Effetto placebo

di Levi Arctic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** i. ragazzi svitati e professori sexy. ***
Capitolo 2: *** ii. sbruffoni e svampiti ***



Capitolo 1
*** i. ragazzi svitati e professori sexy. ***


L'aeroporto è grande e pieno di gente. Famiglie, manager, direttori e ragazzi. Un via vai di persone che camminano avanti e indietro con le valigie dietro di loro.

Cammino verso il check-in osservandole. Noto una famiglia che abbraccia l'appena arrivata accogliendola con pianti e baci. Deve essere stata via molto tempo. Sorrido per la scena.

Chissà invece cosa ci ritroveremo noi quando arriveremo a Seul.

Jaebum, mio fratello più grande, è fastidiosamente tranquillo.

Dannazione, stiamo cambiando città. Stiamo lasciando tutto quanto. Tutti quei ricordi, sia belli che brutti, tutte quelle esperienze che ci hanno portato a come siamo. Tutti i nostri amici, la nostra casa, la nostra via del buio, tutte quelle fughe, in motorino e in macchina, anche quei professori che volevano bocciarti. E soprattutto stavamo lasciando lui, la persona che ci ha rovinato la vita per 17 anni. Nostro padre.

Il suo sguardo si sposta frettoloso sulle persone davanti a noi nella fila.

«Jaebum» lo chiamo.

Si gira verso di me e mi lancia un'occhiata interrogativa.

«Non mi hai ancora detto perché hai così voglia di andartene»

Lui sbuffa, quella frase la sentita per l'ennesima volta.

«Wave» inizia «è meglio per noi» finisce.

Ci rifletto un attimo e ammetto che ha ragione. Non ci faceva stare bene lì. Poi ho voglia di rivedere nostro zio e pure Yun e Haneul. Le mie vecchie amiche. Anche Jaebum ha un amico a Seul. Si chiama Jackson ed è fratello di Yun. Venivano spesso a casa nostra. Tutte e tre si trasferirono un paio d'anni fa a Seul per lavoro. Adesso tocca a noi.

Arriva il nostro turno.

Facciamo il check-in e andiamo verso l'aereo. 

Seul è sempre bella vista dall'alto. Grattacieli, campi verdi, la solita capitale.

Entriamo in aeroporto e cerchiamo nostro zio. Non lo vediamo da anni. A Seul, quando c'era mamma venivamo molte volte in vacanza.

Notiamo subito un uomo dalla trentina d'anni che tiene in mano un cartellone con scritto: "Lee Wave baboo e Lee Jaebum baboo". Io e Jaebum ridiamo e gli andiamo incontro.

«Zio YoSu!» grido io nel vederlo. Jaebum sorride.

«Ma come siete cresciuti! Ecco qua i miei due baboo, mi siete mancati» dice lui abbracciandoci.

«Zio Yosu, tutto bene?» chiede Jaebum.

«Come sempre, a parte la tristezza di essere ancora single. Hey, non fatevi strane idee. Non sono gay» ribatte lui guardandoci puntando il dito.

Ridiamo ancora. Zio Yosu è divertente e simpatico. Non riesci a non ridere con lui.

«Wave dammi le tue valigie»

«E le mie?» chiede sorpreso Jaebum.

«Sei un uomo, ce la fai anche da solo baboo»

Rido per la faccia delusa di mio fratello.

La casa di zio YoSu è sempre grande e spaziosa come me la ricordavo.

Finalmente, io e Jaebum, abbiamo camere diverse.

Sì! Non potevo più dormire con uno che russa tutta notte e che parla pure.

Vado in cucina da zio che ci sta preparando il pranzo. L'odore che sento è ramen, vero? Zio, ti adoro.

Jaebum entra poco dopo e si siede vicino a me.

«Finalmente non dormo più con te» dice lui.

«Ya! Questo dovrei dirlo io baboo!» gli do una pacca sul braccio causando una sua risata.

«Quanto mi mancava questo ramen» farfuglia mio fratello che se lo sta ingozzando.

Zio ride per le sue azioni.

Finito il pranzo e i racconti sulla nostra vita a Jaebum arriva un messaggio.

«E' Jackson. Ha detto che c'è anche Yun. Vieni?»

«Certo!» dico felice. Quanto mi manca Yun, ci siamo sentite solo per messaggi e via webcam. Finalmente potrò rivederla.

Prima di andare salgo in camera e svuoto la valigia mettendo i vestiti negli appositi posti nell'armadio e nei cassetti. I libri li appoggio sullo scaffale insieme ai film.

Zio Yosu è partito da poco per andare a lavoro e per ogni evenienza ha detto di chiamarlo.

Dico «Le chiavi le tengo io» a Jaebum che ne ha perse già quattro paia della vecchia casa. Fa una smorfia e usciamo di casa. L'aria qui è calda, si sta davvero bene. Il sole splende e sono felice.

Jackson ci mandò la via del bar dove ci saremmo incontrati. Un bar in centro, non ci mettemmo molto ad arrivarci. Entriamo nel bar e cerchiamo i nostri amici. I tanti ragazzi che ci sono mi mettono confusione. Jaebum volta la testa a destra e a sinistra per cercarlo. Un ragazzo si avvicina a noi.

«Jaebum?» «Jackson?» dicono all'unisono. Ridono e si battono le mani. Si dicono le solite frasi: 'quanto tempo', 'sei cambiato' e addirittura 'mi sei mancato'.

«Wave? Sei tu?» sgrana gli occhi.

«Sei sempre il solito baboo» gli sorrido.

«Sì sei tu» ride.

Ci porta al tavolo e vedo Yun.

«Wave!» urla e mi salta addosso.

«Come stai? Il viaggio? Tuo zio come sta? L'ho visto un paio di volte! Oh come mi sei mancata!» ripete lei come una macchinetta.

«Quante domande, mi sei mancata anche tu» dico abbracciandola. Mi mancava la mia sclerata.

Ci sono altri tre ragazzi al loro tavolo.

«Loro sono Jaebum e Wave, dei nostri vecchi amici che si sono appena trasferiti qui. Non iniziamo a fare già brutte figure» dice Jackson.

«Ma dai, non ne facciamo mai» dice il ragazzo dai capelli rossi.

«Io sono Mark» dice quello che ha appena parlato dandoci un sorriso amichevole.

«Io sono Junior» questo ha i capelli neri.

Il ragazzo dai capelli dai capelli strani, castani con il ciuffo davanti a rosa si presenta «Io invece sono Bambam»

«Bambam?» chiedo io.

«Sì, è il mio soprannome» rido.

«E' davvero carino»

«Grazie!» sorride.

«Sì, ora basta. Lasciatemela» dice Yun con tono geloso.

«Sei la solita Yun, non mi lasci mai conoscere le tue amiche» le dice Mark.

«Perché sei stupido» inarca un sopracciglio facendo uno sguardo provocatorio tenendomi stretta al suo braccio. Lui sbuffa e ordiniamo finalmente da bere.

«Allora ci vediamo domani a scuola» ci saluta Mark con quel sorriso smagliante.

«Certo a domani!»

«Wave» sento un sussurro.

«Wave» sento dire più forte.

«WAVE!» sento urlare.

Scaccio un urlo e cado dal letto. Guardo in alto e c'è Jaebum con occhi assonnati.

«Alzati, la tua sveglia è in camera mia. Tu hai la mia» la prende ed esce dalla stanza.

Ma lui entra ed esce così come vuole? La privacy?

«Aish...» massaggio la parte dolorante e vado a prepararmi.

Jaebum mi sta aspettando nell'atrio.

Non vedo l'ora di vedere Yun e i ragazzi. Sono così simpatici e amichevoli. Non credevo di fare amicizia così velocemente. Sembrano sinceri.

Prendiamo l'autobus alla fermata che è completamente vuoto. Nessuno prende l'autobus qui? Che imbarazzo. Scendiamo a scuola e vediamo subito i quattro ragazzi con Yun che sbracciano le mani per farsi notare, degli studenti li stanno guardando male. Ridiamo. Sono così stupidi. Il sorriso di Yun non è mai cambiato. Sempre solare e disponibile che regala a tutti.

«Buongiorno» dico a tutti e loro ricambiano.

«Mark è stato stranamente gentile che è andato a prendere i vostri corsi della settimana. Mark?» lo chiama. Il ragazzo sbuffa un po' in imbarazzo, probabilmente Yun l'avrà costretto. Ci passa dei foglietti con scritto i corsi.

«Wave, questa mattina non abbiamo i corsi insieme» dice lei triste.

«Sarà per gli altri» rispondo io sorridendo per consolarla.

«Omo, dov'è la stanza 1307?» sgrano gli occhi. Prima ora letteratura.

«E' la classe in parte alla mia ti accompagno io» propone Junior.

«Davvero?»

«Certo! Andiamo» dice lui.

«Junior, trattala bene!» lo sgrida Yun.

Junior mi accompagna alla mia aula di musica, lui invece, nella classe in parte, ha matematica. Ci fermiamo in parte alla porta.

«Grazie Junior! Senza di te mi sarei davvero persa. Questa scuola è enorme» paragono con la mia vecchia scuola che era grande come casa nostra di adesso.

«Se ti serve qualcosa chiamami e io sarò subito da te» mi guarda negli occhi e rimane tra noi un silenzio imbarazzante. Arrossisco e, grazie, suona la campanella.

In classe c'è già qualcuno. Dei ragazzi e delle ragazze che mi sorridono, ricambio per educazione. Non conoscendo nessuno mi metto all'ultimo posto vicino alla finestra.

Il professore entra e mi fa presentare subito alla classe.

«Venga pure, signorina»

Stranamente non è vecchio, avrà circa trentacinque anni e ha il fascino del professore sexy.

«Mi chiamo Lee Wa...» non finisco di parlare che qualcuno entra sbattendo la porta. Un ragazzo con il cappuccio in testa. Neanche si scusa di avermi interrotto. Si siede veloce all'ultimo posto al lato opposto al mio e poggia la testa sul banco.

Ma guarda questo.

«Perdonalo. Continua prego» il rossore da rabbia scompare un po' dal mio viso. Odio le persone maleducate. Cosa ci vuole per dire un semplice 'scusa'? Sbruffone.

Il professore Sung Jo sta spiegando letteratura inglese, scrittore: William Shakespeare. Un classico.

«Allora signorino, vuole continuare per tutta l'ora a dormire? Se è così può anche andarsene» dice con tono freddo all'improvviso. Si riferisce al ragazzo che mi ha interrotto e non mi ha degnato, non ha degnato nessuno, di uno sguardo. Alza leggermente il capo, prende il suo zaino ed esce dalla classe. Il professore lo ignora e continua la lezione. Non ha rispetto per nessuno. Le ore passano così, presentazioni e presentazioni, alla fine ci troviamo tutti alla mensa.

«Com'è andato il primo giorno?» mi chiede Bambam mettendo i suoi palmi sotto il mento.

«Bene» dico io pensando al ragazzo di stamattina. Non è tanto per il fatto che mi abbia interrotto, ma il fatto del rispetto e dell'educazione con cui non l'ha neanche avuta con il professore che è stato davvero buono. Alla fine non lo conosco, potrebbe essere stato di cattivo umore ma non è un buon motivo per essere così sgarbati.

Cammino per andare al prossimo corso, leggo il numero dell'aula e SBAM.

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Vado incontro al ragazzo dal cappuccio.

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Capitolo 2
*** ii. sbruffoni e svampiti ***


«Oh scusami!» esclamo rossa in viso. Oh no, è lui. Alza un po' il capo, tanto quanto per vedermi.

«Guarda dove vai» mi dice freddo lanciandomi un'occhiata tagliente. Se ne va dritto per la sua strada. 
«Ya! Almeno io ti chiedo scusa! Gli urlo stringendo i pugni per controllarmi. Almeno io gli ho chiesto scusa.

Jaebum è andato via con Mark e Junior io li avrei raggiunti più tardi, voglio cambiarmi e mettere giù lo zaino.

Aspetto l'autobus in fermata. Sono da sola nessuno degli studenti prende questo pullman. Meglio così, posso godermi il silenzio della nuova città. 
Arriva un ragazzo. Oh no. Riconosco quel cappuccio. Non ci credo. E' una persecuzione! Cosa ci fa qua? Non può andare dove tutti stanno andando. 
Si appoggia al palo della fermata e ascolta la musica nelle cuffie. Muove la testa su e giù con piccoli cenni. 
Alza lo sguardo sul mio. Cambio subito direzione. Mette i brividi.

Arriva finalmente il pullman. Mi sento a disagio. Emana un'aura così fredda. Salgo sul pullman e trovo un posto libero. Quell'arrogante mi sorpassa veloce e me lo ruba. Sgrano gli occhi per la scena. Robe da non crederci. Che sbruffone. Vorrei dirgliene quattro ma c'è troppa gente sul pullman. Ecco che me la devo fare tutta in piedi. 
Stringo di nuovo i pugni per la rabbia.

Scendo nella mia fermata e stranamente, dato la mia fortuna, scende pure lui venendo nella mia stessa direzione. Lui è davanti a me, cammina lento, credo che stia andando a tempo di musica. Vedo casa mia e attraverso la strada. Pure lui lo fa. Lanciamo occhiate. No. Non può essere il mio vicino di casa. 







E per fortuna non lo è, entra in un'altra via. Scaccio un sospiro si sollievo ed entro in casa.

E' passata una settimana da quando siamo arrivati a Seul. 
«Buongiorno Wave, hai dormito bene?» mi chiede Zio Yosu mentre prepara il caffè. 
«Sì grazie, tu?»

«Sì, grazie anche a te. Stasera farò tardi, è sabato sera e c'è un evento al ristorante. Voi uscite con i vostri amici?» 
Penso se abbiamo organizzato qualcosa. Ah sì, andiamo ad una festa. 
«Sì, andiamo ad una festa» dico io bevendo il caffè. Zio sorride. E' felice che ci siamo ambientati. 
«JAEBUM E' PRONTA LA COLAZIONE!» urla lo zio per farsi sentire da mio fratello ancora nel letto.

Oggi esco con Yun a prenderci un gelato. 
«Allora Yun, che mi dici di te e Jaebum?» 
«Me e c-chi?» chiede lei balbettando. 
«Lo sapevo! Ho visto le occhiatine che gli tiri, che vi tirate» 
«Ma che stai dicendo! Lo conosco da quando era un ragazzino. E poi non è il mio tipo» precisa lei. 
«Quale sarebbe il tuo tipo?» 
«Ya Wave! Non chiedermi domandi difficili» 
Rido per il suo rossore sul viso. 
A Yun quando era piccola piaceva mio fratello, me l'ha detto un giorno quando lui e suo fratello stavano giocando in giardino a calcio. Non è cambiato niente.

Parlammo del più e del meno poi iniziammo a parlare del ragazzo dal cappuccio nero di cui non so ancora il nome. 
«Me lo trovo da ogni parte. Sul pullman, in classe, in corridoio, forse lo trovo anche in bagno a questo punto! E' una persecuzione!» metto le mani nei capelli dalla disperazione. «Non lo sopporto proprio! Con quel suo sguardo da sbruffone che continua a coprire» continuo disperata. 
«Un po' è normale che continuate a vedervi: siete nella stessa scuola» 
«Lo so Yun, ma la scuola è grande e io non incontro tutti i giorni le stesse persone. Faccio quasi a fatica a non scontrarmi ogni volta con lui. Adesso non posso distrarmi un attimo» lei ride alle mie parole. È ridicola come situazione. Lei dice che è destino, io dico che è sfiga
«Stasera Mark porta due suoi amici alla festa» 
«Più siamo meglio è».

Jackson ci è venuto a prendere a casa e subito dopo ci siamo diretti alla festa che è in un locale abbastanza grande. 
C'è tanta gente della scuola, così tanti visi famigliari. Yun è accanto a me dove facciamo un giro nella sala. Le luci cambiano dal blu al rosso all'arancio. La musica si imbatte forte nelle orecchie tanto da non sentire nient'altro. 
Ci avviciniamo al bar dove vediamo i ragazzi. 
«Volete qualcosa da bere?» ci chiede Mark. 
«Sì, io voglio un'aranciata rossa» rispondo io. 
«Sono arrivati!» esulta Mark dopo un po'. 
Si avvicinano due ragazzi. Uno castano e l'altro platino.

Non riesco ancora a vederli bene in viso. Si muovono veloci tra la gente.

Mi giro a prendere la mia aranciata.

Sento dire «Loro sono Daehyun e Myungsoo».
Mi volto per conoscerli e mi ritrovo lui. Il ragazzo del cappuccio.

- terza persona -

Tutti e due rimangono a bocca aperta per svariati secondi con gli occhi dei loro amici puntati addosso, con espressioni interrogative. L'aranciata cade dalle mani di Wave. 
«E' lui, lo sbruffone arrogante...» sussurra lei. 
«E' lei, la svampita senza autocontrollo...» sussurra lui. 
Ma non si sa come riescono a sentirsi. 
«Ya!» si urlano insieme. 
«Come ti permetti di darmi dello sbruffone arrogante?» inizia lui. 
È la prima volta che Wave lo sente parlare così tanto. 
«E tu come ti permetti di darmi della svampita senza autocontrollo?» 
Si ringhiamo e si avvicinano poco a poco.

"Quegli occhi neri sono dannati." Pensa lei. 
"Quegli occhi azzurri sono maledetti." Pensa lui.

Qualcuno li ferma. 
«Wowowo, calmiamoci! Vi conoscete?» interviene Mark separandoli riconoscendo la tensione pericolosa.

I due ragazzi si lanciano sguardi di disprezzo.

"Mi ha davvero data dello sbruffone arrogante? Questa poi." Pensa ancora lui. 
"Chi si crede di essere per darmi della svampita senza autocontrollo? Dovrebbe guardarsi un po'." Pensa ancora lei.

«Allora mi rispondete?» il suo tono si fa più severo forse perché nessuno gli ha ancora dato una risposta. 
«Wave usciamo» la prende per il polso Jackson trascinandola via di lì. 
«Myungsoo almeno tu mi dai una risposta?» richiede Mark irritato. 
«Lascia perdere, è solamente una ragazzina» risponde freddo il castano ordinando un drink al bar.

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