Last Tears

di Summerbest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Semplice Illusione ***
Capitolo 2: *** Tu Chi Sei? ***
Capitolo 3: *** La Famiglia Bourmont ***
Capitolo 4: *** Ironia Della Sorte ***
Capitolo 5: *** La Ragazza Più Sfortunata Del Mondo ***
Capitolo 6: *** Presa Di Potere (o no?) ***
Capitolo 7: *** Quando Servono Le Idee ***
Capitolo 8: *** Questione Di Cognome ***
Capitolo 9: *** Tutta Colpa Del Rhum! ***
Capitolo 10: *** Certe (Rare) Volte Sono Pure Intelligente! ***
Capitolo 11: *** E Se Volessi Rimanere? ***
Capitolo 12: *** Una Brutta Situazione ***
Capitolo 13: *** La Decisione A Lei Capitano ***
Capitolo 14: *** Nuove Conoscenze Per Me, Vecchie Conoscenze Per Jack ***
Capitolo 15: *** Il Secondo Capitano Della Perla ***
Capitolo 16: *** Credevi Di Esserti Liberato Di Me? ***
Capitolo 17: *** Una Scoperta Che Cambia La Vita ***
Capitolo 18: *** Stesso Cognome, Diverso Nome ***
Capitolo 19: *** Io E Una Spada: Pericolo Pubblico O Futura Piratessa? ***
Capitolo 20: *** Noi Due Non Andremo Mai D'Accordo! ***
Capitolo 21: *** Le Bugie Hanno Le Gambe Corte ***
Capitolo 22: *** Troppi Misteri Per Tre Persone Sole ***
Capitolo 23: *** Tutti Per Uno, Uno Per Tutti ***
Capitolo 24: *** Jack Sparrow: Un Nome, Una Garanzia ***
Capitolo 25: *** Sparrow Contro Sparrow ***
Capitolo 26: *** Egoista: Il Mio Secondo Nome ***
Capitolo 27: *** Due (S)Gradite Sorprese ***
Capitolo 28: *** Una Promessa E' Una Promessa ***
Capitolo 29: *** Triste Fine Di Un'Avventura ***
Capitolo 30: *** Il Suo Cuore Spezzato ***
Capitolo 31: *** Ritorno Al Presente ***



Capitolo 1
*** Una Semplice Illusione ***


*


I capitoli contrassegnati da un asterisco sono quelli già revisionati.



Last Tears








Capitolo I
Una Semplice Illusione




Salve!!! Ecco il primo capitolo della mia fan fiction sui pirati!
XOSummerbestXO


Affondo lentamente,
nel baratro della mia mente,
non mi ricordo più chi sono,
cosa voglio e a cosa tengo
qual’è il mio destino,
il mio posto nel mondo
perché ciò succede proprio a me?
mi illudo ancora adesso
è solo un brutto sogno
ma mi sbaglio,come mio solito...


Delle vele nere prendevano posto nella mia immaginazione.
Nere come la morte
Il loro profilo mi salutava, mentre la nave si allontanava sempre di più, fino a sparire tra il fumo che mi avvolgeva. L’oscurità mi lasciava andare, decretando la fine del mio sogno e facendomi repentinamente tornare al mondo reale. Mondo che da un giorno preciso si era rivelato essere tutto meno che piacevole.
Aprii gli occhi in un sussulto, visualizzando un bianco soffitto al posto della bandiera pirata mossa dal vento. Un raggio di sole mi fece strizzare gli occhi dal fastidio, spingendomi a ripararli con il dorso delle mani. Avevo ancora in mente quel sogno, frutto di un ricordo lontano, quando mi misi a sedere nel letto, sconvolta dal brusco ritorno alla realtà.
Con gli occhi ancora leggermente chiusi e richiamanti qualche ora di sonno in più mi affrettai ad abbandonarlo. Presi qualche secondo per stiracchiarmi pigramente mentre iniziavo ad avere una visione più curata della realtà circostante. Lo sguardo percorse il perimetro e si fermò sulla sedia vicino al comò, un bell’abito giaceva lì, pronto per essere indossato.
Mi avvicinai ad esso, compiacendomi di quell’elegante capo: era un lungo abito bianco ornato da rifiniture cobalto e dei tulle che lo decoravano, con sopra un corpetto stretto da dei lacci blu. Sapevo che il motivo della sua presenza in quella stanza preannunciava un’occasione importante a cui dovevo partecipare, e ciò gli fece perdere un po’ della sua bellezza ai miei occhi. Forse un evento mondano mi avrebbe aiutato ad uscire da quel sogno, ma inconsciamente sapevo che nulla poteva farmi dimenticare per davvero, principalmente perché non volevo dimenticare.
Indossai l’abito, finendo con l’adornare il collo con un ciondolo a forma di stella, quello datomi in dono da lui.
Scossi la testa, rifiutandomi di rivolgergli ancora i miei pensieri. Sostai qualche minuto davanti allo specchio, dove i miei occhi nocciola incontrarono la malinconica immagine riflessa. Ogni tentativo di un sorriso corrispondeva ad una brutta smorfia.
a cosa serve farmi bella?
Non m’interessava altro che sapere come sarebbe andata a finire la giornata.
Mi destai dalla mia comoda lentezza e corsi giù per le scale.
“ Alexis Marie Bernard! Non abbiamo tutto il giorno, sbrigati! ”
Venni reclamata da mia madre. Infastidita dalla fretta che mi veniva gettata addosso sbuffai, saltando l’ultimo gradino e ricadendo proprio davanti a lei. Quasi la feci balzare per lo spavento, ma abbandonò l’espressione scocciata non appena notò l’abito che avevo addosso. Ancora una volta aveva scelto bene come abbigliarmi.
Sorrisi, allargando le braccia e compiendo una piccola giravolta per farmi ammirare per bene.
“ sei bellissima, mia cara ”
Il mio sorriso si allargò, mentre prendevo un nastro blu dalle sue mani e lo usavo per legare alcune ciocche dei miei lunghi capelli neri.
“ ora possiamo andare ”
Esclamai, annunciando la fine dei miei preparativi.
Mi accostai alla composta figura di mia madre, seguendola lungo il tragitto che superava il giardino di calendule e rose e si concludeva con il nostro mezzo di trasporto. Quando raggiungemmo il portico alzai la mano in un educato saluto al cocchiere, venendo subito interrotta da mia madre, che non amava simpatizzare con chi lavorava per noi. Venni spinta dentro la carrozza, ricevendo l’ennesimo rimprovero per il mio ritardo.
Mi lasciai cadere contro lo schienale del sedile, perdendo da subito lo sguardo nel paesaggio che si metteva in moto con la corsa dei cavalli. Le fronde degli alberi ed il verde della campagna accompagnarono il mio viaggio, insieme al timore del concludere la giornata con una delusione.
spero non si riveli un’altra noiosa giornata come tante altre
Pregai mentalmente.
Durante tutto il viaggio il viso di mia madre restò tirato in un raggiante sorriso, mentre dentro di sé già m’immaginava accanto ad uno dei tanti nobili presenti alla festa alla quale ci stavamo recando quella fresca mattinata. Mi rifiutai di ricambiare con un finto sorriso, limitandomi ad abbassare lo sguardo ed a portare i miei pensieri su altro.
sono passati due anni, si ricorderà ancora di me?
Non riuscii ad impedire a quel pensiero di oltrepassare la barriera che avevo inutilmente tentato di creare. Assicurandomi di poter passare inosservata, attesi un momento di distrazione di mia madre per poter prendere un’importante cosa che mi avrebbe aiutata a rassicurarmi. Misi una mano dentro uno degli scomparti presenti nella carrozza e ne estrassi un foglio ingiallito. Di nascosto iniziai a leggerlo:

Lo sai che non sono bravo in queste cose, perciò mi limiterò a poche parole, iniziando con il dirti che mi dispiace.
Ecco, credo tu lo sappia già… ma ci tenevo a precisarlo. Non è l’unica cosa che voglio ricordarti… ci tengo davvero a te, questo lo sai?
Spero di si, insomma, ti prego di non dimenticarmi, anche se sarà difficile, non dimenticarmi… questo è tutto.
Addio, forse.


Erano poche parole che avevo riletto un sacco di volte, ed ancora sorridevo immaginandolo mentre le trascriveva sul foglio. Un immagine troppo buffa, un immagine che non sbiadirà mai nella mia mente.
“ Villa Nicholson ”
Annunciò il cocchiere una volta giunti a destinazione, fermando la carrozza ed attendendo che ci apprestassimo a scendere.
Riposi di tutta fretta la lettera nel suo scompartimento, un attimo prima di ricevere lo sguardo di mia madre e venire praticamente gettata a fuori. Nell’istante in cui toccai il suolo una fastidiosa vocina urlò il mio nome. Mi voltai in corrispondenza d’essa ed incontrai il viso della mia amica, figlia dell’organizzatrice dell’importante serata.
amica? Non credo proprio
Con il suo naso all’insù ed il suo pungente profumo, Marilyn Nicholson mi raggiunse, stringendomi in un soffocante abbraccio con tanto di lievi baci sulle guance. Io, che non ero proprio abituata a certe smancerie che mi mettevano sempre a disagio, risposi ad esse incrinando le labbra in un piccolo e falso sorriso, distaccandomi appena mi fu possibile. Nonostante i suoi modi fin troppo affettuosi, Marilyn era una ragazza abbastanza bella, con una marea di corteggiatori alle spalle (anche se il motivo del loro interesse non era sempre ben chiaro, visti gli alti possedimenti della sua famiglia).
“ Alexis Bernard e madre! È sempre un piacere incontrarvi! ”
Esclamò in tono melenso, lasciando il dubbio sulla sincerità della sua frase.
“ Marilyn, ma che villa splendida ”
Mi complimentai, avendo così la scusa della contemplazione della casa per potermi allontanare dalla sua morsa. Marilyn ne fu compiaciuta, lanciandosi in un lungo racconto dettagliato sui preparativi per la festa, che si concluse con la piacevole intromissione di mia madre alla discussione. In poche parole la liquidò, prendendomi per un braccio e portandomi via da lei.
“ mia eroina! ”
Esclamai sollevata, lasciandomi tranquillamente condurre lontano da quella prolissa ragazza.
“ non posso farti sprecare tempo con ragazzine petulanti, ora il tuo interesse dev’essere rivolto solo a persone di sesso maschile e con un patrimonio elevato… come il marchese Jeanson! ”
Concluse la frase indicando l’uomo accanto al buffet. Non sembrava proprio il mio principe azzurro…
Approfittai del suo debole per i pettegolezzi per svignarmela dalla scena, iniziando a gironzolare per la sala. Metà dei presenti mi era sconosciuta, e l’altra metà era assolutamente da evitare. Nulla era abbastanza interessante da catturare la mia attenzione. Passeggiai tra i tavoli e le persone, felice di venire totalmente ignorata, quasi fossi stata invisibile.
Con sollievo scorsi la porta che sembrava dare per un balcone, ed una boccata d’aria era proprio ciò di cui avevo bisogno dopo il soffocante puzzo dell’aristocrazia. Attenta a non farmi scoprire da mia madre, incedetti verso d’essa, ed una volta che posai la mano sulla maniglia l’aprii senza esitazione. Per fortuna non fece molto rumore, ed in ogni caso le voci degli invitati sovrastavano ogni cosa, quindi fu facilissimo raggiungere il balcone e godermi la pace di quell’istante.
Sospirai sollevata, e compiendo piccole giravolte mi lasciai trasportare dal vento di quella bella mattinata dove il verde padroneggiava nel panorama. Mi sporsi un po’, con le iridi che si posavano sugli invitati sorridenti intenti a superare il portico per fare il loro ingresso nella villa indossando i loro costosissimi vestiti. Forse esageravo un po’ nel criticarli, poiché un tempo ero proprio come loro. La presenza di una persona speciale però mi aveva cambiata, ed aveva dato vita alla vera Alexis. Spostai lo sguardo su di un paesaggio molto più interessante: il mare.
Sorrisi, pensando ancora una volta a quei giorni.
Questa volta, però, non scacciai i ricordi, anzi, mi lasciai trasportare da essi…

2 Anni Fa

Una giornata speciale, davvero molto importante per me, ancora nulla di certo e mancavano solo pochi attimi! Lui sarebbe arrivato a momenti e non ero ancora pronta!
Mi diedi un’altra volta un’occhiata allo specchio, con ancora addosso la sensazione di aver scordato qualcosa, mentre invece ogni cosa che avevo deciso d’indossare era al suo posto. Ero radiosa come non mai, una vampata di colore in quel viso pallido reso tale dal pochissimo sole che raramente lo baciava. Quella volte ne ero certa, stavo per conoscerlo, stavo per scoprire la verità e riempire quel vuoto!
e se lui non viene?
Non dovevo nemmeno pensarci! Scacciai il pessimismo e feci un profondo respiro, restando ancora davanti allo specchio, prima di sorridere a me stessa, come ad incoraggiarmi, e correre al pian terreno.
Raggiunsi mia madre alla porta, notando con piacere che persino lei sembrava di buon umore quel giorno, mentre di solito tendeva sempre ad essere particolarmente irascibile.
“ è già arrivato? Oddio come sto? Sono orribile! Vado a cambiarmi! ”
Venni fermata da mia madre che mi tirò indietro per un braccio, bloccandomi prima che potessi toccare il primo gradino delle scale. Mi resi conto solo in quell’istante di come stavo lasciando che la paura mi mandasse in paranoia, quando mi calmai venni “liberata” dalla presa. Capii che un cambio d’abito di certo non sarebbe servito a molto, visto che sarei subito tornata indietro decretando che l’abito precedente era migliore.
“ se solo mettessi tutto quest’entusiasmo con gli spasimanti che ci vengono a trovare! Adesso saresti sicuramente… ”
“ …sposata con un nobile e con dei figli, lo so madre, me lo ripetete ogni volta! ”
La interruppi, venendo subito fulminata con uno sguardo.
“ scusate! È l’ansia che mi fa parlare così! ”
Mi giustificai con un’innocente sorriso. Il discorso s’interruppe con il bussare alla porta.
“ è Lui! ”
Quasi urlai, presa dall’agitazione e dal suo improvviso arrivo. Corsi ad aprire, bloccandomi a metà strada.
“ aprite voi ”
Supplicai mia madre, lasciandomi pervadere dalla timidezza. Rimasi ferma in quel tratto di corridoio, indietreggiando poi per lasciarmi superare. Il battito del cuore andava a mille, mentre fissavo in preda all’affanno mia madre che apriva la porta, non riuscendo a nascondere un gran sorriso.
“ salve, benvenuto in casa Bernard. Prego, si accomodi ”
Lo accolse gentilmente. La porta si spalancò di più, rivelando l’uomo che dovrebbe essere il mio vero padre. L’uomo che desideravo conoscere dalla nascita, finalmente era lì, a pochi passi da me! Un momento… lui… non poteva essere mio padre! I suoi capelli erano biondi, i miei neri; i suoi occhi erano blu, i miei color cioccolato; Tenendo conto dell’aspetto di mia madre (capelli biondi ed occhi verdi) era assai strano che potessero avere una figlia come me.
Mi avvicinai impacciata, nascondendo il mio sgomento.
Dopotutto non potevo giudicarlo dall’apparenza, ed in seguito a particolari circostanze poteva lo stesso essere mio padre.
“ Alexis! Che piacere incontrarvi! Noi due abbiamo tanto di cui parlare! ”
Sorrisi, e lo seguii verso la sala da pranzo.
Passai una serata terribile, ed a fine giornata sperai davvero che quell’uomo non fosse mio padre. Una persona così vuota e poco interessante come lui non mi rendeva molto orgogliosa della mia famiglia. Come se non bastasse il suo essere così rigido nei miei confronti scemava ogni mia intenzione di lasciarmi cullare in uno di quegli abbracci padre/figlia che tanto avevo sognato.
Sempre più delusa mi misi sotto le coperte, e mentre venivo accolta da Morfeo nel suo mondo dei sogni una porta sbattuta con forza mi fece svegliare di soprassalto: mia madre era entrata nella mia stanza, ed aveva proprio l’aria di voler parlare con me.
“ tesoro, che ne dici di discutere di alcune questioni? ”
La fissai ad occhi socchiusi per qualche secondo, per poi mormorare un “no” e girare la faccia dall’altra parte. Per nulla felice del mio dissenso, avvicinò la lanterna alla mia faccia, facendomi strizzare gli occhi per il fastidio di una luce così forte dopo che mi ero già abituata al buio. Scocciata mi riparai da essa con una mano, mentre con l’altra tentavo di recuperare le coperte, tempestivamente spostate da mia madre. Se il suo intento era farsi odiare ci stava riuscendo benissimo.
“ mi pare sia andata piuttosto bene con tuo padre, vero? ”
Mi domandò, senza la giusta ironia che necessitava la frase.
Continuai ad ignorare la luce ed il freddo, obbligando me stessa ad addormentarmi.
“ è un uomo così elegante e raffinato, proprio un padre perfetto ”
Mi sollecitò a parlare, scuotendomi nel letto.
Decisi di accontentarla, sbottando con un: “ allora perché non siete più sposati? ”
Notai bene la smorfia da donna-colta-in-fragrante che assunse alla mia domanda. Sembrò ragionarci su per qualche attimo.
“ perché… prima non era così, ora invece è molto cambiato. Si, è per questo motivo. Ora avrai molto sonno, quindi… buonanotte ”
Sembrò abbastanza soddisfatta della bugia improvvisata, tentando di scappare subito dalla fastidiosa piega che aveva preso il discorso. Spostò la lanterna dal mio viso e si affrettò ad abbandonare la camera.
“ non è il mio vero padre ”
Esclamai, poco prima che la sua mano si potesse posare sulla maniglia della porta. Abbandonò quella posizione per voltarsi verso di me e fissarmi negli occhi.
“ ma cosa dici?! È stato così difficile rintracciarlo, ed ora mi ringrazi così! Rinfacciandomi di aver sbagliato persona! Mi ricordo ancora chi è tuo padre, signorina! Ed ora a dormire! ”
Uscì dalla stanza sbattendo la porta, ed ancora potevo sentirla allontanarsi per il corridoio borbottando quanto stavo diventando maleducata.
Tornai alla mia solitudine, lasciandomi cadere nel morbido materasso, mentre la mia mente ripescava l’immagine che mi ero fatta di mio padre.
Chissà se mai lo incontrerò…


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Capitolo 2
*** Tu Chi Sei? ***



*

Salve a tutti! Ecco che ritorno con il secondo capitolo! Ringrazio FannySparrow per aver recensito, eh eh dovrai attendere per scoprire tutto, comunque ti posso assicurare che Jack ci sarà, che fanfic sarebbe senza di lui? XD Voglio avvisarvi che in questo capitolo Alexis sta ancora ricordando cos’è avvenuto 2 anni fa! Bene, è tutto... buona lettura!


Capitolo II

Tu Chi Sei?




Corri e vivi,
perché la vita è troppo breve,
e va vissuta come meglio si crede,
perciò vivi e lascia vivere,
commetti i tuoi errori e realizza i tuoi sogni
vivi come meglio credi,
non lasciarti comandare,
non piangere, mai più,
perché nessuno merita le tue lacrime


Ero totalmente immersa nel mondo dei sogni, quando un rumore di vetri rotti mi fece sobbalzare nel letto. Mi sveglia di colpo, iniziando a guardarmi attorno con furia, alla ricerca del motivo di quel frastuono. Sembrava provenire dal pian terreno, ed il rumore andava avanti, come se qualcuno avesse deciso di mandare in pezzi ogni parte del mobilio. Spaventata abbandonai il materasso, coprendo la mia veste da notte con una giacca. Cauta mi avvicinai alla porta della mia camera, aprendola il tanto giusto per visualizzare la parte del corridoio che dava per le scale. Oltre ai rumori di oggetti rotti anche delle voci maschili disturbavano la quiete in casa. Certamente chiunque fosse la causa del frastuono non aveva buone intenzioni, altrimenti non avrebbe iniziato un’operazione di distruzione nel cuore della notte.
Da persona impulsiva qual’ero allargai di più l’apertura della porta per uscire e, non appena il mio piede toccò il suolo dell’andito, Viannet, una delle cameriere, mi agguantò ad un braccio riportandomi dentro la camera.
“ ma che modi sono?! ”
Sbottai scocciata ed allo stesso tempo sorpresa, mai una cameriera mi aveva lasciato un livido sul braccio con i suoi modi rudi. La guardai massaggiandomi il segno rosso che mi aveva segnato nella pelle.
“ non potete uscire! ”
Si limitò a ribattere ella, mettendosi tra me e la porta. Io sbuffai confusa ed umiliata.
“ e perché mai? Cos’accade al pian terreno, Viannet? A chi appartengono quelle voci che ho udito? ”
Domandai preoccupata. La cameriera non rispose, iniziando a fissare le punte dei piedi con fare indifferente. Sempre più timorosa per ciò che Viannet mi nascondeva, mi avvicinai a lei, assumendo un tono più rigido:
“ ditemi immediatamente cosa sta accadendo! ”
Ordinai, scandendo bene ogni singola parola. La donna, per nulla impressionata, alzò lo sguardo con sfida, decisamente non intenzionata a seguire gli ordini di una ragazzina con neppure la metà dei suoi anni.
“ non è affar vostro! Ed ora, miss, tornate a dormire! ”
Ora era lei ad impartirmi un ordine. M’indicò il letto disfatto con fare autoritario.
Ancora stupita dal tono con cui si rivolgeva a me, io non mi mossi dalla mia posizione, reggendo il suo sguardo.
“ assolutamente no! Lasciatemi passare! ”
Esclamai, venendo ignorata. Un forte rumore dal piano di sotto ci fece sobbalzare entrambe. Approfittando di quel momento di paura mi scagliai con determinazione contro la donna, portando entrambe in una ridicola scenetta in cui ci strattonavamo da una parte all’altra. Notai con sollievo che mia madre aveva lasciato una lanterna spenta sul comodino, e con un gesto veloce la presi e la diedi in testa a Viannet. La cameriera cadde a terra immantinente, ed io restai per qualche secondo immobile accanto a lei con ancora la lanterna in una mano. Mi resi conto solo in quell’istante di ciò che avevo fatto, e dedicai quell’esitazione al dubbio su quanto fosse sbagliato il mio gesto.
Un altro forte rumore mi fece destare da quello stato di trance in cui stavo cadendo, ricordandomi il motivo per cui avevo fatto tutto quello. Lasciai cadere la lanterna a terra, scendendo poi con attenzione le scale e fermandomi a pochi gradini di distanza dal raggiungere la destinazione. Mi resi conto che se gli intrusi erano armati avrebbero trovato parecchio facile farmi del male, essendo io priva di spade o altro. In quell’istante non mi veniva nulla in mente che potessi utilizzare per difendermi, e tenendo conto che tornare indietro era fuori discussione, non mi restava altro che guardarmi attorno pregando la mia buona stella. La fortuna non mi aveva abbandonata, ed una carinissima borsetta mi salutava dall’appendiabiti a pochi passi da me. Con fretta frugai al suo interno, trovando solo un inutile fazzoletto ed una boccetta di profumo. Superai gli ultimi gradini armata con una fragranza floreale, sperando con tutto il cuore di non finire in una battaglia e ritrovarmi ad usarla contro una lama affilata. Proseguii per un altro tratto stando attenta a ciò che mi circondava, venendo di colpo fermata da un’esclamazione:
“ ferma! ”
Era una voce leggermente roca, sicuramente maschile. Lentamente mi voltai, con la boccetta di profumo tenuta a mo’ d’arma, la vestaglia tutta sgualcita (a causa del mio precedente “scontro”) ed i capelli completamente scompigliati. Dovevo avere un’aria davvero buffa, visto che la figura davanti a me non riuscì a trattenere un sorriso, tornando poi ad un’espressione seria più adatta alla situazione.
“ chi sei? ”
Mi chiese, scrutandomi attentamente, senza sprecare tempo in convenevoli e passando subito al “tu” già dall’inizio della conversazione. Iniziai anch’io a squadrarlo, notando che non poteva aver molto da ridire sul mio abbigliamento visto com’era conciato: sicuramente un pirata, capelli raccolti in rasta, una bandana a coprire la fronte, qualche ciondolo tra una ciocca e l’altra, treccine nel pizzetto ed una linea di kajal agli occhi. Mi resi conto di aver oltrepassato la linea di tempo necessaria per uno “squadramento”, e lui era ancora lì che attendeva una presentazione da parte mia.
“ potrei fare la stessa domanda a VOI ”
Risposi seccata, calcando quel “voi”. Ricevetti il suo sguardo beffardo, mentre si dondolava sul posto.
Non sono l’unica ad essere piuttosto buffa…
“ non si risponde ad una domanda con una domanda, missy ”
Lo ignorai, fissandolo mentre mi raggiungeva con una strana camminata. Accostai di più a me la boccetta di profumo, contemplando l’idea di spruzzargli il contenuto negli occhi e scappare.
“ va bene, non vuoi dirmi il tuo nome ”
Constatò, gesticolando in modo così strambo da farmi dubitare della sua sanità mentale.
“ posso almeno chiederti cosa ci fai qui? ”
Mi pose un’altra domanda, continuando a darmi del “tu”.
“ prima cosa: non mi pare di avervi dato tutta questa confidenza, quindi gradirei molto se le vostre domande passassero ad un tono più formale; seconda cosa: io ci vivo qui! ”
Risposi, concludendo la frase con arroganza.
“ e voi? Chi vi ha dato il permesso d’entrare? ”
Chiesi, dubitando che qualcuno lo avesse fatto tranquillamente accomodare come se nulla fosse. Indietreggiai di un poco, vedendo subito la distanza presa sparire e venire diminuita anche più di prima.
“ io non ho bisogno di un invito per entrare ”
Mi disse, guardandomi malizioso. Ero davvero sul punto di perdere la pazienza. Feci per ribattere, quando fummo interrotti dall’arrivo di un uomo bassottino che si rivolse subito all’indesiderato sconosciuto davanti a me.
“ Capitano! Abbiamo… ”
Capitano?
L’uomo s’interruppe, alternando lo sguardo tra me e lui.
“ mi dispiace davvero, missy, ma il dovere mi chiama! Spero di riavere la possibilità di parlare nuovamente con VOI ”
Mi disse, calcando sull’ultima parola come feci io poco prima.
“ arrivederci dolcezza ”
Concluse poi, facendomi l’occhiolino, con un espressione maliziosa dipinta sul viso. Risposi con una smorfia disgustata, seguendo il suo percorso fino all’uscita da casa. Una volta che lo strampalato Capitano e compagnia bella se ne andarono, corsi in giro per la casa, alla ricerca di mia madre. Solo quando raggiunsi il salotto sentii un borbottio di risposta, notando che si trovava legata ed imbavagliata accanto al divano.
Nascosi il risolino che mi provocava quella visione, affrettandomi a slegarla e ad aiutarla a rimettersi in piedi.
“ oddio, è stato terribile! ”
Furono le sue prime parole una volta riacquistata la capacità di parlare. Dovetti subire un lungo racconto riguardante l’accaduto e tutti i suoi stati d’animo provati in quell’arco di tempo. Mi persi più di un passaggio, incapace di concentrarmi sulle sue parole.
“ …ed il Capitano! Oh quel tipo era inquietante, pensavo volesse tagliarmi la gola! ”
Prestai davvero attenzione solo a quella frase.
“ non esagerate madre! Non era poi così terribile! ”
Commentai, ripensando alla figura dell’uomo.
“ cosa?! Era un pirata e pure Capitano! Era terribile! ”
Rimarcò la sua convinzione con più voga di prima. Decisi di non osare nuovamente, sicura che un altro tentativo di contraddirla avrebbe portato ad una brutta conseguenza.
Lasciai che continuasse il suo “bla,bla,bla” mentre la mia mente tornava a concentrarsi sullo strambo Capitano. Non lo avrei dimenticato tanto presto…

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Capitolo 3
*** La Famiglia Bourmont ***



*

Sono tornata! XD finalmente con il terzo capitolo, non avevo molte idee, ecco il motivo della pausa... Cooomunque! Voglio ringraziare Grilla per aver recensito, sono contenta che la mia fanfic ti piaccia =) Naturalmente ringrazio anche chi legge! Bene, ora come al solito vi dico che Alexis sta ricordando ancora... buona lettura!!!


Capitolo III

La Famiglia Bourmont




Ed ecco che iniziava un’altra tediosa giornata come le altre. Come ero consueta fare, mi alzai e raggiunsi il pian terreno per fare colazione, quasi dimenticando l’accaduto della sera prima. Il caos me lo ricordò d’un tratto, bloccandomi a metà scalinata con gli occhi che visualizzavano il risultato delle azioni notturne della ciurma pirata. Con ancora un piede in aria rimasi a fissare la casa in tutto il suo mastodontico disordine.
Con il buio e gli occhi impegnati a controllare lo stralunato Capitano, non avevo notato il disastro creatosi. Nel salotto, mia madre, tutta agghindata anche alle prime ore del giorno, analizzava con cura e caparbietà il cuscino tenuto in mano, nell’invano tentativo di salvarlo dalla brutta fine che doveva fare un oggetto rovinato. Era del tutto circondata da cuscini distrutti, e con un’invidiabile pazienza sembrava ostinata a salvarli tutti da un triste destino. Per un momento fui grata a quei pirati, detestavo quei cuscini, e delle volte arrivavo ad essere gelosa delle attenzioni che ricevevano. Pensavo che preferisse loro a me, semplici decorazioni facili da gestire. Quasi cambiai opinione quando la vidi corrermi incontro, con tutta la furia e lo sconcerto addosso.
“ i cuscini! Hanno distrutto i cuscini! E non solo quelli… è tutto distrutto! Guarda! GUARDA! ”
Mi urlò in faccia, posandomi il cuscino rovinato a pochi centimetri dagli occhi. Cercai di calmarla, abbassando il cuscino per poter incontrare il suo sguardo.
“ calmatevi madre! I cuscini possono sempre venir ricomprati, e lo stesso vale per la restante parte del mobilio distrutta. L’importante è che nessuno si sia fatto male ”
nessuno tranne la cameriera colpita da una lanterna
Scacciai il pensiero, sorridendole incoraggiante. Invece di calmarsi, però, assunse un’espressione più temibile della precedente.
“ non riuscirò mai a ritrovare cuscini come questi! E lo stesso vale per i preziosi vasi rotti! ”
Esclamò, in un misto tra un piagnucolio ed un ringhio. Subito dopo portò le mani alle tempie, iniziando a massaggiarsele con lenti movimenti rotatori.
Approfittai di quell’istante per sgattaiolare via, dirigendomi verso il giardino che dava per il portico, dove ero solita fare colazione. Aprii la porta, lasciandomi avvolgere da un’ondata di fresca brezza mattutina.
Feci per andare a sedermi accanto al tavolo apparecchiato con la colazione, quando il rumore degli zoccoli di due cavalli attirarono la mia attenzione. Una carrozza si fermò proprio all’appezzamento di terreno davanti alla nostra dimora. Lì vi era una vecchia abitazione che, da quanto mi aveva narrato mia madre, era rimasta libera in seguito alla morte dei ricchi proprietari. Il motivo era che i precedenti possedenti avevano espresso il divieto alle altre famiglie di trasferircisi, facendo in modo che potesse venir comprata solo da un parente.
Un uomo scese dalla carrozza, distinto e vestito in modo molto elegante, iniziò a scrutare per un po’ la facciata della sua, supponevo, nuova casa. Subito dopo si voltò per aprire la portiera e, tenendola per mano, fece scendere a terra una donna, anch’essa vestita in modo impeccabile. Entrambi avevano un’aria aristocratica. In breve si aggiunse a loro anche un giovane di bell’aspetto, probabilmente della mia stessa età.
interessante… Come se mi avesse letto nel pensiero, o avesse comunque sentito i miei occhi addosso, si girò di scatto verso di me, sorridendomi. Ricambiai arrossendo, chiedendomi se il mio restare lì immobile a fissarli per tutto quel tempo fosse noto a tutti e tre.
“ eccoti finalmente! Ti stavo cercando, poco fa sei sparita senza dire nulla! ”
Venni raggiunta da mia madre.
“ hanno appena fatto il loro arrivo i nuovi vicini, madre ”
Le feci notare, nel tentativo di evitare di tornare al discorso dei cuscini. Ammiccai alla villa, ed in breve era già sulla strada per dare il suo benvenuto. Si diede una veloce sistemata lungo il tragitto, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi non appena ricevette la prima occhiata da parte dei nuovi arrivati. Lasciando pervadere la curiosità, mi unii anch’io al suo benvenuto, nella speranza di aver modo di conoscere quel bel giovane.
“ salve e benvenuti! Marie Angelyca Bernard e questa è mia figlia, Alexis Marie Bernard ”
Iniziò le presentazioni, usando il solito tono garbato che di solito teneva in serbo per gli sconosciuti altolocati.
Il misterioso ragazzo di prima fece un passo avanti, salutandomi con un baciamano, e presentandosi poi anche lui.
“ è un piacere fare la vostra conoscenza Mademoiselle Bernard, il mio nome è Henry Collin Bourmont ”
Ancora imbambolata restai a fissarlo sorridendo come una cretina. Mi destai dai suoi occhi verdi solo quando notai che anche quelli che supponevo fossero i suoi genitori si presentarono.
“ Janvier David Bourmont, e questa è mia moglie, Violet Annabelle Bourmont ”
Non riuscii ad ascoltare bene i loro nomi, poiché in quell’istante la mia attenzione era principalmente per Henry.
“ l’antica villa degli Archet… ottima scelta, mi pare sia ancora in buone condizioni ”
Sentii l’osservazione di mia madre, capendo bene che l’unica cosa che attendeva era qualche succoso pettegolezzo. Attesa futile, poiché tutti e tre avevano le labbra ben serrate, e l’unico che aggiunse altro dopo quell’osservazione fu Henry:
“ domani daremo una festa per inaugurare il nostro arrivo, vi piacerebbe parteciparvi? ”
Mi chiese con un tono a cui non potevo dire di no.
Con occhi supplicanti mi voltai verso mia madre, come a chiedere un consenso, alla fine pure inutilmente, poiché sprezzava così tanta gioia da superare la mia. Era ricco e bello, non poteva desiderare altro per me.
“ mi farebbe molto piacere ”
Il sorriso di Henry si allargò alle mie parole.
“ perfetto! Allora a domani, passerò a prendervi ”
Allargai il sorriso anch’io.
“ non è necessario, abito davanti a casa vostra! ”
Esclamai, ricevendo un’eloquente sguardo alla ritira-immediatamente-quello-che-hai-detto da mia madre.
“ ehm, volevo dire… ne sarei lusingata! ”
Rettificai, con voce squillante. Non mi ero mai sentita così stupida come adesso.
“ a presto, Mademoiselle ”
Mi salutò con un altro baciamano, prima di avviarsi all’interno dell’abitazione, affiancato dai suoi genitori.
Con un sorriso così largo che arrivava a farmi quasi male, mi diressi anch’io verso casa, con accanto una raggiante madre.
“ prima della festa dovremmo ripassare ancora una volta le regole della buona educazione ”
ovvero le regole della brava samaritana
“ madre, credo di saperle abbastanza bene ormai! ”
Ricevetti subito uno sguardo omicida, che fece sparire in un attimo il sorriso ed il buon umore. Sbuffai, ed avvilita l’accontentai:
“ in effetti credo proprio di averne bisogno! ”
Mia madre ne sembrò soddisfatta, senza pensare a quanto non fosse sincera quella frase.
“ allora… come si saluta un nobile? ”
Iniziò subito il suo controllo-figlia-perfetta.
“ con una pacca sulla spalla? ”
Ironizzai, venendo fissata con sbigottimento.
“ assolutamente no! Dovremo ricominciare tutto dal principio! ”
Mi prese per un braccio, trascinandomi verso il salotto.
“ SCHERZAVO! ”
Tentai di giustificarmi. Anche se non sembrò nemmeno ascoltarmi, mentre mi faceva sedere e prendeva un libro sui “giusti comportamenti nella società”.
Perché non stavo mai zitta?!

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Capitolo 4
*** Ironia Della Sorte ***



*

Ecco il quarto capitolo, appena uscito dalla mia mente contorta! Grazie a FannySparrow per aver recensito il capitolo precedente, adoro mettere quel genere di situazioni nelle mie storie, comunque sono daccordissimo nella scelta, al 100% Jack =) Come al solito vi avviso che Alexis sta ricordando.. ed ora che dire se non BUONA LETTURA, e lasciate qualche commento please =)
XOSummerbestXO


Capitolo IV

Ironia Della Sorte




“ secondo me con questo vestito i tuoi fianchi appaiono più larghi… ma è solo la mia opinione, probabilmente Henry lo troverà anche bello, però… ”
Lasciò la frase in sospeso mia madre, facendomi comunque capire il suo disappunto.
Ero davanti allo specchio di camera mia, indossando l’ennesimo capo estratto dal mia armadio. Non mi trovavo del tutto d’accordo con lei, ma sbuffando l’accontentai comunque, cambiandomi mentre pensavo che il suo comportamento era più insopportabile del solito. Aveva da ridire su ogni mio abito: “ questo è di un colore volgare ”; “ per carità! Sembra una tenda ”; “ ma che abiti ti ho comprato?! ”.
Dopo aveva pure la faccia tosta di dire che ero io quella che “complicava le cose”.
“ a me non sembrava così male ”
Protestai in un mormorio, mentre lottavo con i lacci del corsetto. Una volta completata l’opera, compietti una giravolta, ammirandomi in un grazioso abito color pesca. Attraverso lo specchio notai l’espressione disgustata di mia madre, affrettandomi a levarlo prima ancora che potesse esprimersi con una qualsiasi critica.
“ prova questo! ”
Mi posò nelle braccia un altro vestito: color lilla con i lacci del corpetto color panna, nell’insieme era favoloso. Sarei arrivata a trattenere il respiro per tutta la serata pur d’indossarlo.
“ è bellissimo… ma non mi pare uno dei miei ”
Commentai, rigirandomelo nelle mani. Lo posai poi sopra l’altro che già indossavo, guardandomi allo specchio ed immaginandomi avvolta in quel tessuto lilla.
“ infatti è un regalo di Henry, gradirebbe che lo indossassi proprio per la festa ”
Mi spiegò, avvicinandosi. Interdetta incontrai il suo sguardo nel riflesso dello specchio.
“ se era già deciso che avrei indossato questo vestito perché mi avete fatto provare anche gli altri? ”
Domandai, mentre mia madre sfiorava l’abito con un espressione sognante sul volto.
“ sapevo che se te l’avessi dato subito, come al solito, avresti rifiutato, dicendo che non avevi bisogno della sua carità e che i tuoi abiti andavano benissimo comunque… adesso, però, li hai già provati tutti senza trovare quello giusto per la serata, quindi non hai più scuse per non indossarlo ”
La fissai allibita, consapevole di quanto fossero vere le sue parole.
“ ed ora affrettati a cambiarti! Il giovane Bourmont arriverà a momenti! ”
Dopo avermi messo addosso la giusta fretta, corse fuori dalla stanza, lasciandomi il tempo necessario per rendermi presentabile.
Henry non impiegherà molto tempo ad attraversare la strada…

Sistemata anche l’ultima ciocca di capelli, mi accorsi di quanto buon’occhio avesse il giovane Bourmont per i vestiti. L’abito ricadeva perfettamente sul mio corpo, cosa che confermava la sua abilità anche nel dedurre la taglia di una ragazza.
Scesi le scale con un sorriso raggiante, rimanendo di stucco non appena lo vidi. Era più affascinante della volta in cui ci incontrammo, ed il suo aspetto ben curato lo rendeva capace di attirarmi a sé. Alla mia vista venni raggiunta e salutata con un imbarazzante baciamano, che provocò in breve la colorazione delle mie guance.
“ siete incantevole, milady ”
Mi disse, prima di sorridermi e farmi sciogliere completamente.
“ g-grazie ”
Balbettai, prima di abbassare il capo, sempre più imbarazzata. Mi feci condurre fuori di casa, ed in breve mi ritrovai nella dimora del mio amato principe.
Già dall’entrata si poteva notare la cura dei dettagli nell’addobbare gli interni. Percorsi la stanza con lo sguardo e la bocca semi aperta per lo stupore di tanta eleganza. La sala era piena di gente, persone di alto ceto per la maggiore, cosa che mi portò subito a sentirmi a disagio. Iniziai a desiderare di passare inosservata, domandandomi per quale ragione avevo accettato di partecipare ad una festa simile. Tutta l’atmosfera mi dava alla testa, ed il mio cavaliere non sembrava aver notato il mio imbarazzo, infatti continuava tranquillo a trascinarmi da una parte all’altra come fossi il suo nuovo giocattolo da mostrare a tutti. Passai da un nome all’altro, venendo presentata a tantissima gente. Henry diceva il mio nome a loro e questi rispondevano con un altro nome, mentre io mi limitavo a sorridere, come un bel burattino. Non riuscii a tenerne a mente neppure uno di quei cognomi e nomi, essi venivano cancellati non appena conoscevo nuove persone. Avevo bisogno di bere qualcosa, e subito!
“ vi spiace se vado un attimo a prendere qualcosa da bere? ”
Sussurrai ad Henry, che mi diede il consenso con un veloce cenno, troppo preso da un discorso per potermi anche solo dire “si”.
Riuscii a scappare dalla marea di gente, tra una gomitata e l’altra, raggiungendo finalmente il tavolo del buffet. Diedi un occhiata alle bevande, le scrutai per qualche secondo, notando che nessuna aveva il nome sopra, poiché erano tutte versate in caraffe. Presi la prima bevanda che non era acqua che mi capitò a tiro, versandola nel bicchiere fino all’orlo. Senza esitare buttai giù il tutto in un sorso, iniziando a tossire subito dopo.
bleah! È rum
Smisi di tossire, mantenendo l’espressione schifata in viso, mentre riponevo la caraffa al suo posto.
“ che cosa ci farà il rum fra queste bevande! ”
Esclamai, più a me stessa che ad altri. Un signore accanto a me sorrise.
“ è per soddisfare ogni genere di bevitore ”
Mi spiegò, andando a versarsi anche lui da bere.
“ chiaro, anche se non riesco proprio a capire come possa piacere il rum ”
dissi, ricambiando il sorriso.
Subito dopo mi allontanai dal tavolo, tornando tra la marea di gente. Venni spinta da una parte all’altra, ricevendo la conferma che il mio desiderio d’esser invisibile si era realizzato. Quando raggiunsi il luogo dove prima si trovava Henry notai che era sparito. Diedi una veloce occhiata attorno a me, optando poi per chiedere al signor Come-Cavolo-Si-Chiama dove fosse andato il mio accompagnatore.
“ mi scusi, sa dov’è andato il signor Bourmont? ”
Gli domandai, ricevendo attenzione solo dopo un paio di battute scambiate tra lui ed una donna. Inutile dire che dovetti ripetergli la domanda un’altra volta.
“ oh miss Clinton! ”
Clinton? A quanto pare non sono l’unica a scordare i nomi
“ se non sbaglio aveva detto che intendeva raggiungere la sala da pranzo ”
Mi rispose, indicando una stanza infondo a destra. Lo ringraziai, sorpassando altre persone e ricevendo innumerevoli spinte, finché non raggiunsi finalmente la soglia della sala da pranzo. Rimasi perplessa e delusa nel vedere Henry che, circondato da altre persone, dava prova del suo charme, civettando pure con alcune nobili ragazze accanto a lui. Ridevano e parlavano, mentre in trance io indietreggiavo, scusandomi ad ogni colpo che infliggevo e trattenendo le lacrime che mi affioravano agli occhi.
Sollevata raggiunsi l’uscita della villa, in contemporanea con l’ultima coppietta che si affrettava a raggiungere la festa. Ora il giardino ed il portico erano vuoti. Mi avvicinai al gradino che dava verso la mia casa, sedendomi su di esso. Lo sguardo era perso nel cielo blu, mentre mi chiedevo se mia madre si stesse divertendo.
Si, sicuramente si, ed a fine serata mi aspetta pure una ramanzina per essermi allontanata da Henry
Pensai, rifiutandomi di dare importanza a ciò.
Come se la serata non fosse abbastanza negativa, una carrozza passò di tutta fretta proprio nella pozzanghera ai miei piedi, bagnandomi del tutto.
“ grazie tante! ”
Esclamai sarcastica, fissando il bellissimo vestito tutto rovinato dall’acqua fangosa.
Henry si merita di essere punito, non il vestito regalatomi da lui
Mi alzai, costretta a rientrare nella villa per raggiungere il bagno e cercare di rimediare al disastro. Approfittai dell’andito vuoto per percorrerlo con le dita nei capelli che cercavano di togliere un po’ del fango, finché non mi bloccai alla vista di due figure a me familiari. Tempestivamente mi nascosi dietro un muro, sbirciando da esso.
non mi sto sbagliando, quei due li ho già visti… ma dove?
Alla fine mi resi conto che si trattava dello strano capitano e l’uomo bassottino dell’altra notte. Allungai di più il collo per poter sentire meglio cosa dicevano, ma cosi facendo diedi inavvertitamente un colpo al vaso accanto alle mie gambe, mandandolo in mille pezzi ed attirando l’attenzione dei due figuri nella mia direzione. Uscii dal nascondiglio, poiché sentivo i loro passi farsi più vicini e non vedevo un altro nascondiglio possibile.
“ hey Gibbs! Sbaglio o è la ragazzina dell’altra notte? ”
Chiese il Capitano, scrutandomi con un sorriso malizioso.
Dovevo sembrargli proprio un disastro, visto com’ero conciata anche questa volta, quasi dovesse venire a vedermi ogni volta che davo prova del mio lato imbranato.
“ sbaglio o siete lo strano Capitano dell’altra volta? ”
Domandai con tono acido. L’uomo non mutò il sorriso.
“ se non vi dispiace preferirei Capitan Jack Sparrow, senza l’aggettivo strano… ”
“ ed io preferirei Alexis Bernard, senza il ‘ragazzina’”
Mi presentai anch’io, prima di superarlo e riprendere il mio cammino verso il bagno. Quasi pensando ingenuamente di poter andare via così, come se nulla fosse.
“ dove credete di andare? ”
Domandò Sparrow, mettendosi davanti al mio cammino.
“ al bagno, non mi sento molto a mio agio con dell’acqua piena di fango addosso ”
Risposi scocciata, indicando le pessime condizioni del mio abito. Provai a superarlo, ma lui si rimise nuovamente davanti a me, impedendomi di andare avanti.
“ sappiate che siete graziosa anche così… comunque non posso lasciarvi andare, perché se vi lascio andare andrete subito a dire a dei ricconi di andare dove noi stiamo andando così nessuno potrà più andare via di qui e sarà costretto ad andare dove invece non vuole andare senza poter più andare dove vorrebbe voler andare senza aver problemi per andare, comprendi? ”
Lo fissai più che confusa.
“ comprendo che, come ho già detto, siete davvero strano ”
Risposi, cercando nuovamente di passare. In quel momento ci raggiunsero altri uomini, probabilmente parte della sua ciurma, che tenevano in mano un piccolo cofanetto, di sicuro appena rubato dalla villa! Veloce approfittai di quel momento di distrazione del Capitano per correre verso la sala principale. Purtroppo venni presa per la vita e bloccata, incapace di poter ancora scappare. Mi ritrovai addosso al Capitano, che mi teneva ferma con il braccio e stringeva a se la mia vita.
“ voi non andate da nessuna parte, miss Bernard ”
Mi sussurrò, in un tono che non ammetteva repliche. Ebbi un brivido sentendo le sue labbra sussurrare suadenti al mio orecchio.
“ cosa intendete farmi?! ”
Domandai, presa dal panico. Non ricevetti risposta, ma ero più che sicura che in quel momento stesse sorridendo. Mi resi conto che quella doveva essere la giornata peggiore di tutta la mia vita.

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Capitolo 5
*** La Ragazza Più Sfortunata Del Mondo ***



*

Salve a tutti i lettori,commentatori e anche a chi è capitato per sbaglio in questa fanfic! Ecco a voi il quinto capitolo! Ringrazio ancora una volta FannySparrow per aver commentato, sono contenta che ti piacciano i misteri, perché intendo metterne uno bello grosso nella storia =) e ringrazio anche Emmawh, eh eh chissà se avrai visto giusto.. non posso ancora dirti niente, comunque sono felice che la fanfic ti piaccia =) Buona lettura a tutti!!
XOSummerbestXO


Capitolo V

La Ragazza Più Sfortunata Del Mondo




Ricapitolando: ero stata catturata da dei pirati perché grazie alla mia sfortuna del giorno mi ero ritrovata al posto sbagliato nel momento sbagliato, mia madre stava di sicuro ancora conversando con gli altri invitati alla festa ed Henry stava facendo amicizia con altre nobili. In poche parole non vi erano possibilità che qualcuno corresse a salvarmi prima che la nave potesse prendere il largo.
Perfetto! Non poteva capitarmi serata peggiore per essere rapita! Non che esista il giorno adatto per quello, però…
“ il Capitano vuole vedervi nella sua cabina! ”
Mi ordinò uno dei componenti della ciurma. Era appena entrato nella stiva dov’ero stata messa da parte per un tempo indeterminato, ed ora con modi bruschi mi spingeva fuori e faceva camminare fino alla cabina controvoglia. Un altro scossone mi fece quasi cadere a terra, esattamente ai piedi di quel maledetto Parrow-Arrow-o-come-diamine-si-chiama. Quest’ultimo mi attendeva comodamente seduto nella sedia, con le gambe posate sopra il tavolo ed il capello in testa, non del tutto calato per permettersi di incontrare i miei occhi. Quando mi vide entrare (o cadere) nella sua cabina, posò il tricorno sul tavolo, dandomi modo di scorgere a pieno la sua folta capigliatura ed il suo viso bruciato dal sole. Io evitai di passare lo sguardo su di lui per troppo tempo, dedicandomi a cogliere i minuziosi particolari che tanto caratterizzavano la sua “stanza del potere”.
“ Miss Alexis ”
Mi salutò, indicando il posto a sedere davanti a lui.
Io ero ancora inginocchiata a terra, ed in un attimo balzai in piedi, scrutando attentamente la sedia prima di accomodarmi con titubanza, finendo per incontrare i suoi occhi. Non avevo idea di cosa potermi aspettare da lui in quel momento.
“ sembrate turbata ”
Commentò, dopo avermi fissata per qualche istante.
No, perché dovrei esserlo? Mi capita tutti i giorni di venire rapita da dei pirati, è una situazione che mi mette molto a mio agio…
Naturalmente non ribattei in quel modo, preferendo il silenzio ad una risposta così avventata.
“ vi hanno mangiato la lingua? ”
Domandò beffardo, facendo sparire il sopracciglio sotto la bandana.
“ cosa volete che vi dica? Sono felice di trovarmi qui? Grazie per avermi rapita? ”
Sbottai con il mio solito modo di fare impulsivo. La mia ironia fece incrinare le sue labbra in un ghigno, lasciando intravedere alcuni denti d’oro che spiccavano tra gli altri, in ogni caso non perfettamente bianchi.
La sua poca cura non mi stupiva, eppure allo stesso tempo risultava particolare alla mia vista, tenendo conto del genere di persone che ero abituata a frequentare.
“ avete sempre da ridire su tutto? Non mi pare di avervi trattato così male… o forse la vostra rabbia è dovuta al fatto che non vi ho lasciata andare in bagno per pulire il vostro bel vestitino? ”
Boccheggiai, indignata dalla superficialità con la quale mi giudicava, non riuscendo, però, ad evitare di lanciare un occhiata avvilita al colore lilla divenuto sfondo di macchie d’acqua e fango.
“ perché mi avete mandata a chiamare? Di sicuro non solo per fare commenti su di me… ”
Sviai il discorso sull’argomento che più m’interessava.
Detestavo quando qualcuno metteva in mostra il disastro di persona qual’ero, principalmente perché ero del tutto consapevole dei miei errori e del mio carattere.
“ giusta osservazione… tornando al motivo principale della vostra convocazione qui: voi avete visto qualcosa che non dovevate vedere, ragion per cui ora vi trovate a bordo della mia nave, se vi avessi lasciata andare avreste raccontato tutto ad uno dei vostri amici con la puzza sotto al naso, e questo non è bene… per me e la mia ciurma. Comprendi? ”
Lo guardai stranita, impiegando qualche secondo in più per cogliere a pieno il suo discorso.
“ credo di sì ”
Risposi, mordendomi il labbro, iniziando ad essere consapevole della brutta situazione in cui ero incappata. Il Capitano si mise in piedi, mettendosi a gironzolare per la stanza.
“ quindi cosa intendete farmi? ”
Chiesi, temendo le conseguenze. Lo vidi fermarsi di colpo e voltarsi nella mia direzione con una mezza giravolta, andando poi a raggiungermi con la sua andatura dondolante e l’espressione mascalzona in volto.
“ non racconterò niente ”
Il suo sguardo mi preoccupò a tal punto da farmi supplicare. Esattamente come una bambina che aveva appena compiuto una marachella e voleva scampare la punizione. Il Capitano riprese a passeggiare per la stanza, accompagnando ogni frase con le mani che volteggiavano in aria disegnando cerchi immaginari.
“ dopotutto non avete visto molto, quindi credo che lasciarvi scendere al prossimo porto sia un’eventualità alquanto possibile. Vi ricordo, però, che se mai scoprirò che avete aperto bocca la riguardo, io so dove abitate e non esiterò a farvi visita… e, come ho già detto, io non ho bisogno di un invito per entrare ”
Si bloccò nuovamente per fissarmi ancora negli occhi, lasciandomi pervadere dai brividi. Avevo ottenuto la possibilità di venir rilasciata a terra, cosa che mi soddisfava in parte, poiché andare dal prossimo porto a Port Royal a piedi mi era impossibile.
“ non potete riportarmi indietro? Come farò a tornare a casa? ”
Chiesi, alzandomi in piedi.
“ non preoccupatevi, per come siete vestita i marinai faranno a botte per darvi un passaggio ”
Indicò il mio abbigliamento, sicuramente riferendosi al corsetto allentato e alla spaccatura della gonna che lasciava intravedere la gamba sinistra. Imbarazzata mi strinsi di più nelle spalle.
“ e poi, immagino che il vostro fidanzato sia già sulle vostre tracce pronto a salvarvi da questo funesto imprevisto ”
Recitò teatralmente, quasi fosse consapevole di quanto non potessi contare su di Henry. Un’immagine di lui alla festa circondato da ragazze mi tornò alla mente, facendo morire ogni speranza in un suo eroico gesto nei miei confronti.
non sono proprio il suo primo pensiero…
“ sicuramente ”
Mentii, abbassando lo sguardo per nascondere l’evidenza della mia bugia.
“ visto che il viaggio non finirà subito, vi informo che ci sono delle cose che devo proprio dirvi: 1. Basta con questa storia del “voi” 2. Devi portarmi rispetto, che tu lo voglia o no… ”
Al secondo punto sbuffai scocciata, non volendo rinunciare alle mie sarcastiche ed “irrispettose” risposte.
“ 3. Sciò, ho del lavoro da svolgere ”
Concluse la frase scacciandomi via come si fa con le mosche, tornando poi a sedersi, dando per scontato che non avessi nulla da dire riguardo le sue regole.
“ me ne vado molto volentieri ”
Camuffai la voglia di ribattere, dirigendomi verso la porta con aria superiore.
se crede che starò sotto i suoi comandi si sbaglia di grosso
Pensai, mentre giravo la maniglia e mi avviavo verso la stiva. Il problema che si presentò a breve era che non ricordavo proprio dove si trovasse.
Gironzolai nei dintorni, capitando senza accorgermene sul ponte. Impacciata restai nel mio angolino per qualche secondo, ricevendo sguardi brevi dai pirati più indaffarati, sguardi lunghi ed intensi da quelli più pettegoli e curiosi, e totale indifferenza dalla restante parte della ciurma. Ringraziai mentalmente il gruppo appartenente all’ultima categoria. Feci per tornare indietro, andando, però, a scontrarmi con uno della ciurma.
“ scusate, scusa, mi scusi ”
Esclamai a raffica, indecisa se dover dare del voi o del tu.
“ il Capitano mi ha dato questo per te ”
Mi spiegò con un vocione profondo, mettendomi uno spazzolone in una mano ed un secchio pieno d’acqua nell’altra.
non intenderà farmi fare quello che penso…
“ non mi metterò di certo a lavorare per lui! ”
Esclamai stizzita. L’uomo davanti a me fece spallucce, rispondendo semplicemente con un: “ affari tuoi, io il mio dovere l’ho fatto ”
Mi distanziai dal simpaticone, prendendo con rassegnazione lo spazzolone ed immergendolo nell’acqua sudicia, e, con un espressione di disgusto più che evidente, mi misi al lavoro.
Mannaggia!

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Capitolo 6
*** Presa Di Potere (o no?) ***



*

Un grazie a Fannysparrow, GioTanner, lua82 ed a emmawh, come farei senza di voi?! Finalmente arriva il, mmm... ah si! Il sesto capitolo! Spero vi piaccia anche questo! Behhhh che dire... BUONA LETTURA!!!!
XOSummerbestXO




Capitolo VI
Presa di Potere (o no?)




Ero inchinata per terra, con le braccia immerse nell’acqua sporca fino al gomito, ed il sole cocente che piano piano mi portava allo scioglimento totale. Non riuscivo più a muovere anche solo un dito, e la cosa principale che continuavo a pensare era che lavorare in una nave non faceva proprio per me, nonostante sapessi di non avere alternative. Il Capitano non mi aveva neppure considerata quand’ero tornata nella sua cabina per lamentarmi, venendo subito scacciata con uno “sciò” e neppure degnata di uno sguardo, poiché era troppo impegnato a fissare una mappa. Davvero molto gentile, anche se potevo dire lo stesso della ciurma, poiché quei grandi “gentiluomini”, mentre cercavo di sistemare una cima fallendo più volte, non avevano fatto altro che sghignazzare per tutto il tempo, senza sfiorare neppure l’idea di aiutarmi in qualche modo!
sono pirati, Alexis, cosa ti aspettavi?
La mia vocina interiore aveva ragione, così decisi di non far più caso alle loro risate e di proseguire i miei lavori, anche se sarebbe stato più giusto definirli “i miei sfaceli”.
“ quella ragazza è un disastro! Prima per poco non mi dava una secchiellata in testa! E Cotton ed il suo pappagallo sono quasi finiti in mare a causa sua! Bisogna fare qualcosa, o ci ritroveremo senza ciurma molto presto! ”
Udii la voce dell’uomo bassottino che avevo già incontrato in precedenza. La porta della cabina in cui si trovavano era aperta, ed io ero casualmente capitata lì vicino, e, decisa a non farmi vedere, mi ero nascosta in un angolino per ascoltare i loro discorsi senza far pesare la mia presenza. In realtà ero tornata lì solo per prendermi una pausa dal caos che avevo creato, ma ora volevo sapere l’opinione del Capitano e scoprire qualcosa di più sulle sue vere intenzioni nei miei confronti.
“ non preoccuparti Gibbs, ben presto non sarà più un problema ”
Dalla posizione in cui ero vidi Gibbs sorridere complice. Cosa intendeva con quelle parole? Il porto più vicino era ad almeno un bel paio di giorni da qui… oddio, cosa mi aspettava ora?!
Confusa e preoccupata tornai sul ponte. Come la prima volta ricevetti molte occhiate non appena raggiunsi sopracoperta, e subito mi chiesi se il motivo di tanto interesse fosse il timore che, come aveva detto quel Gibbs là, intendessi davvero decimarli tutti con la mia goffaggine.
“ chi si crede di essere quello lì, se pensa che lascerò che mi tocchi anche solo un capello si sbaglia di grosso! Pallone gonfiato che non è altro! ”
Mi lamentai tra me e me, mentre prendevo in mano il secchiello e, a debita distanza da tutti, continuavo a pulire.
“ è già tanto se mi metto a lavorare per lui… ”
Solo in quell’istante mi resi conto di ciò che stavo facendo: lavoravo per lui nonostante avessi detto a me stessa che non mi sarei mai abbassata a seguire i suoi ordini.
sono una prigioniera, non spettano a me questi compiti!
Spinta da quell’improvvisa illuminazione mi diressi nuovamente dal Capitano, e mentre camminavo notai che tutti si spostavano terrorizzati per lasciarmi passare senza venir neppure sfiorati.
“ bravi, temetemi! Dopotutto sono in grado di uccidervi con la mia goffaggine! ”
Esclamai, mentre incedevo spedita verso la cabina del Capitano. Avevo addosso sguardi sconcertati che mi davano per pazza.
“ Capitano! ”
Lo chiamai, spalancando la porta e raggiungendo il posto davanti a lui a gran passi. Pure Gibbs si spostò al mio arrivo.
accidenti, non mordo mica!
Lasciai perdere il suo comportamento, concentrandomi sul Capitano, seguendo la scia di quell’improvvisa adrenalina che mi portava a richiedere il mio meritato rispetto.
“ salve gioia, stavamo giusto parlando dei tuoi recenti… ehm… lavori ”
Mi disse con una punta d’ironia alla fine, andando poi a scuotere una bussola che teneva sul palmo della mano.
“ ho una cosa da dirvi! ”
Richiamai la sua attenzione, ottenendo solo un “non ora” biascicato. Seguii l’istinto, togliendo con uno scatto la bussola dalla mano del pirata, e nascondendola dietro la schiena in modo da rendergli difficile l’operazione di recupero. Il Capitano si alzò in piedi scocciato, sembrava avesse intenzione di spararmi o infilzarmi con la spada visti i gesti che compieva: la mano andava prima a cadere sulla pistola e poi sull’elsa della spada. Feci un passo indietro, presa da un’improvvisa ondata di paura.
“ non credo di dover compiere dei lavori qui dentro… ”
Venni interrotta da un “mi sembra giusto” di Gibbs, che, guardacaso, sembrava felice della mia affermazione.
“ …non ho deciso io di essere qui, quindi… ”
Proseguii poi, lasciando, però, la frase incompleta, poiché non sapevo come continuare.
addio adrenalina, mannaggia stavo andando così bene…
“ hai ragione dolcezza ”
Ero già pronta a ribattere, quando rimasi a bocca aperta alla sua risposta inaspettata.
mi ha dato ragione?! È ubriaco?
Con la coda dell’occhio mi misi a cercare una bottiglia vuota di rum…
“ Gibbs, portatela alla dimora adatta ai prigionieri ”
Ordinò. All’inizio non diedi peso alle sue parole, poi capii cosa intendeva.
“ cosa?! Non potete lasciarmi nelle celle! ”
Urlai, mentre Gibbs mi prendeva per le spalle trascinandomi fuori dalla cabina.
“ io l’alternativa te l’ho data, ma se non gradisci lavorare… ”
Vidi il suo sorriso sparire non appena la porta venne chiusa, ed io continuai a venir trascinata lontano.
Perché non mi danno un colpo ogni volta che apro bocca? Mannaggia, di nuovo!


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Capitolo 7
*** Quando Servono Le Idee ***



*

Saoooooo a tutti!!!!! Ecco che arriva il * rullo di tamburi * settimo capitolo!!!

Per Fannysparrow: la storia dovrebbe essere ambientata dopo il terzo film, solo che ho un pò modificato la fine per far si che Jack avesse ancora la Perla.

Per emmawh: grazie per i complimenti XD per scoprirlo ti basterà leggere questo capitolo =)

Per GioTanner: per il colpo di scena dovrai pazientare, però ti assicuro che intendo metterne uno XD

Per lua82: sono contenta che ti piaccia molto, spero che continui ad essere di tuo gradimento =)

ora non mi resta che dirvi buona lettura!!!
I Miei Ossequi
XOSummerbestXO




Capitolo VII
Quando Servono Le Idee




Se pensavo che la mia sfortuna avesse raggiunto il culmine mi dovevo ravvedere, finire in cella era peggio che sottostare agli ordini di un pirata. La cosa certa era che se le situazione non migliorava rischiavo di fare davvero una brutta fine, la stessa che probabilmente progettava l’ambiguo Capitano. Rinchiusa in quelle quattro mura passavo i minuti a fissare i punti di congiuntura delle assi di legno, mentre, stringendo le gambe al petto, mi chiedevo quanto tempo avrei dovuto ancora sprecare in quell’angolo sudicio, e per quanto ancora avrei dovuto temere per la mia incolumità. Balzai sorpresa all’udire la porta che dava per le celle aprirsi, sciogliendomi dalla posizione a chioccia che andavo ad assumere ed avvicinandomi di più alle sbarre. L’istinto mi diceva che urlare per richiamare l’attenzione non era una cosa del tutto saggia da fare, e poiché ogni volta che lo ignoravo la situazione finiva male, decisi di seguire il suo consiglio e di tenere la bocca chiusa. Dal luogo in cui puntavo lo sguardo fecero la loro comparsa due uomini a me sconosciuti. La mia memoria visiva mi comunicava che non li avevo mai visti, e la cosa non mi sorprendeva poiché ero rimasta con la ciurma il tanto giusto per ottenere il loro terrore e non di più. Ai due si aggiunse un terzo uomo, questa volta mi era familiare, infatti si trattava di colui che “cortesemente” mi aveva dato lo strofinaccio ed il secchio per lavorare. Notai che con il loro avanzare si facevano più vicini a me, quindi decisi di evitare guai e per farlo tornai al mio angolino e finsi di dormire. I tre non fecero caso a me, per mia fortuna, ed iniziarono un discorso decisamente interessante. Tesi le orecchie per ascoltarli.
“ sapete bene cosa bisogna fare ”
Iniziò uno dei due sconosciuti, parlando a bassa voce. Dovetti impegnarmi di più per sentire la risposta dell’altro tipo, poiché quest’ultimo arrivò quasi a sussurrare.
“ ma il Capitano è sicuro? ”
“ certo, tonto! Altrimenti non ci avrebbe comunicato la sua decisione! ”
Stando attenta a non attirare l’attenzione mi avvicinai di più alle sbarre per udire meglio il loro discorso, mentre con la coda dell‘occhio iniziai a seguire i loro movimenti.
“ secondo me il primo piano era migliore, e poi la “leva” di cui parla lui non è così… come dire… affidabile ”
leva?! Di chi stanno parlando?
“ ma che dici?! La ragazza è perfetta come leva, non hai sentito cos’ha detto il Capitano? ”
Esclamò il secondo, a voce più alta del dovuto. Il terzo uomo gli diede un colpo alla nuca per farlo zittire, mentre io sbiancavo di colpo.
“ abbassa la voce, idiota! Potrebbe sentirci! ”
Vidi il dito dell’uomo indicare la mia direzione, e velocemente chiusi gli occhi e tornai a fingere una dormita, mentre potevo quasi percepire gli sguardi addosso.
“ visto? Sta dormendo! ”
Esclamò l’uomo a cui era stato appena dato dell’idiota. Uno di loro si avvicinò a controllare, potei udire lo scricchiolio delle assi di legno ad ogni suo passo ed odorare il suo puzzo di rum che mi inondò non appena fu più vicino alle sbarre. Trattenni con difficoltà l’espressione schifata che mi percuoteva lo sgradevole odore.
“ comunque è meglio se ora andiamo ”
Così dicendo si allontanò da me, ed attesi ferma in quella posizione finché non arrivò al mio orecchio il rumore della porta delle celle che si chiudeva, dandomi la certezza che quegli individui se n’erano andati.
Con sollievo tornai a respirare, trovando l’odore delle celle quasi piacevole in confronto al puzzo precedente.
“ devo uscire di qui ”
Esclamai decisa, mettendomi in piedi ed iniziando a pensare ad un modo per evadere. In quell’istante mi resi conto d’aver spaventato della gente, di essermi ribellata a degli ordini e di esser finita in cella con l’intenzione di evadere in meno di due giorni. Avevo compiuto così tante cose che andavano contro la mia abituale routine e mi ritrovavo ad esserne soddisfatta, decidendo, però, già d’allora che se mai avessi rincontrato mia madre l’avrei tenuta all’oscuro di tutta la storia.
Iniziai a guardarmi attorno alla ricerca di un idea brillante da usare per uscire, consapevole che quelle “genialate” venivano di colpo, quando uno meno se lo aspetta. Camminai per la cella in attesa di un idea, scrutando ogni minimo particolare attorno a me. Buttare giù la porta con una spallata non mi sembrava una “genialata”, non ero mai stata una persona molto forte, e sapevo che l’unica cosa che potevo ottenere in quel modo erano un paio di lividi. Come volevasi dimostrare, l’idea geniale mi passò per la mente come un lampo: la spilla! La portavo addosso, e mi resi conto solo in quell’istante che avrei potuto usare l’ago che l’agganciava al vestito per forzare la serratura.
Non sapevo se ero in grado di riuscirci, poiché non avevo mai provato, ma dopotutto tentar non nuoce, anche se nel mio caso poteva nuocere eccome… non era a quello però che dovevo pensare.
“ forza, ti prego… ”
Mi misi a supplicare la porta di aprirsi, anche se questa sembrava non volermi accontentare. Al contrario, grazie alla mia cattiva stella, l’ago si piegò incastrandosi nella serratura.
“ mannaggia! ”
Tirai più volte cercando di farlo uscire. Quasi per magia la porta si aprì di colpo, senza che io avessi la più pallida idea di come fosse accaduto. Rimasi impalata lì per un attimo, indecisa se ridere e piangere in contemporanea dalla felicità fosse opportuno o no in quel momento.
Naturalmente optai per il no, anche perché sarebbe stato proprio stupido perdere quell’occasione di scappare per ridere a crepapelle. Cauta mi diressi verso le scale, posando poi l’orecchio sul legno della porta, nel tentativo di udire se vi erano uomini dietro.
Silenzio. Per sicurezza spiai pure dalla toppa: nessuno in vista. Dopo aver emesso un sospiro di sollievo aprii lentamente la porta. La mia testa fece capolino dall’uscio, scrutando prima a destra e poi a sinistra. Mi decisi ad uscire, richiudendo la porta con lentezza, per evitare che sbattesse producendo troppo rumore. Facendomi coraggio mi voltai, bloccandomi subito come una statua di ghiaccio.
“ e tu cosa ci fai qui?! ”


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Capitolo 8
*** Questione Di Cognome ***



*

Heylà gente! Sono tornata con l’ottavo capitolo! Però.. non mi ero accorta di essere arrivata al numero otto xD

Per lua82: grazie tante per aver messo questa "fanfic" tra i preferiti xD

Per GioTanner: sono contenta che ti stia appassionando, eh eh per scoprire se hai ragione ti basterà leggere quest'altro cap.

Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
XOSummerbestXO




Capitolo VIII
Questione Di Cognome




Dovevo assolutamente dire qualcosa e togliermi dal viso quell’espressione da pesce lesso.
Alexis, parla!
“ oh ”
Risposi in modo molto eloquente. Il Capitano davanti a me si mise a dondolarsi sul posto, scrutandomi esitante.
Di certo il suo stare lì pensieroso non era dovuto alla brillantezza della mia risposta, era più realistico pensare che stesse cercando un modo per punire la mia fuga.
“ intendi rispondermi adesso o devo aspettare ancora? ”
Esclamò, con un misto d’ironia ed impazienza.
Pensai repentina a qualcosa da dire, cercando d’ottenere il tono di voce deciso che di sicuro mi avrebbe aiutata, poiché sapevo che mostrare il mio nervosismo avrebbe solo peggiorato tutto.
“ come puoi vedere, non sono da sottovalutare, perciò se torno in cella di sicuro riuscirei ad evadere nuovamente ”
Mentii, lasciando che la mia bocca tirasse fuori ogni singola bugia che mi passasse per la testa in quell’istante. Pregai con tutta me stessa che il Capitano non intendesse verificare le mie abilità di scassinatrice facendomi tornare giù nelle prigioni, perché la fortuna non era di certo intenzionata ad aiutarmi una seconda volta.
“ ehm, certo ”
Disse con tono per nulla sicuro. Aveva capito la mia bugia, ed in quel momento mi chiesi come accidenti facesse a capire ogni volta che mentivo, non che fossi una gran bugiarda, però sembrava leggere tutto quanto dal volto, ed era una cosa… particolare.
“ in ogni caso, sappi che stavo giusto venendo a liberarti per portarti nella mia cabina. Devo mostrarti una cosa ”
M’infastidì sapere che le mie fatiche per scappare erano state in realtà sforzi inutili, quindi cercai di pensare alla mia fuga come ad una prova ben superata. Quella nave stava avendo uno strano effetto su di me…
Ignorando il doppio senso che poteva avere l’invito appena ricevuto, lo seguii mentre mi conduceva, con la sua camminata da perenne ubriaco, nel suo amato rifugio.
“ quanto ne sai del medaglione di Saphira? ”
Cercai nella mia biblioteca mentale quel nome, consapevole che quella parola mi era familiare. Ne avevo sentito parlare molto tempo fa dai miei zii, quando ero ancora una bambina, quindi mi era difficile ricordare qualcosa.
“ non molto… anzi, praticamente niente ”
Risposi, seguendo con lo sguardo i suoi movimenti. Lo vidi raggiungere il tavolo e chinarsi su di un cofanetto, precisamente quello rubato dalla villa dei Bourmont. Lo prese e lo avvicinò a me, tenendolo con entrambe le mani a pochi centimetri dal mio viso.
“ è… bello. Anche se non capisco perché lo mostri proprio a me ”
Lo guardai non capendo. Il Capitano roteò gli occhi infastidito, come se il motivo del suo gesto fosse del tutto logico. Rassegnato cercò di rendermi le cose più comprensibili, posando l’indice sul lato frontale, indicando le parole incise sopra.
“ Retr Vaorpe Saphira Merap Derete Orvande Ar ”
Lessi a voce alta. Incrociai poi il suo sguardo, notando la speranza che nutriva. Non avevo idea di cosa si aspettasse da me.
“ che lingua è? ”
Domandai confusa, portando la delusione sul viso del pirata.
prima la storia della “leva” ed ora questo! Ma chi credono che sia?!
“ speravo che me lo dicessi tu! ”
Rivelò scocciato, riportando il cofanetto al suo posto.
Mi scusi tanto se nessuno mi aveva insegnato a decodificare i messaggi segreti!
“ come avrei potuto saperlo?! ”
Sbottai, provocando in lui un improvvisa ondata di serietà. Veloce mi raggiunse, avvicinandosi al mio volto e tenendo lo sguardo fisso sui miei occhi. Con quest’ultimo gesto voleva assicurarsi che dicessi solo la verità, anche se a me parve quasi sul punto di volermi uccidere.
“ il tuo cognome è Bernard? ”
Sbottai con un “ha!”, sia per il sollievo che per l’ovvietà della domanda. Stava scherzando?!
“ certo! ”
Continuò a scrutarmi, per nulla soddisfatto della mia risposta.
“ come si chiama o chiamava tuo padre? ”
Mi chiese. In quell’istante feci sparire l’espressione sbruffona che avevo dipinta sul viso. Non avevo pensato davvero alla domanda che mi aveva fatto, Bernard era il cognome che avevo preso da mia madre, in mancanza di un padre. In realtà non sapevo quale fosse il mio vero cognome.
“ Henry Collin Bernard ”
Risposi dopo un attimo d’esitazione. Dopotutto, forse, non sapeva che quello era il nome del mio… ehm… “amico”.
“ curioso, si chiama allo stesso modo il nobile a cui abbiamo rubato il cofanetto ”
Mannaggia! A quanto pare lo conosce…
Cercai di assumere un’aria indifferente, mentre dentro di me si scatenava il panico.
“ che coincidenza! È proprio piccolo il mondo! ”
Conclusi la frase con una breve risatina isterica, presa dall’ansia che mi arrecava la situazione. Il Capitano, ovviamente, non credette ad una sola parola. Sbuffai, consapevole d’esser caduta in fallo già dal cambio d’espressione.
“ e va bene! Non ho idea di chi sia mio padre, e neppure so qual è il mio vero cognome! ”
Confessai, tralasciando il fatto che Bernard era il cognome che avevo preso da mia madre, temendo che dicendolo avrei messo in pericolo anche lei.
“ perché allora hai detto di chiamarti Alexis Bernard? ”
Necessitavo di una bugia credibile. Ed alla svelta, poiché esitare avrebbe solo lasciato capire che intendevo mentire.
“ perché… ”
Incomincia titubante. Schiarii poi la voce cercando di assumere un bel tono sicuro.
“ …mia madre si è da poco risposata con un uomo che di cognome fa Bernard ”
Mentii spedita, riuscendo ad essere determinata esattamente come dovevo esserlo per risultare credibile.
“ ah capisco ”
Ero riuscita ad ingannarlo. Trattenni a stento la gioia e la sensazione di sollievo che provavo.
“ signor Gibbs! ”
L’uomo bassottino che avevo visto più volte ci raggiunse e quasi balzò nel ritrovarmi in cabina. Non dovevo essere una piacevole visione per lui.
“ si cambia rotta ”
Ordinò il Capitano, tenendo lo sguardo su di me, ancora dubbioso. Dopotutto come bugiarda facevo proprio pena.
“ Tortuga? ”
Domandò Gibbs, speranzoso.
“ Tortuga ”
Assentì il Capitano.
“ Tortuga?! ”
Esclamai io, presa da un’ondata di terrore. Avevo sentito parlare di quel posto e di certo non progettavo di andarci.
“ Tortuga, gioia ”
Mi sorrise.
“ Tortuga ”
Dissi per l’ennesima volta, avvilita.
Ed ora cos’altro mi sarebbe capitato?!


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Capitolo 9
*** Tutta Colpa Del Rhum! ***



*

Hello genteee! Ecco a voi * altro rullo di tamburi * il nono capitolo! Spero che anche questo non sia da meno!

Per emmawh: sei tornata! mi mancavano le tue recensioni! hehe bisognerebbe proporlo agli sceneggiatori, chissà... xD

Per Fannysparrow: grazie! per la velocità bisogna ringraziare il magazzino delle idee che si appresta a rifornire la mia testa regolarmente xD

Per GioTanner: vero, dopotutto che fanfic sui pirati sarebbe senza Tortuga?! xD

Per lua82: sono contenta che ti piaccia, spero che anche questo capitolo non sia da meno! xD

Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo IX
Tutta Colpa Del Rhum!




Tortuga. Luogo che si poteva definire con una sola parola: caos.
Donne di facili costumi, rhum che sgorgava dai boccali per finire nelle bramanti bocche di insaziabili ubriaconi e squallori vari. Il paradiso di ogni pirata e l’incubo di ogni civile. Ed io lì, in mezzo ad una ciurma di manigoldi scalpitanti, che mi facevo sempre più piccola stringendomi nelle spalle, ferma in un angolino e sperante in una visita che non durasse troppo. Da quanto avevo capito, però, i progetti del Capitano non consistevano solo nel far baldoria fino a tarda ora, e ne ricevetti conferma quando, tra la folla che si sparpagliava in diverse locande, mi fece cenno di seguirlo.
Ci incamminammo lungo un vicolo semibuio, circondati da un odore rivoltante tipico del posto e la sensazione di avere degli occhi puntati addosso. Proseguimmo fianco a fianco, ed una volta che fummo abbastanza lontani dal caos della città mi decisi a chiedergli quale fosse la nostra destinazione:
“ Capitano! ”
Lo richiamai, non ottenendo però la sua attenzione. Non demorsi e ritentai:
“ Capitano! Vuoi dirmi dove stiamo andando? ”
Domandai, non riuscendo a nascondere l’espressione disgustata che mi procurava quello sgradevole odore che aumentava ad ogni passo. Jack (quando è nata tutta questa confidenza che mi porta a chiamarlo per nome?) sorrise, lasciando intravedere i suoi denti d’oro.
“ abbi pazienza, dolcezza, siamo quasi arrivati ”
Detto ciò continuò per la sua strada, lasciandomi sulle spine. Dopo aver svoltato all’angolo finalmente vidi il Capitano fermarsi, precisamente davanti ad una vecchia baracca dalle sembianze per nulla accoglienti. La porta era formata da diverse assi di legno tenute unite da chiodi arrugginiti, il vetro delle finestre era per la maggioranza sul pavimento e l’interno visibile attraverso quelle aperture avvertiva che l’aspetto interiore non era molto diverso da quello esteriore. Come se non bastasse pure i muri erano stati feriti dal tempo, con crepe ed intonaco scrostato che mostravano i mattoni con cui era stata fatta l’abitazione. Di sicuro, però, ciò che spingeva le persone a darsela a gambe levate non era tanto quella decadenza, quanto l’enorme cartello con su scritto “ALLA LARGA” posto sopra una delle tante assi della porta.
Jack non sembrava dello stesso avviso, raggiunse l’uscio con la sua solita aria da sbruffone e bussò con il battente, ignorando tranquillamente l’intimidatorio cartello. Io preferii restare qualche passo più indietro, e fui felice di quella decisione soprattutto quando sentii il gran fracasso e le urla provenire dalla baracca e proseguire fino all’apertura della porta e alla comparsa di un occhio che ci scrutò per qualche secondo.
“ andate via! ”
Ci ordinò sgarbatamente il proprietario della casa, già pronto a tornare ai suoi “doveri”. Jack riuscì a tenere aperto l’ingresso con una mano, abbastanza per poter fare la sua entrata con la sua famosa camminata dondolante, ignorando la voce dell’uomo che minaccioso lo invitava calorosamente a lasciare la sua abitazione.
“ Gerko, amico mio, devo parlarti ”
Feci per entrare anch’io, ma venni bloccata da Jack che mi si parò davanti.
“ in privato ”
Precisò, indicandomi l’uscita. Io sbuffai e, facendo un passo indietro, tornai fuori. Vidi Jack sorridermi compiaciuto prima di chiudermi la porta in faccia.
Decisamente scocciata iniziai a gironzolare lì accanto, chiedendomi perché mi avesse voluta con sé quando non potevo neppure ascoltare i loro discorsi. Camminai avanti e indietro, dalla porta ad una delle finestre, annoiandomi e desiderando di abbandonare quel posto il prima possibile. Interruppi la mia ripetitiva passeggiata quando la figura del Capitano in ombra attirò la mia curiosità, spingendomi a spiare la loro conversazione. Vidi Jack gesticolare più volte in direzione del così-chiamato-Gerko, intento a scuotere la testa contrariato. Curiosa mi accostai di più alla finestra, ormai non più interessata a valutare la cosa come sbagliata e ripudiarla per evitare il “veleno nella mia giovane anima” (così, almeno, diceva mia madre).
“ non lo so, Jack. Non mi sembra una buona idea ”
La voce in disaccordo di Gerko mi giunse all’orecchio più chiara di quella del Capitano. Non riuscii, infatti, a sentire la risposta di quest’ultimo.
“ la ragazza lo sa? ”
Ancora una volta finii per essere l’argomento della discussione, pur non sapendone l’esatto motivo. Aprii di più le orecchie nella speranza d’udire cos’avrebbe detto Jack.
“ no, e non lo deve sapere! ”
Non fu neppure necessario lo sforzo, poiché questa volta la sua voce fu forte e chiara. Il suo tono deciso e freddo mi ferì.
cosa vuole tenermi segreto?
In quel momento tutta la confusione e la spossatezza si fecero sentire, cadendomi addosso come un enorme masso ed affondandomi in un mare di tristezza e dubbi. Abbandonai il nascondiglio rifiutandomi di ascoltare il resto del loro discorso, iniziando a camminare distratta per i vicoli fino a sbucare in una delle piazze di Tortuga. I piedi andavano dove volevano mentre la mia mente era in uno stato di caos totale, ne avevo abbastanza di misteri, bugie, discorsi segreti e sotterfugi, cose che non facevano altro che impedirmi di capire a pieno ciò che stava succedendo.
chi sono in realtà? Perché sono così importante per il Capitano? Che diamine centra Saphira con me?
D’un tratto mi ritrovai davanti ad una taverna, e senza badare al nome sull’insegna decisi di entrare. Superai le urla, le risate, i fischi e l’uomo che quasi mi cadde addosso, raggiungendo finalmente il bancone. Sedetti di peso sullo sgabello, poggiando i gomiti sul legno del ripiano e nascondendo il viso tra le braccia, arrivando pure a chiudere gli occhi per immergermi in un po’ di solitudine.
“ ehy! ”
Una voce mi scosse dal mio stato di trance. Alzai lo sguardo incontrando quello di una donna dietro il bancone. Un sorriso spuntò tra quelle lentiggini non appena la fissai, i suoi capelli davano sull’arancio ed erano stati raccolti in una crocchia non proprio perfetta, ed i suoi occhi azzurri attendevano che aggiungessi qualcosa, mentre un uomo dai capelli neri tendenti al grigio le passava alcune bottiglie. La donna le posò accanto a sé, andando poi a versarne alcune nei boccali. Notai che il liquido era di un colore ambrato.
“ vuoi qualcosa da bere? ”
Chiese, notando come fissavo incantata la bevanda che cadeva nei boccali. La verità era che il mio sguardo era del tutto perso, ed il color miele di quel liquore non mi attirava poi così tanto. Impiegai più del dovuto per assimilare la domanda e rispondere, limitandomi poi a scuotere la testa e preparandomi già ad immergermi nuovamente tra le mie braccia.
“ direi che una bottiglia intera possa andare più che bene ”
La guardai ad occhi sgranati, scuotendo la testa più volte. Sapevo benissimo che quel liquore era rhum, ed io non ero mai andata molto d’accordo con esso.
“ bevi, ti aiuterà ”
Mi assicurò, posandomi una bottiglia sotto gli occhi. La fissai con scetticismo.
e così tu mi potresti aiutare? Bah, che stupidaggine…
Feci per scendere dallo sgabello e tornare sui miei passi, quando ebbi il terribile impulso di bere almeno un sorso di quella bevanda. Valeva la pena provare. Ed un sorso non mi farà male di certo…

5 bottiglie dopo…

Non riuscivo ad avere una visuale molto stabile di ciò che mi circondava, e ciò era probabilmente dovuto anche al fatto che non riuscivo a camminare senza rischiare di toccare terra. Dondolavo esattamente come Jack, e mentre incedevo pensando a cose stupide e senza senso vidi una figura familiare poco più lontana da me.
toh, parli del diavolo e spuntano le corna!
Jack camminava tranquillo verso il porto, di sicuro diretto alla Perla.
“ Jack Sparrow! ”
Lo chiamai, con una voce impastata dal liquore. Dovevo sembrare proprio una deficiente.
“ Capitan Jack Sparrow ”
Precisò, voltandosi verso di me con una mezza giravolta. La sua reazione nel vedermi in quello stato fu un misto tra il sorpreso ed il divertito. Mentre io lo fissavo con un espressione, secondo me, arrabbiata.
“ pensavo che Miss Alexis non si concedesse certe frivolezze ”
Mi canzonò, alzando un sopracciglio che sparì nella sua rossa bandana.
“ shh! ”
Lo zittii mettendogli l’indice sulle labbra. Jack non fece una piega, intenzionato a lasciarmi fare per scoprire quali fossero le mie intenzioni.
“ sono arrabbiata, delusa e pure ubriaca! ”
Iniziai con voce alterata e stridula.
“ Tu! Tu! Tu! ”
Puntai il dito contro di lui, a meno di un centimetro dal suo occhio sinistro, costringendolo ad indietreggiare per evitare uno spiacevole incidente.
“ non dici mai niente, come se io non potessi capire! Beh, ti sbagli di grosso mio caro Capitano! Io posso capire, sì! E tu… ”
Dito nuovamente puntato a pochi centimetri dal povero Jack.
“ devi smetterla di fare così! E devi dirmi il perché di tutti questi segreti! Già! ”
Mi fermai perché la testa iniziò a girare vorticosamente.
Oh oh, il rhum inizia la risalita…
“ hai ragione, quando… ehm, ti riprenderai, ti dirò tutto quanto, d’accordo? ”
Non potei rispondere, perché il conato di vomito ebbe la meglio su di me. Jack fece appena in tempo ad indietreggiare, mentre io scoprivo un altro lato negativo della sbornia.


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Capitolo 10
*** Certe (Rare) Volte Sono Pure Intelligente! ***



*

Ahoy gente! Appena uscito fresco fresco dalla mia testa, ecco il decimo capitolo! Spero vi piaccia!

Per emmawh: una sola parola (ma ripetuta all'infinito^^) GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! sono davvero lusingata... grazie! l'ho già detto grazie?! xD

Per lua82: già davvero una brutta situazione per lei... tempismo perfetto per Jack xD

Per GioTanner: Alexis ha rivelato un lato di se che nessuno immaginava^^ eheh chissà, non posso dirti altro se non BUONA LETTURA!!! xD

Buona lettura anche a voi altri!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo X
Certe (Rare) Volte Sono Pure Intelligente!




La testa mi girava come non mai, e faticai parecchio per riuscire a mettermi a sedere sul letto. Non ricordavo come ci fossi finita tra quelle coperte, ma la verità era che a malapena riuscivo a non scordare chi fossi. In un raro istante di lucidità mi resi conto che mi trovavo nella cabina del Capitano, quindi nel letto di Jack. Ebbi un terribile presentimento.
non è che io e lui abbiamo… NO! No, assolutamente no!
Balzai giù dal materasso, restando sorpresa dal ritrovarmi con addosso una camicia da notte invece che il vestito sporco di vomito di ieri notte. Decisi di non pensare al fatto che Jack probabilmente mi aveva vista in intimo, collegando il pensiero del vomito a ciò che era accaduto. Dubitavo che dopo avergli quasi vomitato sugli stivali Jack mi fosse saltato addosso. Spostando lo sguardo dalla camicia alle lenzuola notai degli abiti maschili posati lì sopra. Mi avvicinai, analizzandoli dubbiosa.
ed io dovrei indossare abiti da uomo? Giammai!
Li rimisi al loro posto indignata.
però non posso andare in giro per la nave con una semplice camicia da notte addosso
Sbuffando li ripresi in mano, decidendomi ad indossarli. Controllai che la porta fosse ben chiusa, per evitare che qualche pirata troppo curioso assistesse allo spettacolo, ed inizia a cambiarmi. Impiegai pochissimo tempo, tenendo conto che senza dover portare un corsetto avevo risparmiato parecchi minuti, e rimasi piacevolmente soddisfatta del risultato. Mi specchiai analizzando il mio aspetto, concludendo che senza contare i capelli ad istrice ed il viso sporco stavo abbastanza bene.
una bandana può aiutare a sistemarli
Frugai un po’ per la stanza, ed alla fine mi ritrovai con una bandana verde in mano. Con i miei capelli neri quel colore esaltava molto bene, ed ora potevo salvarmi dall’effetto “lotta contro il cuscino”.
La porta si aprì di scatto (maledissi il non aver cercato una chiave per chiuderla meglio) lasciando entrare il Capitano, che restò a metà strada, meravigliato dall’enorme cambiamento.
“ niente male… ”
Commentò con malizia. Non potei impedirmi di arrossire a quelle parole, non essendo abituata agli apprezzamenti maschili. Subito dopo cercai di portare la sua attenzione su qualcos’altro, seppur la mia testa facesse fatica a collegare le cose quella mattina.
“ dove siamo diretti ora, Capitano? ”
Domandai.
“ è una sorpresa ”
Fece spuntare un sorriso sul suo volto, non riuscendo però a riceverne un altro di risposta da parte mia.
“ ehm, ti ricordi niente, che dovresti ricordare, riguardo ieri notte? ”
Chiese, cercando di mantenere un tono indifferente. Esitai prima di rispondergli:
“ no, ero ubriaca, rammenti? ”
Mi chiesi cos’altro nascondeva ed il vero motivo di quella domanda.
Cos’è successo ieri notte che vuole che dimentichi? Oddio, cosa gli ho detto?
“ perché? Cosa dovrei ricordare? ”
Domandai, presa da un ondata di panico. Promemoria: non bere mai più così tanto. Odiavo non poter controllare la situazione, e da ubriaca era decisamente difficile che ci riuscissi.
“ nulla ”
Rispose, affrettandosi ad abbandonare la stanza.
Ovviamente non gli credetti, così corsi a precederlo e a pararmi davanti a lui, in modo da bloccargli la fuga.
“ fermo! COSA-DOVREI-RICORDARE? ”
Scandii bene le parole.
“ N-U-L-L-A. Se dovresti ricordare qualcosa d’importante da ricordare allora ricorderesti cosa dovresti ricordare che in realtà non hai ricordato, comprendi? ”
Accidenti, stava riuscendo nel suo intento di confondermi.
“ no, non comprendo! E neppure ti credo! Rispondi alla mia domanda! ”
Ribattei decisa.
“ ma io ho già risposto ”
Sorrise, tranquillo come sempre. Lasciai perdere l’inutile battaglia, ormai già esasperata.
“ sappi che prima o poi scoprirò tutto quello che mi nascondi! ”
Lo informai, pronta a puntargli il dito contro con fare minaccioso. Jack balzò indietro non appena alzai la mano. Guardai confusa il mio dito privo di qualsiasi arma.
perché ora reagisce così? Chi lo capisce è bravo…
La questione cadde ed il Capitano fu libero di abbandonare la cabina. Rimasi sola con i mobili, dondolando le braccia mentre cercavo di non dare peso al mal di testa e concentrarmi su qualcos’altro. Gironzolai per la stanza, quando il cofanetto che mi aveva mostrato Jack in precedenza attirò la mia attenzione. Mi avvicinai ed iniziai a scrutarlo attentamente.
“ Retr Vaorpe Saphira Merap Derete Orvande Ar ”
Lessi nuovamente a voce alta.
non sembra una lingua, ma semmai un rompicapo…
Presa da quell’improvvisa illuminazione raggiunsi la scrivania, dove posai il cofanetto, un foglio, una penna ed un calamaio. Iniziai a scrivere sopra le parole che avevo appena letto, dandomi poi da fare nel mischiarle e nel cercare di ottenere una frase di senso compiuto. Impiegai un bel po’ di tempo, ma alla fine ce la feci.
“ Per Saphira Trovare Per Mare Dovete Andare ”
Pronunciai ad alta voce.
Non mi sembra di grande aiuto
Mi ricredetti presto, però, perché a quelle parole il cofanetto magicamente si aprì, rivelando all’interno una mappa, che conduceva probabilmente a Saphira!
Presa da un’ondata di adrenalina corsi da Jack, non vedendo l’ora di renderlo partecipe della mia scoperta.
“ Jack! Jack! ”
urlai, senza neppure rendermi conto che era la prima volta che lo chiamavo usando il suo nome e non il suo titolo.
“ che c’è? ”
Mi domandò, interrompendo gli ordini che stava dando ad uno della ciurma per parlare con me. Io continuavo a sorridere, senza fiato per la corsa e quasi incapace di parlare.
quando saprà della scoperta smetterà di essere così brusco con me
certo, contaci
lasciami almeno illudere
“ che c’è?! ”
Domandò nuovamente, poiché non ero ancora riuscita a formulare una frase e mi ero tranquillamente persa nei discorsi con me stessa.
“ ah? Oh, sì ”
Jack roteò gli occhi, al limite della sopportazione.
“ ho scoperto una cosa su Saphira! Vieni! ”
Gli feci cenno di seguirmi, trattenendomi dal correre in cabina e trascinarlo sottocoperta a tutta velocità fino alla destinazione.
“ guarda! ”
Presi il cofanetto e glielo misi a pochi centimetri di distanza dagli occhi prima ancora che potesse superare l’uscio.
“ sei riuscita ad aprirlo! Ma… ”
Vidi l’entusiasmo di Jack scemare quasi subito, sostituito dalla preoccupazione quando iniziò a frugare freneticamente dentro il cofanetto. Lo girò persino al contrario, ma nulla cadde a terra.
è vuoto! Che fine ha fatto la mappa?!
“ c’era una mappa all’interno! L’ho vista con i miei occhi proprio qualche minuto fa! ”
Dissi, prendendo in mano il cofanetto e guardando l’interno vuoto avvilita.
c’eravamo quasi…
Non capivo perché in quell’istante aiutare Jack a trovare Saphira mi era parsa una cosa tanto naturale quanto piacevole. Il mio soggiorno lì doveva finire, a casa mia madre mi aspettava e la mia vita era con lei, non con uno sconosciuto su una nave alla ricerca di uno stupido manufatto.
“ Capitano? ”
Richiamai la sua attenzione.
“ eh? ”
Era evidentemente irritato per la sparizione della mappa. Purtroppo era necessario che l’affrontassi in quel momento, era meglio spezzare l’influenza che stava avendo quell’avventura sulla mia persona il prima possibile. Non potevo rimandare.
Jack intanto mi fissava con una smorfia scocciata sul viso, in attesa che parlassi.
“ mi avevi detto che al prossimo porto sarei potuta scendere, eppure non mi pare che stiamo facendo rotta verso una città, vero? ”
Misi le mani sui fianchi, decisamente contrariata.
“ esatto, è così ”
Mi rispose con calma, dirigendosi verso sopracoperta. Lo seguii imbestialita, cercando di riavere la sua attenzione, decisamente non soddisfatta di quella risposta menefreghista.
“ uomini! Ascoltate! ”
Jack aveva raggiunto il ponte ed una volta richiamata la ciurma tutti gli occhi furono su di lui, compresi i miei. Per parlargli avrei dovuto attendere la fine del comunicato.
“ oggi qualcuno ha rubato una mappa, necessaria per il proseguimento del viaggio… ”
Si levò un brusio, e tutti iniziarono a scrutarsi a vicenda alla ricerca del colpevole. Alcuni mormorarono un “non sono stato io” ed altri invece un “forse è stato lui”, in ogni caso nessuno sembrava essere il vero ladro.
“ …finchè non salta fuori il colpevole saremo costretti ad interrompere il viaggio, mastro Gibbs! ”
Un “no” generale s’innalzò nell’aria, mentre Gibbs si faceva largo tra la ciurma fino a raggiungere il Capitano.
“ facciamo rotta verso il primo porto ”
Ordinò, ricevendo l’assenso del nostromo. Subito dopo si rivolse a me.
“ contenta? ”
Annuii, non sentendomi, però, proprio al massimo della gioia. Avevo ottenuto ciò che volevo, presto sarei tornata a casa, avrei ripreso la mia vita, e allora perché non mi sentivo realmente felice? Possibile che mi dispiacesse abbandonare tutto questo?
Sempre più confusa mi lasciai cullare dalle onde, rendendomi conto che tutto questo, dopotutto, mi piaceva.


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Capitolo 11
*** E Se Volessi Rimanere? ***



*

Saaalveeee Gente! Ecco a voi * ennesimo rullo di tamburi * l’un * ancora rullo di tamburi * l’undi * ancora tamburi * eh basta! * rullo di tamburi interrotto e rullatore di tamburi licenziato * l’undicesimo capitolo! Sono curiosa di sapere se vi piacerà^^

Per GioTanner: hehe una volta conosciuto Jack come si può abbandonarlo??? infatti Jack è Jack, non ci sono abbastanza aggettivi per descriverlo^^

Per lua82: sono felice di aver alimentato la tua curiosità, il mistero di chi ha rubato la mappa verrà svelato subito in questo capitolo xD

Buona lettura!!!
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Capitolo XI
E Se Volessi Rimanere?





Il panorama notturno che stavo osservando proprio in quel momento sarebbe stato probabilmente l’ultimo per questo movimentato viaggio che stava giungendo alla sua fine. Il contrasto tra il cielo ed il mare, segnato da una lieve linea all’orizzonte, mi sarebbe di certo mancato. Al mio rientro avrei dovuto accontentarmi di vedere il mare a metri di distanza, cosa che di certo mi farà penare. Dovevo essere felice, invece mi rattristavo fissando le onde che s’infrangevano contro lo scafo della nave. Non ero mai riuscita ad assaporare appieno l’incanto che avvolgeva un panorama simile.
“ è bello, vero? ”
Una voce da dietro alle mie spalle mi fece balzare, era Jack.
“ si, molto ”
Risposi, abbandonando l’attimo di sorpresa. Ricambiai il sorriso che mi rivolse, prima di tornare a fissare il mare ed il cielo, sentendo la sua presenza farsi più vicina, finché non mi fu accanto ed appoggiato anche lui a parapetto. Restammo per un po’ in silenzio, prima che uno di noi due aprisse nuovamente bocca.
“ non mi sembri così felice di tornare a casa ”
Osservò, scrutando l’ombra di tristezza che si celava dietro il mio sorriso.
“ certo che sono felice, anzi, felicissima ”
Dissi, con un tono così depresso che sembrava stessi parlando di un funerale. Non capii perché mi ostinavo a mentire, pur essendo consapevole di non esserne capace.
“ eccome, lo si capisce dal tono di voce che usi ”
Mi canzonò. Aveva ragione, dalla tristezza non riuscivo neppure ad essere credibile. Emisi un sospiro prima di lasciar calare nuovamente il silenzio, limitandomi a fissare le onde.
“ sinceramente non so cosa sia peggio… ”
Iniziai, tenendo però gli occhi fissi sul mare. Potevo sentire quelli di Jack puntati addosso.
“ …tornare tra le grinfie di mia madre o rimanere qui con te ”
Finii, voltandomi verso di lui con una provocatoria espressione in viso.
“ dovrei ritenermi offeso, se parli di tua madre con quella faccia allora non dev’essere un bel paragone il tuo ”
Risi alle sue parole.
non mi aveva ancora fatto perdere la pazienza, cosa gli era successo?!
“ vedi? Quando vuoi sei pure simpatico ”
“ ah grazie, se continui con questi complimenti ti ritroverai in mare ”
Mi minacciò, continuando però a sorridere. Io prolungai la risata, godendomi quel bel momento di complicità.
“ non ne avresti il coraggio! ”
Continuai a punzecchiarlo tra una risata e l’altra. Il mio attacco d’ilarità svanì quando vidi sul suo volto apparire quel famoso ghigno che non prometteva mai nulla di buono.
Oh oh… povera me
“ che cosa intendi fare?! Oh no… Jack ti prego, no! ”
Lo supplicai, mentre lui veniva verso di me, ancora con quell’espressione sospetta addosso.
“ Capitano! ”
L’apparizione sul ponte di Gibbs fu una mano dal cielo, poiché sapevo che davanti al nostromo, Jack, non avrebbe fatto nulla di controproducente come gettare una passeggera in mare…
“ Gibbs ti adoro! ”
Esclamai realmente grata, abbracciandolo e trascurando l’espressione di puro terrore sul suo viso.
“ buonanotte Capitano! ”
Dissi poi, liberando il nostromo dalla mia presa ed approfittando di quel momento per sfuggire a Jack ed al suo malefico piano.
“ non finisce qui! ”
Mi avvertì. Io scossi la testa con ancora il sorriso divertito stampato in faccia, per poi sparire sottocoperta. Mi resi conto solo in quel momento di non avere un luogo dove dormire. Istintivamente puntai lo sguardo sulla porta della cabina di Jack, di certo fuori esclusione, era imbarazzante anche solo pensare di passare la notte lì. Non mi avrebbe mai ceduto la comodità del suo letto, e di dormire nello stesso materasso non se ne parlava proprio. Feci per tornare indietro, da Jack, per chiedergli quale fosse la mia sistemazione per la notte, quando una voce attirò la mia attenzione. Ero a pochi passi dall’alloggio della ciurma e la voce proveniva esattamente da quel punto. Compietti pochi passi, avvicinandomi il tanto giusto per scrutare all’interno della stanza. Tra amache e barili tre pirati chiacchieravano al centro, unici presenti in quel luogo. Mi ricordai della balorda festa che avevano intrapreso i restanti della ciurma e mi domandai cosa ci facessero quegli uomini nella sala per il riposo a quell’ora. Inoltre, quei tre tipi loschi erano proprio quelli che avevano discusso del piano Capitano quando mi trovavo nelle prigioni.
“ avete capito tutti il piano? ”
chiese uno di loro agli altri due.
“ certo Maleka. Solo una cosa, e se il Capitano scopre cosa stiamo progettando? ”
stanno complottando alle spalle di Jack!
“ non lo scoprirà. Ma nel caso ho già pensato ad un piano di riserva ”
Sorrise compiaciuto, pensando a chissà quale “brillante” idea che gli era appena venuta in mente. I due si unirono a quel losco sorriso di gruppo, soddisfatti della risposta di Maleka.
“ durante tutto questo, chi tiene la mappa? ”
A quella domanda il tipo ricevette uno scappellotto in testa. Non doveva essere di sicuro il più sveglio dei tre. Dopo quel colpo si affrettò ad estrarre la mappa rubata dalla tasca e a darla a Maleka, mentre io in silenzio assistevo alla scena.
ecco chi era il ladro…
“ devi chiudere il becco, Draw! Se passa qualcuno e ci sente rischiamo di finire fuori bordo… ”
Quello che sospettavo fosse il loro “capo” iniziò a studiare la mappa, poi alzò nuovamente lo sguardo verso i suoi scagnozzi.
“ la nave si fermerà a Nassau per far scendere la ragazzina, ne approfitteremo per scendere anche noi e, una volta trovata un’imbarcazione, partiremo alla ricerca del medaglione ”
Sapevo il loro piano e non intendevo permettergli di metterlo in atto.
Silenziosamente mi voltai con l’intenzione di tornare sul ponte.
un passo, due passi, tre pas-
“ ve ne andate così presto, miss? ”
Percepii di colpo la punta di una spada sulla mia schiena. Rabbrividii, sia per il contatto dell’acciaio freddo che andava oltre il tessuto della leggera camicia, sia per la paura che mi avvolse. Lentamente mi voltai, incontrando così gli occhi pieni di malizia di Maleka.
“ dentro! ”
Ordinò, non ricevendo però risposta da parte mia. I due uomini dovettero scaraventarmi a forza nella stanza, perché la sorpresa mista a paura ed indecisione mi avevano letteralmente paralizzata. Maleka mi raggiunse insieme a Draw, mentre l’altro tipo “senza-nome” rimase a fare da sentinella vicino alle scale che davano per il ponte. Questa sì che era una brutta situazione…


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Capitolo 12
*** Una Brutta Situazione ***



*

Ahoy pirati e non! Sono tornata (e aggiungerei prestissimo^^) con il dodicesimo capitolo! * per il rullo di tamburi dovrò assumere qualcun altro -.- *

Per GioTanner: in effetti è un nuovo aggettivo per il Capitano^^ naturalmente non posso rivelarti altro (se no che gusto c'è??) povera alexis davvero! Adoro fare Jack dolse ^__^

Per lua82: sia benedetto Gibbs! xD

Per Fannysparrow: mi mancavano le tue recensioni! poveri entrambi^^ sono d'accordo, come si può non affezionarcisi?! Comunquee si, sta ancora ricordando, quando tornerà al "presente" allora lo scriverò^^

Buona lettura!!!
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Capitolo XII
Una Brutta Situazione





Ero stata legata ad una sedia, con una spada puntata contro a pochi centimetri dalla mia pelle e Maleka che mi fissava con quell’inquietante espressione perversa addosso.
dov’è Jack quando serve?!
“ Draw, credo di aver appena trovato l’innocente su cui far ricadere la colpa del nostro furto ”
Affermò soddisfatto, avvicinando il viso al mio. Non riuscii a trattenere un espressione schifata quando lo sgradevole odore che emanava quell’uomo giunse alle mie narici.
“ davvero? Chi? ”
Domando questo, curioso, dando ancora una volta prova delle sue capacità intellettive.
Maleka roteò gli occhi gettandogli poi un’occhiata torva. Inclinò il capo in mia direzione, nella vana speranza di portarlo alla risposta senza dover usare le parole. Draw continuò a passare lo sguardo da Maleka a me senza capire.
“ la ragazza! ”
Sbottò esasperato. Draw annuì compiaciuto.
“ ahh, ottima idea! ”
Si complimentò poi, dando sfoggio degli spazi neri nei suoi denti con un gran sorriso.
La “mente geniale” che aveva ideato il piano tornò a prestarmi attenzione (anche se ne avrei fatto volentieri a meno).
“ non possiamo tenerti legata per molto, il Capitano potrebbe insospettirsi. Però sappi una cosa ragazzina… ”
Lo fulminai con lo sguardo quando osò chiamarmi in quel modo.
“ se tu apri bocca riguardo il nostro piano, noi faremo in modo che la colpa cadrà davvero su di te ”
Rimasi a fissarlo, per nulla intimorita dal suo ricatto. Jack non era di certo un fesso, non li avrebbe mai creduti!
“ il Capitano è troppo furbo per credere alle vostre bugie ”
Esposi il motivo della mia impassibilità davanti alla sua minaccia. Volevo proprio sapere come avrebbe girato la storia a suo favore.
Pure Maleka non si scompose, pronto a controbattere.
“ vero, però dovrà farlo se non intende essere vittima di un altro ammutinamento. Una volta che gli sbatteremo davanti le prove sotto i vigili occhi di tutta la ciurma, che ci crederà subito, il Capitano dovrà decidere se dar retta al suo equipaggio o ad una ragazzina capitata casualmente a bordo della sua nave. E noi sappiamo a chi darà ragione, giusto Miss? ”
Mi rivelò il suo piano con calma, gustandosi il suono di ogni parola, consapevole di quanto avesse ragione e di quanto io rischiassi.
Mannaggia. Forse Jack non ci avrebbe creduto, ma Maleka aveva dalla sua parte l’approvazione dell’intera ciurma ed il timore di Jack dell’ammutinamento.
Maleka ha detto “un altro ammutinamento”… ha già vissuto una situazione simile?
Lasciai perdere questo curioso particolare, ricordandomi della spada che avevo puntata contro. Dovevo trovare una falla nel suo piano, in modo da ribaltare la situazione a mio favore e far scemare quella sua aria compiaciuta.
in questo momento serve proprio Jack!
“ Maleka! Gibbs è sceso sottocoperta, sospetta qualcosa, vieni e dammi una mano, non so più che inventare! ”
Maleka sbuffò, esitando per un secondo e poi fiondandosi a seguire il pirata senza-nome, lasciandomi sola con Draw, a cui aveva appena raccomandato la mia sorveglianza.
Studiai quest’ultimo con attenzione, sapevo che non brillava d’intelligenza, il che giocava a mio favore. Peccato che in quel momento non avevo idea di come raggirarlo. Nella cintura portava una pistola ed un coltellino, utili entrambi. Accanto aveva appesa una piccola borraccia, probabilmente contenente rhum. Il mio cervellino si mise in moto e riuscì a produrre un idea.
“ ehy tu! Draw, ti chiami Draw giusto? ”
Posò lo sguardo su di me, annuendo.
“ me lo daresti un goccetto di rhum, per favore? Ho la gola secca ”
Chiesi, con la voce più dolce che potessi ottenere e gli occhi da cucciolo. Il pirata prese subito la borraccia, come se glielo avesse ordinato Dio in persona, e me la porse, fissandomi incantato. Indicai con gli occhi le corde che mi tenevano ferme le mani dietro la schiena, cercando di fargli capire di non poterla prendere in quelle condizioni. Per confermare il fatto che non fosse molto sveglio, Draw rimase immobile con lo sguardo perso, senza aver capito cosa stessi cercando di comunicargli. Imitando Maleka roteai gli occhi.
“ le corde! Non posso bere legata! ”
Quasi urlai, usando tutto l’autocontrollo possibile per non risultare esasperata come in realtà ero. Le mie parole sembrarono risvegliarlo da quello stato d’incoscienza: con movimenti inizialmente lenti, estrasse la borraccia e, quando il cervello sembrò mettersi in moto per davvero, levò il tappo e fece per mettermela sulle labbra. Attesi fino al momento opportuno, lanciando brevi occhiate che si alternavano passando dagli occhi al coltello appeso alla sua cintura. Quando lo trovai abbastanza vicino, ne approfittai per assestargli una ginocchiata proprio lì, in un punto assai doloroso, portandolo ad accasciarsi a terra. Cadde di fianco, così spostandomi con la sedia riuscii ad afferrare il coltello con le dita. Mentre Draw si dimenava in preda al dolore, io mi liberai delle corde, poco prima che un vociferare iniziasse a farsi sentire. Gettai un’altra occhiata a Draw e mi fiondai su di lui per prendergli anche la pistola, con l’intenzione di usarla contro Maleka.
Con mia sorpresa, quando i due pirati tornarono scoprii che non erano più da soli, bensì in compagnia di Jack e Gibbs!
a quanto pare i piani sono cambiati
Pensai, ricordando il ricatto di prima. Di certo una pistola ed un coltello puntati contro di loro ed uno dei membri della ciurma a terra non mi aiutavano a tenere un’impressione innocente.
“ come vi dicevo, Capitano, la ragazza non è altro che una lurida traditrice! ”
Mi accusò Maleka, con accanto il tipo senza-nome che annuiva.
“ non è vero! L’hanno rubata loro la mappa! ”
Mi difesi debolmente, consapevole che quelle parole non bastavano come scusanti.
“ la mappa… ”
Iniziò senza-nome, estraendola dalla tasca.
“ …era nelle sue mani! L’avevamo legata per far sì che non scappasse, ma avete visto di cosa è capace? È solo una strega traditrice! ”
Rimarcò quella bugia. Non avevo idea di cosa dire per discolparmi.
“ sono solo delle bugie! È tutto un piano architettato per ottenere il medaglione di Saphira! Devi credermi! ”
Implorai Jack.
“ già… a chi credete Capitano? Alla vostra affabile ciurma o ad una ragazzina? ”
Lo stuzzicò Maleka, gustandosi già la vittoria. Jack alternò lo sguardo da me ai suoi uomini: io che con lo sguardo tentavo di comunicargli la mia innocenza, mentre Maleka ed il senza-nome giocavano la carta dell’ammutinamento. Ora tutto dipendeva da quella scelta…

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Capitolo 13
*** La Decisione A Lei Capitano ***


*

Sao a tutti quanti! Stavo scervellando alla ricerca di una soluzione per la fanfic (mi sono incastrata da sola -.-), alla fine sono giunta a questa soluzione, spero non vi deluda, ma è il meglio che il magazzino della mia mente mi ha offerto..

Per emmawh: me stupida, non mi ero accorta che avevi recensito nel primo capitolo^^ grazie per la fiducia, spero proprio ti piaccia come ho risolto le cose xD

Per GioTanner: eccoti accontentata con il tredicesimo capitolo! Eh già lunatico si, fesso no! xD

Per lua82: Draw è ancora per terra che si dimena dal dolore (così impari U.U ndAlexis AHHHH!! Nd.Draw) eh già, il rhum ha lasciato il segno su di Alexis xD

Per Fannysparrow: ecco a te la risposta nel cap! spero sia di tuo gradimento come ho risolto le cose... =)

Buona lettura!!!
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Capitolo XIII
La Decisione A Lei Capitano





Jack alternò l’occhiata da me ai due uomini. Maleka portava uno sguardo che aveva un che di diabolico, mentre io supplicavo con gli occhi, lasciando la bocca chiusa, con il timore di poter solo peggiorare le cose con i miei discorsi. Draw, che intanto aveva smesso di dimenarsi, si rimise in piedi, con ancora la mano che proteggeva quel punto delicato, andando a fulminarmi con occhiata ed affrettandosi poi ad affiancare i suoi compagni d’avventura.
“ strega! ”
Rimarcò in un sussurro il gentile appellativo che mi avevano precedentemente dato. Non diedi peso al suo “insulto”, concentrandomi solo su Jack. Lo vidi avvicinarsi a me con uno sguardo che non lasciava trasparire la minima emozione. Ebbi un brivido di terrore causato da un brutto presentimento, accompagnato dall’afflusso di pensieri negativi. Ormai la mia speranza si era ridotta ad una piccola fiamma.
“ gettate questa traditrice nelle prigioni, e voi seguitemi ”
Ordinò. La fiamma si spense, qualcuno ci aveva soffiato sopra. Lo stesso qualcuno che in quei giorni l’aveva alimentata, dandomi la grande opportunità di vivere questo mondo a me fino a qualche giorno fa sconosciuto, e di poter finalmente capire cosa significa la parola “libertà”. Credere a ciò che aveva appena detto mi era quasi impossibile, l’immagine che mi ero creata di Jack era del tutto sbagliata, il Jack che credevo di aver conosciuto non avrebbe mai creduto ad una simile fandonia! Non mi ribellai nemmeno quando uno dei pirati mi agguantò per trascinarmi verso le prigioni, il mio sguardo restò fisso sul Capitano, chiedendogli il perché di quella decisione, e rimase su di lui finché non fui più capace di vederlo. Ancora una volta mi ritrovai circondata dalle sbarre in uno spazio limitato, ed ancora una volta mi lasciai cadere a terra avvilita, ma soprattutto delusa. Nella mia testa riecheggiava una sola parola: traditrice

Era passato chissà quanto tempo, quando una voce catturò la mia attenzione, facendomi destare dal mondo dei sogni. Neppure mi ero resa conto di essermi appisolata. Doveva essere accaduto quando amareggiata riflettevo sulle possibilità di fuga che mi rimanevano, la mia conclusione era stata zero.
“ Alexis! Alexis! ”
Il richiamo si fece più forte, costringendomi ad aprire gli occhi, ancora intontiti dal sonno. Tentai di focalizzare la figura davanti a me, iniziando a vedere distintamente una bandana rossa a me familiare… era Jack!
Confusa ed anche sospettosa mi avvicinai alle sbarre.
“ sei venuto a punirmi in altri modi? Oppure vuoi darmi un’altra volta della traditrice? ”
Gli domandai acida. Notai in quel momento l’espressione che andava verso l’arrabbiato sul suo volto.
“ no… muoviti! Dobbiamo fare in fretta! ”
Lo vidi estrarre le chiavi ed infilarle nella serratura, poi con uno scatto la porta della cella si aprì. Esitai non capendo bene cosa lo aveva appena fatto cambiare idea.
“ muoviti! ”
Ordinò secco. Non osai contestarlo, uscendo fuori ancora un po’ titubante ed intimorita da una visione di un lato di Jack che ancora non avevo conosciuto. Lo vidi controllare frenetico prima me e poi l’entrata delle prigioni.
“ che cosa significa questo? ”
Chiesi, richiedendo una spiegazione. Con uno scatto mi prese per le spalle, spingendomi a fissarlo negli occhi, e solo quel gesto bastò per farmi battere il cuore a mille, essendo terribilmente inaspettato. Notai che faceva fatica a formulare le parole, la fretta che lo sormontava rendeva ogni suo abituale comportamento velocizzato al massimo. Mollo la presa, ed ancora una volta si lasciò aiutare dal gesticolare per macinare il discorso.
“ uno: mi credi davvero così fesso? Quei tre non me la raccontavano giusta dalla prima volta che s’imbarcarono sulla Perla. Due: sei una pessima bugiarda. Se mentivi l’avrei capito subito. Tre: adesso tu scendi a Nassau, perché siamo appena arrivati lì, ed è un luogo dove ti puoi benissimo volatilizzare dove vuoi. Quattro: quei tre se ne andranno con la mappa e di loro non si avrà più traccia. Cinque: la mappa con cui se ne andranno è un qualsiasi pezzo di carta con uno scarabocchio sopra. Sei: ho scambiato le mappe quando li ho condotti in cabina convinti che dessi loro un qualche riconoscimento o roba simile. Ultimo punto, ma non per questo meno importante: sciò! ”
Mi spiegò il tutto così velocemente che temetti di perdermi qualche passaggio, l’ultimo arrivò forte e chiaro. Annuii, correndo verso l’uscita, fermandomi poi a pochi passi dalla porta che dava per il ponte, con la mano posata sulla maniglia, voltando il capo verso di lui.
“ Jack ”
Lo chiamai.
“ mmh? ”
Alzò lo sguardo su di me infastidito e scocciato dal fatto che non me ne fossi ancora andata.
“ grazie ”
Questo rappresentava il mio addio.
“ non ringraziarmi, muoviti! ”
Andai, lasciando intravedere un sorriso. Sapevo benissimo che non mi avrebbe mai salutato con un “addio Alexis” o cose simili.
Quando uscii mi ritrovai nel ponte avvolto dall’oscurità. Facendo attenzione raggiunsi il porto di Nassau, con la luna come unica illuminazione.
e Saphira?
Mi domandai, dando un ultima occhiata alla Perla Nera. Ora nulla di quello mi riguardava più…

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Capitolo 14
*** Nuove Conoscenze Per Me, Vecchie Conoscenze Per Jack ***


*

Ahoy carissime/i! La scuola non mi da pace, per fortuna ho trovato il tempo per poter scrivere anche questo capitolo, che, se non erro, dovrebbe essere il quattordicesimo (ho perso il conto -.-“) In questo cap intendo far entrare in scena un altro personaggio che di certo conoscerete tutti, ma non anticipo niente xD

Per emmawh: la gente di Nassau che se ne andava è aumentata alla notizia del suo arrivo xD (non è vero!!! NdAlexis-offesa) apparte questo, grazie ancora per i complimenti! sono curiosa di sapere che ne pensi della new entry di questo cap...

Per lua82: hihihi come ritorna la mando dagli alcolisti anonimi nel caso... goditi questo nuovo cap! =)

Per Fannysparrow: hai ragionissima, purtroppo ho momenti in cui la mia autostima vacilla ed entro nel panico, cercherò di tenerlo presente in seguito^^

Buona lettura!!!
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Capitolo XIV
Nuove Conoscenze Per Me, Vecchie Conoscenze Per Jack





Ero sola, e questa volta per davvero. Non si trattava solo di uno stato emotivo, bensì di una terribile situazione. Nessuno mai consiglierebbe ad una giovane ragazza estranea a qualsiasi luogo al di fuori del proprio paese di girovagare tra terre sconosciute, priva di un arma per difendersi da quella che era la civiltà del tempo. Con la mente affollata da tristi pensieri proprio non riuscivo a vedere il bicchiere mezzo pieno, e di certo continuare a farmi divorare da quella sensazione di vuoto che mi aveva lasciato l’abbandonare la Perla non aiutava. Sapevo che non c’era altro modo per risolvere il pasticcio, ma nonostante ciò continuavo a sperare di ritrovarmi davanti Jack, pronto a riprendermi con sé a bordo della sua nave.
e ora cosa faccio?
Questo quesito restava irrisolto. Nassau non era molto diversa da Tortuga, il luogo di ritrovo dei pirati per eccellenza, l’unica differenza che vi trovavo era l’aspetto più cupo e la folla meno grondante, per un risultato che mi faceva accapponare la pelle e temere un attacco da un momento all’altro. Mi guardavo attorno con diffidenza, la tensione era tanta che quando un uomo ubriaco mi sfiorò dovetti trattenermi dall’urlare e rispondere con qualche colpo improvvisato, limitandomi a tenere una smorfia disgustata quando mi fece l’occhiolino. Mi strinsi nelle spalle, cercando di nascondere le mie forme femminili con le braccia.
Dovevo pensare ad altre due cose, oltre che a come tornare a casa.
quale casa?
Scacciai quel pensiero. Punto uno: niente rhum, l’ultima volta che mi ero data al bere non era finita molto bene. Punto due: evitare di essere riconosciuta come donna, quindi iniziare nascondendo i lunghi capelli sotto un cappello. Qui sorgeva un problema, infatti non possedevo un cappello. Indiscretamente diedi un occhiata ai passanti, sostando lo sguardo sui loro copricapi. Non avevo altra scelta, dovevo rubarne uno.
Le uniche persone che possedevano un cappello facilmente rubabile erano: un uomo pelato, ubriaco ovviamente, che cingeva una prostituta alla vita ridendo come un pazzo. Il cappello se lo scambiavano più volte, e quando la donna lo indossava scatenava un aumento d’ilarità da parte dell’uomo; un altro uomo, questa volta intento a dormire, che teneva stretta a sé una bottiglia come se fosse un pupazzo e russava così forte che si poteva udire anche dall’altra parte della strada. Il suo cappello era a terra, ed era ridotto letteralmente a brandelli.
Nessuna delle due possibilità era fattibile, il primo perché non volevo finire in un mènage à trois con quell’uomo ed il secondo perché non volevo indossare un cappello che sembrava appena uscito da una guerra nella spazzatura.
Il mio giro di ricerca finì per individuare un altro soggetto, un giovane ragazzo che sfoggiava un bel tricorno in testa, nuovo e perfetto per nascondere una massa di capelli come i miei. Iniziai a muovermi verso di lui, cominciando quello che di solito si chiama “pedinamento” e che non avrei mai fatto fino a qualche mese fa. In questo caso potevo giustificarmi catalogando quel furto come una necessità, poiché non sopportavo più le occhiate ammiccanti ed i pervertiti che puntavano solo alla mia parte femminile più difficile da nascondere. E poi quello era veramente un bel cappello.
Il ragazzo si fermò davanti ad un locale chiamato “La Polena D’Oro”. Sostò davanti alla porta dopo aver bussato per tre volte, finché qualcuno non gli aprì.
“Weighton McAvoy”
Si presentò. L’uomo oltre la soglia annuì, lasciandogli lo spazio per entrare. Quando Weighton compì più di un passo all’interno del locale, mi avvicinai anch’io pronta a continuare il mio inseguimento, ma ricevetti solo una porta in faccia.
il tutto si fa più difficile del previsto
Sentivo il compimento di quel furto quasi come un dovere, quei giorni passati su di una nave pirata mi avevano sicuramente influenzata, tanto da spingermi a non arrendermi davanti all’occasione di portare a termine questo atto illegale. L’etica che mi era stata imposta per tutti quegli anni sembrava avermi abbandonata, possibile che bastasse così poco?
Ignorando la lotta tra il giusto e lo sbagliato nella mia testa, iniziai a concentrarmi sull’edificio, con specifici obbiettivi da mettere a punto: entrare all’interno e rubare quel cappello. In seguito ad un sopraluogo degli ambienti che circondavano la locanda notai una finestra aperta, situata sul retro. Accertandomi che nessuno mi stesse prestando attenzione, e dando sfoggio della mia abilità nello scalare un paio di casse in legno e scivolare più volte consecutive, riuscii ad entrare da lì. Con un’ultima caduta, fortunatamente insonorizzata dai sacchi di farina, raggiunsi il pavimento. Soffiai via il ciuffo di capelli che mi copriva la visuale e, una volta rimessa in piedi, proseguii con la mia missione. Camminai con la schiena contro il muro, incedendo lentamente verso la sala principale, senza smettere di pregare di non venire scoperta, e magari di evitare la classica asse di legno scricchiolante che rovina sempre tutto. Per mia fortuna riuscii a raggiungere la meta senza ulteriori scompigli, e dopo una veloce occhiata individuai il mio “bersaglio”. Era seduto comodamente su di una sedia, con le gambe che la dondolavano ed il cappello posato sul tavolo accanto, vicino ad una giacca che sarebbe stata perfetta per camuffare le mie “sporgenze”.
La situazione mi provocava un misto d’ansia ed adrenalina, che continuai a provare durante tutto il tragitto che percorsi a carponi, finché non si tramutò in paura quando mi ritrovai a meno di un metro di distanza da lui. Lo sconosciuto-dal-bel-cappello si stava addormentando, particolare che giocava a mio favore e calmava il mio stato d’animo di un poco. Potevo vedere il dondolamento rallentare sempre di più e gli occhi dell’uomo farsi sempre più sottili, fino a chiudersi del tutto. Il luogo era così affollato che nessuno sembrò far caso alla ragazza inginocchiata sul pavimento, la clientela era troppo impegnata a regalarsi la sbornia del secolo.
I miei occhi nocciola fissavano solo il cappello, il resto appariva sfuocato, e come un animale con la sua preda mi concedetti qualche secondo di riflessione prima di allungare la mancina per toccarlo. Il mio istinto da cacciatrice si fece più flebile quando realmente protesi le dita verso il mio obbiettivo, incapace di tenere lo sguardo saldo mi ritrovai con gli occhi socchiusi a temere per la mia sorte, accompagnata dal ritmo frenetico del battito del mio cuore. Potevo quasi sentire la mano dello sconosciuto stringermi il polso e percepire i suoi occhi fissarmi con furia.
Piano Alexis, piano… preso!
Non riuscii a trattenere un sorriso quando realizzai di avere il tricorno in mano. Sempre con molta attenzione lo avvicinai a me, affrettandomi a nascondervi sotto la mia massa di capelli neri. Ora veniva l’ultima parte: la giacca. Più semplice da prendere poiché una manica scendeva dal tavolo toccando terra, mi bastò tirarla un poco per ritrovarmi sotterrata dall’indumento. Veloce me lo infilai, notando compiaciuta quanto bene nascondesse le mie forme femminili. Felice di aver completato il mio travestimento, espirai un po’ dell’ansia accumulata.
“Saphira è sempre più vicina”
Quelle parole mi giunsero all’orecchio dal tavolo accanto. Di chi avesse parlato potevo conoscere solo i suoi calzari, dei vecchi e logori stivali. Non mi ritrassi dall’ennesima occasione d’origliare, infatti tesi le orecchie restando in silenzio.
“Capitano, sapete che una volta avuto il medaglione potrete avere una sola risposta… cosa intendete domandare?”
Chiese una seconda voce all’uomo.
“con questa domanda cadi in errore, Saphira può dare una sola risposta, e l’unico quesito possibile è quello che più angoscia un qualsiasi soggetto ne sia in possesso”
Questa informazione mi giunse nuova, ed il primo istinto che conseguì a questa scoperta fu il riferirla a Jack. Peccato solo che la Perla era ben lontana da dove mi trovavo e le possibilità di rincontrarlo per parlargliene erano davvero…
“per curiosità, cosa stai facendo inginocchiato a terra?”
…poche. Mannaggia!
L’uomo che era stato chiamato con il titolo di Capitano aveva gli occhi puntati su di me, ed il suo compagno di bevuta non ritardò a copiarlo. Con fare indifferente mi alzai dal pavimento, tentando di far passare il “gattonare per terra” come una cosa del tutto normale, e schiarendomi la gola in cerca di un’intonazione maschile risposi alla domanda:
“niente, sono qui… di passaggio. Ehm, è ora di andare”
Feci per allontanarmi, quando venni interrotta nuovamente dal Capitano.
“qual è il tuo nome?”
Mi chiese, portandomi a passare minuti di terrore alla ricerca di una falsa identità.
“Alex”
Boccheggiai con poca originalità, esitando ancora per il cognome.
“Locanda… Alex Locanda”
Conclusi con ancora meno fantasia, maledicendomi mentalmente per il cognome davvero ridicolo. I due sembrarono lasciar passare la mia bugia, poiché li vidi annuire.
“Alex, fai già parte di una ciurma?”
Dove vuole andare a parare?
Possibile che basti essere un ragazzo per trovare una nave che mi dia un passaggio per… beh, che mi lasci salire a bordo?

“ehm, no”
Risposi titubante, incerta sulle sue intenzioni.
“sei mai stato su di una nave?”
Detestavo quell’interrogatorio, ma qualcosa mi spinse ad essere sincera in questo punto.
“si, sulla Perla Nera”
A quel nome i due si scambiarono un’occhiata d’intesa. In quell’istante mi pentii d’aver detto la verità.
“sarei onorato se facessi parte della mia ciurma, cosa ne pensi?”
Ecco il momento che attendevo. Per quanto sospetti mi sembravano quei tipi, finii per rispondere con un: “si, accetto”
Il Capitano si alzò seguito dal compare, entrambi pronti ad avviarsi fuori dal locale.
“che sbadato, non mi sono presentato, io sono Barbossa, Capitan Barbossa per te, mozzo”
E così dicendo, ci avviammo verso il porto di Nassau.

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Capitolo 15
*** Il Secondo Capitano Della Perla ***


Ahoy future piratesse! Ehh non potevo non mettere Barbossino =) il mio personaggio preferito dopo Jack! In questo capitoletto vi svelerò come ha fatto Capitan Jack a riavere la Perla, se qualcosa non vi è chiaro ditemelo, così provvederò a spiegarlo nei prossimi capitoli xD

Per emmawh: sono d'accordo^^ ehh non posso rivelarti altro, anche se una parte di me muore dalla voglia di rivelare tutto! grazie in anticipo se metti la fanfic tra i preferiti=)

Per lua82: GRAZIEEEEE!!!!! sono commossa ;)

Per Fannysparrow: complimenti per l'intuizione^^ eccoti accontentata, con questo capitolo svelerò il mistero.... =)

Per GioTanner: Wow addirittura... eccoti allora accontentata con l'arrivo del nuovo capitolo!

Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XV
Il Secondo Capitano Della Perla





Non ero sicurissima della mia scelta, se con la Perla e Jack era andata piuttosto male, non potevo assicurarmi che con Barbossa e ciurma sarebbe andata benissimo. Già dall’aspetto si poteva comprendere (questo è l’influsso di Jack...) che tipo di Capitano fosse: carattere più saccente e autoritario, ed a volte il suo sguardo poteva mettere i brividi.
Mi ritrovavo sul ponte della nave pirata di Barbossa, la Blue Moon. Era possente quanto la Perla, ma naturalmente non raggiungeva o superava il suo canone di bellezza. Erano passati solo pochi secondi, ma sentivo già gli occhi di tutti puntati su di me. Non era come quando ero sulla nave di Jack, dove gli sguardi erano semplicemente curiosi o maliziosi. No, gli sguardi che ricevevo in quell’istante erano fastidiosi, come se fossi un intrusa, ed il loro parlottare ed annuire complici mi mandava su di giri. Detestavo essere la nuova arrivata, era stato terribile sulla Perla, e qui era addirittura peggio. Il fattore sesso era un altro problema. Dover camuffare la voce in modo maschile ogni volta che qualcuno mi rivolgeva parola cominciava a pesare, una volta mi era pure capitato di rispondere un “si” con voce femminile, e dovetti far finta di niente e schiarire la gola per poi rispondere con un “si” più virile. Inoltre dovevo ricordarmi che quando urlavano “Locanda”, stavano chiamando me, e non cercando di attirare l’attenzione su di un locale. Maledetta la mia poca fantasia...
“mozzo Locanda”
mi chiamò una voce roca, alzai lo sguardo incontrando quello di Capitan Barbossa.
“nella mia cabina, dobbiamo parlare”
mi ordinò, lo seguii senza fiatare. La sua cabina era diversa da quella di Jack, più ordinata, ma anche con più cappelli. Beh alcuni collezionano francobolli, altri cappelli, dubitavo fossero stati comprati.
“precisamente, quando è ripartita dal porto di Nassau la Perla?”
mi domandò. Mi chiesi perché volesse saperlo, senza ragionarci troppo però risposi con sincerità.
“la notte scorsa, perché?”
Barbossa si massaggiò la barbetta ispida pensieroso. Dubitavo mi spiegasse il perché del suo interessamento per la Perla, ma io non intendevo mollare. Era probabilmente uno dei motivi per cui mi aveva preso a bordo, ed ora voleva sapere i suoi movimenti, decisi di indagare più affondo.
“conoscete Capitan Jack Sparrow?”
centro! Il suo viso si contrasse in una smorfia infastidita a quel nome. Bene, stavo andando nella direzione giusta…
“si, lo conosco, per mia disgrazia”
mmm.. ostile, interessante... continua così Alexis!
“per caso la vostra ostilità nei suoi confronti è data da un passato evento, magari che riguardi la Perla”
non riuscii a trattenere un ghigno compiaciuto, alla vista del suo viso irrigidirsi di colpo per la rabbia. Si! Avevo indovinato! Alexis 1 Barbossa 0!
“che linguaggio articolato per un semplice mozzo di Nassau…”
osservò, pietrificandomi in un istante. Non mi ero accorta di aver parlato come una nobile finchè non me lo fece notare. Alexis 1 Barbossa 1...
“non vi ho mai detto che ero di Nassau...”
ribattei pacata. Non essendo una bugia, sembrai davvero tranquilla. Alexis 2 Barbossa 1
“Locanda, in effetti questo cognome mi è nuovo, mai sentito, né a Nassau, né altrove...”
Alexis 2 Barbossa 2. Si aspettava una spiegazione, lo potevo capire dall’espressione circospetta che aveva sul volto.
Veloce inventa qualcosa!
Cosa?
Una cosa qualsiasi, che sia credibile!

“ho avuto un istruzione, sapete, un tempo la mia famiglia aveva abbastanza soldi da permettermi di studiare, ma adesso, beh le cose sono cambiate… ora tocca a voi, perché vi interessa la Perla?”
veloce sviai l’argomento a mio favore, ero sicura che se avessi continuato sarei giunta ad un vicolo cieco, venendo subito scoperta. Alexis 3 Barbossa 2!
“la Perla Nera, la nave più veloce dei Caraibi...”
iniziò, giurai di avergli visto luccicare gli occhi al ricordo della nave.
“...un tempo la nave era mia, in effetti dovrebbe ancora essere mia, ma quel... Sparrow!”
fece una smorfia disgustata al pronunciare il suo cognome.
“riuscì a riprendersi la Perla, la cosa andò avanti così, io riuscii a riprenderla di nuovo, ma lui, quel… lurido mozzo!”
sputò le parole con rabbia. Sembrava stesse trattenendosi dall’inveire contro di lui. In quell’istante non volevo sapere assolutamente cosa gli passasse per la mente.
“su di una barchetta raggiunse l’isola su cui io e la mia ciurma attraccammo per fare rifornimento. Lasciammo alcuni uomini sulla nave a controllare, ma quando facemmo ritorno sulla nave, li ritrovammo legati sopra la barchetta. Ancora mi chiedo come accidenti fece...”
dovetti mettere la mano sopra la bocca per trattenere il riso che mi provocava l’immagine di due tipi legati come salami su di una vecchia barcaccia.
Complimenti Jack…
Barbossa probabilmente se ne accorse perché mi fulminò con lo sguardo.
“tornando al presente… se dici la verità, la Perla non dovrebbe essere molto lontana, con un po’ di fortuna riusciremo a raggiungerla, ed ora a lavoro mozzo!”
non me lo feci ripetere due volte, veloce tornai sul ponte. Ignorai gli sguardi indiscreti ed infastiditi della ciurma e raggiunsi parapetto, fissando davanti a me il mare. Qualsiasi cosa avesse in mente di fare Barbossa per riavere la Perla non doveva essere qualcosa di buono, attento Jack...


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Capitolo 16
*** Credevi Di Esserti Liberato Di Me? ***


Goodmorning, bonjour, guten tag, buenos dias, buongiorno! Questa volta, per farmi perdonare i 6 giorni che vi ho lasciato senza aggiornamenti, pubblico subitissimissimo un nuovo cap! Finalmente qui tornerò a scrivere di Jack (mi mancava...) xD

Per emmawh: come sempre grazie per i complimenti^^ sono d'accordissimissimo per il cappello, quello di Jack rimane il migliore xD

Per lua82: semplice, facile da ricordare^^ come dice il vecchio (ma dove??? O.o) Jack! =)

Per Tensi: nuova lettrice^^ già, Alexis alterna momenti di brillante astuzia a momenti di totale imbranataggine! ti lascio alla lettura del nuovo cap, spero ti piaccia =)

Per GioTanner: ehh già, Alexis deve ancora imparare che Jack ha sempre un piano per svignarsela... =)

Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XVI
Credevi Di Esserti Liberato Di Me?





“Locanda!”
questa volta mi girai subito, eravamo in alto mare, dubitavo stesse indicando una locanda, in mare non ce n’erano! Anche se un locale galleggiante non sarebbe una brutta idea, soprattutto per i marinai che viaggiano, mmm dovrei brevettarlo...
“Locanda!”
mi destai dai miei pensieri raggiungendo il Capitano. Teneva in mano un cannocchiale con cui scrutava in lontananza, in quell’istante mi accorsi che un ciuffo scuro mi carezzava il collo, veloce lo nascosi sotto il cappello, appena in tempo, Barbossa si girò verso di me.
“vai sulla coffa e controlla se la nave che vedo in lontananza è la Perla Nera, anche se non ho dubbi che sia quella”
finì la frase con un sorriso che aveva un che di diabolico, probabilmente stava già pregustando la sua vendetta. COSA??!!! Aveva detto sulla coffa! Titubante mi avvicinai all’albero maestro, alzando gli occhi all’insù, vidi la coffa lontanissima, la paura mi invase già da giù.
“e ora come faccio?!”
esclamai a bassa voce, tra me e me.
“come?”
mi domandò Barbossa che mi aveva, forse, sentito. Feci finta di niente, per lui ero un mozzo, non avevo detto abile, però sicuramente si aspettava che sapessi fare almeno qualcosa, perfetto...
“nulla, è tutto sotto controllo, sulla coffa? Un gioco da ragazzi, ed io sono un ragazzo!”
chiudi il becco, non esagerare Alexis...
“si, certo”
confermò le mie parole, incerto. Indeciso se pensare che fossi pazza o se dubitare della mia identità, in entrambi i casi non avrei fatto una bella fine. Bene, iniziamo la scalata, tante persone l’hanno fatto prima di te Alexis, si ma quelle persone almeno si reggevano in piedi e non inciampavano sulle cime per terra come ho fatto io poco fa... Posai prima la mano destra e poi la mancina, iniziando a darmi una spinta con i piedi, notai che nessuno fece caso alla mia impresa da abile (?) scalatrice, perfetto! Stavo andando bene, l’unica cosa importante da fare era ripetere gli stessi movimenti senza sbagliaAAREEE! Per sbaglio il piede era scivolato facendomi perdere l’appiglio e lasciandomi a mezz’aria, con la mano destra ancora attaccata, la mancina che cercava sostegno ed i piedi che si agitavano in aria. Sentii la forza lentamente abbandonarmi, oh oh ora cado... ehy! Ma quella era davvero la Perla! Sorrisi alla sua vista, poi però nello stesso istante persi anche il comando della mano destra, che dallo sforzo non riuscivo più a sentire, CADOOOOOO!!!! Ogni tanto mi aggrappavo qui e là per rallentare la caduta, ed ecco che con un sonoro tonfo atterravo a pochi passi da Barbossa. “si, avevate ragione, è la Perla”
esclamai, cercando di far passare inosservato il mio atterraggio per niente perfetto.


La Perla era davvero vicina, perché ci bastò poco per raggiungerla. Vedere Jack che impartiva ordini ai suoi uomini mi fece nuovamente sorridere. Alla fine le cose si erano risolte al meglio per lui, nessun ammutinamento, e nessuna ragazzina tra i piedi, NO! Perché pensavo questo? Forse perché è la verità?
“no, non può essere!”
risposi a me stessa a voce alta, attirando l’attenzione della ciurma.
“ce l’abbiamo fatta, non può essere!”
modificai la frase, fingendo che la mia esclamazione di prima fosse rivolta all’obbiettivo raggiunto. Jack raggiunse la nave, vidi gli sguardi infastiditi dei due Capitani alla vista l’uno dell’altro.
“Hector, da quanto tempo!”
camuffò il fastidio nel rivederlo con un sorriso. Barbossa non si sprecò a fare lo stesso.
“da quando hai rubato la MIA nave, mi pare”
“quale nave? Io ho sempre avuto la Perla, dovresti saperlo che le altre navi non mi interessano”
lo canzonò rivolgendomi per un istante lo sguardo, sicuramente si chiedeva perché un mozzo della Blue Moon lo stesse fissando.
“comunque, a cosa devo il tuo spiace, ehm il tuo piacevole arrivo?”
domandò Jack, Barbossa fece cenno ad uno dei suoi uomini di avvicinarsi, guarda un po’! quell’uomo non era altri che Maleka!
“ti ricordi di lui? È venuto da me con un interessante mappa, credo tu sappia dove conduce, giusto?”
vidi una smorfia comparire sul viso di Jack. Mentre Barbossa lo fissava compiaciuto.
“a Saphira”
“già, Saphira”
non capivo dove volesse andare a parare, comunque se volevo tornare sulla Perla avrei dovuto farlo ora che tutti erano distratti... sempre se lui ti vuole ancora con te... cancellai l’ultimo pensiero.
“ed una bella missione dev’essere sempre accompagnata da una bella nave”
continuò il suo discorso.
“mi pare che anche questa sia una bella nave, quindi sta andando tutto bene per te, sono contento, ora se non ti dispiace...”
indicò la Perla, girandosi, già pronto a tornare alla nave.
“credi davvero che ti lascerò partire via con la MIA nave?”
domandò retorico.
“ho un idea!”
Barbossa roteò gli occhi infastidito.
“non arriverò a patti con te, visto com’è andata l’ultima volta...”
“scommetto che non sai tutta la storia di Saphira, perché nella leggenda c’è una parte che dice che l’unica nave in grado di raggiungerla è la più pura, cioè la nave che non ha partecipato a nessuna guerra”
spiegò Jack, ma diceva la verità??
“certo che lo sapevo, è per questo motivo che ho preso la Blue Moon, comunque sia la Perla non rimarrà in mani tue!”
Barbossa stava mentendo, lo si capiva dal tono di voce.
“e rinunceresti a quel medaglione per una nave? Un medaglione in grado di svelare la risposta al tuo quesito più assillante? Ti credevo più furbo, amico”
la ciurma era in ascolto, se Barbossa avesse rinunciato a Saphira dopo le parole di Jack, sicuramente avrebbe perso autorità e soprattutto Jack avrebbe vinto, cosa che, a quanto pareva, lo turbava non poco.
“facciamo così, una volta preso il medaglione tornerò, e ci puoi giurare che tornerò, e la Perla sarà di nuovo mia, com’è giusto che sia”
senza saperlo, Barbossa aveva servito la vittoria su di un piatto d’argento. Jack non se la lasciò di certo scappare, accettando e tornando trionfante sulla Perla. Intanto io avevo approfittato di quel momento per sgattaiolare sulla nave. Vidi Jack raggiungere il timone, mentre io lo seguivo, chissà se si era accorto che ero dietro di lui e che ero Alexis e non un ragazzo.
“puoi toglierti il cappello tesoro”
si, si era accorto. Levarmi il tricorno e permettere ai miei capelli di lasciarsi trasportare dal vento fu molto di sollievo, e ringraziò anche la voce, che finalmente non dovevo più camuffare con una più virile, tolsi pure l’enorme giacca. Ora andava decisamente meglio..
“e ora che si fa, Jack?”
domandai. Lui estrasse la mappa dalla cintura, era stata ripiegata accuratamente e nascosta dalla pistola, capii che non si fidava più a lasciare le cose incustodite, saggia decisione.
“ora? Andiamo da Saphira”


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Capitolo 17
*** Una Scoperta Che Cambia La Vita ***


Ahoy carissimi lettori! Anche questa volta posto un nuovo capitoletto subito^^ ed ecco che arriva il colpo di scena tanto atteso... sono curiosissimissima di sapere cosa ne pensate!

Per Fannysparrow: certo che mi sono mancate le tue recensioni^^ anche se ora Barbossa non è presente, ti assicurò che tra un paio di capitoli lo farò ricomparire... alors, non scusarti per la tua curiosità, adoro chiarire le cose, se vuoi sapere qualcosa chiedi pure, sono qui per questo! tenendo conto che ho eliminato la storia della fonte dell'eterna giovinezza.. direi da quel punto, diciamo che invece che cercare l'Aqua de Vida si è messo in viaggio a cercare la Perla, spero di averti dato una risposta soddisfacente, altrimenti dimmi pure così chiarisco meglio le cose =)

Per lua82: hihi mi sono divertita anch'io a scrivere quel capitolo^^ ehh Barbossa deve stare più attento a non farsi ingannare da Jack. Ecco per soddisfare ed allo stesso tempo aumentare ancora di più la tua curiosità un nuovo capitoletto! =)

Per GioTanner: anche se hai recensito nel primo capitolo, me ne sono accorta lo stesso^^ (per puro caso, però me ne sono accorta...) già,è un attento osservatore, ma si sa, ognuno ha i suoi difetti, in questo caso il difetto di Jack e di non riuscire a tenersi la nave ben stretta, chissà che in futuro non impari la lezione, visto tutte le volte che gli è capitato... =)

Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XVII
Una Scoperta Che Cambia La Vita





Mi avvicinai a Jack, aveva la mani strette sul timone e fissava davanti a se con fare esperto.
“se, come hai detto tu, serve una nave pura per trovare Saphira, la Perla è inutile anche per noi”
vidi comparire il famoso ghigno sul suo viso, che c’era di così divertente??
“e chi ha detto che stavo dicendo la verità?”
mi fece notare. Questo significava che aveva ingannato Barbossa?
“perciò la storia della purezza era una menzogna, non passerà molto tempo prima che Barbossa lo scopra...”
valutai preoccupata. Jack non perse la sua aria trionfante, non riuscivo a capire come potesse stare così bello tranquillo in una situazione simile, sarà pure più furbo di Barbossa, ma sono entrambi pirati, e, da quanto ho capito, non è stato sempre Jack ad avere la meglio fra i due.
“è ancora convinto che la mappa in suo possesso sia quella giusta, io dico che con il vento ed un po’ di fortuna dalla nostra, riusciremo a raggiungere Saphira prima di lui”
bah non che mi avesse proprio convinta, ma di certo disperarmi per tutto il viaggio non era fra i miei progetti, così cercai di mettere da parte le mie preoccupazioni, cambiando discorso.
“durante il mio soggiorno sulla Blue Moon ho scoperto una cosa interessante sul tuo conto..”
iniziai vaga, tenendo lo sguardo fisso sulle onde.
“spero che Barbossa non mi abbia lodato troppo”
esclamò ironico.
“come hai fatto a rubare una nave, per lo più controllata, da solo?”
domandai curiosa. Era da quando Barbossa mi aveva raccontato la storia che morivo dalla voglia di sapere i dettagli, e quale modo migliore per scoprirli se non chiederli all’artefice del piano?
“come un mago non svela mai i suoi trucchi, anch’io tengo segreti i miei”
rispose sorridendomi sornione. Si divertiva un mondo a tenermi sulle spine, uff! non intendevo dargli questa soddisfazione.
“va bene, fa niente, pazienza, non mi interessa”
cercai di mantenere un tono indifferente, anche se non ci voleva molto ad intuire la mia delusione. Jack continuava a sorridere prendendosi gioco di me, quanto mi dava sui nervi quando faceva così!
“dimmi tu una cosa, invece, intendi rimanere sulla Perla o devo scaricarti al prossimo porto?”
mi chiese, pur sapendo la mia risposta. Dopo tutto quello che era successo, come potevo abbandonare??? Anche se ciò voleva dire continuare a passare ogni giorno, 24 ore su 24, mattina e sera, con Jack, beh avrei fatto quel sacrificio per andare avanti. Tra l’altro, la storia della domanda che assillava, interessava anche me, con quel medaglione avrei potuto scoprire chi era il mio vero padre! Quindi attento Sparrow, hai un'altra rivale.. beh non credo che glielo dirò, almeno prima dovrei imparare ad usare una spada, oppure dovrò subirmi la scena di Jack che muore dalle risate al sentire le mie minacce..
“è possibile sapere che cosa pensi di così interessante da dimenticarti pure di rispondermi?? C’è qualcuno??”
Jack agitò la mano ad un palmo dal mio viso, nel tentativo di separarmi dai miei discorsi mentali. Dovevo imparare a conversare con me stessa più velocemente, si, va bene, però ora ti conviene rispondere o continuerà ad agitare la mano davanti alla nostra faccia ancora per molto, e sai quanto mi da fastidio, ehy da fastidio pure a me! Rispondi! Ah? Si, giusto!
“che?? Ehm volevo dire, certo che rimango!”
mi ripresi dal mio stato di trance.
“perfetto! Allora dopo preparati per una lezioncina dal sottoscritto, ce l’hai una spada, vero?”
una spada? Intende una con una lama vera? Che taglia? No, una di cartone, certo che la lama è vera! Ohi ohi devo smetterla di parlare da sola...
“ehm no, a dire la verità non ne ho mai maneggiata una in vita mia..”
non ne ho nemmeno vista una in vita mia, per mia madre erano off limits ogni oggetto che potesse anche solo farmi venire in mente di ferire qualcuno, visto la mia maestria nel farmi e fare del male disarmata, era una decisione più che giustificata...
“mmm.. il che significa che abbiamo molto lavoro da fare... Cotton!”
lo strano marinaio con un pappagallo sulla spalla raggiunse di corsa il suo Capitano.
“tienimi il timone, aspettami qui, tesoro”
concluse la frase facendomi cenno di stare ferma. Non intendo scappare tranquillo...
Passarono i minuti, ma non lo vidi tornare, così, andando contro il suo più che preciso ordine, mi diressi verso la sua cabina, dove sicuramente si stava accingendo a cercare le spade. Forse potevo dargli una mano, avevo visto quanto era disordinato, da solo ci potrebbero volere ore per trovare le spade, invece con un aiuto...
“Capitano”
lo chiamò Gibbs, superandomi ed entrando prima di me nella cabina. Io entrai subito dopo di lui, trovando, come sospettavo, Jack chino su di un baule intento a prendere oggetti, che dopo averli esaminati lanciava alle spalle se non erano spade, formando un bel mucchio di cianfrusaglie sul pavimento.
“Capitano! Finalmente vi ho trovato! Ma... cosa state facendo?!”
domandò il nostromo, osservando confuso l’enorme quantità di inutili e particolari oggetti che finivano velocemente a terra provocando rumore ad ogni loro caduta. Ehy c’ero prima io! Uff, ora mi toccava pure aspettare il mio turno per parlare con Jack..
“cerco un'altra spada...”
spiegò semplicemente, mentre la testa si immergeva sempre di più nel baule, fino a scomparire quasi del tutto.
“perché? La vostra non va bene?”
chiese Gibbs. Questo tipo non si faceva mai gli affari suoi?
“la spada è per Alexis, intendo insegnarle qualcosa, visto che rimane sulla Perla..”
quasi speravo che il nostromo chiedesse a Jack cosa ne pensava di me, chissà se mi considerava ancora una ragazzina come la prima volta che mi vide..
“C-cosa? Vi sembra una buona idea? Insomma, senza un arma non è andata molto bene, e con una spada può.. ehm..”
si fermò appena in tempo ricordandosi che nella stanza ero presente anch’io. Con una spada posso.. cosa? Posso distruggere la nave? Grazie tante per la fiducia...
“suvvia Gibbs, dopotutto saprà fare qualcosa, se no non sarebbe mia sorella..”
all’ultima parola rimasi pietrificata nel mio angolo, il nostromo che cercava di fare segno a Jack di stare zitto, inutilmente, anche perché aveva ancora il viso nascosto dal baule.
“magari con un po’ di allenamento sarà degna di essere una...”
in quell’istante alzò lo sguardo ed incontrò il mio, vuoto, privo di ogni emozione, era come se fossi dentro un sogno, svegliatemi adesso! Non può essere vero...
“...Sparrow”
concluse la frase in un sussurro, anche lui immobile a fissarmi. Gibbs che si faceva sempre più piccolo al mio fianco, impacciato mormorò un “io vado”, prima di sparire e lasciarci soli.
“ehm ciao”


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Capitolo 18
*** Stesso Cognome, Diverso Nome ***


Welcome! Ecco che ritorno (dopo avervi lasciato sulle spine con un grosso colpo di scena..) con il diciottesimo capitolo (wow) a causa della scuola sono stata costretta a rimandare la scrittura della fanfic, ma ora eccomi qui, pronta a “creare” (che parolona grossa..) ed a rispondere ai vostri gentilissimi commenti (che sono e saranno sempre ben accetti^__^)

Per lua82: inizio come sempre ringraziandoti per i complimenti^^ la mia intenzione era proprio quella di un "colpo di scena" che nessuno si sarebbe aspettato, a quanto pare ci sono riuscita =)

Per Fannysparrow: bella domanda su Teague, forse è un soprannome (come Sputafuoco per il padre di Will) bisognerebbe indagare... =)

Per GioTanner: Gibbs si ritroverà tra due Sparrow, l'altra notte l'ho visto slegare una scialuppa, se non interveniva Jack... (non è come pensate! mi assicuravo solo che fosse ehm a posto NdGibbs Ceeerto -.- NdMe) xD

Buona lettura!!!
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Capitolo XVIII
Stesso Cognome, Diverso Nome





Oh cielo, oh mio dio, oh mamma mia, non mi vengono altre esclamazioni... comunque sia.. NON e sottolineo NON può essere vero! Ero ancora lì impalata che lo fissavo, non dicevo niente, non urlavo, non sbraitavo, non mi fiondavo contro di lui prendendolo a calci.. non facevo niente, era come se il mondo si fosse fermato. Per lui era lo stesso, vedevo la sua bocca che si apriva tentando di instaurare un discorso, ma che poi si richiudeva subito dopo, indeciso su cosa dire. Non potevamo assolutamente continuare così, con questo snervante silenzio..
“tu.. sei.. mio fratello”
mi decisi a parlare, con una difficoltà incredibile. Detto a voce alta sembrava ancora più ridicolo ed incomprensibile, la persona con cui avevo passato tutto questo tempo, era un mio parente! E non un cugino di secondo grado o altro, bensì mio fratello, figlio di mio padre, colui che non avevo mai conosciuto, colui a cui dedicavo i miei pensieri per intere giornate.
“già..”
già?? Che risposta era già?! Non credi che meriti una spiegazione??
“da quanto lo sapevi?”
domandai con una calma incredibile, sentivo di poter scoppiare da un momento all’altro, però non avevo idea in che modo, piangendo? E perché dovrei? Finalmente avevo scoperto qualcosa di più sul mio passato.. arrabbiandomi? Contro Jack? No, ero sicura che se mi aveva mentito fino a quel momento era per una valida ragione.. era una sensazione stranissima, mista a gioia e stupore, indefinibile..
“sediamoci”
propose, indicando due sedie. I suoi movimenti erano stranamente impacciati, lo sguardo era... affranto? No, non credo, però voleva mostrarsi dispiaciuto.. per la prima volta lo vidi serio, non ero sicura di volere davvero affrontare tutto con serietà, mi sentivo già abbastanza seria, o no? Oddio che confusione..
“quando sbarcammo a Tortuga, ed io andai da Gerko, beh ecco, gli chiesi qualcosa in più sul tuo conto..”
cosa?? Aveva condotto delle ricerche su di me?? Ero davanti a lui che lo fissavo stupita ed anche un po’ infastidita, avrebbe anche potuto dirmelo.. poi ti saresti arrabbiata... ecco la vocina che ritorna... non è vero, potevo benissimo affrontare tutto con ehm razionalità...
“...e lui, vecchio amico di Teague, mio, cioè tuo, nostro padre.. mi rivelò che tu eri sua figlia, mia sorella, non mi disse altro però, aveva promesso di mantenere il resto segreto..”
fantastico! Non potevo avere una vita normale?? Uff che situazione seria, c’era troppo imbarazzo, confusione nell’aria, detestavo quel genere di situazioni, da come si comporta Jack pare che anche lui non le gradisca molto, dev’essere una cosa di famiglia... famiglia.. una parola difficile da usare in questo caso... ora avremmo fatto come le classiche famigliole allegre, lui mi avrebbe abbracciato dicendomi che mi starà sempre accanto ad aiutarmi ad andare avanti?? Sarebbe una scena troppo anormale per non dire IMPOSSIBILE!
“ah..”
non mi venne in mente nessuna risposta che andasse bene in quell’occasione. Dopotutto cos’avrei potuto dire? “fantastico!” oppure “abbracciamoci fratellone!” però sapevo cosa potevo, anzi, cosa DOVEVO chiedergli..
“perché non me lo hai detto prima?”
si aspettava questa domanda, lo vidi sospirare, mentre assorto nei suoi pensieri cercava il modo adatto per rispondermi.
“volevi così tanto tornare a casa.. non ti avevo mai vista piagnucolare sul padre mai conosciuto... pensavo non ti interessasse, pensavo avessi superato la fase padre-mancato.. non sapevo come avresti reagito e..”
si bloccò indeciso su come continuare. Esaminai con cura ogni parola, già sapendo come rispondergli...
“sono una Sparrow, noi non piagnucoliamo..”
utilizzai il tono di superiorità che usava spesso con me. Decisi di tenere per me le innumerevoli volte in cui pensavo al mio vero padre, a chi fosse... e poi quando vidi tornare il ghigno sul viso di Jack, sorrisi anch’io, felice di poter tornare ai discorsi per niente seri che facevamo io e lui.
“vero.. e adesso che ne dici di andare sul ponte e di fare un po’ di esercizio, così mi dimostrerai quanto Sparrow c’è dentro di te..”
mi disse in tono di sfida, porgendomi la spada.
“spero non troppo..”
lo canzonai, togliendogli di mano la spada, decisa a farmi valere.
“dopo di te, sorellina”
con gesto teatrale mi indicò la porta. Io lo superai, fermandomi sulla soglia prima di uscire.
“grazie tante, fratellone”
esclamai, prima di dirigermi verso il ponte, forse essere sua sorella si rivelerà più interessante del previsto..


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Capitolo 19
*** Io E Una Spada: Pericolo Pubblico O Futura Piratessa? ***


Ahoy compari! Questa volta aggiorno direttamente il giorno dopo, la domenica mi rende creativa xD anche perché il cap prima era più che altro un “chiarimento”. Adesso ho deciso di mettere in corsivo le frasi della vocina di Alexis^^ ora rispondo ai commenti...

Per lua82: hehe ho già in mente come svelare tutto, anche se ti toccherà aspettare, intanto ecco a te il cap che tanto attendevi=)

Per GioTanner: ogni pirata che si rispetti deve saper tirar di spada U.U che figli che si ritrova Teague, uno che barcolla e l'altra che non si regge in piedi xD

Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XIX
Io E Una Spada: Pericolo Pubblico O Futura Piratessa?





Eravamo tutti e due nel ponte, l’uno contro l’altro, io che impugnavo la spada mollemente, impacciata. Mentre con lo sguardo continuavo a fulminare Jack, che invece mi guardava con la sua solita aria da sornione, ed il ghigno stampato in faccia. La ciurma continuava a lavorare, capitava a volte che qualcuno passasse accanto a noi, fermandosi un secondo ad osservare, fino a quando non incontrava lo sguardo di Jack, così inflessibile da farlo allontanare inciampando qui e là.
“prima regola”
alzò il dito indice, dando così inizio alla sua “lezione”.
“osserva l’ambiente che ti circonda, ogni cosa può essere usata a tuo favore”
mi spiegò, iniziai a guardarmi attorno. L’albero maestro era dietro di me, alcune cime erano abbandonate ai lati, accidenti, con quelle rischierei di inciampare. Davo le spalle alle scalette che portavano verso il timone, apparte altri insignificanti dettagli non mi pareva vi fossero molti oggetti da usare “in mio favore”. Annuii per fargli intendere che avevo capito, lui avvicinò la sua lama alla mia, lisciandola contro, provocando un leggero stridio metallico.
“se rimani impalata mi farai addormentare, tesoro, credevo fossi una Sparrow, forse i nobili che hai frequentato ti hanno affievolito”
ma come si permette? Io non mi sono “affievolita”, tentai un affondo, molto da impedita, tanto che Jack me lo parò così facilmente da farmi quasi cadere la spada. Lo vidi alzare l’altro dito.
“seconda regola, non farti toccare degli insulti, se l’occasione per attaccare non è buona, non fare sciocchezze, ed aspetta”
annuii nuovamente. Iniziò a muoversi a sinistra, a girarmi attorno, sembravo la preda e Jack il cacciatore. Strinsi di più l’elsa, in attesa che lui colpisse. Così fu, ma non lo fece una volta, bensì tre di seguito, le prime due riuscii a pararle, alla terza persi quasi l’equilibrio, mi dovetti aggrappare all’albero maestro per non finire per terra, distogliendo un attimo lo sguardo dal mio “avversario” per potermi slegare la cima che si era attorcigliata attorno allo stivale. Quando rialzai lo sguardo, Jack scuoteva la testa con disapprovazione.
“terza regola”
altro dito alzato..
“tieni gli occhi fissi sull’avversario..”
feci per aprire bocca, ma venni zittita prima.
“...anche se hai una cima che ti fa perdere l’equilibrio al piede, il tuo nemico potrebbe approfittare di quel momento di distrazione per ferirti, meglio se prima di assicuri che non ti possa far del male, e poi ti liberi della cima”
finii di slegare la corda, rimettendomi in piedi. Pronta a continuare il duello. Lo vidi pronto a riattaccare, gli andai contro, mi parò il colpo, poi lui tentò di colpire me, riuscii a parare il suo attacco. Andammo avanti così ancora per poco, fino a quando la sua spada sfiorò la mia spalla. Sgranai gli occhi, temendo che mi ferisse per davvero. Invece, interruppe il duello per sorridere soddisfatto.
“non male”
lo guardai attendendo la prossima regola..
“quarta regola”
naturalmente alzò anche questa volta il dito..
“il combattimento continua anche quando riesci a salvarti la pelle per poco, non perdere tempo a chiederti come hai fatto, ma attacca”
annuii, aizzando nuovamente la spada contro di lui. Non stavo andando molto bene, probabilmente penserà che sono un impedita, beh credo che quello già lo pensasse, comunque è normale, dopotutto è la prima volta che usi una spada, mi sembra giusto, anche se ci terrei così tanto a fare bella figura, forse un giorno ci riuscirai, io ne dubito, ma puoi sempre provare.., ma da che parte stai? Dovresti incoraggiarmi..
“quinta regola, ma questa vale solo per te, niente discorsi mentali in un duello, comprendi?”
mi ero persa nuovamente in un discorso tra me e me, mannaggia!
“comprendo”
riprendemmo a combattere, attacco, difesa, difesa, attacco, difesa, altro attacco, che evitai con un balzo indietro, ci riprovò, parai il colpo, attacco, e questa volta ero io a sfiorargli la spalla con la lama! La sua espressione passò da una stupita ad una compiaciuta.
“complimenti”
gli sorrisi da sbruffona, come se fosse logico che prima o poi sarei riuscita a fare qualcosa di buono, mi stavo solo riscaldando prima... certo, come no.. shh tu!
“ma..”
e ora cosa c’era? Mi pareva di essere stata piuttosto brava. Con abile mossa mi colpì la spada, prendendomi alla sprovvista, infatti avevo approfittato della momentanea vittoria per riposare il braccio, tenendo l’elsa con debole presa, sentii il rumore metallico della lama toccare terra, mi aveva fatto cadere la spada. Più veloce di me la prese e me la puntò contro, insieme alla sua. Lo guardai imbestialita, mi aveva imbrogliata un'altra volta, distraendomi con uno stupidissimo elogio, maledetta la mia vanità!
“hai ancora da imparare, ma queste sono le regole essenziali, se le seguirai forse, e sottolineo forse, arriverai al mio livello”
spaccone! Con un abile gesto capovolse la spada, cedendomela. La presi in mano sospirando rassegnata, chissà se avrei mai imparato. Jack se ne andò a parapetto, lo seguii con lo sguardo, e quando lo vidi sorridere mi avvicinai, sicura che stesse pavoneggiandosi per la sua vittoria di poco fa.
“è solo perché era la prima volta, e poi sono riuscita a rivoltare la situazione, insomma non sono stata proprio bravissima, ma almeno ci ho provato, con un po’ di allenamento magari andrà meglio, tra l’altro non..”
Jack mi fece cenno di zittirmi. Meglio così, anche perché non avevo idea di dove volessi andare a parare. Stavo per dire “non vale”, due parole che sono sicura mi avrebbero resa ancora più infantile di quanto già sembravo.
“lingua lunga guarda lì”
mi indicò un isoletta non molto lontana da noi. Lo guardai senza capire.
“St. Kitts”
mi disse, continuai a fissarlo, non avevo idea del perché quell’isola dovesse interessarmi. Jack roteò gli occhi, stufo di dovermi spiegare ogni cosa.
“Saphira” oddio che scema, non c’ero proprio con la testa.
“ahhh”
pazienza Alexis, può capitare, già, ma è meglio che questa sia l’ultima volta, comprendi?, oddio ora pure la vocina è stata contagiata da Jack. sta zitta e ascolta me lingua lunga, che è meglio, appunto.. ehy un momento! Lingua lunga??? Lui, mi aveva chiamata lingua lunga!
“tu e io prendiamo una scialuppa e andiamo nell’isola, mentre Gibbs prende il mio posto e controlla la ciurma”
mi ordinò.
“va bene, sbruffone”
feci per superarlo, ma venni bloccata prima per il polso.
“come mi hai chiamato?”
oh oh sembrava arrabbiato...
“sbruffone”
risposi con meno sicurezza di prima.
“ragazzina petulante”
cosa? Come si permette?
“tracannarum che non sei altro”
“impedita”
“ipocrita”
“lagnosa”
“egoista”
“squilibrata”
“cervello bruciato”
“BASTA!”
Gibbs ci interruppe, e meno male, perché temevo la prossima risposta di Jack. Quest’ultimo mi lasciò il polso, andando sulla scialuppa con me accanto, restare sulla stessa nave si stava rivelando sempre più difficile..


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Capitolo 20
*** Noi Due Non Andremo Mai D'Accordo! ***


Ahoy me hearties! Facendo un pò di calcoli dovrebbero essere in tutto 31 i capitoli di questa ficcy, perciò se questo è il 20 allora mancano 11 capitoli (anche se i calcoli sono giusti la matematica non è lo stesso il tuo forte -.- NdMiaVocina uno si arrangia come può.. NdMe e poi ho visto una calcolatrice nella tasca >=/ NdMiaVocina nooo quella è per ehm bellezza NdMe non ti credo U.U NdMiaVocina) coomunque, volevo chiedervi se vi piacerebbe un seguito... giusto perché ormai me si sta affezionando ad Alexis =) fatemi sapere! Ora rispondo ai commenti (forse è meglio.. NdMiaVocina)

Per emmawh: WoW, sappi che è da quando ho letto il tuo commento che non faccio altro che dire wow.. beh GRAZIEEEE!!!!!

Per Fannysparrow: sono d'accordo, solo che per me andrebbe bene solo Jack, il suo modo di combattere mi affascina di più (e non solo quello XD) Grazie tantissimo per il nome di Teague (non l'avrei mai detto che era Edward O.o) più che sconvolgerla mi aiuta per i prossimi capitoli, quindi ancora grassie^__^

Per lua82: il cognome Sparrow aiuta, se poi si è nelle condizioni di Alexis.. allora serve ASSOLUTAMENTE un aiuto^^

Per GioTanner: hihihi ne so anch'io qualcosa, con mio fratello non facciamo altro che litigare, proprio poco fa abbiamo litigato per il pc... uff che rottura che sono questi fratelli a volte -.-"

Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XX
Noi Due Non Andremo Mai D’Accordo!





Con la scialuppa raggiungemmo l’isola di St Kitts, la zona popolata era dall’altra parte, quindi ci ritrovammo completamente isolati nell’isola, gioco di parole, per farla breve eravamo soli.
“me la ricordavo più piccola”
commentò Jack, raggiungendomi. Se diceva così voleva dire che c’era già stato, ma dai..., chissà quanti posti aveva già visitato, mentre il mio repertorio di viaggi si limitava a Port Royal, Tortuga e Nassau.
“ora dove andiamo?”
domandai, guardandomi in giro. Solo alberi e vegetazione ci circondavano, vidi Jack estrarre dalla cintura una bussola, mi avvicinai incuriosita.
“non pensavo che Saphira si trovasse a Nord..”
esclamai, mentre lui scosse la bussola, tenendo poi gli occhi puntati sull’ago, che girava, girava, e che si fermò in un punto indeterminato alla nostra sinistra.
“infatti noi non cerchiamo il Nord”
mi disse semplicemente, richiudendola e dirigendosi verso il punto che gli aveva appena indicato l’ago. Mi limitai a seguirlo, non avendo ancora del tutto chiaro il motivo dell’utilizzo della bussola.
“allora perché..”
non conclusi la frase perché Jack si voltò verso di me, fulminandomi con lo sguardo.
“meno chiacchiere e più ricerca, questo è il punto che mi ha indicato la bussola, quindi noi cerchiamo qua, fine”
mi disse scocciato, rimettendosi a lavoro.
“non è necessario essere così acidi..”
dissi tra me e me, iniziando anch’io a cercare. Presi una delle pale che avevamo prontamente portato con noi, e scavai un po’ qui e un po’ là, la stessa cosa fece Jack. Dopo aver bucherellato tutta la spiaggia, giungemmo alla conclusione che Saphira non si trovava precisamente lì.
“è inutile, quella stupida bussola ha sbagliato”
esclamai, gettando la pala per terra e sdraiandomi un attimo sulla sabbia, per riposarmi. Jack gettò anche lui la pala, ignorando la mia esclamazione, e tirando nuovamente fuori la bussola, la scosse più volte, da quando potevo capire il punto da lei indicato era sempre lo stesso, come avevo detto io, era inutile..
“se andiamo avanti così non troveremo mai Saphira”
dissi, rialzandomi e togliendo di mano la bussola a Jack. Quest’ultimo alzò lo sguardo su di me, furioso, quella situazione mi diede un senso di deja vù.
“se hai un idea migliore... illustramela, io sono qui.. avanti..”
mi sfotté. In effetti non avevo idee migliori di questa.
“quella bussola indica ciò che uno più vuole a questo mondo, Saphira.. ma..”
non finì la frase, impedendosi di ammettere che la bussola “non funziona”. La fissai per un po’. Forse quello che diceva Jack non era una bugia, forse puoi davvero indicarci dov’è Saphira, è una bussola, già, ma io mi fido di Jack, me ne resi conto solo ora, mi fidavo di lui, di mio fratello..
“vediamo dove punta se sono io ad usarla”
l’aprii, l’ago iniziò a girare, fino a fermarsi in un punto dietro di me. Jack mi guardò trionfante, avendo già riacquisito fiducia nel suo aggeggio.
“andiamo”
raccolse entrambe le pale e mi diede una lieve spinta, prima di superarmi e mettersi in cammino. Dopo alcuni passi ci ritrovammo in una zona dove un lago faceva da protagonista. Attorno vegetazione, lo sgorgare dell’acqua ed il cinguettio degli uccelli come unico rumore. Bellissimo...
“wow”
esclamai, rimanendo a bocca aperta. Jack non perse tempo ad ammirare il paesaggio, accostandosi a me, in modo da poter vedere dove puntava esattamente la bussola.
“dammi una mano”
ordinò, porgendomi una pala. Ci rimettemmo nuovamente all’opera, ma più scavavo e più mi giungeva un dubbio.
“e se Saphira non fosse sottoterra?”
esclamai, Jack si fermò fissandomi pensoso. Infine scosse la testa tornando a scavare.
“ti sembrerà impossibile, ma a volte anche le tue idee possono essere sbagliate”
gli dissi ironica, lui si alzò raggiungendomi, perché continui a stuzzicarlo così? Non vedi che non ti sopporta più?!, e io che ci posso fare? Non riesco a farne a meno...
“come ti ho già detto, o fai a mio modo oppure... sei libera di andare”
allargò le braccia come a dire “questo è tutto”, poi mi diede le spalle tornando a scavare. Era questo quello che voleva? Che seguissi i suoi ordini? Beh non gli avrei dato questa soddisfazione, troverò Saphira da sola!
“bene, allora ciao!”
esclamai arrabbiata, senza però spostarmi di un millimetro, Jack non si scompose per nulla, continuando nel suo “lavoro”.
“ora vado..”
ribadii, restando ancora una volta la mio posto.
“ciao”
disse Jack, facendomi cenno con la mano di andare. Lascia che sua sorellina minorenne vaghi in un isola sconosciuta da sola?! Tutto questo pur di non cambiare i suoi piani, che egoista! Se crede che io non abbia il coraggio di andare si sbaglia! Continuando a tenere gli occhi fissi su di lui iniziai ad indietreggiare, nessun ripensamento??
“buona fortuna!”
esclamai scocciata, prima di voltarmi ed incamminarmi verso la boscaglia.
“anche a te!”
udii la risposta di Jack, prima di sparire nascosta dalla vegetazione. Alberi, alberi, cespugli, alberi ed ancora alberi. Non avevo idea di dove stessi andando.. e se ci fosse un animale di quelli che ti mordono, ti avvelenano, ti graffiano e ti uccidono? dubito esista un animale con tutte quelle caratteristiche insieme.. magari sono un paio di animali.. qualcosa si muove nel cespuglio, qualcosa si muove nel cespuglio, qualcosa si muove nel AHHH!!! Faccio un balzo urlando, quando poi mi resi conto che si trattava di un semplice coniglio, che scema..
“non farmi prendere questi spaventi, mai più!”
esclamai rivolta al coniglio che mi fissava, pure lui pensava fossi pazza.. c’è qualcosa laggiù.. di sicuro non è un coniglio, nemmeno un animale, è un uomo, sembra familiare... Maleka! Veloce cambiai strada nell’intento di tornare da Jack, ma una volta raggiunta la spiaggia trovai una sorpresa ad attendermi...


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Capitolo 21
*** Le Bugie Hanno Le Gambe Corte ***


Ahoy gentilissimi lettori!!! Tecnicamente ora dovrei stare china sul libro dei promessi sposi a prepararmi all’interrogazione di domani, ma pazienza! A dopo Manzoni! Prefrisco scrivere la ficcy! Quindi ecco l’altro capitolo...

Per emmawh: hihi diciamo che alcuni capitoli sono più che altro dei pre-capitolo, giusto per mettere suspence^^ sono contenta che ti piaccia l'idea del seguito, in effetti Alexis ha così tanto da imparare da Jack che ci esce fuori una saga! la "voce" sul fratello mi era giunta, Robert non mi dispiace d'aspetto, ma in quanto attore ha ancora tanto da imparare, ed in confronto a Johnny avrebbe sfigurato tantissimo, poi immaginavo già la sala piena di fan di Robert urlanti nononono! per fortuna è stata smentita!

Per lua82: sono contenta che Alexis ti sta simpatica, perchè è in tutto e per tutto me (peccato solo che io non conosco Jack come lei...), quindi vuol dire che anch'io ti sto simpatica (ragionamenti contorti per aumentare l'autostima -.-") ottima intuizione su Barbossa, ho lettrici sveglie^__^

Per GioTanner: il ritorno di Barbossa xD sono d'accordo, Jack stai più attento ad Alexis! (ps. il coniglietto sta bene, ha rischiato un infarto dopo l'urlo di Alexis, ma ora si è ripreso^^)


Oggi c’è anche un'altra sorpresa... la copertina della FF! (finalmente mi sono decisa a farla^^)





ps. L’ho fatta io da sola U.U (ecco perché è così brutta NdAlexis Ehy tu zitta o ti do in pasto al Kraken! NdMe)

Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XXI
Le Bugie Hanno Le Gambe Corte





Era Barbossa. Non avevo idea di come avesse fatto a raggiungerci. Forse il piano di Jack non era così “sicuro” e “brillante” come aveva precedentemente affermato. Ma ora qui sorgeva un altro problema, per lui ero Alex non Alexis, infatti mi fissava confuso, due erano le possibilità:

1- mi ha riconosciuto ed ora sta pensando a 101 modi per uccidermi.

2- non mi ha riconosciuta, ma sta cercando nella sua mente la mia immagine poiché trova il mio viso piuttosto familiare.

Nel secondo caso avevo ancora una possibilità, ma la cosa più giusta da fare era impedirgli di ragionarci troppo.
“hai un viso familiare, mi ricordi qualcuno...ma chi?”
avanti Alexis, fatti venire una buona risposta che faccia cadere i suoi sospetti o qualsiasi cosa che possa collegare Alex a te. Dì qualcosa!!!
“inverosimile”
come non detto, STAI ZITTA!!! Inverosimile?! Come ti è venuto in mente?!
“quello che sta cercando di dire è che è impossibile, anzi, improbabile che l’hai già vista perché.. lei è francese!”
Jack si era messo in mezzo salvandomi. Francese? Barbossa mi fissava in attesa di conferme da parte mia, mentre Jack mi faceva cenno di nascosto di aprir bocca.
“Oui”
risposi sorridendo. Mannaggia, non so molto di francese, se Barbossa mi inizia a fare domande in quella lingua?? Non potrò rispondere a tutte con “oui” o “non”!
“e come si chiama? Chiediglielo tu in francese che io non lo conosco..”
bene, Barbossa non sa parlare il francese, ma Jack??? Si voltò quest’ultimo verso di me, non sapendo bene cosa dirmi, poi si avvicinò al mio orecchio, l’unico modo per fingere di dirmi qualcosa senza dover parlare un finto francese.
“fingi ancora un po’, me la cavo io con lui, ehm ti chiami Francine, tralascia il cognome”
mi sussurrò, poi si scostò da me. Bene, una semplice risposta e poi si arrangerà Jack con Barbossa, è proprio questo che mi preoccupa...
“Francine”
dissi, con il migliore accento francese che mi potesse venire. Barbossa annuì soddisfatto, aveva scoperto chi ero, ora poteva per piacere dirci come accidenti aveva fatto a venire qui?!
“tu ed io, Jack abbiamo un conto in sospeso, la vedi questa mappa? Pare non sia quella che conduca per davvero a Saphira, sembra pure che la tua storia della nave “pura” sia una menzogna... che cosa hai da dire in tua discolpa?”
oh oh le cose si mettevano male..
“la mappa non te l’ho data io ma l’hai avuta da Maleka, è con lui che te la devi prendere, riguardo la nave “pura”.. non lo sapevo nemmeno io che fosse una bugia, ma grazie per l’informazione, ora devo andare..”
voltò le spalle con l’intento di andarsene, ma venne bloccato prima dal braccio di Barbossa, che lo riportò bruscamente indietro con uno strattone.
“non così in fretta.. vero, Alex?”
questa volta si rivolse verso di me, che ero rimasta ad osservare la scena in silenzio, quindi non aveva creduto alla storia di Francine? Oddio sono morta..
“lei è Francine, forse ti stai confondendo..”
Jack insistette con quella bugia, ma Barbossa non ci cascò lo stesso.
“un mozzo sparisce quando incontriamo la Perla, guarda caso lo stesso mozzo che aveva fatto domande su di essa e di cui aveva fatto parte della ciurma di quella nave, ed adesso incontro una fanciulla tale e quale a lui, meglio dire a lei, non sono un idiota Jack!”
questo lo avevamo capito, o ci saremo liberati di te tempo fa.. io ero bloccata boccheggiando senza emettere però un suono, Jack fai qualcosa!
“Capitan Barbossa”
Maleka ci raggiunse assieme ai suoi due scagnozzi, senza-nome e Draw, quest’ultimo sgranò gli occhi quando mi vide, ti fa ancora male?? Eheh se vuoi ti do un altro colpo, per me non c’è nessun problema..
“non ora, non vedi che sono occupato, stupido idiota?”
wow in quanto a gentilezza Barbossa poteva vincere il primo premio..
“sempre non ora, allora quando? Noi vogliamo la nostra ricompensa!”
il Capitano roteò gli occhi, ignorandoli.
“abbiamo rubato la mappa a Sparrow, incastrato la ragazzina, trovato la vera strada per Saphira..”
a quanto pare era davvero tutto programmato nei dettagli, Barbossa continuò a non dar peso alle loro parole.
“questo posto non ci piace, è pieno di magia, di cose.. strane... dateci i soldi e lasciateci andare, altrimenti...”
alle ultime parole Barbossa si voltò verso di loro, con un sorriso ironico. Non temeva le loro minacce, dopotutto perché avrebbe dovuto?
“altrimenti?? Non ho paura delle vostre minacce, siete solo dei cani rognosi.. tre contro un ciurma intera, come rientra questo nei vostri piani?”
estrasse la pistola dalla cintura puntandola contro Maleka, che non si scompose per niente, rimanendo a fissarlo sfidandolo.
“ah si? Guardate meglio...”
ad un tratto tutti gli uomini attorno a noi estrassero pistole e spade puntandole contro Barbossa.
“bene, non vorremmo interferire con i vostri piani.. quindi..”
Jack mi prese per il braccio ed iniziò ad allontanarsi quando senza-nome si parò davanti a noi puntando la pistola contro Jack, Draw teneva la spada puntata sul mio fianco, vendetta...
“tu eri il mio preferito..”
disse Jack a senza-nome, questa volta si che eravamo davvero nei guai...



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Capitolo 22
*** Troppi Misteri Per Tre Persone Sole ***


Ahoy fanpirates! Siamo arrivati al capitolo 22 (come il giorno in cui sono nata^^) sono contenta che vi sia piaciuta l’idea di un seguito, quindi ora vi faccio un'altra domandina.. cosa vorreste nel seguito? Magari qualche idea, qualche personaggio che vorreste che mettessi, sono curiosa di sentire le vostre idee^___^

Per Fannysparrow: alors, inizio con il spiegare il motivo del titolo (non sei pignola, solo curiosa^^) "Last Tears" perchè volevo interpretare il cambiamento della vita di Alexis, all'inizio conduceva una vita che la faceva sentire come se fosse rinchiusa, non-libera, e noi sappiamo che per una Sparrow la libertà è fondamentale! quindi all'inizio era triste, non le piaceva la vita che conduceva, fino a quando non incontra Jack, che dovrebbe rappresentare la fine del "pianto", della malinconia... poi la copertina... il tramonto è un passaggio tra il giorno e la notte, quindi anche quello rappresenta un "cambiamento", oltre ad essere bellissimo e molto caraibico ^__^ spero di esser stata abbastanza chiara... ps. i tuoi auguri mi hanno portato fortuna nell'interrogazione, ho preso 7! imbocca al lupo per gli esami! =)

Per GioTanner: grassie^^ sono d'accordissimo riguardo al fatto che Barbossa non supera la sua furbizia, Jack il numero uno, SEMPRE U.U

Per lua82: grassie^^ l'ammutinamento è un passaggio fondamentale di ogni pirata (XD)

Per emmawh: WoW grassie^^ sono felice che ti piaccia la copertina, la ragazza dovrebbe essere Alexis (è l'attrice più simile alla mia Alexis immaginaria che ho trovato...) ps. l'interrogazione è andata bene, fiuuu -.-"


Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XXII
Troppi Misteri Per Tre Persone Sole





“è ancora convinto che la mappa in suo possesso sia quella giusta, io dico che con il vento ed un po’ di fortuna dalla nostra, riusciremo a raggiungere Saphira prima di lui” mi tornarono in mente le parole che Jack mi aveva detto riguardo l’imbroglio di Barbossa, a quanto pareva non era stato del tutto veritiero, anzi, il contrario. Non solo Barbossa ci aveva raggiunti, si era pure portato dietro una simpaticissima ciurma grazie alla quale ora ci ritrovavamo rinchiusi in un luogo sconosciuto. Era un incavatura sotterranea, dalla quale gocciolava acqua dal soffitto ( erano state proprio le gocce sul viso ad accompagnare il mio risveglio) e la cui apertura dava su di un mucchio di rovi. Non sapevo bene come avevano fatto a portarci lì, mi ricordavo solo poco di ciò che era accaduto prima di risvegliarmi qui.

Fissavo Jack negli occhi, chiedendogli aiuto, speravo facesse almeno qualcosa. Lui rimase immobile, vidi la sua mano avvicinarsi all’elsa della spada, quando Maleka se ne accorse ed allora gli diede un colpo in testa, io mi avvicinai a lui, ma qualcosa, non sapevo bene cosa, non mi ricordavo.. fatto sta che divenne tutto buio, mi ricordavo solo le ultime parole.
“Jack!”
mi chinai su di lui, e svenni, persi conoscenza...


Nient’altro, il resto era un vuoto immenso. Forse Barbossa sa cos’è successo, mi dissi, volsi lo sguardo su di lui. Era poggiato contro il muro con lo sguardo perso nel vuoto, la prima cosa che notai fu che le corde erano state slegate, ed ora giacevano abbandonate per terra al suo fianco. Si è liberato..., passai lo sguardo a Jack, era in piedi, fermo, con le mani sui fianchi, che scrutava l’ambiente, le corde anch’esse per terra, si è liberato pure lui... In poche parole ero l’unica deficiente ancora legata come un salame, bene Alexis, ora fai vedere quanto vali liberandoti abilmente delle corde, senza nessuno, ripeto nessuno, che ti aiuti. Iniziai a guardarmi la cintura nella (stupidissima) speranza che la spada fosse stata “casualmente” dimenticata nel suo fodero, ma niente, ero disarmata. Dovevo cavarmela da sola. Fantastico! Incominciai a muovere i polsi, tirando verso su, nella speranza di liberarne almeno uno dalla stretta della corda che mi stava lasciando un vivace rossore, che male! Continuai così per un po’, finchè non realizzai che le corde erano troppo strette per poter compiere una manovra simile, quindi optai per un'altra soluzione. Mi avvicinai ad una roccia, con l’intenzione di far cedere la corda sfregandola contro di essa. Al primo impatto sembrava una buona idea, peccato che invece di far raschiare la corda contro la roccia, beccai la mano, ferendomi, AHHH! Gettai un piccolo urlo, insieme ad una colorata imprecazione. Jack corse da me preoccupato, un attimo... Jack era... preoccupato?! Per me?? no, preoccupato per la corda, certo che è preoccupato per te!!.
“che è successo? Maleka e i suoi uomini ti hanno ferita?”
non si doveva essere accorto che ero sveglia già da un po’, probabilmente credeva che avessi urlato per una qualche ferita provocata dal misterioso svenimento nella spiaggia. Scossi la testa imbarazzata, e ora come glielo dico che mi sono fatta male da sola?
“ehm no, mi sono graffiata tentando di liberarmi delle corde..”
confessai a capo chino, facendo comparire un rossore nelle guance. Che figura! Ed io che facevo di tutto per mostrarmi all’altezza ed invece finisco per farmi del male da sola!
“ti sei.. ehm ferita da sola? Tentando di liberarti dalle corde?”
mi domandò incredulo, annuii morendo dalla vergogna. Alzai finalmente lo sguardo incontrando il suo divertito, lo fulminai con un occhiataccia, lui tentò subito di camuffare, riacquistando l’aria preoccupata di prima.
“fai vedere..”
mi disse, liberando prima i polsi dalle corde, rivelando due segni rossi tracciati dalla fune, ed osservando con occhio esperto il graffio nella mano. Non sembrava molto profondo o grave..
“stai più attenta”
mi ammonì, strappando la manica della camicia ed avvolgendola nella mano.
“grazie”
mormorai, lui si limitò a sorridermi, prima di allontanarsi per raggiungere il mucchio di rovi che ostruivano l’uscita. Lo raggiunsi, fissando però incuriosita Barbossa, sembrava in uno stato di trance, non aveva aperto bocca da quando mi ero svegliata, chissà prima..
“che cos’ha?”
domandai a Jack, abbassando la voce in modo da non farmi sentire. Lui volse lo sguardo verso Barbossa, limitandosi a scrollare le spalle.
“non ne ho idea, quando mi sono ripreso dalla botta era già così..”
provai ad avvicinarmi, fissandolo con un certo timore. Con lo sguardo vacuo faceva ancora più paura di quando era coscente.
“Capitan Barbossa...”
provai a chiamarlo, scuotendolo pure quando vidi che non rispondeva.
“ehy! A lui lo chiami Capitano, perché a me no?”
domandò Jack offeso, sospirai scocciata, a volte si comportava proprio come un bambino!
“non trovi strano che fino ad ora non abbia mai aperto bocca? Forse sta dormendo...”
era un ipotesi piuttosto idiota, ma sul momento non me ne venivano altre..
“meglio così, quando è zitto mi sta pure simpatico...”
ammonii Jack con lo sguardo. Lui fece l’indifferente continuando a gironzolare per la stanza, o caverna, come si chiamava..
rovi, sangue, male, porta, si , porta, uscita, via! VIA!
urlò tutto d'un fiato Barbossa, tornando subito dopo nel suo stato di trance, lo fissai terrorizzata. Volsi subito dopo lo sguardo verso Jack, non sapendo bene come reagire.
"io l'ho sempre pensato che qualcosa non andasse in lui.."
commentò, avvicinandosi con la sua solita andatura pericolante.
"non è il momento di scherzare! cos'avrà voluto dire?"
di colpo tutto intorno a noi iniziò a tremare, vidi la roccia iniziare a sgretolarsi fino a rivelare un uscita, Jack corse verso d'essa, mentre alcune parti del soffito raggiungevano terra, sfiorandomi un paio di volte.
"non intenderai lasciarlo qui.. vero??"
esclamai, fissando Jack, mentre con entrambre le braccia tentavo di mettere in piedi Barbossa, in modo da trasportarlo fuori di qui, poteva anche risvegliarsi ora che aveva delirato e camminare da solo, uff!
"certo che no, lui ha fatto così tanto per me"
esclamò sarcastico, ritornando verso di me e dandomi una mano ad alzarlo, il "via" di Barbossa era chiaro, dovevamo uscire da lì, e subito!!!



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Capitolo 23
*** Tutti Per Uno, Uno Per Tutti ***


Ahoy a tutti!!! Return con un altro capitolo, il numero 23! Sono sempre disponibile a sentire una qualsiasi idea per il seguito, quindi se volete dite pure! Questa volta non vi annoio in chiacchiere quindi passo subito a rispondere ai commenti^^


Per GioTanner: ehh Jack è sorprendente, può sembrare che se ne infischi altamente di qualcuno, ma poi sotto sotto... hihihi ecco il continuo

Per lua82: è così dolse come fratello *.* sono felise che la copertina ti piaccia^^ riguardo all'olandese..mmm...cercherò di metterla nel seguito, o altrimenti nel seguito del seguito (quanti seguiti vuoi scrivere su di me?? O.O NdAlexis chissà... NdMe AHHH +.+ NdAlexis hihihi XD NdMe)


Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
XOSummerbestXO




Capitolo XXIII
Tutti Per Uno, Uno Per Tutti





Tutto attorno a noi precipitava a terra, spaventandomi sempre di più, tenevo gli occhi fissi davanti a me, mentre con un braccio trasportavo Barbossa, e Jack faceva lo stesso. Non poteva finire tutto così, non poteva! Corsi il più veloce possibile, evitando ogni tanto qualche masso che mi sfiorava. Potevo notare con la coda dell’occhio lo sguardo di Jack guizzare dalle pietre a me, sto bene, pensai ripetutamente, nel tentativo invano di mandare questo pensiero a Jack, di rassicurarlo. Con un balzo giungemmo fuori, appena in tempo, perché dietro di noi crollarono gli ultimi macigni chiudendo l’uscita. L’atterraggio fece destare Barbossa dal suo stato di trance, che si rialzò di scatto, lo sguardo stranito divenne scocciato ed arrabbiato allo stesso tempo alla nostra vista. Noi ti salviamo e tu ci ringrazi così??
“io.. voi .. che ci faccio qui?!”
sbottò, fissandoci furioso. Come spiegare il tutto brevemente e chiaramente?
“ehm.. eravamo sotto ammutinamento, quando ci siamo risvegliati dentro quella caverna, non eravamo più sotto ammutinamento, però le corde ci tenevano legati e...”
mi resi conto che la mia spiegazione doveva far schifo, vista l’espressione confusa sul viso di Barbossa. Indietreggiai facendo cenno a Jack di spiegare al posto mio..
“tu hai subito un ammutinamento, sei entrato in stato delirante e poi lei ti ha salvato la vita..”
mi schiarii la voce, a quel “lei”, non ero stata l’unica a salvarlo.
“lei e..io, forse, ma solo perché mi ha costretto!”
si giustificò immantinente. Non cambierai mai...
“non ne dubitavo... posso sapere il nome della mia salvatrice?”
domandò. Beh in effetti continuare a mentire ora non serviva a molto, se volevamo andare avanti dovevamo farlo uniti, non nemici, quindi...
“Alexis, Alexis Spa..Bernard”
mi bloccai prima di dire “Sparrow”, non sapevo se Jack voleva rendere la notizia “ho una sorella” pubblica. Mi voltai verso di lui che mi fece l’occhiolino, avevo fatto la cosa giusta, per una volta non avevo aperto bocca e combinato disastri.
“bene, Miss Bernard, che cosa ci fa una milady come voi in una ciurma come quella di Sparrow?”
ehm bella domanda.. fissai Jack chiedendo aiuto. Mi fece cenno di parlare, già, ma cosa dovevo dire??
“spera di non rincontrarvi, ora se volete scusarmi, intendo scappare da quest’isola prima che qualcosa o qualcuno ci uccida, lei è con me, o contro di me?”
utilizzai un tono di voce fermo, che spiazzò sia Barbossa che Jack, quest’ultimo mi guardò soddisfatto, prima di posizionarsi al mio fianco.
“con NOI o contro di NOI?”
precisò, cingendomi la vita con un braccio. Per questo avremmo fatto i conti più tardi... ora l’importante era la decisione di Barbossa.
“qual è il vostro piano?”
io e Jack ci scambiammo uno sguardo compiaciuto, ottimo lavoro di squadra, prima di incamminarci verso l’isola di prima. Ma non stavamo dimenticando qualcosa?? Ad un certo punto trascinai da parte Jack tirandolo per un braccio, Barbossa si fermò guardandoci confuso, gli feci cenno di aspettare lì, trascinandomi dietro Jack un poco più lontano, in modo che non sentisse.
“Saphira! Si trova qui, e se ce ne andiamo tutto il viaggio sarà inutile! Hai un piano?”
gli chiesi in un sussurro, con gli occhi ancora puntati su Barbossa che, per fortuna, non ci prestava attenzione. Non volevo sapere quale idea si fosse fatta su me e Jack.
“tesoro, sono il Capitan Jack Sparrow”
mi rispose con un ghigno, allargando le braccia.
“non è il momento di fare lo spaccone, hai un piano si o no?”
domandai rigida, ero stufa di tutti i suoi giochetti, possibile che con lui non si poteva avere una conversazione seria, anche solo per un istante?!
“beh non ancora, ma qualcosa mi verrà in mente”
ammise, per nulla preoccupato. Oh certo, perché farsi tanti problemi...
“e va bene, torniamo da lui, ma fatti venire qualcosa in mente al più presto!”
gli ordinai, potei giurare di averlo sentito farmi il verso una volta che ero un poco distante. A volte era proprio un bambino!
“possiamo andare?”
chiese Barbossa quando tornammo da lui, Jack mi raggiunse e mi circondò nuovamente con il braccio, feci per scostarlo ma lui mi strinse di più a se, Barbossa scosse la testa superandoci e camminando.
“togli immediatamente quel braccio da me!”
lo intimai in un sussurro. Fulminandolo con lo sguardo, quando Barbossa si girò verso di noi finsi un sorriso, ma quando si girò nuovamente tornai a fissare Jack furiosa.
“ogni donna che resta a bordo con me finisce per... beh hai capito, se Barbossa vede che noi due non... potrebbe insospettirsi, e comunque non credere di essere l’unica disgustata”
mi spiegò, anche lui in un sussurro. Ero sconcertata, che porco! Mi scostai veloce da lui, furiosa. Dovetti trattenermi dall’insultarlo o rimproverarlo, e quando Barbossa si voltò nuovamente verso di noi, mi aggrappai veloce al braccio di Jack, fingendo un altro sorriso. Mi sgancia subito dopo quando si voltò.
“cerca di farti venire subito un piano o ben presto la tua dolce compagnia non sarà più così dolce!”
lo minacciai. Continuammo a camminare ancora per un po’, finchè Jack finalmente si scostò da me.
“allora, sembra che siamo tutti e tre nella stessa situazione..”
non avevo idea di dove volesse andare a parare, quando qualcosa, cosa?, iniziò a farmi girare la testa, non era il caldo, poiché un venticello fresco provvedeva a non farci morire d’afa, qualcos’altro, come una forza che mi risucchiava le forze, iniziai a sentire gli occhi pesanti, cercavo con tutte le mie forze di impedirgli di chiudersi, ma la stanchezza era più forte di me.
“Alexis!”
sentii la voce di Jack chiamare il mio nome, mentre le gambe cedettero, non atterrai per terra, Jack mi aveva afferrata prima. L’ultima cosa che vidi fu il verde degli alberi sopra di me, e poi tutto sparì..


luce, ho bisogno di luce, troppo buio..
non erano miei quei pensieri, ma quanto buio, non vedevo niente...
sete, ho sete, acqua, cristallina rinfrescante acqua..
ancora una volta quel pensiero che riecheggiava, la mia gola era secca...
apri gli occhi, aprili...luce..
feci come diceva la voce, li aprii. Era un luogo buio, nel bosco, gli alberi mi circondavano, ed una leggera brezza mi scompigliava i capelli, una luce più forte illuminava qualcosa al centro, ma quello davanti a me era... non ci potevo credere... era proprio il medaglione di Saphira!


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Capitolo 24
*** Jack Sparrow: Un Nome, Una Garanzia ***


Ahoy e buonjour a tout le monde! Ecco voi, gentilissimi lettori e commentatori, il capitolo numero 24!! Spero sia di vostro gradimento come gli altri, alors bonne lecture (non sono sicura si scriva così, vabbè pazienza xD)! Volevo anche dirvi una cosuccia, se i capitoli appaiono confusi è perché sono su di un isola “speciale”, non posso dirvi di più, spero di avervi fatto “comprendere” il motivo di alcune situazioni “bizzarre” o “strane” ^__^

Per Fannysparrow: sono d'accordo, tutto per incontrare Jack *_* in effetti la storia della ragazza al balcone che rivanga il passato è una parte non molto realistica, però si sa, quando si parla di pirati con maledizioni, e tutto il resto, il realismo resta a casa^^ ps. imbocca al lupo per l'esame d'inglese =)


Per emmawh: alors, nella frase “ogni donna che resta a bordo con me finisce per... beh hai capito, se Barbossa vede che noi due non... potrebbe insospettirsi, e comunque non credere di essere l’unica disgustata” Jack intende dire che lo disgusta fingere di stare con lei, sua sorella, non le sue conquiste^^ pooooi passando al commento dell'altro cappy, sarebbe una scena "interessante" quella di Jack con il bambinetto tra le gambe XD già non sopporta più Alexis che è una ragazza, figurarsi se sopporta un bambinetto XD nel caso potrei fare il figlio dei Turner già grandicello nel seguito, chissà... ora ti lascio alla lettura della fanfic^^


Per lua82: hihihi sono d'accordo XD figurati, non sei obbligata a darmi consigli, dopotutto sono l'autrice di questa fanfic, quindi le idee le devo mettere io, perciò se non ti viene niente in mente non preoccuparti, era giusto per dare spazio alle vostre idee, che poi non c'è un limite di tempo, quindi se hai un idea dì pure, se non ne hai pazienza^^ (scusa per tutto il giro di parole ^__^)


Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XXIV
Jack Sparrow: Un Nome, Una Garanzia





Tutto sparì in un istante, sbattei le palpebre infastidita da un forte raggio di sole che puntava dritto negli occhi. Lentamente li aprii, ritrovandomi il viso di Jack a pochi centimetri dal mio. Vedendomi riprendere conoscenza si allontanò di più, con un sorriso sghembo sul viso.
“qualcuno non regge il caldo...”
commentò. Ci misi un po’ di tempo a rendermi conto di quello che stava succedendo, che fine aveva fatto il medaglione? Cos’era successo? questo posto non ci piace, è pieno di magia, di cose.. strane..., mi ricordai le parole di Maleka, e se avesse ragione? Se quel posto era davvero magico? e tu dai ascolto ad un pirata superstizioso? Ti credevo più furba, tesoro, un isola contenente un medaglione con qualità “magiche” deve essere un isola magica, e poi non ho molte alternative, il caldo.., non è stato il caldo, ne sono sicura!
“stai bene?? Di qualcosa!”
esclamò Jack, scrutandomi. In effetti non avevo aperto bocca dallo svenimento.. un momento! e ora che c’è??, il luogo che avevo visto nella “visione”, era lo stesso in cui stavo andando prima d’incontrare Maleka e tutti gli altri! E se... Continuando a non spiccicare parola mi alzai, camminando verso gli alberi, Jack mi seguì guardandomi come se fossi pazza, probabilmente pensava fossi andata in trance come Barbossa. Dopo gli avrei spiegato tutto, prima dovevo verificare che quel “tutto” non fosse frutto per davvero del caldo.
“non parli, però cammini, direi che stai bene, forse, ti ricordi come ti chiami?”
Jack continuava a seguirmi facendomi domande, io intanto lo ignoravo, spostando i rami che mi intralciavano il cammino, ed incedendo con passo sicuro. Non avevo mai percorso un tragitto così lungo senza inciampare o cadere, wow! Finalmente arrivai a destinazione, era esattamente come nella visione, persino la brezza arrivò scuotendomi i capelli, scostai alcune ciocche dal viso per poter ammirare meglio Saphira. I raggi del sole sembravano puntare apposta su di esso, la catena che teneva il medaglione era incastrata nella roccia al centro del bosco. Una grande “S” padroneggiava il medaglione, formata da diverse pietre preziose di più colori, il materiale con cui era fatto doveva essere oro. Tesi la mano per prenderlo, quando l’arrivo di Jack mi fece voltare verso di lui.
“se non vuoi parlare almeno fermati che...”
non finì la frase, rimanendo incantato anche lui a fissare Saphira. Poi veloce mi raggiunse, alternando lo sguardo da me al medaglione.
“come...”
venimmo interrotti dall’arrivo di Barbossa. La sua reazione non fu esattamente la stessa, anzi, sguainò la spada (ma non eravamo tutti disarmati??) e la puntò contro di noi. Fece lo stesso anche Jack (ma non era disarmato pure lui?) cosa mi ero persa???
“spostati!”
ordinò Barbossa, avvicinandosi.
“mai!”
la lame cozzarono per un po’, io feci per prendere il medaglione, ma Barbossa mi prese e mi puntò la lama alla gola, mannaggia!
“spostati o la uccido!”
intimò Barbossa, premendo di più la stretta che mi teneva vicino a lui, e diminuendo sempre di più la distanza tra la morte e me.
“fai pure, ne troverò di migliori!”
esclamò Jack, con fare indifferente. Mentre Barbossa sbuffò infastidito.
“smettila con i tuoi giochetti, non mi ingannerai di nuovo, lei era con te per tutto il viaggio, qualcosa varrà!”
detto così sembrava mi paragonasse ad un oggetto. I pirati e le donne, per loro erano solo dei giocattoli da usare a loro piacimento...
“credi stia mentendo? Ma l’hai vista?”
ehy! Barbossa si voltò verso di me, mentre io fulminavo con lo sguardo il viso schifato di Jack.
“i capelli ispidi, quella strana espressione vacua, le labbra decisamente troppo grandi, la pelle bianca come un fantasma”
che fratello adorabile! Barbossa stava pure annuendo al dire di Jack! Che... calmati, ha un piano, lo so, solo vorrei capire almeno una volta cosa gli passa per la testa, buona fortuna...
“allora non ti interessa per niente?”
domandò Barbossa, continuando a sospettare qualcosa.
“assolutamente no, anzi, ti potresti sbrigare? Sai, prima smetto di vederla meglio è..”
anche se sapevo che era tutta una farsa sotto sotto ero un po’ offesa, che bambina che sei, non lo pensa veramente..., lo so però... cos’era quello? Un segnale, Jack ha cercato di comunicarmi qualcosa con quello sguardo... ora!, ora cosa??
“addio”
disse Barbossa, pronto a porre fine ai miei giorni. Tutto ciò che accadde dopo furono un susseguirsi di azioni, che compievo meccanicamente, senza quasi rendermene conto. Pestai il piede a Barbossa, in modo da fargli allentare la presa delle braccia, così potei scivolare verso terra, potei percepire la lama affilata che sfiorava i miei capelli, segnando un tratto immaginario nell’aria. Caddi a terra, rialzandomi subito, il tentativo di riacchiapparmi fu bloccato dalla spada di Jack. I due duellarono per un po’, mentre io veloce presi il medaglione. Tutto iniziò a tremare, rimasi un attimo lì impalata indecisa su cosa fare, quando venni trascinata via da qualcuno, era Jack, che mi aveva presa per un polso, ed ora correva, alternando la corsa a colpi di spada contro Barbossa. Io intanto mi occupavo di tenere stretto a me il medaglione, e quando vidi la lama di Barbossa troppo vicina al petto di Jack, lo strattonai dall’altro lato, in modo da fargli evitare quell’affondo. Mi sorrise, come a dirmi “grazie”, non lo avrebbe mai detto a voce alta... Per fortuna dopo una corsa che parve interminabile, raggiungemmo la scialuppa con cui eravamo giunti all’isola. Prima che potessimo allontanarci venni nuovamente aggrappata da Barbossa, iniziai a scalciare, e quando mise la mano sulla mia bocca per zittirmi, gli morsi il palmo, potendo finalmente allontanarmi con Jack sulla scialuppa. Quest’ultimo assisteva alla scena di Barbossa che diventava via via un puntino sempre più piccolo con un sorriso che gli occupava tutto il viso.
“ecco cosa succede ad abbandonare un uomo su di un isola per ben due volte, alla fine si prova la stessa esperienza, solo su un isola magica, o maledetta, è uguale”
lo guardai senza capire, si stava riferendo ad eventi passati a me sconosciuti.
“un giorno dovrai raccontarmi tutte le tue avventure”
esclamai, ancora riprendendo fiato dalla corsa di poco fa.
“non vedo l’ora”
tradotto “sono sempre disponibile per vantarmi delle mie gesta ed ingigantire ogni fatto oltre l’inverosimile”. Sorrisi, io e Jack eravamo completamente diversi, eppure eravamo fratelli, chissà perché mia madre (sempre se era davvero mia madre) si era innamorata del padre di Jack, ora anche mio padre. Posai lo sguardo sul medaglione di Saphira, forse l’avrei scoperto presto...


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Capitolo 25
*** Sparrow Contro Sparrow ***


Ahoy ciurmaaaaa!!! Dopo pochi giorni torno con il capitoletto numero... 25! E ora cosa succederà?? Leggete e lo scoprirete =)


emmawh: ma dai, non sei un idiota^^ almeno non quanto me che inciampo nei miei piedi, sbatto in ogni angolo e ne esco con frasi stupide ogni tanto^^ grassie per il complimento, e naturalmente buona lettura!

Per GioTanner: figurati, complimenti per il teatro^^ già mi immagino Barbossa che tenta di acciuffare tartarughe marine nella riva, chissà se ci riuscirà XD

Per lua82: hihi non lo so, quello che mi viene in mente scrivo, poi controllo se sono cavolate ed aggiorno^^ questo è un passaggio fondamentale solo per certi pirati di nostra conoscenza, vero Jack? vero Barbossa? =)


Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XXV
Sparrow Contro Sparrow





Quando salimmo sul ponte della Perla, venimmo accolti da sguardi sollevati e sorrisi. Gibbs corse incontro a Jack, parlando della rotta o comunque sia di cose che di certo non potevo capire, o come direbbe Jack, che non potevo “comprendere”. Il medaglione di Saphira era ancora in mano mia, questo è il momento giusto per sparire in una cabina ed usarlo, Jack è distratto, il Capitan Sparrow era davvero distratto, intento a parlare con Gibbs, ed a consultare la sua bussola “speciale”. Il problema era per quanto sarebbe rimasto ancora distratto, e poi non volevo ingannarlo, non dopo tutto quello che aveva fatto per me. Se non lo ingannerai tu, sarà lui ad ingannarti!, no, lui non lo farebbe, ne sei sicura?. Fissai Jack, come potevo esserne sicura al 100%? Lui voleva Saphira, come me, quindi...
“tesoro, dammi il medaglione”
esclamò Jack, tendendo la mano. Io fissai prima lui e poi Saphira.
“perché?”
chiesi, stringendo di più a me il medaglione. Jack sembrò avere un’illuminazione, forse aveva capito il mio piano.
“non starai pensando davvero quello che pensi?”
sembrava sorpreso, incredulo, come se non potessi davvero tentare di usare Saphira al suo posto.
“si, e sono più che convinta della mia idea”
esclamai, fissandolo negli occhi. Volevo capisse che non stavo scherzando, per niente.
“ma sei stai pensando davvero a quello che pensi, allora io non potrò più pensare a ciò che ho già pensato, perché tu pensi la stessa cosa, comprendi?”
sbuffai, non mi avrebbe confuso, non ora.
“infatti, io penso a ciò che in effetti avevo già pensato, esattamente come tu avevi già pensato ciò che pensi ancora, quindi entrambi pensiamo la stessa cosa ma in modo diverso, uno di noi due deve smettere di pensare così in modo che l’altro possa pensare senza altri che pensino la stessa cosa”
senza accorgermene avevo formulato una frase contorta come le sue, forse non eravamo poi tanto diversi.
“per cosa intendi usare Saphira?”
gli domandai, curiosa. Jack, dopo un attimo d’esitazione mi rispose.
“semplice, per trovare risposta alla cosa che più mi assilla”
tutto qui?! ma questa non era una vera risposta alla mia domanda! Il Capitano, mi strappò di mano il medaglione.
“e cos’è che più ti assilla?”
lo vidi tentennare, alla ricerca di una risposta da darmi, sapevo che c’era un motivo, ma non me lo voleva dire! Poi si girò, dandomi le spalle, mentre io cercavo di riprendermi Saphira, inutilmente.
“e a te cos’è che ti assilla, Alexis?”
mi rigirò la domanda.
“non si risponde ad una domanda con un'altra domanda, dovresti saperlo fratellone”
lo presi in giro, come faceva lui, riuscendo nuovamente a riprendermi il medaglione.
“da brava, sorellina, ridai il medaglione al tuo caro fratello”
nascosi Saphira dietro la schiena, mentre indietreggiavo, Jack si avvicinava.
“Al!”
mi fermai, infastidita dall’appellativo con cui mi aveva appena chiamata.
“chi sarebbe Al???”
lui mi guardò indifferente.
“sei tu”
se credeva che un soprannome addolcisse la pillola si sbagliava, soprattutto se il soprannome in questione non era gradito, come in questo caso.
“no, il mio nome è A-L-E-X-I-S”
glielo scandii per bene, come si fa con un bambino di tre anni, solo che lui era un bambino adulto.
“capito Jackie?”
sgranò gli occhi quando lo chiamai così, ci avrei scommesso che non gli sarebbe piaciuto. La mia rivincita!
“sappi che il mio nome è J-A-C-K, comprendi?”
scandii anche lui il suo nome come feci io prima.
“Jackie... mi chiama così solo mio...padre”
mi incupii di colpo al sentirlo nominare. A quelle parole sentii anche una morsa di gelosia, perché lui aveva vissuto con nostro padre, mentre io non lo avevo mai conosciuto, ma non potevo fargliene una colpa.
“è per lui vero? Vuoi usare il medaglione per sapere di più su di lui e su tua madre..”
annuii. Mi sentivo sciocca a voler tirare fuori il passato, mentre avrei dovuto semplice mente lasciarmelo alle spalle ed andare avanti. Porsi il medaglione a Jack, pronta a sparire in cabina per un po’, non volevo che mi vedesse in preda ad una crisi emotiva.
“ma tu..”
non pronunciò una frase intera, limitandosi a fissarmi, incredulo che avessi rinunciato.
“no”
mi disse, prima che potessi sparire dal ponte. Mi voltai verso di lui, interdetta, non era quello che desiderava?
“no?”
gli domandai, tornando indietro, davanti a lui.
“no”
rimarcò la sua decisione, posandomi il medaglione nelle mani.
“ma.. io, non capisco..”
balbettai, pronta a restituirgli Saphira. Non me lo meritavo, lui aveva voluto condurre questo viaggio dall’inizio, io ero entrata in seguito come passeggera, e poi come sorella, non spettava a me.
“che c’è da capire? È un medaglione ed io voglio che lo abbia tu, ed ora sbrigati, prima che cambi idea”
finì la frase rivolgendomi il suo solito sorriso da mascalzone, prima di raggiungere il timone. Era incredibile come riuscisse a passare da un aria da sbruffone ad una più seria, e poi tornare a scherzare come se niente fosse. Con lui non si poteva cadere in depressione di certo. Decisi di andare nella stiva, per poter scoprire il potere del medaglione senza interruzioni, diedi un ultima occhiata a Jack, indecisa, e se torno e gli dò di nuovo il medaglione? smetti di fare la samaritana e corri ad usare Saphira!, decisi di dare ascolto alla mia voce interiore, anche se avrei fatto a meno di lei. In un modo o nell’altro avrei ricambiato il gesto di Jack... il mio fratello egoista, approfittatore, doppiogiochista, mascalzone, ed insopportabile, ma prima di tutto, brav’uomo...


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Capitolo 26
*** Egoista: Il Mio Secondo Nome ***


Ahoy Hey! Anche se non centra niente con la fanfic, buon compleanno Johnny! Auguri! Questo cap, il 26, è il più importante, poiché finalmente svelo il mistero su Teague e la madre di Alexis... buona lettura!


Per Fannysparrow: sono felise che il primo esame sia andato bene^^ brava! in effetti il loro rapporto si è evoluto con il passare del tempo, alternano momenti in cui non si sopportanto a momenti in cui sono dolci^^ per Barbino non lo so, anche se probabilmente tornerà nel seguito (mi manca *_*) =)

Per lua82: grassieeeeeeee ^___^ sei davvero molto gentile ed io sono molto felise che ti piaccia Alexis ^____^

Per GioTanner: il nuovo slogan xD ehhh in questo capitolo.. staremo a vedere... =)


ps: capitolo dedicato a Mr Depp, è grazie a lui se Jack è così fantastico *_*

Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XXVI
Egoista: Il Mio Secondo Nome





Mi sentivo male ad usare il medaglione per i miei scopi, spettava a Jack, non a me. Mi stavo comportando come un... pirata?. Già, come un pirata egoista. Io non sono come loro, non lo sono mai stata. Fissai a lungo il medaglione prima di cambiare direzione, raggiungere la cabina del capitano, e dopo un ultimo sguardo, lasciarlo sul tavolo. Non potevo...
invece si che puoi...
ancora quella voce misteriosa, proveniva da Saphira?
torna indietro...
era più forte di me, qualcosa dentro mi impediva di allontanarmi. Non devo, non posso...
ormai è troppo tardi...
cosa voleva dire?
Una luce si sprigionò dal medaglione, la “S” si era illuminata, intorno a me tutto svaniva. La luce era sempre più forte, accecandomi, fui costretta a chiudere gli occhi.


Quando riaprii gli occhi non ero più sulla Perla, ma dov’ero? Una stanza, un letto, le coperte sfatte, un vecchio specchio rotto in parte e dalla cornice arrugginita, diversi gingilli di ogni tipo appesi alle pareti, un tavolo, sopra diversi fogli sparsi, ed accanto, una bussola, ma non una qualsiasi, bensì la bussola di Jack, l’avrei riconosciuta dovunque. Ma cosa ci faceva lì?? E soprattutto cosa ci facevo io qui?? Una finestra era posta accanto al tavolo, dava sul mare, un bel tramonto faceva da sfondo alle onde che s’infrangevano sugli scogli, uno spettacolo bellissimo...
“Rachel! Aspetta!”
sentii una voce maschile provenire da un'altra stanza.
“no, Edward, è troppo tardi!”
ora un'altra voce, però femminile, sembrava familiare. Uscii dalla dimora sconosciuta, sorpassai il corridoio, trovandomi davanti a degli scalini in legno, giunta al pian terreno fissai ciò che mi circondava sempre più confusa, ma allo stesso tempo sempre più curiosa. Se Saphira mi aveva mandata lì, ci doveva essere un motivo... Un lungo tavolo era posto al centro della stanza, più in fondo vi erano degli oggetti accatastati, tra i quali un mappamondo, che posto era quello? Delle candele, ora spente poiché giorno, erano poste ai lati del loco. Una figura comparve nella scena assai confusa, era un uomo, assomigliava in modo incredibile a Jack, dreadlocks nei capelli, diversi gingilli appesi, oh mio dio, NOSTRO PADRE!!! Rimasi immobile a fissarlo, com’era possibile?? E se ora si girava e mi vedeva?? Piano piano tornai indietro, ma non feci in tempo perché lui si girò, non fece niente.. aprii la bocca per dire qualcosa, ma non uscì nessun verso dalle mie labbra, e lui sembrava non essersi accorto della mia presenza, ero.. invisibile? Mi avvicinai di più, si ero invisibile! Fissava un punto dietro di me, mi voltai, OH MIO DIO!! Era mia madre! Beh.. versione più giovanile. Era davvero bella, dei graziosi boccoli castani incorniciavano il viso roseo e privo di rughe, le labbra carnose erano evidenziate da un colorato rossetto, che per molte donne avrebbe donato un tocco esagerato, mentre a lei donava come poche, e, contro ogni mia aspettativa, portava un lungo vestito piuttosto sudicio, che non rendeva giustizia al viso incantevole che aveva. Mi spostati, essendo in mezzo, in modo da vedere meglio la scena.
“Rachel, ti prego, devi capirmi..”
esclamò Teague, prendendo le mani di mia madre, lei le scostò, indietreggiando di un passo, lo sguardo freddo.
“come faccio a capirti?! Dopo tutto questo tempo...”
disse Rachel. Io continuavo a non capire, di cosa stavano parlando?
“lo faccio per Jack, e tu lo sai..”
Jack?? Che cosa fa per Jack?? Alternavo lo sguardo da mia madre a mio padre, lei chinò il capo, cercando di trattenere una lacrima, mentre lui avvicinò la mano come per accarezzarla, mano che venne respinta con un veloce gesto.
“non toccarmi!”
si distanziò di più da lui, rialzando lo sguardo.
“avresti dovuto pensarci prima.. prima di..”
non finì la frase, tentò di andarsene, ma Teague la fermò tenendola per un braccio, era una stretta forte, salda, mi sembrò quasi di sentire anch’io la forza della presa.
“sappiamo entrambi che è inevitabile, non posso abbandonarli”
mia madre tentava di liberarsi dalla presa, inutilmente.
“eppure non hai problemi ad abbandonare me ed Alexis!”
quando nominò il mio nome ebbi una fitta al cuore. Abbandonarci??
“non vorrei..”
la mano di Teague sfiorò il ventre di mia madre, solo allora mi accorsi del pancione, lei era incinta! E quella che attendeva ero io... era tutto così.. strano...
“Edward, no!”
scostò nuovamente la sua mano, spostandosi, vidi alcune lacrime rigarle il dolce ed innocente viso.
“dobbiamo tenerlo nascosto, è per il nostro bene, per il bene dei bambini..”
tentò di spiegarle, l’unica cosa che ricevette però fu un sonoro ceffone da parte di mia madre.
“per i bambini? Dì semplicemente per Jack, perché dubito che per Alexis sia un bene crescere senza un padre! E se fa delle domande? Cosa dovrei risponderle?? Tuo padre? Ah si, un pirata, vive nella Baia dei Relitti, una storia interessante, peccato che alla fine mi abbia lasciata, dicendomi solo quando ero incinta che aveva già una compagna ed un figlio, e poi? Beh, poi ha deciso di fare i suoi comodi tenendo la nostra storia nascosta come una scappatella con un insulsa prostituta!”
esclamò tutto d’un fiato, lasciandomi di stucco. Così era questa la verità?
“papà, chi è questa signora?”
con mia sorpresa vidi Jack in miniatura arrivare, non era molto diverso da adesso, solo la capigliatura era più corta, la fedele bandana nei capelli, ma niente ciondoli nelle ciocche. Vidi il viso di mia madre irrigidirsi alla sua vista, con la manica del vestito si asciugò veloce le lacrime.
“nessuno, solo una vecchia amica, vero Edward?”
domandò rigida Rachel, mio padre fissò prima lei poi il piccolo Jack.
“vero, torna a giocare Jackie”
Jackie... era vero quello che diceva Capitan Sparrow... il piccolo Jack annuii, sparendo dietro una porta, lasciandoli nuovamente soli.
“non era necessario mandarlo via, tanto adesso me ne vado io”
la stretta di Teague era allentata dall’arrivo di Jack, quindi mia madre poté liberarsi della sua mano con facilità.
“addio, Edward”
con queste ultime parole, glaciali come poche, si voltò, sparendo. Teague rimase immobile e fissarla allontanarsi, perché non fai niente? Perché non la insegui? Non ti importa niente di me?
“papà, papà, guarda! Come un vero pirata!”
tornò Jack, in mano aveva una spada in legno, e la puntava minaccioso contro il padre. Che dolce.. dietro di lui apparve una donna, la madre di Jack! Era molto bella anche lei, capelli lisci e neri, le ricadevano sulle spalle, occhi castani, profondi come quelli di Jack, doveva averli ereditati da lei, indossava anche lei un vestito, anche quello piuttosto sporco, ma la grazia con cui lo portava lo riusciva a rendere lo stesso bellissimo. Come Teague la vide, gli si illuminarono gli occhi, le corse incontro e la baciò, non un bacio stampo, ma uno di quelli pieni di passione, di amore. Il mio cuore si spezzò, non avrebbe dovuto essere così felice dopo aver abbandonato me e mia madre. Avevo voglia di piangere...
“bleah, smettetela di sbaciucchiarvi!”
risi all’espressione disgustata del piccolo Jack, che iniziò a tirare la giacca al padre per distrarlo dalle labbra della madre. Un po’ piangevo ed un po’ ridevo, persino da piccolino Jack era riuscito a tirarmi su di morale! La luce abbagliante tornò, questa volta sapevo cosa fare, chiusi gli occhi...



Mi ritrovai nella cabina di Jack, in mano ancora il medaglione, che ora aveva la “S” priva di ogni brillantezza, adesso era inutile. Una parte di me era felice di aver scoperto cos’era accaduto tempo fa, un'altra parte di me invece si sentiva in colpa per aver usato Saphira. Sono un egoista...
“Al! Ah eccoti, c’è una, anzi, due persone che sono venute a farti visita...”
mi disse Jack, facendo irruzione nella sua cabina. Io lo fissai dispiaciuta, poi gli corsi incontro gettandogli le braccia al collo, abbracciandolo, si irrigidì di colpo, non era abituato a dei gesti affettuosi...
“mi dispiace tanto! Non volevo usarlo, solo che alla fine Saphira si è attivato da solo, non volevo, alla fine ho usato io la domanda, ma non dovevo, perché spettava a te, non è giusto, lo so, mi dispiace”
esclamai velocissima, Jack si scostò dall’abbraccio, incontrando il mio sguardo.
“sono poche le cose giuste a questo mondo..”
è arrivato il filosofo...
“e comunque, non devi dispiacerti, sono stato io a dirti che potevi usarlo..”
mi disse, aveva ragione, ma allora perché mi sentivo così sporca?
“si, ma non volevo, infatti ero qui per ridartelo, quando.. Saphira, tutto è accaduto di colpo e...”
non finì la frase, rimanendo allibita alla vista di Jack che sorrideva, perché sorrideva?!
“che c’è?”
domandai scocciata, non mi pareva molto carino ridere del mio pentimento.
“hai disobbedito a me anche quando dovevi obbedirmi per raggiungere i tuoi scopi, hai fatto di tutto per raggiungere i tuoi scopi, hai origliato, ti sei imbarcata su di una nave fingendoti un ragazzo, sei evasa da una prigione, hai picchiato Draw, e quando hai dovuto scegliere tra la terra ed il mare hai scelto il mare..”
non capivo dove volesse arrivare.
“si, allora?”
domandai confusa, non mi pareva di avergli chiesto un elenco dei miei “reati”...
“allora, sei una piratessa”
disse Jack, entusiasta. Cosa accidenti stava blaterando????
“no, no, no, no, ti sbagli, ho fatto tutte quelle cose perché non avevo scelta”
mi giustificai, anche se non molto convinta delle mie parole.
“no, tesoro, hai fatto quelle cose quando il tuo lato da pirata si è fatto sentire di più, ora, per diventare una vera e propria piratessa, basta che lasci che quel lato prenda il sopravvento, per iniziare potresti evitare di essere vittima di questi stupidi sensi di colpa per aver fatto una cosa nei tuoi interessi”
ero confusa, insomma, non si può decidere di diventare pirati in dieci secondi, ci dovevo pensare. Però, vedere tutto l’entusiasmo di Jack nel parlare...
“non lo so”
l’entusiasmo svanì, Jack mi guardava senza capire.
“non sono sicura di voler diventare una piratessa”
precisai, l’avevo deluso, lo potevo capire dallo sguardo. Non ci potevo fare niente, con tutto quello che era accaduto.. era già tanto se mi ricordavo ancora il mio nome...
“oh va.. ehm va bene”
cercò di camuffare la delusione con il classico ghigno, ma sapevo benissimo che per lui non “andava bene”.
“di quale visita parlavi prima?”
cambiai discorso, ricordandomi delle parole di Jack appena era entrato.
“ah? Ah si... vieni con me”
mi fece cenno di seguirlo. Con il silenzio che aleggiava tra di noi, la strada verso il ponte sembrava infinita. Finalmente arrivammo a meta, il mio sollievo svanì subito lasciando spazio allo sgomento, non ci potevo credere, MADRE??!!


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Capitolo 27
*** Due (S)Gradite Sorprese ***


Ahoy stupendi lettori!!! Il caldo arrostisce il mio cervello -.-” però nonostante tutto, riesco lo stesso a scrivere il capitolo 27 (con il finale che vi ho lasciato sarebbe stato crudele cedere al caldo e non scriverlo...)


Per emmawh: hihihi sono cattiva hihihi scheerzo^^ troppo dolse Jack piccolo, già è bello da grande da piccolo... *_* figurati, capita anche a me di confondermi (anche troppo spesso T.T)

Per Fannysparrow: ehhh già^^ sono d'accordissimo su Johnny *_* ok, i suggerimenti sono sempre accettati ^___^

Per GioTanner: in effetti ero indecisa tra Al e Ale, ma Ale è più italiano, quindi non molto adatto... sono felise che la mia scelta di sia piaciuta! hihi la madre è pericolosa... xD

Per lua82: lo so, sono carinissimi^^ sono proprio curiosa di sapere che ne pensi di questo nuovo cappy =)


Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
XOSummerbestXO




Capitolo XXVII
Due (S)Gradite Sorprese





Signori e signore, colpo di scena! Non solo l’entrata di mia madre mi aveva paralizzata, ma anche quella di Henry! Che accidenti ci faceva lì quel nobiluccio? (oddio parlo come Jack...)
“Miss Bernard!”
Henry mi aveva chiamato con una smielata decadenza francese, molto da nobile, molto da fesso... D’un tratto, quello che tempo fa mi era sembrato l’uomo perfetto, si era trasformato in un fastidioso elemento della mia vita, che avrei volentieri eliminato. Che cos’era quella patetica scenetta?? Henry con sguardo affranto (affranto??) tendeva le mani verso di me (se ti aspetti che mi avvicini per tenerti le mani ti sbagli di grosso!) era vestito in modo impeccabile, aveva i capelli in modo impeccabile, persino il vento che li scompigliava li faceva sembrare così impeccabili, così fastidiosamente impeccabili, mentre io ogni tanto mi mangiavo qualche capello perché il vento mi faceva finire le ciocche in bocca o sugli occhi. E mia madre, oh mia madre, era come al solito perfetta avvolta nel suo idillio di pizzi e merletti, sembrava fosse appena rientrata da un matrimonio, mentre invece era così per andare a riprendere la sua innocente figliola rapita dai cattivissimi pirati... Non si era nemmeno scomposta per salutarmi, dirmi “come stai”, era immobile che mi fissava, nessun sorriso (forse per paura di mettere in risalto le rughe, ehh i segni dell’età che avanza...), solo uno sguardo gelido, che più gelido non si può, simile a quello di un assassino pronto a squartarti, oddio...
“Alexis Marie Bernard”
non poteva per una volta chiamarmi semplicemente Alexis??? Il nome completo non preannunciava mai nulla di buono...
“è questo il tuo rapitore?”
mi domandò indicando Jack. No, lui in realtà è mio fratello, il figlio di Teague Sparrow, ti ricordi? Quello che ti ha abbandonata con me nel grembo tempo addietro..., no, decisamente non appropriata come risposta...
“lui è...”
“si”
venni interrotta proprio da Jack, che fece un passo avanti, la mano che sfiora per un nanosecondo l’elsa della spada. Cosa intendeva fare? Il ponte era circondato di guardie...
“lasciate Miss Bernard, e subito, o dovrete vedervela con la mia spada!”
oh che eroe (naturalmente detto ironicamente) Henry aveva sguainato la spada contro Jack, mentre con l’altra mano si aspettava che posassi la mia, correndo a nascondermi tra le sue braccia, poi delle colombe sarebbero planate dal cielo, mentre le campane suonavano e noi ci baciavamo, con sfondo il tramonto ed una musica romantica. Ma in che mondo vive?? Vidi Jack che si tratteneva dal ridere alla minaccia di Henry.
“tu, minacci me?”
domandò Jack, indicando prima Henry e poi se stesso. Sarebbe scoppiato a ridere da un momento all’altro, se non fosse che quello non era il momento più adatto per ridergli in faccia (però, cavolo, che bella scena che sarebbe stata...)
“certo, credete di potermi battere?”
hahahahahahahahahahahahahahahaha quel tipo era un po’ troppo montato, ma credeva davvero di battere Jack? Hahahahahahahahahahahahahahahaha! Dovetti trattenermi anch’io dal ridere, anche se un risolino mi scappò lo stesso, ricevendo un occhiata contrariata (da mia madre) un occhiata confusa (da Henry) ed un occhiata comprensiva (da Jack).
“no, non lo credo...”
sorriso da pallone gonfiato che appare sul viso di Henry...
“...ne ho la certezza”
sorriso da pallone gonfiato che scompare dal viso di Henry...
“non è necessario duellare”
m’intromisi io, ora ricevetti occhiate confuse da tutti e tre.
“Jack, ti potrei parlare un attimo in privato?”
a quelle parole vidi mia madre impallidire, sua figlia che voleva parlare “in privato” con un pirata?? Inaudito!
“oh d’accordo”
andammo in un angolino in disparte, quello che dovevo dirgli era più difficile per me da comprendere che per lui.. feci per aprire bocca, ma venni preceduta da lui.
“evita le parole, so quello che vuoi dire, non sei sicura che una vita da pirata faccia per te, non vuoi lasciare tua madre da sola, anche se non la sopporti le vuoi bene, devi chiarire alcune cose con lei, bla bla bla eccetera eccetera..”
aveva riassunto il succo del discorso senza che aprissi bocca, come riusciva a leggere sempre sopra le righe, a capire ogni mio sguardo, come ACCIDENTI faceva? Abbassai il capo, confusa, dispiaciuta, indecisa...
“ho scoperto delle cose, grazie al medaglione...”
iniziai, lo sguardo risalì, incontrando il suo.
“a quanto pare siamo imparentati solo dalla parte di nostro padre, l’odiosa madre di là è realmente la mia odiosa madre”
gli spiegai. Sembrava pensoso, chissà a cosa stava pensando... un viaggio nel suo cervello sarebbe stato sicuramente interessante...
“meno male, meno parentela, meno somiglianza”
accennò un sorriso, non perdeva occasione per sfottermi!
“avrei rischiato di diventare come te, già, meno male..”
risposi alla presa in giro.
“non vuoi nemmeno fare un tentativo?”
abbassò lo sguardo, indeciso. Altro lato di Jack che ancora non conoscevo, voleva chiedermi di rimanere, ma non lo avrebbe mai fatto ad alta voce, dovevo capirlo da sola. Allora ci tieni a me...
“non lo so, non so niente”
sbottai abbattuta. Mi lasciai cadere su di una cassa, Jack si sedette accanto a me.
“facciamo così...”
iniziò, alzai lo sguardo dalle assi di legno a lui. Che cosa aveva in mente??
“adesso tu torni a Port Royal, poi.. tra due anni... io ti prometto che tornerò con la Perla, al porto, e se decidi che la vita sulla terra non fa per te, io sarò pronto ad accoglierti con la vita da pirata, quella, a parer mio, più giusta per te..”
diceva sul serio??
“io ti prometto? Di quanto ci si può fidare di una promessa che viene da un pirata?”
lo canzonai.
“più di quanto credi...”
mi rispose con il suo ghigno da mascalzone.
“e come faccio a capire se sono pronta a lasciare la terra per il mare?”
gli chiesi, alzandomi e raggiungendo parapetto, volgendo lo sguardo verso le onde.
“il richiamo del mare è più forte di ogni altra cosa, te ne accorgerai da sola..”
gli sorrisi, pronta ad abbracciarlo, come saluto, o come addio, chissà. Ma lui arretrò, prima di permettermi di avvicinarmi.
“meglio evitare un abbraccio davanti ai tuoi gentili ospiti, comprendi?”
indicò con la testa mia madre ed Henry che attendevano parlando tra loro. Non ci avrebbero visto, ma sapevo che era una scusa per evitare “smancerie” a lui non gradite, quindi feci finta di credere alla scusa. Mi sarebbero mancati i suoi “comprendi”
“e come facciamo per le guardie, dubito lascino libero un fuorilegge come te”
mi riferivo agli uomini armati che circondavano Henry e mia madre.
“basterà un po’ di finzione..”
ed ora che aveva in mente?


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Capitolo 28
*** Una Promessa E' Una Promessa ***


Ahoy carissimissimi!!! Arriva il capitolo numero 28 (corto, lo so, mi dispiace ma il tempo è quello che è..), sigh mancano solo 3 capitoli prima della fine sigh... per il momento il secondo è ancora in lavorazione, il titolo è stato cambiato circa un miliardo di volte e le idee si stanno ammucchiando... ora vi lascio al capitolo, sao!


Per Tensi: ehh chissà, la mente di Jack è complicata, ne sa una più del diavolo (non sono sicura si dica così..) coomunque, lo scoprirai in questo cappy, quindi buona lettura ^___^

Per emmawh: con Jack non ci si annoia mai xD ehh questo cappy magari ti deluderà (colpa del sole -.- NdMe non è colpa mia se hai il cervello fritto già di tuo è.é NdSole) però non finisce qui * ta-da-da-dam colpo di scena XD * ora la smetto di delirare (come mio solito) e ti lascio alla lettura del capitolo.. =)

Per lua82: a tratti è bello renderli un pò bastardi, nessuno è perfetto^^ in effetti Henry è solo un principe azzurro alla ricerca della sua cenerentola, mi dispiace un pò trattarlo così... un pò! buona lettura =)


Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XXVIII
Una Promessa E’ Una Promessa





“giù le armi o la uccido!”
si va in scena.. Jack mi teneva stretta a se con la spada vicino al collo, cosa che mi spaventava non poco. Io dovevo essere la classica damigella in pericolo e lui il cattivo della situazione.. Subito le guardie abbassarono la lama minacciosa puntata contro di noi due. Nemmeno a questa scena mia madre si scompose, ma siamo sicuri che si tratti davvero di lei? Magari l’hanno scambiata, e quello è un sosia..
“rialzate le armi, lui non la ucciderà”
esclamò serafica, come accidenti faceva a capirlo?? Oddio, lo sapevo che ero una pessima attrice..
“voi dite?”
domandò di rimando Jack, trascinandomi verso parapetto, oddio che voleva fare? Mi avvicinò di più, come se volesse gettarmi in acqua.
“ti prego dimmi che sai nuotare..”
mi sussurrò all’orecchio.
“si, un po’”
risposi incerta. Saranno anni che non mi capitava di nuotare, mi pare che l’ultima volta fosse stata a sei anni, o erano cinque? Aiuto!
“che razza di risposta è un po’? o si o no”
ed ora che gli dico?
“visto.. come dicevo io, non le farebbe mai del male”
ti prego Jack non gettarmi in acqua! Supplicavo mentalmente di aver capito male le sue intenzioni..
“se non manderete via le guardie, la vostra figliola farà un bel bagnetto, sta a voi la scelta..”
ero praticamente seduta sul legno del parapetto, Jack piano piano mi spingeva verso l’acqua, perché capitavano tutte a me??
“non c’è un'altra soluzione Jack??”
gli domandai in un sussurro, mentre tentavo di rimanere sempre più aggrappata a parapetto. Non rispose.
“lasciate andare Miss Alexis!”
protestò Henry, facendo un teatrale passo in avanti.
“va bene”
mi mollò, veloce precipitai in acqua. Maledicendo Jack ed i suoi piani. Lentamente sprofondavo sommersa da quel liquido cristallino che mi trascinava giù nel fondale. Iniziavo a faticare nella respirazione, e malgrado ci provassi, non riuscivo a tornare a galla. Mi dimenai in acqua, ma niente. Iniziai a perdere conoscenza...


“è morta??”
“no, è ancora viva, state tranquilla”
delle voci... non ero abbastanza cosciente per capire di chi fossero.. con fatica aprii gli occhi..
“Jack?”
mormorai, iniziando a tossire, lasciando uscire così tutta l’acqua che avevo bevuto con il mio tuffo...
“non preoccupatevi, quel pirata non è più qui e non vi farà più del male”
si trattava di Henry, ora ero riuscita a metterlo a fuoco, ed accanto a lui vi era mia madre, sembrava stravolta, si era preoccupata per me..
“Capitano..”
precisai, come faceva sempre Jack. Sul viso di Henry il sorriso si allargava ad ogni mia parola, chissà se sorrideva ancora se gli dicevo che era un deficiente ad aver detto a Jack di lasciarmi andare, essendo a pochi centimetri dal cadere in mare!
“Alexis, stai bene?”
domandò mia madre. Mi guardai intorno, poi mi scrutai in cerca di ferite, ero un po’ frastornata, però sapevo dove mi trovavo e cos’era accaduto..
“si, credo di si”
risposi dopo un po’.
“bene, allora facciamo subito ritorno a Port Royal! Jean!”
si rialzò correndo incontro al suo “Jean”, chiunque esso sia. Henry mi diede una mano a rialzarmi, una volta in piedi la prima cosa che feci fu cercare la Perla con lo sguardo, diventava sempre più piccola mano a mano che si allontanava, mi immaginai Jack che impartiva ordini con il suo solito modo di fare, ancora due anni.
“la nave ci attende”
mi disse Henry, troppo sfinita e persa nei miei pensieri per poter fare la scortese, ricambiai il suo sorriso, seguendolo. Consapevole che forse quello sarebbe stato l’errore più grande che potessi commettere...


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Capitolo 29
*** Triste Fine Di Un'Avventura ***


Ahoy ciurma! Tanti auguri a mee! oggi è il mio compleanno, ma sono io a farvi un regalo con il capitolo numero 29, qui diciamo che descrivo un po’ le emozioni di Alexis, una specie di viaggio nella sua mente, spero non lo troviate troppo noioso o scritto male, ci ho lavorato almeno un’ora, spero non sia stata sprecata passandola a scrivere cretinate, perciò fatemi sapere, spero di aver fatto un bel lavoro^^


Per emmawh: ehh mi piace mettere dubbi e confusione nella mente dei miei personaggi^^ comuunque si, sono stata promossa, niente 9 in italiano (tutta colpa di Manzoni è.é), anzi, il voto più alto era in inglese, la materia a rischio invece matematica (non la capirò mai -.-) spero ti piaccia anche questo cap, buona lettura =)

Per Fannysparrow: come sempre imbocca al lupo per gli esami! per il confronto ti basterà aspettare al cappy numero 30, perciò al prossimo! buona lettura =)

Per lua82: grazieee spero ti piaccia anche questo cappy ed il finale che ho in serbo... intanto buona lettura! =)


Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XXIX
Triste Fine Di Un’Avventura





Dio da, e Dio toglie. Quando credevo di aver finalmente trovato la mia strada, il passato è tornato da me, riportando la confusione e l’incertezza nella mia vita. Ponendomi la domanda che fino ad allora avevo evitato: “è davvero questa la vita che vuoi?”, domanda ancora senza risposta. Sarebbe stato tutto più semplice poter fondere quei due lati di me, l’affetto verso mia madre, e l’affetto verso mio fratello. La vita a Port Royal con quella di mare. Purtroppo non esiste una via di mezzo in questo caso, perché chiedere a Jack di far scalo a Port Royal ogni mese, sarebbe stato egoistico almeno quanto lasciare mia madre da sola ogni mese. Egoistico ed anche sbagliato nei confronti di entrambi. Ma quanto mi sarebbero mancate le onde che la notte mi cullavano, che mi tenevano compagnia, con il loro canto immaginario prodotto dal mare che s’infrangeva contro lo scafo della Perla. Mi sarebbe mancato anche il tramonto, che si, era bello in ogni caso, ma vederlo come sfondo dell’oceano, era qualcosa di più speciale, qualcosa di magico. Che cambiava radicalmente quando veniva ammirato attraverso uno spesso strato di vetro. Perché allora alla fine sono tornata da mia madre? Una parte di me se lo chiede ancora, senza trovare una giusta motivazione, ma inconsciamente sapevo perché. La paura, già, quel sentimento che ti blocca e che ti proibisce anche cose che magari abbellirebbero la solita monotonia della vita ordinaria. Avevo paura di cimentarmi in un nuovo stile di vita, totalmente diverso da quello passato. Non sapevo cosa fossero realmente i pirati, fino a che non sono capitata sul ponte della Perla, per gli aristocratici i pirati non sono altro che fuorilegge intenti a distruggere i loro perfetti piani per una società che non sempre rispecchia gli ideali di tutti. Ma si sbagliavano, essere pirati vuol dire essere liberi, andare contro corrente, non seguire le regole imposte dalla società, vivere di questo, vivere di libertà. Essere liberi, però, non significa solo potersi ubriacare e divertirsi quanto si vuole, no, essere liberi significa poter raggiungere i confini della mappa ed andare oltre, poter raggiungere il proprio orizzonte e non pensare al fatto che ciò potrebbe infastidire coloro che creano le regole. Essere indipendenti, e, forse, era proprio ciò che desideravo, ciò che più mi attirava della vita da pirati, la libertà e l’indipendenza. Sono cresciuta nell’altro lato del mondo, quello dove la gente arriccia il naso al solo sentir parlare di pirati. Sono nata piena di regole da rispettare, piena di desideri poco nobili da eliminare. Non sto dicendo che la mia vita era tutta una tragedia, dove nessuno mi capiva, ecc. mia madre è sempre stata una brava madre, magari troppo apprensiva ed esigente a volte, ma è mia madre, e le voglio bene. A volte dico di odiarla, ma non lo penso realmente. Lei è un altro dei motivi per cui non mi sono ribellata e non sono rimasta con Jack. Dopo che avevo scoperto cos’aveva passato, come potevo abbandonarla? Mi aveva tirata su da sola, il suo cuore era stato spezzato, era stata ferita, ed ora temeva di venire nuovamente ferita, ma da me. Quando mi aveva vista con Jack, ero più che sicura che lo avesse riconosciuto, il figlio di Teague, e vedere come mi rivolgevo a lui... non voleva che Jack mi portasse via da lei.
La osservavo, gli occhi fissi verso il cielo, mentre la mente pensava a tutt’altro, persa nei suoi pensieri. Anche in quel caso non perdeva occasione per mantenere la sua eleganza, con il busto eretto, ed il mento all’insù. Perfetta...
“freddo?”
senza rendermene conto, Henry era seduto accanto a me. Non sapevo se si fosse accomodato da poco o se fosse rimasto seduto accanto a me per tutto quel tempo, non volevo infierire contro di lui, visto da un certo punto di vista, il suo gesto era stato molto cavalleresco oltre che romantico.
“Henry... ti chiedi mai se la vita che hai scelto... è giusta per te?”
gli chiesi, prendendolo in contropiede. Attesi, quando lo vidi in cerca di una risposta sorrisi scuotendo la testa.
“lascia perdere, una domanda stupida oltre che poco opportuna..”
mi resi conto solo dopo di non avergli dato del voi, un tempo forse avrei cercato di rimediare, ma ora non gli diedi peso. Ero cambiata, questo l’avevo capito...
“torno dentro a prendere da mangiare, voi volete qualcosa?”
mi domandò, alzandosi. Scossi la testa.
“ah Henry?”
lo chiamai prima che raggiungesse mia madre e l’accompagnasse sotto coperta, lui si girò verso di me.
“io non sono mia madre, puoi anche darmi del tu, comprendi?”
senza accorgermene avevo usato il “comprendi” di Jack! Si, la sua influenza cominciava a farsi sentire... il richiamo del mare è più forte di ogni altra cosa, te ne accorgerai da sola, ripensai alle parole di Jack, aveva ragione, il richiamo del mare è davvero più forte di ogni altra cosa, due anni, ancora due anni, ed avrei preso la mia decisone, pur sapendo inconsciamente quale fosse la strada da prendere... Mi alzai con l’intento di raggiungere Henry e mettere qualcosa nello stomaco, quando un rumore attirò la mia attenzione, quando mi misi in piedi qualcosa era caduto dalla mia tasca. Mi inginocchiai, prendendo in mano un sacchetto, umidiccio, a causa del tuffo di prima, lo aprii, rivelando una busta. Per mia fortuna, la lettera contenuta nella busta era, si rovinata, ma ancora leggermente leggibile:

Lo sai che non sono bravo in queste cose, perciò mi limiterò a dirti poche cose, mi dispiace. Ecco, lo sai questo... ma ci tenevo a precisarlo...ma non è l’unica cosa che devo dirti, io ci tengo a te, questo lo sai? Spero di si, insomma, ti prego non dimenticarmi, anche se sarà difficile, non dimenticarmi, questo è tutto, addio, forse.*

accanto, un ciondolo a forma di stella, bellissimo. Perché dovevo sempre essere così emotiva? Trattenni una lacrima, sorridendo. Perché piangevo? Non volevo piangere, iniziai a ridere, mi sentivo così stupida a ridere da sola, una risata mista al pianto, per fortuna anche mia madre era sotto coperta adesso, nessuno poteva vedermi. sono una Sparrow, noi non piagnucoliamo, mi tornò in mente pure la frase che avevo detto a Jack, perché quando ero triste mi tornavano alla mente questi ricordi? Che non facevano altro che farmi ridere-piangere di più!
“siamo arrivati!”
una voce annunciò il nostro arrivo a Port Royal, veloce mi asciugai le lacrime, prima che mia madre ed Henry tornarono sul ponte. Il porto di Port Royal era lo stesso di sempre, niente di eccitante... incontrai lo sguardo di mia madre, sorrisi, lei non ricambiò il mio sorriso, anzi, girò la faccia dall’altra parte, era offesa? Per cosa? Per la storia di Jack? Dovevo parlarle, e subito...


*la lettera è la stessa che compariva nel primo capitolo, adesso si scopre che l’autore era Jack^^


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Capitolo 30
*** Il Suo Cuore Spezzato ***


Ahoy! La fine è sempre più vicina (wow che frase da film O_O), questo è il sigh penultimo capitolo (si, è vero che tornerò, ma ho voglia di fare un pò la melodrammatica ^_^) In questo capitolo ci sarà il tanto atteso (atteso? Ma dove? O.o) confronto madre-figlia, in cui... beh, se vi dico altro vi rivelo tutto, perciò buona lettura!


Per emmawh: probabile.. tutto dipende da Jack.. questo è il penultimo, mentre il prossimo sarà l'ultimo * anche me triste * buona lettura! =)

Per Fannysparrow: brava! grassie tante per il regalo^^

Per Tensi: grassie^^

Per lua82: sono felise che ti sia piaciuto, spero che anche questo cappy ti piaccia! =)


Buona lettura!!!
I Miei Ossequi
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Capitolo XXX
Il Suo Cuore Spezzato





Port Royal. Tempo fa avrei sprizzato gioia da tutti pori al solo pensiero di tornare a casa, adesso invece, l’unica cosa che mi ritrovavo a pensare era “chissà cosa sta facendo Jack..”
“madre!”
la chiamai, venendo nuovamente ignorata. Non mi interessa se sei arrabbiata con me, io e te dobbiamo parlare, e subito! La raggiunsi, tenendola per il polso, in modo da costringerla a voltarsi. Lo sguardo che incontrai fu quello rigido, freddo, che avevo già temuto quando ci incontrammo nuovamente sul ponte della Perla. La Perla.. Jack.. doveva essere quello il motivo per cui non voleva parlarmi, temeva il mio parere sul soggiorno con il figlio di Teague, temeva che la sua figlia dolce ed ingenua fosse cambiata, fosse diventata come Lui...
“dobbiamo parlare”
le dissi, reggendo il suo sguardo. La presa si affievolì, la seguii mentre s’inoltrò nel corridoio, fino a raggiungere il salotto, non era cambiato molto dall’ultimo giorno che avevo passato lì, se non che era più ordinato del solito. Si accomodò su di un divanetto, facendomi cenno di sedermi anch’io. L’accontentai, accomodandomi davanti a lei, un maggiordomo portò un piatto di biscotti ed una teiera con delle tazzine in porcellana. Gli occhi di mia madre erano fissi su di me, la Alexis che conosceva andava matta per quei biscotti, e non esitava a prenderne uno, mi resi conto che ogni gesto che facevo era analizzato da mia madre, un modo per capire quanto era rimasto della vecchia Alexis. Ancora una volta l’assecondai, prendendo un biscotto ed addentandolo. Lo riposai subito dopo, adesso era giunto il momento di chiarire alcune cose.
“immagino tu sappia già di me e...Edward..”
iniziò, il tono pacato camuffava la difficoltà che le procurava pronunciare quel nome.
“si.. Jack è mio fratello, ed Edward mio padre..”
riassumetti il succo della questione brevemente. Lei abbassò lo sguardo, l’aria fredda e rigida di prima era svanita, lasciando posto ad una dispiaciuta.
“non avresti dovuto scoprirlo..”
la rabbia giunse a me tutta in una volta, cosa voleva dire?
“cosa?! Avrei dovuto continuare a credere a tutte le vostre bugie e mai sapere la verità su mio padre?”
le domandai, pur sapendo già la risposta. A volte proprio non la capivo, la detestavo, detestavo il suo carattere, detestavo come si rivolgeva a me, e soprattutto detestavo rendermi conto che a volte le assomigliavo, rendermi conto che le volevo bene.
“non capisci!”
alzò la voce. Rimasi spiazzata, non l’aveva mai alzata con me.
“credi che potessi continuare a guardarti in faccia dopo averti rivelato una cosa simile? Innamorarmi di un uomo con una famiglia ed averci una storia, illudendomi che un giorno avrebbe abbandonato tutto per me! Credi che andassi fiera dei miei errori?”
mi domandò, la vidi trattenere a stento le lacrime, miste a rabbia, ed allo stesso tempo a vergogna, mi sentivo una stupida ad averla accusata così, allo stesso tempo però non ero soddisfatta delle sue giustificazioni.
“nessuno è fiero dei propri errori, ma mentire non è un modo per cancellarli”
le dissi avvicinandomi a lei.
“se me lo avreste detto prima io avrei capito, esattamente come capisco adesso, non posso nascondervi di provare ancora rancore verso.. beh verso questo segreto che avete tenuto per voi in tutto questo tempo..”
alzò lo sguardo verso di me, vidi gli occhi coperti di una velata scia di lacrime. Non volevo vederla piangere, ma non potevo negarglielo, la donna che mi sembrava infrangibile come un muro, adesso si era sciolta in un pianto davanti a me, vederla così mi faceva stare male.
“quello che ha fatto Edward tempo fa mi ha fatto stare male, non volevo che sapere la verità ferisse anche te, non posso dirti che era un uomo terribile, perché mentirei, probabilmente sarebbe stato pure un padre fantastico, ma non c’era spazio per noi nella sua vita”
sentirmi dire quelle cose in modo così diretto, fece scendere una lacrima anche a me. Sapevo già che mio padre non mi voleva con se, ma sentirlo dire a voce alta rendeva la cosa ancora più vera, ed ancora più difficile da accettare. Mia madre aveva ragione, come avrebbe potuto dirmelo prima? Sapendo che il mio sogno di una vita era incontrare mio padre.
“avete ragione, madre, la sua vita è diversa dalla nostra, non c’è spazio per noi”
con quelle parole pensai anche a Jack, lui aveva i suoi sogni, io avevo i miei. Per quanto fosse stato bello vivere per un po’ in una nave, forse quello non era ciò che realmente desideravo. Mi alzai dal divanetto, lasciando mia madre per un po’ da sola. Raggiunsi la mia camera, lasciandomi cadere sul materasso. Mi sentivo confusa come non mai... per mia fortuna mi attendevano ancora due anni prima di prendere la decisione finale, ma era davvero una fortuna? Non mi restava che aspettare quel giorno...


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Capitolo 31
*** Ritorno Al Presente ***




Capitolo XXXI
Ritorno Al Presente





Due anni, erano passati due anni d’allora. Me ne stavo beata a fissare il mare, ripensando ancora una volta alla promessa. Questa volta però era diverso, non dovevo attendere ancora, perché quel tanto bramato giorno era arrivato. Mi ritrovai a sorridere, nella certezza che a breve in quel porto l’avrei rincontrato. Forse per un semplice saluto o per avviarmi in una nuova avventura in sua compagnia. Di tempo per decidere ne avevo avuto, provando la seconda possibilità che mi offriva la mia strana famiglia. Avevo pure provato a costruirmi una storia sentimentale con Henry, dandogli così una seconda possibilità, dopotutto il suo interesse per me era palese, e molto romantico. Passare le giornate con lui si rivelò essere più interessante del previsto, ma non abbastanza da progettare qualcosa in futuro, come una famiglia. L’innocua amicizia svanì quando un giorno Henry decise di farmi la tanto agognata proposta. Rifiutai il più gentilmente possibile, ma si sa, un rifiuto rimane sempre un rifiuto, seppur gentile. Così mi ritrovai di nuovo sola, in un enorme casa, dove vi era più servitù che abitanti. Mia madre? Beh, lei è sempre rimasta la stessa. Solo il suo sguardo ed i suoi rimproveri erano cambiati. Adesso gli occhi esprimevano dispiacere ogni qualvolta accadesse un fatto collegabile al mio vero padre. Ed i suoi rimproveri erano sempre premeditati, ed anche più rari di prima (ma non più piacevoli). In quei due anni il mio cambiamento si fece notare più che mai. Bastava che pensassi a tutte le volte che correvo per il palazzo, non curandomi dell’effetto che avrebbe avuto sugli ospiti che giungevano alla nostra dimora. Mi dimenticavo di dare sempre del voi a mia madre, regola ridicola, ma comunque presente. Ogni giorno salivo sul ciliegio in giardino per vedere il tramonto, favoloso come sempre. Una cosa non era cambiata, spesso quando dovevo rimettere piede a terra cadevo o rischiavo di cadere. Le mie povere ginocchia chiedevano pietà. Correndo nel corridoio del palazzo scivolavo sempre quando il pavimento era stato appena lavato. In effetti non ero cambiata completamente. Cosa più evidente, sentivo la mancanza della vita sulla Perla, la mancanza di Jack. Sempre più spesso. Passavo nella parte “malfamata” della città, scappando dalla finestra, solo per poter chiedere sue notizie in alcune taverne. A volte mi andava bene, incontravo qualche uomo pronto a raccontare le sue gesta, altre volte mi capitavano solo uomini che volevano tutto tranne raccontarmi delle storie sul Capitano Sparrow. Tutto ciò finì quando venni scoperta da una cameriera, riportata a casa, e sgridata per un intera notte da mia madre. Pazienza, almeno qualcosa su di lui l’avevo scoperta.
Dovetti abbandonare nuovamente i miei pensieri, ricordandomi che dovevo ancora parlarne con mia madre. Sarebbe stata una cosa veloce ed indolore... Si, come no. Trassi un sospiro per farmi forza. Non potevo fare altrimenti se non tenerle nascosto tutto fino alla fine, o avrei rischiato di venire rinchiusa in camera mia per l’eternità, sempre se non ti rinchiude lo stesso anche adesso, no, davanti a tutte queste persone non lo farebbe mai, ne sei sicura? Ripensai alla volta in cui mi aveva trascinata per le strade dopo aver scoperto la mia fuga alla taverna, oddio, forse sono ancora in tempo per andarmene di nascosto, magari le lascio una lettera, non ti facevo così fifona, ma sei hai appena detto.. va da lei e parlale, dannazione! Seguii il consiglio della voce interiore (che prima o poi dovrei sopprimere) e mi avvicinai a mia madre, più tesa della corda di un violino.
“madre? Posso parlarvi?”
meglio fare la gentile, almeno negli ultimi secondi della propria vita...
“si? Cosa c’è cara?”
sembrava piuttosto infastidita perché avevo interrotto il suo discorso con madame-come-si-chiama-non-mi-interessa. Non bene...
“in privato..”
le feci cenno di seguirmi, c’incamminammo in uno dei tanti corridoi vuoti, la festa si svolgeva principalmente nel salotto.
“penso di avervi già parlato di ciò che mi disse Jack due anni fa..”
non capii se fece finta o se non capisse davvero di cosa stavo parlando.
“Jack mi disse che tra due anni sarebbe tornato al porto, e che se volevo.. potevo andare via con lui..”
presi un respiro e conclusi la frase:
“...due anni sono passati, ed io ho preso la mia decisione, ora vado al porto”
pronunciai le ultime parole tutte d’un fiato, e solo allora ebbi il coraggio di incontrare il suo sguardo. Mi stupì, non si era messa a piangere, ne era diventata rossa dalla rabbia, aveva un aria triste, si, però non esagerata come quando reagiva alle notizie.
“non mi sbagliavo, alla fine sei più Sparrow di quanto immaginavo..”
mi disse semplicemente, la guardavo senza capire.
“non vi dispiace che parto?”
le domandai, lei rise, RISE!!!!! Era una situazione troppo surreale...
“e cosa dovrei dirti? Scordatelo, fila in camera tua?! Come ho già detto, sei una Sparrow più di quanto immaginassi, e non impiegheresti molto tempo a scappare dalla finestra..”
abbassai il capo, colta in fallo. Aveva detto tutto ciò che avevo immaginato poco fa.
“l’unica raccomandazione che ho da farti e di tenere d’occhio Jack, se è anche solo minimamente simile a suo padre, c’è da stare attenti”
risi anch’io. Poi l’abbracciai, quasi stritolandola.
“prometto che tornerò a trovarvi!”
le dissi, stampandole un bacio sulla guancia.
“starò attenta!”
la rassicurai, sapendo che dietro lo sguardo un po’ triste vi era anche un aria preoccupata.
“non è di te che non mi fido”
ebbi un idea. L’agguantai per un braccio, iniziando a correre, diretta al porto. Se era di Jack che non si fidava, avevo il bisogno di presentarglielo. Non potevo partire sapendo della preoccupazione di mia madre.
“FERMATI SUBITOO!!”
urlava dietro mia madre. La ignorai, fermandomi subito alla vista del porto, e poi alla vista della Perla Nera, era ancora più bella dell’ultima volta che l’avevo vista.
“e così è questa? La magnifica nave di Jack, la Perla Nera”
citò le parole che usai nel mio racconto sul viaggio con Jack.
“già, e quello è il suo Capitano”
indicai con la mano l’uomo che barcollando ci raggiungeva.
“milady, madame”
ci salutò, venendoci incontro. Io mi gettai addosso abbracciandolo, lui si limitò come al solito ad una pacca sulla schiena, prima di cercare di liberarsi della mia stretta.
“e così voi sareste Jack Sparrow”
disse mia madre, avvicinandosi, esaminandolo per bene con lo sguardo. In effetti non era il genere di persona a cui si affiderebbe tranquillamente la propria figlia.
“Capitan!”
precisammo all’unisono, io e Jack.
“voi invece dovreste essere la madre di Al”
mia madre lo guardò ,confusa, quando usò il diminutivo invece che il mio nome completo.
“volevo dire, di Alexis... siete bellissima”
se con quel complimento cercava di addolcirla si sbagliava di grosso. Lo sguardo infatti rimase lo stesso, pieno di disappunto ed anche un po’ di disgusto.
“bene, io direi di andare..”
cercai di metter fine al silenzio che si stava creando.
“non così in fretta, Sparrow!”
lo chiamò così di colpo da fargli fare un piccolo balzo. Puntandogli l’indice contro si avvicinò a lui minacciosa.
“probabilmente ti posso sembrare solo una semplice nobile con la puzza sotto al naso che tiene molto a sua figlia.. SBAGLIATO!”
Dio faceva proprio paura...
“io tengo più della mia stessa vita ad Alexis! Se solo le accade qualcosa a causa tua, se anche solo si sente triste, ferita, o se si fa anche solo un taglietto, e tu rimani lì a guardare senza fare niente.. sappi che io affronterò tutte le tempeste di questo mondo per raggiungerti e fartela pagare cara, chiaro???”
con l’indice ad un palmo dal suo naso, Jack non poteva fare altro che rispondere di “si”
“qui non si scappa alla chiarezza!”
rispose, indietreggiando di un passo, e riuscendo nuovamente a muoversi senza il dito puntato contro. Salutai un ultima volta mia madre, prima di seguire Jack a bordo della Perla.
“ora so da chi hai preso quel caratterino”
mi disse, mentre raggiungevamo il ponte della Perla. Gli diedi un piccola spinta.
“non so di cosa tu stia parlando, io sono un angioletto”
lo superai, notando subito che il tramonto era incredibilmente più bello visto da lì.
“bentornata a bordo Miss Sparrow”
mi salutò Gibbs. Mmm.. Miss Sparrow.. suona bene!
“dove si va ora Capitano?”
domandai a Jack, raggiungendolo al timone.
“chissà, ci sono tanti tesori da scovare, porti da razziare, guardie da terrorizzare..”
era quella la vita che volevo? Guardai l’orizzonte, incantata ancora una volta dalle onde del mare, in quell’istante mi giunse la risposta, si, era quella la vita che faceva per me...


FINE
(per il momento...)


Tranquilli/e non mi sono dimenticata di voi! Solo che mi sembrava più d’effetto scrivere alla fine.. L'intenzione era di pubblicare l'ultimo cappy prestissimo, invece il mio odio..ehm adorabile fratello ha tenuto impegnato il pc -.- cooomunque.. così il mio primo potc personale finisce, mentre il secondo attende di essere scritto. Ringrazio tutti quanti! Perché senza di voi un impedita come me non avrebbe avuto la possibilità di avere abbastanza autostima per continuare questa fanfic! Ringrazio le mie più care fan (emmawh, Fannysparrow, lua82, GioTanner e Tensi) coloro che hanno messo la fanfic tra i preferiti e coloro che hanno letto! Ancora grazie, grazie, grazie! Spero di rincontrarvi tutte quante nel seguito! Ora rispondo ai commenti:

Per emmawh: già la madre di Al (sto iniziando a chiamarla anch'io come Jack -.-) ha una personalità piuttosto strana xD riguardo Jack, io la vedo così: che lui è un brav'uomo non ci sono dubbi xD pooi Jack forse evita di mostrarsi troppo gentile e finge di fregarsi dagli altri per essere un pirata in tutto per tutto come (forse) suo padre. Se noti la scena in cui a Will viene infilzato il cuore Jack è dispiaciuto (è così dolce lì *-* ora mi riprendo xD) e sacrifica pure il suo sogno di comandare l'Olandese per far soppravvivere Will (che, anche se lo imbroglia ecc., sotto sotto considera come un amico) scusa tutto il lunghissimo discorso, era perchè volevo dirti come la vedevo io, ti avrò annoiata, ancora scusa, è tutta colpa dei 2 anni di psicologia a scuola (e me ne attendono altri 3...) ora finalmente la smetto di sparare scemenze e ti ringrazio (come sempre xD) ora mi cimento nella scrittura del seguito =)

Per Fannysparrow: ringrazia mio fratello per avervi fatto attendere xD in effetti non è stata una passeggiata (pure l'istante in cui è mancata la corrente cancellandomi metà del capitolo non ha aiutato -.-) spero davvero di non avervi deluse, ora torno a scrivere, a presto (lo spero)!

Per lua82: già, Jack è dolcissimo *-* (ok, ora torno in me xD) sono felice che ti piaccia il titolo definitivo^^ è stato cambiato un miliardo di volte -.- ora mi cimento nella scrittura del secondo, spero di tornare prestissimo =)


I Miei Ossequi
XOSummerbestXO



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