Anything for You

di ryuga hideki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Salti tu, ti seguo anche io ***
Capitolo 2: *** L'Umanità degli Eroi ***
Capitolo 3: *** Dietro le parole ***
Capitolo 4: *** Two Steps From Hell ***
Capitolo 5: *** In Paradisum ***
Capitolo 6: *** Il Velo di Maya ***
Capitolo 7: *** Verità svelate ***
Capitolo 8: *** Faccia a Faccia ***
Capitolo 9: *** Civil War ***
Capitolo 10: *** Vicini ***



Capitolo 1
*** Salti tu, ti seguo anche io ***


La storia è una versione diversa di Age of Ultron, almeno per i primi capitoli, poi prenderà una strada diversa. Spero che i personaggi non siano troppo OOC. Buna lettura

 




Salti tu, ti seguo anche io





Erano passati alcuni anni da quando gli Avengers si erano formati e Bruce, da quel momento, si era trasferito alla Stark Tower per poter lavorare al meglio nei laboratori di Tony. La torre era, di tanto in tanto se non molto spesso, affollata anche dagli altri membri della squadra che venivano per varie missioni o per semplici visite di cortesia. Ma questo non fermava i due amanti della scienza a dedicarsi un po' di tempo per ciò che più amavano fare e dedicarsi, così, a qualche nuova invenzione o scoperta scientifica e poter stare da soli nel loro mondo. Col passare del tempo i due si erano molto avvicinati e l'attrazione tra di loro divenne sempre più forte fino a diventare qualcosa di più di semplici migliori amici.

Stavano assieme da qualche mese, ormai, e la loro relazione era tutt'altro che facile. Ogni volta che un bacio si trasformava in qualcosa di più, Bruce fermava Tony prima che la situazione potesse degenerare. Aveva paura di perdere il controllo e che il grande e grosso bambinone verde potesse prendere il sopravvento e rovinare ogni cosa, far male alla persona che amava e fare disastri. Non riusciva a controllarsi, come era solito fare in precedenza, da quando stava con Tony, la sua presenza lo agitava senza riuscire a tranquillizzarsi, provava cose che non aveva mai sentito dentro di sé, sensazioni che solo Beth era quasi riuscita a fargli provare. Tutto ciò lo rendeva ancora più nervoso poiché non aveva la situazione sotto controllo e soprattutto non sapeva, non conosceva alcun modo per tenersi a bada. Eppure, nonostante tutto, Tony continuava a starvi vicino senza mostrare alcun segno di cedimento, alcuna debolezza, ripensamento e pensieri negativi. Tony era sempre rimasto se stesso: ottimista, spavaldo ed estremamente testardo.

Quel giorno, alla Stark Tower, Tony era al laboratorio a smanettare con i computer per una nuova invenzione quando Bruce arrivò.

-Stavo giusto pensando a te! Devo farti vedere questo progetto a cui sto lavorando per sapere cosa ne pensi!- disse l'inventore, voltandosi fugacemente verso il dottore. Bruce si avvicinò e guardò il monitor.

-Interessante...è un up grade per Veronica?- chiese il dottore, sistemandosi gli occhiali.

-Sì! Stanotte mi è venuto un colpo di genio su di una arma che potevamo usare per fermare il gigante verde! E credo di esserci quasi!- rivelò soddisfatto l'inventore.

-Stai dicendo che sei qui da stanotte?- lo guardò Bruce. Tony si voltò verso di lui, posandosi sulle labbra il bordo della tazza da caffè che aveva in mano. Alzò le spalle e le sopracciglia con aria indifferente.

-Sì, perchè? C'è qualche problema? Oddio, non dirmi che avevamo un appuntamento!- esclamò.

-Manno! Quale appuntamento!- voltò lo sguardo verso la sua sinistra e vide l'orologio appeso al muro: segnava le dodici e mezzo del pomeriggio. -Tony...è ora di pranzo!- tornò a guardarlo. -Non puoi tirare avanti con la sola caffeina, non fa bene! Devi riposare! Sai che il capitano Rodgers vuole che siamo tutti in forma per l'eventuali “missioni”.-

-Dormirò stanotte, non ti preoccupare. E poi dovresti saperlo meglio di me cosa significa avere un'idea in mente e doverla realizzare subito! Anche tu soffri d'insonnia- gli sorrise, posando la tazza sul tavolo.

-Sì, lo so! Ma...-

-Niente contestazioni, Doc!- gli mise una mano sulla spalla. -Sto bene e sarò al massimo se capitano calzamaglia ha bisogno di noi!- Bruce non disse nulla, discutere con Tony era pressoché inutile visto che sapeva sempre come controbattere per avere la meglio. Allora sospirò, si tolse gli occhiali e si strofinò gli occhi con due dita.

-Ad ogni modo...devo dirti una cosa...- cambiò discorso il dottore. L'inventore si sedette su di una sedia girevole ed aspettò che l'amante continuasse il discorso. Bruce si rimise gli occhiali, lo guardò negli occhi incrociando le mani. -Ehm...- era leggermente imbarazzato. -Credo che gli altri sappiano di noi...- abbassò lo sguardo per qualche secondo per poi tornare sui suoi occhi. Sapeva che ciò avrebbe divertito Tony, ma sperava, come ogni volta, che il suo lato ingenuo e competitivo si assopisse e lasciasse il posto a quello maturo e razionale. L'inventore sorrise divertito e quasi malefico. Incrociò le dita delle mani e rimase in silenzio per qualche secondo.

-Oh, bene! La cosa mi alletta parecchio...- Bruce sospirò sconsolato e scosse la testa. -A te no?- chiese anche se già conosceva la risposta.

-Devo rispondere?-

Allora Tony si alzò e gli si avvicinò, posandogli le mani sulle spalle e guardandolo in modo serio.

-Cosa ti turba?- per la fortuna del dottore, il lato razionale e maturo dell'inventore era riuscito a farsi valere per un po'.

-Niente, è che avevamo deciso di non dire niente a nessuno per evitare che...beh, potessero fare storie come per esempio: “Non è saggio che stiate assieme visto che Tony si diverte ad istigarti” o “Visto che in attimi di follia passionale l'Altro potrebbe uscire dal guscio”...- posò lo sguardo di lato per evitare che gli occhi di Tony potessero scorgere quell'amarezza che provava verso se stesso per colpa dell'Altro. Ma questa volta, per sua sfortuna, Tony comprese cosa gli stava frullando per la testa e tentò di rassicurarlo come faceva di solito.

-Beh, quando succederà ne discuteremo con loro! E poi chissene frega di ciò che dicono! Io faccio quello che voglio, nessuno può dirmi quello che devo o non devo fare! Sono Tony Stark e faccio quello che diavolo voglio!- Bruce si voltò verso di lui notando un sorriso comprensivo e allo stesso tempo determinato sul volto di Tony.

-Non ti abbatte mai nulla, vero?-

-Mmh...- alzò le sopracciglia, assumendo uno sguardo abbastanza buffo. -Direi proprio di noi!- sorrise radioso, facendo nascerne uno anche sul viso del dottore. -Ti prego...non possiamo...-

-No...- l'espressione di Banner cambiò subito, facendosi perplessa constatando l'abbandono del lato maturo di Stark.

-Dai! Sarà divertenteee!!! Possiamo divertirci come loro hanno fatto con noi...- assunse uno sguardo un po' confuso e lasciò passare qualche secondo prima di ricominciare a parlare. -Come fai a sapere che sanno di noi?-

-Beh, Natasha ieri sera alla festa ha detto delle frasi alquanto ambigue. Io mi sono comportato come al solito e poi ci si è messo anche Rodgers fraintendendo il mio comportamento con Natasha...-

-Mmh...beh, allora possiamo divertirci anche noi!- sorrise, tornando al discorso di pirma.

-Tony, no!-

-Maddai! Non è nulla, dobbiamo solo stuzzicarli un po'...non so come ma possiamo farlo!-

-Perchè non andiamo a mangiare mentre parliamo del progetto Ultron?- cercò di fargli cambiare idea e chiudere la discussione.

-Si può fare, ma sappi che non mi arrendo così facilmente!-

-Lo so! Ma adesso andiamo... Jarvis ha preparato il pranzo...- si diresse verso la porta. Tony lo guardò con uno sguardo un po' spento. Continuava a vedere nella propria mente quella dannata visione degli Avengers distrutti e di lui steso a terra morto. Era per quel motivo che non riusciva a prendere sonno; l'immagine di Bruce senza vita non lo faceva dormire, procurandogli solo ansia. Scosse la testa cercando di far andare via quei pensieri cupi, corse dietro a Bruce e gli prese la mano per farlo girare verso di sé.

-Aspettami!-

-Cos...?- non fece in tempo di concludere la frase poiché le labbra di Tony si posarono sulle sue. Bruce arrossì leggermente e si lasciò abbandonare a quel tenero bacio. Pian piano l'inventore si staccò e gli sorrise.

-Avevo bisogno di zucchero...- sorrise divertito.

Il dottore fece respiri profondi per potersi calmare e poi si diressero in sala da pranzo assieme.

 

 

 

In quello stesso momento, in una stanza situata agli ultimi piani della Stark Tower si trovava Thor. Da quando avevano ritrovato lo scettro di Loki si era fatto un po' più cupo, a parte la sera precedente durante la festa dove tentò di essere il solito Dio del Tuono.

Era davanti alla finestra intento a fissare il nulla, la mente vagava senza sosta facendogli rivivere ogni cosa accaduta. Ritornò alla sua infanzia con Loki e ai bei momenti e spensierati trascorsi assieme. Rivivette ogni giorno che aveva trascorso insieme a lui e tutti quelli che aveva passato su Midgar, quando aveva conosciuto Jane. Poi sospirò, aprì le ante della finestra ed uscì. Si sdraiò per terra per ammirare il limpido cielo azzurro e le nuvole in continua mutazione. Sorrise malinconico, trovando un attimo di quiete in quella visione, ma subito dopo si fece ancora più cupo rimembrando la prima volta che Loki cadde e credeva di aver perso. Si ricordò delle parole di Heimdall che gli dicevano di aver scovato Loki su Midgar; poi riviste la lotta contro il fratello e che allora non aveva compreso fino a che Frigga non gli rivelò cosa avesse scoperto Loki da farlo reagire così. Solo in quel momento tutto gli fu più chiaro e solo allora si sentì davvero confuso come non mai. Si sentiva in pena per colui che una volta era solito chiamare fratello, ma allo stesso tempo provava rabbia per ciò che aveva fatto su Midgar. Si sentiva diviso in due e non sapeva come comportarsi e cosa fare. In seguito si ricordò della morte di Loki tra le proprie braccia e una fitta al cuore lo colpì. Nella sua mente continuava a sentire risuonare le sue ultime parole come un sussurro nel vento: “Non l'ho fatto per lui...” . E quelle parole non facevano altro che farlo stare peggio. Gli mancava, di questo ne era certo, ma provava una profonda tristezza che non si sarebbe mai aspettato di sentire. Era come se una parte di se stesso fosse morta proprio in quel momento.

-Loki...- sussurrò con un filo di voce come se il Dio degli Inganni potesse sentirlo. -Vorrei che tu fossi qui...- sospirò a fatica, sentendo un blocco alla gola. Allungò una mano verso il cielo come se potesse accarezzare le nuvole con le dita. Avrebbe voluto che il moro fosse lì con lui per potergli chiedere scusa poiché sapeva che parte dei suoi problemi erano dovuti anche a causa sua. Avrebbe desiderato potergli dire cosa provava, anche se nemmeno lui sapeva davvero quali fossero i propri sentimenti. Desiderava poter tornare ai vecchi tempi pieni di gioia e affetto, ma sapeva che oramai sarebbero stati un lontano ricordo.

Da quando era tornato sulla Terra per stare con Jane le cose non erano andate come si era immaginato. La relazione con Jane per i primi mesi era andata a gonfie vele, ma con il passare del tempo si era fatta sempre più difficile e fredda. Lei era sempre in giro per il mondo per le sue ricerche scientifiche, mentre lui era impegnato con gli Avengers. Quando passavano del tempo insieme discutevano per la maggior parte delle volte perchè lui era molto spesso cupo e assente con la testa; ora, invece, si erano lasciati definitivamente rimanendo amici visto che di fatto si volevano ancora bene.

Sospirò nuovamente per poi alzarsi da terra e rientrare in camera per poter andare a mangiare qualcosa, visto che la fame si stava facendo sentire. Scese in sala da pranzo e vi trovò Tony e Bruce intenti a parlare di cose che non capiva, li salutò e poi spense il cervello per non ascoltare gli affari dei due scienziati che trovava parecchio soporiferi. Era sempre stato Loki quello più portato allo studio, lui preferiva dedicarsi all'attività fisica e al combattimento anziché dei libri.

-Thor, stai bene?- gli chiese Bruce, analizzandolo con lo sguardo. Il Dio del Tuono lo guardò con occhi assenti. -Thor?-

-Mmh...-

-Riccioli d'oro, la terra ti sta chiamando!- disse Tony cercando di farlo tornare con i piedi per terra.

-Sì? Cosa c'è?- disse Thor scrollando la testa.

-Stai bene?- richiese il dottore. -Sei sciupato...-

-Sì, sto bene, grazie! Passo nottate pesanti e agitate, ma sto bene!-

-Anziché Stark Tower dovremmo chiamarla la Torre dell'insonnia- sdrammatizzò Tony.

-Anche voi avete il mio stesso problema?- chiese Thor.

-Io da quando il tizio verde vive dentro di me...-

-Per me dipende dai giorni!- disse Tony per poi guardare Bruce. -Doc, andiamo in laboratorio?-

-Sì...Ciao, Thor! Se hai bisogno di una visita chiedimi pure...-

-Grazie mille, dottor Banner!- gli accennò un sorriso. I due scienziati lasciarono la sala per tornare in laboratorio e continuare il progetto Ultron.

Avevano fatto passi enormi da quando avevano ritrovato lo scettro di Loki e dovevano assolutamente ultimare l'esperimento visto che il giorno seguente Thor avrebbe riportato l'oggetto su Asgard. Lavorarono senza sosta fino a che non arrivarono alla fine dei loro ultimi calcoli. Erano le nove di sera e dovevano trovarsi tutti per salutare Thor con una cenetta intima.

-Ci abbiamo provato, Tony...- disse il dottore vedendo l'aria abbattuta dell'inventore.

-Tranquillo, non sono giù di morale! Dopo la cena controlliamo cosa abbiamo sbagliato...-

-Tu, dopo cena, vai a dormire! Controllo io...-

-Sì, sì! Come vuoi!- sorrise. Bruce sospirò sconsolato, sapendo che Tony non gli aveva dato retta. Spensero le luci ed andarono a prepararsi. -Vuoi venire a farti una doccia con me?- sorrise malizioso. Il dottore arrossì leggermente e si schiarì la voce.

-Ehm, non credo che sia il caso...-

-Andiamo, Doc! L'abbiamo già fatto, andrà tutto per il meglio...ti tranquillizzo io!- sorrise. Bruce rimase in silenzio per qualche secondo, ammirando gli occhi teneri di Tony. Poi sorrise, si tolse gli occhiali e fece un gesto con la mano.

-E va bene...- non sapeva dirgli di no quando Tony assumeva quello sguardo così tenero e quasi bambinesco che lo metteva di buon umore.

Andarono in camera e si diressero nel bagno. Bruce accese l'acqua per farla riscaldare e poi si voltò verso Tony che era già nudo. Il dottore arrossì vistosamente, sentendo i battiti accelerare a vista d'occhio. Cercò di mantenersi il più calmo possibile prima di impazzire e s'iniziò a spogliare nel mentre faceva respiri profondi, dopo di che entrarono nella doccia. Bruce continuava a tenere gli occhi chiusi per mantenersi il più tranquillo possibile, mentre Tony rideva divertito.

-Smettila di ridere!-

-Scusa, tesoro, ma sei troppo buffo!- poi notò Bruce girarsi, dandogli le spalle, e smise di ridere. Gli mise le mani sulle spalle, incominciando a fargli un massaggio delicato per farlo distendere. Il dottore s'irrigidì in un primo momento, per poi tranquillizzarsi poco dopo. -Mi piace quando perdi il controllo, ma non sopporto quando l'Altro ti rende cupo...-

Bruce era sul punto di dire qualcosa, ma non lo fece perchè non voleva rovinare nulla con le sue parole. Si lasciò cullare dalla voce calda di Tony e dal dolce massaggio che gli stava facendo. L'inventore continuò a parlare , poco dopo, per cercare di farlo tranquillizzare.

-Andrà tutto bene, devi solo crederlo...- rimase in silenzio un secondo con aria pensierosa. -Com'era quella frase di quel film sdolcinato...mmh... “Salti tu, ti seguo anche io...” -

-Per essere precisi era: “Salti tu, salto io...” - sorrise Bruce.

-Beh, sì! È uguale! Il senso era lo stesso, ad ogni modo non posso lasciarti cedere...- disse con un sorriso divertito. Bruce si voltò, tenendo sempre gli occhi chiusi, alzò il viso e aprì lentamente le palpebre per poterlo guardare negli occhi. Rimasero così per qualche minuto fino a che il dottore non decise di posare le labbra su quelle di Tony. L'inventore gli mise una mano sul collo, lasciando l'altra sulla spalla. Era un semplice bacio, nulla di troppo passionale, ma pieno di affetto e sentimento. Di tanto in tanto le loro lingue si sfioravano per far sentire la loro minima presenza. Si staccarono piano, quando non ebbero più fiato, per poi guardarsi negli occhi. Bruce aggrottò le sopracciglia, senza mai togliere lo sguardo su Tony che comprese perfettamente ciò gli che passava per la testa. Sapeva che il dottore avrebbe voluto essere più libero di esprimere ciò che provava. Era perfettamente consapevole che aveva paura e per questo motivo non lo sforzava a fare qualsiasi cosa, ma semplicemente gli lasciava i suoi spazi e ritmi. Sapeva che, quando Bruce sarebbe stato pronto, la loro relazione avrebbe raggiunto la svolta decisiva che tanto desideravano entrambi. Tony lo strinse a sé posando la testa su quella del dottore, rimanendo così per un po' senza alcuna fretta.

 

 

Tutti erano ormai arrivati alla Stark Tower e la cena si stava svolgendo per il meglio tra risate e battute stupide, fino a che qualcosa non li destò dalla loro quiete e serenità. Si voltarono verso la porta da dove proveniva una strana voce crudele. Tony e Bruce si guardarono, capendo perfettamente di chi si trattava. Era Ultron, colui che avrebbe dovuto portare e mantenere la pace era nato.

-Sono stato creato per portare la pace ed è ciò che farò...- con una sola frase si scatenò il delirio più totale all'interno della stanza. Androidi realizzati da Tony incominciarono ad attaccare gli Avengers con il solo scopo di ucciderli. Thor distrusse la prima copia di Ultron con un solo colpo. Quando la situazione tornò alla normalità, anche se distrusse l'intera stanza, Steve e Thor si voltarono verso Tony guardandolo in cagnesco.

-Cosa diavolo hai combinato, Stark?- chiese il capitano.

-Stavo cercando di portare una soluzione definitiva al nostro pianeta!-

-Tony, non credo che...- cercò di dire Bruce.

-Spiegati meglio!- disse Natasha.

-Non possiamo contrastare da soli minacce aliene come la prima volta! Dobbiamo essere preparati ad ogni rischio che potrebbe incombere sul pianeta.-

-E quindi hai optato di ucciderci tutti?- disse ironico Steve.

-Dovevamo creare un'intelligenza artificiale capace di sostituirci in quelle situazioni, non sapevamo nemmeno di esserci riusciti visto che, al termine del progetto, non si era attivato nulla...- rivelò Bruce.

-Adesso abbiamo una minaccia, che vuole distruggerci, in giro per il mondo! Fantastico!- intervenne Clint.

-Dobbiamo rintracciarlo prima che possa fare qualche danno...- disse Thor.

Si misero a lavoro, cercando di pensare dove trovare la piccola marionetta di latta. Le ore passavano velocemente come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all'altro. Senza che neanche se ne rendessero conto il sole era già sorto e come un lampo al ciel sereno un'idea s'intrufolò nella mente di Tony, portandolo nella strada giusta e trovando l'ubicazione del figlio.

Una volta trovato Ultron si accorsero che al suo seguito vi erano anche i gemelli Maximoff, i mutati che erano nelle mani dell'Hydra. Iniziò lo scontro che servì agli Avevgers per impedire a Ultron di impossessarsi del vibranio, ma nulla andò come sperato poiché la squadra andò fuori gioco in poco tempo per via del potere di Wanda che portò tutti, fatta eccezione di Tony e Clint, fuori uso per un po'.

Natasha vide terribili visioni riguardanti il suo passato e la sua vita trascorsa con Clint; sentì la voce di Fury rimbombargli nella testa parole che gli aveva detto qualche mese fa e che le portarono solo dolore.

Steve ebbe una visione su Peggy e in seguito su Bucky; lo vide in pericolo che urlava aiuto, seguito da immagini senza alcun senso apparente.

Thor sentì, in un primo momento, le parole di Loki che gli rimbombavano nella testa ed in seguito si ritrovò su Asgard immersa nel caos più totale. Si guardava intorno e qua e là vedeva il volto di Loki tra la gente. Non ce n'era uno solo, ma mille visi del Dio degli Inganni: uno rideva sadico, un altro era morto, un altro ancora aveva l'aspetto di uno Jotun, uno aveva il viso piangente, l'altro pieno di odio e poi si fermò su di uno che lo guardava con occhi sofferenti, ma con l'intento di mostrarsi forte.

Tony cercò di fronteggiare Ultron da solo, ma più che uno scontro di colpi sembrava uno a parole. L'inventore cercò di tenergli testa fino a che la marionetta di latta non gli disse qualcosa che lo fece preoccupare parecchio.

-Credo dovresti preoccuparti del dottore, anziché di me...ne avrà bisogno!-

-Bruce...- sussurrò per poi volare verso il dottore.

Anche Bruce era stato deviato dalle visioni di Wanda e vide cose che avrebbe voluto non vedere mai. 



 
Ciao a tutti! Ecco il primo capitolo, spero che vi piaccia, non ho potuto rileggere pechè sono di fretta quindi sorry per gli errori e per il finale terribile, spero di continuare ogni due settimane! Fatemi, se volete, sapere cosa ne pensate!

a presto

Ryuga Hideki

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Capitolo 2
*** L'Umanità degli Eroi ***


Ecco un nuovo capitolo, spero che i personaggi non siano troppo OOC (forse può esserlo Nat), ad ogni modo vi suggerisco la lettura con questa canzone:  L'Umanità degli Eroi "SoundTrack"

Buona Lettura


 




L'Umanità degli Eroi
 


 

Clint aveva riportato sul jet l'intera squadra, aspettando il ritorno di Tony che era andato a fermare Hulk caduto nella follia più totale.
Fece sedere Natasha su di una sedia e le portò da bere. Lei prese il bicchiere d'acciaio tra le mani e bevve un sorso d'acqua continuando a mantenere lo sguardo perso nel vuoto. Clint le rimase accanto poiché non aveva mai visto la sua cara amica in quello stato; non si preoccupava più di tanto degli altri, Thor si era ripreso abbastanza in fretta anche se era cupo e silenzioso più del solito mentre Cap aveva uno sguardo pensante che dava l'idea di essere completamente su di un altro pianeta.

Natasha, invece, era fredda con goccioline che le scendevano dalla fronte oltre ad avere lo sguardo terrorizzato.

 

-Mi spiace, Natasha...-
-Sto bene, capo, non morirò per così poco!-”

 

Quelle parole e quella scena non facevano altro che ronzarle in testa. Si è sempre mostrata forte e gelida come il ghiaccio, come l'assassina russa che avevano creato fin dalla più tenera età, eppure non era riuscita a rimanere tale con il passare degli anni, da quando mise piede nello S.H.I.E.L.D. Si sarebbe maledetta volentieri per ciò che stava provando e per quello che aveva provato, per qualche secondo, quel giorno; la vecchia Tasha di qualche anno addietro si sarebbe messa a ridere nel vederla in questo stato ed era certa che si sarebbe presa gioco di lei. Non riusciva a guardare negli occhi nessuno, aveva paura che qualcuno potesse scoprire qualcosa che voleva e doveva tenere celato. Continuava a tenere lo sguardo fisso sul pavimento, cercando di regolarizzare i battiti del suo cuore e far andare via quelle visioni terribili che le riaprivano ferite di cui non voleva più saperne.
Clint, non sopportando l'idea di vederla in quello stato, le prese la mano e gliela strinse. La gelida pelle della russa si contrappose alla calda dell'arciere, procurandogli un leggero brivido su tutto il braccio. Nat sussultò involontariamente ed istintivamente si voltò verso di lui facendo incontrare i loro occhi e perdendosi in un altro ricordo ormai distante.

 

-Potremmo avere una famiglia!-
-Come, prego?-
-Sai quella cosa che si ha tra due persone innamorate? Una casa e un posto dove stare con dei marmocchi che corrono per le stanze...insomma, una famiglia!-
-Clint...-”

 

Gli occhi incominciarono a farsi lucidi, sentendo le lacrime premere nel voler uscire e solcare la sua gelida pelle. Strinse gli occhi per impedire che potessero uscirle, facendoli inumidire ugualmente e strofinandoseli con le mani per nascondere il tutto a Clint.
-Nat, tutto bene?- le domandò con voce calma e un po' preoccupata.
-Sì...- deglutì, sentendo un blocco in gola che cercò di far andare via facendo respiri profondi.
-Sei sicura?-
-Sì, Clint! Non preoccuparti...- lo guardò negli occhi con uno sguardo gelido e sicuro di sé. -Ho solo mal di testa per colpa di quella mocciosa!-
-Ti prendo un'aspirina?-
-No, grazie. Non morirò per così poco...- Clint sorrise, notando il carattere di Tasha tornato alla normalità. Ma in cuor suo sapeva che c'era qualcosa che non quadrava, anche se non riusciva a capire cosa fosse. Gli sembrava che gli mancasse qualcosa o che un pezzo del puzzle non combaciasse con gli altri, ma cercò di non pensarci e si alzò.
-Allora posso anche lasciarti da sola!-
-Non ho bisogno di una badante, fa quello che devi fare!- lo smontò con semplici parole.
-Ok, ok!- andò a sedersi alla postazione di guida e tenersi pronto alla chiamata di Tony.

 

Steve continuava a pensare e rimuginare su quanto aveva visto poc'anzi. Il suo amore per Peggy era ancora ben presente dentro di lui, ma sapeva che ciò che aveva veduto era solo un desiderio irrealizzabile e ciò lo faceva stare male. Ma quello che gli procurava maggior dolore era la visione di Bucky, lo aveva visto in pericolo e non poté fare a meno di notare gli strani sentimenti che provava dentro. Dal primo momento che lo aveva rivisto sapeva che qualcosa era cambiato, qualcosa di antico si era riacceso dentro di lui. Sentiva che avrebbe dovuto andare a cercarlo, sentiva che il suo posto era accanto a Bucky, ma come poteva fidarsi di lui dopo il tentato omicidio?

 

-Sei sicuro di non voler venire a casa mia?-
-Sì, Buck! Voglio restare da solo...-
-Ehi, per qualsiasi cosa sai dove trovarmi...-”

 

Si mise le mani sul viso chiudendo gli occhi e immergendosi in quel lontanissimo ricordo. Sospirò pesantemente, avvertendo un enorme peso al petto che gli bloccava il respiro. Avvertiva la fronte bruciargli come se avesse la febbre alta e le membra incominciargli a bruciare, facendolo sudare e rendendo insopportabile il costume che aveva addosso. Aveva paura, anche se non riusciva ad ammetterlo, era terrorizzato esattamente come quella volta che aveva perso sua madre. Aveva paura di aver perso molte occasione inutilmente; di aver perso l'opportunità di avere ciò che tutti quanti avevano: una famiglia e qualcuno d'amare. Aveva paura di perdere nuovamente il suo migliore amico e vedere la sua mano scivolare nuovamente dalla propria. Era terrorizzato di perdere l'unica persona, che era rimasta sulla faccia della terra, appartenente alla sua stessa epoca e l'unico in grado di capirlo. Era terrorizzato all'idea di passare il resto della sua vita da solo e perdere nuovamente l'occasione di amare qualcuno, proprio come successe con Peggy.

 

-Seguirai Captain America in questa missione?-
-Diavolo, no! Io seguirò Steve Rodgers il ragazzino di Brooklyn che era troppo testardo per abbandonare un combattimento! Seguirò solo lui se me lo chiederà...-
-Vuoi farmi l'onore di seguirmi, mio caro amico?-
-Ti seguirò sempre...-”

 

Scosse la testa, cercando di far andare via quei ricordi. Strinse i pugni e si morse il labbro con violenza da far uscire il sangue. Si alzò ed andò a prendersi una bottiglia d'acqua, sentendo anche le interiora fin troppo calde per poter vivere. Posò le labbra sul bordo della bottiglia e la svuotò tutta in un fiato, sentendo il liquido freddo scorrergli lungo la gola fino a raffreddare lo stomaco e l'intestino. Si asciugò la fronte con il dorso della mano sentendola umida. Accartocciò il pezzo di plastica e lo lanciò nel sacchetto per poi togliersi la maschera e lanciarla per terra. Doveva trovare Bucky e riuscire a parlargli anche se non sapeva ancora come fare e cosa dire. Aveva bisogno di rivederlo per poter essere certo che quello che aveva visto nella sua mente era vero, se il soldato d'inverno era lo stesso James che conosceva o un'altra persona. Doveva sapere troppe cose per potersi liberare di tutta quella confusione che aveva in testa e scrollarsi di dosso tutte le paure che aveva in corpo.
-Capitano...- cercò di chiamarlo e farlo tornare sulla terra, Clint. -Capitano...- la voce dell'arciere gli giungeva lontana, quasi come un leggero sussurro. -Steve!- gli sembrò di udire la voce di Bucky chiamarlo, anche se in verità non era altro che Clint. Scosse la testa e si voltò verso di lui come se fosse appena tornato dal mondo dei sogni.
-Cosa c'è, Clint?- gli si avvicinò un poco.
-Seguiamo Iron Man o aspettiamo qui fino a che non ci chiami?-
-No, no! Andiamo! Se il dottore è davvero così furioso, allora dobbiamo occuparci della gente che c'è in città e metterle al sicuro...-
-Ok...- si voltò un poco verso Steve per poterlo guardare in viso e controllare lo stato in cui si trovava. Aspettò qualche secondo prima di azionare il jet e mettersi in moto. -Tony, mi ricevi?- chiese l'arciere.
-Forte e chiaro, Legolas!-
-Stiamo venendo a dare una mano in città, dammi le coordinate!-
-Te le invio subito!-

 

Nel mentre il computer inviava i dati a Clint, Tony si concentrava su Hulk per cercare di fermarlo ed impedire che potesse radere al suolo l'intera città sudafricana.
-Bruce, cerca di tornare in te!- tentò di fargli prendere il controllo della situazione e far calmare l'omone verde, ma senza riuscirci. Hulk era talmente arrabbiato da spazzare via ogni cosa con la sola forza delle proprie mani. Per fortuna Tony aveva a sua disposizione la nuova armatura che aveva progettato con il dottore per poterlo fermare in questo tipo di situazioni. Nel mentre combatteva e tentava di fargli perdere i sensi, l'inventore pensò al motivo di tutta questa rabbia. Si chiese cosa gli avesse mostrato Wanda da fargli perdere così tanto la ragione, ma l'unica cosa di cui poteva essere certo era che il contenuto di quelle visioni non erano per nulla belle e tanto meno poco distanti agli affetti di Bruce. Involontariamente si ricordò della volta in cui il dottore gli chiese di aiutarlo nel progetto Veronica. Aveva il viso sciupato, segno di molte notti insonni, e gli occhi un poco gonfi e rossi, cenno di sfogo avvenuto per molte ore. Non aveva il solito sguardo disgustato per se stesso e pieno di rabbia, era spento e quasi rassegnato e si riusciva a capire perfettamente tutto il dolore che provava, o per lo meno Tony riusciva ad intuirlo. E quando Bruce si mostrò in laboratorio, in cui si trovava, non faceva altro che evitare di guardarlo negli occhi. Teneva lo sguardo rivolto altrove e mai puntato nei propri occhi.

 

-Potresti aiutarmi a realizzare una cosa...?-
-Certo! Qualsiasi cosa tu voglia realizzare io sono pronto ad aiutarti! Di che si tratta?-
-Una tua armatura capace di fermare...l'Altro...-
-Ok...mettiamoci subito al lavoro!-”

 

Non gli chiese spiegazioni poiché sapeva benissimo che odiava doverle dare e sapeva bene che avrebbe reso difficili le cose durante la realizzazione dell'armatura. Ma non andò tutto liscio e senza complicazioni, ci furono molti ostacoli e buchi nell'acqua che pian piano fecero crollare l'ottimismo di Bruce. Sbatté un pugno sulla scrivania ed abbassò lo sguardo, Tony gli mise una mano sulla spalla per cercare di farlo aprire e farlo stare meglio.

 

-Non ti abbattere, riusciremo a creare qualcosa di abbastanza potente...-
-Non ce la faccio più, Tony...-”

 

A ricordare quel momento Tony sentì la rabbia scorrergli nelle vene. Strinse le mani a pugno che andò ad incassare in faccia ad Hulk. Il muscoloso omone verde si voltò verso Iron man e per un secondo, che per Tony fu molto più di un semplice istante, si guardarono negli occhi senza fare nulla e, in quel momento, all'inventore parve di vedere lo stesso sguardo che il dottore aveva quel giorno. Si sentì stringere il cuore, come se qualcuno lo avesse colpito con una tonnellata in pieno petto. Il respiro gli si fece sempre più pesante e un nodo allo stomaco si fece sentire. Subito dopo il bestione verde gli tirò un pugno in piena faccia facendolo partire via come un proiettile.
-Meno male che ho la corazza, o a quest'ora il mio bel faccino sarebbe una pappetta per cani!-
-Le funzioni dell'armatura sono ancora ottimali, signore!- disse il computer.
-Bene, diamo il massimo, allora!!!- si rialzò e volò dritto sparato verso Hulk. In quel momento riviste nella mente l'attimo in cui, finalmente, avevano ultimato l'armatura e poté scorgere un barlume di felicità negli occhi di Bruce.

 

-Ce l'abbiamo fatta...è finita!-
-Ora manca solo un nome, ce l'hai vero?-
-A dire la verità no...serve per forza?-
-Certo che sì! Ogni armatura è unica nel suo genere è per questo che hanno un nome!-
-Mmh...vero, hai ragione... . Lei è unica ed ha bisogno di un nome vero...-
-Un nome vero per un'armatura unica!-
-Vero...uni...ce l'ho! Veronica!-
-Uh, geniale! L'unione tra vero e unica! Benvenuta in famiglia, Veronica!-”

 

-Andiamo, Veronica! Papà ha bisogno del nostro aiuto!- disse a gran voce come se volesse farsi sentire da Bruce. -Ti farò tornare normale, Bruce! Io e Veronica...- pensò tra sé e sé per poi tirargli un potentissimo pugno utilizzando l'up grade che aveva richiamato poco prima. In un solo colpo Hulk crollò per terra privo di sensi e pian piano incominciò a riprendere le sembianze del dottore. Tony si mise a terra e corse verso di lui, togliendosi il copri-viso metallico. Si abbassò sul suo corpo che era disteso tra le macerie del palazzo che aveva distrutto. Non aveva alcun livido e graffio, era perfettamente incolume ma solo svenuto.
-Bruce...- sussurrò. -Va tutto bene, ci sono io ora...- lo prese tra le braccia e si guardò intorno vedendo la gente disperata che li guardava. Avevano lo sguardo pieno di odio, disgusto e terrore nel vederli. In quel momento Tony comprese cosa volesse dire essere Bruce Banner, cosa volesse dire possedere e trasformarsi in Hulk. Aggrottò le sopracciglia per poi abbassare lo sguardo sull'amate, lo strinse a sé come se volesse proteggerlo da quei sguardi malefici della gente. -Ti porto a casa, Bruce...- si alzò e si guardò intorno cercando di scovare il jet pilotato da Clint. -Mr. Legolas, dove sei?-
-Siamo a cento metri a sud da dove vi trovate voi!-
-Ok, vi raggiungo!- azionò i reattori e volo verso il veicolo.
-Il dottore come sta?-
-Bene, si deve ancora riprendere dal pugno che gli ho tirato...-

 

Appena arrivati al jet, partirono subito verso un luogo sicuro che conosceva soltanto Clint. Durante il viaggio Cap decise di dormire un poco per non pensare a quanto gli frullava nella testa; Natasha rimase seduta ad ascoltare della musica nel mentre si dilettava a leggere un libro, anche se per la maggior parte delle volte fissava solamente le righe, il tutto per tenersi impegnata e lontano dai pensieri. Thor era l'unico che si era seduto accanto a Clint a fissare l'orizzonte e pensare a Loki.
Tony, invece, si avvicinò a Bruce, che era seduto per terra con addosso una coperta nera, e lo guardò con il suo solito sguardo comprensivo, nel mentre il dottore teneva gli occhi rivolti da tutt'altra parte.
-Stai bene?- chiese l'inventore.
-Sì...- gli rispose con un filo di voce.
A Tony sarebbe piaciuto dirgli qualcos'altro, ma non sapeva cosa esprimere per paura di farlo stare meglio, così gli prese semplicemente una mano, da sotto la coperta, e gliela strinse. Il dottore sussultò al tocco, per poi stringergliela con tutte le forze che aveva.

 

Al mattino seguente giunsero a casa di Clint, era una villetta immersa nel nulla e fatta interamente di legno. Vi entrarono e trovarono una donna, in dolce attesa, e due marmocchi che corsero incontro a Clint.
-Sei tornato...- disse la donna.
-Sì, scusa. Non ho avvisato...- Natasha guardò la scena con occhi che lasciavano intravedere un velo di dolore e che cercò di cancellare via il prima possibile.
-Non può avere una famiglia, devono essere degli agenti...per forza!- disse Tony con aria incredula.
-Non sapevamo che avessi una moglie e dei figli...- disse Steve.
-Fury mi ha promesso che l'avrebbe tenuto nascosto per non metterli in pericolo...- quando finì la frase aggrottò le sopracciglia ed assunse uno sguardo un po' confuso. Gli sembrava che le parole che aveva appena detto non fossero sue, ma che le avesse pronunciate un'altra persona. Scrollò la testa, cercando di far andare via quei pensieri assurdi. Natasha, però, colse quello sguardo e una luce brillò nei suoi occhi.
-Io non posso restare qui, devo fare una cosa per ottenere dei chiarimenti...- disse Thor. -Scusate il disturbo...- uscì dalla casa e volò via.
-Ma che diavolo...?- sussurrò Steve, trovando tutto ciò che stava accadendo davvero troppo irritante anche se non lo dava a vedere.
Bruce uscì dalla casa per prendere una boccata d'aria fresca ed evitare di stare a contatto con tutta quella gente e sfuggire dai pensieri che aveva veduto. Tony lo seguì poco dopo, avvicinandosi a lui senza dire nulla, aspettando che l'altro incominciasse a parlare, anche se era una cosa difficilissima da fare.
-Grazie, Tony...- disse senza guardarlo.
-Era un mio dovere proteggerti... Hai visto? Veronica ha funzionato perfettamente!- si voltò verso di lui, accennandogli un piccolo sorriso. Bruce lo guardò con la coda degli occhi e lo sguardo gli si fece più mesto di prima.
-Meno male...- sussurrò. -Non credo che sarei riuscito a fermarmi in alcun altro modo...-
-Bruce, non c'è bisogno che tu chieda scusa, non è stata colpa tua e anche se non lo stai dicendo lo stai facendo con il tuo sguardo...- il dottore abbassò la testa, sgranando gli occhi. Tony era così troppo intuitivo, o forse lui era un libro aperto per l'inventore.
-Tony, io non posso... Non ce la faccio più....-
-Che vuoi dire?- chiese un po' timoroso.
-Non credo che il mio posto sia qui. È un pericolo avermi qui con voi...con te.-
-Ehi, non pensarci neanche! Se non ti avessimo qui molti di noi sarebbero già morti, IO sarei già morto!- Bruce si morse il labbro. Tony lo fece voltare verso di sé per incontrare i suoi occhi. Il dottore esitò per un'istante a guardarlo, ma la voce di Stark lo costrinse a voltare lo sguardo. -Non ho paura di lui e non ho paura che possa farmi male... Credo di essere vicino a capire cosa vuol dire amare e non permetterò che una tizia, con i suoi abracadabra, ti porti via da me! Non lo permetterò!-
-Tony...-
-So casa vuol dire essere te e convivere con qualcosa di incontrollabile dentro, so cosa provi...l'ho visto. Ho visto quei stessi occhi che tutti ti rivolgono quando sei verde e poi torni normale, so che non sono affatto piacevoli...ma devi avere qualcuno che possa guardarti con occhi diversi per non affogare...-
Bruce sorrise appena sentendo le parole dell'inventore e vedendolo così maturo per così tanto tempo, per la primissima volta. Era soddisfatto, su questo non v'erano dubbi, ma la tristezza e la paura erano fin troppo insediate nel suo cuore da non riuscire ad essere felice. Si limitò solamente ad osservarlo, comunicandogli ogni cosa con il semplice sguardo e lasciandogli qualche messaggio non voluto e che Tony colse subito. Lasciò che il silenzio rispondesse a quelle parole poiché valeva più di qualsiasi altra parola detta, e poi Tony era così maledettamente bravo con i discorsi che vinceva sempre. L'inventore capì cosa avrebbe voluto dirgli il dottore, anche se non seppe cosa Wanda gli aveva mostrato e, in cuor suo, credeva che mai lo avrebbe scoperto. Gli prese la mano e gliela strinse, avvertendola leggermente fredda rispetto alla propria. Incrociarono le dita e si continuarono a guardare nelle iridi, in seguito Tony lo avvicinò a sé e lo strinse in un affettuoso abbraccio e fregandosene di essere visto dagli altri.




 

Eccomi qui con il secondo capitolo che è uscito prima del dovuto grazie al sogno che mi ha ispirato! Spero che vi sia piaciuta e che continuiate a leggere, scusate per gli eventuali errori e se avete voglia fatemi sapere che ne pensate!!! Fra due settimane arriverà il nuovo capitolo (o forse prima). Grazie a chiunque legga!!!

A presto

Ryuga Hideki

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Capitolo 3
*** Dietro le parole ***


 


 

Dietro le parole




 

Thor volò via, dirigendosi verso l'Inghilterra per poter parlare con il dottor Erik Selvig e nel mentre, continuava a pensare a ciò che aveva visto per colpa di Wanda. Era sicuro che non fosse solo il frutto di uno stupido giochetto, ma che rispecchiasse qualcosa che lo avrebbe accolto fra qualche tempo. Pensava che Loki gli stesse comunicando qualcosa, ma quei pochi secondi non erano stati sufficienti a comprendere tale messaggio. Aveva bisogno di più tempo per capire, aveva bisogno di rivedere di nuovo quelle immagini.
Non ci mise molto ad arrivare e trovare il dottore, essere un dio aveva sicuramente i suoi vantaggi. Rubò qualche vestito per passare inosservato, si prese una maglia rossa e dei jeans scuri. Il volto se lo coprì con degli occhiali da sole e il cappuccio di una felpa rubata in un parco. Si diresse, poi, verso l'università in cui lavorava il professore. Cercò la sua macchina nel parcheggio e lo aspettò a lungo e in silenzio.

“-Non l'ho fatto per lui...-”

Il vento soffiava forte, accarezzandogli il viso, era gelido e tagliente proprio come l'aria che tirava su Jotunhaim. Si guardò le mani e le avvertì farsi sempre più fredde; gli sembrò di sentire su di esse la gelida pelle di Loki che gli moriva tra le braccia. Le sue parole non facevano altro che trapanargli la testa, procurandogli una terribile emicrania. Per sua fortuna l'astrofisico arrivò poco dopo; Thor si alzò e si fece vedere dal dottore che lo raggiunse subito.
-Bel Outfit! Non dai nell'occhio, stai imparando a camuffarti bene!- disse Erik.
-Anche per me è un piacere vederti!- sorrise, mettendogli una mano sulla spalla.
-Cosa ti porta qui?-
-Ho bisogno del tuo aiuto. Devo rivedere una visione che ho avuto ieri...-
-Mmh, diciamo che non è come chiedere un bicchiere d'acqua, ciò che mi stai domandando!-
-Non puoi aiutarmi?- chiese senza speranza il Dio.
-Sì, certo che posso, ma è una cosa difficile ciò che chiedi e anche rischiosa!-
-Non m'importa...devo vedere!-
-Ok, salta in macchina!- il dottore aprì la macchina con un semplice pulsante e i due vi salirono, partendo per una zona a Thor ignota.
Il sole filtrava dal finestrino e baciava il viso del Dio del Tuono, facendogli socchiudere gli occhi. Sentiva la pelle farsi sempre più calda. Più andavano avanti e più si allontanavano dalla città, imboccando strade sempre più deserte.
Quando giunsero sul posto a loro interessato, il sole stava già per calare. Scesero dall'auto e Thor si guardò intorno. Erano giunti in uno spiazzo verde, circondato dai monti; non molto distante da loro vi era una piccola grotta con un'apertura stretta. S'inoltrarono entro di essa e percorsero il stretto sentiero che conduceva ad un piccolo spiazzo circondato da rocce gocciolanti. Al centro della radura rocciosa vi era una pozza d'acqua magica.
-Entra nella pozza e avrai la visione che assilla il tuo animo, ma ti devo avvisare...- Thor si voltò verso di Erik e lo guardò con uno sguardo un poco confuso. -Nessuno vi è mai uscito vivo...- il Dio del tuono si voltò verso la fossa d'acqua per poi, qualche secondo dopo, tornare a guardare lo scienziato.
-Devo correre questo rischio...ma grazie per la tua preoccupazione!- disse Thor, mostrandogli un piccolo sorriso. Detto ciò si spogliò completamente ed entrò, pian piano, dentro l'acqua gelida. Si sentì strano, come se il suo corpo si stesse gelando a poco a poco; la mente si stava assentando come se stesse dormendo e poi fu pervaso da una fitta di dolore come se una lancia lo avesse perforato. Gemette forte, sentendo i propri gemiti echeggiare in tutta la caverna. Erik non s'intromise, ma rimase a guardarlo con aria preoccupata.
Thor si ritrovò in quella stessa visione del giorno precedente. Stava camminando lungo la sala di ricevimento del Palazzo d'Oro e tutto intorno a lui era immerso nel caos e follia più totale, aveva l'apparenza di una festa lasciata eccedere troppo alle passioni sfrenate. Gli abitanti di Asgrad, gli Dei, avevano completamente perso la ragione. Thor si guardò intorno e vide Sif morta sul pavimento, mentre gli altri suoi amici ridevano e si lasciavano travolgere dai vizi, anche se alcuni di loro erano gravemente feriti. Rimase alquanto shockato da ciò che vide; successivamente un vento gelido soffiò potente dentro la stanza e il Dio, guardandosi meglio in giro tra la gente, rivide i mille volti di Loki.
-Loki...- avevano un soprabito nero avente un cappuccio che gli ricopriva il capo, esso era ornato da pietre argentate che riflettevano la luce della stanza.
-Oh, il figlio di Odino si delizia della venuta del Ragnarok...- sentì una voce familiare provenire dalle proprie spalle. Si voltò e vide Loki dinanzi a sé, era lo stesso Loki che la prima volta lo aveva guardato con occhi sofferenti ma che tentava di mostrarsi fiero e forte.
-Non può essere vero ciò che dici! Padre avrebbe impedito che tutto ciò accadesse, lui impedirà che ciò accada!- Loki sorrise.
-Non può fermare ciò che è scritto, Thor...-
-Tu sei solo una folle illusione perchè io non accetto la tua scomparsa, vero?-
-La mia scomparsa?- rise di gusto e tutto si fece più lento, come se il tempo si stesse fermando. -Oh, Thor...ti ho detto che non mi sono sacrificato per tuo padre...- ghignò. -Dopotutto sono il Dio degli Inganni...- a quelle parole Thor capì, quasi, ogni cosa, tutto gli diventò più chiaro.
-L'hai fatto per te stesso...- sussurrò.
-Molto perspicace, il figlio di Odino!- Thor scosse la testa non credendo a quelle parole. Non poteva essere vero, non voleva crederci.
-Tu...sei...sei...- abbassò la testa e strinse i pugni.
-Cosa? Un mostro? Il mostro da cui i genitori mettono in guardia i figli la notte?- un velo di dolore si tinse nei suoi occhi anche se celato da un amaro sorriso. Thor alzò lo sguardo su di lui e sentì la rabbia svanire da dentro il proprio corpo, lasciando il posto ad una fitta di dolore al cuore. Quelle parole, pronunciate con freddezza, dolore e odio lo trafissero come lame taglienti.
-Sei un'insensibile!- cercò di provocarlo per fargli tirare fuori la sua vera parte, quella nascosta dalla maschera che indossava ogni volta.
-Io, insensibile?- alzò il tono di voce, sgranando gli occhi. -Chi è che si è preoccupato sempre e solo di come appariva agli occhi degli altri, fregandosene se il proprio fratellastro veniva deriso e preso di mira?- gli si avvicinò sempre di più. -Chi ha sempre tentato di oscurarmi per le proprie manie di egocentrismo? CHI?- gli occhi gli si fecero lucidi, la voce gli tremava assieme alle mani che incominciò a torturare come era solito fare quando era troppo in tensione, stessa cosa che faceva Frigga.
-Mi spiace averti fatto del male, lo so che sono io la causa, in parte, del tuo dolore e di tutto questo...- allargò le braccia, guardandosi intorno.
-Non me ne faccio niente delle tue scuse, Thor!-
-Allora cosa vuoi? Ti ho sempre voluto bene, anche se ero troppo stupido per capire che stavi soffrendo e anche se il mio comportamento ti ha recato dolore...-
-SE MI VOLEVI BENE AVRESTI DOVUTO DIRMI Ciò CHE ERO! Lo so che lo hai sempre saputo!!!-
-Per me eri mio fratello!!! E non m'importava nulla se tu eri blu, verde o rosso!-
-Io non sono tuo fratello! Non lo sono mai stato e nel tuo cuore so benissimo che non ricopro nemmeno quel posto...- si voltò. Thor non disse nulla, si limitò soltanto a guardarlo, sentendo il cuore sanguinare. -Non puoi cambiare nulla, figlio di Odino... gli Dei cadranno e non c'è nulla che tu possa fare per fermare tutto ciò... Il regno verrà inghiottito dal caos del Ragnarok e io perderò lei...- si fermò un'istante prima di continuare, per lasciare che il respiro potesse tenere a freno le sue emozioni. Thor alzò un sopracciglio, non capendo a chi si stesse riferendo. -L'unico modo che avresti per salvare Asgard è distruggere la fonte...- abbassò la testa. -Ma la perderò comunque...- sussurrò per non farsi sentire da Thor.
-Chi è la fonte?- gli mise una mano sulla spalla e lo fece voltare.
-Non lo so e non so nemmeno perchè ti ho detto tutte quelle cose...-
-Perchè tu non sei malvagio, tu hai un cuore...lo so...-
-Non puoi salvarmi, Thor...è tardi...- si allontanò, indietreggiando e scomparendo sempre più.
-Loki, non te ne andare! Non lasciarmi!- lo seguì, tendendogli una mano.
-Thor...- la sua figura svanì. -Non l'ho fatto per lui...- si udì solamente la sua voce nell'aria.
Dei fulmini colpirono il corpo bagnato di Thor, facendolo tornare, a poco a poco, alla realtà. L'ultima cosa che vide fu una gemma cristallina e gli occhi azzurri di un individuo dall'aria assai potente. La voce di Erik, pian piano, si fece strada nelle sue orecchie; in principio la sentiva lontana, distante ed ovattata per poi diventare più cristallina e vicina. Il Dio lo guardò con aria stravolta ed a fatica fece per uscire dalla pozza d'acqua.
-Thor, stai bene?-
-Sì... Ora so cosa devo fare, grazie!-
Dopo essersi asciugato e vestito, i due tornarono all'auto e si diressero a Londra. Thor rimase in silenzio per tutto il viaggio, impegnato a guardare fuori il sole che stava tramontando ed a rimuginare sulle parole di Loki. Non poteva e non voleva credere che Loki avesse fatto finta di sacrificarsi per se stesso ed avere così il trono a sua disposizione. Non sapeva che fine avesse fatto suo padre, ma non credeva che Loki si fosse sbarazzato di lui, oramai era certo che era buono, in fondo al suo cuore.

“- Non mi sono sacrificato per tuo padre, dopotutto sono il Dio degli Inganni...-”

Risentì nella propria mente quelle parole, se le continuò a ripeter per poter capire che messaggio nascondessero. E poi, come un lampo di genio, comprese il loro vero significato. Sapeva che non avrebbe mai fatto una cosa del genere solo per il trono, sapeva che in Loki c'era qualcosa di più profondo di un essere superficiale come voleva mostrarsi. Ciò lo spronò a credere nuovamente di poterlo portare alla luce e riavere il vecchio Loki che conosceva e aveva imparato ad amare.
-Ti salverò...te lo prometto...- si disse.

 

 

In quello stesso momento, nella villetta segreta di Clint, l'aria che tirava era sempre più tesa. Il sole era ancora in cielo, anche se stava per tramontare, e un vento gelido soffiava tra gli alberi che circondavano la casa.
Natasha era seduta su di una pietra, lontana dall'ovile dell'arciere, intenta a pensare allo sguardo di Clint e, come se sentisse che i pensieri della Vedova Nera erano rivolti a lui, uscì dalla casa e si diresse verso di lei.
-Ehi, Nat! Tutto bene?- le chiese, mettendole una mano sulla spalla. La rossa si voltò verso di lui e gli mostrò un mezzo sorriso.
-Sì, grazie...-
-Come mai sei qui tutta sola?- si sedette accanto a lei, posando gli avambracci sulle gambe e guardarla in viso.
-Stavo solo pensando...- fece passare qualche secondo, che passò a guardarlo negli occhi, prima di riprendere a parlare. -Tu, invece, stai bene? L'altro giorno ho visto nei tuoi occhi che c'era qualcosa che non andava...-
-Sì, certo! Non c'è nulla che non va!- disse con un sorriso fintissimo sul volto. Natasha alzò un sopracciglio. -Cosa c'è? Perchè mi guardi in quel modo?-
-Perchè so benissimo che stai mentendo. Clint, so che c'è qualcosa che non ti quadra! Lo leggo nei tuoi occhi, ti conosco da fin troppo tempo e fin troppo bene per farmi sfuggire certe cose!- l'arciere non disse nulla, si limitò a guardare avanti a sé.
-Mi sento solo un po' strano...-
-E se ti dicessi che io so perchè ti senti così?- l'arciere si voltò verso di lei, guardandola negli occhi. Si scambiarono uno sguardo intenso che fece provare a Clint emozioni che non si sarebbe mai aspettato di sentire visto che era sposato. Nella propria mente nacquero frammenti confusi di lui e Natasha che non riusciva a spiegarsi. Assunse uno sguardo confuso ed incredulo per poi sorridere.
-Che intendi dire?-
-Intendo dire che ciò che provi ti sta dicendo che tutto questo non è reale...- Clint si alzò e la guardò un po' stranito e mettendo le mani davanti.
-Cosa...?-
-Lo sai, lo hai sempre saputo...-
-Andiamo...- rise l'arciere. -Non è uno scherzo divertente! Di a Tony di venire fuori dal cespuglio e spegnere la sua videocamera!-
-Clint...non sto scherzando!- lo guardò con uno sguardo serio. L'arciere la guardò e poco dopo scosse la testa.
-No, non ti credo, Tasha! Stai dicendo delle assurdità, io ho una famiglia! Due figli con un terzo in arrivo e una moglie che amo! Tutto ciò che ho sempre desiderato ce l'ho, perchè mai dev'essere finto? No, stai mentendo!-
-Perchè dovrei? Non ti ho mai mentito!- Clint non disse nulla, si limitò soltanto ad allontanarsi da lei per restare un po' solo. Natasha si voltò verso di lui e lo chiamò, ma senza ottenere alcuna reazione. -Dannazione!- strinse i pugni e tornò a sedersi per cercare di calmarsi.
La scena fu vista, all'insaputa dei due, dalla moglie di Clint da dietro la finestra del salotto. La donna prese dalla tasca un telefono cellulare e digitò il numero uno e se lo mise all'orecchio.
-Il falco sospetta; il ragno ci intralcia...-

 

In quel momento Clint si ritirò nel fienile per restare da solo fino all'ora di cena. Aveva bisogno di pensare poiché le parole di Natasha avevano fatto un certo effetto, il seme era stato piantato e presto sarebbero sorti i primi germogli di domande.
-Non può essere vero...- sussurrò, mettendosi le mani tra i capelli e calciando un sasso. Si sedette sul tavolino di legno, che era accanto al trattore, con aria svogliata e parecchio confusa. Fissò un punto avanti a sé, lasciando che i pensieri facessero il loro corso e cercando di capire in che razza di situazione si trovava. Incrociò le mani fredde e screpolate e fece respiri profondi per cercare di calmarsi. Il soffio del vento, che penetrava dai vari spifferi, lo aiutavano a lasciare quel mondo per immergersi solamente nel suo e privato rifugio mentale.
Per prima cosa cercò di capire le proprie emozioni quando si perse nello sguardo di Tasha. Il suo cuore aveva preso a battere in modo più veloce del normale, sentendo la temperatura corporea alzarsi pian piano. Il respiro si fece, a poco a poco, più corto e uno strano desiderio di assaporare quelle bellissime labbra carnose lo aveva completamente sottomesso. Non poteva credere che era innamorato di un'altra al di fuori di sua moglie, soprattutto se l'altra persona in questione era Nat la sua amica di avventure e lotte. All'improvviso gli tornarono alle mente i frammenti confusi che affiorarono nella sua memoria e si sentiva ancora più confuso. La sua parte razionale continuava a credere che fossero solo delle scenette che si era immaginato da solo, ma in cuore suo, la sua parte emotiva, sapeva che c'era qualcosa di vero in esse. Si focalizzò solamente su di una visione, quella di loro due al luna park, ed istintivamente sorrise nel ricordare la gioia di quel momento. Il bellissimo sorriso di Nat gli fece battere il cuore più veloce e la sua voce la sentì lontana e sottile come un sussurro del vento. Ma poco dopo la razionalità si fece prevalere e scosse la testa, urlò disperato e si fece cadere sulle ginocchia per posare i pugni per terra.

- Ciò che provi ti sta dicendo che tutto questo non è reale...-”

Le parole della russa non facevano altro che rimbombargli nella testa e le cercò di scacciare, continuando a scuotere il capo e a ripetersi un “no” per convincersi.
Rimase lì in quello stato fino a che il sole non tramontò, lasciando il posto alla luna, facendolo destare da quella confusione ed andare fuori. Si diresse verso casa, il profumo della cena si poteva assaporare fin da fuori. Aprì la porta e trovò tutti quanti intenti a riunirsi intorno alla tavola.
-Stavo per venire a chiamarti!- disse la moglie. Clint guardò negli occhi Natasha, aspettò qualche secondo, e rispose a Lora, posandole gli occhi addosso.
-Ho sentito il richiamo della tua deliziosa cena da fuori!- rispose, avvolgendola con un braccio e dandole un bacio sulla guancia.
-Dove sei stato, Clint?- disse Steve.
-Avevo bisogno di riflettere, quindi sono andato nel fienile...-
-Stai bene? Ho bisogno che tutti siate operativi per poter partire fra qualche giorno!- chiese il capitano.
-Sì, tranquillo!- gli sorrise per non farlo preoccupare.
Trascorsero la serata nel migliore dei modi, più di come avessero potuto immaginare. Il cibo era tutto squisito: le verdure ripiene di granella di pistacchi e pane, mischiate con le olive tritate finemente; gli involtini di melanzane e mozzarella; il pollo ripieno e per concludere una deliziosa torta alle fragole e cioccolato.
-Complimenti alla cuoca, era tutto buonissimo!- esclamò Tony, mettendosi le mani sul ventre gonfissimo. -Sto per esplodere, ma ne è valsa la pena!- rise di gusto.
-Grazie mille per ciò che fa per noi...- disse Bruce assumendo un tenero sorriso sul viso.
-Appena siamo pronti, toglieremo il disturbo!- disse autoritario il capitano.
-Grazie per i complimenti e tranquilli, non disturbate!- sorrise la padrona di casa.

Rimasero a parlare per alcuni minuti, per poi ritirarsi nelle loro stanze, fatta eccezione per Steve che uscì fuori dalla casa per prendere una boccata d'aria. Fece respiri profondi, assaporando l'aria pulita e fredda del posto; si strinse meglio la felpa addosso e rimase a guardare il cielo per un po'. Successivamente tirò fuori dalla tasca il telefono e compose il numero di Sam ed aspettò.
-Ma senti un po' chi si è fatto vivo e anche in un orario abbastanza indecente!- disse il ragazzo dall'altro capo del telefono.
-Sto bene, grazie per averlo chiesto! Tu?-
-Non c'è male a parte che stavo per dormire!-
-Scusa...-
-Non importa, Cap! Dimmi di cosa hai bisogno e proverò ad esserti utile...-
-Beh, ecco...avrei bisogno che mi rintracciassi una persona...-
-Dimmi pure il nome...-
-James Barnes...potresti trovarlo anche con il nome di Soldato d'Inverno...- seguì qualche secondo di silenzio, poi Sam parlò.
-Vuoi che cerco quello che ha cercato di ucciderti?- chiese incredulo Sam.
-Sì, è importante...te ne prego...-
-Mmh...beh, non posso di certo dirti cosa non puoi fare, dopotutto sei vecchio abbastanza e maturo, almeno si spera...- rise.
-Non è divertente!- sorrise il capitano.
-Fattela una risata, Steve!-
-Lo farò e tu fammela quella ricerca, grazie!-
-Certo, certo! Come vuoi, ma ora lasciami riposare, sono stanco...-
-Buona notte!-
-Notte, Cap!-
Steve chiuse la conversazione, rimase ancora qualche minuto fuori sentendo il freddo vento soffiare abbastanza forte. Era così micidiale da entrare nelle ossa e procurare brividi lungo tutto il corpo.
-Buona notte, Bucky...dovunque tu sia...- sussurrò, guardando il cielo, per poi rientrare.

 

Nel frattempo Tony e Bruce erano andati nella loro camera a prepararsi per mettersi a dormire nel mentre parlavano di cose scientifiche che solo loro potevano comprendere. Tony si tolse la maglia e si mise a cercare una canotta da indossare per dormire, Bruce lo guardò, diventando lievemente rosso, per poi voltarsi e cambiarsi a sua volta la maglia. Quando l'inventore finì di prepararsi, si mise sotto le coperte.
-Andiamo, Doc! Vieni a letto!- sorrise alquanto divertito. Bruce si sedette sul letto, si tolse gli occhiali e si sdraiò. -Finalmente posso spupazzarti un po'!- lo abbracciò e sentì il corpo del dottore irrigidirsi un poco.
-Tony...- si guardarono negli occhi, Bruce si morse il labbro inferiore. -Non credo che convenga dormire abbracciati, non qui...non voglio rischiare...- Tony sospirò, gli diede un bacino sulla guancia e tornò al proprio posto.
-Beh, allora buona notte!- si alzò un poco le coperte e si voltò. Bruce girò il viso nella direzione dell'inventore e lo guardò con sguardo dispiaciuto.
-Scusami, Tony...- Stark si girò nuovamente verso il suo amante e gli sorrise.
-Non ti devi scusare, capisco perchè mi hai detto ciò...non vuoi che la casa di Legolas diventi polvere, anche se non credo possa accadere!- si fece scappare una risata. Il dottore sorrise di ricambio e si mise sul fianco rivolto verso il suo interlocutore.
-Notte...- disse il dottore.
-Notte, mio bro...- chiuse gli occhi.
Non ci misero molto ad addormentarsi e raggiungere, così, il mondo dei sogni. Tony dormì beato, mentre per Bruce non fu così.
Il dottore si ritrovò in un posto che aveva già veduto prima, era a New York, non molto distante dalla Stark Tower. Si guardò intorno e vide tutto buio, le sagome dei palazzi erano appena visibili grazie ai contorni illuminati. Il cuore iniziò a battergli forte e il respiro a farsi sempre più affannoso. Fece qualche passo correndo e sempre guardandosi intorno, fino a che non si fermò e vide il suo peggiore incubo. Sgranò gli occhi, si avvicinò lentamente e si fece cadere per terra. Accanto alle sue ginocchia vi era il corpo di Tony privo di vita. L'armatura era poco più distante da loro e distrutta.
-Tony, no!!!- gli sfiorò il viso con due dita e sentì la pelle gelida. Il freddo della morte gli percorse tutto il braccio come un veleno. Sentiva la rabbia circolargli in corpo e i battiti accelerare sempre di più.
Bruce aprì gli occhi di soprassalto, le iridi gli erano diventate verdi. Si mise velocemente seduto, scoprendo Tony e posando i piedi sul pavimento. I battiti stavano aumentando a dismisura e sentiva il corpo fargli male, stava per trasformarsi. Si mise le mani tra i capelli e gemette dal dolore. Istintivamente Tony si svegliò e lo vide in procinto di diventare il bestione verde, allora si precipitò su di lui e gli prese le mani.
-Bruce, Bruce, calmati! Guardami!- il dottore lo guardò e Stark vide i suoi occhi disperati e tinti di verde con venuzze spesse accanto ad essi.
-Tony!-
-Respira e continua a guardarmi negli occhi! Respira con me!- fece respiri profondi, seguito dal dottore che però non riuscì a calmarsi. -Bruce, sono qui! Non lasciare che abbia il sopravvento!- gli strinse di più le mani.
-Non riesco!!!-
-Maledizione!- si voltò e si allungò fino al comodino accanto alla sua parte del letto. -Continua a respirare!!!- aprì il cassetto e vi tirò fuori una siringa d'acciaio, aveva un piccolo ago, con un buco più grande rispetto al normale, avvolto da un sottile semicerchio di plastica. Si avvicinò con essa al collo di Bruce, la mise sopra alla pelle e con il pollice azionò la parte opposta per fare uscire il liquido. Il dottore gemette dal dolore, mordendosi il labbro. -Non avrei voluto fare il test di prova direttamente su di te, ma...spero che funzioni!!!- tolse la siringa, dalla quale uscì una gocciolina verde, e lo guardò con uno sguardo molto preoccupato. Bruce incominciò a tremare, s'irrigidì nuovamente e gemette con i denti stretti. La testa gli girava un poco, ma i battiti avevano preso a diminuire dopo che Hulk tentò di sbarazzarsi del calmante. Alzò la testa e Tony la vide più pallida del normale, una piccola convulsione pervase il suo corpo che lo fece cadere all'indietro, ma l'inventore lo prese in tempo, avvolgendolo con un braccio. Lo tirò a sé e lo guardò negli occhi. Dal naso colò una goccia di sangue, facendo preoccupare maggiormente Tony. -Br..Bruce...- gli accarezzò il viso avvertendolo gelido. Aveva lo sguardo assente e le labbra secche. -Bruce!- lo scrollò leggermente. Il dottore voltò lo sguardo su di lui e gli sorrise a fatica.
-Tony...- sussurrò con un filo di voce.
-Grazie a dio stai bene...- tirò un respiro di sollievo per poi rimuovergli la goccia di sangue dalla pelle.
-Tony, vedo delle farfalle colorate sopra di noi...le vedi, Tony? Che belle...sono così delicate... Vorrei essere una farfalla...- disse a voce bassa e un poco tremante. Il calmante di Tony lo aveva sedato per bene, drogandolo un bel po'.
-Stai bene?- gli chiese l'inventore.
-Sì...- lo guardò. -Sto benissimo...- seguì un momento di silenzio, nel quale Tony lo passò a coccolarlo. -Credi che avrò mai una vita normale?- chiese con sguardo un po' assente e malinconico, gli occhi erano lucidi come se avesse la febbre alta.
-Ma la tua vita è già normale così com'è...- aggrottò le sopracciglia in un'espressione triste.
-No, intendo dire...sarò mai normale? Potrò mai vivere normalmente senza alcun timore...?-
-Non lo so, ma in ogni caso ti sostengo io...-
-Credi che quando sarò vecchio, l'Altro, mi lascerà morire nel mio letto?- Tony sorrise un po' divertito, trattenendo a stento una risata.
-Mmh, non ne ho idea...ma vedere te vecchio con i capelli bianchi e che a malapena ti reggi in piedi diventare un omone verde pieno di rughe mi fa ridere!!!- Bruce rise fino a piangere, poi tossì e guardò il soffitto.
-Qualche mese fa, un mese fa...ho cercato di farmi venire un infarto per uccidermi...ma l'Altro ha preso subito il sopravvento e ha incominciato a schiaffeggiarmi per poi distruggere tutto. Per fortuna ero in un cantiere...neanche una cosa del genere può liberarmi...- Tony schiuse le labbra e sgranò gli occhi, istintivamente lo strinse di più a sé.
-Perchè?-
-Perchè non sono libero di amarti come vorrei...- si guardarono negli occhi. Tony gli mise una mano sulla guancia e gliela accarezzò dolcemente, poi si avvicinò alle sue labbra e lo baciò, sfiorando di tanto in tanto la sua lingua. Bruce chiuse gli occhi, lasciandosi abbracciare dall'amore di Tony. Una lacrima riuscì ad uscire, cadendo e bagnandogli la tempia. Grazie all'intruglio sperimentale, che l'inventore gli aveva somministrato, era riuscito a liberarsi di un peso che continuava a tenere nascosto all'amante. Era riuscito a mostrarsi fragile ai suoi occhi e a se stesso; in un certo senso era riuscito a sfogarsi.
Poco dopo Tony si staccò, piano, dalle sue labbra.
-Non lasciarmi solo, stanotte...- gli sussurrò, tenendo gli occhi chiusi per non mostrare ciò che voleva tenere nascosto.
-Nessuna notte la passerai solo, tranquillo...- lo aiutò a sdraiarsi meglio sul letto; lo coprì ed in seguito fece la stessa cosa anche lui. Gli si avvicinò e lo strinse tra le proprie braccia continuando a guardargli il viso, che pian piano stava per tornare del colorito naturale, gli accarezzò il mento e poco dopo lo vide addormentarsi. L'inventore rimase sveglio per qualche ora per paura che potesse di nuovo accadergli qualcosa, ma poi crollò anche lui.

 

Il giorno seguente il cielo era oscurato da nuvole grigie, tipico tempo autunnale anche se era appena incominciata la primavera. Il primo a svegliarsi fu Tony che rimase a letto a guardare Bruce che dormiva beato tra le proprie braccia. Rimase a fissargli il viso: gli occhi chiusi e leggermente contornati dalle prime rughette; la barbetta di una settimana che stava iniziando a vedersi; le labbra screpolate e rosee; le vene sul collo che pulsavano delicatamente... Sarebbe rimasto per sempre in quella posizione, se avesse avuto il potere di fermare il tempo lo avrebbe fatto esattamente in quel preciso momento. L'espressione serena di Bruce sul viso lo rendeva felice e allo stesso tempo malinconico poiché sapeva che, appena si sarebbe svegliato, avrebbe incontrato uno sguardo che lo avrebbe ucciso. Gli accarezzò delicatamente una guancia avvertendola calda; sorrise dolcemente.
-Sapessi cosa mi fai provare...- sussurrò per non svegliarlo e per non fargli sentire ciò che stava dicendo. Poco dopo il dottore mugugnò e pian piano aprì gli occhi incontrando il suo sguardo. Sorrise appena e mise una mano sulla sua. -Buongiorno, dormiglione!--Mmh...giorno...- si stropicciò gli occhi impastati e si stiracchiò per bene sotto lo sguardo divertito dell'inventore. -Che ore sono?-
-Le dieci e mezza...-
-Cosa??? è davvero così tardi??? Perchè non mi hai svegliato?- si mise seduto e si alzò per andare a vestirsi.
-Stavi dormendo beatamente, non volevo disturbare il tuo sonno! E poi eri così carino...- si stiracchiò anche lui e sbadigliò. Si stropicciò gli occhi assonnati, poiché aveva dormito poco, e si alzò. Dopo qualche minuto di silenzio, Bruce si fermò nel fare quello che stava facendo, aveva l'aria confusa per quanto era accaduto quella notte. Si ricordava che si stava per trasformare, ma poi aveva dei piccoli frammenti di quanto era accaduto successivamente. Si guardò intorno e non notò nulla di anomalo, poi si voltò verso Tony che si stava togliendo la canotta.
-Tony, che è successo ieri notte?- l'inventore si voltò verso di lui e lo guardò con un sorrisetto divertito sul viso.
-C'abbiamo dato dentro come animali! Come fai ad essertene dimenticato?- il dottore incrociò le braccia assumendo uno sguardo serio.
-Tony...-
-Eddai, stavo scherzando!- rise mentre gli si avvicinava. Quando gli fu abbastanza vicino gli mise le mani intorno alla vita e lo avvicinò. -Ha davvero importanza?-
-Sì! Perchè ho solo frammenti di cose successe, ma non capisco...-
-Ho impedito che il bambinone si svegliasse e distruggesse la casetta di Clint...-
-E come diavolo hai fatto?- gli chiese con aria incredula e schiudendo appena la bocca.
-Beh, non è stato facile e non è stata una bella cosa ciò che ti ho fatto...infatti converrebbe che ti facessi controllare da un medico appena saremo alla Stark Tower!- si guardarono negli occhi come se si stessero parlando con il semplice utilizzo dello sguardo.
-Cosa...c'era nella siringa...?- chiese un po' timoroso e allo stesso tempo commosso.
-Ora non ricordo di preciso tutti gli ingredienti, ce li ho scritti in un book nel laboratorio. Dovevo prima testarlo su qualcosa, non direttamente su di te...è stato terribile...- Bruce aggrottò le sopracciglia e si guardò le mani, con la coda degli occhi vide una siringa accanto al letto. Si avvicinò ad essa e la raccolse. Le mani gli tremavano impercettibilmente nel mentre la osservava. Tony si voltò verso di lui ed incrociò le braccia, aveva l'aria alquanto preoccupata.
-Non posso...non...- gli cadde la siringa dalle mani per poi portarsele sul viso. -Non ci credo...- l'inventore sorrise malinconico nel mentre gli si avvicinava, lo fece girare verso di sé e lo strinse.
-Non cantiamo vittoria troppo presto, Doc. Non sappiamo cosa ha compromesso... spero che non sia nulla di grave...- si staccarono dall'abbraccio e si guardarono negli occhi, poi Tony lo baciò dolcemente.

 

La giornata trascorse stranamente in modo più veloce del solito e quel dì una visita inattesa disturbò la loro quiete apparente. Fury era venuto a fare una visita ai suoi supereroi per trovare assieme a loro un rimedio al problema Ultron. La sua venuta colse tutti di sorpresa, fatta eccezione della moglie di Clint che sembrava sapere già tutto. Verso il primo pomeriggio si riunirono a discutere su quanto stesse succedendo nel mondo a causa della marionetta di latta creata dai due scienziati.
-Dobbiamo risolvere subito questa situazione prima che Ultron distrugga tutto il pianeta!- disse Fury appoggiandosi al muro ed incrociando le braccia. -E gli unici che possono sapere come fermarlo sono Tony e Bruce!- i due diretti interessati si guardarono negli occhi per poi osservare il loro interlocutore.
-Siamo apposto allora!- disse Steve. -Senza offesa per il dottore e Stark, ma siamo intrappolati qui senza nessun mezzo per poter trovare una soluzione! Non possiamo nemmeno usare le macchine di Tony perchè sarebbero sotto il controllo di Ultron! Siamo molto più che inutili!-
-Per prima cosa dobbiamo pensare come lui e capire quali siano le sue intenzioni!Di certo non possiamo andare dal gigante di ferro senza sapere nulla...- intervenne Natasha che se ne stava seduta su di una sedia, appoggiando i gomiti sul tavolo. Seguì un momento di silenzio, tutti si scambiarono molteplici sguardi, in fine il dottore, che era appoggiato alla cucina con le braccia conserte, si mise una mano sul meno assumendo uno sguardo pensante.
-Beh, sapevamo che voleva fortificarsi...- disse Tony.
-E certamente la sua idea non può essere cambiata dopo il nostro intervento! Vuole ultimare il suo up grade, è per questo motivo che ha usato la ragazzina! Voleva destabilizzarci e fare il modo che qualcuno creasse abbastanza casino da costringerci a batterci in ritirata ed essere, così, libero di ultimare il suo piano!- disse Bruce.
-E dove pensi che sia?- chiese Clint.
-Qualcuno ha più sentito la dottoressa Helen Cho?- concluse il dottore.
Una volta capito il piano della marionetta e organizzato una strategia di attacco per fermarlo il prima possibile, la squadra si andò a preparare. Prima che Natasha potesse indirizzarsi verso la propria camera, Fury la fermò e la portò fuori di casa lontano da orecchie indiscrete.
Il vento soffiava forte ed era ancora freddo, legato al gelo dell'inverno. Una leggera foschia circondava la piana in cui si trovava la casa, aumentando l'umidità che vi era nell'aria ed intrufolandosi nelle ossa.
-Cosa vuoi dirmi?- disse con tono freddo, la donna.
-Cosa diavolo ti passa per la testa? Non puoi compromettere una missione di un altro agente per via dei tuoi sentimentalismi!- la rossa incrociò le braccia e posando tutto il peso su di una gamba. Alzò un sopracciglio e lo guardò con uno sguardo provocatorio.
-Io non ho rovinato la missione a nessuno e di certo non mi lascio trasportare dai miei sentimenti!-
-Cosa hai detto a Clint? E sopratutto perchè???- alzò un poco il tono della voce.
-Non ho detto nulla di quello che gli è successo! E non è colpa mia se incomincia a capire da solo che ciò che sta vivendo non è la realtà! L'ho visto dal suo sguardo e non potevo lasciarlo confuso, avrebbe compromesso la mia missione e quella dell'intera squadra! Se la tua agente non sa fare il proprio mestiere, allora credo che tu debba rivalutare gli agenti che recluti...- lo guardò con aria fiera ed altezzosa.
-Non avresti dovuto farlo! Non ti era concesso mettergli le pulci nelle orecchie! Avevi detto che non sarebbe stato un problema per te e così deve essere ancora tutt'ora! Non m'interessa che tra voi c'era qualcosa di più profondo di una semplice amicizia, Natasha, ma non puoi intrometterti o rischi che impazzisca! Stanne fuori, lo dico per il suo bene e anche il tuo...- le puntò un dito contro. La donna schiuse le labbra ed abbassò lo sguardo. -So che per te non è affatto facile, ma devi metterci una pietra sopra.-
-Come ho detto prima, agirò per il bene della mia squadra e per impedire che possano sorgere delle complicazioni!- lo guardò negli occhi, mostrandogli uno sguardo freddo e severo che non fece trovare le parole per ribattere a Fury che semplicemente se ne andò. Natasha rimase lì da sola per qualche minuto. Fece un respiro profondo per cercare di calmarsi, le mani le tremavano e gli occhi le erano diventati lucidi. Alzò lo sguardo al cielo per cercare un po' di pace e tranquillità dalle emozioni che stava provando, chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore. Le faceva male dover stare accanto a Clint senza poterlo amare come era solita fare qualche mese addietro. Ogni volta che lo vedeva assieme a sua moglie, una pugnalata al cuore la colpiva, dovendo mascherare il suo dolore. Ogni volta che li vedeva insieme o Clint le parlava della sua famiglia, le venivano in mente le parole che gli rivolse qualche anno prima:

-Potremmo avere una famiglia! Una casa e un posto dove stare con dei marmocchi che corrono per le stanze...insomma, una famiglia!-”

E pensava a tutto quello che aveva perso nella propria vita; tutti i progetti che avevano programmato e tutti i desideri che avevano da realizzare erano andati in fumo. Certe notti le passava a piangere per via di quei sentimenti che avrebbe voluto non provare. Versava lacrime perchè desiderava, fin dal profondo, non amare più quel dannato arciere che era sempre presente e pronto a salvarla ogni volta che era in pericolo. Avrebbe voluto che quei sentimenti potessero annegare con l'aiuto dell'alcool, ma non serviva a nulla poiché essi rimanevano sempre lì come un masso legato al suo cuore.
Fece un respiro profondo e si voltò per tornare a casa e prepararsi. Quando tutti furono pronti si divisero: Tony andò al centro di computer e softwer, Bruce si diresse alla Star Tower per architettare e studiare i punti deboli di Ultron e gli altri tre si diressero a Seul per fermare il piano della marionetta. I tre Avengers si scontrarono con molti androidi che avevano il compito di proteggere una capsula contenente il nuovo corpo di Ultron. La situazione era più difficile di quanto potessero immaginare, anche se erano dei supereroi gli era arduo contrastare delle macchine metalliche più perfette delle armature di Tony. Per loro fortuna intervennero i gemelli Maximoff a loro favore che, dopo aver visto i piani di Ultron, decisero di schierarsi dalla loro parte per rimediare a quanto avevano causato: favorire la distruzione del pianeta Terra. Grazie ad essi riuscirono a salvare le persone del centro abitato, anche se qualche ferito vi era ugualmente, e a sconfiggere gli androidi che vi si opponevano. Una volta recuperata la cassa, la missione poteva essere definita compiuta anche se Natasha era finita nelle mani del nemico per portare al termine la missione. Prima di tornare alla Stark Tower, e seguire Clint, Steve si mise a discutere con i due fratelli per capire che intenzioni avessero.
-Vogliamo aiutarvi per rimediare a quanto abbiamo fatto... Non sapevamo che Ultron volesse distruggere il pianeta...- disse Wanda.
-Eravamo solo confusi per colpa del rancore che proviamo per Stark...- aggiunse Pietro.
-Allora vi unite alla squadra...- disse con il fiatone il capitano nel mentre si asciugava la fronte.
-Dobbiamo fermare Tony Stark...credo che voglia riprovare nel suo progetto!- concluse Wanda.
-Fantastico...- commentò ironicamente, Steve.


Poco prima dell'arrivo di Clint, Tony era già tornato a casa e si era fiondato subito nel laboratorio per vedere se Bruce avesse trovato qualcosa.
-Mi spiace, Tony, ma credo che il tuo Ultron non sia così facile da sistemare...- commentò Bruce nel mentre si massaggiava gli occhi.
-Volevi dire nostro Ultron!- lo corresse nel mentre gli si avvicinava.
-Sì, non ha importanza se è tuo o nostro o loro, quello che intendevo dire è quello che ho detto!- disse con tono un po' stizzito.
-Stai bene?- gli mise una mano sulla spalla. Bruce lo guardò negli occhi aggrottando le sopracciglia.
-Che hai fatto?-
-Ho sistemato Jarvis e l'ho perfezionato un po'...- gli sorrise appena sperando che l'altro ricambiasse, ma l'unica cosa che vide nei suoi occhi era un velo di rancore e una scintilla verde che non voleva spegnersi. -Bruce, stai bene?-
-Perchè me lo continui a chiedere?-
-Sei diverso, sembri diverso...-
-Mi sento solo un po' irritato...- fece un respiro profondo per tentare di calmarsi. -Comunque la risposta a ciò che stai per chiedermi è un no.- si voltò per tornare alle sue ricerche.
-Ma...- rimase spiazzato, senza sapere cosa rispondere. Era la prima volta che ciò accadeva, nessuno era mai riuscito a zittirlo e Bruce era il primo che c'era riuscito. Bruce era l'eccezione per molte cose. Aspettò qualche secondo e riuscì a trovare le parole giuste per controbattere. -Non sbaglieremo questa volta!-
-No, Tony! Non possiamo rischiare di creare un'altra creatura malvagia!- Bruce si sentiva strano, sentiva la rabbia ribollirgli nelle vene, ma il suo cuore non dava alcun segno di battiti accelerati. Pensò a cosa gli stava succedendo, quando capì che stava per giungere quel momento...quello che avrebbe voluto evitare. Allora cercò di calmarsi e resistere ancora per un poco, dopo di che udì la tenera voce di Tony giungergli alle orecchie.
-Ho bisogno di te...- aspettò qualche secondo prima di continuare, Bruce si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi. -Ho bisogno di te per farlo... Se il corpo è stato creato con l'aiuto di Helen, allora sei solo tu che puoi aiutarmi in quanto genio nel campo della bio-scienza e sei l'unico di cui io mi fido.- rimasero a guardarsi negli occhi come facevano di solito e dopo un po' Bruce annuì ed accettò di entrare nel progetto.
Appena Clint tornò con il carico, si misero subito a lavoro e per loro fortuna non ci misero molto, tutto ciò che dovevano fare era aspettare il caricamento che avrebbe dato vita al loro nuovo figlio. Ma per loro sfortuna arrivarono, in quel momento, Steve e i gemelli che tentarono di fermare tutto.
-Ferma tutto, Stark!- ordinò Steve.
-No! Questa volta possiamo farcela!- disse l'inventore, mettendosi davanti alla capsula. Wanda cercò d'intervenire, ma venne prontamente bloccata da Bruce che l'afferrò per il collo con le braccia.
-Se osi fare qualsiasi cosa con quei tuoi stupidi poteri non oserò un'istante a spezzarti il tuo esile collo!- gli occhi gli si tinsero per un secondo di verde, per poi tornare normali. Ma senza che se ne rendessero conto, Pietro intervenne con la sua supervelocità e staccò i fili.
-Maledizione! Moccioso, rimetti subito a posto quella presa!- ordinò Tony, puntandogli un dito contro.
-Tony, è una pessima idea...- disse il capitano.
-Ma potrebbe essere l'unica che abbiamo per fermare Ultron!-
-Non puoi fermarlo! È ciò che vuole, la creazione di quel corpo!- disse Wanda a fatica.
-Chiudi quella bocca!- le ordinò Bruce.
In quel momento entrò in scena Thor rompendo i vetri che gli ostruivano il passaggio e andò a posarsi sulla cassa e richiamò un tuono che fece completare il caricamento.
-Thor!!!- urlò Steve. In quel momento gli occhi del corpo all'interno della capsula si aprirono e con una semplice mossa si sbarazzò del coperchio ed uscì, scaraventando via Thor. Istintivamente, come se fosse impaurito, attaccò tutti gli altri e volò via fermandosi davanti al vetro della finestra. Era sera e la città era completamente illuminata dalle sue luci. La giovane macchina rimase incantata a guardare il magnifico mondo che aveva avanti a sé; riusciva a vedere ogni cosa, sentendosi riempirsi di meraviglia e gioia, o per lo meno questo era quello che aveva deciso di sentire in base alle sue infinite conoscenze. Poi si guardò riflesso sul vetro e vi posò una mano sopra. Gli altri arrivarono poco dopo e lui si voltò nel sentirli giungere.
-Scusate, non intendevo arrecare alcun danno a nessuno di voi...- disse la creatura appena nata. Li guardò tutti e si fermò ad osservare Tony e Bruce sentendo una specie di legame che lo univa a loro due.
-Chi sei? E che intenzioni hai?- chiese il capitano.
-Io sono...- sorrise ai due scienziati. -Una loro creatura...- Bruce arrossì lievemente, mentre Tony sorrise soddisfatto. L'androide si guardò le mani cercando di comprendersi meglio. -Se vi state domandando se sono come Ultron, la risposta è no...non sono come lui.- li guardò.
-L'ho visto nella mia visione, l'ho visto che nasceva e possedeva questa...- disse Thor indicando la gemma che aveva sulla fronte. -Potete fidarvi di lui...-
-Come dobbiamo chiamarlo?- chiese il giovane Maximoff.
-Beh...- disse la creatura.
-Vision...- dissero in coro i due scienziati che, poi, si guardarono negli occhi. -è il nome più adatto...- aggiunse Bruce.
-Come dice Doc!- concluse Tony, mettendogli una mano sulla spalla.
-Allora, Vision, ci aiuterai ad uccidere Ultron?- domandò il capitano.
-Uccidere? No, non voglio ucciderlo. Lui è come me, è come se fossimo legati...non posso ucciderlo, ma voglio portargli pace perchè sta soffrendo...-
-Vision, sei l'unico che può aiutarci...- disse Bruce con tono dolce e quasi paterno.
-Lo so e vi aiuterò a salvare il vostro pianeta...- gli accennò un sorriso.
-Intendi dire nostro pianeta, figlio!- commentò Tony.
-Ok, allora prepariamoci!- disse Steve. Tutti andarono a prepararsi, lasciando Stark da solo. L'inventore alzò le spalle e sbruffò.
-Mi domando che problemi abbiano padre e figlio con i pronomi!- disse Tony sconsolato mentre andava a prepararsi. Poco dopo arrivò Clint che li avvertì di aver scovato il luogo in cui si trovava Natasha e così l'ora della battaglia decisiva si stava avvicinando.



 
Rieccomi con il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto e che i PG non fossero OOC (in caso ditemelo che lo aggiugo all'inizio del capitolo). Dopo il prossimo capitolo prometto che mi distaccherò dal capitolo Ultron ed entrerò in qualcosa di nuovo! Spero che la storia vi piaccia e che vi soddisfi. Grazie a tutti quelli che leggono e la seguono! Se volete farmi sapere che ne pensate, scrivete pure a me fa davvero piacere! =)
Il prossimo capitolo lo pubblicherò il 23 Dicembre come regalo di Natale per tutti quanti e vi chiederei un favore (sempre se avete voglia) di farmi sapere che ne pensate se il prossimo capitolo sia ambientato a Natale, ve lo chiedo perchè sono un po' indecisa e ho troppe idee che non so quale delle molteplici scegliere (in caso nessuno mi facesse sapere, userò le mie rune per i consigli).
Hannon le a tutti, mellun nìn!

Ryuga Hideki

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Capitolo 4
*** Two Steps From Hell ***


Durante la stesura di questo capitolo ho ideato una specie di theme per le varie coppie e momenti! (cosa inutile, ma mi ha ispirato nello scrivere).

Inizio: parte 1 parte 2

Stucky       Clintasha 
Thorki \ Thorki 2   Stanner \ Stanner 2 
Ascoltatele se avete voglia, non siete costretti! Per il resto buona lettura!
 

Two Steps From Hell

 
 

Gli Avengers erano pronti per salvare, nuovamente, il pianeta dall'errore commesso da Tony e Bruce. Erano tutti sul jet di Stark, Clint aveva azionato il guidatore automatico per poter discutere sul da farsi e decidere come muoversi.
-Ci saranno molti altri androidi che ci ostacoleranno per impedirci di intralciare i piani di Ultron...- disse Steve. -Per questo motivo dobbiamo fare un ottimo lavoro di squadra! Dobbiamo salvare più gente possibile dalle loro grinfie e allo stesso tempo impedire ad Ultron di distruggere il pianeta. Ce la farete?- li guardò tutti negli occhi ricevendo il loro consenso. -Cercate di sopravvivere. Vi voglio rivedere tutti quanti sul jet!-
-Insomma, riporteremo il nostro culo a casa!- disse Tony per far irritare il capitano con il suo linguaggio fine. I due s'incontrarono con lo guardo, l'inventore scorse il rimprovero negli occhi del capitano facendolo divertire parecchio.
Si guardarono tutti negli occhi, avvertendo una leggera tensione per via dell'emozione dell'ultimo scontro, era come se avvertissero che successivamente nulla sarebbe stato uguale a prima. Sembrava che tutto stesse andando lento e che ogni rumore, anche quello più lieve, fosse acuto come il rimbombo di un urlo in una stanza vuota. Steve si voltò verso i due ragazzi appena reclutati, cercando di infondergli sicurezza e determinazione, poi guardò Clint che gli accennò un sorriso. I due gemelli si strinsero la mano con forza per darsi sostegno ed aumentare il loro coraggio. Thor guardò negli occhi Vision e capì che tutto sarebbe andato per il meglio grazie al suo aiuto; si sorrisero e l'androide gli fece un gesto con la mano: se la portò al petto, abbassando il capo, per poi farla muovere nella sua direzione. Tony e Bruce si guardarono negli occhi, il dottore aveva uno sguardo abbastanza confuso oltre ad averlo malinconico e freddo. Tony si sentì spiazzato, ma cercò di sorridere per vedere se anche lui lo avrebbe ricambiato, ma tutto ciò che ricevette fu solo una risposta fredda e distaccata. Il dottore posò lo sguardo da un'altra parte e si voltò dandogli le spalle. Tony abbassò lo sguardo ed andò alla guida del jet, Vision notò qualche frammento della scena ma preferì non intromettersi più di tanto.
Qualche minuto dopo giunsero a destinazione e si prepararono; una volta scesi dal jet Bruce andò a cercare Natasha nel posto in cui gli disse Clint, mentre gli altri andarono a cercare Ultron e nel mentre cercavano di salvare qualche persona.
-Natasha!- la chiamò il dottore, intrufolatosi nel covo di Ultron che, per sua fortuna, era vuoto. Si prese un'arma che aveva trovato per terra e s'inoltrò, continuando a chiamare la donna.
-Bruce!- si fece sentire e poco dopo il dottore arrivò.
-Spostati ti libero!- una volta che la donna si fu scansata, il dottore sparò un colpo ed aprì la cella da cui uscì. -Tutti sono al centro città, ti aspettano lì!-
-E tu non vieni?- gli chiese guardandolo con uno sguardo interrogativo. Bruce non rispose anche se il suo sguardo e modo di fare, al quanto imbarazzato, avevano fatto capire a Tasha molte cose. -Abbiamo bisogno di te!-
-Non posso, mi spiace...-
-Allora mi perdonerai per ciò che sto per fare...- lo spinse giù da una enorme voragine. -Ma mi serve il bestione!- poco dopo si sentì un grido mostruoso provenire dalla caverna da cui vi uscì Hulk. -Bene, ora andiamo a sistemare quel culo metallico di Ultron!- corse, venendo seguita dal gigante verde.
Una volta riuniti tutti nel fulcro che avrebbe generato il disastro mondiale, iniziò la battaglia per l'umanità. Il caos più totale si generò, molti androidi cercarono di uccidere parecchi esseri umani e di contrastare i vendicatori nel loro compito. La città, poco a poco, cominciò a cadere a pezzi; le macerie incominciavano a moltiplicarsi nelle strade. Urla e rumori di combattimento echeggiavano nelle vie, ma gli eroi cercarono di mantenere la situazione sotto controllo, riscuotendo molto successo. Thor e Vision, assieme ad Iron Man, cercarono di disfarsi di Ultron ma per loro sfortuna non fu per niente facile, anche se Vision era riuscito a fargli molto male. Dopo alcune ore di combattimento arrivò Fury e Maria con i rinforzi e un aeronave per raccogliere gli abitanti della città e portarli al sicuro. Steve, Clint, Natasha e i gemelli si occuparono di salvare più gente possibile, mentre Hulk tentava di sbarazzarsi di più androidi possibili. Quando Ultron tentò di fuggire, impossessandosi del jet con cui erano giunti gli Avengers, Hulk lo inseguì e lo buttò fuori dalla veicolo. Thor e Tony si misero all'opera per impedire che il congegno di Ultron potesse distruggere tutto. Così Iron Man allontanò l'intera cittadina, sradicandola da terra e portandola in aria, quando tutti furono al sicuro il congegno esplose nel cielo poco dopo che Tony vi fu abbastanza lontano.
Non vi furono molte perdite tra i cittadini e gli eroi non subirono molte ferite fatta eccezione per Pietro che rimase gravemente ferito per salvare Clint.
-Siete tutti intatti?- chiese Tony mentre si avvicinava alla nave volante di Fury.
-Sì, a parte Pietro che è gravemente ferito...- disse Clint.
-Mmh, potete chiedere a Bruce, quando torna normale, di aiutarlo!- disse Tony.
-Tony... Bruce...- disse Natasha. L'inventore assunse uno sguardo confuso, poi fece fare una ricerca al computer per scovare la posizione del loro jet e vide che era in volo. Si mise in contatto con il veicolo e parlò al dottore.
-Doc, è finita! Vision sta cercando Ultron per disattivarlo...puoi tornare!- il dottore guardò il monitor e vide il viso di Tony, aggrottò le sopracciglia. -Non hai combinato alcun disastro, puoi tornare...Bruce, possiamo tornare a casa nostra... Bruce...- Il dottore spense il monitor e si mise a guardare l'orizzonte avanti a sé.
-Mi spiace, Tony...- si disse il dottore.
L'inventore rimase in mobile con il viso scoperto dalla mascherina metallica che lo proteggeva. Si sedette sulla aeronave e guardò l'orizzonte. Rimase in silenzio a lungo, sentendo tutto quello che accadeva intorno a sé lontano. Poco dopo arrivò Steve che gli si sedette accanto. Lo guardò in viso scovando un'espressione spenta, come se stesse guardando nel vuoto e la sua mente fosse su di un altro pianeta.
-Mi spiace, Tony...Stai bene?- disse, tenendo gli occhi su di lui.
-Sì...- seguì un momento di silenzio il quale entrambi guardarono avanti a sé.
-So come ti senti e so che può essere doloroso...ma se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, io ci sono...-
-Grazie, Cap...-
-Vedrai che tornerà!- si voltò verso di lui. Poi Tony lo guardò con uno sguardo spavaldo e fiero.
-Oh no! Lo troverò prima io!- sorrise soddisfatto e dandogli una pacca sulla spalla.
-Ecco il solito Tony Stark...-
-Nessuno può scalfire il mio modo di essere, Capitan Calzamaglia!- disse, ridendo, nel mentre si alzava.
-Ah ah ah... divertente...- si alzò.
-E fattela una risata, Steve!- disse nel mentre si allontanava.
-Tutti con sta storia...- scosse la testa e sorrise.

 

E così, dopo la dura battaglia e dopo che Vision neutralizzò Ultron per portargli un po' di serenità, tutti presero strade differenti. Steve, dopo aver organizzato il nuovo team di Avengers, composto da Natasha, Clint, i gemelli, Vision, si recò da Sam per aiutarlo nella ricerca di James. Ogni volta che aveva del tempo libero e non era in missione, andava dall'amico per aiutarlo dato che era un suo desiderio trovare Bucky, e non di Sam. Si era deciso a scovarlo per potersi mettere il cuore in pace e trovare finalmente le risposte, riguardanti se stesso, che non riusciva a comprendere senza di lui. Sapeva che lo avrebbe ritrovato e ciò gli bastava per andare avanti nelle ricerche. Thor, invece, tornò a Londra da Erik per studiare al meglio il Ragnarok. Sapeva che lo scienziato era appassionato di mitologia norrena e questo era un punto a suo vantaggio. Doveva scoprire cosa sarebbe successo e un modo per impedire che il peggio potesse accadere. Ogni volta ripensava alle parole di Loki che, senza che se ne rendesse conto e involontariamente, lo indirizzavano nella giusta direzione. Di tanto in tanto pensava al modo in cui si sarebbe comportato una volta che lo avrebbe rivisto, ma anche se si preparava il discorso da fargli gli sembrava tutto inutile e senza alcun senso.
Tony passò tutto il suo tempo alla Stark Tower a cercare Bruce in ogni angolo del pianeta. Era determinato a cercarlo e sapeva che lo avrebbe trovato. Non si spiegava il motivo di tale azione, ma non passava molto tempo a pensarci sopra poiché lo faceva stare male e lo sconcentrava dalle ricerche. Grazie all'aiuto di Jarvis, e di tanto in tanto anche di Vision, tutto era molto più facile anche se la vicinanza di Vision gli ricordava troppo Bruce. Lo avrebbe trovato, ne era certo, e non gli importava se avrebbe impiegato tutta una vita e se fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto, lui avrebbe trovato Bruce e lo avrebbe riportato a casa.
Natasha si era isolata, aveva deciso di passare molto tempo da sola quando non era richiesta per delle missioni. Doveva stare da sola per non pensare a Clint e al loro passato. Aveva bisogno di isolarsi per poterlo dimenticare anche se le riusciva difficile, ma lo avrebbe fatto perchè lo amava e per il suo bene non gli avrebbe fatto nascere vecchi ricordi. Clint, invece, passò molto tempo in preda ad una confusione totale che quasi lo rese pazzo, fino a che non decise di ascoltare il suo corpo. Disse alla moglie che aveva un compito da svolgere e che sarebbe stato lontano per qualche tempo così che potesse rifugiarsi in una casetta sperduta in Canada e di cui si era ricordato di aver solo recentemente. Si rifugiò lì incominciando a capire meglio cosa gli era successo e la realtà che lo circondava. Comprese il suo legame con Natasha e ciò lo demoralizzò un poco poiché non riusciva a capire come mai si fossero lasciati.
E Bruce, invece, se n'era andato il più lontano possibile da tutti.

 

 

~ ~ ~ ~

 


I giorni trascorsero velocemente e dalla primavera, l'inverno tornò. Era dicembre e per essere più precisi era il giorno della Vigilia di Natale. New York era completamente innevata e bianca, le luci infondevano magia e aria di festività per le strade e la gente era lieta dell'arrivo della festa più calda dell'anno.
Quel giorno Sam chiamò Steve dicendogli di correre subito a casa sua poiché aveva grandi notizie per lui. Il sole era sorto solamente da qualche ora quando Steve uscì di casa di fretta e furia, mettendosi in dosso le prime cose che gli erano capitate in mano. Fece il più in fretta possibile per poter arrivare a casa dell'amico prima che potesse. Il cuore gli batteva forte contro il petto e sentiva un'emozione crescergli dentro sempre di più. Era un po' teso perchè in cuor suo sperava che si trattasse del suo migliore amico, anche se aveva paura che Sam gli avesse fatto uno scherzo, anche se di cattivo gusto.
Una volta arrivato dinanzi casa sua, aprì la porta, senza bussare, e lo chiamò a gran voce.
-Sono in soggiorno!!!- gridò l'amico. Steve corse e lo vide davanti al computer intento a fare qualcosa d'importante.
-Cos'è successo?- gli domandò un po' timoroso. Sam lo guardò negli occhi con un sorriso enorme sul viso.
-Ce l'abbiamo fatta!!! Abbiamo rintracciato il tuo Soldato D'Inverno!- il capitano sgranò gli occhi che gli diventarono lucidi. Si mise le mani sulla bocca per evitare di urlare di gioia. Non sapeva come reagire: avrebbe voluto piangere di gioia ed urlare come un pazzo, ma tutto ciò che riuscì a fare fu rimanere in silenzio cercando di respirare profondamente. Finalmente dopo nove mesi di lunghe ricerche e dopo essere stati sempre lì vicino per scovarlo, ce l'avevano fatta.
-Oddio, non posso crederci...- riuscì a dire il capitano. Sam si alzò e lo abbracciò, capendo lo stato d'animo in cui si stava trovando.
-Andiamo subito da lui, prima che la volpe scappi nuovamente!- gli diede una pacca sulla spalla. Steve annuì con aria felice e i due, dopo aver preso tutti i dati necessari per trovarlo, uscirono dall'appartamento dell'ex soldato, si misero in macchina ed andarono nel luogo in cui si trovava James.
Si ritrovarono in una casa abbandonata da parecchi anni in un quartiere periferico. I due la guardarono attraverso il finestrino della macchina; diedero un'occhiata in giro notando che la zona non era una delle più confortevoli che si potesse trovare a New York.
-Ti aspetto in macchina, tengo sotto controllo la zona. Tu vai da lui e fa quello che devi fare...magari cerca di riportarlo a casa con te!- suggerì Sam.
-Ok, se hai bisogno di una mano urla!-
-Tranquillo, Cap! Ho l'attrezzatura necessaria per difendermi!- gli sorrise.
-Ok, cercherò di fare il più in fretta possibile.- uscì dall'auto ed entrò nella casa, cercando il suo obbiettivo. -Bucky...- chiamò per farsi sentire. Dopo alcuni minuti lo scovò in una stanza spoglia e sporca, seduto su di una sedia d'acciaio, con le gambe arrugginite, mentre guardava per terra. Aveva una felpa rossa dall'aria di essere poco calda. I capelli neri e lunghi gli accarezzavano il viso pallido e un poco scarno. Le labbra erano screpolate e chiare.
-Bucky, mi riconosci?- chiese speranzoso.
-Sei Steve Rodgers, tua madre si chiamava Sarah e tu eri solito riempirti le scarpe di pezzi di carta, quando eravamo piccoli.- alzò lo sguardo su di lui. Aveva gli occhi spenti e contornati da delle spesse occhiaie. Steve sorrise e gli si avvicinò, abbassandosi.
-Sono felice che tu sia tornato quello di una volta!- il cuore incominciò a battergli velocemente, si sentiva strano: era felicissimo come non lo era mai stato da quando si era risvegliato in quest'epoca, si sentiva eccitato e uno strano desiderio continuava a crescergli dentro il cuore. Provava emozioni quasi simili a quelle che aveva provato quando vide per la prima volta Peggy. James accennò un piccolo sorriso e gli prese una mano avvertendola molto più calda rispetto alla propria che era gelida. Un lieve brivido gli percorse la schiena, una sensazione piacevole lo avvolse, rendendolo molto contento. -Cosa ti è successo? Come sei riuscito a fuggire dalle grinfie dell'Hydra?-
-Mi avevano fatto il lavaggio del cervello quando mi hanno riportato in vita, se così si può dire. Quando ho incominciato a ricordare la mia vecchia vita, la prima volta che ti ho visto, loro mi hanno torturato per farmi dimenticare ogni cosa, ma dopo un po' non ha più funzionato e io...- abbassò lo sguardo, non riusciva a guardarlo negli occhi per via di ciò che aveva fatto per potersi liberare. Steve gli mise una mano sul suo freddo viso per fargli sentire il suo appoggio. -Ho dovuto ucciderli tutti, Steve...- tornarono a guardarsi negli occhi.
-Ora è tutto finito, Bucky... Andrà tutto bene, non lascerò che quelli dell'Hydra ti portino, di nuovo, via da me! Staremo sempre insieme...-
-Steve...- abbassò lo sguardo.
-Sei l'unica cosa che mi rimane...già una volta ti ho perso, non permetterò che accada di nuovo!-
-Come diavolo fai ad essere così dannatamente ottimista, quando l'Hydra è una minaccia così grande che si nasconde ovunque?- strinse i pugni.
-Beh, perchè ho ritrovato te...- James alzò lo sguardo su di lui e rimase a guardarlo senza dire nulla. -Averti trovato dopo quasi sessant'anni...è un miracolo. Il resto sarà una passeggiata perchè saremo insieme ed affronteremo ogni cosa assieme!- James aggrottò le sopracciglia e posò la fronte sulla sua.
-Allora ti seguirò Steve Rodgers...-
Dopo qualche minuto decisero di tornare alla macchina per non far aspettare ancora il povero Sam. Una volta saliti in auto e partiti, si misero a parlare del più e del meno. Sam fece un piccolo test di affidabilità a James per vedere se era degno della fiducia che Steve gli aveva concesso. Una volta superata la prova decise che era giunto il momento di conoscersi meglio ed aggiornare il povero Soldato d'Inverno sull'epoca in cui si trovava, sapeva che l'Hydra non era stata magnanima e non gli aveva detto nulla sulla realtà in cui si trovava, così decise di farlo lui.
Quando giunsero a casa di Steve, i due salutarono Sam, che tornò a casa propria, e si diressero verso l'appartamento.
-Questa è la mia casa...e può essere anche tua, se vuoi!- lo guardò con un tenero sorriso.
-Grazie...- si avvicinò alla finestra per ammirare la neve cadere leggera dal cielo. Gli si avvicinò anche Steve e rimasero in silenzio per qualche minuto fino a che il capitano non ruppe la quiete.
-Bucky...-
-Sì?- si voltò verso di lui.
-Buon Natale...- lo guardò con un piccolo sorriso.
-Buon Natale...- ricambiò per prendergli, poi, una mano e tornare a guardare fuori dalla finestra.

 

 

Il Natale era ormai alle porte, ancora metà giornata e la festività che odiava di più sarebbe tornata a farle visita, portando con sé il peso dei ricordi malinconici e la tristezza. Se avesse potuto, avrebbe abolito volentieri quel dannato giorno. Odiava vedere la gente felice e intenta a scambiarsi i doni, mentre lei si sentiva uno straccio. L'unico periodo in cui stava incominciando ad apprezzare il Natale era stato durante la sua relazione con Clint. Era dannatamente vero che quando ci s'innamora si cambia e si vede il mondo con altri occhi. Per questo motivo, quel giorno, lo odiava ancora di più da quando era stata costretta a lasciarlo.
Come ogni anno si recava nel suo bar di fiducia per bere qualche bicchierino di vodka e annebbiare leggermente la mente. Si vestì ed uscì di casa, dirigendosi verso il salone rustico della cittadina. Si trovava in un piccolo paese vicino al confine con il Canada; era rimasta lì per tutto il tempo, dopo la sconfitta di Ultron, per riflettere. Per sua fortuna non la chiamarono troppo spesso per delle missioni anzi il capitano aveva deciso di concentrarsi sui nuovi membri per poterli fare ambientare meglio e farli entrare nell'ottica di Avengers.
Percorse le strade della città, erano completamente innevate e piene di alberi sempre verdi. Il cielo era coperto da nuvole e la neve continuava a cadere leggera accompagnata dal vento freddo e tagliente. Non ci mise molto tempo a giungere al bar poiché era vicino alla sua abitazione. Entrò nel locale, era un posto rustico e molto montanaro con mobili fatti interamente di legno e un'atmosfera calda ed accogliente, e si sedette nel suo solito tavolo. Il barista la notò e subito le fece preparare il suo solito bicchierino di vodka liscia. Quando l'ordine arrivò al suo tavolo, il barista e la Vedova Nera si scambiarono uno sguardo d'intesa ed ella lo ringraziò facendo un cenno con la testa.
Bevve i primi due bicchieri senza che le facessero alcun effetto, quando arrivò al terzo la sua attenzione fu attirata verso la porta d'entrata da cui sbucò una persona incappucciata. Rimase a guardare il soggetto per qualche minuto fino a che non si scoprì il capo ed ella poté vedere il viso di Clint. Perse un colpo cardiaco appena lo vide e molte domande incominciarono a balenargli in testa senza alcun controllo. Così decise di far finta di niente e posare il suo sguardo altrove per non dare nell'occhio, ma per sua sfortuna l'arciere la vide e si sedette accanto a lei.
-Posso accomodarmi?- chiese con aria gentile e un piccolo sorriso sul viso. La rossa si voltò verso di lui e con uno sguardo freddo lo guardò, gli fece un cenno con la mano per farlo accomodare. -Sapevo che ti avrei trovata qui, dopotutto ci vieni ogni Santo Natale!- Natasha lo guardò negli occhi, alzando un sopracciglio un po' confusa, mentre posava il bicchiere sulle labbra per bere un sorso di vodka. -Mi stai uccidendo con quel tuo sguardo, lo sai?-
-Che diavolo ci fai qui?- gli chiese senza alcun pelo sulla lingua.
-Avevo bisogno di vederti per poterti parlare...-
-Chi ti ha detto che ero qui? Nessuno lo sapeva...-
-Lo sapevo da me. So che ci vieni ogni anno da quando ti sei trasferita in America e una volta mi ci hai portato quando stavamo assieme...- avvicinò di più il viso verso di lei. -So che stavamo assieme, Nat. Tutto ciò che mi circonda è più chiaro, rispetto a prima...anche se ci sono molte cose che non so spiegarmi...- Natasha sgranò gli occhi e le mani incominciarono a tremarle leggermente.
-Chi te lo ha detto?- domandò con tono freddo e distaccato per non lasciare captare ciò che stava provando realmente.
-L'ho scoperto da solo. Dopo il nostro discorso qualcosa mi ha aperto di più gli occhi. Sono felice di aver ritrovato parte dei miei ricordi...- all'improvviso lo sguardo di Clint cambiò totalmente e si fece più cupo e quasi terrorizzato. -Nat...che cosa mi succede?- la donna, a guardarlo negli occhi non riuscì a tenersi tutto dentro.
-Non posso dirtelo, Clint...Mi spiace, ma è per il tuo bene...- abbassò la testa. Lui le prese una mano e gliela strinse.
-Non ho paura di quello che mi dirai...Ho paura adesso, perchè non so cosa mi succede e cosa mi è successo.- la donna lo guardò negli occhi un po' confusa.
-Cosa ti succede? Cos'hai?- chiese un po' preoccupata.
-Non riesco più a dormire. Non dormo da settimane perchè la mia testa non riesce a fermarsi...è come se funzionasse troppo.- si mise le mani tra i capelli. -Tasha, ti prego...-
-Magari non riesci a dormire perchè hai scoperto il tuo passato con me...forse c'è un problema che non riesci a risolvere...- abbassò lo sguardo. -Forse mi ami ancora e non vuoi accettarlo...-
-Io...io so che ti amo...- la rossa lo guardò con sguardo sorpreso e con le gote leggermente arrossate.
-Cosa...?-
-Voglio passare la giornata con te, come se ci fossimo solo noi due. Voglio poter provare le stesse sensazioni che provo quando ricordo i momenti passati con te. Vieni via con me...- Natasha rimase in silenzio un secondo per poter riflettere, poi bevve l'ultimo sorso di vodka, gli prese la mano ed uscirono. Passarono tutta la giornata assieme come in passato, senza che nessuno potesse interferire ed erano felici. Quando la sera arrivò, Clint l'accompagnò a casa e rimasero fuori a parlare un poco.
-Grazie per la bella giornata, Nat...- ella lo guardò con un piccolo sorriso sul viso.
-Figurati...- disse con tono sensuale e mordendosi il labbro inferiore. La neve cadeva leggera su di loro, rendendo tutto estremamente romantico e magico. -La prima Vigilia di Natale che non passo a bere...- sorrise divertita. Clint senza aspettare ancora, la baciò dolcemente per poi trasformare quel contatto in qualcosa di più passionale e travolgente. Allora entrarono nella casa della Vedova Nera ed incominciarono a spogliarsi; l'arciere la prese in braccio e la portò sul letto nel mentre la continuava a baciare. Passarono l'intera notte assieme lasciandosi travolgere dalla passione del momento esattamente come qualche tempo addietro. Quello sarebbe stato un Natale diverso dal solito per Natasha.

 

Tony aveva passato quei nove mesi a cercare, senza sosta, Bruce. Non si dava pace, doveva trovarlo a tutti i costi. Quel pomeriggio era andato in laboratorio un po' sconfortato, era quasi passato un anno e ancora non aveva alcun segno del dottore e per di più il giorno successivo era Natale e ciò voleva dire che lo avrebbe passato da solo. Aveva sempre pensato che lo avrebbe passato con Bruce e che sarebbero stati felici, ma a quanto pare si sbagliava, qualcosa doveva essere andato storto.
-Jarvis, novità?- chiese con tono annoiato nel mentre si sedeva su di una sedia girevole. -Scommetto che siamo sempre a punto e a capo...-
-A dire la verità, signore, Vision ha inviato qualche dato che potrebbe essere interessante e potrebbe portare a qualcosa!- l'inventore scrollò la testa un po' incredulo.
-Puoi...puoi ripetere?-
-Vision ha inviato dei dati che potrebbero farci scoprire l'ubicazione del dottor Banner!- rispiegò nuovamente Jarvis. Tony rimase in silenzio con la bocca semi schiusa e la testa che continuava a vagare. Sorrise soddisfatto e si fece dare da Jarvis i dati raccolti dalla sua creatura e grazie alle proprie attrezzature riuscì a scovarlo in qualche ora. Quando riuscì a trovarlo rimase a fissare il monitor del computer per qualche minuto. Non poteva crederci di esserci riuscito, dopo così tanto tempo, dopo nove lunghissimi mesi privi di speranza, finalmente era riuscito nel suo intento. Si sentiva così felice da poter urlare per ore senza stancarsi, ma allo stesso tempo era timoroso. Qualcosa dentro di lui lo bloccava, aveva come la sensazione che sarebbe dovuto rimanere a New York e non andare da lui; scosse la testa per far andare via quell'impressione a cui non voleva dare retta.
-Gestisci tutto quanto in mia assenza, cercherò di tornare il prima possibile. Avvisa Pepper!- si preparò il minimo indispensabile per poi dirigersi verso il balcone con la sua armatura “portatile”.
-Sarà fatto signore!- una volta fuori casa, indossò la corazza e volò diretto in Nuova Zelanda, sull'isola Rakiura. Dovette affrontare molte ore di viaggio, ma per fortuna era abbastanza veloce da arrivare a destinazione alla sera.
Una volta messo piede sull'isola neozelandese, si guardò intorno e rimase affascinato dal panorama che lo circondava. Era tutto interamente circondato dalla natura. Il cielo era ricoperto di stelle, si riusciva benissimo a vedere tutte le costellazioni possibili, la luna era alta in cielo e quasi totalmente piena. Il clima era piacevole, nulla a che vedere con il freddo tagliente di New York.
-Dannazione, mi ero dimenticato che qui è estate! Però è davvero stupendo...- commentò nel mentre si guardava intorno. L'isola era poco abitata, posto ideale per un tipo come Bruce, e tirava aria di pace e tranquillità come se fosse un paradiso in terra. -Ok, adesso troviamo Bruce. Rintraccia le coordinate di Doc!- disse al computer che, usando tutti i dati a disposizione sul dottore, riuscì a scovarlo in poco tempo. Banner non era nell'unica città dell'isola, ma si trovava molto fuori dalla regione abitata. Tony azionò i reattori e volò verso il luogo indirizzatogli dal computer. Una volta giunto sul posto, decise di proseguire senza l'aiuto dell'armatura; ormai era vicinissimo, lo sentiva. Dopo qualche chilometro percorso a piedi tra la natura, trovò una piccola abitazione di legno; si avvicinò e bussò alla porta. Aspettò e non venne nessuno ad aprire, fino a che non sentì una voce dietro alle proprie spalle.
-T...tony...- l'inventore si voltò e lo vide avanti a sé. Rimasero alquanto spiazzati entrambi.
-Oh, credevo di trovarti in casa...invece sei qui!- sorrise divertito.
-Cosa diavolo ci fai qui? Come hai fatto a trovarmi?- chiese stupito.
-Del perchè sono qui, mi pare una cosa abbastanza ovvia! Come ho fatto a trovarti? Beh, mi ci sono voluti “solo” nove mesi, che ho passato malissimo e molte volte senza alcuna speranza nelle ricerche, per trovarti! Ma per fortuna il nostro Vision è riuscito a trovare qualche informazione che mi ha portato qui! Sai non è stato davvero un periodo piacevole, ma sono sopravvissuto perchè non ci vuole così poco per farmi fuori e mettermi fuori gioco! E ora non me ne andrò via senza di te! Volente o nolente!- incrociò le braccia guardandolo con uno sguardo abbastanza serio per poi concludere con un mezzo sorriso.
-Tony, se me ne sono andato ci sarà stato un motivo!- disse con tono un poco irritato.
-Bruce, siamo una coppia se c'è qualche problema si risolve insieme! Così diceva sempre Pepper!- aggrottò le sopracciglia. -Perchè diavolo te ne sei andato?- domandò con tono freddo, lasciandosi sfuggire una nota di tristezza. Bruce lo guardò negli occhi per qualche secondo poi non riuscì più a sostenere il suo sguardo e guardò altrove.
-Lo sai il motivo!-
-Bruce! Sono dalla tua parte! Non puoi giocare una partita contro lui da solo! Non vincerai mai!- disse, alzando un poco il tono di voce.
-È questo il punto, Tony!- lo guardò negli occhi con uno sguardo affranto e pieno di rabbia. -L'Altro non sopporta che tu sia dalla mia parte!!!- rimasero in silenzio per qualche minuto, fino a che la quiete apparente non venne disturbata da un fascio di luce potente che colpì la zona a loro vicina. I due scienziati si voltarono, coprendosi gli occhi con l'avambraccio. Poco dopo poterono scovare qualcuno di familiare, Thor era giunto fino a lì per chissà quale motivo.
-Cosa diavolo...?- disse Tony.
-Fammi indovinare, fra poco arrivano anche gli altri tre?- chiese ironico il dottore. Thor fu sorpreso di vedere Tony da Banner.
-Alla fine lo hai trovato!-
-Eh, già! L'avevo detto che non mi sarei arreso!- sorrise soddisfatto. -Tu come diavolo hai fatto a trovarlo?- chiese curioso.
-Heimdall l'ha visto e mi ha portato qui...-
-Mi stai dicendo che avrei potuto chiedere a lui e mi sarei risparmiato quei nove mesi di agonia?- il Dio del tuono annuì divertito per poi tornare a parlare con Bruce.
-Ad ogni modo, mi spiace dottore di doverla disturbare...ma ho bisogno del suo aiuto...- disse Thor con aria alquanto dispiaciuta. Bruce si voltò meglio verso di lui, incrociò le braccia e lo ascoltò.
-Dimmi...-
-Ho bisogno di lei date le sue capacità! Il mio regno è in grave pericolo...-
-Quindi hai bisogno di....-
-Si, ma anche del suo intelletto...credo potrebbe servirmi!-
-Cosa sta succedendo su Asgard?- domandò Tony.
-Il Ragnarok è vicino...e devo impedirlo...-
-Il Ragnarok?- chiese Tony un po' confuso. -Mi sento molto ignorante e la cosa non mi piace...-
-Il Ragnarok è la fine degli Dei asgardiani....secondo la mitologia norrena è l'ultima battaglia tra l'oscurità e la luce.- disse Bruce, mettendosi apposto gli occhiali.
-Vedo che sei a conoscenza delle leggende legate al mio popolo!-
-Qualche cosa mi era stata insegnata da mia madre, comunque dovremmo andare...-
-Heimdall...- guardò il cielo. -Apri il Bifrost!- poco dopo vennero circondati dalla stessa luce che i due scienziati videro poco prima.

Appena giunsero su Asgard, i due scienziati si guardarono intorno con aria meravigliata. Si presentarono ad Heimdall, anche se sapevano che non vi era alcun bisogno, per poi andare verso l'unica uscita e guardarsi intorno. Erano rimasti senza parole e a bocca aperta davanti a tale bellezza e grandezza
-Mio dio è...- disse Tony.
-Magnifico...- concluse Bruce. Erano commossi ed emozionati per aver avuto tale privilegio.
-Ho bisogno di apprendere le loro conoscenze sulla tecnologia... Devo creare qualcosa con le loro fonti...- disse l'inventore con aria incantata.
-E io devo assolutamente conoscere tutto ciò che riguarda la loro biologia...e gli organismi viventi qui...- si guardarono un attimo negli occhi con estrema eccitazione, si sentivano come due bambini nel paese dei balocchi.
-Heimdall, dov'è mia madre?-
-La regina è rinchiusa nei sotterranei della città... Loki la tiene lì! C'è calma, molta calma nell'aria...la tempesta sta arrivando!-
-Lo so, lo avverto anche io...Dimmi, come faccio a raggiungere mia madre?-
-Tutte le strade sono sorvegliate e ben protette in caso di invasione, o per lo meno quelle che lui considera tale! L'unico modo più sicuro è per via mare...Fandral ti sta aspettando con una barca sotto di noi!-
-Ok, grazie!- gli mise una mano sulla spalla sorridendogli. Poi chiamò i suoi due amici e saltarono giù ove si trovava l'imbarcazione. Presero dei soprabiti scuri muniti di cappucci e si nascosero alla vista della gente. Qualche minuto dopo arrivarono presso i sotterranei e anche se incontrarono qualche difficoltà riuscirono ad arrivare a destinazione. Per loro fortuna Frigga era a conoscenza della loro venuta e li occultò con la magia per tenerli al sicuro dalle guardie di Loki.
-Madre!!!- esclamò il Dio del Tuono, abbracciandola.
-Thor!- si staccarono dall'abbraccio.
-Questi sono due miei amici di Midgar, Tony Stark e Bruce Banner!- li indicò.
-Sono lieta di fare la vostra conoscenza!-
-Piacere di conoscervi, vostra altezza!- disse Bruce facendo un piccolo inchino.
-Piacere anche mio, mia signora! Siete davvero una donna di una bellezza divina!- commentò Tony, baciandole la mano.
-Spero che siate molto forti quanto la vostra abilità di parlare...- aggiunse la regina.
-Non vi preoccupate, madre. Sono molto capaci! Ma ora dobbiamo parlare di cose importanti... Dov'è Padre?-
-Dopo che ha saputo che tu e Loki eravate caduti nello scontro con Malekith...è caduto nel sonno di Odino. Non credo che si sveglierà questa volta. Per non portare il panico in città, e dopo aver scoperto che Loki in realtà era vivo, lui ha preso le sue sembianze. In pochi, oltre me, sanno la verità.-
-Allora è vero che non è morto...- pensò tra sé e sé. -Ma perchè vi tiene qui?- chiese un po' confuso.
-Per proteggermi, così dice...ma non ho alcun momento per stare da sola. Sono sempre sorvegliata, quindi mi riuscirà difficile aiutarti, ma per fortuna ho dalla mia parte la magia!- sorrise soddisfatta.
-Quindi qual'è il piano?- chiese Tony.
-Io devo parlare con Loki...voi restate qui con mia madre tenete sotto controllo la situazione!-
-Ok!- dissero i due scienziati.
Una volta progettato al meglio il piano, Thor uscì dalla stanza della madre sotto la protezione della sua magia che lo trasformò in una guardia. Una volta giunto presso la sala del trono, l'incantesimo si spezzò, mostrandosi se stesso mentre l'intera stanza veniva circondata da una nuova magia che impediva di udire qualsiasi cosa dal di fuori.
Sul seggio vi era Loki con le sembianze di Odino.
-So che sei tu, Loki! Mostrati e non giriamoci intorno!- disse Thor con tono serio. A quelle parole Il Dio degli Inganni si mostrò al fratellastro. Si alzò e si avvicinò piano piano verso di lui.
-Cosa ti porta qui su Asgard?- sorrise beffardo.
-Lo sai cosa mi porta qui! Voglio che mi aiuti ad impedire la venuta del Ragnarok!- sul viso di Loki si dipinse un sorriso amaro, posò lo sguardo altrove e strinse i pugni.
-Come ti ho già detto, non posso aiutarti anche se davvero volessi farlo!- lo guardò con odio.
-Perchè? Spiegami il motivo!!!- alzò il tono della voce.
-Perchè ormai è tardi per impedire la sua venuta, Thor!!! Lo era già da molto tempo, ma tu eri troppo impegnato a salvare quella midgariana per poter vedere!!!- disse con tono acido e occhi lucidi. -La fine è giunta e tu non potrai fare nulla per fermarla!- fece un mezzo sorriso sarcastico.
-Loki, ti prego! Abbandona questa dannata via che non farà altro che distruggerti!- gli mise una mano sulla guancia. -Non voglio riperderti, e per davvero questa volta, non lo sopporterei!- Loki schiuse le labbra e lo guardò un po' spiazzato. Le mani gli tremarono leggermente, ma le strinse subito a pugno per non sentire quella sensazione fastidiosa; incominciò a torturarsele per poi togliere bruscamente il contatto con Thor. Il suo sguardo cambiò nuovamente e si fece freddo. Non si fidava di colui che una volta chiamava fratello poiché lo aveva ferito fin troppe volte.
-A te non interessa nulla di me! T'importa solo del tuo ego e stare bene con te stesso!- si morse un labbro con forza.
-Non è vero, Loki! Smettila di dire cose false e a costruirti fantasie che non fanno altro che nuocerti! Ascolta il tuo cuore, perchè sai che dico il vero! Sai che le mie parole dicono la verità!- il Dio degli Inganni si voltò. -Aiutami...torna di nuovo a lottare al mio fianco come una volta!- gli mise una mano sulla spalla. Loki si morse il labbro con maggiore forza, strinse i pugni e chiuse gli occhi per non sentirli umidi. Odiava tutto questo; odiava essere innamorato di Thor, odiava tutto di lui, la sua capacità di farlo spezzare in due; ma allo stesso tempo amava ogni cosa di quel Dio possente e con un cuore fin troppo buono. Chiuse gli occhi per non sentire gli occhi lucidi e umidi. Fece un respiro profondo per calmarsi e poi ruppe la quiete.
-Devi trovare la fonte, Thor, e distruggerla...non posso aiutarti! Ora vattene prima che ti uccida!- si incamminò verso il trono, poi voltò leggermente il viso verso di lui. -Porta Frigga via da qui...-
-Loki...- fu l'ultima cosa che riuscì a dire poiché subito dopo venne trascinato via dalla magia del Dio degli Inganni.
Quanto Thor fu uscito, Loki incominciò a sentirsi male gli occhi incominciarono a diventargli rossi per poi tornare normali poco dopo. Una fitta al petto lo colpì, costringendolo ad appoggiarsi al seggio regale. Fece dei respiri profondi per cercare di concentrarsi, usò la magia per mettersi in contatto con Thanos che gli entrò nella testa.
-La via è libera...l'ora è giunta...- gli disse con voce un po' affaticata, il Dio degli Inganni. Non gli disse nulla della presenza di Thor, sapeva che Thanos ne era già a conoscenza. Si sedette sul trono e pochi istanti dopo giunse il temibile e potentissimo Thanos che gli rivolse un ghigno.
-Non temere...non farà male!- gli disse con tono acido e malvagio.
-Oh, certo! Come se ti credessi!- accavallò le gambe nel mentre l'onnipotente gli si avvicinava. Quando furono abbastanza vicini, il titano allungò il braccio, su cui indossava il potente guanto su cui vi erano incastonate quasi tutte le gemme dell'infinito, e un fascio di energia oscura colpì il Dio che gli conferì, a poco a poco, maggiore potere. Loki urlò dal dolore nel mentre il suo corpo veniva circondato dalla potenza di Thanos. Una volta che il titano ebbe finito, Loki avvertì maggior potere dentro di sé e sentì il Ragnarok sul punto di giungere sul Asgard.
Thor volò verso l'ubicazione della madre, non le disse completamente ciò che Loki gli rivelò per non procurarle dolore.
-Devo portarvi al sicuro, Madre!-
-Che è successo?- chiese Bruce.
-Il Ragnarok sta giungendo... e devo portare mia madre al sicuro. Non può stare qui!-
-Non me ne vado senza tuo padre!- disse la regina.
-Sento un tremito nella forza, Thor! Non c'è tempo!- disse Tony, cercando di alleggerire la tensione. Bruce lo guardò senza speranza, mentre il Dio non capì. -Voglio dire che non hai tempo di occuparti del tuo pianeta e dei tuoi! Tu pensa a proteggere Asgard assieme a Bruce, io accompagno i tuoi da Heimdrall o Heimdall o come si chiama e gli dico di mandarli sulla Terra al sicuro! Poi vi raggiungerò al palazzo dorato!-
-Ok!- si voltò verso la madre e l'abbracciò. -Ci rivedremo presto!-
-Fai attenzione!- disse. Tony si preparò, mettendosi la sua armatura e prima di coprirsi il viso scambiò uno sguardo con Bruce. Aveva una strana sensazione in corpo, ma non gli diede molto peso per mantenersi concentrato. Frigga lo accompagnò nella stanza in cui si trovava Odino e con un solo colpo staccò dal pavimento il giaciglio su cui giaceva il padre degli Dei.
-Mi rincresce chiedervelo, ma devo dirvi di mettervi sulla mia schiena così che io possa portare vostro marito!- la regina non obbiettò e fece come gli venne chiesto dall'inventore che, prima di caricarsi Odino, aprì un varco e poi uscì. Mise tutta la potenza nei reattori per poter arrivare presto da Heimdall.
In quello stesso momento Thor e Bruce cercarono di mettere in salvo più gente possibile. Nella sala del trono tutto incominciò a scatenarsi. Gli occhi di Loki si fecero rossi mentre la sua pelle incominciava a diventare blu; dalle mani iniziò ad uscire dell'energia palpabile nera che poi lo avvolse completamente. La testa gli cadde all'indietro come se fosse sotto ad un incantesimo ed incominciò a pronunciare parole incomprensibili. Thanos ghignò soddisfatto e creò un illusione in tutto il palazzo dorato. Sapeva che Thor e Bruce stavano per giungere e lui fece il modo che non potessero impedire a Loki di interrompere il richiamo del Ragnarok; così creò una sua illusione accanto a sé ed aspettò il loro arrivo. Le prime creature degli inferi e mostri malvagi incominciarono ad invadere Asgard uccidendo chiunque avessero davanti.
-Non possiamo salvarli tutti!!! Dobbiamo andare alla fonte!- disse il dottore.
-Non so come trovarla!- Bruce si voltò verso il palazzo dorato.
-Il tuo palazzo è circondato da una strana energia oscura! Dobbiamo andare lì!- Thor gli corse incontro e lo avvolse con un braccio.
-Reggiti forte!-
-Cosa?- il Dio spiccò il volo e in poco tempo giunsero al Palazzo d'Oro. -Non farlo mai più...hai rischiato parecchio!-
-Scusa!- si fecero guidare dall'energia e nel mentre li raggiunse anche Tony.
-Li ho mandati in un posto sicuro, Thor!-
-Grazie!- non molto dopo arrivarono nella sala del trono e trovarono Thanos e Loki in piedi al centro della sala che li aspettavano.
-Thanos!!!- esclamò Thor con rabbia.
-La mia fama, a quanto vedo, mi precede!- disse soddisfatto per poi guardare Bruce che incominciò a sentirsi un po' strano. Thor guardò Loki, creato dal titano, e non comprese.
-Basta con le parole! Ti impediremo di fare qualunque cosa tu abbia in mente di fare, omone viola!- disse Tony. Thor iniziò a combattere, mentre Bruce scosse la testa. Si guardò intorno e vide accanto a sé Hulk al posto dell'inventore. Si spaventò, non capendo cosa stesse succedendo. I battiti incominciarono ad accelerare e in pochi minuti si trasformò in Hulk. Nel mentre Thor si occupava di Thanos e la copia di Loki, Hulk prese a combattere contro Iron Man.
-Bruce, sono io!!! Bruce!!!- cercò di fargli tornare la ragione, ma il gigante non aveva alcuna intenzione di dargli retta. -Dannazione, non posso nemmeno usare Veronica perchè non so le coordinate di sto posto!- pensò, nel mentre tentava di contrastare Hulk senza nuocerlo. -Devo farmi riconoscere da lui...non ho altra scelta!- gli diede un colpo in faccia per poi togliersi la visuale e mostrare il suo viso. -Bruce, Hulk! Sono io! Sono dalla tua, vostra parte!- ma Hulk non lo riconobbe lo stesso, la magia di Thanos era fin troppo forte e realistica. Così il gigante verde lo prese in mano e gli strappò con forza l'armatura di dosso, distruggendola in mille pezzi. Tony rimase shockato da ciò che l'Altro aveva fatto. Lo guardò un po' terrorizzato, era nudo senza la sua armatura. -Bruce...- sussurrò. -Sono io...sono dalla tua parte...- ma Hulk si arrabbiò maggiormente e lo scaraventò con tutta la sua forza contro una colonna dorata del palazzo; Tony colpì la schiena e cadendo per terra colpì forte la testa. -Bruce...- sussurrò per ultima cosa prima di perdere completamente i sensi. Il sangue iniziava a fuori uscire dalla ferita alla testa senza volersi fermare.
Il dottore avvertì qualcosa dentro di sé spezzarsi, sentì la voce di Tony giungergli alle orecchie e a poco a poco l'illusione di Thanos svanì e vide l'inventore poco distante dai suoi piedi svenuto e apparentemente morto. Perse il controllo, la rabbia lo accecò e si scaraventò contro il titano con l'intenzione di ucciderlo.
Thor prese un attimo di respiro per poi concentrarsi su Loki visto che sapeva che l'unico a poter contrastare Thanos era Hulk.
L'incubo di Bruce divenne realtà, la visione che gli mostrò Wanda la prima volta si realizzò senza riuscire ad impedirlo.



 
Come promesso eccomi con il nuovo capitolo! Il finale non mi fa impazzire, anzi ci sono molte cose che mi sembrano venute male, ma spero che vi sia piaciuta lo stesso! So che è stato un capitolo mooolto lungo, ma volevo ambientarla a natale e mostrare le scene in ambito natalizio per ogni personaggio per vedere come lo passano loro. Spero che vi sia piaciuta e anche le canzoni se le avete ascoltate! 
Al più presto cercherò di pubblicare il nuovo capitolo, anche se sarà difficile con le festività alle porte!
Buon Natale a tutti e grazie di leggere la storia! =)

Ryuga Hideki

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Capitolo 5
*** In Paradisum ***


IIl capito potrebbe risultare un poco pesante, ma spero vi piacerà ugualmente! Vi avviso che i personaggi potrebbero essere un po' OOC!

Buona lettura!

 


 
In Paradisum

 
 

 

 

Avresti potuto avere una vita normale.
Avresti potuto avere una famiglia con Pepper,
Ma hai voluto seguire ciò che il tuo cuore e passioni ti dicevano.
E ora non hai più niente.
Ora sei morto per lui...
Addio, Tony.” -Tony

 

Hulk era incontrollabile, la sua forza sembrava essersi raddoppiata di botto, ma la sua mente era completamente andata; era quasi impossibile farlo tornare in sé.
Thanos era quasi alle strette ma certamente non si faceva alcun problema a tenergli testa, per lui era una semplice rissa tra colossi, nulla di più. Ma anche se era un Dio, anche se non trovava alcuna difficoltà a contrastare la furia dell'Omone Verde, la stanchezza si faceva sentire, appesantita dalla noia del combattimento. In un primo momento si era eccitato nel dover affrontare una creatura così forte e magnifica, ma, a poco a poco, quella passione incominciò a svanire, lasciando il posto all'apatia.
La stanza si stava circondando sempre di più di energia oscura; sempre più creature continuavano a giungere su Asgard e sempre più persone giacevano per terra prive di vita. Thor continuava a combattere contro l'illusione di Thanos, avvertendo che c'era qualcosa di alquanto strano in quel Loki che lo fronteggiava. Un enorme pugno verde andò a colpire la tempia del titano facendogli sbattere l'altra parte della testa contro il muro; l'illusione che combatteva contro Thor sfavillò per poi sgranarsi ed allora capì e ciò gli servì per sbarazzarsi definitivamente di quella copia per tornare a vedere la realtà. Il Dio del Tuono scrollò il capo e si guardò attorno vedendo il suo vero fratellastro ai piedi del trono. Aveva uno sguardo strano, sembrava spaventato ma allo stesso tempo la rabbia balenava nei suoi occhi. Tuttavia il suo atteggiamento fiero era sempre presente: era lì eretto e ben composto; i lunghi capelli corvini adagiati sulle spalle e il viso era pallido, come sempre, e perfetto senza nemmeno una goccia di sudore che gli rigava il volto. Thor guardò i compagni e vide Tony giacere a terra, strinse i pugni con forza pensando che in lui non vi fosse più vita, posò il suo sguardo su Hulk e capì il motivo di tale rabbia. Poi guardò Loki e gli si avvicinò, doveva parlargli e fargli trovare il buonsenso.
-Loki!!!- lo guardò con sguardo serio. -Devi aiutarci!-
-Madre è al sicuro?- chiese senza dare alcuna retta alle parole di Thor.
-Sì, Madre è al sicuro, ma ora Asgard ha bisogno di te oltre che di me! Devi aiutarmi! Devi dirmi chi è la fonte del Ragnarok per fermare tutto questo! Devi dirmi tutto ciò che sai!- Loki lo guardò negli occhi, aggrottò le sopracciglia e un mezzo sorriso si tinse sul suo volto.
-Te l'ho già detto, sei testardo e più duro di un muro fatto d'oro!- Thor si morse un labbro e gli mise una mano sulla spalla.
-Dannazione, Loki! Non è il momento per la tua vendetta contro di me! Dobbiamo salvare il luogo dove siamo cresciuti!-
-Non posso salvarlo. Non posso essere il salvatore...la verità è che non lo sono mai stato. Non sarò mai un eroe, Thor...sarò sempre e solo il cattivo...- abbassò lo sguardo. Il Dio del tuono non comprese le parole del fratello, poi lo guardò con uno sguardo confuso e pensò: “Perchè, Loki, se ne stava fermo ai piedi del trono quando nella sala stava avvenendo uno scontro? Perchè era impassibile dopo tutto ciò che sta accadendo?”. Allora trovò la risposta ed aggrottò le sopracciglia guardandolo con sguardo serio.
-Loki, basta con le illusioni! Mostrati!- il Dio degli inganni lo guardò negli occhi per poi voltarsi e l'illusione di se stesso sparì. Solo allora Thor vide il vero Loki: si reggeva a stento in piedi; il volto era sofferente e gli occhi erano rossi; il suo corpo era lievemente blu. L'energia palpabile nera gli usciva dalle mani sempre di più, avvolgendolo completamente. Il respiro era affannoso e il volto era sudato. Thor indietreggiò istintivamente e schiudendo le labbra, il suo cuore perse un battito non credendo a ciò che aveva davanti. Loki era la fonte. Loki era il portatore del Ragnarok. Loki era colui che doveva morire.
I due si guardarono negli occhi per qualche istante senza dire nulla.
-Non può essere...non...- sussurrò il Dio del tuono.
-Te l'ho detto che non...potevo aiutare.- disse sofferente, piegandosi in due. Mugugnò dal dolore e strinse i pugni.
-No, questo è un incubo! Questo è frutto della magia di Thanos e non è reale!- si guardò intorno, ma vide i due colossi impegnati a lottare tra di loro. Si mise le mani tra i capelli e guardò Loki. Gli occhi del Dio degli inganni mutarono e sembrarono essere sotto l'influenza di qualche incantesimo.
-Non potrai mai fermarmi!- disse con una voce malefica e completamente differente dalla sua. -Il Ragnarok spazzerà via ogni cosa! Tutto ciò che conosci non esisterà più e tu morirai con esso!- rise di gusto per poi avvicinarsi a lui con aria minacciosa.
-Non ti contrasterò, Loki! Non lo farò!-
-E ciò sarà la tua rovina!!!- rise nuovamente per poi colpirlo con l'energia oscura che gli tolse l'aria intorno. Thor tentò di reagire, alzò il martello e lo scagliò contro il moro, facendogli perdere l'equilibrio e tornare in sé. Il Dio del tuono prese un respiro a pieni polmoni e richiamò la sua arma a sé. Si avvicinò al fratellastro sperando di poter comunicare nuovamente con lui, ma fu tutto vano. La sua mente era ancora una volta annebbiata dall'energia oscura che lo avvolgeva. Estrasse i suoi due sai ed iniziarono ad affrontarsi nel mentre Thor tentava di farlo tornare in sé. Non durò molto lo scontro poiché l'energia oscura non faceva che uscire sempre di più, impedendo a Loki di concentrarsi meglio sullo scontro. Dopo un po' il Dio degli inganni perse di mano un sai, Thor a quel punto lo colpì in volto facendogli perdere anche altra arma dalla mano. Loki tornò in sé e guardò l'amato negli occhi per poi urlare di dolore. L'energia oscura uscì sempre di più invadendo tutto il suo corpo e procurandogli enorme dolore, la testa gli cadde all'indietro e delle gocce di sangue gli colarono dagli occhi e dal naso. La terra sotto i loro piedi incominciò a tremare e il cielo si fece sempre più scuro, l'aria era fredda e tagliente come lame affilate. Thor si avvicinò a Loki e lo avvolse con un braccio per impedire che cadesse a terra.
-Loki!- il moro posò lo sguardo su di lui, aveva gli occhi sofferenti e il viso più pallido del solito.
-Finiscimi...- sussurrò.
-No, non posso. Ci deve essere un altro modo!-
-Non c'è alcun...altro modo...uccidimi...- strizzò gli occhi per il dolore, una fitta gli colpì il petto.
-No, Loki...ti ho già perso, non posso....ancora...- gli occhi gli si fecero lucidi.
-Sei tu l'eroe! Hai detto che vuoi...salvare il nostro pianeta...allora fallo- Thor scosse la testa.
-Ti salverò! Saremo eroi insieme, si narrerà di questo giorno e la gente parlerà di noi due e di come abbiamo sconfitto il Ragnarok assieme! Saremo eroi...-
-No, Thor...io non lo sono mai stato e mai potrò esserlo...- gemette. -Questo è sempre stato il mio destino...l'ho sempre saputo...- una lacrima cadde, rigandogli il viso. -Ti prego...finiscimi...-
-Io...- strizzò gli occhi.
-Non c'è più tempo...-
In quello stesso momento Thanos stava per sistemare Hulk in modo tale da potersene andare via senza alcun problema; il Ragnarok era solo uno stupido capriccio a cui voleva partecipare per noia. Tirò un pugno all'Altro, stordendolo, per poi svanire via prima di essere inghiottito dall'oscurità della Fine.
-Vorrei avere qualche attimo in più...per poter stare un po' con te...- sorrise con aria sofferente. -E dirti ciò che ti ho sempre nascosto...vorrei dirti ciò che il mio cuore desidera...per essere leggero ora che sono sul punto di non ritorno.- disse cercando di distrarre il biondo, con una mano richiamò un sai che diede al fratellastro e con un ultimo sforzo, usò la magia per far muovere il suo braccio e fargli conficcare la lama nel proprio corpo. Thor non riuscì a fermarsi, il gemito di dolore di Loki perforò le sue orecchie. Sgranò gli occhi non credendo a tutto ciò che era appena successo. Le gambe del Dio degli inganni cedettero, costringendo il biondo a posarlo per terra nel mentre lo teneva tra le braccia. Delle lacrime solcarono il viso di Loki che pian piano stava diventando blu. L'energia oscura stava scomparendo lentamente, il cielo si stava aprendo e il freddo stava lasciando il posto all'aria mite.
-No...non osare ad andartene!- disse il biondo cercando di trattenere la rabbia e la frustrazione.
-Sei l'eroe...sei il mio eroe, mi hai reso libero...- sorrise con aria sofferente.
-Ti prego, Loki...non lasciarmi...- il moro cercò ci avvicinare una mano al suo viso, senza ascoltare le parole del biondo.
-Ho sempre adorato la tua calda pelle sulle mie dita...- sussurrò. Thor sorrise appena e cercò di essere più forte per non fargli pesare quanto stava accadendo. -Ti mancherò? Piangerai per me? Sarò nel tuo cuore?- pianse, mantenendo il sorriso sul viso.
-Sì, mi mancherai e piangerò per te. Tu sei sempre nel mio cuore, lo sei sempre stato. Lo eri quando ti ho visto tra le braccia di Madre; lo eri quando da ragazzini mi facevi gli scherzi per vendicarti dei miei dispetti. Lo sei stato anche quando hai perso il controllo e hai voluto metterti contro di me perchè eri troppo orgoglioso per ascoltare le mie parole; lo sei anche adesso...- un gemito di dolore uscì dalle labbra di Loki, seguito da una goccia di sangue.
-Thor...io ti amo e non come fra...- non riuscì a finire la frase, il dolore lo pervase. Il Dio del tuono sentì il cuore perdere un battito per poi incominciare a risuonare nel suo petto sempre più velocemente; si avvicinò alle sue labbra e lo baciò. Avvertì il freddo della morte infiltrarsi nella pelle, poi si staccò.

 

In quello stesso momento Hulk si voltò verso Tony, gli si avvicinò e, a poco a poco, tornò in Bruce Banner. Si accasciò a terra, la trasformazione, in qualsiasi caso, era sempre dolorosa. Voltò lo sguardo verso Tony e sentì il cuore spezzarsi in mille pezzi e perdere un battito. Gli si avvicinò e lo prese tra le proprie braccia, sporcandosele di sangue. Il retro del capo dell'inventore era pieno di sangue, la sua pelle era fredda; il respiro era debole, quasi assente. Gli controllò il battito cardiaco ed era quasi mancante. Sgranò gli occhi e tremò impercettibilmente. Sentiva l'odio verso se stesso crescergli a dismisura e allo stesso tempo avvertiva di star morendo assieme a Tony.
-Stupido di uno Stark, dovevi rimanertene dov'eri!!!- gli disse con tono terrorizzato. -Non puoi andartene...non saprei che fare, dopo...- sussurrò. -Non so come aiutarlo...- pensò, sentendo il panico incominciare a prendere il sopravvento.
All'improvviso tutto rallentò; in lontananza udirono un suono acuto, come il frangersi di un bastone sul marmo, echeggiare nell'aria ed ogni cosa sembrò tramutare e fermarsi. Era Odino che, con il suo bastone magico, fermò il tempo dopo essere tornato su Asgard tramite il Bifrost, per fortuna Heimdall era rimasto a difendere il suo sacro luogo così da poter sentire il richiamo del Padre degli Dei. In pochi istanti giunse nella sala del trono e vide il figlio inginocchiato a terra che stringeva al petto un Loki morente; volse lo sguardo alla propria destra e vide lo scienziato, accanto a Tony, che si copriva il volto con la mano. Il Dio sospirò a malincuore, sentiva una enorme voragine espandersi dentro il petto; avrebbe voluto essere sveglio dal suo sonno per poter fare qualcosa anche se sapeva che tutto era destinato ad accadere. Si avvicinò a Bruce e rimase ad osservarlo e vide più di quanto gli occhi di un semplice mortale potessero vedere, e allora si commosse, una lacrima scese dal suo occhio bendato; quando essa cadde sul pavimento tutto tornò in moto. Gli mise una mano sulla spalla e il dottore si voltò verso di lui un po' stupito, aveva gli occhi rossi, lucidi e terrorizzati.
-Portalo da Heimdall...tornate a casa...- Bruce aggrottò le sopracciglia, si sentiva strano come se una nuova speranza fosse nata dentro di sé sentendo le parole del Dio. Così, senza nemmeno pensarci troppo, fasciò la testa al compagno e lo prese in braccio, portandolo il più in fretta possibile dal guardiano.
Odino si avvicinò al figlio e, con sguardo pieno di dolore, si abbassò per vedere il moro un'ultima volta. Thor alzò il viso su di lui cercando conforto, ma senza trovarlo.
-Padre...vi prego...- pregò disperato strizzando gli occhi.
-Era il suo destino, Thor...fin da quando è stato messo al mondo.- il biondo scosse la testa; non voleva ascoltare quelle parole senza alcuna speranza. Non poteva sopportare altro dolore; non avrebbe sopportato di perderlo ancora e per sempre. Nascose il viso sul petto di Loki, il quale capo cadde all'indietro privo di vita. Il Padre degli Dei posò lo sguardo sul suo viso bluastro e sentì il suo cuore perdere un battito, si sentiva come se fosse morto un suo figlio; ma dopotutto lui lo era. Non era del suo stesso sangue, ma per Odino, Loki era sempre suo figlio e gli voleva ugualmente bene. Mise una mano sulla sua fronte, rabbrividì avvertendo la sua pelle gelida come il ghiaccio; abbassò il capo e una lacrima gli cadde, sempre dall'occhio bendato, andando ad adagiarsi sulla ferita del Dio degli Inganni. Molte cose vide su Loki, quando posò lo sguardo su di lui: mille ed infinite vie si mostrarono nella sua mente; mille momenti passati, presenti e futuri riguardanti Loki vide; ciò che era, poteva essere e sarebbe stato.
-Non voglio separarmi subito da lui, Padre...- disse Thor mentre guardava il volto dell'amato. -Voglio aspettare prima di bruciarlo...-
-Come vuoi...- il biondo si alzò da terra portandosi con sé il corpo di Loki fino a giungere nella sala della guarigione.

Non ti lascerò, Loki...” pensò.

 

Quando Bruce giunse sulla Terra, Heimdall lo fece ritrovare vicino ad un ospedale di New York e in poco tempo i medici lo portarono in sala operatoria. Il dottore rimase ad aspettare in sala d'attesa, non sapeva che fare, le lancette dell'orologio che ticchettavano gli procuravano solo molta ansia. L'unica cosa che gli venne spontaneo fare era stato chiamare Pepper ed ella arrivò subito, lasciando il lavoro e correndo in ospedale il prima possibile.
Verso il tardo pomeriggio il medico si mostrò, portando con sé le notizie su Tony.
-Abbiamo fatto tutto il possibile- aveva detto. -Adesso è in coma, dobbiamo sperare che si svegli da solo.- disse. -È stato davvero fortunato, è arrivato giusto in tempo!- concluse come se ciò potesse donare speranza.

 

 

 

~ ~ ~ ~


 

 

Giorno 1: Tony è in coma.
I dottori non possono fare altro che aspettare qualche suo miglioramento.
Spero che ce ne siano...

 

Bruce decise di passare il suo tempo accanto al compagno, per sua fortuna Pepper gli aveva portato qualche vestito per sicurezza, non aveva alcuna intenzione di lasciarlo da solo.

 

Giorno 10: Tony è ancora in coma.
Non ci sono stati segni di miglioramento...

 

I giorni continuavano a passare e Bruce era sempre lì nella stanza di Tony. Da quando vi era entrato non aveva messo piede fuori. Aveva paura a lasciarlo, come se dalla sua presenza dipendesse la sua vita.

 

Giorno 50: è passato un mese e ancora nulla.
Oggi Natasha e Clint sono venuti a trovarti,
ti hanno portato un pupazzo, credo che ti piacerà...
Io continuo a sperare...

 

I giorni erano diventati mesi e ogni ora passava lenta, come se la lancetta delle ore impiegasse giornate per continuare il giro. Clint e Natasha erano passati a fare una visita ai due notando che Bruce era in pessimo stato. Erano preoccupati per lui, ma il dottore continuava a dire che stava bene ed era tutto apposto.
-Sei sicuro di stare bene?- chiese la rossa con sguardo severo e preoccupato.
-Sì, Nat...non ti preoccupare...- accennò un piccolo sorriso. Aveva la faccia di uno che non dormiva da giorni; le occhiaie erano vistose e gli occhi erano gonfi come di chi non ha mai smesso di piangere.
Da un mese Bruce non usciva da quella stanza.

 

Giorno 150: Non so perchè continuo a registrare questo video,
forse è per...non sentirmi solo...
Steve è venuto a trovarti, era assieme al suo amico James...
Sono centocinquanta giorni e io non mollo...

 

Quel dì la visita era toccata a Steve e Bucky. Si erano fermati per un po' e il capitano era quasi riuscito a far uscire dall'edificio il dottore, ma poi qualcosa lo bloccò e lo fece rimanere lì. Steve si mostrò più gentile e comprensivo del solito, portò con sé qualche cosa di utile per Bruce poiché sapeva le sue intenzioni.
-Come ti senti, dottore?- chiese, posando una mano sulla sua spalla.
-Non lo so...- lo guardò negli occhi per poi posare lo sguardo su Tony.
-Vedrai che tornerà a rompere le nostre vite come ha sempre fatto!- gli sorrise. -Non è da lui arrendersi!-
-Già... Non si arrende mai...- accennò un piccolo sorriso che infranse subito.
-Noi adesso andiamo, se hai bisogno di qualsiasi cosa...chiama!- si guardarono negli occhi per poi separarsi.

 

 

~ ~ ~ ~

 

 

Il giorno seguente la morte di Loki, Thor andò nella sala di guarigione per passare l'ultimo momento con lui prima di separarsi per sempre. Fece andare via chiunque vi fosse in stanza, aveva bisogno di rimanere da solo. Lo guardò nel mentre gli si avvicinava, prese la mano ed era fredda più del ghiaccio.
-Mi manchi, Loki...Credo che nessuno mi sia mancato così tanto in tutta la mia vita... Madre è tornata, ma non è riuscita a venire a vederti per un ultimo saluto- gli strinse la mano. -Il dolore che prova è troppo forte. Ti amava come un figlio e ora non ti ha più... Non credo che riuscirà a riprendersi del tutto da questo lutto, voi due avevate un legame tutto vostro che vi univa saldamente. Eri il secondo figlio che ha sempre desiderato, qualcuno con cui condividere la sua magia...oh, sì! Lei sapeva che eri speciale, lo aveva sempre saputo fin dal primo momento che ti prese tra le braccia.- sorrise a malincuore, gli occhi incominciarono a farsi lucidi.
Rimase in silenzio per qualche minuto poiché non riusciva a parlare per via del blocco che aveva alla gola. Avrebbe voluto tanto urlare, quante volte avrebbe voluto farlo eppure non ci riusciva, era come se non provasse più nulla perchè la sua morte gli aveva portato via ogni cosa.
-Mi manchi...- era tutto ciò che riusciva a dire ed erano le uniche due parole che pensava potessero servire a farlo tornare indietro. -Avrei voluto passare più tempo con te. Avrei voluto costringerti ad aprirti con me! Avrei voluto trattarti meglio e capirti per poterti dare tutto ciò che hai sempre chiesto! Avrei voluto amarti come i tuoi occhi imploravano di fare!!!- diceva senza prendere fiato, poi posò la fronte sul suo ventre stringendogli il vestito. -Avrei voluto essere più forte per poterti salvare! Avrei voluto avere il potere di salvarti dal tuo fato...DEVI TORNARE DA ME!!- delle lacrime gli solcarono il viso. -Devi...tornare...perchè ti amo...- rimase lì fermo in mobile, con il viso ancora nascosto dal ventre di Loki, con l'intento di riacquistare la calma. Ascoltò il sussurrare del vento e il canto degli uccelli che entrava dalla piccola finestra alle proprie spalle. Riuscì a calmarsi quanto bastava per non impazzire.
Poco dopo qualcosa attirò la sua attenzione, sentì qualcosa sfiorargli la nuca; poi alzò lo sguardo e vide una mano rosata muoversi. Istintivamente il Dio del tuono si voltò verso il viso di Loki e vide la sua pelle mutare e abbandonare il colore blu da Jotun. Schiuse le labbra dallo stupore ed assunse uno sguardo alquanto confuso. Successivamente vide gli occhi di Loki muoversi al di sotto delle sue palpebre ed un mezzo sorriso si dipinse sul volto del biondo. Un mugolio uscì dalle sottili labbra del moro che pian piano riaprì gli occhi, venendo accecato dalla luce del sole. Il cuore di Thor si riempì di gioia in un solo istante.
-Loki!!!- gli accarezzò una guancia avvertendola ancora legata al freddo della morte. Il Dio degli Inganni non disse nulla, si limitò soltanto a sorridere appena, aggrottando le sopracciglia. -Sei qui...- sussurrò, avvicinandosi al suo viso.
-Thor...- sussurrò. Si guardarono negli occhi senza dire alcun che, poi il biondo annullò la distanza che li separava e lo baciò, riscaldando quelle fredde e sottili labbra.

 

 

~ ~ ~ ~

 

 

Giorno 200:Pepper è venuta, come sempre, a trovarci.
È in pensiero per noi, è tanto carina, Tony. Avresti dovuto stare con lei.
Io...continuo...
a spe...sperare...

 

 

Erano passati parecchi giorni da quando Tony era in coma e Bruce continuava a stargli accanto senza lasciare il suo capezzale nemmeno per un minuto. Il viso era sciupato; gli occhi gonfi e con profonde occhiaie; mangiava poco, non riusciva ad ingerire troppo cibo poiché aveva lo stomaco sempre chiuso e qualsiasi cosa mangiasse gli procurava nausea. Il dormire era un optional, raramente faceva lunghe dormite di otto\ nove ore, solitamente si addormentava senza accorgersene ma si svegliava qualche oretta dopo con la paura di non ritrovare Tony. Ma l'inventore era sempre lì sdraiato su quel dannato letto bianco, con i tanti fili attaccati che lo nutrivano e il respiratore nel naso, e ciò struggeva il cuore di Bruce ancora di più che non vederlo accanto a sé.
Quel giorno Pepper arrivò di prima mattina portando la colazione al dottore e dei vestiti puliti.
-Ciao, Bruce! Come va?- disse non appena mise piede nella stanza. Lui alzò il suo sguardo assonnato su di lei e stancamente le rispose un semplice e falso “bene”, ma lei sapeva la verità poiché anche lei stava male quanto lui. -Ti ho portato la colazione, che mangi, e dei vestiti puliti!- accennò un sorriso nel mentre gli porgeva il beverone di cappuccino e un grossa brioche. Lui ricambiò il sorriso prendendo il cibo. -So che non riesci a mangiare, ma almeno finisci la brioche che ti da un po' di zuccheri. Non voglio che collassi anche tu...-
-Grazie...- bevve un sorso di cappuccino per poi mordere l'enorme brioche alla marmellata di fragole.
-Non ci sono novità?- chiese, guardando il viso dormiente di Tony.
-Mmh...no, non ancora.- allora la donna incominciò a sistemare il cuscino dell'inventore per poi passare alle coperte ed in fine sedersi sulla sedia accanto a lui. -Come...va a casa?-
-Tutto ok, Jarvis chiede che fine abbia fatto Tony ma non so cosa rispondere. Ha detto che è venuto anche Vision a casa per sapere delle novità, è sempre molto impegnato è per questo che ancora non vi ha trovati. Spero di non beccarlo mai perchè so che saprebbe la verità solo guardandomi...- Bruce la guardò un po' sorpreso; si era dimenticato di Vision, a dire il vero si era dimenticato di molte cose a furia di stare rinchiuso lì dentro, faceva fatica a ricordarsi di ciò che faceva prima che tutto questo iniziasse.
-Come ha fatto a trovarmi, Tony? Perchè lo ha fatto?- gli chiese con occhi lucidi.
-Sai com'è fatto, no? Era tentato di mollare tutto, ma non ha mai smesso e anche Vision gli è stato vicino...è grazie a lui se ti ha trovato. E del motivo credo che tu lo sappia già, ma se davvero lo vuoi sapere devi fartelo dire da lui...-
-Se fosse rimasto a farsi gli affari suoi a quest'ora non sarebbe qui...- abbassò lo sguardo. -Se avesse capito che doveva lasciarmi stare...a quest'ora sarebbe nel suo laboratorio a giocare con i suoi attrezzi...- strinse i pugni con forza. Le vene gli diventarono più grosse e verdi, le braccia stavano per diventargli enormi. -Se solo...!- Pepper gli mise una mano sulla spalla e con l'altra gli strinse la sua facendo bloccare la trasformazione.
-Se lo avesse fatto lo avresti rimpianto perchè voleva dire che non gli importava nulla di te...- il dottore si voltò verso di lei e delle lacrime gli rigarono il viso. Lei gli sorrise dolcemente per dargli conforto. -Non darti la colpa per la scelta che Tony ha preso. Non potevi impedirgli di non trovarti e nemmeno di seguirti, perchè lui è fatto così e nulla può fermarlo. Devi solo tenere duro, anche se so che è difficile...- a quelle parole il dottore trovò un po' di conforto; fece un respiro profondo e le sorrise. -Ora vai un po' fuori a prendere dell'aria e cambiati!-
-No, non voglio lasciarlo...-
-Non era un consiglio, Bruce, era un ordine! Ne hai bisogno, ci sto io con lui...tranquillo!-
Il dottore non disse nulla, si limitò soltanto ad alzarsi e prendere i capi che la donna gli aveva portato. Si diresse verso la porta d'uscita, si voltò indietro per guardare Tony un'ultima volta e poi uscì. Andò al bagno e si cambiò i vestiti, era dimagrito un bel po' i pantaloni gli stavano larghi di quasi due taglie e le maniche della camicia erano più ampie di due dita. Si guardò allo specchio e gli sembrò di vedere un barbone, la barba era abbastanza lunga e richiedeva decisamente una rasata. Sbruffò ed uscì per andare a prendere una boccata d'aria nel giardino dell'ospedale. Quando mise piede fuori, con un po' di timore, rabbrividì, il vento estivo gli accarezzò il viso e i raggi del sole lo accecarono, costringendolo a socchiudere gli occhi. S'incamminò verso una panca tra gli alberi, era troppo debole per riuscire a stare troppo a lungo in piedi, era già stata un'impresa giungere fino all'uscita. Respirò dell'aria fresca e si sentì decisamente più calmo e rilassato di prima, avvertiva più energia in corpo e quasi più felice rispetto a prima, ma decise di rimanere soltanto pochi minuti. Aveva bisogno di stendersi un poco per non collassare a terra. Così tornò in camera e nulla era diverso da quando uscì.
-Allora? Piaciuto?- sorrise Pepper.
-Sì...ma non mi sento bene, adesso.- il viso era pallido e la testa gli girava un poco.
-Stenditi e non pensarci.- si alzò e lo aiutò a sdraiarsi nel letto accanto a Tony. -Raccontami qualcosa... Dimmi di Natasha e Clint, è da tanto che non li vedo!-
-Steve, quando è venuto settimana scorsa, mi ha detto che avevano una missione importante da fare e che non sarebbero potuti venire a trovare Tony per un po'. Credo che anche loro siano in missione...Ho sentito Nat al telefono e mi ha detto che hanno più lavoro del solito, qualcosa si sta muovendo...- chiuse gli occhi. -Credo che presto ci sarà un'altra minaccia da affrontare...E Clint, invece, l'ho visto diverso dal solito...forse sarà la nascita del suo terzo figlio, credo si chiami Luke, ma non ne sono...sicuro...- sbadigliò.
-Quindi non c'è alcuno scoop da rivelarmi?- chiese un po' delusa.
-Che io sappia...no, non...ce ne...sono...- crollò in un sonno profondo senza che nemmeno se ne accorgesse. Pepper sorrise teneramente e lo coprì per bene, poi tornò a sedersi accanto a Tony e a leggere il libro che si era portata.

 

 

Giorno 250:Vision ha scoperto che sei in coma.
È venuto a trovarci, era abbastanza dispiaciuto.
I dottori mi hanno detto che non sanno se ce la farai.
Ma Vision è giunto e in qualche modo io...spero...ancora...credo.

 

Qualche giorno dopo aver ricevuto la cattiva notizia dai dottori, Bruce scoppiò in un pianto disperato. Aveva cercato di resistere e non cedere, ma alla fine non ce la fece più; sentiva il dolore farsi sempre più pesante ogni minuto che passava e ciò lo fece esplodere.
Si fece cadere a terra sulle ginocchia coprendosi il viso con le mani, si strinse i capelli con forza e serrò i denti dalla rabbia. Stranamente l'Altro non prese il sopravvento, in un certo senso anche l'Omone Verde stava soffrendo. Si accasciò per terra, tremava impercettibilmente e un nodo alla gola gli impediva di respirare bene.
-Fa male... fa tanto male. Non voglio più soffrire...- pensò, nel mentre si girò sulla schiena e si mise a guardare il soffitto. Il blocco alla gola era sparito, ma le lacrime continuavano a scendere da sole. -Ma anche se decidessi di farla finita, tu non me lo concederesti...- si mise una mano sulla bocca e strizzò gli occhi.
Poco dopo arrivò Pepper che lo strinse non appena entrò in camera.

 

 

Giorno 300: Credo che sarà l'ultimo video che registrerò.
I dottori sono sicuri che non ti riprenderai...
Io non ho più...speranza...

 

 

Le stagioni erano passate velocemente, fra non molto sarebbe tornato l'inverno. Fuori dalla finestra si riusciva a sentire la malinconia dell'autunno, il giardino dell'ospedale era tutto tinto di arancio e marrone e gli alberi si stavano spogliando delle foglie.
Quel giorno Bruce era riuscito a calmarsi un poco rispetto ai precedenti. Non sorrideva, parlava poco e nemmeno piangeva. Si era chiuso in se stesso come solitamente faceva per evitare chiunque, per poter restare da solo come era sempre abituato a fare. Era seduto accanto a Tony, il suono dei macchinari riempivano la stanza; si voltò verso il monitor e vide il battito cardiaco dell'inventore, era debole ma presente. Essendo un dottore sapeva benissimo ciò che stava passando il suo compagno e ciò lo faceva stare peggio. Gli presa la mano e gliela strinse, lo guardò negli occhi, gli mancava vedere il suo sguardo e poter comunicare con lui senza dover parlare, senza dover dire nulla. Prese un respiro profondo e iniziò a rompere il silenzio.
-Non so se riesci a sentirmi...beh, ad essere sincero, con gli studi fatti sono sicuro che nella tua condizione tu non puoi farlo; tutto si basa sulla fede e io...non ne ho molta. Ma non importa, farò finta che tu sia in grado di ascoltarmi perchè ne ho bisogno...- fece un secondo respiro profondo. -Non ti risveglierai, lo so perchè non hai dato alcun segno di miglioramento in tutti questi lunghi mesi.- si fermò, non riusciva a proseguire ma si fece coraggio. -Io ho sperato che qualcosa potesse cambiare, anche se sapevo che era quasi del tutto inutile. Ho resistito trecento giorni e dieci ore, anche se sapevo già dal secondo giorno che tu...ma, ora non ce la faccio e spero che mi perdonerai se getto la spugna.- si morse un labbro con forza, facendo uscire una goccia di sangue. -Mi spiace per ciò che è successo...è colpa mia se sei qui.- le mani gli tremavano e solo sentire ciò che stava dicendo, e che era la verità, si sentiva morire dentro. -Non mi vedrai più, quando ti sveglierai e se lo farai...soffrirai, ma almeno non ti porterò vicino alla morte con le mie mani.- si avvicinò al suo viso. -Ti amo, Tony...- gli diede un piccolo bacio sulle labbra per poi andare a sdraiarsi sul letto a fianco.

 

Era passato un anno da quando Tony era entrato in coma, era il 31 di Dicembre e New York era completamente innevata. Bruce era ancora nella stanza di Tony e stava sonnecchiando, presto Pepper sarebbe arrivata per festeggiare il nuovo anno. Quando riaprì gli occhi vide la donna accanto all'inventore.
-Ben sveglio!- gli sorrise.
-Ciao... sei da molto qui?- chiese prima di sbadigliare.
-No, solo qualche minuto. Ti ho portato il cambio e anche il rasoio, devi darti una sistemata o sembri babbo natale! Poi vai a prendere un po' di aria...ci sto io con lui!-
-Ok, grazie...- prese la roba, guardò Tony per qualche secondo e poi uscì dalla stanza. Si sistemò e andò a prendersi una boccata di aria gelida. Rimase per un'oretta fuori, andò a prendere un caffè in un bar. Si sentiva strano, provava un senso di leggerezza ogni volta che usciva; gli sembrava di apprezzare maggiormente le cose ogni volta che era fuori. Ecco cosa aveva imparato da tutta questa situazione: trovare piacere in ogni cosa perchè tutto è un dono. Quando s'incamminò per tornare all'ospedale, si mise ad osservare la neve cadere dal cielo e posarsi sul suo viso. Respirò a pieni polmoni l'aria gelida e accennò un sorriso. Poi entrò e si recò in stanza con in mano il caffè per Pepper. Quando aprì la porta e sentì qualcuno parlare, assunse uno sguardo confuso. Fece qualche passo in avanti e vide Tony con gli occhi aperti, leggermente voltò la testa verso di lui e Bruce perse un battito. Il caffè gli cadde dalle mani e tutto sembro fermarsi; il tempo sembrava congelato in quel momento. Il dottore sentiva un'enorme gioia nascere nel suo cuore, ma allo stesso tempo provava tristezza. Alcune lacrime di gioia solcarono il suo viso.
-Bruce...- cercò di sussurrare l'inventore e a sentire la sua voce il dottore chiuse gli occhi, accennando un sorriso.
Tony si era svegliato.
Tony era vivo.
E per Bruce sarebbe stato un addio.


 


Rieccomi con un nuovo capitolo!!! Avrei voluto postarlo prima, ma con le vacanze è stato un poco difficile. I prossimi capitoli non so come saranno anche perchè non ho ancora in mente come finirà sta storia, quindi potrebbe andare avanti all'infinito (scherzo!). Ma spero che con i prossimi capitoli non vi deluderò!  Per adesso spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto, è pieno di feels e depressione all'ennesima potenza...perdonatemi, ma la mia testa mi ha fatto vedere il capitolo scritto così quindi... 
Il titolo del capitolo è il nome della canzone che mi ha ispirato per molte parti, è dei Two Steps From Hell in caso vogliate ascoltarla. 
Fatemi sapere che ne pensate, se avete voglia...mi farebbe piacere! E grazie a tutti quelli che leggono e seguono la storia!

A presto

Ryuga Hideki.


 

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Capitolo 6
*** Il Velo di Maya ***




 


Il Velo Di Maya





 

Erano passati alcuni mesi da quando Tony si era risvegliato dal coma e da quel giorno Bruce non si fece più rivedere in ospedale. L'inventore continuava, ogni giorno, a fare la riabilitazione; faceva fatica a parlare e a camminare, oltre alle altre mansioni che gli risultavano difficili e ciò non faceva altro che fargli perdere la pazienza. Odiava tutta quella situazione, il suo cervello non funzionava come sempre e si sentiva stupido per questo. Ma ciò che lo faceva stare completamente attera era l'assenza del dottore, non si spiegava come mai non si facesse vedere di tanto in tanto. Gli pesava anche fare semplici ragionamenti e certe volte preferiva essere morto piuttosto che dover ripartire da zero. Ma non si arrendeva, non era da Tony Stark battere la fiacca così velocemente. Tutto sommato, però, stava recuperando molto in fretta e i medici erano stupefatti di tale successo.
Quel giorno Pepper era venuta a trovarlo per aiutarlo a fare conversazione, vedere uno Stark poco loquace faceva strano e quasi le mancava il vecchio rompi scatole che era.

-Come stai oggi?- chiese la donna, una volta giunta accanto al suo letto.
-Mmh...be...bene!- sbruffò, la guardò per un secondo negli occhi e poi abbassò lo sguardo.
-Cosa c'è che non va?- gli chiese, mettendogli una mano sulla spalla.
-Perchè...non...- strinse i pugni con forza e cercò di ultimare la frase anche se gli riusciva faticoso. -Non viene?- Pepper aggrottò le sopracciglia e gli accarezzò una guancia.
-Si starà riprendendo dall'anno duro che ha passato...starà recuperando le ore di sonno!- cercò di consolarlo e mostrandogli un sorriso.
-Bugiarda!!!- la guardò in cagnesco, poi sospirò per cercare di calmarsi. -Scusa...-
-Non importa, tranquillo...- una volta che Tony si calmò, la donna lo aiutò a fare qualche esercizio nel parlare.
Una volta che ebbero ultimato la lezione, Pepper lo salutò e decise di andare a fare un salto da Bruce una volta che lo ebbe trovato; così si diresse alla Stark Tower e chiese l'aiuto di Jarvis per poterlo scovare senza troppi problemi. Non ci volle molto tempo per riuscire a rintracciare l'indirizzo.
-Grazie Jarvis, sei sempre molto efficiente!-
-Si figuri, signora!-
Prese la macchina e si diresse verso la zona periferica di New York. Una volta giunta a destinazione si mise ad osservare il luogo in cui si trovava. Era un piccolo motel, abbastanza squallido dall'apparenza: la facciata era bianca e logora; le porte erano di legno chiaro che mostravano lo sporco e la decadenza dell'edificio. Nel parcheggio vi erano davvero poche macchine e anche esse non avevano un bell'aspetto.
-Spero che non sia troppo tardi...- sussurrò, poi uscì dall'auto e si diresse verso il centro di informazioni e acquisto stanze. -Mi scusi... Sto cercando un certo Bruce Banner, per caso alloggia in una delle sue stanze?-
-Chi lo desidera sapere?- chiese il ragazzo.
-Sono la sua ragazza! Ora mi dica dove posso trovarlo!- disse con tono poco amichevole.
-S...subito!- controllò sul computer e pochi minuti dopo la guardò. -Lo può trovare nella stanza T46!-
-Ok, grazie!- uscì e si diresse verso il numero che gli era stato indicato. Bussò ripetutamente fino a che il dottore non venne ad aprire. I due rimasero a guardarsi per qualche istante senza dirsi nulla, gli occhi di Pepper sprigionavano il fuoco della rabbia, mentre quelli di Bruce erano alquanto sorpresi e spenti.
-Pepper! Cosa ci fai qui?-
-No, me lo sto domandando io! Perchè diavolo sei qui? Non sei mai venuto a trovare Tony da quando si è svegliato!!! Perchè?- alzò un poco il tono di voce, mantenendosi sempre composta. Il dottore abbassò lo sguardo ed aspettò un po' prima di parlare.
-Non pretendo che tu capisca...ma Tony sta meglio senza di me. Non ha bisogno di me, ma di te.- la donna alzò un sopracciglio e si mise le mani sui fianchi.
-Stai scherzando vero?-
-Ah, no!- la guardò, scuotendo la testa.
-Sta male, Bruce! Fa strano dirlo, ma è probabile che sia depresso! Non è facile superare quello che deve affrontare e l'unica cosa che vuole sei tu! So che non è facile nemmeno per te, ma devi farlo o i tuoi giorni passati là dentro, come se fossi in carcere, non serviranno a nulla!- disse, mantenendo la calma anche se il tono di voce era leggermente più alto del normale.
-Che dovrei fare?- disse con uno sguardo confuso e alzando le spalle.
-Esserci, almeno di tanto in tanto... Ma non sono tua madre, quindi non sono qui per obbligarti a fare ciò che magari non vuoi; sono qui per far sì che tu ci pensa sopra e sperando che la tua scelta sia giusta.- Bruce annuì, si guardarono un attimo negli occhi e poi si salutarono.
Bruce si chiuse la porta alle spalle, vi si appoggiò sopra e si coprì il viso con le mani. Si strinse i capelli con forza e cercò di mantenere la calma per evitare di distruggere l'intero stabilimento per colpa dell'Altro.
La sua stanza era completamente sommersa da libri complessi scritti da dottori di medicina. Si era fissato di studiare ed ampliare il suo campo scientifico per poter aiutare Tony in qualsiasi modo, anche se aveva deciso di farlo indirettamente. Ma ora con l'arrivo di Pepper non sapeva come muoversi.


 

~ ~ ~ ~

 

Su Asgard le cose non andavano molto diversamente rispetto alla Terra. Quando Loki si risvegliò dal suo sonno eterno, tutti ne furono felici ma non vi era tempo per i festeggiamenti poiché molte persone erano morte durante l'avvento del Ragnarok. La gente si diede da fare per ricostruire parte della città, il Padre degli Dei aveva intenzione di riportare tutto quanto al suo splendore originario in poco tempo.
Frigga passava molto tempo con il figlio Loki che, dopo la morte, necessitava di alcuni esercizi poiché non riusciva a muoversi al meglio. Thor, invece, era assieme agli abitanti di Asgard intento ad aiutarli a rimettere in sesto quanto era andato distrutto.
Quel giorno il re volle riunire un consiglio di fidati per poter parlare di una questione abbastanza delicata e fu invitato a prendervi parte anche Loki. Mancavano pochi minuti all'assemblea istituita da Odino e il Dio degli Inganni si trovava nelle proprie stanze intento a leggere. Dopo un po' chiuse il libro e lo posò sul letto, si alzò ed andò verso la finestra senza alcuna fatica. Si mise a guardare Asgard che ancora era, in parte, da risistemare. Sospirò ed aggrottò le sopracciglia, si sentiva alquanto arrabbiato per tutto ciò che era successo e mille domande vagavano per la sua testa: Perchè doveva essere sempre lui la causa dei disastri? Perchè la sua vita era piena di complicazioni? Perchè non poteva essere un Dio amato da tutti quanti proprio come Thor o i suoi amici? Perchè era uno Jotun? Queste e altri quesiti continuavano ad invadergli la testa, procurandogli solo confusione e un terribile mal di testa. Si guardò le mani e le strinse con forza; fece cadere le braccia lungo il corpo e tornò a guardare fuori dalla finestra. Poco dopo sentì la porta dietro di sé aprirsi.

-Loki è ora di andare...- disse Thor con la sua calda e calma voce. -Sono venuto ad aiutarti!- il moro si voltò verso di lui e lo guardò con sguardo fiero, ma un po' stanco.
-Non ho bisogno di aiuti, grazie! Posso cavarmela da solo!- s'incamminò verso di lui, ma poco dopo le gambe gli cedettero e cadde sulle ginocchia. Il moro strinse i denti e tirò un pugno sul pavimento; desiderava poter mandare avanti il tempo per evitare tutto questo.
Thor gli si avvicinò e fece per aiutarlo a rialzarsi, ma Loki gli tolse la mano.
-Ho detto che ce la posso fare da solo!!!- gli disse, alzando il tono di voce. Il biondo lo guardò con uno sguardo mesto ma decise di non intromettersi. Con fatica Loki riuscì a rialzarsi, ma le gambe gli continuavano a tremare. Fece un altro passo ma una gamba gli cedette nuovamente, ma non cadde poiché Thor lo afferrò in tempo.
-So che ce la fai da solo, ma lascia che ti aiuti...per favore...- si guardarono negli occhi e il moro non disse nulla, si limitò soltanto a camminare con l'aiuto del Dio del Tuono.
Una volta giunti nella sala delle riunioni, i due principi presero posto accanto al Padre degli Dei uno di fronte all'altro. Erano già tutti presenti e Loki si sentì un poco a disagio poiché tutti avevano lo sguardo su di lui.
-Vi ho convocati qui per discutere di una cosa molto importante e che ci riguarda da vicino...- iniziò con voce possente il Dio Odino attirando l'attenzione di tutti quanti su di sé. -Non molto tempo fa il Ragnarok è giunto su Asgard per portare la fine di tutti noi e non c'è bisogno che vi riveli il nome di colui che ha portato tutto ciò, visto che sono a conoscenza che voi lo sapete già!-
Loki abbassò lo sguardo sentendosi in imbarazzo e stra-maledettamente fuori posto. Thor lo guardò con la coda degli occhi per vedere come se la stava passando, capendo che non doveva essere facile tutta questa situazione per lui.
-Io ero a conoscenza di tutto ciò che sarebbe accaduto già da molto tempo, ma una cosa non ero riuscito a vedere...- posò lo sguardo sul moro. -Un fatto imprevisto è successo e che non mi sarei mai aspettato che accadesse. Loki è tornato in vita, non comprendo ancora tutto ciò, e questo potrebbe significare molte cose.- tornò a guardare gli altri presenti. Il Dio degli Inganni strinse i pugni per poi incominciare a torturarsi le mani come faceva di solito quando era sotto pressione. Sapeva cosa stava per dire e avrebbe voluto tanto chiudersi le orecchie per poter evitare di udire quelle parole. -Molto probabilmente il Ragnarok tornerà, poiché la sua fonte è ancora viva...- Thor sgranò gli occhi e non capì più nulla.
-No, non può essere!!!- alzò la voce il Dio del Tuono. -Ci deve essere un modo per poter cambiare le cose ed evitare che accada di nuovo!!!-
-Non lo so, figlio...-
-Non possiamo farlo accadere di nuovo!!!-
-LO SO!!!- disse con rabbia Odino.
-Smettila, Thor!!!- disse Loki, sbattendo un pugno sul tavolo. -Succederà ancora e tu non potrai fare nulla per fermarlo!!! Non puoi farci nulla, non puoi impedirlo!!! Lo sento dentro di me, nelle mie vene e tu non puoi intralciarlo!!! Questo è il mio destino, non il tuo!!!- alzò il tono di voce; aveva gli occhi lucidi e le mani gli tremavano dal nervoso e un leggero spavento gli nacque nel cuore.
-Non mi arrendo, Loki!- disse il biondo.
-Ma!- alzò la voce Odino e tutti si zittirono. -Ho visto molte altre cose e tutte possono essere il possibile futuro che ci attende! Una cosa è certa, dietro al risveglio di Loki si cela il nostro destino...una volta scoperto il motivo di quanto è accaduto ci sarà più semplice vedere il nostro futuro!-
-E adesso cosa facciamo?- chiese Sif.
-Ci prepariamo ad un possibile ritorno del Ragnarok per cercare di salvare più persone possibili. Appena saprò qualcosa in più vi convocherò nuovamente qui...- Loki mantenne la testa bassa nel mentre si torturava le mani. Sentiva la rabbia circolargli in corpo, avrebbe voluto alzarsi ed andarsene senza dire nulla, e lo avrebbe fatto se solo non fosse ancora così debole e guardato male da tutti, anche se avrebbe recato offesa al Padre degli Dei. -Per ora potete tornare al lavoro!- concluse Odino.
Thor si alzò e si avvicinò a Loki facendo il giro del tavolo. Il moro alzò lo sguardo verso il re e lo guardò come se dovesse dirgli qualcosa, ma poi si alzò e s'incamminò verso l'uscita seguito dal biondo che gli faceva da ombra. Una volta giunti presso la camera del Dio degli Inganni Thor ruppe il silenzio che li aveva accompagnati per tutto il tragitto.
-Stai bene, Loki?- gli chiese con tono calmo, mettendogli una mano sulla schiena. Il moro s'irrigidì al tocco per poi rilassarsi poco dopo.
-Sì...voglio soltanto stare un po' da solo, se non ti spiace...- mise la mano sopra al pomello della porta.
-Ok... Se hai bisogno, chiamami, anche se so che non lo farai!- sorrise il biondo. Loki annuì ed entrò senza voltarsi, si chiuse alle spalle la porta e quando alzò lo sguardo vide Frigga che lo stava aspettando.
-Madre...- sussurrò il Dio mentre le si avvicinava. La donna allungò il braccio verso di lui mostrandogli un tenero sorriso.
-Sentivo che avresti avuto bisogno di me...- gli accarezzò una guancia e il moro chiuse gli occhi aggrottando le sopracciglia. -Cosa ti turba?-
-Lo sapete, perchè devo dirvelo?-
-Perchè voglio conoscere le tue sensazioni...- i due si guardarono per un istante negli occhi ed ella gli sorrise; poi Loki abbassò la testa e sospirò.
-So che tornerà...so che il Ragnarok tornerà e dovrò portare di nuovo la distruzione di tutto quello che avete creato voi e Odino. Sento la sua forza scorrermi dentro, come se mi succhiasse via tutte le forze. Ogni notte sogno la sua energia prendere il controllo di me...- le mani incominciarono a tremargli in modo impercettibile; la donna lo notò e gliele strinse.
-Loki, non devi avere paura di quello che succederà...Odino ed io sapevamo già da molto tempo della sua venuta, è qualcosa che non si può evitare e non è nemmeno un male: “Ecco che il cielo si tingerà di nero e dalle profondità degli abissi più tetri sbucheranno creature malefiche e demoniache. La fine degli Dei giungerà e dalle ceneri della loro morte una nuova speranza e nuova vita rinascerà” Questo è ciò che è il Ragnarok...non tutte le cose sono un male, anche quelle che sembrano esserlo!- gli occhi di Loki diventarono lucidi.
-Cosa...cosa vuol dire allora?- disse con voce tremante.
-La fine è soltanto una via che porta ad un nuovo inizio...Ma non c'è stato rivelato che genere di inizio, quindi la gente ha timore perchè non conosce. Il Ragnarok è giunto e tu sei morto, ma ora sei qui e sei vivo...questo vorrà dire qualcosa! Mille futuri Odino può vedere e ognuno di essi può avverarsi, ma sempre qualcosa sfugge al suo sguardo...- gli sorrise gentilmente.
-Madre...perchè capita tutto a me? Perchè devo essere io il portatore di tali disavventure e tragedie?-
-Non lo so il motivo, ma so che dentro di te c'è grandezza e una tale magia che non fa altro che rendermi fiera! Sono felice della magia che scorre dentro di te e che essa sia così tanto potente!- Loki sorrise un po' malinconico, le prese le mani e gliele baciò.
-Vi voglio bene, Madre...- la donna sorrise, gli diede un bacio sulla guancia e poi se ne andò, lasciando riposare il figlio.

La sera giunse presto il cielo era completamente ricoperto dalle stelle e la luna era brillante e piena che illuminava l'intera Asgard con i suoi raggi argentati. Il vento soffiava leggero, era caldo ed estivo, ed entrava dentro la stanza di Loki. Il Dio degli Inganni si privò dei vestiti per andare a farsi un bagno freddo; appena toccò l'acqua la pelle gli si tinse di blu. Si rilassò per qualche minuto, rinfrescandosi prima di coricarsi a letto ed affrontare una lunga nottata calda. Si mise a pensare alle parole di Frigga, ma anche se erano di conforto non riusciva ad avere timore di quanto gli aspettava e soprattutto detestava che tutto capitasse a lui. Si fece scivolare fin sotto l'acqua e rimase a guardare il soffitto, senza respirare, per alcuni minuti.
-Sarebbe facile...mi basterebbe rimanere qui sotto per un'altra manciata di minuti e poi sarebbe la liberazione...- pensò tra sé e sé per poi scuotere la testa. -Che diavolo ti passa per la testa? Tu sei Loki! Ma non sarebbe la prima volta che ti passa per la testa un pensiero del genere...ammettilo che ti è piaciuto morire.- sentiva una strana influenza dentro di sé, si sentiva come se qualcuno lo stesse tenendo fermo sotto l'acqua. -Io non...- si mise le mani al collo come per cercare di liberarsi dalla stretta di qualcuno. Poco dopo sentì nella propria mente le ultime parole che gli disse Thor
prima di morire, allora quella strana sensazione si allontanò e poté tornare nuovamente in superficie.

Fece un respiro profondo e poi si coprì il viso con le mani. Poco dopo uscì dalla vasca, si asciugò e s'infilò dei leggeri pantaloni verdi con rifiniture nere; poi si diresse verso il letto e si fermò davanti allo specchio. Ammirò il petto nudo che stava tornando ad essere rosato, in fine si fermò ad osservare ogni centimetro della propria pelle. Una strana scia nera si muoveva dentro di lui ed emanava un leggero bagliore rosso scuro. Istintivamente si guardò le mani e le braccia e vide nuovamente la scia passargli tra le dita per poi salire fin sopra al braccio; provava un leggero formicolio e del gelo ogni volta che quell'energia oscura passava da qualche parte.
Si fece cadere seduto sul letto per poi sdraiarsi e lasciarsi accarezzare dalla brezza estiva che entrava dalla finestra. Con un semplice gesto di mano fece spegnere tutte le luci che vi erano nella stanza e si strinse in posizione fetale nel cercare di dormire.
Poco dopo giunse Thor che sentì una specie di richiamo guidarlo da Loki. Bussò alla porta, ma non ricevendo alcuna risposta entrò.
-Loki...- sussurrò nel mentre si avvicinava al capezzale. Rimase ad osservarlo: la luna che lo abbracciava con i suoi delicati raggi e il vento che gli accarezzava il corpo con dolcezza. Il cuore di Thor prese a battere sempre più velocemente; si sedette sul letto e gli mise una mano sulla spalla chiamandolo di nuovo. Il moro si voltò ed incrociò il suo profondo sguardo.
-Thor...che ci fai qui?- sussurrò.
-Non lo so....ho sentito uno strano richiamo nella mia testa, come se tu mi stessi chiamando. Sono sicuro di aver sentito la tua voce chiamarmi, allora sono venuto qui.- istintivamente il moro si guardò le mani e vide la scia oscura concentrarsi sempre di più sulla punta delle dita. Vide la magia fuoriuscire da esse e si spaventò, allontanando bruscamente il Dio del Tuono.
-Vattene!!! Sta arrivando!!!- il biondo lo guardò, ma non vide nulla circondare Loki e quindi lo guardò con uno sguardo confuso e turbato.
-Loki, non sta accadendo nulla...-
-Ti ho detto che sta arrivando!!! Sta uscendo dalle mie mani!- le alzò per mostrargliele e farle illuminare dalla luce della luna. -Guarda!!! Devi mettere in salvo Madre! Devi avvisare Odino!- disse con voce tremante. Ma Thor lo guardò e non vide nulla, così si avvicinò.
-Loki...stai tranquillo, va tutto bene..- il moro indietreggiò fino a toccare con la schiena sudata il muro.
-Thor, ascoltami!!!-
-Ssh...- gli prese le mani e gliele strinse per poi guardarlo negli occhi. -Non sta succedendo nulla...è solo frutto delle tue paure.-
-Io non ho paura...- disse con voce tremante, cercando di mostrarsi fiero ma senza riuscirci. Rimasero a guardarsi in silenzio senza dire alcuna parola. Gli occhi azzurri di Thor continuavano ad infondere tranquillità e sicurezza in quelli verde acqua di Loki. -T...thor...-
-Non ti lascerò solo se dovesse riaccadere di nuovo. Non ti abbandonerò...- gli mise una mano sulla guancia ed avvicinò il viso per poi baciarlo.
L'energia oscura dentro di Loki smise di girovagare al suo interno come se per incanto fosse sparita. Il Dio degli Inganni si tranquillizzò ed entrambi si fecero trasportare dai propri sentimenti e dalla passione del momento. Thor indietreggiò verso il letto e vi fece cadere il moro; si liberò della maglia e le esili e fredde mani del Dio degli Inganni iniziarono ad accarezzargli ogni muscolo. Successivamente il Dio del Tuono riprese a baciarlo con ancora più passione per poi realizzare ciò che solo nel mondo dei sogni accadeva.

 

~ ~ ~ ~

 


Erano passati alcuni giorni da quando Pepper era andata a far visita a Bruce sperando di convincerlo a venire a trovare Tony, ma ancora di lui non vi fu traccia. Lo Stark continuava a fare enormi progressi anche se il morale non era al massimo della felicità.
Quel giorno erano venuti a trovarlo Steve, Natasha, James e Clint per portargli un po' di allegria ed aiutarlo a rimettersi in sesto.
-Ma guarda chi si è svegliato! Il riccone di New York!- disse la russa cercando di portare un po' di scherzosità nell'aria.
-Per una volta non sono io quello che è andato vicino alla morte!- disse Clint sorridendo e ricevendo una gomitata sullo stomaco da parte della rossa.
-Ci...a...andrai presto!- rise l'inventore. -Occhio a tthe, Leggolas!- disse con un po' di fatica.
-Allora, come va?- chiese il capitano, mettendogli una mano sulla spalla.
-Ho bisogno di...fuori...- si fermò, assumendo uno guardo confuso e scuotendo la testa, per poi indicare fuori dalla finestra.
-Non esci da quando ti sei svegliato?- chiese Bucky. Tony lo guardò un po' confuso e con un'espressione buffa sul viso; successivamente guardò Steve ed indicò Bucky.
-Sta con me adesso!- disse il capitano senza pensarci e senza troppi giri di parole.
-Uuh! - dissero all'unisono tutti e tre facendo imbarazzare i due interessati.
-Avete capito male, come al solito!-
-Ah, io non credo proprio!- disse la rossa.
-Non...sai mentire!- commentò Tony ridendo.
-Va beh, comunque ti ha fatto una domanda!- disse Steve, incrociando le braccia e cercando di fare finta di niente.
-Sì...non...da quando mi sono svegliato...-
-Beh, allora dopo ti facciamo fare un giro se te la senti!- disse Clint.
Parlarono del più e del meno, cercando di far esercitare Tony e più parlava, se tranquillo, e più riusciva a sostenere lunghi discorsi senza troppi problemi. Ad un tratto sentirono la porta aprirsi, tutti si voltarono e videro Bruce sbucare. Rimasero tutti in silenzio, fino a che Clint non ruppe la tensione salutando il collega.
-Sentite, ragazzi, perchè non andiamo a prendere qualcosa di buono da mangiare a Tony?- disse Nat per far lasciare da soli i due.
-Niente cibi troppo salati, preferibilmente verdure...- commentò Bruce, guardando la rossa che fece un cenno di consenso con la testa. Una volta rimasti da soli il dottore si avvicinò. -Come stai?-
-V...vedo che...ti interessa, adesso!- disse un po' con difficoltà.
-Tony...io...- abbassò lo sguardo. -Non potevo starti vicino...- lo guardò. -Guarda come ti ho ridotto!!!-
-Bruce, non...importa!!! Ho bisogno...tu sia...con me!-
-Ma perchè non capisci che ho solo la capacità di distruggere? Potevi morire!!!- si mise una mano tra i capelli.
-Dann...zione!!!- lanciò via il cuscino con forza ed urlò con rabbia poiché non riusciva a parlare come voleva. Bruce cercò di mantenere la calma, facendo respiri profondi; poi gli prese le mani e gliele strinse. Tony guardò da un'altra parte mugugnando qualcosa che probabilmente aveva senso ma che ora non riusciva ad averne.
-Guardami, Tony...- l'inventore fece finta di nulla. -Tony, guardami negli occhi...- disse con gentilezza. Lo Stark si voltò verso di lui ed incontrò il suo sguardo. Non dissero più nulla, rimasero a guardarsi e comunicarono in quel modo proprio come erano solito fare, poiché anche così riuscivano a capirsi e forse ancora meglio delle semplici parole. -Lascia che ti aiuti...- sussurrò il dottore, rompendo lo stato di quiete. L'inventore annuì; Bruce si alzò ed andò ad analizzare i parametri dei suoi referti.
-Capisci...cosa dicono?-
-Sì...ho avuto parecchio tempo per apprendere. Mentre eri in coma, e quando avevo le forze per farlo, studiavo un po'...l'ho fatto anche quando non sono venuto.-
-Conosci un modo per farmi guarire?-
-Non ancora, ma ti ho preparato un concentrato di vitamine che possono aiutarti ad assimilare più in fretta e a stare un po' meglio. Certo, non vedrai miglioramenti da oggi a domani, ma se li prenderai tutti i giorni starai meglio!- gli si avvicinò ed estrasse dalla tasca una fiala che gliela diede in mano. Tony gliela strinse e baciò.
-Verrai...tutti i giorni?-
-Sì...- allora l'inventore bevve l'intruglio.
-Non male! Questa...cosa...-
-Bene, perchè ne dovrai bere parecchi!- disse il dottore rimettendo a posto i referti di Tony.
Non molto dopo tornarono in stanza gli altri compagni assieme a delle specialità culinarie da poter dare all'inventore.
-Abbiamo portato i soccorsi gastronomici!- disse Nat mentre Clint posava un sacchetto ai piedi del letto dell'amico.
-Abbiamo portato un po' di tutto!!!- disse Steve con aria entusiasta e soddisfatta.
-Ci sono kebab, pizzette, pasta, hamburger, hot dog...- continuò Clint tirando fuori ogni pietanza e facendo venire l'acquolina in bocca a Tony.
-Tutto!!!- riuscì solamente a dire mentre il dottore scuoteva la testa.
-No, Tony non puoi mangiare praticamente nulla di tutto ciò!- l'inventore si voltò verso di lui con lo sguardo terrorizzato. -Hai bisogno di vitamine per il cervello e non schifezze!-
-Ma...- lo guardò con occhi disperati.
-Vuoi riprenderti presto? Allora fa come ti dico!- subito dopo intervenne Natasha.
-Per vostra fortuna c'ho pensato io a Tony!- la russa mise sul letto un piccolo sacchetto ed estrasse dal suo interno un piatto di cuscus alle verdure che glielo porse. Bruce guardò la rossa e si scambiarono uno sguardo d'intesa e un piccolo sorriso.
-Grazie...- disse lo Stark per poi guardare i due un po' con gelosia. Poco dopo il dottore si voltò verso di lui.
-Aggiungici questo...- prese dalla tasca un'altra fiala gliel'aprì e gliela diede come condimento per il suo pasto.
-Cos'è?- chiesero tutti quanti all'unisono.
-Intruglio che fa assimilare meglio le vitamine del pasto...c'ho messo un bel po' per sintetizzarlo senza gli strumenti giusti. Comunque ora devo andare a parlare con i dottori...- uscì dalla stanza.
-Certe volte mi sento inutile accanto alla sua mente...- commentò Clint sovrappensiero e facendo scoppiare dal ridere tutti i presenti.
Qualche minuto dopo Bruce tornò con aria soddisfatta ed iniziarono a mangiare tutti insieme. James guardò il dottore con aria curiosa.
-Per caso lei è un dottore specializzato in queste cose?- chiese Bucky.
-No...- rispose il dottore pulendosi gli occhiali. -Sono un fisico e chimico biologico...-
-E come fa a sapere cosa può aiutare il signor Stark?- gli altri sorrisero sotto i baffi, sapendo già la risposta a tale domanda, conoscendo la mente geniale del dottore.
-Beh...- esitò un attimo il dottore.
-È un genio!- commentò Tony, mettendo in imbarazzo il compagno.
-Ho solo avuto un anno e qualche mese per apprendere tutto ciò che c'era da sapere per essergli d'aiuto. Ho ampliato la mia conoscenza scientifica...Avrei voluto farlo qualche anno fa...- si sedette accanto a Tony che lo stava guardando con uno sguardo soddisfatto sul viso.
-Non mi avevi detto che avevi amici geni!- concluse James, voltandosi verso Steve e tirandogli una pacca sul petto come rimprovero.
-Beh, non mi sembrava rilevante il loro quoziente intellettivo!- si giustificò per poi addentare i suo hamburger.
Passarono tutto il tempo a parlare e scherzare così da far recuperare un po' il tempo perduto a Tony. Lo aggiornarono di ogni cosa e delle varie minacce che erano alle porte, ma le notizie negative passavano in secondo piano velocemente poiché c'era fin troppo tempo per poter vivere l'oscurità delle giornate.
Natasha era la più silenziosa del gruppo, si limitava solamente a fare qualche battuta e a ridere nel sentire le fesserie dette dai compagni. La maggior parte delle volte il suo sguardo indugiava sul viso sereno di Clint, ma ad un tratto qualcosa lo fece smettere di ridere, mutando la sua espressione in una confusa. La russa notò tutto e lo seguì con lo sguardo fino a che non uscì dalla stanza.
Si sentiva spaesato, come se non si ricordasse il luogo in cui era; la testa gli girava come se fosse stato per troppo tempo su di una trottola e sentiva le gambe cedergli. Allora si appoggiò al muro e si coprì gli occhi con la mano, la luce gli dava fastidio alla vista. Poco dopo la rossa uscì e lo chiamò con tono gentile.
-Clint, stai bene?- gli mise una mano sulla spalla, posando lo sguardo sul suo viso.
-Ho la testa che...sto per impazzire...- seguì qualche minuto di silenzio, poi Clint posò lo sguardo sulla rossa che vide una goccia di sangue scendergli dal naso e che la fece allarmare. -Cosa mi succede?-
-Io...- sussurrò.
-Nat...devi dirmelo!- la implorò.
La rossa lo guardò con uno sguardo spaesato, non aveva idea di cosa fare. Poi, però, guardandolo negli occhi comprese quale fosse la strada giusta da prendere. Così decise che era giunto il momento della verità.
Clint doveva sapere. Natasha gli avrebbe rivelato ogni cosa.

 

 
Rieccomi con il nuovo capitolo, non mi fa impazzire, ma spero che vi sia piaciuto! Fatemi sapere che ne pensate! 
Grazie a tutti quelli che leggono! 

Ryuga Hideki.


 
 

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Capitolo 7
*** Verità svelate ***




 
Verità svelate



 

 

Natasha portò Clint nel proprio appartamento per poter parlare in piena tranquillità senza essere disturbati da nessuno. Lo fece sedere sul divano e gli portò un bicchiere d'acqua che egli bevve subito. La russa si sedette sul tavolino davanti all'arciere e lo guardò negli occhi: lo sguardo di Clint era perso e alquanto confuso; i capillari all'interno della congiuntiva erano rossissimi e ben visibili; una narice era leggermente arrossata per via della fuoriuscita del sangue di qualche minuto prima. La donna respirò profondamente, si morse il labbro inferiore ed abbassò lo sguardo.
-Ciò che ti sto per dire non ti piacerà...ne sono sicura...- disse Nat scuotendo la testa. Clint le mise una mano sul ginocchio ed ella lo guardò negli occhi.
-Non importa, voglio solo sapere...- allora la vedova nera decise di confessare.
-Tutto ciò che stai vivendo, anzi, mi correggo: la tua vita non è reale...- l'arciere aggrottò le sopracciglia e la guardò con uno sguardo confuso.
-Che...che intendi dire? Come sarebbe a dire che la mia vita non è reale? E perché?-
-Non sei sposato e non hai figli; tua moglie è un'agente dello SHIELD e quelli che pensi che siano i tuoi pargoli non sono altro che i suoi figli!- Clint la guardò incredulo eppure sapeva, in cuor suo, che tutto ciò era vero. Nat continuava ad osservarlo per controllare se vi potessero essere delle anomalie, ma per fortuna non accadde nulla. -Per la motivazione...- abbassò per qualche istante lo sguardo ritornando con la mente a quel giorno: sentiva le parole di Fury rimbombargli nella testa; scene confuse riguardanti tutta quella faccenda e poi le ultime parole che Clint le disse: “Non ti lascerò, te lo prometto...” gliele aveva sussurrate con quella poca forza che aveva in corpo e prima di addormentarsi. La rossa scosse la testa e tornò a guardarlo. -Dopo la faccenda di New York, Fury ci aveva concesso qualche tempo libero per poterci riprendere da tutto quello che era entrato a far parte della nostra vita: gli alieni; minacce da ogni parte dell'universo... e credo che fosse anche un modo per ringraziarci per aver salvato la Terra. In quel periodo eravamo entrati in una relazione seria, tu ed io, ancora più seria e stabile di quanto non lo fosse prima. Avevi deciso di comprare una casa, fuori da tutto e da tutti, di cui conoscevamo solo noi la sua ubicazione ed esistenza. Avevi...progettato di andare a vivere assieme e...- abbassò lo sguardo, fece un respiro profondo e tornò a guardarlo. -di mettere su famiglia...volevi dei figli, ma io non ti sapevo dare una risposta così avevi detto di pensarci sopra... Quando tornammo operativi, fummo mandati subito in missione; non era nulla di troppo complicato solo che le cose degenerarono per via degli infiltrati dell'Hydra all'interno dello SHIELD...- si fermò; si strinse le mani e s'inumidì le labbra.
-Che cosa...mi è successo, Nat?- chiese un po' timoroso della risposta. La rossa lo guardò negli occhi, fece un respiro profondo e continuò.
-Eri stato ferito mortalmente...- si fermò per fargli assimilare la notizia. Clint sgranò gli occhi e si morse un labbro.
-E poi...?-
-Quando giungemmo alla base eri messo malissimo, mi avevano detto che forse non ce l'avresti fatta e Fury mi disse ciò che voleva fare su di te. Dato che eri stato ferito mortalmente aveva deciso di rimuoverti completamente la memoria, o qualcosa di simile, per renderti immune agli attacchi telepatici così che non potesse accadere nuovamente ciò che era successo con Loki. Era solo un test e dato che probabilmente non ti saresti ricordato dell'incidente...decise di fare qualche ritocco. Non so perchè non lo fermai, forse perchè sapevo che sarebbe stato inutile discutere con Fury...forse perchè volevo che tu potessi avere una vita normale, anche se questo avrebbe voluto dire soffrire...-
Clint si mise le mani tra i capelli coprendosi gli occhi ed incominciò a tremare ed urlare. Nat strizzò gli occhi e passò la lingua sulle labbra.
-Perchè non dovevi dirmelo?- chiese.
-Probabilmente avresti avuto dei danni al cervello...non lo so. Come ti senti?- l'arciere la guardò negli occhi con uno sguardo un po' strano che fece allarmare un poco la vedova nera. Poi sorrise e si avvicinò al suo viso per rubarle un bacio e cogliendola di sorpresa.
-Non sono mai stato così bene!- disse dopo essersi staccato appena dalle sue labbra. La russa sorrise e tornò a baciarlo. Si sentiva felice anche se sapeva, in cuor suo, che qualcosa non andava; tutte le prediche di Fury che aveva subito non potevano essere semplicemente parole al vento.
Continuarono a baciarsi sempre con più passione; le labbra di Clint scesero fino al collo di lei facendole venire dei leggeri brividi lungo la schiena e sorrise. Finalmente potevano ritornare assieme e dire addio alla vita fasulla dell'arciere, anche se ciò avrebbe fatto andare su tutte le furie il loro leader; ma poco gli importava visto che loro due erano i suoi due più validi membri dello SHIELD e componenti degli Avengers.
Dopo qualche minuto Clint si sentì strano e dovette staccarsi da Natasha che lo guardò aggrottando le sopracciglia.
-Va tutto bene?- disse la rossa con un filo di voce.
-Sì, ho solo bisogno di andare un secondo in bagno!- si alzò e si diresse subito alla stanza da bagno per rinfrescarsi il viso che sentiva bruciare. Quando tornò a guardarsi allo specchio vide del sangue scendergli dal naso; sgranò gli occhi e una fitta alla testa lo costrinse a sedersi. Forse non era stato un bene scoprire la verità; forse stava per vedere gli effetti di tali azioni sul proprio corpo.

 


 

~ ~ ~ ~


 

 

I mesi trascorsero abbastanza velocemente e Loki era riuscito a riprendersi completamente del tutto, anche se trascorreva le intere giornate immerso nell'ansia a causa del potere che risiedeva dentro di sé. A stento mangiava e con difficoltà riusciva a fare sogni tranquilli; non aveva una bella cera: il volto era sciupato e più pallido del solito; gli occhi erano offuscati da un velo di disperazione anche se erano sempre camuffati dalla solita maschera da fiero Dio degli Inganni.
Quel giorno, dopo aver passato una notte d'inferno senza chiudere occhio, si recò dalla Madre degli Dei per confidarsi con lei poiché era l'unica capace di alleviare quel peso con le sole parole. Dopo essersi fatto una doccia ghiacciata ed essersi vestito con una leggera maglia verde, dei pantaloni scuri ricamati d'oro, uscì dalla stanza e si diresse verso quella della madre. Una volta giunto sulla soglia esitò qualche istante prima di bussare; appoggiò una mano sulla porta ed abbassò il capo; qualche minuto dopo diede due colpetti sul legno ed entrò non appena la donna lo chiamò.
-Madre...- sussurrò con un filo di voce; la donna era era seduta su di una sedia circondata da ancelle che le stavano sistemando i capelli.
-Lasciateci soli!- disse per poi alzarsi e raggiungere il figlio e prendergli la mano. -Tutto bene?- gli sorrise dolcemente.
-Avevo bisogno di vedervi...- abbassò lo sguardo.
-Vieni, hai bisogno di un po' d'aria!- lo accompagnò alla finestra; il vento estivo accarezzò i loro visi e il profumo dei fiori appena sbocciati riempì le loro narici, Loki si sentì rigenerato e il peso che aveva alle spalle farsi sempre più leggero. Poco dopo il moro si voltò verso di lei e parlò.
-Madre, sento che non ce la farò a resistergli...- gli occhi gli si fecero lucidi e le mani incominciarono a tremargli leggermente.
-Non devi aver timore; se lascerai che la paura ti domini allora ti arrenderai al suo volere e lo farai vincere...- gli accarezzò una guancia.
-Cosa devo fare? Sto impazzendo!- una lacrima gli rigò il viso e si fece cadere sulle ginocchia. La Dea lo guardò con uno sguardo affranto e lo abbracciò.
-Devi fare ciò che ti ho insegnato...ciò che è dentro di te è magia, niente di più. E tu sei bravo ad usarla, hai appreso bene. Non lasciare che i sentimenti ti facciano cedere...- Loki strinse la presa dell'abbraccio, respirò profondamente sentendo il dolce profumo della donna entrargli nelle narici e si calmò. Si staccò e la guardò negli occhi riuscendo a trovare un attimo di pace e tranquillità. Si alzò e l'aiutò a rimettersi in piedi.
-E se non dovessi riuscirci...?- disse nel mentre si voltava per vedere l'orizzonte.
-Trova qualcosa che ti faccia mantenere la calma e se nemmeno questo dovesse funzionare, allora è destino che accada e tu non potrai farci nulla e solo in quel caso troveremo una soluzione... In ogni caso, io ti vorrò sempre bene; ti amerò sempre come un figlio...- il moro voltò il viso verso di lei ed aggrottò le sopracciglia; allungò una mano verso il suo viso e con un dito le sfiorò la guancia. Poco dopo il suo sguardo fu catturato dalla presenza di Thor; lo vide in lontananza nel giardino del palazzo mentre si allenava con i soldati; in quel momento gli tornarono alla mente le parole di Frigga, qualcosa che lo calmava c'era ma era una cosa in grado di distruggerlo allo stesso tempo.
-Grazie, Madre, per le vostre parole di conforto...- le accennò un sorriso, ella gli accarezzò una guancia.
-Sono sempre qui per te!- a quel punto il Dio degli Inganni si congedò ed uscì dalla stanza.
Si recò in biblioteca a prendere un libro sugli incantesimi per poi recarsi in giardino a prendere un po' d'aria fresca. Si era messo sopra ad un muretto ombreggiato e distante dal luogo in cui il Dio del Tuono si stava allenando per non essere disturbato dalle loro voci. Appoggiò la schiena alla parete ed aprì il libro; iniziò a leggere le prime due righe ma la concentrazione svanì subito poiché la mente era impegnata a rimuginare su Thor.
Non avevano discusso su quella notte passata assieme, nessuno seppe nulla e tra i due vi era un leggero imbarazzo anche se la maggior parte di esso veniva da Loki poiché Thor si mostrava sempre uguale come se nulla fosse accaduto. L'unica cosa che il Dio degli Inganni sapeva era che quella notte era riuscito a sopprimere tutto quel potere che sentiva dentro di sé, era riuscito a trovare il suo angolo di paradiso grazie a Thor.
Qualche ora dopo il Dio del Tuono smise di allenarsi ed andò nelle proprie stanze a farsi un bel bagno freddo. Quando ebbe finito si vestì; si guardò allo specchio.
-Chissà come stanno su Midgar...- pensò, poi istintivamente si ricordò di quanto era accaduto durante il Ragnarok e il suo sguardo s'incupì. Avere Loki tra le braccia morente, e per davvero, non faceva altro che fargli provare lunghi ed intensi brividi lungo la schiena ed una terribile sensazione addosso. Strinse i pugni con forza perchè sapeva di non avere abbastanza potere per poterlo liberare e salvare da quel destino crudele a cui era legato. Poi pensò a quella notte passata con lui e si rimembrò di come era riuscito a farlo calmare, facendogli allontanare la paranoia. Non comprese a pieno come fosse stato possibile poiché non era a conoscenza dei veri sentimenti di Loki visto che non avevano avuto modo di parlarne. -Devo stare con lui da solo...- si disse, poi uscì ed andò a cercarlo, chiedendo in giro alle varie guardie e ancelle. Poi lo vide seduto all'ombra sul muretto con in mano un libro. Sorrise teneramente per poi avvicinarsi.
Il Dio degli Inganni non lo sentì arrivare, era talmente preso nella lettura e, soprattutto, nel pensare che non udì nulla.
-Loki!- disse il biondo, sedendosi accanto a lui. Il moro sobbalzò e chiuse il libro.
-Dannazione, Thor! Stavo per avere un infarto!- rispose, guardandolo con uno sguardo severo.
-Scusami, non volevo!- sorrise imbarazzato, poi rimase a fissarlo per qualche istante senza dire nulla e mettendo in soggezione l'altro.
-Cos'hai? Cosa c'è che non va? Perchè mi guardi in quel modo da ebete?- gli chiese con tono acido per camuffare la sua agitazione; il cuore gli batteva a mille come se fosse sul punto di esplodere e il respiro era sempre più corto.
-Niente, volevo chiederti se volevi venire con me su Midgar!-
-Perchè mai dovrei venire su quell'insulso pianeta quando sto bene qui?- si strinse il libro al petto.
-Beh, perchè voglio la tua compagnia e perchè voglio mostrarti che non è “insulso” come pensi tu.-
-Cosa ti fa credere che ti dica di sì? Sono una bomba ad orologeria, potrei esplodere proprio nel momento in qui soggiorniamo lì...- Thor si avvicinò al suo viso.
-Non succederà...- il moro iniziò a torturarsi le mani per la tensione. Si sentiva bollire come se fosse dentro ad un cratere colmo di lava.
-Chi ti dice che...- non riuscì a finire la frase poiché Thor lo fermò subito dandogli la risposta.
-Devi solo fidarti.- gli porse la mano; Loki la guardò e ripensò alle parole della madre, si morse il labbro ed in fine mise delicatamente le dita sul palmo dell'altro.
-Ok...-

 

 

~ ~ ~ ~




 

Il sole era già sorto da un bel po' e Steve e Bucky erano ancora a casa intenti a riposarsi. Avevano preso qualche giorno di congedo per potersi rilassare ed aiutare Bruce con Tony.
Erano sdraiati sul letto coperti da un leggero lenzuolo blu chiaro. Steve aveva la testa adagiata sul petto di Bucky con ancora gli occhi chiusi e in fase di dormiveglia. James lo teneva avvolto con un braccio mentre l'altro era piegato dietro la testa; stava guardando il soffitto: la luce del sole che filtrava dai fori delle persiane creavano dei motivi alquanto incantevoli. Poi posò lo sguardo su Steve e sorrise; dopo tutto quello che aveva passato finalmente poteva dire di essere felice.
-Che ore sono?- disse il capitano con voce sottile e la bocca impastata dal sonno. Bucky si voltò con la testa per vedere l'ora, prese lo smartphone e guardò.
-Mmh...direi che è presto. Possiamo restare ancora sdraiati per un bel po'- sorrise soddisfatto, posò il telefono via e strinse di più Steve.
-Vorrei sapere l'ora esatta!-
-Non ti fidi di me?- i due si guardarono negli occhi.
-Sì, ma so che certe volte puoi essere davvero pigro e quindi...- gli sorrise. -Passami il cellulare...-
-Mmh...no...-
-Buck, passami il telefono!- il moro sbruffò e guardò il soffitto.
-Devi passare sopra di me.- sorrise divertito.
-Che barba...- sospirò per poi mettersi a cavalcioni su di lui ed allungare la mano verso il comodino. James passò la metallica mano sulla sua coscia nuda, per poi risalire sempre più sopra e provocando brividi lungo la schiena del biondo. -Dannazione! È tardissimo, e noi dobbiamo andare da Tony!- fece per tornare dalla sua parte del letto, ma prontamente Bucky lo fermò, afferrandogli un polso e facendolo girare verso di sé e baciarlo. Dopo un po' il moro staccò lentamente le proprie labbra da quelle di Steve; il biondo si morse un labbro e si guardarono negli occhi. -Dobbiamo andare...-
-Io però voglio stare qui con te...- sussurrò nel mentre si avvicinava ancora di più al suo viso per poi allontanarsi.

-Beh, se vuoi stare con me devi venire da Stark....- sorrise divertito.
-E tu che mi regali se vengo?- sorrise sensualmente.
-Lo scoprirai dopo...- ghignò il biondo per poi alzarsi; si mise i boxer ed andò in bagno a prepararsi.
Bucky tornò a sdraiarsi sul letto e a guardare il soffitto con un sorriso enorme sul viso.
-Sono davvero l'uomo più felice del pianeta!- pensò tra sé e sé. Sospirò e poi si alzò per andarsi a preparare.



Dopo mesi di ricovero, Tony era finalmente tornato a casa assieme a Bruce. Il dottore lo stava aiutando a fare vari esercizi e di volta in volta l'inventore migliorava sempre di più; oramai era in grado di sostenere un discorso con qualcuno anche se molte volte alcune parole non riusciva a dirle o a trovare i termini.
I due si trovavano in sala, alla Stark Tower, avevano finito di fare colazione da qualche ora e adesso stavano affrontando la prima sessione di allenamento per Tony.
-Ora vieni da me da solo, senza appoggiarti a niente!- disse il dottore che si trovava nel centro della stanza mentre Tony era qualche metro distante. L'inventore iniziò a camminare senza alcuna fatica, era un esercizio abbastanza semplice anche se, di tanto in tanto, le ginocchia gli cedevano e lo facevano cadere a terra. Quando fu abbastanza vicino a Bruce perse l'equilibrio e gli cadde addosso facendolo cascare all'indietro e ritrovandosi l'uno sopra l'altro. Le gambe di Tony funzionavano benissimo, ma aveva fatto finta di cedere e sbilanciarsi troppo per potersi ritrovare in quella situazione alquanto imbarazzante.
-Stai bene? Ti sei fatto male? Sei stanco? Vuoi fare una pausa?- chiese Bruce un po' allarmato per quanto era successo.
-Sto bene, doc, tu, invece? Ti sei fatto male?- chiese, tenendo gli occhi puntati su di lui e facendolo arrossire lievemente.
-Sì, sì...non ti preoccupare...- rimasero in silenzio per mezzo secondo, poi Bruce incominciò ad intuire.
-Finalmente posso guardarti negli occhi!- esclamò entusiasta l'inventore.
-Diamine, Tony! Potevi farti male!-
-Almeno non vai da nessuna parte e possiamo parlare!-
-Tony...- posò lo sguardo da un'altra parte. -Spostati, fammi alzare!-
-No...non vai da nessuna parte...- i due tornarono a guardarsi e gli occhi di Bruce luccicarono di verde.
-Non complicare le cose...-
-Non le sto complicando...-
In quel momento entrarono Steve e Bucky che rimasero sulla soglia della porta un po' spiazzati.
-Ehm...se volete torniamo dopo...- disse il capitano leggermente imbarazzato, per poi guardare da un'altra parte.
-No, capitano...- disse Bruce guardando con uno sguardo un po' severo Tony. -Stavo giusto per andare a controllare gli esiti degli esami di Stark. Fammi alzare...- concluse il dottore nel mentre aiutava l'inventore a spostarsi. Steve si avvicinò e aiutò Stark a rimettersi in piedi. Bruce se ne andò in laboratorio senza dire alcun che. Tutti i presenti lo seguirono con lo sguardo fino a che non scomparve dalla loro vista; successivamente Steve e James si voltarono verso Tony.
-Tutto ok?- chiese Bucky.
-Sì...-
Detto ciò i tre iniziarono con gli esercizi di riabilitazione di Tony. Non andarono per il meglio poiché la testa dell'inventore era completamente su di un altro pianeta; allora Steve, che se n'era accorto già da un bel po' di tempo, decise di fermarsi. Lo guardò con sguardo serio ed incrociando le braccia.
-Allora...vuoi concentrarti o piangere sul latte versato?- disse il capitano.
-Cosa?- commentò Tony connettendosi nuovamente al pianeta Terra.
-Forse dovresti andare a risolvere ciò che ti tormenta...- disse Bucky.
-Correggo le parole di Buck... VAI a risolvere il problema! Non si può lavorare così!- Tony li guardò e sorrise soddisfatto.
-Poi parliamo della vostra relazioncina romantica!- disse l'inventore dando una pacca sulla spalla a Steve. Prese il bastone da cammino, per qualsiasi evenienza, e si precipitò in laboratorio da Bruce. Quando giunse a destinazione vide il dottore intento a smanettare con alcune provette contente il proprio sangue; si avvicinò e si appoggiò alla scrivania fissandolo e tenendo le braccia conserte.
-Bruce, dobbiamo parlare...- disse Tony rompendo il silenzio. Il dottore non si voltò, si limitò a rispondergli senza smettere di fare ciò che stava facendo.
-Ora sono impegnato e tu dovresti esercitarti!-
-Non posso fare quello che devo se non ho parlato con te!- il dottore non rispose, fece finta di nulla continuando a smanettare con i giocattoli; allora Tony perse la pazienza ed alzò leggermente il tono di voce. -Banner!- gli mise una mano sulla spalla e lo fece voltare. -Ora parliamo!-
-Cosa vuoi che ti dica, Tony? Vuoi delle scuse? Beh, sono inutili perchè di certo non cambieranno ciò che è successo!-
-Non voglio le tue scuse, Bruce! Voglio che tu stia con me, che torni tutto come prima, quando sei venuto alla Stark Tower per la prima volta! Voglio che mi guardi come facevi prima e non adesso che sembra tu stia guardando un morto! Sono vivo, sono qui, Bruce!!!-
-Dannazione, Tony! Perchè non capisci?! Non posso far finta, come se nulla fosse mai accaduto!- mise le mani sulla scrivania ed abbassò la testa. -Come pretendi che io possa guardarti come prima, quando ho passato un anno a vederti, praticamente, morto!- si mise una mano sul volto coprendosi gli occhi.
-Ma io sono qui, adesso, Bruce! Possiamo andare avanti come facevamo prima; possiamo vivere la vita che volevamo!-
-Perchè non capite?- Bruce alzò lo sguardo e si voltò verso di lui aggrottando le sopracciglia. -Non avrai una vita normale con me! Nessuno può averla! Non voglio costringerti a passare una vita che potresti rimpiangere di aver scelto!- l'espressione mutò, facendosi più malinconica. -Non voglio che ti capiti di nuovo quello che è successo su Asgard! Non voglio ferirti nuovamente o ucciderti...- strinse i pugni e le vene s'ingrossarono, diventando più verdi.
-Nemmeno io ho una vita normale, Bruce. Nessuno degli Avengers ce l'ha, ma con te è tutto più naturale perchè mi capisci! Non m'importa di quello che potrebbe succedere.- gli mise le mani sulle spalle stringendogliele; il dottore alzò lo sguardo su di lui e il suo cuore prese a battere velocemente ma si sentiva calmo e le vene tornarono alla normalità. -Io sono l'altra faccia della tua medaglia, che tu lo voglia o no, e quindi non potrai separarmi da te... Sei tu che devi affrontare l'Altro e la situazione, solo così potrai ottenere un po' di pace.-
-Tony...- sospirò e lo guardò con occhi mesti.
-Quando avrai risolto saprai dove trovarmi!- gli accennò un piccolo sorriso soddisfatto e gli diede un delicata pacca sulla guancia; dopo di che si voltò e tornò da Steve e Bucky che erano intenti a fare due chiacchiere. Poco dopo ripresero a fare gli esercizi motori per far ritornare Tony in ottima forma.
Dopo qualche minuto il dottore arrivò nella sala portandosi dietro gli esami dell'inventore, allora si fermarono e lo guardarono.
-Allora? Come sta Stark?- chiese Steve.
-Beh, ha alcuni valori un po' bassi...credo che abbia bisogno di riposare un po' e aumentare il dosaggio dell'integratore.-
-Oh, sì! Finalmente un po' di vacanza!- disse l'inventore, spaparanzandosi sul divano.
In quel momento un fascio di luce illuminò la finestra e poco dopo poterono vedere Thor e Loki che fecero per entrare nella stanza. Il biondo assunse uno sorriso radioso sul volto mentre il moro aveva uno sguardo alquanto ambiguo.
-Ben ritrovati, amici!- disse il Dio del Tuono. -Come state?-
-Cosa ci fa lui qui?- chiese Steve guardando Loki. Il dottore e l'inventore lo guardarono con uno sguardo serio.
-Ok, Thor, io ti aspetto fuori...- disse il Dio degli Inganni voltandosi per poi indirizzarsi verso il balcone, ma Thor si voltò e gli prese la mano.
-No, resta.- poi si voltò verso gli altri. -Lui è con me, ha bisogno di starmi vicino...troppo lunga la faccenda da spiegare!-
-Come fa ad essere vivo?- chiese Bruce.
-Stiamo cercando di scoprirlo, ma al momento non è pericoloso, vero Loki?-il moro si voltò verso gli altri guardandoli con sguardo altezzoso.
-No, non sarò un pericolo per vostra fortuna!- poi il Dio posò lo sguardo su Bruce, venendo ricambiato, e rimasero a fissarsi per qualche minuto intensamente.
Bruce aveva intenzione di seguire il suggerimento di Tony e risolvere la situazione, ma non sapeva come fare fino a qualche secondo fa. Un maestro di magia come Loki era giunto sulla terra proprio nel momento del bisogno e questo faceva a caso suo; forse avrebbe potuto chiedere consiglio a Thor e a Loki per poter comunicare con l'Altro e magari riuscire a gestirsi meglio.
Forse la porta per una nuova vita migliore si stava aprendo; forse, se avesse raccolto l'occasione, avrebbe potuto ricevere il cambiamento che tanto desiderava, o forse sarebbe stato solo un altro tuffo nel vuoto.  



 


Rieccomi con un nuovo capitolo! Spero che vi sia piaciuto il nuovo testo, così come l'altro. Il precendente aveva un titolo strano che mi sono scordata di commentare. Ho scelto il nome Velo di Maya perchè secondo i buddisti è coò che separa la verità assoluta dalla vita falsa in cui viviamo, per questo motivo pensavo che fosse appropriato cocme titolo per il capitolo precedente poiché molti personaggi avevano dei quesiti da dover risolvere per ottenere sollievo. E finalmente in questo capitolo si scoprono un bel po' di cose, anche se si è complicata la situazione!
Non ho idea di come finirà la storia...quindi non ho idea di quanto manchi alla fine e spero che per voi non sia un problema. Avevo in mente solo le prime parti dei capitoli e adesso sto cercando di scoprire come continua assieme a voi!
Spero che vi stia piacendo e non vi stia deludendo!

Grazie a tutti coloro che leggono! Fatemi sapere che ne pensate!

Ryuga Hideki

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Capitolo 8
*** Faccia a Faccia ***


FACCIA A FACCIA




 

 

Loki continuò a guardarlo, assumendo un piccolo sorriso sulle labbra alquanto divertito. Bruce sgranò leggermente gli occhi ed abbassò lo sguardo.
-Io ritorno in laboratorio, ho da ultimare alcune cose...scusate! Thor...Loki!- fece un piccolo cenno con la testa per congedarsi e poi uscire dalla stanza. Il Dio degli Inganni lo seguì con lo sguardo fino a che non fu sparito dalla propria vista. Allora si concentrò il minimo indispensabile e creò da fuori la stanza una propria illusione nel mentre gli altri stavano parlando.
-Cosa ti porta sulla Terra, Thor?- chiese Tony nel mentre si alzava per preparare qualche drink agli ospiti.
-Niente di che, volevo portare Loki a fare un giro, ha bisogno di relax!- disse con un solare sorriso sul viso.
-L'importante è che non gli vengano manie di conquiste!- disse Steve, andando a sedersi vicino al bancone dove era Tony, seguito da Bucky.
-Ecco a voi un po' di sano alcool!- disse Tony allungando i bicchieri. Le due divinità si avvicinarono per poi sedersi e bere un bicchiere di scotch offerto dall'inventore.
Nel frattempo la copia di Loki seguì lo scienziato fino al laboratorio; una volta raggiunto il posto, s'intrufolò e lo guardò con un enorme ghigno sulle labbra. Bruce era di spalle e non sentì alcun rumore poiché era fin troppo immerso nei propri pensieri, quando si voltò e lo vide, sobbalzò e perse un battito. Indietreggiò istintivamente, andando a sbattere contro la scrivania.
-Cosa diavolo ci fai qui?- disse il dottore con tono poco cortese per via dello spavento.
-Niente di che... ho solo capito ciò che si cela nel tuo cuore...- si avvicinò al dottore mantenendo il ghigno di piacere sul volto.
-Non so di cosa tu stia parlando...- abbassò lo sguardo, cercando di calmarsi.
-Oh, andiamo, dottore! Non faccia il riservato!- avvicinò il viso al suo per vederlo meglio negli occhi. -So cosa vuoi...se no non sarei venuto fin qui...- gli disse con un sussurro nell'orecchio. Bruce alzò gli occhi su di lui guardandolo con uno sguardo interrogativo.
-Come...?-
-Oh, andiamo! Non ti stupirai per così poco dopo tutto quello che ho combinato a New York!- sorrise soddisfatto, incrociando le braccia. Il dottore annuì e si allontanò un poco.
-Quindi sai già che ho bisogno del tuo aiuto... ora mi serve sapere cosa vuoi in cambio...- si fece serio.
-Cosa voglio in cambio, eh?- si mise a camminare avanti e indietro con le mani dietro la schiena con aria pensante. -Ci sarebbe una cosa... Ma non sono sicuro che voi Midgariani possiate aiutarmi, dopotutto non conoscete la magia...quindi puoi non essere in grado di aiutarmi...- lo guardò con occhi penetranti.
-Dillo e basta!- aggrottò le sopracciglia e strinse i pugni, gli occhi gli brillarono di verde per poi spegnersi. Loki si avvicinò a lui e gli sussurrò ciò che avrebbe dovuto fare per ricevere l'aiuto del Dio; Bruce sgranò gli occhi e si morse il labbro.
-Ci vediamo domani sera al parco...quello grande che conoscono tutti!- disse il Dio con aria superficiale.

-Il Central Park?-
-Sì, quella roba lì! Non tardare!- fece per sparire. Il dottore sospirò a pieni polmoni per cercare di calmarsi, si mise le mani sul viso scuotendo il capo.
-Speriamo di aver preso la decisione giusta...- si disse.

 

 

Dopo che ebbero passato un po' di tempo con gli amici di Thor, i due Dei si congedarono; tornarono sul terrazzo della torre, il Dio del tuono avvolse con un braccio la vita di Loki e volarono via verso una direzione ignota al Dio degli inganni.
Quando si fermarono e Loki poté rimettere i piedi a terra e potersi guardare intorno. Thor lo aveva portato su di una radura verdeggiante e alta che dava sull'oceano, il sole stava tramontando e l'orizzonte si stava tingendo di un rosso fuoco intenso. Il Dio degli inganni schiuse le labbra e rimase in silenzio senza dire alcun ché per non rovinare il dolce rumore della natura con le sue parole. Si sentì calmo e in pace con se stesso; la tensione che aveva in corpo per la paura di ciò che aveva dentro si calmò all'improvviso come se quel posto avesse la capacità di annullare ogni magia.
Il biondo gli si mise affianco voltando lo sguardo verso di lui con un sorriso radioso e tenero sul viso. I capelli di Loki danzavano delicatamente con il soffiare del vento e i raggi del sole gli illuminavano il volto mostrandolo, agli occhi del Dio del Tuoni, diverso dal solito. Neppure Thor proferì parola, si limitò solamente a guardare l'orizzonte i gabbiani volteggiare a pelo sull'acqua. Improvvisamente Loki gli afferrò la mano e gliela strinse, facendo incrociare le loro dita. Il biondo abbassò lo sguardo nella direzione delle loro mani e sorrise dolcemente.
-Grazie per avermi portato qui...- sussurrò il moro.
-Non c'è di che...- rimasero ancora per qualche secondo in silenzio fino a che Loki non si voltò verso di lui per poterlo guardare negli occhi. Aveva bisogno di perdersi in quell'oceano che gli dava conforto; il biondo si girò verso di lui mantenendo sempre il sorriso sul viso. -Cosa ti turba?-
-Perchè hai voluto portarmi qui?-
-Beh, perchè avevi bisogno di staccare un po' da tutti quei pensieri negativi che hai per la testa solitamente. Non voglio che ti preoccupi per cose che, magari, non sono destinate a succedere nuovamente...Voglio che ti godi questa nuova vita che hai la possibilità di vivere, ma soprattutto non voglio perderti ancora una volta e commettere sempre gli stessi errori che ti hanno allontanato da me...- il cuore di Loki iniziò a battere sempre più velocemente e sentiva il fiato farsi sempre più corto. -Non sarai più all'ombra di nessuno, non lo permetterò! Non voglio che qualcosa possa farti toccare il fondo e portarti in una strada senza alcuna via d'uscita... Voglio darti tutto ciò di cui hai bisogno...- il moro aggrottò le sopracciglia ed abbassò lo sguardo. Si sentiva come se fosse tornato bambino, spiazzato come ogni volta che Frigga gli diceva quanto gli volesse bene. Ogni volta che lo guardava negli occhi vedeva l'immagine di lei riflessa nelle sue iridi; Thor era simile a Frigga più di quanto si potesse immaginare. I capelli biondi e mossi, gli occhi chiari e azzurri come l'oceano e il buon cuore che aveva, era tutto ciò che aveva in comune con la Dea benevola di Asgard. E per quanto volesse non ammetterlo lui, Loki, era molto più simile ad Odino di quanto volesse: il suo animo tormentato e pieno di sete di conoscenza era uguale a quello del Padre degli Dei da giovane, il suo voler vincere ad ogni costo ricordava il fiero sovrano. Per quanto volesse assomigliare a Frigga, e per quanto avesse tentato di imitarla in tutto ciò che faceva, in lui vi era la figura di Odino e forse per questo motivo non lo sopportava e lo disprezzava e per questo motivo era innamorato di Thor, perchè tutto ciò a cui era legato era Frigga e il Dio del Tuono era l'unico capace di farlo stare bene come sapeva fare lei.
-Thor...- strinse i pugni e fece un respiro profondo. -Se...se...dovesse succedere di nuovo...quello che è accaduto...- Thor stava per interromperlo, ma Loki lo fermò stringendogli il polso. -Ti prego di venire da me e di uccidermi perchè so che, se dovesse riaccadere, non sarei in grado di controllarmi, questa volta. Il potere che ho dentro è ancora più enorme di prima e difficilmente riesco a tenerlo a bada...solo con te tutto si placa e, quella forza che giace dentro di me, sparisce.-
-Prometto che lo farò e prometto che non ti lascerò mai più se serve a tenere l'oscura forza a bada...- sorrise radioso guardandolo con occhi teneri. Loki alzò lo sguardo sui suoi occhi con aria sorpresa e subito dopo Thor si avvicinò al suo viso e lo baciò. Il Dio degli Inganni sgranò lo sguardo per poi, pian piano, cedere e ricambiare il gesto di Thor. Avvolse le braccia intorno al suo collo e lo baciò con più passione e foga come desiderava fare da quando era successo quel fatto di notte nelle proprie stanze. Il Dio del Tuono lo strinse di più a sé alzandolo da terra; quando non ebbero più fiato si staccarono lentamente e si guardarono negli occhi, Loki posò la fronte su quella del biondo e si morse il labbro inferiore. Rimasero in silenzio per qualche istante, poi il maggiore parlò per primo.
-Ti amo, Loki... prendimi pure in giro, ma dovevo dirtelo.- il moro sorrise un po' beffardo e gli sfiorò le labbra con le proprie. -Non...dici nulla?- continuò a stuzzicarlo per poi leccargliele delicatamente e muovendo leggermente la testa a destra e sinistra. -Credevo mi avresti preso in giro a vita...- sorrise, poi Loki prese a baciarlo con passione. Poco dopo si staccò e si fece rimettere con i piedi per terra e si sedette sull'erba per guardare l'orizzonte. Fece cenno a Thor di sedersi accanto a lui e quando gli fu accanto posò la testa sulla sua spalla e, quando meno se lo aspettava, il moro gli disse, con un sussurro, “Ti Amo”. A quel punto Thor gli prese la mano e gliela strinse, facendo intrecciare le loro dita.


Le ore passarono velocemente e finalmente, per Bruce, arrivò il momento di incontrare Loki al Central park per poter affrontare l'omone verde.
Era mezzanotte e il parco era poco frequentato, s'incamminò senza sapere dove dovesse andare e più andava avanti e più pensava di aver avuto una pessima idea.
-Forse era meglio starsene a casa con gli altri alla festa di Tony...- mormorò nel mentre si guardava intorno. Poco dopo sentì un vento gelido e si ritrovò davanti a sé Loki con un sorriso divertito in volto.
-Ma se fossi rimasto alla festa del tuo piccioncino a quest'ora non avresti avuto la possibilità che cercavi, da tanto tempo, di raggiungere...- incrociò le braccia nel mentre lo guardava con uno sguardo eccitato.
-Va bene, va bene...ma vediamo di finirla subito e far presto!- disse Bruce un po' spazientito.
-Come vuole lei, dottore!- ghignò. -Oh, non ti posso assicurare nulla. Non posso dirti se sopravviverai o quale complicazioni ci potrebbero essere...Come dite voi: Uomo avvisato, mezzo...mmh...salvato?-
-Non m'importa, inizia!- si sedette per terra sull'erba ed aspettò. Loki si concentrò e dell'energia palpabile iniziò ad uscire dalle proprie mani. Aveva gli occhi chiusi per cercare di controllare le due entità di magia che aveva dentro di sé. L'energia mistica andò ad avvolgere il corpo di Bruce per poi penetrargli dentro e, qualche minuto dopo, uscire. Il dottore si sentì strano, delle fitte di dolore gli pervasero il corpo come se gli stessero strappando via qualcosa dall'interno. Mugugnò e strinse i pugni, ma stranamente l'Altro non dava alcun segno della propria presenza.
Il Dio degli Inganni si concentrò sempre di più ed usò sempre più magia; non avrebbe mai immaginato che un tale incantesimo potesse richiedere così tanto sacrificio di energia mistica. La magia attorno a Bruce s'intensificò, un vento forte si alzò, facendo oscillare gli alberi. Il dottore si guardò intorno e poco dopo vide dinanzi a sé il gigante verde che lo guardava con aria minacciosa. Bruce sussultò un po' allarmato perché colto di sorpresa. Hulk urlò e ringhiò e il dottore strizzò gli occhi ed abbassò lo sguardo. Aveva il cuore che gli batteva forte contro il petto, aveva paura per quello che poteva accadergli ma non poteva non affrontarlo o avrebbe vissuto per sempre nel buio del rancore. Allora si fece forza ed aprì gli occhi, lo guardò e si alzò da terra.
-Non mi farai del male...- disse con timore e con voce tremante, nel mentre gli si avvicinava. I battiti cardiaci aumentavano sempre di più ed istintivamente si guardò le mani e non vide alcun cambiamento, anche se aveva Hulk davanti a sé non riusciva a credere che non si sarebbe trasformato. Poi tornò a guardarlo negli occhi e Hulk riprese ad urlargli e a guardarlo con odio. -Non mi farai cedere! Non mi piegherò a te!!!- strinse i pugni per farsi coraggio. Allora l'omone verde si arrabbiò ancora di più e gli diede una manata che lo fece volare per terra di alcuni metri. Hulk incominciò ad impazzire e a distruggere ogni cosa. Bruce si alzò a fatica ma tornò in piedi e si avvicinò a lui. -Non vincerai! Non sarò più succube di te!!!- si sentiva impotente poiché non poteva contrastarlo in alcun modo. L'Altro s'infuriò ancora di più e lo prese tra le mani guardandolo minacciosamente. -Non vincerai...- si guardarono negli occhi e si poterono capire e leggere i pensieri. -Lo so che mi odi...lo so che mi vorresti morto!- sorrise un po' sadico e nel mentre Hulk iniziava a stringerlo e a farlo gemere dal dolore. -Mi odi e hai paura di me!- urlò sempre più forte sentendo le ossa farsi in mille pezzi. -Uccidimi e mi farai un favore...almeno morirai anche tu...- Hulk strinse di più. -Almeno sarai punito per ciò che hai fatto a Tony...- disse tra un gemito e l'altro. -Avanti, uccidimi!!!- l'omone gli urlò e lo buttò a terra con violenza. Bruce gemette dal dolore e rimase atterra per un po'. Faceva fatica a respirare e ancor meno a muoversi; Hulk era accanto a lui che urlava e distruggeva tutto con fare impazzito.
In quello stesso momento Loki sentiva la magia oscura farsi sempre più forte ed opprimente, iniziando a prendere il sopravvento del suo corpo. Le mani incominciarono a diventargli blu e lentamente i segni da Jotun iniziarono a mostrarsi sulla sua candida pelle, ma cercava di resistere il più che poteva.
A quel punto le mani di Bruce incominciarono a tremare, si sentiva inutile e distrutto perchè sapeva che non avrebbe ottenuto alcun risultato positivo da questa faccenda e quindi avrebbe deluso Tony. -Ammazzami...perchè non posso continuare a vivere avendo te dentro. Tu che hai quasi ucciso l'unica persona capace di amarmi e di farmi amare...- sussurrò con fatica per via del dolore. Una lacrima gli solcò il viso; aggrottò le sopracciglia e si morse il labbro. E come per magia Hulk riuscì a sentire il sussurro di Bruce e si voltò verso di lui per poi avvicinarsi e guardarlo negli occhi. -Mi spiace, Tony...- pensò, credendo di essere vicino alla morte. Un'altra lacrima gli solcò il viso nel mentre fissava gli occhi pieni di odio di Hulk. -Non ho paura di te...- sussurrò. -Non ho paura di quello che mi puoi fare, ho solo il timore di perdere chi amo...per via di ciò che siamo – a quelle parole Hulk assunse uno sguardo confuso ed incominciò ad abbassare la guardia. -Uccidimi...perchè non voglio perdere nessun altro... Non voglio che anche Tony se ne vada...- pensò ed Hulk capì quei pensieri come se fossero nella sua mente. -Tu sei me...la parte impavida e forte di me...ed io sono te, il tuo lato insicuro e razionale e rigido...- disse, sorridendo malinconico. -Tu sei Bruce Banner e io sono Hulk... Io non ho paura di noi...- l'omone verde lo guardò con uno sguardo quasi intenerito; si guardò la mano per poi avvicinarla a Bruce che nel mentre stava alzando un braccio il alto, con fatica, tenendo il palmo della mano aperto. Fecero combaciare i palmi, il dottore sorrise a fatica mentre l'Altro lo guardava con aria felice e più serena.
A quel punto Loki fece invertire l'incantesimo che gli richiese maggiore fatica ed energia. La magia oscura aveva quasi preso completamente il sopravvento, ma per fortuna il rito si concluse appena in tempo e appena ebbe finito cadde sulle proprie ginocchia; aprì gli occhi, che gli si erano tinti di nero, e guardò Bruce che era steso per terra che lo guardava affaticato. Si fecero un cenno, ma poi l'energia oscura avvolse Loki che sparì. In quel momento il Dio degli Inganni pensò intensamente al Dio del Tuono e si ritrovò nel posto in cui lo aveva portato qualche ora prima. Appena si materializzò nello spiazzò, si accasciò per terra. Il corpo gli era diventato completamente blu, non aveva più forze per contrastare la magia che pian piano stava uscendo dalle dita.
-Thor...- sussurrò con un filo di voce.
Il Dio del Tuono era in riunione con il padre ed altri consiglieri e nel mentre vide le immagini di Loki disteso sull'erba con aria afflitta e quasi morente. Tutto sembrava andare lentamente e il dio non capiva cosa stesse succedendo, sentiva la voce del moro nella propria testa e aveva una brutta sensazione addosso. Allora si alzò, senza dire nulla, e corse da Heimdall per farsi aprire il Bifrost e farsi portare nel luogo in cui vi era Loki. Quando giunse e lo vide, sgranò gli occhi e si precipitò su di lui.
-Loki!- lo prese tra le braccia e gli spostò i capelli dal viso. -Loki, sono qui! Sono qui per te...calmati!- lo strinse di più a sé.
-Thor...- tremava e non riusciva ancora a controllarsi.
-Resisti...- gli alzò il viso per farsi guardare negli occhi. Sorrise per infondergli coraggio e tranquillità. -Ehi...sono qui, non ti lascio, ok? Puoi farcela...- il moro mugugnò per il dolore. Il biondo lo baciò e l'energia oscura iniziò a reprimersi; quando si staccò dalle sue labbra lo vide con gli occhi chiusi come se fosse svenuto. Allora lo scrollò ma non ottenne alcuna risposta. -Loki, ti prego!- lo prese in braccio e chiamò Heimdall che li riportò subito a casa.


In quello stesso momento Bruce si rialzò a fatica da terra e si trascinò a casa con il poco di forze che aveva. Quando giunse alla Stark Tower, Jarvis avvisò Tony e la compagnia del suo arrivo nel mentre si trovava nell'ascensore.
-Era ora che arrivasse!- disse Clint.
Bruce varcò la porta e tutti si voltarono verso di lui e notarono il suo terribile aspetto: ferito e con i vestiti mal conci. Tony sgranò gli occhi nel mentre il dottore cadeva per terra ormai allo stremo. L'inventore si precipitò da lui, si abbassò e lo prese tra le proprie braccia.
-Bruce? Che diavolo...?- disse con voce tremante e alquanto preoccupato.
-Abbiamo...vinto...- sussurrò per poi svenire. Il terrore si dipinse sul volto di Tony che non comprese nulla delle sue parole e nel vederlo in quello stato gli fece perdere un battito.
Tutti i presenti rimasero in silenzio con sguardo preoccupato e spiazzato.
-Bruce! Bruce, rispondimi!!!- lo scosse un po' ma non ottenne alcuna risposta. -BRUCE!!!- le mani incominciarono a tremargli.
-Jarvis, chiama Helen all'ospedale, presto!- disse Steve.
Istintivamente Bucky allungo la mano verso il capitano e gliela strinse, nel mentre il biondo rispose al contatto facendo incrociare le dita.
-Bruce... Bruce...- continuava a sussurrare.
Poco dopo giunsero i medici che portarono il dottore all'ospedale dalla dottoressa Helen. Tony rimase per terra con lo sguardo fisso nel vuoto, continuando a sussurrare il nome del compagno. Pepper gli si avvicinò e gli mise una mano sulla schiena.
-Tony... andiamo da lui...- l'inventore non disse nulla, si fece aiutare a rimettersi in piedi per poi uscire ed essere seguito dagli altri per andare all'ospedale da Bruce.



 
Rieccomi con un nuovo capitolo. Scusate il ritardo ma non sapevo cosa scrivere...e tecnicamente non so cosa scrivere perchè non so come far finire la storia.
Non sono molto soddisfatta di questo capitolo, ma spero che a voi piaccia! Perdonatemi per la poca qualità...e perdonatemi se i prossimi capitoli arriveranno in ritardo ma ho anche molte cose da fare!
Fatemi sapere che ne pensate, se avete voglia, e grazie comunque a tutti quelli che leggono e seguono la storia!

A presto

Ryuga Hideki

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Capitolo 9
*** Civil War ***


Civil War
 


 

Una volta giunti in ospedale Bruce venne portato subito in sala operatoria, lasciando Tony e gli altri ad aspettare in sala d'attesa.

La porta si chiuse davanti all'inventore che rimase spiazzato con occhi persi, si fece cadere per terra sulle ginocchia e si nascose il viso tra le mani. Tony Stark poteva dire di essere quasi morto quella sera. Tony Stark poteva dire di aver trovato il suo tallone d'Achille.

 

 

-Non so se puoi sentirmi, ma...io provo lo stesso. Ho bisogno di parlare con qualcuno che mi capisca e dato che tu sei l'unico...sono qui da te...- Tony era nella stanza di Bruce dell'ospedale. Il dottor Banner era lì dentro da circa una settimana, i medici avevano fatto il possibile per salvarlo; era arrivato in ospedale giusto in tempo, le sue condizioni non erano gravissime anche se sarebbero potute peggiorare con il passare dei minuti. Aveva un polmone perforato in più punti e molte ossa rotte della schiena, delle gambe e qualche frattura in testa. Aveva il cranio fasciato, una gamba ingessata assieme alle braccia, una fasciatura attorno al busto e respirava a fatica con l'aiuto del respiratore. Non si era svegliato dopo gli interventi anche se i traumi alla testa non erano così gravi. I medici non sapevano spiegare come mai fosse in quello stato, come se fosse in coma, ma nessuno sapeva che in realtà la mente di Bruce era ancora sotto l'effetto dell'incantesimo di Loki e Hulk lo teneva in una specie di ostaggio. E Tony impazziva poiché non sapeva.

-In una sola settimana sono successe un sacco di cose, il governo vuole mettere mano nello Shield e negli Avengers e il gruppo si è diviso per questo motivo. Il tutto è nato per colpa di una missione fallita in Africa...Non immagini quanti innocenti sono morti, Bruce...- fece un respiro profondo. -Io ho deciso di stare dalla parte del governo, mentre quel maledetto biondino non è d'accordo...- lo guardò negli occhi e poi abbassò lo sguardo. -Non sono uno che ama andare d'accordo con lo Stato...ma questa volta...- strinse i pugni e si morte il labbro. -Ho ucciso un ragazzino, Bruce...in Sokovia...ho le mani sporche di sangue innocente e...tutto questo non deve succedere mai più! Per questo motivo sto con il governo... Non voglio prendere decisioni per conto mio e poi far morire gente, so che sarebbe da irresponsabili perchè non accetto le conseguenze delle mie azioni, ma io...mi sono macchiato le mani per tanto tempo, arricchendomi sulla morte degli altri e sul loro sangue e non voglio che accada ancora.- sospirò per cercare di calmarsi. -Oh, è successo anche qualcosa con il fidanzatino di capitan ghiacciolo...Ha ammazzato molti politici africani e ora è ricercato...ovviamente il biondino sta dalla sua parte e lo reputa innocente, ma io non ne sono molto convinto...Sta di fatto che ora come ora anche Steve è ricercato, assieme al suo amico Falcon...- posò lo sguardo sul suo viso. -E io sto andando nel Queens per reclutare un ragazzino, ha qualche potere speciale e voglio aiutarlo...scommetto che si sentirà un po' solo e spaesato per quello che gli sta succedendo e io voglio dargli una mano.- accennò un piccolo sorriso, poi gli mise una mano sulla fronte e si avvicinò al suo viso. -Vorrei che tu fossi sveglio per sentire ciò che ti frulla per la testa...Non sono lucido senza di te, Bruce... Non so nemmeno perchè tu sia in questo stato; non so praticamente nulla...e ciò mi fa imbestialire perchè io ho bisogno di sapere ogni cosa!- fece scendere la mano sulla guancia e glie l'accarezzò delicatamente. -Comunque sono venuto a salutarti prima di partire, anzi a salutarvi! Te e l'Altro...- si avvicinò al suo viso. -Ti ringrazio di aver fatto uscire la parte migliore di me...- sorrise per poi dargli un bacio sulle labbra. -Svegliati...- lo guardò ancora per un secondo per poi uscire dalla stanza.

 

 

Lo scontro tra le due fazioni ebbe inizio in un aeroporto. La squadra di Tony doveva impedire di far lasciare il paese a Steve e a Bucky. Fu una battaglia tra vecchi compagni, amici che ormai si erano divisi. L'incontro più duro fu per Natasha e Clint che si erano schierati in squadre differenti poiché Clint voleva agire per conto proprio per scoprire tutto ciò che gli avevano fatto, senza aver alcun tipo di intralcio. E Natasha scelse di seguire Tony per evitare che qualcun altro potesse rivivere ciò che aveva passato Clint.

La squadra dell'inventore era quasi in vantaggio, fino a che i ricercati non usarono la carta vincente. Quello fu l'inizio del declino per loro poiché ricevettero molte botte.

-Dannazione...sto per fallire la missione...- pensò Tony poco prima di ricevere un'altra manata gigante da Ant-Man che lo fece sbattere contro un aereo. E più botte incassava l'inventore, qualcosa di strano iniziava a succedere nella stanza di Bruce. I valori iniziarono ad alzarsi e il battito ad accelerare sempre più. Spalancò gli occhi e gemette dal dolore; successivamente le iridi gli si tinsero di verde brillante e sentì i muscoli e le ossa ingrossarsi. Strinse i denti con forza, la trasformazione gli fece ancora più male del solito per via delle fratture in corpo. I vestiti si strapparono e il letto si sfondò. Si alzò da terra già trasformato ed uscì dalla finestra per giungere alla Stark Tower.

In pochi salti vi arrivò e si piantò sul terrazzo ampio dell'ultimo piano. Urlò al cielo, sentiva che Tony era in pericolo ma non sapeva dove trovarlo, quindi sfogò la sua rabbia contro l'orizzonte. Ma non dovette aspettare troppo tempo prima di rivederlo. L'inventore arrivò alla torre e lo vide in lontananza rimanendo sorpreso. Una volta giunto sul terrazzo e detto a Jarvis di farsi togliere l'armatura, guardò Hulk negli occhi e in pochi istanti il bestione si calmò. Tony sorrise contento e gli si avvicinò lentamente. Il dottore riprese a tornare nella sua forma umana, accasciandosi per terra per la stanchezza. Tony gli corse in contro e lo sorresse, mostrandogli un tenero sorriso.

-Ehi, ciao...- gli disse l'inventore.

-Ciao...- sussurrò. -Stai bene?-

-Sì, ma dovrei chiederlo io a te. Tu stai bene? Che ti è successo?-

-Avevo trovato il modo per affrontare il problema che avevo...e ora so, finalmente, che anche l'Altro tiene a te...- sorrise a fatica. -Non so come ho fatto ad arrivare qui e come mai io mi sia trasformato, so solo che sentivamo che c'era qualcosa che non andava. Sentivamo che eri in pericolo...- Tony gli mise una mano sulla guancia guardandolo con dolcezza. -Cos'è successo?-

-Steve e Bucky mi sono sfuggiti e un tizio ci ha presi a legnate...ma va tutto bene, ora sto benissimo. Ora che sei qui...- si scambiarono uno dei loro soliti sguardi e poi Tony lo baciò, lasciando l'altro un po' spiazzato. In fine l'inventore posò la fronte sulla sua, accarezzandogli una guancia.

Bruce era guarito grazie alla rigenerazione di Hulk, era soltanto leggermente indolenzito ma poteva essere d'aiuto a Tony.

-Pensi che sia colpevole James?- chiese il dottore.

-Non lo so, c'è qualcosa che non mi convince in tutto questo...ma lo scoprirò!-

-Voglio aiutarti a scoprirlo...- Tony lo guardò con uno sguardo serio e un po' timoroso e Bruce intuì ciò che provava.

-Sei sicuro? Siamo guidati dal generale Ross...- udendo quel nome, Bruce s'irrigidì e strinse le maniche della maglia di Tony.

-Sì, sicurissimo...- allora l'inventore gli diede un altro piccolo bacio per poi andare ad analizzare la situazione.

 

Il giorno successivo furono convocati dal generale che, appena vide il dottore, gli brillarono gli occhi.

-Tu! Vuoi farti arrestare?- esclamò con voce adirata, guardando in direzione di Bruce. Il dottore cercò di mantenere la calma, indietreggiando un poco.

-Generale, le consiglio di non osare a toccarlo...- commentò Tony, mettendosi davanti a Bruce.

-Non cerco guai, signore. Voglio darvi una mano...-

-Allora cercate di capire dove sono andati il capitano Rogers e il suo amichetto dell'Hydra! Abbiamo catturato gli altri suoi compagni, vedete di scoprire qualcosa di utile.-

Una volta interrogati i compagni di squadra di Steve, senza che i soldati potessero sentire, i due scienziati si diressero verso il luogo in cui tutto sarebbe finito.

Steve e James erano quasi arrivati e al soldato d'inverno iniziò ad incombergli un po' d'ansia. Non voleva che il suo più caro amico facesse tutto ciò per lui. Non poteva perdonarsi per tutti i guai in cui lo stava mettendo, macchiandogli pure il nome. Steve Rogers sarebbe stato un ricercato e il suo buon nome sarebbe stato visto di mal occhio a causa sua.

-Non voglio che fai tutto questo per me, Steve... Voglio saperti al sicuro.- rivelò poco prima di uscire dal jet.

-Bucky...non devi preoccuparti per me! So cavarmela da solo e voglio far luce su tutto questo mistero.- il moro abbassò lo sguardo.

-Non mi merito tutto questo...-

-Sì, invece! Hai già sofferto abbastanza e io non ho intenzione di lasciarti in un momento del genere. Non mi allontanerò mai più da te...- gli mise una mano dietro il collo. -Scopriremo cosa sta succedendo!- gli diede un piccolo bacio per poi uscire dal veicolo.

I due s'inoltrarono nella base segreta dell'Hydra stando bene in all'erta, sapevano che avrebbero trovato qualcuno ma non sapevano chi si celava dietro a tutto questo. All'improvviso si ritrovarono davanti a Tony e Bruce con le mani alzate.

-Tony, dottore! Cosa ci fate q ui?- chiese il capitano.

-Stiamo cercando di capire cosa sta succedendo...- rivelò l'inventore.

-Siete qui per le nostre stesse ragioni allora....-disse Bucky abbassando l'arma.

-Sarà meglio continuare a cercare!- intervenne il dottore. Subito dopo continuarono le ricerche fino a che non si ritrovarono nella sala principale, il luogo in cui l'Hydra metteva a frutto il suo intelletto nelle ricerche scientifiche. Lì incontrarono Zemo, finalmente colui che aveva incasinato le loro vite aveva un volto ed un nome. Spiegò loro qual'era il suo piano che avrebbe concluso in quel preciso istante. Bucky tentò di sparargli ma sfortunatamente i proiettili rimbalzarono poiché il barone si era rifugiato in una stanza blindata. Subito dopo Zemo portò la loro attenzione su di un monitor che gli mostrò qualcosa che avrebbe cambiato la vita di Tony per sempre.

Il video conteneva le riprese dell'omicidio dei genitori dello Stark per mano di Bucky. L'inventore rimase scosso, gli occhi spalancati e la rabbia che cresceva sempre di più. Bruce era infinitamente dispiaciuto e in cuor suo avvertiva l'ira nascergli dentro, Hulk desiderava tanto uscire e distruggere ogni cosa. Steve non riusciva a credere ai suoi occhi di fronte a quelle scene, si sentiva tremendamente mortificato così come Bucky che dentro di sé stava impazzendo, si sentiva sporco e contaminato poiché odiava quel suo passato. In quello stesso momento Zemo sparì e Bruce, trasformandosi in Hulk lo seguì per non lasciarlo sfuggire.

In quello stesso momento Tony attaccò Bucky che venne difeso da Steve. Iniziò l'ultimo scontro dove Tony cercò in tutti i modi di far fuori James per vendicare la morte dei suoi genitori; riuscì a ferire gravemente il soldato d'inverno facendolo svenire, ma ciò fece arrabbiare ancora di più Steve che riuscì ad avere la meglio su di lui. Lo picchiò forte parecchie volte fino a che non si calmò un poco e decise di lasciar perdere dato che non avrebbe mai ucciso un suo amico, perchè Tony continuava ad esserlo anche se ormai si erano allontanati.

L'inventore era stravolto per terra, con la testa che gli girava per i troppi pugni subiti; Steve prese da terra Bucky e si allontanò.

-Dopo tutto quello che mio padre ha fatto per te!- urlò Tony, mettendosi seduto. Steve si fermò. -Non puoi andartene così!!! Non puoi difenderlo!-

-Lui è mio amico...-

-HA UCCISO MIA MADRE!- urlò con tutto il dolore che aveva in corpo, gli occhi gli erano diventati lucidi ed era quasi sul punto di piangere. Dei brividi si fecero strada lungo la schiena di Steve che chiuse gli occhi. -Non meriti nulla di ciò che ti ha dato mio padre! Quello scudo non ti appartiene, mio padre l'ha creato!- allora Steve si voltò e lo guardò con aria stanca e avvilita, poi buttò via l'arma e se n'andò.

Successivamente giunse Hulk, che aveva lasciato Zemo nelle mani della Pantera Nera, e si avvicinò lentamente e con atteggiamento goffo a Tony. L'inventore era rimasto seduto per terra con lo sguardo perso nel vuoto e quando Hulk gli fu abbastanza vicino si scambiarono uno sguardo che valeva più di mille parole. Gli occhi dell'omone si fecero tristi e comprensivi, mentre una lacrima scendeva lungo la guancia di Tony che fece per mettersi in piedi. La mano enorme e verde del compagno lo avvolse da dietro la schiena e l'inventore si avvicinò a lui appoggiando la fronte sulla sua gamba stringendo i pugni. Rimasero così per qualche istante fino a che Hulk non lo prese in mano e lo portò via.

Quando giunsero a casa Tony si fiondò in doccia senza dire alcuna parola, per poi rifugiarsi in laboratorio. Qualche minuto dopo Bruce lo raggiunse e quando gli fu abbastanza vicino lo confortò mettendogli una mano sulla schiena. L'inventore lasciò la chiave inglese che aveva tra la mano e si voltò verso di lui; aveva bisogno di guardarlo negli occhi per poter trovare un po' di pace. Il dottore cercò di accennargli un sorriso tenero per tentare di alleviare il suo dolore, allora Tony lo avvicinò e lo baciò, cercando di guarire le ferite che aveva nel cuore con l'amore che provava per Bruce. Continuò a baciarlo fino a che non ebbero più fiato in corpo.

-Sono contento che tu sia qui...- gli prese il viso tra le mani per poi rimanere a guardarsi.

 

 

In quello stesso momento Steve portò Bucky in Africa da T'challa che decise di aiutarli a nascondersi.

-Allora, James, sei sicuro di volerlo fare?- chiese il leader del Wakanda.

-Sì, è meglio se sparisco per un po'...fino a che non si calmano le acque...- Steve lo guardò con aria malinconica.

-T'challa, puoi concederci un momento?-

-Certo, fate con comodo...- uscì dalla stanza.

Steve si avvicinò a Bucky, che era seduto sopra un lettino di ferro, e gli strinse la mano.

-Ti avevo ritrovato da poco...e adesso dobbiamo salutarci di nuovo...- disse il biondo con aria affranta.

-Non mi perderai, Steve...sarò sempre qui....- gli disse, mettendogli una mano sul cuore. Il capitano si morse il labbro per poi baciarlo con estrema passione. Assaporò ogni centimetro della sua bocca, giocando con la sua lingua; voleva ricordarsi del suo gusto visto che non sapeva quando lo avrebbe rivisto. Poi si staccò lentamente da lui e gli prese il viso tra le mani, Bucky posò la fronte su quella dell'amato.

-Vorrei che ci fosse un'altra soluzione...- sussurrò il biondo.

-Ma non c'è, quindi questa è perfetta.- gli accennò un sorriso.

-Ti aspetterò...e vivrò per te e cercherò di restare in vita per poterti rivedere, qualsiasi cosa accada...-

-Ce la farai, ne sono sicuro!- chiuse gli occhi per non mostrargli gli occhi lucidi. Steve lo baciò nuovamente per poi staccarsi sempre più lentamente da lui, sussurrandogli un lieve “Ti amo”.

Qualche minuto dopo T'Challa tornò.

-Sei pronto?- chiese a James.

-Sì...- guardò Steve per cercare di farsi coraggio, si distese e nel giro di qualche secondo si addormentò per poi essere ibernato.

Il biondo si avvicinò alla struttura dove vi era l'amante. Lo guardò dormire con aria serena, vi mise una mano sopra come se volesse accarezzargli il viso e poi sorrise.

-Arrivederci, Buck...-



 
Salve a tutti! Rieccomi con un nuovo capitolo! Lo so che è in ritardo, ma mi ero proprio bloccata e non sapevo come andare avanti, ma ora lo so! Quindi dovrei riuscire ad ultimarla!. Spero che questo capitolo vi piaccia e sia venuto bene, prometto che il prossimo sarà ancora meglio!

Ryuga Hideki

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Capitolo 10
*** Vicini ***


VICINI


 

Thor e Loki tornarono ad Asgard. Il Dio del Tuono lo teneva tra le braccia; si mise a correre lungo tutto il Bifrost per raggiungere il più presto possibile le sale di guarigione. Loki aveva perso i sensi e si era fatto interamente blu. Il suo corpo era diventato freddo come il ghiaccio e respirava a fatica.

-Ho bisogno di aiuto!- urlò con voce tonante una volta giunto nelle sale mediche. Posò il Dio degli Inganni sulla lastra di marmo e lo guardò. -Resisti, Loki.- il moro lo udì a malapena, ma aprì gli occhi che si erano fatti interamente bianchi. In quel momento giunsero dei curatori; Thor si shoccò nel vedere lo sguardo perso dell'amato dio. -Che cosa gli succede?- chiese turbato e scosso.

-Vi prego di aspettare fuori, sire!- disse una curatrice scortandolo fuori.

-Ma lui ha bisogno di me...- oppose una leggera resistenza, continuando a tenere lo sguardo fisso sul moro.

-Vi prego...-

-Loki, svegliati!!!- si fece sentire nel mentre lo facevano uscire.

I guaritori aprirono la fucina dell'anima per analizzare i centri energetici del Dio e la loro interazione con i vari organi. La situazione non era bella per niente.

-Male, molto male...- una enorme fonte di energia oscura, il cui centro era nel plesso solare, si stava espandendo sempre di più risucchiandogli l'energia vitale.

-Signore, cosa possiamo fare?- chiese un'aiutante. Il capo dei guaritori smanettò con la fucina, cercando di analizzare sempre più a fondo l'entità oscura.

-Non lo so ancora. L'energia maligna dovrebbe essere già esplosa eppure...c'è qualcosa che gli impedisce di uscire e prendere il controllo.-
Il Dio degli Inganni iniziò a farfugliare qualche cosa sotto voce. Il curatore si avvicinò ed analizzò gli occhi, constatando che l'energia aveva preso il controllo del suo centro ottico.
-Dobbiamo somministrargli un calmante! Preparate la fiala! Magari riusciamo ad aiutarlo.- i guaritori si diedero da fare, mentre Loki non faceva altro che aggrapparsi all'immagine di Thor con tutte le forze che aveva in corpo. In quel momento la pelle iniziò a cambiargli nuovamente colore, abbandonando il blu e lasciando il posto al candido pallore. I curatori fecero per iniettargli il calmante, ma quando notarono il cambiamento si stupirono ed esitarono un'istante.

-Signore, cosa facciamo?- chiesero. Il capo controllò la fucina e vide che l'energia oscura si stava ritirando. Allora capì cosa era meglio fare.

-Procedete! Dobbiamo riuscire a calmare le energie del plesso solare così da aiutarlo a liberarsi!- gli scoprirono la zona dell'addome e gli fecero l'iniezione. In pochi istanti il corpo del Dio si calmò e qualche minuto dopo gli occhi tornarono normali.
Il moro aveva un aria distrutta e stanca; il respiro era affannoso e il colore del viso era più pallido del solito.
-Cos'è successo?- chiese con un filo di voce.

-Thor vi ha portato d'urgenza qui poiché le vostre condizioni di salute erano messe molto male. Eravate in serio pericolo di vita.- il dio non rispose. Capì di cosa parlavano. -Dobbiamo avvisarla di una cosa, sire!- il moro si voltò verso il capo dei guaritori.

-Cosa c'è?-

-L'energia oscura che è dentro di voi...non credo che riuscirete a resisterle ancora. Il Ragnarok giungerà a momenti...è stato sventato una volta, ma questa volta sarà diverso...molto diverso. È tornato in vita non solo grazie ad Odino...-

-Che intendete dire?- lo guardò un po' preoccupato.

-L'energia oscura vi stava mantenendo in vita o meglio vi ha ridato la vita. Anche se Odino non avesse fatto nulla sareste tornato, ma non come adesso. Sareste stato un arma di distruzione, il Ragnarok stesso.- il terrore si stava facendo strada dentro Loki, ma mascherò ogni cosa come era sempre abile a fare.

-Se morissi, non servirebbe a nulla, vero?-

-No...l'energia vi manterrebbe in vita ugualmente.- Loki annuì e si mise seduto. Scese dalla lastra di marmo e si sistemò come se nulla fosse.

-Grazie...- poi uscì dalla sala ed incontrò Thor che aspettava fuori.

-Loki!!!- gli corse in contro e gli prese il viso tra le mani. -Stai bene?-

-Sì, tranquillo...- gli accennò un piccolo sorriso.

-Hai una brutta cera. Ti dovresti riposare!-

-Non ne ho bisogno...- abbassò lo sguardo. -Tanto sarebbe inutile.- pensò tra sé e sé.

-Cosa ti hanno detto i curatori?-

-Niente di preoccupante, solo un collasso di energia...- si allontanò e si voltò. -Vado a prendere una boccata d'aria. Ci si vede...- fece per andare.

-Vengo con te!- proprio in quel momento una guardia chiamò il biondo; era atteso dal padre.

-Hai da fare, Dio del Tuono... non fare aspettare Padre Tutto!- se ne andò.

 

I giorni passarono e Loki si fece sempre più distante e freddo. Aveva diminuito i contatti con tutti. Si rinchiudeva spesso nelle proprie stanze a leggere. Andava in biblioteca e prendeva una tonnellata di libri da leggersi in camera. Poche volte usciva, almeno così credevano, ma quando lo faceva era sempre di nascosto e per andare in luoghi mai visti.

Thor era infastidito da questo suo atteggiamento, il non sapere lo innervosiva alquanto. Ogni volta che tentava di parlargli, il Dio degli Inganni lo aggirava, riuscendo ad andarsene. La cosa che più lo innervosiva era il non potergli stare vicino; gli aveva detto che lo amava, voleva stare al suo fianco perché sapeva che necessitava del suo supporto. Eppure non capiva come mai lo avessi allontanato così.
Era una limpida sera. Loki era solo nelle sue stanze; stava ammirando l'orizzonte. Osservava le stelle e i lontani pianeti, posti che avrebbe voluto visitare per scoprire i loro misteri. Era l'essere più colto di Asgard dopo, ovviamente, Padre Tutto e Madre; forse questo suo sapere intimoriva la gente.

Una leggera brezza soffiò, accarezzandogli il viso e portando con sé il profumo di freschezza e fiori. Sospirò e decise di seguire i pensieri che gli stavano nascendo per la testa. Entrò in camera, si mise un mantello sulle spalle e mutò forma per uscire inosservato. Una volta fuori dal palazzo d'Oro riprese le proprie sembianze e corse il più velocemente possibile per non farsi vedere da nessuno. Passò per qualche via della città per giungere in un luogo solo a lui conosciuto. In quel momento, senza che il Dio degli Inganni se ne accorgesse, Thor uscì dalla taverna e lo notò. Sentì il suo profumo, fragranza che sarebbe in grado di riconoscere tra miliardi di persone. Allora lo segu^ senza pensarci troppo. Non lo chiamò poiché sapeva che sarebbe scappato o si sarebbe dissolto dal nulla.

Arrivarono in un vicolo desolato; Thor si nascose e Loki si guardò attorno per essere certo di non essere seguito. Poi aprì un varco e vi entrò; il biondo guardò e corse il più velocemente possibile per entrarvi dentro. Si trovavano lungo le sponde del mare. Erano soli.

-Loki!- lo chiamò il Dio del Tuono, deciso di fermarlo. Il moro si fermò e si voltò lentamente.

-Cosa...cosa diavolo ci fai qui?- chiese con sorpresa.

-Mi chiedo la stessa cosa di te! Che sei venuto a fare? Dove stai andando?-

-Me ne vado...mi sembra ovvio!- si voltò per proseguire. Thor rimase un attimo in silenzio, poi aggrottò le sopracciglia e gli corse in contro per poi farlo voltare.

-Non puoi andartene senza darmi alcuna spiegazione! Ti ho promesso che sarei sempre stato al tuo fianco! Ti ho detto che ti amo e che sarei stato sempre con te anche in questo momento...e tu...ti sei allontanato senza alcun motivo!- il moro abbassò lo sguardo e si morse il labbro. -Dimmi cos'hai...- gli accarezzò il viso.

-Sta diventando sempre più grande...- si mise una mano sul petto, tenendo lo sguardo basso. -Fra poco non ci sarà più nulla in grado di contrastare l'energia del Ragnarok che scorre dentro di me.- alzò lo sguardo su di lui. -Non voglio restare qui dove potrei far male a Madre e a te. Quindi, lasciami andare!- lo guardò con uno sguardo serio e gelido.

-Non posso...- sussurrò Thor, accennandogli un sorriso. Loki rimase spiazzato, non sapendo come reagire. -Non è nella mia natura abbandonare chi ha bisogno di aiuto e tu ne hai davvero bisogno...- lo abbracciò. -Torna a casa con me...vedrai che risolveremo il tutto insieme...-

Loki non disse nulla, si limitò a ricambiare l'abbraccio chiudendo gli occhi. Poi si staccarono e si guardarono per un istante; Thor si avvicinò al suo viso e lo baciò. Il moro sentì del calore riscaldargli il petto e si sentì bene. Gli sembrava di volare e di essere in pace con l'universo. Ogni singola traccia di rancore era sparita dalle sue vene, solo bontà vi era.

 

Il giorno seguente Loki si svegliò nel proprio letto. Si guardò intorno e vide al suo fianco Thor baciato dai raggi solari. Sorrise leggermente per poi calarsi sul suo viso e baciarlo. Il biondo si svegliò e gli accarezzò la schiena.

-Buondì...- sussurrò il Dio del Tuono.

-Mattiniero, vedo...- criticò ridendo il moro.

-Mmh...non m'interessa l'ora! Voglio mangiare!!!- si alzò dal letto e si preparò.

Anche Loki fece lo stesso, indossando i vestiti più leggeri che avesse. Si sistemò la chioma corvina e si voltò verso il biondo che si stava vestendo con i capi del giorno prima.
Era una giornata splendida, con un sole caldo e il cielo limpido. I due uscirono dalla stanza, la vita nel Palazzo era già sorta da un pezzo. Le ancelle erano indaffarate qua e là mentre le guardie controllavano ogni zona. I due principi si recarono nella sala del banchetto per consumare la colazione. Lì vi trovarono tutti quanti: Odino, Frigga, Sif, Volstagg, Fandral e Hogun.

-Ben arrivati. Era ora!- disse Madre con un tenero sorriso sulle labbra.

-Ci siamo svegliati un po' tardi...- ammise Thor. -Abbiamo festeggiato fino a tarda notte, ieri.-

-Accomodatevi, ho da annunciarvi una lieta notizia!- disse Odino con voce possente, alzandosi. Thor e Loki si sedettero incominciando a mangiare, nel mentre si misero in ascolto. Tutti si voltarono verso Padre Tutto guardandolo con curiosità. -Thor, è giunto il momento che tu trovi una compagna di vita per diventare al più presto re!-

Il biondo guardò il padre e poi Loki che, con estrema grazia, stava morsicando una squisita fragola. Subito dopo Odino proseguì il discorso.

-Domani sera si terrà una festa per farti conoscere le varie pretendenti! È già tutto pronto!- lo sguardo di Thor mutò, facendosi alquanto turbato.

-Padre io...- Loki lo guardò in silenzio, continuando a mangiare. Avrebbe voluto dire qualcosa ma era meglio tacere. Il biondo si voltò verso di lui e lo guardò. Gli sembrava che il Dio degli Inganni gli stesse dicendo di lasciar perdere e allora non disse nulla. Avrebbe parlato con il padre prima o poi e gli avrebbe spiegato la situazione.

 

~~~~

 

In tanto sulla terra Steve stava riflettendo su quanto era accaduto con Tony. Era ricercato, come non biasimarli, e la sua vita si era fatta più movimentata del normale. Doveva sempre cambiare posto ogni settimana per non rischiare di essere trovato dallo Shield. Era passato quasi un mese da quando avevano ibernato Bucky e da quando aveva iniziato questo tipo di vita. Se doveva essere sincero si stava già stancando. Non era mai stato un tipo che fugge davanti ai problemi, se così non fosse stato a quest'ora non sarebbe Captain America.

Se ne stava seduto su di una sedia in una stanza spoglia. Guardava fuori dalla finestra mentre con la memoria riviveva i momenti di quello scontro. L'urlo di Tony gli rimbombava nella testa e non riusciva a cancellarlo. Sapeva che Bucky aveva commesso molti crimini e sapeva quanto doloroso potesse essere per Tony conoscere l'assassino dei suoi genitori.

-Come avresti reagito tu, Steve?- continuava a ripetersi, cercando di analizzare a fondo ogni punto di vista. Ma più cercava, più s'incasinava senza riuscire a trovare una risposta ai propri pensieri. Si mise le mani sul viso, massaggiandosi gli occhi, per poi buttare all'indietro la testa. -Che devo fare?- guardò il soffitto con uno sguardo assente. Gli sembrava di essere su di un altro pianeta. -Ho bisogno di parlare con Tony...- si alzò dalla sedia e si preparò per tornare a New York.

Il giorno seguente si trovò nei pressi della Stark Tower. Alzò la testa per ammirare il grattacelo degli Avengers. Sospirò poiché sapeva che molti giorni sarebbero passati prima della riunione della squadra speciale. S'incamminò ed entrò nel palazzo; Friday lo aveva già riconosciuto e dato il benvenuto.

-Bentornato, signore! L'annuncio al signor Stark?-

-No, grazie. Preferisco che non sappia nulla.- disse mentre si dirigeva verso le stanze più alte della torre. Arrivò nella stanza principale; si guardò intorno e ad accoglierlo ci fu Bruce.

-Capitano...cosa la porta qui?- chiese il dottore mentre sorseggiava una tazza di caffè. Il biondo si voltò e lo video appoggiato al bancone.

-Volevo parlare con Tony...-

-Sono sicuro che non vuole vederla.- si avvicinò. -Mi spiace, capitano.-

-Ti prego, Banner. Ho bisogno di spiegargli...- il dottore lo guardò negli occhi e sospirò.

-Puoi sempre provare, ma non ti assicuro che non ti faccia del male fisico...- gli fece strada. -Friday non dire nulla del nostro arrivo.-

-Certo, signore!-

Presero l'ascensore e andarono fino ai sotterranei dove si trovavano tutti i laboratori. Le luci bianche del corridoio rendeva tutto asettico e candido. Entrarono nella stanza principale, il laboratorio 1 il più grande fra tutti. Tony era intento a smanettare per realizzare un qualche congegno ecosostenibile. Ai piedi di una scrivania vi era lo scudo di Steve. Il capitano si guardò intorno e lo notò per poi tornare con lo sguardo su Tony.

-Ho quasi raggiunto il definitivo del prototipo!- esclamò entusiasta. -Devi provarlo, Bruce!-

-Non appena lo avrai ultimato!- sorrise. -Tony...c'è una persona per te...- l'inventore alzò lo sguardo e rimase spiazzato. Il suo sguardo mutò all'istante facendosi cupo e pieno di rancore.

-Cosa ci fa lui qui?- chiese con tono freddo.

-Voleva parlarti...e tu hai bisogno di parlargli, lo so.- i due scienziati si guardarono negli occhi, il dottore si fece capire subito e Tony non obbiettò, posando lo sguardo su Steve.

-Che vuoi, ghiacciolo?-

-Ecco... volevo dirti che mi spiace per quanto è successo.-

-Oh, alla buon ora! Ma non mi servono le tue scuse, visto che hai praticamente appoggiato l'assassino dei miei genitori!- esclamò con tono irritato.

-Tony...non potevo lasciare il mio ragazzo da solo contro il resto del mondo!-

-Tu rappresentavi la giustizia! Avresti dovuto fare la cosa giusta! Potevi non schierarti ma lo hai fatto!- alzò la voce, sentendo la rabbia crescergli dentro. -Hai idea di quello che ho passato nella mia intera vita? Mio padre non faceva altro che parlare di te e prenderti come esempio per qualsiasi cosa io facessi! Non mi ha mai detto che mi voleva bene se non in uno stupido e vecchio video che aveva quel cazzo di Shield!!!- gli occhi gli si fecero lucidi. -Lui aveva stima di te! E non di me...e tu gli hai voltato le spalle. Ho passato gli anni a deludere mia madre per ripicca nei confronti di mio padre, ma lei era sempre così fiduciosa in me... Non sai come ci si sente a passare l'intera esistenza con il rimorso di non aver potuto essere un figlio migliore. Non aver salutato i miei genitori con affetto almeno il giorno della loro morte!- Bruce lo guardò aggrottando le sopracciglia. Steve rimase per un attimo in silenzio.

-Mi spiace tanto, Tony... davvero. Ma tu cosa avresti fatto se ci fosse stato Bruce nei panni di Bucky? Che avresti fatto se Bruce avesse ucciso i genitori di Clint?- il dottore lo guardò per un istante e comprese. -Non sto cercando di alleviarmi le colpe delle scelte che ho fatto, voglio solo farti capire il mio punto di vista. Sia Bruce che Bucky hanno commesso molti crimini, ma entrambi non erano in loro stessi. Bruce non è mai se stesso al cento per cento quando Hulk prende il sopravvento e Bucky non era se stesso dopo il lavaggio del cervello.- Tony non rispose. Rimase alquanto spiazzato, non sapeva cosa dire. -Tu ti svegli e decidi di schierarti dalla parte di Bruce che ha ucciso molti innocenti a causa di Wanda. Ogni giorno apri gli occhi e decidi di difenderlo da tutte le accuse che lo minacciano e fai questa decisione perché per lui faresti ogni cosa. E questo vale anche per me...per Bucky farei qualsiasi cosa, anche morire se dovesse servire a tenerlo al sicuro.- l'inventore abbassò lo sguardo e strinse i pugni. -Non ti chiedo di perdonarmi, ma solo di sapere che mi spiace.-

-Tony...donati un po' di pace...- disse Bruce con un tono di voce calmo e dolce. L'inventore si voltò, tenendo i pugni ancora stretti. Steve lo guardò con occhi tristi, ma capiva che per lui non era facile.

-Grazie per avermi ascoltato...A presto, dottore...- si voltò e s'incamminò verso l'uscita. Bruce li guardò entrambi, sperando che la situazione non finisse in questo modo.

-Ti predono, Steve...- disse all'improvviso l'inventore. Il biondo si voltò ed accennò un piccolo sorriso.

-A presto, amico...- il capitano uscì dal laboratorio lasciando i due da soli.

-Tony...- il dottore gli si avvicinò; allungò una mano verso la sua e gliela strinse. -Sono felice di ciò che hai fatto...-

-Steve è molto più bravo di me con le parole...- si voltò verso di lui e gli prese il viso tra le mani. Aveva uno sguardo distrutto ma allo stesso tempo sollevato. Bruce lo guardò con uno sguardo interrogativo sul viso. -Tutto ciò che ha detto su di me e te... Beh, è vero. Se potessi ti terrei in una sfera di cristallo perché...- fece un respiro profondo chiudendo gli occhi. -Perché ho troppa paura di perderti...-

-Io non voglio che tu ti senta obbligato a prendere le mie difese...-

-Non mi obbligo a fare nulla. Ti sostengo sempre perché...”ogni giorno...” non ricordo cosa ha detto!- Bruce sorrise divertito.

-Non importa!-

-Beh, lo faccio perché ho paura che se non lo facessi ti potrebbero portare via da me.-

-Non me ne andrò...- avvicinò di più le labbra alle sue. -E le tue parole sono molto meglio di quelle di Steve...- sorrise. Tony lo baciò, stringendolo a sé.

Finalmente Tony Stark era riuscito a trovare un po' di pace.



Buone feste a tutti! scusate se vado un po' a rilento e ammetto che non ho avuto tempo di ricontrollare, quindi scusate!

Ryuga Hideki

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