One year with my favorites

di I_love_villains
(/viewuser.php?uid=857483)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro ***
Capitolo 2: *** Conoscenza ***
Capitolo 3: *** Nemici ***
Capitolo 4: *** Amici ... ***
Capitolo 5: *** Dispetti ***
Capitolo 6: *** Scherzo ***
Capitolo 7: *** Chiarimenti ***
Capitolo 8: *** Compagnia ***
Capitolo 9: *** Solitudine ***
Capitolo 10: *** The switcher ***
Capitolo 11: *** Gioco ***
Capitolo 12: *** Lavoro ***
Capitolo 13: *** Legame ***
Capitolo 14: *** Vita alla magione ***
Capitolo 15: *** Nuova vita al castello ***
Capitolo 16: *** Visite ***
Capitolo 17: *** Bloody Wolf ***
Capitolo 18: *** Ricordi ***
Capitolo 19: *** Litigio ***
Capitolo 20: *** Festa ***
Capitolo 21: *** Addestramento ***
Capitolo 22: *** Bang ***
Capitolo 23: *** Reazioni ***
Capitolo 24: *** Grand Theft Auto ***
Capitolo 25: *** Rapimento ***
Capitolo 26: *** Informazioni ***
Capitolo 27: *** Chiacchiere ***
Capitolo 28: *** Piano ***
Capitolo 29: *** Battaglia ***
Capitolo 30: *** Liberazione ***
Capitolo 31: *** Interludio ***



Capitolo 1
*** Incontro ***


Offenderman vide che l’umano si allontanava. Provò la porta. Non era chiusa a chiave. Entrò. Sembrava che in casa non ci fosse nessuno. Dovette ricredersi quando entrò in cucina.
Una giovane umana boccheggiava davanti a lui, le mani serrate sulla gola. La ragazza cadde per terra, cianotica e morta. Il bicchiere che teneva in mano si infranse e un liquido dorato si riversò sul pavimento.
Lo Slender fissò stupito la scena.
“Non ho nemmeno avuto il tempo di offrirle una rosa” disse piano.
Una figura apparve accanto alla finestra, la aprì e si appollaiò sul davanzale.
“Slender?” domandò con una voce acuta, straniera.
“Ahaha. No, sono suo fratello Offenderman.”
“Kagekao” si presentò la creatura, tendendogli la mano.
Offenderman evitò con cura i vetri rotti e gliela strinse. Lo sguardo di Kagekao scivolò sul cadavere. Lo strano essere scoppiò a ridere. Smexy sorrise.
“L’hai uccisa tu?”
Sore ga non da. Shin da! Hehehehe!Doku da yo! Ahahahaha!
“Cosa?”
“Veleno! Ahaha!”
“Non sei di queste parti, vero?” chiese Offenderman accendendosi una sigaretta.
“No, sono giapponese.”
Kagekao balzò giù dal davanzale, afferrò il trench dello Slender e lo condusse in un’altra stanza.
“Ma che fai?!”
“Viene quello buffo. Hehehe! Vedi, ma non farti vedere.”
Detto questo, Kagekao socchiuse la porta di quella camera. Smexy sbirciò dalla fessura.
L’umano di prima era tornato. Offenderman seguì il diverbio tra i due. Il mostriciattolo si allontanò poco dopo e l’umano estrasse una pistola da un cassetto. Uscì di corsa. Offenderman capì che intendeva inseguire la sua nuova conoscenza, così lo pedinò. Giunse di fronte ad un appartamento di quattro piani. Preferì arrampicarsi con i suoi tentacoli piuttosto che entrare nell’edificio per non essere visto.
Assistette alla fine di Mark, come prima aveva assistito a quella di Beatrice, solo che adesso il luminoso sorriso sul lato nero del viso del mostro era scomparso e una smorfia arrabbiata aveva preso posto su quello bianco. Kagekao si avventò sul ragazzo. Quando fu morto, incise sulla sua fronte uno strano simbolo.
La creatura scorse Smexy alla finestra e tornò la sua aria giocosa.
“Sei un tipetto strano, tu. Vieni, sento già le sirene della polizia.”
Offenderman afferrò un braccio della creatura. Si teletrasportò nel bosco lì vicino. Kagekao si divincolò da lui, barcollando. Poggiò le mani sulle ginocchia e vomitò.
“Ops. Sì, a volte capita. Scusa, ma non potevo sapere che sarebbe successo. Dipende dalle singole persone.”
Ricomparve la smorfia di rabbia.
“Su, dai, non prendertela. Vuoi sapere perché ti ho portato qui?”
Kagekao lo fissò per un po’, poi annuì e il viso cambiò nuovamente.
“Allora, mio fratello è solito ospitare nella sua magione quelli come te. Ci sono anche umani piuttosto strambi. Che ne dici di dare un’occhiata a questa specie di creepy – albergo?”
La creatura sembrò perplessa e incredula.
“Io … con altri?” chiese infine, forse perché non conosceva altre parole che gli permettessero di esprimere il proprio pensiero.
“Sì, c’è molta gente. Slenderman non so perché lo faccia, ma funziona.”
“Va bene! Ehehe! Dove?” esclamò Kagekao battendo le mani.
“Beh, è un po’ lontano. Con il teletrasporto si arriverebbe in un attimo …”
Il mostriciattolo scosse energicamente la testa.
“Ma a te non piace. Ci tocca andare camminando. Fa niente, avrò modo di usare le mie rose.”
“Rose?”
Offenderman mostrò una rosa blu e una rossa alla creatura.
“Rose. Avrai modo di osservare il maestro all’opera.”



***Angolo Autrice***
Yeee! Ecco il primo capitolo. Visto che non so quando aggiornerò, vi faccio già gli auguri: Buon Natale! Buon Anno! Buone Feste!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Conoscenza ***


Kagekao e Offenderman superarono l’ennesimo vicolo. Erano quasi le undici di notte. Lo Slender aveva offerto le sue rose a ben cinque ragazze: quattro avevano scelto la rossa, una la blu. Mentre lui si divertiva, Kagekao si era intrattenuto davanti alle vetrine dei negozi.
“Yawn! È stata una nottata proficua, ma comincio ad essere stanco.”
La creatura assentì col capo.
“Hotel” disse, indicandone uno.
“Vorresti prenotare una camera?” rise Smexy.
“No. Piano, nascosto.”
“È così che fai? Dormi dove capita?”
“Sì. Prima, là.”
Kagekao lo condusse presso un’enoteca. Il locale era chiuso, ma il mostro incise il vetro con i suoi artigli e creò un varco appena sufficiente per potersi intrufolare.
“Prendi!” gridò allo Slender.
Offenderman afferrò le bottiglie che l’altro gli lanciava con i tentacoli. La creatura uscì con una bottiglia in mano. Si diresse verso il lato più nascosto dell’albergo. Entrambi lo scalarono con facilità. Entrarono dalla finestra in una camera molto grande e ben arredata, ricca di comfort. Kagekao depose con cura la sua bottiglia dentro un frigobar, poi saltò sul letto e accese la televisione. Cambiò diversi canali, finché trovò il TG locale. Quando la giornalista parlò del suo omicidio, rise a crepapelle. Offenderman sorrise. Recuperò dei bicchieri e stappò una bottiglia. Il suono del vino versato distrasse Kagekao dalla tv.
Uin!” esclamò felice.
“Vino, già. Ti piace molto?”
La creatura annuì freneticamente.
Smexy si distese sul letto con il suo bicchiere in mano. Kagekao vuotò rapidamente il suo. Si mise a fare zapping fra i canali, ma si stancò presto. Prese una bottiglia per il collo e si sedette su un lato del letto.
Uin?”
“Perché no?”

Mezzanotte.
Offenderman stava raccontando barzellette sconce alla creatura che si dondolava sul lampadario a testa in giù, con una bottiglia vuota fra le mani. Kagekao scoppiò nell’ennesima fragorosa risata. Si lasciò cadere sul letto, rimbalzando.
“Shhh. Ihihi! Farai venire qualcuno.”
Il mostriciattolo rise sempre più piano. Si drizzò a sedere, ondeggiando.
“Perché uccidi le donne con le rose?”
Il sorriso di Offenderman si attenuò leggermente.
“È una lunga storia. C’era una ragazza che … che …”
Kagekao gattonò accanto a lui e si accorse che lo Slender si era addormentato. Scese ridacchiando dal letto. Si accoccolò sul divano e dormì.

Otto del mattino.
Smexy avrebbe dormito anche fino a mezzogiorno, ma lo scattare di una serratura lo svegliò. Entrò nella stanza una cameriera.
“Ciao, bella pupa. Ti piacciono le rose?”
Incantata dalla voce dello Slender, la ragazza non urlò. Si avvicinò ai due fiori, fissandoli come trasognata. Prese la rosa blu. Offenderman le afferrò la testa e gliela torse bruscamente.
“Ehi, Kage, svegliati.”
La creatura mugolò.
“Dobbiamo andare, altrimenti ci scoprono.”
Kagekao si tirò a sedere ma non si alzò.
“Immagino che tu sia preda di una bella sbronza, ma questo non è il luogo adatto per farsela passare.”
Lo Slender recuperò il cappello e gli stivali. Porse a Kagekao la sua sciarpa. Finalmente il mostriciattolo si alzò. Abbandonarono l’hotel.

Raggiunsero la Slender Mansion sul far della sera. Durante il viaggio le due Creepy si erano scambiate aneddoti e curiosità sulle rispettive vite.
Nel vasto cortile dell’abitazione alcune Creepypasta si stavano rincorrendo.
Offenderman e Kagekao passarono in mezzo a loro. Smexy li ignorò. Kagekao li guardò con curiosità, ma seguì lo Slender.
“Masky! Hoody! Devo parlare con mio fratello!” gridò ai Proxy.
“Abbiamo un nuovo ospite?” domandò Masky.
“Esatto. Vammelo a chiamare!”
Masky tornò dopo pochi minuti con Slenderman.
“Fratello, questo è Kagekao. Appena l’ho visto ho subito pensato che sarebbe dovuto venire ad abitare qui. Kage, questo è Slenderman, il tuo nuovo padrone di casa.”
Kagekao fece un cenno di saluto col capo.
“Piacere di averti qui. Hoody, trovagli una stanza. Vedrai che presto imparerai a conoscerci tutti.”
“Devi sapere che lui non parla molto bene l’ inglese. È giapponese. Però lo capisce, vero?” intervenne Offenderman.
“Sì, lo capisco. Parlare è più difficile” confermò la creatura.
“Non credo sarà un problema. Adesso segui Masky, ti presenterà agli altri.”
Il Proxy gli fece strada. Hoody si ricongiunse all’amico.
“La tua stanza è la prima sulle scale, a destra” annunciò al nuovo arrivato.
Kagekao annuì per far segno di aver capito. I tre uscirono nel cortile. Stavolta le Creepy sospesero il loro gioco per osservare il nuovo compagno.
“Ragazzi, questo è Kagekao. Anche lui abiterà qui” disse Masky.
“Io sono Toby. Vuoi giocare ad acchiapparella con me e Puppeteer?”
Il mostriciattolo annuì, contento.



***Angolo Autrice***
Le strade stanno per dividersi, anche se si incroceranno di continuo.
Io non riesco a scegliere fra i due. Voi chi preferite?
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Nemici ***


Kagekao si ambientò abbastanza bene nella nuova dimora. Aveva fatto amicizia con alcune Creepy, mentre altre lo lasciavano indifferente. L’unica cosa che gli dispiaceva era che Offenderman era partito la sera stessa del suo arrivo. Lo Slender gli aveva spiegato che lui non viveva lì, ma in un castello perso nel bosco. Gli aveva promesso che sarebbe andato a trovarlo e che anche lui poteva andare a visitarlo, poi si erano salutati.

Era passata all’incirca una settimana dal suo arrivo. Ormai conosceva quasi tutti, anche se con alcuni non aveva mai parlato. Tra questi c’era Jeff. Il killer aveva ignorato il mostriciattolo, giudicandolo non abbastanza interessante per rivolgergli la parola. Un pomeriggio però qualcosa riscosse il suo interesse.
Kagekao stava giocando a palla con Sally, Toby, Puppeteer e Zero, quando apparvero sulla soglia i due L. J., Bloody Mary e Suicide Sadie. La creatura fissò estasiata la ragazza, ignorando il gioco. Il gruppetto si avvicinò a loro. Kagekao alzò una mano e la agitò.
Konnichiwa” salutò, parlando nella sua lingua per l’emozione.
Gli altri però non si accorsero di niente.
“Felici del nostro ritorno?” domandò Jill.
“Come no” le rispose il fratello. “Mia sorella, Mary e Sadie sono andate in vacanza, per questo non le hai mai viste” spiegò Jack alla creatura.
Le tre ragazze si fermarono a chiacchierare ancora un po’, poi li salutarono per riposarsi nelle proprie camere. Il gioco riprese. Kagekao era ancora scosso dalla vista di Sadie, quindi molto poco concentrato sulla partita. Sbagliò a colpire il pallone, che finì addosso a Jeff.
“Stupido idiota! Non sei capace di calciare una palla?! Oh, tu sei quello che vede a metà, non quello cieco!”
Kagekao ignorò lo sfogo del killer. Si avvicinò per riprendere il pallone, ma Jeff estrasse il coltello e lo bucò.
“Così impari!” sentenziò beffardo.
Asobi tai ka?” domandò il mostro, in tono giocoso.
“Parla la mia lingua, sottospecie di …”
Il sorriso scomparve dalla parte nero pece del volto e apparve la smorfia rabbiosa.
Watashi wa anata ga asobishi tai!” esclamò.
Jeff non capì cosa aveva detto, ma lo intuì: non era certo la prima volta che faceva a botte con qualcuno.
I due si mossero in cerchio. Poi il killer tentò un affondo. Kagekao lo evitò e gli saltò addosso. Jeff riuscì a respingerlo. Tentò di colpirlo con Colty e riuscì a strappargli la felpa. Kagekao approfittò di quella vicinanza per graffargli il braccio. Jeff lasciò cadere il coltello per il dolore. I due si afferrarono le mani e si spinsero. Kagekao chiuse di più le sue. Jeff avvertì la punta degli artigli. Si staccò dal mostro prima che potessero ferirlo. Kagekao si arrampicò sul muro della casa; Jeff recuperò Colty.
“Scendi da lì! Avanti, non ti ho ancora insegnato chi comanda!”
Si aprì la finestra accanto a Kagekao. Si affacciò Ben.
“Uhm, fammi pensare. Slenderman?” disse sarcastico l’elfo.
“Tu torna a giocare con il computer!”
“Lo farò, ma non perché l’hai detto tu.”
La finestra si richiuse. Kagekao fece segno a Jeff di farsi avanti.
“No, caro. Non sono così stupido.”
La creatura scoppiò a ridere.
“Come osi?! Smettila!”
Il mostro continuò a sbellicarsi.
Infuriato, Jeff strinse il coltello fra i denti e tentò di arrampicarsi. Kagekao scese velocemente. Tirò Jeff per il cappuccio, facendolo finire per terra. Il killer si girò per alzarsi. Kagekao saltò sulla sua schiena e si sedette.
“Togliti di dosso, verme! Hai sentito?! Fammi alzare!”
Jeff scalciava, ma il mostro era irremovibile.
“(Ti stai divertendo?)” domandò Kagekao in giapponese. “(Io mi sto divertendo)” affermò poi cambiando faccia.
Le Creepypasta che avevano assistito allo scontro risero e rientrarono in casa: era quasi ora di cena.
“Per quanto intendi inchiodarmi qui? Alzati!”
Jeff restò immobile e silenzioso per cinque minuti. Kagekao si annoiò. Incisa sulla felpa del killer la parola noioso, dopodiché si alzò in fretta e corse in casa.
Quel giorno si era fatto un nemico.



***Angolo Autrice***
Le parole fra parentesi Kage le pronuncia in giapponese, ma piuttosto che inventarlo di sana pianta ho preferito "tradurlo". Ciò che dice prima, invece, l'ho preso dalla Creepy originale. Dice: "Vuoi giocare? Io voglio giocare!"
Vi aspetto al prossimo capitolo con Smexy.
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Amici ... ***


Offenderman si stava ritirando nel suo castello, quando udì una voce femminile. Virò in quella direzione, nascondendosi fra gli alberi. Accanto ad un laghetto c’era una bellissima donna. Aveva lunghi capelli neri folti ed ondulati che esaltavano il pallore della carnagione. Gli occhi grigi e freddi erano fermi su un cappello in mezzo all’acqua. La donna indossava un vestito nero molto attillato che evidenziava le sue generose curve. Offenderman si avvicinò senza far rumore. Vide che indossava un paio di orecchini a cerchietto. Sulle labbra aveva del rossetto nero e un leggero ombretto argentato le contornava gli occhi. Le unghie erano perfettamente curate e dipinte con smalto nero.
Un ramo scricchiolò. La donna si voltò. Offenderman estrasse le rose.
“Quale rosa preferisci, baby?” le domandò.
“A me sembrano uguali, dolcezza” rispose lei, rivelando di possedere una voce suadente quanto la sua.
Lo Slender guardò le sue rose. Se avesse avuto gli occhi li avrebbe strabuzzati, in quanto entrambi i fiori erano diventati neri. Offenderman fissò perplesso la donna, che gli saltò addosso.

Tre ore dopo Offenderman giaceva nella radura con un braccio sotto la testa e fissava le stelle. La misteriosa donna si staccò da lui e si accese una sigaretta. Offenderman ne prese una e gliela porse prima che lei potesse spegnere l’accendino. La donna gliela accese con un sorriso.
“Sei molto bravo, dolcezza.”
“Perché mi chiami così?”
“Perché non so il tuo nome.”
“Sono Offenderman, Sexual Offenderman.”
“Io sono Satàna Hellstrom, ma tutti mi chiamano Nina.”
“Conosco già una che si chiama così.”
“All’inferno il problema era il contrario. Comunque, puoi chiamarmi Sat, se vuoi.”
“Quello che voglio è sapere perché mi sei saltata addosso.”
“Ho sentito che lo volevi anche tu. Sai, io colleziono esperienze sessuali.”
“Mi sembra una cosa molto interessante. È da molto tempo che non mi capita un bis.”
“Mi stai chiedendo di rifarlo?”
“Se non ti dispiace … ma a modo mio. Scegli una rosa.”
“Non ho niente contro i doppioni. Dolcezza, sono per metà demone. Non puoi uccidermi.”
“Allora mi limiterò a trasportarci in un luogo più confortevole.”
Detto fatto. Smexy si teletrasportò. Nina si ritrovò stesa su un morbido letto. Offenderman iniziò a mordicchiarle la gola, facendole il solletico.
“Bravo. Ahaha. Però …”
La donna lo spinse giù, invertendo le posizioni.
“No, bella, sarà una sciocchezza, ma sto io sopra.”
“Lilith ha abbandonato il Paradiso per questa sciocchezza.”
Lo Slender sbuffò.
“Ok, ma solo perché mi piace variare. ”
“Fare degli esperimenti magari? Ahaha!”
“Sì! Ahaha!”
“Mi sa che noi potremmo essere amici con benefici …”
“Cosa?”
“Ti è più chiara la definizione tromba-amica?”
“Vedremo. Basta parlare, adesso.”



***Angolo Autrice***
Sono molto imbarazzata. Comunque, ecco spiegato il raiting giallo.
Lilith era la prima moglie di Adamo. Decise di andarsene spontaneamente dal Paradiso in quanto non voleva sottomettersi a lui. Scampò così al peccato originale e restò immortale. Viene considerata la madre dei demoni poichè accompiandosi con loro ha dato origine a vampiri, lamie, djinn e non so cos'altro. Lezione finita.
Per quanto riguarda Nina, è un personaggio della Marvel che ho preso in prestito e reso OOC.
A presto!
P. S.: nel caso stiate seguendo Buona la prima, ho bisogno di obblighi;
P. P. S.: ecco Satàna

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Dispetti ***


Jeff aprì il frigo, prese il latte e se lo versò nel bicchiere. O almeno quella era la sua intenzione. Il cartone infatti era bucato e la bevanda finì per terra, sporcando le scarpe del ragazzo.
“Jack, me la paghi!” sbraitò.
“Non sono stato io!” ribatté prontamente Laughing Jack.
“E chi altri fa scherzi in questa casa?”
“Beh, mia sorella.”
“O chi non piaci” intervenne Kagekao.
“Stai cercando di dire che sei stato tu, talpa?”
“Forse. Hehehe!”
“Aspetta che prendo il mio coltello!”
“Io ne ho dieci” rispose la creatura agitando i suoi artigli.
Kagekao uscì dalla cucina.
“Devo trovare il modo di vendicarmi senza usare Colty” rifletté ad alta voce Jeff.
“Io intanto vado a lanciare questa torta in faccia a qualcuno” lo informò L. J.
Il pagliaccio si diresse nel cortile e puntò la sua preda.
“Zero, auguri dal tuo amico non immaginario! Ahahaha!”
La ragazza si ripulì il viso, infuriata. Afferrò in fretta il suo martello e inseguì Jack, che si rifugiò in uno specchio. Zero lo infranse.
“Sette anni di guai, ahaha!”
“Esci da lì, codardo!”
“No!”
“Aspetta, Zero, lo prendo io” si intromise Jill.
“Ferma, tu! Non ti impicciare!”
“Così impari a farmi i gavettoni!”
Jeff intanto aveva svuotato tutte le bottiglie di vino che trovava nel lavandino e dentro ci aveva messo semplice acqua. Quando Kagekao ne aprì una fu grande lo stupore nell’accorgersi che il contenuto era diverso. Esaminò le sue bottiglie, scoprendo che nessuna conteneva vino. Gli fu subito chiaro chi era l’artefice dello scherzo. Decise di accantonare la questione, per il momento. Andò in soggiorno, dove Ben lo stava aspettando per fare una partita a un videogioco. Dopo una ventina di minuti irruppe nella stanza Puppeteer. Jeff sopraggiungeva di corsa.
“Ora!” gridò.
Laughing Jack chiuse prontamente la porta. Tutti trovarono esilarante il tonfo che seguì quell’azione. Jack riaprì la porta. Jeff era per terra, con le mani sul naso insanguinato.
“Siete un mucchio di bastardi!”
“Ma dai, si fa per scherzare” rispose Puppeteer.
“Certo, tu sei incorporeo. Neanche ricordi cosa si prova a sbattere contro qualcosa, vero?”
“I vantaggi di essere un poltergeist …”
Lo sguardo rabbioso di Jeff si fermò su Kagekao.
“Glielo hai detto tu?”
“No, ma mi è piaciuto.”
“Prima o poi risolverò la questione con te.”
“Hehehe! Giochiamo ancora!” esclamò Kagekao rivolto a Ben.

Quel pomeriggio le Creepy non giocavano a palla, visto che era prevista pioggia. Non per questo tutti erano in casa: Sally e Lazari stavano raccogliendo fiori, Eyeless Jack aveva deciso di andare a uccidere qualcuno, Jeff stava cercando un sasso per affilare Colty e Kagekao pedinava Sadie, che svolazzava intorno agli alberi.
La creatura non era ancora riuscita ad avvicinare la ragazza. Ad un tratto gli venne un’idea. Corse dalle bambine.
“Ciao.”
“Ciao.”
“Che fate?”
“Raccogliamo fiori per farci delle ghirlande. Domani vengono i fratelli di Slendy” spiegò Lazari.
“Anche Offender?”
“Sì. Ma tu che vuoi?” domandò Sally.
“Ehm … conoscete Sadie?”
“Sì!”
“Cosa le piace?”
“Boh, non parla molto.”
“Potete chiederlo a lei?”
“Perché?”
Kagekao non rispose. Le bambine si guardarono.
“Va bene, ma tu in cambio devi fare qualcosa per noi” sentenziò Lazari.
“Cosa?”
“Hai delle unghie molto lunghe; noi ti faremo la manicure.”
“Ok.”
“E ti metteremo lo smalto” continuò la bimba.
“No.”
“Niente smalto, allora” concluse Sally.
Un tuono sovrastò le sue parole. Cominciarono a cadere le prime gocce di pioggia. Le bambine corsero in casa. Kagekao stava per fare lo stesso, quando urtò contro Jeff. Appena si riconobbero, cominciarono ad azzuffarsi. Rotolarono per un po’ nel fango, senza che nessuno riuscisse a prevalere. Smisero di lottare solo perché la pioggia si era intensificata e si era fatto fresco. Rientrarono lasciandosi dietro grosse scie fangose.
“Ehi, voi due, dovete pulire!” li riprese Masky.
“Sì, certo” rispose sarcastico Jeff.
Kagekao li fissò, incerto. Non gli andava di pulire; voleva solo andare nella sua camera e cambiarsi.
“Masky ha ragione. Datevi una ripulita e poi lavate per terra” ordinò Slenderman.
A questo punto i due non potevano disobbedire.



***Angolo Autrice***
Purtroppo non sto riuscendo a scrivere in fretta :(
Dannata scuola ... compatitemi, faccio il quinto anno dello scientifico ...
Ma passiamo ad argomenti più allegri. Capisco che al momento preferiate i capitoli su Kage, ma se avete letto Rose, sapete che non considero Smexy un semplice pervertito, quindi dovete aspettare un po' per trovarlo più interessante.
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Scherzo ***


“Mi piace molto il tuo castello” disse Nina.
La donna e lo Slender stavano passeggiando per il giardino. Nina avvicinò una rosa a sé, aspirò il suo dolce profumo e la lasciò andare.
“Da dov’è nata la storia delle rose?”
“Una volta c’era una ragazza di cui ero innamorato” cominciò a raccontare Offenderman giocherellando con i capelli di Satàna. “Quando finalmente trovai il coraggio di dichiararmi, ricevetti per risposta un rifiuto brusco e beffardo. Da allora ho deciso di farla pagare a voi donne. Tra l’altro siete voi che decidete il vostro destino in base alla rosa che scegliete.”
“E quella ragazza lì, l’hai uccisa?”
“No” rispose Smexy dopo qualche attimo di silenzio. “Lei vive per ricordarmi qual è il mio compito e perché faccio tutto questo. È il simbolo dell’illusione dell’amore.”
Né il creatore né alcuna creatura fu mai senza amore. Lo ha scritto Dante, ed io credo che sia vero.”
“Forse perché vuoi crederlo. Io sono la prova vivente che si può benissimo vivere senza amore.”
“Non vuoi bene alla tua famiglia? Non provi affetto per i tuoi amici?”
“È diverso!”
“No. Io non ho mai provato niente per gli uomini; il mio piacere è solamente fisico. Ma ci tengo ai miei amici e voglio bene ai miei parenti.”
“Ok, allora restano solo i miei fratelli: non ho amici. A proposito di fratelli … domani è il dieci settembre?”
“Sì.”
“Devo andare da Slenderman. Ogni mese ci riuniamo a casa sua.”
“Io è da un po’ che non vedo il mio …”
“Parlami della tua famiglia, visto che io ti ho parlato di me e domani ti porto dalla mia.”
Nina non parlò subito, soprafatta dalla sorpresa e dal compiacimento.
“Beh, mio padre è Satana. Mia madre si è suicidata quando ha capito di chi eravamo figli io e Daimon, mio fratello. Poi ci sono diversi cugini. Non si tratta di vera parentela, ma noi demoni chiamiamo così i nostri simili che ci stanno più simpatici.”
“Tu però non hai un aspetto demoniaco.”
“Non tutti i demoni hanno un aspetto mostruoso o disumano. Io sono una succuba: mi nutro delle anime umane dopo averci fatto sesso. Non sempre però. Lo faccio quando mi serve, non per lavoro. Sono abbastanza libera. Di solito uccido i malvagi e/o chi mi sta antipatico.”
“Potresti uccidere anche me?”
“In teoria sì. Ho poteri magici e sono immortale. Il massimo che puoi fare tu è teletrasportarti via.”
I due restarono in silenzio, a meditare sulle reciproche rivelazioni. Offenderman allungò un tentacolo per attirarla a sé.
“Che ne dici se domani pss pss …?” le sussurrò all’orecchio.
“Oh, sì. Sarà divertente. Ma adesso che vuoi fare?”
“Nel mio castello ci sono cinque camere da letto che non abbiamo ancora provato …”



***Angolo Autrice***
Questo capitolo è breve, ma il prossimo sarà più lungo e saranno tutti insieme.
Oggi e domani scuole chiuse per neve, così scrivo velocemente. Yeah!
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chiarimenti ***


Offenderman e Nina si teletrasportarono davanti al portone della Slender Mansion. Splendorman era già lì e pochi secondi dopo comparve Trenderman. I due fratelli fissarono con sorpresa la corvina.
“Hai già bussato?” domandò Smexy a Splendy.
“No, vi aspettavo. Chi è …?”
Offenderman bussò energicamente. Hoody aprì la porta e li precedette fino all’entrata del salotto. Slenderman era seduto su una poltrona. Diede loro il benvenuto, facendo finta di ignorare la donna. Le altre Creepy si dimostrarono molto più curiose.
“Lei chi è?” domandò Puppeteer.
“La mia ragazza” rispose Offenderman con disinvoltura.
Tutti li fissarono sbalorditi.
“Avanti, dolcezza, presentami” gli ricordò Nina dandogli una leggera gomitata.
“Oh, giusto. Fratelli, lei è Satàna Hellstrom. Sat, loro sono Slenderman, Trenderman e Splendorman. Gli altri forse manco li conoscerai e poi sono troppi.”
“Molto lieta. Posso fare un giro della casa?”
“Certamente” rispose Slenderman.
Nina, che era entrata a braccetto con Offy e gli stringeva ancora il braccio, si incamminò, ma lo Slender oppose resistenza.
“Va’ da sola. Anzi, stavo per chiederti di lasciarci soli.”
Satàna lo accontentò. La donna girovagò per la casa, soffermandosi su alcuni dipinti e oggetti particolari. Uscì in giardino e dopo una rapida passeggiata tornò dentro, sperando che la riunione famigliare fosse finita. Non si accorse o forse non badò ai diversi maschietti che le sbavavano dietro.

Jeff e Kagekao si trovavano nella stanza riservata ai videogiochi, ma nessun apparecchio era acceso. Kagekao era comodamente disteso sulla poltrona e ripeteva tutto ciò che diceva Jeff.
“Smettila!”
“Smettila.”
“Questo è molto immaturo.”
“Questo è molto immaturo.”
“Sono un idiota.”
“Sei un idiota.”
“Non vale!”
“Non vale. Ahahaha!”
“Fai così perché sai che non posso usare Colty, eh? Altrimenti ci penseresti attentamente prima di provocarmi.”
“Io non ho paura di te, Jeffrey.”
“Non chiamarmi così!”
“Non chiamarmi così.”
“Va bene, talpa, l’hai voluto tu!”
Jeff estrasse il suo coltello. Kagekao saltò giù dalla poltrona e cominciò l’inseguimento. I due corsero per varie stanze. Quando arrivarono davanti al soggiorno, la porta si aprì e finirono addosso a Trenderman.
“Guardate dove andate!” li rimproverò lo Slender.
“Ciao, Kage. Ti trovi bene?” domandò Smexy.
“Sì, il problema è solo lui” rispose la creatura indicando Jeff.
“Guarda che io vado d’accordo con tutti! Sei tu il problema!”
“Hehehe! Ci credono tutti …”
“Jeff, Jane e Liu ti odiano e prima che arrivasse Kagekao ti accapigliavi continuamente con Ben. Inoltre in molti ti trovano sgradevole” gli ricordò Slenderman.
“Grazie tante, grande capo” sbottò Jeff prima di andarsene in camera sua.
“Mi sei mancato, dolcezza” disse Nina entrando con il suo codazzo di ammiratori.
“Vieni qui, baby” esclamò Offenderman aprendo le braccia.
La donna si buttò su di lui.
“Oh, che bello! Offender ha una ragazza!” gridò Splendorman.
“Come vi siete conosciuti?” chiese Nurse Ann.
“Beh, lei doveva essere la mia prossima vittima, ma poi ho scoperto che è per metà demone.”
“Metà demone? Che tipo, se posso chiedere?” intervenne Slenderman.
“Succuba. Significa che succhio le anime dei mortali.”
“E non solo quelle. Ihihi!”
I due pervertiti scoppiarono a ridere, gli altri provarono un forte imbarazzo.
“Offender, modera il linguaggio!” lo rimproverò Slendy.
“Ok.”
“Vi siete innamorati a prima vista?” domandò Mary.
Le ragazze erano felici di quella nuova unione: Smexy avrebbe smesso di importunarle.
“Più o meno” rispose Nina. “Di solito io non salto subito addosso agli uomini. Ma lo sai che più ti guardo, più penso che tu sia l’uomo più figo del mondo?”
“Grazie, Sat. Quando vedo te il mio cuore va a mille, sono sicuro che insieme faremo … faville.”
“Rosa rossa, rosa blu, la mia vita sei solo tu.”
“Ci sposeremo e resteremo insieme tutta la vita e non avremo bisogno di nessun altro!”
Offenderman e Satàna scoppiarono a ridere. Gli altri si insospettirono.
“Oh, cavolo, quante sciocchezze abbiamo detto!” proruppe Nina.
“Andiamo, davvero credete che io possa perdere la testa per una donna?”
“Oh, allora era solo uno scherzo …” disse Splendy deluso.
“Già, Sat è solo la mia amica con benefici.”
“Offender!”
“Tranquillo, Slenderman. Gli ho detto io di definirmi così.”
“Quindi abbiamo una possibilità!” strillò Laughing Jack.
“Solo per una notte” rispose Nina.
“Vi fermate per la cena?” domandò Slenderman comportandosi da buon padrone di casa.
“Perché no? Intanto vado a fumare.”
“Io non posso restare. Smexy, tieni questo, così ci teniamo in contatto. Arrivederci a tutti!”
Satàna scomparve. Aveva lasciato a Offenderman un cellulare a conchiglia. Smexy lo mise distrattamente in tasca e uscì fuori. Fu raggiunto da Kagekao.
“Passeggiata?”
“Va bene.”
Le due Creepy camminarono in silenzio per un po’. Offender notò che la creatura si stropicciava le mani.
“Che mi vuoi dire?”
“Ecco … prima era meglio … ma forse ora non sei d’accordo …”
“Dovrei capirci qualcosa?”
“Mi piace Sadie!” disse Kage tutto d’un fiato.
“Ah.”
“Sì, ma non ho ancora parlato. Tu potevi dare consiglio, ma se non credi in amore …”
“No, non ci credo e mi è difficile comprendere la tua titubanza. Parli normalmente con le altre ragazze, no? Fallo anche con lei. E poi, scusa, se nemmeno la conosci come può piacerti?”
Kagekao scrollò le spalle.
“Visto? Magari poi ti sta antipatica. Oppure ti dichiari e lei non si limita a dirti restiamo amici, ma si burla di te.”
“Solo perché successo a te non capita me.”
“Bah … so che fra gli ospiti di mio fratello ci sono delle coppiette. Gli vogliamo dare un anno? Due? Credi davvero che dureranno per sempre?”
“Ok, ho sbagliato a parlare con te.”
“No, invece. È che volevi sentirti dire che andrà tutto bene.”
“Non voglio programmi … previsioni futuro, belle o brutte.”
“Va bene, non dico più niente. Come mai Jeff ti chiama talpa?”
“L’ho colpito con un pallone. Dice che non ci vedo, come talpe, e ho unghia lunghe per scavare.”
“Dovresti dargli anche tu un soprannome.”
“Non trovo animale abbastanza brutto. Hehehe!”
Anche Offenderman rise.
“Sai una cosa? Non credo che resto per cena. Avvisa Slendy. E … la prossima volta che ci incontriamo devi parlare meglio.”
A quelle parole Kagekao batté le mani e cominciò ad indietreggiare, eccitato.
“Sì! Sei un genio! A presto!”
Offender fu sorpreso da quella reazione. Scrollò le spalle e tornò al castello.
Kagekao corse in cerca di Sadie prima che potesse perdere il coraggio. La trovò accanto alla libreria, sola.
“Ciao” salutò, arrossendo sotto la maschera.
“Ciao” rispose la ragazza.
“Vuoi insegnare me a parlare inglese?”
Sadie arrossì.
“V-va bene. Facciamo domani alle cinque?”
“Ok. Poi, magari, andiamo a caccia … insieme.”
Sadie avvampò. Annuì, incapace di parlare. Quella sera nessuno dei due badò a ciò che facevano gli altri. Entrambi erano invasi da una sensazione calda e piacevole che li spingeva a guardarsi e sorridersi continuamente.



***Angolo Autrice***
Speranza ed illusione, Kage e Smexy hanno due visioni diverse dell'amore. Quale prevarrà? Lo scoprirete solo leggendo.
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Compagnia ***


Il primo ottobre fu un giorno molto piovoso. Le Creepy erano sparse per il soggiorno, annoiate.
Kagekao era steso per terra e guardava in una certa direzione.
“Stai guardando mia sorella?” domandò Laughing Jack.
“No” rispose la creatura senza distogliere lo sguardo da Sadie.
“Ragazzi, giochiamo a nascondino?” propose Sally.
“Ma è un gioco da bambini” protestò Eyeless Jack.
“Tanto non abbiamo niente da fare e la magione è così grande” cercò di convincerli Jill.
“Io ci sto!” si aggregò Lazari.
“Sì, anche io! Chi conta?” fece Toby.
“Ben” rispose subito Sally.
L’elfo accettò. Tutti scattarono in direzioni diverse.
“Pronti o no, sto arrivando!” esclamò Ben.
“Ti ho visto, Jack! Anche te, Jill!” gridò.
L’elfo si mosse intorno al pilastro che faceva da tana. Non vedeva l’ora di tornare al computer; aveva accettato di giocare solo per far contenta Sally. Fu proprio lei che scorse dopo i L. J.
Ben non era l’unico che non voleva giocare. Kagekao e Sadie si erano rintanati nella camera del primo. Dalla sera del loro primo appuntamento erano stati spesso insieme, diventando sempre più confidenti.
“Ecco … non so se posso chiedertelo ma … vorrei che ti togliesi la maschera” disse timidamente Sadie.
Kagekao lo fece, felice di poterla accontentare. Ciò che la ragazza vide le piacque.
“E perché la porti?” domandò mentre lui se la rimetteva.
“Come altri, per scena.”
“In effetti fa proprio un bell’effetto.”
“Andiamo a prendere un po’ di vino?” propose la creatura.
“Ok.”
I due uscirono dalla stanza.
“Nascondetevi, Ben sta arrivando!” li avvisò Toby.
Sadie e Kage furono spinti bruscamente nella camera. Toby chiuse la porta.
“Fatto. Magari passa oltre …”
“Toby, noi non vogliamo giocare” disse Kagekao.
“Ho un piano” proseguì il Proxy come se non l’avesse sentito. “Voi due lo distraete, così io corro a fare tana e libero tutti.”
Kagekao e Sadie decisero di accontentarlo, visto che il Proxy era sordo alle loro proteste. La coppietta corse verso Ben, impedendo all’elfo di scorgere Toby. Il ragazzo raggiunse il pilastro e urlò: “Tana libera tutti!”

Sadie e Kagekao passarono insieme tutta la sera, accoccolati sulla stessa poltrona a scambiarsi carezze e paroline dolci.
“Jeff, tocca a te!” esclamò Nina.
Il killer smise di fissare i piccioncini per concentrarsi sul Monopoli. Non gli andava giù che la talpa stesse con una delle ragazze più carine della magione.
“Oh, Jeff, non sarebbe magnifico se avessimo una casa tutta per noi?”
“Sarebbe bello fare ciò che mi pare, senza dare conto a nessuno” convenne il ragazzo.
“Intanto sgancia 20 dollari: sei finito su una mia proprietà” li interruppe E. J.
Jeff gli diede i soldi falsi del gioco.
Ben si affacciò nel salotto: “Qualcuno vuole giocare ad Halo?”
“Voglio provare” rispose Zero.
“Aspettate. Facciamo qualcosa che piace a tutti? Mi sto annoiando terribilmente” li supplicò Laughing Jack.
“Hai qualcosa in mente?” gli chiese Bloody Painter.
“No.”
“Idea! Che ne dite di una caccia al tesoro?” fece Clockwork.
“Dico che sei un genio, Natalie” si congratulò Jane.
L’atmosfera non era più sonnolenta. Le Creepy si disposero intorno alla ragazza per ricevere istruzioni.
“Allora, mi serve qualcuno che mi aiuti a nascondere qualcosa nella magione e a ideare la mappa e i vari indizi. Intanto gli altri possono formare delle squadre. Chi trova il tesoro può tenerselo.”
“Posso stare in squadra con te?” le domandò Toby.
“Io devo organizzare il gioco. Perché non chiedi a … a …”
A Clockwork non venne in mente nessuno che avrebbe sicuramente detto di sì al suo ragazzo.
“Chiedi in giro” concluse.
Clockwork, Jane, Liu, Candy Pop e Bloody Mary elaborarono le varie fasi del gioco mentre gli altri decidevano se formare squadre da due o da tre. Alla fine optarono per squadre da due, anche se erano tanti.
“Bene, noi abbiamo finito. Se siete pronti, possiamo iniziare” annunciò Liu.
“Cominciamo!” gridarono le Creepy in coro.
Mary distribuì dei biglietti su cui era scritto il primo indovinello: è alto, grande ma soprattutto freddo; se ci metti dentro qualcosa te lo mantiene fresco.
“Wow, vi siete sprecati” commentò sarcasticamente Rouge.
“Va beh, corriamo in cucina” disse Nurse Ann, in coppia con lei.
Laughing Jack fu il primo che raggiunse il frigorifero. Dentro l’elettrodomestico c’erano diversi bigliettini, tutti con lo stesso messaggio: è magico e grande, ti fa vedere il Giappone o le Ande.
“Un portale extradimensionale?” ipotizzò Lazari, che era finita in coppia con lui.
“Non credo che ci siano nella magione …” le fece notare il pagliaccio.
“Un mappamondo?” tentò Hoody.
“Non è magico. E nemmeno tanto grande …” obiettò il suo compagno di squadra, Masky.
“La Tv” sussurrò Graffiti a Toby.
“Sì! Andiamo! Ma … quale?”
“Quella in soggiorno. Se non troviamo niente lì proviamo con le altre.”
I due Proxy, e successivamente anche le altre squadre, lessero il messaggio sullo schermo del televisore: in questa casa c’è un posto segreto che non si può nominare ma prima o poi tutti ci devono andare.
“La stanza di Slendy!” saltò su Nina.
“Beh, lui non ci vuole dentro e noi ci entriamo di nascosto, ma non ne abbiamo davvero bisogno. Sforzati, dobbiamo vincere.”
Ovviamente era stato Jeff a parlare.
“Non posso credere che l’indovinello di prima non si riferisse al computer” brontolò Ben.
“Un posto in cui devono andare tutti …” ripeté Sally, pensierosa.
“Il bagno!” esclamò Puppeteer.
“Perché non gridi più forte, Tom? Forse Zero non ti ha sentito” lo rimbeccò Bloody Painter.
Zero e la sua migliore amica, Judge Angel, avevano sentito. Furono le prima che arrivarono nel bagno giusto. Sulla carta igienica era scritto, in serie: è nascosta, non si vede, la usi per lavare.
“La lavastoviglie” propose Laughing Jill.
“Può essere. Controlliamo” replicò Eyeless Jack.
“La vasca da bagno? O la doccia?” provò a indovinare Sonic.exe.
“No. Deve essere qualcosa che non si trova in bagno” rispose Tails Doll.
“Ci sono! È la lavatrice!” esultò Sadie.
“Dove?” domandò Kagekao.
“Si trova nella lavanderia.”
“… Ne abbiamo una?”
Ne avevano una. Poco dopo arrivarono anche le altre Creepy, che lessero insieme l’ultimo indovinello: gira sempre qua e là e un sacco di arie si dà.
“Jeff?” disse Ben, facendo ridere tutti.
“Ahaha, spiritoso” replicò sarcastico il killer.
“Che abbia Slendy il tesoro?” ipotizzò Toby.
“Gira a cercare Proxy, ma non si dà delle arie” ragionò Masky.
“Non può essere uno di noi. Finora si è trattato di elettrodomestici” fece notare Judge Angel.
“L’aspirapolvere!”
“L’aspirabriciole!”
“Il condizionatore!”
“Una girandola!”
“Un palloncino!”
“Il ventilatore!”
“Il segnavento!”
Le Creepy scattarono in direzioni diverse.
Furono Ben e Sally a trovare il tesoro, sotto il ventilatore.
“Dei dvd?” commentò scettico Ben.
“Quando dobbiamo vedere un film insieme ci mettiamo un’eternità a decidere. Oggi sceglierà uno di voi due” gli spiegò Jane.
“Posso scegliere io?” domandò Sally facendo gli occhioni.
“C-certo” le rispose Ben arrossendo.
Sally esaminò i dvd. Alla fine gridò: “Voglio vedere Frozen!”

Kage riuscì ad aggiudicarsi un posto sul divano. Cosa più importante, era seduto accanto a Sadie. La ragazza era la prima, o l’ultima, dipendeva dalla prospettiva, e appoggiava la testa sulla sua spalla. Lui le aveva passato un braccio intorno alle spalle e la stringeva dolcemente a sé. Quel contatto gli rendeva difficile seguire il film e lo spingeva a fare alcune considerazioni.
Offenderman si sbagliava: Sadie era una ragazza meravigliosa. Con lei si trovava davvero bene ed era felice. E poi c’erano gli altri. Si divertiva molto a giocare con Toby e Puppeteer, a organizzare scherzi con Laughing Jack, soprattutto a danno di Jeff. La creatura si domandò cosa stesse facendo lo Slender in quel momento …



***Angolo Autrice***
Divertimento e allegria caratterizzano la Slender Mansion nei rari momenti in cui le Creepy non litigano fra loro. Sarà lo stesso anche nel castello di Smexy?
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Solitudine ***


Già, cosa faceva lo Slender?
Fuori pioveva a dirotto. Inutile uscire. Non ne sarebbe valsa la pena, anche se avesse trovato qualcuna. Offenderman si riempì per l’ennesima volta il bicchiere e se lo scolò in un unico sorso. Si levò un grido di donna da dietro una porta.
“Silenzio!” intimò Smexy.
La donna urlò di nuovo.
“Zitta!” ordinò lui fracassando la bottiglia ormai vuota contro la porta.
Silenzio. Forse era svenuta. Per quel che gli importava …
Offender si sedette pesantemente sul divano e aprì un’altra bottiglia di liquore.
In quell’immenso castello c’erano solo lui e la giovane donna. Nessun altro.
Lo Slender non si disturbò a prendere un bicchiere, bevve direttamente dalla bottiglia. La posò lentamente a terra. Quante sere le aveva passate così, solo a casa, a ubriacarsi?
La sua mente volò a quel giorno di quasi un mese prima, quando si era ubriacato in compagnia. Smexy sorrise involontariamente.
Aveva provato un’istintiva simpatia per Kagekao. Gli aveva fatto molto piacere quando la creatura si era confidata con lui per chiedergli un consiglio. Peccato che riguardasse una donna … lui le sapeva ammaliare, ma era questione di pochi minuti.
Un tempo aveva creduto di sapere cosa fosse l’amore. Una sola donna era stata sufficiente a fargli capire quanto si sbagliava. L’amore non esiste. È solo una stupida, dolorosa invenzione umana. Puoi voler bene a qualcuno, essergli amico, ma amarlo? No, questo mai. L’amore richiede la più completa devozione, sincerità, fiducia, conforto e un sacco di altre cose irrealizzabili. Chi si annullerebbe mai per un’altra persona? Sicuramente non una donna per il suo uomo. E neanche il contrario.
E, a quel punto, il solito tormento: se lei avesse detto sì, lui non avrebbe fatto di tutto per renderla felice?
A cui seguono le solite riflessioni: probabile. E lei ne avrebbe approfittato. Lo avrebbe sfruttato per bene prima di mollarlo. Non avrebbe mai provato ciò che provava lui, e le sarebbe parso patetico vederlo così felice sola per averla accanto.
Odiose, false, bugiarde, pettegole, smorfiose: chi potrebbe mai sopportarle?
Un simpatico trillo interruppe le riflessioni di Offenderman. Smexy ci mise un po’ a capire cosa fosse. Finalmente realizzò che si trattava del cellulare regalatogli da Satàna. Lo aprì. Visualizzò il messaggio.
Sei libero, dolcezza?
Sì, lo era, ma non aveva alcuna intenzione di vederla. O meglio, non voleva che lei lo vedesse in quello stato.
Sat era il perfetto esempio di cosa sono le donne: delle puttane che pensano solo a sfruttarti, non necessariamente chiedendo soldi.
Offenderman richiuse il cellulare e lo gettò sul divano.
Sat ammetteva ciò che era, però. Non gli interessavano i giudizi degli altri, si divertiva e basta. Anche lei era consapevole dell’inesistenza dell’amore.
L’avrebbe chiamata l’indomani, forse. Quella sera era troppo occupato. Doveva compiere un ulteriore passo verso il compito che si era autoimposto: punire le donne.
Offender prese la bottiglia mezza vuota, si alzò, la vuotò completamente e la lasciò cadere a terra. Tolse dalla parete la sua spada. Passò un dito sui bordi, attento a non tagliarsi. Era affilata.
Lo Slender si trascinò fino alla porta dietro la quale era rinchiusa una di quelle traditrici.
L’avrebbe fatta urlare, si sarebbe divertito a infliggerle mille ferite. Tutto il suo dolore, la sua paura, non erano per lui. Di questo si era convinto già da un pezzo. Le donne lo temevano perché lui mostrava loro cosa erano davvero. Chi guarderebbe volentieri il proprio io, ammettendone le nefandezze?
Le atrocità che commetteva erano meritate. Loro lo sapevano. E lui ne godeva.



***Angolo Autrice***
Povero Smexy :'(
Nel prossima capitolo presenterò due OC, che apparentemente non c'entrano niente, invece sì.
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** The switcher ***


Franklin corse dalla madre.
“Mami biccotto!” esclamò felice il bimbo di due anni.
“Aspetta ancora un po’, amore” rispose dolcemente Susan. “Fra poco arriverà Kirsty.”
Kirsten era una vivace bambina di cinque anni. L’asilo era a poco più di un isolato da casa loro e la ragazzina si ritirava a casa passeggiando con le amichette che abitavano nelle case limitrofe.
Il campanello trillò. Susan aprì la porta. Davanti a lei c’erano due bambine. Quella con le trecce dorate e gli occhi vedi era sua figlia. L’altra doveva essere una nuova compagna.
Aveva una carnagione molto chiara, splendenti occhi grigi e folti capelli color cioccolata annodati con un nastrino grigio. La frangetta le copriva delicatamente la fronte. Ciò che colpì subito Susan, però, fu il vestito ottocentesco che indossava la bambina. Era grigio e riccamente adornato con merletti. Le maniche erano a sbuffo. La gonna lasciava a malapena scoperte le scarpe della bimba. Non erano visibili le calze bianche che portava sotto le ballerine, anch’esse grigie. Nel complesso sembrava una bambola di porcellana.
“Ciao” salutò sorpresa la donna.
“Mamma, lei è Rosalie!” annunciò Kirsten.
“Piacere” disse educatamente la bambina.
“Che bel nome … Kirsty, perché non mi hai detto che oggi sarebbe venuta la tua amichetta?”
“Me ne sono dimenticata. Guarda il mio disegno, mamma. Ti piace?”
Susan fece entrare le bambine.
“Hai uno strano vestito, Rosalie.”
“Mia mamma è un’attrice. Voglio farla anche io.”
Susan decise di accettare quella strana spiegazione. D’altronde le bambine di cinque anni non scelgono da sole come vestirsi, giusto?
La donna portò biscotti e aranciata in salotto e li lasciò sul tavolino, in modo che i bambini potessero servirsi da soli. Franklin si mise un biscotto in bocca e ne porse uno a Rosalie.
“Vuoi biccotto?” le chiese.
“Sì. Ma come sei bravo.”
Finita la merenda, Kirsten condusse Rosalie nella sua cameretta. Le bimbe giocarono con le bambole fino all’arrivo di Viktor, marito di Susan e padre di Kirsten e Franklin.
Erano circa le sei di pomeriggio quando accadde. Il sole, prossimo al tramonto, penetrava dalle finestre della cucina, illuminando la stanza in modo che tutti potessero vedere senza l’ausilio di luci artificiali.
Appena aprirono gli occhi, Viktor e Susan urlarono. I loro bambini erano legati con lo scotch ai mobili della cucina. Un pezzo di nastro tappava le loro boccucce. I loro occhi erano terrorizzati e sofferenti.
“Ben svegliati” disse una voce infantile alle loro spalle.
Rosalie entrò nella loro visuale. In mano aveva un coltello. I due adulti strabuzzarono gli occhi, increduli.
“Oh, immagino cosa state pensando. Come può una bambina fare tutto questo. Scopritelo da soli. Immagino che fra non molto comincerete a credere nel soprannaturale.”
Rosalie si avvicinò saltellando a Kirsty. Le sorrise. Belle guance paffute, occhi duri e malvagi.
“Amichetta, non avere paura. Faccio tutto questo perché siamo amiche. Non lo hai detto tu che vuoi essere la mia amica del cuore e stare con me per sempre? Possiamo farlo. Davvero.”
Le tirò una treccia. La bambina gemette e si mise a piagnucolare.
“Sempre così … così pusillanimi. Odiosi. Ma fra poco cambierai.”
Il tono di Rosalie si era incrinato, lasciando trapelare qualcosa della sua vera natura, ma la bambina si ricompose subito. Aprì un cassetto. Estrasse della pellicola. Cominciò ad avvolgerla intorno alla testa di Kirsty. Davanti all’agonia della figlia, Susan e Viktor triplicarono i loro sforzi per liberarsi e i loro urli, comunque soffocati dal nastro adesivo. La bambina era ormai in preda alle convulsioni quando Viktor riuscì a liberarsi. Afferrò il coltello che Rosalie aveva poggiato per terra e tentò di colpirla. Qualcosa si frappose fra i due e tranciò di netto la testa di Viktor, che finì ai piedi di Susan. La donna urlò.
“Segugio” mormorò Rosalie presentandolo come se fosse un normale cagnolino, e non un lupo mannaro con due teste alto più di due metri.
La belva era ricoperta da un pelame grigio, tipico dei lupi, con qualche sfumatura bianca o marrone. I quattro occhi rossi fissavano con astio gli umani. Segugio fiutò il cadavere dell’uomo decapitato.
“Fermo, caro amico” gli ordinò la bambina che bambina non era.
Susan non vedeva bene ciò che accadeva a causa delle numerose lacrime. Sapeva però che suo marito era morto e forse lo era anche sua figlia. Tutto ciò non poteva essere reale. Ma la luce solare la smentiva, illuminando due creature che non sarebbero dovute esistere, oltre al sangue che lentamente aveva raggiunto le sue scarpe.
“Ci siamo” sussurrò Rosalie, eccitata, quando Kirsty smise di muoversi.
La donna mugolò di dolore. Rosalie slegò la bimba, che rimase immobile al suolo. Le tolse premurosamente la pellicola dalla testa. Si chinò sul cadaverino e iniziò a mormorare qualcosa. Poi prese il coltello e trafisse Susan, ignorando i suoi gemiti. Immerse una mano nella sua ferita, facendo zampillare copiosamente il sangue. Tornò dalla bambina, continuando a borbottare in quella strana lingua.
Dopo qualche secondo, Kirsty si sedette. Si alzò completamente da terra.
“Benvenuta” la salutò cordialmente Rosalie.
Lo stupore fermò il pianto di Susan, ma quando Kirsten si voltò verso di lei, urlò di orrore. Quella non era la sua bambina. Gli occhi adesso erano neri, freddi, vuoti.
La creatura che aveva rubato il corpo di sua figlia strappò il nastro adesivo e prese in braccio Franklin.
“Mamma! Mamma!” piangeva il bambino, spaventato.
“No, è troppo piccolo.”
Rosalie si chinò accanto alla donna.
“Tua figlia non è morta. Vuoi vederla?”
Susan non rispose. Singhiozzava senza tregua.
“Ti farà piacere vederla.”
Nella cucina si aprì una specie di portale dal quale fuoriuscì una creatura obbrobriosa.
“Ecco, ora lei è Kirsty. La sua anima immortale è intrappolata in quel corpo immortale. Sarà una mia servitrice, per il resto dei secoli. Tu e il bambino non mi interessate. Vi lascio vivere. Contenta?”
Rosalie sorrise. Il suo sorriso era davvero grazioso. Gli occhi le brillavano di gioia: aveva una nuova amica. Saltellò fino al portale, canticchiando soavemente, e lo attraversò. L’anima e il corpo di Kirsten la seguirono, come anche il lupo con due teste. Il portale si chiuse.
Dopo qualche minuto i vicini accorsero alle grida di Franklin. Susan non avrebbe mai dimenticato gli occhi di quella creatura, così infelici, né la risata di Rosalie: cristallina, eterea, letale.



***Angolo Autrice***
Ed ecco i miei OC, Rosalie the switcher e Segugio (che è assurdo, lo so XD). Vi piacciono? Cosa c'entreranno con Kage e Smexy?
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Gioco ***


Kagekao si lanciò su un altro ramo, rimase in bilico per qualche secondo, si lasciò cadere e riprese ad arrampicarsi fra gli alberi, contenendo a stento una risata. Stava giocando a nascondino con Rouge, la Proxy animalesca di Slenderman.
La creatura si fermò, in ascolto. Sentì un fruscio alla sua destra. Aggirò piano l’albero da sinistra. Stava per passare su una quercia quando sbucò fra le foglie Graffiti.
“Aah!” gridò Kage.
Rouge gli balzò addosso. La creatura si aggrappò al ramo per non cadere.
“Ops … non volevo spaventarti. Tu sei Kagekao, vero? Io sono Graffiti. È da un po’ che vi osservavo. Siete davvero agili! Volete venire in città a fare parkour?”
“Fare cosa?” chiesero insieme Rouge e Kage.
“Parkour. Praticamente ci scegliamo una meta e ci arriviamo nel modo più veloce ed efficace possibile.”
“Va bene!” esclamò Kage.
“Ma adesso? Di giorno?” domandò dubbiosa Rouge.
“Sì. Tranquilla, nessuno ci noterà” la rassicurò Graffiti.
Il Proxy fece strada per la città.
“Ecco, adesso vi faccio vedere come raggiungo il tetto di quella chiesetta.”
Graffiti si arrampicò su un albero, saltò su una sporgenza dell’edificio ed arrivò in cima dopo un paio di mosse che provarono la sua destrezza. Rouge e Kagekao lo raggiunsero in fretta, avendo afferrato il meccanismo di quella disciplina.
“Ahaha! Lo faccio da una vita, ma non conoscevo il nome” rise Kage.
“A chi arriva prima a quel grattacielo!” gridò Rouge, iniziando a correre.
I maschietti le furono subito dietro.
“Oggi vi faccio conoscere la planimetria della città, così la prossima volta possiamo fare una gara” annunciò Graffiti appena furono tutti sul tetto del palazzo.
Le tre Creepy passarono l’ora successiva a saltare da un edificio all’altro, sfruttando alberi, pali della luce e anche fili del bucato. Evitarono in qualsiasi modo di scendere per strada, quasi fosse una regola del loro gioco e non una necessità.
“Uff, sono esausta” disse Rouge, stendendosi su un terrazzo.
Non era l’unica. Kagekao e Graffiti si sedettero accanto a lei. Appena ebbe ripreso fiato, il Proxy si affacciò, individuando una gelateria.
“Mi tieni un attimo la maschera?”
Kage annuì. Graffiti gliela consegnò. Scese dal palazzo usando le scale antincendio. Tornò pochi minuti dopo con tre coni alla cioccolata.
“Oh, Slendy mi chiama” si lamentò Rouge.
Divorò il gelato in un boccone.
“Ah! Mi si è congelato il cervello! Va beh, ciao!”
La Proxy sparì fra le risa degli altri due.
“Strana tipa, eh?” fece Graffiti.
“Già …”
Continuarono a mangiare in silenzio.
“Così, vieni dal Giappone?”
“Sì.”
“Forte! Mi piacerebbe andarci!”
“Perché?”
“Oh, giusto per visitarlo … che ne pensi di Slenderman?”
Kage si stupì della loquacità del Proxy. Alla magione Graffiti se ne stava in disparte, non tanto quanto Masky e Hoody, ma era tranquillo. Forse chiacchierava solo quando c’era troppo silenzio.
“È a posto. Preferisco Offenderman e … ho conosciuto Zehnder.”
“Quello sì che è strano. Davvero inquietante.”
I due ragazzi trascorsero una buona mezz’ora a parlare degli Slender, della magione e dei suoi abitanti. Fra loro iniziò a crearsi una confidenza che non avevano con le altre Creepy, con cui giocavano o scambiavano qualche parola ogni tanto.
“ … e sto con Slendy sin da quando avevo cinque anni. Adesso ne ho venti. E tu?”
“Cinque anni? Si diventa Proxy da così piccoli?” chiese Kagekao, evitando la domanda.
“Beh, non necessariamente. Masky e Hoody erano controllati sin dalla culla, ma Toby ed Ann sono stati scoperti quando erano già grandi.”
“Torniamo? Stanotte esco con Sadie.”
“Lei è una delle persone più timide che abbia mai conosciuto …”
Graffiti e Kage tornarono chiacchierando alla magione.

“Tu chi uccidi, Sadie?”
“Eh?” sussultò la ragazza, arrossendo.
Stava passeggiando a braccetto con Kage e fantasticava sul fatto di riuscire ad essergli così vicina senza sentirsi a disagio.
“Che tipo di persone uccidi?”
“Oh … ehm … io ho ucciso le ragazze che mi hanno spinta a suicidarmi, poi più nessuno. Se devo scegliere una categoria, credo che me la prenderei con i bulli.”
“Ok …”
La coppietta arrivò fino alle case periferiche della cittadina.
“Aspetta qua, Sadie.”
Kagekao spiò nelle finestre della prima casa. Non sembrò trovare ciò che cercava e riprovò con la seconda. Al quarto tentativo fece cenno a Sadie di avvicinarsi. La ragazza fluttuò da lui. Sbirciò all’interno della casa. C’era un uomo alquanto grasso che guardava la tv. Aveva un’aria antipatica e aggressiva.
“Oh, mamma! Mi vuoi fare cominciare con lui?”
“Tranquilla, ci sono io.”
Sadie fissò il lato sorridente della maschera e a poco a poco le sue preoccupazioni svanirono.
“Io non sono come Jeff o altri. Non attacco e uccido. Mi piace giocare. Se lui è un bravo giocatore, può sopravvivere.”
“Giocare?”
“Sì, è molto divertente. Vieni.”
Kage la condusse sul retro, aprì la finestra della cucina ed entrò nella casa senza fare il minimo rumore. Sadie passò attraverso il muro.
“Adesso prepariamo il campo da gioco” le sussurrò Kage.
La creatura esaminò tutti gli scompartimenti della cucina. Prese per sé una bottiglia di vino. Lo sguardo di Sadie cadde sul set di coltelli da cucina.
“Che dici, lo prendo?”
“Ehehe! Come vuoi. Vado avanti io?”
“S- sì” rispose la ragazza arrossendo.
“Ehehe! Sei carina quando arrossisci.”
Sadie diventò ancora più rossa. Kage sbirciò nel salotto: l’uomo era tutto preso dalla televisione. La creatura si arrampicò sul soffitto, proseguì fino a trovarsi esattamente sopra il grassone e lasciò cadere su di lui delle cartine. L’uomo alzò la testa e urlò. Si alzò precipitosamente, correndo in un’altra stanza. Kage si lanciò sulla poltrona. Prese una manciata di pop corn e diede un’occhiata al programma che l’uomo stava seguendo.
“Che stupido” commentò spegnendo il televisore.
La porta dal quale era uscito l’uomo si spalancò improvvisamente: il tizio aveva tra le mani un fucile. Sparò. Kage evitò facilmente il colpo.
“Oh, sai giocare! Ehehe! Tiro al bersaglio! Ahaha!”
L’uomo ignorò le sue parole. Caricò un altro colpo, fallendo nuovamente.
“Ritenta, sarai più fortunato! Ehehe!”
La creatura corse in cucina. L’uomo la seguì, impaurito ma determinato a cacciare di casa l’intruso. Il grassone alzò il fucile, procedendo cautamente. Si guardò intorno, ma non riuscì a scorgere il mostro da nessuna parte. Avanzò fino all’interruttore della luce. Lo premette. Kage sbucò davanti a lui, con gli artigli ritratti, lo ferì ad un braccio e balzò sul muro. Per lo spavento, l’uomo fece partire un colpo che mandò in frantumi il lampadario. La stanza tornò oscura. L’uomo, tremante, mise un altro colpo in canna. Sentì una risata provenire dal soffitto. Puntò il fucile in quella direzione.
“Ti avverto! Non mi faccio scrupoli a farti fuori! Esci immediatamente da …!”
Gli arrivò in testa un piatto. L’uomo barcollò, frastornato. Si tocco la ferita, dalla quale fuoriusciva del sangue.
“Uno a zero per Kage! Ehehe!”
Il grassone fece fuoco, rabbioso. Gli rispose una risata più fragorosa delle altre. Si voltò in quella direzione, armando il cane. Doveva restare concentrato. Se non lo perdeva d’occhio, forse … un lancinante dolore alla spalla gli impedì di sparare. Sadie estrasse il coltello dalla sua carne e lo colpì nuovamente. Il fucile cadde. L’uomo si girò lentamente. Sadie non esitò, accoltellandogli ancora la spalla, facendo penetrare la lama sino ad incontrare l’osso. Il grassone si lasciò scivolare a terra, semisvenuto.
Kage si avvicinò, ridendo. Iniziò a ridere anche Sadie. Certo che il suo ragazzo aveva una risata contagiosa.
L’uomo tentò di rialzarsi con il braccio sano. Era cosciente della consistente perdita di sangue. Se riusciva a coglierli di sorpresa poteva scappare, chiamare aiuto, sopravvivere …
“Come sono andata?” domandò Sadie. L’occhio le brillava di piacere.
“Benone. Aspetta, sei sporca di sangue.”
Kagekao bagnò un asciugamano e le ripulì il viso. Sadie arrossì.
Il grassone fece leva sul braccio, si mise in piedi e prese la rincorsa. Kage, molto più veloce di lui, lo afferrò per la maglia e lo tirò indietro. L’uomo arretrò caracollando, cercando di mantenere l’equilibrio. Kage fece segno a Sadie di accomodarsi. La ragazza ricominciò a sghignazzare. Si avvicinò a lui. L’uomo evitò il primo affondo, spostandosi di lato. Sadie si mosse lestamente e gli tagliò la gola. Il fiotto di sangue inzuppò il viso dei due mostri. Il grassone cadde per terra, morto.
Kagekao scoppiò a ridere dopo essersi ripreso dalla sorpresa. Sadie lo imitò. Era stato davvero divertente, eccitante. Ogni traccia di timidezza era sparita. Si sentiva forte, invincibile, quasi viva.
“Dovrei farlo più spesso!” esclamò quando le passò la ridarella.
Kage non seppe resistere. Si sollevò la maschera, la attirò a sé e la bacio. Sadie dilatò l’occhio, prima di ricambiare con passione. La dolcezza di quel momento superava ogni sua più rosea aspettativa. Il bacio si concluse in un tenero abbraccio.
Nessuno dei due seppe dire quanto rimasero così. Furono le sirene della polizia a riportarli alla realtà. Kage e Sadie corsero via nella notte, mano nella mano, ridendo.



***Angolo Autrice***
Sono o non sono una coppia adorabile?
Con Kage si torna a momenti giocosi e teneri ... come troveremo Smexy? Ancora attaccato alla bottiglia?
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Lavoro ***


Offenderman indietreggiò, la ragazza avanzò, ammaliata dalla sua voce.
“Brava, vieni. Ti piacciono le rose, vero? Guarda, ne ho due. Le vuoi? Puoi …”
Suoni di lotta arrivarono dal vicolo opposto, assieme a due voci. Una era familiare allo Slender. Smexy si protese a guardare, continuando a porgere alla fanciulla le sue rose petalose.
“Dove vai? Ti è forse passata la voglia? Avanti, baciami!” urlava Satàna, arrabbiata.
Spinse l’uomo contro il muro di mattoni e lo baciò. Il tizio cercò di liberarsi, ma la donna era troppo forte. L’umano sembrò avvizzire, come se la succuba gli stesse succhiando via energia vitale. Sat lo lasciò andare. L’uomo cadde a terra, privo di vita. Dalla sua bocca fuoriuscì svolazzando una farfalla. Sat la catturò con le mani e la mangiò, poi si chinò a cercare qualcosa nel giubbotto del tizio.
Offenderman fischiò ammirato. Si voltò verso la ragazza, che era sparita. Smexy ripose le rose con un sospiro e si diresse verso Satàna, che stava raccogliendo da terra la sua borsetta. Le si avvicinò di soppiatto, coprendole gli occhi con le mani, e le sussurrò all’orecchio: “Chi sono?”
La donna si irrigidì per un attimo, per poi rilassarsi quando riconobbe la voce. Si girò di scatto, abbracciandolo.
“Smexy! Che ci fai da queste parti?”
“Secondo te? Lavoro. E tu?”
“Dovevo andare al cinema con quel tipo, ma ha fatto lo stronzo. Beh, peggio per lui … vorresti venirci tu?” chiese Satàna, felice di aver avuto quell’idea.
“Dove?”
“Al cinema! Ho due biglietti!”
“Perché no?” rispose Offenderman, dopo averci pensato su.
Sat allora si strinse al suo braccio. I due si incamminarono insieme.
“Non ci sei mai stato prima, vero?”
“Già. Non mi interessa vedere film.”
“Alcuni sono belli, però … sicuro che non dipende dal tuo aspetto?”
“Bah, se voglio posso passare inosservato, soprattutto in una sala semibuia in cui nessuno mi presta attenzione.”
“Accanto a me nessuno ti presterà attenzione anche se ti trovi sotto un riflettore.”
Smexy e Sat entrarono nel cinema. La donna mostrò i biglietti, pagò i pop-corn e guidò lo Slender nella loro sala.
“Ma che film è?”
“Ahaha! E te ne ricordi adesso? Si intitola Deadpool, che è un mercenario chiacchierone.”
“Uhm … beh, se non mi piace posso pur sempre pomiciare con te.”
“Contaci, ma credo che sarà di tuo gradimento.”
Il film divertì Offenderman e Satàna, che comunque pomiciarono durante i trailer degli altri film e durante i titoli di coda.
“Visto? È bello variare ogni tanto. Ti sei anche finito tutti i pop-corn.”
“Sono buoni … tu passi tutti i giorni così?”
“Sì, faccio ciò che mi pare. Trascorro pochissimo tempo a casa mia … se mai ci torno. È questo il bello di essere single, no? Fai quello che vuoi senza dare conto a nessuno.”
“Io trascorro tutto il giorno al castello e se esco è solo per lavoro.”
“Dovresti divertirti di più.”
“Mi piace il mio lavoro” affermò Offender ghignando.
“Sì, ma hai bisogno anche di altri svaghi.”
I due superarono una coppietta. Smexy si girò a fissare la ragazza, Sat il ragazzo. Si guardarono, sorridendo maliziosi.
“Quindici minuti?” domandò Offy.
“Ok.”
Iniziarono a pedinare la coppia. Il ragazzo accompagnò sotto casa la sua fidanzata, le diede un bacio e se ne andò. Satàna lo seguì, mentre Offenderman suonò alla porta della fanciulla.
Si ritrovarono quindici minuti dopo.
“Ti è andata bene, dolcezza?”
“Sì, ha scelto la rosa rossa.”
“Mi passeresti una sigaretta?”
Smexy gliela passò. I due si allontanarono fumando.
“Chissà che farà quel ragazzino domani …”
“Non l’hai ucciso?”
“No, uccido solo chi mi sta antipatico ... Tornando al discorso di prima, perché non esci più spesso dal castello? Scommetto che non hai mai visitato nemmeno le città vicine al tuo bosco. E dire che puoi teletrasportarti e viaggiare per tutto il mondo!”
“Il mio raggio d’azione non è così ampio. Ma che ti importa?”
“Niente” rispose Satàna senza prendersela per la reazione dello Slender.
“Tipico delle donne imporre il loro pensiero.”
“Il mio era solo un consiglio, sai che mi frega se lo segui o meno.”
“Ma penserai che sono uno stupido a non farlo.”
“Questo sì.”
“Posso rigirare la critica, sai? Non è bello avere un posto tutto tuo in cui tornare dopo essere stata a zonzo tutto il giorno? O tutta la notte ...”
“Te l’ho detto, la casa ce l’ho e ci vado se sono stanca o non ho altro da fare. Se vivessi con qualcuno ci tornerei più spesso, ma abito da sola.”
I due proseguirono in silenzio.
“Abbiamo una meta?” domandò lo Slender dopo qualche minuto.
“Io stavo seguendo te” rise Sat.
“Allora torno al mio lavoro.”
“Conosco un posticino dove potrai trovare parecchie vittime. È una discoteca in periferia, così mentre tu ti diverti a modo tuo io posso ballare e divertirmi a modo mio.”
“Non mi vuoi lasciare andare stanotte, eh?”
“Così impari a visualizzare i messaggi e a non rispondere.”
“Uh?”
“Il telefono. Non hai risposto a nessuno dei miei messaggi. Tanto vale che me lo dai indietro.”
“E dove lo trovo un altro refrattario a noi Slender? Me lo tengo, grazie.”
“Ma se non lo usi!”
“Nei messaggi mi chiedevi se ero libero e avevo voglia di uscire, mai che stavi per arrivare …”
“Oh, vuoi portare il lavoro a casa.”
“Per essere lavoro dovresti prima scegliere una rosa.”
“Non puoi applicare la loro legge su di me, quindi sarebbe inutile.”
Chiacchierando i due erano giunti alla discoteca.
“Nessuno mi noterà anche qui?”
“No, non credo.”
Offenderman e Satàna passarono lì quasi tutta la notte. Se ne andarono verso le quattro del mattino.
“Mai stato in piedi fino a quest’ora … sveglio sì, ma non in piedi.”
“Ahaha! Bella questa! Facciamo colazione prima di salutarci?”
“Uhm, giusto una tazza di caffè prima di andare a letto.”
Si sedettero a un tavolino fuori da un bar. Smexy ordinò solo del caffè, Sat un cornetto e una spremuta.
“Quanto all’andare in giro … anche le donne di altri paesi dovrebbero avere il piacere di incontrarmi ...”
Sat sorrise leccando la crema prima che cadesse per terra.
“Tra una caccia e l’altra potrei fare una pausa e visitare il posto ...”
“È un’ottima idea, dolcezza.”
Offender finì il caffè, depose la tazzina sul tavolino e si alzò stiracchiandosi.
“Notte … o giorno, non so.”
“Bye bye, Smexy.”



***Angolo Autrice***
Oh, anche Smexy ha passato una bella serata. Se avessi scritto questo capitolo fra due settimane, lui e Sat si sarebbero visti Batman vs Superman XD
Alla prossima!
P. S.: ... petaloso XD

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Legame ***


Jeff si avvicinò all’albero dal quale stava scendendo Kagekao.
“Non sai che le talpe stanno sotto terra? Vuoi forse imparare a volare? Prova a berti una Red Bull, magari ti spuntano le ali! Ahaha!”
Kage quasi mancò un ramo per il gran ridere. L’intenzione del killer era insultarlo, ma la battuta era troppo divertente. Atterrò con un salto accanto a lui e lo spinse, dicendo: “Baka!”
“Uh? Che significa?”
“Idiota.”
“Cos-? Ma come osi?!”
“Ehi, sì, baka! È perfetto! Ti chiamerò così!”
“Non ci pensare nemmeno!”
Kagekao si voltò, ignorando Jeff, e si avviò lungo un sentiero nel bosco.
“Dove vai?”
“Cerco il castello di Offy.”
“Uhm … ho sentito che ha un sacco di roba buona da bere. Vengo anch’io!”
“Hai qualche idea di dove sia?”
“No, ma non avrò problemi a trovarlo. Il mio cognome è Woods, no?”
Kage scoppiò nuovamente a ridere.
Orientarsi nel bosco non fu per niente facile. I due ragazzi trovarono il castello solo dopo tre ore. Jeff bussò con forza alla porta, sfogando la sua rabbia per il tempo speso in compagnia di una persona che gli stava antipatica.
Offenderman, che aveva da poco finito di cenare, si immobilizzò, incredulo. I colpi si ripeterono. Qualcuno stava davvero bussando alla sua porta!
Incuriosito, lo Slender andò ad aprire. La sua sorpresa aumentò quando vide chi era venuto a fargli visita.
“E voi due che ci fate qui?”
“Io mi voglio ubriacare e so che tu hai dell’ottima roba” rispose Jeff con franchezza.
Detto questo, entrò e si guardò intorno, cercando di capire dove Smexy tenesse l’alcol. Offenderman guardò Kage, che fece spallucce e seguì il killer.
“Oh, entrate pure” disse Offender, sarcastico.
“Bello, qui. Sembra più grande” commentò Kage.
“Il mio castello è più alto della Slender Mansion, ma la magione è più estesa.”
“E più luminosa.”
“Sì, molto interessante. Dove sono i liquidi?” domandò spiccio Jeff.
Smexy sospirò. La maleducazione del killer lo irritava, però … che altro potevano fare se non bere?
“Vado a prendere da bere, voi aspettate pure in soggiorno.”
I due ragazzi si accomodarono in quella stanza, sedendosi distanti. Offenderman tornò con un vasto assortimento di alcolici, non conoscendo i gusti dei due visitatori.
“Ah, lo sapevo!” esclamò Jeff, estasiato.
Afferrò subito una bottiglia di vodka, l’aprì con l’ausilio del cavatappi e iniziò a scolarsela. Non sapendo che altro fare, Kage prese una bottiglia di vino, versò il contenuto in un bicchiere e lo sorseggiò. Smexy fece lo stesso con del rum.
“Quindi, cosa vi porta nella mia dimora?”
“L’alcol!”
“Volevo vedere dove abiti.”
“Sì? Perché?” domandò lo Slender a Kage, ignorando Jeff.
“Così, ero curioso. Vieni sempre tu da Slenderman, mai il contrario. Come anche i tuoi fratelli.”
“Beh, Slenderman è il più grande e pensa di avere più autorità, così andiamo a casa sua. Meglio, non voglio Splendy in giro per il castello. Lo riempirebbe di cose colorate o sbrilluccicose.”
Le tre Creepy conversarono del più e del meno mentre davano fondo alla scorta di alcol.
“Stai sempre con Sadie?” chiese Smexy ad un certo punto.
“Naturalmente.”
“E tu con Nina?”
“Non è che io e Nina stiamo proprio insieme. Cioè, lei rompeva in continuazione e le ho detto di sì sperando che si calmasse, invece …”
“Invece tutto il giorno si sente: Jeffino caro, facciamo qualcosa insieme?" lo interruppe Kage, imitando la voce di Nina. “Sei adorabile quando parli con Colty! Come si può distogliere gli occhi da cotanta bellezza? Quasi quasi taglio le palpebre anche agli altri … meglio di no, qualcuna potrebbe rubarmi Jeff …
Offenderman e Jeff cominciarono a ridere. Kagekao allora si alzò e si avvicinò a Jeff, continuando la piccola recita.
Mai in vita mia ho visto un essere così perfetto e … puccio! E viviamo sotto lo stesso tetto! Sono la ragazza più fortunata del pianeta! Un giorno ci sposeremo e staremo per sempre insieme! Quanto sono felice.”
Kagekao smise di interpretare Nina, ridendo assieme agli altri due.
“Talpa, sei capace di fare Slendy?”
“Oh, sì, imita mio fratello!”
Sono Slenderman. Con i miei tentacoli posso rapirti e farti diventare un Proxy. Chi non vorrebbe esserlo? Masky, finisci di lucidare il pavimento! Rouge, lì c’è ancora della polvere! Ann, sei passata in tintoria a prendermi la giacca? Toby, la prossima volta che me la sporchi con i tuoi waffles ti mando a letto senza cena!
L’esibizione divertì enormemente Smexy e Jeff, che chiesero il bis. Kagekao finì di bere la sua quinta bottiglia di vino prima di accontentarli.
Hoody, hai finito di fare il bucato?” domandò la creatura rivolgendosi a Jeff.
Il killer provò ad imitare la voce del Proxy, non riuscendoci: “Sì, padrone”
Bene, allora puoi aiutare Graffiti a lavare i piatti.
“Qualsiasi cosa, padrone” rispose Jeff inchinandosi. Quasi perse l’equilibrio, tanto era ubriaco.
“Ma che bravi commedianti! Intendete mettere su uno spettacolo teatrale?” scherzò Offenderman.
“Sì, e Slendy ci sbatte fuori di casa” rispose ridendo Kagekao.
“Si dà troppe arie, quello lì” replicò Jeff.
“In effetti fa troppo il dittatore” concordò Kage.
“Io sarei peggio di lui con chi abita a mie spese” disse Smexy.
“Wow, sono già le undici!” esclamò il killer, stupito.
“Saremmo dovuti tornare da un pezzo …”
“Avete trovato facilmente il mio castello?”
“No” risposero in coro Kage e Jeff.
“E credete di riuscire a trovare la strada del ritorno con questo buio e nelle vostre condizioni?”
“Guarda che io esco a caccia da ubriaco!” quasi gridò Jeff, offeso. “Il problema è il buio … e il bosco.”
“Ci vuoi ospitare per la notte?” chiese Kagekao allo Slender.
“Solo per questa volta …”
“Nelle prossime sapremo la strada” affermò Jeff.
“Prossime?!”
“Certo. Slendy non è molto felice quando ci ubriacamo alla magione. Abbiamo risolto il problema.”
“Guardate che non resto tutte le sere al castello. Oggi mi avete trovato, la prossima volta chissà.”
“In questo momento ho troppo sonno per risolvere la questione” disse Kage, reprimendo uno sbadiglio.
“Potete dormire di sopra. Cercate voi le stanze, io devo riordinare.”

Offenderman decise che Kagekao e Jeff potevano andare a ubriacarsi da lui ogni venerdì. Le due Creepy accettarono l’accordo e tornarono alla Slender Mansion.
Quattro giorni dopo la prima visita, Kage si presentò al castello, stavolta di mattina. Smexy si stava occupando del suo giardino, potando le rose e innaffiandole.
“Ciao” lo salutò Kage.
“Ciao” rispose lo Slender, continuando il suo lavoro.
“Ehm … che fai?”
“Poto le rose.”
“Ci vorrà parecchio …” commentò la creatura notando la vastità del rosaio.
“Sì, ma tanto non ho niente di meglio da fare, quindi …”
“Se vuoi, posso aiutare” disse Kage estraendo gli artigli.
Offenderman si fermò.
“Non è una cattiva idea … sai già cosa tagliare?”
Kagekao scosse la testa. Smexy glielo mostrò; Kage allora si mise al lavoro. Finirono prima di quanto lo Slender avesse previsto.
“Sei veloce, Kage. Ora ho il pomeriggio libero. Vuoi qualcosa?”
“Eh? No.”
“Mi hai aiutato con le rose, adesso voglio darti qualcosa in cambio.”
“Non l’ho fatto per questo. Né l’altra volta sono venuto per …”
“Sì, l’avevo capito” lo interruppe Offender ridendo. “Ma … sai quante volte è venuta a trovarmi una di quelle Creepypasta che stanno da mio fratello?”
Kage fece segno di no con la testa. Smexy formò un cerchio con pollice ed indice.
“Zero. E lo stesso vale per i miei fratelli. Beh, Splendor l’ho cacciato io, ma questo è un altro discorso.”
Kagekao rifletté un po’, poi decise: “Voglio una rosa.”
“Cosa?” domandò sorpreso Offy. “E che te ne fai?”
“La regalo a Sadie” rispose Kage come se fosse ovvio.
“Uhm” fece Smexy, poco convinto.
“Se non vuoi …”
“No, no. Non importa che fine fa un regalo, giusto?”
“Non mi piace quando fai così. Sadie è una brava ragazza.”
“Lo dici adesso. Vedremo se lo sosterrai ancora a lungo.”
“Lo farò. Ah, volevo scusarmi per il baka.”
“Nah, in fondo è stato divertente. Da ubriaco è molto più simpatico.”
Offenderman tagliò una rosa rossa e la consegnò a Kagekao.
“Ecco, portala alla tua bella. Prima però vorrei farti una domanda.”
“Sì?”
“Quando hai cominciato a bere, quale parte della tua maschera era … attiva? Non so come dire.”
“… Quella bianca. Grazie per la rosa.”
“Di niente. A presto.”
Kage andò spesso a trovare Smexy e quando lo Slender visitava il fratello trascorreva molto tempo con la creatura. Sin dal loro primo incontro, entrambi avevano provato un’istantanea simpatia per l’altro che adesso stava maturando in amicizia. Inoltre ciascuno aveva intuito qualcosa dell’altro che lo accomunava: Kage aveva capito che Offender soffriva la sua solitudine, avendola sperimentata prima di vivere alla magione; Offenderman aveva capito che la vita della creatura, come la sua, non era stata molto felice. Era ancora troppo presto per scambiarsi confidenze importanti, ma prima o poi il momento sarebbe giunto. Questa consapevolezza li spingeva a conoscersi meglio e a divertirsi insieme.

Una sera, Offenderman annunciò: “In questi giorni non mi troverete: vado in Francia.”
“In Francia?! Perché?” domandò Jeff.
“Sat mi ha consigliato di viaggiare … e dove potrei andare se non nella capitale dell’amore? È arrivato il momento di sfatare qualche mito.”
“Oh, quindi ora ascolti i consigli di una donna” lo punzecchiò Kage.
“In questo caso non importa chi sia stato a dirlo …” replicò Offender.
“Talpa, lui non ascolta una qualsiasi donna! Lui ascolta Satàna!” lo provocò Jeff.
“Smettetela! Mi starà anche simpatica, ma se potessi l’avrei già uccisa.”
“Naturalmente.”
“Ne siamo sicuri.”
“Un’altra parola e vi faccio pagare l’alcol che state bevendo.”
“Ma tu lo rubi!” protestò Jeff.
“E allora?”
I due ragazzi non nominarono più la donna, che qualche volta avevano visto nel castello.



***Angolo Autrice***
Kage e Smexy sono ufficialmente diventati amici.
Mi scuso per il ritardo, ma scuola e malattia mi hanno impedito di scrivere ( e la scuola continuerà a farlo, purtroppo).
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Vita alla magione ***


Kage si svegliò e scese con tutta calma a fare colazione. Quel giorno tutti dovevano dare una mano a pulire la magione; lui, Graffiti e Rouge erano stati destinati alla manutenzione del tetto. La cosa gli stava bene: si sarebbe tenuto lontano dal baka. Kagekao finì la sua tazza di cereali un momento prima che Jeff si sedesse a tavola per mangiare. I due si guardarono in cagnesco, poi Kage tornò in cucina per lasciare la tazza, Jeff si dedicò alla sua colazione.
“Giorno” lo salutò Sadie.
“Giorno” rispose Kage, tornando a sorridere. “Tu che cosa devi fare?”
“Buttare le cose che non servono dalla soffitta.”
“Io starò sul tetto. Siamo vicini.”
“M- magari posso attraversare il soffitto, ogni tanto” disse la ragazza, arrossendo.
“Magari” ripeté la creatura.
“Pronti? Cominciano le pulizie!” urlò allegro Toby.
“Che hai da essere tanto felice?” gli chiese Laughing Jack.
“Ci vorranno sei mesi prima che le rifacciamo!”
“Su avanti, prima cominciamo prima finiamo” li spronò Puppeteer.
“Ma cos’è tutta sta’ voglia di fare le casalinghe?” si lamentò Ben.
“Impara da loro, sfaticato” lo redarguì Zero.
L’elfo sbuffò.
Kagekao si arrampicò sul tetto, trovandoci già Graffiti.
“Ciao” fece quest’ultimo. “Rouge arriva a momenti.”
“Ok. Che dobbiamo fare di preciso?”
“Riparare tegole rotte, togliere le foglie dalla grondaia, cose così.”
“Uff …”
Rouge arrivò da loro e i tre cominciarono a ripulire il tetto. A metà dell’opera, Kagekao notò che sotto di lui un certo killer stava usando il tubo dell’acqua per spazzare il vialetto con un’espressione alquanto annoiata. Kage prese una manciata di foglie marce e le lasciò cadere su Jeff. Il ragazzo lasciò andare il tubo e si spazzolò di dosso quella melma.
“Scusa, ti ho svegliato?” rise la creatura.
“Brutto figlio di …! La pagherai cara, appena scendi!”
“Attendo con ansia!”
Kage riprese il suo lavoro.
“Ehm, capisco che è antipatico e tutto, ma potresti non provocarlo?” domandò Graffiti.
“No.”
“Jeff è davvero antipatico” intervenne Rouge. “Si merita qualche dispetto.”
“Però Slendy vuole che andiamo d’accordo …”
In quel momento la testa di Sadie fece capolino del pavimento, distogliendo Kage dal resto della discussione.
“Come va?”
“Bene, ma c’è un sacco di polvere. Per fortuna io non respiro.”
“Sadie, non credi anche tu che non dovremmo litigare fra noi?” le chiese il Proxy.
“E- eh?” fece la ragazza, arrossendo. “N- non lo so.”
“Sì, però è impossibile andare d’accordo con tutti” rispose Kage.
“Ci vuole impegno” replicò Graffiti.
“Preferirei vivere altrove piuttosto che essere gentile con quel baka.”
Rouge alzò una mano e i due si scambiarono un cinque.
“Speravo che andando insieme a ubriacarvi aveste cominciato a …”
“No, quelle sono solo piccole tregue.”
“Torno di sotto” si congedò Sadie.
“A dopo” la salutarono tutti e tre.
Il lavoro proseguì senza altre interruzioni. Quando ebbero finito, i due Proxy andarono a informare Slenderman, Kagekao scese dabbasso a cercare Sadie. Appena mise piede in cucina, qualcosa lo colpì sulla spalla, si frantumò e lo inzuppò. Kage indietreggiò confuso, poi guardò per terra e capì che qualcuno gli aveva lanciato contro una bottiglia di vino. E sapeva anche chi era quel qualcuno.
“Jeff!” esclamò adirato alzando la testa.
Il killer lo fissava compiaciuto, con una lattina di birra in mano.
“Ma che bravo, hai imparato il mio nome.”
“Jeffrey.”
“Quello non è il mio nome, non più.”
“Ti chiamo come mi pare, baka.”
Jeff tirò fuori Colty dalla tasca, Kage estrasse gli artigli.
“Bene, talpa, vediamo quanto sei forte.”
Kagekao accolse volentieri la provocazione: si lanciò sul killer, che lo schivò indietreggiando. Jeff tentò un affondo con Colty, ma mancò la creatura, che si arrampicò sul muro.
“Scendi, codardo!”
Kage non gli diede retta. Continuò a muoversi, aspettando l’occasione adatta per colpirlo.
“Che fate, avevo appena pulito!” li rimproverò E. J.
“Dillo al baka!”
“Dillo alla talpa! Sai, non credo che abbia una buona memoria. Non sa nemmeno quando …”
Kagekao spinse da parte E. J. e si lanciò nuovamente su Jeff. Il killer in parte se lo aspettava, ma la creatura era stata troppo veloce per riuscire a ferirla con Colty. Jeff lasciò cadere il coltello per bloccare le braccia di Kage. Il ragazzo fu costretto a indietreggiare fino al muro. Approfittò di quell’appoggio per dare una spinta maggiore, che fece barcollare Kage e gli consentì di recuperare il coltello.
“Ci sai fare, talpa” disse compiaciuto.
Eyeless Jack intervenne per separarli.
“Ok, basta così.”
Kagekao rinfoderò gli artigli, guardando male Jeff, e andò a cambiarsi.

Qualche giorno dopo le Creepy si trovavano nel cortile, a giocare a rugby. Ci andavano piano, però, visto che giocavano anche Sally e Lazari.
“Ouch! Che ne dite se oggi la finiamo qui?” domandò Candy Pop dopo l’ennesimo placcaggio.
“Ma fra poco le giornate si faranno fredde e non potremo più giocare” fece Jill.
“La partita finisce al prossimo touchdown” decise Hoody.
Puppeteer calciò la palla, che fu afferrata da Ben. L’elfo schivò gli assalti di Nina e Toby. Passò la palla a Rouge, che la lanciò a Laughing Jack prima di essere atterata da Jill. La ragazza corse un bel po’, avvicinandosi alla meta. Jeff si buttò su di lei, facendola cadere. Ma la palla ora ce l’aveva E. J. Il ragazzo la passò a Sally, che realizzò l’ultimo touchdown del giorno.
La squadra vincitrice si scambiò diversi cinque e abbracci, quella perdente andò a cambiarsi.
Kagekao, una volta lavato, tornò fuori, si distese sotto un albero e iniziò a bere. Non era stato l’unico ad avere quell’idea, notò. Salì sull’albero: quel giorno non aveva nessuna voglia di scontrarsi con Jeff. Per colpa sua non poteva più bere in pace nella magione. Infatti Slenderman, per punirli, aveva proibito loro di bere in casa sua fino a che non fossero andati d’accordo. La cosa era impossibile, perciò la sera prima erano andati al castello, ma Offenderman non era ancora tornato. L’unica alternativa, quindi, era bere fuori.
Kage si spostò da un ramo all’altro con la bottiglia, senza essere visto dal killer, e salì fin sopra il tetto. Bevve lentamente, guardando il sole tramontare.
“Kage, ti cercavo …” disse Sadie, dietro di lui.
“Che c’è?” le chiese lui girandosi a guardarla senza alzarsi.
“Mi sei sembrato un po’ assente durante la partita” rispose la ragazza sedendoglisi accanto. “Tutto bene?”
“Sì. Solo, alcuni pensieri mi … non mi lasciano stare, ecco.”
“Vuoi parlare?”
Kagekao ci pensò su, poi annuì. Sadie voleva aiutarlo ed era la sua ragazza, doveva sapere tutto.
“Io … io non ricordo niente del mio passato.”
“Come?” fece la ragazza, sorpresa.
“Il primo ricordo che ho è di me, solo in una casa abbandonata. Non so come ci finii o perché. Non so chi sono i miei genitori, quanti anni ho e … beh, cose così.”
“Oh, Kage, mi dispiace.”
Sadie lo abbracciò. Kage ricambiò, grato, felice di poter finalmente confidare a qualcuno le sue preoccupazioni.
“Non hai nessun indizio?” domandò la ragazza dopo che si furono separati.
“No … ci sarebbe uno shinigami che sembra conoscermi ma … mi odia. È per sottrarmi ai suoi tormenti che sono venuto qui, lasciando …”
Kage si interruppe.
“Sì?” bisbigliò Sadie.
“Lasciando un amico, sperando che Scollex lo lasci in pace, visto che non ci sono io.”
Sadie trovava strano vedere il suo ragazzo così triste. Si alzò, sedendosi davanti a lui. Kage la guardò.
“Sono sicura che il tuo amico sta bene” disse, sorridendo.
Kagekao ricambiò, ma la sua maschera non mutò espressione. Se la tolse, rivelando alla ragazza che aveva pianto, e protese le braccia in avanti. Sadie capì. Si sedette sulle sue gambe e lo abbracciò.
“Troverai la memoria e il tuo amico. Io ti aiuterò, promesso.”
“Ti amo, Sadie.”
La ragazza spalancò l’occhio, raddrizzandosi.
Ai shite iru, Kage” sussurrò, sorridendo alla sorpresa della creatura.
Si baciarono mentre nel cielo comparivano le prime stelle.



***Angolo Autrice***
Sniff, adoro questa coppia. E adoro GingaAkam, che ha inventato un personaggio così bello come Kage.
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Nuova vita al castello ***


Smexy leggeva tranquillamente il giornale in salotto, quando il frutto del suo viaggio in Francia fece capolino sull’uscio della porta.
“Mi fai fare il tour?” domandò Becky allo Slender.
“Credevo che l’avessi già fatto da sola” rispose Offenderman continuando la lettura.
“Ma voglio che mi ci porti tu … daiii!” insistette la Proxy.
Smexy si alzò, sbuffando. In fondo non aveva niente di meglio da fare …
“Cosa non hai ancora visto?”
“Tutto” disse l’albina, sorridendo.
“Tutto?” esclamò Offenderman, sorpreso. “Sei stata solo in camera tua?”
“Ehm … sì. Non credevo di poter avere una camera tutta mia … non l’ho mai avuta.”
Offenderman la fissò per un po’, prima di annunciare: “Partiamo da sopra.”
“Ok.”
La ragazza lo seguì tutta contenta per il castello. Lo Slender non riusciva ancora ad abituarsi a lei. Aveva tentato altre volte di avere una Proxy, ma aveva sempre fallito. Tutte le ragazze erano scappate o erano morte pur di non stare con lui. Becky invece si dimostrava entusiasta della cosa. Non aveva nemmeno protestato riguardo all’uccidere. Peccato che non ricordasse niente del suo passato …
Dopo averle mostrato anche il piano inferiore, Offenderman la condusse nel giardino.
“Ah, un giardino!” esclamò Becky, rapita.
“Non l’avevi visto, quando siamo arrivati?”
“Non ci avevo fatto caso …”
“Me ne occupo personalmente … niente è più importante delle mie rose.”
“Davvero? È bellissimo!”
La meraviglia della ragazza fece piacere allo Slender.
“Tour finito. Fa quello che ti pare.”
“Grazie” disse Becky annuendo. Sparì nei meandri del castello.
Offenderman rimase in giardino a contemplare le sue rose.
Qualche ora dopo qualcuno suonò il campanello. Andò ad aprire Becky.
“E tu chi sei?” le domandò Satàna, sorpresa.
“Come? Chi è lei?” domandò a sua volta la Proxy, ancora più stupita di lei.
Smexy intervenne per fare le presentazioni.
“Sat, ti presento Becky, la mia Proxy. Becky, questa è Satàna, una mia … amica.”
“Ciao” salutò Nina.
“Piacere” replicò educatamente Becky. “Allora, beh … vi lascio soli … sì …”
“Veramente stavo per uscire. Perché non fate qualsiasi cosa fanno le donne finché non torno?”
“Che?” fece l’albina, in preda al panico.
Cos- no, okay, calma … andrà tutto bene … respira, respira …
“Per me va benissimo … sempre se per lei va bene” rispose, più tranquilla.
“Vai pure a giocare, dolcezza, noi ce la caveremo” disse Nina.
Offenderman si teletrasportò.
“Ti va di fare shopping?” chiese Sat appena lo Slender fu sparito.
“Perché no” rispose Becky alzando le spalle.
Satàna la afferrò per un braccio e si teletrasportò con lei in un centro commerciale. Nessuno notò l’improvvisa apparizione di una ragazza e di una donna fra la marea di gente che c’era.
“Wow” sussurrò Becky, guardandosi intorno.
L’attenzione di Nina era stata attirata da un’altra cosa: “Ma tu sei morta. Com’è successo?”
Becky abbassò la testa, infelice.
“Beh, non me lo ricordo …”
“Fa niente, tesoro. L’importante è che sei tornata, giusto?” esclamò subito Satàna per tirarla su di morale.
“Beh, penso di sì” rispose Becky sorridendo. “Ah, ora che ci penso … non ho soldi.”
“Oh, già, non ci siamo presentate a dovere. Sono un demone, il che significa soldi a palate. Prendi ciò che vuoi.”
“Davvero? Tutto tutto?”
“Sì. Da dove vuoi iniziare?”
“Da quel negozio.”
Quel negozio di scarpe fu il primo di una lunga serie. Le due donne trascorsero tutto il pomeriggio al centro commerciale. Tornarono al castello stracariche di roba.
“Ma che avete fatto?” volle sapere Smexy.
Le rispose la sua Proxy, tutta eccitata: “Siamo andate a fare shopping! Grazie! Grazie! Grazie!” disse poi rivolta a Sat. “Mi sono divertita un mondo!”
“Di niente” sorrise Nina.
“Hai legato con la mia Proxy …” constatò Offenderman.
“Già … adesso voglio legare con te.”
“Becky, perché non vai a cacciare una preda?”
“Con piacere. Buona serata” li salutò Becky, sogghignando.

Passarono i giorni. Ormai Becky conosceva il castello a memoria e stava imparando a conoscere anche Smexy.
Quel pomeriggio erano seduti sul divano a guardare la tv, annoiati.
“Possiamo cambiare canale?” si lamentò l’albina.
“Come vuoi.”
“Ho un’idea! Facciamo qualcos’altro! Mi annoia la tv.”
“Non c’è molto da fare, qui …”
“Beh, troviamolo” continuò Becky, decisa a fare qualcosa con Offender.
“Io mi ubriaco in momenti simili” confessò Smexy.
“Siamo in pieno giorno” lo rimproverò lei, guardandolo male. Sbuffò. “Non hai qualche amico?”
“Forse …” disse piano lo Slender.
“Davvero?” saltò su la ragazza. “Fammeli conoscere, daiii!”
“Sono loro che vengono a trovarmi. Se vuoi posso chiamare Sat.”
“Se viene Sat uno di noi si annoierebbe di sicuro!”
“Vero” ammise Smexy, ghignando. “Oltre che per uccidere, non esci mai?”
“Io uscirei, ma con chi? Da sola no …”
“Perché no? Cosa vuoi che ti succeda?”
“Sono sempre stata sola, ora non voglio più esserlo” rispose Becky abbassando la testa.
Smexy sospirò. Anche lui sapeva qualcosa sulla solitudine …
“Non ti piace, essere sola?”
“… No.”
“Lo sarai, qui. A volte mi viene a trovare qualcuno, o io vado da Slenderman, ma spesso sono … solo” disse Offenderman fissando un punto imprecisato del pavimento.
“Ti sbagli!” esclamò la Proxy.
Smexy la guardò con espressione interrogativa.
“Tu non sarai più solo … e nemmeno io … perché in questo castello siamo in due, quindi … non siamo soli!”
Becky sorrise dolcemente.
Offenderman capì allora perché la ragazza lo avesse seguito tanto docilmente. Milioni di turisti visitavano il luogo in cui era prigioniera, ma nessuno aveva mai badato a lei. Come nessuno si era mai interessato a cosa facesse lui nel castello. Escluso Kage. E ora, lei.
Smexy ricambiò il suo sorriso.
“Eppure non sappiamo che fare …” notò.
“Già. Questa si chiama noia” disse Becky ridacchiando. “Non hai altri amici oltre a Sat? O,che ne so, famigliari?”
“Ogni mese mi vedo da Slenderman con i miei altri due fratelli. Ma sono noiosi o stressanti. Poi di solito vengono a trovarmi Jeff e Kagekao.”
“Fratelli? Hai dei fratelli? Anche io ne ho uno! Chi sono Jeff e Kagekao?”
“Sì, ne ho tre. Jeff e Kage sono due Creepypasta … beviamo insieme …”
“Capito! Mi piacerebbe incontrarli, un giorno. Mio fratello è anche lui una Creepy, ed è premuroso!”
“Come si chiama?”
“Jack.”
“E abita da Slender?”
“Ehm, non lo so. Non conosco Slenderman. Tu sei stato la seconda persona dopo Jack che io abbia mai incontrato.”
Offenderman si alzò sotto lo sguardo attento di Becky, prelevò un album fotografico e si risedette accanto alla Proxy, sfogliandolo. Indicò una figura.
“Lui è Slenderman. Conosci qualcuno?”
“Ah! Lui è Jack!” esclamò la ragazza, contenta, puntando Eyeless Jack.
“Sei la sorella di E. J.? Non vi somigliate per niente!”
“Beh, ecco, non siamo veri fratelli, ma è la prima persona con cui io abbia mai fatto amicizia. Per me è come un fratello e credo che sia la stessa cosa anche per lui.”
“Ah … beh, allora la prossima volta ti porto con me. Penserà lui a presentarti agli altri.”
“Sì! Non vedo l’ora! È da tanto che non lo vedo!”
“Allora è deciso … ma non so che fare oggi …”
“Mmh … una passeggiata insieme?”
“Va bene.”

Offenderman salì i gradini che conducevano al portone del suo castello trascinando per i capelli una donna. Evidentemente la sventurata aveva scelto entrambe le rose. La bionda urlava con quanto fiato aveva in gola.
“Grida, grida pure, nessuno verrà ad aiutarti!” le disse Offender, divertito.
La donna scorse Becky. Tese un braccio verso di lei.
“Aiutami” la implorò.
L’albina si limitò a salutarla con la mano.
“È da un po’ che volevo chiedertelo: come mai hai preso gusto così in fretta nell’uccidere?”
“Ora che ci penso … sai che non lo so? Mi diverte … mi fa sentire bene.”
Smexy gettò la donna urlante in una camera e ne chiuse la porta prima di continuare la conversazione con la sua Proxy.
“Io uccido per vendetta … tu per divertimento?”
“Sì, si può dire così. E forse anche un po’ per vendetta.”
“Verso chi?”
“Non lo so, ma sento di dovermi vendicare.”
“Non ricordi proprio niente di quando eri ancora viva?”
“Niente” rispose l’albina con un sospiro.
“Chissà perché …”
“Già …”
Passò qualche attimo di silenzio.
“Becky, posso osservarti mentre uccidi quella puttana?”
“Ehm … ok.”
Offenderman aprì la porta della stanza in cui aveva imprigionato la sua vittima.
“Cucù, Riccioli d’oro! Pronta a giocare?”
Smexy se ne stette in disparte a fumare, dando campo libero a Becky.
Quando tutto fu finito, i due si sedettero sul divano, entrambi con in mano una bottiglia di bourbon.
“Sai, se tu fossi mio fratello, ti reputerei il miglior fratello maggiore esistente!”
“Hai bevuto troppo, eh?” le chiese Smexy, imbarazzato.
“No! E poi non posso ubriacarmi!” esclamò offesa la ragazza.
“In teoria non avresti bisogno di mangiare o bere, però lo fai lo stesso” cambiò argomento lo Slender.
“Lo so, ma i nachos e la Coca-Cola sono troppo buoni! E anche il bourbon!”
Bevvero in silenzio per un po’.
“Quando è venuta Sat hai comprato tante cose … non avevo pensato di chiederti cosa ti serve” disse Smexy, quasi scusandosi con Becky.
“Nah, fa niente” lo rassicurò subito lei. “Molte cose le ho comprate per soddisfazione personale … e poi …”
Becky si avvicinò di più a Offy, gli circondò il braccio e poggiò la testa sulla sua spalla.
“Sai che sei molto dolce? Almeno con me …”
“Non avrei mai creduto che una ragazza potesse dire questo di me ...”
Smexy liberò il braccio per passarglielo attorno alle spalle e stringerla affettuosamente a sé. La lasciò andare.
“Ma se lo dici a qualcuno trovo il modo di ammazzarti” aggiunse.
“Sì, non preoccuparti! Muta come un pesce!” rise l’albina.
Becky lo abbracciò, felice di essere finalmente coccolata da qualcuno. Smexy contraccambiò, abbandonando la bottiglia sul pavimento.



***Angolo Autrice***
Questo capitolo è frutto di una role con Becky313. Ogni volta che comparirà Becky ci sarà di mezzo una role XD
Smexy non è più solo, con Sat, Kage, Becky e talvolta Jeff a fargli compagnia. Yeee!
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Visite ***


Becky aveva appena chiuso la porta del castello, quando sentì avvicinarsi delle voci.
Di chi saranno?” si chiese.
Le voci si fecero sempre più vicine. Jeff aprì la porta ed entrò, seguito da Kagekao.
“Eh? E voi chi siete?” domandò la Proxy, stupita. Da quando in qua la gente entrava così nel castello di Smexy?
“Chi sei tu?” domandò a sua volta Kage.
“Sarà la prossima vittima di Offender” rifletté Jeff.
“Chi diavolo siete voi?” ripeté Becky, mettendosi sulla difensiva.
“Sono Jeff the killer, ma non vivrai abbastanza a lungo per raccontare in giro di avermi visto.”
Jeff estrasse il suo fidato coltello, passandoselo da una mano all’altra. L’albina tirò fuori il suo bastone.
“Provaci” lo sfidò.
Per tutta risposta, il killer ghignò e partì all’attacco. Becky lo schivò agilmente, sfruttando poi lo slancio del ragazzo per farlo sbattere contro una porta. Kagekao scoppiò a ridere per la brutta figura di Jeff. Il killer si rialzò, vendicativo.
“Questa me la paghi” ringhiò.
“Certo, vieni a prendermi!” lo incoraggiò Becky con un ghigno stampato sul volto.
Jeff la accontentò: si avventò nuovamente su di lei, mancandola ancora una volta. La ragazza stava per usare il suo bastone, quando apparve Offenderman, che avvolse Jeff nei suoi tentacoli. Il killer si ritrovò appeso a testa in giù, a fissare il viso scocciato dello Slender.
“Che stavi facendo, Woods?” domandò quest’ultimo.
“N- niente …” balbettò Jeff.
“Mi ha attaccato!” lo accusò imbronciata l’albina.
“Volevo solo fermarla prima che scappasse!” si giustificò il ragazzo.
“Lei è la mia Proxy, Becky” spiegò Offenderman. Lasciò andare Jeff, che cadde di faccia a terra. “Becky, loro sono Kagekao e Jeff.”
“Kagekao e Jeff … quelli di cui mi avevi parlato?”
“Sì.”
“Sei sparito per un mese … non sapevamo dove bere …” lo rimproverò scherzosamente Kage.
“Avevo da fare, in Francia …”
Becky si lasciò sfuggire un sorriso colpevole. Le venne in mente da dove provenivano le sue nuove conoscenze.
“Ah! Ma voi conoscete Jack!” esclamò, contenta.
“Quale?” volle sapere Kagekao.
“Aspe'”, li interruppe Jeff, “ma se sei la sua Proxy, allora stupri gli uomini!”
“È … è normale che dica certe cose?” domando Becky, scioccata dall’uscita di Jeff.
“Sì, ignoralo” le consigliò Smexy.
“Ma è idiota?” sussurrò la Proxy al suo capo.
Ci pensò Kagekao a rispondere: “Jeff è un baka!”
“Ripetilo, talpa!”
“Ehm … do ragione a Kagekao” disse Becky.
“Ma se nemmeno mi conosci!” protestò il killer.
“Smettetela! Beviamo e basta!” ordinò Offenderman.
“Ci sto!” esclamò la ragazza.
Prese una bottiglia di bourbon, mentre Smexy distribuì vino e vodka. Per qualche minuto ci fu silenzio, essendo tutti occupati a bere.
“Di quale Jack parlavi?” domandò Kage dopo essersi scolato metà della prima bottiglia di vino.
“Di mio fratello.”
“Secondo te noi, che ti abbiamo appena conosciuta, sappiamo chi sono i tuoi famigliari?” intervenne Jeff.
“Ehm … no. Ma non conoscendo l’altro Jack … che poi c’è un altro Jack?”
Il killer si voltò verso Offenderman.
“L’hai presa per l’aspetto, vero?”
“Un’altra parola e ti butto fuori” replicò minaccioso lo Slender.
“Ma come sei gentile, Jeffrey” ghignò maligna Becky.
“Non chiamarmi così!”
“Perché no? È il tuo nome, no?”
“No, io mi chiamo Jeff!”
“È Jeffrey Woods, non Jeff, o sbaglio? Oh”, continuò l’albina dopo aver sorseggiato il bourbon, “e hai un fratello.”
“Quello era prima, ora sono Jeff the killer. E sì, ho un fratello. Adesso posso bere in pace?”
“No! È divertente infastidirti!”
“Vero!”, intervenne Kagekao, “Jeffrey è troppo buffo!”
“Vi manderei tutti a dormire …”
Becky rise piano, abbassando gli occhi sul bicchiere. Rimase a fissarlo con un sorriso malinconico.
“Che c’è?” bisbiglio Offender, mentre Kage e Jeff proseguivano a bere guardandola ogni tanto.
“Niente, mi è solo un po’ … familiare, diciamo” rispose la Proxy passandosi una mano sugli occhi, come per asciugarsi lacrime invisibili.
Kage ruppe il silenzio che seguì quelle parole: “Come vi siete conosciuti?”
Becky cominciò a ridere.
“In un certo senso ricorda il modo in cui ho conosciuto Satàna …” iniziò a raccontare Smexy.
“E chissà quante altre donne” commentò Jeff.
“Molte” fece Becky.
“Sì, solo che con lei non potevo … divertirmi, così … diciamo che mi sono interessato al suo caso e ho capito che poteva andare bene come Proxy.”
“Il mio caso” rise la ragazza. “Ma se eri tu che tornavi ogni giorno con una scusa che era palesemente falsa.”
“Che vuoi dire?”
“Che non sai inventarti le scuse! Sei peggio di Mario!”
Becky si bloccò.
“Mario? Ti sei ricordata qualcosa?” le chiese subito Smexy.
Jeff e Kage continuarono a bere, incuriositi da quel discorso.
“N- non lo so … mi è venuto così” gemette Becky, tenendosi il capo. “Mi fa male la testa.”
“Oltre che stupida è anche picchiata” disse Jeff.
“Chiudi la bocca!” intervenne prontamente Offenderman.
“… Jeff?” lo chiamò la Proxy.
Jeff la fissò.
“Vaffanculo! È da prima che volevo dirtelo.”
“Ma vacci te! Zalgo, quanto è antipatica!”
Il killer si alzò fra le loro risa, raccolse le bottiglie di vodka e andò a stendersi lontano da loro.
Stavolta fu Smexy a rompere il silenzio: “Come va con Sadie?”
“Alla grande. Con Sat?”
“Al solito.”
“Chi è Sadie?” volle sapere Becky.
“La mia ragazza” rispose Kagekao.
“Oooh! Sei fidanzato, eh?”
“Sì …”
“Beh, parlami un po’ di lei.”
Kage la accontentò, descrivendo Sadie e raccontando cosa facevano insieme alla magione. Ogni frase era intervallata da un sorso di vino.
“Sembra bello” commentò Becky, che lo aveva ascoltato con la testa appoggiata ad una mano.
“Lo è. Prima andavo in giro e dormivo dove capita, adesso ho una casa e degli amici.”
“Ti capisco” mormorò la ragazza, guardando dolcemente Smexy di sott’occhio.
“Anche tu eri in vacanza in Francia?” domandò Kage, che era curioso di lei quanto Becky lo era di lui.
L’albina sussultò.
“Beh … più o meno” rispose, sorridendo nervosa.
Offenderman, che li aveva osservati in silenzio, felice che andassero d’accordo, intervenne: “Perché non ci racconti cosa è successo durante la mia assenza, Kage?”
Becky ringraziò Smexy con un sorriso, poi ascoltò interessata la creatura.
“Niente di che, allora” constatò Offy quando Kagekao terminò il racconto.
“Solo Slendy ci ha proibito di ubriacarci a casa sua e nel bosco fa freddo … verremo qui più spesso.”
“Davvero? Sì! Portate anche qualcun altro? Mi piacerebbe molto conoscere nuove persone!” esclamò contenta la ragazza.
“Non intendo far diventare questo castello un albergo!” la frenò subito Smexy.
“Non intendevo quello … solo che sarebbe bello conoscere altre persone. Punto.”
“Domani io e il baka torniamo alla magione. Potresti venire con noi” la invitò Kage.
“Posso?” domandò eccitata Becky a Offender.
Lo Slender scrollò le spalle e disse, noncurante: “Prima o poi dovevo incontrare mio fratello … andiamoci domani.”
“Sì!” esultò l’albina.

Il giorno dopo i quattro si svegliarono tardi. Decisero di partire dopo la colazione. Becky era entusiasta. Presto avrebbe conosciuto i fratelli di Offenderman e avrebbe incontrato nuovi amici!
“Non capisco tutto questo entusiasmo ... è solo una casa con tanti rompiscatole” disse Jeff.
“Chiudi il becco!” ordinò Becky fulminandolo con un’occhiataccia.
“Vuoi riprendere da dove siamo stati interrotti?” la minacciò il killer mostrandole Colty.
“Mi piacerebbe molto, ma preferisco di più arrivare a casa tua.”
“Dì piuttosto che hai paura.”
“Pfft! Io? Paura di te? Certo … fai prima a buttarti dalla Tour Eiffel.”
“Eh?”
“Nessuno ha paura di te, baka” tradusse Kage.
“Questo è completamente rimbecillito” sospirò Becky.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere, talpa!”
“Se avete finito possiamo partire. Immagino che nessuno voglia teletrasportarsi” li riprese Offenderman, stanco dei loro litigi.
“Ehi, Joker, perché non ti guardi un po’ allo specchio prima di insultare Kage? Sembri il fantasma formaggino! Oh, sì, è meglio. Andiamo” fece l’albina, cercando di rispondere ad entrambi gli interlocutori.
Smexy si incamminò, precedendo gli altri tre.
“Mi sono tagliato le palpebre apposta per guardarmi sempre! So di essere bellissimo!” si difese Jeff.
Kagekao e Becky scoppiarono a ridere. La discussione proseguì sino all’arrivo nella magione.
“Wow!” esclamò la Proxy fissando l’imponente dimora. “Perché non possiamo vivere anche noi in una casa così?!”
“Grazie, Becky, mi fa piacere sapere quanto stimi il mio castello” disse Offender, risentito.
“Oh, andiamo, il castello è bellissimo! Lo amo! Ma … ma questa casa è gigante!”
“Bentornato Jeff!” urlò Nina, che era stata di vedetta in attesa del ritorno del suo amato. Corse da lui e lo abbracciò, buttandolo a terra.
“Vado a parlare con Slender” avvisò Smexy.
“Eh?” fece Becky, distratta dalla scena fra i due killer. “Cosa? No, aspetta! Mi … lasci sola?”
“Ti lascio con Kage. Ci penserà lui a presentarti agli altri.”
“Ehm … ok.”
Offenderman entrò nella villa, Becky tornò tutta rossa da Kagekao.
“Perché sei rossa?” le domandò quest’ultimo.
Jeff riuscì a liberarsi da Nina dopo innumerevoli sforzi.
“Beh, è la prima volta che incontro altre persone e … non so come comportarmi” ammise l’albina.
“Prima volta? Quanti anni hai?”
“Nina, potresti dire a questi idioti che sono bello?”
“Jeff è il ragazzo più bello del mondo ed è solo mio!” esclamò subito la ragazza.
I due idioti li ignorarono.
“Io? Diciassette.”
“E in diciassette anni non hai mai incontrato nessuno?” chiese ancora la creatura, sempre più stupita.
“Beh … non me lo ricordo …” disse piano Becky.
“Stupida, picchiata e con l’Alzheimer …” la prese in giro Jeff.
L’albina lo guardò male, ma prima che potesse dire qualcosa Kage le prese il polso e corse nella magione per presentarle le Creepy. La ragazza lo seguiva a stento.
“Eh?” riuscì a biascicare.
“Iniziamo da Sadie!”
“Ok.”
Kage si fermò davanti alla sua ragazza, che si trovava in corridoio.
“Sadie, lei è Becky, la Proxy di Offenderman.”
“P- piacere” mormorò Sadie arrossendo.
“Piacere” ripeté Becky, altrettanto imbarazzata.
Kagekao riprese a correre, presentandola in tutta fretta ad alcune Creepy.
“Dobbiamo correre per forza …?” cominciò la Proxy, per poi bloccarsi.
“Per fare prima” le rispose Kage, che però la lasciò andare.
La ragazza non lo ascoltò.
“Jack!” gridò buttando le braccia attorno al collo di Eyeless Jack.
“Becky!” esclamò stupito Jack, ricambiando l’abbraccio.
“Da quanto tempo!”
“Troppo! Come sei finita con Offenderman?”
“Beh, è una lunga storia …”
La Proxy fu interrotta da Toby, che trascinava Masky e Hoody in salotto.
“Guardate! Quella è la ragazza di cui vi ho parlato!”
“Eh?! Ma tu sei lo stupido dell’altra volta!” urlò Becky.
“Non sono stupido!” gridò arrabbiato Toby.
Masky tossicchiò.
“Sì che lo sei!”
“Buhuuu, Natalie!”
Il Proxy corse via, desideroso delle coccole di Clockwork.
“Natalie?” ripeté confusa Becky.
Non fece in tempo a chiedere spiegazioni che nel salotto entrò Jane. L’albina la fissò in silenzio, poi: “Tu … tu … tu sei quella puttana dell’altra volta!”
“Come osi?!” si adirò subito Jane.
“Già vi conoscete?” domandò Kagekao.
“Io come oso? Come osi tu?” continuò Becky, ignorando Kage.
“Tu mi hai attaccata per uccidermi! La mia è stata pura autodifesa!” protestò Jane.
“Non me ne frega niente! Il mio è orgoglio!”
“Impara a perdere, mocciosa!”
“Chi hai chiamato mocciosa, puttana?”
Jane scosse la testa e abbandonò la stanza. Becky la guardò andar via, ringhiando.
“Ehm … cosa mi sono perso?” chiese E. J., imbarazzato.
“Niente …” rispose imbronciata la Proxy.
“Non sembrava niente …” notò timidamente Kage.
“Niente!” ripeté decisa la ragazza.
“Ok” risposero in fretta i due ragazzi, indietreggiando di un passo o due.
Becky abbassò la testa e fuggì in giardino. Jack e Kage si scambiarono uno sguardo prima di seguirla. Le altre Creepy tornarono ai loro affari. I due ragazzi trovarono Becky seduta con la testa sulle ginocchia e le braccia attorno alle gambe. E. J. si inginocchiò accanto a lei.
“Tutto bene?” domandò premuroso.
La ragazza lo abbracciò, singhiozzando sulla sua spalla. Jack la strinse, confortandola. Kagekao si voltò verso la magione, indeciso se restare. Becky se ne accorse.
“Kage … resta.”
La creatura si sedette vicino a lei. Becky si sciolse dall’abbraccio di E. J., che a sua volta si sedette sul prato.
“Allora” disse l’albina, asciugandosi le lacrime, “di solito che fate qui?”
“Beh, io gioco a survival horror con Ben, cerco di tenere calma Nina e poi dipende. A volte giochiamo tutti insieme” rispose Eyeless Jack.
“Io sto con Sadie, gioco spesso con Graffiti o con altri e faccio a botte con Jeff” fu la risposta di Kage.
“Graffiti?”
“È il Proxy blu e bianco … come te! Ehehe!”
Anche Becky rise.
“Me lo fate conoscere?” chiese.
“Ok, rientriamo” disse Jack.
I tre si rialzarono ed entrarono nella magione, in cerca del Proxy. Lo trovarono in cucina.
“Graffiti, lei è Becky, la Proxy di Smexy” li presentò Kagekao.
“Ciao” lo salutò timidamente Becky.
“Ciao. Credo che i nostri capi abbiano appena finito di parlare.”
“Sì? Beh, allora ci vediamo in giro. Ciao!”
La ragazza corse da Offenderman.
“Oh, allora questa è la tua Proxy?” chiese Slenderman, osservandola.
“Già. Ti sei divertita, Becky?”
“Sì, grazie.”
“Vuoi restare ancora?”
Becky si voltò leggermente verso Jack e Kage prima di rispondere: “Beh … se non è un problema …”
“No, altrimenti non te lo avrei chiesto.”
Becky sorrise radiosa e corse dai suoi amici.
Quella fu la prima di una serie di visite che coinvolsero gli abitanti del castello e alcuni della magione.



***Angolo Autrice***
Ecco un altro capitolo rolato.
Ci sono riferimenti a Le origini di Becky, che prima o poi Becky313 pubblicherà ... sono curiosa quanto voi!
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Bloody Wolf ***


Rosalie era seduta su una panchina ai piedi di un parco cittadino. Lì sotto c’era una gradevole frescura che la proteggeva dai caldi raggi solari. La bimba giocherellava con uno specchietto e osservava i passanti. Una ragazza attirò la sua attenzione. Era magra, slanciata, con un bel visetto circondato da soffici capelli ramati.
Un tempo usavo una forma molto simile per nascondermi fra gli umani” pensò tristemente the switcher. “Invece, adesso, per colpa di quello Slender, sono costretta a fingermi una bambina per l’eternità. Oh, ma la pagherà molto cara.”
Rosalie ripensò a quel giorno di più di dieci anni fa. Stava bevendo acqua da una fontanella, quando una voce attraente l’aveva richiamata. Lei aveva seguito la voce fino al limitare di un boschetto, e l’aveva visto per la prima volta: Offenderman.
Le era piaciuto immediatamente. Aveva accettato di buon grado, senza sospetto, la rosa rossa che le offriva, ignorando la blu. I minuti trascorsi con lui erano stati magnifici … almeno fino a quando non l’aveva uccisa. Sarebbe certamente morta se non avesse pronunciato in fretta un incantesimo, ma il trauma che aveva subito era stato troppo forte ed era regredita in un corpo infantile. Aveva deciso di non badarci, di accontentarsi di essere ancora viva. Grande era stato il suo orrore quando, con il passare degli anni, si era accorta di non crescere. Solo allora aveva ripensato a Offenderman, a ciò che lui le aveva sottratto. Aveva impiegato tutte le formule che conosceva per rintracciarlo e finalmente ci era riuscita.
Lo specchietto si illuminò brevemente. Rosalie se lo portò agli occhi. Lo specchietto le mostrò l’immagine di Segugio.
“L’hai trovata?”
Il lupo mannaro abbaiò.
“Non muoverti, sarò subito da te.”
Per fortuna non era sola, nella sua crociata. Con lei c’era Segugio, il lupo mannaro con due teste. In realtà si trattava del primo bambino a cui aveva rubato l’anima per metterla in quel corpo. Gli altri non erano fedeli come lui, ma obbedivano a ogni suo ordine. E adesso era diretta a incontrare un’altra potenziale alleata.

Bloody Wolf passeggiava nel bosco, lontana dalla magione. Si sentiva diversa dalle altre Creepy. Lei non uccideva innocenti, voleva solo vendetta, come anche Liu e Jane. Loro tre, più altre Creepy con un carattere simile al loro, non passavano molto tempo nella magione. Preferivano vivere appartati, in una villetta lì vicina.
Uno scricchiolio allertò la ragazza, che si mise in posizione difensiva. Un’ombra calò davanti a lei, ululando. Segugio si drizzò, fissandola con curiosità.
“E tu che vuoi?” sbottò lei.
“Non cosa vuole lui, cosa voglio io.”
Una bambina sbucò da dietro l’enorme sagoma del lupo mannaro. Saltellò candidamente fino a che si trovò a meno di un metro da Bloody Wolf.
“Piacere, sono Rosalie. Tu sei Bloody Wolf, giusto?”
“Dipende, tu cosa sei?” chiese sospettosa la ragazza, senza lasciarsi incantare dai modi graziosi della bimba.
“È complicato …” mormorò Rosalie.
“Ho tutto il tempo che vuoi, ma attenta a quello che dici.”
“Sono una specie di strega. Per colpa di Offenderman sono imprigionata in questo corpo infantile. Proprio come te, cerco vendetta” le spiegò la bimba.
“Quindi anche tu hai avuto a che fare con quel bastardo” sussurrò Bloody.
Rosalie annuì.
“Cos’hai in mente?”
“Fargli il più male possibile. Poi … ucciderlo” sentenziò la strega. Un lampo crudele attraverso i suoi occhi.
“Non mi servirebbe … non mi riporterebbe indietro ciò che mi ha portato via” disse Bloody Wolf in un ringhio di rabbia e frustrazione.
“No … ma così impedirai che capiti a qualcun’altra. Non vuoi vederlo soffrire?” la tentò Rosalie.
“Il piano sarebbe questo, ma io voglio che soffra ogni giorno. E poi alla magione ho fatto una promessa.”
“Quale promessa?”
Bloody Wolf cominciava ad abituarsi a quella vocetta cristallina, a quella figura innocente, a quegli occhi malevoli che però la fissavano con curiosità.
“Ho promesso che sarei tornata a prendere lui e tutti gli altri. Non posso permettere che rimangano lì da soli.”
“Tutti gli altri? Ti riferisci alle ragazze che rapisce?”
“Ho promesso di portare via anche gli altri … capisci, no? Quelli come me.”
“Riguardo a questo sei libera di fare ciò che ti pare. A me interessa solo Offenderman.”
The switcher capiva perfettamente a chi si riferiva la ragazza. Anche lei era come quelli che voleva assassinare, ma ciò che non sapeva non le avrebbe fatto male.
“Puoi contare su di me” accettò Bloody Wolf, sorridendo malignamente.
“Bene.”
Rosalie le rivolse un sorriso biricchino, squadrandola.
“Le tue armi sono … debolucce.”
“Cosa vorresti dire con questo, scusa?” esclamò offesa la ragazza.
“Armi umane … neanche da fuoco … credi che potrebbero sopraffarlo?”
“Beh, per ora sono sempre state utili. Sai … con gli altri.”
“Sii realista. Lui è più forte di te. Per come sei ora, almeno …”
“Non posso darti torto” ammise Bloody Wolf.
“Vorresti diventare un vero lupo?” domandò eccitata la strega, felice per l’idea che le era appena venuta. “Non come lui …”, si affrettò ad aggiungere, indicando Segugio, “ … ma quasi.”
“In che senso, scusa?” domandò a sua volta la ragazza.
“Potrei fare un incantesimo per renderti più forte. Di giorno saresti una semplice ragazza, di notte il mostro che già sei.”
“Non è male come idea …”
“Bene! Sai chi sono gli amici di Offender?”
“Ne conosco soltanto una. Non so come potrebbe aiutarci, però.”
Rosalie rise, scuotendo i suoi bei capelli.
“Oh, no, non per usarla come talpa. Come credevi che gli avremmo fatto il più male possibile?”
“Vuoi forse approfittare di questa sua debolezza?”
“Sì. Colpendo chi gli sta vicino lo faremo soffrire davvero. Dove possiamo trovarla?”
“In città a recuperare qualche sua vittima sfuggita dal castello … o a divertirsi un po’ … o sarà nel cortile a giocare, come piace a lei” elencò Bloody Wolf, che aveva spiato l’albina che da qualche settimana viveva con Smexy.
“Uhm, vedremo se catturarla. Tu intanto vieni a stare da noi.”
La ragazza acconsentì a quella decisione. Si incamminarono insieme, diretti verso un piccolo casolare di proprietà della strega.



***Angolo Autrice***
Ta-dah!
Delle nemiche!
Ogni volta che ci sarà Bloody Wolf, significa che ho rolato con AnnyWolf99.
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Ricordi ***


Ormai si vedevano quasi tutti i giorni, ma Kagekao non aveva ancora capito perché Becky ce l’avesse tanto con Jane. Nemmeno Jack, che la conosceva da molto più tempo di lui, sapeva qualcosa, e la ragazza evitava ogni volta l’argomento. Per soddisfare la sua curiosità, Kage decise di rivolgersi direttamente a Jane.
Bussò alla porta della sua stanza. La ragazza aprì la porta quel tanto che bastava a far passare la testa.
“Sì?” domandò, con tono indecifrabile.
“Ciao … posso sapere perché Becky ti odia?”
Più diretto di così si muore” pensò la creatura mentre Jane lo fissava. Impossibile dire cosa stesse pensando: la maschera di Jane non lasciava trasparire nessuna emozione, al contrario della sua, che in quel momento mostrava una smorfia preoccupata sul lato sinistro.
La ragazza chiuse di scatto la porta. Kage la sentì armeggiare con il chiavistello, poi la porta si riaprì e Jane uscì, chiudendola definitivamente dietro di sé.
“Non c’è molto da dire” cominciò Jane. “Sai che passo molto tempo fuori dalla magione … beh, una notte quella ragazzina ha cercato di fare di me una delle sue prede, ma le è andata male. A quel tempo non sapevo che lei era la proxy dì Offenderman, né lei conosceva qualcun altro di noi, così abbiamo combattuto e io ho vinto. Fino a qualche tempo fa … credevo di averla uccisa.”
“Oh” fu l’unica cosa che riuscì a dire la creatura.
“Beh, è tutto qui. Mi odia perché sono stata più abile di lei … però tu sei suo amico, giusto?”
“Sì.”
“A me non mi dà retta, ma tu potresti dirle che … che non avevo alcuna intenzione di ucciderla? Io non sono un’assassina.”
“Lo so. Glielo dirò.”
Adesso la maschera mostrava un sorriso sulla parte nera. Jane lo contraccambiò, anche se Kagekao non poteva vederlo.
“Ora vado. Ciao” lo salutò la ragazza.
“Ciao.”
Kage rimase solo a riflettere. Se Jane aveva detto la verità – e lui credeva che l’avesse fatto – Becky non aveva alcuna ragione di odiarla così profondamente. Ovvio che volesse la rivincita, ma come spiegare tutta quella rabbia?
Una forma bianca, maschile, con tre paia d’ali gli attraversò la mente, ma Kage fu lesto a scacciare quel pensiero. Decise che era arrivato il momento di affrontare la questione con Becky, che lei lo volesse o meno.

L’albina si stava allenando con il suo bastone- coltello. Offenderman e Satàna la osservavano seduti su una sedia a dondolo. Questo fino a quando ai due non venne voglia di fare altro nel castello. Quando Kage arrivò, quindi, trovò solo Becky con il suo bastone speciale.
“Ciao, Becky!”
“Kage!” esclamò la ragazza, felice di vederlo. Corse ad abbracciarlo.
La creatura ricambiò, contenta. Si separarono.
“Posso parlarti?” le domandò Kage, stropicciandosi le mani.
“Certo!”
“Non credo che ti farà piacere” le annunciò lui. Il sorriso sparì dal lato destro della maschera e comparve una smorfia triste su quello sinistro.
“Dimmi tutto” lo incalzò Becky, facendosi seria.
“Riguarda Jane.”
L’albina spalancò gli occhi, sorpresa, per poi assottigliarli.
“Dimmi tutto” ripeté.
“Tu evitavi l’argomento, allora ho chiesto a lei perché la odi e lei mi ha raccontato tutto” confessò la creatura.
Becky si morse un labbro e guardò da un’altra parte. Non molto incoraggiante, come inizio …
“Io volevo sapere la tua versione … perché se coincide con la sua … sbagli a odiarla.”
La ragazza strinse i pugni, senza rispondere. Fissò i suoi piedi, pensierosa.
“Becky?”
La Proxy sussultò. Chiuse gli occhi, urlando: “Lasciami in pace!” e scomparve nel nulla.
Kagekao sospirò. Si era aspettato delle resistenze, ma non fino a quel punto. Ed era più che sicuro che stesse piangendo. In un attimo fu nel castello.
“Becky!” chiamò.
Sentendolo arrivare, la ragazza si affrettò a chiudere la porta della sua stanza a chiave. Kage capì dove si era rifugiata la sua amica e corse davanti alla sua camera.
“Non fare così, voglio solo parlare” la pregò la creatura.
Becky si tappò le orecchie, con la schiena appoggiata alla porta, e si lasciò scivolare lentamente a terra.
“Andiamo, non ti sto chiedendo niente di che!”
La ragazza sussultò a quelle parole.
Neanche lui mi aveva chiesto niente di che” pensò, mentre lacrime silenziose le scivolavano lungo il viso.
“Sai che posso sfondare la porta?”
“N- non lo f- faresti” balbettò l’albina.
“Certo che lo farei!”
“Smexy ti caccerebbe a vita da questo castello.”
“Credo che gli importi più di te che di una porta.”
Becky non controbatté.
“Allora? Mi fai entrare tu o faccio da solo?”
La Proxy sospirò. Si alzò e aprì la porta, lasciando che i capelli le coprissero gli occhi.
“Brava. Adesso parla” la incoraggiò Kagekao.
La ragazza alzò piano lo sguardo su di lui.
“Perché dovrei?” chiese senza mostrare alcuna emozione.
“Perché siamo amici”, rispose Kage, a disagio, “e io ti voglio aiutare.”
“Sarebbe inutile …” disse Becky nello stesso tono amorfo.
“No … non capisco perché la fai tanto lunga … tu l’hai attaccata e lei ti ha battuta, giusto?”
“Sì, e allora?” replicò con un ghigno malvagio lei.
“Allora volevo sapere perché la odi così tanto.”
“Ci deve essere per forza un motivo?”
“È perché hai perso?” insistette Kage.
“No …” mormorò la ragazza. Parole remote le rimbombarono nella testa, rendendole difficile concentrarsi su cosa le diceva l’amico.
“Bene …” fece Kage, sollevato. “Lei ci sta male, sai? Prima che arrivassi qui, credeva di averti uccisa … e lei non vuole essere un’assassina.”
“Bah, sai quanto me ne può fregare?”
Becky incrociò le braccia, tremando. La creatura piegò la testa di lato, incuriosita.
“Che hai? Di solito non sei così.”
“Ti sbagli, io sono sempre stata così” ghignò lei, continuando a tremare. La testa le sembrava scoppiare.
“Non è vero. Oggi sei più … crudele.”
“Beh, mi dispiace. Abituatici.”
L’albina cercò di spingerlo fuori dalla stanza, anche se si sentiva debole.
“Sei arrabbiata?”
“La finisci? Vattene!”
“Va bene” si arrese Kagekao.
Prima che potesse uscire completamente, una fitta più forte delle altre costrinse Becky a chiudere precipitosamente la porta. La creatura la sentì comunque singhiozzare. La smorfia sul lato bianco della maschera non esprimeva più tristezza, ma preoccupazione.
“Becky, stai male?”
“Vattene!” ripeté lei fra i singhiozzi.
“Ti prego …” bisbigliò Kage.
La ragazza si alzò e barcollò fino al suo letto. Kagekao la udì ed aprì la porta, avanzando titubante.
“Becky, che hai?”
La Proxy non rispose: piangeva raggomitolata su se stessa, continuando a tremare. Kage si sedette e la attirò in un amichevole abbraccio. Lei contraccambiò, lieta.
“Mi dispiace” sussurrò, poggiandogli la testa sulla spalla.
“Tranquilla, non dovevo insistere” la consolò lui.
“N- non è colpa tua …”
“Meno male” rise debolmente Kage. “Allora di chi è?”
“… di John …” rispose Becky, esitante.
“Chi è John?”
Una lacrima rigò la guancia della ragazza. Becky se la asciugò in fretta.
“Una persona … che non avrei mai voluto conoscere …”
L’albina sorrise, o almeno ci provò.
“Ehi, si vede che sei triste, non fingere con me” la redarguì Kagekao. “Ne vuoi parlare?”
“E- era il mio fidanzato” gli svelò lei senza più sorridere.
“Allora stai cominciando a ricordare!” esclamò la creatura, felice di aver individuato la ragione dello strano comportamento di Becky.
“G- già …”
“Vorrei che potesse succedere anche a me …” mormorò Kage.
Becky lo fissò, ma altri ricordi riaffiorarono e ricominciò a tremare. Kagekao la coccolò.
“Hai ricordato altro?” domandò inutilmente.
La ragazza si strinse più forte a lui.
“Io … io … io non voglio ricordare!” si sfogò, piangendo.
“Perché? Non lo desideravi?”
“Prima, ma poi … ho ricordato loro …”
“Loro?”
“Già. Non li vedo chiaramente … ricordo solo alcune cose … ma fa male …”
“È normale che ti faccia male la testa ed è positivo che tu ricordi.”
“Non la testa … le piccole cose che ricordo … l’unica cosa che ricordo di loro è … la loro morte …”
“Li hai uccisi tu?”
“No” rispose Becky scuotendo la testa e fissandolo, pensierosa.
“Allora … chi ha ucciso te ha ucciso i tuoi parenti? O amici?”
“Già … non è divertente?” rise amaramente lei.
“No …” rispose Kage, ripensando al fatto che non sapeva se i suoi genitori fossero ancora vivi o meno.
“No, niente affatto” concordò l’albina.
“Almeno adesso sai qualcosa di te, di come eri prima” tentò di rincuorarla lui, mettendo da parte i suoi personali problemi di memoria.
Lei scosse la testa.
“No, ricordo solo loro. Di me … niente. Ho solo un’immagine sfocata, però … ricordo … una persona … sfocata. Non so chi sia … so solo che dovrebbe essere importante … per me.”
“Ti verrà in mente …”
“Joahnn …”
“Come?”
“No, niente. Piuttosto, dov’è Smexy?”
“A me lo chiedi?”
“C’è troppo silenzio” constatò l’albina, alzandosi. “Mi sto preoccupando.”
“Va bene, cerchiamolo” disse Kage, alzandosi a sua volta.
Offenderman sentì i richiami dei due amici. Si rivestì in fretta e uscì dalla camera da letto.
“Che c’è, Becky?” domandò, non capendo il motivo di quell’agitazione.
“Beh, non sentivo più niente così mi sono preoccupata.”
“Oh, l’insonorizzazione funziona” si stupì Offender, poco abituato ai poteri soprannaturali di Satàna.
“Te l’avevo detto, dolcezza!” gridò quest’ultima da dentro la stanza.
“Ah … ehm … qui c’è Kagekao!” lo informò la Proxy in fretta. Si smaterializzò in camera sua e si stese sul letto, cercando di dominare le fitte.
“Da quando sa teletrasportarsi?” domandò Offenderman, perplesso.
“Boh, tutti i fantasmi lo fanno” gli rispose Kage. “Comunque, le sta tornando la memoria” annunciò.
“Bene, allora perché quel muso lungo?”
“Non sono ricordi piacevoli … e fa male.”
“Beh, se stasera non avrà appetito saprò il motivo. E tu? Ancora niente?”
“No … vado …” sospirò Kagekao.
“Anche io” gli fece eco Sat. “Ciao.”
Smexy decise di non disturbare la sua Proxy. La lasciò tranquilla fino all’ora di cena.
“Becky, è pronto!” urlò dalla cucina.
La ragazza, che stava fissando la finestra come ipnotizzata, trasalì.
“N- non ho fame, grazie!”
“Non vuoi almeno farmi compagnia?”
“Ok …”
Becky scese le scale, mogia. Smexy la afferrò all’improvviso e la fece sedere in braccio a lui sul divano.
“Cosa c’è che non va? Dillo al tuo papino!”
“P- papino?” ripeté incredula l’albina.
“Oh, volevo solo farti ridere.”
“Ah … ahahaha!” rise meccanicamente lei.
“Ridere sul serio” disse Smexy, smettendo di sorridere.
“Beh, io non credo di essere nel periodo giusto per ridere … mi dispiace.”
“Lo so, non ti devi dispiacere. Cosa ricordi per ora?”
“Io … non …” deglutì Becky, serrando i pugni e cercando di trattenere le lacrime.
Offenderman attese, senza darle fretta.
“Non posso parlarne” concluse affranta la ragazza.
“Come vuoi. Sappi però che c’è più di una persona disposta ad ascoltarti.”
“Sì, lo so. Grazie” sorrise l’albina.
Smexy la spostò delicatamente e andò a mangiare. Becky si appoggiò allo schienale del divano, con un sospiro. Iniziò a mangiucchiarsi un’unghia.
“Joahnn” mormorò, ripensando a ciò che si era ricordata su di lui.
Dalla cucina le giunsero i rumori dello Slender che riordinava. Accese il televisore.
Quindi … questo vuol dire … che da oggi … vedrò tutti con occhi diversi …” pensò, calma.
Offenderman si sedette accanto a lei.
Sarà una nuova sfida! Dopotutto … sono reali, giusto?
Smexy cambiò canale, in cerca di qualcosa di interessante. Becky si accoccolò su di lui. Lo Slender sorrise, felice che la sua Proxy avesse superato quel doloroso momento. Scelse un canale. Poco dopo Becky si addormentò, sfinita dopo quella giornata intensa. Smexy sorrise. Spense il televisore, si alzò piano e la coprì con una coperta, andando poi a dormire a sua volta.



***Angolo Autrice***
Aw ... non c'è altro da dire.
Ehi, oggi è un anno che sto su Efp!
Alla prossima!
P. S.: ho iniziato una raccolta nella sezione horror che si intitola Your worst nightmares. Se volete dateci un'occhiata ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Litigio ***


Becky si svegliò, stiracchiandosi sul divano. Dalla cucina giungeva un ottimo profumino. La ragazza si alzò e raggiunse lo Slender.
“Buongiorno, Smexy!”
“Buongiorno! Hai fame?”
La Proxy annuì e prese posto a tavola mentre Offenderman faceva scivolare un piatto con uova e bacon davanti a lei. Becky iniziò a mangiare, contenta. Smexy si sedette a sua volta e mangiò con lei.
“Grazie per la colazione” fece Becky, una volta che il piatto fu vuoto.
“Faccio valere le mie doti culinarie. Dovresti imparare, sai?”
“Mmmh … nah, ci sei tu, no?”
“Sì, ma tu sei la mia Proxy. Tu dovresti fare le faccende domestiche.”
“Ma sai che non sono brava in questo, no?”
“E quando pensi di migliorare?”
La ragazza appoggiò un gomito sul tavolo e mise la testa sulla mano.
“Chi lo sa” sospirò.
“Piuttosto, stai bene? Hai ricordato tutto?”
“Ah, io sto bene. Ma non ricordo tutto. In realtà, solo tre cose.”
“E … me le vuoi dire?”
Becky spostò lo sguardo sul tavolo.
“Mi sono ricordata di una persona … anzi, due” rispose con un sospiro.
“E hai fatto qualcosa di particolare o è successo per caso?”
“Non lo so. È solo … successo.”
“Beh, prima speravo che ti tornasse tutto in mente, ora non più.”
“Eh? Perché?”
“Davvero me lo chiedi? Ieri non sembravi certo la ragazza più felice del mondo.”
“Mmh … hai ragione. Mi dispiace.”
“Di che? Non dipende da te.”
“Ma non riesco a non sentirmi in colpa … e poi devo chiedere scusa a Kage!”
Offenderman la fissò, poi le chiese: “Sai che anche lui non ricorda niente del suo passato?”
“Eh? … no.”
“Già” fece Smexy, accendendosi una sigaretta. “Non scusarti con lui, con ce n’è bisogno.”
Becky balzò in piedi, con i pugni serrati.
“Ieri mi sono comportata male! E devo scusarmi per come mi sono comportata!”
Lo Slender sbuffò una nuvola di fumo, senza scomporsi.
“Come vuoi … ma ci vai da sola.”
“E che problema c’è?”
“Ah, già. Adesso sai teletrasportarti.”
“E- eh? Di che parli?”
“Dei tuoi poteri da fantasma.”
L’albina spalancò gli occhi, sorpresa.
“E- eh? Poteri?”
“Ma scusa, non ti ricordi che ieri stavi davanti a me e poi sei sparita?”
Becky rimase senza parole. No, non ricordava di aver fatto niente del genere.
“Sei davvero strana …” commentò Offender, fumando tranquillo.
“Parla lo stupratore seriale …”
Offenderman continuò a fumare, ghignando. La ragazza lo guardò di traverso, persa nei suoi pensieri.
“Beh, che programmi hai per oggi?” le domandò Smexy.
“Non lo so … tu che fai?”
“Cose” si limitò a rispondere lui.
Becky sospirò.
“Beh, allora io vado. Torno per il pranzo. Ciao!”
La Proxy lo salutò con un sorriso prima di fiondarsi sul telefono. Ricopiò un numero da un foglietto estratto dalla tasca. Parlò, poi chiuse la comunicazione e si diresse alla Slender Mansion.
Fu Jeff ad aprirle, con una lattina semivuota di birra in mano. Becky guardò Jeff, poi la lattina.
“A quest’ora?” domandò, quasi scandalizzata.
“Che te frega?” replicò il killer.
“Scusami tanto” sbuffò Becky mentre lo aggirava per entrare.
Jeff chiuse la porta e la seguì. La Proxy si sedette sul divano, guardandolo di traverso.
“Sai dov'è Kage?”
“Non lo so e non mi interessa.”
“Vivete nella stessa casa, dovresti saperlo, no?” insistette la ragazza, leggermente adirata.
“Ti sorprenderà sapere che non conosco le abitudini di tutti! Per te è facile: siete solo due!”
“Non la farei tanto facile” sospirò Becky. “Scusa, ma ho conosciuto una persona molto più fastidiosa di te.”
“Interessante ...” commentò ironicamente Jeff.
“Sì, lo so” disse l’albina alzandosi. “Beh, vado a cercare Kage. Sayonara!”
Il killer alzò la lattina in segno di saluto. La ragazza si avviò verso la camera di Kage per cominciare da lì la sua ricerca, ma lungo la strada vide Eyeles Jack e gli saltò addosso, abbracciandolo.
“Ma che …?!” esclamò il cannibale. “Ciao! Come mai qui così presto? ” la salutò poi, ricambiando l’abbraccio.
“Beh, Smexy se ne andato presto, cosi, siccome mi annoiavo, sono venuta a trovarvi” spiegò la Proxy cercando di essere più naturale possibile.
“Hai fatto bene” disse Jack con sincerità.
Becky gli sorrise, contenta.
“Ah, sai dov'è Kage?”
“In biblioteca, credo.”
“Grazie! A dopo!” esclamò felice l’albina scoccandogli un bacio sulla guancia.
Si diresse verso la biblioteca. Kage era seduto su una poltrona a sfogliare libri.
“Ah, Kage! Buongiorno ...”
“Ciao!”
“Ehm ... beh ... volevo chiederti scusa...”
“Per cosa?” domandò Kage sorpreso.
“Per ieri... Mi sono comportata malissimo, scusa.”
“Ma no, non eri in te ... e ti sei scusata anche ieri” la rassicurò la creatura.
“Beh, te lo richiedo! Kage ... Gomennasai!”
“Conosci il giapponese?” si stupì Kage.
Becky ridacchiò.
“A quanto pare” rispose in quella lingua.
“Forte! Dove lo hai imparato?” chiese Kagekao, felice di potersi esprimere nella sua lingua madre.
“Mmm... Segreto!”
“A scuola, direi.”
“Sba-glia-to!” esclamò la ragazza facendogli la linguaccia.
“Ehehe! Sei stata in Giappone?” tentò la creatura.
“Sbagliato ancora!”
“Come, allora?”
“L'ho detto! È un segreto!”
“Vedremo quanto sarà segreto quando avrò finito con te.”
Kagekao si alzò dalla sedia e cominciò a farle il solletico. Becky scappò, ridendo.
“Non prendertela con me se non posso dirtelo!”
“Lo sai perché ora sei un fantasma?” provò nuovamente Kage.
Stavolta sembrò aver indovinato. L’albina si fermò.
“Non ne ho la più pallida idea” rivelò con un sospiro. “So solo che esiste qualcuno molto più fastidioso di Jeff ...”
“Impossibile ...”
“Ci scommettiamo?” ribattè la Proxy, nervosa.
Kagekao le prese le mani, preoccupato, e chiese: “Cosa ti tormenta?”
“Lascia stare. Non che tu possa fare molto.”
“Non puoi saperlo. E cosa ottieni a ... No, no ... non devo intromettermi.”
“Intendo che tu non puoi farlo stare zitto! E.... cosa ottengo a fare cosa?”
“A lasciare stare. Sin da quando ho memoria ho sempre affrontato i miei problemi. Ed ero solo ... avrei voluto che ci fosse qualcuno, ma non c'era. Tu hai tanti amici, però ti isoli.”
Becky lo fissò. Kage attese la sua risposta, sperando che gli desse retta. La Proxy chiuse gli occhi e li riaprì.
“Dopo diecimile volte che la senti, questa ramanzina diventa noiosa” rispose, avviandosi verso la cucina.
“Come vuoi” disse Kage, abbattuto, tornando a parlare in inglese.
“Kage ... guarda che stavo scherzando.”
“Scherzavi?”
“Lascia stare.”
Becky proseguì verso la cucina, Kagekao tornò a sedersi, nascondendo il viso dietro un libro.
“Avevi ragione, Becky, non mi sono abituato a te.”
“Già …”
L’albina si rifornì di limonata fresca e tornò dalla creatura, che non le badò. Becky si sedette, sorseggiando la limonata. I suoi pensieri volarono a cosa era successo quella mattina.
“Secondo te a che servono gli amici?” le domandò Kage dopo un po’. “A riempire il tempo che non sai come occupare?”
“Beh ... non lo so ... un amico serve nei momenti di bisogno ... ad aiutarti e a sostenerti, credo.”
“Sì, lo credo anche io. Non è semplicemente qualcuno con cui ti diverti, con lui puoi confidarti e chiedere aiuto. Tu ne hai qualcuno?”
“No …”
“Non perché ne manchino ...”
“No .. infatti ...”
“Tu non ne vuoi ...”
“Non è cosi! Io li voglio! Vorrei tanto qualcuno con cui confidarmi, però ...”
Kage abbassò il libro per osservarla. Becky si morse un labbro, riluttante a proseguire.
“Però?” la incoraggiò la creatura.
“Non ne posso parlare” disse la ragazza stringendo i pugni.
“Proprio con nessuno?” insistette Kage.
La Proxy guardò in basso, scuotendo la testa.
“Allora io, Smexy o Jack siamo solo compagni di gioco?”
Becky sussultò.
“Non è così!” esclamò alzandosi di scatto.
“Da come la metti tu ... sì. Non che mi offenda, voglio solo sapere come comportarmi con te.”
“Non è così ... Non è colpa mia!”
“E di chi è la colpa?”
L’albina spalancò gli occhi e strinse la bocca sino a farla diventare una fessura.
“Di nessuno?” la incalzò Kage.
“Vuoi che ti dica che è colpa mia?! Bene! È colpa mia se quello lì ha scelto di farmi ritornare, facendomi giurare di non dire niente a nessuno! È colpa mia se sono ancora qui e non dove dovrei essere!” esplose la ragazza, facendo sussultare la creatura.
Becky uscì dalla camera sbattendo la porta. In quel momento squillò il suo cellulare.
“Pronto?” rispose dopo aver preso un respiro profondo.
“Becky, ritardo” la avvisò Smexy. “Non ci sarò per il pranzo. Vuoi restare alla magione?”
“Ehm … non ti preoccupare, mangerò qualcosa fuori; qui alla magione è noioso …”
“Come preferisci. Ci vediamo stasera.”
“A stasera” annuì la Proxy.
Una volta che la telefonata fu terminata, non mise subito via il cellulare. Lo fissò, pensando: “E se lo chiamassi di nuovo?” Strinse i pugni. “No, non devo!”
“Ciao” la salutò Ben.
“Oh, ciao Ben. Dove vai?”
“A giocare.”
“Ti dispiace se vengo anch’io?”
“Eh? No, vieni pure.”
“Grazie” disse Becky sorridendo.
Entrarono insieme nella sala dei giochi. Ben accese la Wii.
“A che vuoi giocare?”
“Non so … scegli tu.”
L’elfo annuì. Inserì Mario Cars.
Mario Cars? Divertente! Io faccio Yoshi!”
“Io Wario.”
“Ok.”
“Sono il migliore” l’avverti Ben.
“Lo vedremo!”
L’elfo si impegnò a fondo, come anche Becky. Tuttavia la ragazza non poteva fare a meno di distrarsi pensando alla discussione appena avuta con Kage. Anche la creatura ci rimuginava su, il libro in grembo, dimenticato. A nessuno dei due era mai capitato di litigare con i loro amici, prima d’ora, e non sapevano come muoversi.
“Sì!” esclamò Ben, reduce dalla vittoria.
“Com’è possibile? Stavo vincendo” piagnucolò Becky.
“Sono insuperabile” sghignazzò l’elfo.
“Questa volta hai vinto tu” sbuffò l’albina, scherzosamente imbronciata.
“Vuoi la rivincita?”
“Nah. Dopotutto è solo un gioco … tu di solito che fai quando non giochi?”
“Navigo su internet.”
“E … cosa trovi su internet?”
“Cose” rispose Ben arrossendo.
“Aaah! Mi annoio!” eslamò la Proxy stendendosi sul divano.
“Vai da E. J.”
“Oh, beh … invece, penso che andrò a fare una passeggiata.”
L’elfo si strinse nelle spalle e riprese a giocare. Becky si diresse verso l’uscita, ma fu intercettata da Nina.
“Hai visto Jeff?”
“Oh, ciao Nina. Prima stava sul divano a bere.”
“Sì, ma non ero ancora sveglia e ora non lo trovo più” piagnucolò la mora.
“Forse è uscito” suggerì l’albina.
“Vado!” esclamò Nina correndo a cercarlo.
“Ok, ciao …”
“Ehi, ancora qui?” le chiese E. J.
“Ah … beh … stavo per uscire.”
“A presto”
“Ciao.”
La Proxy vagò senza meta per qualche ora, fono a che decise di tornare al castello.
“Ciao, Becky” la salutò Satàna.
“Ehi, Sat” rispose la ragazza con un leggero sorriso.
“Cosa c’è che non va?”
“Niente. Perché?”
“Di solito sei più solare.”
“Diciamo che oggi non è giornata …”
“Sono sicura che presto migliorerà” disse Sat misteriosa, sorridendo.
“Spero …”
“Più fiduciosa, su …”
Becky annuì, poco convinta. Si ritirò in camera sua. Dopo qualche minuto fu chiamata dal suo capo.
“Sì?”
“Scendi!”
La Proxy obbedì. Trovò Smexy e Sat in giardino. Solo che non era il solito giardino: c’era un tavolo con salatini e dolciumi, uno stereo e vari palloncini.
“Eh?” fece Becky, confusa.



***Angolo Autrice***
Sì, Ben vede cose brutte su internet, poco adatte al suo aspetto fanciullesco.
Adesso, per fiore velenoso 51
Tanti auguri a te
Tanti auguri a te
Tanti auguri fiore velenoso
Tanti auguri a te
Yeee!

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Festa ***


“Ho deciso di fare una festa” le spiegò Offender.
“Così? All’improvviso?”
“Non proprio. Però non c’è un motivo, se intendi questo.”
“Ah. Ehm … ok. Siamo solo noi?”
“Ovviamente no… Contenta?”
“Certo. È una bella sorpresa.”
“Ti avviso che mi ubriacherò di brutto.”
“Era prevedibile.”
“Presto arriveranno alcuni dalla magione” annunciò Sat.
Becky annuì e aiutò la succuba a sistemare meglio gli addobbi.
Intanto, alla Slender Mansion, alcune Creepy si preparavano a raggiungere il castello. Era stato E. J. a ricevere la telefonata di Satàna, che gli aveva chiesto di radunare gli amici di Becky e poi dirigersi da loro per divertirsi un po’. Il senz’occhi aveva riflettutto qualche istante per selezionare gli invitati, poi aveva avvisato Kagekao, Sadie, Jeff, Nina, L. J. Ben, Graffiti e Jill. Tutti si erano mostrati entusiasti all’idea di partecipare a quella festa. Kage, poi, vi deveva l’opportunità di fare pace con Becky.
Il gruppeto si incamminò schiamazzando. Una volta arrivati, salutarono tutti e osservarono il giardino. Aveva un aspetto diverso, così addobbato.
“Dovevate proprio invitare anche lei?” domandò Jeff a nessuno in particolare, indicando Nina.
“Anche lei è amica di Becky” rispose Sat.
“È vero” confermò la Proxy. “Se hai paura di una ragazza non sono problemi nostri.”
“Paura? Se, figuriamoci!”
“Non è il momento di parlare dei vostri problemi di coppia” lo redarguì Smexy, facendo ridacchiare gli altri.
“Lì ci sono cibo e bibite. Pensate solo a divertirvi” disse Sat.
Accese lo stereo alzando il volume della musica. Prima di ballare nello spazio libero, le Creepy mangiarono qualcosa; soprattutto bevvero qualcosa. Da brilli era più facile lasciarsi andare. L’unica a non toccare niente fu Sadie, che si teneva sempre accanto a Kagekao.
“Rilassati, Sadie-chan. In fondo non è la prima volta che siamo in compagnia.”
“Sì, ma a me Offenderman fa un po’ paura.”
“Tranquilla, non mi sembra che oggi abbia voglia di perseguitare le donne. Ne ha in mente una sola. Ehehe!”
In effetti Smexy stava ballando con Sat e ignorava gli altri che ballavano accanto a lui. Sadie sorrise.
“Ok … credo di riuscire a stare con Nina mentre tu parli con Becky.”
“Ehm … prima di quello …”
Kage bevve dell’altro vino, facendo ridacchiare la sua ragazza.
In vino veritas, giusto?” scherzò lei, ripescando un detto sentito a scuola.
“Come?”
“Nel vino c’è la verità. Così sarai sincero con lei.”
“Oh. Torno subito.”
Kage si avvicinò all’albina, che ballava tra i due Jack.
“Becky?” la chiamò.
La ragazza smise di ballare, per vedere chi l’aveva chiamata.
“Ah … ciao, Kage.”
“Ciao” salutò la creatura, per poi proseguire in giapponese. “Senti, mi dispiace per ciò che è successo stamattina.”
“No … dispiace a me …” fece Becky nella stessa lingua. “Non avrei dovuto reagire così. Scusa.”
“Pace?” chiese Kage, felice che la questione si fosse risolta così facilmente.
L’albina annuì sorridente, felice quanto lui. Poi un getto di spumante colpì loro come chiunque altro stesse ballando. Becky si coprì la testa con le braccia, ridacchiando. Gli altri fecero del loro meglio per sottrarsi dal getto e si voltarono verso Laughing Jack.
“Ops … non mi sarebbe venuto così nemmeno se l’avessi fatto apposta” fu il commento del colpevole.
“Stupido clown, sai quanto ci vuole a farlo andare via?!” strillò Ben.
“Jacky, ti piace il gin?” domandò Jill al fratello, mentre già glielo versava addosso.
“Ehi, non sprecate la mia scorta!” li rimproverò Offenderman.
Nessuno gli diede retta. C’era chi, come Becky, rideva senza contegno e chi partecipava più vivamente a quel nuovo gioco.
“Io so che a qualcuno piace il vino” proclamò Jeff, afferrando una bottiglia del suddetto.
“Non osare …” tentò di minacciarlo Kage.
Jeff osò. Spruzzò vino sulla creatura e alcune gocce raggiunsero chi gli stava vicino. Kagekao, allora, corse a servirsi di una bottiglia di vodka, ma Becky fu più veloce di lui: la prese e se ne servì per bagnare ben bene il killer. Jeff non sapeva se essere arrabbiato o divertito della cosa.
“Pure tu?” domandò in tono neutrale.
Dopodiché fu inzaccherato da Kage.
“Cosa ho detto?!” intervenne nuovamente Smexy.
“Mmmh, brontolone” fece Sat.
E gli rubò il cappello, indossandolo lei. Il gesto stupì lo Slender, che tuttavia constatò che le donava, nonostante fosse di due misure più grande della sua testa. Becky approfittò di quella distrazione per riservare a Offender lo stesso trattamento di Jeff, con il whisky al posto della vodka, però.
“Te l’ho salvato” rise Satàna, aggiustandosi il cappello.
Smexy li guardò imbronciato e inzuppato, anche perché non avevano ancora smesso di gavettonarsi con l’alcol.
“Jeffy, ho una bottiglia” avvertì Nina.
“Passa!” le ordinò il killer, ma venne atterrato da E. J. e Graffiti.
“Che fate?!” strepitò.
Ben trovò la macchina fotografica e scattò foto per immortalare la serata. Peccato che vennero tutte mosse, un po’ perche nessuno stava fermo, un po’ perché rideva.
Becky salì sul tavolo del rinfresco e rovesciò sui tre ragazzi per terra il contenuto delle bottiglie già aperte. Sadie si allontanò da loro, ridendo.
“Dove vai?” le chiese Kage.
“Da nessuna parte, io …”
Non ebbe modo di finire: il fidanzato le bagnò la faccia con il vino del suo bicchiere.
“Aaah! Becky, passami qualcosa!” esclamò Sadie, falsamente arrabbiata.
L’albina l’accontentò, senza smettere di ridere.
“Ti riempio il bicchiere, Kage-kun?”
“Se riesci a centrarlo, Sadie-chan.”
Si rincorsero … e non erano gli unici a farlo. Infatti poco prima Smexy aveva tentato di riappropriarsi del suo cappello, ma Satàna si era tirata indietro.
“Se lo rivuoi mi devi prendere, dolcezza!”
“Sat, a me!” gridò Becky.
La succuba glielo lanciò come se fosse un freesbee. Becky lo indossò e corse lontano dal suo padrone.
“Volete la guerra, eh?”
Offenderman le si teletrasportò davanti. La Proxy cacciò un urletto, frenò prima di sbattergli contro e scappò dalla parte opposta.
“Non vale così!” protestò fra le risa.
“Vale eccome” le rispose Offender, rifacendolo.
Becky scappò di nuovo.
“Kage!” chiamò, passandogli il cappello.
Kagekao lo afferrò e corse, allontanandosi da Smexy.
“Fermi” disse quest’ultimo, sorridendo.
Si stava divertendo un mondo. Lo stavano facendo tutti.
Momenti così dovrebbero durare in eterno” pensò Becky.
Kage passò il cappello a Graffiti, che corse ma non fu abbastanza veloce. Offenderman recuperò finalmente il suo cappello e se lo calcò in testa.
“La prossima volta dovrebbero venire anche gli altri” disse E. J.
“Vero” fu subito d’accordo Becky.
“Tsk. Guarda il casino che avete fatto da soli” replicò invece Smexy.
Jeff afferrò una bottiglia di vodka, riprendendo ad usarla come al solito.
“Balliamo ancora un po’” propose Sat.
“Sì. Jack, balliamo” fece Becky.
“Io?” domandò E. J.
“Sì!”
“Va bene.”
Così Becky ballò con il fratello, Kage con Sadie e Smexy con Sat. Nina cercò di ballare con Jeff, ma il killer era più interessato alla sua bottiglia. Gli altri danzarono da soli.
“Sento odore di alcol dappertutto” rise Jill fra una piroetta e l’altra.
“C’è alcol dappertutto” le rispose Becky, ridendo a sua volta.
“A questo proposito pulite prima di andarvene” ordinò Offenderman.
“Ok.”
L. J. prese il tubo adoperato solitamente da Smexy per innaffiare le rose e lo aprì contro i ballerini. Subito si dispersero: finché si muovevano si stava bene, ma l’acqua era gelata. Nina fu la prima a starnutire. Si strinse fra le braccia, scossa dai brividi.
“Penso che tu possa ammalarti così, Nina” fece Becky.
“Fa freddo anche a me” annunciò Ben.
“Entriamo” propose allora Kage. “Ci scalderemo davanti al camino.”
Becky annuì. Prima di correre nel castello, però, prelevò il cappello dal capo di Smexy e lo indossò, lasciandolo di sasso. Gli altri la seguirono dentro, ridacchiando. Offenderman le fu subito accanto.
“Quanto durerà questo giochino?”
“Oh, andiamo. Voglio solo tenerlo un pochino.”
“Piuttosto, prendi delle coperte per i nostri ospiti. Io vado a farmi una doccia con Sat.”
“Sì, sì” rispose la Proxy, correndo di sopra a prendere quanto richiesto.
Lo Slender trascinò la succuba in bagno. Il getto caldo della doccia era invitante … come anche qualsiasi cosa avrebbero fatto nella cabina.
Becky tornò giù ben attenta a dove metteva i piedi: non era facile muoversi con tutte quelle coperte. Nina si scostò dal camino e l’aiutò a distribuirle. Tutti si avvolsero in esse, seduti o in piedi, finalmente asciutti e al calduccio.
“È stato divertente” esclamò l’albina ancora sorridente.
“Sì. Finora non ero mai stato qui. Sono creativo in nuovi ambienti” affermò L. J.
“Ci farà stare qui per la notte?” domandò Graffiti.
Il tepore, dopo il ballo e le varie corse, era soporifero. Nessuno aveva intenzione di esporsi nuovamente al freddo notturno per tornare alla magione.
“Ma sì … non è poi così cattivo come vuole far credere” lo rassicurò Becky.
“Confermo” disse Kage.
Infatti Smexy accolse la loro richiesta, a patto però che il mattino seguente smammassero in fretta. Ci teneva alla sua tranquillità, lui.



***Angolo Autrice***
Scrivendo li ho trovati pucci ... anche se sono Creepy! XD
Ma sclerare durante le role è abbastanza comune ...
Becky: *ridacchia ancora ballando con EJ* C'è alcol dappertutto
(Oddio
Posso prendere il suo posto?)
Io: (XD)
Becky: (Sono seria!)
Io: (Lo so ...)
Becky: (VOGLIO STARE AL POSTO DI BECKYYYY
EJ MIOOO)

A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Addestramento ***


Bloody Wolf cambiò nuovamente posizione sul divano, guardando la strega che leggeva, immobile.
“Che noia” sbuffò. “Ma tu per rilassarti leggi?”
“Leggo per imparare nuovi incantesimi” rispose la strega senza distogliere gli occhi dal suo libro.
“Uff, io mi annoio. Non hai niente che possa fare?”
“Puoi giocare con Segugio. Fra lupi andrete d'accordo.”
“Non sarebbe male come idea. Tu che ne pensi, bello?” fece la ragazza, sorridente.
L’enorme lupo abbaiò contento e scodinzolò: era sempre pronto a giocare.
“Lì c'è la sua pallina” aggiunse Rosalie. “Puoi approfittare di quest'uscita per imparare a gestire la trasformazione.”
“Ci proverò.”
In effetti, da quando, tre giorni prima, il sortilegio si era compiuto, non aveva ancora provato i suoi nuovi poteri. Segugio corse fuori, facendo dei giri intorno alla casa mentre l’aspettava. Quando lei uscì, si fermò scodinzolando gioiosamente. Bloody gli sorrise. Avrebbe giocato con lui fra un attimo, prima voleva trasformarsi. Guardò intensamente la luna, mentre l’altro si sedette, osservandola con curiosità.
“Oh, andiamo. Riproviamo” disse fra sé la ragazza.
Si concentrò di nuovo, ma non avvertì nessun cambiamento.
“Aaaaah, non ci riesco!” esclamò infuriata.
Si sedette a terra, affranta, mormorando: “Ci rinuncio. Non ci riuscirò mai.”
Lanciò la pallina. Segugio balzò lestamente in piedi, la prese fra i denti di una testa e gliela riportò. La testa libera la leccò, in segno di simpatia.
“Sei l'unico che mi capisca” affermò la ragazza, accarezzandolo.
Il lupo lasciò cadere la pallina ...
“Che ti prende?”
… e la spinse col muso verso di lei.
“Ok, ho capito.”
Bloody raccolse la pallina e la lanciò più lontano. Segugio scattò come prima, ma non la raccolse. Abbaiò allontanandosi, spingendola ad alzarsi e raggiungerlo.
“Che succede?” domandò la mora, una volta che gli fu vicino.
Il mannaro alzò le teste verso la luna e abbaiò.
“Secondo te dovrei riprovare?”
Segugio annuì.
“Ok, ma è l'ultimo tentativo, sappilo” lo ammonì lei.
Ricominciò a fissare la luna, con il lupo accucciato accanto. Finalmente qualcosa in lei mutò, soprattutto nel viso: bocca e naso si allungarono, diventando lupeschi, e le crebbero i denti; i suoi occhi si ingrandirono; le orecchie si spostarono sul suo capo; una pelliccia nera la ricoprì parzialmente.
La trasformazione non era completa, ma in fondo era solo la prima volta che ci provava. Segugio lo considerò un successo e si mise a saltare festosamente attorno a lei.
“Sìììì! C’è l’ho fatta!” urlò la ragazza, al colmo della gioia.
“Ne ero sicuro” disse una voce da bambino. “Corriamo insieme nel bosco?”
Bloody fissò sconvolta Segugio, una volta che ebbe realizzato chi aveva parlato.
“Oh, mamma! Ma ora ti posso sentire!”
“Mi senti?! Bello!” esclamò il lupo, sorpreso ma felice.
“Io non ci credo ancora” disse Bloody, sorridendo.
“Vediamo che puoi fare, ora!”
“Ad esempio?”
“Correre veloce, saltare più in alto... Oh, e sei più forte.”
“Wow, e dire che stavo perdendo anche le speranze …”
“Vieni” la invitò Segugio, iniziando a correre.
“Arrivo” rispose la ragazza.
Lo seguì per il bosco, cercando di sostenete l’andatura del lupo mannaro.
“Aspetta, non so ancora correre a quattro zampe!”
Il lupo rallentò.
“Va bene. Che vuoi fare?”
“Dici che se vado a trovare una persona Rosalie si arrabbia?”
“Dipende ... Chi?”
“Una persona molto importante per me.”
“Posso venire anche io?”
“Certo. Mi servirà sostegno quando arriverò da lei” rispose la ragazza abbassando la voce e lo sguardo.
Si incamminò, seguita docilmente da Segugio, che ne voleva sapere di più.
“Sostegno? In che senso?”
“Quando saremo li capirai.”
I due proseguirono in silenzio finché raggiunsero un piccolo cimitero.
“Capisco ...” mormorò Segugio, conoscendo la storia della ragazza.
“Sei ancora sicuro di volermi accompagnare?” gli domandò Bloody, malinconica.
“Sì, non ho paura dei fantasmi” disse il lupo, con le orecchie basse.
“Ma qui non ci sono fantasmi.”
“Non si sa mai ...”
Bloody si avvicinò ad una tomba, riconoscendola senza aver bisogno di leggere il nome sulla lapide, e le parlò: “Ehi, ciao piccola. Sono io, la tua sorellona. Ti avevo promesso che sarei venuta ed eccomi qua. Sai, ho ucciso un altro di quei bastardi, ma tranquilla ... Non mi fermerò fino a quando lui non sarà morto. Te lo prometto sorellina ... te lo prometto, mia piccola Miky.”
Anna cedette alle lacrime, urlando dal dolore come se fosse la prima volta che lo provava. Segugio guaì, dispiaciuto. Le si avvicinò e le strusciò un muso sulla mano, sperando di consolarla.
“Torniamo indietro, o Rosalie ci darà per dispersi” disse la ragazza, più calma, asciugandosi le ultime lacrime.
“Va bene … Sai che ti è cresciuta la coda?”
“COSA?!”
La ragazza si girò freneticamente intorno per controllare.
“Ahaha! Scherzavo! Arrivo prima io!” esclamò il lupo. Iniziò a correre.
“Brutto vigliacco bugiardo, se ti prendo vedi cosa ti faccio” urlò Bloody, correndo a sua volta.
“Nah, sei troppo lenta.”
“Vuoi scommettere?”
Bloody Wolf accelerò. Segugio saltò su alcune rocce, stagliando la sua imponente figura contro la luna.
“Ma che fai, ululi alla luna ora?” domandò la ragazza, riconoscendo la posa vista in numerosi film.
“Sono un lupo, no? E anche tu.”
“E con questo?”
“Ululare fa bene, ti fa scaricare le emozioni.”
“Non ho niente da scaricare …”
Segugio le rispose dopo un breve ululato: “Prova a guardare la luna, ti verrà spontaneo.”
La ragazza guardò la luna e quasi senza accorgersene ululò, un ululato lungo e liberatorio che la fece sentire meglio. Segugio si unì a lei. Per qualche minuto nel bosco non si sentirono che loro due.
“Wow” sussurrò Bloody.
“Visto? Ora però è meglio se torniamo.”
“Decisamente.”
Entrambi corsero di gran lena fino alla casupola di legna, accesso esterno del rifugio. Per entrare rallentarono, dopodiché scesero le scale.
Rosalie non stava più leggendo. Poco prima, infatti, l’essere con l’aspetto di Kirsten aveva provato a cambiare gli occhi da neri e senz’anima a verdi, come erano in origine. Un bambino poco più grande non faceva che ripetere: “Niente. Riprova. Nada. Ritenta. Ancora ni …”
“Ma che strazio!” era sbottata la strega, facendoli ridere.
“Scusa, Rosellina, ma mi devo mimetizzare” aveva risposto sfacciatamente la cosa- Kirsty.
The switcher aveva chiuso seccamente il libro e si era dedicata ad altro.
“Ciao” la salutò Bloody, tornando normale.
“Ciao. Carino il tuo nuovo aspetto.”
“Cosa?”
“La trasformazione ... somigliavi un po' a un lupo.”
“Davvero? Meno male” esclamò contenta la ragazza.
“Ora non devi far altro che imparare a gestire i tuoi nuovi poteri.”
“Ci proverò. Tu mi aiuterai, vero amico?”
Segugio annuì, per poi dedicare le sue attenzioni alla padroncina. Rosalie lo accarezzò, lieta.
“Rosalie, posso chiederti una cosa?”
“Mh” fece la strega, continuando a coccolare il suo lupo.
“Segugio … da dove viene fuori?” domandò la ragazza, curiosa.
“È come quegli altri.”
The switcher indicò gli esseri mostruosi che vivevano con loro. Erano numerosi, invece i bambini demoni erano solo dieci. Finora Bloody si era limitata a osservarli senza fare domande, anche perché i piccini erano sgarbati.
“Ma prima di essere quello che è ora come si chiamava? Chi era? Non penso sia stato sempre così, giusto?”
Il lupo si accucciò accanto alla sedia di Rosie, che spiegò: “Era un bambino, poi la sua anima è finita in quel corpo e un demone è entrato nel suo.”
Anna la fissò, sconvolta.
“Cosa?” chiese la strega, tesa, nonostante non lasciasse trapelare l’ansia sul suo viso.
“N- non me lo aspettavo, eppure da come parla non sembra un bambino.”
“Beh, questo è successo molto tempo fa …”
Bloody Wolf annuì, come se capisse. Cambiò argomento.
“Sento che stanotte quell'essere immondo ha colpito ancora, cosa facciamo con lui? Hai un piano o dobbiamo restare qui a vita senza fare niente?”
“Ho un piano. Quel mostro pagherà per tutto il male che ha fatto” la rassicurò Rosalie. “Ma è troppo presto per attaccarlo. Per ora alcuni servi lo spiano a turno.”
“Non posso permettere che tocchi altre piccole anime innocenti” ringhiò la ragazza furibonda, pensando alla sorella.
“Sei molto altruista …” commentò la strega.
“Piuttosto, non mi hai ancora detto perché vuoi morto quel bastardo.”
Rispondere a quella domanda fu più difficile che per quella su Segugio.
“Scelsi la rosa rossa ...” disse riluttante Rosie.
“SSh … brutto affare.”
“Già ... Per fortuna sono riuscita a salvarmi, ma sono imprigionata in questo corpo.”
“Consolati sapendo che qualcuno ci ha rimesso la pelle e che le loro famiglie non hanno pace.”
“Sì ... Bloody, tu vuoi ucciderlo per ciò che ti ha fatto? Se non avesse ucciso la tua famiglia l'avresti lasciato in pace?”
“No, lui voleva che fossi la sua schiava; una volta scappata lo avrei ucciso comunque.”
“Allenati con Segugio, in queste notti” la congedò la strega, andando nella sua stanza.
“Puoi contarci.”



***Angolo Autrice***
Ed ecco un altro capitolo sulle nostre nemiche.
Perchè ho inventato un OC che odia Smexy se io lo adoro? Tu invece che pensi di lui, Anny?
Anny: È un po' stronzo, ma ha i suoi motivi.
Sì, motivi validissimi XD
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Bang ***


“Oggi cacceremo un coniglio” annunciò Segugio qualche notte dopo la prima trasformazione.
“Un coniglio? Sei serio?!” esclamò Bloody Wolf, completamente trasformata in lupo.
“Sì. Devi catturarlo, non mangiarlo, se non vuoi ...”
“Sinceramente se lo prendo lo sbrano.”
“Brava” rise Segugio. “Avanti, ormai avrai imparato che devi contare su olfatto e udito.”
“Altrimenti su cosa? Sulla fortuna?” scherzò la ragazza.
“Anche, a volte.”
“Ok, ci provo.”
Il lupo mannaro le lasciò campo libero, tenendola d’occhio da lontano. Bloody annusò l’aria. Riuscì a scovare la sua preda che, appena si accorse di lei, si diede alla fuga. Bloody inseguì il coniglio terrorizzato. Per sua fortuna l’animale capitò in un vicolo cieco e lei lo sbranò, stringendo con forza il corpicino fra i denti e scuotendolo da una parte all’altra. Segugio, che aveva seguito la scena a distanza, si complimentò con lei: “Hai fatto in fretta.”
“La fame porta alla ferocia, sai?”
“Sì.”
“E adesso che si fa?”
“Vuoi provare con un animale più grande?”
“Del tipo?”
“Ci sono alcuni cervi nel bosco.”
“Vuoi farmi venire fame per davvero?” esclamò la ragazza, sorpresa e affamata.
“Rosalie non avrà niente in contrario se ceniamo fuori, stasera” ghignò il lupo, altrettanto famelico.
“Allora accetto l'invito a caccia.”
Segugio le fece strada attraverso il bosco fino a che raggiunsero il punto in cui aveva avvistato i cervi.
“Gnam gnam, sembrano deliziosi oltre che veloci. Credo che mi divertirò” commentò Bloody.
“Idem. Io vado a sinistra” dichiarò il lupo muovendosi già in quella direzione.
Bloody andò a destra: l’accerchiamento era cominciato. I cervi si accorsero della loro presenza e scapparono. Segugio attaccò di fianco uno di quei animali, riuscendo a farlo cadere. Gli fu addosso in un attimo. Bloody non fu altrettanto fortunata. La sua preda fu lesta ad evitarla con un agile salto.
“È INUTILE SCAPPARE, TANTO TI PRENDO!” urlò la predatrice, infuriata.
Infatti riuscì a isolare il cervo e gli morse il collo, dissanguandolo. Segugio osservò tutto con una testa, mentre l’altra mangiava. Le sorrise soddisfatto.
“Vuoi favorire?” gli domandò Bloody, trascinando l’animale verso di lui.
“No, grazie, mi basta questo.”
La ragazza scrollò le spalle e iniziò a divorare il suo cervo.
“Ora possiamo tornare a casa” disse, una volta terminata la sua cena.
“Va bene.”
Segugio si avviò verso il rifugio, seguito da Bloody.
“Posso chiederti una cosa?”
“Certo.”
“Qual è il tuo vero nome?”
“Non me lo ricordo. Perché?”
“Niente, solo curiosità, sai ... per avere un modo per chiamarti, amico.”
“Sono contento di avere una nuova amica” fece il lupo, scodinzolando festosamente.
Bloody Wolf gli sorrise con dolcezza, cosa che non faceva da tempo. Tornarono a casa, dove la strega li attendeva con trepidazione.
“Sta per essere messa in atto la prima parte del piano” annunciò a Bloody.
“Di già?! Bene!”
“Presto quel mostro comincerà a provare una minima parte del nostro dolore.”
“Lo spero.”

Offenderman e Kagekao si ritrovarono in una radura. Proseguirono per quel tratto grati dell’assenza di alberi, che, nascondendo i raggi lunari, li avevano fatti procedere nella più completa oscurità. Quella passeggiata era molto silenziosa. Entrambi pensavano a tutto ciò che avevano guadagnato da quando si erano conosciuti: amici, una fidanzata, una vera casa … Erano felici, insomma.
“Non avrei mai pensato che venendo in America sarei stato così bene.”
“Mi sa che mi porti fortuna, amico, perché prima non stavo bene anche se vivo qui da decenni.”
“Ehehe.”
Un secco rumore metallico attirò la loro attenzione.
“Hai sentito?” domandò Smexy guardandosi intorno.
Uno sparo seguì le sue parole. Lo Slender avvertì un leggero sibilo. Il proiettile doveva essergli passato molto vicino! Non ebbe il tempo di pensare altro che un gemito lo raggelò. Offenderman si voltò e vide che Kage giaceva a terra. La felpa era già zuppa di sangue.
“No! Nonononononono!”
In un attimo lo Slender fu accanto all’amico. Kage non era svenuto, ma non era nemmeno cosciente. Smexy lo sostenne.
“Ehi, non è niente. Adesso andiamo a casa. So che lo detesti, ma devo farlo.”
Offenderman si teletrasportò nel suo salotto e depose l’amico sul divano. Nella manovra cadde dal suo trench qualcosa che all’inizio stentò a riconoscere, poi si rese conto che stava fissando il cellulare regalatogli da Sat. Lo Slender lo afferrò immediatamente e premette freneticamente i tasti. Mentre attendeva la risposta, maledicendo ogni secondo che passava, esaminò le condizioni di Kagekao. La creatura sembrava svenuta, ma viva. Tuttavia la ferita era mortale e lui non sapeva che fare.
“Pronto?”
“Sat! Sat, sono Offender. Devi venire subito! Immediatamente! Devi …!”
“Calmati, arrivo subito.”
Infatti fu li pochi secondi dopo. La donna lo fissò preoccupata. Notò subito il sangue sulle sue mani.
“Ti prego, devi curarlo. Puoi farlo, vero?”
Lo stupore di Satàna aumentò: non gli aveva mai sentito quel tono angosciato. Finalmente scorse la figura sul divano e comprese cosa doveva fare.



***Angolo Autrice***
Sono cattivaaa T.T
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Reazioni ***


La succuba prese le mani di Kage fra le sue e si concentrò. Mentre lei lo curava, Smexy passeggiava nervosamente dietro il divano, ricostruendo continuamente ciò che era successo. Voleva parlarne con Sat, ma non osava disturbarla. Dopo qualche minuto fu lei a chiamarlo.
“Smexy.”
“Sì?”
“Il proiettile.”
Satàna glielo consegnò e riprese a guarire Kage. Lo Slender si sedette per terra, appoggiandosi alla poltrona. Si rigirò l’oggetto fra le mani. Qualcuno l’avrebbe pagata cara per ciò che era successo. Finalmente Sat si staccò dala creatura.
“Sta bene?”
“Ora dorme, ma avrà bisogno di qualche giorno per riprendersi completamente.”
Offenderman strinse i pugni.
“Torno lì … forse chi ha sparato …”
“Ne dubito. Dolcezza, devi restare qui a …”
Ma lui non ascoltava. Lei allora gli girò delicatamente la testa verso di sé.
“Ha bisogno del suo amico. Qui, ok? Lì ormai non ci sarà più nessuno.”
“È il mio migliore amico …” bisbigliò Offender.
“Lo so. Domani ci posso andare io, mentre tu aspetti che si svegli. Poi magari puoi andare alla magione ad avvisare … Ma adesso abbiamo bisogno di riposo, mh?”
Offenderman meditò in silenzio per qualche secondo. Poi annuì. Satàna allora gli sorrise. Si alzarono.
“Posso dormire qui stanotte?”
“Sì … Sat?”
Lo Slender la attirò a sé e la baciò come mai aveva fatto prima. Lei sbarrò gli occhi, ricambiando con qualche secondo di ritardo.
“Grazie.”
“Solo perché sei tu, dolcezza” rispose lei sorridendo dolcemente.
Salì le scale, mentre Offenderman si sedette sulla poltrona, in attesa del risveglio di Kage.

Subito dopo lo sparo, la creatura soprannominata Cecchino aveva abbandonato il fucile fra i cespugli ed era corsa a portare la lieta notizia alla sua padrona.
“Sì! Sì!” esultò Rosalie.
“Che succede?” domandò Bloody Wolf. Era la prima volta che vedeva la strega così contenta.
“Abbiamo colpito Kagekao, e quindi Offenderman!” spiegò trionfante Rosie.
“L’ha presa male?” chiese ancora Bloody, speranzosa.
“Oh, sì” rise the switcher.
“Beh, avevi ragione. Questa tecnica funziona” si complimentò Anna. “Avrei voluto vedere la sua faccia.”
“Per la seconda parte del piano agirai di persona.”
“Bene, non vedevo l'ora!”
“Rapiremo la sua Proxy.”
“La Nuvoletta? Oooh, questo si che lo farà impazire” commentò Bloody e un sorriso sadicò le si aprì sul volto.
“E ci porterà alla terza e ultima parte del piano.”
“Ovvero …?”
“La sua morte” annunciò Rosalie solennemente.
“Molto allettante. Posso solo chiederti di lasciarmi una cosa?”
“Vuoi dargli tu il colpo di grazia?”
“Non proprio. Ho sempre voluto vedere com'è il suo cuore per poi sbranarlo.”
“Come vuoi” concesse la strega, leggermente stupita.
“Grazie” fece Bloody.
Pochi giorni ancora, e le sue fauci avrebbero straziato la persona che più l’aveva fatta soffrire al mondo.

Il chiarore della nuova alba svegliò Smexy, che si era assopito sulla poltrona. Lo Slender si stiracchiò e osservò l’amico. Capì che dormiva, poiché la maschera era vuota. Appoggiò la testa sulla mano, in attesa.
A poco a poco i raggi del sole penetrarono nella stanza, ravvivandola e svegliando Kage. La creatura mugolò qualche protesta. Il lato sinistro della maschera mostrò una smorfia preoccupata.
“Kage?”
Kagekao si alzò a sedere. Ricordava confusamente ciò che era successo la notte precedente, ma stavolta il vino non c’entrava niente. Si voltò verso l’amico e qualcosa gli tornò in mente. Camminavano nel buio, poi c’erano stati uno sparo e un dolore lancinante che aveva spento il mondo in una folgore bianca. E ora si trovava nel salotto del castello.
“Come stai?”
“Bene, credo …”
Kage provò ad alzarsi del tutto, ma un dolore sordo lo fece desistere.
“Ma ho un po’ sete.”
“Ricevuto, non sforzarti.”
Smexy gli andò a prendere un bicchiere d’acqua. Quando tornò la smorfia sul lato sinistro era sparita e ne era comparsa una gioiosa sul lato destro.
“Cosa c’è da stare allegri?”
“Non lo so.”
Ma lo sapeva. Era già stato ferito, anche gravemente, ed aveva sempre dovuto provvedere da solo alle medicazioni. Era strano, ora, che qualcuno si prendesse cura di lui. Pensò a Sadie, e agli altri suoi amici che si sarebbero preoccupati. Non ce n’era più bisogno e lui non voleva, ma lo sarebbero stati.
Kage bevve, sorridendo.
“Puoi avvicinarti?” chiese a Smexy.
Offender l’accontentò. Kage gli passò le braccia attorno al collo.
“Grazie” sussurrò.
Offenderman si immobilizzò, stupito, ma poi ricambiò. Sentì dei passi e si staccò dall’amico arruffandogli i capelli.
“Ehi!” protestò Kage infilandosi il cappucio.
“È lei che devi ringraziare” disse Smexy indicando Satàna.
“Grazie, Sat.”
“Di niente. Ora la tua anima mi appartiene” esclamò la succuba in modo teatrale, facendoli ridere.
“Oh, Becky!” esclamò Smexy.
“Cosa?” fece Sat.
“Non sa niente. Salgo un attimo su, ok? Voi mangiate pure.”
Offenderman bussò alla porta della sua Proxy, non ottenendo alcun risultato. Riprovò, chiamandola per nome. Decise di entrare.
“Becky?”
L’albina si girò dall’altra parte.
“Becky!”
La ragazza gemette e finalmente aprì un occhio.
“Hai il sonno pesante per essere un fantasma.”
“Se lo dici tu.”
Becky sbadigliò e si tirò a sedere stropicciandosi gli occhi.
“Ti sto svegliando presto per un motivo.”
“Quale?”
“Ecco … stanotte è successa una cosa mentre passeggiavo con Kage.”
Smexy si chiese perché gli costasse tanto dirlo. Era già tutto risolto, no? Forse proprio quello era il punto.
“Mhm, cosa?”
“Gli hanno sparato. Ma ora sta bene, eh.”
“Cosa?!” urlò la Proxy, balzando in piedi di scatto.
“Calmati. Sat l’ha guarito.”
“Perché non me l’hai detto prima?” domandò Becky.
“Ho detto che sta bene, no?”
Lei mise il broncio. Decisamente non le piaceva essere svegliata in quel modo.
“Però non mi fido a lasciarlo solo” continuò Offenderman. “Vuoi stare con lui mentre io vado alla magione?”
Becky annuì.
“Bene” fu il commento di Smexy prima di teletrasportarsi.
L’albina scese le scale. Trovò l’amico seduto sul divano e Satàna in piedi lì vicino. Entrambi la salutarono.
“Beh, vado a cercare indizi. A dopo.”
Anche la succuba sparì in un lampo. Becky si sedette vicino a Kage, notando il sangue sulla sua felpa e sul divano.
“Tu … tutto bene?”
“Sì, per fortuna. Sat è davvero brava.”
La ragazza annuì.

Offenderman raccontò tutto al fratello e attese che lui facesse lo stesso con le altre Creepy. Tutti si chiesero se si fosse trattato di un incidente o se invece qualcuno avesse organizzato la cosa.
“P- perché non mi hai avvisata prima?”
Sadie pose la domanda a Offender con i pugni chiusi, tremando, ma con uno sguardo determinato.
“Che sarebbe cambiato?” chiese a sua volta lui, leggermante sorpreso, perché lei non gli aveva mai parlato prima.
“Niente, forse, ma sono la sua ragazza e se fosse andata diversamente …”
“Invece ha solo dormito al castello.”
“Solo dormito …” ripeté piano Sadie.
“Sì. Come ha fatto altre volte.”
“Beh, Kage non mi ha mai detto che quando resta da te è perché gli sparano” replicò lei sarcastica.
Ormai tutti la fissavano stupiti: dove era finita la ragazza timida? Offenderman la guardò pensieroso, poi ghignò.
“Ti piace fare l’infermierina, eh? D’accordo. Allora vieni con me.”
“E- eh?”
Graffiti, che aveva capito, si fece subito avanti e disse: “Anche io vorrei venire per …”
“Sai la strada” replicò lo Slender afferrando Sadie e teletrasportandosi con lei.



***Angolo Autrice***
Momenti fluff!
E Kage sta bene!
Odio il mio OC T.T ... almeno fino a quando non *censura spoiler*
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Grand Theft Auto ***


La radura, illuminata dalla tiepida luce del sole, aveva un altro aspetto rispetto alla sera. Satàna arrivò al punto in cui era caduto Kage e si guardò intorno. Un luccichio attirò la sua attenzione. Si diresse verso i cespugli, cauta, e trovò un fucile. Lei non si intendeva di armi, ma le sembrò normale. Chi lo aveva adoperato, però, non lo era. Poteva sentirlo. Si chiese perché mai un demone o simile ce l’avesse con l’amico di Offenderman. Perlustrò ancora la zona, in cerca di altre tracce. Dopo un’ora di accurate ricerche tornò al castello.
“Spiacente, dolcezza, non …”
La succuba si bloccò e rise. Smexy era seduto il più lontano possibile dal divano e cercava di non guardarlo. Appena si accorse della sua presenza fece finta di vomitare.
Sadie era seduta accanto a Kagekao e sussurava tante paroline dolci mentre lui mangiava il pasto da lei preparato. Per fortuna di Kage la maschera non poteva arrossire.
Satàna si accoccolò in braccio a Offender e parlò piano per non farsi sentire dai due fidanzatini.
“Lì ho trovato un fucile e niente di più.”
“Non sei riuscita a scoprire altro?”
“Beh, chi ha premuto il grilletto non era umano.”
“Era come noi?” chiese stupito Smexy.
“Forse. Esistono così tante strane creature in questo mondo. Sai se il tuo amico ha nemici?”
“No … ehi, Kage.”
Offenderman alzò la voce. Kage smise di mangiare e si voltò verso di lui.
“Ti viene in mente qualcuno che vuole ucciderti?”
“Sì, ma è in Giappone. E non userebbe mai armi da fuoco.”
“Stai parlando di quello shinigami?” domandò Sadie.
“Sì, Scollex.”
“Escluso lui?”
“Mmmh … parenti dei miei compagni di giochi, se sono stati così bravi da capire chi li ha uccisi.”
“Non credo” fece Sat. “Magari si è trattato di un incidente.”
“Forse” concordò Kage. Gli sembrava l’opzione più probabile.
“Ora mangia, Kage-kun. Ne hai bisogno per riprendere le forze.”
Kagekao ci mise tre giorni per rimettersi. Smexy ne fu felice: non avrebbe visto più scene smielate compiersi davanti ai suoi occhi.
“Quindi non sei crepato” commentò Jeff al ritorno di Kage nella magione.
“Nemmeno tu durante la mia assenza.”
“Se avessero usato un coltello probabilmente lo scopo sarebbe stato raggiunto.”
La creatura si allontanò dal killer.
“Ignora Jeff, ci sei mancato” disse Graffiti.
“Grazie.”
“Oh. Mentre non c’eri abbiamo …”
“Ho” precisò Jeff.
“… rubato un’auto. Intendevamo sbarazzarcene stasera. Ci stai?”
“Certo” accettò felice Kage.
“Ma Kage, sei sicuro? Ti sei appena rimesso” intervenne Sadie.
“Sì, appunto. È come montare a cavallo dopo essere caduti.”
“A- ah. Beh, se ne sei convinto …” fece lei, scettica.
Maschi” pensò scuotendo la testa.
“Se devi essere del gruppo fatti trovare nel cortile alle nove. Sarà abbastanza buio” disse Graffiti.
“Ma come l’avete fatta arrivare dalla strada fin qui?”
“Sono un mago al volante” si vantò il killer.
“Aspetta di vedere com’è conciata” anticipò il Proxy, guadagnandosi un’occhiataccia.
“Parli della roba con cui l’hai colorata?” lo schernì Jeff.
“Ora è più bella!”
“Certo! Ricoprirla di clown aiuta a renderla discreta!”
“Su, su, bambini. Non litigate” disse E. J.
“Vieni anche tu?” domandò Kage.
“Qualcuno deve pur controllarli.”
Prima di sera molte Creepy si congratularono con Kagekao per la sua guarigione. Lui ringraziò e si godette il ritorno a casa. Sadie lo pregò di stare attento prima di uscire con Jeff, Graffiti ed Eyeless Jack e lui la tranquillizzò con un bacio.
Alle nove Kage uscì e capì di cosa parlavano i suoi amici. Anche con la poca luce che c’era si notavano numerosi graffi, crepe e la mancanza di qualche finestrino. Oltre ai spaventosi clown blu e viola di Graffiti.
“Carina, no?” gli chiese quest’ultimo.
“Sì …”
“Forza, salite!” esclamò Jeff montando a sua volta e sistemando sul sedile accanto una cassa di birra.
Kage e Graffiti si scambiarono un’occhiata prima di salire sui sedili posteriori. Jack tolse la birra per sedersi e la tenne sulle gambe.
“Prima di partire mi carico un po’. Tanto se ci fermano l’alcol è l’ultimo dei nostri problemi.”
E. J. e Graffiti si fecero una birra, Kage rifiutò e Jeff si scolò le altre quattro.
“Ok, si parte!”
Il killer guidò attraverso un sentierino nella boscaglia, forse ricavato dall’arrivo dell’auto. Una volta superato, raggiunsero la strada asfaltata. Jeff aumentò la velocità.
“Ehm, stiamo andando in città?” domandò Jack.
“Ah ah” fece Jeff.
“Perché?”
“Voglio investire qualcuno.”
Tutti si misero le cinture. Jeff accelerò ancora ed entrò nel centro cittadino.
“Per fortuna non circola nessuno” disse Graffiti.
In effetti avevano la strada tutta per loro. Il killer si divertì a girare curve a tutta velocità, a fare inversioni e altre cose di questo tipo. Gli altri ridevano, anche se un po’ spaventati. Ad un certo punto, durante una manovra, qualcosa rimbalzò contro il parabrezza e volò dietro di loro. Jeff frenò.
“Mi sa che hai realizzato il tuo scopo” disse Kage, guardando indietro.
Le quattro Creepy smontarono. Al centro della strada era riverso un barbone. Giaceva in una pozza di sangue.
“Secondo voi è già morto?” domandò Graffiti.
Jeff lo punzecchiò con un piede, producendo un flebile lamento.
“No …” rispose.
“Gli vuoi passare di nuovo sopra?” chiese Kagekao.
“Uhm … no, idea!” esclamò Jeff, per poi spiegare: “Mettiamolo nel bagagliaio e vediamo se troviamo qualcun altro da mettere sotto. Poi ci sbarazziamo dell’auto con loro dentro.”
“Mi prendo un rene.”
“Basta che non l’uccidi.”
“Se morirà sarà per lesioni interne e fratture multiple.”
Jack prese il rene del barbone, poi lo caricarono nel bagagliaio. Risalirono in macchina.
“Raga’, ho visto un’auto della polizia” annunciò Graffiti.
Jeff si allontanò piano. Dopo qualche isolato accelerò e riprese il suo gioco. A mezzanotte e mezza decisero che era ora di lasciare la città. Ora a fare compagnia al barbone c’erano un’anziana coppia e una prostituta. Anche se lei era deceduta sul colpo, le Creepy l’avevano caricata lo stesso. E fra Kage e Graffiti sedeva un ragazzo uscito da una discoteca. Il tipo era talmente ubriaco e/o fatto che non si era reso conto di ciò che gli era capitato: pensava di essere su un taxi.
“D’accordo, adesso saliamo un po” dichiarò Jeff prendendo una strada di montagna.
“C’è un punto senza guard rail” lo informò E. J.
“Buono a sapersi.”
“Ci serve una strada in pendenza o un sasso sull’acceleratore e ciao ciao auto” disse contento Graffiti.
“Mh” approvò Kage bevendo del vino che aveva comprato durante una sosta.
Il punto indicato da Jack era abbastanza ampio. Jeff fece marcia indietro fino a toccare la parete rocciosa.
“Ok. Aiutatemi a sistemare questi bastardi.”
Scese inserendo il freno a mano, seguito dagli altri. Durante l’operazione E. J. prese un rene a vittima, Jeff li marchiò col suo sorriso e Graffiti li rese coscienti aggravando le loro ferite. Kage si divertì con il giovane, spaventandolo ora che cominciava a rendersi conto di cosa stava succedendo.
“Ehi, che scherzo è questo? Fatemi scendere!” strepitò il ragazzo.
“Ehehe. È un gioco. Si chiama sopravvivi alla caduta.”
Il giovane guardò orripilato i vecchi che gli vennero messi a sinistra e a destra. Jeff bloccò le portiere posteriori.
“No, vi prego! Voglio uscire!”
Al posto di guida venne messo il barbone, accanto a lui la prostituta morta. Graffiti recuperò la pietra per schiacciare l’acceleratore.
“NO! PER FAVORE! CHE VOLETE FARE?!”
“Boom” rispose Jack, facendo ridere gli altri tre.
Graffiti posizionò la pietra. L’autò rombò a tutto gas. Jeff fu lesto nel togliere il freno a mano e richiudere la portiera. La macchina partì a freccia, piombando nel dirupo. Sentirono le urla del ragazzo. Si precipitarono a guardare: l’auto compì un paio di giravolte prima di rotolare per terra spargendo pezzi qua e là. Si fermò.
“Chissà quanti sono morti” si chiese Kage ad alta voce.
“Sta per esplodere” esclamò Jack notando il fumo.
Le fiame divamparono. Le urla del giovane giunsero fino a loro.
“E il serbatoio viene raggiunto fra tre, due, uno …”
Non successe niente. Jeff ripeté una decina di volte uno prima che effettivamente la macchina esplodesse. Le Creepy si ritennero soddisfatte. Tornando alla magione presero altra birra e vino e passarono un’allegra nottata. L’alcol e il movimento non fecero sentire loro il freddo di metà dicembre.



***Angolo Autrice***
Una simpatica serata passata fra amici dopo una breve convalescenza.
Normale, no? XD
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Rapimento ***


Ormai era inverno e il freddo si faceva sentire. Becky guardava scendere la prima neve, meravigliata: non l’aveva mai vista prima.
Non sapeva che qualcuno la osservava …
“La ragazza è sola, questo è il momento giusto per colpire” dichiarò Rosalie. “Segugio, attirala fuori!” ordinò all’enorme lupo mannaro.
Segugio scodinzolò, felice di mettersi all’opera. Corse non visto fino alla porta d’ingresso. Bussò.
“Uhm? Hanno bussato?” si domandò l’albina continuando a fissare la neve.
“E- e se è Joahnn?”
Questo pensiero riscosse la ragazza, che balzò in piedi, ansiosa. Si avvicinò alla porta. Deglutì, prima di chiedere, decisa: “Chi è?”
Segugio, non avendo il dono della parola, continuò a grattare la porta.
Becky si decise ad aprire. Si ritrovò davanti un grosso lupo mannaro con due teste.
“Cos- ah,benissimo, la Disney ha comprato i diritti di copyright, per caso? Beh, mi dispiace … coso … ma non siamo interessati. Bye bye.”
Detto questo, la ragazza gli chiuse la porta in faccia e si appoggiò lungo la superficie di legno levigato, scandalizzata.
“Che bel trauma infantile … i lupi mannari possono avere due teste? E sono veri?”
Segugio fracassò la porta, stanco di quei convenevoli. Becky si staccò appena in tempo per evitare i frammenti di legno, che volarono da tutte le parti.
“Cos- ehi! Ma che cazzo?! Non ti hanno detto che è maleducazione sfondare la porta degli altri, se non sei invitato ad entrare?!” strepitò, per poi scuotere la testa, contrariata. “Ma guarda un po’ i mostri di oggi …”
Segugio non capì se lo stesse prendendo in giro. Una testa le ringhiò contro, mentre l’altra si piegò di lato, fissandola con curiosità. Alla fine si decise ad avanzare verso di lei.
“Fantastico … già … devo smetterla di comportarmi come Dean Winchester” disse lei.
Si mise a correre verso il telefono, ma il mostro non gliene diede il tempo. Scattò verso di lei, afferrò il cappuccio della felpa e la scaraventò fuori. Becky riuscì a darsi una spinta con le mani e atterrò con grazia.
“L’hai voluto tu, cosetto!” gridò all’indirizzo di Segugio.
“Lascialo stare, Nuvoletta!” esclamò una voce dietro di lei.
Becky si voltò.
“Nuvoletta? Chi ha osa …”
Becky vide Bloody Wolf.
“Scommetto che i tuoi non avevano molta fantasia, quando ti hanno fatta. Povera, capisco perché sei un’assassina. Sai, mi sei familiare … non è che ci siamo già incontrate?”
“Se ti dicessi un anno fa, vittima fuggita?” domandò rabbiosa Bloody.
“Ah … bene …” finse di ricordarsi Becky. “E che vuoi da me?”
Bloody Wolf le rispose ridendo sadicamente. Quella risata non piacque per niente all’albina. Rosalie si palesò accanto alla sua alleata.
“Ci servi per colpire Offenderman” le spiegò cortesemente.
“Una bambina … una bambina, sul serio?” si stupì Becky. Poi le sue parole raggiunsero la sua mente. “Beh, buona fortuna. Come potrei aiutarvi?”
“Facendoti prendere senza storie” rispose Rosalie, ridendo.
“E cosa vi fa pensare che se prenderete me attirerete l’attenzione di Smexy?” domandò Becky, seria.
“Per mia sfortuna conosco i suoi punti deboli” disse Bloody Wolf, con tono amaro.
“Già …” fece the switcher.
“Ah, i suoi punti deboli? E quali sarebbero?”
“I suoi amici sono i suoi punti deboli. Hai presente cosa è successo a Kagekao?”
Becky sussultò.
“Cosa avete fatto a Kagekao?” chiese, preoccupata.
“Bang” mormorò Rosalie, sorridendole.
Becky spalancò gli occhi. Loro! Erano state loro che avevano quasi ucciso il suo migliore amico!
“Hai perso la lingua, piccina?” la provocò Bloody Wolf.
“Figlie di puttana!” urlò Becky, al colmo della rabbia.
Rosalie la ignorò.
“Bloody, sei in grado di vedertela da sola contro di lei?”
“Credo proprio di sì. In fondo è solo una Proxy inutile.”
“Segugio interverrà nel caso ne avrai bisogno” affermò la bimba prima di farsi da parte.
“Ne sei sicura?” domandò Becky a Bloody, ghignando. “Potresti rimanerci male.”
L’albina estrasse il suo bastone- coltello.
“Si vede che non sai guardare altro che con gli occhi. Io non sono più un’umana, ragazzina!”
“Me ne sono accorta … sai, non dovresti chiamare ragazzina qualcuno più grande di te.”
“Io ti chiamo come mi pare!”
Bloody Wolf partì all’attacco. Becky riuscì a schivarla. Le diede una bastonata abbastanza forte da farla sbattere contro un albero. Bloody si rialzò, rabbiosa, asciugandosi sangue dalla bocca.
“Allora è vero quello che si dice …” mormorò.
“Perché, cosa si dice?” volle sapere l’albina.
“Che attacchi sempre a distanza, mai per contatto diretto. Hai paura dei contatti fisici.”
“Io non ho paura di niente” disse Becky, smettendo di ghignare.
“Allora non avrai paura neanche che al tuo Smexy capiti qualcosa di male.”
“Del tipo?” chiese piano.
Fu Rosalie che le rispose.
“Tortura e morte, mia cara.”
“E come pensate di batterlo? Non riuscirete nemmeno ad avvicinarvi a lui.”
“Lui verrà da noi …”
“E perché mai?”
“Non l’hai ancora capito, stupida? Ti stiamo rapendo.”
“Cosa vi fa pensare che lui verrà per me? O che riuscirete a rapirmi?”
“Vi abbiamo osservati … Adesso basta parlare. Prendila!”
Becky si mise in posizione difensiva. Bloody Wolf fischiò. Segugio si mosse, tentando di afferrare Becky, ma l’albina lo avvertì e si spostò di lato, evitandolo. Bloody cercò di graffiarla con i suoi artigli, ma la Proxy riuscì ad evitare anche lei.
“Sei veloce per essere una bambina” ghignò Bloody Wolf.
“Ragazzina, quanti anni credi che io abbia?”
“Non mi riferivo all’età, ma alla tua mentalità infantile, piccina.”
“Pft. Ma ti sei sentita? Io piccina?” rise Becky. “Sappi che non puoi farmi niente!”
“Ah, sì? Io almeno non ho un legame emotivo che può rovinarmi.”
“Oh, hai ragione … a te sono morti tutti” replicò malevola l’albina.
Bloody ringhiò. Segugio, incurante delle loro chiacchiere, saltò vicino a Becky e la spinse verso la sua alleata.
“Bravo, bello!” esclamò Bloody.
Il lupo scodinzolò.
“Come la mettiamo adesso, bella?” domandò Bloody a Becky, dandole una gomitata nello stomaco.
La Proxy si piegò in due, ma si rialzò in fretta. Afferrò l’avversaria per un braccio e la scaraventò nuovamente contro un albero.
“Ok, adesso basta fare la brava bambina …” Bloody Wolf indossò la sua dentiera.“Ora conoscerai la vera bestia.”
“Eh? Bestia? A me sembri solo una piccola lupacchiotta indifesa” la schernì Becky.
L’altra la ignorò.
“Rosalie, stanotte la luna è piena e rossa, giusto?”
“Piena sì, non rossa … perché?”
“Non lo sai? Si dice che con la luna piena alcune vittime tornino sulla Terra in cerca di vendetta. Le più pericolose arrivano solo con la luna rossa, e io so che qualcuna di loro sta per arrivare ad aiutarmi.”
“Ah, sì?” fece la strega, poco interessata, pensando: “Stupide dicerie da mortali”.
“Quindi dimmi, Becky” continuò Bloody, “vuoi che delle anime immortali uccidano il tuo amato Smexy o ci segui senza fare storie?”
L’albina soppesò la domanda, seria. Le fissò, mordicchiandosi un labbro. Alla fine alzò le mani in segno di resa.
“Vedo che ci siamo capite” ghignò Bloody Wolf.
“Tsk, stronza” replicò Becky.
Rosalie sorrise compiaciuta. Creò una bolla di energia.
“Bene. Entra nella bolla” intimò alla Proxy.
Becky obbedì, guardandole male.
“Da lì potrebbe fuggire?” si informò Bloody.
“No, non sa niente di magia. Adesso andiamocene, prima che il mostro torni.”
“Prima devo dirle una cosa.”
Bloody si avvicinò alla bolla, posizionandosi di fronte a Becky.
“Ti ho mentito, i morti non si risvegliano con una banale luna piena” le rivelò. “Ci sei cascata come una poppante!” aggiunse ridendo sadicamente.
Becky non sembrò prendersela per il discorso. Ridacchiò, per poi scoppiare definitivamente a ridere tenendosi la pancia.
“Che hai ora da ridere?” volle sapere Bloody, confusa.
“Ragazzina, sai cosa sono io?”
“Non mi interessa.”
“Che peccato … perché, vedi, io sono una di quelle anime immortali”.
Bloody la guardò male, poi le sorrise.
“Questo spiega perché Segugio prima si storceva il naso. Gli animali avvertono la presenza di fantasmi e simili. Un piccolo sospetto lo avevamo.”
“Già, non siamo arrivate impreparate” confermò Rosalie.
“Già … allora … il vostro animaletto non è tanto bravo a percepirci, eh?” continuò a ridere l’albina.
“Basta così! Andiamo!” ordinò the switcher.
Segugio si mise dietro la bolla e la fece rotolare. Becky però, anche se veniva spostata, non rotolava.
“Ahaha! Sembri un criceto!” esclamò la strega.
Bloody si fermò, insospettita.
“Cosa?” volle sapere Rosie.
“Muoviamoci a sparire da qui; c’è una strana presenza nei paraggi.”
“Oh, e perché? Non avrete forse paura” ghignò Becky.
“Di te?! Ah, buona questa!” rispose Bloody Wolf.
“Oh, andiamo, cosa pensi? Non posso fare niente rinchiusa qui ... ma lui sì” si spiegò la Proxy, sdraiata nella bolla a guardarsi le unghie, simulando una calma che non provava.
“Non ascoltarla, Bloody. Quanto a te, voglio proprio vedere chi oserà mettersi contro di me!”
“Tranquilla, non mi faccio spaventare da una mocciosa e le sue fantasie” disse Bloody per rassicurare la strega.
“Le mie fantasie? Arroganti … quando sarete faccia a faccia … allora penserete: oh, perché siamo state così deficienti da non ascoltarla?”
“Non esiste niente che ci possa spaventare” rispose Bloody Wolf.
“Chiunque ci sbarrerà la strada sarà sconfitto” replicò Rosalie.
Segugio divenne irrequieto, e cominciò a ringhiare, nervoso.
“Ma cos’è questo tanfo?” si chiese Bloody, annusando l’aria.
“È venuto non appena l’ho chiamato” sussurrò la Proxy, guardando il cielo.
“Sono proprio curiosa, sai? Chi è questo tuo cavalier servente?” le domandò la strega.
Becky si mise seduta, ghignando sebbene fosse preoccupata.
“Cavaliere … non è esattamente giusto, per uno come lui …”
“Credi che si paleserà in giornata?”
“Guarda un po’ cosa ho trovato … delle bimbe indifese!”
Un ragazzo pallido con i capelli grigi e gli occhi rossi era appoggiato al tronco di un albero. Indossava una felpa verde, con il cappuccio calato, e dei pantaloni neri. Le fissava con un sorriso strafottente.
Becky sussultò, Bloody lo osservò con diffidenza e Segugio ringhiò infastidito.
“Ciao!” lo salutò cordialmente Rosalie, abituata a trattare con i suoi pari.
“Una strega da quattro soldi e un lupo con l’anima di un bambino … ma ci sta: guarda, ti è fedele come un cagnolino.”
Segugio continuò a ringhiare.
“Tranquillo, bello. Deve solo provare a toccarti!”
Una testa del lupo smise di ringhiare e abbaiò un ringraziamento a Bloody Wolf.
“Ho un patto con il tuo popolo, demone. Non puoi toccarmi” lo informò the switcher.
“Ahaha! Con il mio popolo. E spiegami … perché dovrebbe interessarmi cosa fai con quelli lì? Sai, io non dipendo da loro.”
Il ragazzo si scostò dall’albero e si avvicinò piano, sempre con quel sorriso stampato in volto.
“Uff, questa notte ci mancava solo un altro spettro fuori di testa” commentò Bloody scuotendo la testa.
“Ne ho un bel po’ di bambinetti, più dieci demoni. Un altro passo e li chiamò” lo avvertì Rosalie.
Il ragazzo ignorò la sua minaccia. Continuò ad avanzare e si inginocchiò davanti a lei. Rosie alzò la testa per guardarlo negli occhi.
“Rosalie, sai chi è questo bestione? È alquanto irritante; mi basta la signorina qui presente.”
Sia Becky che Rosalie ignorarono la ragazza: entrambe non distoglievano gli occhi dal demone.
“Oh, ma che cattiva” rise il ragazzo, continuando a mantenere il contatto visivo con la strega. “Ma non sei una ragazza? Le ragazze non dovrebbero comportarsi così!”
“E a te che importa?” lo rimbeccò Bloody.
“Che vuoi?” gli domandò Rosalie.
“Io? Lei!” rispose il ragazzo indicando l’albina, che si fece piccola piccola.
“Mai!” ribatté Bloody Wolf con un ringhio, scoprendo gli artificiali denti affilati.
“Mi serve come esca” gli spiegò calma la strega.
Il ragazzo smise di sorridere. Ora gli occhi che fissavano Rosalie erano estremamente seri.
“Non ti conviene metterti contro di me” disse.
“Uh, che paura!” esclamò ironica Bloody.
“Non voglio mettermi contro di te, né ho qualcosa contro la tua amica. Mi serve solo per attirare il suo capo. Quando lo avrò, la lascerò andare incolume.”
“Incolume? Lo giuri sulla tua stessa vita? Se osate anche solo toccarla … sai come va a finire, no?”
Lo sguardo del ragazzo incuteva paura, per le torture e le minacce che prometteva, tuttavia la strega conservò la sua freddezza e continuò a sostenerlo.
“Lo so … ti giuro che non le torcerò un capello.”
“Tsz!” non poté fare a meno di commentare Bloody, contrariata.
Il ragazzo si voltò a guardarla, ma rivolse la domanda a Rosalie: “E neanche la ragazza lupo?”
“Perché, se no che mi fai?” chiese di rimando la mora.
“Bloody, promettiglielo” intervenne Rosie, temendo complicazioni.
“No, aspetta … se la tocchi anche solo con un dito … ti spezzo tutte le ossa dissanguandoti lentamente” rispose il ragazzo con un ghigno malato.
“L’inferno l’ho già vissuto, quello che descrivi è solo un gioco” lo sfidò la ragazza.
“Zitta!” ordinò the switcher, consapevole che la sua alleata non poteva sapere cosa fosse in realtà il loro interlocutore.
“Che arrogante … tu non hai la minima idea di cosa sia l’inferno” replicò il ragazzo, incontrando il suo sguardo.
“A noi interressa solo Offenderman, non la sua Proxy” ricordò Rosalie ad entrambi.
“Va bene, la lascio stare! Contento?!” si arrese Bloody.
“Bene” disse il ragazzo, alzandosi.
Si voltò e si incamminò verso la boscaglia. Prima di inoltrarvisi, alzò una mano in segno di saluto.
“Ci vediamo alla fine, streghetta!”
La streghetta ignorò il suo saluto. Riprese a camminare.
“Avanti proseguiamo!” esortò i suoi alleati. “Delusa, ragazzina?” chiese poi a Becky, sogghignando.
L’albina non rispose, persa nei suoi pensieri.
“Oh, qualcuno sperava che il principe azzurro la salvasse” la derise Bloody Wolf.
“Principe azzurro” mormorò Becky, ridacchiando. “Quale principe azzurro … lui è solo … solo …”
“Solo un demone a cui interessi” finì per lei Rosie. “Non so se sia una fortuna o meno, per te” aggiunse.
Becky non replicò. Lasciò che la frangia le coprisse gli occhi mentre finalmente varcavano l’antro del rifugio della strega.



***Angolo Autrice***
Capitolo lungo, frutto della prima role a tre.
Finalmente appare Joahnn!
E Rosie e Bloody riescono a rapire Becky.
Giù alabarde, mitra e altro, non hanno ucciso nessuno ... ancora (?).
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Informazioni ***


Offender ritornò al castello, stressato.
“Becky, sono a casa!” gridò.
Stava per entrare nella cucina, quando notò che qualcosa non andava: la porta d’ingresso era sparpagliata sul pavimento, ridotta in piccole schegge di legno.
“Non c’è!” lo informò una voce dal salotto.
Smexy si precipitò in quella stanza, preoccupato. Sul divano era sdraiato un ragazzo con i capelli grigi e gli occhi rossi. Continuò a fare zapping fra i canali anche dopo il suo arrivo.
“Chi sei tu?! Dov’è Becky?!”
“Chi sono io? Ahaha! Questo non è importante. L’importante è che io ti voglio aiutare e che so dov’è lei.”
Il ragazzo si interruppe per scartare un Chupa Chups. Fece il tutto con estrema calma e se lo mise in bocca.
“È stata rapita” annunciò poi, come se nulla fosse.
“Ora mi dici che …” iniziò a protestare Smexy, infastidito dai modi dell’altro, ma si bloccò, colpito dalle sue parole. “Rapita?” ripeté, scioccato.
“Già, da una strega e un’umana” confermò il ragazzo, succhiando il lecca-lecca.
“Perché dovrei crederti?” domandò nervoso lo Slender, con i pugni serrati.
“Perché senza di me non avresti alcuna Proxy.”
Offenderman si avvicinò minaccioso al tizio misterioso, il volume della voce che cresceva a ogni frase.
“Rientro, trovo la porta sradicata, Becky non c’è ma ci sei tu … un ragazzino mai visto prima che già non mi piace per niente. Parla senza fare tanto il saputello prima che mi arrabbi sul serio!”
Il ragazzo sbuffò, scocciato, tuttavia si alzò e si mise di fronte a Smexy.
“Mettiamola così: sono stato io a far diventare Becky un fantasma e a farla arrivare in questa dimensione; sono stato io a farle capire quanto sia bella la sete di sangue e sono stato sempre io a farle provare quel desiderio di vendetta. È stata lei a chiedermi di venire qui e non so perché.”
“Ok, è un buon inizio” commentò Offender, ma il tipo non gli aveva ancora rivelato l’unica cosa che gli premeva al momento. “Adesso dimmi dov’è.”
Il ragazzo gli sorrise vittorioso e gli lanciò un foglio di carta appallottolato che lo Slender afferrò al volo.
“Ecco, quel foglio ti dirà esattamente dov’è, ma attento … sappi che è una trappola per te, quella.”
Il ragazzo tornò a guardare la tv. Offenderman esaminò attentamente il foglio: il luogo non era molto distante, si trovava vicino alla prima città che aveva visitato con Satàna.
“Una trappola per me?” chiese, ripiegando il foglio e mettendoselo nell’impermeabile. “Chi mai lo farebbe? E che c’entra Becky?”
“Non è semplice? The switcher e Bloody Wolf ti dicono qualcosa? E secondo te perché hanno preso la tua Proxy? Non faresti di tutto per salvarla?”
” pensò lo Slender, ma non l’avrebbe mai ammesso davanti a quel tizio tanto saccente.
“Bloody Wolf, quella stupida ragazzina” disse invece, ricordandosi della sua Proxy ribelle. “Non ho idea di chi sia l’altra … hai detto di aver fatto molte cose per Becky. Non puoi riportarla qui?”
“Se avessi potuto lo avrei già fatto, no?”
“E perché non lo fai?”
“Perché quella strega è abile; se mi avvicinassi lo capirebbe quasi subito.”
Smexy fu colto all’improvviso da un’idea.
“L’hanno presa per me … allora … loro hanno sparato a Kage?”
“Intendi l’altro demone? Probabile” fu la risposta, data con la solita nonchalance.
Lo Slender digrignò i denti e urlò, in un impeto d’ira: “Vado subito a sistemarle a dovere!”
“Sta’ attento, eh” fece il ragazzo, quasi sarcastico.
Offenderman rimase dov’era. Al momento non poteva fare nulla, tanto valeva calmarsi.
“Altro demone? Quale altro demone?” domandò, ringhiando. Calmarsi non era molto facile …
Il ragazzo lo fissò per un attimo prima di concentrarsi nuovamente sul televisore.
“Ce l’hai davanti.”
Perché da qualche mese non faccio altro che incontrare demoni?” si chiese Smexy. “Non posso solo andare e basta, vero?” chiese ad alta voce.
“No” rispose il tizio sbadigliando.
“Non mi sembri molto interessato …” lo accusò lo Slender.
“Infatti non lo sono” ammise l’altro.
“Allora evapora” concluse Offender scacciandolo con un gesto della mano. Estrasse il cellulare da una delle tasche del trench e mandò un messaggio a Sat: vieni presto.
“Eh? Perché?”
“Mi hai avvisato, ti ringrazio, ma non sembri disposto a fare altro.”
“È la tua Proxy che mi ha chiamato” gli spiegò il tizio alzando le spalle. “Finché non saprò che cosa vuole non posso andarmene.”
“Non mi ha mai parlato di te …” mormorò Smexy.
Fu interrotto dall’arrivo della succuba, che gli chiese: “Abbastanza, presto, dolcezza?”
Il ragazzo, disteso sul divano con le bracca dietro la testa, guardò la nuova arrivata con un occhio chiuso.
“Oh, ma conosci un altro demone!” esclamò stupita Sat, accorgendosi di lui. “Ed è anche carino, parecchio carino …”
Il ragazzo la ignorò e chiuse anche l’altro occhio, sbadigliando.
“Non ti ho chiamato per lui, ma per Becky.”
Offenderman le raccontò tutto.
“Cosa hanno fatto?! Oh, se me la pagheranno!” gridò Satàna, con gli occhi che mandavano lampi di rabbia.
“A te?” domandò lo Slender, smarrito.
“Becky è mia amica e anche tu lo sei” rispose Sat. Si rivolse al demone sdraiato sul divano: “E tu che c’entri in questa storia?”
Il ragazzo aprì gli occhi, si alzò e ghignò.
“Becky è di mia proprietà.”
“È di mia proprietà!” protestò Smexy.
“Sono per la libertà delle donne … Che demone sei?”
Il ragazzo sbuffò. Si alzò in piedi.
“Io? Non ti deve importare” rispose arrogante.
“No?” fece Sat, avvicinandosi sensuale a lui. “Perché no?”
“Ahaha! Pensi che questo faccia effetto su di me? Un demone di basso livello come te …”
“Sono la figlia di Satana!” lo informò la succube, offesa. “Non credo che tu possa vantare una parentela con un Hell lord.”
“Ed è qui che ti sbagli. In questo universo siete tutti così deboli … non c’è nemmeno uno in grado di tenermi testa, e questo è triste.”
Quella boria, tipica dei demoni di alto rango. L’atteggiamento del ragazzino le ricordò un amico.
“Nemmeno uno? Hai mai sentito parlare del Re Nero?”
“Chi? Quello della Marvel?”
“Cosa?”
“Ah, giusto … lascia stare.” Il ragazzo riassunse il tono annoiato. “Comunque sì, ne ho sentito parlare.”
“Smettetela di parlare di stupidaggini!” li interruppe Offender.
“Smexy, credo che quel tipo non rientrasse nel piano di quelle due … possiamo organizzarci in anticipo. Ti suggerisco di andare da tuo fratello e di raccontargli tutto, io mi intrattengo ancora con lui per capire se ci possiamo fidare.”
Offenderman annuì. Come l’altra volta, lasciava che fosse lei al comando della situazione. Ma non aveva altra scelta. Satàna era più esperta di lui di demoni, magie e cose di quel genere.
“Va bene” disse e si teletrasportò.
“Eh? Se vi potete fidare?” chiese il ragazzo tornando a sedersi sul divano.
“Sì, almeno per quanto riguarda il salvataggio di Becky. Che rapporto hai con lei, signor …?”
“Joahnn … chiamami Joahnn.”
“Ok, Joahnn. Rispondi.”
“Ho già risposto: Becky è di mia proprietà.”
“Ha fatto un patto con te?”
“Patto? Tsk … io non uso quei modi da cagnolino fedele.”
“Come l’hai legata a te, allora?” domandò Sat, sorridendo per il tono sprezzante usato dal ragazzo.
“Facendola diventare com’è adesso.”
“Quindi è stata una tua decisione, lei non sapeva niente …”
“No, è stata lei a chiamarmi.”
“Uhm … dubito che una diciassettenne come era lei sappia qualcosa di evocazioni demoniache.”
“Mi dispiace, di più non posso dirti.”
“Non ti dispiace per niente” affermò Sat, senza accusarlo. “Che mi puoi dire delle rapitrici?”
“Sì, hai ragione. Non mi dispiace per niente. Per quanto ne so quelle due ce l’hanno con lo Slender.”
“Non mi è difficile immaginare il motivo. Ma se sei così forte come dici, avresti potuto liberarti subito di loro.”
“Infatti è così. Dovevi vedere come quella streghetta tremava davanti a me” rise Joahnn.
“Hai permesso che la rapissero? Perché?” chiese confusa Satàna.
“Non sono affari miei quello che succede a voi. Non me ne frega niente. E se la toccano anche solo con un dito sanno quello che le aspetta, quindi …”
Il ragazzo si strinse nelle spalle.
“Quello che succede a Smexy però coinvolge anche lei. Becky è morta, fisicamente non possono farle niente, ma se uccidono i suoi amici soffrirà molto e sarà colpa tua.”
“Niente che non abbia già provato …”
La noncuranza di quelle parole fece rimontare l’ira della succuba.
“E ti sbagli … Becky non è morta.”
“Ah no? Non importa …”
Non adesso …” pensò.
“Lei non sarà mai di tua proprietà, a meno che non lo voglia lei, e da come ti comporti dubito che lo vorrà mai.”
“Ne sei sicura?” ridacchiò Joahnn.
“Sì! Adesso vattene, non hai niente a che fare con noi!”
Il ragazzo si alzò, continuando a ridacchiare.
“Ma che modi …” commentò, con un sospiro.
La guardò di traverso, per poi pararsi di fronte a lei. I loro sguardi si incrociarono.
“Voi non potrete mai capire il sentimento che c’è fra noi … solo io e lei possiamo. Lei sarebbe persa senza di me, ricordalo.”
Joahnn scomparve nel nulla non appena finì di pronunciare quelle parole.
Sat avrebbe voluto chiedergli altro, ma ormai era andato. Si teletrasportò alla Slender Mansion.



***Angolo Autrice***
Ecco qualcosina in più su Joahnn.
Smexy e Sat non l'hanno presa bene, come si muoveranno?
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Chiacchiere ***


Mentre Offenderman informava il fratello e Satàna parlava con Joahnn, le due rapitrici si trovavano con Becky.
“Non capisco perché non posso divertirmi un po’ con lei, quello di prima non mi spaventa affatto” si lamentò Bloody Wolf.
“Perché non vai a giocare a palla, cagnolino?” la provocò l’albina.
“Senti Nuvoletta, se non vuoi finire sbranata ti conviene comportarti bene” minacciò Bloody.
“Quello di prima è un demone potente, farlo arrabbiare ci causerebbe inutili problemi” spiegò Rosalie all’alleata.
“Se lo dici tu allora proverò a trattenermi, ma ora come pensi di far sapere a quel bastardo che abbiamo qui la sua amichetta?”
“Fra un paio di giorni spedirò qualcuno a consegnargli una lettera.”
“Uff! Quindi fino ad allora dovremo sopportare questa mocciosa e le sue lagne!”
“Consolati pensando a quanto si preoccuperà Offender.”
Il viso di Anna si illuminò sadicamente a quelle parole.
“Così mi consoli troppo, lo sai?” disse.
“Bla bla bla... Non fate altro che cianciare, voi anatre?” chiese sprezzante Becky.
“Ecco, a questo mi riferivo!” esclamò Bloody indicandola. “Non conosci qualche metodo per tapparle la bocca?”
“Sì” rispose the switcher con un leggero sorriso.
“Cioè?”
“Un incantesimo per cucirle la bocca. Dimmi, Becky, è necessario?”
“Non. Osate. Toccarmi.” scandì la Proxy.
“Cucirla metaforicamente o letteralmente?” volle sapere Bloody, curiosa.
“Non riuscirà più ad aprirla ...”
La risposta divertì Anna, che sogghignò all’idea.
“Ti metteresti contro Joahnn ...” avvertì Becky.
“Non ti faccio alcun male ... e posso evitarlo, se smetti spontaneamente di parlare.”
L’albina le guardò male, poi si voltò dall’altra parte.
“Non c'è niente di male nell'essere ragionevoli” disse Rosie sorridendo.
Becky, decisa ad ignorarle, si esaminò le unghie come se fosse sola. Bloody ringhiò infastidita.
“Se vuoi, puoi dirci come preferisci che uccidiamo Offender ... dopo che finiamo di giocarci” propose Rosalie.
La Proxy si girò verso di loro ghignando.
“Non parla, quindi non le interessa come muore quel coso” fece Bloody Wolf.
Becky cominciò a ridacchiare, infastidendo la strega.
“Cosa c'è di divertente?”
“È divertente ... siete così sicure di batterlo ... rimarrete a bocca asciutta.”
“E tu credi che noi non lo conosciamo, cocca? Conosciamo i suoi punti deboli” affermò Bloody.
“E giocherà in casa mia, dove ho molti aiutanti” aggiunse the switcher.
“Pft! Cosa credete? Voi siete solo delle bambine rispetto a lui!” esclamò Becky, per nulla impressionata.
“Tsk. Uccide donne indifese, non mi sembra così preparato a uno scontro reale” replicò Rosie.
“E forse non sai che ha anche ucciso una bambina tempo fa” la informò Bloody. “Ora dimmi dove sta la sua forza se si accanisce su chi non può difendersi?”
“Che stupide! Pensate davvero che non abbia mai combattuto contro qualcuno più forte di lui? Pft! Ha battuto cose su cui voi avreste incubi!”
“Per esempio?” domandò la strega.
“Zalgo.”
Improvvisamente attorno alla bolla in cui era imprigionata apparvero dieci bambini. Lei ignorò risatine e sguardi malevoli, mentre la strega strinse le labbra.
“Ciao, pesti. Allora, com'è andato il giro?” domandò Anna.
“Bene” rispose uno di loro. Gli altri fissavano Becky.
“Vogliamo i tuoi amici!”
“Nuove anime tutte per noi!”
“Potete uccidere chiunque ci ostacolerà” disse Rosalie ai demoni.
La Proxy continuò a ignorarli.
“Oh, ha imparato a stare zitta” notò compiaciuta la bimba.
“Se voleva farmi un regalo di Natale in anticipo ci è riuscita.”
“Mancano due settimane ... triste che non lo passerai con la tua famiglia, fantasmino.”
“Eh? Cosa?” fece Becky, curiosa.
“Beh, se uccidiamo il tuo padrone, e forse anche chi gli darà una mano, resterai sola” spiegò Rosie.
“No, no. Intendo che cosa accade tra due settimane?”
“Dovresti saperlo. Forse Bloody ha ragione, sei stupida.”
Bloody sorrise alla collega.
“Parlano la streghetta e la cucciolotta” commentò risentita l’albina.
“Sempre meglio streghetta e cucciolotta che bambinetta viziata e seguace di un bastardo” ringhiò Anna.
“Comunque, fra due settimane esatte è Natale” disse Rosalie.
“Stupida festa” mormorò uno dei ragazzini.
“Natale …?” ripeté disorientata Becky.
“Non sai cos'è il Natale?” domandò stupita Bloody.
“Beh ... ne ho sentito parlare quando stavo a Parigi. Ogni anno era sempre lo stesso, con decorazioni e tante altre cose, ma ... non so cosa sia ...”
“Scusa, ma il venticinque dicembre cosa fanno tutti a casa tua?”
“Io non ho mai avuto una casa.”
“Intendevo con Offenderman.”
“Perché, credi che un mostro del genere lo festeggi?” intervenne the switcher. “Ma addirittura non sapere cosa sia ...”
“Ero solo curiosa. Ho pensato che magari Splendorman è passato qualche volta dal fratello.”
“Beh, io non sono da molto con Smexy” le informò Becky.
“Noia” dissero insieme i dieci bambini e scomparvero.
La Proxy la pensava come loro e avrebbe tanto voluto imitarli, ma non poteva.
“Però potreste anche essere un po' più simpatiche!” esclamò esasperata.
“Con te? Un'assassina?” domandò indignata Rosalie.
“E io cosa sarei, scusa?” fece Bloody.
“Non siamo tanto diverse ...” proseguì Becky.
“Siamo completamente diverse. Io non ho mai ucciso nessuno e Bloody si occupa di gente malvagia.”
“Però qui dentro è di una noia mortale” si lamentò Becky.
“Se vuoi ti uccido così con ti annoi più, che dici?” propose Anna.
“Non puoi, è già morta, ricordi? È un fantasma” disse la strega.
“Appunto” rise l’albina.
“Mi sono scordata, di solito tratto coi vivi …”
“Perché non ci parli di quel demone?” domandò Rosie per fare conversazione.
“Quale?”
“Il tipo che ci ha fatto giurare di non farti niente, chi se no?” chiarì Bloody.
Mentre Becky ci pensava su arrivò Segugio, che si stese fra le due more.
“Eccoti, ma dove ti eri cacciato, mi hai fatto preoccupare” disse dolce Bloody coccolandolo.
“Non ne ho la più pallida idea” rispose la Proxy sorridendo.
“Ok, stop, fermi tutti. Rosie mi spieghi allora perché non dovremmo torturarla?” intervenne Anna smettendo di accarezzare il lupo mannaro, che continuò a scodinzolare.
“Non è prudente venire meno a una promessa fatta a un demone” spiegò la strega.
“Ma se lei non lo conosce neanche!!!”
“Lui però sembra conoscerla. Non so se sia una fortuna avere un simile innamorato.”
“Innamorato? L'ho incontrato solo una volta, e a stento ricordo il suo nome ...” disse Becky.
“Sto parlando di lui, non di te” la interruppe Rosie.
Bloody si divertì a punzecchiare l’albina riguardo la sua possibile cotta. Rosalie invece non sorrideva più.
“Per colpa di Offender nessuno potrà amarmi ...” sussurrò con i pugni serrati.
“Perché?” chiese la Proxy.
“Ma sei stupida davvero?! Guardami! Come faccio ad avere un ragazzo?!” scattò la strega alzando la voce.
“La stupida sei tu” replicò Becky.
“Tu sai solo parlare a sproposito! Me ne vado, tu resta pure, se vuoi, Bloody.”
“Ti prego, no, vado a mangiare con Segugio” fece Bloody seguendola fuori dalla stanza.
Segugio abbaiò festoso e uscì con loro, lasciando la ragazza albina sola con i suoi pensieri. Anche Rosalie era pensierosa. Raccomandò ai due soci di fare attenzione fuori, poi meditò su ciò che era riuscita ad ottenere fino a quel momento e su quanto ancora restava da fare.
La caccia di Bloody Wolf e Segugio fu felice. Una volta che si furono rimpinzati e dissetati, si stesero accanto un tronco d’albero per riposare. Fu in quel momento che Segugio drizzò le orecchie e si mise a ringhiare. Anna si alzò in piedi.
“Ehi bello, che ti prende? Non siamo soli, giusto?”
Sesugio annuì continuando a ringhiare. Fissava una direzione precisa.
“Fatti vedere se hai fegato!” urlò Bloody, innervosita.
“E io che pensavo che saresti scappata con la coda fra le gambe, lupetta” ghignò giocosamente Joahnn.
“Almeno non mi hai scambiata per un cane” commentò lei poco divertita. “Cosa vuoi da me?”
Il demone si avvicinò, rendendo Segugio inquieto.
“Tranquillo, se ci tiene alla vita gli conviene lasciarti stare” disse Bloody, alterata dalla presenza del ragazzo.
“Come se potessi anche solo toccarmi” rise beffardamente quest’ultimo.
“Non ho tempo da perdere, cosa vuoi da me?”
“Niente. Solo che mi annoiavo e la strega ha già capito che con me non si scherza.”
“Mi stai forse dando della stupida?!” ringhiò la ragazza.
“Mmh, chi lo sa …” rise divertito Joahnn.
Bloody si spostò su un masso lì vicino, subito seguita dal lupo mannaro. Il demone rimase fermo a guardare le stelle.
“Sai, è divertente …” cominciò. “Voi esseri umani credete di essere sempre nel giusto. Se vi accade qualcosa di brutto pensate di soffrire più degli altri, diventando così egoisti ... ma non siete tutti uguali, anzi, alcuni di voi cercano di cambiare ... È questo che mi affascina di voi: siete tutti diversi.”
“Tu che ne sai, non sei neanche umano!” ribatté Anna.
“Nel corso della mia vita ne ho incontrati tanti, di umani. Molti erano egoisti, mentre altri, nonostante soffrissero, cercavano di andare avanti, aiutando altre persone … certo che siete davvero divertenti e curiosi, voi umani” espose il suo pensiero Joahnn.
“Almeno non parli a vanvera come la tua amichetta” commentò Bloody, che aveva ascoltato attentamente.
“Prima mi hai incuriosito. E così credi di sapere che cosa sia il vero inferno?”
“Se lo vivo una volta basta per l'eternità, no?”
“Pft ... Si riaggancia al discorso di prima. Credi di aver passato l'inferno, quando in realtà non sai nemmeno che cos'è l'inferno.”
“Allora dimmelo tu cos'è l'inferno.”
“Non è una cosa da spiegare, ma solo provandolo sulla propria pelle lo si può capire …”
“Allora ho ragione, no? Il mio inferno l’ho già passato.”
“Cosa potevo mai aspettarmi ...” sospirò deluso il demone. “Sei umana, dopotutto.”
“E tu come fai a dire che io sono un'umana?” chiese Bloody, alludendo alla sua trasformazione.
“Lo si vede da dieci chilometri che lo sei” rispose Joahnn, fissandola con curiosità.
“Ora che hai da guardare, pesce lesso?” si irritò lei.
“Sei arrogante, quindi divertente” rispose lui sorridendo.
“Tzs, sei noioso. Andiamo Segugio.”
Entrambi si alzarono e tornarono nel loro covo.
Joahnn li guardò allontanarsi, poi alzò la testa e ammirò le stelle. Chiuse gli occhi e il pensiero di una persona lo fece sorridere malinconicamente. Scomparve.



***Angolo Autrice***
Beh, le ragazze non fanno molto per aumentare la simpatia ^^'
Il momento dello scontro si avvicina!
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Piano ***


“Ricapitolando”, disse Slenderman con tono stanco, “ la tua Proxy è stata rapita da due donne che ce l’hanno con te …”
“Sì” confermò Offenderman.
“Le stesse che hanno sparato a Kagekao …”
“Esatto.”
“E tutto questo ti è stato riferito da un demone mai visto prima.”
“Già. Ma ora lui non c’entra.”
“Concordo” fece Satàna.
Lei e i due fratelli parlavano in biblioteca, isolati dal resto della magione.
“Va bene, chi c’entra allora?” sospirò Slendy.
“Quel tipo …”
“Joahnn” ricordò Sat a Smexy.
“Sì, lui ha detto che sono state Bloody Wolf e the switcher. L’ultima non ho davvero idea di chi sia, ma la prima sì. L’hai conosciuta anche tu, la mia ex- Proxy, che ora caccia gli stupratori …”
“Mh, sì. A quanto pare ha trovato un’alleata con cui fartela pagare per averla segregata e torturata tutti quei mesi.”
“Non solo quello …”
Offenderman prese una sigaretta, ne passò una a Satàna e le accese.
“Sai che l’ho lasciata scappare perché stanco delle sue ribellioni” proseguì dopo un paio di tiri. “Non sai che le ho sterminato la famiglia.”
“No, infatti. Questa mi giunge nuova.”
“Beh, in quel periodo ero un po’ giù e stressato, così dopo una bevuta …”
“Povero caro” mormorò Sat accarezzandogli un braccio.
“Perché non l’hai uccisa a suo tempo?”chiese Slenderman.
“Ricordi quando mi hai chiesto se la donna che mi ha fatto diventare così è ancora viva?” domandò Offender alla succuba.
“Sì. Mi avevi detto che lo è.”
“Già, metaforicamente. Anna è la sua pronipote.”
“Questo risponderebbe a me?” chiese ancora Slendy, dubbioso.
“Ti devi accontentare, fratello. Ora mi dici se mi presti qualcuno per liberare Becky?”
“Prendi chi vuoi, tranne i miei Proxy. Io dispongo solo di loro. E delle bambine.”
“Bene. Ci aiuti a formulare un piano?”
“D’accordo. Abbiamo un’ex- Proxy e una strega?”
“Sì” rispose Satàna. “Joahnn ha detto che poteva accorgersi della sua presenza, ma naturalmente i demoni battono le streghe.”
“E lui interverrà?”
“Probabile.”
“Appena saremo al castello mi farò spiegare bene da Becky chi è” sbuffò Smexy.
“Io posso andare a cercare informazioni all’inferno, mentre aspettiamo” dichiarò la succuba.
“Aspettiamo cosa?” chiese Offy.
Fu Slenderman a rispondere: “Che ci contattino loro. In teoria ora noi non dovremmo sapere che fine ha fatto la tua Proxy.”
“Capito.”
“Ora vai dì là e vedi chi è disposto a seguirti, così sapremo come organizzarci.”
Offenderman obbedì. In molti aspettavano in salotto che la riunione privata finisse. Quando Smexy uscì, tutti si fecero silenziosi nonostante le molte domande che volevano porgli.
“Allora, avete saputo del rapimento?”
“Sì.”
“E volete punire chi ha osato tanto?”
“Sì!”
Il secondo sì non fu unanime, ma non importava. Smexy rientrò nella biblioteca. A seguirlo furono Kagekao, Sadie, E. J., Laughing Jack e Jill, Nina, sorprendentemente anche Jeff, Ben, Judge Angel e Bloody Painter. Slenderman si oppose all’entrata di Rouge e Graffiti.
“Ma Becky è nostra amica!” protestò quest’ultimo.
“Non mi interessa, non posso permettermi di perdere Proxy.”
I due tornarono imbronciati in salotto.
“Allora, che si fa?” domandò Jeff.
“Siete … dodici, tredici se viene l’altro demone” li contò Slendy.
“Che sfiga” mormorò Jill.
“Dovreste bastare” commentò lo Slender mentre poggiava sul tavolo il foglietto consegnato da Joahnn. “Questa è la casa dove hanno portato Becky” spiegò poi ai presenti. “Non sembra molto grande, ma forse ci sono passaggi segreti.”
“Non possiamo fare irruzione e basta?” chiese Laughing Jack.
“Sì, una parte di voi lo farà per distrarle.”
“Che hai in mente?”domandò Smexy al fratello.
“Ecco, potreste entrare tutti all’assalto tranne un paio che si occuperanno esclusivamente di liberare Becky.”
“Lo faccio io” si offrì Kage.
“Io preferisco farla pagare alle due pu ...” disse Offenderman.
“Vado con il demone” lo interruppe Joahnn, materializzandosi sul divanetto.
Tutti lo guardarono, sorpresi e confusi. Il ragazzo li ignorò.
“Allora voialtri pensate a combattere” concluse Slenderman.
“Non è granché come piano” notò Sat. “Ma meglio che niente …”
“Io mi rifaccio vivo quando si entrerà in azione” si congedò Joahnn, scomparendo.
“Credo di odiarlo” commentò Smexy.
“Ok, vado a prendere qualcosa di più grande del mio bisturi” fece E. J. alzandosi.
Anche gli altri uscirono.
“Io vado all’inferno a vedere se scopro qualcosa sul conto delle nostre avversarie o di Joahnn” disse la succuba, rivolta a Offender.
“Va bene, ti aspetto al castello.”
Slenderman rimase solo in biblioteca. Riprese il libro che stava leggendo prima dell’arrivo di Offenderman e risprofondò nella lettura.

Satanà riuscì a scoprire che the switcher era una strega che aiutava i demoni incorporei ad acquisire un corpo in cambio dell’eterna giovinezza. Probabilmente Offenderman l’aveva trattata come qualunque umana e adesso lei voleva vendicarsi. Di Joahnn, invece, nessuno sapeva niente.
La succuba decise di prendere delle precauzioni. Per ora il demone si era mostrato amichevole, ma non si poteva mai sapere. Andò da un suo cugino. Non che fossero davvero parenti, ma era una forma di rispetto fra demoni.
“Disturbo?” chiese, appena entrò nel suo reame.
“Oh, Nina. Stavo quasi per andarmene” le rispose un demone completamente nero.
Era alto, muscoloso, con una lunga coda e una specie di criniera fatta di tentacoli. Sul viso non si scorgevano bocca o naso, ma solo due grandi occhi rossi.
“Ciao, Blackheart. Mi chiedevo se hai saputo del nuovo arrivato.”
“No. Che ha di speciale?”
“Beh, viene da un’altra dimensione.”
“Interessante. Appena ho tempo vedo di conoscerlo.”
“Sai, lui ha sentito parlare di te e dice che nessuno qui è al suo livello” proseguì lei, per incuriosirlo ancora di più.
“Difficile affermarlo se non si è confrontato con nessuno. Come si chiama?”
“Joahnn.”
“Nome umano. Lo era prima di essere demone?”
“Non lo so. L’ho conosciuto solo perché è innamorato di una mia amica. È per lei che sono qui, non voglio avere problemi in futuro.”
Blackheart rimase in silenzio, pensieroso.
“Devo occuparmi dei Tartariani e c’è lo spettacolo di Julie fra pochi giorni, poi potrò conoscere questo demone” promise.
“Grazie, cugino.”
“Sai toccare i tasti giusti” sorrise Blackheart. “Lamia muore di nostalgia.”
“Uff, l’ho portato a letto una volta e ora non si scolla più. Credevo che fosse intelligente.”
“Infatti, va in tilt solo con te. A presto, Nina.”
“Ciao, Blacky.”

Un paio di giorni dopo Rosalie entrò assieme a Bloody Wolf nella sala in cui Becky era stata lasciata sola.
“Assassina, sei ancora lì?” chiese.
“Perché, dove potrebbe essere sennò?” fece sarcastica Anna.
“In qualche fast food ad ingozzarmi” rispose l’albina.
“Sono felice! Presto avrò la mia vendetta!” annunciò Rosie sorridendo.
“Che cosa stupida ...” si limitò a sospirare Becky.
Ma la strega non le diede retta. Pochi minuti prima aveva spedito un essere alato al castello. Ormai Offenderman doveva essere stato avvisato.
In effetti il demone era appena arrivato a destinazione. Smexy si era sorpreso di aprire la porta a quella strana creatura. La bestia gli aveva lasciato la lettera ed era tornata volando dalla sua padrona. Offenderman richiuse la porta, ricostruita da Satàna, si accomodò accanto al camino e lesse la missiva.
Offenderman, la tua Proxy è al sicuro e continuerà ad esserlo se domani, prima di mezzanotte, ti presenterai nel mio rifugio (le indicazioni per raggiungerlo le trovi sul retro).
Smexy interruppe la lettura per verificare che si trattasse dello stesso posto indicato da Joahnn. Le informazioni coincidevano.
Vieni da solo, se non vuoi che altri facciano la fine del tuo amichetto mascherato.
Evidentemente loro non sapevano che Kage era ancora vivo.
Il resto ti sarà più chiaro quando sarai qui, per ora ti basti sapere che la pagherai per tutto il male che ci hai fatto.
Offenderman appallottolò il foglio e lo lanciò nel fuoco. Era arrabbiato, e molto. Se non fosse stato per Joahnn, a quell’ora sarebbe stato molto più agitato, non sapendo che fine avesse fatto Becky né per colpa di chi.
Vedremo chi sarà a pagarla” pensò lo Slender.



***Angolo Autrice***
Nel prossimo capitolo c'è la lotta!
Blackheart è un demone della Marvel e uno dei miei personaggi preferiti, non so perchè.
A presto!
P. S.: preparate i fazzoletti

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Battaglia ***


Un quarto d’ora a mezzanotte. Rosalie passeggiava su e giù in una stanza, agitata. Preoccupata. Il suo piano stava per essere compiuto, però aveva un brutto presentimento. Vide i demoni spostarsi nella camera d’ingresso, pronti ad accogliere chiunque sarebbe entrato in quella casa. La strega si costrinse a fermarsi, continuando comunque a stropicciarsi le mani.
“Non verrà da solo” mormorò.
“E chi si porterà dietro?” domandò Bloody, molto più tranquilla. “I Proxy del fratello?”
“Non lo so, può darsi.”
Rosie riprese a muoversi.
“E tu ti preoccupi per loro?” si stupì Anna.
“No ... ma complicano le cose.”
“Se si tratta dei Proxy posso pensarci da sola.”
“Non sono loro.”
La strega si fermò. Consultò il suo specchio magico, dove pian piano apparve un’immagine dell’esterno.
“Che vuoi dire?”
“Ci sono Jeff, Nina, alcuni che non conosco ...”
“Tranquilla, andrà tutto secondo i piani” la rassicurò Bloody.
Rosalie annuì, pensierosa. Loro due dovevano occuparsi solo di Offender, i demoni di tutti gli altri.
“Vieni, lasciamo che per primi ci pensino i miei demoni.”
“Agli ordini, socia.”

“È una casetta piccolina” commentò Laughing Jack girando intorno all’abitazione.
“Sfondo io la porta!” si prenotò Jeff.
Il killer prese la rincorsa, ma fu bloccato da Eyeless Jack.
“D’accordo che ci aspettano, ma vuoi proprio avvertirle del nostro arrivo?”
“E poi la porta è aperta” disse Judge Angel girando la maniglia.
Alcuni ridacchiarono.
“Ricomponetevi” li rimproverò distrattamente Satàna. “E state pronti, avremo presto compagnia.”
Le Creepy annuirono, serie, ed entrarono nella casetta di legno. Tutte le stanze erano vuote. Una botola era aperta apposta per loro. Si scambiarono sguardi titubanti prima di scendere.
“Qui è così buio” sussurrò Nina.
“Sentite anche voi strani versi?” domandò Painter.
“Sì” mormorò Sadie.
I versi divennero più distinti mano a mano che scendevano. Ebbero appena il tempo di registrare che in quelle grotte vi erano mobili, poltrone e altre cose che si trovano solitamente in casa, prima che gli esseri al comando della strega li assalissero. Quelli diventati così da poco, come Kirsten, scapparono alla loro vista, ancora troppo bambini per non temerli, ma gli altri mirarono a ucciderli. Quanto ai dieci demoni, loro scomparvero alla vista di Satàna. Si ritenevano già fortunati ad avere un corpo, non avevano alcuna intenzione di perderlo o peggio.
“Cosa cazzo sono queste cose?” gridò Ben per farsi sentire.
“Non lo so” rispose Jill mentre ne tagliava uno con la motosega. “Pensa a farli fuori.”
“Ahaha! Perché uccidere solo umani? Posso essere letale anche per i mostri!” esclamò Jeff accoltellandone uno. L’essere gemette e il killer infierì ancora con Colty.
“Così opera un angelo” disse Judge Angel soddisfatta. Ne aveva già decapitati tre.
“Ehm, sbaglio o quello era già morto?” domandò Sadie dopo pochi minuti.
“Ho l’impressione che il numero non diminuisce” fece Painter. “Quindi o arrivano rinforzi o …”
“Sono sempre gli stessi” confermò Satàna.
“Beh, sto cominciando a stancarmi” disse Offenderman mentre stritolava due esseri.
“Continuiamo ad avanzare, qui siamo troppo accerchiati.”
Le Ceepy seguirono il consiglio di E. J. Combattere fu più facile, ma i demoni sono immortali e semplici armi non li avrebbero fatti discendere all’inferno. Ad un tratto uno di loro si avventò su Jeff, aggrappandosi alla felpa e cominciando a scavare solchi nella sua carne. Il ragazzo urlò e sbatte contro le pareti rocciose per liberarsi.
“Nessuno tocca il mio Jeffy!” si arrabbiò Nina.
Gli tolse di dosso la bestia con uno strattone e lo finì a coltellate.
“Tutto bene, amorino?”
“Sì, certo, avevo tutto sotto controllo.”
Jill, avanzando, scorse Bloody. Puntò su di lei. La mora la annusò.
“Caramelle e dolci vari? Odore strano.”
“Il migliore che c'è!”
Jill mandò su di giri il motore della sega e le si avventò contro. Ma la sua era un’arma pesante. Bloody la evitò facilmente, riuscendo a graffiarle la faccia. La bianconera non ebbe tempo per tentare un altro assalto contro di lei, poiché fu accerchiata da mezza dozzina di mostriciattoli.
“Isoliamo Offender” disse Rosalie all’alleata.
Era giunto il momento propizio. Infatti lo Slender era stato messo all’angolo da un paio di esseri simili a grossi lupi e per non fare una brutta fine si era teletrasportato nella stanza vicina, vuota.
“Finalmente ci siamo” gioì la strega, entrando nella camera.
“Una bambina?” si sorprese Smexy.
Bloody seguì Rosalie, assumendo inconsapevolmente un aspetto lupino appena vide l’odiato ex- padrone.
“Siamo al circo?” rise Offenderman. Non poteva credere che quelle due gli stessero causando tanti problemi.
“Ridi pure, finché puoi” disse Rosie, calma.
“La pagherai cara ... bitch!” esclamò Bloody Wolf.
“Oh, sono qui” la invitò Smexy.
Bloody non resistette alla provocazione. Gli saltò addosso, ma Offender era preparato e la ricacciò indietro con i suoi tentacoli.
“Fanno sempre più schifo quei cosi” commentò Anna.
Rosalie lo immobilizzò contro la parete con un incantesimo. Il mostro era davanti a loro, momentaneamente indifeso, come avevano sognato da quando la loro vita era stata distrutta.
“Bloody, purtroppo non possiamo divertirci quanto avremmo voluto” fece la strega, solo in parte rammaricata.
“Facciamo come lui ... rapidamente.”
“Non mi piace questa allusione” disse Offender divincolandosi.
“Cos'è che volevi fare con il suo cuore?” lo ignorò Rosie.
“Lui ha polverizzato il mio, ora tocca al suo fare la stessa fine” rispose l’ex- Proxy con uno sguardo da psicopatica.
Tuttavia Offenderman non ne fu intimidito. Anzi, smise di divincolarsi e ridacchiò.
“Che carine che siete, fate quasi pena.”
“Oh, povero illuso padrone” lo prese in giro Anna.
“Ora ho una Proxy migliore, come già sai.”
“Un'assassina come te ... un altro mostro. Per te sarà già tanto morire rapidamente” replicò Rosalie, furiosa.
“Poverina, ormai non tornerà ... ha sofferto tanto per nulla” mentì Bloody.
“Joahnn non sarà contento” si limitò a commentare lui. Se solo avesse potuto muoversi …
“Sbrigati, si avvicinano” avvertì Rosie.
“Adesso basta!” si sentì dall’altra sala.
Stufa di quella situazione, Satàna evocò le fiamme infernali. Le spedì sui mostri, che urlarono di dolore e paura e fuggirono.
“Grande! Bel colpo!” si complimentarono le Creepy.
Gli oggetti cominciarono a bruciare.
“Ehi, bastarde” le richiamò la succuba, separando Bloody da Offender prima che lei potesse mettere in atto la sua minaccia.
“Cazzo” ringhiò la ragazza ritraendosi in fretta per non scottarsi.
La strega pronunciò immediatamente un incantesimo che fece apparire getti d’acqua, ma il fuoco divampò lo stesso.
“Siamo fottute, vero?” chiese Bloody.
L’alleata non le rispose: le fiamme avevano cominciato a divorare il suo vestito e lei, atterrita, tentava di spegnerlo. Anche Bloody si diede da fare, inutilmente. Quando il fuoco le raggiunse i capelli, Rosalie urlò.
Ciò riscosse le Creepy.
“Ehm, di sopra è tutto di legno, giusto?” ricordò Ben.
“Cazzo, fuoco in una casa di legno!” esclamò Jeff.
“Li ha mandati via, no? Ora andiamo anche noi” disse saggiamente E. J.
Ripercorsero la scala, di corsa. Erano trionfanti e ridevano. Smexy e Sat li seguirono, uscendo per ultimi.
“Un bel rogo per una strega” commentò la donna.
“Ora capisco perché le bruciavano” ghignò Offender.
Nel rifugio sotterraneo erano rimasti solo Rosie, Bloody e Segugio.
“Segugio, va fuori!” ordinò Anna.
Il lupo mannaro guaiva pietosamente, consapevole che la sua padrona stava morendo in uno dei modi più dolorosi al mondo. Ignorò il comando di Bloody.
“HO DETTO ESCI!!”
Segugio l’accontentò, più o meno: uscì dalla stanza, aspettandola vicino alle scale. La ragazza non sapeva che fare, se mai c’era qualcosa che potesse ancora fare. Ancora una volta, qualcuno a cui era legata era morto e lei non aveva potuto impedirlo. Rimase lì anche quando la strega smise di urlare e di muoversi, paralizzata. Sarebbe morta se Segugio non fosse tornato per portarla fuori. Bloody ci mise un po’ a riprendersi, per via del fumo inalato, ma poi fece spuntare fulmineamente le orecchie lupine.
“Dimmi che era tutto un sogno” supplicò Segugio.
“Rivoglio Rosie” pianse lui.
“Anche io … Non posso credere di aver perso ancora una persona cara ...”
Anna lo strinse, piangendo con lui. Dopo qualche minuto e qualche triste ululato, il dolore parve più gestibile.
“Ora che faccio?” le domandò Segugio, sfinito.
“Prima di tutto ci serve un posto dove stare.”
“Vengo con te?”
“Certo. Non potrei mai abbandonarti, amico.”
“Ora ho solo te” disse Segugio, leccandola.
“E io te” rispose Bloody.
I due amici si incamminarono nel bosco, in cerca di un posto sicuro lontano dal territorio delle Creepy.



***Angolo Autrice***
La mia OooooCcccc! T^T
Poveri anche Bloody e Seg :'(
Beh, avevo avvisato. Nel prossimo le cose sono un po' più felici, ma servono i fazzoletti se vi commuovete facilmente.
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Liberazione ***


Kagekao e Joahnn, come concordato, non entrarono insieme agli altri. Attesero che i rumori della lotta si facessero più distanti, poi scesero anche loro nel rifugio della strega. Per evitare di essere coinvolti nella battaglia, Kage si arrampicò e Joahnn fluttuò finchè riuscirono ad individuare la stanza in cue era rinchiusa Becky. La Proxy era distesa nella bolla e sembrava addormentata.
“Becky!” la chiamò Kage, avvicinandosi.
Joahnn distrusse la bolla con un solo colpo e prese la ragazza fra le braccia.
“Sta bene?” gli chiese Kage, preoccupato.
“Sì, è solo svenuta” lo tranquillizzò lui, altrettanto sollevato.
“Bene. Portiamola fuori.”
Il demone fece un cenno affermativo. Kagekao esaminò la situazione e dette il segnale di via libera. Uscirono come prima, solo che stavolta Joahnn teneva stretta Becky.
“Ti proteggerò per sempre, mia principessa. Non scordarlo mai: ich liebe dich” sussurrò teneramente il demone una volta che furono fuori. Poi, ad alta voce: “Beh, è stato un piacere demone ... Addio.”
Cominciò ad avviarsi nella boscaglia, sempre con Becky fra le sue braccia.
“Dove credi di andare?!”
“A casa.”
“Non con lei!”
“E perché? ... Vorresti provare a fermarmi?” chiese Joahnn con un sogghigno da psicopatico.
“Sì!” rispose Kage, con la maschera che mostrava una smorfia arrabbiata. Offenderman gli aveva raccomandato di tenerlo d’occhio, e a quanto pareva aveva ragione.
“Bene allora ... Sono qui ...”
Kagekao estrasse gli artigli e lo assalì, ma il demone evitò tutti i suoi attacchi molto facilmente, senza smettere di ghignare beffardo. Sentendo il ringhio infastidito dell’altro, decise di fare sul serio: depose Becky ai piedi di un albero mentre Kage si arrampicava su un altro, sperando di coglierlo di sorpresa.
“Ah, e così tu vorresti ricordare …” disse Joahnn spostando lo sguardo fra i rami. “Vorresti ricordare i tuoi genitori ... e che cosa gli è accaduto.”
Kagekao lo ascoltava attentamente, con una smorfia triste, ma non osava rispondergli.
“E vorresti anche ricordare …”
“Joahnn, sta’ zitto” lo riprese Becky, appoggiata all’albero.
“Sei sveglia” sorrise lui, per nulla turbato.
“Sono davvero così importante per te?” gli domandò esitante lei, guardandolo negli occhi.
“E lo chiedi anche? Per me... sei la persona più importante che possa esistere!”
Intanto Kage si era spostato silenziosamente fino a trovarsi sopra Joahnn. Calò giù per artigliarlo, ma ancora una volta il demone si scansò agilmente.
“La vuoi finire? Non voglio combattere!”
“Mi hai sfidato!”
“Lo so! Ma adesso lei è sveglia, che senso ha combattere?”
“Oh, vuoi fare bella figura ...”
“Kage, finiscila” intervenne Becky.
Si posizionò davanti a Joahnn e parlò in italiano per non farsi capire dall’amico.
“Perché sei qui?”
“Come perché?” replicò il demone nella stessa lingua. “Mi hai chiamato tu.”
“Non sei qui perché ti ho chiamato ...”
“Hai ragione ... Sono qui ... per mantenere la mia promessa.”
Becky spalancò gli occhi.
“Che state dicendo?” domandò Kage, confuso e risentito per essere stato escluso.
L’albina tornò a parlare in inglese, ma ciò che disse non fu lo stesso comprensibile per l’amico: “Non è ancora il momento. Se mai verrà il momento ti chiamerò io ... Però, ora ho degli amici ... e non li abbandonerò cosi facilmente! Neanche se dovessi morire una seconda volta ...”
Joahnn fu sorpreso da quel discorso, ma poi sorrise dolcemente. Le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla.
“Capisco … Ma ricorda: per qualunque cosa chiamami e io correrò ad aiutarti.”
Detto ciò scomparve.
“Quel tipo non mi piace per niente” affermò Kage.
Becky non rispose, continuando a fissare davanti a sé, dove pochi istanti prima c’era Joahnn.
“Becky, tu non andrai mai con lui, vero?”
“Chi lo sa ...” fece lei, depressa.
Ora che Joahnn se ne era andato, Kage era felice di rivedere l’amica. La abbracciò.
“Stai bene? Quelle non ti hanno nemmeno toccata, giusto?”
“No, non mi hanno toccata” rispose ricambiando.
Becky ricordò le parole sussurate da Joahnn mentre era svenuta ed arrossì.
“Speriamo che gli altri escano presto” mormorò Kage. Si accorse della sua distrazione. “Non pensare a quel demone, Sat dice che ha la soluzione.”
“Eh? Che soluzione?” sussultò lei.
“Un suo amico ... Non abbiamo parlato molto di questo, la priorità era farti uscire da lì” rispose lui indicando la casetta e notando solo ora che fuoriusciva fumo.
“A-aspetta! Cosa volete fare?”
“Dirgli di lasciarti in pace in modo che possa capire ... Sat ha usato queste parole.”
Becky scosse la testa con vigore.
“Voi non dovete fare niente! Capito? Lui non verrà piu! Arriverà solo se chiamato da me!”
“Allora se non verrà mai più ... perché dovresti chiamarlo?”
“Non lo so” sospirò la Proxy. “Ma lo chiamerò, in futuro. Questo è certo.”
“Non ti capisco .”
“Fa niente, non è importante ... Però... cosa dovrei farci con questo?”
Cacciò fuori dalla tasca un fogliettino. Aprendolo si rese conto che Joahnn le aveva lasciato il suo numero di cellulare.
“Me lo ha messo lui in tasca” mormorò.
Kagekao lo guardò brevemente, poi si voltò udendo degli schiamazzi. Becky invece si rimise il foglio in tasca e, persa nei suoi pensieri, non si accorse dell’arrivo degli altri.
Ormai anche la casa era a fuoco. Le Creepy corsero fuori e si voltarono per vederla bruciare. Qualcun altro invece corse verso i due amici.
We are the Champions! La strega è crepata!!” li informò Jeff urlando.
Becky lo sentì e si girò verso di loro, vedendo che Offenderman l’aveva quasi raggiunta.
“Smexy!” gridò cominciando a piangere. Si lasciò cadere in ginocchio. “M-mi dispiace ... È tutta colpa mia ...” singhiozzò piano.
Offenderman la alzò da terra e la strinse a sé, contento di vedere che stava bene.
“Shhh, niente è colpa tua” la consolò accarezzandole i capelli. “Oh, come sono felice di riaverti!”
La ragazza spalancò gli occhi a quelle parole d’affetto. Singhiozzò più forte e lo strinse di più. Le Creepy continuarono a guardare la casa bruciare, lasciandoli in pace. Solo Satàna si avvicinò e, passato un braccio attorno alle spalle di ciascuno, disse: “È finita, tesorino e dolcezza. Adesso si torna a casa.”
Becky le sorrise e annuì, senza rendersi conto delle lacrime che continuavano a scorrere. Offenderman afferrò con i tentacoli Kagekao, poco distante, mettendolo vicino a Becky e Satàna.
“Non mi importa se gli altri schiattano” confidò, “voi dovete rimanere con me per sempre.”
Loro risero e la sua Proxy annuì con grinta.



***Angolo Autrice***
Aw! Smexy è Aw!
*Continua così per un po'*
Ehm, pucci Becky e Joahnn, peccato che lei non ricambi l'amore di lui.
E odio la sensibilità di Jeff T.T
Alla prossima!
P. S.: per Creepy's got Mediaset è ancora possibile mandare gente.

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Interludio ***


Il giorno dopo le Creepy erano cotte. Erano rimaste davanti alla casa fino a che questa era solo cenere, poi avevano festeggiato fino all’alba, comprese quelle rimaste alla magione.
Verso le undici del mattino Satàna si alzò per fare colazione. Becky entrò in cucina mentre lei mangiava latte e cereali e si servì a sua volta.
“Dormito bene?” le chiese la Succuba.
“Oh, sì, grazie. E tu?”
“Sì, anche se Smexy russa” scherzò Sat, facendola ridere.
“Ah ... Volevo chiederti una cosa” fece la Proxy.
“Dimmi.”
“Che- che cosa hai intenzione di fare a Joahnn?”
“Io niente, ma conosco qualcuno che può parlarci e dirgli di lasciarti in pace.”
“Beh, ti prego di non contattare questa persona.”
“Ehm … posso annullare” rispose Sat, leggermente imbarazzata.
“L'hai già contattata? Sì, annulla.”
“Come vuoi.”
La succuba inviò un messaggio al cugino, spiegandogli che Becky stava bene e non c’era più bisogno di parlare con Joahnn.
“Grazie. Meno male” sospirò l’albina.
“Oh, ha risposto” notò Sat poco dopo.
“Mmh?”
“Ehm, lo vuoi tradotto o con testuali parole?”
“Eh?”
“Va beh, dice che lo vuole conoscere ma non dirà niente di te.”
“Ok ... E con testuali parole?”
Si fotta la ragazzina, mo’ ci vado” lesse Sat.
“Ah ... Bene” annuì Becky poco convinta. “E chi sarebbe questo tuo amico?”
“Un demone.”
“Sì, lo avevo capito. Ma chi?”
“Si chiama Blackheart. Dubito che tu lo conosca.”
“Mmh ... Mi è familiare …”
Subito dopo cominciarono ad alzarsi anche gli altri e Becky non ci pensò più.

Lei, Satàna e Offenderman rimasero alla magione fino a Capodanno, trascorrendo momenti allegri e spensierati. Dopodichè Smexy e Becky tornarono al castello, la succuba in una casa vicina, anche se trascorreva molto tempo con la sua dolcezza. Tanto che una sera …
“Mi devi pagare l’affitto, Sat. Sei quasi sempre qui.”
“Se ti disturbo me ne vado” rispose la succuba continuando a fumare tranquillamente la sua sigaretta.
“Perché invece non, sai … abiti proprio qui?”
Lei sorrise.
“Devo sbrigare alcuni affari con i Thunderbolts, ma poi sì, perché no?”
“Bene.”
Il discorso si chiuse così. Più o meno. Loro due non parlavano molto della loro storia, ma tutto ciò che occorreva sapere se lo comunicavano lo stesso, in un modo o nell’altro. In fondo era proprio necessario dire ti amo a voce quando era così evidente nelle loro azioni?
Anche la relazione fra Kagekao e Sadie era cresciuta, la loro però era molto più romantica. Ormai si confidavano tutto ed erano inseparabili.
Nonostante i piccoli litigi, si ebbe un periodo di pace e tranquillità che durò per tutto gennaio. Le Creepypasta continuarono ad uccidere indisturbate, ad ubriacarsi o a divertirsi alla loro maniera.
I primi cambiamenti da questo felice stile di vita si ebbero a febbraio …



***Angolo Autrice***
Ringrazio chiunque sia giunto fino alla fine, in particolar modo chi ha recensito!
Bye bye!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3334172