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di Niglia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1} Couch ***
Capitolo 2: *** 2} Strenght ***
Capitolo 3: *** 3} Argument ***
Capitolo 4: *** 4} Sleepless ***
Capitolo 5: *** 5} Making Up ***
Capitolo 6: *** 6} Sexting ***
Capitolo 7: *** 7} Switching Bodies ***



Capitolo 1
*** 1} Couch ***


                                                                                               
1.
COUCH






«Hai intenzione di rimanere lì ancora per molto, tesoro?»
«Mi chiedevo solo quando ti saresti accorto di me.»
«Dal momento esatto in cui ti sei fermata sulla soglia.» Klaus sollevò lo sguardo dal libro la cui lettura lo aveva catturato così profondamente, e le sorrise. «Su, non farti pregare. Vieni a sederti qui», fece, indicando con la mano lo spazio vuoto sul divano accanto a lui.
Caroline si staccò dallo stipite della porta e lo raggiunse, andando però a sedersi nel lato opposto. Klaus aveva seguito minuziosamente i suoi movimenti, e nel prendere nota di quella incomprensibile distanza aggrottò la fronte con aria perplessa, già iniziando a domandarsi che cosa diavolo avesse fatto di male, questa volta.
Ma poi la vampira allungò le gambe e gliele poggiò comodamente in grembo, sorridendogli soddisfatta, e il buonumore di Klaus tornò a risplendere.
Riportando lo sguardo sul libro che teneva aperto con una mano, posò l’altra sulle ginocchia di Caroline e iniziò ad accarezzarla, coccolandola come sapeva le piacesse. «Sei stata via tutto il giorno», disse a mezza voce dopo una manciata di minuti silenziosi. Il tono era piuttosto neutro, ma Caroline sapeva che una velata accusa si celava tra le righe: Klaus non amava stare lontano da lei per troppo tempo, in particolar modo quando lei usciva la mattina presto lasciandolo solo nel loro letto, senza neppure svegliarlo per salutarlo – e la cosa era reciproca, a dire il vero – per cui non se la prese.
«Quindi ti sono mancata?» Lo stuzzicò, cercando di fargli ammettere ciò che lui non voleva pronunciare.
Klaus non rispose, limitandosi a mugugnare un monosillabo incomprensibile. E a non staccare gli occhi da una pagina che non stava neppure leggendo, dato che i suoi occhi erano fermi sullo stesso paragrafo da dieci minuti abbondanti.
Voleva giocare a fare l’offeso? Caroline sorrise all’idea.
Con un rapido fruscio cambiò posizione, andando a sedersi direttamente a cavalcioni delle gambe dell’ibrido. Gli chiuse il libro con un colpo secco e lo poggiò da qualche parte lì vicino, prendendogli le mani e portandosele dietro la schiena, imprigionandosi volontariamente.
Gli occhi di Klaus stavano già brillando divertiti, eppure si ostinò a mantenere un’espressione impassibile.
«Non mi hai risposto», lo rimproverò, poggiando le proprie mani sullo schienale del divano per mantenersi in equilibrio. Si chinò su di lui e iniziò a disseminare piccoli baci dalle tempie alla mandibola ricoperta da una leggera peluria bionda, che lei personalmente trovava irresistibile.
Tra un bacio e l’altro, si interrompeva per domandare. «Ti», un bacio sulla punta del naso, «sono», un altro all’angolo della bocca, «mancata?» Concluse in un sussurro, prima di poggiare le labbra appena sopra la clavicola.
Klaus emise un suono primitivo che parve scaturire dalle profondità della sua gola. In un attimo ebbe ribaltato la situazione, torreggiando su di lei con un ghigno assai poco raccomandabile.
«Lascia che ti mostri quanto mi sei mancata», mormorò, prima di chinarsi su di lei.
La risatina di Caroline si smorzò in un gemito strozzato.








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Nulla di impegnativo - solo un modo come un altro per saziare la mia fame di questa coppia :D Il titolo è preso da una strofa di "Summertime Sadness" di Lana Del Rey, per la quale credo di aver sviluppato ultimamente una certa ossessione... ma cosa ci posso fare se le sue canzoni mi ispirano Klaroline feelings? xD
PS: Se avete prompt da suggerire per questi due (parole, citazioni o quello che volete), fate pure! ^^
Baci e abbracci - e grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno <3
Vostra,
Niglia.

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Capitolo 2
*** 2} Strenght ***


 
2.
Strenght








Se c’era qualcosa che Caroline aveva imparato ad apprezzare negli ultimi decenni trascorsi insieme a Klaus, era l’assoluta mancanza di un’occasione per annoiarsi.
Il problema del condividere la propria eternità con un ibrido millenario e dall’ego talmente esteso da poter modificare la forza di gravità dell’intero pianeta era che ci sarebbe stato sempre qualcuno da combattere, un territorio da riconquistare, nemici da distruggere e creature di ogni tipo che li avrebbero volentieri voluti morti entrambi e persino alleati che voltavano loro le spalle per qualche ipotetico migliore offerente.
Inizialmente Klaus aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per tenere Caroline lontana dai guai e dalla traiettoria di suddetti avversari – compreso rinchiuderla in varie occasioni nello scantinato per impedirle di andare insieme a lui, privarla del suo anello diurno, affidarla alla custodia di Elijah – ma era inevitabile che la vampira prima o poi si stancasse di venire sempre scelta come strumento per ricattarlo e di trovarsi così, odiosamente, nei panni dell’eterna damigella in pericolo.
Per questo motivo Caroline, in uno dei loro brevi periodi di pace, aveva pressoché obbligato Klaus a darle delle decenti lezioni di autodifesa –l’amata compagna della creatura più potente della terra tendeva ad essere di conseguenza la più minacciata, e dunque sarebbe stato preferibile che sapesse come comportarsi.
Fu proprio a quelle lezioni che pensò mentre cercava di liberarsi dalla stretta intorno al collo di un giovane vampiro particolarmente accanito nei suoi confronti, prima di riuscirci e scaraventarlo dall’altro lato della stanza.
«Hai bisogno di aiuto, tesoro?», le arrivò la voce di Klaus, calma come se si fosse trovato seduto su un portico a sorseggiare tè invece che alle prese con i cinque mannari che lo avevano accerchiato.
«Ho tutto sotto controllo!» Ribatté lei, prima di snudare le zanne contro un secondo vampiro.
Quest’ultimo sorrise minaccioso, snudando a sua volta i lunghi canini appuntiti. «Meglio se ascolti il tuo ragazzo, bambolina.»
«Sicura? Perché ho quasi finito, qui», continuò l’ibrido imperterrito, gettando per terra con aria indifferente un cuore sanguinante.
Caroline ringhiò, infastidita da quell’insistenza. «Ti ho detto che ho tutto sotto controllo, Nik!» Poi si avventò sul suo avversario e, per il semplice gusto di dimostrare a Klaus che sapeva davvero come gestire la situazione, gli morse il collo e poi glielo spezzò, gettandolo da una parte alla stregua di un pupazzo inerte.
Quando sollevò lo sguardo sul terzo non-morto, il sangue le imbrattava le labbra e lei si pulì distrattamente con il dorso di una mano. «Suppongo tu sia il prossimo», sibilò, lasciando che il viso le si trasformasse nella maschera da vampiro che di tanto in tanto le piaceva indossare.
Qualche tempo dopo, lei e Klaus furono gli unici a trovarsi ancora in piedi in mezzo a quella strage.
Ansimando, Caroline si sistemò una ciocca di capelli che le era finita davanti agli occhi, e con la punta delle sue Louboutin spostò con un calcio il paletto di legno di verbena – questa, poi, le era nuova – che uno dei licantropi aveva cercato di spingerle nel cuore. «Idiota», borbottò, scavalcando il corpo.
Klaus si voltò verso di lei e in un lampo le fu accanto. Sollevò le mani insanguinate di sangue non suo, fortunatamente, e le cinse il volto; solo dopo un’accurata ispezione per accertarsi che non fosse ferita tirò un sospiro di sollievo.
«Stai bene», mormorò sollevato, posando la fronte sulla sua.
Caroline emise uno sbuffo divertito. «Figurati, questi qua erano dei dilettanti», fece, mal celando la palese soddisfazione che le stava facendo brillare gli occhi.
«Sì, lo erano», concesse lui, abbracciandola.














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Inizialmente doveva essere diversa, ma poi ha preso un'altra piega... vabbè. xD Per il dialogo, ho preso ispirazione da qui.
Grazie a Mery1992, giudo e windedghosts per aver recensito lo scorso capitolo! :**
A presto con il prossimo, vostra
Niglia.
                                                                                              

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Capitolo 3
*** 3} Argument ***


3.
Argument





La porta di casa sbatté con un tonfo tale da far tremare i vetri. Caroline attraversò come una furia l’androne d’ingresso, gettando per terra alla rinfusa cappotto, borsa e le eleganti decolleté che teneva in mano.
Poche cose erano in grado di farla veramente arrabbiare, e una di esse si dava il caso fosse proprio il dannato ibrido che aveva giurato di amarla fino alla fine dei tempi in una suggestiva chiesetta della campagna toscana, venticinque anni prima.
Maledetto lui e maledetta lei, che si lasciava fregare sempre come se fosse la prima volta!
Aveva raggiunto il salotto per versarsi qualcosa da bere – qualcosa di forte e di alcolico, in assenza di un collo da mordere – quando la porta si aprì una seconda volta e l’ibrido in questione fece il suo ingresso in casa.
«Andiamo, Caroline! Ti ho già detto che mi dispiace!» Esclamò esasperato, ben sapendo che lei poteva sentirlo da ogni angolo della villa nella quale si fosse trovata.
Difatti, il ringhio della vampira provenne da qualche parte in fondo al corridoio. «E io ti ho già detto dove ti puoi ficcare le tue maledettissime scuse!»
Con un sospiro, Klaus si sfregò gli occhi e si diresse verso il salotto, raccogliendo man mano che ci passava in mezzo le cose della vampira sparse sul pavimento.
«Tesoro, te l’avevo detto che avevo delle questioni da sistemare…» Esordì una volta che l’ebbe raggiunta, fermandosi con cautela sulla soglia e osservandola mentre beveva tutto d’un fiato un bicchiere di brandy.
Dopo aver deglutito ed essersi pulita le labbra con il dorso della mano in modo assai poco signorile, Caroline gli lanciò un’occhiataccia. «Forse saresti dovuto essere più preciso, non credi?» Ribatté, abbandonando il bicchiere e bevendo direttamente dalla bottiglia. «Forse avresti dovuto dirmi “Ehi, Caroline, oggi devo sterminare una ventina di vampiri che stanno tramando la mia morte e massacrare anche qualche mannaro, ti dispiace se rimandiamo la nostra cena a un’altra sera?” Sai, lo avrei apprezzato decisamente di più, visto che adesso il mio vestito da 560 dollari e 70 centesimi è macchiato di sangue e altri fluidi organici di cui preferisco non sapere la provenienza!»
«Se il problema è il vestito, te ne ricomprerò altri dieci!» Sbottò lui, stavolta seriamente irritato. «Non c’è bisogno di fare questi capricci!»
«Capricci
In quel momento Klaus comprese di aver fatto un imperdonabile passo falso. Fece appena in tempo a schivare il bicchiere che andò a frantumarsi sulla parete alle sue spalle, con sommo disappunto di Caroline, e all’improvviso non ebbe più tanta voglia di scherzare con l’umore della sua compagna.
«Non me ne frega un accidente del vestito», sibilò quest’ultima, gli occhi ridotti a due fessure minacciose. «E non m’importa neanche del fatto che non potrò più mettere piede in quel meraviglioso ristorante senza vergognarmi o soggiogare i proprietari, così come non mi importa che sia stata costretta a darti anche una mano mentre strappavi cuori a destra e a sinistra!» Ormai la vampira stava urlando, gesticolando nervosa e furiosa contro di lui. «La cosa che mi da più fastidio è che tu abbia rovinato la nostra serata di anniversario, e che non lo sapessi neppure!»
Klaus stava per interrompere la sua sfuriata e cercare di calmarla, ma quell’ultima frase lo gelò.
L’anniversario.
L’ombra di realizzazione che gli attraversò il viso dovette essere abbastanza eloquente, perché Caroline sbuffò e roteò gli occhi, livida nel veder così confermate le sue ipotesi.
«Caroline, ti giuro, mi dispiace…»
Caroline non gli diede l’opportunità di scusarsi. «Venticinque anni, Klaus!» Già il fatto che non l’avesse chiamato Nik avrebbe dovuto metterlo in guardia sul livello di arrabbiatura della sua compagna. «Okay, forse è una cosa stupida e troppo melensa per il “grande ibrido cattivo”, ma per me era importante! Sono le nozze d’argento, e scusami se speravo che potessimo trascorrere una serata normale, una volta tanto, senza i soliti spargimenti di sangue. Accidenti, oggi mi ha anche telefonato Rebekah per farmi gli auguri, e Elijah mi ha spedito dei fiori! Elijah! E il tuo regalo, non che me ne aspettassi uno, sia ben chiaro, il tuo regalo qual è stato? Teste mozzate, cuori strappati e un vestito rovinato! Lo ammetto, a volte è eccitante, ma c’è un tempo per ogni cosa, e stavolta hai decisamente sbagliato tempismo!»
Come poche altre volte nella sua infinita esistenza, Klaus era rimasto a corto di cose da dire. Non capitava spesso, ovviamente, essendo lui per natura una creatura particolarmente carismatica e autoritaria, ma di volta in volta capitava, e quasi sempre c’era di mezzo Caroline.
E la vampira, come aveva ormai imparato a sue spese, per quanto leale, gentile e comprensiva, riusciva a essere terribilmente poco misericordiosa quando la situazione lo richiedeva.
«Caroline, ascoltami, parliamone con calma. È stato un periodo un po’ caotico, ho perso la cognizione del tempo e ti assicuro che la serata sarebbe stata molto diversa se mi fossi ricordato…» Tacque, aprendo le braccia con fare sconfitto e riabbassandole senza ben sapere che farne. «Andiamo, tesoro, lo sai-»
«Non chiamarmi tesoro», lo avvertì subito lei, puntandogli un dito contro. «No. Non sono dell’umore.»
«Caroline…» Ritentò lui con un sospiro. Non andiamo a letto arrabbiati, avrebbe voluto dirle, e poi avrebbe voluto stringerla tra le braccia e trascinarla in camera e fare l’amore per tutta la notte, per farsi perdonare e sfogare lo stress di due settimane impiegate a pianificare strategie e tattiche di difesa e attacco contro quei maledetti licantropi e poi addormentarsi vicini e stretti separati solo dall’ostacolo delle loro pelle e cullati dai loro respiri…
Con quell’immagine in testa Klaus tentò un passo in avanti, ma Caroline indietreggiò di due.
«No», ripeté, la rabbia ben lontana dal dissiparsi dai suoi begli occhi azzurri. «Procurati un cuscino e una coperta, stanotte dormi sul divano.»
E sparì dalla sua vista con un whoosh che lo lasciò per un attimo interdetto – che diamine, odiava interrompere una discussione in quel modo, era infantile – ma poi con un sospiro decise di lasciar perdere e di rassegnarsi all’idea di dormire in salotto. Le avrebbe concesso la notte per calmarsi, e l’indomani mattina avrebbe cercato il modo di farsi perdonare.
Un angolo della bocca si piegò verso l’alto, in un breve sorriso. Ci riusciva sempre.












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Eh niente, qualcuno mi ha chiesto come mai non aggiornavo questa raccolta dal 2013, e siccome sono fan della religione del "Chiedi e ti sarà dato", mi pareva corretto esaudire la richiesta.
E spero che quel qualcuno non se ne sia pentito, dopo aver letto questa drabble. :D
(Sì, Darkrin, parlo di te ♥)
((Riscrivere di loro porta a galla tanti - troppi - feels, mannaggia a Julie Plec che gode nel frantumare le uova nel nostro paniere ç_ç Mi mancano, ridatemeli!))
BTW. Grazie di essere passati per questi lidi, di aver letto e - ovviamente grazie anche a chi ha recensito gli scorsi capitoli - e niente, grazie in generale, voglio bene a tutti, oggi mi sento romantica. u.u A presto, se tutto va bene! Sempre la vostra
Niglia.

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Capitolo 4
*** 4} Sleepless ***


4. 
Sleepless









Da quando era diventata un vampiro, Caroline non era più riuscita a godere della deliziosa sensazione che procura un sonno notturno di almeno otto ore ininterrotte. Il minimo rumore la svegliava, e una volta che apriva gli occhi trovava terribilmente difficile riaddormentarsi subito; così infilava una maglietta – più per abitudine e senso del pudore che non per un fattore di temperatura – e scendeva al piano di sotto a mettere qualcosa sotto i denti. A volte le bastava una cioccolata o un tè caldo, e se così non era doveva ricorrere alle sacche di sangue che sua madre, con invidiabile noncuranza, teneva nel frigorifero accanto al latte e alle verdure.
Andare a vivere con Klaus non aveva cambiato questa sua fastidiosa abitudine.
Non dipendeva da lei: gli incubi non rientravano nella sua area di competenza e, per una da sempre abituata ad avere ogni cosa sotto il più totale controllo, il non poter gestire la propria mente era qualcosa che la faceva diventare matta. Non che potesse biasimarsi: era passata attraverso parecchia schifezza nel corso della sua breve vita – in meno di due anni era morta, tornata come vampiro, catturata e torturata un’infinità di volte e sempre con lo scopo di far del male a qualcun altro, dato che lei, fondamentalmente, non aveva nemici – e non c’era da stupirsi, dunque, se ogni volta che chiudeva gli occhi quegli orribili ricordi tornavano a tormentarla.
Negli ultimi decenni l’aveva aiutata il fatto di risvegliarsi e non trovarsi da sola. Talvolta il suo sonno era talmente agitato che riusciva a svegliare persino Klaus, che la stringeva e le sussurrava parole confortanti finché il suo respiro non si calmava e non scivolava nuovamente in un riposo più pacifico; altre volte era come riprendere a respirare dopo una lunga apnea – passava dal sogno alla veglia in un battito di ciglia, e di solito era così confusa dal brusco cambiamento da fare fatica a mettere a fuoco la realtà. Poi sentiva il peso di un braccio avvolto intorno al proprio stomaco, una fronte posata contro la spalla, il respiro leggero dell’uomo con cui condivideva il letto e tutti i tasselli tornavano al proprio posto: la paura provata nel mondo onirico svaniva, sostituita da una calda sensazione di sicurezza.
Quando tornò in camera da letto, rinvigorita dallo spuntino di mezzanotte – o, per meglio dire, delle prime ore del mattino – trovò Klaus esattamente come l’aveva lasciato, a pancia in giù sul materasso con la testa sepolta nel cuscino, e il lenzuolo che a malapena gli copriva le natiche. Caroline si lasciò sfuggire un sorrisetto: doveva essere uno dei pregi dell’essere ibrido, il non soffrire il freddo a metà febbraio…
Ancora prima che la sua mente formulasse il pensiero la vampira si ritrovò gattoni sul letto, le mani ai lati dell’ibrido e le labbra sulla sua pelle bollente, pronte a saggiarne il sapore familiare. Dall’incavo del collo iniziò a disseminare minuscoli baci leggeri come le ali di una farfalla, cercando ufficialmente di non svegliarlo ma sperando in fondo di farlo, e per una lunga manciata di secondi si godette il semplice piacere di poterlo avere in suo potere, così, semplicemente, e ogniqualvolta lo desiderasse.
La faceva sentire potente. E Klaus aveva ragione, il potere era inebriante.
Pochi secondi dopo un mormorio sommesso e soffocato provenne dalla creatura sotto di lei. «Caroline, sono le tre e mezza.»
«Mh-mh, lo so. Continua a dormire», gli sussurrò, proseguendo nel disseminare una morbida scia di baci lungo il profilo della sua spina dorsale.
Klaus si lasciò sfuggire un gemito quando Caroline gli raschiò inavvertitamente la pelle con la punta delle zanne. «Un po’ difficile, visto come mi stai torturando», ribatté sul medesimo tono, sollevando il viso dal cuscino e cercando di voltarsi senza tuttavia disturbare la sua piacevole attività.
«Oh, poverino. Vuoi che smetta di ‘torturarti’?» Sorrise maliziosa, mordicchiandogli appena un fianco. «La brutta vampira cattiva si sta approfittando di te…»
«Caroline.»
«…Hai intenzione di non fare nulla al riguardo?»
«Mh.» Klaus si ostinava a tenere il viso contro il cuscino, ma Caroline poteva quasi sentire il suo sorriso.
«Suppongo che la vecchiaia faccia questo effetto. È dura stare al passo con le voglie di una ragazzina…»
«Va bene, ora basta. Se inizi a mettere in dubbio la mia virilità non posso che raccogliere la sfida.»
Klaus si sollevò talmente tanto in fretta da sparire per qualche secondo alla sua vista, e quando i suoi occhi si posarono nuovamente su di lui lo vide torreggiare minacciosamente sopra di sé; le proprie mani erano state catturate in una morsa gentile e tenute sopra la testa, e Caroline si ritrovò a fronteggiare Klaus e lo strano sorriso divertito e provocante che aveva stampato sul viso ancora assonnato.
«Se sei troppo stanco possiamo lasciare la sfida a domattina», propose lei con una risatina, non facendo caso al bagliore cupo e colmo di promesse che aveva attraversato gli occhi dell’ibrido.
«Te la faccio vedere io, la stanchezza», ribatté lui, prima di metterla a tacere con un bacio. Il suo corpo sembrò improvvisamente molto sveglio e attivo contrariamente a quanto aveva creduto lei, e quello fu il suo ultimo pensiero lucido prima che Klaus rispondesse con solerzia invidiabile alla sfida.
Quasi come se sapesse il motivo per cui si era svegliata nel cuore della notte senza bisogno di conferme, e sapesse anche cosa fare esattamente per placare il suo animo e distoglierle la mente da pensieri cupi e tormentosi. Non era la prima volta, dopotutto, che doveva rassicurarla dopo uno di quegli incubi - e inoltre lui stesso si era trovato diverse volte nella sua stessa situazione, lungo i secoli. Le conseguenze di un'esistenza eterna, suppose Klaus, dovevano di certo trattare anche un eterno tormento.
       
Ma ormai il pensiero quasi non lo turbava più.
Più tardi, mentre una piacevole spossatezza la trascinava verso il sonno, Caroline udì distrattamente le parole del suo ibrido, sussurrate così piano che forse non erano davvero intese per essere udite.
«Dormi, tesoro. Non hai più niente di cui avere paura.»  
        E Caroline sorrise, perché si fidava di lui, e si permise di addormentarsi.





















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BEH – avete chiesto e io ho dato, più o meno xD Non mi aspettavo tutta questa calorosa accoglienza dopo tutto questo tempo di non-aggiornamenti, e la cosa mi ha lasciata sorpresa, perplessa e lievemente gongolante. Sono tanto contenta vi piaccia, dunque, e ringrazio tantissimo chi ha recensito lo scorso capitolo e chi ha appena trovato questa raccolta insieme a chi già la conosceva e niente, benvenuti e bentornati!
Su un tono un po’ più serio: onestamente non me ne intendo molto di psicologia, ma sono convinta che dopo tutto quello che ha passato – è stata praticamente torturata da ogni singolo personaggio apparso in Vampire Diaries, dopotutto – Caroline possa soffrire di una sorta di sindrome post-traumatica, magari una forma lieve o chessò io, anche se un vampiro immortale e potente eccetera eccetera. In ogni caso è così nel mio headcanon.
Ovviamente, Klaus è sempre al suo fianco per rassicurarla. Belli loro ♥
(Also, capitolo principalmente Caroline!centric - scusate la troppa introspezione e la zuccherosità e la mancanza di qualche interazione profonda o decente come lo scorso capitolo, lol. Mi rifarò, prometto).
Per ora è tutto, gente! Sempre vostra,
Niglia.

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Capitolo 5
*** 5} Making Up ***


Seguito di Argument (cap.3).



5.
Making Up












La situazione stava diventando ridicola.
Aveva creduto di risolvere le loro divergenze nel giro di ventiquattro, massimo quarantotto ore – confidava serenamente che il suo fascino e le sue capacità seduttive sarebbero riuscite anche stavolta a salvarlo dalla metaforica cuccia in cui era stato spedito, e forse era stato questo il problema principale, l’essersi fatto accecare dal suo ego spropositato – e invece ormai erano trascorsi già sette giorni. Klaus non aveva ancora riguadagnato l’accesso alla sua camera da letto, e la camera per gli ospiti che in genere era di tacita proprietà di Elijah aveva iniziato ad assorbire con suo sommo disappunto la personalità dell’ibrido. Come ogni altra stanza dell’immensa magione, ovviamente, l’arredamento era pregiato e impeccabile – un enorme letto in mogano con lenzuola di lino e cuscini di piume, un tappeto persiano, tende ricamate, i libri di Elijah in bella mostra sulla libreria, lampade poggiate su comodini di vetro e una poltrona da lettura – tutto, insomma, perfettamente lussuoso e senza un solo dettaglio fuori posto.
Ma era impersonale, e non era la camera di Caroline. Klaus odiava quella stanza.
Come se non bastasse, le continue telefonate di Rebekah e dello stesso Elijah iniziavano a far pressione sul suo lato omicida. I continui Come fai a essere così stupido, Nik? e Niklaus, mi meraviglio di te dei suoi fratelli erano l’ennesimo sale sulla ferita di cui certo non aveva bisogno. No, ciò che voleva era distruggere qualcosa dalla frustrazione, o uccidere qualcuno – si sarebbe accontentato anche solo di torturare o menomare, si sentiva generoso. Riversare il suo avvilimento sul mobilio era fuori discussione, visto che per la maggior parte era stato scelto da Caroline e, davvero, non aveva bisogno di provocare oltre la rabbia della sua compagna.
Questo non gli aveva impedito di frantumare il proprio cellulare all’ennesima chiamata indesiderata di sua sorella. Un cellulare era facilmente sostituibile, e per una manciata di secondi aveva alleviato il suo nervosismo.
Nervosismo che era tornato subito non appena aveva udito la porta d’ingresso aprirsi e chiudersi, i passi cadenzati di Caroline attraversare l’atrio, entrare in cucina, aprire e richiudere il frigorifero, dirigersi al piano di sopra, percorrere le scale con una lentezza disarmante – come se sapesse perfettamente che lui era a portata d’orecchio e che stava ascoltando ogni suo minimo movimento con il fiato sospeso, in attesa di chissà cosa, forse del perdono o della punizione divina – passare davanti al suo studio senza neanche degnare di un’occhiata la porta spalancata o lui dietro di essa e sparire in silenzio in camera sua. Camera loro.
Klaus emise un grugnito esasperato, passandosi una mano tra i capelli. Dio, quella donna era testarda.
E quella situazione di stallo – era come trovarsi al centro di un ciclone, aspettando la tempesta che avrebbe distrutto ogni cosa – era durata anche fin troppo. Era la creatura più potente sulla faccia della terra, aveva vissuto secoli e secoli senza perdere neanche una guerra, era uno stratega per l’amor di Dio! E avrebbe vinto anche quella battaglia, decise.
Raggiunse la scrivania e afferrò il telefono fisso, pronto a mettere in azione il suo piano.




Quando Caroline varcò la soglia di casa, tre giorni dopo, sentì subito qualcosa di diverso aleggiare nell’aria.
O meglio, sentì che mancava qualcosa. L’elettricità, per la precisione: la casa era immersa nel buio. Tanto per puro scrupolo fece scattare l’interruttore della corrente un paio di volte, ma la casa continuò a rimanere imperterrita nell’oscurità. Le scappò un sospiro stanco: che senso aveva pagare migliaia di dollari per il mantenimento di una villa di quelle dimensioni se la corrente saltava come in un qualsiasi appartamento di periferia?
Tuttavia, mentre avanzava lungo il corridoio – il buio non era davvero un problema, in fondo era pur sempre un vampiro – una vaga sensazione di fremente apprensione iniziò a serpeggiare lungo la sua spina dorsale. Che ci fossero intrusi in casa? Eppure non sentiva odore di sangue né di estranei. Perplessa si levò il cappotto, poggiandolo su una sedia qualsiasi dell’atrio, e lasciò le chiavi della macchina su una console risalente a chissà quale periodo storico. Una flebile luce proveniva dalla cucina, e il delicato odore di cera bruciata raggiunse misteriosamente le sue narici. Che cosa diavolo…?
Quando finalmente raggiunse in sala da pranzo comprese il motivo per cui Rebekah l’aveva trascinata tutto il giorno avanti e indietro per New Orleans, per una sfrenata sessione di shopping che aveva messo a dura prova persino la sua pazienza e che era servita a sfogare gli ultimi residui di rabbia sul conto in banca di Klaus. Avrebbe dovuto capire che c’era qualcosa di strano nell’insistenza con cui sua cognata si era inventata di tutto pur di farla rientrare a casa il più tardi possibile – non avrebbe dovuto fidarsi di lei, era ovvio che avrebbe scelto sempre e solo le parti del fratello!
Con uno sbuffo innervosito Caroline diede le spalle al tavolo romanticamente apparecchiato per due – compreso di candele, rose bianche, bicchieri di cristallo e argenteria preziosa – con tutta l’intenzione di rinchiudersi in camera sua e non capitolare così presto alle moine di Klaus, e dovette soffocare un’imprecazione quando vide il suddetto ibrido in piedi davanti a lei, impeccabilmente vestito in un completo scuro – maledizione, sapeva quando amasse il total black su di lui e non aveva rimorsi a utilizzarlo contro di lei – e con due bicchieri di champagne in mano.
Poiché non era da lei indietreggiare e battere la ritirata ancora prima di scendere in battaglia, Caroline mantenne la sua posizione e raddrizzò la schiena, incrociando le braccia davanti al petto con aria di sfida.
«Suppongo quindi che l’assenza di corrente non sia casuale», fu il suo primo e acido commento.
Con invidiabile savoir-faire, Klaus mantenne un’aria cortese e pacata. «Sai che giorno è oggi?» Le chiese, ignorando educatamente l’atteggiamento aggressivo della vampira.
Caroline strinse gli occhi, sospettosa. «Venerdì?»
Un breve cenno di diniego e un leggero sorrisetto le fecero capire che non era quella la risposta che cercava. «Oggi è un anniversario. L’anniversario del nostro primo ballo insieme, per l’esattezza. Ti ricordi?» La sua voce si abbassò di diverse ottave quando continuò con il suo discorso, prendendo un tono pericolosamente sensuale. «Il ballo dei Mikaelson, Mystic Falls. Sei arrivata elegantemente in ritardo, appena prima che iniziassero le danze, e ti ho visto subito non appena sei entrata nella sala. Bellissima come al solito nell’abito blu che ti avevo regalato e che non ero davvero sicuro che avresti indossato, e subito padrona del territorio. Il mio primo pensiero è stato che sembravi una regina, gli altri riguardavano il modo migliore per sfilarti quel vestito di dosso. E, se non ricordo male, avevi detto di aver bisogno di un drink», concluse, porgendole uno dei bicchieri.
Beh, non esattamente quello che si era aspettata di trovare una volta rientrata a casa.
D’istinto allungò una mano per prendere il bicchiere, facendolo ondeggiare tra le dita senza accennare a bere il delizioso vino. Aggrottò la fronte e rifletté rapidamente, cercando una qualche crepa, una debolezza, un qualche difetto o le avvisaglie di una trappola nel palese tentativo di Klaus di rimediare al suo mastodontico errore. Apparentemente non trovandone, ribatté con: «Che cosa stai cercando di fare?»
«Sto cercando di farmi perdonare», rispose lui in tutta sincerità, abbassando la voce come se stesse parlando con un cavallo imbizzarrito che necessitava di essere domato.
«Mh.» La vampira lo studiò ancora a lungo, piegando appena il capo di lato, decisa a non dargli subito la soddisfazione di vederla sbavare su di lui come una qualsiasi adolescente con gli ormoni in subbuglio – che diavolo, Caroline Forbes, hai più controllo di così!
Lui rimase in silenzio, stoico sotto lo scrutinio della sua compagna, sorridendo leggermente e con un braccio nascosto dietro la schiena in quella posa antica che lei malgrado tutto non poteva fare a meno di trovare sexy. Attendeva paziente una qualsiasi risposta, e Caroline si mordicchiò il labbro per l’indecisione.
Torturare Klaus e prendersi la sua piccola vendetta era stato in qualche modo perfido piuttosto divertente, nei primi giorni, ma piano piano aveva iniziato ad annoiarsi. Dopotutto non era lui il solo che stava punendo con il trattamento del silenzio e l’ordine di dormire da un’altra parte – era una lama a doppio taglio, che feriva su entrambi i lati.
Sì, si era sentita offesa e trascurata quando aveva capito che Klaus aveva dimenticato il loro anniversario di matrimonio – come lo era per il fatto che di tanto in tanto non indossasse la fede, anche se Caroline sapeva in fondo che non lo faceva con cattiveria ma solo perché era una mossa preventiva e tattica qualora i suoi nemici fossero alla ricerca di una sua debolezza e non sapessero di lei – e il vedere la sua serata rovinata in quel modo, dopo settimane che organizzava, dopo giorni di stress e stanchezza e notti in bianco, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. E sfogare tutto su di lui era parsa la cosa più normale da fare, in quel momento.
Solo che adesso dormiva da sola da dieci giorni, il suo letto era gelido e il suo orgoglio ancora troppo ferito per permetterle di andare a revocare l’esilio di Klaus e perdonarlo una volta per tutte. Diavolo, non si era neanche scusato, non aveva fatto nulla per cercare di parlare con lei! Certo, da quella sera lei aveva cercato di stare fuori casa il più possibile e, a parte la notte – malgrado tutto non gli avrebbe mancato di rispetto andando a dormire in qualche albergo o da Rebekah – aveva trascorso tutte le sue giornate in giro… Ma comunque! Se lui avesse voluto dirle qualcosa avrebbe trovato un modo!
E lo aveva fatto, alla fine, rifletté, ponderando la presenza del tavolo apparecchiato alle sue spalle. In ritardo, magari, dopo dieci giorni, sì, ma eccoci qua.
E ovviamente lo aveva fatto in grande stile. Accidenti, doveva ammettere che l’ibrido sapeva muoversi, quando si impegnava.
Diamine – anche quando non lo faceva!
Le sfuggì un sospiro, e trattenere la propria sorgente lussuria stava iniziando a diventare difficile. «Quindi, mh… niente interruzioni, stasera?» Si schiarì la voce, odiandosi per la gola improvvisamente secca che la costrinse a prendere un sorso dello champagne. «Niente spargimenti di sangue, complotti o vestiti rovinati?»
«Niente di tutto questo», confermò Klaus. Un leggero ghigno prese forma sulle sue labbra prima che potesse impedirselo, e le parole vennero fuori senza chiedergli il permesso con un sussurro malizioso. «Anche se non posso garantire sui vestiti rovinati.»
Caroline dovette combattere l’impulso di roteare gli occhi.
«Mh. Quello che succederà ai miei vestiti dipenderà unicamente dall’andamento della cena», lo avvertì, dandogli le spalle e raggiungendo il tavolo apparecchiato. «Allora, non mi scosti la sedia?»
Un fruscio, un rapido sposamento d’aria e Klaus fu alle sue spalle, un sorriso più ampio sul viso tanto da creare quelle deliziose fossette che lei conosceva bene, e le mani poggiate sullo schienale della sedia. Caroline prese posto, cercando di nascondere il proprio sorriso con un’aria di affettata arroganza – dopotutto l’ibrido non aveva bisogno di sapere che la sua testarda compagna aveva capitolato ancora prima degli antipasti.
        Se la sarebbe goduta ancora un po’.









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Nuovo capitolo! Chiedo scusa per il ritardo - problemi tecnici di connessione - per farmi perdonare, eccovi una "drabble" più lunga delle altre. Più una mezza one-shot, mi dicono. Ma a caval donato non si guarda in bocca, giusto? Giusto.
Spero anche qui di non essere andata troppo OOC e spero che apprezziate questa sorta di "continuity" - potrebbero esserci altri capitoli collegati ai precedenti come ce ne saranno di sicuro a sè stanti, ma facendo parte tutti del medesimo AU è ovvio che in un modo o nell'altro siano tutti legati. Detto questo...
Non finirò mai di ringraziare chi legge, segue e recenisce questa raccolta, davvero, non vi merito ma continuate così *__*
Come vi dico sempre, se avete idee e/o prompt per questa serie di drabble non esitate a passarmeli, vedrò di inserirli nella raccolta. Più Klaroline per tutti!
Ci si legge alla prossima!
La vostra affezionatissima
Niglia.

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Capitolo 6
*** 6} Sexting ***


6.
Sexting








La prospettiva di una vacanza tra donne era sembrata un’idea geniale al momento dell’organizzazione.
C’erano state lunghe discussioni tra Rebekah e Caroline prima che una meta venisse decisa – entrambe intenzionate ad averla vinta e nessuna disposta a scendere a compromessi – e infine avevano optato per un viaggio in tre tappe che le avrebbe accontentate entrambe. Caroline lo definiva Delle Tre Emme: Mare, Moda e Musei.
Avrebbero trascorso cinque giorni in Grecia, a respirare l’aria mediterranea della vecchia Europa e pregare che la loro pelle vampiresca concedesse loro almeno due o tre gradazioni di abbronzatura; dopodiché si sarebbero spostate a Milano per la settimana della moda, il che aveva portato un rassegnato Klaus a ordinare un altro armadio dove conservare gli abiti che di sicuro la sua compagna non avrebbe esitato ad acquistare; e infine avrebbero trascorso gli ultimi sei giorni a Vienna e dintorni, per una rilassante passeggiata tra palazzi e monumenti che Rebekah aveva visto nei loro giorni di splendore, quando ancora l’impero non era crollato e i nobili trascorrevano le notti a danzare fino all’alba.
Una volta messesi d’accordo, le due vampire avevano dovuto intavolare un’ultima discussione con Klaus, che all’inizio non aveva nessuna intenzione di farle partire senza una scorta. Quando l’aveva proposto durante una cena, Caroline e Rebekah si erano guardate e avevano riso; ma la risata si era spenta quasi subito quando avevano capito che no, l’ibrido non stava scherzando, e che aveva tutta l’intenzione di farle seguire almeno da due dei suoi uomini più fidati, perché a quanto pareva non poteva permettere che le due donne della famiglia attraversassero l’oceano e stessero lontane da casa completamente sole.
Elijah era stato costretto a intervenire per riportare la pace quando era apparso chiaro che Caroline e Rebekah lo avrebbero volentieri rinchiuso in una bara per i successivi vent’anni per aver anche solo pensato una cosa del genere.
Così, mentre si risistemava i vestiti stropicciati in seguito alla breve ma intensa lotta con le due vampire, Klaus aveva ritirato la sua proposta, decidendo che non valeva la pena di litigare con la sua compagna e sua sorella rischiando quello che Elijah aveva definito ammutinamento. E benché non fosse particolarmente entusiasta alla prospettiva di rimanere lontano da lei per più di venti giorni, e come se non bastasse senza neppure avere la certezza che fossero al sicuro – ovviamente non aveva negoziato sul loro obbligo di tenerlo aggiornato almeno cinque volte al giorno – Klaus aveva capitolato e le aveva accompagnate all’aeroporto, ignorando le rassicurazioni di Elijah sul fatto che le ragazze fossero più che capaci di prendersi cura di loro.
Era una fortuna che avesse amici nel vecchio continente su cui contare per avere informazioni.



Hai un nuovo messaggio da:
Big Bad Hybrid

Caroline sorrise, allungando le gambe sul lettino e sistemandosi gli occhiali da sole sulla punta del naso mentre si accingeva a leggere l’inaspettato SMS – dopotutto si erano sentiti meno di due ore prima, quando lei aveva avvisato Klaus che avevano appena fatto il check-in in albergo e che avrebbero trascorso il resto della giornata in spiaggia.
Qualcuno doveva sentirsi solo, pensò ridacchiando mentre apriva il messaggio.
Subito arrossì, sorpresa e vagamente eccitata, e lanciò un’occhiata alla sua sinistra per accertarsi che sua cognata stesse già dormendo; appurato che la vampira non la stava degnando di nessuna attenzione, Caroline si sgranchì la gola e rilesse l’SMS tanto per essere sicura.

Dimmi che non stai indossando quel bikini rosso che ti ho visto infilare in valigia. Quello che ti accarezza i seni e il sedere come un sottile strato di pelle, e che ti fa sembrare nuda quando esci dall’acqua. Dimmi che non lo stai indossando dove altri uomini ti possono vedere.

Oh santo cielo. Che cosa avrebbe dovuto rispondergli? Era il suo costume preferito, era ovvio che lo mettesse – inoltre non aveva speso duecento dollari per poi tenerlo nascosto nel cassetto della biancheria per rispetto della pace dei sensi del suo compagno – e in ogni caso come faceva a saperlo?
La risposta le giunse immediata, e si sforzò di evitare di spargere sabbia addosso alla cognata. Era ovvio che malgrado le sue promesse l’ibrido avrebbe chiesto a Rebekah degli aggiornamenti costanti su qualsiasi cosa-dove-quando-e-come stessero facendo.
Bene, se voleva fare quel gioco – Caroline era più che disponibile.

Gli uomini greci apprezzano un bel costume quando ne vedono uno. L’acqua era un po’ gelida, ma adesso mi sto asciugando al sole… Sapevi che qui vanno più di moda gli slip che i boxer? Io e Bekah ci stiamo rifacendo gli occhi :P

I cinque minuti che trascorsero prima di ricevere una risposta la rassicurarono sul fatto che Klaus non si aspettava un commento del genere da parte sua.

Mi vuoi davvero costringere ad attraversare l’Atlantico per fare una strage di esseri umani?

Caroline roteò gli occhi, non del tutto certa che il suo compagno stesse scherzando.

Guai a te se ti azzardi a rovinarci la vacanza. Gli occhi sono fatti per vedere, Nik, e le mie tette apprezzano un po’ di sana ammirazione. Rilassati, le ragazze sono ben coperte.

Mh, avrei dovuto sostituire i tuoi bikini con dei costumi interi, almeno sarei stato più tranquillo. Ma parlami ancora di quello che apprezzano i tuoi deliziosi seni… Ne sento già la mancanza ;)

Si ritrovò a fissare a lungo quell’ultimo messaggio, incredula su quanto stava leggendo.

Nik. Hai davvero intenzione di sostenere questa conversazione?

Cosa c’è, tesoro? Hai paura di non resistere a un innocente flirt telefonico?

Caroline inghiottì un grugnito e sbuffò nello stesso momento, ringraziando l’Ipod che teneva il sottile udito di Rebekah troppo impegnato per prestarle attenzione.

NO. Ma sono sdraiata accanto a tua sorella, la cosa non ti disturba?

Ormai conosceva la cognata abbastanza bene da sapere che Rebekah avrebbe avuto incubi per i prossimi tre secoli se l’avesse scoperta a fare sesso telefonico con suo fratello – forse sarebbe arrivata ad auto-pugnalarsi, pur di eliminare un simile ricordo dalla testa.

No, e sei pregata di tenere mia sorella fuori da questa conversazione. Ora. Sei a pancia in giù o a pancia in su? ;)

Caroline arrossì ancora di più, divertita ed esasperata. Quindi lo voleva fare sul serio!
Arrendendosi, digitò rapidamente la risposta.

A pancia in su. Ma sto seriamente pensando di girarmi e slacciarmi il reggiseno… sai, per non avere brutti segni di abbronzatura sulla schiena…

Immaginarti nuda su una spiaggia a chilometri e chilometri di distanza non fa bene alla mia salute, ma sono sempre stato un po’ masochista. Mi sembra di vederti: le gocce d’acqua che brillano sulla tua pelle bianca, il sole che accarezza le morbide curve dei tuoi seni, l’avvallamento del ventre, il tuo dolce monte di Venere, le tue gambe… mi sembra di sentirle stringersi intorno a me…

Adesso Caroline aveva caldo sul serio, e non aveva nulla a che vedere con la temperatura atmosferica. Non poté fare a meno di pensare confusamente a quanto il lato artistico di Klaus venisse fuori nei momenti più impensati – sembrava che la stesse dipingendo con accurate pennellate di parole.

Mmh… Che cosa faresti se fossi qui vicino a me?

Non sarei vicino a te… sarei sopra di te, su questo non ci sono dubbi.

Caroline deglutì, ringraziando mentalmente il momento in cui Elijah le aveva procurato un cellulare satellitare che prendeva alla perfezione in pressoché ogni angolo del pianeta. Non avrebbe potuto sopportare un’improvvisa mancanza di segnale in quel momento della conversazione.

Arrogantemente ottimista come al solito… ma potrebbe andarti bene per il semplice motivo che non l’ho mai fatto su una spiaggia.

Tesoro, avresti dovuto dirmelo prima. Conserverò questa informazione per il futuro… visto che ho tutta l’intenzione di vederti di persona con quel bikini.

E magari anche di togliermelo…?

Soprattutto di togliertelo. Sciogliere i fiocchi dietro il collo e la schiena sarebbe facile come rubare caramelle ai bambini, ma ho una mezza idea di strappartelo e basta…

Per stavolta sorvolerò sul tuo odio nei confronti dei miei vestiti. Mmh… vorrei che fossi qui, a prendere il sole con me… saresti sdraiato sull’asciugamano, ancora bagnato dopo una nuotata… Non credo che resisterei alla tentazione di leccare quelle goccioline d’acqua dalla tua pelle…

Stavolta la risposta tardò qualche secondo ad arrivare, e quando il suo cellulare vibrò la vampira non trattenne un risolino.

Io e te dobbiamo decisamente andare al mare insieme. Riesco già a immaginare il tuo seno premere contro di me mentre lecchi ogni traccia dell’acqua salata dal mio petto…

Mmh… avresti un sapore delizioso… così delizioso che potrei affondare le zanne appena sopra la clavicola, dove il collo e la spalla si incontrano, vicino ai tuoi tatuaggi sexy…

Klaus deglutì, leccandosi le labbra improvvisamente secche. La sua fantasia aveva iniziato a procedere talmente tanto oltre che quasi poteva sentire il respiro di Caroline sul collo, come se stesse davvero facendo ciò che prometteva per messaggio. Quando aveva iniziato quel gioco aveva decisamente sottovalutato le capacità seduttive della vampira…
Aveva appena iniziato a digitare una risposta – a cercare qualcosa di abbastanza sensuale da dire per ripagarla con la sua stessa moneta, quando il telefono squillò una seconda volta, anticipandolo di pochi secondi. Leggendo il nuovo SMS, Klaus non riuscì a trattenere un ringhio di frustrazione.

Mi dispiace interrompere il nostro momento, Nik, ma io e Bekah andiamo a farci il bagno! Ho davvero bisogno di rinfrescarmi ;) ci sentiamo più tardi, baci, ciao!

Dall’altra parte del globo un ibrido seriamente insoddisfatto gettò il telefono sul materasso, cercando di trovare una posizione più confortevole e indeciso su come risolvere il problema che pulsava tra le sue gambe. Non poteva credere che Caroline lo avesse liquidato così, senza neanche pensarci due volte! Dio, e mancava da casa da neanche un giorno… In che condizioni sarebbe arrivato alla fine del mese?

La sua unica consolazione era sapere che una volta che l’avrebbe riavuta tra le braccia non l’avrebbe fatta alzare dal letto per parecchio tempo, facendole mantenere tutto ciò che gli aveva promesso tramite SMS. Meglio conservarli, a proposito.









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Eccoci di nuovo - sono velocissima ultimamente, sarà che queste drabble mi divertono un sacco e sono stranamente ispirata. Beh, godiamocela finché ce n'è :D (Non volevo fare una sessione di "sexting" troppo spinta per via del rating della raccolta, quindi mi sono mantenuta molto sul vago, ma spero possiate lo stesso apprezzare il pensiero :p)
Detto ciò: grazie mille a chi ha recensito lo scorso capitolo e a chi continua a leggere questi spaccati di vita quotidiana - presto mi dedicherò a qualche drabble più dark, prometto, basta con questo livello da commedia americana, stiamo parlando di vampiri, che diamine ù_ù Senza di voi, cari lettori, non sarei qua! Dunque thank you veramente ♥
Ci leggiamo al prossimo capitolo! Un bacio, sempre la vostra
Niglia.

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Capitolo 7
*** 7} Switching Bodies ***


7.
Switching Bodies









Il cupo ticchettio dell’orologio posato sulla mensola del camino scandiva i secondi con straziante lentezza, appesantendo l’atmosfera già gravida di tensione che circondava le due creature.
La vampira, braccia incrociate e un’espressione severa sul viso eternamente ghiacciato in una gioventù in sboccio, non pareva avere alcuna intenzione di perdere qualsiasi gioco stessero giocando; l’ibrido, da parte sua, la fissava dal lato opposto del salotto con un’aria infastidita che sfiorava i limiti dell’esasperazione.
Si strofinò gli occhi, senza riuscire a trattenere un gemito di stanchezza.
«Andiamo, Caroline…»
«No, Klaus. Quante volte te lo devo dire? No. L’intera faccenda è inconfortabile.»
«Ma sono sempre io, tesoro. Hai persino assistito all’incantesimo. E sono passati cinque giorni, e non mi hai nemmeno sfiorato per sbaglio, e la cosa mi irrita.»
«E non pensi che io sia irritata? La risposta rimane comunque no. Non mi sento a mio agio.»
«Insomma, hai intenzione di starmi alla larga per sempre?»
«No, solo fin quando non ci liberiamo di questo incantesimo.»
«La qual cosa potrebbe volere un po’ più del solito, Caroline. Neanche un bacio?»
«In quante lingue te lo devo dire? No! Non mi va l’idea di stare con te mentre tu non sei nel tuo corpo! Prima di tutto, a costo di sembrare superficiale, non mi piace questo tizio che hai preso in prestito: ha una faccia antipatica. E seconda cosa, mi sembrerebbe di… di tradirti! È disturbante!»
Caroline aveva trascorso gli ultimi giorni a studiare da una distanza di sicurezza il corpo che in quel momento conteneva l’ibrido di cui aveva avuto la sfortuna di innamorarsi, scrutandone i lineamenti e i gesti e i modi di fare alla ricerca di quelli che sapeva essere caratteristici del suo compagno. E qualcosa l’aveva anche trovata: un certo modo di gesticolare, il modo in cui le labbra si atteggiavano a un sorriso seducente e/o minaccioso, persino qualche sguardo o il modo in cui piegava le braccia dietro la schiena; ma l’intera pantomima la faceva rabbrividire, perché non erano davvero suoi, non in quel corpo così diverso, e tutto ciò che riusciva a vedere era un impostore che si sforzava di passare per Klaus.
Non era mai stata una persona di fede, Caroline, ma quella situazione la stava portando a riflettere su argomenti che prima d’allora non aveva mai considerato: come funzionava quell’incantesimo? Aveva trasferito completamente l’anima di Klaus in un altro corpo e viceversa, o si trattava solo di un’illusione, di una questione di sinapsi, di un controllo a distanza del nuovo corpo mentre l’ibrido continuava a rimanere al sicuro nel proprio, a mo’ di torre di controllo? Insomma, la strega che aveva fatto questo incantesimo non si era mai posta il problema che questa cosa potesse essere, oh, non so, poco etica?
D’istinto Klaus allungò una mano per sfiorarle i capelli, ma seguendo quello stesso istinto Caroline si ritrasse, strappandogli un sibilo ferito e irritato che apparteneva al suo ibrido ma che allo stesso tempo era carente di qualche cosa. La vampira sbuffò, cercando di mascherare quanto l’intera situazione la stesse facendo impazzire, e spalancò le braccia nell’universale gesto di impotenza.
«Mi dispiace, Nik! Non so che cosa fare, non ci riesco!»
Una breve e niente affatto soffocata risatina li interruppe, e subito dopo Rebekah fece il suo ingresso nel salotto sorseggiando un qualche alcolico. Per un attimo Caroline occhieggiò il bicchiere con invidia, prima di riportare lo sguardo sulla cognata e sul suo sorriso fastidiosamente sornione.
«Per favore, Bekah, non ti ci mettere pure tu», la ammonì subito. Non aveva bisogno di avere Klaus ancora più arrabbiato di quanto già non fosse.
«Io? Non ho detto niente», replicò l’altra vampira con una scrollata di spalle. «Vi si sente litigare dal giardino, ed Elijah ha mandato me in avanscoperta. Tutto bene?»
Caroline la fissò incredula – che domanda era? È ovvio che non andava tutto bene, Klaus si trovava nel corpo di uno sconosciuto!
«No che non va tutto bene», intervenne infatti Klaus, con un tono minaccioso e che aveva fatto tremare creature più potenti di lei. Per un attimo la giovane credette che fosse rinsavito e fosse pronto a darle ragione, ma le sue parole seguenti le fecero temere per un doloroso istante che la sua intelligenza fosse rimasta nel vecchio corpo. «Mia moglie si rifiuta di toccarmi o anche solo di guardarmi! Non va per niente bene! Sei una donna anche tu, sei mia sorella, dille qualcosa!»
«Beh», esordì Rebekah con aria critica, studiandolo dalla testa ai piedi. «Obiettivamente hai avuto corpi migliori, Nik.»
«Rebekah», fu il suo ringhio di avvertimento.
«Che c’è? Hai chiesto!» Ribatté l’altra, esasperata. «E poi, se non ricordo male, quello non era il tizio che ha cercato di ucciderti? Quel mago del voodoo o roba simile? Anzi, ora che ci penso», aggiunse, stringendo gli occhi come se si stesse sforzando di ricordare. «Non è lo stesso che ha rapito Caroline?»
La suddetta vampira si lasciò sfuggire un gemito strozzato che mal celò la sua indignazione. «Ecco perché mi sembrava familiare!» Quando si voltò verso Klaus – o chi ne stava facendo le veci in quel momento – la sua espressione era talmente furiosa che d’istinto l’ibrido indietreggiò di un passo. «E tu vorresti che io venga a letto con qualcuno che mi ha quasi ucciso? Klaus, dovrò andare in terapia alla fine di questa storia!»
«Ma non è lui! Sono io
«Nik, razionalmente lo so che sei tu, ma non ci riesco lo stesso! Non è il tuo odore, non sono le tue mani, non è la tua faccia per l’amor di Dio», insisté, cercando di fargli capire il suo più che giustificabile punto di vista. «E poi quello stregone è vecchio! Mi vengono i brividi!»
A quell’ultima accusa Klaus ebbe il coraggio di sbuffare e roteare gli occhi. «Per favore, non avrà nemmeno quarant’anni.»
«E ti sembra poco? Io ne ho poco più di diciassette!»
«Sì, e ce li hai da trent’anni! Caroline, vienimi incontro!»
«Klaus, puoi pregarmi in italiano, in greco o in aramaico, la mia risposta non cambia. Non verrò a letto con te fin quando non tornerai nel tuo corpo, per cui ti consiglio di non perdere tempo a discutere con me e a fare qualsiasi cosa avessi in piano di fare con quello stregone il prima possibile.»
Nel frattempo Rebekah aveva silenziosamente preso posto sul bracciolo del divano, osservando con aria attenta e divertita la discussione che procedeva infuocata davanti ai suoi occhi – cosa non avrebbe dato pur di avere qualcosa per registrare l’intera scena e rivederla di tanto in tanto nei secoli a venire.
«Oh Dio, è valsa la pena tornare in anticipo per Natale», decretò non tanto sottovoce la vampira originale, guadagnandosi ringhi e occhiatacce da parte della coppia e limitandosi a liquidarli con un’incontenibile risata.






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Guardate un po' chi è risorta dalle ceneri? :D Ultimamente mi sono tornati un sacco di feelings riguardo la mia OTP preferita e, anche se ho momentaneamente sospeso la visione della serie tv (sia TVD che TO, mi irritano i pochi spoiler che ho letto qua e là e non ho molta voglia di riprendere a guardare qualcosa che mi fa strappare i capelli dal nervoso), ecco, dicevo, malgrado tutto i miei Klaroline continuano a far battere il mio cuoricino e non posso fare a meno di leggere et scrivere di loro.
    E dunque eccomi tornata con un po' di caro, vecchio crack misto a fluff e - boh, forse il genere appropriato per questa specie di drabble non l'hanno ancora inventato, LOL - e niente, spero abbiate apprezzato questi due minuti di Future!AU!
    Sfortunatamente non posso promettere rapidi e frequenti aggiornamenti perché l'ispirazione va e viene - e, non guardando i nuovi episodi, non ho nuovo materiale su cui basarmi - ma, insomma, qualcosina l'ho già abbozzata quindi non si sa mai. Abbiate fede! :)
    Ringrazio nuovamente tutti coloro che leggono questa piccola e modesta raccolta e fanghirlano su Klaus e Caroline come se non ci fosse un domani: grazie per le vostre recensioni e il vostro silenzioso supporto, sono lieta che le mie follie vengano ancora lette :D Spero di potervene presentare altre in futuro, ma per adesso - ciao ciao e buon Natale!
    Un bacio dalla vostra
    Niglia.

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