Famiglia Ackerman di Mistiy_Ronny (/viewuser.php?uid=795818)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I miei genitori sono strani ***
Capitolo 2: *** Socializziamo tutti insieme appassionatamente! ***
Capitolo 3: *** Un Natale niente male ***
Capitolo 4: *** la nostra famiglia è la migliore ***
Capitolo 5: *** Il grembo paterno ***
Capitolo 1 *** I miei genitori sono strani ***
Ciao a tutti! :)
Ecco la mia seconda fiction e sono
alquanto imbarazzata, onestamente non sapevo se pubblicare questo
primo capitolo ma alla fine è stato più forte di
me.
L'ispirazione per questa fiction è
giunta così, per qualche motivo sconosciuto, mi sono
chiesta: ”se
Levi fosse padre? Come sarebbe sua figlia? Come si
comporterebbe?”
La mia testa è partita e così è nata
Sylvia. Che posso farci? La mia fantasia è talmente sfrenata
che
tali volte mi spaventa.( aiuto O.O)
La fiction è ambientata ai giorni
nostri e il luogo in cui si svolgono le vicende non è
specificato.
La narrazione avviene secondo punti di
vista differenti che cambiano capitolo per capitolo: per esempio,
questo capitolo viene narrato da Sylvia, il prossimo verrà
raccontato da Levi, poi da Eren e così via.
Eh, lo so è una storia strana ma spero
che gradirete questa mia piccola follia.
Spero di sentirvi (siete liberi
d'insultarmi XD)
un caloroso saluto
Mistiy
I
miei genitori sono strani
Sylvia
Spaparanzata sul mio banco
guardo
l'orologio appeso al muro. Mancano cinque minuti, un lasso di tempo
abbastanza sopportabile se alla cattedra non ci fosse la
professoressa Hanji Zone, o per meglio dire la “scienziata
scema”,
così la chiamano i miei compagni di classe. Sta parlando
delle
viscere delle mucche con un tale entusiasmo da sembrare ridicola, o
per meglio dire “scema”. Onestamente non credo sia
una cretina,
anzi è una donna sveglia e intelligente, è
solamene logorroica, si
fa prendere talmente tanto dai suoi discorsi che non s'accorge che
noi non ne possiamo più. Girando lo sguardo vedo
metà persone con
la testa china sul banco in preda a un attacco di sonnolenza, altri
giocano a tris su un foglietto di carta, e poi ci sono quelli che
guardano un punto fisso della stanza fingendo interesse.
Quanto tempo è passato? Ah, solo un
minuto. Devo pensare a qualcos'altro, a che penso? Alla verifica di
domani? No, troppo impegnativo, ci penserò a casa quando
dopo pranzo
avrò un attacco di nausea aprendo il libro di storia.
Pensiamo a quello che farò durante il
tempo libero, niente. Cazzeggerò perché non ho
molti amici,
non sono mai stata una tipa molto socievole, per questo motivo dicono
che assomiglio a Rivaille. La cosa non mi entusiasma molto, non lo
disprezzo però ho quindici anni e come una normalissima
adolescente,
nutro un certo scontro nei confronti dei miei genitori. A differenza
dei miei compagni di classe non odio i miei genitori, forse
è per
questo che non ho molti amici. I miei coetanei spesso intavolano
discussioni lamentandosi di quanto siano antipatici, cattivi e odiosi
i loro padri e tali volte anche le madri. L'odio nei confronti dei
genitori pare un argomento utile come forma di socializzazione in
questa scuola, eppure io non ho nulla di cattivo da dire nei loro
confronti, a volte mi irritano. Forse non li odio perchè
sono
intelligente, così dicono. L'ha annunciato un test chiamato
qi, la
professoressa Petra ce l'aveva fatto fare a tutti gli studenti della
classe, ed è risultato che il mio quoziente intellettivo
è
superiore alla media. La cosa non mi entusiasmò affatto,
anzi è una
bella scocciatura. Da quel giorno, oltre alle lezioni consuete, sono
costretta a frequentare dei corsi appositamente studiati per
“
quelli come me”, per coltivare la mia attitudine. Onestamente
avrei
preferito essere una giovinella con il cervello grande come quello di
un topo.
La campanella suona, bene. Zaino in
spalla!
Nonostante la voglia di catapultarmi
fuori da qui, attendo, lascio che la mandria inferocita corri via,
così potrò farmi il percorso senza il rischio
d'essere investita da
qualche ciccione, oppure di cadere e rotolare giù per le
scale. Non
deve essere una esperienza piacevole.
Ma quanto è buffa Hanji? Nonostante il
trambusto degli zaini che sbattono e dei passi accelerati, degli
schiamazzi, lei continua a parlare, ho sentito la parola
“intestino”.
<< Ci vediamo domani ragazzi! >>
lo dice con un sorrisone carico d'entusiasmo, peccato che lo vedo
solo io perché tutti si sono dileguati.
<< Sylvia! >> cazzo, sono
proprio sotto la porta, ormai sono in procinto d'andarmene, anche se
non ho mostrato con entusiasmo la mia fretta, vorrei correre via da
questo inferno. Potrei andarmene fingendo di non aver udito
il suo
richiamo, eppure per una questione impulsiva mi sono arrestata. Non
ho altra scelta che restare e sentire cosa vuole.
<< Ecco qua >> deposita tra
le mie mani un blocco di fogli
<< Questi sono i tuoi compiti
speciali, non ti preoccupare, me li potrai consegnare entro la
prossima settimana. >> mi da una pacca sulla spalla come
se mi
avesse concesso chissà quale piacere ma non è
così. Oggi è
mercoledì, avrò solamente due giorni per
compilare questi papiri.
Mi limito a ringraziare e
me ne vado. Diavolo, essere considerati intelligenti è
veramente una
scocciatura! Tutti gli insegnanti mi danno dei compiti extra, come se
non attendessi altro. Anche se sono intelligente, odio
stare china sui libri.
Ah, libertà!
Finalmente fuori da
quella prigione imputridita dalla puzza di sudore, dai fiati
e dai
sospiri annoiati. Che bello sentire l'aria gelida e pulita sul mio
volto
<< Sylvia! Sylvia >>
Mi volto ed ecco la nostra Jeep
Renegage accostata al lato della strada. Dal finestrino si sbraccia
mio padre che continua a urlare il mio nome. È alquanto
imbarazzante, forse è meglio muoversi, sta attirando troppa
attenzione, infatti tutti gli studenti stanno osservando con un certo
cipiglio la grande macchina.
Veloce cammino e apro la portiera
posteriore, getto lo zaino e poi mi catapulto dentro. Appena chiudo
la portiera, sento le voci dei miei genitori.
<< Perché urli come un ossesso?
Guarda che non è sorda >>
<< Sì ma non ci ha visto, magari
se ne andava per i cavoli suoi, vero? >>
Papà si volta verso di me sbattendo le
palpebre su quei bellissimi occhi d'un verde “
meteorologico”.
Non saprei come definirli, perché non sono mai d'un verde
costante,
la base è di quel colore eppure cambiano in continuazione
assumendo
sfumature più chiare o scure. Ora brillano e sembrano
smeraldi.
Accidenti, mi sono persa nei suoi occhi e mi sta fissando, ah giusto!
Devo rispondere alla domanda, ma cosa mi ha chiesto? Boh, sorrido e
annuisco come una scimmia ammaestrata e sembra soddisfatto.
<< Hai visto Rivaille? È come ho
detto >>
La nuca corvina non dice nulla, ingrana
la marcia e parte.
<< Come è andata a scuola
Sylvia? >> papà si volta, ora i suoi occhi
hanno assunto una
nota leggermente più scura, come ci riesce?
<< Bene >> pare deluso
della mia risposta, forse dovrei approfondire << a parte
il
fatto che la professoressa Hanji mi ha dato troppi compiti
>>
<< Tsk, quella quattrocchi di
merda >> puntuale come un orologio ogni qualvolta che
pronuncio
il suo nome, Levi spara un insulto. Da quello che ho capito, Hanji e
Levi un tempo lavoravano insieme all'agenzia “Wings of Freedom
“.
Ogni tanto si ritrovano, tali volte è venuta a casa nostra a
prendere un the assieme a Levi. Quelle rare volte in cui li ho
sentiti conversare ... bah! Non fanno altro che insultarsi, o per
meglio dire, Levi la insulta mentre Hanji risponde alle provocazione
con grasse risate. Dato che
continua a venire e che non mi ha bocciato nella sua materia, direi
che sono in rapporti buoni anche se Levi si rivolge a lei con toni
minacciosi e sprezzanti, ma in fondo mio padre è
così. Persino nei
confronti di suo marito riserva parole poco gentili
<< Dove
andiamo a mangiare? >>
la domanda posta così con disinvoltura da papà
spezza gli insulti
che sarebbero usciti a raffica dalla bocca del suo compagno.
<< Non ho preferenze, ma non
voglio mettere i piedi in uno di quei schifosi fast food che a te
piacciono tanto >> il suo tono è sprezzante
eppure riesco a
percepire una leggera nota di divertimento nella frase.
<< Dai, Rivaille! Non puoi odiare
gli hamburger, come si fa?! >> sembra arrabbiato eppure
gli
scappa un sorriso
<< Certo, puoi nascondere il
sapore di quella carne da quattro soldi sotto litri di kechup, ma
rimane il fatto che è carne scadente >>
<< scadente ma buona! >>
Ok, prima che la
conversazione degeneri
in chissà quale litigio, intervengo
<<
Giapponese, ho voglia di sushi
>>
<< Sei sicura? >> papà mi
rivolge uno sguardo smeraldino speranzoso << non hai
voglia di
un succulente hamburger accompagnato da croccanti patatine fritte?
>>
<< Hey, non fare quello sguardo
da cucciolo speranzoso, l'hai sentita? Vuole mangiare sushi, non
mettergli in testa strane idee >> ma sentitelo, che padre
amorevole! La verità è che teme d'essere
costretto a ingurgitare
del sudicio cibo fritto.
<< Cazzo … >> una
terribile sterzata che quasi mi schianto contro al finestrino, ma
grazie alla cintura di sicurezza rimango salda. Prendo nota: quando
dovrò prendere la patente mi farò insegnare da
PAPA'. Levi è un
pericolo pubblico, no non è vero. Da quando sono in vita non
ha mai
fatto incidenti, nemmeno un misero tamponamento, eppure tali volte
compie delle sterzate che rivoltano l'intero apparato digerente.
<< Rivelle! Cosa c'è? >>
una certa nota di affanno sento nel tono di papà, forse la
sterzata
ha stravolto anche il suo stomaco.
<< Mi sono ricordato che devo
passare all'agenzia per dare dei documenti ad Erwin >>
Parcheggia in modo
impeccabile, la
macchina rientra perfettamente nelle righe bianche tratteggiate
sull'asfalto. Scendiamo tutti dall'auto e Levi detiene tra le mani
una voluminosa busta marrone, quelli sono i documenti, così
chiama
le prove raccolte per incastrare i furfanti. Eh sì. I miei
genitori
in teoria sono degli investigatori privati, ma in verità non
si
limitano a questo. Loro sono anche dei “caccia
taglie”, in poche
parole acchiappano e sbattono in galera tutti quegli assassini e
ladri che la polizia non riesce a catturare.
Entriamo nell'immenso edificio, ci sono
all'incirca cento appartamenti, quello in cui dobbiamo andare
ovviamente è situato all'ultimo piano. Papà si
dirige verso
l'ascensore, Levi invece intraprende le scale. Ovviamente io entro
nell'ascensore, sono troppo pigra per percorrere tutte quei gradini.
Spingo il pulsante luminoso e le porte
metalliche si chiudono dinnanzi a noi.
<< Facciamo presto così andiamo
a mangiare >> mi dice papà, come se fossi io
quella che sta
crepando di fame quando invece il gorgoglio del suo stomaco
suggerisce il contrario.
La porta dell'ascensore si apre e Levi
è già lì che ci aspetta. Nemmeno
un'ombra di affanno o di sudore è
presente sul suo viso, come fa? So che è in forma, ha
quaranta anni
eppure ne dimostra trenta, inoltre il suo fisico è scolpito.
Lo so
perchè ogni volta che esce dalla doccia, gironzola per casa
con il
lungo asciugamano legato in vita e devo dire che in forma, forse
anche troppo ma con il lavoro che fa penso sia inevitabile. Correre,
inseguire e difendersi dalla gentaglia, deve essere fisicamente
faticoso.
<< Questo ascensore è troppo
lento >> decreta con il suo solito fare annoiato ma il
problema
non è l'ascensore, sei tu che sei troppo veloce, sei tu
quello
anomalo!
Si para davanti e noi e lo
seguiamo, si
arresta davanti alla porta, infrucia la chiave nella serratura.
Entriamo nella
desolata sala
d'attesa per poi catapultarci in un caldo ufficio. Il colore che
domina è il mogano, molto autoritario. Le pareti sono
bianche,
ornate da quadri dai colori decisi.
<< Ciao! >> ecco Erwin
Smith, il proprietario e fondatore dell'agenzia, nonché il
capo dei
miei genitori. È un omone gigantesco e incute una certa
paura, in
questo momento mi sta rivolgendo un sorriso cordiale, eppure mi
trasmette una sensazione strana. Non so, tali volte mi pare quasi
hannibal … e brrr … che brividi!
<< Ciao Erwin, Mikasa è nel suo
ufficio? >> Erwin annuisce e Eren si dilegua
<< Non perderti in chiacchiere >>
non credo che la voce di Levi l'abbia raggiunto.
Levi sbatte sulla scrivania di mogano
la busta con fare poco elegante
<< Ecco, con queste foto
incastriamo quel bastardo >>
Ah, aiuto! Erwin sorride di nuovo e che
cavolo, perché? Sei troppo sgradevole quando contorci il
viso in
quella smorfia.
<< Grazie Levi, oggi chiamerò i
familiari così che possano instaurare il giudizio
>> la manona
nascode il picco marrone dentro a un cassetto presente nella
scrivania, ora si concentra su di me con quel sorriso stile
“Hannibal”.
<< Silvya ogni qualvolta che ti
vedo diventi sempre più bella. >> detto da te
non so se è un
complimento, ma comunque sorrido e mi limito a ringraziare. Mi chiedo
se il mio sorriso produce la stessa sensazione che trasmette Erwin.
<< Assomiglia a te >>
<< Per forza, è mia figlia >>
lo dice con fare scocciato, come se il biondo avesse detto una
cretinata troppo scontata. In effetti è vero,
perché condividiamo
lo stesso corredo genetico, quando me l'ha detto? Giusto, è
successo
quando avevo dieci anni
Era un pasto
silenzioso, io e papà
eravamo seduti al tavolo circolare, invece Levi mi dava le spalle,
chino sul lavello a lavare alcuni utensili.
<< Chi è la mia mamma? >>
così, senza ragione o sentimento la domanda uscì
e a quel punto
tutto si fermò. La forchetta di papà si
bloccò a mezz'aria e vidi
le spalle di Levi irrigidirsi tutto d'un colpo. Silenzio assoluto,
fino a quando Levi si voltò verso di noi, scostò
i piccoli ciuffi
neri dalla fronte e disse con una tranquillità ultraterrena
<< Finisci di mangiare, dopo
te lo spighiamo. >>
Accomodata sul divano del salotto,
papà era in piedi di fronte a me e camminava avanti e
indietro, si
sbracciava parlando di polline, fiori, api, nel discorso introdusse
persino delle cicogne rendendomi sempre più confusa. Forse
la mia
confusione trapelò in qualche modo dal mio viso
perché a un certo
punto, Levi si alzò dalla poltrona emettendo uno sbuffo.
<< Eren, la pianti? Guarda che
le stai mettendo delle strane idee in testa è una mocciosa,
ma non è
cretina >>
Papà si ammutolì, era troppo
impantanato nelle sue strane favole per contraddirlo, così
Levi si
inginocchio per poter incatenare i nostri sguardi. I suoi occhi erano
stretti e pareva sicuro, non c'era alcun tipo di ansia.
<< Ascoltami Sylvia, lo sai
vero che due uomini non possono procreare? Non possono creare un
bambino? >> annuii, l'avevo imparato da un documentario
trasmesso su national geographic
<< Bene, dato questo dato di
fatto, ho donato il mio sperma .. >>
<< Levi! >> il
rimprovero acuto di papà mi fece sobbalzare
<< Guarda che lo sa cos'è lo
sperma, l'ha imparato guardando quei documentari, giusto?
>> il
suo sguardo si incatenò immediatamente al mio alla ricerca
di una
risposta che confermai con un cenno del capo
<< Bene. Allora, per averti ho
donato il mio sperma a questa donna. Ti ha tenuto dentro di
sé per
nove mesi e poi ti abbiamo presa >>
<< Mi avete rapita dalla
pancia di questa donna? >>
<< Non dire assurdità. La
donna era consenziente, per averti l'abbiamo pagata >>
<< Levi! Sei troppo rude! >>
Papà si china affiancando Levi,
rientrando nel mio campo visivo
<< Quello che Rivelle vuole
dire è che ti volevamo così tanto che siamo stati
disposti a pagare
tua madre per tenerti nella sua pancia >> papà
pone la mano
sulla mia << è un problema per te?
È così indispensabile una
mamma? >>
La faccenda allora non mi era del
tutto chiara, però capii la domanda posto da mio padre
<< No, non lo è >>
Risposi in modo sincero,
anche se
ancora non conosco l'identità della donna che mi ha ospitato
nel suo
utero, non m' importa. Per quanto strani, i miei genitori mi hanno
dato e mi danno tutto quello che mi serve. Non ho mai sentito la
necessita d'affondare la testa in due gigantesche tette. I pettorali
maschili sono rassicuranti.
Erwin ha ragione, sarà per i capelli
corvini, per la pelle lattea, per il profilo delicato, la bassezza,
ma ormai sembro una copia di Levi. L'unica differenza fra me e lui
sono gli occhi, purtroppo non ho ereditato le sue pupille grige, ma
sono verdi. Non come quelli di papà, ma sono d'un verde
chiaro
statico, il colore è molto più opaco e a parer
mio, noioso.
<< Come va Silvya? >>
l'omone seduto alla scrivania me lo domanda con quel suo maledetto
sorriso, mentre Levi sta rovistando tra i cassetti di un grande
armadio situato dall'altro lato della stanza
<< Bene, grazie. Tu? >>
<< Oh, il lavoro mi tiene
occupato ma va tutto bene >>
Forse sono
troppo acida nei suoi confronti, in fondo ci conosciamo da sempre, lo
testimonia una foto incorniciata, presente su un mobile del salotto.
Era piccola, talmente piccola che quasi scomparivo tra quelle grandi
manone. In quella foto non sorride, eppure i suoi occhi parevano
sereni.
<< Hey Erwin questa la posso
prendere? >> Levi si volta impugnando una pistola dal
manico
nero e la canna argentea, credo sia una Umarez Walther ma da questa
distanza non riconosco il modello.
<< Ah, l'ho acquistata pensando a
te, ti piace? >>
Asume la posa da tiro,
braccia tese in
avanti, gambe leggermente divaricate, punta un punto cieco della
stanza, non vorrà premere il grilletto, spero. No, non credo
e anche
se fosse la cosa non mi fa paura.
Levi è strano, ma non è un pazzo
omicida.
<< Uhm, non male >> con
fare agile e annoiato sbottona due bottoni della camicia e infila
l'arma nella fondina ascellare accuratamente nascosta e camuffata.
Possiede il porto d'armi, ma non credo che durante le ore on
lavorative possa girare con quell'arsenale. Eh sì,
è un po' strano
ma lui non gira mai disarmato, penso che anche papà porti
con se
qualcosa.
Beh, con il lavoro che fanno credo sia
normale, però tali volte è inquietante, mi pare
quasi di girare
sempre al fianco di un paio di Body Guard. In fondo potrebbe essere
un motivo di vanto, se lo dicessi in giro nessuno oserebbe
più
deridermi o infastidirmi con qualche strana battuta, però me
lo
tengo per me. Potrebbero finire nei guai se saltasse fuori questo
fatto.
Papà finalmente torna nella stanza, oh
che bello! Non ne posso più di osservare quel sorriso
orrido, e poi
la fame comincia stringere lo stomaco.
Affondo il piccolo sashimi
nella
vaschetta colma di salsa di soia, con attenzione stringo le bacchette
e porto alla bocca il boccone. Sarò impacciata con questi
pezzi di
legno tra le mani, ma sono troppo orgogliosa per domandare al
cameriere un paio di posate metalliche. Che cavolo! Sono in un
ristorante giapponese perciò voglio mangiare come una
giapponese.
In genere papà è il chiacchierone
della famiglia, è lui che instaura gli argomenti di
conversazione
attorno al tavolo, ma ora è muto, pare troppo concentrato a
non far
cadere a terra le bacchette. Quanto lo capisco, invece Levi no. Con
non-chalance porta i piccoli bocconi di riso alla bocca senza la
minima esitazione, come se fosse avvezzo a quella cucina. Forse lo
è,
da quello che ho capito ha una certa passione per la cucina
giapponese, ma non è questo il punto, al di là
del sapere impugnare
le bacchette, Levi sembra saper fare tutto, che sia cucinare, pulire,
fare i calcoli sparare, ogni cosa la fa con quella sicurezza innata.
A volte mi irrita e mi mette in soggezione, però ci sono
abituata.
<< Cazzo >>
Splash!
Il sushi non raggiunge la
bocca di papà
e cade miseramente sulle ginocchia, purtroppo era talmente in terso
di salsa di soia che le goccioline scure sono schizzate sulla
tovaglia bianca e persino sulla sua camicia chiara. Un disastro, ma
Levi si affretta ad afferrare il tovagliolo
<< Tsk, hai trenta quattro anni e
ancora non sei capace di mangiare senza sbrodolarti come un moccioso
… >> movimenta il tovagliolo immacolato sulle
sue gambe e le
guance di papà diventano color vermiglio, quanto
è buffo! Mi scappa
da ridere e vorrei farlo, però pongo una mano sulla bocca e
mi
trattengo. Non voglio ferire il suo orgoglio già imbarazzato.
<< Levi, dai ci penso io >>
cerca di strappare dalle mani il fazzoletto ma Levi lo ignora e
continua a tamponare il pantalone
<< Piantala, ci penso io >>
Stavolta Levi alz il capo e i due visi
sono incredibilmente vicini, si stanno guardando negli occhi con una
tale intensità … ecco! Questo è uno di
quei momenti romantici in
cui io non vorrei esserci, o per meglio dire “non dovrei
esserci”.
Per qualche minuto si guarderanno con quello sguardo trasognante e si
perderanno in chissà quale luogo.
Voglio lasciarli nella loro intimità,
così volto il capo e … uffa! Che stress, vedo
qualche volto
stranito che guarda i miei genitori a occhi sgranati, come se non
avessero mai visto due uomini scambiarsi tenere effusioni. Adesso li
guardo malissimo, rivolgo delle occhiatacce assassine alla
“Levi
style” e li stendo tutti!
<<
Etchiù >> papà ha
starnutito in faccia a Levi, davvero? Sì, è
successo davvero.
<< Scusa
>> sembra sincero
eppure gli scappa un sorriso, e come si fa a non ridere? Levi ha il
volto tremante, costretto in una espressione apatica, quando in
realtà è talmente disgustato che a fatica porta
il tovagliolo al
volto per tirar via le gocce tiepide incastonate sul naso.
Non ce la faccio, vorrei trattenermi e
rido, rido a squarciagola mi piego in due e il mio sorriso è
contagioso. Anche papà sta ridendo a più non
posso.
<< Che schifo >> il tono
acido ci scuote e noi ridiamo più forte, come delle scimmie
dementi
scopriamo le labbra mostrando i denti.
<< Oh, Levi >> papà, senza
smettere di tremare dalle risate, afferra un tovagliolo e delicato lo
passa sulla zona colpita dal suo starnuto.
<< Scusa >> lo dice di
nuovo e stavolta pone le labbra sulla punta del suo naso
<< Scusa >> scende e ora
tocca le sue labbra e io mi volto dall'altra parte e tutti ci
guardano, e come dargli torto. Abbiamo inscenato una scena troppo
esilarante che solo i miei genitori potevano creare.
Eh, sono strani,
molto strani.
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Capitolo 2 *** Socializziamo tutti insieme appassionatamente! ***
Socializziamo
tutti insieme appassionatamente!
Levi
Oggi
è sabato, il mio giorno libero e così ne ho
approfittato: ho
passato l'intera mattinata a pulire casa dato che quei due non alzano
un dito, oppure lo fanno ma sono incapaci. Sì, sono
veramente degli
scansafatiche, ogni qualvolta che afferrano una scopa o una
aspirapolvere con quel fare scocciato, so che dovrò
ripassare i
punti che secondo il loro parere,”hanno pulito”.
Non importa
quanto glielo insegni o quanto li sgridi, quei due lasceranno sempre
della polvere o dello sporco in giro. Ovviamente continuo a sgridarli
ogni qualvolta che producono sporcizia gratuita, però ho
gettato la
spugna: non puliranno mai bene perchè non hanno alcuna
voglia di
tenere in ordine la casa e dato che io non ho alcuna intenzione di
vivere in una pattumiera, allora non ho altra scelta che impegnare le
mie forze.
Oggi
è sabato, magari dopo vado in palestra con Eren, se riesco
trascino
anche quella mociossetta pigra, deve mettere su un po di massa
muscolare, è talmente magra che a fatica entra in una taglia
trentotto.
Ancche
per Eren è il suo giorno libero, stamattina è
dovuto uscire da
qualche parte, me l'ha detto ieri sera, eppure mi sfugge il motivo
della sua assenza. Strano, in genere ricordo sempre tutto, sto
invecchiando? No, sicuramente non si tratta di questo, anzi sono
certo che si è dimenticato di comunicarmi la sua meta
Ora
son le due del pomeriggio, eppure Eren non è ancora
arrivato, e non
capisco il motivo. L'ho provato a contattare sul cellulare, ma
è
irraggiungibile. Scommetto che è uscito di casa senza
nemmeno
controllare se fosse acceso. Tsk, il solito moccioso.
Eccolo,
ho sentito lo schiocco della serratura, la porta striscia malamente
sul pavimento, quante volte gli ho detto di aprirla delicatamente?
Così facendo il parquet si segna e dopo a chi tocca tentare
di
pulire quei segnacci? La risposta è talmente scontata che
non merita
nemmeno d'essere espressa.
Eren
entra in cucina e mi fissa con uno sguardo che traballa tra l'ira e
il dispiacere, chissà cosa è successo, forse ha
incontrato Jean.
Quei due non fanno altro che litigare ...
Non è
necessario porre domande, mi basta guardarlo negli occhi per fargli
sputare la verità, infatti le sue labbra si muovono ...
<<
Sono stato al colloqui genitori e insegnanti oggi! >>
ecco dove
è andato, non sapevano che quegli insegnati perdi tempo
<<
E tutti hanno detto la stessa cosa … >>
Che
cosa ha combinato Sylvia? Ha spacciato droga? Ha menato qualche
ragazza? Ha schiacciato i testicoli di qualche studentello arrapato?
In tal caso mi complimenterò con lei, gli ho insegnato io a
difendersi dai possibili assalti sessuali
<<
E' troppo riservata! L'hanno detto tutti, da quando ha cominciato
l'anno scolastico non si è fatta neppure un amico, non
dialoga con
nessuno, è terribile … >> sprofonda
sulla sedia e affonda le
mani nella nuca castana e non riesco a capire il suo affanno.
<<
La mocciosetta non è mai stata una persona molto socievole,
e
allora? >>
Eren
alza lo sguardo e suoi occhi brillano di rabbia, per quanto belli so
cosa annuncia quello sguardo: una sclera micidiale che dovrò
sopportare o cercare di placare in qualche modo.
<<
ALLORA? Sylvia ha quindici anni e non voglio che si ritrovi sola in
classe, lo sai che nessuno si siede accanto a lei? Lo sai che il
banco deposto al suo fianco è vuoto? Lo sai cosa succede
alle
persone solitarie in una classe? Succede che diventerà la
pecora
nera, quella che tutti prenderanno per i fondelli >>
<<
No, è impossibile. Se qualcuno dovesse prenderla in giro,
lei lo
picchierebbe a sangue >> glielo ho insegnato io
<<
No! Non è questo il punto! >> ecco, ora trema,
Dio santo che
uomo emotivo, mi chiedo come è possibile che un come me si
sia
ritrovato con un ragazzo del genere
<<
Il punto è che è colpa tua! >>
l'indice tremante si dirige
verso di me e ora mi sto arrabbiando.
<<
Non l'hai voluta mandare all'asilo perchè dicevi, parole tue
“è
un cumulo di germi assassini”, ora è incapace di
socializzare. Se
l'avessimo mandata magari … >>
<<
Magari si sarebbe beccata il morbillo, la malaria e compagnia bella.
Sylvia era una bimba cagionevole, bastava un soffio di vento e quella
mocciosetta si beccava la bronchite >>
Da
questo punto di vista Sylvia era terribile, ormai non rimembro
più
le innumerevoli notti in bianco passate a curarla.
<<
Sì, però forse è stato quello, le
abbiamo impedito di ambientarsi
tra i suoi coetanei >>
<<
Hey, Eren non ti sembra d'esagerare? Ti stai comportando come una
vecchia sclerotica in preda alla meno pausa >>
Oh,
è talmente arrabbiato che è sul procinto di
piangere, allora non ho
altra scelta che tranquillizzarlo un po. Mi alzo e mi accomodo dietro
a lui, cingo il suo petto e diavolo, senti come scalpita questo
cuore. Ha sempre scalpitato troppo, fin dal giorno in cui ci siamo
conosciuti questo muscolo batte rumorosamente rendondo Eren incline
alla emotività perenne. Certe volte penso che questo muscolo
batte
anche per me.
Pongo
il mento sulla sua nuca profumata, sa di cocco, ha usato lo shampoo
della mocciosetta, quante volte gli ho detto di non usarlo? Quella
sostanza non è utile per la sua cute ma non importa, al
momento non
è il caso di fargli una tale notazione.
Eren
sembra essersi calmato, ah non cambierà mai e la cosa non mi
dispiace affatto. Nonostante i suoi strani sbalzi ormonali,
è bello
sapere che le mie carezze producano ancora un tale effetto su di lui.
Vedo
un volantino sotto al palmo della sua mano
<<
Cos'è quello? >>
Eren
sembra ridestarsi dal suo stato agitato, ma io rimango immobile e non
mi stacco, mi piace il suo profumo
<<
Hanji, vista la difficoltà di Sylvia, ha proposto di
partecipare a
questi incontri >> alza il volantino colorato e a
caratteri
cubitali c'è scritto “ socializziamo insieme
appassionatamente”.
Spero di aver letto male
<<
Dato che Sylvia è minorenne è necessaria la
presenza di un genitore
e … >> Eren volta il capo e mi mostra due
iridi verdi velate
da un scintillio strano
<<
Dato che la colpa è tua, l'accompagnerai tu >>
<<
Col cazzo. Non ho alcuna intenzione di perdere il mio giorno libero
per cercare di risolvere un problema che nemmeno esiste >>
Eren
mi guarda e stavolta i suoi occhi brillano, sono talmente lucidi e
questa è quella maledetta espressione da cucciolo,
disgustosamente
carino, nonostante l'età non ha perso questa
capacità.
<<
E va bene! >> roteo gli occhi maledicendo la mia dannata
debolezza,
Eren
si allunga e mi lascia uno bacetto a fior di labbra
<<
Grazie >> lo dice con quella serenità e grazie
un cazzo! Lo fa
apposta, lo sa che non riesco a negare nulla a quello sguardo.
<<
Solo un bacio? Ci vorrà ben altro per ringraziarmi come si
deve …
>>
Diamine,
ora è arrossito, è dannatamente carino e non
resisto, affondo le
dita sotto la sua maglietta massaggiando i suoi pettorali. La pelle
è
liscia, morbida è un contatto piacevole. Vorrei tanto
strappargliela
via di dosso, gettarla e guardare la mia mano diafana posata sul
petto leggermente bronzeo. Il contrasto delle nostre pelli è
a dir
poco eccitante.
Sento
la chiave della serratura, e mi allontano prendendo posto alla sedia.
La mocciosetta è arrivata, è giunto a questa
conclusione anche Eren
perchè sta lisciando i capelli leggermente spettinati e con
l'altra
ventila il viso arrossato. Ah, mi sa che quel rossore non
sparirà
con una semplice folata di vento perciò non ti affannare, te
lo farò
passare quando tornerò a casa.
Sylvia
Appena
entrata in casa papà mi
spalmò addosso questo volantino con un entusiasmo a dir poco
eccessivo mi ha chiesto di partecipare a questo incontro. Non ho
fatto molte domande, anzi non ne ho avuto occasione perché
Levi mi
attendeva sul pianerottolo con le chiavi della macchina alla mano.
In cucina non lessi il
volantino, ma lo sto leggendo ora ed è terribile!
Le indicazioni presenti su
questo straccetto di carta non sono approfondite, non spiegano
esattamente cosa si combina ma già il titolo colorato
scritto a
caratteri cubitali non promette niente di buono:“
socializziamo
tutti insieme appassionatamente”. Che diamine significa?
Sì, ci
sono tante forme di “socializzazione”!
È una banda satanica? Non è
che per caso sacrificheremo una vergine intonando cori ultraterreni?
In tal caso mi andrebbe anche bene purché non sia io quella
Vergine,
allora sarei nella cacca. No, scherzi a parte sto leggendo il
volantino e da quello che ho capito, si propongono giochi psicologici
per invogliare i ragazzi ad aprirsi e a conoscere nuove persone. Il
problema è il seguente: non voglio conoscere altre persone!
Sto bene
così, anzi c'è fin troppa gente accavallata nella
mia vita.
Sotto a questo inquietante
titolo, c'è una foto che immortala un gruppo di ragazzini
sorridenti, uscirò così anche io dopo la seduta
psicologica?
Dubito, io rido raramente e onestamente mi da fastidio inarcare le
labbra fin sopra il naso. Magari mi sottopongono a un lavaggio del
cervello che m'imporra di sorride per tutto il resto della mia vita,
che tragedia! Come potrò partecipare ai funerali? Chi mi
prenderà
seriamente dopo ciò?
Arrivata a questo punto c'è una
questione che vorrei porre a Levi. Che cosa ho fatto di male?
Sì,
perchè questa mi pare una punizione, occupare
così il mio sabato
pomeriggio è una terribile punizione. Già, mi
tocca a partecipare a
quei terribili corsi d'avanzamento progettati dalla mia scuola con
l'unico scopo di sfinirmi, poi i miei genitori m'impongono di
partecipare a questo schifo assieme a dei bambini scemi. Che
amarezza.
Prima di porre la questione a
Levi che come Caronte mi sta conducendo verso l'inferno, devo
chiedermi che peccato ho commesso …
A scuola vado bene? Sì, la pagella è
cosparsa da nove e dieci
Ho offeso a parole i miei
genitori? No, non credo d'averlo mai fatto … aspetta un
attimo, che
sia stata quella volta al ristorante giapponese quando ho riso dello
starnuto arrivato in faccia a Levi? Che si sia offeso? Beh, forse
però anche papà rideva perciò dovrebbe
esserci anche lui sopra
questa automobile. No, non credo si tratti di questo, Levi non
è una
persona così permalosa, o perlomeno non così
vendicativa.
Rifletti Sylvia, rifletti … ci
sono! Che non sia per il fatto che non ho pulito la stanza? Ieri Levi
me lo ha chiesto, o per meglio dire me lo ha ordinato, eppure mi
tirava troppo afferrare la scopa e pulire il lercio della mia stanza.
Sì deve essere questo il motivo, eppure non mi ha mai punito
per una
sciocchezza del genere.
Mi ricordo che una volta avevo
divorato una bacinella di pop-corn in camera davanti al televisore
spaparanzata sopra il letto. Non vi dico che sfacelo di semi e
briciole era presente lì sopra, e ci dormii anche! La
mattina
seguente ovviamente non cambia il piumino, ero troppa appannata dal
sonno e angosciata all'idea di dover andare a scuola per ricordarmi
una tale sciocchezza. Quando tornai a casa le coperte del letto erano
immacolate, eppure Levi non mi mise in punizione, semplicemente mi
rimproverò, ma niente di eccessivo.
A questo punto non so cosa
pensare, perciò glielo chiedo
<< Levi, perchè devo
andare a questo raduno? >>
<< Non ne ho idea,
chiedilo a tuo padre >> oh, quindi ho offeso
papà?! Come è
possibile? Noi non litighiamo mai, in verità non litigo
nemmeno con
Levi, perchè dovrei? Saranno anche strani, però
mi lasciano fare
tutto quello che voglio.
Pensiamo, cosa ha offeso papà?
Ah, non ho tempo per pensare, siamo giunti a destinazione.
È uno
squallido centro sociale
e come tale è poco decorato, pare una triste scuola.
Non facciamo in tempo ad aprire
la pesante porta vetrata che una donna dalla faccia grassa e
occhialuta ci accoglie con un “ciao” fin troppo
esuberante. Sono
all'inferno, Perchè sorridi?
<< Siete qui per il corso?
>>
<< Sì >> dice papà
senza alcuna inclinazione emotiva
<< Bene, seguitemi >>
ci affianchiamo alla donna e seguiamo il suo passo
<< Io sono Elena, la
psicologa che dirigerà il corso. Tu come ti chiami?
>> mi rivolge uno sguardo
esuberante quasi stralunato, e poi sarei io quella strana?
<< Sylvia >>
<< Oh, che bel nome! Bello
come te, immagino che tu sei il papà >>
Levi annuisce
<< Si vede, vi
assomigliate tantissimo! >> non critica l'affermazione
della
cicciona, eppure i suoi occhi roteano verso l'alto.
<< Eccoci arrivati! >>
ci fermiamo di fronte alla porta, il pomello viene abbassato e
entriamo in una grande stanza, anonima come l'intero edificio.
Voltando il capo a destra, vedo
un branco di adulti attorno a un tavolo bandito di bevande e
bicchieri di plastica. Probabilmente i genitori, dove sono i figli?
Eccoli, dall'altra parte della stanza ci sono delle sedie posizionate
in modo tale da disegnare un cerchio.
<< Sylvia, seguimi, invece
il papà deve stare all'angolo assieme agli altri genitori
>>
ahaha … che ironia! Quindi non
sono l'unica che deve socializzare, tocca anche a te! Non ce lo vedo
Levi a sorseggiare del thè racchiuso in uno squallido
bicchiere di
plastica assieme a questi vecchi.
Vorrei tanto vedere le faccia
disgustata di mio padre, ma accidenti la grassona mi fa segno di
seguirla e non voglio essere rimproverata, non rendiamo ancora
più
difficoltosa la situazione.
Vedo tre sedie vuote, ovviamnte
mi siedo sulla seconda in modo tale da non avere dei vicini,
preferisco evitare inutili contatti. Volgiamo lo sguardo intorno e
vedo parecchi mocciosi, credo di essere io la persona più
vecchia
qua in mezzo. Sono strani: alcuni hanno delle facce costrette in
espressioni incazzate, altri hanno lo sguardo fisso al pavimento e
poi vedo uno vestito da metallaro , ma si può?
Avrà si e no dodici
anni eppure indossa borchie e abiti di pelle. I miei genitori non mi
farebbero mai uscire da casa così, Levi mi svestirebbe a
forza. Ora
che ci penso credo sia Levi a comprarmi gli abiti, a me non
interessa: er quanto mi riguarda potrei indossare jeans e scarpe da
ginnastica per sempre, però ci sono delle occasioni in cui
questo
abbigliamento non è consono, come per esempio i matrimoni e
le varie
cerimonie. In questi casi entra in gioco Levi, trascina sia me che
papà nelle boutique alla ricerca di capi eleganti ma non
troppo
ridicoli. Anche papà ama la comodità, infatti
quando è l'ora di
indossare lo smoking viene sempre costretto da Levi.
La donna grassa si pone al
centro del cerchio attirando l'attenzione di tutti, anche di quelli
che avevano gli occhi chini.
Magari si tratterà di una
lezione frontale stile Hanji, cioè instaurerà un
monologo che noi
saremo costretti ad ascoltare. Non mi dispiacerebbe, sempre meglio
che interagire con questi “stramboidi”.
<< Bene ora che siamo
tutti riuniti qui vi avviso che questa non sarà una lezione
frontale
… >> a posto ora mi viene in mente la frase
presente sopra
alla porta dell'inferno dantesco: “ lasciate ogni speranza,
voi
ch'entrate ...” . Le mie speranze sono state buttate nel
cesso.
<< … dato che questa è
la prima seduta, oggi ci conosceremo meglio con piccoli giochi. Per
cominciare ognuno di voi si alzerà in piedi, si
alzerà e dovrete
dire anche il colore che secondo il vostro parere rispecchia il
vostro stato d'animo attuale >>
Ecco, con questa ho tirato la
catenetta dello sciacquone e faccio “ciao ciao” con
la manina
alle mie speranze
<< Comincio io … mi
chiamo Elena >>
<< Ciao Elena! >>
oddio, l'hanno salutata in coro? Che ribrezzo
<< Il colore che
rappresenta il mio attuale stato d'animo è il rosa
>> ok,
grazie per avermelo comunicato ma non m' importa. Dopo questa
informazione la mia vita non cambierà
<< Ora tocca voi,
cominciamo … >> il suo sguardo tentenna e
passa ogni volto,
per favore non cominciare da me ...
<< Cominciamo da te,
alzati in piedi >> e ti pareva. Vabhè,
speriamo sia veloce e
indolore, mi alzo in piedi e obbedisco
<< Il mio nome è Sylvia
Ackerman >>
<<
Oh, non è necessario dire il cognome, troppo informale, ma
non fa
niente >> se “non fa niente” allora
perchè diamine hai
dovuto fare questa precisazione? Che testa di cazzo …
<< Di il colore con cui
oggi ti senti affine. >>
<< Il colore è il nero >>
ho risposto, è finita quindi ora mi metto a sedere
<<
Ma il nero non è un colore >> argh! La grassa
Elena ha
bloccato i miei movimenti, perchè? E vabhè, una
spiegazione la devo
pur fornire
<<
Lo so, e l'ho scelto proprio per questo. Al momento non provo alcuna
emozione, perciò il nero mi pare il colore più
incline al mio stato
d'animo >>
La
risposta mi pare più che soddisfacente, eppure la grassa
Elena mi
sta guardando come se avessi bestemmiato contro qualche dio.
<<
Impossibile, non è fattibile, una ragazza come te deve pur
pur
provare un qualche sentimento, per esempio … come ti fa
sentire il
fatto di essere qui? Come ti fa sentire il fatto che ti sto parlando
.. >>
<< Ok, allora il mio colore al momento è
l'arancione >> sei
contenta? Ti ho fornito un cazzutissimo colore, posso sedermi?
<<
E' il colore dell'irritabilità ... >> la frase
rimane sospesa
nell'aria, e io rifletto, ho sparato il primo colore che mi
è
saltato in mente però ora che ci penso l'arancione viene
associato a
questa inclinazione: i segnale del semaforo è arancione, gli
operatori stradali che puliscono le strade indossano giubotti
fluorescenti di colore arancione ...
<< Sì >> forse è
uscita secca la mia risposta, ma non m'importa, voglio solamente
sedermi, infatti ora lo faccio.
<< Bene, continuiamo …
>>
Che strazio, mi consolo con il
fatto che almeno per un po non dovrò subire altre domande
idiote.
Guardandomi attorno capisco che non sono l'unica a provare noia,
infatti vedo che il “bimbo- metallaro” sta a
braccia conserte e
emana uno sbuffo. Eh, quanto lo capisco. Che fa? No, non
vorrà fare
quello che penso?! Ha districato un braccio e porta una mano
al volto, le dita si muovono verso il naso e l'infila dentro alla
narice, disgustoso! Sta scavando e spinge il dito sempre più
in
fondo, guarda che non puoi spaccare il setto nasale. Vuoi andare a
toccare il cervello? Disgustoso, devo assolutamente distogliere lo
sguardo altrimenti rischio di vomitare.
Levi
<<
Quella è tua figlia?
>> che strazio, questo vecchio si è posto al
mio fianco così
tanto per fare e senza nemmeno presentarsi, alita sul mio volto
questa domanda. Non è profumata, sa di cipolla. Disgustoso.
<< Sì >>
<< Si vede, ti assomiglia
ed è molto bella … >> e il suo
sguardo si addossa a Sylvia.
Lo so, è bella, nonostante il fisico acerbo ogni giorno
diventa
sempre più femminile e questo dato di fatto viene confermato
dagli
sguardi degli uomini. Appena siamo entrati, tutti questi schifosi
vecchi si sono voltati verso di noi e hanno guardato con strano
interesse la figura della mocciosetta.
<< Ha quindici anni >>
ci tengo a rimarcare questo dato di fatto, vedi di cancellare dalla
tua testa qualsiasi strana perversione vecchio porco.
<< Ah sì, è grande >>
<< No, non lo è affatto,
è una mocciosetta >> perciò vedi di
abbassare lo sguardo
schifoso maiale.
Pone le sue iride scure sulle
mie, e vedo un certo stupore.
<< Sì, certo, intendevo
dire che è più grande degli altri ragazzi. Mio
figlio è quello
vestito in pelle >>
Non riesco fermare il
sopracciglio che si innalza fino all'attaccatura del capello, ma che
razza di padre sei? Permetti a tuo figlio d'uscire conciato in quel
modo?
<< Eh, sta passando una
strana fase, è chiuso in se stesso e vuole vestirsi
solamente di
nero, tua figlia che problemi ha? >>
<< Nessuno >> sì,
la mocciosetta sta benissimo, sicuramente meglio di quello scemo di
tuo figlio
<< Ah … >> pare
sconcertato dalla mia risposta, beh tanto meglio. Se te ne vai mi fai
un piacere ma questo continua a parlare
<< Allora cosa ci fa in
questo posto? >>
Bella domanda, devi chiederlo ad
Eren. No, per la precisazione all'insegnante che ha proposto a mio
marito questa demenzialità … Hanji! Quella
stupida quattrocchi …
prima o poi l'ammazzo
Non rispondo. La grassa
psicologa alza la voce e noi l'ascoltiamo.
<< Ok, ora che abbiamo
terminato le presentazioni faremo un semplice esercizio sociale,
Sylvia ed Erick, alzatevi ... >> guarda caso devi
coinvolgere
la mia mocciosetta nelle tue stronzate.
<< Ah, mio figlio … >>
dice il vecchio e infatti si alza dal posto a sedere il marmocchio
metallaro, voglio ascoltare la grassona, sentiamo a quale tortura
verrà sottoposta Sylvia.
Ora sono al centro del cerchio
uno di fronte all'altro, invece la psicologa è a pochi passi
di
distanza da loro
<< Bene, per prima cosa
stringetevi la mano >> il metallaro allunga la mano con
fare
annoiato, ma la mocciosetta no, tiene le braccia calate lungo i
fianchi.
Perché
non stringi la mano dell'idiota metallaro? Lo so, non deve essere
piacevole stare lì, al centro dell'attenzione in mezzo a
quel branco
di dementi, però prima lo fai e prima te ne vai.
Sylvia
alza leggermente il braccio ma non lo pone in avanti e rimane con la
mano all'aria, indecisa se compiere o meno il gesto cortese. Sta a
vedere che Eren ha ragione, se Sylvia avesse veramente questo tipo di
problema? In tal caso mi toccherebbe accompagnarla a questi incontri
assurdi ogni sabato? Sì visto che secondo la teoria di Eren
è colpa
mia anche se non la condivido affatto. Non l'avrò mandata
all'asilo
nido, però ha frequentato la scuola elementare, e poi le
medie e ora
fa le superiori.
<<
Perchè non stringi la mano di Erick? >> ecco,
la donna grassa
lo domanda con quella gentilezza eccessiva, come se stesse parlando a
una ritardata.
<<
Perchè …. >> finalmente Sylvia
prende parola, non sembra
arrabbiata ma la sua voce risuona ferma quanto decisa.
<<
Questo qui si è scaccolato il naso senza lavarsi le mani
>>
E
il silenzio cala, la donna occhialuta e grassa rimane senza parole,
no tutta la sala è calata nel silenzio, tranne qualche
genitore
deposto all'angolo che nasconde il viso dietro due mani mal celando
una risata. Che diamine hanno da ridere? Sylvia non è scema
anzi, a
casa abbiamo un documento che attesta la sua intelligenza
paranormale, vorrei tanto sbatterlo in faccia a questo branco
d'imbecillì. La sua è stata una scelta
intelligente, nemmeno io
avrei stretto la mano zozza di quel moccioso.
Il
vecchio accanto a me mi guarda con due occhi a palla, che diamine
vuoi? Non è colpa mia se tuo figlio è un idiota
che si scaccola il
naso in pubblico.
Gli
occhi verdi di mia figlia si posano su di me, non c'è alcuna
supplica nel suo sguardo, forse leggo una nota di rimprovero nei miei
confronti, per averla portata qui e ha ragione. Mi basta compiere un
cenno del capo e lei ha capito, s'incammina e percorre tutta la
stanza sotto lo sguardo curioso di tutti i presenti e usciamo fuori
da questa gabbia di matti.
Questo
supplizio mi ha dato conferma del fatto che la mia mocciosetta non ha
alcun problema psicologico. La testa di Sylvia non è
difettosa ma
sensata.
Non
è arrabbiata, ma credo sia offesa.
In
macchina ha annunciato la sua fame, così decisi di mia
spontanea
volontà, di portarla in questo schifoso fast-food, so che
Eren gli
ha trasmesso l'amore per il cibo spazzatura. No, in verità
non credo
che l'adori perché non ha preso roba fritta e stra-unta, ora
sta
mangiando un gelato bianco, mi pare si chiami
“sundai” o “sunny”
… non importa. Sono certo che gli piaccia perchè
da piccola dopo
scuola, lo richiedeva sempre con una certa insistenza.
Lo
sta mangiando lentamente, rigira il cucchiaino nell'impasto candido e
il suo sguardo è perso, fisso in un punto del tavolo. Non ha
proferito parola ne in macchina ne qui riguardo a quella psicopatica
seduta di gruppo. Non so a cosa sta pensando, il suo sguardo
è fisso
su un punto indefinito del tavolo.
Sicuramente
è offesa e non lo deduco dal fatto che non parla, la
marmocchia è
di poche parole, lo è sempre stata fin da piccola. Mi viene
in mente
...
Eren
la teneva il piccolo fagotto tra le braccia e schiacciava il suo
volto contro quello paffuto della piccola
<<
Dì papà, Pa- pà ….
>>
Sylvia
rispose con un sorriso sdentato
<<
Levi, secondo te è normale che non parla? >>
<<
Ha un anno e mezzo, non gli si sono ancora formati tutti i denti da
lette e tu pretendi che intavoli un discorso? >>
<<
Certo che no! >> alza il tono della voce in modo troppo
brusco, la mocciosetta lo percepì e cominciò a
piangere.
<<
Oh, no che è successo? >> Eren la strinse al
petto cercando di
cullarla
<<
Hai urlato e si è spaventata >> alquanto
irritato mi avvicinai
e acchiappai la marmocchietta tra le mie braccia, Eren era troppo
agitato e con il suo battito cardiaco accelerato non sarebbe riuscito
a placarla.
<<
Levi? Che dici io non ho urlato! >> un altro brusco
innalzamento delle corde vocali e Sylvia emana uno strillo
più forte
<<
Perchè non vai a farti una doccia? Ormai è ora
d'andare a letto …
>> non so forse lo dissi con un tono esageratamente
acido,
fatto sta che Eren spalancò gli occhi e rimase lì
qualche secondo a
fissarci poi se ne andò con le palle leggermente incurvate.
Non era
mia intenzione offenderlo, però come Eren, ero dannatamente
esausto,
era il periodo in cui Sylvia piangeva tutte le notti.
Sentii
il fruscio dell'acqua, Eren aveva appena azionato il getto d'acqua
della doccia e la mocciosetta sembrava decisa a non smettere di
piangere. Allora la strinsi al petto, posai delicatamente il mento
sulla nuca corvina e camminai avanti e indietro cercando d'imitare in
qualche modo i gesti della culla. Funzionò, pareva essersi
tranquillizzata così mi diressi verso la camera, pronto per
porla
nella culla
<<
Levi! Levi >>
la
riacchiappai immediatamente con l'ansia che ricominciasse a
piagnucolare
<<
Cazzo >>
Sylvia
mugugnava e il moccioso continuava strillare il mio nome, e sapevo il
motivo: Eren come un dannato moccioso, si infilava nella doccia senza
curarsi minimamente degli oggetti utili. Così urlava
chiedendomi di
allungargli lo shampo, la saponetta, o il balsano. Tali volte non
resistevo e mi infilavo anche io senza troppi convonevoli, sotto il
getto dell'acqua per deliziarmi del suo corpo, ma quello non era il
caso. Anzi ero abbastanza incazzato, così mi diressi a passi
docili
verso il bagno
<<
Levi Levi
<<
Le … leei … >>
Rimasi
lì allibito non capendo esattamente se avesse parlato lei
oppure i
suoi muggiti si fossero confusi assieme agli schiamazzi di Eren
<<
Levi, Levi! Allora? >>
Credo
che quella fu la prima articolazione vocale pronunciata dalla
mocciosetta. Probabilmente l'ha imparata sentendo sempre Eren
pronunciare il mio nome, però Sylvia non era una bimba molto
chiacchierona.
<<
Oi? Guarda che se non ti sbrighi quel coso si scioglierà
>>
Eccola,
ritorna fra noi e pone gli occhi verdi su di me
<<
Impossibile, al suo interno ci sono talmente tanti conservanti e
coloranti che non si potrebbe sciogliere nemmeno sotto a un sole
estivo >> la apaticità con cui lo dice
è a dir poco
inquietante
<<
Beh, allora muoviti a mangiarlo. Sono stanco di stare in questo posto
>> l'odore di fritto si sta incollando addosso ai miei
abiti,
appena arrivo a casa li caccerò nella lavatrice
<<
Sì >> il suo tono è apatico, eppure
non mi va giù questo suo
mutismo.
<<
Senti un po, non è stato un'idea mia spedirti in quella
landa di
sfigati entusiasti >>
<<
Lo so >>
<<
E allora piantala di tenere quel muso lungo >>
<<
No, non sono arrabbiata >>
La
guardo e le sue pupille verdi sono leggermente velate. Non
starà
mica per piangere? No, non credo, lei è il tipo di persona
che
piuttosto che piangere di fronte a qualcuno, si caverebbe gli occhi
con una penna.
<<
La gente pensa che sono talmente scema da dover stare con della gente
del genere? Davvero pensano questo? >>
Il
mio sopracciglio si alza, lo sento e non riesco proprio a
trattenerlo, mi pare quasi ridicola questa domanda eppure è
normalissima. Tali volte mi dimentico che Sylvia è una
adolescente e
per quanto tranquilla e intelligente, è in una fase in cui
risulta
quasi normale preoccupasi dello specchio riflesso negli altri,
dell'immagine che gli altri percepiscono di te. A me non è
mai
successo, ma non ho avuto un'infanzia normale
<<
Senti mocciosetta, apri bene quelle orecchie …
>> mi sporgo
leggermente, voglio instaurare un contatto visivo
<< Nella vita devi fare
quello che credi sia giusto, fai quello che ti senti di fare e
fregatene del giudizio altrui >> gli scombino la testa
folta e
lei storce il naso. Non gli piace quando la spettino ma non me ne
importa, è un gesto che ho sempre compiuto e non
smetterò mai.
Ciao a
tutti voi fantastici
lettori! :)
Prima
di proseguire con i vari
ringraziamenti, devo chinare il capo fino al pavimento e chiedere
scusa:
Anche
Sylvia e Levi si
inchinanoXD ma non c'è nulla di personale, è solo
che pensando a
questi due …. come diamine potevano reagire in una
situazione del
genere se non in questo modo?
Non odiatemi troppo per favore
;(
Ora è
giunta l'ora di
ringraziare tutti coloro che hanno inserito la Fics tra le seguite e
le preferite, siete in tanti e non me l'aspettavo perché
questa
storia è nata per gioco e mi sto divertendo come una pazza a
scriverla XD
Comunque sia vi
ringrazio
tantissimo <3 e spero di sentire la vostra opinione ( siete
liberi
d'insultarmi XD)
Un
saluto caloroso
Mistiy
|
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Capitolo 3 *** Un Natale niente male ***
Ciau:)
Ho scritto questo
capitoletto con l'intento di augurarvi un Buon Natale.
L'ho riletto
velocemente e corretto gli errori che mi sono saltati all'occhio,
sicuramente ce ne saranno altri perciò vi chiedo scusa in
anticipo,
non ho avuto molto tempo per controllarlo come si deve:(
Vi auguro una buona
lettura;)
Un
natale niente male
E' natale, secondo lo stereotipo inculcato
dagli spot
pubblicitari dovrebbe essere un giorno gioioso, una occasione per
ritrovarsi con i familiari e godere d'una serena compagnia. Non so se
funziona così nelle famiglie ma a casa Ackerman no, il
giorno di
Natale è una fonte di stress.
Lo stress comincia una settimana prima del venticinque
dicembre quando Levi annuncia “dobbiamo effettuare le pulizie
di
Natale”, a quel punto siamo sottoposti a un regime
dittatoriale: il
tempo libero non esiste più perché siamo troppo
impegnati a
impugnare scope, detersivi, aspira polveri, spray, deodoranti per
ambienti e chi più ne ha ne metta.
Inoltre con “pulizie di Natale”, Levi intende dire:
“scaraventiamo la casa per ammazzare ogni granello di
polvere”.
Un esempio concreto?
L'altro giorno Levi mi ha costretta a svuotare
completamente l'armadio per pulirne gli angoli perché,
secondo il
suo parere, erano “troppo sudici” quando in
verità lo straccio
ha catturato pochi granelli di polvere.
Ovviamente dopo ho dovuto mettere in lavatrice tutti i
vestiti: essendo l'armadio così sporco, gli abiti erano
impregnati
di acari. Ho impiegato un'intera giornata.
Certe volte questa mania compulsiva per il pulito di
Levi è a dir poco irritante. Vabhè, ormai ci sono
abituata, è un
suo difetto che con gli anni peggiorerà sempre di
più.
Me l'immagino già, quando avrà novantanni, le
ossa
tristemente deboli e la pelle cascante, lui anziché
impugnare il
bastone avrà l'aspirapolvere in mano.
Per non parlare del fatto che il venticinque dicembre
coincide con il suo compleanno e trovare un regalo che possa gradire
è un'impresa titanica. Non si capisce mai cosa potrebbe
gradire: a
parte “pulire”, non ha Hobby o particolari
interessi, gli piace
il the, allenarsi e le armi ... ho puntato la scelta su quest'ultimo
aspetto.
Il massimo complimento che abbia mai sentito uscire
dalle labbra di quell'uomo è stato” non
male”, sarebbe bello riuscire a strappare con questo dono un
complimento differente.
Il suo regalo
l'ho preso qualche giorno fa, è stata dura trovarlo.
In verità speravo che ci pensasse papà, speravo
di
poter mettere il mio nome sul regalo scelto da lui, ma non potei ...
Gironzolavamo
presso i negozi del centro commerciale
<<
Perché non vai a vedere in quel negozio? >>
papà mi indicò
un negozio d'abiti firmati.
<<
Spesso si reca lì per fare compere >>
<<
Ok, ma non voglio comprargli un capo >>
<<
Dai fai un giro, magari vedi qualcosa che potrebbe piacergli
>>
nonostante la mia disapprovazione annui e mi incamminai ma non
sentendo i passi dietro di me mi voltai, papà mi fissava,
con i
piedi incollati al suolo.
<<
Tu non vieni? >>
<<
No, vengo dopo, prima devo andare a prendere una cosa per Rivaille.
>>
Rimasi
un secondo di sasso, se entrambi dovevamo cercare un regalo per Levi,
perchè non potevamo farlo insieme? Ma non espressi il mio
dubbio, mi
incamminai verso la boutique però nel farlo girai lo sguardo
all'indietro. In quel momento vidi Papà entrare in un strano
negozio, le vetrine mostravano manichini vestiti con lingerie
provocante. Aguzzai la vista e quando lessi la scritta “sexy
shop”,
a passo veloce mi fiondai dentro alla boutique
Data
la natura del regalo beh … questa speranza è
andata a farsi un bel
giretto tra vibratori e strani capi intimi.
Con un certo cipiglio guardo il regalo per Levi situato
sotto l'albero, è un pacchetto piccolo e rettangolare posato
sopra
un pacco luminoso, quello è il regalo che i miei genitori mi
hanno
fatto ovviamente so già cosa è, da tempo ho
chiedo un computer
nuovo, viste le dimensioni beh … non ci vuole molta fantasia.
A dire il vero non l'ho esplecitamente "chiesto", io ho la mia
tattica per chiedere i regali. È un po' complicata e si
suddivide in
varie fasi:
1- Beccare Levi in un momento tranquillo,
più
precisamente quando beve il the, se sta leggendo il giornale
è
perfetto: significa che è rilassato
2- Mi accomodo accanto a lui con una tazza
di the alla
mano e l'altra stringe il catalogo.
3 – Emano
commenti leggeri guardando l'immagine
interessata, quella che ritrae l'oggetto desiderato desiderato. Con
leggeri commenti intendo dire: mmhhhhh, oppure “interessante
...”
4- con disinvoltura lascio il catalogo in
bella vista
aperto alla pagina commentata fino a quel momento poi metto la tazza
sporca in lavastoviglie.
5-Vado via dalla stanza dicendo
“vado a fare i
compiti”, giusto per dimostrare che sono una brava bambina
meritevole di un bel regalo.
Fino ad ora questa tattica ha funzionato,
Levi non ha
mai sbagliato e ricevo sempre quello che desidero. Perchè lo
faccio?
Boh, da piccola pensavo si trattasse di una questione di timidezza,
ora invece attuo questa tecnica perchè mi diverto troppo.
Vedere la
faccia di Levi impassibile mentre attuo tutte le mosse …
è troppo
divertente!
Non so il perchè ma a casa nostra la cena il Natale si
festeggia alla sera, di conseguenza anche i regali si
aprono alla sera anziché al mattino. Perchè poi?
Da quello che so,
tutti i mocciosi di questo mondo li aprono alla mattina per quella
storia di Babbo Natale … ah, giusto. Penso che la tradizione
sia
stata storpiata per colpa mia
Ero
piccola ma la mia età onestamente non la ricordo.
Quella
mattina papà era venuto in camera mia e con un entusiasmo
esagerato
mi svegliò. Avevo sonno, perciò decisi che per me
era ancora ora di
dormire ma papà non voleva sentir ragioni, così
mi prese in
braccio. Cinsi le braccia attorno al suo collo e affondai la testa
nel suo incavo, la luce mattutina che filtrava dalle tapparelle
feriva il mio sguardo.
<<
Dai forza che è Natale! Lo sai chi arriva?
>> mi limitai a rispondere scuotendo la testa
senza
nemmeno spostare il capo dalla spalla.
<<
C'è babbo Natale! >>
mi
voltai e vidi un tozzo nanetto in rosso. Con le dita stropiccia bene
gli occhi, giusto per riprendermi dalla sonnolenza.
<<
Vai da babbo natale! >>
Il
babbo natale che mi guardava dall'alto al basso era strano: non aveva
la faccia paffuta e simpatica. Nonostante la barba bianca e la forma
ovale della pancia, questo babbo natale era troppo accigliato: la sua
espressione
era tirata e pareva alquanto incazzato. Quando fissai le pupille dal
color grigio non ebbi alcun dubbio.
<<
Levi, perché ti sei travestito da ciccione rosso?
>>
a
quel punto Levi cacciò sul pavimento la barba finta, mentre
papà
rideva a più non posso.
Credo di essere
stata io a rovinare la tradizione, però
non è colpa mia! Non ero mica una bambina scema, e poi come
si può
pretendere da Levi una cosa del genere? Non può mica
cambiare la sua
espressione per trasmormarsi in un simpatico ciccione.
Ding
dong!
Il campanello squilla, è
arrivato un ospite, chi sarà?
Beh, la nostra famiglia non è numerosa, in verità
è
alquanto misera: gli unici parenti sono zia Mikasa e zia Annie.
Saranno loro.
<< Sylvia, apri la porta! >> urla
papà
dalla cucina.
Sì, in effetti loro saranno troppo indaffarati a
controllare che la cena non si bruci.
Ok, apriamo e sono pronta ad accogliere con immensa
cortesia le mie zie ...
<< Ciao Sylvia! >>
Ah è Hannibal, giusto, mi ero dimenticata che si
sarebbe unito anche lui alla nostra cena. Tra le mani detiene un
grande pacco incartato con della vistosa carta fluorescente.
<< Ciao >> mi scosto per farlo entrare,
sarà
pur sempre Hannibal però è venuto con un bel
regalone, presuppongo
che sia per me perciò … benvenuto!
Pone il pacco sotto il grande albero di natale senza
nemmeno domandarlo poi si sfila il soprabito bege e io lo
acchiappò
dalle sue mani per porlo sull'attacca panni
<< Oh, grazie Sylvia, sei troppo gentile >>
<< Figurati >> visto che hai portato un
dono non posso che comportarmi come una perfetta bambolina
<< I tuoi papà, dove sono? >>
Brividi, accidenti, nemmeno a natale riesci a porre un
sorriso normale? E Che cavolo
<< Sono in cucina >>
Ora movimenta le sue kilometriche gambe verso la
direzione indicata, perfetto, vattene via dalla mia vista,
così
rischi di spezzare l'atmosfera natalizia.!
Il Natale dovrebbe essere trascorso insieme alla
famiglia, perciò che ci fa Hannibal a casa nostra? Non
è che i suoi
parenti non l'hanno invitato a causa di quel sorriso orrido?
Ding dong
Oh, queste dovrebbero essere le mie care
ziette
Or dunque, ora siamo tutti riuniti al
tavolo che ho
apparecchiato personalmente.
Ho tirato fuori dal cassetto una tavaglia bianca
decorata con eleganti ricami dorati, piatti di porcellane e calici di
cristallo. Con il permesso di Levi, ho potuto mettere le posate
d'argento, che classe ragazzi. Tutti mi hanno fatto i complimenti per
questa scelta stilistica, tranne Annie, ma non c'è nulla di
personale. Zia Annie non parla mai, raramente apre bocca, anche la
sua compagna Mikasa è silenziosa. Lei è la
sorella addottiva di
Eren, quindi mia zia.
Ora guardo zia Mikasa, il mio così
detto "punto di riferimento femminile", anche se credo sia molto
più
maschile di papà e di molti altri uomini. Non indossa mai
gonne, non
si trucca, e non si preoccupa mai del suo aspetto; non l'ho mai vista
specchiarsi con fare lusinghiero. Nonostante tutto questo
menefreghismo è bellissima! Molto più bella della
sua compagna
Annie, non che sia un cesso, però tra le due non
c'è alcun paragona
anche se insieme sono perfette: silenziose e burbere. Ho visto queste
due allenarsi insieme in palestra e posso dire che fanno paura,
mollano calci e pugni talmente potenti che persino gli uomini che
praticano il bodybuilding le guardano con un certo timore.
Mikasa dovrebbe essere il mio punto di riferimento
femminile, ma credo che i miei genitori abbiano sbagliato. Mi viene
in mente quella volta in cui ebbi veramente bisogno di una donna
…
Pigramente
posai le chiappe sulla tavola del gabinetto, annoiata espletai i miei
bisogni fisici. Avevo bevuto una tazza di the in pochi minuti,
perciò
dovevo espellere una generosa quantità di liquidi.
Quando
finalmente terminai la lunga pisciata, presi un pezzo di carta
igienica, mi pulii ed ero pronta a gettarlo nella buchetta del
gabinetto, ma il mio gesto si arresttò. Tirai verso l'alto
il pezzo
di carta ed era rosso, era sangue.
Feci
l'unica cosa che mi venne in mente
<<
PAPA'! PAPA' >> urlai a scquarciagola
<<
Che c'è Sylvia? >> la sua voce era allarmata,
eppure non
spalancò la porta per una questione di pudore, voleva
rispettare la
mia intimità vista la fase adolescenziale in cui ero
entrata. Ora
apprezzo quella gentilezza riservata nei miei confronti, ma in quel
momento non me ne poteva fregare un bel niente.
<<
Papà, entra cazzo! >>
La
porta si spalancò in modo talmente energico che la maniglia
sbattè
contro la parete.
Corse
verso di me, ma prima di lui furono i suoi occhioni sbarrati a
raggiungermi. Non ci fu bisogno di dire niente, quando gli smeraldi
si discostarono dal mio volto per posarsi sul pezzo di carta igenica
insaguinato, sbiancò. Il volto bronzeo assunse una
tonalità
grigiastra e rimase lì impalato come a riflettere sul da
farsi.
Non
ne comprendevo il motivo: stavo sanguinando, dovevo correre
all'ospedale!
<<
E' uscito dal davanti o dal di dietro? >>
Lo
guardai e sentii la mascella distaccarsi dal cranio: come diamine
potevo saperlo, non è che quando una si spazza in quella
zona controlla
accuratamente il movimento della mano! Rimasi talmente basita che non
risposi, allora papà si chinò.
<<
Ti fa male da qualche parte? >>la voce pareva
calma, eppure i suoi
occhi tremavano dal gran che erano lucidi.
<<
Senti dolore in questa zona >> pose la mano sulla mia
pancia
ricoperta da una grande felpa scura
<<
No >>
Papà
sembrò rasserenarsi in qualche modo e così si
alzò sulle proprie
gambe.
<<
Sylvia non disperarti, arrivo subito >> si
dileguò dalla vista
chiudendo l'uscio dietro di sé.
Passarono
una decina di minuti di pura angoscia che quando sentii la porta
dell'uscio strisciare rizzai le orecchie nella speranza di vedere
papà, invece vidi Mikasa. Serrai immediatamente le cosce ma
quest'ultima se ne sbatté altamente e si avvicinò
per pararsi di
fronte a me.
Mi
guardava dall'alto in basso con quel leggero cipiglio e avrei tanto
voluto che se ne andasse.
Dalla
sacca che teneva appesa sulla spalla estrae piccolo pezzo di plastica
rettangolare e un paio di mutande biache.
<<
Osserva attentamente. >> mi disse e io obbedii anche se
con una
certa criticicà la osservai: le dita veloci scartarono il
piccolo
pacchetto violaceo per rivelare un pannolino che
incastrò
all'interno della mutanda. Quando finì me le
allungò per
dichiarare:<< hai le mestruazioni >>
<<
Che? >> non ero così svampita, sapevo che cosa
erano e che un
giorno le avrei avute anche io, però allora avevo solamente
dodici
anni e speravo di avere ancora del tempo prima di dover affrontare
quella scocciatura.
<<
Sì, ogni mese giungeranno e ti faranno un male cane, ma non
ti
preoccupare: esistono gli anti-infiammatori >>
Con
questa rivelazione uscì dal bagno e io rimasi lì
allibita.
No, non è stata di grande aiuto,
alle conclusione
fornite dalla donna ci potevo arrivare anche io, forse anche
papà.
Ora non ha importanza, mi scoccia solamente il fatto che ogni
qualvolta che c'è un “problema
femminile”, papà chiama
l'infermiera Mikasa, grazie al cielo non chiama Annie, o cristo santo
no! Pare una mummia imbalsamata persino adesso sta zitta con gli
occhi sul piatto. Come si può parlare di tali questioni con
una
donna del genere? Mi vengono i brividi … quasi qausi
preferirei
parlare di mestruazioni con Hannibal piuttosto che con la bionda,
almeno lui fingerebbe interesse.
E' calato uno strano silenzio, fino ad ora ha parlato
Erwin, ma non l'ho ascoltato, cosa può mai dire
d'interessante
Hannibal?
Ora c'è una atmosfera tirata, e capisco il motivo: Levi
e Mikasa si stanno guardando in cagnesco. Fin dall'alba dei tempi tra
questi due è presente un certo astio, il motivo mi sfugge,
però è
così.
Lo dimostrano persino le foto di quando i miei genitori
erano giovani: mi ricordo d'una foto di gruppo, in cui c'erano Annie,
papà, Levi e Mikasa. Quest'ultimi non guardano l'obbiettivo,
ma si
scrutano con fare provocatorio. Ogni volta che si incontrano si
pizzicano a vicenda con strane frecciatine acide che fanno sempre
strabuzzare gli occhi di chi li ascolta. Non litigano nel senso che
non alzano la voce, però l'aria greve è sempre
palpabile come ora,
ho persino paura a movimentare troppo la forchetta: magari il rumre
agita le due bestie assetate di sangue.
Mikasa appoggia la posata sul piatto e porta alla bocca
il tovagliolo posto sulle ginocchia.
<< Questo arrosto è troppo secco
>> la sua
voce è forte e decisa, il commento è chiaramente
indirizzato a Levi
visto che le pupille scure sono fisse su di lui
<< Beh, tu avresti fatto di meglio? >> Levi
lo dice con calma, ma so che non lo è
<< Non so cucinare però ci vuole poco impegno
per
fare meglio di così >> riprende la forchetta
in mano per
pugnalare il pezzo di carne intinto nella salsa.
<< Oh beh, allora la prossima volta verremo da te
a consumare la cena >>
<< Non accetti le critiche, che uomo permaloso
>>
<< Non accetto le critiche ingiustificate >>
Cala l'ennesimo silenzio, fra poco si azzanneranno, me lo
sento.
Chi vincerà? Li ho visti allenarsi in palestra e onestamente
non so chi è il più abile. Entrambi sono veloci e
sferrano pugni e
calci potenti e fulminei, chissà se un giorno
riuscirò a essere
letale come loro ...
<< Beh, a me non sembra così male …
>>
Hannibal spezza il silenzio pesante con questa dichiarazione.
<< Sì, è mangiabile
>> oh, Annie ha
parlato, si è unita alla conversazione, questo sì
che è un
miracolo di Natale!
Nonostante le rassicurazione i due continuano a
guardarsi in cagnesco. Gli occhi di Levi sono due fessure strette,
invece il volto di Mikasa è costretto in un grugnito.
Papà altalena
uno sguardo nervoso tra sua sorella e suo marito, credo che nella sua
testa stia passando questa frase: fra poco questi due si
scannano. Condivido il tuo pensiero
Una mano potente batte sul piatto e tutte le stoviglie
tremano
<< Apriamo i regali, giusto Sylvia? >>
papà
mi rivolge uno sguardo quasi disperato, non vuole che il soggiorno si
trasformi una scena del crimine. Va bene, ti aiuterò
<< Sì, non vedo l'ora. >>
dichiaro
sforzando un sorriso. Non siamo ancora arrivati al dessert
però
apriamo i regali, solo nella mia famiglia può accadere una
cosa del
genere.
Ho perso dieci minuti nello scartare i miei
doni.
Mikasa
e Annie mi hanno regalato un abbonamento trimestrale per la palestra.
Bah, anche a Natale mi ricordano che non sono altro che un budino
privo di muscoli, comunque sia ho sorriso e ringraziato, non potevo
aspettarmi di meglio da parte loro.
Poi il computer, ok fantastico! Papà e Levi mi hanno
comprato proprio il portatile che volevo, l'ennesima dimostrazione
che la mia tecnica non sbaglia mai.
Il regalo di Hannibal mi ha sorpreso parecchio: mi ha
regalato uno stereo e due grandi cuffie. Come ha capito che mi
servivano? Come sei venuto a sapere che quando i miei genitori si
cimentano nel coito, sono talmente rumorosi che mi sono comprata dei
tappi per le orecchie?
Comunque sia hai acquistato un punto, cercherò di
chiamarti Erwin d'ora in poi, anche se non sarà facile.
Gli adulti non si fanno regali, si sono imposti questa
regola, magari per ridurre lo stress da shopping natalizio e fanno
bene: girare tra i negozi durante questo periodo dell'anno è
un
incubo.
Ora tocca a Levi, è rimasto solamente il mio pacchetto
avvolto da carta argentea. Ho evitato sgargianti carte colorate e
fluorescenti, non penso proprio che avrebbe gradito, comunque sia
spero di poter strappare dalle sue labbra un
“bello”, oppure “
wow”
Papà appoggia il pacchetto argenteo sulle sue ginocchia
e si avvicina al suo orecchio.
<< Il mio lo devi aprire in camera da letto
>>
lo sussurra forse non voleva farsi sentire, peccato che ho udito
tutto.
Levi emana un sorrisetto tirato in segno approvativo. Mi
sa che stasera mi addormenterò con le cuffie in testa.
Ora tocca al mio regalo, brrr … che ansia!
<< Questo è da parte di Sylvia
>> papà lo
dichiara con un sorriso splendente, ma c'è poco da ridere.
Per
trovarlo ho girato in lungo e in largo e alla fine non ne sono tanto
convinta ...
Le dita sottili lo scartano con una tale
lentezza … diamine, strappa tutto per favore!
Finalmente l'incarto va via, è rimasta solamente la
scatola di legno. Con una lentezza spassionata la apre e afferra il
manico di mogano per innalzare la lama che brilla sotto la luce del
lampadario.
È d'argento e credo che non sia fatto per combattere,
è un'arma ornamentale, infatti sulla lama in corsivo
è inciso il nome
Rivaille.
Lo studia e non capisco se gli piace o meno, boh, magari
gli fa cagare e non so cosa dire, sei un uomo incontentabile!
<< Niente male >>
E vaffanculo! Davvero, mi viene da dire però evito.
Ci ho sperato ma so che dalla sua bocca non uscirà mai
e dico MAI un complimento migliore di questo. Se mai un giorno avessi
un figlio, sono certa che uscendo dalla sala parto con il
bimbo
tra le braccia, lui assottiglierà le palpebre per commentare:“uhm
… non male”. Magari allora il suo tono
assumerà una incrinatura
leggermente entusiasta, però sono certa che usciranno queste
parole.
Ma che caz … cosa diavolo vado a pensare? Non so nemmeno
cosa
mangerò domani e io vado in là con la testa in un
ipotetico futuro
troppo lontano.
Dopo il dessert gli ospiti hanno levato le
tende, tanto
meglio, peccato che nessuno si è offerto di pulire, che
strazio.
Papà sta spazzando la sala da pranzo, invece io sono
in cucina a pulire i fornetti con lo sgrassatore. Certo che sono
belli sporchi, porca miseria! Scommetto che è stato
papà a friggere
il baccalà, Levi non avrebbe mai lasciato tutto questo olio
incrostato.
Levi invece è a due passi di distanza, affonda le mani
agguantate all'interno del lavandino per passare minuziosamente la
spugna lungo i piatti di porcellana.
<< Mocciosetta, prendi il burrazzo e asciuga i
piatti >> agli ordini, sempre meglio che scrostare questo
schifo. Abbandono la postazione per mettermi al suo fianco. Mi
allunga il piatto e il lavoro comincia, bado bene a non sgocciolare
sul pavimento
<< Ti è piaciuto il computer? >>
<< Sì >> sai, è
quello che ti h mostrato
sul catalogo, quindi …
<< Bene >>
<< Il pugnale ti è piaciuto? >>
cazzo
perchè l'ho domandato?! Non voglio sentire la
verità, accidenti,
meglio chinare la testa sul piatto e stroinarlo affannosamente,
meglio concentrarsi sulle goccie d'acqua piuttosto che sullo sguardo
di Levi.
<< Sì, l'ho apprezzato >>
wow, non mi aspettavo questa dichiarazione, insomma,
abbiamo fatto un salto qualitativo! Da un semplice “non
male”
siamo passati a un “apprezzo”...
Alzo la coda dell'occhio per vedere il suo viso, ma non
mi guarda, è troppo concentrato a sgrassare i piatti per
rivolgermi
una occhiata. Non importa, perchè oggi abbiamo fatto un
grande
progresso. A piccoli passi, magari un giorno lo stupirò
talmente
tanto che dirà” fantastico” oppure
“bello”.
Mi sono lavata i denti e sono pronta per
andare a letto,
che giornataccia! Tra le pulizie e lo stress dei parenti, diavolo che
rottura! Dovrebbero abolire il Natale, non capisco cosa c'è
di
emozionante in questa festa: pulizie, stress, litigate tra parenti,
come può essere un giorno gioioso? Dannati spot
pubblicitari, sai
che dovrei fare? Quando sarò maggiorenne
compilerò una petizione e
la farò firmare al vicinato in modo tale da abolire la
festività,
almeno a livello locale. Quante firme serviranno? Credo cinquecento,
non so, devo documentarmi, magari chiederò ad Hanji, quella
sa
tutto.
Ci penserò a tempo debito, ora percorro il corridoio
pronta per infossarmi tra le coperte, passo di fronte alla camera dei
miei, la porta è chiusa ma mi fermo, ho sentito uno strano
rumore:
pareva un tintinnio metallico. Mi fermo e blocco il respiro per
percepire al meglio il suono.
Una risata flebile, questa è di papà.
<< Non male >> questa invece è
la voce di
Levi, chiara e decisa. E poi sento rumorini vocali strani, soffocati
… via!
Ho capito, credo che Levi stia scartando il suo regalo
di compleanno.
Stanotte mi addormenterò con la musica nelle orecchie.
Grazie hannib … volevo dire Erwin!
. *** .
Angolo
ringraziamenti:
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto e lo dedico a voi che continuate a
leggere questa storia, a coloro che l'hanno inserita tra le preferite
o le seguite e soprattutto a tutte voi che spendete qualche minuto
per esprimere la vostra opinione( mi rendete molto felice:D)
Dedico
un grazie particolare a Zunika, che mi ha fatto un bellissimo regalo
di Natale: il ritratto di Sylvia (ecco qua il link:
http://zunikainwonderland.deviantart.com/art/Sylvia-579132769?ga_submit_new=10%253A1450641974
). E' perfetta <3
Ok,
ora vi lascio andare e vi auguro un gioioso Natale.
Un
abbraccio <3
Mistiy
P.s.
Stasera parto e tornerò a gennaio, purtroppo
dovrò lasciare il
computer a casa perciò risponderò alle recensioni
appena torno( se
ci sarannoXD)
|
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Capitolo 4 *** la nostra famiglia è la migliore ***
La
nostra famiglia è la migliore
Sylvia
La domenica
pomeriggio in genere
la dedico alla nullafacenza: la trascorro in camera saltellando tra
il letto, il pc, i manga, in poche parole mi limito a cazzeggiare.
Oggi è una eccezione, papà è
arrivato alla conclusione che non facciamo mai abbastanza
attività
insieme così ora siamo al lago. Lo stiamo circumnavigando a
passo
cauto, i due piccioncini sono di fronte a me e io mantenendo una
distanza di sicurezza perché è uno di quei
momenti in cui dovrei
sparire. Eh sì, papà cinge il braccio di Levi e
nel frattempo si
sussurrano paroline nelle orecchie. Sono così sdolcinati da
fare
schifo. Lo so, dovrei essere contenta del fatto che i miei genitori
si amino e tutto il resto però potrebbero almeno nascondersi
quando
si scambiano effusioni. Credo che a nessun figlio piaccia vedere i
propri genitori fare certe cose, soprattutto sentirli fare sesso,
brrr … che brividi. Grazie ad Erwin questo problema
è stato
risolto, sto ascoltando talmente tanta musica che presto o tardi
perderò l'udito.
Che c'è? Si sono fermati e si
distaccano per rivolgersi verso l'orizzonte … è
bello! Il sole
pomeridiano che s'abbatte sul lago è spettacolare, non so mi
da un
senso di pace.
<< Sylvia mettiti qua così
ti faccio una foto >> una pace fragile spezzata dalla
voce di
mio padre.
<< No, faccio schifo >>
è vero, ho i capelli sporchi, indosso una tuta da ginnastica
e un
piumino che mi rende grassa quanto una palla.
<< Non ha tutti i torti,
non si è nemmeno lavata i capelli …
>> vedi, lo dice anche
Levi.
<< Chissene frega, dai
voglio una bella foto con il lago >>
<< Allora fotografa solo
il lago >> se mi ci metto io in mezzo rovinerei il
paesaggio
<< poche storie, mettiti
sulla sponda! >>
Uff … ha già il cellulare in
mano, e va bene. Vado con la speranza che non la posterà su
Facebook. Una speranza vana dato che ogni cazzutissima foto la
inserisce sul computer per poi la pubblicarla sul sito scrivendo
“
quanto è bella la mia bambina?”. A quel punto dopo
poche ore
arrivano tutti i commenti di Hannibal, Mikasa, e compagnia bella.
<< Levi, vai anche tu >>
Senza obbiettare si pone al mio
fianco e la cosa non mi aggrada: Levi è pettinato, indossa
un
cappotto grigio che risalta i suoi occhi e diciamo che fa una certa
figura, in confronto a lui sembro una contadina appena uscita da una
lunga giornata faticosa. Non mi va che la foto finisca sul web, le
speranze di trovare marito un giorno potrebbero andarsi a benedire
…
ok, basta con questi pensieri del cavolo.
Papà, spicciati a scattare la
foto!
<< Sembrate due pali,
abbracciatevi >>
Ci incita a effettuare questo
contatto fisico ma non mi conosci? Lo sai che non sono molto
affettuosa, non amo abbracciare o baciare la gente, anzi lo odio.
Tutta questa intimità non mi si s'addice affatto.
<< Devo proprio? >>
va bene Levi, sarò anche sporca e puzzolente,
però sono pur sempre
tua figlia, insomma …
<< Uff … che scassa
palle che siete >> esasperato papà rotea gli
ochhi verso il
cielo
<< Vorrà dire sce mi
metterò in mezzo a voi due >> dichiara e senza
nemmeno
attendere una controbattuta rotea il capo a destra e a sinistra alla
ricerca di un passante che effettui la foto, che fortuna. Ne passa
proprio uno con la tenuta da pescatore
<< Scusi … >> e
tutto si ferma e non capisco.
Papà ha la bocca semi aperta
dalla sorpresa, i suoi occhi sono due enormi fanali ove si specchia
lo sconcerto. Chi è? Non capisco, forse è un suo
conoscente, magari
un vecchio amico, se solo lo sconosciuto si girasse mostrandomi il
volto magari potrei identificarlo.
<< Guarda chi c'è …
>>
questa voce … la voce non è sconosciuta. Oh ti
prego, non mi dire
che …
<< Papà, ho preso le
esche >> un ragazzo con le mani occupate da buste di
plastica
giunge al fianco dell'uomo ed è familiare, fin troppo. Si
voltano
verso la mia parte e diavolo! Loro ono i Kirstein, nonché i
nostri
acerrimi nemici.
Jean e papà si stanno lanciando
sguardi infuocati, anche il piccolo stronzo lo sta facendo. La
battaglia è sleale, papà non può
fulminare entrambi perciò devo
affrancarmi a lui così che debba affrontare solamente un
adulto. Un
Kirstein a testa, giusto? Mi sembra più che equo.
Mi affianco a lui e ora mi
ritrovo davanti a Jaque, è la copia di suo padre sono due
terribili
gocce, anzi due “terribili facce da cavallo”.
Quanto lo odio, è antipatico e
arrogante come … boh, forse come un cavallo pazzo? Lo trovo
così
insopportabile che mi riesce difficile paragonarlo a qualcosa
perché
lui è un VERO stronzo.
Ora mi spiego meglio, ci sono
due categorie di “stronzi”: quello che si comporta
come tale, ma
in fondo non è una persona così sgradevole
(l'esempio perfetto di
questa sottocategoria è Levi.), poi ci sono i “
veri stronzi”;
questi ultimi sono dannosi per la società in quanto il loro
essere è
stracolmo di melma. Le loro azioni bastarde rispecchiano alla
perfezione i loro pensieri e penso che Jaque sia ricollegabile a
questa categoria. Sostengo che lui sia uscito fuori dal buco del culo
di un cavallo.
<< Ciao mammoletta >>
la sua voce striscia subdola nel mio orecchio, quanto odio questo
soprannome.
<<< Ciao faccia da
cavallo >> e i nostri sguardi si allacciano,
c'è odio, sfida,
rivalità, antipatia. Sostengo lo sguardo anche se quelle
piccole
pupille color cacca sono esteticamente sgradevoli, ma ci siamo sempre
guardati così, da quella lontana vicenda accaduta alla
scuola
elementare ...
Uno
spintone e caddi a terra rimbalzando sul sedere.
<<
I tuoi padri son degli sfigati, soprattutto quello con gli occhi da
femminuccia >> lo guardai leggermente spaesata, mi aveva
colta
di sorpresa: beata mi stavo godendo il sole spaparanzata sull'erba
fresca, e poi arrivò questo scassa balle.
<<
Vuoi dire quello con gli occhi stupendi! >> infuriata mi
alzai
dal terreno per poterlo guardare dritto in faccia e proseguire il
discorso:<< sei solamente invidioso perché tu
hai degli occhi
color cacca, invece quelli di papà sono smeraldini!
>> irata
alzai un pugno all'aria
<<
Che hai detto stupida mammoletta? >> gonfiò il
petto e mi
mostrò un pugno dalle dimensioni notevoli.
<<
Perché lo difendi? Lo sai che non è nemmeno tuo
padre? Il mio papà
dice che sei nata da una puttana presa a caso dalla strada …
>>
Me
ne fregai altamente del mio corpo minuto perché la rabbia
ceca mi
diede l'energia per saltargli addosso, volevo spaccare quella
ridicola faccia, volevo cancellare dal suo volto quell'espressione
arrogante. Attorno a noi si formò un cerchio di bambini che
in coro
intonavano “rissa, rissa “.
E' sempre
stato un arrogante, si
crede il “principe del mondo” solamente
perché suo padre
esercita la professione del poliziotto. Tali volte Jean lo veniva a
prendere a scuola con la divisa e che nervi! Dovevate vederlo quanto
gonfiava il petto al suo fianco.
I miei genitori non indossano
alcuna divisa, eppure sono armati come il suo ma mai è stato
un
motivo di vanto, tra l'altro i miei vecchi sono molto più
fighi:
quando la polizia fallisce, le ali della libertà
intervengono per
rimediare alle loro incapacità.
<< Che ci fate qua? >>
La voce di papà è alta e alquanto incazzata, come
biasimarlo?!
Siamo giunti qui per rilassarci e ci tocca guardare le loro facce da
cavallo, mai una gioia nella vita.
<< Non vedi >>
teatralmente Jean allarga le braccia mostrando il retino da pesca e
la canna retta da entrambi le mani.
<< Parteciperemo alla gara
di pesca “padre e figlio”, vince chi acchiappa lo
storione più
grande. Ma voi non potete capire, questo è uno sport per
uomini veri
… >> dice il cavallo più grande
soffocando una risata
provocatoria.
Le sopracciglia di Levi si
innalzano fino all'attaccatura del capello, ma non emana alcun
commento, nessuno problema: ci penserà papà a
dirgliene quattro.
<< Che vuoi dire faccia da
cavallo? >>
<< Voglio dire che voi non
fate queste cose da uomini, scommetto che non sapete nemmeno reggere
una canna da pesca fra le mani >>
<< E invece sì, stupido
coglione >> papà si sta incavolando e sta
dicendo una bugia, o
forse no. Magari sa pescare anche se non l'ho mai visto
particolarmente interessato a questa attività.
<< Bene allora
parteciperete alla gara? Ah, giusto … >> lo
sguardo del
cavallo maggiore si posa su di me
<< La pesca in genere è
uno sport riservato ai maschi … >> nel
discorso si
intromette Jacque e la sua insinuazione è terribilmente
insopportabile, so che è uno stronzo ma non pensavo fosse un
dannato
maschilista! Non ho dei testicoli rinsecchiti tra le gambe e allora?
Pensi che non possa pescare? Beh, in effetti non ne sono capace,
però
questa presupposizione mi fa girare le balle, perciò ora
intervengo
<< Penso che nessuno se la
prederà se partecipo anche io assieme ai miei genitori
>> papà
mi rivolge uno sguardo luccicante e ce la intendiamo alla grande, ha
capito cosa ho in mente e sono certa che asseconderà il mio
desiderio.
Lo sguardo smeraldo si discosta
da me per riposarsi sul suo antagonista.
<< Stupida faccia da
cavallo, parteciperemo anche noi e ti mostreremo chi sono i veri
uomini! Andiamo Sylvia! >>
Rivolgo un'occhiataccia alla
faccia di cavallo minore ed è guerra! Non è una
mera questione di
mascolinità, qua bisogna stabilire quale è la
famiglia migliore!
Rivaille
Che
stronzata.
Se osservare un galleggiante per
ore significa essere uomini, allora vorrei avere una vagina.
Pescare rende virili?
Io sono un uomo, so di esserlo e
di certo non devo dimostrarlo a nessuno anche se da quando la
marmocchietta è nata ci siamo dovuti affacciare al mondo
femminile
ritrovandoci a comperare reggiseni, biancheria, femminile, assorbenti
ecc.
In teoria il punto di rifermino
della marmochietta dovrebbe essere Mikasa ma quella è
più maschile
di Eren. Sì, non la considero una incompetente e credo che
sarà
utile per lo sviluppo di Sylvia vedere una donna così forte,
però
non so se potrà aiutarla nel momento del bisogno.
Attualmente siamo fortunati,
Sylvia ha solamente quindici anni e non sembra avere fretta di
crescere ma lo so, fra breve tempo avremo a che fare con i ragazzi,
gli scleri ormonali, i trucchi e le ribellioni adolescenziali. Io mi
sto già preparando. Data la natura giocosa e flessibile di
Eren,
sarò quello col pugno di ferro, nonché quello che
minaccerà gli
stronzi che la mocciosetta si porterà a casa. Sì,
sono pronto e non
vedo l'ora di prendere a calci in culo quei disgraziati, ma ora siamo
qua a partecipare a questa insulsa gara.
I Kirtein hanno tirato fuori
dall'acqua ben tre storioni massicci. In teoria vince chi pesca il
pesce con la massa corporea maggiore, e dato che i due al mio fianco
non hanno pescato nemmeno un girino … direi che siamo in
svantaggio.
La mocciosetta pare determinata,
è seduta a schiena ritta fissa il placido orizzonte con una
tale
intensità, se solo utilizzasse un quarto di questo impegno
per
pulire casa quest'ultima risplenderebbe come una lastra di ghiaccio
sotto al sole. Tali volte si distrae solamente per lanciare
un'occhiata fulminante ai Kristen mentre tirano fuori dall'acqua
qualche pesce. Lancia una occhiata furiosa per poi ritornare al suo
obbiettivo, nonché il galleggiante fluorescente.
Non capisco da dove deriva tutta
questa antipatia per i Kirstein, beh per quanto riguarda Eren lo so,
quei due idioti si odiano dalle scuole medie, ma per quanto riguarda
la mocciosetta … non ne ho idea. Probabilmente hanno avuto
qualche
scaramuccia all'asilo dato che l'hanno frequentato insieme,
però mi
pare strano: lei è una tranquilla, non si fa mai trascinare
in
baggianate eppure Eren l'ha ttrasportata in questa rivalità
però
anche questo mi pare improbabile. Lei è intelligente, sa
pensare con
la propria testolina, allora perchè si cimenta in questa
inutile
perdita di tempo?
Bah, comunque sia mi sono
rifiutato di noleggiare la canna, anche se siamo una famiglia non mi
va di stare dietro ai loro capricci e non sono l'unico a pensarla in
questo modo: accanto a “faccia di cavallo” seduto
su uno sgabello
senza alcuna canna tra le mani, c'è Marco nonché
il compagno di
Jean. È lì rilassato e mi rivolge un saluto
allegro che ricambio
con un cenno del capo. Sembra divertirsi e chiacchiera allegramente
con il suo compagno anche se è troppo impegnato a fissare
l'orizzonte come questi due.
Eren e la mocciosa non si
divertono, il fatto è dimostrato dal sonoro sbadiglio
fuoriuscito
dalla bocca di Eren, tali volte ho visto il suo capo scivolare verso
il basso. Si risveglia solamente quando i Kirsten tirano su un siluro
e a quel punto il suo sguardo si infiamma e torna vigile concentrando
tutta l'attenzione sul galleggiante. È proprio un moccioso,
senza
riflettere sul da farsi, si è gettato a capofitto in questa
competizione.
<< Accidenti! Dobbiamo
fare qualcosa, non possiamo ridurci in questo modo ... dobbiamo fare
qualcosa Levi! Guarda su internet cosa mangiano gli storioni
>>
Eren, davveo? Me lo stai
domandando seriamente? È assurdo ...
<< Non so se te lo ricordi
ma abbiamo chiesto alla reception e ci hanno venduto il
“pastone
per storioni” >>
<< Allora perché non
abboccano, cosa stiamo sbagliando? >>
<< L'unica cosa sbagliata
è il fatto che non hai esperienza non avendo mai pescato
nella tua
vita >> la risposta è talmente semplice che
non meriterebbe
nemmeno d'essere espressa. Guardare questi due mentre mettevano a
posto il filo e l'amo … cazzo, è stato patetico.
Parevano due
rincoglioniti tra i pescatori, così dato che quella visuale
era a
dir poco intollerabile, ho dovuto utilizzare Wikipedia per
direzionare le loro mani inesperte.
<< No, secondo me il
mangime che usiamo non va bene, guarda le facce da cavallo!
>>
seguo l'indice tremante e li vedo: Jean sta tirando su un pesce
mentre il figlio lo acchiappa con il retino.
<< Questo è il quarto
storione! Ci deve essere una spiegazione … >>
Sono esasperato, mi rassegno.
<< Forse gli danno da
mangiare il formaggio? Ho sentito dire che ai pesci piace, vai Levi!
Vallo a comprare! >>
<< Eren, se salissi sulla
macchina ti assicuro che non tornerei più indietro, tra
l'altro …
da dove cazzo viene la storia del formaggio? >>
<< Aspettate >> la
mocciosetta innalza un braccio verso l'alto attirando la nostra
attenzione
Sylvia
Aspe
… il galleggiante è
sparito, evvai! Procedo, faccio come dice wikipedia, giro la
manovella, poi tiro verso l'alto, quando il pesce strattona l'amo.
<< Grande Sylvia! >>
papà energico come mai, afferra il retino invece Levi sta
fermo a
guardare il tutto scuotendo il capo, sei sconfitto? Hai
“gufato”
tutto il tempo e ora sto tirando su un pesciolone, a giudicare dalla
potenza sembra bello grosso, anzi faccio persino fatica a tirare la
canna verso di me …
Splash!
Che
… cosa, ma dove? Sono
finita in acqua? Che schifo! Butto fuori la testa e caccio via dalla
bocca l'acqua pantanosa. Fermi tutti! Io non so nuotare, come diamine
faccio a rimanere a galla? Sento una stretta sotto le ascelle, volto
il capo e c'è Levi il suo volto è contratto dallo
sforzo.
<< Mollala >>
Guardo in avanti e non me ne ero
accorta ma le mie mani stringono il manico di plastica, è
tesa e
sento una forte corrente che vuole trascinarmi verso il centro del
lago. Il pesce c'è ancora, che faccio? Sì,
mollarlo sarebbe la
scelta più sensata, in tal modo Levi può tirarmi
su da questa acqua
gelida, però è un peccato. Questo bestione deve
pesare parecchio,
magari potremmo vincere …
Mi volto verso papà, tra le
mani detiene mollemente il retino e sembra indeciso, come se fosse
combattuto
Non ti preoccupare, non lascerò
vincere quelle facce da cavallo.
<< Lo prenderò! >>
urlo a squarciagola per rinvigorire lo spirito di papà,
funziona.
Stringe forte il manico del retino determinato come mai
<< Forza Sylvia! Lo
prendiamo! >>
<< Non incoraggiarla!
Molla quella cazzo di canna! >> la voce di Levi
è un grugnito
basso ma io me ne frego, sono di spalle perciò non posso
vedere la
sua espressione assassina, tanto meglio!
Tiro la canna verso l''alto, poi
azione il munilenno, si prospetta una lotta lunga, ma a sostenermi
qua dietro c'è il super Levi, poi papà lo
acchiapperà. Ragazzi,
che squadra!
Non so
quanto tempo è passato,
a me pare di stare troppo tempo dentro questa acqua putrida, forse
sono passati minuti o ore …
Sento le mani di Levi sollevarmi
verso l'alto, e il pesce mi segue, oh merda! è lunghissimo e
pure
ciccione! Boh, secondo me è più grande di me.
<< Papà, prendilo! >>
lo incoraggio anche se non credo ne abbia bisogno.
Lo sta già infilando nella rete
e cavolo, tutta la testa e la pinna esce fuori, nonostante tutto ce
la fae lo deposita sul terreno secco. Anche io vengo depositata sul
terreno, però anziché sentire il rimprovero di
Levi, le mie
orecchie vengono colmate da schiamazzi e battiti di mani. Volto lo
sguardo e siamo circondati da pescatori eccitati. Wow abbiamo
inscenato un intenso spettacolo, chissà se ci hanno fatto un
filmino, magari lo chiameranno “squadro Ackerman contro pesce
assassino”. Sarebbe esilarante, però se un tale
video circolasse
su internet credo che sarò presa in giro a vita.
Ora guardiamo in avanti, di
questi pescatori me ne importa ben poco, voglio guardare le facce dei
Kirstein … ahah! Vorrei tanto poterle immortalare in una
foto, dio
santo … Jacque e Jean sono lì con il sedere
incollato sulle sedie
pieghevoli e hanno delle espressioni talmente da cavallo che non so,
sono troppo soddisfacenti!
Papà acchiappa il retino e con
il pesce intrappolato nella rete a schiena ben ritta, si dirige verso
la bilancia posta accanto alla reception. I pescatori lo seguono, gli
danno pacche sulle spalle e ora vado anche io, merito di percorre la
via dei vincitori e poi sono curiosa di sapere quanto pesa quel
bestione.
<< Dove credi d'andare? >>
Ohoh … mi ero dimenticata di
Levi. Ora che posso vedere il suo volto posso dire con certezza che
è
incazzato nero. I suoi occhi sono due piccole fessure affillate
Afferra il mio braccio e mi
strattona, credo che lo seguirò. Meglio non farlo incavolare
ancora
di più.
.***.
Questo
bagno puzza, sembra che
nessuno lo pulisca da anni ma probabilmente i pescatori non si
sprecano a compiere tanti passi per dirigersi qua, con tutto il verde
che c'è in questo posto adopereranno qualche albero come
latrina. Ho
fatto una doccia frettolosa, grazie al cielo Levi teneva nel baule
dell'auto un cambio d'abiti, shampoo, sapone, pettine, asciugamani
… non mi
domando il motivo per cui gira con tutta questa roba, ma la mania del
pulito di Levi si è rivelata utile.
Ora sono sotto il piccolo phon,
quello che si usa per asciugare le mani, non è molto potente
e per
asciugare la chioma credo sarà necessaria un'intera giornata
ma
cosa ci posso fare? Meglio di niente e mal che vada mi
metterò un
asciugamano in testa. Presto dovremo andare a ritirare il premio e
nulla riuscirà a fermarmi, non vedo l'ora di vedere quelle
facce
strafottenti schiacciate dalla vergogna nonché dal nostro
successo.
Sono certa che nessuno di loro abbia pescato un pascione del genere.
Una pressione stretta si insinua
nella mia nuca, che cavolo è ...?
<< Stai ferma! >> la
voce che si sovrappone al rumore metodico del phon è quella
di Levi
e a giudicare dal tono e dalle dita che con forza scompigliano la mia
nuca … è arrabbiato. Oi oi … mi sa che
me la vedrò brutta in
questi giorni. Disobbedire a un comando di questo tappetto non mi ha
mai portato dei vantaggi, mi viene in mente quella volta …
<<
Non voglio fare i compiti >>
<<
Prego? >>
<<
Hai sentito bene, non mi va, le espressioni mi fanno schifo e non
capisco il motivo per cui devo farle, a cosa mi serviranno? A un bel
niente! >> scocciata gettai con una certa veemenza la
penna sul
foglio colmo di numeri. Ero stanca ed ero affetta da un terribile mal
di testa causato dalla matematica, ero arrivata al mio limite.
<<
Senti mocciosetta, se la tua professoressa ti ha assegnato questi
compiti li devi fare punto e basta. Smettila di fare i capricci
>>
A
quelle parole incrocia le braccia infilando la mano sotto le ascelle
strette, nel frattempo gettai uno sguardo furente contro Levi, ma fu
inutile, non si scosse minimamente .
<<
Bene, se la mettiamo in questo modo … >>
scostò la sedia per
poi sedersi di fronte a me << tu starai qua e risolverai
quelle
espressioni sotto alla mia vigilanza >>
Scossi
il capo con una certa vemenza
<<
Sei fortunata mocciosetta, oggi non devo lavorare, perciò ho
tutto
il tempo >> disse beffardo, le due pupille severe si
scontrarono contro le mie ma non mi lascia sconfortare da
quell'atteggiamento:
erano
le tre del pomeriggio e prima o poi si sarebbe stancato, Levi e di
pazienza non ne aveva così tanta. Quanto ero ingenua.
La
sera era calata e noi eravamo ancora lì, le palpebre si
serravano e
il mio capo ciondolava verso il basso, ma lo stivale del mio
secondino picchiettò contro il tavolo facendomi trasalire
<<
Allora? Hai sonno? Esegui i compiti e ti sarà concesso il
riposo >>
innalzò il mento verso l'alto mostrandosi ancora
più minaccioso ma
io non volevo dargliela vinta così non risposi, mi limitai a
non
afferrare la penna.
Ovviamente
alla fine vinse lui, se volevo andare a letto dovevo terminare i
compiti. La battaglia con Levi terminò alle undici di sera.
Quel giorno capii che scontrarsi
con Levi non produceva alcun beneficio.
In genere non disobbedisco mai
per il semplice fatto che raramente mi costringe a fare qualcosa
contro la mia volontà, ameno che non sia necessario come per
esempio
i compiti scolastici.
<< Abbiamo vinto! Sylvia
sei stata grandissima! >>
La voce di papà, in questa
posizione non lo riesco a vedere e vorrei rivolgergli un sorriso
splendente a trentadue denti, ma la presa di Levi è ferrea e
mi
costringe a mantenere lo sguardo chino fisse sulle mattonelle
sbiadite.
La mano continua ad agitarsi
assieme al venticello caldo
<< Siete stati degli
imbecilli, soprattutto tu >>
<< Io? >> la voce di
papà è acuta e ahia, non promette nulla di buono
<< Sì, tu! Per questa
stronzata Sylvia poteva morire, lo sai che non sa nuotare?!
>>
Devo soccorrere al più presto
papà e così tento di costruire una difesa
<< Ma io sto be … >>
<< Silenzio >> ecco,
la difesa è stata stroncata sul nascere
<< Rivaille, a Sylvia non
è successo nulla, lei è forte >>
uh, davvero? Grazie papà,
vuoi sempre coltivare il mio ego e lo apprezzo.
<< Questo lo vedremo. Lo
sai quanti batteri ci sono in quell'acqua? Lo sai che
le pantegane sguazzano allegramente nei laghi? Non solo, ci vivono
anche bisce e serpenti, sai quanti batteri trasmettono questi
animali?! >>
Pante gane? Biscie? Serpenti? Da
… davvero? Oddio santo, non avevo pensato a questi possibili
animali portatori di malattie. Non è che mi sono beccata il
tifo?
Aspetta che animale trasmette questo virus? Il topo? Probabile,
è
l'animale più zozzo del mondo, però sono
vaccinata? Sì, forse no?
<< Rivaille, Silvya ha
fatto tutte le vaccinazioni … >>
Va bene ora basta! Qua finiranno
per litigare e non va bene, abbiamo dimostrato di essere la famiglia
migliore e per tale motivo dobbiamo uscire da questo cesso con un
meraviglioso sorriso e ritirare il premio.
Mi sciolgo dalla presa di Levi
con una certa fatica, ma riesco a scappare. Sotto gli occhi muti dei
due litiganti arrotolo l'asciugamano attorno alla chioma semi bagnata
ed esco. Se vogliono seguirmi lo faranno.
. *** .
Il sole
oramai è calato e nel
cielo si desta un tramonto che dipinge il cielo di colori svariati,
fa freddo, lo sente la mia testa semi bagnata e probabilmente domani
mi sveglierò con un brutto raffreddore. Ma ne vale la pena,
davvero!
Siamo circondati da un orda di pescatori esaltati, e ai margini di
questo cerchio ci sono le facce da cavallo e la delusione rende i
loro volti ancora più scavati e allungati. Una visione
sublime.
Un vecchio si avvicina tenendo
tra le mani una coppa dorata, di dimensioni notevoli ma non
esagerate. Si avvicina e ad ogni passo compiuto dal vecchio le voci
esaltate aumentano il tono vocale. Levi è arrabbiato infatti
non è
assieme a noi due, sta ai margini a fissarci con lo sguardo scuro a
braccia conserte e questo non va bene, volente o meno ha partecipato
anche lui a questa competizione dato che mi ha tirata fuori
dall'acqua putrida assieme allo storione di venti kg. Papà
sembra
avere letto il mio pensiero perché si allontana e afferra un
suo
braccio. Levi pone resistenza e gli lancia delle occhiatacce a dir
poco assassine ma nonostante tutto papà continua
strattonarlo. Ormai
Levi ti conosciamo, tali volte ci incuti timore ma sappiamo che ci
vuoi troppo bene per ucciderci. Magari sono troppo ingenua...
Nonostante tutto il malcontento
espresso dalla sua faccia, si lascia trascinare affiancandosi a noi,
eh non puoi sottrarti alla premiazione. Anche se l'abilità
richiesta
era quella del pescatore, sappiamo tutti cosa vogliamo dimostrare
agli altri. Papà afferra il trofeo innalzandolo verso l'alto
accompagnato dal boato della vittoria, i pescatori innalzano le
braccia, sorridono e sparano complimenti burberi ma sinceri. Eh
sì,
la nostra famiglia è la migliore, perlomeno siamo migliori
dei Kirstein
Note
Carissimi lettori vi porgo le
più sincere scuse
(abbasso il capo profondamente dispiaciuta)
E' da tanto che non aggiorno questa storia e per questo
fatto sono dispiaciuta però non sono riuscita a proseguire
la
scrittura per un motivo alquanto banale ma incisivo: sono
giù di
corda >.<
Non so se riuscite a comprendermi, però scrivere
una commedia in un tale stato non è una buona cosa: se
l'autore si
lascia andare alla propria emotività, la commedia
può sfociare in
una tragedia. Non facciamo fare una brutta fine a questa famiglia
>.<
Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto e
ovviamente spero di sentirvi >.<
Un abbraccio
Mistiy
P.s : le informazione sugli storioni le ho
prese da
questo sito:
http://www.pescachannel.it/acque-interne/tecniche/storione/esche-storione/
|
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Capitolo 5 *** Il grembo paterno ***
Eren
“
Non
affezionarti troppo al nascituro, la madre potrebbe ripensarci al
momento del parto”.
Ogni
volta che entusiasta decoravo la stanza, ogni volta che entravamo in
un negozio per bambini, Levi mi ripeteva sempre questa frase portando
il mio entusiasmo al livello del suolo. Io mi incazzavo a morte,
perchè diamine doveva prosciugare la gioia dell'attesa? Poi
mi resi
conto che aveva ragione, solo quando sarebbe stata tra le nostre
braccia sarebbe divenuta nostra figlia, la madre aveva l'ultima
parola.
Per
quel motivo ero agitatissimo in sala d'attesa. L'ospedale ci aveva
chiamato nel cuore della notte annunciandoci il fatto che la donna
era entrata in travaglio.
Io
giravo avanti e indietro e parevo una tigre rinchiusa in una gabbia,
Levi invece se ne stava lì seduto a braccia conserte e
immobile. Da
bravo fanatico dell'autocontrollo quale era, la sua faccia era
immobile e non tradiva alcuna emozione.
<<
Sono passate ore, quanto ci mettono? È successo qualcosa? E
se la
bambina non è sana? Forse ha dei problemi …
>>
<<
Eren, sta partorendo non sta cagando. Ci impiegherà il tempo
che ci
deve mettere >> disse secco e quasi scocciato. Alterato
gli
risposi che era uno “stronzo”, ma lui non
assecondò il mio
schizzo bisbetico e rimase lì immobile mentre io continuavo
a
comportarmi come una belva ingabbiata
Udimmo
il rumore d'una porta seguito da un chiassoso pianto e mi voltai in
preda alla eccitazione.
<<
Famiglia Ackerman? >> nemmeno il tempo di dargli conferma
che
già ero corso verso di lei, per meglio dire ero corso verso
quella
testolina nera che teneva infagottata tra le braccia
<<
Il parto è stato lungo ma è sana >>
posi la mano sotto la
piccola testolina e delicatamente la presi tra le braccia. Era
piccola, piccolissima e strillava a più non posso. Allora la
cullai
docilmente e lei in un secondo si rasserenò. Ero
dannatamente
orgoglioso, avevo appena svolto con successo il primo compito
genitoriale e sentivo la gioia scoppiare nel petto.
<<
Levi? >>
Lo
chiamai ma lui non era al mio fianco come m'aspettavo, era ancora
incollato alla sedia e mi guardava da lontano. Giuro che i suoi occhi
erano spalancati, le sue sopracciglia erano alte e le sue labbre
erano percosse da un lievissimo tremore.
Non
avevo mai visto quell'espressione addosso a Levi, mai.
Mi
avvicinai con la lentezza di uno che aveva paura di spaventare la
lepre. Sì, Levi aveva paura e ne ebbi conferma quando mi
sedetti al
suo fianco.
<<
Levi, la vuoi tenere in braccio? >> domandai
già pronto a
passarla sulle sue braccia
<<
No >> disse secco << Ho paura di romperla
>>
Una
risata tiratissima uscì dalla mia gola, risuonò
sgradevole persino
al mio udito
<<
Che dici, è tua figlia e attento come sei non romperai un
bel niente
>>
<<
Non è mia figlia >> disse e la frase
arrivò secca al mio
orecchio come un colpo di frusta. Sentii qualcosa incrinarsi dentro
di me e la paura che Levi non la volesse più
cominciò a galoppare
nel mio cuore.
Afferrò
il piccolo fagotto con delicatezza estrema, sembrava che stesse
armeggiando con pregiato cristallo.
<<
Non è mia figlia >> disse e di nuovo sentii il
bruciante colpo
ma scostò lo sguardo dalla piccola per rivolgermi uno
sguardo
annacquato dalla commozione.
<< E' nostra figlia >>
La
sveglia ruggisce rompendo quel sogno tratto da un ricordo lontano.
Quindici
anni fa Sylvia è nata … certo che il tempo corre,
mi sembra ieri …
aspetta! Stop stop stop …. oggi che giorno è?
Controlliamo sul
cellulare la data … è il venti febbraio
…
<<
Levi!!!!!! >>
<<
Che cazzo hai da strillare … >> mugugna
spuntando fuori dal
cuscino, è inacazzato lo è sempre di prima
mattina ma non c'è
tempo da perdere.
<<
Sono passati sedici anni, è il compleanno di Sylvia!
>> e io
me ne sono dimenticato
Giù
dal letto!
<<
Levi ci sono tante cose da fare, bisogna andare a prendere la torta,
e poi … cosa gli regaliamo? Vorrà una festa?
>>
Merda,
merda, merda …. non ho organizzato niente!
<<
Eren, rilassati >> scende giù dal letto e i
suoi capelli
perennemente ordinati sono tutti arruffati verso l'alto. Da quanto
tempo non lo vedevo così? Forse mai, in genere quando mi
sveglio lui
non c'è mai nel letto: quando devo ancora andare al bagno,
lui è
già pulito profumato e vestito.
E
vederlo così … è bello. Ma che
diamine, non è il tempo di
glorificare Levi, ora devo mettere in moto il cervello! Cosa vorrebbe
Sylvia?!
Sento
un braccio cingermi la vita, non c'è bisogno di voltarsi per
sapere
che è Levi. Il modo delicato ma al contempo rude in cui i
suoi
polpastrelli affondano nella carne, non so, solo lui ci riesce e
ancora oggi mi rassicura.
<<
Stamattina mi sono alzato presto, sono andato in quella pasticceria
aperta ventiquattro ore e ho preso la torta e qualche altra schifezza
zuccherosa che a voi piace tanto >>
Posa
il mento sulla mia spalla e sento i suoi ciuffi fini accarezzarmi la
guancia. Le sue manifestazioni d'amore sono rare, ma quando capitano,
Dio quanto me le godo, ma in questo momento non ci riesco. Il fatto
che Levi si sia ricordato del compleanno di Sylvia mi rallegra ma al
contempo mi fa sentire in colpa: come ho potuto dimenticare la
nascita di nostra figlia?
<<
Tu te lo sei ricordato >> mi viene da dire con una certa
tristezza. Oggi ho dimenticato il suo compleanno, e poi?
Dimenticherò
il primo giorno in cui ha perso il primo dente? Dimenticherò
il
giorno in cui disse la sua prima parola?
<<
Sì, stanotte mi sono alzato per pisciare e mi è
tornato alla mente.
>>
rido
e lui ne approffitta per catturare le mie labbra, è un bacio
leggero
quasi scherzoso.
Scommetto
che sta mentendo, in realtà lo sapeva ha prenotato la torta
giorni
fa, ovviamente non me lo dice: vuole alleggerire il mio senso di
colpa. Levi è troppo carino, tali volte mi domando cosa ho
fatto per
meritarmelo e non trovo mai una risposta.
Mi
volto e le dita scorrono lungo la schiena, ne approfittiamo e ci
godiamo un bacio, uno di quelli intensi che ci ricorda quanto ci
amiamo.
Ci
stacchiamo per trarre il respiro e appoggio la fronte sulla sua. Mi
guarda, quelle pupille tempestose un tempo incutevano eccitazione e
mi donavano un senso di pericolo, ancora oggi lo scatenano
però la
sensazione è addolcita da diciassette anni di convivenza.
Un
flash mi passa per la testa
<<
Che c'è? >> domanda levi corrucciando la fronte
<<
Il regalo … non gli abbiamo fatto nulla! Merda, non so
nemmeno cosa
gli piacerebbe ricevere … >>
<<
Dove sta il problema, chiediamoglielo >>
mi
allontano da lui e sta volta sono io a guardarlo di traverso. Da
quando in qua Silvya dice direttamente che cosa vuole?
.***
.
<<
Voglio stare a letto tutto il giorno >>
Ok,
questa non me l'aspettavo. Sylvia non è il tipo di ragazza
che
partecipa alle feste, non ha amicizie, però questa non me
l'aspettavo affatto. Compie sedici anni e lei vuole dormire tutto il
giorno?!
Do
una occhiata a Levi e lui non sembra affatto scosso da questa
rivelazione, anzi se ne sta lì a braccia conserte come se
non avesse
ascoltato neppure una parola.
<<
Perchè?! >> devo assolutamente avere una
risposta e lei mi
guarda con quelle palpebre semi abbassate. Si è appena
svegliata
perciò è ancora rincoglionita dal sonno.
<<
Non ho mai il tempo per dormire più di sette ore a notte,
oggi
voglio abbattere ogni record stando a letto tutto il dì
>>
agguanta un bignè e lo divora in un boccone. Beh, l'eleganza
non
l'ha ereditata da suo padre.
<<
Silvya, sei sicura? Insomma potremmo fare tante cose come andare al
cinema, oppure al ristorante … >>
Ingoia
il boccone e si gratta la testa come per cercare di svegliarsi
<<
No, oggi voglio cazzeggiare >> il tono deciso con cui lo
dichiara … la fermezza l'ha ereditata da Levi. Che tenerezza.
Cerco
di ribattere, insomma ha sedici anni e meriterebbe una mega festa.
Quando avevo la sua età non stavo fermo un attimo, spesso mi
ritrovavo in situazioni pericolose però facevo di tutto per
uscire
di casa.
<<
Se questo è quello che vuoi allora lo avrai >>
Levi mi prende
contropiede e lei annuisce abbozzando un sorriso
<<
Allora buona notte >> annuncia per dileguarsi dalle
nostre
viste.
Levi
afferra la giacca posta sopra alla sedia.
<<
Eren >> si avvicina al mio orecchio << Non
organizzare
nessuna festa >> noto una certa minaccia nel suo tono ma
non ho
neppure il tempo d'incazzarmi che lui si dilegua.
Ok,
ora sono molto confuso: mia figlia vuole dormire tutto il giorno e
Levi mi ha minacciato.
Levi
Sbrigo
qualche pratica e poi corro a casa perchè Eren non deve
assolutamente organizzare una festa.
Eren
non lo capisce, lui è un tipo espansivo che senza
difficoltà
esprime tutto ciò che gli passa per quella testa, ma Silvya
è
diversa. Non vuole star in mezzo alle persone perché non ama
la
gente, ma questo non significa che le odia. Semplicemente quello non
è il suo ambiente ideale.
Mi
viene in mente il suo settimo compleanno ...
La
casa era gremita di bambini, schiamazzavano e giravano come dannate
trottole qua e là. Avevo previsto tutto, perciò
avevo messo al
sicuro ogni oggetto delicato, erano tutti nascosti nella mia stanza
che ovviamente avevo chiuso a chiave.
I
bambini saltellavano sui divani con le “scarpe ai
piedi”, esatto
le scarpe quelle che hanno utilizzato per venire fino a qua
calpestando suoli e terricci.
Movimentai
il capo per distrarmi da quell'orrore, ma il pavimento era sporco,
riverso di patatine, pop corn e ogni sorta di schifezza. L'impulso d'
afferrare l'aspirapolvere e cacciare via quei mocciosi era alle
stelle, ma Eren si era raccomandato “Levi, per favore sii
paziente”.
Gettai
l'occhio alla sua ricerca ed era circondato da alcune mamme. Eren
parlava e tutte pendevano dalle sue labbra e se lo mangiavano con gli
occhi. Per essere un genitore era molto giovane, allora aveva venti
sette anni ed era bello, sicuramente meglio dei loro mariti.
Con
un certo compiacimento uscii dalla sala per dirigermi in cucina, se
dovevo “ essere paziente”, era necessario uscire da
quel caos
colmo di merda.
Mi
abbassai per aprire il freezer, la torta doveva essere scongelata.
Dal
tavolo sbucarono fuori due scarpette rosse, erano quelle si Silvya,
me lo ricordai perchè gliele avevo lucidate.
<<
Silvya? >>
le
scarpette si ritirarono all'indietro con uno scatto scomparendo
dietro la lunga tovaglia bianca.
Mi
chinai scoprendo il telo. Silvya era lì che mi guardava con
il volto
parzialmente nascosto dalle ginocchia e e le braccia attorno alle
gambe.
<<
Marmocchietta, perchè non sei con i tuoi amichetti?
>>
Non
rispose, si limitò a scrutarmi stringendo sempre
più le ginocchia
al petto. Sospirai sapendo che qualcosa non andava e lei non me lo
avrebbe detto subito.
Scostai
la sedia per sistemarmi accanto a lei, scomodo come mai mi
accartocciai cercando d'evitare di sbattere la testa contro il legno
sovrastante.
<<
Allora? Non ti stai divertendo? >>
Silvya
scosse la testa ma non mi guardò, si limitava a guardare
avanti un
punto fisso indefinito.
Rimanemmo
in silenzio per qualche minuto
<<
Non m picciono. >> sputò fuori tutto d'un
fiato >>
<<
Chi? >>
<<
I miei compagni, non mi piacciono. Mi dispiace >>
quella
richiesta di perdono impastata dal pianto mi colpì,
saettò dritta
dritta al petto.
<<
perchè ti dispiace? >>
<<
Perchè non riesco a essere normale >>
La
freccia fu scalfita. Era stata un'idea di Eren quella della festa,
giustamente voleva che in un qualche modo socializzasse con i suoi
coetanei, ma pareva che Sylvia non voleva, anzi non ci riusciva. Per
tale motivo si sentiva in colpa.
<<
Sai che non li sopporto nemmeno io quei piccoli piscia sotto
>>
<<
Due occhioni annacquati scattarono verso di me interrogativi
<<
hai capito bene marmocchietta: sono maleducati e privi di qualsiasi
freno, hai visto come hanno ridotto il salone? Quelli non sono
bambini, ma dei piccoli porci capaci solo di produrre merda
>>
Nessuno
si immagina quanto gentile giunse alle mie orecchie la sua risata.
Strinsi
il braccio attorno a lei portandola al mio petto, e lei rise ancora
di più
<<
Sai che faccio? Dato che non li sopporto più, ora li caccio
via >>
<<
Davvero? >> due occhioni d'un verde acquatico si
innalzarono
colmi di stupore
<<
Certo, che ti credi mocciosetta? Pensi che non riesca a gestire un
branco di piscia sotto? >>
Staccai
la spina dello stereo attirando l'attenzione di tutti, persino quelli
dei bimbi che saltellavano sul divano.
<<
La festa è finita, perciò >> aprii
la porta dell'uscio <<
grazie per essere venuti ma ora dovete andarvene >> con
tutta
la gentilezza di cui disponevo, indicai l'uscita.
Tutti
erano rimasti lì ammutoliti, Eren invece mi scrutava con uno
sguardo
che altalenava tra lo stupore e il rimprovero
<<
Silvya sta male >> dissi fornendo tale spiegazione.
Le
mamme intenerite dalla mia dichiarazione, cominciarono ad acchiappare
i loro figli. Si innalzò un coro sottile che diceva
“oh poverina,
oh come starà? Oh, povera piccola “
alla
fine tutte uscirono e non potei fare altro che trarre un sospiro di
sollievo quando gli schiamazzi si manifestarono oltre la porta.
Eren
era già là sotto alla lastra di mogano,
accarezzava la testolina
nera della marmocchia impaurita. Lei non si muoveva, rimaneva
lì
tutta accartocciata con le braccia conserte.
Alla
fine mangiammo la torta sotto al tavolo.
Eren
Oggi
è il mio giorno libero
perciò posso stare in casa, quindi posso indagare su cosa
sta
accadendo nella testolina di Sylvia. Già, vorrei tanto
essere una
piccola mosca ed insinuarmi all'interno del suo orecchio per
ascoltare i suoi pensieri.
In camera non c'è, la porta del
bagno è spalancata, nel salotto no, l'unica stanza del letto
che
rimane è quella della camera matrimoniale. Mi affaccio e
vedo un
ammasso di coperte raggomitolato su se stesso. L'unica cosa che
spunta fuori è una nuca nera, i capelli scuri splendono in
contrasto
cn il cuscino candido. Perchè si è messa nel
nostro letto? O beh,
poco importa io ne approfitto. Mi stendo sul letto cercando di non
svegliarla, districo l'ammasso di coperte e m'infilo.
Appoggio la testa sul suo
cuscino e poso dolcemente la guancia sulla sua spalla.
<< Papà? >> flebile
giunge la sua voce, sembra ancora immersa nel mondo dei sogni.
<< Sì, ti do fastidio? >>
in verità non attendo una risposta, il mio braccio stringe
già la
sua vita.
<< Non mi dispiace >>
La stringo di più a me e la
piccola si rilassa completamente, sembra essere tornata nel mondo dei
sogni. Da quanto tempo non dormiamo assieme? Non me lo ricordo, forse
sono passati anni. Quando era piccola dormiva spesso assieme a noi.
Mi ricordo che aveva degli incubi assurdi, diceva che c'erano dei
giganti dalle fattezze umane che volevano divorarla.
Urlava nel cuore della notte,
ovviamente Levi era il primo a catapultarsi giù dal letto
per poi
tornare con Silvya tra le braccia. La metteva al centro del letto e
dormivamo assieme. La faccia di Levi in quei momenti, tutto
spernigato con le occhiaia profonde e la pocca rivlta all'in
giù …
ahah, che ridere! Era troppo divertente vederlo così
scocciato
eppure sapevo che era apparenza, eccome se lo era. Mi ricordo che i
primi mesi di vita Sylvia non ha mai drmito nella culla un'intera
nottata. Levi la prendeva sempre con noi per una scusa o l'altra non
riusciva a lasciarla letto da sola. C'era sempre una scusa
“ mi
sono dimenticato di cambiae le lenzuola e non può dormire in
mezzo a
quel lerciume.
“
hanno
detto al tg che una
neonata è morta nel sonno”
“ non
sta bene, penso che abbia la febbre”
C'era
sempre una scusa e niente
lo fermava, neppure il sesso. Quando avevamo finito cambiava le
lenzuola e poi l'andava a prendere. Era così tenero, dormire
tutti e
tre assieme abbracciati era veramente piacevole. Nessuna ha potuto
tenerla nella pancia per ovvie questioni biologiche, però in
quelle
notti la circondavamo con le braccia ricreando una specie di grembo
materna, in questo caso si dovrebbe dire “paterno”.
Una specie di
rivincita nei confronti di quella donna che ha avuto il lusso d'avere
Sylvia durante l'inizio della sua vita.
Aspiro l'odore della sua pelle,
sa di pesca ne sono fermamente convinto. La sua pelle lattea ha
questo odore, Levi invece dice che sa di latte “
come una
mocciosa” qunnte discussioni sono nate attorno a
questo
argomento, a un certo punto non ne potevo più
così lo chiesi a
Mikasa. Lei con estrema serietà pose il naso nell'incavo del
suo
collo per poi dichiarare: ”sa di primavera.
Alla fine giunsi alla
conclusione che l'odore è una questione soggettiva, in
particolare
quella di una persona. Credo che l'olfatto viene compromesso dalle
emozioni, si mischia assieme ai sentimenti e alle sensazioni che
proviamo per la persona che ci troviamo dinnanzi.
L'annuso di nuovo e niente da
fare, sa di pesca ma ora mi devo fermare. Non vorrei sembrare un cane
alla ricerca del proprio osso ma non ci posso fare niente, adoro
abbracciare la mia piccola, accarezzarla e sentirla respirare quieta
sotto alle mani.
Si irrigidisce tutto d'un colpo
sotto di me
<< Silvya? >>
domando alquanto preoccupato ma lei proprio non risponde, si dimena
svincolandosi a forza e io la lascio, non vorrei ma devo farlo per
capire cosa sta succedendo. Forse ha avuto un brutto sogno? Un
gigante ha cercato di mangiarti? Non ti preoccupare, le mie braccia
non vedono l'ora di stringerti e cacciare via quelle facce da culo
dai denti aguzzi
Si sporge dal letto e dalla
bocca fuoriescono rumori viscerali, quasi gutturali, ovvviamente mi
sto spaventando.
Si sporge ed ora ho capito,
diavolo sta vomitando.
<< Silvya >>
<< Scusa, io non riesco ad
arrivare al ces … >> ecco si china ma si sta
sporgendo troppo
in avanti e acchiappo immediatamente la sua vita. Poverina, si
ritrova ammalata il giorno del suo compleanno, non voglio che finisca
riversa nel suo stesso vomito.
Poverina, ha finito e dalla sua
bocca esce un sospiro affannato. Rimettere non è mai belllo,
alla
sua età bevevo così tanto che ogni sera mi
ritrovavo chino sulla
tavola del cesso. Mikasa mi teneva la fronte e nel frattempo mi
sgridava
<< Stai meglio? >>
le domando scansando qualche ciuffo dalla sua fronte. Non è
pallida,
è bianca come uno straccio. I suoi occhi sono chini assieme
al capo
e pare sfinita.
Annuisce col capo, ma non ci
credo per niente.
<< Andiamo in bagno? >>
le domando prendendola sotto braccio, sono certo che in questo
momento la testa le gira all'impazzata.
<< Sì, faccio schifo >>
flebile esce la sua voce seppure demarcata da un certo ribrezzo.
Sorrido, la sua espressione
accigliata è d'una tenerezza unica, mi ricorda tanto Levi
quando
vede un qualcosa fuori posto.
<< Va bene, andiamo >>
le do un bacio sulla nuca scompigliata giusto per rassicurarla, per
dirle che innanzi ai miei occhi lei non farà mai
“schifo”, è e
rimarrà sempre la mia bella bambina.
A passo cauto circumnavigando la
chiazza maleodorante piazzata sul pavimento e anddiamo verso il
bagno.
Arrivviamo di fronte alla porta
e lei si svincola dalla mia stretta entra in bagno chiudendo la porta
dietro di sé. Sospiro ma in fondo è grande,
però non sta bene.
Forse dovrei entrare per reggerle la testa, per aiutarla a lavarsi ma
non voglio infrangere la sua privacy. Non posso.
<< Silvya, vado a pulire
se hai bisogno caccia un urlo! >>
<< va bene >>
Ora dirigiamo verso misfatto, se
fosse per me lo lascerei lì un altro poco, giusto per fare
in modo
che l'odore dei succhi gastrici evapori via, però sento la
voce di
Levi rimbombare nella testa “ che cazzo fai?
Muoviti e pulisci,
non vorrai che il pavimento assorba l'odore del vomito?”.
Guai
mai e quasi mi viene da ridere. Dico così, ma in
verità penso che
Levi se ne sbatterebbe altamente della sporcizia, sarebbe
così in
ansia per Sylvya che sarebbe entrato in bagno con lei.
Perchè io non
l'ho fatto? Non lo so, da qualche tempo Sylvia cerca di mostrare il
meno possibile il suo corpo, non è mai stata una di quelle
che corre
avanti e indietro nuda, però prima di recarsi in bagno si
assicura
che nessuno ne debba usufruire con troppa attenzione.
Non so, credo si vergogni del
suo corpo, quello che si sta trasformando e ovviamente non voglio
farla sentire a disagio ma neppure imbarazzata.
Fatto sta che ora mi rotrovo
faccia a faccia con questa chiazza immensa munito di secchio e
straccio. Dio, ma che è? Sembra sbobba per cani, no non
focalizziamoci troppo sul colore e la consistenza.
Levi
Sono
lì a letto e guarda che
casino!
Dormono sopra un materasso dalle
coperte stropicciate, il coprimaterasso è tutto arricciato,
le
lenzuola sono tutte concentrate verso l'alto e strette tra le baccia
della piccola mocciosa e del moccioso più grande.
Ai piedi dell'armadio ci sono
delle lenzuola erano quelle su cui abbiamo dormito stanotte.
Perchè
diamine hanno cambiato il letto, si sono pisciati addosso? In tal
caso potevano anche metterle a lavare anziché lasciarle
nella stanza
a marcire. Sono peggio degli animali, credo che oramai sono
irrecuperabili ma dopo mi sentiranno appena si svegliano.
<< Levi >> sento la
voce di Eren impastata dal sonno chiamarmi ed eccolo lì, con
una
strana faccia tirata. È preoccupato
<< Che è successo? >>
ora lo sono anche io
<< Sylvia non è stata
bene, ha vomitato >>
<< Ha la febbre? >>
mi avvicino e scosto piano le coperte sotto al quale è
seppellita.
Se ne sta tutta rannicchiata e il volto è coperto da ciuffi
corvini.
La sua pelle è dannatamente bianca perlata dal sudore Non
sta
affatto bene, sentiamo se ha la febbre. Scosto i ciuffi spalmati
sulla faccia e sento la fronte, è calda ma non bollente. Se
ce l'ha
le si è abbassata.
Alzo lo sguardo ed Eren sorride
<< Che c'è? >> ti
sembra questo il momento per sorridere come un cucciolo?
<< Niente, è solo che mi
piace quando ti prendi cura di nostra figlia >>
<< Lo faccio sempre >>
da quando in qua non mi prendo cura della mia famiglia? Lo faccio in
continuazione, devo controllare Eren che non compia troppe cazzate,
controllo che Sylvia vada bene a scuola, che non ingurgiti troppe
schifezze, che vada bene a scuola … sì, mi
scascio parecchio il
culo!
<< Certo, lo so non l'ho
mai messo in dubbio >> e mi guarda con un'espressione
quasi
offesa, come se avessi detto io la stronzata
<< Certo che te ne dici di
stronzate >> finiamola qua perchè non voglio
svegliare Sylvia
e poi sarà meglio andare a prendere qualche antibiotico.
<< Dai vieni a letto >>
dice sorridendo e anche se il suo sorriso caldo e dannatamente
invitante, devo rifiutare.
<< Dai … lo so che non
ti dispiacerebbe >> come se m'avesse letto nel pensiero
afferra
il mio braccio per calarmi verso il basso, lo assecondo
perchè sì,
dormire assieme alla mia famiglia non mi dispiace affatto.
Angolo
scuse:
Salve
a tutti voi cari lettori!
Penso
sia doveroso scusarmi ma ultimamente l'ispirazione è andata
a farsi
un bel giro infatti questo capitolo non doveva essere neppure
scritto: stavo elaborando una cosetta per san valentino ma poi mi
sono bloccata e non sono più riuscita a proseguire,
così ho dovuto
proprio cambiare argomento.
Chiedo
scusa a tutti coloro che attendono gli aggiornamenti di questa
storia, sono veramente una pessima “autrice” ;(
Ora
ringrazio tutti voi che avete inserito questa storia tra le
preferite, seguite o ricordate. Grazie, siete così tanti che
riempite il mio cuore di gioia <3
Ovviamente
dedico un abbraccio grande a tutti coloro che commentano<3
Ora
mi dileguo e non vedo l'ora di conoscere le vostre impressioni su
questo capitoletto:)
Un
abbraccio
Mistiy
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