The Lost Swan Trilogy - Two unusual Manhattan's Partners in Crime

di _ Arya _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** You're in. ***
Capitolo 3: *** Action 1 ***
Capitolo 4: *** A little closer with a hug ***
Capitolo 5: *** A shot, a kiss, and three shots ***
Capitolo 6: *** It's all thanks to the lost keys ***
Capitolo 7: *** Turn the page ***
Capitolo 8: *** Intimacy, Trust and Passion ***
Capitolo 9: *** Choices ***
Capitolo 10: *** Best Parners in Crime ***
Capitolo 11: *** All I want for Christmas is You ***
Capitolo 12: *** Time for doubts and proposals ***
Capitolo 13: *** New Year's resolutions, fun, accidents ***
Capitolo 14: *** Did I destroy everything? ***
Capitolo 15: *** Consequences ***
Capitolo 16: *** We're a team, no matter what ***
Capitolo 17: *** Lei o nessun'altra ***
Capitolo 18: *** Hold on, my love (part 1) ***
Capitolo 19: *** I will find you, my love (part 2) ***
Capitolo 20: *** New story throughout the storm ***
Capitolo 21: *** Opened to love, closed to hidden threats ***
Capitolo 22: *** Love is protecting your better half from the world's evilness ***
Capitolo 23: *** Shadow in the Light ***
Capitolo 24: *** Far away from reality ***
Capitolo 25: *** Promise me I won't lose you ***
Capitolo 26: *** Old acquaintances and new leads ***
Capitolo 27: *** I'm sorry. I will love you until the end. ***
Capitolo 28: *** Past and Present ***
Capitolo 29: *** Final Act (part 1) ***
Capitolo 30: *** Final Act (part 2) - Stay with me ***
Capitolo 31: *** This is for the best ***
Capitolo 32: *** Don't cry, hate me ***
Capitolo 33: *** It's her turn, now ***
Capitolo 34: *** Going on - Unexpected turn ***
Capitolo 35: *** Big decisions ***
Capitolo 36: *** Fate ***
Capitolo 37: *** Back Home ***
Capitolo 38: *** Back to normality ***
Capitolo 39: *** The Truth ***
Capitolo 40: *** New Beginnings: this is what I want ***
Capitolo 41: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO







 

EMMA POV

Il miglior modo di trascorrere la domenica mattina? Pitturare la parete intorno alla porta del mio appartamento, avendo rimandato quell'operazione ormai per settimane.
Non che fosse di vitale importanza, ovviamente, ma con la nuova porta a prova di scasso per via della paura della mia coinquilina dopo un furto avvenuto un paio di mesi fa, si era creato un “brutto contrasto tra vecchio e nuovo”, a sua detta.
-Porca miseria!- imprecai, quando l'ennesima pennellata risultò storta, e maledissi mentalmente Ruby per non essersi alzata ad aiutarmi. Era pur vero che lavorando al bar/tavola sotto casa, fosse costretta tutti i giorni ad alzarsi alle sei del mattino, ma il cambio di porta era stato colpa sua, e anche il suggerimento di passare una mano di vernice. Come al solito, però, tutto il lavoro finivo per farlo io! Era semplicemente ingiusto.
Sospirai e intinsi nuovamente il pennello nella miscela color sabbia, ma per un tremore della mano causato dal nervosismo, questo mi scivolò senza che potessi fare nulla per afferrarlo al volo.
-Ahia!
-Oh mio dio, mi dispiace!- esclamai sconvolta per voltarmi subito a vedere chi fosse il malcapitato: se fosse stato l'anziano signore del piano superiore sarei finita nei guai, dato che non era solito perdonare. Già una volta mi aveva fatto una sfuriata solo per aver sbattuto troppo forte la porta di casa mia.
Tuttavia rimasi sorpresa nel trovarmi davanti – o meglio, sotto – un ragazzo, anzi, un uomo, che non avevo mai visto prima. Era alto ed aveva i capelli neri, e nonostante fosse mezzo beige a causa mia, potevo decisamente affermare che fosse davvero un bell'uomo.
Aveva intorno a sé un paio di grosse valigie che davano l'impressione di essere anche piuttosto pesanti, e mi guardava disorientato e con un sopracciglio alzato.
Perfino quel gesto, pensandoci, gli dava un certo fascino.
-Tranquilla, non si preoccupi...- sorrise poi sghembo, raccogliendo il pennello che era finito a terra accanto ai suoi piedi.
-Di solito non sono così maldestra, mi dispiace davvero...- ripetei mortificata, ma non riuscii a fare a meno di rimanere con lo sguardo fisso nei suoi occhi: grandi e azzurri, come il mare più limpido che avessi mai visto.
-Non c'è problema, tanto devo farmi una doccia, sudato come sono... comunque piacere, Killian Jones- sorrise ancora, porgendomi la mano che afferrai e strinsi senza ricordarmi di scendere dalla scala.
-Emma Swan, piacere. Scusi l'indiscrezione, ma non l'ho mai vista qui... chi è lei?
-Suppongo di essere il nuovo vicino, se lei abita qui. Può darmi del tu, comunque.
-Altrettanto.- sorrisi anch'io -Comunque sì, abito qui! Giuro che non starò tutte le domeniche mattina a infastidirti, è solo che dovevo fare questa cosa...
-Oh non ti preoccupare, tesoro. E poi, questo piccolo incidente è davvero valso la pena... la visuale non è affatto male- continuò a sorridere, stavolta malizioso, accennando al mio fondoschiena.
Sentii le guance andarmi a fuoco, ed ebbi l'irrefrenabile impulso di lanciargli in testa tutto il contenuto del secchio! Come si permetteva di fare un'affermazione del genere come se niente fosse?! Mi aveva appena conosciuta!
-Sei un maniaco! Ritiro le scuse, la pennellata è stata pure troppo poco!
-Oh scusa, non pensavo fossi una persona timida...- fece poggiandosi contro la porta della sua nuova casa, e incrociò le braccia per continuare a guardarmi con fare provocatorio.
-Non sono timida! Tu però sei un pervertito! Sei appena arrivato e già mi stai antipatico! Complimenti, hai segnato un record!
Tuttavia, più io mi arrabbiavo e lo guardavo minacciosa, più lui sembrava divertito dalla situazione: dimenticai quindi che fosse estremamente bello, perché era così irritante che il suo aspetto fisico passava decisamente in secondo piano. E magari anche in terzo, dopo l'antipatia.
-Posso chiederti perché te ne stai in mezzo al pianerottolo in pantaloncini e canottiera? Saremo anche a Luglio, ma fuori c'è una tempesta e fa decisamente freddo.
-Perché- iniziai, puntandogli un dito contro -Se non l'hai notato, hanno acceso i termosifoni e fa un caldo bestiale. Non muoio dalla voglia di lavorare sudata, è già abbastanza scocciante dover dipingere questo stupido muro. Ora te ne vai? Vorrei finire e andarmi a fare una doccia, grazie.
-Già, anch'io... sai, dato che mi hai sporcato tutto. Ciao Emma, ci si vede!- esclamò ancora in tono divertito, e girò la chiave nella toppa per poi aprire la porta, calciarvi dentro le valigie e richiuderla dietro di sé.
Io sbuffai irritata, chiedendomi perché tra tutte le persone che sarebbero potute essere mie vicine di casa, doveva capitarmi il più antipatico, insolente e pervertito. Forse a Ruby sarebbe piaciuto però, erano proprio gli uomini con quelle caratteristiche a farle perdere la testa, di solito: motivo per cui non le avevo mai permesso di portarne a casa. Quando proprio doveva farlo, invece, aveva imparato ad avvertirmi prima in modo che potessi prendere le mie cose e andare a dormire da Mary Margaret, la mia amica che abitava a pochi isolati da noi.
Beh, ora se avesse deciso di flirtare anche con lui, non avrebbe avuto scuse dato che abitava di fronte e avrebbero potuto utilizzare la sua, di casa.
Cercando di calmarmi, ripresi il pennello per tornare a finire il lavoro, e fortunatamente mancava poco: non vedevo l'ora di farmi una bella doccia tiepida e poi ordinare dei pancake e mangiarmeli davanti alla tv con una tazza di cioccolata calda con panna e cannella. Nulla sarebbe stato meglio di quello per una fredda giornata di Luglio.
Mi ero svegliata aspettandomi un bel sole, invece aperta la finestra ero stata investita da un vento gelido e grossi cubetti di grandine. Da un lato era stato meglio così, almeno non avevo rimpianto di non essere andata al mare con Mary Margaret e Belle – che tra l'altro avrei dovuto chiamare dato che sicuramente avevano annullato.


-'Giorno Emma!- esordì la mora cogliendomi di sorpresa e facendomi fare un salto quando uscii dal bagno: lei ovviamente era ancora in pigiama.
-'Giorno Ruby. Dormito bene?- ironizzai alzando un sopracciglio, e aspettando che finisse di sbadigliare.
-Oh sì... adoro alzarmi alle 11!
-Ah non dirlo a me... ah no aspetta. Mi sono alzata alle 8, per verniciare un dannato muro.
-Scusa... prometto che mi farò perdonare. Anzi, facciamo così: sushi e cinese a domicilio a volontà per pranzo, e offro io.- propose, ben sapendo che il cibo fosse il mio punto debole.
-D'accordo, ci sto!- accettai infatti entusiasta, maledicendo la mia golosità; però fu più forte di me, solo immaginare la casa profumata di pollo al curry mi fece salire l'acquolina in bocca.
Lasciai andare la ragazza a lavarsi e tornai in camera, ad asciugarmi meglio e cambiarmi: indossai un pantalone della tuta e una canottiera di Starbucks. Ne avevo in quantità industriale praticamente, durante il mese in cui Ruby vi aveva lavorato aveva fatto scorta di canottiere, t-shirt e perfino un paio di felpe, che ci eravamo divise.
Mi pettinai e decisi di lasciare che i capelli si asciugassero da soli, quindi raggiunsi la cucina e mi sedetti sul divano, decisa a prendermi 5 minuti di pausa prima di ordinare i miei pancake.
-Emma, sto facendo il caffè! Ne vuoi anche tu?
-No, per me cioccolata grazie!
-D'accordo. Ah, e ho appena chiamato Henry per farci portare i pancake su!
-Oh grande! Ti amo!- esclamai, felice di potermi rilassare senza più dovermi alzare in piedi per almeno un'altra ora. Ero decisamente allegra ora, e avrei probabilmente dato una bella mancia a Henry una volta arrivato: era un ragazzino di 14 anni, che per guadagnarsi qualche soldo lavorava al bar sotto casa nei week-end, ed era davvero simpatico. Quando faceva i doppi turni al sabato, lo invitavamo sempre a pranzo da noi, in modo che non fosse costretto a tornare a casa per un'ora scarsa, o spendere i soldi appena guadagnati in pasti.
Accesi la TV per distrarmi, e quando suonò il campanello, lanciai il portafoglio alla mia amica raccomandandomi di lasciare 10 dollari al ragazzino: in fondo se li meritava, andava a scuola tutti i giorni, e nei week end invece di rimanere a dormire fino a tardi si dava da fare nel migliore dei modi.
Probabilmente era più serio di me, che nonostante avessi un lavoro piuttosto serio e spesso stressante, capitava raramente che avessi orari fiscali; ero investigatore privato da ormai 4 anni, e da due collaboravo piuttosto spesso anche con la polizia – con la squadra omicidi, rapimenti e furti.
Essendo cresciuta in orfanotrofio, avevo sempre voluto scoprire chi fossero i miei genitori biologici, ed era ciò che mi aveva spinto a intraprendere tale carriera: ovviamente non ero riuscita a rintracciarli e avevo abbandonato le ricerche da un pezzo, ma in compenso avevo aiutato tante altre persone a ritrovarsi. In più, essendo amante dell'adrenalina, quando la polizia mi aveva proposto una collaborazione non avevo esitato un attimo prima di accettare; mi ero spesso trovata in situazioni anche critiche e pericolose, ma non avevo paura... mi piaceva! Il brivido del rischio era sempre stata una delle mie sensazioni preferite, ma purtroppo con l'inizio della stagione estiva sembrava che anche i criminali fossero andati in vacanza, e ultimamente i miei compiti erano stati piuttosto noiosi: seguire i ragazzi di fidanzate gelose, per scoprire se le tradissero.
Un paio di settimane fa, c'era stato un caso che era sembrato promettere bene, trattandosi di un quadro di valore rubato a una famiglia privata durante una festa: inutile dire che alla fine si era rivelato che l'avesse preso il figlio per pagarsi marijuana e alcol.
Lunedì avevo due appuntamenti per due nuovi casi, ma ormai avevo perso le speranze a pensare che avrebbero potuto essere interessanti; meglio di niente comunque, essendo piuttosto conosciuta e stimata nel giro, mi permettevo facilmente di andare avanti e pagarmi le bollette, e perfino mettere da parte qualche extra. Per il mese di Agosto, infatti, avevo prenotato insieme a Ruby, Mary Margaret, Belle ed Elsa una vacanza di due settimane a Rio, e non vedevo l'ora! Il mio attuale ragazzo, Walsh, non era stato molto felice a riguardo, dato che l'avevo escluso, ma poco me ne importava: avevamo deciso di fare una vacanza tra donne, e non avevo la benché minima intenzione di portarmelo dietro! Tra l'altro la nostra storia ormai era poco più che sesso: ovvero sesso, e qualche cena fuori un paio di volte a settimana, che comunque sfociava nel sesso... era probabile che presto l'avrei mollato, dato che non mi dava molte soddisfazioni neanche a letto.
-Emma! Ci sei?- fece Ruby, sventolandomi una mano davanti alla faccia, pur sapendo che lo detestassi.
-Sì, scusa, togli quella mano! Stavo pensando... niente di importante comunque. Colazione pronta?
-Ci puoi scommettere! Henry ci ha procurato dei pancake appena sfornati, e io ti ho preparato un'ottima cioccolata!
-Grazie!- esclamai contenta, afferrando subito la tazza fumante, che emanava un profumo assolutamente fantastico.
-Figurati, devo pur farmi perdonare! Ah, tra l'altro, quando ho aperto la porta ho sentito strani rumori dall'appartamento qua di fronte... ne sai qualcosa?
-Ah! Scusa, volevo dirtelo. È arrivato il nuovo vicino stamattina.- le spiegai corrugando la fronte, al ricordo di quello sbruffone da quattro soldi.
-L'hai incontrato? Com'è?
-Diciamo che gli ho dato una pennellata in testa.
-Cosa?! Emma, sei sempre la solita!
-E' stato un incidente!- ribattei, con la bocca piena di pancake -Poi però mi sono rimangiata le scuse, perché è un antipatico e un pervertito! Faceva apprezzamenti sul mio fondoschiena, sogghignando come un... come uno stronzo maniaco! Sarà abituato alle ragazze che cadono ai suoi piedi probabilmente.
-Quindi è un bel tipo...
-Mh, abbastanza. Ma chi se ne frega, mi stai ascoltando? È uno stronzo pervertito!
-Ma dai Emma, che c'è di male in un apprezzamento? Soprattutto se viene da un bel tipo...- sorrise alzando le sopracciglia, io invece alzai gli occhi al cielo: era sempre la solita.
Decisi quindi di ignorarla e tornai a rivolgere l'attenzione alla colazione e a una puntata di “The Big Bang Theory”, una delle migliori sit-com per rallegrarmi la giornata.
Al diavolo Killian Jones e tutto il resto, non avrei permesso a nessuno di rovinarmi una domenica all'insegna dell'ozio.
Eppure, a pensarci bene mi sembrava di averlo visto da qualche parte, e forse anche sentito – cercai però di scacciare subito quel pensiero inutile: era probabile che l'avessi riconosciuto da una foto su qualche rivista, vanitoso come sembrava era possibile che facesse il modello o qualcosa del genere.
Sì, era decisamente meglio tornare a The Big Bang Theory, dove gli uomini erano fisicamente meno dotati, ma senz'altro più simpatici e interessanti. Quasi quasi mi dispiaceva non essere mai stata con un nerd, sarebbe potuta essere un'esperienza piuttosto interessante.

 


***

 


KILLIAN POV

L'appartamento era decisamente spazioso, troppo per una persona sola, ma in fondo non era niente male. Era arredato come l'avevo visto in foto, e avevo sistemato in armadi e scaffali le cose che avevo portato con me a mano, poi avevo dato una rinfrescata all'ambiente; in più, la vista dal tredicesimo piano sulla bella Upper East Side di Manatthan era decisamente un bello spettacolo.
Non che Los Angeles non mi piacesse più, ma era davvero arrivata l'ora di cambiare aria, e non ero affatto pentito. Fin da piccolo avevo sognato di vivere a New York, quindi avevo colto al volo la prima occasione che mi era capitata.
New York sarebbe inoltre stata un'ottima fonte d'ispirazione per i miei nuovi romanzi, e magari mi sarei risollevato dopo il fiasco degli ultimi due libri.
Avevo pubblicato il mio primo giallo all'età di 15 anni, e mai mi sarei aspettato di vendere 300.000 copie in un anno; da lì, quindi, era arrivato il successo.
Avevo firmato un contratto per cinque libri con il mio attuale editore, e dopo aver venduto circa un milione di copie di ognuno, si era protratto a tempo indeterminato. Negli ultimi 14 anni, quindi, avevo vissuto di libri, e anche piuttosto bene: oltre ad una vita agiata, i guadagni mi avevano permesso di studiare all'università di Standford, comprarmi una bella villa a Los Angeles, una macchina e una moto. Alla fine, il nerd che era in me e che da bambino aveva avuto il sopravvento su tutto il resto, era stato decisamente utile.
Nonostante tutto, però, non mi ero mai montato la testa... o almeno non troppo. Mi piaceva divertirmi, certo, ma non avevo mai esagerato, né mi ero dato alla droga. Piuttosto avevo preferito fare esperienze formative per trovare ispirazione per i miei nuovi romanzi, e le occasioni non erano mancate: la polizia mi aveva permesso di seguire un paio di casi di omicidio a Hollywood, e avevo passato un intero anno a bordo di una nave da crociera, esperienza grazie alla quale era nata la mia trilogia di maggior successo: The Jolly Roger's Mysteries. Anche il thriller sempre basato su quell'esperienza aveva avuto un buon successo.
Negli ultimi tre anni, però, non avevo venduto che 20.000 copie totali circa per due libri; io stesso mi rendevo conto che la qualità e l'originalità erano calate, ma mi mancavano nuovi spunti per scrivere qualcosa di fresco e innovativo. Da qui, l'idea di cambiare aria e trasferirmi a New York: inizialmente avevo optato per il Bronx, quartiere piuttosto famoso per l'alto tasso di criminalità, ma mio fratello Liam mi aveva convinto che farmi ammazzare non sarebbe servito a farmi vendere di più. Non gli avevo creduto, dato che molti famosissimi artisti avevano avuto il boom di successo solo dopo la morte, ma mi ero ugualmente convinto a scegliere un bel quartiere: nulla mi impediva di spostarmi verso gli altri, in fondo. Magari però avrei dovuto acquistare una nuova macchina, una più semplice che non desse troppo nell'occhio: magari perfino un'auto usata.
Distrattamente alzai lo sguardo sull'orologio che avevo appeso sopra la porta nel grosso salone ingresso, e mi resi conto che era ormai mezzogiorno inoltrato: avrei dovuto iniziare a pensare a dove prendere qualcosa da mangiare.
La giornata era passata piuttosto in fretta, fin dall'incidente con la bionda dagli occhi verdi al mio arrivo: mi ci era voluto un bel po' di shampoo e vari risciacqui per rimuovere la vernice dai capelli, ma in fondo non ero arrabbiato.
La mia nuova vicina mi era sembrata davvero un bel tipo, sia esteticamente che caratterialmente. Doveva essere una giovane donna molto alla mano, con un carattere deciso, oltre che un corpo perfetto che non ero davvero riuscito a non notare – e farglielo notare.
Sorrisi ripensando a come se l'era presa per la mia battuta, ma non ero riuscito a farne a meno; e poi, di solito, le ragazze amavano i complimenti! Lei invece sembrava aver avuto un'insana voglia di gettarmi addosso tutta la vernice che le era rimasta.
Saremmo sicuramente diventati ottimi amici, ne ero certo.
Proprio quando feci per andare in camera a cambiarmi per uscire a mangiare, suonò il campanello e corsi ad aprire dimenticandomi di avere solo un asciugamano legato in vita.
Rimasi un attimo disorientato quando mi ritrovai davanti la bionda, ma non potei non sorridere dinnanzi al rossore che si era fatto largo sul suo volto.
-Ciao tesoro. Già ti mancavo?- la provocai, mentre quella alzava lo sguardo imbarazzata.
-Per niente. Sei sempre nudo quando devi aprire la porta alla gente?
-Uh nudo, non esageriamo... le parti che ti interessano sono coperte, mi sembra!- le feci l'occhiolino, e quella contrasse la mascella irritata: così era ancora più carina.
-Sono venuta a invitarti a pranzo. Solo perché mi ha costretta la mia coinquilina, ci tengo a precisare. Dice che dobbiamo essere ospitali coi nuovi vicini, anche con quelli antipatici.- mi spiegò, incrociando le braccia al petto -Ovviamente non sei costretto ad accettare. Le dirò che hai da fare, ciao! E ti consiglio di vestirti.
Quella fece per voltarsi e tornare indietro, ma le afferrai il braccio prima che potesse farlo, e fu costretta a voltarsi di nuovo a guardarmi, con quei bellissimi occhi color smeraldo, che trovavo stupendi abbinati ai capelli dorati e la pelle candida.
-Stavo proprio per scendere a cercare da mangiare, quindi accetto volentieri il vostro invito.- dissi con un sorriso a trentadue denti, felice di vederla ancora più scocciata.
-Il suo invito, io sicuramente non ti avrei invitato. Mangi cinese?
-Certo, adoro il cinese.
-Bene.- fece soltanto, squadrandomi ancora una volta: soltanto allora si fermò con lo sguardo sul mio braccio sinistro, che sembrava aver notato solo in quel momento.
-Non hai la mano.- sussurrò, continuando a guardare.
-Ottima osservazione. È un problema?
-Usi le bacchette con la sinistra?- mi domandò riscuotendosi, e tornando al suo fare da dura.
-No, decisamente no.
-Allora non vedo come possa essere un problema. Ci vediamo tra un quarto d'ora, e spero ti metterai qualcosa addosso.
-Non riesci a sostenere tanta perfezione, eh?- mi divertii ancora, sarei andato avanti a provocarla per ore!
-Ho visto di meglio.- sentenziò corrugando la fronte -A dopo Jones.
-A dopo Swan! 






















 
Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Alla fine ho deciso di pubblicare il prologo, dato che volevo pubblicare l'altra ma non è pronta... e arriverà domani o dopodomani, non so.
Comunque, questa è la mia nuova idea... ho preso spunto dalla serie TV "Castle", non so se qualcuno lo segue, dove i protagonisti sono uno scrittore di gialli, e una detective della squadra omicidi. Comunque non riprenderò trame o casi da lì, quindi è diverso rispetto alla ff OUAT-Grey's Anatomy. 
Ho lasciato lui scrittore di gialli, ma Emma l'ho preferita come investigatrice privata... alla fine è quello che più somiglia al suo lavoro come cacciatrice di taglie! 
Nel prologo ho un po' introdotto i due protagonisti e la coinquilina di Emma (anche se più avanti ci saranno altri personaggi importanti), e il loro primo incontro-scontro. Diciamo che lui la adora, ma lei un po' meno xD Ma sono vicini, e saranno costretti a vedersi spesso...
Per il rating ero insicura se metterlo arancione o rosso, perché forse sarà un po' diversa rispetto alle altre, ma per ora lo tengo così... (e poi non ho ben capito quali sono i limiti tra l'arancione e il rosso, non è che sia spiegato benissimo! Ci penserò più avanti xD)
E vabbé, se l'idea piace, una volta finita l'altra ff mi dedicherò a questa e al sequel di On Adventure With The Pirate.
Buonanotte! :)
 

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Capitolo 2
*** You're in. ***


- - - Edit - - - 
E' il capitolo che ho postato ieri, ma non so che problema ci sia coi codici ed ho trovatu tutto sfasato... quindi ho sistemato il codice e pubblicato. Era illeggibile, eppure stamattina era a posto xD Vabbé.




 

You're in.










 

EMMA POV

Nonostante le insistenze di Ruby sul fatto di mangiare a tavola in cucina per fare buona impressione, alla fine sistemammo le scatole di cibo cinese con piatti e posate sul tavolino in salotto, davanti al divano e con la tv di fronte.
Non me ne importava proprio niente di fare bella impressione su quel pervertito egocentrico: anzi, magari se non fosse stato bene non avrebbe più accettato inviti a mangiare a casa nostra. L'idea di dover dividere con lui il mio cibo mi irritava incredibilmente, e proprio per questo avevo costretto Ruby a ordinare porzioni più grandi: pagava lei, ma in fondo l'idea di invitarlo era stata sua e io per lui non avrei dato neanche un centesimo.
Ora mi sentivo davvero stupida per quei primi istanti in cui ero stata a fissarlo incantata come una ragazzina, ammaliata dalla sua bellezza. Aveva dei belli occhi, certo, ma a parte quello, pensandoci bene non era nulla di che. Un uomo carino come tanti.
-Emma, non potresti almeno andare a pettinarti?!- esclamò Ruby quando tornò a sistemare i tovaglioli; con una camicetta nera e un paio di pantaloncini di jeans era molto carina, al contrario di me che ero rimasta in tuta e avevo raccolto i capelli con un mollettone senza degnarmi di controllare che fossero in ordine.
-No, non posso. Ma tu corteggialo pure... sarà facile, per come sei vestita non farà altro che guardarti il culo.
-Avanti! Potresti smetterla di essere così infantile?
-Tu sei infantile. Hai voluto invitarlo solo perché ho detto che è carino! Se fosse stato un vecchio sordo non ti saresti presa la briga.
Lei scrollò le spalle con un sorriso e non ribatté, sapeva benissimo che avevo ragione io. Se si fossero piaciuti almeno avrebbe smesso di fare il maniaco con me, forse. Anche se a giudicare dall'apparenza sembrava il tipico playboy, uno che difficilmente avrebbe voluto intrattenere relazioni serie. L'avrebbe sedotta e poi tradita, per lasciarla in una valle di lacrime proprio come aveva fatto Peter, l'unico ragazzo che aveva avuto che mi fosse mai piaciuto; certo, un po' se l'era cercata perché lui aveva voluto qualcosa di serio e stabile e lei non si era sentita pronta, ma tradirla non gli aveva di certo fatto onore. Ovviamente avrei potuto cercare di proteggerla dal nuovo Don Giovanni, ma sapevo bene che se avesse perso la testa per lui avrebbe dovuto sbatterla da sola per poter tornare in sé. Già aveva tentato di estorcermi descrizioni sul suo aspetto fisico, avendo commesso l'errore di raccontarle di averlo trovato mezzo nudo.
-Ah, non ti ho detto che ha una mano sola. L'altra l'avrà persa a forza di dedicarsi al... fai da te.- borbottai, e quella non fece nessuna esclamazione di sdegno solamente perché il campanello suonò e si alzò per correre ad aprire al nostro ospite.
Alzai gli occhi al cielo nonostante non mi vedesse, continuavo proprio a non concepire tanto entusiasmo per un semplice vicino di casa.
Quando dopo un minuto rientrò in sala con lui, non pensai minimamente di alzarmi dal divano e mi limitai ad alzare lo sguardo e fare un cenno del capo – pur riluttante anche a quello.
-Carino l'appartamento...
-Ma va, lo so che il tuo è due volte più grande e lussuoso.
-Ma è sempre così scorbutica?- commentò rivolto a Ruby, la quale vidi limitarsi a sorridere sapendo che se avesse detto qualcosa di sbagliato avrebbe attirato su di sé la mia ira. E in più non ero scorbutica, ero solo realista: quando avevano messo in vendita l'appartamento a quel prezzo alto l'avevo visitato per curiosità, chiedendomi cosa avesse in più del nostro essendo praticamente di fronte. Invece era risultato davvero enorme e sfarzoso, troppo grande per una persona sola, segno che il tipo aveva soldi da buttare.
-Killian Jones comunque, non ci siamo ancora presentati...- sorrise intanto alla ragazza e le prese la mano: la vidi sbiancare, e mi alzai preoccupata non riuscendone a capire il motivo.
-Quel Killian Jones?! Lo scrittore?! Oh mio Dio, avevo l'impressione di averti visto da qualche parte ma non ero sicura... Emma! Perché non mi hai detto come si chiama?
-E che ne so! Mi ero già dimenticata il suo nome. E poi tu da quand'è che leggi?- sbuffai, sempre più infastidita da quella situazione. Non solo era bello, ricco e arrogante, doveva pure essere uno stramaledettissimo vip! Proprio la combinazione peggiore per una persona, anche se almeno spiegava il suo essere playboy.
-I suoi gialli sono la fine del mondo, non hai idea Emma! Anche se...- fece per aggiungere qualcosa, poi però cambiò idea e abbassò lo sguardo.
-Anche se gli ultimi hanno fatto schifo... vero?- continuò lui per lei, prendendo posto sulla poltrona alla mia destra: per fortuna Ruby, nonostante il momento di perdita della testa non aveva avuto la brillante idea di farlo sedere accanto a me sul mio divano.
Lei arrossì, e io mi sorpresi nel non vederlo per nulla offeso: semmai divertito, e leggermente rassegnato. Ma poteva benissimo essere una maschera, almeno a me era chiaro come il sole che fosse pieno di sé.
-Lo so, lo so... non devi vergognarti ad ammetterlo, dopo certe critiche che ho letto non riusciresti a offendermi. E so che quei libri sono piuttosto noiosi...
-Non fanno schifo, non volevo dire questo- borbottò una volta riacquistata la capacità di parlare -E' solo che... paragonati agli altri che sono fantastici...
L'uomo scoppiò a ridere e con un cenno le ricordò che non c'era bisogno rimanesse in piedi: lei eseguì ancora leggermente rossa in viso, e prese posto sull'altra poltrona.
Mio malgrado capii come mai avessi avuto l'impressione di averlo già visto: probabilmente sempre sulla copertina di una rivista, ma non come modello. Magari sull'American Literature Review, dato che da un paio d'anni avevo l'abbonamento e ne ricevevo una copia ogni mese. Chissà come mai non avevo letto nulla di suo, ma forse i suoi ultimi libri avevano fatto così schifo che la loro trama non mi aveva mai attratta – fatto molto plausibile. Col mio lavoro di gialli ne leggevo moltissimi, ma ero molto selettiva a riguardo: non acquistavo mai libri mediocri, e prima di decidermi andavo sempre a leggermi decine di commenti e valutazioni.
-Ho perso l'ispirazione ormai. È per questo che sono venuto a New York... e certo, a sapere che mi sarebbero capitate due vicine di casa così carine, forse l'avrei fatto prima...- sorrise facendole l'occhiolino, poi lanciò uno sguardo divertito a me, che gli risposi con un'occhiataccia. I complimenti con le sue adorate fan potevano anche funzionare, ma non come me: non mi importava assolutamente che mi trovasse carina.
-Beh, poteva capitarti un vecchio brontolone, come quello che abbiamo al piano di sopra- feci comunque, gioendo già del fatto che probabilmente se il tipo si fosse rivelato un vip coi fiocchi avrebbe dato delle feste, e sarebbe diventato il nuovo bersaglio del vecchio, al posto mio.
-Scusa se te lo chiedo... ma c'è qualcuno che ti sta simpatico, Swan?
-Moltissime persone, ma tu non ne farai mai parte. Mangia ora, prima che si raffreddi tutto.
-Buon appetito ragazze!- si limito a dire, e Ruby ricambiò. Io invece afferrai un piatto e lo riempii con involtini primavera, riso ai gamberi e pollo in agrodolce.
-Mi dispiace Killian, a sapere che fossi tu magari avrei ordinato in qualche ristorante più... non so...
-Tranquilla Ruby, adoro il cinese. Grazie davvero dell'invito, è bello avere compagnia già al primo pranzo!
Lei sorrise di nuovo, e io ci misi tutte le mie forze per non fingere un attacco di vomito; proprio non riuscivo a capire come potesse starle simpatico quello. Forse un giorno avrei letto per curiosità uno dei suoi libri, ma ero piuttosto certa che le sue lettrici fossero ragazzine attratte più da lui che dalla trama in sé: aveva quel fare misterioso da cattivo ragazzo ma anche tenero allo stesso tempo, caratteristica che aveva sempre fatto impazzire la maggior parte delle adolescenti. E poi era in pantaloni di pelle in piena estate... sbruffone.
Mentre i due chiacchieravano tra un boccone e l'altro, io mi limitai a mangiare cercando di fare mente locale degli appuntamenti del giorno dopo.
La signorina Collins sarebbe passata a mezzogiorno, mentre quella che mi aveva lasciato solo il nome di battesimo, Regina, si sarebbe presentata alle 14: potevo alzarmi con calma, e perfino andare a pranzo tra un appuntamento e l'altro! Sarebbe stata una giornata leggera, anche perché ero sicura al 99,9% che in entrambi i casi si sarebbe trattato di fidanzati o mariti traditori.
-Wow Emma, sul serio?!
-Cosa?- mi accigliai alzando gli occhi dal mio piatto, per guardare confusa lo scrittore da strapazzo che si era rivolto a me.
-Ruby mi stava dicendo che sei un'investigatrice privata, ed anche piuttosto brava...
-Già. Non tutti possiamo limitarci a sederci davanti a una scrivania e prendere carta e penna per guadagnarci da vivere.
-Quanti anni hai, se non sono indiscreto? Non è un lavoro facile, e tu sembri piuttosto giovane...
-Sei indiscreto. Comunque sarò anche giovane ma ho già vari anni di esperienza alle spalle. Perché scusa, tu quanti anni avresti?- gli domandai alzando un sopracciglio; trovavo la sua affermazione piuttosto insolente dato che non sembrava essere molto più grande di me.
-Beh, se non rispondi tu perché dovrei farlo io?
-Perché mi basterebbe prendere il cellulare e cercare il tuo nome su google per scoprirlo. Allora?
-Quanti me ne dai?
-Rispondi e basta, non mi interessano questi giochetti.
-34 ad Agosto.
-Oh...- mi feci sfuggire, squadrandolo meglio: a malincuore dovetti ammettere che se li portava piuttosto bene, io gliene avrei dati 28, 30 al massimo. Ma in fondo con tutti i soldi che doveva avere, non era escluso che si fosse fatto qualche ritocco.
-Quindi un'investigatrice e un'aspirante stilista... bella accoppiata. Dove vi siete conosciute, a scuola?
-In orfanotrofio.- tagliai corto guardandolo negli occhi per cogliere la sua espressione: come avevo immaginato i suoi occhi si spalancarono, ed anche la sua bocca – per fortuna non piena.
Era quasi sempre così quando qualcuno mi chiedeva di me, tutti si stupivano e cercavano di riparare coi loro stupidi “Mi dispiace” o altri sinonimi. Non capivano che non c'era nulla da dispiacersi, non ero più la ragazzina sperduta che nessuno aveva mai voluto e che continuava a chiedersi chi fossero i suoi genitori e perché l'avessero data via. A volte me lo chiedevo ancora, certo, ma ormai non m'importava molto: mi ero costruita una vita, una carriera e delle solide amicizie, ed era quello ciò che contava per me. Non il passato.
-Adesso che lo sai, Killian, puoi continuare a mangiare. Non serve che ci compatisca, stiamo benissimo così!
-Emma, sono solo sorpreso... non vi compatisco. Ognuno ha la sua storia, e non sta a me giudicare le persone... soprattutto non senza averle conosciute. Gli scrittori osservano, e poi mettono su carta... anche se devo dire che per me sei un mistero. Non sono neanche riuscito a iniziare a capirti. In un primo momento ti sei posta in maniera allegra e simpatica, poi hai iniziato a fare la dura, anche se a tratti sembri in un certo senso tenera...
-Sei pure uno psicologo adesso?
-Ti sto solo dicendo le mie impressioni...
-Sei uno scrittore... magari prima o poi ci arriverai. Ti do' un indizio... non amo i pervertiti che mi guardano il culo.
-Emma!- mi rimproverò Ruby, ma lui non sembrava turbato, solo divertito. Non l'avrei mai ammesso, ma per me era un mistero quanto io lo ero per lui. A parte l'antipatia, non riuscivo a capire che tipo di persona fosse, mentre di solito ero bravissima ad inquadrare la gente. E allo stesso modo, mi bastava guardare una persona negli occhi per capire se fosse sincera oppure no. Per questo avevo fatto amicizia con Ruby: era sempre stata una ragazzina molto schietta, oltre che dal carattere forte ed indipendente come il mio. Ci eravamo trovato subito bene, nonostante avesse tre anni più di me.
-Tranquilla, a modo suo è simpatica... sono io a non esserle molto simpatico evidentemente!- commentò quello con un sorriso -Se davvero te la sei presa per prima mi dispiace, stavo solo...
-Ammirando il mio fondoschiena. Mi dispiace, ormai l'etichetta di pervertito non te la toglie nessuno!
-Lo vedremo... ma la prendo come una sfida, voglio esserti simpatico.
-Perché?
Perché ci teneva così tanto a piacermi? Di certo avrebbe potuto avere qualunque donna, come sua ragazza o come amica, perché insistere tanto con me? Un rapporto civile tra vicini di casa mi sarebbe andato benissimo, ma non mi importava di diventare sua amica.
-Perché... dev'esserci per forza un motivo?
Scrollai le spalle e decisi di lasciar cadere il discorso. Per me poteva fare come voleva, e forse il suo volersi sforzare era un pochino apprezzabile: almeno non faceva lo snob, rinfacciandomi di poter avere tutte le bionde che voleva.
Tornammo tutti al cibo ed io accesi la tv su un canale musicale, in modo da poter smettere di nuovo di ascoltare le chiacchiere dei due. Ogni tanto osservavo Ruby, ma nonostante fosse ovvio che il tipo le piacesse, non sembrava flirtare o comunque provarci con lui in alcun modo. O forse aveva capito che non era neanche il suo tipo, a parte come idolo o amico, o in qualunque modo l'avrebbe definito.
Lui riuscii ad ignorarlo per la successiva mezz'ora, quando sfortunatamente afferrò nel mio stesso istante la scatola che conteneva il nostro dessert, i tartufi di riso.
Alzai un istante lo sguardo, lui sorrise mollando la presa e lasciò che potessi prendere il mio pezzo per prima: dovetti ammettere che il primo passo per diventare simpatico non era stato poi così male, mi aveva lasciato il mio cibo ed era una gran cosa.
Dopo aver messo un tartufo nel mio piattino da dessert, lo servii anche a lui, che mi ringraziò con un altro sorriso. Perché diavolo doveva continuare a sorridere? Era piuttosto attraente quando lo faceva, coi suoi denti bianchissimi e gli occhi che si illuminavano e formavano delle piccole rughette sui lati.
E solo in quel momento mi resi conto di non aver più fatto caso alla sua mano mancante; si destreggiava molto bene, i suoi movimenti erano fluidi e sicuri. Dovevano essere passati molti anni da quando l'aveva persa, e mi venne un'improvvisa curiosità di sapere come fosse successo. Insomma, nessuno si sarebbe stupito se fosse accaduto a me, col mio lavoro, ma lui? Era uno scrittore, non un tipo che andava a correre rischi. A meno che la mano non gli fosse andata in cancrena per la troppa scrittura, ma ne dubitavo altamente.
-Senti...- sospirai, decidendo di mettere da parte il muro che avevo messo tra noi, almeno per quel momento -Posso chiederti com'è che hai perso la mano?
Lui alzò un sopracciglio sorpreso, ed io feci una gran fatica a non abbassare lo sguardo.
-Quindi vorresti saperne di più su di me, eh?- ammiccò facendomi l'occhiolino, ed io sbuffai: mi ero già pentita di avergli posto questa domanda, probabilmente anche per quello avrei trovato risposte su internet.
-Lascia perdere.
-Permettimi di seguirti in un tuo caso, e poi ti racconterò la storia davanti ad una bottiglia di birra, o di whisky se preferisci.
-Cosa?!- esclamai sorpresa e sconvolta per quella richiesta tanto insolente -Puoi scordarti che io ti permetta di seguirmi mentre lavoro! Non mi importa così tanto di sapere cosa ti è successo.
-Avanti Emma... sono venuto in cerca d'ispirazione, e sai... seguire un'investigatrice potrebbe dare i suoi frutti.
-No. Te lo puoi scordare.
-Perché no? Non ti starò tra i piedi e non darò fastidio...
-Perché no! Io lavoro da sola. In più o ti annoieresti, o in altri casi rischieresti la pelle. Non posso badare ad altre persone.- dissi fermamente. Non avrebbe tratto alcuna ispirazione nel guardarmi seguire qualche marito che andava a tradire sua moglie, ma soprattutto non potevo lasciarlo morire durante il mio lavoro. A volte mi trovavo in circostanze molto pericolose, in cui sarebbe bastato un solo passo falso per rovinare tutto e finire con una pallottola nel petto, e lui senza neanche un minimo di esperienza non sarebbe mai stato in grado di seguirmi in sicurezza. Non mi piaceva, ma non ero così senza cuore da volerlo morto; in più le sue fan non me l'avrebbero mai perdonato, e mi avrebbero complicato la vita per sempre.
-Sono maggiorenne se non l'hai capito, so badare a me stesso.
-No Jones, sono seria. Credi che il mio lavoro sia una barzelletta? Non lo è! Una volta mi sono beccata una pallottola nella spalla, ed è solo per un colpo di fortuna che non ho subito danni! E io sono molto brava in quel che faccio, sono una professionista! Se capitasse un caso serio, non dureresti neanche 24 ore!- esclamai spazientita, lasciando sia lui che Ruby senza parole.
Non era stata mia intenzione fare una scenata, ma il fatto che credesse di potermi assistere come se fosse un gioco mi dava fastidio. Potevano pure piacergli i gialli, scriverli e leggerli, ma ero certa che non avesse la minima idea di come fosse viverli per davvero: in questo la sua bella faccia non sarebbe bastata. Mi ero impegnata molto per arrivare dov'ero, per essere addirittura notata dalla polizia e diventare loro collaboratrice; farmi rovinare la carriera da uno scrittore, solo per dargli spunti per un romanzo di successo, era assolutamente fuori discussione.
-Mi dispiace, io non... non stavo cercando di sminuirti. È solo che...
-“Solo che” niente. La mia risposta è no, e che tu ci creda o no è anche per il tuo bene.
-Allora un po' ti interesso...
Strinsi i pugni per non sbatterne uno sul tavolo e far saltare tutto, ma la sua insolenza iniziava a darmi sempre più fastidio. Perché non poteva limitarsi a farsi gli affari suoi e mangiare?!
-Ho una pistola Jones. È in questa casa, è carica e so usarla molto bene.- lo minacciai, e anche se sorrise nuovamente, stavolta decise di rimanere in silenzio e dedicarsi al suo dessert.
Io nel frattempo mandai giù un bicchiere d'acqua per cercare di placare un po' i nervi, poi mi poggiai contro lo schienale del divano e mi concentrai sulla TV, che stava mandando un videoclip di Michael Bublé.
Avevo esagerato, ne ero consapevole, ma lui non aveva idea di cosa significasse perdere una persona sotto i propri occhi. Amico o no, non avrei più permesso che succedesse.
-Scusatemi, io vorrei andare a dormire un po'... sono stanca, mi sono alzata presto.- sentenziai pensando che quella fosse la cosa migliore al momento: tanto se anche fossi rimasta, non sarei stata di compagnia.
-Tolgo il disturbo allora...
-No Killian, non serve. Credo che a Ruby non dispiaccia...
-Sì, se vuoi rimanere ancora un po' a me fa piacere.- aggiunse la ragazza, lieta del fatto che non mi desse fastidio. Mi guardò con apprensione ma io annuii e sorrisi, facendole capire che non sarebbe stato assolutamente un problema se avesse voluto ancora un po' di compagnia: in fondo era una Domenica pomeriggio piovosa, e con me si sarebbe annoiata dato che avevo davvero bisogno di un paio d'ore di sonno.

 

KILLIAN POV

Ed ecco che la misteriosa ragazza aveva nuovamente cambiato atteggiamento, ed in un certo senso ora esternava una certa dolcezza.
Si era arrabbiata, ed in parte era colpa mia che forse avevo leggermente esagerato, ma ero certo che ci fosse dell'altro in quello scatto di rabbia.
-Va bene, se non disturbo... buonanotte Emma. O buon pomeriggio... buon sonno insomma.
Lei alzò gli occhi al cielo, ma fui certo di intravedere un barlume di divertimento nel suo sguardo, anche se per un solo breve istante. Faceva tanto la dura, ma in fondo non lo era.
-Notte. E Notte Ruby... ti prego, lava i piatti dopo, non lasciare tutto così...
-Non ti preoccupare, ci penso io. Va' e riposati, è colpa mia se ti sei alzata presto...
Lei annuì e dopo essersi alzata ci salutò con un gesto della mano, e la guardai sparire dietro una delle porte – probabilmente in camera sua.
Rimasi qualche attimo a guardare il posto vuoto sul divano, e chiedermi se mai mi avrebbe permesso di avvicinarmi a lei e capirla: non sapevo dire il perché, ma qualcosa di lei mi attraeva. Non per il fatto che fosse una bella donna, ma per la persona che era... una persona con cui quasi sicuramente mi sarebbe piaciuto essere amico.
-Mi dispiace. Non è sempre così, ma ha perso una persona sul lavoro. Aveva soltanto 21 anni, aveva da poco iniziato a fare l'investigatrice privata... insieme a questo ragazzo, Neal, che aveva conosciuto al corso. Pensavano di seguire un caso semplice, invece si è trattato di giri di droga... lei è stata colpita alla spalla, e lui è morto tra le sue braccia. Non stavano insieme, non ancora, ma teneva molto a lui... da allora lavora da sola.
Annuii cupo, capendo finalmente come mai avesse avuto una reazione tanto estrema, e a dire il vero avevo immaginato qualcosa del genere... ma non a 21 anni.
Dio, era poco più che una ragazzina quando era successo, e potevo capire benissimo quanto potesse essere dura perdere una persona amata. In più era anche orfana, e la perdita doveva essere stata ancora più dolorosa... per fortuna aveva avuto Ruby, che a quanto avevo capito viveva con lei da sempre.
-Se l'avessi saputo non avrei osato...- mormorai dispiaciuto, e la mora mi rispose con un sorriso tirato.
-Non potevi saperlo. Emma è una ragazza molto solare e dolce quando vuole... ma ha anche un carattere piuttosto forte avrai notato, quindi sono sicura che non ce l'ha con te, le passerà.
-A parte per il fatto che ho fatto quell'apprezzamento sul pianerottolo...
-Beh quello sì... il titolo di maniaco dell'anno è tuo!- rise, e io la seguii a ruota. Ma la verità era che Emma quando mi minacciava era davvero carina, ed era per questo che l'avevo un po' provocata anche a tavola.
-Quanti anni ha? Sono curioso... non le dirò che me l'hai detto.
-Te lo dirà lei, io non parlo!- dichiarò, alzando le mani -Te lo dirà domani, quando andrai nel suo ufficio e la convincerai a farti collaborare, almeno per una volta...
-Cosa?- la guardai sorpreso, incerto se stesse scherzando o meno. Anche lei aveva visto la sua reazione alla mia proposta, ed in più ne capivo anche il motivo ora. Se mi fossi presentato al lavoro da lei, era probabile che si sarebbe arrabbiata molto e avrebbe usato una pallottola della sua pistola che a quanto pare teneva carica.
-Sono certa che troverai un modo. Lo so che respinge tutti, a parte chi le affianca la polizia, ma secondo me ha bisogno di avere qualcuno vicino... e sarei anche più tranquilla io. Ogni volta ho paura che possa capitarle qualcosa, anche se nelle ultime settimane ha solo casi tranquilli...- mi spiegò. Non potei non rendermi conto di quanto fosse profonda la loro amicizia, e quanto Ruby tenesse alla sua amica, come anche il contrario sicuramente.
Oltre che belle, le mie nuove vicine di casa erano due brave ragazze, ed ero contento di averle conosciute... beh, almeno una di loro. Con l'altra però non mi sarei arreso, ero un osso duro in fondo, ed ero certo che avrei trovato il modo per esserle simpatico.
-Va bene. Però dovrai darmi un giubbotto antiproiettile, non si sa mai...- scherzai, facendola di nuovo ridere e ci concedemmo due lattine di birra per chiacchierare ancora un po'.
Mi raccontò di lavorare al bar-tavola calda sotto casa, e che lo stesse facendo per mettere dei soldi da parte e aprire una sua boutique di abbigliamento: mi promise di mostrarmi i suoi disegni di vestiti un giorno di questi, ed ero sinceramente curioso. Anche la sua era una forma d'arte, ed ero fermamente convinto che coltivare il proprio talento e le proprie passioni fosse importante, e lei ce l'avrebbe fatta, sembrava molto determinata.
-Beh, e io spero che tu possa tornare a scrivere un libro come una volta...- mi augurò infine, con un sorriso sincero.
-Grazie, lo spero anch'io.
Lo speravo davvero, ed ero sicuro che se avessi convinto Emma a farmi collaborare, pur tenendomi lontano dai guai se avesse preferito, l'ispirazione sarebbe arrivata

 

 

***

 

 

Bussai alla porta abbastanza nervoso, ma speravo di attutire l'ira di Emma Swan con il panino al formaggio grigliato, gli anelli di cipolla e la cioccolata ancora calda tra le mani.
Avevo chiesto consiglio a Ruby, e fortunatamente la sera prima aveva parlato con la sua amica e le aveva strappato informazioni sugli orari e gli impegni della giornata.
Ero arrivato in corridoio pochi minuti prima delle 12, ed avevo pazientemente atteso che la cliente, una bella donna sulla trentina, fosse uscita e l'avesse lasciata sola.
-Chi è?
Al sentire la sua voce mi chiesi se rispondere... se avesse saputo che fossi io avrebbe potuto non farmi entrare. Ma col suo lavoro, ed un silenzio di tomba, potevo aspettarmi una pallottola in testa se fossi entrato senza permesso.
-Swan, sono io!- decisi quindi, e sentii i suoi passi veloci avvicinarsi alla porta, fino a spalancarla per accogliermi con uno sguardo tra l'incredulo e l'arrabbiato.
Prima che potesse sferrarmi un pugno le mostrai la grande busta col suo pranzo, e sorrisi sperando che mi facesse almeno entrare,
-Sei una persecuzione. Credevo di essere stata chiara!
-Vengo in pace. Ti ho solo portato il tuo piatto preferito...- le spiegai, e interpretai il suo farsi da parte con un sospiro come un invito ad entrare.
Chiuse quindi la porta e mi prese la busta dalle mani, guardandovi dentro curiosa: quando spalancò gli occhi ne fui compiaciuto, era chiaro che fosse sorpresa che avessi davvero portato il suo piatto preferito.
-Colpa di Ruby immagino. Ma... grazie. E questo cos'è?- domandò estraendo il libro che avevo messo sul fondo, una volta posate le scatole di carta e il bicchiere sulla scrivania.
-Il mio primo libro. Sai, in caso ti andasse di provare a leggerlo.
La guardai sfogliarlo incerta, per soffermarsi sul retro e fare una smorfia nel vedere la mia foto sopra la biografia.
Poi alzò lo sguardo su di me, ed io rimasi in attesa che dicesse qualcosa.
-Va bene, Jones.
-Va bene cosa? Lo leggerai?
-Intendo va bene. Puoi rimanere oggi, e stasera ti porto con me per un caso... uno solo però, e poi non verrai più qui e mi lascerai in pace. Chiaro?
-Chiarissimo. Grazie Swan!
-E leggerò il libro. Aspetta che la serata sia finita prima di ringraziarmi però, dubito mi sarai ancora così grato dopo!
-Questo è da vedere, tesoro.





















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sono tornata, e in meno di 24 ore ho scritto quasi 7 pagine di capitolo... xD
Killian è andato a pranzo da Emma e Ruby, e il continuo scontro è stato inevitabile, anche se come si è scoperto alla fine, Emma aveva i suoi motivi per lo scatto d'ira finale... ha perso Neal lavorando insieme, e per questo non vuole più alcun genere di collaboratori. Killian però, anche grazie a Ruby, è riuscito a convincerla a lasciare che la segua almeno in un caso... anche lui ha un passato tutt'altro che facile, ma i tasselli si riveleranno man mano che i due impareranno a conoscersi e volersi bene o odiarsi :P
Beh, per il prossimo non so se pubblicherò prima questo o On adventure with the pirate 2 (di cui ho postato il prologo, in caso qualcuno che non l'ha fatto volesse leggere anche quello - domani risponderò alle recensioni che avete lasciato di cui vi ringrazio in anticipo!), dipende dall'ispirazione... ma tra due giorni finalmente torna OUAT, non sto più nella pelle! *_*
Un abbraccio, a presto! :*

P.s. credo di aver recensito tutte le ff che seguivo mentre ero via, ma se ho saltato qualcosa fatemelo sapere!

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Capitolo 3
*** Action 1 ***


EDIT: Niente, continua a darmi problemi il codice.... sopportatemi, please xD La prossima volta che posto magari cambierò browser

Note: oggi sono stata senza internet tipo tutto il giorno, quindi non ho potuto leggere e recensire le ff... domani rimedierò, ma chi lascia una recensione mi faccia anche sapere se ha postato un capitolo nuovo, così non rischio di perdermi qualcosa! xD
P.s. Spero che i codici non facciano di nuovo casini costringendomi a cancellare e ripostare il capitolo -.-



 Action 1












EMMA POV

Non ero proprio sicura di aver fatto la scelta giusta, ma forse mostrargli quanto a volte potesse essere noioso starmi dietro l'avrebbe convinto a lasciar perdere. E in più mi aveva portato panino al formaggio grigliato, anelli di cipolla e cioccolata con la cannella... una possibilità se l'era guadagnata.
Lo feci accomodare sulla sedia di fronte alla mia, quella che di solito occupavano i clienti, ed estrassi il contenuto della busta posandolo sulla scrivania.
Oltre al mio pranzo c'erano un hamburger e delle patatine fritte, quindi immaginando li avesse presi per sé, glieli poggiai davanti.
-Tu non bevi niente?
-Ho la mia fiaschetta di rum, non ti preoccupare tesoro.
-Devi proprio chiamarmi “tesoro”? Non mi chiama così neanche il mio... fidanzato. E poi devo aggiungere alcolizzato alla lista di aggettivi che la mia mente ti ha già attribuito.
-Pervertito, antipatico, persecutore.- elencò con una mezza risata -Quindi hai un fidanzato.
-Già- asserii alzando un sopracciglio e lo guardai in faccia. Certo, l'avrei avuto per ancora un giorno o due dato che ormai ero certa di volerlo mollare, ma non avevo intenzione di condividere questo dettaglio. Magari si sarebbe convinto che lo stessi facendo perché mi ero presa una cotta per lui o qualcosa del genere: non ci sarebbe stato da sorprendersi visto il suo ego.
-Se neanche ti chiama tesoro, non credo ti meriti...
-Questi non sono affari tuoi. E poi non mi piace essere chiamata così, ok? Mangia, così tieni la bocca occupata e non spari cazzate.
Senza attendere una sua risposta decisi di seguire il mio stesso consiglio ed addentai uno dei dodici anelli di cipolla: si era davvero impegnato, mi aveva addirittura preso la porzione grande!
Assaggiai anche la cioccolata, e fui felice del fatto che fosse ancora calda e saporita. Lanciai uno sguardo allo scrittore, e lui ricambiò con un sorriso: in fondo non era poi così male come persona, solo non era esattamente il tipo con cui di solito andavo d'accordo.
-E tu, fidanzato?- gli domandai, per cercare per una volta di essere io a fare conversazione... in fondo non ci sarebbe stato nulla di male nel conoscerlo un po'.
-No... non sono pronto a una relazione seria...
-Hai 34 anni- gli feci notare -Aspetti di farne 40?
-Non lo so... forse aspetto solo la persona giusta. Magari non ci crederai, ma mi vedo sposato e con tre bambini un giorno.
Rimasi in silenzio a guardarlo sorpresa: non mi sarei aspettata un'affermazione del genere da una persona come lui, da uno scrittore di successo, o almeno ex, e sicuramente milionario. Sposato, e addirittura non con uno o due, ma tre figli.
-Hai ragione, non ci credo ma... non sta a me dirlo. È solo che non sembri il tipo. Sì sai, sembri più un tipo da feste... cose così.
-Diciamo che in parte hai ragione... ma ho una doppia faccia, diciamo. Non vado molto alle feste, certo, più che altro locali... ma amo anche la tranquillità. Come potrei fare lo scrittore altrimenti? Non credo che scrivere da ubriaco possa essere una buona idea!
Non riuscii a trattenere una risata, sapeva essere simpatico se voleva. Come il suo “buon sonno”, che nonostante fosse stata una battuta un po' triste, era stata simpatica. Non gliel'avrei detto, ma la lista di aggettivi che lo riguardavano ne aveva appena guadagnato uno positivo.
-Sarebbe divertente leggere il libro di un ubriaco, non trovi?
-Forse Swan, forse... magari se lo facessi tornerei a vedere come una volta.
-Ma scusa, va davvero così male?
-Beh... metti a confronto 1 milione di copie circa per ogni libro... e 20.000 per due.
-Oh...
In effetti era un gran bel calo, molto grande decisamente. La qualità dei suoi romanzi doveva essere passata dalle stelle alle stalle per finire così, ma decisi di non esprimere quel pensiero ad alta voce. Doveva già essere una situazione piuttosto frustrante senza che mi ci mettessi di mezzo io a peggiorarla: e poi, per qualche strano ed inspiegabile motivo, un po' mi dispiaceva. Se per anni aveva venduto così tanto non doveva essere tanto male: strano non mi fosse mai capitato tra le mani qualcosa di suo, allora! Ma avrei rimediato col libro che mi aveva regalato, e se mi fosse piaciuto avrei preso in considerazione l'idea di informarmi e acquistarne anche altri.
-Beh Killian... io non so che dire, mi dispiace... ma non credo potrei esserti di grande ispirazione, soprattutto in questo periodo. Lo vedrai da te, stasera... la tipa che è venuta prima mi ha chiesto di pedinare suo marito, come immaginavo insomma.
-Vedremo... magari si dimostrerà essere un noto trafficante d'armi! E l'immagine della detective sexy che lo cattura è decisamente d'ispirazione.
-Ma che palle!- esclamai infastidita: proprio ora che avevo pensato di riconsiderarlo almeno un pochino, doveva tornare a fare il pervertito. Per fortuna la collaborazione sarebbe durata solo per un giorno, perché non avevo la minima intenzione di personificare la detective sexy di un romanzo giallo. Ero una detective e basta, nel mio lavoro l'aspetto fisico non contava. Ero brava in ciò che facevo, intelligente, brillante, capace, consapevole, una professionista: essere descritta come bella e sexy sarebbe solo stata un'offesa.
-Ma perché te la prendi per così poco... ti vedi brutta per caso?
-Non mi vedo in nessun modo! Tu guardi qualcosa che non siano le belle ragazze?
-Ahhh allora lo sai che sei bella.
-KILLIAN JONES!- esclamai saltando in piedi e battendo un pugno sulla scrivania: l'uomo fece quasi un salto per lo spavento, ma riuscì ugualmente ad afferrare il mio bicchiere ancora mezzo pieno di cioccolata prima che si rovesciasse su tutti i documenti.
-Scusa...- borbottò mordendosi il labbro. Sapevo che avrebbe potuto benissimo rispondermi con qualche altra battutina, ma una volta tanto aveva finalmente capito che non era il caso. Ogni tanto poteva anche starci, ero d'accordo, ma lui sembrava non averne mai abbastanza di provocarmi!
Continuammo a mangiare in silenzio aspettando l'arrivo della fantomatica Regina, e nonostante non se lo meritasse gli offrii qualche cioccolatino come dessert, dalla scatola che tenevo in ufficio da due giorni; ne erano rimasti solo 5 da un totale di venti, li avevo divorati, ma poco importava... il mio metabolismo mi permetteva ancora di esagerare ogni tanto.
Quando sentii bussare alla porta buttai tutte le carte e cartoncini nel cestino, poi con un solo sguardo feci capire all'uomo di accomodarsi in piedi accanto a me.
-Avanti- dissi quindi, sperando di non avere delle briciole tra i capelli, non avevo la minima voglia di fare brutte figure.
Quando la porta si aprì, guardai entrare una donna probabilmen sulla trentina, non molto alta, magra, occhi scuri e capelli neri. Si muoveva elegantemente su un paio di tacchi alti, ed indossava una gonna nera e una camicetta rossa.
-Buongiorno... Regina.
-Regina Mills- si presentò e mi strinse la mano, poi ci accomodammo entrambe sedute.
Tuttavia non poté fare a meno di notare Killian e gli lanciò uno sguardo sospetto: trovandosi dietro di me non potevo vederlo, ma speravo vivamente fosse rimasto serio.
-Lui è Killian Jones, il mio assistente in prova. Non si preoccupi di lui.
-Va bene, nessun problema.
-Benissimo. Mi dica signora, in cosa posso esserle utile?
-Beh, non ne sono proprio sicura. Non sarei voluta arrivare a questo punto, ma mi sono ricordata che mio figlio Henry mi aveva detto di questa donna molto gentile che lavora come investigatrice privata, quindi...
-Oh, lei è la madre di Henry! Avrei dovuto capirlo per via del cognome, mi perdoni!
-Non si preoccupi, non siamo gli unici Mills di New York. Non so se lo sa comunque, ho adottato Henry quando aveva quattro anni... purtroppo la sua prima famiglia adottiva è morta in un incidente d'auto, e si è salvato solo il bambino.
-Oh! No non lo sapevo, io... mi dispiace.
-Non è qualcosa di cui ama parlare... comunque, capisce quanto ha sofferto immagino. Ed è per questo che voglio assicurarmi di dargli una vita felice e senza problemi.
-Lo capisco, sono orfana anch'io. Ma almeno lui è stato fortunato a trovare una madre come lei...- sorrisi, e la donna ricambiò leggermente. Henry mi aveva parlato di lei, ma mai avrei pensato che non fosse la sua vera madre e che fosse stato adottato: se le voleva così bene, voleva dire che aveva fatto un buon lavoro con lui.
-Mi spiace. So che è una frase di circostanza ma...
-Non si preoccupi, davvero. Sono troppo grande per soffrire di abbandono...
-Non direi, è ancora molto giovane... ma in ogni caso, il mio fidanzato mi ha chiesto di sposarlo. No, non si congratuli per favore- si affrettò ad aggiungere, mentre stavo già aprendo la bocca per farlo.
-Non sono convinta di volerlo fare. Ovviamente ne sono innamorata, ma è da un po' che si comporta in modo strano. Delle notti rincasa molto tardi, e in poche parole non gli credo quando dice che si tratta di lavoro.
-Pensa che il suo fidanzato la tradisca?
-Forse. O forse è altro. Non lo so. Ma vorrei sapere cosa c'è sotto prima di prendere una decisione, perché non voglio portare Henry in una situazione che potrebbe finire in modo spiacevole. E in secondo luogo, vorrei essere sicura anch'io.
-Lo capisco, è giusto- asserii, dispiacendomi già per lei. Era un po' ingenua a volere il mio aiuto, se il suo sesto senso le diceva che l'uomo la tradiva, per esperienza sapevo che quasi sicuramente sarebbe stato così... ma non sarei stata felice di darle la notizia, una volta scoperto.
-Mi dica ciò che può sul suo fidanzato. Nome, cognome, targa dell'auto, indirizzo e se ha una foto chiara di lui...
-Certo. Signorina Swan, sono sicura che ha tanti casi come il mio, ma mi creda che non lo farei se non fosse indispensabile. Io voglio certezze per mio figlio... e sappia che la retribuirò a dovere. Da 3000 dollari in su, dipende da cosa scoprirà.
Rimasi a bocca aperta: sì, questo non era il primo caso di infedeltà che mi veniva affidato, ma di certo era la prima persona che mi offriva un compenso tanto alto per un lavoro così semplice. 3000 dollari erano più di metà della mia solita paga mensile, e mi sembrava assurdo poterli guadagnare così facilmente. La donna prima di lei mi aveva offerto 500 dollari e rimborso benzina più altre eventuali spese utili al caso... e neanche quello era poco.
Tuttavia quando riacquistai lucidità iniziai a capire come mai la donna fosse preoccupata: se poteva offrirmi una remunerazione base come quella, allora voleva dire che il denaro non le mancava... ed era certamente qualcosa di cui anche il suo fidanzato doveva essere a conoscenza.
-Io... d'accordo. È sicura?
-Sicurissima. Se lei fa il suo dovere, io manterrò la parola. 3000 dollari minimo.
Ebbi una strana sensazione, come se percepissi che per la prima volta ciò che sembrava un tradimento avrebbe potuto essere qualcosa di più grande.

 

Guidavo in silenzio, ancora incredula del fatto che quella settimana avrei guadagnato un minimo di 3500 dollari. I guadagni erano così alti solamente quando collaboravo con la polizia, e in cui certo non bastava una serata a chiudere la questione, mentre nel suo caso sarebbe probabilmente stato così... forse.
-Forse dovrei cambiare lavoro... guadagnerei di più a fare l'investigatore...- borbottò Killian, che essendo venuto coi mezzi – per chissà quale strano motivo – avevo accettato di accompagnare a casa.
-Certo, forse... ma finché non ti fai un nome, scordateli i soldi veri. Nessuno verrà da te solo per il tuo fascino.
-Non è detto Swan, non è detto... non è facile resistermi.- sorrise mentre parcheggiavo l'auto nel garage del palazzo.
-Quando cederai al mio fascino anche tu tesoro, ne riparleremo.
-Nel duemilacredici.- ribattei, e salii con lui in ascensore, poggiandomi contro una delle pareti e guardandolo a braccia incrociate. L'avevo capito ormai, lui si divertiva a provocarmi, e forse ancora di più quando gli rispondevo a tono.
-A che ora stasera?- domandò cambiando argomento e squadrandomi sorridente dalla testa ai piedi. Fortunatamente avevo un pantalone lungo ed una camicia a maniche corte grigia, quindi ero fuori dal target per le sue battutine sporche.
-Alle 18 qui. Mettiti comodo ma portati un completo elegante per sicurezza. Dovremo fare un appostamento in macchina, ma non è escluso che ci tocchi entrare in qualche locale. Quando si tratta di tradimento è sempre così...
-Va bene Swan... prego, prima le signore- finse un inchino e mi lasciò scendere dall'ascensore per poi seguirmi a ruota. Maniaco-Gentiluomo non era un accostamento solito, era bizzarro.
-A dopo allora...- sorrise, mentre apriva la porta di casa.
-A dopo... non fare tardi al tuo primo e ultimo caso o ti lascio qui!
-Non potrei mai tesoro!- esclamò, prima di farmi un occhiolino e chiudere la porta.

 

 

***

 

 

Killian si stava mostrando stranamente paziente nonostante fossimo in macchina davanti casa del signor Morris da ormai due ore. Erano le 20 passate, ma non avevo perso la speranza di risolvere il caso in serata: se non era andato a cena con l'amante – sempre che ne avesse avuta una – magari sarebbero andati più tardi in qualche locale. Aveva detto alla moglie, la Collins – come lei stessa mi aveva accennato al colloquio – che quella sarebbe uscito con gli amici, e lei non ci credeva. Ovviamente.
Finii l'ultimo sorso di caffé ormai freddo e lo lasciai da parte; quasi per sbaglio lanciai uno sguardo all'uomo, e lo trovai con lo sguardo fisso in avanti, come se stesse guardando senza vedere. Sembrava quasi malinconico.
-Ehi, stanco?- mormorai per riscuoterlo.
-Cosa?
Si voltò a guardarmi perplesso, come appena caduto dalle nuvole: per una volta non sembrò il solito sbruffone, anzi, fece quasi tenerezza.
-Scusa... no, sto bene. Ed è anche piacevole starsene così.
-Ti piace stare fermo a non fare niente?
-Ti sorprende?
-Un po'. Pensavo ti saresti annoiato e te ne saresti andato.
-Ti sarebbe piaciuto?
-Non lo so...- ammisi -Non è così male avere compagnia, per una volta però. Niente illusioni.- decisi di mettere in chiaro. Nonostante non sentirmi sola fosse piuttosto piacevole, non avevo intenzione di portarmelo dietro per sempre. Lavoravo meglio da sola, e così avrei continuato.
-Lo so, tranquilla. Non hai freddo, comunque?- mi domandò, cogliendomi di sorpresa soprattutto perché mi resi conto che aveva ragione: avevo messo solo una canottiera e un paio di jeans, ma in quelle due ore le temperature erano scese notevolmente.
-Sto bene...- mentii: in ogni caso come ricambio non avevo portato nulla di più pesante, e un po' di freddo non mi avrebbe uccisa.
-Non mentire, hai la pelle d'oca...- sussurrò, sfiorandomi il braccio: non avevo idea se avessi davvero la pelle d'oca, ma ora sicuramente l'avevo. Il suo tocco era estremamente leggero e delicato, quasi impossibile da credere che potesse provenire da un uomo.
-Perché fai così, Jones...- sospirai, pur senza togliergli la mano -Insomma, se pensi che tra me e te possa esserci qualcosa... lascia perdere, ok? Lo dico per te. Lascia perdere, sono più complicata di quanto possa sembrare, e probabilmente neanche ti piacerò quando mi avrai conosciuta meglio.
-Tu dici? Hai un caratterino tosto, ma mi piace perfino quello. Mi piace quando mi provochi, e mi urli contro... mi piacciono le donne dal carattere deciso. E tu...
-Shh!
-Cosa?
-Shhh! Ci siamo. Sta uscendo!
Aveva avuto un tempismo perfetto, mi aveva salvata da un “qualcosa” che avrebbe potuto farsi abbastanza imbarazzante, e un po' troppo profondo. Qualcosa che non ero affatto pronta ad affrontare.

 

KILLIAN POV

Quel tipo aveva aspettato ore, cosa gli sarebbe costato attendere qualche altro minuto? Finalmente in qualche modo avevo aperto una piccola breccia nel muro di Emma, che probabilmente mi avrebbe rivelato qualcosa in più su di lei.
La ragazza tuttavia sembrò sollevata, ma non l'avrebbe avuta vinta per sempre: prima o poi sarei riuscito ad abbattere quei muri che aveva eretto attorno a sé.
-Hai 28 anni.- dissi d'impulso dopo averle lanciato un'occhiata, mentre partiva all'inseguimento del damerino che era entrato nella propria macchina ed era partito per chissà dove: forse la moglie aveva ragione, quel look era troppo elegante per un'uscita con gli amici.
-Cosa te lo fa pensare?
-Sei giovane. Ma non puoi esserlo troppo, o come potresti fare un lavoro del genere ed avere già un nome...- scrollai le spalle. 28 anni portati molto bene, ma comunque dovevano essere 28... o 27 minimo. Di certo non poteva averne 18. Non che la sua età mi interessasse davvero, era più che altro curiosità, probabilmente dovuta al fatto che non avesse voluto rivelarmela: certo, io ero bravo a provocare, ma in quel caso l'aveva fatto anche lei.
-24.- disse, continuando a guardare avanti e guidare.
-Eh?
-Se ti fa stare meglio ne faccio 25 a Ottobre.
-Cosa?! Non puoi dire sul serio!
Non rispose, ma ciò non mi impedì di squadrarla stupefatto. L'aspetto da 25enne lo aveva eccome, ma mai avrei creduto potesse davvero essere tanto giovane... Dio, aveva 9 anni meno di me, eppure sembrava molto più adulta e responsabile di quanto non lo fossi io. Con le idee chiare e una carriera coi fiocchi: insomma, non era cosa da qualsiasi 24enne avere un proprio ufficio indipendente, e soprattutto come investigatore privato.
Fu quando la notai ridere sotto i baffi che mi resi conto di essere cascato in pieno nella sua presa in giro.
-Sapevo che non poteva essere vero...
-Oh no, ho davvero 24 anni, non ridevo per quello. Ridevo della tua faccia. Senti, della mia età ne riparliamo dopo se ci tieni tanto, ok? Lasciami lavorare a questo pericolosissimo caso ora...- fece ironica, e svoltò l'angolo con decisione, a una macchina di distanza dall'inseguito. I suoi movimenti erano decisi proprio come la sua personalità. Avrebbe mai smesso di stupirmi quella ragazza? Se solo l'avessi convinta a lasciarsi seguire l'ispirazione mi sarebbe tornata in tempi record.
Un modo c'era però: avrei fatto di tutto per rendermi utile per quel caso, per quanto piccolo, così magari mi sarei rivelato una risorsa e mi avrebbe concesso di restare.
Seguimmo la macchina fino a che non la vedemmo venire parcheggiata davanti ad un locale, “La Zarza”; non era stato difficile, non era neanche uscito da Manhattan. Il posto doveva essere spagnolo o sudamericano a giudicare dal nome e dall'aspetto esteriore.
-Cambiati.
-Cosa?
-Dobbiamo entrare come semplici clienti Jones, cambiati. Mi devi portare a cena a quanto pare. Hai portato i vestiti no?
-Sì, ma...
-Cambiati!- ripeté esasperata, mentre già si stava sfilando la maglietta senza neanche cercare di coprirsi.
Fu difficile riuscire a concentrarmi nel fare lo stesso, alla vista della sua pelle candida e liscia, il ventre piatto e il reggiseno nero che lasciava in vista le sue forme invitanti.
-Puoi pure sbavare, ma perderai l'occasione di venire con me.
“Venire” non era proprio la parola giusta da usare in quel momento per farmi tornare in me, ma dovetti farmi forza, distogliere lo sguardo e spogliarmi anch'io... nella sua macchina.
-Tranquillo, ti ho già visto quasi nudo. E tu avrai visto altre donne in intimo, quindi credimi se ti dico che non c'è niente da guardare.
Ogni secondo che passava, mi convincevo sempre di più che quella ragazza aveva qualcosa di assurdo... ma non in senso negativo. E tra l'altro, ancora non ero riuscito a inquadrarla.
In un primo momento avrei quasi detto che nascondesse una velata timidezza, e che per questo fosse si fosse sentita risentita dal mio commento... ma ora? Ora appariva tutt'altro che timida: si era appena cambiata davanti a me senza la minima esitazione, senza né chiedermi di non guardare, né di voltarmi.
Chi sei, Emma Swan?
Cercai di concentrarmi e scesi dalla macchina allacciando il bottone dei pantaloni dato che era stata un'operazione impossibile da effettuare in macchina. Avevo indossato semplicemente un paio di pantaloni neri e una camicia bianca, senza giacca per non essere troppo formale.
Mi venne da ridere quando me la ritrovai davanti con una camicetta di raso bianco e dei pantaloni neri a fasciarle le gambe lunghe e perfette: ci eravamo ritrovati in tinta senza neanche metterci d'accordo!
Rise sinceramente anche lei, poi inaspettatamente mi prese la mano e mi condusse nel locale, piuttosto affollato e in cui dominavano musiche spagnoleggianti.
Individuò il signor Morris in meno di un minuto, lasciandomi ancora una volta di stucco, e ci facemmo assegnare un tavolo in una posizione strategica lì vicino.
-Beh, già che ci siamo offro io, prendi quel che vuoi. Voglio essere un buon finto spasimante.
-Grazie, ma credo ci basteranno gli stuzzichini... guarda lì. Il signorino si sta già mangiando la faccia della ragazzina.
Feci per voltarmi ma lei mi afferrò la mano, e con l'altra mi accarezzò la guancia sorridendo.
-Killian, tesoro, siamo sotto copertura. Devi imparare a guardare e vedere senza farti notare. Non girare la testa... solo lo sguardo.
-Scusa...- sussurrai, senza riuscire però a staccare lo sguardo dal suo. Sapevo che stava solo fingendo perché sembrassimo una normalissima coppia, ma ebbi la malsana voglia che quella mano mi accarezzasse tutto il viso, e non solo.
Mi lasciò andare però quando ci servirono l'antipasto – rigorosamente tapas, tra cui tortillas e salsicce chorizo che personalmente amavo – e una brocca di sangria con limone e fragole; ringraziammo e io personalmente mi buttai subito sulla bibita che sorseggiai con curiosità: per quanto strano fosse, non l'avevo mai assaggiata in un ristorante tipicamente spagnolo.
Quando alzai lo sguardo mi ritrovai Emma a fissarmi con un'espressione tra l'esasperato e il divertito, e alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa.
-Immagino che mentre bevevi non ti sei accorto che ho già scattato qualche foto al tizio... vero?
-Cosa?
-Già. Certo, non si baciano... ma la ragazzina al tavolo con lui non è chiaramente più di un'amica, è evidente.
-Oh...- sussurrai, sentendomi uno stupido. Avevo agito in maniera davvero sciocca, mi sarei preso a pugni in faccia per la vergogna e la frustrazione.
Come potevo pretendere che mi avrebbe voluto come assistente se mi dimostravo un buono a nulla fin da subito?
-Tranquillo, anni di esperienza.
Annuii ma non dissi niente: aveva ragione, ma ero pur sempre uno scrittore di gialli. Anche se non molto nel pratico, teoricamente sapevo come funzionassero le cose, invece ai suoi occhi dovevo essere apparso come un patetico ingenuotto.
-Oh, eccoli... direi che per questo mese ancora non mi ero guadagnata 500 bigliettoni tanto in fretta. Resta dove sei e non ti muovere, devo fare una cosa.
La guardai confuso ma feci come mi disse e non mi mossi: tuttavia fu un mezzo shock quando con nonchalance si alzò dal suo posto e venne a sedersi sulle mie gambe, cingendomi il collo con un braccio.
-Sorridi Jones, autoscatto.
-Le ragazze della tua età non li chiamano “selfie”?
-Io non sono una ragazza della mia età. Sorridi e basta.
Non seppi dire se lei sorrise, perché inclinò il telefono verso l'alto facendo zoom sui due che si stavano divorando la faccia a distanza di due tavoli da noi: certo che il signor Morris doveva essere proprio un porco, un uomo di quarant'anni con una ragazzina che al massimo avrebbe potuti avere 20, se non meno!
Emma scattò varie foto da diverse angolazioni: la Collins non avrebbe sicuramente avuto dubbi sul fatto che si trattasse di suo marito.
-Finito. Te l'ho detto Jones, è noioso... nulla di grosso o appassionante. Ora facciamoci una foto sul serio, la terrai come ricordino della tua magnifica collaborazione con un'investigatrice privata!
Non mi diede molto tempo di pensare a ciò che mi aveva appena detto perché spinse la sua guancia contro la mia, e istintivamente sorrisi insieme a lei, lasciandole immortalare il momento.
Poi, con tutta la tranquillità possibile, si alzò di nuovo e tornò al suo posto, afferrando una salsiccia con la forchetta.
-Siamo venuti carini. Ti dirò Jones... non sei poi tanto antipatico.
-Grazie tesoro, lo prendo come un complimento!
-Ti ho detto di non chiamarmi tesoro, o ritiro tutto.
Alzai le mani divertito in segno di resa e le presi il telefono per inviare la foto al mio: eravamo davvero carini, ma lei era bella. Era l'unica persona che avessi mai conosciuto a essere bella perfino in un autoscatto molto zoomato. La sua pelle era perfetta, neanche un brufolo o un punto nero, e gli occhi erano di un verde brillante che avrebbe potuto facilmente ipnotizzare chiunque.
-Hai ragione. Siamo carini. Ma il caso... è davvero tutto qui?
Annuì, mentre masticava la carne con soddisfazione: a pensarci bene, era anche l'unica ragazza che conoscessi che mangiasse qualcosa che non fosse frutta o verdura con tanta tranquillità.
-Te l'ho detto no?- fece, dopo aver ingoiato -Ho preso decine di informazioni su questo tipo, e non può davvero esserci nulla oltre al tradimento. È tradimento e basta, senza piani di traffico di armi come speravi.
-E ne sei sicura?
Alzò nuovamente gli occhi al cielo e bevve un sorso di sangria, per poi puntarmi l'indice destro contro.
-Non mi fermerei qui se non fossi sicura, ok? So fare il mio lavoro.
-Scusa, io non volevo offenderti è solo che è stato...
-Noioso.
-No. Solo mi aspettavo... altro.
-Lo so Jones.
-Già che ci siamo, perché non ordiniamo una vera cena? È presto e io ho fame.
-D'accordo.
-Davvero?
-Mhm. Il cibo è buono, e non vedo perché no...
-Wow. E senti, posso assisterti anche al caso della Mills?
-No.
-Ma perché... non mi sono annoiato, davvero. Non è stato male.
-Perché ti ho fatto un favore- disse, facendosi seria -Io lavoro da sola, e voglio continuare a farlo. Ti ho permesso di assistere ad un caso, e sinceramente, dopo ciò che hai visto davvero vorresti seguirmi ancora? In un altro caso di tradimento?
Annuii io stavolta, cercando di sostenere il suo sguardo per quanto fosse difficile. Aveva ragione, mi sarei aspettato molto di più, ma non le avevo mentito: non mi ero annoiato. Era stato interessante vederla in azione perfino in un caso come quello, notare piccoli dettagli, piccole cose che la rendevano una grande professionista anche alla sua giovane età.
-Senti, è stato piacevole. Ma, senza offesa, non vedo come potresti essermi utile. Non sei molto attento, e non hai occhio. In più in macchina preferisco avere silenzio, non mi piace parlare di me. Sono abituata così, e non ho intenzione di cambiare idea. Quindi ordiniamo da mangiare, bere, quel che vuoi... ma per quanto riguarda il lavoro finisce qui.
Pur senza essere dura parlò con un tono che mi fece capire che non avrebbe ammesso repliche; decisi quindi di non parlare, per non rovinare quell'inizio di rapporto che sembrava essersi creato tra di noi.
Eppure sapevo che lei sapeva: il caso di Regina Mills al 90% sarebbe stato qualcosa di più che un altro semplice e banale tradimento. L'avevo letto nel suo sguardo nel momento stesso in cui quella donna aveva lasciato il suo ufficio.




















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! :) Come promesso, è arrivato anche il capitolo di questa ff. Il primo caso di Killian insieme ad Emma, che però non è stato esattamente come se l'aspettava. 
Si è trattato in questo caso di un semplice caso di tradimento che è riuscita a risolvere abbastanza in fretta... e in più lui non le ha dato una buona impressione, non è stato abbastanza attento xD
Però hanno avuto modo di conoscersi un pochino, e lei di ricredersi un po' su di lui... 
E ora c'è il caso di Regina, a cui Killian vuole collaborare perché sente che c'è qualcosa sotto, proprio come Emma. Se riuscirà a convincerla o no... si vedrà xD
Come ho detto all'inizio, fatemi sapere se avete postato qualcosa tipo ieri (o qualcosa nei giorni scorsi in caso me lo sia perso, non si sa mai)... perché ero senza internet fino ad ora, e ho visto che ci sono tanti aggiornamenti delle ff che seguo *-*
Il prossimo sarà di nuovo un capitolo dell'altra ff, intanto!
Grazie a tutti quelli che già seguono, recensiscono, e inseriscono nelle categorie questa "cosa" nuova che ho pensato :P Questo capitolo non mi è piaciuto molto com'è venuto, spero di far meglio coi successivi xD
Un abbraccio, a presto :*

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Capitolo 4
*** A little closer with a hug ***


A little closer with a hug












 

EMMA POV

Sorseggiai il mio caffé con calma: quella mattina niente cioccolata calda. Con Jones, inaspettatamente, avevamo fatto le ore piccole; avevamo mangiato e bevuto fino alle 2 del mattino, per rincasare quasi alle 3. Non era stato male in effetti, ci eravamo divertiti e avevamo scherzato, e il tempo era volato senza che ce ne rendessimo conto.
Non avevo smesso di considerarlo un gran pervertito, perché sotto l'effetto dell'alcol aveva continuato a farmi notare quanto quei pantaloni attillati facessero risaltare il mio “bel culetto” come l'aveva definito. Forse, se non fossi stata abbastanza brilla anch'io, sarei riuscita a centrargli la faccia con un gancio destro... ma a parte questo, era stato piacevole: io gli avevo raccontato alcuni dei miei casi più avventurosi, lui aveva raccontato a me della sua collaborazione con la polizia di Los Angeles per la stesura di alcuni romanzi. Non ci eravamo inoltrati sul personale, ed ero felice che fosse stato tutto così leggero: non gliel'avrei detto, ma quella serata mi aveva fatto bene.
E molto bene, nonostante mi sentissi ancora una morta di sonno pur essendo le 11 passate.
-Buongiorno Emma... alla fine sei tornata allora!
Feci un salto e per poco non rovesciai la tazzina di caffè sul divano: cosa ci faceva Ruby in casa?
-Mi hanno spostato il turno a stasera- rispose alla mia domanda tacita e venne a sedermisi accanto -Allora, com'è stato uscire con Killian Jones?
-Eravamo fuori per un caso, Ruby. Non per divertirci.
-No? Mi ha inviato la foto che vi siete fatti... tra parentesi, siete davvero carini!
-Lui ha fatto cosa?! Si è inventato tutto, ok? Abbiamo fatto finta di farci degli autoscatti in modo da riprendere il tipo dietro... poi ce ne siamo fatta una, tanto per.
-Sei tornata tardi però...
Sospirai rassegnata: non c'era proprio verso di nascondere le cose a Ruby, e a maggior ragione se Killian aveva il suo numero e la teneva aggiornata sui miei spostamenti. Dovevo ricordarmi di dirgli di farsi gli affari suoi la prossima volta che l'avessi visto.
Non potendo scappare, raccontai alla mia amica la nostra “avventura” dall'inizio alla fine: dall'appostamento in auto, alla decisione di goderci il cibo del locale che si era rivelato ottimo.
Cercai di evitare di dirle che ci eravamo andati pesante con la sangria, ma ci arrivò da sola e io non riuscii a negare: ovviamente mi rimproverò per aver guidato in quello stato, perché pur avendo due soli anni più di me a volte amava assumere il ruolo della sorella maggiore. Tuttavia la rassicurai del fatto che non avrei guidato se non fossi stata assolutamente certa di riuscire a portarci a casa sani e salvi.
-Però non è molto bravo. Non ha senso che me lo accolli... era sempre distratto, non è adatto a fare questo lavoro.- sentenziai infine, ricordandomi il suo comportamento. Era stato assolutamente normale che fosse andata così, ma avevo captato una certa delusione da parte sua, si era sicuramente aspettato di poter fare di meglio.
-Non sei troppo dura? Magari lo è stato solo perché tu stessa gli hai detto che era un caso da poco... e poi perché era impegnato a guardare te.
-Credi che non lo sappia? Ma te lo posso assicurare, è tutto tuo.
-No, per quanto lo trovi affascinante, passo. Sei tu a piacergli, e non mi metterò tra voi due.
-Dio Ruby, ma mettitici pure quanto ti pare! Non provo alcun interesse per lui te lo garantisco! Un po' è simpatico – non dirgli che te l'ho detto o ti ammazzo – ma non è il mio tipo.- conclusi decisa, incrociando le braccia al petto.
Non ero stupida o cieca, era stato chiaro fin dal primo momento che l'uomo provasse un qualche interesse nei miei confronti, ma non c'era speranza che ricambiassi. Prima o poi si sarebbe messo l'anima in pace e si sarebbe accontentato di essere amici, sempre se lo saremmo mai diventati, ovviamente.
Prima di poterlo dire volevo conoscere su di lui qualche dettaglio in più, e magari leggere il libro che mi aveva regalato avrebbe aiutato.
-Hai comprato il libro di Jones?- fece l'altra indicando il volume poggiato sul tavolino, che avevo preparato per iniziarlo durante quella giornata. Solo in serata sarei andata per la prima occhiata al fidanzato della Mills, dato che era dopo le 18, a sua detta, che spariva per il suo cosiddetto “lavoro”. Più ci pensavo, più mi invadeva la strana sensazione che quello non sarebbe stato un caso come gli altri, ma non riuscivo a spiegarmi il motivo: insomma, le dinamiche erano le stesse di sempre, proprio come col marito della signora Collins. Cercai tuttavia di scacciare quel pensiero, ci sarei tornata quando mi sarei messa al lavoro. Se nel pedinamento avessi notato qualcosa di sospetto, avrei fatto qualche ricerca più approfondita su di lui, magari chiedendo accesso anche ai database della polizia.
-Me l'ha regalato lui.
-Oh, che carino! È autobiografico, comunque... anche se non so quanto. Credo lo troverai interessante in ogni caso.
-Sì? Se lo dici tu... ammetto di essere curiosa. Dalla trama non mi sembra male... anche se l'ha scritto a 15 anni.
-Oh credimi, non si direbbe che l'ha scritto un ragazzino. È davvero magnifico!
-Non credi di lodarlo un po' troppo?
-Lo farai anche tu dopo aver letto. Ha talento e idee, uno stile accattivante... te ne accorgerai.
Scossi le spalle per chiudere lì il discorso; che fosse bravo l'avevo capito, ma addirittura così fantastico e geniale? Avevo qualche dubbio a riguardo. Tuttavia l'avrei giudicato alla fine, sarei stata giusta con lui. Se fosse riuscito a stupirmi in maniera positiva, l'avrei ammesso.
E poi ero curiosa... cosa poteva esserci di autobiografico in un giallo di un ragazzino di soli 15 anni?

 

 

KILLIAN POV

Mi rendevo conto che continuare a riguardare quella foto mi faceva sembrare un adolescente, ma ero solo a casa, e in più non me ne importava.
Se qualcuno l'avesse vista non avrebbe mai detto che fossimo soltanto conoscenti, sembravamo amici ed anche affiatati: se Emma avesse avuto sfortuna nell'investigazione, sicuramente il ruolo di attrice avrebbe fatto a caso suo.
Però la serata non era stata tutta una messa in scena, perché ci eravamo divertiti davvero, alla fine. Ci eravamo ubriacati con la sangria mangiucchiando tapas, e Emma alla fine aveva accettato che offrissi io. In più avevamo chiacchierato molto, e anche se non avevo conosciuto il lato più interiore di lei, avevo sicuramente conosciuto quello avventuroso e amante dell'azione: quella giovane ragazza era determinata e senza paura, ma soprattutto adorava il suo lavoro. Solo sentirne parlare mi aveva riempito di adrenalina, mi aveva fatto desiderare di poter essere con lei prima o poi, a inseguire criminali, lavorare sotto copertura in circostanze pericolose, e infine metterli con le mani nel sacco.
La mia esperienza con la polizia non aveva niente a che vedere con la sua: certo, avevo seguito delle indagini sul campo ma ero sempre stato tenuto a debita distanza nelle situazioni di pericolo. Lei invece, dopo i primi due anni in cui da sola aveva dimostrato il suo valore, aveva firmato con loro un contratto di collaborazione e da allora aveva vissuto nell'adrenalina più spesso di quanto avrebbe mai immaginato. Inoltre era sempre stata la più giovane a lavorare sul campo, i detective del corpo poliziesco con cui aveva lavorato avevano sempre avuto dai 25 anni in su.
Poteva dire quello che voleva, ma una detective giovane, brillante e sexy era assolutamente un ottimo spunto per un romanzo giallo!
Lo squillo del telefono mi fece sobbalzare, e per prenderlo feci cadere la carta dell'hamburger vuota del pranzo da asporto che avevo preso al Mc, non avendo avuto le forze per fare la spesa.
-Fratellino, allora? Ti sei già trovato la ragazza, ed è pure molto carina!- escordì allegro mio fratello, non appena risposi.
-Non è la mia ragazza...
-Perché mi hai mandato la foto allora?
-Non lo so, ero ubriaco. Non so neanche se siamo amici. È un'investigatrice privata e l'ho seguita in un caso...- gli spiegai, tornando a spaparanzarmi comodamente sul divano.
-Wooo, vedi che hai fatto bene a darmi retta e scegliere Manhattan! Non è cosa da tutti i giorni incontrare una detective così carina. Siete andati a letto insieme?
-No! Liam, sta zitto e non dire cazzate. Lei è... non è quel tipo di persona... e poi è fidanzata. E ha 24 anni, sono troppo vecchio per lei.
Sentii l'altro scoppiare in una sonora risata, e sospirai rendendomi conto della cazzata che avevo detto: non era certo l'età ad impedirmi di avvicinarmi a Emma Swan.
-Ok. Quindi ora lavori con lei e potrai tornare a scrivere!
-No... ha accettato di portarmi con sé una sola volta. E ho fatto una figura di merda in un caso semplicissimo... dubito mi permetterà più di seguirla...- borbottai, maledicendomi per l'ennesima volta per come mi ero comportato la sera precedente. E pensare che sarebbe semplicemente bastato fare un po' di attenzione!
-Non ti biasimo fratellino... immagino il tuo sguardo fosse rapito da altro...
Mi conosceva bene, Liam. Era più serio di me, non avrebbe commesso un errore del genere al posto mio, ma mi conosceva fin troppo bene.
-Ma tanto non ho speranze, credo mi odi un po'...
Odiarmi no, ma ero abbastanza certo che mi disprezzasse abbastanza. Raccontai quindi a mio fratello del nostro primo incontro, e della situazione imbarazzante quando aveva bussato per invitarmi a pranzo. Lui rise così tanto che gli venne il singhiozzo, e mi fece promettere di presentargliela quando fosse venuto a trovarmi: con la fortuna che avevo, era possibile che legasse con lui molto più che con me!
-Va bene dai, a parte scherzi... sembra una brava ragazza. Se ti comporti bene potresti anche entrare nelle sue grazie prima o poi. Ti trovi bene, comunque?
-Sì, credo di sì. Non che abbia avuto molto tempo per girare... ma l'appartamento è bello, il quartiere anche, le vicine pure...- aggiunsi apposta: non che non fosse vero, comunque.
D'altra parte, Emma non sembrava interessata a vedermi e sicuramente era occupata nel suo nuovo caso, quindi già nel pomeriggio sarei uscito a fare una passeggiata a piedi o in moto. La macchina mi sarebbe arrivata tra una settimana, ma col traffico di New York potevo anche farne a meno per il momento.
-Beh, quand'è che vieni a trovarmi?- gli domandai infine, tirandomi su e finendo l'ultimo sorso d'acqua.
-Mi dispiace fratellino, ma per qualche mese non posso muovermi... sai, il lavoro. Però a Natale ci sarò senz'altro! Dovrei poter rimanere tre settimane... due minimo.
-Lo sai che Natale è tipo tra mezzo anno, vero?
-Lo so, mi dispiace. Ma tu non hai nulla da fare, puoi venire a trovarmi qualche volta! E anche la zia, che mi ha detto di mandarti i suoi saluti se ti avessi sentito.
-Oh, salutamela anche tu. Ok, vedrò cosa posso fare... magari passerò più avanti. Stammi bene, e non stancarti troppo!
-Tu invece vedi di farti tornare l'inventiva! E se ci sono sviluppi con la bionda voglio essere il primo a saperlo. Ciao!
-Ne dubito, ma ok. A presto!
Misi giù e buttai i residui del pranzo nel cestino: il bello del vivere da solo era che potevo mangiare tranquillamente il cibo da asporto nelle scatole, senza dover sporcare piatti e trovarmi poi costretto a lavarli.
Certo, avrei fatto uno sforzo quando avrei invitato le vicine a pranzo, probabilmente nel week end. Preferivo prima sistemare le ultime cose che dovevano ancora arrivarmi, fare un po' di spesa, e poi rendere la casa adatta ad accogliere ospiti.
Sorrisi solo a pensare come Emma avrebbe discusso con Ruby, mentre quest'ultima tentava di convincerla a non rifiutare l'invito.


 

***
 

 

EMMA POV

Diedi un calcio alla porta frustrata, maledicendo tutti i tassisti per essere andati in sciopero proprio quel giorno. Capivo che la loro fosse una giusta causa, ma anch'io avevo una giusta motivazione per averne bisogno! Gli ultimi tre giorni ero stata così presa dal caso di Daniel Price, che quando avevo dato l'ok a Ruby per prendere in prestito la mia macchina per andare a trovare sua nonna, non ero stata consapevole dello sciopero.
Avrei dovuto prendere la metro: non che mi dispiacesse di solito, era comoda e avevo una fermata a duecento metri da casa, ma per l'occasione un mezzo affollatissimo non sarebbe stato proprio l'ideale.
Valutai quasi di tornare a casa ed andare un altro giorno, ma era una questione che volevo risolvere subito, e rimandare non era proprio il caso.
-Swan, allora sei viva!
-Jones!- esclamai spaventata: ma era colpa sua, non l'avevo visto arrivare! Lo squadrai da capo a piedi quando salì gli ultimi due gradini; era in jeans e t-shirt blu di Superman, ed aveva le mani occupate da due grosse buste della Whole Foods Market.
-Sei andato a fare la spesa.
-Già, e tu dove vai di bello? Ancora in giro per il caso? Ruby mi ha detto che sei stata presissima, tra ricerche e pedinamenti...
-E' vero. Ma no, stamattina mi tocca prendermi una pausa...
-Non è un semplice caso di tradimento, vero? O l'avresti già risolto.
-Forse...- decisi di rimanere sul vago, nonostante avessi fatto scoperte abbastanza interessanti sul signor Price. Ma non avevo motivo di parlarne con lo scrittore, era il mio lavoro e non mi sembrava il caso di divulgare informazioni col primo che capita.
Poi mi venne l'illuminazione: Whole Foods era a più di 2 chilometri da casa, ed era impossibile che con quelle buste avesse fatto tutta la strada a piedi... e in più non era neanche il tipo da mezzi di trasporto.
-Se ti aiuto a sistemare la spesa me lo dai un passaggio?- gli domandai, sperando avrebbe accettato nonostante non fossi stata il massimo della simpatia con lui. Ma mi avrebbe fatto davvero, davvero comodo un passaggio, altrimenti non gliel'avrei neanche chiesto.
-Chi ti dice che io abbia il mezzo per farlo?
-Eddai. Non farti pregare, ti pago la benzina il doppio se vuoi.
-Lascia perdere la benzina... vieni, scusa se c'è un po' di disordine ma mi sono arrivate le ultime cose della vecchia casa e non ho ancora avuto modo...
Scrollai le spalle e presi una delle buste, per permettergli di aprire la porta: non mi importava che fosse disordinato, se mai avesse visto camera mia si sarebbe reso conto che io e l'ordine avevamo smesso di essere amici da molto tempo.
Lo seguii quindi in casa e mi guardai intorno, ma mi portò direttamente in cucina quindi non ebbi del tutto modo di ammirare il lusso dell'appartamento.
Io pensai alle cose da sistemare nel frigorifero, lui a riporre il resto negli scaffali. Dovetti ammettere che si era dato un gran da fare, soprattutto aveva fatto una grande scorta di alcol... tutta quella roba, per una persona sola, probabilmente avrebbe potuto durare un mese!
-Finito... grazie per l'aiuto. Te lo sei meritato il passaggio! Vuoi qualcosa da bere? O da mangiare...
-No, no. Davvero, solo quel passaggio. Ho un po' di fretta.- gli spiegai guardando l'orologio, mentre già uscivo di casa seguita a ruota da lui.
Essendo l'ascensore occupato decisi di fare le scale, un po' di movimento non faceva mai male dato che avevo passato gli ultimi giorni perlopiù al computer e in macchina.
Avevo bisogno di un po' di adrenalina, ma non c'era ancora stata occasione... quel Daniel sapeva come comportarsi per non sembrare sospetto, anche se era proprio questo il motivo che mi aveva convinta che ci fosse qualcosa in più: era troppo attento.
-Dov'è che andiamo, Swan?- mi domandò Killian, una volta usciti dal palazzo.
-In ospedale.
-Cosa? Stai male? Perché non me l'hai detto subito?- fece allarmato, studiandomi come stesse cercando un osso sporgente o qualcosa del genere.
-Rilassati, sto benissimo! Devo solo fare una cosa!- lo rassicurai divertita, mentre mi guardavo intorno cercando di capire quale potesse essere la sua macchina. Se fossi stata male avrei decisamente chiesto un passaggio a qualcun altro.
-Posso sapere cosa? Insomma, dobbiamo andare in moto e non so se va bene...
-In moto?- feci perplessa, restando a bocca aperta: e io che avevo dato per scontato avesse un'auto!
-Sì. La macchina mi arriva Lunedì.
Mi feci un attimo pensierosa scrutando la moto che mi aveva appena indicato, una bellissima e lucente Suzuki nera, che non poteva avere più di un anno o due. Forse in macchina mi sarei sentita più sicura, ma era pur sempre meglio di niente, e speravo sarebbe stato attento.
-Va bene la moto, non è un problema. Basta che non mi fai ammazzare.
-Non potrei mai- sorrise, e tirò fuori due caschi porgendomene uno, che indossai. Lasciai che si mettesse a sedere lui per primo, poi presi posto dietro e mi aggrappai alla sua vita: dovetti ammettere che sfrecciare su una moto era il mio sogno da quando avevo 16 anni, ma non ne avevo mai avuto l'occasione essendomi potuta permettere soltanto un motorino.
-Tieniti forte tesoro, anche se cercherò di andare piano. Puoi dirmi che devi fare in ospedale?
-No. Comunque puoi pure non andare troppo piano, non ho mica paura. Voglio solo arrivare a casa viva e vegeta, perché stasera devo tornare sul caso.
-Se stasera puoi lavorare vuol dire che non è nulla di serio... bene- fece partendo, ed istintivamente aderii meglio contro di lui e rafforzai la stretta: gli addominali erano duri e sodi proprio come lo erano sembrati quando l'avevo visto praticamente nudo.
Pensai che un pochino mi era mancato: non perché mi piacesse, ma perché con lui mi ero divertita, mentre da sola mi ero annoiata abbastanza. Ma nonostante questo non potevo prenderlo con me, e non volevo farlo per due motivi: primo, non era all'altezza, non mi sarebbe stato d'aiuto, piuttosto ero quasi sicura che sarebbe finito per starmi tra i piedi e intralciarmi. Secondo, la mia voglia di metterlo in pericolo era diminuita ancora di più dopo aver letto del bambino di 12 anni che aveva assistito mentre sua madre veniva violentata e poi brutalmente uccisa. Pur avendo deciso di parlargli del libro una volta finito, ciò non mi impediva di provare una gran pena per lui: ero davvero, davvero preoccupata che quella parte fosse completamente autobiografica. Altrimenti, come avrebbe fatto un ragazzino di 15 anni a descrivere una scena tanto cruenta?
-Emma, stai bene? Se vuoi rallento...
-Cosa?- mi riscossi, e in quel momento mi resi conto di essermi stretta a lui un po' troppo forte, quindi alleggerii la presa.
-Scusa... tutto ok. Ero sovrappensiero.
Non stava andando lento, ma neanche troppo veloce perché avessi paura: sorprendentemente aveva una guida attenta e pulita, e non sfrecciava come i motociclisti spericolati tra una macchina e l'altra, facendo venire la tachicardia alla gente.

 

KILLIAN POV

Lasciai la moto nel parcheggio dell'ospedale per sicurezza: dopotutto era piuttosto vistosa, e non volevo correre il rischio che mi venisse rubata.
Emma smontò agilmente, ma riuscii a leggere ugualmente nei suoi occhi un filo di preoccupazione: era chiaro che non fosse lì per nulla di serio, ma pur qualcosa doveva esserci sotto se non voleva parlarmene.
-Posso accompagnarti dentro?
-Se ti va. Poi... ti sarei grata se fra tre ore potessi tornare a prendermi. Altrimenti non c'è problema, prenderò la metro.
-No, assolutamente no. Verrò io... ma Emma, sei davvero sicura che vada tutto bene? Se hai bisogno di compagnia, rimango...
-Grazie Killian, ma te lo ripeto per l'ennesima volta. Io sto benissimo, non sono malata e niente! Devo solo fare una cosa di cui preferirei non parlarti, d'accordo? Se non ti va bene te l'ho detto, posso prendere la metro.- fece tornando al solito tono duro e impassibile, e seppi che avrei potuto insistere quanto volevo, ma non avrebbe aperto bocca.
-Mi arrendo. Verrò a prenderti alle 13 allora, giusto?- alzai le mani in segno di resa, e quella sembrò apprezzare.
-Giusto. Grazie, sul serio! Non mi va di scocciarti, è che ho prestato la macchina a Ruby e mi sono scordata dello sciopero dei tassisti... sono troppo presa da quel caso, spero di chiuderlo entro oggi così avrò un po' di tregua!
-Te lo auguro, tesoro. Beh, entro o ti lascio qui?
-Lasciami pure qui, grazie ancora. Comunque, sul “tesoro” ti sei già scordato cosa abbiamo detto?- alzò un sopracciglio, e incrociò le braccia davanti al petto: il suo momento-fragilità era decisamente giunto al termine.
-Scusa dolcezza, cercherò di...
-Jones! Vuoi che ti dia un pugno? Tanto siamo già in ospedale, non sarà un problema se ti toccherà rifarti il naso!- esclamò esasperata e mi puntò un dito nel petto, guardandomi con aria minacciosa. Era proprio carina così, l'avrei abbracciata se non avessi avuto paura che decidesse davvero di darmi quel pugno.
-A dopo allora. Tu starai bene, vero?
-Oddio, ti ho già detto di sì! A dopo... e ti consiglio un pisolino, hai due occhiaie peggiori delle mie!
-Ma sono dannatamente affascinante lo stesso. Ciao Swan, ci si vede più tardi!- la salutai dandole una pacca sulla spalla, e sorrisi vedendola alzare gli occhi al cielo mentre entrava: forse ciò che doveva fare era legato al caso, e mi teneva all'oscuro per quel motivo. Chissà, avrebbe potuto trattarsi di vendita di medicinali illeciti, o forse erano ricoverati pazienti legati al fidanzato della Mills... ma non avevo modo di scoprirlo, non avevo un punto di partenza in quel momento.
Decisi quindi di non tornare a casa, ma di fare un giro nei dintorni e magari anche pranzare tra un paio d'ore, e prendere qualcosa per Emma. L'avrei portata volentieri in un ristorante, ma non ero certo che avrebbe accettato, quindi la soluzione migliore sarebbe stata offrirle qualcosa che avrebbe potuto mangiare a casa con calma... e con un po' di fortuna, mi avrebbe invitato.
Nei giorni precedenti avevo temuto mi evitasse di proposito, ma nel momento in cui l'avevo vista sulla soglia di casa avevo capito che non era così: nella sua espressione avevo letto una grande stanchezza, e mi era risultato evidente che quel caso stesse risucchiando tutte le sue energie. Avrei pagato oro perché mi coinvolgesse, perché qualcosa mi diceva che quando sarebbe arrivata la svolta, sarebbe stata piuttosto grossa.
In ogni caso, ero sempre più convinto che Emma mi piacesse: e non come potenziale ragazza, ma proprio come persona. Non puntavo a far colpo su di lei, puntavo piuttosto a piacerle anch'io come persona: sarebbe stato bello se fosse arrivata a considerarmi un amico, qualcuno con cui potersi confidare e con cui parlare liberamente. Era una donna – perché chiamarla ragazza nonostante l'età non mi sembrava adeguato – molto simpatica e intelligente, con cui ero certo avrei potuto intrattenere ottime chiacchierate, dalle più serie alle più stupide. Che fosse molto bella non guastava, certo, ma non era al suo corpo che puntavo... e forse era la prima volta che desideravo essere amico di una ragazza che era anche il mio tipo.
Sospirai chiedendomi quanto tempo ci avrebbe messo per vedermi come qualcuno di cui potersi fidare, e mi fermai ad un chioschetto a prendere un gelato e allietare la mia prima vera passeggiata in giro per New York. Ci ero stato in passato, ma solo per le presentazioni dei libri, quindi non avevo mai avuto il tempo di girare liberamente: e in quel momento, Central Park sembrava la destinazione ideale!
 

Erano le 13.23, ed essendo un po' preoccupato avevo deciso di entrare in ospedale a cercare Emma o chiedere di lei, dato che non si era ancora vista. Mi ero dimenticato di chiederle il numero di telefono, e probabilmente Ruby era occupata perché le avevo scritto un messaggio chiedendolo a lei, ma non mi aveva risposto.
-Salve, posso aiutarla?
Mi girai, ritrovandomi davanti un'infermiera giovanissima, forse perfino più giovane di Emma.
-Sì, grazie... sto aspettando la signorina Emma Swan. Mi aveva detto di venire all'1 ma...
-Mi lasci controllare- sorrise e iniziò a smanettare con un tablet, in cui probabilmente c'era segnato di tutto e di più.
-Secondo piano, stanza 102. La accompagno io, mi segua.
Annuii e seguii la ragazzina sulle scale, chiedendomi chi potesse esserci in quella sala da richiedere così tanta attenzione da parte della mia vicina.
Arrivati al secondo piano percorremmo tutto il corridoio fino ad arrivare in fondo, e l'infermiera mi fece cenno di accomodarmi su una delle sedie lì davanti.
-Lo so che probabilmente le avrà detto di voler rimanere da sola... ma... sa, io avrei voluto il mio ragazzo vicino, in questa situazione.- commentò, guardando prima la porta e poi me, con un velo di tristezza.
-Sarà anche volontario, ma è pur sempre un aborto...
-Un cosa?!- esclamai saltando in piedi e spalancando gli occhi, spaventando la giovane che istintivamente si ritirò indietro di qualche passo.
-Co... lei non... non lo...?
-Io non sono il suo ragazzo. Sono un... amico. Le ho dato un passaggio ma... non... non mi aveva detto niente... io... cosa. Un aborto?
-S...sì ma... io... la prego, non dica che gliel'ho detto io, mi caccerebbero! Non avrei dovuto dirglielo, è solo che credevo fosse il suo fidanzato e sapesse, quindi io non ci ho pensato e...
La fermai con un gesto della mano, ed annuii serio per farle capire che non avrei parlato: la poverina era quasi in lacrime, e io non avevo alcun motivo per farla licenziare. Era giovane e inesperta, avrebbe avuto tempo per imparare... ed in più le ero riconoscente, perché se non avesse detto nulla non avrei mai saputo cosa stesse facendo Emma, probabilmente.
Un aborto.
Era una possibilità che non avevo neanche lontanamente preso in considerazione: quando mi aveva assicurato di stare bene, avevo dato per scontato che si trattasse del caso e non di lei... e invece no. Mi aveva confuso alla grande.
Ringraziai la ragazza e la lasciai andare, poi iniziai a girare nervosamente in cerchio, a braccia incrociate. Cosa avrei dovuto dirle? La verità? Che avevo saputo cosa aveva fatto? Così però si sarebbe arrabbiata, e non volevo incasinare le cose proprio ora che si era riavvicinata un po' a me. Ma in questo caso, avrei dovuto mentirle. Era giusto? E soprattutto, sarei riuscito a far finta di niente?
Tuttavia quando la porta si aprì smisi di pensare, la mia mente si azzerò, e l'unica cosa che l'istinto mi lasciò fare quando la vidi uscire da lì fu abbracciarla. Stringerla forte tra le mie braccia, pur non sapendo come si sentisse. Magari stava bene, forse non le importava... ma avevo sentito la necessità fisica di darle un abbraccio, nel remoto caso fosse ciò di cui aveva bisogno.
Inaspettatamente, dopo vari interminabili istanti, Emma ricambiò la stretta, e poggiò la testa sulla mia spalla.
-Stasera alle 21, anche se temo sarà di nuovo noioso. Sempre se ti va...- disse, in un sussurro vicino al mio orecchio.


















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Scusate se ci ho messo un po' più del previsto... ma spero che il capitolo vi piaccia, ultimamente non sono molto convinta/contenta di quello che scrivo ._.
Comunque, Emma ha avuto la sua chiacchierata con Ruby su Killial, e quest'ultimo con suo fratello... che fa il tipo per loro due, e dava per scontato fossero almeno stati a letto insieme xD 
Dopo tre giorni in cui Emma è stata del tutto assorta dal caso, i due si sono rincontrati per caso sulle scale... ed è stata un po' una fortuna per entrambi. Per lui perché voleva rivederla, per lei perché aveva bisogno di un passaggio... e hanno anche avuto modo di fare una chiacchierata tranquilla e piacevole. E Emma è stata anche costretta a tenersi stretta a lui...
Sul finale, non odiatemi... in fondo il bambino era di Walsh, e non sarebbe stato proprio il caso u.u Lei è convinta di ciò che ha fatto, ma Killian quando l'ha saputo non ha saputo resistere e le ha dato un abbraccio, che alla fine ha ricambiato.
E gli ha anche offerto di seguirla nel caso di Regina, come volevate :P Il prossimo capitolo sarà in gran parte incentrato su quello... l'ho quasi finito, quindi non dovrei metterci troppo. Quindi, questa volta posterò prima un altro di questa, e poi dell'altra.
Un abbraccio, grazie davvero a chi segue, recensisce ecc :* I commenti mi aiutano anche ad integrare le idee xD

P.S. Mi dispiace davvero se a volte riposto il capitolo 2 volte, ma il problema codici per ora persiste -.- Boh, spero durerà poco perché è piuttosto scocciante.
P.P.S. La puntata. Le puntate. Le teorie che ho letto su tumblr sulla 5B e che spero siano sbagliate... insomma, un misto di momenti felici a Camelot, e tanto angst in tutto il resto... che sofferenza, vogliono ucciderci ç_ç

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Capitolo 5
*** A shot, a kiss, and three shots ***


Edit: Dopo che gli ultimi capitoli non hanno avuto problemi, credevo che il dramma-codici fosse sparito... invece no <_< quanto posso essere sfigata?!



A shot, a kiss, and three shots














KILLIAN POV

Non seppi dire quanto durò l'abbraccio, ma quando ci staccammo intorno a noi non c'era più nessuno.
La guardai negli occhi per cercare di capire come si sentisse, ma al contrario di ciò che avevo pensato, non stava piangendo. Era addirittura tranquilla... e un po' imbarazzata.
-Vuoi venire o no, quindi? Non te lo chiederò un'altra volta.
Annuii e feci per darle un altro abbraccio, ma quella mi bloccò portando una mano avanti e poggiandomela sul petto.
-Ti chiederei per cos'era quell'abbraccio, ma tanto ho capito che sai tutto. Chi te l'ha detto?
Scossi le spalle non sapendo cosa dire: non sembrava arrabbiata, ma se fosse stata solo una maschera, se le avessi detto chi mi aveva svelato il suo “segreto”, per la povera infermiera sarebbe potuta finire molto male.
-Non importa. Ma piuttosto, perché sei venuta da sola? Il tuo fidanzato?
-Non sa niente e così deve rimanere. Ora andiamo.- tagliò corto e mi prese per un braccio, evitando accuratamente l'ascensore e tirandomi giù per le scale. Era chiaro che non volesse parlarne, ma non il motivo per cui aveva deciso di fare completamente sola una cosa del genere. Sul primo punto potevo anche capirla, ma perché non parlarne col ragazzo? Anche se lo nascondeva, almeno un po' doveva starci male, era naturale; e se anche fosse stata solo una sua decisione, se l'uomo l'avesse amata l'avrebbe capita e le sarebbe stato vicino.
-Sei... davvero certa che la moto vada bene dopo una cosa del genere?- le domandai preoccupato, una volta fuori. Se solo mi avesse detto la verità, avrei noleggiato una macchina a ore senza problemi.
-Non essere sciocco, ho solo preso delle pillole. Ero al primo mese, l'ho scoperto per caso perché ho fatto le analisi del sangue. Le faccio regolarmente per via del lavoro... ed è uscita fuori questa cosa- mi spiegò con naturalezza, poi mi prese di mano il casco e se lo infilò.
Annuii, ma rimasi comunque in silenzio limitandomi sedermi sulla moto, e diedi il tempo a lei di sistemarsi: non ero un esperto in fatto di aborti, ma era impossibile non avessero alcuna conseguenza fisica, e soprattutto psicologica. Dovevo fare in modo che parlasse e si sfogasse, ero l'unico con cui poteva farlo dato che nessun altro ne era a conoscenza.
-Parti o no?
-Certo, se sei pronta andiamo.
Non appena la donna allora mi strinse le braccia in vita partii, cercando di non avere pensieri inopportuni: già all'andata il suo corpo aderente contro mio aveva fatto sì che fossi scosso dai brividi, dei quali per fortuna non si era accorta. Com'era possibile che quella ragazza mi suscitasse emozioni del genere senza neanche conoscerla davvero? Avrei decisamente dovuto imparare a controllarmi.
Inizialmente guidai più lentamente rispetto all'andata, ma dopo aver ricevuto un paio di calci da parte sua fui costretto ad accelerare prima di venire preso anche a insulti.
Sembrava rilassata, potevo percepirlo dal respiro sul mio collo, e la testa adagiata con naturalezza sulla mia spalla. Avevo portato più volte delle ragazze in moto, ma non era mai stato così piacevole: quasi mi dispiacque quando arrivammo in garage e dovemmo scendere dal veicolo.
-Beh, grazie Jones. Ti devo un favore.
-Oh credimi, mi accontento di seguirti nel caso. Non pensavo me l'avresti mai chiesto...
-Già, neanch'io. Ma non aspettarti chissà cosa... sono tre giorni che per poco non mi addormento in macchina.- mi avvertì sbadigliando e stropicciandosi gli occhi.
-Almeno in due ci faremo compagnia. Ti ho preso degli involtini e del sushi comunque... ti va di venire a mangiare da me?
-Grazie... è solo che preferirei mangiare e poi dormire un paio d'ore, sono stanca morta. Quanto ti devo?
-Avanti, non mi devi niente. D'accordo... ma sei sicura di star bene?
-Sì. Potrei avere qualche crampo, ma prenderò qualche antidolorifico e sono a posto.
-Forse stasera dovresti riposarti e riprendere domani, no?
-No. Il tipo ha una prenotazione in un locale nel Bronx e credo valga la pena andarci. Risolto il caso e ricevuti i 3000 bigliettoni, potrò andarmene in letargo anche per 48 ore!
Annuii, capendo che insistere non sarebbe servito a niente: Emma Swan era testarda, e almeno quella qualità gliela potevo attribuire al 100%. Forse avrei dovuto farmi anch'io una lista in cui segnarmi gli aggettivi per descriverla, e non solo mentalmente: dovevo tirare fuori qualche quadernino o comprarne uno.
-Bene... eccoci. Come dovrei vestirmi per stasera?
-In pelle andrà bene. Pantalone, giacca... e poi magari una camicia bianca. Non devi sembrare un riccone insomma, la zona in cui andremo è abbastanza malfamata... e il locale non è per signorotti.
-Va bene. Tu come ti vestirai?
-Sorpresa. Grazie ancora per il passaggio e il pranzo... ci vediamo alle 21 e...
-“E non fare tardi!”- conclusi al posto suo con un sorriso, e in risposta alzò gli occhi al cielo divertita.
Non era particolarmente bella l'occasione per cui mi aveva cercato, non per lei, ma almeno era servita ad avvicinarci un po': non mi aveva chiamato “maniaco” o “pervertito” neanche una volta durante quella mattinata, ed era davvero un record.
Dopo averla vista chiudere la porta di casa con in mano la busta del pranzo che le avevo lasciato, rientrai anch'io nella mia con l'umore a mille.
Forse, se tutto fosse andato per il meglio, a fine serata avremmo parlato davanti ad un paio di drink e lei si sarebbe sfogata con me. Tuttavia, se anche non l'avesse fatto, sarei comunque stato felice di passare un'altra sera su un caso... che avrebbe potuto essere divertente se ci fossero stati sviluppi.


 

***


 

EMMA POV

Non riuscivo a smettere di chiedermi come mi fosse saltato in mente di chiedere a Jones di venire con me. Ormai era praticamente certo che ci fosse sotto qualcosa di losco, ed io per un assurdo e momentaneo bisogno d'affetto o chissà cosa, avevo deciso di consentirgli di mettersi in pericolo.
Il problema era stato quell'abbraccio caldo, di cui avevo capito di avere bisogno solo nel momento in cui me l'avevo ricevuto; in quella stanza mi ero sentita sola e annoiata, pur avendo il cellulare su cui avevo continuato a fare ricerche sul fidanzato della Mills, e quando Killian mi aveva stretta mi ero sentita subito ed inspiegabilmente meglio. Non che fossi pentita della mia decisione, l'avevo presa nel momento stesso in cui avevo saputo di essere incinta... ma l'azione in sé mi aveva fatto sentire strana.
Decisi comunque di smettere di pensarci, per quanto potesse sembrare una scelta crudele, era giusta: dunque tornai a truccarmi.
Era da diversi mesi che non mi capitava di dover mettere piede in un locale del Bronx, ed ora saremmo dovuti andare alla “Oze Tavern”, tra il sud del distretto e Harlem... di certo non il mio quartiere serale preferito. Tre volte avevo rischiato di essere rapinata e probabilmente anche stuprata da delle bande di ragazzoni enormi, solo che la pistola aveva fatto paura anche a loro, e soprattutto la mia nonchalance nel puntargliela contro.
Una volta finito diedi un'occhiata veloce nello specchio: tubino di pelle nero, stivali lunghi col tacco a tronchetto, capelli sciolti e matita nera e mascara formavano il look ideale per una serata alla Oze: saremmo passati inosservati considerando che fosse piuttosto comune nei locali della zona... sperai solo si fosse impegnato anche Jones.
Quando suonò alla porta afferrai la borsa e corsi fuori, rimanendo piacevolmente sorpresa: mi aveva dato retta, e ai pantaloni e la giacca di pelle aveva aggiunto delle scarpe dello stesso colore, ed una camicia abbastanza sbottonata.
-Wow, il famoso scrittore in versione gangster! Credo dovrò farti una foto!- esordii squadrandolo, mentre lui faceva lo stesso con me.
-Tu invece consideri già un pervertito... quindi non ci perdo niente se ti dico che così sei una bomba. Molto sexy Swan!- commentò alzando un sopracciglio, e mi porse il braccio perché glielo afferrassi.
Decisi di non replicare e sorrisi divertita, quindi scendemmo a prendere la mia macchina che Ruby aveva riportato in tempo. Avevo valutato di chiedergli di prendere la moto, ma avrebbe finito per essere rubata, quindi avevo deciso che la mia semplice Fiat nera sarebbe stata migliore.
-Come ti senti?- mi domandò una volta giù, costringendomi a guardarlo negli occhi: dall'espressione sembrava essere davvero in pensiero per me. Eppure neanche mi conosceva.
-Sto bene. Ho preso tipo tre pastiglie di antidolorifico, non avrò problemi.
-A parte quello?
-Anche a parte quello. Sto bene!- esclamai, iniziando a spazientirmi: non aveva capito che non avevo la minima voglia di parlarne?
-Non l'ho detto a nessuno proprio perché non volevo essere giudicata! D'accordo? Quindi smettila di chiedermi come mi sento... non mi sento in colpa, mi dispiace!- conclusi con esasperazione, e spensi l'allarme della macchina facendogli cenno di entrare. Era vero, non mi sentivo colpa per ciò che avevo fatto: forse ero una brutta persona, ma non potevo farci nulla. Era così e basta.
-Non ti stavo giudicando. Volevo solo assicurarmi che stessi bene...- sussurrò mortificato, e prese posto accanto al sedile del guidatore lasciando che lo raggiungessi e accendessi l'auto.
Aprii il finestrino e partii, sperando che l'aria serale mi avrebbe aiutata a calmarmi: forse avevo avuto una reazione eccessiva, lui non aveva colpa del mio stress. Un po' era per il caso, un po' perché prima di prendere l'antidolorifico avevo avuto delle fitte piuttosto fastidiose ed avevo dormito meno di quanto avrei voluto. Ma in fondo, Killian non aveva colpa di tutto ciò, ed in un certo senso era dolce che si preoccupasse per una persona che l'aveva trattato piuttosto male fin dal primo momento.
-Scusami...- sussurrai quindi, quando ci fermammo al semaforo -Sei carino con me, e io continuo a urlarti contro. Mi dispiace.
-Non ti preoccupare... non mi sono offeso. Ti capisco, e soprattutto ti sono grato per avermi lasciato venire, dopo che l'ultima volta sono stato un fiasco.
-Lo sei stato.- confermai -Ma non ti biasimo, non sei abituato. Oggi ti chiedo solo di stare attento... e non intendo al caso in sé. Attento a te stesso, perché... non lo so. Potrebbe essere pericoloso. Se succede qualcosa farai ciò che ti dirò. Ok?
-Ok. Non ho paura comunque, sarò con la migliore detective di New York!


Ancora una volta permisi a Jones di fare il cavaliere, e non protestai troppo quando insistette nel pagare l'ingresso a entrambi.
Il locale comunque non era male all'interno, nonostante la zona: le luci erano soffuse, ma illuminavano l'ambiente quanto bastava per potervi mangiare, bere, e ballare per chi avesse voluto. Ci si poteva sedere al banco oppure su comodi divanetti e poltrone davanti a dei tavolini: essendo ancora presto avremmo anche potuto cenare, la prenotazione del privé di Price era solamente per mezzanotte... mossa astuta, essendo quella l'ora in cui il locale iniziava a riempirsi veramente, ma avevo la sensazione che per destare meno sospetti sarebbe arrivato a mangiare prima, alla luce del sole.
-Ora che si fa Emma? È arrivato?- mi domandò prontamente Jones, guardandosi intorno: inevitabilmente sorrisi, sembrava proprio deciso a rifarsi dopo l'ultima volta.
-No, e potrebbe pure non arrivare prima di mezzanotte... ma non si sa mai. Prendiamo da bere?
-D'accordo. Magari anche da mangiare, avrai fame...
-Col cavolo, solo un'insalata viene 20 dollari, guarda! Se tu hai fame fai pure...
-Avanti, offro io.
-No. Mi prendo un cocktail e basta...- dissi decisa, e mi sedetti al bancone facendogli cenno di raggiungermi, cosa che fece per poi cingermi le spalle.
-Non credo ti faccia bene bere ora, tesoro.
-Questi sono affari miei. E comunque ne prenderò solo uno... non voglio essere ubriaca in caso debba inseguire qualcuno.- gli spiegai, e chiamai il barman perché venisse a servirci. Per lo stesso motivo avevo indossato gli stivali col tronchetto; correre in tacchi a spillo sarebbe potuto risultare un fastidioso problema.
L'uomo prese un Malibù Rum col mango, io lo stesso ma all'ananas: nessuno dei due ordinò da mangiare, forse lui lo fece per solidarietà, ma spendere 20 dollari per un'insalata o 40 per qualcosa di decente mi sembrava ridicolo. In più non avevo molta fame, mi sarei accontentata degli stuzzichini che ci avrebbero dato con le bibite.
-Wow... ok, la zona non sarà il massimo, ma questo cocktail è incredibile!- esordì Jones subito dopo averlo assaggiato: e non aveva tutti i torti, era davvero buono.
-Non dovessi lavorare, credo mi ubriacherei alla grande solo per poter assaggiare tutto...- confermai io, e sgranocchiai un paio di noccioline prima di prendere un altro sorso. Avrei anche potuto ordinarmi un secondo bicchiere, ma la bevanda era più forte del solito Malibù a cui ero abituata, quindi non ero sicura di riuscire a rimanere concentrata se l'avessi fatto.
-Un giorno potrei portartici... Ehi, guarda Swan. Non è quello della foto?
Mi voltai per individuare la persona che Killian mi stava indicando con lo sguardo, e rimasi davvero sorpresa: era Daniel Price, sul lato opposto del bancone, e l'uomo l'aveva adocchiato prima di me!
-Il tuo occhio migliora con l'alcol. Cerchiamo di non perderlo di vista, d'accordo?
Annuì serio, e per un attimo pensai che forse non avevo poi fatto malissimo ad averlo trascinato con me... oppure era stato un colpo di fortuna e sarebbe tornato ad essere il solito pasticcione. In fondo più volte l'avevo sorpreso a guardarmi le gambe, solo che non gli avevo detto niente perché in fondo era colpa mia: sapevo bene che quell'abbigliamento era provocante, e non me ne vergognavo.
Come immaginai l'uomo ordinò da mangiare, infatti un cameriere gli portò un piatto con del riso, e una bottiglia di vino: ciò che non mi sarei aspettata, invece, era che a raggiungerlo sarebbe stato un uomo sulla quarantina, al posto di qualche bella ragazza. Avrei potuto davvero pensare che non stesse mentendo alla Mills e che fosse lì per lavoro, se il nuovo arrivato non avesse avuto un'aria decisamente losca.
-C'è qualcosa che non va. Quell'altro mi pare un tossico...- sussurrai, continuando a tenere sotto controllo i due con la coda dell'occhio: mancava un'oretta alla mezzanotte, ma non era detto che non avrebbero potuto prendere i piatti e portarseli nel privé se fosse stato già libero.
-Dici che potrebbe avere a che fare con la droga?
-Esatto Jones, sei perspicace stasera. Non posso esserne sicura, ma... di solito il mio istinto non sbaglia.
Mi guardai intorno, e constatai che ci fosse abbastanza gente da poterci avvicinare ai due sospettati senza destar loro nell'occhio: finii d'un fiato il contenuto rimasto nel mio bicchiere, ed afferrai Killian per mano facendogli cenno di seguirmi.
-Ma aspetta. Prima avevi una protesi?- gli domandai, notando per caso che dalla manica opposta non usciva nulla. Eppure aveva guidato una moto, ed ero abbastanza certa che con una sola mano non avrebbe potuto.
-Sì. Non te n'eri accorta?
Scossi la testa: -Non ricordavo neanche più che ti mancasse una mano.
-E' bello sentir dire una cosa del genere. La gente di solito ci fa sempre caso e...
-A me non importa- feci seria, e mi voltai a guardarlo trovandolo con le labbra strette ed un'espressione indecifrabile... un po' triste, forse.
-Davvero Jones, se riesci a fare tutto, chi se ne frega se hai una mano, due, o tre?
-Avanti, ora non esageriamo- scoppiò a ridere, e ne fui felice perché il mio intento era stato proprio quello. Poteva non essere nessuno per me, ma avevo sempre odiato la gente che giudicava sempre, senza sapere proprio niente. La gente che vedeva diversità, in ogni piccola cosa: mi chiesi quante volte gli fosse stato chiesto come stesse solo per via di una mano in meno, e quanto frustrante dovesse essere ogni volta per lui.
Gli diedi una pacca sulla spalla e gli feci cenno di seguirmi: fingendo di chiacchierare, ci sistemammo a un paio di metri dietro Price e il suo compare: i due mangiavano e parlavano piano, ma non avevo idea di come fare per riuscire ad avvicinarci ancora, senza che fosse strano.
E poi l'illuminazione.
-Baciami.- sussurrai, guardando negli occhi il mio accompagnatore, che si fece estremamente confuso.
-Cosa?
-Sai baciare una donna?! Baciami! Ora.
Vedendo che non reagiva, sospirai esasperata e lo afferrai per il colletto della giacca e lo baciai con trasporto: per un attimo lo vidi rimanere con gli occhi spalancati per la sorpresa, poi però li socchiuse e ricambiò allo stesso modo.
Dovetti ammettere che fosse un bravo baciatore, sembrava proprio saperci fare con la bocca così come con la lingua. Istintivamente chiusi gli occhi, e per qualche istante decisi di godermi quel bacio mentre le mani dell'uomo andavano a finire sul mio fondoschiena.
-Avviciniamoci verso quei due... se sembriamo impegnati a pomiciare non si accorgeranno mai di noi...- sussurrai poi, aprendo gli occhi. L'uomo che sembrò riscuotersi annuì, quindi potei tornare sulle sue labbra facendo qualche passo verso i due, e cercando di concentrarmi sul loro labiale, e sperando di cogliere anche qualche parola.
Allo stesso tempo comunque feci il possibile per non farmi notare, e continuai a ricambiare i baci passando le mani sulla schiena dell'uomo, dall'alto verso il basso e viceversa.
Furono poche le parole che riuscii a captare, ma furono sufficienti a convincermi a trovare un modo per seguirli nel privé: “carico”, “trasporto”, “attenzione” e “discrezione”.
-Killian, ho bisogno che prenoti un privé...- sussurrai sulle sue labbra, staccandomi leggermente; -Ti rimborso, ma non ho portato con me abbastanza soldi ora.
-Nessun problema- annuì -Se abbiamo accesso al corridoio dei privé potremo avvicinarci al loro...
-Col bacio ti ho trasmesso anche un po' d'intelligenza, bene...- sorrisi, e gliene diedi un altro a stampo lasciandolo stupefatto, prima di trascinarlo a prenotare una saletta. Se non altro mi ero scelta un bravo baciatore, non uno sfigato che avrebbe solo finito per farmi vomitare... in fin dei conti, era stato piuttosto divertente.
Dopo aver discusso un po' e offerto 300 dollari al posto di 150 per una saletta, il barman ci consegnò le chiavi ricordandoci di aspettare la mezzanotte: qualcuno ne sarebbe stato privato per colpa nostra, ma era per una buona causa anche se ovviamente all'uomo avevamo fatto credere di averne bisogno solo per fare del buono e sano sesso.

 

-Shh fa' piano. Ho i tacchi e faccio meno rumore di te!- sussurrai guardando male Jones; eravamo appena sgattaiolati fuori dal nostro privé, e ci eravamo posizionati davanti a quello che avevo scoperto avesse prenotato Price. Tirai fuori dalla borsa uno dei miei ultimi acquisti, delle cuffie per ascoltare attraverso porte e pareti: le avevo pagate 1200 dollari, ma li valevano tutti.
Le sistemai per bene ed attaccai il sensore alla porta, intimando all'altro di fare da guardia ed accertarsi che nessuno ci sorprendesse in quell'operazione sospetta: non era del tutto legale trattandosi di uno spazio privato, ma ero abbastanza certa che ciò che stava accadendo all'interno fosse ancora meno legale.
“Allora, come ti accennavo il prossimo carico arriva domani alle 23. Ci servi già pronto in aeroporto con un furgoncino che ti forniremo noi” stava dicendo uno dei due.
“Non avrò problemi. Anche se la mia fidanzata inizia a fare domande, ed è un po' scocciante dover mentire.”
“Ma per i soldi che ricevi ne vale la pena, non è vero? Se vuoi tirartene fuori dillo subito, bello.”
“Certo che no. Non mi tiro fuori.”
“Benissimo, ci speravo. Abbiamo bisogno di un uomo di fiducia, uno con una buona carriera di cui nessuno potrebbe mai sospettare. Quando ti sposi la tua tipa, potresti introdurla nel giro. Le ricche di solito sono interessate a queste cose.”
“No, Regina non lo sarebbe. Ma non serve che lo sappia, ci penso io”
“Sei sicuro che non possa scoprirti? Trasporti eroina due volte a settimana amico, non fai il volontario in una mensa dei poveri”
“Mi inventerò una scusa plausibile. Ora parlando di affari, quanto mi guadagno domani?”
“Ti prendi 7000 dollari. Ma non hai che mezz'ora di guida, devi portarlo dal LaGuardia Airport praticamente dietro allo Yankee Stadium.”
“8000.”
“Si può fare. Ti lascio il foglio con le indicazioni, sta attento a non farlo trovare alla futura mogliettina. Se ci tradisci o vieni scoperto sai cosa può succedervi...”
“Non c'è bisogno di minacciarmi, Miller. So quel che faccio, credevo ti fidassi di me ormai.”
“Mi fido, ma la prudenza non è mai troppa in questo giro, no?”
L'ultima frase di Miller la sentii molto più chiaramente, ed immaginando che stesse camminando per la sala e fosse vicino alla porta, smisi anche di respirare per non rischiare che mi sentisse.
“Tuttavia...”
Sapevo che non avremmo mai avuto il tempo di scappare ormai, ma quando l'uomo aprì la porta avevo già la pistola puntata contro di lui, e sentii Killian sussultare dietro di me.
-Bambolina, con quella cosa potresti farti male- mi minacciò, ma nel momento stesso in cui cercò di prendermela di mano gli assestai un calcio, cosa che gli fece decidere di darsi alla fuga.
Daniel Price lo seguì prontamente, e corsero per il corridoio, poi su per la rampa di scale che iniziava alla fine di esso.
-Stai qui Jones e chiama la polizia!- gridai, prima di lanciarmi all'inseguimento dei due, sperando di riuscire a tenerli a bada fino all'arrivo dei rinforzi.
-Scordatelo che ti lascio da sola, potrebbero essere armati!
-Porca miseria!- gridai solamente, ma non insistetti perché ero troppo impegnata a correre su per le scale cercando di non ammazzarmi: non potevo farmi sfuggire quegli uomini, dovevo prenderli e vivi, in tal modo sarei riuscita a bloccare il carico di eroina che sembravano pronti ad introdurre a New York, come se non ci fossero già abbastanza problemi di droga in città.
Fu però quando svoltai l'angolo della seconda rampa che non mi accorsi di Miller, e prima di poter reagire mi sentii spingere giù: tra le grida di Jones atterrai sul pianerottolo in fondo ad essa, dolorante e confusa ma cosciente.
-Se vuoi renderti davvero utile fermali e non pensare a me! Sto bene, ti raggiungo!- gli urlai tirandomi velocemente a sedere e lanciandogli la pistola che sorprendentemente afferrò. Non avevo idea se fosse in grado di usarla, ma speravo avrebbe almeno fatto finta in caso fosse riuscito a chiudere i due in un vicolo cieco fino al mio arrivo.
Quello fece per ribattere, ma con uno sguardo gli feci capire che non c'era tempo da perdere, quindi fortunatamente mi diede retta.
Afferrai la seconda pistola che avevo in borsa e il cellulare, su cui chiamai velocemente il capitano della squadra antidroga di zona.
“Swan, come posso aiutarti?”
-Adams, ho bisogno immediatamente di una squadra alla “Oze Tavern” nel Bronx, tra la 138° e Third Avenue. Spacciatori, probabilmente armati. Cerco di tenerli impegnati.
“Subito, tu sta' attenta!” esclamò e mise subito giù, mentre io cercavo di risalire le scale il più velocemente possibile nonostante il dolore alla caviglia. Come avevo potuto essere tanto imprudente?!
Tuttavia il fatto di aver mandato un civile senza la minima esperienza nell'inseguire due spacciatori pericolosi mi convinse a non darmi per vinta, e pur con qualche difficoltà raggiunsi l'ultimo piano in fretta.
In una sala grande e vuota, con una porta antincendio e due finestre, Miller e Killian si trovavano l'uno di fronte all'altro, con le pistole puntate.
Mi feci subito accanto a quest'ultimo, e lo imitai puntando la pistola contro l'altro, che però continuava ad avere un'espressione divertita in volto.
-Ti conviene abbassare quell'affare e dirmi immediatamente dov'è il tuo compare. La polizia sta arrivando, non avete scampo ormai. O è scappato come un coniglio e ti ha lasciato qui da solo, eh?
-Chi saresti tu, eh dolcezza? Giochi a fare la detective?
-Purtroppo per te lo sono davvero, e sono anche molto brava nel tiro a bersaglio. Ora, pensi di parlare o devo costringerti a farlo con le cattive?
-Fossi in te poserei quell'aggeggio, rischi di rovinare il tuo bel faccino. Insomma, potresti anche uccidermi, ma farei in tempo a sparare a te o al tuo ragazzo nel frattempo. Quindi che ne dici di lasciarmi andare e tornarvene di sotto a sbaciucchiarvi vivi e vegeti?- mi provocò: pur sapendo che avesse ragione non vacillai, non potevo mostrare segni di debolezza o ne avrebbe approfittato. Piuttosto dovevo pensare ad un piano, ed anche in fretta; forse l'unico modo sarebbe stato puntare alla sua mano e sparare prima potesse farlo lui, ma era troppo rischioso. E poi, Daniel era davvero scappato? L'altro sembrava troppo sicuro di sé, e ciò mi fece pensare che ci fosse qualcosa sotto. Eppure quella sala era l'unica del piano, non c'erano neanche armadi... dove poteva essersi nascosto? Forse, in fin dei conti, se l'era davvero data a gambe.
-E tu che ne diresti di mollare la pistola, aspettare l'arrivo della polizia e parlare? Potresti riuscire ad ottenere un accordo se dici tutto ciò che sai su quel carico di cui parlavi col tuo amico.
-Potrei... ma che bisogno c'è, se sono in vantaggio?
Corrugai la fronte chiedendomi cosa potesse avere in mente: voleva buttarsi dalla finestra? Eravamo al quarto piano, se l'avesse fatto avrebbe finito per ammazzarsi.
-EMMA ATTENTA! STA GIU'!
Uno sparo.
Due spari.
Tre spari.
Tre corpi a terra.
























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sarò breve perché sono le 3 e mezza e io ho mal di testa (colpa mia, ho visto 5 puntate di Game of Thrones di fila. 5 ore... non so se rendo!)
Il titolo spero si sia capito che è un gioco di parole... il primo "shot" è inteso per la bevuta, il "three shots" per gli spari.
Comunque, Killian e Emma si sono fatti una chiacchierata, ed in parte gli ha spiegato il motivo dell'aborto... ma si vedrà meglio nel prossimo.
E poi il caso insieme credo sia stato movimentato in molti sensi xD Spionaggio, corse, spari, e pure baci poco casti... solo per mantenere la copertura, ovviamente u_u
Nel prossimo si scoprirà cosa è successo, e potrebbe esserci un momento di quotidianità... ma sto zitta, perché tanto posterò prima l'altra ff xD
Vabbé, buonanotte! Grazie mille come sempre a tutti quelli che stanno seguendo questa storia :)
Un abbraccio, alla prossima :*

P.s. L'ANSIA CON GLI SPOILER CHE STANNO USCENDO! IO NON NE POSSO PIU'.
Ma se qualcuno vuole uno spoiler per tranquillizzarsi, e non l'ha ancora visto... apra questo link ( https://scontent.xx.fbcdn.net/hphotos-xat1/v/t1.0-9/12122786_567808513366421_4395405925566358847_n.png?oh=5cfe84e147ac50a92bf77fc81e381ebb&oe=56C6DE75 ) mi ha fatta sentire molto meglio, dopo l'ansia per il titolo della 5x11!

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Capitolo 6
*** It's all thanks to the lost keys ***


It's all thanks to the lost keys















EMMA POV

Tre spari.
Tutto successe troppo velocemente perché potessi realizzare cosa effettivamente fosse accaduto.
Avevo sparato, ma nello stesso momento ero stata spinta a terra: la voce di Killian tuttavia non era stata l'unica, erano seguite altre grida che non ero riuscita a distinguere.
Mi avevano sparato ed ero finita in ospedale? Le voci che rimbombavano per la stanza erano quelle di dottori e infermieri che cercavano di mettersi d'accordo sul modo in cui salvarmi?
Eppure mi sentivo bene... stavo troppo bene perché qualche pallottola mi avesse colpita..
Dischiusi lentamente le palpebre per mettere a fuoco l'ambiente circostante, ma l'unica cosa che riuscii a vedere furono due grandi occhi azzurri, che mi scrutavano preoccupati.
-Emma...
-Killian. Mi... mi stai schiacciando.- gli feci notare ancora piuttosto confusa, mentre studiavo la posizione in cui ero finita: ero completamente schiacciata a terra, tra il pavimento e il corpo dell'uomo. Era poggiato sui gomiti, ma il resto del corpo aderiva sul mio, ed era così vicino che il suo profumo mi invase le narici, come quando l'avevo baciato.
-Sì, scusa.- si riscosse quello, e lo guardai rimettersi in piedi per poi porgermi una mano che afferrai per tornare su anch'io, concentrando il peso sulla gamba sana.
La mia mano rimase nella sua mentre mi guardavo intorno per scoprire che Miller fosse a terra circondato da tre agenti; Price invece era in piedi ma ammanettato, e tenuto per un braccio dal capitano Adams.
-Stai bene Swan?- mi domandò quest'ultimo, esaminandomi velocemente con lo sguardo.
-Tutto bene. Siete stati veloci.
-Solo perché li hai saputi trattenere. Ottimo lavoro come sempre, detective. Non è da tutti riuscire a sparare alla mano di un criminale mentre si viene spinti a terra.
Sorrisi, e solo allora mi accorsi che Miller aveva una mano ferita: dunque ero riuscita a centrarlo proprio dove avevo voluto, per evitare che facesse male a qualcuno. Tuttavia Price aveva sparato, e se non fosse stato per la prontezza di Killian, forse non sarei stata in piedi completamente illesa.
-Grazie- dissi voltandomi verso di lui -Sei stato eccezionale... non so come hai fatto a mantenere il sangue freddo con un criminale che ti punta la pistola in testa. E probabilmente mi hai anche salvato la vita.
-Non potevo rischiare che ti colpisse. Sono contento di essere stato d'aiuto.
-Anch'io.- sorrisi e gli diedi una pacca sulla spalla, poi raggiunsi la squadra per spiegargli ciò che ero riuscita a sentire in quel breve ma intenso dialogo tra i due arrestati.
Miller era irremovibile, ma Price si mostrò disposto a parlare se in cambio gli avessero concesso un accordo. La questione droga, dunque, almeno in questo caso sarebbe stata risolta... il problema sarebbe stato parlare con la Mills, per spiegarle in che guai si fosse cacciato il suo fidanzato. Mi dispiaceva per lei, perché l'uomo non l'aveva tradita, ma il fatto che avesse agito alle sue spalle in una faccenda così grave mi fece pensare che l'avrebbe lasciato comunque, soprattutto per Henry.
-Swan, è appena arrivata l'ambulanza.- fece Adams riscuotendomi dai miei pensieri -Potresti farti dare un'occhiata alla gamba. E il tuo amico, se ha bisogno...
-Sto bene. Jones, anche tu sei a posto vero?
-A postissimo Swan!
-Bene. Allora no grazie, siamo a posto così.
-D'accordo. Comunque sembra in gamba il tuo... nuovo assistente?
-Consulente temporaneo diciamo. Ma sì, è stato bravo. Però preferisco ancora lavorare da sola. Non voglio avere nessuno sulla coscienza.- gli ricordai, con espressione seria. Era un argomento che avevo già affrontato col capitano, quando un anno prima aveva proposto di affiancarmi uno dei suoi – o in alternativa di unirmi alla squadra antidroga o omicidi.
-Lo so. Ottimo lavoro Emma, potete andare... al resto ci penseremo noi. Ci si vede in giro, eh? Magari per un caffè.
-Perché no...- scrollai le spalle, pur sapendo che l'uomo tentasse provarci con me fin dal momento in cui ci eravamo conosciuti. Un caffè però potevo anche concederglielo, in fondo era simpatico.
Lo salutai, e dopo aver mandato un messaggio alla Mills chiedendole di passare in ufficio il giorno dopo, io e Killian tornammo al piano di sotto, d'accordo sul fatto che fosse meglio tornare a casa. Il locale ovviamente era finito sotto sequestro della polizia, e al nostro passaggio il proprietario ci regalò uno sguardo assassino: ma che colpa avevo io se nei suoi privé la gente organizzava affari loschi?
-Emma, stai zoppicando. Non sarebbe meglio prendere un taxi? Guiderei io, ma ho una sola mano stasera...- propose il mio accompagnatore, quando arrivati alla mia auto mi ci poggiai contro per riposare un attimo.
-Non è mica la macchina dei Flinstones che per guidarla devo correre! Ti preoccupi troppo, se fosse grave non riuscirei a stare in piedi sui tacchi, non credi? Un po' di ghiaccio a casa e domani starò bene... ora entra, ce ne andiamo.

 

***



Per una volta avevo acconsentito a prendere l'ascensore, perché nonostante la storta non fosse seria mi sentivo uno straccio, ero stanchissima. Non avevo sonno nonostante fossero le due e mezza del mattino, ma volevo gettarmi in doccia e poi dritta sul divano a mangiare popcorn e mettere su un dvd. Forse anche un bicchiere di vino, per festeggiare la risoluzione del caso.
-Porca miseria, mi sono scordata le chiavi!- esclamai infastidita, e per poco non versai a terra tutto il contenuto della borsa nella debole speranza di ritrovarle. Come avevo potuto essere tanto idiota proprio il giorno in cui Ruby avrebbe dovuto lavorare fino alle quattro del mattino? Certo, il locale era praticamente sotto casa, ma mi sentivo male all'idea di dover scendere di nuovo ed andare a chiedere a lei.
-Puoi venire da me- propose Jones su due piedi, e io mi voltai a guardarlo incerta.
-Dai, non voglio mica rapirti e violentarti.
-Credimi, se fosse così facile sarei stata già stuprata qualche decina di volte.- risposi alzando gli occhi al cielo, ma al tempo stesso valutai la proposta. Rimanere un'oretta e mezza da lui sarebbe comunque stato meglio che dover faticare ancora solo per un mazzo di chiavi... che male ci sarebbe stato? Inoltre avevo con me i vestiti di ricambio che di solito lasciavo in macchina, quindi non avrei avuto problemi.
-Ok, dai. Suppongo di doverti ringraziare per la milionesima volta oggi...- sospirai, e gli feci cenno di aprire la porta in modo che potessi seguirlo. Quello obbedì e richiuse a chiave, poi mi fece accomodare in salotto chiedendomi di fare come se fossi a casa mia. Difficile, dato che l'appartamento che dividevo con Ruby era grande la metà di questo, oltre che meno lussuoso, ma il divano risultò estremamente comodo. Sarei potuta rimanere direttamente lì fino alle 4, senza smuovermi di un millimetro, se mi avesse acceso la TV a schermo piatto che avevo di fronte.
-Non vuoi metterti qualcosa di più comodo? Voglio dire, non che mi dispiaccia, ma...- commentò Jones scoccandomi un'occhiata, e solo allora mi accorsi che il vestito si fosse tirato su abbastanza da lasciare ben poco all'immaginazione.
-Ora ricordo perché non mi piaci. Pervertito.- borbottai stizzita e mi tirai su a sedere, guardandolo in cagnesco. Per una volta non poteva almeno far finta di non vedere e tenersi i suoi commentini da maniaco per sé?! Era davvero il caso che si trovasse una ragazza, fissa o occasionale che fosse, ma almeno in tal modo avrebbe lasciato in pace me. Forse.
-Dai dicevo sul serio! Anche se non sono certo che in jeans staresti poi tanto comoda in casa...
-Come fai a sapere che... Jones!
Con tutta la nonchalance del mondo, aveva tirato fuori i miei vestiti dalla busta che avevo poggiato sul tavolo – compresa la biancheria – e li stava valutando nemmeno dovesse essere lui a indossarli.
Pur non volentieri mi alzai e lo raggiunsi per strapparglieli di mano, dandogli un calcio più o meno violento sulla gamba, abbastanza da farlo lamentare per il dolore.
-Scusa tesoro, non sapevo fossi così delicato. La prossima volta impari a tenere le manine a posto!
-Stavo solo curiosando un po', dai... ho lavato le mani!
-Idiota- borbottai mentre rimettevo tutto a posto; tuttavia sulla comodità non aveva tutti i torti, sdraiata sul divano in jeans non sarebbe stato il massimo del comfort.
-Non mi va di litigare... mi dispiace. Se... se vuoi farti una doccia e metterti addosso qualcos'altro, posso pensarci io. Non per la doccia, prima che mi urli contro- si affrettò ad aggiungere.
Lo guardai per un attimo: sembrava davvero spaventato all'idea che potessi di nuovo prendere ad insultarlo... la sua espressione era così preoccupata che scoppiai a ridere divertita, e mi buttai di nuovo sul divano. Potevo prendermela con lui quanto volevo, ma aveva davvero iniziato ad essermi più simpatico di quanto avrei mai potuto immaginare.
-Una doccia me la faccio volentieri. Ti ringrazio.

 

-Beh, come sto?
Entrai in salotto finalmente pulita e profumata, con indosso la t-shirt di The Flash che mi aveva prestato Killian; avrei dovuto chiedergli se avesse una collezione di magliette di supereroi.
Mi aveva dato anche un pantalone della tuta, ma era risultato troppo largo per me e avevo deciso di non metterlo considerando che la maglia mi copriva fino a quasi metà coscia, proprio come il vestito. E ormai Jones aveva visto di tutto e di più, quindi tanto valeva infischiarmene e stare comoda.
-Molto carina Swan! Vuoi asciugarti i capelli?
-Hai un phon? Non conosco uomini che hanno il phon! Comunque anche tu sei molto carino- aggiunsi con una risata. Aveva indossato un pigiama che consisteva in una t-shit grigia con paperino, e dei pantaloni fino al ginocchio bianchi, con immagini del fumetto in bianco e nero. Apprezzai che l'avesse indossato, essendo piuttosto certa che quando era da solo dormisse in mutande.
-Grazie, avrai notato che ho parecchi vestiti da nerd. Comunque esatto tesoro, ho un phon. Lo vuoi o no?
-Nah... hai del cibo?
-Posso preparare la pasta, una minestra...
-Ma no stupido, non intendo quel tipo di cibo!- esclamai, e mi buttai sul divano al suo fianco. -Intendo patatine, popcorn... cose così.
-Non hai paura di ingrassare?- domandò, ma non appena lo fulminai con lo sguardo si alzò e si diresse in cucina. Dopotutto si stava rivelando un buon amico, e punzecchiarmi con lui ormai divertiva anche me. Non era un riccone viziato come avevo creduto che fosse, era un ragazzo alla mano, un uomo più giovane della sua età: non il tipico 35enne noioso come Walsh, fissato col suo lavoro in banca, e che mi parlava dei suoi affari perfino quando mi portava a cena fuori.
-Swan, sai giocare alla play?- esordì dopo qualche minuto, quando rientrò con due ciotole piene, e una bottiglia di birra sotto braccio.
-Certo, perché?
-Perché... che ne diresti se ti sfidassi a Asphalt?
-E' quello con le macchine?
-Esatto.
-Allora ci sto! Sono bravissima, potrei stracciarti, ti avverto. Solo che non la vedo la play.- gli feci notare, studiando lo scaffale su cui era poggiato il televisore. C'erano tantissimi dvd, ma nessuna traccia di playstation o videogiochi.
-Perché non è qui. Penseresti male se ti invitassi a letto in camera mia?
Incrociai le braccia al petto ed alzai un sopracciglio, guardandolo negli occhi: non stavo pensando male, sapevo bene che non aveva cattive intenzioni, ma preferivo divertirmi un pochino, prima.
-Lo prendo per un sì. Dai, se volessi fare sesso non mi sarei messo la maglia di paperino, no?
-No, decisamente.- asserii, pensando che non fosse proprio il massimo per convincere una donna ad andare a letto con lui -Ma lo so, ti stavo prendendo in giro, andiamo. Anche se sono un po' sorpresa di me stessa... di solito non accetto di andare a letto con un uomo con tanta facilità... neanche per dei videogames.
-C'è una prima volta per tutto- disse con un ghigno, e mi fece cenno di seguirlo.
Nel frattempo mi guardai un po' intorno; pur essendoci ancora un paio di scatoloni, sembrava aver messo a posto quasi tutto. L'appartamento era arredato come lo ricordavo, ma con qualche tocco in più che doveva aver dato lui. Era bello e spazioso, anche se la prima volta che ci ero entrata avevo avuto la sensazione che abitare da sola in un posto simile mi avrebbe fatta sentita sola... ed io amavo la solitudine, ogni tanto. Forse però gli scrittori la amavano ancora di più, e non potevo dire che non ci fosse abbastanza calma per mettersi a scrivere un libro.
Entrati in camera, ciò che spiccava era l'enorme letto matrimoniale con le lenzuola blu in mezzo alla stanza, e al secondo posto l'enorme televisore di fronte appeso alla parete, con sotto uno scaffale nero con la play 4 posata in cima, e i ripiani colmi di videogiochi.
Se avevo avuto dubbi fino ad ora, adesso consideravo Killian Jones un perfetto 50% nerd. Il restante 50%, l'avevo definito solo in parte.
-Beh che ne dici? Proporrei la wii, ma credo tu preferisca stare comoda...
-Già, ma... pure quella hai? Jones, hai 14 anni o 34?
-Tecnicamente sono ancora 33 per un mesetto. Avanti, se ci sai giocare vuol dire che non ti dispiace...
-Sono arrivata alla play 2, però. Beh, dai, giochiamo o no?- lo incitai, e presi posto sul letto sistemando un cuscino per potermi poggiare ed essere comoda. Maledetto riccone, perfino il materasso e il cuscino erano più comodi di quelli che avevo io! Soprattutto il mio cuscino, ultimamente lo sentivo così duro che anche dormire era diventato meno piacevole e rilassante del solito.
Comunque incrociai le gambe, e sistemai le ciotole di popcorn e patatine in mezzo, poi lo guardai sistemarsi accanto a me e porgermi un joystick.
-Vedi, non è così terribile essere a letto con me, no?
-Vediamo se la penserai così quando ti avrò distrutto- lo provocai, sapendo bene che in quel contesto la frase sarebbe potuta risultare equivoca: e dallo sguardo che fece, aveva decisamente colto il doppio senso. Sorrisi, non era l'unico bravo in quel gioco.
-Allettante tesoro. Vuoi del ghiaccio, comunque? Hai la caviglia piuttosto gonfia...- asserì; abbassai lo sguardo per constatare che avesse ragione, ma decisi che non me ne importava nulla. Sarebbe passata.
-Tu invece porti i calzini in piena estate- tagliai corto per fargli capire che non mi andava di perdere tempo con ghiaccio, bendaggi, o altra roba del genere. Volevo solamente rilassarmi e mangiare, quindi presi un paio di popcorn e poi iniziai a preparare il gioco al posto suo.
L'uomo sospirò ma sembrò lasciar perdere, e si preparò alla prima corsa digitale in cui ero pronta a batterlo; avevo evitato di dirglielo, ma adoravo giocare ai videogiochi con Henry, grazie a lui avevo riesumato da quasi un anno la mia vecchia playstation 2 ed ero diventata anche piuttosto brava.
Mi concentrai sullo schermo, e a metà partita mi ritrovai già a 500 metri davanti a Jones, che per qualche assurdo motivo continuava a sbattere contro gli alberi: come poteva essere così impedito se era lui quello ad avere i giochi ipertecnologici?!
Non mi fu difficile vincere, ma neanche esultai per quanto mi era risultato facile batterlo; invece posai il joystick e presi in mano la ciotola di patatine, lanciando uno sguardo interrogativo all'uomo.
-Sei brava.
-Sì, ma tu sei una schiappa! Possibile?
-Non ero molto attento, scusa. Stavo pensando...
-A cosa?
-Ti arrabbieresti se te lo dicessi- sussurrò, e abbassò lo sguardo per passare a prendersi i popcorn. Credeva davvero di poter lanciare il sasso e poi non dire niente?
-Avanti! Sputa il rospo.- lo incitai, dandogli una pacca sonora sulla gamba.
-Si tratta di stamattina, ma tu non ne vuoi parlare quindi lascia perdere.- disse d'un fiato, con aria preoccupata. Dal canto mio sospirai, e cercai di mantenere la calma per non confermare la sua teoria sul fatto che mi sarei arrabbiata.
-Killian- iniziai, controllando il tono di voce -Non c'è nulla da dire riguardo stamattina. Te l'ho detto, non mi sento in colpa per ciò che ho fatto. Se vuoi pensare che sia una brutta persona, fallo.
-Non credo che tu sia una brutta persona... credo solo che tu non mi abbia detto tutto. Ma lo capisco, siamo solo conoscenti e anche da poco. È già molto che tu ora sia qui nel mio letto, a giocare ai videogames con me.
Non aveva tutti i torti, ma allo stesso tempo ero consapevole del fatto che non avrei agito allo stesso modo con chiunque: per dare confidenza alle persone mi serviva tempo, e nonostante con lui lo passassi soprattutto a punzecchiarlo, in qualche modo mi fidavo. O a quest'ora sarei stata a casa mia.
-Se vuoi saperlo, Killian, dopodomani ho invitato il mio ragazzo a pranzo perché voglio lasciarlo. È una decisione che ho preso da tempo, ma ho sempre rimandato... non c'è più sintonia tra di noi, non c'è più niente. Era solo sesso. Protetto. Questa gravidanza è stata un grave incidente, e sarebbe stato ancora peggio se l'avessi portata avanti. Io non voglio un figlio con lui, e tanto meno voglio essere madre ora. Non sono pronta a una responsabilità del genere, ma non voglio neanche partorire e dare il bambino in adozione... I miei mi hanno abbandonata davanti ad un ospedale quando avevo un solo giorno di vita, e da allora non ho mai avuto una famiglia. Vedevo gli altri bambini venire adottati, io sono sempre stata riportata indietro perché non piacevo a nessuno. Per 17 anni ho vissuto in una casa-famiglia, almeno la maggior parte del tempo... Quando Ruby si è stabilita, pur essendo ancora minorenne mi hanno permesso di andare a vivere con lei, e fine della storia. Non ho mai avuto nessuno che mi volesse bene veramente, forse Ingrid a modo suo... ma comunque non ho mai avuto una casa per più di un paio di mesi. E sì, preferisco abortire che riservare lo stesso destino ad un'altra povera creatura. Finirebbe così, perché Walsh è troppo occupato col suo maledetto lavoro in banca per crescere un bambino da solo... e magari sarà un ragionamento sbagliato, ma io la penso così. Se mai avrò un figlio – cosa di cui dubito fortemente – sarà in maniera consapevole, e con la certezza di potergli dare tutto ciò che un bambino meriterebbe. Capisci?
Finalmente alzai lo sguardo, e lo sorpresi a guardarmi come se le mie parole lo avessero ipnotizzato: tuttavia non vi lessi la pena che la maggior parte delle persone esprimeva una volta venute a conoscenza della mia storia, e ciò mi convinse che nonostante tutto non avevo sbagliato a raccontare la verità a quel mezzo sconosciuto.
-Sì, lo capisco. Io... non ne avevo idea. Certo, sapevo che hai vissuto in una casa-famiglia, me l'hai detto ma... non... non così. Scusami Emma, non eri costretta a parlarmene, ora mi sento stupido.
Sorrisi, e gli presi la mano sinistra, per ricordarmi soltanto dopo che non fosse una mano: era una protesi in silicone, simile ad una mano vera e a quanto sembrava anche funzionale... non mi creava alcun problema comunque, quindi non la lasciai e lo guardai negli occhi.
-Il solo fatto che non te ne sei uscito con un inutile “mi dispiace”, ti fa guadagnare un sacco di punti Jones.- lo rassicurai -Però devi ricambiarmi favore, e raccontarmi qualcosa su di te, perché altrimenti non è giusto. E poi possiamo tornare al gioco, mh?
-Mi sembra ragionevole, ok. Cosa vuoi sapere?
-Della mano. Come hai fatto a perderla? Mi sembri piuttosto sciolto con questa protesi, quindi devi averla da un bel po'.
-Aaaahh Swan, muori dalla curiosità vero?- ridacchiò, e mi strinse la mano con quella finta.
-Ma perché devi sempre fare lo stronzo! Vuoi un pugno? Non ci metto nulla a costringerti a mettere una protesi nasale, sai?
-Ok, ok, scusa!- rise quello, riparandosi con le braccia dai pugni che cercai scherzosamente di tirargli. Era proprio uno scemo!
Quando ci calmammo entrambi si fece serio, e afferrò l'arto in silicone con la mano, studiandolo mentre stringeva il pugno e lo riapriva.
-Hai ragione, sono quasi 10 anni ormai... facciamo 9, per essere più precisi. Avevo la tua età allora, 25 anni... era la seconda volta che mi imbarcavo nell'oceano, su una nave da crociera pirata. Non una vera nave pirata ovviamente!- aggiunse al vedere la mia espressione scettica -Esteticamente era simile ad una nave pirata, ma era una normale nave da crociera... transatlantica. Viaggiava da Nassau a Capo Verde, è un viaggio che puoi fare solo se ti piace il mare, altrimenti scordatelo. Io avevo amato la prima crociera, ma per il terzo volume della trilogia avevo bisogno di nuovi spunti... così mi sono imbarcato. È andato tutto a meraviglia, un viaggio fantastico che mi ha riempito di idee... eravamo già sulla via del ritorno, quando è successo. Poi ho avuto la brillante idea di voler partecipare ad un'immersione. E... beh, ovviamente me l'avevano sconsigliato, ma non ho voluto dargli retta e... mi ha morso uno squalo.
-Cosa?! Mi prendi in giro!
-No Swan!- rise quello -Fai una ricerca su internet e scoprirai che il morso di uno squalo è più frequente di quanto immagini! Comunque avevo l'adrenalina a mille – merito dell'istinto di sopravvivenza –, e sono riuscito ad allontanarmi abbastanza da poter essere soccorso... come vedi sono vivo e vegeto, ma per la mano non ci fu nulla da fare. Era carne macinata ormai, non c'era modo di mettere a posto vasi, legamenti e tutto il resto... e quindi me l'hanno amputata. Non è stato uno dei miei periodi migliori, ma non mi sono depresso, tornato a casa ho ripreso a scrivere – fortunatamente non sono mancino. Un anno dopo ho potuto iniziare ad usare la protesi, e nonostante all'inizio sia stato difficile, dopo tanto allenamento ce l'ho fatta... ormai è un riflesso condizionato, a volte mi dimentico di non avere una mano. Ebbene, questa è la mia storia... interessante?- concluse, guardandomi con un cipiglio divertito, mentre ancora stentavo a credere che potesse essere vera. Doveva essere proprio sfortunato se si ritrovava morso da uno squalo durante una crociera!
-Pensi di no? È una cosa assurda... praticamente alla Capitan Uncino! Solo che al posto del coccodrillo c'è lo squalo! Sei sicuro che non mi stai prendendo per il culo?!
-Giuro! Però ti capisco, durante i miei incontri capita ancora mi chiedano se ciò che ho scritto nel libro descrive realmente l'accaduto. Ovviamente è molto romanzato e arricchito, ma in grandi linee il succo è quello.
-E' fantastico!- esclamò -Cioé, scusa... non il fatto che tu abbia perso una mano. Ma il modo! Ok, forse fantastico non è la definizione esatta ma... wow!

 

KILLIAN POV

Scoppiai a ridere divertito, la ragazza sembrava davvero scioccata e meravigliata da quella faccenda, ma non aveva tutti i torti! In quanti potevano essere attaccati da uno squalo durante una vacanza, ed essere abbastanza fortunati da poterlo raccontare? Anche Liam, quando a quel tempo mi aveva raggiunto in ospedale preoccupato, aveva stentato a credere che quella fosse la verità: aveva pensato che mi fossi schiacciato la mano in qualche modo, ma che avessi mentito per evitare problemi alla compagnia. Avevo passato giorni per riuscire a convincerlo che per quanto assurda, quella fosse la verità!
-“Wow” credo che vada bene- dissi infine -E considerando che il terzo volume della trilogia è stato il più venduto, posso dire che ne è valsa la pena.
-Tu sei pazzo. Sei malato!
-In confronto ai mille modi in cui mi hai definito, questi li considero complimenti veri e propri dolcezza!
-La smetterai mai di chiamarmi così?
-Assolutamente no, tesoro.- sottolineai l'ultima parola, e mi sorbii il calcio da parte sua che ne derivò.
-Se hai finito di riempirmi di lividi giochiamo. Voglio la mia rivincita! Birra?
-Ok. Birra e poi fatti battere in maniera più divertente, così è stato troppo facile!- mi prese in giro, e aprì la bottiglia per prendere qualche generoso sorso, poi la passò a me.
Nessuno dei due si rese conto che ormai fossero quasi le quattro del mattino, ci stavamo divertendo troppo per badare all'orario.
Ero felice della svolta che avevano preso le cose, quella mattina non avrei mai immaginato che alla sera – o meglio, notte – sarei finito nel mio letto con la bionda a chiacchierare, mangiare, condividere una birra e giocare ai videogames. Ormai sembrava a proprio agio nella mia t-shirt di “The Flash”, pur non avendo nulla sotto: dal canto mio adoravo come le stava addosso, quindi probabilmente gliel'avrei regalata. Vedevo in lei una donna con cui poter condividere anche quel lato di me, cosa mai accaduta con le ragazze che avevo avuto: nessuna di loro si sarebbe mai messa a letto solo per giocare, nessuna era mai stata mia amica oltre che amante.
Emma era una donna bellissima, e quell'abitino corto e aderente aveva messo in risalto tutta la sua perfezione fisica, per non parlare del bacio, eppure ora l'averla mezza nuda a letto non mi creava alcun problema: perché con lei potevo avere qualcosa in più, con lei potevo avere un'amicizia, una di quelle vere e sincere.
Mi voltai ancora una volta verso di lei, un gran sorriso le illuminava il viso che pur segnato dalla stanchezza non gli impediva di essere bellissimo; mi prese la birra dalle mani per bere ancora un po', attaccandosi alla bottiglia senza porsi il minimo problema, poi la richiuse e la posò.
-D'accordo Swan, sono pronto a stracciarti!
-Preparati a essere stracciato tu, piuttosto! E smettila di guardarmi le gambe, pervertito!
-Scusa, non è facile! Ma ora mi concentro, non mi farò più battere tanto facilmente da una ragazzina!- la provocai.
-Io non mi faccio battere tanto facilmente da un vecchio di mezza età!
 

 

***


 

Fu sotto un respiro leggero e caldo sulla guancia che iniziai a riprendere coscienza, ed istintivamente feci attenzione nello stiracchiarmi, per non colpire qualsiasi fosse quella fonte di calore dolce.
Stropicciai gli occhi con la mano, poi mi voltai a sinistra: boccheggiai nel trovarmi davanti il viso angelico e dormiente di Emma Swan, che durante la notte si era accoccolata contro la mia spalla.
Non ricordavo come fosse successo, eppure era lì: il viso poco sotto il mio, i capelli biondi sparsi sul cuscino, rannicchiata su un lato con la maglia che si era tirata su fino a scoprirle la pancia.
Era praticamente mezza nuda, se non per quel poco coperto ancora dalla stoffa rossa e un paio di slip neri, che non erano assolutamente sufficienti a frenare le mie fantasie su quel corpo invitante.
Deglutii e cercai di non pensarci, quindi tirai su il lenzuolo e glielo adagiai fino alle spalle: decisi di lasciarla dormire ancora, nonostante fosse ormai quasi mezzogiorno. Aveva avuto delle giornate decisamente intense e non molto facili, in più avevo il sentore che avessimo giocato almeno fino alle 5 del mattino: aveva senz'altro bisogno di un buon riposo.
Le spostai una ciocca da davanti il viso per evitare che le desse fastidio, poi mi alzai e diedi un'occhiata al cellulare che si era appena illuminato: non era il mio.
Non lo toccai, ma riuscii ugualmente a leggere l'anteprima del messaggio: “Walsh: Emma, dimmi che non è vero, non puoi aver-”.




















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! So di aver detto che avrei postato prima l'altra ma ero in crisi su certe parti (pur avendo la scaletta), qui invece avevo il capitolo solo da revisionare...
Comunque, alla fine gli spari sono stati tutto fumo e niente arrosto... ma almeno è servito a Killian per guadagnarsi la fiducia di Emma.
E dopo tutto il casino, Emma si è scordata le chiavi ed è rimasta da lui a giocare con la play station e mangiare schifezze... e chiacchierare. Alla fine si sono aperti entrambi, e si sono sicuramente avvicinati molto di più. (per la storia di Killian ho cercato su google tipo storie di gente che ha perso la mano in circostanze assurde.. e mi è capitata questa che mi è sembrata perfetta lol ) 
E alla fine... hanno finito anche per dormire insieme, senza rendersene conto xD
Intanto sono felice perché domani è Domenica... un po' meno per gli spoiler che mi mettono un po' d'ansia o.O quelli della 5x11 intendo. Chi li ha visti può capire...
Buonanotte! Grazie al cambio dell'ora posto in un'orario decente (2.30) in cui ancora si può dare la buonanotte piuttosto che il buongiorno, che bello xD
Come sempre grazie delle recensioni, letture, ed inserimenti :) Stavolta non so quale delle due ff posto per prima... quella che finisco prima immagino.
Un abbraccio e buon OUAT day! :*

PS: il titolo stavolta è stupido, ma non avevo idee xD

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Capitolo 7
*** Turn the page ***


Edit: Sembrava troppo bello per essere vero... era da troppo tempo che i codici non sballavano xD E ancora non ho capito il perché... dato che così ripetutamente sembra succedere solo a me xD Sarà il pc, non ne ho idea... o boh.




 

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EMMA POV

La prima cosa che attirò la mia attenzione fu l'odore dolce delle crepes, ma non realizzai come fosse possibile: da quando in qua Ruby preparava le crepes, soprattutto di prima mattina? Ero sempre stata io quella mattiniera, non lei: infatti, quando non lavorava, tendeva ad alzarsi più o meno per l'ora di pranzo.
Stropicciai gli occhi prima di aprirli, ma quando iniziai a mettere a fuoco la stanza pensai di stare sognando, e ciò spiegava anche le crepes. Conoscevo bene camera mia, e quella non lo era di certo, era tutto molto più grande: dal letto, all'armadio, alla televisione... la stanza di per sé. E poi io non avevo uno scaffale pieno di console e videogiochi sotto la tv.
Richiusi gli occhi nel tentativo di svegliarmi davvero, ma in quel momento iniziai a realizzare: non stavo sognando, semplicemente non ero in casa mia!
In un flash mi passarono davanti le immagini del giorno precedente: l'aborto, l'abbraccio, il caso, lo sparo, le chiavi dimenticate, l'invito, le patatine e i popcorn, le chiacchiere, e poi la playstation. Asphalt, il gioco a cui avevo battuto Killian Jones almeno il doppio delle volte in cui lui aveva battuto me: per qualche assurdo motivo, ero ancora a casa di Jones.
Alzai gli occhi verso l'orologio, cosa che bastò per mandarmi nel panico: era l'1!
-Oh mio Dio...- borbottai portandomi una mano alla bocca, e mi tirai su a sedere. Ero coperta da un lenzuolo a righe bianche e verdi di cui nemmeno ricordavo: quindi mi aveva perfino rimboccato le coperte!
-Buongiorno tesoro... come stai?
Mi sfuggì un mezzo urlo e feci un salto sul letto: possibile che ogni volta che compariva dovesse attentare alla mia vita?!
Jones era poggiato contro lo stipite della porta ed aveva un vassoio in mano: era ancora nel suo pigiama di Paperino, e mi guardava sorridente.
-Perché sono qui?
-Non credevo di essere così brutto da far urlare la gente- scherzò -Beh, ci siamo addormentati, a quanto pare. Stavamo giovando... e poi saremo crollati. Avevo il joystick sotto il sedere stamattina- spiegò divertito, e mi raggiunse sul letto poggiando il vassoio in mezzo.
Prima guardai lui, poi l'oggetto e inevitabilmente il mio sguardo si illuminò: c'era un piatto pieno di crepes, un barattolo di Nutella e due di marmellata. E non era finita lì... c'erano perfino due tazze di cioccolata calda fumante e profumata di cannella!
-Mi ami, vero?- ammiccò quello.
-Te la sei giocata bene.- ammisi, e tornai a guardarlo negli occhi. Durante la giornata precedente io e lui avevamo legato più di quanto avrei immaginato potesse accadere, e ci eravamo divertiti molto sia a lavorare fianco a fianco che poi a casa.
Era stato molto coraggioso, e se la prima volta mi aveva fatto una cattiva impressione, stavolta era stato il contrario: aveva mostrato una prontezza davvero rara per una persona non del mestiere.
-Quindi abbiamo dormito... insieme.
-Già. Da quando non dormi con un bel tipo come me?
-Vuoi tornare a essermi antipatico?- lo ammonii alzando un sopracciglio, ma per non sorridere mi ci volle molta forza di volontà.
-No, d'accordo. Meglio se mangiamo, così mi amerai ancora di più.
-Ah, quindi io ti amerei?
-Prima di fare la scettica assaggia queste prelibatezze, poi mi fai sapere.- mi fece l'occhiolino e prese posto comodamente accanto a me, iniziando a spalmare la crema di cioccolato su uno dei dolci.
Dopo averlo arrotolato ne tagliò un pezzetto e me lo portò alla bocca con un gran sorriso, in attesa che lo assaggiassi.
Dal canto mio sospirai e decisi di stare al gioco, quindi mi feci imboccare e chiusi gli occhi per godere del sapore caldo e squisito che inevitabilmente mi deliziò il palato.
-Sì, ti amo- ammisi a bocca ancora piena, e presi il resto della crepe dalle sue mani, dandole un morso molto generoso. Se mai avesse avuto bisogno di un lavoro, ero più che disposta ad assumerlo come mio cuoco personale.
-Non ho mai detto “ti amo” a nessuno- aggiunsi, dopo aver assaggiato anche la cioccolata -Quindi considerati onorato.
-Wow, sono davvero fantastico se ci ho messo meno di una settimana a farmi amare!
-Si tratta sempre di te, ovviamente...- alzai gli occhi al cielo, ma continuai a mangiare. Si unì anche lui, ed insieme finimmo tutti i dolci che aveva preparato: ne mangiammo almeno cinque o sei a testa, ma non me ne pentii, anzi, se ce ne fossero state ancora non avrei esitato.
-Ah Emma. Credo tu abbia ricevuto un messaggio di... un certo Walsh. Non l'ho aperto- si affrettò ad aggiungere -Ma era vicino al mio telefono, e quando ho dato un'occhiata e ho visto l'anteprima...
Se la mattina era iniziata alla grande, con quest'informazione andò in frantumi: ancor prima di leggere l'sms.
Pensare a Walsh, ultimamente mi rendeva irrequieta, ma ora più che mai: non che avessi ripensamenti, ovviamente, ma c'era un tempo in cui per me era stato molto importante. Il nostro primo anno insieme dopo esserci ritrovati era stato bello, e lui era stato pieno di attenzioni nei miei confronti: mi aveva amata. Ed ora, come qualsiasi relazione della mia vita – se non le poche amicizie che contavo sulle dita di una mano – era finita, distrutta. Non riuscivo ancora a capire se fossi difettosa o molto sfortunata.
Presi un respiro e allungai la mano per afferrare il cellulare: probabilmente avrebbe annullato il pranzo del giorno dopo per qualche altro impegno di lavoro... in quel caso l'avrei mollato per messaggio senza rimpianti.
“Walsh: Emma, dimmi che non è vero, non puoi aver avuto un aborto. Si tratta di un errore, vero? Ti amo, chiamami quando puoi.”
Bastò quello per farmi venire voglia di vomitare: come diavolo aveva fatto a scoprire dell'aborto? Chi gliel'aveva detto, se le uniche persone ad esserne a conoscenza eravamo Killian, io, due infermiere e la dottoressa?
-Emma, ti senti bene? Cosa succede? Sei sbiancata...
-Sto... bene. No, non è vero. Scusami Killian, devo tornare a casa. Il mio fidanzato in qualche modo ha saputo dell'aborto- gli spiegai, senza neanche più preoccuparmi di chiedermi perché glielo stessi raccontando. Per qualche motivo avevo rivelato a quell'uomo più cose di me di quanto non avessi mai fatto con nessun altro.
-Oh... sì, ok, capisco. Mi... dispiace. Posso fare qualcosa?
-No, ma grazie. Davvero, sono stata benissimo, ma ora devo proprio andar... ahia, porca troia!- esclamai una volta in piedi: mi ero del tutto dimenticata della storta alla caviglia, con tutti gli altri pensieri che affollavano la mia mente!
-Ti do' una mano, dovevamo metterci del ghiaccio, lo sapevo io...
-No, sto bene. Mi ero solo scordata. Ciao Killian, e ci sentiamo... non lo so, stasera o domani. Grazie ancora!- mi sporsi per stampargli velocemente un bacio sulla guancia e corsi via, dimenticandomi sia di rivestirmi che di mettere un paio di scarpe.
Sbattei la porta di Jones urlandogli ulteriori scuse, poi suonai il campanello sperando che Ruby fosse in casa.
-Emma!- esclamò una volta spalancata la porta -Dio mio, che hai fatto?! Dove sei stata che torni praticamente nuda?! Stai bene? Ti hanno fatto del male?
-Ero da Jones, rilassati!- esclamai spingendola da parte per poter entrare, e mi buttai sul divano, aprendo subito la rubrica per chiamare il mio ancora-per-poco-fidanzato. Prima di schiacciare il tasto di chiamata, tuttavia, mi bloccai, rendendomi conto di non avere idea di cosa dirgli.
Non era un discorso da affrontare per telefono, perché inevitabilmente avrei finito per spiegargli di volerlo lasciare, e non me la sentivo essere così crudele.
-Emma... tutto ok? Hai fatto sesso con Killian?
-Dio, no! Certo che no! È... è tutto ok, sì. Sto bene...- le assicurai, sforzandomi di accennare un sorriso. Era una delle mie migliori amiche, ma non avevo voglia di parlare dell'accaduto con nessuno: le volevo bene da morire, ma non l'avrebbe presa come Killian. Avrebbe voluto costringermi a parlare a cuore aperto ed era l'ultima cosa di cui avevo bisogno in quel momento, perché avrei potuto scoprire di non averne uno.
-Ok... perché hai quella maglia? Per il resto sei praticamente nuda... se te lo sei fatto mica ti giudico, è un uomo attraente, e tu gli piaci...
-Ruby! No, sul serio. Non ci ho fatto niente. Si beh, a parte baciarlo... bacia decisamente bene! Ma quello era solo per mantenere la copertura...
-Cosa?! Vi siete baciati? Non mi frega un accidenti di coperture eccetera. Inizia a raccontare, dal principio.
Sospirai, e capii che non avevo più scampo, quindi mi sedetti accanto a lei e digitai velocemente un messaggio a Walsh: “Ne parliamo domani, non mi pare un discorso da fare per sms o per telefono. Non fare cazzate e sii paziente. A domani”


 

***


 

Fortunatamente mi ero accorta in tempo dell'ora, altrimenti avrei fatto tardi all'appuntamento con Regina Mills: Ruby aveva voluto ogni dettaglio della mia giornata con Jones, dal mattino alla sera. L'avevo accontentata il più possibile, dicendole però di essere stata in ospedale per delle analisi, e come avevo immaginato non si soffermò sulla sparatoria in cui avevo rischiato la vita quanto sul bacio. Le avevo confermato che fosse un gran baciatore, rivelandole anche di averne approfittato un po'... ma in fondo non avevo fatto nulla di sbagliato: dei baci non avevano mai fatto male a nessuno! Certo, avevo ancora un fidanzato, ma poco mi importava: Jones baciava decisamente meglio di lui.
Il bussare alla porta mi ridestò dai miei pensieri, e mi alzai di corsa per andare ad aprire alla Mills e accoglierla: non doveva essere un momento facile per lei.
Ancora meno di quanto immaginassi, a giudicare dagli occhi rossi che tradivano un pianto che doveva essere stato lungo.
-Buon pomeriggio signorina Mills, si accomodi...- la salutai cordialmente e le strinsi la mano.
Lasciai passare avanti lei, poi tornai al mio posto dietro la scrivania.
-Buongiorno detective Swan... la ringrazio. Mi spiace si sia fatta male.
-Non è niente- tagliai corto -Soprattutto in confronto a ciò che deve aver passato lei. Suppongo l'abbia già incontrato...
-Sì- si rabbuiò, ed abbassò lo sguardo: mi fece quasi pena, era l'ombra della persona sicura di sé che si era presentata quel Lunedì nel mio ufficio.
-Ho parlato con lui, mi hanno spiegato l'accaduto... Daniel invece è stato un codardo, non ha fatto altro che ripetere “Mi dispiace”. Ha avuto una condanna di quattro anni per spaccio e tentato omicidio... mi dispiace molto a proposito, grazie al cielo è stato solo “tentato”! L'ho lasciato, chiaramente.- aggiunse infine rialzando lo sguardo... come se cercasse la mia approvazione. Era chiaro che quella donna avesse bisogno di conforto, e nessuno gliene aveva potuto dare ancora; immaginavo che ad Henry non avesse neanche voluto dire la verità.
-Mi dispiace Regina... posso chiamarla Regina?
-Certo. E potremmo darci del tu...
-Ok... Regina. Daniel era... importante per te, lo so. Ma se ti fa star meglio avrei agito allo stesso modo. Per Henry, quanto per me stessa.
-Ho 30 anni, Emma. Sto con Daniel da quando ne avevo 16, e forse è per questo che ho aperto gli occhi troppo tardi. Lo amavo, e lo amo... ma credo di meritare di meglio, e anche mio figlio. Non posso e non voglio vivere con un bugiardo, un uomo debole... un criminale. Inizialmente pensavo mi tradisse, invece... invece è stato peggio. È stato un peggior tipo di tradimento, perché mi ama. Mi ama, eppure ha scelto di agire alle mie spalle, solo per dello sporco denaro! Io credevo...- la voce della donna si ruppe, e scoppiò in un pianto che doveva aver trattenuto con tutte le sue forze davanti a me.
Senza pensarci due volte mi alzai e la raggiunsi, regalandole l'abbraccio che nessun altro le aveva dato. Era una completa sconosciuta per me, ma la capivo, capivo cosa volesse dire perdere una persona, rimanere delusa. E soprattutto, riuscivo a rivedermi in lei: era una donna forte proprio come me, ma aveva un lato fragile che non era più riuscita a nascondere.
-Mi dispiace, sto facendo una figura pessima.
-No, non è vero. Anche a me capita di scoppiare, qualche volta- sorrisi, riuscendo a far sorridere anche lei. Non avrei mai detto avesse 30 anni, sul suo viso non era presente la minima imperfezione, avrei giurato avesse al massimo un paio d'anni più di me.
-Grazie Emma. Henry ha proprio ragione, sei una bella persona.
-Lui è davvero un caro ragazzo... mi ci sono affezionata- sorrisi di nuovo, e pur sciogliendo la stretta rimasi china accanto a lei.
-Puoi dirmi qualcosa che la polizia non mi ha detto? Di Daniel?
-Non... non so se è il caso.
Daniel Price aveva speso belle parole per la donna, davanti a Miller, e gli aveva fatto capire di non volerla mettere in mezzo: ma proprio per questo, le avrebbe fatto male. L'aveva lasciato, e sapevo che nulla le avrebbe fatto cambiare idea, però la sofferenza poteva peggiorare.
-Voglio solo la verità, ti prego.
La guardai, e cercai di valutare se insistere sul non parlare o accontentarla: i suoi occhi erano tristi e ancora colmi di lacrime, ma in qualche modo anche decisi. Quello era il mio sguardo nei momenti in cui volevo la verità, per quanto male potesse fare.
-Miller ha detto a Daniel che una volta sposati avrebbe potuto includerti negli affari, perché le donne ricche sono spesso attratte da... quella roba. Lui però ha detto che tu non sei così, e che non avresti mai voluto partecipare. E ha detto a Miller di tenerti fuori... voleva proteggerti, non è una cattiva persona. Ha solo preso la strada sbagliata...
-Grazie.- disse solamente, e rimase in silenzio riflessiva; approfittai del momento per tornare al mio posto e tirare fuori i cioccolatini, offrendogliene uno.
Quella accettò e lo mise in bocca, restando nuovamente muta: ma avrei rispettato il suo silenzio, ci fosse anche voluta un'ora.
Dopodiché traffico nella borsa dalla quale tirò fuori un libretto degli assegni e ci scarabocchiò qualcosa che non vidi, poi staccò il foglietto e me lo porse, lasciandomi esterrefatta.
Non era un assegno da 3000 dollari: aveva scritto 10.000 dollari, e dovetti rileggere più volte per assicurarmi di non aver capito male.
-Non posso accettarli- dissi infine, quando mi resi conto di non avere problemi alla vista -Sono troppi.
-Non sono troppi. Non è stato un banale caso di tradimento, hai rischiato la vita contro un pericoloso trafficante di droga e... il suo complice. E poi sono comprese le spese mediche.
-Ma quali spese mediche! Non c'è stata nessuna spesa medica, non mi devi proprio niente! E poi... non ho rischiato così tanto.- aggiunsi, rendendomi conto soltanto in quel momento di avere effettivamente rischiato. La caduta dalle scale avrebbe potuto rompermi l'osso del collo, e Miller, dopo, avrebbe potuto spararmi e uccidermi se non fosse stato per Killian e la polizia che erano intervenuti in tempo. Tuttavia 10.000 erano ugualmente troppi per com'era andata, perché in fin dei conti non era stato troppo difficile.
-Tienili e basta Emma. Come ha detto lo spacciatore sono una stramaledetta riccona. Dirigo una ditta immobiliare di famiglia di successo. Ti sei meritata questi soldi, non sei stata a girarti i pollici. Toglimi solo una curiosità, Killian Jones è il tuo fidanzato?
-Cosa?- esclamai, colta alla sprovvista -No! Ma come fai a sapere...
-Mi sembrava di averlo riconosciuto e a casa ne ho avuto la conferma... ho letto alcuni suoi romanzi. Allora?
-No, non è assolutamente il mio fidanzato. Vuole seguirmi come assistente perché ha bisogno di nuovi spunti per i suoi libri, e gli ho dato un paio di occasioni. È stato utile, ma non credo lavorerà ancora con me.
-Perché? Se posso...
-Perché io lavoro da sola. Ho perso qualcuno, e... non voglio che succeda ancora. Soprattutto ora che ho capito che può essere un amico, e non solo un maniaco che fa commenti inopportuni sulle mie gambe e il resto.
Ci guardammo e scoppiammo a ridere entrambe di cuore, e pur non conoscendoci sembrò quasi del tutto naturale. Quella donna mi piaceva, mi somigliava, e pensai che sarebbe potuta essere un'ottima amica in fin dei conti.
-Domenica sicuramente Henry sarà a pranzo da noi... ti va di aggiungerti? Mi farebbe piacere... se hai voglia ovviamente. Non sentirti in obbligo.
-No, va bene. Verrò... è da tanto che non parlo liberamente con qualcuno come con te, mi ha fatto bene... quindi grazie.
-Grazie a te per questo assegno completamente immeritato... cercherò di fare buoni pranzi a tuo figlio, almeno... è il minimo.
-Sei troppo modesta, detective, ma è una buona qualità per un ragazza così giovane. Ora devo andare, ci vediamo domenica. In caso, il mio numero ce l'hai...- disse alzandosi, ed io feci per seguirla ma mi bloccò con un cenno della mano.
-Non serve. Riposati, che ne hai bisogno, si vede.
-Certo, mamma...
Mi morsi subito un labbro, forse mi ero spinta troppo oltre con una donna che ancora non conoscevo, ma quella alzò gli occhi al cielo e sorrise. Se la prima volta mi era sembrata quasi glaciale, ora non potevo che definirla “simpatica”.
-Ciao Emma, ci vediamo.
-Ciao Regina... riposati anche tu. E cerca di star bene.
Solo più avanti avrei scoperto di essere l'unica vera amica di Regina Mills, dopo che si era persa di vista con Mal un paio d'anni prima: lei invece non fu la mia prima vera amica, ma entrò a far parte dei 5 più bei rapporti della mia vita.


 

***


 

KILLIAN POV

La voce di Emma mi arrivò proprio nel momento in cui misi piede fuori casa, per andarle a chiedere del sale per il pranzo dal momento che mi ero accorto troppo tardi di non averlo incluso nella lista della spesa.
Ma c'era qualcosa che non andava, la ragazza stava urlando e la sua porta non era neanche chiusa bene.
-Ti ho detto di andare via Walsh, quella è la porta! Credevo fossi più maturo, perché diavolo ti comporti così?!
-Perché non stai ragionando!
-Ah, io non starei ragionando?! Tu sei pazzo, vattene da casa mia! E non provare a toccarmi!
Al suono di uno schiaffo non resistetti, ed entrai, ritrovandomi davanti Emma in un accappatoio bianco ed un uomo elegante che con una mano le teneva il polso, e con l'altra la propria guancia: feci un sospiro di sollievo, per fortuna era stata la donna a schiaffeggiarlo, e non viceversa.
-Ah, eccolo l'amante.
-Ti ho detto che era per il caso, testa di cazzo!
-Toglile subito le mani di dosso!- esclamai tirandolo via e costringendolo a mollare Emma, che sembrò ancora più confusa di prima; forse non avrei dovuto irrompere così in casa sua e mettermi in mezzo, ma se il tipo le avesse fatto del male non mi sarei mai perdonato per non essere intervenuto.
-Non toccarmi, stupido scrittore da quattro soldi! Ti piace finire sui giornali con le donne degli altri, vero?!
-Cosa?! Di che diavolo stai parlando!
-Di questo!- gridò afferrando un giornale dal mobile dietro di sé, e me lo lanciò contro.
Scoccai un'occhiata ad Emma, che aveva incrociato le braccia e ci guardava con le labbra serrate: ebbi l'impulso di abbracciarla, ma con un cenno mi fece capire che sarebbe stato meglio aprire quel giornale.
Quando lo feci, restai sconcertato: una foto di me e lei che ci baciavamo occupava quasi un quarto di pagina, e il titolo era “Una nuova fiamma per riaccendere il fuoco assopito dell'affascinante scrittore?”.
Non mi fu necessario leggere il resto dell'articolo per capire di cosa parlasse.
-Era per il caso, come ha detto Emma. Io non...- riuscii soltanto a dire, mentre ancora stentavo a credere ai miei occhi: come avevano fatto a fotografarci lì, in mezzo ad una folla e con le luci soffuse?
-Non giustificarti, tanto non vuole capire. E poi io mi bacio chi mi pare e piace dal momento che adesso sono single.
-Ma due giorni fa non eri single.- disse con un tono inquietante, parandosi davanti alla ragazza, e afferrandole nuovamente il braccio.
-Ti ho detto di non toccarla!- lo minacciai, ma stavolta non riuscii ad agire in tempo e venni colpito con forza dal suo pugno, tanto che boccheggiai e persi quasi l'equilibrio, per poi portarmi la mano sul viso. Probabilmente mi aveva rotto il naso, o quasi, il dolore era lancinante.
-Killian! Walsh... sei uno psicopatico, vattene subito prima che decida di prendere la pistola e spararti!- lo minacciò, e riuscii a intravederla mentre lo spingeva fuori di casa, nonostante quello cercasse di opporre resistenza.
Provai a non badare al dolore e al sangue che stava colando, e mi riscossi raggiungendo Emma; la bionda mi scoccò un'occhiata preoccupata, poi poggiò una mano sulla mia spalla e tornò a rivolgere l'attenzione a quello che era ormai il suo ex fidanzato.
-Via Walsh. È finita, cerca di capirlo. Ci ho provato, ma come vedi non va... non si può stare con te.
-Bene. Lo sapevo, non dovevo farmi coinvolgere da una ragazzina... salta pure tra le braccia del tuo scrittore da strapazzo.
Feci per intervenire, ma Emma mi bloccò facendomi capire di non avere più nulla da dirgli: lo guardava impassibile e glaciale, finché lui stesso non si decise a scendere le scale, e andarsene lasciandoci soli.
La ragazza senza dire una parola mi prese per mano e mi portò in casa, facendomi accomodare in cucina; la vidi trafficare nel congelatore, da cui estrasse dei cubetti di ghiaccio. Ne prese uno e venne a sedersi accanto a me, per tamponarmi il punto colpito con estrema delicatezza. Avrei voluto dirle che non c'era bisogno, ma non riuscii a proferire una sola parola, impegnato com'ero a guardarla abbagliato.
Non era la solita Emma, un velo d'amarezza dipingeva il suo volto, e non avevo idea di come comportarmi; non conoscevo quell'uomo, non avevo la minima idea di come fosse il loro rapporto, e per esperienza sapevo che le parole di circostanza sarebbero state inutili.
-Mi dispiace...- sussurrò dopo un po' -Non volevo che ti facesse male. Ma non credo sia rotto, per fortuna...
-Io sto bene... Emma, dispiace a me piuttosto. La cosa del giornale... non volevo, non so come sia potuto succedere.
-Lascia stare, non è colpa tua. E non è quello il motivo per cui abbiamo rotto... ha... ha solo contribuito a farmi capire quanto sia idiota!- esclamò per poi dare un pugno sul tavolo, ed inaspettatamente, per la prima volta, scoppiò in lacrime.
La ragazza-roccia che pensavo non avrei visto piangere, lo stava facendo proprio davanti ai miei occhi con lo sguardo basso, indifesa.
Avevo perfino paura di toccarla, mai come allora mi era sembrata un dolce fiore delicato, ma decisi che un abbraccio non avrebbe potuto farle male: quindi mi alzai e dopo averla tirata su la strinsi tra le mie braccia, cullandola lentamente e lasciandole bagnarmi la spalla.
-Scusa...- singhiozzò, stringendosi a me come per aggrapparsi, come se in quel momento fossi il suo unico appiglio.
-Non scusarti tesoro, lo amavi...
-Sì... ma non è per questo- tirò su col naso -E' che... tutte le mie relazioni tendono a cadere a pezzi. È così da quando sono nata! Le mie amiche si contano sulle dita della mano... e a parte loro non ho altro. Non ho genitori, fratelli, una famiglia, Neal... e ora...- singhiozzò nuovamente, e per il pianto non riuscì a continuare a parlare. Sentii bruciare anche i miei occhi, perché percepii quel dolore come se fosse mio; me lo trasmise con una potenza tale che mi investì in pieno, e mi venne da pensare che i miei drammi personali fossero nulla in confronto ai suoi.
-Ora hai me, non vado da nessuna parte...- sussurrai mentre le accarezzavo una guancia umida: fu la prima volta che mi resi effettivamente conto di quanto fosse giovane, quasi piccola: eppure, aveva vissuto più difficoltà di quante una persona avrebbe dovuto affrontarne in una vita intera.
-Andiamo a casa tua, non voglio stare qui...
-Certo tesoro, andiamo subito... ma non vuoi vestirti prima?
-No, voglio andarmene da qui. Sono una stupida, ho fatto sesso con lui... e non volevo- sussurrò mestamente -Non volevo farlo, e ovviamente è stato orribile. Portami via...
-Emma, che vuoi dire.- mi bloccai agghiacciato, afferrandole le braccia per guardarla negli occhi -Non ti avrà mica costretta? Devi dirmelo, perché se è così lo raggiungo e gli spacco la faccia.
-Killian, sei così tenero... ti darei un bacio.















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso, ecco il nuovo capitolo... a Emma in fondo non è dispiaciuto ritrovarsi in casa di un bravo cuoco, no? xD Le ha preparato la colazione perfetta, si è fatto amare... ed è andata bene, anche se Ruby ha pensato che fossero stati a letto insieme lol
Poi ha incontrato Regina che avevo promesso di far tornare... e potrebbe rimanere nella storia, dato che può essere una nuova ottima amica per Emma.
Alla fine... dopo 7 capitoli, Walsh è stato mollato xD Con qualche difficoltà, ma con l'aiuto di Killian - che si è pure preso un pugno - è riuscita a mandarlo via... e non se l'è presa per il giornale xD
Penso che la prossima volta posterò di nuovo questa, avendo il capitolo quasi pronto.
Buon OUAT Day comunque! Non vedo l'ora, e dopo lo sneak peek sono ancora tra le nuvole... quanto sono belli? ç_ç Ma soprattutto, perché gli autori sono così crudeli da voler distruggere tutto ciò? Sono sicura che pian piano inizierà la sofferenza vera e serie, col culmine nella 5x11 dato che le foto della 5x12 mi fanno immaginare scenari tremendi D:
Detto ciò, buonanotte! Un abbraccio :*

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Capitolo 8
*** Intimacy, Trust and Passion ***


Edit: gli ultimi due giorni non ho avuto un attimo di tregua, e solo poco fa ho controllato che il capitolo fosse a posto... quasi per caso, per evitare di aprire facebook e spoilerarmi le nuove puntate :') Ovviamente non era a posto - tanto per cambiare - spero a nessuno sia toccato leggerlo tutto sballato ^^" inizio a credere che sia solo il mio pc a visualizzare male, farò una prova se ricapita.
PS: non vedo l'ora di vedere le puntate domani... ma muoio anche di paura! D:








 

Intimacy, Trust and Passion
 












 

KILLIAN POV

Avrei preso alla lettera le ultime parole di Emma e mi sarei gettato sulle sue labbra, se la rivelazione precedente non mi avesse fatto venire i brividi per l'orrore, quindi lasciai la presa sulle sue braccia per non rischiare di spaventarla ulteriormente.
Avevo capito che il suo ex fosse uno stronzo – e in più probabilmente troppo grande per lei – ma non avrei immaginato avrebbe potuto spingersi a tal punto.
La squadrai meglio in cerca qualche livido o un qualsiasi segno che non avevo notato, ma l'accappatoio la copriva quasi interamente.
-Emma...
-Oh, avanti! Pensi davvero che solo un uomo possa usare il sesso come un'arma?- sussurrò, mentre tentava di asciugarsi le lacrime -Non intendevo ciò che pensi, ti sembro una che si lascerebbe obbligare a fare cose che non vuole? Ora andiamo, per favore...
Con un sospiro di sollievo annuii, anche se un po' confuso, ma le cinsi le spalle lasciando che si poggiasse a me con tutto il suo peso: l'avrei presa in braccio, ma non volevo si creassero situazioni imbarazzanti, non era il momento.
Nel corridoio cercai quindi di essere il più veloce perché nessun vicino passasse di lì, quindi aprii lasciandola entrare e la guardai prendere posto sul divano.
Aveva quasi smesso di piangere, solo qualche piccola lacrima continuava a solcarle ancora il bel viso. Le offrii un bicchiere d'acqua che accettò volentieri e lasciai una scatola di biscotti sul tavolino, poi mi accomodai accanto a lei e la mia spalla tornò a farle da cuscino.
-Come va il naso?
-Sta bene, tranquilla. Tu? Un po' meglio?
-Mhm- annuì, e si tirò su per guardarmi negli occhi -Grazie.
-Figurati...- sorrisi, e le accarezzai i capelli per poi portarle una ciocca dietro l'orecchio. Avrei voluto chiederle se avesse voglia di parlarne, ma non era il caso di spingere troppo, sembrava così fragile che temevo di ferirla involontariamente.
-Avevi ragione, prima. Amavo Walsh... la prima volta che ci siamo conosciuti avevo appena 18 anni, lui ne aveva 28...
-Cosa?! Dieci anni più di te?- esclamai, non riuscendo a tenere la bocca chiusa. Che fosse più grande di lei era chiaro, ma non così tanto: avevo solo creduto avesse sui 30 anni portati male.
-Senti chi parla! Quello che ne ha giusto uno meno di lui!- notò con una risata -Comunque sì, ero una ragazzina... non ero ancora detective, studiavo per diventarlo... e lavoravo, sia per pagarmi gli studi che per iniziare a mettere soldi da parte per aprire in proprio, insieme a Neal, un mio caro amico.
-Non sei costretta a raccontarmi tutto se non te la senti.
-Lo so.- mi rassicurò, dandomi un leggero buffetto sul naso con un dito. Fu molto delicata, ero certo fosse stata attenta apposta per non farmi male, anche se non l'avrebbe sicuramente ammesso.
-Lavoravo in un locale serale e notturno, ed è lì che ho conosciuto Walsh...- iniziò a raccontare -non era uno dei soliti clienti perversi che approfittano delle cameriere e le palpeggiano ogni volta che qualcuna gli passa vicino. A proposito, una volta stavo per essere cacciata perché ho storto la mano a uno...
Scoppiai a ridere, immaginandomi una ragazzina bionda con un caratterino già bello tosto: non era un'immagine difficile da figurarsi. Conoscevo bene quel tipo di locali, ed erano tutto fuorché adatti alle giovani, di cui però purtroppo però erano colmi.
-Beh, comunque Walsh venne a bere diverse sere. Si comportava da gentiluomo, era educato e affascinante, mi faceva i complimenti e lasciava anche delle mance molto generose. La settima sera abbiamo chiacchierato un po' e mi ha chiesto il numero, e di lì a un mese mi sono ritrovata a lavorare come segretaria per l'agenzia di moda di sua sorella. Abbiamo iniziato ad uscire, era piacevole... lui era diverso: sempre attento nei miei confronti, sempre molto dolce. Non ero, come dire, ingenua e inesperta, ma non mi ha mai fatto nessun tipo di pressioni. È durata una decina di mesi, poi ho finito il corso ed ho avuto sempre meno tempo per lui... ho rovinato tutto io la prima volta, lo ammetto. Ci siamo lasciati in amicizia, ma quando qualche mese dopo ho lasciato il lavoro per avviare la nuova attività, ci siamo persi di vista... fino a due anni e mezzo fa. Si è presentato di punto in bianco nel mio ufficio perché aveva bisogno che scoprissi delle cose per lui... e a caso risolto mi ha offerto da bere. E beh, abbiamo ricominciato. Io ero più matura, lui anche, e come puoi vedere è durata un bel po'... però da qualche mese le cose sono diverse. Da quando è diventato responsabile marketing della banca ha iniziato ad avere sempre meno tempo, ma oltre a quello... è cambiato. È diventato... non so, noioso. Solita routine: cena al ristorante il sabato sera, e poi sesso. E cena a casa a mia o casa sua un altro paio di volte a settimana, e poi di nuovo sesso. Ora che ci penso, è diventata una relazione di sesso. E a dirla tutta, neanche molto soddisfacente ultimamente...- alzò le spalle con un sorriso colpevole e malinconico allo stesso tempo. Non mi aspettavo mi avrebbe raccontat dettagli così intimi della loro relazione, ma quella storia mi servì a capire quanto effettivamente fosse stato importante per lei quell'uomo: stentavo quasi a crederci, ma a quanto sembrava, una volta aveva avuto un cuore.
-Non sono una persona da relazioni stabili. La prima volta che sono stata con uno avevo 15 anni e lui di 20... era un ragazzo tenero, volontario all'orfanotrofio.- mi rivelò, poi si fermò quasi sorpresa delle sue stesse parole, probabilmente per lo stesso motivo per cui lo ero io: perché mi stava continuando a raccontare tutti questi dettagli molto intimi sul suo passato?
-Sì, beh, comunque- riprese -poi Ryan... e insomma altri, occasionali. Non sono una poco di buono eh, ma 5 o 6 ragazzi li ho avuti oltre lui. E poi è tornato, con la stabilità con cui mi aveva coccolata per mesi, in un periodo piuttosto brutto: è stato lui ad aiutarmi a tornare su. Quindi... ora è dura. Non lo amo più, questo è vero, ma... l'ho amato molto, e gli voglio bene nonostante si sia comportato da pezzo di merda. Mi ha dato tanto, e gliene sarò per sempre grata. Cazzo, ho stroncato l'unica relazione diversa dall'amicizia che sono, o meglio, ero riuscita a costruire. In questo sono dannatamente brava. È per questo che ho avuto un attimo di esitazione dopo avergli detto del bambino... sembrava avermi capita alla fine, e invece di lasciarlo... io... ci ho fatto sesso. Sono una stupida, ti farò anche schifo. Poi però è arrivato il ragazzo del giornale e... beh, da lì sai.
Annuii, cercando di capire il suo stato interiore: oltre che stupida era stata piuttosto irresponsabile a fare sesso due giorni dopo l'aborto, ma in fondo come biasimarla? Aveva avuto paura, e di conseguenza aveva cercato di fare un ultimo disperato sforzo per mantenere viva la sua relazione: quale modo migliore di questo? In fondo ero un uomo anch'io, e quindi ero in grado di capire le debolezze ed esigenze di noi uomini.
-Non dici niente? Tipo che sono una sgualdrina idiota?- mi domandò sarcastica, sbuffando.
-Nah... sei solo umana, Swan. E non mi fai schifo, tra parentesi. Ma asciuga quelle lacrime, perché hai un nuovo amico adesso. Magari non all'altezza di ciò che avevi con lui ma...- mi morsi il labbro, pentendomene subito dato che avevo un taglio anche lì.
Alla mia espressione dolorante, Emma scoppiò a ridere e mi abbracciò forte, per la seconda volta nell'arco di mezz'ora: era proprio diversa rispetto a come l'avevo inizialmente inquadrata, sembrava molto più affettuosa adesso. O forse era così con tutti i suoi amici? Forse il suo approccio distaccato nasceva inconsciamente dalla paura di rimanere ferita, e si lasciava andare soltanto nel momento in cui arrivava la fiducia.
-Non sottovalutarti, hai ragione. Sei sorprendentemente paziente con me... nonostante sia stata molto antipatica. Non che tu non te la sia cercata, certo, ma...
-Scusa dolcezza, era proprio inevitabile notare il tuo bel culetto lì sulla scala...- commentai, meritandomi il sonoro schiaffo che mi diede sul braccio, ridendo.
-Però per il mio fascino per poco non sei caduta, me li ricordo i tuoi occhi adoranti...- insistetti, poggiando la mano sul ginocchio che l'accappatoio le aveva lasciato scoperto.
Abbassò prima lo sguardo sulla mia mano, poi lo alzò per guardarmi negli occhi scocciata, anche se probabilmente stava solo fingendo.
-Non cambierai mai, vero? Non puoi proprio fare a meno di toccarmi.
-Forse.
-Ma trovarti una ragazza?
-Non ne ho voglia... ora come ora mi basta questa stronza che ho davanti, in fondo è simpatica. E ammettilo, ora stai molto meglio.
-Sì- annuì -e di questo ti ringrazio.



EMMA POV

Me ne resi effettivamente conto solo ora che me lo fece notare, e fu sorprendente. Erano bastate una chiacchierata e qualche battuta con lui per tirarmi su di morale: fino a mezz'ora prima mi ero sentita uno straccio, fisicamente e psicologicamente, ed ora stavo davvero, davvero bene. Era riuscito a farmi divertire e ridere, alleggerendo quel peso che mi aveva quasi schiacciata.
Avevo perso Walsh che per un lungo periodo era stato fondamentale, ma allo stesso tempo avevo guadagnato quello che sarebbe potuto essere un ottimo amico, uno dei migliori.
E proprio per questo, ora che lui mi aveva lasciata sfogare, ero io a voler conoscere qualcosa del suo passato che mi aveva colpita e non riuscivo a togliermi dalla testa: il giorno precedente avevo letto fino a notte fonda, avevo finito il suo libro, che si era rivelato essere brillante e appassionante, con un finale inaspettato... ma alcuni punti della psicologia del protagonista mi erano rimasti impressi.
-Ho finito il tuo libro...- dissi quindi, incrociando le braccia e inclinando la testa.
-Oh... sei stata veloce. E?
-Sei bravo. Saltiamo la parte in cui te ne vanti tutto soddisfatto?- lo presi in giro, e quello rise divertito, alzando le braccia in segno di resa.
-Mi è piaciuto molto, uno dei migliori gialli che abbia mai letto! Quindi signor scrittore, mi comprerò anche gli altri... però c'è una cosa. Ruby mi ha detto che è autobiografico.
-E' vero- confermò, e ci guardammo entrambi con attenzione, come a volerci leggere dentro a vicenda. Non sapevo se parlare e porgli le fatidiche domande, o stare zitta dato che non iniziava lui stesso a spiegarmi? Magari non voleva parlarne ed io avevo voglia di ferirlo, soprattutto dopo quanto era stato tenero e di supporto con me.
-Dai Emma, so cosa vuoi chiedere...
-Ok...- decisi dato che in fin dei conti sembrava predisposto -La parte del flashback del protagonista da bambino. Il... fatto della madre, e del padre. Sì ecco, mi sembra strano che un 15enne possa descrivere dettagliatamente una scena del genere dal nulla... e quindi, immagino che...
-...che non sia dal nulla- finì lui per me -Hai immaginato bene.
-Quindi tu...
-Già...- annuì -Avevo davvero 12 anni quando è successo. Mio fratello ne aveva 16 all'epoca, quindi essendo un sabato sera, a casa c'eravamo solo io e mia madre. Poi, poco prima di mezzanotte è arrivato mio padre, ubriaco e violento come sempre, e... quando ha visto che a casa non c'era la birra – come se non avesse già bevuto abbastanza – si è messo a urlare contro mia madre... utilizzando tutte quelle parole che hai letto. Ha iniziato a colpirla, io volevo intervenire ma lei mi ha urlato di non avvicinarmi perché non prendesse di mira anche me, non sarebbe stata la prima volta, e... non ho avuto neanche la forza per chiudere gli occhi. Le ha strappato i vestiti di dosso incurante del fatto che suo figlio fosse lì, l'ha violentata... senza pietà. Ricordo che ero così sconvolto che non sono riuscito nemmeno a piangere. Anche lei era impassibile,sicuramente per proteggermi... non voleva farlo arrabbiare. Quando ha creduto che fosse distratto ha cercato di colpirlo con una bottiglia. Solo che non era così distratto, allora ha perso il senno e... l'ha accoltellata. Più e più volte, infine le ha piantato il coltello nel petto ed è corso via senza guardarsi indietro, e io non sono neanche riuscito a dirle addio. La polizia e mio fratello sono arrivati pochi minuti dopo, ma a me sono sembrate ore... ero aggrappato al suo corpo e piangevo, ho pianto finché Liam non mi ha tirato via... anche se non ero costretto, ho raccontato ciò che avevo visto, e dal giorno dopo ho smesso di parlare. Per quasi un anno non ho mai parlato.
Mi accorsi di aver trattenuto il fiato solamente nel momento in cui Killian alzò lo sguardo su di me, e lasciai andare l'aria dai polmoni, insieme alle lacrime che non riuscii a tenere a bada. Io che avevo sempre considerato la mia vita difficile e traumatica, mi sentii una sciocca in quel momento, perché niente di ciò che avevo passato era paragonabile allo scempio a cui aveva assistito quel bambino. Un'esperienza del genere poteva traumatizzare a vita, tanto che non riuscivo a spiegarmi come facessi in quel momento ad averlo davanti così tranquillo: avevo conosciuto persone che avevano subito traumi infantili, ed erano diventate o criminali, o avevano subito problemi psicologici irreparabili.
-E' orribile...- trovai la forza di sussurrare con un filo di voce, stringendo la sua mano -Non so davvero cosa dire, un “mi dispiace” non può bastare... Dio, come hai fatto a convivere con tutto ciò?
-Avevo delle persone che mi sono state accanto. Da mio fratello, a mia zia a cui siamo stati affidati... i nonni... non ero solo. Poi certo, sono andato dallo strizzacervelli fino all'età di 16 anni...
-E hai passato un anno senza parlare mai...
Annuì con un sorriso triste, e mi prese la mano che avevo posato sulla sua gamba, accarezzandola lentamente... fu piuttosto piacevole, a dire la verità: solo per quel motivo non mi gettai al suo collo ad abbracciarlo, nonostante la voglia fosse molta.
-Però ho iniziato a scrivere. Me l'ha consigliato lo psicologo... e beh, i primi mesi erano soltanto frasi buttate lì, poi però ho iniziato a fare sul serio, mi faceva star meglio. E in due anni ho scritto questo libro, che ha colpito il mio attuale editore... e me l'ha pubblicato, non avrei mai immaginato di avere tanto successo. Da lì in poi è stato più facile, un anno dopo ho smesso di andare dallo strizzacervelli e ho cercato di vivere la vita di un normale teenager... un po' nerd, un po' ribelle. Ed eccomi qui, un affascinante scrittore di successo in cerca di nuove ispirazioni!- concluse alzando il sopracciglio, e questa volta fui io a ridere. Era molto bravo a sdrammatizzare, l'avevo notato anche leggendo il suo libro.
-Ultima cosa... è vero anche quel che è successo dopo, in parte? È stato arrestato dopo dieci anni?
-Nah... quella è fantasia. Lui non è mai stato trovato... però così è più avvincente.
-Sì...
-Cazzo!- esclamò, facendomi quasi fare un salto sul divano -Il pranzo! Ero uscito per chiederti il sale e... cazzo!
Senza aggiungere alto scattò in piedi e corse in cucina, non senza prima inciampare sul tappeto e rischiare di rompersi l'osso del collo. Seppi che il nostro momento di confidenze era finito, ma per qualche motivo mi sentivo molto più leggera adesso, e sperai che per lui valesse lo stesso.

 

Alla fine il risotto coi funghi di Killian era finito per metà incollato alla padella, e la metà rimasta non era stata migliore, e ora stavamo finendo di mangiare le pizze che avevamo ordinato a domicilio: io wurstel e patatine, lui speck e mozzarella, e ce le eravamo divise.
Nel frattempo ero rimasta in accappatoio, dato che avevo deciso che fosse abbastanza comodo da poter evitare di andarmi a vestire. Avevamo mangiato, bevuto birra e chiacchierato del più e del meno, ed io mi ero resa conto di non essere stata così bene con una nuova persona da tantissimo tempo: a pensarci bene, fin da dopo Neal.
-Quindi...- ruppe il silenzio dopo aver mandato giù l'ultimo boccone -Anche grazie a me sei viva e ti sei presa 10.000 bigliettoni... questo vuol dire che mi farai continuare a farti da assistente, vero?
-Falso.- dissi, alzando lo sguardo seria.
L'avevo rivalutato completamente, era stato sorprendente durante il caso, stavo bene con lui e forse gli volevo anche bene: proprio per questo non avevo cambiato idea, non potevo portarlo con me. Non si rendeva conto di quanto avesse rischiato di essere ferito o ucciso?!
-Ma come Swan, pensavo avessi visto che formiamo una bella squadra...
-Ed è così! Ma è il mio lavoro, non il tuo. Hai la minima idea di quanto facilmente saresti potuto finire con una pallottola nel cranio?
-Anche tu, eppure continui a farlo.
-Esatto, perché è il mio lavoro. Quello per cui ho studiato duramente, e in più ho passato ore al poligono ad allenarmi a sparare. Ho fatto difesa personale, e vari altri allenamenti che non ti sto a spiegare!- gli elencai esasperata, sperando che comprendesse. Non potevamo essere amici senza dovere a tutti i costi lavorare insieme? Ovviamente mi dispiaceva non poterlo aiutare con l'ispirazione, ma potevo sopportarlo dato che in tal modo lo avrei tenuto lontano dai pericoli.
-Non sono un incapace Swan. So sparare anch'io, anche se pensi di no, e posso dimostrartelo. Poi oltre a difesa personale ho fatto karate ed ero piuttosto bravo... non sono un ragazzino che non sa quel che fa, d'accordo?
-Ti credo!- esclamai -Neanche Neal era un ragazzino che non sapeva quel che faceva, eppure è finito con una pallottola nel petto! L'essere bravo non gli ha impedito di morire, e io non ho intenzione di perdere un'altra persona! Non potrei sopportarlo, non di nuovo!
Finalmente smise di ribattere e rimase in silenzio, guardandomi con espressione indecifrabile: avevo fatto la figura della patetica, me ne rendevo conto, ma non potevo cedere. Non volevo perderlo, non lui.
-Emma, io...
-Dato che siamo in vena di storie, Killian, lasci che te ne racconti un'altra. E magari mi capirai meglio...- dissi, cercando di far tornare normale il tono di voce. Rimase ancora una volta in silenzio, e decisi di prenderlo per un tacito consenso.
-Neal era un mio compagno del corso di investigazione. Quando ci siamo conosciuti io avevo da poco compiuto 18 anni, lui ne aveva 21... ed era un ragazzo brillante. Sono bastati pochi mesi di conoscenza per decidere di avviare un nostro progetto, finiti gli studi... e così, come me ha lavorato sodo per riuscire a mettere da parte un capitale per la nostra attività. Due anni dopo, avevamo il nostro studio, la nostra attività regolarmente registrata ed essendo stati i migliori del corso, ci sono stati forniti clienti per i primi sei mesi, in modo da poterci fare un nome. Siamo partiti da casi piccoli, e pian piano ne abbiamo anche avuti di medi, per i quali abbiamo dovuto fare il porto d'armi. Abbiamo lavorato per un anno, eravamo ottimi partner e amici... e forse qualcosa di più, ma non abbiamo mai avuto il tempo di scoprirlo. Poi c'è stato questo caso, che sembrava semplice tutto sommato... una donna ci aveva chiesto di scoprire chi fosse stato a rubare il suo quadro di valore, e ci ha indirizzati verso suo fratello... e aveva ragione, ma le cose si sono complicate. Abbiamo scoperto che dietro a quel furto non c'era solo il bisogno di soldi di un uomo solo, ma un'intera attività di trafficanti d'arte! Eravamo in un parcheggio dove stavano per avvenire delle vendite, e da sciocchi abbiamo pensato di potercela cavare. Dopo aver chiamato la polizia, invece di restare buoni e nascosti siamo usciti dal nostro nascondiglio e gli abbiamo puntato le pistole addosso... credevamo di avercela fatta, perché entrambi si sono mostrati sorpresi della nostra presenza, e abbiamo disarmato l'unico che aveva la pistola. Si sentivano già le sirene in lontananza quando un terzo, da non si sa dove, ha sparato a me e poi a Neal. È stata una frazione di secondo... ancora prima di iniziare ad avvertire il dolore alla spalla ho sparato anch'io, disarmandolo: stavo gioendo, ma quando mi sono voltata ho trovato Neal a terra, in una pozza di sangue. L'aveva colpito al petto, e continuava a sanguinare... ho provato a tamponare la ferita, però è stato tutto inutile. Mi ha guardata negli occhi, e stava per dire qualcosa... poi è morto. Tra le mie braccia, con quelle parole non dette su cui mi sono ossessionata a lungo... credo mi amasse. Probabilmente la cosa era reciproca, ma l'ho perso ancor prima di capirlo.
Finito di parlare mi asciugai una lacrima solitaria che stava tentando di farsi strada oltre le ciglia, e presi un profondo respiro profondo per tornare a guardare il mio nuovo amico.
Anche i suoi occhi erano lucidi, e stringeva le labbra come facevo io quando cercavo di trattenermi, controllarmi. Walsh, Ruby, Mary Margaret ed Elsa erano le uniche persone a conoscere questa storia, ed ora avevo incluso il nuovo vicino.
-Oh Emma... ora mi sento tanto idiota.
-So che Ruby te l'ha accennato, non devi coprirla. Me l'ha detto, scusandosi duecento volte...
A questo arrossì, e si grattò imbarazzato dietro la testa; fu in qualche modo un gesto tenero, mi fece sorridere: era la prima volta che lo vedevo intimidito.
-Però...- borbottò -Mi ha solo detto che hai perso questo ragazzo. Non sapevo i dettagli, è... è così triste. Tu eri piccolina... più di adesso.
-Quindi io sarei piccola?
-Scusa, scusa. Sei giovane. Ed eri giovane. Avevi già sofferto, e ti è stata rincarata la dose... come fai a essere così forte? Così decisa? Sei una vera donna, Swan, una delle più forti che io abbia mai conosciuto.
-Ti svelo un segreto- sorrisi lusingata, prendendogli la mano -Dopo quel giorno anch'io sono andata in crisi. La polizia mi aveva offerto un contratto di collaborazione, perché dopotutto avevamo fermato un enorme traffico d'arte... e Neal ricevette una medaglia al valore, la conservo ancora in ufficio... ma ho detto di no. Non mi sentivo pronta... e beh, non sarò stata muta, ma quando la spalla è guarita ho passato tre mesi dalla mattina alla sera al poligono, a sparare. Mi fermavo solo per un'ora a pranzo. Ero ossessionata, volevo sfogarmi e mi incolpavo per non essere stata abbastanza veloce... ho finito per essere ricoverata per esaurimento. Ho passato un paio di mesi a casa, a prendere farmaci, fare una vita salutare, e prendere altri farmaci per la depressione... inoltre il medico mi aveva messo in chiaro che in quello stato non potevo continuare a svolgere il mio lavoro, dovevo cambiare vita. Mi sono iscritta al college, alla facoltà di economia... che ho mollato dopo il primo trimestre perché non faceva per me. E allora è tornato Walsh, non sapeva avessi chiuso l'attività... quando ha saputo, in un primo momento ha cercato di dissuadermi, ma ho comunque portato a termine il suo caso e... ho iniziato a rinascere. Mi ha aiutata lui, e ho passato un mese intenso a tornare in forma, poi ho riaperto i battenti, accettando di collaborare con la polizia. Temevano avrei potuto soffrire di stress post traumatico, ma non è stato così! Ero più forte e determinata di prima, e la mia vita è tornata a posto. Come vedi non sei l'unico ad aver vissuto il proprio periodo di follia...- sorrisi infine, e mi alzai dal divano tirandolo su con me.
-Andiamo a farci il caffè?
-Oh, si, ok...- fece confuso, non aspettandosi quell'uscita da parte mia, ma avevo deciso di evitargli l'imbarazzo di non sapere che dire, sapendo cosa si provava. Tuttavia lui mi bloccò, e si portò davanti a me, serio.
-Scusami. Non volevo farti ricordare tutte queste cose, mi sento davvero uno schifo adesso. Volevo farti star meglio dopo la rottura, invece mi sa che ho peggiorato le cose...- disse mortificato, e incrociò le dita della mano con le mie: le guardai, e sorprendentemente sembravano incastrarsi alla perfezione.
-Non hai peggiorato le cose- lo rassicurai ricambiando la presa -E non ti escluderò dalla mia vita, solo dal lavoro. Perché in fondo in fondo mi sei simpatico, e non ho alcuna voglia di farti ammazzare.
-In fondo in fondo?- alzò un sopracciglio fingendosi offeso, ed io non potei fare a meno di ridere. Sapeva perfino come farmi ridere, ormai.
-Già...
-Mh, dici che sei stata antipatica con me, ma intanto continui a esserlo- scherzò, per poi continuare -Comunque, se non me, prendi qualcun altro. Qualcuno qualificato. Ruby si preoccupa per te, e mi preoccuperò anch'io nel saperti sola contro dei pericolosi criminali.
-Non dovete. Questi ultimi due anni e passa ho lavorato da sola, e come vedi sono viva e vegeta! Me la cavo meglio se devo pensare solo a me stessa... lo capisci, vero?
-No...- scosse la testa, facendosi nuovamente serio -Però lo rispetto, la decisione è tua. Promettimi solo di stare attenta..
Le ultime parole le sussurrò così vicino al mio viso che potei sentire il suo respiro.
Le mani erano ancora intrecciate, così come i nostri occhi: mi persi in quell'infinito oceano che fin dalla prima volta mi aveva abbagliata. Quegli occhi erano così belli da farmi venire voglia di lasciarmi andare e tuffarmici.
Cercai di abbassare lo sguardo ma me ne pentii all'istante: anche le sue sembravano così morbide e invitanti...
Mi sarei lasciata andare, con le conseguenze che ne sarebbero derivate, e quando abbassò lo sguardo sulle mie, di labbra, seppi che stava pensando esattamente la stessa cosa. In quel momento sembravamo due calamite in lotta per rimanere separate, una battaglia che entrambi stavamo perdendo.
-Questa cosa può finire in due modi...- sussurrai, col poco autocontrollo che mi rimaneva -Ed entrambi prevedono dei pro e dei contro.
Deglutì, ma rimase in silenzio a guardarmi, in attesa.
-Nel primo caso- continuai quindi -la facciamo finita e ora ci baciamo, poi mi porti in camera da letto. Il pro è che faremo sesso, sicuramente dell'ottimo sesso, e non esagero se dico che potrebbe durare ore. In questo momento ho così tanta voglia di te che non ti darei neanche un attimo di tregua.
-Così mi rendi molto difficile vedere dei contro...- disse anche lui con voce bassa e roca, sfiorandomi il labbro inferiore con sensualità, il che mi rese ancora più difficile resistergli.
-Il contro, è che non sono pronta a buttarmi in una nuova relazione. Quindi il dopo sarà imbarazzante, e temo che da domani mattina saremo dei normali vicini.
-Oh.
Una nota di delusione. La notai subito.
Non avrei voluto che andasse così, ovviamente, ma non ero davvero pronta, e dopo una notte di sesso sarebbe stato pressoché impossibile far finta di nulla e continuare a essere amici.
-Già... Nel secondo caso, e anche questo comprende il tuo letto, andiamo a preparare questo caffè... e poi ci buttiamo davanti alla tv a fare una maratona su Netflix. Il pro è che ci divertiremo, e credo prenderò appuntamento fisso perché preferisco la tua TV alla mia. Il contro è che non faremo quell'ottimo sesso violento e passionale di cui ti parlavo... Ora, non ci resta che fare una scelta.
Ci guardammo negli occhi, e seppi che proprio come me si stava chiedendo se quell'attrazione travolgente fosse dovuta al momento che si era creato o ci fosse qualcosa di più profondo.
Ci vollero interminabili istanti perché parlasse, istanti in cui restammo vicini e le nostre anime probabilmente si fusero al posto nostro. Non avevo mai avuto tanta voglia di un uomo in tutta la mia vita, per quanto assurdo potesse sembrare: volevo strappargli di dosso ogni singolo indumento e farmi possedere e possederlo fino a prosciugare le energie su quel divano stesso. E poi sul tavolo. Sotto la doccia. Per terra. Sul letto.
Ma dopo?
-Beh... è dura.- disse infine -Entrambe le possibilità hanno degli ottimi pro e dei contro poco piacevoli, ma... insomma. Non so se è la scelta giusta, e so che potrei pentirmene domani, però... in questo momento, resisterti è umanamente impossibile.  












 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Stavolta ho aggiornato con un giorno d'anticipo... dai che in fondo sono stata veloce lol
Alla fine, Emma non è stata costretta a fare nulla contro la sua volontà... o almeno, non per colpa di Walsh. E per fortuna Killian invece di schifarla l'ha capita e consolata... così sono finiti a raccontarsi le vicende più intime del loro passato. Un po' si somigliano, entrambi hanno avuto dei momenti piuttosto difficili ma entrambi ne sono usciti vittoriosi e più forti di prima.
Alla fine però è entrata in gioco la passione... e nel prossimo capitolo, si vedrà cosa succederà.
Nel frattempo ho sempre più paura per il midseason finale e per la 5B, ma non è una novità :P Gli spoiler mettono sempre più ansia, per non parlare degli sneak peek! Sono curiosissima per la doppia puntata, e allo stesso tempo ho molta paura... vedremo cosa ci riserveranno quei demoni degli autori.
Comunque immagino tutti ormai avrete saputo di ciò che è successo a Parigi... i 7 attentati hanno contato finora 158 morti accertate :\ e nel bel mezzo del centro di Parigi... i controlli dove sono?? In più mi chiedo che razza di persone sono, quelle che con tanta leggerezza uccidono gente innocente... mi sono venuti i brividi ad ascoltare il TG, e leggere degli ostaggi che twittavano da dentro il locale per chiedere aiuto, con la paura di essere i prossimi a morire... non ho davvero parole. Questo mondo fa sempre più schifo! Mi chiedo davvero come possa esistere feccia del genere tra la razza umana!
In più c'è stato il terremoto di magnitudo 7 in Giappone, con migliaia di morti... non è proprio serata :\
Un abbraccio, come sempre grazie a tutti e buonanotte :*

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Capitolo 9
*** Choices ***


Premessa: sono depressa, domani niente OUAT e io voglio sapere cosa cavolo succede :( Perché sono così crudeli? Chissene degli America Music Awards o quello che è >.<
Mi consolerò recuperando capitoli di ff che mi sono persa...



Choices













EMMA POV

Avevo ormai chiuso gli occhi preparata al turbine di emozioni e sensazioni che mi avrebbe travolta di lì a poco, quando successe l'inimmaginabile: le labbra dell'uomo invece che sulle labbra mi si poggiarono sulla guancia, e contemporaneamente mi cinse con un braccio, mentre con la mano destra iniziò a solleticarmii fianchi.
Non riuscii a dire nulla perché mi fu inevitabile fare un salto e scoppiare a ridere all'istante, dimenandomi come una pazza per liberarmi.
Per la foga che impiegai mi si aprì l'accappatoio, e ringraziai il cielo di avere indossato almeno la biancheria: cosa che tuttavia non mi salvò, perché a pelle nuda il solletico divenne ancora più intenso, e risi a crepapelle senza riuscirmi a controllare.
Killian Jones mi aveva fregata alla grande e gliene davo atto, ma non per questo evitai di spingerlo via per potermi calmare prima che mi venisse in singhiozzo: solo che mi accorsi di aver usato troppa forza solo nel momento in cui lo vidi crollare a terra, direttamente sul fondoschiena.
Dopo un istante di incertezza risi ancora più forte e gli porsi una mano per aiutarlo ad alzarsi tra i lamenti e gli insulti che mi lanciò.
-Sei una stronza, Swan!
-Io?! Chi è che voleva uccidermi di solletico?!- esclamai sulla difensiva, e lo colpii in testa con uno dei cuscini che agguantai dal divano.
Dopo un paio di botte mi fermai a guardarlo, e lo trovai divertito e raggiante come me: alla fine, quella scelta, per quanto difficile, aveva reso felici entrambi.
La passione si sarebbe spenta, prima o poi, e il nostro rapporto si sarebbe raffreddato considerato che sarebbe stato impossibile rimanere amici come prima dopo una notte di sesso: così, invece, ci eravamo assicurati di passare insieme molti momenti, dai più tranquilli o seri ai più divertenti e movimentati. Fu proprio per questo che non mi vergognai affatto di essere praticamente nuda davanti a lui, e dopo aver ricambiato il bacio sulla guancia gli cinsi le spalle trascinandolo in cucina.
-Te l'ho detto che era una scelta di cui avrei potuto pentirmi. Infatti hai cercato di uccidermi!- commentò, con una linguaccia.
-Basta così poco? Che pappamolle che sei, Jones! Prepara questo caffè ora, io tiro fuori i biscotti e vado ad accendere la tv. Cosa vediamo, “Daredavil” può andar bene?
-Wow... credevo di essere io quello che si guarda i supereroi. Vada per Daredavil. Oh, e Swan...- mi fermò, prima che potessi andarmene col pacco di biscotti al cioccolato -carine le mutandine coi fiorellini! Devi fidarti proprio tanto se non ti fai problemi a mostrarmele!
Dopo essermi assicurata che non tenesse nulla in mano ripresi il cuscino e glielo lanciai contro, per poi scappare via ridendo.
Avevamo fatto una scelta migliore di quanto entrambi avremmo potuto immaginare in quel momento.


 

***

 

KILLIAN POV

Così, avevo dormito con Emma Swan: di nuovo.
Anche Ruby era venuta a cena da noi, ma dopo era uscita con delle amiche amiche di entrambe; Emma invece non aveva avuto voglia, e aveva preferito rimanere a testare i miei videogames e mangiare popcorn.
Quel pomeriggio era stata dura resistere, perché la ragazza era bellissima, sexy, e pronta a cedere proprio come me, ma alla fine avevamo fatto la scelta giusta: ci avevo riflettuto, ma qualche ora di sesso non valeva abbastanza da perdere ciò che sembravamo aver costruito in qualche modo. La sua amicizia era troppo importante per buttarla via così, e sarebbe stato assurdo pensare che potesse rimanere intatta se avessimo fatto quel passo.
Era andata via da mezz'ora, dopo aver fatto colazione, perché mi aveva spiegato di avere invitato a pranzo Regina Mills, la madre del ragazzino che lavorava i week-end al bar sotto casa, nonché la donna a cui avevamo fatto arrestare il fidanzato.
Mi aveva invitato ad unirmi ma avevo pensato che non fosse il caso, quindi mi ero autoinvitato a cena, promettendo di portare il secondo se lei avesse preparato gli spaghetti con le vongole.
Inoltre, volendo stupire le ragazze con le mie doti culinarie, avevo anche deciso di preparare anche il dolce: tiramisù con mirtilli e fragole. Quello era solo uno dei dessert che avevo imparato a preparare durante i miei anni di vita relativamente solitaria, ed essendo uno dei preferiti di mio fratello e mia zia, pensai fosse l'ideale.
Aprii quindi il frigo ed iniziai a tirare fuori gli ingredienti, che avevo incluso nella mia spesa dato che avevo avuto comunque intenzione di deliziarmi il palato prima o poi; feci per aprire il mascarpone, quando il cellulare squillò. Imprecai ma afferrai l'oggetto e risposi, senza neanche guardare il display.
-Pronto?
-Fratellino, ehi!
-Oh Liam, ciao...
-Come te la passi, novità con la biondina? Sai... a parte quella foto in giro di voi che vi mangiate la faccia! Sono un po' di giorni che non ti fai sentire!
-Scusa ero preso da... senti quel bacio non era niente, era per il caso. Eravamo sotto copertura. Sì, mi sono scordato di dirti che l'ho seguita di nuovo e stavolta è stato fantastico! Con tanto di inseguimenti e spari...
-E baci. Non sembra proprio stiate recitando, sai?
-Forse ci siamo lasciati un po' trasportare... bacia bene. Molto bene.- ammisi, ripensando allo strano momento in cui mi aveva preso per il colletto e aveva incollato le labbra alle mie. Era sicuramente stato uno dei baci migliori della mia vita, pur senza essere reale.
-Ohh bene bene... ma inseguimenti? Spari?! Poteva finire male, potevi farti ammazzare e non mi dici niente?! Non ti ho mandato a New York per rischiare l'osso del collo.
-Non mi ci hai mandato tu, ci sono venuto io. Non so se te lo ricordi ma ho 33 anni, non 13!
-33 o 13 sei sempre il mio fratellino. Comunque sei vivo e vegeto, quindi suppongo sia andata bene...
-Sì, abbiamo fatto arrestare degli spacciatori di droga! E le ho anche salvato la vita, più o meno.- gli raccontai entusiasta: una persona sana di mente sarebbe morta di paura, io invece ero stato completamente carico... soprattutto, per fortuna, nel momento in cui Price aveva cercato di sparare a Emma.
-E poi spero ti abbia ringraziato gettandosi tra le tue braccia... o vi siete fermati al bacio?
-Ma va! È fidanzata... beh, almeno lo era, l'ha mollato. Ma non per me, anche se tecnicamente stavamo per finire a letto ieri... o sul tavolino in salotto, chissà.
-Aspetta... cosa?!
-Sì sai, le cose si erano fatte un po'... calde? Ma poi ci siamo fermati, e abbiamo deciso di rimanere amici.- gli spiegai, chiedendomi ancora come avessi fatto a resistere dal saltarle addosso: in qualche modo la ragione era riuscita a vincere sull'istinto, cosa che non era assolutamente da me.
-Wow, fratellino... deve valere proprio la pena questa Emma, se non ci hai fatto niente per poter rimanere amici...
-Sì, è così.- confermai, ed era proprio vero. Di donne con cui fare sesso occasionale ce n'erano a bizzeffe se ne avessi volute, ma di donne come lei, amiche come lei, probabilmente non ne esistevano altre. Con lei mi trovavo a mio agio, mi divertivo e sentivo di potermi confidare... e da quanto era sembrato, per lei doveva valere lo stesso. Il progresso che avevamo fatto in una settimana era incredibile, soprattutto da parte sua: era passata dall'insultarmi ogni 5 minuti, per un commentino innocente, al rivelarmi dettagli molto intimi del suo passato.
-Vabbé senti, io dovrei andare... sto facendo il tiramisù, per cena sono invitato dalle ragazze.
-Oh, d'accordo! Salutale, soprattutto la mia futura cognata!
-Ma sta' zitto. Ciao, a presto.
-Esatto a presto... non sparire, mi raccomando!
Non gli risposi e terminai la chiamata, lanciando il telefono sul divano per non rischiare di farlo finire nel dolce.
Liam era identico a Ruby, che di persona non ne parlava sicuramente per non farsi uccidere da Emma, ma per sms dopo aver visto la foto mi aveva scritto di volersi prenotare come madrina dei nostri figli. Si sarebbero trovati bene quei due insieme! Avrei organizzato un incontro quando Liam fosse venuto, in caso entrambi fossero stati ancora single, cosa molto probabile almeno per lui.
Anche mio fratello aveva avuto la sua dose di sofferenza: per 12 anni era stato fidanzato, e da 8 avrebbe dovuto essere sposato, se Rachel non fosse morta di cancro. Si era scoperto solo quando si era trovata ormai in uno stadio avanzato, e non c'era stato niente da fare per lei.
Da allora, Liam aveva respinto qualsiasi nuova possibilità di amare, e aveva detto di non volerne più sentir parlare. Avevo creduto che quando si fosse sentito meglio e avesse superato il trauma avrebbe cambiato idea, ma non era stato così: Rachel era stata l'unica donna della sua vita, non aveva più guardato nessun'altra, nonostante molte ragazze anche molto serie e carine avessero mostrato interesse per lui.
Io ero l'esatto opposto di lui: ne avevo avute di donne, ma non avevo mai voluto impegnarmi. Probabilmente non faceva per me, o semplicemente non avevo ancora incontrato la persona giusta con la quale poter anche solo prendere in considerazione di costruire un futuro.
Per questo non avevo voluto andare a letto con Emma, alla fine: per una volta, non avevo voluto sprecare un bel rapporto solo per del sesso che avrebbe spento tutto il resto. E in più, dopo ciò che mi aveva raccontato non mi era sembrato il caso di farlo. Quell'uomo, per quanto avesse perso il fascino nel tempo, le aveva dato stabilità, una stabilità che aveva perso con lui: e invece di contribuire a disintegrarla, in un certo senso avevo voluto cercare di ripararla. In modo diverso, certo, ma ero convinto che per lei andasse bene ugualmente.
Per quanto Emma Swan si mostrasse forte e determinata, dietro a quelle spine e al profumo deciso di una rosa rossa, si celava un fiore fragile e delicato, che poteva essere ferito come tutti gli altri.
Non sarei stato io a strapparle un altro petalo.


 

***


 

EMMA POV

-E ora direi che possiamo tirare fuori la birra. Ne volete?- esordì Ruby rientrando in cucina, dopo che avevamo accompagnato Henry alla porta, essendo la sua pausa finita.
Il pranzo era stato piacevole, così come Regina Mills: era stato subito chiaro il perché Henry le volesse tanto bene, era molto cara con lui. Era una vera mamma, così come l'avrei voluta io se mai qualche famiglia mi avesse desiderata come figlia.
Solo, a quanto pare, non gli aveva ancora parlato di Daniel visto che non aveva neanche accennato all'argomento.
-Va bene, anche se di solito bevo solo la sera...- acconsentì la donna, io invece non dissi niente dato che la mia coinquilina sapeva bene che non avrei rinunciato a una lattina di birra.
-E quindi non hai ancora parlato con Henry, mi sembra...
-Già. Lo farò, non è piccolo e non mi inventerò scuse. Solo non è facile, devo trovare il modo e il momento giusto per farlo...- fece sconsolata, tuffandosi nuovamente sul divano.
La guardai ma non dissi niente: sapevamo entrambe che non esisteva un momento giusto per le cose difficili, e non c'era bisogno di discuterne. Era suo figlio, la decisione spettava soltanto a lei e io non mi sarei permessa di interferire.
-Comunque... sai, lui ha parlato, e il capo del distretto mi ha riferito sono stati arrestati diversi trafficanti di droga.
-Già. Non è una cattiva persona, ma i soldi lo ossessionano. Non gli ho mai fatto pesare che fossi io quella col denaro, in casa, ma a lui non è mai andata giù. Complesso di inferiorità immagino... sono stata davvero stupida ad aver aspettato tanto per lasciarlo.
-Non sei l'unica, anche Emma ha rotto ieri col suo fidanzato.- intervenne Ruby, che era tornata con le birre e delle noccioline, poi si sedette di fronte a noi.
-Oh... mi dispiace, non sapevo! Per via del giornale?
-Cos...oh!- esclamai, sorpresa del sorriso tra il dispiaciuto e il divertito di Regina. Certo che l'avevano visto proprio tutti quel giornale allora: neanche fossimo stati in prima pagina!
-Non è per quello... era diventato noioso. Da mesi. E quel bacio è alla Oze Tavern, eravamo sotto copertura per il tuo caso.- le spiegai, sperando di non essere arrossita. Un conto era parlarne con Ruby, un altro con la donna appena conosciuta. Non volevo sembrarle una sgualdrina o qualcosa del genere, una ragazzina dai facili costumi.
Riguardo al giornale, comunque, avevo fatto capire a Killian che a me non importava, se non importava neanche a lui. Avrebbe smentito le voci solamente se avessero insistito con questa storia, ma al momento non mi creava alcun problema. Non mi conoscevano, e potevo benissimo passare per una bionda occasionale che l'uomo aveva rimorchiato in un locale.
-Va bene, va bene! Non scaldarti ragazzina. Era solo per dire che beh, sai, non sembravate molto dispiaciuti di doverlo fare... considerando che tu gli piaci, poi...
-Siamo solo amici- storsi il naso, evitando di raccontare tutta la storia -E' solo che bacia bene, quindi può darsi che mi sia lasciata un attimo trasportare...- ammisi. In fondo non c'era nulla di male, era stato soltanto un bacio.
-Certo, capisco Swan... il fascino dell'artista. Anche Daniel lo è... o almeno lo era. Gli piaceva dipingere, mi aveva fatto dei ritratti spettacolari... mi rendeva decisamente più bella che nella realtà.
-Ma tu sei una bella donna, Regina.
-Sei molto gentile Swan, ma non sono sicura la pensino tutti così. Ho 30 anni ormai, e dopo Daniel...
-Ti stai già buttando via? Andiamo, sei ancora giovane! Credi davvero di non avere più chance di incontrare qualcuno?
-Non lo so. Ma per il momento non sono interessata, e credo non lo sarò per un bel po'... sono più interessata alla birra-. Così dicendo aprì la sua lattina e se ne scolò quasi metà in una volta sola.
Decisi quindi di fare lo stesso, perché in fondo la capivo e la pensavo allo stesso modo: basta uomini per almeno un bel po' di tempo. Mesi, o magari anche un paio d'anni: forse in fondo Walsh aveva ragione, forse ero ancora troppo giovane per aspirare ad una relazione seria e duratura.
-Comunque, Emma, mi piaci. Sei molto brava nel tuo lavoro, e apprezzo particolarmente le donne col fegato. Ultimamente non ho fatto che frequentare – per dovere – donne da abiti eleganti e tacchi a spillo...
-Grazie...- feci sorpresa di quel complimento improvviso -ma se quella gente non ti piace non sei costretta a frequentarla.
-Sono serate organizzate dall'azienda... in un certo senso anche bere champagne costoso fa parte del mio lavoro.
-Beh... se avrai ancora voglia di una lattina di birra da un dollaro, sai dove trovarci!- fece allegramente Ruby, e la donna rise. Se di solito ero brava a capire le persone, ultimamente non avevo fatto che ricredermi... prima con Killian, poi con lei. Mi era sembrata subito una brava persona, certo, ma meno alla mano di noi, più... di classe. Invece quella raffinatezza estrema era una maschera, una maschera di una donna che aveva semplicemente bisogno di uscire dalla sua routine e vivere come una ragazza normale. Aveva solo due anni più di Ruby dopotutto, avremmo dovuto fare il modo di aiutarla a smettere di sentirsi troppo adulta per ripartire da capo.
-Venerdì sera usciamo tutte e tre, che dite?- proposi quindi, sperando che accettasse -Io e Ruby conosciamo molti bei locali! Diversi dai tuoi ristoranti d'alta moda dove ti buttano fuori se non hai un abito da almeno cinquemila dollari.
-Molto divertente Swan. Comunque ci sto... grazie- sorrise infine, grata.
Forse quel caso era la cosa migliore che mi fosse capitata nell'ultimo anno: non era stato particolarmente complicato nonostante tutto, ma mi aveva dato non uno, ma ben due nuove belle amicizie. Il mio passato non era stato dei migliori, ma non potevo lamentarmi del presente, pur avendo perso Walsh: non era il tipo d'uomo che faceva per me, il tipo d'uomo con cui avrei potuto trascorrere felicemente tutta la vita. In fondo al mio cuore avevo sempre – o quasi – saputo che prima o poi tra noi sarebbe finita.
-Immagino non sarà male un'uscita tra ragazze single...- aggiunse dopo un po' -a meno che qualcuno abbia intenzione di non esserlo ancora a lungo...
Quando mi guardarono entrambe con espressione curiosa e divertita capii che non sarebbe finita lì: mi avrebbero tormentata a lungo con quella storia probabilmente, come tutte le normali amiche.


 

***


 

KILLIAN POV

Non sapevo per quale motivo lo stessi facendo, e probabilmente sarei stato cacciato via malamente... ma mi ritrovai a bussare alla porta dell'ufficio di Emma. Sembrava che non riuscissi a starle lontano, ma come avevo detto a Liam, lei era una persona speciale. Ovviamente avevo legato anche con Ruby, ma con l'altra avevo passato momenti molto forti, soprattutto a livello psicologico: era ovvio che ormai mi ci sentissi legato.
-Avanti!- la sentii esclamare, e dopo un attimo di esitazione afferrai la maniglia ed entrai: sembrò sorpresa di vedermi, e incrociò le braccia al petto senza proferire parola.
Il fatto che non si mise a urlarmi contro mi sembrò positivo, quindi mi sedetti davanti alla sua scrivania, e su questa posai la cesta che avevo portato con me.
-Ma ciao, Mr. NonAscoltoQuandoMiParlano. Che ci fai qui?
-Passavo da queste parti...- scossi le spalle con indifferenza, pur sapendo che non mi avrebbe creduto.
-Che c'è qua dentro? Se mi hai portato il pranzo potrei anche perdonarti...
-Allora mi sa che non mi perdonerai. Apri...
Mi scoccò un'occhiata sospettosa, poi lentamente sollevò il coperchio, e proprio come avevo immaginato rimase a bocca aperta: per tre volte spostò lo sguardo da me al contenuto della cesta, poi tornò a concentrarsi su quello, allibita.
-E'... è un gattino! Un gattino vero! Cosa ci fai con un gatto, Jones?- domandò mentre già lo tirava fuori per prenderlo in braccio.
Il piccolo batuffolo bianco con una macchiolina nera sulla schiena, come la punta della coda e quelle delle orecchie, sembrò apprezzare le coccole della ragazza, e si sistemò con il musetto sulla sua spalla per farsi grattare la schiena.
Lei sorrise, e non appena iniziò ad accontentarlo, quello iniziò a fare le fusa molto rumorosamente: probabilmente era un maschietto, ci avrei quasi scommesso l'altra mano.
-E' così carino... ma sul serio, perché ce l'hai tu?
-Stavo passeggiando a Central Park, e ho trovato questa cesta abbandonata sotto un albero... e beh, ovviamente non ho saputo resistere. Sai, siccome abito da solo... un po' di compagnia non mi farebbe male, non credi?
-Certo...- sussurrò, continuando a grattarlo, e soffermandosi con le dita sull'unica macchietta nera, quasi a forma di cuore. Avevo già conosciuto la versione dolce di Emma Swan, ma con l'animaletto lo era in qualche modo ancora di più: i vantaggi di essere piccoli, belli e morbidi!
-Quindi lo tieni, vero?
-Ovvio! Abbiamo fatto amicizia, e sembra anche voi due...
-Adoro gli animali, ma il mio lavoro è un po' imprevedibile quindi non ho mai potuto prendermi questa responsabilità... verrò a trovarti molto spesso adesso! Vero piccolino che vuoi che la mamma ti faccia tante coccoline?
A quella scena non potei che scoppiare a ridere: un conto era che fosse tenera, un altro era vederla così sdolcinata! La scena era davvero buffa, e se non ce l'avessi avuta davanti agli occhi non avrei mai creduto che potesse comportarsi in quel modo!
-Dobbiamo andargli a comprare da mangiare. E poi la lettiera, una ciotola, il trasportino, poi magari uno di quei tiragraffi carini con cuccette a più piani...- disse senza neanche respirare tra una frase e l'altra. Era davvero stata una fortuna decidere di prendere quel gattino, mi aveva tolto la lavata di testa che altrimenti mi sarei beccato per aver fatto lo stalker. Poi, d'un tratto, realizzai ciò che aveva detto: aveva parlato al plurale.
-Dobbiamo? Io e te?
-No, io e il barbone della metro qua sotto. Certo che io e te, scemo! Dammi 5 minuti e andiamo. Il tipo mi ha chiamata poco fa per spostare l'appuntamento a domani mattina...
Annuii, e presi il gattino per posarlo di nuovo nel cestino in modo che lei potesse prepararsi: lo avrei coccolato io, ma avevo l'impressione che se l'avessi fatto non saremmo mai usciti da quell'ufficio, perché caldo e morbido com'era avrei potuto addormentarmi facilmente.
Lo accarezzai ancora una volta, poi mentre la ragazza si chiudeva in bagno mi alzai per dare un'occhiata alla sala, perché la prima volta non avevo avuto il tempo per farlo.
Tutta la parete sul lato opposto alla scrivania era occupata da una grande libreria, e tutta piena. Scorrendo velocemente tra i titoli trovai di tutto e di più: aveva sia libri di diritto, investigazione, investigazione privata e quant'altro per il lavoro, che vari romanzi. Prediligevano i gialli, ma ce n'erano anche vari di avventura, fantascienza... e tutta la collezione dei libri di Nicholas Sparks! Quindi, in fondo in fondo, era una tipa sentimentale e romantica anche lei!
-Ti piace curiosare, eh?
Sussultai, e mi voltai subito verso di, facendo cadere un paio di volumi che avevo tirato leggermente fuori per leggere i titoli.
-Scusa- borbottai imbarazzato, chinandomi a raccogliergli e metterli a posto: dovevo sembrarle un vero disastro! Oltre che una cattiva spia, essendomi fatto beccare subito.
-Dai, non importa... almeno so cosa regalarti per il tuo compleanno- sorrise, poggiandomi una mano sulla spalla mentre mi tiravo su -Ora chiudi gli occhi, ho qualcosa per te.
-Un bacio?
In risposta mi diede un pugno sul petto, e con lo sguardo mi intimò di fare come aveva detto: decisi di obbedire, e chiusi gli occhi in attesa di questa fantomatica sorpresa.
Eliminato il fattore vista, si rafforzarono subito tutti gli altri sensi, a partire dall'olfatto; percepii immediatamente il leggero profumo alla violetta e l'ancora più leggero shampoo alla lavanda che emanavano i suoi capelli. Non ricordavo una sola volta, a dirla tutta, in cui non avesse avuto un odore buono e invitante.
Poi mi concentrai inevitabilmente sul tatto, dato che aveva posato una mano sul mio petto, e con l'altra sembrava stare appuntando qualcosa sulla mia maglietta. Sussultai quando mi punse leggermente con qualcosa che doveva essere un ago o roba simile. Forse voleva uccidermi.
-Scusami...- borbottò, e poco dopo, a lavoro probabilmente compiuto, mi diede un pacca sul petto per farmi capire che potevo riaprire gli occhi.
Lo feci e mi lasciai trascinare per mano davanti allo specchio del bagno – piccolo ma pulito e profumato – e lì rimasi senza parole.
Lessi più volte ciò che era scritto sul cartellino appuntato alla maglia, ma l'incredulità non accennava a diminuire.
Sul lato sinistro c'era il mio nome ed una mia fototessera, proveniente da una foto presa su internet; sul lato opposto invece, in grassetto era scritto “Consulente SC Private Investigation”, sotto c'era l'indirizzo del suo ufficio col numero di telefono, ed infine, nell'angolo, il logo della sua agenzia e la sua firma.
-Non farmene pentire Jones, intesi?
Non riuscii a risponderle subito, e sfiorai l'oggetto che aveva anche plastificato a dovere: era perfetto, fatto troppo bene perché avesse potuto preparato segretamente in bagno in quei cinque minuti.
-Non ci posso credere...
-Davo per scontato che ti saresti presentato, uno di questi giorni- mi spiegò, e la seguii di nuovo in studio dove recuperò le sue cose ed io pensai alla cesta col gattino.
-E in fondo un po' ci speravo, lo ammetto. Soprattutto nell'ultimo caso mi sono resa conto che lavorare sotto copertura con un partner ha i suoi vantaggi. In più ti sei dimostrato sveglio e capace di difenderti, e hai bisogno di idee per quel libro... quindi voglio darti questa possibilità. E sì, anche perché mi fa piacere.
-Io non so come ringraziarti, Emma...- sussurrai ancora attonito, prendendole le mani.
-Mi basta che tu non ti faccia ammazzare.
-Hai paura di non trovare un sostituto altrettanto affascinante?
-Ho paura di non trovare un amico altrettanto speciale. Sono seria, mi prometti che starai attento e farai ciò che ti dirò?
-Te lo prometto.- sorrisi, e abbracciai quella ragazza che in pochissimo tempo aveva occupato un posto speciale nel mio cuore. Ora che per la prima volta avevo un'amica vera, ero felice che anche lei considerasse speciale me. A quanto pare, trasferirmi a New York era stata la scelta migliore che avessi potuto fare.
-Adesso andiamo, abbiamo tante spese da fare per il nostro nuovo amico!- esclamò allegra una volta sciolto l'abbraccio e mi tolse il tesserino riponendomelo in tasca senza farsi problemi.
-Che fai, mi palpi?
-Zitto, non parlare di queste cose davanti a Hook, è ancora piccolino!
-Hook? Ti riferisci al gatto? E lo vuoi chiamare Hook?
-Esatto! È tuo, quindi penso che Hook sia perfetto... ti prego!- mi spiegò per poi scoppiare a ridere a crepapelle, e io la seguii a ruota dovendo ammettere che il nome fosse molto carino. E poi mi piaceva il suo continuo scherzare sul fatto che avessi una mano sola, senza farsi riguardi per il timore di offendermi, quindi decisi che in fin dei conti l'avrei chiamato Hook.
Hook. Come il soprannome del nuovo protagonista del romanzo che ora ero certo sarei riuscito a portare a termine: e che le piacesse o no, la detective più giovane e bella di New York sarebbe stata la mia musa.

 

The Lost Swan Trilogy – Two unusual Manhattan's Partners in Crime” fu il nome che diedi quella sera al nuovo documento di Word: sarebbe stato il titolo del primo volume della mia nuova trilogia, che grazie ad Emma Swan sarebbe stato un successo.



















 

Angolo dell'autrice;
Non odiatemi. Lo so che avreste preferito la prima scelta, e alla fine non sarebbe dispiaciuto neanche a loro... però credo non fosse il momento adatto u.u Lei è appena uscita da una storia importante, quindi non se la sente di provarci subito con un altro... anche se è un sexy e affascinante scrittore xD Quindi sarebbe stata una cosa di una notte, e poi il tutto si sarebbe fatto imbarazzante e non avrebbero potuto continuare a giocare ai videogames e dormire insieme u.u
E poi il pranzo con Regina, che sembra si unirà alla gang :)
Killian ha continuato a fare lo stalker... presentandosi da Emma con un bel gattino, che è un po' il loro primo figlio (LOL) e hanno chiamato Hook xD
E alla fine, Emma ha deciso di volerlo come partner sul lavoro... e lui è riuscito ad iniziare a scrivere.
Nel prossimo capitolo potrebbe esserci un piccolo salto temporale... sto decidendo gli ultimi dettagli.
Ora torno a deprimermi perché domani non uscirà OUAT e questa cosa non mi da' pace. Per ingannare l'attesa finirò di vedere la nuova serie di Netflix, Jessica Jones, che è stupenda! *-* Beh, speriamo arrivi qualche sneak peek, qualche foto promozionale...QUALCOSA.
Buonanotte, e grazie come sempre! :)

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Capitolo 10
*** Best Parners in Crime ***


EDIT: vabbé, ormai ho capito che il problema dello sfasamento viene da me... il sito mi crasha spesso ecc, quindi in qualche modo a volte quando accedo al capitolo va tutto a... se non altro ora lo fa una volta sì e una no.
PS. Non so chi ha seguito la diretta di OUAT, io no, ma che ansia lo stesso!








 

Best Partners in Crime

 









5 mesi dopo ~ 24 Dicembre


KILLIAN POV

Scesi dalla macchina ci scambiamo tutti e tre un'occhiata: era senz'altro il posto giusto.
Quella piccola fattoria abbandonata dava i brividi, nonostante fossero appena le 8 del mattino del 24 Dicembre.
La mia vita era cambiata radicalmente da quando avevo conosciuto Emma Swan; lavorare con lei a volte era pura follia, ma mi piaceva da impazzire.
Un anno prima, avevo passato la vigilia di Natale a dormire fino alle 10 del mattino passate, e mi ero alzato solamente per non perdermi le squisite frittelle della zia. Allora non avrei mai immaginato che avrei trascorso la mattinata di esattamente un anno dopo a dare la caccia ad un pericoloso criminale in una casa abbandonata sulla Vernon Stockholm Road, davanti ad uno degli Highland Lakes tra Action Park e la riserva di Hamburg Mountain Wildlife.
-Ho chiamato alcuni rinforzi, interverranno solo se avremo bisogno. Si occuperanno dell'arresto.- ci avvisò il detective Johnson, l'amico di Emma che aveva deciso di darci una mano in quello che sembrava essere uno dei casi più grandi e pericolosi a cui avessi mai collaborato.
Trovandoci in provincia di New Jersey, eravamo fuori dalla giurisdizione della New York P.d., ma avendo deciso di portare a termine quell'incarico, avevamo preferito chiedere aiuto.
Erano passati cinque giorni da quando in ufficio si era presentato un senatore direttamente da Washington, per chiederci di occuparci del rapimento di sua figlia, studentessa della New York University; non avevamo indagato sul perché non avesse chiesto aiuto direttamente alla polizia, entrambi eravamo abbastanza svegli da sapere che per un politico non sarebbe stato il massimo avere la polizia alle calcagna, e ce ne eravamo accertati quando avevamo scoperto cose che avevamo deciso di non approfondire. Il nostro compito era quello di ritrovare la giovane Amy Casey e riportarla sana e salva dai suoi genitori, e trattandosi di un'innocente ventenne non avevamo potuto tirarci indietro.
Non guastava neanche il fatto che avremmo ricevuto 50.000$, ovviamente: avevo visto Emma sbiancare quando aveva letto la cifra sull'assegno pronto da staccare – e ne aveva ricevuti altri 10.000 con la preghiera di tenere la polizia fuori da tutto ciò il più possibile.
-D'accordo allora. Entriamo.
-Swan... sei sicura? È la figlia di un senatore, non credo che il nostro uomo sia un principiante.
-Rilassati Johnson, ho letto la cartella del nostro uomo e non si è mai spinto oltre il tentato omicidio.
-Finora.- aggiunsi, d'accordo con l'agente, ma Emma mi scoccò un'occhiata con cui mi fece capire che non ammetteva repliche.
Non era il primo incarico pericoloso a cui assistevo, ma fino ad ora quelli rischiosi erano stati in collaborazione con la polizia: ora eravamo soltanto in tre, e l'unico poliziotto con noi era in borghese.
-Avete ragione. Killian, è meglio se tu resti in macchina e ci aspetti qui. Per quando sarà arrivata la polizia, credo saremo già pronti consegnargli Keller.- aggiunse seria la ragazza, poggiandomi una mano sulla spalla e guardandomi negli occhi.
-Ti puoi scordare che io ti mandi lì dentro da sola, metti caso doveste dividervi. Se entriamo, entro con voi.
Quella sospirò frustrata, ma sembrò capire che discutere non sarebbe servito a niente: quell'estate le avevo promesso di ascoltarla e fare sempre a modo suo, ma finora non l'avevo mai fatto. E ovviamente non avrei iniziato oggi, se fossi rimasto fuori sarei morto d'ansia.
Lasciò andare la mia spalla e con un cenno del capo ci sollecitò a seguirla; cercammo di fare il meno rumore possibile e di tenerci bassi in quei pochi metri che ci separavano dall'ingresso della casa. Dovevo ammettere che senza una squadra di polizia, l'elemento sorpresa sarebbe stato molto più facilmente realizzabile.
Arrivati alla porta, la donna contò tre secondi esatti prima di buttarla giù, e ci ritrovammo davanti a due uomini disarmati rimasti senza parole e la giovanissima biondina legata ad una sedia e imbavagliata.
-Killian, pensa alla ragazza e portala al sicuro, noi ci occupiamo di quei due! E sta all'erta, non sappiamo se ce ne sono altri!- gridò Emma mentre quelli erano già in fuga verso il piano superiore.
Avrei voluto replicare ma nessuno dei due me ne diede il tempo, quindi accorsi a togliere il fazzoletto che impediva alla giovane di parlare, e la slegai per afferrarla subito per le spalle dato che sembrò essere sul punto di cadere in avanti.
-Tesoro, è tutto a posto adesso...- cercai di rassicurarla mentre lentamente la squadravo per assicurarmi che non fosse ferita: sembrava star bene, a parte i polsi rossi e graffiati a causa delle corde. Quella mi guardò, poi scoppiò in un pianto liberatorio che i suoi occhi mi fecero capire si era trattenuta quasi per un'intera settimana; la abbracciai e lasciai che lei abbracciasse me, nonostante fossi nervoso per Emma capivo che aveva bisogno di uno sfogo.
-Come stai? Ti hanno fatto qualcosa?
-No...- singhiozzò -Ma pensavo mi avrebbero uccisa. Volevano da mio padre cinque milioni di dollari, e se avesse pagato subito sarei già a casa a quest'ora!
-Tuo padre ti vuole bene, sapeva che se avesse pagato non avrebbero più avuto motivo di tenerti in vita. Per questo si è rivolto ad Emma, è la migliore detective in circolazione. Ora andiamo, ti porto alla macchina. Tieniti a me.
Quella annuì, e fortunatamente risultò abbastanza stabile da riuscire a camminare da sola. Cercai di essere il più veloce possibile, perché avevo tutta l'intenzione di tornare dentro a dare una mano se nel frattempo Emma e l'agente non avessero fatto ritorno.
-Amy, ascoltami, è molto importante... sono solo loro due o hanno dei complici?
-Non lo so...- borbottò, mentre la aiutavo a sistemarsi sui sedili posteriori, in modo che potesse mettersi più comoda -Ma credo di sì. Loro... sembravano solo due pazzi disperati in cerca di soldi.
Annuii, un po' più tranquillo: era proprio come avevamo immaginato, secondo le nostre ricerche Keller non aveva mai fatto parte della criminalità organizzata, e nonostante ora avesse un complice, i due dovevano aver agito solamente per sé stessi. Tuttavia, proprio perché erano fuori di testa, come il senatore avevamo convenuto che pagare la cifra sarebbe stato come dare l'ok all'omicidio della giovane.
Due spari improvvisi mi distolsero dai miei pensieri, e sbiancai. Emma.
Cercai di frenare in partenza tutti i scenari possibili che mi si presentarono davanti agli occhi, ma il terrore che Emma fosse stata colpita aveva preso il controllo della mia mente.
-Vai, non devi restare per forza con me. Starò bene, la polizia arriverà presto.
-Non... non posso lasciarti sola.
-Vai! Non sono una bambina, me la caverò. Davvero, vai.
Esitai solo un altro secondo, poi la ringraziai e corsi a perdifiato verso la casa, fermandomi soltanto una volta davanti alle scale: a irrompere come un pazzo scatenato non avrei ottenuto nulla di buono.
Quindi tolsi la sicura alla pistola e iniziai a salire lentamente, nella speranza che qualche scricchiolio della vecchia scalinata di legno non mi avrebbe tradito.
Arrivato su mi sporsi alla porta semiaperta e portai subito una mano davanti alla bocca. Johnson era a terra, e non avevo la minima idea se fosse solamente privo di sensi o morto.
Emma e Keller erano uno di fronte all'altra, e si puntavano le pistole contro: lei tuttavia teneva stretto anche il complice del criminale, ed al suo tentativo di dimenarsi la vidi rafforzargli la presa intorno al collo.
-Non ci provare nemmeno. E Keller, butta via quell'arma o faccio saltare la testa al tuo fratellino.
Boccheggiai in silenzio: in effetti i due si somigliavano, ma Emma era stata astuta da capire che fossero fratelli. Due fratelli pazzi e disperati in cerca di fortuna a quanto pare.
-Dovrei aver paura delle minacce di una ragazzina?- rise l'altro, avvicinandosi di un passo a lei -Lascialo andare, e potrei anche evitare ti farti scoppiare la testolina... ho il cuore tenero con le belle ragazze.
Invece di rispondere strinse ancora di più il più giovane: ammiravo da morire il suo sangue freddo, persino io andavo nel panico in certe occasioni, anche se non avevo mai lasciato il suo fianco.
-Non fare un altro passo, la ragazzina non scherza. E se avessi il cuore tenero non avresti rapito quella povera ragazza.
-Avevamo solo bisogno di un gruzzoletto per andarcene e rifarci una vita tesoro.
-Poi l'avreste uccisa. Vi ha visti in faccia entrambi, quindi non fare il furbo con me. Poi sareste partiti, e una volta sperperati i soldi, non vi sareste di certo messi a lavorare per guadagnarne altri.
Emma mi scoccò un'occhiata veloce per farmi capire che mi aveva visto, e continuò ad intrattenere il criminale mentre io cercavo di elaborare un piano il più velocemente possibile.
Quando vidi la trave di legno poggiata proprio accanto a me mi illuminai: era la soluzione perfetta.
Purtroppo nel momento in cui mi mossi, il fratello minore si accorse di me, quindi agii senza pensare e spalancai la porta colpendo l'altro in testa prima che potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo. Nel momento stesso in cui crollò a terra, iniziammo a sentire le sirene della polizia e ci sorridemmo: ancora una volta era fatta, e anche Johnson si tirò su apparentemente illeso.
-Bel colpo Jones- si complimentò impressionato, guardando l'uomo a terra -Io mi occupo di lui, voi occupatevi di Keller Jr.
-Certo. Junior non si perdonerà mai di essersi fatto battere da una ragazza, eh?- lo prese in giro quella, mentre la aiutavo a tenerlo fermo perché lo ammanettasse -Comunque Johnson non farmi venire mai più colpi del genere!
-Scusa Swan, ma tranquilla che ho la testa dura.
-Per fortuna. E tu Jones... mi fai incazzare perché fai sempre di testa tua, ma... Sei stato grande!
Ci battemmo il cinque e scoppiammo a ridere, sotto lo sguardo incredulo dell'uomo ammanettato che aveva fatto l'errore di sottovalutare Emma Swan.


 

***

 

EMMA POV

La giornata era iniziata alla grande; avevamo regalato a una ventenne il Natale a casa con la sua famiglia e mi ero arricchita, poi avevamo mangiato e guardato film natalizi, fatto un sonnellino ed infine deciso di andare a pattinare a Wollman Rink, la pista all'aperto di Central Park. Non ricordavo un solo inverno degli ultimi 8 anni in cui non avevo passato almeno mezza dozzina di giornate sul ghiaccio, non avevo resistito neanche nel mio periodo buio. Pattinare mi faceva sentire libera, e segretamente rimpiangevo di non aver iniziato da piccola: magari ora invece di fare l'investigatrice sarei stata una pattinatrice di fama mondiale.
Quando l'avevo proposto, Ruby aveva accettato all'istante, amava il posto quanto me. Non potevo dire lo stesso di Killian, invece: ci avevamo messo quasi mezz'ora a convincerlo a confessare che non volesse venire solamente perché non sapeva pattinare.
Quando poi ce l'aveva concesso, aggiungendo di avere anche paura di rompersi l'osso del collo, gli avevo promesso che gli avrei insegnato e che si sarebbe divertito anche lui.
E così era stato, prima del piccolo incidente che nessuno aveva potuto prevedere; la prima ora l'aveva passata perlopiù aggrappato alla ringhiera, poi però si era sciolto e si era affidato saltuariamente a me e a Ruby. Era stato piacevole, nonostante per colpa sua fossimo caduti una dozzina di volte e avessimo fatto ridere un gruppo di bambini che Killian aveva definito mostri, a causa della loro bravura che gli sembrava incredibile.
Lo sbaglio era stato lasciarlo andare da solo: nonostante il primo giro fosse stato perfetto, durante il secondo le cose avevano finito per degenerare. Per non fare male ad un bambino che pattinava contromano a tutta velocità, aveva cercato di deviare col risultato che era caduto rovinosamente.
Conclusione: il bambino era scivolato insieme a lui ma senza farsi male, la lama del suo pattino però era andata a finire dritta sul palmo della mano dell'uomo.
-Ehi, come sta il nostro infortunato?- domandò Ruby accorrendo alla porta non appena entrammo; mentre io l'avevo accompagnato all'ospedale, lei si era offerta di tornare a casa per finire di cucinare.
-A parte che mi hanno cucito e temo rimarrà la cicatrice, tutto a posto.- borbottò quello mostrandole la mano, anche se gli avevano applicato un cerotto impermeabile sulla sutura.
Mi dispiaceva ancora da morire che fosse andata così, nonostante avesse cercato in tutti i modi di non farmelo pesare: quando si era accorto della ferita aveva perfino cercato di nasconderla. Tuttavia non avevo potuto non notare tutto quel sangue, e quando gli avevo preso la mano ero scoppiata in lacrime per la paura. Lui non aveva percepito il dolore per via del freddo, ma il taglio a primo impatto mi era sembrato davvero profondo: se lui e Ruby non mi avessero sostenuta, sarei sicuramente crollata a terra svenuta.
-Mi dispiace tanto, Killian!- ripetei sconsolata -Non volevo rovinarti la giornata! E domani viene la tua famiglia, e devi cucinare e...Dio, come ho potuto!
-Emma, seriamente, la devi smettere! Mi sono divertito, e sto bene... un paio di punti non sono la fine del mondo!- mi rassicurò per l'ennesima volta, e mi lasciai stringere nel suo abbraccio.
Forse avevo esagerato e stavo ancora esagerando, ma era pur sempre la vigilia di Natale! Avevo sempre amato questo periodo, e odiavo quando qualcosa andava storto, soprattutto alle persone a cui tenevo.
-Bambini, andatevi a cambiare e apparecchiate, è quasi pronto. Ce ne avete messo!
-Scusa hai ragione, ma c'era la fila e avevamo solo un codice verde. Io gli ho proposto di farsi cucire da me, ma non ne voleva sapere!- scherzai, scompigliando i capelli all'uomo. Ero molto tentata dal raccontare a Ruby che mi aveva voluta in sala con sé per distrarlo mentre gli applicavano la sutura, ma mi aveva offerto una cialda al cioccolato e io avevo promesso di stare zitta.
Alla fine lo presi per il polso e me lo portai in camera, dove recuperò uno dei due cambi che aveva lasciato a casa mia: ormai avevo perso il conto delle volte in cui avevamo trascorso il tempo insieme o da me o da lui, e ancora di più le volte in cui avevamo dormito insieme. Le mie amiche e suo fratello lo trovavano bizzarro per due persone che non stavano insieme, ma noi non ci vedevamo nulla di male; certo, evitavamo di farlo quando lui frequentava qualche ragazza.
-Ti serve una mano a cambiarti?- proposi, quando mi accorsi che fosse ancora seduto sul letto senza muoversi mentre io avevo già tolto tutti i vestiti umidi. Mi sarei fatta una doccia, avevo davvero bisogno di un po' di calore.
-Sempre in cerca di una scusa per toccarmi...- ammiccò, squadrandomi da capo a piedi. Mi aveva vista qualche centinaio di volte in biancheria, eppure non riusciva mai a trattenere la sua vena di guardone maniaco.
-Idiota. Fa' come ti pare, io entro in doccia. Ne hai bisogno anche tu? Sarai congelato.
-Stai proponendo anche una doccia insieme? Wow, non pensavo che la nostra relazione fosse già a quel punto!
In risposta gli tirai addosso i miei vestiti ed afferrai l'accappatoio per andarmi a chiudere in bagno: sapeva essere davvero irritante quell'uomo! Se le sue fan ci avessero visti, magari avrebbero smesso di sperare che ci mettessimo insieme. Ovviamente dopo la terza comparsa sul giornale aveva deciso di mettere le cose in chiaro ed aveva spiegato la realtà dei fatti, eppure dopo tutti quei mesi, continuavo a leggere sotto le nostre foto che comparivano sui social, commenti di ragazze che insistevano saremmo stati una bella coppia.
Che idiozia, pensai, prima di aprire il getto caldo della doccia.

 

Ruby si era dimostrata un'ottima cuoca, il suo salmone al forno con le verdure era stato ottimo quanto l'insalata di gamberi e vongole: considerando che il giorno dopo avremmo tutti mangiato fino a scoppiare con tanto di tacchino ripieno, avevamo voluto mantenerci leggeri.
Ora ci stavamo gustando i biscotti di zenzero a forma di omini e fiocchi di neve con delle enormi e fumanti tazze di cioccolata calda all'arancia, un regalo da parte di Killian.
-Allora, per domani come siete organizzati?- chiese Ruby, che avrebbe trascorso il Natale insieme a Regina ed Henry: anch'io ero stata invitata, ma avevo già detto di sì a Killian.
-Beh, alle 10 vado a prendere i miei parenti in aeroporto... avrei preferito non viaggiassero il giorno di Natale, ma sicuramente ci sarà meno traffico di oggi. E Emma ha detto che ci raggiungerà direttamente a mezzogiorno, ci tiene a portare il pudding.- spiegò Killian, avvolgendomi le spalle con gratitudine.
Pur cavandomela, per mancanza di tempo e occasioni non ero una gran cuoca, ma essendo stata invitata a casa sua, con la sua famiglia, avevo deciso di fare qualcosa per non sfigurare. E poi lui si sarebbe svegliato presto per preparare tutto il pranzo, alleggerirlo almeno per la parte del dolce mi era sembrata un'ottima idea.
-Ma quanto siete dolci!- ci prese in giro quella, e prese il telefono per farci una foto: noi stemmo al gioco con tanto di linguaccia all'obiettivo, lasciandola fare.
-Comunque io posso darti una mano a fare il pudding, Regina ha insistito di voler fare tutto da sola insieme a Henry... o la do' a te Jones, dato che ora ne hai a disposizione solo mezza!
-Divertente, Ruby. Ma non serve, grazie- le scoccò un'occhiataccia, io invece scoppiai a ridere: non aveva tutti i torti!
-Rubs, mi porti la cassetta del pronto soccorso? Ho un'idea per facilitare il compito al cretino.
Lei alzò un sopracciglio con aria inquisitrice ma si alzò e si diresse in bagno, dove tenevo la cassetta con le cure di prima necessità. Avevo imparato a portarle con me quando svolgevo determinati tipo di indagini, e i cerotti soprattutto mi erano tornati spesso utili.
-Cosa mi vuoi fare?- chiese preoccupato quando la ragazza tornò -Non mi fido di te, l'unica volta in cui mi hai messo un cerotto hai sbagliato posizione tre volte!
-Può capitare a tutti ti sbagliare! Non fare il bambino e dammi quella mano.- lo incitai alzando gli occhi al cielo, e presi la garza dalla scatola.
Iniziai ad avvolgerla attentamente attorno alla sua mano cercando di stringerla il possibile, poi fissai il bendaggio e quando alzai lo sguardo sussultai; mi guardava come se si fosse incantato, magari era per quello che non aveva protestato.
-Ho fatto...- borbottai, lasciandolo andare -Pensavo solo che così magari starai più comodo, senza l'ansia che il cerotto possa caderti nel tacchino.- gli spiegai scuotendo le spalle. Evitai di dirgli che una volta era successo a me, o avrebbe ricominciato a ridere e prendermi in giro.
-È un'ottima idea effettivamente. Grazie Swan, mi hai evitato che qualcuno si mangiasse un cerotto...- sorrise, e scoppiammo di nuovo tutti e tre a ridere.
La mia vita era davvero cambiata da quando l'uomo era entrato a farne parte, avevo trovato una nuova solida amicizia senza la quale ora non riuscivo neanche ad immaginare di vivere. Era diventato per me più importante di quanto sarei mai riuscita ad ammettere. Il feeling che avevo con lui non l'avevo mai avuto con nessun uomo che avevo frequentato, e ciò probabilmente rendeva la nostra amicizia più forte di qualsiasi relazione sentimentale.
-Ti va un massaggio?- proposi, rendendomi conto di quanto io stessa fossi dolorante dopo quelle ore sui pattini, e lui era caduto almeno una ventina di volte più di me!
-Wow d'accordo, voi fate... io vado a lavare i piatti. E chiudete la porta!- fece Ruby alzandosi dal divano fingendosi scandalizzata.
-Ruby, non gli ho mica chiesto se gli va un massaggio erotico!
-Beh, potrebbe finire per diventarlo... io non capisco ancora come voi due facciate a non stare insieme, è così evidente che siate fatti l'uno per l'altra!
-Non fare la scema come le fan di questo qua! Credimi, non ho mai avuto la minima voglia di fare niente di erotico con questo qua! Senza offesa- aggiunsi, al suo tentativo di controbattere.
Certo, non era esattamente vero dato che una volta, molti mesi fa, avevo avuto voglia di saltargli addosso come non mai... ma non l'avevo raccontato a nessuno. Quel giorno io e lui avevamo scelto l'amicizia, ed ero davvero felice che fosse andata così.
Tuttavia la ragazza non ammise repliche, e ci mandò in camera mia neanche fossimo dei bambini che dovevano obbedire alla mamma: a volte mi ritrovavo a pensare che sarebbe stata una brava madre se mai avesse voluto una storia seria, un uomo con cui costruirsi un futuro e una famiglia.
Entrati in camera ci buttammo entrambi sul letto, ma non essendo questo altrettanto grande quanto il suo, finii con un gomito nelle sue costole, ma al suo lamento non riuscii a trattenere le risate.
-Scusa!- esclamai spostandomi per lasciargli spazio -Oggi pare quasi stia cercando di ammazzarti!
-Inizio a chiedermi se tu non lo faccia apposta... Stai cercando di vendicarti per qualcosa?
-Ma no scemo, dai scusa. Ti ho fatto male?
-No...
Restammo a guardarci negli occhi per un po', fino a che non sentii la necessità di distogliere lo sguardo: cosa diavolo mi stava succedendo? Non potevo lasciarmi condizionare da Ruby e le sue assurde teorie. In fondo uno sguardo del genere sarebbe stato imbarazzante anche se scambiato con la propria migliore amica.
-Ok allora... beh, mettiti comodo.
-Sdraiato o seduto? Non mi hai mai fatto un massaggio, di solito ne faccio io a te...
-Ah, e me lo stai rinfacciando?!- lo provocai, colpendolo sul braccio.
-Ahia, no, no! Sei dolce e amorevole, con o senza massaggi. Però non picchiarmi, ti prego, perché...
-Quanto la fai lunga...- lo interruppi alzando gli occhi al cielo -Sdraiato comunque. Pancia in giù e mi siedo sul tuo didietro.
-Woo, Ruby aveva ragione a pensare che vuoi fare cose porche. Ma fai pure!
Non replicai, ero troppo abituata alle sue battutine per farci caso tutte le volte. Lasciai che prendesse la posizione corretta e mi sedetti sul suo fondoschiena come gli avevo anticipato: in fondo sarebbe stato divertente! Ed era la posizione più comoda che mi era venuta in mente per un bel massaggio.
-Che cavolo Jones, è duro!- mi lamentai, provando a spostarmi un po' più in basso: come sedia era decisamente bocciato!
-Ho le chiappe sode Swan, mi alleno... preferivi un partner col culone grosso?
-Un po' più morbido non mi sarebbe dispiaciuto- replicai aggrottando le sopracciglia; ovviamente stavo esagerando, non era così insopportabile, ma mi andava di stuzzicarlo un po'.
Purtroppo però quello non disse altro e rimase in attesa; a quel punto mi scrocchiai le dita e mi chinai leggermente in avanti per iniziare dalle sue spalle. Aveva proprio bisogno di quel massaggio, era più teso di una corda di violino!
Poggiai quindi le dita sui lati del collo, e coi palmi e i pollici iniziai a premere lentamente; sapevo che a pelle nuda sarebbe stato più confortevole per lui, ma se non altro la sua mania di vestirsi leggero anche con le basse per temperature tornò utile.
L'uomo emise degli ansimi che mi confermarono di stare facendo bene, quindi continuai per un po' sulle spalle e poi iniziai a scendere, cercando di non tralasciare nessun muscolo: ora che mi trovavo in quei panni, mi resi conto che il lavoro dei massaggiatori non era affatto semplice, considerando che si impegnavano il doppio di me, tra tecniche varie e tutto il resto.
-Sto andando bene?
-Alla grande- confermò -A saperti così brava te l'avrei chiesto molto prima...
-Diciamo che ogni tanto potrei farti da massaggiatrice... quando te lo meriti- sorrisi, continuando a scendere sulla colonna vertebrale. Sotto le mani lo sentivo sciogliersi e rilassarsi, ed in fondo fui contenta di stare riuscendo a combinare qualcosa di buono dopo il mio disastro.
Continuai ancora, ed iniziai a prenderci la mano fino a che la porta non si aprì ed irruppe una Ruby piuttosto sconvolta.
-Questo è porno! Emma, facevi tanto l'innocentina! Potevate mettere, che so, un calzino alla porta se non avevate una cravatta a portata di mano...
-Smettila Ruby, o ti tiro qualcosa! È solo un massaggio.- esclamai esasperata, cercando con lo sguardo un cuscino da poterle lanciare. Era irritante, almeno quanto Regina che approvava sempre ogni sua parola: anche secondo lei, infatti, saremmo finiti presto a letto insieme. Solo Mary Margaret sembrava capirmi e sostenere il mio punto di vista.
-Scusa, ma pare una scena di sesso coi vestiti. E invertita.
Non resistetti più e decisi di tirarle quel cuscino con tutta forza, colpendola dritto in faccia prima che potesse scattarci una foto e sicuramente inviarla a Regina: sarebbe stato il finimondo se l'avesse fatto! Non avrebbero smesso di tormentarmi, e insieme erano ancora peggio che separate.
-D'accordo, d'accordo, ora me ne vado. Quanto te la prendi... e questo qua non fa che sghignazzare!
-Scusa tesoro, ti lamenti tanto che questo è porno ma intanto sei ancora qui a guardare.
La sua battuta sembrò funzionare, infatti la mora alzò un sopracciglio e tornò indietro, chiudendosi la porta alle spalle.
Io e l'uomo ci guardammo, poi scoppiammo a ridere ed io scesi dalle sue gambe per tornare a sdraiarmi e dargli un bacio sulla guancia. Potevano dire quel che volevano, ma ciò che avevamo era troppo bello per rovinarlo. In più Killian era uscito da un paio di settimane dalla prima relazione durata un intero mese – ed era molto per lui – e nonostante non ne parlasse mai, sapevo che un po' gli dispiaceva. Quella Milah in fondo mi piaceva, era sembrata una ragazza molto simpatica.
-Ehi, perché domani non mandi un messaggio di auguri a Milah?- sussurrai, prendendogli la mano ferita ed accarezzandone la pelle scoperta.
L'uomo scosse la testa e abbassò lo sguardo con un sospiro; capivo che avendo terminato lui la relazione trovasse difficile parlare con lei, ma se davvero si vedeva sposato e con tre figli, doveva iniziare a mettere da parte la dignità.
-No...- fece dopo poco, spostando la mano lentamente sulla mia guancia -Lo so, provavo qualcosa per Milah... ma non era quella giusta.
-E tu sei sicuro di questo?
-Completamente. Sei la mia migliore amica, non ti mentirei.- sorrise, accarezzandomi.
-Va bene, pensavo solo che... beh, che ci stessi male.
-No, mi è passata. Ma tu? Nessuno della schiera di agenti di polizia che ti fanno la corte ha speranze?
Scossi la testa, divertita. Ultimamente mi ero accorta anch'io che tre dei miei amici della New York P.d. avevano mostrato nei miei confronti un interesse che sembrava andare oltre all'amicizia, ma io ancora non me la sentivo. Dopo Walsh mi ero goduta alla grande i miei mesi da single, e non ero pronta a dirgli addio: almeno non fino a che qualcuno non mi avesse fatto cambiare idea.
-Sto bene così.
E non era una bugia, stavo davvero bene così: con lui.
Più di quanto io stessa mi rendessi conto.













 

Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Innanzitutto mi scuso se ho saltato di recensire delle storie ma sono stata tutta la settimana senza internet praticamente, a parte al cellulare... però ho letto tutto, quindi rimedierò domani :)
Beh, non so se vi aspettavate questo salto temporale... ma sono passati 5 mesi, è praticamente Natale e Emma e Killian sono più uniti che mai. La loro amicizia va alla grande così come la loro collaborazione, ormai lui è diventato un partner provetto!
Hanno passato la vigilia insieme a Ruby, e si sono divertiti nonostante il piccolo incidente alla pista di ghiaccio xD Poi però hanno rimediato con una bella cena e un massaggio "porno" come l'ha definito Ruby LOL Nel frattempo Killian ha frequentato alcune ragazze, tra cui Milah, ma non è durata neanche lei... mentre Emma si è presa una lunga pausa e non è intenzionata ad interromperla, almeno per ora... in fondo dorme comunque spesso con un uomo pur senza starci insieme xD
Il prossimo capitolo sarà dedicato al Natale... quindi credo posterò prima l'altra FF e poi questa, così saremo un po' più vicini al periodo Natalizio xD
E per finire... BUON OUAT DAY finalmente! Temo molto questa puntata ma allo stesso tempo non vedo l'ora... e temo ancora di più il mid-season finale che è ormai alle porte. Ci faranno soffrire per tre lunghi mesi, lo so, ne sono certa. E soffro già.
Grazie come sempre a tutti! :)

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Capitolo 11
*** All I want for Christmas is You ***


Edit: cvd, neanche lo sto a dire che è di nuovo crashato tutto. E ora mi crasha pure quando devo incollare più di 4 pagine consecutive... mi sono un po' rotta.
Ah e a sto punto ne approfitto per dire... domani primo lunedì Senza OUAT. Su che mancano altri 2 mesi e 3 settimane. Sigh.




 

All I want for Christmas is You










EMMA POV

Avendo l'aiuto di Ruby in cucina, alla fine avevo deciso di non preparare solo il pudding, ma anche una casetta di pan di zenzero per rimanere sulle tradizioni americane.
Quindi mi ero svegliata alle 7 per infornare il dolce che avevamo preparato la sera precedente – fortunatamente avevo riletto la ricetta coi tempi di attesa e cottura in tempo, o avrei combinato un disastro.
Ruby mi aveva raggiunta alle 8, ed ora ci stavamo impegnando a costruire la casetta di pan di zenzero: se non altro, le pareti erano già tutte pronte.
-Emma, posso chiederti una cosa?- fece la ragazza di punto in bianco, voltandosi a guardarmi.
-Spara.
-Perché ti stai impegnando tanto? Io scherzo sempre sul tuo rapporto con Killian, più o meno, ma... ora mi convinci ulteriormente di avere ragione...
Aprii la bocca sorpresa e lasciai andare il pan di zenzero, ringraziando il cielo quando il pezzo di tetto rimase incollato.
-Non passo il Natale solo con lui, ma con la sua famiglia! Ci saranno suo fratello, una cugina, due nonne e tre zii! Io sono quella che non c'entra niente, quindi impegnarmi a rendermi utile mi pare il minimo.- le spiegai, poi riempii un bicchiere d'acqua fresca per mandarlo subito giù.
La realtà era che quel pranzo mi innervosiva più di quanto avessi creduto inizialmente, ed ero leggermente pentita di aver accettato: sarebbe stato molto più semplice trascorrere il Natale con Ruby, Regina e suo figlio. Tanta leggerezza e zero pressioni.
Tuttavia non avevo trovato il coraggio di dire a Killian che avevo cambiato idea, era stato molto dolce ad invitarmi sapendo che non avevo progetti per il giorno di Natale, quindi alla fine mi ero ritrovata in quella situazione e volevo fare buona impressione a quelle persone. Conoscevo già Liam avendoci chiacchierato ogni tanto al telefono e gli altri sapevano che Killian lavorava con me, ma questo era tutto. Se non gli fossi piaciuta?
-Tesoro, lui non si aspetta che tu faccia la casalinga. Ti ha invitata perché vuole che passi una bella giornata. Quell'uomo pende dalle tue labbra, e tu neanche te ne accorgi...
-Non è vero!- la fermai -Lui è il mio migliore amico. Maschio- mi affrettai ad aggiungere vista la sua espressione scandalizzata.
-Va bene, non ti costringerò a dire che provi qualcosa... solo, riflettici un po'. Sul vostro rapporto. È bellissimo, siete adorabili, ma vi comportate da coppietta... solo senza baci, sesso e queste cose.- mi fece notare: decisi allora di fare una pausa e chiarire la faccenda una volta per tutte; ci sedemmo una di fronte all'altra, ed entrambe incrociammo le braccia.
-Fammi un solo esempio di cosa di ciò che facciamo sembri roba da coppia.
-Solo uno? Credo di averne almeno una decina!
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, facendole cenno di andare avanti: volevo proprio sentire cosa si sarebbe inventata per sostenere la sua assurda tesi.
-Innanzitutto, voi due dormite insieme.
-Ma...
-Zitta, puoi parlare quando avrò finito. Voi dormite insieme, e non è qualcosa di ordinario per un uomo e una donna adulti, anche se amici. Poi state sempre insieme! Voglio dire, ogni volta che torno da lavoro vi trovo sul divano abbracciati a guardare la tv, ridere e scherzare. Terzo... vi cambiate uno davanti all'altra! Scusa se te lo dico, ma anche i migliori amici hanno un senso del pudore che a voi manca.
-Ma appunto! Se giriamo mezzi nudi uno davanti all'altra senza il minimo imbarazzo...
-Non vi fa alcun effetto? Sei seria? Non so a te, ma le volte che ci sono anch'io, Jones non fa che sbavarti dietro. Ti mangia con gli occhi.
-Ma lui scherza! Lo sai che è un pervertito di prima categoria, mi sono abituata ai suoi modi. Insomma, è un bell'uomo, ma posso assicurarti che tra noi è tutto completamente platonico! Faccio con lui esattamente le stesse cose che faccio con te.- conclusi, guardandola con aria di sfida; a quel punto non poteva avere da ridire, perché era davvero così. Facevo le stesse cose con la mia amica donna e col mio amico uomo, e in questo non c'era proprio nulla di male... o avrebbe insinuato che avevo una cotta anche per lei?
-Io e te non stiamo abbracciate sul divano davanti alla tv. E che io ricordi, non ti sei mai seduta sul mio fondoschiena per farmi un massaggio.- replicò alzando un sopracciglio in modo estremamente irritante. Perché non poteva lasciarmi in pace e smetterla con quelle stramaledette insinuazioni?!
-Peso più di te. Vuoi davvero che mi sieda sulla tua schiena?!
-Non è questo il punto! Tra voi due certe volte c'è così tanta tensione sessuale che non so come facciate a non rendervene conto!
-Addirittura?! Non ti pare di esagerare?! Tensione sessuale ora!?
-Sì! Sono passati cinque mesi da quando hai mollato Walsh e a parte Jones non sei mai uscita con un uomo!
-Sto bene da sola. E lui è uscito con altre donne!
-Sì, tanto che la sua relazione più lunga è durata un mese!
-Perché non era la persona giusta per lui.
-E grazie al cavolo, non la troverà mai se non si rende conto che ce l'ha proprio sotto il naso!
-Basta!- gridai infine battendo le mani sul tavolo con forza, e mi alzai per andarmi a chiudere in bagno, dove mi poggiai contro la porta e chiusi gli occhi.
Non sapevo neanche perché mi ero lasciata coinvolgere in quella conversazione sterile, quando non avrei mai ammesso che tra me e Killian ci fosse qualcosa di diverso dall'amicizia.
Tutte le donne con cui era uscito erano più grandi di me, ed era chiaro che per la vita cercasse una persona matura, pronta a dargli una famiglia con dei figli: forse non aveva ancora trovato quella giusta, ma ciò non voleva dire che non ci sarebbe mai riuscito. Certo, un po' mi sarebbe dispiaciuto condividerlo con un'altra, ma solamente perché mi ero abituata ad averlo tutto per me. Come amico.
Mi sciacquai il viso con l'acqua fredda e uscii; aperta la porta e per poco non mi scontrai con Ruby, la quale mi stava aspettando lì davanti.
-Scusa Emma, ho esagerato...- sussurrò mortificata -Non mi va di litigare con te proprio oggi...
-Scusami tu. Anch'io ho esagerato. Hai ragione, tra me e Killian all'inizio c'è stata... attrazione. Ma l'abbiamo repressa e abbiamo preferito rimanere amici. Ho bisogno che sia così, e ne sono felice. Capisci?
-Certo...- annuì, cingendomi le spalle -Scusami ancora. Adesso andiamo a finire questi dolci, o la brutta figura non riuscirai a evitarla!

 

***


 

KILLIAN POV

Alla fine mia cugina non era venuta dato che la sera precedente aveva fatto pace col suo ragazzo, ma ero felice che parte della mia famiglia avesse fatto lo sforzo di venire fino a New York per festeggiare. Mio fratello soprattutto mi era mancato più di tutti, con le nostre serate tra uomini, quindi ero contentissimo del fatto che sarebbe rimasto due settimane. Gli zii e i nonni invece sarebbero ripartiti il 27 purtroppo, ma giustamente avevano le loro vite e le loro cose da fare.
-Beh, eccoci qua! Spero la nuova casa vi piaccia... e credo di aver messo tutto in ordine!- esordii, per poi farli entrare; scoccai un'occhiata alla porta di fronte, ma era presto. Emma sarebbe arrivata a mezzogiorno, quindi doveva ancora essere nel bel mezzo della preparazione di dolci.
-Davvero una bella casa tesoro! Però è così grande... non ti senti solo?- domandò zia Ester, accarezzandomi una guancia. Lei per prima aveva subito i miei problemi dato che si era occupata di me e Liam dopo la morte di mia madre, e nonostante fosse passato molto tempo non riusciva a fare a meno di preoccuparsi per me più del dovuto. Era come un seconda mamma.
-No, sto benissimo qui, sul serio.- la rassicurai.
-E poi non è solo... sta sempre con Emma!- si intromise mio fratello con un sorriso a 32 denti.
-Già, Emma... non vedo l'ora di conoscerla! Da ciò che mi hai raccontato sembra davvero una brava ragazza.
-Ed è anche molto sexy. Fratellino, sei sicuro che non ci nascondi qualcosa?
-Smettila Liam! Siamo solo amici, te l'ho ripetuto un miliardo di volte. Venite con me, vi porto a posare la roba... mi dispiace dovervi far condividere le stanze ma non era il caso di sistemarvi in hotel...- mi scusai per l'ennesima volta, ma ovviamente mi rassicurarono del fatto che sarebbero stati benissimo, molto meglio che passare la notte di Natale in albergo.
Per ultimo portai Liam in camera mia, e senza farsi scrupoli si buttò sul letto con la grazia di un elefante.
-Fa' pure con comodo. Poi il letto me lo ricompri te.- commentai contrariato -Come mi è venuto in mente di farti dormire qui...
-Mi dispiace, immagino che con Emma sia più piacevole...
-Beh, lei quando si butta come fai tu non rischia di sfondare casa!
-Certo, certo, solo per questo... quando arriva?
-Tra un'oretta. E cerca di comportarti bene per favore.
-Sono io il fratello maggiore e responsabile qui, non preoccuparti. E poi lei mi adora!
-Non ti adora.
-Non fare il geloso, non te la voglio rubare. Comunque dovresti cercare di non farti male mentre lavori con lei, se vuoi fare bella figura!
Alzai gli occhi al cielo ed evitai di replicare, per non dover mentire: se tutto fosse andato secondo i piani, non avremmo toccato l'argomento e tutti avrebbero dato per scontato che mi fossi ferito rincorrendo qualche criminale.

 

Era tutto pronto in tavola e tutti si erano cambiati dopo il lungo viaggio; io stesso avevo seguito il loro esempio per rendermi più presentabile. Essendo a casa non avevo indossato nulla di elegante, ma un paio di pantaloni neri e un maglioncino rosso con le renne erano meglio della tuta.
Ero sul punto di andare a recuperare anche il tacchino quando suonò il campanello, e feci cenno a Liam di pensarci lui al posto mio.
Corsi quindi alla porta seguito dal piccolo Hook che adorava Emma, e quando l'aprii per poco non mi andò di traverso la saliva: era bellissima.
Indossava un abitino rosso senza maniche fino al ginocchio, con scollo a V ma molto sobrio, una collana di perle e delle ballerine color crema. Era semplice ma stupenda, perfino più del solito.
-Mi fai entrare o no?- alzò il sopracciglio, e solo allora mi accorsi che teneva due grosse buste in una mano, e nell'altra un vassoio coperto.
-Scusa, sì, certo, entra... Hook, le coccole dopo!- lasciai che il gattino mi si arrampicasse sulla spalla, poi aiutai la ragazza a poggiare la roba in cucina.
Posato tutto e ovviamente dopo che lei ebbe dato un bacino al suo piccolo ammiratore, ci squadrammo entrambi con dei gran sorrisi: il suo era meraviglioso.
-Buon Natale Emma... stai d'incanto.
-Buon Natale anche a te... grazie. Anche il tuo maglioncino è fantastico!
-Già, immaginavo ti sarebbe piaciuto!- risi, poi la abbracciai e mi lasciai abbracciare a mia volta. Non l'avevo mai vista così splendente ed innocente allo stesso tempo, e non potei fare nulla per impedire che tra le sue braccia il mio cuore perdesse un battito.
-Swan, sono contento di passare il Natale con te.
-Anch'io. Grazie davvero per l'invito, non vorrei essere di troppo...
-Non potresti mai essere di troppo... ti adoreranno. Insomma, senti che profumino! Hai portato a casa un'intera pasticceria?
-Ma no scemo, solo qualcosina... per non sfigurare. Vedrai dopo, adesso è presto per i dolci. E i regali dove li lascio? Li porti sotto l'albero?
-Hai portato regali?- mi stupii, e solo allora mi accorsi che una delle buste conteneva dei pacchetti. Ovviamente anch'io le avevo fatto dei regali, ma proprio non ci avevo pensato: ero già felice che fosse qui.
-Per te, Hook e Liam. Per gli altri ho preso dei pensierini, non avevo idee...
-Sei adorabile... non eri costretta! Li lascerò sotto l'albero, andiamo adesso. E non essere nervosa, non è come se dovessi conoscere la famiglia del tuo fidanzato!- scherzai per smorzare la tensione, e quella acconsentì dandomi un colpetto alla nuca.
Le cinsi quindi le spalle e ci dirigemmo verso il salone, dove tutti stavano aspettando con impazienza solo noi per poter finalmente iniziare a mangiare.
-Oh a proposito!- fece, poco prima che raggiungessimo la porta -Come va la mano? Meglio?
-Ah tranquilla, è a posto... smettila di fare quella faccia, non è colpa tua se sono un imbranato sui pattini...
-Cosa cosa cosa? Questa è interessante, fratellino!
Feci un salto sul posto, non mi ero aspettato quella comparsa improvvisa di Liam, soprattutto non nel momento meno opportuno!
-Ehi, venivo a controllare che non vi foste persi a sbaciucchiarvi- fece sulla difensiva, poi si voltò verso Emma; -Finalmente ci conosciamo dal vivo!
Le porse la mano, ma la ragazza dopo averlo squadrato lo abbracciò senza esitare, e quello leggermente sorpreso – come me – ricambiò. Io il primo abbraccio avevo dovuto sudarmelo duramente, e lui se lo guadagnava con tanta facilità!
-La stretta di mano mi sembrava stupida, in fondo ci conosciamo, abbiamo sparlato di tuo fratello tante di quelle volte...- spiegò dopo averlo lasciato andare, ed entrambi scoppiarono a ridere a mio discapito: solo questa ci mancava, che mio fratello e la mia migliore amica si alleassero contro di me. Uno alla volta potevo anche sopportarli, ma due erano troppi!
-Senti, ma la storia di come ha rischiato di rimanere senza neanche una mano...
-Dopo- sorrise, e per consolarmi mi diede un bacio sulla guancia: ovviamente non potei non notare lo sguardo ammiccante che mi lanciò Liam. Speravo solo non avrebbe fatto insinuazioni, c'erano già le sue amiche a tormentarci con quella storia assurda.
Io e lei insieme, come no.
Decisi di non perdere altro tempo e portammo Emma in sala, dove fu accolta da tutti con calore, soprattutto dalla zia: le avevo raccontato della ragazza, e nonostante quel lavoro più o meno pericoloso era contenta che ci fosse qualcuno a prendersi cura di me.
Feci tutte le presentazioni, e mentre lei faceva il giro per salutare la mia famiglia, io mi occupai di posare i regali sotto l'albero, poi presi posto accanto ad Emma, che si era sistemata tra me e Liam.
-Sei tanto carina tesoro, spero che mio nipote ti tratti bene!
-Nonna!
-Zitto Killian. Non si preoccupi signora, è un gentiluomo...- fece lei, e col pizzico sulla gamba sotto il tavolo mi fece capire che mi avrebbe fatto pesare quella bugia, e sicuramente le avrei dovuto un favore. Ovviamente mi comportavo bene con lei, era una donna per cui avevo il massimo rispetto, ma da qui a definirmi gentiluomo... era un po' eccessivo.
Da bravo padrone di casa fui io a servire il pranzo, iniziando dal piatto principale: il ripieno aveva un aspetto delizioso esattamente come il tacchino in sé, di un bel colore dorato. Anche per il contorno avevo seguito la ricetta della nonna: delle semplici ma gustose patate al forno con le cipolle.
Iniziato a mangiare, ricevetti un mare di complimenti da tutti, ed Emma si stupì che anche con solo mezza mano sana fossi riuscito a preparare un pranzo così ricco e delizioso. Effettivamente dovetti ammettere di essermi superato, avevo davvero cucinato per un esercito: oltre al tacchino avevo preparato un paio di insalate ed una passata di verdure con tanto di salumeria varia. Ovviamente non avevo fatto mancare né vino bianco né Eggnog sia in versione con rum che analcolica, in modo che ce ne fosse per tutti i gusti.

 

***

 

Dopo il pranzo che ci aveva riempiti come delle botti, eravamo passati tutti ad accomodarci su divano e poltrone, avendo deciso di aprire prima i regali e poi dedicarci al dessert.
Mi offrii di pensare io ai pacchetti, ma Emma venne in mio aiuto anche per smaltire un po' di cibo, come disse lei. Insieme al dolce avrei offerto sicuramente tisana o whisky a scelta per aiutare nella digestione.
-Attento!- esclamò, quando con una presa goffa strinsi uno dei pacchi un po' troppo forte, senza riuscire a trattenere una smorfia di dolore.
-Ma scusa, prenderne un po' alla volta, genio?
-Non fare la sapientina, ho fatto.
La donna alzò gli occhi al cielo ma non fece altri commenti e raccolse i pacchetti rimasti; la verità era che non volevo fare la figura del pappamolle davanti a tutti, già mi sentivo abbastanza stupido per essermi tagliato in quel modo.
-Ma Emma! A proposito, tu non ci hai ancora raccontato come ha fatto quello scemo di mio fratello a squarciarsi la mano!- intervenne Liam: e io che avevo sperato se ne fosse scordato!
-Esatto, tesoro, com'è che ti sei fatto male? Proprio ora per le feste...- intervenne anche la zia, mentre Emma e l'altro traditore stavano già ridendo sotto i baffi: me l'avrebbero pagata, tutti e due.
-Sempre a inseguire i criminali voi due, eh? Non sarà pericoloso per due ragazzi come voi?
All'intervento dello zio, Emma scoppiò definitivamente a ridere, e si sedette in poltrona per posare i pacchetti sul tavolino: tutti la guardarono sorpresi, mentre io ero già pronto a scavarmi una fossa molto profonda e buttarmici.
-Ok, prima che apriamo i regali... sappiate che Killian sul lavoro non si è mai fatto male...
-Ma allora...
-Ieri pomeriggio siamo andati a pattinare, e l'imbranato qui presente si è scontrato con un bambino. È finito col sedere a terra... e con la mano squarciata da una lama, abbastanza da aver bisogno di una mezza dozzina di punti... però è stato bravo, non ha pianto neanche una volta!
Liam fu il primo a scoppiare a ridere, e gli altri lo seguirono a ruota: avrei dovuto ricattarla e chiederle di raccontare qualcosa di eroico, un'impresa nella quale magari io le avevo salvato la vita.
-Scusa, l'ho fatto unicamente per rassicurarli del fatto che non ti metto in pericolo io- scherzò la ragazza, e mi tirò per un braccio facendomi sedere al suo posto, per poi sistemarmisi sulle gambe.
Il suo corpo caldo a contatto col mio mi provocò un brivido che mi percorse da capo a piedi; mi spaventai così tanto di quella reazione, che decisi di attribuire la colpa al rum. Doveva avermi mandato in tilt il cervello.
Cercai quindi di concentrarmi sul suo sorriso e sulla gioia che esternava: non aveva mai passato un Natale in famiglia, ma sempre in orfanotrofio e poi con Ruby e Neal. Avevo capito che il fatto di passare quella festa con me e i miei parenti l'avesse resa nervosa, ma ora sembrava serena. Ovviamente avevo spiegato a tutti il motivo per cui avrebbe festeggiato con noi per evitare che le facessero domande imbarazzanti, ma come sempre mi avevano reso orgoglioso ed erano stati lieti di accoglierla. Era la prima volta che una ragazza che faceva parte della mia vita passava il Natale insieme a noi, eppure mi sembrava la cosa più naturale del mondo. Tra i due era lei quella più forte e decisa, ma la conoscevo così bene che a volte nel suo sguardo riuscivo a leggere quella malinconia da bimba sperduta che non l'aveva ancora abbandonata. Proprio per quel motivo per il giorno del Ringraziamento non ero tornato a casa, mentendo e dicendole di avere il passaporto scaduto e che quindi non potevo viaggiare. Non amavo mentirle, ma avevo voluto davvero passare quel giorno insieme a lei senza farla sentire in colpa, e i miei familiari mi avevano sostenuto come sempre.


Mezz'ora dopo tutti avevano aperto i propri regali, mentre io ed Emma che ci eravamo occupati di distribuirli eravamo rimasti per ultimi.
La ragazza aveva insistito perché iniziassi io, ed ora mi mancava solo il suo pacchetto; nel frattempo avevo ricevuto una fontana di cioccolato da parte degli zii – grazie alla quale Emma si era autoinvitata a casa mia per colazione per tutta la vita, una bellissima fotocamera da parte dei nonni che volevano mandassi più foto, e da Liam dei giochi per la Wii e un pigiama di Superman; infine, la zia mi aveva regalato un profumo di D&G e un minifrigo con usb che avevo adorato. Sarebbe stato utile per scrivere ed avere una lattina fresca a portata di mano.
-Ok, ora devi aprire i miei!- esclamò la ragazza, seduta su un pouf di fronte a me, nonostante le avessi offerto la poltrona.
-Più di uno?
-Esatto. È che... il secondo l'ho visto un paio di giorni fa e non ho resistito!
La sua risata mi lasciò perplesso, ma afferrai i pacchetti che mi porse e li scartai partendo dal più piccolo: quando lo aprii rimasi senza parole: una Smartbox per quattro giorni in montagna, con tre lezioni di sci e un volo in parapendio inclusi!
-Mi dicevi che vorresti imparare a sciare no? Il parapendio non sei costretto a usarlo...- sorrise, mentre io continuavo a guardarla basito. Ora mi sentivo stupido, in confronto le avevo fatto dei regali molto più semplici.
-Grazie Emma... sei fantastica!
-Ed è per due, puoi portare chi ti pare... magari trovi una ragazza, tanto scade a Marzo.
-Ma quale ragazza... verrai tu e basta. Nessun'altra sarebbe abbastanza spericolata da voler fare queste cose con me!
Ridemmo tutti, e quella accettò di fare da riserva se non avessi trovato nessuno: non glielo dissi, ma sapevo già che saremmo andati io e lei. L'idea di un week end in montagna con Emma a fare sport estremo mi piaceva da impazzire, mai e poi mai avrei cambiato idea.
-Ok, ora però apri l'altro.- mi incitò, e preso dalla curiosità non aspettai che lo ripetesse due volte.
La sorpresa che avevo provato al primo pacchetto, non fu minimamente paragonabile allo stato in cui mi ritrovai alla vista dell'uncino. Era una protesi a forma di uncino. Ma non quelle orribili protesi mediche, questo sembrava un vero uncino alla Capitan Uncino.
-Beh... non ti sei mica offeso, vero?
Alzai lo sguardo verso di lei pensando stesse scherzando, ma aveva davvero uno sguardo preoccupato.
-No- mi affrettai a rassicurarla -Questa cosa è fantastica! Sei un maledetto genio Swan, credo di amarti!- esclamai e mi alzai subito ad abbracciarla, mentre Liam fischiava gridando “Woo si è dichiarato!”. Emma ricambiò l'abbraccio e ridemmo insieme, come aveva potuto credere di avermi offeso? Sapeva bene che amavo da impazzire il suo modo di scherzare sulla mia mano mancante, ma questa volta si era davvero superata! Quel giorno stesso avrei provato quell'aggeggio, e conoscendomi l'avrei anche portato piuttosto spesso.
-Fratellino ti prego sposatela, avere una cognata così è sempre stato il mio sogno!
-Tranquillo Liam, abbiamo deciso che se arrivo a 40 anni e siamo ancora entrambi single, ci faremo da marito e moglie di riserva- lo rassicurò Emma divertita, riferendosi all'accordo che avevamo stipulato da ubriachi durante il suo compleanno. Ovviamente la mattina dopo avevamo ritirato tutto al 90%, lasciando però una possibilità del 10% perché in fondo l'idea non era poi così malvagia.
-Non prendetevela, ma sareste una coppia adorabile...- intervenne zia Ester con l'approvazione di tutti gli altri, col risultato che arrossimmo, per poi guardarci e scoppiare in un'ennesima risata per quell'assurda idea che sembrava aver afflitto tutti i nostri cari.
-Dai, ora tocca a te aprire i regali!- esclamai per cambiare discorso, e tornai a sedermi per porgerle uno ad uno i pacchetti che aveva ricevuto.
Godetti appieno di quella gioia innocente nei suoi occhi mentre apriva i regali, incredula di averne ricevuti così tanti: sembrava una bambina. Era così emozionata mentre ringraziava tutti, che scoppiò in lacrime quando trovò il braccialetto della zia in oro bianco con inciso il suo nome, uguale a quelli che portavamo io, Liam, e tutti i nostri cugini. Io stesso mi commossi guardando le due abbracciarsi, perché quello era un oggetto che aveva sempre regalato alla famiglia, quando qualcuno di noi compiva 18 anni.
-Tesoro, adesso calmati avanti...- sussurrò la donna accarezzandole i capelli, ma quella sembrò incapace di smettere. Era davvero la ragazza più dolce che avessi mai conosciuto.
-Scusa Ester... è che... non sono mai stata parte di una famiglia... e tu senza neanche conoscermi mi fai questo regalo... è bellissimo. Lo porterò sempre. Grazie...- singhiozzò, poi afferrò il fazzoletto che le porsi e si asciugò le lacrime.
Aspettammo pazientemente che si tranquillizzasse, e dai loro sguardi capii che tutti la adoravano: si erano innamorati di lei, proprio come me. Era questo il motivo per cui non ero mai soddisfatto delle mie relazioni: nessuna di queste si era minimamente avvicinata ad essere speciale quanto la nostra amicizia.
-Ora la smetto di frignare... scusatemi.- sorrise: quel sorriso bagnato di lacrime, se possibile, era ancora più bello. Dio, come faceva ad essere tanto perfetta?
-Mancano i miei Swan. Cioé, il mio...- mi corressi, mordendomi un labbro; in realtà erano due, ma sarebbe stato meglio se avesse aperto il secondo in privato; l'avevo preso scherzosamente, come lei aveva fatto con l'uncino, ma non avevo pensato che avrebbe potuto essere imbarazzante.
Le porsi quindi il pacchetto più piccolo, e dopo avermi scrutato l'afferrò: con un po' di fortuna, sarei riuscito a convincerla a lasciar perdere l'altro.
Guardai le lunghe dita scartare con cura, e quando aprì la piccola scatolina blu all'interno, i suoi enormi occhi verdi si illuminarono di nuovo.
Avevo pensato a lungo a cosa regalarle, essendo un'amica avevo quasi escluso i gioielli; poi però mi ero trovato davanti ad un meraviglioso set con orecchini e collana di Tiffany, entrambi con piccoli ciondoli a forma di cigno ed una pietruzza verde incastonata all'interno. Li avevo trovati perfetti per lei, e non ero riuscito a resistere.
-Oh mio Dio, Killian, sono meravigliosi!- sussurrò guardandomi negli occhi incredula, ed io sorrisi sperando non lo trovasse inopportuno. In fondo non era un anello di fidanzamento, ma qualcosa di bello per una persona molto speciale.
-Ci speravo, che ti piacessero... lo so che non porti spesso dei gioielli, ma...
-Questi li porterò sicuramente. Sono davvero bellissimi... grazie! Vi siete messi tutti d'accordo per farmi piangere...- rise asciugandosi una nuova piccola lacrima, e si alzò per venire ad abbracciarmi forte, per poi rimanere seduta sulle mie gambe.
-Che cos'è l'altro?
-Dopo. Fidati.
-Ehi fratellino, cosa nascondi?
Purtroppo Liam mi distrasse il tempo necessario perché la ragazza mi sfilasse il secondo pacchetto di mano: lei, forse, l'avrebbe presa come un gioco... ma tutti gli altri?
Non potevo neanche correre a nascondermi da qualche parte, dato che mi era rimasta in braccio.
A quel punto feci l'unica cosa che mi rimaneva: studiare la sua espressione.
Aveva un sopracciglio alzato, e spostò più volte lo sguardo da me alla scatola: fu il cipiglio divertito che notai la seconda volta a permettermi di riprendere a respirare.
-Hai ragione. Non serve che lo vedano tutti.- fece impassibile, ed entrambi cercammo di rimanere seri per non far trapelare nulla: fu Liam a rovinare tutto, tirandoglielo via di mano.
-Woah, un completino rosso di Victoria's Secret! E anche piuttosto sexy... ma aspetta. Killian, non è lo stesso che porta Emma quando lei e Charles...
Deglutii rumorosamente, stavolta davvero, davvero preoccupato. Era ovvio che fosse quello il motivo, ma lei ancora non lo sapeva.
-Leia. Si chiama Leia.
Leia e Charles erano i protagonisti del mio romanzo – nomi accuratamente scelti da Emma – ma lei mi aveva chiesto di farglielo leggere solo una volta finito. A Liam invece l'avevo mandato meno di una settimana prima, e non mi ero aspettato fosse già arrivato a quel punto: il traditore non mi aveva detto niente!
-Un momento, ma di cosa state...
-Emma, non hai ancora letto la nuova opera del tuo amico? È quasi finita, e c'è un capitolo in particolare piuttosto interessante...- ammiccò, lasciando la ragazza a bocca aperta.
-Killian! Vuoi dire che...
-Dai, è un po' romanzato... lo sai che la gente è più incline a leggere se c'è un po' di sentimentalismo...
-Ma sei un porco!- esclamò, alzandosi e puntandomi un dito contro; -So di averti detto che volevo aspettare, ma almeno dovevi dirmi...
-In mia difesa posso dirti che non è a te che pensavo mentre scrivevo quelle scene. Dai Swan, ti pare? Sarebbe imbarazzante, sei la mia migliore amica...
-E tu un pervertito!- ripeté, per poi colpirmi in testa con la scatola che si riprese da mio fratello; -Però è una cosa che sapevo già... quindi sinceramente non ne sono stupita!
Inaspettatamente la bionda scoppiò in una fragorosa risata e passò a colpirmi con un cuscino, poi gli altri si unirono a noi.
Alla fine quella che avrebbe potuto rivelarsi un'enorme figura di merda fu ciò che riempì di risate e battute il resto della giornata. Emma ovviamente non se la prese e mi ringraziò per il regalo, promettendo di indossarlo alla presentazione del libro – che ora ovviamente voleva leggere a tutti i costi il prima possibile.
Su una cosa sola avevo mentito: era proprio a lei che avevo pensato, mentre mettevo nero su bianco la prima notte d'amore e passione di Charlie e Leia.




OUTFIT EMMA: http://www.hosting.universalsite.org/image-emmanuovaff-2581_566B88E3.png
KILLIAN OUTFIT: http://www.hosting.universalsite.org/image-killianoutfit-B249_566B8987.png











 

Angolo dell'autrice;
Ciao... che dire? L'Underworld almeno ha il wi-fi, dato che sono morta anch'io e vi sto scrivendo direttamente da lì. Qualcuno mi spieghi come si fa a sopravvivere fino a Marzo, per favore. Io non riesco ad ascoltare una canzone malinconica che mi viene di nuovo il magone. Per non parlare del fatto che se mi trovo davanti immagini e gif della puntata o anche solo se ci penso mi viene voglia di rimettermi a piangere... (ho fatto un lago quando ho visto la puntata, e immagino di non essere l'unica). Io non ce la faccio, davvero ç_ç 
Non so come ho scritto questo capitolo allegro nel mio stato di depressione... ma forse l'ho fatto proprio per tirarmi su xD Ho bisogno di scrivere/leggere roba allegra e felice! E' l'unico modo per sopravvivere 3 lunghi mesi...
Prima di andare da Killian, Emma ha preparato i dolci e si è fatta una chiacchierata con Ruby... che non capisce come mai quei due non stiano già procreando :')
Poi, ha fatto prendere un colpo a lui presentandosi con un look semplice ma bello che lui ha apprezzato parecchio... i brividi e le farfalle allo stomaco stanno arrivando lol Ha iniziato a rendersi conto di provare sentimenti un po' strani e ha incolpato il rum...
Emma è stata felicemente accolta in famiglia, tutti la adorano come Killian... e Liam li shippa già e non perde occasione per fare battutine xD
Poi ci sono stati i regali, tutti apprezzati... anche il completino intimo sexy xD
La smetto o il commento viene più lungo del capitolo, che è già lungo di per sé... a proposito di questo, scusate! E' venuto un po' più lungo degli altri ma non sapevo cosa tagliare... xD
Questa pausa mi ha già dato una nuova idea per una nuova storia, che mi piace molto... (almeno l'idea. se poi verrà una storia decente non so xD), ma ho già 2 ff in corso che non finiranno molto presto... quindi credo aspetterò di finirne almeno una... un po' mi dispiace perché sono piena di idee, ma non posso portare avanti 3 storie xD
Grazie mille a tutti come sempre... e alla prossima! Oppure ci si becca nell'Underworld dato che suppongo siamo tutti morti.
Un abbraccio :*

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Capitolo 12
*** Time for doubts and proposals ***


Time for doubts and proposals











EMMA POV

-Ma voi due almeno le avete delle giacche invernali?
-Che hai contro le giacche di pelle!- esclamai sulla difensiva e schiacciai il tasto di chiamata dell'ascensore.
Erano passati tre giorni dal Natale più bello che avessi mai trascorso, e nonostante la sera precedente Killian avesse accompagnato in aeroporto la sua famiglia, suo fratello era rimasto e a quanto avevo capito si sarebbe fermato per un bel po'. Io dal canto mio avevo chiuso bottega fino al 2 Gennaio, quindi avevo accettato volentieri l'invito a uscire dei Jones nonostante quel giorno non mi sentissi particolarmente in forma.
Liam era molto simpatico, e aveva dimostrato di essere il fratello maturo, nonostante gli piacesse prendere occasionalmente in giro Killian.
-Allora Emma! Killian diceva che alla vigilia di Natale avete risolto una faccenda piuttosto grossa...
-Esatto- confermai, e grossa era dir poco. Dopo cinque giorni di immersione totale e notti insonni, coi soldi guadagnati avrei potuto vivere di rendita per un paio d'anni. Avevo insistito a pagare anche il mio assistente ormai provetto, ma lui mi aveva convinta a limitarmi a offrirgli una cena alla prima occasione che fosse capitata. Ovviamente non aveva bisogno di soldi, ma era diventato bravo e mi dispiaceva non dargli mai nulla.
-Dev'essere eccitante affrontare i criminali... pericoloso ma eccitante.
-Sì, lo ammetto. Comunque eccoci... vuoi prendere la metro o andare a piedi?
-Io volevo fare un giro a Central Park se a voi sta bene...
All'espressione di Killian non riuscii a trattenere una risata sotto i baffi: già me lo immaginavo a guardare la pista di pattinaggio con orrore, quando ci saremmo passati accanto. Il taglio però era migliorato, prima di uscire me l'aveva lasciato disinfettare ed ora aveva solamente il cerotto a coprirlo; dopo Capodanno l'avrei portato a farsi togliere i punti, dato che aveva categoricamente fatto capire di non fidarsi di me per quell'operazione.
-Allora facciamo una passeggiata... ho bisogno di un po' d'aria fresca tra l'altro.
-Stai bene?- intervenne subito Killian scrutandomi preoccupato, e l'altro ridacchiò sotto i baffi: non c'era da stupirsi che si fosse trovato in sintonia con Ruby già al loro primo incontro. Io e Killian avevamo convenuto che avrebbero dovuto assolutamente conoscersi meglio, anche se avremmo dovuto aspettare Capodanno, essendo la mia amica costretta a lavorare full time quei giorni, ed aveva solamente un paio d'ore di pausa che utilizzava per dormire. Il lato positivo, era che aveva raggiunto la cifra di cui aveva bisogno per la sua nuova attività, e presto avrebbe potuto dedicarsi soltanto a quella; già un anno prima avevo proposto di prestarle ciò che le rimaneva, ma non aveva voluto sentir ragioni spiegandomi di volercela fare con le proprie forze.
-Whoa rilassati, certo che sto bene, non è nien... ehi!
Non mi lasciò neanche finire di parlare che portò la mano sulla mia fronte, neanche fossi una bambina: sapeva essere proprio irritante quell'uomo certe volte.
-Sei un po' calda... dovevi vestirti di più.
-Se vuoi ti riaccompagniamo su, che dici?- intervenne anche Liam, che evidentemente aveva lo stesso lato da infermierina di suo fratello.
-Ragazzi! Avevo 37.5 stamattina, capisco che voi uomini andate KO superato il 36.9, ma datevi una regolata!- esclamai seccata, scoccando un'occhiataccia ad entrambi. Tuttavia non ero del tutto sorpresa, dato che quando Killian aveva avuto la febbre a 38 aveva passato due giorni a letto morente, alzandosi solo per mangiare e andare al bagno; io invece avevo dovuto occuparmi sia di lui che del nostro gatto. Inutile dire che il primo era stato molto più impegnativo.
-Ok, ok! Andiamo... però prendi la mia sciarpa.
-No. E poi perché diavolo ti porti dietro una sciarpa se neanche la metti?
-Sembrate una coppia di neo sposini!
-Zitto!- gridammo all'unisono rivolti a Liam, e purtroppo ciò non aiutò a fargli cambiare idea. La verità era che io e Killian amavamo punzecchiarci di continuo, ma nonostante questo eravamo sempre molto in sintonia, quasi sincronizzati. Anche per questo, alla fine, era stato facile coltivare la nostra amicizia e renderla sempre più forte: ci capivamo. Ci volevamo bene.
La passeggiata fino a Central Park fu tranquilla, ed entrammo dall'ingresso accanto alla “Neue Galerie New York”, ritrovandoci quindi a pochi passi dal lago più grande.
-Wow, è davvero bello qui!- esclamò il più grande dei due, e si guardò intorno per poi scattare un paio di foto col proprio telefono. La breve nevicata della quale non era rimasto nulla sulle strade, qui aveva lasciato la sua impronta nel migliore dei modi, ricordavo anch'io la mia meraviglia la prima volta a Central Park innevato.
-Ti va di camminare fino alla pista di ghiaccio dove tuo fratello stava per ammazzarsi?- proposi per provocare il ragazzo, e suo fratello stette al gioco accettando di buon grado. Ora che i sensi di colpa mi erano passati, avevo deciso che prima della fine dell'inverno l'avrei riportato a pattinare, in fondo si era divertito e l'avrei tenuto meglio d'occhio per evitare che si facesse ancora male o che ne facesse a qualcuno. Se voleva andare a sciare senza farsela sotto, doveva cercare di superare la paura del ghiaccio, un'attività decisamente più semplice!
-Divertitevi pure, intanto potevo rimanerci secco!- commentò offeso quello, quando prendemmo il sentiero verso il lato opposto del parco.
-Tesoro, devo svelarti una cosa... Frozen è solo un film. Non puoi venire ammazzato dal ghiaccio!
-Davvero divertente Swan. Intanto sei tu quella che stava per svenire quando ha visto il taglio.
-Ah sì?! Beh, chi è che voleva la manina per non mettersi a piagnucolare mentre gli mettevano i punti?!
-Sei una stronza, avevi promesso di tenere la bocca chiusa!
-Ehi, ma che...?!
L'esclamazione improvvisa di Liam ci richiamò all'attenzione, e solo in quel momento mi accorsi che un uomo stava correndo via con in mano qualcosa; fui la prima a reagire, rendendomi conto che l'oggetto doveva essere il portafoglio di Liam, e partii all'inseguimento, seguita dai due ragazzi. Quando fui abbastanza vicina mi gettai direttamente sul ladro, che per quell'atto imprevisto lasciò cadere il portafogli, e gridò di dolore quando gli diedi una ginocchiata sulla mano nel momento in cui cercò di estrarre un coltello.
-Non ci proverei fossi in te. Mossa poco furba derubare i miei amici.
-Ed è poco furbo anche cercare di fare del male alla mia amica- aggiunse Killian, che gli scalciò l'altra mano nella quale teneva un secondo coltello di cui non mi ero accorta.
-Oh. Grazie!- sorrisi al mio partner mentre mi rialzavo in piedi ed aiutata dai due tirai su il ladro che consegnammo alle guardie che erano accorse, seguite da un numeroso pubblico di cui avevamo attirato l'attenzione.
-Si è fatto male qualcuno? Signora, ha bisogno che chiamiamo un'ambulanza?- domandò uno degli agenti, dopo aver ammanettato l'uomo e recuperato tutta la refurtiva dalle tasche interne della sua giacca.
-No, no.- gli assicurai, e tirai fuori dalla borsa il mio badge, per fargli capire che non avevano di che preoccuparsi.
-Oh! Detective Swan! È un piacere, al dipartimento si è parlato molto di lei in questi giorni! Per il caso Casey.
-Oh, non ne avevo idea. So che quella faccenda è stata tenuta abbastanza privata... conosce Johnson immagino. Lei è?
-Aaron Cooper, vigilanza. Esatto comunque. Beh, grazie per l'aiuto con questo bastardo! Ora ci pensiamo noi. Buone feste!
-Grazie, anche a voi... e buon lavoro!- sorrisi, lasciando che portassero via il tipo mentre la folla si disperdeva. A quanto pare non mi era possibile avere un solo momento di pace, neanche durante una banale passeggiata al parco!
-Oh Liam, giusto, tieni!- mi ricordai, e gli porsi il portafoglio che avevo raccolto da terra, mentre quello mi guardava con la bocca spalancata, apparentemente incapace di proferire parola: io non potei fare a meno di scoppiare a ridere, rendendomi conto che in fondo non aveva tutti i torti!
-Wow. Emma, se non ti sposa mio fratello lo faccio io.
-Benvenuto a New York... ma piano con le proposte di matrimonio!- esclamai, mentre la mia risata si faceva ancora più forte. Killian colpì la spalla al fratello, poi mi abbracciò dandogli ulteriore motivo di prenderci in giro, ma non me ne preoccupai e ricambiai la stretta; anche in quel piccolo imprevisto ci eravamo dimostrati una squadra perfetta, e lui mi aveva coperto le spalle come al solito.
-Come non detto, non ho speranze. Emma, ti sei sporcata i pantaloni... fatta male?
-Nah... so come cadere!- gli assicurai, e tirai fuori una salvietta per cercare di pulire i pantaloni. Per fortuna erano neri, quindi mi limitai a qualche passata, poi tornammo per la nostra strada; un po' mi sentivo in colpa, Liam aveva rischiato di essere derubato per colpa del casino creatosi per il mio piccolo bisticcio con Killian.
-Ma parliamo del mio fratellino che vuole la manina?
-No.- fece secco l'altro, e mi lanciò un'occhiata fulminante per farmi capire che dovevo stare zitta; in effetti avevo già detto troppo pur avendo promesso di non farlo, ma era stato lui a provocarmi e non ero riuscita a resistere.

 

Ancora non sapevo dire con esattezza come fosse successo, eppure eravamo appena entrati in pista coi pattini addosso, Killian compreso. Era stato lui a proporlo, quando avevamo finito le nostre bibite calde lì di fronte, e finché non l'avevo visto indossare i pattini avevo creduto si trattasse di uno scherzo.
-Tienimi la mano. Non vorrei cadessi di nuovo...- feci afferrandogliela ancora prima che avesse il tempo di replicare. Speravo solo che la stretta non gli facesse male, perché nonostante la ferita si stesse rimarginando bene non era ancora del tutto guarita.
-L'altra la dai a me, che dici? Fai il nostro figlioletto per oggi?- scherzò Liam, e l'altro gli rispose con una smorfia. Alla fine erano proprio carini, e si volevano un gran bene: vedevo Killian davvero felice di averlo lì, e nonostante già sapessi che avessero un legame molto forte, vederli era tutt'altro. Ero felice di essere uscita con loro, mi sentivo molto meglio e molto meno annoiata di quanto sarei stata se fossi rimasta a casa a guardare film su Netflix da sola.
-Peccato Ruby non sia potuta venire, mi dispiace debba lavorare in questi giorni di festa...
-Lo so... ne ha fino a capodanno. Ma ehi, a proposito, Killian dice che si festeggia tutti insieme, ma dettagli? Dove si va?- domandai; quella mattina il ragazzo mi aveva detto di non prendere impegni per l'ultimo dell'anno e di annullarli se ne avessi avuti, ma non mi aveva spiegato praticamente nulla, a parte assicurarmi che potevo invitare le mie amiche.
-Eh bella domanda... a casa suppongo.- rispose Liam corrugando la fronte contrariato, e Killian alzò gli occhi al cielo.
-Mi dispiace ok? Però Will si è rotto una gamba e non possiamo andare in giro col casino che ci sarà...
-Chi è Will?
-Un mio amico. I miei amici vengono a New York per Capodanno, è una vita che non ci vediamo. Due di loro tra l'altro vogliono dare un'occhiata in giro perché vogliono aprire un locale qui... e ho trovato un paio di bei posti perfetti per il loro budget.
-Oh, wow! In quanti vengono, scusa? Non facevi prima ad andare tu?
-Hanno voluto loro così. Sono in 8 comunque... con me e Liam siamo in 10. Tu quanta gente porti?
-Beh, Ruby, Regina, e Mary col suo fidanzato...
-Ottimo, quindi saremo in 15.
-In 15 e sprechiamo la serata dentro casa...- si lamentò nuovamente l'altro, e cercò di fare lo sgambetto a Killian passandogli accanto; per fortuna riuscì a tenersi stretto a me, altrimenti il suo fondoschiena sarebbe finito ancora una volta per terra!
-Liam! Smettila.- lo rimproverai guardandolo male: forse mi ero sbagliata, non era poi così maturo nonostante i suoi 38 anni.
-Se vuoi uscire per conto tuo fallo. Ci divertiremo anche a casa, domani faccio scorta di alcol e cibo... mangiamo messicano a proposito, ti va bene Swan?
-Certo! Comunque non mi sembra male... saremo tanti, ci si divertirà. Io posso portare le carte da poker.
-Perfetto. Io ho qualche altro gioco in cui possiamo aggiungere l'alcol come elemento... preparati a essere ubriaca già molto prima di mezzanotte!
Gli battei il cinque entusiasta, non avevo mai passato un Capodanno con così tanta gente, e poco mi importava che saremmo stati a casa; a dirla tutta era anche meglio, avremmo avuto da bere a volontà senza dover aspettare per ore che qualche cameriere ci servisse in un locale extra affollato. E in più, se fossi stata troppo ubriaca non avrei avuto bisogno di fare neanche un passo e mi sarei stesa da qualche parte in quella casa che conoscevo ormai a memoria.
-Vabbé dai, mi avete convinto. Forse non sarà poi tanto male...
-Bravo, così si parla! Dai ora facciamo qualche giro, anche se ancora non capisco perché il tuo fratellino ha insistito tanto...
-Perché a te piace, e voglio che ti diverta. Senza incidenti di mezzo questa volta, promesso!
-Che dolce! Grazie Killy, prometto di ripagarti alla prima occasione!
Abbracciai stretto il ragazzo e per poco non finimmo entrambi a terra, ma una volta tanto l'equilibrio giocò in nostro favore. Se avessi mai trovato un uomo che mi coccolava almeno la metà di quanto faceva Killian, probabilmente sarebbe stato quello che avrei sposato.
Alla fine tornammo a pattinare, e fu più semplice essendoci molta meno gente rispetto alla serata della vigilia. Lasciai perfino andare la mano al mio amico, mossa spregiudicata dato che finì col sedere sul ghiaccio dopo trenta secondi, ma stavolta la prese sul ridere e si tirò su da solo.
Era incredibile quanto riuscisse a farmi piacere coi gesti più semplici, e pensandoci bene in fondo capivo come mai tutti ci dicessero che stavamo bene insieme: era un uomo da sposare! Da una parte speravo quasi che saremmo arrivati single ai 40 anni, in fondo sposare il proprio migliore amico non sarebbe stata la peggiore delle cose, anzi.
-Oh merda...
-Cosa? Che c'è? Tutto a posto?- mi voltai verso di lui, e cercai di seguire il suo sguardo; che diavolo aveva visto?
-No niente, mi sarò sbagliato...
-Killian. Ti conosco. Cosa c'è.
L'uomo sospirò e mi fece cenno verso una coppia che stava pattinando a qualche metro da noi, e non potei credere ai miei occhi: era Walsh. Walsh con una donna dai capelli rossi, e si tenevano per mano. Istintivamente strinsi anch'io la mano a lui, ricordandomi dei punti solo nel momento in cui lo sentii trattenere un lamento, ed alleggerii subito la stretta.
-Scusami...
-Tranquilla. Va tutto bene Emma, non guardare... andiamo per i fatti nostri, ok?
-Che succede?- intervenne Liam avvicinandosi, e nonostante Killian gli fece con la mano libera il gesto di lasciar perdere, decisi che tanto valeva parlare.
-Il mio ex... a quanto pare si è dato da fare.
-Oh... mi dispiace...
-A me no. Non posso mica pretendere che non vada avanti con la sua vita. Andiamo a salutarlo.
-Cosa?! Swan, non è il...
Non gli diedi modo di finire la frase, e lo trascinai con me, dritti verso l'uomo che non avevo più visto e sentito dalla nostra rottura. Chissà quanto tempo era stato da solo, prima di trovarsi questa nuova tipa visibilmente più vecchia di me. E più brutta. Più grassa. E sicuramente con un lavoro noiosissimo quanto il suo. Dio, cosa avrei dato per vederli cadere a terra come due pere cotte!
Cercai comunque di darmi un tono un attimo prima di raggiungerli, non volevo sembrare una pazza disperata e vendicativa. Anche senza un fidanzato stavo da Dio.
-Emma!- esclamò l'uomo fermandosi insieme alla sua sgualdrina, e mi squadrò da capo a piedi incredulo. Eppure vivevamo entrambi nell'Upper East Side, che c'era da stupirsi se ci incrociavamo dopo ben 5 mesi?!
-Ciao Walsh!- ricambiai il saluto, indossando un sorriso a 32 denti, e cingendo la schiena a Killian.
-Come te la passi? Ti vedo bene come sempre...
-Grazie, anche tu! E la tua amica...?
-Oh, sì, ehm... lei è Darby. Darby, lei è Emma, la mia...
-La tua ex fidanzata. Piacere!
Strinsi la mano alla ragazza che sembrava mi stesse scannerizzando con lo sguardo, poi passò a guardare Killian e per qualche motivo mi diede fastidio. Si era già presa il mio ex, ora voleva rubarmi anche l'amico?!
-E voi due, alla fine siete...
-Sì.- risposi senza pensare, prima che Killian potesse dire qualcosa di diverso -Stavamo festeggiando il terzo mese insieme, sai.
-Oh... auguri allora. Sai, mi dispiace per com'è finita... ci tengo che tu sappia che non pensavo quelle cose, ho rispetto per te.
-Non ti preoccupare, è acqua passata. Siamo andati avanti entrambi... ora noi andiamo. Buon anno ragazzi!
-Anche a voi. Piacere di averti rivista, Emma...
Sorrisi ed afferrai la mano di Killian, e non appena ci voltammo gli diedi un bacio, cercando di farlo sembrare il più naturale possibile.
All'improvviso non mi importò più che Walsh mi avesse guardata tutto il tempo con desiderio; le labbra morbide di Killian mi diedero un senso di sollievo che non avevo previsto, e senza pensarci tanto gli misi le mani al collo ed intensificai il bacio. Dal nostro primo lavoro insieme avevamo ancora fatto la coppia sotto copertura, ma non ci eravamo più baciati: ora invece desideravo rendere il bacio ancora più profondo, lasciar scivolare la lingua nella sua bocca e stringerlo a me con tutta la forza che avevo in corpo.
Prima di perdere del tutto il controllo e arrendermi al desiderio, quindi, mi staccai con violenza, e dopo avergli afferrato nuovamente la mano, senza dire una parola tornammo da Liam. Che razza di problema avevo?! Perché da Natale non desideravo altro che baciarlo?!
-Wow, quello di prima cosa è stato...
-Era... è... ora il mio ex crede che io stia con tuo fratello. Scusa Killian, non so cosa mi sia preso- lo guardai per la prima volta dopo il bacio, e sembrava scosso quanto lo ero io.
-Tranquilla, ti... ti capisco. Stai bene?
-Sì... cioè, credevo di no, ma sì, davvero. Può stare con chi vuole, dico davvero.
-Sai, la rossa non è male, ma è decisamente meno sexy di te, se ti fa star meglio!- aggiunse, e suo fratello si mostrò d'accordo. Nel momento in cui scoppiai a ridere la tensione si dissolse, ed abbracciai i due ragazzi lusingata: l'essere dei perfetti gentiluomini era senz'altro un tratto che avevano in comune, e molto apprezzabile!
-Vi adoro ragazzi. Facciamo qualche altro giro poi andiamo al bar per un goccetto, offro io!
-Con “un goccetto” lei intende che staremo tutta la sera a bere, quindi preparati!- spiegò Killian, e non lo colpii solamente perché aveva ragione. Ogni volta che andavamo a farci “un goccetto” finivamo per girare i locali fino a tarda notte per poi essere così ubriachi da dover prendere il taxi per tornare a casa.
Ed ora più che mai avevo bisogno di alcol: non solo il mio ex era già felice con un'altra donna, ma le stramaledette labbra del mio migliore amico erano più buone e morbide di quanto ricordassi.
 

 

***


 

Alla cortese attenzione del Detective Privato Emma Swan,

Responsabile della SC Private Investigation
228 E 60th St,New York, NY 10022, US

Con la presente, siamo lieti di informarla che il suo operato è passato all'attenzione dell'attuale direttore del Federal Bureau of Investigation (F.B.I.), James B. Comey.
Il suddetto la invita il giorno 12/02/2016 presso la sede centrale del Bureau di Washington - 601 4th St NW, Washington, DC 20535, US – per discutere con lo stesso, in merito ad un invito di frequenza gratuita per lei di n°6 mesi presso il centro di addestramento per reclute di Quantico (Virginia, US), alla fine del quale verrà accolta presso il Bureau in qualità di Agente Speciale.

La preghiamo di dare conferma entro le ore 12:00 del giorno 9/02/2016 al numero sotto indicato.

Distinti Saluti,

Hilary Osborne,
Segretaria presso il Federal Bureau Of Investigation,
601 4th St NW, Washington, DC 20535, US.

 

Alla decima lettura della lettera, ancora non riuscivo a capacitarmi che quella fosse indirizzata proprio a me. Un'ennesima proposta di unirmi ad uno dei dipartimenti di polizia me la sarei anche potuta aspettare... ma l'FBI era tutta un'altra faccenda.
L'FBI, il sogno di ogni detective: e loro volevano proprio me. Per di più, senza che avessi mai fatto richiesta.










 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come va la pausa invernale? A me male, ma se non altro arrivano foto dal set tanto belle che restituiscono un po' di speranza... Ma marzo mi sembra così lontano! 
Comunque... questo è una specie di capitolo di passaggio, dove iniziano ad arrivare i primi dubbi durante una tranquilla passeggiata coi due fratelli... Emma è rimasta un po' turbata dall'incontro con Walsh, dal vederlo felice con un'altra donna... e con l'intento di ingelosirlo, si è proprio dimenticata di lui, lol :') E' dura di comprendonio, ma ha dovuto ammettere, almeno a sé stessa, che quel bacio le ha fatto un po' perdere la testa... così come a Killian, che è rimasto un pochino shockato xD
E poi... posta inaspettata per lei, una proposta di reclutamento nell'FBI... con 6 mesi in Virginia, lontana da tutti e da Killian, ma che le offre la possibilità di diventare Agente Speciale... accetterà? Chissà xD
La prossima settimana posterò l'altra (e forse la Colifer... dopo un anno credo di essermi sbloccata), perché il nuovo capitolo di questa è su Capodanno, e lo posterò proprio in quei giorni xD
Grazie come sempre a tutti quello che seguono, leggono, inseriscono e recensiscono!
Un abbraccio e alla prossima :*
 

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Capitolo 13
*** New Year's resolutions, fun, accidents ***


New year's resolutions, fun, accidents










EMMA POV

-Smettila di tormentarmi, Killian. No!- ripetei per l'ennesima volta, stanca della sua insistenza che durava da due giorni, dal momento stesso in cui gli avevo rivelato della lettera.
Volevo davvero che mi capisse e che lasciasse perdere quell'argomento, in fondo avevo notato il suo sguardo sconvolto nel momento in cui gliel'avevo mostrata.
Aveva pensato esattamente ciò che io avevo pensato, ne ero certa: sei mesi senza vederci, e la fine della nostra collaborazione. Perché una volta uscita dall'accademia, era ovvio che non avrei comunque potuto tenerlo come consulente, e inoltre sarei stata via così spesso che ci saremmo persi di vista.
E allora perché quando gli avevo confessato che avrei rifiutato era sembrato ancora più sconvolto? Ovviamente era mio amico a sapeva che quella sarebbe stata una grande opportunità, ma perché insistere tanto? Mai nella vita avevo neanche pensato di entrare nell'FBI, e nonostante l'offerta mi avesse leggermente allettata, mi ero resa conto di non volere. Fino ad allora ero stata bene con ciò che facevo, e non avevo bisogno di cambiare.
-Emma...
-No Killian! Se avessi saputo che avresti rotto così non te l'avrei neanche detto. Quindi smettila e pensiamo a sistemare casa, che tra mezz'ora devi andare in aeroporto. La questione FBI è chiusa.
-Ok... scusa. Ma ne sei sicura? Non mi nascondi niente?
-Ne sono sicura, sono 48 ore che te lo ripeto. A te direi tutto, e lo sai.- sorrisi cercando di calmarmi, e posai l'aspirapolvere per pararmi di fronte a lui ed accarezzargli la guancia. Era difficile rimanere arrabbiata quando con il solo tono di voce mi faceva capire che il suo essere cocciuto era semplicemente dovuto al suo affetto per me.
In più, e dovevo dargliene atto, di solito le sue sensazioni erano giuste, e sapeva quando qualcosa non andava. Questa volta però si sbagliava, perché per quanto assurdo potesse sembrare, ero stata sincera. Probabilemente.
Fin dal primo momento tra noi si era instaurato un legame forte che ci spingeva a confidarci l'uno con l'altra.
C'era una sola cosa che tuttavia non potevo far altro che tenere nascosta: il fatto che le sue labbra già mi mancassero.
Ma mi sarebbe passata. Doveva passarmi. Proprio come sembrava essere passata a lui. Quel bacio era stato insignificante, era stata una messa in scena per via di Walsh, ed era stato piacevole solamente perché Killian era un gran baciatore. Per nessun'altra ragione.
-D'accordo. Non ne parliamo più.
-L'hai detto anche ieri sera.- gli feci notare, incrociando le braccia al petto.
-Ora puoi fidarti. È solo che voglio che tu sia felice.
-Ma io sono felice. Adoro il mio lavoro, e... adoro condividerlo con te. È così sbagliato? Sono stata sola troppo a lungo, e se accettassi tornerei ad esserlo. Comunque sei dolce a preoccuparti... però credimi, non ne hai motivo.
Mi guardò dritto negli occhi e finalmente annuì, per poi stringermi in un caldo abbraccio nel quale mi lasciai avvolgere più che volentieri. Lui non lo sapeva, ma quella che da parte mia era sembrata una decisione superficiale, non lo era affatto: avevo passato la prima notte dopo aver letto la lettera ad indugiare sul da farsi, e la mia scelta era stata frutto di un attento esame di pro e contro.
I contro avevano superato i pro di gran lunga, quindi non avevo alcun rimpianto. Avrei fatto il possibile per convincerlo, perché il fatto che non ne avrebbe più parlato non voleva dire che non ci avrebbe pensato, ed io non volevo. Volevo fosse sereno, proprio come lo ero io.
La mia amicizia con lui valeva un milione di volte un lavoro che avrebbe distrutto tutto.
Non vedevo l'ora che arrivasse Febbraio, e scadesse il termine ultimo di quell'offerta.

 

***

 

Gli amici di Killian erano fantastici, e li conoscevo da meno di cinque minuti. Si erano posti fin da subito in maniera molto simpatica e da veri gentiluomini, al contrario del mio amico quando era diventato mio vicino di casa. Inoltre, erano tutti dei bei ragazzi, tanto che dopo un paio di drink probabilmente gli avrei chiesto se il loro fosse un club esclusivo nel quale accettavano solo uomini di un certo tipo. I più affascinanti, almeno per me, erano Jefferson e Graham, e proprio vicino a quest'ultimo avevo preso posto sul divano, lasciando libero l'altro lato a Killian che stava finendo di fare le presentazioni.
Le mie amiche nel frattempo si erano sistemate sul secondo divano – quello che avevamo trascinato io e Liam da casa mia – e sul pouf accanto a Mary Margaret si era seduto David, l'uomo con cui io e Ruby eravamo certe si sarebbe sposata a breve.
Avevamo portato anche le mie poltrone per avere abbastanza posti a sedere, e i tre pouf che aveva aggiunto Killian per completarli erano un tocco di classe: ne avrei preso volentieri uno io stessa se i ragazzi non se ne fossero appropriati per primi.
-Ok, credo di non aver dimenticato nessuno!- esordì infine il padrone di casa, buttandosi a sedere accanto a me, -Ora servitevi pure, c'è altro cibo in cucina quindi non fate complimenti e mangiate quanto vi pare!
Nonostante il tavolo che avevamo sistemato fosse già pieno di bontà di ogni genere, ne avevamo ancora e a quantità industriale. Il giorno prima ero stata coi due fratelli al supermercato a fare una grossa scorta di cibo e bevande; dunque anche gli alcolici non mancavano, ne avevamo tanti da poter tranquillamente aprire un bar: birra, whisky, rum, spumante, vodka, grappa e tequila. Ci eravamo anche procurati del Lemon Soda, Coca Cola, RedBull e succo alla pera per poter preparare qualche cocktail più semplice.
Per il suo bene avevamo chiuso il piccolo Hook in camera da letto con cibo, acqua, lettiera e giocattoli, in modo che non gli mancasse nulla: fortunatamente si era innamorato del tiragraffi che gli avevo regalato per Natale, quindi difficilmente si sarebbe lamentato di quella temporanea prigionia.
Anche festeggiando a casa ci saremmo divertiti alla grande, ne ero convinta; la compagnia non mancava, e neanche le cose da fare: io e Killian avevamo preparato una lunga lista di giochi alcolici divertenti che ci avrebbero resi brilli ben prima della mezzanotte.
-Will, allora, com'è che ti sei rotto la gamba proprio prima di Capodanno?- fece Ruby dopo averci riempito i bicchieri di whisky – per iniziare –, studiando il ragazzo in poltrona col suo bicchiere in mano: non aveva tutti i torti, era stato parecchio sfortunato!
-Beh, posso darti solo un consiglio bellezza: se tua madre ti chiede di spalare la neve dal tetto alla vigilia di Natale, non farlo! Potrebbe presentarsi un coro di anziane signore coi loro canti e farti prendere un colpo!
Seguì una fragorosa risata, e per ciò che sapevo Will era quello divertente del gruppo: a detta di Killian aveva ogni volta storie assurde da raccontare, e tutte vere a quanto pare!
-Wow. È già tanto che non ti sia spaccato l'osso del collo allora!
-L'ha detto anche la dottoressa sexy che si è occupata di me- ammiccò, per poi concedersi un generoso sorso dal suo bicchiere. Non ero affatto stupita che ci avesse provato anche con una dottoressa, l'espressione da donnaiolo un po' l'aveva, e dal modo in cui lo guardava la mia amica mi resi conto che avrebbe potuto rendersi disponibile a finire i festeggiamenti sotto le lenzuola.
Scoccai un'occhiata a Killian e dal modo in cui ricambiò sembrò capirmi immediatamente: dovevamo tenere lontani Ruby e Will. Avevamo già deciso che Ruby poteva essere una potenziale fidanzata per suo fratello, e avremmo fatto di tutto per avvicinarli. Lei stessa aveva dichiarato di trovarlo molto affascinante, e lo stesso aveva fatto il ragazzo: sapevo fosse sbagliato cercare di programmare le cose, ma se alla fine avesse funzionato, i sensi di colpa ci avrebbero abbandonati.
-Ok, sentite questa allora- presi la parola per distoglierla dal ragazzo -Killian vi ha raccontato come si è fatto quel taglio sulla mano con tanto di punti?
-Swan... chiudi quella bocca. O racconto io qualcosa su di te!
-Scusa, ma non credo di aver fatto figure di merda paragonabili allo scontrarmi con un bambino di 7 anni sul ghiaccio per poi finire col culo a terra! Per non parlare della tua faccia terrorizzata mentre aspettavi di essere cucito...- dissi mentre gli altri scoppiavano a ridere, e saltai su per scambiarmi il posto con Graham prima che il mio amico potesse fare qualcosa per vendicarsi.
-Poi ne ho a bizzeffe di aneddoti su di te... vi ha mai raccontato come ci siamo conosciuti? Aaah fermo! Aiuto!
Me lo ritrovai addosso prima di rendermene conto: quel maledetto sapeva bene che soffrivo il solletico. Cercai di dimenarmi ma fu inutile, e solo grazie a Graham riuscii a scacciarlo via prima di decidermi a prenderlo a pugni; a sapere che sarebbe andata così, invece del vestito avrei indossato una comoda tuta!
-Ma siamo sicuri che voi due non stiate insieme?- fece quello che doveva chiamarsi August; di solito ero pratica di nomi, ma conoscere otto bei ragazzi in una volta non era cosa da tutti i giorni.
-Con questa qua?!- alzò il sopracciglio Killian, tornato al suo posto come me.
-“Questa qua”?! Chi è che mi ha guardato il culo ancor prima di guardarmi in faccia?
-Chi è che per poco non è svenuto quando mi ha guardato negli occhi?
-Chi è che vuole scommettere che questi due entro un paio di mesi staranno insieme?
-Robin!!- esclamammo all'unisono, al che alzò un sopracciglio come per dire “Ve l'avevo detto”.
-Ok, scommetto 50 dollari.
-Regina!
-Scusa Emma, ma ha ragione. Ecco qua- aggiunse sorridendo all'uomo e porgendogli una banconota da 50: probabilmente non se ne accorse nessuno a parte me, ma quando quello le sfiorò la mano un piccolo brivido la attraversò. Era presto per dirlo forse, ma più che io e Killian erano quei due ad avere un certo feeling.
Alla fine, tra tutti e 13 in 8 avevano scommesso che io e Killian entro due mesi ci saremmo messi insieme, e solo in 5 avevano votato contro, soltanto perché secondo loro ci conoscevamo troppo bene per poter diventare una coppia. Buon per loro, si sarebbero presi 130 dollari a testa quando, ovviamente, avrebbero vinto.
-Ora se la smettete di fare i coglioni, propongo un altro giro di whisky. O apriamo qualcos'altro?- proposi, accennando alla trentina di bottiglie in fondo alla sala.
-Vi faccio degli ottimi Cuba Libre- fece Killian -Rum e Cola ne abbiamo in abbondanza, e anche il limone!
-Io non bevo rum, mi dispiace!- intervenne Mary Margaret, ma quello la liquidò con un gesto della mano.
-Tranquilla tesoro, come lo preparo io ti piacerà. O faccio un bicchiere più grande al tuo fidanzato e assaggi da lì.
-Sì come no, se gli riempi il bicchiere se lo scola tutto da solo!
-Whoa David, la tua ragazza già controlla quanto bevi? Mi dispiace amico!
-Emma, gli puoi fare del male da parte mia?
Le risposi con un occhiolino e pizzicai la coscia del ragazzo mettendoci anche abbastanza forza, e il suo lamento causò l'ormai ennesima risata da parte di tutto il gruppo. Dopo un “Me la pagherai” molto minaccioso si alzò e raggiunse la cucina seguito da David, che si offrì di aiutarlo a preparare i cocktail.  
 

-Basta ragazzi, siete completamente ubriachi e manca mezz'ora alla mezzanotte!
-Shhh! David, le dici di stare zitta?!- pregai l'uomo, per poi scoppiare in una risatina piuttosto incontrollata. La mia amica aveva ragione, dopo due ore di giochi alcolici lei era l'unica a non essere ancora brilla, e solo perché aveva mollato dopo il secondo. Tuttavia perfino Regina era ubriaca quanto me e tutti gli altri, ed era la prima volta che la vedevo così; considerando che aveva cercato il bagno alla porta d'ingresso, doveva essere piuttosto raro. Io non ero ancora arrivata a superare il limite, per ora l'unico effetto collaterale che mi aveva colpita era ridere per ogni cosa, anche per la più stupida: tuttavia Killian che centrò con la moneta la scollatura di Ruby piuttosto che uno dei bicchieri fu esilarante. E ancora meglio fu Liam che l'aveva aiutata a tirarla fuori. Quei due in un modo o nell'altro erano finiti vicini sul divano, mentre Regina si era spostata sul pouf accanto a Robin.
-Emma, mi accompagni in cucina a prendere l'acqua?- fece Killian, e stetti per ribattere infastidita quando voltatami verso di lui lo trovai stranamente cupo. Quindi annuii, e mi lasciai tirare su per mano per poi seguirlo e chiudere la porta dietro di noi.
Cos'aveva? Fino a pochi minuti prima l'avevo visto allegro quasi quanto me, perché questo cambiamento improvviso? Che si sentisse male?
-Killian, cosa...
-Sei abbastanza lucida da... parlare di una cosa?
-Sì. Mi conosci, e so che anche tu lo sei ancora.
-Già... ma volevo accertarmene.
-E' successo qualcosa? Mi preoccupi...- borbottai, e gli presi nuovamente la mano per avvicinarmi e guardarlo negli occhi.
-No, no. È solo che... Ruby e Liam.
-Già, si stanno avvicinando. Bene, no?
-Si stanno avvicinando... sotto l'effetto dell'alcol. Senti, lo sai che voglio bene a Ruby e so che è una brava ragazza ma... ma non voglio che finisca a letto con mio fratello per poi dargli il benservito la mattina dopo. È la prima volta che si lascia di nuovo andare con una donna, e sono stupito perfino io che lo stia facendo così alla leggera... quindi non voglio finisca per soffrire. Potresti... non so, dirle qualcosa?
Dopo avermi scrutata attentamente abbassò lo sguardo, e io sospirai: non aveva proprio tutti i torti, dopotutto. Ma ero certa che per quanto Liam fosse poco lucido non era uno stupido, aveva pur sempre 38 anni, non 18.
-Io posso anche parlarle se vuoi, ma credo dovresti... dovresti essere meno protettivo. È un uomo adulto, sa badare a sé stesso e... saprà valutare cosa fare con Ruby. E poi... non erano ubriachi quando ha voluto fare squadra con lei, all'inizio. Non li hai notati certi sguardi?
-Sì, certo, lo so... è solo che...
-Killian- sussurrai dolcemente e gli posai la mano sulla spalla -Non roviniamo la serata a nessuno, ok? Ruby sa in grandi linee cosa gli è successo in passato, e io mi fido di lei. Tu ti fidi di me?
-Certo... certo.- sospirò infine e tirò su lo sguardo, con un mezzo sorriso. Era dolce che si preoccupasse così per suo fratello maggiore, ma sapevo che se avessi parlato con Ruby e quello l'avesse scoperto, si sarebbe sicuramente arrabbiato e non era il caso. Alcool o no, eravamo tutte persone adulte e responsabili, e nessuno sarebbe andato a letto con nessuno, se non avesse voluto. Perfino io avrei evitato di portarmi a casa Graham, nonostante fosse ovvio nutrisse un certo tipo di interesse per me. Un paio di volte mi aveva anche posato la mano sulla gamba, distrattamente, ma avevo capito fosse intenzionale: non gli avevo detto nulla, perché in fondo non mi dispiaceva. Era un bel ragazzo, simpatico, e senz'altro era il mio tipo. Se ci fosse stato qualche sviluppo nei giorni successivi, magari mi sarei lasciata andare.
-Oh e... Emma, attenta con Graham. È un bravissimo ragazzo, ma al momento non ha... come dire, voglia di avere relazioni serie.
Alzai le sopracciglia incredula, mi aveva letto nel pensiero? E poi, perché doveva mettermi in guardia da un suo amico?
-Se non ti conoscessi bene direi che sei geloso...- scherzai, ma un momento dopo mi chiesi se fosse effettivamente così. Era davvero geloso? E a me davvero non interessava saperlo?
-Ma che dici. Cioè, sì, sono geloso perché... perché sei la mia migliore amica e non voglio che tu soffra. Vale lo stesso che per Liam. Quindi è... è solo questo.- balbettò, e per chiudere lì una questione che non era il caso di mandare avanti, decisi di riempirmi un bel bicchiere d'acqua fresca.
-Vabbé, prendiamo un paio di bottiglie e torniamo di là. Manca poco.
-Ok!- esclamai e gli diedi un bacio sulla guancia, decidendo di ignorare i miei trip mentali: non avevo la minima intenzione di rovinarci la festa. La mattina successiva, ovviamente dopo aver smaltito una sbronza epica, sarei rinsavita.
Tornati in sala, Killian accese la TV su un canale dove trasmettevano il countdown; mancavano solo 13 minuti alla mezzanotte ormai. Alzato il volume, ci spostammo in terrazza per poter assistere all'imminente spettacolo di fuochi d'artificio. Feci passare Regina e Robin che stavano aiutando Will, poi uscii anch'io e distribuii i bicchieri per lo champagne; infine tutti concordammo che l'onore di stappare la bottiglia spettasse al padrone di casa, quindi lo lasciammo prendere posto in mezzo.
-Lo fai un brindisi o sei troppo ubriaco per riuscire a formare una frase di senso compiuto?- lo stuzzicò Liam, e Ruby accanto a lui fu la prima a ridere.
-Ci vuole ben altro per mettermi KO! Dopo un altro paio d'ore di bevute potremmo riparlarne. Brindo a New York! Al fatto che è riuscita a farmi finire un libro che credo sia decente...
-Allora hai...
-Sì, è finito. Te l'ho mandato prima per e-mail, ma fammi finire Swan. Brindo al fatto che pur essendomi trasferito così lontano, ora tutti i miei migliori amici sono qui con me, e giuro che non passerà più così tanto tempo prima di rivederci. E poi brindo al fatto che New York mi ha dato delle nuove belle amicizie... e una in particolare, una davvero speciale e unica.- aggiunse, voltandosi a sorridermi: grazie al cielo l'alcol mi aveva resa più allegra che emotiva, altrimenti avrei rischiato di scoppiare a piangere. Come poteva essere sempre così dolce?!
-Quindi all'amicizia, al presente e al futuro!
E poi la città esplose, insieme a noi: il tappo dello spumante volò in alto, e nessuno seppe mai dove atterrò. Esplosero i colori nel cielo, le grida delle persone che festeggiavano nelle strade, nei locali, in casa, ovunque.
Mentre mi lasciavo versare la bevanda dorata, pensai che non c'era altro luogo in cui volessi trovarmi in quel momento: ero con tutte le persone a cui tenevo di più, e nulla era più importante di questo.
Successero tante cose nel primo minuto del 2016: io abbracciai l'uomo più importante della mia vita, Mary Margaret e David si baciarono con la consapevolezza che avrebbero passato insieme il resto della loro, Regina e Robin si tuffarono in uno sguardo potente quanto un bacio, mentre Ruby e Liam non si limitarono alle metafore. Si baciarono.
Gridammo di nuovo tutti con approvazione o semplicemente perché eravamo ubriachi e felici, ma i due rimasero con le labbra incollate per altri lunghi istanti.
Incrociai velocemente lo sguardo di Killian, e lui sorrideva: sorrideva, perché in fondo, forse, aveva capito che una bella storia poteva cominciare anche con un bacio rubato, tra due anime che si erano trovate in sintonia ancor prima di conoscersi davvero.
Poi ci abbracciammo ancora, in una stretta che per noi valeva più di mille sguardi ed altrettanti baci. Qualunque cosa fosse successa lungo il nostro percorso, sapevo solo che anche tra 10 anni avrei voluto passare i primi minuti dell'anno nuovo tra le sue braccia.

 

 ***

 

Si erano fatte le 3 e mezza, quando dopo due ore di gioco del “Non ho mai”, anche i pochi rimasti decisero di andar via. I primi erano stati David e Mary Margaret, probabilmente per finire di festeggiare sotto le coperte. Successivamente avevano iniziato ad andare i ragazzi, così eravamo rimasti solo io, Killian, Liam, Robin, Ruby, Regina e Graham. Più avevamo continuato a bere, più il gioco che avevamo iniziato quasi innocentemente si era fatto indecente. Era uscito fuori che io e Liam eravamo gli unici a non avere avuto un rapporto a tre, oltre a Mary e David; in compenso ero l'unica ad aver fatto sesso in un luogo molto pubblico e in pieno giorno. Ovviamente avevamo sfociato anche in oscenità ben peggiori, e a pensarci bene forse in fondo anche questo aveva fatto scappare Mary Margaret; era l'unica ad aver bevuto meno, quindi era stata molto più impressionabile.
Regina e Robin erano appena andati via, ed ora era il turno di Liam e Ruby: entrambe le coppie si erano baciate più volte nel corso della serata, quindi non mi stupii che stessero andando via insieme.
-Allora notte Emma, notte Killy... mi dispiace ma il tuo fratellone me lo porto via!- esclamò la mora, e l'uomo le afferrò i fianchi per baciarla.
-Divertitevi ragazzi!- sghignazzai, troppo brilla per pensare alle conseguenze, e lo stesso valeva evidentemente per loro. Così li guardammo andar via stretti l'uno all'altra, e quasi li invidiai quando sentii sbattere la mia porta di casa: si sarebbero dati alla pazza gioia, mentre io non facevo sesso da quasi sei mesi! Mai come in quel momento avrei voluto avere qualcuno da aspettare sotto le lenzuola: in quel momento mi balenò un'idea per divertirci un po', noi poveri single.
-Strip poker!- esclamai, tirando fuori il mazzo di carte che avevamo utilizzato qualche ora prima.
-Whoaaa, audace Swan! Ci sto!- acconsentì Killian, finendo di bere l'ennesimo bicchiere di rum.
-Non mi tiro indietro neanch'io! Tanto siamo solo noi tre, i dettagli più segreti moriranno con noi... sempre se ricorderemo qualcosa!- rise anche l'altro, battendo il cinque all'amico.
-Ok. Fino a rimanere completamente nudi. Ci state o vi tirate indietro, bimbi?- li provocai, con un'alzata di sopracciglio. Lo strip poker era uno dei miei “non ho mai”, e quella mi sembrò la serata ideale per ribaltare la situazione: o almeno sembrò una buona idea alla versione di me con litri e litri di alcool in corpo.
I due si guardarono, poi Killian afferrò il mazzo di carte iniziando a mischiarlo: a quanto pare avevano deciso di buttarsi, ed ero certa ci sarebbe stato da divertirsi.
-Sapevo di poter contare su di voi bei ragazzoni! Quando vi ritroverete entrambi nudi, vi metto dei cappellini da Babbo Natale, vi faccio una foto e me la vendo su ebay... le fan di Mr. Scrittore mi ameranno per sempre! E io sarò ricca!

 

Probabilmente sarebbe stato meglio non cantar vittoria presto, dato che un'ora dopo l'unica ad indossare ormai soltanto la biancheria intima ero io. Avevo perso elastico, orecchini, scarpe, calze, sciarpa, vestito ed anche la canottiera. I ragazzi invece avevano ancora i pantaloni con tanto di cintura addosso, e ormai la vedevo dura riuscire a batterli.
Presi un sorso di vodka e coca prima di girare le carte, pur sapendo di aver perso un paio di mani proprio perché troppo deconcentrata a causa dell'alcool: tuttavia non ero affatto pentita, per ora, non ricordavo un solo capodanno in cui avessi bevuto e riso così tanto.
Girate le carte scoppiai in una fragorosa risata isterica: non potevo aver perso un'altra volta!
-Vuoi ritirarti dolcezza?- mi provocò Killian -Anche da ubriachi siamo due gentiluomini e non faremmo spogliare una bella donna contro la sua volontà! Però dovresti darci qualcosa in cambio...
-Ehi, shh- lo bloccai, allungando una mano per posargli l'indice sulle labbra -Non ho maaai detto di volermi tirare indietro, tesoro.
La ritirai lentamente per poi piegarla a coprirmi il seno, mentre con l'altra lo sganciai; poi lentamente abbassai le spalline.
Volevo giocare, volevo sentirmi sexy, e le loro espressioni colme d'attesa mi appagarono immensamente: spostai quindi il braccio lasciando che il reggiseno rimanesse in equilibrio sui miei seni, fino a che, lentamente, scivolò via cadendo ai miei piedi.
Distinsi chiaramente il deglutire dell'uno e il trattenere il fiato dell'altro, mentre mi guardavano incantati. Rapiti.
-Beh... non avete mai visto una donna, verginelli? Andiamo avanti...- li riscossi con un sorriso provocante, per coprirmi poi con un braccio: non che mi vergognassi, l'alcool mi aveva completamente inibita, ma torturarli era così divertente.
I due annuirono, e quando un quarto d'ora dopo mi ritrovai a perdere nuovamente non rimasi sorpresa: la mia attenzione era stata rapita dagli sguardi famelici dei due uomini, ed era già tanto che Killian avesse perso la cintura poco prima.
-Sembra che qualcuno abbia perso...- mi fece notare Graham, e prese il bicchiere iniziando a riempirmelo: prima di iniziare avevamo stabilito che lo sconfitto, oltre a perdere l'ultimo indumento avrebbe dovuto mandare giù un bicchiere de L'Invisibile, il cocktail a base di vodka, tequila, gin, rum e lime: da parte mia, ero ormai così ubriaca che l'idea di ubriacarmi ancora di più non mi faceva paura. Fu per questo che a miscela pronta mandai tutto giù d'un fiato senza pensarci due volte: la gola mi bruciò forte e il resto del corpo andò in fiamme, tanto che togliere l'ultimo indumento mi venne naturale. Quasi urgente.
Senza neanche rendermene conto, mi ritrovai in mezzo ai due uomini a calarmi gli slip rossi senza la minima vergogna.
Lo feci con una lentezza estenuante, una lentezza che rigonfiò il cavallo dei loro pantaloni, ed io non potei fare a meno di notarlo.
-Continuate a giocare... Io starò qui a guardare- gli sussurrai a turno all'orecchio, per poi sedermi sullo schienale della poltrona di fronte, completamente esposta ai loro sguardi.
 

Non seppi dire quanto tempo fosse passato ancora o che ora fosse, quando ci ritrovammo tutti e tre nudi ed eccitati sul divano, con le mani che vagavano ovunque. Le mie correvano veloci su di loro, le loro scorrevano bramose sul mio corpo nudo senza tralasciare neanche un singolo centimetro.
Un coro d'ansimi e gemiti riempiva il silenzio della casa, mentre il caldo si faceva sempre più intenso, nonostante i brividi che incessanti facevano vibrare ogni parte dei tre corpi.
E fu allora, che tra gli ansimi, l'Emma Swan inconsapevole e ubriaca propose: -Andiamo in camera da letto.
In quel momento mi fu impossibile conto del grave errore che stavo facendo e delle conseguenze che esso avrebbe comportato.
I rimpianti sarebbero emersi il giorno dopo.

















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Intanto Auguri a tutti, anche se con un giorno d'anticipo! :)
La festa di Capodanno è arrivata anche per Emma, Killian & Co... dopo la piccola discussione sull'FBI. A quanto pare, Emma sembra molto intenzionata a non accettare la proposta. Un po' perché è una cosa grande a cui non aveva mai neanche pensato, e un po' perché si è abituata a non essere sola, ed ha paura di perdere ciò che ha... però ha più di un mese per cambiare idea.
E poi la festa... tutti insieme a mangiare, divertirsi, e soprattutto bere... con ciò che ne deriva xD Oltre alla piccola scenetta di gelosia di Killian... Regina ha finalmente conosciuto Robin, e sempre che Ruby e Liam si stiano dando da fare, anche se non sono ancora molto consapevoli, grazie all'alcool... ma chissà, gli sviluppi nei prossimi capitoli xD
La mezzanotte è stata un po' magica per tutti... ma dopo arrivano i casini, ed Emma è rimasta in casa con due bei figoni a giocare a strip poker... ed è finita in una maniera imprevista. Ora cose succederà? xD Chissà lol Sono già a metà del prossimo capitolo comunque, quindi la prossima che posterò sarà di nuovo questa ff.
Un abbraccio, e ancora buone feste e buon anno! :*

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Capitolo 14
*** Did I destroy everything? ***


Did I destroy everything?










EMMA POV

Una luce prepotente mi colpì in pieno volto, ed istintivamente portai una mano davanti agli occhi per attutirla.
Prima ancora di abituarmi al fatto di essere sveglia, una forte nausea mi offuscò i sensi, e non appena cercai di muovere la testa mi resi conto di provare un dolore insopportabile.
È così caldo, pensai, Forse se torno a dormire ancora un po' poi starò meglio: il mio letto non era mai stato così caldo e morbido, forse aveva deciso di farmi un regalo per il post sbronza.
In fondo, era appena iniziato un nuovo anno.
E fu proprio quel pensiero a costringermi ad aprire un occhio: 1 Gennaio 2016.
Se era già il primo dell'anno, la sera prima dovevamo già aver festeggiato... allora perché non ricordavo nulla? Se ci fosse stata una festa, avrei dovuto averne qualche ricordo in fin dei conti... avevo davvero bevuto così tanto da scordarmi tutto?
Strizzai gli occhi nel tentativo di fare mente locale, ma tutta quella concentrazione non fece che accendere tutti i dolori del mio corpo che fino a quel momento erano rimasti assopiti a causa di quello alla testa; ogni fibra del corpo mi doleva, ogni muscolo, ogni centimetro di pelle, tutto.
Sospirai, se ero così distrutta doveva essere stata una gran festa, e io non ne ricordavo proprio nulla.
Fu nel momento in cui mi stiracchiai che il mio cuore perse un battito: entrambe le mie mani andarono a sbattere contro delle superfici calde e morbide. Troppo calde perché potesse trattarsi di cuscini.
Prima ancora di avere il coraggio di guardare, immagini sfuocate e confuse mi passarono davanti agli occhi: immagini del salotto di Killian, dei suoi amici, delle mie amiche, i drink, i giochi, le risate, i fuochi d'artificio, i baci, gli abbracci, Graham e Killian.
Graham e Killian.
I miei ricordi si fermavano lì: noi tre a giocare a carte.
Trovai in qualche modo il coraggio di guardarmi a destra e sinistra, ma dovetti portare subito una mano davanti alla bocca per non mettermi a urlare.
Ero nel letto coi due uomini, ed ero nuda.
Con la vista già offuscata dalle lacrime, il corpo tremante e il cuore che batteva a mille, saltai giù dal letto sperando di non svegliarli, ed aprii l'armadio tirando fuori la prima t-shirt che mi capitò sotto tiro.
La indossai, e senza pensarci due volte corsi via da quella stanza: recuperai le mie chiavi dal tavolino all'ingresso ed uscii cercando di non fare rumore.
Riuscii ad aprire la porta di casa mia solo al quarto tentativo, le mie mani tremavano peggio di quanto non avessero mai fatto.
Neanche il peggior criminale del mondo mi faceva paura quanto l'aver fatto sesso col mio migliore amico. Perché era ovvio l'avessimo fatto.
Come avevo potuto?! Eravamo riusciti a contenerci mesi prima, quando l'attrazione era stata alle stelle... ed ora era bastato bere per finire a letto insieme. Noi due, e il suo amico: ancora peggio.
Entrata in casa cercai di calmarmi e contenere i singhiozzi; io stessa non avevo idea del perché stessi reagendo in quel modo, eppure non potevo farne a meno.
Ero stata a letto col mio migliore amico, ed era grave, certo. Ma in fondo né io ricordavo come fosse successo, e né lui se lo sarebbe ricordato... quindi perché tanta disperazione?
Ne avremmo parlato, ci saremmo fatti due risate, e poi ci saremmo passati sopra.
O forse no?
Mi resi conto che era proprio quello che tanto mi affliggeva: se questa stupidaggine mi avesse fatto perdere per sempre l'uomo più importante nella mia vita? Ne avevamo passate così tante, che non riuscivo neanche ad immaginare un giorno senza un suo abbraccio, o più semplicemente senza una tazza di caffè nel pomeriggio, davanti alla TV.
Il rumore di una porta che si chiudeva mi fece sobbalzare, e alzato lo sguardo mi ritrovai davanti Ruby e Liam in accappatoio, appena usciti dal bagno.
Per un solo attimo ci fermammo tutti a guardarci negli occhi, poi fui costretta a riportarmi la mano davanti alla bocca per bloccare l'ennesimo conato di vomito: maledetto alcool!
-Buongiorno. Tranquilli, non giudico. Non posso giudicare.- borbottai con voce tremante, e li spinsi da parte per chiudermi subito in bagno: neanche riuscii a sentire la mia coinquilina che diceva “Abbiamo finito l'acqua calda”.
Feci appena in tempo a piegarmi in ginocchio davanti al water che vomitai.
Poi un respiro, e vomitai ancora una volta. E poi un'altra ancora.
Mi sentivo così debole che per riuscire a rimanere in equilibrio dovetti poggiare le braccia sul mobile, per poi vomitare ancora.
-Emma? Stai bene? Hai bisogno di aiuto?
-Mmh- borbottai solamente sperando riuscisse a sentirmi, prima di rimettere per l'ennesima volta; la testa che aveva ripreso a pulsare non era affatto d'aiuto, e neanche il mio corpo che non voleva rispondere ai comandi del cervello.
Prima di dare ancora di stomaco sentii due due braccia tirarmi lentamente su, per poi passare delicatamente sulla testa e mettermi in una posizione più comoda.
La ragazza non disse niente, ma attutì l'orribile sensazione di svenire senza riuscire a farlo bagnandomi il viso con acqua fresca, e rimase con me fino a che il mio corpo non decise che avevo finito.
Senza rendermene conto mi ritrovai accasciata sul pavimento poggiata completamente contro la mia amica ed incapace di aprire gli occhi per la debolezza e il dolore.
-Emma, come stai? Sei messa malissimo... sei bianca come un lenzuolo.
-Mh...- sussurrai con la poca voce che riuscii ad utilizzare -Ho... ho solo bisogno di una doccia.
-Mi... mi dispiace, non so se l'acqua si sia già scaldata...
-Fredda è meglio. Aiutarmi ad entrare in doccia, poi faccio da sola...
-Non posso lasciarti da sola, non ti reggi in piedi. Senza offesa Emma ma non sei il mio tipo, quindi posso darti una mano senza saltarti addosso...
La ragazza riuscì a farmi scappare una piccola risata, e feci il possibile per aiutarla a sostenere il mio peso nel momento in cui fece leva per sollevarmi.


La doccia gelata e l'aspirina erano state d'aiuto, ma non avevo ugualmente voglia di alzarmi dal divano per andarmi a vestire.
Questo dopo sbornia si era appena aggiudicato il primo posto nella top 3 dei peggiori che avessi mai avuto, superando perfino la mattina che aveva seguito l'addio al nubilato di Belle.
Come avessi fatto a non finire in coma etilico era un mistero: anzi, più probabilmente un vero miracolo. Per fortuna avevo un fisico resistente.
-Liam?- domandai, ricordandomi che solo mezz'ora prima l'avevo visto uscire dal bagno insieme a lei, dopo una probabile doccia insieme. Ma almeno, Liam non era il suo migliore amico.
-E' andato a casa... è stato carino. Ha capito che avevi bisogno di me... mi chiamerà dopo.
-Bene. Quindi non è stata una cosa da una botta e via...
-Non lo so...- borbottò pensierosa -E' stato un po' strano, eravamo ubriachi. Stamattina però ci siamo svegliati abbracciati e... siamo rimasti così per un po'. Poi abbiamo fatto la doccia e...- sfoggiò un sorrisetto colpevole, che intravidi appena per via degli occhi troppo doloranti per rimanere aperti.
-Ma tu piuttosto! Che fine hai fatto? Come mai sei tornata solo ora? Hai dormito da Killian?
-Con Killian.- la corressi, e riportai la mano davanti agli occhi, disperata.
-Sai che novità...
-E con Graham.
-Cosa?
-E non abbiamo dormito. Credo. Insomma, non ricordo niente, ma... mi sono svegliata nuda in mezzo a loro. E pure loro erano nudi. Abbiamo fatto sesso Ruby! Ho fatto sesso con Killian e Graham!- esclamai, mentre le lacrime si impadronivano nuovamente di me.
Ne avevo fatte di cavolate in vita mia, ma mai ero arrivata a tanto! Probabilmente se mi fossi svegliata nel mio letto soltanto con Graham, non l'avrei presa tanto male... ma no. Mi ero svegliata tra lui e Killian.
-Sei... sei... sicura?
-Certo che sono sicura!- tuonai e scattai a sedere -Mi sono svegliata nuda! E dolorante! Non abbiamo fatto di certo gli addominali alle cinque del mattino nudi e ubriachi, cazzo!
La guardai negli occhi, e perfino lei sembrò incapace di commentare: lei che aveva scherzato per mesi sul mio rapporto con quell'uomo!
-Mi sento una merda, Ruby... perché devo sempre rovinare tutto! Inizio a credere sia colpa mia se ogni rapporto che riesco a instaurare con qualcuno va a monte!
La ragazza si alzò e venne a sedersi accanto a me, stringendomi in uno dei suoi caldi abbracci che anche se solo un poco riuscì a calmare i miei singhiozzi prima incessanti. La strinsi a mia volta fino a che le lacrime sembrarono placarsi, almeno per il momento, poi la lasciai andare e presi un grosso respiro.
-Senti ma... a parte... a parte quello, tutto ok? Voglio dire... non... non l'avevi mai fatto con due uomini contemporaneamente se capisci cosa voglio dire...- intervenne a bassa voce, scrutandomi leggermente preoccupata: peccato che fossi troppo stordita per riuscire a capirci qualcosa, quindi non feci altro che guardarla interrogativa.
-Dai voglio dire... eri per metà vergine. Devo essere più esplicita?
-Cos... oh!- esclamai con la bocca spalancata, capendo solo in quel momento a cosa si riferisse. Ero stata troppo occupata a disperarmi sul lato emotivo per preoccuparmi di quello fisico.
-Non mi importa...- feci un po' incerta – insomma, non mi importava davvero? Certo i postumi non aiutavano a pensare con lucidità... eppure continuavo a credere che non fosse quello il problema.
-Non mi importa- ripetei quindi, più convinta -Non è come se fossi davvero vergine. Senti, se anche fossi andata a letto con tutti e 10, non mi interessa, non è questo il punto! Il punto è che tra i due con cui sono stata c'era Killian! E neanche me ne ricordo! A questo punto tanto valeva andarci a letto quando entrambi lo volevamo!
-Emma... ora rispondimi sinceramente. Tu sei... stai reagendo così, perché provi qualcosa per Killian.
Non era una domanda. Era un'affermazione. Un'affermazione a cui non riuscii a controbattere.
Perché quel bacio che sarebbe dovuto servire solo a far ingelosire Walsh, unito alla consapevolezza che nel romanzo del mio amico i nostri personaggi fossero stati a letto insieme, aveva fatto sì che sognassi di farlo davvero. O almeno, era ciò di cui mi ero convinta: eppure sapevo che non si era trattato di un sogno. Avevo fantasticato su noi due prima di addormentarmi. Avevo fantasticato sulle sue labbra calde e soffici, e avevo desiderato sentirle su ogni centimetro del mio corpo.
-Non lo so... non può essere... io non voglio.- dissi infine, e a quel punto piangere ancora fu inevitabile: non solo ero stata a letto con lui, ma probabilmente nutrivo anche dei sentimenti che andavano oltre l'amicizia. Sentimenti che avevo represso quando avevamo deciso di essere solo amici, ma la verità era che li avevo messi solo in stand-by. E non li volevo! Avrebbero solo rovinato tutto!
O forse ero solo confusa. Forse ero confusa perché gli volevo troppo bene, e la paura di perdere ciò che avevamo mi stava annebbiando la mente.
-Senti... vado a dormire. Ho bisogno di qualche altra ora di sonno perché sto uno straccio. Tu va' pure da Liam e non preoccuparti di me...
-Sei sicura? Guarda che posso farti compagnia...
-Tanto dormo, Ruby. Quindi grazie, ma non serve che stai qui a sopportare le mie lagne...
-Non dirlo neanche. E se hai bisogno non esitare a chiamarmi, d'accordo?
-D'accordo. Grazie...- sussurrai, e questa volta la abbracciai io per prima. Forse non se ne rendeva conto, ma anche solo la sua presenza e il suo sostegno avevano leggermente migliorato una situazione nella quale vedevo solo nero. Magari qualche ora di sonno mi sarebbe tornata utile, forse mi avrebbe restituito un po' di lucidità e ottimismo: quindi mi alzai, cercando di non finire a terra a causa della testa che ancora non aveva smesso di girare, e raggiunsi camera mia buttandomi sotto le coperte ancora in accappatoio.
Peccato che l'addestramento a Quantico iniziasse soltanto a Febbraio, altrimenti avrei chiamato in quello stesso istante per accettare.
 

***


KILLIAN POV

-Ragazzi! Svegliatevi e spiegatemi immediatamente cosa diavolo è successo qui!
-Shh, Liam, o per i prossimi 10 giorni ti cerchi un hotel dove dormire...- borbottai, non ancora in grado di capire se fossi sveglio oppure no. L'unica cosa che riuscivo a percepire era un terribile mal di testa, come se vi fosse scoppiata una bomba atomica all'interno.
Che motivo aveva mio fratello di urlare? In più, la mia mente era troppo annebbiata anche solo per pensare: l'unica cosa di cui ero sicuro, era che volevo dormire.
Dormire tanto, dormire ore, o forse giorni, fino a che quel mal di testa non se ne fosse andato.
-Se non vi alzate subito riempio un secchio d'acqua e ve lo getto addosso, sono serio!
-Sta zitto!- sentii borbottare un'altra voce, una voce che in un primo momento non riconobbi. Chi diavolo era? Chi ancora voleva turbare il mio sonno oltre a Liam? Perché stavano tutti urlando?
Prima ancora di riuscire a formare anche solo una bozza di risposta, sentii il caldo della coperta scivolare via dal mio corpo.
-Oh. Mio. Dio!- gridò la voce di mio fratello, e un attimo dopo il sollievo della coperta calda tornò ad avvolgermi.
Tuttavia quel cambiamento radicale segnò un primo campanello d'allarme: possibile che il mio pigiama fosse così leggero? Non ricordavo di aver messo a lavare quello in pile che mi aveva regalato Emma.
-Killian, Graham, alzatevi, vestitevi, poi spiegatemi immediatamente cosa diavolo avete fatto a Emma!
-Emma?- borbottai confuso, portandomi le mani sul volto: che c'entrava Emma? Emma probabilmente stava smaltendo la sua sbornia nel suo letto caldo, senza che nessuno le urlasse frasi senza senso. Avrei dovuto semplicemente seguirla e dormire insieme a lei, era l'unica con cui avrei potuto godermi una giornata di sonno post notte di Capodanno.
-Sì Jones! La tua migliore amica, quella che probabilmente voi due idioti vi siete scopati!
-Cosa?!- esclamai, e in qualche modo riuscii a scattare in piedi e aprire gli occhi.
Fu in quel momento che avrei voluto richiuderli e scoprire che fosse tutto un incubo: Liam non era l'unico uomo oltre a me nella stanza, sull'altro lato del mio letto c'era Graham.
Ed io ero nudo.
Forse anche lui era nudo - cercai di reprimere l'immagine oscena che mi si presentò in mente.
Solo allora immagini della notte precedente tornarono alla mia mente, immagini che mi fecero salire la nausea per il terrore.
Risate, alcool, giochi, alcool, altre risate, ancora alcool, abbracci, fuochi d'artificio... e tutto si ripeteva, fino a che gli ospiti erano andati via, ed eravamo rimasti soltanto in tre: io, Graham e Emma.
Non ricordavo neanche un piccolo dettaglio di cosa fosse successo, ma non serviva: ero a letto con Graham, eravamo entrambi nudi, e sul mio cuscino c'era un capello biondo.
-No... no, no, no, no, no. No. Graham!- gridai, e preso dal panico lo scossi perché si svegliasse e mi desse una spiegazione plausibile a quella situazione che sembrava un incubo.
-Che vuoi...
-Dimmi che non abbiamo fatto sesso con Emma!
-Cosa? Ho fatto sesso con Emma? Davvero? Non è stato solo un bel sogno?- borbottò, ed in quel momento non riuscii a fare altre che colpirlo in faccia con un pugno, facendolo gridare di dolore e tirare su.
Non seppi neanch'io quale fosse il motivo della mia violenza, ma la situazione stava prendendo una piega troppo surreale e non mi ero neanche svegliato propriamente, ancora.
In più avevo voglia di staccarmi la testa, e anche di vomitare.
E poi urlare.
E poi correre da Emma e sperare di non aver rovinato tutto. O forse mi avrebbe rassicurato? Forse lei ricordava, e magari non eravamo andati fino in fondo. Magari eravamo crollati prima di poter andare troppo oltre.
-Io vi preparo delle aspirine e il caffè. Alzatevi, qua la questione è seria. Emma è entrata in casa sconvolta e con le lacrime agli occhi, quindi... credo sia il caso di parlarne. Tu fermo!- gridò, e mi tenne forte per un braccio prima che potessi correre a casa della ragazza: l'immagine di Emma in lacrime mi aveva fatto dimenticare tutto il resto.
-Non è una buona idea. Sento dopo Ruby e ti faccio sapere. Vi faccio sapere. Razza di idioti.
Deglutii e mi alzai dal letto coprendomi immediatamente coi vestiti che mi lanciò, poi corsi a chiudermi in bagno: non riuscivo a togliermi dalla testa dolorante il terrore di aver rovinato quella che era probabilmente la migliore delle mie amicizie. Non ero certo di poter sopportare la perdita di Emma... eppure potevamo davvero far finta di niente? Era possibile? Sarei scoppiato a piangere anch'io, se non avessi voluto mantenere un po' di dignità di fronte ai due uomini.


L'unica cosa che riuscivo a fare era fissare il vuoto: neanche Graham era riuscito a ricordare nulla, ma alla fine eravamo purtroppo giunti alla conclusione che avevamo davvero fatto sesso con Emma. Entrambi.
Tutti e tre insieme, nel mio letto.
Il mio amico era tornato in albergo, avevamo deciso che sarei stato io per primo a parlare alla ragazza, perché la conoscevo meglio, poi sarebbe toccato a lui: tuttavia non ero certo che le scuse sarebbero bastate.
O magari per Graham sarebbe stato più semplice: avrebbe potuto chiederle di uscire dopo essersi fatti due risate... ma io? Cosa avrebbe significato per la nostra amicizia?
-Vado a parlarle. Scrivi a Ruby e chiedile se Emma è nelle condizioni di... non lo so. Scrivile e basta.- dissi, cercando di mantenere la voce ferma a tutti i costi. Se fossi scoppiato, non sarei più riuscito a calmarmi.
-No, è presto. Ruby dice che è andata a dormire, è stata mezz'ora a vomitare.
-Cosa?! Sta bene?
-Ha solo esagerato un po' troppo con l'alcool. E anche voi due. Che diamine vi è passato per la testa?! Cosa ti è passato per la testa?! Non dico che sia una ragazzina, ma è una ragazza molto giovane... e due uomini ubriachi si sono approfittati di lei da ubriaca!
-Io... aspetta- ghiacciai sul posto -Non l'avevo considerata sotto questo punto di vista... Dio!- gridai, portandomi le mani tra i capelli.
Dio mio, mi ero approfittato di una ragazza incapace di intendere e volere: soprattutto, avevo fatto una cosa del genere proprio alla mia migliore amica. Le avevo fatto del male.
L'avevo violentata, praticamente.
Ero diventato l'uomo che avevo sempre odiato.
Ero diventato mio padre.
A quel pensiero provai istintivamente un moto di rabbia e odio così forte che mi accorsi di aver colpito il tavolo con troppa forza solo quando mi sentii bruciare la mano, e vidi il sangue colare sia dalle nocche che da sotto il cerotto, mentre un paio di bicchieri andavano in frantumi per terra.
-Killian! Cazzo, ti pare il caso?! Guarda qua!- esclamò afferrandomi la mano, ma poco mi importò perfino quando mi fece notare di aver rotto i punti.
-Ti porto al pronto soccorso, tutto il resto è chiuso oggi... pezzo di cretino!
-Non vado da nessuna parte, lasciami in pace! Devo andare da Emma, devo mettere a posto le cose, devo... non lo so! L'hai detto tu, ho abusato di lei!
-Non ho detto questo! Quindi ora la smetti! Se non vuoi uscire, calmati e fatti dare una sistemata, non puoi comunque andare da lei in questo stato! Quindi ti lasci mettere a posto quella mano, che ormai è meno sana dell'altra, poi ti riposi, e quando Ruby mi dirà che Emma è sveglia andrai da lei.
Feci per ribattere, ma cambiai subito idea ed annuii: aveva ragione, non potevo andare ora. Non potevo negarle di riposarsi in pace.
-Liam...- sussurrai invece -Io credo di provare qualcosa per lei. Qualcosa che va oltre l'amicizia.
-Lo so. L'avevo capito, fratellino. Lo so...- rispose con un sorrisino, prima che mi lasciassi andare nel suo abbraccio: proprio come facevo quando eravamo piccoli. Lui c'era sempre stato per me.

 

***

 

Non appena mi trovai Emma davanti, le parole mi morirono in bocca, così come i ricordi di tutto il discorso che mi ero preparato prima di addormentarmi.
Quando Ruby era arrivata annunciandoci che la sua amica stesse mangiando, ero corso in bagno e poi a vestirmi, per precipitarmi infine da lei.
-Mi... mi... mi dispiace...- balbettai guardandola nei suoi bellissimi occhi verdi, in cui cercai di leggere le sue emozioni, dei segni di paura, di dolore, o qualunque cosa.
-Entra.- sussurrò solamente facendosi da parte, ed io eseguii deglutendo, preso dal panico. Ovviamente non le avrei detto ciò che avevo rivelato a Liam, ma ora mi sembrò stupida ogni singola parola che avevo in testa.
Ci sedemmo entrambi sul divano, e per istanti che sembrarono interminabili restammo a scrutarci in silenzio: sembrava essersi ripresa, eppure un lieve rossore mi fece capire che aveva pianto, e molto.
Per quanto fosse inopportuno, tuttavia, non potei non notare quanto fosse bella: i capelli in disordine raccolti in un mollettone che aveva lasciato sfuggire diverse ciocche, una mia felpa di Topolino enorme ed un paio di pantaloni della tuta. Eppure era bella, lo era sempre stata: sarebbe stata la donna più bella del mondo anche con indosso un sacco della spazzatura.
-Ti... ti senti meglio? So che hai passato la mattinata a vomitare...- le domandai a bassa voce, per spezzare il ghiaccio.
-Sì, grazie. Aspirina, dormita e cioccolata calda mi hanno fatto bene, diciamo. Tu?
-Tutto ok. Non ho vomitato, ma in compenso ho avuto un gran mal di testa... è passato però.
Annuì, poi abbassò lo sguardo che si posò inevitabilmente sulla mia mano, e la guardai spalancare gli occhi per poi alzarli di nuovo su di me.
-Che hai fatto? E i punti? Fammi vedere...
Scossi la testa e feci per tirare via la mano, ma la ragazza fu più veloce di me e l'afferrò, per poi studiarla attentamente e con delicatezza: sperai con tutto me stesso che non si fosse accorta del brivido che mi attraversò in quel momento.
-Ai punti ci ha pensato Liam, tanto sarei comunque andato domani a farli togliere...
-Ok. Sembra a posto più o meno... ma... sai a cosa mi riferisco.- asserì, sfiorandomi le nocche ancora arrossate e graffiate. Quel pugno sul tavolo era stato più forte del previsto.
-Non è niente...
-Sai che non ti credo.
-Emma, non...
-Dillo e basta. Che diavolo hai fatto?!
-Ho preso a pugni il tavolo, d'accordo?!- scoppiai, strappando via la mano dalla sua presa -L'ho fatto perché... perché ti ho fatto del male, Emma! Sono stato a letto con te... anzi, siamo stati a letto con te, e tu eri completamente ubriaca. Abbiamo abusato di te... Io ho abusato di te!- gridai, e neanche un secondo dopo mi arrivò in faccia uno schiaffo deciso e doloroso che mi lasciò senza fiato.
La guardai incredulo, portandomi la mano alla guancia, e lei mi fissava furiosa: cos'aveva ora?!
-Sei un coglione, Killian! Non ero l'unica ubriaca in quella casa! Voi due lo eravate quanto me! Nessuno ha abusato di nessuno, la colpa è mia quanto vostra! Come diavolo ti è venuta in mente un'idea del genere, ti sei rincretinito?!
-Liam... Liam mi ha fatto notare che... insomma, tu sei giovane... una ragazza giovane e ubriaca di cui due uomini ubriachi si sono approfittati...- sussurrai, e quella si buttò indietro contro lo schienale esasperata.
-Liam. Chi è che mi conosce meglio, tu o Liam? Certo, qualcun'altra al posto mio avrebbe potuto prendersela con voi... ingiustamente. Ma si tratta di me. Non sono una stupida ragazzina ingenua, sono perfettamente consapevole delle mie azioni!
-Beh, non proprio in realtà. Eri ubriaca fradicia, Swan.
-Quanto voi.
-Cazzo!- gridai nuovamente esasperato, alzandomi in piedi per pararmi di fronte a lei, ancora seduta -E' così sbagliato che mi preoccupi di averti fatto del male?! È così assurdo?!
-No! Certo che no!- esclamò e mi spinse indietro per alzarsi anche lei -Ma per come la vedi, così come voi potreste aver violentato me, allo stesso modo potrei essere io ad aver violentato voi!
Involontariamente mi feci sfuggire una risata di cui mi pentii all'istante, dato che i suoi occhi mi fulminarono carichi di rabbia: non l'avevo mai vista così, neanche i primi giorni in cui si era impegnata tanto ad odiarmi.
-Questo perché sono una donna? Perché io sono più debole di voi, secondo te? Non mi avevi mai sminuita prima d'ora, non sei mai stato sessista, cosa è cambiat...
Non le permisi di concludere la frase che mi gettai sulle sue labbra e la baciai, facendola sussultare e indietreggiare, quindi le posai una mano dietro la schiena per trattenerla ed intensificare il bacio.
Fu in quel momento, prima ancora di poter godere appieno della morbidezza della sua bocca che fui spinto indietro: non ebbi il coraggio di alzare lo sguardo.
-Beh... ecco cosa è cambiato.- sussurrai quindi.
-No... ti sei solo fatto condizionare...- fece con voce tremante, dettaglio che mi costrinse a posare gli occhi su di lei: desiderai prendermi a pugni, quando mi trovai di fronte ai suoi arrossati, e di nuovo umidi.
-No... provo qualcosa per te. Probabilmente ho sempre provato qualcosa per te, ma ero troppo cieco per capire che fossero sentimenti più profondi dell'amicizia. Confrontavo ogni relazione con la nostra amicizia, ed è per questo che nessuna è durata... per nessuna riuscivo a provare ciò che provo te, Emma. In questi giorni ho iniziato a rendermene conto, ma ero troppo spaventato per riuscire ad ammetterlo completamente... e oggi mi è sfuggito, mentre parlavo con Liam. Mi sono scivolate le parole di bocca, e allora ho realizzato. In più a Natale ti ho mentito... è proprio a te che pensavo quando ho scritto la scena d'amore. A te insieme a me. Ed era bella... quella sarebbe stata una degna prima volta con te, non il casino che è successo! Meriti di più!
La ragazza non disse niente, ma singhiozzò, con gli occhi ormai colmi di lacrime: odiavo vederla piangere, avrei fatto di tutto per restituirle il sorriso... ma non potevo. Perché la causa delle sue lacrime ero proprio io.
-Ho... ho rovinato tutto, vero?- azzardai, e mi avvicinai per prenderle la mano che lei ritirò.
Poi però scosse la testa.
-Vai a casa, Killian.- disse tuttavia.
Il sangue mi si gelò nelle vene: avevo davvero rovinato tutto.
Come avevo potuto essere tanto stupido da rivelarle i miei sentimenti quando era ovvio che lei non provasse le stesse cose per me? Perché non ero riuscito a stare zitto e limitarmi a cercare di sistemare una questione già fin troppo complicata?
-Non voglio perderti...- mormorò, accarezzandomi molto piano la mano, per poi lasciarla andare -Ma ho bisogno di tempo. Di tempo per... per pensare. Quindi vai a casa, ti prego...
-Io...
-Ti prego. Non so se tu provi davvero queste cose, ma io no. Ti prego, vai...- ripeté, supplichevole.
Allora annuii, ma continuai a guardarla negli occhi incapace di smettere di maledirmi.
-Ti chiamerò io, ok? Non venire in ufficio per ora, ti chiamerò io, te lo prometto.
-Ok...- sospirai -Allora... allora ciao. Buon anno.
-Buon anno...- sorrise lievemente, poi rimase in attesa e capii che era tempo di andare.
Girai i tacchi, e solo allora, nascosto alla sua vista lasciai le prime lacrime farsi largo nei miei occhi e poi scivolare sulle guance.
Non era un addio, e proprio per questo non riuscii a spiegarmi il motivo della sgradevole sensazione che mi pervase: decisi di ignorarla.












 

Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti, e buon 2016! Beh, almeno spero sarà buono.
Ho finito il capitolo prima del previsto, eccolo qua... e mi rendo conto potrebbe essere un po' noioso xD E' decisamente meno movimentato del precedente, ed è completamente incentrato sui sentimenti dei due dopo il casino che hanno fatto... per chi sperava che Killian fermasse lo scempio, mi dispiace, ma alla fine nemmeno lui è riuscito ad evitarlo :') 
Emma ovviamente è scossa e sconvolta, ma com'è da lei, preferisce negare l'evidenza dei suoi sentimenti... mentre Killian ha deciso di abbracciare la verità. Dopo averlo detto ad alta voce, si è reso conto di non poter più controllare ciò che prova per lei.
Infine sono riusciti a parlarne... e le cose, per il momento, sono anche peggiorate per colpa di Killian che non è riuscito a trattenersi xD E ovviamente lei ora non lo vuole vedere lol
La prossima volta non ho idea quale delle due ff posterò, non avendo iniziato nessun capitolo... si vedrà.
Ancora buon anno a tutti, e grazie come sempre :)

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Capitolo 15
*** Consequences ***


La maledizione del testo sfasato sembrava finita... e invece no. :|




 

Consequences










 

Era strano uscire per andare in ufficio senza Killian.
Fu quello il mio primo pensiero uscita dal portone; da quando l'avevo preso come consulente, non ci eravamo più separati. Mai. Sempre in ufficio insieme, dopo aver preso un Frappuccino da Starbucks, insieme a qualche dolcetto.
Lanciai un'occhiata al locale, stringendomi nella sciarpa a causa del freddo pungente di quel giorno, ma mi resi conto di non avere voglia di prendere il caffè da sola. Era molto più divertente insieme a lui, mentre mi prendeva in giro sulla mia irritabilità mattutina.
Deglutii per ricacciare indietro le lacrime, in fondo non ci eravamo separati per sempre: avevo solo bisogno di tempo. Tempo per riuscire ad immagazzinare le parole del mio migliore amico, tanto quanto le sue azioni.
Quel bacio.
Ero stata furiosa quando mi aveva fatto tutto quel discorso sull'abuso, non perché non trovassi tenero che si preoccupasse, ma perché era un cretino! Lui mi conosceva meglio di chiunque altro, forse perfino meglio delle mie amiche... e mi aveva svalutata soltanto perché ero una donna.
Ma forse non era quello il vero motivo della mia rabbia eccessiva, in fondo. Più che con lui, ero arrabbiata con me stessa.
Come avevo potuto ubriacarmi tanto da fare un casino del genere? Tanto da andare a letto col mio migliore amico?! Dopo tutto l'impegno che ci era voluto per essere soltanto amici!
Dopo tutto l'impegno che ci avevo messo per smettere di pensare al bacio che gli avevo dato come una stupida per tentare di ingelosire il mio ex!
E lui, invece di aiutarmi a far tornare tutto come prima, mi aveva baciata.
E no, non un bacio qualsiasi. Non un bacio al quale attribuire una scusa.
Un bacio per dichiararmi i suoi sentimenti – o almeno i sentimenti che sembrava essere convinto di provare nei miei confronti.
Poi, per peggiorare le cose, li aveva espressi anche a parole, e avevo sentito i miei occhi riempirsi di lacrime per la paura.
La paura che niente potesse tornare più come prima, la paura di perdere uno dei rapporti a cui tenevo di più, la paura di rimanere sola di nuovo. La paura di perdere quelle abitudini che mi facevano star bene.
Il bacio sulla guancia quando veniva a prendermi, e ogni volta mi trovava ancora mezza addormentata e in pigiama. La colazione insieme.
I pasti davanti alla tv, scomposti, a stare abbracciati nei giorni più freddi lasciando che tutti si facessero idee sbagliate sul nostro rapporto, e a noi semplicemente non importava.
La complicità che si era instaurata nel lavoro, ancora più forte di quella che c'era stata tra me e Neal. Bastava scambiarci un solo sguardo per sapere cosa fare, in che direzione correre, dove nasconderci, come reggere il gioco l'uno all'altra. Oppure quando io gli dicevo di stare in disparte per non rischiare, e lui, puntualmente, faceva di testa sua per proteggermi, e in qualche modo riusciva a non rovinare le cose.
Era più di un semplice consulente ormai, era il mio partner: facevamo insieme le ricerche, i primi pedinamenti, fino a passare poi all'azione.
Aveva reso quel lavoro a volte noioso e solitario, ancora più eccitante, ma soprattutto divertente... accettavo col sorriso anche il caso più banale, perché sapevo che con lui non mi sarei annoiata.
Quelli, e tanti altri erano i motivi che mi avevano spinta a rifiutare la proposta dell'FBI senza pentirmi: ma ora?
Il tempo sarebbe bastato a chiudere quella falla che un mio errore aveva aperto nella nostra relazione? Sarebbe bastato affinché si rendesse conto di aver frainteso i propri sentimenti?
Perché mi rifiutavo di credere che potessero essere reali, mi rifiutavo di credere che avesse lucidamente messo a repentaglio ciò che avevamo per chiedermi di più, chiedermi qualcosa che io non potevo dargli.
Eppure, il mio cuore si era stretto quando gli avevo praticamente sbattuto la porta in faccia nel momento in cui lui aveva aperto il suo.
-Emma! Grazie al cielo sei ancora qui, temevo di non riuscire a parlarti...
I miei pensieri furono completamente interrotti dalla voce di un uomo, che voltatami scoprii fosse Graham. Dopo ciò che era successo non l'avevo più visto, e per quanto fossi incerta se volessi o meno parlargli, dato com'era andata col suo amico, ormai non potevo scappare.
-Ciao... ehm, io starei andando a lavoro ora, non è che potremmo rimandare...?
-Per favore...- borbottò, poggiando la mano sulla mia spalla -Hai fretta?
-No...- ammisi sospirando, poi lo squadrai da capo a piedi, e restai leggermente perplessa. Aveva addosso un paio di jeans e un maglioncino, ma né giacca, né sciarpa o altro.
-Ero sceso a fare colazione e ti ho vista... e... beh. Certo che fa freddo...
-Sì, fa freddo e rischi di prenderti un malanno. Vieni, andiamo da Starbucks così... così possiamo parlare senza che congeli. Offro io.
 

Erano passati quasi dieci minuti da quando io e l'uomo con cui ero stata a letto ci eravamo seduti coi nostri caffè fumanti – alla fine non mi aveva permesso di offrirgli il suo – eppure nessuno dei due riusciva a trovare il modo di aprire la conversazione. Avevamo solo fatto inutili commenti sul tempo, o su quanto il locale fosse vuoto quella mattina.
-Allora...- iniziammo all'unisono, al che seguì un nuovo silenzio imbarazzante.
-Vai prima tu...- offrii quindi; in fondo era lui ad essere venuto a parlarmi.
-Beh... io volevo... volevo scusarmi. Stai... stai meglio? So che ieri non eri al massimo...
-La sbronza epica è passata...- sorrisi leggermente, per poi concedermi un sorso della mia bibita calda. Peccato che quello fosse il minore dei miei problemi, e avrei sopportato volentieri altri due giorni da zombie se il resto fosse andato bene.
-Bene, mi fa piacere... senti, Emma, mi dispiace. Non che tu non mi piaccia, credo si fosse capito insomma, ma... ma di certo non volevo una cosa del genere.
-Si beh...- sussurrai, alzando lo sguardo per poterlo guardare negli occhi -Anch'io avrei voluto fosse andata diversamente. Ma non hai di che scusarti... la colpa è mia quanto vostra. Forse è meglio non ricordare nulla, non oso immaginare come devo essermi comportata da... da sgualdrina.
-A me un po' dispiace non ricordare, invece- ammise -Beh, non tutto. Ma... non devi essere stata una brutta visione...
Sorrise, e sorrisi anch'io. Un po' mi lusingava che la pensasse così, perché era un bell'uomo e decisamente molto attraente. Killian mi aveva messo in guardia sul fatto che l'amico non volesse impegnarsi, ma neanch'io lo volevo; in fondo non sarebbe stato così terribile se avessi passato la notte solo con lui.
Sano sesso, senza sentimenti di mezzo; eravamo due persone adulte, l'avremmo presa con filosofia e senza imbarazzo... e magari ci sarebbe stata qualche altra notte insieme, un paio di uscite.
-Se non fosse successo quel che è successo, ti avrei chiesto di uscire...- ammise.
-E io ti avrei detto di sì.
-E... e ora diresti di no, vero?
Annuii, dispiaciuta, ma in fondo dal suo sguardo capii che si fosse aspettato quella risposta. Certo, era un peccato, ma ora come ora, soprattutto dopo la dichiarazione di Killian, non potevo uscire con un altro, soprattutto un suo amico.
-Mi dispiace molto, ma... sai, insomma, io non... non riuscirei a venire a letto con te con te senza pensare a...
-Capisco. Sì. Scusa, non dovevo chiedertelo... è... è imbarazzante.
Non risposi, e rimasi a guardarlo indecisa se rivelargli anche il resto; certo, forse lo sapeva, ma ne dubitavo, altrimenti non mi avrebbe chiesto di uscire.
-E non voglio incasinare di più le cose tra me e Killian o tra te e lui...
Con la sua espressione mi confermò di non avere la minima idea di cosa stessi parlando; era chiaro che il suo amico non gli aveva detto nulla, ma probabilmente non si erano neanche rivisti, ancora.
-Io non so se dovrei dirti questa cosa. Ma ieri... ieri Killian quando è venuto... abbiamo parlato. Ma lui... lui si è... ha detto di provare qualcosa per me...- balbettai, non sapendo quali parole fosse meglio usare; -Io gli voglio molto bene, ma per me è solo un amico. Ovviamente per lui varrà lo stesso, sono certa che sia solo confuso ma... ma non mi sembra il caso di frequentare un suo amico. Mi capisci? Rovinerei sia la vostra amicizia, che quel che è rimasto della nostra...
L'uomo sembrò senza parole, ma non riuscii a capire se fosse sorpreso; da una parte sembrava di sì, ma dall'altra sembrava più che altro rassegnato. O Killian gli aveva accennato qualcosa? Non ne avevo la minima idea, sapevo solo di stare già iniziando a pentirmi di aver parlato.
-Capisco.- disse poi, riscuotendosi -Ovviamente non ne avevo idea, non... non cercherei mai di prendermi la ragazza che gli piace.
-La ragazza che crede gli piaccia.- puntualizzai, ma quello scosse la testa, quasi ridendo.
-Emma... sei sicura che tra i due quello confuso sia lui?
-Cosa vorresti dire...
-Che in fondo, non sono così sorpreso. Sì, mi sorprende che si sia dichiarato, lui... lui non è uno che estrania facilmente i suoi sentimenti... lo sai, sai quanto durano le sue relazioni, te ne sarai accorta. Ma basta vedere come ti guarda, e come guardava me quanto ti rivolgevo delle attenzioni...
-Non dire cazzate Graham, lui non prova niente per me! È confuso, ma gli passerà!- gridai, per poi pentirmene subito quando notai che i pochi presenti intorno a noi si erano voltati a guardarmi; avrei voluto seppellirmi viva in quello stesso istante.
-Invece credo che purtroppo perderò 50 dollari... non ho scommesso su di voi solo perché speravo di avere qualche chance con te.
Lo guardai incredula: davvero pensava che una cosa del genere fosse possibile? Davvero credeva che il suo amico non sarebbe mai tornato in sé?
-Avanti, Emma, è chiaro come l'acqua...
-No!- esclamai, cercando di contenermi per non far voltare di nuovo tutti -Riguardo a me e te hai ragione, ormai... non può andare. Mi dispiace. Ma riguardo alla tua scommessa, consolati: io e lui non staremo mai insieme. Mai. Ora scusami, ma devo correre a lavoro. Ci vediamo!
Lasciai i soldi sul tavolo dandogli soltanto il tempo di guardarmi sconvolto, ed uscii dal locale in fretta e furia per poi entrare subito nella mia auto e mettere in moto.
La confusione del mio migliore amico era dovuta a tutti quelli che ci tormentavano perché secondo loro dovevamo stare insieme, ne ero certa: con le loro sciocche convinzioni, invece, non avevano fatto altro che rovinare un rapporto perfetto, un rapporto felice.
Un rapporto che sarebbe potuto durare tutta la vita: Killian era troppo importante per me per rischiare di coinvolgerlo in una relazione. Non potevo più commettere l'errore di innamorarmi di qualcuno a cui tenevo così tanto. Mai più.
 

 

***

 

Nonostante il dolore alla testa e il sangue che sentivo colare sulla fronte, riuscii a tenere stretto il giovane ladruncolo fino a che l'agente Harris non lo ammanettò, sotto le sue imprecazioni.
Una volta libera mi portai una mano nel punto in cui quello era riuscito a colpirmi, ed effettivamente c'era del sangue; mi maledissi mentalmente per essermi fatta quasi sopraffare da un diciannovenne, non era assolutamente da me!
-Detective Swan, sei ferita?- si avvicinò a me preoccupato l'uomo, dopo aver affidato i ragazzini ai suoi colleghi.
-Non è niente, non ti preoccupare... certo, lo stesso non si può dire del mio orgoglio...- borbottai, mentre quello mi esaminava la ferita per poi annuire, più tranquillo.
Avevo rischiato di fallire in un caso che una volta avrei risolto ad occhi chiusi; un classico, il figliol prodigo, dopo aver iniziato a frequentare cattive compagnie, aveva derubato la propria famiglia di alcuni gioielli, e io ero stata incaricata di incastrarlo, dato che i genitori non avevano prove.
L'avevo seguito, operazione che si era dimostrata piuttosto semplice, per poi coglierlo in flagrante mentre mostrava il nuovo bottino al suo compare – altrettanto giovane a giudicare dall'aspetto.
Ero uscita allo scoperto senza neanche tirare fuori la pistola, convinta che data la loro giovane età non avrebbero reagito, ma mi ero sbagliata; i due avevano tentato la fuga, ma prima che uscissero dal vecchio ripostiglio, ero riuscita a colpirne uno abbastanza forte da fargli perdere i sensi; l'altro tuttavia era riuscito a darmi una botta in testa col manico di una scopa.
Mi aveva stordita, oltre che colta alla sprovvista, e avevo quasi rischiato di perderlo; solo la prontezza di tirare fuori la pistola l'aveva fermato. Quindi avevo chiamato la polizia, e successivamente i genitori, per poi attendere il loro arrivo tenendo stretto uno, e d'occhio l'altro.
-Erano in due contro uno, dai, capita!
-Sì, certo... due ragazzini! Il nuovo anno non è iniziato al massimo per me... l'altro giorno ho beccato un 50enne nudo mentre tradiva sua moglie con una della mia età, ora questo...
-Mi spiace- ridacchiò -Vedrai che le cose miglioreranno! Ma... tipo, il tuo assistente?
-Influenza.- mentii, sospirando.
Già, il problema era proprio quello: da una settimana vedevo Killian solamente quando passavo a salutare il piccolo Hook, e non avevamo mai avuto una vera conversazione. A dirla tutta, non ci eravamo guardati negli occhi nemmeno una sola volta.
Ruby e Liam erano usciti a cena già due sere, ed altre due le avevano passate a casa di Killian, mentre lui era con i suoi amici – ormai ripartiti, a parte Graham e Robin, rimasti con l'intenzione di aprire il locale. Riguardo Robin ero contenta, mi era sembrato in sintonia con Regina – nonostante questa avesse negato quando le avevo fatto delle domande.
Ruby invece era felice, e da ciò che mi aveva raccontato sembrava che Liam le piacesse davvero; la trattava come una principessa, ed andava addirittura a prenderla quando finiva i turni di notte. Più di una volta avevo pensato “Devo proprio parlarne con Killian!” per poi ricordarmi che non potevo.
L'unica infelice ero io, eppure mi ero tenuta tutto dentro; le mie amiche ovviamente si erano accorte che qualcosa non andasse, ma mi ero rifiutata di parlarne lasciandogli credere che la mia lontananza con Killian era dovuta alla notte di cui ancora non ricordavo nulla. Per fortuna.
Non gli avevo lasciato molte possibilità per cercare di farmi ragionare, passavo le giornate dalla mattina alla sera in ufficio o in giro per lavoro.
Un paio di giorni prima, avevo trovato il coraggio di scaricare il romanzo che Killian mi aveva inviato, ma ero ancora ferma alla prima pagina: avevo paura.
Dopo ciò che mi aveva rivelato, avevo paura di scoprire come aveva descritto il nostro rapporto. Avevo letto tutti i suoi libri ormai, e sapevo bene quanto si focalizzasse sull'aspetto interiore dei personaggi, i loro pensieri, emozioni, tutto in maniera estremamente profonda.
E avevo anche pianto, a riguardare quella pagina, la sera prima nel mio letto; “A Emma.” aveva semplicemente scritto sotto il titolo.
Solo “A Emma”, senza frasi di ringraziamento sdolcinate. Perché noi non ne avevamo mai avuto bisogno, così come non avevamo bisogno di raccontarlo al mondo.
-Emma... stai piangendo? Lo sapevo, ti fa male. Forse è meglio se lasci che un dottore ti dia un'occhiata alla testa...
-Cosa?- mi riscossi, e solo in quel momento, quando una lacrima salata mi si posò sull'angolo destro delle lebbra, mi resi conto di avere gli occhi colmi di lacrime.
-No...- borbottai, asciugandole velocemente -Sarà per il freddo, sto bene, giuro!
Ma la realtà, era che non stavo affatto bene.
Non stavo bene per niente, e non lo sarei stata finché avessi continuato a vedere gli occhi azzurri di Killian Jones ogni volta che chiudevo i miei.
Non sarei stata bene finché flashback di noi avessero continuato a invadermi la mente giorno e notte: la prima volta che l'avevo guardato negli occhi, e sì, come aveva detto lui, era quasi svenuta.
La prima volta che l'avevo abbracciato, fidandomi di uno sconosciuto e condividendo con lui alcuni dei miei momenti più intimi.
Volevo riuscire a sorridere di nuovo, e nonostante il problema fosse soltanto uno, era troppo grande: solo Killian Jones sapeva farmi sorridere, e perfino ridere, nei momenti peggiori.
Una sua battuta, una tazza di cioccolata calda preparata da lui, un abbraccio.
Un bacio.
O forse, dovevo solo prendermi a pugni prima di impazzire del tutto.

 

KILLIAN POV

Guardai mio fratello sistemarsi i capelli, per quella che sarebbe stata la sua terza serata fuori con Ruby; questa volta sarebbero andati al ristorante e poi anche al cinema. Le cose tra loro andavano a gonfie vele, anche se a detta sua ancora non avevano definito il tipo di relazione.
Lo stesso non si poteva dire di me e Emma, invece; era passata una settimana, e nonostante avessi passato la maggior parte del tempo a portare i miei amici in giro per New York, mi ero sentito più solo che mai, senza di lei; non che non l'avessi vista, era venuta diverse volte a dar da mangiare a Hook e giocarci un po', ma più che un “ciao” e altri pochi convenevoli, non avevamo avuto nulla. Neanche uno sguardo.
E mi mancava; mi mancava ogni parte di lei, ogni suo sguardo, ogni sorriso, ogni abbraccio... le confidenze, le strette sul divano sotto le coperte nei giorni più freddi a guardare film, e mi mancava perfino correrle dietro a rischiare la vita ogni due per tre.
Per quanto Liam trovasse che quel “piccolo incidente” nel mio letto fosse stata una buona cosa perché mi aveva finalmente fatto aprire gli occhi, io non riuscivo a vederla in quel modo. Vivere credendo che ciò che provavo fosse semplicemente un forte affetto verso la mia migliore amica, era molto più semplice e indolore; ma forse la colpa era solo mia, in fondo nel momento stesso in cui avevo realizzato di amarla, mi ero reso conto di non poterglielo rivelare. Eppure l'avevo fatto lo stesso... per ricevere un rifiuto più pesante di un macigno.
Eppure era ovvio... era ovvio che al massimo, oltre all'affetto, per me potesse provare al massimo dell'attrazione fisica; in fondo, ero io ad essere caduto ai suoi piedi nel momento stesso in cui l'avevo conosciuta, non lei. Io che avevo deciso di non andare a letto con lei, diversi mesi prima, perché avevo temuto che passato il momento di fragilità avrebbe potuto pentirsene e starci male.
Ero io ad essermi innamorato di Emma Swan ancor prima di conoscere il suo nome.
-Killian... se vuoi io e Ruby restiamo a casa a farti compagnia. Sembri essere sull'orlo del suicidio, e non vorrei averti sulla coscienza...
-Eh?- domandai, cercando di scacciare Emma dai miei pensieri per un momento, cosa che in quei giorni era stata pressoché impossibile.
-Come non detto. Non posso lasciarti da solo.
-Cosa? No, non dire idiozie e vai a divertirti... tu che puoi.
-Così quando torno ti trovo impiccato? No, grazie. Perché non vai da Emma, urlate un po' e la fate finita con questa storia? È assurdo tenervi il muso solo perché avete fatto sesso!
-Non ci stiamo tenendo il muso, è diverso! E poi non posso andare lì e basta, tu non capisci!- protestai, per quanto la sua offerta fosse allettante. Certo, se il problema fosse stato “solo” il sesso, probabilmente l'avremmo risolto... ma Liam non sapeva che avevo confessato alla ragazza i miei sentimenti. E probabilmente neanche lei l'aveva detto a Ruby, altrimenti lui l'avrebbe saputo.
-Avanti, fratellino...- insistette, cingendomi le spalle -Rischia il tutto per tutto e valle a dire che la ami e che non vuoi vivere senza di lei. Se ti va male potrebbe darti uno schiaffo in faccia... in caso contrario, è probabile che ti salti addosso, e stavolta te lo ricorderai...
-Già, oppure non mi parlerà mai più in vita mia.- conclusi, dando voce al mio peggior timore.
In fin dei conti, mi aveva rassicurato dicendomi di non preoccuparmi, che non avevo rovinato tutto... ma a me non sembrava: aveva promesso di chiamarmi, ma dopo una settimana non l'aveva ancora fatto. Neanche per chiedermi di tornare a lavoro, e quello non le mancava dato che passava intere giornate fuori casa... e anche serate a volte, a dirla tutta.
Forse dopo aver rifiutato me e Graham aveva iniziato a uscire con uno dei tanti agenti che per mesi le avevano fatto il filo.
-Lasciami in pace e vai con Ruby. Tra l'altro, lo sa che dopodomani hai il volo per Los Angeles?
L'uomo rimase finalmente in silenzio, e sfilò il braccio per afferrare la sua giacca di pelle dal divano, dove l'aveva lasciata.
-No.- disse quindi, senza aggiungere altro. Proprio come mi ero aspettato.
In fondo, non ero l'unico ad avere problemi e segreti, e nonostante non l'avessi inteso con cattiveria, fui grato del fatto che mi lasciò finalmente in pace. Lui non poteva capire, nessuno poteva capire la situazione creatasi tra me ed Emma: neanche io stesso.
Qualche minuto dopo, quando suonò il campanello andai ad aprire io, trovandomi davanti una Ruby mozzafiato, come non l'avevo mai vista; al contrario di Emma, si vestiva sempre in modo accurato ed elegante, ma adesso era diversa. Niente abitini. Indossava un pantalone nero con un paio di stivaletti beige col tacco e un trench dello stesso colore; in più aveva un trucco molto leggero, ma non per questo era meno bella del solito: anzi!
-Mi fai entrare o no?
-Oh, sì, scusa...- mi riscossi, facendomi da parte -Stai d'incanto. Sono certo che Liam apprezzerà!
-Grazie- sorrise, per poi raggiungere il salotto -Scusa il ritardo, ma Emma è tornata con un bernoccolo sulla fronte e volevo capire...
-Cosa?!- intervenni, prima che Liam potesse risponderle. La lasciavo pochi giorni da sola, e si faceva male?
-Rilassati, sta bene. Fisicamente. Ma voi due quando vi decidete a riprendere a parlarvi?! Sinceramente sono stufa di vedervi sempre depressi!
-Quel che gli ho detto anch'io- fece mio fratello, avvicinandosi a lei per prenderle le mani e baciarla; -Sei bellissima. Sono sempre più convinto che diventerai una grande stilista!
-E tu sei sempre troppo galante- replicò lei, per tornare a baciarlo.
Li lasciai fare in pace, ma non riuscii a fare a meno di guardarli con un gran sorriso; erano una coppia stupenda, e vedere Liam così felice con una donna mi rendeva davvero contento. Tra lui e Ruby era stato tutto naturale, nonostante fosse iniziato col sesso. Il giorno dopo non ne aveva fatto un affare di stato, come avevo creduto sarebbe successo, mi aveva solo chiesto di consigliargli un buon ristorante dove portarla a cena il giorno seguente.
L'unico ostacolo, era probabilmente la sua imminente partenza.
-D'accordo piccioncini, andate prima che chiudano sia il ristorante che il cinema...- li presi in giro quando si staccarono, e la ragazza mi rispose con una linguaccia.
-Andiamo. Però potremmo chiamarti ogni tanto per sapere se sei ancora vivo... è la prima sera che rimani solo da quando se ne sono andati i tuoi amici!
Al che, guardai la donna accigliato: un commento del genere me lo sarei potuto aspettare da Liam, non di certo da lei. Da quando aveva cominciato a fare la mammina premurosa nei miei confronti?
-E' o non è la donna ideale?- approvò quello, scoccandole l'ennesimo bacio, ora a stampo.
-Sì, direi che siete perfetti l'uno per l'altra- confermai, con una risata -Ma non preoccupatevi per me e divertitevi, non vi aspetto alzato.
-Ok. E tu... passa da Emma, magari. Stasera è a casa, e... magari...
Annuii, ma sapevo che non l'avrei fatto; fare la prima mossa, nel mio caso si era dimostrato un grave errore, e non l'avrei ripetuto rischiando di peggiorare ulteriormente la situazione.
Mi avrebbe chiamato, prima o poi, l'aveva promesso.
Fino ad allora, avrei continuato a fantasticare sui suoi occhi, il suo sorriso, la sua pelle morbida e profumata, le labbra, le sue strette calde, i momenti che non potevo permettermi di perdere, non stavolta: non con lei.
I miei sentimenti per Emma andavano aldilà di ciò che avessi mai provato per qualsiasi altra donna, perché tra noi non solo c'era chimica... tra noi c'era un legame forte, c'era la migliore delle amicizie che potessi desiderare... ed era quello, il tipo di relazione che avevo sempre sognato. Non solo baci, abbracci e coccole; anche risate, pugni, lotte coi cuscini, lunghe chiacchierate, e perché no, anche rischiare l'osso del collo una volta ogni tanto.
Ma questo era ciò che volevo io, non ciò che voleva lei.

 

***

 

Ascoltai ansioso i suoi passi, e quando la sentii afferrare la maniglia trattenni il fiato; neanch'io sapevo bene il perché, eppure non riuscivo a fare a meno di essere agitato.
Se si fosse arrabbiata e mi avesse mandato via a calci senza ascoltarmi? O peggio, se mi avesse semplicemente chiuso la porta in faccia senza nemmeno rivolgermi uno sguardo?
Tuttavia, ormai era troppo tardi per tornare sui miei passi, perché la bionda era proprio di fronte a me, sorpresa, a bocca aperta.
-Killian...
-Scusa se non ti ho avvertita...- borbottai, entrando prima che potesse decidere di fermarmi.
A quel punto, non poté che sospirare, chiudere la porta, e voltarsi verso di me: ci ritrovammo pericolosamente vicini, solo una ventina di centimetri separavano i nostri volti.
Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, incontrollato, neanche fossi un adolescente innamorato in piena crisi ormonale. Eppure era proprio così che mi sentivo.
Studiai il suo bel volto, che non avevo avuto modo di ammirare da fin troppo tempo, e mi fu istintivo alzare il sopracciglio nel notare che stesse indossando un cappello... al chiuso.
-Che c'è, hai i capelli unti?
-Non mi convincerai a toglierlo.- ribatté, incrociando le braccia al petto nervosa.
Scossi la testa, sorridendo, e prima che potesse rendersene conto gliel'avevo già tirato via, sollevandolo alto con la protesi, sapendo bene che lei non sarebbe riuscita ad arrivarci.
-Sei uno stronzo!- esclamò infastidita, allungandosi invano, e ridemmo insieme come avevamo sempre fatto: come se tutto fosse tornato alla normalità.
Ne approfittai quindi per tastare il piccolo rigonfiamento tra i suoi capelli, poco sopra la fronte.
-Ahia!- si lamentò, facendo un salto indietro, e allora smettemmo di giocare, mentre il suo viso tornava serio. Mi avvicinai a lei nuovamente, stavolta sfiorandola con più delicatezza, e potei giurare che il suo cuore stesse battendo forte quanto il mio. Anche se, forse, non per lo stesso motivo. Forse aveva paura di me.
-Che hai fatto?
-Niente... cioé...- deglutì, per allontanarsi nuovamente -Senti, perché sei qui, ti ho detto che...
-Che mi avresti chiamato. È passata una settimana, e non l'hai ancora fatto.
-Mi serve più tempo! E non... non toccarmi, non starmi così vicino, tu...
-Hai paura che ti salti di nuovo addosso? Non temere, sei stata piuttosto chiara la scorsa volta.
Non disse niente, e si limitò ad abbassare lo sguardo; mi resi conto di essere sembrato più duro di quanto non fosse stata mia intenzione, ma non riuscii a trattenermi. Certo, non era sua la colpa se non provava le stesse cose... eppure, quella porta in faccia faceva ancora male.
-Killian è meglio se te ne vai. Ho bisogno di più tempo... e tu ne hai bisogno per realizzare che tutte le cose che mi hai detto sono frutto della tua immaginazione...
-Basta.- la fermai -Basta Swan, non sono venuto a litigare, ok? Sono venuto perché sei un'investigatrice, e ho bisogno del tuo aiuto. Il mio conto in banca è stato ripulito, e vorrei riavere i miei soldi indietro.














 

Angolo dell'autrice;
Ciao :) Una volta tanto sono riuscita ad impiegarci meno di una settimana per portare a termine il nuovo capitolo :P
E' stato abbastanza difficile da scrivere, perché penso sia uno dei più introspettivi che ci sono stati fino ad ora... sono stata in crisi su molto punti, nel cercare di capire cosa avrebbero potuto pensare e provare i due xD Spero non vi faccia troppo schifo ahahaha
Emma continua a negare l'evidenza e rifiutarsi di credere che Killian sapesse ciò che stava dicendo... perfino Graham se n'è reso conto, alla fine :')
E poi... sì, è passata una settimana in cui hanno avuto zero contatti, o quasi... diciamo che essendo vicini di casa sarebbe stato poco credibile non si fossero proprio visti, considerando poi che i loro coinquilini si stanno frequentando... e almeno tra loro le cose vanno bene, anche se Liam dovrebbe partire presto...
Infine... Killian si è presentato da Emma, e non solo perché voleva vederla... ma perché è stato derubato. Non so quanto ci metterò a scrivere i prossimi capitoli, perché è dall'inizio della storia che sto programmando questo caso, eppure mi mancano ancora diversi dettagli!
Per chi va a scuola, è stato traumatico il ritorno? Immagino di sì xD Almeno per me lo era sempre.
Grazie come sempre a tutti, e un abbraccio grande! :*
 

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Capitolo 16
*** We're a team, no matter what ***


We're a team, no matter what












KILLIAN POV

Non riuscii a capire se lo sguardo con cui mi rispose fosse di sorpresa, di sospetto, o un misto di entrambe le cose.
Magari non mi credeva; forse pensava che mi stessi inventando tutto soltanto per riavvicinarmi a lei, e in quel caso non potevo biasimarla completamente. Se non altro, però, avevamo messo un punto alla discussione che sarebbe uscita fuori in caso le avessi risposto a tono, ed era l'ultima cosa che volevo. Non volevo litigare con lei, litigare per difendere quei sentimenti che con fatica avevo accettato di provare nei suoi confronti.
-Non ti sei tipo derubato da solo... solo per venire a chiedere il mio aiuto, vero?
A quel punto, sollevare un sopracciglio fu inevitabile: inventare una rapina era un conto, ma addirittura fingerla? Davvero credeva potessi arrivare a tanto?
-Sul serio, Swan?
-Non lo so. Dimmelo tu.
-Emma...- sospirai con una risata, per poi andarmi a sedere di fronte alla sua scrivania, sotto il suo sguardo indagatorio -Non sto dicendo che non arriverei a tanto per riallacciare i rapporti, ma... non credo di essere in grado di architettare una finta rapina nei miei confronti, non credi?
Quella sembrò rifletterci un attimo, ma alla fine prese posto di fronte a me, per poi incrociare le braccia e farmi un cenno, rassegnata.
-Non hai tutti i torti. Non sei così abile.
-Non so se prenderlo come un'offesa o un complimento...- tentai di scherzare, e per mia grande gioia la ragazza accennò un sorriso. Certo, non era il momento adatto per essere felice, in fondo ero appena stato derubato, eppure tra i due problemi che mi tormentavano, i soldi erano decisamente quello di minor rilevanza.
-Ok, allora la faccenda è piuttosto grave. Si può sapere quanti soldi avevi in quel conto?
-Tanti, Swan... praticamente tutto quel che ho, a parte 500 dollari che ho a casa in contanti.
-E tanti, sarebbero...?
-Davvero tanti. Diciamo, diversi milioni.
Ovviamente si accigliò e rimase di nuovo in silenzio, apparentemente scossa; io dal canto mio, non potei fare a meno di scoppiare a ridere per la sua espressione turbata. Certo, non le avevo mai nascosto il fatto di avere molto denaro, ma probabilmente sentire qualcuno che era stato derubato di qualche milione di dollari doveva essere abbastanza shockante.
-Ti hanno rubato milioni e tu ridi?! Ma che razza di problemi hai!
-Ridevo per la tua faccia... però hai ragione. Senti, ho fatto la denuncia e tutto ma... hanno fatto qualche controllo e non hanno trovato tracce, quindi sinceramente, credo di aver davvero bisogno del tuo aiuto, Emma.- aggiunsi più serio; il tempo delle risate era finito. Sì, mi ero rivolto a lei per potermi riavvicinare, ma anche perché ero convinto fosse l'unica che avrebbe potuto aiutarmi: era la miglior detective che conoscevo, in quasi sei mesi non l'avevo vista fallire neanche una volta.
Quella mattina era stato uno shock scoprire di essere al verde; ero andato a fare un po' di spesa al supermercato, e non avevo portato contanti con me dato che in quelle occasioni utilizzavo sempre la carta di credito. Avevo creduto si trattasse un errore quando la donna alla cassa mi aveva detto di non essere in grado di prelevare, ma alla fine non avevo potuto fare altro che rinunciare alle spese e incassare la figura di merda per via dell'immensa fila creatasi dietro di me.
Quindi mi ero recato ad uno sportello esterno per il prelievo, e dopo essermi accertato che non ci fosse nulla da fare, ero passato in banca per sostituire la carta, convinto fosse smagnetizzata.
Poi lo shock, quando l'uomo mi aveva riferito che sul conto non erano rimasti che 22 centesimi; se non mi avessero portato un bicchiere d'acqua probabilmente sarei svenuto lì sul colpo.
Avevo svolto tutta la burocrazia come fossi un'automa, un robot incapace di intendere e di volere ma solo di agire; poi, una volta finito e uscito da lì, il mio primo pensiero era stato Emma. Perché sapevo che nonostante tutto, lei non si sarebbe mai tirata indietro e mi avrebbe aiutato.
-Certo che ti aiuterò...- disse infine, ed allungò una mano per stringere la mia -Vuoi dell'acqua? Un cioccolatino? Sei pallido...
-Non sverrò, tranquilla... ho solo un gran mal di testa, magari... magari vado a casa, e ti lascio in pace...
-Ok, andiamo a casa.- disse senza aspettare che finissi di parlare e si alzò dalla scrivania, recuperando il suo giubbotto rosso appeso dietro.
-Andiamo? Anche tu?- feci stupito, e dopo un attimo di esitazione la mia amica alzò lo sguardo, e dopo tanto tempo finalmente ci guardammo per davvero.
-Sì. Senti... quel che è successo è successo... ma io... io ti voglio sempre bene, questo non è cambiato e non cambierà mai... ed è chiaro che non potrei abbandonarti ora.
-Quindi siamo di nuovo una squadra...- sorrisi, cercando di alleviare il suo evidente e tenero imbarazzo: avevo imparato col tempo che, da parte sua, un “ti voglio bene” era davvero molto.
-Sì. Ma cerchiamo di mantenere le cose... professionali. Ora che ti è successa questa cosa potresti sentirti perso, convincerti ancora di più che quei sentimenti siano reali e...
-Ehi...- la interruppi -I miei sentimenti per te non c'entrano proprio niente coi soldi. Ma non ne parliamo, tranquilla- aggiunsi, dato che aveva già aperto la bocca per replicare -Non farò nulla che... comprometta le cose. Non devi preoccuparti.
La guardai, e lei annuì per poi abbassare lo sguardo; ero stato un po' duro, me ne rendevo conto, ma non le avrei permesso di mettere in discussione la mia nuova consapevolezza. Non voleva proprio accettarla, era piuttosto evidente.
-Andiamo...- sussurrò, stavolta più dolcemente, e mi fece cenno di seguirla fuori; dal canto mio non me lo feci ripetere due volte, ero così sotto sopra che se non avessi avuto un passaggio sarei stato capace di perdermi e finire in Messico, piuttosto che a casa mia.
La mia amica si accorse che sbandavo camminando, quindi senza dire niente mi poggiò un braccio dietro la schiena, che ovviamente mi causò l'ennesimo palpito: dovevo smetterla di reagire in quel modo ogni volta che mi toccava, altrimenti avrebbe avuto ragione lei. E non volevo, non volevo che i miei sentimenti mi impedissero di essere suo amico.
-Hai freddo? Non è che con lo stress ti è salita pure la febbre?- mi domandò quando entrammo in ascensore, ed io mi poggiai contro la parete.
Evitava il mio sguardo, eppure continuava a preoccuparsi per me: forse la cosa migliore sarebbe stata togliermi dalla testa l'idea di baciarla e tutto il resto e cercare di tornare al rapporto di prima. Non era male essere amico di Emma Swan, in fondo.
-Sto bene. Ora sto bene...- le assicurai, per stringerla in un grande abbraccio prima che avesse modo di respingermi. Dio, quanto mi era mancata.


EMMA POV

Con la sua stretta, Killian mi colse totalmente di sorpresa, tanto che il mio unico impulso fu prima di lasciarlo fare, e poi di ricambiare l'abbraccio.
E mi fece più male del dovuto: non per le sue braccia vigorose che mi tenevano stretta fino a mozzarmi quasi il respiro, no, quello era piacevole. Ciò che doleva, era rendermi conto che mi mancasse più di quanto non avessi creduto, tanto che il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, e le lacrime a salire agli occhi.
-Emma...
-Zitto.- singhiozzai, aggrappandomi a lui e lasciando sfogare il pianto come tanti mesi prima, quando per me era poco più che uno sconosciuto.
Quando percepii l'ascensore ripartire verso l'alto capii che era stato lui, voleva darmi la possibilità di piangere quanto volevo, quindi smisi completamente di trattenermi e affondai la fronte nella sua spalla.
Piansi per i ricordi di quello strano pomeriggio d'estate, piansi per tutti i momenti che avevamo vissuto da allora, piansi ancora perché mi era mancato tanto, e piansi perché il mio cuore non riusciva a smettere di battere veloce, mentre il mio istinto non faceva che gridarmi di baciarlo. Baciarlo e stringerlo ancora più forte, come da non lasciarlo andare mai più.
Ma non potevo farlo, non potevo illuderlo così, non me l'avrebbe mai perdonato. Forse neanche quando si sarebbe reso conto che avevo ragione.
O almeno, era quello che continuavo a ripetermi: Killian Jones non poteva davvero provare qualcosa per me... nulla più di un grande affetto tra amici, almeno. Non doveva provare altro.
-Possiamo tornare giù...- sussurrai, adesso che mi ero un po' calmata -Promettimi solo che tutto sarà come prima... Promettimi che non complicherai le cose, che non mi metterai in difficoltà... perché mi sei mancato, e non voglio doverti allontanare di nuovo.
-Non preoccuparti... non ce ne sarà bisogno. Anche se tu credi che dopo ciò che ti ho detto tutto sia cambiato... non è così. Sarai sempre la mia migliore amica Swan, e non vedo l'ora di tornare all'azione con te... magari ti evito qualche bernoccolo...- scherzò, e scoppiammo a ridere entrambi, di cuore. Non aveva tutti i torti, senza di lui ero stata così distratta da diventare un danno per me stessa: se l'FBI l'avesse in qualche modo saputo, sicuramente avrebbe ritirato l'offerta proprio ora che stavo iniziando a rivalutarla.
-D'accordo... andiamo a casa e ordiniamo cinese o messicano, decidi tu. Offro io visto che per il momento sei povero...- sorrisi, incerta se scherzare sull'argomento, ma quello rispose con una risata e annuì, per poi porgermi un fazzoletto in modo che potessi asciugarmi gli occhi prima di uscire.
-Scusami Killian...- bisbigliai, appena fuori dall'ascensore.
-E per cosa?- si accigliò.
-Per... averti sbattuto la porta in faccia in quel modo. Mi dispiace, è che...
-Non devi giustificarti Emma, è tutto a posto... non ce l'ho con te. Insomma, ti capisco...
Ci guardammo ancora una volta, ed io annuii prima di perdere la concentrazione per colpa dei suoi occhi penetranti; non ero sicura che mi capisse, e io non ero sicura di capire lui, ma al momento non m'importava. Ciò che contava era che ci eravamo riuniti, in qualche modo, e mi sentivo leggera come se fosse tornato da me dopo un anno, e non dopo solo una settimana.
Due sole cose dovevo fare ora: far riavere al mio amico i suoi soldi, ed evitare di farmi intrappolare nel tranello di sentimenti illusori in cui era caduto lui.
Smettere di pensare alle sue labbra, ad esempio, sarebbe stato un buon inizio.

 

***
 

Rientrando con le buste del ristorante cinese, l'ultima cosa che io e Killian ci saremmo aspettati, era trovare Ruby seduta sul divano completamente in lacrime.
Per poco non feci cadere le mie, e la ragazza alzò il volto di scatto, come se si fosse accorta di noi solo in quel momento. Aveva gli occhi completamente rossi e umidi come il viso, e non fece altro che rimanere ferma a guardarci, incapace di proferire parola.
-Liam te l'ha detto?- le domandò cauto Killian, con mia grande sorpresa; cosa sapeva più di me? Cosa le aveva detto Liam? Che l'avesse lasciata, per qualche motivo? Eppure l'avevo vista sempre così felice in quei giorni, lui si era sempre comportato in modo meraviglioso con lei, come nessuno dei suoi uomini aveva mai fatto fino ad ora.
Eppure lei annuì, e dalla sua espressione capii che non fosse nulla di buono.
-D'accordo... io levo le tende allora. Vorrà parlare con te...- fece serio rivolgendosi a me, ed annuii nonostante non avessi la minima idea di cosa esattamente avrebbe voluto parlarmi.
-Ti mando un sms dopo, sei sempre invitato a pranzo. Solo...
-Certo, non ti preoccupare. A dopo...- accennò un sorriso e lasciò la sua busta sul tavolo per poi lasciarci sole, quindi presi posto accanto a Ruby, che continuava a singhiozzare senza riuscire a dire una parola. Forse dopotutto non mi sbagliavo su Liam, ma perché? Che motivo aveva di lasciarla?
-Ruby... vuoi dirmi cosa c'è che non va? O vuoi solo un abbraccio?
-Liam... Liam deve tornare a Los Angeles...- confessò, tra un singhiozzo e l'altro -Ma ha detto che può anche farsi trasferire alla filiale di New York. Per me. Ma io ho paura Emma, io non so cosa dirgli...
-Oh ora... ora capisco... - borbottai, e conoscendomi, in una situazione simile avrei reagito allo stesso identico modo. Definire una relazione non era facile, soprattutto dopo una settimana. Chiedere ad una persona di cambiare la propria vita per te, rischiando di pentirtene se le cose fossero andate male. E vivere di rimorsi.
-Io non voglio che se ne vada... non voglio che finisca qui, stiamo così bene! Dopo... dopo capodanno non siamo neanche più stati a letto, abbiamo fatto le cose con calma e... ed è stato bello. Diverso dal solito... mi ha fatta sentire... non lo so, speciale. Ma come posso chiedergli di cambiare tutta la sua vita per me? Se un giorno ci lasciassimo? Lui è un uomo maturo, io non ho neanche 30 anni... se si stufasse...
Mi fece una gran tenerezza mentre riversava tutte quelle parole, e soprattutto mi sorprese: non era da lei parlare e pensare in quel modo, era sempre stata una ragazza alla giornata. E proprio quello mi fece capire quanto Liam fosse importante per lei, quanto la loro relazione fosse seria, nonostante avesse ancora vita breve.
-Tu gli hai detto queste cose, tesoro?- le domandai, e lei scosse la testa.
-Mi ha detto che potevo pensarci... e che lui rimarrebbe perché gli piaccio davvero, ma che devo volerlo anch'io perché non vuole costringermi ad avere una relazione seria... e io non so cosa fare! Prima di conoscerlo ero certa che prima dei trenta avrei preso tutto alla leggera, ma adesso non lo so più!
Più parlava, e più mi convincevo che ormai sapesse cosa fare, solo aveva paura di dirlo ad alta voce: era chiaro che quell'uomo le piacesse e che fosse pronta ad instaurare una relazione seria con lui. E forse non ero il miglior esempio del mondo, la persona più indicata a dispensare consigli, ma non le avrei permesso di farsi sfuggire la felicità per paura.
-Digli quel che hai detto a me. Spiegagli i tuoi dubbi, le tue paure, ma anche le tue certezze... sono sicura che saprà cosa fare. E ovviamente fagli capire che vuoi che rimanga qui. Siete una bellissima coppia Ruby, e non importa se vi conoscete da poco... credo che una donna senta subito quando lui è quello giusto.
Ed era davvero ciò che pensavo, nonostante nella mia vita avessi fatto molte scelte sbagliate, tra cui Walsh. L'avevo amato davvero, pur non avendoglielo mai detto, ero stata bene con lui, ma non avevo mai provato quella sensazione, quella vocina interiore che mi diceva “è lui”. In un certo senso, avevo sempre saputo che prima o poi sarebbe finita, forse anche per questo non ci ero stata troppo male quando alla fine era successo.
-E' quel che tu provi per Killian?- mi domandò tirando su col naso, per poi guardarmi negli occhi, cogliendomi alla sprovvista.
-Ruby ne abbiamo già parlato e...
-E hai detto che non vuoi provare altro per lui. Ti prego Emma... e avete anche fatto pace?
-Diciamo che... è una tregua. Hanno ripulito il suo conto e ha bisogno di me, quindi lavoreremo insieme, ma dopo...
-Emma.
-Sì! D'accordo!- confessai, per esasperazione -Ed è per questo che non voglio la nostra amicizia cambi. Un'amicizia può durare per sempre e... senti non ne voglio parlare, stavamo parlando di te. Noi due siamo diverse, quindi... tu non sei come me, e tra voi due può funzionare. Lo penso davvero, e so che lo sai anche tu...
-Sì, lo so.- confermò, quindi si asciugò gli occhi con una manica -Ma avevo paura. Ho paura... però... non voglio che se ne vada.
-Bene!- sorrisi -Allora datti una sistemata e va' a dirglielo subito, sono certa che è impaziente di sapere cosa ne pensi...
-Grazie. Ti voglio bene, sei la migliore amica che si possa desiderare...
-Lo so!
Scoppiammo a ridere entrambe, e lasciai che la ragazza mi abbracciasse felice; ed ero felice anch'io, felice di esserle stata d'aiuto nel mio piccolo.
-Adesso vado. Tu chiama Killian così potete pranzare... e sono contenta di rivedervi insieme.
Annuii, lo ero anch'io e moltissimo; avrei voluto parlarle del vero motivo del nostro allontanamento, ma non era il momento giusto, doveva pensare a sé stessa ora e non a me. Forse, in serata o nei giorni successivi l'avrei fatto, in fondo avevo sempre condiviso tutto con lei, e lei con me.
Probabilmente questa volta avevo deciso di non farlo perché raccontarlo ad alta voce mi avrebbe dato ulteriore conferma che fosse davvero accaduto, e ciò mi spaventava: così come mi spaventavano i consigli che avrebbe potuto darmi.
“Tutto ok qui :) ti aspetto e apparecchio la tavola. E oggi stai da me, lasciamo casa tua a Liam e Ruby... sono sicura che saranno contenti.”



 ***


Sorprendentemente, la giornata con Killian era andata piuttosto bene, senza cause di imbarazzo... beh, a parte il fatto che non avevamo ancora uno straccio di indizio su chi potesse aver avuto accesso al suo conto per svuotarlo, e dove fossero finiti tutti i soldi. Sembrava quasi fossero stati trasferiti nel nulla, e il problema era che non c'era neanche traccia del transito di denaro, era come se nessuno avesse toccato nulla.
Dato che per oggi sembrava non ci fosse più nulla da fare, avevamo deciso di chiudere la serata in uno dei nostri soliti bar, poco lontano da casa: bere faceva sempre bene allo stress e i nervi, e lui ne aveva decisamente bisogno, forse anche più di me.
-Ok, credo che delle patatine fritte ed una birra bella grande siano la cena ideale...- borbottò sconfortato, non appena ci sedemmo. Aveva gli occhi rossi, e per me doveva valere lo stesso dato che avevamo passato ore ad esaminare video di sorveglianza, carte e dati fornitici dalla polizia e dalla mia abilità di hacker.
-Ehi non ti preoccupare, non mi fermerò finché non riavrai i tuoi soldi, lo sai no?- tentai di rassicurarlo, con una pacca sulla spalla forse un po' incerta.
Ecco, il contatto fisico forse era forse l'unico problema che sembrava non riuscissimo a superare, a parte quell'abbraccio in ascensore.
Ora ogni contatto sembrava quasi ambiguo, ogni suo tocco era causa di brividi e palpitazioni inspiegabili, e non volevo che si creassero malintesi. Non volevo credesse che la mia reazione fosse dovuta a qualche strano sentimento; era imbarazzo piuttosto, disagio di sapere che lui avrebbe voluto toccarmi in altri modi, decisamente più intimi. E anche quel pensiero mi faceva tremare.


KILLIAN POV

-Lo so, non metterei mai in dubbio la sua bravura, detective...- sorrisi, cercando di ignorare quel fremito. Ero stufo di avere le farfalle nello stomaco ogni volta che mi sfiorava; forse era per quello che evitava di farlo il più possibile, magari sentiva il mio corpo reagire.
-E' solo che mi pare assurdo. Perché qualcuno dovrebbe derubarmi? Insomma, per riuscire a farlo senza lasciare la minima traccia, devi essere piuttosto bravo no? Non sarò un esperto, ma ho letto e studiato abbastanza da poterlo capire...
-Hai ragione...- ammise, ed io intanto feci cenno al cameriere per fargli capire di portarci il solito -Sembra quasi... una faccenda personale. Conosci qualcuno che ti odia? Che so, magari qualcuna delle tante povere ragazze che hai mollato dopo qualche scopata...
Feci per aprire bocca e ribattere, ma alla fine rimasi in silenzio, rendendomi improvvisamente conto di non aver voglia di parlare con lei delle ragazze con cui ero stato a letto. Per poco non avevo risposto con uno stupidissimo “Sì, magari sei stata tu”, ma fortunatamente mi ero trattenuto in tempo. Non era decisamente qualcosa su cui scherzare... almeno per me: ma dopo ciò che le avevo confessato, probabilmente anche lei l'avrebbe trovato imbarazzante. Non che sembrasse prendermi sul serio, avevo capito che non aveva intenzione di smuoversi dalla sua convinzione che i miei sentimenti fossero un'illusione.
Ma come potevano esserlo? Lei era così bella, coi suoi boccoli dorati che le cadevano disordinatamente sulle spalle, gli occhioni verdi con le ciglia lunghe, che si illuminavano ogni volta che sorrideva. Non c'era niente di Emma Swan che non mi piacesse, neanche il suo carattere burbero e difficile... non riuscivo ad odiarla nemmeno per avermi sbattuto fuori casa quando le avevo aperto il mio cuore. Lei era così, e a me piaceva esattamente com'era.
-No, non credo proprio. Non mi viene in mente nessuno...- dissi soltanto, risollevando lo sguardo.
Ed era vero, non avevo idea di chi potesse volermi derubare... magari era solo un caso, in fondo a tutto il mondo era noto che fossi uno scrittore multimilionario.
-Ok... allora per stasera pensa solo a rilassarti. Se vuoi bere beviamo... ma non troppo. Non vorrei risvegliarmi di nuovo nuda accant... scusa.
Fu il suo turno di essere imbarazzata, stavolta, e si gettò sul bicchiere di birra non appena il ragazzo ce le servì insieme alle patatine fritte. Decisi di imitarla prima di dire qualcosa di cui avrei potuto pentirmi... tipo che a me sarebbe piaciuto risvegliarmi nudo accanto a lei, ma con la memoria intatta.
-Non ti preoccupare. Il fatto che tu mi piaccia non vuol dire che non possiamo più scherzare...
-Smettila.
-Eh? Smettere di fare... cosa?
-Di dire che io ti... dai, è assurdo! Renditi conto che è assurdo, sei confuso!
-La verità è che finalmente non lo sono...- replicai, per poi mandare giù un altro sorso di birra. Liam aveva ragione, più lo dicevo ad alta voce, e più mi sentivo leggero. E la cosa strana era che neanche mi sentivo in imbarazzo nel dirlo, forse perché con Emma eravamo sempre stati sinceri l'uno con l'altra: il nostro rapporto non era convenzionale, affatto, ma lo amavo proprio per questo.
-Ti ho detto di smetterla. Non voglio essere indelicata, ma adesso basta. Se non la smetti con questa storia... non dico che non ti aiuterò, ma lo farò da sola.- mi minacciò puntandomi il dito contro, ed invece che terrorizzante non potei che trovare quel gesto adorabile. Stavo impazzendo.
-Scusa- dissi tuttavia, per non farla arrabbiare. L'ultima cosa che volevo era che mi allontanasse di nuovo, non l'avrei sopportato. Dopotutto continuava a mandarmi segnali molto chiari, ovvero che non condivideva i miei sentimenti, dovevo seriamente iniziare a togliermela dalla testa almeno in quel senso. Ma come? Come si faceva a smettere di amare Emma Swan? Come aveva fatto Walsh a rimpiazzarla con una donna qualsiasi? Come avrei fatto io, a vedere un futuro per me che non fosse insieme a lei?
-D'accordo, stavolta ti perdono. Solo... basta, ok? Sono seria Killian... e... ti passerà, quando incontrerai qualcuna...
-Oh, no, no.- la bloccai prima che andasse avanti -Non voglio conoscere donne ora.
-Uomini allora?- sollevò il sopracciglio, e con quella battuta la tensione fu smorzata completamente dalle nostre risate.
-Che c'è! Mica ti giudico se sei gay, poi ora hanno legalizzato i matrimoni in tutti gli stati qui...
-Smettila- feci tra le risate -Preferisco decisamente le donne.
-Mh... potremmo fare sesso allora.
-COSA?!- esclamai, sputando la birra dritta nel mio piatto di patatine, al che la bionda rispose con un'occhiata decisamente disgustata.
-Beh, sì, sai, ci stavo pensando ora... tu magari sei convinto di quella cosa per via di quello che è successo... di cui non ricordiamo niente... forse se ti togli lo sfizio, tutto tornerà come prima...
-No.- la interruppi subito -Credo che questa birra sia più alcolica del previsto. Non faremo sesso per toglierci uno sfizio, Swan.
-Ok, ok... era solo un'idea...- borbottò pensierosa, per poi tornare alle sue patatine. Cosa diavolo stava succedendo a quella ragazza? Come poteva essere disposta addirittura a concedermi il suo corpo, solo per convincermi dell'irrealtà dei miei sentimenti? Che non lo accettasse era un conto, ed anche che non ricambiasse; ma insistere così tanto! Perché!?
-Per... per stanotte ti sta bene dormire sul divano? Altrimenti ti sistemo il letto in camera di Ruby, sono certa che non sarà un problema...
-No, no. Il divano andrà benissimo. Sei sicura, però? Voglio dire, Liam e Ruby...
-Sì. Se le cose vanno come penso io, avrai un coinquilino ancora per un bel po' di tempo...
-Eh?!
-Ma sì, dai... Liam vuole restare per Ruby. È per questo che piangeva, era spaventata...
“Avete in comune più di quanto pensassi”, pensai, ma senza esprimerlo ad alta voce per non sollevare l'ennesima discussione sullo stesso argomento.

 

***


-SWAN!- esclamai, saltando giù dal divano senza preoccuparmi di mettermi qualcosa addosso. In un primo momento avevo creduto di aver visto male, ma dopo tre volte che avevo riletto quei nomi, le date e la breve didascalia, ai dubbi rimase pochissimo spazio.
-SWAN!- gridai nuovamente, e corsi verso camera sua col telefono in mano, rischiando di scivolare sul tappeto e rompermi la testa, poi spalancai la porta della sua stanza senza tante cerimonie, e mi buttai a sedere sul letto mentre la giovane si stropicciava gli occhi confusa e assonnata.
-Killian... cosa vuoi, sono le... Dio, sono le 4, che problemi hai?!- fece sconvolta quando si voltò a leggere l'ora sulla sua sveglia elettronica.
-Sì, lo so, scusa, ma non potevo aspettare domani!
-Per fare cosa? Per correre mezzo nudo in camera mia?! Hai avuto un incubo?
-No, no, Swan, no. Ho scoperto qualcosa.
-Cosa? Sul furto?- domandò, con espressione ora più interessata, e si drizzò a sedere stringendosi nelle coperte, gesto che decisi di ignorare: non era il momento di fissarsi sui dettagli, sul fatto che dal girare mezza nuda davanti a me fosse passata a nascondersi solo perché aveva un pigiama poco coprente.
-No...- scossi la testa, eccitato, sbloccando lo schermo del telefono -Riguarda i tuoi genitori, Emma, non ci crederai mai!













 

Angolo dell'autrice;
Ciao :) Avrei dovuto postare ieri, lo so, ma non sono riuscita a finire il capitolo e volevo farlo come si deve, dato che ora inizia una parte molto importante. Avevo in mente questo caso fin dall'inizio, e spero di gestirlo per il meglio... posso anticipare che nei prossimi 3 capitoli ci sarà molta azione, e succederanno molte cose, ed altre verranno rivelate...
Comunque, dopo l'iniziale dubbio che Killian mentisse, Emma ha capito che era serio e ha deciso di aiutarlo... dopotutto non avrebbe mai potuto abbandonarlo proprio ora; lui, nel frattempo, coglie il buono di questa rapina... ovver il poter di nuovo trascorrere del tempo con lei, magari riavvicinarla. Anche se, riguardo ai sentimenti vari, Emma non sembra intenzionata a smuoversi dalle sue convinzioni... aprirà gli occhi? E chi lo sa xD
Nel frattempo, Ruby ha deciso di fare un passo importante... a quanto pare è decisamente più sveglia di Emma, e ha capito che non è il caso di farsi sfuggire la felicità che potrebbe avere xD
E poi Emma e Killian, dopo un po' di relax farcito da una piccola discussione, sono tornati a essere una squadra... e Killian ha fatto una scoperta, su delle ricerche di cui Emma non sapeva nulla :)
Non so come gestire le due ff ora, vorrei dedicarmi a questa per adesso, ma non voglio neanche far passare troppo tempo per l'altra... ci penserò >.<
Grazie a tutti come sempre per commenti e consigli (alcuni mi sono piaciuti molto e potrei utilizzarli!), e a presto :)
Un bacio :*

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Capitolo 17
*** Lei o nessun'altra ***


EDIT: Non avete idea di quanto sia frustrante sto problema dei codici. Ma poi perché solo a me?! Che ho fatto di male per meritare questa scocciatura! >.<



 

Lei o nessun'altra












EMMA POV

-Aspetta... di cosa diavolo stai parlando? Stai delirando? Sei sonnambulo?
-Sono sveglissimo! E credo di sapere chi potrebbero essere i tuoi genitori...
Pur non essendo ancora del tutto certa di essere sveglia, cercai di focalizzarmi sulle parole che Killian aveva appena pronunciato. Aveva trovato i miei genitori? Come poteva, alle 4 del mattino, improvvisamente avere scoperto chi fossero? E poi... perché?
-Ok... meglio che ti lasci cinque minuti per riprenderti. Mi dispiace di essermi gettato così in camera tua, è che...
-No... no, non fa niente. Tranquillo. Solo... ho bisogno di quei cinque minuti. Perché non sei vestito?
-Perché qualcuno mi ha derubato di tutte le magliette comode...
-Idiota, ne ho solo due o tre...- borbottai colpendolo sul braccio, poi mi ributtai indietro sul cuscino, chiudendo gli occhi.
Non ero brava a pensare da appena sveglia, e ancor meno in piena notte, ma non potevo semplicemente ignorare una rivelazione del genere. Per anni avevo cercato di rintracciare i miei genitori, e non ci ero riuscita neanche con tutti i contatti che mi ero procurata nel corso del tempo. Da quasi tre, mi ero messa l'anima in pace sul fatto che i due si fossero presi la premura di fare il possibile per assicurarsi che loro figlia non sarebbe mai riuscita a trovarli. Ci avevo sofferto, avevo pianto, avevo urlato. Ero stata male. Ma poi, alla fine, l'avevo accettato.
Pur sapendo che ci fossero migliaia di buone ragioni per le quali scegliere di abbandonarmi, tuttavia, non ero riuscita a capacitarmi cosa potesse aver fatto una bambina appena nata per meritarsi di perdere ogni possibilità di conoscere le persone che l'avevano concepita.
Magari erano poveri e avevano voluto cercare di darmi un futuro migliore, oppure mia madre era stata violentata da ragazzina e non si era sentita di prendersi cura di me – o tante altre ragioni. Potevo capirlo. Ma prendersi la briga di far sparire ogni più piccola traccia?
Tornai alla realtà solo quando percepii il tocco familiare di un dito sul viso, partì sotto l'occhio per fermarsi al mento; aprii gli occhi, e trovai Killian a guardarmi intensamente, leggermente preoccupato.
-Non ti sei accorta che stai piangendo, vero?
Scossi la testa, incapace di parlare a causa della vicinanza del suo corpo, del suo viso, dei suoi occhi, e delle sue labbra che respiravano quasi sulle mie, mozzandomi il respiro.
-Se vuoi ne parliamo domani. O non ne parliamo proprio. Scusa, dovevo dirtelo, non dovevo interferire nelle tue cose...
-No, scusa tu...- mi schiarii la voce, asciugandomi gli occhi con la mano -Stavo solo pensando a... a quanto ho cercato, fino ad arrendermi... pensavo fosse un capitolo chiuso. E invece... dai, dimmi. Hai sganciato la bomba, credi davvero che io possa aspettare fino a domani?!
Al mio sorriso l'uomo scoppiò a ridere, e io con lui: mi conosceva, sapeva che non ero nota per la mia pazienza, nonostante il mio lavoro ne richiedesse molta. Ero brava a fingere di esserlo, certo, ma non quando avevo la verità su un piatto d'argento!
-Senti... ho freddo, non è che posso raggiungerti sotto le coperte?- propose, spiazzandomi. Era davvero il caso di lasciarlo sdraiare nel mio letto? Accanto a me?
-Avanti Swan. Non sono io quello che fa proposte indecenti qui...
Quell'uscita bastò a cogliere nel segno e farmi arrossire come un pomodoro: grazie al cielo non avevo acceso la luce!
Avevo fatto di tutto per non pensare più al mio attimo di follia, a cui io stessa non riuscivo a dare una spiegazione, ed invece di non nominarlo mai più come avevo sperato, aveva addirittura deciso di rinfacciarmelo tanto sfacciatamente.
Dio, come avevo potuto proporgli di fare sesso per togliersi uno sfizio?! La parte peggiore era che non avevo semplicemente aperto bocca parlando senza pensare, ma ci avevo davvero riflettuto prima di farlo. Avevo pensato che forse, ricordando, avrebbe smesso di farsi film su noi due come coppia, e magari avrebbe aiutato anche me a smettere di chiedermi come fosse farlo con lui. Farsi stringere tra le sue braccia forti, e farsi avvolgere da quel corpo che era sempre stato caldo ed imponente... avevamo evitato di fare sesso una volta, ed eravamo finiti a farlo inconsapevolmente; ora, Killian credeva di essersi innamorato di me. Forse se l'avessimo fatto senza ubriacarci, tutto sarebbe tornato alla normalità una volta per tutte.
-Scusa per quella... cosa.- borbottai, incapace di guardarlo in faccia -Non so cosa mi sia passato per la testa, io non intendevo davvero... io...
-Emma!- mi bloccò con un dito sulle labbra, gesto che non aiutò ad alleviare il mio imbarazzo -Non ti preoccupare. Lo so. Stavo solo scherzando...
-Vieni.
Alla mia decisione netta, l'uomo sollevò un sopracciglio com'era solito fare, ma io annuii e mi spostai a destra sollevando la coperta per fargli spazio. Per quanto a petto nudo fosse una bella visione, e per quanto mi mettesse in soggezione il fatto di averlo troppo vicino, non volevo avere sulla coscienza la sua salute.
Quindi, prese cautamente posto, e fu allora che decisi drasticamente di rompere completamente il ghiaccio: lasciai quindi il mio angolino, e mi avvicinai al mio migliore amico cingendogli le spalle con un braccio, e lasciandolo poggiarsi contro il cuscino insieme a me.
Percepii il suo sguardo anche al buio, ed allora mi voltai per rispondere con un sorriso al suo, bello da mozzare il fiato com'era sempre stato. Neanche la notte era in grado di oscurare i suoi occhi.
-Allora... dimmi cos'hai scoperto. Ma se hai da farmi vedere qualcosa usa il tablet, a quest'ora non sono in grado di decifrare le scritte sul cellulare...- gli ricordai, passandogli il mio iPad. Tuttavia mi resi conto troppo tardi di averlo lasciato acceso sulla prima pagina del suo libro, ed abbassai lo sguardo quando ne sbloccò lo schermo.
-Non hai iniziato a leggere?
-No. Scusa. Le cose si sono fatte... strane e sì, beh... io... ho intenzione di leggerlo, davvero.
-Tranquilla, era solo per dire... non è di questo che dobbiamo parlare ora. I tuoi genitori...
Annuii e lo lasciai trafficare col browser, sporgendomi per vedere cosa stesse facendo; sembrava stare scaricando un pdf da uno strano sito web che non conoscevo. Il nome del file era semplicemente “1990”, il mio anno di nascita.
Studiai il suo sguardo mentre trafficava con l'apparecchio, sembrava quasi... eccitato: cosa aveva scoperto di tanto eclatante sui miei, ammesso che si trattasse davvero di loro? Forse mio padre era il presidente? O magari uno dei reali inglesi, o il Papa...
Tuttavia dovevo dargliene atto, non sapevo come ci fosse riuscito, ma aveva comunque scoperto più di me, forse stava diventando davvero un buon investigatore: magari gli avrei fatto un nuovo tesserino, non più da consulente ma da detective. Lo consideravo mio partner, certo, ma ufficializzarlo su carta l'avrebbe reso più reale: oltre ad essere scrittore, sarebbe stato a tutti gli effetti un investigatore privato.
O forse stavo solo correndo troppo.
-Ok... devo andare ad Ottobre ora, e leggerai tu stessa... sono degli scan vecchi quindi non sono chiarissimi ma se io sono riuscito a leggere dal telefono...
-Fammi vedere e basta, mi stai uccidendo dall'ansia!
-Calmati Swan, eccolo! 24 Ottobre. L'articolo al centro.
Annuii e presi l'ipad dalle sue mani, rendendomi conto solo in quel momento che quelli scan appartenessero al “New York Times” del 1990, ed il pezzo che mi aveva indicato riguardava, guarda caso, dell'FBI. Non era molto lungo, ma me lo sarei fatto bastare: era normale che l'FBI non divulgasse troppe informazioni, in fondo.
Agenti sotto copertura scompaiono dopo il lutto: Solo ieri, 23 Ottobre, gli agenti speciali denominati Snow e Charming hanno subito un grave lutto con la perdita della loro primogenita, nata senza vita. Non è inverosimile credere che il dolore possa averli spinti a ritirarsi a nuova vita e sparire dalla faccia della terra ma – nonostante l'FBI non possa né confermare né smentire – il loro appartamento trovato completamente sotto sopra, potrebbe non essere una copertura. Meno di un anno fa è trapelata la notizia che alcuni agenti si stessero occupando di una questione molto importante e delicata riguardante la sicurezza nazionale, e ci sono tutti gli elementi per presumere che possa trattarsi proprio di loro due. Il direttore Williams S. Sessions, ha assicurato tuttavia che il paese non è, in ogni caso, lasciato al proprio destino. Con la speranza di poter dare a breve buone notizie, il Paese sarà informato in caso di maggiori dettagli sull'accaduto.”
Rilessi il trafiletto circa tre volte, e non bastò ad evitarmi di scoccare un cipiglio incredulo a Killian: era serio? Credeva davvero che i miei genitori potessero essere due agenti speciali dell'FBI scomparsi, o forse morti? E soprattutto, si era perso un passaggio: la figlia dei due, era nata morta.
-Dai, Emma! Ha perfettamente senso, e tutto coincide. Tu sei nata il 23 Ottobre a Boston, e questa Snow ha partorito lo stesso giorno, proprio al Massachusetts General Hospital... non guardarmi così, non è stato così difficile trovare dove sei nata.
-Killian, “primogenita nata senza vita” ti dice niente? E sai quante altre bambine saranno nate lo stesso giorno nello stesso ospedale?
-Non capisci. Se davvero avevano tra le mani qualcosa di grosso... hanno deciso di proteggerti facendo credere a tutti che fossi morta! Mi sembra così ovvio! E poi, 13 bambine sono nate quel giorno, compresa la piccola “morta”. Di queste 13, soltanto tu e Sally Lautner siete orfane, ma lei non somiglia così impressionantemente a Snow e Charming.
-COSA?!
Non gli lasciai neanche il tempo di sbloccare il suo cellulare, che glielo strappai di mano ed entrai immediatamente nella galleria delle immagini per aprire la prima.
Lo shock non tardò ad arrivare, senza neanche il bisogno di zoomare.
Qualcosa scattò dentro di me alla vista dei due volti, ed il fatto che fossi praticamente l'incrocio di quelle due persone mi rese impossibile trattenere le lacrime. Killian mi strinse a sé, ed io lo lasciai fare poggiando il telefono sulle gambe, e la testa sulla sua spalla. Non potevo crederci, non potevo credere che quelle due persone coi loro nomignoli assurdi fossero le stesse che mi avevano abbandonata: eppure qualcosa mi diceva che era così. Non avevo prove, avevo un articolo e una foto sbiadita, ma quella bastava.
Semplicemente, me lo sentivo.
-Credi... credi che siano morti?- gli domandai tirando su col naso, senza abbandonare la posizione comoda che mi aveva fornito.
-Io credo di no. Non sono mai stati dati per morti... non ci sono state altre notizie, ma...
-E allora perché non mi hanno cercata?! Sono passati 25 anni! Potevano mettersi in contatto con me, ci sarebbero riusciti con uno schiocco di dita se sono dell'FBI!
-Emma...
-No! Non provare a difenderli! Col lavoro che faccio, posso anche capirli... posso capire perché mi hanno abbandonata. Ma non perché non mi hanno mai cercata! Se non volevano figli tanto valeva abortire!- gridai staccandomi da lui, ma quello sembrò non accettarlo e mi attirò di nuovo a sé, quasi con violenza, per stringermi ancora una volta.
-Non pensarlo nemmeno, Swan, o potrei smettere di essere il gentiluomo che sono e darti uno schiaffo. Se tu non fossi nata, io non avrei mai conosciuto la persona più importante della mia vita.
A quelle parole mi forzai ad alzare lo sguardo sul suo: il buio, ancora una volta, non bastò a nascondere i suoi occhi, anch'essi lucidi, e la convinzione con la quale aveva pronunciato quell'affermazione, mi spaventò.
-Killian...
-Non sanno cosa si sono persi. E no, non volevo difenderli... volevo solo dire che sono loro a perderci. Non credere neanche per un solo secondo di non essere amata, perché io ti amo. Puoi non credermi, puoi credere che sia confuso, e magari è così... non sono mai stato innamorato prima d'ora, non so bene cosa voglia dire... Ma qualunque cosa succeda, per quanto tu possa trattarmi male, sbattermi porte in faccia, picchiarmi, o tutto quello che vuoi... io non ti abbandonerò mai, Emma Swan, potrai contare su di me fino alla fine dei miei giorni: te lo giuro. E poi, per lasciarti andare dovrei essere proprio un gran coglione!
E lì, nonostante tutto, le mie lacrime si trasformarono in risate: sapeva sempre come farmi star meglio, ed alleggerire anche i discorsi più profondi.
Tuttavia senza rendersene conto, Killian Jones aveva cancellato ogni mio dubbio.
Lui mi amava: quelle parole erano le più belle che qualcuno mi avesse mai dedicato, perché innocenti eppure cariche di affetto. Cariche di certezze. Di amore.
Ne ero estremamente spaventata, ed erano il motivo per il quale non potevo permettermi di innamorarmi di lui... non potevo permettere ai sentimenti di sopraffarmi. Se l'avessi mai perso, tanto sarebbe valso smettere di vivere, perché ero certa che non esistesse nessun altro così speciale come lui, almeno non per me.
Solo allora mi accorsi di aver smesso di ridere.
-Emma... giusto perché tu lo sappia, tra noi non cambia niente, se tu non vuoi. Vuoi un amico? Sarò il tuo amico. Sempre. Non pretendo nulla da te, se non di averti accanto come fino ad ora...
Annuii, ed alzai lo sguardo per tentare di decifrare il suo: non era duro, era serio ma allo stesso tempo dolce, rassicurante.
-Non... non sei arrabbiato con me?
-Certo che no. Tu con me? Per aver fatto ricerche senza dirti nulla...
-No.- scossi la testa -Anzi, ti ringrazio, io... non ero pronta a rischiare di illudermi di nuovo...
Stavolta fu lui ad annuire, e restammo in silenzio a guardarci negli occhi, al buio: perché, nonostante sapessi di non doverlo fare, avevo sempre più voglia di gettarmi sulle sue labbra?
Assaporarle, lasciarmi inebriare completamente dal suo profumo, e lasciarmi avvolgere dal suo corpo muscoloso.


KILLIAN POV

Mentre la guardavo, mi chiesi se fosse consapevole di stare tremando. Come una foglia.
Tutto il suo corpo tremava, i suoi occhi erano ancora lucidi, e quasi mi fece male per quanto in quel momento sembrasse indifesa e spaventata.
Le avevo detto di non essere certo di sapere cosa fosse l'amore, ma era una bugia: mai più di oggi ero certo di essere completamente innamorato di quella ragazza complicata, e più lei mi respingeva, più affogavo nei sentimenti nei suoi confronti. Forse faceva parte dell'amore anche il masochismo, dopotutto, forse non ero così strano.
-Killian, puoi rimanere qui?
Non posso. Come faccio a resistere, se ti ho così vicina? Come faccio a non baciarti? A non baciare ogni centimetro della tua pelle? A non toccarti come vorrei?
-Certo. Tutto quello che vuoi, tesoro. Stai meglio?
-Sì. Io voglio scoprire se i miei genitori sono ancora vivi. Mi aiuterai? Prima penseremo a te, chiaro.
-Mi sembra ovvio che ti aiuterò. E io direi che possiamo fare le due cose in contemporanea...
Annuì ancora, poi come se ci fossimo sincronizzati, scivolammo nel letto fino a sdraiarci, e non opposi la minima resistenza quando la ragazza si strinse a me, perché per quanto fosse difficile resistere, era anche piacevole avere il suo corpo caldo tra le braccia.
-Meriti una donna che possa amarti senza farti del male, Killian... perché sei l'uomo migliore sulla faccia della terra...- sussurrò, e seppi che replicare non sarebbe servito a nulla.
Ma io non ero il migliore.
A meno che essere il migliore non volesse dire innamorarsi della propria migliore amica, farci sesso da ubriaco, poi dichiararsi, ed infine mentirle sulle mie certezze.
Perché lei era la mia unica certezza.
E nonostante tutto mi addormentai felice, per qualche assurdo motivo mi sentivo stranamente ottimista. Forse non l'avrei mai avuta nel modo in cui avrei voluto, ma era pur sempre mia, e non me la sarei fatta sfuggire. Ed inoltre, una dolce rassegnazione si era insinuata dentro di me.
Lei, o nessun'altra.
Ormai ne ero certo, e non potevo farci nulla: lei era diventata insostituibile.
Ma non l'avrebbe mai saputo, la amavo troppo per farle carico di questo peso.
Lei, o nessun'altra.

 

 ***

 

Guardare Emma dormire era sempre stato rilassante, ma ora più che mai. Mi sentivo in colpa per lo stress emotivo a cui l'avevo sottoposta quella notte, tanto che mi ero svegliato così come mi ero addormentato: con lei tra le braccia, come a volerla ancora consolare.
Ma ero felice che me l'avesse lasciato fare, che avesse smesso di allontanarmi per quanto quella reazione fosse comprensibile. Dopo la storia di Walsh, Emma era sempre fuggita di fronte a quei sentimenti, e per quello non aveva mai dato una possibilità a nessuno dei suoi corteggiatori: non me l'aveva detto esplicitamente, ma avevo capito che fosse spaventata al pensiero di legarsi in quel senso.
-Che ore sono?
Per lo spavento feci un piccolo balzo sul posto, quella stramaledette bellissima bionda poteva anche darmi un piccolo preavviso del fatto di essere sveglia! Non mi sarei fatto cogliere con le dita intente a delineare i contorni del suo viso.
La giovane rise, una leggera risata ancora impastata dal sonno, e si sollevò piano a baciarmi sulla guancia, confondendomi un po' le idee.
-Scusa, non volevo spaventarti...
-Tranquilla... tu piuttosto sembri di buon umore oggi...
-Sì. Ieri mi sono sfogata, e oggi... beh, sto bene. Grazie per essere rimasto con me, so che non era una buona idea ma...
-No, va bene... se non sarai la mia ragazza, devo riabituarmi a dormire con te senza rischiare di saltarti addosso...- decisi di buttarla sul ridere, ma non ricevetti il risultato ottenuto.
-Scusa se non posso darti quello che vuoi... sono orribile...- borbottò, abbassando lo sguardo.
-No. Non devi scusarti, sono io che non dovevo... Dovrebbe essere illegale innamorarsi della propria migliore amica, può rovinare tutto... e io non voglio.
-Non lo voglio neanch'io. Cosa devo fare per non perderti...
La sua voce suonava così triste e addolorata che fece male a me, ed istintivamente la strinsi ancora, come avevo fatto la sera prima. Non volevo si sentisse in colpa per non provare i miei stessi sentimenti, che fosse per paura o semplicemente perché mi vedeva come un amico e basta.
-Te l'ho già detto, non devi fare proprio niente, non mi perderai...
-Grazie. Spero lo capirai presto, Killian... è meglio essere amici. Lo so per esperienza...
Annuii, pur non pensandola in quel modo. Certo, non ero mai stato fortunato nel campo se a 34 anni mi ritrovavo ancora single e innamorato della mia migliore amica, ma per come la vedevo io, l'amore era solo una variante dell'amicizia. C'erano dei sentimenti in più, ma nessuno in meno... almeno per il mio ideale di vita di coppia. Volevo che la mia donna fosse anche e soprattutto mia amica. Forse era una concezione sbagliata, forse non era così che andavano notmalmente le cose, ma era ciò che desideravo.
Purtroppo o per fortuna, tuttavia, non ebbi la possibilità di dire altro ad Emma, perché la porta della camera si spalancò e sulla soglia ci ritrovammo Liam e Ruby a darci il buongiorno raggianti, prima di rimanere confusi.
-Wow, abbiamo interrotto qualcosa?- fece la mora, mentre mio fratello si limitò ad alzare un sopracciglio, ma entrambi non tardammo a rispondere con dei “No” piuttosto acuti.
-Stavamo solo...
-Dormendo. E voi due, cosa...?
-Ho appena chiamato il capo, e non serve neanche che torni a Los Angeles per fare le carte del trasferimento... ma...
-Ma, ho preso un biglietto, e Liam mi porta 5 giorni Los Angeles! Partiamo domani!
-Wow...- borbottai soltanto non sapendo che altro dire, e mi scambiai un'occhiata con Emma. Certo, ero felice di quella svolta, ma notizie del genere di prima mattina non erano facili da concepire. Eppure i loro volti erano così accesi e felici, che dopo un po' fu impossibile non farsi contagiare: vedere Liam così allegro mi riempiva di gioia.
-Lo so, è... successo tutto in fretta, ma... Emma mi ha dato un ottimo consiglio. Non era giusto lasciare che la paura rischiasse di rovinare qualcosa che può rendermi felice... e quel qualcosa, è Liam...- sussurrò le ultime parole più dolcemente, e si voltò a dare un leggero bacio a mio fratello, che ricambiò subito.
Ero contento che avesse trovato proprio Ruby, era effettivamente il tipo di donna di cui aveva bisogno: forte, decisa, indipendente e col senso dell'umorismo, ma ciò non voleva dire che non fosse anche tenera. Era più o meno una versione più aperta di Emma, perché avevano molti tratti in comune: solo che Ruby non li nascondeva.
-Sono felice per voi ragazzi- si congratulò per prima la bionda -Ma Los Angeles? Il tuo lavoro...
-Mi sono licenziata. Quando tornerò inizierò ad occuparmi della mia attività, ma è tutto sotto controllo, ho già avviato alcune pratiche...
-E io le darò una mano- intervenne Liam -Avrò la mia stilista personale a farmi abiti gratis...
-Ehi, non ho mai detto che non dovrai pagare. Certo, non coi soldi...
-Oh, vi prego!- la bloccai, mentre Emma cercava di coprire un'espressione disgustata -I dettagli non vogliamo saperli! Comunque fratellone, è bello che tu rimanga...
-Tranquillo, non ne approfitterò per sempre... mi troverò un appartamento appena posso.
-Ma non scherzare! Il mio appartamento è enorme, resta quanto ti pare...
Ridemmo tutti, allegri, ma quando mi voltai verso Emma notai un'ombra celata dietro il suo sorriso, uno strano alone grigio a cui non seppi attribuire un motivo. Era forse dovuto alle parole di Ruby, riguardo al consiglio che le aveva dato? Avrei voluto anche commentarlo, trovando strano provenisse proprio da parte sua, ma ora mi convinsi di aver fatto bene ad essermene stato zitto.
-E voi due...
-No.- si affrettò a dire la ragazza -Abbiamo dormito... beh, ci siamo chiariti, e abbiamo deciso di lasciarci l'accaduto alle spalle.
Io annuii, deciso a non rispondere all'occhiata contrariata che mi rivolse mio fratello, quasi impercettibilmente: ma cosa potevo farci? Emma non mi voleva, non come la volevo io, e me lo sarei fatto andare bene. Forse, alla fine mi sarebbe toccata la parte “nessun'altra”, ma non sarebbe stata una tragedia, finché la bionda fosse stata nella mia vita. Avrei potuto anche fare a meno di un'amante, una fidanzata, una moglie, una famiglia o qualsiasi cosa.
Emma aveva sconvolto le mie priorità, ed ora quando chiudevo gli occhi, se guardavo al futuro l'unica parte non sbiadita era lei. Non più una famiglia, ma Emma Swan.
-Ok... ora dovremmo alzarci, dobbiamo tornare alle nostre ricerche, il conto in banca di questo qua non tornerà a riempirsi da solo. Ma stasera festeggiamo alla nuova coppia e le novità che ha portato!
-Certo, offro io!- propose Liam -Spero facciate progressi, se serve aiuto sono a disposizione.
-Grazie...

 

***

 

5 giorni dopo.

Mi tirai lentamente su, barcollante, confuso e con la testa che ancora girava mentre tossivo per cercare di prendere aria. Cosa diavolo era successo?
Ricordavo solo del fumo, uno sguardo fugace scambiato con Emma... poi avevo sentito i sensi venirmi meno, mentre il suo cellulare squillava..
Ed ora, avevo riaperto gli occhi in mezzo al caos generale, tra gente che gridava e correva in preda al panico panico verso l'uscita.
-Swan... tutto a posto?- borbottai guardandomi intorno per cercare di individuare la ragazza, che doveva essere crollata da qualche parte vicino a me.
Eppure non c'era la minima traccia di lei.
-Swan?- urlai, sperando di farmi sentire in caso si fosse ripresa prima e stesse già dando un'occhiata in giro. Sarebbe stato tipico di lei.
Non ricevendo tuttavia di nuovo risposta, mi incamminai per fare un giro del locale mentre velocemente si svuotava. Non presi neanche in considerazione l'idea di cercarla fuori, perché sapevo non sarebbe mai scappata, soprattutto lasciandomi lì.
Swan, ma dove diavolo sei! Pensai, strofinandomi gli occhi mentre recuperavo finalmente la vista al 100%.
Tutto il fumo era finalmente sparito, e mi resi conto che al Cove Lounge ero rimasto soltanto io insieme ad un paio di uomini che consolavano e rassicuravano le proprie ragazze. Iniziai quindi ad impanicarmi, anche se doveva esserci una spiegazione plausibile alla sua sparizione: non poteva semplicemente essere svanita nel nulla!
Composi quindi il suo numero di telefono, e quando sentii partire il ritornello di “Supermassive Black Hole” mi illuminai, ma durò solo un attimo. Perché proveniva esattamente dal punto in cui mi ero alzato, e quando vi tornai di corsa il cellulare era lì. Per terra.
Con mani tremanti lo raccolsi e sbloccai immediatamente lo schermo: sotto la notifica della chiamata persa, l'anteprima del messaggio che aveva ricevuto era in bella mostra.
“Cerca Brennan Jones per il tuo caso. E sta attenta.”
E allora tutto mi fu così chiaro che l'aria mi venne a mancare.
Tutto era limpido.
I 22 centesimi.
I 22 anni che erano passati da quando mio padre era fuggito dopo aver sconvolto la mia vita.
 

30 ore prima.

 

CONTINUA...


















 
Angolo dell'autrice;
Ciao! Stavolta sono riuscita a finire la revisione in tempo anche se sto morendo di sonno... quindi perdonatemi eventuali sviste xD
Diciamo che il capitolo è venuto diverso da come avevo previsto, quindi ho dovuto anche mettere a posto la scaletta... la parte sui genitori + la mattina dopo dovevano essere qualcosa come 3 pagine massimo, invece ne sono venute fuori quasi 6 :') Spero non sia... noioso xD Avevo in mente più azione, ma nel prossimo arriverà, promesso...
Alla fine sembra che Killian sia davvero riuscito a trovare i genitori di Emma... conoscendola così bene, non ha potuto non notare ogni suo tratto in quelle due persone... così ha unito i puntini. Saranno vivi o morti? Chissà. Però, sappiamo che erano nell'FBI, quindi se magari Emma accettasse la proposta potrebbe saperne di più... avere accesso a più informazioni...
Nonostante i vari sentimenti, alla fine sono rimasti a dormire insieme... e Ruby e Liam si sono finalmente decisi :) Piccola vacanza, e poi entrambi lavoreranno a New York!
E poi... il finale. Volevo mettere il colpo di scena e non sapevo come... poi ho pensato che mi piaceva l'idea di svelare una parte grossa e tornare indietro con le ore...il prossimo quindi sarà completamente centrato sul caso (come anche quello dopo - e siccome potrebbe servirmi tempo per scriverli per bene, potrei postare l'altra ff la prossima settimana... non so.)
La smetto che sto dormendo in piedi e questo angolo sta diventando più lungo del capitolo... grazie sempre degli inserimenti, recensioni e letture :)
A presto, buonanotte! xD :*

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Capitolo 18
*** Hold on, my love (part 1) ***


Non è un nuovo capitolo.
Ma tanto ormai non è una novità, odio sti codici che si sballano solo a me -.-




 

Note: domani risponderò alle recensioni del capitolo 17,
ora sono troppo stanca xD


 

Hold on, my love (part 1)









 



KILLIAN POV: 30 ore prima

-Johnson, siediti dove vuoi...- offrì Emma all'agente appena entrato nel suo ufficio; dopo la totale mancanza di progressi degli ultimi 5 giorni, la sua telefonata era stata una benedizione. Aveva chiamato solo mezz'ora prima, ed avendoci dato appuntamento subito doveva avere novità piuttosto importanti. Mantenere la calma, almeno da parte mia, stava risultando un compito molto arduo, l'istinto mi gridava di prenderlo per il colletto e fargli sputare il rospo all'istante, ma la ragione grazie al cielo stava prevalendo. Che figura avrei fatto fare ad Emma? Era già abbastanza frustrata per non essere ancora riuscita ad aiutarmi, e neanche il lasciarle offrirmi la cena ogni sera l'aveva fatta star meglio. Io ovviamente avevo fatto il possibile per tentare di rassicurarla, di convincerla che non fosse colpa sua se se qualche pazzo aveva deciso di prendersi i miei soldi.
-Grazie Swan... Jones. Scusate il poco preavviso, ma credo vi interesserà. Per farvela breve ho degli indizi, procurati non proprio per vie legali...
-Non ti preoccupare, ovviamente nessuno verrà a saperlo.- lo rassicurò Emma e si sedette di fronte a lui, interessata; io invece rimasi in attesa dietro di lei.
-I soldi sono stati spediti in un conto estero, ma non c'è modo di rintracciarlo perché... è stato svuotato. Qualcuno in questo momento ha milioni di dollari in contanti...
-Però?
-Però, diciamo che mia nipote è... uh, molto brava col computer. Sa fare molte cose, e... in poche parole è, diciamo, entrata nel sistema della banca... ed è riuscita a rintracciare una transizione che era stata eliminata. Sono sicuro che tu hai fatto lo stesso...- fece un sorrisino ad Emma, e lei si morse il labbro colpevole ricambiando; d'accordo, forse non era il momento più adatto per essere geloso, ma non mi piaceva tutta quella confidenza da parte del tipo. Cosa voleva saperne di lei? Certo, la conosceva da molti più tempo rispetto a me ed erano piuttosto amici, ma pensavo Emma fosse stata chiara quando mi aveva raccontato di aver gentilmente declinato il suo invito a cena.
-So che sei bravissima, ma questa cosa era quasi impossibile da notare... quasi, però. C'erano delle tracce che non vi sto a spiegare perché sinceramente non ci ho capito niente... sapete, i ragazzini di oggi...- sospirò divertito: non aveva tutti i torti, ciò che io avevo imparato a fare a 20 anni suonati, i bambini di oggi imparavano a farlo a 10, se non meno.
-Ok... dovrò ringraziare tua nipote personalmente. E...?
-E, si da' il caso che nel piano geniale per sviare gli indizi, la transizione è passata tramite il conto di un locale di Harlem... il Cove Lounge. Io non posso ottenere un mandato, ma nessuno impedisce a voi di andare a farvi una bevuta...
Io ed Emma ci scambiammo uno sguardo sorpreso, mentre Johnson guardava la ragazza compiaciuto: se non gli fossi grato dell'aiuto, quasi sicuramente gli avrei dato un pugno in faccia. Ma non potevo farlo, quell'indizio era troppo prezioso: se il proprietario del Cove Lounge non fosse stato il colpevole, come minimo avrebbe dovuto conoscerlo!
-Grazie Johnson!- esclamò infine, e per la gioia si alzò ad abbracciarlo -Non hai idea di quanto ti siamo grati... sono giorni che ci lavoriamo e non avevamo trovato uno straccio di indizio!
-Ehi, ma figurati! Sempre a tua disposizione, lo sai!
-Lo stesso vale per me ovviamente.
-Lo so- sorrise ancora, guardandola negli occhi, e fu in quel momento che decisi di intromettermi: insomma, doveva pur sempre ringraziarlo anch'io, no?
Mi parai quindi di fronte a lui e gli porsi la mano, che afferrò dopo essersi riscosso, e mi fece un cenno del capo.
-Grazie, apprezzo molto il suo aiuto!
-Oh, si figuri... e io direi di darci del tu, insomma, ormai sono mesi che ci incrociamo!
-Sì, d'accordo. È una buona idea. Grazie ancora...
-Non c'è di che- ripeté, e si alzò in piedi -Ok, ora è meglio che vada, sono in servizio... non cacciatevi nei guai, e fatemi sapere se avete bisogno di qualcosa. Buona fortuna!
-Grazie... a presto!- si alzò anche Emma per abbracciarlo di nuovo, poi lo accompagnò alla porta mentre io restai a guardare: certo, aveva il fascino della divisa, ma a mio avviso non era neanche lontanamente paragonabile a me. Se la donna mi aveva rifiutato, lui non aveva speranze, doveva solo stamparselo bene in testa.
-Ok...- fece la ragazza voltandosi verso di me, una volta rimasti soli -Domani si va a bere al Cove Lounge!
-Non stasera?
-No... prima voglio fare ricerche sul locale, il proprietario e i dipendenti... così saremo pronti, e dopodomani potrai di nuovo offrirmi la colazione!- sorrise la ragazza, ed io ricambiai. Dio, quant'era bella: com'era possibile che fosse sempre così? Perfino stanca e con le occhiaie. Il lato positivo era che finalmente c'erano progressi, quindi quella notte avrebbe potuto riposarsi per bene.

 

***
 

EMMA POV : 3 ore prima

-No Swan. No. Tu non ci entri così in quel locale. No.- fu il primo commento di Killian, dopo avermi squadrata almeno una decina di volte da quando ero uscita dalla mia camera.
-Che c'è, sto male?- sorrisi, provocandolo appositamente.
-Lo sai che stai fin troppo bene, Emma!- esclamò continuando a scuotere la testa, io invece mi lasciai andare ad una gran risata. Diventava sempre una specie di papà geloso quando mi vestivo leggermente provocante per qualche caso... tuttavia, non poteva parlare stavolta. Anche lui era decisamente attraente, coi pantaloni di pelle attillati e la camicia nera con tre bottoni aperti, che attiravano sempre l'attenzione di donne e ragazze quando eravamo in giro – non che fossi gelosa, chiaramente, ma perché lui sì e io no? Alla faccia della parità dei sessi!
-Beh, grazie...- mi limitai a dire, ed ottenni proprio l'effetto desiderato: innervosirlo ancora di più!
Ovviamente non aveva tutti i torti, avevo un po' esagerato, ma in fondo che male c'era? Non erano neanche miei, i vestiti, ma Ruby mi aveva dato libero accesso al suo armadio, decisamente migliore del mio per la serata disco del Cove Lounge. Avevo trovato un paio di shorts di pelle con una maglia piuttosto scollata sia davanti che dietro, e ci avevo abbinato degli stivaletti col tacco e un paio d'accessori. Col trucco avevo deciso di non esagerare, ma matita, mascara e rossetto rosso in questo caso ci stavano: avrei dovuto mandare alla mia amica una foto con quell'outfit, non ci avrebbe mai creduto! Certo, non proprio ora dato che era sicuramente a passeggiare in giro per Los Angeles col suo uomo: lei e Liam erano così diversi, eppure così perfetti l'uno per l'altra che non mi sarei stupita se fossero durati per sempre.
-Non puoi cambiarti?
-E tu non sei capace di abbottonarti la camicia?
-Temi qualcun'altra possa rapirmi?- alzò il sopracciglio provocante, ed io alzai gli occhi al cielo: voleva sempre averla vinta! Ma questa volta non l'avrei lasciato.
-No...- sussurrai quindi, e mi avvicinai a lui afferrandolo per il colletto, per guardarlo molto da vicino -Perché non lascerò che nessuna osi anche solo guardarti...
-Ah, davvero?
-Davvero.
Fu evidente che avvicinarmi così tanto era stato un grave errore: il mio cuore iniziò a battere come impazzito, ed i miei occhi lottavano per rimanere concentrati nei suoi e non scivolare sulle labbra. Doveva essere il suo profumo: sì, doveva essere quello, non potevo di certo esserci altro... o almeno era ciò che avevo continuato a ripetermi negli ultimi giorni. Sì, era colpa del profumo.
E poi, soprattutto, non potevo fargli questo: ultimamente tutto era andato bene, avevamo finto che quei sentimenti che provava per me non esistessero, ma non per questo me ne ero dimenticata.
Quindi mi staccai, e senza dire una parola andai a recuperare una banconota da 50 ed il cellulare e li riposi in tasca, per evitare di portare la borsa. Una volta tanto non avevo bisogno della pistola, ci saremmo limitati solo a fare una specie di ispezione non autorizzata, ed al massimo una chiacchierata innocente col proprietario.
-Ok, sono pronta. Andiamo?
-Andiamo. Ma non credere che ti tolga gli occhi di dosso anche solo per un istante.
Non risposi, ma lasciai che un sorriso mi si dipingesse in volto non appena mi voltai, in modo che non potesse vedermi: non avevo intenzione di dirglielo, ma in qualche modo mi piaceva l'idea che non mi avrebbe tolto gli occhi di dosso.
Dio, cosa diavolo mi stava prendendo? Tornata a casa, mi sarei decisamente fatta una doccia fredda.


-Un altro Campari Orange per favore- sorrisi a quello che avevo capito fosse il proprietario del locale.
E non era decisamente un bel tipo, era un cinquantenne con una tipica faccia da maniaco, ed il fatto che mi sorridesse continuamente mi rendeva segretamente grata del fatto che Killian fosse con me. Certo, avrei potuto stenderlo se le cose si fossero messe male, ma non ero lì per fare scenate.
A parte quello, il posto non era affatto male, ma non era di certo lussuoso: mi veniva difficile da credere che i soldi di Killian fossero nelle mani di quell'individuo, e il mio partner concordava. Tuttavia un'ora era poca per saltare alle conclusioni, avremmo curiosato in giro ancora un po', e grazie alla folla del sabato sera non avremmo neanche destato nell'occhio.
-Ecco qua dolcezza, al prossimo drink non farti scrupoli... puoi avere di meglio, offre la casa- ammiccò il barman non appena mi servì, ed istintivamente poggiai la mano su quella di Killian sotto il bancone, stretta in un pugno.
-Grazie... ma sa, la serata è ancora lunga, non vorrei ubriacarmi subito- risposi con un sorriso smagliante -Ma non si preoccupi, lei è così bravo che rende squisito anche un semplice Campari Orange. È suo questo posto?
-Ovviamente dolcezza, tutto mio. Questo posto non era niente quando l'ho comprato dal precedente proprietario, ora è uno dei locali più frequentati del quartiere...
-Wow...- sussurrai, fingendomi estremamente interessata -Mi piacerebbe sapere qual è il suo segreto, signor... Diablo?
-Pratt. Ma chiamami James bellezza, e dammi del tu... per quanto riguarda il mio segreto, beh, se ti stufassi del tuo accompagnatore che non sembra gradire le tue attenzioni nei miei confronti... io sono qui.- mi fece l'occhiolino, e dopo una carezza sulla mano ed un ultimo sorriso ammiccante, passò a servire gli altri clienti in attesa. Intanto, però, avevo ottenuto quel che volevo: il suo cognome. In rete era totalmente assente, dato che era registrato come James Diablo – spaccone – e nonostante fosse bastato per scoprire più o meno tutto sulla sua vita, non si poteva mai sapere.
Certo che a New York era proprio facile cambiare nome e far sparire le proprie origini... peccato per lui che fosse altrettanto facile estorcergli informazioni con qualche sorriso e una scollatura!
-Beh, Swan? Non dirmi che ti piace quello lì.- fece Killian con una voce strana, e quando mi voltai verso di lui non potei fare a meno di scoppiare a ridere: il suo volto era estremamente teso, il sopracciglio alzato, e gli pulsava perfino la vena sulla fronte.
-Cosa c'è da ridere.
-Tu. Ti sei già scordato perché siamo qui? È ovvio che non è il mio tipo, ma è l'uomo che potrebbe averti derubato...
-Già. Ma non ti chiederei mai di andarci a letto solo per farmi riavere i miei soldi.
-Killian, non ho intenzione di andare a letto con nessuno!- esclamai, cercando tuttavia di tenere il volume della voce non troppo alto: non era il caso che James sapesse di non avere speranze.
-Certo, ma se rimani sola con lui... non mi fido, ti sei accorta come ti guardava la scollatura?! Potrebbe essere pericoloso, non posso lasciartelo f...
-Killian!- esclamai stavolta a voce alta, spazientita ma anche divertita: non era di certo la sua prima scena di gelosia mista a senso di preoccupazione, ma stava decisamente esagerando.
-Non ho intenzione di rimanere da sola con lui. I nostri piani non sono cambiati... il suo cognome mi basta, farò qualche altra ricerca. E poi anche tu mi guardi la scollatura. Sei pericoloso?
-Non è vero!- esclamò, ma fu tradito dal rossore che colorò immediatamente il suo volto. Scoppiai a ridere per l'ennesima volta, non riuscivo proprio a farne a meno... ma non per questo non lo trovavo adorabile. E un po' ero lusingata: non era poi tanto male avere un cavaliere del genere.
-Lo è, ma non fa niente... sei sempre stato un pervertito, ormai mi sono affezionata...- lo rassicurai sorridente. Perché, a pensarci bene, forse ci sarei rimasta un po' male se avesse smesso di guardarmi in quel modo.
L'uomo scosse la testa con un misto di confusione e divertimento e tornò al suo drink, quindi decisi di fare lo stesso nonostante il giramento di testa che stava iniziando ad infastidirmi: fu allora che mi accorsi del messaggio appena ricevuto.
E se non avessi ancora ingoiato il mio sorso di Campari, l'avrei sputato: non ero sorpresa che Diablo avesse fatto di tutto per far sparire il suo cognome dal sistema, e non poteva neanche essere una coincidenza il fatto che 30 anni fa i Pratt erano stati tra le famiglie indagate per il più grande traffico di denaro illecito di quei tempi.
E avrei scommesso anche la mano sinistra, che aveva avuto una gran parte nel furto a Killian.
-Emma... tutto ok?
-Sì- annuii, alzando finalmente lo sguardo -Il mio nuovo ammiratore è un genio nel far sparire denaro. Dobbiamo andare...
-Emma stai bene? Sei pallida...
-Veramente mi gira la test... cazzo!
Ma era troppo tardi, ormai. Dovevo accorgermi prima che il mio mal di testa non fosse dovuto all'alcool; tentai di alzarmi per fare qualcosa, ma fu inutile: la vista mi si offuscò.
Poi più nulla.

 

***
 

KILLIAN POV

-SI! SI CHE SONO SICURO CHE BRENNAN JONES E' MIO PADRE! SMETTETELA DI FARE DOMANDE INUTILI!- gridai infine, esasperato. Poco m'importava che si trattasse di Johnson, e poco mi importava sapere che tenesse ad Emma: doveva finirla con le domande e agire prima che fosse troppo tardi.
-Jones...
-JONES UN CORNO! Senti, vi ho detto tutto quello che so... Emma mi aveva appena detto quel che le avevi scritto, stavamo per andarcene e poi... niente, poi mi sono praticamente risvegliato dopo un quarto d'ora insieme a tutti gli altri. Emma non c'era, c'era soltanto il suo telefono con questo messaggio di cui non riuscite neanche a rintracciare il mittente! C'è qualcosa che la polizia sa fare, porca miseria?!
Mi alzai in piedi e diedi un pugno sulla scrivania così forte da far volare via metà delle penne e farmi male io stesso. Ma loro non capivano.
Loro non sapevano che tipo d'uomo fosse Brennan Jones: ogni secondo era prezioso, se Emma fosse caduta tra le sue grinfie non osavo neanche immaginare che fine avrebbe potuto fare.
Al solo pensiero mi salì la nausea, insieme alle lacrime, e tornai a sedermi disperato rifiutando il bicchiere d'acqua che mi porse la collega dell'agente.
-Ehi, la troveremo. Non lascerò che le venga fatto alcun male, ma Jones... la conosci bene quanto me, lavori con lei ormai da mesi... sai che tipo di donna è. Sai che è perfettamente in grado di cavarsela in ogni tipo di situazione, vero?
-Lo so.- annuii, ricacciando indietro le lacrime e alzando lo sguardo -Ma so anche che tipo d'uomo è mio padre. Non si è fatto scrupoli a violentare mia madre di fronte a me quando ero solo un bambino, e poi a ucciderla... non posso permettere che mi porti di nuovo via una persona che amo, non posso lasciare che mi porti via Emma. Ma se quella testona è andata a cercarlo da sola, io non so... e non ha neanche la pistola. Dio, perché non ha portato la pistola?!
Mi accorsi a malapena della donna che venne chiamata fuori, ero troppo concentrato a fissare Johnson con aria di sfida ed un misto di disprezzo. Come poteva starsene lì con le mani in mano?! E come poteva costringere me a star lì invece di lasciarmi setacciare ogni angolo di New York in cerca della donna che amavo?
-Sta' calmo. Emma ti direbbe di mantenere il sangue freddo, e questo lo sai. Deve avere delle ottime ragioni se ti ha lasciato lì, non è un'imprudente... sa quel che fa, devi fidarti di lei. Intanto stanno interrogando Pratt, e posso assicurarti che troveremo il modo di estorcergli tutte le informazioni possibili.
-E l'sms?
-E' stato mandato da un telefono usa e getta... ma chiunque le abbia scritto, l'ha fatto con l'intento di aiutarla. Non è da escludere che lo faccia ancora date le circostanze attuali...
Annuii, ma nulla di quel che diceva riusciva a rassicurarmi: sì, Emma era la donna più forte e determinata che avessi mai conosciuto, ma mio padre era uno dei peggiori mostri sulla faccia della terra. Perché aveva deciso di tornare? Perché aveva deciso di rovinarmi di nuovo la vita ora che ero finalmente riuscito a trovare la completa serenità?
E Liam... Dio, ora che Liam aveva messo a posto la sua vita, come avrebbe reagito quando gli avrei rivelato la verità? Mi era balenato per un attimo in mente di non condividere con lui quest'informazione, ma per la sua stessa incolumità e quella di Ruby dovevo farlo. Se gli fosse capitato qualcosa per mano di quel mostro non me lo sarei mai perdonato.
Lanciai un'occhiata al cellulare, con la speranza che Emma in qualche modo mi avesse contattato, ma ovviamente non c'erano messaggi.
Porca miseria Swan, dove diavolo sei? Perché mi hai escluso da qualsiasi cosa tu sia facendo quando sai quanto io ti ami? Perché mi fai preoccupare così... pensai tra me e me, mentre per la terza volta ricacciavo via le lacrime.
Non era da me quella reazione, ma il nome Brennan Jones aveva riaperto vecchie ferite, e semplicemente non riuscivo a tamponarle, non quando la mia Emma non era al sicuro accanto a me.
Quando la porta si aprì tornammo entrambi sull'attenti; stava rientrando l'altra agente, e con un'espressione che non prometteva nulla di buono. Il panico impadronitosi di ogni mia fibra cresceva ogni secondo di più.
-Beh? Novità?- domandai quindi, irritato.
-Sì... signor Jones, si sieda per favore...- fece la donna, scambiandosi un'occhiata preoccupata con Johnson: allora non era solo una mia impressione. Aveva davvero cattive notizie.
-Parli e basta, non ho intenzione di sedermi!
-Io... D'accordo. Beh... hanno offerto un patteggiamento a Pratt, e ha accettato... e... sì, lui ha aiutato suo padre e... e sembra che quello abbia una specie di ossessione per lei e suo fratello...
Annuii, ancora in attesa: non poteva essere tutto. Cosa diavolo me ne importava se quella sottospecie di padre era ossessionato da noi? Poteva anche andarsene all'inferno per quanto mi riguardava.
-E... nel retro del locale, è stato... è stato trovato del sangue. Non è molto- si affrettò ad aggiungere -Si tratta sicuramente di una ferita superficiale...
-Ma...
-Ma il sangue è di Emma Swan. E... sembra non ci sia dubbio, è... lei non se n'è andata da sola ad indagare, è stata rapita.
E allora mi pentii di non aver seguito il suo consiglio di mettermi a sedere, e per non crollare mi aggrappai alla sedia, mentre il terrore iniziava a mozzarmi il respiro.
Emma rapita.
Emma rapita da mio padre.
Emma rapita da un alcolizzato violentatore ed assassino – ossessionato da me.
Se solo avesse osato sfiorarla con un dito, l'avrei trovato anche in capo al mondo e l'avrei ucciso, un pezzo alla volta.
-Jones... si sente bene...?
-No. Dovete trovarla. Dobbiamo trovarla. E dobbiamo andare subito...
-Si sta già formando una squadra di ricerca- intervenne la donna -Ma lei, forse è meglio se torna a casa... le metteremo un agente a sorvegliare il palazzo...
-NO!- gridai, facendole fare un salto per lo spavento -Non ho alcuna intenzione di starmene a casa! Quindi potete scegliere di portarmi con voi, oppure andrò a cercarla da solo!
I due si guardarono di nuovo, sembrava non sapessero cosa fare, ma alla fine Johnson annuì.
-Verrai con noi, Jones. Sarai sotto la mia responsabilità.

 

***


EMMA POV

Iniziai a tossire violentemente, riacquistando molto lentamente parte dei sensi, ma il mio corpo non riusciva a muoversi.
Mi feci quindi forza con tutta me stessa, e nonostante il dolore alla testa e la nausea mi sforzai di aprire gli occhi: quella stanza enorme, buia e maleodorante non era di certo il Cove Lounge.
Cercai di guardarmi intorno, ma quando mi accorsi che il corpo ancora non aveva intenzione di collaborare, finalmente capii il perché.
Ero legata. Mani e piedi legati su una sedia, e mi resi conto che la macchia rossa sul mio braccio era formata dalle gocce di sangue che mi colavano dalla tempia destra.
Dove diavolo ero? Pratt ci aveva sentiti ed aveva deciso di rapirmi?
-Oh mia cara, bentornata tra noi! Sinceramente stavo iniziando a preoccuparmi... sono venuto a tamponarti quella brutta ferita. A proposito, mi dispiace, è stato un incidente...
Mi voltai verso la porta, e guardai una strana figura avvicinarsi nel buio verso di me; tuttavia, quando fu abbastanza vicino perché potessi vederlo, il mio cuore perse un battito.
Quegli occhi.
Quei lineamenti.
Quel naso.
Li avevo visti solo in un'altra persona: in qualcuno più giovane di lui.
-Brennan. Brennan... Jones...- sussurrai stordita, e l'uomo sorrise compiaciuto: era terrificante quanto anche quel sorriso mi fosse così dannatamente familiare.
Era identico. Identico a quello di Killian. Suo figlio.
-Vedo che hai sentito parlare di me, allora... mi fa piacere. Ora facciamo una chiacchierata, permettimi solo di pulirti questa ferita...
Istintivamente mi ritirai indietro, per quanto i miei movimenti limitati me lo permisero.
-Oh, vuoi fare la difficile... ho sempre amato le donne difficili. Il mio bambino ha decisamente ereditato da me i suoi gusti... non avere paura di me tesoro, voglio solo aiutarti.
-Col cavolo!- esclamai, iniziando a recuperare la lucidità -E poi non mi fai paura. Mi fai solo schifo. Certo che ho sentito parlare di te... da tuo figlio! Quello a cui hai rovinato l'infanzia!
-Sono tornato per rimediare...- disse tranquillo, e nonostante la mia resistenza mi tamponò la tempia con la pezza bagnata, facendomi sussultare. Nonostante i sentimenti controversi che si stavano affollando dentro di me, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso: sembrava davvero una versione invecchiata di Killian, solo col mento di Liam e i capelli più lunghi e mossi.
-Ecco... vedi? È tutto a posto, non è grave... starai bene- continuò con voce rassicurante, e si chinò di fronte a me per trattenere il panno premuto contro la ferita.
-Che cosa vuoi da me?- gli domandai, incapace di formulare una frase più completa: era lui. Lui aveva rubato i soldi a suo figlio. Era quello il modo in cui tentava di rimediare agli errori del passato? Errori per i quali, secondo me, non esisteva alcun rimedio.
-Parlare un po'. Di Killian, di Liam... i miei ragazzi. Sono così cresciuti, mi sono mancati tanto...
-Potevi pensarci prima di uccidere loro madre, nonché tua moglie, non credi?!
Quello sospirò e rispose con un sorriso triste, guardandomi dritto negli occhi: era inquietante. Inquietante per quanto sembrasse calmo.
-Non volevo ucciderla. Non ero in me... ma sono cambiato, e non siamo qui per parlare del passato. Siamo qui per il presente. Certo che oltre ad avere un bel caratterino sei davvero graziosa... molto bella, oserei dire. Capisco perché mio figlio ha perso la testa per te.- commentò, squadrandomi dalla testa ai piedi per poi rialzarsi e ripetere l'operazione.
-Io non sono la ragazza di Killian, siamo solo amici...- farfugliai, pur senza sapere perché. In fondo cosa cambiava? Poteva credere ciò che voleva, non mi avrebbe comunque lasciata andare.
-Questo è irrilevante... ho visto come ti guarda, tesoro...
-Cosa?
-Sì, guarda...
Afferrò saldamente la sedia e mi girò verso la parete opposta, e alla vista delle foto che la ricoprivano rimasi completamente senza fiato: era pieno di mie foto con Killian, di Killian e Liam, Liam e Ruby. C'era perfino una foto di quando ero stata a Central Park coi due fratelli.
-Sei uno stalker.
-No, io non la metterei così... stavo solo ammirando i miei bambini da lontano. Non li vedo da così tanto...
Stavolta decisi di tenere la bocca chiusa, tanto sembrava ignorarmi ogni volta che cercavo di fargli notare che la colpa di aver perso la propria famiglia l'aveva soltanto lui.
-Allora, cosa puoi raccontarmi del mio bambino? È bravo a letto? Sono sicuro che ha preso da me... ci sa fare, vero?
Alzai le sopracciglia sconvolta: ovviamente fin dall'inizio non avevo avuto intenzione di dirgli nulla, era un pazzo, ma non avevo capito fino a che punto.
-Dai, Emma... scommetto che gli piacciono i tuoi capelli, vero? Sono così lunghi, soffici...- bisbigliò avvicinandosi col viso al mio orecchio, e mi passò una mano tra i capelli, per poi chiudere gli occhi come... estasiato. Dio, se la nausea mi era passata ora stava decisamente tornando: non riuscivo a farne a meno, ogni suo tocco era in qualche modo ripugnante.
Non come quello di Killian quando mi accarezzava; no, il tocco del mio Killian era dolce e delicato, le sue carezze erano cariche d'affetto, tenerezza... rispetto. E calore.
Mi ero sbagliata, quell'uomo non aveva niente a che fare con suo figlio, neanche lontanamente.
-Allora?
Nonostante la paura, che cercai di reprimere, non dissi nulla: non gli avrei detto una sola parola.
-ALLORA?!- ripeté, urlando inaspettatamente, e per il balzo che feci sarei caduta con la sedia se quello non mi avesse trattenuta.
Il suo sguardo era cambiato, quella strana forma di gentilezza che mi aveva riservato era completamente sparita dietro un velo di follia.
Non solo era pazzo da legare: era davvero psicopatico, ed io iniziavo ad avere davvero paura.
-Io voglio essere carino con te, ma tu me lo rendi difficile, tesoro. Sai cosa faremo? Ci divertiremo un po'. Ti farò delle cose, delle cose molto piacevoli... e tu mi dirai se le fa anche mio figlio.
A quel punto deglutii, sempre più terrorizzata: sapevo dove stava andando a parare.
E non mi sbagliavo.
Posò le mani sul mio seno, coperto da quel poco di stoffa in cui consisteva la maglietta che avevo addosso.
Quello sguardo colmo di follia e lussuria era il più spaventoso che avessi mai visto.
E le sue mani sembravano non essere intenzionate a fermarsi.
Trattenere le lacrime si stava dimostrando ogni secondo più difficile.














 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Non sono riuscita a postare ieri, ma ci tenevo a finire almeno per oggi... e miracolosamente ce l'ho fatta :') Spero che il capitolo non risulti troppo confusionario... forse cambia POV troppo spesso, ma era inevitabile per la successione degli eventi.
Insomma, il padre di Killian è tornato e l'ha derubato proprio lui... chi avrà mandato il messaggio a Emma per farglielo sapere? Peccato sia arrivato troppo tardi, se l'avesse ricevuto poco prima magari sarebbero andati via in tempo... 
Ora Killian è disperato, e ne ha tutte le ragioni... dato che Brennan sembra non avere proprio ottime intenzioni. Se tutto va bene, il prossimo lo scriverò in tempo... e dopo quello, mi dedicherò al capitolo dell'altra ff. Ci tengo a finire questa parte prima di scordarmi tutto xD
Vabbé, la smetto, tanto non riesco a scrivere frasi di senso compiuto, ma capitemi... sono le 4 passate e stamattina mi sono svegliata "presto" senza motivo xD
Grazie sempre del supporto, i consigli e le idee che mi date! :)
Un bacio, e buonanotte (finalmente! xD) :*

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Capitolo 19
*** I will find you, my love (part 2) ***


I will find you, my love (part 2)











KILLIAN POV

Non mi ero aspettato di ricevere quello strano messaggio: e soprattutto mai avevo pensato che mio padre me l'avrebbe potuto recapitare in quella maniera.
Erano passate 10 lunghe ore dal rapimento di Emma, e due da quel messaggio.
“Figliolo, incontriamoci alle 12 all'ingresso della pista di ghiaccio. La tua ragazza starà bene”.
Era uno dei tanti che inondavano le ultime pagine del The New Yorker: come avesse fatto a farlo inserire prima che il giornale chiudesse, era un mistero.
In qualche modo era riuscito a progettare tutto in anticipo? Aveva davvero previsto ogni nostro movimento? Ci aveva spiati? Queste e tante altre domande mi frullavano nella mente.
-Non puoi farlo.
-Devo farlo Liam. Devo farlo per lei, e per te, per voi... non dovevate tornare! Non capisci che potrebbe prendere di mira anche Ruby?!- esclamai battendo un pugno sul tavolo, facendo sussultare la ragazza che per puro miracolo non stava ancora piangendo.
Alla fine avevo deciso di chiamare Liam quella notte stessa, e non avevo potuto fare assolutamente nulla per convincere i due a rimanere a Los Angeles.
Liam aveva contattato il mio editore che saputa la gravità della situazione aveva concesso un volo privato alla coppia in modo da portarli a New York il prima possibile; ovviamente avevo ricevuto anche la sua chiamata, colpa di preoccupazione.
Al loro arrivo due agenti si erano recati in aeroporto e li avevano direttamente condotti da me, alla stazione di polizia. In più, anche la zia era partita un paio d'ore fa e sarebbe arrivata verso l'una.
-Tuo fratello ha ragione... pensavo l'avessi capito, sono due ore che valutiamo pro e contro.
-A me importa un unico pro e nient'altro! Se io vado lascerà stare Emma, mi basta! Non mi importa cosa farà a me!- tuonai, facendo sobbalzare tutti questa volta. Non riuscivano a capire che per salvarla non avevo alternative? Chissà in quel momento dove la stava tenendo, cosa le stava facendo... la mia unica speranza era che non l'avrebbe sfiorata nemmeno con un dito prima delle 12.
-Killian... dopo tutto quello che hai passato?- intervenne ancora Liam alzandosi dal suo posto, per spostarsi di fronte a me e poggiarmi la mano sulla spalla; -Lo so che è passato tanto tempo, ma ricordo bene come stavi... e non potrei sopportare di vederti ancora ridotto in quello stato.
Sospirai, lui aveva ragione, io stesso ero piuttosto terrorizzato all'idea di incontrare quell'uomo, ma il mio amore per Emma era più forte della paura. Poco mi importava che lei non ricambiasse, ed ero ugualmente certo che se fosse stata al posto mio anche lei avrebbe fatto il possibile per salvarmi.
-Forse hai ragione- ammisi infine -Non so che effetto mi farà rivederlo ma...
-Lascia che vada io, sono certo che...
-No.- lo interruppi -Emma è la donna di cui io sono innamorato. La responsabilità è mia, ma sappi che qualunque cosa vorrà fare... non mi ferirebbe neanche lontanamente di quanto lo farebbe se facesse del male a lei. Io la amo, e io la farò tornare a casa.
Era la prima volta che ammettevo apertamente i miei sentimenti davanti ad altre persone: Liam ed Emma erano gli unici a sapere la verità, ma non mi importava più. Perché nasconderlo? A che scopo?
Trovai il coraggio di alzare lo sguardo, e tutti mi stavano guardando apprensivi, comprensivi: perfino il mio “rivale”, rifiutato dalla donna prima di me.
-Va bene Jones. Ma lascia che ti segua una scorta sotto copertura. A distanza, per non destare sospetti.- disse quindi.
Ci riflettei un attimo, ma alla fine annuii: era un compromesso a cui potevo scendere, purché non si fossero intromessi fino a che Emma non fosse stata al sicuro. Stavo rischiando, lo sapevo bene, mio padre non si sarebbe accontentato di una chiacchierata davanti alla pista di pattinaggio, ma era un rischio che valeva la pena correre. Per lei.

 


***



EMMA POV

Ero talmente frastornata che quando sentii la porta aprirsi non seppi se essere felice o meno: la testa mi pulsava senza sosta, e il freddo mi impediva di pensare lucidamente.
Quando l'uomo aveva iniziato a toccarmi in modi e punti ai quali neanche volevo ripensare, avevo avuto paura, avevo creduto che quella sarebbe stata la fine; poi però mi ero ricordata di chi ero. Ero Emma Swan, non una qualunque ragazzina incapace di difendersi, e quindi mi ero slanciata con tutte le forze riuscendo a colpirlo con una testata e con le ginocchia nelle parti basse.
Nel compiere quell'azione avevo perso l'equilibrio facendomi male alla spalla, ma non m'importò del dolore neanche quando l'uomo, furioso, mi slegò e mi tirò per i capelli, per sbattermi dentro la cella frigorifera e poi richiuderla dietro di sé. Ero riuscita ad evitare che mi violentasse, e per quel momento era stato abbastanza.
Ora però stavo gelando, era passata più di un'ora da quando mi aveva rinchiusa, ed il freddo mi era entrato fin dentro le ossa.
-Ti concedo una pausa, piccola- annunciò l'uomo, tornato alla sua inquietante gentilezza -Non vorrei rischiare di ucciderti.
Nonostante le mie flebili ed incerte proteste, in quel momento era dieci volte più forte di me, e non ci mise niente a tirarmi su e riportarmi nella sala buia dove avevo ripreso conoscenza un paio d'ore prima, ed invece che sulla sedia decise di adagiarmi sul divano. Nonostante tutto, nel momento stesso in cui il mio corpo percepì nuovamente il calore, non potei che sentirmi sollevata: tuttavia riuscii a mantenere la mia dignità, e rimanere seduta senza muovere un muscolo.
-Dimmi tesoro...- sussurrò, chinandosi di fronte a me -Valeva davvero la pena congelare semplicemente per evitare un po' di divertimento?
-Assolutamente sì- dissi con voce ferma, celando la paura di cui ero succube.
-Avanti... oppure non volevi dirmi cosa ti faceva anche mio figlio perché neanche a lui ti sei mai concessa?
A quella domanda rimasi in silenzio, ma per qualche motivo mi domandai perché effettivamente non fossi mai stata a letto con Killian – senza essere ubriaca. Avevamo avuto tante occasioni, a partire da pochi giorni dopo esserci conosciuti.
Soprattutto ora, confrontando il suo tocco con quello del padre, mi rendevo conto di quanto fossero piacevoli le carezze con cui mi coccolava tutti i giorni. Avevano sempre avuto un effetto rilassante su di me, e mi chiedevo come facessero le donne con cui era stato a farne a meno anche dopo soli pochi giorni in cui ne avevano goduto: era sempre così amorevole, dolce... ne ero dipendente. Dei suoi abbracci, le carezze sul viso, i baci sulle guance. O sulle labbra: non era stato mai prepotente, neanche quando mi aveva baciata per esternarmi i suoi sentimenti.
-Hai deciso di continuare a fare la muta? Non ti porterà a niente, cara...
-Non mi importa. Non meriti neanche una parola su tuo figlio, non lascerò che gli rovini di nuovo la vita!
-Io non ho intenzione di rovinargli la vita.
-Oh, davvero?!- tuonai, saltando in piedi -A questo però non hai pensato quando hai traumatizzato un bambino di 12 anni! Lo sai che per un anno non è riuscito a parlare?! Lo sai quanto gli ci è voluto per riprendersi da un'esperienza del genere?!
-Ho intenzione di farmi perdonare.- disse calmo, nascondendo qualsiasi cosa potesse stare provando, sempre che avesse un cuore -Tra due ore ci incontreremo.
-Cosa?
-Già...
-NO!- gridai ancora, tentando di colpirlo, ma riuscì a sopraffarmi nuovamente spingendomi sul divano e bloccandomi braccia e gambe.
-Stai calma, non voglio doverti far male di nuovo.
-NO!- continuai, cercando di dimenarmi -Non ti permetterò di tornare nella sua vita e ferirlo ancora una volta, non puoi farlo!
Poi scoppiai a piangere: non perché probabilmente se avessi continuato a comportarmi in quel modo modo avrei finito per farmi uccidere, ma perché alla sola idea che potesse fare male di nuovo a Killian sentivo il mio cuore andare in frantumi. Al solo pensiero di come doveva essere stato quel bambino di 12 anni ancora rabbrividivo, e non avrei mai sopportato di vederlo a pezzi.
Non se lo meritava, Killian non meritava altro che affetto, amore. Il mio amore, quello che stupidamente gli avevo negato, e per cosa? Per la sciocca paura di perderlo.
Sciocca, perché in fondo sapevo che ormai sarebbe stato impossibile perderlo. Non mi aveva mai lasciata: non l'aveva fatto quando l'avevo respinto all'inizio, non l'aveva fatto quando aveva rischiato più volte la vita solo per stare al mio passo, e non l'aveva fatto neanche quando avevo preso il suo cuore e l'avevo calpestato.
Perché ero stata così sciocca da convincermi di non provare per Killian Jones dei sentimenti che andavano ben oltre l'amicizia? Perché, proprio io, avevo lasciato che la paura mi impedisse di essere felice? L'attrazione fisica c'era stata fin dal primo sguardo, ma ciò che avevamo coltivato col tempo era diventato estremamente forte... intenso.
Singhiozzai, distrutta al pensiero che sarei morta senza avere la possibilità di baciarlo almeno un'ultima volta. Di perdermi un'ultima volta nei suoi splendidi occhi più azzurri del mare più limpido. Di dormire tra le sue braccia, cullata dal suo calore e il suo profumo inebrianti.
-Forza... raccontami qualsiasi cosa di lui. Non piangere, e magari dimmi qual'è stato il suo caso preferito, o che tipo d'uomo è...- continuò, e quando mi poggiò il dito sulla guancia per asciugarmi le lacrime mi ritirai nuovamente, disgustata. Se dovevo morire, almeno potevo farlo senza tradire l'uomo più importante di tutta la mia vita.
-D'accordo stupida- sbottò infine, strattonandomi per tirarmi di nuovo su -A quanto pare non hai imparato la lezione.
Mi lasciai trascinare in lacrime, ma continuai a non parlare pur sapendo che mi avrebbe di nuovo rinchiusa in quella gabbia gelata, prima ancora di essere riuscita a riprendermi dalla prima ora passata lì dentro.
Mi sbatté all'interno con violenza, e scivolai sul ghiaccio cadendo rovinosamente a terra: almeno il freddo attutiva il dolore, avrei potuto essermi rotta qualcosa senza rendermene conto.
-Non ti preoccupare fiorellino. Se il mio bambino farà quel che deve, uscirai viva di qui. Se ci tiene a te lo farà, credimi.- mi rassicurò.
Tuttavia, mentre richiudeva porta d'acciaio, mi ritrovai a sperare che Killian non si sarebbe mai presentato a quell'incontro. Non ero riuscita a dargli l'amore, ma forse sarai riuscita a dargli la vita.
 

 

***


 

KILLIAN POV

Ormai ero pronto: avevo accettato di farmi apporre un microfono ed un auricolare ben nascosti, ma in cuor mio sapevo che avrei sabotato il loro piano. Se prima non mi fossi accertato al 100% che Emma fosse al sicuro, non gli avrei permesso di catturarlo; ero quasi certo che mi avrebbe chiesto di seguirlo da qualche parte, e l'avrei fatto. Le avrei dato un bacio, poi sarei andato sereno, perché in fondo non m'importava di cosa avrebbe fatto a me: mi importava solo di lei. Ovviamente avevo omesso di rivelare quei dettagli alla polizia o a mio fratello, perché se l'avessero saputo non me l'avrebbero mai lasciato fare.
I loro piano prevedevano due casi: se avesse portato Emma, una volta a distanza di sicurezza l'avrebbero colpito. In caso contrario l'avrebbero catturato, per poi costringerlo a rivelarci la posizione della ragazza. Ma pur non vedendolo da anni, ero certo che non avrebbe mai collaborato, quindi non mi rimaneva che fare di testa mia e assecondarlo.
-Fratellino, sei sicuro di farcela?- mi domandò preoccupato Liam, seduto nel furgone accanto a me.
-Devo. Ma non ho paura di lui... non per me. Solo fammi una promessa...
-Certo. Quale?
-Se per caso dovesse succedermi qualcosa... no, ascoltami!- insistetti, dato che stava già cercando di bloccarmi -Andrà tutto bene, ma se dovesse succedere qualcosa... promettimi che avrete cura di lei. Non so cosa possa averle fatto quel mostro, spero niente, ma...
-Ma certo- rispose Ruby al posto suo -Emma è mia sorella in tutto e per tutto, non sarà sola. Te lo promettiamo. Però Killian, quello che le starà più accanto sei tu... così quando tutta questa storia sarà finita potrò riscuotere i soldi della scommessa... lo sapevo che sareste finiti insieme!
Mi limitai a sorridere, anche se non sapeva proprio tutta la storia, non sapeva che Emma mi aveva già respinto... ma mancavano cinque minuti, e non era il momento per mettermi a raccontarlo. Tuttavia, in cuor mio speravo che Ruby avesse ragione: forse, dopotutto, le cose sarebbero andate bene e ci sarei stato io al suo fianco. O magari lei avrebbe rassicurato me, magari stava benissimo e quello più spaventato ero io.
-D'accordo, io vado- dissi dopo aver preso un respiro profondo -E ricordate, qualunque cosa succeda Emma ha la priorità su di me. È chiaro?
-Va bene- annuì Johnson -Ma facciamo in modo che ne usciate entrambi sani e salvi, eh?
-Beh, se è possibile non sarebbe male... ma se devi scegliere, scegli lei.- dissi serio, e prima di scendere dal furgone lo vidi annuire.
Iniziai a camminare, potevo chiaramente intravedere la pista di pattinaggio, ed istintivamente mi guardai la mano, che portava ancora una cicatrice abbastanza visibile. Ma non era quello il ricordo più forte legato a quel posto: il ricordo più bello era il bacio che mi aveva dato, pur avendolo fatto per ingelosire il suo ex. Mi aveva tolto il fiato.
Tuttavia, il fatto che mio padre mi avesse chiesto di incontrarci lì mi aveva convinto che in qualche modo conoscesse i nostri movimenti, almeno in parte: per non darmi istruzioni precise, doveva esser certo che sapessi a quale pista di ghiaccio si riferisse.
Ogni passo era un mattone, ed il cuore mi aveva preso residenza in gola, ma il motivo continuava a essere quella benedetta donna a cui non riuscivo a smettere di pensare: come ero finito a farmi travolgere in maniera tanto intensa?
Arrivato alla pista mi poggiai contro la ringhiera ed iniziai a guardarmi intorno in cerca di una chioma bionda o del viso dell'uomo che molto vagamente ricordavo. Erano mezzogiorno preciso, e le opzioni erano due: o ero io a non vedere niente a causa della numerosa folla di persone, o non erano ancora arrivati.
“Tutto a posto Jones?”
-Sì- borbottai piano -Ma silenzio, se mi vede non voglio che abbia sospetti.
Se quel maledetto microfono avesse rovinato tutto l'avrei ucciso, a costo di passare il resto della vita in prigione: non riusciva proprio a cogliere la delicatezza della situazione?!
-Figliolo.
Una mano sulla spalla.
Quella mano sulla spalla; quella voce.
Mi voltai molto lentamente, e una volta di fronte all'uomo rimasi paralizzato. Spiazzato. Incapace di emettere alcun suono.
Era invecchiato, i capelli erano più grigi, ma era sempre lui: sempre quel volto che era stato l'incubo delle mie notti da bambino. E non solo.
-Brennan.
-Papà- mi corresse -Sei così cresciuto, figliolo. Sei diventato un uomo.
-Emma?- domandai, ignorando completamente le sue parole: era un folle se pensava che mi sarei lasciato andare ai sentimentalismi con lui.
-Tutto a suo tempo... se le cose andranno bene, la rivedrai molto presto. Splendida ragazza comunque, hai ottimi gusti...- sorrise allusivo, e io serrai la mascella.
-Non l'hai toccata. Vero?
-Sta bene- si limitò a dire, senza davvero rispondere alla mia domanda -Hai la mia parola, la rivedrai. Basterà che tu non faccia scherzi.
Annuii, ma il fatto che non volesse dirmi cosa le aveva fatto mi innervosiva: speravo lo stesse facendo apposta, per spaventarmi in modo che non mi tirassi indietro.
-Dimmi cosa vuoi. Farò qualsiasi cosa, ma lasciala andare. Puoi pure tenerti i soldi, solo libera lei...
-Calmo, ragazzo...- mi fermò -Io sono qui. Non posso essere anche lì a liberarla. Tutto a tempo debito, fidati di me. E ciò che voglio è... chiacchierare con mio figlio. Ti va di bere qualcosa di caldo? È una giornata piuttosto fredda, so che ti piace la cioccolata.
-No grazie- rifiutai, cercando di non essere troppo brusco; come aveva ricordato lui, per quanto mi costasse non potevo permettermi di fare passi falsi.
Comunque sembrò ignorarmi, e si diresse ugualmente al chioschetto a pochi passi dietro di noi; lo osservai ordinare, irrigidendomi quando fece aggiungere la cannella, poi tornò e mi porse con nonchalance una delle due tazze, e bevve un sorso dall'altra.
-Non male... avete ottimi gusti tu ed Emma...- commentò -Allora, come va la vita?
-Bene- dissi tra i denti, senza valutare minimamente l'idea di bere nonostante stessi morendo di freddo -Fino a prima che arrivassi tu. Ma questo lo sai, ci hai spiati.
Sorrise, scuotendo la testa divertito: -Anche la biondina mi ha dato dello stalker... io volevo rivedere i miei figli. Come stanno Liam e Ruby? Si stanno divertendo a Los Angeles?
-Sì- mi limitai a rispondere, facendo il possibile per non mostrarmi troppo sorpreso: come diavolo faceva a sapere proprio tutto?! Mi rassicurava un po' solo il fatto che non avesse idea che i due fossero tornati a New York. Eppure volevo dargli un pugno: forse sarebbe bastato ad ucciderlo.
-D'accordo, hai ragione, non siamo qui a parlare di lui... parliamo di te. Come va col nuovo libro?
-Ma che t'importa!- esclamai ormai incapace di trattenermi -Perché non sei rimasto dov'eri?!
Quando rimase impassibile continuando a sorridere, mi convinsi del tutto del fatto che avesse qualcosa che non andava: era pazzo. Psicopatico. Ma fino a che punto?
-Evitiamo le scenate... odio doverti minacciare, ma...
-Sta andando bene- feci controvoglia a quella velata minaccia, mentre con disgusto lasciavo che mi cingesse le spalle. Ma che potevo fare? La vita di Emma era ancora nelle sue mani.
-Sono contento... immagino che Emma sia un'ottima musa... peccato che tu abbia deciso di mettere a repentaglio la sua vita...- aggiunse, e nel momento in cui mi sfilò il piccolo auricolare dall'orecchio sentii il sangue gelarmi nelle vene.
-A... aspetta... no. Ascoltami...
-Mi deludi figliolo- sussurrò con un tono inquietante, muovendo i primi passi per allontanarsi: io non sapevo più dove guardare, se verso di lui o verso la squadra di polizia che era dovuta saltare fuori dal furgone.
-Ti prego io gli avevo detto di non fare nulla! Ti prego, dimmi dov'è Emma!
-Mi hai tradito. Ma sei mio figlio e ti faccio un regalo. Temo abbia le ore contate, ma se la trovi... beh, ciao, ci rivedremo presto figliolo! Stavolta anche con Liam magari!
-NO!- gridai, e scattai un attimo dopo di lui, ma la disperazione fece sì che inciampassi, e a poco servì che tre agenti mi avessero appena superato: l'uomo era già sparito, ed io stavo continuando ad urlare senza rendermene conto, osservato da più o meno tutti i presenti.
Anche Liam tentò di tirarmi su, ma io non sentivo niente di niente, neanche il suono della mia voce mentre ogni cosa sembrava scorrere al rallentatore.
Fidarmi di quelli stupidi poliziotti era stato un grave errore, avrei dovuto fare di testa mia fin dall'inizio.
Emma. La mia Emma.
Cosa diavolo voleva dire che avesse le ore contate?
Aveva le ore contate ed io non avevo il minimo indizio su dove potesse essere.
La mia Emma.
Se solo le fosse successo qualcosa...
-QUANDO TI TROVERO' VORRAI NON ESSERE MAI NATO, E TI FARO' SOFFRIRE COSI' TANTO CHE MI IMPLORERAI DI UCCIDERTI!
-Killian!
-NO LIAM, LO TROVERO' E LO UCCIDERO' CON LE MIE STESSE MANI, LO GIURO!
-KILLIAN!- gridò anche quello, colpendomi sul viso e tirandomi su con violenza per il colletto -Stammi a sentire! Sappiamo dov'è Emma! Seguimi nel furgone e andiamo con Johnson, lascia che gli altri pensino a nostro padre!
-Cosa?! Trovata? Come?
-Sì!- esclamò, mentre ancora in trance correvo con lui verso il furgone -Un altro usa e getta. Hanno inviato un messaggio a Johnson. Saremmo andati mentre tu lo tenevi occupati ma poi c'è stato questo imprevisto... forza!
Non me lo feci ripetere due volte e saltai sul furgone insieme a lui, poi Johnson partì a tutta velocità, mentre io cercavo di metabolizzare ciò stava succedendo.
Ma sei mio figlio e ti faccio un regalo. Temo abbia le ore contate, ma se la trovi...
Stammi a sentire! Sappiamo dov'è Emma!

Temo abbia le ore contate
Sappiamo dov'è Emma!
Ma se la trovi...
-
Non sta andando da lei- dissi quindi -Ma ha detto che ha le ore contate. Guida più veloce Johnson!
-Sto andando alla massima velocità! Ma si trova in un vecchio edificio vicino Jacob Riis Park, ci vorrà almeno mezz'ora... senza traffico!
-CAZZO!- gridai frustrato, e Liam mi afferrò con forza il polso prima che potessi sferrare un pugno all'automobile e rompermi la mano.
-Killian, devi calmarti. Ce la faremo. Qualsiasi cosa abbia voluto dire... Emma è forte. Resisterà.
-Lo so...- scossi la testa stordito e disperato -E' solo che...
-La troveremo in tempo.
-Sì. Sì lo so.

 

Ero piuttosto certo che il braccio mi avrebbe fatto male almeno per un anno per quanto avevo tentato di spingere prima che Liam riuscisse a manomettere la serratura della cella frigorifera, ma questo non mi fermò dall'accorrere per primo al suo interno una volta aperta, e gettarmi direttamente accanto al corpo rannicchiato di Emma Swan, immobile da far paura.
-Emma... tesoro...- sussurrai mentre già mi sfilavo la giacca per poggiarla sulle sue spalle ed avvolgerla. Neanche mi ero accertato che fosse viva, semplicemente perché non vedevo altre opzioni: doveva essere viva.
-Forza amore mio, rispondimi... dimmi che ci sei... dimmi che non hai fatto la cazzata di addormentarti con questo freddo!- continuai, accarezzandole la guancia fredda come il ghiaccio e stringendola al mio corpo nella speranza di infonderle un po' di calore.
-Non sono così stupida...
-EMMA! DIO, EMMA, SEI VIVA!- gridai, e senza riuscire a trattenermi, incurante del fatto che tutti gli altri fossero intorno a noi, a dirmi delle cose che non sentivo, la baciai sulle labbra con forza: l'avrei baciata fino a che non avessero abbandonato quel brutto azzurro e fossero tornate al loro naturale color roseo.
Fu lei a fermarmi però, allontanando leggermente il viso ed aprendo gli occhi con le poche forze che aveva: erano lucidi, sofferenti, ma la loro bellezza era rimasta intatta.
-Come stai... dimmi che non ti ha fatto niente, Killian... come fai a essere qui...- bisbigliò, facendo sì che scoppiassi in una grossa risata: la solita Swan, si preoccupava degli altri perfino quando era lei ad essere stata ad un passo dalla morte!
-Non ridere...
-Sto bene, tesoro, sto bene. Ora più che mai...- la rassicurai stringendola più forte mentre trovava la forza per accennare un sorriso tra le mie braccia.
-Bene...
-Scusa per quel bacio. Mi sono lasciato trasportare...
In risposta scosse solamente la testa, lasciando ricadere le palpebre pesanti, e quando pensai fosse sul punto di cedere al sonno, ora che era al sicuro, incollò le labbra alle mie, e mi baciò con un'intensità tale che sembrava quasi impossibile potesse possedere in quel momento.
Tuttavia non era quello il momento di porsi stupide domande, quindi feci l'unica cosa che una persona sana di mente avrebbe potuto fare: ricambiai il suo bacio, ricambiai con la sua stessa passione, fino a che perfino le lingue si fusero, e scoprii la sua piacevolmente calda. Ad un certo punto percepii il suo braccio muoversi per poggiare la mano dietro la mia nuca, e questa volta fu lei a spingermi sempre più verso il suo viso, fino a che le nostre fronti non si scontrarono e scoppiammo in una leggera risata.
Mi allontanai di poco, quel tanto che bastava a guardarla negli occhi, e nulla mi riempì di gioia quanto il suo sorriso stanco ma tra i più radiosi che avessi mai visto.
-Scusa se ci ho messo tanto...
-Non hai di che scusarti amore mio, in questo momento sono l'uomo più felice del mondo. Ora lascia che ti prenda in braccio, dobbiamo portarti fuori di qui... l'ambulanza sta arrivando.
-Ma io ho sonno...
-Dormi allora. Va bene. Ci sono io, mi assicurerò che tutto vada bene... d'accordo?
-Grazie...- sorrise ancora, e chiuse gli occhi serena -E Killian... baciami ancora.
Non me lo feci ripetere due volte, e mentre la sollevavo per portarla via posai di nuovo le labbra sulle sue, per un bacio più tenero e delicato fino a che, finalmente, poté concedersi di lasciar riposare i sensi.















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Per qualche miracolo divino sono riuscita a finire il capitolo. (Finirò di rispondere domani alla recensioni o lunedì dato che è tardissimi, ma grazie come sempre!) Non mi convince molto, lo ammetto, ma non volevo allungare questa fase, sarebbe stato pesante... 
Alla fine Brennan non è riuscito a spingersi troppo oltre con Emma, che come sempre ha saputo controllare la situazione anche in un caso disperato come questo... anche se non gliel'ha fatta passare proprio liscia. Però... coro di angeli... è riuscita finalmente ad ammettere a sé stessa (dopo ben 19 capitoli xD) che prova qualcosa per Killian, e si è lasciata rinchiudere sapendo di poter morire pur di non tradirlo...
E poi abbiamo un Killian disperato che non poteva fare altro che incontrare il padre, per quanto fosse difficile per lui... si è capito che Brennan è uno psicopatico, e anche se adesso è corso via... tornerà, il caso è appena iniziato, diciamo xD Emma starà bene? Si vedrà u.u
E poi il bacio e la felicità quando si sono ritrovati... e niente, spero non sia stato troppo caotico xD Per l'ultima parte volevo passare al POV di Emma, ma sarebbe stato un po' troppo!
Un abbraccio e alla prossima :*

P.S. spero di non riavere problemi coi codici xD ormai è routine, è faticoso rimettere a posto D:
P.P.S. manca un meseee!

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Capitolo 20
*** New story throughout the storm ***


Mi sa che l'altra volta ho avuto cu... che i codici non si siano sballati. Vabbè, immagino di dovermi rassegnare ._.







 

New story throughout the storm











KILLIAN POV

-Allora?- saltai in piedi, non appena il medico uscì dalla stanza di Emma, dove l'avevo portata e adagiata sul letto ancora incosciente. Avrei voluto rimanere con lei, ma il dottore non aveva ammesso repliche e ci aveva cacciati tutti fuori; nel frattempo ci aveva raggiunti anche zia Ester, e mi aveva tenuto la mano per tutta la mezz'ora d'attesa. Ci avevano pensato Liam e Ruby a raccontarle tutto, io ero troppo preoccupato per Emma per riuscire ad aprire bocca.
Ero felice per la svolta che avevano preso le cose alla fine, quel bacio... ma passata l'euforia del momento, mi ero reso conto che una volta sveglia avrebbe potuto far finta di niente. Ma soprattutto, come si sarebbe svegliata? Sarebbe stata bene? O traumatizzata?
-Potete stare tranquilli- iniziò -A parte qualche livido e la ferita superficiale in fronte, fisicamente non ha nulla che non vada. Le stava salendo la febbre, ma le ho fatto un'iniezione e starà benissimo. Non ho fatto analisi più approfondite però, non era il caso di violare la sua privacy... soprattutto non sapendo.
-E... crede possa... possa esserci qualcosa?- domandai, in preda all'ansia. Anche se, alla fine, l'avevamo trovata completamente vestita, seppur di quel poco che si era messa addosso.
-Non lo so. Per ora potete entrare da lei, fatemi chiamare quando si sveglia così potrò farle delle domande... e non stressatela, deve riposare. Il suo corpo è stato sottoposto a uno stress fisico non indifferente, nonostante sia piuttosto forte.
Annuii, e come potevo dargli torto? Era stata al gelo per ore, e solo la sua forza di volontà le aveva permesso di resistere fino al mio arrivo.
Senza aspettare gli altri varcai la porta a passo svelto, e mi fermai solo quando fui davanti al suo letto.
Sorrisi.
Era avvolta in un morbido pigiama in pile rosa chiaro che Ruby aveva comprato al negozio accanto all'ospedale, e il suo colorito era tornato al suo naturale roseo. Il fatto che fosse così serena mi fece quasi ridere, il suo sonno era sempre stato così pesante che nulla riusciva a turbarla!
Allungai quindi la mano per afferrare la sua, molto più calda rispetto a prima; e in quel momento pensai che non mi importava se una volta svegliatasi si sarebbe ricordata ciò che era successo tra noi: mi interessava solo che stesse bene. Per il resto, avremmo avuto tempo.
-Fratellino...- borbottò Liam, poggiandomi una mano sulla spalla -Perché non vai a casa a farti una dormita? Sei distrutto... ti chiamerò quando si sveglia, potrebbe anche volerci qualche ora.
In risposta scossi la testa, nonostante fossi davvero molto stanco: avrei riposato più tardi, avevo promesso di starle vicino e l'avrai fatto. Volevo essere lì al suo risveglio.
-Regina e Robin stanno arrivando- intervenne Ruby, dato che nessuno sembrò mettere in discussione la mia decisione -Volete che portino qualcosa da mangiare? Bere?
-Fagli portare dei panini al formaggio grigliato.
-Giusto. Sappiamo bene che non si accontenterebbe delle barrette energetiche alla macchinetta...- rise piano, ed io mi unii: non c'era alcun dubbio, non si sarebbe mai fatta bastare qualche snack, quando era affamata era capace di mangiarsi un montone intero. Ero certo che sarebbe stata felice di trovare il suo piatto preferito, anche se probabilmente per cena saremmo tornati tutti a casa, lei compresa. Dovevo solo sperare che quell'uomo orribile le avesse risparmiato altri tipi di dolore.


-Ho bisogno di un caffè- sentenziai ponendo fine al silenzio che regnava, quando per la terza volta le mie palpebre fecero per chiudersi.
Erano passate due ore ed Emma stava ancora dormendo; tuttavia nessuno di noi se n'era andato, anzi, si erano uniti anche Robin e Regina, e quest'ultima aveva avuto bisogno di una zolletta di zucchero pallida com'era al suo arrivo.
Le reazioni eccessive non erano da lei, ormai lo sapevamo tutti, ma quando si trattava dalle persone a cui teneva non poteva fare a meno di preoccuparsi più del dovuto. E per fortuna era con Robin a vedere un locale quando Ruby l'aveva chiamata, se fosse stata sola dubitavo sarebbe arrivata in ospedale da visitatrice.
-Vuoi che vada a prendertelo io?- propose mia zia, ma quando scossi la testa ero già in piedi: avevo bisogno di sgranchirmi le gambe, anche solo per due minuti, dato che ormai non riuscivo più a sentirle.
-Volete qualcosa? Caffè, acqua...?
Dato che nessuno rispose, lanciai un'ultima occhiata a Emma e mi decisi a uscire dalla stanza: erano le quattro e mezza del pomeriggio ormai, e mi chiesi se la ragazza si sarebbe svegliata in tempo per poter tornare a casa dove sicuramente avrebbe riposato meglio.
 



EMMA POV
Da qualche minuto ormai avevo iniziato ad udire indistintamente qualche voce, ma il mio corpo aveva deciso di limitarsi a godere del calore da cui era avvolto, almeno fino a che la porta che sbatteva non mi fece riscuotere.
Comunque, ricordavo tutto perfettamente: perché mentre il mio corpo era stato impegnato ad assorbire calore, la mia mente aveva vagato a quel sogno, che sogno non era stato affatto.
Killian era apparso quasi come un angelo, proprio quando avevo creduto di non avere più forze; mi aveva avvolta nella sua giacca profumata, nelle sue braccia calde, e mi ero sentita rinascere. Come se fossi appena tornata indietro dalla morte. Quando mi aveva baciata, poi, il mio corpo era finalmente rabbrividito per qualcosa di diverso dal freddo. E allora, dopo aver ammirato quegli occhi penetranti che mi erano mancati più che mai, avevo deciso di distruggere ogni barriera.
E l'avevo baciato.
A quel pensiero sorrisi.
-Emma! Emma? Sei sveglia?
-Ruby?- borbottai, cercando di mettere a fuoco il volto chino sul mio.
Sì, era decisamente Ruby, e aveva un'aria preoccupata e sollevata allo stesso tempo.
-Dove... dove siamo? A casa?- le domandai quindi, non essendo ancora riuscita ad inquadrare l'ambiente circostante: la mia vista era ancora piuttosto sfuocata, a causa delle mie palpebre pesanti.
-In ospedale. Emma, come stai? Eravamo tutti così preoccupati...
Al suo uso del plurale decisi di fare un ulteriore sforzo ed obbligare gli occhi a focalizzare la stanza: oltre a Ruby c'erano Liam, sua zia, e perfino Regina e Robin.
E per un attimo, un nuovo nodo mi strinse la gola. Lui dov'era?
-Killian?- domandai, e con una forza che non sapevo di avere mi tirai su sui gomiti, per assicurarmi di aver visto bene.
-Whoa, piano!- fece Liam, raggiungendo la mia amica con uno scatto -Rimani sdraiata, Wonder Woman. Killian sta bene, è qui... è solo andato a prendersi un caffè, come potrai immaginare non ha chiuso occhio, ti ha tenuto la mano tutto il tempo.
-Oh...- borbottai dispiaciuta, ancora un po' scossa; dovevano avermi iniettato qualche medicina, altrimenti non avrei avuto la testa tra le nuvole fino a quel punto.
-Tu... tu ricordi cosa è successo prima che ti addormentassi?- intervenne Ruby dubbiosa, incrociando lo sguardo col mio. In risposta sorrisi. Come avrei potuto dimenticarlo?
-Certo, Ruby... sarò un po' rimbambita, ma non ho perso la memoria...
-Mh...- fece ancora un po' incerta, ed io mi lasciai andare ad una leggera risata -La Emma che conosco darebbe di matto.
-Devono avermi dato medicine...
-Iniezione per la febbre.
-Oh. Ora capisco. Le iniezioni per la febbre mi fanno un effetto strano...- le ricordai, e fu finalmente il suo turno di scoppiare a ridere. E io risi ancora con lei, coinvolgendo tutti i presenti.
-Stai davvero bene allora!
-Ma sì...- la rassicurai, sorridendo anche agli altri -Tutto ok, solo un po' intontita...
-Meno male tesoro, non sai come siamo stati in ansia...- intervenne la zia dei due fratelli, seduta su una poltrona ai piedi del mio letto -Comunque, il medico ha chiesto di farlo chiamare quando ti fossi svegliata...
-Giusto. Siamo in ospedale. Poi dovrò anche parlare con la polizia, immagino vorranno sapere. Ok, solo... vi dispiace aspettare che torni Killian? E magari... omettere di dirgli che sono sveglia?
-Cosa?- fece Liam sbalordito -Vuoi fargli uno scherzo, Swan? Sei seria?
-Se voglio fargli uno scherzo non posso essere anche seria...- scherzai -Avanti...
-Va bene Wonder Woman. Io davvero non mi capacito di come... di come tu faccia...
-Non ti sforzare tesoro- lo bloccò Ruby -Dopo tutti questi anni neanch'io sono riuscita a capire come possa fare... quello che fa.
-Oh, ma smettetela e zitti!- esclamai allegra per tornare ad adagiarmi sui cuscini -Lasciatemi fare questa cosa che poi ho un miliardo di domande da farvi...
E un miliardo, forse, erano anche poche: Killian era stato all'incontro col padre? Cos'era successo lì? Che fine aveva fatto quell'uomo? L'avevano catturato? O era ancora libero? E i soldi?
Mi trattenni dal tartassarli subito solo perché avevo deciso che la priorità l'aveva l'uomo che avevo fatto impazzire, e che nonostante tutto non si era arreso e mi aveva aspettata. Mi aveva trovata, era tornato da me come aveva sempre fatto in quei mesi.
Adesso era il mio turno di dimostrargli quanto tenessi a lui: e di dimostrare a me stessa che la decisione che avevo preso in quel covo non era dovuta solo alla paura di morire, ma che fosse davvero ciò che desideravo.
Proprio quando iniziai a chiedermi come mai ci stesse mettendo tanto, sentii la porta aprirsi e chiusi gli occhi all'istante, sperando di riuscire a non ridere.
-Wow, le hai preso dei fiori? E cavolo, quanti sono...- sentii Regina commentare, sorpresa.
-Ma no... non sono da parte mia. Sembra che in giro si sia sparsa la notizia e... glieli mandano alcune mie... lettrici. Per questo ci ho messo un po'.
-Fan. Puoi dire “fan”- lo prese in giro la donna: maledetta, se ora fossi scoppiata a ridere sarebbe stata tutta colpa sua! Adorava punzecchiare Killian, e c'era da dire che lui gliele serviva sul piatto d'argento.
-Smettila. E tu Robin, non ridere alla sua battuta triste solo per conquistarla...
-Siamo solo amici!- protestarono in coro, e rimanere seria si dimostrò ancora più difficile: come no, erano già usciti parecchie volte, e stentavo davvero a credere che non fosse ancora scattato il bacio. Insomma, già a capodanno li avevo visti molto in sintonia; certo, Regina aveva le sue buone ragioni per andarci piano, e proprio io ero l'ultima a poter parlare, ma Robin era un bravo ragazzo ed ero certa l'avrebbe resa felice. In più, piaceva molto anche ad Henry, l'avrebbe approvato come padre.
Quando sentii Killian trafficare con i fiori, aprii leggermente un occhio per capire se quello fosse il momento giusto per sorprenderlo: e decisamente lo era. Si trovava proprio di fianco al letto, di spalle, e gli altri lo stavano aiutando a sistemare i mazzi in due grosse buste: certo che erano proprio tanti, avrei dovuto ringraziare quelle ragazze, erano adorabili!
Comunque cercai di non farmi distrarre, e quando rimase a mani vuote mi alzai sulle ginocchia facendo il meno rumore possibile, poi gli afferrai i fianchi e la reazione fu immediata: l'uomo fece un salto sul posto tirando un mezzo grido, ma un attimo dopo era già girato verso di me, a guardarmi stupefatto. Prima che potesse fare o dire qualcosa, presi ancora l'iniziativa e lo tirai, lasciando che mi piombasse addosso mentre catturavo le sue labbra con le mie; fu come riempirsi d'ossigeno dopo una lunga apnea, e i pochi superstiti brividi di freddo scivolarono via definitivamente.
L'uomo ricambiò tempestivamente, e quando si fece strada alla ricerca della mia lingua, gliela feci trovare all'istante; il bacio si fece sempre più frenetico e insaziabile, e nonostante fossi ormai quasi a corto d'ossigeno non osai interrompere il contatto. Anzi, con le mani lo strinsi ancora più forte a me, e allora capovolse la situazione con un balzo, facendo sì che mi ritrovassi stesa su di lui. Non mi opposi, e invece sistemai i suoi fianchi tra le ginocchia per continuare.
Solo dopo lunghissimi minuti, se non ore, ci separammo simultaneamente per poter finalmente riprendere aria.
Furono gli applausi che si alzarono a farci scambiare un'occhiata confusa, prima arrossire come due pomodori, resici conto di che spettacolo avevamo dato.
-Non prendetela nel verso sbagliato, siete assolutamente adorabili, però potreste aspettare di tornare a casa... eh?- fece Liam per primo, e quando gli altri risero affondai il viso imbarazzata nella spalla di Killian.
Mi ero lasciata andare decisamente troppo, ma per la prima volta nella mia vita avevo totalmente perso il controllo delle mie azioni: le sue labbra mi avevano inebriata facendomi perdere il senso della ragione, e il mio corpo aveva agito d'istinto.
Mai, mai nessun altro aveva avuto tale effetto su di me. Mai.
-Non eravate voi a volerci insieme a tutti i costi?- borbottò Killian, e nel frattempo mi spostai di nuovo sul letto, per permettergli di muoversi.
-Zitto- feci coprendomi il volto con una mano: avevamo decisamente passato il limite, e non era una cosa da me: almeno non davanti a tutti! Avevo deciso di lasciarmi andare da praticamente due secondi, e già avevo iniziato con le figure di merda.
-Beh ho ragione però- insistette, poi però si rizzò in una posizione più comoda e con lo sguardo su di me, per scrutarmi attentamente, tanto da mettermi in soggezione.
-Zia, potresti andare a chiamare il dottore?
-Certo- fece la donna, e dopo avermi sorriso lasciò la stanza; non avevo voglia di dottori, né di agenti, volevo soltanto tornare a casa ma sapevo bene di avere molto da dire, soprattutto alla polizia.
L'uomo tornò ancora con l'attenzione a me, sfiorandomi con un dito la piccola ferita alla testa ormai rimarginata.
-Emma, tesoro, odio dovertelo chiedere ma... mio... cioè, Brennan...
Si interruppe come incapace di aggiungere altro, e tutti rimasero in silenzio come lui, a guardarmi, come se dovessi scoppiare da un momento all'altro: e poi realizzai.
-Oh! Oh, no. No, lui non... non mi ha fatto niente. Sul serio. No.
Non che non ci avesse provato, ma non c'era ragione di dirlo, almeno per ora; ovviamente, Killian sarebbe stato con me quando avrei rilasciato la mia dichiarazione, ne ero più che certa, ma ci avrei pensato dopo.
Intanto tirò un sospiro di sollievo, stringendomi la mano, ed io risposi con un sorriso sia a lui che agli altri. Dovevano essere stati davvero preoccupati, ed avendo conosciuto quello psicopatico potevo capirli perfettamente: anch'io ero stata in ansia per Killian quando avevo saputo che si sarebbero incontrati.
-Ma tu?- domandai quindi, ansiosa di sapere come fosse andata -Dio, dovete aggiornarmi su così tante cose che non so da dove iniziare...
-Emma...- mi bloccò, posando l'indice sulle mie labbra -Che ne dici di parlarne dopo? A casa? Il dottore sarà qui a momenti, poi dovrai parlare con Johnson...
-Sì, scusa...- sospirai, chiudendo gli occhi per un istante; non ero ancora del tutto in me, ed avevo decisamente necessità di riprendermi. Non che fossi stanca, avevo riposato abbastanza, solo che ero scombussolata, pur cercando di non farlo notare.
Soprattutto, però, ero felice; guardai di sottecchi Killian che mi stava accarezzando i capelli, e lo tirai perché potesse poggiare la schiena sui cuscini per permettermi di adagiarmi a lui. Avremmo avuto molto di cui parlare, compresa qualsiasi cosa stesse nascendo tra noi, ma per la prima volta ero ottimista. Non ero pentita della mia scelta, soprattutto ora che avevo aperto gli occhi su quanto fossi stata stupida a lasciare che la paura me li chiudesse: Killian Jones era l'uomo perfetto, lo era stato fin da quando aveva ascoltato i problemi di una donna quasi sconosciuta e le aveva fatto capire di non essere lei il problema, ma la vita.
Eppure sentivo fosse giusto ogni passo che avevamo fatto, perché essere la ragazza del mio migliore amico era meglio di ciò che avrei mai potuto immaginare: Killian mi conosceva, conosceva ogni mia sfumatura, i miei pregi e i miei difetti. Sapeva intrattenere discorsi seri, ma anche farmi ridere... sapeva perfino quando era preferibile rimanere in silenzio. Lo stesso valeva per me, ovviamente, quindi, in qualche modo, non avremo avuto i problemi di una comune coppia in procinto di conoscersi direttamente nella relazione.
Con lui avrebbe davvero potuto funzionare tutto alla perfezione.


***
 

Scesi dalla macchina in silenzio, pur avendo una voglia matta di rompere il ghiaccio: la visita di controllo era andata bene ed ero stata dimessa con la raccomandazione di stare al caldo e riposare per un paio di giorni. Le cose si erano complicate dopo aver parlato con Johnson per rilasciare la mia dichiarazione; era venuto a trovarmi quando ero già pronta per uscire, per evitare che dovessi andare fino al commissariato, e ovviamente Killian aveva insistito per restare.
E io avevo dovuto dire tutto: avrei tanto voluto omettere certi dettagli per evitare di farlo sentire male o in colpa, ma non me l'ero sentita. Per il bene del caso avevo dovuto raccontare per filo e per segno le “torture” a cui mi aveva sottoposta quel pazzo maniaco, e pur aggiungendo più volte tra le righe il fatto che per me non fosse niente, avevo guardato quei bellissimi occhi azzurri incupirsi. Soprattutto quando avevo dovuto ammettere che Brennan Jones aveva tentato di toccarmi, anche se l'avevo fermato prima che potesse spingersi sotto i vestiti.
Una volta terminato e salutato Johnson, Killian era stato di poche parole e si era limitato più che altro ad aiutarmi ad indossare la giacca – un cappotto pesante che aveva portato Ruby – e condurmi in auto; durante il viaggio non aveva detto una sola parola, e non era risultato troppo strano soltanto perché lui era alla guida, e sui sedili posteriori avevamo Ester, Ruby e Liam.
-Killian, va' tu con lei allora... noi andiamo a prendere la cena. Cinese?
-Cinese!- confermai, togliendo le chiavi della macchina dalle mani di Killian per consegnarle a Liam -Ti dispiacerebbe prendermi anche una zuppa con pollo e funghi? Ho davvero bisogno di qualcosa di caldo...
-Certo, assolutamente. Regina e Robin saranno già alla pasticceria di fronte al ristorante, quindi suppongo torneremo tutti insieme...
-Bene- intervenne Killian -A tra poco allora... andiamo Emma, così puoi cambiarti e metterti a letto- aggiunse poi senza guardarmi, e dopo aver salutato gli altri mi cinse le spalle in silenzio portandomi in ascensore.
Per quel breve tragitto mi limitai a scrutarlo con la coda dell'occhio, e mi trattenni solo perché eravamo quasi arrivati e avremmo potuto parlare in pace.
Lo seguii in casa sua – essendo in tanti avevamo deciso di cenare lì – ma una volta dentro, incrociai le braccia al petto e mi parai davanti a lui, prima che potesse fare un passo e sfuggire alla conversazione.
-Che fai? Andiamo in camera, ho un pigiama caldo che posso prestarti... ci vorrà una mezz'oretta prima che tornino, puoi...
-Killian!- esclamai ormai spazientita, togliendo la giacca per lanciarla sul divano -Non credi che dovremmo parlare?
-Non ora. Ora devi riposarti, hai passato un inferno...
-Killian.- ripetei, e mi alzai sulla punta dei piedi per stampargli un bacio delicato -Adesso basta, ti prego... dì qualcosa. Qualsiasi cosa, ma non continuare a tenerti tutto dentro.
-Senti Emma...
-No, tu senti- lo interruppi decisa -Come pensi che possa funzionare tra di noi se tu neanche mi parli?
-Ehi, non è mica per colpa tua...è solo che... niente.- sospirò, e fece il giro per sfilarsi la giacca anche lui, riporla sull'attaccapanni e poi fare lo stesso con la mia.
Ma io non mi diedi per vinta, sapevo come dovesse sentirsi, probabilmente avrei reagito alla stessa maniera, ma proprio per questo volevo lasciarlo sfogare.
-E' solo che?- domandai quindi, bloccandogli ancora la strada -Tu non vai da nessuna parte finché non avremo parlato, chiaro?
-E di cosa, Emma? Di come ti ha torturata? È soltanto colpa mia, lo capisci? È mio padre, e io ho lasciato che tu venissi coinvolta... e guarda com'è andata. È solo un miracolo se ora sei qui, incolume... quel verme ha pure cercato di violentarti, se solo ci penso...
-E non pensarci allora! Quando ho detto a Johnson che sto bene e non sono turbata, non ho mentito solo perché c'eri anche tu. Sai una donna detective quante volte rischia di venire violentata da qualche pazzo? Credi che questa sia la prima volta? Beh non lo è, e ho gestito la situazione come ho sempre fatto... non hai imparato proprio nulla di me? Pensi basti così poco per turbarmi? Ma soprattutto, niente di ciò che è successo è colpa tua. Questo è il mio lavoro, e se non fosse tuo padre, prima o poi avrebbe potuto rapirmi qualcun altro, e...
-Ma è questo il punto! È stato lui, non qualcun altro.
-Vuoi starmi a sentire, cazzo?! O devo darti una botta in testa per farti partire il cervello?!- gridai, facendolo sussultare per lo spavento -Io sto bene razza di cretino, quindi non so neanche perché siamo qui a discuterne. Quello che sta peggio sei tu. Sei stato a quell'incontro, allora?
-Sì...- ammise infine con un sospiro, ed io lo tirai verso il divano, facendo leva sulle sue braccia per sedermi sullo schienale, dietro. Quindi gli presi le mani, e lo guardai negli occhi facendogli un cenno per incoraggiarlo ad andare avanti.
-E' stata una cosa strana. Cioé... sì, è uno psicopatico, sapeva praticamente tutto e mi ha anche comprato una cioccolata calda con la cannella allo stand ma... non ha fatto altro che chiedermi di me. La sua naturalezza è inquietante, credo sia ancora peggio di come me lo ricordavo.
-So cosa vuoi dire- annuii -Come ho raccontato prima, all'inizio è stato gentile... mi ha anche tamponato la ferita. Poi beh, lo sai com'è andata. Però è inquietante, sì.
Ci guardammo ancora negli occhi, e vedendolo così distrutto ebbi soltanto voglia di abbracciarlo, ma evitai perché se l'avessi fatto avrei solo proseguito con le coccole, e non avevamo ancora finito di parlare.
-Sappiamo che non è finita, ma non affrontiamo oggi questo problema... cambiamo argomento. Noi.
-Ahia...- borbottò -Quando una ragazza ti chiede di parlare così non è mai una buona cosa... e ancora non stiamo insieme...- sorrise, ed io lo colpii scherzosamente sulla spalla: se non altro aveva ancora il suo senso dell'umorismo!
-Non ho cambiato idea...- lo rassicurai, stringendogli la mano tra le mie -Dopo quanto mi ci è voluto per capirlo, addirittura un rapimento... non ho intenzione di tornare indietro, e neanche lo voglio.
-In effetti, forse dovrei essere offeso... per cedere al mio fascino dovevi addirittura rischiare di morire congelata?- stavolta fui io a ridere, ma non potei ribattere visto che aveva perfettamente ragione! Al posto suo, avrei perso le speranze da molto tempo con una come me, lui invece era stato estremamente paziente.
-Parliamoci chiaro, abbiamo entrambi ottimi motivi per evitare questa cosa ora come ora. Te l'ho letto negli occhi prima, so che volevi dirmi che forse sarebbe meglio starti lontano o qualcosa del genere... ma,- aggiunsi, vedendolo spalancare gli occhi sorpreso -ti sei trattenuto, e hai evitato un bel ceffone. E ovviamente la mia paura di perdere le persone o comunque di rovinare le cose non è sparita, però...
-Però insieme siamo più forti- concluse lui per me -E' per questo che mi sono trattenuto. Siamo un'ottima squadra, lo siamo sempre stati, e mi sembra inutile fare quei discorsi da film del tipo “No, è meglio se mi stai lontana per il tuo bene, se stai con me ti farai del male” eccetera...insomma, mio padre lo sa che per me sei importante, e se stiamo insieme o no non cambia nulla a questo punto... e quindi, tanto vale scegliere la felicità, no? Io ti amo Emma, voglio stare con te, e so che insieme saremo in grado di affrontare tutto, come sempre fino ad ora. E Dio, quando mi hai baciato sono tornato indietro nel tempo, mi sono sentito un quattordicenne completamente cotto, al suo primo bacio... e credo non ci sia sensazione migliore.
-Wow...- mormorai colpita -A volte dimentico quanto tu sia bravo con le parole. Non avrei potuto esprimerlo meglio. Esatto, Killian, non lasciamo che la paura che qualcosa vada storto ci impedisca di vivere questa cosa. Dovrò lavorarci anch'io, e visti i precedenti non sarà facile... ma preferisco farlo insieme a te. Non voglio negarmi di essere felice.
-E con me sei felice?- sorrise dolcemente, avvicinandosi e lasciandosi cingere la schiena dalle mie ginocchia – dovevo ammettere di aver scelto una postazione piuttosto comoda.
-Lo sono. Sei la persona migliore che potesse capitare nella mia vita, voglio solo che tu mi faccia una promessa...
-Qualunque cosa.
-Promettimi che non smetterai mai di essere il mio migliore amico, comunque vadano le cose. E anche nella relazione in sé. Promettimi che non saremo una banale coppia noiosa e sdolcinata, ma saremo sempre noi... perché quel che abbiamo è bellissimo. Promettimi che non ci sarà nulla di meno rispetto a prima... voglio solo che ci sia di più. Voglio che questi sentimenti piuttosto che rovinare tutto, contribuiscano a rendere le cose ancora migliori... te lo metto subito in chiaro, sarò giovane ma non sono più una persona da storielle. E soprattutto con te, col mio migliore amico, non voglio qualcosa che abbia una scadenza...
Prima che potessi finire di parlare, l'uomo si chinò in avanti per darmi un bacio a stampo, e poi tornò a guadarmi negli occhi, commosso; -Mi avevi convinto a promettere già con la prima frase. Non potrei mai smettere di essere il tuo migliore amico, Swan... e neanch'io voglio una storiella, non con te. Tu sei molto di più, lo sei stata fin dal momento in cui ho deciso di non fare sesso con te perché volevo qualcosa di più vero.
-Killian...- sussurrai, commossa anch'io -Credo che quel giorno non potevamo fare scelta migliore. Però, qualcosa è cambiato in effetti...
-Che vuoi dire?
-Voglio dire che ora... possiamo farlo, senza avere paura che le cose siano meno... vere- feci allusiva, e strinsi le ginocchia intorno a lui per poi attirarlo per il colletto del maglioncino e baciarlo con passione.
E un momento dopo lui ricambiò con la stessa intensità, facendo volare il mio maglione per riscaldarmi ancora di più, col suo corpo ardente.
-Aspetta Emma...-sussurrò, staccandosi con voce affannata per guardarmi -Davvero, non c'è nulla che desideri di più in questo momento ma... devi riposare ora, il dottore ha detto niente stress...
-Shh, non rovinare il momento, rilassati... se è per questo, io sono più riposata di te- lo intimai, prima di lasciargli una scia di baci sul collo -Ma non credo proprio che fare l'amore con te sia stressante...
Mi resi conto troppo tardi di ciò che avevo detto: fare l'amore. Non fare sesso, o andare a letto insieme... fare l'amore.
Lui aveva ripetuto più volte di amarmi, io invece non l'avevo ancora detto, non ero pronta e non volevo affrettare le cose. Già che avessi accettato i miei sentimenti nei suoi confronti, era un grande passo.
-No, ma sai...- fece con voce roca, probabilmente fingendo che non avessi detto chissà che, cosa di cui gli fuo grata -Potrebbe essere un po' troppo... intenso.
-Puoi giurarci che lo sarà.- gli assicurai, incrociando lo sguardo nel suo. Le sue pozze azzurre sembravano quasi più scure per la lussuria che le aveva invase, e dopo un ultimo attimo di esitazione la scintilla che non ci aveva mai abbandonati esplose: l'uomo si liberò in fretta e furia anche del suo maglione, poi si tuffò vorace sul mio di collo, stringendomi saldamente dietro la schiena per tenermi in equilibrio.
Subito mi aggrappai alle sue spalle lasciando sfuggire un gemito, pronta a lasciarmi finalmente travolgere dalla passione che avevo covato per lui fin dall'inizio.
E come allora, continuavo a essere convinta che con Killian Jones avrei avuto il sesso migliore di sempre. Anzi, ora sarebbe stato ancora più bello, perché c'era qualcosa di più: l'amore.



















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sono stata puntuale, olé :P Spero non mi odiate di aver messo in pausa l'altra ff per continuare a postare questa... è che qui sono più ispirata al momento xD
Killian ovviamente è agitatissimo e non ha voglia di andare a riposare, ma Emma sta più che bene... e le fan di lui le hanno anche portato dei fiori xD
Lei nel frattempo si è svegliata, e nonostante sia un po' stordita, va tutto bene, ricorda tutto e non è pentita della sua scelta. E l'ha dimostrato ampiamente quando il suo scherzetto si è trasformato in una cosa un po' hot xD ma dopo aver resistito per così tanto tempo, contenersi era un po' complicato :P
Ovviamente Killian non ha potuto rimanere indifferente quando ha saputo quel che le ha fatto il padre, nonostante sia riuscita a tenerlo abbastanza a freno, ma con una bella sfuriata l'ha rassicurato... e dopo una conversazione a cuore aperto (ero indecisa se farli cedere subito o fargli avere questa conversazione, ma credo che nonostante la passione, Emma non si sarebbe lasciata andare senza prima parlare...), finalmente hanno ceduto al fuoco che c'è tra loro.
E ora... riusciranno a concludere o arriveranno gli altri? xD forse stavolta posterò davvero prima l'altra (ma non sono sicura), perché ho bisogno di lavorare bene sul prossimo capitolo. Diciamo che hanno molto di cui parlare ancora, ma ho voluto dedicare questo capitolo ai loro sentimenti... Dopo tutto questo tempo credo ci volesse, quindi le chiacchiere a cena! In più non ho elaborato definitivamente la scaletta della seconda parte della storia, e anche questo mi porterà via tempo dato che voglio sia decente per non avere un risultato banale.
Grazie come sempre a tutti, un abbraccio! :*

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Capitolo 21
*** Opened to love, closed to hidden threats ***


Credevo davvero che il problema dell'html mi avesse lasciata... invece no ._. odio dover ripubblicare, ci metto secoli.






 

Opened to love, closed to hidden threats











EMMA POV

Per la prima volta il mio corpo fu completamente avvolto dalle fiamme, e ogni bacio sulla pelle era un brivido violento.
Era ormai fermo con le labbra all'altezza della mia clavicola, alla quale si stava dedicando particolarmente: non potei che chiedermi cosa avrei fatto più tardi, se già ora ero così dannatamente eccitata.
Quando strinsi le unghie nelle sue spalle, l'uomo gemette, ma non si distrasse e continuò ancora a baciarmi, portando la mano buona a sganciarmi il reggiseno con decisione; dio, com'era possibile tanta agilità in un gesto che spesso gli uomini faticavano a compiere anche con due mani? Come faceva ad essere così dannatamente perfetto in ogni cosa che faceva? Ma soprattutto, come diavolo facevo io a non avere il minimo ricordo della notte di capodanno?!
In ogni caso non tardai ad assecondarlo, e abbassai le braccia lasciando scivolare l'indumento da solo; e poi il respiro mi si mozzò improvvisamente quando le labbra frenetiche dell'uomo si spostarono sul seno, tanto che fui costretta a stringere le gambe con più forza attorno alla sua vita per non scivolare indietro.
E quando mi catturò un capezzolo tra le labbra per accarezzarlo con la lingua, mi ritenni fortunata ad essere tornata con le braccia attorno al suo collo.
Gemetti gettando la testa indietro, e il fatto che il cavallo dei suoi pantaloni spingesse tra le mie gambe, non aiutava affatto.
Il mio corpo era pervaso da tremiti mai provati prima, emozioni estremamente intense, e se da una parte desideravo porre fine a quel tormento, dall'altra speravo non finisse mai.
-E'... è troppo? Stai bene?- sussurrò d'un tratto, ma troppo scossa per rispondere mi limitai a spingergli di nuovo la testa contro il mio seno, e stavolta fu il capezzolo sinistro a essere torturato.
Proprio quando iniziai ad abituarmi al contatto, le labbra tornarono a scivolare verso il basso, soffermandosi sull'ombelico che stuzzicò con la lingua: ebbi quasi paura dell'eccitazione che sembrava incapace di smettere di intensificarsi ogni secondo che passava. Con tutto quell'affanno, era un vero miracolo che riuscissi ancora a respirare.
-Emma vuoi... vuoi che ci spostiamo?- domandò, posando la mano sulla cerniera dei miei jeans.
-No... non mi importa di... dove lo facciamo.- sussurrai a fatica, carica di desiderio -Sono mesi che rimandiamo questo momento...- gli ricordai, guardandolo negli occhi: ed era proprio così. L'avevamo voluto quella volta a casa sua. L'avevamo voluto nel nostro inconscio ogni volta che i nostri corpi reagivano l'uno all'altro, pur convinti che quel magnetismo non volesse dire niente. L'avevamo voluto dopo capodanno, per provare ciò che non potevamo ricordare.
Non volevo una stanza da letto illuminata da candele e cosparsa di petali di rosa: volevo solo lui.
-Sei una tentazione troppo forte Emma Swan, non so come ho fatto a resisterti fino ad ora- pronunciò colmo di lussuria, e con un unico gesto deciso sbottonò il pantalone e abbassò la cerniera, per poi tornare aggressivo sulle mie labbra, mentre la mano si insinuava nei miei slip.
La mia schiena reagì tempestivamente curvandosi, e gemetti forte sulle sue labbra che invece non smisero di baciare le mie.
Nell'attimo esatto in cui mi penetrò con un dito, gemetti tanto forte da udirmi io stessa: nel mio corpo era scoppiato un incendio, e quando ci si trova tra le fiamme senza avere via d'uscita, si grida.
Forse in quel caso però ero masochista, perché il mio grido non era una richiesta d'aiuto: era la richiesta di averne di più.
E lui lo capì.
Capì e inserì un secondo dito, quindi tornai vorace sulle sue labbra, per sfogarmi su di esse: le baciai affamata fino a morderle con forza, senza fermarmi neanche quando sentii il sapore metallico del sangue.
E proprio in quel momento, quando percepii che mancasse davvero poco perché esplodessi di piacere, la porta d'ingresso cigolò: mentre io mi feci sfuggire un mezzo grido per un misto di sorpresa e disapprovazione, l'uomo tirò con forza il copridivano.
E gliene fui eternamente grata: quando tutti gli altri entrarono, fu l'unico indumento che copriva i nostri corpi per metà nudi.
-Scusate, c'era un po' di fi...la- furono le uniche parole che echeggiarono nella stanza, prima che questa piombasse in un silenzio totale.
Nessuno osò aprire bocca, ci limitammo solamente a guardarci: col caldo che sentivo, ero pronta a scommettere che il mio volto si stesse mimetizzando col rosso del copridivano.
Se fossimo più sconvolti noi o le cinque persone davanti alla porta d'ingresso, non seppi dirlo, ma di una cosa ero certa: se fosse stato possibile, mi sarei scavata una fossa da cui non sarei mai riemersa, nemmeno sotto tortura.
Lanciai una rapida occhiata a Killian, anch'egli incapace di muoversi con lo sguardo fisso sui nostri spettatori, e le braccia a tenere saldamente quella coperta improvvisata.
-A quanto pare non abbastanza.- concluse Liam, con un'espressione estremamente divertita: e io desiderai ancor più di sprofondare. Vidi Killian aprire la bocca per controbattere, ma non ne uscì il minimo suono, quindi la richiuse.
-Bene, noi... ci spostiamo in cucina. A preparare la tavola.- prese la parola Ester, facendo cenno agli altri di seguirla. Grazie al cielo.
-Io vado a farmi una doccia...- borbottai, distogliendo lo sguardo da Regina che continuava a mettermi in soggezione col suo sopracciglio alzato.
-Anch'io. Nell'altro bagno intendo.
Mi scoccò un'occhiata a mo' di di scusa, e lasciò il copridivano a me, dato che alla fine lui era abbastanza coperto.
A testa bassa ci avviammo verso le rispettive stanze, uno dietro l'altro, ma proprio quando feci per varcare la soglia del bagno, mi sentii tirare per un braccio, e in men che non si dica mi ritrovai contro la porta della camera di Killian, immobilizzata dal suo corpo.
-Voglio almeno una doccia insieme...- sussurrò suadente guardandomi negli occhi, ed io riuscii a fare solo una cosa: lasciai scivolare la coperta a terra, per poi portare le mani ai suoi jeans. Per quanto assurdo potesse sembrare, la parte peggiore di quell'interruzione era stato il doverci fermare proprio nel momento meno opportuno.
-In un certo senso è eccitante farlo di nascosto...- gli feci notare mentre gli tiravo giù i pantaloni, di cui infine si liberò con un calcio.
-Già... ma non faremo l'amore Swan, non ora.
-Cosa?!
Stentai a credere alle mie orecchie, non poteva dire sul serio: non poteva avermi praticamente slogato una spalla e sbattuta alla porta solo per fare una doccia in cui non mi era permesso toccarlo.
Al suo ghigno divertito non riuscii a trattenermi dallo schiaffeggiai la guancia, ma nonostante il lieve lamento che emise, il suo sorriso rimase intatto.
-Amo quando fai la violenta Swan, ma non riuscirai a convincermi- iniziò -L'unico motivo per cui ora resisterò dal saltarti addosso, è perché questa notte mi dedicherò a te con tutta calma... e allora mi ringrazierai, sarà tutto perfetto, come meriti che sia.
-Ma Killian...- lo fermai, ora più dolcemente -Non mi interessa la perfezione. Io voglio la spontaneità, e sono certa che sarai d'accordo con me...
Posai le labbra sulle sue senza baciarle, ma semplicemente le accarezzai. Era tenero il suo voler essere perfetto per me, nessuno si era mai sforzato tanto solo per farmi piacere... ma era quello il punto. Killian non aveva bisogno di dimostrarmi nulla, il semplice fatto che tenesse a me così tanto, rendeva già tutto perfetto. Lui era perfetto, ed ero felice di essermene finalmente resa conto; non avrei mai smesso di volergli bene come ad un amico, ma ormai era sempre più chiaro che a legarci ci fosse qualcosa di più. Non ero in grado di dare una definizione precisa a ciò che provavo, ma mi sentivo sicura: in me c'era una sicurezza che pensavo non sarei più stata in grado di provare dopo la delusione con Walsh... ma solo ora mi rendevo conto che con Killian l'avevo sempre avuta.
Non avevo paura di fidarmi, di espormi, di condividere ogni parte della mia vita... semplicemente, mi sentivo sicura. Di tutto. Di lui.
Il mio cuore batteva più forte di quanto non avessi mai fatto, e il ritmo sembrava accelerare ad ogni sua carezza prima sul collo, poi dietro la schiena.
-Oh Swan, non ti merito... sono una brutta persona, perché adesso dovrei resistere e lasciarti riposare. Ma non ci riesco...- sussurrò sulle mie labbra, quando mi fece scivolare gli slip lungo le gambe.
-Lo sono anch'io, perché sei tu quello che non dorme da quaranta ore... ma non ce la faccio a lasciarti andare.- dissi, lasciando completamente nudo anche lui: solo dopo averlo studiato da capo a piedi, con un cipiglio interessato e malizioso, gli baciai le labbra e lo condussi in bagno, direttamente nella doccia. Aveva decisamente un gran bel fisico.
Poi, insieme al getto d'acqua, partirono anche i nostri corpi.
Braccia e mani ovunque, brividi su ogni centimetro di pelle, l'eccitazione che cresceva, senza sosta. Il suo corpo premuto contro il mio, come se fossimo in procinto di fonderci l'uno con l'altra.
E allora lo fece. Senza preavviso. Portò la mano dietro la mia schiena, le labbra sulle mie, e si spinse dentro di me. Con delicatezza e decisione, in una maniera tale da farmi dimenticare di trovarmi sulla Terra.
Fu un piacere diverso, nuovo, così intenso da sembrare surreale; entrambi sembrammo cercare di prendere fiato dall'altro, per poi tornare poi a baciarci nel tentativo di soffocare i gemiti.
Ma quando iniziò a muoversi dentro di me, trattenersi divenne impossibile; il mio bacino rispose in totale sintonia ai suoi movimenti decisi, e continuando a gemere senza sosta buttai la testa indietro, lasciando che sfogasse i suoi baci sul mio collo.
Le spinte iniziarono a farsi sempre più potenti e profonde man mano che si susseguivano, e a giudicare dai suoi ansimi, nessuno di noi si sarebbe trattenuto ancora a lungo.
Per prepararmi, quindi, arretrai quel che bastò per poggiarmi contro la parete, e affondai le dita nella sua pelle calda, bagnata dal getto d'acqua ancora che lavava via le ultime incertezze.
Poi il paradiso. Se e quanto forte urlai non seppi dirlo, ma il piacere che derivò da quell'orgasmo fu così intenso da far vibrare tutto il mio corpo.
Non fu come me l'ero immaginato, fu ancora meglio, superiore ad ogni mia aspettativa. E non si esaurì subito, durò a lungo, abbastanza a lungo da obbligarmi a stringermi forte a lui, o le mie gambe tremanti avrebbero ceduto.
Passarono attimi infiniti prima che le mie orecchie tornassero ad udire gli ansimi ancora affannosi di entrambi, ma non appena mi sentii abbastanza lucida lo baciai per un po', per allungare quello splendido momento.
E trascorsero ancora molti istanti prima che i nostri sguardi si incrociassero, ma il suo era così radioso che potei esser certa il mio lo fosse altrettanto.
-Te l'avevo detto che non serviva un momento perfetto...
-E come sempre hai ragione tu, Swan- sorrise, posandomi un bacio a stampo.
-Lo so. E ora finiamo questa doccia o si insospettiranno e... non è il caso- gli ricordai: non avevo la minima voglia di ricalcare la figuraccia di poco prima.

 

***


KILLIAN POV
Cercammo di mostrarci composti quando facemmo ritorno in salotto, ma almeno per me risultò piuttosto complicato. Fare l'amore con Emma era stato inebriante, avevo provato sensazioni che nessun'altra era mai stata in grado di darmi. Se non avessimo avuto gente in casa, non l'avrei lasciata andare, ma l'avrei portata sul letto, per farlo ancora e ancora fino a che non fossimo crollati esausti.
Tuttavia, le coccole che avevano seguito mentre finivamo di lavarci e poi vestirci, non erano state da meno; la ragazza mi aveva riempito di baci sul collo, sulla clavicola e le spalle, ma anche il solo tenerla stretta tra le braccia era stato molto piacevole. E ovviamente io avevo ricambiato le tenerezze con grattini sulla schiena, che aveva gradito molto, e baci su tutto il viso.
-Sai, ora non vorrei altro che una cenetta tranquilla sul divano, davanti alla tv...- sussurrai, rubandole un ultimo bacio prima di entrare in cucina.
-Lo so. Ma sono qui per noi... la cenetta pigra domani, mh?
-Oh, eccovi!- ci interruppe Ruby appena varcata la soglia -Ce ne avete messo...
Dalla sua espressione fu evidente che sapesse perfettamente che tipo di doccia avessimo fatto, e con la coda dell'occhio intravidi Emma arrossire mentre le lanciava un'occhiata truce.
Per non distruggerci la reputazione ci sedemmo senza aggiungere altro, davanti alla tavola già imbandita: certo, avrei davvero voluto una cenetta intima sotto le coperte, ma anche tutto quel ben di dio non era affatto male.
-Tesoro, ti senti un po' meglio?- domandò subito mia zia alla ragazza, con la stessa nota di preoccupazione nella voce che era solita utilizzare con me e Liam. E la cosa mi piaceva, mi piaceva che la mia praticamente madre adottiva volesse così bene alla ragazza che amavo.
-Sì, sì... sul serio, sto bene. Certo, eviterò di mettere la testa in frigo per almeno un paio di giorni, ma a parte questo...- con quella battuta smorzò il clima facendo ridere tutti, e Liam mi diede una pacca sulla spalla, in segno approvazione. In fondo aveva capito prima di me che l'amavo.
Regina ci riempì i bicchieri di vino bianco, compreso quello di Emma nonostante non fossi certo che nel riposo fosse compreso anche l'alcool, ma quella liquidò la mia constatazione sul nascere. In fondo ero stato io a scegliermi una donna così testarda, quindi non potevo lamentarmi e mi limitai ad iniziare a riempire il piatto insieme a tutti gli altri. C'erano ravioli al vapore, involtini primavera, pollo al curry e tante altre prelibatezze che adoravo: Liam forse aveva esagerato con le dosi, ma non per questo non saremmo stati capaci di finire tutto.
Mangiammo allegramente tra una chiacchiera e l'altra, ridendo e scherzando, e anche prendendo un po' in giro Robin e Regina: in fondo se lo meritavano, dato che loro avevano fatto lo stesso con me ed Emma. Certo, avevano sempre avuto ragione, ma in fondo ne avevamo anche noi. Dopo aver conosciuto bene Regina, avevo capito che non si sarebbe lasciata andare facilmente ad una nuova relazione, ma il feeling con Robin era evidente. E poi lui era un bravo ragazzo: aveva avuto poche relazioni e tutte serie, fin dal liceo, dunque ero certo che non l'avrebbe delusa.
Intanto, se fare l'amore con Emma mi aveva fatto dimenticare la stanchezza, riempirmi la pancia mi restituì tutte le energie consumate: in fin dei conti, era un bell'epilogo per una giornata iniziata male, anche se i problemi non erano affatto spariti. Mio padre era ancora a piede libero, dopotutto.
-Ehi amico tutto a posto? Sei silenzioso...- mi riscosse Robin, riempiendomi il bicchiere una seconda volta: solo in quel momento mi accorsi di essermi scolato tutto.
-Sta bene.- rispose Emma al posto mio, poggiandomi una mano sulla gamba -Solo che pensa troppo, sarà una cosa da scrittori. Rilassati- aggiunse poi rivolta a me -Non rovinarti la serata pensando a cose brutte... sono tutti qui per noi, è andata a finire bene... non ci pensare. Non oggi.
-Ha ragione- confermò la zia -siamo tutti stati preoccupati, ma questo è il momento di rilassarci... tra poco andrò a letto, così voi ragazzi potete fare le vostre cose da... ragazzi.
-No Ester, tranquilla. Non so gli altri, ma anche io e Killian ce ne andiamo a dormire dopo il dessert... è stata una giornata lunga. Quanto mi piacerebbe una vacanza ora...- borbottò, poggiandosi contro lo schienale e sospirando: e in quel momento mi si illuminò la lampadina. Se davvero lo voleva, una vacanza a disposizione l'avevamo!
-Ho il tuo regalo di Natale!- esclamai quindi -Certo, non so se sei ansiosa di tornare al freddo, ma volendo abbiamo quei quattro giorni in montagna...
-Oh! Sì, assolutamente sì, andrà benissimo! Domani possiamo scegliere una delle mete e prenotare...
-Ma che carini, si sono appena messi insieme e già vanno a fare i week end romantici- ci prese in giro Liam. Io non dissi niente, solo perché una cosa non mi era del tutto chiara: io ed Emma stavamo insieme, di fatto? Certo, baci, abbracci, effusioni, discorso, c'era stato tutto... ma non avevamo davvero definito la nostra relazione.
-Non... stiamo...- borbottò, guardandomi -Cioé... io non lo so. Stiamo... cercando di capire se le cose possono funzionare... voglio solo dire che... è complicato.
-Complicato?- alzai il sopracciglio, cercando di non far notare di esserci rimasto un po' male. Ero d'accordo a non ufficializzare ancora la cosa, ma... complicato?
-Oh, dai, non so come dirlo! Voglio dire, fino a ieri eri il mio migliore amico e basta, e ora...
-Ora puoi anche sbaciucchiartelo... e farci altre cose.- concluse Liam, al che si beccò due calci sotto il tavolo, uno da parte mia e uno dalla mia “non ragazza”. Alla fine non mi importava così tanto che volesse aspettare di vedere come sarebbe andata, in fondo la capivo. Pur avendola sempre amata, anch'io avevo un po' paura: se non avessimo funzionato come coppia, non volevo a nessun costo perdere anche la nostra amicizia.
Quando sbadigliò, mi resi conto che nonostante fossero appena le 10 passate, fosse ora di andare a letto. Pur convinta di star bene, era innegabile che avesse bisogno di una bella e lunga dormita dopo tutto quello che aveva passato; almeno il giorno seguente l'avrei tenuta a riposo, a costo di litigarci.
-D'accordo... io ora dovrei andare, Henry sarà a casa presto. Robin, mi dai un passaggio?- intervenne Regina, che come sempre colse per prima, senza il bisogno di dirle niente.
-Certo! Te lo sei anche meritato dopo tutto l'aiuto di oggi...
-Utile avere come amica la boss di un'agenzia immobiliare, eh?- scherzò Emma -Avete trovato qualcosa, comunque? E Graham...?
-Stiamo valutando due locali... Graham oggi è a letto con la febbre, voleva venire ma l'ho convinto che se un giorno resta a casa non succede niente...
-Oh... mi dispiace.
Dispiaceva anche a me, in realtà, ma non tanto per la febbre quanto per il fatto che fossero giorni che non lo vedevo, e neanche sentivo. Dopo che Emma aveva declinato il suo invito a uscire, era tornato da me a chiedermi scusa; ovviamente non ce l'avevo con lui, non poteva sapere che mi fossi dichiarato, ma mi sentivo un cattivo amico. Internamente avevo goduto del fatto che Emma avesse rifiutato anche lui, e mi ero sentito così in colpa da evitarlo. O meglio, non proprio da evitarlo, ma da evitare di farmi sentire.
Dopo essermi mentalmente ripromesso di rimediare, accompagnammo Regina e Robin fino in corridoio, dato che Ruby e Liam avrebbero passato la notte nella casa di fronte. Per un attimo mi ero sentito stupido a dare per scontato che Emma avrebbe dormito con me, ma quando non disse niente capii che lo stesso valeva per lei. In fondo non era affatto strano dormire insieme, anche abbracciati: certo, le circostanze erano cambiate, ma ci eravamo ripromessi di non cambiare le abitudini che ci facevano star bene. E quella era una delle mie preferite, addormentarmi accanto a lei, e svegliarmi accanto a lei.
 


-Mi fa strano dormire con te...- borbottò Emma, accoccolandosi alla mia spalla e continuando a ridacchiare compulsivamente.
Dopo aver salutato, nonostante i suoi tentativi di convincerci di non averne bisogno, avevamo aiutato la zia a sparecchiare e sistemare i piatti nella lavastoviglie; infine le avevamo dato la buonanotte e ci eravamo chiusi in camera indossando finalmente i pigiami: adoravo quando Emma usava la mie t-shirt per dormire, e questa volta aveva tirato fuori quella di Batman.
-Ma se abbiamo dormito insieme anche due giorni fa...- le ricordai, posandole un bacio sulla nuca divertito da quella sua risata che non riusciva a controllare.
-Ma è diverso... allora ti vedevo meno attraente... e non sapevo di volerti saltare addosso!
-Oh, vorresti saltarmi addosso?
-Non ora, cretino!- continuò -Ma in generale. In generale sì, insomma, prima mi è piaciuto. Sei bravo a letto...
-Whoa...- feci sollevando la testa per guardarla, accigliato -Sta parlando Emma Swan o il vino?
-Il vino sta parlando per Emma Swan, forse? Però dai, dico sul serio... come cavolo faccio a non ricordarmi della notte di capodanno se sei così bravo?
-Per lo stesso motivo per cui non me ne ricordo io. Eravamo ubriachi, Swan. Ubriachi fradici. Anche se pure adesso non scherzi...
-Non sono ubriaca! Ma con questo vuoi dire che sono brava anch'io? So fare anche tante altre cose, sai, solo che non avevamo tempo...
-Sì, sei brava. Ma non vedo l'ora che mi mostri quelle “tante altre cose”- risi, catturandola tra le braccia per farle poggiare la testa sul mio petto.
Ovviamente la stavo prendendo in giro, non aveva bevuto così tanto, ma sembrava che quei due bicchieri di vino fossero bastati a farle scaricare tutta la tensione accumulata, ora che eravamo soli rilassati... ed era divertente.
E poi, forse un po' ubriaco lo ero anch'io, perché passò una buona mezz'ora prima che riuscissimo a smettere di ridere tra una battuta stupida e l'altra.
Avevo davvero trovato la donna con cui sarei stato estremamente felice di passare il resto della mia vita. E quando si addormentò le accarezzai i lunghi capelli biondi, poi chiusi gli occhi anch'io, lasciandomi cullare dal suo respiro regolare.
Il destino era proprio buffo a volte, ma anche generoso: solo 24 ore prima avevo temuto di perderla, ed ora era ancora più mia di quanto non lo fosse prima.
 

***

 

Non appena la donna sentì la maniglia cigolare s'irrigidì: l'incubo che le aveva concesso la breve tregua di un'ora era tornato.
Era rinchiusa in quella casa splendida ed enorme quanto inquietante da più di una settimana, e nonostante sentisse regolarmente le figlie, non poteva dir loro niente.
“Prova solo a farne parola alle belle sorelline, o farle insospettire, e purtroppo non potrò più garantire per la loro integrità...” l'aveva minacciato l'uomo, con una calma agghiacciante.
Era folle, l'aveva capito. Era malato, malato di mente.
Aveva comprato una casa per riunire quella famiglia che per quanto sapeva egli stesso aveva distrutto, e nonostante la sua situazione critica, aveva goduto quando non aveva fatto ritorno coi suoi figli e le loro ragazze, come le aveva preannunciato. E una di loro era proprio Emma. Non vedeva Emma da 10 anni, eppure avrebbe preferito non rivederla più piuttosto che ritrovarla nel covo di quell'orrido mostro.
-Ciao, cara. Per cena cuciniamo delle lasagne, ho preso gli ingredienti. Ti piacciono le lasagne?
Lei non rispose, perché sapeva che se lo avesse fatto non avrebbe sputato altro che veleno, e non ne avrebbe ricavato nulla di buono. Non solo l'essere rivoltante abusava fisicamente e psicologicamente di lei tutti i giorni, ripetutamente, ma l'aveva anche costretta ad indossare una fede al dito: pretendeva che lo considerasse suo marito.
-Oh, su col morale tesoro. Emma sta bene, alla fine il mio bambino è riuscito a salvarla.
-Cosa?- quelle parole improvvisamente la riscossero, come una secchiata d'acqua gelata -Non mi avevi detto niente. Cos'hai fatto ad Emma?!
-Diciamo che le ho rinfrescato le idee. Non ti preoccupare, vi riabbraccerete presto. Ho appena restituito i soldi rimanenti a mio figlio, e sono tanti nonostante la spesa... quando i ragazzi vedranno questa casa, finalmente capiranno che voglio solo riunire la mia famiglia. Saremo felici, qui. Sarà un nuovo inizio. E ti prometto che non appena resterai incinta salterai di gioia... magari questa volta avrai un maschietto, anche se a me femminuccia piacerebbe...
Appena Brennan Jones si avvicinò a lei, toccandola con quelle repellenti manacce, seppe che era di nuovo arrivato il momento della sua tortura. Quella settimana le era sembrata un'eternità, ma nonostante si trovasse spesso sola, non aveva mai osato tentare la fuga.
Se l'avesse fatto, sarebbero state le sue bambine a rimetterci, e non poteva permetterlo. Ed anche Emma: dio, non osava immaginare cosa avesse fatto Emma, quella dolce bambina chiusa in sé stessa e delusa dalla vita che molti anni prima aveva accolto a braccia aperte. Non aveva smesso di volerle bene neanche quando era scappata, incapace di accettare il suo affetto.
-Forza, vorrai festeggiare anche tu...- la incitò -Molto presto saremo una vera famiglia.
Ingrid si limitò a chiudere gli occhi, pronta ad estraniarsi come aveva imparato a fare quei giorni mentre subiva quegli abusi continui. Era la sua unica ancora di salvezza, l'unica via di fuga da quell'inferno dal quale, a costo della sua stessa vita, avrebbe tenuto Anna, Elsa ed Emma lontano.


















 

Angolo dell'autrice;
Ciao :) Scusate l'immenso ritardo, stavolta xD è che avrei voluto postare prima l'altro capitolo ma non l'ho finito, e questo l'ho scritto abbastanza velocemente, dato che è un capitolo abbastanza tranquillo a parte la fine. Sabato o domenica però posterò l'altra, promesso :P
Alla fine... sì, sono stati interrotti e hanno fatto una figura di merda xD Solo che la cosa non li ha scoraggiati, e hanno concluso ciò che avevano iniziato prima del previsto :P Poi si sono goduti un po' di normalità a cena, con la zia e gli altri... buon cibo, e anche un po' di vino.
Quando sono andati a dormire, Emma si è lasciata completamente andare... ma ha avuto uno sfogo che li ha fatti divertire almeno xD E faranno anche quella piccola vacanza... per godersi la felicità finché possono muahahahaha 
E alla fine abbiamo scoperto una buona parte del piano di Brennan, e credo/spero sia abbastanza inquietante. Con parte dei soldi di Killian ha comprato una grande casa dove riunire la sua famiglia... e ha iniziato rapendo Ingrid, dato che ovviamente sapeva che tra le persone che hanno fatto da "genitori" ad Emma, lei è stata la più significativa... e ora cosa succederà, si vedrà, perché stavolta mi ci vorrà un po' di più a costruire i prossimi capitoli (anche se ci saranno ancora parecchi momenti tranquilli), e quindi... prima l'altra, e per davvero xD
Grazie a tutti i lettori e recensori come sempre :) Un abbraccio! :*


PS: Manca poco a OUAT! non vedo l'ora! e avete visto le foto del party per i 100 episodi? erano tutti bellissimi!  

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Capitolo 22
*** Love is protecting your better half from the world's evilness ***


Love is protecting your better half from the world's evilness












KILLIAN POV

Ero ancora indeciso se essere più arrabbiato o preoccupato mentre salivo le scale per raggiungere l'ufficio di Emma. Era ormai l'una e mezza passata, e due ore prima mi ero svegliato con un bigliettino ed un cornetto accanto al letto: “Devo fare un salto in ufficio, quindi non ti preoccupare, non sono scomparsa. Tornerò pe pranzo, probabilmente prima che tu ti svegli, ma in caso ti lascio la colazione. Il caffè c'è, devi solo scaldarlo. Emma.”
Innanzitutto si era sbagliata, non mi ero alzato all'ora di pranzo ma alle 11.30, dunque quella colazione mi aveva fatto comodo dato che la zia era uscita a fare la spesa, poi avevo cercato di avere pazienza approfittando della calma per fare delle cose, pur non approvando la sua decisione di andare a lavorare quando avrebbe dovuto riposarsi. In fondo cosa le costava passare una giornata tranquilla?! Non l'avrei costretta a stare a letto, non ne aveva bisogno, ma di un po' di pace sì: era pur sempre stata rapita da un pazzo maniaco che aveva cercato prima di violentarla e poi di congelarla viva, dannazione. Saremmo stati insieme ed avremmo giocato con la wii, cosa che adorava come me, e capitava spesso che facessimo le ore piccole senza accorgercene.
Alle 12.30 le avevo mandato un sms, per capire se iniziare a cucinare o meno; ovviamente non mi aveva risposto, quindi 20 minuti dopo avevo provato a chiamarla. Ancora senza risultati.
Avevo riprovato all'una e un quarto, e a quell'ennesimo tentativo fallito avevo iniziato davvero ad irritarmi. O preoccuparmi. Oppure un misto di entrambe le cose, non sapevo dirlo con esattezza.
La zia aveva tentato di rassicurarmi ricordandomi che Emma fosse adulta, ma dopo l'accaduto non me l'ero sentita di stare ad aspettare, quindi mi ero vestito velocemente e avevo preso la moto.
Arrivato al terzo piano, la prima cosa che notai fu la porta leggermente socchiusa, e preso dal panico non esitai prima di afferrare la maniglia ed irrompere nella stanza.
Se fossi più spaventato io o le ragazze fu difficile da stabilire, soprattutto la mora che fece un salto nel voltarsi verso di me.
-Killian! Cosa... che diavolo ci fai qui?!- esclamò invece Emma dopo un attimo ti esitazione, e mi raggiunse sorpresa, reazione che mi irritò ancora di più.
-Tu cosa ci fai qui!- feci quindi -Non dovevi tornare per l'ora di pranzo? E poi nemmeno dovresti essere in ufficio, saresti dovuta stare a riposo almeno oggi!
-Riposo? Stai male? Io non ne avevo idea, mi dispiace...- intervenne la giovane dietro di noi, con tono di rammarico. Certo che non lo sapeva, era chiaro che l'aveva chiamata ed Emma non era stata in grado di rifiutare quell'incontro.
-Certo che non sto male Lyla, tranquilla. È solo che questo qua non si fa i cavoli suoi! Fuori Jones, oppure ti ci sbatto io!- aggiunse carica di rabbia; era assurdo come riuscisse a far paura anche solo alzando leggermente la voce. Ma una volta tanto avevo ragione io, e non potevo dargliela vinta così, doveva iniziare a prendersi cura di sé stessa!
-No Swan, io...
-No?! Esci. Immediatamente. Sono con una cliente, quindi fuori di qui e non farmelo ripetere.
Avrei voluto controbattere ancora, ma quello sguardo che se avesse potuto mi avrebbe fulminato, mi fece capire che non non sarei mai riuscito ad avere la meglio.
Salutai quindi la cliente con un cenno della mano sotto lo sguardo furioso dell'altra, e lasciai la stanza, chiudendomi la porta dietro. Ma che colpa ne avevo io se prometteva cose e poi spariva senza neanche rispondere a un messaggio?! Non era possibile che fosse in colloquio da più di un'ora ormai, di che diavolo stavano discutendo?
-Carino il tuo ragazzo...
-Mai quanto irritante- furono le ultime parole che sentii, prima che le due tornassero probabilmente alla scrivania, lontano dalla porta dove non potevo sentirle.
Eppure, quel commento acido di Emma mi fece pervadere da uno strano moto di gioia: certo, mi trovava irritante, ma non aveva negato che fossi il suo ragazzo. Neanche con una perfetta sconosciuta. Quindi, in fondo, mi considerava il suo ragazzo. E lei era la mia ragazza.
Ovviamente non ne avrei fatto parola con lei, perché un po' mi vergognavo di quella reazione da quattordicenne sfigato che aveva appena trovato una ragazza. Tuttavia, quella consapevolezza non mi spense il sorriso, e mi poggiai contro la parete opposta a giocare col cellulare per far passare il tempo più in fretta.
 

Quando la porta finalmente si aprì era passato almeno un altro quarto d'ora, e io avevo fatto un nuovo record personale su Temple Run.
-Ciao allora, grazie di tutto- fece Lyla, poi si voltò verso di me con un leggero sorriso: era piuttosto carina, e potevo giurare che fosse piuttosto giovane. Cosa aveva di così urgente da discutere con Emma, alla sua età?
-Figurati, allora ci sentiamo!
-Mi dispiace per l'interruzione di prima, davvero- aggiunsi, ma quella scosse la testa divertita, e dopo un ultimo saluto si diresse giù per le scale.
Quando la bionda rientrò lasciando la porta aperta capii di avere il via libera, quindi entrai e la chiusi, per poi sporgermi verso di lei. Tuttavia il bacio non andò in porto, ma lo fece il suo sonoro schiaffo, dritto sulla mia guancia.
-Swan!- esclamai portando la mano sul punto colpito -Mi hai fatto male!
-Bene.
-Ma perché... ok, forse non dovevo entrare così, ma...
-Forse?! Jones, solo perché stiamo insieme non vuol dire che puoi permetterti di mettermi in imbarazzo coi clienti!
-Ma mi sono preoccupato, Emma, puoi biasimarmi? Sparisci in piena notte...
-Erano le 10 del mattino, idiota.
-Beh, ok, sparisci mentre sto dormendo quando dovresti stare a riposo, dici che tornerai per l'ora di pranzo ma non lo fai e non rispondi al telefono... dopo quel che è successo come potevo esser certo che non ti fosse capitato niente?
-Mi dispiace, ok?! Ma sono una persona adulta, e non puoi pretendere di controllarmi. Non puoi comportarti come un ragazzino e andare fuori di testa se non ti rispondo al telefono. E poi il dottore doveva per forza suggerirmi di riposare, per dovere, ma io non ho nulla che non vada. Ho lavorato per la madre di quella ragazza poco prima di conoscerti, e ora a lei serviva una mano... non era neanche lavoro vero- spiegò, incrociando le braccia e poggiandosi contro la scrivania.
-Cosa le serviva?
-Le hanno hackerato il computer rubandole date importanti di una ricerca... non è grave, ma si sta laureando e giustamente non vuole casini. Ci abbiamo messo tanto perché ho risolto sul momento...
-Ah...- borbottai, sentendomi molto stupido -Mi dispiace. Scusa, sono stato un cretino...
-Già, lo sei stato. Ti rendi conto che se lo rifai ti mollo all'istante, vero?
-Purtroppo si... Ma scusami, davvero.
-Ok.
-Ok?- alzai le sopracciglia sorpreso, ma la ragazza confermò sorridendo e facendomi cenno di avvicinarmi. Pur incredulo, non me lo feci ripetere due volte e finalmente la baciai, concedendomi anche di stringerla un po'. Non mi sarei mai abituato all'idea che fosse tutta mia, probabilmente.
Dopo essersi lasciata baciare per un po', ricambiò anche lei, e non seppi con quale forza riuscii a staccarmi invece di farla di nuovo mia direttamente su quella scrivania.
Ci sorridemmo, e non potei resistere dall'accarezzarle quei splendidi capelli biondi che aveva legato in una morbida coda che le ricadeva sulla spalla.
-Vieni, prima di andare a casa volevo fare una cosa- disse allegra prendendomi la mano e facendomi fare il giro della scrivania insieme a lei. Quindi mi spinse ad accomodarmi sulla sua sedia e mi si sedette in braccio, per poi accendere il suo portatile che era andato in stand-by. Da parte mia, non avevo la minima idea di cosa avesse in mente.
La osservai accedere su Facebook, col mio account di cui ovviamente conosceva i dati; poi aprì il programma video della webcam, e immediatamente sullo schermo si rifletté la nostra immagine.
-Swan, cosa...
-Volevo ringraziare le tue fan per i fiori. Sono state carine... e beh, approfittarne per mostrargli anche il loro sexy scrittore preferito... dovresti essere più attivo, sai! Non dico di scrivere tutti i giorni, ma neanche una ogni morte di papa.
-Lo so...- borbottai grattandomi dietro la testa -Me lo ripete anche il mio editore. Ma non so mai che dire, mi sento stupido a scrivere cose a caso...
-Vabbé, adesso vedranno che sei vivo. Dai, facciamo una cosa simpatica!- esclamò, cliccando su play prima che me ne accorgessi. Era incredibile come mi avesse perdonato velocemente, ma era anche bello che le cose funzionassero tanto bene: il nostro segreto era probabilmente il dirci le cose in faccia, come avevamo sempre fatto.
-Ciao ragazzi! Volevi ringraziarvi per i bellissimi fiori che mi avete mandato, non me l'aspettavo! Siete stati dolcissimi, grazie ancora! Io comunque sto bene, e come vedete dietro di me sta bene anche il vostro scrittore preferito. Saluta, avanti...
-Ciao! Dio, ma perché sembro così inguardabile da questa prospettiva? Vabbé, comunque... ehm, mi ha costretto Emma, che tra l'altro pesa... sapete che non sono di molte parol... ahia!- esclamai dolorante, a causa della gomitata che mi arrivò tra le costole -Sei impazzita?
-Non puoi dire a una ragazza che pesa. E poi io sono leggerissima.
-Lo so, stavo scherzando!- feci con una risata, sistemandomela meglio sulle gambe -E niente, ecco, ho mandato il libro al mio editore e a giorni potrò farvi sapere la data di uscita... spero che vi piacerà, mi sono impegnato parecchio.
-Io ho iniziato a leggerlo oggi, volevo aspettare che fosse finito... ma già l'inizio è fantastico, dovete assolutamente comprarlo!
-Grazie per la pubblicità Swan, ti adoro! Beh, ora vi salutiamo perché non abbiamo ancora pranzato... e grazie a tutti, per i fiori, per la preoccupazione e per il supporto che mi date sempre...
-E se volete vedere Killian Jones nei panni di Capitan Uncino, venite alla presentazione del libro! Per l'occasione, al posto della mano da transformer avrà un uncino, promesso!
-Ehi!- protestai guardandola storto, mentre quella rideva di gusto -Non puoi promettere queste cose, non vado con l'uncino.
-Invece sì! Ciao ragazzi a presto!
-Ciao... ma non vi assicuro uncini, ok?
-Io invece sì!- insistette, e il video si concluse lì, tra le nostre risate, fortunatamente prima del bacio mozzafiato che mi regalò circondandomi le spalle. Non avevamo ancora parlato del lato pubblico della nostra relazione, e sospettavo avrebbe voluto prima “finire” questa specie di periodo di prova, ma per sicurezza gliel'avrei chiesto, giusto per sapere se potevo baciarla pubblicamente.
Il che, mi fece ricordare del secondo motivo per cui l'avevo raggiunta: l'invito.
-Vuoi uscire a cena? Domani sera?- feci a bruciapelo quando ci separammo, con la sua bocca ancora a pochi centimetri dalla mia, e il suo sapore ancora intatto sulle mie labbra.
-A cena?- fece alzando le sopracciglia sorpresa -Cos'è, una specie di appuntamento?
-Sì. Insomma, siamo usciti centinaia di volte ma non abbiamo mai avuto un appuntamento e... di solito non vado neanche a letto con una donna prima del terzo...- sussurrai avvicinandomi un po' di più, per stamparle un piccolo bacio.
-Quindi nelle relazioni sei un gentiluomo...- mi provocò, contornandomi il viso con un dito.
-Io sono sempre un gentiluomo, Emma.- le ricordai, facendola scoppiare a ridere: da parte mia non seppi se essere offeso o deluso.
-Ok.- disse infine -Voglio uscire con te. Dove mi porti?
-Sorpresa.
-Mmh, non lo sai ancora neanche tu, vero?
-Ah mi dispiace tesoro, lo so che sarebbe da me, ma stavolta ti sbagli, so perfettamente dove portarti!- le assicurai: una volta tanto avevo fatto le cose per bene. L'avrei portata al River Café, un affascinante locale sotto il ponte di Brooklyn che avevo scoperto da poco, ed ero certo che avrebbe gradito. Per alleggerire l'atmosfera, poi, avevo scovato una pasticceria italiana nei dintorni, dove avremmo potuto prendere dei dolci da portar via e gustarci durante una passeggiata. Forse era stupido da parte mia volere un appuntamento coi fiocchi, ma nonostante la nostra fosse una relazione particolare, Emma aveva ugualmente un lato femminile e romantico, e volevo riuscire a regalarle una bella serata: se la meritava.
-Wow, bene. Dai, andiamo a casa ora... sto morendo di fame! Dimmi che c'è qualcosa da mangiare...
-Tranquilla, Ester stava preparando le lasagne quando sono uscito, le avevo detto che ti piacciono...
-Ti adoro! Allora andiamo, dai... e Killian?
-Mh?
-Scusa per lo schiaffo. Ho un po' esagerato...
-Un po'? Hai rischiato di sfigurare il mio viso perfetto...
E ridemmo ancora, di cuore: non c'era suono più bello della sua risata, avrei volentieri scherzato senza tregua solo per farla continuare.
 

***
 

EMMA POV

Dopo una giornata passata a casa dei due fratelli, io e Ruby avevamo deciso di tornare nel nostro appartamento per una serata tra ragazze. Avevamo invitato anche Regina, ma stavolta sarebbe andata con Henry ad un evento in un qualche museo, e Mary Margaret non era ancora tornata dal suo week end con David – motivo per cui non sapeva ancora niente dell'accaduto. Quindi eravamo rimaste solo noi due, in pigiama davanti alla televisione con pizza, birra e popcorn dolci, tutto ciò di cui avevamo bisogno.
-Allora, adesso vuoi dirmi come sono state queste prime 24 ore da ragazza di Jones junior?- iniziò ad interrogarmi la mia amica non appena partirono i titoli di coda di Chocolat, film che avrei potuto guardare e riguardare senza mai stancarmi: Johnny Depp aveva sempre un suo perché.
-Mh...- svagai sorridendo, divertita da quella sua trepidazione: mi ricordava tanto la Ruby che mi faceva gli interrogatori durante la mia prima cotta!
-Avanti... sei così sorridente, non ci sono molti dubbi. Però parla!
-Hai ragione...- ammisi con un sospiro -Credo... di essere felice. Insomma, lo so che stiamo insieme da praticamente un giorno ma... le cose sembrano funzionare così bene... anche se abbiamo già avuto un battibecco...
-Tipico. Era grave?
-Nah... avevamo un po' ragione e un po' torto entrambi. Ma ci siamo chiariti subito. Odio doverlo ammettere, ma credo tu abbia avuto ragione per tutto il tempo.
-Ovviamente! Ma tu eri troppo testarda e non volevi darmi retta...
-Lo so. È che avevo paura... ne ho tuttora. Ruby, se dovessi perderlo, io...
-Emma, non lo perderai. Tra voi due semplicemente non può andar male, siete perfetti.
-Così come tu e Liam...- le feci notare, e la guardai aprirsi in un gran sorriso: c'era proprio da ammettere che i fratelli Jones avevano avuto un grande fascino su di noi! E pensare che un tempo, Killian sarebbe stato il suo tipo e Liam il mio: il destino sapeva essere proprio buffo.
-Siamo due donne fortunate! E a letto com'è?
-Ruby!- esclamai scandalizzata, e subito afferrai il cuscino dietro di me per colpirla: lei ne prese un altro, e continuammo a colpirci fino a che entrambi non finirono a terra, e noi scoppiammo a ridere come due ragazzine. Avremmo dovuto farle più spesso queste serate a casa tra ragazze, mi facevano bene.
-Allora?
-Dai smettila. E poi non siamo ancora stati a letto. Che tu ci creda o no, ieri sera abbiamo solo dormito!
-Scusa, rettifico: com'è sotto la doccia?
-Ti odio. Beh... ti basti sapere che sono stata meglio quei 10 minuti con lui che ore intere con altri. Contenta?
-Ahh lo sapevo che vi eravate divertiti, sei meno acida del solito!- mi stuzzicò, parando prontamente il mio colpo con un braccio: già era imbarazzante parlare di quelle cose, ci mancavano solo i suoi commentini! In fin dei conti, però, era bello poterne discutere con lei, la persona che era sempre stata al mio fianco fin da quando, a 10 anni, avevo fatto il possibile per farmi notare dal ragazzino “figo” di 13.
-Domani sera mi porta a cena. È strano avere un appuntamento con lui...- confessai, tornando a sedermi più composta. Lei non disse niente e mi fece cenno di continuare, quindi mi allungai per riprendere il mio cuscino e lo strinsi pensierosa.
-Siamo usciti tante di quelle volte... abbiamo cenato in ristoranti pieni di coppiette e tutto il resto, e non riesco a capire se adesso sarà diverso...
-E tu vuoi che sia diverso?
-Sì! No cioé, no... ma in realtà sì... insomma... prima era il mio migliore amico, adesso è l'uomo che amo, certo che voglio che sia diverso, ma d'altra parte non voglio che lo sia... è così complicato!
-L'uomo che ami.
Sorpresa, aprii la bocca per controbattere, ma poi mi resi conto che quelle parole erano mie. Avevo davvero detto “l'uomo che amo”. Dio, l'avevo davvero detto. Avevo cercato di non pensarci, credendo fosse presto per un sentimento del genere, eppure...
Ma com'era possibile? Come potevo amarlo? Ci eravamo dati il primo vero bacio neanche 30 ore prima. Dio, forse non era l'unico che si stava trasformando in un adolescente.
-Ok, non vuoi parlarne... capisco, è presto. Ma lasciami dire una cosa: certo che sarà tutto diverso. Vi siete aperti a sentimenti nuovi, che prima non avete osato far emergere... sarà inevitabilmente diverso, ma non per questo sarà meno bello, anzi! Domani andrò a dormire da Liam e vi lasciamo la casa. L'uso che ne farete dipende da voi... solo ripulite e non distruggete tutto, ti prego!
E ci lasciammo andare ancora una volta a schiaffi scherzosi e risate, ma alla fine la abbracciai: sapeva sempre cosa dire nel momento più opportuno, sapeva come farmi stare meglio.

***
 


KILLIAN POV

-Allora, tu ed Emma! Era ora.- esordì Liam, quando infine rimanemmo soli. Ovviamente adoravo zia Ester, ma avevo apprezzato che avesse voluto andare al cinema vicino da sola, per la proiezione speciale di un film di quando era giovane. Certo, avevo comunque fatto fatica a lasciarmi convincere a non andare con lei: mi dispiaceva molto che non avesse marito e figli, temevo sempre potesse sentirsi sola. Quando io e Liam eravamo andati per la nostra strada, si era trasferita da mia nonna, però era diverso: quindi nonostante le ragioni poco felici, ero contento che avesse deciso di rimanere per un po'.
-Non mi sembra vero.- ammisi -Credevo di non avere speranze, insomma... lei è così perfetta!
-Aaah... sembri proprio un ragazzino innamorato, lo sai?
-Lo so- borbottai arricciando il naso -Ma che posso farci? È... è Emma Swan. Cosa ci vede in me? Ha carisma, è intelligente, forte ma anche dolce, indipendente, tosta, giovane, bellissima...
-Non ti ho mai visto così cotto, fratellino!- esclamò con una risata, lasciandomi indeciso se offendermi o imitarlo. Certo, mi sentivo davvero come mi aveva descritto, ma la colpa era solo di Emma. Era perfetta. Perfetta in ogni cosa, e per quanto mi reputassi affascinante, non potevo affatto reggere il confronto con lei.
-Insomma, dai... hai presente la propria donna ideale? Quando fantastichi su come dovrebbe essere... lei ne ha tutte le caratteristiche, e anche di più. Io invece non credo di essere il suo tipo ideale...
-Piantala. Ammetto che è piacevole quando non ti vanti, però ora ti stai sottovalutando troppo. D'accordo, forse non avrà mai pensato di finire con Capitan Uncino versione scrittore affascinante, ma non mi sembra le dispiaccia. Ho visto come ti guarda... anche lei è persa di te, anche se ci ha messo un po' di più ad ammetterlo.
Restai quindi in silenzio, a riflettere sulle sue parole. Non aveva tutti i torti. Non avevo mai visto Emma così raggiante, ma convincermi che fosse merito mio non era facile. Insomma, non avevo mai fatto sorridere una donna in quel modo, l'avevo fatto solo nei miei libri, ma credevo che nella vita reale fosse impossibile. Come tutti gli scrittori avevo sogni e speranze, certo, ma quando tornavo alla realtà, molto spesso svanivano. Questo prima di Emma Swan.
-Domani la porto a cena fuori.- confessai infine -È strano. Siamo usciti tante di quelle volte, eppure sono nervoso...
-Posso dirti una cosa?- fece infine con un sospiro, cingendomi le spalle.
-Dilla.
-Finirai per sposare quella ragazza. Voi due siete un po' come eravamo io e Rachel...
A quelle parole rimasi in silenzio: erano anni che Liam non pronunciava più il nome della ragazza, anche se una volta l'anno si concedeva di andarla a trovare e lasciarle dei fiori. Solo la prima volta ero stato al cimitero con lui, e mi era bastata per capire che fosse qualcosa che aveva bisogno di fare da solo, quindi non l'avevo più seguito. Avevo però sofferto per lui molto a lungo, fino a che man mano aveva ripreso in mano la sua vita, ed aveva iniziato ad andare avanti. Però sapevo che Rachel avrebbe sempre ricoperto un ruolo fondamentale nel suo cuore, e niente e nessuno avrebbe potuto cambiarlo.
-Pensi... pensi che con Ruby puoi avere quello che avevi con lei?- gli domandai quindi a bruciapelo: tanto valeva approfittare di questo momento per parlare anche di lui, non solo di me.
-Sì. Voglio dire, io e Ruby stiamo insieme da due settimane e... è poco. Ma... è come se ci fossimo trovati. È un amore diverso rispetto a quello con Rachel, forse perché siamo entrambi più maturi... più adulti. Però sì. È una donna meravigliosa, sento che con lei posso essere me stesso. E sapendo che nostro padre è qui, vorrei solo prenderla e portarla dall'altra parte del mondo... non voglio perderla. Se dovesse succederle qualcosa...
-Già, lo so come ti senti. Voglio solo che quel pazzo venga rinchiuso una volta per tutte, così da non poter più fare del male a nessuno. Nel frattempo dobbiamo pensarci noi a proteggerle, anche se sono troppo orgogliose per lasciarcelo fare...
Soprattutto Emma, dopo il modo in cui aveva reagito per la mia eccessiva apprensione, non mi avrebbe mai lasciato gestire la situazione.
Quando feci per stiracchiarmi, il piccolo Hook mi saltò di colpo in braccio a causa della vibrazione del cellulare su cui si era addormentato, facendomi prendere un colpo.
-Ahia! Hook, è stata Emma a chiederti di farmi fuori?- mi lamentai con disappunto, ma lasciando che si accoccolasse sulle mie gambe mentre afferravo il telefono: chi diavolo mi scriveva alle 11 di sera? Avevo dubbi fosse la zia, che tra l'altro sarebbe tornata a momento dato che il suo film finiva proprio a quell'ora.
Tuttavia mi bastò aprire quel messaggio perché il sangue mi si gelasse nelle vene.
-Killian...- sussurrò Liam, spaventato, e quando mi voltai per spiegargli cosa fosse successo, restai nuovamente spiazzato. Sul suo display c'era la stessa identica immagine, con lo stesso identico messaggio.
Una foto di Emma e Ruby nella pizzeria sotto casa, e le parole “Complimenti ragazzi miei, vi siete scelti le più belle orfanelle di New York, sono fiero di voi!”.
Poi il telefono vibrò di nuovo, stavolta solo il mio, ma per mia sorpresa il messaggio questa volta non proveniva da quel malato di mente: era una notifica automatica della banca.
Sul mio conto erano appena stati registrati poco meno di 50 milioni di dollari, 2 milioni in meno rispetto a prima che me li rubasse.
-A che gioco sta giocando quel pazzo!- esclamai, saltando in piedi per poca gioia del mio gatto, ma Liam mi seguì subito, allarmato come me. Poco ci importò che fossimo in pigiama, e uscimmo di casa per andare a suonare alla porta di fronte alla nostra, in attesa.
Dio, non poteva averla rapita di nuovo. Non poteva averle rapite.
Quando la porta si aprì e mi ritrovai davanti alle due con dei bicchieri di vino rosso in mano, i cipigli sorpresi e i pigiami in pile bianchi, non seppi come reagire.
Nel dubbio, afferrai la bionda per i fianchi e la baciai, stringendola forte tra le mie braccia, e togliendole in mano il bicchiere prima che lo facesse cadere per la sorpresa.
-Killian...- sussurrò allontanandomi leggermente con una mano, dopo aver ricambiato per un po' -Che è successo? State bene?
-Già... non che non apprezzi questo affetto inaspettato ma...che c'è?- la appoggiò la mora, passando con lo sguardo da me e Liam e viceversa.
Mi scambiai un'occhiata con mio fratello, e ci fu sufficiente per stipulare un tacito accordo: non avremmo detto niente.
-Va tutto bene, è solo che ci mancavate...- rispose quindi lui con un sorriso, ed io annuii prontamente, accarezzando i capelli alla mia bellissima ragazza.
Odiavo mentirle, e sapevo che se l'avesse scoperto le cose si sarebbero messe molto male per me, ma per il momento non avevo alternative: Emma aveva bisogno di normalità, riposo, ed era ciò che avevo intenzione di darle. Il resto, l'avrebbe saputo una volta tornati dal nostro breve viaggio.
Ora, l'unico problema di cui mi sarei occupato, era convincere Emma a venire a dormire da me. Avevo paura a lasciarla da sola, ma ovviamente non potevo dirglielo.


***


La donna era seduta davanti alla finestra di quella che avrebbe dovuto essere la camera di Emma, a guardare fuori mentre cercava una soluzione che sembrava non esistere.
Non era mai stata con un uomo, e odiava che il primo fosse stato Brennan Jones. Si sentiva sporca, sbagliata.
Proprio ora che, da qualche tempo, sentiva di aver trovato quella che credeva davvero sarebbe stata la sua compagna di vita: Kristen. Kristen aveva la sua età, e la sua splendida figlia, Lily, sembrava essersi subito trovata a suo agio con Anna ed Elsa. Ricordava ancora quando la giovane aveva esordito con "Siete come tre gocce d'acqua!", dato che al tempo non sapeva ancora che le sorelle fossero state adottate; era stata una delle cose più belle che le avessero mai detto. E Kristen... quella meravigliosa donna che sembrava essere in totale sintonia con lei, quella donna che amava con tutto il suo cuore. Un conto era mentire alle sue figlie dato che non vivevano con lei, ma cosa avrebbe detto a lei quando fosse tornata dall'Inghilterra, finalmente divorziata ufficialmente dall'ex marito?
L'aveva fatto per loro due, anche se non l'aveva esplicitamente espresso: ma senza dirsi niente, entrambe avevano capito di voler costruire insieme qualcosa di più. A 40 anni era stato strano per loro vedere quell'amicizia trasformarsi in qualcosa di così profondo, ma invece di combatterlo avevano deciso di alimentarlo, sostenute dalle loro figlie.
Ingrid aveva anche pensato di chiederle di sposarla il giorno del suo compleanno, tra due mesi, ma ora? L'avrebbe mai più rivista? E se anche fosse riuscita a sfuggire da quella situazione, sarebbe ancora stata capace di essere la donna di cui Kristen si era innamorata, o sarebbe stata sporca e guasta per sempre?
Fu allora che, mentre cercava di trattenere le lacrime, prese una decisione e afferrò il telefono: "Non tornare ancora. Ho bisogno di riflettere, di capire se è davvero ciò che voglio. Non so se questi sentimenti sono reali o è solo il bisogno d'amore ad avermi convinto di provarli. Se ora mi odierai ti capirò, ma in questi giorni che sono sola ho avuto modo di pensare, e non so più niente... scusami. Ma se tu torni non riuscirò a essere lucida... spero di rivederti, se deciderai di non odiarmi per tutto questo". Ti amo, pensò, ma non lo scrisse.
Poi inviò, col cuore spezzato. Ma Kristen sarebbe tornata di lì a pochi giorni, ed era abbastanza certa che quell'orribile uomo sapesse di lei. Doveva proteggerla.
Così come doveva proteggere le sue figlie. Così come avrebbe voluto proteggere Emma, e sperava che quella stanza non sarebbe mai stata sua. Sperava che quel mostro l'avrebbe pagata, alla fine.
Alla fine pianse. 
Dopo essere riuscita a trattenersi per giorni, sentì che aveva troppo da perdere, e sapere di non poterci fare nulla la devastava.
















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! In attesa che DOMANI torni Ouat (finalmente!!!), mi ci sono messa e ho terminato il capitolo, che spero non sia stato troppo noioso. E' un capitolo di passaggio prima dei bei momenti che separano i due da ciò che li aspetta, e non sono neanche convinta di vari passaggi... ma vabbé, spero non vi faccia troppo schifo. 
Il padre di Killian e Liam si è fatto vivo, e i due non potevano che esserne terrorizzati... ma hanno deciso di privare le loro ragazze di quel fardello almeno per un po'. Killian è deciso a dare a Emma un po' di pace, e sa che lei non partirebbe mai se le rivelasse ora la verità...
Infine, c'è questa cosa. "Cosa" perché questa storia di Ingrid è un'idea recente, ma mi piaceva e ho tentato di buttare giù un accenno... e nel complesso può funzionare col resto, quindi ho detto perché no... e spero vi piaccia.
E DOMANI TORNA OUAT, l'ho già detto? Non sto più nella pelle! Tra l'altro ho letto delle cose che Colin ha detto alla con ufficiale a Vancouver, e sono contenta e ottimista :')
Quindi buonanotte a tutti, grazie come sempre ai lettori silenziosi, a quelli che lasciano un commento... e buon OUAT day! :*

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Capitolo 23
*** Shadow in the Light ***


Shadows in the light










 

KILLIAN POV

Non appena Mary Margaret fece il suo ingresso nell'appartamento di Emma, dovetti tapparmi le orecchie per sfuggire alle urla delle ragazze, dovute all'anello scintillante che la loro amica gli stava indossando. Anch'io, tuttavia, dovetti ammettere di aver notato subito quanto fosse radiosa, molto più del solito, nonostante fosse una persona allegra di natura.
-Congratulazioni!- esclamai quando finì di abbracciarsi con le sue amiche.
-Grazie! Sarebbe venuto anche David, ma era stanco quindi l'ho lasciato a casa...
-Hai fatto bene, gli uomini sono dei rammolliti... senza offesa Killian- fece Emma con una risata, battendomi sulla spalla.
-Tranquilla tesoro, chi si offende... Beh, è meglio che vi lasci sole ora, immagino la neo fidanzata avrà tanto da raccontarvi, e non sono discorsi da uomini.- decisi infine, capendo subito l'andazzo: non che non mi importasse, ormai i due erano miei grandi amici, ma i racconti smielati e le lacrime non facevano per me.
-D'accordo, ci vediamo stasera allora...- sussurrò Emma, e si alzò sulle punte dei piedi per darmi un bacio – gesto che trovai estremamente adorabile.
-EH?!
A quell'urlo ci voltammo entrambi spaventati, e solo quando ci ritrovammo l'espressione sconvolta di Mary Margaret ricordammo che quella per lei era una novità,.
Dovetti mordermi la lingua fino a farmi male per non scoppiare in una risata, ma il suo cipiglio era così estremo da essere quasi comico.
-Sì, beh, giusto...- borbottò Emma mordendosi un labbro, e lanciandomi un'occhiata fugace: ovviamente capii che fosse dovuto al contesto che ci aveva uniti.
-Non è possibile, io... io... manco un paio di giorni, e quando torno voi due vi sbaciucchiate! Emma, dovevi dirmelo!
-Scusa, è che tu eri al tuo viaggio romantico e...
-Ok, ok... beh a quanto pare non sono l'unica ad avere novità! Congratulazioni ragazzi, sono contentissima per voi!- esclamò felice stritolandoci entrambi nel suo abbraccio. Quella donna sapeva proprio come mettere allegria, col suo carattere così espansivo e un po' materno.
-Dai, poi ti racconto...- concluse Emma, quindi la baciai nuovamente, e dopo aver salutato lasciai le tre a spettegolare in pace.
Dovevo cercare di non diventare troppo appiccicoso, sapevo che non le piaceva, ma come potevo riuscirci se amavo così tanto passare il tempo con lei? E questo fin dall'inizio della nostra amicizia, perché era una delle poche persone con cui mi sentivo completamente a mio agio. Era quella con cui potevo trascorrere una serata a bere per i locali e guardare le partite, o passare le ore davanti alla tv o a giocare ai videogames... oppure semplicemente leggere o chiacchierare. Ora riuscivo decisamente a vedere le difficoltà dell'avere la mia migliore amica come ragazza, speravo solo che per lei non sarebbe diventato un problema.
O magari mi stavo fasciando la testa senza motivo, magari anche a lei piaceva trascorrere il tempo insieme, e il fatto che ora potessimo anche baciarci e fare altre cose non avrebbe causato danni.
Ad ogni modo non era il momento per pensarci, dovevo andarmi a fare una bella doccia per essere pronto per la serata; oltre all'uscita, Liam mi aveva già avvertito che avremmo avuto casa libera.
Non sarebbe stata la mia prima volta con lei, eppure era un po' come se lo fosse; quella precedente era stato esclusivamente passionale e veloce. Non che non fosse stato bello, ma questa volta volevo godermi ogni secondo insieme a lei.

 

***


EMMA POV

-Come sto? Sincere! Se sembro un confetto vado a cambiarmi.- esordii una volta rientrata in salotto, vestita e pronta per uscire.
Dopo aver passato un paio d'ore a parlare del fidanzamento di Mary Margaret e del problema che era sorto col padre di Killian, ero uscita per andare dall'estetista: una volta tanto volevo fare le cose per bene, anche perché avrei passato la notte con Killian in maniera molto più intima del solito.
Purtroppo, però, non avendo prenotato avevo trovato una fila assurda in tutti e tre i centri in cui ero passata, quindi non avevo potuto fare altro che pensarci da sola. Ovviamente mi ero tagliata piuttosto male la gamba col rasoio, ma abbastanza in alto perché il cerotto fosse coperto dalla gonna del vestito. A parte quello avevo fatto un buon lavoro, quindi mi ero concessa una mezz'ora di relax nella vasca che avevo riempito di sali profumati di rose. I capelli avevo deciso di lasciarli sciolti limitandomi a fare dei leggeri boccoli con la piastra, e col trucco mi ero tenuta molto leggera: in fondo era già tanto che mi fossi truccata, di solito lo facevo solo se dovevo andare a qualche evento o in giro per i casi.
La parte complicata era stata il vestito, e proprio per questo avevo deciso di optare per qualcosa di completamente diverso dal solito: in fondo all'armadio avevo trovato un abito senza maniche tra il lilla chiaro e il rosa, con una gonna morbida che ricadeva più o meno fino all'altezza del ginocchio. L'avevo indossato una sola volta al matrimonio di una vecchia cliente, e per qualche ragione mi piacque l'idea di quel mix di eleganza e sobrietà.
-Sei bellissima!- esclamò eccitata Mary Margaret -Rimarrà senza parole quando ti vedrà!
-Concordo!- si unì Ruby -A me questo colore starebbe malissimo, ma a te sta d'incanto!
-Siete sicure?- borbottai incerta avvicinandomi allo specchio in salotto per studiare la mia figura ancora una volta. In camera ero rimasta a lungo a guardarmi, e nonostante il risultato non mi fosse sembrato male ero ancora poco convinta del colore. Gli sarei piaciuta così?
-Emma, sul serio. Sei perfetta. Poi mi piace che l'abito non sia scollato... come a dire “non serve che ti faccia vedere nulla, tanto sei già mio”... brava!
-Ruby!- esclamai incredula, guardandomi ancora una volta -Non è per questo che l'ho fatto! Solo...
-Non darle retta- si intromise Mary Margaret ridendo -In ogni caso sei stupenda. E profumata.
-Bene. Grazie ragazze...- sorrisi, lasciandomi andare in un sospiro. Com'era possibile che fossi così nervosa per un appuntamento con un uomo che conoscevo quasi meglio di quanto non conoscessi me stessa? Non ero mai stata a disagio con lui, tanto che per qualche assurda ragione ancor prima di conoscerlo bene avevo dormito tranquilla tra le sue braccia. A rigor di logica, adesso avrei dovuto essere completamente tranquilla e rilassata... invece il mio stomaco si contorceva, ed era talmente chiuso che non sarei riuscita a mandare giù neanche un boccone.
Quando cercai di respirare profondamente per calmarmi, il campanello suonò, col risultato che rischiai di strozzarmi con l'aria e di ammazzarmi mentre cercavo di raggiungere la porta.
-Emma, attenta!
-Sì, sì, scusate- borbottai, e afferrai la maniglia lasciandomi qualche secondo per almeno un grande respiro, poi aprii, solo per restare di nuovo senza fiato. Conoscendolo da tanto avevo dato per scontato il fatto che il mio ragazzo fosse l'uomo più affascinante che avessi mai conosciuto, ma stavolta fu impossibile non notarlo. Indossava una camicia bianca che metteva in risalto i suoi muscoli, un pantalone nero ed una giacca di pelle nera, perfetta per evitare un'eleganza eccessiva.
-Dio, Swan, sei... incantevole.- sussurrò, fermo sul posto a squadrarmi fino a farmi arrossire.
-Grazie. Anche tu... sei...
-Lo so- sorrise, ed io non potei che alzare gli occhi al cielo. Con quella battuta tuttavia riuscì decisamente ad alleggerire il clima; quindi mi avvicinai e gli diedi un piccolo bacio a stampo. (Nd. in fondo al capitolo le immagini degli outfit)
-Ehi... questa è per te- fece poi, porgendomi una bellissima rosa rossa che non mi ero accorta stesse tenendo dietro la schiena. Mentre la prendevo mi sentii avvampare di nuovo, ma un gesto così galante non me l'ero aspettato. Non avevo mai ricevuto dei fiori al primo appuntamento, e l'avrei anche trovato un gesto eccessivo se non per il fatto che lui ancora una volta fosse risultato perfetto: non un mazzo appariscente ed ingombrante, ma un'unica bellissima rosa rossa.
-Grazie...- riuscii solo a dire, col cuore che batteva a mille -lascia che lo metta in un vaso e andiamo...
-Certo tesoro. E metti la giacca...
-Certo, lo so...- lo rassicurai, anche se effettivamente avevo finito per dimenticarmene. Con mani tremanti presi un lungo vaso vuoto dal tavolino, e dopo averlo riempito d'acqua ci misi dentro la rosa, soffermandomi qualche istante ad odorarla: aveva un profumo intenso, inebriante.
Posai infine il recipiente sul tavolo e tornai all'ingresso, dove trovai le ragazze a chiacchierare con Killian.
-Ehi, eccoti. Gli stavamo solo dicendo che deve comportarsi bene con te o se la vedrà con noi!
-In realtà mi stavano minacciando- fece contrariato, con una mezza risata -Ma non vi preoccupate, è in ottime mani. Per modo di dire.
A quella battuta scoppiammo tutti a ridere, e intanto indossai la giacca di pelle rosa che Mary Margaret era riuscita a scovare solo un paio di ore prima in un negozio vicino – salvandomi la vita.
-Wow, credevo di essere io quello pieno di giacche di pelle, ma anche tu non scherzi! Sicura di non voler mettere qualcosa di più pesante? Fa abbastanza freddo fuori...
-Starò bene- gli assicurai -Andiamo... macchina tua?
-Andiamo in metro, è più comodo. So che non è molto romantico...
-Oh no tranquillo, hai ragione... beh, ciao ragazze!
-Ciao Emma! Ciao Killian, divertitevi!
Le salutò anche Killian, poi mi prese per mano intrecciando le nostre dita e mi condusse all'ascensore. In quel momento, pensai di essere davvero fortunata ad aver conosciuto un uomo come lui: quando l'avevo incontrato per la prima volta non avrei mai potuto immaginare che potesse essere anche dolce e galante, e invece lo era. Aveva tutto. Non l'avrei lasciato andare, sarei stata solo una folle a pensare di perdere un uomo così.


Dire che rimasi senza fiato quando ci ritrovammo davanti al The River Cafe sotto il ponte di Brooklyn era un eufemismo: anche solo da fuori, era il locale più spettacolare che avessi mai visto, e non riuscivo a credere che avremmo davvero cenato lì, con vista sul fiume e sulla riva opposta.
-Tu hai sul serio prenotato qui.
-Sì. E abbiamo un tavolo davanti alle vetrate...
-Oh mio dio...- furono le uniche parole che fui in grado di pronunciare, e strinsi ancora più forte la sua mano quando entrammo; non appena comunicò al giovane cameriere il suo nome, quello ci pregò di seguirlo per accompagnarci al nostro tavolo.
Killian fu ancora una volta un gran cavaliere e spostò la sedia per farmi sedere, poi si accomodò di fronte a me.
-Signori, posso portarvi una bottiglia di vino?
-Sì, grazie- rispose lui -Un Pinot Noir della California del 2003, se l'avete ancora...
-Certo signore. Vi lascio i menù.
Detto questo il cameriere ci lasciò finalmente da soli, e feci di tutto per non commentare il fatto che il mio ragazzo avesse appena ordinato un vino da 300 dollari.
-Emma, non ti preoccupare. Stasera voglio solo che ti diverta, ok? Lascia fare a me per una volta.
-Io... ok. Certo. Grazie.- acconsentii, sperando che il mio imbarazzo non fosse troppo evidente. Erano passati anni dal mio ultimo appuntamento romantico, e questo trattamento speciale era qualcosa a cui non ero più abituata. In più, proprio da parte dell'uomo più affascinante di New York.
Per scacciare la vergogna mi voltai quindi verso la vetrata, e il panorama che mi si presentò davanti fu ancora più bello di quanto non fosse sembrato a prima vista. Il ponte e la riva opposta del fiume erano illuminati di tante piccole luci bianche, gialle, azzurre e a tratti rosse, e sull'East River stava passando un grazioso battello, anch'esso illuminato. Quello era senza dubbio il posto più bello in cui fossi mai stata per un appuntamento.
-Ti piace?
-Sì, è... un vero spettacolo. Grazie per avermi portata qui...
-Ne è valsa la pena. È bello vederti così meravigliata e... timida.
A quell'affermazione mi voltai verso di lui, che non stava riuscendo a trattenere un piccolo sorriso sotto i baffi. Che vergogna. L'aveva notato davvero, allora.
-Non sono timida. Smettila.- tagliai corto -Decidiamo cosa prendere, ok?


In attesa di farci servire la cena avevamo deciso di non toccare il vino, e chiacchierammo del più e del meno di quella giornata; l'atmosfera creatasi tuttavia era strana. Non brutta, ma strana... sembrava quasi fossimo davvero alla nostra prima uscita.
Quando il cameriere tornò a servirci ringraziai mentalmente, mangiare almeno ci avrebbe tenuti occupati dal creare altri momenti imbarazzanti.
Quindi, Killian afferrò la costosa bottiglia di vino per aprirla: nonostante tutto, dovetti ammettere di essere davvero davvero curiosa di assaggiarlo.
Lo guardai stappare abilmente, per poi riempire entrambi i calici; in quel momento, un piacevole odore mi invase le narici, tanto che chiusi gli occhi per goderne appieno.
-Brindiamo.
-Eh?- mi riscossi, sollevando leggermente lo sguardo per immergerlo dritto nel suo. Avrebbero mai smesso quegli occhi di farmi sentire in suggestione quella sera?
-A noi. A questa serata. Anche se... forse... forse ti aspettavi qualcosa di più semplice, non volevo metterti in imbarazzo...- aggiunse dispiaciuto, e in quel momento sentii che se non mi fossi controllata sarei scoppiata a piangere. Ero un disastro. Lui organizzava la serata perfetta, e io davo l'impressione di non starmi divertendo?!
-Ehi cosa sono quegli occhioni lucidi... che hai?- fece preoccupato, e subito si alzò dal suo posto per venirmi accanto, a prendermi le mani.
-Mi dispiace tanto...- singhiozzai -Non pensare neanche per un solo istante che non mi stia divertendo, è tutto perfetto. Nessuno mi aveva mai portata in un posto del genere, non è per questo che sono... strana- cercai di spiegarli, continuando a trattenere le lacrime.
-Tesoro, va tutto bene...
-Sì, lo so, è... è per noi. Per te. Tutto questo. Mi sento... sopraffatta. È da quando ho iniziato a prepararmi che mi si è chiuso lo stomaco, mi dispiace, non voglio rendere tutto stra...
Prima che potessi finire la frase, Killian poggiò le labbra sulle mie, regalandomi un tenero bacio che sembrò restituirmi tutto l'ossigeno. Allora mi aggrappai alle sue spalle e ricambiai, fino a che nonostante il mio cuore battesse forte, sentii di poter divorare l'intero ristorante. O almeno i piatti di carne che avevo davanti che sembravano un'opera d'arte.
Allora si scostò leggermente e sorrise, portandomi due dita sotto il mento.
-Non rendi strano niente. Anzi, tutto questo è dolcissimo... il fatto che ti senti così con me è una delle cose più belle che potessi dirmi...
-Non prendermi in giro...- borbottai -Lo sai che io non sono così.
-Appunto. È per questo che lo trovo adorabile, e no... non ti sto prendendo in giro.
Annuii tirando su col naso, poi lo baciai un'altra volta per rilassarmi ulteriormente. Quello sfogo mi aveva fatto bene, adesso stavo molto meglio e la serata non poteva che migliorare.
-Ok, allora!- fece allegro tornando al suo posto -Come andavi a scuola?
-Cosa?- rimasi perplessa, non del tutto certa di aver sentito bene. Forse mi aveva chiesto qualcos'altro e il mio udito aveva deciso di giocarmi uno strano scherzo.
-Allora? Eri brava?
-Ma che diavolo...
-Conosco quasi tutto di te, quindi non posso farti le solite domande da primo appuntamento. Mi sono fatto mentalmente una lista di cose che non so... e ho pensato...
-Ti adoro!- scoppiai a ridere, incurante del fatto che un paio di persone si voltarono a guardarci. Era davvero l'uomo perfetto, era riuscito in maniera semplice e diretta a tirare fuori quei sentimenti che a fatica riuscivo ad esternare, liberandomi di un gran peso con una delle sue solite battute. E ora aveva anche trovato un modo originale per passare quella serata, e l'idea mi piaceva da impazzire: anch'io avrei cercato di pensare a qualche domanda originale da fargli, poteva uscirne qualcosa di molto divertente.
-Ero nella media comunque. Sempre sul 7, non ero male... e tu? Media del 9 o 10, secchione?

 

***


KILLIAN POV

-Dai, mettila via! Così sembriamo due ubriaconi in giro per Brooklyn!- esclamò Emma tra le risate, allungandosi per cercare di prendermi il vino dalle mani: ovviamente non avrei mai potuto lasciare mezza bottiglia da 300 dollari al ristorante!
-Smettila nanetta, tanto pure coi tacchi non ci arrivi. E poi che male c'è? Vuoi un goccio, piuttosto?
-Sì, ok.- accetto dopo averci pensato un attimo; allora stappai la bottiglia e gliela porsi, per poi seguirla sul parapetto a destra del ponte, dove si poggiò a bere.
New York di notte era davvero uno spettacolo meraviglioso, in questo la preferivo anche a Los Angeles. E in più, ad illuminare ulteriormente quella serata c'era una bellissima ragazza al mio fianco; il mio cuore si era riempito di gioia quando aveva rivelato di sentirsi così sopraffatta dai sentimenti, e se non ci fossimo baciati subito dopo mi sarei commosso anch'io. Pur accettando di stare con me non era mai stata così esplicita su ciò che provava, e avevo anche temuto che si sarebbe stancata prima o poi. E invece ci teneva, più di quanto avrei mai potuto immaginare.
Dopo aver finito mi restituì la bottiglia, e presi un generoso sorso anch'io. La bevanda era forte, ma coi nostri ricchi piatti avevamo saputo gestirla egregiamente: grazie al cielo Emma non era una di quelle che al primo appuntamento ordinavano insalatine o altre pietanze così leggere da non poter sfamare neanche un bambino.
Le cinsi quindi le spalle, restando ad ammirare il panorama in silenzio, tra le risate divertite dei passanti e una leggera brezza fresca.
-Dove pensi di portarmi a prendere il dessert?
-Superato il ponte c'è una piccola pasticceria italiana... e puoi prendere tutto quello che vuoi.
-Mi stai viziando.
-Lo so, ma concedimelo per una sera...
-Certo, non mi stavo mica lamentando- fece voltandosi verso di me, con un sorriso più luminoso di tutte quelle luci intorno a noi. Ero decisamente un uomo fortunato.
-Allora andiamo?
-Andiamo. Hai freddo? Posso darti anche la mia giacca...
-No, sto benissimo- mi rassicurò, afferrandomi per mano -Ho solo fame. E amo le pasticcerie italiane.
Scoppai a ridere attirandola per darle un leggero bacio sulla nuca, era davvero meravigliosa: ovviamente nonostante l'avessi avvertita che avremmo mangiato dei dolci da un'altra parte, aveva voluto ordinare un piccolo ponte di Brooklyn al cioccolato, accompagnato da un paio di lamponi e un po' di gelato alla vaniglia. Dopo avergli fatto una foto – dato che meritava davvero – ce l'eravamo diviso, ed era stato davvero buono. Come tocco finale, era stato un piacere pulirle le labbra dal gelato, mentre ridacchiava sotto i baffi ripetendomi di non fare quelle cose in pubblico.


Avevo smesso da 5 minuti di abbuffarmi di tutti quei pasticcini con cui avevamo riempito la busta di plastica, ma Emma stava divorando un secondo “babà” al rum, dato che aveva molto apprezzato. Era divertente guardarla così elegante a gustarsi quei dolci felice: quella era una vera donna, non quelle che davanti ad un uomo facevano fatica perfino a mandare giù un biscottino integrale.
Nel frattempo ci stavamo impegnando a percorrere tutte le stradine di Soho, evitando quelle troppo grandi: non c'era un vero motivo, era più un gioco. Volevamo tornare a casa a piedi esplorando nuove vie; non ero certo che sarebbe riuscita ad arrivare fino all'Upper East Side con quei tacchi, ma per ora sembrava cavarsela piuttosto egregiamente.
-Ehi passiamo di qua... vedo una macchinetta in fondo, voglio prendere dell'acqua. Sto scoppiando.
-Beh abbuffati ancora un po'...- la presi in giro, prendendomi un meritato pugno sul braccio. Tuttavia imboccammo quella stradina, e nonostante stesse già tirando fuori il portafogli la fermai: a quel punto, volevo essere io a finire di pagare per quella serata, anche un dollaro per dell'acqua.
Mentre la bottiglia scivolava giù, il mio occhio cadde su dei tubetti colorati in altro a destra... Perché no? Pensai.
-Scegli un gusto, Swan!- proposi, cercando di trattenere una risata sotto i baffi.
-Cosa? Gusto di... acqua, scemo. Naturale.
-Ma no, che hai capito! Non acqua, questi!- esclamai, e quando si avvicinò le indicai i lubrificanti colorati che avevano attirato la mia attenzione.
-Cos... cosa?! Killian. Andiamo.- fece scandalizzata a bassa voce, guardandosi intorno. Io non potei fare a meno di ridere, e la trattenni per un braccio: erano poche le cose che riuscivano a scioccarla, ed ero estremamente contento di essere riuscito ad individuarne una!
-Dai... aloe, menta, erbe... o cioccolato? Oppure ci sono quelli alla frutta.
-Ti ho detto di smetterla. Andiamo. Ora.- ripeté, cercando ti tirarmi via da lì: per sua sfortuna, però, le mie scarpe erano decisamente più stabili delle sue, e non riuscì a smuovermi mentre sghignazzavo sempre più divertito.
-Jones, ti sfiguro la faccia se non vieni subito via.
-Eddai, potrebbe essere divertente... non ne ho mai usato uno!
-Ti prego, smettila... potrebbe passare qualcuno...
-E allora? Sembrano abbastanza popolari, non ne sono rimasti tantissimi, guarda!- esclamai senza farmi tutti quei problemi che si stava ponendo lei. Infilai quindi una banconota da 10 dollari e mi voltai verso di lei, in attesa che mi dicesse quale prendere.
-Dio, non riesco a crederci... va bene, prendi quello alla fragola ma sbrigati, ti prego. Ti odio.
-Perfetto!- esclamai premendo sul numero 36, soddisfatto. Non appena il tubetto scivolò giù, Emma lo prese prontamente e me lo mise subito in tasca, facendomi capire con lo sguardo che se lo avessi tirato fuori mi avrebbe come minimo sgozzato. Decisi di darle retta, se non altro mi aveva permesso di prenderlo, quindi in fondo in fondo era d'accordo a provarlo. Avrebbe potuto essere divertente, o se non altro qualcosa di nuovo per entrambi.
Continuammo quindi a camminare per le strade, a volte buie altre illuminate, e più di un uomo le rivolse uno sguardo carico di desiderio; io non potei fare altre che cingerle le spalle e stringerla a me. Dovevano capire che fosse off-limits.
-Possiamo prendere la metro? Lo so che manca poco, ma...- fece ad un certo punto, fermandosi davanti alla stazione di Lexington Avenue, strada che avevamo deciso di prendere dato che ci avrebbe portati dritti a casa.
-Certo. Hai camminato pure troppo con questi trampoli...
-Ma no, è che... Killian, ho un po' di mal di pancia, mi dispiace tanto...- sussurrò, mentre i suoi occhi iniziavano a riempirsi di lacrime, sotto il mio sguardo sconvolto. Cosa diavolo le era preso, adesso? Stava così male?
-Emma, se ti fa così male dovevi dirmelo prima!
-Ma no... non è che mi fa così male- singhiozzò, coprendosi il viso con le mani -Ma... mi sono arrivate, credo.
-Oh!- esclamai cogliendo al volo, riuscendo solamente a grattarmi goffamente dietro la testa, imbarazzato -Non è... presto?
-Tu che ne sai! Però sì... e... mi dispiace così tanto!- ripeté, lasciandomi piuttosto allibito: non sapevo come reagire... dovevo abbracciarla o lasciarle i suoi spazi, in quel caso?
-Tesoro non... non hai di che scusarti. Non è mica colpa tua, è... la... natura. Dio, cosa sto dicendo...
La mia imbranataggine se non altro servì a farla ridere un po', ma le lacrime continuarono a scenderle lungo le guance, come incapaci di fermarsi.
-Tu mi hai dato una serata meravigliosa, e io... rovino tutto. Avevamo anche casa libera- continuò, alzando lo sguardo umido per guardarmi negli occhi: era bellissima anche così, con la matita un po' sbavata.
-Emma, ascoltami- feci deciso, prendendole le mani -Non ti ho chiesto di uscire solo perché volevo portarti a letto. Certo non... non dico che mi sarebbe dispiaciuto, ma non importa. Questo non rovinerà la serata, anche perché è stato l'appuntamento più bello di tutta la mia vita.
-Anche per me...- sorrise tirando su col naso, e a tanta dolcezza non potei che rispondere con un forte abbraccio e un bacio.
-Sai... ci sono tante cose che si possono fare a letto, anche senza andare fino in fondo. Oppure preferisci un massaggio a quel bel pancino...
-La mia pancia non sarà un problema, Jones... non voglio dormire senza divertirmi un po', anche perché oggi sei così sexy che avrei voluto saltarti addosso non appena sei entrato in casa.
-Wow, mi piace la Emma in preda agli ormoni- scherzai, tuffandomi ancora una volta sulle sue labbra. Forse quella nottata non sarebbe andata come avevo sperato e previsto, ma avremmo trovato il modo di renderla altrettanto piacevole. In più, avevo passato la serata più bella della mia vita con la donna più importante della mia vita, e niente avrebbe potuto rovinarla.
Ero così felice, che neanche mi accorsi dell'ombra che si celava nel vicolo a pochi passi da noi. Un'ombra scura.
Un'ombra che apparteneva da molti anni la peggiore dei miei incubi.

 


-Pronto?
-Elsa, ciao. Sono Kristen, disturbo?
-No, certo che no! Dimmi pure, tutto a posto?
-Non lo so. Tua madre... mi ha scritto che... che non era sicura dei suoi sentimenti, e cose del genere...- spiegò, a tratti amareggiata e a tratti preoccupata. Qualcosa in quel messaggio non la convinceva, e non soltanto perché non voleva credere alle parole che aveva letto.
-Cosa? No, non è possibile...- si stupì la giovane bionda: incredula. Sapeva che sua madre aveva intenzione di chiedere alla donna di sposarla... cosa diavolo stava succedendo?
-Già. Se non ti dispiace, potresti... passare a vedere come sta?
-Sì, certo... tra l'altro è più di una settimana che io ed Anna non riusciamo a passare a trovarla.
-Grazie. Ho un brutto presentimento, non lo so... ma la conosco bene, non è una cosa da lei.
-No, infatti, hai ragione. Tu? Come va?
-Domani firmo il divorzio. Poi dovrò sistemare dei documenti e spedire alcune cose che ho qui... ma domenica sera riparto, quindi Lunedì sarò a New York.
-Bene! Si sistemerà tutto, vedrai. Appena avrò parlato con la mamma ti farò sapere...
-Grazie tesoro, buon lavoro! A presto...
-Ciao Kristen, a presto!
Quando la giovane attaccò, fu pervasa da uno strano senso di disagio. In quei giorni era piuttosto frequente, spesso si sentiva osservata, ma pensava fossero paranoie perché passava ore intere a fare la revisione di un nuovo romanzo horror che la casa editrice aveva da poco accettato.
Ora non sapeva più cosa pensare, qualcosa in lei continuava a ripeterle di andare in fondo alla questione. Forse era davvero paranoica, ma conosceva sua madre. Non avrebbe mai esternato qualcosa del genere per sms.
Decise che avrebbe dato retta al suo strano sesto senso, e la sera successiva, subito dopo il lavoro, sarebbe andata a trovare sua madre con sua sorella.


Outfit Emma: http://i.imgur.com/ZTXWOR2.png?1
Outfit Killian: http://i.imgur.com/Z40cl7R.png?1
 














 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Quanto avete sofferto per il povero Killian da 1 a 10 nella scorsa puntata? ç_ç Però è stata bellissima, grande ritorno! Ho adorato la scena Emma/Neal e quelle di Regina ed Henry Sr... e coi due Henry. Che cosa dolcissima!
Allora, credevo di non riuscire a postare oggi... e invece ce l'ho fatta. Visto che è tardissimo risponderò domani alle precedenti recensioni (grazie!!), ma sono contenta di essere riuscita a finire xD
Diciamo che il capitolo è completamente stato dedicato all'appuntamento, per far emergere quelli che sono i reali sentimenti di Emma... (di Killian erano giù piuttosto evidenti xD), tanto che la tensione l'ha quasi fatta piangere... ma lui ha saputo come gestire la situazione!
Si sono divertiti, hanno scherzato e... la notte non andrà come avevano sperato, ma sono comunque felici xD Forse. Dato che non sono soli. O magari l'ombra farà solo da presenza e riusciranno prima a godersi la vacanza e poi ad occuparsi di tutto? Chissà xD
Un abbraccio a tutti, e buon OUAT day! :*

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Capitolo 24
*** Far away from reality ***


Edit: ieri non entro, oggi torno e trovo di nuovo tutto sfasato... è evidente che faccio qualcosa di sbagliato >.< Forse dovrei scrivere direttamente su questo editor... peccato che non si può ._. sarà perché uso openoffice e non word normale... vabbé.
P.S. LA PUNTATA. IL PROMO. L'ANSIA








 

Far away from reality












EMMA POV

Nulla riusciva più a togliermi il sorriso sulle labbra, soprattutto ora che l'auto del Blue Mountain Resort ci aveva portati quasi a destinazione; intorno a noi non c'era altro che bianco.
Alla fine avevamo optato per il Canada, vicino Toronto, dato che era l'unica destinazione dove poter unire sci e parapendio senza dover perdere lunghe ore in volo.
Dopo l'appuntamento più bello della mia vita avevamo passato una notte di passione pur senza andare fino in fondo – a causa mia – ed era stato magnifico. Il giorno successivo mi ero svegliata accanto al mio uomo pervasa da una nuova felicità, e nonostante non fosse la prima volta, era stato diverso; in qualche modo mi sentivo ancora più legata a lui. Dopo pranzo eravamo stati in ufficio per il primo caso dopo l'incidente con suo padre, a cui per ora avevamo deciso di non pensare. Ci aveva fatto bene, perché si era rivelato un compito facile quanto emozionante.
Avevamo riunito una madre alla sua bambina di 15 anni; l'aveva abbandonata molti anni prima perché si era ritrovata sola, appena maggiorenne, e senza soldi: eppure aveva trovato le forze per portare la piccola in un ospedale di Houston prima di essere deportata, e garantirle un brillante futuro.
Futuro che sembrava aver avuto dato che ora viveva con suo padre e un fratellino minore: l'uomo era vedovo, ma dallo sguardo che aveva scambiato con la giovane donna, qualcosa mi aveva fatto credere che non lo sarebbe stato ancora a lungo.
Non sapevo cosa sarebbe successo, ovviamente, ma grazie a quella commovente scena avevo deciso di credere in un lieto fine per tutti loro.
-Emma... ci sei? Siamo arrivati!- mi riscosse Killian, accarezzandomi la guancia col pollice.
-Sì, scusa. Mi ero persa nel panorama...- sorrisi, decidendo di dirgli una mezza bugia: il giorno prima si era preoccupato per me, perché quel bellissimo quadretto mi aveva inevitabilmente lasciato un velo di malinconia. Non avevo potuto fare a meno di pensare che anch'io, 10 anni prima, sarei stata sulle nuvole se i miei genitori o almeno uno di loro si fosse presentato a conoscermi.
L'autista scese quindi dalla macchina, e venne ad aprirmi lo sportello porgendomi una mano. Killian mi seguì a ruota, e restammo entrambi a bocca aperta davanti a quel bellissimo chalet di legno che sembrava uscito da un film.
-Eccovi le chiavi signori Jones, e qui a destra ci sono le indicazioni verso il resort. Da questo complesso sono solo 450 metri, quindi le auto sono su richiesta...
-Oh, non si preoccupi, andrà benissimo così... qualche passeggiata in mezzo a questa meraviglia di certo non può farci male!- assicurò Killian, evitando di citare il fatto che non fossimo i signori Jones. O almeno che io non fossi la signora Jones.
-Allora buona permanenza! All'interno avrete un telefono con accanto una rubrica di numeri utili. Se c'è qualsiasi problema, non esitate a chiamarci!
-La ringrazio!- risposi leggermente in imbarazzo, ma per qualche motivo non nominai neanch'io il fatto che non fossimo marito e moglie.
Salutammo quindi l'autista, e prima di entrare ci guardammo ancora intorno: oltre alla nostra baita, nella vallata innevata circondata da una pineta ce n'erano altre quattro, tutte a una ventina di metri di distanza l'una dall'altra. Sapevo bene che ovviamente quelle non erano casette di legno costruite da qualche pastore, ma erano state ricreate alla perfezione. Era tutto meraviglioso.
-Allora, signora Jones.. devo prenderla in braccio per farle attraversare la porta di casa della nostra luna di miele?- scherzò Killian, e non gli diedi un calcio soltanto perché i miei stivali erano già zuppi di neve: non per questo, però, si evitò un bel pizzico sulla mano, l'unica parte scoperta a parte la testa. Avevamo comprato delle giacche da neve sportive, io bianca e grigia e lui nera; era stato il nostro shopping dell'ultimo minuto, insieme a due paia di pantaloni abbinati e gli scarponi.
-Ahia, non si tratta così tuo marito!- si lamentò, ridendo e afferrando entrambe le valigie, mentre io pensai alle chiavi.
-Definisciti ancora una volta così e mi renderò vedova.- lo minacciai guardandolo negli occhi e cercando di infilare la chiave nella serratura. Con le mie mani erano irrigidite dal freddo si dimostrò un compito abbastanza arduo, ma non appena varcammo la soglia, il calore emanato dal camino acceso mi pervase piacevolmente.
Sentii distrattamente Killian chiudere la porta, ma la mia attenzione fu completamente rapita dall'ambiente circostante.
Come all'esterno era tutto completamente rivestito in legno, e sulle pareti c'erano qua e là quadri di splendidi paesaggi di montagna.
Di fronte al camino c'era quello che sembrava il più comodo divano che avessi mai visto, e una poltrona altrettanto morbida all'apparenza. Accanto al piccolo spazio cucina, con armadio, forno e lavandino, c'era una piccola finestra chiusa, che al momento non avevo intenzione di aprire dato che la luce giallognola era estremamente suggestiva. C'era anche un tavolo con tre sedie, ma ciò che catturò totalmente la mia attenzione fu la splendida vasca idromassaggio sotto la scala a chiocciola che portava sicuramente alla camera da letto.
-Dio, Swan... il prossimo inverno veniamo a stare qui per un mese?- propose Killian, con la stessa mia meraviglia nella voce.
-Sempre se riesci a portarmi via di qui lunedì... dio, non sono mai stata in un posto del genere!
-Neanch'io. Certo, questo anche perché non avevo una bella ragazza con cui valesse la pena farsi una vacanza così... guarda com'è romantico.
-Non farmi venire il diabete, ti prego. Però... sono contenta anch'io di essere qui con te- ammisi, accennando un sorriso e lasciando che mi desse un leggero bacio sulle labbra.
Con nessuno degli uomini con cui ero stata avrei mai fatto un week-end in una baita di montagna, neanche con Walsh: era troppo serio. Con Killian invece il divertimento era assicurato come sempre, quindi nonostante fosse il mio ragazzo, sarebbe stato anche il mio compagno di avventure.
-D'accordo... che ne dici di sistemarci, pranzare, e dormire un paio d'ore dato che sembriamo entrambi degli zombie? Anche se tu sei una zombie molto carina...
-Wow, me lo segno tra i più bei complimenti che abbia mai ricevuto! Andiamo. Però cucini tu, io voglio buttarmi sul letto! E togli la sim al cellulare, ricorda la regola! La rimetteremo solo una volta tornati a casa.

 

***
 

KILLIAN POV


Sentivo lo sguardo fisso di Emma mentre cercavo di allacciarle con cura il casco. Non era poi così difficile, ma ci stavo impiegando un po' più di tempo perché era piacevole saperla così assorta a guardarmi: era tenera.
-Ok, ora sei perfetta. Te l'ho già detto che con questa tutina bianca sei adorabile? Ti confondi con la neve...- dissi infine, accarezzandole la guancia fredda. Avevamo affittato dei completi da parapendio, e a lei stava d'incanto.
-Anche tu in grigio sei carino. Per una volta indossi qualcosa di chiaro... ti sta bene.
-Io sto bene con tutto, dolcezza. Però devo dire che ho trovato una degna compagna...
-E vorrei anche vedere, non ti conveniva dire il contrario proprio ora che sarai 40 minuti in volo con me...- fece alzando il sopracciglio, e io mi finsi spaventato, indietreggiando di un passo e facendola ridere.
Alla fine avevamo optato per un'esperienza in parapendio in coppia; ovviamente avevamo passato più di due ore con l'istruttore ad imparare i fondamenti e i passaggi di quello sport, e alla fine, dopo diverse prove a terra, ci aveva ritenuti pronti. E ne ero estremamente felice, perché per quanto l'avventura potesse essere entusiasmante, condividerla con la donna che amavo, nonché mia compagna di avventure, sarebbe stato ancora meglio. Perderci insieme nel cielo, staccarci del tutto, anche se per poco, dalla realtà a cui saremmo dovuti tornare entro pochi giorni.
-Ragazzi, siete pronti? Sicuri di volerlo fare? Ovviamente se farete tutto ciò che vi ho spiegato non avrete alcun problema, ma dovete essere certi al 100%...- ripeté Peter, il simpatico istruttore che ci aveva sopportati per tutte quelle ore.
-Sicurissimi!- confermò Emma per entrambi, e mi trascinò per mano verso quell'imbragatura che ormai avevamo imparato ad indossare alla perfezione.
-Allora, immagino il pilota sia lei, Killian, quindi...
-Veramente no.- lo bloccai -Vede, sotto il guanto sinistro ho una protesi e Emma ha due mani sane... preferirei non farle correre rischi- spiegai, sollevando il braccio. Ne avevamo parlato per metà di quella mezz'ora di pausa, e alla fine avevo convenuto fosse meglio così. Mi aveva fatto capire di fidarsi ciecamente di me, me ero io a non fidarmi di me stesso, non quando si trattava della sua sicurezza. In più, non mi vergognavo affatto a lasciarla pilotare: la nostra amicizia aveva instaurato una sorta di equilibrio che sembrava fossimo riusciti a mantenere anche in quella nuova relazione.
-Oh...- fece sorpreso -Certo. Comunque non si direbbe affatto, se non me l'avesse detto non l'avrei mai capito!
-Anni di esercizio...- spiegai scuotendo semplicemente le spalle, poi aiutai Emma ad indossare la sua imbragatura: era pur sempre una scusa per toccarla, anche se aveva addosso diversi strati.
Dopo averle dato un bacio mi preparai anch'io, supervisionato da Peter per non rischiare di sbagliare qualcosa.
Sentivo già l'adrenalina pulsarmi nelle vene, e non riuscivo neanche a immaginare come sarebbe stato volare a quasi mille metri dal suolo, col panorama sotto di noi e solo il rumore del vento in sottofondo. Ma insieme a quell'adrenalina, non riuscivo a liberarmi di un remoto senso di ansia.
-Emma, devo confessarti una cosa. Soffro di vertigini, credo. Non lo so. Almeno in parte. Mi è capitato di sentirmi male quando anni fa sono andato con degli amici a fare un tour panoramico in seggiovia.
Lo dissi tutto d'un fiato, senza sapere nemmeno io il perché.
-COSA?!
Gridò lei. Ovviamente.
Sembrava incapace di dire altro, e non osai voltarmi per paura di come avrei potuto trovarla. In fondo aveva ragione, stavamo per lanciarci da un pendio ed io mi facevo scappare una cosa del genere! Mi sarei volentieri preso a schiaffi da solo.
-Em...- borbottai, pur senza sapere bene cosa dirle.
-No Killian, stai scherzando. Dimmi che stai scherzando.
-No.- sospirai -Senti non volevo neanche dirtelo, non so perché te l'ho detto... mi è scappato. Scusa.
-Scusa di cosa?! Sfilati questa cosa, non volerò con uno che potrebbe sentirsi male. Non potrei fare niente per aiutarti, capisci?!- esclamò frustrata, e non osai fiatare quando mi arrivarono un paio di pugni piuttosto violenti sulla schiena: me li meritavo.
-Ehi, tutto a posto?- intervenne l'istruttore, che si era allontanato da noi di qualche metro per darci tutto lo spazio necessario. Ci mancava solo che dessimo spettacolo davanti a lui.
-Sìsì, tutto a posto, solo un attimo!- esclamai quindi, prima che la ragazza potesse dire qualcosa -Emma, con te ho imparato a inseguire i criminali, sparare, e un sacco di altre cose che non avrei mai immaginato... dimentica quel che ti ho detto. Starò alla grande. Fidati.
-Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? Se io ti avessi rivelato una cosa del genere, tu mi lasceresti comunque volare a quell'altezza?
-Sarei preoccupato. Ma se tu fossi certa, mi fiderei di te. E ora puoi fidarti.- ed ero serio, per entrambe le cose. Sì, mi sarei inevitabilmente preoccupato per lei, ma se mi avesse assicurato che fosse tutto ok mi sarei fidato. E lei poteva fidarsi di me: non avevo paura di spiccare il volo, l'ansia che avevo provato per poco era sparita nel momento in cui le avevo confessato quel piccolo segreto.
-Conto fino a tre, e iniziate a correre più velocemente che potete, d'accordo?- sentii esclamare l'altro, che inconsapevolmente prese quella decisione al posto di Emma. Dato che quella non replicò, trovai il coraggio di voltarmi, per incontrare la sua espressione leggermente tesa, un po' incerta: tuttavia ressi lo sguardo, e alla fine accennò un sorriso, annuendo lievemente. Sorrisi di rimando, poi feci cenno all'uomo di iniziare a contare: sapevo che una volta a terra avrei avuto una bella lavata di testa, ma ora volevamo goderci il momento.
1.
2.
3.
E poi iniziammo a correre in totale sincronia: lo sentii perché l'imbragatura non si tese, ma anche più semplicemente perché riuscivo a percepirlo, come durante le innumerevoli prove. Per noi non era difficile diventare un tutt'uno, qualsiasi cosa facessimo.
Più correvo, più mi sentivo libero, tanto che quando i miei piedi si staccarono da terra non riuscii a trattenere un grido d'entusiasmo.
-Tutto bene?
-Alla grande Swan! Tu?
-Stiamo volando Killian!- esclamò felice, e allora iniziai a guardarmi intorno: lo spettacolo che ci si presentava davanti era mozzafiato. Sotto di noi solo minuscoli alberi bianchi dalla neve, e tanti picchi innevati alcuni più alti ed altri più bassi; a destra invece si estendeva l'immenso lago Huron, e dall'altezza a cui eravamo si potevano scorgere anche alcune delle sue isole. Ero piuttosto certo che non avremmo mai utilizzato la piccola radio che ci teneva in contatto con l'istruttore, e neanche il paracadute. Tutto stava andando alla perfezione, lì sopra, lontani dal mondo.
-Killian, hai il telefono? Riesci a fare qualche foto? O video...
-Ovvio! Tu piuttosto... sei un pilota coi fiocchi!- le feci notare, mentre attentamente estraevo il cellulare dalla tasca per non rischiare di farlo cadere. Grazie al cielo Emma era troppo distratta per potersi accorgere delle tacche: nonostante il nostro patto, non potevo tenerlo senza sim. Se ci fossero stati sviluppi riguardanti mio padre dovevo saperlo; certo, se la mia ragazza l'avesse scoperto mi avrebbe ucciso, ma non potevo fare altrimenti.
-Anch'io ho le mie doti naturali!
Vidi il suo sorriso compiaciuto sul display del cellulare, e allora scattai. Essendo la giornata abbastanza nuvolosa non aveva indossato gli occhiali da sole, ma solo quelli da riposo che utilizzava sì e no una volta al mese; in tal modo, oltre che le sue guance rosee riuscivo a vedere i suoi bellissimi occhi illuminati dall'emozione.
Feci ancora qualche foto, poi impostai la modalità video per riprendere il paesaggio.
Quella si stava dimostrando l'ennesima fantastica esperienza che senza quella meravigliosa donna non avrei mai avuto l'occasione di vivere: erano anche questi dettagli, ogni tanto, a ricordarmi perché la trovassi così perfetta.
-Ti ricordi che verso la fine dovremo virare a sinistra, vero?
-Certo, certo! Se evitassi di atterrare lo farei solo di proposito...- rise, e io la seguii a ruota rapito dal suo entusiasmo.
-Mi ci voleva una cosa del genere. Grazie per avermi portata, Killian...
-Tesoro, sei tu che mi hai regalato la smartbox...
-Sì, ma... sai cosa voglio dire. Grazie.
-Figurati. Non c'è niente che non farei per vederti felice, Emma...
Mi sembrò di sentirla tirare su col naso, ma il suono del vento non mi permise di esserne certo; comunque non dissi niente, andava bene così. Era felice, e questo mi bastava per esserlo anch'io.
Tornammo quindi in silenzio, a goderci quei panorami canadesi ultraterreni, e dopo aver fatto qualche altra foto e video, rimisi il telefono in tasca.
Eravamo in paradiso, e tutti i problemi terreni mi scivolarono di dosso, dal primo all'ultimo.
Eravamo io, Emma, e la pace del cielo, e nient'altro aveva più importanza.
 

***


Era passata un'ora dalla fine del nostro volo in parapendio e la navetta ci aveva quasi riportati al Resort, ma non riuscivo ancora a smettere di tenere stretta la mano di Emma e sorridere guardando fuori dal finestrino.
L'atterraggio nell'innevato campo da golf di Meaford era stato liscio come l'olio, e nello stesso istante in cui ero riuscito a liberarmi dall'imbragatura, la mia ragazza mi si era gettata addosso per baciarmi; eravamo finiti stesi nella neve uno sopra l'altro, e pur sapendo di avere diversi spettatori non l'avevo fatta aspettare neanche un secondo prima di ricambiare. Per due minuti buoni avevamo continuato a rotolarci nella neve e baciarci, felici come due bambini: non mi ero sentito così vivo da anni, tanto che nonostante la stanchezza l'avrei volentieri rifatto in quello stesso istante.
-Killian, ti sei incantato? Siamo arrivati...
-Davvero?
Mi voltai verso di lei confuso, poi tornai a guardare il finestrino, ed effettivamente eravamo al Resort. Il tempo stava scorrendo così velocemente che avrei voluto ci fosse un modo per fermarlo – o in alternativa per tornare indietro.
Le lasciai la mano divenuta calda nella mia stretta, e la seguii in fila per scendere dal mezzo; il freddo della prima serata mi colpì sul viso, tanto che mi venne istintivo stringere Emma a me, nonostante quei vestiti ci impedissero di sentire freddo in tutte le altre parti del corpo.
-Andiamo direttamente allo chalet? Ho un po' di mal di testa...- sussurrò lasciandosi coccolare, ed io annuii.
-Ci credo che sei stanca, è stata una lunga giornata... ma ci siamo divertiti.
-Sì- annuì alzando la testa per incrociare il mio sguardo -Da morire. Quando lo rifacciamo l'anno prossimo ti lascio fare il pilota, è facile...
-D'accordo... in fondo c'è il paracadute, non posso ammazzarti. Non ti dispiace aver guidato tu, vero? Ho pensato fosse meglio perché...
-Sh.- sussurrò, portandomi un dito sulle labbra -Adoro avere un uomo che non vuole tutto il divertimento per sé. Sono contenta che mi abbia lasciata pilotare...
-Bene...- sorrisi -Ops, attenta. Stai sballottando un po', sicura di star bene?
-Ma certo... sai, l'adrenalina si esaurisce e ti invade la stanchezza, è scienza. Ma tanto ho te a sostenermi!
-Questo è poco ma sicuro. Vuoi che ti porti in braccio? È pur sempre mezzo chilometro di strada...
-No, posso farcela. Piuttosto dammi il telefono, voglio vedere le foto!
Il panico mi gelò sul viso un'espressione ebete, e ovviamente non potei attribuire la colpa a lei: perché ero stato tanto stupido da non prevedere che, ovviamente, avrei dovuto mostrarle le foto? Avrei potuto togliere la sim senza problemi mentre eravamo in volo, dato che Emma era concentrata sul pilotaggio: cosa potevo fare ora?
-Allora?
-Non possiamo aspettare di essere al calduccio prima di vederle? Sono tante, e ci sono pure i video...- tentai.
-Naah, dai, dopo vedremo tutto meglio ma sono curiosa! Dammi questo telefono!- insistette, e prima che potessi pensare a qualcos'altro mi aprì la tasca e lo prese senza tanti complimenti.
Per cercare di salvarmi in corner feci la cosa più stupida che mi venne in mente: le tirai il telefono di mano, col risultato che finì a terra, e lei fu più veloce a chinarsi per raccoglierlo.
-Killian sei un...- iniziò, per poi però fermarsi improvvisamente: -Ma cosa...
-Scusa Swan, io...- borbottai, senza più uno straccio di scusa in mente.
-Killian, spiegami cos'è questo.- sussurrò parandomi il cellulare davanti agli occhi: probabilmente la temperatura si aggirava attorno ai zero gradi, ma io iniziai a sudare.
Nel far cadere l'oggetto avevamo sbloccato lo schermo, e si era aperto proprio sul messaggio di mio padre: avevo davanti l'immagine di noi due durante il nostro appuntamento davanti alla stazione della metropolitana, ennesima foto che quello stalker psicopatico mi aveva inviato.
-Emma. Ora non... non dare di matto, d'accordo? Lasciami spiegare...
-Spiegare cosa?- domandò, con una tranquillità inquietante: la stessa che utilizzava quando era davvero, davvero furiosa. E non capitava molto spesso.
-Io... io non volevo mostrartele perché...
-Mostrarme...le? Al plurale?! Jones, spiegami cosa cazzo succede. Siamo in pubblico e non voglio fare scenate, ma...
-Non dovevi vederle- dissi: ulteriore passo falso. Infatti la bionda mi fulminò con lo sguardo e mi restituì il telefono in mano con violenza, iniziando a dirigersi a passo svelto in direzione dello chalet.
-Emma, aspetta!
Ovviamente non rispose, e fui costretto a seguirla rischiando più volte di finire col sedere per terra; come diavolo faceva a percorrere con tanta grazia quel sentiero coperto da almeno 30 cm di neve?!
In quei 400 metri riuscii a bestemmiare almeno un centinaio di volte, ma non osai afferrarla con la forza per non dare motivo al nostro già curioso pubblico di farsi idee sbagliate.
-Le chiavi Jones. Ce l'hai tu.- fece gelida una volta arrivati davanti alla porta, e per non farla arrabbiare ulteriormente le estrassi velocemente dalla tasca; inutile dire che per strapparmele di mano ci mise molta più forza del necessario.
Dal canto mio non osai fiatare neanche quando mancò la serratura più volte; quando finalmente ci riuscì la seguii dentro, ma non ebbi neanche un attimo per apprezzare il calore prima di sentire un acuto dolore alla testa e alla schiena e trovarmi sbattuto contro il muro di legno.
-Allora Killian? Mi spieghi cosa diavolo c'è in quella tua stupida zucca da ritardato?!
-Emma, tesoro, ascoltami...
-NON OSARE! Non osare chiamarmi tesoro e inizia a parlare, o potrei perdere il controllo delle mie azioni! Da quanto tempo mi stai mentendo?! Eh?!
-NON TI STO MENTENDO!- tuonai anch'io, riprendendo in qualche modo l'uso della parola grazie a quell'accusa che aveva appena deciso di rivolgermi; -Che possa piacerti o no, è per te che l'ho fatto! Perché tu non vuoi mai lasciarti proteggere, quindi ho deciso di fare di testa mia! E non me ne pento!
-Ma mi hai mentito! Dov'è la fiducia che dovrebbe esserci in un rapporto?! Eh?! Spiegamelo!
-E TU SPIEGAMI CHE RAZZA DI UOMO SAREI SE LASCIASSI FINIRE ALL'OSPEDALE, O PEGGIO, LA MIA RAGAZZA! PER ESAURIMENTO O PER UNA PALLOTTOLA NEL PETTO!
Finalmente le mie parole sembrarono colpire nel segno, e nel suo sguardo lessi i primi segni di cedimento; allentò anche la presa, limitandosi a guardarmi mentre riprendevo fiato con respiri pesanti.
-Tu non hai idea di come mi sono sentito quando quell'essere ti ha rapita! Probabilmente ho avuto più paura io di te! Perché lo conosco, perché so cos'è capace di fare... E ho realmente temuto di perderti. Non ti chiederò scusa per aver deciso di darti un po' di tregua. Ne hai bisogno, lo sai perfettamente, sei solo troppo testarda per ammetterlo! Ti avrei mostrato e raccontato tutto al nostro ritorno, te lo giuro... ma volevo darti dei giorni di pace. Volevo che ti rilassassi, stessi bene, e recuperassi le forze... e che ti divertissi. Vederti così sorridente, così allegra... sì, ha cancellato i sensi di colpa per averti mentito. Non me ne pento, Emma. Neanche un po'.
Quando finii di parlare lei mi teneva ancora per il colletto, ma era come se ormai avesse dimenticato cosa stesse facendo. Mi guardava negli occhi, con quel suo sguardo indecifrabile, e potevo sentire il suo respiro caldo sul viso, e perfino il forte battito del suo cuore sotto lo spesso strato di quella tuta pesante.
Fu questione di un solo altro attimo, e mi ritrovai di nuovo a sbattere la testa contro la parete.

 

***
 

Sia la bionda che la mora si guardarono intorno, sempre meno convinte di quell'assurda situazione. Quando erano andate a trovare loro madre, ovviamente non l'avevano trovata in casa, quindi l'avevano chiamata.
La donna aveva detto loro di essere dovuta partire improvvisamente da suo padre che sembrava si fosse sentito male. A detta sua stava meglio, ma aveva deciso ugualmente di rimanere con lui un paio di giorni per aiutare sua madre a prendersene cura fino a che non fosse guarito.
La sua voce era calma, ma una cosa era stata strana: sapeva bene che Anna ed Elsa avevano un mazzo di chiavi di casa sua a testa, ma aveva detto loro “Se vi serve qualcosa chiedete le chiavi a... Leia. Sapete, no? Quella mia amica con cui siete state qualche anno fa a vedere Harry Potter... ne ha un paio.” Poi le aveva salutate, e le due, perplesse, avevano deciso di salire nell'appartamento a dare un'occhiata. Sembrava tutto in ordine, c'erano dei vestiti sul letto tra cui alcuni mancanti: eppure non erano convinte.
-Elsa! Elsa, vieni... guarda!
-Che c'è Anna?- fece la bionda, raggiungendo la sorella minore in cucina.
-Ho trovato il passaporto della mamma. Stava qui nel solito cassetto... ma in nonno abita a Nashville, ci si arriva con l'aereo!
-Hai... hai ragione...- sussurrò la bionda, cercando di fare mente locale. Una sola volta erano andate in Tennessee in macchina, ma solo quando lei aveva preso la patente, così aveva potuto darsi il cambio con sua madre. Ora invece era andata da sola, dunque era impossibile non avesse preso l'aereo... in più, non aveva detto neanche una sola parola sulla pausa-rottura con Kristen, ed era strano.
-Emma!- esclamò improvvisamente la più piccola, battendo il pugno sul tavolo.
-Cosa?- le domandò perplesse l'altra.
-Ma sì, Emma! L' “amica” della mamma con cui siamo andate a vedere Harry Potter! È Emma, ti ricordi? Siamo andate noi tre a vedere Harry Potter e il calice di fuoco... e Leia! Leia è Leia di Star Wars, il suo personaggio preferito! Ha senso, Elsa! Emma vive qui a New York e fa l'investigatrice privata!
-Aspetta, Anna... allora... allora vuol dire che... che alla mamma è davvero successo qualcosa...- dedusse Elsa, con un'espressione che iniziò a farsi sempre più cupa.
Si scambiò uno sguardo con la sorella, e si capirono senza dire una parola: dovevano andare da Emma il più presto possibile.




















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Anche stavolta sono riuscita a terminare il capitolo in tempo, ance se alle 4 di notte xD Datemi la puntata di domani - in realtà di Lunedì, praticamente ç_ç
Comunque... l'ombra inquietante questa volta si è limitata solo a scattare l'ennesima foto e mandarla a Killian... quindi i due sono tornati a casa sani e salvi, hanno risolto un caso, e sono finalmente partiti per il loro weekend. Diciamo che al momento sono lontani dal mondo e se la passano piuttosto bene... anche se Killian ha appena scoperto che le bugie hanno le gambe corte xD Emma giustamente ha sbroccato, ma lui ancora di più... ora lo ammazzerà di botte o di baci? Si vedrà nel prossimo capitolo xD
Emma e Anna, invece, si sono rese conto che effettivamente c'è qualcosa che non va con loro madre, e lei gli ha dato un piccolo indizio perché possano fare qualcosa senza che Brennan abbia sospetti...
Grazie come sempre per le vostre letture e recensioni, e alla prossima!
Buon OUAT day, in cui a quanto pare vedremo FINALMENTE i nostri piccioncini riuniti... almeno si spera ç_ç
Un abbraccio :*

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Capitolo 25
*** Promise me I won't lose you ***


Promise me I won't lose you










KILLIAN POV

Questa volta, tuttavia, furono le labbra di Emma a spingermi con ferocia. Nonostante lo shock iniziale mi fu impossibile rimanere fermo ad indugiare, e ricambiai quel bacio con la stessa forza, la stessa passione. Fino a che entrambi non restammo senza fiato, e la ragazza poggiò le mani sul mio petto per prendere dei grandi e profondi respiri. Dio, era perfetta.
-Ti... ti ho fatto male? Scusa...- sussurrò ancora fiacca, riflettendo i suoi bellissimi occhi nei miei.
-Co... sa?- borbottai, leggermente confuso. Era pazza? Male?
-La testa, Killian.
-Ah... che? No, certo che no...- la rassicurai, cercando di riscuotermi.
-Sei bravo a farmi arrabbiare, lo sai? Ma sei altrettanto abile a farti perdonare...- ammise infine, abbassando lo sguardo; -Non sto dicendo che hai fatto bene a mentirmi, quindi non farlo mai più. Però... però hai ragione, se me l'avessi detto ora non saremmo qui.
-Lo so...- sussurrai, passando una mano tra i suoi capelli spettinati a causa del cappello che le era caduto durante il bacio -Tu porti sempre il peso del mondo sulle spalle... sei fatta così. Lo so bene, so in che guaio mi sono messo innamorandomi di te... ma per una singola volta ho avuto l'occasione di darti un attimo di tregua... e l'ho colta.
La giovane sorrise lievemente, quasi timidamente, e posò di nuovo le labbra sulle mie, solo questa volta con più leggerezza.
-Grazie. Io... non sono molto espansiva in queste cose ma... sei la cosa migliore che mi sia capitata.
Le lacrime che mi si erano posate sugli occhi mi impedirono di vedere chiaramente chi dei due fosse più emozionato, ed istintivamente la strinsi forte a me.
Era vero, non era espansiva, non passava le giornate a ripetermi parole dolci, ma proprio per questo, quando lo faceva, il mio cuore scoppiava di gioia.
-Spegni il telefono...- fece poi, sollevandosi nuovamente -Ti perdono, ma spegni il telefono. Ti godrai questo week end esattamente come me, senza preoccuparti di ricevere messaggi minatori...
-Sì, certo... lo faccio subito.- scossi la testa divertito, e presi quel povero iPhone che era di nuovo caduto a terra: era solo un miracolo che non si fosse ancora rotto.
-Ecco fatto! No, aspetta che stupido... volevi vedere le foto!
-Shh, frena. Le vedremo in un altro momento. Ora ho un'altra idea...- sussurrò suadente, e senza distogliere lo sguardo mi tirò giù la zip della giacca, per poi sfilarla e lanciarla sulla sedia lì accanto.
-E il tuo mal di testa? Credevo volessi riposare...- la provocai con un'alzata di sopracciglio, mentre riservava al suo cappotto la stessa sorte del mio.
-Me ne sono dimenticata... ma voglio ancora riposare. Solo, non vedo perché non possiamo farlo insieme... in quella comoda vasca idromassaggio che non vorremo di certo sprecare...
-Hai ragione. Non posso farti sprecare ciò per cui hai pagato... sarei una brutta persona- stetti ancora al gioco, e le feci cenno di sollevare le braccia per toglierle il maglione.
-Lo saresti- asserì, una volta rimasta con solo una canottiera bianca addosso ed un reggiseno rosso di cui si intravedevano le spalline.
Un momento.
-Swan. Ti sei messa... il mio regalo di Natale?
-Ti dispiace?- scosse le spalle con fare innocente, e non seppi quale forza riuscì a trattenermi dal saltarle addosso immediatamente.
Forse la voglia di fare le cose con calma, di godermi ogni istante senza fretta, e di farla mia nella maniera più intensa possibile.
-No, certo... ma devo proprio chiedertelo. Hai indossato questo completino sexy per sedurmi?
-Mmh... Volevo ricreare a modo mio quella scena di Charles e Leia che non ho letto... mi sono fermata giusto prima per poter... offrire allo scrittore la mia versione.- spiegò, e prima di lasciarmi rispondere si dedicò al mio maglione, lasciandomi a petto nudo.
Rimase quindi a guardarmi, e con l'indice iniziò a percorse i contorni dei miei pettorali e degli addominali, facendo rabbrividire ancora il mio corpo già ardente.
-Ti piace quel che vedi?
-Beh... c'è di peggio...- sorrise, lasciando scivolare il dito sempre più in basso, fino ad arrivare all'elastico dei pantaloni: se la sua intenzione era quella di uccidermi, ci stava riuscendo.
-Meglio del tipo dell'aeroporto che non poteva fare a meno di palparti?
-Ancora con questa storia? Sul serio?
Allora incrociai le braccia al petto, e lei alzò gli occhi al cielo; quando eravamo passati sotto il metal detector all'aeroporto di New York, quando era passata lei era suonato, e per i miei gusti il tipo della security l'aveva ispezionata un po' troppo.
-Muori dalla voglia di sentirtelo dire, vero? D'accordo... sei molto più affascinante tu. E sexy... e apprezzo il fatto che vada regolarmente in palestra.
Sorrisi compiaciuto, e lei scosse la testa divertita, prima di catturare le mie labbra per un ulteriore bacio. Sapeva essere violenta, ma anche tenera.
-Grazie Swan... lo ammetto, volevo sentirlo da te, sì.
-Lo so. Ora però sta' fermo e lasciati spogliare, non possiamo fare il bagno vestiti.
Sorrisi senza dire altro, e restai immobile a lasciarla finire: quando mi aveva accennato di saperci fare non stava affatto scherzando: com'era possibile che ogni volta che mi sfiorava il mio cuore iniziasse a battere forte e la mia pelle a rabbrividire?
Restai ad osservarla all'opera, e quando si chinò per slacciarmi le scarpe, il suo fondoschiena risaltò a meraviglia anche con i pantaloni ancora addosso.
Poi mi mozzò il fiato.
Concentrato com'ero sulle sue forme sode e perfette, non riuscii a prevedere la sua mano lungo la mia erezione mentre mi sfilava i boxer.
Poi, quando sostituì le mani con le labbra dovetti poggiarmi contro il muro: ero sconvolto.
-Emma...- sussurrai con la voce mozzata, cercando disperatamente un appiglio.
-Sh... è il mio turno.- sussurrò a voce molto bassa, per poi far di nuovo scorrere le labbra lungo la mia eccitazione.
Quando percepii la sua lingua calda, persi completamente la ragione.
Si muoveva leggera: su, giù, poi indugiava, e poi riprendeva, e io non potevo fare altro che gemere poggiato contro la parete di legno bollente. O forse ero io ad essere bollente.
Continuai a gemere, ansimare e gridare, ringraziando più volte il fatto che avessimo scelto una baita isolata e lontana da orecchie indiscrete
E poi sentii di non poter più resistere. Non potevo riuscirci, non potevo fermarmi se non si fosse fermata lei, neanche impiegando tutta la forza di volontà di cui ero in possesso.
-Emma... Emma.- mugugnai, allungando una mano per posarla sulla sua nuca.
-Fermati o non lo farò neanch'io. E non... voglio che finisca già... ti voglio ancora...
Per un attimo credetti che la mia voce estremamente bassa le avesse negato di sentirmi, ma quando sentii quelle labbra staccarsi tirai un sospiro di sollievo. Mi ci vollero diversi istanti per riassumere un po' di controllo. Per riaprire gli occhi.
Davanti mi ritrovai i suoi, sorridenti e allo stesso tempo in attesa di qualcosa... di qualcosa che non riuscivo a capire.
-Non l'avevo mai fatto. Questo.
-Co... cosa?
Si limitò a scuotere le spalle e ad accennare un leggero sorriso, poi abbassò la testa quasi timidamente, portando le mani sul mio petto.
-Emma Swan, sei la donna più piena di sorprese che io conosca- dissi soltanto, e qualcosa scattò in me: la liberai velocemente da canottiera, pantaloni e calze facendone un mucchietto disordinato per terra, poi la sollevai senza la minima fatica e lasciai che mi circondasse il bacino con le gambe e le spalle con le braccia.
-Audace, capitano, mi piaci.
-A me piace quando mi chiami capitano- sussurrai sulle sue labbra, prima di incollarle sulle sue e dirigermi verso la vasca che ora aveva un aspetto ancora più allettante. Entrai attentamente per non scivolare, ma non fu troppo difficile considerati i due scalini che mi aiutarono nel compito.
Quindi la feci sedere a bordo vasca, dalla parte della parete rocciosa in modo che potesse adagiarvi la schiena. Poi mi allontanai di qualche centimetro per guardarla: era una dea. Splendida.
-Beh... vuoi lasciarmi vestita?
-Tanto questo completino sarà da lavare in ogni caso...- sorrisi, e mi abbassai lentamente fino a ritrovarmi in ginocchio coperto dall'acqua fin poco sotto le spalle.
Per prima cosa le slacciai il reggiseno, e senza fretta lo lasciai scivolare lungo i suoi seni sodi, fino a che non li scoprì completamente: era possibile tanta bellezza in una sola persona?
Poi, per quanto mi piacesse quel reggiseno che col suo pizzo creava quell'effetto vedo-non vedo, glielo tolsi e lo lasciai da parte sulle scalette di legno.
-Sarò ripetitivo... ma non mi abituerò mai a tanta perfezione.
Stavolta non rispose con timidezza, ma sorrise a 32 denti e allargò le gambe lasciandomi intrappolato in mezzo, senza esitazione.
Allora, senza smettere di guardarla portai un dito su uno dei fini elastici che tenevano insieme quel sensuale perizoma rosso scuro: davanti la stoffa era più abbondante, ma i lati erano simili a quelli di un costume da bagno, solo che gli elastici erano cuciti ed erano di più.
Poi, così come aveva fatto lei, non le diedi alcun preavviso e lasciai scivolare l'indice sotto l'indumento, direttamente dentro di lei. La guardai sussultare e schiudere le labbra in un gemito, e neanche per un'istante distolsi lo sguardo da tanta meraviglia: stava godendo, ed era merito mio. Continuai a guardarla anche quando inserii il medio, e iniziai a muovermi, guardandola scomporsi ancora di più, tanto che si dovette aggrappare alle mie spalle. Andai avanti fino a che non decisi di ricambiare le sue premure e spostare le labbra sul centro del suo piacere, scostandole gli slip.
E allora gridò. Non fu troppo forte, ma fu un urlo acuto, strozzato, un urlo che per poco non mi fece mollare tutto per renderla mia.
La donna mi interruppe giusto il tempo di togliersi gli slip e lanciargli di lato, per poi schiudere le gambe lasciandomi tornare al mio lavoro.
Iniziai limitandomi a passare la lingua all'esterno, e solo quando la vidi iniziare ad abituarsi la penetrai, stupendola ancora una volta. Chiusi gli occhi per continuare, per lasciare che si contorcesse attorno a me. Mi lasciai poi andare ad un brivido, perché amavo far godere la mia donna, esattamente quanto amavo che lei facesse godere me.
-Basta, basta, ti prego...- singhiozzò con un filo di voce -Ti voglio, ti prego. Subito...
Non esitai ad accontentarla, quindi tornai velocemente sulle sue labbra, e la tirai per le braccia fino a che non arrivai a sedermi sul fondo della vasca, e la giovane scivolò lungo la mia erezione già pronta per lei. Gridammo insieme. La scossa che ci pervase fu così potente da obbligarci a stringerci l'uno all'altra per contenere i nostri corpi in fiamme.
Poi iniziò a muoversi sopra di me, senza fretta ma allo stesso tempo con un'intensità estrema: si alzava quasi fino a farmi uscire per poi scivolare di nuovo fino in fondo, e quando mi sincronizzai col suo ritmo non ci fu più nulla che potesse trattenerci. Ci eravamo fusi, mai come in quel momento mi ero sentito un tutt'uno con un'altra persona, e avrei voluto durasse per sempre. Volevo che quel piacere tanto vicino ad un orgasmo non avesse mai fine, ma accelerare ci venne automatico, soprattutto a lei, che affondava, e affondava con forza, decisione, fino a rendere quelle emozioni piacevolmente dolorose, diverse da tutto ciò che ero mai stato in grado di provare.
E poi ci lasciammo esplodere insieme. Nello stesso identico istante, come se quella fusione fosse avvenuta davvero. Come se fossimo un unico corpo.
Tanto durò quella sensazione che non seppi realmente dire quando finì: me ne accorsi solamente quando, ad un certo punto, la ragazza crollò contro il mio petto, con la testa nell'incavo della mia spalla sinistra.
Ebbi quasi paura di me stesso quando le mie mani, pur esauste, non si fermarono, e corsero lungo le sua natiche. Si irrigidì.
-Ehi, tranquilla...- mi affrettai a rassicurarla scosso, ancora con voce roca -Non voglio fare niente, solo toccarti, accarezzarti... perché sei mia, e ancora non ci credo.
-Non... non ti stavo dicendo di no...- fece a sorpresa, schiudendo gli occhi e sollevando la testa -Solo... fa' piano, ok? Sarebbe la mia prima volta senza litri di alcol in corpo...
-Ma cosa... sei sicura? Non sei stanca?- domandai ancora più sorpreso, e lei rise piano, felice, appagata.
-Perché, tu sei stanco?
-Certo che no... con te, potrei andare avanti tutta la notte.
-Bene. Perché... non credo di riuscire ad averne mai abbastanza... di questo. Di te. E non devi avere paura di... farmi male, o... altro. Voglio tutto di te. Voglio tutto... con te.
-Bene- sorrisi anch'io, portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio -Per me vale lo stesso... e quando saremo stanchi, ti porterò a letto e ti riempirò di coccole fino a che non ti addormenterai.
-Affare fatto... mi piacciono le coccole. Mi farai anche i grattini?
-Certo. So bene quanto ti piacciono... mi offendi.
-Scusa...- ridacchiò ancora, poggiando la fronte sulla mia -Ok capitano, sono pronta per il secondo round. Vacci piano... ma non troppo!

 

***


EMMA POV

Che Killian fosse un po' sottotono era normale, lo ero anch'io dopo la lunga nottata che avevamo passato, ma all'ennesimo tentativo andato male che gli costò di rimanere a gambe larghe sugli sci incapace di muoversi, non riuscii più a trattenere le risate.
-Dio, sei proprio impedito!- dissi ridendo, ma lo raggiunsi agilmente per aiutarlo.
-Tesoro, è già tanto se mi reggo in piedi...- ammiccò, afferrandomi intorno alla vita.
-Beh, io oltre al mal di tutto ho anche le ginocchia livide però... ti batto.
-E' colpa mia se volevi stare sopra?
-Shh!- lo zittii, colpendolo sul braccio e rischiando di farlo cadere mentre tenendosi a me tornava a ricomporsi. Aveva ragione però, la notte precedente ci eravamo dati da fare: dopo aver passato quasi due ore a fare l'amore nella vasca, non contenti, dopo una cena veloce ci eravamo messi a letto per divertirci ancora per un'altra ora. O due... o forse di più.
Ciò mi era costato svegliarmi col mal di schiena, anche, braccia, gambe, perfino il collo; comunque, ne era decisamente valsa la pena.
-Vuoi riprovare o preferisci fare una pausa? Temo che al prossimo tentativo rotolerai direttamente...
-Ok, riproviamo più tardi. Entriamo a prenderci una cioccolata o un tè? Sto morendo di freddo...
-Davvero? Non fa così freddo oggi... c'è pure il sole...
Mi fermai a squadrarlo attentamente: forse gli occhi arrossati non erano dovuti solo alla stanchezza, magari aveva qualche linea di febbre. In fondo non era da escludere, il giorno precedente avevamo passato diverse ore al freddo, e a casa invece di riposare avevamo fatto altro.
Mi sbrigai quindi a togliermi gli sci per poi aiutare lui coi suoi, e dopo averli riconsegnati ci dirigemmo verso il bar, occupando il divanetto libero accanto alla finestra.
La prima cosa che feci fu togliermi i guanti, e prima che potesse protestare poggiai la mano sulla sua fronte: come volevasi dimostrare, scottava.
-Swan dai sto bene...- si lamentò, scostandomi delicatamente la mano per riportarla sul mio ginocchio, poi fece cenno verso la cameriera che si stava avvicinando.
-Buongiorno, cosa posso portarvi?
-Due cioccolate calde... con panna e cannella, se è possibile- ordinò per entrambi, e in questo caso non potei obiettare. Non c'era nulla che desiderassi di più di una tazza di cioccolata alla cannella.
-Certo, arrivano subito!- sorrise, e con la velocità con cui si era avvicinata, scomparve in direzione del bancone.
-Non stai bene, sei caldo. Lasciami ordinare un'aspirina almeno!
-Lo sai che non mi piace! Dai, non rovinare la vacanza...
-Bella vacanza se torni che non hai nemmeno le forze per alzarti dal letto.- gli feci notare scocciata: sapeva essere proprio un bambino certe volte! Se quegli occhi arrossati non gli donassero dato un aspetto tanto tenero, gli avrei sicuramente tirato uno schiaffo.
-Non è malaria, Emma... Probabilmente in un paio d'ore mi sarà già passata...
-Non funziona così...- sospirai, incerta se essere divertita o innervosita: se ne usciva con certe cavolate che neanche un bambino di tre anni. Poi mi venne un'idea: per convincere Killian Jones a fare qualcosa c'era un solo modo... e non era neanche difficile.
-Senti... che ne dici se beviamo la cioccolata, torniamo allo chalet, tu ti metti a letto, io ti do' le medicine e ti faccio un bel massaggio? Possiamo sempre uscire per una passeggiata al tramonto... scieremo domani. Se fai il bravo, stasera coccole. Ci stai?
Sorrisi e mi avvicinai per dargli un bacio a fior di labbra, sfiorandogli il ginocchio: anche se non lo facevo spesso, non voleva dire che non fossi in grado di utilizzare anch'io qualche mossa segreta.
-Dio Swan, ti odio...- si lamentò, allungandosi per ricambiare il bacio -Non si fa così. Come dovrei fare a resisterti?
-E non resistermi... credimi, non ho la minima intenzione di farti annoiare. Ti fidi?
-E me lo chiedi pure? Mi spieghi come si fa a dire di no ad una ragazza così sexy che si offre di farmi da infermiera personale, con tanto di massaggi e coccole?
-Bene!- esultai, e per ricompensarlo lo baciai un'altra volta -Ora però basta parlare di queste cose che non è il caso di scandalizzare la cameriera... le cioccolate stanno arrivando!



Non avevo mai apprezzato un tramonto così tanto in tutta la mia vita. Anzi, a dire la verità, a volte avevo creduto di non avere neanche una piccola vena romantica, e Walsh ci aveva spesso scherzato su. Ora però, tenere la mano del mio ragazzo e guardare il cielo tingersi di mille colori, mentre la grande palla luminosa scendeva lentamente a nascondersi dietro le montagne, mi scaldava il cuore. In quel momento non volevo essere in nessun altro posto, e soprattutto con nessun altro.
-Emma, posso distogliere un attimo la tua attenzione da questo spettacolo e baciarti?
-Co...? Ma certo...- borbottai riscuotendomi, e voltandomi verso di lui con un sorriso: anche lui stava sorridendo, era radioso. Tornati allo chalet gli avevo misurato la febbre, e mi ero un po' preoccupata quando il termometro aveva segnato 39 gradi. Tuttavia, era bastata un'aspirina unita ad un bagno caldo ed un massaggio per farlo migliorare, insieme ad una grande razione di baci e coccole. Aveva cercato poi di dissuadermi dallo stendermi accanto a lui per paura di contagiarmi, ma non avevo sentito ragioni... non mi importava. Poi ero stata ad ordinare dei panini kebab da asporto – dato che il bambino si era rifiutato di mangiare qualcosa di salutare – e dopo pranzo ci eravamo messi a dormire. Fino ad un'ora fa, quando mi aveva svegliata ricordandomi i nostri piani; dato che la sua temperatura era scesa sotto i 38 gradi, non avevo obiettato.
E ora chiusi gli occhi per lasciarmi baciare lentamente, con la sua lingua che senza prepotenza si insinuava nella mia bocca, la mano tra i miei capelli e il braccio sinistro attorno alla mia schiena.
Ne godetti fino in fondo, finché non ebbi bisogno di ossigeno; allontanai il viso di soli pochi centimetri, per immergermi nei suoi occhi, ancora un poco lucidi ma sempre meravigliosi.
-Sei bellissima.
-Mmh... ricordi quando ti ho detto che sei bravo a fare i complimenti senza suonare banale? Vale ancora...
-Bene. E vale ancora anche il fatto che ho ottime idee?
-Questo non l'ho mai detto, veramente... che hai in mente?- feci preoccupata, squadrandolo; a dire il vero, le sue idee mi facevano paura di solito, ed erano tutt'altro che buone.
-Siamo qui sulla neve, sotto il tramonto... da soli...- sorrise allontanandosi di un passo, senza smettere di guardarmi -Quindi, io penso... un po' di divertimento ce lo siamo guadagnato...
-Cosa?!- esclamai, stupefatta. La forza con cui aprii la bocca per poco non mi costò una slogatura della mandibola, ma proprio non riuscii a crederci: che fosse pazzo mi era perfettamente chiaro, ma non potevo capacitarmi che lo fosse fino a tal punto!
-Killian, non puoi dire sul...- ma prima di riuscire a pronunciare l'ultima parola, una fredda palla di neve mi colpì dritta in faccia.
-JONES!
-Cosa pensavi Swan?! Sei sempre la solita sporcacciona! Ora ti trasformo in un pupazzo di neve, magari servirà a placare i tuoi bollenti spiriti!
-Ah sì?! Vedremo chi si trasformerà per primo in un pupazzo di neve!- lo minacciai, e senza indugiare un altro secondo ricambiai il favore, riuscendo a colpirlo in faccia anch'io.
Quella vendetta segnò l'inizio di una battaglia a palle di neve fino all'ultimo sangue, e ci trasformammo in due bambini incuranti del freddo che avremmo potuto prendere, o del fatto che saremmo rientrati completamente zuppi: volevamo solo giocare, ridere fino a farci venire il singhiozzo, e continuare a giocare ancora, divertendoci come pazzi.
Ad un certo punto mi tolsi anche i guanti per poter sentire la consistenza della neve, e perfino con le dita intorpidite, il mio ennesimo colpo andò a segno.
Prontamente mi coprii il viso con entrambe le braccia per ripararmi dalla sua vendetta, ma ancor prima di rendermene conto mi ritrovai direttamente stesa nella neve, con lui sopra di me.
-Killian, che...
-Zitta e fatti baciare...- sussurrò sulle mie labbra, prima di tuffarvisi.
Tutto ciò che riuscii a fare fu ricambiare, e nella sua stretta il mio corpo si infiammò così tanto che dimenticai fossimo nella neve. Senza smettere di baciarci rotolammo un po', ridendo ogni tanto, e poi tornando a baciarci.
-Ti amo, Swan...
-Ti amo anch'io.
Fu troppo tardi quando mi resi conto che quelle parole stavano disperatamente cercando di scivolarmi dalla bocca: le avevo già pronunciate.
Deglutii e sollevai il viso per guardare Killian sotto di me, rimasto a bocca aperta. Come dargli torto?
-Io... io...
-Vuoi... vuoi ritirarlo?
-Cosa? Io...- borbottai ancora, e piantai le mani nel terreno per rimanere in quella posizione a guardarlo. Guardarlo e riflettere.
Lo amavo? Certo che lo amavo: ebbi quasi paura della velocità che ci mise la mia mente a rispondere a quella domanda, ma non potevo più negarlo a me stessa. Lo amavo. Amavo ogni cosa di lui: il suo sorriso malizioso, la sua risata, i suoi teneri abbracci, i baci, e perfino il suo carattere da bimbo capriccioso che ogni tanto emergeva.
E nonostante fossi terrorizzata, decisi che era il momento di smettere di negare non solo con me stessa, ma anche con lui.
-Non ritiro niente...- pronunciai a poca distanza dalle sue labbra, lentamente: -Ti amo.
-Emma...
-Però devi farmi una promessa. Promettimi che non succederà niente, che non ti perderò... non riuscirei a sopportarlo. Quando mi succede qualcosa di bello, poi mi succede qualcos'altro di brutto, e non voglio...
-Emma, credo di averti già dimostrato diverse volte che non hai modo di perdermi... nemmeno se lo volessi. Quindi sì, te lo prometto.
-Ok...
-Ok.
E poi, il baciò che seguì fu ciò che di più perfetto potesse esserci sulla faccia della terra. Ero felice, e avrei lottato con le unghie e con i denti per non farmi mai portare via quella felicità.

 

***


Le sorelle aspettavano impazientemente che la ragazza che aveva detto di chiamarsi Ruby gli aprisse la porta. Avevano tentato di passare all'ufficio di Emma ma l'avevano trovato chiuso; dunque avevano provato a chiamarla, e la telefonata era stata reindirizzata a quella che avevano scoperto fosse la sua coinquilina. Quando le avevano spiegato come conoscessero Emma e che quella fosse un'emergenza, la ragazza non aveva esitato ad invitarle per la merenda in modo da poter parlare con calma.
-Ehi ciao!- esclamò allegra non appena si presentò alla porta, facendosi di lato per lasciarle passare -Entrate pure... cavolo, Emma mi aveva parlato di voi... eravamo tutte ragazzine allora, mi sembra incredibile. Tu sei Elsa e tu Anna, giusto?- fece indicandole una ad una, poi gli porse la mano che a turno strinsero.
-Esatto!- fece la più piccola -Io avevo solo 11 anni... loro erano coetanee.
-Ooh già... a proposito, so che un paio di anni fa ti ha incrociata...
-Sì, vicino al mio college! Studiavo ancora, ma avremo chiacchierato 5 minuti... era di corsa per qualche caso...
-Come sempre...- scherzò Ruby, e fece accomodare le sorelle a tavola, che aveva già imbandito con dei pasticcini e tre tazze di cioccolata alla cannella: ricordava che Emma le avesse accennato di aver contagiato anche le due ragazze con la cannella.
-Beh, al telefono non siete state molto chiare...- fece poi, dopo un sorso della bevanda calda -Ditemi cos'è successo...
Le due si scambiarono un'occhiata, e la più piccola decise di lasciar parlare la sorella maggiore.
Elsa quindi raccontò dell'intera situazione, dal momento in cui Kristen l'aveva chiamata, alla strana telefonata con loro madre e gli indizi che avevano trovato a casa sua.
La mora rimase in silenzio, ma quando capì che la donna gli avesse chiaramente chiesto di cercare proprio Emma, ebbe pochi dubbi.
-Ragazze, non vorrei spaventarvi ma... Dio, quell'uomo è... come ha fatto! Com'era la sua voce quando vi ha chiamate? Sofferente? Sembrava ferita?
-No, no, sembrava... abbastanza tranquilla... perché?
-Perché... non sarò un'investigatrice come Emma, ma temo... temo sia implicato il padre del mio ragazzo. E del suo.
Fu quindi il suo turno di raccontare ciò che era successo, ed Elsa rimase sorpresa quando scoprì chi fosse il ragazzo della sua ex sorella adottiva. Lavorava in editoria, e aveva revisionato gli ultimi due romanzi dello scrittore: in più, proprio dalla prossima settimana avrebbe dovuto iniziare quello nuovo, e non vedeva l'ora di terminare con quello stramaledetto horror per potersene occupare. Tuttavia la sua sorpresa si trasformò lentamente in orrore quando si rese conto che il padre di Killian Jones fosse lo stesso mostro che egli aveva descritto nel suo primo romanzo. Perfino peggiore.
-Rapita! E... Emma... Emma sta bene?- sussurrò Anna, col terrore nella voce e negli occhi: era sempre stata la più sensibile tra le due, e da un momento all'altro avrebbe potuto scoppiare a piangere.
-Sta bene, sta bene... è un osso duro lei. Solo che ora è in vacanza con Killian, e torneranno solo dopodomani... la chiamerei, ma hanno entrambi i cellulari spenti. Volete che vi accompagni a chiamare la polizia? Se avete parlato con vostra madre, allora sta... beh, è viva. Ma...
-No- la bloccò Elsa -Credo sia per questo che ci ha chiesto di rivolgerci a Emma. Se ciò che ci hai raccontato è vero, e quell'uomo sa tutto... se chiamassimo la polizia e lo scoprisse...
-Farebbe del male alla mamma- concluse sua sorella tirando su col naso, gli occhi ormai lucidi.
-Ok, ok... forse avete ragione.
Cosa doveva fare? Ruby non ne aveva la minima idea, ma sapeva che le ragazze non erano nel torto: solo poche ore prima Liam le aveva mostrato i messaggi minatori di quel folle, e avevano convenuto che fosse meglio rimanere tutti insieme da lui e sua zia. Era tornata in casa propria solo per poter parlare in tutta tranquillità con le ragazze.
-D'accordo. Se vostra madre sta bene e lui non si è fatto ancora sentire, vuol dire che non ha intenzione di... lo sapete. Però è meglio se stasera e domani restiate qui. Cioé, a casa di Killian, qui di fronte... per la vostra sicurezza. Se Brennan vi avesse viste entrare lo sapremmo già, ma non è il caso che vi veda uscire di qui, sospetterebbe di sicuro...
-Ok.- fece subito Anna, senza indugio -Se questo serve ad aiutare la mamma va bene. Elsa?
-Sì... sì d'accordo. Non... non l'avevo previsto, ma ok. Almeno... stando in compagnia non rischiamo di cadere totalmente nel panico.
-Perfetto. Lunedì andiamo a prendere dall'aeroporto sia Emma e Killian che la compagna di vostra madre e portiamo tutti qui. Questa storia è durata anche troppo a lungo... deve finire.- espresse quel pensiero ad alta voce, e decise che quella volta avrebbe aiutato anche lei, come sicuramente avrebbe fatto Liam. Se non potevano chiamare la polizia, era meglio essere in tanti: avrebbero decisamente avuto più possibilità, in quattro contro uno.
















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! (cioé, se non fosse per questo odioso cambio d'ora avrei anche postato prima del solito, praticamente!!) Alla fine Emma l'ha sbattuto al muro... per riempirlo di baci xD E credo si siano concessi un bel po' di divertimento per fare pace... anche più del dovuto xD Quindi era un po' inevitabile che il giorno dopo si ritrovassero distrutti, tanto che Killian non riesce a fare due passi sugli sci... anche se il suo essere sottotono è dovuto anche alla febbre.
E alla fine si sono goduti un bel tramonto, e dopo una battaglia a palle di neve Emma è riuscita a pronunciare le fatidiche paroline, anche se praticamente per sbaglio! Però non le ha volute ritirare, quindi chiede a Killian di fare in modo che non vada tutto in rovina ora... ci riuscirà? Forse xD
Nel prossimo capitolo si fonderanno anche le due parti della storia, quando Anna ed Elsa incontreranno Emma... e si vedrà.
Intanto buona Pasqua e buon OUAT day! Nonostante quel promo io sono abbastanza positiva, perché sono piuttosto certa che Killian non possa preferire Liam ad Emma, alla fine u.u
Grazie come sempre a tutti e alla prossima! Un abbraccio :*

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Capitolo 26
*** Old acquaintances and new leads ***


Note: giustamente dopo una settimana che era andata bene, l'html non poteva non tornare a rompere... scusate >.<




 

Old acquaintances and new leads











EMMA POV

Scendere dall'aereo mi portò inevitabilmente un velo di malinconia, e senza rendermene conto rafforzai la presa sulla mano di Killian, l'uomo che aveva reso possibile quel magnifico week-end all'insegna della pace e del divertimento. Mi ero arrabbiata quando avevo scoperto le sue bugie, certo, ma poi avevo capito, e non potevo fare a meno di amarlo ancora di più: avevo davvero bisogno di un uomo del genere, un uomo che sapesse fermarmi quando io non ero in grado di farlo.
Ora stavamo davvero tornando alla realtà, e non ne avevo la minima voglia sapendo tutto quello che ci aspettava. La storia di Brennan mi metteva inquietudine, era diverso dai soliti criminali che avevo affrontato: era un pazzo psicopatico, ma estremamente attento ai dettagli e sempre un passo avanti a noi. In più, era il padre del mio ragazzo.
-Emma, ti senti bene?- mi domandò quest'ultimo, distogliendomi dai miei inquieti pensieri.
-Sto benissimo...- gli assicurai, sorridendo leggermente: non lo feci apposta, ma ogni volta che incrociavo il suo sguardo premuroso non riuscivo a fare a meno di sorridere.
-Anche a me dispiace tornare. Voglio farti una proposta.- fece afferrandomi un braccio per fermarmi prima di attraversare porta d'ingresso degli arrivi.
-Dai, spara.
-Quando questa storia sarà finita... voglio portarti qualche giorno a Los Angeles, sai, nella mia vecchia casa...
-Non l'avevi messa in vendita?
-Ho cambiato idea. Voglio dire... avere una casa in California non è male. I bambini adoreranno passarci l'estate!
-Bambini?- deglutii, gelando sul posto. Probabilmente l'aveva detto senza pensarci, ma mi causò ugualmente uno scompenso emotivo piuttosto forte. Bambini.
-Ho detto bambini? Beh, quando ne avremo... voglio dire... un giorno... se succederà.
-Killian...
-Scusa. Se non vuoi bambini non importa, davvero, era solo per... sono stato stupido, mi dispiace.- si affrettò a dire abbassando lo sguardo, poi lo rialzò -Possiamo farci le vacanze estive tutti lì! La villa è grande, ha 5 camere da letto...
-E ci vivevi da solo?!- mi accigliai, decidendo di far cadere il discorso bambini essendo quello un momento decisamente inopportuno per affrontarlo.
-Sì beh... l'ho comprata pensando anche al futuro. Non credevo certo di trasferirmi a New York...
-Oh... beh, comunque capisco. Mi piacerebbe passare qualche giorno lì una volta chiuso il... caso.
-Già... Sempre che tu non cambi idea riguardo all'FBI, hai ancora una settimana di tempo per confermare il colloquio.
-Ancora con questa storia? Ti ho detto che non ci voglio andare, e il fatto che ci abbiano lavorato i miei genitori non cambia proprio niente. Muoviamoci, non facciamo aspettare Liam!
-Sei una testona, Swan! Sai, io ti aspetterei, non vado da nessuna parte...
-Killian!- esclamai irritata, e lo afferrai per il braccio trascinandolo via, dato che non sembrava intenzionato a schiodarsi: le vacanze erano appena finite, e con esse sembrava fosse già finita anche la pace. Perché doveva insistere tanto! Se ci teneva, poteva andarci lui al colloquio.
Varcata finalmente l'ultima porta, individuammo immediatamente Liam in prima linea ad aspettarci; mi ero aspettata di trovare Ruby insieme a lui, ma doveva essere rimasta a fare compagnia ad Ester.
-Ciao ragazzi! Com'è andata?- ci salutò, abbracciando entrambi velocemente -Abbiamo visto sul sito gli chalet di quel posto... e conoscendo il mio fratellino...- ammiccò, e quello gli diede prontamente un pugno, seguito da me; tuttavia feci di tutto per non arrossire, perché non aveva proprio tutti i torti, alla fine. Avevamo decisamente approfittato dello chalet.
-Aspetta, ma perché siete andati a cercare il sito?- gli domandai, cambiando discorso.
-Ci serviva il numero di telefono...- sospirò, a la sua espressione si fece improvvisamente cupa -Andiamo a casa e vi spiegherò tutto. E vi anticipo che potremmo ritrovarci un pochino stretti...
-Ma cosa...?
-Non ora.
Io e Killian ci guardammo preoccupati, ma non potemmo fare altro che seguire l'uomo senza obiettare.

 

***


Quando Liam aveva detto che ci saremmo ritrovati stretti in casa, mai e poi mai avrei potuto immaginare che le nostre ospiti fossero Anna ed Elsa, le mie due ex sorelle adottive: non riuscii a credere ai miei occhi, e restai impalata senza accorgermi di stare bloccando l'accesso agli altri.
Erano passati 10 anni da quando, per qualche mese, avevo vissuto con loro, e nonostante avessi incrociato la minore un paio di anni fa, fu ugualmente uno shock.
-Mi sembra di capire che Liam non vi abbia detto niente...
-Oh Elsa, basta parlare!- esclamò l'altra, e prima ancora che riuscissi a realizzare mi trovai stretta nel suo abbraccio, e l'unica cosa che riuscii a fare fu ricambiare la stretta.
Quando si unì anche l'altra sentii le lacrime scivolarmi copiose sul viso, ma non potei fare nulla per fermarle e neanche ci provai. Sembrò quasi che il tempo non fosse passato, e che Anna ed Elsa fossero ancora le mie sorelle: le due persone che avevo più amato durante la mia burrascosa infanzia sbattuta da una casa all'altra. Con loro, anche se era avevo mandato tutto all'aria, ero davvero riuscita a sentirmi parte di qualcosa... parte di una famiglia. Era stata la prima e unica volta in cui i figli della persona che mi aveva presa in affidamento mi avevano accolta con calore, ed era qualcosa che non avevo mai dimenticato. Come potevo dimenticare la prima sera sul divano a mangiare cioccolata e popcorn davanti al dvd de “Le cronache di Narnia”? E c'erano state tante altre serate, tanti altri momenti come quello prima che come al mio solito rovinassi tutto. E per cosa? Per uno stupido ragazzo dell'orfanotrofio che dichiarava di amarmi, e io come una ragazzina stupida ci ero cascata. Avevo lasciato la casa di notte, salutando tutti con uno stupido bigliettino: la mattina dopo avevo rivisto Ingrid in orfanotrofio, ma non le ragazze. Ovviamente. E per mia scelta non ero tornata da lei, ero rimasta lì per una stupida cotta.
-Ragazze, devo chiedervi scusa per come mi sono comportata...- sussurrai tirando su col naso, quando dopo lunghi minuti sciogliemmo quel caldo abbraccio.
-Emma, non ti preoccupare... eri una ragazzina, lo eravamo tutte. Sì, allora ce la siamo presa ma... è acqua passata. Siamo cresciute tutte...- mi rassicurò Elsa con un gran sorriso e gli occhi lucidi. Anche Anna stava piangendo, ma molto più vistosamente di noi: era sempre stata sensibile, fin da bambina e lo ricordavo bene.
-Siete cresciute tanto ragazze... Anna, sei cresciuta perfino da quella volta che ti ho incontrata davanti al college! Siete davvero bellissime!- esclamai, squadrandole ancora incredula del fatto che fossero davvero lì. Anche Anna era ormai diventata una splendida giovane donna, ed Elsa, coi suoi capelli biondissimi e gli occhi color ghiaccio uniti a quell'eleganza che l'aveva sempre contraddistinta, sembrava ancor più una principessa delle favole.
-Anche tu Emma! Non che non sia sempre stata bella ovviamente- si corresse immediatamente la “piccola”, facendomi ridere -Ma... sei così diversa! Sai, molto più sciolta... sembri molto più felice, hai una nuova luce negli occhi, degli amici fantastici, una bella casa, un fidanzato sexy... cavolo!
Io, Elsa e Ruby che stava osservando la scena da poco dietro di noi scoppiammo a ridere, mentre lei arrossiva come un pomodoro: tuttavia, fu solo in quel momento che mi resi conto di essermi dimenticata di Killian e Liam dietro di noi, ancora sul pianerottolo.
Mi voltai scusandomi con lo sguardo e li lasciai passare, e Killian, col suo ghigno, porse subito la mano ad un'Anna ancora color porpora.
-Grazie per il “sexy”, tesoro. Piacere, Killian Jones.
-A...Anna. Piacere.- balbettò, facendomi ricordare che effetto riuscisse a fare quell'uomo sulle donne. In fondo, in un primo momento, anch'io avevo rischiato di cadere giù da una scala e spezzarmi l'osso del collo solo alla sua vista.
-Elsa- sorrise l'altra, stringendogli la mano più tranquillamente -E' un vero piacere conoscerti!
-Il piacere è mio. A parte Ruby non avevo mai conosciuto nessuno del passato della mia ragazza...- fece voltandosi verso di me con un cipiglio quasi accusatorio: non era mica colpa mia se avevo tagliato i ponti con tutti! In ogni caso, ovviamente gli avevo parlato anche delle sorelle, anche se senza soffermarmici troppo.
-Devo supporre che i protagonisti del tuo nuovo romanzo siete voi due?
-Cosa?
-Lavoro come revisore alla Harper Collins. In settimana dovrei occuparmi della revisione finale del tuo libro...
-Oh! Piccolo il mondo! Sta' attenta, potrebbero esserci cose sconce...
-Killian!- non riuscii più a trattenermi a quel punto, e gli diedi un pugno sulla spalla senza un minimo di delicatezza: doveva proprio fare il cretino fin dal primo momento, e proprio con le mie ex sorelle!? Tra l'altro, solo al pensiero che Elsa avrebbe letto quella che era praticamente parte della nostra vita semplicemente un po' romanzata, mi faceva venire voglia di seppellirmi e rimanere chiusa in una fossa per sempre.
-Non stavamo ancora insieme quando ha scritto il libro- chiarii, mentre l'uomo faceva le sue solite scenate e si massaggiava la spalla -E' una cosa recente in realtà... e non è detto che duri- lo minacciai, puntandogli un dito contro. Ovviamente non intendevo sul serio, ma la sua espressione mi fece capire di essere stata piuttosto convincente.
-Non l'hai perso del tutto il tuo caratterino allora!- intervenne Elsa, battendo una pacca sulla spalla a quell'idiota del mio ragazzo che continuava ancora a fare la vittima. Se la carriera da scrittore gli fosse andata male, poteva decisamente passare a fare l'attore!
-Quando uno me lo tira fuori. Ma Ingrid? Come sta vostra madre? Credo di dovere delle scuse anche a lei... non... non sono stata molto carina l'ultima volta e mi dispiace.
-Beh è... è per questo che siamo qui...- rispose Anna, con una serietà tale che quasi mi stupii potesse appartenerle: e la cosa non fu affatto rassicurante. Guardai anche Elsa che aveva assunto la stessa espressione, e lo stesso valeva per Ruby e Liam.
Cosa diavolo era successo in nostra assenza?


Ebbi bisogno di un lungo periodo di riflessione in silenzio dopo che le ragazze mi raccontarono tutto: in più, il fatto che Ester e Kristen, la quasi fidanzata di Ingrid, fossero lì fuori da sole per lasciare le valigie a casa di quest'ultima, non mi rassicurava molto in quel momento.
Quando notai la mano di Killian stretta in un pugno così forte da rendergli bianche le nocche, alzai lo sguardo su di lui per trovarlo in preda alla disperazione più totale. Sapevo benissimo che si stava incolpando dell'accaduto, e lo stesso valeva per suo fratello. Poggiai quindi la mano sulla sua per cercare di consolarlo almeno un po', ma quello la ritirò immediatamente facendo attenzione ad evitare il mio sguardo.
-Killian...
-E' tutta colpa mia. Mi dispiace, mi dispiace avervi coinvolti tutti...
-La colpa è tua quanto mia- intervenne Liam -E' nostro padre, e ha preso di mira le persone che abbiamo intorno...
-Già, forse è meglio risolvere la questione da soli. Cercherò di recapitargli un messaggio, fargli capire che siamo disposti a parlare... e farò in modo che non possa più fuggire.
-No!- esclamai saltando in piedi frustrata, non potevo permettergli di fare una cosa del genere, si sarebbe fatto ammazzare! Quell'uomo era folle, e aveva già dimostrato di non avere problemi ad ammazzare i membri della sua famiglia.
-Emma, è la cosa giusta. Per colpa mia ha fatto del male anche a te e...
-NO.- ripetei, afferrandolo per il colletto e guardandolo dritto negli occhi -Tu non sei lui, Liam non è lui! Non potete farci nulla se è un pazzo psicopatico, che colpa ne avete?! Qui la detective sono io, e il lavoro spetta a me. Voi tutti ne rimarrete fuori, e per la vostra sicurezza non uscirete da questa casa. Sono brava in quel che faccio, e risolverò questa questione una volta per tutte.
-Se vogliamo metterla così, io sono il tuo consulente. Quindi il mio lavoro è assisterti, non mi puoi escludere.- disse con tono fermo e tranquillo, e per non rischiare di strozzarlo mollai la presa e strinsi i pugni.
Purtroppo, però, aveva ragione. Se non potevo chiedere l'intervento della polizia, da sola non sarei stata in grado di gestire tutto. Questa volta non potevo chiedere favori ai miei colleghi, per qualcosa di così grande nessuno di loro avrebbe accettato di tenere la bocca chiusa: la realtà era che avevo bisogno di Killian. L'avrei protetto, avrei fatto in modo che quel mostro non riuscisse a fargli del male un'altra volta, ma avevo bisogno di lui.
-Va bene. Io e te. E basta. Siamo in due contro uno, possiamo farcela.
-Non se ne parla! Non posso starmene con le mani in mano mentre mio fratello è lì fuori, considerando che il padre è anche mio.
-E se Liam vuole collaborare lo farò anch'io, non lo lascio da solo!- aggiunse Ruby, che era rimasta ad ascoltare in silenzio fino a quel momento.
-No Ruby, non puoi! E neanche tu Liam!- tuonò Killian, alzandosi anche lui -Questo non è il vostro lavoro, voi non sapete neanche sparare! Se fosse per me incatenerei Emma per non far andare neanche lei, ma so di cosa è capace. E anche se non sono abile quanto lei, ho imparato molto.
-Sparare?- balbettò suo fratello, scambiandosi un'occhiata con la sua ragazza.
-Sparare. Hai sentito bene. Se non mi resta altro da fare, lo ucciderò.
Alle sue parole seguì un silenzio totale. Perfino io restai di sasso.
Aveva senso, certo che aveva senso. Ma quell'uomo era sempre suo padre: sarebbe davvero stato in grado di premere il grilletto? Ma soprattutto, era giusto che lo facesse? Ero abbastanza certa che se avesse ucciso il proprio padre, avrebbe portato quel peso addosso per il resto della sua vita.
E allora decisi: in assenza di alternative, sarei stata io a premere il grilletto prima di lui. Ovviamente non meritava di morire, meritava di marcire in una cella umida e buia per il resto dei suoi giorni e avrei fatto di tutto perché andasse così, ma se volevamo affrontarlo dovevamo essere pronti a tutto.
-Ok- dissi infine -Potete aiutarci con le ricerche da casa se avete qualche conoscenza informatica... sono certa che si farà sentire a breve, almeno per mandare altre foto minatorie. Io e Killian faremo da esca, faremo una passeggiata stasera... e guai a voi se provate a fare qualcosa di stupido, giuro che chiamo la polizia e sapete come me che non è il caso. E ragazze, vi prometto che tirerò vostra madre fuori da lì, ovunque lei sia.
Le due annuirono, e la minore si alzò in piedi per venire ad abbracciarmi, proprio come faceva quando era stata la mia sorellina minore. Forse, nonostante tutto, lo sarebbe sempre stata.
-Emma prometti che starai attenta, non voglio che ti faccia del male! Sono così felice di averti ritrovata e... e non voglio perderti. Ti prego.
-Non mi perderai...- le assicurai con un sorriso -E per quanto mi riguarda, anch'io sono contenta di avervi ritrovate... nonostante le circostanze. Sono una persona diversa adesso, e, beh... quando tutto questo sarà finito faremo una bella uscita tra sorelle! Abbiamo molto da raccontarci, credo...
-Decisamente- intervenne Elsa sorridente, con un cenno. Tutto quel casino, nonostante tutto, avrebbe potuto portare qualcosa di buono, una volta finito. Forse era destino, ma da quando avevo incontrato Killian, i pezzi della mia vita stavano man mano tornando tutti al posto giusto.
Questa volta quando cercai la sua mano non si ritirò, invece strinse forte la mia, per poi regalarmi un abbraccio intenso che mi fece dimenticare di tutto il resto. Avevamo entrambi paura di perderci, lo riuscivo a percepire nella sua stretta: se non fossimo stati in compagnia sarei scoppiata in un bel pianto liberatorio, perché ero davvero stanca di quella storia. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentivo sotto pressione nello svolgere quello che in fondo era il mio lavoro, e mi sentivo male al solo pensiero delle ricerche che avrei dovuto fare. Neanche un'intera squadra di polizia era riuscita a fermarlo o anche solo individuarlo, come avremmo fatto noi?
-Andrà tutto bene Emma. Ti ho promesso di fare in modo che nulla riesca a separarci, e io odio venire meno alle mie promesse.
-Mi fido di te.- sorrisi, per arrossire subito dopo quando notai gli occhi di tutti puntati addosso a noi: neanche fossimo i personaggi di un film!
-Ok, ora basta guardare. Io vado a fare il pranzo, se qualcuno vuole venire a darmi una mano... Killian, Liam... qualcuno di voi chiami Ester. Per sicurezza.
-Emma, ci pensiamo noi... e Anna pensa al piccolo Hook, hanno già fatto amicizia- mi bloccò Elsa, alzandosi insieme a Ruby.
-Già, voi due siete appena tornati. Sistematevi, riposatevi... penseremo a tutto noi.
Per un istante squadrai Ruby chiedendomi come mai quella sera avesse detto poco e niente considerando che di solito era una chiacchierona, ma pensai che in fondo il fatto stesse pesando a tutti noi in maniera diversa.

 

***


KILLIAN POV

-Tieni Swan, ti farà bene...- sussurrai sedendomi sul divano accanto ad Emma e poggiando le due tisane alla cannella sul tavolino. Ero piuttosto preoccupato, dopo pranzo la ragazza aveva iniziato con le ricerche per smettere soltanto per un'oretta, quando avevamo fatto una passeggiata per ordinare la cena e sperare che quel pazzo di mio padre ci avrebbe mandato qualche segno che avrebbe potuto permetterci di rintracciarlo.
Invece niente. Era mezzanotte passata e ancora niente. Avevamo perfino deciso di spostarci a casa sua per poter continuare in tranquillità, ma non ero più certo che fosse stata una buona idea. Doveva distrarsi, o almeno dormire. O se non altro staccarsi da quel dannato computer che le aveva arrossato gli occhi in maniera quasi spaventosa: ringraziai mentalmente me stesso per aver preso la decisione di mentirle prima di partire, perché non osavo immaginare come sarebbe stata ridotta ora se non si fosse presa quella pausa.
-Grazie... senti, se ti annoi potresti anche tornare dagli altri... starò bene.- propose, afferrando la tazza fumante e degustandone subito il contenuto.
-Tesoro, gli altri stanno dormendo. Ed è quello che dovremmo fare anche noi, è l'una e mezza...
-Oh. Beh, vai pure, io ti raggiungo presto...
-No, non se ne parla. Ci beviamo la tisana e andiamo a dormire tutti e due, ok?
-No!- esclamò, voltandosi verso di me come se avessi detto qualcosa di terribile -Capisci che non sono riuscita ancora a trovare uno straccio di indizio? Ingrid è in pericolo, e Brennan è ancora là fuori, libero di fare del male a chi vuole! A te! Non posso semplicemente mettermi a dormire!
-Puoi invece... quel che non puoi fare è distruggerti in questo modo. Voglio dire... guardati! Siamo appena tornati da una vacanza divertente e rilassante e tu sei già uno zombie!- esclamai, prendendole le mani prima che potesse afferrare nuovamente il computer a cui aveva collegato il mio telefono e quello di Liam.
Per quanto nobili fossero le sue intenzioni, stava superando il limite e non potevo permetterglielo. Non poteva addossarsi tutti i pesi di questo mondo, soprattutto considerando che il padre psicopatico era il mio e non il suo. Io avrei dovuto essere quello più preoccupato dopo quello che le aveva fatto, e non il contrario. E ovviamente lo ero, ero davvero spaventato e frustrato per non essere in grado di fare nulla per aiutarla, ma sapevo anche che arrivare all'esaurimento nervoso non sarebbe servito a niente.
Invece di continuare a discutere, quindi, le presi il volto tra le mani e la baciai lentamente, fino a che non sentii il suo corpo rilassarsi tra le mie braccia; intensificai ancora il bacio spingendo la lingua nella sua bocca per gustare al meglio quell'istante, e lei non si oppose.
Ricambiò con passione e dolcezza, fino a che, rimasti senza fiato, ci separammo per rimanere semplicemente abbracciati.
-Ok, andiamo a dormire. Ma domani...
-Senti, smettila di pensarci. Sappiamo entrambi ciò che vuole, quindi si farà sentire! E noi lo troveremo e metteremo fine a tutto, ok? Ti fidi di me?
-Sì, ma...
-Shh... finisci la tisana e a nanna.- la bloccai, facendole capire che quella volta ero io a non accettare repliche. Se non avesse fatto una pausa sarebbe svenuta di lì a poco, lo vedevo nei suoi occhi. Trattenni i miei sensi di colpa solo per non farla stare peggio, ma mi fu impossibile non pensare che se avessi seguito mio padre qualche giorno prima, ora non le sarebbero toccate tutte quelle ricerche. Tutto quel casino. Le faceva male, e vederla così ne faceva anche a me... eppure non potevo farci niente, se non starle vicino ad aiutarla, sostenerla, e fare in modo che si ricordasse di mangiare e dormire.
-Ah senti... riguardo a... sai, il discorso di stamattina.
-Eh?- feci preso alla sprovvista, per poi pentirmene subito. Maledizione. Perché non avevo tenuto la bocca chiusa, quella mattina? Che diavolo mi era saltato in mente?
-Sì... quello. Senti...
-No Emma- la bloccai -Non importa, sono stato un cretino, ho parlato senza riflettere...
-No.- sussurrò, accarezzandomi il braccio -Volevo solo dirti che quando tutta questa storia sarà finita... potremmo parlarne.

 

***


-Mia cara, il pranzo è stato ottimo. Stai iniziando ad affezionarti a tutto questo, non è vero? Non sono così male una volta che mi si conosce, in fondo...- sorrise l'uomo, ma per quanto fosse effettivamente attraente nonostante i suoi oltre 50 anni, era inquietante. Ogni gesto, ogni sorriso, ogni parola... tutto in lui era inquietante.
-Lo sto facendo solo perché tu tenga fuori da tutto questo le persone che amo.- ribatté quella con freddezza, senza paura. Per quanto soffrisse, non avrebbe mai mostrato segni di debolezza, non avrebbe mai abbandonato anche la sua dignità, l'unica cosa di lei rimasta intatta.
-Oh già, scusa... a tal proposito. Credo che purtroppo questo non sarà possibile.
-Cosa?!- esclamò saltando in piedi, e quel movimento brusco fece cadere a terra una delle bottiglie di birra a bordo tavolo, che andò in mille pezzi diffondendo quell'odore che era ormai diventato un'abitudine per lei.
L'uomo sembrò non curarsene, e si alzò anch'egli con calma, per poi avvicinarsi e prenderle le mani per guardarla dritta negli occhi.
-Non sarà poi così male... le tue bambine avranno delle stanze tutte per loro. Questa casa è di gran lunga più bella del piccolo appartamento in cui vivono ora, non credi?
-Avevi promesso che... se fossi stata collaborativa non le avresti toccate. Ti prego, farò tutto quello che vuoi... ma tieni fuori le mie bambine...
-Buffo che tu lo dica...- sorrise, rafforzando lentamente la presa sui suoi polsi -In fondo sei stata proprio tu a metterle in mezzo. Quella telefonata non è stata molto convincente, ma tu lo sapevi già, non è così?
-Per favore...- lo implorò, mentre il terrore si impossessava di lei, sempre più forte ogni istante che passava. Ma non aveva paura per lei, aveva smesso di temere per la sua incolumità dall'istante in cui quell'essere le aveva promesso di non fare del male alle sue bambine.
-Potevi pensarci prima, sai?- sussurrò a pochi centimetri dal suo viso, con l'alito che puzzava di fumo e birra. In più iniziava anche a risentire della stretta sul polso sinistro, e le sembrava che se avesse continuato in quel modo glielo avrebbe frantumato.
-Mi dispiace...- sussurrò, cercando di trattenere le lacrime: aveva rovinato tutto? Se ad Anna e Elsa fosse successo qualcosa per colpa sua non sarebbe mai, mai riuscita a perdonarselo. Se avessero subito ciò che lei stava subendo, le si sarebbe spezzato il cuore. Preferiva morire, piuttosto.
-E' troppo tardi per le scuse. L'unica cosa che volevo era solo lealtà da parte di quella che sarà la madre dei miei figli. Ma mi sono illuso, e purtroppo devo impartirti una lezione per farti capire che devi darmi retta, cara...
-Ok... fammi quello che vuoi. Non mi opporrò, ma tienile fuori!
-HO DETTO CHE E' TROPPO TARDI!- tuonò, liberando il tavolo semplicemente rovesciando la tovaglia a terra per poi spingerla sopra con una violenza disumana.

 

***


-Vai tu, ti prego...- mi implorò Emma, quando il campanello ci svegliò di soprassalto.
Alla vista dell'ora non riuscii a crederci, possibile che fossero davvero le 9 e mezza? Mi sentivo uno straccio, come se avessi dormito due ore e non 7.
Ma quando la mia splendida ragazza mi chiedeva un favore assonnata e con tanto di bacio sulla guancia, che alternative avevo? Probabilmente erano Liam o Ruby, ed ero pronto a prenderli a parolacce.
Una volta tanto avevo un caldo pigiama addosso, quindi mi limitai a strisciare fuori dalle coperte e indossare le pantofole, poi mi diressi verso la porta sbattendo ben tre volte contro vari oggetti prima di raggiungerla ed aprirla. Solo per rimanere a bocca aperta.
Quelli che avevo davanti non erano né Ruby né Liam, ma due uomini alti e robusti in giacca e cravatta, ed ero piuttosto certo che non fossero gli amici poliziotti di Emma.
-Ehm... buongiorno, posso... cosa posso fare per... voi?
-Lei dev'essere il signor Jones. Cerchiamo la detective Emma Swan, è in casa?
Alzai le sopracciglia estremamente confuso, tanto da rendermi conto da solo che ai loro occhi dovevo sembrare un completo idiota, ma alla fine annuii.
-Scusate se ve lo chiedo, ma... voi sareste?
-William Thorpe e Sam Cooper. FBI.















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ultimamente riesco a essere puntuale, sono fiera di me ahahaha come va una settimana post Pasqua? Ancora ripieni di cioccolato?
Anche per Emma e Killian le vacanze sono finite, e sono tornati alla realtà in una maniera abbastanza burrascosa... col "minuscolo" dettagli bambini che lui ha introdotto per sbaglio, ma Emma è disposta a discuterne, una volta finita. Per quanto riguarda l'incontro con Anna e Elsa ho cercato di descriverlo al meglio... l'ho dovuto cancellare parecchie volte prima che mi piacesse, e non ne sono ancora convinta... quindi beh, spero sia passabile xD
Emma e Killian hanno deciso di passare la serata/nottata da soli... e fortuna c'è lui a non permetterle di distruggersi. Sentono tutti molta pressione per la situazione, ognuno si attribuisce le proprie colpe e le proprie responsabilità... e nel frattempo Brennan ha intuito tutto, e non è stato molto contento. Nel prossimo capitolo farà un passo avanti.
Intanto, a casa di Emma si sono presentati due tizi dell'FBI... cosa vorranno? Lo scoprirete a breve xD
Comunque credo che tra un massimo di 10 capitoli, questa storia finirà... e mi mancherà ç_ç ma mi dedicherò all'altra e ad una delle nuove idee che ho in mente... devo solo decidere quale!
Buon OUAT day, finalmente un po' meno ansioso... credo. Hook ha deciso di restare e quello str**** di Liam almeno alla fine è riuscito a farsi perdonare, meno male! xD (se non volete spoiler non continuate a leggere).
Vogliamo parlare delle foto del set del season finale????? Dove la solleva da terra e si baciano??? Io non credo di non farcela... è tutto troppo awww ç_ç Secondo me è o qualcosa con una proposta di matrimonio o lei gli dice di essere incinta... in ogni caso sarei felice *-* poi se non fosse nessuna delle due cose potrei arrabbiarmi un po' ma pazienza... resta comunque un bacio epico e non vedo l'ora di vederlo!
Un abbraccio e alla prossima! :*

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Capitolo 27
*** I'm sorry. I will love you until the end. ***


I'm sorry. I will love you until the end.










EMMA POV

Ritrovatami davanti i due uomini dell'FBI, sperai di essere un minimo presentabile: non che mi importasse del mio aspetto, ma ero saltata giù dal letto solo cinque minuti prima: quando Killian era corso a chiamarmi ero andata nel panico.
Dopotutto ne avevo il pieno diritto. Non era cosa da tutti i giorni ritrovarsi l'FBI in casa, senza neanche conoscere il motivo. Di certo non potevano essere venuti per convincermi a frequentare l'accademia per reclute, ero piuttosto certa che potessero benissimo fare a meno di me.
Quindi mi ero lavata la faccia e vestita in fretta e furia, per poi raccogliere i capelli e precipitarmi in cucina, dove i due ci stavano aspettando.
Nonostante sembrassero abbastanza giovani, erano ancora più grossi di come Killian li aveva descritti... probabilmente perché ero più bassa di lui di 15 centimetri.
-Salve. Cioé, buongiorno. Scusate, è che non aspettavo visite...- feci nervosa porgendo loro la mano: entrambi me la strinsero saldamente, mentre io mi impegnavo a mantenere un certo contegno considerato che già con la mia faccia normale mi sentivo una totale idiota.
-E' un piacere, detective- fece Sam, il più alto tra i due -Ci dispiace averla disturbata, saremmo passati più tardi se avessimo saputo.
-Oh... no, non... non vi preoccupate. È colpa mia, dovevo essere in piedi da un pezzo...- borbottai sorpresa e confusa: ma in fondo cosa mi aspettavo? Che iniziassero a parlare in codice? Erano pur sempre esseri umani, e io avevo decisamente bisogno di un caffè senza zucchero per mettere in moto il cervello. Speravo solo non avessero fatto un salto a vuoto nel mio ufficio, ma non osai neanche chiedere.
-Come mai siete... no, ok, mi dispiace. Prima accomodatevi... posso offrirvi qualcosa? Posso preparare un caffè o non so...- offrii già diretta verso la macchina del caffè, col ghigno di Killian in sottofondo. L'avrei ucciso: se non avesse smesso immediatamente l'avrei mandato in camera come si faceva coi bambini.
-No, siamo a posto, grazie. Possiamo aspettare che si prepari un caffè comunque, non mordiamo...- scherzò l'altro, e io mi sentii sprofondare. Non era stata solo una mia sensazione dunque, mi stavo davvero comportando da idiota.
Quindi mi voltai e mi sedetti di fronte a loro, prendendomi la testa tra le mani dopo un respiro profondo.
-Mi dispiace, di solito non sono così...
-Lo è solo prima del caffè- aggiunse Killian, e i due risero. Quello che avrebbe riso ancora per poco, però, sarebbe stato lui: non appena se ne fossero andati lo avrei massacrato di botte.
-Dicevo sul serio comunque, può farselo un caffè.
-No, no. Lo prenderò dopo, non importa. Ditemi, vi ho già fatto perdere fin troppo tempo...
-D'accordo- intervenne William, facendosi più serio -In realtà è un bene che il signor Jones sia qui, vorremmo parlare anche con lui. Si tratta del caso Brennan Jones. In realtà siamo qui per proporvi una collaborazione.
-Cosa?!- esclamai senza riuscire a trattenermi: tutto mi sarei aspettata, ma non questo. Per un attimo avevo quasi creduto e sperato che si trattasse di informazioni riguardanti i miei genitori. Invece fu come una secchiata d'acqua gelata: se l'FBI aveva deciso di assumere l'incarico, quell'uomo era ancora più pericoloso di quanto credessi.
-Legalmente il caso è stato affidato a me e al mio collega due ore fa...- iniziò a spiegare -Tuttavia conosciamo la sua reputazione, detective, e non abbiamo intenzione di escluderla. È per questo che siamo qui. Purtroppo però non possiamo accettare la collaborazione sul campo da parte di civili. Il signor Jones potrà dare una mano soltanto da casa.
-No...- sussurrai, dopo un attimo di esitazione -Il signor Jones è il mio consulente... a tutti gli effetti. Legalmente, intendo.
Avrei potuto tenera la bocca chiusa e lasciare semplicemente che Killian rimanesse al sicuro, sarebbe stata la scelta migliore e lo sapevo. Tuttavia non potevo fargli una cosa del genere, non quando aveva il pieno diritto di partecipare: si trattava di suo padre. La stretta di mano che mi diede sotto il tavolo mi convinse ulteriormente di aver agito in maniera giusta.
-Va bene- sentenziò infine Thorpe -In ogni caso, siamo contenti di poter collaborare con una futura collega. Ha intenzione di confermare il suo colloquio, vero?
Non feci neanche in tempo a rimanere sorpresa prima di ricordarmi che fossero due agenti dell'FBI: era ovvio sapessero tutto, dovevano aver fatto tutte le accurate ricerche prima di presentarsi a casa mia con una proposta di collaborazione. Ma cosa potevo dirgli? Come potevo dirgli che non avrei accettato quell'offerta? Probabilmente avrebbero ritirato la loro proposta.
-Non ho ancora deciso...- dissi infine -E' un onore ovviamente, ma anche un grande passo... comporterebbe grandi cambiamenti nella mia vita, e voglio esserne certa.
-Capisco perfettamente. Non è mai facile rinunciare a ciò che si ama... deve solo capire a cosa tiene di più.
Annuii, ma quell'affermazione non fece altro che confermarmi per l'ennesima volta il motivo della mia decisione. Amavo Killian. Lo amavo troppo per rinunciare a lui. Non avrei di nuovo mandato tutto all'aria, non per la carriera.
-Beh, a questo punto dovete raccontarci tutto ciò che sapete... e noi faremo lo stesso.

 

***


Avevo perso la cognizione del tempo, ma guardare Killian dormire era la cosa più rilassante del mondo. E di relax, dopo due ore a parlare e pianificare con l'FBI, ne avevo bisogno. Dopo un grande pranzo a casa dell'uomo dove avevamo invitato anche i due agenti, li avevamo salutati ed eravamo tornati da me per poter fare un sonnellino in pace. Lui a quanto pare sembrava riuscirci perfettamente, ma io nonostante la testa pulsante non ero in grado di chiudere occhio.
Dopo aver raccontato tutti i dettagli possibili ai due uomini, ci avevano rivelato anche loro alcune informazioni aggiuntive: dopo la fuga, il padre di Killian si era nascosto in Messico per poi raggiungere Villa do Porto, una tranquilla isoletta sperduta in mezzo all'Atlantico. Aveva vissuto lì per 20 anni, con una nuova identità; ufficialmente aveva lavorato per una grande tenuta vicino al mare per poi diventare ricco e far costruire una villa tutta per sé, ma era chiaro che il suo lavoro aveva avuto a che fare con la droga. Tutto fino ad un anno fa, quando era tornato in Messico per varcare il confine del Texas e trasferirsi chissà dove: tutte le tracce si perdevano dal suo rientro negli Stati Uniti, e solo grazie a Killian e Liam sapevamo che almeno gli ultimi mesi li aveva trascorsi a New York, a spiarci. Tutto iniziava ad apparire più chiaro, dopotutto: doveva essere ulteriormente impazzito a vivere 20 anni su un'isoletta di 100 metri quadrati, nonostante lo sfarzo e il lusso che aveva potuto permettersi.
Era questo, invece, a non quadrare: se aveva tutti quei soldi, che necessità c'era di rubarli a Killian per spendere oltre un milione? Chiaramente avevo scoperto solo grazie a quella chiacchierata che li aveva riavuti, ma per il bene di tutti avevo deciso di passarci sopra e non arrabbiarmi. Dei soldi non mi importava nulla, nonostante avrei gradito la verità... ma poteva anche essergli davvero sfuggito, come aveva detto. Infine, William e Sam avevano voluto interrogare gli altri: Ruby, Liam, Ester, Kristen, Elsa, Anna... tutti. Tuttavia avevano reagito meglio di quanto avrei creduto: si erano mostrati contenti del fatto che non saremmo stati soli in quell'impresa e che avremmo ricevuto aiuto da parte di persone esperte. A dire la verità non dispiaceva neanche a me, perché coi loro mezzi sarebbe stato molto più facile fare progressi, cosa che da soli non ci riusciva molto.
Tornai quindi a concentrarmi su quel petto muscoloso che si alzava e abbassava, e sulle labbra leggermente socchiuse che sembravano quasi chiedermi di baciarle. Ma non lo feci: non volevo privare del sonno anche lui.
Studiando il suo viso mi ritrovai a pensare quanto fosse bello. Sottovalutavo fin troppo spesso quella parte di lui. Le avevo lette le offese – anche se poche – tra i commenti sotto il piccolo video che avevamo girato per la sua pagina facebook, ma non gliel'avevo detto. Non mi avevano toccata più di tanto, e un po' riuscivo a capire la gelosia di quelle ragazze: e ancora non sapevano della nostra relazione.
Avrebbe dovuto rivelarlo pubblicamente, prima o poi, ne ero cosciente. E a dire la verità non mi disturbava: amavo ogni parte di lui, e accettavo perfettamente il fatto che fosse famoso. Certo, se fosse stato un cantante o un attore forse le cose sarebbero state più complicate, ma fino ad ora la sua popolarità non ci aveva mai creato problemi.
Alla fine decisi di poggiare la testa sul suo petto, e quel respiro leggero e regolare ebbe l'effetto di una bellissima ninna nanna.


KILLIAN POV

Mi era dispiaciuto da morire abbandonare la comoda posizione in cui mi ero ritrovato, ma quando il telefono era squillato avevo preferito spostarmi per evitare di svegliare Emma: considerando la fatica che ero convinto avesse fatto per prendere sonno, era il minimo.
Dall'altro capo della cornetta, a sorpresa, avevo trovato il mio editore: inutile dire che fossi caduto dalle nuvole quando mi aveva detto di voler parlare del lancio del libro. Con tutto quello che stava succedendo, avevo dimenticato quanto poco effettivamente mancasse.
La data di pubblicazione era stata fissata per Venerdì 18 Marzo e domani la casa editrice l'avrebbe annunciato ufficialmente. Ciò che mi aveva leggermente scioccato, però, erano le date del tour promozionale: oltre a New York e Los Angeles, quest'anno ci sarebbero state San Francisco, San Diego, Phoenix, Denver, Minneapolis, Atlanta, Boston e Washington. Avevo sottovalutato l'attesa che si era creata per il libro, la vita a New York mi aveva risucchiato da ciò che era stata un'abitudine per me: se fino a prima di trasferirmi avevo lavorato esclusivamente per trarre ispirazione, ora l'ispirazione si limitava semplicemente ad arrivare senza che dovessi impegnarmi. Lavorare con Emma mi piaceva da impazzire, amavo poter essere anche un uomo d'azione, oltre che un semplice osservatore.
E a proposito di Emma, c'era una novità che riguardava anche lei: a quanto pare, Vanity Fair voleva avere un'esclusiva e alla mezzanotte del giorno del lancio pubblicare un articolo inedito con alcuni estratti del libro e delle foto ritraenti me ed Emma nei panni dei protagonisti. Qualche scatto che rappresentasse alcuni dei migliori momenti tra Leia e Charles, che sarebbe anche finito sulla rivista cartacea della settimana seguente.
Ovviamente non avevo la minima idea di come fare a chiederlo a Emma, non ero certo avrebbe apprezzato la proposta. A lei non piaceva stare sotto i riflettori, e il solo fatto che non mi chiedesse di nasconderci e accettasse ogni parte di me era già tanto. Non trovavo assolutamente giusto pretendere di più. Mi sarebbe piaciuto posare con lei? Certo: sarebbe stato il servizio fotografico più divertente della mia vita. Ma lei cosa ne avrebbe pensato?
-Killian, ehi... tutto a posto?
-Swan... sei sveglia- borbottai, non senza prima sussultare: era brava a cogliermi alla sprovvista.
-Sì, era più comodo quando c'eri tu a farmi da cuscino... qualcosa non va?- mi domandò, venendo ad accomodarsi sulle mie gambe, gesto che accolsi con grande piacere.
-Certo, ho solo ricevuto una telefonata e non volevo svegliarti... no, non da parte sua.
-E chi era? Non fare il misterioso...
-Il mio editore. Il libro esce tra un mese e mezzo e voleva discutere di alcuni dettagli... te ne parlerò quando saremo in pace, d'accordo?
-Puoi parlarmene anche adesso. Il tuo lavoro non è meno importante del mio.
-Nah, prima di tornare alle ricerche preferisco fare altro...- tagliai corto, gettandomi direttamente sulle sue labbra morbide. Anche lei ricambiò le mie tenerezze, quindi mi lasciai completamente avvolgere dalla perfezione di quel momento. Era solo lei il motivo per cui in quella situazione riuscivo ad andare avanti senza lasciar riaprire vecchie ferite. Mi dava una ragione per concentrarmi sul presente e sul futuro piuttosto che sul passato, e non aveva idea di quanto questo significasse per me. Nonostante fossero passati tanti anni, mi capitava di rievocare quel periodo buio della mia vita in cui non vedevo alcuna ragione buona per vivere. E proprio quel piccolo dettaglio avevo omesso con lei, nel raccontarle della mia infanzia: prima di ricominciare a parlare avevo tentato il suicidio. In realtà era qualcosa che non sapeva nessuno, neanche Liam e zia Ester. Preso dallo sconforto avevo ingoiato un intero flacone di tranquillanti, e solo la paura concreta di morire che mi aveva assalito dopo pochi istanti mi aveva spinto a indurmi il vomito. Era stata un'esperienza isolata, ma più volte nel corso della vita mi ero chiesto cosa sarebbe successo se non mi fossi spaventato.
-No Killian, fermo... non... non è il momento.
-Cos... oh! Mi... mi dispiace Emma, io...- borbottai per scusarmi, incapace di aggiungere altro: non mi ero neanche accordo di aver insinuato le mani sotto la sua maglietta leggera, mi ero semplicemente lasciato trasportare senza rifletterci.
-Vuoi dirmi cosa c'è che non va?! Insomma, neanche ti sei accorto di volermi portare a letto!
-Non è niente, Emma. Sono solo preoccupato per tutta questa storia, scusami.
-Andrà tutto bene... non lascerò che ti faccia soffrire ancora...- si addolcì, per poi stamparmi un fugace bacio sulle labbra. Trovai la cosa ironica dato che ero io a dover rassicurare lei, io a dover essere forte per non farla sentire sotto pressione. Eppure lei era così. Mi amava. Incredibilmente, una donna meravigliosa come Emma Swan mi amava, e avrei fatto il possibile e anche l'impossibile per continuare a meritarmelo.
-Non è per me che ho paura, tesoro. Comunque potremmo tornare dagli altri, non è il caso di fare gli asocia...- la vibrazione del telefono mi gelò le parole in bocca, e mi scambiai immediatamente uno sguardo con la ragazza. Allungai la mano tremante verso il dispositivo, ma non trovai il coraggio di aprire e leggere il nuobo messaggio.
-Chiama l'FBI, Swan.
-Certo. Prima però dammi il telefono.- e come lo disse me lo strappò di mano per poi cliccarci sopra.
E la sua espressione fu sufficiente.
Dopo giorno di silenzio era tornato, e al massimo della sua ferocia.
-Emma, cosa... dimmi... fammi vedere...
-No... no, no, no, no, no, dobbiamo fare qualcosa ti prego, no...- singhiozzò con gli occhi pieni di lacrime e la mano davanti alla bocca. A quel punto non potei fare altro che riprendermi il cellulare per scoprire cosa l'avesse sconvolta tanto.
E ovviamente capii, rimanendo scioccato e disgustato io stesso.
Quella che doveva essere Ingrid era legata su un grande letto, con la mano immobilizzata sul muro con un grosso chiodo. Sul suo polso una scritta col sangue diceva “NO FBI”, e per concludere, con l'immagine aveva mandato il testo “Mi farò sentire presto”.
La donna stava stringendo i denti, sembrava quasi volesse fingere che fosse tutto a posto, come se volesse dire “State lontani da lui”, ma il suo volto teso e sofferente era ugualmente visibile.
-Cosa facciamo! Come faccio a dirlo alle ragazze e a Kristen! E non posso chiamare l'FBI, se lo venisse a sapere sarebbe la fine...- gridò in preda a singhiozzi incontrollabili, e l'unica cosa che potei fare fu stringerla forte tra le mie braccia, mentre con la mente vagavo in cerca di una soluzione. Se solo fossimo riusciti a localizzarlo! Sarei stato disposto ad incontrarlo da solo se in cambio avesse lasciato in pace quella donna e tutti gli altri.
Senza pensarci due volte, quindi, sciolsi l'abbraccio e iniziai a digitare: “Non farle del male. Dammi un indirizzo, verrò ad incontrarti. Da solo.”
-Non puoi farlo sul serio...- sussurrò Emma, mentre premevo il tasto invio. Probabilmente si era già sbarazzato di quel cellulare, ma non c'era nient'altro che potessi fare. Se solo ci fosse stata una remota possibilità che potesse ricevere il messaggio, dovevo tentare.
-Invece se devo lo farò. Non mi vuole morto... non vuole morti me e Liam, ma terrò comunque fuori lui. Invece, quella donna... Ingrid... credi che gli importi qualcosa di lei?! Guardala! Quanto pensi possa resistere in quello stato!
-TU NON VAI DA NESSUNA PARTE KILLIAN JONES!- urlò alzandosi in piedi e tirandomi con violenza per il colletto della camicia -NON HO LA MINIMA INTENZIONE DI PERDERTI, QUINDI SE FACCIAMO QUESTA COSA LA FACCIAMO INSIEME! CHIARO?!
-Ma...
-HO. DETTO. CHIARO?!- ripeté.
-S...sì. Sì, d'accordo. Non fare così... SWAN!
Il suo voltò sbiancò improvvisamente e feci appena in tempo a reagire, prima che si accasciasse priva di sensi tra le mia braccia.
 

EMMA POV
-Tesoro mio... come ti senti?- furono le prime parole che sentii, sussurrate all'orecchio mentre aprivo lentamente gli occhi. La prima cosa che vidi, invece, furono i bellissimi occhi azzurri di Killian; tutti gli altri, invece, erano disposti intorno a noi. Perché ci trovavamo a casa sua se poco prima eravamo da me? Non riuscivo proprio a ricordare quando ci fossimo spostati, e il suo sguardo preoccupato mi lasciò perplessa.
-Bene... credo...- borbottai confusa, guardandomi intorno -Cos'è successo? Eravamo da soli e...
-Mi sei crollata tra le braccia. Hai idea dello spavento che mi hai fatto prendere? Devi seriamente darti una calmata, non puoi continuare così. Ti porto via da qui se devo, sono serio.
-Oh...- borbottai, chiudendo gli occhi per massaggiarmi le tempie pulsanti -Mi dispiace...
Lentamente, quindi, ricordai la spiacevole sensazione di nausea e vertigini che mi aveva invaso. Poi mi si era annebbiata la vista e tutto intorno a me aveva iniziato a girare... l'ultima cosa che ricordavo erano le gambe che cedevano senza preavviso.
-Ti dispiace? Ti scusi perché sei svenuta?! Swan... no, ferma!- mi bloccò quando tentai di mettermi a sedere. Non riusciva a capire che tutto ciò di cui avevo bisogno era una barretta di cioccolato e un succo d'arancia? Mi avrebbero fatta sentire molto meglio, così sarei potuta tornare a lavoro.
E in quel momento gelai sul posto, ricordando la ragione del mio malessere.
Ingrid.
Il messaggio di quel pazzo psicopatico che ci mostrava come stava torturando quella povera donna.
Mi bastò lanciare uno sguardo intenso al mio ragazzo per fargli capire a cosa stessi pensando, e lui scosse la testa quasi impercettibilmente, a confermare che non aveva detto nulla agli altri. E forse aveva fatto bene. Anna, Elsa e Kristen non potevano saperlo, non prima che l'avessimo portata in salvo.
-Cara, apprezziamo tantissimo il tuo impegno, ma non devi torturarti così...- intervenne gentilmente Kristen, accarezzandomi i capelli. Avevamo avuto soltanto una breve chiacchierata il giorno prima, ma l'avevo subito trovata una persona dolce e premurosa, proprio come Ingrid. Avevo percepito immediatamente tutto il suo amore e il dolore per ciò che la sua amata stava passando.
-Sto bene, non vi preoccupate...- le sorrisi -Ho solo bisogno di qualcosa di dolce. Lo so che sto impiegando tutte le mie forze in questo caso, ma sono coinvolte troppe persone che amo... voglio solo che tutti siate al sicuro il più presto possibile, Ingrid compresa.
-Anche noi vogliamo riavere la mamma- intervenne Elsa -Ma questo non deve costarti la salute... Adesso c'è anche l'FBI, e sono certa che non se ne stanno con le mani in mano. Resta sdraiata ancora un po' e intanto vado a prepararti qualcosa, d'accordo?
-D'accordo... Grazie.- mi arresi con un sospiro. Cosa potevo fare? Se gli avessi rivelato la verità sarebbero state loro a rischiare di mettersi in pericolo, e non potevo rischiare. Avrei resistito un paio d'ore, poi avrei discusso con Killian sul da farsi. Innanzitutto dovevamo decidere se mettere al corrente l'FBI, e in caso contrario avremmo dovuto escogitare un piano: Brennan Jones era stato chiaro, a breve si sarebbe fatto sentire. E noi non ci saremmo fatti cogliere impreparati.
Lasciai quindi che l'uomo si sedesse accanto a me e allora mi sollevai perché potesse cingermi col braccio e stringermi a sé. Nel frattempo incrociai lo sguardo di Ruby, più tesa e seria del dovuto. Tuttavia, quando alzai le sopracciglia per chiederle cosa fosse successo, lei si limitò ad accennare un sorriso scuotendo la testa. Eppure qualcosa non andava, ero brava a leggere le persone e lei decisamente non stava bene... in realtà la trovai pallida quasi quanto me. Mi ripromisi di parlarle l'indomani mattina stesso, a colazione: abituata com'era ai ritmi del bar, ero sicura di trovarla in piedi piuttosto presto, così avremmo potuto avere un po' di privacy. Per quanto la situazione attuale fosse critica, non potevo e non volevo mettere da parte la mia migliore amica.
-Emma... qualunque cosa succeda, io ti amo. Lo sai, vero?- fece Killian all'improvviso, voltandosi verso di me.
-Che... perché mi dici questo? Non ci succederà niente.
Quello sorrise, scuotendo la testa e stampandomi un bacio sulla nuca; -Voglio solo dire che anche se non ti strapazzi, non mi dimostri di essere meno seria nel tuo lavoro. Sei la donna più meravigliosa e piena di risorse che io conosca, e voglio che non te lo dimentichi mai.
-Sei in vena di romanticismo, vedo...- scherzai, accarezzandogli la guancia morbida nonostante la leggera barbetta che era solito portare.
-Già... a quanto pare...- fece scuotendo le spalle -Ti amo, Swan. E ti amerò fino alla fine.

 

***

 

Mi dispiace, Emma, mi dispiace da morire. Lo so che mi odierai. So che ti metterai a urlare e mi maledirai in tutti i modi possibili. Lo so... e me lo merito, ovviamente. Ma mio padre ha scritto a me e Liam e vuole incontrarci da soli e se ti avessi portata con me ti avrei messa in pericolo. E tu sei stremata. Oggi quando sei crollata tra le mie braccia mi sono sentito male io stesso... ho avuto paura per te... quindi non posso, non posso metterti nei guai ancora. Per quanto possa essere difficile in questo momento, devi fidarti di me. Ingrid tornerà a casa sana e salva, e tu potrai picchiarmi e insultarmi prima di quanto credi.
Ti amo. Ti amerò fino alla fine, non dimenticarlo mai. A presto.”

Lessi quel maledetto bigliettino per l'ennesima volta, nonostante le lacrime mi stessero annebbiando la vista ogni secondo di più. Quando mi ero svegliata all'alba notando il posto vuoto accanto a me, mai avrei immaginato qualcosa del genere.
Il discorso di poche ore prima, ora aveva senso. Doveva aver ricevuto un messaggio da suo padre quando io ero incosciente, e aveva deciso di tenerselo per sé.
E ora, lui e suo fratello stavano andando da soli nella tana di quel mostro.
E io non potevo fare niente.
A parte urlare tutta la mia rabbia e la frustrazione, e scaraventare il vaso del comodino contro la parete, frantumandolo in mille pezzi.







 

Angolo dell'autrice;
Ciao :) Risponderò domani alle recensioni (grazie mille come sempre!), perché sono tornata tardi e sono distrutta xD (no, io non esco il sabato sera, ma sono andata al Romics e poi a casa di una mia amica xD) Scusate anche se dovesse esserci qualche errore, non sono riuscita a fare una revisione definitiva.
Il capitolo  un po' di passaggio e noioso, lo so, mi dispiace... ma ne avevo bisogno ai fini della trama.
Dopo aver assistito al crollo di Emma, Killian ha deciso di venire meno alla promessa fattale per il suo bene... così, lui e Liam sono andati da soli a incontrare Brennan. Nei prossimi capitoli ci sarà molto più azione, promesso!
Un abbraccio, buon OUAT day e buonanotte! :*

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Capitolo 28
*** Past and Present ***


L'HTML rompi***** è tornato! Odio questa cosa. E perfino su wattpad ho sempre qualche problema, tutti contro di me! xD






 

Past and Present











EMMA POV

Irruppi in casa di Killian gridando a gran voce il nome di Ruby: in quel momento poco mi importava che avrei svegliato tutti. Quei due grandissimi idioti stavano facendo una sciocchezza ed io me ne ero accorta troppo tardi. Ovviamente avevo chiamato subito l'FBI, a questo punto senza il loro aiuto dubitavo di riuscire a trovare una soluzione.
-Emma, cosa...- borbottò la mora uscendo dalla sua stanza, strofinandosi gli occhi -Perché stai urlando? E hai visto Liam?
-No Ruby! Quei due coglioni dei nostri ragazzi sono andati a trovare il paparino senza dirci niente! Killian mi ha lasciato un biglietto, guarda!- esclamai porgendoglielo, facendo il possibile per evitare di scoppiare in lacrime. Dovevo essere forte se volevo riuscire a trovare il mio uomo.
-No... no, no, no, no. No Emma, non può essere... LIAM!- gridò guardandosi intorno disperata, pur sapendo che non avrebbe ricevuto risposta. Ma potevo capirla perfettamente, in un primo momento non avevo voluto crederci neanch'io. Non avevo voluto credere che potesse essere così stupido.
-Invece può essere. L'hanno davvero fatto quei due... coglioni!
-No!- ripeté, prendendomi per le spalle con l'orrore nello sguardo -Tu non capisci Emma, Liam non può andarsene. Liam non può lasciarmi, non può morire, non può, io... io sono incinta, Emma!- gridò a piena voce, lasciandomi stravolta a guardarla negli occhi, a bocca aperta.
Ecco perché era stata così strana e silenziosa, il giorno precedente, era incinta e doveva averlo appena scoperto! Dio, non sapevo neanche cosa dire per far stare meglio la mia migliore amica. Quindi le offrii semplicemente la mia spalla per lasciare che sfogasse tutte le sue lacrime, e la strinsi forte per farle capire che ero lì per lei, e avrei fatto il possibile perché tutto fosse andato per il meglio.
Non riuscivo neanche lontanamente ad immaginare come dovesse sentirsi in quel momento.
-Tesoro... lui... lui lo sa?
-No... no lui non sa niente, lo so solo io e stavo cercando di capire come dirglielo, voglio dire, stiamo insieme da nemmeno un mese! Ma... se solo l'avessi fatto ora sarebbe qui con me... non ci avrebbe lasciati da soli!- esclamò, tra singhiozzi e lacrime sempre più copiose. Dal canto mio non dissi niente, non perché non la capissi, anch'io avrei agito come lei se mi fossi trovata nei suoi panni, ma perché non sapevo come confortarla. Aveva ragione. Ero certa che Liam non avrebbe mai lasciato la sua ragazza per affrontare quello psicopatico del padre se avesse saputo che fosse in attesa del loro bambino.
-Tornerà, Ruby. Lo troverò. Li troverò, te lo prometto... se pensano che me ne starò qui con le mani in mano si sbagliano di grosso. Aspetto solo che arrivi l'FBI, magari riescono a localizzarli e... beh, qualcosa ci inventeremo, vedrai.- le assicurai, nel tentativo di convincere anche me stessa. In fondo non c'era nessuna alternativa, li avrei trovati a qualsiasi costo: come avevo detto a Killian, non potevo perderlo, e non avrei permesso a nessuno di portarmelo via.
-Ragazze... cosa... che succede qui? I ragazzi stanno dormendo?
Mi voltai di scatto, per accorgermi che Ester e le altre tre ci avevano raggiunte.
Bastò uno sguardo per fargli capire che purtroppo i ragazzi non erano con noi.

 

***


KILLIAN POV

-Non riesco a credere che viva a meno due due ore a New York e nessuno sia riuscito a rintracciarlo...- borbottai, mentre mi incamminavo con Liam tra le strade deserte di Deagel, città fantasma vicino New Hope, tra lo stato del New Jersey e la Pennsylvania. Quel malato di mente doveva sicuramente aver visto al cinema “Città di Carta” per trovare un posto del genere.
Quando avevo ricevuto l'sms, il mio primo istinto era stato voltarmi verso Emma per dirglielo subito... ma era svenuta. E se si trovava in quello stato, la colpa era proprio di quella situazione ingestibile. Quindi avevo deciso di prendermi del tempo per riflettere sul da farsi; anche Liam era stato della stessa idea, così avevamo comunicato tramite messaggi per non far sospettare le ragazze.
Ancora non ero convinto della decisione che avevamo preso, ma era la migliore: Brennan era stato chiaro, se non fossimo andati da soli avrebbe ucciso Ingrid e poi tutti i nostri accompagnatori. Sapendo di cosa fosse capace, non avevamo voluto rischiare.
-E' difficile trovare qualcuno in un posto che praticamente non esiste. Siamo a due passi da New York ma è come se fossimo fuori dal mondo...- constatò, e dopotutto non aveva tutti i torti. Quella città probabilmente esisteva in un'unica cartina, se non solo nella sua testa.. Quando tornai con lo sguardo sullo strada rimasi a bocca aperta – dimenticando solo per un istante che forse non avrei mai più rivisto la mia Emma.
Davanti a noi si ergeva una villa enorme in un giardino altrettanto grande con un perimetro circondato per tre quarti da alberi. La casa aveva ben quattro piani, tanto che mi venne naturale chiedermi se l'avesse costruita da solo. Che senso aveva collocare un'abitazione del genere in un posto come quello? Ovviamente, però, non poteva essere stata portata a termine in meno di un mese.
Senza dire neanche una parola raggiungemmo il portone d'ingresso, e solo in quel momento ci guardammo negli occhi. Stavamo per entrare nella tana del lupo, che per ironia della sorte era nostro padre.
-Dovremmo... suonare?- borbottai, ma prima che Liam potesse rispondere la serratura scattò, e davanti a noi si presentò un sorridente Brennan Jones vestito di tutto punto, con tanto di cravatta.
-Benvenuti ragazzi miei, è bello avervi finalmente qui!
-Libera Ingrid e verremo a prendere un tè o qualsiasi diavolo di cosa tu voglia.- decisi di mettere subito in chiaro: se voleva che stessimo al suo maledetto gioco doveva darci qualcosa in cambio.
-Purtroppo non posso mandarla a casa, è parte di... diciamo dell'insieme. Ma non vi preoccupate, quando mi avete assicurato che sareste venuti l'ho liberata e medicata, sono un uomo di parola. Sarà anche lei a fare colazione insieme a noi.
-Colazione alle 6... una volta cenavi alle sei. Con un boccale di birra, dopo averne bevute a decine in giro per i locali.- commentò Liam, entrando per primo nel giardino della casa infernale seguito da me. L'idea non mi piaceva affatto, ma eravamo lì e non potevamo più tirarci indietro: speravo solo che tutto si sarebbe risolto per il meglio e che Emma non mi avrebbe detestato troppo. Lei aveva fatto già tanto per me, era ora che ricambiassi il favore e tornassi da lei senza più problemi, ma solo con promesse per il futuro. E il presente. Saremmo tornati ad essere partner come prima, avremmo risolto decine di casi pericolosi insieme... solo che sarebbero state situazioni che non avrebbero coinvolto i nostri parenti psicopatici e assassini.
Per quanto tentato, scelsi di non dare a quell'uomo la soddisfazione della mia curiosità, quindi mi limitai a seguirlo fino alla porta con lo sguardo puntato in avanti.
Solo una volta incrociai lo quello di mio fratello che si voltò a guardarmi, e il motivo era chiaro. Era preoccupato per me. Io avevo vissuto più pesantemente di lui ciò che era successi più di 20 anni fa, perché ero stato io ad assistere alla violenza e assassinio di mia madre. Ci avevo pensato, ovviamente. In macchina, mentre Liam guidava in direzione dell'incontro, i flash delle immagini degli ultimi momenti di mia madre non mi avevano dato tregua. Ma non avevo detto niente, non volevo preoccuparlo ulteriormente dato che non ce n'era bisogno. Nonostante tutto stavo bene e sapevo di poter gestire la situazione: non ero più un dodicenne, adesso ero un uomo.
-Eccoci qua!- esordì quando fummo tutti e tre finalmente dentro -Allora, che ve ne pare della nostra nuova casa? Non è bellissima?
-La nostra casa? E da quando in qua...- sbottai, dando una veloce occhiata in giro: tanto bastò per convincermi che fosse ancora più folle del previsto. Tutto quel lusso era qualcosa di assurdo, quella villa doveva costare più o meno quanto il palazzo della Regina d'Inghilterra: non potevano essergli bastati quei due milioni di dollari che aveva preso da me. Dovevano essergliene serviti minimo 5 volte di più – a meno che non se ne fosse appropriato illegalmente, cosa non da escludere.
-Da quando siamo di nuovo una famiglia. Casa mia è anche casa vostra, ma venite in cucina... vi spiegherò tutto davanti a pancake e cioccolata calda. Mi dispiace non aver invitato le signorine, ma prima di farle unire a noi volevo parlare coi miei figli.- spiegò allegramente, e percepii Liam gelare sul posto come me. Che storia era quella? Aveva promesso che se l'avessimo raggiunto non avrebbe toccato le ragazze.
-Emma, Ruby e le sorelle ne stanno fuori. Erano questi i patti!
-Per adesso. Ma non vi preoccupate, ragazzi... dopo la nostra chiacchierata credo sarete d'accordo con me. Forza, prima che la colazione si raffreddi!- taglio corto e ci condusse in cucina.
La tavola era imbandita per quattro, ma la donna non era seduta. Era poggiata contro il forno, la mano destra avvolta in una spessa fasciatura e il volto bianco come un lenzuolo incorniciato da biondi capelli spettinati. Dava l'impressione che sarebbe potuta svenire da un momento all'altro.
-Ingrid...
-Esatto. Cara, da' il benvenuto ai miei figlioli e siediti pure con noi, non hai una bella cera.
-E mi chiedo di chi sia la colpa!- esclamai, poi senza riuscirmi a contenere lo colpii dritto in faccia: vedere quella povera giovane donna ridotta in quel modo mi dava il voltastomaco. Chissà cos'altro le aveva fatto!
Purtroppo, però, il mio attimo di gloria durò pochi istanti; il vecchio in qualche modo riuscì a reagire, assestandomi un pugno nello stomaco, tanto forte da farmi perdere l'equilibrio.
-Brennan, fermati!- esclamò Ingrid, e in un attimo la sentii accorrere ai miei piedi, per poi poggiarmi un braccio dietro la schiena.
-Non provocarlo, per favore... ti senti bene?- mi domandò gentilmente, e quando il dolore iniziò a passare riuscii a metterla a fuoco. Se non avessi saputo come stessero le cose, avrei detto che fosse la madre naturale di Emma. Si somigliavano molto, a mio avviso.
-Sto bene, grazie. Non ti preoccupare... e... stanno bene anche loro- aggiunsi con uno sguardo d'intesa, in maniera tale che potesse capire a chi mi riferissi. Nonostante la stanchezza, il suo viso si illuminò e con la mano sana mi aiutò a tirarmi su.
Liam invece stava trattenendo mio padre, e lo vidi sospirare sollevato quando mi ritrovai in piedi.
-Basta litigare- fece quindi -Brennan, sei qui per parlarci.
-Preferirei “papà”. Sono qui per parlarvi, ma tuo fratello deve ricordarsi di portare rispetto a suo padre... era solo un piccolo promemoria, spero tu stia bene figliolo.
-Certo- dissi tra i denti, mordendomi la lingua per non aggiungere altro. Ammiravo da morire Ingrid per il sangue freddo che stava mantenendo nonostante la sua situazione: era una grande donna.
A quel punto ci sedemmo tutti a tavola, e pensai che pur avendo lo stomaco chiuso avrei perlomeno mangiato un pancake per fare in modo che la malcapitata non li avesse preparati per niente.
-Ingrid sembra piacervi, non è così ragazzi?
-Certo. È l'esatto contrario di te.- replicai, e mentre la donna tratteneva il fiato, Liam mi pestò un piede. Avevano ragione probabilmente, ma trattenermi si stava dimostrando troppo complicato.
-A te, Liam?
-La risposta di mio fratello vale anche per me.- disse, ma questa volta Brennan non sembrò arrabbiarsi: anzi, sorrise raggiante.
-Bene! So di non poter sostituire vostra madre... ma... sembra abbia scelto bene, dopotutto. Vedete? Possiamo ancora essere una splendida famiglia. Quando si uniranno anche le vostre bellissime ragazze insieme alle figlie della dolce Ingrid, sarà tutto perfetto.
Mi morsi la lingua per non rispondere: davvero ci aveva chiamati solo per quell'assurda proposta che ovviamente non avremmo potuto accettare mai e poi mai? Era così folle, o c'era qualcosa che avremmo potuto dargli perché sparisse dalle nostre una volta per tutte?
-Potresti tenerti i miei soldi, sai. Se... se ci lasci stare. Tutti.- azzardai quindi. Dei soldi non mi importava, non quanto avere una vita felice e mediamente tranquilla insieme ad Emma. In più, col nuovo libro sembrava sarei di nuovo riuscito a guadagnare un paio di milioni, e me li sarei fatti bastare senza problemi fino alla pubblicazione del prossimo.
-Oh figliolo, non sono i soldi che voglio! Ho usato tutto ciò che avevo per comprare questo piccolo paesino per noi, così da poter avere una vita tranquilla. Mi spiace per essere ricorso anche al tuo conto, tra l'altro, ma mi mancavano dei soldi per... sai, ringraziare chi si è occupato delle costruzioni e tutto il resto.
Mi scambiai un'occhiata con Liam e Ingrid, a quanto pare era davvero serio. Voleva davvero quell'assurda grande famiglia felice, con la povera donna a farci da matrigna o qualcosa del genere. Tra l'altro era più giovane di quanto non mi fosse sembrata in foto, doveva avere al massimo quarant'anni... praticamente avrebbe potuto essere mia sorella considerato che Liam ne aveva 38.
-Non puoi tenere fuori le ragazze? E lascia andare Ingrid... hai noi. Siamo noi la tua famiglia, non ti bastiamo?- intervenne Liam, con calma. Se fosse riuscito a convincerlo a liberarla, avremmo guadagnato del tempo. Era chiaro che non saremmo rimasti lì per sempre, ma avremmo trovato una soluzione senza che di mezzo ci fosse in palio la vita di altre persone.
-Oh, sciocchezze, non vi priverei mai delle donne che amate! Così come non potrei privare una madre delle sue figlie... loro non erano parte del piano, ma quando involontariamente le ha coinvolte mi ha ricordato che sarebbe stata una crudeltà. Forza, finiamo di fare colazione. Poi vi porterò a vedere le vostre stanze, le stanze dei bambini che avrete e tutto il resto... sarà una bella giornata! Poi ci organizzeremo per preparare una degna accoglienza alle altre... dopotutto se lo meritano, dico bene? Oh, e giusto perché sappiate... per favore, lasciate i telefoni spenti. Odierei fare di nuovo il duro.

 

***


EMMA POV

Erano quasi le 10 del mattino, e nonostante i due dell'FBI ci avessero raggiunte in meno di mezz'ora dopo la mia chiamata, ancora non avevano localizzato i ragazzi. Avevano ottenuto dei filmati di sicurezza grazie ai quali avevano seguito il percorso che aveva fatto la macchina di Liam, ma ad un certo punto spariva semplicemente nel traffico. Brennan doveva avergli fornito indicazioni precise, e data la direzione tutto ciò che sapevamo era che fossero diretti da qualche parte a sud-ovest, probabilmente fuori New York.
Ruby, se possibile, era ancora più a pezzi di noi e aveva tutte le migliori ragioni per esserlo. Ero ancora incredula del fatto che fosse incinta, quindi non potevo immaginare cosa dovesse stare provando lei. Tra l'altro, tutto quello stress non faceva bene al bambino.
Dio, perché erano stati così idioti?! Era una domanda che mi ero già posta centinaia di volte, ma ancora non ero riuscita a dare una risposta. Il bigliettino che aveva lasciato Liam non diceva nulla di più rispetto a quello di Killian, quindi non avevamo uno straccio di indizio.
-D'accordo, adesso basta!- esclamai nervosa ed esausta, saltando giù dal divano -Io provo a seguire la strada che hanno fatto loro e con l'aiuto del navigatore cerco di capire dove potrebbero essere andati. Sono stufa di starmene qui ad aspettare, credevo che avere l'FBI avrebbe aiutato! Senza offesa, ma pensavo che coi vostri mezzi saremmo riusciti a trovare subito quell'uomo!
Non aspettai neanche di ricevere risposta prima di dirigermi a prendere la giacca e le chiavi della macchina. Se quello era il massimo che poteva ottenere l'FBI, allora ero ancora più contenta di aver deciso di lasciar perdere. Dov'erano le risorse che avevo sempre creduto possedessero?. La la realtà sembrava piuttosto deludente.
-Swan, aspetta...- fece William: distratta com'ero, non l'avevo neanche sentito avvicinarsi.
-Scusami se vi ho offesi. Davvero, ma...
-No, no. Capisco perfettamente le tua perplessità.- sorrise, poggiandomi una mano sulla spalla -In realtà mi ricordi me qualche anno fa. Ripenso ancora all'esercitazione di Quantico, la volta in cui ci hanno dimostrato che in certi casi neanche i migliori agenti possono risolvere la situazione... ero frustrato. Così tanto che avrei voluto mollare tutto...
-Questo non mi rassicura.- biascicai -Cosa ti ha convinto a restare?
-Proprio questo. Suonerà presuntuoso da parte mia, ma volevo fare la differenza. Volevo una carriera senza casi irrisolti, e ho giurato di realizzarlo a costo della vita. E fino ad ora, Emma, non ho mai fallito. Lo so, ho appena 30 anni, non sono un veterano... ma a piccoli passi sto arrivando dove volevo arrivare. Quindi puoi credermi se ti dico che troveremo i vostri ragazzi e la donna. Ok?
Lo guardai negli occhi, incerta su cosa rispondere. Sembrava somigliarmi davvero, in effetti, e se avesse avuto anche solo metà della mia determinazione non si sarebbe dato per vinto. In più, suonava stranamente rassicurante, senza che riuscissi a spiegarmi il perché... era qualcosa nel suo viso. Nei suoi modi... o... non sapevo proprio dirlo. Ma potevo fidarmi, quando in gioco c'era la vita dell'uomo che amavo?
-Io non lo so... è solo che non riesco a stare qui e...
-Avanti ragazzina, sei figlia di Snow e Charming! La fiducia dovrebbe essere nel tuo DNA...
-Co... cosa?!- farfugliai, gelando sul posto. Le sue pupille si dilatarono, e nonostante lo shock quel gesto mi fece capire che quell'ultima frase era stata decisamente di troppo.
Conosceva i miei genitori? Lui e il suo collega li conoscevano? O forse, erano proprio loro ad averli mandati a darmi una mano? Perché non avevano potuto presentarsi loro stessi?
Quelle e decine di altre domande mi riempirono la testa in pochi secondi, ma le parole non riuscivano ad uscire. Erano come bloccate.
-Questo non... non avrei dovuto dirlo. Mi dispiace. È che mi sembravi così giù, e...
-Tu conosci i miei genitori.
-Tu sapevi che sono i tuoi genitori?!- esclamò, e stavolta quello stravolto fu lui.
-L'ho... l'ho scoperto da poco. Killian l'ha scoperto in realtà, ma non so quasi nulla... a parte ciò che ho letto sugli scan dei vecchi giornali, del giorno della loro scomparsa... quando praticamente sono stata data per morta.
-E' in gamba il tuo ragazzo. Non credo sia stato facile scoprirlo. Emma, a questo punto... riguardo a quel giorno devo dirti una cosa...- fece avvicinandosi ancora di più, riflettendo gli occhi verdi nei miei.
-Dimmi...- sussurrai stranita ma incapace di allontanarmi; nel momento stesso in cui aprì bocca, la sveglia del mio cellulare suonò.
Quando l'avevo impostata? E perché alle 11?


25 anni prima

-Mamma, papà! Per favore, non voglio! Voglio stare con voi!- gridò il piccolo in lacrime, stringendosi con forza al braccio della madre.
Aveva cinque anni, era abbastanza grande per capire che non avrebbe rivisto i suoi genitori per tanto, tanto tempo, se in quel momento si fosse separato da loro. Erano ormai in fuga da una settimana, ogni giorni in un hotel diverso, una città diversa: e poche ore prima, per miracolo, erano riusciti ad entrare in totale segretezza in quell'ospedale. Ma non era ancora finita, sapeva che gli uomini cattivi non avevano smesso di inseguirli.
“Tesoro mio, vorrei avessimo più tempo, ma devi starmi a sentire...” aveva iniziato a spiegargli in lacrime la sua giovane mamma “In questo zainetto troverai tutto quello che ti serve. Sai cosa sono i documenti vero?” lui aveva annuito “Bene. È... come un gioco. c'è un nome diverso su quei documenti. William Thorpe. Tu devi fare finta di essere Will, e non Danny, ok? È importante che te lo ricordi. Quando le infermiere te lo chiederanno, tu dirai che sei Will... e che i tuoi genitori, Susan e Sean Thorpe ti hanno lasciato lì dicendoti che è per il tuo bene, perché loro non possono occuparsi di te. Puoi farlo? Noi abbiamo sistemato tutto il resto, se faranno ricerche sembrerà tutto vero. E lei... dì che l'hai sentita piangere e che l'hai trovata sulla strada, avvolta com'è... e che l'hai presa dentro con te per non lasciarla tutta sola al freddo. Riesci a vincere il gioco? L'infermiera e l'ostetrica sanno tutto e ti daranno una mano.”
“Ma voi non venite con me?” aveva semplicemente domandato, mentre suo padre lo aiutava ad indossare lo zainetto rosso.
“Non possiamo, amore mio. Non sarai al sicuro se verrai con noi... dobbiamo dividerci. È l'unico modo... per riuscire a riabbracciarci, un giorno.”
E lui aveva pianto. Aveva semplicemente pianto, nonostante si fosse sempre dimostrato un bimbo molto più maturo della sua età. Tutto era così strano, tutto stava succedendo troppo in fretta e la sua mamma e il suo papà gli avevano raccontato solo pochi, confusi, dettagli.
-Non puoi, amore mio.. perché. non vogliamo che ti succeda qualcosa di brutto...- singhiozzò la giovane Ginni incrociando lo sguardo del marito, disperato e spezzato dal dolore quanto il suo. Quella che stavano prendendo era la decisione più difficile di tutta la loro vita, ma sapevano di non avere alternative. Non in quel momento. Avevano fatto uno sbaglio ad accettare quell'ultimo caso, ma l'avevano capito troppo tardi e ora dovevano solo pensare a mettere al sicuro i loro figli. E poi sparire.
-Almeno fatemi andare con lei... è così piccola!- insistette, accarezzando la mano paffutella della bambina nata solo un'ora prima, che si guardava intorno con curiosità, gli occhietti ancora socchiusi. Per lei avevano dovuto correre in ospedale. Se solo fossero riusciti a salire su quell'aereo per Sydney tutto sarebbe andato per il meglio, ma Emma aveva avuto fretta di nascere.
-Danny... ti prego, te l'abbiamo spiegato. Lo sappiamo che non vuoi lasciare la tua sorellina, neanche noi lo vorremmo... ma tenervi separati è più sicuro. Gli uomini cattivi non riusciranno a trovarvi. Non troveranno neanche noi, siamo bravi a nasconderci se siamo da soli... e quando tutto questo sarà finito, torneremo a cercarvi.
-Io e la mamma vi amiamo. Tu ed Emma siete ciò che abbiamo di più prezioso, ed è per questo che vogliamo darvi la migliore vita possibile... siete dei bambini dolcissimi e bellissimi, fino al nostro ritorno ci saranno sicuramente delle famiglie che si prenderanno cura di voi. Ora dobbiamo andare... tu prendi in braccio Emma e portala dai primi dottori che trovi. Ricordati di non nominare mai che è tua sorella, segui la storia che ti abbiamo raccontato... ok?
Il piccolo, alla fine, annuì.
Lo distruggeva lasciar andare i suoi genitori, così come lo distruggeva dover abbandonare quella sorellina che tanto aveva desiderato e che già amava con tutto il cuore. Eppure, qualcosa nella voce del padre e della madre, gli fece capire che non esistevano altre soluzioni. Doveva fare quel che gli avevano chiesto per poterli rivedere, prima o poi.
-Bravo tesoro mio...- sussurrò James, ormai anch'egli in lacrime -Siamo fieri di te. Emma, guardalo...- aggiunse poi, sollevando attentamente la figlia appena nata tra le braccia -Il tuo fratellone è un eroe. Quando ci riabbracceremo tutti, ti racconteremo di come ti ha salvata...
-Ti voglio tanto tanto bene sorellina. Ti regalerò tutti i miei giocattoli quando torneremo tutti insieme, io sono grande, non mi servono più... Ciao, Emma.

 

“Scusa Swan, lo so che la sveglia non è il miglior modo per lasciarti un messaggio... spero il Promemoria si sia aperto, non ho avuto modo di testare, ma almeno non desterai sospetti. In questo momento mi stai odiando, e se ancora non mi hai riempito di schiaffi vuol dire che ho bisogno del tuo aiuto. Sì, so cosa ho scritto sul biglietto... ma sei la mia partner e riconosco quando puoi fare meglio di me. Prendi l'uscita Ovest che porta fuori New York, in direzione New Hope. Si trova subito dopo il fiume che divide New Jersey e la Pennsylvania, poi guida lungo la 132° strada. Il punto che ci ha indicato Brennan è da qualche parte, dovresti riuscire a trovarlo. Fa' ciò che vuoi di questo messaggio, coinvolgi l'FBI oppure no... mi fido totalmente di te. Ti amo.”
-Emma? Tutto a posto? Ti ha scritto Killian? Brennan?
-No... no.- scossi la testa, chiudendo immediatamente il messaggio e mostrandogli solo la sveglia -Purtroppo no. È... il... insomma, ho messo la sveglia per non scordarmi la... pillola anticoncezionale. E meno male, con tutto questo casino non ci ho pensato. Devo scendere in farmacia perché le ho finite, è un problema?
-Oh, ehm, no, certo che no...- fece imbarazzato, reagendo esattamente come avevo sperato -Vai...
Annuii, sollevata di aver già messo le chiavi della macchina in tasca, perché se le avessi prese in quel momento sarebbe stato abbastanza strano. Accennai quindi un ultimo sorriso all'uomo e lanciai un'occhiata a Ruby, poi mi affrettai ad uscire di casa.
Nell'accendere l'auto ebbi solo un attimo di esitazione, chiedendomi se stessi facendo la cosa giusta, ma alla fine misi in moto.
Se avessi coinvolto l'FBI, avremmo perso tempo ad escogitare un piano e non potevo assolutamente permettermelo. Erano già passate fin troppe ore da quando i due fratelli avevano fatto la loro bravata e forse, agire d'istinto, avrebbe giocato in mio favore. Brennan controllava e programmava tutto, ma non poteva prevedere che avrei lasciato tutto e tutti per correre dritta nella sua tana.
Era ora di finirla di giocare al suo gioco e anticipare le sue mosse prima che fosse troppo tardi.
Killian, resisti. Sto arrivando da te.












 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ok... spero non ci siano troppe imperfezioni nel capitolo. Avrei dovuto rileggerlo prima di postare ma mi scocciava xD Innanzitutto la settimana prossima non posterò perché sarò a Londra... quindi l'aggiornamento slitterà tra due settimane (o poco più).
Brennan ha smesso di torturare Ingrid, ma non ha intenzione di lasciarla andare e - anzi - ha fatto capire a Killian e Liam che vuole riunirli tutti. 
Poi ci sono state un po' di scoperte, spero interessanti...
-Nessuno ha trovato Brennan perché si trova in una "città" isolata e inesistente su qualsiasi cartina... diciamo che ha scelto una zona fantasma, con poca linea telefonica e tutto il resto. (chi ha visto/letto Città di Carta, sa cosa sono le città di carta xD)
-Ruby è incinta. Sì, era quello il motivo per cui era silenziosa... ovviamente ora si è pentita di non aver parlato prima.
-Emma ha un fratello, e quel fratello è proprio uno dei due agenti dell'FBI...
Adesso, Emma ha letto il messaggio di Killian - che alla fine sembra non averla esclusa del tutto - e ha deciso di andare da sola. Ciò che succederà ora, si vedrà nel prossimo capitolo... alcuni dettagli devo ancora definirli perfino nella mia testa xD Ma diciamo che i tipi dell'FBI non sono così stupidi... anche se Emma ha trovato una buona scusa per svignarsela.
Buon OUAT day, buona domenica, e a presto! Grazie come sempre per letture e commenti :)
Un abbraccio :*

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Capitolo 29
*** Final Act (part 1) ***


Ovviamente, inutile che vi dica che è sempre il capitolo di due giorni fa... i codici sballati non mi danno tregua.




 

Final Act ( Part 1)









EMMA POV

Solo il pensiero che il sangue freddo mi avrebbe aiutata a riabbracciare Killian mi spingeva a guidare con prudenza e non superare eccessivamente il limite di velocità. Alla fine, non era stato un totale idiota. Certo, era stato imprudente, ma aveva deciso di non escludermi. Aveva previsto che, in fondo, il mio aiuto avrebbe potuto fargli comodo e ciò voleva dire davvero tanto per me. Chiaramente capivo i suoi motivi, capivo che per una volta avrebbe voluto essere lui a proteggere me, ma ero altrettanto contenta che mi conoscesse abbastanza bene da sapere che non me ne sarei di certo stata con le mani in mano. Era davvero l'uomo giusto, tra noi c'era un rapporto completamente equo e non c'era nient'altro che desiderassi di più. Io avrei fatto di tutto per lui, lui avrebbe fatto di tutto per me, ma alla fine era insieme che eravamo più forti. E ne eravamo consapevoli. Lui aveva fatto quel che poteva, ne ero certa, ma adesso era il mio turno di entrare in azione. L'idea di perderlo neanche riusciva a sfiorarmi, perché sapevo di essere disposta a tutto pur di riaverlo accanto sano e salvo.
Diedi un'occhiata allo specchietto retrovisore per controllare se ci fosse qualche macchina sospetta, ma sembrava che l'FBI avesse deciso di seguirmi da lontano. Perché era ovvio mi avrebbero seguita, lo sapevo bene e ne ero contenta. L'aiuto dei due uomini mi sarebbe senz'altro tornato utile, ma era più sicuro muovermi da sola in modo che Brennan potesse rintracciarmi con meno facilità. L'unica cosa che speravo, ma di cui non potevo essere sicura, era che Anna, Elsa e Ruby sarebbero rimaste da parte, al sicuro. Ruby era poco lucida al momento, Anna sempre impulsiva, quindi confidavo in Elsa, Kristen e Ester per tenerle a bada. Meno eravamo e meglio era, avere troppe vite a rischio avrebbe aiutato. Ora dovevo pensare soltanto ai due fratelli, ed essendo il rapitore loro padre, volevo credere che se le cose si fossero complicate, non sarebbe arrivato a tentare di ucciderli. Era un mostro, ma pur sempre un padre. Non volevo sparargli. Killian non me l'avrebbe mai fatto pesare, ma anche lui aveva un lato fragile. Come un qualsiasi uomo non l'avrebbe ammesso, ma avrebbe sicuramente sofferto e non volevo.
Così come suo padre era un padre, lui era un figlio. Un figlio con un solo genitore ancora in vita, e io sapevo bene come fosse non avere nessuno. Avrei preferito avere un padre crudele ma con un briciolo di umanità e affetto per me, piuttosto che non averne uno.
Tuttavia, Killian e Liam erano la mia priorità. Avrei fatto quel che andava fatto. Non ero in forma, la testa mi scoppiava da impazzire, ma l'unica cosa che volevo era chiudere la questione una volta per tutte.
Avevo perfino voglia fare quella chiacchierata con Killian riguardo ai bambini. Concentrarmi sulla normalità, sulla vita di tutti i giorni. Iniziare a pianificare la nostra vita di coppia.

 

1 mese prima

-Congratulazioni, figliolo! Siamo così fieri di te!- esclamò la donna, correndo verso il figlio appena promosso ad Agente Speciale per abbracciarlo.
Il giovane rimase fermo, sorpreso se non addirittura scioccato dalla presenza dei suoi genitori. Era passato un anno da quando li aveva rivisti per la prima volta, dopo che l'avevano dovuto abbandonare insieme a sua sorella. Un anno durante il quale non si erano mai fatti sentire, un anno durante il quale non avevano mai risposto ai suoi messaggi, alle sue domande. E ora, come se niente fosse, comparivano per congratularsi con lui. Come si aspettavano che reagisse? Doveva scoppiare a piangere e ricambiare l'abbraccio? E poi, dopo una cena, dirgli di nuovo addio senza sapere quando li avrebbe rivisti di nuovo?
-Mamma. Papà. Cosa ci fate qui?- chiese quindi, restando impassibile. Non avrebbe tollerato una risposta vaga: adesso era un agente speciale anche lui e voleva solo la verità.
-Possiamo spiegarti, Danny...- fece suo padre -Capiamo. Capiamo che per te tutto ciò non ha senso, ma siamo tornati per restare. Questa volta davvero.
-Oh, co... cosa? E...
-E abbiamo intenzione di spiegarti tutto. Accetta di venire a festeggiare stasera nella nostra nuova casa e saprai ogni cosa... ovviamente sei il benvenuto anche per restare a dormire, sei il nostro bambino...- sussurrò la madre, lasciando trapelare alcune lacrime.
Lui annuì. Sapeva cosa lo aspettava? No. Era certo di potersi fidare? No. Ma Ginni e James avevano fatto un passo avanti, gli avevano teso una mano, e lui aveva deciso di accoglierla. Per questo annuì e li abbracciò, proprio come aveva sognato di fare fin da quando era piccolo. Come non era riuscito a fare un anno prima, troppo frustrato per le poche informazioni vaghe che gli avevano fornito dopo aver aspettato ben 24 lunghi anni per farsi sentire.

William faceva fatica a rielaborare le informazioni che aveva appena ricevuto, eppure, non riusciva più ad avercela coi suoi genitori. James e Ginni avevano fatto ciò che andava fatto per tenere al sicuro i loro figli, e pur non essendo padre, sapeva che qualunque genitore avrebbe agito allo stesso modo. Perfino lui. Una sola cosa, non gli era chiara. Perché non l'avevano aiutato a trovare sua sorella, un anno fa? Perché avevano continuato a tenerli lontani?
Quindi, dopo un lungo silenzio, espresse la sua perplessità ad alta voce.
-Di questo ci dispiace ancora di più...- sussurrò James, scambiandosi un'occhiata con sua moglie.
-Quando un anno fa abbiamo finalmente iniziato a rimettere le cose a posto- continuò la donna -Se si fosse saputo chi fosse o dove fosse Emma, avrebbe potuto essere coinvolta. Negli interrogatori, voglio dire. Sono stati pesanti, non è vero?
-Vero, ma...
-Ma non hanno scavato troppo. Eri già un agente dell'FBI e sapevano tutto di te. Si fidavano, perché per arrivare dov'eri, eri stato già sottoposto a tanti test. Ma Emma...
-Ma Emma no, lo so, ma è... lo so che non è più una bambina, ma pensate davvero che... che avrebbero potuto scavare a fondo ed essere pesanti con una ragazza così giovane?- tuonò frustrato. Ora che sapeva il motivo della loro sparizione, voleva sapere tutto su sua sorella, eppure sembrava dovessero farsi cavare le parole di bocca. Aveva davvero bisogno di prendere a pugni qualcosa.
Perché mai una giovane 24enne non avrebbe potuto sostenere un interrogatorio senza problemi? Di certo non poteva avere nulla da nascondere, la sua sorellina. Non era una terrorista. Data la sua giovane età, probabilmente si era appena laureata o lavorava come commessa come tante giovani per pagarsi gli studi.
-Danny, Emma è un'investigatrice privata.
-Oh...- riuscì soltanto a dire, perché ovviamente non se l'aspettava. Anche se avrebbe potuto: dopotutto, anche lei aveva il sangue di famiglia.
Lui, però, ricordava Emma come una piccola creatura innocente tra le sue braccia. Come un fiore puro e delicato... come una principessa. Perché in fondo, per lui sarebbe sempre stata una principessa. Non aveva mai smesso di chiedersi dove fosse, come stesse e cosa stesse facendo, ma quando era piccolo aveva sempre immaginato una bellissima bimba bionda a saltellare in un grande giardino con un diadema di fiori tra i lunghi capelli.
-D'accordo. Ma adesso? Adesso contatteremo Emma? La troveremo? Non potete chiedermi di rinunciare a riabbracciare mia sorella!
-Tesoro, calmati, non lo faremmo mai. È ovvio che non lo faremmo mai. Se siamo qui è perché siamo perfettamente in regola e siamo stati reintegrati. Non ci sono più indagini nei nostri confronti e Emma non rischia nulla.
-D'accordo, ma anche se è un'investigatrice privata... credete davvero abbia qualcosa da nascondere?! Mi rifiuto di credere che possa aver mai fatto qualcosa di male.
-Quando si tratta di sopravvivere, spesso fai cose di cui non vai fiero. E in più, lei... lei...- balbettò Ginny, con le lacrime agli occhi -Non ha avuto la tua fortuna. Non ha... avuto una famiglia. La mia piccola ha avuto una vita difficile e... è sbagliato che non volessimo fosse costretta a rivivere le esperienze del suo passato?
-Non... non so di cosa state parlando ovviamente. Ma... neanch'io voglio che soffra. Ora però voglio conoscerla.
-Ti diremo tutto. Ma se sei d'accordo, prima aiutiamola. È molto in gamba e l'FBI l'ha recentemente invitata a frequentare l'accademia di Quantico, ma si è imbattuta in un caso molto pericoloso.
-D'accordo. Tutto per la mia sorellina.

 

***
 

KILLIAN POV

Diedi un'occhiata all'orologio cercando di non farmi notare: erano le 11 passate. Emma doveva aver letto il mio messaggio e sicuramente era già per strada. Era dura dover accettare che io e Liam da soli non potessimo fare niente, ma era così. Mio padre era armato ed ero certo che al minimo movimento sospetto non si sarebbe fatto problemi ad usare la pistola. Forse non con me e Liam, almeno non subito, ma sapevo che non avrebbe avuto problemi a sparare a Ingrid. Era ridotta male, peggio di quanto non desse a vedere, e potevo ben immaginare cosa avesse dovuto subire in quei giorni. Eppure neanche quando Brennan le aveva dato il via libera era andata a riposare, era rimasta con noi durante l'assurda visita della “casa della famigliola perfetta” e poi a giocare a scacchi. Già, giocare a scacchi era l'ultima cosa che avrei immaginato di fare con mio padre, invece era proprio ciò che stavo facendo, mentre Liam e Ingrid osservavano.
-Sei bravo Killian, hai preso il mio talento per gli scacchi... ma non ho la minima intenzione di farmi battere tanto facilmente!
-Staremo a vedere...- borbottai, ovviamente riferendomi a tutt'altro che gli scacchi. E poi, senza preavviso, vidi Liam balzare in avanti.
Ebbi solo il tempo di sentire uno sparo.
E di gridare, insieme a Ingrid.
Tuttavia, prima che potessi avventarmi anch'io contro Brennan, lui ebbe la meglio e afferrò la donna per un braccio per poi puntarle la pistola contro.
-Spero non abbia intenzione di fare il furbo anche tu, Killian.- sussurrò solamente, accennando con lo sguardo a Liam. Mio fratello era a terra, poggiato contro il muro e con una gamba sanguinante... ma fortunatamente solo quello. Guardai quel mostro con rabbia, ma tutto ciò che riuscii a fare fu chinarmi a studiare la ferita. Nonostante Liam gemesse di dolore, non sembrava essere stato colpito in un punto cruciale, la pallottola non doveva essere riuscita a colpire l'osso.
-Mi spiace Killian...- borbottò quello -Credevo di farcela. Ero sicuro di farcela, era distratto, avrei dovuto essere più veloce...
-Ma lui aveva una pistola, stupido!- esclamai, guardandomi intorno per cercare qualcosa con cui disinfettare la ferita e fermare il flusso di sangue: per il momento era l'unica cosa che potevo fare, nostro padre non ci avrebbe mai concesso una visita all'ospedale.
-Pensavo di essere stato chiaro, ragazzi miei. Ho detto niente scherzi, perché dovete comportarvi da bambini disobbedienti?!
-Ahia!- gridò la donna, che nel frattempo stava subendo la sua forte stretta attorno al collo.
-Papà, lasciala, ti prego. Non... io non ho fatto niente, non farò niente. Lascia solo che mi aiuti a medicare Liam, d'accordo? Se lo volessi morto non gli avresti sparato così...
-Vero...- fece con un sospiro, sciogliendo finalmente la presa; -Questo è stato un avvertimento. Non vorrei fare del male ai miei bambini, quindi prendetela come una piccola lezione. Se vi comporterete come la famiglia che siamo destinati ad essere, saremo tutti felici. Capisco di essere una persona difficile, ma col tempo capirete che io voglio solo il vostro bene... ed imparerete ad amarmi. Vi porto la cassetta del pronto soccorso.
Detto questo lasciò la stanza, e Ingrid prese subito posto accanto a me, china su Liam.
-Dobbiamo tirare fuori la pallottola, farà male...- sussurrò stringendo i denti -Ma è importante.
-Non ti preoccupare, il dolore non mi fa paura...- la rassicurò lui, che aveva recuperato un po' di colorito -Conciato così, però, non credo avrò altre occasioni...
-Non pensare neanche di fare altre cazzate, ok? Arrivano i rinforzi... cerca solo di trattenerti nel frattempo, usciremo tutti vivi di qui. Da quando sei tu quello impulsivo?
-Sembra che ci siamo scambiati i ruoli...- sorrise, ma io non potei che sentirmi in colpa. Era ovvio che il mio comportamento troppo pacifico non aveva senso, ma come potevo dirgli che Emma sarebbe arrivata presto senza che anche Brennan ci sentisse?
-Ma poi come fai a dire che arrivano i rinforzi?
-Tu fidati di me. Fidatevi di me.- dissi soltanto, appena in tempo, prima che nostro padre arrivasse con una cassetta del pronto soccorso e del disinfettante.
Grazie al cielo, lavorando con Emma, avevo imparato ad estrarre una pallottola. Più o meno. L'avevo osservata farlo solo pochi mesi prima però, ed ero certo di poterci riuscire se Liam fosse riuscito a stringere i denti e non muoversi troppo.
 

Fortunatamente tutto andò bene, e riuscimmo a far sdraiare Liam sul divano, dato che le camere da letto erano ai piani superiori. La pallottola non era entrata in profondità e tutto era stato troppo facile: per un solo attimo mi balenò in mente che, forse, Brennan, l'aveva fatto apposta. Aveva fatto il possibile per far male a suo figlio solo quanto bastava per spaventarci e farci desistere da altre improvvisate. Aveva davvero ancora un cuore?
-Mi spiace figliolo... l'antidolorifico farà effetto presto, puoi rilassarti e cercare di dormire... una volta sveglio starai molto meglio, te l'assicuro. Ovviamente potrai ancora sfidare il tuo vecchio... ma tutto a tempo debito! Dobbiamo prima finire di comporre questa numerosa famiglia, no? Oh a proposito, vado ad aprire... Emma dovrebbe essere in arrivo.
E a quelle parole, la speranza che mi alimentava morì così com'era nata.
Emma. Se solo l'avesse sfiorata, l'avrei ucciso a costo di affondare con lui.
-Credevi davvero di potermela fare, Killian? Ma non ti preoccupare, nei miei progetti è viva anche lei per ora... lo stesso però non si può dire della cara Ingrid, se non fate i bravi!- aggiunse, tirando violentemente la donna per i capelli e puntandole la pistola contro. -Liam, figliolo, seguici anche tu. Ora andremo di sopra, Killian tu raggiungici con Emma e chi è con lei, in caso. So che lo farai, non vuoi avere sulla coscienza la povera matrigna, vero?
-Non pensate a me ragazzi, non importa! Portate via le ragazze!
-Smettila, stupida donna!- tuonò quello dandole un violento ceffone sul volto, facendola gridare -Dovresti aver capito che l'amore è debolezza. La compassione è debolezza. E i miei figli ne sono affetti, quindi lascio qui Killian senza timore.
Feci una fatica enorme a stare fermo mentre trascinava Ingrid su per le scale. E con che cuore poteva costringere Liam a seguirlo, dato che a malapena riusciva a reggersi in piedi?! Dovetti stringere i pugni, quel maledetto sapeva davvero come mettermi con le spalle al muro. Me l'avrebbe pagata cara. Era ovvio che non potevo mettere in pericolo Ingrid e mio fratello. Se avessi dovuto veder morire anche lui, come nostra madre, non avrei retto.
Quando sentii la porta sbattere, non potei fare altro che uscire di casa e andare ad aprire il portone in attesa di Emma. A quel punto volevo soltanto stringerla forte, perché per diverse ero stato convinto di non rivederla mai più. Ero stato convinto di far fuori Brennan a ogni costo, perfino a costo di rimetterci la vita insieme lui se fosse stato necessario. Per tenere al sicuro le persone che amavo.
Eppure non avevo avuto il coraggio. Ero stato un vigliacco. Ogni volta che ero stato lì lì per agire, mi era apparso il viso di Emma e non ero stato capace di dire addio.
E ora, per colpa mia, erano tutti in pericolo. Lei compresa.
-KILLIAN!
 

EMMA POV

Saltai tra le braccia di Killian senza neanche pensarci, tanto che per poco rischiammo di cadere a terra.Mi strinsi forte a lui e lui fece lo stesso, così, per un attimo, dimenticai dove ci trovassimo. Dimenticai che fossimo in pericolo. Averlo con me, in quel momento, bastava. Avevo avuto così tanta paura di non potermi più stringere al suo corpo, di non potermi più perdere in quelle pozze azzurre dei suoi occhi. O sentire il suo profumo.
-Emma, scusami per questa bravata...
-Ti rimprovererò più tardi- sorrisi quasi in lacrime, stampandogli un bacio sulle labbra -Ma perché sei qui? E Liam? Non sarete mica riusciti a mettere KO...
-No- sussurrò, e il sorriso gli si spense in un attimo, mentre tutto il resto del suo corpo si irrigidì. Iniziai a preoccuparmi anch'io e quasi ebbi paura di avergli fatto quella domanda. Non ero certa di voler conoscere la risposta.
-Brennan, lui è... lui lo sapeva. Di te. Mi... ha detto di accoglierti e... di portarti di sopra. Ha preso come “assicurazione” Liam e Ingrid... Emma, gli ha sparato a una gamba.
-COSA?!
-Sta bene- si affrettò a dire -Ma Ingrid... credo l'abbia tormentata da morire in questi giorni. E ora... ora se non facciamo quel che dice, la ucciderà. E Liam... non lo so, forse ucciderà anche lui...
Iniziò a tremare e sbiancare, quindi istintivamente presi con forza le sue mani, per fargli capire che ora c'ero io. Ora eravamo insieme e una soluzione l'avremmo trovata come sempre. Non avrei lasciato che toccasse Ingrid né suo fratello. Avevo giurato a Ruby che l'avrebbe riavuto sano e salvo e avevo tutta l'intenzione di mantenere la parola data. Certo, di solito avevamo sempre un piano, eravamo sempre organizzati, ma doveva pur esistere una soluzione.
-Allora faremo come dice lui. Ci vuole di sopra? Andiamo di sopra. Tu lo distrarrai, cerca di parlarci... io ho tre pistole, se anche mi chiedesse di gettare via le armi ne getterò due. Una sola sarebbe sospetto...
Quello annuì e si chinò a darmi un bacio sulla fronte che accettai volentieri. Alla fine, quella sarebbe stata come una delle nostre avventure. Con suo padre, certo. Con un uomo tanto pazzo quanto furbo rispetto a quelli con cui avevamo a che fare di solito, ma in un modo o nell'altro ne saremmo usciti.
-Mi sembra troppo facile, Em... dici che andrà bene?
-Forse. Non lo so.- ammisi -Ma devi fidarti di me.
Lo guardai negli occhi insistentemente, per fargli capire che avevo un piano. Ma se c'era anche una sola possibilità che Brennan non sapesse che l'FBI mi era alle calcagna, non era il caso di rischiare che lo scoprisse. Per quanto ne sapevo aveva telecamere e microfoni nascosto anche in quel giardino inquietantemente curato. Ma non c'era tempo per le domande, le vite di due persone erano nelle nostre mani.
Silenziosamente io e il mio ragazzo ci prendemmo per mano, e io lasciai che mi conducesse all'interno di quella casa enorme. Persi qualche secondo a guardarmi intorno, abbagliata dallo splendore e l'ordine che regnava: ma c'era anche un inconfondibile odore di alcool a ricordarmi che più che una casa, quella era una prigione. E poi, per quanto fosse bella, era troppo per i miei gusti. Troppo grande, troppo elegante, troppo tutto.
-Giusto per aggiornarti, questa sarebbe casa nostra...- spiegò il ragazzo mentre salivamo le scale, coperte da un tappeto beige dai bordi azzurri.
-Cosa?
-Siamo qui, tutti vivi, perché a detta sua vivremo come una famiglia... abbiamo anche una stanza io e te. Il letto sembra comodo, peccato che sarebbe inutilizzabile sapendo che abbiamo un tizio losco a bighellonare a qualche metro da noi...
-Ma è pazzo...
-Puoi dirlo forte. Sei pronta? Non avrei mai dovuto trascinarti in questa storia, Emma...
-Sh... hai fatto benissimo. Non me ne sarei stata comunque con le mani in mano, lo sai. Pronta.
Gli strinsi la mano con forza e annuii, nella speranza di riuscire a celare la paura. Era ovvio fossi spaventata dopo le ore d'inferno che mi aveva fatto passare Brennan Jones. La paura che abusasse di me. La paura che mi uccidesse. Che sarei morta in quel luogo freddo e buio senza avere la possibilità di rivedere mai più Killian... prima di potergli rivelare i miei sentimenti. Ma invece di spezzarmi, quell'esperienza mi aveva resa più forte. Perché ora sapevo qual'era il prezzo, se avessimo perso. Non potevamo perdere.
Lasciai che fosse lui ad abbassare la maniglia e aprire la porta, sulla quale c'era un'inquietante cartello con scritto “Emma-Killian”, neanche fossimo bambini.
E dentro, poggiato contro la finestra di fronte a noi, Brennan Jones. Con la pistola puntata contro la tempia di Ingrid, e l'altra mano occupata a stringere il braccio del suo figlio maggiore.
-Ciao Emma! Sono contento di rivederti in circostanze migliori rispetto all'ultima volta... ora che ne dici di lasciare a terra le tue pistole? Così io posso lasciar andare loro...- sorrise, accennando ai due sui suoi lati. Posai prima lo sguardo su di lui, poi su Liam e il suo pantalone bucato, infine su Ingrid. Erano passati 10 anni, non era più la trentenne di una volta, ma aveva mantenuto la sua bellezza e la sua eleganza. E la sua dolcezza. Tra le madri che avevo avuto era stata la migliore, ed ora ricordavo il perché.
-D'accordo... solo... non fare del male a nessuno.- alzai le mani, e lentamente mi sfilai la pistola dalla cintura, poi presi quella in tasca e le posai a terra, scalciandole verso di lui.
-Conosci il detto, cara? Non c'è due senza tre... l'altra?
Sentii Killian trattenere il fiato, e io rimasi a bocca aperta, per fingermi sorpresa. Ma non lo ero. Anzi, ora finalmente avevo la certezza che i suoi mezzi per spiarci fossero microfoni e telecamere. Ecco come aveva sperperato tutti i suoi soldi! Le cose iniziavano ad avere senso, e per la prima volta ero un passo avanti a lui. Dovevo solo cercare di non farglielo capire.
Contrariata, quindi, mi abbassai e tolsi la terza pistola dallo stivale, spingendo verso di lui anche quella. Infine le raccolse tutte e tre e se le mise in tasca.
-Certo che ne hai di giocattoli, eh? I miei complimenti tesoro...- sorrise ancora, e finalmente lasciò che Ingrid e Liam si sedessero sul letto; il ragazzo aveva proprio una brutta cera. Che fine aveva fatto l'FBI? Che mi fossi sbagliata e non mi avessero seguita? Non potevano essere così stupidi, mi rifiutavo di crederlo – ma una nota di panico mi invase ugualmente.
E se non si fossero presentati?
-Puoi biasimarmi? Dovevo pur provarci...- ribattei, incrociando le braccia al petto e guardandolo con aria di sfida. Dovevo cercare di guadagnare un po' di tempo. O farlo distrarre. O entrambe le cose.
-Hai fegato ragazzina, Killian ha scelto bene. E ora siamo quasi tutti... mancano solo le altre tre.
-Ma tu sei davvero convinto che vivremo tutti qui con te? Pensi seriamente che nessuno noterebbe l'assenza di uno scrittore di successo?
-Oh, ma non sparirà. Nessuno di voi sparirà! Dovrete solo seguire le mie istruzioni per aiutarmi a ripulire la mia fedina penale... poi sarà tutto a posto. Vivremo insieme, ma non vi rinchiuderò di certo in casa!
Io e Killian scoppiammo in una risata all'unisono, senza neanche esserci messi d'accordo. Quel pazzoide aveva alle spalle condanne per violenze, omicidio, rapimento e chissà cos'altro... e pensava di ripulire la sua fedina? Soprattutto, pensava davvero che l'avremmo aiutato a farlo? Iniziai seriamente a pensare che, più che in carcere, doveva essere rinchiuso e incatenato a vita in un ospedale psichiatrico.
-Vedete? Possiamo ridere insieme, non è bello? Avrete tutti un padre e una madre, non sarete più orfani... e ad unirci ancora di più sarà il figlio che avrò con Ingrid. Il vostro fratellino... o sorellina.
Strabuzzai gli occhi voltandomi nuovamente verso la donna, che ricambiò lo sguardo semplicemente scuotendo la testa.
-Lei, è... è...
-E' presto per saperlo. Ma continueremo a provarci, così quando faremo il test... riceveremo sicuramente la bella notizia!
Non ero sorpresa, avevo immaginato che quel vile le aveva fatto del male, eppure non ci vidi più e mi gettai contro il carnefice, sfuggendo alle braccia di Killian che cercarono di trattenermi.
Un dolore acuto tra le costole attutì le urla dei presenti, e senza avere alcun appiglio caddi a terra dolorante, battendo la testa contro qualcosa di duro.
Poi successe tutto in fretta e allo stesso tempo al rallentatore: non sapevo neanch'io come spiegarlo.
Un rumore assordante. Altre urla. Uno sparo. Altre urla ancora. Qualcuno che mi spinse con forza contro la parete. Forse lo sparo venne dopo. Era impossibile capire.
-NON MIA SORELLA!
Oppure non fu un urlo, fu più un grido strozzato. Ma alle mie orecchie giunse come l'urlo più potente del mondo.
Quando ricominciai a vedere, le persone che avevo intorno sembravano aumentate... e davanti a me, un uomo a terra. E sangue, tanto sangue.
-Will?!- borbottai dolorante, cercando di tirarmi su quanto basta per chinarmi su di lui. Aveva una mano premuta all'altezza dello stomaco, ma il liquido rosso sembrava incapace di fermarsi dall'inondare il pavimento.
-Emma... Emma, stai bene?
-Sto... sto bene...
-KILLIAN NO!- gridò Liam, al che mi voltai per guardare il mio uomo correre fuori dalla stanza e giù per le scale. A inseguire Brennan.
Mi sentii persa come mai prima d'ora, non sapevo cosa fare. Seguirlo? Aiutare l'agente che mi aveva salvato la vita? L'agente che mi aveva chiamata “mia sorella”?
-Will... cosa... re... resisti, ora chiamo un'ambulanza...- feci con mani tremanti, incapace di riflettere e limitandomi semplicemente a cercare di aprire la tasca della giacca. Volevo correre da Killian, lo volevo tanto, ma allo stesso tempo non ero in grado di lasciare quell'uomo a morire.
-Stanno già arrivando, ho tutto sotto controllo.- singhiozzò con un sorriso, per poi tossire sangue.
-Mi avete seguita allora. Avevo ragione...
-Sei perspicace sorellina...- sorrise ancora, facendomi nuovamente rimanere interdetta.
-Perché mi chiami così... io non...
-Tu sei mia sorella, Emma. Avrei voluto dirtelo... dopo tutto questo. Vai Emma, vai ad aiutarlo... io... io starò bene...
E poi chiuse gli occhi, lasciando scivolare la mano su un fianco. Non seppi dire quando iniziai a piangere, ma riuscii a malapena a chiedere a Ingrid di premere sulla ferita del giovane, prima di correre giù per le scale a seguire Brennan, Killian, e – speravo – anche l'altro agente.
Poi un altro sparo mi gelò il sangue e fece perdere un battito al mio cuore.
E quella volta, sentivo che avrebbe potuto smettere di battere per sempre.
In quella frenesia, vidi soltanto una figura crollare di peso a terra. Inerme.
Troppo inerme.
-No... KILLIAN!














 

Angolo dell'autrice;
Ciao! I'm back, anche se con una settimana di ritardo, sorry xD Non è mica stato facile riprendermi dalla convention :') Poi ci si è messa anche la telecom che senza motivo mi ha ucciso la connessione e per riattivarla ci hanno messo un casino di tempo... mi sono persa anche parecchi capitoli di ff credo, ma li sto recuperando! Ah e ovviamente la puntata... non mi ha aiutata con la fantasia. Ero troppo depressa. Quindi W gli spoiler! Anche se... tutti buoni non sono.
Allora, il capitolo... non lo so, mi sembra troppo frenetico. Cioé, volevo rendere la frenesia, ma mi sembra... boh, non mi convince molto, non lo so. Se vi fa schifo ditemelo pure xD Siamo agli atti finali per quanto riguarda le cose con Brennan, e non mancano neanche troppi capitoli alla fine della storia... ma neanche pochissimi, per il momento! 
Domani risponderò alle recensioni e finirò di recensire le storie arretrate che ho, promesso! Un abbraccio e buon OUAT day, sperando sia più buono di quello della scorsa settimana! 

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Capitolo 30
*** Final Act (part 2) - Stay with me ***


Ovviamente non è il nuovo capitolo, ma io che litigo con gli html -.-



 

Final Act (Part 2)
Stay with me










EMMA POV

Non vidi e non sentii nient'altro. Nulla in quel momento avrebbe potuto fermarmi, e non ci riuscì neanche l'agente Sam, pur essendo il doppio di me.
Brennan avrebbe potuto spararmi in quel preciso istante e io non avevo tirato fuori neanche la quarta pistola che avevo portato con me per difendermi, ma non mi importava. Mi gettai ai piedi del corpo dell'uomo che amavo e per quanto ne sapevo potevo anche essermi rotta le ginocchia. Tutto ciò che vedevo era sangue. La testa mi girava così tanto che non riuscivo neanche ad individuarne la fonte. La mia vista era sfuocata... c'era solo rosso. Rosso ovunque.
-Killian! Killian ti prego, di' qualcosa... Killian! BRENNAN!- gridai poi, alzando lo sguardo colmo di lacrime verso l'uomo, in piedi proprio accanto a me -COME PUOI FARE UNA COSA DEL GENERE A TUO FIGLIO! SEI UNO PSICOPATICO!
Nonostante mi puntasse la pistola contro, neanche per un istante abbassai lo sguardo: non avevo paura. Non potevo avere paura di un pazzo.
-Emma, lascia... ti prego, Emma...
-KILLIAN! Killian mi senti?
Fu un leggero rantolio, quasi impercettibile, ma al mio orecchio la sua voce arrivò forte e nitida. Non era troppo tardi. Forse non era troppo tardi. Se aveva già ripreso i sensi non poteva essere ridotto così male... no?
Strinsi diverse volte gli occhi per capire da dove venisse quel sangue, e proprio quando mi resi conto che non riuscivo a individuare la fonte perché la ferita era dietro la schiena, mi sentii tirare per i capelli con forza. Riconobbi la stretta di Killian che tentò disperatamente di tenermi per la giacca, ma l'altro fu più forte, ovviamente. Allora gridai ancora, ma non per il dolore. Gridai perché il mio uomo aveva bisogno di me, in quel momento più che mai. Il suo petto si alzava e abbassava a malapena e ogni rantolio che emetteva, era altro sangue che gli colava dall'angolo della bocca.
Dietro l'agente Sam vidi comparire un zoppicante e terrorizzato Liam, ma quando fece per avvicinarsi al corpo del fratello, Brennan mi strinse forte attorno al collo con un braccio – costringendolo a fermarsi.
-Brennan...- iniziò Sam, rompendo quell'orribile silenzio -Brennan, lascia che Liam aiuti suo fratello. E se lasci andare Emma, parleremo... possiamo negoziare. Non vuoi fare davvero del male ai tuoi figli, vero? Non vuoi lasciar morire tuo figlio...
Nel frattempo cercai di impiegare tutte le mie forze per prendere aria e non perdere i sensi, non potevo permettermi di svenire. Perché non gli avevo sparato subito? Perché ero stata così debole? Mi sarebbe bastato tirare fuori la pistola e premere il grilletto. Due secondi. Lui non se ne sarebbe neanche accorto. Ma no, ero stata una stupida idiota ingenua, avevo creduto che perfino lui meritasse una seconda possibilità per redimersi di fronte ai suoi figli. Ma non ne era capace... forse la follia lo aveva spinto così oltre che ormai aveva dimenticato di avere un'anima e un cuore. Se solo l'avessi capito prima, ora saremmo stati tutti in salvo.
-Stracciate il mio mandato d'arresto. Fatelo e vi lascerò chiamare l'ambulanza. E non dovrete mai più intromettervi nella vita della mia famiglia. Perché è ciò che siamo destinati ad essere e quando mio figlio si rimetterà tornerà qui a casa. Ma Emma, Liam e Ingrid rimangono. E dovrete portare anche Ruby e le figlie di Ingrid.
Io ormai lacrimavo dal dolore, ma ancor più temevo che se quel folle non li avesse lasciati agire, per Killian sarebbe stato troppo tardi. A questo punto non mi importava di me, poteva anche spararmi, l'importante era che aiutassero lui: non potevo lasciarlo morire, non per colpa mia. Il padre era il suo, ma la detective ero io! Mai e poi mai avrei dovuto permettergli di collaborare in questa missione, era troppo pericoloso! Come avevo potuto essere così stupida?
-Aiutatelo... non pensate... a me...- borbottai, con il poco fiato che riuscii ad emettere.
Come immaginai l'uomo mi strattonò con forza, ma non ebbi più neanche la forza per gridare. Con la vista appannata riconobbi Liam che cercava di fare qualche passo avanti, ma quando Brennan mi puntò la pistola contro la tempia fu Killian ad urlare un “NO” a pieni polmoni. Come potevo essere così fortunata da avere un uomo che perfino nello stato in cui si trovava non faceva altro che pensare a me? Non me lo meritavo, non meritavo tutto ciò se non ero in grado di proteggerlo.
Eppure, la sua voce mi diede la forza.
Forza che tuttavia si spense dopo pochi secondi.
Riuscii a tastare la giacca nel punto giusto, solo per accorgermi che la pistola che avevo nascosto lì era sparita.
Era davvero finita.
Non c'era nient'altro che potessi fare, se non piangere come una bambina spaventata. Ed era proprio così che mi sentivo in quel momento: impotente.
-Brennan...
-SILENZIO!- gridò a pochi centimetri dal mio orecchio -Se non siete disposti a darmi ciò che desidero, farò diversamente. Se in questa vita non possiamo stare insieme, staremo insieme in un'altra... siamo una famiglia e ho fiducia nel fatto che ci ritroveremo sempre. Questo mondo crudele ci ha separati... il prossimo ci riunirà.
E quando sentii il rumore del grilletto, capii cosa volesse dire con “prossimo mondo”.
-Sarà la dolce Emma a compiere questo viaggio per prima... ma non preoccupatevi figlioli... i prossimi siamo tutti noi. Non ho paura della morte, sapendo che ci legherà...
-No no no, Brennan, per favore. Ritireremo il mandato di arresto e ti manderemo un elicottero col quale andare ovunque vorrai. Lascia solo stare i ragazzi...- tentò l'agente e, nonostante fosse ben addestrato e il mio udito non fosse al massimo, la nota di disperazione nella sua voce fu evidente. Sapeva che ormai le chance di farla franca erano una su un milione. Con un criminale si poteva trattare, si poteva trovare una soluzione... ma con un pazzo?
Poi uno sparo.
E io chiusi gli occhi, pronta alla fine.
Non fu la mia vita a passarmi davanti al rallentatore, fu soltanto l'ultimo anno. Proprio come nella cella fredda che avevo creduto sarebbe stata la mia tomba.
Killian che mi guardava per la prima volta con un sorriso sghembo e la sua battuta che tanto mi aveva fatta arrabbiare.
Killian che diventava sempre più il mio porto sicuro, giorno dopo giorno.
Killian che mi baciava di slancio il primo dell'anno per dichiararmi il suo amore.
Io che baciavo Killian e il freddo che spariva.
La prima volta che avevamo fatto l'amore di soppiatto, con tutti in casa ma ansiosi di consumare fisicamente quel sentimento che non eravamo più in grado di reprimere.
Il primo “Ti amo” nella neve, zuppi, infreddoliti, ma felici.
La promessa di non perderci mai.
Forse dovevo avere fede come Brennan... il nostro amore ci avrebbe permesso di ritrovarci perfino nell'aldilà, ovunque quell'aldilà fosse stato.
Dovevo crederlo, per poter morire senza rimorsi.
E poi, quando credetti di scivolare una volta per sempre, scivolai
Ma non sentii dolore, perché non fui l'unica a cadere.
Riaprii gli occhi shockata, chiedendomi se non fossi già morta prima di rendermene conto... dopotutto, c'era sangue.
Ma la fonte di sangue non ero io. Era l'uomo sotto di me. Con un foro dritto nel petto.
In quel momento mi sentii scuotere ed automaticamente mi aggrappai alla persona che era venuta in mio soccorso, solo per poi gettarmi di nuovo a terra sul corpo del mio uomo, mentre il suono delle sirene che si avvicinava, distruggeva il silenzio di quell'area fantasma.
-Amore mio... stai bene...
-Certo che sto bene Killian...- singhiozzai, lasciando che il fratello gli premesse sulla ferita per strappargli di mano la pistola che ancora stringeva forte tra le dita.
Ecco cosa aveva fatto quando mi aveva tirata per la giacca: non era stato solo un disperato tentativo di tenermi con sé, aveva preso l'arma!
-E... ed è tutto merito tuo... adesso ti prego, ti prego, resisti... stanno arrivando ad aiutarti...- singhiozzai tra le lacrime, stringendo la sua mano calda.
-E'... l'ho... l'ho ucciso? Ho... ucciso mio padre? È morto?
-Killian...- sussurrai, non sapendo cosa dire. Avevo imparato a leggerlo alla perfezione, eppure non riuscii a decifrare il suo sguardo. Forse perché non era mai stato così. Sentivo la mano tremargli ed ero certa che non fosse per il dolore, almeno non per quello fisico. Dopotutto aveva appena ucciso suo padre, e io non riuscivo neanche a dargliene conferma.
-Non... è... ok. Ok. Io... ok. Emma, sei... sei tu la... la mia famiglia.
Avrei tanto voluto rispondergli, ma l'unica cosa che riuscii a fare fu singhiozzare e chinarmi su di lui a baciarlo. Anche lui era la mia famiglia. Ed era la famiglia migliore che potessi desiderare.
-Non... non riesco a muovermi... le... le gambe... e...
-Shh, shh, non importa, passerà, ci sono io qui con te e non ti lascio. Devi essere forte, devi farlo per me, per favore... Non potrei vivere senza di te Killian, anche tu sei la mia famiglia. Sei la mia casa... ti amo... ti amo come non ho mai amato nessuno Killian Jones.
La voce mi si spezzò, ma prima di strizzare gli occhi per contenere un'ennesima ondata di lacrime lo vidi annuire, poi sentii la sua stretta di mano che ricambiava la mia.
La riconobbi, quella era la sua silenziosa promessa. Avrebbe stretto i denti e avrebbe resistito per me: per nessuno ero mai stata così importante, nessuno in fin di vita avrebbe mai e poi mai ucciso il suo stesso padre soltanto perché io vivessi. E per quanto desiderassi correre per scoprire le condizioni di mio fratello, un fratello che avevo appena scoperto di avere e che forse aveva dato la sua vita per me, non ebbi le forze di staccarmi dall'amore della mia vita. Perché in fondo, nel bene e nel male, avrei sempre scelto lui. Avrei scelto lui a me, ed era la prima volta.

 

***


-Va bene, Emma. È tutto a posto, è un po' ammaccata ma passerà, non c'è nessun tipo di danno o trauma. Fisico. Però è stata una situazione... difficile e delicata. Vorrei consigliarle...
-Se lo risparmi, per favore. Non ho bisogno di uno strizzacervelli, d'accordo?! Né di medicine per lo stress e né qualunque cosa stesse per consigliarmi. Voglio solo uscire da questa cazzo di stanza perché la vita del mio fidanzato e di mio fratello è appesa ad un filo per colpa mia!
-Dovrebbe riposare, è molto stressata...
-Vorrei vedere lei al posto mio!- gridai spazientita, saltando giù dal letto e ignorando tutti i dolori dovuti alle botte che avevo preso. Ma erano niente, niente in confronto a ciò che stavano passando il mio Killian e Will.
Avevo mentito al dottore, era ovvio che avessi bisogno di farmaci per lo stress, avevo bisogno un flacone intero. Essere salvata dal proprio fratello non era cosa da tutti i giorni, considerando che non ne conoscevo neanche l'esistenza fino a poche ore fa.
E ancora non sapevo come stessero davvero le cose, in realtà. Non avevo avuto altro che una confessione quasi in punto di morte e quando l'ambulanza era arrivata, l'uomo era già privo di sensi. Killian aveva resistito fino al loro arrivo per darmi forza, ma poi anche lui mi aveva lasciato sola coi miei pensieri.
Ero terrorizzata? Certo.
Eppure non sapevo come gestire la situazione, non sapevo se prendere a pugni un muro o stringermi in un angolino a piangere tutte le mie lacrime. Mi sentivo vuota e piena allo stesso tempo... come se ogni mia emozione fosse stata racchiusa da qualche parte in una bolla pronta ad esplodere con la stessa potenza di una bomba atomica.
Uscita dalla stanza, senza più degnare il povero medico di uno sguardo, mi buttai automaticamente tra le braccia di Ruby, alzatasi non appena mi vide uscire.
E allora, quasi inconsapevolmente, lasciai libere le lacrime e la frustrazione mentre facevo della mia amica la mia unica ancora. Il mio unico punto d'appoggio.
Lei si limitava ad accarezzarmi schiena e capelli, ma i singhiozzi mi impedivano perfino di ringraziarla per il supporto. Will era un agente dell'FBI, ma Killian?! Come avevo potuto mettere in mezzo Killian, come avevo potuto permettergli di unirsi a me in un lavoro tanto pericoloso! Portarmelo dietro durante i casi più semplici, quando non c'erano armi di mezzo, era un conto... ma questo? Ero stata cieca, cieca e stupida. Mi ero sentita così bene a non essere più sola, che avevo commesso l'errore più grande della mia vita. Avevo messo a rischio la vita della persona che mi aveva permesso di sentirmi in quel modo. Avevo messo me stessa davanti a lui. Avevo ceduto alle sue suppliche perché ero stata felice di averlo a fianco. Ed ecco cosa avevo ottenuto.
-Emma... vieni a sederti, vedrai che andrà tutto bene...- sussurrò al mio orecchio, trascinandomi quasi di peso fino a farmi sedere sulla sedia accanto a lei.
-Liam?
-Starà bene... non è grave. Lo faranno uscire entro stasera, ma mi ha detto di venire ad aspettare te...
-E' un uomo meraviglioso. Sarà un padre fantastico...- accennai un sorriso, accettando il fazzoletto che mi porse. A quel commento, però, la sua espressione si rabbuiò.
-Cosa... che succede?
-Io... io non gliel'ho ancora detto.- confessò, evitando il mio sguardo.
-Non devi avere paura Ruby. Ne sarà felice... è per te che ha seguito Killian da suo padre... è per noi che hanno fatto questa cosa, perché quei due uomini ci amano follemente come noi amiamo loro... sapere che sarà padre di vostro figlio lo farà felicissimo, ne sono certa.
La prima volta avevo taciuto, non avevo saputo cosa dire perché capivo fin troppo bene la sua paura. Ma lei mi aveva sempre sostenuta, dovevo farlo anch'io: in più, ero assolutamente certa delle parole che avevo pronunciato. Stavano insieme da un mese... e allora? Si amavano, Liam aveva dimostrato quanto tenesse a Ruby mettendo a repentaglio la propria vita per lei, quindi al diavolo la paura. La mia migliore amica meritava di essere felice e mai, mai l'avevo vista sorridere come quando era con quell'uomo. Quella relazione l'aveva fatta crescere e maturare e, perfino prima di restare incinta, in fondo, aveva già messo radici. Gli aveva chiesto di restare per lei, di trasferire la sua vita dalla parte opposta dell'America per lei, e lui era stato più che felice di farlo. Erano una coppia perfetta e non c'era bisogno di anni di uscite ed appuntamenti per capirlo.
-Lo pensi davvero?
-Vai a dirglielo... adesso. Lo penso davvero.
-Ma... ora hai più bisogno tu.
-Ruby, vai a dirglielo. Apprezzo che tu voglia stare qui con me, davvero, sei l'amica migliore che possa desiderare... Ma in questa tragedia c'è bisogno di un po' di felicità.
-Io...
-Vai. Vai o ti ci mando a calci.
La ragazza scosse la testa e sorrise, e prima di alzarsi mi abbracciò stretta ancora una volta, riuscendo a farmi sorridere nuovamente. Stavo male, certo. Non sapevo come stessero né Killian né Will, ma non per questo non potevo essere felice per quella che consideravo una sorella.
La guardai dirigersi verso la stanza del suo ragazzo, e solo quando la porta si richiuse ripiombai nel mio stato di devastazione. Tuttavia non mi furono concessi che brevi attimi per rinchiudermi nel mio angolino di autocommiserazione, perché guardai la porta di una delle due sale operatorie aprirsi ed istintivamente, mentre il dottore usciva, saltai in piedi.
-Signorina, lei è qui per Will Thorpe? È una sua parente?
-Sì... sono... sono sua sorella. Mi dica.- borbottai, non sapendo bene cosa dire. Forse era vero, forse no, ma solo lui avrebbe saputo darmi una risposta... se fosse stato ancora vivo.
-Bene. Suo fratello è fuori pericolo- iniziò -La pallottola era in profondità ma non ha colpito alcun organo vitale. Il ragazzo ha perso molto sangue ma gli abbiamo fatto una trasfusione... starà bene. Ci vorrà un po' per un pieno recupero, ma se nei prossimi due giorni non dovessero sorgere complicazioni, potremo mandarlo a casa. Vive da solo?
-Io... io non lo so... la prego, posso entrare a vederlo?
-Sì, certo. L'abbiamo spostato nella sala postoperatoria adiacente, venga con me.
Annuii col cuore in gola e lo seguii verso la porticina bianca, senza avere la minima idea di ciò che avrei detto. Ci sarebbe rimasto male perché non ero più tornata da lui, ma ero rimasta a tenere la mano del mio uomo, finché non l'avevano portato in sala operatoria?
-Non lo faccia stancare, d'accordo? Può rimanere dieci minuti e poi lo lasci riposare, e niente sforzi.
Semplicemente annuii, evitando di dirgli che comunque non avevo intenzione di fermarmi di più. Qualche medico sarebbe potuto uscire a momenti dalla sala dove stavano operando Killian. Ester e le altre non erano ancora arrivate e avevo il disperato bisogno di sapere come stesse, cosa avesse e quando si sarebbe ripreso. Perché si sarebbe ripreso, non volevo neanche pensare alle alternative.
Quindi entrai e, trattenendo il fiato, raggiunsi il letto di mio fratello, che non stacco lo sguardo dal mio neanche per un singolo istante. Era attaccato ad una flebo e alla macchina che segnava i suoi segni vitali, ma nonostante fosse piuttosto pallido non sembrava ridotto così male.
-Come stai, Emma? Dimmi che non ti ha fatto del male...
-Sto bene. Grazie per... per avermi salvato la vita.- sussurrai, tirando avanti una sedia per accomodarmi di fronte a lui, prima che cadessi a terra per esaurimento.
-Non dirlo neanche, non avrei mai potuto rischiare che ti facesse qualcosa...
-Ma perché!
-Perché sei...
-Ho capito, sono tua sorella. Se è davvero così, perché hai aspettato tutto questo tempo per dirmelo?! Eh?! Perché hai aspettato tanto a cercarmi!- tuonai, mentre le lacrime tornavano a farsi strada lungo le mie guance -Tu sapevi di avere una sorella e hai aspettato 25 cazzo di anni per venirmi a cercare! Perché!
-Emma, io non ho mai, mai smesso di cercarti! Perché credi sia entrato nell'FBI?
-Per salvare il mondo!
-Quello viene dopo! Volevo ritrovare la mia sorellina!
-Sei nell'FBI da anni!- continuai, dimenticando di non doverlo far agitare. Ma in quel momento non mi importava, volevo ricevere le mie risposte e meritavo di riceverle! Dopo tutti questi anni meritavo di sapere perché ero stata costretta ad una vita da orfana.
-I nostri genitori si sono dati da fare per far perdere le tue tracce!
-Li hai... visti?! Ci hai parlato?- mi alzai in piedi, cercando di trattenere le grida per non far venire qualche medico che mi mandasse fuori a calci.
-Sì!
A quella risposta, tutte le parole mi morirono in gola. La testa mi si riempì di domande, domande che non seppi come pronunciare ad alta voce perché non avevo idea da che parte iniziare. Quando li aveva ritrovati? Perché erano riapparsi dopo tanto tempo? E perché erano tornati solo da lui e non da me? Perché diavolo non volevano conoscere loro figlia? Ma soprattutto, perché si erano limitati a mandare degli stupidi messaggi criptici a Killian invece di presentarsi e aiutarci realmente?
-Lo so che sei arrabbiata, Emma. Lo ero anch'io... lo sono anch'io. Nonostante sappia come stanno le cose, non riuscirò mai a perdonargli fino in fondo di avermi separato da te... La prima e ultima volta che ti ho vista eri appena nata e ti ho tenuta in braccio. Eri così bella, così piccola... ti amavo già e lasciarti alle infermiere fingendo di non conoscerti è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto e avevo solo cinque anni!
-Woah, woah, fermo... fermo!- esclamai, vedendolo cercare di tirarsi su, ma quello non mi ascoltò neanche e si mise a sedere, allungando una mano ed afferrando la mia.
-Mi dispiace non aver cercato meglio, Emma. Non avrei mai voluto che crescessi da sola...- sussurrò con le lacrime agli occhi, per poi chinarsi leggermente a baciarmi la mano.
E io, devastata dalle mille emozioni, senza più pensarci lo abbracciai. Lo abbracciai in lacrime e mi lasciai stringere da lui, mentre una scossa correva lungo il mio corpo: fu come se questo sapesse di essersi unito a qualcosa che gli apparteneva, come se avesse trovato un altro pezzo del puzzle di cui faceva parte.
E piangemmo insieme. Piansi nell'abbraccio caldo di mio fratello, e capii quanto mi fosse mancato, pur non sapendo della sua esistenza. Nessuno mi aveva mai stretta in quel modo, era un abbraccio che solo un fratello maggiore poteva dare.
-Non lasciarmi più, ti prego...- sussurrai, lasciandogli un bacio sulla guancia, umida di lacrime.
-Mai. Ora che ti ho trovata non ti perderò mai più...
-Ok. Ma sappi che non finisce qui, quando uscirai di qui ho milioni domande da farti...
-Lo so. Lo so Emma e risponderò a tutto. Dio, sei ancora più bella di quanto immaginassi...
-Smettila.- sorrisi leggermente. Sorriso che si spense non appena la porta della stanza si aprì ed entrò un dottore diverso rispetto a quello di prima, con un'espressione decisamente meno serena.
-Emma Swan?
-Sì...
-La signora qui fuori, la zia del suo fidanzato... mi ha chiesto di aggiornarla.
-Certo! Certo, mi dica, è... è tutto a posto? Killian sta bene?
Strinsi con forza la mano di Will, forse gli feci anche un po' male, ma lui non osò fiatare. I secondi tornarono a scorrere al rallentatore, e se il dottore non avesse parlato subito, probabilmente l'avrei inchiodato al muro per costringerlo.
-Non è più in pericolo di vita. Ma...- continuò, smorzando sul nascere anche il mio sospiro di sollievo -La pallottola ha colpito il midollo spinale e... Stiamo facendo il possibile. Tra qualche ora sarà operato di nuovo, ma... il ragazzo rischia una paralisi della parte inferiore del corpo.













 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ho cercato di essere puntuale col capitolo... e ce l'ho fatta. Mi mancano invece capitoli da leggere e recensire, ma sto recuperando :D
E niente, i nostri CS sono bellissimi ma io sono in lutto per Robin... Regina #Mainagioia. E lui, invece di farlo finire così, potevano trattarlo un po' meglio, ridargli una storyline degna della S3... povero Roland poi, è rimasto del tutto orfano adesso :( Autori crudeli. Neanch'io potrei essere così crudele.
Comunque, passando al capitolo ... quello a terra era proprio Killian. Brennan gli ha sparato fregandosene che si trattasse di suo figlio... e quando ha capito che non c'era altro modo, ha addirittura pensato di uccidere tutti e sé stesso per ricongiungere la famiglia. E' pazzo, sì. Ma Killian, anche in quelle condizioni, ha salvato Emma e gli altri...
Will sta abbastanza bene e ha avuto finalmente modo di parlare con Emma, Liam sta bene e parlerà con Ruby... Ingrid ecc, saranno tutti nel prossimo capitolo, non lascerò in sospeso nulla. E Killian... non rischia la vita. Ma rischia di rimanere paralizzato a vita e ciò cambierebbe tante cose...
Alla prossima! Per allora avremo finito di vedere OUAT e sarà la prima domenica senza... la prima di una lunga serie. Odio la pausa ç_ç Spero non ci combinino altre cose per cui restare troppo sconvolti e aspettare spoiler come se non ci fosse un domani. 
Un abbraccio, grazie sempre a tutti e alla prossima! :*

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Capitolo 31
*** This is for the best ***


Ormai neanche lo dico dell'html... ma la bella notizia è che FORSE ho trovato il modo per non far sballare tutto dalla prossima volta xD 




 

This is for the best










EMMA POV

La mia testa non era mai stata così pesante, ma mi costrinsi ugualmente ad aprire gli occhi e cercare di capire cosa fosse successo. Le parole “rischia una paralisi” mi risuonavano nella mente così forte da farmi venire voglia di vomitare.
-Signorina, si sente bene?
-Si è ripresa? Emma...
La prima voce mi fece rivoltare lo stomaco un'altra volta, mentre la seconda mi tranquillizzò. Era ancora nuova per me, ma sapeva farmi sentire a casa.
-Sto bene. Cos'è successo?- borbottai tirandomi su, sotto lo sguardo contrariato dell'uomo in bianco che cercò inutilmente di tenermi sdraiata. A quanto pare mi aveva sistemata sulla barella in fondo alla sala, dunque non doveva essere passato troppo tempo da quando ero svenuta.
-Sono quasi cinque minuti che ha perso i sensi... ancora un po' e avrei iniziato a preoccuparmi.
-Oh. No, no, no, sto bene. Killian... è lui... che...
Mi sforzai duramente di trattenere le lacrime, ma appena la prima riuscì a fare capolino, le altre si riversarono a ruota. Barcollando mi avvicinai quindi a Will, che mi strinse forte la mano per darmi supporto. Se fosse stato meno ammaccato l'avrei abbracciato, ma non volevo rischiare di fargli male. Troppa gente si stava facendo male per colpa mia.
-Faremo il possibile. Il secondo intervento è stasera, vogliamo dargli modo di riposare un po'. Lo spostiamo in un'altra stanza, tra mezz'ora lei e gli altri potrete andarlo a visitare a turno. Posso fidarmi a lasciarla qui? Vuole dello zucchero?
-Ok... cioé, sì, non mi serve niente. Grazie.
Quello annuì e, dopo avermi lanciato un ultimo sguardo, ci lasciò di nuovo soli in stanza. E le mie lacrime continuarono, incapaci di fermarsi. Non poteva essere vero... non poteva rimanere paralizzato. L'avrebbe odiato. Se la prima volta aveva superato il dolore provocatogli da suo padre, questa volta non ci sarebbe mai riuscito. Non se avrebbe dovuto passare una vita intera in sedia a rotelle, perdendo la sua indipendenza.
-Sorellina, il tuo ragazzo è un osso duro. Vedrai che l'intervento andrà bene e prima che te ne renda conto tornerà a ronzarti intorno...
-Io lo spero. Ma in ogni caso non gli permetterò più di affrontare pericoli simili! Non avrei dovuto farlo neanche adesso, dovevo costringerlo a stare alla larga dalla faccenda... Devo chiamare l'FBI! Devo confermare quel colloquio, così me ne andrò a Quantico. Starà meglio senza di me.
-Emma! Se per caso qualcosa dovesse andare storto... avrà bisogno di te più che mai. So di non conoscerlo, ma mi sembra una brava persona... e credo tenga a te. Così come tu tieni a lui.
-Lo è...- sorrisi tra le lacrime, abbassando lo sguardo per guardarlo negli occhi -Quel che abbiamo è... è perfetto. Non ero mai stata così felice e adesso... adesso... se finirà bene me ne andrò via. Lo amo troppo per condannarlo, io...
-Emma, sei agitata ora, non sai quel che dici. Sdraiati qui accanto a me e fatti abbracciare... ci penso io a te finché non ti chiamano a vederlo.
Volevo essere forte, ma stavolta semplicemente non ci riuscivo, quel che era successo era troppo anche per me. Quindi seguii il consiglio dell'uomo e mi feci piccola tra le sue braccia, per poi continuare a piangergli sulla spalla.
Aveva ragione, ero agitata e non ero lucida... ma sarebbe stata così cattiva l'idea di andarmene, se Killian fosse stato bene, e restituirgli una vita normale? Anche se senza di me?

 

***


RUBY POV

-Tesoro, ti senti bene? Sì, mi hai riempito di baci ma... sei silenziosa. Non è da te...
-E'... è che... tuo fratello...
-Anch'io sto male per lui, ma c'è qualcos'altro, lo so.
Certo che c'era qualcos'altro. Ovviamente ero anche preoccupata per Killian, Ester era arrivata da poco ed era passata a vedere suo nipote e a informarci delle condizioni dell'altro. Era entrata prima che trovassi il coraggio di dire la verità a Liam e, ovviamente, avevamo passato mezz'ora a consolare lei e a cercare noi stessi di assimilare la notizia. Killian correva il concreto rischio di rimanere paralizzato dalla vita in giù. Non osavo neanche immaginare come Emma avesse potuto prendere la notizia... se non fosse stata con suo fratello, sarei corsa a sostenerla, anche se ciò avrebbe voluto dire venire meno alla promessa che le avevo fatto. Ma, dopotutto, come potevo dare al mio ragazzo una notizia che avrebbe dovuto essere lieta, in un momento come questo? Quando il suo fratellino minore stava soffrendo così tanto?
-Non... non è niente...- borbottai quindi, incerta sul da farsi. Dal suo sguardo fu chiaro che non mi credette, ma non sapevo neanche come partire. Oltre al resto, ero ancora piena di incertezze: io lo amavo, non avevo dubbi, ma stavamo insieme da solo un mese! Mi aveva dato tante certezze ma conoscevo anche il suo passato e non ero certa fosse pronto ad un così grande passo. Diventare padre. Se avesse reagito male, mi avrebbe spezzato il cuore.
-Ruby... ormai ti conosco. Non ti costringerò a parlare se non vuoi, ma... io sono qui per te. Sei... sei arrabbiata per quello che ho fatto?
-Sì. No. Cioé... sì.- ammisi finalmente, alzando lo sguardo. Certo che ero arrabbiata. Avevo rischiato di perdere l'uomo che amavo e il padre di mio figlio. Ovvio che lo ero, come potevo non esserlo?
-Tesoro, mi dispiace così tanto... ma l'ho fatto per te. Non volevo rimanessi immischiata in quella faccenda, ciò che avrebbe potuto farti è... è atroce. Guarda Killian, guarda Ingrid...
-Sì, e guarda te. Ho rischiato di perderti...- singhiozzai, stringendogli forte una mano mentre le lacrime iniziavano a scivolarmi sul viso. L'avevo riempito di baci e l'avrei fatto di nuovo, perché averlo lì quasi incolume era il più bel regalo che avessi mai ricevuto. Lui era il più bel regalo che avessi ricevuto in tutta la mia vita, perché mi aveva resa migliore. Mi aveva cambiata e mi aveva fatta innamorare quando avevo iniziato a credere che non avrei mai trovato un uomo che potesse farmi venire le farfalle nello stomaco come quando ero bambina.
-Ti amo...
I suoi occhi si spalancarono e lo stesso fecero i miei. L'avevo ammesso. L'avevo davvero ammesso, sia a lui che a me stessa. E, nonostante avessi frequentato molte persone, quello era il mio primo “Ti amo”. Era il primo, ma già mi ritrovavo a sperare che anche tutti gli altri che sarebbero venuti sarebbero stati destinati a lui.
Non protestai quando si tirò su a sedere e lasciai che mi prendesse una mano e la baciasse, commosso.
-Ti amo anch'io. Sei riuscita a far ripartire il mio cuore quando credevo avesse smesso di funzionare... Non pensavo di innamorarmi mai più, pensavo che il mio tempo fosse passato... e poi sei arrivata tu. Non sono bravo con le parole come mio fratello ma... ti amo, Ruby.
A quel punto non ce la feci più e scoppiai completamente in lacrime, stringendolo forte fino a farmi male alle braccia. Ma prima di cedere completamente dovevo fare un altro passo, dovevo dirgli la verità. Dovevo dirgli che saremmo diventati i genitori del bambino più bello del mondo.
-Sono incinta, Liam.- dissi d'un fiato, staccandomi leggermente per poterlo guardare negli occhi. E se non fossimo stati già in ospedale, probabilmente avrei chiamato un'ambulanza perché la sua espressione fu quella di un uomo sull'orlo dello svenimento. Ma per la felicità? Per lo shock? Per l'incredulità? Questo non riuscii a capirlo.
-Sei... sei... sei seria?- balbettò, aggrappandosi forte alle mie braccia. Forte ma con estrema cautela, senza farmi male neanche per un istante.
-Sì. Io... mi dispiace- sussurrai, mentre le lacrime tornavano a fare capolino -Lo so che è presto, lo so che prima di un passo del genere avremmo dovuto fare tante altre cose... se... se non lo vuoi, io...
Ma non riuscii mai a concludere la frase. Il bacio che mi diede placò una volta per tutte ogni mia preoccupazione, ogni incertezza. Fu un bacio diverso da tutti gli altri, un bacio carico di promesse che mi travolse a tal punto che se non fossi stata aggrappata a lui sarei crollata. Tuttavia riuscì a farmi sorridere tra le lacrime, direttamente sulle sue labbra, e lo spinsi leggermente indietro per poter ricambiare mentre lui portava una mano sul mio addome. E ridemmo insieme, ridemmo col viso a pochi millimetri l'uno dall'altra, poi tornammo a baciarci. Fu in quel momento che scoprii cosa fosse la felicita e, per la prima volta, realizzai che avrei finalmente fatto parte di una famiglia. Tutta la paura che provavo venne completamente annullata dalla gioia e dalla consapevolezza che finalmente avevo ottenuto il mio lieto fine. Ancora più bello di quello delle favole.


EMMA POV

-Potete entrare, uno alla volta però. Mi raccomando, non più di mezz'ora in totale, il ragazzo è molto provato. Sia fisicamente che psicologicamente. Se inizia ad agitarsi chiamate immediatamente qualcuno, d'accordo?
Annuii in maniera appena percettibile, sforzandomi di aprire gli occhi che avevo chiuso durante quell'attesa interminabile. Quando Will si era addormentato mi avevano lasciata andare da Killian, per poi mandarmi via non appena aveva cominciato a svegliarsi. Non avevo obiettato perché, ovviamente, dovevano prendersi cura di lui... e perché ero una codarda. Avevo paura di essere io a dirgli ciò a cui andava incontro, anche perché la possibilità che rimanesse paralizzato era molto alta. Io ed Ester avevamo cercato di farci forza a vicenda, col sostegno di Elsa e Anna che ci avevano raggiunte quando avevano lasciato Ingrid con la sua fidanzata. Anch'io sarei passata a vederla, più tardi, ma al momento non riuscivo a non pensare esclusivamente al mio, di fidanzato. Avevo riflettuto a lungo sul da farsi, sulle parole che avevo pronunciato durante il crollo che avevo avuto da mio fratello, eppure non avevo ancora deciso cosa fosse meglio fare. Rimanere o andarmene?
-Emma, tesoro... vai prima tu...- sussurrò la donna accanto a me, posandomi una mano sulla spalla.
Io alzai lo sguardo persa, facendo una fatica immensa a ricordarmi dove mi trovassi; mi sentivo così isolata dal mondo, che mantenere la concentrazione era estremamente difficile.
-Ma no, non... non so...
-E' te che vorrebbe vedere per prima, lo sappiamo entrambe.
-Ok...- sussurrai strofinando gli occhi, arrendendomi all'idea che li avrebbe visti gonfi e rossi. Neanche dieci chili di trucco avrebbero potuto cancellare le tracce dei miei pianti infiniti. Mi alzai barcollante, e se non fosse che Elsa riuscì a trattenermi per un braccio, sarei probabilmente ricaduta indietro sulla sedia. Mi lasciai accompagnare fino alla porta cercando di recuperare la mia stabilità e quando afferrai la maniglia presi un gran respiro. Dovevo essere forte per lui, come lui lo era stato per me.
Ringraziai la ragazza con un lieve sorriso che lei ricambiò, poi mi feci forza ed entrai. Me ne servì molta, moltissima altra per non scoppiare a piangere quando lo vidi pieno di fili, tubi e tutta quella roba a cui lo tenevano attaccato. Ciò che mi fece più male, però, furono i suoi occhi: aperti, ma spenti come non li avevo mai visti.
-Killian...
-Swan.
Deglutii, e lentamente raggiunsi il letto sedendomi di fronte ad esso, afferrando immediatamente la mano del mio ragazzo, che mi squadrava in silenzio.
-Stai bene?- sussurrò, ricambiando piano la stretta. Era privo di forze come non era mai stato.
-Mi hai salvato la vita.
-Lasciarti morire non era neanche un'opzione.
-Ti amo così tanto, Killian...- singhiozzai, per poi sorridere tra le lacrime quando sentii il bacio delicato delle sue labbra sulla mano.
-Non piangere, tesoro...
-Come stai tu?- balbettai, ignorando quello che mi aveva detto. Prima di entrare mi ero ripromessa di non piangere, era vero, ma non ci riuscivo, non c'era modo.
-Bene.
-Non puoi mentire a me, lo sai. Non sto parlando di come fisicamente, so che ti senti uno straccio, sto dicendo...
-In realtà non sento proprio niente.- mi bloccò, con voce gelida -Vorrei davvero tanto sentire dolore Emma, ma non sento nulla. E non fare finta che non sia niente, so che lo sai! So che sai che potrei diventare un... un peso inutile. Incapace perfino di andare da solo al bagno!
-No! Killian, ti devono ancora operare, andrà tutto bene! Tu sei forte...
Quello scosse la testa frustrato cercando di sciogliere la presa della mia mano, ma non glielo permisi. Non potevo lasciare che si arrendesse così, a costo di prenderlo a schiaffi.
-Promettimi che se va male te ne andrai- disse soltanto -Non voglio rovinare anche la tua vita oltre alla mia, non posso permettere che spenda i tuoi giorni a farmi da infermiera...
-No!- ripetei, saltando in piedi turbata e incredula -Puoi anche scordartela una promessa del genere! E se cerchi di allontanarmi, ti avviso che puoi risparmiarti la fatica... perché anche se mi prendi a parolacce 24 ore su 24, non mi convinceresti a lasciar perdere! Io ti amo, cretino!
-Anch'io ti amo, Swan!- esclamò, stringendo la presa -Proprio per questo dovrò lasciarti andare!
-Io sono certa che andrà tutto bene... ma nella remota possibilità che dovesse andare diversamente, non c'è nulla che potrai fare per liberarti di me!
Prima di lasciarlo replicare un'altra volta mi chinai a baciargli le labbra con urgenza, senza preoccuparmi di bagnargli il viso con le mie lacrime. Nonostante il tentativo di opporre resistenza, alla fine cedette e ricambiò, circondandomi le spalle col braccio libero. Per quanto desiderassi il suo bene, la realtà era che se fosse rimasto in sedia a rotelle per tutta la vita, l'idea di lasciarlo non mi avrebbe neanche sfiorata. Non solo perché la colpa sarebbe stata mia, ma perché ciò non avrebbe cambiato minimamente i miei sentimenti nei suoi confronti. Mi staccai solamente quando mi accorsi che iniziò a far fatica a respirare, ma rimasi ugualmente a pochi centimetri dal suo viso a guardarlo. Anche se i suoi occhi avevano ripreso un poco della loro vitalità, c'era ancora una strana ombra che li copriva.
-Che cos'hai? Non dire “niente”- aggiunsi poi subito -Sai bene che non me la bevo.
L'uomo sospirò e io tornai a sedere per fargli aria e dargli modo di parlare. E fu un vero sforzo, dato che avrei solo voluto sdraiarmi e coccolarlo fino a farlo addormentare, per poi continuare a guardarlo senza mai stancarmi.
-Non... è che... no. Non è importante, lascia stare.
-Tutto è importante.
-No- ripeté -Perché è... è sbagliato. Io non dovrei sentirmi in colpa. Ho fatto ciò che andava fatto, ciò che era giusto fare. L'unica cosa possibile da fare.
-Brennan...- sussurrai appena, e l'altro abbassò lo sguardo. Le mie paure, alla fine, non erano state infondate. Ma come potevano? Ricordavo anch'io il mio primo omicidio. E la vittima non era di certo stata un mio familiare. Ancora oggi odiavo uccidere, l'avevo fatto solo quattro volte nella vita e sempre nei casi in cui avevo collaborato con la polizia e non era mai facile. Ma la prima volta? Ero rimasta a casa per una settimana, in crisi esistenziale. E lui... lui aveva ucciso suo padre.
-Non è sbagliato... io... io ti capisco. Mi dispiace...
-Non provarci- mi fermò -Non... non è assolutamente colpa tua. Stava per ucciderti Emma! Non sei stata tu a chiederglielo e io vorrei tanto riuscire a guardarti senza pensare a ciò che ho fatto...
E poi il silenzio. Un silenzio che fu come una pugnalata al petto. Lui si portò una mano davanti alla bocca, pentito di ciò che aveva appena detto... io però non ne fui così sorpresa. Molto, molto in fondo, sapevo che sarebbe irrimediabilmente andata così. Solo che avevo scelto di non pensarci.
-Aspetta, fammi riformulare... non volevo dire questo.
-Lo so. Ma lo pensi. È... è meglio che vada.
-No. No, no, aspetta... cazzo!- esclamò quando tentò di tirarsi su, ovviamente senza riuscire a muovere neanche un muscolo.
-Fermo! Fermo, rischi di farti male! Chiamo i medici, tu stai fermo, per favore...
-Non chiamare nessuno.- fece sofferente, allungando la mano per prendere la mia -Perdonami per quel che ho detto, non avrei mai dovuto...
-Non ho nulla da perdonarti...- sospirai, lasciandomi ricadere sulla sedia, anche se avrei voluto scappare di lì. Ma non potevo, l'ultima cosa che volevo era che si sentisse in colpa anche verso di me. E poi era vero, non avevo nulla da perdonargli, non era colpa sua se si sentiva così. La colpa era solo mia, perché gli avevo permesso di mettersi in mezzo in una situazione del genere.
-Sai, Killian... devi assolutamente farti forza. L'intervento deve andare bene, perché sarai zio...- sussurrai cambiando argomento, sperando di farlo star meglio. E il sorriso che si aprì sul suo volto mi confermò di esserci riuscita, tanto che contagiò anche me.
-Che... Ruby?
-Ruby.
-Dici sul serio?
-Sul serio. E quando tornerai a casa ne parleremo... tuo fratello sarà al settimo cielo.
Killian annuì, ed io sorrisi, rassegnata, pensando “Ne parlerete”. Involontariamente mi aveva fatto capire quale fosse la decisione giusta da prendere. Se l'intervento fosse andato male avrei trovato un lavoro più tranquillo e avrei passato la vita a prendermi cura di lui. Avrei trascorso ogni minuto a cercare di renderlo felice, a infondendogli la mia, di felicità. Perché per esserlo, mi bastava averlo accanto. Ma, se fosse andata bene, ed ero certa che sarebbe andata benissimo... sarei partita l'indomani stesso per Washington. Avrei sostenuto quel colloquio e avrei frequentato l'accademia per reclute. Sarebbe stato il mio regalo per lui: una vita stabile. Dopo tutto ciò che aveva passato, la stabilità era ciò di cui aveva bisogno e con me non poteva averla. Non se ogni volta che mi che mi avrebbe guardata avrebbe rivisto suo padre cadere inerme, con lo sguardo spento proprio davanti a lui, per colpa della pallottola che egli stesso aveva sparato.
Ma andava bene così. Avevo trascorso un periodo di felicità che non avrei mai creduto di poter vivere e l'avrei portato per sempre nel cuore. Sarebbe diventato ciò che mi avrebbe spinta a vivere per servire il mio paese. Un paese in cui viveva l'uomo che amavo... avrei vissuto per lui, anche se non gli sarei stata vicino.
-Ora dovrei davvero lasciar entrare Ester. Ma verrò a darti un bacio prima che ti operino, promesso.
-Ok... Ti amo, Swan.

 

***


Entrai in camera di Ingrid quasi in punta di piedi, imbarazzata ed impreparata a quell'incontro. Ci eravamo riviste già nella villa inquietante, ovviamente, ma non avevamo avuto neanche 30 secondi per scambiarci due parole. Chiarire le cose con Anna ed Elsa era più facile, ma non avevo idea di come comportarmi con lei... soprattutto dopo quanto aveva affrontato. Alla macchinetta dei caffè, cinque minuti dopo aver salutato Killian prima dell'intervento, avevo incontrato Kristen che stava uscendo per andarle a prendere dei vestiti. Non avevo fatto molte domande, ma era chiaro che la sua fidanzata non se la stessa passando molto bene... e come avrebbe potuto?
Le prime che vidi una volta dentro furono Anna ed Elsa, la più grande seduta su una sedia, la più piccola sul bordo del letto. Quando mi videro sorrisero, e lo stesso fece Ingrid.
-Ciao...- borbottai impacciata -Non... non vorrei disturbare.
-Non disturbi, tesoro. Vieni pure...- mi assicurò la donna, con la voce calda che aveva sempre usato nei miei confronti.
-Vi lasciamo un po', ok?- propose Elsa, posando la mano sulla spalla di sua sorella, che si alzò all'istante. Passandomi accanto le due mi abbracciarono, per poi lasciarmi sola con loro madre.
Rimasi ferma in mezzo alla stanza a guardarla, e presi il posto che occupava Elsa solo quando la donna mi fece cenno di avvicinarmi. Il suo volto era pallido e segnato da profonde occhiaie, ora che la guardavo da vicino era ancora più evidente. Aveva vissuto un inferno.
-Come stai?- domanda stupida. No, io ero stupida. Come se la risposta non fosse ovvia.
-Ora bene, grazie... E.. Emma. Ti ringrazio.
-Non ho fatto niente, Ingrid. Il mio arrivo è stato inutile, non... non sono riuscita a fare niente. È Killian che l'ha ucciso...
-Non è vero, tesoro. Avete fatto un lavoro di squadra, prima che arrivassi eravamo impotenti... non riuscivamo a fare neanche un passo senza che lui... lo prevedesse.
La guardai, era evidente che facesse fatica a parlare di quell'uomo. Era stato piuttosto esplicito su ciò che le aveva fatto mentre era sua prigioniera... aveva cercato di metterla incinta.
-Mi dispiace...- bisbigliai con voce spezzata, mentre per l'ennesima volta quel giorno, le lacrime mi coprivano gli occhi -Non volevo venissi coinvolta, è tutta colpa mia...
-No. No tesoro, non devi neanche pensarlo... non è colpa tua!- tentò di rassicurarmi, allungando la mano per accarezzarmi il viso. Io la lasciai fare, ma non riuscii a sentirmi meglio. Certo che era colpa mia. Lei era collegata a me e per questo Brennan l'aveva presa di mira. Per nulla, tra l'altro, dato che ero stata orribile nei panni di sua figlia. Lei mi aveva accolta a braccia aperte come nessun altro aveva fatto prima, ed io mi ero comportata in maniera orrenda.
Non protestai quando si alzò a sedere per potermi ad abbracciare, e poggiai la testa sulla sua spalla per continuare a piangere sempre più copiosamente. Tutti avevano sofferto e stavano ancora soffrendo per colpa mia, perché non ero stata in grado di svolgere il mio lavoro come avrei dovuto. Lei, Liam, Killian, Will... e tutte le altre persone che gli volevano bene. Ester, Kristen, Anna, Elsa, Ruby.
-Lo è...- balbettai in un singhiozzo -Tutte le cose che ti ha fatto... io... non me lo perdonerò mai...
-Basta, ti prego...- sussurrò, accarezzandomi dolcemente i capelli -Era una persona perversa, tu non ne hai alcuna colpa. Non hai fatto niente se non... incontrare un uomo meraviglioso ed innamorarti di lui. Quando eri una ragazzina non riuscivi ad aprirti con nessuno...
-Forse era meglio.- dissi dopo una breve pausa, sciogliendo l'abbraccio -Mi dispiace per come mi sono comportata con te, molto. Ma... almeno la gente non soffriva a causa mia. A nessuno importava di me ed era meglio così.
-Su questo sbagli... a me è sempre importato di te- sorrise -Anche quando te ne sei andata, ho continuato ad aggiornarmi su come stessi e cosa facessi. Tutto.
La donna mi lasciò esterrefatta, questo non me l'ero proprio aspettato. Che fossero da parte sua i regali che avevo ricevuto per i due anni successivi? Le educatrici erano sempre state generiche, avevano parlato di donazioni. Mi portai involontariamente una mano al ciondolo a forma di acchiappasogni che portavo sulla catenina ormai da anni. L'avevo avuto per il mio sedicesimo compleanno e ricordavo ancora quanto mi fossi sentita fortunata ad aver ricevuto qualcosa di cui pochi mesi prima mi ero innamorata.
La donna annuì ancora, e stavolta ad abbracciarla fui io. Non riuscivo a credere che avesse continuato a tenere a me dopo il modo in cui l'avevo trattata...
-Grazie, Ingrid. Per quel che vale, sei... la madre migliore che abbia mai avuto.
-Vale tanto, tesoro. Sono contenta di averti ritrovata. Contenta che tu stia bene, che abbia abbattuto quei muri che ti isolavano dall'amore...
Mi limitai a sorridere, ancora, decidendo di non rivelarle le mie intenzioni. Avrebbe sicuramente cercato di farmi cambiare idea e probabilmente ci sarebbe anche riuscita: non potevo permetterlo. Dovevo restare ferma nella mia decisione per il bene di tutti. In fin dei conti, non sarebbe stato un addio definitivo. Sarei tornata dalle persone a cui volevo bene, solo in modo diverso.
-Posso richiamare le ragazze, se vuoi...
-Ok. Ma resta anche tu, mi fa piacere. Puoi stare qui finché non saprai come sta il tuo ragazzo, non devi affrontare tutto questo da sola.
Fu in quel momento che mi resi conto quanto poco mi importasse dei miei genitori biologici. Non si erano neanche degnati di passare in ospedale dopo che i loro figli avevano rischiato la vita e uno di loro era rimasto ferito. Se fossi andata a Quantico, alla fine li avrei rivisti, lo sapevo. Prima o poi si sarebbero fatti vedere. Ma lo volevo davvero?

 

***


Il tempo non era mai trascorso così lentamente e la mia testa non era mai stata sul punto di scoppiare in questo modo, neanche dopo la sbornia di Capodanno.
Erano passate ore dall'inizio dell'intervento e Liam era stato da poco dimesso, così ci era stato dato il permesso di riunirci tutti in camera di Ingrid. Io, Ruby, Liam, Ester e tutta la famiglia della mia ex madre adottiva. Anche mio fratello era lì, in quanto la donna aveva acconsentito a dividere la stanza con lui, dovendo passare una notte in ospedale.
Sentivo la mia stretta forte sulle mani di Will e Ruby, ma non riuscivo ad allentarla: eppure i due non fiatarono. Avrei voluto piangere per la tensione ancor prima di scoprire le sorti del mio Killian... così, semplicemente per esaurimento.
-Il ragazzo starà bene. Siamo riusciti a riparare la lesione e lui è forte, non avrà problemi. Servirà tempo per il recupero e la fisioterapia e soprattutto tanta forza di volontà, ma tutte le funzioni motorie sono intatte. Guarirà completamente.
E allora lasciai uscire le lacrime, ridendo e abbracciando la mia amica. Ce l'aveva fatta. Certo che ce l'aveva fatta, era sempre stato un uomo forte. Pur volendolo proteggere, non avevo mai messo in dubbio la sua forza e la sua tenacia, e aveva dimostrato di averne da vendere.
Mi concessi, tuttavia, una lacrima di dolore. Una lacrima egoista. Perché ciò che sarebbe venuto ora, non l'avrei vissuto con lui. Avrebbe dovuto essere forte senza di me, rialzarsi senza di me e riprendere in mano la sua vita. Senza di me.
-Devo andare a fare le valigie.
E prima di crollare, lasciai che i muri tornassero ad erigersi intorno a me. Come prima di incontrarlo.













 

Angolo dell'autrice;
Ciao, come va la prima settimana di pausa da OUAT? Io già sono in astinenza profonda ç_ç Almeno hanno lasciato in pace i nostri CS stavolta, ma povera Regina... e Robin :( Ancora non me ne sono fatta una ragione.
Comunque... come avevo detto, ci sono un po' di svolte interpersonali in questi capitoli... beh, Emma all'inizio si è sentita male quando ha sentito cosa rischia Killian. Crede in lui ma non ha retto bene la notizia, così su due piedi...
Poi ho voluto mettere Ruby-Liam. Non ho mai fatto un loro POV e non sapevo quale scegliere o se descrivere la scena in terza persona... però ho pensato fosse giusto così. Ruby è quella incinta e volevo ci fosse qualche squarcio sui suoi sentimenti... spero di aver reso abbastanza decentemente.
Poi non poteva mancare l'incontro Emma-Killian... Lui è frustrato chiaramente, ma continua a pensare più a Emma che a sé e le ha chiesto di lasciarlo solo in caso le cose si mettano male. Poi non so se sono riuscita a rendere bene la parte dove si è fatto sfuggire che rivedendola vive quella scena... ovviamente però si sarebbe preso a pugni, perché non incolpa lei e di certo non vuole perderla per una cosa del genere.
Poi era d'obbligo una chiacchierata tra Emma e Ingrid... mi sembrava una questione da affrontare. La donna è ancora turbata, com'è normale che sia, ma non ce l'ha con Emma... neanche per come si è comportata anni fa. L'aveva già perdonata allora, e nel suo piccolo aveva continuato a prendersi cura di lei... e spero di riuscire ad approfondire ulteriormente il rapporto tra le due. Solo che Emma vuole mollare tutto e andare a Washington.
So che mancano spiegazioni sui genitori e altre cose che vanno affrontate... ma non mi entrava tutto qui xD Nei prossimi capitoli man mano ci sarà tutto :) Per chi chiedeva se questo è l'ultimo capitolo, ovviamente no, ma non ne mancano troppi. Diciamo una decina o giù di lì.
Un abbraccio e buona domenica! (non posso più dire buon OUAT day :( quando arriva settembre? non la voglio l'estate, non mi serve e non mi piace.)  Come sempre grazie mille a tutti! :*

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Capitolo 32
*** Don't cry, hate me ***


Don't cry, hate me







 

EMMA POV

-Ti rendi conto che ho lasciato lì Liam senza neanche salutarlo per seguirti, Emma?! Almeno fermati e ascoltami!- esclamò Ruby per l'ennesima volta, dopo i numerosi tentativi di farsi ascoltare che aveva già fatto in macchina. Non le avevo detto niente quando si era intrufolata nella mia auto, ma neanche quando aveva iniziato a riempirmi di domande. Era inutile che le spiegassi il motivo della mia decisione, non avrebbe capito... non avrebbe potuto. Lei aveva visto sempre il meglio in me, era sempre stata positiva e mi aveva spinta ad andare avanti anche nei miei momenti più difficili... ma a questo punto, non sarei più riuscita a crederle. Non c'era una persona a cui volevo bene che non si fosse fatta del male per colpa mia, perfino lei. Se non fosse stata forte, la paura che aveva provato per Liam avrebbe potuto farle perdere il bambino.
-Eccoci qua...- borbottai dopo aver parcheggiato, e senza tante cerimonie scesi dalla macchina per dirigermi subito al portone. La mia amica fu costretta a seguirmi quasi di corsa e proprio per questo non presi le scale: non era il caso che si stancasse o si sentisse male.
-Emma...
-Ruby, per favore...- sospirai, trovando difficile ignorarla in quella scatola mobile -Non c'è niente che tu possa dire per farmi cambiare idea.
-Allora perché mi hai lasciata venire con te?
-Perché altrimenti avresti preso un taxi. E perché voglio salutarti come si deve...- borbottai, ma prima che potesse replicare le porte si aprirono. E l'istinto mi tradì, anche se solo per un secondo. Il primo passo lo feci verso la porta di casa di Killian. Tuttavia cambiai subito direzione, non era il momento dei sentimentalismi: per lasciarmi tutto alle spalle dovevo essere forte, non dovevo lasciare che le lacrime scalfissero quel muro che stavo cercando di ricostruire e rinforzare ancor più di prima. Dovevo diventare una roccia.
Entrata in casa, nel guardarmi intorno feci il possibile per eliminare dalla mente ogni dettaglio che mi faceva pensare a lui. La maglia di Superman di cui mi ero impossessata ormai da mesi gettata sul divano, la sua camicia lì accanto... entrambe lasciate lì, prima di correre in camera a fare l'amore, ridendo cercando di non ammazzarci per via delle luci spente. La busta vuota ti patatine alla cipolla che avevamo mangiato insieme, anche se piacevano soltanto a lui. Fu il vaso col fiore ormai appassito del nostro appuntamento a farmi venire il magone, però. Quella bellissima rosa rossa che mi aveva fatta sentire speciale.
-Emma... non andare.
-Non posso- sussurrai con voce rotta -Ti prego non dire niente perché se inizio a piangere non smetto più. Per favore Ruby, non ti chiedo di capirmi, solo di... accettarlo.
-Ma stai sbagliando... e poi... poi ho bisogno di te...- sussurrò, poggiandosi una mano sulla pancia. Quello era decisamente un colpo basso, ma sia io che lei sapevamo che ce l'avrebbe fatta: aveva Liam, non era sola. Le sarebbe stato accanto e probabilmente si sarebbe trasferito nel suo appartamento... o lei da lui, dato che probabilmente non avrebbe abbandonato il fratello minore prima che questo si fosse ripreso completamente. Quanto ci sarebbe voluto? Un mese? Due? O di più? Mi sarei informata, ovviamente, non sarei riuscita a partire senza sapere cosa lo aspettava. O senza dargli un ultimo bacio prima che si svegliasse.
-Sono meno di 6 mesi, Ruby... tornerò. Mio fratello può aiutarmi a farmi assegnare un posto alla sede di New York. Questo... questo non è un addio...- la rassicurai, cercando di sorridere. Dopotutto, sarei tornata a casa. La mia vita sarebbe stata più frenetica, ma sarei sicuramente stata inserita nell'unità anticrimine investigativa, non mi avrebbero di certo mandata in qualche cellula orientale. L'unico addio sarebbe stato quello alla mia relazione e per farlo capire al mio uomo non potevo fare altro che allontanarmi. Se fossi rimasta, non avrei avuto le forze di lasciarlo. Anche solo se l'avessi salutato, per questo avrei dovuto andarmene prima che si svegliasse. Avrebbe sofferto, sì. E probabilmente mi avrebbe anche odiata per averlo abbandonato in un momento del genere, ma era meglio così. L'odio nei miei confronti l'avrebbe aiutato a superare il distacco.
-A questo punto, immagino sia superfluo dire o fare qualsiasi cosa... vero?
-Vero...- sussurrai, guardandola negli occhi -Ti scriverò tutti i giorni, te lo prometto. Non è come uno di quei programmi televisivi in cui ti ritirano tutto...
-Mi mancherai lo stesso- fece scuotendo la testa, poi mi abbracciò. O la abbracciai prima io... era irrilevante. Anche a me sarebbe mancata ma, in quel momento, avevo bisogno di fare ciò che avevo deciso. Se fossi rimasta non sarei riuscita ad essere serena, pur sapendo che Killian aveva bisogno di me. Ma ce l'avrebbe fatta ugualmente, aveva bisogno di farcela senza di me.

 

***


“Secondo la procedura standard, lo terremo cinque giorni. L'intervento non è stato eccessivamente invasivo ma ha anche perso molto sangue e oltre a stabilizzarsi deve recuperare le forze. Se tutto è nella norma poi potrà tornare a casa ma per un'altra settimana deve fare pochi sforzi... se proprio non riesce a stare a casa, va bene una passeggiata di 15 minuti al giorno se è accompagnato. Poi potrà iniziare a tornare alla normalità a gradi... tra un mese starà bene. Per la fisioterapia dipende da lui... il tratto non era del tutto reciso, quindi potrebbe anche non essercene bisogno, adesso è presto per dirlo.”
-Emma! Mi stai ascoltando?!
-Scusa... Will... cosa?- borbottai scuotendo la testa per cercare di tornare al presente. Era difficile, però, le parole del dottore così piene di speranza non riuscivano a uscirmi dalla testa. Quanto sarebbe stato bello farle insieme, quelle passeggiate? E il resto del tempo, per non farlo sentire solo, passare il tempo a letto insieme, a coccolarci, guardare la tv o giocare ai videogiochi. E mentre la nostra vita finalmente si stabilizzava, l'avrei visto tornare nel pieno delle sue forze. Non me la meritavo, però, una vita così perfetta. Non avevo il diritto di pensarci. Se fossi rimasta, sarebbe successo sicuramente qualcos'altro e avrei finito per fargli di nuovo del male.
-Emma...- sospirò esasperato, afferrandomi le mani e guardandomi negli occhi -Tu non vuoi andarci all'FBI. Sei solo troppo spaventata per rimanere e lo capisco benissimo, ma...
-Ti prego. Tutti hanno cercato di farmi cambiare idea. Anche Ruby ha dovuto rassegnarsi...
-Sorellina, non posso lasciare che ti rovini la vita ora che sei a un passo dalla felicità. Devi solo accettare che la fine dei tuoi problemi è...
-No- lo bloccai -Ora sembra così. Ma domani potrebbe succedere qualcos'altro... credi che Killian rinuncerebbe a lavorare con me? Credi che mi lascerebbe rinunciare al mio lavoro solo per tenerlo al sicuro? Tu non lo conosci... è testardo almeno quanto me, a volte anche di più. Io me ne devo andare e... e quando tornerò starà bene. Forse riusciremo a recuperare l'amicizia...
Quello mi guardò ed ebbi paura dell'intensità dei suoi occhi, che sembrava mi leggessero dentro senza il minimo ostacolo. E mi stavano dicendo che l'amicizia non era ciò che volevo da Killian Jones. E, dio, come potevo ribattere? Certo che volevo di più... volevo una famiglia con lui, volevo invecchiare al suo fianco. Ma se l'alternativa era dargli una vita senza problemi, allora ero disposta a rinunciarci. Perché lui era più importante della mia felicità.
-Ho paura a lasciarti andare perché... so che se vai difficilmente cambierai idea. Tu sei come me, Emma...
-Tu non capisci...- sorrisi, rassegnata -Non sei tu a dovermi lasciar andare, sono io a decidere di andare e tu non puoi fare nulla per impedirlo. Mi dispiace ma è così... e dimmi una cosa. Perché i nostri genitori non sono qui?
Dalla sua espressione capii di averlo messo in difficoltà, ma a questo punto non aveva il diritto di negarmi le risposte. Per quanto male potessero fare.
-Non lo so.
-Non provare a difenderli.
-No, Emma, dico davvero. Non lo so. Non si sono fatti neanche sentire. Ho provato a contattarli io ma il telefono col numero che mi hanno dato è spento...
Sotto il suo sguardo incredulo, scoppiai in una fragorosa risata che si propagò per tutta la stanza. Non ero neanche sorpresa, a dire la verità. Era ovvio che sarebbe andata così, che sarebbero spariti di nuovo proprio quando avevo più bisogno di loro. Era vero, anch'io scappavo di fronte alle difficoltà, ma almeno ora sapevo da chi avevo preso.
-Emma...
-No- dissi tra le risate -Lascia stare. A questo punto sono cazzi loro! Spero si degnino prima o poi però, almeno potrò provare il piacere di ridergli in faccia e mandarli a quel paese! Sai cosa? Non voglio neanche sapere perché se ne sono andati e tutto il resto, non mi importa. Niente di ciò che mi dirai potrà farmi cambiare idea sul loro conto, sul serio. Eroi di guerra o... qualsiasi altra cosa, non mi frega! Ho passato la vita a farmi mille domande, ma ora ho chiuso!
Quello continuò a guardarmi sconvolto, dovevo apparire come una psicopatica ai suoi occhi, ma tutta questa situazione era diventata una squallida barzelletta. Avevo ritrovato mio fratello. L'unica persona della mia famiglia biologica a cui sembrava importare di me, e a questo punto tanto mi bastava. Era più di quanto avrei mai potuto sperare.
-Mi prometti che quando starai bene verrai a trovarmi? Il primo mese non potrò mettere piede fuori Quantico, lo sai...
-Certo. Certo piccola, verrò il prima possibile. Ma...
-Ma niente...- sorrisi, accarezzandogli la fronte -Ho deciso ormai. Dovresti averlo capito.
-Sì... l'ho... l'ho capito. Mi dispiace per i nostri genitori, sul serio, credevo sarebbe stato diverso, mi avevano detto che...
-Shh...- sussurrai, portando l'indice davanti alle sue labbra. Non volevo sentire più niente. Avrei lasciato fuori dal mio muro personale anche loro, non sarebbe neanche stato così difficile.
Alla fine il ragazzo annuì, e decise di limitarsi a stringermi tra le sue braccia. Io mi lasciai cullare, pensando che tutta quella situazione mi aveva portato almeno una cosa positiva. Lui.
Avrei cercato di conoscerlo meglio e, sì, gli avrei chiesto anche le condizioni del mio Killian, perché era chiaro che non avrei potuto togliermelo dalla testa. Mai. Ma ad ogni miglioramento mi sarei sentita meglio, avrei sentito sempre di più che quella che avevo preso fosse la scelta giusta.
-Ci vediamo tra una settimana, ok?- mi sussurrò all'orecchio -Sono sicuro che sarai un'ottima agente, anche se in fondo spero che alla fine cambierai idea...
-Grazie- sorrisi, fingendo di non aver neanche sentito le ultime parole -Non vedo l'ora. Adesso che sto lasciando tutti è... è bello avere una persona che mi tenga ancorata alla mia realtà. Perché è lì che tornerò alla fine, anche se sarà tutto diverso. Genitori o no, mi sono costruita una vita di cui vado fiera e non ho intenzione di lasciarmela alle spalle...
Ci sorridemmo ancora, finché il mio sorriso non si trasformò in pianto. Quello sarebbe stato l'ultimo sfogo che mi sarei concessa prima di partire, perché quando avrei salutato Killian avrei dovuto essere forte. Lasciai che mi coccolasse e consolasse, che lasciasse le mie lacrime gli bagnassero il colletto del pigiama che gli avevo portato per evitargli di dover tenere per due giorni quell'orribile camice verdognolo.
Piansi finché le mie lacrime non finirono per prosciugarsi.


Se me l'avessero chiesto, non sarei mai riuscita a spiegare ciò che stessi provando in quel momento. Gioia. Frustrazione. Tristezza. Dolore. Speranza. Un misto di emozioni forti che riempirono il mio cuore così forte che se fosse stato possibile, sarebbe scoppiato.
La mano, invece, non riusciva a lasciare quella calda di Killian. Non c'era nulla di lui che non mi sarebbe mancato. Il suo viso angelico mentre dormiva, la sua espressione da cucciolo quando era appena sveglio anche se, in qualche modo, anche allora riusciva a essere perfetto e bellissimo. I suoi sorrisi che avevano sempre attirato i miei, come calamite. Le carezze sulla pelle. I sussurri tra i capelli. Le battute idiote che ogni volta riuscivano a farmi ridere. La chimica che c'era tra noi. I suoi baci.
Lui.
Quello non era un addio, ma era così che lo percepivo.
Forse perché, quando sarei tornata, nulla di ciò che amavo del nostro rapporto sarebbe stato ancora intatto. Non ci sarebbero stati più baci e forse neanche abbracci. Non avremmo più passato le serate come due bambini a mangiare dentro al letto, curandoci delle briciole solo il giorno dopo. Non mi sarei mai più risvegliata al suo fianco, per sentirmi la donna più fortunata del mondo.
Se i miei occhi fossero ancora stati capaci di piangere l'avrebbero fatto ma, in compenso, il cuore mi faceva sempre più male. Mi opprimeva. L'aria stessa mi opprimeva.
-Già mi manchi, amore mio...- sussurrai, guardandolo e cercando di imprimere nella mente ogni tratto del suo volto. Anche se, in verità, non ne avevo bisogno: conoscevo già a memoria ogni centimetro del suo corpo. Perfino la piccola cicatrice quasi invisibile sotto il suo sopracciglio destro. O le tre rughette che si formavano agli angoli della sua bocca quando sorrideva: due più accentuate, l'altra appena accennata.
Se mi avessero chiesto cosa fosse l'amore, avrei semplicemente descritto lui.
Lui, che mi aveva dato più di quanto chiunque fosse mai riuscito a fare in tutta la mia vita. Lui che mi aveva fatta sentire speciale come nessun altro aveva mai fatto. Aveva ucciso suo padre, per me, senza neanche un attimo di esitazione. Aveva lasciato sfuggire ciò che provava solo per un secondo, per poi ritirarlo subito, preoccupato di far star male me quando era lui ad essere bloccato in un letto. Mi aveva rassicurata, mi aveva ripetuto di amarmi e mi aveva baciata.
Cosa avevo fatto per meritarmi tutto ciò? Restituirgli la libertà era il minimo che potessi fare per lui.
-Non odiarmi troppo, quando ti sveglierai... cerca di capirmi. Cerca di pensare un po' più a te stesso e meno a me. Pensare a me ti fa male, ha rischiato di ucciderti... so che se fossi stato sveglio non mi avresti permesso di continuare a parlare, ora. Mi avresti zittita e mi avresti baciata. È per questo che non potevo aspettare... Con te i miei muri crollano in un battibaleno. Mi basterebbe una tua parola e resterei qua. È vero, nessun altro è riuscito a farmi cambiare idea... tu però ce l'avresti fatta.
Poi mi chinai e riempii di tanti, piccoli, delicati baci, quella mano che non riuscivo a lasciar andare. Faceva quasi paura l'effetto che quell'uomo meraviglioso riusciva ad avere su di me. Mi rendeva umana, migliore... ma anche debole. Così debole che, probabilmente, per convincermi a restare non avrebbe neanche dovuto parlare. Sarebbe bastato uno sguardo.
-Ci rivedremo Killian, questo posso promettertelo. E spero che quando tornerò, tu sarai riuscito ad andare avanti senza di me in qualche modo. Spero che sarai riuscito a riprendere in mano la tua vita... anche se ciò vorrà dire che avrai smesso perfino di odiarmi e di provare qualsiasi cosa per me. Io, però... ti amerò per sempre- aggiunsi, lasciando un'ultima lacrima superstite scendere lentamente; -Non lo dico tanto per dire, come in quei stupidi film sdolcinati... E' che tu sei sempre stato l'unico vero amore della mia vita... e sempre lo sarai. Ciao Killian... rimettiti presto, sii forte come sei sempre stato e non cambiare mai perché sei perfetto così.
Dopo che ebbi quasi sussurrato quelle ultime parole, mi chinai a baciargli le labbra dolcemente. Mi concessi di indugiarvi per più del dovuto, ma era l'ultimo bacio... dovevo farlo durare per sempre. Anche tra 20 anni dovevo ancora poter sentire il calore e la morbidezza della sua bocca, quando mi sfioravo le labbra. Perché era l'unica debolezza che mi sarei concessa d'ora in poi.
Alla fine fui costretta a staccarmi e, prima di crollare ancora una volta, tirai fuori la busta bianca dalla tasca e la lasciai sul comodino. Poi corsi fuori dalla stanza, per concedermi di guardarlo un'ultima volta mentre chiudevo la porta.
E poi, la mia luce si spense.

 

***


KILLIAN POV

-Killian...
La voce supplicante di mio fratello non giunse che come un flebile eco alle mie orecchie e non perché mi sentivo ancora uno straccio. In realtà, fisicamente non sentivo più nulla. Rilessi quella lettera per l'ennesima volta e ormai sentivo la carta rovinarsi tra le mie mani sudate.

Caro Killian,
Lo so che non potrai fare a meno di odiarmi e mi odierei anch'io. Mi odio anch'io. Lasciarti è la scelta più difficile della mia vita e il mio cuore rimarrà sempre lì con te. Quanto ti ho visto a terra morente non ho potuto fare a meno di iniziare ad incolparmi. Colpe che sono aumentate ancora e ancora quando ho saputo che rischiavi la paralisi. Come ho potuto permetterti di fare tutto ciò? So che mi diresti che sei stato tu a decidere e che non potevo fare nulla per fermarti, ma non è vero. Più mi affezionavo a te e più ti permettevo di entrare in un mondo da cui avresti dovuto stare lontano, semplicemente perché con te stavo bene. Sono stata egoista, mi dispiace. Anche se non mi avessi detto quella cosa, in fondo sapevo già ciò che provavi... quindi se te lo chiedi, no, non è colpa tua se me ne sono andata. Hai scelto me a tuo padre e ti porterai questa croce per sempre, io lo so. Un omicidio non è mai facile da digerire. Nessuno ha mai fatto per me qualcosa del genere, nessuno mi ha mai amata come mi ami tu. Nessuno mi ha mai fatta sentire così speciale e non ho davvero parole per ringraziarti per la felicità che hai portato nella mia vita. Non parlo solo di queste ultime due settimane... ma fin dal primo sguardo malizioso che mi hai lanciato. Da allora la mia vita è cambiata, ha subito una svolta che non credevo possibile... ma. Ora arrivano i ma. Questa vita non fa per me. Non ho modo di conciliare lavoro e amore. Lascerei volentieri il mio lavoro per te ma... sai che non mi sentirei completa se... se facessi la cameriera. E proprio perché lo sai, non mi permetteresti mai di smettere di essere ciò che sono. E io non riuscirei a farti smettere di seguirmi. Ti amo troppo per farti soffrire ancora, se dovesse succederti qualcos'altro per colpa mia ne morirei. Se resto succederà, ho sempre attirato disgrazie. Se me ne sto andando senza salutarti propriamente è perché so che se fossi stato sveglio mi avresti dissuasa, mi avresti convinta che la colpa non è mia. Ma ora sono lucida e sono in grado di assumermi le mie responsabilità. Se ancora vorrai avere a che fare con me, allora questo non è un addio... ovviamente parlo di amicizia. Non che me la meriti. Sto andando a Quantico, ad inseguire quei sogni che pensavo non fossero miei perché quando pensavo a te tutto il resto spariva. Vedi? Anch'io ti ho sempre amato, in fondo, anche se non lo sapevo. Ho bisogno di questa cosa, ho bisogno di risposte e quando tornerò sarò una persona nuova... la persona che avrei dovuto saper essere anche adesso. Ma se ti ho vicino, non ne sono capace. Esaudisci solo questa mia ultima richiesta... prenditi cura di te e torna in piedi, ti prego. Grazie al cielo ti riprenderai, non sprecare la fortuna che hai avuto. Piuttosto odiami, ma non demoralizzarti, non piangere per me perché non ne valgo la pena. Meriti una vita migliore di quella che posso darti io. Tu vuoi una famiglia, vuoi dei bambini... io no. Avresti rinunciato per me, lo so, ma non saresti stato davvero felice. Riprendi in mano la tua vita e sii felice anche senza di me, Killian. Non aspettarmi, perché non tornerò... non come vorresti, almeno.
A presto,
Emma.

-Killian.
-STA ZITTO!- gridai, stringendo il pezzo di carta nel pugno, senza vergognarmi delle mie lacrime. Come diavolo pretendeva che non piangessi per lei?! Sottovalutava così tanto i miei sentimenti da non capire che ciò che lei aveva scritto di provare per me, lo provavo anch'io per lei? Che nessuno mi aveva mai fatto sentire unico e speciale come faceva lei? Lo esprimeva in modo diverso, certo, ma io la amavo proprio per questo. E poi, sbagliava anche su un'altra cosa. Si, volevo dei bambini, ma farne a meno per stare con lei non mi avrebbe reso meno felice. A dire il vero, non ero mai stato così felice come quando ero con lei. Non aspettarmi. Al diavolo Swan, certo che non ti aspetterò. Non ce ne sarà bisogno.
Con quel pensiero, ignorai qualsiasi dolore fisico e scattai in piedi, tra le urla di mia zia e mio fratello. L'avrei raggiunta, e non per fermarla. Avrei sempre sostenuto i suoi sogni ma volevo sapesse che una volta conclusa quell'esperienza, avrebbe ancora avuto una vera casa in cui tornare. Io l'avrei sempre aspettata e se avesse smesso di addossarsi colpe non sue, saremmo stati felici.
Prima che chiunque di noi riuscisse a fare un passo, però, la porta si spalancò ed entro un uomo in camice che corse verso di me e mi prese per le braccia, guardandomi come se fossi pazzo.
-Mi lasci andare subito.
-Signore, lei non deve assolutamente alzarsi! Ora la riporto a letto, ha subito un intervento molto delicato. Un solo movimento sbagliato potrebbe compromettere tutto e...
-NON MI IMPORTA! La mia ragazza è in macchina diretta a Washington e devo assolutamente riuscire a raggiungerla!
Quello non rispose, ma bastò il pizzicore che sentii al braccio per capire che mi aveva appena iniettato un sedativo. Un sedativo piuttosto potente, dato che bastarono pochi istanti prima che tutto iniziasse a girare e, meccanicamente, mi lasciai riaccompagnare a letto.
-Questo la aiuterà a calmarsi e dormire qualche altra ora... quando si sentirà meglio le spiegherò le sue condizioni. Ora è meglio se usciamo tutti, d'accordo?
Le voci arrivavano sempre più lontane e anche la vista iniziò ad appannarmisi. Prima di lasciar cadere le palpebre afferrai mia zia per una mano.
-Le avrei chiesto di venire a vivere con me. Sembrerà stupido, ma... avevo già ordinato un armadio... per le sue cose.

 

***


EMMA POV

-Molto bene, signorina Swan. Sembra avere tutte le caratteristiche necessarie per diventare un'eccellente agente speciale. Mi spiace averle dovuto porre tutte queste domande personali, ma deve essere pronta a ciò che succederà d'ora in poi... perché la sua vita privata non sarà mai davvero privata.
-Oh sì, lo so, non si preoccupi.
Guardai l'uomo dritto negli occhi, per fargli capire che ero pronta a tutto. Aveva scavato nel mio passato e nel mio presente, ma neanche parlare della mia famiglia biologica e di Killian mi aveva fatto male. Era come se avessi messo delle sbarre tra il mio cuore e il resto del corpo, per far sì che non potesse più farmi soffrire. Per diventare un buon agente, lasciare fuori i sentimenti sarebbe stata la scelta migliore da fare. Avrei potuto essere sempre concentrata e lucida, per adempiere al mio dovere senza commettere errori dovuti all'odio o all'amore. O all'affetto, o qualsiasi altra cosa.
-In questo caso, benvenuta all'FBI. Raggiungerà il centro di addestramento domani mattina stesso. Nella busta che le darò ora c'è il biglietto del treno e tutti i documenti necessari all'ingresso a Quantico... la formazione inizierà Lunedì 15, il resto dei dettagli li conoscerà domani sul posto. Buona fortuna.
L'uomo si alzò e mi strinse la mano, io ricambiai. Poi presi la busta che mi porse e, dopo un ultimo battito di ciglia di esitazione, sorrisi.
-Grazie mille Direttore. Grazie per l'opportunità che mi sta offrendo.
-Io non ho fatto altro che seguire la sua carriera e, mi creda, l'ha più che meritato.
-Grazie.
Adesso, ero una roccia.












 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Lo so, sono in ritardo di un giorno ma è stato un capitolo particolarmente difficile da scrivere. 1 perché non sapevo bene come esprimere le varie emozioni dei personaggi 2 perché io stessa odio addii e cose del genere, quindi è complicato scriverli senza cambiare idea xD
Ruby ci ha provato a convincere Emma a restare, ma né lei né suo fratello ci sono riusciti... Anche standoci male, pensa che questa sia la miglior cosa da fare e solo Killian avrebbe potuto fermarla. Proprio per questo ha preferito salutarlo prima che si svegliasse e lasciargli una lettera in cui gli spiega tutto, pur sapendo che la odierà. E infatti non ne è stato per nulla contento, aveva già deciso di chiederle di trasferirsi da lui... come reagirà, lo vedremo meglio nel prossimo capitolo.
Emma, infine, è entrata nell'FBI... e a questo punto è difficile che ne esca, anche perché ha  deciso di chiudere fuori tutti i suoi sentimenti. Anche quelli per i suoi genitori, che l'hanno delusa ancora una volta, tanto per cambiare.
Non odiatemi, lo so che volete rose e fiori e tanti bambini, ma... non era il momento. E forse non lo sarà mai. O forse sì. LOL
Buon OUAT... ah, no. Scherzavo. Niente OUAT day ç_ç Per riempire il vuoto lasciato dalle serie in pausa, ne sto iniziando tante nuove xD 
Un abbraccio e alla prossima! Grazie sempre a tutti :*

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Capitolo 33
*** It's her turn, now ***


It's her turn, now










EMMA POV

Quando la sveglia suonò dovetti quasi fare un salto per spegnerla e non disturbare la mia compagna di stanza. Erano appena le 6 e mezza del mattino, ma essendomi svegliata prima dell'alba avevo deciso di sfruttare il tempo ed iniziare con un po' di flessioni. Prima di colazione avremmo avuto un'ora di addestramento alla lotta fisica, quindi arrivare già in forma mi era sembrata una buona idea.
-Non ti daranno la medaglia se ti svegli un'ora prima, lo sai?
-Buongiorno anche a te.- borbottai, buttandomi sul letto mentre l'altra si alzava. La mia compagna di stanza era Mulan, una ragazza di origini coreane poco più grande di me. A pelle mi era piaciuta subito, sembrava intraprendente e simpatica – solo che prima di prendere un caffè era anche piuttosto acida, l'avevo notato la mattina precedente. Avevamo avuto occasione di chiacchierare, però, ed era saltato fuori che non fossi l'unica a saper leggere le persone. Anche lei era riuscita a inquadrarmi piuttosto in fretta, aveva perfino capito che il mio “muso lungo”, come l'aveva chiamato, avesse a che fare con problemi legati ad un uomo. Così, pur essendo entrata in accademia con l'intento di pensare a lui il meno possibile, avevo finito per raccontarle di quel caso e delle sue conseguenze. Mi aveva dato della stupida, chiaramente, ma aveva anche detto che al posto mio avrebbe fatto la stessa cosa. Lei, invece, era andata via di casa a 18 anni perché si era rifiutata di sposare l'uomo che la sua famiglia aveva scelto per lei. Nonostante fosse cittadina americana nata in America, la sua famiglia era molto legata alle vecchie tradizioni, così, a 16 anni le avevano fatto conoscere un ragazzo che a 18 avrebbe sposato. Quando si era opposta, le avevano dato un ultimatum: o avrebbe fatto ciò che doveva, o non sarebbe più stata la benvenuta nella sua casa. Aveva rivisto la sua famiglia soltanto un anno prima, al matrimonio di sua sorella minore col fratello del suo ex promesso sposo. Probabilmente non ci avrebbe mai più rimesso piede, però, dato che quando il ragazzo aveva tentato di baciarla gli aveva sferrato un pugno abbastanza forte da rompergli il naso. A quella parte avevamo finito per ridere di cuore.
-Sul serio, se soffri di insonnia esistono i sonniferi. Non ti servirà a niente passare le nottate a sospirare per il tuo sexy ex fidanzato.
-Ma io non...
-Puoi mentire a me ma non a te stessa, quindi risparmiatela.
Con quella replica riuscì a zittirmi, perché ovviamente aveva ragione. Di giorno riuscivo a non pensare... ma di notte? Era già la quarta notte che ogni volta che mi addormentavo, Killian entrava nei miei sogni. E mi svegliavo con le lacrime agli occhi, per poi tornare a dormire. Tutto questo una volta l'ora. Fino a quando non avessi imparato a cancellarlo dalla mia testa anche di notte, il sorgere del sole sarebbe stato la mia unica salvezza.
-Emma, a parte scherzi... i sonniferi aiutano davvero...- aggiunse poi, dopo che entrambe ci eravamo vestite in silenzio.
-Ci penserò. Ti ho dato fastidio stanotte? Mi dispiace...
-No, no. Ma mi sembri una tipa a posto, non meriti di stare così per un uomo. Sei certa della tua scelta?
-Sì.- dissi, nonostante tutto. Lo ero. Mi mancava, ma non avevo cambiato idea.
-E allora concentrati sul motivo per cui sei qui. Non è divertente se l'unica, oltre me, che può essere la prima del corso, ha la testa tra le nuvole.
A quel punto sorrisi, accettando quello strano complimento che mi aveva fatto. Ci somigliavamo molto, certo, ma aveva decisamente più autostima di quanta ne avessi io. A dire la verità, era proprio come io volevo tornare ad essere. Disinteressata ai sentimenti e concentrata unicamente sul mio obiettivo. Un po' di sana competizione mi avrebbe sicuramente aiutata. Per quel che valeva, pensavo anch'io che fosse lei l'unica che avrebbe potuto darmi del filo da torcere. Avevo osservato tutti gli altri, durante i primi giorni concentrati principalmente sul conoscere i nostri compagni. Per quanto competenti potessero essere gli altri, nessuno aveva negli occhi la stessa determinazione di Mulan. Forse, solo il ragazzo di origine ghanese sarebbe riuscito a tenerci testa. Aveva anche una costituzione fisica piuttosto robusta, il che sicuramente non guastava.

Dopo aver steso ed immobilizzato la quinta recluta di fila, decisi di essermi meritata una piccola pausa e andai a sedermi in panchina per asciugarmi il sudore. Da un paio di mesi avevo smesso di esercitarmi nella lotta libera, eppure era stata facile come andare in bicicletta. Non ero poi così arrugginita, dopotutto, e l'agente che ci seguiva l'aveva notato. Poco mi importava, comunque, non ero venuta per fare colpo su nessuno ma solo per diventare un buon agente.
-Reclute Swan e Hua, vorrei vedere voi due adesso. Se la signorina Swan non è stanca, certo. Anche se non sono certo che un criminale sarebbe tanto gentile da chiederglielo.
Ignorai quelli che ridacchiarono sottovoce, e alzai gli occhi al cielo buttando da parte l'asciugamano per poi raggiungere Mulan. La mia non era di certo stanchezza, ero una dei pochi che aveva fatto la sessione da 50 flessioni senza battere ciglio, ma evitai comunque di farlo notare all'agente Keller. Anche perché mi piaceva, per quel poco che avevo potuto osservarlo. Era un tipo duro e severo, ma anche giusto ed ero certa volesse spingerci a dare il meglio.
-Hai davvero una buona tecnica, Emma- fece quella, mentre si metteva in guardia -Ma niente disciplina. Hai fatto tutto da sola, vero?
-Credimi, non mi serve disciplina per metterti al tappeto- sorrisi, e senza aggiungere altro iniziammo a lottare. Quando poco dopo mi immobilizzò le braccia non mi feci scoraggiare, e nonostante la spalla che ancora risentiva della botta che avevo preso pochi giorni prima, mi bastò fare leva sulle gambe per liberarmi.
In un paio di minuti sentii molti occhi addosso, ma per una volta pensai che fossero più che meritati. Stavamo facendo un buon lavoro, nessuna delle due sembrava cedere e Mulan si stava dimostrando la migliore guerriera che avessi mai incontrato. Aveva ragione, avremmo potuto brillare e forse non avrei neanche avuto bisogno della raccomandazione di mio fratello per lavorare nella filiale di New York. Non era stata una così cattiva idea accettare quella proposta, l'adrenalina che mi scorreva in corpo in questo momento, non l'avevo più provata da anni e anni.
E poi, quando notai che la mia avversaria stesse usando il tempo di un battito di ciglia per respirare, approfittai del momento per stenderla e bloccarle braccia e gambe.
-E ora, credo che riuscirei ad arrestarti.- sorrisi, prima di porgerle la mano per aiutarla a rialzarsi.
-Chi è il prossimo?- esordii, e prima di fare in tempo a finire la frase mi ritrovai alle spalle Lincoln, il colosso ghanese. Tuttavia non mi feci cogliere impreparata, e con un movimento fluido mi misi in guardia, dritta di fronte a lui. A vederlo sembrava alto quasi due metri e aveva una massa muscolare tripla rispetto alla mia, ma era una bella sfida che avrei volentieri accettato.
-Sei brava, ragazzina. Se ti batto ti lasci offrire il pranzo?- propose con un gran sorriso, ed io alzai un sopracciglio. Che mi costava dirgli di sì, dopotutto? Tanto l'avrei messo al tappeto nel giro di cinque minuti, ne ero certa. Sapevamo tutti che le dimensioni, in certi casi, non contavano.
-Ti ricordo che il cibo della mensa e gratis. Ma diciamo che mi siederò al tavolo con te e puoi offrirmi un caffè dalla macchinetta. Non sperarci troppo, però.
-Bene, ci sto.
-Bene!

 

***


KILLIAN POV

Gli ultimi cinque giorni erano stati un inferno, e non di certo per le mie condizioni fisiche. Ero stato bloccato all'ospedale senza poter fare niente a parte guardare la televisione o leggere. Ovviamente, tutto ciò che avevo fatto era stato pensare, nonostante tutto il mondo avesse cercato di farmi distrarre. Liam era passato a trovarmi tutti i giorni insieme a Ruby, così avevo almeno avuto modo di congratularmi con loro. Ora avrebbero avuto tutto ciò che io avrei voluto avere con Emma... ma non ero geloso. Volevo bene a mio fratello e volevo bene alla sua fidanzata, quindi ero ovviamente felicissimo. Di lì a 8 mesi sarei diventato zio.
Anche mia zia era passata a trovarmi tutte le sere, per portarmi dei pasti che fossero migliori rispetto ai brodi immangiabili dell'ospedale e cenare con me. E anche per cercare di tirarmi su il morale, ma né lei né nessun altro ci era riuscito. Avevo mandato decine di messaggi a Emma e altrettante volte l'avevo chiamata, ma ovviamente avevo sempre trovato il telefono spento. Per un po' avevo avuto il dubbio che non potesse usarlo, a Quantico, ma Ruby mi aveva rivelato l'amara verità. Se era spento, era perché non voleva usarlo. Non voleva usarlo e non voleva sentirmi. Non per questo mi ero dato per vinto, tuttavia. Prima o poi avrebbe dovuto accendere quel dannato affare, e non poteva evitarmi per i prossimi sei mesi.
Anche Ingrid e le sue figlie erano passate a trovarmi, tutte e tre amareggiate per il comportamento della ragazza. La donna, che stava cercando di andare avanti dopo le atrocità che aveva subito, era preoccupata che Emma potesse tornare a chiudersi in sé stessa come quando l'aveva conosciuta. Sola. Non ero corso in Virginia soltanto per evitare di essere legato al letto, ma di certo non avrei mai e poi mai lasciato perdere. L'avrei trovata e l'avrei convinta a tornare in sé, perché non ero stupido. Sapevo che metà delle motivazioni di quella lettera erano completamente false. La conoscevo fin troppo bene, quindi sapevo che se n'era andata perché si sentiva in colpa... e non mi aveva nemmeno dato la possibilità di ricordarle che, se qualcuno aveva delle colpe, quel qualcuno ero solo io. Io avevo portato quell'orribile mostro nella sua vita, e non il contrario. Ma avevo rimediato, l'avevo ucciso. Mi sarei portato sempre il peso di aver ucciso il mio stesso padre, ma mai, mai e poi mai avrei potuto pentirmi di averlo fatto. La scelta era stata estremamente semplice quando avevo visto Brennan pronto a premere il grilletto.
La visita più inaspettata, tuttavia, era stata quella dell'uomo che avevo scoperto fosse suo fratello... e ancora più sorprendente era stato il fatto che fosse d'accordo con me. Mi aveva detto chiaro e tondo che Emma poteva diventare un'ottima agente e che probabilmente lo sarebbe diventata, ma ciò non l'avrebbe resa felice. Neanche lontanamente. Per questo, mi aveva promesso che quando l'avrebbe rivista avrebbe tentato ancora di farla ragionare, a costo di farsi urlare contro.
In più, aveva preso il mio numero per tenermi aggiornato sulle condizioni della ragazza.
Se Ingrid aveva ragione ed Emma stava cercando di lasciar fuori tutti i sentimenti, allora stava peggio di me. Un conto era ammettere di soffrire, piangere e lasciarsi andare... perché prima o poi, qualcuno avrebbe portato consolazione. Così, invece, avrebbe fatto finta di non avere bisogno della spalla di nessuno e sarebbe bastata una piccola fessura per farla esplodere. E allora avrebbe mandato all'aria anche la sua carriera, perché in quello stato non sarebbe stata in grado di andare avanti. Lo sapeva bene, ci era passata quando aveva perso il suo primo amore. Come lei stessa mi aveva raccontato, per rimettere insieme i pezzi aveva impiegato quasi un intero anno ed era stata aiutata.
-Un'ultima firma signor Jones e può andare.
La voce del dottore mi portò in un attimo alla realtà, e scarabocchiai la mia firma per farla finita. Non che l'idea di tornare in quella casa dove tutto mi avrebbe ricordato Emma mi facesse impazzire, ma se fossi rimasto un altro giorno in ospedale avrei dato di matto.
-Bene... ricordi, la prima settimana il minimo sforzo possibile...
-Lo so, lo so.- lo liquidai, stufo di quelle raccomandazioni che tanto non avrei seguito. Una passeggiata al giorno di 15 minuti e solo accompagnato da qualcuno, neanche fossi un invalido? Come no. Passeggiare per New York era l'unica cosa che avrebbe potuto farmi sentire leggermente meglio. O forse no. Ma sicuramente mi avrebbe rilassato.
-Non si preoccupi, mi occuperò io di lui e lo accompagnerò alla visita la prossima settimana. Arrivederci e grazie mille di tutto...
-Arrivederci...- borbottai anch'io con un cenno del capo, e senza aspettare mio fratello mi diressi verso l'uscita. Se credeva che avrei lasciato mi facesse da babysitter, si sbagliava di grosso.


La presenza di Emma nella mia casa si era rivelata ancora più pesante del previsto, tanto che i miei tre baby sitter non avevano potuto fare nulla per convincermi a mangiare a letto. E neanche sul divano. Forse, la tavola della cucina era l'unico angolo della casa che io e la mia ragazza non avevamo mai utilizzato. Eravamo sempre troppo pigri per sederci come due persone normali, quindi il 70% delle volte ci eravamo barricati coi vassoi direttamente sul letto. Quando i piatti erano più elaborati, invece, avevamo optato per il divano, in modo da non rischiare di sporcare. Mi era bastato sedermi un attimo perché le mie narici si riempissero del suo profumo, così mi ero alzato immediatamente prima di impazzire. Come aveva potuto farmi una cosa del genere? Come aveva potuto abbandonarmi senza neanche il coraggio di guardarmi negli occhi? Mi avrebbe fatto anche comodo averla al mio fianco ora che la mano mancante era l'unica parte del corpo che non mi faceva male, ma quello era l'ultimo dei miei problemi.
Rigirai il cucchiaio nel piatto per l'ennesima volta, poi lo lasciai andare rassegnato. Avevo lo stomaco troppo chiuso per riuscire a mandare giù qualcosa, anche se quel qualcosa era una misera minestrina al brodo pollo.
-Tesoro, ti senti bene? Puoi prendere un antidolorifico se ti fa male qualcosa...- intervenne mia zia preoccupata, poggiando una mano sulla mia. Sbuffai.
-Sto alla grande. È solo che non ho fame, d'accordo? Posso non mangiare o rischio che mi riportiate in ospedale? Giusto per sapere.
-Killian. Smettila di parlare così alla zia e non fare il bambino! Se non vuoi mangiare non farlo e vattene a letto!
Vidi Ruby spalancare gli occhi per la sorpresa, e se non fossi stato troppo arrabbiato col mondo anch'io lo sarei stato. Liam perdeva difficilmente le staffe, molto difficilmente... vederlo furioso era molto molto raro. Ma in quel momento non me ne importava niente, non poteva capire. Non era la sua vita ad essere andata in frantumi per l'ennesima volta, era la mia.
-Vado a farmi una passeggiata.
-Vengo con te.
-Ho detto vado. Io. Da solo. Non voglio nessuno tra i piedi.
Detto questo mi alzai, ignorando la scossa dolorante che mi attraversò da capo a piedi per non dare soddisfazione a nessuno. Sapevo di stare sbagliando? Certo. Sapevo di non dover prendere tanto alla leggera l'ordine di riposare? Anche. Ero perfino consapevole di starmi comportando in modo immaturo, ma senza Emma tutto mi sembrava inutile. La versione migliore di me non era bastata per farla rimanere, a questo punto avrei preferito non recuperare l'uso delle gambe, almeno l'avrei lasciata andare per una giusta causa. Ma adesso? Ero ammaccato, ma in un paio di mesi al massimo sarei tornato forte come prima, pronto a portarla in braccio dal letto alla doccia, pronto ad aiutarla a portare le sue cose nella nostra casa. Forse, dopotutto, non desiderava tutto questo quanto lo desideravo io.
Infilata la giacca uscii senza dire una parola e solo quando feci per chiudere la porta, qualcuno la trattenne per poi seguirmi.
Ruby.
-Ho detto che non voglio nessuno a farmi da balia.
-Non ti faccio da balia. Pensi che se ti sentissi male riuscirei, che so, a portarti in braccio?
Giusta osservazione. Ma allora perché diavolo doveva seguirmi? Perché nessuno voleva capire che avevo bisogno di stare da solo per cercare di fare chiarezza?
-Ti faccio compagnia, andiamo. Se vuoi bere dovrai rinunciare agli antidolorifici però, non è il caso di mischiarli.
Per ringraziarla feci solo un cenno del capo, ma non tentai più di fermarla e lasciai che mi seguisse in ascensore. Non poteva essere la mia compagna di bevute dato che adesso che era incinta doveva andarci piano con l'alcol, ma almeno non sarebbe stata una spina nel fianco. Liam era davvero fortunato ad aver trovato una ragazza del genere, ma era anche stato bravo a riuscire a tenersela stretta, al contrario di me. Tra l'altro, non riuscivo a spiegarmi perché non fossi rintanato in un angolino a piangere come un bambino di 5 anni. Mi sentivo a pezzi, certo, ma era come se le lacrime stessero scivolando all'interno piuttosto che all'esterno: non riuscivo più a farne uscire nemmeno una.
Usciti dall'edificio fummo travolti dall'aria pungente della sera e fu solo una scritta colorata a terra, che prima non avevo notato, a ricordarmi che due giorni fa era stato San Valentino. Ed io me ne ero completamente dimenticato. Lo stesso aveva fatto Emma, che non mi aveva degnato neanche di uno stupido messaggino di poche parole.
-Perché non avete festeggiato?- domandai a bruciapelo voltandomi verso la ragazza, che subito si morse il labbro, evidentemente in imbarazzo. Domanda stupida: era ovvio che avessero festeggiato, quella sera era venuta a trovarmi soltanto la zia.
-Non è che abbiamo festeggiato davvero, però...- fece poi -Liam non era nelle condizioni, era preoccupato per te. È preoccupato per te. Non dovresti trattarlo così...
-E lui non dovrebbe trattarmi come un bambino... non può capire. Mettiti un attimo nei miei panni, come ti saresti sentita se ti avesse lasciata con una lettera e poi fosse sparito tagliando tutti i contatti?
-Io...
-Sono giorni che non faccio che provare a chiamarla, Ruby. Pensavo che le sarei mancato e che avrebbe voluto sentire la mia voce, alla fine... invece niente. Niente di niente. Sembra che importi soltanto a me, io non so davvero cosa pensare. Lo so che si sente in colpa ma... cazzo!- esclamai frustrato, stringendo i pugni. Odiavo sentirmi così impotente, soprattutto dopo tutto ciò che avevamo superato per stare insieme. Aveva rischiato di morire, prima di accettare i suoi sentimenti e concedersi di essere felice... e ora mandava tutto all'aria così?! Tutto l'amore che avevamo condiviso e per cui avevamo lottato fino alla fine? Era a quello che mi ero aggrappato per restare vivo fino all'arrivo dei soccorsi, quasi una settimana fa. Ricordavo ancora quella sensazione... la consapevolezza del fatto che mi sarebbe bastato chiudere gli occhi e lasciarmi andare, perché la vita mi abbandonasse. Eppure non l'avevo fatto. Non l'avevo fatto perché mi ero disperatamente aggrappato alla vita per non perdere la felicità che mi ero conquistato. E ora... ora sembrava tutto inutile.
-Killian, lo so. Emma è la mia migliore amica ma ha fatto una cazzata... se hai bisogno di parlare, sfogarti, qualsiasi cosa... io ci sono sempre. Ok?- sorrise la mora con gli occhi lucidi, e allargò le braccia per abbracciarmi. Io decisi di accogliere l'abbraccio, e lasciai che mi stringesse per fare lo stesso con lei. Dopotutto, era ciò che di più vicino avevo ad una sorella e lei era piuttosto brava ad esserlo.
-Invece di ubriacarti ti va una passeggiata a Central Park? E poi torniamo a casa... non è che voglio fare la mammina premurosa, ma... sei davvero stato operato cinque giorni fa. Mh?
-Ok, ok...- mi arresi, dato che non aveva tutti i torti e con tutti i dolori che avevo, non mi sarebbe dispiaciuto poter prendere gli antidolorifici -Una birretta però la voglio. A te offro... un succo?
-Una lattina di birra la posso bere.

 

***
 

3 giorni dopo...

EMMA POV

Mi lasciai scivolare sfinita e dolorante sul letto, chiudendo gli occhi e cercando di riprendere fiato.
A quanto pare, avrei passato la terza notte insonne. Avevo provato di tutto, anche ad ubriacarmi con mio fratello la sera prima, quando era arrivato e mi aveva rivelato come se la stesse passando Killian. Fisicamente, per fortuna, stava migliorando molto... però era depresso, giù di morale e si rifiutava di curarsi a dovere. Avevo bevuto proprio per smettere di pensarci, perché la voglia di fare le valigie e tornare indietro era stata fortissima: se stava male anche solo la metà di come stavo io, ma senza avere come me la possibilità di sfogarsi in altri modi, doveva sentirsi uno straccio. Un paio di bicchieri però mi avevano ricordato che prima o poi il malumore sarebbe passato. Sarebbe stato bene, mi avrebbe dimenticata.
Scossi la testa senza più pensare e mi alzai, raccogliendo dai piedi del letto i miei vestiti ammucchiati.
-Emma... puoi rimanere a dormire qui, se ti va. Non sono uno che si fa una ragazza e poi la manda via come se non fosse successo nulla... e per dirla tutta, è stato molto... piacevole.
Sospirai: perché gli uomini non erano più capaci di concedersi del sano sesso e poi passare avanti? Con tutta questa storia del rispettare le donne che si faceva sempre più largo nella società, sembravano iniziare a dimenticare che anche noi eravamo esseri umani quanto loro. Ovviamente ero felice che mi rispettasse, ma doveva anche capire.
-E' stato bello, Lincoln, ma io l'avevo messo in chiaro. Solo sesso.
-Lo so, ma...
-Ma niente.- conclusi, dopo essermi rivestita -Sei un bravo ragazzo, ma se cerchi qualcosa di serio io non sono disponibile. Questa è stata una cosa di una volta e non si ripeterà. Ok?
-Ok. Senti io non so cosa ti sia successo, ma... chiunque ti faccia soffrire così, non ti merita.
-Sbagli...- sussurrai, alzandomi in piedi e dirigendomi verso la porta, per aprirla -Sono io a non meritare lui. Buonanotte.
E poi uscii, chiudendomi la porta e quell'errore alle spalle. Lincoln era attraente, aveva un bel fisico e si era dimostrato fantastico a letto... tuttavia ero stata una stupida a pensare che un po' di sesso violento, passionale e guidato solo dagli istinti sarebbe bastato per mettermi KO almeno per una notte e lasciarmi dormire in pace.
E in più, mi sentivo uno schifo. Non avrei dovuto, certo. Avevo lasciato Killian e nella mia lettera ero stata chiara, quindi non era come se l'avessi tradito... eppure ciò non mi faceva stare meglio.


KILLIAN POV

Mentre accarezzavo Hook che si era sistemato a dormire sulle mie gambe, non potei fare a meno di ripensare ai giorni precedenti, da quando Emma se n'era andata. Avevo mia zia e mio fratello, avevo Ruby. Erano passati anche a trovarmi Regina, Robin, Graham, Mary Margaret e David. Sembrava che Emma fosse passata a salutarli prima di partire, dopo aver lasciato quella maledetta lettera sul mio comodino. Tutti erano stati shockati dalla sua decisione e non erano venuti a trovarmi prima per il timore che non fossi nelle condizioni psicologiche di vedere altre persone. E avevano ragione, stare solo era stato tutto ciò che volevo, anche le visite che avevo ricevuto erano state estenuanti. Perché, davanti alle altre persone, non potevo mettermi a piangere ed esternare tutto ciò che provavo, mentre quando ero solo potevo sfogarmi in pace.
Ora, a distanza di più di una settimana, non mi sentivo affatto meglio. Poche ore prima avevo parlato al telefono col fratello di Emma, il quale mi aveva confermato che nonostante la ragazza fingesse di star bene, stava soffrendo. E mi ero arrabbiato. Mi ero arrabbiato molto. Se davvero stava così male, perché non tornava sui suoi passi?! Purtroppo non avevo potuto farle riferire il messaggio, perché se avesse scoperto che Will fosse dalla mia parte avrebbe allontanato anche lui.
Tuttavia, anche se involontariamente, tutti mi avevano fatto notare quanto tenace fossi stato con lei, e che potevo fare lo stesso per riconquistarla o per andare avanti.
E avevano ragione. Ero stato tenace, cavolo se lo ero stato. Emma era una donna complicata e farle aprire il suo cuore a me era stata l'impresa più difficile della mia vita. Ma perché dovevo tormentarmi tanto? Non avevo fatto nulla di male, ero certo di essere sempre stato rispettoso nei suoi confronti... e sì, anche di averla resa felice. L'avevo letto nei suoi occhi, avevo visto in lei una nuova gioia dal momento in cui aveva abbracciato i suoi sentimenti. E io lo ero stato altrettanto. Avremmo potuto essere una coppia perfetta, se lei me ne avesse dato l'occasione avrei lottato tutti i giorni per renderla la donna più felice del mondo. Non ci avrei guadagnato nulla, se non il suo bellissimo sorriso.
Amavo Emma Swan, ma era giunta l'ora di farmi da parte.
Se davvero mi ricambiava, stavolta doveva essere lei fare il primo passo.
Non potevo essere sempre io, non era giusto. Ero stanco.
La amavo più di quanto avessi mai amato qualcuno in tutta la mia vita, ma adesso era il suo turno.
E, forse, se non fosse tornata... avrebbe semplicemente voluto dire che non era destino. Non avrei mai smesso di amarla, ma non potevo neanche costringerla.
La scelta, questa volta, spettava a lei.



Dieci giorni prima

-James, riflettici, non... non possiamo abbandonarla un'altra volta, non ce lo perdonerà mai!- gridò la donna, disperata e con le lacrime agli occhi. Non riusciva a crederci. Non riusciva a credere che quel dannato lavoro la stesse allontanando di nuovo dai suoi figli, anche se per un periodo più breve.
-Credi che non lo sappia? Ma sai che non possiamo rifiutare, non dopo che hanno deciso di fidarsi di noi nonostante tutto...
-Non mi importa!- gridò ancora, lanciando un libro contro la parete, prima di essere stretta tra le braccia di suo marito. Nonostante tutto, però, sapeva che lui aveva ragione. Quella era una prova di fiducia e se non avessero accettato, la loro situazione avrebbe potuto capovolgersi, e allora sì che non avrebbero mai più rivisto loro figlia, probabilmente. Non c'era nulla da fare. Potevano solo sperare che il fratello maggiore di Emma riuscisse a prendersi cura di lei e aiutarla ad uscire da quella situazione sana e salva.
Però, era probabile che non li avrebbe mai perdonati. Non dopo che avrebbero rotto la loro promessa di esserci.
-Vado a recuperare i passaporti falsi. Ci odieranno, James. I nostri figli ci odieranno, se non ci odiano già.









 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sono in ritardo anche stavolta xD Sembra mi venga più facile scrivere di cose belle piuttosto che tristi e brutte xD
Emma sta iniziando ad entrare nel vivo dell'addestramento e si è fatta, diciamo, una nuova amica... non so perché, ma Mulan ce la vedevo come recluta dell'FBI e sua compagna di stanza xD Le due si somigliano e una persona come lei le ci vuole per farla concentrare. Per i prossimi 6 mesi dovrà imparare a smettere di pensare a Killian e immergersi in questa nuova avventura, anche se le sta risultando più difficile di quanto avesse previsto.
Killian nel frattempo è frustrato e ovviamente se ne frega dei dottori e fa di testa sua...si è perfino dimenticato di San Valentino, chiuso com'era nei suoi pensieri... adesso è a casa ma le cose non vanno meglio, anche se ha trovato in Ruby un'ottima spalla. 
Poi... dopo altri 3 giorni, entrambi hanno preso una decisione. Emma ha provato ad andare a letto con un altro per cercare di togliersi dalla testa Killian almeno per una notte, invece ha ottenuto l'effetto contrario. Killian, invece... non riesce a smettere di amarla, ma ha deciso di lasciar perdere. E' stanco di essere sempre lui a fare il primo passo e vuole che questa volta lo faccia Emma, se le importa.
E... piccolissima anteprima sui genitori di Emma. Sono stati mandati in missione dall'FBI e non possono rifiutare... i dettagli a tempo debito lol
Buona settimana e buoni ultimi giorni di scuola a che sta finendo! Ah e ovviamente buona fortuna a chi ha gli esami :)
Alla prossima (e spero di essere puntuale stavolta), un abbraccio! :*

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Capitolo 34
*** Going on - Unexpected turn ***


Grazie a CaptainSwaner per avermi segnalato che... i codici sfasati sono tornati >.<





 

Going on - Unexpected turn











UN MESE DOPO
13 Marzo

 

KILLIAN POV

Dire che stavo bene, era una bugia bella e buona. Per un mese, giorno dopo giorno, avevo sperato che il mio telefono squillasse e che sul display sarebbe apparsa la scritta “Emma”, con la foto di noi due in montagna. Invece, nulla era cambiato. Non una chiamata, non un sms, niente di niente. Tramite Will sapevo che Emma stava relativamente bene e che si stava facendo valere, ma nonostante i suoi tentativi di convincerla almeno a farsi sentire, lei non aveva voluto ascoltare ragioni. Sarebbe tornata a parlare con me soltanto alla fine dell'addestramento. L'aveva anche minacciato, dicendogli che se avesse fatto la spia, non avrebbe più parlato neanche con lui.
Pur con un velo di malinconia radicato permanentemente nel cuore, tuttavia, ero andato avanti. Il mio corpo era guarito e poche ore fa ero stato all'ultima visita medica. A detta del dottore, ero guarito e potevo riprendere una vita normale, anche se per un altro mese sarebbe stato preferibile farmi seguire da un fisioterapista ed evitare sforzi eccessivi. Ovviamente avevo rifiutato, perché tra 6 giorni sarebbe iniziato il mio tour promozionale.
Già, il libro che racchiudeva il più importante pezzo della mia vita stava per essere pubblicato e, accanto a me, non ci sarebbe stata la donna che mi aveva permesso di riempire oltre 400 pagine di parole ed emozioni. Come avrei affrontato un mese di viaggi in giro per l'America senza di lei? Gli eventi avrebbero potuto distrarmi ma, fatalità, mi avrebbero fatto pensare ancor più a lei. Non ci sarebbe stato un solo giornalista che non mi avrebbe fatto domande sulla mia musa, lo sapevo. Lo stesso valeva per i fan. Tutti erano come sempre dolcissimi e avevo ricevuto migliaia di messaggi in cui mi auguravano una pronta guarigione, mi avevano perfino mandato fiori e regali. Così, una settimana prima avevo deciso di mettermi d'impegno e rispondere a più messaggi possibili, per finire con un post su Facebook in cui gli assicuravo di star bene e che non ci sarebbero state variazioni sulle date promozionali.
E lì, erano arrivate decine e decine di domande su Emma. Mi avrebbe seguito in tour? A quali date sarebbe stata presente? Stavamo finalmente insieme? Ci eravamo lasciati? Che fine avevano fatto le foto che mi scattava a mia insaputa e poi postava? Per questo motivo, avevo chiesto al mio editore di non accettare interviste prima della data di lancio, non volevo che tutta la pubblicità si basasse sulla mia relazione con Emma. Non gli avrei raccontato della nostra intensa, seppur breve, storia d'amore, ma non sarebbe stata con me e avrei dovuto spiegarne il motivo, in grandi linee. In ogni caso, avrebbero capito che non faceva più parte della mia vita, al momento.
Come avrei fatto a mandare avanti la trilogia, non ne avevo idea. E secondo il contratto, avrei dovuto pubblicare la seconda parte tra i 12 e i 15 mesi dalla prima. Ma che potevo fare? Costringerla a lasciarmi seguire i suoi casi solo per poterci scrivere un dannato libro? Forse me l'avrebbe anche concesso, per senso di dovere, ma ovviamente non me gliel'avrei mai chiesto.
La verità era che probabilmente non sarei mai guarito, sotto quel punto di vista. Avrei tanto voluto poterla odiare, mandarla a quel paese e andare avanti con la mia vita, ma non ci riuscivo. L'amore che provavo nei confronti di Emma Swan era così forte che quasi mi faceva paura. Era un sentimento con radici profondi e robuste, radici che in alcun modo volevano saperne di essere sradicate. Avevo tentato di distrarmi dedicandomi alla mia famiglia e ai miei amici, avevo anche aiutato Robin e Graham a pagare la caparra per il locale che avevano scelto per trasformare in bar. Li aveva aiutati anche Regina, che alla fine era diventata la ragazza del mio amico. Due settimane fa erano usciti per il loro primo appuntamento galante e, parlando con lui, sembrava che le cose stessero procedendo a gonfie vele. Trascorreva del tempo anche col figlio adottivo di Regina e i due andavano molto d'accordo: gli dava perfino consigli sulle ragazze. Al che, l'avevo preso in giro pregandolo di non distruggere le speranze di quel povero ragazzo con la sua Violet, ma ero davvero contento per lui. Graham non aveva ancora conosciuto nessuno di speciale, ma fortunatamente non pensava più ad Emma. Era stata una cotta passeggera per lui e aveva deciso che per il momento si sarebbe dedicato all'attività. Quando avrebbero aperto, avrei finalmente avuto un posto dove poter bere e mangiare gratis. Avevo messo in chiaro che i soldi della caparra non li rivolevo indietro, ma non avrei rifiutato di essere l'ospite speciale della casa.
Anche Liam e Ruby se la stavano passando bene, la pancia della ragazza era ancora appena accennata, ma aveva fatto la prima ecografia e il fagiolino nel suo utero aveva già la testa e delle gambine che iniziavano a formarsi. Ero stato davvero felice che i due avessero condiviso quella gioia con me mostrandomi le foto, e avevo davvero fatto fatica a trattenere le lacrime. Dopo tutto ciò che mio fratello aveva vissuto, vederlo al settimo cielo era una gioia immensa. Era anche divertente assistere ai piccoli battibecchi tra lui e la sua ragazza, soprattutto quando la pregava di stare a casa a riposarsi dato che era in pieno periodo di nausee. Lei, però, era come Emma e se stava a casa faceva decine di telefonate per la boutique. Mi ero offerto di aiutare anche lei, ma era uscito fuori che fosse completamente preparata: durante quegli anni passati al bar, era riuscita a mettere da parte abbastanza soldi per comprare un locale sulla Fifth Avenue, la maggiore via dello shopping a pochi metri da Union Square. E aveva anche i soldi per lavori e ristrutturazioni, non le mancava proprio nulla. Tuttavia Liam, lavorando nel settore economico, era stato in grado di darle una mano e l'azienda in cui lavorava era diventata partner principale dell'attività . Lui, invece, era il suo commercialista.
David e Mary Margaret avevano fissato il matrimonio per il 23 Dicembre, sia perché amavano il Natale, sia per fare in modo che potesse partecipare anche la loro migliore amica.
In poche parole, le vite di tutti non potevano essere più felici... tranne la mia. Cercavo di nascondere il mio malumore almeno in parte, non volevo che gli altri stessero in pena per me, ma stavo male. Ne avevo parlato solo con la zia che, ovviamente, aveva capito che non stavo neanche un po' meglio rispetto al primo giorno in cui Emma se ne era andata. Aveva creduto che stessi ancora soffrendo per aver ucciso mio padre, ma le avevo fatto capire che quello era l'ultimo dei miei problemi. Anche il dottore che mi aveva consigliato la consulenza psicologica aveva stentato a crederci, ma alla fine aveva dovuto lasciarmi in pace. L'unica cosa riguardante mio padre che ancora mi tormentava, erano le parole che avevo rivolto a Emma quel giorno di oltre un mese prima. Certe notti mi svegliavo, chiedendomi se sarebbe stata ancora qui, se non le avessi detto quelle cose orribili. Il motivo principale della sua partenza erano i sensi di colpa, ma forse l'avevo spinta io a prendere la decisione definitiva. Avevo anche pensato di pregare Will di chiederglielo, ma preferivo domandarglielo io faccia a faccia, quando l'avrei rivista. Ancora cinque mesi, dato che a quel punto era evidente che non sarebbe tornata prima. Non avrebbe fatto il primo passo come avevo sperato. In fondo, però, l'avevo sempre saputo. Sapevo che l'amore di Emma era sincero, ma sapevo anche che la sua testardaggine era altrettanto forte. Quando prendeva una decisione, non tornava indietro.
Alla fine mi decisi ad alzarmi dalla poltrona del suo studio, lasciando sulla scrivania la scatola di cioccolatini che avevamo svuotato oltre 5 settimane prima, e mi diressi verso la porta.
Fu in quel momento che sentii bussare alla porta.

 

***


EMMA POV

Fu una volta tornata in piedi dopo la capriola che un conato di vomito per poco non mi fece inciampare e cadere in avanti.
La testa, tuttavia, mi girò così tanto che dovetti poggiarmi a Lincoln per riuscire a mantenere l'equilibrio, nascosta dietro le casse con la mia pistola a raggi rossi ancora in mano. Eravamo nel bel mezzo della prima grande simulazione di recupero ostaggi ed io ero in squadra con Mulan, Lincoln e Merida. Noi eravamo la squadra di recupero, cinque dei nostri compagni invece svolgevano il ruolo dei terroristi. Altri tre, poi, erano gli ostaggi.
-Emma, stai bene?- fece a bassa voce il ragazzo, leggermente preoccupato. Nonostante quell'episodio isolato in cui avevamo fatto sesso, eravamo riusciti a diventare buoni amici. Da sobri ne avevamo parlato, convenendo di potercelo lasciare alle spalle senza problemi.
-Sto bene- lo rassicurai -Ieri sera ho mangiato troppo e ho un po' di nausea... ma tutto ok.
-Odio dovervi interrompere, ma è ora di passare all'azione. Con gli ostaggi c'è solo uno dei terroristi, è il momento adatto. Dividetevi però, andate in due. Gli altri due pensino ai quattro rimasti, terzo piano.
Il nostro analista che ci teneva informati tramite gli auricolari riuscì a riportarmi alla realtà, così mi mi costrinsi a trattenere il malessere. Non avrei lasciato che un'indigestione mi facesse sbagliare proprio in un giorno così importante. Non era una prova in cui, chi non se la fosse cavata, sarebbe stato mandato via, ma era ugualmente un'occasione importante per dimostrare le abilità che avevamo acquisito durante il primo mese di addestramento.
-D'accordo, io e Mulan pensiamo agli ostaggi.
-Perfetto, vi copriamo le spalle. Appena li avrete portati fuori raggiungeteci, non so quanto potremo resistere in due contro quattro.- fece Lincolin. Annuimmo, e ci dividemmo in due direzioni, facendo attenzione ad eventuali trappole.
-Emma, sei bianca come un lenzuolo. Sei sicura di potercela fare?
-Sì, non ti preoccupare.
-Non mi preoccupo, ti passerà. Ma non mandare tutto a monte, d'accordo?
-Oh, che dolce.- feci sarcastica -Tranquilla, sto perfettamente. Forza!
Non era una bugia, dopotutto. Il mio stomaco non era molto d'accordo, ma l'adrenalina che mi scorreva nelle vene aveva almeno fatto sparire il giramento di testa. Il tempo per crollare a letto a dormire per ore sarebbe arrivato, ma ora era il momento di agire. Se quella fosse stata una vera missione, dei terroristi con innumerevoli omicidi alle spalle non avrebbero di certo aspettato che mi sentissi meglio per fare la loro mossa. No, a Quantico avevo imparato che nel mezzo di una missione, qualsiasi malessere fisico e psicologico poteva aspettare. Potevamo bruciare di febbre o essere sotto shock per cause varie ed eventuali, ma mai e poi mai dovevamo rischiare di compromettere l'azione, soprattutto quando c'era la vita di altre persone in gioco. E quello, era proprio l'errore che io avevo fatto con Killian. Avevo lasciato che il mio desiderio di completezza mi offuscasse la mente facendo sì che gli permettessi di seguirmi anche nei casi più pericolosi.
Ma non potevo pensare a Killian, non ora. Non dopo che, grazie ai sonniferi, l'avevo scacciato anche dai miei sogni. Cercavo di pensare a lui soltanto quando Will mi raccontava del suo stato di salute... per il resto, gli avevo fatto chiaramente capire di non voler sapere nulla.
-Vai avanti e distrailo. Ci penso io ad Arthur, così puoi liberare gli ostaggi.
Annuii, e facendomi coraggio avanzai con fare deciso puntando la luce rossa della pistola dritta al petto del nostro compagno di corso.
-FBI! Pistola a terra e mani dietro la testa!
 

Riuscii a malapena ad entrare in camera, che dovetti strisciare in bagno per andare a vomitare nel water. Avevo resistito fin troppo per non mandare all'aria l'esercitazione, che era andata alla grande, ma ora il mio stomaco aveva deciso che fosse ora di ribellarsi. Divorare due grandi tacos piccanti e la fagiolata con chili, con tanto di cocada per dessert e un generoso bicchiere di michelada, si era rivelato un grosso errore. Tuttavia era stata la prima serata fuori che avevamo avuto da quando eravamo arrivati a Quantico, quindi non avevo potuto non approfittare delle golosità messicane del ristorante che avevamo scelto.
-Emma, stai bene? Serve una mano?- mi domandò con apprensione Mulan, raggiungendomi in bagno.
-No... no grazie. Credo che il peggio sia passato...
-Quando ti ho detto di non prendere il secondo taco potevi darmi retta... e la fagiolata piccante...
-E allora? Li ha presi pure Lincoln!- le feci notare, ma quando tentai di tirarmi su per sciacquarmi la bocca, un altro conato di vomito mi costrinse a rimanere china sul water.
-Lincoln è il doppio di te! Certe volte sembri proprio stupida, Emma...
Avrei ribattuto volentieri, ma un secondo attacco di vomito decise di tenermi occupata per un altro minuto. Tutto ciò che volevo era darmi una sciacquata e mettermi a dormire fino al mattino seguente. Se avessi saltato la lezione teorica di quel pomeriggio, non sarebbe successo niente.
Quando mi tirai su, fortunatamente, la nausea sembrò essere passata, così riuscii ad alzarmi e lavarmi i denti per eliminare il sapore orribile che avevo in bocca. Tuttavia la testa aveva preso a girare di nuovo e mi sentivo estremamente debole, tanto che faticavo a tenermi in piedi. Accettai quindi più che volentieri l'aiuto della mia compagnia di stanza, che mi accompagnò fino al mio letto dove mi stesi senza nemmeno curarmi di togliere le scarpe. Era troppo faticoso in quel momento.
-Ti preparo un'aspirina?
-Grazie. Però no, ti prego... il solo pensiero mi fa vomitare.
-D'accordo... bevi almeno dell'acqua però, devi tenerti idratata se vuoi stare meglio.
-Sìsì, ok, grazie... adesso però voglio solo dormire, ti prego... non sono mai stata così male.
-Che esagerata... è solo un po' di indigestione, oppure sei incinta. Ora ti lascio, così puoi riposare in pace...
-Incinta?!- esclamai sorpresa, probabilmente sbiancando ancora di più, sempre che fosse possibile.
-Ehi, ehi, calma! Stavo scherzando, a sapere che avresti reagito così sarei stata zitta... con Lincoln avete usato protezioni, no?
-Certo...- borbottai offesa, per poi rilassarmi di nuovo nascondendo il viso sotto le coperte. In questo momento, avrebbe potuto evitare una battuta del genere, non ero affatto in vena. Tuttavia non avendo più voglia di parlare lasciai correre, ringraziandola con una specie di grugnito quando spense la luce e lasciò la stanza, per poi chiudere la porta dietro di sé.
Per fortuna febbre non ne avevo, quindi ero certa che dopo una bella dormita mi sarei sentita molto meglio. Stavolta non avrei neanche avuto bisogno dei sonniferi, mi sentivo abbastanza stanca per riuscire a prendere facilmente sonno da sola... prima di iniziare a pensare troppo.
L'ultimo mese era stato abbastanza faticoso, anche se molto interessante. Amavo seguire le lezioni, sia teoriche che pratiche, e trovavo molto interessante anche studiare i vecchi casi dell'FBI, era davvero istruttivo. Ci avevano già anticipato che la settimana successiva avremmo riesaminato alcuni casi irrisolti dell'anno precedente, per riuscire a vedere se saremmo riusciti a trovare qualcosa di nuovo per riuscire a venirne a capo. Quasi mi sentivo in colpa per non essere felice ed elettrizzata come avrei dovuto. Avevo imparato a convivere col senso di vuoto che provavo, ma questo mi impediva ugualmente di vivere quell'esperienza appieno e a cuor leggero. Quando mio fratello me lo faceva notare cambiavo discorso assicurandogli di stare bene, ma mentivo solo a me stessa. Killian mi mancava.
Avevo creduto che il tempo avrebbe guarito la ferita, ma sembrava non avesse neanche iniziato a rimarginarsi. E lo odiavo. Lo odiavo, perché prima di conoscerlo, riuscire ad essere una roccia era stato facile per me. Adesso non ero più convinta di niente, non ero convinta di riuscire ad essere forte come una volta. Mancava meno una settimana alla presentazione del suo libro, ed io non sarei stata con lui. Quando, tra le altre cose, me l'aveva accennato, avevo deciso di essere al suo fianco quel giorno e di provare ad organizzargli qualcosa di speciale. Nonostante l'avessi sempre incoraggiato e gli avessi ripetuto numerose volte quanto amassi i suoi libri, ero certa non capisse pienamente quanto fossi sincera. Il suo modo di scrivere mi emozionava e mi faceva immergere perfettamente in altri mondi, nell'interiorità dei personaggi e nelle loro vicende. Se era diventato così famoso, era perché con le parole sapeva non solo coinvolgere il lettore, ma anche toccare il cuore delle persone. Parlando con lui, avevo capito che gli ultimi due libri li aveva scritti solamente perché aveva avuto tempi di scadenza stretti, poche idee e nessuna ispirazione particolare. Inevitabilmente, mi ero sentita molto lusingata di essere stata in grado di riaccendere la sua scintilla , perché il nuovo romanzo sarebbe indubbiamente stato un successo.
Ed io non ci sarei stata.
Forse, sarebbe stato più facile rimanere incinta come Ruby... egoisticamente parlando. Allora, non ci sarebbe neanche stato da scegliere perché non avrei mai negato a mio figlio di avere una famiglia completa con un padre tanto perfetto.
E fu proprio in quel momento che qualcosa dentro di me scattò, e le parole di Mulan rimbalzarono nella mia mente: “Oppure sei incinta”.
Nonostante il malessere presi il cellulare per aprire il calendario: 13 Marzo.
Avevo un ritardo. E non un ritardo di 2-3 giorni. Un ritardo di 10 giorni.
Con tutto quello che avevo avuto da fare non ci avevo neanche pensato... ma ora? Sapevo che lo stress poteva benissimo causare degli sbalzi di umore, e con Lincoln avevo usato precauzioni.
Ma non con Killian. Non le ultime volta. Il venerdì in montagna avevo preso l'ultima pillola, ne ero certa, ma avevamo avuto rapporti anche i due giorni successivi. Avevo lasciato correre, convinta che non sarebbe potuto succedere nulla a così poca distanza dalla pollola.
Quindi, per due giorni, non avevamo usato nessun metodo contraccettivo.
E io, forse, ero nella merda.

 

***


KILLIAN POV

-Buongiorno... mi... mi scusi. Emma Swan è qui? La detective Emma Swan?
Squadrai la giovanissima ragazza dai capelli ramati davanti alla porta. Tremava leggermente per il freddo e si guardava intorno indecisa, come se si stesse chiedendo cosa ci facesse lì. E me lo stavo chiedendo anch'io, a dire la verità. Non era la prima volta che passavo all'ufficio di Emma, ma mai nessuno si era presentato alla porta. Probabilmente anche i clienti la chiamavano senza ricevere risposta.
-Mi spiace, Emma non c'è... non tornerà presto...
-Oh... d'accordo. Grazie. Forse è meglio così, sarà destino... non sarei dovuta venire... scusi il disturbo, arrivederci.
Fece per voltarsi, ma senza pensarci due volte le afferrai un braccio, facendola voltare nuovamente.
-Posso aiutarti? Sono il suo assistente...- borbottai, e tirai fuori dalla tasca della giacca il badge che mi aveva fatto e che mi ostinavo ancora a portare con me. La ragazza sembrò titubante, ma quando mi feci da parte per lasciarla entrare lei si decise. Se non altro avrebbe potuto riscaldarsi, dato che c'erano i termosifoni accesi. Da parte mia, probabilmente stavo facendo una cazzata. Cosa diavolo mi era saltato in mente? Potevo anche essere stato l'assistente di Emma, ma non avevo mai neanche provato a risolvere un caso da solo... forse non ne ero neanche in grado. Anzi, molto probabilmente non lo ero. Ma ormai era fatta, avrei ascoltato la ragazza a questo punto.
-Sì accomodi... ?
-Kate. Kate Wilson. Mi dia pure del tu...
-Va bene. Piacere Kate, io sono Killian Jones- sorrisi, stringendole la mano per poi farle segno di accomodarsi alla scrivania. Io presi il posto che di solito occupava Emma, sempre più convinto di essere un totale coglione.
-Cosa posso fare per te?
-Io... la Detective Swan ha lavorato per una mia amica, e mi ha consigliato di rivolgermi a lei... ho bisogno... ho bisogno di rintracciare una persona.
-Dimmi tutto, tesoro.
-O... ok- borbottò titubante. Probabilmente si stava chiedendo se non sarebbe stato meglio andarsene dato che, evidentemente, io non ero la Detective Swan, ma alla fine sembrò decidere di tentare. Povera ragazza, se solo avesse saputo che idiota aveva davanti...
-Io ho 20 anni. Quattro anni fa ho avuto una bambina, ma siccome ero giovane e il mio ragazzo mi aveva lasciata, non ero pronta ad assumermi questa responsabilità. Io... vorrei solo sapere se la mia piccola sta bene, se ha una famiglia. E vorrei mettermi in contatto con loro se è possibile... solo per sapere se sta bene. Per capire se ho fatto la scelta giusta a lasciarla andare...
Fantastico.
E ora, con che coraggio avrei dovuto dire di no a Kate? La poveretta era quasi in lacrime e la sua situazione mi aveva inevitabilmente toccato da vicino. Anche Emma era stata abbandonata alla nascita e non era mai stata con una famiglia per più di un paio di mesi. E se la figlia della ragazza stava avendo lo stesso destino, e ora aveva magari la possibilità di ritrovare sua madre e non essere più sola?
Non potevo dirle di no. Non le avrei detto di no. Avrei trovato sua figlia a costo di dover telefonare a tutti gli ospedali e gli orfanotrofi della città.
-D'accordo, Kate, ci penserò io. Vuoi un bicchiere d'acqua?
-No, no... grazie... grazie Killian. Davvero puoi farlo?
-Non ti mentirò, non sono all'altezza della mia ragazza, però sì...- sorrisi, nel tentativo di rassicurarla. E a quanto pare funzionò, la vidi rilassare le spalle per poi smettere anche di tremare.
-Grazie. Ti lascio la busta con tutte le informazioni che ho... ho voluto un'adozione chiusa quindi non so molto. C'è l'indirizzo dell'ospedale dov'è nata, la data di nascita ed il nome...
-Va bene, ci penso io- accettai prendendo la busta, poi staccai un post-it dal blocchetto sulla scrivania e le scrissi il mio numero, in modo che potesse tenersi in contatto direttamente con me in caso di bisogno.
-Lasciami anche il tuo, così se scopro qualcosa non devo aspettare che mi chiami.
Kate annuì e scarabocchiò un numero di telefono su un altro foglietto, lasciandomelo lì sulla scrivania. Era un peccato non avere dei cioccolatini, gliene avrebbe fatto decisamente bene uno in quel momento.
-Grazie mille, Killian. Adesso io vado... grazie, davvero. Solo... solo non ho l'anticipo. Verrò pagata la prossima settimana e...
-Tesoro, tranquilla, non c'è problema. Ti accompagno alla porta...- mi offrii, e lei annuì timidamente per poi alzarsi. Non sarebbe stato facile, ma avevo guardato spesso Emma all'opera, conoscevo i siti che utilizzava. Avevo anche i numeri di telefono di alcuni dei suoi contatti, potevo farcela. Sapevo di poter chiamare Will, sarebbe stato in grado di aiutarmi, ma volevo riuscire con le mie forze. Avrei fatto capire ad Emma che, con o senza di lei, non sarei tornato a fare lo scrittore chiuso in casa e lontano da qualsiasi tipo di azione. Non era una questione di soldi, non li avrei neanche accettati alla fine.
Volevo solo che Emma fosse fiera di me.
Volevo capisse che ero l'uomo giusto per lei.










 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Stavolta sono stata puntuale, stento a crederci xD La settimana prossima però sarò alla con di Parigi, quindi posterò quella dopo... (sì, sto spendendo tutti i miei soldi per le con di once xD)
Passando al capitolo, è passato un mese da quando Emma se n'è andata... e Killian non l'ha ancora sentita neanche per messaggio. Fisicamente sta molto meglio, ma Emma gli manca come il primo giorno e spera ancora di poter trovare un modo, quando lei tornerà. Anche se dovrà affrontare da solo il tour promozionale, e inevitabilmente penserà ad Emma ancora di più.
Lei si sta concentrando sul suo addestramento e se la sta cavando bene, ma contrariamente a ciò che aveva pensato, non riesce più a chiudere fuori i sentimenti come una volta. Lo fa tenendosi occupata e prendendo sonniferi per dormire... e ora che ha avuto un momento per pensare, la mente è corsa a Killian e... ad una svolta inaspettata. Sarà incinta? Sarà stress? Ha confuso i giorni? Che succederà? Si vedrà nei prossimi capitoli :P
Killian invece ha deciso di fare il detective e aiutare questa ragazza a ritrovare sua figlia...chissà cosa combinerà. Non ho ancora iniziato a scrivere il capitolo quindi, nei dettagli, non lo so nemmeno io xD Stavolta niente genitori... ma torneranno :P
Non vedo l'ora che inizino le riprese di OUAT... voglio tanti bellissimi spoiler ç__ç Mi manca troppo :(
Grazie sempre a tutti per letture, inserimenti e recensioni! E voglio anche approfittarne per dire che mancano 5, massimo 6 capitoli alla fine. Poi riprenderò con On Adventure With the Pirate 2 e Restoring our Broken Souls di cui ho postato il prologo un paio di mesi fa.
Un abbraccio, alla prossima! :*

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Capitolo 35
*** Big decisions ***


Big decisions








EMMA POV

Stanchezza e nausea erano completamente state espulse dalla mia testa e dal mio corpo, nonostante quel pomeriggio non avessi più dormito... ovviamente. Tuttavia non ero neanche stata a lezione, l'ansia che mi divorava da dentro non mi avrebbe permesso di concentrarmi. Quando avevo pensato che forse la cosa migliore sarebbe stata rimanere incinta per restare con Killian, non ci avevo riflettuto seriamente. Non avevo minimamente preso in considerazione la possibilità che, forse, incinta lo ero davvero. Oppure erano soltanto paranoie, non era da escludere.
-Emma! Smettila di girare avanti e indietro, mi fai venire il mal di testa!- esclamò Mulan, da poco rientrata da lezione. Avevo aspettato per dirglielo, per decidere se condividere effettivamente il fatto con qualcuno. Ero giunta alla conclusione che se non l'avessi fatto, però, sarei scoppiata. Inoltre dovevo sapere la verità.
-Scusa. Ma non so cosa fare! Se sono incinta non mi lasceranno continuare l'addestramento! Soprattutto tra 3-4 mesi... mi ci vedi a correre e fermare i criminali col pancione?!
Mulan scoppiò a ridere, per poi fermarsi con sguardo colpevole, ma dovetti ammettere che l'immagine era comica. Soprattutto a pensare a me col pancione. Proprio io, che non avevo mai desiderato avere figli. Non avevo nessun istinto materno, ma come avrei potuto? Non avevo mai avuto un esempio da seguire, e non volevo fare bambini per poi essere una pessima madre.
-Emma tu sai cosa vuoi fare se sei incinta.
-No, non lo so...
-Non era una domanda. Era un'affermazione.
A quel punto, finalmente mi fermai di fronte a lei, per guardarla dritta negli occhi. Il suo sguardo era fermo e mi scrutava come in attesa che confermassi la sua teoria. E capii qual'era, perché effettivamente era così. Aveva ragione. Ma come potevo, dopo averlo abbandonato?
-Swan smettila di guardarmi come una pecorella smarrita. Se sei incinta tornerai da lui, lo so.
-Io...
-Ammettilo e basta. Se risulti incinta tornerai dal tuo... ex, o come vuoi chiamarlo.
Al posto di rispondere lasciai sfuggire un lamento strozzato, e mi sedetti sul letto per sferrargli un pugno piuttosto violento. Ero terrorizzata. E sì, volevo tornare da lui, certo... ma volere, non sempre voleva dire potere, almeno non in quel caso. Non avevo acceso il telefono da quando ero arrivata, e per contattare Will usavo quello di Mulan. Come avevo fatto anche adesso, perché avevo bisogno di lui. Fortunatamente era a Washington, quindi aveva promesso di raggiungerci entro un'ora.
-Una volta ho abortito...- borbottai, per rendermi conto di averlo fatto a voce alta soltanto quando sentii il verso di sorpresa della mia compagna di stanza. A quel punto, tanto valeva continuare.
-Prima di conoscere Killian stavo con un uomo da due anni... ma le cose non andavano e non ci ho pensato affatto prima di andare in ospedale per prenotare un'interruzione della gravidanza. È così che ci siamo avvicinati io e Killian. Mi ha accompagnata in ospedale e alla fine ha scoperto come mai fossi andata e... c'è stato un abbraccio. Dopo quello... è stato tutto più facile. È diventato il mio migliore amico e nel frattempo me ne stavo innamorando...
Anche se, a quel tempo, non lo sapevo. Fin dall'inizio c'era stata una fortissima attrazione fisica e un grande feeling, ma nessuno dei due, l'estate passata, avrebbe potuto immaginare che di lì a pochi mesi avremmo scoperto di amarci. E ancor meno che, forse, avremmo avuto un bambino.
-Ciò che mi fa paura è... è che se penso all'aborto, stavolta mi sento male. Se sono incinta non posso abortire... e soprattutto non voglio.- ammisi, più a me stessa che alla ragazza. Quasi senza rendermene conto mi sfiorai la pancia, e per la prima volta dopo quasi un mese lasciai scivolare pesanti lacrime dai miei occhi. Prima che me ne rendessi conto iniziai anche a singhiozzare, abbracciando il cuscino e buttandomi sul materasso. Non ricordavo di essere mai stata così spaventata e confusa, neanche quando ero rimasta incinta la prima volta. Allora, in cuor mio, avevo preso la mia decisione non appena l'avevo scoperto.
Ma adesso... Killian mi avrebbe riaccolta? E soprattutto, con che faccia mi sarei presentata davanti a lui dopo quello che gli avevo fatto? Dopo il modo in cui l'avevo fatto soffrire? L'avevo lasciato nel momento del bisogno, avevo lasciato che se la cavasse da solo in quel difficile stato fisico e mentale in cui l'avevo lasciato. E avevo paura perché, in un modo estremamente assurdo, ero felice... un lato di me, voleva che quando avessi fatto il test, fosse risultato positivo. Mi mancava così tanto che, se mi avesse riaccolta tra le sue braccia, vi sarei rimasta per giorni senza muovere un solo muscolo.
Quando sentii bussare feci cenno a Mulan di andare ad aprire, sapevo che si trattava di Will. O Danny. Avevo voluto informarmi solo sul suo passato, e gli avevo chiesto di escludere i dettagli sui nostri genitori, quindi, tra le altre cose, avevo scoperto che il suo nome reale fosse Danny. Tuttavia, ora era ufficialmente Will ed era abituato ad essere chiamato così, quindi mi ero adattata.
-Emma! Oh, dio, cosa è successo?! Stai bene?- esclamò allarmato, gettandosi immediatamente sul letto accanto a me per prendermi una mano e asciugarmi le lacrime con l'altra. Io lo guardai e tirai su col naso, per poi stringere gli occhi per cercare di riguadagnare un minimo di lucidità
-Sto bene...
-Dal messaggio sembrava urgente e mi sembra lo sia. Che è successo piccola? Mi stai facendo preoccupare...
-Vi lascio soli...
-NO!- gridai all'intervento di Mulan, facendo fare un salto per lo spavento sia a lei che a Will. Avevo bisogno di lei, per una questione tanto delicata non volevo rimanere sola con mio fratello... era pur sempre un uomo. Lei era mia amica e nonostante il suo carattere da dura, mi capiva.
-Emma, avanti, che cosa...
-Sono incinta. Forse.- sputai il rospo, stringendomi automaticamente le braccia attorno all'addome, senza il coraggio di alzare lo sguardo.
Tuttavia, quando la stanza piombò in silenzio, dovetti farlo. A pochi centimetri da me trovai Will a bocca aperta e senza parole, a guardarmi sconvolto. O sorpreso... o forse un misto.
-Co... cosa?
-Non lo so, non sono sicura... Ma ho un... ritardo. E oggi ho avuto la nausea tutto il giorno e... non lo so, cazzo!- esclamai, ricominciando a piangere, pur cercando di mantenere il contatto visivo.
-E... sarebbe di...
-Sì... di Killian. Sempre che ci sia. Non so perché sto dicendo queste cose davanti a mio fratello, in un altro momento mi vergognerei da morire... ma sono sempre stata puntuale come un orologio! Quindi come cazzo è possibile, sono 10 giorni ormai...- spiegai, tra un singhiozzo e l'altro. Ma stupida ero stata anch'io, a non essermene resa conto prima. Non che avrebbe cambiato le cose, certo...
-Io... Emma...
-Tu che puoi uscire... puoi andarmi a prendere un test di gravidanza? Per favore... ne parliamo dopo, ma vorrei... vorrei farlo oggi e le farmacie chiuderanno presto e...
-Ok.- disse infine, stringendomi entrambe le mani per poi posarmi un bacio sulla fronte -Ci penso io. Sappi solo che... io ci sarò sempre per te, Emma. Qualunque cosa succeda.
-Grazie...- sorrisi per la prima volta tra le lacrime -Lo so. Sono felice di averti trovato.
-Anch'io, piccola. E... ricordati che c'è anche un'altra persona che non ti abbandonerebbe mai.
Tirai su col naso e mi costrinsi a guardarlo. Aveva un'espressione dolce e seria allo stesso tempo, ma decisi di non dire nulla. Lasciai invece che si alzasse ed uscisse dalla stanza, promettendomi che ci avrebbe impiegato il minor tempo possibile.
Avevo una paura matta di scoprire la verità ma, allo stesso tempo volevo sapere e volevo saperlo ora. Se avessi dovuto aspettare anche solo il giorno dopo sarei impazzita nell'attesa, ma non potevo andare a consultare il medico dell'accademia. Nessuno doveva sapere nulla prima che avessi avuto la certezza di essere incinta: dovevo scoprirlo io e poi decidere come gestire la situazione.
-Ha ragione, lo sai?- intervenne Mulan, dopo lunghi minuti di silenzio.
-Su cosa?
-Non conosco questo tuo Killian Jones, anche se conosco un paio dei suoi romanzi. Ma da ciò che ho capito, non è un uomo che ti lascerebbe sola in una situazione del genere.
-Tu hai sempre detto di non avere bisogno di un uomo per vivere la tua vita.
-Già, è vero. Ma io non sono te. E Swan, dio, perché devi essere così ottusa? Non sto dicendo che un uomo è fondamentale... ma se hai trovato la persona giusta, perché non ammetti che ti manca e basta? Tu vuoi essere incinta, e non provare a ribattere, te lo leggo negli occhi. Vuoi essere incinta perché questo, in qualche modo, ti costringerebbe a tornare da lui.
-Non... non è vero.
-E' vero. Emma, io sono un agente migliore di te, anche se comunque superi tutti gli altri. E probabilmente potresti essere anche più brava di me... se solo lo volessi!
-Cosa?!- esclamai, non sapendo se essere offesa. E poi non era migliore di me, eravamo decisamente pari. Ci compensavamo ed eravamo perfette nel lavoro in coppia. Come poteva dire una cosa del genere? Perché insultarmi in un momento come questo?
-Sì Emma, sono migliore di te.- ripeté, parandomisi di fronte a braccia incrociate -E sai una cosa? Nel lavoro vero non sceglierei te come partner, mi intralceresti.
-Adesso basta.- sentenziai, alzandomi in piedi e spingendola indietro.
-Perché? Se non la smetto ti metti a piangere? Povera piccina...
-Basta!- gridai, scagliandomi con un pugno che lei fermò con una mano, per poi guardarmi in faccia neanche troppo sorpresa. Io non potei dire lo stesso, invece. Non era stata assolutamente mia intenzione cercare di colpirla, ma il mio braccio era partito in automatico. Mi ero arrabbiata, e mi ero arrabbiata tanto. Ma solo, perché lei aveva ragione. Ero stata abbastanza brava da convincere il direttore e gli agenti che essere un agente era ciò che volevo davvero, ma non lo ero quanto bastava per convincere me stessa. In fondo, l'avevo sempre saputo. Neanch'io avrei scelto me stessa come partner: potevo essere abile quanto volevo, ma finché mi fosse mancata la convinzione di stare facendo ciò per cui ero nata, non sarei mai stata al suo livello.
Non avendo altro da dire, tornai a sdraiarmi resistendo alla tentazione di aprire il frigo per prendere una lattina di birra. Sia perché non avrebbe giovato al mio mal di testa, sia perché avrebbe potuto fare male a ciò che, probabilmente, stava crescendo dentro di me.


KILLIAN POV

-Killian. Non pensi sia ora di andare a letto?
-Che?
Mi stropicciai gli occhi gonfi confuso, stiracchiando il braccio dolorante che era rimasto piegato sotto la mia testa per chissà quanto tempo. Diedi un'occhiata allo schermo del computer in basso a destra: erano le 3 del mattino passate. Ormai ero al pc da più di 10 ore, mi ero concesso delle pause solo durante i pasti e dopo cena, il tempo di una doccia. Trovare la figlia della ragazzina si stava rivelando più difficile del previsto e nonostante telefonate e ricerche non avevo ottenuto ancora nulla.
-Sei stanco, non scoprirai niente così... se non di comprometterti la salute, proprio ora che stai meglio.
-Non ho molto tempo...- borbottai. Mi sentivo uno straccio e gli occhi mi bruciavano come non mai, ma non potevo arrendermi. Avevo promesso di farcela.
-D'accordo, ma dormi qualche ora e riprendi domani! Alle 3 del mattino non scoprirai niente.
Sbuffai, ma dovendogli dare ragione spensi il portatile pesantemente, limitandomi a schiacciare il tasto senza neanche curarmi di chiudere le decine di pagine aperte.
-Emma l'avrebbe già trovata quella bambina.
-Emma ha molta più esperienza di te. Tu non avresti neanche dovuto fare promesse che non puoi mantenere. Inizio seriamente a credere che ti serva uno psicologo, non puoi continuare a distruggerti così per lei... per dimostrarle cosa, poi?!
-Sta zitto!- gridai, alzandomi in piedi furioso e stringendo i pugni. Se avesse continuato, non ero sicuro di riuscire a trattenermi dal dargli un pugno in faccia. Facile per lui parlare, quando con la sua ragazza le cose andavano di bene in meglio.
-Fratellino...
-Torna a letto e non farmi dire cose di cui potrei pentirmi, per favore.- lo ammonii, cercando di trattenere la frustrazione e la rabbia.
-Va bene. Per stanotte. Però vai a dormire.
-No guarda pensavo di andare a fare una passeggiata sotto il diluvio.- commentai, per poi voltarmi in direzione della mia camera, senza rivolgergli un altro sguardo. Forse la cosa migliore sarebbe davvero stata chiedere a Will, ma non ne avevo voglia. Dovevo e potevo farcela con le mie forze: il giorno dopo avrei chiamato il resto degli ospedali e degli orfanotrofi, a costo di iniziare alle 8 del mattino e finire in nottata. Sarei riuscito a trovarla la piccola Sarah e Kate l'avrebbe abbracciata prima di quanto pensasse.

 

***


Quasi non mi sembrava vero. Dopo una sola ora di telefonate, una casa famiglia di Brooklyn mi aveva risposto positivamente. Avevano in custodia una bambina di quattro anni, nata il 13 Marzo 2012, di nome Sarah, capelli castani e occhi verdi. Non poteva essere una coincidenza. Tutti i dettagli corrispondevano alla descrizione e se fosse stata la pista giusta avrei offerto a Johnson un whisky costosissimo. Il poliziotto amico di Emma mi aveva fornito volentieri una lista di numeri di telefono di alcune case famiglia che conosceva e molte non erano nell'elenco che ero riuscito a procurarmi il giorno precedente.
-Esci?
Mi voltai, trovando mia zia a squadrarmi preoccupata mentre indossavo la giacca. Nonostante fossi guarito, né lei né Liam volevano lasciarmi in casa da solo. Ero certo fossero convinti che prima o poi avrei dato di matto e non avevano tutti i torti, dopotutto.
-Sì. Credo di aver trovato la figlia di Kate... mi lasceranno incontrare la bambina e mi daranno delle informazioni in più.
-Sto preparando la colazione, non vuoi mangiare qualcosa prima di uscire?
-Grazie zia ma non ho tempo e comunque ho già preso un caffè... ora scusami ma devo andare! Ho appuntamento tra mezz'ora e non voglio fare tardi.
-Va bene...- annuì, anche se mi accorsi di quanto fosse contrariata del fatto che non mangiassi -Sono fiera di te, tesoro. Ammetto che quando ce l'hai detto non mi è sembrata una grande idea, ma se ti aiuta a tenere la mente occupata...
-Non è questione di tenere la mente occupata. La storia di questa bambina mi ricorda così tanto quella di Emma... ho dovuto accettare. Pur sapendo di non essere un esperto.
Quella annuì con un sorriso, ma non replicò più e mi lasciò andare. Ogni volta che citavo Emma, tutti si comportavano così o cercavano di confortarmi. Io, invece, avrei semplicemente desiderato che mi lasciassero in pace col mio dolore. Non potevo superarlo, ormai me ne ero fatto una ragione. Facevo la figura del debole? Poco importava. Emma era e sarebbe sempre stata l'unico amore della mia vita e non me ne vergognavo. Dovevo semplicemente imparare a convivere con la sua scelta.
Nonostante il medico mi avesse sconsigliato di iniziare subito a guidare, indossai il casco e salii sulla moto. Non avevo la minima voglia di farmi schiacciare in metro o di rimanere bloccato nel traffico se avessi optato per la macchina. E poi, in auto non osavo neanche entrarci. Qualche giorno prima avevo controllato di non aver lasciato qualcosa dentro dall'ultima volta che l'avevo usata, e ci avevo trovato un elastico con un paio di fili biondi come l'oro. C'era perfino il suo profumo, ancora. Non ero ancora abbastanza forte da sopportarlo senza riempire la mente di ricordi.
Sfrecciai tra le auto, facendo attenzione ma soprattutto concentrandomi sul vento in faccia. Avevo lasciato la visiera del casco appositamente aperta, perché l'aria sul viso mi faceva sentire bene.
Imboccando strade e stradine pensai inevitabilmente a quanto bene conoscessi ormai New York e il merito era solo suo. Eravamo andati in giro per i suoi casi in ogni parte della città e la maggior parte delle volte mi ero offerto di guidare. A quei tempi eravamo ancora soltanto amici, ma ci ripensavo comunque con nostalgia. Con Emma che sarebbe diventata agente dell'FBI, non avremmo avuto mai più neanche quello.
Sospirai, e appena scattò il verde partii, girando a destra. Imboccai quindi Elton Street, la via che mi aveva indicato la donna per telefono. C'erano piccoli palazzi e villette plurifamiliari proprio come mi aveva descritto: non appena notai quella bianca, con tre bambini che giovavano a rincorrersi nel piccolo giardino, mi fermai. Solo allora notai la bimba seduta sotto un albero, dall'aria meno allegra rispetto a quella dei suoi compagni e con un libro di fiabe in mano.
-Ehi, piccola...- feci, avvicinandomi alla recinzione -E' questa la casa famiglia di Jody?
Quella alzò lo sguardo, per guardarmi negli occhi confusa. Era così tenera...
-Sì... chi sei?
-Sono quello che ti farà tornare a casa dalla tua mamma- sorrisi.
Lo sguardo che si illuminò mi fece passare ogni senso di colpa. Non le avevo chiesto il nome, né niente... mi erano bastati i suoi occhi. Lo sguardo così simile a quello di Emma quando parlavamo dei suoi genitori, non mi lasciò il minimo dubbio. Era lei la figlia di Kate, ci avrei scommesso la mia seconda mano, e il destino aveva voluto che ritrovasse la sua mamma. E io ero fiero che, almeno un po', il merito fosse anche mio. Quando la vidi saltare in piedi col sorriso per correre dentro e gridare felice il nome della donna che si prendeva cura di lei e gli altri, non potei fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata.
E allora capii. Al diavolo la testardaggine di Emma e al diavolo la mia decisione di aspettare che a fare il primo passo fosse lei. Volevo essere anch'io felice come quella bambina e non era ancora troppo tardi. E soprattutto, volevo che Emma fosse felice come quella bambina. I suoi genitori si sarebbero mai rifatti vivi? Non lo sapevo e non lo sapeva neanche Will. Allora, ci avrei pensato io a farle tornare il sorriso e sapevo di poterci riuscire. Forse avremmo urlato, forse convincerla ad abbattere di nuovo quella sua dannata barriera sarebbe stato difficile... ma alla fine, ce l'avrei fatta. Ero l'unico ad esserci riuscito, e ci sarei riuscito ancora una volta. A tutti i costi.
Dammi solo qualche ora, Emma. Lasciami riunire questa famiglia... e tornerò da te, perché so che anche tu mi vuoi. E saremo felici. Di nuovo.

 

***


EMMA POV

Cercai di non far tremare le mani mentre prendevo dalle mani di Will la busta della farmacia, con dentro il mio test di gravidanza. Volevo davvero essere incinta? Se fosse risultato negativo sarei rimasta delusa? O forse, se fosse stato positivo, sarei andata nel panico? Fino a pochi mesi prima, la seconda ipotesi sarebbe stata l'unica possibile... ma adesso?
-Sai, tutto questo non sarebbe successo se avessi aspettato fino al matrimonio... per dire.
A quell'affermazione alzai lo sguardo, non sapendo bene se essere sorpresa , sconvolta o incredula. Era serio?
-Stai scherzando, vero?
-Sì che sta scherzando...- intervenne Mulan, anche lei stupita e con un sopracciglio alzato.
-Non sto scherzando. So che non siamo nel medioevo ma...
-Will, ti prego chiudi la bocca prima di sparare cazzate. So che non è colpa tua se finora non ci sei stato, ma non hai il diritto di fare il fratello geloso fino a questo punto!
-Scusa tanto se mi preoccupo per te!- ribatté alzando le mani -Ma se avessi aspettato ora non ci sarebbe questo problema...
-Certo, perché tu non sei mai stato a letto con una ragazza senza averla sposata...- borbottai, alzando gli occhi al cielo. Avevo già avuto qualche assaggio della sua gelosia fraterna e per quanto all'inizio mi avesse fatto piacere, ora lo trovai piuttosto snervante.
-Beh, veramente...
-Sei sposato?
-No...
-Sei vergine!- esclamò la mia compagna di stanza, incredula.
Quando lui non replicò e abbassò lo sguardo spalancai gli occhi anch'io: non potevo crederci! Mio fratello 30enne non era mai stato a letto con una ragazza?! Sembrava quasi surreale. Un grande agente dell'FBI, affascinante, che avrebbe potuto avere decine di donne ai suoi piedi!
-Dai, ci prendi in giro...
-Vai a fare il tuo test- mormorò, visibilmente imbarazzato -Non c'è nulla di male ad aspettare la persona giusta.
-Non sto dicendo questo... dico solo che non avevo ancora conosciuto questo tuo lato... romantico e tradizionale.
-Beh, non è che parliamo di sesso di solito, sai com'è...
-Giusta osservazione.
Il silenzio che seguì, purtroppo mi ricordò della busta che avevo in mano. Rimandare ulteriormente non aveva alcun senso, tanto valeva togliersi subito il pensiero. E checché mio fratello avesse da ridire, non ero di certo pentita di aver fatto ciò che avevo fatto. Non ero mai stata una tipa tradizionalista... e probabilmente non mi sarei neanche mai sposata. Avrei dovuto chiudermi in convento e privarmi dei piaceri della vita?
-Vado. Non ho idea di come usare questo coso, quindi potrei metterci un po'...
I due annuirono, e si sedettero sul letto mentre io andavo a chiudermi in bagno. Grazie al cielo la nostra stanza ne aveva uno privato, o non avrei trovato il coraggio sapendo che chiunque sarebbe potuto entrare da un momento all'altro.
Una volta dentro, aprii la scatola e presi tra le dita lo strano oggetto, scrutandolo. La prima volta avevo scoperto di essere incinta praticamente per caso, facendo delle semplici analisi del sangue di routine... ora, però, era tutta un'altra storia e io non ero mai stata così nervosa.


Da quando ero uscita dal bagno, nessuno aveva osato fiatare. Avevo esordito dicendo che c'era da aspettare cinque minuti, e i due avevano semplicemente annuito. Io invece avevo lasciato il test sul letto, il più possibile lontano da me per non sbirciare. Avevo di nuovo la nausea, ma ero piuttosto certa che questa folta fosse l'ansia a causarla. Mi erano venuti perfino i crampi allo stomaco, mentre i cinque minuti più lunghi della mia vita scorrevano al rallentatore.
Il cuore mi batteva forte, come se si stesse ribellando e volesse uscirmi dal petto. Ed ero sempre più confusa sul risultato che avrei voluto leggere. Di certo non avevo più istinto materno di quanto non ne avessi avuto fino ad un paio di mesi prima... ma sentivo che qualcosa era cambiato. Quando Killian mi aveva accennato il discorso dei bambini ero andata nel panico... subito dopo, però, anche se per un attimo, per la prima volta nella mia vita ci avevo riflettuto seriamente.
Alla vibrazione del cellulare sussultai: i 5 minuti erano scaduti.
Sotto gli sguardi dei due, allungai lentamente la mano verso l'oggetto, cercando di trattenere i conati di vomito.
Quindi lo afferrai, e trattenendo il fiato abbassai gli occhi per leggerne il risultato.
E tutto mi fu chiaro.
Le lacrime che credevo di nuovo assopite iniziarono a scivolare copiose e incontrollate lungo le mie guance e neanch'io riuscii a capirne il perché.
Paura? Dolore? Frustrazione? Sollievo? Felicità?
Non lo sapevo.
Non sapevo cosa stessi provando, non sapevo niente di niente.
Una cosa, però, era certa.
-Voglio... voglio andare a casa.













 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sono sopravvissuta a Parigi e purtroppo sono tornata, sigh. Voglio già il prossimo anno, mi mancano tutti ç_ç
Volevo finire il capitolo per ieri ma non ce l'ho fatta quindi mi sono impegnata a concludere oggi... è più breve degli altri e di passaggio, ma sia Emma che Killian hanno preso delle decisioni importanti. Lui è riuscito a risolvere il caso (a meno che non ci sia stato un grande fraintendimento e abbia fatto un casino lol chissà)... però si è reso conto di non potersi arrendere. Lui è stato quello che ha fatto crollare il muro di Emma e lui è quello che può farlo di nuovo.
E Emma... sarà incinta? Pensavo di farlo capire più chiaramente, ma poi ho pensato che fosse più divertente interrompere così lol certo, se avesse aspettato il matrimonio non ci sarebbero stati tutti questi casini, come dice Will xD
Qualunque sia il risultato, però, ha capito di voler tornare finalmente a casa.
Alla prossima! Cercherò di recuperare al più presto i capitoli che mi sono persa durante questa settimana.
Un abbraccio e grazie sempre a tutti!

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Capitolo 36
*** Fate ***


Fate









EMMA POV

-Ma non sei incinta...
Mi aspettai la loro sorpresa ma non mi opposi neanche un po' quando mi tirarono il test di mano.
Non ero incinta. Non aspettavo un bambino e ci ero rimasta così male che tutto mi era stato chiaro come avrebbe dovuto essere fin dall'inizio.
Io non volevo un figlio. Volevo semplicemente tornare da Killian e nelle ultime ore mi ero aggrappata così disperatamente alla speranza di essere costretta a farlo che non avevo pensato alla possibilità di farlo e basta. Mollare l'FBI, fare le valigie e tornare da lui. Senza scuse, semplicemente perché era ciò che desideravo di più al mondo. Ero pronta a dormire davanti alla sua porta di casa per giorni pur di farmi perdonare, ero pronta a fare qualsiasi dannata cosa per lui. Il mio errore era stato capirlo troppo tardi e lasciare che la mia testardaggine mi allontanasse ancora una volta dalla felicità. La paura di perderlo mi aveva offuscato la mente, mi aveva fatto commettere il più grande errore della mia vita.
Mi guardai intorno e l'unica domanda che mi rimbombò nella testa fu: cosa diavolo ci facevo lì?
L'FBI non era mai stata una mia aspirazione. Mi piaceva? Certo. Lo consideravo il più grande scopo della mia vita? Assolutamente no. E quella risposta fu più che sufficiente a farmi capire di essere fuori posto. Ero brava e di ciò non dubitavo, ma amavo molto di più fare la detective insieme a Killian. Da agente dell'FBI che futuro avrei avuto? Sarei diventata come i miei genitori, avrei dovuto lasciare al secondo posto tutte le persone che amavo in nome del mio lavoro... e io non ero così. Per anni avevo creduto di esserlo, ma mi ero sbagliata. Semplicemente non avevo incontrato qualcuno di abbastanza importante per farmelo capire; ma ora, quel qualcuno ce l'avevo.
-Stiamo leggendo male il test?- azzardò Will, corrugando la fronte e continuando a scambiare occhiate confuse con la mia amica.
-No, non sono incinta...- confermai quindi, con un filo di voce -Voglio tornarmene a casa...
Poi scoppiai in lacrime e mio fratello non esitò un attimo a stringermi al suo petto, tra le sue braccia forti e calde. Mulan invece, per quanto poco incline a certe esternazioni, mi strinse forte la mano. Poi, i due mi lasciarono semplicemente sfogare. Lasciarono che piangessi tutte le mie lacrime e che singhiozzassi fin quasi a sentirmi male.
E gliene fui grata, perché era tutto ciò di cui avevo bisogno. Non carezze, non parole dolci... e neanche stupide frasi di conforto.
-Mi scoppia la testa...- borbottai, quando finalmente fui in grado di calmarmi. Tuttavia stavo così male che rimasi poggiata contro il petto di Will, anche se mi venne da ridere. E allora risi. Non sapevo bene il perché, ma ero così esausta che neanche persi troppo tempo a chiedermelo. Non passò molto che le facce perplesse dei due si trasformassero anch'esse in risate.
Ridemmo a crepapelle senza motivo, come degli ubriaconi... con la differenza che nessuno di noi aveva bevuto neanche solo un sorso di birra.
-Basta...- borbottai tra le risate -Mi viene di nuovo da vomitare, smettetela o non riesco a smettere nemmeno io!
-Come se fosse facile! È colpa tua!- esclamò l'altra ragazza, che provò un attimo a darsi contegno ma fallì miseramente. Il che mi fece ancora più ridere, perché pensai che lei perdeva il controllo così raramente, che se le avessi fatto un video avrei potuto venderlo per un sacco di soldi!
Finii per buttarmi sul letto e rotolare fino a che la mia risata non cessò per la stanchezza.
Mi facevano male la testa, lo stomaco, la mandibola e mi bruciavano anche gli occhi. Ero ridotta letteralmente ad uno straccio, eppure ero felice come non lo ero più stata da tanto tempo. Dai giorni in quello chalet di montagna in cui avevo lasciato un pezzetto del mio cuore insieme al suo. Lì dove avevo ammesso al mondo di amarlo.
-Come stai piccola?
-Da schifo... ma bene.- sospirai, chiudendo gli occhi.
-Vuoi davvero tornare a casa e mollare tutto?- intervenne Mulan.
-Sì. Andiamo, l'hai detto anche te che il mio posto non è qui...
-So cosa ho detto, ma...
-Ti mancherò?- scherzai, voltandomi divertita a guardarla: lei alzò gli occhi al cielo.
-No. Ma sei una delle poche persone con cui vado d'accordo qui dentro, le altre non mi piacciono...
-Questo perché a te non piace la gente in generale.
Sbuffò ma non ribatté. Non era una persona chiusa o antipatica ma era molto selettiva. Io lo ero un po' meno, negli ultimi mesi avevo imparato a non giudicare le persone troppo in fretta... ma ero abbastanza solitaria. Ci eravamo semplicemente trovate e avevamo scoperto di andare d'accordo e di avere molte cose in comune.
-Spero che ne valga la pena... avresti potuto diventare perfino brava quanto me... beh, quasi.
-Grazie- sorrisi scuotendo la testa -Però sono sicura. Vale la pena. Lui vale la pena. Dovresti conoscerlo, superate le apparenze potrebbe anche piacerti...
-Le apparenze?
-Diciamo che le prime parole che mi ha rivolto sono state di apprezzamento al mio fondoschiena...
-Wow, questo preferivo non saperlo.- si lamentò Will, corrugando le sopracciglia contrariato. In effetti, se fosse tornato nella mia vita l'estate precedente, ero abbastanza certa che all'inizio Killian non sarebbe piaciuto neanche a lui. Forse gli avrebbe anche riservato un pugno o due.
-Rilassati... è fatto così ma non si è mai comportato male con me.
-Bene.
-Mh... invece di preoccuparti per me perché non ti trovi una ragazza? Il sesso fa bene alla salute...
-Mi prenderai in giro per questa cosa per sempre, vero?
-Vero- confermai, e anche la mia compagna di stanza non riuscì a trattenere una risata.
Non che non gli facesse onore, voleva dire che rispettava ogni donna con cui era stato – sempre che ne avesse avute – ma era pur sempre strano. Era decisamente una cosa più comune nelle ragazze che negli uomini. Nonostante le numerose chiacchierate che eravamo riusciti a ritagliarci in quel mese, c'era molto di lui che dovevo ancora conoscere. E FBI o no, avevo tutto il tempo del mondo.
-Come pensi di organizzarti... per andartene?
-Domani penserò ai piani alti... immagino dovrò ripartire subito...
-Sì, beh, dopo le pratiche varie sì... domani sera puoi venire a dormire nella mia casa a Washington e dopodomani partiamo... non ti vedo molto nelle condizioni di viaggiare ora.
-Direi che si può fare... grazie. La parte difficile sarà convincere Killian che valgo ancora la pena... soprattutto quando saprà che sono stata a letto con un altro...- borbottai tra me e me, ma al silenzio che seguì alzai lo sguardo per trovare Will leggermente sbiancato. Mulan scoppiò a ridere e io con lei. Pian piano stavo smontando l'immagine della sorellina dolce, pura e perfetta che il ragazzo aveva di me e a dire la verità un po' mi dispiacque. E non solo: le ultime dichiarazioni reciproche mi avevano fatto capire che pur conoscendo le nostre storie, non ci conoscevamo ancora molto bene. La colpa era mia, sapevo di non essermi lasciata andare abbastanza, nell'ultimo periodo. Neanche con lui.
-E' successo solo una volta... avevamo bevuto e... oh, lascia perdere, non è importante! Non per te... o per me. Per Killian... non lo so. Ma una cosa per volta. Ora che so che la mia pancia non si gonfierà per i prossimi 9 mesi penso riuscirò finalmente a dormire...
-Certo. Ma per il... problema? Non sono un esperto ma dovresti vedere un medico, credo...
Io e Mulan ci guardammo ancora una volta, divertite. Già, non solo non era un esperto, ma voleva davvero parlare con me di ciclo, ritardi e cose del genere? Era decisamente imbarazzante.
-Non è nulla, ok? Queste cose capitano... per lo stress e per mille altri motivi. Ma nel mio caso è decisamente lo stress. E ti prego, io non parlo con te di erezioni mattutine!
-Dio!- esclamò scuotendo la testa imbarazzato -Ho afferrato il concetto, non dico più nulla...
-Siete proprio diversi...- convenne la mora -Una decisa e diretta, l'altro tenero e timido...
-Non sono né tenero né timido, è che io ho un po' di pudore.- ribatté con un'occhiataccia -E poi tu fai tanto la dura, ma vorrei vedere se lo sei altrettanto nel lavoro...
-E' una sfida questa?- si alzò la ragazza, incrociando le braccia al petto e parandosi davanti a lui, che non batté ciglio.
-Will, non ti conviene...
-Sì lo è, ragazzina. Posso anche vergognarmi di parlare con mia sorella di certe cose, ma sono uno dei migliori agenti in circolazione. Sono certo che sotto quel guscio sei tenera anche tu.
-Bene, lo vedremo.
-E come?
-Un modo lo troveremo, stanne certo.
Rimasi molto perplessa ad osservarli, cosa diavolo stava succedendo? Erano fermi l'uno davanti all'altra a pochi centimetri di distanza e si guardavano dritto negli occhi. Quasi mi sembrò di vedere fulmini e saette intorno a loro.
-Fantastico.
-Perfetto. Sabato sera quando ci fanno uscire mi offri da bere e ne discutiamo davanti ad una birra. Chi vince offre da bere all'altro per tutta la durata del corso... a meno che, ora che tua sorella ha mollato, non decida di farlo anche tu.
-Certo che no. Sabato sera allora. Puntuale.
-Vale lo stesso per te.
Ok... cosa? Si erano appena dati appuntamento? Mi ero persa qualcosa o Mulan l'aveva praticamente invitato ad uscire solo per discutere i termini di una stupida scommessa? Di cose strane ne avevo viste, ma questa rientrava decisamente nella top 5.
-E' un appuntamento?- feci quindi, interrompendo il loro gioco di sguardi fulminanti.
-Certo che no!- esclamarono all'unisono. Per un attimo sembrarono confusi, ma si ricomposero subito e tornarono a guardarsi in cagnesco.
Ora, una scommessa l'avrei volentieri fatta io. Tempo un mese al massimo e quei due sarebbero finiti insieme. Tuttavia c'era così tanta elettricità che probabilmente non avrei neanche trovato nessuno che avrebbe scommesso contro di me.
Will e Mulan... e chi l'avrebbe mai detto?
-Emma, se stai bene ora vi lascio dormire... ok?
-Oh? Sisi, sto bene. Ci vediamo domani allora... dormi qui?
-Hanno sempre una stanza per gli agenti speciali che vengono in visita, tranquilla- sorrise rivolto a me, per poi voltarsi compiaciuto verso l'altra ragazza. Se non morissi dalla voglia di riabbracciare Killian, sarei rimasta a Quantico solo per seguire gli sviluppi tra quei due!
Quando il ragazzo abbandonò la sua posizione, mi raggiunse per lasciarmi un bacio sulla fronte e dopo averci augurato la buonanotte uscì richiudendosi la porta dietro.
-Avevo sbagliato a giudicare quel verginello di tuo fratello... altro che bravo ragazzo, è un tipo decisamente irritante!
-Certo...- sorrisi, sapendo già cosa sarebbe seguito. In fondo, anche per me e Killian era iniziata più o meno così.

 

***


KILLIAN POV

La lavata di testa della signora Jody non me l'aveva tolta nessuno e nemmeno io avevo replicato, la donna aveva ragione. Avevo dato un'enorme notizia a una bambina innocente ancor prima di essere certo di avere ragione e se mi fossi sbagliato sarebbe stato imperdonabile. Ci sarebbe stata malissimo e io sarei stato da denuncia. Tuttavia, il mio intuito ci aveva visto bene: Kate era la mamma di Sarah. E Sarah era una bambina meravigliosa, educata e molto tenera. Non riuscivo davvero a capacitarmi di come fosse possibile che nessuno avesse preso in affidamento quella piccola. Alla fine, però, si era dimostrata una vera fortuna. Quando avevo dato la notizia a Kate, la giovane era svenuta tra le mie braccia per la felicità e in un primo momento mi ero decisamente spaventato. Tuttavia non ci aveva messo molto a rinvenire e mi aveva stretto in un abbraccio così forte da farmi mancare il fiato. Avevo riso con lei, però, assicurandole che per me non era assolutamente un problema. Mi aveva riempito il cuore di gioia, di quell'emozione che avevo creduto di non riuscire a provare mai più.
Ed ora, guardare madre e figlia abbracciarsi, mi aveva ricordato cosa volesse dire piangere per la felicità. Tutti i miei sforzi per mantenere un po' di contegno sembravano inutili, gli occhi non volevano smettere di lacrimarmi. Allo stesso tempo, però, mi attraversò una fitta dolorosa. La mia Emma non aveva mai avuto la possibilità di vivere quel momento, lei era sempre stata orfana. Ora che vedevo la gioia di quella bambina, ancor più riuscivo a comprendere la tristezza con cui aveva vissuto fino a quel momento, nonostante la giovane età. Ed Emma, non aveva mai smesso di essere triste. Aveva preso in mano la sua vita, quando era cresciuta, ma ero certo che ancora oggi, una piccola parte di lei continuasse a provare quel senso di vuoto per la mancanza dei suoi genitori. Com'era possibile che le persone che l'avevano messa al mondo non avessero voglia di conoscerla, anche dopo tutti questi anni? Era inconcepibile... semplicemente inconcepibile. Non presentarsi a vedere la propria figlia neanche quando aveva rischiato la vita per due volte.
-Grazie Killian...
Sorrisi tra le lacrime a Kate, che si era voltata verso di me, senza lasciare la presa sulla sua piccola: aveva gli occhi lucidi, rossi e felici.
-Figurati... davvero, sono felice per voi.
Prima che me ne rendessi conto, anche la piccola Sarah sgattaiolò via dalle braccia di sua mamma e si avvicinò a me, facendomi segno di abbassarmi. Mi stampò quindi un dolcissimo bacio sulla guancia e mi abbracciò, cosa che mi fece ancora più piangere, ma fortunatamente riuscii a trattenermi.
-Farai la brava, vero? Mostrerai a tua mamma i disegni che mi hai fatto vedere? Somiglia davvero tanto a come l'hai immaginata...
-Sì!- esclamò con un gran sorriso -Dice che mi regalerà taaanti colori e che disegnerà con me! Domani voglio fare un disegno anche con te!
-Wow, davvero? Mi piacerebbe molto vederlo...
-Troveremo il modo...- intervenne Kate, scompigliando allegramente i capelli della sua bambina.
-Perfetto! Ora io devo lasciarvi... avete bisogno di aiuto per le questioni burocratiche?
-No- intervenne per la prima volta Jody -Ci penserò io, non si preoccupi. Già stasera potranno tornare a casa insieme...
-Grazie allora. Beh, ciao ragazze... spero di rivedervi presto!
Sia la piccola che la più grande mi abbracciarono ancora una volta, ricaricandomi ulteriormente di energie per fare ciò che dovevo fare. Avevo prenotato un aereo per la mattina successiva e Will mi aveva assicurato che sarebbe stato lì per lasciarmi entrare in modo che potessi fare una sorpresa alla mia ragazza.
-Ah! Aspetta... l'assegno!
-L'assegno...? Ah...- con tutte le emozioni mi ero completamente dimenticato di dire alla giovane che non mi doveva proprio niente. -No, tieni quei soldi per comprare qualcosa di bello a Sarah... io non ne ho bisogno, dico davvero.
-Lo so che probabilmente sei ricco ma...
-Oh, hai fatto ricerche quindi... beh, sì, ma non è per quello. Non sdegno nulla... è solo che adesso hai una famiglia da mantenere e questi soldi serviranno più a te...- la rassicurai ancora una volta, facendole l'occhiolino. Se aveva scavato bene, probabilmente sapeva anche che ero stato l'assistente di Emma per solo mezzo anno... eppure non mi aveva detto nulla. Si era fidata di me più di quanto io mi fossi fidato di me stesso, probabilmente.
-Va bene allora. Grazie mille... io davvero non so come ringraziarti.
-Mi basterà che siate felici, tesoro. Allora ciao... e a presto spero!
Andai via col sorriso, pensando che avrei dovuto essere io a ringraziare loro. Mi avevano ricordato cosa veramente contasse nella vita e se fossi riuscito a riprendermi Emma, il merito sarebbe stato anche loro.


-Sicuro di non volere che qualcuno di noi venga con te? Stai meglio da poco, per sicurezza...
-Zia, ti prego. È un'ora d'aereo! A Washington mi aspetta Will e mi porta a Quantico in auto... e poi sto bene- ripetei alla donna per l'ennesima volta. Era felice della mia decisione ma era chiaro che non approvasse la mia organizzazione frettolosa. Ma se non ora, quando? Tra un paio di giorni sarebbero iniziate le presentazioni e allora di tempo non avrei avuto tempo per almeno un mese e sinceramente non volevo aspettare così tanto. Non volevo neanche riportare Emma a casa... per me poteva anche rimanere fino alla fine dell'addestramento, se ci teneva davvero e le piaceva. Volevo soltanto che accettasse il fatto che, una volta tornata, io sarei stato lì ad aspettarla. E avremmo potuto riprendere esattamente da dove ci eravamo fermati, i miei sentimenti non erano cambiati.
-Mi fiderei di più se avessi iniziato la fisioterapia, fratellino.
-Tranquillo. La mia schiena sta bene, non rischio colpi della strega improvvisi...- scherzai, anche se uno scherzo non era. Nonostante il mio caso fosse risultato meno grave di quanto non fosse sembrato, il mio recupero veloce non era passato inosservato ed era proprio per questo motivo che il medico aveva cercato di convincermi a fare un po' di fisioterapia: evitare imprevisti.
-D'accordo...- si arrese infine anche Ester -Chiama quando arrivi in aeroporto e poi a Washington, ok? Non sparire...
-Vi farò sapere che sono vivo. Allora a domani suppongo...
Abbracciai la donna, mentre Liam si offrì di accompagnarmi fino all'auto, giusto per raccomandarmi ancora una volta di stare attento. Per quanto gli volessi bene, iniziava a pesarmi l'averlo intorno di continuo, non avevo bisogno di una mammina premurosa. Se tutto fosse andato secondo i piani, comunque, entro qualche mese Emma sarebbe venuta a vivere con me e lui, probabilmente, si sarebbe trasferito da Ruby. Li avevo sentiti discuterne, una volta, ma avevano parlato di acquistare un altro appartamento dato che teoricamente quello era anche di Emma, e per il momento non era previsto si spostasse. Per qualche motivo, però, mi sentivo ottimista come non lo ero stato dal giorno in cui aveva ceduto e aveva deciso di lasciarsi guidare dai sentimenti. Paura ne avevo, certo: paura che la mia speranza fosse solo un'illusione creata dalla mia mente. Tuttavia non mi sarei arreso, non fino a che non mi avesse guardato in faccia dicendomi che non mi amava, senza battere ciglio.
-Beh... buon viaggio, allora. Vai e riprenditela, se ci sei riuscito la prima volta ce la farai anche ora- mi augurò infine, battendomi una mano sulla spalla.
-Lo spero. Tu prenditi cura di mia cognata e del mio nipotino!
-Certo! A presto, non fare cazzate mi raccomando!
A ciò mi limitai a rivolgergli semplicemente un sorriso innocente, al quale rise, poi misi in moto e partii.
Tempo per ripensamenti non ce n'era più: adesso era solo ora di agire e di riprendermi, finalmente, il mio lieto fine. La mia donna, la mia amante, la mia migliore amica, la mia musa. Emma per me era davvero troppo, troppo perché la mia vita senza di lei potesse essere completa. Ci avevo provato ad odiarla. Avevo provato a smettere di pensarla ed andare avanti... eppure non ci ero mai riuscito, neanche solo per 24 ore. Non mi ero mai reputato un tipo troppo romantico e fino a un paio d'anni prima ero stato certo che vero amore e cazzate simili, se davvero fossero esistite, non lo sarebbero state per me. Poi era arrivata quella giovane donna e aveva stravolto tutte le mie convinzioni.
“Ti troverò sempre, Swan.” pensai, imboccando finalmente l'uscita per l'aeroporto.

 

***
 

EMMA POV

-Dove diavolo è Will... non risponde. È già in ritardo di 10 minuti...
-Dieci minuti. Che tragedia. Magari è nel traffico e non può risponderti. Non ci credo che tu te ne stia andando davvero...
-Io... stranamente, sì. Fin dal principio volevo rifiutare... poi è successo quel che è successo e ho accettato. Per il motivo sbagliato. Ti piace Will?- domandai infine a bruciapelo, lasciando la ragazza a bocca aperta proprio come mi aspettai. Non resistendo risi, pur sapendo che avrebbe potuto costarmi un bel po' di pugni da parte sua.
-Che razza di domanda è!
-Non rispondi?
-Perché dovrebbe piacermi? Che razza di idea strana ti sei fatta in quella tua testolina?!
-Beh... l'hai praticamente costretto a invitarti fuori.
-Non è un appuntamento romantico! Dimmi come ha preso Miranda il fatto che te ne vai, piuttosto.
Miranda Shaw era una fantastica guida per noi reclute, oltre che una direttrice molto in gamba, così come Keller era un grande agente che mi aveva insegnato molto. Avevano cercato di farmi cambiare idea, all'inizio... soprattutto Miranda, a cui piacevo molto. Tuttavia, da ottimi agenti quali erano avevano capito che il motivo per cui volevo andarmene era sufficiente perché quel posto non facesse per me. Non era per paura, né per insicurezza... semplicemente, avevo altre priorità. E allora, mi avevano fatto i migliori auguri per il futuro promettendo che le porte non si sarebbero mai chiuse per me, e mi avevano lasciata andare. In realtà mi avevano anche dato il permesso di rimanere lì, quella notte, ma dato che ormai mi ero organizzata con Will, non avevo cambiato i miei piani.
-Beh... dice che se vorrò potrò tornare. Ma non lo farò...
-Peccato. Mi mancherà non averti più tra i piedi...
-Tranquilla, scommetto che ci rivedremo presto. Hai la mia benedizione con Will... giusto in caso potesse vagamente interessarti...- sorrisi allusiva, e non feci in tempo a parare la cuscinata che mi arrivò in testa. Me l'ero meritata, dopotutto, ma facevo già il tifo per quei due, non c'era niente da fare! Se davvero fosse nato qualcosa, sarebbero stati una coppia fantastica... diversi e simili allo stesso tempo. E non mi sarebbe affatto dispiaciuto avere Mulan come cognata. Avrei costretto Will a tenermi aggiornata, a costo di minacciarlo.
-Tu piuttosto... vedi di usare precauzioni domani quando ti darai alla pazza gioia col tuo ragazzo.
-Ah-ha. Che simpatica...
Non feci tuttavia in tempo ad aggiungere altre frecciatine, che sentimmo bussare alla porta. Ce l'aveva fatta, finalmente! Stavo davvero per tornare a casa, e la cosa mi eccitava e metteva ansia allo stesso tempo.
Mi alzai quindi dal letto e corsi alla porta, già pronta a sgridare scherzosamente il ritardatario.
E poi, le parole mi morirono in bocca.
Alla porta non c'era mio fratello, ma l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere.
-Killian...
-Swan.
-Killian, cosa... io stavo tornando da te, tu.. tu cosa... qui... cosa ci fai...
-Cosa?- i suoi occhi si spostarono per un attimo sulla valigia che avevo dietro, prima di tornare su di me più confusi che mai.
-Io... sono venuto a riprenderti... Will non mi ha detto che...
-Oh, sta zitto e baciami!
In quel momento non pensai a niente, tutti i problemi che avevano affollato la mia mente fino a pochi minuti fa si dissolsero. Mi concentrai semplicemente sul fatto che fosse lì davanti a me, reale e in carne e ossa, e senza pensarci due volta saltai tra le sue braccia.
E quando le sue labbra toccarono finalmente le mie, mi sentii di nuovo a casa.
In un attimo, però, tutto iniziò a girare. Mi sentii debole, tanto debole che la mia stretta attorno a lui si sciolse.
Poi solo nero.















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ok, non posso crederci, ma ho finito! Sono le 4 ma sono riuscita a essere puntuale stavolta xD Ed è stata dura perché ho avuto una settimana più piena del previsto, infatti mi mancano ancora dei capitoli da leggere di alcune ff... ma ce la farò!
Emma non è incinta xD Spero non ci siate rimasti troppo male lol alla fine credo sia meglio così... non ha un motivo specifico per tornare, ma questa storia le ha fatto capire chiaramente ciò che vuole e ha agito senza più ripensamenti. Poi mi è uscita questa cosa tra Will e Mulan... non so se ha senso, non so se potrebbero essere una coppia, ma mi piaceva l'idea che tra di loro ci fosse questo "qualcosa"... se si svilupperà nei pochi capitoli che rimangono, è da vedere. Credo ne manchino 4 compreso l'epilogo.
Killian invece non ha toppato alla fine ed è riuscito a riunire madre e figlia... piccoli detective crescono, LOL. La loro storia è stata un'ulteriore spinta a decidersi a lottare anche per la propria felicità.
E alla fine, quando Emma pensava di trovarsi davanti Will... surprise xD Ora Emma giustamente si è sentita male... sarà la tensione accumulata o qualcos'altro? Farlo finire solo in fiori e miele e cuori non mi sembrava il caso, non è da me xD
Grazie come sempre a tutti, non posso credere che abbiate seguito questa storia così a lungo... praticamente siamo già a quasi 40 capitoli!
Un abbraccio e buonanotte, perché ora ho sonno xD

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Capitolo 37
*** Back Home ***


Back Home










EMMA POV

Il primo tentativo di aprire gli occhi andò male e li strinsi immediatamente: troppa luce.
Poi, però, percepii una fonte di calore molto più piacevole sotto la mia testa. Non era un cuscino. Così come la mano che ritmicamente mi accarezzava i capelli, non era quella di Mulan o di mio fratello.
-Killian...- borbottai, allungando la mia per afferrargliela. Fa che non sia solo un bel sogno, pensai, mentre cercavo di ricostruire le immagini di poco prima.
Killian davanti alla porta... io che mi gettavo tra le sue braccia. E poi il bacio che mi aveva riempita di ossigeno. Con la mano libera mi sfiorai leggermente le labbra, per cercare anche solo un segno dell'accaduto. No, no, no. Non potevo aver sognato...
-Emma, tesoro. Sono io, sono qui. Mi senti? Come stai?
-Sei qui davvero. Non sto sognando.
-Va tutto bene amore mio, non stai sognando...- confermò, e stavolta riuscii ad intravedere il suo sorriso con gli occhi socchiusi, che lentamente ricominciavano ad adattarsi alla luce. Così come la nebbia che mi offuscava la mente lentamente si dissolveva, lasciando spazio a quelle emozioni che qualche minuto prima avevano preso il sopravvento. L'unica cosa che riuscii a fare fu scoppiare in lacrime e tirarmi su ignorando tutte le sue proteste, per poi stringere forte l'uomo della mia vita e aggrapparmi disperatamente a lui. Mi era mancato come l'aria e, tra lacrime e singhiozzi, non capii come avessi fatto a sopravvivere così tanto tempo senza di lui. Soprattutto, con la decisione di non tornare mai più a stringerlo, a baciarlo, ad averlo tutto per me.
Mentre lui, nella sua stretta, mi sussurrava parole di conforto che non riuscivo a sentire e mi riempiva la fronte di baci, sollevai la testa per riempire lui, di baci.
Bocca, naso, guance, fronte, mento... baciai tutto il suo viso senza perdere tempo a pensare, fino a che non mi ci ritrovai sdraiata sopra. Mi guardava divertito, felice e sconvolto allo stesso tempo, probabilmente non si era aspettato tutta quella foga. E neanch'io.
Dopo esserci guardati negli occhi per qualche secondo, scoppiammo a ridere nello stesso istante, e dopo avergli stampato un altro bacio sulle labbra rotolai di fianco, afferrandogli la mano e continuando a ridere a crepapelle.
Mi sentivo così leggera che se fosse stato possibile avrei spiccato il volo, ma anche piena. Quel senso di vuoto che aveva caratterizzato le mie ultime settimane si era totalmente colmato e si era trasformato in pura felicità. Una felicità che ancora una volta lui mi aveva dato e io non avevo fatto niente per guadagnarmi. L'avevo abbandonato in uno dei peggiori momenti della sua vita, l'avevo lasciato solo e non mi ero fatta sentire, scrivendogli quella stupida lettera piena di bugie. E poi l'avevo tradito.
Invece, ancora una volta, era stato lui a lottare per me quando avrebbe dovuto essere il contrario. Io avrei dovuto presentarmi alla sua porta, implorarlo di perdonarmi e promettergli che avrei fatto qualunque cosa per dimostrargli che valeva ancora la pena avermi nella sua vita. Io avevo fatto soffrire lui e, ancora una volta, lui aveva posto rimedio ai miei errori. Dopo tutto quel tempo senza sentirmi non aveva mai smesso di lottare per noi e io avevo avuto bisogno di una gravidanza – seppur falsa – per rendermi conto di cosa volessi.
Lo meritavo, un uomo del genere? La meritavo tutta quella felicità incontenibile? E poi, se avesse saputo la verità, mi avrebbe ancora voluta? Al solo pensiero non riuscii a trattenere un'ulteriore crisi di pianto, rendendomi conto del mostro che ero. Lui non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere, non mi avrebbe mai tradita per nessun motivo al mondo. Era stato un errore, un istante che per me non contava niente, non avevo provato nulla, eppure... eppure era sbagliato. Era sbagliato perché lui non l'avrebbe mai fatto a me, maledizione. Non era perfetto, come tutti gli esseri umani aveva i suoi difetti, ma mi amava incondizionatamente e neanche sotto tortura avrebbe fatto qualcosa che avrebbe potuto ferirmi.
-Emma... Emma, stai male? Cosa succede!
-Non ti merito!- singhiozzai -Sei stato di nuovo tu a batterti per noi, mentre io... mentre io ti ho... ti ho...- tradito. Non riuscivo neanche a pronunciarla quella parola, al solo pensiero mi faceva male il cuore.
-Swan.- fece con voce ferma, sollevandomi delicatamente per le braccia per potermi guardare negli occhi -Non mi importa, ok? Non mi importa cos'hai fatto. Mi hai... fatto soffrire, non lo negherò, ma non mi hai preso in giro. Sei stata chiara... mi hai chiesto di lasciar perdere. Se non ci sono riuscito e non ho voluto, la colpa è solo mia. Siamo diversi sotto questo punto di vista. Tu scappi, io ti rincorro... e poi, stavi per tornare.
-Sì, ma...- sussurrai, incantata dal suo sguardo penetrante e il suo indice che asciugava lentamente le lacrime che ancora scivolavano sulla mia guancia destra.
-Sh... niente ma. Quel che è stato è stato. Ti propongo una cosa...
-Cosa.
-Di lasciarci questo mese alle spalle. Di non incolparci a vicenda per ciò che è successo mentre siamo stati lontani... abbiamo entrambi commesso degli errori, ma non c'è bisogno di parlarne. Concentriamoci sui veri problemi tra di noi. Riprendiamo da dove avevamo lasciato Swan, riproviamoci... Io... non riesco a essere felice senza di te. Non ce la faccio.
-Neanch'io...- sussurrai, guardandolo dritto nelle sue pozze azzurre.
Lasciarci tutto alle spalle. Lasciarci l'ultimo mese alle spalle... l'avrebbe pensata ugualmente se avesse saputo cosa avevo fatto? Eppure, più lo guardavo e più mi convincevo che mi avrebbe perdonato qualsiasi cosa... allora, perché farlo soffrire inutilmente? Perché rivelargli quell'errore stupido quanto insignificante? Non c'era bisogno che sapesse ed io, prima o poi, mi sarei perdonata.
-Va bene.- decisi quindi -Anche se non ho idea di come tu faccia a non odiarmi...
-Io non potrei mai odiarti. Io ti amo.
E dopo un bellissimo sorriso a 32 denti che contagiò anche me, tornò sulle mie labbra... e finalmente mi lasciai andare, questa volta per davvero. Senza più rimpianti, senza ripensamenti. Solo amore, e la felicità di saperlo di nuovo mio. Nonostante quello che aveva detto, non lo meritavo... ma mi sarei impegnata perché questo succedesse.
-Anch'io ti amo- sussurrai tra un bacio e l'altro -E se non fossi arrivato, mi avresti trovata domani stesso ad implorarti di riprendermi.
-Non avresti avuto bisogno di implorarmi- sorrise ancora, poggiandomi le dita sotto il mento: non ero più abituata a quelli sguardi... quegli occhi. Troppo perfetti per essere veri, così come lo era lui.
In risposta lo strinsi di nuovo a me, pensando che questa volta sarebbe stato per sempre. E per la prima volta, il per sempre non mi spaventò neanche un po'.
-Che dici... se ti senti bene, facciamo rientrare quei due? Non so neanche quando, ma sembra ci abbiano concesso un po' di privacy...
-Sì... giusto- annuii -Sto bene. È che avevo accumulato così tanta tensione che lasciarla andare tutta in una volta è stato... intenso. Ieri credevo anche di essere incinta e...
-Wooo!- mi bloccò, con gli occhi quasi fuori dalle orbite -Tu cosa? Che storia è questa? Credevi di essere incinta? Abbiamo sempre usato precauzioni, mi pare...
-No, le ultime volte avevo finito la pillola. Ti spiegherò con calma ma... non aspetto bambini... per ora.
-Cosa?
Mi limitai a sorridergli, ma non era quello il momento per discutere seriamente del nostro futuro, quindi mi alzai ed andai ad aprire la porta. Will e Mulan, poggiati contro il corridoio di fronte, si voltarono subito verso di me, per poi entrare.
-Tutto a posto, Emma?
-Sì... nulla che non si possa risolvere con un po' di zuccheri.
-Siete stati veloci a risolvere le cose...- notò Mulan, accennando alle nostre mani che non avevano perso tempo prima di intrecciarsi di nuovo. Io mi limitai a scrollare le spalle e sorridere, per ricordarmi solo dopo di non aver fatto ancora le presentazioni. In realtà non avevo fatto proprio niente: mi ero limitata a svenire tra le braccia di Killian per poi dedicarmi completamente a lui dimenticandomi di tutto il resto del mondo.
-Comunque... lui è Killian, lei è Mulan... la mia nuova amica e compagna di stanza- aggiunsi rivolta a Killian, che lasciò la mia mano per porgerla alla ragazza. Lei la strinse, squadrandolo da capo a piedi. Al che lui rimase leggermente imbarazzato, e io ridacchiai piano: quella ragazza era in grado di mettere a disagio chiunque con un semplice sguardo.
-Emma mi ha parlato decisamente bene di te... quindi vedi di meritartela, sta sprecando una grande occasione.
-Io non le chiedo di farlo, sul serio. Emma... potresti finire l'addestramento- fece poi voltandosi verso di me, con aria completamente sincera. Tuttavia non ebbi neanche bisogno di rifletterci.
-No, no... ero venuta qui solo per allontanarmi... Voglio tornare con te.- gli assicurai.
Lui annuì, allungandosi per darmi un ennesimo bacio sulle labbra. Notando la sua mobilità, mi resi conto che Will non aveva esagerato sul suo ottimo miglioramento solo per farmi sentire meno in colpa. Non zoppicava, non si curvava... niente di niente. Però gli ero saltata addosso, e solo ora realizzai quanto avrebbe potuto essere pericoloso. Mi portai le mani alla bocca, certa di avergli almeno fatto male.
-Emma, che...
-La tua schiena. Ti ho fatto male prima? Mi dispiace, io non ho riflettuto e...
-Shh, Swan, la smetti di cercare motivi per incolparti o per convincerti che non mi meriti? Sono guarito... non ho tempo per la fisioterapia ma sono certo che i dolori residui puoi curarmeli tu con qualche bel massaggio...- ammiccò, scatenando le risatine di Mulan, mentre Will si schiarì la voce.
-Potreste, che so, parlarne in privato?
-Già- aggiunse la ragazza -Non vorrete traumatizzare il piccolino!
Quello le rispose con un'occhiataccia, e stavolta a ridere fummo io e Killian. Non dovetti neanche chiederglielo, dal suo sguardo capii che anche lui aveva visto le scintille tra i due, le stesse che c'erano state tra di noi. Ero sempre più certa che la tanto desiderata donna giusta di mio fratello era proprio davanti a lui, e presto o tardi se ne sarebbero entrami resi conto.
-Adesso è ora di portarvi a casa...- fece poi, rivolto a noi -O volete tornare a New York?
-Beh... se a Killian non dispiace vorrei vedere la tua casa...
-Tutto quello che vuoi, Swan. Posto per due ne ha, me l'ha detto prima in macchina...
Cosa? Prima? E... in macchina? Cosa diavolo stava dicendo? Questo voleva dire che Will...
-Tu. Sapevi tutto.- feci confusa, guardando mio fratello negli occhi. Perché diavolo non me l'aveva detto? Perché non aveva evitato tutta quella messinscena se sapeva che Killian stava venendo a prendermi? Oppure poteva dire a lui di restare a casa ad aspettarmi, dato che poco più di un mese prima aveva rischiato di morire o di rimanere paralizzato. Non gli avrebbe di certo fatto male passare un altro paio di giorni a riposo.
-Colpevole. Mi dispiace ragazzi, non volevo rovinarvi la sorpresa...
-Dai, non prendertela tesoro... non lo sapevo neanch'io ma è stato meglio così alla fine.
-Decisamente- intervenne Mulan -E' stata una bella scenetta, peccato non aver avuto i pop corn! Forza, andiamo così posso salutarvi che tra un quarto d'ora ho lezione!
-Mi mancherai!- esclamai, per poi abbracciarla a tradimento prima che potesse sottrarsi. E mi sarebbe mancata davvero, era una persona fantastica. Probabilmente era solo merito suo se ero riuscita a sopravvivere lì per un mese senza impazzire. Era sempre stata di sostegno, anche solo tenendomi concentrata sul nostro lavoro.

 

***


KILLIAN POV

Avevo tenuto stretta Emma durante tutto il viaggio di ritorno, tanto che una volta arrivati si era dimostrato complicato sciogliere l'abbraccio. Se non altro, sembrava sentirsi meglio dopo aver mangiato due cornetti al cioccolato che le avevamo comprato per strada. La falsa gravidanza e quel malore mi avevano un po' preoccupato, ma a questo punto era evidente che tutto fosse dovuto semplicemente allo stress e a un po' di calo di zuccheri. In più, sarei stato ipocrita ad esagerare nel preoccuparmi, dato che neanch'io me l'ero passata molto meglio.
-Beh, eccoci qua!- esordì l'uomo, dopo averci fatto varcare la soglia di casa sua. Dire che fosse grande era un eufemismo: probabilmente era delle stesse dimensioni della mia, con l'unica differenza che lui viveva completamente solo. Ovviamente Emma non aveva mancato di mettermi al corrente del fatto che suo fratello fosse single e vergine, rischiando di farlo partire col rosso.
-Ma questa reggia?- commentò sorpresa la mia ragazza.
-Non vedo l'utilità di prendere un monolocale se quando avrò una famiglia dovrò venderlo e cercare altro...
-Uomini. Fai gli stessi ragionamenti del mio ragazzo...- sospirò, alzando gli occhi al cielo -Così ora ha una villa a Los Angeles e non sa cosa farne.
-Ehi, almeno non dobbiamo pagare l'hotel se passiamo le vacanze a Los Angeles!- le ricordai, ma dal suo sguardo capii che ricordasse benissimo cosa le avevo detto una volta riguardo quella casa. Vacanze al mare coi bambini.
Alla fine, però, lasciò cadere il discorso e sciolse la presa sulla mano per spostarsi ad esplorare la casa con grande curiosità. Mi venne da sorridere, sembrava una bambina in una nuova sala giochi.
Will mi fece cenno di seguirlo in cucina e dato che era ora di pranzo la trovai un'ottima idea. Altro cibo avrebbe fatto stare Emma ancora meglio e a dire la verità anch'io ero affamato, non avendo neanche fatto colazione se non con un caffè forte.
-Ti prenderai cura di lei Jones, vero?
-Che?- borbottai, colto decisamente alla sprovvista -Ma certo...
-Non è che non mi fidi di te è solo che Emma ne ha passate tante e...
-Lo so, Will. Senza offesa, ma credo di saperlo anche meglio di te. In ogni caso ha bisogno di entrambi... e io non ho intenzione di deluderla. Non lo farei mai.
-Neanch'io- annuì serio -Aiutami a preparare una pasta se non ti dispiace, in cambio vi lascio una camera col lettone!

 

Quando la vidi entrare in stanza, per poco non mi andò di traverso la mia stessa saliva. Dire che il suo pigiama fosse striminzito non era che un eufemismo. Aveva addosso una canottiera leggera, neanche abbastanza lunga da coprirle le mutandine bianche. La cosa non andava affatto bene dato che ero stato privato di quel ben di dio per oltre un mese. Lo sguardo seducente che mi riservò dopo aver chiuso la porta, tuttavia, mi fece capire di non essere l'unico ad avere pensieri impuri.
-Come fai a stare tutto questo tempo senza sbattere le palpebre?
-Non puoi farmi questo a casa di tuo fratello, Swan...
-Farti cosa? Ho fatto una doccia e mi sono cambiata... il mio pigiama è da qualche parte in fondo alla valigia e sinceramente non ho la minima voglia di disfarla. Forza, togliti quella maglia e sdraiati a pancia in giù... un massaggio te lo sei meritato.
Non c'era nulla – o meglio, quasi nulla – che desiderassi più di un massaggio da parte sua, ma pretendere che mi voltassi, in quel momento, era chiedere troppo. I miei occhi sembravano incapaci di staccarsi dall'immagine della sua figura perfetta, esattamente come la ricordavo. Gambe lunghe e lisce, sedere a mandolino, un seno sodo e decisamente accentuato dall'assenza del reggiseno. Poi, la sua pelle candida che non vedevo l'ora di poter riassaporare... un corpo del genere era solo da baciare.
-Dai, Killian... pancia in giù.
-Scusa, dolcezza. Ma sei uno spettacolo e volevo deliziarmi ancora un po'...
In risposta sorrise, e raggiunse il letto per sedersi lentamente accanto a me e rubarmi un lungo bacio sulle labbra, delicato e carico di desiderio allo stesso tempo.
Anche quando questo si consumò, quasi non allontanò il viso dal mio. La sentii invece afferrare i due lati della mia t-shirt, per poi tirarla delicatamente su fino a sfilarmela.
Ipnotizzato, la lasciai fare e mi voltai, per sdraiarmi come mi aveva chiesto. Non avevo la minima idea di cosa mi avesse fatto quella donna, ma ora che l'avevo nuovamente al mio fianco mi sentivo rinato. Come se l'ossigeno fosse stato strappato dal mio corpo per poi tornare in una volta sola.
Non potei fare a meno di irrigidirmi, però, nel momento in cui le sue dita sfiorarono la cicatrice all'altezza della spina dorsale, in basso.
-Hai tolto i punti... fa ancora male?
-No- sussurrai in tutta sincerità. Il dolore si presentava, ogni tanto, ma non era nulla che non potessi gestire. Era più che sopportabile, e col tempo sarebbe passato anche quello. Anzi, dopo qualche massaggio da parte sua, ero certo che sarebbe passato molto in fretta.
-Mi dispiace così tanto... avresti potuto rimanere paralizzato o... o...
-Emma...
Pur senza poterla vedere in faccia capii subito che le lacrime avevano iniziato a solcare il suo bel viso, così mi rialzai e la strinsi al mio petto. Non riuscivo a sopportare che si facesse tutto questo, che stesse male perché si attribuiva colpe che non aveva.
-Sono qui, tesoro. E sto bene. Devi smettere di pensare che la colpa sia tua, quello era mio padre... mettitelo in testa.
-Stavo per perderti...- insistette, solleticandomi leggermente il collo a ogni parola che pronunciava contro la mia pelle. Sì, stava per perdermi, ma per sua scelta. Ero vivo per merito suo, per lei avevo resistito e per lei avevo fatto di tutto per riprendermi il prima possibile. Se mi avesse perso non sarebbe stata colpa di quella disavventura. Non glielo dissi, però. Ce l'avevo ancora un po' con lei ma non volevo farglielo pesare, anche perché alla fine aveva cambiato idea. Aveva fatto le valigie per tornare da me, e quello valeva più di qualsiasi altra cosa. Conoscevo Emma Swan, scappare di fronte a un certo tipo di problemi era da lei... ma tornare... tornare era tutta un'altra faccenda. Non era una cosa che faceva spesso, eppure l'avrebbe fatto per me.
-Facciamo così. Se mi fai il bel massaggio che mi hai promesso sei perdonata.
-Ti basta così poco dopo tutto quello che ti ho fatto?
-Sei tornata, Emma. E questo mi basta. Insieme al massaggio ovviamente, altrimenti me ne vado- scherzai, riuscendo finalmente a farla ridere. Quella risata, più bella di qualsiasi melodia. Mi era mancata così come mi era mancata lei e pensai che quando fosse stata distratta, mi sarei dato un pizzicotto per assicurarmi di non stare sognando.
-Va bene, Killian. Torna sdraiato e avrai il tuo massaggio, ma se ti faccio male devi dirmelo.
-Neanche esiste la possibilità che tu mi faccia del male, splendore. Hai delle manine d'oro...
Al che, ammirai ancora una volta il suo bel sorriso prima di sdraiarmi di nuovo, con le mani sotto il mento. Non mi aveva deliziato di chissà quanti massaggi, ma ne avevo ricevuti abbastanza per sapere cosa mi aspettasse. Era brava, aveva delle mani delicate e forti contemporaneamente e ogni volta che mi massaggiava, era in grado di sciogliere tutta la tensione che avevo in corpo e farmi sentire subito meglio, più rilassato.
E così fu.
Le sue mani fresche, ma di un fresco piacevole, iniziarono a scivolare sulle mie spalle, premendo fin da subito nei punti giusti. Il sollievo fu immediato, tanto che non riuscii a trattenere un sospiro. A cosa mi sarebbe servita la fisioterapia se potevo semplicemente approfittare delle ottime capacità della mia bellissima ragazza?
Dopo aver finito con le spalle iniziò a scendere, passando più delicatamente sul punto in cui avevo avuto la frattura, anche se non ce n'era bisogno. Sapevo che nulla di quello che le avessi detto avrebbe cancellato completamente i suoi sensi di colpa, quindi potevo solamente sperare che col tempo riuscisse a perdonarsi e lasciarsi tutto alle spalle.
Nel momento in cui le sue mani scesero ulteriormente, però, furono altre le voglie che risvegliò in me. O meglio, le fece riemergere dato che solo poco prima le sarei volentieri saltato addosso.
-Emma Swan, smettila o non credo di riuscire a resisterti ancora per molto...- sussurrai, cercando di controllare il mio corpo che andava già a fuoco.
-Non ti ho chiesto di trattenerti...
-Solo un paio d'ore fa mi sei svenuta tra le braccia. Hai bisogno di riposo, tesoro...
Al suo silenzio, per quanto quella posizione fosse comoda, mi costrinsi a tirarmi su per poterla guardare bene. Mi stava osservando incerta, come se volesse dire qualcosa ma non sapesse come farlo. Anch'io avevo molto da raccontarle... così come volevo approfondire il discorso che aveva lasciato in sospeso prima, sul fatto di non essere incinta “per ora”.
Ma forse, aveva ragione lei. Per parlare avremmo avuto tutto il tempo del mondo, mentre non ero certo che i nostri corpi sarebbero stati in grado di aspettare ancora per molto. Nel suo sguardo leggevo lo stesso desiderio che avevo dentro anch'io e continuare ad oppormi sarebbe stato insensato, oltre che estremamente stupido.
Senza indugiare ulteriormente mi tuffai quindi sulle sue labbra morbide, facendole sfuggire un gemito sorpreso quando si trovò sdraiata su di me. Un istante dopo ci sorridemmo complici, entrambi felici della piega che stava prendendo quella situazione.
-Sei certa di questo, Swan? Tuo fratello è di là che dorme...
-Metteremo le lenzuola in lavatrice domani mattina. Avanti Jones, non avrai perso l'entusiasmo?
-Mai.- la rassicurai, tirandole via quella canottiera ingombrante, che mi privava della vista del suo corpo meraviglioso. Non potei quindi fare a meno di prendermi qualche istante per contemplare quella perfezione, facendo quasi fatica a credere che fosse di nuovo tutta per me.
Poi mi venne un flash.
-Emma. Non ho... nulla, con me. Prendi ancora la pillola?
-Non oggi.
-Ma...
-Sh...- sussurrò, posando l'indice sulle mie labbra -Sei ancora dell'idea di volere una famiglia? Non sto dicendo che rimarrò incinta oggi. Ma...
-Stai dicendo che vuoi un futuro con me.
-Sì.
E quello, fu il “sì” più sincero che le avessi mai sentito pronunciare. Fu un sì carico di speranza, di amore, un “sì” vero e puro.
-Vieni a vivere con me, Emma. Quando torniamo. Trasferisciti da me.
-Ok. A una condizione, però...
-Quale?
-Sposami.


 

James era al settimo cielo, ma nessuno era più felice di Ginni, in quel momento. La donna sprizzava gioia da tutti i pori, aveva già dimenticato dei distintivi dell'FBI che lei e suo marito avevano riconsegnato. Non le sarebbe mancato. Ora che aveva avuto la possibilità di scegliere tra i suoi figli e il suo lavoro, non aveva avuto la minima esitazione.
-Pensi che questo vestito possa piacerle?- fece allegra, afferrando uno splendido abito di velluto bianco. Era un vestitino primaverile con uno strato di pizzo floreale che lo copriva completamente. Non aveva molte foto della sua bambina, ma voleva portarle un regalo e pensando alla sua pelle candida e gli occhi dorati, aveva pensato che quello le sarebbe calzato alla perfezione.
Non si aspettava, ovviamente, che Emma si sarebbe lasciata comprare. Neanche con la copertina di quando era piccola col ricamo del suo nome che avevano conservato. Quella morbida copertina di lana e cotone che in tutti quegli anni aveva usato come cuscino, che ora voleva riconsegnare a sua figlia. Voleva, in qualche modo, donarle un ricordo per farle capire che, nonostante tutto, non era mai stata sola. Neanche un solo giorno lei e James avevano smesso di pensare a lei.
-Somiglia al tuo quando ti ho incontrata per la prima volta...
-Già. Avrei... voluto farle sistemare qualcosa di mio, ma è più alta... ha preso da te.
-Almeno non è una nanetta come te, Snow...- scherzò l'uomo, facendo ridere sua moglie.
-Non sei simpatico. Lo prendiamo?
-Sì... è perfetto. Ma tesoro, è solo un vestito...- le fece notare, al che gli occhi della donna si abbassarono meccanicamente.
-Pensi che non lo sappia? Ma... non ho mai avuto la possibilità di comprarle bei vestitini. Il vestito del ballo di fine anno o... niente di niente... e...
-Sh... lo so, lo so...- la baciò dolcemente, per bloccare le sue lacrime sul nascere -Prendilo. E se mai ci perdonerà, la prossima volta la porteremo a scegliere qualcosa da sola. Ora richiamo Will, per dirgli che domani arriviamo.
-Già. Neanche lui è stato tanto felice di risentirci... non lo biasimo. Chiamalo...













 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ok, sono in ritardo di un giorno ma ero indecisa sulla parte finale del capitolo... lol
Sembra che quello di Emma sia stato semplicemente un malore per la troppa emozione e la tensione finalmente sciolta... ma ha avuto un bel risveglio tra le braccia di Killian. Alla fine ha deciso di accettare la sua proposta e quindi di non dirgli nulla sul "piccolo tradimento"... come ha detto lei, l'avrebbe perdonata... quindi perché farlo soffrire inutilmente? Diciamo che hanno parlato un po', hanno iniziato alcuni discorsi... ma la chiecchierata più approfondita l'hanno rimandata, perché ora hanno semplicemente bisogno di sentirsi di nuovo vicini. Anche se poi dovranno lavare le lenzuola di Will... ma è colpa sua se gli ha lasciati dormire insieme lol
Nel frattempo sembra che stiano tornando anche i genitori di Emma e Will, e lei ha sganciato la bomba con Killian... spero fosse inaspettato xD Gli ha chiesto di sposarlo e forse è presto ma... i motivi li ha. Nel prossimo capitolo ci sarà molto più spazio per i chiarimenti e i discorsi più profondi... ne mancano due quindi, e l'epilogo. In teoria mi dovrebbero bastare, ma non escludo di aggiungere un'altro capitolo o un secondo epilogo... vedremo.
Grazie come sempre a tutti quelli che leggono, inseriscono a recensiscono.
A presto! :*

P.S. spero che la maturità sia finita per quelli che dovevano farla! :P Sono sicura che è andata bene a tutti!

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Capitolo 38
*** Back to normality ***


Back to normality












KILLIAN POV

-Che... che cosa?
Avevo sentito male. Dovevo per forza aver sentito male, non era possibile che Emma Swan mi avesse appena chiesto di sposarla. Non dopo esserci frequentati per così poco tempo, non era da lei. Io ci avevo pensato a chiederle di sposarmi, ma tra qualche mese... quando la nostra relazione sarebbe diventata più solida, in modo da non mandarla fuori di testa e farla scappare.
Continuai a guardarla incredulo, a bocca aperta, quasi nell'attesa che se ne uscisse con un “allora? Vuoi saltarmi addosso sì o no?”. Dopotutto, tra “saltarmi” e “sposarmi” potevo benissimo essermi confuso. O in alternativa me la immaginavo scoppiare in una grande risata, per poi esordire con un “stavo scherzando!”
-Killian. Vuoi sposarmi?- ripeté.
Sposarmi. Aveva davvero detto sposarmi. Questa volta non potevo essermi confuso, non era possibile.
-Emma...
-Killian. Lo so che non sono brava nelle proposte di matrimonio... forse avrei dovuto inginocchiarmi, prendere un anello o...
E poi basta. Non le permisi di aggiungere nient'altro, perché per me era più che sufficiente. Al diavolo gli anelli, al diavolo le proposte romantiche in grande stile... se potevo avere Emma per il resto della mia vita, non c'era altro di cui avevo bisogno. La zittii quindi gettandomi sulle labbra dolci e invitanti, troppo instabile anche solo per dirle “sì”. Dal canto suo, lei non tardò a ricambiare neanche un secondo e mi spinse frettolosamente sul letto, per poi sistemarmisi a cavalcioni e tornare a baciarmi. Chiusi quindi gli occhi deliziato, per godere di quei baci che dalla bocca si spostarono sul collo, limitandomi a stringere la mano sul suo fondoschiena e il braccio attorno alla schiena. La desideravo da impazzire, desideravo sentirla completamente mia, era passato davvero troppo tempo dall'ultima volta. Il suo corpo, così come il suo animo, per me era una vera droga da cui non sarei mai riuscito a disintossicarmi.
Quando le sue labbra scesero sul mio petto, le mani delicate e decise corsero sui pantaloni del mio pigiama, che abbassò con sicurezza insieme ai boxer, lasciando che finissi di scalciarli via coi piedi.
A quel punto sentii la necessità di prendere la situazione in mano, perché di aspettare non ne avevo più la pazienza. La volevo, e la volevo subito. Capovolsi le posizioni in un battibaleno, lasciandole sfuggire un gemito quando mi ritrovai su di lei, con le mani che correvano a liberarla dell'ultimo indumento che mi impediva di farla mia. Bastò uno sguardo per capirci: anche lei era stanca di aspettare. E il desiderio nei suoi occhi, che decise di tenere aperti, rese la sensazione di entrarle dentro ancora più intensa. Gli occhi che poi strinse forte, la schiena che curvò mentre affondava una mano nella mia pelle e l'altra nelle lenzuola, furono una meraviglia.
Allora mi arresi al piacere anch'io, lasciando che l'intensità delle sensazioni che mi avevano invaso avessero il sopravvento totale su di me.
E poi fu tutto troppo intenso anche solo per poterlo descrivere nella mia testa. Ogni fibra del nostro corpo si fuse, così come si fusero le anime, i cuori, la pelle, i gemiti, i respiri. Tutto.
Eravamo così assetati e desiderosi l'uno dell'altra che impiegammo tutte le nostre forze per fare in modo che quelle emozioni durassero il più possibile... ma alla fine, cedemmo.
Cedemmo all'estremo piacere che sapevamo darci sono l'un l'altro, quella sensazione di completezza che ci costrinse ad unire le labbra per non gridare troppo forte, per lasciare quel momento solo per noi.
Lasciai che anche l'ultima goccia di appagamento si esaurisse, prima di chiudere gli occhi e scivolare al suo fianco, per catturarla tra le braccia e stringerla forte. Non dissi niente, godetti semplicemente ad ascoltare il suo respiro, che lentamente tornò regolare, così come i battiti del suo cuore.
-Era un sì... se non si fosse capito...- sussurrai, quasi col timore di rovinare la magia del momento.
-Si era capito...- sorrise, alzando lo sguardo per rifletterlo nel mio -Ad aver saputo che avresti reagito così, ti avrei chiesto di sposarmi prima...
Ridemmo insieme, stringendoci a vicenda e scambiandoci altri piccoli baci.
-Lo so che non è da me- continuò poi, in tono dolce -Ma... voglio passare il resto della vita con te, Killian. Non sarà la cosa più romantica del mondo, ma voglio... voglio poterti vedere, se stai male. Non so bene come spiegarmi ma... in ospedale per farmi entrare da te hanno dovuto chiedere il consenso a tuo fratello... e io... mi sono sentita... non lo so. In quel momento non ci ho pensato più di tanto, ero troppo preoccupata per te, ma col senno di poi... voglio essere qualcosa in più per te. Anche agli occhi del mondo. Io...
-Sh...- sussurrai, posandole l'indice sulle labbra commosso -Ho capito cosa vuoi dire. E la trovo la cosa più romantica del mondo. Anch'io voglio che sia così, Emma. Voglio che tu sia mia agli occhi del mondo, e io voglio essere tuo.
La sua espressione si rilassò, e sorrise di nuovo. Ma, dopotutto, come avrei potuto non capirla? Noi non eravamo come gli altri. Non volevamo sposarci semplicemente per mettere un sigillo d'amore sui nostri nomi, per dare una grande festa e vestirci eleganti. Volevamo semplicemente appartenerci.
-Ti dispiace se per ora ce lo teniamo per noi?- propose poi, stringendomi forte la mano.
-Perché?
-Perché... avrai da fare ora, col libro. Non saremo mai a casa, non avremo tempo per... pensarci, e tutto. La promessa rimane, vorrei solo rimandare l'ufficialità a... a un momento più tranquillo. Ti va?
Swan, Swan. Pensava sempre a tutto, la mia Swan. Sapeva essere dolce e romantica ma anche riflessiva e pragmatica. Come potevo dirle di no, quando aveva perfettamente ragione?
-Certo, tesoro. Però... verrai con me a qualcuna delle date?
-Veramente pensavo di viaggiare con te... Sarebbe un problema?
-Cosa?- esclamai sorpreso, colto alla sprovvista. Non avevo neanche preso in considerazione che avrebbe voluto mollare tutto per un mese intero solo per seguirmi tra interviste e ore a firmare libri.
-Beh? Non hai bisogno di un'assistente per i tuoi firmacopie?
-Sì, ma... è la casa editrice che...
-Killian- mi bloccò lei, stavolta -Tu mi hai sempre sostenuta nel mio lavoro. Credi che io non farei lo stesso con te? Non lo faccio perché mi sento obbligata, sia chiaro. Non mi pesa. Voglio farlo e basta... voglio venire con te, voglio conoscere il tuo mondo così come tu hai conosciuto il mio.
-Emma... sono oltre 10 viaggi in un mese. È faticoso, è...
-Una bella vacanza in giro per l'America ci sta. E poi hai bisogno di una massaggiatrice se non vuoi fare fisioterapia. Se pensi che lasci che qualcun'altra ti tocchi...- sorrise allusiva, provocandomi una leggera risata. Amavo quando faceva la possessiva e la gelosa, anche se succedeva di rado. Non che io le dessi motivo di esserlo, chiaramente... ma sentivo che nel corso del nostro lungo viaggio, di occasioni ce ne sarebbero state eccome. Tra ragazze che chiedevano baci e abbracci, sarebbe stato molto divertente.
-Va bene. Domani mattina chiamo il mio agente per dirgli di prenotare per due. Camera matrimoniale?- domandai incerto. Non eravamo più tornati sull'argomento, ma a questo punto dovevo sapere cosa voleva. Dovevo sapere se rendere pubblica la nostra relazione o aspettare.
-Camera matrimoniale- confermò, dopo una breve esitazione.
-Posso... possiamo... far sapere che stiamo insieme? Mi dispiace dover affrontare questo discorso proprio adesso... ma...
-No, lo capisco. Vivi in parte sotto i riflettori e... è giusto. Sì, Killian.- confermò ancora, con un sorriso a trentadue denti -Puoi far sapere alle tue fan che non sei più single. Probabilmente mi prenderò qualche insulto, ma...
-Nah, tesoro, le fan ti adorano... Domani penseremo a tutto, ti devo parlare di alcune cose... ma ora dormiamo, è tardi e siamo entrambi stanchi.
-Sì, ok...- annuì, lasciandomi un bacio a stampo sulle labbra -Buonanotte Killian.
-Buonanotte Emma...- ricambiai, lasciando che si accoccolasse sul mio petto, come non faceva da troppo tempo. Quel che era certo, era che quella notte avrei dormito benissimo. Con la donna che amavo finalmente tra le braccia e questa volta con la consapevolezza che non l'avrei persa mai più. Avevamo ancora tante avventure da vivere insieme, e io non vedevo l'ora di iniziare.

 

***


EMMA POV

-Non credo di averti mai vista così radiosa, sorellina...
-Che?- mi voltai sorpresa, rischiando di bruciarmi con la caffettiera piena che avevo appena preparato. Ero così persa nel mio mondo a fischiettare, che mi ero quasi dimenticata di non essere sola.
-Fischietti, sorridi... sprizzi felicità da tutti i pori. Non sei mai stata così da quando ti conosco...
In risposta mi limitai a sorridere, probabilmente arrossendo. Aveva ragione, non mi sentivo così felice e leggera da tanto tempo, e il motivo era piuttosto chiaro. Dopo tanta fatica ero finalmente riuscita a capire ciò che desideravo davvero, e ad accettare di prendermelo senza più fuggire e lasciarmi controllare dalla paura di perdere tutto e tutti.
-Tutto merito suo, vero?
-Vero...- ammisi con un sospiro, mentre riempivo le due tazzine sul tavolo. Come potevo negarlo? Killian mi aveva restituito la gioia di vivere e aveva perfino cancellato la mia malsana paura del futuro: nessun altro ci era mai riuscito prima di lui. Per questo, prima di alzarmi e decidermi a lasciarlo riposare ancora un po', ero rimasta quasi un'ora a guardarlo dormire. Mi era mancata da morire, quella visione. Mi regalava un senso di pace unico.
-E' davvero un bravo ragazzo. Poi se ti fa sorridere così, beh... non esiste raccomandazione da fratello geloso che regga.
-Beh, in ogni caso non è lui quello che merita ramanzine... sono io...- gli feci notare, dato che già sapeva della mia piccola stupidaggine. Chissà se avevo fatto la scelta giusta a decidere di non parlarne al mio fidanzato... non era una cosa da niente, dopotutto. O meglio, lo era per me, ma non lo era comunque. Ero pur sempre stata a letto con un altro. Certo, era stato lui a proporre di lasciarci alle spalle qualsiasi cazzata fatta, eppure...
-Non gliel'hai detto...- sussurrò, alzando lo sguardo severo su di me. Non mi stava giudicando, era piuttosto un'espressione severa da genitore o... da fratello maggiore. Come dargli torto?
-No. Ma... possiamo non parlarne? Ha già sofferto troppo per colpa mia, non voglio che stia male ancora. Non ce n'è bisogno...
-La scelta è tua, Em- mi bloccò, prima che avessi modo di aggiungere altro -Se pensi che sia la cosa giusta, io non ho nulla da ridire... è successo. Ora va' a svegliare il tuo fidanzato, è il caso di partire entro mezz'oretta... la lavatrice è in bagno, per qualunque cosa abbiate fatto con le mie lenzuola.
Lo sapeva. Certo che lo sapeva. Speravo solo l'avesse immaginato e non avesse sentito nulla – ma in ogni caso non ebbi il coraggio di chiederglielo. Annuii e per non fargli notare la mia espressione portai la tazzina di caffè alla bocca... ancora qualche minuto avrebbe potuto dormire. Per fortuna c'ero io, la sua famiglia l'aveva ormai dato per disperso.
-Solo un consiglio. Se Mulan ti piace non farti problemi e chiedile di uscire. Le donne preferiscono gli uomini decisi, puoi credermi.

 

***


Non avevo mai pensato che gli abbracci potessero far stancare una persona, invece ne avevo appena avuto la prova. Avevo abbracciato così tante persone che quando finii mi buttai sul divano esausta, accanto a Killian che si era già accomodato. A quanto pare Liam e Ruby avevano dato la notizia del mio ritorno a tutti i nostri amici, e non mancava proprio nessuno. Regina, Henry, David, Mary Margaret, Belle, Robin, Graham, Elsa e Anna. C'erano state anche Ester e Ingrid, ma quest'ultima aveva invitato l'altra a casa sua per dar modo a noi giovani di divertirci in pace.
Nonostante la stanchezza, però, avevo il cuore colmo di gioia. Sapere che così tante persone mi volevano bene era incredibile... Dopotutto non ero mai stata apertissima nelle relazioni interpersonali. Non quando si trattava di far avvicinare le persone troppo a me, almeno. Invecenel mio mondo era entrata più di quanta ne avrei mai potuto immaginare.
-Fate largo, il primo bicchiere di spumante è per la nostra Emma!- esclamò Ruby, buttandosi quasi di peso accanto a me e rischiando di rovesciare il bicchiere. Volevo un gran bene a tutti, ma insieme a Killian era la persona che più ero contenta di vedere. La mia migliore amica, mia sorella. Una sorella che tra l'altro, iniziava a mostrare un po' di pancia, nonostante fosse ancora poco più di un accenno. Tuttavia Ruby era alta e magra, quindi si notava.
-Grazie!- accettai, scolandomi l'intero bicchiere con un po' troppa velocità, quasi rischiando di strozzarmi.
-Ehi! Ti hanno tenuta a secco in quella scuola per spie?- scherzò la giovane, battendomi sulla schiena.
-Ma va! Però bere con gli amici e tutta un'altra cosa, giusto? Te sei a dieta da pancione invece immagino...
-Non me ne parlare! Liam sta sempre a controllare che non beva più del dovuto... è terribile!
-Lo fa per te, lo sai...- le feci notare, per poi porgerle il bicchiere in cui era rimasto un sorso di champagne. Era pur sempre meglio di niente, dato che grandi bevute non poteva farle. Io l'avevo scampata per questa volta, eppure decidere di non reprimere la disperazione nell'alcol mi era venuto spontaneo quando avevo creduto di essere incinta. Proprio io, che di istinti materni non ne avevo.
-E' bello riaverti qui, Swan.- intervenne anche Regina, che aveva preso posto con Henry sulla poltrona di fronte a me -Con queste due non si parla che di matrimoni e bambini...
Suo figlio e le due donne in questione risero, ed io feci lo stesso. Non faticavo affatto ad immaginarmela disperata tra loro, con Mary che parlava dei mille preparativi per il matrimonio e Ruby che si lamentava di tutto ciò che sicuramente aveva letto sui bambini in arrivo.
-Domani sera usciamo a ubriacarci solo io e te allora. Henry, tappati le orecchie...- sorrisi, anche se quello sembrava solamente divertito. Era abituato ad avere un rapporto stretto e quasi amichevole con la sua giovanissima mamma. Avevano una bella relazione di fiducia e la donna lo lasciava anche bere qualche birra ogni tanto senza dire niente, sapeva che lui non avrebbe esagerato. Beh, non per ora almeno... anch'io ero stata ragazzina, doveva solo crescere ancora un po' per avere la sua prima sbronza.
-Va bene, allora noi facciamo un'uscita tra uomini- propose Graham, battendo sulla spalla a Killian. Tutto era tornato così come me lo ricordavo e per il verso giusto, finalmente. Ora che avevo aperto gli occhi, quella che avevo fatto mi sembrava davvero una gran cazzata. Come avevo potuto andare via e sperare che una vita diversa da quella che avevo avrebbe potuto soddisfarmi?
-Ok, ma non fatelo ubriacare troppo. Dopodomani ha la presentazione del libro qui a New York!- ricordai agli altri, per poi sporgermi e stampare un bacio al mio uomo. Durante il viaggio in macchina con Will aveva chiamato il suo agente, chiedendogli di prenotare per due tutti gli aerei e gli hotel. Mi aveva ovviamente chiesto ancora una volta se fossi sicura di quella decisione folle, ma gli avevo assicurato di non avere ripensamenti. Ora volevo solamente stare con lui e recuperare il tempo perso, oltre che supportarlo così come lui aveva sempre supportato me. A dir la verità ero davvero curiosa di scoprire la sua dimensione, scoprire come viveva la popolarità e lo stress di tutti quegli eventi, emozionanti quanto stancanti. Avrei fatto il possibile per aiutarlo a gestire tutto senza stancarsi troppo, dopotutto non era neanche guarito completamente, ancora.
-Le pizze!
L'esclamazione di Henry e il citofono che suonava mi riportò al presente, e saltai in piedi per andare col ragazzino a recuperare il nostro pranzo. Conoscendo gli altri, ero certa che ne avessero ordinate una per uno e più di 10 scatole non poteva di certo portarle da solo. Accettai invece il mazzetto di soldi che mi porse Liam, avevano organizzato tutto loro e non era il caso di discutere.
-Voi vedete di muovere il culo e preparare la tavola! Qua non ci staremo mai tutti!- gridai, mentre aprivo la porta d'ingresso.
Ero a casa. Ero davveri a casa, e non c'era niente di più bello al mondo.

 

***

KILLIAN POV


Avrei potuto alzarmi e andare a fare colazione con Liam che sicuramente era già in piedi, ci stavo pensando da almeno mezz'ora ormai. Tuttavia, c'era la visione angelica di Emma non mi permetteva di raccogliere le forze tirarmi su. Dopo aver festeggiato coi nostri amici fino a tarda serata, mentre ci aggiornavamo a vicenda su tutte le novità dell'ultimo periodo, eravamo andati a dormire nella nostra casa. Emma aveva detto di sì, e subito dopo il mio tour promozionale l'avrei aiutata nel trasferimento. Almeno quella notizia l'avevamo condivisa con gli altri, ed era stata ulteriore motivo di festeggiamenti. Il fidanzamento invece eravamo riusciti a tenerlo segreto, e ancora un po' di tempo sarebbe rimasto soltanto tra noi. Ancora non riuscivo a capacitarmi che Emma mi avesse davvero chiesto di sposarla. Il matrimonio avrebbe potuto essere tra 6 mesi, tra un anno o tra 5, ma a questo punto poco importava: l'importante era stare insieme.
Quando storse il naso infastidita sorrisi e le spostai la ciocca dorata che probabilmente gliel'aveva solleticato. Tirai su anche la coperta per avvolgere meglio il suo corpo nudo dopo che, neanche quella notte, eravamo riusciti a resistere alla passione. Era perfetta. Bellissima e perfetta in ogni suo dettaglio. Sapere che d'ora in poi mi sarei sempre svegliato con una visione paradisiaca come quella, non poteva che riempirmi il cuore di gioia. E pensare che i medici avevano continuato a consigliarmi di andare dallo psicologo per superare ciò che era successo settimane prima. Ma a cosa mi serviva, sapendo di avere fatto ciò che avevo fatto per la splendida donna al mio fianco? Era come se il mio cuore si fosse alleggerito, ed ora avevo la certezza che non ci fosse miglior cura dell'amore incondizionato che provavo per Emma Swan.
Quando sentii sbattere la porta d'ingresso mi rilassai di nuovo, portando un braccio attorno al fianco della ragazza. Probabilmente Liam era uscito per andare a lavoro, era troppo tardi per andare a fare colazione con lui. Pazienza, il tempo per fare una chiacchierata tranquilla l'avremmo avuto.
O forse no, dato che l'avrei ucciso. Perché doveva suonare alla porta quando sapeva che stavamo ancora tutti dormendo? Che si fosse scordato qualcosa... e anche le chiavi?
Emma mugolò voltandosi nel sonno verso di me, cosa che mi fece decidere di non muovermi di un centimetro. La prossima volta ci avrebbe pensato bene prima di uscire senza controllare di avere tutto.
E invece insistette. Una seconda, e una terza volta.
-Killian...- borbottò la bionda soffiandomi sul collo -Vai tu, ti prego...
-Swan, tanto è Liam...
-Vai... o continuerà a citofonare per sempre. Ti prego...
-Ma sto tanto bene qui con te...- sospirai, accarezzandole la lunga chioma sparsa in parte sul cuscino e in parte sulla spalla sinistra.
Una quarta volta.
-Fallo smettere... ti prometto il sesso del buongiorno se vai.
Maledetta. Sapeva quali corde tirare per convincermi a fare ciò che voleva. Sarebbe bastato molto meno in realtà, ma come potevo anche solo pensare di dirle di no a questo punto?
Mi tirai su sbuffando, ma solo per fare un po' di scena. Era chiaro che non mi dispiaceva affatto, considerando quale sarebbe stato il mio premio.
-Non fare il brontolone...- ridacchiò leggermente, con la voce ancora impastata dal sonno -E mettiti qualcosa addosso, anche se il tuo bel culetto è un panorama niente male...
-Ora so che se alla porta ci sei tu posso venire ad aprirti nudo- scherzai, mentre velocemente indossavo la vestaglia poggiata sulla sedia. Dopodiché stampai un bacio sulle labbra alla mia ragazza mezza addormentata e mi diressi a passo pesante verso la porta d'ingresso, pronto a riempire mio fratello d'insulti. Erano le 9 e mezza, ma doveva pur considerare che avevamo fatto le ore piccole – lui compreso.
Quando aprii la porta avevo già preso fiato per dirgliene quattro, ma le parole mi morirono in bocca. Non era Liam. Erano due persone, due volti che pur avendo visto solo in un piccolo ritaglio di molti anni prima, riconobbi benissimo.
-Ciao. Tu devi essere Killian... non volevamo svegliarti...- iniziò la donna, mentre io iniziavo a desiderare di sotterrarmi per non aver indossato qualcosa di più coprente.
-Non... non c'è problema.
-Puoi dirci se Emma è qui? Abbiamo provato alla porta qui di fronte ma la sua amica ci ha detto che ha dormito qui.
-Noi siamo...- iniziò l'altro.
-I suoi genitori, lo so. Entrate. Entrate pure, certo. Voglio dire sì, Emma è qui... voi... voi accomodatevi dove volete. Vado a chiamarla...














 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora... ok, dopo questo ci sono altri 2 capitoli e l'epilogo, invece uno e 2 epiloghi xD Ci ho messo di più a postare perché questa settimana ho avuto molto da fare e sono riuscita a postare solo l'altra che avevo pronta da un po'. xD Ad ogni modo... non mi convince molto questo capitolo. Ma fino a domenica sera non ci sono e non volevo far passare troppo tempo prima di postare. Scusate eventuali errori, non ho avuto tempo di ricontrollare xD
Killian ha detto di sì ad Emma in un modo piuttosto particolare... e lei ha gradito dire, lol Poi sono finalmente tornati a casa a festeggiare il ritorno con gli amici e Emma ha deciso di seguire il suo uomo per tutto il tour promozionale. E la loro relazione diventerà pubblica, adesso...
E, dopo 1000 anni, i genitori di Emma sono qui. Il prossimo capitolo sarà dedicato in gran parte a loro e avrò il tempo di scriverlo bene e con calma :)
Alla prossima, un abbraccio! (domenica sera recupererò le 2-3 storie di cui ho il capitolo arretrato di questa settimana... sono curiosissima ma sto morendo di sonno e non ci capirei niente xD)
Un abbraccio, grazie sempre a tutti! :*

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Capitolo 39
*** The Truth ***


Html del cavolo. Però... la buona notizia è che succede meno e per non si sa quale motivo mi succede solo con questa storia... quindi abbiate pazienza, tanto è quasi finita xD






 

The Truth










EMMA POV

-Ciao- sussurrai.
Se non avessi avuto Killian a reggermi, era molto probabile che sarei crollata lì, davanti alle due figure che si erano presentate come i miei genitori. Quando l'uomo era rientrato in camera col fiatone, esordendo sfiatato con “Sono tuo padre e tua madre. Sono qui”, avevo ringraziato il cielo di non essermi ancora alzata dal letto. Avevo avuto bisogno di qualche istante per riprendermi, durante il quale il mio fidanzato mi aveva anche versato un bicchiere d'acqua perché a detta sua ero diventata un fantasma. Dopo essermi un po' calmata, ero riuscita a sussurrare un “vestiti” mentre recuperavo i jeans e la maglia del giorno prima, non avendo alcuna intenzione di mostrarmi anch'io in vestaglia davanti a quelli che, praticamente, erano due perfetti sconosciuti.
Eppure erano così dannatamente simili a me che non avevo il minimo dubbio che si trattasse davvero dei miei genitori. Nonostante avessero circa 50 anni erano entrambi molto giovanili; la donna aveva il mio naso e la mia pelle chiara e i miei occhi, mentre l'uomo aveva i capelli biondi e gli stessi tratti del viso che avevo io. Era strano. Strano ed emozionante, ma anche doloroso.
La donna scoppiò d'un tratto in lacrime, e senza dire nulla lasciai che si avvicinasse per abbracciarmi. O forse, rimasi ferma solamente perché non avevo la forza di muovermi. Un attimo dopo si aggiunse anche mio padre, ed io restai paralizzata tra le loro braccia, con la mano ancora stretta in quella di Killian, incapace di lasciarlo andare.
-Tesoro, sei così bella...- sussurrò Ginni tra i singhiozzi, per poi prendermi il volto tra le mani e guardarmi -Non hai idea... non hai idea di quanto ci sei mancata. Morirei piuttosto che lasciarti di nuovo, non so come ho fatto a sopravvivere senza di te, Emma...
-Beh l'hai fatto. L'avete fatto per 25 anni.- mi ritrovai a dire con freddezza mentre mi scostavo bruscamente. Non mi rattristai neanche un po' a vedere la sua espressione ferita. Non potevano aspettarsi che li accogliessi a braccia aperte dopo tutto ciò che avevo dovuto passare a causa loro.
-Hai ragione, Emma- intervenne James, cingendo le spalle a sua moglie -So che non c'è niente che potrà mai bastare a cancellare il fatto che ti abbiamo abbandonata ma... puoi darci la possibilità di... spiegare? Non ne andremo mai fieri, ma c'è... c'è un motivo per cui abbiamo dovuto lasciarvi... so che non hai voluto sapere nulla da Danny...
-Will. Io non l'ho mai conosciuto come Danny. E no, è vero, ho voluto conoscerlo perché è l'unico che mi ha davvero cercata in tutto questo tempo... e mi ha trovata pur avendo meno della metà dei vostri mezzi. Ma va bene. Sediamoci, a questo punto voglio sapere. Apprezzo che alla fine abbiate deciso di farvi vivi... anche se ci sono stati momenti più opportuni... tipo quando io e mio fratello abbiamo rischiato di morire.
Senza degnargli di un altro sguardo tirai Killian per mano perché mi seguisse in cucina; i due ci seguirono a ruota, per sedersi infine di fronte a noi.
-Non è che possiamo parlare in privato?- intervenne James, guardando Killian -E' una cosa tra noi. Non ho nulla contro di lui ma... è strano parlare di fronte all'uomo che è uscito mezzo nudo dalla camera di mia figlia.
-COSA?!- esclamai, afferrando subito il braccio al diretto interessato che stava per alzarsi, pronto ad esaudire le richieste di mio “padre” -Piombi qui dopo 25 anni e ti permetti di fare il padre geloso?! Il mio fidanzato resta qui, che vi piaccia o no. Altrimenti me ne vado anch'io.
-Emma posso anche andare...
-No. Tu non ti muovi di qui. Sono seria, non provarci nemmeno.
-Ok, ok. Scusa.
Mi dispiacque farlo sentire a disagio, ma non potevo accettare che quelle persone avessero pretese del genere, non in casa sua, tra l'altro. E in più, non volevo rimanere da sola, in un momento del genere volevo avere qualcuno che mi sostenesse, qualcuno di cui mi fidassi.
-Allora? Volete iniziare a spiegarmi perché ci avete abbandonati e mi avete fatto vivere per 18 anni in una casa famiglia dato che nessuno mi voleva?
-Tesoro, non volevamo che andasse così ma era l'unica alternativa che avevamo...
-Scusami ma non voglio sapere dei vostri rimpianti, non me ne faccio nulla... voglio la verità.- la interruppi bruscamente, prima che scoppiasse di nuovo a piangere. Sì, forse mi stavo comportando in maniera troppo insensibile, ma ne avevo tutto il diritto.
Incrociai quindi le braccia in attesa, voltandomi verso James. Sapevo sarebbe stato lui a parlare, l'altra era troppo scossa e avrebbe probabilmente continuato con le scuse – di cui non me ne facevo proprio nulla.
-D'accordo... allora- iniziò quello -Io e tua madre ci siamo conosciuti a scuola e a 19 anni abbiamo avuto Danny... abbiamo iniziato la nostra carriera in polizia quando ne avevamo 20, nella squadra investigativa. Non ne erano passati neanche due quando il capitano ha proposto ad alcuni detective meritevoli una carriera all'FBI e l'addestramento sarebbe stato completamente gratuito. Eravamo giovani, volevamo l'avventura e... pensavamo di poter gestire un figlio ed avere una carriera. Avremmo guadagnato anche molto, assicurando così a Danny ed eventuali altri figli un futuro brillante. Abbiamo superato l'addestramento e hanno voluto entrambi alla sede centrale di Washington. Eravamo bravi, io e tua madre. Per tre anni non ne abbiamo sbagliato una, hanno iniziato a considerarci veterani nonostante fossimo ancora novellini... e nel frattempo riuscivamo ad essere anche dei buoni genitori, non abbiamo mai trascurato tuo fratello. Poco prima che tua madre rimanesse incinta ci è stato affidato un caso sotto copertura... e abbiamo accettato perché sembrava non essere molto diverso dai soliti. C'era la mafia di mezzo... un nuovo gruppo formato da russi e americani, era curioso... per questo volevano che ci infiltrassimo per capirne di più. Scoprire il motivo di questa strana alleanza e cosa volevano ottenere... ciò implicava due mesi lontano da casa ma era estate e abbiamo deciso di mandare Danny in campagna dai nonni. Dopo esserci preparati adeguatamente, quindi, siamo partiti per il Texas... il centro operativo di questo gruppo era a Dallas. Non starò a spiegarti come abbiamo fatto perché non è importante, ma siamo riusciti a conquistare la loro fiducia ed entrare. Non ci è voluto molto per scoprire che era un'organizzazione più grande di quanto non sembrasse. Il loro obiettivo era di scatenare una terza guerra mondiale e stavano lavorando a due bombe atomiche: una per la Russia e una per gli Stati Uniti. Nel frattempo, per sostenere le spese della missione, c'era un enorme traffico d'armi. Io e tua madre volevamo tirarcene fuori perché abbiamo capito che... era troppo. Troppo per due persone con una famiglia. Avevamo scoperto le loro intenzioni, avremmo trovato il modo di far avere l'incarico a qualcuno che lo volesse. Ovviamente avrebbero dovuto coinvolgere anche forze maggiori dell'FBI.
Annuii, e lasciai che l'uomo riprendesse fiato prima di continuare il racconto. Non l'avrei mai ammesso, ma mi avevano lasciato col fiato in sospeso. Voci su un'eventuale terza guerra mondiale c'erano sempre state, ma sapere che ci fosse stata la concreta possibilità che ciò si realizzasse, metteva i brividi... in più, neanche 50 anni dopo la seconda.
-Ovviamente, se entri in un giro del genere non puoi uscirne vivo- continuò Ginni, poggiando la mano su quella del marito -C'era soltanto una soluzione per allontanarci... passare alla sede di New York, dove veniva controllato tutto a distanza... venivano gestiti i documenti, in poche parole. Avevamo trovato il modo... eravamo riusciti a far credere che conoscessimo delle persone nell'FBI disposte a darci informazioni preziose... tipo come riuscire a piazzare la bomba, una volta pronta, alla Casa Bianca. Hanno organizzato il nostro trasferimento a New York, alla fine, e ci stavano portando in auto, insieme ad un'altra persona che era stata promossa. È successo tutto durante il viaggio... lo... lo ricordo ancora perfettamente.- deglutì, ma fece capire al marito che voleva continuare lei.
-L'uomo alla guida ha ricevuto una telefonata e... dallo specchio retrovisore abbiamo notato l'occhiata che ci ha lanciato. Se non ce ne fossimo accorti, ci avrebbe uccisi ancor prima che potessimo rendercene conto. Abbiamo agito in fretta, abbiamo dovuto uccidere il conducente e l'altro uomo. Solo che sapevamo che non era finita, ormai sapevano di noi. E se persone del genere sanno i tuoi segreti, se non agisci in fretta vieni ucciso nel giro di 24 ore.
-Aspettate. Da parte di chi era quella telefonata?- la interruppi, mio malgrado -Chi era la spia?
-L'abbiamo saputo solamente un anno dopo...- fece la donna, con un sorriso triste -Era il nostro contatto diretto con l'FBI. Si è rivelato un simpatizzante della causa e alla fine ha deciso di unirsi a loro e... ci ha venduti. Così siamo tornati a New York e abbiamo fatto le valigie per poi prendere immediatamente Will. Avevamo solo i genitori e li abbiamo mandati sotto nuove identità in Australia. Poi abbiamo iniziato a viaggiare... per un mese ci siamo fermati all'estremo nord del Canada, credendo di essere al sicuro. È lì che sono rimasta incinta di te, tesoro... pensavamo di poter avere un nuovo inizio. Avremmo costruito delle nuove identità per tutti e ci saremmo trasferiti a Inverness, in Scozia, riunendoci alle nostre famiglie. Un nostro amico e collega aveva contatti lì e ci aveva assicurato di poterci far arrivare in sicurezza. Poi... poi un giorno ha chiamato, spiegandoci che non eravamo più al sicuro e che dovevamo fuggire il più in fretta possibile. Neanche l'FBI poteva proteggerci! L'unica cosa che poteva fare era procurarci il modo di viaggiare... viaggiare molto e farci sparire. Non ci siamo mai fermati in un posto per più di una settimana. Siamo stati in Europa, Asia, Australia, ancora America... ovunque... e intanto il tempo passava, la mia pancia diventava sempre più grande, Danny non aveva la vita che meritava e...- la sua voce si spezzò, e dovette fermarsi per non cominciare a piangere. Nonostante fossi lontana dal perdonarli, non riuscivo neanche ad immaginare che vita erano stati costretti a vivere per così tanto tempo. Loro e mio fratello. Viaggiare, non fermarsi mai, tagliare i ponti con famiglia e amici... doveva essere stato orribile. Duro e orribile.
-Tua madre stava male...- tornò a parlare James -E io, Danny... tutti. Lei più di tutti, però, ha rischiato di perderti proprio poco prima che nascessi e... e allora abbiamo deciso a malincuore di fare il nostro ultimo viaggio a Boston. Nonostante fossero passati 9 mesi, l'FBI e la CIA si stavano occupando del gruppo, ma i capi continuavano a mandare persone a darci la caccia... per vendetta. Perché erano stati smascherati per colpa nostra. E non volevamo continuare a far vivere nostro figlio in questo modo... così come non volevamo dare a te questa vita. A Boston avevamo delle conoscenze, persone coraggiose che ci hanno accolti in segretezza per far partorire tua madre e... e anche se avevamo già deciso, poche ore prima che Ginni entrasse in travaglio abbiamo parlato. Abbiamo contattato il nostro amico e ci ha fatto avere nuovi documenti per noi e per Danny... ma... dovevamo lasciarvi. Era l'unica soluzione. Lasciarvi e cancellare ogni collegamento tra noi e voi. Tuo fratello ha avuto una nuova identità, tu... tu... abbiamo fatto girare la voce che fossi morta alla nascita. Mi dispiace, tesoro. Non sai quanto ci è costato...
-Abbiamo potuto stringerti solo per pochi minuti...- singhiozzò l'altra, che ormai aveva rinunciato a trattenere le lacrime -Volevamo almeno poterti dare un nome, il nome di tua nonna, Emma... ti abbiamo lasciato a Danny e l'abbiamo mandato dall'infermiera a dire che ti aveva trovata in strada e che lui era fuggito da una casa famiglia... ovviamente era tutto certificato, abbiamo pensato a ogni cosa. E per quanto è stata dura... abbiamo preso un aereo un'ora dopo... lasciandovi lì. Soli, senza famiglia ma... pensavamo... pensavamo di potervi dare un futuro migliore...- singhiozzò ancora, tirando su col naso -Speravamo che una bella famiglia vi adottasse, anche se separatamente, e vi desse la vita che meritavate fino a che l'incubo non fosse finito. Tornare è sempre stato nei piani ma... pensavamo ci sarebbe voluto meno. È solo quando Will è entrato nell'FBI che le acque hanno iniziato a calmarsi e allora siamo tornati per un po'. Ci siamo informati su di te, su di lui... abbiamo raccolto tutto il materiale possibile e non sai il dolore che abbiamo provato nel sapere che non avevi mai avuto una famiglia. Eri diventata una donna forte e di successo ma... eri stata una bambina sola...
Deglutii anch'io, e mi ritrovai a stringere forte la mano di Killian per cacciare indietro le lacrime. Ora tutto era chiaro. A qualunque cosa pensassi, mi ritrovavo a rendermi conto che non esisteva alternativa a ciò che avevano fatto. Anch'io mi sarei comportata allo stesso modo, piuttosto che far vivere a dei bambini un incubo come quello. Avevo un'altra domanda, però. Due, in realtà.
-E i nonni? E poi... perché solo ora? Avete contattato Will da tempo... e non me.
-L'ultima... mia madre, è morta un anno fa.- sussurrò, abbassando lo sguardo -Per il resto... prima non era ancora del tutto sicuro. Lui era un agente dell'FBI... tu eri una giovanissima detective privata, e... non potevamo correre il rischio tesoro. Non potevamo. Se ti fosse successo qualcosa...
Annuii scocciata, perché questa spiegazione non mi piaceva. Non ero una ragazzina. Non ero mai stata una ragazzina, maledizione, avrebbero potuto almeno fare in modo di recapitarmi un messaggio. Provare, almeno, a farmi capire che non ero sola e che anch'io avevo dei genitori che mi amavano.
-Immagino sia finita, ora... eppure avete lasciato che io, Will, Killian e gli altri rischiassimo la vita contro quello psicopatico...- sussurrai, pur rendendomi conto che Brennan Jones fosse un bambino innocuo in confronto alle persone con cui avevano avuto a che fare loro.
-Ci vergognavamo...- ammise l'uomo -Di tutto ciò che avevi vissuto per colpa nostra. Poi... l'FBI ci ha affidato un compito e non potevamo dire di no. Dopo che siamo tornati ci è voluto tanto per riguadagnare la loro fiducia, quando eravamo spariti avevano perso le nostre tracce perfino loro. Per quanto ne sapevano potevamo essere dei terroristi anche noi. È stata una missione da niente, questa... non più collegata alla banda, tutti i suoi membri sono stati uccisi ma... se avessimo detto di no... beh, l'abbiamo fatto ora.
-Cosa?
-Abbiamo mollato tutto, Emma...- fece Ginni, allungando una mano a sfiorare la mia, che decisi di non spostare per adesso -Siamo tornati ieri e abbiamo dato le dimissioni. Non vogliamo che il lavoro ci tenga ancora lontani da te e tuo fratello. Potrà anche volerci una vita ma tutto ciò che vogliamo è... farci perdonare per ciò che vi abbiamo fatto.
-Abbiamo sbagliato, tesoro. Se avessimo saputo in cosa ci stavamo immischiando non l'avremmo mai fatto. Non è mai stata nostra intenzione preferire il lavoro alla famiglia. Solo che è successo quel che è successo e...
-Era l'unica soluzione...- conclusi per lui in un sussurro, prima di rendermi conto di stare parlando.
Poi restammo tutti in silenzio, durante il quale io non ebbi il coraggio di alzare lo sguardo. Mi era costato molto dovergli dare ragione, però ne avevano. Non potevo fare l'ipocrita e fingere che se fossi stata al posto loro avrei portato dei bambini con me per esporli al pericolo durante tutta la loro infanzia. Quale essere umano avrebbe sottoposto i propri figli ad un tormento simile?
-Posso abbracciarti, piccola?
Scossi la testa. Non ero pronta agli abbracci, era troppo. Il fatto che li capissi, non voleva dire che li avessi perdonati. Con l'infanzia di merda che avevo trascorso, avrei preferito scappare tutta la vita ma avere a fianco dei genitori che mi amavano. La prima persona con cui avevo conosciuto l'affetto era stata Ruby e l'amore era arrivato solo con Killian. Era stato il primo a farmi capire cosa si provasse ad essere messa davanti a tutto e tutti, a farmi capire cosa significasse essere unici e speciali per qualcuno. Lui era la mia famiglia, molto più di quanto lo fossero loro due.
Eppure, non riuscivo neanche ad odiarli. Ero sempre stata convinta che esistesse un'alternativa all'abbandono... e allora, detestarli sarebbe stato semplice. Potevo rinfacciargli e chiedergli perché avevano intrapreso una carriera del genere avendo già un bambino. O perché ne avessero voluto avere un altro quando erano praticamente esiliati ai confini del mondo per fuggire. Ma sapevo che a volte certe cose non si potevano controllare: forse non facevo parte dell'FBI, ma ero una detective anch'io, se non avessi mai assaggiato il rischio non avrei mai vissuto a pieno. Ed ero rimasta incinta involontariamente una volta... e mezzo. Che diritto avevo di giudicare?
Senza dire altro mi alzai in piedi e lasciai la stanza, diretta verso il balcone: mi mancava l'aria e avevo un gran bisogno di respirare quella fredda del mattino invernale di New York. Nessuno disse nulla, per fortuna, e rispettarono la mia scelta. In quel momento non volevo neanche Killian, avevo un gran bisogno di rimanere sola, anche solo per qualche minuto.
Quando richiusi la porticina dietro di me e, quando il mio corpo fu scosso dall'aria gelida, lasciai che le lacrime scivolassero libere, poggiata al parapetto a guardare la strada.


KILLIAN POV

-Volete qualcosa da bere? Mangiare?- offrii, dopo due minuti buoni di silenzio imbarazzante. Avevo una gran voglia di andare a vedere come stesse Emma, ma sapevo che sarebbe tornata quando se la fosse sentita. Aveva bisogno di un momento solo per sé e l'avrei rispettato.
-No, grazie...- sussurrò la donna, e scosse la testa anche l'altro. E ora? Avrei dovuto rimanere altri cinque, dieci, quindici minuti a limitarmi a guardarli in silenzio?
-Grazie, Killian.
-Eh?- feci confuso, alzando di nuovo lo sguardo sulla madre di Emma, così dannatamente simile a lei in un milione di tratti.
-Per esserti preso cura della nostra Emma... durante quest'anno. Sembrate molto... molto uniti. È bello che abbia trovato una persona come te... sei quasi morto per lei. Hai ucciso per lei.
-Lo so. E lo rifarei senza pensarci due volte. E... conoscendo Emma, credo che ora le piacerebbe sapere cosa fareste voi per lei. Fino a dove vi spingereste per conquistare la sua fiducia...
Non volevo giudicarli e non potevo farlo per lo stesso motivo per cui Emma non gli aveva urlato contro. Aveva capito che avevano fatto l'unica cosa possibile e questo l'aveva frustrata tremendamente. Forse, per lei sarebbe stato molto più facile avere una ragione per detestarli, o almeno per arrabbiarsi. Invece nulla. Avrebbe sempre sofferto quell'abbandono, avrebbe sempre fatto parte di lei, ma non avrebbe potuto prendersela con nessuno.
-Scusate, vado a vedere come sta...- conclusi, e mi alzai per percorrere la cucina e raggiungerla sul piccolo terrazzo in camera mia, sapendo sarebbe stata lì. Le piaceva quel posto, una volta mi aveva rivelato che la calmava sedersi e guardare le strade piene di vita di Manhattan.
E proprio come immaginai, era proprio lì, poggiata contro il parapetto con la lunga chioma bionda che scivolava dolcemente sulla sua schiena. Mi avvicinai facendo un po' di rumore per non coglierla alla sprovvista e spaventarla, poi, una volta raggiuntala, le cinsi le spalle. Lei non si oppose minimamente e si strinse a me tirando su col naso, senza dire nulla. Io abbassai leggermente lo sguardo e come temetti trovai i suoi occhi arrossati e ancora lucidi, così come il viso. Aveva pianto fino a poco prima e quasi mi dispiacque non averla seguita per poterla consolare.
-Ti senti bene?- domandai, in un sussurro tra i suoi capelli.
-Non lo so...- ammise, per poi stringersi più forte a me e rabbrividire. Aveva la pelle d'oca sulle braccia, ed effettivamente era troppo freddo per stare all'aperto a maniche corte. Sfilai quindi la felpa e gliela poggiai sulle spalle, per poi avvicinarla nuovamente a me. Mi sentivo stupido a non sapere cosa dire, ma sapevo anche che nulla avrebbe potuto farla sentire meglio, o almeno diversamente da come si sentiva in questo momento. Avrebbe sicuramente avuto bisogno di tempo per assimilare tutto... tempo per provare a perdonare, almeno un pochino, i suoi genitori.
-Ti va di rientrare?
-Non molto... ma immagino di doverlo fare.
-Tranquilla. Staranno lì ad aspettarti anche per ore, se serve, me lo sento...
-Sarei quasi tentata di metterli alla prova...- sorrise lievemente, alzando lo sguardo su di me -Ma sarebbe troppo crudele, vero?
-Forse un po'... ma non importa, tu hai aspettato molto di più.
-Già. Ma io non sono come loro... andiamo.- decise, alzandosi sulle punte per stamparmi un bacio sulle labbra prima di rientrare. Aveva ragione, non era come loro e non era come la maggior parte delle venticinquenni. Era una ragazza giudiziosa e molto matura e amavo anche questo di lei. Non l'avevo mai vista come una ragazzina; non che avessimo poi tutta questa differenza d'età, ma avere completamente la testa sulle spalle a 25 anni, non era da tutti. Sapeva ridere e scherzare, sapeva essere libera e spensierata... ma quando si trattava di cose serie, era molto più brava di me a gestire la situazione.
-Emma, piccola... stai bene?
-Voglio farmi un caffè...- fece, ignorando la domanda del padre -Ne volete anche voi? Abbiamo anche dei cornetti, credo...
-Certo... grazie tesoro.
La ragazza annuì e si diresse verso la macchina del caffè – che tanto mi aveva rimproverato perché trovava fosse da viziati, ma intanto la utilizzava spesso anche lei.
-Ho mandato un messaggio a Will... spero non vi dispiaccia se ci raggiunge.
-No, certo che no! Hai fatto benissimo...
Lei si limitò ad annuire, poi tornò al caffè mentre io tiravo fuori le tazzine e tutto il resto. Sembrava che al momento non avesse molta voglia di chiacchierare e confrontarsi, ma li aveva invitati a rimanere per colazione ed era un enorme passo avanti. Ero certo se ne rendessero conto anche loro.
Mi avvicinai quindi per aiutarla e porgerle le tazzine una ad una prima di portarle a tavola. Al suo aggiunsi un po' di panna e cannella come le piaceva, e lo stesso feci col mio. Ormai mi ero abituato a prendere il caffè in questo modo e l'avevo fatto anche quando era stata lontana.
-Ti piace la cannella... anche a me piace la cannella...- intervenne sua madre quando vide le tazzine, illuminandosi in viso. Mi fece quasi tenerezza, e me ne avrebbe fatta ancora di più se non sapessi che, pur non potendo fare altro, avevano condannato la mia Emma ad un'infanzia fatta di solitudine.
In risposta, la giovane prese la cannella e prima di sedersi a tavola ne spruzzò un po' anche sul caffè della madre.
-Sì, la metto un po' su tutto... non è una cosa comune. Ora capisco da dove viene questa fissa...- accennò un sorriso, ed io guardai gli occhi dell'altra inumidirsi di nuovo. Ero felice anch'io della piega che stava prendendo quella situazione, Emma stava reagendo molto meglio di quanto avrei immaginato. La strada da fare era ancora lunga, ma la partenza era decisamente da A.
-Dove vivrete?- fece poi, improvvisamente -A Washington?
-No... abbiamo preso in affitto un appartamento qui vicino. Tua madre ed io vogliamo conoscerti, starti accanto. Manterremo la promessa questa volta, vedrai.
-Ok. Sentite, sarò sincera... voglio darvi una possibilità. Non voglio dire che vi ho perdonati e non so se ci riuscirò mai, fino in fondo. Però voglio scoprire se vale la pena provarci. Non vi darò un'altra possibilità, dopo questa... ne avete già avute troppe e pur non avendovi mai conosciuti avete sempre deluso le mie aspettative. Potevate e dovevate venire di persona invece di mandare messaggi criptici da telefoni irrintracciabili.
-Lo so, Emma. Abbiamo sbagliato. Ma... ne varrà la pena. Vedrai.
-E' ciò che spero...- sussurrò.

 

***


EMMA POV

Non mi sentivo ancora molto a mio agio, ma lasciai comunque che i miei genitori mi abbracciassero, ricambiando leggermente la stretta. Era strano, perché nonostante avessimo passato delle ore insieme, per me continuavano a essere poco più che due sconosciuti. Anche se, dovevo ammetterlo, era stato divertente quando James mi aveva chiesto dove vivessi... la sua faccia quando gli avevo detto che mi sarei trasferita presto dal mio ragazzo, era stata qualcosa di unico. Una tipica espressione da padre geloso e iperprotettivo, e sia lui che Ginni avevano riempito Killian di domande. Lui molto di più, però. Per un attimo, solo per un attimo, mi ero sentita in famiglia. Poi mi ero ricordata che le due persone mi avevano fatto vivere un inferno per quasi 18 anni, e allora mi ero resa conto che forse, perdonarli, sarebbe stato più difficile del previsto. Volevo tentare, però, e Will era stato d'accordo con me. Era stato molto tenero quando gli aveva detto che se mi avessero ancora fatta soffrire, avrebbero chiuso per sempre con tutti e due. Era bello avere un fratello maggiore che per me avrebbe fatto di tutto... qualcosa di buono me l'avevano dato i miei alla fine, anche se l'avevo scoperto solo da poco.
-A presto tesoro. Spero ti piaccia il vestito... non conoscevamo bene i tuoi gusti e...
-No, no, è... è davvero molto bello. Grazie. Volete venire domani alla presentazione del libro di Killian? Alla Barnes & Noble?
Quando mi resi conto di non avere la minima idea del perché glielo stessi proponendo, era ormai troppo tardi. Perché l'avevo fatto? Non era giusto che mi comportassi in maniera così disponibile... dovevo dargli modo di capire che ciò che avevano fatto era stato grave, e che non sarebbero bastati dei bei regali per conquistarmi, ma i fatti. La determinazione.
-Certo. Se... se vi fa piacere.- fece la donna, guardando prima me e poi Killian, incerta. Era così bella: non riuscivo a fare a meno di smettere di pensarlo. Il soprannome di Biancaneve le si addiceva totalmente, con quei lunghi capelli corvini e la pelle chiara e lucente, anche se segnata da qualche ruga dell'età. Lo stesso valeva per James, un perfetto principe azzurro che nonostante i suoi cinquant'anni non aveva un solo capello bianco.
-Assolutamente- rispose Killian, guardandomi per cercare la mia approvazione: io annuii, non era il caso di ritirare la proposta, ormai.
-Ci vediamo direttamente lì... vi scriverò- feci, prima che li invitasse a partire da casa insieme a noi. Dovevo pur limitare il danno, non erano ancora parte della famiglia... ed io volevo dedicare quel giorno al mio uomo. Era il suo giorno e meritava tutta la mia attenzione. Gli avrei preparato la colazione, sistemato la cravatta e tutto il resto: sarei stata una fidanzata perfetta perché, a volte, esserlo non mi dispiaceva. Lui lo era con me in ogni minuto... e poi, ne valeva la pena.
Quando i due alla fine uscirono richiudendosi la porta dietro, mi lasciai andare tra le braccia di Killian esausta. Quelle ore erano state emotivamente estenuanti, di solito non mi sentivo così stanca neanche dopo ore e ore ad investigare per i vari casi. In più avevo mal di pancia, segno definitivo che non fossi incinta, per fortuna.
-Vuoi che andiamo a riposare un po'? Poi per il pranzo ordiniamo delle pizze...
-Devi smetterla di spendere soldi tutti i giorni...- lo rimproverai dandogli un buffetto sulla guancia, anche se poi l'idea non era così male. -Ok, dai. Offro io a tutti, però. Will, tu che fai?
-Torno a casa tua e vi lascio in pace... ci vediamo poi per pranzo, magari...
-Ok, grazie. Non è che non ti voglio qui, ma tanto ora mi addormenterò... e mi sveglierò alle due. Chi vuole mangiare prima prenda i soldi dal mio portafoglio in borsa in salotto.
-Tranquilla sorellina, nessuno morirà di fame per un paio d'ore...- commentò divertito, poi poi chinarsi a baciarmi sulla fronte.
Dopo aver salutato entrambi andò via, così io e Killian ci dirigemmo verso la camera da letto, dove mi liberai dei vestiti e mi infilai a letto direttamente in biancheria: ero troppo stanca per indossare il pigiama.
-Emma, così mi rendi difficile lasciarti dormire...
-Simpatico. Vieni qua e sta' zitto, su... non mi sento bene, odio essere una donna.
-Uh okok, arrivo... vuoi qualche antidolorifico?
-No, voglio solo dormire e abbracciare qualcosa di caldo... quindi muovi il culo e buttati a letto.
Fortunatamente non se lo fece ripetere due volte e mi imitò lanciando via i vestiti per venirsi a sistemare insieme a me sotto le coperte. Quando mi strinsi a lui il sollievo fu immediato, un rimedio migliore di una borsa dell'acqua calda o qualsiasi antidolorifico del mondo.
-Sei comoda, vedo...
-Molto- confermai, lasciandogli un bacio a stampo prima di accoccolarmi con la testa tra il suo collo e la spalla. Due ore così sarebbero state molto più che rigeneranti, mi sarei svegliata completamente rilassata e in forma.
-Allora adesso dormi tesoro... al tuo risveglio ti racconterò di come ho fatto il detective un paio di giorni fa... ti ho rubato il lavoro, scusa.
-Cosa?- di che diavolo stava parlando? Che voleva dire che aveva fatto il detective? Stava scherzando o era serio e aveva fatto qualche sciocchezza durante la mia assenza? Con la schiena a pezzi, poi!
-Sh, sh, ora dormi...- sussurrò con un sorriso divertito, per poi afferrare il cellulare che era appena vibrato. Avrei continuato con le domande fino a che non si fosse deciso a parlare, se alla vista di qualcosa sul telefono il suo volto non si fosse contratto in una smorfia sorpresa, infastidita oppure... oppure non sapevo dire cosa nemmeno io. In ogni caso, era molto poco rassicurante.
-Abbiamo un problemino, Swan...











 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Intanto scusate, risponderò alle recensioni e leggerò i nuovi capitoli delle storie domani... perché sto morendo di sonno e non so neanche come ho fatto a finire il capitolo xD Perdonate eventuali errori, non ho fatto revisioni ahahaha
Questo capitolo alla fine è stato completamente dedicato ad Emma e i suoi genitori... e ci voleva, una spiegazione fatta per bene, dopo tutto questo tempo. Alla fine loro non hanno avuto alternative... hanno cercato di pensare a cosa fosse meglio per i loro figli. Emma anche se li capisce ed è frustrata perché non riesce a odiarli, però, ancora non ce la fa a perdonarli... Sia per la sua infanzia che per il passato più recente, dato che avrebbero potuto farsi vivi già da qualche anno, volendo. A darle la forza è stato Killian che le è stato accanto e che per poco non ha legato a tavola con delle manette xD Spero non sia stato un capitolo noioso e che sia stato esaustivo... non mi pare di essermi dimenticata nulla ma non si sa mai, fatemi sapere. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo e sarà più leggero... poi ci sarà un epilogo, e dopo quello riprenderò con On Adventure With The Pirate 2 e la nuova ff, Restoring Our Broken Solus di cui ho postato prologo e primo capitolo per dare un'idea di come sarà... Grazie a tutti, come sempre siete gentilissimi e mi mancherà anche leggere le vostre opinioni!
Un abbraccio e a presto :* ora vado a dormire altrimenti morirò xD

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Capitolo 40
*** New Beginnings: this is what I want ***


New Beginnings: this is what I want










KILLIAN POV

Emma mi lasciò per l'ennesima volta senza parole, quando mi raggiunse in salotto pronta per uscire. Aveva indossato l'abito che le avevano regalato i suoi genitori e le stava davvero d'incanto. Era piuttosto sobrio, bianco e corto, se non per lo strato superiore di pizzo fiorato e la fine cintura marrone che le segnava la vita. Lei non aveva bisogno di vestiti scintillanti per essere ancora più bella di quanto non fosse già, e neanche di trucco. Aveva solamente un filo di matita che accentuava i suoi occhioni verdi e un rossetto color pesca sulle labbra morbide e da baciare.
-Swan, sei... un incanto. Nessuno mi guarderà con te attorno...
-Non dire sciocchezze... comunque grazie- sorrise, poggiandomi un leggero bacio sulle labbra; -Anche tu sei molto bello... ed elegante.
-Lo so.- ammiccai, facendole sfuggire una flebile quanto melodiosa risata -Però la cravatta non mi avrà mai.
-No, hai ragione. Stai molto meglio così...- annuì, e la guardai slacciarmi i due bottoni della camicia più in alto -Così ancora meglio.
-Se lo dice lei, madame. Andiamo?
-Andiamo. E non essere nervoso, andrai alla grande.
-Ora che tutti sanno che sei mia lo sono di meno, tranquilla.- scherzai, prendendole la mano per condurla fuori dall'appartamento.
Il giorno prima era uscita su internet una foto di noi due che ci baciavamo sul balcone e come avevo immaginato, in men che non si dica, aveva fatto il giro del web. La ragazza mi aveva aiutato a scrivere un piccolo post sui social, breve ma efficace. Non perché avessi bisogno di giustificarmi, ma tanto per mettere a tacere le voci e semplicemente confermare la realtà.
-No... non può essere...- esordì Emma, non appena fummo fuori dal portone. Ad attenderci davanti casa c'era una grande limousine nera. Non le avevo rivelato quel dettaglio, avevo voluto che fosse una sorpresa e, a giudicare dalla sua mandibola cadente, avevo avuto successo.
-Mai stata in una limousine?
-No! Oh mio dio! Dovevi dirmelo!
-E perdermi questa faccia? Neanche per sogno, Swan!- risi, mentre la sua mandibola scese ancora di qualche centimetro quando l'autista uscì dall'auto per aprirci la portiera dietro.
Borbottò un leggero grazie mentre si infilava in auto stordita, e io la imitai. Al posto dei sedili ce n'era solamente uno lungo e grigio e di fronte a noi un tavolino con dei pasticcini, due bicchieri di cristallo e una bottiglia di champagne dall'aspetto molto costoso. Non era la mia volta in limousine, ma non avevo mai avuto nessuno di speciale con cui condividere il breve quanto intenso viaggio.
-Possiamo andare- dissi all'autista abbassando la tendina -Scusi il ritardo...
-Non si preoccupi signor Jones, 5 minuti di ritardo non sono niente per uno che guida limousine e porta in giro personaggi famosi tutti i giorni, mi creda...- scherzò mentre metteva in moto. Io ed Emma ridemmo, non aveva tutti i torti: doveva essere una vera tortura aspettare certe star.
Non appena partimmo, non persi tempo ed aprii la bottiglia per versare lo champagne nei bicchieri: sarebbe stato un vero spreco non assaggiarlo!
-Beh Swan, che dici... brindiamo? A noi.
-No. A te. È il tuo giorno, Killian... quindi ora brinderemo a te e al successo del tuo lavoro!
Accettai con un sorriso senza obiettare, e facemmo incontrare i due bicchieri per poi mandare giù un sorso della bevanda. Era uno degli champagne più buoni che avessi mai assaggiato, proprio come avevo sospettato.
-Però senza di te non ce l'avrei mai fatta, sai...- le ricordai, sfiorandole la guancia con un dito. Lei sorrise e scosse la testa, per poi stamparmi un piccolo bacio.
-Non è vero...
-E' vero. Non avevo idee, non avevo ispirazione... tu mi hai dato tutto questo, e l'amore.
-Ti prego... basta o mi fai sciogliere quel poco trucco che ho...- sussurrò commossa, sbattendo le palpebre e facendosi aria con le mani. Era buffa quanto adorabile e l'avrei stretta forte se non per il fatto che avrei rischiato di farle rovesciare il bicchiere di champagne ancora mezzo pieno.
-Anche tu mi hai cambiata radicalmente, Killian. In positivo. Ma non parliamone ora perché non è il momento migliore per metterci a piangere. Ti aspetta qualche centinaio di libri da firmare!
-Con la mia assistente sexy sarà tutto più semplice!- ammiccai per alleggerire nuovamente l'atmosfera e la ragazza si mise a ridere. Tuttavia mi avrebbe davvero fatto da assistente, ne avevo discusso col mio agente e l'avevo convinto. Nulla di impegnativo, ma abbastanza stancante e giustamente sarebbe anche stata pagata, nonostante si fosse offerta di farlo gratis. Era vero, quello non era il mio tour promozionale, non era nulla di nuovo... ma per la prima volta, a sostenermi avrei avuto la donna della mia vita. Sarebbe stato bello.
-Ci siamo Swan... guarda.
La bionda si voltò sorpresa, rimanendo nuovamente a bocca aperta. La fila usciva dalla porta della libreria e occupava tutta la strada, svoltando perfino dietro l'angolo. Dovevano esserci almeno un migliaio di persone e non osavo immaginare come avrei fatto a firmare una copia a tutti. Non avevo neanche un'altra mano con cui sostituire la prima, in caso fosse andata in cancrena. In camerino però mi avrebbe aiutato a mettere l'uncino, che alla fine mi aveva convinto ad indossare: se fosse andata male, avrei fatto dei segnetti con quello. Ruby, Liam e i suoi genitori ci aspettavano dentro, come mi aveva scritto poco fa mio fratello, mentre gli altri nostri amici avevano trovato postazione al piano superiore e per il momento avrebbero guardato da lì.
-Pronto, Capitano?- sussurrò, quando l'auto si fermò all'ingresso anteriore, dove non mancava un gruppetto di almeno una cinquantina di ragazzi e ragazze.
-Prontissimo, dolcezza. Se dovessi stancarti in qualsiasi momento, dimmelo, ok?
-Tu devi dire a me se sei stanco, non ti sei ancora completamente rimesso, ricordi?
-Sto alla grande, tranquilla... andiamo. Pronta a finire su tutte le copertine?
-Esagerato!- fece con una linguaccia, prima di darmi un bacio e uscire dall'auto.
Io la seguii a ruota e ringraziai il cielo che ci fossero i due grossi bodyguard a farci da scudo. Quasi mi ero scordato delle urla e delle folle di fan che spingevano per avvicinarsi, nonostante fossero passati meno di due anni dall'ultima volta. Presi Emma sottobraccio per essere più tranquillo e accertarmi che fosse vicino a me, poi rivolsi la mia attenzione ai ragazzi, salutando e prendendo più mani possibili. Qualcuno cerco di porgermi dei libri, ma non potei fare altro che scusarmi dato che, pur volendo, non avrei avuto modo di autografarli ora.
-Ragazzi, a tra poco! Scusatemi ma non ho modo adesso!
Qualcuno urlò “Sei bellissimo”, altri urlarono dei complimenti riguardo il libro, e altri ancora il nome di Emma. Poi non sentii più niente, perché con l'aiuto dei due uomini riuscimmo a raggiungere l'interno della libreria – la parte anteriore chiusa al pubblico, dove ci aspettavano tre persone dello staff ed un paio di ragazze.
-Stai bene Emma?- mi rivolsi prima a lei. Eravamo stati piuttosto schiacciati e non mi sarei mai perdonato se si fosse sentita male, dato che in quei giorni non era al massimo della forma.
-Wow. Sisi, sto benissimo. Solo... wow- boccheggiò -Sapevo avessi tanti fan, ci siamo fermati spesso in giro per foto e autografi ma... così tanti e così... beh!
Scoppiai a ridere e la baciai sulla fronte stringendola leggermente a me: era genuinamente sorpresa, e le rare volte in cui lo era, diventava ancora più tenera.
-Ciao Killian! È un piacere averti di nuovo qui- esordì il paffuto proprietario della libreria, porgendomi la mano che strinsi.
-Ed è un vero piacere avere anche la tua musa!- sorrise ad Emma, e strinse la mano anche a lei. Era un tipo simpatico, mi era sempre piaciuto. Ogni tanto l'avevo incontrato anche passando semplicemente di lì a comprare qualche libro.
-Per me è un piacere, Wilson! Vedo che sei pieno, oggi.
-Assolutamente! Un'ora dopo l'apertura i 1000 pass erano già finiti. Ma ho venduto altre 2000 copie e passa... stai andando forte questa volta!
-Meno male! Negli ultimi anni ho fatto decisamente schifo...
-Non erano brutti romanzi. Ma non erano... i tuoi soliti, diciamo. Auguri comunque! Ho saputo dalle mie figlie- fece accennando alle due giovani, che immediatamente arrossirono con dei sorrisetti -che stai con questa incantevole signorina!
-Già, credo che questo sia il mio anno fortunato...- confermai, sorridendo nel vedere la mia fidanzata arrossire e abbassare lo sguardo. Era raro trovarla così timida e senza parole e avrei goduto appieno di quei momenti... chissà quando si sarebbero ripetuti.
Dopo i convenevoli firmai le copie delle ragazze e feci delle foto con loro, poi una insieme a tutto lo staff. Infine ci accompagnarono nella saletta che fungeva da camerino, dove ci aspettavano Liam, Ruby, Ester, i genitori di Emma e Will. Notai immediatamente gli occhi della donna illuminarsi nel vedere la figlia nel vestito che lei stessa le aveva regalato solo il giorno prima. Era una brava persona, alla fine, così come lo era James: avevano fatto del loro meglio per tenere al sicuro i propri figli, e nonostante alcuni errori dell'ultimo periodo, ce l'avevano fatta. Ero dell'idea che non fosse mai troppo tardi per rimediare ai propri sbagli e in loro leggevo una grande forza di volontà.
-Guarda qua, il nostro Killian tutto elegante... brava Emma!- commentò Liam, e dovetti dargliene atto. Fosse stato per me mi sarei messo un paio di jeans e una maglietta qualsiasi. Certo, non era riuscita a farmi rinunciare alla mia giacca di pelle, ma ne aveva scelta una elegante che si intonasse con la camicia e i pantaloni di cotone.


EMMA POV

Era bello vedere tutti così fieri di Killian, mentre lo abbracciavano o si congratulavano uno alla volta. Aveva un enorme talento il mio fidanzato e mi piaceva che il mondo se ne rendesse conto; poco mi importava delle telecamere indiscrete e di tutto il resto. Se lui era pronto a rischiare la pelle tutti i giorni per lavorare con me, io potevo benissimo sopportare qualche flash e qualche domanda imbarazzante.
Tuttavia, nonostante quella fosse la sua giornata, cinque minuti alla mia famiglia avrei potuto dedicarli, sapevo che lui lo voleva e non l'avrei deluso.
Mi avvicinai quindi ai miei che dopo aver fatto i complimenti all'uomo si erano messi da parte ed esordii con un piccolo “ciao”.
-Ciao tesoro... grazie per averci invitati. E... stai benissimo col vestito che ti ha scelto tua madre.
-Grazie. La taglia è giusta, avete scelto bene...- scossi le spalle, accennando un sorriso. Cosa dovevo fare? Non volevo abbracciarli, ma neanche rimanere ferma come una stupida e lasciare che calasse di nuovo quel silenzio imbarazzante e poco piacevole... dopotutto era un giorno di festa.
-Io e Killian ci sposiamo.
Non seppi dire cosa scattò in me e probabilmente non l'avrei mai capito. Non avevo condiviso quella notizia ancora con nessuno, e per qualche ragione avevo deciso di farlo proprio con loro. Così, senza motivo. Avevo lasciato che mi scappasse e basta.
-Che... cosa?- fece James per primo, mentre mia madre continuò a guardarmi a bocca aperta e con gli occhi spalancati per lo stupore. Avevo esagerato, ora me ne rendevo conto, ma ormai era troppo tardi. Il danno era fatto, avevo rivelato uno dei passi più grandi della mia vita alle persone che mi avevano messo al mondo per poi lasciarmi sola condannandomi a una vita di solitudine. Non avevo mai creduto allo stupido detto “Al cuore non si comanda”, eppure un fondo di verità doveva esserci, a questo punto. La mia parte razionale non avrebbe fatto uscire questa notizia tanto facilmente, ma quella emotiva... l'aveva fatto. Perché ora avevo dei genitori.
-Non parliamone ora...- li pregai, cercando di tagliar corto per non farmi sopraffare dalle emozioni -Non lo sa nessuno, a parte noi, per adesso... quindi...
-Siamo... siamo i primi a saperlo?- riuscì a pronunciare alla fine Ginni, il cui viso non aveva abbandonato la sua espressione di sorpresa.
Io annuii, e allungai una mano per stringere la sua. Volevo piangere. Volevo piangere di dolore, volevo piangere di gioia, volevo piangere per un mix malato di emozioni che si erano fuse e mi stavano mandando in tilt.
Avevo dei genitori.
Mi avevano abbandonata.
Eppure erano tornati.
Dopo avermi fatto passare un'infanzia che non avrei augurato al mio peggior nemico.
Eppure, avevo dei genitori che mi avrebbero accompagnata all'altare e niente riusciva a far smettere di rimbombare nella mia testa questa consapevolezza.
-Swan... sei pronta?
-Killian!
Mi aveva colto alla sprovvista, eppure non ci misi che pochi secondi a voltarmi verso di lui e stringerlo forte per perdermi nelle sue labbra che mi restituirono la forza e l'ossigeno. Lo baciai con passione, fregandomene totalmente degli spettatori che avevamo intorno. Ancora una volta, inconsapevolmente, era arrivato nel momento in cui avevo sentito forte il bisogno del suo sostegno.
-Wow... questo cos'era?- fece perplesso, restando aggrappato ai miei fianchi quando ci separammo.
Io sorrisi, e gli regalai un altro piccolo bacio a stampo, stavolta con tenerezza.
-Il mio “in bocca al lupo”, cosa sennò!- ammiccai, lasciandolo piuttosto divertito -Sono pronta, sì. Sicuro di volermi con te? È il tuo giorno.
-Questo giorno non sarebbe mai arrivato se non fosse per te, Emma. Certo che ti voglio.
L'avrei baciato ancora una volta, ma dato che non era il momento mi limitai a mettergli l'uncino sotto il suo sguardo attento, per poi afferrargli forte la mano e lasciarmi condurre sul palchetto che avevano allestito per il firmacopie.
E allora, entrai davvero nel suo mondo. Un mondo fatto di applausi, grida, cartelloni colorati e perfino lacrime. Ma soprattutto, un mondo fatto d'amore. Perché ogni singola persona che componeva quell'enorme folla, era lì per lui.
Alle transenne poste davanti agli scalini c'erano i due bodyguard che ci avevano scortati dentro insieme ad altri due, e non ero neanche certa sarebbero bastati se davvero tutti si fossero messi a spingere. Ogni lato della Barnes&Nobles era invaso da gente, tanto che rinunciai subito a cercare di individuare i nostri amici.
-Allora ragazzi, siete pronti ad incontrare Killian Jones, uno degli scrittori più promettenti dell'ultimo ventennio?- li incitò il proprietario del posto, e un grande “SI” si levò in coro, mentre i flash continuavano ad accecarmi ogni due secondi. Avrei voluto arretrare, perché non mi sembrava quasi giusto apparire lì accanto alla vera star della giornata. C'era perfino un fotografo del New York Times e altri di diverse note riviste e giornali. Al minimo accenno di scivolare dalla sua presa, però, Killian rafforzava la stretta sulla mia mano, impedendomi di allontanarmi.
-Rimanete in fila, avrete tutti la vostra copia autografata. Tra dieci minuti inizieremo e farvi passare uno alla volta... non spingete perché se qualcuno si fa male saremo costretti ad annullare tutto!
Mentre l'uomo continuava a parlare col pubblico, i fotografi si avvicinarono con la richiesta di metterci in posa per poter scattare foto per le copertine. Non vedevo davvero perché dovessi comparire anch'io, ma ero così stordita che non potei fare altro che lasciarmi stringere da lui e sorridere: speravo solamente avrebbero utilizzato photoshop prima di pubblicare qualsiasi cosa, anche se sarebbe stato difficile mascherare la mia espressione da ebete.
-Jones, sa che dalla mezzanotte a mezzogiorno ha venduto oltre 500.000 copie? È il suo record personale, cosa ne pensa?
-Che? Sul serio? Non lo sapevo, no... forse il mio editore ma non tocco il telefono da stamattina... cosa ne penso... beh, posso solo ringraziare tutti per la fiducia. Spero solo che sia ripagata e che domani non facciano la fila per chiedere un rimborso- scherzò con una risata.
-A cosa pensa di dovere questo successo, principalmente?
-Questa è facile. È merito della ragazza che vedete al mio fianco- sorrise voltandosi verso di me, ed io avvampai, colta alla sprovvista.
-Ieri ha confermato di avere una relazione con lei.
-Sì. Sono fidanzato con la migliore detective di New York, che posso dire? Sono un uomo fortunato...
Gli porsero qualche altra domanda sul romanzo, ed io rimasi lì ad osservarlo e ascoltarlo. Era molto sciolto davanti alle telecamere, mi sorprendeva vederlo così. Certo, da anni era abituato al successo, ma considerato quanto fosse difficile convincerlo anche solo a fare un video per i fan...
-Soltanto una piccola indiscrezione... Emma, può regalarci un piccolo aneddoto sul suo lavoro con Killian?
-Eh? Io?
Ok. Era una perfetta idiota, o almeno così dovevo apparire ai loro occhi. Ma chi si aspettava che avrebbero deciso di farmi una domanda? Killian rise piano, ma con uno sguardo mi fece capire che non ero costretta a parlare se non volevo. E allora, sorrisi anch'io. Potevo farlo, se lui poteva rischiare la vita per me. In più, era una bella domanda a cui sapevo dare una risposta.
-Sono successe tante cose. La verità è che Killian e io lavoriamo molto bene insieme, ci divertiamo. Il primo ricordo che ho, però, è del nostro primo caso più pericoloso... Non solo si è messo a correre dietro due trafficanti di droga armati perché io ero scivolata. Quando uno di loro ha sparato nella mia direzione non ha esitato un attimo a gettarsi su di me. Non solo mi ha salvata, ma ha rischiato lui stesso di finire male. Avevo lavorato da sola per molto tempo, quindi è stato un gesto che... mi ha fatta stare bene. Anche se poi gli ho fatto una lavata di testa, perché ha davvero rischiato di farsi ammazzare!
-Wow, è davvero notevole! Grazie mille!
-Ora devo rubarvelo, mi spiace. Chi ha prenotato le interviste per stasera, può tornare per le 19.30 e vi sarà messa a disposizione una sala apposita.
Il proprietario ci salvò da fotografi e i giornalist, fortunatamente: era arrivato il momento dei fan. Tirai un sospiro di sollievo, seguendo Killian al tavolino che avevano allestito per lui. Approfittai del viavai per stampargli un piccolo bacio veloce senza attirare l'attenzione.
-Grazie Em. Avresti potuto raccontare di tutto...
-Sì, lo so... ma non oggi.- sorrisi, dandogli una pacca sulla spalla prima di spostarmi di lato per poter gestire la fila. Feci dunque un cenno ai bodyguard, che aprirono le transenne per far passare le prime cinque ragazze in fila.
-Ciao Emma! Che bello che sei qui anche tu!- esordì la prima con un sorriso, mentre con un pennarello facevo velocemente un segno sul suo pass -Dopo posso fare anche una foto con te?
-Oh... se si riesce certo. Ora vai però o blocchiamo la fila e ci uccideranno!- le feci l'occhiolino, mentre quella mi ringraziava emozionata per poi avanzare verso Killian.
-Ehi! Chi abbiamo qui? Ciao tesoro! Passa pure con la tua mamma!- sorrisi, facendo cenno alla ragazza accanto a lei che ricambiò il sorriso. Alle due successive segnai il pass quasi senza guardarle, perché non resistetti alla tentazione di osservare Killian con la bellissima bambina bionda dagli occhi azzurri, che non doveva avere più di cinque anni. Le firmò il libro accarezzandole la testa a chiedendole il nome, poi la prese direttamente in braccio per lasciare che scattassero la foto, mentre lei gli baciava la guancia.
Fu in quel momento che realizzai che non solo avevo accettato l'idea di diventare mamma, prima o poi. Io volevo diventare la mamma dei suoi figli. Lo volevo davvero.

 

***


Dire che fossimo esausti non sarebbe stato abbastanza, ma eravamo anche felici, soprattutto Killian. Era stato a firmare autografi dalle 15 alle 19, con una breve pausa dopo due ore per un caffè e un muffin. Anche il suo agente era stato molto carino da offrirsi di prendere il mio posto per farmi riposare, ma avevo declinato. Era stato abbastanza stancante stare quattro ore in piedi a scarabocchiare segni col pennarello, ma avevo conosciuto molte belle persone. Tutti i ragazzi e le ragazze erano stati molto gentili con me e, quando possibile, avevo lasciato che si scattassero delle foto anche con me. Cosa se ne facessero continuava a rimanere un mistero, ma non mi pesava e li rendeva felici, quindi perché no? Con qualcuno ero anche riuscita a scambiare due parole, compresa una ragazza di Città del Messico che aveva fatto un lunghissimo viaggio in pullman di due giorni, soltanto per riuscire ad incontrare per la prima volta il suo scrittore preferito. Era stato dolce vederla quasi in lacrime per l'emozione, tanto che per poco non mi ero commossa anch'io.
Adesso ci stavamo godendo una cena al The View, in piena Times Square, con una splendida vista dall'alto di 46 piani. Dato che era la casa editrice ad offrire, avevo cercato di guardare i prezzi il meno possibile, limitandomi ad ordinare ciò che mi ispirava. Era molto bello anche il clima: un lungo tavolo in una sala che avevano chiuso solo per noi, e c'erano tutti i nostri amici. La sorpresa più grande era stato l'arrivo di Mulan, invitata a sorpresa da Will.
-Esco un attimo in terrazza a prendere aria... ok?- borbottai, prima di alzarmi in piedi ed evitare con tutte le mie forze di stiracchiarmi. Certo, c'era un separé tra noi e gli altri ospiti del ristorante, ma sarebbe comunque stato poco elegante.
-Ti senti bene?
-Sì, Killian. Sono solo piena, ho mangiato come un bue...
-Ti avevo detto di prendere il pesce invece della carne.
-Scusa Mr. Io Sono il Top e Mangio Aragosta, ma io avevo voglia di una bistecca.
-Certo. Considerato che hai mangiato un terzo della mia aragosta, però...
-Zitto e vieni con me prima del dolce, se ti va.
Quello scosse la testa divertito ma si alzò, attirando l'attenzione di tutti dato che fece parecchio chiasso nello spingere indietro la sedia.
-Tutto a posto voi due?- fece Will sorpreso.
-Usciamo cinque minuti in terrazza. Porta la tua ragazza e possiamo uscire a pomiciare in coppia!- scherzò Killian con un ghigno, e il ragazzo arrossì tra le risate generali, a parte quelle della diretta interessata che si limitò a lanciare un'occhiataccia al mio uomo.
-Non ho mai detto che sei tu, tesoro. Se hai la coda di paglia...
-Idiota. Non ti faccio del male solo perché è il tuo giorno e Emma non me lo perdonerebbe.
-Va bene, basta bambini!- mi misi in mezzo, e tirai Killian per una mano prima che la situazione degenerasse. Avevo letto una battutina pronta sulle sue labbra, ma non mi sembrava il caso di fare scenate con i miei genitori, sua zia e Ingrid e la sua fidanzata di mezzo.
L'aria fredda della sera che ci colpì non appena uscimmo sul terrazzo, non mi dispiacque affatto. Tuttavia non protestai quando Killian mi strinse a sé, ad un suo abbraccio non avrei detto di no neanche nei giorni più caldi di agosto.
-Hai le occhiaie splendore. Se sei stanca possiamo portare il dolce a casa...
-Le hai anche tu. E no, non voglio andarmene. È una bella serata...
E lo era davvero. C'erano tutti i nostri amici e parenti, compagnia migliore non avrei mai potuto desiderarla. Ovviamente non mancavano Ester, Liam e Ruby, oltre ai miei, Will e Mulan. Però, ovviamente, avevamo invitato anche Regina con Robin e Henry, Graham, Mary Margaret e David e la famiglia di Ingrid. Eravamo 20 persone, in pratica. Da quando avevo così tanti amici? Era sorprendente.
-Beh, domani possiamo dormire. Si parte di sera...
Annuii. Avevo già fatto le valigie ed ero emozionata all'idea di partire in tour con lui. La prima tappa sarebbe stata Los Angeles, dove saremmo rimasti due giorni e avremmo così avuto la possibilità di trascorrerne almeno uno in spiaggia. In più, avrei finalmente conosciuto i suoi parenti che abitavano in California e visitato la sua casa, in cui avremmo trascorso le vacanze estive. Era un irresponsabile a non venderla se la utilizzava sì e no un paio di mesi all'anno, ma non potevo dire di esserne dispiaciuta, alla fine.
-Mhm.
-Vuoi rimanere? Sai... per passare del tempo coi tuoi?
-Cosa?- era serio? Pensava davvero che preferissi rimanere per dedicare del tempo ai miei genitori piuttosto che andare con lui? Io avevo aspettato 25 anni e mezzo, loro potevano benissimo aspettare un paio di settimane.
-No, Killian- continuai, fermandolo nel momento in cui aprì bocca -Non voglio rimanere. Pensavo di aver messo le cose in chiaro.
-Sì... sì. Hai ragione, scusa. È che... niente. Sarà bello averti con me.
-Hai sempre viaggiato solo?
-Sì. Di solito avevo la metà delle date, certo, ma... viaggiare ogni giorno e rimanere solo in camera d'hotel era piuttosto triste.
-Da solo, come no...- lo stuzzicai, sapendo bene quali erano state le sue abitudini fino a qualche mese fa. Era strano non si fosse beccato qualche malattia venerea.
-Che tu ci creda o no, Swan, niente sesso quando ero in tour.
-E chi ti dice che ora ne farai?
-Non sei simpatica...- scosse la testa contrariato, prima di afferrarmi i fianchi e gettarsi sulle mie labbra per convincermi a non privarlo dei piaceri del viaggiare con la propria fidanzata. Io non provai neanche a resistergli, e ricambiai la stretta, così come il bacio. Nonostante la stanchezza, ero certa che neanche quella sera stessa ci saremmo limitati a metterci a letto e dormire. E poi, non potevo non concedergli una degna chiusura per il suo grande giorno.
Però, non era ancora il momento.
-Rientriamo... vedo che sta arrivando il dessert e non voglio davvero perdermi la mia fetta di cheescake...
-Pensi sempre a mangiare, Emma. Non preferiresti me come dessert?
-Dopo. Ora voglio la mia torta!- ribattei facendogli la linguaccia, e lo aggirai per rientrare col sorriso ancora sulle labbra. Era davvero una splendida serata.
-Non ci avrai fatto sesso...- borbottò Mulan quando le passai a fianco -Quel sorrisone...
-Ah ah! E comunque non sono vestita comoda per una sveltina.- aggiunsi a voce più bassa mentre mi risiedevo e Killian si accomodava accanto a me dall'altro lato.
-E a proposito. Dove andrete domani con Will a iniziare la vostra... gara, o in qualsiasi modo vogliate definire questo primo appuntamento?
-Non è un appuntamento!- borbottò tra i denti, facendomi ridere. Poteva dire quello che voleva, ma non avrei cambiato idea. In fondo era qui perché lui l'aveva invitata... e ancor prima della loro uscita. Lei, dal canto suo, aveva accettato. Certo, l'aveva fatto anche perché potessimo rivederci, però... qualcosa sarebbe nato, me lo sentivo. Tuttavia decisi di non ribattere, e aiutai mia madre a tagliare la torta e riempire i piatti di tutti.
-Ahia!
Stupida, stupida, stupida. Quanto potevo essere stupida? Nell'allungarmi oltre Killian per porgere il piatto a Ruby non avevo fatto attenzione ed avevo finito per graffiarmi con l'uncino.
-Emma! Stai bene?
-Fammi vedere, ti sei fatta male?
Non seppi dire chi tra Killian e mio padre reagì più in fretta, ma in men che non si dica mi ritrovai entrambi gli uomini e studiarmi la piccola ferita sull'avambraccio, preoccupati.
-Ehi... è solo un graffio, ragazzi...
-Se il tuo finto pirata mettesse via questi aggeggi pericolosi non avresti neanche questo. Devi disinfettarti, non si sa mai...
-Amico, che problemi hai con me? È da quando ci siamo incontrati che non ti vado a genio.
-Certo, è questo il compito di un padre. E poi per colpa tua mia figlia si è fatta male!- rispose acidamente, mentre mi tamponava con un fazzoletto bagnato che gli aveva porto mia madre. Erano comici sotto un certo punto di vista, ma non era davvero il momento di litigare, soprattutto per una cosa tanto stupida!
-Va bene, basta così!- esclamai quindi -E' uno stupido graffio, non mi sono squarciata il braccio! Ritirate gli artigli così possiamo brindare e mangiare la torta!
Entrambi furono sul punto di ribattere, ma li fulminai con lo sguardo costringendoli a tornare a sedersi. Mi sarei divertita in un altro momento a vedere duellare Capitan Uncino e il Principe Azzurro ed ero certa sarebbe stato divertente... solo non oggi.
-Bene...- sorrisi compiaciuta, prendendo il mio bicchiere e restando in piedi -Vorrei dire due parole, se per voi va bene... se per te va bene, Killian...
-Certo tesoro. Sono tutt'orecchie.- ammiccò, accarezzandomi la mano con un sorriso che fu impossibile non ricambiare.
-Bene... perché ovviamente voglio brindare a te. Non te lo dico molto spesso forse, al contrario di quanto fai tu... ma sono fiera di te. Il tuo lavoro è difficile quanto il mio, io non sarei capace di mettere su carta neanche due frasi di senso compiuto. Sei d'ispirazione a tante persone, me compresa, e questa è una cosa bellissima. Meriti tutto il successo che hai e... sei stato bravo per non esserti montato la testa! Beh, più o meno- aggiunsi, facendo ridacchiare sia lui che qualcuno degli altri presenti -Ma solo oggi sono entrata nel tuo mondo... se fossi stato un divo avrei capito com'è la tua vita molto prima, quindi hai fatto un buon lavoro. E l'hai fatto anche con me. Non solo mi sei stato d'aiuto, ma mi hai aiutata ad avere di nuovo fiducia in me stessa e... nelle persone. Sei riuscito a scalfire e distruggere il muro che mi ero costruita attorno, per non soffrire e per non far soffrire gli altri. Così facendo però, tenevo fuori anche tante emozioni positive... e l'amore. Ora invece posso dire di essere davvero felice e questo lo devo a te, Killian.
Dovetti fare una pausa, perché sentivo gli occhi iniziare a bruciare; anche i suoi, che mi fissavano, erano lucidi, però. Ed erano belli, aperti in uno splendido sorriso.
-So...- tirai su col naso, lasciando che mi stringesse la mano -So che ho detto di voler aspettare per farlo sapere a tutti. Ma non ci riesco, perché voglio davvero tanto che tu sia mio marito, che tu sia la mia famiglia, Killian. Voglio sposarti, voglio avere dei figli anche solo per guardarti tenere in braccio i nostri bambini perché è una delle cose più belle del mondo. Voglio che tu sia il mio futuro. Il lavoro e tutto il resto... tutto passa in secondo piano se ci sei tu, perché ti amo come non sapevo neanche di essere in grado di amare... e...
Prima che scoppiassi in lacrime e singhiozzi l'uomo mi salvò, e salto in piedi per stringermi forte e baciarmi tra gli applausi generali. Mi lasciai andare a quel bacio intenso e umido a causa delle nostre lacrime, quanto splendido e perfetto. E, se non avessi avuto un altro regalo che tenevo molto a consegnargli, non mi sarei staccata neanche per mangiare la torta, probabilmente.
-Un'... un'ultima cosa...- sussurrai quindi, scivolando malvolentieri dalla sua stretta per prendere la borsa ed estrarvi una bustina -Tu... ti sei rivelato prezioso per il mio lavoro. In alcune circostanze non ce l'avrei mai fatta senza di te. Volevo farti un regalo, sai, ma non sapevo cosa. Hai tutto e ogni cosa mi sembrava stupida... quindi voglio regalarti l'unica cosa che potrai ricevere solo da me... Detective Jones.
Quando tirò fuori il suo nuovo badge dalla bustina, strabuzzò gli occhi e rimase a bocca aperta, proprio come avevo sperato.
La SC Private Investigation era diventata la SJC Private Investigation, e lui non era più il mio consulente. Adesso era ufficialmente il Detective Killian Jones. Eravamo ufficialmente partner, anche su carta. Ci avevano pensato i miei amici della polizia a sistemare tutta la parte burocratica in due giorni, per darmi modo di consegnargli il suo nuovo badge oggi.
-Emma Swan, non esiste donna al mondo che sia meravigliosa quanto te... e ti amo.
-Lo so...- sorrisi divertita, attirandolo verso di me per la camicia -E ti amo anch'io.












 

Angolo dell'autrice;
Ok... sono le 5.20 quindi perdonatemi se ci sono orrori. Ho finito l'ultimo paragrafetto ora e ho cercato di dare una controllata a tutto ma se è rimasto qualche errore scusate, sono fusa... ma ci tenevo a postare in tempo xD
Il capitolo è leggermente più lungo del solito ma credo/spero non sia pesante... Emma è finalmente entrata nel mondo di Killian e invece di lasciarsi prendere dall'ansia, si è integrata così come lui ha sempre fatto con lei. Era il suo grande giorno e ha fatto il possibile per celebrarlo... e lui è rimasto contento.
La parte più difficile da scrivere è stato il discorso finale di Emma. Volevo concludere così, con lei che finalmente si apre completamente e ammette di aver trovato la felicità con lui. Ma siccome non volevo solo cose tenere e sdolcinate... mi sembrava un'idea carina il regalo. Ora sono i Detective Swan-Jones, magari i successori di Snow e Charming, anche se senza FBI xD Emma però è stata chiara, la sua priorità non è il lavoro, ma la sua vita con l'uomo che ama e la famiglia che potrebbero costruire.
Manca solo l'epilogo, quindi. Mi dispiace non aver inserito Will e Mulan di più, ma ci sarà qualcosa nell'epilogo :) Se più avanti farò un sequel non lo so, probabilmente no... ma potrei fare una raccolata di one shot sulla loro nuova vita, vedremo. Ma se anche dovessi farlo, se ne riparlerà tra taaanti mesi... dopo l'epilogo tornerò alle due storie che ho iniziato :)
Grazie mille a tutti quelli che sono ancora qui a leggere dopo 40 capitoli... Non riesco a credere di essere arrivata alla fine, mi mancherà tanto scrivere di questa storia! ç_ç Dopotutto credo sia quasi un anno che ho iniziato... vabbé la smetto e vado a dormire.
Buonanotte e buon Ferragosto a tutti! :)

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Capitolo 41
*** EPILOGO ***


EPILOGO











1 anno dopo

EMMA POV

-Certo che lo voglio. Non c'è neanche da chiedere...
-Vuoi tu, Emma Swan, prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Killian Jones, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?
-Assolutamente sì. Cioè, lo voglio.
Ci fu qualche risata tra i presenti, ma nulla riuscì a distrarmi dalla vista di quelle bellissime pozze blu, lucide, riflesse nei miei occhi. Non c'era davvero niente di più bello al mondo.
-Per il potere conferitomi, vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa!
-Con piacere!- esclamò mio marito, e senza farselo ripetere due volte si gettò sulle mie labbra, per uno dei baci più belli che avessimo mai condiviso. Fu come se le oltre 50 persone attorno a noi fossero sparite, e ci fossimo solamente io e lui. Ci baciammo a lungo e con intensità, senza alcuna fretta, perché volevamo sigillare quel momento nel migliore dei modi.
-Ti amo Swan, non mi stancherò mai di ripetertelo...
-Anch'io ti amo... sono felice di averti sposato, finalmente.
-Già. Ce ne abbiamo messo di tempo!
-Avevamo altre cose per la testa, sai com'è...
-Sì, rischiare di farci ammazzare tutti i giorni. Fortuna c'erano i tuoi a darci una mano o ce l'avremmo fatta tra 80 anni!- rise, poi mi prese sottobraccio in modo che potessimo percorrere la navata, ed io afferrai il bouquet che mi porse una delle bambine che ci facevano da damigelle. Erano tre cuginette di Killian, ed erano davvero adorabili.
Tutti ci applaudirono lungo il percorso, e alcuni ci diedero la mano per congratularsi. Io le strinsi tutte, e per la prima volta non mi infastidì essere al centro dell'attenzione. Lo ero per qualcosa di incredibilmente bello, qualcosa che mi rendeva felice come non mai: finalmente ero parte di una famiglia vera. Avevo dei genitori che mi volevano bene, e nonostante avessi deciso da tempo di dargli tregua, facevano ancora il possibile per farsi perdonare; un fratello con cui avevo legato moltissimo e la sua fidanzata, che era diventata una delle mie migliori amiche. Avevo tutti i miei amici e una nipotina stupenda di soli 6 mesi. E poi avevo un bellissimo marito che mi amava e che amavo più di ogni altra cosa al mondo.
Tra le risate, quindi, lanciai il mazzo di fiori senza guardare, per poi voltarmi e trovarlo tra le mani di una Regina confusa e imbarazzatissima.
-Bene bene... Robin rimbocca le maniche che i prossimi siete voi!- esclamò Killian tra le risate generali. E in effetti, mancavano solo loro! Mary Margaret e David si erano sposati, così come Ruby e Liam due mesi dopo la nascita della bambina, ed ora noi. Beh, mancavano anche Will e Mulan, ma ero certa che ci sarebbero arrivati, prima o poi: in fondo avevano ufficializzato la loro relazione soltanto da un paio di mesi, ci avevano messo perfino più tempo di me e Killian, ed era tutto dire! Erano una coppia davvero carina, però, e Will sembrava innamoratissimo della ragazza. Lei non era molto esplicita nelle dimostrazioni d'affetto, almeno pubblicamente, ma ricambiava quell'affetto e amore più di quanto non desse a vedere. Ora lavoravano in coppia e quando aveva dovuto lasciar andare sotto copertura soltanto lui per ricevere informazioni a distanza, aveva dato di matto, facendomi una lista infinita di tutto ciò che sarebbe potuto andare storto. Quando era tornato gli si era letteralmente gettata tra le braccia, e avrei tranquillamente scommesso tutto ciò che avevo che quella notte l'avesse convinto a smetterla di aspettare un eventuale matrimonio per fare l'amore.
Tutti gli ospiti ci seguirono fuori fino all'auto ed io non mi stupii affatto di trovare una limousine ad attenderci per portarci al luogo dove avremmo tenuto la cena, era proprio da Killian! Per gli altri avevamo affittato un pullmino, in modo che non fossero costretti a dividersi nelle macchine.
-Signora Jones, lascia che ti dia una mano...
-Va bene- accettai con un sorriso, e lasciai che mi prendesse la mano perché potessi accomodarmi. Non che ce ne fosse bisogno, non avevo un abito ingombrante, ma volevo lasciarlo fare il gentiluomo: mi piaceva.
Per quanto riguarda il vestito, avevo passato tre giorni in giro per i negozi con Regina, Ruby e mia madre, provandone almeno una sessantina in totale. Non ci avevo mai messo così tanto a fare shopping, ma avevo faticato a decidere se scegliere un classico abito lungo per sentirmi, almeno un giorno, una principessa, o qualcosa di diverso. Alla fine mi ero resa conto di non avere mai sentito la necessità di essere una principessa, quindi avevo scelto secondo i miei gusti. Un vestitino di cotone e tulle leggero, con scollatura a cuore, leggermente stretto in vita ed una gonna morbida che mi scivolava fino all'altezza delle ginocchia. Le maniche a tre quarti erano in pizzo, con dei piacevoli motivi floreali. I capelli li avevo raccolti solo in parte per lasciare sciolto il resto, e al posto del velo avevo optato per una coroncina di fiori bianchi. Il sorriso incantato di Killian quando mi aveva vista arrivare, seguito dal suo “sei bellissima”, mi aveva fatta sentire più bella di quanto non l'avrebbe fatto un abito enorme e sontuoso.
-Champagne?
-Come i vecchi tempi!- esclamai, afferrando la bottiglia -Non ci posso credere! È lo stesso che avevamo la prima volta in limousine insieme!
-Sì, beh...- sorrise timidamente -Volevo trovarlo. Quella sera è stata davvero speciale e... è stato più o meno il nostro fidanzamento ufficiale.
-Hai ragione...- sussurrai, tornando indietro con la mente: quella sera era davvero stata speciale. Avevano festeggiato il successo di Killian e io avevo deciso di annunciare la nostra decisione davanti ai nostri cari, metà di quelli presenti oggi. Da allora, le cose erano solo state un crescendo. Io e i miei genitori avevamo continuato a conoscerci, con Will eravamo riusciti a costruire un rapporto sempre più forte, e con Killian eravamo diventati più uniti che mai. Finito il lungo ed emozionante tour promozionale ci eravamo concessi una vacanza a Los Angeles, due settimane di mare, sole e divertimento. Tornati a casa, avevamo riaperto lo studio e ripreso il nostro lavoro, mentre lui, pian piano, aveva iniziato anche la stesura del secondo romanzo.
-A noi, allora!- esclamò alzando il calice con un gran sorriso.
-A noi! Killian, lo facciamo un bambino?
Lo guardai mandare giù il suo champagne in pochi secondi, per poi posare il bicchiere e fissare lo sguardo nel mio, stupito. Mi venne da ridere, ma decisi di reprimere l'impulso per il momento.
-O... ora?
-Non ora ora- borbottai divertita guardandomi intorno, e lui incrociò le braccia al petto come per dire “sono serio Swan”. Mi venne da ridere di nuovo.
-Sì, comunque. Se vuoi, certo. Io ultimamente ci ho pensato e... sono pronta.
-Dici davvero? Lo so che ne abbiamo parlato, tesoro, ma non devi sentirti in dovere...
-No... no. Lo so. Ma lo vorrei davvero, con la figlia di Ruby e Liam ho scoperto di non fare poi così tanto schifo coi bambini...
-Certo che non fai schifo, sei adorabile.- mi rassicurò, stringendomi la mano -Lo voglio anch'io.
-Bene...- sospirai lieta, lasciandomi andare tra le sue braccia. Non era stata una decisione facile da prendere per me, l'impulso che avevo avuto era stato di rimandare di un altro paio di anni prima di pensarci, ma che motivo c'era? Eravamo pronti entrambi ed entrambi lo desideravamo. Nessuno dei due aveva avuto un'infanzia semplice ed ero certa che anche lui condividesse le mie stesse paure, ma sapevo anche che saremmo stati degli ottimi genitori. L'amore nella nostra famiglia non sarebbe mai mancato.
-Fantastico. Abbiamo un mese in giro per l'Europa per provarci... idee sul paese in cui vuoi rimanere incinta? Parigi magari? O Vienna?
A quel punto scoppiai in una risata che non riuscii più a trattenere e lo colpii delicatamente sul capo. Era un grandissimo idiota, ma un idiota molto bravo a sciogliere la tensione. Parigi, Londra, Vienna, Roma, Barcellona, poco mi importava di dove sarei riuscita a rimanere incinta. Avevamo un mese di luna di miele in giro per l'Europa per provarci e, se non ci fossimo riusciti, non avrei avuto alcun problema se fosse successo a casa nel nostro letto.
-Lo sai che scherzo, amore- disse, quando riuscì a smettere di ridere -Non importa dove accadrà, sarò comunque l'uomo più felice sulla faccia della Terra. Possiamo anche cominciare stanotte!
-Chissà perché non avevo il minimo dubbio!
-Puoi biasimarmi? Oggi sei così bella che ho ancora più voglia di toglierti questo vestito! Sai, per non sgualcirlo...
-Sì, sono certa che il motivo è proprio questo...- borbottai ironica, alzando gli occhi al cielo e gustando il mio bicchiere di champagne, mentre lui se ne versava un altro.
Ero felice. Ma non era più una novità, perché Killian mi rendeva felice ogni giorno. Mi dava più amore di quanto avrei potuto ricevere in una vita intera, e nonostante ora avessi tante altre persone che mi volevano bene, lui era e sarebbe sempre stato il primo. Tutto ciò che era venuto dopo lo dovevo soltanto a lui, perché mi aveva insegnato ad aprirmi e cogliere le occasioni con serenità, piuttosto che respingerle per la paura di soffrire.
-Tesoro, mi senti?
-Cosa?- scossi la testa, riscuotendomi dai miei pensieri e poggiando automaticamente la mano sulla sua gamba.
-Siamo arrivati... va tutto bene?- domandò preoccupato, accarezzandomi con leggerezza una guancia e scrutandomi bene.
Io guardai fuori, e lo spettacolo che si aprì davanti ai miei occhi fu unico. Il Giardino Botanico di Brooklyn era in fiore, e gli alberi di ciliegio circondavano il ristorante dalla forma di una serra che avevamo prenotato. Prima, però, era il momento delle foto e fui certa che sarebbero state splendide. Se non avessimo voluto sposarci nella chiesetta in cui il prete aveva accolto e nascosto coraggiosamente i miei genitori oltre 25 anni prima, avremmo senz'altro tenuto qui anche la cerimonia.
-Sì... sì, sto benissimo. Stavo solo pensando... a tutto. Andiamo!
-Come desideri, principessa.

( Ecco l'abito da sposa di Emma: http://i.imgur.com/piYrBTk.jpg)

 

***


1 anno più tardi

KILLIAN POV

Ormai non ero più in grado di dire quale fosse il giorno più bello della mia vita: ce n'erano stati tanti negli ultimi tre anni. Il giorno in cui Emma mi aveva accolto. Il giorno in cui aveva finalmente deciso di darci una possibilità. Il giorno in cui aveva confessato di amarmi e quello in cui era tornata da me. Poi, ancora, il giorno in cui mi aveva chiesto di sposarla, e il giorno in cui avevamo finalmente celebrato il nostro amore. Da lì in poi, non riuscivo a ricordare un giorno che non fosse stato felice, ma questo, forse, li superava tutti.
Adesso eravamo in tre: io, Emma e la piccolissima Amber. Era la luce dei nostri occhi, la bambina più bella del mondo.
-Swan... potevi rimanere almeno un altro giorno. Sicura di essere pronta?
-Ormai è troppo tardi in ogni caso, non credi? Siamo a casa. E noi stiamo bene...
-Ok...- sorrisi, stampandole un bacio sulla guancia, prima di scendere dall'auto per aiutarla.
Erano le 11 del mattino ed Amber era nata la sera precedente, alle 20.13. Il travaglio non era stato lungo: Emma era stata ricoverata soltanto alle 14, quando le si erano rotte le acque nel bel mezzo della nostra passeggiata di ritorno dal supermercato. Era filato liscio anche il parto. Certo, era stata dura guardarla gridare di dolore, ma ero rimasto accanto a lei tutto il tempo e avevo lasciato che mi insultasse e mi stringesse la mano – tanto che a un certo punto ero stata piuttosto certo che mi si fosse bloccata la circolazione. Non aveva voluto né epidurale né episiotomia e se l'era cavata alla grande; quando aveva sentito la bambina piangere, sul suo volto stanco si era aperto un sorriso meraviglioso. Ci eravamo baciati, poi mi avevano dato la piccola che io avevo riposto tra le sue braccia, in modo che potessimo godercela insieme. Quando aveva smesso di piangere eravamo finalmente riusciti a guardarla meglio: aveva qualche ciuffo biondo e gli occhi erano grandi come quelli della mamma ed azzurri come i miei. Anche la sua pelle era candida, esattamente come quella di Emma ma, cosa più importante, godeva di ottima salute. Così, era stato possibile dimettere entrambe le mie donne quella mattina stessa, nonostante la dottoressa avesse consigliato ad Emma di rimanere un altro giorno per poter riposare meglio. Io avevo previsto che non avrebbe voluto, così non avevo cercato di farle cambiare idea: conoscevo bene mia moglie.
Diedi un bacio anche ad Amber, addormentata tra le braccia di Emma, poi aprii il portone e chiamai l'ascensore. Gli altri avevano avuto solo tre ore di preavviso riguardo il nostro ritorno a casa, ma ero certo fossero riusciti a fare un ottimo lavoro... così come me. Ero riuscito a tenere segreto il fatto che ci sarebbe stata una piccola festa per le mie principesse, senza destare sospetti.
-Ti somiglia molto...- sussurrò la giovane, alzando lo sguardo -E' uguale a te quando dormi.
-Dici? Ho un'espressione così angelica anch'io?- scherzai, studiando il volto della piccola.
-Decisamente. Ma solo quando dormi, quindi non ti montare la testa!
-Quanto sei antipatica. Beh, muoviamoci o blocchiamo l'ascensore... sicura di stare bene? Se ti pesa posso prenderla io...- mi offrii. Certo, Amber era una bambolina di poco più di due chili e mezzo ma Emma era ancora provata dai 9 mesi di gravidanza e dal parto. Sorprendentemente accettò, e si fece porgere le chiavi per farmi prendere in braccio mia figlia, che aveva aperto i suoi bellissimi occhioni e ci guardava.
-Per la cronaca, sto benissimo. E... non mi servono scuse per darla a te, Killian. È anche tua figlia.- sorrise, stampando un bacio in fronte alla piccola mentre apriva la porta. E per fortuna che l'avevo io, perché tutti esordirono con un sonoro “Bentornati!”, al che mia moglie rimase di stucco.
-Cosa... Tu... lo sapevi?
-Certo tesoro. Pensi che non fossero tutti curiosi di vedere questa meraviglia che abbiamo fatto?
Prima che potesse rispondermi, i genitori si avvicinarono per abbracciarla e chiederle come si sentisse, poi fu il turno di suo fratello, Ruby, Liam e Mulan – che era entrata ufficialmente a far parte della famiglia, ora che lei e Will vivevano insieme e si sarebbero sicuramente sposati presto.
-E' così bella... oh mio dio, non ci posso credere... ciao Amber...- fece la mamma di Emma in lacrime, allungando una mano per accarezzare la nipotina. E aveva proprio ragione, neanch'io riuscivo ancora a crederci. Lei, intanto, invece di piangere guardava tutti con un'espressione curiosa, aveva preso decisamente da noi anche in questo.
-Posso prenderla in braccio?- domandò Will incerto, ma io annuii subito. Ero gelosissimo e lo sarei sempre stato, ma era bello che avesse una grande e splendida famiglia.
Guardai Mulan osservare il fidanzato trattenendo il fiato, leggermente spaventata. Un po' mi venne da ridere, perché avevo una mezza idea di cosa le frullasse per la testa.
-Si prepara alla prole, eh?- la stuzzicai, e quella sbiancò ancora di più.
-Stai zitto Jones. O giuro che ti ammazzo.
-Non è il momento di discutere- tagliò corto Will -E' un giorno di festa.
-Sì, e mia figlia dovrebbe anche riposare. E ovviamente devo pensarci io, perché suo marito ha la testa tra le nuvole e non gli viene in mente che magari può farla accomodare sul divano.
-James, si può sapere che problemi hai ancora con me dopo due anni?!- esclamai, parandomi di fronte al padre di Emma. Eravamo diventato amici – più o meno – ma non perdeva mai occasione di provocarmi e mettermi in ridicolo, se ne aveva l'occasione! I motivi mi erano ovviamente ignoti, dato che avevo fatto il possibile per piacergli: eravamo perfino stati a pesca insieme per tre giorni.
-A me niente. Ma sei marito e padre, devi pensare anche a queste cose.
-E tu perché, ogni tanto, non pensi agli affari tuoi? Credi che se Emma fosse stanca non si sarebbe messa a sedere?
-Beh, se non ha suo marito a sistemarle dei cuscini, magari, dato che ha partorito ieri sera... non avresti neanche dovuto permetterle di tornare così presto, tra l'altro.
-E tu papà, potresti anche smetterla- intervenne la diretta interessata, parandosi tra di noi -Killian non ha fatto nulla di sbagliato. A parte reagire alle provocazioni.- aggiunse, scoccandomi un'occhiataccia. -Che ne direste di smetterla una volta tanto? Siete proprio due ragazzini...
-Scusa...- borbottammo in coro e mentre Emma portava via me, Ginny si occupò di suo marito. Non l'avrei mai ammesso ad alta voce, ma mi divertivano quei battibecchi col “Principe Azzurro”. Spesso lo chiamavo Charming solo per provocarlo.
Tuttavia, quando Will restituì la bambina ad Emma, per grande gioia di Mulan, decisi di seguire il consiglio di suo padre e le sistemai dei cuscini morbidi perché potesse prendere comodamente posto sul divano. Io mi sistemai accanto a lei, e gli altri su sedie e poltrone intorno a noi. Non avevano fatto un brutto lavoro nonostante il poco preavviso: il tavolino era pieno di pasticcini, patatine e vaschette di cibo cinese. Il piatto forte, però, era la grande torta fragole e cioccolato in mezzo a tutto, su cui avevano fatto scrivere un “Benvenuta Amber!” zuccherato.
-Grazie ragazzi, siete stati fantastici.
-Immaginavamo avresti avuto fame, non sei una da cibo d'ospedale- scherzò Mulan, alzando una grossa risata: non aveva tutti i torti, però! Dopo la minestrina per cena, Emma mi aveva mandato da Tribeca Treats per comprarle dei cupcake per colazione. Si era giustificata spiegando che dopo tutta la fatica del giorno precedente, aveva bisogno di energie.
-Hai fatto bene! Comunque è bellissimo che siate tutti qui... non ci posso credere! Tu e Will non dovete lavorare questi giorni?
-Lavoro o no, il tempo per la mia sorellina e tutta la famiglia ce l'ho sempre- rispose allegro il ragazzo, con un occhiolino. Erano una strana coppia lui e Mulan, eppure sembravano funzionare alla perfezione! Non riuscivo solo a capire come mai lei non avesse ancora la fedina al dito, dato che avevo accompagnato Will a comprarlo una settimana fa. Ma non era il momento di indagare.
-Facciamo così Swan... io ti imbocco così puoi tenere Amber o facciamo il contrario?
-No, imboccami tu...
-Va bene...
-Chi l'avrebbe detto che saresti stata così materna?- scherzò anche Ruby, facendo arrossire la bionda. In questo, però, le due si somigliavano molto. Entrambe erano partite col presupposto di non volere bambini – almeno nell'immediato futuro – ed entrambe si erano dimostrate delle ottime mamme. Ora Heather dormiva, ma ero curioso di vedere come avrebbe reagito una volta sveglia alla vista della sua cuginetta. Le piaceva toccare il pancione di Emma, ed era stata felicissima quando le avevamo spiegato che presto avrebbe avuto una compagna di giochi. Dopotutto, le piccole non avevano che un anno e mezzo di differenza.
-Potrei dire lo stesso di te, Ruby! Ti sei così innamorata di tua figlia che hai addirittura aggiunto una linea per bambini al tuo negozio...
-Che posso dire? Si cambia... a parte scherzi, è bellissima... ha preso il meglio da entrambi. Sono così fiera di te che potrei mettermi a piangere! Eravamo due ragazzine quando ci siamo conosciute! Ora siamo due donne sposate e con figli... chi l'avrebbe mai detto?
Non lo espressi ad alta voce, ma anche per me valeva lo stesso. Per anni avevo creduto che il sogno di avere una famiglia tutta mia sarebbe rimasto, appunto, solo un sogno. Non avevo mai avuto un grande esempio di famiglia, a causa di mio padre, e ciò mi aveva fatto credere che non sarei mai stato capace di esserlo io stesso. Invece, Emma mi aveva voluto così com'ero, pur conoscendo ogni dettaglio del mio passato, e credeva in me come nessuno aveva mai fatto. Ricordavo ancora la notte successiva al momento in cui mi aveva detto di essere incinta. Sul momento avevamo festeggiato e fatto l'amore, ma quando lei si era addormentata, io mi ero alzato a riflettere.
Avevo anche pianto, di nascosto, cosa che succedeva molto di rado... ma il terrore di non essere all'altezza si era impossessato di ogni fibra del mio corpo, me lo ricordavo bene. Avevo anche avuto un principio di quello che avrebbe potuto diventare un attacco di panico, se Emma non fosse arrivata a stringermi e rassicurarmi. “Sarai il migliore papà del mondo” aveva detto “Non esiste una sola persona di cui mi fidi quanto mi fido di te. Tu sei l'unico motivo per cui desidero avere figli”. Un abbraccio, poche parole ed un bacio erano bastati a cancellare tutte le mie paure: se una donna speciale come lei aveva tutta quella fiducia in me, l'unica cosa che potevo fare era dimostrarle che fosse ben riposta. Da quel momento, era stata solo gioia.
-Killian, non ti distrarre che ho fame... mi prendi qualcosa col pollo?
-Oh, scusa! Stavo solo ammirando questa principessa...- sorrisi semplicemente, sfiorando la guancia di mia figlia -Pollo. Arriva subito!
E invece, neanche feci in tempo ad afferrare la vaschetta che mi porse Ruby, che Amber scoppiò a piangere con la sua vocina squillante.
-Beh... vedendoci mangiare si è ricordata che è ora della pappa...- sospirò Emma, con un sorriso -Va bene... scusateci. Un quarto d'ora e siamo di ritorno!- esclamò per farsi sentire nonostante il pianto della piccola e si alzò cercando di cullarla e consolarla un po'. Io la seguii immediatamente e, senza pensarci, ci dirigemmo verso la stanza che avevamo preparato per nostra figlia. Pareti verde acqua con le nuvole, tappeti sull'intero pavimento, culla, armadio e tutto ciò che le serviva. In più, avevamo sistemato anche un divano per due, in modo da poter stare comodi insieme a lei.
Quando fece fatica a sbottonare la camicetta e dovetti aiutarla io, tuttavia, una battuta mi venne spontanea e decisi di non tenerla per me.
-Ricordo quando questa magliettina ti stava un po' larga... quanto dura questa cosa che porti una misura in più di reggiseno? Mi piace!- esclamai, sfoggiando un gran sorriso sapendo che non avrebbe avuto modo di riempirmi di botte, dato che Amber si era già attaccata al suo seno. In compenso, mi dedicò un'occhiata che se avesse potuto fulminare, l'avrebbe sicuramente fatto.
-Quasi tre anni che ci conosciamo e sei sempre il solito pervertito.
-Il tuo pervertito- specificai, accarezzandole i capelli -Dovresti essere felice del fatto che continuo a trovarti ogni giorno più sexy, non credi?
-Certo...- si arrese con un sorriso -Ma magari non davanti a nostra figlia, non mi va che la traumatizzi. In camera da letto, si può fare... anche se ci tocca aspettare un po'.
-Cosa? Hai... hai voglia? So che dopo il parto ci mettete un po'...
-Ho una figlia, mica mi hanno castrata!- borbottò fingendosi offesa -E ho sempre un marito sexy. Ma poi che ne sai... ti sei informato?
-Puoi biasimarmi? 40 giorni minimo saranno lunghi...- ridacchiai, accarezzando automaticamente il piedino della mia bambina ancora intenta a mangiare.
-Dammi due settimane. È andato tutto bene, non vedo perché aspettare di più...
-Hai tutto il tempo che vuoi, splendore. Ma a parte questo... l'ho mai detto che ho la moglie più meravigliosa del mondo?- feci, provocandole una risata che tentò di reprimere per non spaventare Amber. Io, invece, mi allungai attentamente e poggiai le labbra sulle sue... sensazione di pace che durò ben poco, dato che Emma fu colpita sul mento.
Per un attimo ci guardammo stupiti e confusi, poi scoppiammo a ridere forte stringendoci e stringendo nostra figlia, che continuava ad allungare le manine verso il mio viso.
-Mi spiace Swan... ora hai una rivale ed è pure combattiva!
-Dovrò farmene una ragione! Solo perché vi adoro entrambi!- esclamò ancora tra le risate, a cui nostra figlia si unì con degli strani versetti – avrei giurato – allegri.
Quella era la perfezione. Non avevo bisogno d'altro per essere l'uomo più felice del mondo.








 

Angolo dell'autrice;
Allora... non so da dove cominciare. Questo è l'ultimissimo capitolo e sono nostalgica ç_ç Il primo l'ho pubblicato il 31 Agosto del 2015, in pratica è davvero passato un anno intero da quando ho cominciato a scrivere questa storia, quasi non riesco a crederci.
Per prima cosa, ringrazio tutti quelli che hanno avuto la pazienza di seguire capitolo dopo capitolo, per un anno, lasciando recensioni (che spesso sono anche state spunti per alcune idee, quindi grazie il doppio!), inserendo la storia nelle varie categorie o limitandosi a leggere in silenzio! Vi adoro tutti! :* 
Siccome io sono una persona da lieto fine, ho voluto dare un epilogo felice. Emma e Killian si sono sposati ad un anno dalla proposta di lei, e un anno dopo hanno anche avuto una bambina. Ora sono entrambi felici e hanno una vita ancora più bella di quanto avessero mai desiderato. Anche le altre coppie si sono date da fare, ma ho lasciato appositamente qualche piccolo dettaglio senza una vera conclusione. Quando finirò una delle altre storie che sto scrivendo, potrei fare un "seguito". Ma non un seguito vero e proprio, diciamo delle one shot leggere in momenti diversi della loro vita. Vedremo, ancora non ho deciso.
E niente, è finita davvero, sigh. Mi piaceva scrivere di loro due in questa versione e mi ci ero anche abituata... e per forza, dopo un anno xD
Ora però ho altre idee e spero di renderle al meglio :)
Una è On Adventure With The Pirate 2 che molti di voi conoscono... e ovviamente continuerò a scriverla, ho le idee e la trama!
Poi c'è Restoring our Broken Souls, di cui ho postato 3 capitoli finora. E' diversa dalle altre che ho scritto, con una Emma molto più giovane - ambientata nel mondo reale, quindi una AU. Killian invece non è molto diverso da come lo conosciamo. Spero l'idea possa piacervi, anche se ci saranno diversi contenuti "forti" legati al passato di entrambi i personaggi.
Ok, mi sto dilungando perché quando finirò di scrivere dovrò postare e.. chiudere la storia.
Un abbraccio a tutti e GRAZIE GRAZIE GRAZIE ancora per aver seguito pazientemente fino alla fine! :)


Non posso non dedicare un pensiero a coloro che hanno perso vita, famiglia e/o casa durante il terremoto. Io ero in casa, il divano si è mosso un po' così come il lampadario... ma niente di che. Fa venire i brividi pensare che in quello stesso istante, tante altre persone stavano perdendo tutto. Sono cose a cui uno non vorrebbe davvero credere. L'unica cosa che possiamo fare è donare, per quanto possiamo, e sperare che chi è sopravvissuto riesca a riavere la propria vita, in qualche modo.
Da voi spero tutto ok... non so da dove venite, ma spero stiate tutti bene!
A presto :*

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