Don't they get together in the end?

di De_drums
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Uhm, salve a tutti.
Questa cosa è un esperimento totale. Solitamente non scrivo dei Klaine, e tanto meno storie che non siano one shot.
Questa sarà una mini-long, sette capitoli in tutto. Ci saranno un po’ di salti temporali e molte parti saranno scritte sotto forma di chat/sms oppure telefonate, ve lo dico già ora.
Come detto nella descrizione, sarà una Catfish!Klaine –per chi non conosce il programma, sappia solo che ci sono solitamente nelle puntate ci sono inganni e bugie, foto false e profili finti.
Ma tranquilli, non li farò soffrire troppo anche perché è una cosa che va proprio contro le mie capacità lol
Ringrazio Lucrezia che ha letto tutto in anteprima e mi ha sopportata.
E la mia piccola famiglia allargata che mi supporta e insulta sempre e comunque.
Se volete lasciare un commento, siete liberi di farlo. Anche per dirmi che fa schifo, no problem.
Buona –si spera- lettura c:
 
 
Cap.1
 
Era stata un giornata decisamente lunga e faticosa per Kurt Hummel.
Il professor Schuester li aveva tenuti impegnati fino a tardi con gli allenamenti per le Regionali, e avevano dovuto provare e riprovare i passi, i duetti e le esibizioni di gruppo.
Quando erano usciti era ormai buio e nevicava, così Kurt aveva salutato frettolosamente gli altri ed era corso a casa.
 
“Ciao papà!” urlò a suo padre, seduto comodamente sul divano del soggiorno.
“Ciao figliolo, com’è andata oggi?”
“Schuester ci ha massacrati, sono distrutto. Ti dispiace se mi preparo una cioccolata calda e salto la cena? Al momento tutto ciò che voglio fare è dormire in eterno”
“Fa’ pure, Kurt! Buonanotte –anche se sono appena le sei” ridacchiò Burt.
“Buonanotte papà” rispose abbracciandolo, prima di salire in camera.
Si mise il pigiama più caldo e comodo che riuscì a trovare e si sdraiò, tirandosi le coperte fin sopra il naso.
Prese il computer da comodino, canticchiando piano mentre aspettava che si accendesse, e dopo qualche minuto fece il login a Facebook. Era un’abitudine che aveva preso da qualche tempo –connettersi a quel mondo virtuale lo aiutava a svuotare la mente ed a non pensare a nulla per un po’.
Si illuminò quando vide una richiesta di amicizia, perché solitamente nessuno lo aggiungeva- aveva solo gli altri membri del Glee tra gli amici.
Un ragazzo poco più grande di lui, occhi azzurri, capelli biondi ed un fisico mozzafiato -la sua bellezza era quasi irreale.
Nessuna conoscenza in comune, Los Angeles- decisamente troppo lontano.
Kurt scrutò lo schermo corrucciato: perché mai un tipo del genere avrebbe dovuto interessarsi ad uno sfigato come lui? Insomma, viveva in quella cittadina sperduta nell’Ohio che era Lima, andava ancora al liceo, e sicuramente non poteva competere con quel ragazzo che sembrava vivere una vita perfetta.
Non fidarti mai degli sconosciuti, soprattutto su internet – il monito di suo padre riecheggiò nella sua testa.
Ma che male c’era? Dopotutto, se quel tizio lo avesse insospettito in qualche modo o si fosse rivelato ambiguo, poteva sempre bloccarlo e rimuoverlo.
E poi aveva davvero bisogno di conoscere persone nuove -che fosse nel cortile della scuola o dietro ad uno schermo, sentiva che non avrebbe sopportato ancora lungo l’essere escluso da tutto e da tutti.
Forse quel misterioso e bellissimo sconosciuto poteva essere la svolta che cercava, la novità che gli avrebbe stravolto la vita.
Esitò ancora qualche istante, poi premette su “accetta” e attese.
 
 
Blaine –quello era il nome dello sconosciuto- non si fece sentire quella sera né la mattina successiva.
Kurt ne rimase deluso –aveva sperato così tanto in un messaggio, anche un semplice ciao o una di quelle orrende emoticon. E invece no, quel ragazzo che rispondeva al nome di Blaine D. Brown lo aveva aggiunto e poi si era come volatilizzato, solo uno stupido nome tra tutti gli altri.
Kurt scosse la testa, pensieroso; cosa gli stava prendendo? Non poteva certo obbligare uno sconosciuto a parlargli, probabilmente lo aveva aggiunto per sbaglio e gli aveva fatto troppa pena per cancellarlo.
“Kurt!” Tina si fece strada lungo il corridoio con Artie. “Come stai?”
“B-bene” mormorò incerto. Sapeva di essere infantile, ma non riusciva a non pensare al fatto che lo sconosc- che Blaine non avesse accennato nemmeno al minimo contatto. Niente di niente.
“È successo qualcosa a tuo padre?” chiese Artie allarmato.
“Cosa- no no, mio padre sta bene” li rassicurò con un sorriso. “Non è niente, davvero. È solo che il brutto tempo mi mette malinconia”
“So io come tirarti su, allora!” affermò Tina prendendolo sottobraccio. “Party a casa di Rachel oggi pomeriggio, che ne dici?”
“Direi che è perfetto”
“Amico, ti assicuro che dopo la festa di oggi tornerai come nuovo” sorrise Artie.
 
Alle sette erano tutti riuniti a casa di Rachel Berry ed era già il caos.
Puck e Rachel stavano litigando perché lei era restia a prendere in prestito –così aveva detto Puck- gli alcolici dal minibar dei suoi papà.
Finn stava tentando di convincerla, perché “una festa senza alcol non è una festa, andiamo”, mentre Sam vicino a lui annuiva convinto.
Brittany, Santana e Quinn erano in un angolo a parlottare, Artie tentava inutilmente di arrivare ad una mensola troppo in altro per lui e poi c’erano Kurt, Mercedes e Tina, abbandonati mollemente su dei pouf.
“Karaoke!” strillò Rachel all’improvviso, facendo girare dei microfoni rosa. Kurt ne afferrò uno al volo, pensando che cantare lo avrebbe aiutato a distrarsi –e inoltre, era un ottimo allenamento per la gara imminente.
Dopo aver cantato a squarciagola tutto Funny Girl e West Side Story, Puck decise che era tempo per il gioco della bottiglia.
Kurt sbuffò –Io me ne tiro fuori- e si sedette in disparte, seguito da Tina e Mercedes.
“Sei il solito guastafeste, Hummel” disse Puckerman spingendolo leggermente.
“Kurt, è tutto okay? Sei… strano, ultimamente” chiese Mercedes, incerta.
“È solo che- okay, promettete di non prendermi in giro anche se è una cosa stupida”
“Promesso” confermarono loro mettendosi una mano sul cuore.
“Ho conosciuto un ragazzo che-“ le ragazze strillarono eccitate, e lui si affrettò a chiarire le cose. “No, no, non è come pensate!”
“In che senso?” chiese Tina, l’emozione che lasciava spazio alla confusione più totale.
“Mi ha aggiunto ieri sera su Facebook, e speravo in un qualche tipo di messaggio, anche un insignificante ciao. Invece niente” disse sospirando. “È stupido? Insomma, non è tenuto a scrivermi”
“Tesoro, non è stupido. Sarebbe buona educazione presentarsi quando si aggiunge qualcuno, in effetti” lo rassicurò Mercedes. “Lui com’è?”
“È bellissimo. Davvero, è- è perfetto” e mostrò loro una foto di Blaine che teneva sul cellulare.
“Hai delle sue foto sul cellulare!? Qualcuno qui è già innamorato” lo punzecchiò Tina ridendo.
“Non è v-vero!”
“Però hai ragione, è davvero un bel ragazzo. Dove vive?”
“A Los Angeles”
Hell to the no,  Kurt! Non puoi rischiare di prenderti una cotta per qualcuno che vive dall’altra parte del paese”
“Non succederà, ve lo assicuro -cerco solo qualcuno con cui parlare, tutto qui. E poi credo sia interessante scoprire com’è la vita in una grande città come L.A”
“Mh, però fai attenzione. E ricordati che, per qualunque cosa, ci siamo qua noi” concluse Tina abbracciandolo.
 
 
 
Quando tornò a casa quella sera, Kurt aprì subito Facebook.
Nonostante tutto, sperava ancora in quel messaggio –per qualche motivo desiderava che Blaine gli scrivesse.
Digitò impazientemente la password e i suoi occhi si spalancarono quando vide che, effettivamente, c’era un messaggio. Ed era proprio di Blaine.
Con le mani che tremavano leggermente, cliccò sull’icona e lesse.
 
(Blaine D. Brown, 21.30)
Hey dolcezza :)
 
Kurt sorrise e il suo stomaco fece una capriola- nessuno lo aveva mai chiamato così.
Era strano e bello allo stesso tempo, lo faceva sentire importante.
Rispose immediatamente, pregando che Blaine lo leggesse, considerato che gli aveva scritto due ore prima.
 
(23.45)
Ciao a te, straniero!
 
(23.46)
Ho sentito le tue cover e la tua voce è qualcosa di fenomenale.
 
(23.48)
Oh. Wow. Grazie.
 
(00.00)
Come mai così sorpreso?
 
(00.01)
Se ti dico che nessuno mi fa mai i complimenti, a parte i miei amici del Glee, ci credi?
(00.03)
Anzi, a volte pure loro hanno da ridire sul fatto che sia troppo alta.
 
(00.04)
… non ci credo. Ma ti hanno ascoltato bene?
(00.05)
Seriamente dolcezza, sei perfetto.
 
(00.08)
E tu ti stai prendendo troppa confidenza, straniero. E sei esagerato.
 
(00.10)
Oh, scusa :(
 
(00.11)
No, scusami tu. Non sono abituato ai complimenti.
(00.12)
E nemmeno agli sconosciuti che vivono a kilometri di distanza e aggiungono un povero sfigato come me.
Da dove sei saltato fuori?
 
(00.15)
Smettila.
 
(00.16)
Cosa?
 
(00.18)
Non sei uno sfigato, perciò smettila di auto commiserarti in questo modo, okay?
 
(00.19)
Non mi conosci, non puoi saperlo.
 
(00.20)
Lo so e basta. E per rispondere alla tua domanda, in effetti stavo vagando alla disperata ricerca di qualcuno che sembrasse un minimo interessante. E poi ti ho trovato ;)
 
(00.21)
Pff. E perché sarei interessante?
 
(00.24)
Canti, hai uno spiccato senso per la moda –oh e il sarcasmo, lo amo.
 
(00.30)
Com’è vivere a L.A?
 
(00.32)
Cambio di argomento improvviso, okay. Uhm, sarò di parte perché ci sono nato, ma è bellissima.
Sempre piena di cose da vedere, gente, colori. Dovresti venirci una volta.
 
(00.33)
È una delle mie mete principali –sempre che riesca ad andarmene da qui.
 
(00.34)
Lima è davvero così brutta?
 
(00.35)
Un incubo. Soprattutto se- mh no, non voglio annoiarti con i miei problemi.
 
(00.36)
Puoi dirmi qualunque cosa.
 
(00.38)
Io sono gay, Blaine. Sono gay e nessuno lo accetta, sono tutti così chiusi mentalmente… è estenuante. Te lo assicuro, non ce la faccio più. Vorrei solo scappare via, lontano da tutti.
 
(00.40)
So come ti senti.
 
(00.42)
No, non lo sai.
 
(00.45)
Sì, invece. Sono gay anch’io, Kurt. E per anni ho vissuto in una cittadina chiusa e omofoba molto simile a Lima, perciò so cosa vuol dire essere esclusi e giudicati costantemente. Lo so, devi credermi.
 
(00.48)
Io –mi dispiace, Blaine, non potevo immaginare. Scusami davvero.
 
(00.49)
Nessun problema, dolcezza. Ormai è acqua passata.
 
(00.52)
Come hai fatto? Voglio dire, come ne sei uscito? Perché davvero, mi riesce impossibile credere che un giorno tutta questa merda finirà.
 
(00.53)
Devi avere molta pazienza- e reagire. Se stai zitto e subisci è peggio, lo sai? Magari ti faranno del male, ma almeno potrai dire di aver provato a cambiare la situazione. E appena ne hai la possibilità, prendi e segui il tuo sogno, qualunque esso sia.
 
 
(00.58)
Vorrei diventare un attore di Broadway. Sai, i musical, la magia del teatro, l’ansia da palcoscenico.
Quello è il mio sogno.
 
(00.01)
Era anche il mio sogno, sai? Volevo essere una star, cantare, recitare. Poi il destino mi ha portato a Los Angeles e sono finito a fare il modello.
 
(00.04)
Non stento a crederlo, con il fisico che ti ritrovi.
 
(00.06)
Ci stai provando, dolcezza?
 
(00.08)
No! Però dico davvero, sei… wow. Solo questo.
 
(00.14)
Disse l’angelo sceso dal cielo.
 
(00.16)
Non sei divertente.
 
(00.18)
Mi contraddirai ogni volta che ti farò un complimento?
(00.19)
E comunque non volevo essere divertente, ero solo sincero. Sei bellissimo.
 
(00.24)
Grazie a dio c’è uno schermo tra di noi, sto arrossendo terribilmente.
 
(00.25)
Scommetto che sei adorabile.
 
(00.28)
Chi è che ci sta provando, straniero?
 
(00.30.)
Okay, okay, lo ammetto. Ma sei interessante, Kurt, sto solo provando a conoscerti meglio.
(00.31)
Se ti va, ovviamente.
 
(00.32)
Ho tutta la notte.
 
Chattare con Blaine si rivelò la cosa più facile del mondo –si sentiva bene come poche volte gli era successo in diciannove anni.
Gli raccontò tutto –del bullismo, del Glee, dell’ansia per le Regionali, dei problemi al cuore di suo padre e della morte di sua madre.
Blaine, invece, gli parlò del suo passato, del suo trasferimento in California, di suo fratello Cooper, delle incomprensioni tra sua madre e suo padre.
Era come se tutti i muri che Kurt aveva costruito per proteggersi dal resto del mondo fossero improvvisamente crollati –e non riusciva a capacitarsene, perché tutto ciò era accaduto grazie ad un perfetto estraneo che sembrava capirlo davvero, senza giudicarlo.
Era una sensazione nuova ma bella -si sentiva leggero, come se tutte quegli anni di dolore e preoccupazioni fossero svaniti.
Sorrise, lo sguardo rivolto al soffitto, e sospirò felice, mentre il pop della chat gli annunciava l’ennesimo messaggio di Blaine.
Aveva scoperto che erano molto simili; entrambi amavano la musica e diamine, Blaine era bravo! Era riuscito a convincerlo a mandargli un messaggio vocale in cui cantava qualcosa –aveva scelto “Perfect” di Pink, e Kurt ne era rimasto totalmente ammaliato.
Aveva una voce calda, rassicurante, si sentiva in pace quando lo ascoltava.
 
(02.00)
Conosci “Baby it’s cold outside”?
 
(02.04)
Ovviamente.
 
(02.05)
Mandami un audio in cui la canti, voglio fare una cosa.
 
(02.06)
Solo se la canti anche tu.
 
(02.08)
Non preoccuparti, lo farò. Tu manda e basta.
 
(02.15)
Messaggio vocale.
 
(02.20)
Ti ho già detto che sei fenomenale?
 
(02.23)
Solo una decina di volte, oggi :)
(02.24)
Non mi hai ancora detto cosa stai facendo.
 
(02.26)
Dammi due minuti.
 
(02.27)
Okay.
(02.40)
Blaine…?
 
(02.43)
File.
(02.44)
Scusa dolcezza, ma il computer non collaborava. Aprilo.
 
(02.52)
… oh mio dio. Blaine, è- come diavolo hai fatto? E le nostre voci sono così- non so cosa dire.
 
(02.54)
Sono felice che ti piaccia, dolcezza. Dovremmo cantare insieme davvero, una volta.
 
Kurt premette di nuovo play, e la sua voce fusa a quella di Blaine risuonò ancora e ancora negli auricolari.
Era qualcosa di assurdo –sembrava fossero nati per cantare insieme, le loro voci si armonizzavano alla perfezione e creavano qualcosa di spettacolare.
Cominciò a piangere, ma erano lacrime di gioia –aveva finalmente trovato qualcuno che lo faceva sentire apprezzato, capito, amato.
 
(03.15)
Kurt, ci sei?
 
(03.16)
Scusami, stavo solo pensando.
 
(03.18)
A cosa?
 
(03.19)
A noi. Non nel senso che- oh dio, perché non penso prima di parlare?
(03.20)
Al fatto che non mi sono mai sentito così.
(03.21)
Sai, accettato per come sono, capito e tutto il resto.
(03.22)
Questo discorso non ha senso, ma okay. Dimmi che hai capito cosa intendo.
 
(03.24)
Ho capito benissimo dolcezza, stai tranquillo. È lo stesso per me.
 
(03.25)
Davvero?
 
(03.26)
Davvero.
(03.26)
Dovresti andare a dormire, sono le tre e mezza del mattino.
 
(03.28)
Non voglio. Posso stare qui con te a parlare per tutta la notte?
 
(03.30)
Mi piacerebbe Kurt, davvero, ma non voglio che tu domani sia stravolto per colpa mia.
 
(03.34)
Promettimi che quando ti cercherò sarai ancora qui.
 
(03.36)
Ci sarò sempre. Buonanotte, dolcezza.
 
(03.37)
Buonanotte, straniero.
 
Kurt si rigirò tra le coperte, restio a spegnere il PC.
Non voleva smettere di parlargli - si conoscevano da appena un giorno, ma era come se si fossero ritrovati dopo una vita intera passata a cercarsi.
Forse era esagerato, addirittura sbagliato affezionarsi così tanto a qualcuno in dopo poche ore, soprattutto se viveva dall’altra parte del paese.
Ma era successo e lo faceva stare bene, perciò decise di vedere come andava, senza preoccuparsi della distanza e di cosa avrebbero potuto dire gli altri.
Un messaggio improvviso lo riscosse dai suoi pensieri.
 
(03.50)
Non la smetterai mai, eh? Di chiamarmi ‘straniero’, intendo.
 
(03.52)
Come tu non smetterai di chiamarmi ‘dolcezza’, presumo.
 
(03.54)
Touché.
(03.55)
Va’ a dormire, Kurt.
 
(03.56)
Buonanotte, straniero ;)
 

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


And here we go again.
Okay, so che l’ho già detto l’altra volta ma sono ripetitiva quindi tendo a specificare le cose più volte.
So che teoricamente una storia così potrebbe protrarsi avanti per capitoli, ma non ho mai scritto una mini-long quindi non è proprio nelle mie capacità. Ragion per cui questo e il capitolo successivo presenteranno dei salti temporali e dei flashback –mi torna meglio così, davvero.
Il quarto, il quinto e il sesto, invece, saranno in successione. Il settimo sarà di nuovo ambientato qualche mese dopo –e probabilmente ci sarà un altro capitolo più l’epilogo o forse solo l’epilogo, devo capire come gestire la cosa.
E niente, magari non ve ne frega nulla, ma preferisco specificare prima.
Quuuuindi niente, vi lascio alla lettura e gna, se volete farmi sapere cosa ne pensate mi trovate sempre qui.
(Ringrazio Lu per l’immagine –che ho messo solo ora perché sono impedita e non riesco a modificare l’altro capitolo lol)
Deb
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Cap.2
 
Chiamata in arrivo da Kurt
 
“Kurt?”
“Vengo a Los Angeles!”
“Cosa- oddio, sei serio?”
“Sì!”
“Quando?”
“Mio padre ha una conferenza il prossimo mese e-“
“Conferenza?”
“Sì, non te l’ho detto? Si è candidato per il Congresso degli Stati Uniti, deve andare a L.A per un meeting”
“Wow, okay. Come l’hai convinto?”
“A fare cosa?”
“A portarti con sé”
“Gli ho parlato di te. All’inizio non voleva, non si fida degli sconosciuti, però ha capito che la cosa mi rende felice e alla fine ha ceduto”
“Sto sorridendo come un idiota –ci vedremo”
“Sì” confermò Kurt felice.
“Quando?”
“Partiamo il ventiquattro marzo , stiamo lì per una settimana”

“Non ci credo ancora, dolcezza”
“Pretendo un abbraccio”
“Non ti lascerò più andare, promesso”
 
 
Era passato un mese da quella telefonata, e Kurt era finalmente atterrato a Los Angeles.
Non vedeva l’ora –conosceva Blaine da quasi tre mesi, ormai, e il legame che si era instaurato tra di loro era qualcosa di unico.
Era così nevoso che, mentre aspettavano di poter ritirare le valigie, aveva preso a fare avanti e indietro per tutto l’aeroporto, finché Burt non gli aveva posato le mani sulle spalle, costringendolo a fermarsi.
“Senti Kurt, so che sei emozionato all’idea di vedere questo –come hai detto che si chiama?”
“Blaine, papà”
“Giusto. So che muori dalla voglia di incontrarlo, ma ricordati che potrebbe succedere qualunque cosa”
“Stai dicendo che secondo te non si presenterà o che sarà una specie di maniaco?”
“Io non- senti figliolo, sto solo cercando di metterti in guardia sui possibili rischi. So che ci sei affezionato, ma non l’hai mai visto prima d’ora e potrebbe essere chiunque
“Lo so, ne sono consapevole” sospirò Kurt. “Ma mi fido, se non fosse così  non sarei mai venuto fin qui”
Burt gli lanciò un’occhiata preoccupata. “Ricordarmi dove dovete incontrarvi”
“All’ingresso del Griffith Park”
“Okay, andiamo”
 
Un’ora più tardi, erano davanti ai cancelli del parco.
Scesero dal taxi e Burt lasciò la mancia all’uomo, che li salutò cortesemente e ripartì. “Ci siamo”
“Ci s-siamo” balbettò Kurt.
“Qualunque cosa succeda non esitare a chiamarmi, capito?”
“Sì. Grazie papà” rispose abbracciandolo.
Burt andò via, lasciando suo figlio ad aspettare quel misterioso sconosciuto.
 
(15.45)
Sono qui. Non vedo l’ora.
 
(16.00)
Blaine?
 
(16.30)
L’appuntamento era mezzora fa, cazzo.
 
(16.50)
Dove sei?
 
Nessuna risposta.
Kurt aspettò, aspettò ed aspettò, ma Blaine non si fece né sentire né vedere.
Preoccupato, cominciò a chiamarlo ripetutamente –stava andando in panico, aveva paura gli fosse successo qualcosa. Ma niente, Blaine non rispose a nessuna delle sue chiamate, scattava sempre la segreteria telefonica.
Kurt compose velocemente il numero di suo padre, sperando che almeno lui non lo ignorasse. “Papà?”
“Ehi figliolo, che succede?”
“Non si è presentato. Non risponde ai messaggi né alle chiamate, non so che fare”
“Non muoverti, vengo a prenderti”
Si sedette sul marciapiede, arrabbiato e deluso. Come poteva essere possibile? Blaine era sembrato così entusiasta all’idea di incontrarlo, non riusciva a credere che gli avesse dato buca in quel modo.
La vibrazione del telefono gli segnalò che qualcuno gli aveva scritto.
 
(17.45)
Non posso proprio incontrarti, Kurt. Mi dispiace da morire, solo- non posso.
 
Le lacrime iniziarono a scendere sul suo viso, e Kurt non fece assolutamente nulla per fermarle.
Fu così che Burt lo trovò poco dopo, il viso nascosto tra le ginocchia e il corpo scosso dai tremori.
Lo abbracciò stretto, aiutandolo poi a rialzarsi e salire sul taxi che li stava aspettando.
Nessuno proferì parola, durante il viaggio di ritorno.

 


Kurt fu svegliato dalla suoneria del cellulare, posato sul comodino.
Lo prese, sbattendo faticosamente le palpebre, ma quando vide il nome sullo schermo rifiutò la chiamata e si girò dall’altra parte.
Non aveva nessuna voglia di sentire le scuse –perché di scuse si trattava, ne era certo- che Blaine gli avrebbe rifilato.
Solo che Blaine non aveva nessuna voglia di lasciarlo in pace, evidentemente.
Continuava a mandargli messaggi –così tanti che Kurt, ad un certo punto, decise di leggerli.
Se non altro per farlo smettere.
Ne trovò alcuni della sera prima –certi erano stati inviati ad orari improbabili, segno che Blaine era stato sveglio tutta la notte.
 
(21.00)
Kurt, ti prego, scusami. Scusami, scusami, scusami.
 
(22.00)
Sono stato un idiota, dio. So che mi odi.
 
(23.00)
Hai intenzione di non parlarmi mai più, vero?
 
(00.00)
Ormai ti sarai addormentato, ma ti prego, appena vedi questo messaggio rispondimi.
Ho bisogno di parlarti, Kurt.
 
(01.30)
Almeno dammi la possibilità di spiegare. Per favore?
 
(03.00)
Buonanotte, Kurt. Spero solo che potrai perdonarmi, prima o poi.
 
(09.00)
Kurt…?
 
(10.00)
Ti prego. Solo- dimmi qualcosa.
 
(10.30)
Fottiti.
 
(10.31)

 
(10.35)
Cosa ti aspettavi, Blaine? Che ti perdonassi come se nulla fosse?
(10.36)
Sono rimasto ad aspettarti per quasi due ore.
(10.38)
E non hai idea di quanto sia stato stressante preparare tutto, convincere mio padre – hai mancato di rispetto non solo a me, ma anche a lui. Te ne rendi conto?
(10.42)
È solo l’ennesima delusione –la mia vita è sempre stata una merda totale, non so cosa mi aspettassi.
 
(11.00)
… posso chiamarti? Ho bisogno di sentirti davvero, non ce la faccio a continuare in questo modo.
(11.30)
Kurt?
 
(11.32)
Chiamami.
 
Chiamata in arrivo da Blaine
 
“Ciao.”
“Ehi…”
“Di’ quel che devi, non ho tempo da perdere”
“Sono stato stupido e lo so, ma –non posso incontrarti. Forse prima o poi troverò il coraggio, ma non ora –non ce la faccio. Voglio vederti, devi credermi, ma ho bisogno di tempo”
“Perché?”
“È complicato. Troppo complicato, non capiresti”
“Non capirei!? Ho il diritto di sapere, Blaine. Sono io quello che è rimasto ad aspettare per due fottutissime ore, non tu!”
“Oddio no, lo so –lo so” sospirò Blaine. “È solo che non mi sento pronto a-“
“A cosa!?”
“Ho dei problemi. Questa cosa mi è sfuggita di mano e no, non mi sto pentendo di averti contattato, se è quello che stai pensando”
“Allora cosa, Blaine? Non capisco, davvero –ci sto provando, ma non capisco” disse Kurt stancamente.
“Ci sono delle cose che non ti ho detto ma non voglio- cazzo Kurt, non voglio avere questa conversazione al telefono”
“Trova un modo, Blaine. Cerca di spiegarmi come stanno le cose, perché ora come ora non so se riuscirò più a fidarmi di te. Pensavo di aver trovato qualcuno su cui poter contare, anche se ci conosciamo da soli tre mesi, e invece nulla –in un attimo, è tutto sparito”
“…”
“Stai-stai piangendo?”
“Io-“ all’altro capo del telefono, Blaine singhiozzò, la voce spezzata. “Kurt, c’è-c’è una cosa che devi sapere”
“… dimmi”
“Non vivo a Los Angeles”
“Cosa!?”
“Non vivo a Los Angeles” ripeté in un sussurro. “È per questo che non ho potuto incontrarti –ci sono anche altri motivi, ma questo è uno dei principali”
“Oddio, io- wow, perché non me l’hai detto subito? Ti rendi conto che sono venuto fin lì per incontrarti e tu non-sei serio?”
“Mai stato più serio. Mi dispiace davvero, avrei voluto dirtelo ma-“
“Hai dei problemi, chiaro” sbuffò Kurt.
“Kurt, devi credermi. Ci incontreremo prima o poi, te lo prometto, e ti spiegherò ogni cosa- ma ho bisogno di prendermi un po’ di tempo per me stesso prima, pensare a cosa voglio fare –ho delle cose da risolvere”
“Sai che ci vorrà del tempo prima che torni a fidarmi di te, vero?”
“Sì –sì, e ti giuro che farò tutto il possibile. Ci tengo a te, Kurt, non immagini neanche quanto”
“Blaine?”
“Sì?”
“Dove vivi?”
“Ora mi odierai, lo so-“
“Dove vivi, Blaine?”
“In Ohio” disse a voce così bassa che Kurt credette, per un momento, di averlo immaginato.
“In Ohio” ripeté lentamente. “Quindi viviamo nello stesso stato e tu mi hai fatto volare fino in California”
“Mi scuserò per tutta la vita, se necessario, ma ti scongiuro- perdonami”
Wow. Io credo- credo di aver bisogno di pensarci su, Blaine, okay? Non so come mi sento, ho solo una gran confusione in testa”
“Lo capisco e non voglio forzarti, io- accetterò qualunque tua decisione, anche se non vorrai più parlarmi e mi cancellerai completamente dalla tua vita. Lo accetterò”
“Devo solo capire come affrontare la situazione, Blaine. Ci-ci sentiamo, okay?”
“O-okay” mormorò Blaine. “Scusami ancora, Kurt, davvero”
 
Kurt chiuse la chiamata, rigirandosi il cellulare tra le mani.
Non aveva la più pallida idea di cosa fare- dimenticare Blaine e andare avanti con la propria vita, oppure continuare a parlargli?
Era in balia dei suoi stessi sentimenti.
Da una parte voleva chiudere ogni contatto, era deluso e ferito, si sentiva tradito come spesso gli era capitato durante la sua vita.
Però Blaine era così- era semplicemente Blaine, e sapeva che non sarebbe riuscito a rinunciare facilmente a quell’amicizia. Gli aveva mentito, sì, aveva sprecato tempo ed energie per lui –ma nonostante tutto sentiva di non poter chiudere con lui come se nulla fosse.
Blaine era stata la prima persona ad accettarlo così com’era, senza paura- neanche i ragazzi del Glee erano mai riusciti a farlo sentire in quel modo.
Si massaggiò le tempie, mentre suo padre apriva piano la porta, gettando un’occhiata nella stanza.
“Ehi, papà”
“Come stai?”
“Mi sento… strano? Non so cosa fare”
“Sai come la penso” Kurt annuì. “Ma so che prenderai la decisione che ritieni più giusta per te stesso
“Lo spero”
“Lo farai, ne sono certo” Burt gli diede una pacca affettuosa sulla spalla, poi si alzò. “Io devo andare alla conferenza perciò, mh, ci vediamo più tardi”
“Va bene” sorrise Kurt.
 
Kurt passò il resto del pomeriggio a girare i canali alla tv, senza realmente interessarsi dei programmi.
Il suo cervello continuava a lavorare febbrilmente per prendere una decisione- fu solo dopo ore di riflessione e una lunga telefonata con Mercedes che giunse finalmente ad una conclusione.
Non poteva, non voleva escludere Blaine dalla sua vita in quel modo.
C’era qualcosa di strano e ne era consapevole, ma era anche convinto che i problemi di Blaine fossero probabilmente più grossi di quel che immaginava, e se gli serviva tempo per sistemare le cose- beh, glielo avrebbe concesso. Anche perché, per prima cosa, Blaine avrebbe dovuto riconquistarsi la sua fiducia, e non sarebbe stata una cosa facile e immediata.
Suo padre tornò verso le otto di sera, raccontandogli entusiasta del successo che aveva avuto al meeting –aveva presentato il suo programma elettorale e, a quanto disse, erano rimasti tutti molto impressionati.
Kurt si complimentò con lui, ridendo all’euforia che l’uomo proprio non riusciva a contenere.
Uscirono in città per mangiare qualcosa, ed erano ormai le undici quando rientrarono in albergo.
Dopo aver salutato suo padre, Kurt si ritirò in camera sua –aveva chiesto una stanza tutta per sé perché preferiva stare solo e Burt, dopo qualche perplessità, aveva accettato.
Prese il cellulare –forse i suo amici avevano ragione, quando dicevano che era costantemente con gli occhi fissi sullo schermo- ed esitò qualche secondo.
Poi si fece coraggio e digitò.
 
(23.12)
Dobbiamo parlare.
 
(23.13)
Sono qui.
 
(23.18)
Okay, non so da dove cominciare, quindi devi scusarmi se sarà tutto tremendamente confuso.
Ti perdono, Blaine. Ma chiariamo: non deve succedere mai più. Sono ancora arrabbiato e ferito, quindi non credere che tutto si sistemerà all’istante. Perché non sarà così, ci vorrà del tempo –molto tempo.
 
(23.23)
Non voglio sapere nulla dei tuoi problemi, sono affari tuoi.
So che mi hai mentito, probabilmente su molte altre cose oltre al fatto che non vivi a L.A, ma credo che ci sia qualcosa di più grande dietro a tutto questo, motivi che io non posso comprendere.
Non so se non stai bene con te stesso, se c’entri la tua famiglia o le persone della città in cui vivi, non lo so.
Solo –da ora in poi cerca di essere sincero con me, okay? Sai che non ti giudicherò mai, perciò solo- provaci, per favore. Qualunque cosa sia, voglio aiutarti.
 
(23.30)
E sappi che sarà molto difficile. Mi fidavo, Blaine, ed ora dobbiamo –devi ricostruire tutto da capo.
Sta a te. Io sono disposto a provarci, perché non voglio perderti –sei l’unica persona che mi capisce davvero e ho bisogno di qualcuno come te nella mia vita.
Però devi dimostrarmi che posso fidarmi.
Buonanotte, Blaine.
 
(23.45)
Tu sei- pensavo mi avresti detto di sparire e invece sei ancora qui, a darmi una seconda possibilità.
E ti prometto che farò il possibile per essere sincero e non deluderti ancora. Te lo prometto.
 
(23.48)
Grazie. Grazie, grazie, grazie.
Sei qualcosa di speciale, Kurt, non dimenticarlo.
 
(23.56)
Buonanotte dolcezza.
 
 

 

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Hi everyone.
Capitolo tre, ebbene sì. È tranquillo, giuro -anche perché io e l'angst non andiamo per niente d'accordo.
Vedo che nessuno mi ha ucciso per il fatto che Blaine sia stato uno stronzo, e questo mi rallegra lol
E niente, flashback e altro salto temporale, già. Giuro che i prossimi capitoli saranno in successione, ma per i primi mi tornava meglio così.
Ringrazio chiunque stia recensendo/preferendo/ricordando/ seguendo questa storia e anche chi legge in silenzio. Grazie davvero.
De

 

 
Cap.3
 
(13.45)
Kurt, possiamo parlare?

(13.46)
Mi metti ansia quando fai così.


(13.50)
Scusa. Stavo pensando ad una cosa.


(14.00)
Mh, okay...?
(14.01)
Non leggo nel pensiero, Blaine. Dimmi cosa c'è.


(14.09)
È una cosa stupida.


(14.12)
Dimmela comunque.


Chiamata in arrivo da Blaine

"Bastava un messaggio, straniero" rispose Kurt sorridendo.
"Preferivo così e- sei in giro? C'è un rumore assurdo"
"Sì, stavo andando al parco"
"Oh, allora forse è meglio se ti richiamo dopo"
"No! Non disturbi mai, quante volte devo dirtelo?"
"Credo che me lo ripeterai per sempre" ridacchiò Blaine all'altro capo del telefono.
"Sicuramente -testardo come sei!"
"Ma ehi!"
Kurt scoppiò a ridere, mentre si sdraiava sull'erba all'ombra di una grossa quercia. "Cosa volevi dirmi?"
"Non so come spiegartelo senza sembrare patetico"
"Hai un cervello, trova una soluzione"
"Non insultare la mia intelligenza" borbottò Blaine, fingendosi offeso.
"Scherzo, lo sai" lo rassicurò Kurt.
"Lo spero, dolcezza"
Stettero in silenzio per un po', semplicemente ascoltando l'uno il respiro dell'altro attraverso il cellulare. 
"Ti sei mai innamorato?" chiese Blaine a bassa voce.
Kurt strappò un filo d'erba. "Una volta mi sono preso una cotta per Finn e-non ridere!" esclamò, sentendolo sghignazzare.
"Scusami, è solo che- Finn? Sul serio?"
"Ero ingenuo a quei tempi- pensavo fosse amore, invece era una semplice infatuazione"
"Per fortuna è stata solo una fase, eh?"
"Disse quello che credeva di essere bisex, solo perché ha baciato una ragazza da ubriaco e gli è piaciuto" sbuffò Kurt.
"Ti odio quando fai così"
"No, in realtà mi ami, ammettilo"
Blaine non disse nulla, e Kurt per un momento credette fosse caduta la linea. "Ehi, ci sei?"
"..."
"Blaine?"
"Kurt, pensi che si possa essere innamorati di qualcuno che non si è mai visto?"
"N-non capisco" balbettò, in preda al panico. Aveva iniziato a provare qualcosa per Blaine da qualche mese, quindi sì, sapeva bene cosa significava innamorarsi di una persona mai incontrata.
Aveva tentato di evitarlo in tutti i modi, ma era successo. Nonostante la distanza, nonostante ci fossero un computer e kilometri di distanza a dividerli, nonostante le bugie, Kurt si era innamorato.
E quella domanda l'aveva colto totalmente impreparato, perché non riusciva a capire se Blaine si riferisse a lui, ad uno dei suoi infiniti amici virtuali o se quella fosse semplicemente una riflessione e lui stesse fraintendendo tutto.
"È necessario avere fisicamente vicino una persona per amarla? O pensi che, se il destino ha deciso così, ci si innamori e basta, senza pensare a tutto il resto?"
"I-io credo che-" Kurt respirò a fondo. "Non si possano comandare i propri sentimenti, s-se ti piace q-qualcuno non ti importa che abiti nella casa a fianco o dall'altra parte del mondo, ti innamori e non puoi farci niente"

“Sei innamorato?” chiese Blaine in un sussurro.
“S-sì. O almeno c-credo, non so come ci si sente quando-- cosa si prova, Blaine?”
“Una gran confusione” rispose semplicemente.
“Tutto qui?” Kurt rise nervosamente. “Mi aspettavo qualcosa di più”
“Oh andiamo, non è qualcosa che si possa spiegare” borbottò Blaine, pensieroso. “Hai presente quando –dio, questa cosa è patetica e sembra uno di quei film sdolcinati ma… ti è mai capitato di pensare costantemente ad una persona? Come se fosse la tua unica ragione di vita, il solo motivo per andare avanti, anche quando tutto è una merda”
"E aspetti ogni suo messaggio, in ansia, perché ogni volta è come se fosse la prima, quando eravate ancora troppo timidi e avevate paura di dire la cosa sbagliata?"
Blaine mormorò un “sì” a voce bassa. "Ma poi restavate a parlare per ore, come se vi conoscete da tutta una vita"
"E tu vorresti disperatamente incontrarlo ma-"
"È difficile, perché lui è un idiota e sbaglia continuamente, facendoti del male"
"Eppure non riesci a lasciarlo andare, perché in pochi mesi è diventato la tua piccola isola felice"
"Lo ami così tanto che hai paura di rovinare tutto per l'ennesima volta, perché non sei mai stato il fidanzato di nessuno e lui meriterebbe di meglio -ma faresti di tutto per vederlo sorridere"
"B-blaine, è questo l'amore?" sussurrò Kurt.
"È ciò che io reputo tale ma-"
"Sono innamorato di te"
"C-cosa?"
"Se questo vuol dire amare, sono innamorato di te. Ti amo e ora sto tremando perché forse ho frainteso ogni cosa e per te sono solo un amico e-"
"Ehi" lo interruppe Blaine con fermezza. "Ehi dolcezza, calma"
Kurt inspirò bruscamente, il cuore che minacciava di schizzargli via dal petto. "Ho rovinato tutto, vero?"
"Oh no" e lo sentì sorridere. "No, affatto. Come la prenderesti se un ragazzo che non hai mai visto ti dicesse che ti ama e che vorrebbe stare insieme a te?"
Kurt spalancò gli occhi, registrando lentamente ciò che Blaine gli aveva appena detto. "Non prendermi in giro, tu-"
"Ti amo anch'io, Kurt. Ti amo e non immagini nemmeno quanto vorrei essere lì in questo momento e potertelo dire di persona"
"Sto sognando?"
"No" la risata nervosa di Blaine lo raggiunse. "Vuoi-vuoi stare con me?"
"È una follia ma- sì, mille volte sì!" balbettò Kurt, incredulo. "Ti amo così tanto"
"Ti amo anch'io, dolcezza”

(00.00)
È appena scattata la mezzanotte, e questo vuol dire una cosa sola: buon mesiversario, dolcezza.
 (00.02)
Ho sempre pensato che fosse stupido festeggiare ogni mese, sai? Di solito sono i traguardi importanti che vanno ricordati-non so, quando si sta insieme da un anno o più.
 (00.06)
Poi sei arrivato tu e tutte le mie convinzioni sull'inutilità dei mesiversari sono crollate. In cosa mi hai trasformato, Kurt? Seriamente.
 (00.16)
Sono sdraiato sul letto e ripenso a quando mi hai detto di amarmi per la prima volta. Sono passati sette mesi.
L'avresti mai detto? E siamo ancora qui.
(00.18)
Di nuovo, Sarei perso senza di te. buon settimo mesiversario, dolcezza <3
(00.30)
Oh, e giusto perché tu lo sappia- potrei aver preparato qualche piccola sorpresa per rendere questo giorno speciale. Buonanotte.


(01.00)
Sono seriamente distrutto, non hai idea di quanto sia stata impegnativa oggi.
Voglio dormire, dormire e dormire.
(01.05)
E no, non riesco a credere che siano già passati sette mesi.
(01.06)
Dio, Blaine, così mi fai sentire in colpa- non ho nemmeno avuto il tempo per respirare in questi giorni e tu te ne esci con delle sorprese. Non dovevi, davvero.
Buon settimo mesiversario, straniero.
Ti amo. <3
 
Quel giorno, Kurt andò a scuola senza la minima preoccupazione.
Non si curò dei commenti sussurrati alle sue spalle, né dei bigliettini offensivi che trovò all'interno dell'armadietto.
I suoi pensieri erano rivolti esclusivamente a Blaine, alle sorprese che gli aveva promesso e al fatto che, dopotutto, stavano insieme e niente sembrava poterli scalfire.
"Tesoro, prima o poi dovrai farcelo conoscere" gli disse Mercedes, vedendolo sorridere all'ennesimo messaggio.
"Prima dovrei incontrarlo" ridacchiò Kurt, così felice da ignorare perfino quel piccolo particolare, che tanto insignificante poi non era.
Quando tornò a casa, dopo le lezioni del Glee Club, trovò suo padre in cucina che fissava perplesso un mazzo di rose rosse.
"Papà?"
"Oh, non ti avevo sentito entrare! A quanto pare queste sono per te, anche se non capisco da dove arrivino"
Kurt si avvicinò al tavolo per guardare meglio i fiori, legati graziosamente con un nastro blu. Nessun biglietto, nessun indirizzo, nulla.
Sorrise, perché c'era solo una persona che avrebbe potuto fare una cosa simile, specialmente in un giorno come quello.
"Chissà, avrò un ammiratore segreto" disse ridendo, mentre Burt lo guardava accigliato. "Vado di sopra"
Prese le rose, sfiorando delicatamente i petali; giunto in camera, riempì d'acqua un vaso dallo stelo lungo e vi sistemò i fiori.
Poi compose il numero di Blaine, che rispose poco dopo.
"Piaciute?"
"Tu sei pazzo"
"Sono solo innamorato"
"E sdolcinato"
"Non mi scuserò per questo"
"Non devi farlo. Erano bellissime, grazie" disse Kurt dolcemente.
"Ed è solo l'inizio"
"Non so come ricambiare, non-"
"Kurt, l'ho fatto perché mi andava, non mi devi nulla" affermò Blaine. "Okay?"
"Okay" sorrise. "Come stai?"
"I miei hanno litigato di nuovo, ma li ho ignorati. Non voglio che nulla mi distragga dalla nostra giornata"
"Oh, mi dispiace" mormorò Kurt.
"Non fa niente, davvero. Tu come stai, dolcezza? Ieri sera eri stanchissimo, mi hai fatto preoccupare"
"È solo che avevo una montagna di compiti da fare, Schue ci ha di nuovo messo sotto torchio con gli allenamenti -oh, e Finn ha passato quattro ore a parlarmi dei suoi problemi con Rachel, non ne potevo più!"
Blaine rise piano. "Com'è possibile che quei due siano sempre in crisi?"
"Credimi, ce lo chiediamo tutti da almeno tre anni" rispose divertito, sedendosi alla scrivania e scarabocchiando distrattamente su un foglio.
"Allora, cosa farai oggi?"
"Pensavo di restare a casa e- non lo so, in realtà vorrei solo che tu fossi qui. È strano festeggiare i mesiversari in questo modo" ammise.
"Lo vorrei tanto anch'io. Però sono sempre con te, lo sai, in qualunque momento"
"Creepy. Sei uno stalker, Blaine?"
"Sono chiunque tu vuoi che io sia" 
"Mh, me ne ricorderò"
"Controlla la chat di Facebook, ti ho appena mandato una cosa"
Kurt fece il login, aprì la chat di Blaine e vi trovò un video. "Ogni volta che vedo un file ho il terrore di scoprire cosa sarà"
"Ti facevo più coraggioso, Kurt"
"Scemo! È solo che sei così imprevedibile -non so mai cosa aspettarmi"
"Non è uno di quei cosi che urlano all'improvviso, te lo prometto"
"Allora mi fido" replicò divertito, prima di cliccare sopra l'icona.

La musica di "Perfect" si diffuse nella stanza - era la stessa registrazione che Blaine gli aveva mandato il primo giorno.
Kurt sorrise, e poi gli occhi gli si riempirono di lacrime -sullo schermo stavano scorrendo tutti i loro messaggi, la prima chat, perfino la conversazione telefonica in cui si erano confessati i propri sentimenti.
Blaine l'aveva trascritta, incorniciandola con piccole rose rosse, come quelle che gli aveva mandato.
C'erano anche i litigi, le scuse e i "ti perdono", e Kurt scoppiò a piangere quando le vide.
Erano passati mesi dal giorno in cui Blaine gli aveva spezzato il cuore non presentandosi, mesi passati a ricostruire quel rapporto, a cercare di far tornare tutto come prima – perché era impensabile che stessero l’uno senza l’altro. All’inizio era stato strano, Blaine aveva il timore di fare qualcosa di sbagliato e Kurt aveva paura a fidarsi di nuovo, dopo tutto quello che era successo.
Ma con il passare dei giorni aveva capito che stare senza Blaine gli mancava, e la loro amicizia era tornata come agli inizi- si era addirittura rafforzata.
"Ho messo tutto p-perché fa parte della nostra s-storia" mormorò Blaine sentendolo singhiozzare. "Anche le cose brutte -fanno parte del viaggio"
"Wow. Solo- non so che dire, quando penso che non potrei amarti più di così f-fai queste cose e-" Kurt si asciugò le lacrime, mentre gli ennesimi auguri di buon mesiversario comparivano sullo schermo.
"Ti è piaciuto?"
"No, in effetti mi ha fatto schifo" sbuffò, sarcasticamente. "Secondo te?"
"Quindi ti è piaciuto o...?"
"A volte mi chiedo perché sto con un idiota" borbottò Kurt, ma sorrideva. "L'ho adorato, davvero. Ora però basta sorprese, ho già pianto abbastanza"
"Così mi rovini i piani, Hummel"
"Non dirmi che avevi preparato ancora qualcosa!"
"L'ho fatto" confermò Blaine, con una punta di orgoglio nella voce. "Ma forse è meglio se ti riposi un po' e-"
"No. Voglio passare il pomeriggio con te, anche a costo di addormentarmi e lasciarti a parlare a vanvera da solo"
"Sono ufficialmente offeso" sbottò Blaine, ma il tono divertito nella sua voce lo tradiva.
"Ti ricordi la prima volta che ci siamo detti ti amo?"
"Come potrei dimenticarla? Abbiamo girato talmente tanto intorno all'argomento, che se tu non fossi stato così coraggioso da confessare probabilmente staremmo ancora fingendo di non provare niente l'uno per l'altro"
"Esatto!" Kurt rise, sdraiandosi sul letto. "Qual era l'altra sorpresa?"
"Oh, giusto-" lo sentì camminare. "Sei pronto?"
"Mai stato più pronto di così"
"Però ho bisogno del tuo aiuto"
"Dimmi cosa devo fare"
"Cantare con me" le note di un pianoforte risuonarono leggere.
"Aspetta, tu suoni?"
"Sì" confermò Blaine, felice. "Non lo sapevi?"
"No idiota, non me l'hai mai detto"
"Oh, credevo di averlo fatto- suono il piano da quando ero piccolo, me l'ha insegnato mio padre"
“Sei sempre pieno di sorprese, straniero” sorrise Kurt.
“Lo prenderò come un complimento” replicò lui. “O-okay, posso…?”
“Sono qui per questo”
 
What would I do without your smart mouth?
Drawing me in, and you kicking me out
You've got my head spinning, no kidding, I can't pin you down
What's going on in that beautiful mind
I'm on your magical mystery ride
And I'm so dizzy, don't know what hit me, but I'll be alright
My head's under water
But I'm breathing fine
You're crazy and I'm out of my mind
 
 
“Sei davvero pazzo, Blaine” sussurrò Kurt con gli occhi chiusi, concentrandosi sulle parole, sulle note che si susseguivano l’un l’altra e sulle infinite sfumature della voce di Blaine.
Poi iniziò a cantare insieme a lui, le loro voci a creare quell’armonia perfetta che lo fece tornare indietro con i ricordi, al giorno in cui si era addormentato con la loro versione di Baby It’s Cold Outside che ancora risuonava negli auricolari.
Le strofe scivolarono via velocemente, e Kurt avrebbe solo voluto che quel momento durasse per sempre, perché cantare insieme a Blaine era una delle cose più belle e pure che avesse mai fatto.
Blaine sussurrò l’ultimo ritornello, quasi come se quella canzone fosse un loro segreto.
 
'Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you
You're my end and my beginning
Even when I lose I'm winning
'Cause I give you all of me
And you give me all of you, oh oh
 
“La cosa incredibile è che non ti rendi conto di essere perfetto. Sei perfettamente imperfetto, Kurt, e non so cosa farei senza di te, te lo giuro. Sei tutto, e vorrei solo darti tutto di me e renderti felice”
“Lo fai già. Sei il mio inizio e la mia fine, Blaine -promettimi che non mi lascerai mai”
Mai. Ti amo e-“
“Sarà così per sempre?”
“Senza paura e per sempre”

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


Cap.4
 
 
 
Kurt sbuffò annoiato.
Era l'ultima l'ora, e non aspettava altro che finisse.
Odiava le lezioni di spagnolo del professor Schuester. Era un ottimo insegnante per il Glee, e sapeva spronarli a dare sempre il massimo, ma in un'aula che non fosse quella di canto era veramente tremendo. Gli alunni dubitavano perfino che conoscesse davvero lo spagnolo.
Kurt odiava il liceo, la brillante idea della società di mettere in uno stesso edificio tutta la gioventù, aggressiva o ingenua che sia, che si tormenterà e ferirà a vicenda. Odiava le cheerleader, i giocatori di football, i bulli, la gente che lo squadrava quasi fosse un alieno.
Se non fosse stato per il Glee Club e per il fatto che aveva bisogno di un diploma, avrebbe smesso da tempo di frequentare. Preferiva impegnarsi in qualcosa di pratico, piuttosto che perdere ore e ore sui libri, tra persone di cui non gli importava nulla e che lo trattavano di merda.
La vibrazione del cellulare lo distolse da quei pensieri, e un piccolo sorriso si dipinse sul suo volto quando lesse il nome sul display.


(Blaine, 14.30)
Hey dolcezza  :)
 
(Kurt, 14.30)
Salvami, ti prego!
 
(Blaine, 14.32)
Ultima ora con Schuester, eh?

Kurt rise piano. Blaine lo conosceva talmente bene, ormai, da sapere anche il suo orario scolastico.
"È lui?" chiese Mercedes, mentre Tina, dal banco dietro, si sporgeva nel tentativo di riuscire a leggere.
"Sì" rispose Kurt con aria sognante, mentre la due ragazze si scambiavano occhiate d'intesa.
"Kurt!” lo richiamò il professor Schuester, seccato. "Metti via quel telefono e concentrati"
Kurt fece come gli era stato detto, alzando gli occhi al cielo. Cercò di concentrarsi sulla lezione, ma gli risultò difficile, perché il suo cellulare non smetteva di vibrare.
Approfittando di un momento di caos generale, lesse i messaggi.
 
(Blaine, 14.35)
Scommetto che ti ha appena detto di non usare il cellulare.
 
(Blaine, 14.37)
E tu hai alzato gli occhi al cielo, ma sei troppo rispettoso delle regole per non farlo.
 
(Blaine, 14.40)
Mi manchi.
 
(Blaine, 14.42)
Merda, ho bisogno di te. Ora.

Kurt fissò lo schermo allarmato. Era successo qualcosa a Blaine? Perché aveva bisogno di lui? O semplicemente era lui ad essere paranoico e a pensare al peggio in ogni situazione?
Ripose il cellulare in tasca, e pensò che doveva essere impallidito all'improvviso, perché Tina lo guardò preoccupata.
"N-non mi sento bene, posso andare in bagno?" chiese, fingendo un conato.
"Va' pure" rispose Schuester, una nota di apprensione nella voce.  "Puck, accompagnalo"
"N-no, ce la faccio da solo" rispose Kurt, alzandosi.

Uscì dall'aula e corse in bagno e, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, si chiuse in uno dei cubicoli.
Digitò il numero di Blaine, e attese impaziente che gli rispondesse.
"Pronto?"
"Ho letto il messaggio, che succede? Stai bene? Ti hanno fatto del male o-"
"Kurt, tesoro, calma" disse Blaine, ridacchiando. "Avevo semplicemente bisogno di sentirti, tutto qua"
Kurt sospirò, sollevato. "Non farlo mai più"
"Non volevo farti preoccupare" disse Blaine con voce piccola. "Scusa"
"Sai che tendo ad ingigantire le cose e a preoccuparmi per nulla"
"S-scusa, davvero, non volevo..."
"Ti perdono solo se ammetti che sono più bello e simpatico di te" affermò Kurt.
Blaine rise divertito. "Devo proprio?"
"Preferisci non parlarmi mai più?"
"Okay, sei bellissimo, e una delle persone più simpatiche che abbia mai conosciuto. Lo sei molto più di me, si intende" disse Blaine con convinzione. "E ti amo"
Kurt annuì soddisfatto. "Era ciò che volevo sentire. E ti amo anch'io" disse, sorridendo.
"Vorrei così tanto baciarti" sospirò Blaine.
"Anche io, non sai quanto"
Seguì qualche momento di silenzio. "Come sei vestito?" chiese all'improvviso.
"Cos- perché?"
"Voglio solo sapere cos'ha addosso il mio bellissimo ragazzo. Per poter immaginare di togliergli i vestiti e accarezzare e mordere quella pelle così candida e perfetta che si ritrova" sussurrò.
"B-Blaine" mormorò Kurt, mentre i brividi lo percorrevano. Voleva Blaine, voleva sentirlo davvero sulla propria pelle, baciare quelle labbra su cui aveva fantasticato per mesi e mesi.  Trovava il sesso telefonico una cosa squallida; e, si ritrovò ad ammettere a sé stesso, in ogni caso non avrebbe assolutamente saputo come fare. "Non-non so se sono pronto per questo, io non-"
"Kurt" disse Blaine con dolcezza, percependo il suo disagio. "Non ti sto obbligando, non devi farlo se non vuoi"
"I-io" Kurt prese un respiro profondo. "Io ti voglio, Blaine"
L'altro emise un suono indecifrabile, a metà tra lo stupore e l'eccitazione. "Ti fidi di me?" chiese.
"S-sì"
"Allora chiudi gli occhi, e concentrati sulla mia voce"
I minuti successivi furono un susseguirsi di ansiti e sospiri, mani che vagavano e mugolii trattenuti.
La voce di Blaine era bassa e roca, e lo guidava alla ricerca del piacere più puro e primordiale.
Kurt si sentiva come in una bolla, qualunque altro suono esterno gli arrivava ovattato – la mente svuotata da ogni pensiero, solo BlaineBlaineBlaine. Come se qualunque fattore esterno –la distanza, parlarsi tramite uno stupido cellulare, gli squallidi bagni del McKinley- fosse scomparso.
C’erano solo loro due, lontani eppure tremendamente vicini, più di quanto lo fossero mai stati.
 “Vieni per me, dolcezza”
Bastarono quelle parole per fargli raggiungere l'orgasmo e, a giudicare dai mugolii all'altro capo del telefono, anche Blaine doveva essere al limite.
"Sto per-merda"
Lo sentì ansimare, e poi respirare affannosamente cercando di regolarizzare il respiro.
Kurt scivolò lungo il muro, sedendosi per terra, il cuore che batteva ancora all'impazzata.
"Dolcezza?" mormorò Blaine dopo un po'. "Stai-stai bene?"
"È stato... fantastico" rispose Kurt con un sospiro. "Davvero, dovremmo farlo più spesso"
Blaine ridacchiò. "Concordo"
"Tu stai bene?"
"Mai stato meglio"
Kurt sorrise. All'improvviso sentì la porta principale aprirsi, e dei passi in lontananza.
"Merda! Devo andare, ti chiamo più tardi. Ti amo" e chiuse la chiamata senza neanche dare il tempo a Blaine di rispondere.

"Kurt, sei qui?" la voce di Puck riecheggiò nel piccolo corridoio.
Kurt si pulì velocemente, sistemandosi come meglio poteva, e poi uscì dal bagno.
"Oh, eccoti! Schue mi ha mandato a cercarti, visto che non tornavi più"
"Stavo, uhm, vomitando"
"Sembri sconvolto. Sicuro di non aver fatto altro, in quel bagno?" chiese, ammiccando.
Kurt arrossì violentemente, fissandosi le scarpe come fossero la cosa più interessante dell'intero universo.
"Aspetta -amico, tu puzzi di sesso" fece Puck sospettoso, avvicinandosi. "Ma non c'era nessun altro, come-". Si fermò, realizzando improvvisamente la situazione. "Voi due fate sesso telefonico!?" strillò.
"Non urlare, ti prego" mormorò Kurt, imbarazzato. "Non-era la prima volta, okay?"
"Non lo conosci neanche!"
"Come se tu conoscessi personalmente ogni singola cheerleader che ti porti a letto!"
"È diverso, sono persone in carne ed ossa, so con chi ho a che fare. Tu -questo Blaine, perfino tu hai dei dubbi su chi sia realmente e-"
"Lo amo, okay?" lo interruppe Kurt. "Mi fido di lui e sì, ho dei sospetti, ma so che chiunque sia avrà una spiegazione valida per tutto"
Puck scosse la testa, rassegnato. Non voleva che Kurt rimanesse ferito, ma non poteva neppure dirgli come comportarsi. Era in grado di fare ciò che credeva meglio per se stesso.
"N-non dirlo a Finn, okay? Per favore"
"Terrò la bocca chiusa" promise Puck, mettendogli poi un braccio sulle spalle. "Cavolo  amico, dov'è finito il piccolo e innocente Kurt Hummel che conoscevo, uh?"
"È cresciuto" rispose Kurt con un sorriso.
=

Dopo la lezione del Glee Club, quel pomeriggio, Kurt tornò a casa; salutò distrattamente suo padre e Carole, e poi si chiuse in camera.
Rimase sdraiato sul letto a fissare il soffitto, mentre le parole di Puck continuavano a riecheggiare nella sua mente. E se avesse avuto ragione?
D'altronde non conosceva  davvero Blaine, e aveva dei dubbi su chi fosse realmente.
Sapeva che aveva mentito, ma non sapeva su cosa. Quanto era vero e quanto, invece, semplicemente una bugia?
Non si erano neppure mai visti su Skype, ma Blaine gli aveva detto di non avere una webcam e di non poter usare i computer dei suoi amici, e lui gli aveva creduto.
Non riusciva però a capire perché non volesse ancora incontrarlo.
Stavano insieme, diamine.
Insieme.
La mente di Kurt tornò al giorno in cui lo aveva detto ai suoi amici.
Lo avevano guardato come se fosse pazzo, e avevano cominciato a parlare tutti insieme per dare la propria opinione, increduli.
Era consapevole che fidanzarsi con qualcuno online era una follia, ma lo amava, e Blaine amava lui.
Non si era mai sentito così legato a qualcuno in tutta la sua vita- la connessione tra di loro era reale.
Voleva far funzionare questa relazione, voleva poter dire "Blaine è il mio fidanzato", aveva bisogno di una persona simile accanto.
Le lacrime cominciarono a scorrere sulle sue guance senza che riuscisse a fermarle. Si sentiva esausto, stanco delle bugie e della lontananza e di tutto.
Stava pianificando il suo futuro in base a qualcuno che non aveva mai visto, e sapeva che non avrebbe retto ancora a lungo; amava Blaine, ma aveva bisogno di risposte, non poteva più aspettare. E lui stesso avrebbe dovuto spiegargli alcune cose, perché non era stato totalmente sincero.
Doveva incontrarlo, così che entrambi potessero rivelarsi per ciò che veramente erano.
Si sdraiò su un fianco e affondò il viso nel cuscino, cercando di trattenere le lacrime, che però continuavano a cadere imperterrite.
Così si arrese e pianse, pianse finché non ne ebbe più la forza e crollò esausto, addormentandosi.
Cadde in un sonno agitato, ma dormì tutto il pomeriggio, non svegliandosi neppure quando Burt lo chiamò per la cena.
 
~
 
… vi aspettavate lo smut telefonico? Ebbene no, sorry not sorry.
No okay, devo dire due cose su questo capitolo.
Prima di tutto  mi scuso immensamente per il ritardo, visto che non aggiorno da tipo… due mesi, oddio.
Ho avuto qualche problemino, e la mia ispirazione era andata a farsi un giro insieme all’eterosessualità di Darren.
Finalmente oggi sono riuscita a sciogliere quel blocco e ho ultimato il capitolo che avete appena letto – gli altri sono già pronti, per cui riprenderò ad aggiornare  con regolarità.
Per quanto riguarda la scena del bagno, inizialmente voleva essere smut dettagliato… non so cosa avessi nella testa quando ci ho pensato lol
Poi sono giunta a conclusione che la storia è a rating verde, e non avrebbe avuto senso cambiarlo solo per una scena che tra l’altro sarebbe venuta pure male, considerata la mia incapacità nello scriverla.
Perciò ho risolto così.
La frase sul liceo è presa da "Struck By Lightning", in onore di quel genio di Colfer.
E nulla, direi che ho finito.
Vorrei solamente ringraziare Lu, la mia consigliera preferita, che sopporta da mesi ogni mio dubbio riguardo a questa storia e che mi aiuta sempre a districarmi tra mille pensieri.
E tutti voi che avete letto/preferito/seguito/ricordato questa storia, davvero.
Spero che il capitolo non abbia fatto troppo schifo e niente, alla prossima settimana!
De

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Capitolo 5
*** Cap. 5 ***


Cap.5
 
La mattina seguente, Kurt si svegliò con un gran mal di testa e gli occhi gonfi a causa delle lacrime della sera prima.
Si alzò a fatica dal letto e si diresse verso il bagno, barcollando. Si fece una doccia, sperando che l'acqua potesse scacciare via la tristezza e la confusione.
Quando uscì, trovò Finn ad aspettarlo, seduto sul bordo del letto.
"Ehi, fratellino. Come stai?" chiese guardandolo; gli sembrava esausto.
Kurt sospirò, andando a sedersi vicino a lui. "Ho la testa che mi scoppia"
"Ti ho, uhm, sentito piangere ieri sera" mormorò, passandosi una mano tra i capelli, imbarazzato. Non sapeva mai come comportarsi, in quei casi: voleva aiutarlo, ma sapeva che era così orgoglioso da non ammettere di stare male; spesso fingeva un sorriso e faceva finta di nulla.
Kurt lo guardò, scuotendo leggermente la testa. "È per Blaine" ammise.
"In che senso?"
"Non posso più aspettare, devo incontrarlo, Finn. So che mi ha mentito e io ho mentito a lui. Dobbiamo chiarire questa situazione, io lo amo ma non-" si fermò, stropicciandosi stancamente gli occhi. "Non ce la faccio più. Devo capire se questa cosa può funzionare davvero"
"Gli hai mentito!?"
"Su-su piccole cose, non volevo -okay, forse non così piccole" ammise. "È solo che lui sembrava così perfetto e fantastico e con una vita piena di impegni... non volevo, uhm, sfigurare. Ha un senso?"
"Credo-credo di sì. Insomma, no, non avresti dovuto mentire, ma non l'hai fatto con l'intenzione di ferirlo. Avete entrambi le vostre colpe"
Kurt annuì; Finn aveva ragione, avevano sbagliato tutti e due, e dovevano prendersi le proprie responsabilità.
"Ehm, ecco, Puck e Lauren hanno scoperto alcune cose e volevano mostrartele"
" Su Blaine?" chiese, mentre i battiti del suo cuore acceleravano.
"Sì" confermò Finn. "Sono tutti a casa di Puck, se te la senti possiamo andare"
Kurt sospirò. "È proprio necessario che ci siano tutti?"
"Vogliono essere lì per te, qualunque cosa succeda" disse Finn semplicemente. "E poi sono pettegoli, sai che morirebbero per sapere anche il più piccolo dettaglio" sorrise, alzando gli occhi al cielo e strappando una risata a Kurt.
"Dammi cinque minuti e arrivo"
"Ti aspetto di sotto" rispose Finn, dandogli una pacca incoraggiante sulla spalla.
Kurt finì di prepararsi, cercando di calmarsi, per quanto fosse possibile.
Aveva il terrore che tutte le sue paure diventassero realtà, e non sapeva se fosse pronto.
Inspirò a fondo, cercando di prepararsi il più possibile alla valanga di notizie che gli sarebbe piovuta addosso di lì a poco.
Era arrivato il momento della verità, e non poteva tirarsi indietro.
 
Quando arrivarono a casa di Puckerman, trovarono l'intero Glee Club ad aspettarli.
Kurt si sedette tra Tina e Mercedes, nervoso, mentre l'aria si riempiva di attesa e curiosità.
Puck e Lauren entrarono nella stanza, sedendosi sul pavimento e sistemando il portatile sul tavolnio, così che fosse visibile a tutti."Siete pronti?" chiese Lauren, che fremeva all'idea di mostrare loro tutto il materiale che avevano raccolto su Blaine.
"Kurt, sei sicuro di volerlo fare?" gli chiese Quinn, preoccupata.
"Devo, ho bisogno di sapere" confermò lui.
"Okay, procediamo" Puck assunse un'aria solenne. "Per prima cosa, abbiamo controllato il profilo di Blaine che hai. Sembra vero, bisogna ammettere che ha fatto un ottimo lavoro, ma-"
"Le foto non sono le sue. Abbiamo fatto una ricerca per immagini ed è saltato fuori che quel tizio è un modello famoso" concluse la Zizes. "Ecco, guardate"
C'erano pagine e pagine di foto che Kurt non aveva mai visto, photoshoot per marchi importanti, articoli che parlavano di quel ragazzo.
Fece una smorfia, non sapendo bene come reagire -non aveva mai dato troppa importanza all'aspetto fisico, trovava che il carattere contasse molto di più, ma era quella l'immagine di Blaine che aveva sempre avuto ed era strano dovervi rinunciare all'improvviso.
"Poi abbiamo cercato il numero di telefono con Spokeo"
"Aspetta, come fate ad avere il suo numero?" non ricordava di averlo mai detto a nessuno di loro.
La stanza si fece improvvisamente silenziosa, mentre tutti guardavano altrove con ostentata noncuranza.
"Vedi, Kurt, noi-" Mike si grattò la nuca, imbarazzato. "Durante l'ora di ginnastica, Santana ha finto di sentirsi male e-"
"Mi sono intrufolata negli spogliatoi maschili, ho frugato nella tua borsa e ho copiato il numero" ammise lei, la sua solita spavalderia che aveva lasciato posto al timore per la reazione che avrebbe potuto avere. 
"Come avete osato-"
"L'abbiamo fatto per te, fratellino" mormorò Finn. "Volevamo solo aiutarti a scoprire qualcosa di più, ma sapevamo che non avremmo ottenuto niente se te lo avessimo chiesto e basta"
"Non ho letto i messaggi, giuro" lo rassicurò Santana. "Anche perché scommetto che sono così sdolcinati da far venire il diabete"
Kurt le scoccò un'occhiataccia, rivolgendo poi tutta la sua attenzione al computer. "Quindi?"
"È registrato a nome di un certo Cooper Anderson -ti dice niente?"
"Blaine ha un fratello che si chiama Cooper" disse lentamente, cercando di ricordare. "Ma non conosco nessun Anderson"
"Abbiamo digitato il suo nome su Facebook, e il primo risultato è stato questo"
"Per curiosità, siamo andati a vedere i legami di parentela" spiegò Lauren, cliccando su 'informazioni'. "E indovina?"
"Blaine" sussurrò Kurt, guardando quel nome scritto a chiare lettere sotto la dicitura 'fratello'. "Avete controllato il suo profilo?"
"No, abbiamo pensato che forse avresti preferito farlo tu personalmente. Però sappiamo che vivono a -dov'era?"
"Cleveland. A tre ore da qui" disse Puck tutto d'un fiato, come se questo potesse rendere meno dura la notizia.
"A Cleveland!?" esclamò Artie, scioccato. "Ma è vicinissimo!"
"Sapevo che viveva in Ohio, me lo ha detto tempo fa" fece Kurt con noncuranza, troppo impegnato ad esaminare la foto del profilo di Blaine.
"Scusa, come?" chiese Mercedes accigliata. "Lo sapevi?"
Kurt sospirò. "Vi ricordate quando sono andato a Los Angeles per incontrarlo?". Un mormorio di assenso generale si levò tra i ragazzi. "La mattina dopo mi ha chiamato per scusarsi, e mi ha confessato di vivere qua -solo, non sapevo di preciso dove"
"Perché non ce lo hai detto subito?" chiese Tina, sconcertata.
"Non lo so" ammise Kurt, scrollando le spalle.
"Cosa vuoi fare ora?" chiese Finn, mettendogli un braccio attorno alle spalle.
"Vi- vi dispiace se resto un po' da solo? Voglio capire-" non finì la frase e fece un gesto vago con la mano in direzione del computer.
"Sicuro! Ragazzi, tutti fuori, su" ordinò Puck alzandosi.
Fu solo quando si chiusero la porta del salotto alle spalle che Kurt si concesse di respirare a fondo.
Alzò lo sguardo sullo schermo ed eccolo lì, il vero profilo di Blaine.
Cliccò sulle foto –ce n’erano solo tre pubbliche, le altre erano invisibili a causa della privacy, e in tutte aveva sempre una mano a nascondergli parte del viso. Però sembrava carino.
Kurt si passò una mano tra i capelli, frustrato. Aveva il profilo, ma non portava da nessuna parte.
Le impostazioni della privacy gli concedevano di vedere solo qualche post, tra cui alcune canzoni che Blaine aveva condiviso –doveva ammettere che aveva ottimi gusti- e stati risalenti all’anno precedente, da cui emergeva chiaramente che quel ragazzo avesse dei problemi.
Decise di chiamarlo, era l’unica cosa che potesse fare. Chiamarlo e cercare di convincerlo ad incontrarlo.
 
Uscì sul retro e compose il numero; al terzo squillo, Blaine rispose.
"Ciao, dolcezza"
Il cuore di Kurt fece una capriola -sentirsi chiamare "dolcezza" rischiava di mandare a monte tutta la sua forza di volontà.
"Dobbiamo parlare" affermò, serio.
"È successo qualcosa?" chiese Blaine, preoccupato.
"So che hai mentito, Blaine" disse Kurt con un sospiro, mentre l'altro tratteneva il fiato. "Voglio dire, ovviamente lo sapevo già- ma ho visto le tue vere foto, quelle poche che hai sul tuo vero profilo. E so dove vivi”
“C-come?”
“I miei amici hanno guardato troppe puntate di Catfish e si sono improvvisati investigatori. Hanno trovato prima il profilo di tuo fratello e poi sono risaliti al tuo”
"Kurt, io-" Blaine prese un respiro profondo, la voce che gli tremava. " Non volevo ferirti, non di nuovo -non era mia intenzione, ma ti ho detto tempo fa che ho dei problemi e -non mi sento a mio agio a parlarne al telefono, lo sai"
"Ho mentito anch'io su alcune cose" ammise Kurt in un sussurro. "Ma voglio andare a fondo a questa situazione, voglio incontrarti, nonostante tutto"
"D-davvero?" chiese Blaine incredulo. "Dopo tutto questo vuoi ancora incontrarmi?"
"Sì. Voglio conoscerti per come sei realmente, e voglio che tu faccia lo stesso con me. Ti-ti amo ancora, e non voglio perderti. Anche se questa relazione non dovesse più funzionare, anche se dovessimo ricostruire la nostra amicizia ricominciando da zero, ti voglio ancora nella mia vita"
Blaine si lasciò sfuggire un singhiozzo. "Ti amo" mormorò.
"Saresti disposto -potresti venire qui, non so, domani? Dobbiamo risolvere questa cosa al più presto"
"Sì. Sì, posso farlo. Voglio spiegarti tutto di persona, Kurt, voglio che tu capisca perché l'ho fatto. E dio, perdonami, sono stato un totale idiota" disse con voce rotta.
"Calma" sussurrò Kurt. "Va tutto bene"
Era ancora una delle persone più importanti della sua vita, e sapere che stava soffrendo gli faceva male.
"Non va tutto bene, Kurt. Sono stato un coglione, avrei d-dovuto dirtelo f-fin da subito e-"
"Blaine, basta. Abbiamo tutti e due le nostre colpe" disse Kurt stancamente. "Ti scrivo dopo per dirti dove incontrarci domani, okay?"
"O-okay"
"Cerca di calmarti, ora. Andrà tutto bene" ripeté, cercando di convincere prima di tutto se stesso.
Avrebbe potuto finire in modo disastroso, ciò che c'era tra loro svanire da un momento all'altro.
Cercò di scacciare via quei pensieri; voleva credere che tutto si sarebbe risolto per il meglio, sperava sarebbe stato così.
Blaine annui flebilmente, mormorando qualcosa di incomprensibile, e poi riattaccò.
Kurt sospirò per l'ennesima volta, poi rientrò in casa, le gambe che tremavano leggermente.
Si ritrovò gli occhi di tutti puntati addosso, e non poté fare a meno di sentirsi a disagio.
"Gli ho parlato" cominciò, incerto. "Ha ammesso di aver mentito, ma è disposto a venire qui domani. Gliel'ho chiesto io, voglio incontrarlo e parlare faccia a faccia"
"Verremo con te"
"No, Finn, è una cosa che devo fare da solo"
"Dove?"
"Pensavo ad un luogo affollato, tipo il centro commerciale. Sai, così non saremo da soli e in qualunque caso-" lasciò la frase a metà, non voleva neanche pensare ad una situazione di pericolo.
Puck lo guardò, un’espressione indecifrabile, poi disse quello che stavano pensando tutti. “Amico, non so chi sia questo tizio, ma ti assicuro che saremo al tuo fianco in qualche caso. Sai che puoi contare su di noi”
Kurt sorrise timidamente. “Vi voglio bene, ragazzi”
“Oh, vieni qui!” esclamò Mercedes, trascinandolo in un abbraccio a cui in breve tempo si unirono tutti.
E Kurt, stretto a loro, si sentì protetto.
Perché quei ragazzi erano la sua famiglia e, nonostante tutto, non avrebbe potuto chiedere di meglio.
 
 
   
Questa volta sarò breve nelle note, giuro.
Spokeo esiste davvero, è un sito su cui si possono cercare numeri telefonici.
E fondamentalmente usare il numero e risalire ai profili è la prassi standard di Catfish, ma ho preferito che Kurt non scoprisse più di tanto grazie al vero profilo perché sarà Blaine a spiegargli ogni cosa.
Credo di non avere altro da dire – miracolo lol
Deb

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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


 
Cap.6
 
 
Kurt arrivò con qualche minuto di anticipo al centro commerciale, e si sedette nervosamente su una delle
panchine che circondavano la fontana.
Aveva dato appuntamento a Blaine in quel punto, era totalmente riconoscibile e non poteva sbagliare.
Si guardò intorno, sbloccando ossessivamente lo schermo del cellulare in attesa di un messaggio.
Aveva paura non si presentasse affatto, visti i precedenti, ma si convinse del contrario: Blaine si sarebbe fatto vivo, avrebbero parlato e chiarito ogni cosa, ne era sicuro.
Si alzò, passeggiando nervosamente davanti alle vetrine dei negozi e cercando di rendersi presentabile.
L'aspetto era l'ultima cosa a cui avrebbe dovuto pensare, ma stava comunque per incontrare quello che potenzialmente poteva essere ancora l'amore della sua vita, e voleva fare una buona prima impressione.
Il tempo passava e di Blaine nemmeno l'ombra - Kurt iniziava a spazientirsi.
Proprio quando decise di andarsene, convinto che quello fosse solo un altro buco nell'acqua, il suo cellulare vibrò.
 
(Blaine, 15.30)
Sono appena entrato. Sto tremando.
 
Kurt cercò di respirare profondamente, ma l'ansia era così forte da impedirglielo.
Stava succedendo davvero -da lì a qualche minuto avrebbe incontrato il ragazzo che amava ma che gli aveva mentito, e a cui lui stesso aveva raccontato delle bugie.
Il suo stomaco era così sottosopra che non si sarebbe stupito se avesse iniziato a vomitare in quel preciso istante.
Cercò disperatamente di calmarsi, passandosi con frenesia i palmi sudati delle mani sui pantaloni, e spostò lo sguardo da un angolo all'altro del piano.
Ad un certo punto vide un ragazzo -aveva il cellulare in mano e si guardava intorno come alla ricerca di qualcosa.
Quando individuò la fontana iniziò a camminare verso di essa con passo incerto, e Kurt ebbe l'impressione che si stesse dirigendo verso di lui.
Un pensiero lo folgorò, improvviso: quello era Blaine.
Assomigliava al ragazzo delle foto -le sue vere foto, anche se era quasi sempre coperto per metà- ed era troppo spaventato e spaesato per un semplice giro al centro commerciale.
Era quasi davanti a lui, e Kurt si impose di non svenire.
"K-kurt?" il ragazzo si avvicinò timidamente a lui, tremando.
"Sì?" rispose Kurt, in preda al panico.
"Sono Blaine"
"Oh mio dio, tu-"
"Ovviamente non sono quel che ti aspettavi, ma- ehi, perché stai piangendo?" mormorò Blaine preoccupato, senza saper bene cosa fare.
Due secondi.
Questo fu il tempo che impiegò Kurt a gettarsi tra le sue braccia, il viso nascosto nell'incavo della sua spalla e le mani che stringevano la camicia.
"S-sei reale?"
"Mi sto chiedendo la stessa cosa di te, sai?"
"Avevi detto che non mi avresti più lasciato andare"
"Non vado da nessuna parte, dolcezza" sussurrò Blaine.
Rimasero stretti uno all'altro a lungo, incuranti degli sguardi e dei commenti della gente.
Kurt fu il primo a sciogliere quell'abbraccio, gli ancora occhi lucidi e un sorriso imbarazzato sul volto.
"Sei bellissimo, lo sai? Non mi sbagliavo quando dicevo che sei un angelo"
"Smettila"
"E a quanto vedo continuerai a contraddirmi. Me ne farò una ragione" rise Blaine.
"Sei-"
"Diverso da come mi immaginavi, lo so"
"Lasciami parlare, straniero". Blaine sorrise a quel nomignolo. "Sei molto meglio di quel modello sconosciuto a cui hai rubato le foto- e lui era perfetto, non so se rendo l'idea" disse, arrossendo.
"Ti-ti piaccio lo stesso?" gli occhi di Blaine si spalancarono, increduli.
"Sì. Sì Blaine, sei una meraviglia, d-dico davvero" balbettò Kurt, distogliendo lo sguardo.
Dopo pochi secondi, però, tornò a guardarlo, cercando di scovare ogni piccolo dettaglio -perché il ragazzo che aveva di fronte era bello, di quelle bellezze un po' particolari che devi scoprire pian piano per apprezzarle nella loro interezza.
Più i minuti passavano, più Kurt notava qualcosa di nuovo.
La differenza di altezza- Blaine era un po' più basso di lui e in quel momento, con le guance rosse per l'imbarazzo e le mani che si torturavano nervosamente, sembrava minuscolo.
I capelli neri erano letteralmente ricoperti di gel. Una quantità esagerata, in effetti- solo qualche ricciolo scampato a quella tortura ricadeva disordinato sulla fronte.
Indossava una camicia nera e dei pantaloni rossi che gli stavano da dio e- oh, quello era un papillon? Adorabile.
E gli occhi- Kurt non aveva mai visto niente di più bello. Erano grandi, luminosi, le ciglia lunghe e scure ad incorniciarli. Non avrebbe saputo descriverne il colore -sembravano verdi, ma erano anche color miele, caramello, castani, e poi ancora verdi.
Avrebbe potuto passare ore a fissarlo senza mai stancarsi, ne era sicuro.
"Forse dovremmo sederci da qualche parte e parlare" propose Blaine, dando un'occhiata in giro.
"Cosa- oh sì, giusto, siamo qui per questo" fece intrecciare timidamente le loro dita, aspettandosi che l'altro rifiutasse quel gesto- e poi sorrise, quando lo sentì ricambiare la stretta. "C'è una gelateria al piano di sopra -è strepitosa, fidati"
"Se lo dici tu" sorrise Blaine, stringendo forte la sua mano.
Kurt realizzò all'improvviso ciò che stava facendo.
Era mano nella mano con un ragazzo.
In un centro commerciale di Lima, probabilmente la città più omofoba di tutto l'Ohio.
Eppure era lì, con Blaine al suo fianco, e stava ignorando tutto il resto.
Il pensiero gli fece girare la testa -forse qualcosa stava cambiando in lui, forse con Blaine avrebbe potuto affrontare il mondo senza paura.
"Dolcezza, stai bene?"
"Decisamente" replicò Kurt, e uno dei sorrisi più sinceri che avesse mai fatto gli illuminò il volto.
Salirono le scale e si sedettero ad uno dei tavolini della gelateria -Blaine insistette per pagare e ordinò due coppe gelato immense.
Kurt rise alla vista di tutta quella panna che svettava sopra al cioccolato. "Sei sicuro di riuscire a mangiarlo tutto?"
"Mi stai sfidando, Hummel?"
"Affatto"
"Colgo del sarcasmo"
"Hai detto che ti piaceva" replicò innocentemente.
"Infatti lo amo. E amo te" mormorò Blaine. "Senti Kurt, ho bisogno di spiegarti ogni cosa, non ce la faccio più"
Kurt annuì, il cuore che batteva all'impazzata. "Voglio solo capire perché"
"Già... allora, mh - come ben saprai, non mi chiamo Blaine Brown. Il mio cognome è Anderson"
"E quella D?"
"Oh, quello è il mio secondo nome, quello vero. Blaine Devon Anderson - al tuo servizio"
"Devon... suona bene, sai?"
"Sono contento che ti piaccia" un sorriso timido increspò le labbra di Blaine. "Presumo vorrai sapere perché ho quell'account"
"E perché non mi hai aggiunto con il tuo vero profilo, già"
"Ho creato Blaine D. Brown quando ero al primo anno di liceo. Venivo escluso da tutti e preso in giro -i bulli non mi lasciavano stare, anche e soprattutto a causa della mia omosessualità. Ero una delle loro vittime preferite" girò distrattamente il cucchiaio nella coppa, sospirando. "Cantavo, e mi piaceva, ma il Glee Club nella mia scuola è considerato da sfigati, ed era come se avessi dato loro un motivo in più per starmi addosso"
Kurt gli prese la mano, tremando. "È lo stesso per me"
"Mi dispiace da morire" sussurrò Blaine, asciugandogli delicatamente una lacrima sfuggita al suo controllo. 
Una signora vicino a loro emise un gemito di disapprovazione a quel gesto, lanciò loro un'occhiataccia e andò a sedersi ad un altro tavolino, molto più lontano.
"Capisci perché voglio andarmene?"
"Persone simili non meritano nemmeno un briciolo della tua considerazione"
"Devo solo mettermi in testa che non c'è niente di sbagliato in me, presumo"
"Sono loro gli stupidi, Kurt, e non sanno cosa si perdono ad allontanarti solo perché sei gay"
"Grazie" mormorò Kurt. "Ma ti prego, va' avanti, voglio arrivare in fondo a questa storia"
"Giusto -quindi, come ti ho detto, il primo anno di liceo è stato un inferno. Cercavo un modo per scappare, per evadere dalla realtà -avevo sempre la musica, certo, ma non mi bastava più.
Così ho preso le foto di quel tizio e ho creato il profilo. Quel Blaine era tutto ciò che avrei sempre voluto essere: bello, affermato, in una grande metropoli come L.A.- e soprattutto, era apertamente gay e non si faceva problemi ad ammetterlo"
"Quindi tu non-"
"Non ho fatto coming out -o almeno, non di mia spontanea volontà. Hanno iniziato a girare delle voci a scuola, quando ero al terzo anno- non so da chi sia partito il tutto, ma queste voci sono arrivate ai miei genitori, e non l'hanno presa bene. Erano già in crisi, pensavano di divorziare, e sapere di avere un figlio omosessuale era l'ultima cosa che si sarebbero aspettati. Mi hanno cacciato di casa"
"...wow. E poi cosa-"
"Cooper. È stato l'unico a non farsi problemi e ad aiutarmi, sono ormai due anni che vivo a casa sua"
"Dio, Blaine, non credevo fosse stato così difficile per te"
Blaine sorrise amaramente. "È successo. Ho creato quel profilo per distrarmi, conoscere persone nuove -e tutti sembravano apprezzare quel Blaine. Mi ero creato una nuova identità, online, e al resto del mondo piaceva. La cosa però ha iniziato a sfuggirmi di mano -credevano fossi una persona reale, che Blaine D. Brown esistesse davvero, e io non sapevo proprio come fare a dire che non era così, che era tutta una bugia. Così ho continuato a fingere"
"Perché? Perché non sei riuscito a darci un taglio?"
"Non volevo che smettessero di parlarmi. Essere così popolare mi faceva sentire appagato, perché in tutta la mia vita non avevo mai provato una sensazione simile"
"Hai-hai incontrato qualcun'altro? O hai detto loro che vi sareste visti e poi-"
"No. Tu sei stato l'unico, Kurt -e ti chiedo ancora una volta di perdonarmi, ti prego.
È successo tutto talmente in fretta che non sapevo come dirtelo, non volevo rovinare tutto dopo soli tre mesi... Eri diverso, non volevo perderti. Ma ho scelto di continuare a mentirti perché ero terrorizzato –è stata una delle decisioni peggiori della mia vita, devi credermi, ti ho deluso e non me lo perdonerò mai"
Kurt lo guardò e seppe di non aver nessun motivo per dubitare delle sue parole, non questa volta.
Blaine si stava aprendo totalmente con lui, raccontandogli del suo passato.
E in qualche modo lo sentiva vicino -entrambi avevano avuto problemi a scuola e con la propria sessualità e, sebbene non lo approvasse, Kurt capì che quello era il modo di Blaine di reagire a tutto ciò che andava storto nella sua vita.
"Ti capisco, sai? Continuo a pensare che sia sbagliato, ma ora comprendo le ragioni per cui lo hai fatto"
"Quindi mi perdoni?"
"Sì. Ma devi promettermi che lavorerai su te stesso e mi permetterai di aiutarti"
"Farò tutto ciò che vuoi"
"Non sai in che cosa ti sei cacciato, Anderson" lo prese in giro Kurt, mentre Blaine scoppiava a ridere.
Uscirono dalla gelateria e si misero a passeggiare davanti alle vetrine, mano nella mano.
"Kurt?"
"Mh?"
"Vorrei sapere qualcosa su di te, s-se ti va"
Kurt si voltò verso di lui e lo guardò pensieroso per un po', prima di parlare. "Sai già tutto sul bullismo, quindi direi di saltare quella parte e-"
"Parlami di tuo padre"
"Non ti ho detto tutta la verità, su di lui e sulla nostra famiglia. Non è un dirigente di una grande azienda -in realtà gestisce una piccola officina insieme a Finn, il mio fratellastro"
"Il tuo -aspetta, non avevi detto che era tuo cugino?"
"Sua madre Carole e mio padre si sono sposati due anni fa, perciò è diventato mio fratello" ammise Kurt. "Non abbiamo molti soldi, cerchiamo di arrangiarci come possiamo -con le cure di cui ha bisogno è difficile riuscire a far fronte a tutto"
"Non ne sapevo niente, dolcezza. Perché non me l'hai detto?"
"È solo che -tu avevi questa vita all'apparenza perfetta, non volevo sfigurare ai tuoi occhi. Avresti riso di me se ti avessi raccontato come stavano davvero le cose"
"Non l'avrei mai fatto" disse Blaine dolcemente.
Kurt gli rivolse un sorriso, un misto di scuse e gratitudine. "Oh, e c'è un'altra cosa -faccio parte del Glee Club, ma ho mentito spudoratamente sui premi vinti. L'anno scorso siamo arrivati ultimi alle Regionali e devi credermi, sono tutti molto più bravi di noi, sempre. Adoro esibirmi, gli altri ragazzi sono fantastici e il professor Schuester è un ottimo insegnante -ma è una sconfitta continua.
Ci impegniamo al massimo, ma i risultati non arrivano mai. È demoralizzante"
"Se ti fa stare bene non dovresti arrenderti, sai? Inoltre è un'ottima preparazione per i tuoi futuri spettacoli a Broadway -perché tu farai strada, ne sono sicuro"
"Perché credi così tanto in me?"
"Sei speciale, Kurt, e so che quando andrai là fuori conquisterai il mondo"
"Non so come farei senza di te" sospirò Kurt, poggiando la testa sulla sua spalla. "Grazie"
"Non c'è di che, dolcezza" rispose con un sorriso. "Nessun altro grande segreto da rivelarmi?"
Un cenno di diniego. "No, ho solo ingigantito un po' le cose, ma tutto il resto è vero. E tu?"
"Ti ho detto ogni cosa, devi credermi"
"Quindi ripartiamo da qui?"
"Sì, ripartiamo da qui. Ho eliminato il profilo finto, mentre ero in viaggio"
"Sul serio?"
"Sì -era la cosa migliore da fare"
"Sono così fiero di te"
"Lo spero tanto"
 
Il tempo volò, e non si accorsero che era già tardi fin quando Blaine ricevette una chiamata da suo fratello.
"Cooper è fuori che mi aspetta" disse tristemente.
"T-ti accompagno" mormorò Kurt.
Camminarono in silenzio fino all'uscita,ognuno perso nei propri pensieri.
"Ehi, tu devi essere Kurt!". Cooper Anderson si avvicinò a loro, gli strinse la mano e scompigliò i capelli di Blaine. "Fratellino, quante volte ti ho detto di andarci piano con il gel?"
Blaine sbuffò, sotto lo sguardo divertito di Kurt. "Non ha tutti i torti"
"Vi siete coalizzati contro di me?"
"Come sei permaloso, Schizzo. Sai Kurt, non ha fatto altro che parlarmi di te per secoli-e scusa se ti ha fatto aspettare così tanto, è un idiota"
"Coop!"
"Non negare, Blaine. Una persona sana di mente non mentirebbe ad un ragazzo simile, andiamo"
Kurt arrossì a quel complimento inaspettato. "G-grazie"
"Andiamo, fratellino. Vorrei arrivare a casa prima di domani mattina, se non ti dispiace"
"Ci lasceresti un minuto da soli?"
"Oh, certo, scusa -sappiate che vi vedo, perciò non fate nulla di troppo compromettente"
"Cooper!" Blaine scosse la testa mentre suo fratello si dirigeva verso la macchina fischiettando. "È fatto così, devi scusarlo"
"È forte, invece" sorrise Kurt, divertito.
Il silenzio calò tra di loro, nessuno dei due riusciva a credere che quel momento fosse arrivato così presto.
"Non voglio andarmene" sussurrò Blaine.
"E io non voglio che tu te ne vada. Resta con me per sempre, ti prego"
"Lo farei. Sai che non esiterei nemmeno un istante"
"Tornerai presto?"
"Tutte le volte che vorrai, dolcezza"
"Me lo prometti?"
"Si amore, te lo prometto"
"C-come mi hai chiamato?"
"Amore" ripeté sorridendo.
"Blaine?"
"Sì?"
"Cosa siamo noi?" chiese Kurt, mentre le lacrime gli solcavano il viso.
"Siamo semplicemente noi, Kurt"
"Posso dire che sei il mio fidanzato?" domandò speranzoso.
"Sì dolcezza, puoi chiamarmi come vuoi" confermò Blaine, stringendolo tra le braccia e lasciandogli un bacio tra i capelli.
"C-c'è ancora una cosa prima che tu vada" affermò Kurt sorridendo.
E prima che Blaine, confuso, potesse dire alcunché, lo baciò.
E fu come se il mondo fosse scomparso -c'erano solo loro, due anime e due cuori fusi insieme.
Due ragazzi con tante speranze e qualche sogno infranto, che stavano finalmente andando incontro al loro destino.
La mani di Blaine si posarono delicatamente sulle guance di Kurt, accarezzandole piano mentre lo baciava.
Si baciarono a lungo, senza fretta, le labbra che creavano un incastro perfetto e i respiri che si infrangevano l'uno sull'altro.
"È stato il mio primo bacio" soffiò Kurt sulle sue labbra, quando si separarono.
"Anche il mio" disse Blaine stringendogli le mani tra le proprie. "Io -io ti amo, lo sai questo, vero? E non importa se la vita deciderà di metterci alla prova, ancora e ancora -ce la faremo insieme, okay?"
Kurt annuì, abbracciandolo. "Ti amo" gli sussurrò.
"Ti amo anch'io" disse, dandogli un bacio leggero sulla fronte. "Ora devo proprio andare, dolcezza"
"Ci rivedremo presto" singhiozzò Kurt, rivolto più a se stesso che a Blaine.
"Ehi, guardami" disse piano Blaine, sollevandogli gentilmente il mento con due dita. "Te l'ho promesso, ci vedremo tutte le volte che vorrai, okay?"
Kurt annuì flebilmente. "Ciao straniero" mormorò, prima di baciarlo ancora.
"A presto, dolcezza"
Gli tenne la mano finché la distanza non glielo impedì, e seguì con lo sguardo la macchina, guardandola scomparire dietro i palazzi.
Si sentiva completo, ma allo stesso tempo svuotato di tutto, come se Blaine gli avesse donato ogni parte di sé e avesse portato via con sé il suo cuore.
Sospirò, guardando il cielo tingersi dei colori del tramonto.
Sentiva già la sua mancanza, ma sapeva che avrebbero fatto il possibile per far funzionare quella relazione.
Ci sarebbero riusciti.

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


Cap.7

 
"Kurt, ti prego, fermati! Mi stai facendo venire la nausea"
"Perché siamo venuti?" sbuffò Santana annoiata, mentre Brittany le legava in capelli in una coda.
"Amico, cosa ne dici di quelle due ragazze laggiù?" Puck diede una gomitata a Sam per indicargliele.
"Mh, non male, ma non sono il mio tipo"
"Non ti ho tradita con Quinn, Rachel!" esclamò Finn, fronteggiando una Rachel Berry decisamente isterica.
"Confermo, non è successo più nulla da quando ci siamo lasciati"
Artie sbadigliò. "Mi fate venire mal di testa, non potreste darvi una calmata?"
"Ha ragione, ragazzi, state urlando e- Kurt, per l'amor del cielo, siediti!" esclamò Tina.

Erano tutti all'aeroporto di Lima, aspettando che il volo proveniente da Cleveland atterrasse.
Blaine avrebbe passato una settimana lì, durante le vacanze di Natale, e poi Cooper sarebbe tornato a prenderlo.
Kurt aveva i nervi a fior di pelle; non si vedevano da due mesi –ovvero da quando si erano incontrati la prima volta- a causa degli impegni scolastici, e non vedeva l'ora di riabbracciarlo.
Il Glee Club al completo era seduto nella sala d'attesa davanti ai gate, da cui sarebbero sbarcati i passeggeri dei diversi voli.
Se Kurt inizialmente aveva pensato che portarli tutti lì fosse una buona idea -avrebbero finalmente conosciuto Blaine e potevano sempre fungere da sostegno morale, in qualsiasi situazione- ora se ne stava pentendo amaramente.
Non facevano altro che strillare e andare avanti e indietro, rimediando occhiatacce da chiunque passasse lì vicino.
Mancava ancora mezz'ora all'arrivo, previsto per mezzogiorno.
Poteva farcela.
Dopo trenta, interminabili minuti, il suo cellulare squillò.
"Zitti tutti!" urlò. "Blaine?"
"Sono appena sceso, non so dove andare" ammise.
"Resta dove sei, ti vengo a prendere"
"Sono vicino ad una- ugh, credo sia una caffetteria o qualcosa del genere"
"Arriviamo" disse Kurt, facendo segno agli altri di seguirlo.
"Arriviamo chi?"
"Io e tutto il Glee Club" gli rispose ridendo. "Muoiono dalla voglia di conoscerti"
"Un comitato di accoglienza in piena regola, insomma" disse Blaine divertito.
"Precisamente. Siamo qui, ma non ti vedo…"
"Sono basso, lo sai" sbuffò Blaine.
“Oh mio dio, sei ancora più bello dell’ultima volta” sussurrò Kurt nel ricevitore, mentre Blaine lo individuava in mezzo a quel mare di persone. Cominciò a correre a perdifiato, gettandosi tra le sue braccia appena lo raggiunse.
“Ciao dolcezza, mi sei mancato da morire” mormorò Blaine contro la sua spalla.
“A-anche tu” rispose, tirando su con il naso.
“Oh no –ti prego, non piangere. Se tu piangi, io piango” disse Blaine, premendo le labbra sulle sue.
“Sai che ci stanno guardando tutti, vero?” ridacchiò Kurt, baciandolo di nuovo.
“Lo so, e non mi importa”. Lo abbracciò stretto, godendosi quella sensazione di casa che lo invadeva quando stavano insieme. “Credo che i tuoi amici ci stiano aspettando, amore”
Kurt lo baciò un’ultima volta, poi gli prese la mano e lo trascinò verso il resto del gruppo.
“Blaine, questi sono… tutti
Blaine ebbe appena il tempo di lanciare loro una rapida occhiata che venne sommerso di domande.
“Ragazzi, lasciatelo respirare!” borbottò Kurt, stringendosi a lui. “Che ne dite se troviamo un posto dove mangiare qualcosa? Poi potrete chiedergli tutto quello che volete”
Gli altri annuirono, e così si diressero verso il McDonald’s più vicino. Dopo un’infinità di ordinazioni, bibite e salse di ogni tipo, si sedettero finalmente ad un tavolo.
Blaine si guardò intorno imbarazzato, non sapendo bene che cosa dire.
“Amico, sai che Kurt è stato fin troppo gentile a perdonarti, vero?” esordì Puck.
“Lo so- e gli ho promesso che avrei fatto di tutto per riconquistarmi la sua fiducia”
“E ci sei riuscito, a quanto pare! Io sono Finn, comunque” si presentò, porgendogli la mano e ricambiando la stretta. “Poi c’è Mercedes”  disse indicandola.
“Ehi!” esclamò lei, sorridendogli.
“I Cohen Chang-Chang, ovvero Tina e Mike”
“Piacere!” dissero all’unisono. “Lui invece è Artie”
Un ragazzo in sedia a rotelle lo salutò. “Poi, mh, ci sono Quinn, Santana e Brittany, la Dannata Trinità”
Loro fecero un gesto vago con la mano, sussurrando qualcosa.
“Sam Evans, piacere di conoscerti!” un ragazzo con dei folti capelli biondi gli diede una pacca sulla spalla. “Lei è Rachel”
Rachel fece un cenno stizzito con il capo. “E infine c’è Puck”
Il ragazzo che aveva parlato inizialmente lo guardò con attenzione, come se lo stesse studiando.Inizio modulo
“P-piacere” balbettò Blaine, un po’ intimorito. “Kurt mi ha parlato tanto di voi”
“E ci ha parlato un sacco di te” disse Mercedes, facendogli l’occhiolino. “Quando ci ha detto che ti aveva incontrato non riuscivamo a crederci, pensavamo non ti saresti presentato”
“Lo so, sono stato stupido, avrei dovuto dirgli tutto fin dall’inizio”
“Potremmo parlare di qualcos’altro? Ho già chiarito ogni cosa con lui” borbottò Kurt, mentre Blaine gli lasciava un bacio sulla guancia sussurrando un va tutto bene e le ragazze li guardavano come se non avessero mai visto niente di più adorabile.
“Quindi cosa fai nella vita?”
“Vado ancora al liceo, come voi. Ma adoro cantare, e prendo lezioni di recitazione. Vorrei diventare un artista”
“Kurt, come hai fatto a trovare un ragazzo simile?” esclamò Rachel, estasiata. “Sai, anche io voglio essere un’artista, andare a Broadway e-“
“Sì Rachel, lo sappiamo” sbuffò Santana interrompendola. “Non fa altro che ripeterlo, devi scusarla”
Blaine rise –gli amici di Kurt gli piacevano. Erano folli, ognuno con il suo carattere particolare, ma l’atmosfera che si respirava era quella di una grande famiglia, qualcosa che lui non aveva mai avuto.
Restano a parlare per un paio d’ore ancora in cui gli chiesero praticamente ogni cosa possibile, poi pian piano tutti iniziarono ad andarsene, finché non si ritrovarono nuovamente soli.
“Cosa ne dici?” chiese Kurt, la testa sulla sua spalla.
“Mi piacciono”
“Anche se sono fuori di testa?”
Soprattutto per quello” confermò con un sorriso.
“Credo che tu piaccia a loro, sai? Ora che hanno avuto la prova che sei reale ti tratteranno come uno di famiglia”
“Lo spero” mormorò Blaine, accarezzandogli distrattamente i capelli. “Ti-ti dispiace se andiamo a casa? Sto congelando”
“Chiamo mio padre e gli dico di venirci a prendere?”
“N-no, vorrei vedere com’è Lima”
“Non c’è granché, ma se ci tieni” Kurt lo prese per mano, stringendola forte. “Promettimi che appena arriviamo ti fai una doccia calda, però, stai morendo di freddo” disse preoccupato, guardandogli le guance totalmente rosse.
“T-te lo prometto” balbettò Blaine, recuperando la valigia dalla sedia lì accanto.
Passeggiarono lungo il centro, il vento che sferzava loro il viso e le persone che li guardavano male.
Stare con Blaine era così naturale che Kurt si dimenticava di essere a Lima, e che non erano affatto ben visti in quanto omosessuali.
Ma continuò a fregarsene, camminando a testa alta insieme a lui, e Blaine si innamorò ogni secondo di più. Quel ragazzo stava andando contro ogni pregiudizio e insulto solo per stare con lui, e non poteva far altro che ammirarlo.
Giunsero davanti alla porta di casa Hummel verso le cinque del pomeriggio, e Kurt stava per aprirla quando Blaine lo tirò delicatamente indietro per un polso.
“Cosa c’è?”
“Tuo padre non ha intenzione di uccidermi, vero?” e Kurt scoppiò a ridere nel vedere la sua espressione spaventata.
“No tesoro,non preoccuparti” lo rassicurò baciandolo. “Gli ho raccontato tutto, sa che stiamo insieme e che mi rendi felice, perciò –davvero, non c’è niente di cui aver paura”
Blaine annuì, non del tutto convinto. “Facciamolo”
Varcarono la soglia, e trovarono Carole e Burt ad aspettarli in trepidazione, seduti sulle poltrone in salotto.
“Tu devi essere Blaine!” esclamò lei, alzandosi per abbracciarlo. “Kurt voleva così tanto che ti conoscessimo”
Burt si avvicinò, squadrandolo per qualche secondo, poi sorrise e gli porse la mano. “Sono felice di sapere che esisti, ragazzo”
Blaine sospirò sollevato. “Avevo una paura tremenda di non piacervi”
“Chi ha detto che ci piaci? Scherzo, figliolo!” si affrettò a chiarire, guardando Blaine sbiancare improvvisamente e Kurt lanciargli un’occhiataccia. “Fa’ come se fossi a casa tua”
“Finn è da Rachel, e noi più tardi usciamo per andare a cena. Voi restate qui?” chiese Carole.
“Sì, credo che il freddo di oggi gli sia bastato” ridacchiò Kurt, guardandolo mentre si strofinava le mani nel vano tentativo di riscaldarle.
Burt annuì, poi gli fece un cenno con la testa. “Non fate nulla di- insomma, hai capito”
“Papà!” esclamò arrossendo, mentre Blaine rideva piano.
“Glielo assicuro, non succederà nulla” promise. “Non vorrei mancarvi di rispetto in alcun modo”
“Lo apprezzo, ragazzo. E per piacere, dammi del tu!”
“Va bene, signor Hum- uh, Burt”
Kurt prese Blaine per mano, guidandolo su per le scale fino alla camera da letto. “Scusa il disordine, ma non ho fatto in tempo a sistemare”
“Oh, dovresti vedere la mia” rise Blaine, dando un’occhiata in giro. “Sono stanchissimo” ammise, sbadigliando.
“Potrai dormire quanto vuoi, ma prima devi farti una doccia, ne hai bisogno” disse Kurt deciso, in un tono che non ammetteva repliche. Gli porse gli asciugamani e gli mostrò il bagno, dicendogli di prendersi tutto il tempo che gli serviva.
Dopo mezzora  Blaine tornò da lui, con un’aria decisamente più rilassata e i capelli fradici.
“Dio, Blaine, non puoi restare così! Siamo in pieno inverno, cosa ti salta in mente!?” esclamò Kurt, facendolo sedere sul letto e andando a recuperare il phon. “Ora stai qui e non ti muovi finché non ho finito, okay?”
“Agli ordini, dolcezza” disse Blaine sorridendo, mentre Kurt iniziava a tamponargli delicatamente i ricci con un asciugamano per poi dirigervi il getto di aria calda.
Qualche minuto –e ripetuti Ti prego, sto malissimo senza gel- dopo, i capelli di Blaine erano finalmente asciutti.
Si sdraiarono entrambi sul letto, e Kurt tirò Blaine più vicino a sé, passando le dita tra i suoi ricci. “Mi spieghi perché usi sempre così tanto gel? Tuo fratello ha ragione, dovresti smetterla”
“Perché senza sono brutto” borbottò, mettendo il broncio.
“Mio dio, sembri un bambino di tre anni! Sei bellissimo” lo contraddisse, sporgendosi per baciarlo.
“Lo pensi davvero?”
“Sì. Te l’ho detto la prima volta che ci siamo visti e continuerò a ripetertelo”. Blaine sorrise contro le sue labbra. “Ma devi promettermi che quando saremo insieme ti dimenticherai del gel e- no, non mi incanti con quegli occhi, sono serio”
“Va bene, va bene. Lo faccio solo perché ti amo”
Kurt si sdraiò vicino a lui, abbracciandolo. “Sono contento che tu sia qui”
“Lo sono anch’io, dolcezza” disse, soffocando uno sbadiglio. “Credo che mi addormenterò da un momento all’altro. Quando mi risveglierò ti troverò ancora qui, vero?”
Kurt lo baciò ancora, sistemandosi meglio contro di lui. “Mi troverai sempre
 

 
"Blaine, amore, svegliati"
Era la mattina di Natale, e Kurt era appena rientrato in camera con un vassoio, che aveva momentaneamente posato sulla scrivania.
Voleva fare un gesto carino, e servire la colazione a letto al proprio ragazzo glielo era sembrato.
Blaine borbottò qualcosa nel sonno, la faccia nascosta dal cuscino.
"Dai Anderson, è Natale -non penserai di restare a letto tutto il giorno!" esclamò Kurt avvicinandosi e iniziando a fargli il solletico ovunque.
Blaine resistette per un po', ma fu presto costretto a soccombere; si stropicciò gli occhi con le mani e lo tirò su di sé, ridendo. "Ehi" sussurrò, baciandolo lieve sulle labbra.
"Ciao, meraviglia"
"Cosa ci fai già alzato?"
"Oh, io- ti ho preparato la colazione" arrossì appena, porgendogli il vassoio. Si sentiva sempre un po' in imbarazzo, perché aveva il timore costante di esagerare.
"Kurt, non dovevi!" mormorò Blaine, sorpreso. "Grazie"
"Non c'è di che" sorrise, guardandolo addentare un pancake. "Oh, e ho qualcosa per te"
Kurt si alzò dal letto, aprì la cassettiera e ne tirò fuori un pacchetto.
Tornò da Blaine, che lo guardò emozionato -adorava i regali.
"Sono andato al centro commerciale l'altro giorno, mentre tu eri con gli altri -ho trovato questo e ho pensato che potesse piacerti" disse, indicando la confezione.
"Sei andato da solo?" chiese Blaine, preoccupato. Nel tempo passato a Lima aveva capito quanto crudeli potessero essere le persone, e temeva per l'incolumità di Kurt, nei rari momenti in cui non erano assieme.
"No, Finn mi ha accompagnato" lo rassicurò con un sorriso. "Ti decidi a scartare quel regalo o no?"
"Scusa" ridacchiò Blaine, strappando delicatamente la carta che avvolgeva il pacchetto. All'interno vi trovò una scatola, avvolta in altra carta, che fece scivolare via con impazienza. "Ma è bellissimo!"
Kurt gli aveva regalato un papillon su cui erano stampati dei piccoli abeti, in tema con le feste natalizie.
"Sicuro? Se non ti piace possiamo andare a cambiarlo e-"
Blaine lo zittì con un bacio. "Lo amo"
"Buon Natale, amore"
"Buon Natale a te, dolcezza"
Kurt sorrise felice, accoccolandosi tra le sue braccia. "Mio padre e Carole ci aspettano di sotto, vogliono che li aiutiamo a preparare il pranzo"
"Prima c'è una cosa che dobbiamo fare" affermò Blaine, prendendogli una mano. "Non credere che mi sia dimenticato del nostro duetto natalizio"
"Oh" gli occhi di Kurt si illuminarono, mentre si ricordava di quella promessa fatta tempo prima. "Dio, sembra incedibile- stiamo veramente per cantare insieme, senza uno schermo a dividerci?"
Blaine annuì, sedendosi a gambe incrociate di fronte a lui. "V-vuoi cominciare tu?"
"S-sì" acconsentì Kurt, in ansia.
Aveva cantato davanti ad un pubblico un sacco di volte, ma con Blaine era diverso.
Non avrebbe neanche saputo dire perché, ma non era la stessa cosa.
Lo guardò un paio di volte, timoroso, prima di schiarirsi la voce e iniziare a cantare.
Blaine rimase a fissarlo estasiato, e quasi si stava dimenticando di cantare la propria strofa- Kurt dovette spingerlo delicatamente per riportarlo alla realtà.
"Ehi?"
"Scusa, è solo che-“
“Tesoro, tutto bene?” chiese Kurt, confuso.
“Sono felice. Felice come non lo sono mai stato, ed è tutto merito tuo” rispose Blaine, prendendogli il viso tra le mani per baciarlo. “Quindi grazie, dolcezza”
“Non devi ringraziarmi” replicò Kurt con un sorriso. “Dovevamo cantare o sbaglio?”
“Prego”  lo invitò Blaine.
 
I simply must go
(But, baby, it's cold outside)
The answer is "No"
(But, baby, it's cold outside)
This welcome has been
(How lucky that you dropped in)
So nice and warm
(Look out the window at that storm)
My sister will be suspicious
(Gosh your lips look delicious)

My brother will be there at the door
(Waves upon a tropical shore)

My maiden aunt's mind is vicious
(Ooh your lips are delicious)
But maybe just a cigarette more
(Never such a blizzard before)


Kurt distolse lo sguardo a quelle parole mentre Blaine ridacchiava del suo imbarazzo.
Adorava come Kurt non si facesse problemi a baciarlo ma arrossisse alla minima allusione –era probabilmente la persona più pura che avesse mai incontrato, e gli stava bene così.
Non voleva forzarlo, sarebbero arrivati a quel punto senza fretta –voleva fosse speciale, sarebbe stata la prima volta anche per lui.
Se non consideravano quella volta in cui avevano fatto sesso telefonico, ovviamente.
A ripensarci gli venne quasi da ridere, perché erano entrambi così inesperti e imbarazzati che ancora non riusciva a spiegarsi dove avessero trovato il coraggio.
“Spero che Finn non ci aspetti davvero fuori dalla porta”
“Idiota” lo apostrofò Kurt ridendo, preparandosi a cantare il verso successivo.
I've got to get home
(But, baby, you'll freeze out there)
Say, lend me a coat?
(It's up to your knees out there)
You've really been grand
(I thrill when you touch my hand)
But don't you see
(How can you do this thing to me?)

 
Blaine si alzò e gli tese una mano, invitandolo a ballare.
Kurt scosse la testa imbarazzato, ma poi strinse le sue dita e si fece più vicino a lui, nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla.
Ondeggiarono piano al centro della stanza, sorridendosi di tanto in tanto, mentre le loro voci si fondevano in un unico, melodioso suono.
 
There's bound to be talk tomorrow
(Think of my life-long sorro)
At least there will be plenty implied
(If you got pneumonia and died)
I really can't stay
(Get over that hold out)
Oh, (baby) but it's cold outside
 
Restarono a guardarsi per un po’, persi l’uno negli occhi dell’altro.
“Dovremmo andare di sotto ad aiutare mio padre e Carole” mormorò Kurt, non del tutto convinto.
In realtà voleva solo restare con Blaine e baciarlo fino a farsi mancare il fiato.
"Ancora un minuto, ti prego" si lagnò Blaine rubandogli un bacio, e poi un altro ancora.
"Ragazzi?" la voce di Carole li fece sobbalzare. "Oh, scusate, non volevo-"
"N-non stavamo facendo niente" balbettò Kurt imbarazzato.
"Già, stavamo per scendere" confermò Blaine, le guance che si tingevano di rosso.
"Avrei bisogno di aiuto per apparecchiare la tavola e finire di preparare le ultime cose" disse lei con un sorriso gentile. "Ah, e Kurt - tuo padre vuole parlarvi"
"Ad entrambi?"
"Sì"
"È successo qualcosa?" chiese Kurt, temendo brutte notizie.
"Non è niente di cui preoccuparsi" chiarì Carole, tranquilla. "Anzi, dovrebbe rendervi felici"
Blaine rivolse un'occhiata confusa a Kurt, mentre la donna usciva chiudendosi la porta alle spalle. "Amore, cosa-"
"Non ne ho idea" replicò lui, prendendolo per mano. "Andiamo a scoprirlo?"
"Andiamo, dolcezza" disse Blaine, intrecciando le proprie dita con le sue.
 
Quando giunsero nella sala da pranzo trovarono Burt intento a sistemare le posate, mentre Carole in cucina era alle prese con i fornelli.
"Papà, i coltelli vanno sistemati con la lama rivolta verso l'interno, quante volte devo dirtelo? Può essere pericoloso!" esclamò Kurt precipitandosi ad aiutarlo -lui sbuffò, il galateo non gli si addiceva proprio.
"Fa così da quando era piccolo, sai?" borbottò Burt in direzione di Blaine. "È sempre stato un tipo preciso"
"L'ho notato la prima volta che ho messo piede in camera sua -la mia a confronto sembra una discarica"
"Magari riuscirai a farlo diventare un po' più disordinato e un po' meno maniaco dell'ordine"
"Voglio solo che tutto sia a posto, non vedo il problema" ribatté Kurt stizzito, mentre gli altri due si scambiavano un'occhiata divertita.
"Dimmi, Blaine, ti piace il football?"
"Oh no, papà, non iniziare a-"
Kurt sospirò, perché suo padre e il suo ragazzo erano già immersi in una fitta conversazione sui risultati del campionato appena finito e su quali squadre fossero favorite per la stagione seguente.
"Lasciali fare, tesoro" rise Carole, che era arrivata con una grossa pentola. "Si stanno solo conoscendo -e a quanto pare tuo padre ha trovato pane per i suoi denti!"
"Tu dici?" scherzò Kurt, sistemando i piatti sul tavolo e rifinendo qualche piccolo dettaglio.
Qualche minuto dopo erano tutti seduti, servendosi generose razioni di cibo e discutendo degli argomenti più disparati.
Burt sembra davvero interessato alla storia di Blaine -la sua famiglia, il bullismo, i suoi progetti futuri.
Kurt sorrise, contento che tutte le persone a lui care approvassero quella relazione. Poi, improvvisamente, si ricordò di una cosa.
"Papà, di cosa volevi parlarci?"
"Oh, quasi dimenticavo- grazie per avermelo ricordato, figliolo! In realtà è Carole ad aver avuto l'idea" lei annuì. "Kurt, hai sempre detto che vuoi andartene da qui e Los Angeles è una delle tue destinazioni principali"
"E Blaine, tu hai finto di vivere lì, ma da quanto ci ha detto Kurt vorresti davvero visitarla" proseguì Carole sorridendo. "Perciò, abbiamo deciso di rinunciare ad una parte dei soldi per la luna di miele per pagarvi il viaggio fino a là"
"Partirete lunedì, quindi sarà meglio che iniziate a fare le valigie"
Il silenzio più totale accolse quelle parole.
Kurt li guardò, sotto shock. "N-non possiamo accettare, non voglio che rinunciate a-"
"Kurt, ascoltami" lo interruppe Burt, prima che potesse dire altro. "Vogliamo rendervi felici, sappiamo quanto entrambi teniate a questa cosa -consideralo un regalo di Natale, okay?" 
"G-grazie" disse piano Blaine, incredulo. "Io non-non so davvero come ringraziarvi, dio, siete i genitori migliori del mondo e Kurt è così fortunato ad avervi!"
Carole gli strinse una mano. "Dovremmo parlare con i tuoi genitori, però"
"Oh no, loro- non abbiamo un bel rapporto"
"Puoi chiamare Cooper, no?" propose Kurt, che ancora stentava a realizzare.
"Cooper?"
"È mio fratello". Blaine digitò velocemente il numero, tamburellando impaziente con le dita. "Coop? I genitori di Kurt vorrebbero parlarti -no no, è tutto a posto. Ti spiegheranno loro, okay?" passò il cellulare a Carole, che si spostò nell'altra stanza insieme a Burt.
"Amore di' qualcosa, sei stato in silenzio fino ad ora" lo pregò Blaine, stringendogli le mani.
Kurt lo baciò con forza, aggrappandosi a lui come se temesse che quello fosse nient'altro che un sogno. "Lunedì- aspetta, ma è tra tre giorni!"
"Oh merda"
"Dimmi che è tutto vero. Che tra tre giorni saliremo su quell'aereo e-"
Blaine lo baciò di nuovo, annuendo. "È tutto vero, dolcezza. Andremo a Los Angeles"
 
 
Okay, sono davvero tremenda.
Non aggiorno da tipo… un mese? Ew, scusatemi davvero.
Ho avuto qualche problemino, e non tocco il computer da un po’- ultimamente ho usato perlopiù il cellulare, ma avendo i capitoli salvati sul pc non potevo postare.
E quindi uhm, niente. Spero che il capitolo non faccia troppo schifo, e mi scuso ancora per l’attesa :C
Deb
 
Ps: quel  “Se tu piangi, io piango” è un omaggio ai CrissColfer, ovviamente.

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


Cap.8
 
“Kurt, quando sarete a L.A dovrai mandarmi un sacco di foto e-“
“Sì Rachel, ti ho già detto che lo farò, smetti di assillarmi!”
“Siete sicuri di aver preso tutto? Soldi, documenti, i vestiti?”
“Sì, papà, ho controllato tremila volte”
Kurt si sedette su una delle sedie nella sala d’attesa, esausto.
Mancavano ancora due ore alla partenza del loro volo e, per la seconda volta in pochi giorni, pensò che volere tutto il Glee Club lì -oltre a Burt e Carole- fosse stata una delle scelte peggiori della sua vita.
Blaine si dileguò da Sam con una scusa e lo raggiunse, sedendosi vicino a lui. “Ho come un déjà-vu” borbottò.
“Strano, anch’io” gli sorrise.
“Ancora non ci credo”
“Oh, non dirlo a me. Pensavo che non me ne sarei mai andato da qui, invece sto per volare a Los Angeles con il mio bellissimo fidanzato”
“È strano, sai? Insomma, è partito tutto da lì –mi dispiace da morire non averti incontrato quel giorno. Ti ho lasciato da solo in una città che non conoscevi e-“
“Shh” lo interruppe Kurt dolcemente. “È tutto okay, ne abbiamo già parlato milioni di volte- e sì, sei stato un cretino, ma ora siamo qui, no?”
“Sì” sussurrò Blaine, guardandolo grato. “Ti amo tanto, dolcezza”
“Ti amo anch’io, straniero”
“Ehi, ormai non sono più così tanto sconosciuto”
Kurt scoppiò a ridere, scuotendo la testa. “Credi che cambieranno mai?” disse, facendo cenno con la testa in direzione dei loro amici.
“Oh, no –è una delle poche certezze che ho nella vita. Rimarranno fuori di testa come sono sempre stati, e dovremo sopportarli in eterno”
 
“Il volo per Los Angeles partirà tra quarantacinque minuti. I signori passeggeri sono pregati di recarsi al gate numero 9 per l’imbarco”
 
"È il momento" disse Kurt, trepidante.
Si alzarono, raggiungendo gli altri, e poi si diressero tutti verso il gate.
Burt prese da parte Blaine, prima che salissero sul volo. “Prenditi cura di lui, okay? Mi fido di te, ragazzo"
"Lo farò" confermò Blaine serio, lanciando un'occhiata a Kurt che stava abbracciando Tina e Mercedes. "Voglio solo che sia felice"
"È quello che vogliamo tutti"
"Amore, i ragazzi vogliono salutarti!" lo chiamò Kurt, facendogli segno di unirsi a loro.
Burt gli diede una pacca sulla spalla, prima di lasciarlo andare.
"Buon viaggio, piccioncini. Quando tornate voglio tutti i dettagli!" esclamò Puck ammiccando.
"Sei sempre il solito, Puckerman" sbuffò Artie.
Finn strinse Kurt in un abbraccio. "Fa' attenzione, okay? E divertiti"
"Vi scriverò ogni volta che potrò"
"Ragazzi, volevo solo ringraziarvi per-per avermi accolto come se fossi uno di voi" disse Blaine sinceramente, gli occhi un po' lucidi. "Vi voglio bene, davvero, e spero di rivedervi al più presto"
"Siamo sentimentali, Anderson?" Santana alzò gli occhi al cielo, ma sorrideva.
"Credo che fareste meglio ad andare" disse loro Carole. "Fateci sapere appena atterrate"
Kurt la abbracciò, rassicurandola che sarebbe andato tutto bene. Poi prese la valigia, strinse forte la mano di Blaine e, dopo un ultimo saluto, scomparvero all'interno dell'aereo.
Camminarono lungo lo stretto corridoio, e quando trovarono i propri posti vi sedettero, dopo aver sistemato i bagagli a mano.
“Vuoi stare tu dal finestrino?”
“No, lascio a te l’onore”
“Kurt, soffri di vertigini?”
“Un po’ ” ammise. “E a dirla tutta ho una paura folle di volare”
Blaine lo guardò dolcemente. “Non succederà niente, te lo assicuro. Coraggio
Kurt gli sorrise nervosamente, poi chiuse gli occhi e strinse forte la sua mano quando decollarono.
“Lima è così piccola vista da quassù” sussurrò Blaine dopo un po’.
Non ricevendo risposta, si voltò e vide che Kurt si era addormentato sulla sua spalla; avrebbe voluto godersi il panorama, ma allo stesso tempo essere a chissà quanti metri da terra lo terrorizzava - per questo aveva optato per un po' di riposo, così da godersi al meglio la città una volta arrivato.
Blaine invece guardava fuori dal finestrino con gli occhi spalancati, cercando di muoversi il meno possibile per non svegliare Kurt. Era sempre stato affascinato da quell'immensa distesa di azzurro, costellata da batuffoli candidi - da bambino, nella sua ingenuità, era convinto che le nuvole fossero fatte di panna e che il cielo fosse il posto dove tutti i suoi desideri si sarebbero realizzati. Sorrise, perché i suoi desideri si stavano realizzando uno ad uno, e non tra le nuvole, bensì sulla terra ferma. Non aveva bisogno di sognare, perché tutto ciò che sperava si era concretizzato davanti ai suoi occhi: aveva una persona da amare e che lo amava, il sostegno di suo fratello e della famiglia di Kurt, dei nuovi amici.
 Non avrebbe potuto chiedere di meglio.
 
Era la sera di Capodanno, e Kurt fremeva dall’emozione – Blaine gli aveva detto di vestirsi elegante perché voleva portarlo in un posto speciale.
“Mi ucciderai con tutte sorprese prima o poi, Anderson” gli urlò dalla camera, mentre finiva di prepararsi. “Perché non mi dici subito cosa-“
Si interruppe, perché Blaine era appena uscito dal bagno ed era a dir poco splendido.
“C-come sto?” chiese, facendo una giravolta.
“Non sei umano” balbettò Kurt, che era davvero rimasto a bocca aperta. “Mi correggo: non saranno le sorprese ad uccidermi, ma tu
Blaine ridacchiò, baciandolo leggero su una guancia. “Grazie. Vogliamo andare, dolcezza?”
“Sì”
Uscirono dall’albergo, imboccando la strada principale. “Non hai intenzione di dirmi dove stiamo andando, vero?”
“Assolutamente no, Kurt. Che sorpresa sarebbe?”
Kurt sbuffò rassegnato –sapeva che non avrebbe ottenuto nulla, così decise di non fare altre domande e godersi la città.
Dopo circa mezzora, Blaine gli ordinò di chiudere gli occhi, posandovi sopra le proprie mani. “E non provare a sbirciare!”
“Okay” sorrise Kurt.
Avanzarono con qualche difficoltà – Kurt continuava ad inciampare nei suoi stessi piedi e Blaine non era d’aiuto, perché invece di aiutarlo scoppiava a ridere ogni volta.
“Siamo arrivati” lo fece fermare, allontanando le mani, mentre Kurt sbatteva le palpebre per riabituarsi alla luce. “S-spero ti piaccia, scusa se ti ho tenuto all’oscuro –letteralmente- fino ad ora, ma volevo fosse una sorpresa”
“Wow” sussurrò Kurt. Uno dei ristoranti più rinomati di L.A si ergeva in tutta la sua maestosità davanti ai loro occhi.
“Ho scoperto che vi hanno pranzato Patti Lupone, Barbra, Whitney e ad altre star famose che so che adori, perciò ho pensato che poteva essere carino portarti qui e –“
“Carino, Blaine? Tu consideri tutto questo solamente carino?” lo abbracciò di slancio. “È fenomenale – tu lo sei, ti amo da morire”
“Ti amo anch’io”
“Però non dovevi, ti sarà costato un sacco e-“
“Non pensarci, okay? Goditi questa serata e dimentica tutto il resto”
Blaine lo prese per mano e lo condusse verso l’entrata, dove il maître li accolse e, dopo aver controllato la prenotazione, li fece accomodare al loro tavolo.
“Ti ho mai detto che sei fuori di testa?” rise Kurt guardandosi intorno.
“Fin troppe volte, credimi”
Un cameriere portò loro una bottiglia di champagne, omaggio della casa in occasione di quella serata un po’ speciale.
“A cosa brindiamo?”
“A noi due” sorrise Kurt, sollevando il calice. “E a te, soprattutto- sono così fortunato ad averti. Mi hai tirato fuori da quella bolla di paura e vergogna che mi ero costruito attorno, e stento ancora a credere che un ragazzo perfetto come te abbia scelto proprio me”
Tu sei perfetto, Kurt, devi solo imparare a crederci. Vorrei solo che ti vedessi come ti vedo io”
“Quando siamo diventati così sdolcinati?” mormorò Kurt imbarazzato, prendendogli una mano e giocando con le sue dita.
“Io lo sono sempre stato” rise Blaine, mente l’altro annuiva. “Voglio brindare a te, amore, perché non sarei qui se non fosse per te” gli prese il viso tra le mani e lo baciò, poi fece scontrare piano i bicchieri mentre entrambi sorridevano.
Il locale era affollato ma non particolarmente caotico, perciò la cena passò in assoluta tranquillità, tra chiacchiere e risate.
“Dio, non ce la faccio più” mormorò Blaine, dopo che anche l’ultimo boccone della sua fetta di torta sparì dal piatto.
“Potevi dirmi subito che la tua intenzione era farmi ingrassare” ridacchiò Kurt, bevendo un sorso di champagne.
“Non ho la forza di alzarmi”
“Muoviti, non possiamo restare qui per sempre”
Si alzò, porgendogli una mano per aiutarlo, e dopo aver pagato uscirono dal ristorante, sfidando il gelo di Los Angeles.
“Dove andiamo?”
“In  3rd Street Promenade, so che durante le feste si anima ed è piena di artisti di strada”
“Qualcuno qui è informato, uh?”
Blaine si strinse nelle spalle, sorridendo. “Ho fatto le mie ricerche”
“L’ultima notte dell’anno nella città dei miei sogni –ti sfido a trovare qualcosa di più magico”
“Essere qui con te”
Kurt arrossì, non si sarebbe mai abituato alla dolcezza disarmante di Blaine.
Camminarono lentamente lungo la via –Blaine aveva ragione, erano circondati da persone, bancarelle e confusione.
“Tesoro, guarda!” esclamò  Kurt ad un tratto, indicando un ragazzo che stava dipingendo lo skyline della città su un grande foglio bianco. Restarono ad osservarlo ammirati finché non ebbe finito- era davvero bravo. “Lo compriamo? Così quando torneremo in Ohio avremo qualcosa che ci ricorderà di questa esperienza. Ti prego”
“Siete dell’Ohio?” chiese il ragazzo, incuriosito.
“Sì, io sono di Cleveland, lui è di Lima” rispose Blaine.
“La mia famiglia è originaria di quelle parti, sapete? Ho vissuto in Ohio finché non sono stato abbastanza grande da potermene andare –sono venuto qui in cerca di fortuna”
“È il nostro sogno” mormorò Kurt sorridendo. “Io sono Kurt, comunque, e lui è Blaine”
“Il mio nome è Mike” replicò, stringendo loro la mano. “Stavate pensando di prendere quel disegno, giusto?”
“Sì, quanto-“
“È vostro, non mi dovete nulla. Consideratelo di buon auspicio per il vostro futuro qui a Los Angeles”
“Perché ultimamente tutti ci fanno dei regali?” protestò Blaine. “Mike, è giusto che il tuo lavoro venga riconosciuto, lascia che ti paghiamo”
Andarono avanti così per un po’, entrambi irremovibili dalle proprie posizioni, finché Mike cedette ed accettò quello che considerava “il giusto compenso” –che Blaine non riteneva comunque sufficiente.
Dopo averlo salutato si incamminarono nuovamente, fermandosi spesso ad osservare artisti all’opera e bancarelle traboccanti di oggetti e souvenir di ogni genere.
“Cioccolata?” propose Blaine dopo un po’, vedendo Kurt infreddolito.
“Sarebbe fantastico”
Si avvicinarono ad un food truck, dove una signora li accolse con un gran sorriso.
“Cosa desiderate, cari?”
“Una cioccolata ben zuccherata per me, ed una amara ma con la panna per il signorino” rispose Blaine sorridendo.
“Oh, sai come bevo la cioccolata?”
“Ovviamente. Non ci provare, dolcezza –offro io”
Kurt si imbronciò –da quando erano lì Blaine non gli aveva lasciato pagare quasi nulla. Non che non lo trovasse estremamente generoso da parte sua, ma iniziava a sentirsi in colpa.
“Da quanto state insieme?”
“Da un po’- diciamo che è complicato” ridacchiò Kurt.
“Ci siamo incontrati per la prima volta solo qualche mese fa, ma ci consideravamo fidanzati già da prima”
“È stato un fidanzamento un po’ particolare, in effetti”
E fu così che si ritrovarono a raccontarle la loro storia, mentre lei ascoltava interessata.
“Sapete, quando vi guardate è come se ci foste solo voi e il vostro amore – ed è una cosa bellissima, ragazzi, fate sì che non svanisca mai, okay?” i due annuirono. “Vi auguro il meglio – e se per caso capitaste di nuovo da queste parti, venite a salutarmi!”
La ringraziarono sorridendo, poi si diressero mano nella mano verso il St Thomas bridge, che era stato indicato loro come il posto migliore da cui ammirare i fuochi d’artificio.
“Sono tutti così gentili e aperti” sospirò Kurt mentre si appoggiavano alla balaustra.
“Non voglio tornare in Ohio”
“Sai che dobbiamo, amore. Ci darebbero per dispersi, altrimenti!”
 “È solo che Los Angeles sembra la città perfetta. A nessuno importa se siamo gay, ci trattano come persone e non come scarti della società”
“Lima è uno schifo –voglio solo finire quest’anno di liceo e andarmene. Cosa farai dopo il diploma?” chiese Kurt, voltandosi leggermente per guardarlo.
“Credo- lo sai, il mio sogno è essere un artista. Però non riesco a decidermi tra teatro e musica”
“Potresti unire le due cose, no?” Blaine lo guardò incuriosito. “Pensa ai musical: devi saper recitare, cantare e spesso anche ballare. Ti ci vedo su un palco, a risplendere mostrando al mondo il tuo talento”
“Magari diventerò un famoso regista di spettacoli teatrali e ti scritturerò”
“Ne sarei onorato”
Blaine sorrise, stringendosi a lui. “E tu, dolcezza? Devo essere al corrente dei tuoi piani, non posso programmare il mio futuro senza di te”
“Mi piacerebbe vivere qui” disse Kurt, guardando il cielo. “Con te”
“D-davvero?”
“Sì” annuì, sorridendo. “Non sarebbe la stessa cosa se non ci fossi tu”
“Ti amo” mormorò Blaine prima di baciarlo, un bacio che sapeva di cioccolata e di loro, mentre i fuochi d’artificio esplodevano fragorosamente sopra di loro, inondando la città di luce colorata.
Sorrise, facendo sfiorare dolcemente i loro nasi, e poi lo baciò di nuovo e ancora e ancora, perché tutti i baci del mondo non sarebbero bastati. “Buon anno, dolcezza”
Kurt si fece piccolo tra le sue braccia, gli occhi che brillavano dalla felicità. “Sai, se ti fermi a pensarci, Kurt Hummel ha avuto un anno niente male”
 

Non aggiorno di nuovo da un sacco, sono una brutta persona; mi scuso, ma ho avuto da fare ultimamente -tra festività e parenti vari- e non ho più aperto word.
In ogni caso, questo è l'ultimo capitolo. Originariamente avevo una mezza intenzione di scrivere anche un epilogo, ma alla fine l'ho conclusa così.
So che è un po' corto, forse più di alcuni capitoli precedenti, ma spero che vi piaccia in ogni caso.
Ah, giusto: ho cercato e teoricamente a L.A fa caldo in questo periodo... ma ormai avevo scritto e non avevo voglia di cambiare tutto lol
Ringrazio chiunque abbia recensito, e chi ha seguito questa storia silenziosamente -spero vivamente di non aver fatto un pasticcio totale.
Buon anno!
Deb

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