Famiglia Ackerman

di Mistiy_Ronny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I miei genitori sono strani ***
Capitolo 2: *** Socializziamo tutti insieme appassionatamente! ***
Capitolo 3: *** Un Natale niente male ***
Capitolo 4: *** la nostra famiglia è la migliore ***
Capitolo 5: *** Il grembo paterno ***



Capitolo 1
*** I miei genitori sono strani ***



Ciao a tutti! :)
Ecco la mia seconda fiction e sono alquanto imbarazzata, onestamente non sapevo se pubblicare questo primo capitolo ma alla fine è stato più forte di me.
L'ispirazione per questa fiction è giunta così, per qualche motivo sconosciuto, mi sono chiesta: ”se Levi fosse padre? Come sarebbe sua figlia? Come si comporterebbe?”
La mia testa è partita e così è nata Sylvia. Che posso farci? La mia fantasia è talmente sfrenata che tali volte mi spaventa.( aiuto O.O)
La fiction è ambientata ai giorni nostri e il luogo in cui si svolgono le vicende non è specificato.
La narrazione avviene secondo punti di vista differenti che cambiano capitolo per capitolo: per esempio, questo capitolo viene narrato da Sylvia, il prossimo verrà raccontato da Levi, poi da Eren e così via.
Eh, lo so è una storia strana ma spero che gradirete questa mia piccola follia.
Spero di sentirvi (siete liberi d'insultarmi XD)

un caloroso saluto

Mistiy

I miei genitori sono strani

Sylvia

Spaparanzata sul mio banco guardo l'orologio appeso al muro. Mancano cinque minuti, un lasso di tempo abbastanza sopportabile se alla cattedra non ci fosse la professoressa Hanji Zone, o per meglio dire la “scienziata scema”, così la chiamano i miei compagni di classe. Sta parlando delle viscere delle mucche con un tale entusiasmo da sembrare ridicola, o per meglio dire “scema”. Onestamente non credo sia una cretina, anzi è una donna sveglia e intelligente, è solamene logorroica, si fa prendere talmente tanto dai suoi discorsi che non s'accorge che noi non ne possiamo più. Girando lo sguardo vedo metà persone con la testa china sul banco in preda a un attacco di sonnolenza, altri giocano a tris su un foglietto di carta, e poi ci sono quelli che guardano un punto fisso della stanza fingendo interesse.
Quanto tempo è passato? Ah, solo un minuto. Devo pensare a qualcos'altro, a che penso? Alla verifica di domani? No, troppo impegnativo, ci penserò a casa quando dopo pranzo avrò un attacco di nausea aprendo il libro di storia.
Pensiamo a quello che farò durante il tempo libero, niente. Cazzeggerò perché non ho molti amici, non sono mai stata una tipa molto socievole, per questo motivo dicono che assomiglio a Rivaille. La cosa non mi entusiasma molto, non lo disprezzo però ho quindici anni e come una normalissima adolescente, nutro un certo scontro nei confronti dei miei genitori. A differenza dei miei compagni di classe non odio i miei genitori, forse è per questo che non ho molti amici. I miei coetanei spesso intavolano discussioni lamentandosi di quanto siano antipatici, cattivi e odiosi i loro padri e tali volte anche le madri. L'odio nei confronti dei genitori pare un argomento utile come forma di socializzazione in questa scuola, eppure io non ho nulla di cattivo da dire nei loro confronti, a volte mi irritano. Forse non li odio perchè sono intelligente, così dicono. L'ha annunciato un test chiamato qi, la professoressa Petra ce l'aveva fatto fare a tutti gli studenti della classe, ed è risultato che il mio quoziente intellettivo è superiore alla media. La cosa non mi entusiasmò affatto, anzi è una bella scocciatura. Da quel giorno, oltre alle lezioni consuete, sono costretta a frequentare dei corsi appositamente studiati per “ quelli come me”, per coltivare la mia attitudine. Onestamente avrei preferito essere una giovinella con il cervello grande come quello di un topo.
La campanella suona, bene. Zaino in spalla!
Nonostante la voglia di catapultarmi fuori da qui, attendo, lascio che la mandria inferocita corri via, così potrò farmi il percorso senza il rischio d'essere investita da qualche ciccione, oppure di cadere e rotolare giù per le scale. Non deve essere una esperienza piacevole.
Ma quanto è buffa Hanji? Nonostante il trambusto degli zaini che sbattono e dei passi accelerati, degli schiamazzi, lei continua a parlare, ho sentito la parola “intestino”.
<< Ci vediamo domani ragazzi! >> lo dice con un sorrisone carico d'entusiasmo, peccato che lo vedo solo io perché tutti si sono dileguati.
<< Sylvia! >> cazzo, sono proprio sotto la porta, ormai sono in procinto d'andarmene, anche se non ho mostrato con entusiasmo la mia fretta, vorrei correre via da questo inferno. Potrei andarmene  fingendo di non aver udito il suo richiamo, eppure per una questione impulsiva mi sono arrestata. Non ho altra scelta che restare e sentire cosa vuole.
<< Ecco qua >> deposita tra le mie mani un blocco di fogli
<< Questi sono i tuoi compiti speciali, non ti preoccupare, me li potrai consegnare entro la prossima settimana. >> mi da una pacca sulla spalla come se mi avesse concesso chissà quale piacere ma non è così. Oggi è mercoledì, avrò solamente due giorni per compilare questi papiri.

Mi limito a ringraziare e me ne vado. Diavolo, essere considerati intelligenti è veramente una scocciatura! Tutti gli insegnanti mi danno dei compiti extra, come se non attendessi altro.  Anche se sono intelligente, odio stare china sui libri.


Ah, libertà! Finalmente fuori da quella prigione imputridita dalla puzza di sudore, dai  fiati e dai sospiri annoiati. Che bello sentire l'aria gelida e pulita sul mio volto
<< Sylvia! Sylvia >>
Mi volto ed ecco la nostra Jeep Renegage accostata al lato della strada. Dal finestrino si sbraccia mio padre che continua a urlare il mio nome. È alquanto imbarazzante, forse è meglio muoversi, sta attirando troppa attenzione, infatti tutti gli studenti stanno osservando con un certo cipiglio la grande macchina.
Veloce cammino e apro la portiera posteriore, getto lo zaino e poi mi catapulto dentro. Appena chiudo la portiera, sento le voci dei miei genitori.
<< Perché urli come un ossesso? Guarda che non è sorda >>
<< Sì ma non ci ha visto, magari se ne andava per i cavoli suoi, vero? >>
Papà si volta verso di me sbattendo le palpebre su quei bellissimi occhi d'un verde “ meteorologico”. Non saprei come definirli, perché non sono mai d'un verde costante, la base è di quel colore eppure cambiano in continuazione assumendo sfumature più chiare o scure. Ora brillano e sembrano smeraldi. Accidenti, mi sono persa nei suoi occhi e mi sta fissando, ah giusto! Devo rispondere alla domanda, ma cosa mi ha chiesto? Boh, sorrido e annuisco come una scimmia ammaestrata e sembra soddisfatto.
<< Hai visto Rivaille? È come ho detto >>
La nuca corvina non dice nulla, ingrana la marcia e parte.
<< Come è andata a scuola Sylvia? >> papà si volta, ora i suoi occhi hanno assunto una nota leggermente più scura, come ci riesce?
<< Bene >> pare deluso della mia risposta, forse dovrei approfondire << a parte il fatto che la professoressa Hanji mi ha dato troppi compiti >>
<< Tsk, quella quattrocchi di merda >> puntuale come un orologio ogni qualvolta che pronuncio il suo nome, Levi spara un insulto. Da quello che ho capito, Hanji e Levi un tempo lavoravano insieme all'agenzia “Wings of Freedom “. Ogni tanto si ritrovano, tali volte è venuta a casa nostra a prendere un the assieme a Levi. Quelle rare volte in cui li ho sentiti conversare ... bah! Non fanno altro che insultarsi, o per meglio dire, Levi la insulta mentre Hanji risponde alle provocazione con grasse risate. Dato che continua a venire e che non mi ha bocciato nella sua materia, direi che sono in rapporti buoni anche se Levi si rivolge a lei con toni minacciosi e sprezzanti, ma in fondo mio padre è così. Persino nei confronti di suo marito riserva parole poco gentili

<< Dove andiamo a mangiare? >> la domanda posta così con disinvoltura da papà spezza gli insulti che sarebbero usciti a raffica dalla bocca del suo compagno.
<< Non ho preferenze, ma non voglio mettere i piedi in uno di quei schifosi fast food che a te piacciono tanto >> il suo tono è sprezzante eppure riesco a percepire una leggera nota di divertimento nella frase.
<< Dai, Rivaille! Non puoi odiare gli hamburger, come si fa?! >> sembra arrabbiato eppure gli scappa un sorriso
<< Certo, puoi nascondere il sapore di quella carne da quattro soldi sotto litri di kechup, ma rimane il fatto che è carne scadente >>
<< scadente ma buona! >>

Ok, prima che la conversazione degeneri in chissà quale litigio, intervengo

<< Giapponese, ho voglia di sushi >>
<< Sei sicura? >> papà mi rivolge uno sguardo smeraldino speranzoso << non hai voglia di un succulente hamburger accompagnato da croccanti patatine fritte? >>
<< Hey, non fare quello sguardo da cucciolo speranzoso, l'hai sentita? Vuole mangiare sushi, non mettergli in testa strane idee >> ma sentitelo, che padre amorevole! La verità è che teme d'essere costretto a ingurgitare del sudicio cibo fritto.
<< Cazzo … >> una terribile sterzata che quasi mi schianto contro al finestrino, ma grazie alla cintura di sicurezza rimango salda. Prendo nota: quando dovrò prendere la patente mi farò insegnare da PAPA'. Levi è un pericolo pubblico, no non è vero. Da quando sono in vita non ha mai fatto incidenti, nemmeno un misero tamponamento, eppure tali volte compie delle sterzate che rivoltano l'intero apparato digerente.
<< Rivelle! Cosa c'è? >> una certa nota di affanno sento nel tono di papà, forse la sterzata ha stravolto anche il suo stomaco.
<< Mi sono ricordato che devo passare all'agenzia per dare dei documenti ad Erwin >>


Parcheggia in modo impeccabile, la macchina rientra perfettamente nelle righe bianche tratteggiate sull'asfalto. Scendiamo tutti dall'auto e Levi detiene tra le mani una voluminosa busta marrone, quelli sono i documenti, così chiama le prove raccolte per incastrare i furfanti. Eh sì. I miei genitori in teoria sono degli investigatori privati, ma in verità non si limitano a questo. Loro sono anche dei “caccia taglie”, in poche parole acchiappano e sbattono in galera tutti quegli assassini e ladri che la polizia non riesce a catturare.
Entriamo nell'immenso edificio, ci sono all'incirca cento appartamenti, quello in cui dobbiamo andare ovviamente è situato all'ultimo piano. Papà si dirige verso l'ascensore, Levi invece intraprende le scale. Ovviamente io entro nell'ascensore, sono troppo pigra per percorrere tutte quei gradini.
Spingo il pulsante luminoso e le porte metalliche si chiudono dinnanzi a noi.
<< Facciamo presto così andiamo a mangiare >> mi dice papà, come se fossi io quella che sta crepando di fame quando invece il gorgoglio del suo stomaco suggerisce il contrario.
La porta dell'ascensore si apre e Levi è già lì che ci aspetta. Nemmeno un'ombra di affanno o di sudore è presente sul suo viso, come fa? So che è in forma, ha quaranta anni eppure ne dimostra trenta, inoltre il suo fisico è scolpito. Lo so perchè ogni volta che esce dalla doccia, gironzola per casa con il lungo asciugamano legato in vita e devo dire che in forma, forse anche troppo ma con il lavoro che fa penso sia inevitabile. Correre, inseguire e difendersi dalla gentaglia, deve essere fisicamente faticoso.
<< Questo ascensore è troppo lento >> decreta con il suo solito fare annoiato ma il problema non è l'ascensore, sei tu che sei troppo veloce, sei tu quello anomalo!


Si para davanti e noi e lo seguiamo, si arresta davanti alla porta, infrucia la chiave nella serratura. Entriamo nella desolata sala d'attesa per poi catapultarci in un caldo ufficio. Il colore che domina è il mogano, molto autoritario. Le pareti sono bianche, ornate da quadri dai colori decisi.
<< Ciao! >> ecco Erwin Smith, il proprietario e fondatore dell'agenzia, nonché il capo dei miei genitori. È un omone gigantesco e incute una certa paura, in questo momento mi sta rivolgendo un sorriso cordiale, eppure mi trasmette una sensazione strana. Non so, tali volte mi pare quasi hannibal … e brrr … che brividi!
<< Ciao Erwin, Mikasa è nel suo ufficio? >> Erwin annuisce e Eren si dilegua
<< Non perderti in chiacchiere >> non credo che la voce di Levi l'abbia raggiunto.
Levi sbatte sulla scrivania di mogano la busta con fare poco elegante
<< Ecco, con queste foto incastriamo quel bastardo >>
Ah, aiuto! Erwin sorride di nuovo e che cavolo, perché? Sei troppo sgradevole quando contorci il viso in quella smorfia.
<< Grazie Levi, oggi chiamerò i familiari così che possano instaurare il giudizio >> la manona nascode il picco marrone dentro a un cassetto presente nella scrivania, ora si concentra su di me con quel sorriso stile “Hannibal”.
<< Silvya ogni qualvolta che ti vedo diventi sempre più bella. >> detto da te non so se è un complimento, ma comunque sorrido e mi limito a ringraziare. Mi chiedo se il mio sorriso produce la stessa sensazione che trasmette Erwin.
<< Assomiglia a te >>
<< Per forza, è mia figlia >> lo dice con fare scocciato, come se il biondo avesse detto una cretinata troppo scontata. In effetti è vero, perché condividiamo lo stesso corredo genetico, quando me l'ha detto? Giusto, è successo quando avevo dieci anni


Era un pasto silenzioso, io e papà eravamo seduti al tavolo circolare, invece Levi mi dava le spalle, chino sul lavello a lavare alcuni utensili.
<< Chi è la mia mamma? >> così, senza ragione o sentimento la domanda uscì e a quel punto tutto si fermò. La forchetta di papà si bloccò a mezz'aria e vidi le spalle di Levi irrigidirsi tutto d'un colpo. Silenzio assoluto, fino a quando Levi si voltò verso di noi, scostò i piccoli ciuffi neri dalla fronte e disse con una tranquillità ultraterrena
<< Finisci di mangiare, dopo te lo spighiamo. >>


Accomodata sul divano del salotto, papà era in piedi di fronte a me e camminava avanti e indietro, si sbracciava parlando di polline, fiori, api, nel discorso introdusse persino delle cicogne rendendomi sempre più confusa. Forse la mia confusione trapelò in qualche modo dal mio viso perché a un certo punto, Levi si alzò dalla poltrona emettendo uno sbuffo.
<< Eren, la pianti? Guarda che le stai mettendo delle strane idee in testa è una mocciosa, ma non è cretina >>
Papà si ammutolì, era troppo impantanato nelle sue strane favole per contraddirlo, così Levi si inginocchio per poter incatenare i nostri sguardi. I suoi occhi erano stretti e pareva sicuro, non c'era alcun tipo di ansia.
<< Ascoltami Sylvia, lo sai vero che due uomini non possono procreare? Non possono creare un bambino? >> annuii, l'avevo imparato da un documentario trasmesso su national geographic
<< Bene, dato questo dato di fatto, ho donato il mio sperma .. >>
<< Levi! >> il rimprovero acuto di papà mi fece sobbalzare
<< Guarda che lo sa cos'è lo sperma, l'ha imparato guardando quei documentari, giusto? >> il suo sguardo si incatenò immediatamente al mio alla ricerca di una risposta che confermai con un cenno del capo
<< Bene. Allora, per averti ho donato il mio sperma a questa donna. Ti ha tenuto dentro di sé per nove mesi e poi ti abbiamo presa >>
<< Mi avete rapita dalla pancia di questa donna? >>
<< Non dire assurdità. La donna era consenziente, per averti l'abbiamo pagata >>
<< Levi! Sei troppo rude! >>
Papà si china affiancando Levi, rientrando nel mio campo visivo
<< Quello che Rivelle vuole dire è che ti volevamo così tanto che siamo stati disposti a pagare tua madre per tenerti nella sua pancia >> papà pone la mano sulla mia << è un problema per te? È così indispensabile una mamma? >>
La faccenda allora non mi era del tutto chiara, però capii la domanda posto da mio padre
<< No, non lo è >>


Risposi in modo sincero, anche se ancora non conosco l'identità della donna che mi ha ospitato nel suo utero, non m' importa. Per quanto strani, i miei genitori mi hanno dato e mi danno tutto quello che mi serve. Non ho mai sentito la necessita d'affondare la testa in due gigantesche tette. I pettorali maschili sono rassicuranti.
Erwin ha ragione, sarà per i capelli corvini, per la pelle lattea, per il profilo delicato, la bassezza, ma ormai sembro una copia di Levi. L'unica differenza fra me e lui sono gli occhi, purtroppo non ho ereditato le sue pupille grige, ma sono verdi. Non come quelli di papà, ma sono d'un verde chiaro statico, il colore è molto più opaco e a parer mio, noioso.
<< Come va Silvya? >> l'omone seduto alla scrivania me lo domanda con quel suo maledetto sorriso, mentre Levi sta rovistando tra i cassetti di un grande armadio situato dall'altro lato della stanza
<< Bene, grazie. Tu? >>
<< Oh, il lavoro mi tiene occupato ma va tutto bene >>
Forse sono troppo acida nei suoi confronti, in fondo ci conosciamo da sempre, lo testimonia una foto incorniciata, presente su un mobile del salotto. Era piccola, talmente piccola che quasi scomparivo tra quelle grandi manone. In quella foto non sorride, eppure i suoi occhi parevano sereni.
<< Hey Erwin questa la posso prendere? >> Levi si volta impugnando una pistola dal manico nero e la canna argentea, credo sia una Umarez Walther ma da questa distanza non riconosco il modello.
<< Ah, l'ho acquistata pensando a te, ti piace? >>

Asume la posa da tiro, braccia tese in avanti, gambe leggermente divaricate, punta un punto cieco della stanza, non vorrà premere il grilletto, spero. No, non credo e anche se fosse la cosa non mi fa paura. 
Levi è strano, ma non è un pazzo omicida.
<< Uhm, non male >> con fare agile e annoiato sbottona due bottoni della camicia e infila l'arma nella fondina ascellare accuratamente nascosta e camuffata. Possiede il porto d'armi, ma non credo che durante le ore on lavorative possa girare con quell'arsenale. Eh sì, è un po' strano ma lui non gira mai disarmato, penso che anche papà porti con se qualcosa.
Beh, con il lavoro che fanno credo sia normale, però tali volte è inquietante, mi pare quasi di girare sempre al fianco di un paio di Body Guard. In fondo potrebbe essere un motivo di vanto, se lo dicessi in giro nessuno oserebbe più deridermi o infastidirmi con qualche strana battuta, però me lo tengo per me. Potrebbero finire nei guai se saltasse fuori questo fatto.
Papà finalmente torna nella stanza, oh che bello! Non ne posso più di osservare quel sorriso orrido, e poi la fame comincia stringere lo stomaco.



Affondo il piccolo sashimi nella vaschetta colma di salsa di soia, con attenzione stringo le bacchette e porto alla bocca il boccone. Sarò impacciata con questi pezzi di legno tra le mani, ma sono troppo orgogliosa per domandare al cameriere un paio di posate metalliche. Che cavolo! Sono in un ristorante giapponese perciò voglio mangiare come una giapponese.
In genere papà è il chiacchierone della famiglia, è lui che instaura gli argomenti di conversazione attorno al tavolo, ma ora è muto, pare troppo concentrato a non far cadere a terra le bacchette. Quanto lo capisco, invece Levi no. Con non-chalance porta i piccoli bocconi di riso alla bocca senza la minima esitazione, come se fosse avvezzo a quella cucina. Forse lo è, da quello che ho capito ha una certa passione per la cucina giapponese, ma non è questo il punto, al di là del sapere impugnare le bacchette, Levi sembra saper fare tutto, che sia cucinare, pulire, fare i calcoli sparare, ogni cosa la fa con quella sicurezza innata. A volte mi irrita e mi mette in soggezione, però ci sono abituata.
<< Cazzo >>

Splash!

Il sushi non raggiunge la bocca di papà e cade miseramente sulle ginocchia, purtroppo era talmente in terso di salsa di soia che le goccioline scure sono schizzate sulla tovaglia bianca e persino sulla sua camicia chiara. Un disastro, ma Levi si affretta ad afferrare il tovagliolo
<< Tsk, hai trenta quattro anni e ancora non sei capace di mangiare senza sbrodolarti come un moccioso … >> movimenta il tovagliolo immacolato sulle sue gambe e le guance di papà diventano color vermiglio, quanto è buffo! Mi scappa da ridere e vorrei farlo, però pongo una mano sulla bocca e mi trattengo. Non voglio ferire il suo orgoglio già imbarazzato.
<< Levi, dai ci penso io >> cerca di strappare dalle mani il fazzoletto ma Levi lo ignora e continua a tamponare il pantalone
<< Piantala, ci penso io >>
Stavolta Levi alz il capo e i due visi sono incredibilmente vicini, si stanno guardando negli occhi con una tale intensità … ecco! Questo è uno di quei momenti romantici in cui io non vorrei esserci, o per meglio dire “non dovrei esserci”. Per qualche minuto si guarderanno con quello sguardo trasognante e si perderanno in chissà quale luogo.
Voglio lasciarli nella loro intimità, così volto il capo e … uffa! Che stress, vedo qualche volto stranito che guarda i miei genitori a occhi sgranati, come se non avessero mai visto due uomini scambiarsi tenere effusioni. Adesso li guardo malissimo, rivolgo delle occhiatacce assassine alla “Levi style” e li stendo tutti!

<< Etchiù >> papà ha starnutito in faccia a Levi, davvero? Sì, è successo davvero.

<< Scusa >> sembra sincero eppure gli scappa un sorriso, e come si fa a non ridere? Levi ha il volto tremante, costretto in una espressione apatica, quando in realtà è talmente disgustato che a fatica porta il tovagliolo al volto per tirar via le gocce tiepide incastonate sul naso.
Non ce la faccio, vorrei trattenermi e rido, rido a squarciagola mi piego in due e il mio sorriso è contagioso. Anche papà sta ridendo a più non posso.
<< Che schifo >> il tono acido ci scuote e noi ridiamo più forte, come delle scimmie dementi scopriamo le labbra mostrando i denti.
<< Oh, Levi >> papà, senza smettere di tremare dalle risate, afferra un tovagliolo e delicato lo passa sulla zona colpita dal suo starnuto.
<< Scusa >> lo dice di nuovo e stavolta pone le labbra sulla punta del suo naso
<< Scusa >> scende e ora tocca le sue labbra e io mi volto dall'altra parte e tutti ci guardano, e come dargli torto. Abbiamo inscenato una scena troppo esilarante che solo i miei genitori potevano creare. 
Eh, sono strani, molto strani.

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Capitolo 2
*** Socializziamo tutti insieme appassionatamente! ***


Socializziamo tutti insieme appassionatamente!


Levi


Oggi è sabato, il mio giorno libero e così ne ho approfittato: ho passato l'intera mattinata a pulire casa dato che quei due non alzano un dito, oppure lo fanno ma sono incapaci. Sì, sono veramente degli scansafatiche, ogni qualvolta che afferrano una scopa o una aspirapolvere con quel fare scocciato, so che dovrò ripassare i punti che secondo il loro parere,”hanno pulito”. Non importa quanto glielo insegni o quanto li sgridi, quei due lasceranno sempre della polvere o dello sporco in giro. Ovviamente continuo a sgridarli ogni qualvolta che producono sporcizia gratuita, però ho gettato la spugna: non puliranno mai bene perchè non hanno alcuna voglia di tenere in ordine la casa e dato che io non ho alcuna intenzione di vivere in una pattumiera, allora non ho altra scelta che impegnare le mie forze.
Oggi è sabato, magari dopo vado in palestra con Eren, se riesco trascino anche quella mociossetta pigra, deve mettere su un po di massa muscolare, è talmente magra che a fatica entra in una taglia trentotto.
Ancche per Eren è il suo giorno libero, stamattina è dovuto uscire da qualche parte, me l'ha detto ieri sera, eppure mi sfugge il motivo della sua assenza. Strano, in genere ricordo sempre tutto, sto invecchiando? No, sicuramente non si tratta di questo, anzi sono certo che si è dimenticato di comunicarmi la sua meta
Ora son le due del pomeriggio, eppure Eren non è ancora arrivato, e non capisco il motivo. L'ho provato a contattare sul cellulare, ma è irraggiungibile. Scommetto che è uscito di casa senza nemmeno controllare se fosse acceso. Tsk, il solito moccioso.
Eccolo, ho sentito lo schiocco della serratura, la porta striscia malamente sul pavimento, quante volte gli ho detto di aprirla delicatamente? Così facendo il parquet si segna e dopo a chi tocca tentare di pulire quei segnacci? La risposta è talmente scontata che non merita nemmeno d'essere espressa.
Eren entra in cucina e mi fissa con uno sguardo che traballa tra l'ira e il dispiacere, chissà cosa è successo, forse ha incontrato Jean. Quei due non fanno altro che litigare ...
Non è necessario porre domande, mi basta guardarlo negli occhi per fargli sputare la verità, infatti le sue labbra si muovono ...
<< Sono stato al colloqui genitori e insegnanti oggi! >> ecco dove è andato, non sapevano che quegli insegnati perdi tempo
<< E tutti hanno detto la stessa cosa … >>
Che cosa ha combinato Sylvia? Ha spacciato droga? Ha menato qualche ragazza? Ha schiacciato i testicoli di qualche studentello arrapato? In tal caso mi complimenterò con lei, gli ho insegnato io a difendersi dai possibili assalti sessuali
<< E' troppo riservata! L'hanno detto tutti, da quando ha cominciato l'anno scolastico non si è fatta neppure un amico, non dialoga con nessuno, è terribile … >> sprofonda sulla sedia e affonda le mani nella nuca castana e non riesco a capire il suo affanno.
<< La mocciosetta non è mai stata una persona molto socievole, e allora? >>
Eren alza lo sguardo e suoi occhi brillano di rabbia, per quanto belli so cosa annuncia quello sguardo: una sclera micidiale che dovrò sopportare o cercare di placare in qualche modo.
<< ALLORA? Sylvia ha quindici anni e non voglio che si ritrovi sola in classe, lo sai che nessuno si siede accanto a lei? Lo sai che il banco deposto al suo fianco è vuoto? Lo sai cosa succede alle persone solitarie in una classe? Succede che diventerà la pecora nera, quella che tutti prenderanno per i fondelli >>
<< No, è impossibile. Se qualcuno dovesse prenderla in giro, lei lo picchierebbe a sangue >> glielo ho insegnato io
<< No! Non è questo il punto! >> ecco, ora trema, Dio santo che uomo emotivo, mi chiedo come è possibile che un come me si sia ritrovato con un ragazzo del genere
<< Il punto è che è colpa tua! >> l'indice tremante si dirige verso di me e ora mi sto arrabbiando.
<< Non l'hai voluta mandare all'asilo perchè dicevi, parole tue “è un cumulo di germi assassini”, ora è incapace di socializzare. Se l'avessimo mandata magari … >>
<< Magari si sarebbe beccata il morbillo, la malaria e compagnia bella. Sylvia era una bimba cagionevole, bastava un soffio di vento e quella mocciosetta si beccava la bronchite >>
Da questo punto di vista Sylvia era terribile, ormai non rimembro più le innumerevoli notti in bianco passate a curarla.
<< Sì, però forse è stato quello, le abbiamo impedito di ambientarsi tra i suoi coetanei >>
<< Hey, Eren non ti sembra d'esagerare? Ti stai comportando come una vecchia sclerotica in preda alla meno pausa >>
Oh, è talmente arrabbiato che è sul procinto di piangere, allora non ho altra scelta che tranquillizzarlo un po. Mi alzo e mi accomodo dietro a lui, cingo il suo petto e diavolo, senti come scalpita questo cuore. Ha sempre scalpitato troppo, fin dal giorno in cui ci siamo conosciuti questo muscolo batte rumorosamente rendondo Eren incline alla emotività perenne. Certe volte penso che questo muscolo batte anche per me.
Pongo il mento sulla sua nuca profumata, sa di cocco, ha usato lo shampoo della mocciosetta, quante volte gli ho detto di non usarlo? Quella sostanza non è utile per la sua cute ma non importa, al momento non è il caso di fargli una tale notazione.
Eren sembra essersi calmato, ah non cambierà mai e la cosa non mi dispiace affatto. Nonostante i suoi strani sbalzi ormonali, è bello sapere che le mie carezze producano ancora un tale effetto su di lui.
Vedo un volantino sotto al palmo della sua mano
<< Cos'è quello? >>
Eren sembra ridestarsi dal suo stato agitato, ma io rimango immobile e non mi stacco, mi piace il suo profumo
<< Hanji, vista la difficoltà di Sylvia, ha proposto di partecipare a questi incontri >> alza il volantino colorato e a caratteri cubitali c'è scritto “ socializziamo insieme appassionatamente”. Spero di aver letto male
<< Dato che Sylvia è minorenne è necessaria la presenza di un genitore e … >> Eren volta il capo e mi mostra due iridi verdi velate da un scintillio strano
<< Dato che la colpa è tua, l'accompagnerai tu >>
<< Col cazzo. Non ho alcuna intenzione di perdere il mio giorno libero per cercare di risolvere un problema che nemmeno esiste >>
Eren mi guarda e stavolta i suoi occhi brillano, sono talmente lucidi e questa è quella maledetta espressione da cucciolo, disgustosamente carino, nonostante l'età non ha perso questa capacità.
<< E va bene! >> roteo gli occhi maledicendo la mia dannata debolezza,
Eren si allunga e mi lascia uno bacetto a fior di labbra
<< Grazie >> lo dice con quella serenità e grazie un cazzo! Lo fa apposta, lo sa che non riesco a negare nulla a quello sguardo.
<< Solo un bacio? Ci vorrà ben altro per ringraziarmi come si deve … >>
Diamine, ora è arrossito, è dannatamente carino e non resisto, affondo le dita sotto la sua maglietta massaggiando i suoi pettorali. La pelle è liscia, morbida è un contatto piacevole. Vorrei tanto strappargliela via di dosso, gettarla e guardare la mia mano diafana posata sul petto leggermente bronzeo. Il contrasto delle nostre pelli è a dir poco eccitante.
Sento la chiave della serratura, e mi allontano prendendo posto alla sedia. La mocciosetta è arrivata, è giunto a questa conclusione anche Eren perchè sta lisciando i capelli leggermente spettinati e con l'altra ventila il viso arrossato. Ah, mi sa che quel rossore non sparirà con una semplice folata di vento perciò non ti affannare, te lo farò passare quando tornerò a casa.



Sylvia


Appena entrata in casa papà mi spalmò addosso questo volantino con un entusiasmo a dir poco eccessivo mi ha chiesto di partecipare a questo incontro. Non ho fatto molte domande, anzi non ne ho avuto occasione perché Levi mi attendeva sul pianerottolo con le chiavi della macchina alla mano.
In cucina non lessi il volantino, ma lo sto leggendo ora ed è terribile!
Le indicazioni presenti su questo straccetto di carta non sono approfondite, non spiegano esattamente cosa si combina ma già il titolo colorato scritto a caratteri cubitali non promette niente di buono:“ socializziamo tutti insieme appassionatamente”. Che diamine significa? Sì, ci sono tante forme di “socializzazione”!
È una banda satanica? Non è che per caso sacrificheremo una vergine intonando cori ultraterreni? In tal caso mi andrebbe anche bene purché non sia io quella Vergine, allora sarei nella cacca. No, scherzi a parte sto leggendo il volantino e da quello che ho capito, si propongono giochi psicologici per invogliare i ragazzi ad aprirsi e a conoscere nuove persone. Il problema è il seguente: non voglio conoscere altre persone! Sto bene così, anzi c'è fin troppa gente accavallata nella mia vita.
Sotto a questo inquietante titolo, c'è una foto che immortala un gruppo di ragazzini sorridenti, uscirò così anche io dopo la seduta psicologica? Dubito, io rido raramente e onestamente mi da fastidio inarcare le labbra fin sopra il naso. Magari mi sottopongono a un lavaggio del cervello che m'imporra di sorride per tutto il resto della mia vita, che tragedia! Come potrò partecipare ai funerali? Chi mi prenderà seriamente dopo ciò?
Arrivata a questo punto c'è una questione che vorrei porre a Levi. Che cosa ho fatto di male? Sì, perchè questa mi pare una punizione, occupare così il mio sabato pomeriggio è una terribile punizione. Già, mi tocca a partecipare a quei terribili corsi d'avanzamento progettati dalla mia scuola con l'unico scopo di sfinirmi, poi i miei genitori m'impongono di partecipare a questo schifo assieme a dei bambini scemi. Che amarezza.
Prima di porre la questione a Levi che come Caronte mi sta conducendo verso l'inferno, devo chiedermi che peccato ho commesso …
A scuola vado bene? Sì, la pagella è cosparsa da nove e dieci
Ho offeso a parole i miei genitori? No, non credo d'averlo mai fatto … aspetta un attimo, che sia stata quella volta al ristorante giapponese quando ho riso dello starnuto arrivato in faccia a Levi? Che si sia offeso? Beh, forse però anche papà rideva perciò dovrebbe esserci anche lui sopra questa automobile. No, non credo si tratti di questo, Levi non è una persona così permalosa, o perlomeno non così vendicativa.
Rifletti Sylvia, rifletti … ci sono! Che non sia per il fatto che non ho pulito la stanza? Ieri Levi me lo ha chiesto, o per meglio dire me lo ha ordinato, eppure mi tirava troppo afferrare la scopa e pulire il lercio della mia stanza. Sì deve essere questo il motivo, eppure non mi ha mai punito per una sciocchezza del genere.
Mi ricordo che una volta avevo divorato una bacinella di pop-corn in camera davanti al televisore spaparanzata sopra il letto. Non vi dico che sfacelo di semi e briciole era presente lì sopra, e ci dormii anche! La mattina seguente ovviamente non cambia il piumino, ero troppa appannata dal sonno e angosciata all'idea di dover andare a scuola per ricordarmi una tale sciocchezza. Quando tornai a casa le coperte del letto erano immacolate, eppure Levi non mi mise in punizione, semplicemente mi rimproverò, ma niente di eccessivo.
A questo punto non so cosa pensare, perciò glielo chiedo
<< Levi, perchè devo andare a questo raduno? >>
<< Non ne ho idea, chiedilo a tuo padre >> oh, quindi ho offeso papà?! Come è possibile? Noi non litighiamo mai, in verità non litigo nemmeno con Levi, perchè dovrei? Saranno anche strani, però mi lasciano fare tutto quello che voglio.
Pensiamo, cosa ha offeso papà? Ah, non ho tempo per pensare, siamo giunti a destinazione.

È uno squallido centro sociale e come tale è poco decorato, pare una triste scuola.
Non facciamo in tempo ad aprire la pesante porta vetrata che una donna dalla faccia grassa e occhialuta ci accoglie con un “ciao” fin troppo esuberante. Sono all'inferno, Perchè sorridi?
<< Siete qui per il corso? >>
<< Sì >> dice papà senza alcuna inclinazione emotiva
<< Bene, seguitemi >> ci affianchiamo alla donna e seguiamo il suo passo
<< Io sono Elena, la psicologa che dirigerà il corso. Tu come ti chiami? >> mi rivolge uno sguardo esuberante quasi stralunato, e poi sarei io quella strana?
<< Sylvia >>
<< Oh, che bel nome! Bello come te, immagino che tu sei il papà >>
Levi annuisce
<< Si vede, vi assomigliate tantissimo! >> non critica l'affermazione della cicciona, eppure i suoi occhi roteano verso l'alto.
<< Eccoci arrivati! >> ci fermiamo di fronte alla porta, il pomello viene abbassato e entriamo in una grande stanza, anonima come l'intero edificio.
Voltando il capo a destra, vedo un branco di adulti attorno a un tavolo bandito di bevande e bicchieri di plastica. Probabilmente i genitori, dove sono i figli? Eccoli, dall'altra parte della stanza ci sono delle sedie posizionate in modo tale da disegnare un cerchio.
<< Sylvia, seguimi, invece il papà deve stare all'angolo assieme agli altri genitori >>
ahaha … che ironia! Quindi non sono l'unica che deve socializzare, tocca anche a te! Non ce lo vedo Levi a sorseggiare del thè racchiuso in uno squallido bicchiere di plastica assieme a questi vecchi.
Vorrei tanto vedere le faccia disgustata di mio padre, ma accidenti la grassona mi fa segno di seguirla e non voglio essere rimproverata, non rendiamo ancora più difficoltosa la situazione.
Vedo tre sedie vuote, ovviamnte mi siedo sulla seconda in modo tale da non avere dei vicini, preferisco evitare inutili contatti. Volgiamo lo sguardo intorno e vedo parecchi mocciosi, credo di essere io la persona più vecchia qua in mezzo. Sono strani: alcuni hanno delle facce costrette in espressioni incazzate, altri hanno lo sguardo fisso al pavimento e poi vedo uno vestito da metallaro , ma si può? Avrà si e no dodici anni eppure indossa borchie e abiti di pelle. I miei genitori non mi farebbero mai uscire da casa così, Levi mi svestirebbe a forza. Ora che ci penso credo sia Levi a comprarmi gli abiti, a me non interessa: er quanto mi riguarda potrei indossare jeans e scarpe da ginnastica per sempre, però ci sono delle occasioni in cui questo abbigliamento non è consono, come per esempio i matrimoni e le varie cerimonie. In questi casi entra in gioco Levi, trascina sia me che papà nelle boutique alla ricerca di capi eleganti ma non troppo ridicoli. Anche papà ama la comodità, infatti quando è l'ora di indossare lo smoking viene sempre costretto da Levi.
La donna grassa si pone al centro del cerchio attirando l'attenzione di tutti, anche di quelli che avevano gli occhi chini.
Magari si tratterà di una lezione frontale stile Hanji, cioè instaurerà un monologo che noi saremo costretti ad ascoltare. Non mi dispiacerebbe, sempre meglio che interagire con questi “stramboidi”.
<< Bene ora che siamo tutti riuniti qui vi avviso che questa non sarà una lezione frontale … >> a posto ora mi viene in mente la frase presente sopra alla porta dell'inferno dantesco: “ lasciate ogni speranza, voi ch'entrate ...” . Le mie speranze sono state buttate nel cesso.
<< … dato che questa è la prima seduta, oggi ci conosceremo meglio con piccoli giochi. Per cominciare ognuno di voi si alzerà in piedi, si alzerà e dovrete dire anche il colore che secondo il vostro parere rispecchia il vostro stato d'animo attuale >>
Ecco, con questa ho tirato la catenetta dello sciacquone e faccio “ciao ciao” con la manina alle mie speranze
<< Comincio io … mi chiamo Elena >>
<< Ciao Elena! >> oddio, l'hanno salutata in coro? Che ribrezzo
<< Il colore che rappresenta il mio attuale stato d'animo è il rosa >> ok, grazie per avermelo comunicato ma non m' importa. Dopo questa informazione la mia vita non cambierà
<< Ora tocca voi, cominciamo … >> il suo sguardo tentenna e passa ogni volto, per favore non cominciare da me ...
<< Cominciamo da te, alzati in piedi >> e ti pareva. Vabhè, speriamo sia veloce e indolore, mi alzo in piedi e obbedisco
<< Il mio nome è Sylvia Ackerman >>
<< Oh, non è necessario dire il cognome, troppo informale, ma non fa niente >> se “non fa niente” allora perchè diamine hai dovuto fare questa precisazione? Che testa di cazzo …
<< Di il colore con cui oggi ti senti affine. >>
<< Il colore è il nero >> ho risposto, è finita quindi ora mi metto a sedere
<< Ma il nero non è un colore >> argh! La grassa Elena ha bloccato i miei movimenti, perchè? E vabhè, una spiegazione la devo pur fornire
<< Lo so, e l'ho scelto proprio per questo. Al momento non provo alcuna emozione, perciò il nero mi pare il colore più incline al mio stato d'animo >>
La risposta mi pare più che soddisfacente, eppure la grassa Elena mi sta guardando come se avessi bestemmiato contro qualche dio.
<< Impossibile, non è fattibile, una ragazza come te deve pur pur provare un qualche sentimento, per esempio … come ti fa sentire il fatto di essere qui? Come ti fa sentire il fatto che ti sto parlando .. >>
<< Ok, allora il mio colore al momento è l'arancione >> sei contenta? Ti ho fornito un cazzutissimo colore, posso sedermi?

<< E' il colore dell'irritabilità ... >> la frase rimane sospesa nell'aria, e io rifletto, ho sparato il primo colore che mi è saltato in mente però ora che ci penso l'arancione viene associato a questa inclinazione: i segnale del semaforo è arancione, gli operatori stradali che puliscono le strade indossano giubotti fluorescenti di colore arancione ...
<< Sì >> forse è uscita secca la mia risposta, ma non m'importa, voglio solamente sedermi, infatti ora lo faccio.
<< Bene, continuiamo … >>
Che strazio, mi consolo con il fatto che almeno per un po non dovrò subire altre domande idiote. Guardandomi attorno capisco che non sono l'unica a provare noia, infatti vedo che il “bimbo- metallaro” sta a braccia conserte e emana uno sbuffo. Eh, quanto lo capisco. Che fa? No, non vorrà fare quello che penso?! Ha districato un braccio e porta una mano al volto, le dita si muovono verso il naso e l'infila dentro alla narice, disgustoso! Sta scavando e spinge il dito sempre più in fondo, guarda che non puoi spaccare il setto nasale. Vuoi andare a toccare il cervello? Disgustoso, devo assolutamente distogliere lo sguardo altrimenti rischio di vomitare.



Levi


<< Quella è tua figlia? >> che strazio, questo vecchio si è posto al mio fianco così tanto per fare e senza nemmeno presentarsi, alita sul mio volto questa domanda. Non è profumata, sa di cipolla. Disgustoso.
<< Sì >>
<< Si vede, ti assomiglia ed è molto bella … >> e il suo sguardo si addossa a Sylvia. Lo so, è bella, nonostante il fisico acerbo ogni giorno diventa sempre più femminile e questo dato di fatto viene confermato dagli sguardi degli uomini. Appena siamo entrati, tutti questi schifosi vecchi si sono voltati verso di noi e hanno guardato con strano interesse la figura della mocciosetta.
<< Ha quindici anni >> ci tengo a rimarcare questo dato di fatto, vedi di cancellare dalla tua testa qualsiasi strana perversione vecchio porco.
<< Ah sì, è grande >>
<< No, non lo è affatto, è una mocciosetta >> perciò vedi di abbassare lo sguardo schifoso maiale.
Pone le sue iride scure sulle mie, e vedo un certo stupore.
<< Sì, certo, intendevo dire che è più grande degli altri ragazzi. Mio figlio è quello vestito in pelle >>
Non riesco fermare il sopracciglio che si innalza fino all'attaccatura del capello, ma che razza di padre sei? Permetti a tuo figlio d'uscire conciato in quel modo?
<< Eh, sta passando una strana fase, è chiuso in se stesso e vuole vestirsi solamente di nero, tua figlia che problemi ha? >>
<< Nessuno >> sì, la mocciosetta sta benissimo, sicuramente meglio di quello scemo di tuo figlio
<< Ah … >> pare sconcertato dalla mia risposta, beh tanto meglio. Se te ne vai mi fai un piacere ma questo continua a parlare
<< Allora cosa ci fa in questo posto? >>
Bella domanda, devi chiederlo ad Eren. No, per la precisazione all'insegnante che ha proposto a mio marito questa demenzialità … Hanji! Quella stupida quattrocchi … prima o poi l'ammazzo
Non rispondo. La grassa psicologa alza la voce e noi l'ascoltiamo.
<< Ok, ora che abbiamo terminato le presentazioni faremo un semplice esercizio sociale, Sylvia ed Erick, alzatevi ... >> guarda caso devi coinvolgere la mia mocciosetta nelle tue stronzate.
<< Ah, mio figlio … >> dice il vecchio e infatti si alza dal posto a sedere il marmocchio metallaro, voglio ascoltare la grassona, sentiamo a quale tortura verrà sottoposta Sylvia.
Ora sono al centro del cerchio uno di fronte all'altro, invece la psicologa è a pochi passi di distanza da loro
<< Bene, per prima cosa stringetevi la mano >> il metallaro allunga la mano con fare annoiato, ma la mocciosetta no, tiene le braccia calate lungo i fianchi.
Perché non stringi la mano dell'idiota metallaro? Lo so, non deve essere piacevole stare lì, al centro dell'attenzione in mezzo a quel branco di dementi, però prima lo fai e prima te ne vai.
Sylvia alza leggermente il braccio ma non lo pone in avanti e rimane con la mano all'aria, indecisa se compiere o meno il gesto cortese. Sta a vedere che Eren ha ragione, se Sylvia avesse veramente questo tipo di problema? In tal caso mi toccherebbe accompagnarla a questi incontri assurdi ogni sabato? Sì visto che secondo la teoria di Eren è colpa mia anche se non la condivido affatto. Non l'avrò mandata all'asilo nido, però ha frequentato la scuola elementare, e poi le medie e ora fa le superiori.
<< Perchè non stringi la mano di Erick? >> ecco, la donna grassa lo domanda con quella gentilezza eccessiva, come se stesse parlando a una ritardata.
<< Perchè …. >> finalmente Sylvia prende parola, non sembra arrabbiata ma la sua voce risuona ferma quanto decisa.
<< Questo qui si è scaccolato il naso senza lavarsi le mani >>
E il silenzio cala, la donna occhialuta e grassa rimane senza parole, no tutta la sala è calata nel silenzio, tranne qualche genitore deposto all'angolo che nasconde il viso dietro due mani mal celando una risata. Che diamine hanno da ridere? Sylvia non è scema anzi, a casa abbiamo un documento che attesta la sua intelligenza paranormale, vorrei tanto sbatterlo in faccia a questo branco d'imbecillì. La sua è stata una scelta intelligente, nemmeno io avrei stretto la mano zozza di quel moccioso.
Il vecchio accanto a me mi guarda con due occhi a palla, che diamine vuoi? Non è colpa mia se tuo figlio è un idiota che si scaccola il naso in pubblico.
Gli occhi verdi di mia figlia si posano su di me, non c'è alcuna supplica nel suo sguardo, forse leggo una nota di rimprovero nei miei confronti, per averla portata qui e ha ragione. Mi basta compiere un cenno del capo e lei ha capito, s'incammina e percorre tutta la stanza sotto lo sguardo curioso di tutti i presenti e usciamo fuori da questa gabbia di matti.
Questo supplizio mi ha dato conferma del fatto che la mia mocciosetta non ha alcun problema psicologico. La testa di Sylvia non è difettosa ma sensata.


Non è arrabbiata, ma credo sia offesa.
In macchina ha annunciato la sua fame, così decisi di mia spontanea volontà, di portarla in questo schifoso fast-food, so che Eren gli ha trasmesso l'amore per il cibo spazzatura. No, in verità non credo che l'adori perché non ha preso roba fritta e stra-unta, ora sta mangiando un gelato bianco, mi pare si chiami “sundai” o “sunny” … non importa. Sono certo che gli piaccia perchè da piccola dopo scuola, lo richiedeva sempre con una certa insistenza.
Lo sta mangiando lentamente, rigira il cucchiaino nell'impasto candido e il suo sguardo è perso, fisso in un punto del tavolo. Non ha proferito parola ne in macchina ne qui riguardo a quella psicopatica seduta di gruppo. Non so a cosa sta pensando, il suo sguardo è fisso su un punto indefinito del tavolo.
Sicuramente è offesa e non lo deduco dal fatto che non parla, la marmocchia è di poche parole, lo è sempre stata fin da piccola. Mi viene in mente ...


Eren la teneva il piccolo fagotto tra le braccia e schiacciava il suo volto contro quello paffuto della piccola
<< Dì papà, Pa- pà …. >>
Sylvia rispose con un sorriso sdentato
<< Levi, secondo te è normale che non parla? >>
<< Ha un anno e mezzo, non gli si sono ancora formati tutti i denti da lette e tu pretendi che intavoli un discorso? >>
<< Certo che no! >> alza il tono della voce in modo troppo brusco, la mocciosetta lo percepì e cominciò a piangere.
<< Oh, no che è successo? >> Eren la strinse al petto cercando di cullarla
<< Hai urlato e si è spaventata >> alquanto irritato mi avvicinai e acchiappai la marmocchietta tra le mie braccia, Eren era troppo agitato e con il suo battito cardiaco accelerato non sarebbe riuscito a placarla.
<< Levi? Che dici io non ho urlato! >> un altro brusco innalzamento delle corde vocali e Sylvia emana uno strillo più forte
<< Perchè non vai a farti una doccia? Ormai è ora d'andare a letto … >> non so forse lo dissi con un tono esageratamente acido, fatto sta che Eren spalancò gli occhi e rimase lì qualche secondo a fissarci poi se ne andò con le palle leggermente incurvate. Non era mia intenzione offenderlo, però come Eren, ero dannatamente esausto, era il periodo in cui Sylvia piangeva tutte le notti.
Sentii il fruscio dell'acqua, Eren aveva appena azionato il getto d'acqua della doccia e la mocciosetta sembrava decisa a non smettere di piangere. Allora la strinsi al petto, posai delicatamente il mento sulla nuca corvina e camminai avanti e indietro cercando d'imitare in qualche modo i gesti della culla. Funzionò, pareva essersi tranquillizzata così mi diressi verso la camera, pronto per porla nella culla
<< Levi! Levi >>
la riacchiappai immediatamente con l'ansia che ricominciasse a piagnucolare
<< Cazzo >>
Sylvia mugugnava e il moccioso continuava strillare il mio nome, e sapevo il motivo: Eren come un dannato moccioso, si infilava nella doccia senza curarsi minimamente degli oggetti utili. Così urlava chiedendomi di allungargli lo shampo, la saponetta, o il balsano. Tali volte non resistevo e mi infilavo anche io senza troppi convonevoli, sotto il getto dell'acqua per deliziarmi del suo corpo, ma quello non era il caso. Anzi ero abbastanza incazzato, così mi diressi a passi docili verso il bagno
<< Levi Levi
<< Le … leei … >>
Rimasi lì allibito non capendo esattamente se avesse parlato lei oppure i suoi muggiti si fossero confusi assieme agli schiamazzi di Eren
<< Levi, Levi! Allora? >>


Credo che quella fu la prima articolazione vocale pronunciata dalla mocciosetta. Probabilmente l'ha imparata sentendo sempre Eren pronunciare il mio nome, però Sylvia non era una bimba molto chiacchierona.
<< Oi? Guarda che se non ti sbrighi quel coso si scioglierà >>
Eccola, ritorna fra noi e pone gli occhi verdi su di me
<< Impossibile, al suo interno ci sono talmente tanti conservanti e coloranti che non si potrebbe sciogliere nemmeno sotto a un sole estivo >> la apaticità con cui lo dice è a dir poco inquietante
<< Beh, allora muoviti a mangiarlo. Sono stanco di stare in questo posto >> l'odore di fritto si sta incollando addosso ai miei abiti, appena arrivo a casa li caccerò nella lavatrice
<< Sì >> il suo tono è apatico, eppure non mi va giù questo suo mutismo.
<< Senti un po, non è stato un'idea mia spedirti in quella landa di sfigati entusiasti >>
<< Lo so >>
<< E allora piantala di tenere quel muso lungo >>
<< No, non sono arrabbiata >>
La guardo e le sue pupille verdi sono leggermente velate. Non starà mica per piangere? No, non credo, lei è il tipo di persona che piuttosto che piangere di fronte a qualcuno, si caverebbe gli occhi con una penna.
<< La gente pensa che sono talmente scema da dover stare con della gente del genere? Davvero pensano questo? >>
Il mio sopracciglio si alza, lo sento e non riesco proprio a trattenerlo, mi pare quasi ridicola questa domanda eppure è normalissima. Tali volte mi dimentico che Sylvia è una adolescente e per quanto tranquilla e intelligente, è in una fase in cui risulta quasi normale preoccupasi dello specchio riflesso negli altri, dell'immagine che gli altri percepiscono di te. A me non è mai successo, ma non ho avuto un'infanzia normale
<< Senti mocciosetta, apri bene quelle orecchie … >> mi sporgo leggermente, voglio instaurare un contatto visivo
<< Nella vita devi fare quello che credi sia giusto, fai quello che ti senti di fare e fregatene del giudizio altrui >> gli scombino la testa folta e lei storce il naso. Non gli piace quando la spettino ma non me ne importa, è un gesto che ho sempre compiuto e non smetterò mai.






Ciao a tutti voi fantastici lettori! :)

Prima di proseguire con i vari ringraziamenti, devo chinare il capo fino al pavimento e chiedere scusa:
  • alle scienze sociali

  • ai metallari

  • a tutti coloro che affrontano un disagio psicologico

Anche Sylvia e Levi si inchinanoXD ma non c'è nulla di personale, è solo che pensando a questi due …. come diamine potevano reagire in una situazione del genere se non in questo modo?
Non odiatemi troppo per favore ;(

Ora è giunta l'ora di ringraziare tutti coloro che hanno inserito la Fics tra le seguite e le preferite, siete in tanti e non me l'aspettavo perché questa storia è nata per gioco e mi sto divertendo come una pazza a scriverla XD

Comunque sia vi ringrazio tantissimo <3 e spero di sentire la vostra opinione ( siete liberi d'insultarmi XD)

Un saluto caloroso

Mistiy

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Capitolo 3
*** Un Natale niente male ***


Ciau:)

Ho scritto questo capitoletto con l'intento di augurarvi un Buon Natale.

L'ho riletto velocemente e corretto gli errori che mi sono saltati all'occhio, sicuramente ce ne saranno altri perciò vi chiedo scusa in anticipo, non ho avuto molto tempo per controllarlo come si deve:(

Vi auguro una buona lettura;)




Un natale niente male


E' natale, secondo lo stereotipo inculcato dagli spot pubblicitari dovrebbe essere un giorno gioioso, una occasione per ritrovarsi con i familiari e godere d'una serena compagnia. Non so se funziona così nelle famiglie ma a casa Ackerman no, il giorno di Natale è una fonte di stress.
Lo stress comincia una settimana prima del venticinque dicembre quando Levi annuncia “dobbiamo effettuare le pulizie di Natale”, a quel punto siamo sottoposti a un regime dittatoriale: il tempo libero non esiste più perché siamo troppo impegnati a impugnare scope, detersivi, aspira polveri, spray, deodoranti per ambienti e chi più ne ha ne metta.
Inoltre con “pulizie di Natale”, Levi intende dire: “scaraventiamo la casa per ammazzare ogni granello di polvere”. Un esempio concreto?
L'altro giorno Levi mi ha costretta a svuotare completamente l'armadio per pulirne gli angoli perché, secondo il suo parere, erano “troppo sudici” quando in verità lo straccio ha catturato pochi granelli di polvere.
Ovviamente dopo ho dovuto mettere in lavatrice tutti i vestiti: essendo l'armadio così sporco, gli abiti erano impregnati di acari. Ho impiegato un'intera giornata.
Certe volte questa mania compulsiva per il pulito di Levi è a dir poco irritante. Vabhè, ormai ci sono abituata, è un suo difetto che con gli anni peggiorerà sempre di più.
Me l'immagino già, quando avrà novantanni, le ossa tristemente deboli e la pelle cascante, lui anziché impugnare il bastone avrà l'aspirapolvere in mano.
Per non parlare del fatto che il venticinque dicembre coincide con il suo compleanno e trovare un regalo che possa gradire è un'impresa titanica. Non si capisce mai cosa potrebbe gradire: a parte “pulire”, non ha Hobby o particolari interessi, gli piace il the, allenarsi e le armi ... ho puntato la scelta su quest'ultimo aspetto.
Il massimo complimento che abbia mai sentito uscire dalle labbra di quell'uomo è stato” non male”, sarebbe bello riuscire a strappare con questo dono un complimento differente.
Il suo regalo l'ho preso qualche giorno fa, è stata dura trovarlo.
In verità speravo che ci pensasse papà, speravo di poter mettere il mio nome sul regalo scelto da lui, ma non potei ...


Gironzolavamo presso i negozi del centro commerciale
<< Perché non vai a vedere in quel negozio? >> papà mi indicò un negozio d'abiti firmati.
<< Spesso si reca lì per fare compere >>
<< Ok, ma non voglio comprargli un capo >>
<< Dai fai un giro, magari vedi qualcosa che potrebbe piacergli >> nonostante la mia disapprovazione annui e mi incamminai ma non sentendo i passi dietro di me mi voltai, papà mi fissava, con i piedi incollati al suolo.
<< Tu non vieni? >>
<< No, vengo dopo, prima devo andare a prendere una cosa per Rivaille. >>
Rimasi un secondo di sasso, se entrambi dovevamo cercare un regalo per Levi, perchè non potevamo farlo insieme? Ma non espressi il mio dubbio, mi incamminai verso la boutique però nel farlo girai lo sguardo all'indietro. In quel momento vidi Papà entrare in un strano negozio, le vetrine mostravano manichini vestiti con lingerie provocante. Aguzzai la vista e quando lessi la scritta “sexy shop”, a passo veloce mi fiondai dentro alla boutique


Data la natura del regalo beh … questa speranza è andata a farsi un bel giretto tra vibratori e strani capi intimi.
Con un certo cipiglio guardo il regalo per Levi situato sotto l'albero, è un pacchetto piccolo e rettangolare posato sopra un pacco luminoso, quello è il regalo che i miei genitori mi hanno fatto ovviamente so già cosa è, da tempo ho chiedo un computer nuovo, viste le dimensioni beh … non ci vuole molta fantasia.
A dire il vero non l'ho esplecitamente "chiesto", io ho la mia tattica per chiedere i regali. È un po' complicata e si suddivide in varie fasi:

1- Beccare Levi in un momento tranquillo, più precisamente quando beve il the, se sta leggendo il giornale è perfetto: significa che è rilassato

2- Mi accomodo accanto a lui con una tazza di the alla mano e l'altra stringe il catalogo.

3 – Emano commenti leggeri guardando l'immagine interessata, quella che ritrae l'oggetto desiderato desiderato. Con leggeri commenti intendo dire: mmhhhhh, oppure “interessante ...”

4- con disinvoltura lascio il catalogo in bella vista aperto alla pagina commentata fino a quel momento poi metto la tazza sporca in lavastoviglie.

5-Vado via dalla stanza dicendo “vado a fare i compiti”, giusto per dimostrare che sono una brava bambina meritevole di un bel regalo.

Fino ad ora questa tattica ha funzionato, Levi non ha mai sbagliato e ricevo sempre quello che desidero. Perchè lo faccio? Boh, da piccola pensavo si trattasse di una questione di timidezza, ora invece attuo questa tecnica perchè mi diverto troppo. Vedere la faccia di Levi impassibile mentre attuo tutte le mosse … è troppo divertente!
Non so il perchè ma a casa nostra la cena il Natale si festeggia alla sera, di conseguenza anche i regali si aprono alla sera anziché al mattino. Perchè poi? Da quello che so, tutti i mocciosi di questo mondo li aprono alla mattina per quella storia di Babbo Natale … ah, giusto. Penso che la tradizione sia stata storpiata per colpa mia


Ero piccola ma la mia età onestamente non la ricordo.
Quella mattina papà era venuto in camera mia e con un entusiasmo esagerato mi svegliò. Avevo sonno, perciò decisi che per me era ancora ora di dormire ma papà non voleva sentir ragioni, così mi prese in braccio. Cinsi le braccia attorno al suo collo e affondai la testa nel suo incavo, la luce mattutina che filtrava dalle tapparelle feriva il mio sguardo.
<< Dai forza che è Natale! Lo sai chi arriva? >>  mi limitai a rispondere scuotendo la testa senza nemmeno spostare il capo dalla spalla.
<< C'è babbo Natale! >>
mi voltai e vidi un tozzo nanetto in rosso. Con le dita stropiccia bene gli occhi, giusto per riprendermi dalla sonnolenza.
<< Vai da babbo natale! >>
Il babbo natale che mi guardava dall'alto al basso era strano: non aveva la faccia paffuta e simpatica. Nonostante la barba bianca e la forma ovale della pancia, questo babbo natale era troppo accigliato: la sua espressione era tirata e pareva alquanto incazzato. Quando fissai le pupille dal color grigio non ebbi alcun dubbio.
<< Levi, perché ti sei travestito da ciccione rosso? >>
a quel punto Levi cacciò sul pavimento la barba finta, mentre papà rideva a più non posso. 

Credo di essere stata io a rovinare la tradizione, però non è colpa mia! Non ero mica una bambina scema, e poi come si può pretendere da Levi una cosa del genere? Non può mica cambiare la sua espressione per trasmormarsi in un simpatico ciccione.

Ding dong!


Il campanello squilla, è arrivato un ospite, chi sarà?
Beh, la nostra famiglia non è numerosa, in verità è alquanto misera: gli unici parenti sono zia Mikasa e zia Annie. Saranno loro.
<< Sylvia, apri la porta! >> urla papà dalla cucina.
Sì, in effetti loro saranno troppo indaffarati a controllare che la cena non si bruci.
Ok, apriamo e sono pronta ad accogliere con immensa cortesia le mie zie ...
<< Ciao Sylvia! >>
Ah è Hannibal, giusto, mi ero dimenticata che si sarebbe unito anche lui alla nostra cena. Tra le mani detiene un grande pacco incartato con della vistosa carta fluorescente.
<< Ciao >> mi scosto per farlo entrare, sarà pur sempre Hannibal però è venuto con un bel regalone, presuppongo che sia per me perciò … benvenuto!
Pone il pacco sotto il grande albero di natale senza nemmeno domandarlo poi si sfila il soprabito bege e io lo acchiappò dalle sue mani per porlo sull'attacca panni
<< Oh, grazie Sylvia, sei troppo gentile >>
<< Figurati >> visto che hai portato un dono non posso che comportarmi come una perfetta bambolina
<< I tuoi papà, dove sono? >>
Brividi, accidenti, nemmeno a natale riesci a porre un sorriso normale? E Che cavolo
<< Sono in cucina >>
Ora movimenta le sue kilometriche gambe verso la direzione indicata, perfetto, vattene via dalla mia vista, così rischi di spezzare l'atmosfera natalizia.!
Il Natale dovrebbe essere trascorso insieme alla famiglia, perciò che ci fa Hannibal a casa nostra? Non è che i suoi parenti non l'hanno invitato a causa di quel sorriso orrido?

Ding dong

Oh, queste dovrebbero essere le mie care ziette




Or dunque, ora siamo tutti riuniti al tavolo che ho apparecchiato personalmente.
Ho tirato fuori dal cassetto una tavaglia bianca decorata con eleganti ricami dorati, piatti di porcellane e calici di cristallo. Con il permesso di Levi, ho potuto mettere le posate d'argento, che classe ragazzi. Tutti mi hanno fatto i complimenti per questa scelta stilistica, tranne Annie, ma non c'è nulla di personale. Zia Annie non parla mai, raramente apre bocca, anche la sua compagna Mikasa è silenziosa. Lei è la sorella addottiva di Eren, quindi mia zia.
Ora guardo zia Mikasa,  il mio così detto "punto di riferimento femminile", anche se credo sia molto più maschile di papà e di molti altri uomini. Non indossa mai gonne, non si trucca, e non si preoccupa mai del suo aspetto; non l'ho mai vista specchiarsi con fare lusinghiero. Nonostante tutto questo menefreghismo è bellissima! Molto più bella della sua compagna Annie, non che sia un cesso, però tra le due non c'è alcun paragona anche se insieme sono perfette: silenziose e burbere. Ho visto queste due allenarsi insieme in palestra e posso dire che fanno paura, mollano calci e pugni talmente potenti che persino gli uomini che praticano il bodybuilding le guardano con un certo timore.
Mikasa dovrebbe essere il mio punto di riferimento femminile, ma credo che i miei genitori abbiano sbagliato. Mi viene in mente quella volta in cui ebbi veramente bisogno di una donna …

Pigramente posai le chiappe sulla tavola del gabinetto, annoiata espletai i miei bisogni fisici. Avevo bevuto una tazza di the in pochi minuti, perciò dovevo espellere una generosa quantità di liquidi.
Quando finalmente terminai la lunga pisciata, presi un pezzo di carta igienica, mi pulii ed ero pronta a gettarlo nella buchetta del gabinetto, ma il mio gesto si arresttò. Tirai verso l'alto il pezzo di carta ed era rosso, era sangue.
Feci l'unica cosa che mi venne in mente
<< PAPA'! PAPA' >> urlai a scquarciagola
<< Che c'è Sylvia? >> la sua voce era allarmata, eppure non spalancò la porta per una questione di pudore, voleva rispettare la mia intimità vista la fase adolescenziale in cui ero entrata. Ora apprezzo quella gentilezza riservata nei miei confronti, ma in quel momento non me ne poteva fregare un bel niente.
<< Papà, entra cazzo! >>
La porta si spalancò in modo talmente energico che la maniglia sbattè contro la parete.
Corse verso di me, ma prima di lui furono i suoi occhioni sbarrati a raggiungermi. Non ci fu bisogno di dire niente, quando gli smeraldi si discostarono dal mio volto per posarsi sul pezzo di carta igenica insaguinato, sbiancò. Il volto bronzeo assunse una tonalità grigiastra e rimase lì impalato come a riflettere sul da farsi.
Non ne comprendevo il motivo: stavo sanguinando, dovevo correre all'ospedale!
<< E' uscito dal davanti o dal di dietro? >>
Lo guardai e sentii la mascella distaccarsi dal cranio: come diamine potevo saperlo, non è che quando una si spazza in quella zona controlla accuratamente il movimento della mano! Rimasi talmente basita che non risposi, allora papà si chinò.
<< Ti fa male da qualche parte? >>la voce  pareva calma, eppure i suoi occhi tremavano dal gran che erano lucidi.
<< Senti dolore in questa zona >> pose la mano sulla mia pancia ricoperta da una grande felpa scura
<< No >>
Papà sembrò rasserenarsi in qualche modo e così si alzò sulle proprie gambe.
<< Sylvia non disperarti, arrivo subito >> si dileguò dalla vista chiudendo l'uscio dietro di sé.
Passarono una decina di minuti di pura angoscia che quando sentii la porta dell'uscio strisciare rizzai le orecchie nella speranza di vedere papà, invece vidi Mikasa. Serrai immediatamente le cosce ma quest'ultima se ne sbatté altamente e si avvicinò per pararsi di fronte a me.
Mi guardava dall'alto in basso con quel leggero cipiglio e avrei tanto voluto che se ne andasse.
Dalla sacca che teneva appesa sulla spalla estrae piccolo pezzo di plastica rettangolare e un paio di mutande biache.
<< Osserva attentamente. >> mi disse e io obbedii anche se con una certa criticicà la osservai: le dita veloci scartarono il piccolo pacchetto violaceo per rivelare un  pannolino che incastrò all'interno della mutanda. Quando finì me le allungò per dichiarare:<< hai le mestruazioni >>
<< Che? >> non ero così svampita, sapevo che cosa erano e che un giorno le avrei avute anche io, però allora avevo solamente dodici anni e speravo di avere ancora del tempo prima di dover affrontare quella scocciatura.
<< Sì, ogni mese giungeranno e ti faranno un male cane, ma non ti preoccupare: esistono gli anti-infiammatori >>
Con questa rivelazione uscì dal bagno e io rimasi lì allibita.


No, non è stata di grande aiuto, alle conclusione fornite dalla donna ci potevo arrivare anche io, forse anche papà. Ora non ha importanza, mi scoccia solamente il fatto che ogni qualvolta che c'è un “problema femminile”, papà chiama l'infermiera Mikasa, grazie al cielo non chiama Annie, o cristo santo no! Pare una mummia imbalsamata persino adesso sta zitta con gli occhi sul piatto. Come si può parlare di tali questioni con una donna del genere? Mi vengono i brividi … quasi qausi preferirei parlare di mestruazioni con Hannibal piuttosto che con la bionda, almeno lui fingerebbe interesse.
E' calato uno strano silenzio, fino ad ora ha parlato Erwin, ma non l'ho ascoltato, cosa può mai dire d'interessante Hannibal?
Ora c'è una atmosfera tirata, e capisco il motivo: Levi e Mikasa si stanno guardando in cagnesco. Fin dall'alba dei tempi tra questi due è presente un certo astio, il motivo mi sfugge, però è così.
Lo dimostrano persino le foto di quando i miei genitori erano giovani: mi ricordo d'una foto di gruppo, in cui c'erano Annie, papà, Levi e Mikasa. Quest'ultimi non guardano l'obbiettivo, ma si scrutano con fare provocatorio. Ogni volta che si incontrano si pizzicano a vicenda con strane frecciatine acide che fanno sempre strabuzzare gli occhi di chi li ascolta. Non litigano nel senso che non alzano la voce, però l'aria greve è sempre palpabile come ora, ho persino paura a movimentare troppo la forchetta: magari il rumre agita le due bestie assetate di sangue.
Mikasa appoggia la posata sul piatto e porta alla bocca il tovagliolo posto sulle ginocchia.
<< Questo arrosto è troppo secco >> la sua voce è forte e decisa, il commento è chiaramente indirizzato a Levi visto che le pupille scure sono fisse su di lui
<< Beh, tu avresti fatto di meglio? >> Levi lo dice con calma, ma so che non lo è
<< Non so cucinare però ci vuole poco impegno per fare meglio di così >> riprende la forchetta in mano per pugnalare il pezzo di carne intinto nella salsa.
<< Oh beh, allora la prossima volta verremo da te a consumare la cena >>
<< Non accetti le critiche, che uomo permaloso >>
<< Non accetto le critiche ingiustificate >>
Cala l'ennesimo silenzio,  fra poco si azzanneranno, me lo sento. Chi vincerà? Li ho visti allenarsi in palestra e onestamente non so chi è il più abile. Entrambi sono veloci e sferrano pugni e calci potenti e fulminei, chissà se un giorno riuscirò a essere letale come loro ...
<< Beh, a me non sembra così male … >> Hannibal spezza il silenzio pesante con questa dichiarazione.
<< Sì, è mangiabile >> oh, Annie ha parlato, si è unita alla conversazione, questo sì che è un miracolo di Natale!
Nonostante le rassicurazione i due continuano a guardarsi in cagnesco. Gli occhi di Levi sono due fessure strette, invece il volto di Mikasa è costretto in un grugnito. Papà altalena uno sguardo nervoso tra sua sorella e suo marito, credo che nella sua testa stia passando questa frase: fra poco questi due si scannano. Condivido il tuo pensiero
Una mano potente batte sul piatto e tutte le stoviglie tremano
<< Apriamo i regali, giusto Sylvia? >> papà mi rivolge uno sguardo quasi disperato, non vuole che il soggiorno si trasformi una scena del crimine. Va bene, ti aiuterò
<< Sì, non vedo l'ora. >> dichiaro sforzando un sorriso. Non siamo ancora arrivati al dessert però apriamo i regali, solo nella mia famiglia può accadere una cosa del genere.


Ho perso dieci minuti nello scartare i miei doni.
Mikasa e Annie mi hanno regalato un abbonamento trimestrale per la palestra. Bah, anche a Natale mi ricordano che non sono altro che un budino privo di muscoli, comunque sia ho sorriso e ringraziato, non potevo aspettarmi di meglio da parte loro.
Poi il computer, ok fantastico! Papà e Levi mi hanno comprato proprio il portatile che volevo, l'ennesima dimostrazione che la mia tecnica non sbaglia mai.
Il regalo di Hannibal mi ha sorpreso parecchio: mi ha regalato uno stereo e due grandi cuffie. Come ha capito che mi servivano? Come sei venuto a sapere che quando i miei genitori si cimentano nel coito, sono talmente rumorosi che mi sono comprata dei tappi per le orecchie?
Comunque sia hai acquistato un punto, cercherò di chiamarti Erwin d'ora in poi, anche se non sarà facile.
Gli adulti non si fanno regali, si sono imposti questa regola, magari per ridurre lo stress da shopping natalizio e fanno bene: girare tra i negozi durante questo periodo dell'anno è un incubo.
Ora tocca a Levi, è rimasto solamente il mio pacchetto avvolto da carta argentea. Ho evitato sgargianti carte colorate e fluorescenti, non penso proprio che avrebbe gradito, comunque sia spero di poter strappare dalle sue labbra un “bello”, oppure “ wow”
Papà appoggia il pacchetto argenteo sulle sue ginocchia e si avvicina al suo orecchio.
<< Il mio lo devi aprire in camera da letto >> lo sussurra forse non voleva farsi sentire, peccato che ho udito tutto.
Levi emana un sorrisetto tirato in segno approvativo. Mi sa che stasera mi addormenterò con le cuffie in testa.
Ora tocca al mio regalo, brrr … che ansia!
<< Questo è da parte di Sylvia >> papà lo dichiara con un sorriso splendente, ma c'è poco da ridere. Per trovarlo ho girato in lungo e in largo e alla fine non ne sono tanto convinta ...
Le dita sottili lo scartano con una tale lentezza … diamine, strappa tutto per favore!
Finalmente l'incarto va via, è rimasta solamente la scatola di legno. Con una lentezza spassionata la apre e afferra il manico di mogano per innalzare la lama che brilla sotto la luce del lampadario.
È d'argento e credo che non sia fatto per combattere, è un'arma ornamentale, infatti sulla lama in corsivo è inciso il nome Rivaille.
Lo studia e non capisco se gli piace o meno, boh, magari gli fa cagare e non so cosa dire, sei un uomo incontentabile!
<< Niente male >>
E vaffanculo! Davvero, mi viene da dire però evito.
Ci ho sperato ma so che dalla sua bocca non uscirà mai e dico MAI un complimento migliore di questo. Se mai un giorno avessi un figlio, sono certa che uscendo dalla sala parto con il  bimbo tra le braccia, lui assottiglierà le palpebre per commentare:“uhm … non male”. Magari allora il suo tono assumerà una incrinatura leggermente entusiasta, però sono certa che usciranno queste parole. Ma che caz … cosa diavolo vado a pensare? Non so nemmeno cosa mangerò domani e io vado in là con la testa in un ipotetico futuro troppo lontano.


Dopo il dessert gli ospiti hanno levato le tende, tanto meglio, peccato che nessuno si è offerto di pulire, che strazio.
Papà sta spazzando la sala da pranzo, invece io sono in cucina a pulire i fornetti con lo sgrassatore. Certo che sono belli sporchi, porca miseria! Scommetto che è stato papà a friggere il baccalà, Levi non avrebbe mai lasciato tutto questo olio incrostato.
Levi invece è a due passi di distanza, affonda le mani agguantate all'interno del lavandino per passare minuziosamente la spugna lungo i piatti di porcellana.
<< Mocciosetta, prendi il burrazzo e asciuga i piatti >> agli ordini, sempre meglio che scrostare questo schifo. Abbandono la postazione per mettermi al suo fianco. Mi allunga il piatto e il lavoro comincia, bado bene a non sgocciolare sul pavimento
<< Ti è piaciuto il computer? >>
<< Sì >> sai, è quello che ti h mostrato sul catalogo, quindi …
<< Bene >>
<< Il pugnale ti è piaciuto? >> cazzo perchè l'ho domandato?! Non voglio sentire la verità, accidenti, meglio chinare la testa sul piatto e stroinarlo affannosamente, meglio concentrarsi sulle goccie d'acqua piuttosto che sullo sguardo di Levi.
<< Sì, l'ho apprezzato >>
wow, non mi aspettavo questa dichiarazione, insomma, abbiamo fatto un salto qualitativo! Da un semplice “non male” siamo passati a un “apprezzo”...
Alzo la coda dell'occhio per vedere il suo viso, ma non mi guarda, è troppo concentrato a sgrassare i piatti per rivolgermi una occhiata. Non importa, perchè oggi abbiamo fatto un grande progresso. A piccoli passi, magari un giorno lo stupirò talmente tanto che dirà” fantastico” oppure “bello”.



Mi sono lavata i denti e sono pronta per andare a letto, che giornataccia! Tra le pulizie e lo stress dei parenti, diavolo che rottura! Dovrebbero abolire il Natale, non capisco cosa c'è di emozionante in questa festa: pulizie, stress, litigate tra parenti, come può essere un giorno gioioso? Dannati spot pubblicitari, sai che dovrei fare? Quando sarò maggiorenne compilerò una petizione e la farò firmare al vicinato in modo tale da abolire la festività, almeno a livello locale. Quante firme serviranno? Credo cinquecento, non so, devo documentarmi, magari chiederò ad Hanji, quella sa tutto.
Ci penserò a tempo debito, ora percorro il corridoio pronta per infossarmi tra le coperte, passo di fronte alla camera dei miei, la porta è chiusa ma mi fermo, ho sentito uno strano rumore: pareva un tintinnio metallico. Mi fermo e blocco il respiro per percepire al meglio il suono.
Una risata flebile, questa è di papà.
<< Non male >> questa invece è la voce di Levi, chiara e decisa. E poi sento rumorini vocali strani, soffocati … via!
Ho capito, credo che Levi stia scartando il suo regalo di compleanno.
Stanotte mi addormenterò con la musica nelle orecchie. Grazie hannib … volevo dire Erwin!


. *** .



Angolo ringraziamenti:

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e lo dedico a voi che continuate a leggere questa storia, a coloro che l'hanno inserita tra le preferite o le seguite e soprattutto a tutte voi che spendete qualche minuto per esprimere la vostra opinione( mi rendete molto felice:D)
Dedico un grazie particolare a Zunika, che mi ha fatto un bellissimo regalo di Natale: il ritratto di Sylvia (ecco qua il link:
http://zunikainwonderland.deviantart.com/art/Sylvia-579132769?ga_submit_new=10%253A1450641974 ). E' perfetta <3

Ok, ora vi lascio andare e vi auguro un gioioso Natale.

Un abbraccio <3

Mistiy


P.s. Stasera parto e tornerò a gennaio, purtroppo dovrò lasciare il computer a casa perciò risponderò alle recensioni appena torno( se ci sarannoXD)





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Capitolo 4
*** la nostra famiglia è la migliore ***




La nostra famiglia è la migliore


Sylvia


La domenica pomeriggio in genere la dedico alla nullafacenza: la trascorro in camera saltellando tra il letto, il pc, i manga, in poche parole mi limito a cazzeggiare.
Oggi è una eccezione, papà è arrivato alla conclusione che non facciamo mai abbastanza attività insieme così ora siamo al lago. Lo stiamo circumnavigando a passo cauto, i due piccioncini sono di fronte a me e io mantenendo una distanza di sicurezza perché è uno di quei momenti in cui dovrei sparire. Eh sì, papà cinge il braccio di Levi e nel frattempo si sussurrano paroline nelle orecchie. Sono così sdolcinati da fare schifo. Lo so, dovrei essere contenta del fatto che i miei genitori si amino e tutto il resto però potrebbero almeno nascondersi quando si scambiano effusioni. Credo che a nessun figlio piaccia vedere i propri genitori fare certe cose, soprattutto sentirli fare sesso, brrr … che brividi. Grazie ad Erwin questo problema è stato risolto, sto ascoltando talmente tanta musica che presto o tardi perderò l'udito.
Che c'è? Si sono fermati e si distaccano per rivolgersi verso l'orizzonte … è bello! Il sole pomeridiano che s'abbatte sul lago è spettacolare, non so mi da un senso di pace.
<< Sylvia mettiti qua così ti faccio una foto >> una pace fragile spezzata dalla voce di mio padre.
<< No, faccio schifo >> è vero, ho i capelli sporchi, indosso una tuta da ginnastica e un piumino che mi rende grassa quanto una palla.
<< Non ha tutti i torti, non si è nemmeno lavata i capelli … >> vedi, lo dice anche Levi.
<< Chissene frega, dai voglio una bella foto con il lago >>
<< Allora fotografa solo il lago >> se mi ci metto io in mezzo rovinerei il paesaggio
<< poche storie, mettiti sulla sponda! >>
Uff … ha già il cellulare in mano, e va bene. Vado con la speranza che non la posterà su Facebook. Una speranza vana dato che ogni cazzutissima foto la inserisce sul computer per poi la pubblicarla sul sito scrivendo “ quanto è bella la mia bambina?”. A quel punto dopo poche ore arrivano tutti i commenti di Hannibal, Mikasa, e compagnia bella.
<< Levi, vai anche tu >>
Senza obbiettare si pone al mio fianco e la cosa non mi aggrada: Levi è pettinato, indossa un cappotto grigio che risalta i suoi occhi e diciamo che fa una certa figura, in confronto a lui sembro una contadina appena uscita da una lunga giornata faticosa. Non mi va che la foto finisca sul web, le speranze di trovare marito un giorno potrebbero andarsi a benedire … ok, basta con questi pensieri del cavolo.
Papà, spicciati a scattare la foto!
<< Sembrate due pali, abbracciatevi >>
Ci incita a effettuare questo contatto fisico ma non mi conosci? Lo sai che non sono molto affettuosa, non amo abbracciare o baciare la gente, anzi lo odio. Tutta questa intimità non mi si s'addice affatto.
<< Devo proprio? >> va bene Levi, sarò anche sporca e puzzolente, però sono pur sempre tua figlia, insomma …
<< Uff … che scassa palle che siete >> esasperato papà rotea gli ochhi verso il cielo
<< Vorrà dire sce mi metterò in mezzo a voi due >> dichiara e senza nemmeno attendere una controbattuta rotea il capo a destra e a sinistra alla ricerca di un passante che effettui la foto, che fortuna. Ne passa proprio uno con la tenuta da pescatore
<< Scusi … >> e tutto si ferma e non capisco.
Papà ha la bocca semi aperta dalla sorpresa, i suoi occhi sono due enormi fanali ove si specchia lo sconcerto. Chi è? Non capisco, forse è un suo conoscente, magari un vecchio amico, se solo lo sconosciuto si girasse mostrandomi il volto magari potrei identificarlo.
<< Guarda chi c'è … >> questa voce … la voce non è sconosciuta. Oh ti prego, non mi dire che …
<< Papà, ho preso le esche >> un ragazzo con le mani occupate da buste di plastica giunge al fianco dell'uomo ed è familiare, fin troppo. Si voltano verso la mia parte e diavolo! Loro ono i Kirstein, nonché i nostri acerrimi nemici.
Jean e papà si stanno lanciando sguardi infuocati, anche il piccolo stronzo lo sta facendo. La battaglia è sleale, papà non può fulminare entrambi perciò devo affrancarmi a lui così che debba affrontare solamente un adulto. Un Kirstein a testa, giusto? Mi sembra più che equo.
Mi affianco a lui e ora mi ritrovo davanti a Jaque, è la copia di suo padre sono due terribili gocce, anzi due “terribili facce da cavallo”.
Quanto lo odio, è antipatico e arrogante come … boh, forse come un cavallo pazzo? Lo trovo così insopportabile che mi riesce difficile paragonarlo a qualcosa perché lui è un VERO stronzo.
Ora mi spiego meglio, ci sono due categorie di “stronzi”: quello che si comporta come tale, ma in fondo non è una persona così sgradevole (l'esempio perfetto di questa sottocategoria è Levi.), poi ci sono i “ veri stronzi”; questi ultimi sono dannosi per la società in quanto il loro essere è stracolmo di melma. Le loro azioni bastarde rispecchiano alla perfezione i loro pensieri e penso che Jaque sia ricollegabile a questa categoria. Sostengo che lui sia uscito fuori dal buco del culo di un cavallo.
<< Ciao mammoletta >> la sua voce striscia subdola nel mio orecchio, quanto odio questo soprannome.
<<< Ciao faccia da cavallo >> e i nostri sguardi si allacciano, c'è odio, sfida, rivalità, antipatia. Sostengo lo sguardo anche se quelle piccole pupille color cacca sono esteticamente sgradevoli, ma ci siamo sempre guardati così, da quella lontana vicenda accaduta alla scuola elementare ...


Uno spintone e caddi a terra rimbalzando sul sedere.
<< I tuoi padri son degli sfigati, soprattutto quello con gli occhi da femminuccia >> lo guardai leggermente spaesata, mi aveva colta di sorpresa: beata mi stavo godendo il sole spaparanzata sull'erba fresca, e poi arrivò questo scassa balle.
<< Vuoi dire quello con gli occhi stupendi! >> infuriata mi alzai dal terreno per poterlo guardare dritto in faccia e proseguire il discorso:<< sei solamente invidioso perché tu hai degli occhi color cacca, invece quelli di papà sono smeraldini! >> irata alzai un pugno all'aria
<< Che hai detto stupida mammoletta? >> gonfiò il petto e mi mostrò un pugno dalle dimensioni notevoli.
<< Perché lo difendi? Lo sai che non è nemmeno tuo padre? Il mio papà dice che sei nata da una puttana presa a caso dalla strada … >>
Me ne fregai altamente del mio corpo minuto perché la rabbia ceca mi diede l'energia per saltargli addosso, volevo spaccare quella ridicola faccia, volevo cancellare dal suo volto quell'espressione arrogante. Attorno a noi si formò un cerchio di bambini che in coro intonavano “rissa, rissa “.


E' sempre stato un arrogante, si crede il “principe del mondo” solamente perché suo padre esercita la professione del poliziotto. Tali volte Jean lo veniva a prendere a scuola con la divisa e che nervi! Dovevate vederlo quanto gonfiava il petto al suo fianco.
I miei genitori non indossano alcuna divisa, eppure sono armati come il suo ma mai è stato un motivo di vanto, tra l'altro i miei vecchi sono molto più fighi: quando la polizia fallisce, le ali della libertà intervengono per rimediare alle loro incapacità.
<< Che ci fate qua? >> La voce di papà è alta e alquanto incazzata, come biasimarlo?! Siamo giunti qui per rilassarci e ci tocca guardare le loro facce da cavallo, mai una gioia nella vita.
<< Non vedi >> teatralmente Jean allarga le braccia mostrando il retino da pesca e la canna retta da entrambi le mani.
<< Parteciperemo alla gara di pesca “padre e figlio”, vince chi acchiappa lo storione più grande. Ma voi non potete capire, questo è uno sport per uomini veri … >> dice il cavallo più grande soffocando una risata provocatoria.
Le sopracciglia di Levi si innalzano fino all'attaccatura del capello, ma non emana alcun commento, nessuno problema: ci penserà papà a dirgliene quattro.
<< Che vuoi dire faccia da cavallo? >>
<< Voglio dire che voi non fate queste cose da uomini, scommetto che non sapete nemmeno reggere una canna da pesca fra le mani >>
<< E invece sì, stupido coglione >> papà si sta incavolando e sta dicendo una bugia, o forse no. Magari sa pescare anche se non l'ho mai visto particolarmente interessato a questa attività.
<< Bene allora parteciperete alla gara? Ah, giusto … >> lo sguardo del cavallo maggiore si posa su di me
<< La pesca in genere è uno sport riservato ai maschi … >> nel discorso si intromette Jacque e la sua insinuazione è terribilmente insopportabile, so che è uno stronzo ma non pensavo fosse un dannato maschilista! Non ho dei testicoli rinsecchiti tra le gambe e allora? Pensi che non possa pescare? Beh, in effetti non ne sono capace, però questa presupposizione mi fa girare le balle, perciò ora intervengo
<< Penso che nessuno se la prederà se partecipo anche io assieme ai miei genitori >> papà mi rivolge uno sguardo luccicante e ce la intendiamo alla grande, ha capito cosa ho in mente e sono certa che asseconderà il mio desiderio.
Lo sguardo smeraldo si discosta da me per riposarsi sul suo antagonista.
<< Stupida faccia da cavallo, parteciperemo anche noi e ti mostreremo chi sono i veri uomini! Andiamo Sylvia! >>
Rivolgo un'occhiataccia alla faccia di cavallo minore ed è guerra! Non è una mera questione di mascolinità, qua bisogna stabilire quale è la famiglia migliore!


Rivaille


Che stronzata.
Se osservare un galleggiante per ore significa essere uomini, allora vorrei avere una vagina.
Pescare rende virili?
Io sono un uomo, so di esserlo e di certo non devo dimostrarlo a nessuno anche se da quando la marmocchietta è nata ci siamo dovuti affacciare al mondo femminile ritrovandoci a comperare reggiseni, biancheria, femminile, assorbenti ecc.
In teoria il punto di rifermino della marmochietta dovrebbe essere Mikasa ma quella è più maschile di Eren. Sì, non la considero una incompetente e credo che sarà utile per lo sviluppo di Sylvia vedere una donna così forte, però non so se potrà aiutarla nel momento del bisogno.
Attualmente siamo fortunati, Sylvia ha solamente quindici anni e non sembra avere fretta di crescere ma lo so, fra breve tempo avremo a che fare con i ragazzi, gli scleri ormonali, i trucchi e le ribellioni adolescenziali. Io mi sto già preparando. Data la natura giocosa e flessibile di Eren, sarò quello col pugno di ferro, nonché quello che minaccerà gli stronzi che la mocciosetta si porterà a casa. Sì, sono pronto e non vedo l'ora di prendere a calci in culo quei disgraziati, ma ora siamo qua a partecipare a questa insulsa gara.
I Kirtein hanno tirato fuori dall'acqua ben tre storioni massicci. In teoria vince chi pesca il pesce con la massa corporea maggiore, e dato che i due al mio fianco non hanno pescato nemmeno un girino … direi che siamo in svantaggio.
La mocciosetta pare determinata, è seduta a schiena ritta fissa il placido orizzonte con una tale intensità, se solo utilizzasse un quarto di questo impegno per pulire casa quest'ultima risplenderebbe come una lastra di ghiaccio sotto al sole. Tali volte si distrae solamente per lanciare un'occhiata fulminante ai Kristen mentre tirano fuori dall'acqua qualche pesce. Lancia una occhiata furiosa per poi ritornare al suo obbiettivo, nonché il galleggiante fluorescente.
Non capisco da dove deriva tutta questa antipatia per i Kirstein, beh per quanto riguarda Eren lo so, quei due idioti si odiano dalle scuole medie, ma per quanto riguarda la mocciosetta … non ne ho idea. Probabilmente hanno avuto qualche scaramuccia all'asilo dato che l'hanno frequentato insieme, però mi pare strano: lei è una tranquilla, non si fa mai trascinare in baggianate eppure Eren l'ha ttrasportata in questa rivalità però anche questo mi pare improbabile. Lei è intelligente, sa pensare con la propria testolina, allora perchè si cimenta in questa inutile perdita di tempo?
Bah, comunque sia mi sono rifiutato di noleggiare la canna, anche se siamo una famiglia non mi va di stare dietro ai loro capricci e non sono l'unico a pensarla in questo modo: accanto a “faccia di cavallo” seduto su uno sgabello senza alcuna canna tra le mani, c'è Marco nonché il compagno di Jean. È lì rilassato e mi rivolge un saluto allegro che ricambio con un cenno del capo. Sembra divertirsi e chiacchiera allegramente con il suo compagno anche se è troppo impegnato a fissare l'orizzonte come questi due.
Eren e la mocciosa non si divertono, il fatto è dimostrato dal sonoro sbadiglio fuoriuscito dalla bocca di Eren, tali volte ho visto il suo capo scivolare verso il basso. Si risveglia solamente quando i Kirsten tirano su un siluro e a quel punto il suo sguardo si infiamma e torna vigile concentrando tutta l'attenzione sul galleggiante. È proprio un moccioso, senza riflettere sul da farsi, si è gettato a capofitto in questa competizione.
<< Accidenti! Dobbiamo fare qualcosa, non possiamo ridurci in questo modo ... dobbiamo fare qualcosa Levi! Guarda su internet cosa mangiano gli storioni >>
Eren, davveo? Me lo stai domandando seriamente? È assurdo ...
<< Non so se te lo ricordi ma abbiamo chiesto alla reception e ci hanno venduto il “pastone per storioni” >>
<< Allora perché non abboccano, cosa stiamo sbagliando? >>
<< L'unica cosa sbagliata è il fatto che non hai esperienza non avendo mai pescato nella tua vita >> la risposta è talmente semplice che non meriterebbe nemmeno d'essere espressa. Guardare questi due mentre mettevano a posto il filo e l'amo … cazzo, è stato patetico. Parevano due rincoglioniti tra i pescatori, così dato che quella visuale era a dir poco intollerabile, ho dovuto utilizzare Wikipedia per direzionare le loro mani inesperte.
<< No, secondo me il mangime che usiamo non va bene, guarda le facce da cavallo! >> seguo l'indice tremante e li vedo: Jean sta tirando su un pesce mentre il figlio lo acchiappa con il retino.
<< Questo è il quarto storione! Ci deve essere una spiegazione … >>
Sono esasperato, mi rassegno.
<< Forse gli danno da mangiare il formaggio? Ho sentito dire che ai pesci piace, vai Levi! Vallo a comprare! >>
<< Eren, se salissi sulla macchina ti assicuro che non tornerei più indietro, tra l'altro … da dove cazzo viene la storia del formaggio? >>
<< Aspettate >> la mocciosetta innalza un braccio verso l'alto attirando la nostra attenzione


Sylvia


Aspe … il galleggiante è sparito, evvai! Procedo, faccio come dice wikipedia, giro la manovella, poi tiro verso l'alto, quando il pesce strattona l'amo.
<< Grande Sylvia! >> papà energico come mai, afferra il retino invece Levi sta fermo a guardare il tutto scuotendo il capo, sei sconfitto? Hai “gufato” tutto il tempo e ora sto tirando su un pesciolone, a giudicare dalla potenza sembra bello grosso, anzi faccio persino fatica a tirare la canna verso di me …

Splash!

Che … cosa, ma dove? Sono finita in acqua? Che schifo! Butto fuori la testa e caccio via dalla bocca l'acqua pantanosa. Fermi tutti! Io non so nuotare, come diamine faccio a rimanere a galla? Sento una stretta sotto le ascelle, volto il capo e c'è Levi il suo volto è contratto dallo sforzo.
<< Mollala >>
Guardo in avanti e non me ne ero accorta ma le mie mani stringono il manico di plastica, è tesa e sento una forte corrente che vuole trascinarmi verso il centro del lago. Il pesce c'è ancora, che faccio? Sì, mollarlo sarebbe la scelta più sensata, in tal modo Levi può tirarmi su da questa acqua gelida, però è un peccato. Questo bestione deve pesare parecchio, magari potremmo vincere …
Mi volto verso papà, tra le mani detiene mollemente il retino e sembra indeciso, come se fosse combattuto
Non ti preoccupare, non lascerò vincere quelle facce da cavallo.
<< Lo prenderò! >> urlo a squarciagola per rinvigorire lo spirito di papà, funziona. Stringe forte il manico del retino determinato come mai
<< Forza Sylvia! Lo prendiamo! >>
<< Non incoraggiarla! Molla quella cazzo di canna! >> la voce di Levi è un grugnito basso ma io me ne frego, sono di spalle perciò non posso vedere la sua espressione assassina, tanto meglio!
Tiro la canna verso l''alto, poi azione il munilenno, si prospetta una lotta lunga, ma a sostenermi qua dietro c'è il super Levi, poi papà lo acchiapperà. Ragazzi, che squadra!


Non so quanto tempo è passato, a me pare di stare troppo tempo dentro questa acqua putrida, forse sono passati minuti o ore …
Sento le mani di Levi sollevarmi verso l'alto, e il pesce mi segue, oh merda! è lunghissimo e pure ciccione! Boh, secondo me è più grande di me.
<< Papà, prendilo! >> lo incoraggio anche se non credo ne abbia bisogno.
Lo sta già infilando nella rete e cavolo, tutta la testa e la pinna esce fuori, nonostante tutto ce la fae lo deposita sul terreno secco. Anche io vengo depositata sul terreno, però anziché sentire il rimprovero di Levi, le mie orecchie vengono colmate da schiamazzi e battiti di mani. Volto lo sguardo e siamo circondati da pescatori eccitati. Wow abbiamo inscenato un intenso spettacolo, chissà se ci hanno fatto un filmino, magari lo chiameranno “squadro Ackerman contro pesce assassino”. Sarebbe esilarante, però se un tale video circolasse su internet credo che sarò presa in giro a vita.
Ora guardiamo in avanti, di questi pescatori me ne importa ben poco, voglio guardare le facce dei Kirstein … ahah! Vorrei tanto poterle immortalare in una foto, dio santo … Jacque e Jean sono lì con il sedere incollato sulle sedie pieghevoli e hanno delle espressioni talmente da cavallo che non so, sono troppo soddisfacenti!
Papà acchiappa il retino e con il pesce intrappolato nella rete a schiena ben ritta, si dirige verso la bilancia posta accanto alla reception. I pescatori lo seguono, gli danno pacche sulle spalle e ora vado anche io, merito di percorre la via dei vincitori e poi sono curiosa di sapere quanto pesa quel bestione.
<< Dove credi d'andare? >>
Ohoh … mi ero dimenticata di Levi. Ora che posso vedere il suo volto posso dire con certezza che è incazzato nero. I suoi occhi sono due piccole fessure affillate
Afferra il mio braccio e mi strattona, credo che lo seguirò. Meglio non farlo incavolare ancora di più.


.***.



Questo bagno puzza, sembra che nessuno lo pulisca da anni ma probabilmente i pescatori non si sprecano a compiere tanti passi per dirigersi qua, con tutto il verde che c'è in questo posto adopereranno qualche albero come latrina. Ho fatto una doccia frettolosa, grazie al cielo Levi teneva nel baule dell'auto un cambio d'abiti, shampoo, sapone, pettine, asciugamani … non mi domando il motivo per cui gira con tutta questa roba, ma la mania del pulito di Levi si è rivelata utile.
Ora sono sotto il piccolo phon, quello che si usa per asciugare le mani, non è molto potente e per asciugare la chioma credo sarà necessaria un'intera giornata ma cosa ci posso fare? Meglio di niente e mal che vada mi metterò un asciugamano in testa. Presto dovremo andare a ritirare il premio e nulla riuscirà a fermarmi, non vedo l'ora di vedere quelle facce strafottenti schiacciate dalla vergogna nonché dal nostro successo. Sono certa che nessuno di loro abbia pescato un pascione del genere.
Una pressione stretta si insinua nella mia nuca, che cavolo è ...?
<< Stai ferma! >> la voce che si sovrappone al rumore metodico del phon è quella di Levi e a giudicare dal tono e dalle dita che con forza scompigliano la mia nuca … è arrabbiato. Oi oi … mi sa che me la vedrò brutta in questi giorni. Disobbedire a un comando di questo tappetto non mi ha mai portato dei vantaggi, mi viene in mente quella volta …


<< Non voglio fare i compiti >>
<< Prego? >>
<< Hai sentito bene, non mi va, le espressioni mi fanno schifo e non capisco il motivo per cui devo farle, a cosa mi serviranno? A un bel niente! >> scocciata gettai con una certa veemenza la penna sul foglio colmo di numeri. Ero stanca ed ero affetta da un terribile mal di testa causato dalla matematica, ero arrivata al mio limite.
<< Senti mocciosetta, se la tua professoressa ti ha assegnato questi compiti li devi fare punto e basta. Smettila di fare i capricci >>
A quelle parole incrocia le braccia infilando la mano sotto le ascelle strette, nel frattempo gettai uno sguardo furente contro Levi, ma fu inutile, non si scosse minimamente .
<< Bene, se la mettiamo in questo modo … >> scostò la sedia per poi sedersi di fronte a me << tu starai qua e risolverai quelle espressioni sotto alla mia vigilanza >>
Scossi il capo con una certa vemenza
<< Sei fortunata mocciosetta, oggi non devo lavorare, perciò ho tutto il tempo >> disse beffardo, le due pupille severe si scontrarono contro le mie ma non mi lascia sconfortare da quell'atteggiamento:
erano le tre del pomeriggio e prima o poi si sarebbe stancato, Levi e di pazienza non ne aveva così tanta. Quanto ero ingenua.


La sera era calata e noi eravamo ancora lì, le palpebre si serravano e il mio capo ciondolava verso il basso, ma lo stivale del mio secondino picchiettò contro il tavolo facendomi trasalire
<< Allora? Hai sonno? Esegui i compiti e ti sarà concesso il riposo >> innalzò il mento verso l'alto mostrandosi ancora più minaccioso ma io non volevo dargliela vinta così non risposi, mi limitai a non afferrare la penna.

Ovviamente alla fine vinse lui, se volevo andare a letto dovevo terminare i compiti. La battaglia con Levi terminò alle undici di sera.


Quel giorno capii che scontrarsi con Levi non produceva alcun beneficio.
In genere non disobbedisco mai per il semplice fatto che raramente mi costringe a fare qualcosa contro la mia volontà, ameno che non sia necessario come per esempio i compiti scolastici.
<< Abbiamo vinto! Sylvia sei stata grandissima! >>
La voce di papà, in questa posizione non lo riesco a vedere e vorrei rivolgergli un sorriso splendente a trentadue denti, ma la presa di Levi è ferrea e mi costringe a mantenere lo sguardo chino fisse sulle mattonelle sbiadite.
La mano continua ad agitarsi assieme al venticello caldo
<< Siete stati degli imbecilli, soprattutto tu >>
<< Io? >> la voce di papà è acuta e ahia, non promette nulla di buono
<< Sì, tu! Per questa stronzata Sylvia poteva morire, lo sai che non sa nuotare?! >>
Devo soccorrere al più presto papà e così tento di costruire una difesa
<< Ma io sto be … >>
<< Silenzio >> ecco, la difesa è stata stroncata sul nascere
<< Rivaille, a Sylvia non è successo nulla, lei è forte >> uh, davvero? Grazie papà, vuoi sempre coltivare il mio ego e lo apprezzo.
<< Questo lo vedremo. Lo sai quanti batteri ci sono in quell'acqua? Lo sai che le pantegane sguazzano allegramente nei laghi? Non solo, ci vivono anche bisce e serpenti, sai quanti batteri trasmettono questi animali?! >>
Pante gane? Biscie? Serpenti? Da … davvero? Oddio santo, non avevo pensato a questi possibili animali portatori di malattie. Non è che mi sono beccata il tifo? Aspetta che animale trasmette questo virus? Il topo? Probabile, è l'animale più zozzo del mondo, però sono vaccinata? Sì, forse no?
<< Rivaille, Silvya ha fatto tutte le vaccinazioni … >>
Va bene ora basta! Qua finiranno per litigare e non va bene, abbiamo dimostrato di essere la famiglia migliore e per tale motivo dobbiamo uscire da questo cesso con un meraviglioso sorriso e ritirare il premio.
Mi sciolgo dalla presa di Levi con una certa fatica, ma riesco a scappare. Sotto gli occhi muti dei due litiganti arrotolo l'asciugamano attorno alla chioma semi bagnata ed esco. Se vogliono seguirmi lo faranno.



. *** .


Il sole oramai è calato e nel cielo si desta un tramonto che dipinge il cielo di colori svariati, fa freddo, lo sente la mia testa semi bagnata e probabilmente domani mi sveglierò con un brutto raffreddore. Ma ne vale la pena, davvero! Siamo circondati da un orda di pescatori esaltati, e ai margini di questo cerchio ci sono le facce da cavallo e la delusione rende i loro volti ancora più scavati e allungati. Una visione sublime.
Un vecchio si avvicina tenendo tra le mani una coppa dorata, di dimensioni notevoli ma non esagerate. Si avvicina e ad ogni passo compiuto dal vecchio le voci esaltate aumentano il tono vocale. Levi è arrabbiato infatti non è assieme a noi due, sta ai margini a fissarci con lo sguardo scuro a braccia conserte e questo non va bene, volente o meno ha partecipato anche lui a questa competizione dato che mi ha tirata fuori dall'acqua putrida assieme allo storione di venti kg. Papà sembra avere letto il mio pensiero perché si allontana e afferra un suo braccio. Levi pone resistenza e gli lancia delle occhiatacce a dir poco assassine ma nonostante tutto papà continua strattonarlo. Ormai Levi ti conosciamo, tali volte ci incuti timore ma sappiamo che ci vuoi troppo bene per ucciderci. Magari sono troppo ingenua...
Nonostante tutto il malcontento espresso dalla sua faccia, si lascia trascinare affiancandosi a noi, eh non puoi sottrarti alla premiazione. Anche se l'abilità richiesta era quella del pescatore, sappiamo tutti cosa vogliamo dimostrare agli altri. Papà afferra il trofeo innalzandolo verso l'alto accompagnato dal boato della vittoria, i pescatori innalzano le braccia, sorridono e sparano complimenti burberi ma sinceri. Eh sì, la nostra famiglia è la migliore, perlomeno siamo migliori dei Kirstein




Note

Carissimi lettori vi porgo le più sincere scuse (abbasso il capo profondamente dispiaciuta)
E' da tanto che non aggiorno questa storia e per questo fatto sono dispiaciuta però non sono riuscita a proseguire la scrittura per un motivo alquanto banale ma incisivo: sono giù di corda >.<  
Non so se riuscite a comprendermi, però scrivere una commedia in un tale stato non è una buona cosa: se l'autore si lascia andare alla propria emotività, la commedia può sfociare in una tragedia. Non facciamo fare una brutta fine a questa famiglia >.<
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto e ovviamente spero di sentirvi >.<

Un abbraccio

Mistiy

P.s : le informazione sugli storioni le ho prese da questo sito: http://www.pescachannel.it/acque-interne/tecniche/storione/esche-storione/

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Capitolo 5
*** Il grembo paterno ***


Eren


Non affezionarti troppo al nascituro, la madre potrebbe ripensarci al momento del parto”.

Ogni volta che entusiasta decoravo la stanza, ogni volta che entravamo in un negozio per bambini, Levi mi ripeteva sempre questa frase portando il mio entusiasmo al livello del suolo. Io mi incazzavo a morte, perchè diamine doveva prosciugare la gioia dell'attesa? Poi mi resi conto che aveva ragione, solo quando sarebbe stata tra le nostre braccia sarebbe divenuta nostra figlia, la madre aveva l'ultima parola.
Per quel motivo ero agitatissimo in sala d'attesa. L'ospedale ci aveva chiamato nel cuore della notte annunciandoci il fatto che la donna era entrata in travaglio.
Io giravo avanti e indietro e parevo una tigre rinchiusa in una gabbia, Levi invece se ne stava lì seduto a braccia conserte e immobile. Da bravo fanatico dell'autocontrollo quale era, la sua faccia era immobile e non tradiva alcuna emozione.
<< Sono passate ore, quanto ci mettono? È successo qualcosa? E se la bambina non è sana? Forse ha dei problemi … >>
<< Eren, sta partorendo non sta cagando. Ci impiegherà il tempo che ci deve mettere >> disse secco e quasi scocciato. Alterato gli risposi che era uno “stronzo”, ma lui non assecondò il mio schizzo bisbetico e rimase lì immobile mentre io continuavo a comportarmi come una belva ingabbiata
Udimmo il rumore d'una porta seguito da un chiassoso pianto e mi voltai in preda alla eccitazione.
<< Famiglia Ackerman? >> nemmeno il tempo di dargli conferma che già ero corso verso di lei, per meglio dire ero corso verso quella testolina nera che teneva infagottata tra le braccia
<< Il parto è stato lungo ma è sana >> posi la mano sotto la piccola testolina e delicatamente la presi tra le braccia. Era piccola, piccolissima e strillava a più non posso. Allora la cullai docilmente e lei in un secondo si rasserenò. Ero dannatamente orgoglioso, avevo appena svolto con successo il primo compito genitoriale e sentivo la gioia scoppiare nel petto.
<< Levi? >>
Lo chiamai ma lui non era al mio fianco come m'aspettavo, era ancora incollato alla sedia e mi guardava da lontano. Giuro che i suoi occhi erano spalancati, le sue sopracciglia erano alte e le sue labbre erano percosse da un lievissimo tremore.
Non avevo mai visto quell'espressione addosso a Levi, mai.
Mi avvicinai con la lentezza di uno che aveva paura di spaventare la lepre. Sì, Levi aveva paura e ne ebbi conferma quando mi sedetti al suo fianco.
<< Levi, la vuoi tenere in braccio? >> domandai già pronto a passarla sulle sue braccia
<< No >> disse secco << Ho paura di romperla >>
Una risata tiratissima uscì dalla mia gola, risuonò sgradevole persino al mio udito
<< Che dici, è tua figlia e attento come sei non romperai un bel niente >>
<< Non è mia figlia >> disse e la frase arrivò secca al mio orecchio come un colpo di frusta. Sentii qualcosa incrinarsi dentro di me e la paura che Levi non la volesse più cominciò a galoppare nel mio cuore.
Afferrò il piccolo fagotto con delicatezza estrema, sembrava che stesse armeggiando con pregiato cristallo.
<< Non è mia figlia >> disse e di nuovo sentii il bruciante colpo ma scostò lo sguardo dalla piccola per rivolgermi uno sguardo annacquato dalla commozione.
<< E' nostra figlia >>


La sveglia ruggisce rompendo quel sogno tratto da un ricordo lontano.
Quindici anni fa Sylvia è nata … certo che il tempo corre, mi sembra ieri … aspetta! Stop stop stop …. oggi che giorno è? Controlliamo sul cellulare la data … è il venti febbraio …
<< Levi!!!!!! >>
<< Che cazzo hai da strillare … >> mugugna spuntando fuori dal cuscino, è inacazzato lo è sempre di prima mattina ma non c'è tempo da perdere.
<< Sono passati sedici anni, è il compleanno di Sylvia! >> e io me ne sono dimenticato
Giù dal letto!
<< Levi ci sono tante cose da fare, bisogna andare a prendere la torta, e poi … cosa gli regaliamo? Vorrà una festa? >>
Merda, merda, merda …. non ho organizzato niente!
<< Eren, rilassati >> scende giù dal letto e i suoi capelli perennemente ordinati sono tutti arruffati verso l'alto. Da quanto tempo non lo vedevo così? Forse mai, in genere quando mi sveglio lui non c'è mai nel letto: quando devo ancora andare al bagno, lui è già pulito profumato e vestito.
E vederlo così … è bello. Ma che diamine, non è il tempo di glorificare Levi, ora devo mettere in moto il cervello! Cosa vorrebbe Sylvia?!
Sento un braccio cingermi la vita, non c'è bisogno di voltarsi per sapere che è Levi. Il modo delicato ma al contempo rude in cui i suoi polpastrelli affondano nella carne, non so, solo lui ci riesce e ancora oggi mi rassicura.
<< Stamattina mi sono alzato presto, sono andato in quella pasticceria aperta ventiquattro ore e ho preso la torta e qualche altra schifezza zuccherosa che a voi piace tanto >>
Posa il mento sulla mia spalla e sento i suoi ciuffi fini accarezzarmi la guancia. Le sue manifestazioni d'amore sono rare, ma quando capitano, Dio quanto me le godo, ma in questo momento non ci riesco. Il fatto che Levi si sia ricordato del compleanno di Sylvia mi rallegra ma al contempo mi fa sentire in colpa: come ho potuto dimenticare la nascita di nostra figlia?
<< Tu te lo sei ricordato >> mi viene da dire con una certa tristezza. Oggi ho dimenticato il suo compleanno, e poi? Dimenticherò il primo giorno in cui ha perso il primo dente? Dimenticherò il giorno in cui disse la sua prima parola?
<< Sì, stanotte mi sono alzato per pisciare e mi è tornato alla mente. >>
rido e lui ne approffitta per catturare le mie labbra, è un bacio leggero quasi scherzoso.
Scommetto che sta mentendo, in realtà lo sapeva ha prenotato la torta giorni fa, ovviamente non me lo dice: vuole alleggerire il mio senso di colpa. Levi è troppo carino, tali volte mi domando cosa ho fatto per meritarmelo e non trovo mai una risposta.
Mi volto e le dita scorrono lungo la schiena, ne approfittiamo e ci godiamo un bacio, uno di quelli intensi che ci ricorda quanto ci amiamo.
Ci stacchiamo per trarre il respiro e appoggio la fronte sulla sua. Mi guarda, quelle pupille tempestose un tempo incutevano eccitazione e mi donavano un senso di pericolo, ancora oggi lo scatenano però la sensazione è addolcita da diciassette anni di convivenza.
Un flash mi passa per la testa
<< Che c'è? >> domanda levi corrucciando la fronte
<< Il regalo … non gli abbiamo fatto nulla! Merda, non so nemmeno cosa gli piacerebbe ricevere … >>
<< Dove sta il problema, chiediamoglielo >>
mi allontano da lui e sta volta sono io a guardarlo di traverso. Da quando in qua Silvya dice direttamente che cosa vuole?

.*** .


<< Voglio stare a letto tutto il giorno >>
Ok, questa non me l'aspettavo. Sylvia non è il tipo di ragazza che partecipa alle feste, non ha amicizie, però questa non me l'aspettavo affatto. Compie sedici anni e lei vuole dormire tutto il giorno?!
Do una occhiata a Levi e lui non sembra affatto scosso da questa rivelazione, anzi se ne sta lì a braccia conserte come se non avesse ascoltato neppure una parola.
<< Perchè?! >> devo assolutamente avere una risposta e lei mi guarda con quelle palpebre semi abbassate. Si è appena svegliata perciò è ancora rincoglionita dal sonno.
<< Non ho mai il tempo per dormire più di sette ore a notte, oggi voglio abbattere ogni record stando a letto tutto il dì >> agguanta un bignè e lo divora in un boccone. Beh, l'eleganza non l'ha ereditata da suo padre.
<< Silvya, sei sicura? Insomma potremmo fare tante cose come andare al cinema, oppure al ristorante … >>
Ingoia il boccone e si gratta la testa come per cercare di svegliarsi
<< No, oggi voglio cazzeggiare >> il tono deciso con cui lo dichiara … la fermezza l'ha ereditata da Levi. Che tenerezza.
Cerco di ribattere, insomma ha sedici anni e meriterebbe una mega festa. Quando avevo la sua età non stavo fermo un attimo, spesso mi ritrovavo in situazioni pericolose però facevo di tutto per uscire di casa.
<< Se questo è quello che vuoi allora lo avrai >> Levi mi prende contropiede e lei annuisce abbozzando un sorriso
<< Allora buona notte >> annuncia per dileguarsi dalle nostre viste.
Levi afferra la giacca posta sopra alla sedia.
<< Eren >> si avvicina al mio orecchio << Non organizzare nessuna festa >> noto una certa minaccia nel suo tono ma non ho neppure il tempo d'incazzarmi che lui si dilegua.
Ok, ora sono molto confuso: mia figlia vuole dormire tutto il giorno e Levi mi ha minacciato.



Levi


Sbrigo qualche pratica e poi corro a casa perchè Eren non deve assolutamente organizzare una festa.
Eren non lo capisce, lui è un tipo espansivo che senza difficoltà esprime tutto ciò che gli passa per quella testa, ma Silvya è diversa. Non vuole star in mezzo alle persone perché non ama la gente, ma questo non significa che le odia. Semplicemente quello non è il suo ambiente ideale.
Mi viene in mente il suo settimo compleanno ...


La casa era gremita di bambini, schiamazzavano e giravano come dannate trottole qua e là. Avevo previsto tutto, perciò avevo messo al sicuro ogni oggetto delicato, erano tutti nascosti nella mia stanza che ovviamente avevo chiuso a chiave.
I bambini saltellavano sui divani con le “scarpe ai piedi”, esatto le scarpe quelle che hanno utilizzato per venire fino a qua calpestando suoli e terricci.
Movimentai il capo per distrarmi da quell'orrore, ma il pavimento era sporco, riverso di patatine, pop corn e ogni sorta di schifezza. L'impulso d' afferrare l'aspirapolvere e cacciare via quei mocciosi era alle stelle, ma Eren si era raccomandato “Levi, per favore sii paziente”.
Gettai l'occhio alla sua ricerca ed era circondato da alcune mamme. Eren parlava e tutte pendevano dalle sue labbra e se lo mangiavano con gli occhi. Per essere un genitore era molto giovane, allora aveva venti sette anni ed era bello, sicuramente meglio dei loro mariti.
Con un certo compiacimento uscii dalla sala per dirigermi in cucina, se dovevo “ essere paziente”, era necessario uscire da quel caos colmo di merda.
Mi abbassai per aprire il freezer, la torta doveva essere scongelata.
Dal tavolo sbucarono fuori due scarpette rosse, erano quelle si Silvya, me lo ricordai perchè gliele avevo lucidate.
<< Silvya? >>
le scarpette si ritirarono all'indietro con uno scatto scomparendo dietro la lunga tovaglia bianca.
Mi chinai scoprendo il telo. Silvya era lì che mi guardava con il volto parzialmente nascosto dalle ginocchia e e le braccia attorno alle gambe.
<< Marmocchietta, perchè non sei con i tuoi amichetti? >>
Non rispose, si limitò a scrutarmi stringendo sempre più le ginocchia al petto. Sospirai sapendo che qualcosa non andava e lei non me lo avrebbe detto subito.
Scostai la sedia per sistemarmi accanto a lei, scomodo come mai mi accartocciai cercando d'evitare di sbattere la testa contro il legno sovrastante.
<< Allora? Non ti stai divertendo? >>
Silvya scosse la testa ma non mi guardò, si limitava a guardare avanti un punto fisso indefinito.
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto
<< Non m picciono. >> sputò fuori tutto d'un fiato >>
<< Chi? >>
<< I miei compagni, non mi piacciono. Mi dispiace >>
quella richiesta di perdono impastata dal pianto mi colpì, saettò dritta dritta al petto.
<< perchè ti dispiace? >>
<< Perchè non riesco a essere normale >>
La freccia fu scalfita. Era stata un'idea di Eren quella della festa, giustamente voleva che in un qualche modo socializzasse con i suoi coetanei, ma pareva che Sylvia non voleva, anzi non ci riusciva. Per tale motivo si sentiva in colpa.
<< Sai che non li sopporto nemmeno io quei piccoli piscia sotto >>
<< Due occhioni annacquati scattarono verso di me interrogativi
<< hai capito bene marmocchietta: sono maleducati e privi di qualsiasi freno, hai visto come hanno ridotto il salone? Quelli non sono bambini, ma dei piccoli porci capaci solo di produrre merda >>
Nessuno si immagina quanto gentile giunse alle mie orecchie la sua risata.
Strinsi il braccio attorno a lei portandola al mio petto, e lei rise ancora di più
<< Sai che faccio? Dato che non li sopporto più, ora li caccio via >>
<< Davvero? >> due occhioni d'un verde acquatico si innalzarono colmi di stupore
<< Certo, che ti credi mocciosetta? Pensi che non riesca a gestire un branco di piscia sotto? >>


Staccai la spina dello stereo attirando l'attenzione di tutti, persino quelli dei bimbi che saltellavano sul divano.
<< La festa è finita, perciò >> aprii la porta dell'uscio << grazie per essere venuti ma ora dovete andarvene >> con tutta la gentilezza di cui disponevo, indicai l'uscita.
Tutti erano rimasti lì ammutoliti, Eren invece mi scrutava con uno sguardo che altalenava tra lo stupore e il rimprovero
<< Silvya sta male >> dissi fornendo tale spiegazione.
Le mamme intenerite dalla mia dichiarazione, cominciarono ad acchiappare i loro figli. Si innalzò un coro sottile che diceva “oh poverina, oh come starà? Oh, povera piccola “
alla fine tutte uscirono e non potei fare altro che trarre un sospiro di sollievo quando gli schiamazzi si manifestarono oltre la porta.
Eren era già là sotto alla lastra di mogano, accarezzava la testolina nera della marmocchia impaurita. Lei non si muoveva, rimaneva lì tutta accartocciata con le braccia conserte.
Alla fine mangiammo la torta sotto al tavolo.


Eren


Oggi è il mio giorno libero perciò posso stare in casa, quindi posso indagare su cosa sta accadendo nella testolina di Sylvia. Già, vorrei tanto essere una piccola mosca ed insinuarmi all'interno del suo orecchio per ascoltare i suoi pensieri.
In camera non c'è, la porta del bagno è spalancata, nel salotto no, l'unica stanza del letto che rimane è quella della camera matrimoniale. Mi affaccio e vedo un ammasso di coperte raggomitolato su se stesso. L'unica cosa che spunta fuori è una nuca nera, i capelli scuri splendono in contrasto cn il cuscino candido. Perchè si è messa nel nostro letto? O beh, poco importa io ne approfitto. Mi stendo sul letto cercando di non svegliarla, districo l'ammasso di coperte e m'infilo.
Appoggio la testa sul suo cuscino e poso dolcemente la guancia sulla sua spalla.
<< Papà? >> flebile giunge la sua voce, sembra ancora immersa nel mondo dei sogni.
<< Sì, ti do fastidio? >> in verità non attendo una risposta, il mio braccio stringe già la sua vita.
<< Non mi dispiace >>
La stringo di più a me e la piccola si rilassa completamente, sembra essere tornata nel mondo dei sogni. Da quanto tempo non dormiamo assieme? Non me lo ricordo, forse sono passati anni. Quando era piccola dormiva spesso assieme a noi. Mi ricordo che aveva degli incubi assurdi, diceva che c'erano dei giganti dalle fattezze umane che volevano divorarla.
Urlava nel cuore della notte, ovviamente Levi era il primo a catapultarsi giù dal letto per poi tornare con Silvya tra le braccia. La metteva al centro del letto e dormivamo assieme. La faccia di Levi in quei momenti, tutto spernigato con le occhiaia profonde e la pocca rivlta all'in giù … ahah, che ridere! Era troppo divertente vederlo così scocciato eppure sapevo che era apparenza, eccome se lo era. Mi ricordo che i primi mesi di vita Sylvia non ha mai drmito nella culla un'intera nottata. Levi la prendeva sempre con noi per una scusa o l'altra non riusciva a lasciarla letto da sola. C'era sempre una scusa

mi sono dimenticato di cambiae le lenzuola e non può dormire in mezzo a quel lerciume.

hanno detto al tg che una neonata è morta nel sonno”

non sta bene, penso che abbia la febbre”

C'era sempre una scusa e niente lo fermava, neppure il sesso. Quando avevamo finito cambiava le lenzuola e poi l'andava a prendere. Era così tenero, dormire tutti e tre assieme abbracciati era veramente piacevole. Nessuna ha potuto tenerla nella pancia per ovvie questioni biologiche, però in quelle notti la circondavamo con le braccia ricreando una specie di grembo materna, in questo caso si dovrebbe dire “paterno”. Una specie di rivincita nei confronti di quella donna che ha avuto il lusso d'avere Sylvia durante l'inizio della sua vita.
Aspiro l'odore della sua pelle, sa di pesca ne sono fermamente convinto. La sua pelle lattea ha questo odore, Levi invece dice che sa di latte “ come una mocciosa” qunnte discussioni sono nate attorno a questo argomento, a un certo punto non ne potevo più così lo chiesi a Mikasa. Lei con estrema serietà pose il naso nell'incavo del suo collo per poi dichiarare: ”sa di primavera.
Alla fine giunsi alla conclusione che l'odore è una questione soggettiva, in particolare quella di una persona. Credo che l'olfatto viene compromesso dalle emozioni, si mischia assieme ai sentimenti e alle sensazioni che proviamo per la persona che ci troviamo dinnanzi.
L'annuso di nuovo e niente da fare, sa di pesca ma ora mi devo fermare. Non vorrei sembrare un cane alla ricerca del proprio osso ma non ci posso fare niente, adoro abbracciare la mia piccola, accarezzarla e sentirla respirare quieta sotto alle mani.
Si irrigidisce tutto d'un colpo sotto di me
<< Silvya? >> domando alquanto preoccupato ma lei proprio non risponde, si dimena svincolandosi a forza e io la lascio, non vorrei ma devo farlo per capire cosa sta succedendo. Forse ha avuto un brutto sogno? Un gigante ha cercato di mangiarti? Non ti preoccupare, le mie braccia non vedono l'ora di stringerti e cacciare via quelle facce da culo dai denti aguzzi
Si sporge dal letto e dalla bocca fuoriescono rumori viscerali, quasi gutturali, ovvviamente mi sto spaventando.
Si sporge ed ora ho capito, diavolo sta vomitando.
<< Silvya >>
<< Scusa, io non riesco ad arrivare al ces … >> ecco si china ma si sta sporgendo troppo in avanti e acchiappo immediatamente la sua vita. Poverina, si ritrova ammalata il giorno del suo compleanno, non voglio che finisca riversa nel suo stesso vomito.
Poverina, ha finito e dalla sua bocca esce un sospiro affannato. Rimettere non è mai belllo, alla sua età bevevo così tanto che ogni sera mi ritrovavo chino sulla tavola del cesso. Mikasa mi teneva la fronte e nel frattempo mi sgridava
<< Stai meglio? >> le domando scansando qualche ciuffo dalla sua fronte. Non è pallida, è bianca come uno straccio. I suoi occhi sono chini assieme al capo e pare sfinita.
Annuisce col capo, ma non ci credo per niente.
<< Andiamo in bagno? >> le domando prendendola sotto braccio, sono certo che in questo momento la testa le gira all'impazzata.
<< Sì, faccio schifo >> flebile esce la sua voce seppure demarcata da un certo ribrezzo.
Sorrido, la sua espressione accigliata è d'una tenerezza unica, mi ricorda tanto Levi quando vede un qualcosa fuori posto.
<< Va bene, andiamo >> le do un bacio sulla nuca scompigliata giusto per rassicurarla, per dirle che innanzi ai miei occhi lei non farà mai “schifo”, è e rimarrà sempre la mia bella bambina.
A passo cauto circumnavigando la chiazza maleodorante piazzata sul pavimento e anddiamo verso il bagno.
Arrivviamo di fronte alla porta e lei si svincola dalla mia stretta entra in bagno chiudendo la porta dietro di sé. Sospiro ma in fondo è grande, però non sta bene. Forse dovrei entrare per reggerle la testa, per aiutarla a lavarsi ma non voglio infrangere la sua privacy. Non posso.
<< Silvya, vado a pulire se hai bisogno caccia un urlo! >>
<< va bene >>
Ora dirigiamo verso misfatto, se fosse per me lo lascerei lì un altro poco, giusto per fare in modo che l'odore dei succhi gastrici evapori via, però sento la voce di Levi rimbombare nella testa “ che cazzo fai? Muoviti e pulisci, non vorrai che il pavimento assorba l'odore del vomito?”. Guai mai e quasi mi viene da ridere. Dico così, ma in verità penso che Levi se ne sbatterebbe altamente della sporcizia, sarebbe così in ansia per Sylvya che sarebbe entrato in bagno con lei. Perchè io non l'ho fatto? Non lo so, da qualche tempo Sylvia cerca di mostrare il meno possibile il suo corpo, non è mai stata una di quelle che corre avanti e indietro nuda, però prima di recarsi in bagno si assicura che nessuno ne debba usufruire con troppa attenzione.
Non so, credo si vergogni del suo corpo, quello che si sta trasformando e ovviamente non voglio farla sentire a disagio ma neppure imbarazzata.
Fatto sta che ora mi rotrovo faccia a faccia con questa chiazza immensa munito di secchio e straccio. Dio, ma che è? Sembra sbobba per cani, no non focalizziamoci troppo sul colore e la consistenza.




Levi


Sono lì a letto e guarda che casino!
Dormono sopra un materasso dalle coperte stropicciate, il coprimaterasso è tutto arricciato, le lenzuola sono tutte concentrate verso l'alto e strette tra le baccia della piccola mocciosa e del moccioso più grande.
Ai piedi dell'armadio ci sono delle lenzuola erano quelle su cui abbiamo dormito stanotte. Perchè diamine hanno cambiato il letto, si sono pisciati addosso? In tal caso potevano anche metterle a lavare anziché lasciarle nella stanza a marcire. Sono peggio degli animali, credo che oramai sono irrecuperabili ma dopo mi sentiranno appena si svegliano.
<< Levi >> sento la voce di Eren impastata dal sonno chiamarmi ed eccolo lì, con una strana faccia tirata. È preoccupato
<< Che è successo? >> ora lo sono anche io
<< Sylvia non è stata bene, ha vomitato >>
<< Ha la febbre? >> mi avvicino e scosto piano le coperte sotto al quale è seppellita. Se ne sta tutta rannicchiata e il volto è coperto da ciuffi corvini. La sua pelle è dannatamente bianca perlata dal sudore Non sta affatto bene, sentiamo se ha la febbre. Scosto i ciuffi spalmati sulla faccia e sento la fronte, è calda ma non bollente. Se ce l'ha le si è abbassata.
Alzo lo sguardo ed Eren sorride
<< Che c'è? >> ti sembra questo il momento per sorridere come un cucciolo?
<< Niente, è solo che mi piace quando ti prendi cura di nostra figlia >>
<< Lo faccio sempre >> da quando in qua non mi prendo cura della mia famiglia? Lo faccio in continuazione, devo controllare Eren che non compia troppe cazzate, controllo che Sylvia vada bene a scuola, che non ingurgiti troppe schifezze, che vada bene a scuola … sì, mi scascio parecchio il culo!
<< Certo, lo so non l'ho mai messo in dubbio >> e mi guarda con un'espressione quasi offesa, come se avessi detto io la stronzata
<< Certo che te ne dici di stronzate >> finiamola qua perchè non voglio svegliare Sylvia e poi sarà meglio andare a prendere qualche antibiotico.
<< Dai vieni a letto >> dice sorridendo e anche se il suo sorriso caldo e dannatamente invitante, devo rifiutare.
<< Dai … lo so che non ti dispiacerebbe >> come se m'avesse letto nel pensiero afferra il mio braccio per calarmi verso il basso, lo assecondo perchè sì, dormire assieme alla mia famiglia non mi dispiace affatto.



Angolo scuse:

Salve a tutti voi cari lettori!

Penso sia doveroso scusarmi ma ultimamente l'ispirazione è andata a farsi un bel giro infatti questo capitolo non doveva essere neppure scritto: stavo elaborando una cosetta per san valentino ma poi mi sono bloccata e non sono più riuscita a proseguire, così ho dovuto proprio cambiare argomento.

Chiedo scusa a tutti coloro che attendono gli aggiornamenti di questa storia, sono veramente una pessima “autrice” ;(

Ora ringrazio tutti voi che avete inserito questa storia tra le preferite, seguite o ricordate. Grazie, siete così tanti che riempite il mio cuore di gioia <3

Ovviamente dedico un abbraccio grande a tutti coloro che commentano<3

Ora mi dileguo e non vedo l'ora di conoscere le vostre impressioni su questo capitoletto:)

Un abbraccio

Mistiy





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