconda possibilità, volevo esistere per un ultima volta. Speravo di... ma non è servito a niente. Non ho fatto altro che portare distruzione a questo mondo e per colpa mia—“ la voce gli si blocca improvvisamente. La guarda con gli occhi blu completamente sciolti nelle lacrime, ogni goccia che cade sembra un pezzo della sua vita che scivola via, la sua volontà sfaldata. “Arrivato a questo punto, credo che sia giusto così. Anzi, desidero con tutto me stesso non essere mai esistito. Io non voglio più esist—“
Lo abbraccia di colpo, lo afferra attraverso le sbarre sentendo che anche lei ha iniziato a piangere, qualcosa in lei è esploso e vuole solo abbracciarlo più stretto e poi picchiarlo fino a farlo rinsavire in modo che si renda conto delle...
“Pe-perché?” singhiozza con rabbia sulla sua spalla maledicendo quelle sbarre di metallo che lo tengono lontano da lei “Pe-perché d-dici ques-te cos-se terrib-ili?” sembra una bambina, è tornata bambina ancora una volta e non le importa “Per-ché d-di tut-te le per-perso-ne...Tu de-vi di-dire così?”
“Sakura-chan” sussurra con gli occhi spalancati “io...”
“Baka!” lo interrompe urlando tra le lacrime e tenendolo più stretto bagnandogli il collo “Ecco cosa sei!” almeno non singhiozza più. Si stacca guardandolo dritto negli occhi, lui fa per parlare ancora ma non gli lascia spazio, ha già detto troppe idiozie.
“E’ ovvio che ho amato Naruto con tutta me stessa, che le prime volte che ti vedevo piangevo per questo ma io... io ora amo te con tutta me stessa. Non m’importa un cavolo del tuo aspetto, shannaro! Sono qui per te, per la peste che rifiutava con maleducazione i miei dolci, per il ragazzo che dovevo curare dopo ogni maledetta missione perché era uno spaccone, per quel bambino che ha detto che i miei cap-capel-li so-sono bel-lis-lissimi—“ non ce la fa proprio a non piangere, per quanto sia stupido non ci riesce a interrompere quel flusso di emozioni. “Ci ho messo anni a capirlo, è vero, ma non posso più paragonarti a lui. Lui è morto, sono riuscita ad accettarlo e per questo ho capito che non potevo mandarti via a prescindere. Tu sei tu, ed è per questo che sei una delle persone più importanti della mia vita. Io ho bisogno che tu esista!”  Ha il fiatone e le guance arrossate come gli occhi, le lacrime incastrate tra i capelli, le ciglia, sul naso e sulle labbra. Deve essere patetica ma non le importa, lei è così e non può farci niente.
Naruto la guarda, gli occhi sbarrati con le lacrime che hanno smesso di scendere. La guarda come se non capisse cosa stia dicendo e lei sbuffa.
“Tu non sei un falso, tu sei vero. Lo sei per me come per Iruka, Kakashi e quell’altra testa quadra. Lo so. Naruto
Gli si blocca il respiro e sente come che qualcosa nel suo cuore torni al suo posto, un frammento di puzzle che finalmente sa dove incastrarsi. Fa un sorriso triste, ma almeno è vero e sincero, è il sorriso di Naruto.
“Grazie, Sakura”.
 
**
È salito il vento, è forte. Gli spettina i capelli color della notte ma non lo sposta dalla sua posizione sopra la testa del Quarto Hokage così simile a Naruto. Sasuke non sa ancora cosa provare, sente solo il cuore in tumulto e niente di tutto ciò riesce a raggiungere la sua espressione. Riesce solo a tenere gli occhi sbarrati sul villaggio addormentato. Tutti quei ricordi... tutto cioè che ha visto... Gli Uchiha sono davvero un clan che porta distruzione soltanto per amore.
“Sasuke-kun!”
Non si gira verso la voce anche se sente chiaramente la voce di Iruka-sensei chiamarlo, lo avverte atterrare sulla testa di pietra accanto a  lui, il vento fischia forte e le nuvole si spostano correndo una corsa agitata.
“Che ci fai qui?” urla convinto di non essere stato sentito per via del fischio del vento, è freddo e tagliente “Naruto è—“
Quel nome, è un istante. Inizia a ridere, quel suono sguaiato e terribile gli esce della gola senza che possa fare alcun che, è una risata perversa e malata, deve essere un folle a ridere in quel modo, un pazzo. Forse la ragione l’ha persa sul serio. Iruka lo guarda incredulo, non capisce perché reagisca in quel modo.
Ride e basta, è pazzo. È malato. È insano.
Spalanca le braccia chiamando a sé il vento che lo colpisce con forza. “Dimmi, Iruka-sensei” dice con la voce ancora tremante per quella risata priva di controllo. Ha il viso arrossato e le pupille ridotte a un puntino. “Questo non è un sogno, vero?”
Si guarda le mani, guarda il cielo, chiama il vento, chiunque possa dargli una risposta. “Tutto questo è reale... quei ricordi, erano reali. Per quanto tempo ancora sarò cieco?” cade sulle ginocchia, sospira in cerca di fiato, ride ancora, una risata che si spegne e che fa paura.
Iruka lo guarda con pietà, anche lui vorrebbe impazzire in quel mondo. Per tutto questo tempo il vero Naruto era stato con loro e ora sta per svanire, di nuovo, e questa volta per sempre. Quando si risveglieranno, non avranno nemmeno un Naruto da ricordare, non sapranno nemmeno chi sia. Magari lui riavrà i suoi genitori, ma non ci sarà Naruto. Vorrebbe davvero sapere quale delle due opzioni faccia meno male.
“Sasuke-kun” cerca di appoggiare una mano sulla sua schiena per consolarlo ma a quel tocco rizza la testa di colpo e riporta lo sguardo sul villaggio, una sola lacrima scivola sulle guance. “Ma si sbagliano!” grida “Vi sbagliate se credete che non farò niente!”
**

“Kakashi, sei un’idiota!” la porta non si apre, la porta si disintegra sotto il pugno implacabile di Sakura Haruno. La kunoichi avanza pestando il pavimento con rabbia, quasi sia lui il colpevole di tutto quel disastro, ho lo sguardo infuocato e ancora arrossato per la crisi di pianto che ha avuto giù alle segrete con Naruto ma adesso sa cosa deve fare e non piangerà, nossignore, prenderà a pugni chiunque non sia disposto a ragionare in maniera lucida e a capire che no, uccidere questo Naruto non è contemplato esattamente come impedire che Naruto possa esistere.
Cambiare il passato? Uomini, tutti stupidi. Se ci fosse stata ancora Tsunade come Hokage niente di tutto questa sarebbe successo, ci avrebbe pensato lei a far tornare la ragione a tutti pigliandoli a sberle. Invece per colpa di questi uomini idioti questo compito ingrato spetta a lei, accidenti.
Kakashi non si scompone, perché non ne ha la forza più che altro, è seduto per terra con le gambe posizionate in maniera scomposta davanti a sé, la schiena appoggiata alla scrivania di legno i capelli bianchi che ricadono sul viso a coprirgli un occhio, sembra un fantasma e tale idea è accentuata dalla luce spenta, solo la luna e le stelle illuminano la stanza. Però Sakura è una kunoichi e non ha bisogno delle luci elettriche per marciare verso l’idiota.
Si mette le mani sui fianchi e con cipiglio severo si inclina in avanti verso l’uomo. “Che diavolo ci fai lì rannicchiato?” vorrebbe aggiungere qualche insulto alla frase ma non lo fa, non perché si sta rivolgendo all’Hokage, tutt’altro, è perché nonostante tutto riesce a vedere il suo cuore pieno di incrinature.
L’Hatake non risponde, allora lei prende un lungo respiro. “Non dovresti essere qui, ma giù. A fare la cosa giust—“
“Quale cosa giusta, Sakura-chan?” la voce dell’Hokage è rotta, secca.
“Se tu fossi venuto appena Gaara ti ha detto tutto a parlarne con me o Sasuke tutto questo non sarebbe successo. Avremmo trovato un’altra soluzione insieme. Ma nooo, lasciamo che succeda il disastro perché non sai cosa fare. E adesso? Adesso davvero tu hai intenzione di startene qui a non fare niente?! Vogliono distruggere il nostro passato e non mi interessa quanto brutto possa essere stato, c’era Naruto, c’eri tu, Sai, Sasuke e tutti gli altri, con voi potevo superare tutto. Abbiamo superato tutto. E quindi? Te ne vuoi stare davvero qui al buio, come un bambino?!” urla tutto in un fiato, le guance arrossate e il cuore che batte così forte nel petto che i Kami solo sanno cosa la trattiene dal lanciarsi di sotto per portare via Naruto, cercare Sasuke per pigliarlo a botte e poi scappare insieme da qualche parte. Respira pesantemente, prima deve far ragionare questo idiota qui.
“Hai ragione. Ma io sono l’Hokage, non posso pensare solo al mio bene” dice Kakashi artigliando con una mano il bordo della scrivania e facendo leva per alzarsi. “Non posso sacrificare il bene del mio Villaggio per un motivo egoistico”.
Esterefatta, Sakura è esterrefatta. “...motivo egoistico?”
“Devo essere un bravo Hokage” la fronteggia l’uomo ormai in piedi.
“Essere un bravo Hokage non implica essere una brava persona. Ed è questa la cosa importante, devi essere una brava persona” lo picchietta con l’indice al petto maledicendo la sua bassa statura. È troppo imbarazzante alzarsi sulle punte?
“Siamo ninja, non dobbiamo lasciarci andare ai sentimenti. La regola numero 25 dice che non importa la situazione, uno shinobi non...”
“Ho studiato più di cento regole all’accademia, la so la regola venticinque” abbaia offesa “E non me ne fregava niente di quella maledetta regola a dodici anni, pensi  davvero che me ne importi qualcosa adesso?!” sbatte le mani sulla scrivania e il legno fa uno scricchiolio preoccupante.
Ringrazia che non sia la tua faccia, Hatake...
Anche i ninja sono esseri umani, ricorda? E io piangerò sempre se necessario, non smetterò mai di mostrare i miei sentimenti. Questa sono io. E io dice di alzare quel maledetto culo per impedire che una delle cose più belle della mia vita venga cancellata” grida e lo colpisce con un pugno. Non forte, lo appoggia e basta. Non ha davvero la voglia di fare male alla persona che l’ha sempre sostenuta. Sente le lacrime pizzicarle gli occhi ma le ingoia.
“Devo fare il mio dovere...”
“Smettila!” non lo sopporta, non sopporta quelle parole “Smettila di ripetere sempre le stesse cose. Vuoi fare l’eroe che sacrifica i propri sentimenti per il bene superiore?” fa una risata amara “Non farmi ridere, sei uno stupido uomo di mezz’età, che diavolo credi di fare? Noi non siamo eroi, Naruto lo è” Si volta e gli dà la schiene, le spalle le tremano ma non è mai stata così tanto sicura di sé stessa. Sa cosa deve fare e lo farà. Cammina a passo deciso verso la porta distrutta, se Kakashi ha un po’ di sale in zucca la seguirà altrimenti non importa, si sente abbastanza forte da distruggere eserciti interi da sola.
È sull’uscio quando si ferma, ha un’ultima cosa da dire. “Nel mondo dei ninja chi non rispetta le leggi viene considerato feccia... però chi non tiene conto dei propri compagni è feccia della peggior specie”.
Kakashi spalanca gli occhi, come trafitto e sente chiaramente il proprio cuore dilaniarsi quando quegli occhi verdi come i prati in primavera si girano a guardarlo con espressione seria. “E’ questo che mi ha insegnato ed è questo che farò” riprende a camminare con quel passo deciso e pesante.
“Obito si rivolterebbe nella tomba” gli grida alla fine quando è ormai fuori.
**
È arrivato il momento.
Sono in una stanza vuota, priva di finestre e c’è molta gente, Naruto sa solo questo. Per tutto il tempo ha tenuto gli occhi fissi sul pavimento, le parole di Sakura-chan che gli rimbombano nelle orecchie, avrebbe dovuto dirle qualcosa di più di un patetico grazie, salutarla meglio, adesso non ne ha più occasione.
Ha ancora i polsi legati dietro la schiena e li sente intorpiditi, fa fatica a muovere le dita ma non gli importa molto. È dentro una circonferenza con strani simboli, ma non gli importa nemmeno quello.
Gaara è davanti a lui mentre altri shinobi stanno in punti strategici del cerchio con le mani congiunte a formare uno strano sigillo, probabilmente serviranno per la tecnica che deve utilizzare il rosso per aprire la porta per l’Altra Parte.
Spera che succeda tutto velocemente.
Affianco al Kazekage c’è Haatta, evidentemente deve essersi guadagnata molta stima da parte dello shinobi della sabbia ma non riesce a fargliene una colpa. Haatta è fatta così, distruggerebbe il mondo per proteggere ciò che ama di più e in questo caso ciò che va distrutto è lui quindi va bene così, è giusto. Le sorride, ci prova anche se risulta difficile, il fatto è che vuole che lei lo sappia che non la odia, che lo accetta e cha la capisce, le vuole ancora bene.
Una morsa allo stomaco gli ricorda gentilmente che lui non può, è un corpo vuoto.
Smettila di dire così, non hai sentito Sakura-chan, ‘tebayo?! Sbotta Kurama, cioè Naruto –accidenti è difficile abituarsi a questo concetto. Lo ignora e lo lascia imprecare senza degnargli attenzione, tanto tutto sta per finire.
Non dire così Naruto...
Tu sei Naruto, non io, lo zittisce definitivamente mentre i piedi di Gaara si spostano sulla sua visuale di pavimento in pietra, sbatte le palpebre e alza la testa, la sua figura troneggia su di lui, ha lo sguardo serio e forse un po’ triste. Deve essere davvero orribile dover condannare un proprio amico.
Prova a sorridere anche a lui ma tutto ciò che riesce è una smorfia fatta male.
Gaara porta le mani al petto incrociando le dita fra loro.
Naruto piega nuovamente il capo scoprendo il collo come se una spada debba gettarsi su di lui, lo fa istintivamente come un condannato al patibolo.
 
“E’ ora” dice il Kazekage mentre sente il chakra naturale vibrare intorno a sé, Kurama (no, il vero Naruto) si muove a disagio nella sua testa.
Chiude gli occhi, non sa cosa aspettarsi. Spera solo che sia veloce.
Avrei voluto salutare meglio Sakura-chan.
No, iniziare a piangere adesso è ridicolo.
E mangiare un’ultima coppa di ramen con Iruka-sensei.
Il chakra divampa, lo percepisce vivido e doloroso nella sua mente.
Non ho ancora chiesto a Kakashi-san scusa per quello stupido scherzo...
Serra le palpebre con forza per non vedere, sentire, tutto quel chakra che gli toglie il respiro, e per non lasciare che delle lacrime precipitino al suole. Non vuole avere rimpianti, no.
Sasuke... avrei voluto....
Spalanca di colpo gli occhi annaspando, è come se improvvisamente l’aria gli fosse stata gettata via di colpo, le fiammelle di chakra si sono spente e c’è solo il silenzio. Apre la bocca, boccheggia in cerca di aria.
“Sa...su...ke”
 
 
NDA.
Odiatemi.
No, non finisce qui, ovvio che no. Ma amo questa sospesa (traduciamo robe inglesi così, a caso)
Aggiorno prima perché il 23 parto per un luogo in cui il wiifii sarà reperibile quanto un leocorno e meh, dovrei provare a postare il 23 pomeriggio ma non lo so. Io ci provo. Anche perché devo capire se manchino due o uno solo capitoli. Sopportate, please.
E nel caso non dovessi riuscirci, ci vediamo dopo la befana *coriandoli*
 
Questo capitolo è dedicato a Sakura che spero di non averla resa troppo OOC. Cioè, come personaggio alla fine non è poi così male, perde punti solo quando sbava dietro a Sasuke, ma tolti i suoi sentimenti per Culo di Paperotto si dimostra una ragazza determinata e forte, piange sì ma probabilmente nei suoi panni io farei anche di peggio.
Non lo so questa filippica incoerente, è che ultimamente su tumblr ci sono troppi post anti-Sakura e mi viene spontaneo difenderla T_T
A voi piace Sakura come personaggio? *apriamo discussioni random*
 
A presto! (Spero)
V.

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Capitolo 7
*** Parte VII ***


Alla fine dello scontro alla Valle dell’Epilogo.
“Sei un ex-nuniken, non possiamo rischiare che tu tradisca di nuovo il Villaggio, lo capisci, questo?”
Sasuke guarda il ninja davanti a lui con sufficienza. “lo so”.
“Imposteremo un sigillo sul tuo sharingan in modo che tu non possa compiere azioni dannose per Konoha”.
“Ch’”.
“Quest’occhio ti legherà a noi per sempre, sappilo”.
 
Kyūbiko no ko
Il bambino della volpe a nove code
 
 
 
 
 
 
“Sa...su...ke...”
Il mondo è bianco, del sangue schizza a terra e improvvisamente un dolore lancinante gli invade il corpo, come se una lama di chakra stia passando da un lato all’altro del suo cervello. Tutto è silenzioso, delle gocce di sangue cadono sui lineamenti di Naruto sporcandogli il viso. Ha gli occhi sbarrati, guarda solo la figura  davanti a sé senza emettere un respiro, non ci riesce, è troppo faticoso, le iridi sono così chiare da sembrare trasparenti.
Gaara indietreggia di qualche passo portandosi una mano alla spalla dalla quale cola del sangue vischioso, il viso distorto da un’espressione di dolore.
“Che cosa ci fai qui, Sasuke-kun?” digrigna di denti assottigliando gli occhi color del ghiaccio.
Sas’ke. Sas’ke. Sas’ke. Naruto riesce a pensare solo a questo mentre tutto il resto scompare, talmente sorpreso da non reagire nemmeno. Ma poi... vede il suo viso e non importa più se è lì per salvarlo o altro, è solo terrore.
“Sas’ke” trema, lo dice così piano che non si sente, cerca di raggiungerlo ma i polsi legati dietro la schiena glielo impediscono.
“Mi dispiace, Kazekage-sama” la voce fredda dell’Uchiha gli procura brividi lungo la schiena mentre Gaara stacca la mano dalla spalla rivelandola completamente zuppa di sangue. “Ma io...” continua il moro.
“Sas’ke...” lo chiama Naruto con il cuore che ha preso a battergli in maniera così velocemente da fargli male il petto. “Sas’kee!”
“...Io non sottostò agli ordini di nessuno”.
“Cosa!” grida il biondo completamente accecato dal panico “Cosa è successo al tuo occhio?!”
Sasuke sorride, un sorriso insano su quel volto, una cascata di sangue scivola sulla pelle candida macchiandola e deturpandola dall’orbita vuota, si è strappato l’occhio con rabbia, forza, come un’animale, lo ha strappato e gettato a terra la gelatina senza rimorsi. Ora c’è solo un buco nero distrutto e gocciolante di sangue.
“Non ho bisogno di un occhio che mi impedisce di essere libero” dice brandendo la katana davanti a sé con eleganza difendendo l’amico dal Kazekage con la propria presenza. “Non mi serve a nulla se non può salvarti”.
“IDIOTA!” urla Naruto fuori di sé, non riesce a credere a quello che ha davanti, a quello sguardo vuoto, a tutto quel sangue che cola dal viso pallido. No, no. Lui non dovrebbe essere lì a salvarlo, Naruto deve morire. Deve. Perché si è messo in mezzo?!
“Sei un completo idiota!” continua a gridare.
Una risata amara. “Hai ragione, sono un’idiota. Ma ho deciso molto tempo fa, l’unico che potrà spezzare il nostro legame sono io, non permetterò a terzi di mettersi in mezzo” aumenta la presa su Kusanagi mentre i ninja intorno a lui ripresisi dallo shock iniziale si organizzano. “Naruto... io sono un Uchiha, sono il nero contrapposto alla luce, ma nonostante ciò, sono anche il tuo migliore amico. Questo non cambierà mai, non importa quello che faremo, non importa chi diventeremo... non ho intenzione di cambiarlo nemmeno per la salvezza del mondo”
Delle lacrime troppo a lungo trattenuto iniziano a precipitare al suolo in contemporanea al primo shinobi che con un cenno di Gaara si getta sui due. Sasuke muove la Katana con un colpo elegante del polso per colpire l’avversario ma improvvisamente una furia si getta sullo shinobi colpendolo prima della lama con un pugno troppo potente e il poveretto cade al suolo sovrastato da tanta forza e il pavimento di pietra si incrina in una nuvola di polvere e detriti.
SHAA-ANNARÒ !” strepita Sakura con rabbia “Non azzardatevi a toccare i miei preziosi compagni!”  
Sasuke ritorna alla sua posizione iniziale con un sorrisetto divertito sulle labbra. “Sei in ritardo.”
Sakura sistema il guanto sulla mano con uno sciocco secco mentre si rialza. “Ho avuto un piccolo contrattempo” si giustifica mettendosi a un lato di Naruto. Il biondo trattiene il respiro percependo una terza figura farsi accanto per proteggerlo.
“Ci teneva a farmi ricordare la mia età avanzata” dice Kakashi sistemando l’ingombrante cappello da Hokage sulla testa.
“Non ti sarai mica offeso” alza gli occhi al cielo la kunoichi.
“Hokage-dono!” strepita la consigliera “Che cosa diavolo è questa pagliacciata?”.
Socchiude gli occhi lasciando intravedere il sorriso morbido dietro la maschera. “Potremmo definirla la rimpatriata del Team 7” risponde ironico “E a proposito” solleva il copricapo da Kage e con noncuranza lo getta ai piedi dei due anziani “Abdico, trovatevene un altro”.
Gaara solleva la mano la mano per evocare la sabbia che velocemente esce dalla giara ma un kunai lanciato senza che nessuno se ne accorgesse colpisce il palmo trapassandolo, il rosso spalanca gli occhi sorpreso mentre Haatta ancora ferma nella posa di lancio grida:
“Yoshi! Va’ con loro”
Lo shinobi si getta al fianco di Sakura mentre Sasuke ghigna divertito. Il chakra inizia a scorrere pesante intorno a lui mentre il cavaliere maledetto si crea proteggendoli al proprio interno.
“Andiamo” dice concitato Sasuke forzando ancora di più il chakra attorno a sé, il rinnegan attivo.
La stanza esplode. Polvere, calcinacci, fuliggine e grida di dolore. Gli shinobi del team 7 ignorano tutto per gettarsi verso il cielo, il Susanoo’ apre le proprie ali pronto a stagliarsi per la volta che si schiarisce, il sole sta per sorgere.
“Haatta!” grida Yoshi vedendo la kunoichi degli Hyuuga farsi sempre più piccola sotto di loro, la ragazza schiva il colpo di uno shinobi e ne colpisce un altro con un calcio laterale, rotola a terra e si rialza poco più lontano.
“Andate!” urla lanciando l’ennesimo kunai “Vi raggiungo dopo”
Sakura annuisce e l’Uchiha ordina al Susanoo’ di allontanarsi da quel palazzo, Gaara vedendoli in fuga alza ancora una mano per fermarli con la sabbia ma anche questa volta Haatta lo blocca colpendolo con attacco fisico.
“ANDATE!” urla ai ninja sopra di lei tentando di trattenere il Kazekage, solo quando il mostro viola è lontano dal cielo si permette di respirare.
I ninja intorno a lei sono presi in una guerra interna, chi appoggia l’ex-Hokage e il Kazegake combatte senza esclusione di colpi ma Haatta li ignora troppo presa a non lasciarsi mettere i piedi in testa dalle tecniche dello shinobi della sabbia ma la loro differenza è abissale e si nota subito.
“Non mi aspettavo mi tradissi” dice Gaara mentre si ripara dal suo ennesimo attacco con uno scudo di sabbia, quella è davvero una difesa assoluta.
“Non sono mai stata dalla vostra parte!” sbuffa dalla fatica decisa a mettere le cose in chiaro.
“Credevo accettassi certi sacrifici per proteggere ciò che ti sta a cuore” la sabbia le trafigge una spalla e schizzi di sangue si confondono tra i capelli rossi della ragazza. Ansima per il dolore piegandosi su sé stessa, con una mano regge la spalla, delle lacrime le pizzicano gli angoli degli occhi chiari.
“Perché lo stai facendo?” continua impassibile sovrastandola, la sabbia le colpisce il fianco mentre cerca di indietreggiare e perde l’equilibrio in un verso strozzato, ansima sentendo il suo corpo bruciare, sta perdendo troppo sangue...
“Perché?” chiede Haatta cercando di fare un sorriso, gli occhi completamente lucidi per il dolore insostenibile. “Perché?” richiede mentre viene trafitta al centro del petto, allo stomaco senza pietà, sputa del sangue e un rivolo cola dalle sue labbra.
“Perché...” parlare le costa così tanta fatica “Perché ho promesso di fare qualsiasi cosa per proteggere quel sorriso...”
Gaara spalanca gli occhi mentre la kunoichi fa leva sulle braccia per alzarsi, le tremano le gambe e sente ogni pezzo del suo corpo abbandonarsi alla gravità, ma cerca di resistere con le lacrime che hanno iniziato a scendere impietose. Deve dare abbastanza tempo ai suoi compagni, deve lottare ancora, non è il tempo di riposarsi. Allarga le gambe e ignorando il sangue che le infradicia i vestiti si posiziona in assetto di combattimento, una mano stesa davanti a sé e una vicino al seno.
“Non hai visto il sorriso di Hinata-sama... il sorriso che faceva pensando a quel Naruto...” inghiotte sangue, è un sapore ferroso che le fa venire da vomitare. “Lei ha detto che nonostante tutto quel dolore, finché quella luce fosse esistita lei non avrebbe mai smesso di sorridere. E io non voglio...” tossisce sangue e crolla a terra, è stata colpita ancora e il dolore è insostenibile, non può più reggersi in piedi. “Io non voglio che quel sorriso scompaia!” singhiozza per il dolore “Tu vuoi cancellare quell’oscurità, ma per farlo devi distruggere quella luce. Io non po-posso permettertelo. Lei ha bisogno di quella luce” termina con un sorriso sporco di sangue e lacrime, pieno di dolore ma fiducia perché lei ha lottato per ciò che più le è caro, non gli permetterò di spegnere quel sorriso.
Gaara la guarda sentendo qualcosa incrinarsi dentro di lui, vorrebbe gettare la sua giara piena di sabbia a terra e scappare in un angolo buio per piangere, vorrebbe essere ancora un bambino ma non può, ora è un uomo, è il Kazekage, non può e basta.
Chiude la mano tesa davanti a sé a pugno e la trafigge con orripilante certezza al cuore, chiude gli occhi perché non può vedere quel sorriso così sporco di sangue e comunque fiducioso.
Gli occhi di Haatta si spalancano leggermente mentre l’ennesimo rivolo di sangue esce dalla sua bocca e precipita con lei a terra, priva di vita. Gli occhi chiari rivolti al soffitto distrutto vedono per l’ultima volta il cielo tingersi di lillà, le stelle che spengono pian piano come i battiti del suo cuore.
 
 
**
Sasuke vacilla leggermente poi cade sulle ginocchia reggendosi il viso macchiato di sangue con una mano.
“SAS’KE!” lo chiama subito Naruto mentre Sakura gli libera i polsi dalle catene, scatta verso l’Uchiha afferrandolo per le spalle e lo costringe e guardarlo in viso. Quella cavità vuota, nera, un precipizio verso un’anima distrutta, gli fa venire da vomitare, ma si impone di non distogliere lo sguardo, stringe solo la presa sulle sue spalle.
“T-tornate indie-tro” singhiozza solo vedendo quel bel viso distrutto per colpa sua “Tornate indietro. Siete shinobi di Konoha, tornate indietro”.
“Di che diavolo parli?” chiede Sakura sbattendo le palpebre.
“Se state con me verranno ad uccidere anche voi!” urla Naruto fuori di sé “Non voglio che accada! Tornarne indietro”
Quel buco vuoto lo costringe come a precipitare verso i più dolorosi ricordi, è come se gli risucchiasse ogni cosa. “Perché...” stringe con disperazione “Perché avresti fatto una cosa del genere?! Perché hai distrutto il tuo ultimo legame con tuo fratello?” Abbassa la testa mentre ogni parola rimbomba con dolore. Perso. Perso. Perso. Perso. Perso.
“Non m’importa” l’affermazione di Sasuke detta con un voce così fredda lo fa andare a pezzi.
“SMETTILA!” grida al limite della sopportazione “Smettila, idiota! Sei un’idiota, un’IDIOTA SENZA SPERANZE!”
Sasuke fa un sorriso ironico davanti a quella furia. “Va bene, sono un’idiota e tu non puoi farci niente. Ora lasciami andare”
Naruto digrigna i denti e al contrario di quanto richiesto stringe la presa. “A che serve proteggere uno come me?! Questo corpo non è reale! Tutto ciò che sono è falso, sono una dannata bambola che ha pr-preso i-l po-posto del-l ve-vero Na-rut-o... Io sono... un falso...” appoggia la testa sul petto del moro, gli occhi pieni di lacrime, trema e vorrebbe solo che tutto finisse presto.
“Che cosa è esattamente reale?”
Spalanca gli occhi.
“Qual è il problema di essere un falso?” chiede ancora l’Uchiha con insistenza. Naruto sbarra gli occhi. Sasuke lo afferra per le spalle tirandolo giù mentre un kunai con una carta bomba si infrange sul Susanoo’, hanno trovato la loro posizione.
“Chi è che decide cosa è vero e cosa è falso? Puoi essere quello che vuoi, chi vuoi, non mi interessa nulla se rimarrai al mio fianco. Ho visto quel passato e sono contento di averlo visto, altrimenti non sarei in grado di affrontare tutto questo. Non ha importanza quanto abbiamo sofferto, abbiamo passato un sacco di momenti terribili ma tutto questo è parte di ciò che siamo. Non posso rinunciare al primo Naruto come non posso rinunciare a te. Io... sono davvero felice di averti incontrato
Dei ninja di Konoha cercano di colpire e superare la barriera di chakra e Kakashi gli lancia contro degli shuriken, Yoshi estrae un kunai.
“Ti sto dicendo che è tutto apposto, m’importa solo di questo” ribadisce Sasuke alzandosi per combattere anche lui. “Hai qualche obiezione, Naruto?”
Il biondo lo guarda incredulo, poi fa un sorriso. “Sei... un’idiota” ride “Un’idiota senza speranze”
Anche Sasuke ride mentre il Susanoo elimina gli avversarsi senza fatica. “Senti chi parla, usuratonkachi”.
**
Gaara si guarda la mano lasciando che la sabbia curi un pochino la ferita, fa male, ma non quanto sapere di aver ucciso quella ragazzina. Gli risulta difficile ricordare che anni fa la cosa non l’avrebbe sfiorato minimamente, anzi si sarebbe sentito più vivo. Flette le dita, le piega e le allunga rapito.
“Kazekage-sama” alza lo sguardo verso uno dei ninja rimasti fedeli al villaggio, attorno a lui le macerie dell’edificio completamente distrutto, i medici si stanno già adoperando per i feriti.
“Abbiamo mandato un battaglione per catturarli”.
“Non era necessario” dice Gaara alzando lo sguardo al cielo dove fanno capolino i primi raggi del sole.
“Ma... la porta...” tentenna lo shinobi preso in contropiedi.
“La porta si aprirà lo stesso...” spiega Sabaku tenendo gli occhi puntati sulla volta sempre più chiara “Lei lo ha trovato”
Lo shonibi di Konoha sbatte le palpebre aggrottando la fronte, ha una faccia davvero confusa perché lui la storia non la conosce davvero bene, gli è arrivato un racconto di terza mano e quindi non sa tutti i particolari.
La sabbia inizia ad accumularsi sotto i piedi del Kazekage che viene sollevato da terra, è ora di andare.
**
Il battaglione di nemici che gli era alle costole è stato eliminato velocemente dal freddo e calcolatore Sasuke Uchiha, ora stanno sorvolando la foresta per tentare di uscire dalla giurisprudenza del Villaggio della Foglia.
Sakura ha curato velocemente l’occhio distrutto del moro arrestando il sangue che imperterrito continuava a colare, invece Yoshi si sta occupando di Naruto che presenta ferite meno gravi. Ha lo sguardo concentrato e serio, il biondo sa a cosa, chi, sta pensando, ci sta riflettendo anche lui.
“Era il suo piano fin dall’inizio” borbotta alla fine lo shinobi medico finendo il suo dovere “Quella psicopatica... aveva intenzione di farti scappare in qualche modo fin dall’inizio con o senza l’intervento di Uchiha-san. Aveva già deciso di sacrificarsi” tira su con il naso ma non piange perché nonostante tutto alle regole dei ninja lui ci ha fatto sempre caso.
Naruto non dice niente sentendosi in colpa, pensa alle stramberie della Hyuuga e alle sue malsane idee sul pedinare la gente, i manga yaoi che leggeva durante le missioni e alla mano che gli aveva teso al loro incontro. Stringe le mani a pugno, non meritava di morire, non dovevano lasciarla indietro, perché è successo? Una vita senza Haatta è una cosa irrazionale, pensare che non ci sarà più è terribile.
Ed è morta per colpa sua.
Un senso di panico gli prende le viscere, gliele stringe con forza e sente che sta per vomitare, serra le labbra e cerca di concentrasi sulle parole si Sas’ke e Sakura, non ha importanza il suo essere un falso, non ha importanza...
Però la cosa lo spaventa lo stesso, non può proprio farci niente e il respiro accelera, è come se improvvisata qualcosa sia scivolata sotto la sua pelle rendendolo irrequieto e instabile.
Andrà tutto bene, dice Kurama notando la sua agitazione. Anche lui è agitato, si sente osservato.
“Qualcuno ci segue” la voce incolore di Sas’ke lo riporta alla realtà. Ha una benda a coprire l’occhio mancante e il viso pulito dal sangue, ora guardarlo è meno doloroso. Naruto non può non pensare quanto comunque sia bellissimo con quell’espressione concentrata.
Kakashi si alza prendendo uno shuriken ma Sasuke lo ferma. “Non è un nemico, è Iruka-san”
A sentire quel nome Uzumaki spalanca gli occhi rincuorato e si sporge per vedere il maestro che salta da un albero all’altro sotto di loro, sembra affaticato. Kakashi tira fuori una corda mentre il Susanoo’ rallenta e così riescono a far salire lo shinobi, appena lo vede Naruto si sente la testa spaccare in due, non lo sa il motivo, il mondo si è appena capovolto e lui sa di star precipitando giù dalla volta celeste, un sussurro lo chiama e si stappa le orecchie sentendo quella voce troppo acuta.
“Naruto-kun!” sbatte le palpebre e il nero che aveva improvvisamente preso il suo campo visivo si dirada, Iruka-sensei è davanti a lui che lo guarda preoccupato, lo stesso sguardo nel volto degli altri. Sta tremando, non se ne è nemmeno reso conto, ma adesso il cielo è al suo posto e non sente più quel sussurro acuto e stridulo.
“Sense’” borbotta abbassando lo sguardo, di sicuro non si aspetta la mano che l’uomo insinua fra i suoi capelli scompigliandoli con fraterno affetto.
“Grazie al cielo stai bene!” sospira con un sorriso, poi si rivolge verso l’ex-Hokage “Qual è il piano?”
“...Improvvisiamo?” propone quello rimettendo la corda al suo posto “Sicuramente dobbiamo trovare una soluzione alternativa al problema della Coscienza” aggiunge.
Sakura annuisce. “Da quel che mi avete detto, lei sta cercando l’anima del bambino per salvarlo. Se dovesse essere al sicuro smetterebbe di tormentare questo mondo, no?”
“No” nega Naruto prendendo la parola, ora che ha tutti i suoi ricordi è insieme a Sasuke quello che ha la situazione più chiara “Lei vuole la mia anima con sé. Nell’Altra Parte”.
Yoshi si asciuga la fronte con il dorso della mano. “In questo caso dovremmo solo impacchettarti e spedirti da Lei”.
La mano che repentina scatta sull’elsa della katana mette ben in chiaro che cosa ne pensi Sasuke della proposta del chuunin. “Assolutamente no” ringhia come se la sua espressione non fosse abbastanza chiara.
“Ma non è una brutta idea” lo contraddice Naruto portandosi le ginocchia sotto al mento “Teniamolo come piano di riserva. Se non ci viene in mente niente di meglio”.
Ora anche Sakura ha un espressione omicida. “Col cazzo” chiarisce nella sua finezza “Non ho distrutto un palazzo per nulla”.
“Tecnicamente è stato il mio Susanoo’” precisa Sasuke lasciando la donna di sacco davanti a quell’espressione ironica, è la prima emozione amichevole che le dimostra più o meno da... be’, sempre.
Proprio ora che non sono più attratta da lui, si lamenta ma internamente esulta in onore della sé stessa del passato. Scuote poi la testa costringendosi a focalizzare tutta l’attenzione sulla situazione critica. “Kakashi-sensei, tu hai in mente qualcosa?” chiede.
“Uh?” fa fintamente distratto lo shinobi “Davvero ti interessa l’opinione di un uomo di mezz’età?”
“Ma che...!” bercia diventando rossa sulle orecchie, diamine, si è offeso sul serio!
“Ora dove siamo?” li distrae Iruka rivolgendosi a Sasuke che tiene il controllo della rotta.
“Ci stiamo allontanando verso Nord” dice l’Uchiha.
Iruka annuisce. “Dite che portare Naruto-kun sul monte Myobuko sia una pessima idea?”
“No” riflette Kakashi tornando serio “Immagino che essendo una cosa a parte possa garantirci un po’ di tempo. Ma comunque non abbiamo nessuno disposto a fare un richiamo al contrario”.
“E senza ci metteremmo un mese a raggiungerlo”
“Non con il Susanoo’” dice con leggera arroganza Sasuke.
“Ci metteremmo un mese in ogni caso” lo guarda male Kakashi “Anche con il mezzo più veloce, un mese ci si mette. È una cosa a parte, ho detto”.
Naruto appoggia il mento sulle ginocchia cercando di essere pure lui utile in qualche modo, chiede aiuto a Kurama.
Forse dovremmo davvero seguire l’idea di Yoshi.
Non funzionerebbe, lo avverte il demone, la tua anima non è completa, senza di me tu non puoi vivere, ti dissolveresti.
Dobbiamo trovare l’altro pezzo della mia anima.
Ma è stato sigillato. E non piace quest’idea, ‘ttebayo.
Naruto ride nervosamente. Sembra l’unica cosa possibile. E Sas’ke resterebbe comunque con Naruto. Con te.
No, se noi venissimo divisi morirei. Funziona così quando due anime si fondono.
Il biondo si morde le labbra fino a farle sanguinare, è un gran casino e devono trovare presto una soluzione. Gli shinobi intorno a lui stanno ancora discutendo sulle varie opzioni ma non li sente, talmente preso a discutere con Kurama non si è accorto che l’aria intorno a lui si è fatta più spessa, come se qualcosa lo imprigionasse senza via di fuga, la sensazione di essere osservato è aumentata ed è tutto troppo silenzioso, le voci degli altri gli arrivano come se attraversassero strati di sogni.
Kurama... sussurra spaventato. Anche il Kyuubi s’è accorto della strana situazione e si agita un po’ cercando di scacciare quella fastidiosa sensazione. È come essere avvolti da un bozzolo di acqua e sonno, come se fosse scollegato dalla realtà, gli è tornato il mal di testa.
Ha paura e sente il respiro accelerare, si aggrappa con le dita alla stoffa del suo pigiama (già, lo sta ancora indossando).
Va tutto bene, cerca di rassicurarlo il vero Naruto ma la sua voce viene interrotta da un canto flebile, lontano ma che si avvicina man mano, lo raggiunge fino al cuore scuotendolo. Le parole si fanno più comprensibili, è la voce angelica di una donna che lo chiama con insistenza e dolcezza.
Ti ho trovato.
Scatta in piedi come una molla guadagnandosi l’attenzione di tutti, improvvisamente sente freddo e trema come un ossesso.
“Cosa...?” inizia Sakura ma il ragazzo la interrompe.
“Mi ha trovato” dice frettolosamente. Lo ha trovato, basta, è finita. Game over, ora possono solo sperare in un miracolo.
La kunoichi spalanca gli occhi verdi mentre esala un poco elegante “Eeh?!” e Sasuke estrae Kusanagi come se il nemico da affrontare fosse reale e non una stupida luce che si trova dall’Altra Parte, Kakashi si dimostra più responsabile poggiando una mano sulla spalla dell’allievo per calmarlo.
“Cos’è successo?” chiede serio ma Naruto non fa in tempo a spiegare che Yoshi richiama l’attenzione del ninja copia.
“Hokage-sama...” sussurra con gli occhi sbarrati dimenticando che l’Hatake non è più il capo del villaggio “Il cielo... cos’è successo al cielo?”
Iruka alza lo sguardo verso la volta insieme agli altri ninja e il respiro gli si blocca in gola. “Com’è possibile?” chiede sconvolto.
Nessuno risponde e si limitano a fissare il cielo sfregiato, un taglio nero e netto lo squarcia come se fosse una sottile coperta, una striscia oscura e minacciosa procurata dall’artiglio di un mostro assetato di sangue.
“Il cielo...” balbetta Sakura “Ha squarciato il cielo”
Sono arrivati troppo tardi.
 
Ti ho trovato.
No... non aver paura, non piangere mio  bambino amato .
Sorridi, ho sempre amato il tuo sorriso.
Era così bello in quel tuo rotondo viso .
Non voglio perdere mai più quel sorriso, perciò sii contento.
Distruggerò tutto quello che ti procura spavento.
Ti prego, vieni da me, io ti aspetto da tanto...
Tanto...
Vieni, vieni, per favore, segui il mio canto.
**
Naruto si prende la testa fra le mani e con un gemito si accascia a terra con un singhiozzo, quella melodia si è trasformata in parola e riempie ogni angolo della sua mente. È intorno e dentro di lui, non può sfuggirLe.
Sente qualcuno poggiare le mani sulle sue spalle e un brivido di paura gli percorre la spina dorsale, la vista si offusca e gli sembra di essere totalmente scollegato dal suo corpo che viene scosso da quelle mani callose. La melodia, la canzone, ha preso il soppravvento su ogni cosa, non riesce a sentire altro, è una cantilena che si ripete all’infinito e lo porta a impazzire.
“Vat—” sussurra ma non si sente, non è nemmeno sicuro di aver prodotto qualche suono. Vede solo delle ombre nere che torreggiano su di lui con gli artigli pronti a ghermirlo.
“Lasciatemi” sussurra fioco. “Non toccatemi” gli tremano le mani e la cantilena aumenta il volume, gli perforerà i timpani, il cervello, gli uscirà sangue dalle orecchie basta basta basta.
Un’ombra si fa più vicina della altre e cerca di spostarsi indietro, di allontanare quegli artigli che vogliono graffiargli viso.
“No! No!” strepita, il viso che si arrossa “Lasciatemi, andatevene”
Qualcosa lo afferra alle spalle e grida colto alla sprovvista, prova a dimenarsi ma lo tiene incatenato in una presa ferrea, lo sta trascinando da qualche parte, la voce nella sua testa che non accenna a svanire nemmeno un secondo per dargli un po’ di tregua.
“ANDATE VIA! SPARITE!” grida divincolandosi con le lacrime agli occhi, non riesce a vedere nulla in quella nebbia di dolore.
Poi si ritrova a precipitare, senza sapere come, ciò che finora lo ha sostenuto  si è dissolto e si sente cadere, le ombre intorno a lui non ci sono più ma la nebbia che lo ha avvolto non accenna a diminuire e lo stringe a sé come un panno bagnato e gelido.
L’impatto al suolo è talmente doloroso che sviene.
 
“Cosa diavolo è successo?!” la domanda alleggia nell’aria mentre i ninja cercano di rialzarsi doloranti.
“Va tutto bene?” chiede Iruka “Niente di rotto?” muove lui stesso braccia e gambe e con sollievo nota che nonostante la rovinosa caduta sembra stare bene, ma Kakashi si tiene il polso della mano, si è spezzato.
Sasuke ha ripreso a perdere sangue dall’occhio strappato e il suo viso pallido è tornato ad essere una cascata sanguigna ma si alza subito guardandosi intorno.
“Dov’è Naruto?”
Scatta in piedi ma lo vede poco distante, svenuto e con un preoccupante tagli alla testa, nonostante ciò non può fare a meno di prendere un lungo respiro di sollievo. Quando era caduto in ginocchio sul Susanoo’ si era spaventato moltissimo ma quando il biondo aveva iniziato a divincolarsi a loro che cercavano di calmarlo aveva temuto che...
“Dov’è Yoshi?” il sussurro spaventato di Sakura lo distrae dal viso sudato dell’Uzumaki e si guarda intorno notando che del chuunin amico di Naruto non c’è nessuna traccia.
“E’ sparito” dice con affanno Kakashi, la kunoichi è accanto a lui che cerca di curare il polso rotto e sussulta quando sente l’affermazione. Sparito.
“Quando lo ha afferrato alle spalle, un secondo prima che il Susanoo’ scomparisse, lui è... sparito. Non so come altro spiegarlo, ora capisco i rapporti”.
“Lei lo ha preso” rabbrividisce la rosa, poi i suoi occhi si fanno umidi. Iruka spalanca gli occhi sconvolto.
“Non posso crederci, era un alunno così diligente in accademia...” sussurra.
Sasuke sa che dovrebbe provare qualcosa per la scomparsa del ragazzino ma non ne ha il tempo, deve riattivare il Susanoo’ per riprende il viaggio, in lontananza percepisce il chakra di Gaara e di altri ninja e non può permettere che li raggiunga. Potrebbe farli fuori facilmente ma lo sa, Naruto non vuole questo. Non immaginava fosse così difficile non uccidere qualcuno.
“Sasuke-kun, il tuo occhio...” dice Sakura allungando una mano verso di lui, la scaccia in malo modo.
“Non ne abbiamo il tempo, stupida”ringhia raccogliendo attorno a sé il chakra, solo che... non riesce ad attivare il susanoo’, non come se non conoscesse la tecnica ma come se non esistesse, che fosse uno sforzo inutile. Sbatte la palpebra sul rinnegan incredulo.
Quella figlia di puttana...
A distrarlo dalla rabbia che gli scorre alla realizzazione di ciò che è successo è il corpo di Naruto che si muove a scatti lenti, Iruka si getta subito sull’allievo per aiutarlo ad alzarlo.
“Forza, va tutto bene” dice il sensei cercando di sembrare rassicurante e al contempo lo aiuta a mettersi seduto ma quando il biondo apre gli occhi questi sono scarlatti con la pupilla allungata.
Sono io” dice passandosi una mano sulla faccia “Il moccioso è... diamine, non riesco a calmarlo. Ho dovuto metterlo a nanna nella sua stessa mente”.
Sakura sbatte un paio di volte le palpebre sicura di non star capendo esattamente cosa stia succedendo.
“Na-Naruto?” balbetta.
“Quale?” aggiunge Sasuke passando una mano sul sangue che gli sporca la guancia.
L’Uzumaki ruota la testa di lato confuso. “Hm... quello che è cresciuto con voi?” prova “Si capisce così?”.
Sakura spalanca la bocca. “Naruto-kun!” sbraita felice, perché nonostante tutto non può non esserlo trovandosi davanti quello... sì, quello vero insomma. Senza riuscire a trattenersi gli getta le braccia al collo stringendolo forte, Dio quanto le è mancato.
Sakura-chan...” esala quello “Mi soffochi, ‘tebayo
Waa” non riesce a trattenersi, è più forte di lei.
Sasuke si alza dal suo posto. “che è successo?” chiede calcolatore, è bello che Naruto sia lì ma hanno dei ninja alle costole e devono scappare, o combattere. Di sicuro non vinceranno con la mossa koala di Sakura.
Staccandosi dalla ragazza, Naruto lo guarda con quegli occhi scarlatti e sbuffa offeso. “ehi, teme, puoi evitare di essere sempre così distaccato” lo riprende “Tu non mi dai un abbraccio?” e allarga le braccia.
L’Uchiha più che abbracciarlo vorrebbe riempirlo di pugni fino a farlo svenire e magari, poi, abbracciarlo e baciarlo. E poi picchiarlo ancora, giusto perché è davvero un dobe e tutta quella situazione è solo colpa sua.
“Ti spiego la situazione” ringhia sommessamente “il Kazekage e un manipolo di ninja si stanno dirigendo qui per cancellare la tua esistenza e per cambiare il nostro cazzo di presente. Quindi se non ci dici immediatamente cosa cazzo è successo ti piglio a sberle io prima che lo facciano loro, chiaro?”
Naruto alza le mani al cielo e ruota gli occhi. “E dire che mi sembravi un minimo addolcito da lì dietro”.
“Sei tu che mi fai perdere la pazienza”.
Ti faccio perdere altre cose. Non so, i pantaloni, ad esempio”.
“Usura—“
“Avremo tempo di parlare di pantaloni e dare pacche di bentornato dopo” li ferma Kakashi prima che la cosa degeneri, Sasuke ha già assunto una posizione di attacco. Che diamine, si vede che quello è il Naruto originale... “Sasuke ha ragione, Naruto. Dicci che è successo in modo da reagire di conseguenza”.
Gli occhi del demone si ombreggiano. “Non lo so con esattezza. Improvvisamente la voce di una bambina ha riempito tutti i nostri pensieri, era dentro e fuori la nostra testa. Ci impediva di pensare e tutto si è fatto così doloroso, per quanto possibile io sono riuscito a resistere ma il bambino... lui.... era troppo forte per lui, ho provato a trattenerlo ma era spaventato e questa cantilena alzava di volume e non si fermava. Era troppo. Ha iniziato a gridare e dimenarsi come se qualcosa lo stesse aggredendo e Lei ha cancellato ciò che credeva fosse la causa...”
“Quindi Yoshi-kun...”
.”
Sakura si porta la mano alla bocca e Iruka le appoggia una mano sulla spalla per farle forza, Naruto si sente terribilmente in colpa.
“Ho fatto scambio con lui perché è troppo sconvolto, non riesce a controllarsi”.
“Hai fatto bene” dice Kakashi “La situazione sta diventando davvero cri—“ non termina la frase che un kunai sbuca tra gli alberi impiantandosi sul tronco al quale l’ex-Hokage si era appoggiato.
“Sono arrivati” sbraita Sasuke estraendo Kusanagi “Merda”.
Si alza anche Naruto posizionandosi al suo fianco, Sakura li guarda socchiudendo gli occhi verdi, un piccolo sorriso sul viso rotondo e pensa che è giusto così, perché la vita tenta in continuazione di dividerli? È giusto così, non c’è nulla di sbagliato.
Sarebbe dovuto essere sempre così.
“Stattene buono, moccioso” lo riprende Sasuke.
O-i, solo perché ho il corpo in formatto ridotto sono sempre pronto a fare il culo a qualche nemico”.
“Anche se si trattasse di qualche shinobi della foglia e di Gaara?” chiede impassibile. Il biondo stringe i denti e piega le labbra verso il basso, Sasuke si limita a sospiro.
“Sta’ indietro, dobe”.
Non lo ascolta.
Degli shuriken si dirigono verso Sakura ma prontamente la kunoichi salta con un svolazzo di capelli rosa atterrando affianco a Naruto.
“Dire che sono in dieci” constatò.
“Piuttosto numerosi” considerò Iruka estraendo anche lui un’arma.
“Ci stanno circondando” aggiunse Kakashi staccando il kunai conficcato nella corteccia. “Questo lo prendo io”.
Naruto fa un passo in avanti stringendo le mani in pugno e grida verso gli alberi circostanti, verso al chakra che percepisce. “Gaara, smettiamola con questa farsa. Ragioniamo”.
“Hai ragione” risponde la voce dell’amico e dall’ombra inizia a intravedere i lineamenti dello shinobi di Suna che si avvicina con passo lento e calcolato, tiene le braccia incrociate al petto e lo sguardo fisso su di lui. “Finiamola con questa farsa”.
Naruto stringe i pugni e assottiglia lo sguardo demoniaco.
Gaara inclina la testa. “Sei tu? Quello morto?”
“Non sono morto” precisa.
“Dovresti”.
Sasuke mostra la lama della katana con fare minaccioso e per la prima volta si maledice per essersi strappato lo sharingan, nonostante tutti quegli anni non si è mai davvero allenato a controllare il rinnegan, riusciva solo ad attivare il Susanoo’ con quello ma adesso è inutile, ciò che servirebbe è un forte amaterasu per ricavare una via di fuga.
Sasuke Uchiha che medita una via di fuga al posto di una strage sanguinosa, ironico.
Il dobe ha ragione, mi sono rammollito.
Nel frattempo Gaara apre le mani mostrando i palmi al cielo, le labbra sono piegate verso il basso e gli occhi di ghiaccio sembrano attraversati da miliardi di crepe. Se anche ci fosse stata una soluzione alternativa, questa è sparita. Ormai lo ha trovato, il cielo si è spaccato e i due mondi stanno entrano a contatto, tutti rischia di svanire.
Mi dispiace...
Para una mano davanti a sé e subito la sabbia si agglomera compatta pronta trafiggerli, Sasuke la taglia con la lama di kusanagi e Naruto circonda sé stesso e i compagni con il manto del demone polverizzando la sabbia. Il rosso alza l’altra mano, è così strano riprendere a combattere contro il suo primo amico, è una morsa dolora che potrebbe spezzarlo da un momento all’alto.
Mi dispiace...
Il seconda attacco è mirato alle loro gambe e Sakura abbatte uno dei suoi poderosi pugni per frantumare la sabbia mentre gli altri ninja saltano sul posto, Kakashi ne approfitta per saltare sul ramo di un albero e stanare uno degli altri shinobi, Sasuke invece prova ad usare il rinnegan contro Gaara ma la sua barriera assoluta è... be’, assoluta.
“Gaara, c’è un altro modo!” prova intanto Naruto, non ha intenzione di attaccare, si difende solamente. Due shinobi nemici saltano fuori dal fogliami diretti al biondo ma Sakura ne mette fuori combattimento uno scagliando un calcio e l’altro lo stordisce lasciando a Iruka il compito di finirlo.
“Tutto questo è ridicolo” continua il biondo “Dattebayo!”
Sasuke percepisce un altro shinobi e lo attacca ma allo stesso tempo si accorge in uno shuriken gigante uscire dal fogliame verso la schiena dell’Uzumaki che ovviamente è troppo impegnato nel tentativo di far ragionare l’avversario che accorgersi di quello che succede attorno. Trafigge l’avversario schizzando sangue e con un salto cerca di raggiungere Naruto ma si accorge, con agghiacciante orrore, che non può farcela in tempo.
“NARUTO!” grida, improvvisamente gli sembra solo l’ennesimo, merdoso, déjà-vu.
 
È un déjà-vu.
Quando Naruto riapre gli occhi dopo aver sbattuto il mento sull’erba si accorge del sangue che gli cola tra i capelli e della pressione sulla sua schiena, ma non sente nessun dolore.
Qualcuno tossisce sopra di lui e i capelli si bagnano ancor di più di sangue appiccicandosi sulla sua fronte, gli temano le mani e ha paura a girarsi ma lo fa, non sa quel istinto lo porti a voltarsi trovandosi le braccia ai lati del corpo e il viso di Iruka sopra di lui, ma ciò che lo fa tremare è una punta dello shuriken che esce dal petto del maestro.
Sasuke respira affannosamente, il castano ha fatto in tempo, è riuscito a intercettare l’attacco prendendolo, però, al suo posto.
Naruto spalanca gli occhi incredulo, del sangue cola dalle labbra del maestro e... e...
“Sensei’” esala incredulo mentre le macchie vermiglie gli macchiano il viso, il corpo e i capelli ma non ci fa caso, la pupilla allungata ridotta a una fessura.
Iruka fa un sorriso mentre socchiude gli occhi lacrimosi per il dolore, tossisce sommessamente, il corpo dell’adulto è scosso dai fremiti e dallo sforzo. “Va tutto bene” lo tranquillizza ma no, non va bene per niente, cos’è questo sangue, cos’è questa ferita? Il metalli macchiato che esce dal centro del tuo petto non ci dovrebbe essere, come fa ad andare tutto bene?
“Sensei” non può crederci, semplicemente non vuole realizzarlo perché è semplicemente sbagliato, tutta questa storia è dannatamente sbagliata. Servirebbe riavvolgere il nastro come in una vecchia videocassetta e rifare la scena, il regista della vita non si è accorto che c’è una cosa fuori dal copione?
“Naru-to” la voce spezzata del maestro lo potrebbe spezzare in qualsiasi momento “Mi dispiace solo di non averti offerto... quell’ultima ciotola di ram—“ Le palpebre si abbassano per l’eccessivo sforzo e le braccia hanno un ultimo tremito prima di non reggere più il corpo e Naruto alza le sue di braccia per afferrarlo, lo stringe pressando le mani sulla schiena dello shinobi, non respira più, non sente più nessun battito, è terribile. Stringe con gli occhi sbarrati e guarda l’alba colorare il cielo, un nuovo giorno, perché? Perché il mondo sta andando avanti, perché il sole sta salendo nel cielo? Non si sono accorti che... lui... è—
“Iruka-sense’” un singhiozzo esce dalle sue labbra mentre al posto del cielo compare davanti ai suoi occhi tutte le volte che non era mai stato solo perché c’era lui, ancor prima di Sasuke, Sakura o Kakashi c’era Iruka a spronarlo e a rincorrerlo per le sue marachelle.
C’è sempre stato lui prima.
Il rumore dei battuti del suo cuore aumentano fino a dargli l’illusione che anche nel corpo freddo del maestro ci sia ancora un cuore funzionante, ma è appunto solo un illusione e tutto si colora di rosso.
E la rabbia sale.
 
 
 
 
 
 
 
 
NDA.
Waaaa, alla fine lo ho fatto davvero, l’ho ucciso davvero T_T dall’inizio era indecisa se farlo o no, perché la cosa mi destabilizza, uccidere Iruka è un crimine, quindi care scrittrici che passano per di qua, NON AZZARDATEVI A FARLO!
(Mi chiamavano la signora Coerenza)
A parte gli scherzi, quest’ultima parte è stata davvero un parto perché non sono ancora del tutto sicura se aver fatto o no la cosa giusta ma... è necessario. E forse ci arrivate anche voi perché.
Come il fatto che io abbia fatto perdere l’occhio a Sasuke nonostante io non sappia nulla sul rinnegan (me ignorante), ha un motivo.  E finalmente avete capito perché della scena con Hinata qualche parte fa xD
 
Un ultima cosa, poi vi mollo: ricordate che capitoli addietro avevo scritto di dover dire una cosa importante ma che non la ricordavo?
Mi è venuta in mente *coriandoli*
Alcuni dettagli della storia, specialmente sul Bambino e l’Uchiha e altre cosucce del prossimo e ultimo capitolo, sono riconducibili a un manga che ho tipo letto cento, mille, volte: Pandora Hearts. Dire che è bellissimo, disegnato da Dio e geniale è poco. Se non lo avete mai fatto, leggetelo, c’è un sacco di yaoi (Elleo, Breim e Ozbert shippers a rapporto!) Comunque, sì. Era questo che dovevo dire, certe cose non sono proprio farina del mio sacco.
E sì, diamine era una cosa importante e non posso credere di averlo dimenticato sul serio. Ringrazio la ragazza che con la sua recensione mi ha fatto tornare la memoria xD
 
Per il resto, a presto! Come al solito le critiche sono sempre ben accette come le vostre considerazioni e supposizioni. Sono curiosa di sapere cosa pensate succeda, cosa facciano alla fine insomma. Io lo ho scritto e non è nemmeno tanto nascosto ^^
Adesso basta con gli spoiler xD
V.

 

 

 

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Capitolo 8
*** Parte VIII ***


Kyūbiko no ko
Il bambino della volpe a nove code
**
 
 
 
 
Sakura rabbrividisce mentre vede il corpo di Naruto trasformarsi, riempirsi di luce malvagia, sa cosa sta succedendo, lo ha visto molte volte purtroppo, solo... non immaginava che potesse accadere anche adesso che è il Kyuubi a tutti gli effetti.
Il chakra della volpe lo avvolge mentre un ringhio animale esce dalla bocca del biondo,  del pelo rossiccio inizia a crescere dalla sua pelle mentre tra i capelli fanno capolino delle lunghe orecchie e i canini si allungano. Le code crescono una per una fino a quando Naruto non si trasforma a tutti gli effetti nella forma di Kurama.
Si lancia sul ninja che ha tentato di pugnalarlo alle spalle fracassandogli il cranio con una zampata, e poi ruggisce ancora lanciandosi verso Gaara.
“Oh no, Naruto!” lo chiama Sakura cercando di raggiungerlo, gli occhi sbarrati dal terrore “Fermati!”
Ma a raggiungerlo per primo è Sasuke che si getta sulla volpe con tutta la propria forza maledicendosi per non avere più lo sharingan, così non può controllare il Kyuubi. Gaara alza le braccia per sferrare un attacco e allora Sakura cambia la sua direzione scagliandogli un pugno sulla spalla. “Shannaro!”
Kakashi tiene impegnati gli altri ninja mentre Sasuke cerca di calmare Naruto o a fermarlo prima che distrugga tutta la foresta.
“Torna in te!” gli grida cercando di non farsi ammazzare “Torna in te!” ripete. Ogni attacco è una fitta dolorosa nel cuore dell’Uchiha che riesce a percepire tutta la confusione che alberga in quello del biondo in preda alla rabbia, al dolore e a tutti quegli eventi. Lo colpisce ancora chiamandolo forte cercando di collegarsi a lui, di provare a creare quel legame che l’Uzumaki era sempre riuscito a forgiare nei loro scontri portandolo via dal proprio dolore. Ora è il suo turno, non può fallire.
Ho paura, Sas’ke.
Lo so, lo so, stupida testa quadra. Ma ci sono io!
Ho paura.
Non lasciarti sopraffare. Ci sono io con te!
Ci sono io con te!
“Sasuke!” grida Sakura quando una zampata del kyuubi lo colpisce facendolo scontrare contro un albero, cerca di correre verso di lui ma Gaara ne approfitta per colpirla. Grazie al cielo compare provvidenzialmente Kakashi che blocca l’attacco del rosso.
Naruto si dibatte, abbatte gli alberi con le sue lunghe code e ringhia come preso da un dolore interno che lo corrode pezzo per pezzo in una lentezza estenuante. Lentamente la luce riavvolge il corpo della volpe che inizia a correre fra gli alberi sradicandoli ma diventa sempre più piccola fino a riprendere la forma umanoide di Naruto che non si ferma, continua a correre lasciando che l’aurea di chakra che lo circonda distrugga ogni cosa.
Sasuke fa per alzarsi ma la gamba gli cede, allora grida verso Sakura. “Seguilo, stupida! Seguilo!”
La kunoichi pare ridestarsi e guarda verso il moro.
“Sas—“
“SEGUILO!” grida quello rabbioso “Vi raggiungo subito!”
Sakura inizia a correre verso Naruto chiamandolo lasciandosi alle spalle i rumori della battaglia, si disfa del ninja che cerca di fermarla con un solo colpo e prosegue seguendo la scia di distruzione lasciata dal biondo.
Naruto corre, corre verso la voce che lo chiama sperando che gli possa offrire un po’ di pace, dei globuli di luce iniziano a danzare davanti a lui formando un sentiero mentre quella dolce canzone gli accarezza il cuore, pare lenirgli ogni ferita.
Dentro di sé sente Kurama ruggire qualcosa, ma Naruto è sordo, gli occhi blu sono persi a seguire questo sentiero.
Ormai non ha più senso. Haatta. Yoshi. Iruka. Sono morti. Non ha più senso. Nulla ha senso in questa stupida favola, singhiozza ignorando la voce della Kunoichi che lo chiama. Vuole solo andare via, sparire. Vuole un po’ di pace.
La luce lo porta davanti a una porta, è sospesa in aria, i cardini ancorati alla realtà ed è chiusa ma è da lì che viene quella dolce voce piena di promessa lo sa.
“Naruto!” esala Sakura raggiungendolo e quando vede la porta sobbalza, è semplice, di legno con una maniglia dorata ma riesce a percepirne l’aura malvagia.
Uzumaki la guarda ipnotizzato, appoggia la mano sulla maniglia e la spalanca.
**
Sasuke ruota il polso colpendo con il piatto della lama lo scudo di sabbia, approfitta del contraccolpo per girarsi e colpire un fianco di Gaara ancor prima che possa trovare una difesa, il Kazekage indietreggia piegandosi in avanti e abbassa la testa per evitare il conseguente pugno. Saltella all’indietro mettendo più distanza possibile con l’ex-nuniken. Sale sul ramo di un albero con il fiatone, il petto che si alza e abbassa velocemente.
Lancia uno sguardo in basso dove Sasuke lo guarda in cagnesco, il viso una cascata di sangue. Kakashi è impegnato in un combattimento poco distante.
“GAARA!” grida l’Uchiha “Lo sai che c’è un altro modo!”
“No!” grida a sua volta il rosso “Se facessimo qualcosa adesso non cambierebbe nulla. Se non estirpiamo il problema dalla radici non cambierà nulla!”
“Però cambiare il passato per cancellare tutto quello che è successo fin’ora è sbagliato!” sbotta serrando la presa sulla  katana, si accuccia pronto a balzare e ringhia “E anche se non lo fosse, non lo posso accettare!”
“Allora muori!” grida Gaara ormai colmo di esasperazione, ha perso così tanto sangue che gli gira la testa, non riesce più a ragionare lucidamente. Tutto è così confuso. Si sposta dal ramo un secondo prima che Sasuke abbatti la spada di kusanagi con una violenza tale da tranciare il legno, velocemente compone dei sigilli con le dita mentre la sabbia prende anch’essa l’aspetto di un’arma, un lungo e massiccio spadone. Lo impugna con entrambe le mani brandendo un colpo verso il moro, l’Uchiha evita l’affondo inarcando la schiena e prova a calcare verso l’addome dell’avversario il quale blocca il colpo con l’avambraccio. Il contraccolpo li fa balzare entrambi lontano. Con un sibilo Sasuke porta il polso al viso per togliere il sangue che gli impedisce la vista, ancora una volta rimpiange lo sharingan. Gaara approfitta dell’attimo di esitazione del ninja della foglia per gettarsi all’attacco, si piega sulle ginocchia e balza tendendo la spada di sabbia. Sasuke ringhia, non può usare il rinnegan, non riesce ancora a controllarne la potenza, finirebbe per ucciderlo.
Ma non sarebbe meglio? Non posso fermare  Gaara con le mezze misure. Devo ucciderlo...
Spalanca l’unico occhio iniziando ad accumulare chakra ma qualcosa, un corpo, lo ghermisce trascinandolo lontano dalla traiettoria del Kazekage e perde il controllo sull’energia. Sbatte la testa a terra e l’aria esce bruscamente dalle sue labbra, sopra di lui Kakashi-sensei lo guarda con impazienza.
“Non fare cose di cui potresti pentirti!” ringhia l’ex Hokage appena in tempo per fermare un kunai diretto verso di loro. Ormai sono rimasti in due contro il manipolo di shinobi mandati per fermarli, il corpo di Iruka giace ancora in mezzo alla battaglia.
Sasuke annuisce confuso rialzandosi, Gaara è a qualche metro di distanza da loro e li guarda con gli occhi sbarrati, folli, esasperati.
“Perché state facendo così tanto per fermarmi?!”
L’Uchiha lo guarda dritto negli occhi mentre si pulisce per l’ennesima volta il viso dal sangue che imperterrito continua a colare.
“Devo compiere il mio dovere!” continua a gridare Gaara “Devo fare ciò che è giusto!”
“Smettila!” dice con voce ferma Sasuke “Lo sai perché. Tu... tu non vuoi davvero cambiare il passato. Non vuoi uccidere il tuo primo amico. Nel tuo cuore...”
“DEVO FARE  CIO’ CHE E’ GIUSTO!”
“...speri che qualcuno più forte di te riesca fermarti!”
Silenzio.
Gaara spalanca la bocca incapace di respirare. Non è vero.
Io voglio solo proteggere ciò che amo.
Io amo questo mondo.
È Naruto che me lo ha fatto amare.
Devo permettere a questo mondo di vivere senza dolore.
Devo...
“ADESSO BASTA!” grida con la gola in fiamme, serra gli occhi lasciando che tutto il suo potere affluisca fuori di lui, che allontani quelle parole che fanno così male.
**
“Naru-to...” trema Sakura “Non fa-farlo” sussurra sentendo le lacrime bagnarle il volto.
Lui è ancora immobile, non si è ancora mossa, la mano appoggiata alla maniglia della porta spalancata a fissare il nulla oltre di essa. Resta fermo in quella posizione per quelli che sembrano secoli, Sakura cade in ginocchia e allunga una mano ad afferrare un lembo della sua giacca distrutta.
“Non andare” lo supplica con il viso arrossato dal pianto. Il potere che sente provenire da oltre quella porta è immenso e non riesce a smettere di tremare, le fa provare una paura incredibile.
Poi, il biondo muove un passo verso l’abisso nero, senza una parola, senza un respiro, lo fa e basta come se fosse attratto da una calamita.
E Sakura cade con lui nel baratro senza fondo.
**
Il mondo inizia a disfarsi, come le tessere di un puzzle. Kakashi fatica a mantenere il controllo sul terreno mentre questo trema e intere parti iniziano a sparire, a distorcersi e al centro di tutto Gaara, con lo sguardo basso e la spada di sabbia che inizia a sciogliersi tra le sue mani.
Sasuke ringhia cercando di aumentare la presa sul terreno ma il ninja di Suna sembra aver perso ogni interessa per loro perché volta la schiena iniziando a camminare verso una macchia di luce che sta cancellando le cose circostanti.
“Gaara!” lo chiama l’Uchiha cercando di balzare verso di lui per fermarlo ma gli altri ninja rimasti fedeli al Kazekage sbarrano loro la strada intenzionati a fare il loro dovere fino alla fine. Sasuke ne scavalca uno mentre Kakashi blocca gli altri.
“Va!” gli grida “Seguilo e fa quello che devi fare. A loro ci penso io” garantisce.
Sasuke distoglie lo sguardo annuendo e raggiunge il rosso immergendosi nella luce bianca un secondo prima che sparisca.
L’Hatake tira un sospiro di sollievo, il mondo ha smesso di tremare, e si concentra sui ninja rimasti.
“Ci dispiace, Hokage” dice uno di quelli estraendo degli shuriken.
“Anche a me” sussurra allora prima di iniziare ad attaccarli. Cerca di non ucciderli, di mandarli solo k.o. e si sforza non pensare al fatto che sta combattendo contro dei suoi sottoposti. Ex-sottoposti. Ormai, ha abbandonato il titolo di Hokage per un desiderio personale ed egoistico.
Che egoisti, lo siamo tutti. Pensa evitando e lanciando a sua volta attacchi, la stanchezza inizia a dolergli i muscoli, la vista sfuoca e il sangue lo inzuppa completamente. Scavalca il corpo morto di Iruka facendo cadere un altro degli avversari, ormai nei restano due. Uno lo abbatte con un calcio alla mascella ma l’altro è più in gamba e scappa a tutti i suoi attacchi senza risparmiarsi colpi.
Ormai il vecchio ninja è senza fiato e a corto di chakra.
Non ci sono più abituato, pensa con ironico rimprovero mentre l’avversario si nasconde fra il fogliame. Si afferra il polso con una mano concentrando quella poca energia che gli è rimasta e subito l’aria viene invasa dal suono stridenti di mille falchi, delle scariche elettriche attraversano la sua mano. Del sudore cola lungo il suo viso mescolandosi al sangue.
Il ninja avversario cerca di coglierlo di sorpresa da dietro con un kunai ma l’Hatake coglie il movimento e si gira colpendo il nemico alla spalla con la scarica di fulmini con forza. Quello sputa sangue mentre i suoi occhi si allargano per la consapevolezza di aver fallito.
Non hai fallito, geme in silenzio Kakashi quando il corpo si affloscia esamine e lo lascia cadere a terra. Si porta una mano all’addome che si sta progressivamente macchiando di rosso dove la lama del kunai si è conficcata nella sua carne. Stringe il manico con le dita mentre sente la forza abbandonarlo definitivamente e cade in ginocchio estraendolo. È un dolore lancinante. Si affloscia a terra volgendo lo sguardo verso il cielo, il sole è ormai sorto e sente male ovunque, è insopportabile. In lontananza, come da un altro luogo, riesce a sentire le voci di Obito e Rin che lo chiamano concitate. Kakashi. Kakashi. Kakashi. Chiude gli occhi proprio quando vede la mano del suo vecchio migliore amico tendersi verso di lui.
“Ti stavamo aspettando” dice il fantasma.
**
Un porticato. Un cane dal pelo fulvo. Un fiume. Gli occhi dolci di sua madre e poi quelli di Itachi. Dei campanellini appesi a una cintura. Specchi. “Sas’ke!”. Il nascondiglio di Orochimaru. Il suo copri fronte scheggiato. Due occhi blu. I tetti del villaggio. Le armi di suo padre. Naruto. Un cestino del pranzo. Una maschera.
Questi sono i miei ricordi. Si accorge Sasuke. Gli vorticano attorno come se fosse un ciclone e lui al centro esatto, nel punto di quiete. Non riesce che a scorgersi che pochi particolari, attimi preziosi e pochi.
Poi vede terre che non ha mai visto, ragazzi tenersi per mano, guerre, orrori, fiori, foreste fitte e pianure sconfinate, regge, ancora guerre e persone baciarsi.
Questi sono i ricordi del mondo. Ricorda una voce lontana che gli dice che l’Altra Parte registra tutto ciò che accade nel loro mondo, ne conserva le memorie.
Continua a precipitare giù mentre sente la pelle sciogliersi dalle sue ossa, i vestiti farsi a brandelli, è un pressione, una forza così forte da distruggerlo, trattiene un grido di dolore fra le labbra mentre si sente perdere fra le memorie del mondo .
“Sas’kee!” è un grido e il suo occhio riesce a scorgere nel ciclone di ricordi Naruto, il suo Naruto, quando ancora portava la tuta arancione con il colletto bianco e si metteva nei guai durante le missioni, il copri fronte scintilla colpito da un raggio di sole e il sorriso del biondo si accentua mentre socchiude gli occhi, tende una mano verso di lui come se potesse vederlo. Sasuke vorrebbe davvero crederlo, allora tende la mano verso quella dell’amico, in alcuni punti la pelle si è completamente strappata lasciando intravedere i muscoli e le ossa.
Una forza incontrollabile sembra trascinarlo verso l’immagine del biondo, afferra quella mano e Naruto sorride, ancora, mentre la sua figura svanisce diventando incorporea come un ricordo dimenticato, poi tutto diventa nero e perde la percezione di ogni cosa, si ritrova a stringere aria e scivola via, precipita nell’Oscurità dell’Oblio.
Quando si schianta a terra sente il rumore preoccupante di qualcosa che si spezza e il suo corpo geme dal dolore. La vista torna lentamente insieme alla consapevolezza di essere caduto su qualcosa di morbido e bagnato, sta guardando il cielo grigio e dei fiocchi di neve gli danzano precipitando sul suo viso. Tenta di alzarsi, dolorante, e sente una fitta partire dalla spalla  incendiargli i nervi come se stesse prendendo fuoco, soffoca un ringhio di dolore e sbatte ripetutamente l’occhio cercando di scacciare i puntini neri agli angoli della vista.
Si trova in un piccolo spazio aperto fra alti alberi bianchi, la neve sembra aver sommerso ogni cosa e sente il freddo infilarsi fin dentro le ossa. Si volta vedendo la schiena tremante di Gaara davanti a lui, la neve inizia già a spolverargli di bianco le spalle. Sta respirando velocemente e tra le mani ha ripreso forma la spada di sabbia.
Poi, dagli alberi, compare un bambino di otto anni; Sasuke spalanca l’occhio, il bambino indossa una veste leggera nonostante il freddo glaciale e hai capelli biondi completamente zuppi dalla neve, il viso rotondo ha dei graffi paralleli sulle guance e i suoi occhi sono rossi dalle pupille allungate, come quelle di un demone. Il sorriso su quel volto infantile scompare immediatamente appena nota le due figure adulte e si avvicina tranquillamente privo di paura nonostante la spada minacciosa che il rosso tiene tra le mani e il moro sia completamente zuppo di sangue.
Gaara si irrigidisce come se si sia ripreso solo adesso dallo shock di veder spuntare quel Naruto dagli alberi.
“Signori” dice quello gentilmente “Non dovreste restare qui”
È un attimo, Sasuke non ha nemmeno il tempo di gridare e urlare qualcosa. Gaara solleva spalla mentre un sigillo si forma sulla lama.
**
Naruto vede della polvere dorata danzare davanti ai suoi occhi quando li apre sbattendo leggermente le palpebre e si accorge che emanare quella luce dorata è il suo corpo. Non riesce a muoversi, ma la sua mente viene invasa da delle risate, è sicuro di conoscerle, voleva bene a chi appartenevano queste voci? Tempo fa rideva sempre con quelle persone, solo... perché non riesce a ricordarle? La luce dorata è accecante, tenta di chiudere gli occhi ma un urlo lo scuote.
“NARUTO! SVEGLIATI!”
Spalanca gli occhi mentre ogni cosa, ogni ricordo combacia al suo posto e ricorda quelle risate, si alza di scatto sentendo un giramento di testa ma lo ignora. È buio, il luogo in cui si trova è buio, solo piccole luci danzano nell’aria come fuochi fatui. Davanti a lui c’è Sakura, ferita ma viva, piegata in posizione di attacco a difenderlo con la sua presenza, ha il fiato affannato ma non trema, c’è decisione della sua posa.
Sbircia fra le gambe il nemico dal quale la kunoichi sembra volerlo difendere, c’è una luce bianca, non è accecante ma opaca e al suo interno riesce a intravedere la figura di una donna pallida da dei lunghi capelli e delle strane orecchie da coniglio sul capo, sulla fronte aperto c’è un terzo occhio.
La Coscienza... la riconosce.
Un fascio di luce bianca sembra compattarsi per colpire la donna dai capelli rosa ma quella la trancia di netto con un kunai come se fosse materiale.
“Sakura!” grida spaventato.
“Naruto! Ti sei svegliato!” dice con tono sollevato senza arrischiargli a lanciargli un occhiata per non essere presa di sorpresa.
Bambino! Una voce più dolce, cantilenata, si sovrappone a quella di Haruno spegnendola. Bambino, finalmente ti ho trovato! Finalmente sei tornato da me, mi sei mancato così tanto...
La donna dentro la luce allunga una mano verso di lui.
Vieni Bambino, vieni. Diventiamo una cosa sola... in questo modo starai meglio....
“TACI!” grida più forte Sakura con tutto il fiato che le è rimasto in gola “LUI E’ UNO DEI MIEI PREZIOSI COMPAGNI, NON TI PERMETTERO’ DI FARNE Ciò CHE VUOI!”
“Sakura...”
“Non avere paura, Sasuke-kun sta arrivando”
Sasuke? chi è Sasuke? chiede la Coscienza. Nessuno può arrivare qui, solo Bambino, è un caso che tu sia riuscita ad attraversare la Porta... se resterai ancora a lungo in questo luogo verrai distrutta.
“Sasuke sta arrivando!” ripete la kunoichi “Non ho dubbi! E per allora, io proteggero Naruto!” sbraita stringendo una mano a pugno.
Tu..? Ridacchia l’essere. Ma tu sei debole, tu non puoi fare nulla... sei inutile.
Sakura stringe i denti e socchiude gli occhi conscia che quella creatura di puro chakra ha ragione... lei è solo un ninja medico, non è mai stata all’altezza dei sue due compagni che la hanno sempre difesa, non ha saputo fermare Sasuke... tutto quello che ha fatto è stato piangere mandando avanti gli altri. Come può solo pensare di poter proteggere Naruto da quella potenza?
 
“Shannaro!”
Il suo pugno colpì il macigno di roccia che gli stava davanti, si formò una crepa, poi un’altra e infine si sbriciolò sotto la forza usata dalla kunoichi. La ragazzina si passò una mano sulla fronte e fece un piccolo sorriso di vittoria mentre posava lo sguardo sul macigno successivo pronto a fare la fine del primo. Questo era più grosso e duro ma ce l’avrebbe fatta lo stesso a polverizzarlo.
Preparò il pugno e poi lo schiantò con tutta la forza che aveva verso la roccia tentando di liberare il chakra al momento giusto.
“Shanna-ro!” gridò per lo sforzo ma sul macigno di formò una sola crepa e il masso non si distrusse, si ammaccò solamente. Sospirò affranta, non aveva controllato abbastanza bene il chakra.
“Sono felice di non essere quei sassi” una voce beffarda e attutita la fece sobbalzare riprendendosi dalla commiserazione e alzò lo sguardo incontrando l’occhio pigro di Kakashi-sensei seduto sul ramo dell’albero vicino.
“Sense’!” gridò felice mentre il ninja copia scendeva con un balzo mettendo un segno fra le pagine del libro che leggeva.
“Stai migliorando molto” constatò fissando le briciole dei sassi che aveva già provveduto ad eliminare. A quelle parole il volto della kunoichi si adombrò.
“Purtroppo non è ancora abbastanza...” sussurrò abbassando lo sguardo affranta. Naruto era a girovagare chissà dove con quel Sannin ad apprendere tecniche pazzesche e Sasuke-kun...strinse i pugni cercando di trattenere la tristezza. Lei era ancora così debole...
“Su con il morale” Kakashi posò una mano sulla sua spalla facendola sobbalzare e si avvicinò al suo viso per farle un sorriso sotto la mascherina. “Vedrai che ci riuscirai” aggiunse come se avesse letto nella sua mente. La kunoichi spalancò gli occhi verdi e un sorriso grato fece capolino sulle suo labbra.
“Io credo nella tua forza” continuò il maestro accarezzandogli i capelli rosa sulla testa.
Sbatte le palpebre per scacciare quel ricordo ma ora un’improvvisa risolutezza arde nel suo petto al pensiero della leggera carezza di Kakashi-sensei, colui che l’aveva sempre spinta ad inseguire Sasuke e Naruto e che non le aveva mai permesso di restare indietro, colui che l’aveva sempre difesa e consolata. Lui aveva creduto nella sua forza dandole una fiducia incondizionata, ora è il momento di far capire al maestro che non si sbagliava. È il momento di proteggere i suoi compagni di squadra.
“Non importa!” risponde contro le insinuazioni della Coscienza “Naruto è il mio compagno, il mio amico e una ninja della foglia. Non lo abbandonerò mai. E questo perché...” un sorriso fa capolino sulle sue labbra “...amare i miei compagni è il mio nindo!”
Naruto spalanca gli occhi blu mentre una sensazione di gratitudine si mischia alla paura, alla disperazione al dolore e alla confusione (è talmente confuso che non riesce nemmeno a capire chi dei due Naruto sia) e quel sentimento è talmente forte che gli schiarisce la mente, ora ogni cosa torna davvero al suo posto davanti alla sua risolutezza della compagna e lo fa alzare e con passo deciso si mette al fianco della donna afferrandole la mano.
“Neh, e sai qual è il mio?” bercia gonfiando il petto “Credere in me stesso sempre e comunque, non arrendermi mai! E ora voglio pure credere in Sakura-chan!”
Tu... ridammi il mio Bambino, dammi il mio unico... inizia a strillare la Coscienza mentre la luce aumenta fino ad accecarlo. Lo rivoglio, ho bisogno di lui... Lasciamelo!
Poi sembra riprendere lucidità. Potrai venire anche tu... se anche tu vuoi bene a Bambino allora verrai anche tu con noi...
Dei fili di luce iniziano a strisciare lungo il corpo di Naruto partendo dalle braccia, la Kunoichi cerca di intervenire subito tagliandoli e scacciandoli con il kunai che tiene in mano ma ogni volta che sfiora quella luce la sua pelle inizia a bruciare riempiendosi di vesciche ed ustioni.
“Sakura-chan!” grida Naruto cercando di aiutarla.
Vieni con me Naruto Uzumaki... vieni con il mio Bambino...
“Basta!” grida allora ilo biondo “Anche se cerci di prendermi non riuscirai mai ad avere Bambino! Non ti accorgi che la sua anima è incompleta?!”
Io troverò l’ultimo pezzo... lo troverò...
“Ma così distruggerai il mondo!” strilla Sakura.
Non mi interessa il vostro stupido mondo!
“Ma a Bambino sì!” continua imperterrito Naruto cercando di liberarsi da quelle catene di luce “Lui lo amava!”
Ma attraverso la luce opaca riesce a vere gli occhi della Coscienza spalancati come persi in ricordi lontani, sono completamente folli.
 
No, io non voglio essere sola. Ancora... ancora... sono sola...
....
Una strana luce iniziò a nascere nell’oscurità.
Cos’è?
La luce iniziò a prendere forma.
Scusa, mi correggo...Chi sei?
Il volto di un bambino sorridente iniziò a squarciare l’Oscurità con la propria luce.
 
La Coscienza stringe le braccia attorno al proprio corpo di luce spenta mente Naruto inizia ad essere trascinato verso di lei.
Bambino...
Bambino...
Bam – bi – no –
La luce improvvisamente aumenta e Sakura si sente scacciare via mentre una voce grida crudele. Non intrometterti.
 
**
Il bambino maledetto è davanti Gaara che lo guarda, lo guarda con un sorriso privo di paura e sembra scrutarlo fin dentro l’anima con quegli occhi da demone...
Il Kazekage si sente spezzare mentre alza la spada pronto a colpirlo , fa un passo verso di lui mentre la sua espressione vacua si rompe e inizia a deformarsi in preda a un dolore insostenibile. Sente l’Uchiha gridare qualcosa dietro di lui, non immaginava che riuscisse a seguirlo, deve essere tutto merito del Rinnegan...
Il bambino lo guarda ancora, ora confuso ma poi fa un altro sorriso privo di cattiveria, è lo stesso sorriso di Naruto...
“Perché riesci a fare così tanto per gli altri?!”
“Perché sono coloro che mi hanno salvato dall’inferno della solitudine...e hanno dato un senso alla mia esistenza”
La sua mano ha un fremito a quel ricordo, il suo cuore smette letteralmente di battere nel suo petto, totalmente oppresso.
Tu mi hai dato un senso...
Il bambino continua a guardarlo e a sorridere, la presa sulla spada scivola e si dissolve in sabbia mentre Gaara, sconfitto, cade sulle ginocchia, il volto una maschera di lacrime.
“Hai ragio-ne” singhiozza “Non posso... uccidere... Na-ruto-o”.
Piange, piange come un bambino, lascia che le lacrime si portino via tutta l’oppressione che ha avuto nella gola, nel petto, nella testa, ovunque, da quando ha scoperto la verità capendo cosa dovesse fare. Piange, piange e si maledice perché anche lui è un bastardo egoista ma non importa, non può farlo davvero. Piange ancora, le lacrime sul viso si mischiano alla neve, singhiozza e non soffoca i gemiti, si lascia depurare da quelle lacrime. Era nulla, era un corpo assassino che si muoveva per uccidere e basta prima che Naruto lo trovasse e gli desse un senso...  Era stato il suo raggio di sole, il suo unico raggio di sole, lo aveva reso felice quando il cielo era grigio e nessuno saprà mai quanto lo ha amato, quanto lo ama... Pensare di distruggerlo, di lasciare quel cielo grigio...
Quanto dolore.
Quanto sono stupido.
Una manina calda si posa sulla sua guancia raccogliendo le lacrime e lui spalanca gli occhi trovandosi il viso del bambino a pochi metri. Lo asciuga dalle lacrime con un sorriso dolce e triste come se avesse capito tutto, si abbandona a quel tocco caldo non riuscendo a crederci di aver sopportato tutto quel dolore fino a quel momento, non immaginava fosse così tanto.
“Dovete tornare indietro” parla il bambino con un tono innocente “Siete finiti nel posto sbagliato. Dovete tornare a casa” e sembra che abbia davvero capito tutto.
Lo guarda senza capire se provare riconoscenza, nostalgia, dolore, euforia...
“BAMBINO!” grida una voce facendolo sussultare e il biondo toglie la mano dalla sua guancia e girandosi verso la voce con un sorriso sorpreso.
“Uchiha-san!” grida felice.
Sasuke trattiene il respiro sentendo il proprio cognome mentre una consapevolezza lo costringe immobile, incapace di reagire.
“Bambino!” ripete la voce e questa volta la percepisce molto simile alla sua. Anche Gaara sembra pensarlo da come alza la testa, poi dagli alberi sbuca la figura di un ragazzo pieno di capelli arruffati in testa avvolto in una pulciosa coperta. Si guarda in giro confuso, il viso quasi del tutto nascosto dall’ammasso di capelli neri e quando vede il bambino corrergli incontro lo afferra per un braccio, forse con un po’ troppa forza.
“Dove sei stato?” lo sgrida “Perché mi hai lasciato solo?”
Una morsa di nostalgia chiude lo stomaco dell’Uchiha come se quel ricordo riaffiorasse nella sua mente, il ricordo di una vita passata che credeva di aver dimenticato.
Il bambino ride leggermente. “Ma allora mi vuoi bene!” trilla deliziato abbracciando poi l’Uchiha di slancio, aggrappandosi affettuosamente con una dolcezza tale che i due iniziarono a capire di essere degli intrusi.
“Andiamo a casa” dice l’Uchiha del passato scatenando una tristezza incredibile in Sasuke e una mancanza, la mancanza di Naruto.
“Sì!” risponde allegro il bambino iniziando ad incamminarsi dentro il bosco ma si gira con un ultimo sorriso e li saluta con la mano prima di sparire dietro il bosco.
Sul volto di Sasuke compare un sorriso triste.
Gaara si alza passandosi la mano sul viso per scacciare le ultime lacrime. “Dammi pure del patetico” dice piano con al voce rotta e roca dal pianto, ha la faccia completamente arrossata.
“Siamo patetici” lo corregge Sasuke “Ed è tutta colpa di Naruto”.
Alzano lo sguardo verso il cielo, ha smesso di nevicare ma resta comunque grigio, il silenzio è quasi assordante.
“Non abbiamo molto tempo” continua l’Uchiha.
“Lo so” ha una voce pietosa “La Coscienza è riuscita a prendere Naruto. E in ogni caso, non c’è più nulla che si possa fare”
Sasuke lo colpisce forte, con un pugno, e sente la spalla gridare in protesta ma ignora il dolore.
“Naruto non accetterebbe mai questa sconfitta!” ringhia il moro mentre Gaara porta una mano al punto leso “E abbiamo una soluzione”
“Avete?”
“Sì” si colpisce con un pugno al petto “Due ninja esperti sanno leggere nei cuori quando combattono. Quando l’ho colpito mentre era il Kyuubi ho letto nel suo cuore”.
“Qualsiasi cosa sarà inutile. La Coscienza non si fermerà finché non avrà tutta l’anima del bambino”
“E noi gliela porteremo!” prosegue imperterrito “Orochimaru mi ha insegnato a sciogliere il Sigillo del Diavolo e qual punto sigillerò ciò che resta dell’anima di Bambino dentro di me, poi la porterò alla Coscienza”.
“Sei stupido, Uchiha” ringhia a sua volta Gaara “Se unirai le vostre anime tu—“
“Non importa” ringhia Sasuke “Naruto mi ha fatto una promessa e so che la manterrà”.
Si guardano in cagnesco con il fiatone come se avessero appena combattuto, il primo a distogliere lo sguardo è Gaara. “Come intendi raggiungere la Coscienza? Io ero un jinchuuriki ma non ho comunque questa capacità. L’unico era il bambino...”
 “E sarà lui a portarmici” risponde “L’anima che sigillerò dentro di me mi guiderà”.
Silenzio.
“Procedi, allora”.
 
 
NDA. 
Avevo detto che mancava un capitolo? Scherzavo!
...
Non immaginavo di scrivere così tanto, nella mia testa tutto questo durava poco T_T ho capito che non so fare le misure, uf.
A me sembra che non succeda niente nel capitolo, però in effetti abbiamo Naruto che va dalla Coscienza, Kakashi che...muore, Gaara che tenta di portare a termine il piano ma capisce che non può, Sasuke che rivela la soluzione finale (anche se c’è un però...) e... sì, in effetti avete materiale su cui lavorare ^^
Che, a proposito, perché nello scorso capitolo così poche recensioni? :c
Va be’, se era una protesta per la morte di Iruka la capisco benissimo.
Ultima cooosa, ho scritto una storia rosssa (spam gratuito) e nel caso vi interessasse vedere quanta pena faccio a scrivere scene di sesso sarete i benvenuti  \(^3^)/
 
Ok, non vi scoccio più.
Al prossimo capitolo! (che si spera essere davvero l’ultimo xD)

 

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Capitolo 9
*** Parte IX ***


Kyūbiko no ko
Il bambino della volpe a nove code
 
 
 
La Coscienza stringe le braccia attorno al proprio corpo di luce spenta mentre Naruto inizia ad essere trascinato verso di lei.
Bambino...
Bambino...
Bam – bi – no –
La luce improvvisamente aumenta e Sakura si sente scacciar via mentre una voce grida crudele: non intrometterti!
Qualcosa le trapassa la spalla e il dolore le fa cadere di mano il kunai, le lacrime le offuscano la vista ma vede chiaramente il corpo della Coscienza aprirsi su Naruto come una grande e terribile mano dalle dita nodose, lo sovrasta sul punto di rinchiudersi su di lui.
“Naru—” cerca di chiamare ma il ragazzo sussulta mentre il rumore angoscioso di un cuore che batte riempie l’anime, poi il biondo si gira, proprio un secondo prima che la mano si richiudi su di lui e dice deciso:
“Avevi ragione! Sas’ke sta arrivando!” sorride “Aspettalo”
“NARUTOOO!”
È il tempo di un battito di ciglia, le dita si chiudono su quegli occhi blu e la luce lo ingloba, completamente.
Sakura non può crederci, ha gli occhi sbarrati e colmi di lacrime impigliate che non vogliono scendere, guarda quel corpo di luce che si spegne lentamente portandole via Naruto e tutto quello che può fare è gridare ancora, ignorare la ferita alla spalla e cerca di fare qualche passo verso quella luce che si consuma ma le gambe non la reggono che per pochi secondi e la presa su quel pavimento surreale cede e si sente cadere, cade e semplicemente non può crederci ancora. Una mano l’afferra malamente cingendole il fianco e impedendole di rovinare dolorosamente a terra.
“Smettila di dimenarti” dice una voce secca, familiare, e il cuore di Sakura perde un battito dal sollievo. Alza la testa e guarda i tratti affilati si Sasuke, ha il viso tutto sporco di sangue ma non importa, le sembra ancora la cosa più bella del mondo.
“Adesso ci penso io” le dice appoggiandola a terra “Non preoccuparti più”
E Sakura vorrebbe davvero smettere di preoccuparsi, ma quei due sono dei tali idioti che non può e la cosa la fa ridere. Però lo asseconda e chiude gli occhi, solo per un secondo.
Non vede Sasuke avanzare dentro la luce.
 
 
“Io lo so chi sei. Tu sei il mio angelo, vero?”
È l’eco di un ricordo, dolce come la cioccolata calda e altrettanto confortante, lo culla come le braccia di una madre. Tiene gli occhi chiusi perché una strana consapevolezza gli lascia intendere che se li aprisse questa meravigliosa sensazione di protezione sparirebbe e lui non vuole.
...bino...
Sente un rumore in lontananza, è così fievole che potrebbe scambiarlo per vento, se solo ci fosse il vento. Non c’è nulla lì, solo quelle braccia invisibili che lo cullano. Sono le braccia di sua madre? Ha una madre?
...mbino...
Perché non riesce a ricordare il volto di sua madre? Non riesce nemmeno a ricordare chi è, riconosce solo una paura e un forte desiderio, ma no, non deve desiderarlo... o lo perderà di nuovo. Ma perdere chi? Non riesce a ricordare cosa ha perso e nemmeno perché abbia paura. La sensazione di calore svanisce, è così addolorato, stanco... solo.
...ambino....
Perché? Perché? Perché è così triste? Perché adesso è tutto così freddo? Quell’abbraccio adesso è terribile, freddo, ha perso tutta la dolcezza di una madre e si accorge che no, lui non l’ha una madre, lui non può esistere. Basta, vuole aprire gli occhi. Perché è così solo? Basta, non ce la fa più, qualcuno lo aiuti!
BAMBINO!
Spalanca gli occhi, di colpo, e vede davanti a sé una mano. L’afferra d’istinto. È la mano di un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi blu, decisi.
“Kurama...?” domanda, incredulo.
L’altro ragazzo sorride e lo abbraccia stringendolo forte e ride: “No, sono Naruto. Ma penso che ormai sia la stessa cosa”
E tutti i ricordi gli tornano alla mente e sente che vuole piangere e ricambia l’abbraccio affondando il viso sulla spalla di Naruto. “Mi dispiace. Mi dispiace” singhiozza.
“Non devi piangere” cerca di tranquillizzarlo.
“Ma per colpa mia il mondo andrà distrutto e tu sei stato assimilato dentro la Coscienza insieme a me. E Lei continuerà a cercare la parte mancante di me e tu non potrai più stare con Sasuke e...”
“Non devi piangere” ripete “Anche Sasuke sta arrivando qui, insieme alla tua parte mancante. Così tu potrai stare con la Coscienza e lei smetterà di perseguitarci.”
“Ma così voi... lui...”
“Non preoccuparti” sorride Naruto, è un sorriso un po’ triste ma pieno di fiducia “Stiamo solo mantenendo una vecchia promessa”.
Bambino abbassa lo sguardo, ha capito a cosa si riferisce ma si sente comunque meschino, colpevole. Può davvero un desiderio causare così tanto dolore? Vorrebbe ripete all’infinito che gli dispiace, avrebbe dovuto cessare di esistere tanti secoli fa, invece...
“Niente pensieri tristi, ‘tebayo” lo rimbecca il ninja dandogli un colpo sulla testa “Andrà tutto bene” e Bambino lo invidia perché vorrebbe davvero essere forte come quell’eroe.
La voce di Naruto lo richiama ancora. “Sasuke è arrivato in questa dimensione. Manca poco e si farà assimilare dalla Coscienza”.
Negli occhi del più piccolo legge una grande paura e quindi gli accarezza il viso per rassicurarlo. “Andrà tutto bene. Quando tu sarai completamente con Lei ogni cosa tornerà al suo posto. Non devi preoccuparti per noi.”
Andrà tutto bene.
Bambino chiude gli occhi, ha le ciglia bionde umide. “Prima che tu mi svegliassi stavo facendo un sogno”
“Era bello?”
“Sì, no... ero triste, ma anche felice. Sentivo le braccia di mia madre, ma io non so nemmeno chi sia la mia mamma...” un’altra lacrima gli riga la guancia e Naruto lo guarda dolcemente.
“Forse non era un sogno, forse era solo un ricordo” ma non è stato l’Uzumaki a dirlo, la voce è più dura e secca ed entrambi i biondi si girano verso l’uomo dai capelli neri.
“Sas’ke!” grida contento Naruto e riceve un sorriso.
“Un ricordo?” chiede invece Bambino.
“Sì, in fondo la Coscienza non è altri che Kaguya, lei è la madre del chakra e dei ninja. Stare a stretto contatto con lei dovrebbe scatenare certi ricordi. O almeno, è la stessa sensazione che provo anche io”spiega il moro.
Bambino abbassa il viso e sorride portandosi una mano al cuore. “Se così fosse, ne sarei contento.”
Restano in silenzio per un secondo, i due ninja si guardano e basta e Bambino si sente più completo e sorride, perché è quello che è successo con l’arrivo dell’Uchiha, è finalmente tornato ad essere intero.
È Sasuke a rompere quel silenzio di pace. “Naruto, non c’è più tempo”
“Lo so” risponde quello e guarda Bambino.
“Io.. io non voglio più ferire nessuno” sussurra e annuisce.
Il sole e la luna si guardano dicendosi tutto quello che c’è da dire con gli occhi, si prendono per mano pronti a dividere la propria anima da quella del bambino. Non sanno come fare, è l’istinto a guidarli. Bambino sorride mentre vede, percepisce, un’energia invisibile che lo sta tranciando da loro.
“Grazie per essere stati insieme a me. Grazie per avermi dato una seconda possibilità...” poi c’è solo un dolore lancinante, come se gli venisse staccato un arto e le due figure davanti a lui scompaiono lentamente, non riesce più a vederle. È completo, ma solo. Si stringe sulle spalle e si abbraccia.
“Finalmente” sussurra con le lacrime agli occhi.
Dling.
È il suono di un campanellino, cristallino e dolce, si gira e vede davanti a sé una donna dai lunghi capelli bianchi con il vestito da principessa. È Lei, è la Coscienza.
“Bambino” dice quella e lui che sta ancora piangendo apre le braccia verso di lei con un sorriso sporco di lacrime.
“Kaguya...” sussurra, ora che conosce il suo nome e Lei corre, raccoglie il vestito con le mani e corre verso di lui come una madre che ritrova il proprio figlio. Ad ogni passo il suo corpo si accende di luce. Si stringono forte mentre ogni cosa intorno a loro diventa come una stella cadente.
“Mi dispiace” singhiozza Bambino “Mi dispiace di non essere più venuto a trovarti. Mi dispiace averti lasciata sola. Non ti lascerò mai più”
E scompaiono in quella luce dorata.
 Insieme.
**
 
 
Quando Sakura apre gli occhi di scatto sussulta davanti al meraviglioso spettacolo che le sta davanti.
“È davvero bello” sussurra guardando quei puntini di luce che le danzano davanti agli occhi “Sembra neve che brilla di luce dorata” alza una mano per afferrarla. È questo il mondo che vedeva Bambino? È molto più bello del cielo stellato che aveva visto quella volta da bambina con il Team 7. Una dolce nostalgia le stringe il cuore.
“Sakura-chan!”
La kunoichi gira la testa di scatto, i capelli rosa danzano davanti a lei e spalanca gli occhi verdi alla vista dei suoi compagni. Naruto agita una mano davanti a sé mentre con l’altra stringe l’unica di Sasuke. Gli occhi le si riempiono ancora di lacrime e senza preavviso li abbraccia tutti e due e inizia a piangere con i singhiozzi più acuti, li stringe così forte da spezzare le ossa ma non importa.
“Stupidi!” singhiozza “State bene?! Non vi siete fatti niente?”
“Waa!” strilla Naruto “Così ci soffochi, Sakura-chan”
“Shannaro!” grida e singhiozza lei ancora più forte assordando Sasuke “Voi stupidi... quando finirete di farmi preoccupare...?”
Sorridono, tutti e tre, e si abbracciano sotto quella neve di stella.
“Andiamo a casa” dice alla fine Sakura staccandosi da quell’abbraccio disperato e si passa una mano sul viso lucido. È completamente sporca di sangue e ferite, le braccia sono ustionate ma non sembra importarle.
Sasuke distoglie lo sguardo e Naruto fa un sorriso triste. “Non possiamo”.
“Cosa?” chiede vivacemente Sakura finendo di asciugarsi le ciglia, deve aver capito male, per forza.
Naruto sta zitto, allora le risponde Sasuke. “Non possiamo andare a casa con te”.
Silenzio.
“P-perché no?” sussurra esasperata l’Haruno. “Andiamo a casa” li supplica quasi.
“Quando due anime si legano dopo non possono più esistere separate. Noi saremmo dovuti sparire insieme a Bambino ma... Lei ci ha permesso un po’ di tempo per salutarti” spiega Naruto.
“Cosa significa?” Sakura non vuole capire.
“Stiamo morendo” risponde brutalmente Sasuke.
Gli occhi verdi si sbarrano, resta immobile solo un secondo e poi li abbraccia ancora,  se possibile più forte di prima come se stesse giocando a tiro alla fune con la morte. Ha ripreso a piangere.
“Sak... non respi...”Esala Naruto.
“IO NON VOGLIO!” lo sovrasta la voce tremula di Sakura “IO NON VOGLIO CHE VOI SPARIATE!”
“Stupida, ormai è...” cerca di farla ragionare Sasuke.
“Ho capito, ma non posso farmene una ragione” sbotta quella, arrabbiata e triste “Voglio restare con voi, per sempre! È naturale, no?”
“Non fare la bambina capricciosa!” ritenta Sasuke ma ancora una volta viene zittito, ma da Naruto che si stacca dall’abbraccio. Entrambi lo fissano ammutoliti: ha gli occhi blu pieni di lacrime.
“E’ colpa vostra” spiega il biondo con una mano sugli occhi “Io non voglio sparire, è naturale. Voglio restare con voi” continua a cercare di asciugare le lacrime dagli occhi mentre anche Sakura piange e lo guarda tristissima “Io... dovevo diventare Hokage, ‘dattebayo. E Sasuke doveva ridare luce al propria clan, Sakura-chan deve trovare il proprio principe azzurro... e io voglio stare con voi... con il villaggio...”
Si interrompe sorpreso, questa volta ad abbracciarli è stato Sasuke. incredibile ma vero sta piangendo anche lui, nel modo composto degli Uchiha ma la sua stretta è così forte e disperata che basta a far capire che anche lui prova lo stesso. Sakura vorrebbe restare lì per sempre.
“Però... sono contento” continua a sussurrare Naruto “Io ero solo, ma sono riuscito a incontrare voi. Ci sono state tante cose difficili e tristi, ma le abbiamo superate insieme. E le persone importanti per me sono via via aumentate. E adesso sono qui, ancora con voi, e stiamo piangendo tutti e tre. Ma va bene. Io sono davvero felice di avervi incontrato” ride. “Vi ricordate la nostra prima missione? Credevamo che Sasuke fosse morto e Sakura piangeva ma io vi ho salvati...”
“Sono stato io a salvarti, baka” grugnisce Sasuke tirando poco elegantemente su con il naso e Sakura ride, una risata umida tre le lacrime e le braccia delle persone che più ama al mondo.
Vorrebbero restare così per sempre.
Ma poi sentono uno strattone e i due ninja si staccano dalla donna con i capelli rosa.
“E’ ora” costata Sasuke. Sakura semplicemente li guarda con le lacrime incastrate agli angoli degli occhi.
“Addio, Sakura-chan” è quello che la riscuote. Stringe le mani a pugno e serra gli occhi gridando con tutto il fiato che le resta in gola.
“IO VI ASPETTERO’!” i due la fissano interdetti allora continua “AVETE DETTO CHE LE ANIME SI REINCARNANO. ALLORA IO VI ASPETTERO’, ASPETTERO’ CHE TORNIATE IN QUESTO MONDO”.
“Ma Sakura-chan, ci vorrebbe un miracolo...”
“Lo so, ma viviamo in un pianete verde che ruota intorno a una massa di luce bollente in uno spazio freddo e infinto, non ti sembra già questo un miracolo? Il mondo è un miracolo. Quindi vi aspetterò... inoltre, io siamo abituati ad aspettare...”
Si sorridono. “Abbiamo dovuto aspettare tre anni per poter stare insieme, e poi altri quindici... cento anni non faranno differenza”.
“Pff” ghigna Sasuke “Cento anni, eh? Sei davvero noiosa”  e scuote la testa “Ma grazie”.
Naruto alza la mano e la saluta, con un sorriso bellissimo “Allora, a presto, Sakura-chan!”
E spariscono, diventando anche loro luce dorata. Sakura guarda quel piccolo miracolo con il viso rigato.
“Arrivederci” sussurra.

**
 
Cari Naruto e Sasuke,
ogni giorno cerco un modo per potervi descrivere quello che successe dopo, ma ancora faccio fatica a trovare le parole.
Dopo che mi lasciaste sola, tornai nel nostro mondo trovando Gaara e Kakashi-sensei accanto a lui svenuto. Sembrava morto ma il suo cuore batteva ancora impercettibilmente. Nello scontro aveva perso troppo sangue però sono riuscita a salvarlo in tempo con l’arte medica, ma finì ugualmente in coma. Non potevo sapere se si sarebbe risvegliato. Non credevo che mi fossero rimaste ancora così tante lacrime.
Sono stati giorni orribili, le grandi Nazioni Ninja si sono prodigate in ogni modo per ricostruire tutti i danni che la Cosciena aveva causato, io rimasi tutto il tempo davanti al letto di Kakashi-sensei pregando che si svegliasse, che non mi abbandonasse anche lui.
Odio i funerali, nella mia giovane vista ci sono stata fin troppe volte. Al vostro non ho parlato nessuno, c’era tutto il villaggio ma io mi sentivo ugualmente sola. Anche nella morte mi avete lasciato indietro, perché non ho potuto venire con voi? Perché mi avete lasciata qui? Ma poi Hinata mi si è avvicinata, mi ha stretto in un dolce abbraccio e mentre tutti se ne andavano lei ha iniziato a cantare una vecchia canzone del suo clan. Ha una bella voce, Hinata, e quelle parole melodiose mi hanno riempito di speranza.
“Vedrai miracoli, se crederai,
la speranza non si può fermare.
Quanti miracoli sono tra noi
E condividerli potrai, potrai se crederai...”
 Sì, aveva ragione, ho visto tanti miracoli. Il primo accadde qualche anno più tardi, io ero di turno all’ospedale quando dei bambini corsero verso di me gridando felici parole piene di speranza. Io mollai tutto quello che stavo facendo e corsi verso la porta che mi indicavano, la stanza dove riposava Kakashi-sensei. Lo trovai sveglio, mi guardava con la mia stessa faccia incredula e frastornata e io ho iniziato a piangere e l’ho baciato. L’ho baciato a lungo tenendolo stretto tra le mie braccia felice di quello splendido miracolo. Ci siamo sposati pochi mesi dopo.
Il secondo miracolo accadde quando rimasi incinta di due splendidi gemelli, entrambi maschi, due adorabili bambini pieni di energia che portano i vostri nomi. Non fanno altro che farsi i dispetti ma si vogliono bene, in loro rivediamo in voi. Entrambi vogliono diventare Hokage, vedremo cosa succederà.
Va tutto bene, Gaara viene ogni volta che può alla vostra tomba. Il suo animo è divorato dal senso di colpa e per questo non posso avercela con lui. Ogni volta viene a prendere anche del tè da noi.
Kakashi non è più l’Hokage, comunque, nel periodo in cui è stato in coma hanno nominato in fretta e furia Shikamaru. Quando è successo tutto lui era via per una missione e quando è tornato la notizia di essere stato nominato capo del Villaggio gli ha quasi fatto venire un infarto. Ma poi, quando ha scoperto cosa fosse successo ad Hatta, Yoshi e Naruto ha accettato. Per loro. Un’Hokage pigro come lui non s’era mai visto.
 
Naruto, Sasuke... sono passate tanti stagioni e io continua a vedere tante persone care andarsene. I miei figli sono cresciuti, io e Kakashi siamo vecchi, temo il momento in cui se ne andrà anche lui. Alla fine, voi siete morti insieme, Naruto ha mantenuto la promessa. Eravate sempre voi due, il vostro legame era qualcosa che invidiavo con tutta me stessa ma era giusto così, voi andavate avanti e io tentavo malamente di starvi dietro. Mi rammarico solo di essermi accorta troppo tardi che Kakashi era stato sempre al fianco, pronto a spingermi ed ad aiutarmi, non hai mai permesso che io fossi lasciata indietro. Io lo amo, e me ne sono accorta tardi ma non importa. Sono felice di vivere gli ultimi anni della mia vita con lui, passiamo il tempo sotto gli alberi di ciliegio che lui ha piantato in giardino, i fiori cadono e sbocciano in un ciclo continuo.
 
Stupide teste quadre, Kakashi è morto. Si è spento nel sonno, mentre sorrideva e io sono triste. Mi chiedo quanto manchi che succeda anche a me. Non vi ho ancora trovati, o forse voi non siete ancora arrivati.  Ma non importa, continuerò ad aspettare. Aspetterò perché devo aspettare e se non dovesse accadere in questa vita, pazienza, vi aspetterò in tutte le vite a venire.
Perché noi dobbiamo stare insieme, è una promessa.
 
 
 
 
 
**
 
 
 
 
 
“Baka!”
Un libro si schiantò su una testa bionda facendo sussultare il ragazzo che aveva osato appoggiare la testa sul tavolo e interrompere il proprio lavoro.
“Waa!” gridò il ragazzo appoggiando le mani sulla testa lesa “Perché lo hai fatto?” si lamentò. Naruto Uzumaki, sedici anni, biondo e nullafacente studente della Konoha High school  guardò corrucciato la ragazza che teneva stretto nella mano l’arma con cui era stato colpito.
Sakura Haruno, sedici anni, capelli rosa e studentessa diligente della Konoha High school lo trucidò con uno sguardo incazzato che preoccupò non poco l’amico. “Smettila di poltrire e lavora.”
“Voi smettetela di fare tutta questa confusione” si lamentò invece Sasuke Uchiha, sedici anni, sguardo sprezzante e  miglior studente della Konoha High School da... tipo, sempre.
Naruto appoggiò nuovamente la testa sul tavolo, stanco. “Sei una palla al piede, Sas’ke” si lamentò.
“No, tu sei la nostra palla al piede” lo corresse l’amico che stava diligentemente portando a termine la proprio punizione, Sakura annuì convinta riprendendo anche lei il lavoro.
“Siamo chiusi qui dentro da ore!” cercò di giustificarsi il biondo.
“E tu hai catalogato metà dei libri che Sasuke-kun ha catalogato” gli fece notare la rosa.
“Hn” fu il commento assente dell’altro ragazzo e quello parve far arrabbiare ancor di più il biondo che gonfiò le guance pronto a berciare qualcosa di offensivo, ma venne preceduto da una voce adulta.
“Cos’è tutto questo baccano?”
Gli occhi di Sakura si illuminarono mentre lasciava cadere la penna sul tavolo. “Sensei!” trillò deliziata. Naruto si girò rivolgendo uno sguardo astioso verso il professor Kakashi Hatake, brillante quanto affascinante insegnante di letteratura della Konoha High School. Sasuke continuò il lavoro ignorando il mondo come suo solito.
“Cosa abbiamo qui” ghignò il professore da dietro la mascherina fissando i tre studenti. “Lasciatemi indovinare.” Finse di pensarci “Immagino che Uzumaki e Uchiha si siano messi a battibeccare come loro solito, Haruno ha tentato di calmate entrambi finendo con picchiarvi. Così Iruka-sensei ha messo tutti e tre in punizione”.
“Non che sia difficile immaginarlo” fu il commento sarcastico di Sakura, mise le mani sui fianchi e guardò con rimprovero i propri miglior amici. “Sono dei tali baka!” protestò “E adesso ci tocca catalogare tutti i libri che vengono presi in prestito dalla biblioteca scolastica”.
“Due palle” commento Naruto con voce funesto. “E comunque il baka è solo Sas’ke”.
“Usutankochi” lo ammonì.
“Teme-ee!”
Vennero zittiti da un coro di ‘shht’ appartenenti agli altri studenti che avevano scelto la biblioteca scolastica come luogo silenzioso per lo studio, non potevano immaginare che quel chiassoso gruppo fosse in punizione lì.
“Che cosa cerca, sensei?” chiese Sakura pettinandosi i capelli rosa con fare civettuolo.
“Devo prendere in prestito questo libricino” disse indicando il volume che teneva sotto braccio “Come devo proseguire?” chiese con un sorriso giovale.
“Me lo dia” fece servizievole la ragazza senza smettere di sorridere “Segno titolo, autore, il suo nome e la data. Dopo avrà un mese di tempo per restituirlo” prese la penna per scrivere sul foglio ma quando vide il titolo del libro arrossì iniziando a balbettare parole sconnesse. Curioso Naruto lanciò un’occhiata alla copertina e poi berciò indignato: “Ma questo è un porno!” suonava tanto come un’accusa ma Kakashi non ci fece caso, sfoderando un altro sorriso.
“E’ solo una piacevole lettura che consiglio vivamente ad ogni ragazzo”.
“Hn” fu il commento di Sasuke. “Se ti vergogni passa a me” aggiunse rivolto a Sakura che eseguì senza fiatare troppo imbarazzata.
“Sei davvero una piattola” ci tenne a precisare il moro accentuando il rossore sul viso della ragazza.
Naruto sbatté gli occhi provando una strana sensazione si déjà-vu, poi si mise a ridacchiare divertito.
“Oi, che hai?” sbottò l’Uchiha innervosito dalle stranezze del proprio migliore amico.
“E’ solo... mi sembra di conoscervi da una vita” disse provando un profondo affetto per i propri compagni e sì, anche per Kakashi-sensei.
“Be’, è vero”gli  fece notare Sakura  “Ci conosciamo da quando siamo piccoli”.
“Intendo, da prima. Capite? Come se vi avessi già conosciuti in un’altra vita!” cercò di spiegarsi agitando le braccia, Sasuke smise di annotare e lo guardò curioso, con una strana luce negli occhi neri.
“Questa punizione deve averti stancato” scherzò Kakashi passando una mano tra i capelli biondi e stopposi “Che ne dite di fare una pausa? Avete il mio permesso. Sistemate questi libri negli scaffali e poi prendete un tè”.
“E’ gentilissimo, sensei!” esclamò Sakura con un sorriso bellissimo e innamorato.
 
“Dattebayo!” sbottò Naruto quando, nel tentativo di infilare un libro in uno scaffale particolarmente alto della biblioteca ne fece cadere altri tre. Uno dei quali sulla propria testa. Sconsolato, si accucciò per impilarli e cercare di rimetterli al proprio posto, ma una copertina attirò la sua attenzione quindi preso il libro leggendone il titolo.
“La storia di un ninja coraggioso”.
Aveva qualcosa di familiare, una morsa gli strinse lo stomaco e lo aprì leggendo la prima pagina:
C’era una volta uno spirito malvagio dalle sembianze di una gigantesca volpe a nove code. Con il solo movimento delle sue code, la volpe poteva provocare frane e terremoti. Per far fronte a quello spirito, la gente invocò l’aiuto dei ninja. Uno solo di quei ninja, a costo della propria vita, riuscì a imprigionare lo spirito. Quel ninja era il quarto Hokage...”
“Usuratonkachi”
Naruto sussultò chiudendo il volume di scatto e si girò trovandosi davanti Sasuke che lo fissava scocciato.
“Chi diamine stai facendo?” chiese il moro.
“Niente” si affrettò a dire con la sensazione di essersi appena svegliato da un sogno, la morsa allo stomaco era sempre lì e desiderò di essere confortato dall’amico. Avvicinò i propri visi per un bacio veloce e l’Uchiha subito voltò il viso mentre la pelle pallida si tingeva di rosso. “Non qui, potrebbero vederci” borbottò imbarazzato.
“Ah, ah” fece distrattamente Naruto cercando un altro contatto ma il moro si allontanò di un passo.
“Andiamo a casa” gli disse incrociando le braccia “Sakura ci sta aspettando”.
La morsa allo stomaco scomparve e insieme ad esse lo strano disagio che lo aveva preso leggendo le frasi di quel libro, si illuminò come se ogni cosa fosse andata al posto giusto.
“Sì, andiamo a casa. Con Sakura-chan” ripeté appoggiando il libro in uno scaffale a caso malamente e seguendo il proprio migliore amico, il proprio rivale, il proprio fidanzato.
Era nel posto giusto, con le persone giuste.
Andava tutto bene.
 
Dalle pagine del libro abbandonato scivolò un foglio, planò dolcemente a terra e sopra c’erano scritte solo poche righe:
C’era una volta lo spirito di una gigantesca volpe a nove code. Quella volpe fu sigillata all’interno di un piccolo ninja e col passare del tempo i due divennero amici. Una nuova minaccia, il dieci-code, venne risvegliato ma il bambino ormai era diventato un vero ninja e insieme allo spirito della volpe riuscì a sigillare di nuovo il dieci-code. Il bambino della volpe a nove code era il figlio del settimo Hokage ed era sempre solo, ma ora ha finalmente trovato il suo posto e persone che lo amano...”
 
 
 
“Sakura-chan, perché stai piangendo?”
“Non lo, è solo che vi voglio così bene...”
“Ma cosa avete oggi, voi due idioti..”
“Taci Sas’ke-teme!”
“Usuratonkachi…”
“Ragazzi, sono davvero felice di avervi incontrato”
 
 
 
 
 
The end.
 
 
 
 
NON UCCIDETEMI, POSSO SPIEGARE!
Il mio pc è andato a febbraio e mia sorella non voleva prestarmi il suo, così ho dovuto aspettare oggi per rubarglielo e riuscire finalmente a scrivere questo benedetto capitolo. Lo so, dovrei essere fustigata per il modo vergognoso in cui sono scomparsa c_c.
Mi dispiace, davvero. Però finalmente, questa storia è finita. E me viene da piangere, se penso che era nata come ono-shot mi viene da ridere. Mi sento tanto Sakura in questo momento.
Vorrei dire tantissime cose, ma non servirebbero a nulla. Lascio la parola a voi.
Dico solo: GRAZIE, GRAZIE PER AVER SEGUITO LA STORIA E PER LE SPLENDIDE RECENSIONI CHE MI AVETE LASCIATO, NON AVETE IDEA DI QUANTO SIANO STATE IMPORTANTI PER ME. GRAZIE CON TUTTO IL MIO CUORE!
Il capitolo forse stilisticamente non è il massimo, ho concentrato la scritture in tre ore e non ho nemmeno avuto tempo per rileggerlo, quindi cercherò di sistemarlo quando avrò un pc tutto mio ma mi sembrava giusto aggiornare ugualmente...
 
Con tanto, tantissimo affetto,
La vostra V.
 

 

 

 

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