Il mio nome è Sarebbe-potuto-essere; mi chiamo anche Non-più, Troppo-tardi, Addio.

di A g n e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


NdA: Questa sfida è nata dal prompt “Non scegliamo noi chi amare e per questo non siamo noi che dobbiamo tradire.”



- Non sono io, quello che ha tradito.

Gellert esplode in una risata sorda e si lascia sfuggire un gemito subito dopo. Qualsiasi cosa gli provoca dolore, dopo il duello - gridare, parlare, muoversi, piangere, ridere.
Ridere.
Ridere.

- Non dirlo! Oh, amore mio, non dirlo.

Albus sa di mentire, ma non l'ammetterebbe mai, non davanti a lui - lui, al quale ha ammesso tutto, perfino di amarlo.
Gellert intanto ride. Gellert ha il corpo scosso da brividi e risate; è lo spettacolo più spaventoso a cui Albus abbia mai avuto il dispiacere di assistere.

Ride.
Ride.

Oh, è folle, folle, e Albus lo preferirebbe, sarebbe il solo a ricordare (come il solo ad amare, il solo a tradire).
Il solo, sulla terra, a ridere di se stesso, dopo la fine del mondo.

Ridere.
Ridere.

Si dice che non si sceglie di amare e non si ha diritto a tradire: Albus ha scelto. E ha tradito. È vero, è stato lui, Gellert non ha mai tradito, mai rinnegato nulla di quello che ha detto o scelto.
Intanto ogni risata e ogni gemito di Gellert gli si infrange contro e l'anima gli si spezza in schegge.

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Capitolo 2
*** 2. ***


NdA: altra sfida e per essere precisi "scrivere una Grindeldore in cui Albus vede Gellert mentre viene portato via per essere rinchiuso a Nurmengard." Tutta gioia, insomma.

 


 

 

Albus, diritto e rigido contro il muro bianco dell'aula del Tribunale Magico dove Gellert è appena stato condannato, è un algido re di pietra.
Impeccabile nella sua veste da mago, guarda Gellert mentre lo portano via, ma non muove un ciglio. Ha le mani strette l'una nell'altra, la bocca serrata in un silenzio privi d'espressione.
Il mondo accanto è un turbinio di voci e colori, persone che commentano, giornalisti che tentando di assalirlo di domande, scatti di macchine fotografiche, rumori, frasi spezzate; ma lui è immobile, nel silenzio inumano di chi ha sacrificato se stesso per il bene comune.

Per il bene comune, Gellert.

Aspetta che lo portino abbastanza lontano, aspetta di raggiungere con falcate veloci ed eleganti la porta, di regalare come ultimo commento una folata di vento gelido che arriva dall'entrata diritto nell'aula a scombinare fogli, mantelli e pensieri, poi si Smaterializza senza voltarsi indietro.

Arrivato solo -solo, solo, solo- alle porte di Hogwarts, si mette a correre per i prati, su fino al crinale, fino alla scalinata d'ingresso, e corre, corre, corre attraverso il portone, nella Sala Grande -ed è di nuovo quel turbinio di colori e rumori e domande, ma Albus non si ferma, non si volta, non guarda - corre ancora, per le scale, per i corridoi, fino al suo ufficio. 

Poi Sigilla la porta, si schianta sul pavimento freddo, e scoppia a piangere.

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Capitolo 3
*** 3. ***


NdA: altra sfida; a sto giro era "inverti i ruoli. Albus è 'cattivo', Gellert è 'buono'". *ride istericamente*

 


 

 

Quando Gellert arriva davanti alla porta della cella, la folla di Auror e Spezzaincantesimi, messa a guardia della porta per scongiurare ogni possibile pensiero di evasione, si fende a metà come di fronte ad un angelo vendicatore.
Gellert vorrebbe la smettessero di comportarsi in quel modo.
Gellert vorrebbe sapessero.
Il tedesco rifugge ogni manifestazione di stima e ogni proclama di grandezza; la colpa è sua, solo sua. C'è stato un tempo in cui Albus era buono.

Nella cella vuota, l'inglese è una cupa macchia nera e rame. Solleva la testa e gli sorride, ma in quel sorriso non c'è più nulla di quello che c'è stato una volta.
Gellert respira forte, tentando di scacciare i ricordi di quei pomeriggi d'estate a fare piani folli e a credersi eroi. Eroi non lo sono -non lo sono mai stati-, ma la follia è rimasta; gli è davanti, nelle vesti di quel mago che ha messo ai suoi piedi l'Europa prima che si decidesse a fermarlo.
Gellert non ricambia il sorriso, non cede all'impulso che gli comanda di stringerlo a sé e baciarlo un'ultima volta. Si mette una mano in tasca e ne estrae un ciondolo; è una collana Babbana, di quelle che si schiudono a metà e rivelano una foto. Una fanciulla esile e bionda alza una mano in un timido saluto; Gellert passa piano un pollice sul vetrino, in una breve carezza, poi allunga il ciondolo ad Albus.

- Lo puoi tenere. - sono le prime parole che riesce a pronunciare. - Non c'è traccia di magia, non- tienilo.

Albus fissa la foto e non dice niente. Gellert sospira.

- Perché, Albus?

L'inglese aggrotta un sopracciglio. Prende in mano la collana e la volta in modo che Gellert veda la fotografia. È quello il motivo, è sempre stata lei. Possibile che Gellert non capisca? Che non capisca più?

Il tedesco scuote la testa.

- Le volevo bene, Albus. Io- contro ogni apparenza le volevo bene. Aberforth non mi è mai andato a genio, ma Ariana... La amavo, come se fosse mia sorella. Mi sono reso conto di quelli che stavamo facendo quando te l'ho vista morta tra le braccia.

- Ho fatto quello che ho fatto per lei, Gellert. - Quando finalmente Albus parla la voce è gracchiante e arrugginita, come musica di un vecchio grammofono. - L'ho fatto per lei. Volevo- avevi ragione. Dovevo crederti prima, darti ragione prima, e tutto ciò non sarebbe successo.

Non ho mai avuto ragione, Albus, pensa Gellert, ma non lo dice ad alta voce, rimandando a guardare impotente le loro idee fare a pezzi un mondo troppo piccolo per loro.

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Capitolo 4
*** 4. ***


NdA: qui le cose si fanno complicate. Dunque, quattro prompt:

Citazione: È come danzare in mezzo alle tenebre, scrivere versi che poi non leggi a nessuno. (Orazio)
Canzone-storia: L'eroe - Mercanti di liquore (la c-s è una canzone che racconti una storia)
Prompt stile: la storia è narrata in seconda persona (plurale o singolare). Noi/io non sono permessi.
Prompt tempo: mai più

 


 

 

E che nessuno si permetta di chiamarmi eroe,

l'ho fatto per motivi solamente miei.

Son troppo diverso dai vostri eroi,

l'ho fatto per me, non per voi.

 

Hai dovuto farlo, Albus.
Hai dovuto smetterla di mentirti ed emanciparti da quello che, lo sai, lo vedi, è diventato il fantasma dell'uomo- del ragazzo che amavi.
Non hai dato retta alle voci attorno a te. Oh, certo, ti hanno implorato, minacciato, persino insultato, alcuni, per spingerti a fare quello che hai fatto, ma il vero movente ti appartiene per intero.

E ora ci sei, Albus, che tutti chiamano eroe. Sei sul campo di battaglia, tra le dita stringi la Bacchetta e davanti ai tuoi occhi, privo di sensi, c'è lui.
Lui, i suoi sorrisi, le sue braccia cariche di tomi polverosi, lui e la sua bocca, le sue mani strette ai tuoi fianchi, lui e le sue idee grandiose e folli.
Lui e ciò che non torna.

 

L'ho fatto perché non l'avreste fatto voi.

 

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Capitolo 5
*** 5. ***


NdA: per il prompt "Dove qualcuno compie un errore (grammaticale o non) e qualcun altro lo corregge."

 


 

- E allora uccidimi, Albus.

Spalanca le braccia davanti a lui, in ginocchio, come un martire davanti al supplizio.
Ha le labbra socchiuse, mezzo sorriso sul volto, bello e terribile come un tramonto che brucia, come un dio morente.

E allora uccidimi, Albus.

Quelle parole si rincorrono in un'eco infinita nella sua testa, mente lui ci pensa -ci pensa davvero. Un lampo verde, una luce improvvisa. La fine, il silenzio. Un incantesimo soltanto. Bastano due parole.

E allora uccidimi, Albus.

- Voglio correggere un errore, non cancellare una pagina, Gellert.

E allora uccidimi, Albus.

Non potrebbe comunque. Ha già ucciso se stesso.

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Capitolo 6
*** 6. ***


NdA: mini-fics con prompt "things you said when you thought I was asleep" e things you said with too many miles between us + things you said with no space between us".

 


 

- Ti porterò via, Albus.

Gellert si china a baciare piano Albus sulla nuca, dolcemente, per non rischiare di svegliarlo.
Non è la prima volta che dormono insieme, ma Gellert non si è mai addormentato prima di lui; resta a guardarlo in silenzio, accarezzando piano i suoi capelli.

- Ti porterò via da loro. Ce ne andremo, io e te. Gli invincibili padroni della morte, amore mio.

Albus continua a fingere di dormire, ma in un angolo del suo cuore inizia a sperare che Gellert abbia ragione.


***

- Ti amo.

Gellert posa la fronte contro la sua, mentre gli sussurra quelle parole. Allunga una carezza leggera sulla sua guancia, fa scivolare la sua mano sulla nuca e se lo tira contro per un bacio leggero, a fior di labbra.

- Ti amo.

Lo ripeterebbe fino alla morte -possibilità che allo stato attuale delle cose non è così lontana come sembra. Se non sono riusciti ad esserne padroni, che almeno serva a qualcosa. Che serva a provargli che è sempre stato suo, come tutte le sue vittorie, tutte le sue sfide.

Albus non parla, mentre tenta di soffocare le lacrime che gli premono contro le palpebre. Albus non parla né si tira indietro, mentre sente Gellert sulle sue labbra giustificare tutto con due parole.
Senza spazio tra di loro e lontani mille miglia.
 

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