Una forza che non si spezza

di KakashinoSharingan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per caso hai paura? ***
Capitolo 2: *** Perdere tutto ***



Capitolo 1
*** Per caso hai paura? ***


Per caso hai paura?
 
Guardo la ragazza che ho di fronte. Capelli neri, sguardo determinato. Mi viene quasi da ridere: anche io ero come lei. Combattere per un obiettivo, avere uno scopo che ti muove nonostante il dolore. Ma adesso è tutto finito, non posso più tornare indietro.
 
 
Era una giornata piuttosto grigia. Lo ricordo come se fosse ieri.
Stavo rincasando dopo il corso di pianoforte e presi la via più lunga per tornare a casa. In quel modo sarei passata dal viale alberato, tinto dei colori dell’autunno. Del colore dei miei capelli.
Mi guardai attorno: non c’era nessuno nei dintorni. Mi strinsi più forte nella sciarpa, mettendo le mani in tasca. Ero congelata fino alla punta del naso.
Svoltai nel vicolo dietro la libreria, una stradina stretta e piuttosto buia, che percorrevo di fretta per la paura. Ed è li che accadde.
Due uomini stavano strattonando una ragazza: avevano il volto coperto dai passamontagna e uno brandiva un coltello. Lei portava una borsetta a tracolla, ma sembrava troppo sconvolta per muoversi o emettere un urlo. Corsi nella sua direzione.
“Lascia andare la borsa!” le suggerii, ma quella non rispose: fissava il vuoto, il volto inespressivo.

I malviventi erano riusciti a prendere la borsa e, dopo aver atterrato la ragazza con un calcio, scapparono nella direzione opposta.
Mi precipitai sulla ragazza, sollevandola dolcemente: non sembrava ferita, ma dallo sguardo sembrava che stesse per svenire.
Cercai di alleviarle lo shock appena subito: “Va tutto bene! È tutto finito ora, non ti preoccupare!”

La ragazza chiuse gli occhi. Io subito mi spaventai un pochino, iniziando a riscuoterla, ma nel giro di pochi attimi lo spavento si tramutò in terrore: il suo corpo si incurvò tra le mie braccia e sentii lo schiocco della colonna vertebrale che si spezzava. Mi allontanai istintivamente: lei estrasse una pallina nera dalla tasca, che esplose mentre lei si trasformava. Era rivoltante.
Le braccia si allungarono mentre un’enorme gonna a campana le copriva le ginocchia. Dietro di lei apparve una scacchiera, mentre delle altre figure mi danzavano davanti agli occhi. Mi guardai attorno: non si vedeva più il vicoletto in cui mi trovavo fino a un attimo prima.
Va tutto bene Yoko. È solo un sogno. Non appena quella cosa si avvicinerà, tu ti sveglierai e sarà tutto finito.
Non sapevo quanto sbagliavo. Quello era tutt’altro che un sogno.
Qualcosa mi colpì al braccio. Sentii un dolore fortissimo, e la spalla iniziò a sanguinare. Era una ferita piuttosto piccola, ma in quel momento mi sembrò molto peggio. Non sapevo cosa fare, se non urlare.
Non ricordo bene cosa accadde, so solo che iniziai a correre per sfuggire a quell’essere malefico. Corsi per un’infinità di tempo, cercando di far valere gli allenamenti che stavamo effettuando a scuola per la corsa campestre. Finché qualcosa non mi si parò davanti.
Un esserino, simile a una volpe bianca ma con delle orecchie molto lunghe, mi scrutava con sguardo innocente. Io non gli prestai molta attenzione, probabilmente nemmeno l’avevo notato. Almeno finché non mi chiamò per nome.
“Yoko Kuroishi, per caso hai paura?”
Mi fermai. Siamo talmente abituati a rispondere al nostro nome che difficilmente riusciamo a ignorare un richiamo. Quello poi mi era sembrato un richiamo colmo di speranza. Non mi stupii nemmeno del fatto che quel mostriciattolo sapesse parlare.
“Come fai a conoscermi?”
La domanda mi uscì spontanea. Per un momento mi dimenticai di tutto ciò che mi circondava, dei mostri che mi inseguivano. Riuscivo a concentrarmi solo su quegli occhi rossi.
La voce dell’esserino uscì calma e pacata, come se ci fossimo trovati in salotto a sorseggiare del tè: “Tu lo sai dove ci troviamo?”
Scossi la testa.
“La ragazza che tu hai salvato, ebbene è una strega. E questa è la dimensione in cui vive.”
“Come scusa? Credo di non aver capito bene…”
“Invece hai capito benissimo. Ascoltami Yoko, lei ci ha imprigionati qui e non ne usciremo vivi se non ci alleiamo. Io ho un potere speciale, ma da solo non posso attivarlo. Ho bisogno del tuo aiuto.”
Lo fissai, incredula. Che cosa potevo fare io contro una strega e tutto il suo seguito? Ricordai i libri di fiabe che leggevo quando ero bambina, ma la strega veniva sempre sconfitta dalla magia bianca, e a meno che quell’essere non fosse un mago non avremmo avuto scampo.
“Le streghe sono esseri malvagi che vogliono portare alla rovina il vostro mondo. Yoko, tu credi alla magia?”
“No.” risposi, semplicemente. Come avrei potuto credere ad una cosa tanto assurda?
“Ebbene, se stringerai un patto con me potrai usufruire di un potere grandioso, il potere in grado di sconfiggere le streghe.”
Lo guardai, basita.
“E come faccio a stringere un patto con te?”
Sul viso del mostriciattolo apparve una specie di ghigno: “Una ragazza, a metà fra una maga e una strega, sta riavvolgendo il tempo per creare infiniti universi paralleli. Ogni volta che nasce un nuovo universo le streghe aumentano il proprio potere, cercando di distruggere questo mondo. Ebbene, se tu desidererai con tutte le tue forze di impedire la creazione di nuovi universi, io potrò donarti la magia necessaria a combattere.”
A sentire quelle parole, rimasi sconvolta. Non riuscivo a capacitarmi di come una ragazza potesse desiderare la distruzione di questo mondo. In quel momento, un proiettile mi sfiorò il naso: non avevo tempo per pensare.
“Come ti chiami?” chiesi a quella creatura.
“Puoi chiamarmi Kyubey.”
Feci un passo verso di lui, non distogliendo lo sguardo da quei due occhi rossi, così simili ai miei.
“Ebbene Kyubey, desidero ostacolare questa ragazza in grado di riavvolgere il tempo!”
 
In quel momento, una calda luce arancione mi avvolse al suo interno: durò solo un momento, ma fu bellissimo.
Vidi i miei abiti mutare. L’uniforme scolastica si tinse di un arancio brillante, mentre le maniche si allungarono fino a coprirmi le mani. Un enorme fiocco comparve a ornarmi i capelli, mentre nelle mani mi ritrovai una piccola pietruzza scintillante.
“Ti spiegherò dopo come trattarla, ma assicurati di non perderla!” mi disse Kyubey, indicandola. La riposi con cura in una tasca interna alla manica, che ricordava quelle dei kimono delle geishe.
Seguendo le istruzioni di Kyubey, riuscii ad evocare un fucile. Mi disse che potevo scegliere lo stile di combattimento che preferivo, e quello da media distanza mi sembrò il più adeguato. Fu la prima di una lunga serie di battaglie.

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Capitolo 2
*** Perdere tutto ***


Perdere tutto
 
Non sapevo se quello che stava accadendo fosse un sogno oppure la realtà. Vidi delle immagini scorrere al contrario, di avvenimenti che ero quasi certa di conoscere. Concentrandomi li riconobbi: erano fatti che mi erano accaduti negli ultimi due mesi.
Che sta succedendo? Che sia… solo un sogno?
 
Mi svegliai di soprassalto. Avevo sentito un rumore provenire da dietro la finestra. Dopotutto quelle cose che avevo visto altro non erano che un sogno.
Accesi la luce e mi alzai, senza nemmeno infilare le ciabatte. Buttai uno sguardo sulla sveglia: le due e mezzo. Mi avvicinai alla finestra con cautela, spostando piano la tenda. Quello che vidi furono due punti rossi brillare nella notte; aprii i vetri.
“Ciao Kyubey!” lo salutai, accompagnando quelle parole a uno sbadiglio.
Lui mi guardò, con aria di disapprovazione: “Sai che giorno è oggi?”
Mi fermai un momento per pensare. “Certo che lo so, è il primo maggio! Ora posso tornare a dormire?” Un altro sbadiglio si impossessò della mia bocca.
Kyubey prese a correre per la stanza, in direzione della sveglia. “Controlla meglio!”
Decisi di assecondarlo: per lo meno poi mi avrebbe lasciata tornare a letto. Presi in mano la sveglia e guardai i numeri luminosi in basso a sinistra. “Primo di… marzo?”
Mi stropicciai gli occhi, una volta, poi un’altra. Ma i numeri erano sempre gli stessi, non stavo avendo un’allucinazione.
“Diavolo, questo affare deve essersi rotto!” stavo per scagliare la sveglia a terra, ma Kyubey mi fermò.
“Yoko, così sveglieresti i tuoi genitori. Dimmi, cosa hai sognato stanotte?”
Come poteva sapere che avevo fatto degli strani sogni? Comunque, gli raccontai ogni cosa. Lui mi guardò con aria grave: “È colpa sua, ha riavvolto il tempo di nuovo il tempo. Ricordi il desiderio che avevi espresso?”
“Certo che lo ricordo. Scusa, per chi mi hai presa?”
Mi offesi, mettendo il broncio. Kyubey sapeva essere proprio antipatico quando voleva!
“Allora adesso dovresti averlo tu!” disse, sorridendo. Non capivo di cosa stesse parlando, mi pareva che quell’esserino bianco mi stesse prendendo in giro. Lo afferrai per la collottola, parlandogli a un centimetro dal naso: “Che cosa dovrei avere io?”
Kyubey si svincolò dalla presa, e si sedette sul mio cuscino. Io mi misi di fronte a lui, incrociando le gambe.
“Devi sapere che quella ragazza si serviva di una specie di scudo per riavvolgere il tempo. Ebbene, grazie al patto che hai stipulato con me, ora quello scudo dovrebbe essere nelle tue mani. Il fatto che tu non abbia perso la memoria e possegga ancora la Soul Gem ne è la prova. Su prova a trasformarti!”
Ancora non capivo bene quale fosse il punto a cui Kyubey voleva arrivare, comunque estrassi la piccola pietra arancione che conteneva i miei poteri magici, e mi trasformai. Sentii il calore degli abiti da combattimento avvolgermi il corpo. Poi notai un particolare diverso dal solito: uno strano disco in metallo si trovava allacciato al mio braccio sinistro.
Kyubey lo indicò, con fare saccente: “Questo è lo scudo temporale di quella ragazza, Homura Akemi. Cerca di non evocarlo mentre combatti, se ti scoprisse saresti nei guai!”
 
Passai una settimana ad allenarmi: combattevo contro demoni familiari o streghe minori. Kyubey mi seguiva dappertutto, dandomi consigli e svelandomi segreti del mio nuovo potere. Grazie a lui riuscii a diventare più agile, ma soprattutto più astuta.
“Le streghe sono esseri facili da ingannare, ma non devi mai sottovalutarle!” mi ricordava ogni volta, prima di entrare nella barriera magica.
Kyubey era un insegnante molto paziente, accoglieva le mie domande e mi spiegava con molta calma. Mi insegnò a prevedere il luogo di apparizione di una strega, come evitare che un Grief Seed troppo maturo si schiudesse, come purificare la mia Soul Gem e tutte le sue potenzialità.
Passata una settimana ero diventata davvero potente.
 
Un giorno piuttosto caldo e soleggiato stavo tornando tranquillamente a casa: nonostante il mio nuovo compito di ammazza-streghe, come ho sempre amato definirmi, stavo comunque conducendo una vita normale. Stavo già fantasticando sul nuovo anno scolastico, che sarebbe iniziato nel giro di una settimana. Ero piuttosto emozionata: mi chiedevo con chi mi sarei trovata in classe per quell’anno.
Svoltai l’angolo, per prendere la strada che passava dietro il parco. Non avevo fretta, anzi, avrei voluto godermi quel sole primaverile ancora un pochino, quando all’improvviso Kyubey mi chiamò sfruttando i suoi poteri telepatici.
Yoko… Yoko, è terribile! Devi venire subito a casa, fai presto!
Volevo chiedergli che cosa stesse succedendo, ma lui interruppe subito il collegamento. Iniziai a correre: temevo al pensiero di quello che avrei trovato, ma non potevo nemmeno indugiare. Dopotutto, in quella casa vivevano anche i miei genitori.
 
Quello che vidi mi lasciò sconvolta. L’intera casa era avvolta in una barriera stregata. Non avevo mai affrontato streghe così potenti prima. Entrai.
I colori di quella kekkai mi sconvolsero: solitamente l’accozzaglia di colori era così vivace da ferire gli occhi. Ma questa volta, dominavano i toni del nero e del grigio. Farfalle e fiori si susseguivano in una danza frenetica, accompagnati da un violino. La strega aveva una gonna floreale immensa, e due gambe lunghe e sottili che ricordavano gli steli. Deglutii. Non ero per niente pronta.
Iniziai a schivare i colpi che mi venivano rivolti contro, cercando disperatamente Kyubey.
Dannazione.
Facevo fatica a contrattaccare, ma riuscii ad abbattere qualche demone. Tuttavia mi trovavo in seria difficoltà.
Evocai il mio fucile: aveva le canne più lunghe di quelli normali, ed era più leggero. I colpi non erano potenti, ma precisi. Avevo imparato a maneggiarlo in modo da non sbagliare un colpo.
Mentre sparavo ai famigli e alla strega, sentii un grido straziato. Mi sembrò di riconoscere la voce, ma mi dissi che non poteva essere: sicuramente era colpa degli stridori della battaglia. Comunque, mentre combattevo, cercai di avvicinarmi in quella direzione, e quello che vidi mi atterrò completamente.
Mio padre e mia madre erano all’interno della barriera.
No.
Si guardavano intorno, terrorizzati. Erano pieni di ferite e potevo leggere chiaramente il terrore nei loro occhi.
Non può essere.
Corsi disperatamente nella loro direzione. Mi lanciai addosso ai demoni che li stavano attaccando. Sentii mia madre urlare il mio nome, ma non potevo fermarmi. Dovevo trarli in salvo.
Una freccia nera mi sfiorò la spalla, andandosi a conficcare nel petto di mia madre. A quella ne seguirono molte altre, e vidi anche mio padre cadere. Urlai.
Mi lanciai come un demone sulla strega, bastonandola col calcio del fucile, sparandole da distanza ravvicinata. Come aveva osato uccidere i miei genitori?
 
In men che non si dica la barriera sparì, assieme alla mia famiglia e al mio futuro. Crollai a terra, incapace perfino di piangere.
È solo un sogno. Deve essere così.
Kyubey mi strisciò accanto: “Questa è la forza del potere di quella ragazza, Homura Akemi.”
 
Per colpa sua non avevo più nulla.
Decisi che l’avrei rovinata, facendole provare il mio stesso dolore.

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