Rorikstead: L'ultimo Dwemer

di FreddyOllow
(/viewuser.php?uid=845236)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Dopo essere fuggito dalle guardie della città di Markarth, trovai riparo in una grotta. All'interno non sembrava ci fosse qualcuno.
In questi luoghi era facile imbattersi in orsi e lupi affamati, senza contare la presenza di quei maledetti vampiri che infestano ogni angolo di Skyrim. Sucide e schifose creature della notte, gli ucciderei tutti se fosse per me.
Una volta dentro, scesi una ventina di scalini prima di ritrovarmi davanti a una porta d'acciaio impolverata.
Non avevo armi, non avevo niente per proteggermi. Non potevo di certo aprire la porta e combattere a mani nude qualsiasi cosa ci fosse là dentro.
Mi guardai attorno per cercare un altra via di fuga.
Non so come, ma solo in quell'momento mi accorsi che mi trovavo in una cripta Nord. Vecchissime cripte costruite dai Nord molti secoli fa'.
Gli avventurieri amavano questi generi di posti, per vari motivi: Tesori, armature, manufatti, pergamene e tutte quelle serie di oggetti strani che piacciono tanto ai maghi.

Il posto sembrava abbastanza tranquillo e le guardie cittadine non mi avrebbero inseguito fin qua giù.
Mi sedetti e aspettai lì.
"Forse mi trovo all'entrata della cripta?" pensai, nel mentre il dubbio mi assaliva.
Attorno a me quasi il nulla, solo cinque candele sparse un po ovunque che illuminavo debolmente la stanza, nessuna tomba, nessuno scheletro, niente di niente.
Non ero un tipo curioso, ma c'era qualcosa in quella porta, qualcosa che mi stuzzicava una forte curiosità, come se una bella donna Bretone mi stesse invitando nel suo letto.

D'un tratto, da dietro la porta, sentì qualcuno avvicinarsi con passo pesante. Mi alzai e mi nascosi nell'angolo più buio della stanza, dietro ad un cumulo di macerie.
La porta si aprì e un uomo con una lunga tonaca marrone col cappuccio in testa, uscì.
In mano aveva uno strano bastone dorato e alla sommità di essa, una strana palla di colore blu scuro.
Questo camminò molto lentamente. "Forse è un vecchio mago o qualcosa del genere." pensai.
D'un tratto si fermò. Rimase immobile per una manciata di secondi.
<< Notevole! Per un attimo non ho percepito la tua aura, mortale. >> Disse l'uomo con voce molto profonda.
Il cuore mi salì in gola, rimasi immobile come una statua, non sapevo cosa fare.
<< Credo che la tua abilità nell'essere tutt'uno con l'oscurità, sia un talento naturale. >> Continuò lui, girandosi verso la mia direzione.
Il suo volto, era nero, un nero inteso. Mi sembrò di guardare il cielo senza stelle. Poi mi accorsi che aveva un maschera che rendeva il suo volto del tutto invisibile
Non avevo mai visto nulla di simile, forse era qualche marchingegno daedrico? 
<< Vieni alla luce, mortale. Non aver paura. >> Disse illuminandosi di una aura blu scura.
Avevo troppa paura per farmi avanti, non ci pensavo nemmeno ad avvicinarmi.
<< Voi mortali e le vostre paure. Vivete nell'odio, nella paura. Non siete in grado di percepire la vera essenza della vita. >> Aggiunse allargando le braccia.
<< Fuggite da tutto ciò che non conoscete. E siete attratti come api dal miele, dal dolore, dalla sofferenza, dall'illusione. >>
La sua aura divenne sempre più blu e si espanse dolcemente come una nube nella stanza, il bastone che pochi attimi prima era dorato, divenne nero.
Non potevo rimanere là per molto, le sue frasi mi terrorizzavano, dovevo scappare, e in fretta.

Feci una scatto rapido verso l'uscita della caverna, ma qualcosa di invisibile mi acchiappò da dietro, facendomi cadere.
<< Perchè fuggi? perchè, mortale? >> Domandò l'uomo avvicinandosi a me.
<< Io... >> Le mie labbra si chiusero da sole, non riuscivo a parlare. Tremavo dalla paura.
<< Le parole sono come la lama di una spada. Possono infilzare e uccidere. Voi mortali non ne fate un buon uso. >>
<< Mi stavi per mentire. Come un Dwemer! Bugiardi e ingannatori! >> La sua voce tuonò in tutta la stanza.
<< Ma tu, non hai motivo per temermi. >> 
Ad un tratto la sua aura venne risucchiata in lui, come se fosse stato risucchiato in una sorta di buco, facendo cadere il bastone per terra.
L'uomo lanciò uno straziante gridò di dolore che fece vibrare le pareti della grotta. 
Poi scomparve sotto la sua stessa tunica, rilasciando nell'aria una nube di cenere.
Dietro di lui, un uomo possente, barba folta e addosso un armatura d'ebano. Era in posizione di combattimento.
Non riuscivo a capire quanto fosse accaduto, fin quando non vidi la lancia di vetro infilzata nelle vesti dell'uomo che pochi attimi prima mi parlava.
L'uomo con l'armatura d'ebano raccolse la lancia, ignorandomi.
Dalla porta comparve un uomo anziano, con una lunga barba e completamente calvo. Indossava una tunica nera. Dall'aspetto sembrava un imperiale. Forse una mago? uno studioso?
<< Dov'è il bastone? >> Disse l'anziano imperiale all'uomo con l'armatura d'ebano.
Pensai che l'uomo con l'armatura d'ebano fosse un mercenario assoldato dall'anziano imperiale.
L'uomo con l'armatura d'ebano raccolse il bastone e lo diede all'anziano imperiale.
<< Magnifico! Dopo anni di studio e di ricerche, finalmente ti ho trovato! >> Disse con stupore l'anziano imperiale, lisciando il bastone.
Mi accorsi che la palla alla sommità del bastone era scomparsa.
<< Quello chi è? >> Esclamò poco dopo il vecchio indicandomi con il dito. Sembrava più tosto sorpreso della mia presenza
L'uomo con l'armatura d'ebano estrasse la lancia di vetro e si diresse minaccioso verso di me.
Strisciai velocemente verso il muro della caverna, terrorizzato.
<< Fermati! >> Gridò l'anziano imperiale << Non mi sembra un seguace di Vaermina. >> Continuò poco dopo.
L'uomo con l'armatura d'ebano si fermò a comando, restando immobile davanti a me.
Non avevo mai visto un uomo muoversi così velocemente come lui, sopratutto con addosso un armatura d'ebano. Un'armatura davvero pesante.
L'anziano imperiale si avvicinò, facendo allontanare di pochi passi l'uomo.
<< Chi sei? e cosa ci faii qui? >> Domandò l'anziano imperiale, chinandosi verso di me.








 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


"Scusate se il testo risulta o può risultare attaccato, ma scrivo dal cellulare" 

<< S.. Sono lendhart... >> balbettai impaurito.  << Sono fuggito da Markarth, io... >> 
<< Rilassati, redguard. >> disse l'anziano imperiale. << Non mi sembri un seguace di vaermina. >>
<< Dopo tutto, non saresti qui se tu lo fossi. >> aggiunse accennando un lieve sorriso.
<< Ma ditemi, perché siete fuggito da Markarth? >> 
<< Ho... ho rubato del cibo a un ricco mercante e mi hanno scoperto. >> gli dissi chinando il capo per evitare il suo sguardo.
L'anziano imperiale mi guardò per qualche secondo
 << Molta gente avrebbe mentito al tuo posto. >> aggiunse alzandosi << La tua sincerità ti fa onore, Redguard >>
<< Sai chi era costui? >> disse l'anziano imperiale indicando il cumulo di cenere per terra. 
<< Era un potente negromante che adorava e serviva vaermina. Un potente Daedra oscuro. >> 
<< Se il mio guerriero non ti avesse salvato, a quest'ora saresti nell'oblivion a vagare senza meta per l'eternità. >>
Aggiunse l'anziano imperiale dando una pacca sulla spalla all'uomo con l'armatura d'ebano, come se volesse complimentarsi con lui.
<< Vi ringrazio, signore. >> gli dissi abbassando lo sguardo.
L'anziano imperiale annuì << Sai, stavo giusto cercando un aiutante che mi aiutasse con la mia ricerca. Credo che tu potresti essere l'uomo giusto. >> Disse l'anziano imperiale poco dopo.
<< Signore, ma voi non mi conoscete bene per assumermi come vostro aiutante. >> gli risposi incredulo.
L'anziano imperiale sorrise per un istante << Vero! Siete un redguard umile e sincero, e questo mi basta per assumerti. >>

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


<< Quindi, vorresti unirti a me? >> Domandò l'anziano imperiale.
<< Non lo so, cioè... >> Risposi indeciso.
<< Ascolta, posso sistemare quel tuo problema a Markarth, conosco della gente che vive lì che mi deve dei favori.
In cambio, voglio che tu mi assista durante le mie ricerche. >>
La sua offerta era molto allettante. In effetti, ora sulla mia testa pendeva una taglia, non so di quanti Septim,
ma di certo non ci tenevo a saperlo.
<< Va bene, accetto! >>
L'anziano imperiale si avvicinò a me porgendo la mano e gliela strinsi.
Avevo appena sigillato per la prima volta in tutta la mia vita un patto ufficiale.
<< Credo che sia arrivata l'ora di tornare a casa. >> Disse sorridendo l'anziano imperiale.
<< Markarth? >> Risposi incuriosito.
<< No, Rorikstead. E' lì che dovrei iniziare le mie ricerche sui Dwemer. >>
<< Roderhall, controlla che non ci sia nessuno fuori dalla caverna. >> Aggiunse poco dopo l'anziano imperiale all'uomo con l'armatura d'ebano.
Roderhall era il suo nome, quella montagna umana possente come una roccia estrasse la lancia di vetro e si diresse verso l'uscita in pochi secondi, per essere così alto e grosso era molto veloce.
<< Il tuo guardaspalle, non... non parla? >> Gli domandai curioso.
<< Non può e non deve. >> Tagliò corto l'anziano imperiale.
<< In che senso? Parla troppo? >>
<< Questa è bella! >> Rispose ridendo l'anziano imperiale << Non conosco la sua voce e non credo che la conoscerò. >>
<< Forse è muto? >>
<< No, nemmeno quello. Semplicemente quando l'ho ingaggiato come guardaspalla, il suo mentore, Lorik Il Bruto mi ha detto chiaramente che Roderhall non poteva parlare. All'inizio credevo anch'io che fosse muto, ma poi chiacchierando con Lorik Il Bruto ho scoperto che Roderhall è un Dovahkiin. >> Disse l'anziano imperiale abbassando gradualmente la voce.
<< Un Dovahkiin? >> Gli dissi stupito.
<< Si', proprio così. Non può parlare per via della voce, se solo dicesse una sola lettera, ci ucciderebbe tutti in pochi secondi. La sua voce è potente ed in grado di uccidere qualsiasi nemico. >> Continuò l'anziano imperiale guardando in direzione dell'entrata della caverna, dove Roderhall era uscito pochi attimi prima.
<< Pensavo che i Dovahkiin fossero soltanto dei racconti scritti? >> Aggiunsi incredulo.
<< No, niente affatto. Sono soltanto persone rare con talenti rari. E' sono in grado di cambiare il mundis, sia in peggio che in meglio. >>
<< Scusami, ma cosa ci fa' un Dovahkiin con te? Lui... Lui dovrebbe stare da qualche altra parte a vivere avventure meravigliose in tutta Tamriel, a uccidere mostri e qualunque cosa minacci le nostre terre. >> Dissi orgoglioso.
<< Sei un Redguard che viaggia molto di fantasia, ti stimo per questo. >> Rispose l'anziano imperiale ridendo.
<< Vedi, tutto quello che hai detto viene scritto nei libri dei Dovah e tramandate alle generazione future,
ma non tutti i Dovahkiin vivono di sole avventure. Nei periodi di pace i Dovahkiin si arrangiano come possono per sopravvivere e Roderhall è uno di questi >>
L'anziano imperiale aveva ragione, io ho sempre immaginato i Dovahkiin in continua lotta e con mille avventura da affrontare, quando la realtà era ben diversa, o quasi.
Roderhall, tornò indietro facendo segno con la testa di proseguire.

Il cinguettio degli uccelli accompagnò la nostra discesa da una piccola rupe fino a incrociare una piccola stradina sterrata, attorno a noi c'erano alberi, grossi sassi e degli arbusti con delle bacche e fili d'erba.
<< Secondo i miei calcoli Rorikstead deve essere da questa parte. >> Disse l'anziano imperiale indicano la sua sinistra.
Roderhall alzò il suo braccio e indicò la parte opposta della strada.
<< Sì, sì. Errore mio, è da quella parte. La vecchiaia si fa' sentire. >> Rispose poco dopo l'anziano imperiale sbuffando.
Roderhall si levò l'elmo e dai suoi lineamenti capì che era un Nord. Aveva un grossa cicatrice sul labbro e i suoi occhi erano di un verde chiaro, quasi come quella delle foglie degli alberi.
Per un attimo il suo sguardo incrociò il mio e distolsi subito lo sguardo.
Roderhall continuò a fissarmi ed io feci finta di niente, di certo non volevo farlo arrabbiare, era l'ultima cosa al mundo che volessi fare, far incazzare un Dovahkiin.
<< Roderhall, la smetti di fissare Lendhart. Cos'è, sei geloso? >> Disse ridendo l'anziano imperiale.
Roderhall grugnì e distolse lo sguardo rimettendosi di nuovo l'elmo.
<< Devi sapere che non si fida delle persone. Credo sia un difetto che gli appartiene da sempre. >>
<< E' un Nord, mi meraviglio che non mi sia saltato alla gola. >>
Roderhall estrasse velocemente la lancia di vetro.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


"Vuoi sapere chi sono i Rinnegati? noi siamo il popolo che deve saccheggiare la propria terra. bruciare il proprio territorio. siamo la piaga dei Nord. l'ascia che cade di notte. l'urlo prima che gli Dei reclamino la tua anima. noi siamo i veri figli e figlie del Reach." -I pazzi del Reach




Una decina di uomini erano davanti a noi, sembravano selvaggi a prima vista.
Indossavano armi e armature composte da ossa, alcuni di esse impugnavano due lame contemporaneamente.
<< Rinnegati! Dannazione! >> Sussurrò l'anziano imperiale.
Conoscevo i Rinnegati, almeno per la loro fama di distruzione che portavano ovunque andassero.
Non ne avevo mai visto uno dal vivo, fino ad ora. Dall'aspetto sembravano Bretoni, ma non ne ero molto convinto.
Sapevo della loro rivalità con i Nord, e guarda caso il Dovahkiin era uno Nord.
In passato ci furono molti combattimenti sanguinosi per il possesso del Reach. I Bretoni affermavano che quella fosse la loro terra e che gli appartenesse di diritto, per questo odiavano gli invasori Nord che bramavano l'enorme ricchezza del sottosuolo del Reach, dove abbondavano i minerali, come l'argento.
<< Stai vicino a me, Redguard. >> Sussurrò l'anziano imperiale.
Roderhall fece quattro passi in avanti e si fermò a pochi metri dai Rinnegati.
In quell'instante pensai che Roderhall volesse usare il potere della voce, per sconfiggerli velocemente.
<< Guardate un po'. Questa montagna umana vuole affrontarci tutti da solo! Povero illuso. >> Disse ridendo un Rinnegato puntando la lama verso Roderhall.
Roderhall rimase immobile, mentre i Rinnegati pian piano lo circondavano.
<< Userà la voce? >> Domandai all'anziano imperiale.
<< Non può e non deve. >> Rispose l'anziano nascondendo il bastone nella tunica.
<< Perchè? Loro sono molti di più di lui, morirà sicuramente. >>
L'anziano imperiale non rispose e guardò Roderhall, lo stesso feci anch'io.
I Rinnegati si muovevano molto velocemente muovendo le lame per disorientare Roderhall, ma quest'ultimo rimeneva sempre immobile. All'improvviso, tre Rinnegati attaccarono con degli affondi Roderhall, e lui riuscì a parare i tre colpi senza problemi, contrattaccando ad una velocità mai vista prima, colpendo i tre Rinnegati in un mezzo secondo.
I tre rinnegati caddero a terra in una pozza di sangue, mentre i restanti Rinnegati si guardarono tra di loro indecisi.
<< Solo fortuna! Sicuramente ha bevuto qualche pozione di velocità prima che lo incontrassimo! >> Disse un Rinnegato guardando gli altri compagni, come se volesse risollevare il morale di quest'ultimi.
Ero colpito dalla velocità di Roderhall, sapevo che i Dovahkiin fossero molto forti, ma non avrei mai immaginato una cosa simile. Potenza e velocità tutto in un solo essere.
Tutti i Rinnegati rimasti attaccarono insieme Roderhall, che schivò senza problemi i loro affondi.
In quei pochi istanti riuscì ad uccidere quattro Rinnegati. La velocità con cui si muoveva Roderhall impressionò i superstiti Rinnegati che fuggirono a gambe levate per poi scomparire tra i grandi sassi di un enorme montagna.
Roderhall tornò da noi senza un briciolo di fatica.
Lo guardai esterrefatto per qualche secondo abbassando poco dopo lo sguardo.
<< Quei dannati Rinnegati sono dappertutto! >> Disse l'anziano imperiale riprendendo di nuovo il bastone che aveva nascosto sotto la tunica.
<< Come mai sono scesi così a est del Reach? >> Domandai stranito.
<< E chi lo sà, quelli là sono pazzi. >> Tagliò corto anziano imperiale.
<< E' vero che adorano alcuni Daedra, principi Daedrici? >> Continuai cercando delle risposte.
<< Tutto vero! Credo che venerassero Azura, ma le mie fonti non sono del tutto affidabili. Non ho mai fatto delle ricerche in proposito. >> Rispose l'anziano imperiale facendo segno di camminare.
<< Alla fine cosa vuoi che m'importa di loro. Sono solo dei pazzi che distruggono e uccidono ogni cosa, ogni forma di vita, sfruttano la pretesa della conquista del Reach per scatenare la loro furia sulla brava gente del luogo. Sono dei pazzi assassini psicopatici. >> Continuò l'anziano imperiale schifato.



 PS: Ho corretto tutti gli errori che mi avete gentilmente segnalato, spero che non mi sia scappato nulla da correggere. Grazie della vostra attenzione!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


"Ragazzi/e, prima di iniziare con il racconto di questo capitolo, vorrei ringraziarvi per il supporto e gli aiuti che mi avete dato, grazie infinite!"



Percorremmo la strada senza più problemi, accompagnati dal fruscio delle foglie in movimento causate dal vento.
I miei pensieri erano rivolti alla mia famiglia in quel momento, il suono rilassante che ci circondava mi fece tornare indietro nel passato.
Mio padre, Erstes di Witherun, un Redguard, era un povero contadino che mi aveva cresciuto umilmente, rispettando ogni forma di essere vivente. Lavorava per il fattore Ro'jaar, un Khajiit che aveva fatto fortuna vendendo gioielli., accusato più volte di contrabbando e furto.
Comprò un piccolo pezzo di terreno fuori Whiterun e assunse mio padre per lavorare la terra. Lavorava dall'alba fino al tramonto per pochi Septim.
Ro'jaar, sfruttava tutti i suoi operai e una volta un Nord, che lavorava per lui da poche settimane, si ribellò per la sua misera paga e quasi non lo uccise a mani nude.
Quest'ultimo venne ucciso una notte da alcuni uomini, pugnalato e gettato lungo il fiume di Whiterun. Ro'jaar venne accusato dell'omicidio, ma il sovrintendente dello Jarl non avendo prove per incriminarlo dell'omicidio, lo scagionò.
Mio padre lavorò per lui tre anni di fila senza mai mancare un giorno, perfino quando si ammalò di una malattia sconosciuta continuò a recarsi al lavoro.
Mio madre, Annael di Solitude, pregò Ro'jaar di dare qualche giorno di malattia a mio padre, ma lui, furente non acconsentì e picchiò mia madre.
Mio padre venne a sapere dell'accaduto e furioso si recò senza forze alla reggia di Ro'jaar, senza mai arrivarci.
Mia madre mi disse che si ammalò e morì nel letto, ma io ho sempre saputo che mio padre morì per mano di Ro'jaar.
Io ero troppo piccolo per compiere la mia vendetta, anche se in certi momenti non volevo far altro che conficcare la lama dietro la schiena di quel verme, pianificando in modo dettagliato la mia vendetta e mille modi per ucciderlo in dolore.
Ma la mia vendetta non si compii mai, nel giro di pochi mesi venne assassinato al mercato di Whiterun. Nessuno seppe mai il nome dell'assassino, molti pensavano ci fosse la gilda dei ladri dietro questo omicidio, visto il passato criminale di Ro'jaar tra furti e omicidi commissionati.
Avevo ventun anni quando mia madre morì di Tremori, una malattia contratta da un Chaurus mentre era a pesca, dopo quell'orribile fatto decisi di partire per Markarth, per fuggire dal mio passato.
Al mio arrivo non trovai nessun lavoro e cominciai a derubare i ricchi mercanti per sopravvivere, non rubavo oggetti di valore ma solo il cibo, anche perchè non sapevo a chi vendere quella roba.

<< Siamo arrivati, gente! >> Disse l'anziano imperiale facendomi tornare nella realtà << Rorikstead, il villaggio di Rorik, un nobiluomo che ha combattuto nella grande guerra. >>
<< Chi? >> Risposi confuso guardando in lontananza il villaggio.
<< Lascia stare, appena arriviamo te lo presento. >> Tagliò corto l'anziano imperiale sbuffando.

La strada sterrata portava direttamente al villaggio, dove c'erano quattro case in pietra con il tetto di paglia e dei pezzi di terra coltivati da contadini.
L'odore di terra bagnata si faceva sempre più intenso mentre ci avvicinavamo al villaggio.
Sembrava un posto tranquillo e pacifico, diverso dal trambusto di Markarth.

<< Alastor, sei proprio tu! >> Disse un uomo anziano ben vestito allargando le braccia in direzione dell'anziano imperiale.
<< Rorik, sei sempre giovane e forte. Vecchio mio. >> Rispose Alastor abbracciando Rorik.
Il nome dell'anziano imperiale era Alastor, adesso che ci penso non si era mai presentato.
<< Come mai da queste parti? >> Domandò felice Rorik.
<< Ho degli studi da concludere. >>
<< Non mi dire che sei ancora ossessionato dai Dwemer. >> Disse Rorik ridendo.
<< Ma smettila, vecchio brontolone. >> Rispose sorridendo Alastor << Le mie ricerche mi portano quì. Credo che questa zona sia collegata con la scomparsa dei Dwemer. >>
<< Come a Winterhold? Dove mi dicesti che la gilda dei maghi centrava qualcosa con la loro scomparsa? >> Disse Rorik ridendo nuovamente.
<< A quei tempi ero giovane e inesperto e con una grande voglia di scoprire tutto sui Dwemer. >> Rispose Alastor sbuffando.
<< Sono passati vent'anni amico mio, i miei studi si sono approfonditi in tutti quest'anni. >>
<< Allora che ne dici di aggiornami un po'?. >> Disse Rorik felice, ignorando completamente me e Roderhall.

La taverna del frutto gelato, era una piccola e confortevole locanda gestita da Mralki. Sul cartello di benvenuto c'era il suo nome ben impresso. Al centro di essa c'era una specie di camino all'aperto con una pentola che bolliva su di essa, nell'aria si sentiva un forte odore di carne cucinata oltre a un lieve odore di brodo, che proveniva dal bollitore.
Vicino ai muri si trovavano dei tavoli con delle panche, e gente che discuteva e mangiava. Infondo al bancone c'era Mralki, un uomo di mezz'età calvo col pizzetto.

<< Mralki, dai una stanza ai gentili signori, pago io per loro. >> Disse Rorik con modi gentili a Mralki.
<< Certo, signore. >> Rispose Mralki sorridendoci. << Da questa parte, seguitemi. >>
Mralki ci portò in una stanza. Tre letti e un comodino, non molto confortevole ma ci poteva andare bene, almeno per me che ero abituato a dormire in mezzo la strada.
<< Non si potrebbe avere un tavolo e una sedia? Dovrei rimanere allungo qui, per via delle mie ricerche, sai. >> Disse Alastor con modi persuasivi a Rorik.
<< Certo, amico mio. Dimmi quello che ti serve e to lo farò avere. >> Rispose sorridendo Rorik.
Quei modi simpatici e gentili di Rorik mi facevano leggermente paura, forse perchè non ero abituato a tanta cordialità.
<< Ti farò una lista appena mi metterò comodo. >> Aggiunse Alastor sedendosi su un letto.
<< Quasi dimenticavo. Scusatemi se non mi sono presentato prima, sono Rorik, il fondatore e governatore di Rorikstead. >> Disse imbarazzato Rorik.
<< Ero troppo felice nel vedere Alastor, che ho ignorato inconsapevolmente i tuoi amici, chiedo venia. >> Continuò chinando un po' la testa.
<< Non vi preoccupate, signore. Sono Lendhart di Witherun. >> Risposi cercando di non balbettare.
<< Se anche a voi vi servisse qualcosa, non dovrete far altro che chiedere. Gli amici di Alastor sono anche i miei amici. >> Disse Rorik guardando in maniera strana Roderhall.

Rorik, salutandoci andò via assieme a Mralki, notai che si fermarono vicino al bancone e Rorik, con tono aggressivo disse qualcosa a Mrlaki, che prontamente alzò la mano chiamando qualcuno.
Vicino loro giunse un ragazzo abbastanza muscoloso, con dei capelli lunghi castani chiari e un incolta barba dello stesso colore dei capelli. Assomigliava vagamente a Mrlaki.






 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


(Grazie a tutti per il vostro supporto!)




Passarono all'incirca due settimane da quando arrivammo a Rorikstead. Alastor continuava le sue ricerche con assoluta lentezza, sembrava che la voglia che l'aveva accompagnato
fino ad ora nelle sue ricerche, fosse svanita quasi del tutto. Che dire poi del Dovakhiin, che pochi giorni dopo partì per una qualche missione chissà dove.
Stando a quello che mi disse il vecchio imperiale, il Nords, era partito per svolgere una missione di recupero, o per lo meno un qualcosa del genere.
Lessi anch'io la lettere che ricevette il Dovakhiin, ma non capì un gran che. Il messaggio sembrava codificato, con strane frase sconnesse fra loro.
Io restai quì accanto al vecchio, dovevo prendermi cura di lui ora che ero diventato il suo assistente, anche se non mi faceva fare mai nulla.
In quelle due settimane ci fu' un via vai di carovane imperiali a Roriksted, molti di essi si fermavano solo per riposare per poi ripartire il giorno dopo.
In una di quelle carrozze c'era un imperiale che tornava dal solito sentiero ogni giorno, la cosa strana è che all'interno della carovana non c'era nulla.
L'imperiale era un bell'uomo sulla quarantina, capelli castani legati con una coda e una barba incolta che gli dava quell'aria di mistero.
I suoi vestiti erano di una stoffa pregiata, molto costosa.
Lo osservai molto in quei giorni e non vedevo nulla di sospetto nei suoi movimenti e nel suo modo di agire, anzi, era fin troppo educato e gentile verso gli altri.
Fermava la sua carrozza proprio vicino all'abitazione di Rorik, per poi aspettare quest'ultimo vicino ad un terreno coltivato.
Non so di cosa parlassero, ma i modi di fare di Rorik, sembravano fin troppo nervosi e strani, io l'avevo conosciuto come una persona pacata ed educata,
ma quando discuteva con il misterioso imperiale i suoi atteggiamenti sembravano cambiare del tutto.
Ogni giorno si incontravano al solito posto, con soliti atteggiamenti, nessuno faceva caso all'imperiale, forse perchè erano tutti indaffarati a coltivare i campi invece di oziare come me.
Forse quello che vedevo era tutto frutto della mia immaginazione, ma era come se il mio istinto mi dicesse di stare alla larga da quel tipo.

Tre giorni dopo il misterioso imperiale raggiunse nuovamente l'abitazione di Rorik, ma questa volta non era da solo.
Dalla carrozza scese una giovane e bellissima elfa con una carnagione bianca come la neve di Skyrim, i suoi capelli erano lunghi fino a toccare delicatamente le esili spalle, anche esse bianchi.
I suoi occhi mi attiravano come l'idromele, azzurri come il cielo limpido di skyrim, i suoi lineamenti delicati come il fiore blu di montagna.
Indossava con assoluto fascino dei vestiti pregiati di alta fattura.
Il mio cuore fu' colpito come un fulmine dalla sua incantevole bellezza.
Non era la solita elfa di Skyrim, era molto particolare e ciò la rendeva unica e meravigliosa.
Rimasi lì impietrito ad osservare ogni suo elegante movimento.
Rorik, che aspettava al solito posto vicino ad una staccionata di legna, non sembrava essere colpito dall'elfa, anzi, la ignorava del tutto.
L'imperiale e Rorik, parlarono nuovamente e quest'ultimo puntò il dito contro la giovane elfa.
L'imperiale rimase sui suoi passi senza accennare un minimo di nervosismo, contro i bruti atteggiamenti di Rorik.
Quest'ultimo divenne sempre più furioso fino a lasciare l'imperiale e la giovane elfa da soli, abbandonando il terreno coltivato.
Capì subito che lei centrasse qualcosa con i modi bruti di Rorik, ma cosa?
I due entrarono nuovamente nella carrozza, ma prima che l'elfa entrasse il suo sguardo incrociò il mio.
Fu un attimo, un paio di secondi, ma per me sembravano trascorsi minuti.
Il suoi occhi, i suoi bellissimi occhi, era come vedere il Valhalla per un Nords.
Ma essendo io un Redguard, era come se il caldo di Hammerfell mi fosse penetrato nelle carni, nella fredda e gelida Skyrim.
La giovane elfa entrò nella carrozza ed io continuai a guardarla nonostante guardassi adesso una cupa carovana in legna.
Era la prima volta che mi sentivo così... strano, come se qualcosa in me mi dicesse di fermare quella carrozza.
Ma non potevo... Come può un Redguard con me, povero e quasi analfabeta, sperare di avere una possibilità con una simile... maestosità.
Due mondi così diversi che condividono lo stesso cielo.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Tre soli e tre lune passarono da quando Alastor, si chiuse nella sua stanza a studiare i segreti della scomparsa dei Dwemer.
Usciva solo per mangiare o per scambiare quattro chiacchiere, per poi ritornare nei suoi studi.
Io dall'altro canto, oziava tutto il giorno. 
Mi venne in mente persino la geniale idea di chiedere lavoro come bracciante agricolo, ma poi il pensiero di sporcarmi le mani mi fece passare la voglia.
Non sono mai stato un grande lavoratore, e per dirla tutta, non sono mai riuscito a tenere un lavoro per più di due mesi, per svariate ragioni "ovviamente".
E adesso sono l'assistente di un mago, o forse di un alchimista, o di tutte due le cose messe insieme.
Fatto sta che mi sono ritrovato nel bel mezzo di una ricerca, di cui non so nemmeno lo scopo finale.

Quella sera la taverna era vuota. 
La fuori la pioggia scendeva giù con violenza e le forti raffiche di vento, scoraggiarono persino i più audaci bevitori a uscire dalla proprie case.
Mralki, il taverniere. Se ne stava con i gomiti appoggiati sul bancone, mentre leggeva un grosso libro, pareva molto annoiato, o per lo meno così sembrava.
La taverna era stranamente silenziosa e il che mi inquietava parecchio, in quanto in queste settimane c'era sempre stato enorme baccano.
Mangiaii la zuppa di pesce che Mralki, aveva cucinato pochi minuti prima. Non era molto buona, salata e con uno sapore strano, indescrivibile.
Improvvisamente Alastor, uscì dalla sua stanza con aria molto pensierosa.
<< Volete mangiare, signore? >> Disse Mralki, al vecchio imperiale.
<< Sì, grazie >> Rispose Alastor, sedendosi vicino ad un tavolo poco lontano da me.
Il fatto che non si era seduto affianco a me, mi rese perplesso.
"Gli avrò fatto qualcosa?" mi domandai tra me me.
Mralki, con un grosso cucchiaio di legno, prese un po' di zuppa dal bollitore, che si trovava al centro della sala, e la versò in una ciotola di legno che portò a Alstor.
Il quale pareva perso nei suoi pensieri.
Mangiò frettolosamente e poi si alzò da tavola, portandosi nella sua stanza, una brocca d'acqua.

Finii la zuppa e bussaii alla sua porta, per avvertirlo che stavo per entrare.
Il vecchio imperiale, era seduto vicino a un tavolo rotondo, con molte pergamene e un grosso libro. Sulla sua copertina era disegnato un grosso medaglione con un ramo di foglie al centro.

<< Ti disturbo, Alastor? >> Domandaii quasi sussurrando per non disturbarlo.
<< No, no! >> Rispose Alastor << Anzi, vieni un attimo. Ti stavo giusto per chiamare. >> 
Mi avvicinaii verso di lui, notando strane scritture sulle sue pergamene.
<< Tra due giorni partiremo verso Raldbthar, una città nanica. Devi preparare delle vettovaglie per il viaggio. >> Aggiunse il vecchio imperiale, frettolosamente.
<< Raldbthar? Città nanica? Perchè? >> Domandaii confuso, non sapendo per quali ragioni dovessimo partire.
<< Sei il mio assistente. >> Disse Alastor, con tono seccato << Per adesso non hai bisogno di altre informazioni. >>
Non dissi più nulla per non irritarlo, e lasciaii la stanza.

Mi recaii da Mralki, per farmi aiutare con le vettovaglie.
<< Mralki, devi farmi un favore. >> Dissii appoggiando i gomiti sul bancone. << Tra due giorni, Io e Alastor, partiremo per Raldbthar. Dovresti prepararci delle vettovaglie, se non chiedo troppo. >>
<< Raldbthar? >> Rispose Mralki, soffermandosi sul quel nome. << La città dei Falmer? Sareste dei pazzi ad andare là. Dove nemmeno gli Dei osano guardare. >>
<< Ma non è una città nanica? >> Domandaii confuso.
<< Un tempo. >> Disse Mralki. << Ora è infestata dai Falmer, una razza oscura e sanguinaria. Perchè vorreste andare là? >>
<< Non lo so. Alastor mi ha detto così e quindi ci andremo. Allora, mi aiuterai con le vettovaglie? >> Domandaii infine.
<< Certo! >> Rispose Mralki, sorridendo << Informerò i contadini non appena la pioggia cesserà di scendere. >>

Mi voltaii e nella penombra notaii Roderhall, che se ne stava seduto, mangiando un pezzo di pane.
<< Bentornato! >> Dissii << Com'è andata la missione? >> Domandaii infine.
Mi guardò per qualche secondo, poi continuò a masticare il pezzo di pane, ignorandomi del tutto.
"Che idiota che sono!" pensaii. "Gli ho fatto una domanda, pur sapendo che non può rispondere o parlare".
Mi sedetti affianco a lui, sbuffando dalla noia e pensando a quello che ci attendeva una volta raggiunti Raldbthar. Richezze? Rovine? Fama? Morte?
Stavo pensando da avventuriero in quell'istante, fantasticando all'idea di vivere una vera avventura.

Per due giorni, dormii vicino a Roderhall, che russava beato. L'ultimo giorno, mi svegliaii un po' frastornato.
Avevo fatto degli incubi riguardo a quel luogo, Raldbthar. 

Strane creature cieche e con le orecchie a punta, si avvicinavano goffamente verso di me, indossando armature nere e sguainando delle spade seghettate.
Annusavano l'aria, come se sentissero un odore diverso da quello loro.
Si fermarono a pochi passi da me, indecisi se continuare o meno. Ad un tratto, uno strano uomo macchina, credo un centurione nanico.
Comparve alla loro destra, distruggendo l'enorme porta d'oro , che schiacciò alcuni di loro.
Era enorme e imponente, completamente d'oro, con un martello nel braccio destro.
Tutte le creature attaccarono l'uomo macchina, che si difese in maniera perfetta con delle martellate, uccidendoli.
Rimasi solo nella stanza, con il centurione che lentamente si voltò verso di me. Gonfiò il petto e soffiò un forte getto di vapore caldo, che mi pervase, facendomi svegliare.

Sapevo dell'esistenza di quegli esseri chiamati Falmer, ma non gli avevo mai visti in vita mia, e tanto meno sapevo come erano fatti.
Stessa cosa dell'uomo macchina, che a differenza dei Falmer, conoscevo già la sua struttura meccanica. Disegnati sui libri che parlavano di Dwemer.
Non sapevo se quel sogno avesse un significato, o se in qualche modo mi avvertisse di stare lontano da là. 
Il che mi rese perplesso.

Roderhall, si svegliò dopo alcuni minuti, si alzò e si lavò la faccia in uno dei secchi di acqua pulita, lasciati dal figlio di Mralki, Erik.
Che ebbi il piacere di conoscere in una delle tante risse scoppiate in quella taverna, che mi limitaii ad osservare.
Erik, si occupava di tutto, buttava fuori chi era troppo ubriaco, puliva le stanze e riforniva la taverna di cibo.
Ma il suo sogno, era quello di diventare un avventuriero. Mi disse, che se avesse messo da parte abbastanza septim per comprarsi un armatura leggera,
poi avrebbe offerto i suoi servigi al miglior offerente, sperando infine di intraprendere delle rischiose quest, che gli avrebbero portato fama ed enormi ricchezze.
Nei suoi occhi, intravedevo la speranza e la gioia di vivere, che molto spesso si spegnevano quando discuteva con il padre, che era contrario a questo suo sogno.
Per il figlio, voleva un futuro tranquillo. Una moglie, dei figli e un lavoro modesto. Sperava con tutto il cuore che un giorno Erik, avrebbe preso il suo posto come taverniere.
Ma lui, lo ripeteva infinite volte, quasi gridandolo in tutta Skyrim, che lui sarebbe diventato un avventuriero e non avrebbe mai intrapreso la vita agiata del padre.
Non si parlavano spesso, perchè finivano sempre per scontrasi sulla solita discussione. Ma i loro sguardi, dicevano tutt'altro.

Dopo essermi lavato la faccia, mi vestii e bussaii alla porta di Alastor.
Non rispose, quindi bussaii più forte.
<< Un momento! >> Gridò Alstor, poco dopo. 
Aprì la porta che era chiusa a chiave da dietro e mi fece entrare dandomi le spalle.
<< Sono vecchio. Non ho mica la velocità di un giovane imperiale. >> Continuò come se volesse sgridarmi per la mia insistenza nel bussare.
<< Chiedo venia, Alastor. >> Risposi quasi sussurrando per scusarmi.
Il vecchio imperiale annuì, poi prese la sua grande sacca piena di pergamene e il grosso libro, e ma la diede.
<< Portalo tu! >> Disse, voltandosi nuovamente << Non ho abbastanza forze per sostenere quel peso. >>
In effetti la sacca pesava un bel po'. Me la misi intorno alla spalla, aspettando che fosse pronto.
<< Le vettovaglie? >> Domandò Alastor, cercando qualcosa sul tavolo.
<< Credo che siano pronte. >> Risposi incerto << Ho detto a Mralki di occuparsene. >>
<< Cosa? >> Disse Alastor, voltandosi verso di me << Era compito tuo occuparti delle vettovaglie! Non gli avrai mica detto dove siamo diretti? >>
In quel momento non sapevo se mentire o meno.
<< Ehm.. Sì... >> Risposi abbassando lo sguardo.
<< Stupido! >> Gridò Alastor, sbattendo entrambi i pugni sul tavolo. << Nessuno doveva saperlo! Ora sicuramente l'avrà già spifferato a Rorik! >>
<< Quell'avido di un Nords, ora ingaggerà qualche mago e un paio di mercenari per scoprire cosa c'è di così importante a Roldbthar!
Sa perfettamente che le mie ricerche sui Dwemer possono arricchirlo, per questo è così gentile e disponibile con me!
Crede che sia un vecchio stupido, troppo ingenuo da non aver capito le sue intenzioni, ma si sbaglia! >>
Alastor, era furioso e cercava invano di calmarsi.
<< Mi dispiace, io non sapevo che... >> Risposi quasi bisbigliando. 
<< Ragazzo! Hai molto da imparare sulle persone! >> Disse Alastor, facendo un grosso respiro per calmarsi. << Non rilevare mai le tue vere intenzioni a nessuno, perchè non sai mai chi hai di fronte. >>
<< Ora sbrighiamoci! >> Continuò << Non voglio che quell'ingrato arrivi prima di me! >>

Lasciaii la stanza con un grosso senso di colpa addosso.
Raggiunsi Mralki, che era fuori dalla taverna vicino a un cavallo bianco, con delle macchie marroni sul corpo.
Il cielo era limpido, con un leggero venticello gelido che proveniva dalla mia sinistra.
Il terreno era fangoso e pieno di pozzanghere.
I contadini, che di solito erano già al lavoro a coltivare il terreno, non c'erano, per via del terreno molto acquoso.
<< Lendhart! >> Mi chiamò Mralki, alzando la mano. << Vi ho preparato le vettovaglie per il viaggio. I contadini, apprezzerebbero un modesto segno di carità per... >>
Presi il mio sacchetto dalla cintura e tiraii fuori 30 septim, consegnandoli ancora prima che finisse la frase.
<< G-Grazie. >> Disse Mralki confuso, contando i septim con gli occhi spalancati. << Siete molto generoso. >>
<< Spero che questi septim arrivino ai contadini che ti hanno "aiutato". >> Risposi sottolineando l'ultima parola, quasi volessi dire che non sono un idiota.
<< Lendhart, non preoccupatevi. Riceveranno quanto gli spetta. >> Aggiunse Mralki, distogliendo lo sguardo dai septim e assumendo un aria professionale.
Annuii e poi mi voltaii, guardandomi attorno.

Roderhall, giunse poco dopo da dietro un grosso albero, vicino a una staccionata di legno.
Con aria orgogliosa e piena di sè. La sua armatura nera rifletteva la luce del sole.
Mi guardò per qualche istante e poi accarezzò delicatamente il muso del cavallo, sorridendogli.
<< Roderhall! >> Disse Alastor, uscendo dalla taverna << Sei tornato? Sono così felice di vederti! >>
Il Dovahkiin, accennò un lieve sorriso, mentre continuò ad accarezzare il cavallo.
<< Credo che tu sappia dove siamo diretti. >> Aggiunse Alastor << Spero solo che non ci sarà da combattere. >>
Mralki, che era vicino a noi, faceva finta di sistemare le vettovaglie sul cavallo, mentre con le sue orecchie tese, sentiva tutto.
D'altro canto, Alastor sapeva fin troppo bene che Mralki, era lì per conto di Rorik e ascoltava i nostri discorsi per poi riferire tutto a lui.

Erik, era appoggiato con i gomiti sulla staccionata di legno, fuori la taverna, sembrava volesse salutarci, ma non lo faceva, si limitava a guardarci.
Mralki, lo guardò con aria irritata ed Erik, fece altrettanto.
Accennaii un lieve saluto con la mano, e lui annuì, salutandomi con il capo.
<< Molto bene! >> Disse Alastor, dando una pacca sulla spalla di Mralki. << Grazie del vostro prezioso aiuto. Siete stati molto gentili con noi! Che gli dei vi proteggono, buon uomo! >>
<< E' stato un piacere, vostra signoria. >> Rispose Mralki, sorridendo. << Che gli Dei vi assistono durante il vostro viaggio. >>

Roderhall, prese la lunghina che era legata attorno alla testa del cavallo, mentre Alastor ci salì sopra con gran fatica, aiutato da Mralki.
Io mi misi alla destra del vecchio imperiale, portando intorno alla spalla la pesante sacca di pergamene e il grosso libro.
Partimmo verso Nord-est, in direzione di Raldbthar. 


Secondo i calcoli di marcia di Alastor, due giorni, con un breve ristoro di poche ore notturne, sarebbero bastati per arrivare. 
Ma poi aggiunse << Banditi, orsi, tigri con i denti a sciabola o persino un pacifico gigante, troppo geloso dei suoi mammut, potrebbero rallentare il nostro viaggio. >>
Roderhall, mise la mano sulla sua lancia.
<< Lo so, Roderhall. >> Disse Alastor, ridendo, come se avesse intuito la sua risposta, sotto forma di gesto. << Ci penserai tu a difenderci! >>
Il dovakhiin, accennò un lieve sorriso e poi guardò davanti a sè.
"Sarà proprio un bel viaggio" pensaii.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3330823