È l'amore che conta

di Beks00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Alex Brown ***
Capitolo 2: *** 2° Sfida accettata ***
Capitolo 3: *** 3° Interesse e difficoltà ***
Capitolo 4: *** 4° Arrossisci? ***



Capitolo 1
*** 1° Alex Brown ***


Nicole era in macchina per andare a lavorare, come ogni giorno ormai da tre anni. 
Non la faceva impazzire l'idea di gestire la vita di un'altra persona, ma lo stipendio gli permetteva una vita decente e poteva stare tranquilla. 
Quella mattina era un po' in ritardo, la sera prima appena finito di lavorare, era stata letteralmente sequestrata dalle sue amiche e trascinata a ballare. 

- Dannato alcool... Mi sento la testa schiacciata in una morsa - 
Disse con voce impastata di sonno e agonia, per il mal di testa incessante. 
Ripercorse nella mente quella mattina.
Si era svegliata al contrario nel letto, completamente vestita e a malincuore si era alzata,  doveva lavarsi assolutamente!  
Nel tragitto dalla camera al bagno aveva urtato parecchie cose, gemendo sommessamente ogni volta, eppure riuscì ad arrivare a destinazione salva, un po' malconcia ma salva. A tempo di record si era vestita e aveva mangiato un cornetto alla Nutella, il suo preferito. 

" Nutella... " 

Questo dolce pensiero spari con un " poof " dalla sua mente, a causa di una macchina dietro di lei, il proprietario sembrava furioso e suonava incessantemente il clacson. 

Guardò il semaforo verde e posandosi una mano sulla fronte, sospirò pesantemente, spinse su l'acceleratore e riparti verso il suo luogo di lavoro. 
La villa del suo capo,  manager e zio del famoso modello, musicista e neo-attore Alex Brown. 
Nicole sapeva tutto di lui, anche perché ordinare la sua vita era compito suo ma, le uniche cose che non sapeva erano l'età, i tratti somatici e soprattutto che quegli impegni appartenevano a lui.
 Era completamente ignara di ciò, il suo capo non gli aveva mai detto per chi doveva lavorare fino a tardi, ma dopotutto la pagavano bene e non si curava di altro. 

Solcò di fretta il grande portone della villa e con altrettanto fervore camminò per i corridoi, diretta verso l'ufficio del suo capo, il quale aveva richiesto urgentemente la sua presenza. 

" pagano bene, pagano bene... Pensa solo a questo "

I suoi passi finirono dinanzi una porta, bussò con il pugno dopo aver saggiato la superficie liscia con la mano e pensò a quanto tempo fosse servito per fabricarla. 
Entrò appena gli fu dato il permesso, la stanza era grande, abbastanza da far rieccheggiare i pochi passi che Nicole fece entrando. 
Si soffermò a guardare l'orribile color giallo opaco che dipingeva i muri. 

" di cattivo gusto... "

Davanti a lei vi era un'enorme scrivania lucida, marrone scuro e intagliata tutt'intorno. 
Dietro vi erano due librerie, anche se Nicole credeva difficile che quell'uomo leggesse. 

" tutta scena... "

Seduto sulla sedia antica della scrivania vi era il suo capo. 
Un uomo di forse cinquant'anni, capelli neri con qualche ciocca bianca, occhi sottili e scuri, scrutatori. Aveva una perenne smorfia seria e insoddisfatta sotto quei baffi neri. 

" mi inquieta ogni volta... "

- Buongiorno - Tono piatto, come sempre pensò Nicole. 
- Buongiorno signore, se mi ha chiamato per il ritardo io - 
La interruppe alzando una mano. 

- Non è per il ritardo Nicole... Ti ho chiamato per altro - 
Lei rimase in silenzio, aspettando che il capo parlasse. La scrutava col suo sguardo indagatore, come a studiarla, questo la mise un po' in soggezione. 

- Io e la mia signora domani partiamo - 
Fece una pausa per alzarsi dalla sedia antica. 

- E tu dovrai occuparti delle esigenze di Alex in nostra assenza - 
La mente di Nicole cominciò a viaggiare nella propria memoria.

" Alex?... Chi è Alex? "

- Scusi ma, chi è Alex? - Azzardò a chiedere titubante. 
Nel frattempo il suo capo era arrivato davanti la finestra, spostò lo sguardo dal giardino a Nicole, una specie di sorriso, o quella di sorridere era la sua intenzione visto che ne uscì un ghigno arcaico. 

- Alex, mio nipote... La persona per cui ieri ha lavorato fino a tardi. Alex Brown - 
Nicole non poté fare a meno di corrucciare la fronte. 

- Io lavorerei per suo nipote? - 
Le sembrava abbastanza assurdo. Anche se tutto poteva essere, in effetti era stata sciocca a non essersi informata al riguardo. 

L'uomo ampliò il " sorriso "

- Si, è un modello, musicista e di recente ha fatto un film, ma questo lo sai, dopotutto ormai sono tre anni che gestisci i suoi impegni - 
L'unica cosa sensata che gli venne da fare fu annuire debolmente,  si diede della stupida mentalmente. 

- Quindi... Da domani starà qui per un mese, quando io e la mia signora saremo tornati - 
Dopo questa affermazione Nicole fu sicura di aver perso anni della sua giovinezza. 
Come poteva restare? Aveva una casa da mandare avanti, aveva una vita. 
Aprì bocca per parlare, ma il capo fu più veloce.

- ovviamente avrai un aumento - 
Altri anni di giovinezza andati a farsi benedire. 

" aumento?? Oh mio dio... Che devo fare?? " 

La pancia parlò prima della testa.
- Certo, va bene signore -

- Eccellente... Mi segua, le presento il nostro Alex, ora sta facendo un servizio fotografico - 
Aprì la porta sorpassando Nicole, che era rimasta immobile.

" oh mio dio che ho fatto..."

- Presto Nicole - Voce seria, la fece riscuotere e lo seguì nel corridoio. 

Aveva la testa dolorante, per il mal di testa e il continuo e incessante pensare al da farsi.

" perché ho detto si? Perché? Non posso accantonare la mia vita... Però avrò un aumento... Certo però non posso! Ho una vita, degli impegni " 

A passo lento seguì il signor Brown. 

Si fermarono davanti una porta, nella quale il capo entrò subito. 
Nicole si girò verso uno specchio appeso alla parete.
Studiò il proprio riflesso.

"... Sono nei guai ormai, bhe spero almeno che sia un bel uomo " 

Varie immagini di uomini bellissimi gli frullarono in testa.

" Magari ha gli occhi chiari... Ed è biondo e ha un fisico perfetto... E... Aspetta ma, se è così bello io ora sembro una sfollata " 

Sciolse i suoi morbidi boccoli biondi dalla costrizione dell'elastichetto nero. Si diede un paio di schiaffetti sul viso, la carnagione chiara si arrossò leggermente sulle guance e cercò di pulire il trucco attorno agli occhi. 
I suoi occhi nocciola dai tratti affilati, quasi felini, seguiti da un nasino leggermente a l'insù e due labbra carnose e rosa.
Sua madre diceva sempre che invece della bocca,  sua figlia aveva un cuore, per il morbido disegno del contorno delle labbra.
Nicole era sempre stata lodata per la sua bellezza, ma non doveva sposarsi, ora doveva lavorare.
Appena varcò la porta, spalanco gli occhi. 

-... Non è possibile... - Sussurrò. 

- Nicole, lui è mio nipote Alex - 
Un ragazzo, era un maledetto ragazzo mezzo nudo, con solo dei jeans. 

" ma è.."

Alex girò gli occhi azzurri verso di lei. I suoi capelli biondi si mossero leggermente sulla fronte. Allungò la mano con un ghigno strafottente. 

-... Piacere. Nicole - 

Non ci voleva credere, non era possibile. Continuava a guardarlo completamente congelata, letteralmente imbambolata. Avrebbe dovuto badare per un mese a un ragazzino?



°°°°°ANGOLO AUTRICE°°°°°
Finalmente ci sono riuscita!! Son giorni che ho problemi sul computer e il telefono, avrò riscritto questo capitolo mille volte...*AGONIA*
Comunque...
Comincio col dire che è la prima storia che pubblico su efp dal mio account, anche perchè mi sono iscritta da poco.
Non è la mia prima storia, ho scritto " E se ti dicessi ti amo? " insieme a Marty199 mia cara amica e collaboratrice, con cui ho dato vita a questa storia.
Spero vivamente che vi sia piaciuto questo capitolo, e spero altrettanto di ricevere il vostro giudizio, positivo o negativo che sia( posso solo che imparare da questi ultimi).
Aggiornerò appena possibile! Se vi è piaciuta non mi abbandonate!! T^T

Baci Baci Beks00

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Capitolo 2
*** 2° Sfida accettata ***


- Piacere... Nicole - Alex stava ancora con la mano tesa, e quel sorrisino strafottente. Nicole riuscì ad uscire dal torpore dei suoi pensieri.
- Si, piacere Alex - Disse con la voce un po bassa e stringendo la mano del ragazzo. Aveva delle mani grandi, le unghie un po mangiucchiate eppure erano morbide, non vi era alcun segno, nessuna cicatrice o altro.

" è un modello, è ovvio " 

Ma la cosa che colpì di più Nicole era il calore, delle grandi mani calde.
Si rese conto di stringere ancora la sua mano e di fissarla, questo le causò un leggero imbarazzo e lasciò la mano di Alex, perdendo tutto il calore, che lasciò spazio al leggero freddo pungente della stanza.

- Nicole sarà a tua disposizione per il periodo della mia assenza - Lo guardò lo zio.
- Mia disposizione? Wow addirittura? - Ridacchiò leggermente, esibendo un sorrisetto.
- Si esatto, fai la persona seria e lavora - Lo riprese serio il signor Brown. L'ironia del ragazzo fu colta di Nicole, e non gli piacque.
- Sono a vostra disposizione per cose che riguardano il lavoro, niente di più - Lo guardò seria.
- Certo... Nicole - Divertito gli fece l'occhiolino. Nicole era sicura già di odiarlo, chi si credeva di essere questo ragazzino?

- Zio devo finire il servizio - Senza guardarlo tornò sul set.
Forse Nicole lo odiava, ma non poteva negare che fosse un bel ragazzo. Lo guardò esibire sguardi provocanti e posizioni davvero...

" Sexy... "

Si diede un pugno mentale per quell'aggettivo.

" Sembra più adulto di un ragazzo di diciotto anni "

Alex cambiò abiti per le foto, mostrando ancora una volta i suoi muscoli perfetti. Si infilò una felpa senza zip e i suoi capelli ne uscirono disordinati.
Aveva tre tonalità diverse di biondo, passava dal cenere alla base, al platino sulle punte. Se li portò su con una mano, così da far involontariamente risaltare i suoi occhi azzurri, quasi grigi. 
 Si era senz'altro u un bel ragazzo.

- Alex ricordati di andare in palestra. Mentre sarò assente vedi di non fare come ti pare! E tieni il tuo prezioso fisico in forma... Segui la dieta della dottoressa - 

" Dio che strazio... Gli vietano tutto "

Nicole si domandò se gli importasse qualcosa del nipote oltre il fisico.
Alex si buttò su una sedia mentre il fotografo cambiava il rullino e l'obbiettivo.
Nicole colse l'occasione e si avvicinò al signor Brown, senza che Alex sentisse.
- Ma vostro nipote di preciso quanti impegni avrà? - Domanda ovvia pensò, di solito gli veniva data una lista o cose simili, per poi ordinare tutto. Ma lei ora non sapeva niente, era sicuramente più facile gestire le cose da una scrivania che di persona.
- Oh, lo vedrà ogni giorno durante la mia assenza - Se il suo capo non fosse stato lì avrebbe urlato di strazio.
- E dovrà accompagnarlo perché è ancora minorenne - Ecco, ora Nicole non poté trattenere una smorfia di sorpresa. Minorenne? Davvero?

" Leva la faccia da idiota! "

Si ricompose velocemente, schiarendosi la voce.
- Capisco... E quando raggiungerà la maggiore età? - L'unica cosa, non propriamente sciocca che gli venne da chiedere.
- Tra un mese... - Rispose il signor Brown, aggiustandosi il colletto della propria camicia.

" Lo stesso giorno in cui torna con la moglie?... Beh non vorranno perdersi il compleanno del nipote "

- Bene Nicole... Ora puoi andare, domani mattina anche se è sabato alle 6 qui - La congedò il suo capo, con l'ovvio tono piatto.
Fece un leggero cenno del capo in segno di rispetto, poi si voltò e uscì da quella villa enorme, attorno aveva molti metri quadrati di territorio erboso, alberi e molti fiori. 
Nicole aveva passeggiato ogni tanto per il parco vicino casa sua, ma non avrebbe mai retto il confronto con i giardini di quella villa, per non parlare del labirinto.
Era enorme, sembrava provenire da un film e si estendeva tutt'intorno, fino al muro che divideva quel paradiso dalla vita reale.
Eppure il pensiero di Nicole era negativo.

" Alle sei... Di sabato mattina... Voglio morire "


- Baggianate - Eulalia la guardava scioccata, seduta sul tappeto con un bicchiere di vino rosso vicino.
- Ti dico che è vero! Alex Brown - Ribadì Nicole, bevendo un sorso di vino sul divano. La sua migliore amica la faceva infuriare quando non gli credeva, però era l'unica con cui potesse parlare, senza maschera e inganni.
- Ok, ok diciamo che ti credo... Ora che farai? Cioè... Alex Brown è molto famoso, avrà da fare ogni minuto, è famoso e bello - Nicole ghignò e guardò l'amico con il sopracciglio alzato.
- Hey non è che ti piace? - Eulalia gli diede una cuscinata.
- Certo che no! Io ho Duncan e ho intenzione di tenermelo - Nicole sorrise, conosceva il ragazzo di Eulalia, era un omaccione, il tipico gigante buono.
- Che farò?... Quello che mi è stato detto di fare chiaro, mi pagherà il doppio e ho bisogno di quei soldi... Sono indietro con l'affitto - Sbuffando si passò la mano sul viso.
- Ok, però mi raccomando fatti valere, non sei lo zerbino di nessuno, fai del tuo meglio, tanto un mese passa come niente - Alzò il bicchiere, e Nicole lo fece tintinnare con il proprio per poi sorridere, e passare tutta la serata con la sua migliore amica.

Voleva svagarsi un po, prima che la pacchia finisse, prima che quella sveglia suonasse la mattina dopo, come un richiamo dell'inferno. Avrebbe fatto senz'altro del suo meglio e non avrebbe permesso a quel ragazzino di rovinare tutto, con i suoi sorrisini e le battutine irritanti.

Gliela avrebbe fatta vedere a quel bimbo. 

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Capitolo 3
*** 3° Interesse e difficoltà ***


Nicole stava guardando la forma del suo viso sul cuscino. Come poteva sbavare così tanto di notte?
“Forse ho sognato del cibo...una torta..al cioccolato”
    
Ci impiegò un quarto d’ora per vestirsi, riflettendo su come sarebbe stato meglio presentarsi in un’occasione simile.   Elegante? Modesta? Esageratamente elegante?. Il dilemma venne risolto dalla frase filosofica del “come va va”.
-Avanti Nicole... devi solo fare da baby sitter ad un poppante, che sarà mai- Diceva a se stessa, bevendo un caffè in piedi nella cucina
Non aveva una casa chissà quanto grande, guardando la sua cucina errò fuori uno dei suoi più grandi ricordi, uno dei più felici

-Come può vedere la casa non è ammobiliata...- Nicole camminava dietro l’agente immobiliare, guardandosi tutt’intorno. Non era un gran che alla vista, i muri ricoperti da una carta da parati un tempo verde chiaro, ora rovinata e grigia. Il parquet era scuro, incrostato da anni di polvere, Nicole si mise a pensare da quanto tempo quella casa era chiusa. Le finestre opache, le trovò ugualmente belle, una volta pulite lo sarebbero state ancora di più e chissà che bel panorama urbano, visto che l’appartamento si trovava vicino la piazza Times Square.
-Bhe... Così d’impatto può apparire, amm..insomma- Si guardò intorno con un labbro leggermente storto.    
-La prendo- Fu talmente veloce che si stupì di se stessa. La donna la guardò un secondo sorpresa, per poi sorridere cordiale.
-Bene. Allora la informerò sul prossimo appuntamento per concludere l’accordo- Strinse la mano a Nicole, che ricambiò il sorriso.

Il rumore della porta che si chiudeva la fece tornare sulla terra. Lo aveva fatto davvero, aveva quell’appartamento. Era folle, molto folle sopra ogni cosa, era uscita solo ieri da casa dei suoi genitori che adorava con tutto il cuore, ma non era più una bambina anche se i suoi la trattavano ancora come tale. 
Aveva sentito il profondo bisogno di andare per la sua strada, vivere la sua vita, certo non sarebbe sparita dalla circolazione ma aveva bisogno del suo spazio ormai. 
Guardava quell’appartamento girando su se stessa, scrutando ogni particolare ogni sfaccettatura, viaggiando con la fantasia su come avrebbe colorato le pareti, che piatti avrebbe comprato, se avrebbe appeso dei quadri e quanti, di primo impatto sembravano cose sciocche ma in quel momento Nicole pensava fossero le più giuste.

Con una leggera fatica aprì la finestra, tanto vecchia da scricchiolare. 
-Ci vorrà un po’ d’olio- La spalancò, affacciandosi. La luce del sole la colpì piacevolmente sul viso, il cielo era limpido quel giorno, c’era un palazzo probabilmente vecchio, di un colore rosa antico. 
In basso le persone camminavano, ignare di una giovane spettatrice che osservava ognuno di loro, sognando di essere in un futuro quella donna a braccetto con un bel uomo, ridere insieme, o magari quella donna al telefono con una valigetta.                                                                                                                               

In ogni caso il suo futuro lo avrebbe vissuto lì, ne era ciecamente convinta. Dopotutto quella era casa sua. Il suo rifugio, dove avrebbe vissuto.


Sorrise al ricordo, per poi guardare l’orologio regalatogli dalla madre.
Le cinque e mezza.
-Oh mio dio!! Mezz’ora?? Devo correre!- Più veloce della luce aprì la porta dopo aver preso le chiavi della macchina. Con immenso soglievo arrivò cinque minuti prima delle sei.
Le piaceva da morire quella villa con il giardino, percorse quella sorta di vialetto passando vicino al labirinto. Si diede una leggera sistemata davanti la grande porta, poi suonò il campanello.

“Aspetta. Ma dove lo trovo una volta dentro?... Starà in camera sua a giocare con le macchinine? “

La porta si aprì, Nicole guardò dentro senza scorgere nessuno.

“Ma...Come? “

- E’permesso?...- Fece un passo avanti. Guardando a destra e sinistra, ritrovandosi davanti al viso una signora. Sobbalzando leggermente sul posto e mettendosi dritta.
-Amm... Io sono-
-Il signorino Alex è in salotto. Mi segua- Aveva un tono di voce piatto e acuto, come se fosse in una muta agonia. 
Nicole la seguì in silenzio, lanciandole qualche sguardo stranito, era davvero inquietante.                                  
-Signorino... E’ arrivata...- Si girò, ora Nicole la vide bene in viso, sembrava un vecchio pesciolino rosso, dagli occhi a palla, leggermente chiusi. La seguì con lo sguardo finché non sparì dietro la porta. Il silenzio calò nel salotto, Nicole rimase a guardare la porta non sapendo cosa fare, doveva girarsi? Sedersi? Oppure restare ferma lì come una deficente?. 

Opto per la prima. Una volta girata si trovò davanti “il bambino che giocava con le macchinine”, stava sdraiato sul divano con un libro in mano.
Indossava una maglietta a maniche corte blu scuro, con qualche cosa scritta sopra, dei jeans stretti sopra e più larghi sotto e senza scarpe, in ciabatte. Venne un secondo rapita dal suo sguardo, talmente tranquillo e concentrato a fantasticare chissà di cosa. Scuotè lievemente la testa, decisa ad attirare la sua attenzione. 
Si schiarì la voce, nulla. Si sentì infastidita.                                                                                                                                        

-Buongiorno- Chiara e coincisa. Alex alzò gli occhi cerulei dalle pagine del libro, scrutandola, completamente
-Oh...Sei arrivata- Davvero? Se n’era accorto ora? Nicole strinse lievemente le labbra.                                         
–Già… Alle sei, come mi era stato detto.- Si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. La guardò per un paio di secondi senza dire nulla, poi esordi con un sorrisino.                                                             
-Bene. Allora seguimi - Sorpassandola aprì la porta. Lei si affrettò a seguirlo, non voleva sbucasse la donna pesce di nuovo.
-Dunque quanti impegni hai di preciso?- Affiancò Alex nel corridoio.
-Questo l’ho fatto... Questo pure... Mmm... Mi manca la registrazione, palestra con Jackson eee...Basta. Però oggi non è molto.- Concluse con un gesto della mano. Stava scherzando? Era poco? Nicole non era molto daccordo.      

-... A me sembra che per un ragazzo di diciassette anni siano tanti...- Lo guardò un secondo di traverso. Alex ricambiò lo sguardo, con un alzata di sopracciglia.                                                                                              
-E'solo sabato... Vedessi il lunedì. Solo la domenica èlibera- Ok non era normale, questo pensava Nicole, non erano certo affari suoi ma cavolo, si parlava di un ragazzo, non di una bambola di plastica
-Wow hai una vita intensa... Avrò molto da fare standoti dietro- Disse con tono leggermente sconsolato. Lui si accigliò ampiamente, aprendo una porta alla fine del corridoio.
-Hey hey... Dietro a chi?? Mica sono un bambino- Ribatté risentito.
-Non un bambino... Un ragazzo- Esibì un sorriso, tranquillo, la sua reazione l’aveva divertita. 

Alex fece schioccare la lingua sul palato.
-Ma vaaa. Ormai sono un uomo. Tiè, mi cresce pure la barba.- Si passò la mano sulla mascella con un sorrisetto, lasciando la porta aperta per lei.
–C’è tempo per essere uomo... Sei ancora un ragazzino- Allungò la mano verso la guancia di Alex, strofinando i polpastrelli sulla pelle.
-E poi non sento nessuna barba qui- Disse con tono leggermente ironico, guadagnandosi uno sguardo contrariato.  
–Perché l’ho tagliata... Allora da domani non la taglio più e vediamo... Nicole- La guardò, con fare ammaliante. Che divertì molto Nicole. 
-Mh, vedremo- 

Varcata la soglia della porta, dinanzi a lei si estendeva una stanza di almeno dieci metri per dieci, il parquet chiaro e lucido, al suo interno, i tipici strumenti che si trovano in una palestra qualunque

“Ovvio... E’ricco. Mamma che bello” 

-Tessssorooooo!- I due vennero distratti dai loro pensieri da una voce molto nasale e abbastanza alta, a detta di Nicole, davvero irritante.                                                                                                                                    
-Ciaaao...- Rispose con non curanza Alex. Nicole guardò il ragazzo, proprietario di quella voce.                         
Era il tipico ragazzo muscoloso, con una canottiera fluo che lasciava scoperti i pettorali, dei shorts blu attilati con le gambe muscolose scoperte i capelli a spazzola, gli occhi scuri e leggermente all’insù, la pelle abbronzata e un gran sorriso.
-Lui chi è?...- Lo scrutò attentamente
-Piacere! Sono Jackson! Da oggi farò mantenere il corpo di questo ragazzo, come un dio greco!- Guarda con un occhiata eloquente Alex, che si girò verso Nicole, serio tranquillo e incrociando le braccia si rivolse a lei.  

-Cambiamolo...- Esordì a bassa voce, Nicole alzò il sopracciglio guardandolo.                                                         
-Perchè? Neanche hai iniziato e già lo vuoi cambiare?- Non aveva senso effettivamente, ma lo pensava solo lei.
–E’gay... Cioè-

“ Ecco il bambino”

-Facci una lezione... Se non va lo cambiamo- Uno scontro di sguardi, finché il ragazzino non cedette, roteando gli occhi. Si avvicinò a Jackson.
-Opla!! Andiamo!- Sorrise energicamente, dando uno schiaffo sul sedere di Alex, che serio si riavvicinò a Nicole.
-....Mandalo via subito prima che la sua vita abbia fine- Che viziato, insomma, che bisogno c’era?? Lei sbuffo leggermente, avvicinandosi a Jackson, che sostituì il sorriso con uno sguardo sconvolto.

“Mi dispiace, devo ammetterlo”

-Vabbene niente palestra- Esordì Alex dirigendosi verso una porta. Nicole non poté fare a meno di esibire un’espressione confusa.
-Cosa? Non ti devi allenare?- Si avviò dietro a lui, seguendolo.
-Domani domani- Lei ampliò lo sguardo confuso, continuandolo a seguire.                                                                  
-Nono... Sono i tuoi impegni non li puoi saltare- Alex alzò le spalle non curante, camminando.                                  
-Non ho un allenatore. Non la faccio- Ok, Nicole si stava alterando. Questo ragazzino aveva il potere di farla innervosire come pochi. Gli si piazzo davanti, impedendogli di uscire dalla palestra. Lui di tutta risposta alzò il sopracciglio, senza preoccupazione ne timore, quella piccoletta non lo spaventava certo. 
-Figurati, ti alleni da solo, saprai fare qualche esercizio no?- Era intenzionata a non mollare. Ma neanche lui, che con una mano la scansò, sorpassandola.                                                                                                                    

Era proprio cocciuto, Nicole peggio di lui, una volta fece venire la gastrite alla madre perché voleva andare in vacanza con degli amici, ma la madre non era disposta a permetterglielo. Una settimana dopo era partita in settimana bianca.

Gli si ripiazzò davanti, ostacolandolo.
-Nono forza vai- Gli mise una mano sul petto per spostarlo indietro, senza risultato ovviamente. Poté sentire la consistenza solida dei suoi muscoli, chissà quanto si allenava.

“Questo non gioca con le macchinine… Solleva i tir”

-Non ne ho voglia. Quindi no- Sosteneva lo sguardo di Nicole, con sfida.

“Non crollo bambola”

Nicole dovette fare un respiro profondo per non esplodere. Mise su un’espressione dura.                                  
-Avanti vai! Inizi già male, chi ti regge se vai avanti così!- Doveva stare calma, dopotutto era una questione di lavoro. Alex la guardò, corrucciando leggermente la fronte, meno strafottente e più serio. Nicole pensò che i suoi occhi erano talmente chiari da vederci dentro il proprio riflesso. 
-Vengo in palestra ogni santo giorno. Per una volta che non c’è  l’allenatore non ci vado- Il suo tono di voce serio ma quasi grave, Nicole sapeva sicuramente che era la verità e forse aveva leggermente esagerato.        
- Dipende da cosa hai intenzione di fare al posto della palestra- Incrociò le braccia, ora totalmente calma e le sembrò che anche Alex si sciolse. 
-Devo registrare una canzone- La donna annuì.
-Va bene andiamo allora-

La sala di registrazione si trovava nell’ala ovest della casa. Grande forse come la palestra, Nicole prima o poi si
sarebbe persa in quella casa piena di corridoi, camere e scale.
-Eccoti Alex… Ora possiamo iniziare- C’erano quattro ragazzi li, sicuramente la band, o semplicemente quelli che avrebbero accompagnato la voce di Alex. Nicole sapeva che cantava ma non che era lui a farlo ovvio.

-Ok, forza con la prima- Il ragazzino entrò nella stanza insonorizzata, mise le cuffione e si posizionò davanti il microfono. Nicole non era capace a cantare, forse canticchiare a bassa voce ma chi non è capace?
Si sedette su una sedia li fuori la stanza insonorizzata, davanti vari tasti comandi a lei sconosciuti.

“Che roba”

Si poggiò sui pannelli e per errore accese il microfono interno alla stanza, la voce di Alex la colpi come un fulmine a ciel sereno, ma non ne rimase scioccata anzi, fu piacevolmente sorpresa.

“E’ molto bravo”

Lo guardava da dietro il vetro e ascoltava la sua voce, singolare perché davvero particolare, capace di produrre note molto basse e alte, con uguale intensità e bravura. Un timbro naturalmente basso, leggermente roco, certo le note alte non erano in falsetto ovvio, e Nicole ringraziò il cielo per questo, la sua amica Eulalia odiava le voci troppo alte, e a forza di dirlo le fece odiare anche a lei.

Non seppe dire quanto durò tutto, forse un’oretta, ma non se ne era curata minimamente, troppo presa dalla voce di Alex. Quel ragazzino questa volta l’aveva stupita. Talmente tanto che non si rese conto che, ormai avevano finito.
-Grande Alex, bravo come sempre. Ci vediamo la prossima volta- Il diretto interessato alzò la mano in cenno di saluto, uscendo dalla sala.
Guardò Nicole, si chinò leggermente, sembrava addormentata con gli occhi aperti.

“Sia sonnambula?”

-Hey… Ho finito- Questo bastò a farla uscire dal suo mondo fantasioso dove la colonna sonora era la voce di Alex.   -Oh...- Si alzò dalla sedia, sistemandosi la camicia bianca. Alla fine si era vestita abbastanza decentemente, una camicia con sotto una gonna alle ginocchia e dei tacchi neri, non altissimi ma il pezzo forte erano i capelli, completamente sciolti sulle spalle.
Alex la osservò un paio di secondi.

“Però è decisamente bella… E’ innegabile”

Si schiarì lievemente la voce e aprì la porta.
-Ora..- Aprì la porta e fece per uscire. Nicole ovviamente lo bloccò prima.
-Ora dove vai?- Si aspettava qualcosa tipo “vado a scalare il monte Everest a mani nude , senza corde e senza”. Giù di lì almeno. 
-…A pranzare?- La guardò come fosse la cosa più ovvia del mondo. Nicole aggrottò le sopracciglia e controllò l’orologio al polso regalatogli dalla sua migliore amica Eulalia. 

“Accidenti sono le tre ci credo che ha fame! Non ho fatto caso al tempo 
che passava, qui dentro si scorda che i minuti passano “

-In effetti. Ok andiamo- Si diressero verso la sala da pranzo. Questa villa le sembrava sempre più un castello. 
Era seduta a capotavola di un tavolo enorme, lungo abbastanza da dover alzare la voce per parlare con eventuali ospiti da l’altro capo. Alex era scompostamente seduto alla sua destra, intento a guardare il suo piatto con uno sguardo sconsolato. Nicole diede una veloce occhiata al piatto.

“Ci credo che non mangia”

Quello non era cibo ma un concentrato di vitamine, proteine e altro che Nicole non voleva neanche conoscere. Tornò a guardare il suo piatto, una bella bistecca media, con contorno di patate. Tagliò la carne e portò il boccone davanti alla bocca, ma fu frenata da un verso frustrato proveniente dalla sua destra. Girò lo sguardo verso il ragazzino responsabile del verso.

“Nono non guardarlo. Mangia le tue cose”

Rialzò la forchetta, quella bistecca aveva un aspetto e un odore magnifico.                                                                 
–Hey… Dammi un po’ di carne…- Sussurrò Alex a mezza bocca. Nicole girò lo sguardo verso di lui, a malincuore posò il boccone nel piatto, doveva mangiarlo assolutamente.
-Assolutamente no… Tuo zio è stato chiaro. Non devi mangiare queste cose- riprese la forchetta, invano.       
-Ma dai! Stai guardando?? Mi faranno morire di fame!- Alzò leggermente il suo piatto, con uno sguardo abbastanza contrariato. Nicole abbassò nuovamente la forchetta. 
-Perché allora non ti lamenti con lui e gli chiedi di poter mangiare di più?-
-Perché tanto non mi darebbe ascolto- Il suo sguardo era completamente rapito dal piatto di Nicole.
-No- Liquidato velocemente. 
Per la decima volta alzò la forchetta, poteva sentire l’aromatico odore della carne, deliziosa. Ma evidentemente mangiare quella buonissima bistecca non era nel suo destino.
-…Dai…- Un tono così disperato, tenero quasi, come un bimbo che prega la mamma di non fargli mangiare le verdure.

“Non è possibile… “

Un profondo sospiro. Avrebbe voluto ucciderlo, ma dopotutto provava anche pietà per lui, al suo posto sarebbe morta da un pezzo con quei piatti.
-Va bene prendi dai…- Un sorriso vittorioso si formò sul viso di Alex, che afferrò il piatto di Nicole e lo mise di fronte a sé.
-Un pezzo non tutto il piatto- Parole dette al vento. Poggiò un gomito sul tavolo e si mise a guardare quel “povero affamato e denutrito” ragazzino.                                                                                                                           

–MMM… Cibo… Vero cibo- La sala da pranzo si riempì dei suoi versi da ghiottone, che divertirono leggermente Nicole. 
-Ok basta. Ora fai mangiare me- allungò la mano verso il piatto, che venne prontamente spostato da Alex. La donna si accigliò.
-Hey hey ne hai mangiata la metà e il piatto è mio- Tentò di riaverlo, inutile, il ragazzino era tosto.                  
–Noooo….- Strascicò la voce, come in un dramma teatrale.
-Si invece- Riuscì finalmente a gustare quella deliziosa carne, con fierezza. Sotto gli occhi depressi di Alex, ma dopotutto la fame ti spinge anche a implorare, se non di peggio pensò Nicole.

“Dio era buonissima…”

Stava per mettersi più comoda contro lo schienale della sedia, mando ovviamente, fu interrotta.                      
-…Nicole…- Il ragazzino incrociò le braccia sul tavolo, guardandola attentamente. Anche se con un leggero rammarico, Nicole alzò gli occhi su di lui.
-Dimmi Alex…-
-Dimmi avanti… Parlami di te. Sennò mi annoio forza- Nicole non era convinta di aver capito bene, oppure temeva di aver capito benissimo. Cosa voleva quel ragazzino? Era la sua vita, perché doveva raccontarla a lui? Però effettivamente anche lei era annoiata.

-Di me?... Bhe ho una vita abbastanza normale, un lavoro e una casa.- Guardò il ragazzino, per poi poggiare il mento sulla mano del braccio puntato sul tavolo.
-Non è che ci sia molto da sapere..- Sperò di smontare l’intenzioni di Alex di voler parlare per forza di lei, la sua vita non era affar suo. E poi non era abbastanza interessante per voler essere sentita. 
-Daidai- Ma ovviamente il ragazzino non si arrese, e con un sospiro esasperato, decise che forse qualcosa di irrilevante poteva dirglielo. Per farlo tacere.
-Posso giusto dirti che… Molte il mio lavoro mi annoia. Che vivo da sola e bhe… Tu che vuoi sapere ?- Sul viso di Alex si formò un sorrisino, che un po’ allarmò Nicole.

-Tutto-

Che cavolo voleva dire? Voleva sapere con che dentifricio si lavava i denti? Con che ciabatte andava per casa e che pigiama usava? Però Nicole fece buon viso a cattivo gioco, dopotutto sembrava solo un ragazzino curioso.                                                                                                                                                                                      
-Allora. La mia famiglia non vive molto lontano, sempre a Manhattan. Ho una sorella di nome Sophie- Un ragazzo davvero curioso.
-Grande o piccola?- Che ti importa? Questo avrebbe voluto dirgli Nicole, ma sarebbe sembrata molto scortese, e non lo era.                                                                                                                                                              
-Di quattro anni più piccola- Alex annuì, mettendosi più poggiato al tavolo, per potersi godere meglio il “racconto”. 
-Amm… Vediamo. La mia situazione sentimentale non ti interessa quindi passiamo oltre..- Così sperava almeno, ma il ragazzino la interrupe prima che potesse dire altro.                                                                                  

-Nono dimmi dimmi- Esibì uno dei suoi sorrisetti, e usò un tono particolarmente interessato. Nicole immaginava che non l’avrebbe lasciata stare se non glielo avesse detto, allora opto per la generalità.
-Diciamo che ora ho una relazione con un tipo… Ma non ti dirò i dettagli della mia vita privata- Assunse un tono quasi imperativo. Non gli avrebbe detto altro di quell’argomento, anche perché Gregory era solo una storiella, forse poteva diventare qualcosa, ma per ora era solo quello. Una storiella.

Fortunatamente Alex parve arrendersi all’evidenza. E cambiò argomentazione, qualcosa di non troppo privato e facilmente rivelabile. Non capiva bene perché  ma sentiva di voler sapere di più su questa donna.

“Sei interessante…”

-Età?- Puntò suoi occhi color cielo in quelli nocciola di lei.
-Uffa cosa? Io e te dobbiamo solo lavorare insieme. A che ti serve sapere la mia vita?- Domanda lecita, anche perché a Nicole non era mai piaciuto parlare troppo di sé. Non ha mai incontrato nessuno a cui interessasse sapere di più su di lei, tranne Eulalia certo.
-Curiosità…  Quanti anni hai quindi?- Nicole lo guardò rimanendo in silenzio qualche secondo per poi rispondere.

–Ventisei…  Quasi ventisette-
Alex assunse come un’espressione pensierosa. Che incuriosì Nicole, non era un’affermazione su cui meditare, aveva solamente riferito dei numeri rilevanti la sua età. Cosa lo interessava tanto?                                     -

-Mh… Solo dieci anni- Alex espose questo pensiero casualmente a voce medio alta. Nicole corrucciò la fronte, che intendeva quel ragazzino?
-Solo dieci cosa scusa?-
-Ah?... Niente niente-  Deviò abilmente il discorso.
Nicole si ritrovò abbastanza confusa. La curiosità di Alex l’aveva colpita molto, davvero spiazzata. Si era quasi trovata ad un tratto in difficoltà, doveva ammetterlo. Non essendo abituata a tutta questa confidenza, non sapeva se la risposta lo avrebbe soddisfatto o annoiato.

Ecco un grande difetto di questa donna. Temere il giudizio altrui, è perennemente angosciata da quello che magari gli altri penserebbero di lei, e per questo prima di fare le cose riflette almeno cento volte. Eulalia glielo ha ripetuto mille volte che i pensieri degli altri non contano, l’importante è quello che si pensa di se stessi.
Nicole scosse leggermente la testa.

“Ok smettila di pensare”

Girò lo sguardo verso Alex, che aveva un cipiglio in viso. Forse l’aveva sorpresa mentre rifletteva. E la guardava, fisso con i suoi occhi dai tratti marcati. Come a volerle scavare una fossa dentro per scoprire cosa vi è dentro. Nicole dovette spostare lo sguardo su l’orologio pur di non guardarlo ancora, ma sentiva il suo sguardo addosso. Perenne.

“Di qualcosa…”

-Va bene… Devi fare altro?- Tentò con questa domanda di sviare in un certo senso quelli che erano i pensieri di Alex in quel momento. Che parve riprendersi da un torpore, come se fosse stato buttato giù dal letto. Distolse lo sguardo per posarlo sul piatto.
-No.. Ho finito per oggi- Nicole si rilassò leggermente. Sarebbe potuta tornare a casa a dormire un po’. Ma per qualche strano motivo, trovava difficile alzarsi da quella sedia. Come un’energia che le impediva di muoversi. Guardò nuovamente Alex, che sembrava stare nello stesso stato di lei.

Questa donna era strana, molto. Non capiva cosa lo spingesse a fargli delle domande su di sé, anche perché non gli era mai importato neanche di sapere il nome della domestica.
Perché lei si?.

-E’ davvero interessante…- Fu come un sussurro, ma Nicole lo sentì benissimo. Dischiuse lievemente le labbra, le sue sopracciglia castane si inarcarono leggermente.
-Cos’è interessante?- Lo guardò. A cercare di capire la risposta più ovvia, o meglio, quello che lei avrebbe voluto sentirsi rispondere.

-Tu… Sei interessante…- Una semplicità spiazzante. Che investì Nicole completamente. Si scioccò della sua reazione fisica, un caldo fluido alle guance. Si affrettò ad alzarsi.                                                                                                                                                                     
-Se è tutto per oggi io andrei a casa-
-…Certo-
Si diresse piano verso la porta. Una volta lì giro leggermente verso il giovane ragazzo. Che la guardava a sua volta.

-Arrivederci… Alex-
-Arrivederci…-

Troppo formale, troppo insignificante. Ma è solo l’inizio di tante cose, che modificheranno la formalità, trasformandola in affinità.

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Capitolo 4
*** 4° Arrossisci? ***


-Non capisco che ci sia di strano Nicole…-
-Come?? Mi ha fatto il terzo grado!- Inveì  quasi contro il telefono.
Uscita da lì, dopo quell’imbarazzante pranzo con Alex, era tornata a casa e si era addormentata sul divano, senza prestare ascolto al telefono che vibrava sul divano con lei. Eulalia gli aveva lasciato duecento messaggi, tutti uguali, voleva sapere come era andato il primo giorno.
-Che esagerata. Per due domandine, sarà stato curioso no?-
Nicole sospirò sonoramente, strofinandosi la mano sulla fronte. Certo che era curioso, era ovvio, ma Nicole aveva l’impressione ci fosse altro, una sciocca convinzione ingiustificata.
–Non lo so… E se me lo ha chiesto perché è un riccone del cavolo che prende in giro le vite misere di noi poveri esseri comuni??- Drastica. Decisamente, ma che poteva farci? Era fatta così, sempre a pensare al peggio delle cose e mai ad un eventuale riscontro positivo.
Sgranocchiò un altro biscotto, tenendo il telefono tra capo e collo pulendosi  le mani dalle briciole.
-Oh dio…. Smettila avanti. E’ solo una tua fissazione-
Il tono dell’amica la rassicurò un po’, Effettivamente il fatto che questa impressione fosse frutto del suo cervellino malato non la stupiva.
–Ok… Si lo so esagero sempre è che… - Un respiro a pieni polmoni. Stese le gambe, leggermente indolenzite. Doveva smettere di tenerle ripiegate su loro stesse.
Dal telefono Nicole sentì una voce maschile, gentile e calma. Sapeva chi era e cosa significava. La telefonata doveva terminare per il momento.
-Si Gerard arrivo. Scusa Nicole ora devo andare, Duncan si stava strozzando con le noccioline… Vado a fargli superare lo shock della quasi morte e a tranquillizzarlo sul fatto che non troverò nessun’altro dopo la sua morte-

Una leggera risata, quel ragazzone la faceva morire dalle risate, qualunque cosa facesse. Voleva sempre apparire come un impenetrabile maschera di tenebrosità, con scarsi risultati tuttavia, si vedeva da lontano che era un tipo più o meno apposto.
-Ricevuto a dopo- Buttò il telefono da l’altra parte del divano e si stese.
Non poteva proprio fare a meno di Eulalia, delle loro chiacchierate al telefono la sera o i loro sondaggi  sui bei ragazzi dei film e delle loro serie TV preferite, con un bicchiere di vino sul suo divano.
Probabilmente sarebbe morta da tempo senza Eulalia, oppure per non esagerare sarebbe diventata sola e triste, avrebbe vissuto in un piccolo appartamento  con tanti gatti, un criceto e un pesce rosso.
Rise della sua capacità di abbassare sotto terra il morale delle persone e il suo.

“Ok basta. Basta depressione basta basta.”

I suoi occhi si puntarono sul soffitto. Cosa poteva fare ora? Ovviamente si mise a pensare all’affermazione che ieri le aveva quasi fatto salire il sangue al cervello.
Perché Alex l’aveva definita interessante? Cosa aveva di interessante? Era solo una donna che si allontana dagli anni della gioventù fiorente, non si vestita più perché voleva piacersi, lo faceva solo per coprirsi.
Non si piaceva effettivamente, riteneva di essere abbastanza mediocre, i suoi occhi erano marroni, i suoi capelli biondo scuro, quindi un colore inutile, quanto insignificante. Non aveva un fisico magro, neanche eccessivamente pieno, sicuramente era meno rotonda da ragazza, ma non poteva fare a meno di riempirsi la testa di quelle che agli altri sembravano sciocchezze, ma che per lei bastavano a rovinargli la giornata.
Sbuffo sonoramente, abbandonata sul divano. Doveva riflettere su cosa fare quella sera, no, troppo impegno, l’avrebbe passata a rintontirsi di vino davanti la tv.

“ OH mio dio la cena!”

Scatto in piedi talmente veloce da girargli la testa. Si era completamente dimenticata di Gregory, si sarebbero dovuti vedere per cena alle otto. Girò lo sguardo sull’orologio, otto e quarantacinque.
– Ma è una tragedia! Oh dio!- Corse in camera a vestirsi, avrebbe messo il vestito che sua sorella gli aveva comprato l’anno scorso per il suo compleanno, abbastanza soft, non molto elegante ma per una cena andava più che bene. Era bianco, con del pizzo blu sul bordo dello scollo e delle maniche, decorato con delle rose blu ricamate. Quando aveva aperto la busta e aveva trovato quella meraviglia di abito, si era buttata sulla sorella ringraziandola mille volte.
Sorrise al ricordo delle risate, era stata una cena bellissima, adorava sua sorella Susan.
Guardò nuovamente l’orologio, doveva sbrigarsi, sempre se Gregory non se ne fosse già andato.
Mise le scarpe con il tacco bianche, le piacevano perché la slanciavano molto, si pettinò e truccò adeguatamente poi afferrò la giacchetta blu ed uscì di corsa.
Erano le nove e Nicole si fermò davanti il ristorante, si girò verso il vetro che separava l’interno dalla strada, sperando per un secondo che Gregory non ci fosse, ormai andava a braccetto con le delusioni d’amore, Meglio prevenire che curare gli diceva sempre la madre quindi ogni volta sperava di non doversi ritrovare alle prese con un’altra inutile storia, perché tanto lo sapeva di non essere in grado di prendersi cura di se in questo ambito.
Si buttava a capofitto in ogni spiraglio di qualcosa che gli sembrava una potenziale relazione duratura.
Sperava Gregory non ci fosse, per evitarsi la delusione più forte dopo, quando si sarebbe innamorata della sua ombra. E sarebbe finita, come sempre.

Lui era lì, seduto al tavolo da solo, guardava l’orologio ogni cinque secondi e non aveva ancora ordinato niente,
Nicole si sentì in colpa, lo aveva fatto aspettare così tanto per poi andarsene senza entrare? Si morse il labbro leggermente, forse un tentativo poteva farlo dopotutto non sembrava tanto male, anzi lo trovava molto tenero lì seduto con la camicia e le scarpe lucide. Si rese conto di essere entrata, e il panico la invase, domande gli frullavano nella testa.
Se non gli interessa quello che dico? Se non gli piace come sono vestita? Dopotutto lui è così elegante.
Se mi lascio prendere troppo e poi soffro?


-Nicole…- Alzò lo sguardo per vedere Gregory che si alzava dalla sedia. Era senz’altro un bel uomo, i capelli neri e tagliati corti  gli davano un aria di semplicità, quello che mancava nella sua vita. Aveva gli occhi scuri , quasi neri ed erano molto affascinanti, gli davano la classica aria di mistero, grazie anche ai lineamenti abbastanza marcati del viso e la leggera barbetta nera.
Lei dischiuse appena le labbra come per dire qualcosa, ma rimase immobile a guardarlo mentre gli si avvicinava.
– Mi stavo preoccupando… Pensavo mi avessi dato buca – Sorrise, e Nicole non poté fare a meno di pensare alla tenerezza di quelle parole.

“ Povero Gregory… Bhe, una possibilità posso dargliela “

-Lo so scusami Gregory io stavo… aam… mi sono addormentata sul divano- Sorrise colpevole.
Lui scosse la testa e alzò una mano.
–Non importa, ora sei qui- Le guance di Nicole si imporporarono leggermente e un sorriso gli si dipinse sul viso.
Si poteva provarci.


-Bhe… Io sono arrivata- Nicole si girò a guardare il suo accompagnatore. Era stata una serata fantastica e si era divertita moltissimo con lui, non si ricordava di aver mai riso così tanto, bhe come se non si potesse ridere davanti a uomo che si mette a giocare per strada a “ non passiamo sulle righe “ , soprattutto se sono le undici di sera e un vecchietto lo rincorre con il treppiedi e in vestaglia, gridando “ Basta!! Voglio dormire!!”.
-Mi sono divertita da matti stasera grazie- Sorrise davanti il portone del palazzo, giocando leggermente con le chiavi di casa. Gregory mise le mani nelle tasche dei pantaloni, sorrise alzo appena le spalle.
–Aaaah lo dici solo perché sennò mi offendo vero?- Nicole sorrise ampiamente, era davvero divertente.
–Bhe… Allora sono contento. Di averti fatto divertire, mi fa… Molto piacere- Si passo piano una mano tra i capelli e sorrise, poi guardandola si avvicinò, e con leggerezza gli diede un piccolo bacio al lato della bocca.
Poi la guardò sorridendo.
–Buonanotte Nicole-

Quando si fu allontanato, Nicole corse dentro casa, buttando il giacchetto e le scarpe per aria e afferrando il telefono. Doveva svegliare Eulalia e dirglielo e…
Oh no… Lo stava rifacendo, ci stava cadendo. Posò piano il telefono sul comodino, e si buttò sul letto.                     Si diede della ragazzina, era stupido da parte sua eccitarsi per una singola uscita in cui si, si era divertita, ma non voleva ingigantire le cose, era stata una bella serata ma niente di più.
Prima regola della sua vita. Mai aspettarsi troppo.
 

Aveva trovato un po’ di traffico quella mattina, sicuramente tutte persone che tornavano da un week end chissà dove. E lei? Doveva fare la baby sitter anche la domenica.
Erano ore ormai che se ne stava seduta nel solottino della villa, a organizzare la miriade di impegni che Alex avrebbe avuto il giorno dopo.

“ Dio mio… Ma come si fa?? Cos’è si sdoppia per fare tutto?”

Emise un profondo respiro e sprofondò nella sedia. Era stanca, non aveva dormito molto quella notte. Il suo piccolo momento di relax fu interrotto dall’aprirsi delle porte, qualcuno era entrato nel salotto.
–Ciao- Alex alzò la mano in cenno di saluto per poi avvicinarsi al tavolo. Nicole aprì gli occhi e si ricompose leggermente.
–Ciao…- Lo guardò, e per un secondo la testa tornò alla mattina prima e alla loro conversazione.
–Domani ho un intervista vero?- Tornò sulla terra, e guardò il ragazzo, che aspettava una risposta.
–Si… e tante altre cose. Ovvio.- Sospirò. Alex la guardò e annuì leggermente. Schioccò le dita e alzo l’indice, come se avesse avuto un illuminazione.

-Ho voglia di gelato- Si girò e semplicemente uscì. Nicole rimase interdetta un secondo.

“ Devo seguirlo?”

Senza troppe cerimonie si alzò e lo seguì, dopotutto era la sua baby sitter personale. Lo affiancò mentre apriva il frigo dell’enorme cucina. Incrociò le braccia e posò gli occhi su Alex, che aveva preso un ghiacciolo.
–Senti ma, di solito cosa ti chiedono alle interviste? Sulle riviste si leggono molte cose imbarazzanti sui personaggi famosi- Era curiosa di saperlo, ogni volta che gli capitava di leggere quelle riviste a casa della madre rimaneva scioccata, dalle miriadi di informazioni personali che i giornalisti avevano di attori, modelli e tutti gli altri.
-Chiedono sempre le stesse cose. Sei felice? Sei sfruttato? Perché i tuoi zii e non i genitori? Che mutande porti? Quante ore ti alleni? Ecc…- La sua risposta fece sorridere divertita Nicole, soprattutto per il tono di voce che usò a “ che mutande porti? ”, nettamente non curante.
Se qualcuno lo avesse chiesto a lei sarebbe stata capace di arrossire come un peperone, e avrebbe fermato l’intervista con tanto di “ no comment “.
–Ma a me non interessa, tanto a ogni intervista risponde sempre mio zio- Ora Nicole corrucciò la fronte, perché mai suo zio doveva rispondere al suo posto? Le domande non sono certo per lui. Rimase confusa da ciò, e chiese per saperne di più e avere forse un chiarimento, ma l’unica cosa che ebbe in cambiò fu una scrollata di spalle.

“ E’ molto strano… Mi pare di capire che tutto quello che riguarda Alex se ne occupi lo zio“

Ma effettivamente non erano cose che la riguardavano, lei doveva solo tenergli compagnia fino al ritorno dello zio.
–Se a te sta bene così… Okay- Seguì il ragazzo fino al giardino.
–Evito di fare domande, non chiedo perché mio zio ha già fatto abbastanza per me…- Nicole percepì un leggero cambiamento di tono nella sua voce, ma non fece in tempo a chiedere altro che rimase a bocca quasi aperta.
Alex era arrivato al bordo di una piscina enorme, e si stava spogliando.

“ …Sono sicuri abbia diciassette anni?”

Era decisamente un bel vedere,  il fisico asciutto e slanciato, certo metà del suo corpo era ricoperto da massa muscolare, non eccessiva anzi, era in equilibrio con il resto.

“ Torno a confermare quello già detto. Dimostra molto di più dell’età che ha “

-Oooh bello- Si immerse nella piscina, questo diede la possibilità a Nicole di spostare lo sguardo altrove.
–Che bella… Magari avere una piscina così – Guardò con occhi sognanti la piscina. Poche volte era stata in piscina, e solo da piccola, poi da ragazza andava spesso al mare con gli amici, ma la piscina è tua, ed è sempre pulita.
Poi è una di quelle cose che tutti almeno una volta nella vita si ritrovano a desiderare.
Si sedette su una sdraia li vicino il bordo, e si mise a guardare Alex che nuotava tranquillo e faceva il morto a galla, e sorrise appena.

-Alex… Esci mi contamini l’acqua- Una voce sconosciuta raggiunse le orecchie di Nicole, che si voltò.
Era un ragazzo, a tratti gli parve di rivedere il signor Brown in lui.
–Oh allora aspetta..- Alex cominciò a rotolarsi nell’acqua e a sfregarsi addosso come per pulirsi.
–Ormai è completamente contaminata… Vattene- La risposta causò una leggera risata a Nicole. Si stava lavando nella piscina solo per non far entrare l’altro, doveva stargli molto antipatico. Infatti il ragazzo scoccò un’occhiataccia a Alex e schioccò la lingua sul palato, per poi guardare serio la donna che cancello subito il sorriso.
- Lei chi è?- Chiese tranquilla Nicole, mostrando un sorriso cordiale. Non sapeva bene il perché, ma quel ragazzo non gli piaceva. Forse perché gli ricordava quello sgradevole uomo del suo capo.

–Sono Peter Brown, il figlio del padrone di casa- Una sonora pernacchia squarciò l’altezzosità con cui Peter stava parlando, che con uno sguardo carico di odio si girò verso Alex, che stava poggiato al bordo, facendo finta di niente. La reazione di Nicole fu più che plausibile. Scoppiò a ridere, portandosi la mano sulla bocca per controllarsi.
-Ah si?... Adesso ti sistemo io stronzetto- Disse con una vena d’ira il cugino, sfilandosi con un gesto la maglietta e saltando in acqua.
-Viecce- Alex prontamente si scostò dal bordo, incitandolo a farsi avanti e i due presero a girare piano in tondo, guardandosi in cagnesco.
Nicole si alzò dalla sdraia guardandoli, mise i pugni sui fianchi.
–Alex! Non ti conviene fare a botte. Ti faresti dei lividi in viso e dubito che la cosa piacerebbe a tuo zio- Lo richiamò fermamente, anche perché se fosse successo qualcosa al nipote lo zio se la sarebbe presa con lei.
-Naaa mio zio non c’è ora- Fece un gesto non curante della mano, mantenendo il contatto visivo col cugino, che aveva l’aria di essere arrabbiato. Nicole rimase parecchio contrariata dalla risposta di Alex.

“ Che ragazzino! “

-Tu ti prendi troppe libertà mentre tuo zio non c’è! Ma si fate pure. Cercate ALMENO di non farvi troppo male- Disse incrociando le braccia e assumendo un tono molto contrariato, dopotutto pensò, sono cugini e i cugini scherzano sempre. Alex roteò gli occhi e li alzò su di lei, guardandola annoiato.
–Pff… Smettila di fare la maestrina mica stiam- Nicole non sentì mai la fine della frase.
Un pugno ben assestato sullo zigomo aveva chiuso la bocca ad Alex. La donna spalancò gli occhi e apri leggermente la bocca.
–Stai zitto imbecille ahahah- Alzò i pugni Peter, ridendo di gusto per aver colpito il cugino che ora si copriva il viso con le mani.
Ma smise di ridere quasi subito, o meglio Alex gli tirò una gomitata che lo fece stare zitto, dritta sul naso.
Con un ringhio Peter tentò ancora una volta di colpire il cugino che non era per niente intimorito, ma l’unica cosa che colpì fu l’aria, per ben tre volte. Nicole era immobile a guardarli.

“ Peter sembra un po’ idiota in confronto ad Alex… Oh mio dio! E’ sangue quello??”

Alex perdeva sangue dal naso adesso, il cugino doveva averlo colpito di nuovo.
–Hey! Finitela voi due! State esagerando!!- Nicole si avvicinò al bordo cercando di farli smettere. Ma uscirono dalla piscina solo per continuare a picchiarsi più liberamente, in acqua doveva essere più difficile.
Allora Nicole prontamente si intrappose fra i due, era stufa di questi ragazzini e aveva intenzione di fermarli.
Si stava arrabbiando.
–Levati! Sei solo un’assistente!- Gli gridò Peter in faccia. Nicole stava cercando di restare calma, e lo guardò seria.
–Si l’assistente del signor Brown! E di conseguenza non devo fare quello che dite voi- Peter tornò a guadare il cugino, ignorando la donna completamente.
Addirittura alzò la mano, allontanandola malamente, facendola quasi cadere.
–Come ti!- La sua furia non raggiunse mai Peter. Si senti prendere il polso e tirare via.

Era Alex, che raccattati i suoi vestiti l’aveva afferrata, e ora la stava portando chissà dove nel giardino, dopo aver dato una spallata al cugino. Nicole continuava a inveire contro quel dannato ragazzino.

“ Dannato... Ragazzino. Forse lo odio di più del cugino “

Era talmente impegnata a mandare col pensiero maledizioni a Peter, che non si rese conto dove Alex la stava portando. Quando quasi inciampò su un legnetto, schiarì la mente dai pensieri e si guardò intorno, cercando di seguire il passo del ragazzo. Si trovavano nel labirinto di cespugli che Nicole aveva visto la prima volta sul retro della casa. Era rimasta affascinata dalla sua grandezza, ma ora ne era leggermente intimorita.
–Ma dove stiamo andando scusa?- Chiese corrucciando la fronte e guardando la schiena di Alex, che girava ad ogni curva gli capitasse davanti.

“ Non sa dove sta andando…”

Pensò infastidita Nicole sbuffando, si guardò dietro tentando in qualche modo di capire la loro posizione.
Era una situazione ridicola, stava seguendo un ragazzino che chiaramente, si era perso e che la stava anche trascinando neanche fosse un cane. Dovevano fermarsi invece di peggiorare le cose camminando a cavolo nel tranello della morte, questo era in quel momento il labirinto per Nicole. Pessimista e drastica.
Mentre cercava di capire cosa fare, non si accorse effettivamente che il ragazzino aveva arrestato la sua corsa, infatti continuò a camminare e sbatté con il viso sulla schiena di Alex.
-Ma che fai?- Alzò lo sguardo sulla figura del ragazzo, che era fermo immobile e guardava a destra e sinistra.
Nicole ebbe per un secondo paura della risposta che gli avrebbe dato Alex.
E infatti dove averne.
–Mi sono perso…- Non era possibile. Si era perso lo sapeva, se lo sentiva che non sarebbe finita bene quella scampagnata nel labirinto. Strattonò leggermente il braccio dalla presa di Alex e si liberò, guardandolo male.
–E perché non me l’hai detto prima?? Spostati- Lo scansò con un braccio, e prese a camminare. Avrebbe trovato lei l’uscita, sperava.
–Se ci riesci…- Disse tranquillamente lui, mentre si rinfilava i pantaloni sul costume e la maglietta.
Certo che ci sarebbe riuscita, bastava solo un po’ di impegno e con un po’ di fortuna lo avrebbe fatto. Non sarebbe rimasta l’intera giornata lì dentro, Alex  poteva scommetterci.


Gira e gira, svolta a destra e sinistra. Era da un po’ che girava a vuoto, ma non poteva perdere la speranza e non lo avrebbe fatto. La sua calma cominciò a vacillare quando, per la decima volta si ritrovò davanti quel dannato ragazzino, beatamente seduto a terra e si rilassava mentre lei sgobbava per non farli morire lì dentro.
Poi, una fessura tra i cespugli. Non ci era mai passata ne era sicura.

“ Deve essere l’uscita per forza “

Non ci credeva tanto anche lei, ma sperava vivamente di sbagliare.
–Già di ritorno?- Non era possibile non ci credeva era di nuovo lì! Si stava arrabbiando molto, dopotutto era colpa di Alex se si erano persi e lui? Sdraiato tranquillo su l’erba che la rimbeccava con commenti poco carini sul suo senso dell’orientamento scarso. Gli si piazzò davanti, dandogli un calcetto sul piede.
Invece di commentare perché non mi aiuti mh?- Dove mantenere la calma, sennò sarebbe finita.
Già immaginava i titoli dei giornali “ Ritrovati due corpi senza vita in un labirinto. Erano lì da tre anni! “.
Se non avesse trovato una soluzione sarebbe impazzita.
-Na…-

Calma. Si ripeteva nella testa. Doveva stare calma o lo avrebbe ucciso e non poteva farlo, anche se dopotutto sarebbero morti lì, quindi nessuno avrebbe mai capito com’era trapassato lui. Inconsciamente la sua mente viaggiò su come ucciderlo senza lasciare tracce. Un sasso? No troppo sangue. Strangolarlo? Si forse.
Emise un respiro profondo. No, non poteva ucciderlo non ne era capace, anche perché era più grosso di lei.

“ Ok sono calma… “

-Sei un ragazzino viziato come tuo cugino- Incrociò le braccia seria. Alex alzò lo sguardo su di lei e sbuffo, facendo un gesto con la mano.
–Non credo proprio lui è da omicidio- Richiuse gli occhi. Nicole gli tirò un altro calcio alla gamba.
–Anche tu credimi. Alzati e aiutami forza- Ripeté perentoria, lo avrebbe fatto alzare. Ma le sue convinzioni sparirono non appena Alex gli rispose. Quel ragazzo era più pessimista di lei, oppure solo onesto con se stesso
–Lascia stare, è un labirinto. Siediti forza- Gli fece un cenno di mettersi vicino a lui.
Nicole sospirò sonoramente si lasciò cadere seduta vicino a lui.
–E allora come torniamo?- Dannate scarpe con il tacco, gli stavano facendo male ai piedi e dicesi di levarle per poi raccogliere le gambe piegate di lato.

–Aspettiamo che arrivi qualcuno- Non sembrava neanche lui molto convinto di quello che aveva appena detto, ma anche lei non vedeva effettivamente altre alternative. Un giardiniere sarebbe venuto a curare il giardino.
–E intanto che facciamo?..- Disse sconsolata. Alex girò gli occhi verso di lei, per un secondo la guardò e basta, finché anche lei non si girò. Si guardarono senza dire niente per qualche secondo, e la cosa cominciava a durare troppo per Nicole, che si rigirò e si mise a giocherellare con le scarpe.
–Bho…- Illuminante, ma effettivamente non si aspettava un’altra risposta. Neanche lei sapeva cosa fare.
Si stava annoiando, e stava perdendo le speranze. Era quasi passata un ora, e niente non era venuto nessuno.

“ La vedo brutta. Facciamo notte qui “

Un sibilio, la fece girare verso Alex.
–Che c’è ?- Lui girò lo sguardo verso di lei, poi dietro di se come per assicurarsi stesse parlando con lui.
La guardò con un leggero cipiglio in viso.
–Niente… Tu che vuoi?- Nicole rispose alzando il sopracciglio. La stava prendendo in giro? Perché se era così doveva finirla subito, per non rischiare la vita. Si rigirò alzando gli occhi al cielo.
Un altro sibilio.
–Non lo fare più- Perentoria
-Non ho fatto niente!- Rispose lui contrariato. Si guardarono negli occhi e Nicole gli punto contro l’indice, intenta nel cominciare una minaccia,

Sssssss

Stava per urlare contro a Alex e dirgli di piantarla, ma lei lo stava guardando, e non aveva fatto niente anzi, sembrava sorpreso anche lui del rumore. Qualcosa di liscio gli strusciò sulla mano che teneva poggiata a terra.
Alex spalancò gradualmente gli occhi, stava guardando giù. Nicole ebbe un sussulto al cuore.

“ Oh mio dio cos’è?.....”

Abbassò piano lo sguardo. I suoi occhi aumentarono di taglia per quanto li spalancò, e la sua pelle divenne quasi trasparente dall’orrore. Cominciò a boccheggiare senza emanare suono.
–AAAH!! Un serpente!!!!- Sgrullò la mano energicamente e si alzò con uno scatto. Alex non aveva fatto in tempo ad alzarsi, così indietreggiò da seduto spingendosi con le mani e i piedi. Nicole avrebbe riso in altre circostanze alla scena, ma ora era schifata e terrorizzata.
Era verde, dall’aria viscida e rugosa e si confuse con l’erba. Alex era seduto e si guardava intorno e Nicole era gelata sul posto, dritta e faceva giuzzare gli occhi ovunque come una pazza.
-E’ andato via…- Ingenuità giovanile pensò Nicole.

“ Voglio uscire voglio uscire voglio uscire di qui “

Un sibilio, poi un leggerissimo sussulto più che un gemito.
–Oddio!!- Stava vicino ad Alex, che con un calcio lo tirò lontano in mezzo alle fratte. Nicole lo guardò con occhi spalancati, aveva il leggero fiatone dovuto al panico e i capelli biondi e riccioluti leggermente scompigliati, la maglietta un po’ sporca di terra. Lo trovò molto carino, così con quell’aria un po’ selvaggia, bhe con qualunque aria sarebbe stato carino, non per niente era un modello famoso che aveva una voce meravigliosa e un fisico altrettanto meraviglioso.

“ Oh smettila Nicole. E’ un ragazzo “

Scosse leggermente la testa, per scacciare quei pensieri. Basto poco a farla tornare alla realtà.
–Ti ha morso!! E’ velenoso!!- Puntò l’indice contro  Alex, che corrucciò la fronte e alzò il braccio. Spalancò gli occhi.
–Cosa?! Oddio morirò!!- Cominciò a girare in tondo completamente in panico e si prese il braccio morso con la mano, come fosse morto.
–No no sopravvivi!! Fammi pensare a un modo!- Cominciò a spremersi le meningi
–Rifletti!! Se muoio daranno la colpa a te!- La indico con l’indice del braccio ferito, poi guardò la mano, e imprecò sonoramente. Assurdo.

Ora si che Nicole sarebbe impazzita. Se fosse stato velenoso davvero quel serpente sarebbe finita male.
Con la memoria cercò nella testa degli sprazzi di sapienza che aveva appreso dai documentari che guardava da piccola. Solo alcuni serpenti erano velenosi, ma non ricordava quali, non riusciva a ragionare con il panico dovuto ad un imminente ritorno della creatura, ad Alex che imprecava come un pazzo, tenendosi il braccio neanche fosse un neonato e al suo panico che cresceva, al fatto che sarebbero morti lì perché non c’era via d’uscita.
Stava per perdere la testa poi, illuminazione.
-C’è l’ho! Si, si può fare!!- Guardò Alex allargando le braccia, avendo in cambio uno sguardo confuso e leggermente inquietato.
–Però mi fa un po’ schifo e…- Guardò il morso con una smorfia.
-Fallo! Qualunque cosa sia fallo!! Sono troppo giovane e bello per morire!- La guardò drastico, scuotendola per le braccia e inginocchiandosi teatralmente.
–Okay!! – Si inginocchiò e prese il braccio di Alex, poso la bocca sul morso, e inizio a succhiare via il veleno combattendo il disgusto.

La guardava, molto sorpreso dal gesto. Stava facendo questo per lui, per non farlo morire.
E lui ? Si stava comportando come uno stupido ragazzino pauroso, per qualcosa che non sarà poi neanche tanto grave come sembra.

“Idiota… “

La sua autocommiserazione fu interrotta da altri pensieri, di altro genere.

“ Certo però che è bella. Non diresti mai che ha ventisette anni… Sembra molto più giovane “

Era completamente imbambolato a fissarla, mentre poggiava le labbra sul suo braccio. Notò quanto fossero carnose, le sentiva morbide sulla pelle. Le guardò i capelli, mossi e così particolari, le persone si vantano di avere i capelli biondo platino o neri corvino, ma lei, i suoi sono “interessanti”. Senza farlo apposta, o almeno non del tutto, posò lo sguardo sulle sue curve, evidenziate dalla sua posizione leggermente accovacciata per arrivare meglio al braccio ferito.
Deglutì leggermente a vuoto, sperava vivamente che non lo stesse guardando. Fece passare lo sguardo sulla schiena, la curva del fianco e si soffermò un po’ di più sul fondoschiena.

“ E’ particolare anche in questo…  Adesso vanno di moda i grissini che di femminile non hanno nulla, sembrano tante scope. “

Stava ancora guardando lì, e gli si imporporarono un po’ le guance e distolse lo sguardo quando la senti muoversi.
–Okay… Fatto, sopravvivrai- Si mise in ginocchio davanti a lui, sospirando lievemente di sollievo.
-… Sicura? Controlla- Gli porse nuovamente il braccio, e Nicole si accigliò leggermente. Stava scherzando? Era almeno mezz’ora che stava là a succhiare via del veleno che non era neanche sicura ci fosse.
–Ma basta. Mi hai preso per un vampiro?-

-E se muoio?...- La guardò alzando il sopracciglio.
-… Muori - Incrociò le braccia. Non si sarebbe rimessa in quella posizione scomoda a fare quella cosa schifosa solo perché il bimbo aveva paura. Mai.
Alex la guardò, contrariato. Poi la smorfia fu sostituita da una leggermente dolorante e si portò una mano sul petto, all’altezza del petto. Un leggero lamento e si lasciò scivolare sdraiato a pancia in su, il corpo scosso da spasmi. Nicole spalancò gli occhi e scrociò le braccia.
–Noonono- Velocemente gli riafferò il braccio, e riprese a succhiare il veleno, che neanche c’era più, da un bel po. Questo bastò a far calmare la “crisi” di Alex, che si mise un braccio dietro la testa, per stare più comodo.
Gli piaceva il fatto che, facesse quello che diceva lui. Così almeno credeva nella sua ingenuità di giovane.
-Ok. Ora sono sicura sia pulito- Si pulì le mani dalla terra e poi le passò sulla gonna, alzandosi.
Cosa che fece Alex subito dopo di lei.

Lo sguardo di lui cadde sulle labbra di lei, leggermente sporche di sangue. Alzò una mano e la avvicinò al viso di lei, che lo guardava con la fronte leggermente corrucciata.
Fece scorrere piano il pollice sul suo labbro inferiore, pulendola, spostando poi gli occhi su quelli di Nicole, che lo guardava a sua volta, leggermente sorpresa, ma restò ferma come bloccata da quei due zaffiri che la fissavano.
Dischiuse le labbra, il pollice di Alex si spostò leggermente sulla guancia.

“ C’è qualcosa di sbagliato… Molto sbagliato “

Arrossì leggermente e distolse lo sguardo, allontanandosi appena. Era a disagio in quel momento, non che Alex avesse fatto qualcosa di male, ma sentiva che non era quello che doveva succedere tra loro, ed era così.
Non doveva succedere.
Percepì nello sguardo di Alex un cipiglio leggermente confuso, che svanì quasi subito.
–Aspetta… Forse- Il suo sguardo vagava intorno, come se riflettesse. Nicole, scacciando dalla mente quello che era appena successo, lo guardò curiosa. Che stava facendo?

Senza dire niente Alex la prese per la mano, e cominciò spedito a camminare. Nicole guardava le loro mani, strette. Aveva delle mani così piccole in confronto a quelle di lui, che erano anche calde. Lei non sapeva perché ma aveva sempre avuto le mani fredde fin da piccola, anche l’estate, la madre era addirittura arrivata a pensare fosse una malattia. Invece le sue, erano cosi calde, come un abbraccio stretto, rassicurante, protettivo eppure, sempre sbagliato. Non il gesto in sé, ma il fatto che la mano che la faceva sentire al sicuro fosse sua.
-Aaah ah! – Erano usciti, si trovavano dietro la villa. Non erano morti lì dentro, era andata bene e questo fu un peso in meno sul cuore di Nicole, che sospirò sollevata, passandosi la mano tra i capelli mossi,
-Alla fine l’uscita la conoscevi… Doveva morderti un serpente per fartelo capire- Disse con leggera ironia, che fece sbuffare Alex, infastidito dalla poca fede nelle sue capacità. Non era stato merito del serpente!

In tutto questo, le loro mani erano ancora legate, così, Nicole sfilo piano la mano da quella di Alex.
Evitando di guardarlo in viso. Si sistemò la camicia e guardò verso la villa.
–Aaam… Ok dai entriamo. Devi disinfettare quel morso- Disse tranquilla, anche se nascondeva un certo nervosismo. Si diede della stupida, non stavano facendo niente di male, perché doveva sempre ingigantire le cose. Si girò e si diresse verso la porta a vetro che si affacciava sul giardino.
Alex appena aveva sentito la a mano di Nicole lasciare la propria, si era sentito molto contrariato inizialmente.
Non voleva lasciarla. Alzò la mano,la guardò e un pensiero gli balenò nella testa.
Qualcosa che sicuramente non avrebbe dovuto fare, ma si sa che lui fa quello che vuole e se ne sbatte delle conseguenze.

“ Deve succedere di nuovo… farò in modo che succeda “

Un barlume di un sorriso si formò sul suo viso, mentre guardava l’elegante figura di Nicole attraversare il giardino verso la villa. Si sarebbe risuccesso, avrebbe fatto in modo di sentire ancora quella pelle morbida contro la sua. L’avrebbe fatta arrossire di nuovo e magari, la prossima volta avrebbe potuto fare anche di più.
Con una specie di sorrisino, si mosse verso la porta, dove Nicole si era fermata. Ci avrebbe pensato dopo a lei, ora non voleva morire davvero, doveva assolutamente disinfettare quel morso.
Non sapeva come definire l’accaduto. Positivo o negativo.

Negativo sicuramente per il dolore pulsante nelle vene.
Positivo perché aveva avuto la possibilità di avvicinarsi a lei.

E la cosa gli piaceva.

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