In bilico || Once Upon A Time

di vitto00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1.Troppe novità ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

"Arianna, tesoro. Hai compiuto quindici anni oggi e noi dobbiamo dirti una cosa." annunciò mio padre.
"Uhm, d'accordo." annuì.
"Vedi, noi non ti abbiamo detto tutta la verità. Noi, si be', noi Arianna non siamo i tuoi veri genitori." disse mia madre.
Rimasi immobile, pietrificata. Come poteva essere?
"E' come se lo fossimo però, ti abbiamo cresciuta e..."iniziò a dire mio padre, ma io precedetti ogni parola.
"No! Non voglio sentire niente. Andate via!" urlai cacciandoli fuori da camera mia.
Quella notte piansi, piansi molto.
---
È passato un anno da quando i miei genitori mi hanno detto di essere stata adottata.
Me l'hanno sempre tenuto nascosto e ora che ho compiuto quindici anni hanno voluto rivelarmelo; un bel regalo di compleanno no?
L'hanno detto come se fosse stata una cosa semplice, ma per me non è affatto così. 
Credere di essere una bella famiglia e poi tutto quello in cui credevi perde di significato e di valore. Sono sempre cresciuta con il loro affetto e gli agi certo non mi sono mancati, ma la verità è che ora capisco perché non mi sono mai sentita parte di tutta questa perfezione. Io non sono così, non sono perfetta e non tendo neanche ad esserlo. Sono introversa e l'unica mia salvezza è scrivere. Fin da piccola le persone mi allontanavano perché mi comportavo in modo strano, facevo volare i giocattoli e solo ora capisco il perché.
Io non faccio parte di questo mondo, suona male dirlo, ma il mondo delle favole esiste davvero eppure sono così lontana dal mio lieto fine.

TO BE CONTINUE

Ehilà, ho iniziato questa nuova fan fiction. Amo Once Upon A Time e per questo ho scelto di scrivere questa storia.
Spero vi piaccia, stay tuned :)

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Capitolo 2
*** 1.Troppe novità ***


Capitolo 1

Quanto odiavo lasciare il mio letto la mattina per andare a scuola…
Facevo il liceo classico e abitando a Milano era piuttosto semplice arrivarci con la metro. Scesi dal letto e mi trascinai nel bagno accanto. Era meglio delle altre mattine, i miei capelli erano un po’ sparati verso l’alto, ma il mio vantaggio era averceli un pochino mossi. Mi piacevano i miei capelli, forse era una delle poche cose che amavo di me: erano mossi e biondi.
 Stranamente stanotte avevo riposato bene per cui sistemai in fretta le occhiaie che contornavano i miei occhi verdi-azzurri. Ovviamente non mi ero mai posta il problema degli occhi, i miei erano verdi e quelli dei miei genitori adottivi erano marroni, ma pensavo di avere qualche lontano parente con i miei stessi geni…invece…però la rabbia nei loro confronti era sparita, in fondo loro mi avevano cresciuta come fossi loro figlia e mi avevano protetta sapendo che io non avevo il loro sangue e non ero normale. Ero arrabbiata invece con i miei veri genitori, non so se chiamarli genitori sia giusto, perché mi hanno abbandonata.
Quando mia madre, Elena, e mio padre: Tommaso mi avevano rivelato tutto, hanno confessato anche di aver conosciuto il mio vero padre e che li aveva fatto vedere delle cose. Inizialmente entrambi non volevano credergli, ma quando iniziai a usarmi i miei poteri compresero che era tutto vero e aspettarono fino al mio quindicesimo compleanno per dirmelo e per darmi il libro.
Quel fottuto libro che mi ha reso la vita più complicata!
“Arianna, tesoro… è ora di andare!” mi urlò mamma dalla cucina, per me loro erano ancora mamma e papà.
“Uhm… sì, adesso esco.” Risposi mentre mi infilavo un paio di jeans e una felpa.
Presi lo zaino e scesi giù dalle scale velocemente, li salutai ed uscì. Non so se ero pronta ad affrontare il mio terzo anno di liceo, ma sicuramente lo ero di più rispetto che affrontare il mio destino.
Come al solito la metro era affollata, la gente era di fretta: c’era chi parlava al telefono senza prestare attenzione a niente, c’era chi rideva e scherzava e chi come me era rintanata nel suo mondo con due cuffie nelle orecchie. Amavo la musica, insieme alla scrittura mi faceva sentire più viva che mai.
Arrivai in anticipo a scuola, così decisi di andare al bar a prendermi un caffè. Scrissi anche alla mia migliore amica, Martina, che l’avrei aspettata là.
Ero così concentrata a scriverle e alla canzone che stavo ascoltando che non mi accorsi dove stessi mettendo i piedi e andai a sbattere contro qualcosa, o meglio, contro qualcuno.
“Oddio… scusami!” dissi mortificata.
“Stai più attenta la prossima volta!”disse il ragazzo che avevo davanti raccogliendo i fogli che gli erano caduti a terra.
Lo aiutai.
“Mmm…grazie e scusa se prima sono stato scorbutico. Piacere, Alessandro.” Mi porse la mano.
“Figurati, Arianna.” Dissi stringendogliela.
Uno strano formicolio attraversò tutto il mio braccio e vidi qualcosa, due neonati, poi l’immagine svanì come se non fosse mai successo niente. Non solo io ero scioccata, ma a quanto pare anche lui era teso quanto me.
“Io… Ci siamo già conosciuti?” chiese poi.
“No, non credo.” Risposi calma.
“O-okay, sai per caso dov’è la prima classico A?” chiese sistemandosi il ciuffo di capelli scuri.
“Sì, è la mia classe. Sei nuovo?” gli chiesi.
“Sì, mi sono trasferito. Prima abitavo in provincia e andavo in una scuola là vicino, per cui andandomene ho cambiato anche scuola.”affermò.
La campanella suonò, non mi ero accorta del tempo e non ero riuscita nemmeno a prendere il mio caffè.
Gli dissi di seguirmi e feci per spegnere il cellulare quando vidi il messaggio di Martina, diceva che oggi non sarebbe venuta perché stava male. Perfetto, un bell’inizio.
“Ecco, questa è la mia… la nostra classe.” Mi corressi.
“Grazie, ci vediamo dopo allora. Io vado nell’ufficio del preside, quello so dov’è quindi non dovrei perdermi.” E facendo l’occhiolino scomparì dalla mia vista.
Entrai in classe, c’erano già tutti.
“Ehi!” esclamò Marco, un mio compagno sorridendomi.
“Ciao.” Risposi posando lo zaino per terra.
“Passate bene le vacanze?” mi chiese.
“Benissimo.” Mentì abbozzando un falso sorriso.
“Anch’io, sono stato in America. E’ bellissima…” commentò.
“Ma se non ti piace l’inglese!” puntualizzai scuotendo la testa.
“Non mi piace l’inglese, ma New York la amo!” disse.
“Capisco…” dissi.
“Ti va se…” ma non fece in tempo a finire la frase che la prof entrò in classe.
“Buongiorno ragazzi, sedetevi.” Disse sorridendo.
Era la prof di inglese, una delle mie insegnanti preferite.
“Quest’anno ci sono molte novità!” annunciò.
Fantastico, una la sapevo già ed aveva un nome: Alessandro.
Mi misi a sedere in fondo, da sola perché Martina purtroppo era malata.
“La prima è che abbiamo un nuovo amico, si chiama Alessandro Bianchi ed è appunto un nuovo alunno. Eccolo, prego Alessandro, entra pure. Guarda, là in ultima fila c’è un posto vuoto… di fianco a Arianna, quella ragazza bionda.” Disse la prof indicandomi.
“Uhm…okay, credo che non servano le presentazioni. Ha già detto tutto lei.” Disse lui sorridendo.
“Già, magari dopo Arianna ti fa fare un giro per la scuola.” disse e io mi sentì ancora più a disagio di prima.
Lentamente venne verso di me e lasciando il suo zaino per terra si sedette.
“Bene, la seconda novità è che saranno scelti due ragazzi: un maschio e una femmina per fare uno scambio culturale con l’America, se ve lo state chiedendo, sceglierò io chi mandare.” Spiegò.
Mi sarebbe piaciuto andare, ma anche se fossi stata la prescelta i miei non mi avrebbero fatta allontanare così tanto da casa. Potevo essere in pericolo oppure sarei potuta essere io il pericolo, dovevo tenere sotto controllo la mia “stranezza” e nonostante avessi lavorato sodo per non uccidere qualcuno con il pensiero non era prudente.
“E infine, come ultima cosa avrete me come insegnante principale di inglese e il professor Henry Mills per imparare meglio la pronuncia dato che lui è madrelingua.” Disse soddisfatta.
Passammo il resto dell’ora a discutere di alcune cose burocratiche come le gite e i rappresentanti di classe che decidemmo di eleggerli quando sarebbe tornata anche la mia migliore amica. Dopo inglese ci fu storia, latino e greco che passarono abbastanza velocemente poiché parlammo per la maggior parte del tempo.
Quando suonò la campanella tutti schizzarono fuori dall’aula. Buttai l’astuccio nella cartella e mi misi il giubbotto.
“Rossetti!” mi chiamò Alice, una mia compagna che non mi andava molto a genio e la cosa era reciproca.
“Che vuoi?” sbuffai alzando gli occhi al cielo.
“Quel ragazzo nuovo, è mio. Non avvicinarti.” Disse facendo uno strano sorrisetto.
“E’ il mio compagno di banco, come faccio a non stargli vicino? No sai perché se me lo spieghi potrei anche darti retta… anzi no, non lo farei.” Dissi lasciandola da sola con le sue amichette in classe.
Nell’uscire però mi accorsi che ero andata nuovamente a sbattere contro il petto di qualcuno.
“E-Ehi…” dissi aggrottando il sopracciglio.
“E’ una tua specialità finire addosso ai ragazzi?” mi chiese Alessandro ridacchiando.
“Divertente, ma no…” risposi.
“Devo stare alla larga da quella vera?” chiese riferendosi chiaramente ad Alice.
“Ringhia, ma non morde. E’ innocua, vuole tutte le attenzioni. Non devi per forza starle alla larga, magari potresti anche scoprire che è la tua anima gemella…” ribattei.
“Non penso.” Affermò.
“Arianna! Ti ho trovata… ecco, prima volevo chiederti se ti andava di uscire con me oggi pomeriggio.” Disse Marco.
“Oggi pomeriggio?” chiesi non sapendo che dire, era carino, ma non era il mio tipo.
“Sì, non so per un cinema o solo un gelato.”annuì.
“Oh, non saprei… ultimamente ho da fare.” Sospirai pensando alle lezioni di controllo della mente.
“Se non ti va di uscire con me dillo subito, almeno non perdo tempo.” Disse più freddo.
“Non è che non voglia uscire con te è che…” farfugliai.
“Oggi deve venire da me a spiegarmi il programma della scuola.” Finì Alessandro.
“Ah, capisco. Potevi dirmelo subito, non ti avrei aggredita così. Allora ti scrivo stasera per metterci d’accordo. Ciao, a domani.” Disse accarezzandomi la guancia.
Se ne andò.
“Cosa ti salta in mente?!” chiesi accigliata.
“Mi sembrava avessi bisogno d’aiuto e davvero non ho capito niente di quello che hanno detto oggi… però se hai da fare non fa niente.” Disse innocente.
“Va be’, dammi il tuo indirizzo o il tuo numero, anche se non credo oggi riuscirò a venire.” Risposi.
Mi dettò il numero e poi andai a casa, quel ragazzo aveva qualcosa di strano.
Era bello, niente da dire a riguardo, ma nei suoi occhi azzurri riuscivo a vedere il vuoto e tutto ciò non prometteva bene.
TO BE CONTINUE
spero vi sia piaciuto questo primo capitolo, vedrò di aggiornare presto...

stay tuned :)

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