I'll be.

di Dan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rimarrò ***
Capitolo 2: *** Volevo. ***
Capitolo 3: *** Vedo ovunque gente stufa della solitudine. ***
Capitolo 4: *** Avrei. ***
Capitolo 5: *** Eppure io ci ho provato. ***
Capitolo 6: *** Lei è un angelo. ***
Capitolo 7: *** Mai. ***
Capitolo 8: *** Qualche tempo fa. ***
Capitolo 9: *** Cara me. ***
Capitolo 10: *** Forse. ***



Capitolo 1
*** Rimarrò ***


Lo sapevo. Sapevo che l'attesa mi avrebbe distrutta, ferendomi più di qualsiasi altra cosa. 
Eppure l'ho fatto: ti ho aspettato. Forse invano, chi lo sa. 
Ma sono ancora qui, con le ossa rotte e la gabbia toracica oppressa da un peso che non va più via. 
Rimarrò fino a quando i polmoni continueranno a bruciare nel tentativo di inalare aria. 
Rimarrò fino a quando un alito di vento mi spazzerà via. Rimarrò fino a quando non tornerai da me, con le guance piene di sorrisi e gli occhi pieni di gloria. 
Rimarrò per sempre.

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Capitolo 2
*** Volevo. ***


Volevo solo dirvi che dove voi avete visto la morte, io c'ho visto il mare. 
Era così profondo da sembrare nero; un mare di inchiostro nero denso e scivoloso. Faceva quasi paura. 
Ma non mi sono arresa; no. 
Ho trattenuto il respiro per quelli che mi sono sembrati attimi infiniti, dimentica del fatto di non saper nuotare. 
Il mare mi ha stretta tra le sue braccia fradice e inconsistenti, e mi ha trascinata giù. Giù fin dove l'oscurità si tramuta in semplice mancanza di luce. 
E poi sempre più giù. Fino a trovare una nuova luce, proveniente dal fondo. 
Lo spettacolo che mi sono ritrovata davanti agli occhi era unico, spettacolare: decine di sirene e tritoni dalle code multicolori nuotavano in tondo, mettendo in atto una danza dimenticata, o forse mai conosciuta. 
Tutto era vivo; persino le conchiglie. 
Era la pace più assoluta. Il paradiso. 
Ho aperto gli occhi ed era tutto finito.

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Capitolo 3
*** Vedo ovunque gente stufa della solitudine. ***


Vedo ovunque gente stufa della solitudine.

Leggo scrittori che dicono di amarla, ma non fanno che disprezzarla. 

Respiro discorsi di persone che si lamentano di non avere nessuno con cui parlare. Inalo le loro parole sentendole poi andarsi a fondere con il sangue che mi scorre nelle vene, e lo sento: sento che non fanno che mentire. Loro non sanno che cosa sia la vera solitudine. 

Il fatto è che se hai qualcuno con cui lamentarti, hai anche qualcuno con cui parlare, e la solitudine brucia.

La solitudine ti brucia dentro. Comincia col mandare in fiamme il tuo cuore, per poi estendere le sue scintille in ogni angolo più recondito della tuo corpo, fino a giungere a lei: la tua anima.

E sappi che non avrà la minima pietà per lei. La afferrerà con prepotenza portandola giù, verso gli abissi, incurante del suo dibattersi e delle tenebre che le riempiranno gli occhi fino a strabordarne e lasciarla stordita. Approfitterà di quel momento per farla a pezzi, ancora ed ancora, fino a quando non sarà solo un enorme puzzle dalle infinite tessere perfettamente combacianti. Allora si divertirà a rimetterla insieme, magari con un po' di nastro adesivo scadente. Crederà di farti un favore, perfino.

Poi ti lascerà. 

Magari farà ritorno, o forse no.

Ma chiedi a chi ha provato la solitudine anche solo una volta.

Ti risponderà che non se n'è mai andata definitivamente, anche se involontariamente. Lei non sa che una rottura è per sempre.

Forse imparerai ad apprezzarla, perché fa male, ma il suo dolore è nullo in confronto a quello che possono farti provare le persone.

Ed io, forse, sono un po' come quegli scrittori: bugiarda.

Forse dico di odiarla, ma in realtà la amo.

Forse sono sola, ma non lo sono perché ho la mia solitudine a farmi compagnia.

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Capitolo 4
*** Avrei. ***


Avrei potuto dirti tante cose su di me. 
Avrei potuto dirti di essere un angelo dalle ali bianche venuto fin qui a salvarti.
Avrei potuto dirti di essere la più nobile delle persone e di avere un cuore d'oro.
Avrei potuto dirti di essere pronta a rischiare il tutto per tutto per salvarti.

E invece ti ho guardato dritto negli occhi e non ho pronunciato neppure una parola, con le labbra esauste incollate tra di loro da una strana sostanza, come colla, composta da paura, sensi di colpa e verità. 
Perché se ti avessi detto anche una sola di quelle cose, ti avrei mentito. 
Il mio cuore non è d'oro, è nero come l'inchiostro.
Le mie ali non sono bianche, semplicemente non sono. Me le hanno strappate.
E non sono venuta per proteggere te, ma per salvare me. Per bere dalla tua vita.
E se lo avessi fatto, non mi avresti mai perdonata.
Non mi sarei mai perdonata.

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Capitolo 5
*** Eppure io ci ho provato. ***


Ho provato con tutta me stessa ad immaginare una nostra possibile vita insieme e, soprattutto, a farmela piacere. Ma è più forte di me; il solo pensiero che tu possa anche solo sfiorarmi mi inorridisce. Ogni volta che mi abbracci, che mi prendi la mano, sento come una molla che scatta dentro di me, un impulso che grida a cuore e cervello, raccogliendo tutte le proprie forze in modo da gridare il più forte possibile: "Allontanati!". E forse questa è una delle rare volte che il mio sentimento e la mia ragione camminano paralleli stringendosi la mano, ma non credo che ti ringrazierò per questo.

Hai programmato tutta la nostra vita insieme, senza chiedere il mio parere, incurante del fatto che io continui a respingerti.

Credimi se ti dico che ci ho provato.

La mia non è paura di amare, nonostante io ne sia irrimediabilmente affetta. Se avessi provato davvero qualcosa per te, avrei cercato di superarla con tutte le mie forze.

Non mi piacevi più di tanto neppure più di un anno fa, eppure ho deciso di provarci, di darti una possibilità.

Forse è proprio in questo che sbaglio: dovrei cominciare ad anteporre i miei sentimenti a quelli altrui. In fondo lo fanno tutti, perché io dovrei distinguermi? Servirebbe a qualcosa? Le persone tendono sempre ad infangare chi è anche solo minimamente diverso da loro, persino se più buono.

Il fatto è che ogni tua più piccola possibilità è esplosa lasciando poche tracce di polvere dietro di sé con la frase: "nove anni di differenza sono troppi, non ho voglia di litigare con la gente per te."

Hai ammesso di aver sbagliato, mi hai chiesto di perdonarti ed io l'ho fatto.

Adesso cosa pretendi?

Non ho la pazienza di recuperare quella cenere e cercare un modo per tenerla assieme, adesso sono io a dire che non ne vale la pena.

Non voglio che tu mi rovini la vita. I tuoi sono semplici piani per un futuro che per me è fin troppo immediato, che non desidero, ma sulle mie papille hanno un sapore amaro; un sapore che mi obbliga a liberarmi di tutto ciò che mi fa sentire in quel modo.

E ciò che mi fa sentire in "quel modo" sei tu.

Devo liberarmi di te, nonostante tu non ne voglia sapere.

Credi davvero che io voglia stare con uno che mi reputa una bambina solo perché non lo voglio?

Credi davvero che io voglia stare con uno che crede di essere superiore a me solo perché più grande?

No, non lo voglio. E non voglio neanche te.

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Capitolo 6
*** Lei è un angelo. ***


Lei è un angelo.

Uno di quegli angeli caduti a cui sono state strappate le ali.

Ma non lasciatevi ingannare, lei non è malvagia, è quella che tutti i terrestri credenti in una Figura Divina definirebbero un angelo bianco.

Viene allontanata da tutti perché sì sa, gli umani sono persone, e in quanto tali si sentono come obbligati a giudicare. Sono pieni di pregiudizi e uno di questi dice proprio che ogni angelo caduto debba essere un angelo nero, le cui ali, un tempo, furono dello stesso colore del proprio cuore, così come la cicatrice a forma di v rovesciata che portano sulla schiena ormai da tempo al posto delle ali, andatesi sgretolando piano piano fino a venir strappate via. Unico ricordo una piuma grigia legata al collo. E' un po' come un marchio che, legato alla cicatrice sulla schiena, li condanna a una vita di solitudine. Solitudine generata da coloro che decisero di punirli strappandogli tutto ciò che raccoglieva la loro essenza. Punizioni, chissà, forse meritate, ma fin troppo crudeli.

Lei è diversa. Le sue ali sono scomparse perchè il suo cuore è andato in pezzi.

Quando il cuore di un angelo va in pezzi, il peso che le ali devono sopportare diventa insostenibile perché tutto il dolore, i rimorsi, la disperazione si accollano alla sua anima, trascinandolo sempre più giù, letteralmente. Ha dovuto rinunciare alle sue ali per poter sopravvivere.

Il suo unico errore? Innamorarsi.

L'errore di qualsiasi essere è sempre lo stesso: lasciare che qualcuno entri di prepotenza nel proprio cuore, calpestando qualsiasi genere di sentimento si trovi davanti, senza ritegno o preoccuparsi minimamente di quello che le scosse da lui assestate possano provocare. Lasciare che qualcuno entri dalla porta della parete muscolosa del cuore senza sussurrare un misero "permesso" è come suicidarsi. O forse è persino peggiore perché, da vivi, si è costretti a sopportare tutto ciò che ci viene inflitto.

Il suo ulteriore errore? Innamorarsi di un umano.

Quella degli umani è la razza peggiore che possa esistere. Sono i più deboli, ma si credono i più forti e quindi, obbligati ad imporre le loro leggi su chiunque. Cercano di nascondere malamente i loro difetti per sembrare esseri perfetti; semidivinità, ma così facendo non fanno altro che accentuare il loro egoismo. Innamorarsi di uno di loro, poi, è l'errore peggiore che si possa commettere. Loro sono quelli che, oltre a non chiedere il permesso, quando entrano nel tuo cuore, si divertono a raschiarne le pareti con le unghie, così da ferire la carne e i sentimenti, che vengono travolti da un fiume di sangue, reso quasi nero dal disprezzo generato nei confronti di chi ci fa del male, ma subito rimpiazzato dall'amore, perché la stupidità di amare chi ci fa del male non è solamente umana.

La deridono. La considerano una stupida ragazzina, così come fanno con qualsiasi essere che si mostra capace di sentimenti benevoli.

E' un angelo senza ali in un mondo di demoni.

Non sopravviverà a lungo, presto incontrerà un demone più forte di lei che la divorerà in un solo boccone.

Siamo noi i demoni, quelli veri.

Siamo noi i demoni che si divertono a strappare le ali agli angeli, giocando con loro e condannandoli ad una morte sicura.

Siamo tutti demoni che si travestono da umani.

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Capitolo 7
*** Mai. ***


Con te non mi sono mai sentita amata.

Non ho mai saputo cosa si prova a stare veramente insieme a qualcuno. Ho donato il mio cuore a qualcuno che non lo meritava. Qualcuno che l'ha strappato in tanti piccoli pezzettini e buttato in un fosso, seppellendolo quando ancora le ombre di un battito sembravano dar vita a quelle piccole membra. Adesso non ho più un cuore, è ancora seppellito lì. Non ho il coraggio di riportarlo in vita, non saprei come fare. Non sarebbe più lo stesso, vivrei di un pallido ricordo color delle speranze andate a male al posto del cuore. Sarei un automa, cosa che sono già adesso. Allora perché sporcarsi le mani di umiliazione e lacrime scure per essere qualcosa che si è già?

Dopotutto non sono stata io a strapparmi il cuore, io ne avevo molta cura fino a poco fa.

Non possono far giustizia di un corpo innocente.

Non possono lapidare un cadavere.

Un senzacuore non può amare.

E forse dovrei ringraziarti, ringraziarti di avermi fatto retrocedere da personaggio principale ad un semplice spettatore passivo di un mondo che si autodistrugge credendo di farsi del bene. Ma non credo lo farò, no, tu non lo meriti.

Col mio sorriso ti sei portato via anche la mia ultima eterea speranza di poter essere felice, di nuovo.

Col mio cuore ti sei portato via la mia anima.

Con la mia anima ti sei portato via me.

Hai presente la solita frase "se io non posso averti, non ti avrà nessun altro"? Ecco, tu l'hai applicata alla perfezione.

Non volevi la mia felicità, ma l'hai raccattata mettendola in una valigia anonima e l'hai portata via ugualmente.

Un po' come un bambino un po' egoista e dispettoso, non volevi la mia felicità, ma non volevi che io l'avessi.

Te o nessuno.

Sei stato tu a scegliere al posto mio.

Non hai chiesto il mio parere in una decisione riguardante il colore della mia vita.

Hai scelto il nero.

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Capitolo 8
*** Qualche tempo fa. ***


Qualche tempo fa mi chiesero cosa fosse per me la felicità.
Io, imbarazzata, chinai il capo guardandomi le scarpe e cercai di inventare in fretta una frottola che fosse abbastanza credibile. Non sapevo cosa fosse la felicità, non ne avevo la più pallida idea; non ero in grado di ricordarlo, ma, soprattutto, non volevo mostrare a qualcuno capace di guardarmi negli occhi la mia vera essenza. Se l'avessi fatto mi sarei sentita nuda, sporca, come non vorrei mai essere. Forse è qualcosa di malato, ma odio anche il solo pensiero di denudarmi davanti a qualcuno: non sono una persona abbastanza perfetta.

Poi, qualche tempo fa, ho avuto un piccolo assaggio di quello che è la felicità. Eppure credevo che fosse la felicità, quella vera, non solo una mera illusione. Mi sono fidata ciecamente, morendo poi spinta in un precipizio di oscurità dalla mia stessa cecità.

La mia felicità erano le persone.

Persone che credevo mi fossero vicine davvero. Mi sentivo amata, circondata da un mondo pieno di rosa e dolcezze che avevo sempre creduto di odiare con tutta me stessa. Vivevo in una bolla il cui mondo intero era una finzione. Eppure ero felice, felice come non mai, protetta da quelle quattro mura che credevo così familiari, ma che continuavano a pugnalarmi alle spalle in continuazione. Non appena me ne accorsi mi sentii come Truman, il protagonista del film "The Truman show" che, accortosi dell'inganno nelle cui acque era costretto a nuotare fin dal momento della sua nascita, aveva scelto un mondo più difficile in cui vivere, ma vero. Nel suo vecchio mondo tutto era una finzione, lui era l'unica persona vera, come testimoniava anche il suo nome: Tru[e](vero)man(uomo).

E pensare che io volevo solamente poche persone che ogni tanto mi regalassero un abbraccio o un sorriso vero. Non mi sembra di chiedere troppo, no?

La mia felicità è illusione.

O forse no.

Sto resuscitando dalle mie stesse ceneri, raccolte da mani capaci di persone che con un sorriso sono capaci di scaldarmi il cuore e farmi sentire felice, con un sorriso sul mio volto, riflesso del loro.

 

La mia felciità dipende da quella degli altri.

Questo finirà per uccidermi.

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Capitolo 9
*** Cara me. ***


Cara me, forse questa è la prima volta che ti scrivo una lettera.

Forse non ho mai avuto abbastanza da dirti, o forse non ne ho mai trovato il coraggio. E, forse, se ho deciso di farlo proprio adesso, è prorio per infondermene un po' di quel coraggio.

Ché poi nella mia vita ci sono più forse che girasoli di luce in un'anima felice.

Mi sembra di poterli vedere che se ne vanno a braccetto con le disillusioni e le lacrime amare. Un po' come la persona più romantica del mondo farebbe con la sua anima gemella, tale forse proprio perché l'unica rimasta ad aspettarla dopo tutto quel tempo.

Volevo scriverti per dirti che sarai sempre una buona scelta per tutti, ma non sarai mai la scelta giusta.

Sarai sempre carina per tutti, ma non sarai mai bellissima.

Sarai sempre quella a cui voler bene, mai quella da amare.

Sarai sempre mediocre, mai l'eccellenza.

Sarai sempre un'amica, mai qualcos'altro, in amore o amicizia che sia.

Ma non prendertela se ti dico questo. Lo faccio per il tuo bene, così che tu non viva giornate di illusioni per poi ritrovarti a piangere notti di amara verità, con la solitudine come unica compagna che ti circonda le spalle con le sue esili braccia cercando di darti conforto. Ma si sa, la solitudine non è una buona amica.

E, ovviamente, a chi toccherà raccogliere i cocci e nasconderli come se non fosse accaduto niente, se non a me?

Non odiarmi.

Io sarò l'unica persona sempre pronta a porgerti la mano e a tenertela lungo tutto il cammino così, se cadremo, lo faremo insieme e insieme ci rialzeremo.

 

Take my hand, drag me down

If you fall then I will too

And I can't save what's left of you*

 

Non odiarmi.

Io sarò l'unica persona a sopportare il tuo riflesso dagli occhi spenti per tutta la vita.

Io sarò l'unica persona ad esserti vicina, nel bene e nel mane, non come quelle stupide promesse che ci si scambia ai matrimoni. Promesse che vengono dimenticate non appena si aprono gli occhi il mattino seguente, promesse strappate a morsi come la colazione che si consuma in fretta per andare a "festeggiare" quella che secondo i novelli sposi sarà una vita rosea e felice. Non sanno che le persone che si amano veramente sono quelle capaci di odiarsi per giorni interi. Non sanno che le persone che si amano veramente sono quelle che devono compiere sforzi titanici anche solo per vedersi una volta al mese o per mandare avanti la famiglia. Quello delle coppie eternamente felici è un amore di circostanza, di routine. Un amore dovuto alla noia.

Odiami, perché solo così potrai amarmi.

Odiami, perché mentre tu sarai impegnata ad odiarmi, io ti sorriderò e ti prenderò la mano portandola al mio cuore, che batte solo per te, eco silenziosa dei tuoi respiri.



*Breaking Benjamin - Without you

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Capitolo 10
*** Forse. ***


E forse un giorno ci rincontreremo.
Forse rispolvereremo una delle nostre vecchie abitudini e andremo a passeggiare sotto la pioggia, con un ombrello troppo piccolo per proteggere due persone come unico compagno. Stare abbracciati e passeggiare per ore in un silenzio tombale che di imbarazzante non ha nulla, se non i vecchietti che ci guardano incuriositi dai vetri delle finestre appannate, chiedendosi cosa possiamo mai farci in strada con un tempo come questo.

Forse penseranno che siamo matti.

Forse penseranno che siamo innamorati.

Tu non preoccuparti e lasciali pensare.

Ché poi cosa avrà mai di tanto interessante l'ombra di due adolescenti che si tengono per mano affrontando la pioggia che gli schiaffeggia il volto come per rimproverarli della loro impudenza?

Ci guarderemo negli occhi e, sorridendo, ci scambieremo un pezzo di anima che andrà ad incastrarsi perfettamente alla nostra, con un flebile bacio come unica promessa. Promessa di un incontro futuro, magari in un'altra vita in cui saremo fatti l'uno per l'altra.

Questa vita non è la nostra, noi non ci apparteniamo, ma forse, in una vita futura avremo l'occasione che desideravamo con tutto il cuore.

Avremo solo il retrogusto amaro di quel bacio disperato sulle labbra a ricordarci di noi.

Tu non mi hai mai amata. Non sono stata abbastanza.

 

Apro gli occhi, la fronte imperlata di sudore. E' stato uno dei sogni più vividi che io abbia mai vissuto.

Eppure sarebbe stato bello vivere questo momento, avere un ultimo sguardo carico d'affetto.

Ma so che, se ci incontreremo di nuovo, costringeremo i nostri occhi a non cercarsi, faremo finta di non conoscerci e che tra di noi non ci sia mai stato niente.

Siamo stati noi stessi, tu per primo, a seppellire il nostro "amore". Senza alcun fiore, senza alcuna cerimonia. Si è svolto tutto in silenzio per anticipare i tempi e anestetizzare il dolore.

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