Never Back Down

di GiorgiaMarieBieber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La mia vita? Semplice! Il casino più totale: genitori assenti, niente amicizie... Per me esisteva solo una cosa la mia gang. Nella mia città ci sono delle regole per i ragazzi e le ragazze per bene, ma la regola più importante di tutte è quella di non frequentare mai, e dico mai, le due gang della città. Io ovviamente non facevo parte delle ragazze studiose, ordinarie, buone e brave; ma ero la rovina dei professori e del preside  ed ero la ragazza di cui i genitori si raccomandavano di non far frequentare ai loro figli perfetti. E la cosa assurda era come si poteva pensare che io le potessi sopportare quelle ochette perfettine e quei figli di papà. Io avevo la mia famiglia, la mia gang, i miei amici e tutto ciò mi bastava, non ero una di quelle ragazze che seguiva il gregge, ero una persona che pensava con la sua testa e non si faceva comandare da nessuno. La mia gang si chiamava "The death" proprio perché chi si metteva contro di noi andava incontro alla morte. E comunque non è una setta satanica, se ve lo stavate chiedendo, è solo la gang che governa la città.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-io esco,ciao- dico dando un bacio veloce sulla guancia di mio padre -Ciao, Kathrine mi raccomando non fare tardi pure oggi- mi dice abbastanza irritato -Se ciao- dico sbattendo la porta irritantissima, anche perché oggi inizia il mio quarto anno di liceo e proprio oggi ho iniziato il conto alla rovescia per le vacanze. Molto deprimente, lo so. Se penso a mio fratello mi arrabbio, perché provo una grande invidia per lui, dato che ha finito l'anno scorso il liceo e quindi fa ciò che vuole, senza che nessuno gli rompa le palle. Sbuffo quando realizzo che devo stare in quel carcere per altri 2 anni. Per fortuna c'è Rebecca , la mia migliore amica, che fa anche parte della gang. Io e lei parliamo di ogni cosa, anche le più banali, siamo come sorelle. Ma essendo le più piccole, mio fratello e gli altri non ci fanno mai partecipare alle missioni e ciò mi irrita molto. -Ma che bona la mia amica- Dice Rebecca venendomi ad abbracciare, io alzai gli occhi al cielo ridendo . -Sisi vanne sicura- io non sono niente di particolare, ho i capelli castani e gli occhi pure, sono abbastanza alta e magra. Rebecca sì che è bella, è alta, magra, bionda e con gli occhi azzurri... Insomma la rappresentazione di una barbie. Noi siamo conosciute come le ragazze da tenere lontano, perché facciamo parte dei "The death ", ma mi sta più che bene , perché non mi piace mettermi in mostra , ma voglio tenere le persone lontane, non mi piace stare al centro dell'attenzione, l'ho sempre odiato, e mai mi piacerà.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ci dirigiamo nella sala principale della scuola dove tutti gli alunni si riuniscono, entra la preside e sale sul piccolo palco. -Buongiorno a tutti, volevo auguri un buon anno scolastico sia agli alunni modello sia a quelli che ci creano sempre problemi- dice soffermandosi a guardare me e Rebecca e di conseguenza tutti si girano a guardarci , così prendo la mano di Rebecca e la conduco fuori dalla classe, sotto gli sguardi della gente, lei è una delle poche persone che sa quando io odi e quando mi senta a disagio sotto gli sguardi della gente. Appena siamo fuori, Rebecca inizia a fare l'imitazione della preside, così iniziamo a ridere come delle pazze -dai basta- dico cercando di smettere di ridere, ma lei mi fa la linguaccia come una bambina e mi fa ridere ancora più forte. Stiamo camminando nel parcheggio, sempre ridendo, dove di solito non c'è nessuno. Ed è qui che io ho visto per la prima volta, quella chioma bionda e quegli occhi che farebbero svenire qualsiasi ragazza: lui è Justin Bieber, uno dei componenti più importanti della seconda gang più famosa della città: "The Danger", pure Rebecca si è accorta di chi è, dato che ha le unghia conficcate contro la mia pelle, così per non sembrare vigliacche camminiamo guardando avanti senza dire niente, mentre il biondino dice qualcosa al suo amico e ci guarda sorridendo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Appena ci rendiamo conto di essere fuori pericolo veramente, iniziamo a respirare normalmente. Io non ho paura, sono solamente sorpresa, non mi aspettavo che venissero nella nostra scuola. Pensando mi viene in mente Justin, non si può assolutamente negare che è bellissimo, però è pericoloso, e oltretutto facciamo parte di due gang rivali. Mi levo subito Justin dalla testa e chiamò mio fratello. -Max lo sapevi che i "The Danger" vengono nella nostra scuola?-dico con voce bassa -No e ora che lo so, venite subito, senza discutere- dice leggermente allarmato -okay- dico sbuffando e chiudendo la chiamata. Arriviamo alla base dopo un quarto d'ora e bussiamo alla piccola casetta, dove teniamo le riunioni. -chi è?- chiese Jake -la ragazza più bella di tutto il mondo, nonché la tua migliore amica- dissi ridendo -Ahahaha sisi entra- rispose ridendo pure lui . Entriamo e mio fratello si alza di scatto e mi viene ad abbracciare, cosa abbastanza insolita. -Come stai?- chiede preoccupato -Io...bene- rispondo confusa -Grazie per aver chiesto anche a me come sto, si vede che mi volete bene- dice facendo la finta offesa e tutti si mettono a ridere. Ci andiamo a sedere ognuno si propri posti e Max inizia a parlare. -Dovete evitare tutti i "The Danger" e quando dico tutti...vuol dire tutti- dice fissandomi. Quello sguardo mi dà un fastidio assurdo, perché con quello sguardo vuole insinuare che a me potrebbe piacere uno dei "The Danger".

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Sono rimasta abbastanza confusa, non capisco perché mio fratello abbia guardato solo me...perché avrebbe dovuto dubitare di me? Rimango imbronciata tutto il tempo sino a quando non attiro l'attenzione di Max. -Che cazzo ti prende?!?- sbotta infastidito mio fratello -Niente- Rispondo freddamente -Sputa il rospo, ora- mi dice -No-dico -Vedi che ti lascio a piedi- mi minaccia -Va bene, fermati che vado a piedi-rispondo irritata uscendo dalla macchina. Lui esce dietro di me e mi blocca il braccio. -Si può sapere che ti prende?- chiede sforzandosi di essere gentile. -Mi ha dato fastidio fastidio che quando stavi dicendo di non frequentare i membri dei "The Danger " hai guardato solo me...per insinuare che io potessi avere una qualche relazione con loro- dico freddamente -Ho insinuato solo che alcuni di loro potrebbero interessarti e non voglio che ti accada nulla di brutto, sei pur sempre la mia fastidiosa sorellina, senza qualcuno che mi rompe le palle come te, cosa devo fare?- dice ridendo e in quel momento ho capito che stava cercando di prevenire qualcosa di brutto è che mi voleva bene. -Va bene, torniamo in macchina?-chiedo -Okay- risponde in modo affettuoso

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Appena siamo arrivati a casa, mio fratello se ne va in camera sua e mi lascia con i miei genitori che mi guardano con sguardo supplichevole affinché rimanessi a mangiare con loro, loro sono abituati ai nostri voti e ai nostri comportamenti, ma non sanno che facciamo parte di una gang...i miei genitori mi rinnegherebbero. Mi vado a sedere a tavola...mia madre mi inizia a squadrare sino a quando non vede il piccolo tatuaggio che mi sono fatta sul polso, è una scritta...Hope (speranza), io penso che questo tatuaggio dica più di mille parole. -Così ti sei fatta un tatuaggio?- chiede mia mamma abbastanza delusa. -Si- dico io aspettando una sfuriata -Con quale permesso?- dice mio padre irritato -È il mio corpo e decido io-dico abbastanza incazzata sbattendo la porta della cucina, come al solito...è una cosa che faccio spesso quando sono arrabbiata. Appena arrivo in camera mia telefono a Rebecca -Ehiii- risponde con voce affannata -Ehi, non pensavo avessi ospiti stanotte- dico ridendo -Cogliona sto facendo ginnastica, sei una pervertita- dice ridendo -tu che fai?-continua lei -Niente, ho appena finito una lite con i miei-rispondo con aria di sufficienza -Quindi al solito(?)- Dice ridendo -Eh già- rispondo facendo una risatina sforzata, non mi piace litigare con i miei. -Comunque venerdì vuoi andare in discoteca?- chiedo -Ovvio- risponde -Va bene, allora io vado a dormire, notte-dico, cercando di chiudere la conversazione...sono troppo stanca -Notte- dice lei Chiudo la chiamata e finalmente dopo una lunga giornata vado a dormire

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Non potete immaginare la voglia che ho di distruggere quella maledetta sveglia. Mia alzo dal mio letto e mi dirigo verso lo specchio del bagno della mia camera. Appena mi guardo...per poco non svengo, sono orribile, ho i capelli all'aria, il viso pallidissimo e delle occhiaie che fanno paura, ed ecco qua...posso andare a una sfilata per zombie sicuramente vincerei .Comunque lasciando perdere il mio bellissimo aspetto, mi faccio una coda alta, per non bagnare i capelli, ed entro nella doccia, mi rilasso sotto l'acqua che scorre giù per il mio corpo ed elimina i pensieri negativi appena esco dalla doccia, prendo un asciugamano, lo avvolgo attorno al mio corpo e mi dirigo in camera mia. Apro l'armadio e prendo i vestiti...indosso le all star nere, i jeans e una felpa con scritto "Hope". Mi faccio una treccia laterale e infilo qualche libro distrattamente nello zaino, non mi trucco mai, non solo perché divento un panda se  ci provo, ma anche perché non devo diventare bella per  nessuno, devo piacere solo a me. Scendo al piano inferiore e mi dirigo verso la cucina , dove trovo mio fratello alle prese con una fetta di pane e la nutella, ma mi chiedo è possibile che un ragazzo di 19 anni non sappia ancora spalmare la nutella su una fetta di pane?!? -Faccio io, che tu sei un incapace - Dico ridendo -Ma grazie, si vede come mi vuoi bene- dice facendo il finto offeso - Che cosa fai oggi?- Chiedo incuriosita - Il solito , escogito piani contro i bastardi- risponde con nonchalanche, per i bastardi si capisce che intende i componenti dei "The Danger". Max fa una faccia disgustata, mi guarda male e va a sputare tutto ciò che aveva in bocca nella pattumiera. - Ma che schifo, bleah- dico disgustata -Controlla la scadenza della nutella- dice bevendo  un bicchiere di acqua . Vado a controllare e mi metto a ridere -Ma che ridi- dice irritato Max -La nutella è scaduta un mese fa e tu l'hai mangiata- dico ridendo alla sua stupidità -Io sto per morire avvelenato e tu ridi, ma io ti rinnego, tu non sei mia sorella- Dice facendo il finto offeso -Comunque, lasciando perdere i tuoi comportamenti bambineschi, che piano hai escogitato?- dico incuriosita - Oggi ve lo diremo, ora muovi il culo e vai scuola, che sei in ritardo- dice dandomi una pacca sul sedere, io gli faccio la linguaccia ed esco.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Pov Kathrine Appena esco, inizia a piovere, vedi quanta fortuna che ho, così metto il cappuccio e inizio a camminare a passo svelto, fino a quando una macchina si avvicina a me -Hai bisogno di un passaggio?- chiede la persona all'interno della macchina, con una voce bassa e in qualche modo confortante, la persona sconosciuta abbassa il finestrino e io rimango a bocca aperta davanti a quegli occhi color caramello, bellissimi ma letali, così inizio a camminare ancora più veloce, ma lui essendo in macchina mi raggiunge subito. -Allora?- chiede -no- rispondo camminando -io invece penso che dovresti salire- dice -io invece penso di no- dico sbuffando -Sali...ora- dice iniziando ad irritarsi -ti ho detto di no- dico a mia volta abbastanza irritata, sperando che mi lasci stare. Lui continua a stare dietro di me guardandomi divertito. -Sei sicura di non voler salire? Qui si sta così al calduccio- dice tentandomi Sbuffo e salgo al lato del passeggero. -Brava bimba, ottima scelta- dice soddisfatto, con aria da vincitore. -Zitto e guida- dico irritata, lui ride e parte. Passano pochi minuti, che purtroppo sembrano ore. -Comunque io sono Justin Bieber- dice sorridendo -Io Kathrine Russo- mi presento, guardando il finestrino. Justin inizia a ridere. -Perché ridi?- chiedo -Hai ragione, in effetti non c'è molto da ridere data la circostanza che sei nella mia macchina. Fossi in te me la starei facendo sotto- dice freddo -Dovrei mettermi ad urlare chiedendo che qualcuno mi salvi? Magari sperando che venga il principe azzurro con un cavallo bianco?- chiedo sarcastica, sapendo che non c'è via di fuga. Lui si mette a ridere, ma poi diventa serio. -Comunque....tu pensi che ci dovremmo odiare?- chiede incuriosito . -Non lo so, tu?- rispondo indecisa. -Non penso- dice anche lui indeciso Pov Justin Ammiro questa ragazza, ha un coraggio sconcertante, una ragazza normale sarebbe fuggita, ma lei no. Non capisco cosa io trovi in lei, ma so solo che non riesco a starle lontano.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Pov Kathrine La macchina si ferma, Justin scende e lo faccio pure io, appena mi rendo conto che non siamo a scuola iniziò ad inprecare mentalmente, siamo in un prato con davanti un piccolo bosco, è un posto bellissimo, però isolato, iniziò a pensare che lui mi voglia ammazzare senza lasciare tracce. -Dove siamo? Non siamo a scuola- gli dico trattenendomi dall'urlargli in faccia -Persipicace la ragazza- risponde ridendo -Non è che mi vuoi fare fuori(?)- dico guardandolo male, non sono indecisa se ridere o piangere -Nha, oggi sono buono non mi fa di uccidere nessuno- dice facendomi l'occhiolino -Allora perché mi hai portata qui?- chiedo incuriosita -Così tanto per- risponde sedendosi sul prato -Ma che cazzo dici! Mi porti fuori città invece di portarmi a scuola solo perché ti va? Ma tu sei folle!- Gli urlo in faccia, pensando a tutta quella sfilza di domande che mi farà Rebecca appena mi vedrà -Hey...hey...stai calmina, io ti avevo offerto un passaggio, non ho mai detto che ti portavo a scuola- dice facendomi l'occhiolino -Vabbè ormai il danno è fatto e per favore ora mi potresti dire dove cazzo ci troviamo?- chiedo guardandomi attorno -Non  molto fuori dalla città-risponde, facendomi notare che si era avvicinato molto pericolosamente a me, più di ogni ragazzo che abbia conosciuto, tranne mio fratello, con gli altri ragazzi c'è sempre stata una distanza che voglio mantenere, mi da fastidio la gente che mi sta sempre appiccicata. Ad un certo punto mi tocca il braccio e io sussulto leggermente. -Non ti farò del male- dice con voce roca e calda e allo stesso tempo rassicurante.   -Mi credi?- chiede a bassa voce -Si- rispondo senza rendermi conto di ciò che ho detto, mi sento come se fossi caduta nella trappola del lupo. -Bene- dice riallontanandosi e permettendo al mio cuore di battere regolarmente. -Vuoi ancora andare via?- chiede con voce speranzosa. In quel momento non so come rispondere, il mio cuore mi chiede per pietà di dirgli di no, il cervello invece mi chiede di dirgli di si, il cervello ha sempre ragione, ma nonostante tutto rispondo di no. Mi siedo a terra, accanto a lui, ed inizio ad ascoltare i vari rumori della natura, che di solito non sento mai, dato che vivo in città e in città si sentono solo rumori di macchine e gente che parla, dopo un po' sento lo sguardo addosso, e come ho già detto odio essere osservata. -Che c'è?- chiedo leggermente irritata -Quindi tu mi odi?- risponde con un'altra domanda -Non ho mai detto di odiarti- sbotta irritato -Voglio o un sì o un no- sbotta irritato, è inquietante il fatto che cambia di continuo il suo carattere, non si può mai sapere cosa pansa. Lo odio? Non penso di odiarlo, però siamo nemici e tutto il resto, quindi penso sia normale che io lo odi. -Si- rispondo e i suoi occhi diventano castano scuro quasi nero. -Allora sai che ti dico? Vaffanculo- sputa le parole alzandosi, mi alzo pure io e lo seguo. -Ma che cazzo ti prende?- urlo per il nervoso, facendolo voltare. -Tesoro, sappi che con me tu non ci torno a casa- dice con nonchalanche . -Ha ragione Max, siete una gang di grandissimi coglioni.- dico più arrabbiata che mai. Justin prende il mio braccio e mi fa sbattere contro il tronco di un albero facendomi sussultare per il dolore, se prima avevo qualche dubbio, adesso ne sono certa, lo odio, e anche tanto. I suoi occhi e il suo sorriso sono solo dei camuffamenti della persona stronza e ottusa che è. Cerco di chiamare aiuto con il cellulare, ma non è possibile dato che Justin lo ha preso e schiacciato con il piede, e così muore il mio amato cellulare, gli do uno schiaffo, allora lui mi mette sulle spalle e mi butta, un un materasso abbandonato sulla strada. -Ovviamente questo incontro dovrà rimanere tra noi- dice vicino al mio viso, con una gentilezza studiata e letale...quella di un predatore esperto.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Pov Kathrine Mi alzo lentamente dal materasso, mentre lui entra in macchina e sfreccia via senza degnarmi di uno sguardo, io presa dalla rabbia inizio ad urlare contro la macchina ormai lontana. Non lo sopporto, non lo tollero proprio, chissà cosa mi è passato per la testa quando ho deciso di accettare il passaggio, era più sicuro accettarlo da uno sconosciuto. Iniziò a camminare, senza guardare indietro, per paura che spunti uno della gang di Justin, dopo un quarto d'ora finalmente intravedo una fermata degli autobus, la raggiungo velocemente e mi siedo sulla panchina, dove accanto a me c'è una ragazza, che può avere più o meno la mia età, ha i capelli legati in una coda fatta abbastanza male , il viso rosso come se le avessero dato tanti schiaffi,dei graffi lungo le braccia e le gambe, una maglietta lunga (da uomo) strappata alla base e a piedi scalzi, io non sono una strega, ce l'ho un cuore, è mi fa pena vedere una ragazza in quello stato. -Hey, che ti è successo?- chiedo, lei alza gli occhi azzurri e mi squadra. -Se te lo racconto...mi prometti di non dirlo a nessuno?- mi dice, con una lacrima che le scende dal viso . -Vedi che se non ne vuoi parlare, non ci sono problemi , te l'ho chiesto per curiosità- rispondo gentilmente. -Nono, ho bisogno di parlarne con qualcuno, se lo dico a qualcuno che conosco, sicuramente succederebbe una tragedia...ovviamente te lo racconto se ti va- dice guardando i lembi strappati della maglietta. -Okay, allora parla, abbiamo ancora una mezz'oretta prima che passi il prossimo autobus- dico ridacchiando per sdrammatizzare. -Allora, ieri mio padre mi aveva chiesto di andare a fare la spesa, così mentre stavo camminando , qualcuno da dietro infila una siringa piena di droga nel mio braccio e ovviamente svengo. Appena apro gli occhi mi ritrovo legata ad una sedia con tre ragazzi davanti, mi pare che facessero parte della gang "The Danger" questi 3 mi hanno stuprata uno dopo l'altro, per fortuna poi sono usciti dalla camera, io ho rotto la sedia, e con la gamba della sedia ho rotto la finestra e sono riuscita ad uscire- dice ridendo amaramente, sono dei mostri , noi facciamo del male solo alle persone che ci hanno fatto del male prima, sicuramente non per gioco . -Mi dispiace- dico solamente - Non fa niente, non è stata di certo colpa tua, ormai è capitato- dice -Comunque...come ti chiami?- chiedo cercando di smuovere la tensione palpabile -Sabrina, tu ?- risponde -Kathrine, è stato un piacere conoscerti- dico entrando nell'autobus. Lei rimane seduta nella panchina, forse starà aspettando un'altro autobus...

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Pov Kathrine Scendo dell'autobus abbastanza stanca, inizio a camminare verso casa mia, appena entro, chiamo mio fratello, ma non c'è, sicuramente sarà con la gang, mi vado a fare una doccia veloce, mi lego i capelli in una coda scombinata, infilo una tuta grigia, accendo la TV e mi butto sul divano, mentre faccio zapping, mi fermo su un telegiornale, la giornalista inizia a parlare: -Un'ora fa è stato trovato il corpo di una giovane ragazza priva di vita- dice. Appena spunta la foto mi si ghiaccia il sangue, è la ragazza di stamattina. -È stata strangolata e presa a botte da qualcuno, i poliziotti non hanno prove ma pensano già chi possa essere stato, appena ci saranno nuove informazioni sulla morte della giovane ragazza verranno subito comunicati- continua la giornalista. Spengo subito la TV perché sento sbattere la porta con forza. Mi volto e vedo la faccia rossa di Rebecca, che con faccia accusatoria mi punta il dito contro, prima che possa parlare la fermo. –Lo so che sei arrabbiata, e hai ogni motivo per esserlo.. ma ho una ragione valida per non averti avvisato- le dico alzando le mani in mia difesa. -okay, parla, voglio sentire sta ragione valida-mi dice Rebecca. -Ehm... si..- prendo tempo, mentre la mia mente elabora una possibile scusa. -Stamattina sono uscita, quando ha cominciato a piovere. Ero senza ombrello e mi sono bagnata completamente e sono pure caduta graffiandomi . Non potevo venire a scuola in quelle condizioni, quindi sono tornata a casa per medicarmi la ferita e farmi una doccia, ma si era fatto troppo tardi e così non sono andata a scuola - concludo con un piccolo sorriso, soddisfatta della mia invenzione dell'ultimo minuto. -Va bene, sei perdonata- dice abbracciandomi, mentre sospiro di sollievo. All'improvviso mi sento in colpa, forse perché non ci sono mai stati segreti tra di noi, e adesso eccomi lì, a mentire spudoratamente alla mia migliore amica. Mi consolo pensando che le sto mentendo per una buona causa. Restiamo un'oretta a casa, in cui lei mi racconta gli ultimi gossip scolastici, mi rendo conto che nei giorni in cui non vado a scuola succede di tutto e di più ,mentre quando sono presente non succede mai un cazzo. Bussiamo alla porta metallica del magazzino. -Chi è?- chiede Jake -Apri sta cazzo di porta- dice spazientita Rebecca Ci sediamo velocemente vicino a Giulia e Marco. -Max dicci che dobbiamo fare- dico nervosamente. Alzo lo sguardo su mio fratello, che mi lancia uno sguardo divertito, vedendomi così volenterosa di distruggere quei bastardi. -Non è nulla di complicato.. – inizia lui, guardando prima me e poi Rebecca -Amico, ci abbiamo lavorato per tre mesi, se non è complicato!- scherza Marco ridendo. -Ok.. è stato complicato, ma voi non dovete preoccuparvi di questo- continua ridacchiando. Mio fratello sospira scuotendo la testa davanti alla nostra impazienza, tirando fuori una valigetta. La apre con cura, come se contenesse diamanti o cose del genere, per mostrarci una piccola bomba. -Ecco a voi- dice orgoglioso, mentre tutti, a eccezione mia e di Rebecca, lo guardano stupiti. -Tutto qui? -chiedo delusa mentre aggrotto la fronte. -TUTTO QUI?!? È una bomba che emette un fumo in grado di eliminare l'ossigeno nell'aria per 3 o 4 Km e ammazza chiunque si trovi nelle vicinanze in meno di un minuto- dice Max guardandomi male, come se avessi bestemmiato. Guardo incredula la piccola bomba di metallo tra le mani di mio fratello, prima di parlare –E cosa ci dovreste far fare?- domando confusa. -Voi dovete solamente piazzarla nel rifugio dei "The Danger", che poi vi diremo dove si trova e appena vi sarete allontanate e ci saremo assicurati che in coglioni sono in casa, la faremo esplodere- dice mio fratello indicando il piccolo pulsante rosso all'interno della valigetta.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Pov Kathrine Io sarei in grado di fare una missione del genere, soprattutto dopo quello che è successo, ho voglia di vendicarmi, non solo per me, ma anche per quella povera ragazza morta per colpa loro. -Io sono pronta- dico sicura -Io però no- dice Rebecca spaventata -Perché?- chiede Giulia -Perché come prima missione è troppo per me, ci sono due rischi o morire per l'aria senza ossigeno o morire a causa della gang avversaria, io non rischio tanto- dice con lo sguardo basso. Prima che Max possa annullare la missione lo interrompo. -Lo faccio sola- dico fredda. -Non se ne parla- dice Max . -Perché?- chiedo. -È troppo pericoloso, una cosa è che lo fate entrambe e un'altra cosa è che lo fai da sola- risponde. - Daiiiii, starò attenta- dico con voce rassicurante. Max si guarda intorno. -Si va bene- dice alla fine sbuffando -Grazie...grazie...grazie- dico abbracciandolo Max e Rebecca mi hanno accompagnata con la macchina vicino alla base dei "The danger". -Mi raccomando entri dal foro che abbiamo già fatto ieri, esci e il gioco è fatto.- dice con voce calma, ma percepisco che è preoccupato. Appena esco dalla macchina mi rendo conto che è il magazzino dietro al prato dove Justin mi ha portata stamattina, mi dispiace che questo posto verrà distrutto, ma vabbè fa niente. Sento un mormorio di voci, guardo dal buco se c'è qualcuno, sono loro che stanno uscendo, per fortuna, appena sono usciti, entro, mi guardo intorno, vedo un mobile, apro il cassetto, vedo che ci sono delle armi, questo cassetto verrà aperto in continuazione quindi di certo non la posiziono li, mi guardo un'altro po' intorno, ma siccome è tutto vuoto, posiziono la piccola, ma letale, bomba dietro al mobile, in modo che nessuno la veda, sento dei passi, ormai vicino alla porta, esco velocemente dal foro e faccio un respiro di sollievo. Ringrazio Dio e tutti i santi per avermi risparmiata. Il cuore mi batte a mille. Mi dirigo verso la macchina ed entro. -Come è andata?- chiede mio fratello. -Non poteva andare meglio- dico fiera di me.

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


Pov Justin Voglio rivedere quella ragazza, oltretutto ho il suo cellulare, perciò penso sia una buona scusa per rivederla. Pov Kathrine Siamo ritornati a casa ormai da un'ora, penso di essere orgogliosa di me stessa in questo momento. Un fastidioso ticchettio alla finestra interrompe i miei pensieri di vittoria. Mi alzo e mi dirigo alla finestra, per andare alla finestra e uccidere il fastidioso uccellaccio del malaugurio. Appena sposto le tende, rimango estremamente sorpresa, perché me lo ritrovo sempre davanti? Ufff... Che vita... Gli apro o no? Mentre penso se gli devo aprire lui prende il mio cellulare dalla tasca e me sventola in faccia. Come a dire "se non apri non lo avrai mai". Apro la finestra e lui entra, ma appena cerco di prendere il cellulare...lui se lo rinfila in tasca. -Pensavi veramente che te lo avrei dato? La tua ingenuità mi sorprende- dice divertito. -Che vuoi?- dico incrociando le braccia al petto irritata. -Voglio che esci con me- dice con nonchalanche. -Che?!?- dico confusa. -Hai sentito, non farmelo ripetere- dice . -Oggi non posso- dico fredda. - perché?- chiede . -Non sono cazzi tuoi- dico facendogli l'occhiolino e aprendo la finestra per farlo uscire. -Non lo rivuoi il cellulare?Bene allora rispondi- dice. -Devo uscire con un mio amico- dico, visto che dovevo uscire con Jake. -Ah- dice pensieroso. -Annulla, tu stasera esci con me, ti aspetto giù- continua uscendo dalla finestra. Telefono a Jake, e mentre il cellulare suona, penso "non rispondere " "non rispondere", ma ecco che risponde. -Hey- dico balbettando. -Hey- dice lui. -Stasera non posso uscire- dico dispiaciuta -come mai?- chiede lui. -devo...devo...prepararmi per un compito in classe- rispondo sapendo che è una scusa di merda. -Non ti chiedo il perché ho capito, però la scusa fa schifo, non la usare più- dice ridendo. -Sissignore, a domani- dico ridacchiando -A domani, bimba- dice chiudendo la telefonata. Scelgo una maglietta nera con una scritta bianca, i jeans e delle all star nere. Mi dirigo verso la porta d'ingresso dove trovo mio fratello che è appena entrato. -Dove vai?- chiede. -Da Rebecca- rispondo . -Ah okay, perché?- chiede incuriosito. - Ci deve essere un motivo per andare dalla propria migliore amica?- rispondo ridendo. -Okay- dice ridendo pure lui per la stupidità della sua domanda. Esco avvicinandomi a Justin, fermandomi a poca distanza, incrociando le braccia davanti al petto. -Quale onore!- dice Justin, fingendosi lusingato dalla mia presenza. Alzo gli occhi al cielo . -Non ti fare strane idee, lo faccio solo per il bene del mio cellulare- dico sbuffando. Entro in macchina, mentre lui si siede al posto di guida. -Non lo so nemmeno io perché ho accettato di venire con te.- penso ad alta voce scuotendo la testa incredula. -Qualche idea ce l'avrei- scherza, dice sorridendo maliziosamente. Io non gli do retta, perché queste sue allusioni sono stupide e insensate, dato che lo faccio solo perché mi ha minacciata. I miei non mi permetterebbero mai di comprare un cellulare nuovo. -Continuo a pensare che tu sia un idiota e che non dovrei essere qui, soprattutto dopo tutto ciò che è successo sta mattina- dico dopo un po' ricordando il modo in cui mi ha minacciato. Mi ripeto mentalmente più volte di non mostrare le mie debolezze e le mie paure agli altri perché le potrebbero usare contro di me, eppure non riesco a non reagire in quel modo al pensiero dei fatti accaduti quella mattina. -Mi dispiace- dice con voce roca e bassa. Annuisco senza proferir parola. -Kathrine?-mi chiama sospirando. Non dico niente -Ti prego, guardami- mi chiede fermando la macchina e girandomi il viso in modo tale da poterlo guardare in faccia. Guardo i suoi occhi sono i più belli che ho mai visto! Sembra quasi che ci sia dell'oro liquido nel loro interno, fuso con del miele, mentre delle sfumature di nero e caramello contribuiscono a rendere meravigliosi i suoi occhi, improvvisamente ardenti di sincerità, dolci, innocenti, senza traccia della violenza di cui sono stati pieni questa mattina. -Sono stato un idiota e per questo ho intenzione di farmi perdonare, infatti ti sto portando a cena fuori- mi dice facendomi l'occhiolino e regalandomi uno dei suoi sorrisi mozzafiato, capaci di levarti il respiro. Mi chiedo come una persona possa cambiare carattere da un'ora all'altra, ma sto ragazzo che soffre di bipolarismo? Bho è strano, non penso che lo capirò mai. Mi chiedo come Justin possa passare dal volerti uccidere al volerti invitare a un appuntamento...aspetta...ma è un appuntamento? -E' un appuntamento?- chiedo incuriosita. -Vuoi che lo sia?- chiede a sua volta avvicinandosi troppo per i miei gusti. -Io.. ehm.. – farfuglio. –Cioè.. non..- continuo, arrossisco incapace di parlare. -Si- dice facendomi sussultare. -Si cosa?- domando perplessa. -Si, è un appuntamento- afferma sorridendomi

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


Pov Kathrine Justin aveva appena detto che il nostro era un appuntamento o mi ero immaginata tutto? Rimango immobile ripercorrendo mentalmente gli ultimi secondi della mia vita. Okay, probabilmente sto impazzendo e ho le allucinazioni. Lui si gira verso di me capendo cosa stavo pensando. -Si, è un appuntamento- ripete divertito. Quel ragazzo ha proprio bisogno di riordinare le proprie idee. Insomma, come puoi odiare una persona al punto che arriveresti all'ucciderla e solo poche ore dopo invitarla fuori per un... appuntamento? Il silenzio è diventato imbarazzante. -Mi potresti ridare il cellulare?- chiedo -Prendilo è nella mia tasca posteriore, io per ora non posso- risponde ridacchiando Guardo nella sua tasca posteriore e vedo il mio amatissimo cellulare, però sarebbe molto imbarazzante prenderlo e lui lo sta facendo apposta a farlo prendere a me, comunque glielo sfilo lo stesso dalla tasca indifferentemente. Tempo di tenerlo in mano che mi arriva una telefonata e siccome sono annoiata rispondo: -Pronto?- rispondo. -Hey Katy sono Gabriel- dice , lui è un ragazzo della mia gang, è insopportabile, però non si può dire che sia brutto, ha un bel fisico, è biondo e ha pure gli occhi azzurri, ma sinceramente a me non piacciono tanto gli occhi azzurri, ci sono persone che sclerano quando li vedono e a volte mi viene voglia di chiedere a queste ragazze cosa vedono di così meraviglioso in quegli occhi. -Che vuoi?- rispondo fredda. -Dove sei?- chiede -Che ti interessa?- rispondo con un'altra domanda. -Vorrei portarti fuori a cena, per questo mi interessa- dice -Non sei il mio tipo- dico e riattacco il telefono prima che sta persona insopportabile parli ancora. Sento Justin ridere. -Ma allora tratti così tutti i poveretti che vogliono uscire con te- dice ridendo -Diciamo di si- dico con fare sufficiente -Chi era quel Gabriel?- chiede seriamente -Nessuno di importante- rispondo -Okay- dice lui Sento la mia pancia brontolare, rendendomi conto solo in quel momento di quanto fossi affamata. -Tranquilla siamo quasi arrivati- dice Justin ridendo, facendomi capire di aver sentito il rumore prodotto dal mio stomaco. Annuisco arrossendo, sistemandomi i capelli in modo che non si vedesse il rossore sulle guance. Devo darmi assolutamente una calmata, io non sono il tipo di ragazza che arrossisce per ogni minima cosa, sono Kathrine Russo e mi devo comportare come tale, non come una ragazzina. Sento la macchina fermarsi, così guardo fuori dal finestrino curiosa di scoprire dove mi ha portato. Il nome non c'è, dall'esterno sembra una baita, è costruita interamente in legno, non è nemmeno un locale tanto grande, però è rustico e carino. Scendo dalla macchina guardandomi intorno, la struttura era circondata interamente da alberi. -Vieni o rimani lì?- chiede Justin che è già vicino all'entrata. Non rispondo nemmeno, metto le mani in tasca e raggiungo l'entrata. I muri sono in legno, mentre una luce soffusa illumina una piccola sala con pochi tavoli. Vicino al muro c'è un bancone come quello dei bar western, dove in passato si offriva la birra, ma penso che ora oltre alla birra offrano pure alcolici. Le poche persone che ci sono ridono e parlano. È piacevole e accogliente, ma mi rimangio tutto appena vedo la cameriera che ci viene incontro. -Ehi Jus, che piacere!- esclama con la sua vocina acuta, avvicinandosi a Justin. La squadro dalla testa ai piedi. Lei è la classica principessa delle fiabe, ha i capelli biondi raccolti in una treccia laterale e gli occhi azzurri. È un po' bassina, ma ha un bel fisico. La camicia bianca è perfettamente stirata sbottonata che lascia in mostra il suo seno, la gonna le arriva precisamente sotto il sedere . È bella, non glielo si puó negare. Non capisco perché mi importa tanto, in fin dei conti la sua vita privata non è affar mio. Mi schiarisco la voce per far notare alla ragazza la mia presenza, perché in questo momento mi sento di troppo. Lei si gira verso di me, lanciandomi un sorriso falsamente amichevole –Ciao, io sono Jessy. Piacere di conoscerti- dice con voce falsamente gentile porgendomi una mano. -Piacere mio- dico stringendo la sua mano con riluttanza, sorridendo forzatamente. -Venite, vi assegno un tavolo- dice la bambolina sorridendo, avviandosi verso un tavolo. -Non c'è bisogno, io me ne sto andando- dico Allora Justin mi prende per il braccio e mi porta in un angolino del ristorante. -Che vuol dire che te ne stai andando?- chiede irritato. -Quello che hai sentito- rispondo altrettanto irritata. -Non te ne puoi andare- dice lui. -Senti bello io e te non dovremmo nemmeno conoscerci e poi non puoi darmi ordini, io me ne posso andare quando voglio- dico mentre facciamo una specie di gara a chi ha lo sguardo più minaccioso. -E come te ne dovresti andare?- chiede -Bho, troveró un modo- rispondo -Senti almeno spiegami il perché?- chiede quasi esasperato -No- rispondo, so che sembro una bambina, però non glielo voglio dire il perché, se no potrebbe sembrare che lui mi interessa, cosa assolutamente falsa. -Dai almeno rimani un po', in caso se ti stuffa te ne vai- chiede cercando di mantenere la pazienza. -Okay- rispondo. Ritorniamo da Jessy che ci mostra un tavolo, ci sediamo e pochi minuti dopo ritorna la barbie. -Che ordinate?- chiede la barbie. -te- risponde Justin ridendo. Inizio a maledirlo mentalmente, ma sto ragazzo che cazzo ha in testa?!? Sassolini? Mah. Per quel poco che so io quando si esce per un appuntamento con una ragazza non si flirta con le altre. -Vado un attimo in bagno- dico anche se nessuno penso mi stia ascoltando, mi lavo il viso e riesco. Appena sono a tre tavoli di distanza dal mio vedo Justin baciare la puttanella della cameriera che ora è pure sulle sue ginocchia. Ora mi sento veramente di troppo, mi sento il terzo incomodo, ma non voglio passare come una fifona che scappa se vede un ostacolo, ma non voglio nemmeno rimanere a vedere i baci che si scambiano quei due. Così presa dalla rabbia vado verso di loro. -Sai che ti dico?!? Justin sei un pezzo di merda! Vaffanculo, non ti voglio più rivedere nella mia vita- dico arrabbiata più che mai. Esco dal locale ignorando il fatto che fosse buio e che non sapessi minimamente mi trovassi . Inizio a camminare sperando di trovare qualcuno che mi dia un passaggio o una fermata dell'autobus, ma non vedo niente. Poi vedo la macchina di Justin vicino a me. -Che vuoi? Hai lasciato la barbie?-chiedo irritata. -Sali dai, ti do solo un passaggio- dice sospirando passandosi una mano fra i capelli. -Solo un passaggio- chiarisco. Salgo al posto del passeggero, rimaniamo in silenzio, la tensione tra noi due è palpabile, per fortuna arriviamo a casa mia prima del previsto. -Ciao- dico prima di entrare nel giardino di casa mia. -Ciao- risponde con voce bassa. Sospirò aprendo la porta di casa. Mi dirigo in cucina per mangiare qualcosa, ma trovo mio padre pronto a farmi la ramanzina. -Kathrine, sono le undici e mezza. Mi dici dove diavolo sei finita? Io e tua madre eravamo in pensiero per te- dice deluso dal mio comportamento. -Sono rimasta a cena da Rebecca- mento mentre mi preparo un panino con la Nutella. L'unica cosa che volevo era mangiare, andarmene in camera mia e dormire per concludere quella giornata di merda. -Allora perché stai mangiando?- chiede indispettito. -Perché ho ancora fame(?)- dico sbuffando -Potevi anche avvertirci- dice mio padre. -Avrei potuto, ma non l'ho fatto. Ora scusatemi ma sono stanca, e domani ho scuola- ribatto scocciata, portando il panino in camera mia. Pov Justin Sono incazzato con quella puttanella di Jessy, all'inizio cercavo di far ingelosire Kathrine, poi quando Kathrine se ne era andata in bagno Jessy aveva fatto una scenata di gelosia e io le ho spiegato che tra me e lei non c'era niente( io e Jessy), così appena Jessy ha visto Kathrine uscire dal bagno ,si è seduta sulle mie gambe e si è fondata velocemente sulle mie labbra. Alla puttanella gliela farò pagare, non so cosa provo per Kathrine ,ma so che non le voglio stare lontano.

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


Pov Kathrine Mi sveglio a causa della mia odiosa sveglia, che mi fa venire l'istinto omicida di prima mattina , mi alzo spegnendo la sveglia con poco delicatezza ed entro nel piccolo bagno della mia camera per infilarmi sotto la doccia. Esco dalla doccia e vado ad aprire l'armadio per prendere un paio di jeans neri e una maglietta nera con una scritta bianca, mi vesto velocemente raccogliendo i miei capelli nella solita treccia laterale. Sembro uno zombie perché ho dormito poco, ma non è colpa di Justin ma colpa mia , perché nessuno mi aveva costretto ad andare con lui, era stata una mia scelta. Infilò qualche libro distrattamente lo zaino, prendo una giacca nera ed esco.. Saluto mio fratello che si era appena spaparanzato sul divano. Lo invidio in una maniera assurda, lui può stare a cazzeggiare dalla mattina alla sera e io non posso...Ufff. Il cielo è grigio e il sole è coperto dalle nuvole, fortunatamente ho preso l'ombrello, da quel maledetto giorno ho smesso di sfidare il destino. Arrivo davanti a scuola, non vedo Rebecca come al solito, ci mette tre ore per prepararsi, così mi appoggio al solito muretto tirando fuori dallo zaino uno dei miei libri preferiti Over, non sembrerò una ragazza che legge spesso, ma ma molto spesso l'apparenza inganna, è vero non leggo spesso, infatti ho solo 6 libri, la serie di after e questo, la storia tra Cher e Hunter (protagonisti di Over) mi ricorda leggermente quella tra me e Justin, però non è esattamente uguale perché io e lui non ci metteremo mai assieme, mentre Hunter e Cher si fidanzano anche se alla fine sono costretti a lasciarsi perché Hunter viene portato in prigione, questo libro l'avrò letto un sacco di volte, mi sarebbe sempre piaciuto essere una persona normale e non avere genitori delusi di me, però questa vita mi va bene, è fatta su misura per me. Appena mi arriva una telefonata stacco gli occhi dal libro e rispondo velocemente alla chiamata. -Ehiii.- dice Rebecca. -Hey- dico io. -Ma sempre sdegnata dalla vita sei?!?- mi rimprovera ridendo. -Se lo dici tu- dico ridacchiando. -Senti puoi venire velocemente all'entrata, sono sola e tra un po' penso che spaccherò la faccia alle oche che mi sparlano- dice lei. -Come fai a sapere che ti sparlano?- chiedo ridendo. -Mi guardano, dicono qualcosa all'orecchio, ridono e poi fanno tutto di nuovo- risponde. -È la figlia dell'avvocato vero?- chiedo -Seee- risponde . -Vabbè sto arrivando, cerca di sopravvivere - dico ridendo. -Sbrigati- dice chiudendo la chiamata. Alzo lo sguardo e vedo arrivare una Range Rover grigia che è la macchina di Justin. Mi mordo il labbro mentre vedo scendere lui e altri ragazzi, che si girarono verso di me ridendo divertiti. Mi guardo intorno e vedo arrivare Rebecca . La mia morte poteva dunque essere rimandata. -Hey scema, ti avevo detto di sbrigarti- dice la mia amica dandomi uno schiaffo leggero sulla spalla, poi però quando capisce cosa sto guardando diventa improvvisamente seria. -Hey, andiamo?- le chiedo. -Sisi- risponde lei mentre ci incamminiamo senza guardarci dietro. Appena siamo abbastanza lontane facciamo un respiro di sollievo. -Allora che hai fatto alla figlia dell'avvocato?- le chiedo incuriosita. -Le ho dato uno schiaffo- risponde ridacchiando. -È stato memorabile, aveva una faccia indimenticabile- continua ridendo. Ridiamo e scherziamo insieme fino al suono della campanella. Finite le lezioni vado a casa mia e appena apro la porta mi fiondo sul divano e accendo la TV. -Hey sorellina alza il culo, il posto è il mio- dice mio fratello. -Nha, sono troppo comoda- dico io. -Okay- dice tranquillamente. Qualche minuto dopo mi ritrovo con il culo a terra, perché Max ha tirato indietro il divano facendomi cadere. -Stronzo- dico massaggiandomi il sedere. -Scema- dice facendomi la linguaccia. Salgo in camera mia e mi distendo sul letto. Qualche minuto dopo sento il bip che il mio cellulare fa quando arriva una notifica. Numero sconosciuto Se ti chiedessi di provare a riuscire con me, cosa diresti?

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


Pov Kathrine A numero sconosciuto Chi sei? Da numero sconosciuto Dovresti capirlo. A numero sconosciuto Ma anche no, dimmi chi sei. Da numero sconosciuto Sono Justin , allora vuoi provare a uscire con me? Rimango confusa, questo ragazzo è da portare in un ospedale psichiatrico, la bipolarità ai massimi livelli rappresenta. Gli ho detto di starmi lontano e poi come ha avuto il mio numero?!? A numero sconosciuto Spero che tu stia scherzando! Se pensi che io voglia rivivere un appuntamento o incontro o quello che è come le altre volte, ti sbagli di grosso. Da numero sconosciuto Dai, ti giuro che sarà diverso questa volta. A numero sconosciuto Pfff, no e ho pure dei motivi validi per dirti di no. Da numero sconosciuto E quali sarebbero? Ma è possibile che questo ragazzo sia così stupido?!? Io ragazzi come lui non ne ho mai visti. Mi dovrebbero dare un premio per aver trovato questo esemplare di essere umano. A Justin 1: ci odiamo 2: mi quasi uccisa una volta 3:sei un coglione 4: non ci dovremmo vedere e sai pure il perché . Rileggo il messaggio più volte, mordendomi il labbro e infine invio il messaggio. Sicuramente non mi avrebbe risposto, oppure mi avrebbe mandato al diavolo. Anzi, forse avrebbe aspettato il giorno dopo per farmi fuori nel modo più doloroso possibile. Mi consolo pensando che mio fratello avrebbe sicuramente vendicato la mia morte in modo dignitoso. Aspetto per qualche secondo, e quei pochi secondi mi sembrano secoli, nel frattempo la speranza in una risposta scompare poco a poco per lasciare il posto a delusione, rabbia, tristezza, sentimenti totalmente fuori luogo in quella situazione. Prima avevo le idee ben chiare su ciò che fosse giusto o no, su ciò che dovevo o non dovevo fare e su quali persone dovevo o non dovevo frequentare. Avevo i miei amici, avevo mio fratello,e anche se non erano proprio le influenze migliori, desiderate dai genitori per la propria figlia, potevo fidarmi. E invece ora eccomi lì, dopo essermi fidata più di una volta di un grandissimo bastardo bipolare e menefreghista.Questo ragazzo mi ha cambiato la vita. Sento la vibrazione del cellulare e sorrido automaticamente. Da Justin 1: non l'ho mai detto 2: si e me ne pento 3: grazie piccola, sono sempre bellissimi i complimenti che mi fai *faccina con il bacio* 4: tu indipendentemente da tutto il casino che ci circonda, mi vuoi vedere? Io voglio stargli lontano, non complicare la mia vita più di come già è, però questo ragazzo mi attrae, sono davvero una stupida è questo il punto ,continuo a cascarci sempre. Però nello stesso momento non riesco a stargli lontano. A Justin: Dimmi l'ora e il posto, non farti strane idee. Da Justin Sapevo che non mi avresti deluso piccola. Ti vengo a prendere alle 22:00. Pov Justin invio il messaggio ridendo soddisfatto. Mi alzo velocemente dal letto, dirigendomi verso il bagno. Entro nella doccia rilassandomi sotto il getto d'acqua calda, prima di uscire con solo un asciugamano intorno alla vita. Apro gli sportelli dell'armadio, prendendo una maglia bianca con sopra la camicia a scacchi rossa, i jeans e le vans bianche. Prendo il mio amato Iphone , e dopo un rapido sguardo allo specchio scendo le scale sperando di non ricevere delle domande dagli altri ragazzi. Per fortuna, non c'è nessuno, così posso uscire tranquillamente senza qualcuno che mi stressi. Salgo in macchina e guido fino ad arrivare a casa sua. A Kathrine Esci la macchina è parcheggiata dall'altro lato della strada. Da Kathrine Okay . Pov Kathrine Esco dalla doccia e mi dirigendomi verso l'armadio, prendo una maglietta rossa, i jeans e le all stars rosse. Mi guardo allo specchio tanto per vedere se sono presentabile, ma sinceramente poco importa, prendo il cellulare, lo infilo in tasca e scendo. Davanti alla porta trovo mio padre e mia madre che discutono su qualcosa, così prima che mi chiedano dove sto andando inizio a parlare io. -Sto andando a casa di Rebecca- dico con voce convincente. -Okay, se decidi di rimanere da lei avvertici- dice mia mamma, continuando a parlare con mio padre. -Okay-dico chiudendo la porta di casa. Mi dirigo verso la range rover nera, si abbassa un finestrino. -Allora entri piccola?- dice Justin sorridendo. Non rispondo ed entro direttamente in macchina. -Non chiedermi perché sono qui, perché non lo so nemmeno io- dico chiudendo la portiera. -Io penso di saperlo- dice sorridendo sfacciatamente. -Allora dimmelo tu- chiedo già intuendo cosa dirà. - Sei qui perché volevi vedermi- dice mettendo in moto l'auto. -Ti sbagli- dico mentendo. Sembra troppo evidente la bugia, perché la domanda che mi ha fatto era "Tu vuoi vedermi?", io non ho risposto, ma chi tace acconsente. Solo dopo qualche minuto di silenzio, e di mio imbarazzo, mi rendo conto di non avere idea di dove stessimo andando. -Dove andiamo?- chiedo curiosa voltandomi verso Justin. -Sorpresa!-mormora senza guardarmi, accelerando. Mi trattengo dallo sbuffare, odio le sorprese, le ho sempre odiate, forse per la poca pazienza, così tornano a guardare fuori dal finestrino notando gli alberi che perdono il posto dei palazzi. La macchina si ferma su un prato affacciato su un laghetto, si era fatto buio e ad illuminare il cielo ci sono solo le stelle la luna e alcune lucciole. -È meraviglioso- dico a bassa voce, parlando più con me stessa che con lui. -Eh già- sospira sedendosi sul prato. Io mi vado a sedere accanto a lui, questa era la tipica situazione da film strappalacrime, peccato che siamo nella realtà. Sento freddo, chissà come ho avuto l'idea di vestirmi così leggera, Justin lo nota, si alza e si dirige verso la macchina è prende una giacca nera di pelle. -Tieni- dice sorridendo. -Grazie- rispondo senza guardarlo. Lui si gira verso di me e mette le dita sulle mie guance facendomi girare il viso verso di lui, facendomi diventare rossa come un peperone. -Scusa- dice guardandomi. -E di che?- chiedo. -Per ciò che è successo l'ultima volta- risponde. -Fa niente, diciamo che ti sei fatto perdonare dico ridacchiando. Lui non risponde, sorride soltanto , però con un sorriso vero, senza traccia di malizia, di sarcasmo o di altro. Rimango incantata a guardarlo, fino a quando ad interrompere questo fantastico momento ci pensa il mio cellulare, che tempismo di merda. Prendo il cellulare irritata. -Pronto?- dico irritata. -Kathrine è tardissimo torna a casa- risponde. -Vabbè- dico guardando il viso divertito di Justin, mentre chiudo la chiamata. -Se vuoi puoi ritelefonare e dire che dormi dalla tua amica- dice con un sorriso malizioso. -No, meglio se torniamo a casa- dico io. -Ma dai tutte le ragazze lo vorrebbero- dice ridacchiando. -Io non sono tutte le ragazze, io sono Kathrine Russo- dico sottolineando il mio nome. -Già- dice a bassa voce. -Sali in macchina, che ti riaccompagno- continua sorridendo. Siamo quasi arrivati a casa mia, basta svoltare l'angolo, ma non voglio vederlo morire a causa di mio fratello. -Fermati qui- gli dico. -Perché?- chiede. -Perché non ti voglio vedere morire a causa di mio fratello- rispondo. -Okay, buonanotte allora- dice dandomi un bacio sulla guancia e facendomi infiammare di nuovo le guance, questo ragazzo ha pieno potere sul mio corpo. -Notte- dico uscendo dalla macchina. Rientro in casa e vado a dormire pensando alla serata fantastica che ho passato con il mio peggior nemico.

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


Pov Kathrine Il sole entra dalla finestra e illumina il mio volto costringendomi ad aprire gli occhi, oggi è domenica e per fortuna non c'è scuola. -Kathrine alzati, vieni con noi, oggi abbiamo una riunione.- sento la voce fastidiosa di mio fratello. Sbuffo e vado a fare una doccia. Appena esco mi dirigo in camera, metto una felpa nera, le all star nere e dei Jeans e mi dirigo alla base della nostra gang. Appena entro nel piccolo magazzino dove si tengono le riunioni Rebecca mi viene ad abbracciare e ritorna a sedersi con quell'esemplare schifoso di Gabriel, io mi siedo accanto a mio fratello e Jake. -Allora ho deciso che faremo esplodere la bomba domani sera- dice mio fratello. Cazzo!?! Me ne ero dimenticata e ora cosa faccio? Oddio non voglio che Justin muoia, certo all'inizio lo volevo ma ora no. -Ma se...se ne fossero accorti?- chiedo innocentemente. -Non penso che se ne siano accorti e comunque non saprebbero come disattivarla-risponde. -È così difficile disattivarla?-chiedo. -Ma che ti interessa, non vorrai mica disattivare la bomba per loro(?)- dice Gabriel. -No, l'ho chiesto per semplice curiosità- mento brillantemente fulminando con lo sguardo Gabriel. -Beh, basterebbe tagliare il filo rosso dietro la bomba, è difficile perché ci sono tanti fili e se sbagliano filo la bomba scoppia lo stesso-risponde mio fratello ridacchiando. Penso che disattiverò la bomba più tardi... verso sera, noto che durante la riunione Rebecca mi guarda male tutto il tempo, speriamo che non abbia capito niente. Passo qualche ora nella mia stanza a girarmi i pollici dalla noia, mi annoio così tanto che ho persino fatto un'ora di studio e per me è assai, verso le 5:00 decido di uscire di casa per disinnescare questa maledetta bomba che sicuramente renderà il mio pomeriggio più vivo del solito. Devo agire in fretta, ma soprattutto prima che il mio improvviso coraggio vada a farsi fottere. Cerco di non pensare alla cazzata che sto facendo mentre salgo sull'autobus. Scendo alla mia fermata, guardandomi intorno e cercando di orientarmi in quel posto che sembrava tutto uguale. Cammino per un po' prima di scorgere il posto dove Max mi aveva portato per piazzare la bomba. Mi guardo intorno per assicurarmi che non ci sia nessuno nei paraggi e inizio a camminare verso il buco della parete del magazzino. Spingo la superficie liscia, aprendo la fessura necessaria a farmi passare, mentre mi sorprendo del fatto che non si siano ancora accorti del muro rotto sul retro. Davvero, dovevano intelligentissimi quei tipi, noi siamo circa dei secoli avanti. Prendo la bomba, la metto nella tasca della mia amata felpa ed esco dal magazzino. Mi dirigo in mezzo agli alberi del boschetto, prendo il coltellino svizzero che mi sono portata e taglio il filo rosso e poi butto la bomba disattivata nel laghetto. Comincio a camminare alzando il cappuccio della mia felpa, fino a quando non mi scontro con qualcosa, o meglio, con qualcuno. Alzo lo sguardo e immediatamente il mio sangue di congela. Davanti a me c'è un ragazzo con la pelle scura, con delle treccine, abbastanza alto e muscoloso, mi pare che si chiami Jaden , ed è uno dei più forti della gang di Justin. Trattengo il respiro sperando che non mi riconosca, ma ovviamente la fortuna gira alla larga da me come sempre del resto. Appena il ragazzo mi riconosce inizio a correre più veloce possibile in direzione della piazzetta da dove potrei trovare la strada per la fermata dell'autobus. -fermati cazzo!- mi urla infuriato mentre io accelero, ma lui è velocissimo e mi raggiunge, mi blocca per un braccio e mi spinge verso il tronco di un albero, mentre vedo arrivare un suo amico che mi pare si chiami Dan. -Bravo Jaden- dice ridendo Dan. Cerco di divincolarmi, ma il ragazzo aumenta la presa stringendomi in una trappola dalla quale è impossibile evadere. Mi guardo intorno in preda al panico, sperando che arrivasse qualcuno a salvarmi. -Lasciatemi...-dico con voce decisa mentre lanciavo un calcio ai gioiellini di Jaden, che stringe i denti sopportando il dolore. -Lo sai che sei? Una brutta puttanella- dice Jaden digrignando i denti dal dolore. Mi mordo il labbro per non cominciare ad insultarlo, perché mi sembra ovvio che lui tenga il coltello dalla parte del manico. -Adesso tu ci dici cosa ci fai qui, altrimenti ti ammazziamo- spiega con finta gentilezza Dan. -Mai!- rispondo lanciandogli un'occhiata assassina. Lui in tutta risposta mi strattona violentemente , facendomi cadere a terra. Mi rialzo velocemente, con l'intenzione di fuggire, ma prima che possa muovere un muscolo un ragazzo pure della gang di Justin mi blocca. -Che c'è ragazzi, vi divertite senza di me?- scherza ridacchiando. -Tranquillo Chaz, sei arrivato in tempo- risponde Dan facendomi l'occhiolino mentre estraeva dalla tasca un coltellino svizzero simile a quello che avevo portato per disinnescare la bomba, aspetta un attimo quello è il mio coltellino. -Tutto ad un tratto hai perso la lingua?- domanda Dan avvicinandosi a me. Non rispondo, li guardò solo male. -Abbiamo una tipa tosta qui- commenta Chaz poggiando le labbra sul mio collo. Guarda tu in che situazione mi ero andata a cacciare, e tutto per cosa? Per i miei gesti da beniamina del popolo? Mi stava proprio bene, così la prossima volta imparo a farmi gli affari miei. Chaz intanto si sta avvicinando con in mano il coltellino alla mia guancia sinistra. –Ragazzi, aspettate. Perché prima di rovinare questo bel visino non ci divertiamo un po'?- chiede Dan sorridendomi maliziosamente,facendo ridere anche gli altri. -Buona idea- concorda Chaz richiudendo il coltellino per rimetterselo in tasca, mentre la paura si impadronisce della mia mente. Qualcosa mi fa intuire che la loro idea di divertimento non coincida con la mia. Comincio a divincolarmi, cercando un modo per scappare, ma le mani di Chaz mi stringono troppo forte. Si sono messi a cerchio attorno a me, come dei predatori con il proprio cibo. -Che state facendo?- domanda una voce inconfondibile. Mi volto di scatto per trovare Justin in piedi a poca distanza da noi, con le mani nelle tasche dei jeans a vita bassa, la maglietta nera aderente e una giacca di una tonalità più scura, la giacca mi ricorda che devo ridargli il giubotto se riesco a sopravvivere. Vedo il suo sguardo raggiungere il mio, mentre sbianca di colpo. Noto la sua figura irrigidirsi, la mascella contrarsi mentre cerca di capire la dinamica della situazione. -Sei arrivato proprio in tempo Justin, ci stavamo divertendo un po'- spiega Dan. -Lasciala- dice Justin con voce tagliente, mentre gli altri tre si girano increduli verso di lui, che prende un respiro profondo tentando di calmarsi, capendo la situazione. -Me ne occupo io- continua avvinandosi a me per prendermi il braccio tirandomi dalla sua parte, per poi portarmi dentro al bosco. Ci fermiamo una volta arrivati in una piccola radura .Lui si ferma davanti a me, mentre il suo petto si alza ed si abbassa velocemente dalla rabbia. -Cosa cazzo ci fai qui?- sputa le parole, tentando di calmarsi, tirandosi indietro i capelli. -Non posso dirtelo-rispondo facendo spallucce. Mi guarda furioso, avanzando a grandi passi verso di me per fermarsi con il suo viso a pochi centimetri dal mio . -Se sei qui è per un solo motivo, dato che entrambi sappiamo che è qui che si trova il nostro magazzino, quindi smettila di fare la finta tonta. Adesso tu parli, altrimenti userò la forza, e non ti conviene e poi dovresti baciarmi i piedi dato che ti ho salvato il culo- mi dice guardandomi con rabbia. -No, sei tu che dovresti ringraziarmi dalla mattina alla sera visto che ho evitato che voi tutti saltaste in aria!- quasi urlo per la disperazione e la rabbia che provo in questo momento. Lui sgrana gli occhi incredulo. -Tu cosa?- chiede confuso. -Hai capito, non fare il finto tonto- rispondo sentendomi in colpa nei confronti di mio fratello e della mia gang. C'è solo silenzio, nessuno osa dire una parola. -Perché l'hai fatto?- chiede improvvisamente facendomi sussultare. -Non lo so- mento a voce bassa, guardando la punta delle mie scarpe, che improvvisamente sono diventate la cosa più interessante in questo boschetto. Non posso mica dirgli che ho fatto tutto quel casino solo per lui, non posso assolutamente. Trattengo il fiato quando sento il suo respiro e le sue dita sulle mie guance. -Bugiarda- sussurra posando la sua mano nell'incavo del mio collo. Sussulto quando le sue labbra si poggiano sulla pelle dietro al mio orecchio, prima di lasciare piccoli e umidi baci sulla mia pelle, fino al collo, per poi baciare la pelle scoperta. Guarda le mie labbra, poi pianta i suoi occhi nei miei, avvicinandosi nuovamente. Sento le sue labbra morbide poggiarsi sulle mie. Dovrei scansarlo o almeno volerlo scansare e magari poi dargli uno schiaffo in faccia, invece porto rapidamente le mie mani dietro al suo collo, spingendolo verso di me desiderosa di avere di più. Mi accontenta subito, approfondendo il bacio. Avvicina il suo bacino al mio, aumentando la pressione delle sue mani sui miei fianchi. Poi si stacca da me e siccome sono in imbarazzo metto i capelli davanti e guardo per terra, ma lui mi alza delicatamente il volto per far incontrare i nostri sguardi. -Kathrine?- chiede con voce roca. -Si?- rispondo mordendomi nervosamente il labbro. -niente- dice scuotendo al testa e scoppiando a ridere, tirandomi verso di lui per posare nuovamente le sue labbra sulle mie, stampandomi un delicato bacio. Sto provando un sacco di emozioni: imbarazzo per il fatto che ha riso di me, felicità perché non è stato stronzo come le altre volte, ma ce ne è una che non riesco a capire...so solo che quando lo guardo mi sento al settimo cielo.

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


Pov Kathrine Così grazie a Justin sono di nuovo in camera mia, sana e salva. C'è una parte di me che mi fa sentire una cretina, perché in teoria dovrei stare lontana chilometri da Justin. Insomma, lui fa parte della mia gang rivale i "The Danger", lui è quella persona capace di cambiare umore in qualsiasi momento, anche quando meno te l'aspetti , lui è colui che non si sarebbe fatto problemi ad uccidermi...ma lui è anche quella persona che mi ha salvata, quella persona che mi ha fatto provare emozioni mai sentite prima. Ma una cosa che mi chiedo è perché mi ha salvata(?) Questa domanda manda a farsi fottere tutti gli istinti omicidi che provo per la sua gang, forse perché penso che possa provare qualcosa per me... La testa mi scoppia, un po' per la stanchezza, e un po' per la confusione nella mia testa. Guardo velocemente l'orologio, sono le 5:00 di mattina e ancora i miei non sono a casa, strano... Comunque...mi butto a peso morto sul letto addormentandomi di sasso, trovando finalmente un attimo di pace. Pov Justin Sono incazzato nero. È stata una questione di fottuti secondi, e poi l'avrebbero picchiata, uccisa, e probabilmente di lei non si sarebbe saputo più nulla. Se non fossi arrivato in quel momento... Non ci voglio nemmeno pensare. Stringo il volante, fino a far diventare le nocche bianche, cercando di mantenere la calma...cosa che mi riesce alquanto difficile date le circostanze. Non posso fare niente, non posso mica raccontare loro di quanto amassi il modo in cui quella ragazza arrossisce al minimo contatto, non potevo spiegare loro cosa scatenasse in me il suo sorriso. Mi avrebbero preso per matto, sarebbero scoppiati a ridere e quasi sicuramente avrebbero ammazzato sia me che lei. Lei è sempre stata zona vietata, in tutti i sensi. È come vedere un gatto e un cane girare allegramente insieme per le strade scambiandosi sorrisi amichevoli. Tiro fuori una sigaretta, iniziando a fumare per calmarmi. E poi,come se non bastasse, l'ho baciata. Mi ero aspettato una reazione totalmente diversa da parte sua, un pugno in faccia o un'espressione disgustata . Invece è stata proprio lei ad approfondire il bacio, è stata proprio lei a chiedere di più. E io l'ho accontentata senza esitare. Mi ritrovo davanti casa... non mi va nemmeno di entrare e sentirmi fare 1000 domande, perché dovrei mentire ad ognuna e in questo momento odio i miei amici se è possibile dirlo, perché hanno cercato di uccidere Kathrine anche se non sanno niente delle nostre fughe segrete. Lei è come una specie di droga per me, e per quanto potesse essere fastidiosa, snervante e rompipalle, è e rimane comunque la persona che voglio al mio fianco anche in questo momento. Appena entrato mi ritrovo i ragazzi davanti che mi guardavano con un'espressione divertita. -Allora, ti sei divertito?- mi chiede Dan dandomi una pacca sulla spalla. Mi trattengo dal prenderlo a calci nelle palle. –Più o meno- rispondo cercando di sforzare un sorriso. -Ora devo andare- continuo uscendo dal soggiorno e andando in camera mia. Entro in camera mia chiudendo la porta a chiave per evitare che qualcuno dei ragazzi salisse. Sono troppo nervoso, sarebbe stato pericoloso sia per loro che per me, visto che quando sono arrabbiato ragiono con il culo. Mi chiedo cosa pensa lei di tutto ciò che è successo, se si è pentita di ciò che ha fatto, se ha raccontato tutto ai suoi "amici". Se fosse stato così avrei potuto anche dichiararmi morto senza molti giri di parole. Sbuffo dando un pugno alla parete su cui mi sfogo di solito...che ora ha un sacco di buchi, mi dico sempre di richiuderli, ma non lo faccio mai. Giro per un po' nella mia camera, indeciso sul da farsi, quando non resisto più in quel clima di ansia e tensione. Prendo il telefono e mi precipito di corsa di sotto, dove vedo i ragazzi che parlano tra loro. Quando mi vendono rimangono in silenzio senza smettere di fissarmi, cosa che mi fa irritare, e non poco, odio essere osservato, mi dà fastidio ,come qualcuno di pericoloso pronto ad esplodere, sicuramente si saranno accorti che sono nervoso. Ma in effetti sono qualcuno di pericoloso pronto ad esplodere. Non dico nulla, non gli devo spiegazioni, esco semplicemente di casa sbattendo la porta. Vado a passo spedito nel garage salendo nella mia amata macchina, prima di rivolgere una rapida occhiata al cellulare. Devo assolutamente levarmi quel dubbio assillante che minaccia di farmi esplodere la testa, devo sapere cosa pensa, se si è pentita o no e, soprattutto, devo sapere una volta per tutte se questa ragazza mi odia davvero.

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


Pov Kathrine Sento un colpo, tuttavia non mi alzo per verificare visto che molto probabilmente è stato il vento, un ramo o qualcosa del genere e oltretutto sono troppo comoda per alzarmi. Chiudo di nuovo gli occhi, sospirando mentre mi rilasso nuovamente sotto le coperte. Colpo. Sbuffo tirando il piumone sopra la mia testa, girandomi dall'altra parte sperando di riuscire a riaddormentarmi senza altre interruzioni. Colpo. Colpo. Mi alzo snervata, pronta a fare la ramanzina a quei bambini rompipalle che la domenica mattina non hanno niente di meglio da fare che venire a rompere le ovaie alle povere ragazze innocenti. Io innocente? Non tanto, ma questo è solo un dettaglio trascurabile. Apro la finestra affacciandomi dal balcone, pronta a prendere a parole chiunque stesse rompendo le palle, ma rimango a bocca aperta quanto vedo Justin appoggiato ad un albero al di là della recinzione che circonda il giardino di casa mia. No, non è un ragazzino rompipalle che la domenica mattina non ha niente di meglio da fare che venire a rompere alle povere ragazze innocenti, non lo è senz'altro. Mi mordo il labbro indecisa sul da farsi, quando il cellulare ancora nella mia tasca vibra e io lo tiro fuori. Da:Justin Hai impegni ora? Mi trattengo dal sorridere o mettermi ad urlare come una ragazzina con gli ormoni in subbuglio, visto che è a pochi metri da me che mi fissa in attesa di una mia risposta. A: justin In teoria dovrei andare con gli altri.. sai com'è. Rispondo spostando il peso da una gamba all'altra, con la paura che si arrabbi o qualcosa del genere. Il fatto che invece di parlare usassimo il telefono era qualcosa di buffo e infantile, dato che avremmo potuto semplicemente comunicare a voce. Se fosse stato un mio amico qualsiasi lo avrei fatto, ma non con lui, e soprattutto non con mio fratello che sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro cogliendomi in flagrante. Da: Justin E in pratica? Rido leggendo il suo messaggio. A: Justin Anche in pratica. Rispondo spostando lo sguardo su di lui, che assume un'espressione imbronciata che lo fa tanto sembrare un bambino appena sgridato dalla mamma. Sospiro facendogli cenno di aspettare, mentre torno in camera mia. Non mi guardo neanche allo specchio, consapevole del fatto che sono un totale disastro, prima di scendere furtivamente le scale di casa come avevo fatto poche ore prima, aprendo la porta per arrivare alla strada dove trovo Justin che mi sorride sfacciatamente. Questo ragazzo dovrebbe essere illegale, è meraviglioso, anche meglio di un dio greco. -Quando hai finito di spogliarmi con gli occhi fammi un fischio- dice ridendo mentre io arrossisco. -Io non.. – farfuglio. -Tesoro non c'è bisogno di inventare scuse, so che pensi che sia bellissimo- dice facendomi l'occhiolino. -Viva la modestia- dico guardandolo male. -Lo sai anche tu che è la verità- dice sorridendo. Gli lancio un'occhiataccia. -Allora, che vuoi?- domando. -Nervosa, piccola? Perché se è così ci penso io a farti rilassare- mormora avvicinandosi a me. -No, grazie.- dico sorridendogli per fargli capire che non sono arrabbiata. Mi sento solo un po' stordita e in imbarazzo. È incredibile il modo in cui riesce a ritorcere ogni mia parola contro di me. -ti devo fare una domanda- dice improvvisamente serio. -Uhm...okay...dimmi- dico deglutendo, la parte seria di lui non mi piace affatto. -ti sei pentita di tutto questo?- dice nervosamente passandosi una mano tra i capelli e avvicinandosi pericolosamente a me. -Smettila di avvicinarti in questo modo, mi metti seriamente a disagio- dico mettendo una mano contro il suo petto e spingendolo lontano da me. Lui si mette a ridere, anche se so che lo fa per prendermi in giro per ciò che ho detto, amo il suo sorriso non ne posso fare a meno è più forte di me...è come una droga. -La prossima volta ti porto una mia foto, così quando non ci sono puoi rimanere ad ammirarla quanto ti pare- dice facendomi l'occhiolino e continuando a ridere mentre io lo fulmino con lo sguardo. -Sei un coglione- rispondo arrossendo. -Sarà, ma tu non hai risposto alla mia domanda- mi fa notare riportandomi alla realtà. –No-dico riferendomi alla domanda di prima. -Cosa?- chiede, sono sicura che sa di cosa sto parlando ma se lo vuole solo sentire dire. -No...non me ne sono pentita- rispondo sbuffando. -E'..tutto? O vuoi sapere altro- continuo. -Mi odi ancora?- chiede guardandomi negli occhi e provocandomi mille brividi in tutto il corpo. -No- rispondo senza pensare e lui fa un sorriso di chi la sa lunga. -Allora è tutto- dice avvicinandosi al mio viso per poi stamparmi un bacio vicino alle mie labbra. Lui rientra in macchina e abbassa il finestrino. -A domani- dice mettendo in moto. Rimango immobile sul marciapiede incapace di elaborare un pensiero con un minimo di logica e razionalità. Mi do uno schiaffo in faccia per risvegliarmi dal mio stato di trance. Devo darmi una calmata, seriamente, è impossibile che rimanga così coinvolta da quel ragazzo, i miei ormoni sono praticamente andati a farsi fottere nel vero senso della parola. Rientro in casa dirigendomi nella mia camera. Entro in bagno, mi lavo il viso e mi faccio una coda alta, tanto per sistemare i miei schifosi capelli. E scendo al piano di sotto dove vedo parlare mio fratello con dei poliziotti...Oddio e se volessero sbattere in prigione Max, nonono spero non sia niente che riguardi la gang, se no siamo tutti fottuti. -Salve, qual è il problema?- chiedo all'uomo in divisa davanti a me. -Sono venuto per avvisarvi che i vostri genitori sono morti in un incidente stradale- risponde il poliziotto con calma e io in quel momento mi sento morire dentro...è vero non li sopportavo, ma non li odiavo perché senza di loro non sarei nemmeno esistita. -Cosa?- questa è l'ultima cosa che dico prima di vedere tutto nero.

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Capitolo 20
*** capitolo 20 ***


Pov Kathrine Sbatto le palpebre più e più volte per svegliarmi, appena apro completamente gli occhi mi rendo conto che non sono a casa mia ma in una piccola stanza con mobili e mura bianche...sono in una camera di ospedale!?! È come cazzo ci sono finita qui?!? Cerco di fare mente locale e ricordo tutto a poco a poco, ho circa mille domande da fare ma non ho voglia di svegliare mio fratello che dorme beatamente sulla poltroncina bianca vicino a sto lettino puzzolente di morti, la prima cosa che dovrò fare appena ritornerò sarà un lungo e rilassante bagno. Prendo il mio cellulare sul comodino è noto che ho un bel po' di chiamate perse. 20 da Rebecca; 5 da Jake; 2 da Justin e pure 3 messaggi tra cui "perché cazzo non rispondi al telefono?" Sicuramente Justin non sa niente di ciò che è successo... Sento Max sbadigliare. -Hey dormigliona, mi hai fatto preoccupare, sei rimasta a dormire per quasi 2 giorni- dice venendomi ad abbracciare ed io ovviamente ricambio l'abbraccio. -Aspetta...due giorni?- chiedo appena mi rendo conto di ciò che ha detto. -Eh già, sono venuti a trovarti tutti, Rebecca si è pure messa a piangere ed è rimasta tutta la notte ma poi stamattina l'ho fatta andare via- risponde ridendo. -La solita- dico ridendo anch'io. -Quando sarà il funerale?-chiedo. -Domani- risponde -Okay- dico prima che nella stanza piombi un silenzio d'oltretomba. -Senti ma ora che mamma e papà non ci sono più, io sarò affidata a te?- chiedo rovinando il silenzio che c'era pochi minuti prima. -Uhm...penso di sì...dovrei andare a parlare con l'avvocato esattamente...ora..scappo ci vediamo dopo sorellina- dice dandomi un bacio sulla guancia prima di correre via. Decido di telefonare un Rebecca. -Ehilà- la saluto. -Gioia miaaaaaaa-dice lei. -Come ti senti mentalmente e fisicamente?- continua parlando velocemente. -Una merda, puoi venire a farmi compagnia? Sono sola come un cane- chiedo. -Certo arrivo subito- dice chiudendo la telefonata. Passano 5 minuti e io presa dalla noia rispondo a Justin. A Justin "Scusa ma non ho potuto rispondere...sono stata male" Il suo messaggio mi arriva quasi subito. Da Justin "Che hai avuto?" A Justin "Uhm...sono morti i miei genitori, sono svenuta e sono andata a finire in ospedale...niente di che direi" Ironia portami via. Da Justin "Mi dispiace da morire...quando ti dimettono ti vengo a prendere e usciamo. A Justin "Okay" Il cellulare si spegne da solo dato che ha lo 0% di carica. Sento aprirsi la porta della camera e da lì spunta Rebecca con il suo viso sorridente e due tavolette di cioccolato, la mia preferita è la sua preferita. -Ehi signa-dice lei venendomi ad abbracciare. -Signaaa- la saluto ricambiando l'abbraccio. Signa è un soprannome che abbiamo inventato alle medie, esattamente in seconda, nell'ora di francese...la professoressa stava spiegando gli animali, noi abbiamo sentito un nome simile a questo l'abbiamo storpiato un po' è da lì è nata la nostra amicizia, è vero non sembra che io sia il tipo di ragazza che scherza in questo modo, ma quando avevo 12 anni ero ancora molto ingenua, una ragazzina simpatica, dolce e anche vittima di bullismo da parte di un gruppetto di 3 oche giulive che mi rompevano le palle, poi crescendo sono diventata quella che sono. -Allora hai visto ragazzi carini in giro?- chiede ridacchiando . -Ma che cazz...sono rimasta chiusa in questa merda di camera puzzolente di morto e tu mi chiedi questo...solo a questo sai pensare- dico ridendo. Continuiamo a scherzare per tutta la serata, fino a quando non viene mio fratello per farmi dimettere dall'ospedale, perché serve la firma del maggiorenne a cui sono stata affidata e siccome sono stata affidata a lui serve appunto la sua firma. Appena usciamo Rebecca se ne va a casa sua, mentre io e Max a casa nostra, appena entro in casa mi dirigo nella mia camera dove metto a ricaricare il cellulare e poi in bagno dove riempio la vasca di acqua calda e mi ci immergo rilassandomi finalmente.

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Capitolo 21
*** capitolo 21 ***


Pov Kathrine Esco dalla vasca e avvolgo il mio corpo in un asciugamano e mi dirigo in camera mia, metto i primi vestiti che vedo nell'armadio e mi butto sul letto iniziando a messaggiare con Rebecca, fino a quando non mi arriva un messaggio da Justin. Da Justin Piccola che fai? A Justin Mi rilasso tu? Da Justin Vieni con me? A Justin Dove? Da Justin A casa mia A Justin Ma i tuoi amici? Da Justin Non ci sono A Justin Uhm...okay Da Justin Scendi sono in macchina Non rispondo, scendo solo, sperando che mio fratello non mi noti e non faccia domande e per fortuna mio fratello non è in casa. Mi dirigo verso la macchina, apro la portiera ed entro. -Hey- dice Justin sorridendomi. -Ciao- dico stringendo le labbra. -Odio quando lo fai- dice guardando la strada mentre guida. -Cosa?- chiedo non sapendo di cosa parla. -Quando stringi le labbra- risponde. -Perché?- chiedo mentre la macchina si ferma davanti ad una grande casa. Si gira verso di me, mette una mano nella guancia e con il pollice dell'altra tocca il mio labbro inferiore. -Perché hai delle labbra bellissime e non farle vedere sarebbe uno spreco- risponde allontanandosi e uscendo dalla macchina e io lo seguo. Entriamo in casa, me la aspettavo diversa, è molto ordinata e pure bella. -Te la aspettavi diversa vero?- chiede lui leggendomi nel pensiero. -In effetti si- rispondo sinceramente. -Diciamo che Jaden ha buon gusto- dice facendomi l'occhiolino. Justin si va a sedere e io faccio lo stesso. -Allora...uhm...per cosa mi hai chiesto di venire qui?- chiedo interrompendo il silenzio imbarazzante che si era creato pochi minuti prima. -Mi sono reso conto che non ci conosciamo per niente e volevo sapere qualcosa su di te- dice guardandomi. -Allora facciamo così...tu mi fai una domanda e poi rispondo e la stessa io faccio con te, una volta l'uno- dico abbassando lo sguardo. -Okay inizia tu- dice lui. -Quante ragazze hai avuto?- chiedo. -Ahahahah mi aspettavo domande più interessanti- dice ridendo. -Ah ah ah, l'ho chiesto tanto per, ora rispondi- dico guardando male. -Se, se...allora non ne ho mai avuta una seria, di solito, mi scopavo ragazze diverse ogni sera-risponde -E ora non lo fai più?- chiedo. -No- risponde distogliendo lo sguardo dal mio. -Perché?- chiedo. -È il mio turno per la domanda- risponde facendomi l'occhiolino. -Uhm...okay- dico. -Tu invece quanti fidanzati hai avuto?- chiede avvvicinandosi pericolosamente. Io non ho nemmeno il tempo di pensare e poi che avrei dovuto dire? Che non ho mai avuto un fidanzato? -Sono sicuro che potrei essere migliore di tutti i tuoi fidanzati precedenti- dice avventandosi sulle mie labbra, io schiudo le labbra per approfondire il bacio, il miglior primo bacio di sempre, lui inizia a lasciarmi dei baci sul collo, io gemo dal piacere, però pochi secondi dopo inizia a suonare il telefono e che cazzo?!? Justin si allontana imprecando. -Cazzo vuoi?- urlo a mio fratello per telefono. -Il funerale cogliona- dice lui. -Vabbè arrivo- dico chiudendo la telefonata. Justin mi riaccompagna a casa, io scendo e mi vado a cambiare per il funerale, mettendomi un vestitino nero, lo faccio solo per questo evento, perché odio con tutto il cuore i vestitini. Dopo che finisce il funerale ci dirigiamo subito alla base, appena entriamo Rebecca viene subito da me abbracciandomi. -Ultimamente uscite tanto, qualche volta mi posso unire anche io?- chiede Giulia (una della gang). -Veramente non usciamo da un sacco di tempo- dice Rebecca. -Come? Max mi ha detto che prima del fatto, uscivate sempre e quindi almeno fino a 4 giorni fa- dice Giulia. -Ma che..?- dice Rebecca guardandomi male. -Sisi vero, in caso se usciremo ti avviseremo- dico io, mentre Giulia si allontana. -Io e te dobbiamo parlare- dice Rebecca. Annuisco, constatando che avrei dovuto preparare una scusa perfetta, e alla svelta. Posso mentire senza problemi alla maggior parte delle persone, ma non a Rebecca che è la mia migliore amica. Mi ci sarebbe voluta tutta la forza possibile. Non ho tempo di pensare ulteriormente perché sono interrotta dall'urlo di mio fratello. -Cosa cazzo significa che la bomba è stata distrutta?!?- dice urlando. O merda.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Pov Kathrine Dire che  mio fratello è arrabbiato è un eufemismo. È letteralmente fuori di sé, non l'ho mai visto così infuriato, il che è molto difficile dato il suo carattere. Rimango in silenzio come tutti gli altri a guardare quella scena, con la differenza che mentre gli altri sono completamente e totalmente scioccati e confusi, io sto solo fingendo, visto che sono stata proprio io a distruggerli.  -Come cazzo è possibile?- domanda Jake che è rimasto a bocca aperta come tutti gli altri del resto. Marco si alza scuotendo la testa confuso –Non riesco a capire, come hanno fatto a trovarla?- domanda senza smettere di camminare avanti e indietro. Tutti stanno cercando di trovare una scusa plausibile. –Visto che il nostro piano A è fallito, metteremo in atto ciò che avevamo pensato prima che avessimo la certezza di avere la bomba nelle nostre mani.- dice mio fratello. -Sappiamo tutti che non vi è una banda senza  un capo. E quello che faremo noi è semplice li priveremo della loro guida- continua con un sorrisetto compiaciuto. Subito tutti iniziano ad annuire d'accordo, mentre io sono indecisa se essere felice o no di quella notizia. Il capo è Dan se non mi sbaglio, perché è il più grande...ditemi che non mi sbaglio...vi prego... -Quindi in pratica dobbiamo prendere Dan?- chiedo. Mio fratello però scuote la testa. Io lo guardo confusa. -Non è Dan il loro capo- dice lui ridendo. Continuo a guardarlo ancora più confusa, in attesa che continui. -E' quel coglione di Bieber- spiega facendo una smorfia, mentre il mio cuore rallenta i battiti. Vogliono prendere Justin, vogliono fargli del male...oh madonnina mia aiutami tu... Non posso permetterlo, non deve succedere una cosa del genere, non a lui. -Justin? Ma.. non è troppo piccolo per essere il capo?- domanda Rebecca incredula riportandomi alla realtà. Mio fratello scuote ancora una volta il capo –Ha diciotto anni, ed è più sveglio di quanto pensiate- risponde mentre io mi sento ancora più male. Ho una gran voglia di urlare e piangere, non ci posso credere...devo fare il possibile per non permetterlo. -Io...ehm...vado via...ho tante cose da fare...- dico uscendo mentre Rebecca mi segue. -Hey Kathrine che hai?- domanda Rebecca facendomi girare dalla sua parte. Sbuffo alzando lo sguardo –Non ho niente, ok?- rispondo acidamente andandomene via. Finalmente intravedo un autobus e appena entro esco dalla tasca il cellulare prima di rimanere a fissare il simbolo della chiamata indecisa su ciò che devo fare. Ho paura che si arrabbi e che mi dica di levarmi dalle palle, tuttavia mi faccio forza e lo chiamo. Dopo qualche squillo mi arrendo pensando che non risponda più, ma prima di chiudere sento la sua voce dal telefono. -Piccola? – risponde con voce calda. -Ehm.. dove sei?- chiedo incerta. -A casa, perché?- risponde confuso. –Posso venire? Dovrei parlarti-dico sospirando. -Certo...- dice lui incerto. -Uhm okay...ciao- dico. Sto per attaccare quando sento la sua voce chiamarmi. -Kathrine?- domanda mentre riporto il cellulare vicino al mio orecchio. -Si?- risposi incerta. -Non vedo l'ora di rivederti- mormora prima di attaccare, lasciandomi sognante a fissare il telefono come se avessi la paura di essermi immaginata le sue parole. Pov Rebecca Sono riuscita a salire su quell'autobus per miracolo, c'era mancato poco e l'avrei perso. Forse non avrei dovuto seguirla, ma in quegli ultimi giorni Kathrine era strana, iniziava a preoccuparmi. Alzo il cappuccio della mia felpa, per non farmi riconoscere, prima di prendere posto davanti a lei, vicino ad un'anziana signora. Ascolto tutta la conversazione con attenzione. Con chi sta parlando? Ma soprattutto, cosa sta succedendo? Troppe domande senza una risposta. E pensare che tra me e lei non ci sono mai stati segreti. Adesso sembra che mentirmi per lei fosse diventato di una facilità assurda, non si rende conto del fatto che la conosca troppo bene per cadere nei suoi tranelli. L'autobus si ferma e io la seguo silenziosamente, sperando che non si accorga di me. Ci troviamo a casa di Justin...oddio non ci posso credere... Pov Kathrine Busso alla porta insicura, passano due o tre minuti e Justin mi viene ad aprire -ciao- lo saluto nervosamente. -Ehi, entra pure- dice facendomi entrare. -Se non sbaglio dovevi dirmi qualcosa di importante- mi ricorda sedendosi sul divano. -Si, infatti- concordo guardandolo. Prendo un respiro preparandomi a spiegare . -Hai presente quando ti ho detto di aver salvato te e i tuoi amici dal saltare in aria?- chiedo con l'intenzione di raccontare le cose dal principio. Lui annuisce subito senza smettere di guardarmi. -Bene, non stavo scherzando. Avevamo piazzato una bomba all'interno del vostro magazzino. Sarebbe bastato premere un pulsante per farvi morire tutti in due secondi.- continuo mentre lui si irrigidisce al mio fianco. -Quella mattina sono tornata lì per levarla e distruggerle, ma inevitabilmente poco fa gli altri se ne sono accorti, e hanno deciso di mettere in atto il piano B.- continuo. -Ebbene,  vogliono prendere il vostro capo.-mi bloccai, mentre lui si irrigidisce ulteriormente. Tutto accade velocemente senza che io me ne accorga. Mi spinge violentemente facendomi cadere, ma questo ragazzo che cazzo di problemi ha...porca puttana non solo gli dico i piani della mia gang,pure cerca di ammazzarmi. Più lo guardo negli occhi, in quegli occhi pieni di rabbia e odio, e più ho paura. Sento il dolore aumentare, espandersi dal mio petto per avvolgere tutto il mio corpo, e mi ritrovo con una lacrima che mi riga il viso, non per il dolore, ma per il fatto che mi spaventa. Odio mostrarmi debole davanti agli altri, non lo avrei mai fatto in un'altra situazione. Ma questa volta è diverso, questa volta è Justin a farmi del male, lo stesso che mi ha fatto sentire diversa, speciale. Mi rialzo guardandolo con disgusto, prima di spingerlo via, lontano da me. -Mi fai schifo!- gli urlo contro con voce spezzata, mentre lui mi guarda crudelmente. -Davvero? Perché non mi sembrava così quando ti strusciavi addosso a me come una puttanella- dice con voce tagliente prima di sorridermi. Se prima il mio cuore era ferito, adesso è distrutto. È  inutile stare lì a perdere tempo con una persona come lui, anzi, non avrei mai dovuto proteggerlo, avrei dovuto lasciarlo saltare in aria insieme al resto del suo branco di bastardi. -non solo ti ho aiutato pure mi tratti in questo modo, stai certo che non mi vedrai mai più, spero che tu muoia...è davvero quello che ti meriti- mormoro mordendomi forte il labbro per evitare di piangere. Lui mi sembra scioccato. Ma ormai non ha più importanza, ha rovinato tutto. Mi giro verso la porta ed esco, correndo con qualche lacrima che mi riga il viso verso la fermata dell'autobus. -Kathrine!- gli sento  urlare il mio nome, ma non mi giro, continuo a correre fino a quando la rabbia e la forza non svaniscono per lasciare spazio solo al dolore. Salgo sul l'autobus e mi seggi in un angolino isolato a piangere con la testa tra le ginocchia...sperando di scordare tutto ciò che è accaduto.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Pov Kathrine Rebecca è strana oggi, mi guarda male ogni volta che ci incontriamo per i corridoi della scuola e quando cerco di parlarle scappa via. Capisco che è arrabbiata per ieri però così esagera. Oltretutto in questo momento ho un serio bisogno di lei. A ricreazione mi dirigo nel bagno delle femmine, e per la prima volta ne approfitto della mia reputazione di "cattiva ragazza" per levarmi di torno le bamboline che si stanno sistemando il trucco davanti allo specchio. -Levatevi dal cazzo- dico facendole fuggire via terrorizzate.  Sbuffo alzando gli occhi al cielo per la loro stupidità. Quanto sono patetiche, loro con i vestitini ben stirati, i capelli sempre perfetti come se stessero andando a un concorso di bellezza. Comincio a camminare avanti e indietro, prendendomi la testa fra le mani e cercando di trattenermi dall'urlare o dal piangere. Sobbalzo quando la porta del bagno si apre improvvisamente. Alzo lo sguardo pronta a mandare a quel paese chiunque fosse entrato, ma rimango sorpresa di scorgere la figura minuta di Rebecca che cammina guardandomi in modo distaccato. Quando nota le lacrime scendere lungo il mio viso, abbandona la sua maschera fredda. -Ehi Kathrine- dice sorridendomi timidamente. -Allora ti ricordi ancora della mia esistenza! Sai non me lo aspettavo proprio- le dico ridacchiando. -Bè, l'ultima volta che ho controllato sei tu che sei scappata via saltando su un autobus, non io- ribadisce arrabbiata. Non posso ribattere, visto che ha ragione. -Mi dispiace okay?- dico sospirando. -Almeno posso sapere dove sei andata?- domanda con la sua solita curiosità. Kathrine pensa...pensa...che cazzo mi posso inventare, cerco di inventarmi una scusa plausibile. -A casa,non mi sentivo bene, avevo mal di testa- rispondo facendo spallucce. Lei mi guarda in modo strano, come se stessi dicendo cretinate (cosa assolutamente vera). -E perché stavi piangendo?- chiede scuotendo la testa in segno di disappunto. Per fortuna la campanella mi salva dall'imbarazzante situazione. -A dopo- la saluto fuggendo lontano dal bagno. Mi dirigo nella classe della signora Hellman, la professoressa di biologia, ho sempre odiato questa materia...come anche la professoressa, nonostante abbia voti eccellenti. La verità è che ogni tanto ho studiato qualcosa di quello che ci ha assegnato, ma poi non mi sono mai messa alla prova per vedere se ho davvero imparato. I miei voti sono dovuti alla voglia di farmi uscire da questa scuola il prima possibile, perché hanno già dovuto affrontare mio fratello gli altri anni e non penso che per loro sia stata una cosa piacevole. Non ne ho mai il tempo, e soprattutto neanche la voglia di studiare. Sospiro quando sento la campanella suonare, alzandomi velocemente per dirigermi fuori dalla scuola. Arrivo al parcheggio, ma improvvisamente vengo tirata da qualcosa,  o meglio da qualcuno. Alzo lo sguardo rimanendo paralizzata alla vista di Justin. Mi guardo intorno, constatando che non vi è nessuno a parte noi due, così mi può ammazzare tranquillamente senza testimoni. Prima che possa dire qualsiasi cosa  lo spingo via guardandolo disgustata. Mi volto per andarmene via, ma lui mi blocca prendendomi per il polso e facendomi girare nella sua direzione. Io non ho paura assolutamente di lui, solo che mi mette a disagio con il suo comportamento ed il suo sguardo. Lo spingo lontano da me nuovamente, e per poco non mi metto ad urlare quando mi sento sollevare da terra per venire letteralmente scaricata sul sedile della macchina. Prima che possa scendere me lo ritrovo vicino al posto di guida, per non farmi scappare preme la sicura in modo da bloccare tutte le uscite. -Fammi scendere subito!- Dico mentre cerco di prendere a pugni lo sportello. Mi ignora completamente,  concentra tutta la sua attenzione sulla strada, e ciò mi fa infuriare ancora di più, alla fine capisco che non posso fare niente, lui ha il coltello dalla parte del manico non io, così sbuffo annoiata. La macchina improvvisamente  si ferma davanti a un grande casolare circondato da un grande giardino. Rimango a guardare per capire dove mi trovo, ma alla fine realizzo che siamo a casa sua. -Non ci sono gli altri, stai calma – si rassicura parlandomi come si fa con una bambina di tre anni. Mi mordo il labbro per non urlare. Si siede sul prato, come la prima volta che ci siamo incontrati e questo mi spaventa un po', mi fa cenno di sedermi e io mi ritrovo accanto a lui. Dopo qualche minuto di silenzio, lui sospira e inizia a parlare. -Mi dispiace, sono stato un vero coglione- dice guardandomi. Distolgo lo sguardo, non riesco a pensare lucidamente. -sono un coglione, non dovevo farti del male, non a te. Ero nervoso, ho perso il controllo.. e me la sono presa con l'unica persona a cui tengo.-continua lui lasciandomi incredula davanti alle sue parole. Ha appena detto che ci tiene a me o ho appena sognato tutto? -Kathrine - mi chiama, la sua voce più vicina di quanto avevo immaginato. -Scusa- mormora sospirando, mentre posa le mani sui miei fianchi, avvicinando il suo corpo al mio. -No Justin, non puoi risolvere tutto in questo modo. Ogni volta che le cose sembrano andare bene, ti prendono i cinque minuti.. e mi fai del male. Dovrei odiarti, ma non ci riesco,  e non riesco a capire perché- dico allontanandomi da lui, invece Justin vedendomi lì a testa bassa, forse per pietà forse per altro viene ad abbracciarmi, mentre io mi abbandono a lui indifesa come mai in vita mia. -Ho sbagliato, non posso fare nulla per cancellare i miei errori, ma mi dispiace. Ti chiedo scusa per averti fatto male, mi perdoni?-chiede con lo sguardo da cucciolo ferito a cui io non posso resistere. Annuisco incapace di parlare. Avvicina il suo viso al mio, stampandomi un bacio sulle labbra. Da lì si sposta lungo la mia mandibola, per poi passare sul mio collo, facendomi uscire un gemito di piacere. Trova il punto del mio collo dove provo più piacere ed inizia a mordicchiare e succhiare la mia pelle, facendomi gemere. Poso le mie mani sulle sue spalle, spingendo il suo corpo verso il mio. Continua il suo lavoro, mentre io tiro leggermente le punte dei suoi capelli. Appena finisce appoggia la fronte sulla mia. -Ci credi se ti dico che non ti farò più del male?- domanda tornando serio. –Dovrei?- chiedo inclinando leggermente la testa di lato. -Si,  dovresti.- risponde baciandomi il collo. –E per quale motivo?-lo provoco un po' , curiosa di sentire la sua risposta. -Oggi ho avuto paura di perderti, ed è una sensazione che non voglio riprovare mai più. Per quanto tu sia fastidiosa e rompipalle mi piaci Kathrine - ammette come se fosse la cosa più naturale al mondo. Sono indecisa se arrabbiarmi per il suo commento fastidioso sul mio carattere o essere felice per ciò che ha appena ammesso, ma alla fine opto per la seconda. –Bene, perché anche tu mi piaci- dico facendolo ridere. Si avvicina a me per baciarmi, mentre io mi sollevo sulle punte per porre fine alla distanza tra noi. Mi abbraccia stringendomi al suo corpo, mentre poso la mia testa sul suo petto. -vuoi entrare in casa?- chiede maliziosamente al mio orecchio. -Non posso dovrei tornare a casa- dico. Lui essendo un ragazzo sleale preme le labbra delicatamente sulle mie, mentre mi arrendo a lui schiudendo le labbra. Sento subito il suo respiro caldo invadermi, mentre le nostre lingue si intrecciavano. Avvicina il mio corpo al suo stringendo la presa sui miei fianchi, mentre io infilo le mie mani tra i suoi capelli. Poi, troppo presto per quanto mi riguarda, si stacca guardandomi trionfante. -Hai ancora voglia di andartene via?- domanda inarcando un sopracciglio. -Non ho mai detto di averne voglia- lo correggo. -Purtroppo devo- continuo. -Va bene, però devi rispondermi all'ultima domanda del gioco dell'altro giorno- dice. -E quale era?- chiedo facendo la finta tonta. -Il numero dei tuoi fidanzati-risponde serio. Abbasso lo sguardo notevolmente in imbarazzo. -non ho mai avuto un ragazzo- ammetto a bassa voce. Lo sento irrigidirsi. Alzo lo sguardo per trovarlo fermo a guardarmi incredulo –Come scusa?- domanda perplesso. Sbuffo –Hai capito Justin.- taglio corto sperando che cambi discorso ma, ovviamente, non lo fa. -Cavolo, quindi sono il primo- commenta sorridendomi. – non sapevo fossi il mio ragazzo- lo presi in giro. –hai ragione, allora te lo chiedo ora: vuoi essere la mia ragazza?- chiede ridacchiando. Prima che possa rispondere, il mio cellulare squilla. -Si?-rispondo sapendo che dall'altro capo del telefono c'è Rebecca. -Si un cazzo! Mi devi spiegare qual è il tuo problema- urla arrabbiata. –Ehm.. nessun problema- farfuglio grattandomi la testa a disagio. -Bene. Ti sto venendo a prendere. Io e te dobbiamo parlare- dice con voce tagliente. -Rebecca, ma tu non hai la macchina- dico. -Kathrine so come rubare una macchina?- risponde imitando il mio tono di voce. Mi irrigidisco –Non avrai...- inizio a parlare ma lei mi ferma di colpo. -Oh si, l'ho fatto- dice con tanta naturalezza. -Non sai dove sono-dico io. -a dire la verità si, lo so. A proposito, salutami il coglione lì vicino a te. – risponde ridacchiando. Non può essere.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Poi Kathrine Rimango a fissare il telefono in stato di shock sotto lo sguardo interrogativo di Justin. Non trovo le parole per spiegargli quella assurda e impossibile situazione. -Kathrine ?- chiede confuso avvicinandosi a me. Sobbalzo quando posa la sua mano sulla mia spalla. Rimango a guardarlo con uno sguardo indecifrabile in volto. -Mi dici cosa diavolo è successo?- chiede abbastanza spazientito. La mia mente intanto lavora dieci volte più veloce del normale, fino a quando non realizzo che il pericolo sarebbe stato principalmente trovare Rebecca e Justin faccia a faccia. Non posso prevedere come avrebbero reagito. Sento le braccia di Justin circondarmi in un abbraccio e dolcemente stringermi al suo petto. -Mi stai facendo preoccupare. Cosa è successo?- domanda al mio orecchio. –Rebecca sta venendo qui e sa' che sono con te. Non ho idea di come lo sappia- rispondo mordendomi il labbro. Lui entra in casa e in pochi minuti, che a me sembrano ore, esce portando con se una pistola. Aspetta una pistola? Sgrano gli occhi avvicinandomi a lui –Dico, ma stai scherzando?- urlo indicandola. –Sinceramente non me ne potrebbe fregare di meno che sia la tua migliore amica- risponde sfacciatamente sedendosi comodamente a terra. –Così non ti importa nulla di farmi stare male? Lei non ha fatto nulla, sta venendo qui da sola.- dico calma. Si alza infastidito –stai zitta, parli troppo, cazzo!- urla spingendomi e facendomi sbattere forte al muro della casa. Rimango immobile cercando di realizzare ciò che ha appena fatto. Quando riesco ad alzarmi lo guardo delusa –Avevo ragione io, sei sempre lo stesso, non sei cambiato di niente- mormoro sospirando. -Smettila di fare la stronza Kathrine, perché non sei di certo migliore di me- urla. Lo guardo disgustata –Che coglione- commento scuotendo la testa. Posa la pistola a terra prima di prendermi e buttarmi sullo stesso materasso della prima volta, mettendosi a cavalcioni sopra di me. Questa scena mi ricorda il nostro primo incontro. Lo guardo negli occhi, che sono diventati freddi, uno sguardo che sarebbe bastato a chiunque per far accapponare la pelle. Sostiene il mio sguardo. Nel suo trovo solo rabbia. Con le mie mani prendo le sue braccia, rigirandogliele mentre scivolavo via alzandomi di scatto. Non me ne rendo neanche conto, ma quando mi giro lo trovo in piedi con la sua pistola puntata su di me. -Un passo falso e sparo- dice con voce piatta. -Lo faresti?- domando sostenendo il suo sguardo. -Si- risponde senza esitazioni. Annuisco delusa. Mio fratello ha tanti difetti, ma una cosa per cui l'avrei ringraziato a vita c'è: Fin da quando avevo quattro anni mi ha addestrata, allenata per garantirmi la sopravvivenza in situazioni come quella, e devo dire che ha fatto davvero un buon lavoro. Gli do un calcio fortissimo in pancia, facendolo piegare in due dal dolore. Ne approfitto di questo momento che ho per scappare senza pensarci una secondo di più. Corro lontano senza girarmi consapevole di avere poco tempo. Una macchina si ferma accanto a me e da lì spunta il viso di Rebecca, tutta rossa dalla rabbia. -Dove minchia corri?- urla buttando gli occhi al cielo. Mi giro immediatamente correndo al posto del passeggero. -Parti!- esclamo senza fiato mentre guardo la strada con la paura di vederlo spuntare da un momento all'altro. -Si può sapere cosa..- inizia arrabbiata, ma la blocco scocciata. -Ho detto parti!- urlo in preda al panico. Mi lancia un'occhiataccia prima di mettere in moto e sfrecciare via. -Posso sapere cosa è successo o devo prima incazzarmi?- chiede guardando la strada. -E' una storia lunga- rispondo sperando che lasci stare, ma ovviamente non lo fa. -Cazzate Kathrine, smettila di raccontarmi cazzate- dice aggrottando la fronte. Quando la guardo mi rendo conto di quanto stia soffrendo. Tra noi non ci sono mai stati segreti, mai. È giusto che voglia sapere, io nei suoi panni mi sarei arrabbiata tantissimo, e probabilmente avrei smesso di rivolgerle parola. -Dopo che mi hai chiamato, Justin ha notato che ero preoccupata. Gli ho raccontato quello che è successo e si è arrabbiato. Sono scappata- riassumo l'accaduto in poche parole, ma lei frena bruscamente. Si gira sgranando gli occhi verso di me. -Ti ha picchiata? Perché se è così torno indietro e lo ammazzo con le mie mani- dice con lo sguardo carico d'odio. -No, non l'ha fatto- dico mordendomi il labbro. Mi guarda poco convinta, ma non dice niente e continua a guidare. Quando la macchina si ferma noto che ci troviamo vicino al  parco in cui siamo cresciute. Mi ricordo ogni momento passato lì in sua compagnia, quando eravamo ancora all'oscuro di tutta sta merda che ci circonda ora. Certe volte rimpiango quei giorni, ma purtroppo non si può rimanere bambini per sempre. Scendiamo dalla macchina, dirigendoci verso una delle tante panchine. Mi siedo aspettando che Rebecca parli. -Kathrine ... è pericoloso- dice guardandomi in modo preoccupato. Non rispondo, mi limito a distogliere lo sguardo e a guardarmi le scarpe. -Io.. non so'.. che tipo di rapporto avete?- domanda imbarazzata. -Non lo so' - rispondo dicendo la verità. Ormai sono stanca di mentirle. Mi guarda comprensiva –Lo sai che dovrei dirti di smetterla? E che in teoria dovrei raccontare tutto a tuo fratello?-mi fa notare. Sbianco immediatamente. -tranquilla, non lo farò- dice facendo tornare regolare il mio respiro. -ma tu mi devi promettere che non lo frequenterai più, e non sto scherzando.- mi minaccia. –Stai tranquilla, non penso che dopo oggi ci sarà questo rischio- dico sospirando. Pov Justin Sono stato un coglione, non posso credere di aver combinato un altro dei miei casini. Fanculo a tutto. Ogni volta che rimedio, trovo un modo per mandare all'aria la situazione. Non mi avrebbe perdonato questa volta, lo so. E in più c'è la sua amichetta che è a conoscenza di tutto. Tiro un pugno al muro, mentre sento la porta di casa aprirsi. Dopo poco tempo spuntarono fuori Dan, Chaz, Jaden, Marie, Elis e Sara. Alzo gli occhi al cielo. Certe volte ho voglia di prendere tutta la mia roba e andare in un posto tutto mio. -Che ci fate voi qui?- chiedo infastidito indicando le ragazze, già era abbastanza stare con quei rompipalle...ora pure queste. -Oh Justin, anche noi siamo felici di vederti- mi prende in giro Sara mandandomi un bacio. Troia. Non l'ho mai sopportata, lei e i suoi capelli biondi tinti, il profumo talmente forte da far bruciare le narici. Sbuffo poggiando la schiena al muro. -Awww,poverino...sei stanco?- commenta sarcasticamente Sara. La fulmino –stasera non lavori? Attenta che perdi i clienti- la provoco mentre lei mi lancia uno sguardo carico di odio. Sorrido soddisfatto prima di girarmi ricevendo l'occhiata ammonitrice di Chaz, l'unico che in quel covo di matti sembra capirmi. Non che non volessi bene a quella che ormai è la mia famiglia, ma a volte ho bisogno di staccare. Prima che qualcuno mi dica qualsiasi cosa che mi avrebbe fatto innervosire ulteriormente, salgo le scale per andare in camera mia e dopo mi butto sul letto, cercando di riposare. Ripenso a ciò che è successo oggi, le ho promesso che non le avrei mai fatto del male, quando poi sono stato violento con lei, per l'ennesima volta. Mi maledissi mentalmente bofonchiando un "vaffanculo". Rimango a guardare il soffitto come in cerca di una risposta, quando mi rassegno all'idea che avrei passato l'intera notte a soffrire per i sensi di colpa. O forse no. Pov Kathrine È mezzanotte e io ancora non riesco a dormire. Mi alzo , dirigendomi verso il bagno, dove mi do una veloce occhiata allo specchio, tanto per capire quando è stata distruttiva la giornata di oggi, poi ritorno in camera. Quando mi giro per poco non mi viene un colpo. C'è qualcuno fuori, nel balcone della mia camera. È buio e non riesco a capire chi è , ma nel dubbio tiro fuori il coltellino che tengo per sicurezza nel cassetto della scrivania. Mi avvicino cautamente prima di spalancare la porta-finestra e puntarlo contro Justin. Aspetta...Justin? Abbasso l'arma mentre assumo un' espressione dura e fredda. -Hai due minuti per sparire dalla mia vista, dopo mi metto ad urlare. Non penso che mio fratello sarebbe felice di vederti qui- dico Mi guarda con aria supplichevole –Kathrine , ti prego, so che sei arrabbiata, e hai tutti i motivi per esserlo- dice cercando il mio sguardo. -Direi, visto che mi hai puntato una pistola contro- gli ricordo mentre sento una fitta acuta al petto. Aggrotta la fronte, sembra quasi deluso. -Pensavi davvero che l'avrei fatto?- domanda incredulo. –si- rispondo sostenendo il suo sguardo. -non potrei mai- dice avvicinandosi a me. Faccio istintivamente un passo indietro, mentre lui assume un'espressione addolorata. -Tu..- si blocca sospirando -.. hai paura di me- conclude tristemente. -Kathrine, ascoltami ti prego.- parla con voce quasi disperata. -Non ho mai conosciuto una persona come te, mai. Ho avuto delle avventure con tante ragazze, ma nessuna mi aveva mai fatto provare quello che provo quando sono con te. Lo so, sono un coglione e tutto il resto, e hai ragione a non volermi più parlare. Vederti così, impaurita da me.. mi uccide. Non ti avrei mai sparato, credimi. Avrei ucciso me stesso se l'avessi fatto- parla così veloce da dare l'impressione che non respirasse. Faccio un passo avanti mentre lui alza lo sguardo su di me. -Non ho paura di te- mormoro mordendomi il labbro. –Ti causo solo problemi- dice duramente. -Adesso sei tu a dovermi ascoltare. Sono anni che cresco con l'idea di dover odiare ognuno di voi. E l'ho fatto, ci sono riuscita senza problemi prima di conoscerti. Non hai idea di come io stia bene con te. E' vero, quando ti arrabbi sei intrattabile, ma non ti cambierei mai. – parlo guardandolo negli occhi, combattendo contro l'imbarazzo. Lo vedo rilassarsi, così ne approfitto per posare la mia testa sul suo petto. -scusami- mormora poggiando le sue labbra sulla mia testa. Alzo lo sguardo per far incontrare i nostri occhi –Non devi scusarti, devi solo imparare a controllarti- dico sorridendogli lievemente. -Lo so- sbuffa. Rido della sue espressione, sembra un bambino appena sgridato dalla madre. -Posso entrare?- chiede. Annuisco facendogli strada in camera mia. Chiudo la porta a chiave, per evitare che qualcuno entri. Esamina l'intera camera, prima di sorridermi –Mi piace. Ha un buon profumo, sa' di te- dice sorridendomi. Lo guardo divertita –se lo dici tu- commento. Si avvicina lentamente verso di me, posando le sue mani sui miei fianchi, prima di avvicinare il mio corpo al suo. -Comunque, se non sbaglio l'altra volta avevamo lascito un discorso in sospeso- sussurra al mio orecchio. So benissimo cosa intende, tuttavia faccio la vaga. –ah si?- domando ingenuamente. -Si- risponde lasciando alcuni baci sul mio collo. Boccheggio per prendere un po' d'aria. -Cioè?-domando ansimante. –Vuoi essere la mia ragazza?- chiede tornando serio. –si- rispondo mordendomi lievemente il labbro. Torna a sorridermi stringendomi a sé. -Tanto non avevi altra scelta- dice possessivamente prima di staccarsi da me, sdraiandosi sul mio letto.

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