lui vive in me (Continuazione di Perchè no?)

di kerryjackson95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** Capitolo 47 ***
Capitolo 48: *** capitolo 48 ***
Capitolo 49: *** Capitolo 49 ***
Capitolo 50: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 51: *** Capitolo 51 ***
Capitolo 52: *** Capitolo 52 ***
Capitolo 53: *** capitolo 53 ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54 ***
Capitolo 55: *** capitolo 55 ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56 ***
Capitolo 57: *** capitolo 57 ***
Capitolo 58: *** capitolo 58 ***
Capitolo 59: *** capitolo 59 ***
Capitolo 60: *** Capitolo 60 ***
Capitolo 61: *** Capitolo 61. (Finale!!) ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Nancy leggeva il suo libro, se fosse stata più carina, biondina, delicata e adorabile come le altre ragazzine sarebbe andata a giocare con loro, a farsi coccolare dagli educatori dell'orfanotrofio e a pettinare le Barbie. Ma a lei non piacevano le Barbie, non piacevano le bambole e nemmeno le storie con le principesse e le fatine; lei era una guerriera egiziana e nessuno... nessuno avrebbe potuto capirla.
Le altre adorabili bambine avevano coccole, complimenti, abbracci, parole dolci... lei no; una guerriera come lei non poteva permettersi certe cose.
Non avrebbe mai voluto essere una guerriera, ma non diventi una guerriera per perseguire il tuo destino, diventi una guerriera perchè non hai scelta. Certo chi l'avrebbe vista non avrebbe mai pensato a lei come una guerriera: cicciottella, con gli occhiali... ma una guerriera deve camuffarsi, deve avere un'identità segreta che quando è costretta a stare in mezzo alla gente la renda irriconoscibile permettendole di andare in giro senza avere problemi; è di notte che una guerriera si trasforma si... per proteggere l'anima del faraone dagli dei degli inferi che vogliono fargli del male. Il principe Kad-halì- kad... figlio del faraone l'aveva scelta e lei certo non poteva tirarsi indietro.
Ricordava ancora quella sera... il faraone l'aveva mandata a chiamare, c'erano anche i suoi genitori con lei... ma quando successe aveva solo due anni e fu l'ultima volta che li rivide quindi non poteva certo ricordarsi di loro.
Si era presentata a lui con suo padre e sua madre e il faraone le aveva messo al collo una collana: un pezzo d'ambra con dentro un insetto fossilizzato, simbolo che l'aveva scelta come guerriera per proteggere l'anima di suo figlio... il suo bellissimo figlio... occhi neri, capelli ricci, neri, pelle ambrata. A quel tempo lei aveva solo due anni e il figlio del faraone dodici, solo dodici! Ma a lei era sembrato così più grande di lei.
Quella notte fu l'ultima, quando rivide i suoi genitori... poi nulla, non si ricordava di loro: il vuoto sapeva solo i loro nomi: Ketty Moore e Samuel Johnson... nulla di più.
E da quella notte era vissuta nella casa del faraone e cresciuta ed educata come una guerriera, aveva imparato molte cose:
"Non affezionarti alle persone... prima o poi le perderai! E sarà solo sofferenza. Non gioire per i momenti felici, saranno seguiti da quelli tristi: è la dura legge dei guerrieri! Non mostrare i tuoi sentimenti è simbolo di debolezza, non piangere è da codardi, ma sorridere lo è ancora di più, un guerriero non può permetterselo. La regola più importante: un guerriero non è libero di amare, non può permetterselo..."

Mentre pensava a questi pensieri la piccola Nancy fu distratta da una voce... era Betty: la ragazzina che odiava di più e ovviamente la più carina, perfetta, dolce e ammirata: aveva i capelli biondi, occhi azzurri pelle dorata... voce angelica, brava a disegnare, una ballerina provetta, eccezionale in tutti gli sport: bambina prodigio. Era all'orfanotrofio perché i suoi genitori erano morti, dolce, gentile, educata, cocca degli educatori e delle compagne; tutto il gruppetto di amiche che aveva la seguiva fedelmente. Tutti la vedevano come un angioletto, ma solo Nancy sapeva come in realtà fosse cattiva... lei era un'alleata del dio Anubi, una creatura orribile, ripugnante e crudele, ma che si mostrava agli altri come qualcosa di angelico e adorabile. Gli alleati del dio Anubi sono bravi a camuffarsi, possono ingannare chiunque... ma non l'occhio esperto di un'abile guerriera come lei! Nessuno le credeva, lei passava per la cattiva, ma Betty sapeva essere davvero crudele con lei e certo non si risparmiava. Un' alleata del dio Anubi attacca sempre una guerriera.

Betty lanciò la palla ai piedi di Nancy che ovviamente non la raccolse... l'educatrice chiese:
"Nancy! Passa la palla a Betty, per favore!"
"Io? una guerriera dovrei aiutare lei?" pensò Nancy, ma rispose: "Non se ne parla!"
"Ti prego Nancy..." disse Betty con faccino d'angelo... quanto odiava quell'espressione!
"Per favore Nancy! Passa a Betty la palla, è stata così gentile nel chiedertelo, non vedi com'è dolce?"
Betty aveva ancora l'espressione angelica, Nancy era disgustata!
Controvoglia lanciò la palla a Betty che senza toccarla ringraziò:
"Grazie mille Nancy sei un tesoro!"
"Ma lo sai che sei proprio dolce?" disse l'educatrice accarezzando i capelli biondi di Betty.
"Grazie maestra! Ti voglio bene!"
Quando l'educatrice se ne andò Betty disse:
"Non prendete in mano la palla: l'ha toccata lei quindi è contaminata. Io non tocco la palla che ha preso in mano una cicciona con la barba."
Tutte le sue compagne risero. Nancy voleva piangere, ma una guerriera del faraone non fa così, doveva combattere!
Così corse verso Betty e le diede un pugno sul naso, Betty si mise a urlare per il dolore...
Un' educatrice accorse spaventata:
"Betty! Amore che ti sei fatta?"
"Mi esce sangue dal naso!" strillò Betty con le lacrime agli occhi.
"Chi è stato?"
"Nancy Johnson!"
"Nancy vieni qui!"
Intanto Nancy si era nascosta. Aveva paura, ma non doveva esternare i suoi sentimenti: fingendo un'aria sicura uscì dall'albero come se nulla fosse.
"Perchè hai picchiato Betty?"
"Mi ha detto che sono una cicciona coi basettoni e che non voleva toccare la palla perchè visto che l'ho toccata io ora è contaminata!"
"Betty?" chiese incredula l'educatrice...
"Non è vero, non è vero... non l'ho insultata devi credermi maestra, chiedi anche alle altre..."
"E' vero abbiamo sentito non l'ha insultata!" esclamarono le amichette di Betty.
L'educatrice consolò Betty fermandole il sangue con un fazzoletto, poi con sguardo di fuoco si girò verso Nancy:
"Tu... quante volte ti ho detto che non devi picchiare i compagni?"
"L'ho fatto per difendermi..." disse Nancy.
Uno schiaffo bruciante le colpì la faccia:
"Stai zitta! Sta sera a cena non avrai il dolce e andrai subito a letto e se mi costringi ti farò anche di peggio. Intesi?"
"Si maestra!" disse Nancy senza scomporsi e trovando non si sa dove la forza per trattenere le lacrime.
Poi si rivolse a Betty dolcemente:
"Vieni amore andiamo in infermeria e poi a bere un po' di cioccolata calda, cioccolata calda per tutti." Poi disse rivolta a Nancy: "Ovviamente tu sei esclusa dai festeggiamenti, non puoi entrare, starai fuori in cortile... così imparerai a comportarti meglio la prossima volta."
"No maestra!" disse Betty: "Facciamo entrare anche Nancy!" Quanto la odiava ora cercava anche di fare l'eroina...
"No Betty lei starà qua a rifletterci un po' su. Che brava che sei!"
Poi disse rivolta a Nancy: "Dovresti imparare un po' di più da Betty, invece di picchiarla... le brave bambine vengono adottate, quelle come te trovano qualcos'altro!"


Nancy si svegliò, aveva le lacrime agli occhi, piangeva! Per fortuna era solo un incubo!
Si stropicciò gli occhi prendendo contatto con la realtà: erano le sette e trenta. 
Saltò giù dal letto, calzò le ciabatte e si diresse in bagno; dopo una veloce doccia preparò la colazione... i bambini si sarebbero alzati dopo un'ora ed era meglio fare trovare loro la colazione pronta: latte, biscotti e cereali.
Il profumo del caffè e il sole che entrava dalle finestre tolse a Nancy quella malinconia che l'incubo le aveva lasciato: era un'altro giorno... un'altro dono di Dio.
Si sedette sul divano sorseggiando il suo caffè sorridente godendosi quegli attimi di silenzio... eh si nella sua vita erano davvero rari... pensò con un sorriso.




Commento: eccoci qua!!! Sono tornata... è si avete capito questa è la continuazione di "Perchè no?" il due diciamo ahahah! Spero vi piaccia, ma a parte il filo conduttore (che è il titolo) la trama è completamente diversa... infatti qui... il nostro Michael... non c'è già più... siamo nel 2011... a due anni dalla morte del re del pop... ma spero vi piaccia... aspetto le prime recensioni. Grazie mille in anticipo!

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Dopo solo mezz'ora i bambini si alzarono, Nancy salutò tutti con un dolce bacio e dopo che i bambini si sistemarono a tavola Nancy disse una preghiera per ringraziare Dio di quella stupenda giornata; era un'abitudine che Nancy aveva e voleva trasmettere a quei bambini. Voleva che crescessero grati, riconoscenti e che non dessero nulla per scontato. Dopo la colazione i bambini misero le loro stoviglie sporche nella lavastoviglie e ognuno di loro corse i bagno a prepararsi per la scuola; Nancy aveva insegnato a ognuno di loro a essere autosufficiente: sapevano lavarsi, vestirsi e pettinarsi da soli. Mentre i bambini si preparavano Nancy si destreggiava tra maionese, sottaceti, affettati e formaggi per preparare i sandwich da dare ai bambini per merenda a scuola preparò i panini cercando di ricordare i loro gusti... Allora Desirè voleva il prosciutto, la maionese, una fetta di Emmental e qualche pomodorino; Davide lo voleva col salame, i sottaceti e tanta maionese; Susie lo voleva con prosciutto crudo, salsa allo yogurt e peperoni sott'aceto; Malakai lo voleva con fette di Roastbeef, insalata russa, sott'aceti e qualche patatina fritta; Mariah lo voleva con uova fritte, formaggino e funghi sott'olio, Marlon lo voleva con Wüster tagliato a fette, maionese e insalata fresca; Alex lo voleva con la cotoletta, ketchup e maionese e qualche patatina fritta, Willy lo voleva con pomodoro, mozzarella, insalata e tonno in scatola, Arnold lo voleva con dell'arrosto di tacchino, della maionese e dei peperoni. Dopo aver preparato tutti i panini li mise in dei sacchettini di carta con dei tovaglioli, una bottiglietta d'acqua e della frutta, li consegnò ai bambini uno per uno mentre uscivano e salutandoli richiuse la porta. Otto e mezza! Si diresse in bagno si truccò, indosso una canottiera bianca, sopra indossò una camicietta a maniche corte a quadretti bianchi e rossi che lasciò aperta, un Jeans e delle scarpe da tennis bianche. Indossò il suo ciondolo inseparabile... quel ciondolo aveva una storia importante, ma nessuno a parte lei la sapeva. Dopo aver infilato il su sandwich, la frutta e la bottiglietta d'acqua in un sacchetto di carta infilò tutto nella sua tracolla con su la faccia di Michael, infilò i suoi occhiali da sole sulla testa tirandosi indietro i suoi riccioli ribelli. La sua lunga chioma scura brillava al sole, i suoi capelli erano lunghi fino alla schiena. Si diresse verso la macchina, girò la chiave e sfrecciò verso lo studio giornalistico accompagnata dallo stereo che diffondeva le canzoni di Michael. Appena arrivò allo studio il capo, il signor Corrado disse:
"Sei in ritardo Nancy, su sbrigati!"
"Si, si!"
Nancy bevvè un bicchiere d'acqua poi chiese: "Quanto ho?"
"Cinque minuti al massimo Nancy!" rispose Lorleen una delle giornaliste.
Nancy si sedette al suo posto e disse:
"Eleonora mi ritocchi un po' il trucco?"
"Certo!"
Dopo due minuti Nancy prese posto vicino al suo collega di lavoro, un giornalista che da poco lavorava con lei in sostituzione del precedente licenziato per disonestà.
Nancy non conosceva nemmeno il suo collega, ne avrebbe avuto modo nella pausa.
Il signor Corrado disse:
"Nancy, Misael al mio tre si va in onda...uno..."
Allora si chiaava Misael...
"Due... tre.. in onda."
La musica del telegiornale partì... Nancy adorava il suo lavoro...
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"Buongiorno bentrovati al telegiornale delle 11 con Nancy Johnson e Misael Jackson." 
A Nancy per poco venne un colpo... così di cognome faceva Jackson! Si ricompose subito: era davanti alle telecamere accidenti.
"Iniziamo subito con le notizie..." disse subito il presentatore. "Passiamo la parola a Nancy..."
"Grazie Corrado... Atti di vandalismo al Madison square garden... dopo il concerto di ieri sera i fans di Justin Bieber hanno lasciato il luogo pieno di cocci di vetro, bottiglie rotte, e abbandonato rifiuti di ogni genere; la polizia è dovuta intervenire sta notte a causa di un gruppo di Fans ubriachi che stavano danneggiando panchine."
Nancy continuò con le notizie poi quando ebbe finito disse:
"Ora passo la parola al mio collega... Misael prego..."
"Grazie Nancy! Passiamo ora a parlare delle notizie dell'ultima ora, ci colleghiamo con la nostra inviata, Brooke Sunswit... Brooke mi senti ci sono notizie?"
"Grazie Misael. Siamo in diretta dal Madison Square Garden dove dei fan di Michael Jackson ci hanno chiamato per ortare alla nostra attenzione un fatto che li ha turbati."
Nancy rimase a bocca aperta approfittando del fatto che le telecamere non la inquadravano.
L'iniviata passò il microfono a una ragazza che ara attorniata da altri dieci ragazzi e ragazze circa, la ragazza aveva l'aria indignata e diceva:
"E' immondo quello che è successo: una mancanza di rispetto verso il più grande cantante di tutti i tempi. E' veramete vergognoso senza considerare che è mancanza di rispetto verso una leggenda che ci ha lasciato ormai da due ammi quasi."
"Che cosa è successo?" chiese l'inviata.
"Guardate andiamo sul posto... muri con su scritte offensive contro il re del pop, poster di Michael Jackson pieni di vomito ed escrementi; vignette offensive che lo accusano di pedofilia, di essere un pazzoide e di aver fatto del male a dei bambini."
Nancy sentì la rabbia salirle alle narici: che brutti.... che villani! Nemmeno quando era arrabbiata riusciva a dire le parolacce.
Come si erano permessi quei Fan di un bocia che succhiava ancora il Biberon di insultare il re del pop.
Era così arrabbiata che si perse tutto quello che la ragazza disse in seguito. Sentì solo le ultime parole:
"Questi atti ingiuriosi devono finire. Chiediamo rispetto per Michael che è una leggenda della musica e sicuramente non può essere paragonato a un bocia di sedici anni col biberon. Quindi state zitti se non sapete le cose e sopattutto se siete fan di persone che non potevano essere neanche una spazzatura di Michael."
L'inviata ringraziò i ragazzi e disse:
"Speriamo che in futuro questi atti di vandalismo finiscano e che la gente impari a essere un po' più rispettosa. Non ci sono notizie per ora quindi passo la linea a Nancy..."
"Grazie Brooke." disse Nancy fingendo un sorriso e disse:
"In fondo i fan assomigliano al loro idolo, idolo cafone col biberon, fan cafoni col biberon."
In studio scese il gelo e i lsignor corrado disse:
"Facciamo una piccola pausa a tra poco!"
Tre... due... uno... erano fuori onda.
"Nancy!  Cosa ti viene in mente?" urlò il signor Corrado.
"Sa che ci tengo a Michael Jackson, è il mio cantante preferito, non potevo permettermi di non dire nulla, non ho resistito."
"Quanteo volte te lo devo dire di seguire il copione senza dire niente di estemporaneo!"
"Scusi è stato più forte di me."
"Non è la prima volta che capita. Non puoi permetterti di dare di matto ogni volta he c'è qualcosa contro Michael Jackson. I tuoi gusti personali devono rimanere al di fuori dello studio. Tu qui fai la giornalista e i giornalisti riportano le cose così come sono senza esprimere opinioni personali."
Nancy non resse quella menzogna:
"La cose così come sono? Le cose così come sono? I giornalisti sono delle cattive persone e il 90% delle cose che dicono sono finte e inventate, se avessero detto le cose così come sono Michael non avrebbe sofferto e non sarebbe morto!"
Ormai stava urlando, con le lacrime agli occhi. Tutti la guardavano sbigottiti.
Nancy scappò fuori dallo studio senza niente, nè la sua tracolla, nè niente.
Si rendeva conto della contraddizione: aveva insultato i giornalisti, ma lei era una giornalista! 
Lo era diventata per un motivo ben preciso... ma nessuno sapeva qual era.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Nancy corse fuori nel cortile dello studio, voleva stare sola si doveva calmare!
Non sopportava la gente che criticava Michael, ne quelli che la rimproveravano quando lei lo difendeva. Michael era morto aveva sofferto molto e tutto a causa di cosa?
Di persone egoiste, cattive e senza cuore che per fare soldi si erano divertite a esibirlo come un fenomeno da baraccone e a diffondere notizie false ed eclatanti solo per fare audience e successo... che rabbia!
L'avevano rovinato, l'avevano rovinato... lui era buono, dolce, innocente e lei lo sapeva e voleva dimostrarlo al mondo. Ogni qual volta qualcuno parlava male di lui anche in tram, al ristorante o in sala d'attesa lei avrebbe voluto difenderlo, ma non poteva chi l'avrebbe creduta? Cosa avrebbe dovuto dire? Io l'ho conosciuto, lui mi ha aiutato, mi ha protetto, mi ha dato una mano... chi l'avrebbe creduta?
Nancy si sedette su una panchina prendendosi le ginocchia con le braccia, chinando la testa e piangendo silenziosamente.
Ad un tratto sentì un tocco gentile sulla spalla, alzò gli occhi rossi di lacrime; vide il volto dolce e intenerito di Misael, che ci faceva lì?
"Tutto bene?" le chiese.
Nancy abbassò gli occhi senza rispondergli.
"Ti va di parlare?" chiese sedendosi vicino a lei. Perchè lui si interessava a lei?
"Dai su... mi dispiace vederti così... tirati su Nancy. Cos'hai? Perchè hai reagito così? Hanno insultato il tuo idolo ti hanno ferita?" chiese con voce dolce.
Ad un tratto Nancy sentì una strana sensazione... come se potesse fidarsi di lui, di parlargli... era stato così gentile; l'aveva raggiunta per sapere come , era preoccupato di vederla triste perchè lei non avrebbe dovuto essere gentile con lui...
"Non li sopporto quando fanno quelle cose. Michael ha già sofferto troppo quando era vivo..." poi singhiozzando violentemente disse: "non c'è bisogno che continuano a insultarlo anche ora che è morto. Io non lo sopporto. Loro l'hanno ucciso e ora che è morto continuano a fare del male." Poi riprese a piangere. Misael le idede un fazzolatto e le disse:
"Dai non fare così! Vedrai che presto o tardi la verità verrà fuori. Sono sicuro, la verità è leggera quindi prima o poi viene a galla. Devi solo lasciare che il tempo faccia il suo corso."
"Lo so... è dura però, cerca di capire è morto..."
Sembrava che parlasse di lui come se fosse un suo caro, qualcuno a cui voleva molto bene, in fondo non lo conosceva neanche: non era un po' esagerata? Ma certo non era quello il momento per dirglielo.
"Lo so... sembra quasi che vogliano fargli qualcosa di peggiore della morte, non lo lasciano in pace nemmeno che non c'è più. Sono degli avvoltoi, lo so..."
Nancy era sconcertata! Perchè quel ragazzo stava lì a cercare di capirla e consolarla? Davvero la capiva o lo faceva solo per gentilezza? 
Nancy si calmò e si asciugò le lacrime, ma il suo viso era triste. Allora Misael disse:
"Dai non fare così, fammi un sorriso, vedrai che tutto si aggiusterà."
"Speriamo!" disse Nancy a testa bassa.
"Vieni dai ti offro da bere cos ti tiri un po' su. Ho sete e in fondo siamo in pausa. Vuoi venire?"
Nancy non era certo dell'umore giusto, ma in fondo lui era così gentile con lei e poi sicuramente sarebbe stato meglio andare con Misael che stare lì a piangere come una babbea, in fondo si rendeva conto che quel comportamento era infantile.
"Certo. Con piacere!" disse Nancy sorridendo gentilmente.
Insieme si diressero verso un chioschetto che vendeva bibite e roba da mangiare.
Nancy si fermò a una fontana e si lavò la faccia. Poi se l'asciugò al sole: che bello avere il sole in faccia!
Arrivarono al chioschetto, si sedettero su un tavolino e dopo dieci minuti Nancy stava sorseggiando il suo thè alla pesca: com'era dolce, fresco,buonissimo. Il thè le fece tornare il buonumore; così si rese conto che era giusto provare a parlare con Misael visto che era stato così premuroso.
"Grazie mille per le tue premure. Sei stato davvero molto gentile, mi è tornato il buonumore." disse Nancy sorridendo sinceramente.
"Davvero? Sono felice per questo. E' sato un piacere non devi ringraziarmi."
Solo ora Nancy si rese conto di come fosse carino:
Lineamenti fini, capelli scuri corti, pettinati col gel, occhi scuri e dal taglio allungato, naso a patatina, labbra carnose, fisico asciutto, alto, magro e con la pelle chiara. Indossava una camicia nera a maiche corte, un gilet nero sopra e la cravatta di Bugs Bunny, sotto aveva dei Jeans e delle scarpe da ginnastica.
"Bella la tua Cravatta! Mi fa impazzire!"
"Ah si?" disse lui prendendo in mano la sua cravatta poi rise: "ahahah quasi dimenticavo di averla addosso. Si adoro Bugs Bunny, comunque ho un guardaroba di cravatte coi personaggi dei cartoni animati."
"Sul serio?"
"Allora devi farmela vedere qualche volta!"
"Certo. Non c'è problema! Questa piace molto alle bambine."
"Infatti. Io lo sono un po'!"
"Anch'io! Guardo un botto di cartoni animati."
"Davvero? Anch'io... i tuoi preferiti?"
"Ce ne sono molti..."
 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


"Io sono per i classici Disney... il mio preferito è Peter pan, però non mi piace ne la sirenetta, nè la bella e la bestia: sono troppo sdolcinati!"
"Anche a me piacciono i classici Disney, ma il massimo secondo me sono i cartoni giapponesi... a casa ho un'intera collezione di Manga e Anime, però sono d'accordo con te: niente roba sdolcinata. Infatti ci sono tanti che io non ho... quelli troppo sbaciucchiosi."
"Io adoro i cartoni animati in generale mi fanno dimenticare che il mondo è brutto e mi danno la possibilità d sognare. Io adoro leggere e scrivere a te cosa piace fare? Quali sono i tuoi Hobby?"
"Adoro disegnare. Ho un raccoglitore pieno di disegni!"
"Davvero? Io sono una frana a disegnare. Mi devi fare vedere... sono sicura che saranno fantastici."
"Niente di che, non voglio deluderti." disse Misael fingendo indifferenza mentre sorseggiava la sua pepsi.
"Io li voglio vedere sono sicura che saranno fenomenali. Anche io ho un accoglitore pieno di poesie e storie se così si possono definire."
"Vorrei tanto vederli." disse Misael.
"Non mancherà occasione, te li farò vedere. Ti piace cucinare?"
"Si molto. Me la cavo abbastanza bene... ma la cosa che so fare meglio è bruciare."
Nancy per poco non si strozzò col thè: "Cosaaa? Hai detto bruciare?"
"Siii... ho detto bruciare!"
"In che senso?" chiese Nancy.
"Nel senso di bruciare..."
"Dunque saresti un piromane?"
"Ahahah una specie. Io e il fuoco siamo una cosa sola, bruciare è un arte! A casa ho una collezione di accendini grandissima. E ne tengo sempre tre a portata di mano."
Così dicendo li tirò fuori e li mostrò a Kerry, due erano normalissimi accendini uno blu e uno bianco. Il terzo era rosso ed era il doppio degli altri.
Misael disse: "Prova ad accenderlo!"
Nancy premette timidamente il bottone; dall'accendino partirono due fiammate alte il doppio della fiamma di un normale accendino. Nancy si spaventò e lo lasciò facendolo cadere a terra. Misael disse diventando serio:
"Nooo! Sacrilegioooo!"
Nancy era dispiaciuta: "Scusa mi sono spaventata!"
"Noo, ti sei fatto male piccolino?" disse Misael tenendo in mano l'accendino.
Nancy lo guardò attonita: "Questo è pazzo!" pensò...
Poi Misael continuò: "Piccolo! Ti ha fatto male quella cattiva?"
"Devo preoccuparmi?" chiese Nancy sorridendo.
Misael scoppiò a ridere e Nancy dopo di lui.
Insomma in mezz'ora Nancy si era già fatta un nuovo amico.
Dopo aver smesso di ridere Misael disse:
"Amici allora?"
"A questo punto penso proprio di si."
"Allora dobbiamo stare insieme."
"Qualche volta volentieri."
"Perchè non facciamo sta sera. A casa mia." disse Misael.
"Ehm... veramente non potrei... ho i bambini a casa sta sera."
"Come... i bambini? Sei sposata con figli? Così giovane?" a Nancy sembrò di leggere un'espressione di delusione negli occhi di Misael.
"No... non sono sposata e non ho nemmeno figli. Sono nove bambini di cui io sono la sorella maggiore praticamente e ho promesso di prendermi cura di loro..."
"A chi?" chiese Misael che sembrò più sollevato.
"A una persona da cui ho avuto del bene. Un giorno ti racconterò... quando sarà il momento."
"Scusa se mi permetto, ma una ragazza come te giovane... che strano che hai fatto questa scelta, il motivo per cui l'hai fatta dev'essere molto importante.Ohh che impiccione sono!"
"No a niente figurati non mi da fastidio."
"Beh la mia casa è grande ma non so li vuoi portare tutti?"
"Perchè non vieni tu a casa mia per ora?"
"Si va bene ma quando?"
"Sta sera. Questa sera non posso venire a casa tua perchè non saprei a chi lasciare i bambini. La prossima volta me lo dici un po' prima così li lascio a una babysitter. 
Però ci terrei che venissi tu a casa mia questa sera."
"Perfetto. A che ora?"
"Quando vuoi. Magari vieni verso le quattro e mezza così stiamo un po' tranquilli, alle 5 e mezza andiamo a prendere i bambini al post scuola e poi torniamo a casa e prepariamo la cena insieme. Cosa ti piace da mangiare?"
"Tutto. Ma ho una predilezione per il Junk food!"
"Buono a sapersi. Allora bene, amici ufficialmente!"
"Già!"
Guardarono entrambi l'orologio.
"Dobbiamo rientrare o ci licenziano!"  esclamò Misael:"Siamo in ritardo di dieci minuti!"
Pagò velocemente e corse tutti e due verso lo studio.
Entrarono in fretta e furia, il signor Corrado disse:
"Ma dov'eravate finiti? Abbiamo dovuto par partire i servizi extra di cucina e gossip. Tra cinque minuti andate in onda e che non ricapiti più chiaro?"
Nancy si fiondò sulla sedia per farsi sistemare il trucco che ormai era andato a farsi benedire. 
Misael si fece sistemare i capelli col gel e dopo cinque minuti erano entrambi in onda.
Il telegiornale finì finalmente e il signor Corrado dopo aver spento tutti i macchinari disse:
"Nancy vorrei parlare un attimo con te."
Nancy entrò seguì il signor Corrado e Misael le disse: "Ti aspetto qui Nancy!"
Il signor Corrado si sedette dietro alla sua scrivania giocherellando con una penna e disse:
"Nancy!"
"Si signore?" il suo cuore palpitava, chiss cosa doveva dirle...
"Il tuo comportamento di oggi è stato inqualificabile; il tuo collega novellino è stato molto più professionale di te. Non so se mi spiego... è stata una reazione esagerata e assolutamente non professionale. Una giornalista del tuo calibro Nancy non può permetteris questa reazione. E' già la terza volta. Non è possibile: si parla di morti, attentati terroristici, terremoti, disastri, omicidi e tu... mantieni il controllo come pochi sanno fare. Poi si parla di Michael Jackson e appena senti qualcosa sul suo conto che non ti piace o che secondo te non è vero... bam! Tu esplodi. Non so il perchè Nancy e non me l'hai mai voluto spiegare, ma Nancy!"
disse battend un pugno sul tavolo: "Questa storia deve finire!"
"Col dovuto rispetto signore, io mi scuso per il mio orribile comportamento di oggi; ma Michael Jackson mi sa molto a cuore e non è solo il mio cantante preferito; è una persona molto speciale per me. Io so che non è comprensibile questa mia reazione, ma è una cosa incontrollata. Ad ogni modo mi rendo conto che mi sono comportata male e quindi mi scuso... sono costernata."
"Nancy! u sei una giornalista molto in gamba, ma se succederà un'altr volta dovrò fare a meno della tua collaborazione. Mi dispiace Nancy! Non puoi vivere nel tuo modno, devi crescere... Michael Jackson è morto e appartiene al passato e poi in fondo, siamo seri. E' il tuo idolo e per lui provi dell'ammirazione e posso capire che come fan pensi che lui sia perfetto, ma nessuno sa la verità Nancy, nessuno... e sebbene tu abbia le tue idee, rimangono le tue idee u non puoi attestare nulla. Non l'ha conosciuto, non l'hai visto, non sai chi era; ti sei fatta un ideale di lui che rimane un ideale. E comunque viviamo nel 2011, e siamo in America: la patria della libertà! Ognuno è libero di pensarla come vuole.E se qualcuno vuole dire che era un pedofilo, che si è sbiancato o che so io... è libero di farlo Nancy sebbene a te faccia male."
Nancy cercò di trattenersi: "Anche se ognuno ha il diritto di fare e pensare quello che vuole, l'azione che è stata fatta da quei ragazzi al Madison Square Garden è stata irriguardosa e oltraggiosa perchè hanno infangato la memoria di una persona morta e che per di più a fatto molto nel mondo nella musica e anche se può non piacere bisogna ammettere che è stata una persona che ha avuto rilevanza in molti campi artistici. Di conseguenza, se è vero che ognuno può pensare quello che vuole, è anche vero che nessuno ha il diritto di offendere e per di più quello è stato un atto di vandalismo. Inoltre, nessuno può sapere la verità assoluta su Michael... ma se io non posso essere certa della sua innocenza, gli altri non possono essere certi della sua colpevolezza."
"Ho capito Nancy! Ho capito! Ok! Ok! Quello che a me interessa comunque è che ti sia chiaro che non tollero più questo atteggiamento da parte tua. Questa è l'ultima chance, sei stata avvertia!"
"Va bene signore! Scusi ancora a domani!"
Nancy uscì da quel caldo ufficio, le scoppiava la testa! Volev dimenticarsi tutto quello che le era successo quel giorno.
Fuori dall'ufficio Misael l'aspettava porgendole la giacca e la tracolla, appena la vise chiese:
"Che ti ha detto?"
"Niente di che. Solo di non comportarmi più così. Possiamo andare ora!"
Nancy indossò la sua giacca di pelle. 
Misael disse:
"Si pranza insieme?"
"Si. Dove?"
"Dove vuoi!"
"Ora che cin penso non ho nemmeno mangiato il mio panino. Ma non fa niente quello lo mangeremo come antipasto." disse Nancy tirandolo fuori e dandone una metà a Misael che disse:
"Che buono cosa c'è dentro?"
"Roasteef, insalata russa, sott'aceto e qualche pataina fritta!"
"Che bomba!" poi con la bocca piena disse: "Allora? Dove andiamo?"
"Kentucky Fried Chicken?"
"Perfetto! Avevo voglia di pollo fritto!"

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Sia Misael sia Nancy avevano parcheggiato la macchina fuori dagli studi ma il KFC era lì a pochi passi e con quella piacevole brezza d'inizio estate, quel cielo azzurro e quel sole caldo sarebbe stato un peccato non fare una passeggiata.

Misael e Nancy entrarono nel locale sedendosi ad un tavolo, il profumo di pollo fritto si sprigionava nell'aria, il chiacchierio della gente e lo sfrigolare dell'olio animavano l'ambiente: Nancy adorava il fast food! Era così informale, non sano e il posto ideale per fare amicizia e anche per incontrare gente nuova... puoi fare gli incontri più inaspettati.

"Cosa prendi?" chiese Misael a Nancy.
"Non so! Penso che prenderò il classico pollo fritto, ma doppia porzione, una porzione extra large di patatine e una pepsi gigante."
"Hmmm... buono, ma io ho intenzione di prendere il pollo fritto accompagnato da bacon e formaggio fuso... il resto uguale a quello che hai preso tu."
"Lo voglio anch'io! Come si chiama?"
"Basta ordinare quello che hai detto tu chiedendo l'aggiunta di bacon e formaggio!"
"Ci sto!" disse Nancy.
Si alzarono a ordinare, andarono alla casa e fu Misael a parlare:
"Allora ci dia due porzioni doppie di pollo fritto classico con aggiunta di bacon e formaggio, due porzioni extra large di patatine, due pepsi grandi e... dove possiamo prendere le salse?"
"Andate su quel tavolo e prendete quelle che volete sono gratis! Se vi interessa oggi con un dollaro potete aggiungere un dolce a scelta tra gelato con Brownie, ciambelle, cheesecake, m&ms oppure torta della casa."
"Quale vuoi?" chiese Misael.
"Non lo so sono indecisa! Li prenderei tutti!"
"Aggiudicato! Quelli non inclusi li pago a parte!" disse Misael alla commessa.
"Ma no Misael... cosa fai?"
"Si! Hai detto che vuoi assaggiarli tutti no?"
"Si, dicevo così per dire, non so se ho abbastanza soldi!"
"Non è un problema! Oggi pago io!"
"No MIsael! Mi hai già offerto da bere! Pago io"
"Non se ne parla! Sta sera vengo a casa tua e oggi tu sei mia ospite!"
Misael pagò... Nancy cercò di sbirciare l'importo sulla cassa, ma Misael glielo impedì.
Tirò fuori venti dollari e a quanto potè vedere Nancy la commessa gliene restituì sei o sette, beh per lo meno non era molto caro.
Presero ciascuno il suo vassoio e si diressero verso le salse. Misael disse:
"Diamoci dentro! Chi ne mette di più vince!"
Iniziarono una guerra, Nancy prese tutte le salse possibili e immaginabili e Misael fece lo stesso. Accidenti, ma dove lo metteva quello che mangiava? Aveva un fisico così tonico! Adesso che lo guardava bene e ci faceva caso era proprio un bel ragazzo.
Si avviarono verso il tavolo e si sedettero; MIsael disse un po' imbarazzato: 
"Devo dirti una cosa!"
"Anch'io Misael!"
"Prima tu allora!"
"No, no prego!"
"No prima tu dai!"
"E va bene... io ho l'abitudine di pregare prima di mangiare!" e così dicendo arrossì leggermente.
"Anch'io Misael!" disse incredula Nancy: "e' la stessa cosa che volevo dirti anch'io."
"Davvero?" chiese Misael felicemente sorpreso.
"Si!"
"Allora la facciamo insieme. Prego io... va bene!"
"Certo!"
"Però vieni avviciniamoci così non alzo troppo la voce. Mi dai la mano?"
"Certo!" disse Nancy non facendoselo ripetere due volte.
La preghiera di Misael fu molto spontanea... ringraziò Dio per il cibo, per la bella giornata di vita, chiese di benedire i suoi cari, lui, Nancy e tutta l'umanità e di aiutare chi era in difficoltà. Alla fine ringraziò Dio per averli fatti incontrare e essersi conosciuti. Fu in quel momento che Nacy arrossì leggermente forse anche perchè stava tenendo la mano di Misael. Nancy provò una sensazione srana, come di rinascita, una sensazione che non provava da molto tempo, come se nel suo cuore arido fosse iniziata a scendere una pioggerellina gradevole. Alla fine, insieme dissero: "Amen!"
Attaccarono tutti e due a mangiare, avevano una fame da lupo. Accidenti quanto mangiava Misael! Come faceva a rimanere così magro? Lei non era mai stata magra, certo ora si... ma per forza, quando passi certe cose... l'unica cosa che era riuscita a far dimagrire anche un caso disperato come lei... si manteneva ora facendo esercizio tutti i giorni, ma se non fosse successa quella cosa non sarebbe mai dimagrita e questo la faceva sentire in colpa, perchè le sembrava quasi di aver sfruttato quell'orribile avvenimento a suo favore, per trarne vantaggio e lei non sopportava gli sfruttatori, quelli che vivono sulle sofferenze degli altri; come Betty...

"Com'è il pollo?" chiese Misael distraendola dai suoi pensieri... che occhi grandi, dal colore caldo ed espressivi che aveva...
"Buonissimo... sublime... perfetto!" rispose Nancy a bocca piena.

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Dopo il essersi rimpinzati di pollo fritto, patatine, bacon e formaggio i due ragazzi bevvero un sorso di pepsi e Misael disse:
"Devo riprendere fiato prima dei dolci! Sto scoppiando!"
"Anch'io! Sto morendo non so se ce la farò!"
"Se avanzi qualcosa la magio io. Il tempo di riprendermi e tra mezz'ora avrò più fame di prima!"
Cavolo!
"Posso farti una domanda?" chiese Nancy cercando di non sembrare troppo sfacciata.
"Spara!"
"Come fai a mangiare così e rimanere così magro?"
"Ho fatto un patto col fuoco e nel contratto gli ho inserito una piccola clausula a caratteri minuscoli ora deve rispettarla e gli ho chiesto di bruciare le calorie."
Nancy che stava bevendo la pepsi per poco non si strozzò con un sorso, le veniva da ridere: Misael era troppo simpatico!
Anche lui rise con lei.
"A parte gli scherzi." proseguì Misael ricomponendosi: "Non lo so ho sempre bruciato molto, molte calorie... non sono mai ingrassato boh, per me è sempre stato così. Ma anche tu non scherzi e non sei per niente grassa. Come fai?"
Nancy sentì un groppo alla gola, era strano... lei non aveva mai saputo dire le bugie, era sempre stata trasparente; ma guardando Misael negli occhi sarebbe stato impossibile e quando a una persona non riesci a dirle nient'altro che la verità... beh... c'è sotto qualcosa di grosso.
Le bugie si riescono a dire facilmente alle persone che per noi non contano niente (professori, compagni di scuola antipatici); non sempre a qualcuno con cui abbiamo un rapporto di lavoro, solo in casi eccezionali alle persone a cui vogliamo bene, raramente alla mamma e al papà (anche se è difficile farlo e prima o poi di solito ti beccano), ma mai... mai... a un amico vero! Senza contare che lei non riusciva a dirle a nessuno.

Come faceva Misael a farle quell'effetto dato che non lo conosceva nemmeno da un giorno? Ad ogni modo dire la verità non significa dire tutto da cima a fondo quindi disse:
"Faccio molto esercizio fisico! E poi è impossibile ingrassare stando dietro a nove bambini!"
"Già! Non ci avevo pensato!"
"Attacchiamo coi dolci?"
"Si!" rispose Nancy.
Mangiarono i dolci nello stesso piatto con due cucchiai, come erano buoni!
Durante il gelato Misael disse:
"Tu sei nata qua?"
"No. Sono nata a Los Angeles, ma ora vivo qui a New York! E tu?"
"Io sono italo- americano. Mio papà è americano, ma mia mamma è italiana, di Napoli!"
"Wow! Che bello! E ci vai in Italia ogni tanto!"
"Si ho i parenti e la casa là , vado quasi tutti gli anni!"
"E non costa tanto?"
"Un po' il viaggio. Ma poi io non pago l'albergo, vado là e ho gratis sia il cibo e la casa. Quando dico alla zia Peppa che vado a trovarli cucina due mesi prima!"
"Ahahah! L'Italia!" disse Nancy con aria sognante: "Vorrei tanto vederla. E' il mio sogno, ma non sono mai andata. Chissà come dev'essere bello: i monumenti, le stradine, i localini tipici, il mare, e poi la pasta alla matriciana, alla carbonara, al pesto, al forno, i cannoli, la pizza, il tiramisù, le mozzarelle di bufala."
"Hai ancora il coraggio di parlare di cibo. Sei incredibile!" scoppiò a ridere Misael: "Ad ogni modo non escludo che possa venire con me in vacanza qualche volta. Visto che ti piace andare! Anche i bambini si troverebbero bene: ho un sacco di cuginetti là!"
Nancy si stupì: lui avrebbe portato anche i bambini con lui pur di stare con lei? Si conoscevano da un giorno e già l'aveva invitata in vacanza?"
"Sarebbe meraviglioso!" disse Nancy con aria sognante.
Lui la distolse: "Sono le tre... beh ma non abbiamo fretta. Tanto ci vedremo anche sta sera."
"Già! Oggi full immersione eh? ahahah Beh non mi dispiace per niente la tua compagnia re del fuoco!"
Lui arrossì leggermente, allora non era noioso forse... forse solo una ragazza come lei poteva sopportarlo... e trovare persino dolce e piacevole la sua compagnia.
Dopo che ebbero finito i dolci Nancy disse: "Possiamo andare se vuoi! Il nostro appuntamento sarebbe stato alle quattro e mezza, ma sono già le tre e mezza!"
"Se non ti dispiace prima di venire da te vorrei passare a casa a farmi una doccia... va bene!"
"Certo! Certo!"
"Hai urgenza di andare a casa?"
"No. Dovrei verso le quattro e mezza per andare a prendere i bambini, ma prima non ho impegni!"
"Vuoi venire a casa mia allora? Così te la faccio vedere!"
"MA tu devi farti la doccia, non voglio disturbarti!"
"Nessun disturbo io ci metto cinque minuti e tu nel frattempo puoi dare un'occhiata in giro... sempre se ti va..."
"Ma certo. Tanto ormai oggi, siamo insieme dalle dieci di sta mattina! Ahahah"
Risero entrambi divertiti, Nancy seguì Misael in macchina:
"Ma Misael io ho la macchina qui!"
"Non preoccuparti! Dopo prendiamo la tua, io abito a pochi metri da qua, la prendo solo per posteggiarla nel posto macchina."
Nancy e Misael arrivarono a casa in un battibaleno, Un cancello automatico si aprì, Misael parcheggiò la macchina nel garage. Nancy potè ammirare una bellissima villa a tre piani con mansarda color ocra. Misael girò la chiave nella serratura: l'ingresso! C'era un attaccapanni, delle scarpe sul pavimento con a fianco delle ciabatte e un mobiletto con uno specchio. Una lunga scalinata portava al piano di sopra, Misael si tolse le scarpe e calzando le ciabatte disse:
"Togliti le scarpe, non mi piace andare di sopra con le scarpe."
Nancy tolse le sue Allstar rosse e bianche e le lasciò all'ingresso, Misael le porse delle ciabatte piattissime: "Mettiti queste!"
Salirono su di sopra c'era la cucina spaziosa, con un tavolo di legno, lavastoviglie, angolo cottura, forno, credenze, una panchina di legno e un frigo bellissimo che faceva il ghiaccio e le bibite; il freezer era stratosferico. A fianco della cucina c'era la sala. C'era un mobile in legno con sopra un sacco di candele e lumini, un lungo tavolo di legno, un mobile di mogano e delle sedie in legno. A fianco c'era un piccolo bagno con gabinetto e lavandino e un piccolo mobiletto, nel piccolo corridoio che legava l'ingresso alla cucina c'era un armadio a muro con dentro giacche, scarpe e indumenti di ogni tipo buttati in modo disordinato. 
In cucina c'era una grande finestra che dava su un balcone piuttosto grande, sul balcone piastrellato di grigio c'erano una sedia a dondolo, palloni, una cassetta piena di giochi, arco e frecce con tanto di bersaglio e altri gingilli adolescenziali.
Rientrarono in cucina, Misael la condusse al piano di sopra, c'erano quattro stanze, la più grossa era la sua, le altre tre erano chiuse. La sua era in mansarda, aveva il letto a due piazze, una scrivania disordinata dove c'erano appoggiati fogli, pastelli, matite, penne, snack mangiucchiati, lattine vuote, il resto della camera era abbastanza disordinato; lui si scusò imbarazzato:
"Scusa, ma non ho fatto tempo a riordinare; sono un caso disperato con l'ordine nella mia camera regna il disordine perchè io mi trovo bene in questo modo e nel mio disordine trovo le mie cose."
"Non preoccuparti, vivo con nove bambini questa camera nel mio linguaggio significa: "Ordine perfetto".
Misael rise sollevato.
Sul tetto c'era una piccola finestrella di vetro, le mensole erano disordinate. In fondo al letto c'era una piccola porticina: per passarci sarebbe stato necessario mettersi a gattoni. Misael notò che Nancy fissava incuriosita quella porta e disse:
"Vuoi vederlo? Non scandalizzarti però!"
Misael aprì lo sportello con una chiave che teneva attaccata al collo e disse a voce bassa:
"Il mio mondo segreto!" 
Nancy si abbassò e guardò dentro: uno sgabuzzino buio, Misael allungò le mani e tirò fuori un sacco nero. Lo vuotò sul letto con fare misterioso. Nancy guardò stupita il contenuto del sacchetto rovesciato sul letto.
Misael disse:
"Ti piacciono?"
Nancy le toccò quasi con timore: una scimitarra, delle catane (spade giapponesi); uno di quegli affari appuntiti che usano i ninja per lanciarli contro i nemici; dei coltelli... tutti in plastica bianca.
"Che te ne fai?" esclamò Nancy.
"Niente! Le fabbrico e mi diverto ad affilarle. C'è la fabbrica di mio padre, in cui viene prodotto questo materiale, che serve per fare cucine e altri prodotti edili, da cui prendo il materiale di scarto e mi produco delle armi così per Hobby finte naturalmente... perchè mi piace giocarci..." disse diventando un po' rosso.
"Interessante e come fai a farle!"
"Affilandole con coltelli veri e macchinari che hanno in fabbrica, infatti vado là a volte perchè solo con alcuni macchinari che hanno lì posso fabbrricarle."
"Dunque sei un crea-armi, sei un artista?"
"Di giorno! Di notte sono un guerriero Ninja!" quelle parole colpirono Nancy nl profondo dell'anima, lasciandola senza parole, Misael era evidentemente imbarazzato per essersi sbilanciato così tanto.
"Cosa? Puoi ripetere?" chiese Nancy incredula.
"Sono un guerriero Ninja!" disse Misael con un filo di voce. Nancy non ci poteva credere... conosceva quella frase, ma non pensava di poterla mai sentir dire da qualcuno che non fosse il suo cuore... 
"Di notte sono un guerriero Ninja!"
Sentiva di volegli raccontare di come anche lei di notte era una guerriera del principe... il figlio del faraone: Kad.alì-kad; che di giorno si mostrava sotto falsa personalità; non era possibile che esistesse qualcun altro che la capisse: no, no! Non poteva essere per niente. Dov'era stato tutto quel tempo? Com'era possibile che anche lui fosse così... la pensasse come lei? Anche lui aveva sofferto?
Ad ogni modo quella frase risvegliò in Nancy emozioni che non provava da tempo e anche ricordi molto piacevoli, ma anche tanta tristezza e malinconia... una lacrima le cadde dal viso, non riuscì a trattenerla e disse:
"Wow... come è strano e piacevolmente speciale tutto ciò."
"Davvero?" chiese Misael ormai anch ui commosso.
"Io, invece, sono una guerriera del faraone... per prroteggere suo figlio: il principe KAd.alì-kad... ma di giorno. Ho una falsa personalità. Ma in fondo... essere un guerriero non è facile... ricevi un insegnamento che devi sempre rispettare fare il guerriero è doloroso... perchè:
"Non devi affezionarti alle persone..."
A questo punto continuarono in coro sia lei che Misael: " prima o poi le perderai! E sarà solo sofferenza. Non gioire per i momenti felici, saranno seguiti da quelli tristi: è la dura legge dei guerrieri!"
Mentre parlavano i loro occhi si riempirono di lacrime: com'era possibile tutto ciò? Che entrambi avessero imparato quelle cose?
" Non mostrare i tuoi sentimenti è simbolo di debolezza, non piangere è da codardi, ma sorridere lo è ancora di più, un guerriero non può permetterselo. La regola più importante: un guerriero non è libero di amare, non può permetterselo..."
Alla fine erano entrambe in lacrime, si guardarono e fu istintivo... si abbracciarono! Non erano più due persone estranee che si stavano legando con estrema facilità erano come due amici che si rincontravano dopo essere stati separati troppo a lungo.
Quando entrambi si calmarono, si asciugarono le lacrime con estremo imbarazzo e Misael si staccò dicendo:
"Vado a farmi una doccia! Fai pure come se fossi a casa tua!"

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Nancy sentì lo scrosciare dell'acqua della doccia. Quanto invidiava Misael in quel momento: anche lei aveva bisogno di una doccia ristoratrice! Decise di ammazzare il tempo girovagando un po' per la casa; entrò in camera sua e la sua attenzione fu catturata da alcuni disegni che Misael aveva abbandonato sulla scrivania... Nancy decise di guardarli: personaggi dei manga giapponesi, disegni di armi, di fiamme e di persone ferite, uccise o doloranti; ma che disegni erano?
Nancy era un po' preoccupata e anche un po' insospettita, in fondo lo conosceva appena come poteva essere sicura che Misael fosse una brava persona? Sentiva qualcosa che le diceva di fidarsi di lui come un sesto senso... ma la sicurezza non ce l'aveva... però si ricordò di una cosa che aveva imparato quando aveva fatto il corso di socio sanitario per lavorare coi bambini: i disegni che rappresentan scene di morte, catastrofi, e cose di questo genere possono comunicare un animo tormentato da un ricordo, da una colpa o qualcosa che non siamo riusciti a metabolizzare e questo vale anche per gli adulti.
Quel ragazzo era tutto da scoprire... chissà com'era realmente.

Misael si rilassò sotto il getto dolce della doccia, ne approfittò per sfogarsi, la cosa che era successa con Nancy poco prima gli aveva portato al cuore molti ricordi:

In un epoca in cui tutti parlano di pace, bontà ,amore e dolcezza suo figlio dipinge persone con le teste mozzate.
Ho chiesto a tutti di dipingere qualcosa in onore del progetto per la pace, guardi... guardi i disegni della classe...
Il professore fece scorrere i disegni che teneva in mano:
"Arcobaleni, amore, abbracci, baci, feste, dolcezza, girotondi, bambini che giocano e su figlio? Un ragazzo con la testa mozzata che sta schizzando via, sangue che esce dal collo e intorno sei bambini che ridono.
Ora... glielo chiedo a voi che siete i suoi genitori... ho provato a prenderlo con le buone: niente; ho provato con le cattive: niente... cosa devo fare per fare entrare qualcosa nella testa di vostro figlio?"
La mamma e il papà lo guardavano con occhi dispiaciuti e delusi e lui taceva fingendo indifferenza nonostante stesse morendo dentro... il professore continuò:
"Ha già cambiato scuola perchè è stato espulso tre volte! Questa è la seconda volta in questa scuola che è la seconda... alla prossima... via anche da questa. Lui non si integra con la classe, non fa il minimo sforzo per integrarsi, non segue durante le lezioni... l'unica cosa che fa è stare sempre lì... con quel quaderno tutto il giorno a disegnare vignette raccapriccianti... Perchè?"
I genitori lo guardarono: "Ebbene Misael?"
Lui con la testa china diede la risposta degna di un guerriero:
"A volte il modo migliore per far capire quanto sia bella la luce del sole è mostrare a una persona quanto sia brutto il buio no? E la stessa cosa vale per la pace, il modo migliore per rappresentarla è far capire quanto sia brutta la guerra. Quando le persone vedranno il mio disegno rimarranno raccapricciate e saranno invogliate a fare di tutto per impedire che quello che vedono si realizzi."
Il professore disse:
"Basta così non voglio più sentire queste idiozie, se io ti dico che devi rappresentare la pace tu devi rappresentare la pace chiaro?"
"Io ho fatto quello che ha detto lei... lei ha detto liberata la fantasia io l'ho liberata chi non capisce il senso del mio disegno è uno stupido!"
"Non ti permettere piccolo insolente, non darmi dello stupido... non sono gli altri stupidi sei tu che sei pazzo!"
"Misael!" disse uo padre: "Come ti permetti di parlare così al professore!?"
"E lui hai visto come mi parla!"
"Signor Jackson... signora Jackson... le comunico che vostro figlio è sospeso per una settimana dalle lezioni!"
Suo padre e sua madre lo guardarono... avrebbe passato dei grossi guai... ma in fondo come avrebbe fatto a raccontare loro che tutte le mattine dei bulli lo picchiavano, gli rubavano la merenda, i soldi, gli stracciavano i libri e i quaderni e qundi non poteva mai presentare i compiti.
Preferiva passare per un delinquente che per un debole che non sa difendersi... l'unica cosa che gli dispiaceva era il dolore che dava ai suoi genitori, ma un guerriero... no... non può soffrire.
Quello fu il viaggio peggiore della sua vita... il peggiore i quindici minuti per tornare a casa in macchina.
Una volta a casa, suo padre e sua madre gli parlarono:
"Siamo molto delusi Misael! Pensavamo di poterci fidare di te e invece guarda. Io e la mamma spendiamo così tanti soldi per mandarti a scuola e tu cosa fai Fai cos sprechi i nostri sacrifici per te."
"Mi dispiace tanto... davvero.. io non vorrei ma..." 
suo padre gli tirò un ceffone secco: "Niente ma! Cosa ci prendi in giro? Non è vero che ti dispiace o non ti comporteresti così... sei ingrato ed egoista io mi fidavo di te e tu invece, sai solo deludermi, sei senza speranza... una causa persa... non eri proprio il figlio che volevo."
Dopo quelle parole Misael scappò fuori dalla porta d'ingresso... sapeva che un guerriero non doveva piangere, ma lui l'avrebbe fatto di nascosto senza farsi vedere. Con le lacrime che gli riempivano gli occhi... corse e corse fino al parco, non curandosi delle grida della mamma mentre scappava che lo supplicavano: "Misael torna indietro... vieni qui..." lui era un figlio adottato e avrebbe dovuto dare soddisfazione invece dei tre era quello che dava più delusioni. Ma in fonndo quando anche la tua madre naturale, quella che ti ha partorito ti butta nel cassonetto della spazzatura, sicuramente c'è qualcosa in te che non va dev'essere proprio perchè sei disgustoso...


 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Misael uscì dalla doccia, erano già passati quasi cinque minuti. Si avvolse in un asciugamano intorno al corpo e si guardò allo specchio, esitò un attimo con il phon in mano, guardò il tubetto di gel ancora chiuso: non l'aveva mai usato! Gliel'avevano regalato dei suoi amici nella speranza che lo usasse, ma lui era contro le cose forzate e costruite compresi i capelli gellati. Tutti gli dicevano che sarebbe sembrato più duro, più grande coi capelli pettinati col gel, ma lui non voleva saperne... ma in fondo quella giornata era stata piena di novità... quindi perchè non cambiare qualcosa anche del proprio look. Esitò un attimo, afferrò il tubetto di gel e se ne spremette un po' sulle mani, era così strano! Viscido, trasparente, spesso. Piano piano lo spalmò sui capelli pettinandoli e dandogli la piega giusta, se li tirò un po' su e poi col phon si asciugò i capelli facendo attenzione a non spettinarli. Indossò dei Jeans scuri e un po' attillati, una camicetta nera a maniche corte e una cravatta grigia con disegnata la pantera rosa, si infilò le calze, si diede due spruzzae di profumo al muschio e uscì.
Nancy intanto era rimasta rapita dai disegni che aveva trovato sulla scrivania: erano crude le immagini è vero... ma erano di una precisione impeccabile; era così concentrata sui disegni che non si era nemmeno accorta dell'ingresso di Misael in camera; lui si chiarì la gola per attirare la sua attenzione. Appena Nancy si accorse di Misael disse arrossendo: "Scusa... erano sulla scrivania e non ho saputo resistere, sono bellissimi!"
"Ti ho beccato!" disse Misael ridendo: "Ti piacciono i miei disegni, ti piacciono i miei disegni!" disse canzonandola.
"E' una colpa?" chiese Nancy scherzando.
"No è normale è impossibile non rimanere affascinati dai miei disegni!"
Nancy alzò il sopracciglio destro.
"Come sto?" disse Misael cambiando discorso.
Nancy lo guardò... era così semplice, sobrio e sportivo ed elegante allo stesso tempo ed era così mascolino, ma allo stesso tempo dolce e un po' bimbo. Un'essenza particolare arrivò alle sue narici: era muschio! Il suo profumo preferito, conosceva solo un'altra persona che l'aveva e gli era mancato, non lo sentiva da tanto tempo.
"Non sei male!" rispose Nancy cercando di fingere indifferenza.
​“Andiamo?” chiese Misael mentre Nancy lo fissava ancora.
“Certo certo!”
Uscirono dalla camera, Misael scese le scale vicino alla porta di uscita c’erano le sue scarpe da ginnastica, le infilò e legandosi il marsupio alla vita.
Si diressero insieme verso la macchina, erano le quattro e un quarto: dovevano andare a prendere i bambini a scuola.
Alle quattro e venticinque Misael e Nancy erano fuori dal portone della scuola. Dopo cinque minuti i bambini uscirono e corsero in contro a Nancy, appena videro Misael tutti lo fissarono; per Misael era una tortura essere fissato anche da dei bambini, Nancy disse: “Fratelli questo è Misael! E’ un mio collega che ho invitato a cena e starà con noi così avrete modo di conoscervi.”
I bambini salutarono mettendolo subito a proprio agio:
“Ciao zio!”
“Ehi fra come va?”
“Ciao bello!”
“Come ti butta amico!”
Inutile dire che bastò il tempo di recarsi alla macchina per fare si che Misael e i bambini diventassero inseparabili.
Nancy notò che Desirè aveva l’aria sognante: aveva un debole per Misael e Nancy ne fu intenerita.
Il tragitto dalla scuola alla macchina nella macchina a dieci posti di Nancy durò cinque minuti ma a lei sembrarono un’eternità; voleva solo farsi una doccia.
Appena entrarono a casa Nancy disse: “Bambini mi raccomando mettete in ordine e ritirate tutto. Io vado a fare una doccia, mostrate la casa a Misael senza fare disordine e senza farlo disperare ok?”
“Certo!”
Poi disse rivolta a Misael: “Io vado a fare una doccia va bene per te restare con loro?”
“Non c’è problema!”
Nancy entrò nella doccia: l’acqua che le scorreva addosso le dava un effetto paradisiaco e le diede refrigerio da quel caldo soffocante.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Nancy uscì dalla doccia, si avvolse un’ asciugamano intorno al corpo, si lavò la faccia, si spalmò una crema idratante sul viso e si truccò leggermente. Dopo essersi asciugata il corpo si spalmò della crema dappertutto: le piaceva avere la pelle idratata e nutrita! Infine indossò un paio di calzoncini corti di Jeans e una maglietta rossa dalle maniche corte con la spalla fuori. Dopo aver indossato le sue infradito scese giù di sotto: Misael stava intrattenendo i bambini raccontando loro una storie, loro erano rapiti completamente. Lei lo ascoltò per tre minuti da dietro il muro: era fantastico! Raccontava la storia con passione, con dolcezza e amore, sembrava vivesse la storia; Nancy non aveva mai ascoltato nessuno raccontare le storie così: ce n’era solo uno che forse raccontava le storie anche meglio di lui… ma Misael era sicuramente in grado di pareggiarlo. Dopo cinque minuti Nancy apparve in salotto e disse divertita: “Bene! Vi state divertendo vedo!”
“Nancy sei arrivata!” disse Misael.
“Si ma non preoccuparti finisci pure la storia!”
Misael raccontò un finale degno di sé stesso e quando finì i bambini si rattristarono e iniziarono a pregarlo:
“Ti prego Misael raccontacene un’altra!”
“Non posso adesso ragazzi! Io e Nancy dobbiamo cucinare! Dopo cena magari ok?”
“Siiiii!” strillarono in coro i bambini per l’entusiasmo.
“Ora bambini, da bravi… andate di là a vedere la televisione e fate pure merenda, nella credenza ci sono le patatine, le tortine, i succhi di frutta, i biscotti… attenti a non fare briciole però e se sporcate, pulite!” disse Nancy poi aggiunse:  “Io e Misael siamo in cucina se avete bisogno chiamateci, ma non disturbateci inutilmente.”
I bambini andarono tutti in salotto, Nancy chiuse la cucina e disse a Misael:
“Allora? Che si cucina?”
“Non lo so! Quello che vuoi tu!”
“Io ho molte idee, ma vorrei sapere cosa vuoi tu!”
“Cos’hai a casa?”
Nancy si diresse verso il frigo, lo spalancò e lo stesso fece col freezer: Misael vide una grande quantità del cibo più svariato e più lo guardava più sentiva crescere l’indecisione dentro di se. Poi ebbe un lampo di genio:
“Facciamo il pesce?”
“Ma certo!” disse Nancy.
Così dicendo tirò fuori gamberetti, seppioline, calamari, alici e acciughe e infine le crocchette di patate, i bastoncini di pesce e le patatine fritte poi disse:
“Mega fritto misto? Tanto oggi è la giornata del fritto!”
Nancy prese due paia di guanti e li diede a Misael poi dopo essersi legata un grembiule intorno al corpo e poi ne mise uno anche a Misael: lui si guardò, lei anche e scoppiarono a ridere!
Misael non era il tipo da fare quelle cose: lui col grembiule o mamma! Ma a Nancy non riusciva mai a dire di no e anche se non l’avrebbe mai indossato nemmeno a casa da solo con Nancy non aveva problemi e non si sentiva per nulla a disagio!
“Facciamo la gara a chi ne pulisce di più!” disse Nancy, così entrambi si misero a pulire il pesce diligentemente.
Iniziarono a pulire il pesce: erano otto kili! Finirono di pulirlo in un’ora!
Nancy spiegò a Misael:
“Devi privare le alici della testa e della coda, poi le apri e tiri fuori la lisca e le interiora. Ora che sono pulite e aperte a metà le mettiamo in un contenitore. Metà le friggiamo e metà le facciamo marinate nell’olio e l’aceto.”
“Non avevo mai pulito il pesce, ma ora che me l’hai spiegato è molto semplice.”
“Non si finisce mai di imparare!”
“Cosa significa “marinate”?”
“Significa che le dobbiamo mettere crude nell’olio il limone e il prezzemolo, senza cuocerle! Il limone le cuoce!”
“Davvero?”
“Si sono buonissime vedrai!”
“Non le ho mai assaggiate!”
“Ti piaceranno!”
“Ok mi fido!”
Mi fido? Mi fido? Davvero si fidava di lei… allora la cosa era reciproca.
Dopo aver pulito le alici e averle separate, pulirono i gamberetti e i gamberoni.
I primi andavano solo puliti e lasciati crudi per poi mangiarli con la salsa cocktail. I Gamberoni invece andavano sgusciati e fritti…
“Voglio fare un tempura!” disse Nancy.
“Metà gamberoni li friggiamo. Metà invece li facciamo con una ricetta tutta mia: in padella con lime, prezzemolo, erba cipollina e infine conditi con salsa allo yoghurt.”
Misael non i stupì: aveva capito! Nancy era piena di sorprese e conosceva un sacco di ricette particolari.
Le seppioline e i calamari andavano soltanto sciacquati e impanati.
Nancy accese la friggitrice: era grossa  e avrebbero potuto friggere tanto pesce in poco tempo e senza scottarsi, mise a scaldare l’olio e iniziarono a impanare i gamberi per il tempura, i calamari e le seppioline per il fritto misto; poi dopo averli fritti cambiarono l’olio, infarinarono le alici e cossero anche quelle.
Nancy accese il forno e infilò le patatine  e le crocchette di patate prefritte e i bastoncini di pesce.
Infine preparò il condimento per marinare le alici spiegando a Misael come fare:
“Vedi mettiamo le alici crude in un contenitore, poi ci versiamo su il limone, l’olio e aggiungiamo il prezzemolo.”
Le lasciarono a riposare, poi cossero i gamberoni rimasti. Nancy lo fece fare a Misael dicendogli cosa doveva fare:
“Metti un po’ d’olio; bravo! Ora aggiungi l’erba cipollina e la fai soffriggere ora mettici i gamberoni: perfetto!... ora spremi sopra il lime: bravo! E ora aggiungi il prezzemolo. Ora spegni la padella: mettili nel piatto e versaci sopra la salsa allo yoghurt.”
Quando ebbe finito Nancy disse: “Sembrano buoni! Assaggiamo come sono venuti!”
Entrambi presero un gamberone:
“Buono! Non c’è che dire! Complimenti Mimi!” disse Nancy a Misael: “Posso chiamarti Mimi? E’ più bello!”
“Certo! Se ti piace!”
“Bravo bravo! Hai cucinato bene!”
“Ma se hai fatto tutto tu!”
“No! Io ti ho solo detto come fare! Il resto l’hai fatto tu!”
Nancy tirò fuori patatine, crocchette di patate e bastoncini di pesce da forno. Poi mise nel forno delle fette di pane da tramezzino per farle tostare.
Tirò fuori dal frigo la salsa cocktail, quella agrodolce per i gamberetti. E poi prese la maionese e il salmone affumicato.
Con l’aiuto di Misael fecero le tartine: salmone e maionese oppure gamberetti con salsa cocktail o agrodolce.
Quando fu pronto da mangiare Misael aiutò Nancy a pulire e a mettere le stoviglie sporche in lavastoviglie.
In soli tre quarti d’ora la cucina fu pulita.
Quando fu pronto Misael e Nancy apparecchiarono la tavola in modo molto semplice e chiamarono i bambini: era ora di mangiare!
Si sedettero tutti a tavola, Nancy si sedette vicino a lui e disse:
“Misael ci fai la preghiera per favore?”
“Certo! Ma… voi la fate di solito!”
“Tutti i giorni!” risposero i bambini.
Misael fece la preghiera poi iniziò a mangiare tutto quel ben di Dio e in quel momento godendosi la compagnia dei bambini, di Nancy e quel buon cibo si rilassò e si sentì particolarmente grato a Dio per tutti quei doni.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


La cena fu squisita e Misael riuscì a gustare tutto ciò che aveva preparato insieme a Nancy; non riusciva a ricordarsi l’ultima volta che aveva passato una serata simile, anzi forse non l’ aveva mai passata. Dopo cena Nancy disse: “Ci vuole il gelato per completare l’opera!”
Dopo aver mangiato gelato alla vaniglia guarnito con panna, meringhette e fragole i bambini supplicarono Misael di raccontare loro un’altra storia; lui disse:
“Quella si racconta prima di andare a dormire, invece dopo cena è più bello giocare tutti insieme.”
“A cosa vuoi giocare?”
“A quello che volete voi!”
“Allora andiamo fuori in giardino?” propose Nancy: “così giocheremo a nascondino!”
I bambini non le fecero finire la frase, corsero fuori in cortile trascinandosi Misael appresso. Inutile dire che tutti vollero che fosse Misael a contare e ovviamente Nancy non si tirò indietro dal gioco, anzi era la più entusiasta; era la più brava a nascondersi e i bambini lo sapevano; aveva un sesto  senso che le faceva pensare che non si sa bene per quale motivo, Misael avrebbe subito cercato lei.
Si nascose in una botola che portava nella cantina di casa, fuori sentiva i bambini correre e gridare felici e Misael dire:
“Eccoti ti ho visto! Tana! Ti ho preso!”
Le sembrava tutto troppo bello per essere vero, era da quando Michael era morto che non succedeva nulla di simile, pensava che era l’unico che ‘avrebbe resa felice e morto lui lei si era rassegnata al vivere come se la felicità per lei fosse finita. Solo ora si accorgeva che forse, non era proprio così… certo Michael era unico e le mancava immensamente, ma forse qualcuno che potesse lenire le sue ferite esisteva ancora!
“Manca solo Nancy!” la voce di Misael la distrasse.
“Nancy libera tutti!” esclamarono i bambini.
Era ora di uscire, sentì i passi di Misael sopra la botola, poi lì sentì allontanarsi.
Quatta quatta uscì dalla botola, ma Misael si era allontanato solo di qualche passo quindi gli bastò voltarsi per vederla e ci volle ancora meno per rincorrerla.
Nancy corse a velocità supersonica verso la tana, ma Misael fu più svelto e la tanò: ora toccava Nancy a contare. La serata fu stupenda, verso le nove e mezza Nancy disse:
“Bambini ora dovete farvi la doccia e andare a letto! Da bravi!”
“Noooo!” esclamarono i bambini tristi.
“Dai andate a farvi la doccia così prima di andare a dormire vi racconto una storia.”
Quella fu la frase miracolosa che fece schizzare i bambini verso le docce.
“Piano! Occhio a non farvi male bambini! State tranquilli e mettete il bagno in ordine!”
Mentre i bambini si facevano la doccia Misael e Nancy entrarono in casa.
“Che odore di fritto!” disse Nancy.
“Già! Ma a me non dispiace e poi vedrai che domani mattina non ci sarà già più. Tieni aperto adesso.”
Misael si sedette sul divano; Nancy disse:
“I bambini alle dieci devono essere a letto. Ma noi possiamo rimanere insieme se tu non sei stanco così beviamo qualcosa e stiamo un po’ tranquilli.”
Verso le dieci i bambini comparvero in salotto con su il pigiama e si misero tutti intorno al divano per ascoltare la storia di Misael.
Misael raccontò una fiaba tratta dalle mille e una notte : quella del cavallo magico. I bambini erano a bocca aperta, Desirè era sognante: un principe, una principessa che s’incontrano per caso e si innamorano. Tutti, Nancy compresa, speravano che la storia non finisse mai. La storia comunque per quanto lunga finì alcuni bambini erano assonnati, altri, invece, erana già addormentati. Desirè faceva finta di dormire: chissà magari Misael l’avrebbe portata in braccio nel letto e le avrebbe dato un bacio sulla fronte per darle la buona notte.
Sfortunatamente però si era addormentato anche Marlon e Nancy chiese a Misael:
“Mi aiuti a portarli su? Io prendo Desirè e tu prendi Marlon!”
Desirè delusa continuò a fare finta di dormire: quanto avrebbe voluto stare in braccio a Misael!

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


E finalmente soli i due ragazi poterono concedersi un po' di tranquillità.
"Vuoi bere qualcosa?" chiese Nancy a Misael.
"Ma certo!"
"Ti va un cocktail di frutta analcolico?"
"Certo!"
"Ananas e fragole?"
"Perfetto!"
Nancy preparò il cocktail e porse un bicchiere a Misael.
Entrambe sorseggiarono silenziosamente il loro cocktail.
"Usciamo fuori al fresco sulla panchina?"
"Si perfetto!"
Dopo aver acceso le luci si sedettero sulla panchina. I grilli cantavano, qualche sporadica macchina infrangeva il silenzio; la luna splendeva piena nel cielo e le stelle sembravano brillare di più quella sera. 
Misael disse reggendo il suo coktail:
"Era un pezo che non passavo una serata così bella, anzi penso di non averla mai passata veramente..."
"Mi fa piacere!" disse Nancy.
Tra i due c'era visibile imbarazzo. Lui avrebbe voluto chiederle molte cose, ma in fondo si conoscevano solo da qualche giorno e non avrebbe avuto senso farle domande che forse nemmeno chi la conosceva da anni le aveva fatto.
Quella ragazza lo incuriosiva, ma non poteva permettersi di essere troppo precipitoso nel sapere su di lei: avrebbe potuto perdere la sua amicizia e lui non voleva!
Anche Nancy era incuriosita da Misael, ma non chiedeva nulla per gli stessi motivi; ma entrambe stavano pensando con imbarazzo a quello che era successo quel pomeriggio: saevano entrambe le stesse leggi dei guerrieri, le stesse parole dette con lo stesso tono! Era tutto deliziosamente strano e misterioso.
"Le ascolti le stelle quando ti parlano?" dchiese Nancy guardando il cielo.
"Si! Le imparo da loro tutte le storie che so! E ne possono raccontare molte, diverse, perchè loro hanno più esperienza di noi: sono lassù da migliaia di anni, chissà quante cose hanno visto sia belle sia brutte; quanto tempo hanno avuto per sognare! Secondo te cosa sono le stelle?"
"Davvero devo spiegarti cos'è una stella?"
"Non ti ho chiesto cosa sono... ma cosa significano per te!"
"Secondo me sono i desideri che le persone sono riusciti a realizzare. Ogni volta che qualcuno riesce a realizzare un suo sogno esso vola in cielo diventando una stella luccicante che tutti possono ammirare."
"Io invece penso che... le stelle siano tutti quei desideri che devono ancora nascere... ecco perchè dicono che una stella cadente ti permette di esprimere un desiderio... perchè la stella cadente è un desiderio che sta nascendo."
A Nancy sembrava tutto così stupendo, quel momento gli ricordava la sua scena preferita del Re Leone, mentre sotto il cielo dell'Africa una mangusta, un cinghiale e un giovane leone discutono su cosa siano le stelle; era molto tempo che non faceva una conversazione del genere con un amico, anche perchè non aveva mai trovato persone in grado di fare conversazioni del genere.

"Hai mai realizzato un tuo desiderio?" chiese Nancy a Misael.
"Anche più di uno, ma purtroppo... non i più grandi. Tu invece?"
"Ho molti desideri, ma ho realizzato il più grande e quindi anche molti altri... ma non tutti purtroppo."
La domanda che Misael avrebbe voluto fare era relativa alla natura del desiderio della morettina, ma non osava farlo.
Come se le avesse letto nel pensiero Nancy disse: "Un giorno ti racconterò..."
"Ok!"
Misael finì il suo cocktail poi si alzò e si stiracchiò poi disse:
"E' ora che vada. Sono le undici e mezza, non è molto tardi, ma domani iniziamo alle otto e non voglio avere le occhiaie..." disse sorridendo.
"Allora ti accompagno alla portaa!"
Nancy accompagnò Misael alla porta: "Vuoi un passaggio in macchina?"
"No grazie, mi piace passeggiare per lacittà di sera. Ora che ho scoperto che abitiamo così vicini ti verrò a trovare anche a piedi."
"Ok. Quando vuoi... ora siamo ufficialmente conoscenti. Buona notte Misael e grazie per la serata."
"Buona notte Nancy."
Si strinsero la mano; Misael si incamminò e Nancy chiuse la porta... felice ed euforica.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Kerry infilò il suo pigiama e si buttò sul letto chiuse gli occhi e poi toccò il suo ciondolo a forma di cuore: era stato Michael a darglielo se lo ricordava bene. Lei aveva 15 anni e lui ne aveva 40, era una serata stellata... una lacrima le scese dal viso. Michael le mancava ogni minuto, ogni secondo, ogni ora, ogn giorno, ma la sera prima di dormire era il momento più difficile e pieno di sofferenza, piangeva! Piangeva tutte le sere!
Si alzò lasciando che i piedi nudi poggiassero sul pavimento di legno si recò vicino all'armadio e tirò fuori la camicetta bianca di Michael! Morbida, di seta, vaporosa e profumata, profumava di Michael! Era l'ultima cosa che Michael le aveva regalato: la sua camicia col suo profumo. Ogni qual volta Michael si allontanava di casa per un concerto (cosa che succedeva raramente) lasciava a Kerry un indumento che aveva appena indossato con il suo profumo, Kerry adorava metterseli soprattutto quando erano ancora caldi perchè Michael li aveva appena tolti.
La camicetta era stata l'ultima cosa che Michael le aveva dato: ma poi dopo quel tour non era più tornato.
Erano le due di notte... quel maledetto 23 giugno... Kerry aveva solo 19 anni... era stato Jermaine a chiamarla:
"Kerry devi prendere il primo volo, Michael non sta bene e dice che vuole vederti."
Aveva infilato qualche indumento in valigia e lasciando bambini e babysitter si era recata in aereo subito a Los Angeles dove il suo Michael era quel giorno.
Aveva preso il primo volo trovato e appena l'aereo era atterrato si era precipitata fuori dall'aereoporto e saltando sul primo taxi si era fatta lasciare davanti all'albergo dove Michael alloggiava, si era precipitata su di sopra spingendo ogni controllo, ogni guardia del corpo, tutti quelli della sicurezza. era entrata nella camera di Michael e lui stava dormendo dolcemente.
L'aveva abbracciato, tirandolo su come se fosse seduto anche se stava dormendo, gli avea accarezzato i lunghi capelli scuri e lisci, profumati e aveva accostato la sua guancia al suo viso magro, ma dalla pelle morbida... insolitamente morbida, per un cinquant'enne. Lui nel frattempo si era svegliato e l'aveva stretta a sè accarezzandole la nuca dolcemente e lei aveva nascosto il viso tra i suoi capelli e il suo collo e si era abbandonata a un silenzioso pianto liberatorio, aveva respirato il suo profumo di muschio e si era lasciata coccolare da lui. Ricordò la sua voce dolce:
"Stai tranquilla Kerry è solo un po' di spossatezza, ha detto il dottore che è tutto normale con un tour del genere, passerà presto!"
Lei si era lasciata rassicurare, quella notte aveva dormito accanto a lui abbracciata come uando era piccola, quando aveva dieci anni e lui ne aveva solo trenta e lei andava da lui perchè aveva paura del temporale. Il suo Michael! Non era il suo papà, ne un'amico più grande, ne il fratello maggiore, niente di tutto ciò! Era l'uomo che amava e l'unico che avrebbe mai potuto amare, lo avva amato subito da quando l'aveva visto per la prima volta! Ma era un amore proibito, venticinque anni di differenza erano molti, troppi! Quindi decise di amarlo segretamente.

Quella notte quello che l'aveva tranquillizzata era dormire ascoltando il dolce respiro del cinquantenne regolare e scandito; quel respiro la tranquillizzava più delle sue parole.
La mattina dopo avevano fatto colazione insieme e Michael le sembrava riposato e in forma... le era sembrato ma non era così altrimenti non sarebbe morto due sere dopo. Fu dopo quella colazione che fece l'errore che considerava il più grosso della sua vita: ritornare a casa perchè convinta che Michael stesse bene; invece no! No! Avrebbe dovuto rimanere lì a proteggerlo e se fosse stata cn lui... forse... sarebbe stato ancora vivo.

Kerry ormai stava piangendo a dirotto con indosso la camicetta di Michael, nulla poteva più consolarla: come avrebbe fatto a non affondare?
Continuava a cercare di fuggire dal passato: aveva rotto i ponti con tutti i suoi amici, le sue amiche, qualsiasi cosa che le ricordasse Michael. Era troppo doloroso, troppo! Quello che poteva fare era cullarsi in quei dolci ricordi... anche se pensare a tutto ciò che Michael le aveva dato la faceva sentire solo più colpevole verso di lui...
Spense la luce e si concentrò sui suoi ricordi...




Commento:Ehi ragazzi! Spero vi piaccia il capitolo:  lo so forse avete notato che Nancy si è trasformaa in Kerry magicamente, ma state tranquilli tutto ciò ha una spiegazione... fa parte della storia non è un errore!! Aspetto le vostre recensioni bacioni ù_ù

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


 
Tutto era cominciato quel giorno, all' apparenza un giorno normalissimo, quando Kerry si era alzata da quel letto scomodo e ruvido certo non avrebbe mai pensato che sarebbe diventato il giorno in cui la sua vita sarebbe cambiata. Si era alzata dal letto, era il giorno delle adozioni: lei non ci sperava più; di essere adottata: aveva tredici anni, era grande ormai! Di solito le persone vogliono i bambini più; piccoli, lei ormai sarebbe rimasta lì; senza nessuno che la volesse, ma del resto anche l'educatrice lo diceva:

"Chi vorrebbe una combina pasticci come te! Non sai suonare, non sai ballare, non sei brava nello sport, nè; nel disegno, ne a cantare, l';unica cosa che sai fare è; stare lì tutto il giorno con in mano quel maledetti libri o a scrivere pagine e pagine di roba incomprensibile. Chi pensi che voglia una bambina come te, sei un'attacca brighe e poi... sei grassa!

Ogni giorno Kerry non aveva più nemmeno voglia di alzarsi dal letto, voleva dormire e sognare dato che era solo in quel mondo che si trovava bene.
Betty sarebbe stata adottata proprio quel giorno, era da quando aveva sei anni che qualcuno voleva adottarla, ma solo ora che ne aveva tredici le pratiche per l'adozione erano finalmente risolte e poi gli educatori l'amavano quindi erano restii a lasciarla andare, ma oggi l'avrebbero adottata, era sicura! Alle nove le persone sarebbero arrivate per vedere i bambini che avevano intenzione di adottare, ma lei non aveva la benchè; minima speranza, gli educatori la descrivevano come un mostro e se avevano ancora qualche dubbio dopo quella descrizione sarebbe bastato che la guardassero. Lei era in grado di essere adottata da quando aveva sei anni, ma era ancora lì...conosceva bene la presentazione degli educatri.
Non ha talento quasi per niente, è molto difficile in tutto e l';unica cosa che sa fare è stare lì su quei libri... ah è aggressiva e indisponente.
Le persone la guardavano disgustate come un frutto andato a male o qualcosa che sta andando in putrefazione e passava oltre... dopo di lei c' era Betty... quella era la cosa più odiosa.
L';educatrice la descriveva commossa:
"La nostra Betty è la migliore dolce, talentuosa con una bella voce, sa danzare, suonare il pianoforte, fa disegni magnifici e ha un carattere stupendo... insomma, le manca solo un difetto per essere perfetta."
Questa descrizione le dava ripugnanza e tanta tanta tanta rabbia... se le avessero creduto avrebbero capito quanto quella Betty che loro descrivevano era una Betty che non esisteva, esisteva solo nella loro mente.

Erano le quattro del pomeriggio e Kerry era dalle nove di quella mattina che se ne stava lì a leggere un libro... alle cinque le visite sarebbero finite e in un'ora certo Kerry non poteva sperare in un miracolo.
Verso le quattro e mezza le persone scemarono e il cortile restò vuoto. Finchè l'educatrice disse:
"Le visite sono finite fate pure quello che volete!"
Betty era stata adottata, la metà dei bambini che c'erano lì quella mattina avevano trovato una casa, molti più piccoli di lei e di quelli della sua età; erano rimasti in tre, gli altri due bambini erano già stati scelti e aspettavano solo che le prtiche burocratiche fossero a posto. L'unica ad essere sola era lei... senza speranza, senza nessuno che l';amasse.

Ma fu alle quattro e mezza l' ora che per lei era sempre stata magicache il miracolo avvenne.

Lì nel cortile arrivò un bellissimo ragazzo: aveva un'aria familiare ed era stupendo: capelli ricci, lunghi, scuri, neri, pelle ambrata, occhi color caramello, magnetici e penetranti... il principe Kad-alì-kad!
Era bellissimo, alto, slanciato, vestito con un pantalone nero, mocassini neri, calzettine bianche, maglietta bianca, giacca di pelle nera borchiata, borsalino nero.
Le sembrava che la stesse fissando: no... non era possibile che un angelo come quello la stesse fissando. Si costrinse a rimanere con gli occhi fissi sul libro, quando sentì un tocco dolce sulla spalla, alzò la testa timidamente: era lui!
"Ciao come ti chiami piccolina? Io mi chiamo Michael!" lei abbassò la testa, lui le tirò su il mento con due dita: "Non avere paura di guardarmi! Non ti voglio fare del male non devi avere paura di me! Ti piacerebbe venire a casa con me?"
Lei non poteva rispondere...
"Sono qui da parte del re... mi ha detto che qua c'è una guerriera che protegge suo figlio e mi ha detto di venirla a prendere, ero preoccupato di non riuscire a riconoscerti, ma appena ti ho visto ho capito che eri tu. Ora guerriera Kerry vorresti farmi l'onore di venire con me?"
"Tu sai che io... sono una guerriera... tu ti chiami... tu sei... ma io... cioè."
"Sarebbe un si questo?"
Kerry disse ricomponendosi (era una guerriera accidenti!): "Si! Sei sicuro di volermi portare con te?"
"Ma certo è un onore per me!" 
L'educatrice si avvicinò con la sua faccia da schiaffi: "Questa è Kerry! Gliel'ho detto che non ha talento ed è aggressiva..."
"Mi ha già detto quello che pensa di lei!"
"Non le ho detto quello che penso io! Le ho detto la verità!"
"Non è vero... questo è quello che lei crede che sia... ma non significa che sia la realtà. Non glielo ripeterò un'altra volta! Adotterò Kerry e non voglio più senire nessuna delle sue stupide critiche infondate e prive di senso. E' una persona vuota ed estremamente superficiale... e non è grassa per niente. Per tutto il tempo non ha fatto altro che parlarmi dell'aspetto fisio ed esteriore delle bambine. Inoltre, non ha nemmeno la percezione della realtà... Kerry non è nè grassa nè brutta e si ricordi che ogni bambino è bellissimo anche se ha una faccia che solo una madre potrebe amare."
Kerry sentì una grande sensazione di piacevolezza che da tempo non provava... una piacevole vendetta. 
Michael guardò l'educatrice e Kerry fece lo stesso era spiazzata...
"Se è tutto a posto..." disse Michael: "possiamo andare!"
"Vuoi venire Kerry?" chiese Michael.
"Certo!" 
Michael prese Kerry in braccio e le accarezzò i capelli.
"Noi ce ne andiamo allora! Ho già riempito i moduli! Dov'è la stanza di Kerry?"
"Su di sopra mr. Jackson!" disse l'educatrice ancora scioccata.
Kerry fece la valigia con le sue cose e poi Michael disse: "Su Kerry saluta prima di andartene!" poi ammiccò maliziosamente.
"Ciao Erika..." disse rivolta all'educatrice: "finalmente ora ti sei tolta questo grande peso di avermi qua, peccato che se ne sia andata anche Betty! Ora chi sarà la tua cocca? Ah olevo dirti scusami di non essere bella, magr talentuosa, dolce, stupenda, speciale, perfetta come Betty ma sai esiste la diversità io per fortuna non sono una vipera falsa come lei, pazienza troverai qualcun altro." Poi gli diede un calcio negli stinchi: "Questo  per tutte quelle sberle che mi hai dato! Ciao, non mi mancherai rimani pure a marcire in questo schifo di posto... divertiti senza di me!" Michael rideva estasiato, sembrava vivere tutta la soddisfazione della bambina. La prese per mano, poi dopo aver dato la sua valigia alla guardia del corpo la prese in braccio e disse:
"Andiamo! Sta sera ci aspetta una serata fantastica e sarà solo l'inizio." Poi la guardò negli occhi davanti all'educatrice disse: "Ti farò felice Kerry te lo prometto, non posso sostituire i tuoi genitori, ma ti renderò felice, te lo prometto." e le diede un bacio sulla fronte.
Kerry lo abbracciò: un bacio, un'abbraccio... presa in braccio da qualcuno che ti vuole bene: qante emozioni stupende in un solo giorno!
Kerry era felice, sorpresa e ancora non riusciva a crederci. 
Quel ragazzo così bello con quel profumo buonissimo la teneva in braccio e le voleva bene anche senza conoscerla, fece un'ultima linguaccia all'educatrice e fece l'unica cosa che voleva fare: strinse Michael forte forte come se avesse paura di poterlo perdere, nessuno le aveva mai dato così anta sicurezza!
Michael percepì l'abbracciò forte, fece lo stesso con lei e poi disse:
"Buona Kerry è tutto ok sono qui con te, non ti lascio andare ti voglio bene!"


 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Una volta fuori da quell'orfanotrofio che era stata la sua prigione per anni, Kerry si guardò intorno per capire meglio come fosse il mondo fuori: cielo azzurro che stava per imbrunire, sole arancione che stava per tramontare, le luci della città che iniziavano ad accendersi per la sera: era autunno, ma a Kerry sembrò piena estate. Aveva sempre adorato l'autunno, era una stagione piena di colori che le dava tutto tranne che tristezza.
Si sedette in una macchina nera e lunghissima, Michael si sedette vicino a lei nel sedile posteriore. Lei posò la testa sulla sua spalla e lo abbracciò nascondendo il viso nel suo braccio lui sorrise stringendola e le accarezzò i capelli; poi lo guardò: era bellissimo, quegli occhi scuri dello stesso colore del caramello, non erano azzurri o verdi come piacevano agli altri erano di un colore scuro, caldo e intenso come piacevano a lei, quella pelle ambrata dello stesso colore dell'ambra pregiata, liscia, morbida e profumata di muschio bianco e poi quel profumo inebriante! Quei capelli neri, ricci e lunghi che aveva raccolto in un codino dai boccoli ribelli che le cadevano sul viso, le sue mani lunghe, affusolate e dal tocco delicato... c'era solo una spiegazione a tutto questo: quello era il principe Kad- alì-kad in incognito, ma del resto nonostante la sua falsa identità non poteva smettere di essere bello e affascinante!
E anche quel nome scelto da lui per nascondersi era perfetto: Michael! Che nome dolce e misterioso, semplice e particolare, sensuale e puro allo stesso tempo proprio come lui. Fu da quel giorno che decise che l'avrebbe amato... lui... il suo principe dalla pelle scura e la voce melodiosa e nessun'altro....

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Mentre il crepuscolo copriva la città con un velo di fascino Kerry abbracciata a Michael sulla limousine nera guardava meravigliata fuori dal finestrino come se fosse in un mondo completamente nuovo: le luci, i colori, i rumori, i suoni e le sensazioni ognuna di queste cose anche la più piccola parevano a Kerry come qualcosa di paradisiaco. Vide cose che per anni aveva solo sognato o letto nei libri: un bambino che teneva la mano alla sua mamma, una bambina con al guinzaglio un cagnolino, un gruppo di ragazzi e ragazze vestiti sportivi che si divertivano e scherzavano per la strada, una mamma dalla pelle scura con un bambino nel passeggino, due di fianco a lei che la seguivano e uno legato sulla sua schiena con una specie di marsupio mentre dormiva mentre il marito ne aveva i braccio un altro; due innamorati che si scambiavano occhiate dolci; una ragazza che parlava al cellulare, un ragazzo con le cuffie nelle orecchie che camminava tutto gasato, un ciclista, due uomini che facevano footing e un sacco di gente di diversa età, sesso, etnia e colore che affollava la città ora a piedi, ora con una bicicletta, ora con un auto, ora con una moto. Carretti e bancarelle vendevano Hotdog, dolci, bibite, roba fritta... locali e ristoranti, bar, fast food pieni di gente... ebbene si per la maggior parte delle persone quella era la vita di ogni giorno, ma per Kerry quello era il paradiso. Per anni non aveva potuto vedere altro che l'orfanotrofio quella struttura simile ad una prigione grigia, fredda, impenetrabile, vuota e inospitale proprio come il cuore delle persone che ci lavoravano... Kerry aveva provato più volte ad aprire una finestra ma vedeva solo il "cortile" in cui gli altri bambini e bambine giocavano, ma non quelli come lei solo quelli adorabili, perfetti e impeccabili. Quando Kerry si rese conto che ora aveva tutto ciò che per tredici lunghi anni aveva solo sognto di avere lacrime calde di felicità le scesero dagli occhi, abbracciò Michael stringendolo forte, aggrappandosi a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza e in effetti era stato così. Michael sentì l'abbraccio insolitamente forte per una ragazzina di tredici anni e uando sentì una goccilina cadergli su una mano si accorse che Kerry stava piangendo. La prese in braccio facendola sedere sulle ginocchia e poi le disse: "Ehi? Ehi?" a bassa voce: "Perchè piangi piccolina? Ora va tutto bene, è finito tutto ora c'è Michael che ti protegge, stai tranquilla! Non ti lascerò, non tornerai mai più in quel posto orribile, nessuno ti farà più del male e le persone che te ne hanno fatto avranno quello che meritano." Lei l'aveva abbracciato ancora più forte: "Michael!"
"Si sono qui piccola stella!" Poi dopo averle dato un bacio sulla tempia e averle accarezzato i capelli prese un fazzoletto di carta soffiandole il naso e asciugandole le lacrime con una dolcezza degna di un angelo, poi le aveva chiesto: "Ora va meglio?"
"Si!" aveva risposto dolcemente la bambina.
"Guarda siamo arrivati Kerry!" aveva esclamato Michael.
Aveva preso la valigia di Kerry e le aveva aperto la porta della macchina. Kerry era scesa ed era rimasta a bocca aperta: davanti a lei c'era una fantastica villa stile Tudor tutta dipinta di un color rossiccio-mattone, i tetti scuri e in sasso, era molto grande sembrava un castello e sulla "torre" più alta c'era un grande orologio che segnava l'ora esatta, davanti alla villa c'era una specie di aiuola rotonda enorme piena di fiori in cui c'era la scritta "Neverland" la casa era contornata da siepi e tutto ciò era raggiungibile da due scalinate bianche che si dipartivano dalle due entrate principali della villa e scendevano fino ad arrivare al cancello dorato che il cantante e la bambina avevano appena sorpassato. Michael la guardò dicendole: "Bentornata a casa Kerry!"
"Bentornata?"
"Si!"
"Ma se è la prima volta che vengo qui?"
"Non è possibile, almeno una volta nel tuo cuore devi esserci stata anzi se ti conosco bene hai vissuto qui fino adesso. Tutte le notti vieni qui!"
Kerry non capì e comunque il ragazzo cambiò argomento... era troppo presto per capire, ma un domani Kerry avrebbe capito.
Kerry salì le scale con l'eleganza e la grazia degna di una guerriera che si sta recando al palazzo del re. Michael la seguì e poi disse all'autista:
"Dopo che hai parcheggiato dai una pulita all'auto Gary!"
Entrarono in casa... il pavimento era in legno, c'era tutta una struttura in legno in cui in cima stazionava una riproduzione perfetta di Peter Pan, sembrava vivo, pieno di poster di paperino, topolino, personaggi della Disney e altri mille personaggi. Salendo una scala a chiocciola in legno Michael guidò Kerry in una stanza, era color lillà con tende e copriletto in tinta, il letto era ad una piazza e mezza e anche l'armadio era dello stesso colore.
Kerry guardò il tutto meravigliata, aprì l'armadio: era vuoto! Michael disse: "Lo riempiremo nei prossimi giorni dato che andremo a fare un po' di shopping, pagherò tutto io sta tranquillla Kerry!"
Kerry si gettò sul letto felice, Michael sorrise: "Ti piace?"
"La adoroooooooooo!" esclamò Kerry abbracciandolo.
Michael intanto aprì la finesta e disse: "Guarda!"
Kerry si avvicinò, dalla finestra si vedeva tutto il parco,tutto... le attrazoni, le piscine,i gazzebo e persino la montagna con le rotaie per il trenino panoramico."
"E' stupendo!" disse Kerry a Michael con un filo di voce, lui rispose: "Sono felice che ti piaccia!"
Poi Michael mostrò a Kerry il bagno annesso alla camera: era proprio una stanza da principessa... Kerry era felicissima non sapeva come ringraziare quel dolce angelo!

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Quella sera Kerry ebbe modo di godersi la prima cena felice della sua vita; mangiò hamburger e patatine scherzando con MIchael e conoscendo altri nove bambini che da quel momento sarebbero stati i suoi fratelli, era solo da cinque minuti che li conosceva ma Kerry già li amava e aveva imparato perfettamente i loro nomi Naomi, Gianmaria, Giuseppe, Davide, Desirè, Alessandra, Stefano, Lola, Malakai e lei era la decima e già li adorava perchè sentiva che c'erano molte cose che li legavano.
Michael scherzava con tutti loro come fossero i suoi fratelli minori e Kerry osservò il suo comportamento: era dolce, premuroso e dava la stessa sicurezza di un padre, era alla buona, giocherellone e protettivo come un fratello minore, generoso, dolce e puro come un angelo... aveva la stessa eleganza di un principe.
Dopo la cena gli altri nove bambini chiesero:
"Cosa c'è per dolce?"
"Quello che volete, ma che ne dite se sta sera per festeggiare ci andiamo tutti a prendere un gelato in centro città."
"Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!" Esclamarono in coro i bambini compresa Kerry.
"Allora andate a cambiarvi! Vi aspetto qui!"
I bambini corsero verso le loro stanze a cambiarsi, Kerry salì anche lei in camera sua e aprendo la valigia guardò quello che aveva dentro: non era granchè. 
Nel frattempo sentì dei colpi alla porta, aprì... era Lola: era vestita benissimo: indossava una camicetta rossa, dei pantaloni neri e degli stivaletti neri...
"Ehi Kerry ascolta so che sei nuova... anche io quando ero nuova avevo veramente pochi vestiti, ma gli altri mi hanno aiutato. Michael vuole che ci vestiamo bene quando usciamo con lui, ho visto che io e te abbiamo più o meno la stessa taglia tieni questi: Lola porse a Kerry dei pantalon neri, una camicetta gialla e delle ballerine nere con dei fiocchetti. 
"Ma sei sicura che vuoi prestarmeli?"
"Ma certo Kerry! Mi offendo se non li metti."
Kerry indossò i vestiti: tutto gli calzava a pennello, non sembrava neanche più lei vestita così. Poi Lola  mise Kerry davanti allo specchio, le sfilò gli occhiali e con un fermaglio giallo gli raccolse la parte superiore dei capelli lasciando che solo i ricciolini più corti le ricadessero sul viso, poi le mise al collo una collana con un fiorellino giallo come ciondolo; in realtà il colore preferito di Kerry era il rosso, ma non voleva essere scortese Lola era stata anche troppo gentile, in effetti Kerry non si riconosceva più...
"Grazie Lola io... non so come ringraziarti, stai facendo tutto questo per me pur conoscendomi da due ore circa!"
Lola la guardò: "Non devi dirlo neanche per scherzo! Se non ci aiutiamo tra di noi... e poi anche io sono stata aiutata dagli altri quando sono arrivata qui, perchè non dovrei aiutarti io ora?"
Kerry l'abbracciò: "Grazie mille Lola! Ti devo un favore!"
"Un' ultima cosa!" disse Lola: "hai bisogno di una borsetta!"
Kerry prese la borsa che Lola le porgeva, inutile dire che era gialla. Lola sorrise gardandola: "Spero ti piaccia il giallo!"
"Non è male come colore!"
"Qual è il tuo preferito?"
"Il rosso!" 
"Anche il mio!" esclamò Lola. 
"Vedo!" disse Kerry osservando Lola tutta vestita di rosso a eccezione degli stivali e i pantaloni che erano neri.
"E' anche il colore preferito di Michael!" esclamò Lola.
"Davvero?" chiese Kerry.
"Si! Vedrai quando ti porterà a fare shopping! Ti rifarai il guardaroba e sceglierai tutto tu Kerry."
"Sul serio?"
"Certo!"
"Lola!" 
"Si?"
"Perchè devo portare la borsetta se non ho nulla da metterci dentro!"
"Non credo che sarà vuota ancora per molto!"
"In che senso?"
"Scendiamo di sotto!"
Kerry e Lola scesero giù in salotto  Michael le salutò:
"Come siete belle questa sera!" 
"Grazie Michael!" esclamarono le due arrossendo.
Michael prese Kerry in disparte...
"Kerry devo darti delle cose!"
Michael mostrò a Kerry un cellulare nero con una cover vermiglia tutta brillantinata.
"Vorrei che lo tenessi sempre con te, così potrai chimarmi per ogni emergenza e poi sai ormai sei grandi è giusto che tu ne abbia uno."
"Grazie Michael!" lo abbracciò Kerry.
"E poi... questo." Le mostrò un portafoglio rosso a forma di cuore e glielo diede Kerry lo aprì e c'erano dentro una banconota da cinquanta dollari e una da dieci.
"Devi avere sempre dietro dei soldi non si sa mai... e i cinquanta dollari sono un regalo mio però mi raccomando quei dieci dovrebbero sempre rimanere nel portafoglio per le emergenze... gli altri cinquanta scegli tu ome spenderli, come gli altri avrai una paghetta mensile di cinquanta dollari da spendere come vuoi."
Kerry ringraziò Michael con le lacrime agli occhi e lo abbracciò nuovamente, tutto ciò era fantasico, troppo bello, impossibile!
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Michael indossò un capellino con visiera sotto la quale raccolse i suoi capelli ricci e lunghi per farli sembrare corti, indossò un paio di occhiali da sole, un paio di jeans e una felpa un po' larga: er irriconoscibile e ne fu soddisfatto. Poi fece accomodare i ragazzi su un furgoncino bianco utilizzato per non dare nell'occhio e dopo solo un quarto d'ora erano in centro città; dopo aver posteggiato i ragazzini scesero tutti dal camion briosi e contenti... Lola chiese a Nancy:
"Allora che gusti prenderai?"
Kerry era visibilmente in imbarazzo: "Ehm! Non so vedrò!"
Dopo essersi avvicinati alla gelateria i ragazzi furono raggiunti da Michael. Michael disse a Kerry: "Puoi prendere tutti i gusti che vuoi eh? Tanto offro io! Che gusti vuoi Kerry?"
Kerry abbassò la testa intristita e Michael si abbassò arrivando alla sua altezza, poi accarezzandole una guancia chiese: "Kerry c'è qualcosa che non va?"
"Ecco Michael... il fatto è che io... io... io... io non ho mai mangiato il gelato. Non so che gusto ha!" disse Kerry con gli occhi lucidi.
"Non preoccuparti è tutto a posto!" disse Michael abbracciandola.
"Vieni con me!" disse poi prendendola in braccio, poi disse agli altri bambini: "Iniziate pure a ordinare io e Kerry arriiamo subito."
Michael avvicinò il gelataio  e poi disse: "Kerry rimani un attimo qua! Devo parlare con questo signore." L'uomo si allontanò con Michael Kerry non riuscì a sentire la loro onversazione: erano troppo lontani, ma vide che entrambe la guardavano indicandola. Poi il gelataio disse ad alta voce: "Non c'è problema!"
Michael condusse Kerry nel retro dove delle pale rumorose preparavano immumerevoli vaschette di gelato. Il gelataio diede a Kerry un cucchiaino e disse: "Assaggia tutti quelli che vuoi piccolina!"
Kerry era incredula: "Ma Michael... non era l caso!"
"Sta tranquilla, non c'è problema."
"Ma quanto ti costerà!"
"Tu non preoccuparti!"
Kerry iniziò ad assaggiare tutti i gusti con l'aiuto di Michael... iniziò dai più tradizionali fragola, pistacchio, fio di latte, nocciola, cioccolato, bacio, stracciatella, crema, vaniglia, frutti di bosco, per poi passare a quelli più particolare variegato nutella, amarena, biscotto, tiramisù, kinder e per concludere quelli unici: al burro d'arachidi, gusto pokemon, puffo, m&ms... si dopo ave assaggiato Kerry era più indecisa di prima. Dopo aver ringraziato il gelataio Kerry raggiunse insieme a Michael gli altri bambini che nel frattempo avevano già ordinato mega coppe, mega banane split e cose di questo genere. Michael consigliò a Kerry:
"Perchè non prendi una bella coppa grande! Da dieci gusti magari: io la prendo sempre!"
"Non voglio farti spendere troppo Michael!"
"Uff... non ci pensare ai miei soldi tu pensa a divertirti ed è la cosa più bella che puoi fare per me."
Michael e Kerry ordinarono una mega coppa con su la panna e raggiunsero gli altri bambini che si erano già accomodati.
Kerry era felicissima, quei tavolini, quell'aria frizzantina, quell'atmosfera serale primaverile armoniosa... nulla poteva essere più stupendo.
Ad un certo punto Kerry sentì una voce odiosa nell'aria, come una nota stridente... un accordo sbagliato durante una melodia stupenda... si girò; esistevano più di sette miliardi di persone sulla terra, perchè? Perchè? Perchè? Proprio lei! Ebbene si, Betty camminava con una compagnia di ragazzi e ragazze più grandi della sua età ed era vestita molto diversamente da com'era in orfanotrofio... maglietta corta con fuori l'obelico, minigonna, tacchi, faccia iper truccata e borsetta griffata. Kerry cercò di ignorarla, ma Michael aveva già notato il suo sguardo spaventato e pieno di rabbia e le chiese: "Kerry tutto ok?"
A MIchael non riusciva a dire le bugie: "Vedi quella ragazzina? Era con me all'orfanotrofio ed era una vipera, mi ha fatto prendere un sacco di colpe... non volgio che mi veda."
"Stai tranquilla Kerry. Anche nel caso ti veda e ti dica qualcosa ci sono io con te; gli parlerò io." Allora non capiva cosa significava per Michael fare una cosa simile; ogni volta che parlava con una persona lui rischiava di tornare a casa ferito o non tornare proprio, inseguito da folle di fans urlanti che l'avrebbero squarciato per toccarlo o peggio... rischiava di finire sui giornali, ma all'epoca Kerry non lo sapeva ancora.

Come non detto Betty arrivò puntuale come la puzza dopo una scoreggia...
"Ciao cucciola!" la salutò ironica.
"Cao Betty!" rispose Kerry secca.
"Oh... ma co'è successo? Chi ha avuto il coraggio di adottarti? Non ti hanno ancora riportato indietro?"
Kerry sentì le lacrime agli occhi, ma volle resistere i ragazzini e MIchael osservavano la scena attoniti.
"Non ti riguarda! E ora sparisci non voglio litigare!"
"Ma quanta fretta che hai! Sei già stufa di parlare con me? Che cos'è quella coppa di gelato che hai là dietro? Vuoi diventare ancora più grassa?"
"Ascolta ochetta!" intervenne Lola aggressiva: "Kerry è dolcissima, noi la amiamo tutti anche se la conosciamo solo da poche ore e una cosa semplice, ma sicura è che Kerry è mille volte più bella, simpatica e migliore di te. Hai capito?"
Kerry sentì un' emozione bellissima, come una sensazione dolce, non era vendetta, ma solo soddisfazione: qualcuno la stava proteggendo.
Betty rise: "Certo che ne avete di fede e anche di coraggio per dire certe cose... ahahaha... ma a parte che chi si somiglia si piglia."
"Cosa vorresti dire?" intevenne Michael: "Noi siamo gente per bene e rispettata. A proposito tu... non dovresti andare in giro vestita così alla tua età; Al mercato si espone la carne per venderla tu cosa devi fare vedere? Chi ti ha adottato sicuramente non ti vuole così tanto bene per farti vestire così e sicuramente tu non sei una persona migliore di noi. Chi aggredisce così è una persona ignorante."
"Ehi bello!" rispose Betty, a Kerry crebbe la rabbia: come si permetteva di parlare osì a una persona più grande di lei? Non era mica quella educata lei? LA migliore?
"Ehi Betty? Ma non eri mica la più educata? La più gentile? La più dolce? Dove sono finite tutte quelle doti che vedeva in te la nostra cara educatrice."
"Quello è ciò che sono iuscita a far credere a quella stupida! Quante volte ti ho incastrato Kerry, ammettilo! Sono sicuramente più furba!"
"Le cose belle non sono dei furbi, ma dei buoni!" replicò Kerry.
"E questa cos'è? Una delle tue stupidi frasi da guerriera?"
Michael si alzò:
"Non costringermi a portarmi dai tuoi genitori adottivi con la forza, vattene per piacere!"
"Io non mi muovo di qui cretinetto!" rispose Betty. 
Kerry non lo potè sopportare... no! no! no! Non a Michael... nessuno doveva permettersi di trattarlo così, no sapeva perchè, ma per lui provava questo sentimento di protezione e di attaccamento e anche verso i suoi fratelli adottivi... nessuno doveva permettersi di toccarli tanto meno quell'oca: non doveva nemmeno provarci a fare loro del male. Tante volte aveva colpito Betty all'orfanotrofio essendo sempre accusata, ma lì avevano visto tutti e le avrebbero dato ragione che ci perdeva?
Kerry prese Betty per un braccio: "Chiedi scusa subito! Cretinetta ci sarai tu!"
"Mollami!" ripetè Betty.
"Chiedi scusa!" ripetè Kerry senza distogliere il suo sguardo di fuoco da Betty.
"Lasciami!"
"No! Finchè non chiedi scusa no!"
Betty tirò un pugno a Kerry e lei le tirò i capelli biondi con tutta la sua forza; Betty urlava...e lei tirava:
"Chiedi scusa brutta oca!"
Betty le tirò un calcio negli stinchi, lei la tenne ancora per i capelli per poi tiraglieli nuovamente e rifilarle due ceffoni belli secchi... Betty ormai urlava.
Poi Kerry con tutta la sua forza, immobilizzò Betty portandole le mani dietro la schiena e tirandole i capelli, le girò la faccia verso i suoi compagni e Michael:
"Chiedi scusa!"
"No!"
"Chiedi scusa o ti strappo i capelli!"
"No!"
E Kerry tirava più forte, quando Betty sentì una ciocca che si stava staccando disse scocciata: "Scusa! Scusa a tutti! Ora levami le mani di dosso."
Kerry la lasciò andare e Betty scappò via verso il gruppo di ragazzi che non si era accorto minimamente della scena.
Michael e i ragazzi guardarono Kerry esterefatti.




Commento:Ehi ragazzi! Spero vi piaccia il capitolo: ribadisco:  lo so forse avete notato che Nancy si è trasformaa in Kerry magicamente, ma state tranquilli tutto ciò ha una spiegazione... fa parte della storia non è un errore!! Aspetto le vostre recensioni bacioni ù_ù

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Nancy si distolse da quei pensieri aprendo gli occhi, indossava ancora il suo minivestito magenta che usava per dormire, sopra la camicia bianca di Michael... quanto le mancava, era troppo! Non ce la faceva più... si mise a sedere tirandosi su a fatica, si strofinò gli occhi gonfi di lacrime l'una e un quarto. Aprì il suo cassetto e schiacciò il beccuccio del dosatore immergendosi in una nuvola di "Bal a Versaille" il profumo che usava Michael, avvolta in quella nuvola dall'essenza magica Nancy si calmò. Poi si diresse verso il bagno si lavò la faccia con l'acqua fredda per rinfrescarsela e dare sollievo ai suoi occhi arrossati dalle lacrime. Scese in punta di piedi nella cucina buia e si preparò una tisana ai frutti di bosco rossi, si sedette sul tavolo facendo cadere il miele nella tazza che conteneva la bevanda bollente: 5 cucchiaini di miele, era particolarmente giù quella sera! Sorseggiò la tisana poi guardò fuori dalla grande porta a vetro, vide il giardino! "Ho dimenticato di chiudere la persiana!" pensò battendosi una mano sulla fronte, si alzò aprì la porta... il giardino buio e silenzioso era illuminato dai piccoli lampioni, gli alberi erano accarezzati dalla dolce brezza notturna che regalò un brivido alle sue gambe nude; si affrettò a chiudere persiana e porta a vetro e poi tornò a sorseggiare la tisana pensando: "Se mi continuo a dimenticare la persiana aperta, qualche giorno entrerà qualche maniaco. Dopo aver finito la tisana il sonno non arrivava, allora decise di fare ciò che non faceva da tempo: spuntino notturno! Aprì la credenza e prese con sè biscotti, patatine, succo di frutta alla pera, mashmallows, e i tramezzini farciti avanzati dalla cena. Aveva preso l'abitudine di mangiare di notte da quando Michael era morto e la cosa era continuava da un anno, veramente era durata per un mese in cui Nancy mangiava ogni notte, poi erano diventate due volte alla settimana, poi una volta, poi una volta al mese e poi per due mesi NAncy non l'aveva più fatto, ma ora... quella sera ne aveva proprio bisogno. Salì le scale e si diresse in camera sua; dopo aver chiuso la porta si infilò sotto le coperte, prese il telecomando e appoggiò "le sbobbe" sul letto. Appena accese il televisore sullo schermo comparve il titolo "le follie dell' imperatore!" un cartone che adorava e che la tirava su di morale, era uno dei cartoni animati che sapeva meglio si ricordava bene le battute e imitava le voci alla perfezione. Iniziò a mangiare e vide tutto il film, poi ne guardò un altro: l'era glaciale tre e poi un altro: Madagascar! Alle quattro di mattina finalmente il sonno arrivò.


Nancy si svegliò alle 8, per fortuna quel giorno doveva recarsi allo studio giornalistico alle 10:00 quindi avrebbe potuto dormire un po' di più circa un' oretta e mezza. Si limitò ad uscire dalla sua stanza e a urlare sulla scala ai bimbi giù di sotto: "Ragazzi ce la fate da soli?"
Per poi ottenere una risposta in coro: "Si!"
"Bene allora io torno a dormire... non riesco ad alzarmi sta mattina, occhio a non perdere lo scuolabus ci vediamo oggi pomeriggio alle quattro."
Nancy tornò a dormire per poi fissare la sveglia alle nove e mezza.
Quando la sveglia suonò saltò giù dal letto, si infilò in bagno facendosi una doccia rinfrescante, poi infilò un jeans blu scuro, una camicetta nera e degli stivaletti leggeri neri con qualche borchia argentata proprio dello stile che lei amava. Scosse i suoi capelli ricci per dare loro una sistemata, si diede un po' di trucco e dopo aver tracannato una tazza di latte e cacao prese la sua borsa e dopo aver chiuso la casa si diresse in fretta alla macchina; odiava non mangiare nulla a colazione, ma in fondo aveva mangiato solo sei ore prima, non sarebbe morta sicuramente anche se aveva tanta fame. Si infilò in macchina e mentre guidava nel traffico si ricordò non aveva preparato nulla per il suo spuntino... avrebbe comprato qualcosa al chiosco.
Appena arrivò allo studio si precipitò in ascensore e dopo essere entrata tutta trafelata; si sedette salutò tutti e poi chiese: "Tra quanto andiamo in onda?"
"Cinque minuti!" rispose il signor Corrado.
L'addetta al trucco la sistemò velocemente, poi quando partì il conto alla rovescia prendette il posto vicino a Misael, si rese conto solo ora di non averlo salutato come si deve quindi gli sorrise discretamente strizzandogli l'occhio e dopo tre secondi erano in onda.

Il servizio trascorse velocemente, solite notizie: fatti di cronaca, news, gossip fino a che poi dopo mezz'ora di servizio vennero mandate in onda le previsioni del tempo Nancy ne approfittò per bere un sorso d'acqua e parlare con Misael:
"Allora? Dormito bene?" chiese lui.
"Si, anche se ho fatto un po' fatica ad addormentarmi..." disse Nancy minimizzando.
Misael la guardò maliziosamente: "Qualcosa mi dice che sei stata alzata fino a tardi a guardare i cartoni animati e ti sei rimpinzata di schifezze!"
Come faceva a saperlo? "Come fai a saperlo?"
"Io le so certe cose... sono il re del fuoco!"
"Non è vero!"
"Si che è vero! Hai la faccia assonnata e ieri questo brufolino qua sotto il naso non c'era; disse lui massaggiandoglielo simpaticamente col dito. Nancy disse: "Potrebbero anche essere le cose che ho mangiato con te... non ci siamo certo risparmiati ieri!"
"Si, ma tu non hai fatto colazione e sei ancora in piedi, questo significa che... hai mangiato da poco, facendo un calcolo che una come te ha un'autonomia di tre ore a stomaco vuoto... si altre tre ore se rimpinzata bene... sarà sei ore che non mangi; avrai smesso di mangiare verso le quattro. Dalle otto di ieri sera quando abbiamo cenato non ti è venuta fame fino alle due... sei ore... hai mangiato fino alle quattro e adesso sono le dieci e mezza quindi sono sei ore e mezza, avresti dovuto morire di fame già mezz'ora fa, ma avrai bevuto qualcosa di caldo prima di venire qui e quindi hai mezz'ora in più di autonomia."
Nancy era scioccata com'era possibile che Misael sapesse tutto così alla perfezione?
Non era possible? Come poteva conoscerla così bene? Nonstante fosse meravigliata Nancy cercò di non darlo a vedere e disse:
"Quante congetture, tanto non puoi avere la sicurezza che siano vere!"
"Sono vere! Sono vere! Te lo dico io!" disse Misael.
Entrambi si guardarono rideneo, poi Misael disse: "Dai ancora mezz'ora e poi c'è la pausa e andiamo a mangiare qualcosa!"
"Ok!" disse Nancy.
"State per andare in onda!" disse il signor Corrado...
"Ti prego fa si che non ci siano notizie su Michael!" pensò Nancy.

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Capitolo 20
*** capitolo 20 ***


Quando ebbero finito il servizio il signor Corrado disse: "Avete un'ora di pausa poi dobbiamo andare in onda sul canale 38. Mi raccomando siate puntuali e quando dico puntuali... puntuali!"


Misael allungò la borsa a Kerry e disse: "Andiamo a ingrassarci la gola!" Kerry sorrise per quella affermazione del tutto tamarra.


Si recarono al chioschetto dove erano andati a bere qualcosa la prima volta, quella mattina però dovevano fare colazione quindi avrebbero preso qualcosa di molto più sostanzioso. Si sedettero a un tavolino vicino al chioschetto, nell' aria si sprigionava profumo di cappuccino, di fritto, di caffè.


"Cosa vuoi?" chiese Misael a Kerry.


"Ah no sta volta non se ne parla pago io eh?"


"No Kerry..."


"Si Misael... hai già pagato due volte tu... ora basta!"


"Ho la faccia di uno che è stufo di pagare?" chiese Misael ridendo.


"Questo non lo so... comunque non è giusto che lo faccia sempre tu quindi, oggi pago io!"


"Kerry..." disse Misael sbuffando un p'

Kerry rise divertita e Misael anche. Ci misero poco a ordinare un super mega colazione composta da cappuccino da mezzo litro; mega ciambella al cioccolato e un bicchierone di succo d'arancia;

"com'è la tua ciambella?" chiese Misael

"Buona, c'è dentro crema e cioccolato fuso e sopra è glassata alla vaniglia con sopra delle codette colorate. La tua?"

"E' uguale, ormai è scontato che abiamo gli stessi gusti."

Mangiarono in silenzio comunicando con lo sguardo senza dire una parola. Kerry stava benissimo con lui, era uno dei migliori amici che avesse mai incontrato e poche persone le avevano dato tanta serenità e felicità; veramente poche. Tuttavia questo generava lei un senso di colpa; in fondo da uando era morto Michael si era isolata dal mondo intero, aveva lasciato Los Angeles per tagliare i ponti con tutti i vecchi amici, conoscienti e soprattutto per abbandonare quel posto dove aveva trascorso ogni momento con lui. Ogni angolo di Los Angeles le ricordava Michael e i momenti passati con lui, come avrebbe fatto a vivere lì? La decisione definitiva l'aveva presa quando Lola l'aveva andata a trovare quel maledetto giorno. Era il quattro luglio, festa per tutti lì in America, ma quellanno non per lei... l'anno prima dato che Michael era in vacanza e in periodo di riposo, lui aveva organizato una gita in famiglia con lei e i suoi fratelli adottivi fuori città, avevano fatto una grigliata tutti insieme e si erano divertiti, poi lui aveva scelto un posto stupendo come sempre... prato verde, i montagna, cascata vicino... e così via. Che giornata stupenda! Come le faceva male ricordarla, ma quel quattro luglio no! Era orribile! Michael non c'era più, non c'era più! Ad ogni modo dopo le nove scampanellate accomapgnate dalla voce di Lola che diceva:

"Kerry apimi lo so che sei in casa!" Le aveva aperto. Lola l'aveva raggiunta nel salotto, che era diventato l'unico spazio vitale di Kerry... in quei nove giorni Kerry era stata ininterrottamente sul divno a dormire e piangere, senza mangiare, bere, lavarsi o cambiarsi. Lola l'aveva raggiunta anche lei aveva l'aria sciupata, ma era più convinta che mai che la più sofferente fosse Kerry. Si sedette accanto a lei e disse:

"Tieni!" allungandole un cd incartato in una pacchetto rosso con fiocco dorato.

"Cos'è?" rispose Kerry con occhi rossi e occhiaie.

"L'ha lasciato... lui... è per te... e penso che voleva lo guardassi... stava aspettando la festa del diploma per dartelo ovvero sia il 9 luglio, ma ora tanto vale che tu lo legga."

Kerry quell'anno si era diplomata, ma non gliene importava, con l'aiuto di Michael aveva scelto il vestito e le scarpe da indossare alla festa nel diploma, doveva essere tutto perfetto, ma ora lui non c'era più e quindi non contava più nulla."

"Non guarderò mai!" disse Kerry.

"Devi guardarlo lui lo vuole!"

"No Lola! Punto e basta! Sto soffrendo troppo!"

"Lo guarderai quando vorrai!"

"No! Non lo guarderò mai! Guardalo tu se vuoi!"

"No! E' per te!"

"Io non lo guardo! Basta!"

"Invece si!"

"No! E per evitare che succeda!" Lo prese dalle mani di Lola e lo buttò nella spazzatura.

"Nooo! Cosa fai?" disse Lola piangendo: "Stai buttando un pezzo del cuore di Michael nella spazzatura!"

Una lacrima scese dal viso di Nancy... Misael la riportò alla realtà: "Ehy piangi? Stai tranquilla NAncy va tutto bene!"





Commento autrice: Eccomi ragazzi! Scusate la lunga assenza ma sono sotto esame e non ho avuto tempo, spero che il capitolo vi piaccia, vi prometto di aggiornare più spesso ora bacione! Lasciate recensioni grazie.

 

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Capitolo 21
*** capitolo 21 ***


Il gesto di Misael fu istintivo allungò la mano e con essa accarezzò la guancia di Nancy e con il pollice le asciugò la lacrima sorridendole con tenerezza:
"Cosa c'è che non va?"
"Niente Misael." disse Nancy cercando di nascondere il suo dolore.
"No Nancy, tu stai soffrendo dimmi cosa è successo."
Nancy abbassò lo sguardo; Misael la fissava con ancora la sua mano sulla guancia di lei.
"Allora Nancy?"
"Non posso spiegartelo Misael non ora, non adesso... devi darmi tempo; ti chiedo solo questo... dammi tempo!"
Misael la guardò con occhi tristi: quando soffriva un suo amico soffriva anche lui e non poteva certo permettere che quello accadesse, soprattutto a Nancy.
Cosa nascondeva quella ragazza? Cosa aveva di misterioso? Perchè aveva sempre quel velo di tristezza negli occhi? Perchè ogni tanto aveva quelle crisi di pianto?
Non lo sapeva, ma era certo di una cosa: l'avrebbe scoperto quanto prima!
Non sapeva cosa fare voleva solo aiutarla, ma si rendeva anche conto che non sarebbe servito a niente fare l'invadente e farle pressione perchè lei le raccontasse tutto era sicuramente meglio darle il suo sostegno e farle capire che lui c'era per lei senza impicciarsi troppo, dando tempo al tempo... dandole tempo! Anche se non è che per lui fosse poi così diversa la situazione.
MIsael prese un fazzoletto e con un gesto delicato le asciugò le lacrime, proprio come un fratello maggiore fa con una sorella minore, e poi le disse: "Su! Soffiati il naso!"
Kerry prese il fazzoletto e si soffiò il naso mentre lacrime calde le scorrevano ancora lungo le guance, Misael si alzò, andò verso Nancy,si inginocchiò alla sua altezza e poi le mise una mano sulla spalla:
"Va un po' meglio?"
"Si grazie Mimi! Grazie a te si! Grazie di tutto!"
Si abbracciarono molto dolcemente e poi continuarono la loro colazione. Nancy era sollevata e felice ogni qual volta Misael le faceva capire di essere con lei; era questo il motivo per cui era nata quella bella amicizia: Misael la faceva stare bene!

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Nancy era visibilmente sollevata dal sostegno di Misael; era in grado sempre di farla stare bene e di rassicurarla. Misael chiese a Nancy:
"Cosa ne dici se questa sera vieni a cena a casa mia?"
"Hmm... si posso venire, questa sera i bimbi hanno una cena di classe e non finirà rima delle undici, un loro compagno si trasferisce e quindi lo salutano con una cena. Si si può fare..."
"Perfetto! Allora sta sera; cucino io ok? Sorpresa!"
"oh... ok!"
Kerry si alzò ed andò a pagare, finalmente aveva offerto qualcosa a Misael!
"Cuciniamo insieme o no?"
"Come vuoi tu!"
"Ok, allora ti aspetto per le sei, va bene?"
"Si perfetto! Alle cinque e mezza accompagno i bimbi alla festa e poi vengo da te. Ti porto qualcosa?"
"No non serve!"
"Ok ti faccio la torta al cioccolato!"
"Ahahah va bene!"
Tornarono a lavoro, ci fu un'altra mezzora di telegiornale! Nessuna notizia contro Michael per fortuna!
Nancy e Misael uscirono da lavoro e Misael le diede un bacio sulla guancia: "Ci vediamo sta sera! Sii puntuale eh?"
"Certo!"
Nancy si diresse verso casa, erano solo l' una e mezza, passò nella rosticceria sotto casa e ordinò del cibo cinese pollo bambù e funghi, spaghetti alla piastra, antipasto misto e torta di drago alla nocciola. Nel giro di un quarto d'ora era tutto pronto Nancy pagò e tornò a casa.
Appena giunse a casa si infilò le ciabatte e mangiò il cibo cinese guardando la tv: cartoni animati! L'unica cosa che poteva guardare senza paura.
Ne approfittò per rassettare un po' la casa, avrebbe dovuto preparare la torta a Misael. Scese in cucina, gli aveva promesso una torta al cioccolato, ma che ricetta avrebbe seguito? Si avviò verso la credenza, torò fuori il suo libro argentato delle ricette dove teneva tutte le ricette da quelle classiche a quelle straniere  a quelle inventate da lei. Quando aprì la ricetta trovò una ricetta che non faceva da molto tempo: la torta al cioccolato che preparava per Mcihael, era una torta particolare che non conteneva farina, la faceva per Michael nei periodi in cui aveva i concerti e quindi quando voleva tenersi leggero, ma mangiare qualcosa di molto buono; in sostituzione della farina usava quella di mandorle, ma era così buona che Michael la volev anche quando poteva mangiare quella normale, infatti non era per niente dietetica: cioccolato, burro, farina di mandorle, uova... ma quella ehm.. era la sua torta, non l'aveva mai preparata per nessun altro, ma del resto anche Misael le aveva fatto vedere i suoi disegni senza che nessuno li avese mai visti. Si mise a preparare la torta mentre i ricordi iniziarono a emergere con malinconia...

Pioveva fuori. Era un pomeriggio grigio di ottobre; Michael sarebbe tornato dal concerto a momenti; Kerry tirò fuori la torta che aveva preparato per la prima volta: era sicura che Michael l'avrebbe gradita soprattutto con un bel bicchere caldo di latte e cacao. Mentre Kerry aveva ancora il guanto da forno in mano il campanello suonò; Kerry aprì e alla porta c'era Michael completamente bagnato con indosso la sua mantella nera post-concerto; quella che metteva dopo i concerti per scappare in macchina prima che i fan lo assalissero. Si tolse le scarpe lasciando i suoi mocassini lucidi fuori dall'uscio di casa ed entrò infilando le ciabatte asciutte. Kerry lo salutò abbracciandolo e dandogli un bacio disse: "Come è andata Michaelino? Sei stanco?"
"Si, ma il concerto è andato alla grande principessa i fan sono svenuti e ho fatto appena in tempo a infilarmi in macchina."
"Ora sei a casa finalmente!" disse Kerry aiutandolo a togliersi la mantella, Michael scosse i suoi ricciolini neri: erano tutti bagnati.
"Oh... se tutto bagnato; vieni con me!" disse Kerry.
Si sedette sul divano e fece sdraiare Michael, mise la testa sulle sue ginocchia, prese un asciugamano e gli asciugò i ricciolini neri, com'erano belli lucidi e mor
Poi ci giocò tirandogliene uno doclemente: "Sembrano tante piccole molle! Ora te li tocco così mi faccio un po' di riccioterapia!"
"Quanto vuoi! Io adoro quando mi toccano i capelli!" Era ancora perfettamente truccato: solo un po' di nero sugli occhi, e matita nera, la pelle e la bocca erano tutti naturali: com'era bello!
Era vestito ancora con il suo completo di bad: nero e borchiato!
"Vatti a cambiare Mike! Io ti ho preparato la merenda!"
Michael si cambiò velocemente, Kerry portò torta e latte con cacao; Michael la vide e disse: "Torta al cioccolato, la mia preferita! Ma  ancora fumante, l'hai preparata per me!"
"Certo è il minimo che potessi fare per il re del pop!"
Michael l'abbracciò e poi disse: "Allora la mangiamo insieme!"
Kerry si abbracciò a Micahel dolcemente e insieme mangiarono e bevvero; finita la merenda guardarono insieme i cartoni animati... 

Kerry tornò alla realtà... una lacrima le scese nell'impasto della torta e per tirarsi sù pensò:"Bene! Ora non devo nemmeno aggiungere il pizzico di sale!"
 

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Capitolo 23
*** capitolo 23 ***


Nancy mise in forno la torta e impostò il tempo di cottura: 30 minuti! Salì in bagno e si immerse nella grande vasca idromassaggio dove versò una quantità di sapone sufficiente per far si che la vasca fosse piena di bolle; lasciò che l'acqua lenisse lo stress e la tristezza, poi fece come quando era piccola, prese respiro, andò sott'acqua con la testa e riemerse piena di schiuma. Dopo essere riemersa, si  lavò i capelli uscì dalla vasca, si asciugò, pettinò i capelli, ci mise la schiuma e li asciugò leggermente col diffusore poi dopo essersi vestita scese le scale tolse la torta dal forno: era perfetta! Lasciò la torta a raffreddare; salì le scale, andò in camera indossò una camicia rossa, pantaloni neri e mocassini neri con calze bianche: i guardò allo specchio: assomigliava molto a Michael, soprattutto da quando era dimagrita, ma sapeva di poter fare di meglio! Andò in bagno e dopo essersi passata un velo di crema idratante sul viso, si truccò gli occhi di nero proprio come Michael era tuccato nel video di bad, poi col ferro si fece i capelli ricci lasciando cadere solo i più corti davanti agli occhi: ora era soddisfatta!
Scese, prese la torta, la borsa, le chiavi e dopo aver chiuso la porta si diresse a casa di Misael.


Misael era molto eletrizzato: tra poco Nancy sarebbe andato a casa sua per la prima volta, erano le sette e un quarto e l'appuntamento era per le sette e mezza, ma lui le aveva detto di andare un po' prima nel caso avesse voluto quindi Nancy sarebbe potuta arrivare da un momento all'altro. Non poteva immaginare che sorpresa l'attendeva! Aveva sfogliato il suo libone delle ricette  aveva scelto le ricette italiane, si era recato nel negozietto sotto casa "Alla bella Napoli" e aveva acquistato i prodotti che servivano per preparare: tutto rigorosamente italiano. Aveva fatto melanzane alla parmigiana, pasta al forno, cotolette alla milanese con patatine, tiramisù e fragole con panna, per l'occasione aveva acquistato la caffettiera e il caffè per farlo come in Italia.
Finalmente tutto era pronto: ora restava solo da fare una doccia, Nancy sarebbe potuta arrivare da un momento all'altro e lui non voleva che lo trovasse nel pieno della doccia, quindi si infilò sotto la doccia e fece una cosa fulminea; poi si vestì con maglietta nera e jeans, molto semplice: alla fine lui era a casa!Certo non poteva immaginare chi sarebbe venuto a bussare alla sua porta!

Nancy scese dalla macchina on la torta incartata; si diresse  erso la casa di Misael, suonò il citofono! Sentì aprire e vide la telecamera accendersi e poi senì il tipico ronzio del citofono, si aspettava di udire la voce di Misael prima o poi, invece non sentì nulla.

Misael snetì squillare il citofono: giusto in tempo; si era appena finito di vestire, aprì il citofono dando per scontato che fosse Nancy, ma quando guardò nella telecamere gli prese un colpo, indietreggiò e il citofono gli cadde dalle mani: No! No! No! Non era possibile... quello era... quello era Mi..Mi...Mi... Michael Jackson! No! Lui era morto, com'era possibile. Rispose con voce tremante:
"Chi è?"
"Pizza a domicilio... chi vuoi che sia? Sono io no?"
Misael era incredulo: la voce era quella di Nancy, ma la faccia era quella di Michael!
"Chi io?"
"Misael... sono Nancy! Ma ti decidi ad aprire? Non ho voglia di scherzare mi sono scocciata a stare qua fuori!"
"Perchè la voce è quella di Nancy e io vedo la faccia di Michael Jackson?"
"Misael piantala! Voglio entrare, sono io... mi sono solo truccata un po'! Dai piantala di fare il bocia, sono io no? uff... Michael, ma ti sei fumato qualcosa?"
Misael aprì un po' esitante: quella era Nancy!
Quando suonò il campanello della porta Misael si sentì terribilmente a disagio. Aprì con mano tremante la porta, davanti a lui stava la versione femminile di Micahel Jackson, certo non poteva essere lui nè per il sesso, nè per l'età e nemmen per la voce: insomma Michael Jackson non aveva seno, fianchi, e corpo da donna. 
Nancy disse:
"Posso entrare o vuoi farmi stare sulla porta tutta la sera?"
"Entra entra!" disse Misael ancora scioccato, la guardava con occhi spalancati e aria stupita; Nancy se ne accorse ed essere fissata era na delle cose che non sopportava.
"Si può sapere perchè continui a fissarmi?"
Misael non parlò, la girò solo verso lo specchio, lei si guardò: "Allora? Mi sono solo un po' truccata... sono così brutta?"
"No... non è questo!"
"Allora cosa?"
"Ecco è che tu... che tu... sembri Michael ecco mi hai fatto impressione al citofono per un attimo era convinto fosse lui!"
"Si certo!" disse Nancy ridendo: "Mimi guarda che la torta te la do anche se non ti sforzi di farmi credere che non faccio schifo!"
"Piantala! Non ai schifo e non c'è bisogno che io te lo dica, non ti to prendendo in giro Nancy! Guardati!"
"Io non vedo alcuna somiglianza!"
"E va bene allora facciamo così! Andiamo dopo cena a passegiare se qualcuno dice che assomigli a Michael Jackson tu mi dirai perchè piangevi sta mattina se nessuno noterà nulla..."
"Tu mi racconterai qualcosa su di te!"
"Va bene! Patto?"
"Si patto!" disse Nancy stingendogli la mano.
Si sedettero a tavola e Misael disse: "sorpresa!"
Portò in tavola la pasta al forno e Nancy disse: "Si cibo italiano!" abbracciò Misael: "Non potevi farmi più felice!" entrambe si abbracciarono e Misael iniziò a riempire i piatti!
 

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Capitolo 24
*** capitolo 24 ***


La cena era squisita e Nancy angiò a sazietà dal primo al dolce; Misael fece i complimenti a Nnacy:
"Questa torta è favolosa! i dai la ricetta!"
"No! E' un segreto!"
"Eddai, non fare la difficile!"
"No! Tanto ogni volta che la vuoi non devi far altro che chiedermela! Io te la cucinerò!"
"Davvero?"
"Si!"
"Uffa! Io la volevo sapere!"
"Pazienza!"
"Peccato; se mi avessi svelato la ricetta ti avrei fatto il caffè come lo fanno in Italia, ma tu non me la dici quindi berremo il nostro caffè normale!"
Appena sentì caffè e Italia Nancy non petè resistere:
"E va bene maledetto affare fatto!" disse Nancy tirand scherzosamente un pugno sulla spalla di Misael: "doppio però o non se ne fa niente!"
"Anche triplo se vuoi!" rispose Misael con in mano la caffettiera.
Nancy guardò Misael destreggiarsi in cucina agilmente; Misael ogni tanto gettava ualche occhiata a Nancy facendo finta di nulla: accidenti! era davvero molto simile a Michael, lei non poteva rendersene conto! In fondo, nemmeno metterla davanti allo specchio era bastato... Misael avrebbe provato a Nancy che aveva ragione, con quella passeggiata.

Dopo il caffè uscirono in centro, Misael prese la sua macchina e tirò giù il tettuccio in modo da lasciarla aperta; Nancy si rilassò, per "agevolare" Misael Nancy aveva deciso di indossare cappello nero a borsalino e occhiali da sole e per di più di sera: Misael avrebbe perso sicurmente, lei non assomigliava  Michael; ma mancho di striscio!
Scesero dalla macchina e Nancy disse:
"Inizia la sfida!"
"Dura tutta la passeggiata!" disse Misael: "Se più di cinque persone ti dicono che assomigli a Michael ho vinto io; se meno di cinque te lo dicono hai vinto tu; se te lo dicono in cinque siamo pari!"
"Accetto!" disse Nancy stringendole la mano.
Iniziarono a camminare lungo il parco dai viali alberati e fontane illuminate pieni di gente e di allegria.
Camminarono per dieci minuti, ma niente! Nancy aveva già un sorrisino divertito.
Dopo più di un quarto d'ora di cammino Nancy iniziò a notare che le persone che passavano di fianco a lei la guardavano in modo strano.
Misael la provocò: "Vincerò io! Ne sono certo!"
"Non cantare vittoria troppo presto!"
La prima osservatrice fu una bambina di quattro anni per mano alla mamma, quando passò di fianco a Nancy esclamò: "Mamma! Ma quello è Michael Jackson?"
"No amore! Gli assomiglia molto è vero; ma non è Michael Jackson... lui è...è... molto lontano da qui!"
"Non è morto vero mamma?"
"No, no tesoro non lo è!"
Qui sorse una piccola discussione poichè Misael sosteneva che si dovessero considerare due punti a suo favore dato che la signora aveva ammesso che Nancy assomigliasse molto a Michael; invece Nancy sosteneva che bisognava solo contare le persone che la scambiavano per Michael, alla fine Nancy si convinse che la scommessa era sulla somiglianza e non addirittura sul confondersi e quindi dovette riconoscere due punti a Misael.
Dopo aver passeggiato per altri dieci minuti fu la volta di una ragazza straniera; se ne stava col suo gruppetto di amici che continuavano a fissare Nancy bisbigliando tra loro; dopo di che lei si stacco dal gruppo e andò verso Nancy chiedendo:
"Scusa? Potrei fare una foto con te?"
"Certo! Ma perchè?"
"Ehm... scusa se mi permetto, ma il fatto è che assomigli molto a Michael Jackson! E il mio sogno è sempre stato fare la foto con lui, ma dato che non ho avuto quest'opportunità vorrei farlo con un sosia; nessuno mi ha mai convinto, a tu si; gli somigli davvero nonostante tu sia poco truccata. Posso?"
"Si certo!" 
Diede a Misael la macchina fotografica: "Puoi farci una foto?"
"Si certo!"
Dopo aver scattato una foto, la ragazza ringraziò entusiasta molte volte e si avviò al suo gruppetto.
Misael esclamò: e siamo a tre!"
Nancy sentì che stava perdendo...

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Proseguirono lungo il vialotto e una coppietta li guardò interessati: la ragazza bionda che teneva per mano un ragazzo coi capelli gellati dise: "Amore guarda... sembra Michael!"
"Si... ho visto tesoro!"
"Guarda sembra Michael!"
"Si è vero tesoro! Ora andiamo però!"
"No aspetta voglio parlarle!"
"Dai non facciamo figure amore!"
"Macchè figure!"
La biondina si avvicinò a Nancy dandole un gentile tocco sulla spalla per richiamare la sua attenzione.
"Scusami! Non vorrei sembrare scortese... mi chiamo Kyle sono qui a fare una passeggiata con Brian il mio ragazzo!"
"Ciao, piacere Nancy e questo è il mio amico Misael!"
"Scusami volevo chiederti una cosa... ecco ehm... ho notato una certa somiglianza tra te e un cantante, non so se lo conosci... Michael Jackson!"
"Michael Jackson? Si lo adoro sono una sua fan!"
"Volevo chiederti... come fai a somigliare così tanto a lui... hai fatto qualcosa in particolare?"
"No, mi sono solo truccata leggermente e ho indossato il cappello nero e gli occhiali a specchio!"
"Davvero? Vuoi dire che questi ricci sono naturali?"
"Si! Certo!"
"Che belli!"
"Grazie!"
"Anche il colore dei capelli? Non è tinto?"
"No!"
"Questo bel nero lucido!"
"Quindi scusami l'invadenza... non ti sei nemmeno rifatta?"
"No! Per niente!"
"Pazzesco, ma sei uguale! Gli somigli tantissimo! Vero amore?"
"Si è vero tesoro, ma adesso basta domande!"
"No ma state tranquilli, nessun disturbo!" esclamò Kerry
"Ci scambiamo i numeri di telefono? Magari così ci andiamo a fare un gelato una di queste sere!"
"Ok! Per me va bene!" disse Misael.
Si sambiarono i numeri e si salutarono le ragazze con un bacio sulla guancia e i ragazzi con una stretta di mano.
Appena rimase sola con Misael Nancy cercò i far finta di niente, ma Misael disse: "Non fare la furba! Ho vinto... ora devi dirmi tutto... erano i patti!" disse ridendo.
"Eh va bene!"
"Inanzitutto voglio delle scuse! Hai messo in dubbio che io ti dicessi la verità; assomigli a Michael e te l'hanno detto in cinque!"
"Scusami Misael!" disse Nancy.
"Non basta così!"
"Scusa Misael!" disse abbracciandolo.
"Adessova bene!"
Nancy lo fissò: "Quindi?"
"Quindi ora dimmi... perchè stavi piangendo oggi?"
"Oh..." disse Nancy: "Bello da dove comincio?"
"Da dove vuoi basta che mi dici cosa avevi!"
Si sedettero sul muretto e Nancy disse:
"Ho paura che ci vorrà molto, perchè non posso limitarmi a raccontarti solo il motivo per cui pinagevo, devo raccontarti tutta la storia perchè tu possa capire!"
"Te la senti di raccontarmela?"
"Si, anche se non so se riuscirò a raccontartela tutta."
"Va bene!" 
"Allora iniziamo..."
"

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


"Allora da dove comincio? Io non ho mai conosciuto i miei genitori, sono morti che avevo solo due anni e quindi io non mi ricordo nulla di loro; i miei nonni non si potevano prendere cura di me dato che sono morti senza che io li abbia potuti conoscere, ragion per cui a soli tre anni finì in un orfanotrofio, io non ho avuto un'infanzia come tutti i bambini, felice e dorata,gli altri ambini avevano i regali, i dolci, le coccole e soprattutto l'affetto della famiglia, io invece avevo solo le alte mura grigie e fredde dell'orfnotrofio, gli schiaffi delle educatrici, il cibo squallido e gli scherni delle altre bambine, sono sempre stata diversa e questo ovviamente non piaceva a nessuno.
Tutte le bambine erano dolci, carine e delicate, biondine, aggrazziate mentre io, invece ero una morettona cicciona che pensava solo a leggere e a fare "la guerriera del faraone"." Sorrise al ricordo: " Ero stata scelta dal faraone per proteggere suo figlo KAd-Alì-Kad e dovevo sempre essere in forma per garantire la sua incolumità. Nessuno avrebbe pensato a me come a una guerriera... cicciottella, con gli occhiali, goffa e un po' rimbambita, il contrario di una guerriera agile snella, sensuale, abile e astuta, ma ovviamente quello era un trucco per cammuffarmi; dovevo stare molto attenta perchè,insomma c'erano un sacco di guerriere del dio Anubi che lottavano contro di me perchè volevano fare del male al figlio del re e consegnarlo agli dei dei degli inferi e io dovevo impedirlo. Le guerriere del dio Anubi erano scaltrissime, sembravano dolci, buone, carine, biondine e delicate per far credere alla gente di essere buone e trarre in inganno. La più spietata di tutte non era altro che la mia rivale numero uno: Betty Kamerlson... era la cocca di tutti gli educatori ed era la migliore a fingere di essere ciò che non era, fingere di essere buona, dolce, graziosa, simpatica, sensibile, generosa... era solo con me che si mostrava com'era. Ogni giorno ovviamente si divertiva a rendermi la vita un inferno e a ricordarmi che ero grassa, brutta e cicciona e inoltre, avevo gli occhiali."

"Io non ci credo! Non pesno tu fossi così tanto brutta... vorrei vedere qualche foto di quando eri piccola."
"Fidati, non ti perdi nulla e comunque non ne ho!"
"Nemeno una?"
"No!"
Misael non era convinto di ciò che Kerry diceva, ma non volle interromperla.
"Un giorno stavo leggendo in santapace un libro, loro erano lì che giocavano a palla e le sentivo parlare di me, inutile dire che i toni erano decisamente negativi. Io fingevo di far finta di nulla perchè avevo due possibilità: o mi ribellavo a Betty, aveva ragione lei e l'educatrice mi dava qualche punizione, oppure dovevo soccombere e non so perchè, ma ero sempre più propensa a soccombere. Comunque sul più bello della lettura Betty lanciò la palla ai miei piedi, mi aveva detto spesse volte di non toccare la sua roba perchè gliela contaminavo quindi non la raccolsi; ma c'era l'educatrice e ovviamente doveva farsi bella. L'educatrice chiese:
"Nancy! Passa la palla a Betty, per favore!"
"Io? una guerriera dovrei aiutare lei?" pensai, nonostante tutto mi limitai a rispondere: "Non se ne parla!"
"Ti prego Nancy..." disse Betty con faccino d'angelo... quanto odiavo quell'espressione! Falsa al massimo!
"Per favore Nancy! Passa a Betty la palla, è stata così gentile nel chiedertelo, non vedi com'è dolce?" continuò l'educatrice.
Betty aveva ancora l'espressione angelica, io ero disgustata!
Controvoglia lanciai la palla a Betty che senza toccarla ringraziò:
"Grazie mille Nancy sei un tesoro!"
"Ma lo sai che sei proprio dolce?" disse l'educatrice accarezzando i capelli biondi di Betty.
"Grazie maestra! Ti voglio bene!"
Quando l'educatrice se ne andò Betty disse:
"Non prendete in mano la palla: l'ha toccata lei quindi è contaminata. Io non tocco la palla che ha preso in mano una cicciona con la barba."
Tutte le sue compagne risero. Io avrei voluto piangere, ma una guerriera del faraone non fa così, doveva combattere!
Così corsi verso Betty e le diedi un pugno sul naso, Betty si mise a urlare per il dolore...
Un' educatrice accorse spaventata:
"Betty! Amore che ti sei fatta?"
"Mi esce sangue dal naso!" strillò Betty con le lacrime agli occhi.
"Chi è stato?"
"Nancy Johnson!"
" Dovevo immaginarlo! Nancy vieni qui!"
Intanto mi ero nascosta, sapevo cosa mi aspettava . Aveva paura, ma non dovevo esternare i miei sentimenti: fingendo un'aria sicura uscii dall'abero come se nulla fosse.
"Perchè hai picchiato Betty?"
"Mi ha detto che sono una cicciona coi basettoni e che non voleva toccare la palla perchè visto che l'ho toccata io ora è contaminata!"
"Betty?" chiese incredula l'educatrice...
"Non è vero, non è vero... non l'ho insultata devi credermi maestra, chiedi anche alle altre..."
"E' vero abbiamo sentito non l'ha insultata!" esclamarono le amichette di Betty.
L'educatrice consolò Betty fermandole il sangue con un fazzoletto, poi con sguardo di fuoco si girò verso me, mi sentii morire:
"Tu... quante volte ti ho detto che non devi picchiare i compagni?"
"L'ho fatto per difendermi..." disse Nancy.
Uno schiaffo bruciante mi colpì la faccia:
"Stai zitta! Sta sera a cena non avrai il dolce e andrai subito a letto e se mi costringi ti farò anche di peggio. Intesi?"
"Si maestra!" risposi senza scompormi e trovando non si sa dove la forza per trattenere le lacrime.
Poi si rivolse a Betty dolcemente:
"Vieni amore andiamo in infermeria e poi a bere un po' di cioccolata calda, cioccolata calda per tutti." Poi disse rivolta a me: "Ovviamente tu sei esclusa dai festeggiamenti, non puoi entrare, starai fuori in cortile... così imparerai a comportarti meglio la prossima volta."
"No maestra!" disse Betty: "Facciamo entrare anche Nancy!" Quanto la odiava ora cercava anche di fare l'eroina...
"No Betty lei starà qua a rifletterci un po' su. Che brava che sei!"
Poi disse rivolta a Nancy: "Dovresti imparare un po' di più da Betty, invece di picchiarla... le brave bambine vengono adottate, quelle come te trovano qualcos'altro!" 
Allora mi limitai a guardarle mentre si allontanavano, e mi rifugiai su un albero rimmirgendomi nel mio libro. Allora decisi che ancora una volta mi ero comportata da guerriera e quindi avevo fatto il mio dovere... avevo seguito le regole: Non affezionarti alle persone... prima o poi le perderai! E sarà solo sofferenza. Non gioire per i momenti felici, saranno seguiti da quelli tristi: è la dura legge dei guerrieri! Non mostrare i tuoi sentimenti è simbolo di debolezza, non piangere è da codardi, ma sorridere lo è ancora di più, un guerriero non può permetterselo. La regola più importante: un guerriero non è libero di amare, non può permetterselo... Fu così... giorno dopo giorno... anno dopo anno... per dieci lunghi anni.


 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


"Nella mia stanza avevo una finestrella che dava sul cortile, io non spaevo cosa c'era fuori dall'ofanotrofio, non c'erano finestre che davano sulla strada, solo sul cortile. Allora di notte quando tutti dormivano io aprivo la finestra e salivo sul ramo dell' albero che dava sulla mia camera e dopo aver preso carta e penna mi sdraiavo su quel ramo così grande a guardare le stelle, sognavo: l'unico modo per evadere, per scavalcare quelle mura e per immaginarmi tra le braccia di "qualcuno", qualcuno che mi coccolasse, che mi amasse, che mi capisse; e poi piangevo: ma in fondo credevo di meritarmelo: io non ero come loro: dotata, capace, brava a suonare gli strumenti, a disegnare, a ballare e a cantare come Betty e le cose che scrivevo: nessuno le leggeva... non volevo e poi perchè mai avrebbero dovuto?
Però piangere mi faceva stare bene, era come se le lacrime pulissero la mia anima dalle sofferenze."

"E' molto triste questo!" disse Misael  

"Dopo dieci anni tutto cambiò. Era il giorno delle adozioni si ripeteva una volta al mese e anche se avrebbe dovuto essere un momento di gioia e di speranza per tutti i bambini, per me era solo un giorno più orribile degli altri. Gli altri bambini facevano del loro meglio per apparire al meglio, io non mi sforzavo neanche: tanto l'educatrice me l'aveva detto: Chi vorrebbe una combina pasticci come te! Non sai suonare, non sai ballare, non sei brava nello sport, nè; nel disegno, ne a cantare, l';unica cosa che sai fare è; stare lì tutto il giorno con in mano quel maledetti libri o a scrivere pagine e pagine di roba incomprensibile. Chi pensi che voglia una bambina come te, sei un'attacca brighe e poi... sei grassa!"
Ogni giorno che passava stavo sempre peggio! Non avevo più nemmeno voglia di alzarsi dal letto, volevo dormire e sognare dato che era solo in quel mondo che mi trovava bene.

Betty sarebbe stata adottata proprio quel giorno, era da quando aveva sei anni che qualcuno voleva adottarla, ma solo ora che ne aveva tredici le pratiche per l'adozione erano finalmente risolte e poi gli educatori l'amavano quindi erano restii a lasciarla andare, ma oggi l'avrebbero adottata, era sicura! Alle nove le persone sarebbero arrivate per vedere i bambini che avevano intenzione di adottare, ma io non avevo la benchè minima speranza, gli educatori mi descrivevano come un mostro e se avevano ancora qualche dubbio dopo quella descrizione sarebbe bastato che mi guardassero. Io avrei potuto essere adottata da quando aveva sei anni, ma ero ancora lì... ricordo bene la presentazione degli educatori:
"Non ha talento quasi per niente, è molto difficile in tutto e l';unica cosa che sa fare è stare lì su quei libri... ah è aggressiva e indisponente."
Le persone mi guardavano disgustate come un frutto andato a male o qualcosa che sta andando in putrefazione e passava oltre... dopo di me c' era Betty... quella era la cosa più odiosa.

L';educatrice la descriveva commossa:

"La nostra Betty è la migliore dolce, talentuosa con una bella voce, sa danzare, suonare il pianoforte, fa disegni magnifici e ha un carattere stupendo... insomma, le manca solo un difetto per essere perfetta."

Questa descrizione mi dava ripugnanza e tanta tanta tanta rabbia... se mi avessero creduto avrebbero capito quanto quella Betty che loro descrivevano era una Betty che non esisteva, esisteva solo nella loro mente. Rimasi lì, nessuno venne ma d'altronde io ero abituata erano le quattro e mezza alle cinque sarebbero finite le visite ma fu proprio nel momento in cui stavo perdendo ogni speranza che lui arrivò...
 

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Capitolo 28
*** capitolo 28 ***


Verso le quattro e mezza le persone scemarono e il cortile restò vuoto. Finchè l'educatrice disse:
"Le visite sono finite fate pure quello che volete!"
Betty era stata adottata, la metà dei bambini che c'erano lì quella mattina avevano trovato una casa, molti più piccoli di me e di quelli della mia età; eravamo rimasti in tre, gli altri due bambini erano già stati scelti e aspettavano solo che le prtiche burocratiche fossero a posto. L'unica ad essere ancora sola a quell'età ero io... senza speranza, senza nessuno che mi amasse.

Ma fu alle quattro e mezza l' ora che per me era sempre stata magica che il miracolo avvenne.

Lì nel cortile arrivò un bellissimo ragazzo: aveva un'aria familiare ed era stupendo: capelli ricci, lunghi, scuri, neri, pelle ambrata, occhi color caramello, magnetici e penetranti... il principe Kad-alì-kad!
Era bellissimo, alto, slanciato, vestito con un pantalone nero, mocassini neri, calzettine bianche, maglietta bianca, giacca di pelle nera borchiata, borsalino nero.
mi sembrava mi stesse fissando: no... non era possibile che un angelo come quello mi stesse fissando. Mi costrinsi a rimanere con gli occhi fissi sul libro, quando sentii un tocco dolce sulla spalla, alzai la testa timidamente: era lui!
"Ciao come ti chiami piccolina? Io mi chiamo Michael!" io abbassai la testa, lui lmi tirò su il mento con due dita: "Non avere paura di guardarmi! Non ti voglio fare del male non devi avere paura di me! Ti piacerebbe venire a casa con me?"
Io non riuscii a rispondere...
"Sono qui da parte del re... mi ha detto che qua c'è una guerriera che protegge suo figlio e mi ha detto di venirla a prendere, ero preoccupato di non riuscire a riconoscerti, ma appena ti ho visto ho capito che eri tu. Ora guerriera Kerry vorresti farmi l'onore di venire con me?"
"Tu sai che io... sono una guerriera... tu ti chiami... tu sei... ma io... cioè."
"Sarebbe un si questo?"
Io ero eccitatissima, era un sogno! Come faceva quel bellissimo ragazzo a conoscermi e a volermi portare con sè? Non era possibile c'era sicuramente un errore... dissi ricomponendomi da degna guerriera: "Si! Sei sicuro di volermi portare con te?"
"Ma certo è un onore per me!" 
L'educatrice si avvicinò con la sua faccia da schiaffi: "Questa è Kerry! Gliel'ho detto che non ha talento ed è aggressiva..."
"Mi ha già detto quello che pensa di lei!"
"Non le ho detto quello che penso io! Le ho detto la verità!"
"Non è vero... questo è quello che lei crede che sia... ma non significa che sia la realtà. Non glielo ripeterò un'altra volta! Adotterò Kerry e non voglio più sentire nessuna delle sue stupide critiche infondate e prive di senso. E' una persona vuota ed estremamente superficiale... e non è grassa per niente. Per tutto il tempo non ha fatto altro che parlarmi dell'aspetto fisio ed esteriore delle bambine. Inoltre, non ha nemmeno la percezione della realtà... Kerry non è nè grassa nè brutta e si ricordi che ogni bambino è bellissimo anche se ha una faccia che solo una madre potrebe amare."
Mi commossi a quelle parole; non era possibile! Finalmente dopo anni di sofferenze qualcuno che mi difendeva e mi amava, che gliele aveva cantate a quella strega, che aveva capito che quella era fuori di testa. Sentii una grande sensazione di piacevolezza che da tempo non provavo... una piacevole vendetta. 
Michael guardò l'educatrice e io feci lo stesso: era spiazzata...
"Se è tutto a posto..." disse Michael: "possiamo andare!"
"Vuoi venire Kerry?" chiese Michael.
"Certo!" 
Michael mi prese in braccio e mi accarezzò i capelli: com'erano morbide le sue mani, che buon profumo aveva e com'era bello!
"Noi ce ne andiamo allora! Ho già riempito i moduli! Dov'è la stanza di Kerry?"
"Su di sopra mr. Jackson!" disse l'educatrice ancora scioccata.
Io feci la valigia con le mie cose e poi Michael disse: "Su Kerry saluta prima di andartene!" poi ammiccò maliziosamente.
"Ciao Erika..." disse rivolta all'educatrice: "finalmente ora ti sei tolta questo grande peso di avermi qua, peccato che se ne sia andata anche Betty! Ora chi sarà la tua cocca? Ah olevo dirti scusami di non essere bella, magra, talentuosa, dolce, stupenda, speciale, perfetta come Betty ma sai esiste la diversità io per fortuna non sono una vipera falsa come lei, pazienza troverai qualcun altro." Poi gli diede un calcio negli stinchi: "Questo  per tutte quelle sberle che mi hai dato! Ciao, non mi mancherai rimani pure a marcire in questo schifo di posto... divertiti senza di me!" Michael rideva estasiato, sembrava vivere tutta la mia soddisfazione. Mi prese per mano, poi dopo aver dato la sua valigia alla guardia del corpo mi prese in braccio e disse:
"Andiamo! Sta sera ci aspetta una serata fantastica e sarà solo l'inizio." Poi mi guardò negli occhi davanti all'educatrice disse: "Ti farò felice Kerry te lo prometto, non posso sostituire i tuoi genitori, ma ti renderò felice, te lo prometto." e mi baciò sulla fronte.
Io lo abbracciai: un bacio, un'abbraccio... presa in braccio da qualcuno che ti vuole bene: qante emozioni stupende in un solo giorno!
 Ero felice, sorpresa e ancora non riuscivo a crederci. 
Quel ragazzo così bello con quel profumo buonissimo mi teneva in braccio e mi voleva bene anche senza conoscermi, feci un'ultima linguaccia all'educatrice e feci l'unica cosa che voleva fare: strinse Michael forte forte come se avessi paura di poterlo perdere, nessuno mi aveva mai dato così tanta sicurezza!
Michael percepì l'abbracciò forte, fece lo stesso con me e poi disse:
"Buona Kerry è tutto ok sono qui con te, non ti lascio andare ti voglio bene!"

Misael disse: "Evvai Kerry!" Gli sta bene a quella stupida! A proposito Kerry?Perchè Kerry?"
"E' il mio nome!"
"Quello di battesimo?"
"No, io non sono stata battezzaa in chiesa."
"E allora è il secondo nome?"
"No, veramente è l'unico!"
"E perchè allora ti fai chiamare Nancy?"
"Quello è il nome con cui mi chiamava Michael, ci chiamava coi nostri nomi preferiti, a me piaceva Nancy e io d'ora in poi mi faccio chiamare così per sentirlo più vicino a me. E' come se mi avesse lasciato qualcosa che rimane per sempre."
"Michael? Si chiamava così quello che ti ha adottato?"
"Si!"
"E di cognome?"
"Ehm... proseguiamo la storia!"

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Una volta fuori da quell'orfanotrofio che era stata la mia prigione per anni, mii guardai intorno per capire meglio come fosse il mondo fuori: cielo azzurro che stava per imbrunire, sole arancione che stava per tramontare, le luci della città che iniziavano ad accendersi per la sera: era autunno, ma a me sembrò piena estate. Avevo sempre adorato l'autunno, era una stagione piena di colori che mi dava tutto tranne che tristezza.
Entrai in una macchina nera e lunghissima, Michael si sedette vicino a me nel sedile posteriore. Io posai la testa sulla sua spalla e lo abbracciai nascondendo il viso nel suo braccio lui sorrise stringendomi e mi accarezzò i capelli; poi lo guardai: era bellissimo, quegli occhi scuri dello stesso colore del caramello, non erano azzurri o verdi come piacevano agli altri erano di un colore scuro, caldo e intenso come piacevano a me, quella pelle ambrata dello stesso colore dell'ambra pregiata, liscia, morbida e profumata di muschio bianco e poi quel profumo inebriante! Quei capelli neri, ricci e lunghi che aveva raccolto in un codino dai boccoli ribelli che le cadevano sul viso, le sue mani lunghe, affusolate e dal tocco delicato... c'era solo una spiegazione a tutto questo: quello era il principe Kad- alì-kad in incognito, ma del resto nonostante la sua falsa identità non poteva smettere di essere bello e affascinante!
E anche quel nome scelto da lui per nascondersi era perfetto: Michael! Che nome dolce e misterioso, semplice e particolare, sensuale e puro allo stesso tempo proprio come lui. Fu da quel momento che decisi che l'avrei amato... lui... il mio dolce principe dalla pelle scura e la voce melodiosa e nessun'altro.... 

Mentre il crepuscolo copriva la città con un velo di fascino  io ero abbracciata a Michael sulla limousine nera e guardavo meravigliata fuori dal finestrino come se fosse in un mondo completamente nuovo: le luci, i colori, i rumori, i suoni e le sensazioni ognuna di queste cose anche la più piccola mi sembravano qualcosa di paradisiaco. Vidi cose che per anni avevo solo sognato o letto nei libri: un bambino che teneva la mano alla sua mamma, una bambina con al guinzaglio un cagnolino, un gruppo di ragazzi e ragazze vestiti sportivi che si divertivano e scherzavano per la strada, una mamma dalla pelle scura con un bambino nel passeggino, due di fianco a lei che la seguivano e uno legato sulla sua schiena con una specie di marsupio mentre dormiva mentre il marito ne aveva i braccio un altro; due innamorati che si scambiavano occhiate dolci; una ragazza che parlava al cellulare, un ragazzo con le cuffie nelle orecchie che camminava tutto gasato, un ciclista, due uomini che facevano footing e un sacco di gente di diversa età, sesso, etnia e colore che affollava la città ora a piedi, ora con una bicicletta, ora con un auto, ora con una moto. Carretti e bancarelle vendevano Hotdog, dolci, bibite, roba fritta... locali e ristoranti, bar, fast food pieni di gente... ebbene si per la maggior parte delle persone quella era la vita di ogni giorno, ma per me quello era il paradiso. Per anni non avevo potuto vedere altro che l'orfanotrofio quella struttura simile ad una prigione grigia, fredda, impenetrabile, vuota e inospitale proprio come il cuore delle persone che ci lavoravano... avevo provato più volte ad aprire una finestra ma vedevo solo il "cortile" in cui gli altri bambini e bambine giocavano, ma non quelli come me, solo quelli adorabili, perfetti e impeccabili. Quando mi resi conto che ora avevo tutto ciò che per tredici lunghi anni avevo solo sognato di avere lacrime calde di felicità mi scesero dagli occhi, abbracciai Michael stringendolo forte, aggrappandomi a lui come se fosse la mia unica ancora di salvezza e in effetti era stato così. Michael sentì l'abbraccio insolitamente forte per una ragazzina di tredici anni e quando sentì una goccilina cadergli su una mano si accorse che stavo piangendo. Mi prese in braccio facendomi sedere sulle ginocchia e poi mi disse: "Ehi? Ehi?" a bassa voce: "Perchè piangi piccolina? Ora va tutto bene, è finito tutto ora c'è Michael che ti protegge, stai tranquilla! Non ti lascerò, non tornerai mai più in quel posto orribile, nessuno ti farà più del male e le persone che te ne hanno fatto avranno quello che meritano." Io l'avevo abbracciato ancora più forte: "Michael!"

"Si sono qui piccola stella!" Poi dopo avermi dato un bacio sulla tempia e avermi accarezzato i capelli prese un fazzoletto di carta soffiandomi il naso e asciugandomi le lacrime con una dolcezza degna di un angelo, poi mi chiese: "Ora va meglio?"
"Si!" avevo risposto completamente assorta in lui.
"Guarda siamo arrivati Kerry!" aveva esclamò Michael.
Aveva preso la mia valigia e aveva aperto la porta della macchina. Ero scesa ed ero rimasta a bocca aperta: davanti a me c'era una fantastica villa stile Tudor tutta dipinta di un color rossiccio-mattone, i tetti scuri e in sasso, era molto grande sembrava un castello e sulla "torre" più alta c'era un grande orologio che segnava l'ora esatta, davanti alla villa c'era una specie di aiuola rotonda enorme piena di fiori in cui c'era la scritta"Neverland" la casa era contornata da siepi e tutto ciò era raggiungibile da due scalinate bianche che si dipartivano dalle due entrate principali della villa e scendevano fino ad arrivare al cancello dorato che il cantante e la bambina avevano appena sorpassato. Michael mi guardò dicendole: "Bentornata a casa Kerry!"
"Bentornata?"
"Si!"
"Ma se è la prima volta che vengo qui?"
"Non è possibile, almeno una volta nel tuo cuore devi esserci stata anzi se ti conosco bene hai vissuto qui fino adesso. Tutte le notti vieni qui!"
Io non capii e comunque Michael cambiò argomento... allora non capivo; era troppo presto per capire, ma un domani avrei capito.
Salii le scale con l'eleganza e la grazia degna di una guerriera che si sta recando al palazzo del re. Michael mi seguì e poi disse all'autista:
"Dopo che hai parcheggiato dai una pulita all'auto Gary!"
Entrarono in casa... il pavimento era in legno, c'era tutta una struttura in legno in cui in cima stazionava una riproduzione perfetta di Peter Pan, sembrava vivo, pieno di poster di paperino, topolino, personaggi della Disney e altri mille personaggi. Salendo una scala a chiocciola in legno Michael mi guidò in una stanza, era color lillà con tende e copriletto in tinta, il letto era ad una piazza e mezza e anche l'armadio era dello stesso colore.
 Guardai il tutto meravigliata, aprii l'armadio: era vuoto! Michael disse: "Lo riempiremo nei prossimi giorni dato che andremo a fare un po' di shopping, pagherò tutto io sta tranquillla Kerry!"
Io mi gettai sul letto felice, Michael sorrise: "Ti piace?"
"La adoroooooooooo!" esclamai abbracciandolo.
Michael intanto aprì la finesta e disse: "Guarda!"
Mi avvicinai, dalla finestra si vedeva tutto il parco,tutto... le attrazoni, le piscine,i gazzebo e persino la montagna con le rotaie per il trenino panoramico."
"E' stupendo!" dissi a Michael con un filo di voce, lui rispose: "Sono felice che ti piaccia!"
Poi Michael mi mostrò il bagno annesso alla camera: era proprio una stanza da principessa... Ero felicissima non sapev come ringraziare quel dolce angelo!

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Capitolo 30
*** capitolo 30 ***


Nancy proseguì con il suo racconto, raccontò a Misael tutto il seguito della storia, l'incontro con tutti i suoi fratelli adottivi, di come era subito andata d'accordo con Lola, dell' incontro con Betty. Misael la guardava con i suoi occhi profondi e dolci, cercando di capirla, aveva un velo di tristezza negli occhi e man mano che Nancy continuava a raccontare la tristezza semrava aumentare. Quando finì il racconto sull'ultio incontro con Betty Misael chiese a Nancy: 
"L'hai più rivist da quel giorno?"
"No, per fortuna!"
Nancy avrebbe voluto proseguire con altri racconti sulla sua vita passata: parlare con Misael era una delle cose che le piacev dipiù, ma er tardi: le 10 e mezza e alle undici i bimbi sarebbero rientrati.
"Devo andare Misael! Riaccompagnami a casa, i bambini rientrano tra mezz'ora circa, non posso arrivare dopo di loro."
"Va bene. Peccato mi interessavano queste storie. Comunque capisco, ti riporto a casa!"
"Magari ti puoi fermare un po' da me. Che ne dici?"
Misael rimase sorpreso: "Adesso?"
"Si! Mettiamo a letto i bambini e noi rimaniamo a parlare!"
"Ok! Wow!"
"Ora andiamo?"
"Si certo!"
Misael prese le chiavi e si diressero insieme verso la macchina.
Misael era così incuriosito, ma anche confuso. Nancy gli nascondeva qualcosa sicuramente... chi era questo Michael che Nancy amava tanto? Perchè non aveva voluto dirgli il cognome?


Commento autrice: Scusate la cortezza del capitolo... era per un po' di suspence... 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Sfrecciarono verso casa, Misael guidava pensieroso... lui stava scoprendo molte cose di Nancy, ma lui non le aveva ancora rivelato nulla di lui...
Fu dopo solo un quarto d'ora che parcheggiarono davanti a casa, appena il tempo di entrare a casa che i bambini tornarono. Desi abbracciò subito Misael, inutile dire che Misael fu obbligato a raccontare una storia; fu corta quella sera e i bambini si misero a piagnucolare; poi Misael li guardò in modo serio, ma dolce e disse:
"Bimbi, sta sera c'è un motivo se è corta, mi dispiace!"
I più piccolini stavano incominciando a piangere...
"Su dai non fate così!" disse Misael: "Vi fidate di me?"
"Si!" risposero in coro.
"Pensate che io vi priverei di una cosa che vi piace tanto?"
"No!"
"Allora c'è un motivo se non è stata molto lunga sa sera, mi dispiace tanto! Vi prometto però che la prossima volta ne racconterò due lunghissime!2
I bambini furono visibilmente sollevati.
"Adesso dai! Andiamo a fare la nanna! Vi rimbocco le coperte!"
 I baini seguirono Misael contenti e soddisfatti, lui era così circondato da tutti quei piccolini che non si curò dell'espressione di Nancy: era incantata! Meravigliata! Non aveva mai visto nessuno a parte Michael possedere la capacià di convincere i bambini così rapidamente con tanta dolcezza e delicatezza;come aveva fatto?
Dopo solo dieci minuti Misael scese da Nancy e si sedette accanto a lei sul divano. 
"Allora riprendiamo la conversazione?"
"Certo!"
"Dove eravamo?"
"Al fatto che non ho rivisto più Betty!"
Misael fissò Nancy: "Nancy!" i suoi occhi erano penetranti e dolci...
"Misael! Non guardarmi così!" disse lei abbassando la testa.
"Nancy! E' molto importante!"
"Cosa c'è Misa?"
"Chi è questo Michae? Che cognome ha?"
"Non posso dirlo..."
"Perchè?"
"E' troppo complicato da spiegare!"
"Nulla è complicato se noi non vogliamo che lo sia..."
Dagli occhi di Nancy iniziarono a cadere lacrime lentamente.
Misael disse: "Nancy?"
"Si!"
Le prese le mani dolcemente...
"Ti crederò qualsiasi cosa sia, te lo prometto!"
"Davvero?" chiese Nany singhiozzando
"Si.. anche se mi racconterai che le flotte di vega hanno invaso la terra perchè Goldrake era in vacanza!"
Lo guardò negli occhi... sinceri... dolci... profondi...
Prese un respiro profondo...
"Ti dirò tutto!"

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Capitolo 32
*** capitolo 32 ***


Nancy respirò dolcemente per sciogliere la tensione...
"Allora Nancy?" chiese Misael ansioso.
"Il cognome di Michael era... si insomma lo so che sembra assurdo, strano, impossibile e privo di senso... si insomma ecco, il Michael che mi ha adottato è stato proprio... si... ecco."
Misael stava bollendo, ma perchè non si decideva a dirgli il ognome e basta?
"Nancy ti prego dimmelo." Misael sentì un dubbio crescere dentro di lui che gli parve impossibile, insomma era impossibile si, ma c'era anche da dire che avrebbe spiegato molte cose riguardo a Nancy che fino ad ora erano prive di fondamento. Magari quelle reazioni esagerate che lei aveva quando qualcuno parlava male di Michael non erano le reazioni di una fan che vuole proteggere a tutti i costi l'idolo che lei ha idealizzato, ma il senso di protezione che una persona ha verso un'altra persona a cui vuole bene.
"Misael... era Michael Jackson!"
Misael la guardò e lei guardò lui una lacrima scese dagli occhi di entrambi; lei lo guardò intensamente: aveva uno sguardo dolce, sincero e per niente sopreso come dire "lo sapevo già"... Misael la fissò in silenzio per un lungo istante che parve inteminabile...
lei abbassò la testa, sapeva che non era possibile che qualcuno le credesse; Misael le prese la faccia con una mano e le disse:
"Ti credo Nancy! Lo sapevo... lo sospettavo!"
Nancy si asciugò le lacrime che ormai avevano fatto capolino ei suoi occhi ed alzò la testa. guardò Misael... se c'era una cosa che Misael non poteva fare era dirle le bugie, guardandolo negli occhi capì che le stava dicendo la verità, ci credeva aveva uno sguardo dolce, sincero e profondo proprio uguale a quello che aveva prima che lei le gli parlasse.
"Pechè lo sospettavi?"
"Si vede Nancy quando ami una persona si vede." disse mentre i suoi occhi si velavano di tristezza.
"Si vede così tanto..."
"Si vede a come ne parli, da come lo difendi e dallo sguardo che hai quando lo vedi e poi... altre cose."
"Cosa significa altre cose?"
"Altre cose..."
"Non capisco..."
"Perchè non è ancora il momento."

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Capitolo 33
*** capitolo 33 ***


Nancy non riusciva a capire il motivo per cui Misael aveva appena detto quella frase... cos'è che doveva ancora capire? Perchè; Misael non le parlava di lui?
Misael aveva uno sguardo dolce e malinconico, cosa si celava dietro a quegli occhi così dolci.
Nancy proseguì: "Il giorno i cui lo vidi io capii subito che l'avrei amato per sempre e questo perchè è stata l'unica persona che aveva riposto un po'; di fiducia in me. Lui è venuto all'orfanotrofio non curandosi di tutto quello che dicevano di me e mi ha portato a casa anche se nessuno avrebbe mai scommesso un centesimo su di me. Insomma, è una storia un po'; complessa da raccontare e ancora più difficile da capire e non pretendo che tu lo faccia, ma sappi che è andata così. Sono successe un sacco di cose. Mi manca immensamente, ogni cosa mi ricorda lui, quando vado al superercato evito un sacco di corsie: quella dei dolci, dei giocattoli, addirittura faccio fatica a comprare alcune verdure ed evito alcune ricette, certi luoghi della città;, i parchi di divertimenti, le camicie rosse: lui adorava le camicie rosse! Queste cose me lo ricordano e quindi ci sono periodi che ne sento un disperato bisogno, dei periodi che cerco di evitarle in tutto e per tutto e poi... i bambini! I bambini me lo ricordano più di tutto, quegli occhioni dolci, quell'innocenza che posso vedere il fondo alla loro anima... tutto."
"Perchè hai adottato tutti questi bambini." chiese Misael con gli occhi lucidi.

"Ho dovuto farlo, gliel' avevo promesso... vedi lui mi ha salvato la vita adottandomi io all'orfanotrofio no avevo un futuro, non avevo amore, non conoscevo affetto e dolcezza, lui mi ha dato tutte queste cose. Quando avevo solo trent' anni lui ha adottato me ed ero la decima bambina che adottava; ha speso la sua vita per rendere migliore quella di dieci bambini e ne avrebbe resi felici molti altri se glielo avrebbero permesso..." dopo aver detto questa frase lacrime le caddero dal viso: "Quando aveva cinquant'anni avrebbe voluto adottarne altri, ma non poteva... le accuse di pedofilia, la salute... non poteva! Avrebbe voluto tanto... ma non poteva, in più non si riprese mai da quando..."
"Cosa?" chiese Misael ormai in lacrime.
"Non so se..."
"Ascolta Nancy!" disse Misael prendendole le mani: "Devi dirmelo è importante, devi solo fidarti di me... devi dirmelo e ti prometto che dopo che mi avrai raccontato questa cosa ti spiegherò tutto."

"Solo cinque mesi dopo aver adottato me, esattamente tre anni prima di ricevere le accuse di pedofilia Michael era in ballo con delle pratiche legali per adottare un altro bambino. Questo bambino era stato trovato nel cassonetto della spazzatura ed era stato affidato ad una casa famiglia, Michael dopo averla visitata lo voleva adottare e gli educatori erano d'accordo, purtroppo ci volle parecchio tempo per le pratiche legali... sai come sono lunghe queste cose, nel frattempo Michael era riuscito a metteris in contatto con il bambino, la casa famiglia gli permetteva di incontrarlo per due o tre ore alla settimana, addirittura ottenne il permesso di portarlo con sè fuori dall'edificio; quel bambino era così felice: diceva spesso a Michael che non vedeva l'ora di andare a vivere insieme a lui e fantasticava su tutto quello che avrebbero fatto insieme... purtroppo... anche un'altra famiglia voleva adottare lo stesso bambino e per un errore burocratico era stato permesso anche a loro di vederlo ed avviare le pratiche per adottarlo. Fu tre settimane prima di ottenere l'adozione che Michael fu contattato dalla casa famiglia, gli dissero che doveva presentarsi in ufficio alle tre di pomeriggio del giorno dopo; il giorno dopo si presentò e gli fu esposto il problema, sia lui che l'altra famiglia voleva lo stesso bambino... Michael spiegò che ormai si era affezionato, che aveva già speso i soldi per le pratiche legali, che aveva preparato me e i miei fratelli ad accoglierlo e aveva già pensato a tutto, ma anche l'altra famiglia disse le stesse cose. Gli educatori chiesero sia a lui che all'altra famiglia di uscire perchè avrebbero dovuto decidere a chi affidarlo; passò un'ora e mezza e fu in quel lasso di tempo che Michael parlò con loro dicendo che se avrebbero ceduto li avrebbe rimborsati delle spese legali, avrebbe permesso al bambino di vederli quando volevano e che li avrebbe pagati per il disturbo. Purtroppo quella famiglia non volle sentire ragioni, non solo non accettò ma dissero anche a Michael che non poteva pensare di ocmprare tutto coi soldi, che anche se era Michael Jackson per loro non significava niente e lo accusarono di volere il bambino per farsi pubblicità. La casa famiglia decise di affidarlo a loro e Michael andò su tutte le furie il direttore disse -Signor Jackson, lei ha già dieci bambini a carico, è una persona nota, nel mondo dello spettacolo e in carriera ha poco tempo da dedicare ai suoi figli adottivi che sono già dieci e quel poco tempo che li vede li vizia e stravizia: non pensa che sarebbe meglio per il piccolo ricevere un altro tipo di educazione.-
Michael rispose: "Lei non può permettersi di dire queste cose i miei figli sono educai anche più degli latri bambini  e io passo molto tempo con loro, inoltre si è vero io sono nel mondo dello spettacolo, ma a loro faccio condurre una vita normalissima."
 
-Oh si certo in una villa di tre piani con rubinetti d'oro e seimila ettari di giardino.- Aveva detto l'altro sarcastico:- Signor Jackson siamo seri! Quello che io voglio dire è che un'educazione ch viene da na famiglia normale è migliore per l piccolo... quindi abbiamo deciso di affidarlo all'altra famiglia!"

"La prego per me è importante!" l'aveva supplicato Michael in lacrime: "Io gli voglio bene! Faò tutto per lui..."
- Non può fare niente signor Jackon solo accettare la nostra decisione! I suoi soldi non serviranno a niente e nemmeno la sua fama!-
"Chieda al bambino chi preferisce!"
"Signor Jackson il bambino preferirebbe lei perchè ha più vizi, coccole e fa la vita che le piace, ma non è in grado di pensare al suo bene; la nostra organizzazione si però e prende le decisioni migliori per il piccolo.-"

Misael sbottò in lacrime: "Basta ti prego! Basta!"
Nancy lo abbracciò: "Misael che c'è?"
"Quel bambino..." singhiozzò Misael: "Si chiamava Arkam vero?"
"Tu come lo sai?" chiese Nancy serissima
"Ero io Nancy!"
 

 

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Capitolo 34
*** capitolo 34 ***


Nancy era scioccata, sbalordita, era seduta ma dovette appoggiarsi allo schienale del divano perchè si sentì mancare:
"Cosa?" chiese sperando di non aver capito bene.
"Quel bambino ero io Nancy..." ripetè il ragazzo con la voce interrotta dai singhiozzi.
" Com'è possibile!"
Il ragazzo si laciò andare ad un pianto liberatorio tenendosi la testa tra le mani.
Quando si fu calmato disse: "Ora sono io a doverti raccontare alcune cose."
Nancy disse con gli occhi lucidi: "Ti ascolto e anche io... ti crederò qualsiasi cosa tu dica."
"I miei veri genitori io non li ho mai conosciuti... mia mamma mi ha gettato in un cassonetto della spazzatura quando aveo solo dieci giorni... fin da quando ero piccolo io... ho abitato in una casa famiglia non molto diversa da un comune orfanotrofio. Anche lì c'erano ingiustizie, era pien di bulli e gli educatori... certo non ero il loro preferito. C'era un ragazzo: Mark che con gli educatori era un angioletto, ma quando non c'erano diventava molto aggressivo, ce l'aveva con me... non so perchè... ad ogni modo avevo sempre qualche livido, qualche taglio, qualche bruciatura e se dicevo agli educatori che era stato lui a procurarmeli non ci credevano, passavo per bugiardo, le prendevo da loro... e la volta dopo Mark me la faceva pagare per aver parlato. Una volta mi dovettero potare al pronto soccorso a causa del taglio profondo che mi procurò col coltello e mi dovetterò dare i punti, mi dovetti inventare che me l'ero procurato cadendo da un albero... nessuno mi capiva e mi credeva."
"Ne so qualcosa!" rispose Nancy.
"Nessun voleva adottarmi finchè un giorno... non mi venne a fare visita una persona speciale... molto speciale!"

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


“Mi ricordo ancora tutto… ero seduto sul muretto a disegnare, aveva la faccia triste e lui lo capì subito; non ci fu nemmeno bisogno di alzare lo sguardo, mi sentii una gentile carezza sulla testa, una mano dolce e decisa mi scompigliò i capelli. Io non volevo nemmeno alzare la testa. Poi ad un certo punto due dita mi tirarono su il viso dolcemente; io abbassai lo sguardo…
-Ciao. Come ti chiami? Io mi chiamo Michael!-
Non risposi… cosa voleva da me quel ragazzo? Perché mi stava parlando? Perché non era già corso da Mark?
-Non avere paura di guardarmi… perché sei così triste? Con questa bella giornata non si può essere tristi.-
Ero in imbarazzo, continuava a sorridermi e poi... mi guardò il braccio con attenzione.
  • Chi ti ha fatto questo brutto livido? Sei caduto? Ti sei fatto male?-
Cosa avrei potuto dirgli?
  • Me lo sono fatto… cadendo!- risposi imbarazzato.
  • Non è che per caso te l’ha procurato qualche tuo compagno?-
Penso di essere diventato paonazzo! In fondo non ero mai stato capace di dire bugie.
  • Chi è?- chiese con espressione preoccupata senza che ci fosse bisogno di dare una risposta affermativa alla sua domanda.
Io non sapevo cosa rispondere, in fondo, non era credibile che uno come Mark fosse in grado di diventare aggressivo.
  • Non avere paura.- mi disse – Anche se mi dirai che a picchiarti è stato il più adorabile io ti crederò.-
Ma perché si interessava così tanto a me? Cosa voleva? Perché ci teneva così tanto?
  • Ti prego dimmelo!- mi disse con sguardo supplicante.-
Si tolse gli occhiali da sole, aveva gli occhi così profondi, scuri e limpidi…
  • Ti giuro che manterrò il segreto. Pugno contro pugno?-
Era stato così gentile con me, si era interessato a me ed ora era anche disposto a fare giurin giurello per sapere qualcosa in più su di me perché non avrei dovuto parlargli.
  • E’ quel ragazzino laggiù!-
  • Quello là? Coi ricciolini biondi?-
  • Si. Si chiama Mark.-
  • Davvero? Non sembrerebbe, ma sono i ragazzini come lui al quale bisogna stare più attenti.-
Lo guardai: era così deciso e sicuro di sé quando disse quelle parole, era come se si sentisse offeso personalmente da quella situazione come se a soffrire… fosse suo figlio.
Poi mi chiese: -Vorresti venire a far un giro con me?
  • Basta che chiediamo agli educatori!-
  • Non mi lasceranno mai uscire-
Michael mi prese per mano, mi portò da un educatore…
  • Mi porto via questo bambino per un’ oretta circa, ecco i miei documenti, possiamo andare?-
  • Devo parlarle un attimo in privato…- disse l’educatore a Michael, si allontanarono ma io riuscii a sentire tutto.
  • Quello è Arkam… è sicuro di voler fare un giro proprio con quel bambino?-
  • Si proprio con lui. Perché? Qual è il problema?-
  • Quello è un bambino… molto molto… complicato.-
  • No, non è complicato è solo circondato da gente troppo stupida per capire la sua intelligenza…-
Dentro di me sentii una dolce sensazione, come di redenzione, una ricompensa che aspettavo da ani e anche di sottile vendetta.
  • Lei è… Mi… Mi… Michael Jackson?-
  • Non ha visto il nome sul documento?-
  • Si!-
  • Si sono io. Ora possiamo andare?-
Appena usciti mi mostrò le chiavi della macchina e mi disse:
  • Pronto a passare un’ora da urlo?-
  • Sicuro mr Jackson.-
  • Ah ah – mi disse come per farmi capire che avevo fatto qualcosa che non andava – Io non sono Mr Jackson, così li chiami gli educatori io sono Michael o magari, Mickey o Mike-
  • Va bene Michael.-
  • Così mi piaci campione!- Disse Michael- E adesso al Lunapark!”
Sfrecciammo sulla sua decapottabile nera che assomigliava molto alla bat-mobile e ci dirigemmo al Lunapark.
Quello che provai quel pomeriggio fu qualcosa di incredibile: un’ora di libertà! Sensazioni inspiegabili: allegria, euforia, speranza felicità… tutto ciò che mi era sempre mancato; capii subito che volevo soltanto passare il resto della mia vita con quel ragazzo come padre.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Misael...

Il nostro rapporto crebbe e divenne magnifico, ma quando pensavamo di poter stare finalmente insieme scoprii che ero stato affidato ad un'altra famiglia.
Mi ricordo ancora quel giorno, si! Oh si se me lo ricordo!" le lacrime scendevano copiose sul suo viso dai lineamenti dolci e mascolini.
"Io ero emozionatissimo, tra pochi minuti mi avrebbero detto che sarei stato adottato da Michael probabilmente, sapevo che era in "lite" con un'altra famiglia ma lui aveva più soldi, più possibilità, più amore e soprattutto più esperienza dato che non ero il primo bambino che adottava, ero l'undicesimo per l'esattezza. Loro erano in quella stanza chiusa io non potevo udire nulla... questo mi metteva ancora più agitazione.
Dopo un'ora che parve interminabilme, Michael uscì dalla stanza, sembrava che avesse pianto, e che stesse soffrendo... non so perchè ma in quel momento non mi balenò nemmeno per la testa che fosse possibile che non mi avessero lasciato andare con Michael e interpretai gli cchi lucidi come un segno di felicità, non so perchè non feci caso alla tristezza nei suoi occhi profondi.
Michael si mise in ginocchio per arrivare alla mia altezza; mi disse facendosi forza e cercando di trattenere le lacrime:
"Ascolta Arkam, devo dirti una cosa!" quel soprannome me l'aveva dato lui. Era la città di Batman, e io lo adoravo.
"Nella vita succedono cose che in futuro ci faranno del bene, ma quando succedono ci fanno stare male, ma non per questo non sono le cose giuste o migliori per noi" Iniziai ad avere paura...
"Vedi, purtroppo la famiglia che era in "lite" con me ha ottenuto la tua adozione!"
Sentii un dolore enorme come un pugno nello stomaco, il più forte che avessi mai ricevuto, era un incubo non poteva essere vero.
"Michael! Io... Io voglio venire con te."dissi io con gli occhi che mi diventavano lucidi... Vidi lui stringere gli occhi e farsi forza stringendo gli occhi, ma una lacrima gli cadde ugualmente.
"Lo so piccolo mio, anch'io vorrei portrti con me. Ma non decido io, ho fatto di tutto per portarti con me, ma non è stato possibile. Comunque fai il bravo questa famiglia ti vorrà bene e poi, potrai vedermi tutte le volte che vuoi." Sapeva che non era vero, quella famiglia non aveva intenzione di fami vedere con lui.
Mi diede una felpa, nera con un numero rosso... il numero undici cucito sulla sinistra: mi abbracciò così forte poggiando la testa sulla mia spalla presto mi diventò umida e sapevo il perchè io mi poggiai sulla sua e iniziai a piangere forte, forte ma silenziosamente di violento c'erano solo i miei singhiozzi. Poi mi staccai e indossai la mia felpa, mi sussurrò all'orecchio: "Tu sarai sempre mio figlio e ci rivedremo vedrai."
Io non volevo farmene una ragione, lui cercò di staccarsi dopo un po', ma io no... non volevo saperne.
Dopo un po' il mio nuovo "papà" e ci tengo a precisare che per quanto l'abbia chiamato così non l'ho mai considerato tale, mi disse:
"Bene piccolo ora staccati è ora di andare a casa!"
Michael si staccò, io no. Mi attaccai a Michael, la mia stretta era molto salda, non riuscivano a staccarmi nemmeno lui e sua moglie insieme.
Iniziai a piangere a urlare e a dimenarmi per non staccarmi da michael. Poi non so come riuscirono a staccarmi e mentre mi trascinavano fuori dalla casa famiglia io cercai di aggrapparmi a tutto quello che trovavo, poi quando riuscirono a staccarmi anche dall'ultimo appiglio opposi resistenza per entrare in auto... ma non ci fu nulla da fare, alla fine... l'ultima cosa ch vidi fu Michael camminare a testa bassa verso la sua auto.
Fu da quel giorno che decisi... un guerriero non deve affezionarsi, perchè affezionarsi vuol dire avere paura di perdere qualuno e il realizzarsi di quesa paura vuol dire soffrire, i miei genitori adottivi? Come avrei mai potuto amare chi mi aveva strappato i miei sogni?

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


-Mi sentivo così fragile, così spaesato. Che persone erano quelle? Perché mi avevano adottato; mi avrebbero voluto bene? Mi portarono a casa loro, io entrai, non so dove trovavo la forza di trattenere le lacrime. La moglie parlò:
“Spero ti riesca a trovare bene qua con noi, non devi chiamarci mamma e papà se non vuoi. Noi non siamo ricchi e siamo persone perfettamente normali, non abbiamo ranch con attrazioni qua fuori…” si riferivano a Michael: che rabbia!
“Comunque faremo del nostro meglio per cercare di volerti bene.” Complimenti! Ma grazie, che bella accoglienza! Si dovevano sforzare di volermi bene, che gesto carino! Michael mi aveva voluto bene da subito.
Mi portarono nella camera che avrebbe dovuto essere mia, ecco disse la moglie:
“Questa è la tua stanza, coi poster di topolino, il letto a una piazza e mezzo. Questa sera avevo in programma di cucinare riso bollito e spinaci al vapore, cosa vorresti mangiare?”
Ero proprio sistemato bene, due fanatici della dieta che dovevano sforzarsi di volermi bene.
“Veramente non è che abbia molta fame se devo dire la verità.”
“Come vuoi… se hai fame dimmelo. Hai bisogno di qualcosa?” chiese solo in tono di cortesia la donna.
“No grazie. Tutto ok.”
“Bene. Ti lasciamo tranquillo.”
La porta si richiuse dietro di loro, io origliai per capire che dicevano e sentì tutto:
“Era proprio necessario adottarlo?”
“L’abbiamo promesso a papà prima che morisse tesoro.”
“Tuo padre ha sempre avuto la fissa per queste cose, ma poi… proprio lui?”
“Proprio lui… cosa?”
“Con tutti i bambini che c’erano…”
“Shh… potrebbe sentirti.”
“E anche se fosse?” rispose lui.
“Amore, questo è il nostro dovere, sarà solo finché non sarà in grado di badare a se stesso; e poi non si sa mai, magari cambierà e andrete molto d’accordo. Tesoro sai che papà sarebbe fiero di noi…”
Mi accovacciai per terra e abbracciandomi le ginocchia iniziai a piangere in silenzio, mi mancava Michael… tra tutti quelli che dovevo trovare proprio due che adottano per senso del dovere. Ma fu l’ultima frase a uccidermi:
“Se me lo chiedi tu tesoro…” disse dolcemente l’uomo rivolto alla moglie: “cercherò di volergli bene.”
Dunque non meritavo nemmeno di essere amato…-
Dagli occhi del ragazzo scesero copiose lacrime, mai e poi mai Nancy avrebbe pensato di vederlo piangere, eppure successe. Lei lo abbracciò e Misael pianse sulla sua spalla.

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


La ragazza era spiazzata! Cercò comunque di mostrarsi forte perché ora era lui ad avere bisogno, quando lui si fu ripreso gli chiese:
“Ti prego dimmi… L’hai più rivisto?”
  • Ho mantenuto segretamente la corrispondenza con lui, ma quando iniziarono le accuse di pedofilia lui mi disse di smettere di scrivergli e che lo faceva per il mio bene.” Ho sofferto così tanto per lui.
Ho cercato molte volte di scappare di casa per raggiungerlo, ogni volta mi rendevano e mi picchiavano. Poi una notte sentì che parlavano tra loro, una delle notti in cui ero scappato, l’uomo: Karl mi aveva picchiato e mi aveva detto cose orribili. La moglie, Valentina disse al marito:
“Non dovresti prendertela con lui in quel modo ne dovresti essere così severo.”
“Tu sempre che lo difendi.”
“Un bambino non può avere da solo quelle idee; non ci hai mai pensato è quel… Jackson che gli avrà detto di scappare e di andare da lui…”
“Non penso abbia fatto una cosa così nella situazione giuridica in cui è adesso.”
“Ah… pe le accuse? Quello non importa può averglielo detto tempo fa.”
“E’ una cosa troppo recente questa, è due mesi che prova a scappare ogni settimana. Non può essere per qualcosa che gli è stato detto anni fa.”
“Quindi secondo te ha contatti con Jackson adesso?”
“Non ne sono sicuro, ma forse si… forse no… non so cosa devo fare con quel ragazzo. A volte penso che avremmo fatto bene a lasciarlo con quello là.”
“Ma sei matto, amore guarda il lato positivo, gli abbiamo risparmiato tante sofferenze. Hai sentito che si dice? Ne parlano tutti… quello è un pedofilo senza scrupoli… poveri bambini adottati da lui, chissà cosa gli avrà fatto almeno Arkam è qua con noi.”
“Comunque se dovesse succedere un’ altra volta ispezioneremo tutta la sua camera e se scoprissi che ha ancora qualche contatto con Jackson… gli faremo causa.”
Da quella notte decisi che non potevo mettere Michael in pericolo, avrei preferito soffrire e non scappai più. Non potei nemmeno più scrivergli e dovetti seppellire le lettere per non farle mai trovare.
Quando feci i diciotto anni e decisi di raggiungerlo fu troppo tardi, avrei voluto solo stare con lui, ero in qualche modo riuscito ad avere il suo indirizzo. Abitavo a Santa Monica e lui a Sana Barbara… poche ore di macchina. Finalmente potevo raggiungerlo. Guidai fino a Santa Barbara, poi vidi un cartello: Neverland Ranch 10 miglia! Ero vicinissimo, dopo poco vidi quell’enorme cancello dorato, richiamai l’attenzione di una guardia gli dissi che ero Arkam e volevo vedere Michael… lui non mi credette dovetti mostrare Carta d’identità e patente… poi per ultimo mostrai la felpa col numero undici… mi aveva detto che quando mi sarebbe entrata senza starmi larga ci saremmo rivisti, la indossai, la riempivo tutta… pettorali, braccia, spalle…. Tutta! Dopo avermi riconosciuto mi fece entrare e mi disse:
“Il signor Jackson è all’ospedale, è stato ricoverato di urgenza.”
“Devo vederlo, andrò ovunque sia, gli devo parlare!”
“Non penso sia una buona idea.”
“La prego… ho aspettato anni ora è il momento. La prego, mi faccia parlare con lui!”
“Tieni!” mi diede un biglietto, vai all’ 'Ucla (Università di California a Los Angeles) presentalo e ti lasceranno passare…”
“Grazie, le sarò grato per la vita… devo andare… mi accompagna?”
“Con piacere!”

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


  • E così seguì Mac la guardia del corpo più fedele a Michael; volevo andare con la mia macchina e guidare io, non volevo che si disturbasse, ma insistette per usare la Bentley nera e guidare lui. Dopo un’ora di macchina arrivammo in ospedale da Michael, fu lui a parlare per andare da Michael. Riuscimmo ad accedere alla camera, dissero che potevamo vederlo. Mac mi disse:
“Sarà un’emozione molto profonda, sarà meglio che prima gli parli dato che non è stato molto bene.”
Eravamo sulla soglia della camera, Mac entrò, sentì la sua voce, era rimasta proprio come l’ultima volta che l’avevo sentita.
Mac mi disse: “Puoi entrare.”
Entrai nella camera, Michael era sdraiato sul letto con addosso un pigiama bianco a maniche corte, una flebo attaccata al braccio e due tubicini nel naso, aveva i capelli lisci, era più magro di quando lo avevo conosciuto, molto più magro e aveva il viso stanco e gli occhi tristi. Quando mi vide però la sua espressione cambiò:
“Arkam?” chiese.
Io annuì con gli occhi lucidi. Si tirò su e disse:
“Fatti abbracciare prima che diventi troppo alto.” Ero solo 1.75 allora, ma lui mi aveva visto l’ultima volta quando avevo tre anni. Mostrai la felpa e lo abbracciai dolcemente. Ero così felice, mi mancava… avevo lo stesso profumo di sempre. Mi staccai e gli tenni una mano: era magra e fredda. Parlammo di molte cose, di quello che avevo fatto in tutti quegli anni e quello che era successo, quanto avevo sofferto e anche di quanto stesse male lui. Ma… dopo quasi due ore di conversazione parlammo di te…
“Di me?” sobbalzò Nancy: “Ma come può essere, tu non mi conoscevi all’epoca.”
“Si è vero. Ma lui si…  mi parlò di te.”
“Cosa ti disse?” disse Nancy passandosi una mano sulla fronte.
Misael guardò l’orologio: le due di notte!
“E’ così tardi.” disse Misael: “Ho sonno e fame… continuiamo domani ok?” chiese Misael
“No. Domani è sabato, non ci dobbiamo alzare presto. Io devo saperlo prenderò da mangiare e farò un po’ di caffè, ci servirà, ma finirai di raccontarmi tutto. Ora vado in cucina a mettere su il caffè.”
La ragazza si allontanò avviandosi verso la cucina.
“Nancy?”
LA ragazza si fermò e si girò: “Si?”
“Dovrai essere forte.”
“Certo.”
 
 

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


Nancy uscì dalla cucina con un vassoio in mano: due tazze di caffè, la zuccheriera, il latte, dei biscottini al burro e delle briochine al cioccolato. Si sedettero sul divano, presero entrambe la loro tazza di caffè e la sorseggiarono poi Misael iniziò a parlare:
  • Mi ricordo ancora tutto quello che mi disse… mi parlò di te in un modo straordinario non ho mai sentito nessuno parlare così di qualcun altro. Mi avvicinai al suo letto e mi disse:
“Ti ho detto che ho undici figli adottivi meravigliosi vero?”
“Si…” dissi io con un velo di tristezza, ogni volta che parlava di te e i tuoi fratelli adottivi io soffrivo perché mi ricordavo che avrei dovuto essere uno di voi.
“So che ti fa male quando parlo di loro…” disse lui come se mi avesse letto nel pensiero: “Non voglio farti soffrire ancora Arkam, non ti ho saputo proteggere allora e non voglio che tu soffra anche adesso… Ma quello che devo dirti è molto importante. Anche se hai vissuto tutti questi anni lontano da me io non ti ho mai dimenticato e ho sempre parlato di me come mio figlio, tutte le tue lettere le ho tenute via e ho un sacco di ricordi con te… ora però devo chiederti un favore grande. Sai io amo ugualmente ognuno di voi, siete tutti diversi, ognuno ha dei pregi, delle qualità diverse.  La prima volta che sono stato male ho penato al fatto che se io… ecco dovessi morire non ho nemmeno un testamento in cui decido chi vanno le mie proprietà, la mia casa e tutto quanto… allora ho deciso di farlo scrivere. Beh, volevo che tu sapessi che hai diritto a una parte delle mie proprietà come tutti gli altri e che avrai e tu lo vorrai ora che sei maggiorenne potrai venire a vivere con me se lo desideri ancora, posso riconoscerti legalmente come figlio adottivo.”
“Davvero?” dissi io con gli occhi lucidi.
“Si Arkam…. Si figlio mio.”
Io lo abbracciai e dopo essermi appoggiato sulla sua spalla iniziai a piangere sfogando tutta la tristezza e la solitudine che avevo accumulato in quegli anni.
“La richiesta che ti faccio è questa… tu sei forte, buono e deciso e sei il più grande: devi prenderti cura di tutti!”
“Cosa? Io? Ma nemmeno mi conoscono?”
“Io ho sempre parlato di te come il numero undici, le lettere che mi hai scritto io gliele ho sempre fatte leggere, loro ti conoscono molto bene e ho sempre detto a loro che un giorno avreste vissuto insieme e loro hanno sempre accettato senza problemi questa idea anzi, ne sono sempre stati entusiasti. Il mio desiderio più grande è che tu viva con noi anche ora che sono ancora in vita. Ma capisco se non te la seni. Tra qualche mese sarai maggiorenne no?”
“Sono già maggiorenne!”
“Allora sarebbe magnifico! Vorresti venire a vivere con noi?”
“Certo. Lo vorrei più di tutto ma non posso…”
“Perché?”
“Perché non posso scappare di casa… mi serve una scusa valida per andarmene…”
“Non dovrai scappare, sei maggiorenne, puoi andare dove vuoi e quando vuoi.”
“Si ma che cosa faccio? Se dico che vengo a vivere con te sorgeranno delle complicazioni, se la prenderanno con te e cercheranno di farti del male e io non voglio che te ne facciano per colpa mia.”
“Ti preoccupi per me?”
“Certo.”
“Non sei proprio cambiato: sempre pronto a sacrificarti pe gli altri, sempre a pensare agli altri pima di te; certo nonostante siamo stati lontani sembra che ti abbia cresciuto io.”
“In effetti è stato così.”
“Senti. C’è un lavoro molto interessante vicino a me a Santa Barbara; tu hai studiato come informatico giusto?”
“Certo.”
“Ecco cosa succederà; tu troverai il lavoro a Los Angeles presso un negozio Apple”
“Un negozio Apple?” esclamai io con meraviglia. Il sogno di ogni informatico è lavorare in un negozio Apple…
“Si. Ho conoscenze anche lì. Troverai un offerta di lavoro, farai domanda e dirai di dovertene andare per questo lavoro perché è a Santa Barbara troppo distante da Santa Monica. Dirai di aver trovato un appartamento, te ne darò uno mio, è un appartamento che uso solo per le feste ma è anni che non n organizzo più, lo arrederemo e rimarrà tuo ma tu verrai a vivere con me. Comunque quell’appartamento rimarrà a tua disposizione così nel caso che ai tuoi genitori verrà voglia di fare un controllo beh ce l’avrai sempre a dsposizione no?”
“Loro non sono i miei genitori e il giorno in cui me ne andrò da casa loro non dovrò più rendere conto a loro in nessuno modo e non avranno più niente da controllare.”
“Arkam? Senti ti hanno dato da mangiare vero? Ti hanno dato un’istruzione? Ti hanno dato dei vestiti?”
“Si!”
“Forse non sono stati grandiosi, ma sono sicuro che non ti hanno mai fatto mancare niente, quindi non essere ingrato e mantieni un minimo di contatto.”
“Ok Michael. Hai ragione. Ma per me il mio papà sei tu, loro non sono i miei genitori.”

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


  • Mi fissò intensamente, quegli occhi scuri trasmettevano dolore, sofferenza, paura e tristezza. Poi la sua espressione cambiò e mi disse:
“Torniamo a noi. Come ti stavo dicendo io amo voi in modo incondizionato e voglio che siate sempre felici. Tu nonostante, sia stato il più lontano da me fisicamente sei quello che sento vicino maggiormente perché abbiamo gli stessi modi di pensare e di ragionare, condividiamo molti lati del carattere ed è per questo che è a te che affido questo incarico così grande. Voglio che tu ti prenda cura di tutti loro, so che se dovessi lasciarli tutti soffrirebbero molto, ma… c’uno di loro che soffrirebbe più degli altri e che non so se potrebbe sopportare la mia morte.”
“Chi è?”
“Kerry! Vedi lei è molto attaccata a me, mi usa come suo punto di riferimento, sembra la più forte, ma è quella che ha più bisogno di essere amata, sostenuta, coccolata e protetta e mi dice sempre: non morire mai, preferisco morire prima io di te Michael, se muori tu muoio anche io. All’inizio pensavo che lo dicesse come lo dicono molte persone, ma vedi quando sono stato male e mi hanno ricoverato all’ospedale ho saputo da Lola che lei non mangiava più, non dormiva più, non si dava pace, piangeva, aveva la febbre alta e le medicine non servivano a niente, era debole e lo psicologo da cui la portai una volta guarito mi disse che si era ripresa solo perché mi ero ripreso io altrimenti, si sarebbe lasciata morire con me. Da quel giorno ho avuto questa preoccupazione, lo psicologo mi ha spiegato che lei è come dipendente da me, mi vede come il suo eroe, il suo salvatore, il suo modello di vita e non accetterebbe la mia scomparsa. Ecco perchè voglio che tu ti prenda cura di tutti, ma in particolare di lei.”
“Michael… dimentichi che io avrò il mio dolore…”
“So anche questo, ma so che tu ce la farai, tu sei quello di tutti quanti che mi assomiglia di più e quindi penso che Kerry potrebbe trovare conforto nella tua vicinanza.”
“Se è questo di cui sei convinto Michael, farò come mi hai chiesto.”
Michael mi abbracciò e poi mi disse: “Mi hai reso fiero di te ancora una volta, ecco perché sei l’unico degno di possedere questa.” Così dicendo mi mise al collo un laccetto di stoffa con appesa una pietra nera lunga e stretta con sopra una bordatura argentata, ricordava vagamente la forma di una spada e mi disse: “Questo sarà il simbolo della mia eterna approvazione e del mio eterno sostegno.”
La guardai prendendo in mano il ciondolo ancora sbigottito per ciò che era successo. “Michael non posso accettarlo. Questo è il tuo ciondolo, non l’ha mai dato a nessuno.”
“E con ciò perché non avevo ancora trovato a chi darlo, ora si, è tua figlio mio.”-
Mentre Misael narrava il racconto lacrime copiose scendevano sul suo viso.
“Sei pronta Nancy?” chiese lui: “Ora viene la parte in cui dovrai essere forte.”
Nancy fece come quando aveva sempre fatto si strinse in una specie di auto abbraccio circondandosi il petto con le braccia, era il modo migliore per trovare forza.
  • “Arkam…” solo lui mi chiamava così continuò Misael: “Senti. Io sono contento di averti visto. Ti devo dire un’ultima cosa.” Mi mostrò un cofanetto scuro e mi disse: “Questo vorrei darlo a Kerry il giorno in cui si diplomerà cioè tra un anno. L’ho preparato per lei, io sono molto sbadato e non sono bravo a nascondere le cose, c’è troppa gente che facendomi pulizia in camera potrebbe trovarlo. Tienilo tu! Lo daremo a Kerry il giorno del suo diploma, lei dovrà riceverlo quel giorno… qualsiasi cosa accada…” poi mi guardò serio e ripeté a voce bassa: “Qualsiasi!”

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Capitolo 42
*** capitolo 42 ***


Finsi di non capire a cosa si riferisse la parola “qualsiasi” perché mi faceva troppo male; ma capì perfettamente; perché mi parlava come se avesse dovuto morire a breve? Perché mi stava dando tutti qugli incarichi? Perché mi chiedeva una cosa simile? Io non conoscevo i miei “fratelli”. Nonostante tutto cercai di mantenere calma e sangue freddo; lui l’aveva fatto in momenti orribili per risparmiarmi la sofferenza per quale motivo non avrei dovuto farlo io per lui?
Presi il cofanetto e dissi: “Te lo prometto.”
Nancy strinse gli occhi per ricacciare indietro le lacrime a forza. Com’era possibile? No! Era stata Lola a dirle del cofanetto che non aveva nemmeno voluto aprire, l’aveva scaraventato nella spazzatura per non rivederlo mai più; non avrebbe potuto sopportare qualche confessione di Michael che magari gli aveva tenuto nascosto per tutta la vita, è vero che quel video era stato fatto solo per il suo diploma non era un video che Michael aveva girato allo scopo di farglielo avere solo dopo la sua morte… ma aveva paura.
Misael infilò la mano nel marsupio, gli allungò qualcosa avvolto in un panno rosso le lo guardò, lo prese e scostò il panno: il cofanetto. Una lacrima le cadde dagli occhi…
“Kerry?” Misael le prese le mani: “Non sei costretta a farlo se non vuoi; ma ho il dovere di informarti che Michael lo avrebbe voluto.” Kerry strizzò gli occhi una, due, tre, quattro, cinque, sei lacrime di seguito… strinse Misael che l’abbracciò accarezzandole la testa e poi disse:
“Michael ha sofferto tanto per proteggermi, io ora rischierò di soffrire per fare felice lui… Lo guarderò! Ora!”
“Vuoi rimanere sola?” chiese Misael.
“No. Vorrei tu rimanessi qui, in modo da darmi sosegno.”
“Kerry… nessuno ha mai visto quel video… potrebbe esserci qualcosa che Michael vorrebbe dire solo a te, sei sicura che io possa rimanere?”
“Si. Non c’è niente che non dividerei con te, mi hai dato prova di meritare la mia completa fiducia.”
Kerry aprì il cofanetto: un tonfo al cuore! Aveva il suo profumo, Kerry sapeva che non era a caso, tra l’altro era lo stesso che aveva Misael.
Un bigliettino color oro. “Mia dolce piccola Kerry, eccoti questo piccolo pensiero per festeggiare il tuo diploma. Vorrei darti molto di più, perché tu meriti molto di più, ma purtroppo non posso, no… perché tu sei troppo… per chiunque viva su questa terra… ecco perché dovrai accontentarti. Grazie per tutto quello che fai per me, sono onorato di averti al mio fianco come figlia. Ora basta lagne e goditi lo spettacolo.”
Kerry continuò a piangere dopo aver letto quelle parole, le sembrava di vedere il viso di Michael che sorrideva dicendo quelle parole, era così dolce, il solito Michael: umile, dolce, spontaneo, semplice, chiaro e timido; le lacrime aumentarono: lui considerava un onore averla vicino?
Kerry introdusse il cd nel computer… il cuore batteva così forte… cliccò sull’icona del disco rimovibile e un filmato iniziò a riprodursi: era Michael! Seduto su una sedia nella casa a Neverland: la loro casa! Aveva una camicia rossa e dei pantaloni neri stretti di pelle, i suoi mocassini lucidi; i suoi dolci ricciolini d’ebano le ricadevano sulle spalle e sulla fronte; aveva gli occhi felici, limpidi e dolci, la bocca carnosa color pesca, il nasino a patatina e il suo corpo fantastico, snello, ma con le curve al posto giusto, tonico slanciato: com’era alto! Anche da seduto aveva una bella presenza… era stupendo! Qualcuno stava riprendendo con una telecamera… qualcuno con cui Michael stava parlando…
“Un po’ più a destra… un po’ più a sinistra...”
La telecamera si avvicinò e la misteriosa voce disse:
“Facci sognare Michael… facci uno sguardo sexy!”
Michael arrossì dicendo: “Dai non fare lo scemo!” disse ridendo dolcemente poi diventando serio ma sempre in modo gentile e delicato disse: “E’ una cosa seria!”
“Va bene Michael, va bene… siamo pronti!”
 
 
 
 

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***


Michael respirò profondamente, poi disse:
“Se state vedendo questo video ritenetevi fortunati, perché vuole dire che state festeggiando il giorno speciale di una persona molto speciale, forse la più speciale che esista sulla faccia della terra, anzi, togliamo il forse… già perché questo video è  per lei e se lo state vedendo vuol dire che vi sta consentendo di guardarlo con lei perché non posso immaginare altri motivi tipo : che l’avete rubato, che lo state guardando di nascosto o che lo state guardando senza il suo permesso… ci siamo capiti? Non fareste mai una cosa così vero? Voglio credere che io stia blaterando senza un motivo, ma non si sa mai se qualcuno in un attimo di pazzia lo stesse facendo questo è il momento in cui potete ancora tornare indietro… Ora passiamo alle cose importanti… Il motivo per cui sto facendo questo video è molto semplice: voglio fare un regalo a una delle persone più speciali della mia vita: Kerry! Chi è? Beh… potremmo parlarne per ora è una ragazza intelligente, dolce, buona, sensibile, emotiva, golosa, simpatica, generosa, con energia da vendere, molto positiva, piena di vita, innocente, pura, limpida genuina, molto molto bella e veramente non so che specie di spettacolare creatura sia… un angelo, una principessa del mondo delle favole, una fatina… è qualcosa che comunque è troppo bello per appartenere questa terra.” I singhiozzi diventarono sempre più rumorosi e profondi… quanto le era mancata quella voce, quelle parole, quella tenerezza, quella dolcezza, quel dolce sorriso, quella sincerità disarmante….
“E’ una ragazza davvero speciale e da quando la conosco la mia vita è cambiata, ho dieci figli e ognuno di loro mi ha cambiato la vita in meglio in qualche modo, Kerry l’ha fatto insegnandomi ogni giorno qualcosa di nuovo senza parlare, dandomi piccole lezioni di vita preziose come nulla lo possa essere. Guardandola si può capire quanto forte e fragile, quanto dolce e dura, quanto bella e modesta, quanto sensibile e coraggiosa, quanto triste e ottimista può essere una persona; lei è una contraddizione unica, in lei sono presenti un sacco di qualità opposte che sono quasi complementari e formano una creatura direi… angelica. Ho sempre creduto nel detto “ognuno ha quello che si merita”, ma da quando ho trovato lei ho capito che non è così; a volte nella nostra vita capitano dei miracoli, cosa sono i miracoli? I miracoli sono quello cose che accadono per darci qualcosa che non potremmo mai ottenere con le nostre forze e che comunque non meritiamo… Ecco Kerry è stata un miracolo. Ogni volta che la guardo negli occhi vedo le cose più magnifiche. A volte mi fa impressione il modo sbalorditivo in cui mi somiglia e non so mai se devo pensare che sia io che sti cambiando lei, se è lei che abbia cambiato a me o se ci siamo cambiati a vicenda… In ogni caso preferisco pensare che sia io ad assomigliare a lei.”
Kerry premette il tasto pausa senza nemmeno capire come faceva a vederlo dato che aveva così tante lacrime che i suoi occhi non potevano nemmeno essere visti.
Misael l’abbracciò con stretta decisa in modo che Kerry sentisse che le era vicino; Kerry si sfogò e poi dopo cinque minuti buoni di pianto premette il tasto play per continuare.
“E ora… veniamo al punto. Questa è solo l’introduzione, il resto del video non è fatto di parole perché quelle non basterebbero mai, è fato di foto, video, canzoni perché questi sono i nostri ricordi più belli e non c’è modo migliore Kerry per dirti quanto ti amo e come questi momenti con te sono stati speciali e preziosi. Posso solo ricordateli con questo video, ma sappi che nei miei ricordi sono ancora più straordinari se possibile… Ti amo Kerry… non scordartelo mai…” Michael aveva gli occhi lucidi e le cadde una lacrima.
Poi partì una canzone dolcissima: la sua preferita, quella che cantava sempre a Kerry quando non riusciva a dormire: Someone in the dark, e c’erano sprazzi di video, foto, riprese durante grigliate, feste, momenti divertenti a casa, pre e post concerto… Kerry non poté fare altro che guardare quelle foto con gli occhi pieni di lacrime, felicità, dolore e malinconia, ma soprattutto nostalgia… quei momenti non sarebbero tornati mai più e lei lo sapeva poteva solo ricordarli e conservarli sempre nel suo cuore. Il filmato durò per più di mezz’ora, cosa poteva farle più male? Giornate di sole a Neverland, grigliate, feste d’estate, vacanze fantastiche in parchi di divertimenti, spiagge esotiche, montagne innevate, dietro le quinte dei concerti di Michael, i momenti dolci a casa con Michael… no, era stupendo e quando una cosa è troppo stupenda ti fa soffrire… soprattutto se sai che non potrai mai più riaverla. Alla fine del video dopo l’ultima foto passò una slide “Kerry + Michael  28 luglio 1984 – Forever”  28 luglio 1984! La data in cui l’aveva adottata e per sempre… Poi ricomparve Michael: “Ti amo Kerry! So già cosa ti stai chiedendo, ricordati che la mia risposta è sempre quella di cinque anni fa!” Michael mandò un bacio e strizzò l’occhio; il filmato era finito, il computer espulse da solo il cd; il volto di Kerry era pieno di lacrime e… anche quello di Misael.

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


Calò il silenzio, il buio regnava in casa il computer andò in standby e lo schermo diventò nero. I ragazzi si guardarono osservando i loro volti rigati dalle lacrime; si guardarono senza dire nulla. Misael avrebbe voluto chiedere a Kerry quale domanda lei si stava facendo e qual era la risposta di Michael, ma non poteva non ne aveva il coraggio! Certamente non era quello il momento adatto per certi interrogativi. Per Kerry vedere quel video era stato bello quanto duro, amava Michael e non come un padre…
Lei si asciugò le lacrime per poi riprende a piangere in modo ancora più forte di prima… Misael si fece forza e disse:
“Non credo che ci sia nulla da dire, Michael avrebbe voluto che ecco insomma…”
“Cosa?”                                                                             
“Lui avrebbe voluto che nel caso fosse morto… ecco noi fossimo rimasti tutti insieme, come fossimo fratelli sotto lo stesso tetto. Ma… parleremo un altro giorno di questo, hai avuto tante emozioni oggi e hai sofferto tanto.” Disse abbracciandola, poi le strofinò il braccio e gli diede un bacio sulla fronte: “Hai sofferto molto con questo video e chissà quanti ricordi ti affollano la testa, sei confusa, spaventata e triste…”
Lei sussurrò: “Grazie di essere qua con me, la tua presenza è molto importante, indispensabile direi. Sto molto male, ma starei ancora peggio se non ci fossi tu.”
“Sono qua per questo, io ci sarò sempre vicino a te, non mi perderai.”
“Lo spero, mi hai salato, Michael mi ha salvato una volta, ma tu mi hai salvato la seconda… insomma, ora che lui non c’è più, sento che… tu sei la persona su cui posso contare di più.”
“Certo…” Misael le accarezzò i capelli, le 4... “Sarebbe meglio se andiamo a dormire, sono le 4 e domani non dovremmo lavorare, ma comunque dovevamo stare insieme no?”
“Si.”
“Beh… io vado a casa.”
“No Mimi!”
“Cosa?”
“Non andartene! Stai da me a dormire, c’ è una camera libera! Quella degli ospiti è libera. E’ tardi… non puoi prendere adesso la macchina. Devi camminare al buio e guidare a quest’ora.”
“Non preoccuparti. Ho bisogno di andare a casa, fare una doccia, mettere il mio pigiama e andare a dormire.”
“Puoi farla qui la doccia, e puoi cambiarti da me, io ho un sacco… di pigiami.”
“Ma sono tuoi…”
“No li ho…sono… i suoi… ho anche i suoi vestiti!”
“Ma no non è il caso.”
“Ti prego. Rimani da me.”
Forse sarebbe stato meglio, da una parte, era meglio non lasciarla sola, aveva avuto una giornata dura, molto dura ed era importante per lei avere qualcuno su cui contare lì vicino nella stanza accanto.
“Ok! Andrò a farmi la doccia allora e… mi darai un pigiama?”
“Certo. Vado a prenderlo e te lo lascio fuori dal bagno.”
Misael entrò nella doccia e l’acqua tiepida gli scorreva sulla pelle dolcemente nel giro di un quarto d’ora aveva finito di lavarsi, si avvolse nell’accappatoio e uscì, Kerry gli aveva lasciato il pigiama, maglia grigia a maniche lunghe, pantaloni blu con linee bianche che formavano dei quadretti. Misael si infilò nel pigiama… nel frattempo Kerry si era fatta la docci nell’altro bagno e aveva indossato il pigiama, disse: “Ti mostro la stanza!”
Misael la seguì, era una stanza spaziosa, con un letto a una piazza e mezzo, parete azzurra.
“Com’è?”
“Fantastica!”
“Dì la verità!”
“E’ vero! Letto a una piazza e mezza, parete azzurra, stanza spaziosa… Perfetto!”
“Bene… se ti serve qualcosa io sono qua accanto!”
“Ok grazie! Buonanotte!” disse Misael dandole un bacio sulla guancia.
Misael si sdraiò e guardò il soffitto stanco, ma soddisfatto: aveva fatto il suo dovere finalmente.
Kerry pensò a Michael, scivolò nel suo letto, chiuse gli occhi e s’immaginò Michael che l’abbracciava dolcemente, Michael… il suo amore… il suo dolce re.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


Verso le cinque del mattino Misael si sentì tirare per una manica, si girò: era Malakai che lo stava chiamando; si girò su un fianco stropicciandosi gli occhi, poi guardò la sveglia: le cinque. Si voltò nuovamente dalla parte di Malakai, dallo stipite sinistro della porta sbucavano altre testoline addormentate.
“Che c’è ragazzi?” chiese nel sonno.        
“C’è il temporale.” Disse Malakai.
“State tranquilli, non c’è d’avere paura, è una cosa normale una scarica atmosferica! Domani vi spiegherò come funziona, ora andate a letto.”
“No. Abbiamo paura.”
Willies si avvicinò supplicando: “Ti prego vieni a dormire con noi.”
Misael era spiazzato beh, si voleva molto bene a quei bambini, ma lui si muoveva nel sonno, aveva bisogno di essere libero, solo nel letto e poi… non era sicuro che fosse una buona idea.
“Ragazzi, sono le cinque tra poco sarà giorno, non potete tornare a letto domani mattina vi verrò a svegliare e vi leggerò una storia…”
Entrarono tutti nella stanza e lo supplicarono in coro: “Ti preegoooo!”
Senza farlo rispondere gli avevano già tolto le coperte, l’avevano già fatto alzare e lui stava camminando “trasportato” da loro verso la loro stanza.
“E va bene!” disse come se avesse ancora il potere di decidere.
“Ma voglio dormire chiaro?”
“Certo!”
Erano così contenti. Arrivarono davanti al letto e lo fecero sdraiare in mezzo: era così grande quel letto, era la prima volte che Misael ne vedeva uno così grande: era a sei piazze! Ci sarebbe stato chiunque. I Bambini si accoccolarono lungo i suoi fianchi, le sue gambe, le sue braccia e litigavano per chi gli stava più vicino. Quando tutti si furono sistemati si addormentarono. Che atmosfera dolce! Che tepore! Com’erano teneri e innocenti. Desirè che era abbracciata al suo braccio le diede un bacio sulla guancia e le disse: “Ti voglio bene Misael!”
I suoi occhi diventarono umidi, quanto amore stava ricevendo in quel momento… l’aveva sempre e solo sognato. Si addormentò dolcemente pensando che Michael significasse anche quello.
 
 
 
 
 

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Capitolo 46
*** capitolo 46 ***


Misael venne svegliato da un tocco gentile sulla spalla, aprì gli occhi e si trovò sommerso da quei piccoli corpi, davanti a lui il viso di Kerry che sorrideva:
"Vedo che sta notte hai avuto compagnia." disse sottovoce.
"Già, mi hanno trascinato qui. Mi hanno preso nel dormiveglia, volevano dormissi con loro e mi hanno trascinato qui, avevano paura del temporale,"
"Oh certo, immagino come hanno dovuto pregarti, credo proprio che tu ti sia sacrificato vero?"
Misael sorrise e guardò Kerry, era già perfettamente truccata e pettinata e accidenti! Era vestita come Michael: indossava dei pantaloni neri e una giacca in stile militare nera metallizzata con bottoncini e spalline argento.
"Vieni a fare colazione?" chiese Kerry.
Misael continuò a fissarla dolcemente: certo che gli assomigliava, gli occhi truccati di nero, un ricciolino ribella le cadeva sulla fronte, lo sguardo penetrante, il sorriso dolce e sincero e le esprssioni, la camminata: troppe cose! Com'era possibile che una persona assomigliasse così tanto ad un' altra senza avere legami di sangue?
Kerry si accorse della meraviglia negli occhi di Misael mentre la scrutava e chiese:
"Tutto bene?"
Senza smettere di fissarla lui disse: "Si! E' solo che...che..."
"Cosa?"
"Gli somigli così tanto!"
"A chi?"
"A Michael?"
"Dici davvero?"
"Si! Non dico mai quello che non penso."
Misael aprì la bocca come per dire qualcosa, ma si interruppe subito: non poteva mettergli in testa quel dubbio, era già stata abbastanza scossa in quei giorni: tutte quelle scoperte, quelle ivelazioni sembrava così tranquilla in quel momento, non voleva privarla di quella serenità.
"C'è qualcosa che devi dirmi?"
"Perchè?"
"Per un attimo mi è sembrato che dovessi dirmi qualcosa:.."
"No, no niente." Kerry lo fissò scrutandolo per un attimo poi disse:
"Tu vai pure a fare una doccia, senza svegliare i bambini e preparati io scendo a fare colazione. Ah ti ho lasciato lì in bagno i vestiti da mettere, i tuoi li ho messi a lavare."
"E tu? Non devi fare niente in bagno?"
"Io h già fatto, trucco doccia, tutto... ora vai, io penso alla colazione."
"Ok."

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Capitolo 47
*** Capitolo 47 ***


Dopo aver fatto la doccia Misael raggiunse Kerry e i ragazzi in cucina, il tavolo era pieno di dolci, tortine, biscotti e tazze fumanti. Durante la colazione Misael disse: "Ehi ragazzi? Che ne dite se andiamo a casa mia oggi?"
Kerry guardò Misael: "Ma non ci stiamo tutti!"
I ragazzi strillarono in coro coprendo la voce di Kerry: "Siiiiiiiiiiiiii!"
"Ehi, ehi un momento." disse Kerry.
"Eddaidi che ti preoccupi? Non vi porterò nella casa in cui vivo, ma nella mia casetta fuori città. E' molto bella sapete? e potremmo fare il barbecue in giardino!"
Inutile dire che dopo solo mezz'ora erano tutti fuori di casa pronti, vestiti e con le valigie in mano per trascorrere quel weekend fantastico tutti insieme. Metà bambini nella macchina di Kerry e metà nell macchina di Misael contenti ed euforici.Si fermarono in un grande magazzino appena fuori città per comprare tutto ciò che serviva per una grigliata, e dopo aver fatto una mega spesa ripartirono. A mezzogiorno erano arrivati a destinazione, che dire? Una stupenda villa a tre piani fuori New York! A Kerry qel posto risultava così familare e nell'aria si srigionava un profumo così dolce e delicato.
Misael parcheggiò la macchina, prese Kerry in disparte e le disse:
"Preparati alla grossa sorpresa che sto per farti... spero che ti piacerà e che la godrai come io ho sperato."
Kerry seguì Misael nel cortile: stupendo, era una villetta fantastica, immersain quel boschetto tranquillo, vicino ad un laghetto dall'atmosera quasi magica, quel posto gli era così familiare...
entrò in casa con Misael e dopo aver varcato la porta vide nove persone che non vedeva da molto: Naomi, Gianmaria, Giuseppe, Davide, Desirè, Alessandra, Stefano, Lola, Malakai!

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Capitolo 48
*** capitolo 48 ***


Si sentì quasi svenire: tutti i suoi fratelli! Aveva tagliato i contatti con loro perchè le ricordavano Michael troppo! Era troppo duro, no! No! Sentì come nel suo cuore si fossero riaperte tutte quelle ferite che col tempo sembravano essere guarite, come se il sangue avesse ripreso a scorrere a fuoriuscire come fosse un fiume. Vide tutti quanti riuniti: Lola, Gianmaria, Giuseppe, Malakai, Desirè, Alessandra, Davide,Naomi, Luigi poi si girò: Misael, l'undicesimo!!! Ma Michael... Michael non c'era! Era la situazione che lui aveva sempre sognato: i suoi figli adottivi riuniti e lui? Lui non c'era! No! Non c'era! Kerry si coprì gli occhi con le mani e scappò corse fuori in giardino e si rifugiò vicino al laghetto! Si chinò sul laghetto e guardò la sua immagine riflessa nell'acqua, nonostante le lacrime ofuscassero la sua veduta delle cose e l'immagine riflessa nell'acqua fosse frastagliata non potè fare a meo di notare la sua somiglianza con Michael, tempo addietto accorgendosi di quella cosa sarebbe stata la persona più felice della terra, ma ora, distolse subito lo sguardo: le faceva così male! Michael era dappertutto, ma da nessuna parte. Tutto glielo ricordava, ma nulla poteva ridarglielo. Si abbracciò le ginocchia e iniziò a piangere... dopo un po' sentì un tocco gentile sulla spalla. Si girò, era Misael: l'undicesimo.
Come aveva potuto farle questo? Dopo tutto quello che le aveva raccontato, lui si permetteva di farle trovare lì tutti i suoi dieci fraelli compreso lui senza nemmeno avvertirla?
"Va tutto bene." le chiese Misael.
Lei si alzò e senza dire nulla lo fissò e gli tirò uno schiaffo sulla faccia.
Misael si toccò la guancia colpita, gli vennero gli occhi lucidi e con un'espressione incredula chiese con un filo di voce:
"Perchè?"
"Perchè? Mi chiedi anche il perchè?" disse Kerry con lo sguardo pieno di rabbia.
"Ti ho raccontato tutto quello che ho provato, che ho sofferto, che sono scappata da Los Angeles perchè anche l'aria che respiravo mi ricordava Michael, che ho lasciato i miei fratelli perchè me lo ricordano troppo che ci ho messo molto tempo a fare in modo che il dolore si attenuasse e che tutt'ora ci faccio i conti tutte le notti quasi e tu che cosa fai? Senza avvertirmi,senza darmi il minimo preavviso mi fai trovare qui tutti i miei fratelli compreso te."
"Credevo di farti una sopresa gradita! Non di farti del male."
"Sorpresa gradita? Ma mi prendi in giro? Io mi sono fidata di te ti ho detto tutto e ti ho confidato i miei pensieri più reconditi e tu mi hai... mi hai tradito. Da te proprio non me lo aspettavo, non me lo aspettavo! No!"
"Kerry.." disse Misael con un filo di voce: "Io so benissimo che tu di tu spontanea volontà non avresti mai fatto in modo di incontrarti con noi: i tuoi fratelli, capisco che il fatto che tutti quanti compresa te abbiamo preso qualcosa da Michael in tutti questi anni che abbiamo vissuto con lui, che abbiamo un sacco di ricordi con lui ti faccia stare male, ma... non è così che si affrontano le cose. Invece, di rimanere vicino alla tua famiglia nel momento più critico ti si allontanata e isolata, non ti rendi conto che è facendo così che ti sei fatta del male. Hai fatto un sacco di cose per fare in modo che Michael vivesse in te, sei dimagrita, ti trucchi e ti vesti come lui per assomigliargli, mangi le stesse cose, hai adottato dieci bambini perchè ti sei promessa di fare come lui ha fatto con noi, ma in realtà hai trascurato il volere di Michael più importante e cioè... che rimanessimo tutti insieme. Se fosse ancora vivo lui non vorrebbe che fossimo divisi, ma che stessimo tutti insieme e ci sostenessimo anzi, sono sicuro che vorrebbe che vivessimo insieme."
Dopo aver ascoltato quelle parole Kerry si lasciò andare, abracciò Misael e pianse nel suo petto come tante volte aveva desiderato fare tra le braccia di un fratello maggiore. 
"Mi dispiace di aver fatto tutto questo senza avvertirti, ma tu non saresti mai venuta se te lo avessi detto e quindi era necessario farlo. Mi dispiace che tu soffra però..."
Kerry sussurrò tra le lacrime: "Mi... dispiace, mi dispiace Misael... io... io... non volevo colpiri, ne tantomeno... abbandonare la mia famiglia... ti prego perdonami!"
"Non è niente, non è niente Kerry, non preoccuparti. Tranquilla! Il peggio è passato, siamo tutti insieme ora."

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Capitolo 49
*** Capitolo 49 ***


Dopo essersi calmata, Kerry si asciugò le lacrime e disse:
"Hai ragione Misael, dobbiamo stare insieme! Ma non qui! Trasferiamoci a Los Angeles, Santa Barbara, lì c'è Nevarland: 6.000 ettari di parco che Michael ha lasciato in eredità a noi. Cosa facciamo qui? Lì potremmo vivere noi undici fratelli e portarci anche i bambini, come una grande famiglia! Come Michael avrebbe voluto."

"Una cosa per volta! Ora pensiamo a riaffiatarci e andare d'accordo sono anni che non ci vediamo!"
"Certo Misael andiamo di là!"
Appena tornarono in giardino l'atmosfera fu molto accogliente, Giuseppe stava grigliando la carne, Lola faceva avanti e indietro con dei piatti da portata con dentro molte cose e tra i bambini e i fratelli di Kerry si era già creata una bella intesa.
Kerry li guardò, abbracciò Misael e disse:
"Non è buffo che i molti dei miei bambini abbiano i nmi uguale ai vostri? Non ci avevo mai pensato!"
"Già! E' bello!"

Una mese più tardi...

Kerry fissava le sue valigie! Certo che ne aveva di roba. Quando aveva traslocato per la prima volta da Los Angeles a New York certo non aveva tutta uella roba e soprattutto era sola, non doveva pensare al bagaglio di dieci bambini. Di sotto in soggiorno i suoi fratelli stavano trafficando con scatoloni e confezioni per impacchettare tutta la roba! Si sedette sul letto ormai privo delle lenzuola e accarezzo una parete: "Certo che mi mancherà questa casa!" pensò con nostalgia. Iniziò a pensare a tutti i ricordi che portava con sè quell'edificio: era stata la sua casa per dieci anni!
Lola interruppe il suo viaggio nei ricordi:
"Kerry! Ti sbrighi a portare giù le valigie e a liberare il letto dalle rue cose, finchè non lo togli no possiamo caricarlo sul camion!" Lola reggeva uno scatolone ancora da chiudere.
Kerry sorrise: "Certo Lola! Ora vengo scusa."
"Ti mancherà vero?" chiese Lola.
"Cosa?"
"Questa casa! Ti mancherà vero?"
"No... No... In fondo casa significa famiglia, ovunque siate voi è la mia casa, che importaza ha un edificio vale l'altro no?"
"Kerry! Smettila! Non sono scema, so che ti sei affezionata è normale, questa casa è piena di ricordi per te! Ti mancherà lo so..."
"Ok, forse un po', ma non preoccuparti. Sono abituata alla mancanza."
"Non preoccuparti. Non devi venderla, tienila come casa vacanze e ci torneremo d'estate, tanto siamo ricchi!"
"Già!"
Si abbracciarono ridendo come fanno due sorelle.

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Capitolo 50
*** Capitolo 50 ***


L’Aereo sorvolava l’oceano atlantico e Kerry era pensierosa, avrebbe rivisto Los Angeles, la città dove aveva vissuto e poi in seguito perso Michael, avrebbe dovuto prepararsi psicologicamente ad affrontare quel mix struggente di ricordi. Misael e Lola erano vicino a lei e i bimbi erano euforici ed emozionati dato che er la prima volta prendevano l’aereo. Kerry giocherellò con il pollo tenendo in mano la sua forchetta, poi nervosamente mescolò e agitò il suo purè di patate. Misael disse:
“Devi essere proprio giù per non fiondarti su questo pollo speziato e questo eccellente purè di patate, sono la fine del mondo!”
Kerry senza rispondere ingoiò una minuscola forchettata di piselli e carote e poi, mise la forchetta negli spinaci per non riuscire nemmeno  a portarseli alla bocca.
“Hei? Kerry? Che c’è?”
“Niente niente!”
“Non è vero! C’è qualcosa che ti preoccupa vero?”
“Non sono preoccupata!” disse Kerry spazientita.
“Soffri l’aereo?”
“No Misael! Non soffro l’aereo, sto bene finché siamo in volo, ciò che mi spaventa è quanto toccheremo la terra ferma!”
“Come?” chiese Misael non capendo.
“Non so che reazione avrò, in fondo da Los Angeles sono scappata perché soffrivo dato che tutto mi ricordava Michael, e ora sto tornando non solo a Los Angeles, ma addirittura a Neverland!”
“Ti capisco Kerry! Anche se sicuramente per te è diverso, anch’io sono un po’ emozionato, ma devi pensare a questo… nulla che ha a che fare con Michael ti farà mai male, tu da lui hai avuto solo del bene in vita e continuerai ad averlo anche ora che non c’è più dai suoi ricordi e da ciò che di lui ti rimane.”
Si abbracciarono.
“Grazie Misael, sei proprio un fratello fantastico!”
“Non mangi qualcosa?
“No, non ho fame! Berrò solo il mio succo!”
“Vuoi tu la mia porzione?”
“Sicura che non vuoi più niente?”
“No. Io sto bene così! Mangiala tu sennò poi avanzo tutto nel piatto.”
Misael mangiò anche la porzione di Kerry, Kerry sorseggiò il succo guardandolo mangiare.
Quando Misael ebbe finito la Hostess passò vicino a loro dicendo: “Vi è piaciuto il pranzo?”
“Ottimo!” Rispose Misael sorridendo.
“Certo che si!” rispose Kerry.
“Posso tentarvi con un dolce?”
“Cosa c’è?” chiese Misael
“Tartufo nero, tartufo bianco, meringata, tiramisù, profitteroles, foresta nera, coockies, apple pie di mele con crema pasticciera e panna cotta.”
Kerry guardò Misael, sapeva assolutamente cosa stava per dire anche se sperava che non lo facesse.
“Me li può portare tutti?” la hostess rimase scioccata e Kerry lo guardò un po’ imbarazzata.
“Tutti?” chiese la hostess.
“Si, li voglio mangiare tutti, me lo diceva sta mattina che sono freschi e alla sera ci sono dolci diversi rispetto a mezzogiorno non vorrei che sta sera cambiano  e io non li ho mangiati. Li voglio tutti.”
La hostess tornò con un vassoio pieno di dolci, lo diede a Misael che si fiondò sui dolci e le disse:
“Grazie! Le darò una mancia alla fine.”
“Non cambi proprio mai.” Ridacchiò Kerry.

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Capitolo 51
*** Capitolo 51 ***


L’Aereo atterrò dopo parecchie ore; a Kerry venne un tonfo al cuore. Scese dall’aereo seguita dai bambini euforici; respirò quell’aria dolce, secca e temperata, tipica del tardo pomeriggio californiano. Appena raggiunto l’aeroporto i ragazzi si fiondarono a recuperare le loro valigie. Mentre stavano finendo di recuperare le valigie nella sala iniziò a esserci un brusio che li preoccupò, avevano anche visto alcuni flash sospetti; la gente li aveva riconosciuti e probabilmente qualche giornalista o paparazzo aveva approfittato dell’occasione, prima che la situazione degenerasse i ragazzi si affrettarono a raggiungere il pulmino che avevano affittato. Caricarono le valigie e ci salirono sopra, dopo aver fatto un breve controllo dei presenti, soprattutto i bambini partirono a tutta velocità verso un luogo ben preciso: Santa Barbara, 5225, Figueroa Mountain Rd., Los Olivos - CA 93441 U.S.A.

Era ormai sera, da quasi un’ora i ragazzi sfrecciavano sul pulmino; Kerry guardava fuori dal finestrino, il cielo imbruniva dolcemente diventando di un delicato blu chiaro, iniziavano a spuntare le prime stelle, dietro le montagne stava sorgendo la luna, in fondo all’autostrada si vedevano un sacco di giostre illuminate: probabilmente di un luna park; all’orizzonte il sole tramontava. Kerry era pensierosa, la nostalgia la pervadeva già, ma doveva essere forte: come sempre!
Ore 20:00 la sera era ormai calata, le stelle erano tutte esposte in cielo e la luna sovrastava il grande blu. Il pulmino si fermò e aprì le porte. Kerry inspirò profondamente, l’adrenalina era al massimo, l’emozione le invadeva tutto il corpo. I suoi fratelli e i suoi figli uscirono come se nulla fosse, lei si strinse nelle spalle, ricacciò indietro le lacrime, respirò profondamente e sussurrò: ci siamo.
Mise un piede fuori dal pulmino, poi l’altro, scese i due scalini. Mise i piedi per terra girò intorno al pulmino per arrivare dalla parte opposta ed ecco! Davanti a lei c’era un cancello nero grandissimo, pieno di rifiniture  decorazioni dorate. Al centro un leone e un cavallo poggiavano su un circolo che avrebbe dovuto rappresentare un pianeta e sotto al pianeta c’era un serpente, tutto il resto del cancello era pieno di decorazioni dorate. In alto una scritta dorata a lettere cubitali lo sovrastava, una semplice parola di nove lettere: NEVERLAND!!!!

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Capitolo 52
*** Capitolo 52 ***


Una volta varcato il cancello Kerry sentì che i suoi ricordi la schiacciavano come una pesante incudine quell'aria piena di dolcezza, di amore e di ricordi bellissimi gravva su di lei come un'incudine. Un uoo distinto li accolse dicendo: " Signorini, vi accompagno alla vostra residence, sono Math guardia del corpo, amico e maggiordomo di mr.Jackson. Posso avere l'onore di accompagnarvi?" Dopo due minuti tutti si ritrovarono in un Limousine nera diretta alla casa di Michael chiamata da tutti i visitatori di Neverland "il castello"o "la reggia del re". Dopo quindici minuti la macchina parcheggiò davanti alla casa di Michael. Kerry si guardò in giro: "Riuscirò a non affondare?" Sapeva cosa dovea fare! L'aveva fatto molte volte, avrebbe finto serenità e pace e poi appena possibile si sarebbe sfogata. Era un po' fuori allenamento infatti, era un po' che non era costretta a fingere, a trattenere, a nascondere.

Entrò in casa seguendo il maggiordomo che disse: "Sistematevi pure, l'ho pulita e riordinata e poi... insomma, più tardi vi dovrò parlare di una cosa."
Lola disse a Kerry: "Non lo trovi fantastico! E' incredibile, siamo a Neverland!"
Kerry rispose con un entusiasmo molto convincente: "Devo ancora prendere coscienza, ehi! Ehi! Devo andare a vedere una cosa fuori! Tu  esplora la casa io devo controllare una cosa!"

Kerry uscì di casa, tutti erano dentro e i bimbi erano già rapiti dal grande spazio verde, Kerry li sentì fantasticare su dove e come avrebbeo voluto mettere le giostre. 
Senza accorgersene si ritrovò su "il sentiero che non c'è", si incamminò seguendo il percorso: a differenza di tutto il resto del parco quello non era cambiato! Aveva percorso un sacco di volte quel sentiero per mano a Michael che gli raccontava che in fondo al seniero c'era un laghetto dove poteva buttare un sassolino ed esprimere un desiderio e questo si sarebbe avverato sicuramente. In realtà non era vero o forse doveva essere successo qualcosa perchè tutti i giorni Michael la portava in quel laghetto e lei buttava l sassolino e poi esprimeva segretamente il desiderio di rimanere con MIchael per sempre, poi quando Michael gli chiedeva che desiderio aveva espresso si inventava un sacco di cose: un pony! Un gelato grande! Una stella col suo nome! In realtà aveva sempre avuto il sospetto che mIchael non ci credesse e facesse semplicemente finta di nulla. Era solo quando aveva 15 anni con l'arrivo del ciclo mestruale che dopo averlo detto a Michael, le aveva anche confessato il suo segreto e cioè che il desiderio che esprimeva tutti i giorni era di averlo sempre vicino, perchè non c'era nulla d'altro che poteva desiderare.

Pensando a tutto ciò era arrivata al laghetto, quei ricordi la portarono ad accasciarsi per terra, abbracciare le sue ginocchia e piangere violentemente. I suoi occhi erano così offuscati dalle lacrime che non era più in grado di vedere la sua immagine riflessa nel laghetto e nemmeno distinguere le forme intorno a lei.
"MICHAEEEEEEL! PERCHE' MI HAI ABBANDONATO? PERCHE'? MI AVEVI DETTO CHE MI SARESTI STATO SEMPRE VICINO! MICHAEEEEEEL!"
Pianse forse tutte le lacrime che aveva, buttò un sassolino nel laghetto e disse fra sè :" Stupido lago... sen funzioni fa che Michael torni qui! Se no vai al diavolo!"
Dopo essesi distesa per terra e aver aspettato che il vento le asciugasse le lacrime si calmò. E fissò il cielo. Dopo poco tempo si tirò su,rinfrescandosi la faccia nel laghetto, pulito come allora. Le sembrava di aver pianto così tanto da aver alzato il livello dell'acqua del laghetto.

Dopo aver lasciato che l'aria e asciugasse il viso sentì un tocco gentile sulla spalla: era un cameriere! Aveva la pelle scura e un simpatico accento latino americano.
"Mi chiamo Josè sono uno dei camerieri personali di lei e dei suoi fratelli signorina! La stanno cercando preoccupati da un po' e la stanno aspettando per prendere l'aperitivo. Inoltre mi hanno chiesto di avvertirla che avete un ospite questa sera!"

"Chi è?" chiese Kerry impaziente.

"Sarà meglio che mi segua e si vada a preparare per ricevere il suo ospite."

Kerry seguì il cameriere, arrivò nel portico sotto casa dove i suoi fratelli si tranquillizarono nel vederlo.
Lola la seguì in casa:
"Questa è la tua camera! Te l'ho preparata e sapevo che avresti pianto al laghetto appena arrivata e quindi ho deciso di lasciarti un regalino per tirarti su!"
"Pianto al laghetto... ma che dici?"
"Kerry, dovresti smetterla di negare quello che ti dico, sarebbe meglio ringraziarmi e basta che ne dici?"
"Grazie Lola." disse abbracciandola.
Si recò in bagno facendosi la doccia velocemente, uscì dal bagno con l'asciugamano avvolto intorno al corpo.
Si asciugò e dopo essersi infilata mutande e reggiseno scartò il regalo di lola: la camicia nera di pizzo che Michael aveva usato in You are not alone. Era la sua! Aveva il suo profumo. 
Indossò una canottiera nera poi mise sopra la camicia nera di pizzo, scelse un jeans stretto e degli stivaletti neri, il tutto abbinato da una cintura nera e borchiata.
Truccò gli occhi di nero, indossò i suoi braccialetti e la sua solita collana e si preparò a scendere... chissà chi era questo misterioso ospite? Non aveva proprio voglia di fare l'amicona quella sera. Avrebbe solo voluto dormire e svegliarsi il giorno dopo con accanto Michael. Ma no! Doveva essere cordiale con qualcuno che nemmeno conosceva!

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Capitolo 53
*** capitolo 53 ***


Scese le scale quasi trascinandosi tenendosi al corrimano di legno nero. La porta era aperta sul cortile e i suoi fratelli stavano in cerchio festosi parlando con una persona che coprivano con la loro presenza e che quindi lei non riusciva a vedere. SI avvicinò timidamente e udì nell'aria una risata magica, che in pochi secondi gli provocò la pelle d'oca, gli occhi lucidi e il batticuore. Nessuna risata gli aveva mai fatto quel'effetto, mai... solo una. I suoi fratelli si spostarono e gli mancò il fiato! 

Un bellissimo ragazzo dai lineamenti fini e mascolini, con la pelle color caramello la stava fissando! Accipicchia! Era la fotocopia di Michael. Aveva gli occhi neri e penetranti, profondi ed estramamente dolci, con quel tocco sempre malinconico nello sguardo. Le sopracciglia nere, spesse a forma di ali di rondine, le ciglia lunghe, il naso "patatoso" proprio come quello di Michael, la bocca carnosa e a con una forma bellissima. Un espressione dolce, dei contorni così esotici. Aveva i capelli neri e ricci, quasi boccolosi raccolti in una specie di coda disordinata che permetteva a qualche ricciolo indisciplinato di cadere sul suo viso. Alto, fisico tonico, abbastanza magro, ma non troppo! Spalle larghe. Indossava una camicia nera un po' sbottonata sul petto e un jeans scuro e dei mocassini lucidi. I suoi fratelli la fissavano: era calato il silenzio, si alzò dalla sua sedia andò verso di lei, le sorrise: le sembrò di essere abbagliata dal sole, che sorriso perfetto! Le tese la mano, nonostante cercasse di nasconderlo notava in lui un'insicurezza che contribuiva a renderlo ancora più dolce. Le tese la mano: "Piacere io mi chiamo Willies!"

"Piacere io mi chiamo Kerry!" era ipnotizzata! Non ci credeva! Sapeva bene che non poteva essere Michael, non credeva nella reincarnazione e sapeva che non c'era.

"Willies?" 
"Si bravissima!" aveva una voce così timida e dolce, pacata e tranquilla e un modo così affabile, le ricordava Michael più che mai.
Non poteva credere che era lì davvero. Fu la seconda volta nella vita che il cuore si scaldò.

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Capitolo 54
*** Capitolo 54 ***


Lo guardò completamente persa, anche il pofumo le ricordava quella di Michael: orchdea e muschio. Aveva un anello al dito, inutile farsi strane illusioni: era sicuramente impegnato se non già sposato.
Kerry prese il suo bicchiere di aperitivo e iniziò a parlare con Willy che le fece delle domande sulla sua vita privata, le chiese dei bambini, che lavoro faceva e come si era trovata lì.
Parlarono per tutta la sera durante la cena e dopo, le montagne russe si accesero. I suoi fratelli accompagnarono i bambini sulle giostre tranne Lola e Misael che rimasero con Kerry e Willy, poi ad un certo punto Willy disse:
"Andiamo al laghetto, così facciamo una passeggiata digestiva prima delle montagne russe."
Lola disse:
"Io e Misael andiamo già adesso, ma voi andate pure; ci raggiungerete dopo."
Così Lola si allontanò con Misael  e loro invece si avviarono al laghetto.
"Allora?" chiese Willy: "Sei fidanzata immagino?" guardando all'anello che Kerry portava al dito.
"No!"
"Perché porti l'anello?"
"E' stato un regalo. E tu?"
"No, Nemmeno io sono fidanzato, anche il mio anello è stato un regalo."
"Ma tu... come ti chiami di cognome?"
"Jackson! Willy Jackson!"
“Come?”
“Jackson, Willies Jackson! Si; sono nipote di Michael! In realtà siamo cresciuti come fratelli, anzi, ma per me è stato molto di più: un fratello, un amico, forse anche un padre dato che il mio mi ha sempre trascurato, ha solo messo incinta mia madre e basta! Mi dava i soldi, i vestiti, e tutto quello che volevo, ma non è mai stato un padre, né un amico, né un fratello, Michael invece, per me è stato tutto ciò.”
I suoi occhi diventarono lucidi, a Kerry tremò il cuore, e dai suoi occhi scese una lacrima.
“Potrei dire lo stesso di me!” disse Kerry: “Michael è stato l’unico a volermi bene e a significare qualcosa per me.”
Iniziarono a raccontarsi le loro storie. Willies si sedette sul bordo del laghetto in cui si specchiavano le mille luci soprastanti e disse:
“Sono nato nel ’78 a New York in un ospedale dell’Indiana, era una sera fredda e piovosa, sono nato il 31 ottobre: la notte di ogni santi. Mia madre: Jessica aveva solo 18 anni, era una fan dei Jackson five innamorata di mio padre: Jermaine! Da sempre. Io sono frutto di una loro avventura notturna. Quando mia madre seppe di essere incinta di me, voleva abortire e anche Jermaine era d’accordo: non voleva un figlio! Ma Michael non lo permise, disse che mi avrebbe adottato e curato lui e che non avrebbe mai chiesto loro nulla. Inizialmente, non erano d’accordo, poi accettarono. Nel frattempo però il pancione di mia madre cresceva e il nonno se ne accorse, così mia madre fu costretta a parlane con i suoi genitori che dopo essere rimasti sconvolti le dissero che avrebbe dovuto tenermi prendendosi le sue responsabilità e che in casa loro queste cose non dovevano succedere: era inaudito che mia madre desse via il bambino che aveva in grembo! Beh, avrei preferito di si. Sotto l’aspetto economico e materiale sono sempre stato bene, ho avuo la migliore istruzione, i migliori vestiti, i regali più costosi, viaggi e uscite al ristorante, allo zoo, ai lunapark, ho frequentato le migliori scuole! Ma a livello affettivo sono stato molto povero. Per quanto non me lo facesse capire mia mamma mi ha sempre considerato un peso, mio padre l’ho visto una quindicina di volte in tutta la mia vita e solo per poche ore, so soltanto che mi mandava i soldi, e sapevo dov’era e cosa faceva leggendolo dai giornali. Mia madre comunque mi permetteva spesso di andare da Michael e frequentarlo a volte stavo persino un mese da lui, finché quando feci i diciotto anni andai a vivere da lui. Fu un bene per tutti: mia mamma era felice perché era finalmente libra da un peso che non aveva mai voluto, essendo anche tranquilla di avermi lasciato con qualcuno che poteva darmi molto più amore di quello che i aveva dato lei, mio padre Jermaine smise di mandarmi i soldi perché appena trovai un lavoro, aiutato da Michael scrissi una lettera a mio padre dicendogli che da lui non volevo più nemmeno un centesimo! Cos vissi con Michael fino a quando ebbi abbastanza soldi per andare a vivere per conto mio, stetti due anni in un appartamento da solo andavo da Michael tutti i giorni e spesso veniva lui da me. Poi dopo due anni decisi appoggiato completamente da lui di tornare a vivere a Neverland con lui! Non riuscivamo a stare separati, eravamo come fratelli, anzi di più. E tutto andò avanti splendidamente finché dopo un anno in questo parco stupendo Michael decise che voleva adottare dei bambini e portarli con lui a Neverland. Questo m sconvolse, non perché i bambini non mi piacessero, ma perché mi resi conto che da quel momento le cose sarebbero cambiate: Michael non avrebbe più avuto tempo per me, molto meno rispetto a prima! Avrebbe anteposto a me altri affetti e io ero proprio una nota stonata in mezzo a tutti quei bambini. Trovai un università a New York, avrei studiato letteratura dato che mi appassionava molto. Comunicai la decisione a Michael ovviamente dicendogli solo che volevo studiare lontano da casa, fece di tutto per farmi cambiare idea, mi disse che avremmo cercato un università più vicina, io risposi che quella era la più esclusiva e non potevo rinunciare; poi cercò di convincermi a restare con lui che avrebbe pagato per me insegnanti privati facendomi prendere la laurea come privatista e io allora inizia a spiegare che non potevo perché volevo guadagnarmi la laurea con le fatiche di qualsiasi altro ragazzo. Trovò un sacco di modi per convincermi a restare, ma io non cedetti, non lo avrei sopportato: Michael non sarebbe più stato solo per me! Ma avrei dovuto dividerlo con altri dieci bambini, non l’avrei accettato Non ero pronto! Prima avrei fatto la mia esperienza e quando avrei imparato a contare sulle mie sole forze sarei potuto tornare. Credo che Michael avesse capito il vero perché me ne andai anche se io non gliel’ho mai spiegato e credo che ne abbia sofferto, questo a volte mi fa sentire in colpa. Ad ogni modo, mentre studiavo gli telefonavo tutti i giorni e iniziamo a vederci con l videochiamate, mi raccontava dei bambini nuovi che arrivavano di quello che facevano, delle cose che succedevano e che scopriva. Tutte le volte che avevo delle vacanze, chiedevo a Michael se potevamo incontrarci in qualche albergo lì vicino a casa sua e stare insieme qualche giorno, ma non ho mai voluto tornare a Neverland e stare con tutti quei suoi figli adottivi, anche se lui avrebbe voluto tanto: lo so! Ci teneva. Io gli avevo promesso che presa la laurea sarei venuto, ma non riuscì… una notte mentre stavo ripassando le “Eneidi di Virgilio” ricevetti una telefonata da una sua collaboratrice che mi conosceva molto bene, mi chiese di prendere il primo volo e recarmi all’ UCLA medical centre perché Michael era stato ricoverato d’urgenza, quando arrivai era troppo tardi…”

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Capitolo 55
*** capitolo 55 ***


Kerry guardò Willy negli occhi, erano diventati lucidi, e si potevano intravedere le prime tracce di lacrime. Era incredibile! A Kerry incominciò a battere il cuore all’impazzata, quegli occhi, in nome di Dio! Quegli occhi erano… erano… erano quelli di Michael, con la stessa identica espressione di paura, smarrimento, confusione e terrore di essere abbandonato, angoscia, ansia, frustrazione, dolore; gli stessi identici occhi che aveva Michael quella dannata notte, l’ultima espressione che vide sul suo volto prima che esalasse l’ultimo respiro, era arrivata nella camera dell’ospedale solo per assister all’ultimo minuto di vita dell’unico uomo che avesse mai amato.
Le lacrime iniziarono a sgorgare a fiumi dagli occhi di Kerry, quello sguardo la feriva come mille pugnali tutti insieme; riaffiorarono in lei mille ricordi orribili, gli occhi di Michael, lo spavento e l paura che si poteva leggere in essi, le sembrava di poter percepire la mano di Michael che stringeva la sua debolmente per poi dopo qualche secondo, cadere priva di vita, vide il suo corpo morto, lo sguardo incredulo dei medici e dei suoi fratelli. E adesso, doveva vedere quello sguardo anche in Willy, l’unico ragazzo che avrebbe potuto amare.
Willy la guardò mortificato, non capendo il perché di quel pianto improvviso e isterico, pensando che fosse dovuto alla sua storia. Chiese timidamente accarezzando  una spalla a Kerry:
“Che c’è che non va Kerry? Tutto bene? Cosa è successo? Scusa! Non volevo farti piangere!”
Kerry abbraccio il ragazzo e in lacrime disse:
“Non voglio rimanere ancora sola Willy, non lo accetterei. Ti prego stai con me, non mi lasciare, non voglio soffrire ancora; Michael… Michael… mi manca troppo e la sua scomparsa mi ha lasciato la morte nel cuore, ti prego! Non mi abbandonare anche tu… Willy! So che non potrò mai piacerti, né tantomeno amarmi, i miracoli non si ripetono due volte è già un dono averli ricevuti una volta sola. Per nessun motivo un ragazzo come te dovrebbe voler stare con me. Nessuno, nessuno può amare una sciocca orfanella che è incapace, impacciata, inutile, bruttina e cicciottella! Non è possibile che capiti, l’ha fatto Michael e ha sprecato la sua vita con me! L’ha sprecata: mi ha dato il suo amore, il suo cuore, la sua dolcezza, i suoi momenti più belli, ha sofferto e subito per e, al posto mio e io… io non sono nemmeno stata capace di proteggerlo. E’ colpa mia se è morto, se fossi stata con lui non sarebbe successo. Tutti quelli che amano una persona inutile come me hanno tutto da perdere e nulla da guadagnare… ma sappi, che io… io ti amo!”
Willy era in lacrime, abbracciò Kerry senza essere in grado di dire nulla, lei lo strinse forte affondando la sua faccia nel petto del ragazzo, Willy poteva sentire i suoi singhiozzi disperati e la tristezza immensa e Kerry poteva fare lo stesso.
Dopo dieci minuti Willy si calmò e disse:
“Kerry…” si asciugò gli occhi con una mano: “Kerry…” disse ancora debolmente.
“Kerry guardami!” disse più deciso, lei tirò su lo sguardo composto da lacrime e un paio di occhi arrossati dal pianto: “Si!” disse debolmente e con sguardo rassegnato di chi si rende conto di aver fatto una stupidata e di essersi rovinato con le proprie mani.
Trovò la forza di guardare gli occhi languidi e lucidi di Willy che nonostante trasmettessero amarezza avevano cambiato espressione, c’era della grinta e della forza.
“Kerry!” lei si immaginò già cosa voleva dirle: “Sono già fidanzato!” oppure: “Ti amo ach’io, ma tra noi non può funzionare!” oppure: “Tu mi ameresti solo perché ti ricordo Michael e io non l’accetterei mai!”
“Kerry?”
“Si Willy?”
“Non voglio mai più sentirti dire cose del genere su di te. Cose così orribili, così denigranti. Cancellati questi pensieri dalla testa, non voglio che li ripeti mai più hai capito?”
Le strinse le spalle con entrambe le mani, e la scosse.
“Mai più! Tu non sei così, e meriti qualcuno che ti renda felice, che ti ami, e che ti dia cose degne all’altezza della meravigliosa persona che sei. Tu sei un splendida persona, che è stata privata della felicità che meritava da questo mondo crudele e spietato. Ti spettava una vita felice dall’inizio alla fine, non l’hai avuta sempre belle ed è proprio per questo… tanto più ora ti meriti felicità. Avevo rinunciato ormai all’idea che avrei trovato qualcuno come te che potesse amarmi, non pensavo fosse possibile, e siccome avrei amato solo qualcuno come te ed ero convinto di non poterlo avere mi ero rassegnato all’idea di stare solo. Ma ora, ora che tu mi hai detto “ti amo” io, io… io ho ricominciato a vivere. E non mi interessa il motivo per ci mi ai, se mi ami va bene indipendentemente dal motivo. E se la ragione è che ti ricordo Michael, questo è davvero il giorno più bello della mia vita, perché ho trovato qualcuno capace di amarmi che amo anch’io e sono riuscito a coronare anche il sogno di essere il tipo di persona che ho sempre voluto essere: il tipo di uomo che era Michael Jackson, l’unica persona che ho mai ammirato e amato davvero. Non solo ho trovato il tipo di donna che più me lo ricorda e l’ideale che cercavo qualcuno di attraente e dolce che sapesse darmi lo stesso amore che mi ha dato Michael, altruista, incondizionato, non dovuto a doveri e compiti… anche se in forma diversa. Mi ricordi Michael, gli somigli più che mai, sei dolce, fantastica e ti amo!” Willy aveva le lacrime agli occhi.
Kerry si asciugò le lacrime e disse.”Cosa? Tu? Tu mi ami?”
“Si!”
“Ma? Non sei… fidanzato?”
“No! Perché questa domanda?”
“L’anello d’oro…”
“Guardalo bene!”
Sul cerchietto d’oro che Willy portava all’anulare sinistro c’erano le iniziali W.M.J.J.
“Michael me l’ha regalato per il mio diploma, le mie iniziali William Michael Joseph Jackson, per ricordarmi che ero come suo figlio!”
“Che cosa dolce!”
“Si lo è… ma tu non sei da meno!”
Sorrisero entrambe con le lacrime che continuavano a scendere.
“Willy, sei fantastico…” sussurrò Kerry sempre stringendolo.
“Tu sei meravigliosa” disse Willy strofinando dolcemente il naso sul suo.
Si guardarono Willy alzò una mano la portò sotto il mento di Kerry, le avvicinò il viso al suo; Kerry le accarezzò una guancia, i visi si avvicinarono, si avvicinarono, sempre di più. Le loro labbra si sfiorarono, poi si baciarono dolcemente, si staccarono e Willy disse:
“Chi avrebbe pensato che il primo bacio fosse così bello?”
“E’ il tuo primo bacio?”
“Si. Anche per te?”
“Certo.” Sussurrò Kerry.
Si avvicinarono ancora e sta volta il bacio divenne più passionale.
“Ti amo Kerry!”
“Anche io ti amo Willy!”
“Ora che ti ho trovato non mi abbandonare!”
“Ora che ti ho trovato non ti lascerò andare più!”
Kerry si accoccolò tra le braccia di Willy e lui accarezzandole i capelli le diede un bacio sulla fronte proprio come avrebbe fatto Michael!

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Capitolo 56
*** Capitolo 56 ***


Kerry continuò a tenere il braccio sulle spalle di Willy e Willy continuò ad accarezzarle i capelli, come se fosse voluto o programmato fuochi d’artificio si librarono in cielo esplodendo uno dietro l’altro, Willy e Kerry si godettero quello spettacolo n silenzio. Finiti i fuochi d’artificio Willy disse:
“Ehi?”
“Cosa Willy?”
“Sono solo le 9 e mezza, che ne dici se ci divertiamo?”
“Ora?”
“Si! Siamo nel parco di divertimenti più meraviglioso dell’universo, siamo a Neverland, all’isola che non c’è, non possiamo piangere e sprecare tempo, dobbiamo andare sulle montagne russe e divertirci e poi passiamo dal gazzebo dei dolci e… non devo aggiungere altro? Vero?” chiese Willy con gli occhi più furbi, birichini, ma allo stesso tempo teneri e innocenti che Kerry avesse mai visto.
“Certo Willy! Andiamo a ingrassarci la gola e a frullarci il fegato!”
Fu una serata meravigliosa: montagne russe, ottovolante, ruota panoramica, scivolo gigante, autoscontri, go car, trenino panoramico che faceva il giro serale, tra un’attrazione e l’altra bibite a fiumi, muffin, caramelle, cioccolata, patatine fritte, pizza, gelato, zucchero filato.
Alle due di notte, i suoi fratelli dopo aver notato l’affiatamento che c’era stato tra i due avevano augurato loro una buona continuazione, appurando la loro intenzione di fare una notte folle e in bianco, ed erano andati a dormire.
Le montagne russe erano ancora accese, ma loro si erano allontanati ormai, si erano avviati verso il sentierino che si avviava a casa. Willy disse a Kerry:
“Ehi? Ti va di vedere un posto segreto, lo conoscevamo io e Michael, nessuno lo sapeva! Però voglio condividerlo con te!”
Kerry sorrise e disse: “Certo! Anche se mi hai rubato l’idea, ti stavo giusto dicendo che volevo mostrarti il mio posto segreto!”
“Beh non ha importanza allora se vuoi andiamo al tuo!”
“No no Willy, vengo con piacere in quello che tu volevi mostrarmi!”
“Sicura?”
“Si!”
“Allora seguimi…”

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Capitolo 57
*** capitolo 57 ***


Willy la prese per mano: “Seguimi!” Kerry lo seguì elettrizzata, entrarono in casa salirono all’ultimo piano, lì c’era la camera di Michael. Entrambe entrando si misero a parlare sottovoce, come se stessero penetrando un luogo sacro, l’atmosfera era diventata quasi solenne. Ad un certo punto Willy avvicinò la bocca all’orecchio di Kerry e dopo averle sfiorato l’attaccatura dei capelli con le labbra disse: “Tutto bene?” L’abbracciò, Kerry ricambiò: “Erano anni Willy che non entravo qui?” “Ti fa effetto?” “No, nulla di sgradevole è come una specie di “ben tornata a casa”; poi ci sei tu no?” “Si!” disse ridendo e baciandola sulla fronte. Willy la guardò, con un dito sulla bocca le fece cenno di stare in silenzio. C’era un armadio di mogano molto grande, Willy lo aprì, sul fondo della cabina armadio c’era come un sigillo, Willy introdusse il suo anello e l’armadio si girò, mostrando una camera segreta, buia, rischiarata solo da candele e bracieri, Willy prese una candela e senza lasciare che Kerry si liberasse dal suo abbraccio camminarono vicini vicini. Man mano che camminavano la luce rischiarava quello che c’era intorno: quadri di personaggi disney, angioletti, super eroi, star wars. Poi Kerry ebbe un sussulto Willy rischiarò una parte del muro; il quadro ritraeva Michael seduto su una roccia accanto ad un fiume con in braccio un tigrotto che sorrideva, aveva su una camicia rossa e i pantaloni neri, i ricciolini d’ebano gli ricadevano lungo le spalle e gli occhi erano abbassati. Una lacrima le cadde dal viso, Willy gliela asciugò. Man mano che camminavano Kerry poté vedere altri oggetti, un letto, delle sedie, un cavalletto per dipingere, molti quadri e colori sia a olio sia acquarelli; playstation, videogiochi, Xbox… sembrava il rifugio di un bambino. Willy proseguì fino al fondo: il muro, un altro sigillo, inserì l’anello, il muro si aprì; davanti a loro si profilò una scala buia e piena di candele e torce fissate al muro. Kerry proseguì abbracciata a Willy, un istante dopo, aprirono una porta e si trovarono sul tetto della casa… Cielo stellato, luna piena, vento, ai piedi Neverland illuminata. Kerry rimase sena fiato. “Che ne dici Kerry?” “Willy… è fantastico, solo Michael sapeva stupirmi così e ora, ora l’hai fatto tu!” “Ne sono felice!” disse prendendole il mento con una mano, si baciarono dolcemente abbracciandosi, Kerry era in paradiso e Willy provava la stessa sensazione.

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Capitolo 58
*** capitolo 58 ***


Tutta Neverland illuminata, le stelle in cielo brillanti e chiare, il profumo di California… quell’odore che c’è solo a Los Angeles odore d mare misto a quello della montagna, del fiume, della terra, del deserto, dell’oceano, della città, del cielo, della felicità, del cibo, tutto questo insieme. Però, Cavoli quell’odore, quel profumo era di Los Angeles ok, ma era anche quello di Michael! Le ricordava Michael! Per questo aveva avuto così tanta difficoltà,paura a tornare: perché sapeva che in quel posto magnifico non c’era nulla… nulla! Nemmeno la cosa più insignificante che non fosse un pezzetto di Michael. Guardò il cielo, era stellato, ma non come tutte le altre sere. Era particolarmente lucente, illuminato era della stessa luce di cui era quella sera fantastica. “Michael? Dove mi porti?” “Un pochettino di pazienza! E’ una sorpresa Kerry!” “Ma sono stufa di stare bendata!” “Solo un po’, ci sono io che ti tengo, non cadi!” “Ma ho paura, non so dove metto i piedi Michael!” “Un attimino Kerry. Ti devo prendere in braccio?” “Si!” “Va bene ok!” Michael la prese in braccio, non aveva paura, ma stare in braccio a Michael le piaceva così tanto. Appoggiò il viso sulla sua spalla, poté sentire il suo profumo alle orchidee e l’odore dei suoi capelli morbidi e ricci, profumavano di balsamo ai semi di lino. Kerry infilò il suo nasino sotto il collo di Michael. "Mi piace questo profumo Michael!” “E’ sempre il solito!” rispose lui ridendo. “ Oggi è più intenso e più buono del solito!” Inspirò sul collo di Michael… lui rise: “Mi fai solletico amore!” “Scusa, mi piace un sacco!” “Non preoccuparti, stai tranquilla. Ora però devi scendere, è ora di vedere la sorpresa!” Michael la mise a terra e disse: “Sei pronta per essere sbendata?” “Si Michael! Si!” Michael le tolse la benda. Lo spettacolo fu mozzafiato: sul tetto… tutto il panorama di Neverland illuminata, tutta Beverly hills illuminata, le lontane colline tra cui quella con la scritta “Hollywood” tutta illuminata. Il cielo stellato come non mai e a un po’ a sud c’era una cometa, Kerry non aveva visto molti cieli stellati o almeno non liberamente, li sbirciava dalla sua piccola finestra della stanza in cui dormiva all’orfanotrofio sperando che nessuno la vedesse. Ad ogni modo quella sera, forse per la libertà di cui stava godendo che non aveva mai avuto, forse perché per la prima volta nella sua intera vita si sentiva davvero amata, forse per lo spettacolo che aveva davanti, forse perché era vicino a Michael Jackson, forse perché era felice… le sembrò che il cielo fosse bello come non mai. “E’ fantastico!” urlò ridendo e piangendo allo stesso tempo. “Michael è fantastico! Che bello! Che bello Michael! E’ il giorno più bello e felice della mia vita. Io amo questo mondo…” Michael rise divertito vedendo la sua reazione e poi disse: “Addirittura!” “Siiiii!!!!” urlò Kerry poi abbracciò Michael stritolandolo con un abbraccio molto forte per una ragazzina di soli tredici anni. Michael? Michael! Ti amo Michael! Io ti adoro! Sei la mia vita! Ti amoooo!” Michael rise dolcemente e la prese in braccio dandole un bacio sulla fronte, l’abbracciò forte e le accarezzò i capelli. Lei lo abbracciò ancora più forte se è possibile e lui ridendo in modo quasi soffocato, con la voce resa rauca dalla sua stretta: “Ho capito Kerry! Ho capito! Ora lasciami però mi stai togliendo l’ossigeno!” “Michael! Scusa!” Allentò un po’ la presa, ma senza lasciarlo e disse: “Promettimi che non mi lascerai mai! Che sarai sempre con me! Perché tu sei la mia vita Michael!” “Certo, anche tu ormai sei un pezzo della mia vita come lo sono i tuoi fratelli. E per questo… Ecco!” Tirò fuori dalla sua giacca un laccetto con appesa una stellina rossa. “Questa è tua tesoro. Benvenuta tra noi!” “Che bella!” Kerry la sfiorò con le dita quasi come se avesse paura di profanare col suo tocco qualcosa di sacro, la stella rossa! La guardò incredula. “Ma- ma- ma, m-ma questa è quella che ho visto addosso a Lola e a tutti gli altri, però di colori diversi!” “Chiunque fa parte della nostra famiglia ce l’ha, il tuo colore preferito è il rosso e… ecco qua!” Kerry la guardò, non sapendo cosa dire, due lacrime le caddero dagli occhi e poi sussurrò con la voce rotta dall’emozione: “Grazie Michael!” poi continuò a piangere. Michael si abbassò alla sua altezza, l’abbracciò e lei si abbandonò tra le sue braccia, affondando il viso nel suo petto. “E’ tutto ok, è tutto ok tesoro mio. E’ tutto a posto!” “Grazie Michael, non so come ringraziarti… dal profondo del mio cuore… io… io non so cosa dire, non voglio perderti perché ora che sono con te, non voglio pensare più… alle cose brutte, non posso tornare alla vita dell’orfanotrofio… non lo sopporterei.” “Shh” disse Michael accarezzandole i capelli e dandole un bacio sui capelli: “Non preoccuparti non succederà, il peggio è passato! Sei stata bravissima, mia principessa, mia guerriera! Non capiterà più, sei stata bravissima, il peggio è passato e tu sei stata molto forte. E’ tutto a poso, ci sono io con te” Lei si calmò tra le sue braccia, smise di piangere e le diede un bacio sull’attaccatura dei capelli: “Grazie Michael!” Iniziarono i fuochi d’artificio, li guardò asciugandosi le lacrime in braccio a Michael finché, in cielo in pochi secondi si consumò un fantastico spettacolo pirotecnico, un fuoco d’artificio formò la scritta: “Benvenuta Kerry!” Lei sorrise estasiata, abbracciando Michael e lui disse. “Tutto questo è per te! Goditelo tutto Kerry, e lo meriti!” “Michael grazie, ti amo!” disse lei guardandolo negli occhi: erano così dolci, color cioccolato quasi dorati, profondi e limpidi. Kerry si toccò la sua stella che aveva al collo mentre due lacrime le cadevano dal viso. Willy le chiese abbracciandola: “Tutto bene Kerry?” “Si Willy grazie!” “Allora perché piangi?” “E’… non so nemmeno io come spiegare… per via dell’atmosfera che c’è… mi ha ricordato… delle cose!” “Vuoi parlarne?” “Certo.” “Aspetta!” disse Willy. Dal cestino che aveva appresso che Kerry notava solo ora. Tirò fuori due grandi coperte: una la stese per terra. Si sedettero, Willy tirò fuori un'altra, avvolse il suo corpo e quello di Kerry nella coperta mentre lui le abbracciava anche le spalle. “Ok ora va meglio?” disse sorridendole strofinandole dolcemente le spalle. “Certo. Grazie Willy.” Rispose lei sfiorandole le labbra con un bacio. “Racconta dai!” “Si sono pronta!”

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Capitolo 59
*** capitolo 59 ***


Kerry raccontò a Willy ciò a cui stava pensando.
 
Willy le mise le mani sulle spalle mentre lei tirò su col naso asciugandosi una lacrima.
 
 
Lui le diede un bacio sulla tempia…
 
 
“Non riesci a togliertelo dalla testa vero’?” disse lui sorridendo.
 
 
 
“Mi spiace Willy, io… non voglio annoiarti, so che deve essere stressante stare con una persona che vive aggrappata a una fantasia… scusami, non volevo.”
 
 
 
“Non ti devi preoccupare Kerry, non devi scusarti, ti capisco. Anche i miei pensieri spesso finiscono sul rapporto che avevo con Michael e i ricordi che ho con lui. E’ normale, è un sintomo di chi ha vissuto con Michael. Chiunque entra nella nostra vita, deve accettare che si… possiamo amare e con tutto il cuore, ma Michael sarà sempre parte di noi e nessuno potrà mai cancellarlo. E’ normale non ti preoccupare è tutto a posto, puoi parlare quanto vuoi e io lo farò con te però.”
 
 
 
“Certo Willy, sei fantastico, grazie per avermi capito.”
 
 
 
“Io ti amo, non c’è niente che non farei per stare con te.”
 
 
 
“Anche io Willy.”
 
 
 
Si abbracciarono, Willy le prese il mento con le dita e avvicinò le sue labbra a quelle di Kerry. Un bacio, un altro fu così per un po’… poi si sdraiarono a guardare le stelle.
 
 
 
“Ti mancava Los Angeles?”
 
 
 
“Tantissimo!”
 
 
 
“Sei contenta di esserci tornata?”
 
 
 
“Si, molto, ora che ho avuto il coraggio di affrontare  il mio passato e ciò che questo paesaggio mi avrebbe ricordato, devo riconoscere che stare qua è fantastico.”
 
 
 
“Perché?”
 
 
 
“Per tutto, l’atmosfera, il cielo, l’odore ce ha questa terra, questo ranch, la vista che c’è qua su… mi è mancato tutto questo e poi… Tu.”
 
 
 
“Io?”
 
 
 
“Si, lo penso davvero.”
 
 
“Anche io.”
 
 
 
Si abbracciarono, si coprirono e si addormentarono insieme.

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Capitolo 60
*** Capitolo 60 ***


Tre mesi dopo, era ormai autunno. Willy e Kerry erano ormai fidanzati e passeggiavano per le vetrine di Los Angeles, non faceva molto freddo, stavano bene entrambe con la felpa. Ad un certo punto, si fermarono davanti ad un negozio di dischi e in vetrina c’era una bellissimo 80 giri di Michael Jackson in vinile. A Kerry i illuminarono gli occhi, Willy disse:
“Aspettami qui, vado a prendertelo!”
“No Willy, ma sei matto? Non c’è fuori nemmeno il prezzo.”
“Chi se ne importa, sono l’erede di Michael Jackson, suo nipote, anzi figlio come dicono tanti…”
“Ah certo e cosa credi di averlo gratis per questo?”
“No, ma sono pieno di soldi perché non dovrei spenderli per chi amo di più?”
“No Willy, non è necessario, ho già tante cose di Michael che mi ha dato lui personalmente, perché devi spendere un capitale per un disco firmato da lui, o almeno così dicono.”
“Beh, il primo motivo è che ti conosco e so che se è qualcosa di Michael non dici mai di no; perché non ti basta mai la sua roba, è un disco originale e ho visto come appena l’hai visto ti sono brillati gli occhi; e poi so cosa piace a me e so che piace anche a te… Negalo se hai il coraggio.”
Kerry che non riusciva a fingere rise divertita e disse: “Hai vinto, compralo pure!”
Willy entrò nel negozio.
Kerry si guardò in giro, in mezzo alla folla, notò una faccia antipatica, anzi, la più antipatica che avesse mai visto: Betty! Il suo cuore tremò e sentì una fitta allo stomaco, la stessa sensazione che le faceva all’orfanotrofio. Cercò d nascondersi, ma lei la vide.
Capelli biondo platino, lunghi fino al sedere e piastratissimi, Minigonna, calze trasparenti, tacchi a spillo giacca di pelo vero color beige e striato di grigio, occhiali da sole fucsia, rossetto fucsia lucido, borsa giffata, si avvicinò , lei cercò di ignorarla… era ancora attorniata dalle stesse oche dell’orfanotrofio.
“Kerry, ma chi si vede!”
Kerry si girò dopo essersi fatta forza e ave respirato profondamente: “Ciao Betty!”
La salutò con aria scocciata.
“Cosa ci fai qui, a Los Angeles? Questa non è una città per ragazze come te.”
“E per quale motivo tu saresti più adatta di me vipera?”
“Oh, Kerry ma mi tratti sempre così male, io sto solo cercando di metterti in guardia per il tuo bene. In questa città per vivere bisogna avere certe qualità, essere alte, snelle, tirate a lucide, avere l’aria popolare, ricercata, trendy e chic e non da orfanella ingenuotta che non sa come vestirsi e camminare. E’ necessario essere ricchi, avere fascino, essere furbi, intelligenti ed essere sensuali e seducenti. In poche parole, tu sei un’ intrusa qui, anche perché non sei cambiata per niente, sei sempre la stessa di 12 anni fa… ingenua, perdente, senza un po’ di furbizia…”
“Anche tu non sei cambiata, sei sempre stupida, falsa, vuota, superficiale, cattiva, egoista, solo capace a ferire… non ti è proprio cresciuto il cervello.”
“Allora perché io vinco sempre in tutto e tu sei sempre così. Io ho vestiti firmati, sono bella, alta, ho successo con gli uomini, sul lavoro, e tu? Ti ritieni già fortunata ad essere qui. Ma certo, tu, ti alzi la mattina ti mangi quattro ciambelle che vanno ad alimentare la  tua cellulite e le tue cellule adipose, ti fai la doccia senza nemmeno farti una piega dopo, credendo di aver già fatto chissà cosa lavandoti, ammesso che tu ora lo faccia dato che il tuo odore non è cambiato,  credi di fare un gesto eroico mettendoti un po’ di matita e mascara, poi apri il tuo armadio infili quella felpa da ragazzina emarginata, quei jeans comprati a cinque dollari in qualche outlet, quelle scarpe da ginnastica scontate del 60%,esci ti metti a guardare queste vetrine da cui non potrai mai comprare niente, ti limiti a sognare di avere quello che vedi e credi che questa sia vita…”
Aspirò dalla sua sigaretta:
“E pretendi di confonderti con tutti questi vip e gente ricca e di successo? Smetti di sognare Kerry! Non sei più la guerriera del faraone.”
“La vuoi smettere stupida? Che cosa vuoi da me? Perché fai così?”
“Così come? Ti dico solo la verità!”
Willy intanto mentre pagava, guardava fuori dal negozio, Kerry era accerchiata da quelle ragazze, ma non sembravano sue amiche, non avrebbero potuto esserlo: aria troppo stupida, troppo superficiale, lo sguardo di Kerry era sofferente, infine sembrava che loro la deridessero.
Willy sentì le loro conversazioni.
“Ora smettila Betty!”
“So che la verità fa male, ah ti piace ancora Michael Jackson? Ohh, era bravo coi bambini vero? Chissà cosa ti ha fatto in quel bellissimo ranch; ti avrà fatto sognare con i suoi giochetti fantastici. Quante volte ti ha stuprato?”
“Stai zitta brutta vipera. Fai schifo! Non ti permettere di parlare male di Michael ok?”
“Se no? Cosa fai? Mi fai sanguinare il naso? O mi strappi i capelli come l’altra volta? Oppure non so viene qua lui e mi spacca la faccia?”
Kerry stava per scoppiare quando a un tratto smisero tutte di ridere e fissarono dietro di lei.
Lei si girò, Willy uscì dal negozio.
Si avvicinò a lei e disse:
“Salve bellissima signorina!”
“Salve!”
“Ehm… qual è il suo nome?”
“Kerry!” rispose lei stando al gioco, ma senza capire che stava succedendo.”
“Piacere Kerry, io mi chiamo Willy. Potrei offrirle un milk shake?”
“Certo Willy, vengo volentieri con lei.”
Poi si avvicinò a Kerry e disse: “Accetta?” toccandole i capelli ricci e setosi.
“Si, certo Willy!”
“E dopo ci sposiamo?” chiese Willy.
Kerry guardò Betty che aveva un’espressione da ebete ed era rimasta a bocca aperta, come le sue amichette.
“Certo che si!”
“Bene. Beh… ho pensato che era giusto portarle un pensiero. So che le piacciono i fiori, i girasoli giusto?”
“Si!”
“Eccoli qui! Sono per lei!”
Betty disse: “La finiamo con questa pagliacciata? Devi conoscerla per forza se sai i suoi gusti! Non puoi averle portato i girasoli, per andare sul sicuro si portano le rose.”
“A tutte le ragazze comuni!” replicò Willy: “A una ragazza così stupenda si portano i girasoli, perché seguano la sua luce proprio come fanno col sole.”
“Grazie bellissimo sconosciuto!” disse Kerry prendendo i girasoli.
“Ehm, signorina come si chiama?”
“Kerry! Kerry Jackson!”
“Che bellissimo nome. Mi chiamo Willy Jackson… curioso che abbiamo lo stesso cognome! Volevo chiederle se viene con me a prendere un caffè e un gelato così possiamo discuterne.”
“Poi mi offrirà anche un hamburger con patatine fritte?”
“Si, tutto quello che vuole.”
“Anche del pollo fritto e della Cheesecake?”
“Certo. Però a patto che dopo ci sposiamo!”
“Certo che si.”
“Grazie signorina.” E così dicendo le diede un bacio dolce e delicato sulle labbra.
Poi guardò le altre che erano ormai scioccate.
Willy si rivolse a Betty:
“Su, prendi la macchina partiamo!”
“Cosa?” chiese Betty.
“Oh, oh che sciocco, credevo fossi la sua autista.”
Betty spalancò gli occhi.
Kerry disse: “No affatto! E’ una ragazza che mi tormenta da quando ero bambina!”
“Ah capisco Kerry. E’ una di quelle ragazze che ti chiedono i soldi e siccome gli hai dato qualche spicciolo una volta non te le schiodi più vero?” poi si rivolse a Betty: “Ma perché in questa città è così pieno di accattoni! Perché non andate a lavorare invece, di importunare la gente chiedendo denaro. Dite che non riuscite a trovare lavoro perché Los Angeles è crudele e da lavoro solo a chi è raccomandato o disposto a vendersi. Facile dire così! No assolutamente, questo è quello che dite per compatirvi.”
Poi disse rivolto a Kerry, che si stava scompisciando: “Oh mamma! Questi barboni senza un po’ di dignità!”
“Ma come ti permetti? Io non sono una barbona!”
“Oh, beh allora complimenti ci somigli proprio. Sveglia! Non hai capito dove ti trovi? Sei Los Angeles: la città dei sogni, del successo e del talento dove le stelle nascono, per essere qualcuno è necessario essere ricchi, avere fascino, essere furbi, intelligenti ed essere sensuali e seducenti, In questa città per vivere bisogna avere certe qualità, essere alte, snelle, tirate a lucide, avere l’aria popolare, ricercata, trendy e chic proprio come Kerry a cui tu vorresti assomigliare. In poche parole tu qui sei un’intrusa.”
“Come ti permetti? Non lo vedi come è conciata, io sono quella vestita bene, io sono quella cogli abiti firmati, sempre in tiro e senza mai un capello fuori posto, io sono ricca, trendy e chic, sensuale, seducente, ci tengo alla linea e seguo la moda. Non lei, lei… lei mangia carboidrati!” disse Betty disperatamente incredula di dover dare delle spiegazioni, e non riuscendo a capacitarsi di come un ragazzo come quello potesse aver scelto Kerry al posto suo. Willy continuò divertito:
“Ma certo. Allora perché lei ha sempre avuto successo in tutto e tu sei sempre così. Questo non ha nulla a che vedere con te vero? Tu ti alzi l mattina e credi di essere fantastica perché riesci ad essere magra mangiando cinque mandorle e bevendo un caffè che chiami colazione e che vanno a darti l’energia si e no per aprire la portiera della macchina, ti fai la doccia con un sacco di lozioni e ti vanti e rimani sorpresa che dopo esserti concessa tutte quelle cure hai una pelle quasi accettabile che la maggior parte delle ragazze hanno di natura, senza fare assolutamente nulla di ciò che fai tu, credi di fare qualcosa di geniale ed esilarante passando una media di quattro ore davanti allo specchio tra trucco e parrucco e ti consideri meravigliosa solo perché dopo tutto questo tu riesca ad avere un aspetto quasi normale e credendo di essere pronta a sfidare e poterti misurare con delle ragazze che sono più belle di te anche solo lavandosi la faccia, poi apri il tuo armadio e ti pretendi di essere considerata affascinante solo perché ti metti quel vestito che sembra un sacco e che diventa qualcosa di divino solo perché qualche cretino, in questo caso tu,  è disposto a pagarlo più di 300 dollari solo perché qualche deficiente dopo averlo creato dopo una sbornia ha anche deciso di metterci la firma, poi indossi quegli stivali di plastica che la gente intelligente ha pagato venti dollari in un outlet credendo di avere su chissà cosa solo perché tu sei stata così cretina da pagarli duecento euro in più e lo stesso vale per i tuoi cappotti, le tue sciarpe, i tuoi jeans e qualsiasi tuo capo Insomma, alla fine esci di casa senza avere addosso una cosa che ti piace veramente, insultando tutte le ragazze che invece, per stare bene con se stesse non hanno bisogno di fare nemmeno una delle cose che fai tu. E ti aspetti anche che qualcuno ti dia un bacio in fronte, ti stringa la mano e si congratuli. Los Angeles cerca persone di talento, dolci pure pulite, vere sincere, buone, pronte a cambiare il mondo, disposte a usare il loro potere per aiutare chi è più debole. Non l’hai capito che sei un’intrusa qui? E pretendi anche che qualcuno ti dia il lavoro. Ovviamente, questo vale anche per le tue amichette.”
Betty era incredula, le sue amiche anche, iniziò a tremare poi sbottò:
“Come ti permetti brutto idiota, chi sei tu per dire questo?”
“Il figlio di Michael Jackson!”
Lei indietreggiò spaventata e incredula.
“E ora vattene, o chiamo le mie guardie del corpo!”
Betty guardò Kerry che le disse:
“Ciao! Ops! Hai qualcosa sulla giacca!”
“Cosa?” chiese Betty.
Kerry prese un Milkshake abbandonato sul muretto da qualcuno e lo rovesciò sulla giacca di Betty.
“Ciao Barbona, che non si sa vestire!”
Kerry se ne andò abbracciando Willy, trovando nello sguardo incredulo di Betty e le sue amiche una dolce vendetta.

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Capitolo 61
*** Capitolo 61. (Finale!!) ***


30 ottobre 2011.
Kerry indossò il suo vestito da sposa, rosso, spalle scoperte, bustino stretto, scollo a cuore sottana lunga e svasata, ma non esageratamente larga e senza fronzoli, con in vita un nastro argentato e tutto il corsetto pieno di perline argentate.
“Ti piace?” chiese Kerry a Lola.
“Amore! Sei bellissima! Willy sbaverà fino all’altare!”
“Ma smettila! Voglio un parere serio!”
“Dico davvero Kerry sei uno schianto!”
Kerry si guardò allo specchio incredula.
“Lola?”
“Si tesoro?”
“Grazie per essere venuta qui a passare la notte con me sta sera! Avevo bisogno di una sorella accanto a me, è il momento più importante della mia vita! Non per nulla ti ho scelto come testimone!”
“E’ un grande onore per me. E’ un piacere!”
Le ragazze si abbracciarono Kerry pensò a quanto Lola fosse una grande amica oltre che una sorella…

 
 
“Fratello sei una bomba!” disse Misael guardando Willy nel suo completo nero.
“Kerry domani sbaverà per tutto il tragitto!”
“Smettila! Dai non scherzare!”
“Non scherzo fratello! Sei una bomba, non c’è dubbio!”
“Grazie, grazie! Ma non preoccuparti non cambio testimone all’ultimo momento quindi non c’è bisogno che mi fai i complimenti!”
“Spiritoso! Molto spiritoso! Allora fa come vuoi io ti ho detto la mia!”
“Eddai fra! Sto scherzando, grazie! Sai che ti voglio bene, la tua opinione è importante per me!”
“Uff, senti adesso rivestiti normale e andiamo a mangiare la pizza che ho fame ok?”
“Sta sera dormi da me, meno male! Sono molto nervoso!”
“Uff, non farmici pensare che se no cambio idea!” Disse Misael ridendo.
“E dai piantala scemo! Ti pago pure la pizza!” disse ridendo Willy.
“Ah vuoi dire che se pago io vado a dormire a casa mia?”
“No. Vuol dire che risparmio!”
Risero tutti e due come due stupidi, Willy si cambiò velocemente: camicia bianca e pantalone nero.
Uscirono di casa…
 

 
Lola giocherellò con la forchetta nel piatto del sushi:
“Ehi Kerry?”
“Che c’è?”
“Devo farti una domanda un po’ personale!”
“Spara!”
“Ma tu e Willy, insomma… avete già conosciuto l’amore?” chiese Lola.
Kerry la guardò un po’ scioccata e poi dopo aver ridacchiato un po’ imbarazzata disse
“No! Aspetteremo di essere sposati, perché?”
“Per sapere! Comunque è la stessa scelta che farei anch’io! Si vede proprio che entrambe siamo state cresciute con gli stessi valori!”
“Grazie a Michael!” dissero in coro.

 
“Ehi?” disse Misael con in mano la sua fetta di pizza: “Ma non è che tu e Kerry avete… insomma… gnek gnek!” e fece una smorfia con la testa.
“Ehi? Che domande sono?”
“Eddai? Non vuoi dirmelo!? Sono tuo fratello devo saperlo!”
“Mica sono affari tuoi!” disse Willy ridendo a bocca piena.
“Voglio saperlo!”
“Mi ha educato Michael proprio come a te. Tu che pensi?”
“Allora no.”
“Infatti. Se lo sai cosa chiedi?”
“Era per sicurezza! Non fare soffrire la mia sorellina eh?”
“No fratello.”
 
 
 
 
 
 

“Lola, sono un po’ nervosa sai?”
“Perché?” disse Lola abbracciando il cuscino.
“Per domani!”
“Perché dovresti esserlo? Willy ti ama!”
“Lo so. Anche io, ma sono un po’ nervosa!”
“E’ normale. Cosa ti spaventa!”
“Mi sento così strana. Mi sembra di tradire Michael. Cosa direbbe se fosse qui?”
“Che è contento per te e che è felice per Willy!”
“Ma io lo amo. Amo solo lui, mi sembra di tradirlo con Willy ora.”
“Michael non lo penserebbe mai.”
“Mi sembra di essere un’ingrata! Finché non avevo nessuno dicevo di amarlo e adesso invece, no! Arriva Willy e me lo sposo!”
“Kerry? Michael sarebbe contento per te non vedrebbe come un tradimento. Willy è molto simile a lui e tu te ne sei innamorata perché è come Michael bello, dolce, spiritoso, un po’ eternamente bambino, sensuale, umile, timido, ma anche forte, sicuro, deciso e aggressivo quando serve, in più come Michael ha una dote senza pari e cioè è un ragazzo che vuole la felicità del prossimo! Questo ti renderà per sempre felice perché farà di tutto per vederti sorridere.”
Le parole di Lola commossero Kerry che l’abbracciò e pianse sulla sua spalla:
“Ti voglio bene Lola. Anche io! Anche io Kerry!”

 
31 ottobre 2011
Kerry era pronta per le nozze, il parco era gremito di bambini e parenti di Willy e dei suoi fratelli. Aveva fatto i capelli ricci col ferro, erano tutti lunghi giù fino al fondo schiena, raccolti a metà testa con dentro delle roselline rosse. Guardava gli invitati, Willy la aspettava all’altare: era tutto così bello. Era emozionatissima; Willy era bellissimo: smoking nero, camicia bianca e cravatta scura. Aprì un cassetto della specchiera, dentro c’era una foto di Michael in smoking con camicia bianca e cravatta nero quando aveva sui ventisei anni: era uguale a Willy. Kerr la baciò e le scese una lacrima:
“Ti amerò per sempre Michael!”
Dopo essersi ricomposta ed essersi ritoccata il trucco Kerry si preparò a scendere.
La cerimonia fu emozionante la formula, la dichiarazione, lo scambio degli anelli, la torta, la grigliata coi bambini, la danza i fuochi artificiale, giro sull’ottovolante.
Alla fine della cerimonia quando tutti se n’erano andati e si erano ritirati nelle loro camere, Willy e Kerry si godettero lo spettacolo di Neverland illuminata.
Poi quando erano quasi le nove Willy prese Kerry in braccio e disse: “Mia regina! Ritiriamoci nelle nostre stanze!”
“Si mio re!”
La stanza era molto bella con il letto matrimoniale, Willy aveva scelto le candele e l’incenso e qualche luce soffusa; fecero insieme il bagno nella vasca attorniata di candele:
“Voglio amarti con tutta me stessa mio re!” disse Kerry abbracciando Willy.
Willy che era seduto dietro di lei la fece sdraiare in modo che la sua testa poggiasse sul suo petto.
Dopo mezz’ora Kerry raggiunse Willy uscendo dal bagno: era bellissimo! Aveva su una camicia di pizzo nera e un pantalone nero morbido. Kerry indossava una camicia da notte blu scura, corta e con le maniche a tre quarti con sopra una vestaglietta dello stesso colore.
“Amore!” disse sdraiandosi vicino a Willy e mettendole la testa sul petto: “Ti amo tantissimo!”
“Anch’io mio angelo!” disse lui abbracciandola e toccandole i capelli.
“Amiamoci, questa notte è nostra, voglio essere tua e tu lo sai, che non sono mai stata di nessun altro!”
“Si, lo stesso vale per me!” disse Willy.
“Sei nervoso?”
“Nemmeno un po’!” la guardò lui con lo sguardo birichino.
“Allora rendimi tua, in tutto e per tutto!”
La notte passò così: Kerry e Willy si scambiarono la loro passione.
 
 
 
 
1 novembre 2011…
9 del mattino. La pioggia picchiettava sui vetri. Kerry si svegliò tra le braccia di Willy: aveva tutta la schiena scoperta, aveva freddo. Si accoccolò meglio tra le braccia di Willy che nel sonno tirò su la coperta per coprire meglio i loro corpi. Lei: già sveglia le accarezzava il petto con l’indice. Poi guardò bene: sul petto aveva piccole macchioline bianche! Aveva la vitiligine! Chissà come ne soffriva. Iniziò a baciargli il petto dolcemente, un bacino dopo l’altro su quelle macchioline, delicata. Willy si svegliò ridendo: “Amore! Mi fai il solletico!”
A quella frase, Kerry sentì i brividi.
“Come?” disse lei fermandosi e ascoltando bene.
“Mi fai il solletico amore!” non è possibile, incredibile! Era come Michael, anche le frasi erano sue.
“Scusa amore mio! Non volevo!” disse lei piangendo mentre rideva.
“Perché piangi tesoro?” le chiese Willy abbracciandola forte.
“Perché ti amo e sono felice di stare con te!”
“Anche io amore, ora ti proteggerò da tutto. No devi più preoccuparti ci sono o con te. TI VOGLIO BENE TESORO MIO, DIO TI BENEDICA!”
Kerry pianse ancora di più: era lui! Un’altra frase di Michael. Era come stare con lui.
Quando di calmò le infilò il naso sotto il collo: “Willy? Hai un profumo buonissimo, quello di Michael! Mi piace!”
“E’ sempre il mio solito amore!”
“Oggi è più intenso del solito!”
Poi gli accarezzò la rasatura vicino all’orecchio: “Ho fame e tu?”
“Sono famelico!”
“Andiamo a magiare?” gli chiese baciandolo sulla parte rasata della tempia, lui rabbrividì leggermente.
“Facciamocela portare qua, oggi è il nostro giorno!”
“E’ solo l’inizio di questa grande avventura!”
“Certo amore!” disse lui dandole un bacio pieno di passione.
 
 
 
25 giugno 2030
Caro Michael,
so che non ha senso scriverti questa lettera, perché non puoi vederla. Volevo ringraziarti un po’ tardi per ciò che hai fatto per me. Da quando sono stata con te ho avuto solo tanta felicità. Il tuo amore, il tuo affetto è stato meglio di quello che potrebbero dare molti genitori biologici. Ti ho sempre amato; e ti amo tutt’ora, grazie dei sacrifici che hai fatto per me, crescendomi e amandomi senza curarti di ciò ce diceva la gente e portando quel grande macigno da solo che ti schiacciava ogni qual volta un giornalista avvoltoio scriveva che ero una tua figlia illegittima, che era frutto di una tua avventura o che mi tenevi per scopi immondi… tu hai scelto di sopportare tutto questo pur dandomi il tuo amore. Sarai sempre nel mio cuore Michael prima ti ho perso per poi ritrovarti in Willy il padre di Michael, Diana, Prince, Susie e Willy i nostri cinque splendidi figli, come hai visto al primogenito abbiamo dato il tuo nome per ringraziarti in parte con questo piccolo gesto di averci dato la tua vita e di aver cambiato la nostra. Ci manchi tanto Michael, speriamo di vederti presto.
Willy ha proprio preso tutto da te, sta riuscendo a curare la sua vitiligine, ma a parte questo che tu amore mio non hai potuto fare è come te, motivo principale per cui lo amo. Perché in ogni suo respiro, abbraccio, parola o gesto io so che c’è un po’ di Michael un po’ di te.
Ti amo,
arrivederci,
                                     Kerry.
 
 
 
 
Angolo autrice: finita! Grazie per avermi seguita ditemi se vi è piaciuta è importante per me. O
Ora continuo quella nuova che è un po’ diversa, ma spero vi piaccia comunque. Un bacione e a presto. Grazie mille ragazzi!

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