Quattro Banane Gialle

di carmilla1324
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo ***
Capitolo 2: *** secondo ***
Capitolo 3: *** terzo ***
Capitolo 4: *** quarto ***
Capitolo 5: *** quinto ***
Capitolo 6: *** sesto ***
Capitolo 7: *** settimo ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** nono ***
Capitolo 10: *** cap 10 ***



Capitolo 1
*** primo ***



Salve! Eccomi qui con una nuova fic a capitoli. Vi dico subito che non sarà lunga, massimo 3-4.

E' un'idea nata durante il viaggio che io ed una mia amica, Nicodora su Efp, abbiamo fatto il mese scorso a Istanbul. Il titolo è nato dopo una comica dissavventura con un fruttivendolo "istanbulese". Volevamo fare le salutiste per pranzo e per comprare quattro banane c'abbiamo messo una vita. Vabbè! Tutto è bene quel che finisce bene...Al momento il titolo vi dirà poco o niente, ma se riuscirò nel mio intento solo alla fine capirete qualcosa. La storia è diversa da quelle che ho scritto finora, i capitoli sono più lunghi, la storia si svolge dopo Hogwarts e ci sono un sacco di cose inventate dalla mia mente malata. E' ovvio che non so se queste cose coincidano con l'idea che ha la Rowling (unica e sola proprietaria di tutti i personaggi, meglio non dimenticarlo mai!) del dopo Hogwarts, dei corsi e della vita di tutti i giorni dei personaggi, ma siccome questa storia è comunque una mia invenzione ho pensato di aggiungere dei particolari per renderla più interessante. Ammetto che alcune di qst invenzioni paiono strane anche a me, ma mi piacciono e ho deciso di lasciarle. Ovviamente è Out Of Character .

Vi chiedo come al solito di lasciare un commento per farmi sapere cosa ne pensate.

Buona Lettura,

Carmilla1324

 

- QUATTRO BANANE GIALLE -


Il C.I.M., Comitato Internazionale Magico, aveva finalmente deciso dove si sarebbe tenuta la consueta riunione annuale: Istanbul.
Un luogo perfetto, a detta loro, per ritrovarsi tutti insieme.
Nell'invito ufficiale che aveva ricevuto quella mattina Harry, nel suo ufficio al Ministero, c'era scritto:
"Città che unisce l'Europa all'Asia, città che unirà il Regno Unito al resto del mondo".
In seguito Harry scoprì che il biglietto cambiava nazione a seconda del destinatario.
Come idea era bella e la magia rendeva tutto più facile.
Ora comodamente sdraiato sul divano del suo salotto rileggeva con più attenzione l'invito.
"Egregio signor Potter...bla, bla, bla...invitarla....bla, bla, bla...annuale...bla, bla, bla...Istanbul."
Era normale che gliene avessero inviato uno. Lui era colui che aveva liberato il mondo magico e non, da Voldemort, ma non era sicuro di volerci andare. Era onorato del fatto che ogni anno cercassero in tutti i modi di convincerlo a parteciparvi, ma anche questa volta lui non aveva molta voglia di andarci.
Sarebbe stato come in tutte le noiose serate mondane di celebrazione, commemorazione o raccolta fondi a cui aveva partecipato da dieci anni a questa parte. Possibile che nessuno riuscisse ancora a dimenticare chi fosse Harry Potter?
Un volta una persona a cui teneva molto gli aveva detto che ci ricordiamo solo delle persone che riteniamo importanti e che se il mondo si ricordava di lui non doveva far altro che
ringraziare ed esserne contento invece di lamentarsene in continuazione.
Quelle parole avevano ancora più significato ora.
Si ricordava benissimo di quella persona e spesso ne sentiva la mancanza, ciò voleva dire che per lui era importante, molto importante.
Fu per questo motivo che decise di andare ad Istanbul. Forse non sarebbe successo nulla, niente sarebbe cambiato, la persona in questione non si sarebbe presentata, ma almeno avrebbe provato e avrebbe visitato un posto nuovo.

Un altro aiuto nel prendere questa decisione era arrivato anche dal foglio allegato al biglietto.
Era una piccola pergamena. Sul fronte recava un attento e dettagliato programma della visita della delegazione inglese. Luogo e ora di partenza, indirizzo e numero della camera d'albergo, convegni e riunioni a cui partecipare e visite guidate alla città nella parte babbana. Insomma era tutto perfettamente organizzato. Mancano solo gli orari per andare in bagno, pensò Harry sorridendo.
Sul retro della pergamena invece c'era l'elenco dei partecipanti. Ce n'era uno per ogni stato inglese.
Per l'Inghilterra era lui il rappresentante.
Per il Galles c'era Neville.
Il coraggio che aveva dimostrato in battaglia aveva sorpreso tutti, ma alla fine, stanco, sporco e in lacrime aveva confessato ad Harry che aveva trovato la forza nei suoi genitori e nel desiderio di vendetta. Si era vergognato mentre lo diceva e Harry riuscì a vedere le sue guance imporporarsi, ma non aveva detto niente. Capiva quello che aveva provato e non servì altro che un abbraccio fraterno per saldare ancora di più la loro amicizia.
Per l'Irlanda del Nord invece c'era un certo Collins. Non sapeva molto di lui. Le uniche informazioni che aveva erano i suoi successi sul campo. Era un ottimo Auror.
Per la Scozia...per la Scozia...per la Scozia c'era Draco Malfoy.
Era stato faticoso per lui arrivare al comando della sezione scozzese degli Auror, ma non si era mai arreso e alla fine quel ruolo se l'era meritato a tutti gli effetti. Di sicuro se non avesse avuto un passato da Mangiamorte e se non ci fossero stati così tanti maghi e streghe con pregiudizi nella commissione per le promozioni, avrebbe ottenuto quel grado molto tempo prima, ma si era dimostrato forte e non aveva mai rinunciato a raggiungere quell'obiettivo.
L'incentivo principale per fare quel viaggio era appunto Draco.
Voleva rivederlo. Aveva una questione irrisolta con lui. Si sentiva in colpa e poi...

Dopo la guerra, dove avevano combattuto fianco a fianco, avevano deciso entrambi di seguire il corso per diventare Auror. Con loro c'erano molti compagni di Hogwarts, per primi Neville e Ron, Theodor Nott e Pansy Parkinson e nonostante i normali battibecchi da case avversarie, Grifondoro VS Serpeverde, sempre e comunque, quei due anni di corso erano trascorsi alla grande. Erano stati faticosi all'inverosimile, ma avevano riservato anche molte piacevoli sorprese.
Innanzitutto, la creazione di impensabili amicizie e...amori.
Era stato difficile mettere da parte tutti i pregiudizi che, nonostante la guerra, erano rimasti dai tempi della scuola, ma già dopo poche settimane si era creato una sorta di cameratismo anche se adeguatamente occultato da comportamenti pseudo-ostili.
Alla fine del primo anno Neville e Pansy erano ufficialmente la prima coppia formatasi in quel corso. Nessuno riusciva a capire come fosse accaduto, ma Pansy aveva impedito qualsiasi tipo di critica: "Io lo amo, lui mi ama. Di quello che pensate voi non me ne frega niente!"
Non c'era altro da dire.
Ron stava con Hermione, ma si vedevano poco perchè lei aveva deciso di diventare medimaga e le lezioni che doveva seguire la tenevano impegnata 24 ore al giorno, o come diceva Ron: "E' lei che si tiene impregnata 24 ore al giorno!"
Si amavano molto anche loro. Sembrava che tutto il tempo che avevano aspettato per dichiararsi l'uno all'altra avesse solo aumentato la portata dei loro sentimenti e ogni volta che s'incontravano cercavano di godersi il più possibile quei momenti. Non battibeccavano nemmeno più tanto spesso.
Theodore viveva la stessa condizione di Ron. La sua fidanzata, una certa Susan Colegray, era un'insegnate delle elementari magiche. Era più vecchia di Theo di cinque d'anni e anche se alle volte lo prendevano in giro per questo lui non sentiva la differenza d'età.
Rimanevano Harry e Draco.
Durante il primo anno Harry se ne stette da solo. Aveva molto a cui ripensare e voleva concentrarsi sul corso per diventare Auror.
Aveva capito di essere gay durante quell'anno. L'aveva sempre sentito, ma il giorno in cui vedendo un vecchio film babbano si sentì incredibilmente attratto dal protagonista maschile comprese che fosse il caso di riflettere anche su quell'aspetto si sé stesso. Per la verità non si soffermò molto sulla questione. Gli piacevano i maschi, basta. L'aveva comunicato ai suoi amici ricevendo reazioni diverse, ma alla fine tutti avevano capito che era il solito Harry. Questa "novità" però non cambiò il suo stile di vita. Quell'anno rimase concentrato sul corso.
L'estate che precedette l'inizio de secondo anno però decise di cambiare e di soddisfare la sua curiosità nei confronti di questo nuovo aspetto di sè.
Da luglio a dicembre cambiò sei/sette partner e la storia che era durata di più era stata quella con Jared, un Auror americano venuto in Gran Bretagna per un corso di specializzazione. La loro relazione era durata quanto il corso, un mese.
Per Draco le cose furono diverse.
Lui aveva già un ragazzo quando iniziò il corso e non aveva mai nascosto a nessuno la sua relazione con...Blaise Zabini. Si erano messi assieme poco prima dello scontro finale contro Voldemort. Blaise aveva aperto una libreria a Diagon Alley e appena poteva andava ad aspettare Draco alla fine delle lezioni e cercava di passare più tempo possibile insieme al suo fidanzato.
L'estate tra il primo e il secondo anno portò dei cambiamenti anche per Draco però.
Blaise lo lasciò. Le motivazioni di questa separazione non furono mai molto chiare, ma i pettegoli dicevano che Blaise avesse conosciuto un altro uomo...amante dei libri e dei librai. Malelingue!
Insomma, poco prima di Natale Harry e Draco erano tutti e due single.
Tra di loro tutto nacque dopo una notte di pura passione consumata nell'aula studio della scuola per Auror.
Era successo per caso, ma fu memorabile.
Il giorno dopo si dissero che non sarebbe più riaccaduto, che erano troppo diversi e che c'erano miliardi di motivi validi per non iniziare una relazione, ma questo impegno durò quindici ore esatte. Questa volta fu la palestra della scuola ad ospitarli.
Dopo due mesi era chiaro a tutti che quei due stavano insieme. Tra di loro non avevano stabilito una data precisa e cercavano di essere più discreti possibili, ma se qualcuno gli chiedeva se stavano insieme rispondevano semplicemente con un sì.
Harry per la prima volta sentiva qualcos'altro oltre all'attrazione fisica e lo stesso valeva per Draco. Con Blaise era stato diverso. Si volevano bene e in qualche modo si amavano, ma era il sostegno che si erano dati negli anni che aveva fatto da base per la loro storia. Con Harry era amore, con la "A" maiuscola e lo sapevano bene tutti e due. Lo vedevano l'uno negli occhi dell'altro, nei gesti teneri che si scambiavano con discrezione, nel modo in cui le loro labbra si combinavano perfettamente quando si baciavano e altri milioni di piccole cose.
Era un amore sbocciato in fretta per aver trovato un terreno fertile. Entrambi volevano amare ed essere amati e fu facile farlo crescere giorno dopo giorno.

La prima volta che si dissero ti amo fu all'inizio della primavera.
Avevano deciso di fare una passeggiata per la Londra babbana. Camminavano tenendosi per mano ricevendo ogni tanto degli sguardi curiosi o di disprezzo da chi gli stava accanto, ma loro non ci facevano caso. Capitava anche nel mondo magico. Erano abituati anche se quegli sguardi lasciavano sempre un po' di tristezza.
Il sole era tramontato e il cielo era blu intenso punteggiato da piccole e grandi stelle e offuscato dalle luci artificiali della città. Era bello a modo suo.
Arrivarono al famoso Tower Bridge e Harry volle far vedere a Draco il punto preciso in cui il ponte si apriva per far passare le navi troppo grosse. Era proprio al centro.
Per far contento Harry Draco si abbassò ad osservare bene quelle sottili lastre di ferro che separavano le due parti del ponte mentre Harry lo guardava soddisfatto.
Poi Harry volle fargli vedere l'incredibile vista che si godeva dal ponte e così lo trascinò fino alla ringhiera.
Lo spettacolo era davvero meraviglioso. Le luci della città e le luci in cielo riflesse sull'acqua del Tamigi creavano un'atmosfera irreale.
Harry osservava rapito le luci che venivano dalla Torre di Londra. Era strano, sembrava che quel castello fosse ancora abitato. Sapeva che alcune leggende babbane dicevano che all'interno delle sue stanze aleggiavano i fantasmi dei prigionieri che avevano trovato la morte all'interno di quelle mura, ma dubitava seriamente che fossero vere. Se mai avesse incontrato di nuovo Nick Quasi Senza Testa gli avrebbe chiesto se c'erano davvero e magari se ne conosceva qualcuno.
Mentre rifletteva su ciò sentì Draco stringergli le mani in vita da dietro e appoggiare il mento sulla sua spalle. Che bella sensazione di calore.
"Allora, ti piace?" chiese Harry.
"Ti amo." rispose Draco con tranquillità.
Harry si voltò rimanendo circondato dalle braccia di Draco. Lo guardò negli occhi sorridendo e disse:
"Ti amo."
Si baciarono a lungo su quel ponte, cullati dal leggero rumore dell'acqua che scorreva e dal battito dei loro cuori.

Tutto sembrava procedere alla grande tra di loro. Litigavano in continuazione per un sacco di stupidaggini, ma Ron diceva che lo facevano solo per il gusto di fare pace dopo e forse era vero. Non erano mai liti "vere", erano scambi di opinioni che finivano sempre in un bacio o in qualcosa di più.
Per questo quello che successe a giugno di quell'anno sorprese tutti.
Il corso era finito e ora era arrivato il momento di decidere quale specializzazione prendere. Ognuno doveva scegliere quale ramo della magia nera voleva combattere.
Per tutti il corso successivo sarebbe stato di due anni e solo quello di Incantesimi Oscuri era a Londra.
Erano molto tesi per l'importante decisione che dovevano prendere, ma per la festa di fine corso decisero di mettere da parte le preoccupazioni e godersi quegli ultimi momenti insieme.
Harry e Draco si presentarono alla festa in perfetto orario, vestiti in maniera sobria, ma elegante. Harry in completo nero con camicia bianca e Draco in completo grigio con camicia bianca e cravatta abbinata.
Raggiunsero i loro amici al tavolo ed iniziarono a conversare del più e del meno. Tutto scorreva tranquillo fino quando...un certo Charles Salad si era intromesso in una discussione e aveva introdotto l'argomento di cui nessuno voleva parlare: la specializzazione!
"Allora, ragazzi, voi avete deciso cosa fare l'anno prossimo?" chiese Charles mentre sorseggiava del succo di zucca leggermente corretto.
"No!" risposero in coro e Pansy aggiunse: "Non mi sembra né il posto né il momento adatto per parlare di queste cose...come ti chiami?"
"Charles Salad! Piacere. A me invece sembra il momento giusto. Io ho deciso di andare ad Hastings a studiare gli animali marini. Ho scoperto che sono altamente influenzabili dai poteri oscuri."
"Mmm, bello!" Theo rispose falsamente entusiasta.
"Sì, molto bello. Non vedo l'ora di iniziare. E voi?"
"Io..." iniziò incerto Neville, "io andrò a Liverpool. Voglio frequentare il corso di erbolgia avanzata. Ormai sapete tutti che quel campo mi piace."
Tutti annuirono e sorrisero.
"Io andrò con lui" disse Pansy. "Non farò il suo stesso corso però. A Manchester c'è la specializzazione sulla magia nera femminile. Magia oscura per donne, diciamo. Il corso è nuovo."
"Sembra interessante" disse Hermione che quella sera era riuscita a venire con Ron.
"Già, lo penso anche io" continuò Pansy. "Abbiamo deciso di andare a vivere insieme e di prendere un appartamento a metà strada tra Liverpool e Manchester."
"Wow! Neville, così ti accasi?" scherzò Ron.
"Quasi." rispose Neville imbarazzato. "E tu che farai, Ron?"
"Rimarrò a Londra." Hermione gli strinse la mano sorridendogli dolcemente.
"Theo e tu?" chiese ancora Neville.
"Rimarrò anche io a Londra. Già Susan la vedo poco, se poi me ne vado faccio prima a rinchiudermi in..un..in un...come si chiama, Harry?"
"Convento, Theo. Convento."
"Giusto, faccio prima a rinchiudermi in un convento."
Risero e poi per alcuni minuti ci fu silenzio e nessuno si accorse che Charles Salad se n'era andato.
Harry non voleva parlare del futuro. Non l'aveva mai fatto, nemmeno con Draco anche se lui ogni tanto cercava di introdurre questo argomento mentre parlavano.
Sapeva che invece avrebbe dovuto affrontare la questione perchè in fondo non sapeva cosa realmente volesse Draco dalla sua vita o per loro due.
"Draco, tu che farai?" chiese Pansy con tono gentile.
"Io...io andrò a Edimburgo."
Il cuore di Harry perse qualche battito.
"Edimburgo?" chiese Theo.
Nessuno si era accorto che Harry fissava il pavimento.
"Sì. Frequenterò il corso per l'analisi della scena del crimine."
"Wow!" Hermione esternò così il suo entusiasmo.
"Già. Anche questo è un corso nuovo ed è stato creato prendendo spunto dalla polizia babbana, ma al contrario dei babbani si usano incantesimi e pozioni per trovare degli indizi. So che hanno addirittura creato una sezione per inventare incantesimi apposta per questo tipo di ricerche."
"Sembri molto preso." disse Theo.
"Oh! Sì. All'inizio pensavo di andare avanti con pozioni, ma cercando informazioni sui vari corsi ho trovato anche questo e mi ha colpito subito. Mi sono detto che era perfetto per me. Pozioni e indagini sul campo. Non vedo l'ora."
Harry non riusciva a parlare. Sentiva con quanto entusiasmo Draco parlasse del suo futuro e si sentiva perso, arrabbiato e deluso da sé stesso.
Perchè non aveva parlato con Draco?
Perchè Draco non aveva insistito?
Riteneva la loro storia così poco importante da non portarla avanti anche dopo la fine del corso?
Ora era troppo tardi per recuperare il tempo perso. Doveva sopportarne le conseguenze anche se tremendamente dolorose.
Per alcuni minuti i ragazzi fecero delle domande a proposito del corso e Draco rispose con piacere, ma ad un certo punto Harry si alzò di colpo e se ne andò. Non disse nemmeno una parola.
Draco capì subito cosa lo aveva sconvolto tanto da lasciare il tavolo e voleva seguirlo, ma non riusciva ad alzarsi e rimaneva attaccato alla sedia.
"Non gliel'avevi detto?" chiese Pansy.
"No. C'ho provato un sacco di volte, ma lui tagliava corto e diceva che non ne voleva parlare." Draco appoggiò i gomiti al tavolo e si prese la testa tra le mani.
"Adesso cosa faccio?" sospirò frustrato.
"Va da lui." disse Ron cercando d'incoraggiarlo. "Litigherete come al solito, farete pace e troverete una soluzione."
"Non penso che questa volta andrà così Weasley."
Draco si alzò, salutò i suoi compagni e s'incamminò verso l'uscita.

Cercò Harry dappertutto. A scuola, nel locale babbano dove ogni tanto andavano a bere qualcosa, a Diagon Alley, a casa sua ma di lui non c'era traccia.
Solo dopo due ore di ricerca però ricordò dove poteva trovarsi il suo Harry.
C'era una leggerissima brezza quella sera sul Tower Bridge, non era fastidiosa e portava con sé l'odore dell'acqua. Da lontano aveva riconosciuto la sua sagoma. Era appoggiato con i gomiti alla ringhiera, era leggermente piegato. Aveva l'aria triste e sapeva che era lui la causa di questa tristezza.
Si avvicinò in silenzio, ma Harry aveva già percepito la sua presenza.
"Così te ne vai?" chiese con un filo di voce appena Draco gli fu vicino.
"Te ne avrei parlato se..."
"Se te ne avessi dato l'occasione. Lo so."
"Harry io...io ti amo, non c'è bisogno che ci lasciamo."
"E come faremo? Tu sarai impegnato con il tuo corso e io con il mio qui a Londra."
"Non dico che sarà facile, ma siamo maghi e con la metropolvere o la materializzazione potremmo incontrarci quando avremo voglia."
"Draco, pensaci bene."
"Harry vuoi lasciarmi perchè ho deciso di andare ad Edimburgo?"
"No, io...io non so cosa fare."
Per tutta la durata della conversazione non si guardarono mai negli occhi, entrambi avevano fissato le leggere onde del fiume.
Alla fine semplicemente si abbracciarono restando in silenzio.

Si lasciarono agli inizi di luglio dicendosi ti amo davanti ai bagagli pronti di Draco.
De quel giorno non si rividero più, ma entrambi sentivano che una parte del loro cuore ce l'aveva l'altro.
Superarono i rispettivi corsi a pieni voti, ebbero storie con altri ragazzi, fecero carriera. Insomma, continuarono con le loro vite, ma forse era arrivato il momento di rivedersi e se Draco aveva avuto gli stessi pensieri di Harry, Istanbul sarebbe stata la città ideale per ritrovarsi.

La fortuna volle che Draco effettivamente fece quei pensieri.

 

 

 

 


 

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Capitolo 2
*** secondo ***



QUATTRO BANANE GIALLE
- Capitolo 2 -

Per la prima volta in cinque anni gli Auror della sezione scozzese assistettero ad uno spettacolo per loro inusuale.
Il loro capo, chiamato anche "dittatore biondo", era arrivato in ritardo al lavoro e cosa ancor più sconvolgente offriva a chiunque trovava sulla sua strada un caloroso sorriso.
L'avevano già visto sorridere, ma era capitato solo in circostanze ben precise.
Durante delle occasioni importanti, mentre alla fine di un discorso ringraziava i presenti o quando c'erano dei bambini nei paraggi.
Lo mettevano di buon umore i bambini e più di una volta era capitato che alcuni dei suoi sottoposti approfittassero di questa sua debolezza portando in ufficio i propri figli per poi comunicargli il fallimento di una missione o una dimenticanza. In questo modo avrebbero almeno evitato la sfuriata che sarebbe seguita. La sfuriata sì, ma non la punizione...
Ad ogni modo, quella mattina Draco Malfoy in tutto il suo splendore si presentò al lavoro con ben un'ora di ritardo e incredibilmente di buonumore.

Si era alzato come ogni mattina molto presto, si era fatto un doccia e con due colpi di bacchetta si era preparato la colazione, tea e biscotti. Aveva ritirato la posta e aveva diviso quella personale da quella di lavoro mettendo l'ultima nella borsa che avrebbe portato in ufficio. In fine si era seduto sul divano del suo salotto a leggere la posta sorseggiando il tea e sgranocchiando biscotti in vestaglia.

Non aveva un'aria molto dittatoriale in quel momento.

Le prime pergamene che srotolò erano nell'ordine: una lettera di sua madre, una cartolina di Tyger e una lettera del suo commercialista. Rimaneva un'ultima busta che aveva l'aria di essere una questione ufficiale.
Era l'invito per Istanbul.
Lesse tutto con tranquillità fino quando non trovò il nome di Harry.
Il cuore incominciò a battere più velocemente e piano piano gli tornarono in mente tutti i ricordi legati a lui. Tutti.
I tanti e bellissimi momenti passati insieme e l'unico momento brutto della loro breve, ma intensa storia.
Il ricordo che più era impresso in lui era la prima volta che avevano fatto l'amore, all'epoca era stato solo sesso, ma poi era diventato amore.

Era una sera come tante alla scuola per Auror. Le lezioni erano finite da un pezzo e gli studenti girovagavano per l'edificio pronti a tornarsene nelle loro stanze del dormitorio o a casa.
Draco quella sera aveva deciso di approfondire un po' la materia che più gli rendeva difficile la vita: trasfigurazione avanzata.
Se quando era ad Hogwarts pensava che la McGranitt fosse un ippogrifo in sottoveste aveva del tutto cambiato idea una volta conosciuto il professor Julian Buster.
Altro che mastino, lui era un molliccio che non doveva cambiare per dar forma alle paure degli altri. Lui così com'era, era già tutto ciò che terrorizzava ogni studente del corso. Tutti, anche chi da Hogwarts era uscito con il massimo dei voti in quella materia.
Ad ogni modo quella sera era andato in biblioteca e dopo aver preso un pesante librone dalla copertina in pelle marrone tutta consumata era andato nella stanza a fianco utilizzata come aula studio.
C'erano una ventina di tavoli, tutti da sei posti ciascuno. Erano di legno chiaro come anche le sedie che stavano intorno.
Lungo un lato della stanza c'erano tre grossi camini ed erano tutti accesi, visto che l'inverno era davvero freddo quell'anno. Davanti ad ogni camino c'erano due enormi poltrone. Alle volte mentre le osservava illuminate dal fuoco gli tornava in mente la Sala Comune dei Serpeverde e ne sentiva la nostalgia.
Sul alto opposto invece c'erano dei grandi finestroni che però in quel momento non filtravano nessun tipo di luce. La notte arrivava presto in quella stagione e fuori aveva già iniziato a nevicare.
Decise di mettersi sul fondo. Nell'aula non c'erano più di cinque studenti oltre a lui e pensò che se la fortuna l'avrebbe assistito presto  si sarebbe trovato da solo a godere di quell'ambiente caldo e tranquillo.
Superato l'ultimo camino trovò il posto ideale, poco distante dal calore del fuoco e lontano da possibili rumori molesti causati dagli altri studenti.

Passarono due ore nelle quali Draco era riuscito a trovare la concentrazione necessaria per studiare anche più di quanto avesse in programma ed infatti da poco si era messo a fare ricerche su un altro argomento. Una volta staccati finalmente gli occhi da un vecchio tomo che aveva tirato fuori dalla borsa costatò soddisfatto che le sue previsioni si erano avverate. Era solo.
Si alzò per sgranchirsi un po' le gambe e decise di andare alla finestra a dare un'occhiata al cielo. Nevicava, nevicava tantissimo. I fiocchi scendevano pesanti e avevano già ricoperto tutto quello che c'era al di fuori dell'edificio di uno spesso strano di bianco candido.
Era bellissimo.
Aprì la finestra e la fredda aria invernale lo investì in pieno viso, ma non si scostò.
Voleva ascoltare il rumore della neve che cadeva.
Molti dicevano che quando la neve cade non si sente niente, ma per lui non era così. Percepiva ogni piccolo fiocco posarsi su una qualsiasi superficie. E poi adorava l'atmosfera che la neve riusciva a creare. Tutto era ovattato, semplice e bianco. Aveva sempre invidiato la neve perchè aveva la capacità ci coprire tutto anche le brutte cose e farle sembrare belle, anzi no, accettabili.
Con lo sguardo incollato ad un ramo coperto e appesantito dalla neve chiuse la finestra e lentamente ritornò verso il tavolo, ma prima decise di concedersi qualche minuto davanti al camino.
Allungò le mani per sentire ancor di più il calore delle fiamme quando notò che su una delle poltrone c'era qualcuno che dormiva.
Si avvicinò lentamente cercando di fare meno rumore possibile, ma non si accorse della borsa che aveva lasciato per terra. Inciampò e cadde rovinosamente di fronte alla poltrona dove qualcuno...non dormiva più.
"Malfoy! Mi hai fatto prendere un colpo!"
Harry si era svegliato spaventandosi a morte. Non capì cosa fosse successo finche non vide la testa di Draco a pochi centimetri dai suoi piedi. Ormai non aveva più paura di improvvisi attentati alla sua vita e nemmeno di scherzi dagli ormai ex Serpeverde quindi non si preoccupò nel vederlo..
"Potter, invece di stare li a guardare dammi una mano."
Harry si alzò dalla poltrona e allungandogli una mano che accettò subito, lo aiutò ad alzarsi.
Si trovarono faccia a faccia, le loro bocche erano separate solo da qualche centimetro e uno strano imbarazzo s'impadronì di loro.
Era la prima volta che il loro corpi venivano a così stretto contatto e non si aspettavano di certo di sentir nascere determinati impulsi nei confronti dell'altro.
Dopo alcuni minuti "in una dimensione parallela" di colpo separarono le loro mani e fecero
qualche passo indietro.
Harry guardava rapito una piastrella del pavimento particolarmente luccicante, mentre Draco con lo stesso interesse osservava una sedia poco distante.
"Ehmm, allora...cosa ci facevi qui Harry?" La voce di Draco tremava leggermente, ma nulla in confronto al suo intero corpo. Se avesse sollevato una mano e cercato di farla rimanere immobile a mezz'aria di sicuro non ci sarebbe riuscito. Lo avrebbero preso per un boy-scout babbano alle prese con canti e balli di gruppo.
"Io...io ero venuto qui per studiare." Harry era nelle stesse condizioni psico-fisiche di Draco, forse si differenziavano per un solo particolare...possibile che il solo sentire il respiro caldo di Malfoy così vicino alle sue labbra gli avesse causato quel sostanzioso rigonfiamento nei pantaloni? Di sicuro non è Malfoy la causa...forse stava facendo un sogno eccitante ed era svegliato nel momento clou. Così giustificò nella sua mente lo stato delle sue parti basse.
"Aaah! Anche io." Rispose Draco cercando di mantenere un tono normale.
"Bene e cosa studiavi?" Harry aveva stabilito che l'unico modo per evitare l'imbarazzo era cambiare discorso e quale miglior argomento se non lo studio faceva abbassare il livello di libido in corpo?
Il biondo si spostò verso il tavolo e aprì un libro e Harry lo raggiunse guardando la pagina che Draco gli stava mostrando.
"Indagini Occulte. Wow! Ma non era da studiare."
"Lo so, ma dopo aver finito con Tasfigurazione ho deciso di cambiare materia. Ero curioso. Guarda per esempio cosa c'è scritto qui!"
Harry si avvicinò piegandosi leggermente per vedere il punto della pagina che Draco gli stava indicando. Erano vicini, molto più vicini della volta precendente.
"Dicono che il..."
Draco alzò lo sguardo e si bloccò. Harry lo guardava con una strana luce negli occhi. Era la luce della lussuria la stessa che sapeva brillare nei propri.

Per Draco non ci fu modo di completare la frase e Harry non lesse mai quello che c'era scritto sulla pagina.

Il libro venne scaraventato a terra come tutte le altre cose che c'erano sul tavolo e due corpi guidati dalla passione si dedicarono per quasi un'ora a ben altro tipo di attività didattiche...

Un altro dei ricordi della sua storia con Harry a cui era particolarmente affezionato era la l'unica settimana di vacanza che si erano concessi.
Non erano andati da nessuna parte, semplicemente avevano deciso di passare insieme quei giorni, 24 ore su 24.
Harry viveva con Ron ed Hermione a Grimmauld Place mentre Draco aveva comprato un appartamento a Diagon Alley.
Non era molto grande, ma per lui andava benissimo. Ogni settimana sua madre gli mandava un elfo domestico per controllare che tutto fosse in ordine, ma non che servisse veramente però. In pratica in quell'appartamento ci dormiva e basta.

A metà primavera arrivò la fatidica settimana di vacanza e decisero di passarla dal biondo.
Harry con un po' di timore si presentò davanti alla porta dell'appartamento di Draco con una sacca in mano contenente qualche cambio.
Quando Draco aprì la porta, sorpreso che qualcuno suonasse il campanello...li solo per bellezza, e se lo trovò davanti sorrise dolce.
Capiva perfettamente lo stato d'animo di Harry. Provava le stesse sue paure. Da fuori poteva essere una semplice vacanza passata insieme, ma per loro era una specie di prova di convivenza. Non ne avevamo mai parlato, ma entrambi speravano che quella relazione nata per caso portasse a qualcosa di più serio...il futuro scolastico a quell'epoca sembrava così lontano.

La settimana trascorse nella più tranquilla quotidianità, splendida quotidianità.
Svegliarsi, fare colazione, preparare il pranzo alla babbana, fare un pisolino sul divano, rifare il letto, disfare il letto, uscire a cena e rientrare tutto sempre insieme era bello, semplicemente bello.
Non mancarono dei battibecchi, ma quelli c'erano sempre e se al corso riguardavano faccende scolastiche o vecchie questioni Grifondoro-Serpeverde, durante quella settimana furono per le permanenze in bagno, il troppo sale nella frittata, la poca mancia al cameriere e:
"Voglio fare l'amore sul balcone! E' così spazioso e ha una vista spettacolare."
"Sei un pervertito, Potter!"
"Lo so, è per questo che ti piaccio tanto."
Non fecero l'amore sul balcone, ma appoggiati alla vetrata che dava sul balcone...in pieno giorno e con numerosi spettatori, magici e non.
I loro litigi, se così si potevano chiamare, finivano sempre nello stesso modo e nella libera intimità dell'appartamento di Draco questa tradizione venne pienamente mantenuta.

Immerso in questi pensieri Draco non si accorse che il tempo passava e che era in ritardo, ma quella mattina non gli importava.
Aveva deciso che era arrivato il momento di riprendersi ciò che era suo.
Mandò un gufo alla segreteria a cui faceva capo Harry spacciandosi per un giornalista per sapere se Harry sarebbe andato alla riunione ad Istanbul e una volta ricevuta una risposta affermativa si cambiò in fretta e furia e andò al lavoro.

Si accorse che tutti lo guardavano con un'aria strana anche la sua segretaria, una giovane strega di nome Judy, nonostante il malcelato timore di irritarlo gli chiese se stava bene e lui con un sorriso rispose che stava benissimo e che: "Judy, dobbiamo metterci al lavoro. Settimana prossima partirò per Istanbul per un'importante riunione di maghi e voglio sistemare tutte le pratiche in arretrato prima della mia partenza. Ovviamente quando sarò via tu puoi pure prenderti qualche giorno di ferie. Ne hai bisogno. Sei giovane."
Judy, poverina, non era preparata a questo genere di esternazioni da parte del suo capo e ci vollero tre burrobirre durante la pausa pranzo per farla riprendere un po'.

 

 


 

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Capitolo 3
*** terzo ***



Ok, forse saranno più di quattro capitoli...spero non sia un problema...

GRAZIE a chi legge e a chi commeta di più, insomma se lo meritano. COMMENTATE!!!

saso: mmm...se il tuo ex è come Draco o Harry forse rincontrarlo non sarebbe una brutta idea, se invece così non fosse lascialo dove sta che è meglio. Sono contenta che la storia ti piaccia e che il modo diverso in cui sto scrivendo questa storia non sia stancante. Tesoro mio, puoi dire che mi adori tutte le volte che vuoi...non sono mai abbastanza! XD Ah, dimenticavo: buon compleanno!

Lucy: ciao! Sono contenta che la storia ti piaccia e spero che sarà così anche in futuro. Direi che ci sono buone speranze che quei due tornino insieme...io amo gli happy end!

the fly: esibizionisti fino al midollo...vedrai.

tess4ever: in questo capitolo solo per te una piccola lista!

Approfitto della pubblicazione di questo capitolo per fare un rigraziamento speciale a xandrina che con pazienza e buona volontà ha letto e commetato le mie storie. Grazie di cuore! Echelon Power Forever!!

E ora buona lettura,

Camilla1324

 

 

 

QUATTRO BANANE GIALLE
- Capitolo 3 -
 
 

Sia Harry che Draco impegnarono i giorni che rimanevano prima della partenza per sistemare le ultime pratiche rimaste a prendere polvere sulle loro scrivanie e a pianificare nei minimi particolari, il "dittatore biondo" soprattutto, ogni missione o intervento che gli Auror delle loro rispettive sezioni avrebbero dovuto compiere nei giorni in cui loro sarebbero stati ad Istanbul.
Nessuno dei due aveva mai lasciato la propria sezione per più di due giorni, Natale e S.Stefano, e si sentivano un po' in apprensione, ma entrambi avevano deciso che quell'occasione non andava sprecata.
 
Draco e Harry all'insaputa l'uno dell'altro avevano deciso la stessa cosa. Avevano dato un unico obiettivo a questa riunione sul Bosforo: riconquistare l'amore della loro vita.
 
Le strategie di azione erano leggermente differenti, ma il risultato finale sperato era comune.
 
Draco voleva agire in modo diretto.
I giorni che aveva a disposizione erano pochi, solo tre e non voleva perdere tempo.
Aveva imparato a memoria tutto il programma della convention, aveva studiato la carta della città, sia la parte babbana che quella magica, aveva scoperto il nome dell'albergo in cui avrebbero alloggiato ed era riuscito a farsi dare la camera di fronte a quella di Harry...anche se internamente sperava di non metterci proprio mai piede in quella stanza e di passare l'intero soggiorno ad Istanbul nella stanza di Harry. C'era anche l'opzione Harry nella stanza di Drao, ma il biondo preferiva il contrario forse perchè in quel modo significava che Harry l'aveva invitato di sua spontanea volontà. Ma!
Casualmente a tutte le importanti riunioni a cui dovevano partecipare lui sarebbe stato messo di fianco ad Harry ed infine aveva anche prenotato un tavolo ad un piccolo ristorante babbano in riva al Bosforo famoso per il suo menù di pesce per l'ultima sera in quella città definita da molti, anche babbani, magica.
 
Pansy, con cui aveva mantenuto i contatti in quegli anni, durante una conversazione via camino gli aveva detto che stava esagerando e che non era detto che Harry volesse tornare con lui:
"C'è qualcosa che dovrei sapere, Pansy?" aveva alla fine esordito il biondo.
"No, Draco. E' solo che in questi anni sono cambiate molte cose. In primo luogo siete cambiati voi. Non siete più i ragazzini di una volta."
Il tono che Pansy stava usando irritava parecchio Draco. Sembrava una mamma alle prese con un figlio che fa i capricci.
"Quello che provo non è cambiato" disse Draco, sperando di far capire all'amica il motivo per cui stava organizzando tutto ciò.
"Ti credo, ma non è detto che per Harry sia lo stesso."
"No!"
Era un'ipotesi per lui inconcepibile.
"Draco, ragiona. Non devi crearti false aspettative."
"Ma..."
Perchè Pansy gli stava dicendo quelle cose?
"Senti, ti ricordi l'anno scorso con Steve?"
"Lui ora non c'entra!" rispose piccato.
"Sì, invece. Dicevi di amarlo."
"Infatti, lo amavo, ma non abbastanza ed infatti è finita."
"Non pensi che forse anche Harry abbia avuto o magari abbia tuttora uno Steve?"
"Io..io..."
No, per lui Harry poteva essere andato a letto con il mondo intero, ma era sicuro che mai aveva amato come in quei pochi mesi in cui erano stati insieme.
"Tesoro, so quello che vuoi fare e io sarei la prima a festeggiare nel vedervi di nuovo insieme, ma non aspettarti che sarà facile."
"Non l'ho mai pensato, Pansy. E' solo che lo sento. Lo sento dentro. Sento che Harry prova quello che provo io, lo ha sempre provato...Steve o non Steve."
Il discorso per lui era chiuso.
Ok, forse non sarebbe andato dritto al sodo subito, ma non avrebbe cercato di cambiare nulla. Decise anche di lasciare la prenotazione al ristorante...come portafortuna.
 
Harry invece voleva prendere le cose da lontano, con calma...
Aveva solo tre giorni, ma sentiva che ce l'avrebbe fatta.
Il primo giorno lo avrebbe salutato e si sarebbe comportato da perfetto gentiluomo e amico, invitandolo magari a cena per fare quattro chiacchiere.
Il secondo giorno avrebbe fatto in modo di fargli capire che provava ancora qualcosa per lui e che voleva riprovarci.
E il terzo giorno...gli avrebbe chiesto di passare il resto della sua vita con lui. Semplice, lineare e impossibile da fraintendere.
Al programma dell'ultimo giorno Ron fece una piccola critica e si trasformò nel Pansy della situazione:
"Ma non avevi deciso di fare con calma con Malfoy?" chiese una sera mentre cenavano con Hermione a casa di Theo e Susan, che si erano sposati ed erano genitori di due bei bambini.
"Infatti, gli darò due giorni per riabituarsi a me." Harry sembrava tranquillo.
"Harry, non puoi chiedergli una cosa del genere dopo anni che non vi vedete e non vi parlate!" Ron proprio non capiva il suo migliore amico.
"Perchè no?" chiese il moro allibito. Per lui era l'unica cosa sensata da fare.
"Harry, non vorrei fare l'uccello del malaugurio, ma...ma...se lui dopo il secondo giorno non...non reagisse nel modo in cui tu tanto speri?"
Harry rimase in silenzio per alcuni minuti.
"Gliel'ho chiederò lo stesso. Non voglio perderlo un'altra volta. Lo...amo."
A questa affermazione Hermione e Susan non riuscirono a trattenersi e dalle loro bocche fuoriuscì un: ooohh, che tenero! Frase contornata da occhi lucidi e successivo stritolamento degli avambracci dei rispettivi consorti.
"Bè, allora in bocca al lupo amico mio!"
"Crepi, Ron!"
 

Il fatidico giorno arrivò alla velocità di una Firebolt.
 
Draco arrivò con mezz'ora d'anticipo al punto di ritrovo, una sala riunioni del secondo piano del consolato magico della Turchia.
Era molto agitato, non sapeva come avrebbe reagito incontrando gli occhi di Harry dopo tutto quel tempo.
Era solo in quella stanza e lui sentiva distintamente ogni singolo battito del suo cuore. Erano battiti veloci, sincopati, forti, sembravano colpi di tamburo che dal suo petto arrivavano direttamente alle sue orecchie.
 
La "musica nel suo cuore" venne interrotta dall'arrivo del primo ospite.
Neville sapeva che avrebbe incontrato Draco, ne aveva parlato con Pansy che ora era sua moglie e madre di suo figlio Brian. Era amico sia di Harry che di Draco e l'unica cosa che si augurava era che ritrovassero la felicità che li aveva uniti al corso. Pansy gli aveva detto di tenersi in disparte, di lasciare che i due gestissero le cose a modo loro...ma di tenerla informata nei minimi particolari di tutti gli sviluppi tramite resoconti quotidiani.
Quando entrò nella sala e trovò Draco, riconobbe il suo leggero stato d'ansia e un sorriso spontaneo gli nacque sul viso.
"Draco, ciao!" disse gentile allungando la mano.
"Neville" salutò Draco ricambiando la stretta.
"Sei il primo?"
"Già. Sono arrivato cinque minuti fa."
Draco iniziò a camminare avanti e indietro mentre in silenzio Neville seguiva i suoi movimenti con lo sguardo.
La porta si aprì di nuovo e Draco trattenne il respiro.
 
Harry com'era suo solito, finì di preparare la valigia un secondo prima di uscire di casa.
Aveva deciso che sarebbe andato al consolato turco a piedi o utilizzando i mezzi pubblici babbani e poi avrebbe usato la classica cabina telefonica di collegamento per entrare nell'edificio magico.
Le motivazioni per la sua scelta babbana erano davvero molto valide...
- metropolvere: no! Non poteva mica presentarsi davanti a Draco dopo tanti anni ricoperto di polvere!
- smaterializzazione: no! Rimaneva sempre un po' stordito dopo e voleva essere completamente lucido per godersi il momento.
- passaporta: assolutamente no! Non si era ancora abituato e quel modo magico di viaggiare e il suo stomaco spesso reagiva nella maniera più impensata. Già era preoccupato per l'effetto che avrebbe avuto la passaporta per Istanbul. Ad ogni modo non poteva vomitare al primo incontro...magari l'avrebbe fatto dopo.
 
Arrivò stranamente in orario.
Mise la mano sulla maniglia della porta che lo avrebbe introdotto nella saletta al secondo piano e fece un profondo respiro. Sapeva che Draco era già dentro. Non era da lui ritardare.
Si fece forza ed aprì.
 
Non c'erano muri e finestre, non c'era il lungo tavolo di mogano con attorno le sedie, non c'erano scaffali, non c'erano lavagne per gli appunti, non c'era il soffitto e non c'era nemmeno il pavimento, non c'era Neville e non c'era il rumore del traffico caotico di Londra che normalmente si sentiva in sottofondo in quella stanza.
Non c'era niente in quella stanza.
Non c'era nessuno in quella stanza...eccetto loro due.
 
Draco ed Harry si guardarono apparentemente senza respirare.
Non videro i cambiamenti che avevano subito i loro corpi negli anni e non notarono i vestiti che rispettivamente indossavano, solo gli occhi contavano in quel momento.
Appena Harry incontrò quelli di Draco rivide lo sguardo dolce che il biondo gli offriva quando si svegliavano l'uno abbracciato all'altro.
Draco invece vide solo gli occhi verdi di Harry, solo di Harry. Non c'era al mondo un altro verde come quello. Doveva essere creata una nuova tonalità di colore: verde Harry.
Molti occhi sono verdi, ma nessun verde era come quello degli occhi dell'uomo che tanto tempo prima gli aveva rubato il cuore. Un verde famigliare, accogliente, di cui sentiva la mancanza, un verde che amava e alla quale non avrebbe più rinunciato.
 
Neville non sapeva cosa fare.
Si era opportunamente messo in disparte, ma ora si sentiva in imbarazzo. I suoi due amici erano li in silenzio che si guardavano ed Harry aveva addirittura ancora la mano sulla maniglia della porta che in quel modo teneva aperta.
Vedeva che i suoi amici erano felici anche se non c'era il sorriso sulle loro labbra, c'era solo la sorpresa e l'emozione di essere di nuovo vicini.
 
Il signor Richard Collins, capo della sezione irlandese, proruppe nella stanza come un uragano.
"Salve a tutti!" salutò festante i presenti.
Harry lasciò la maniglia e si girò verso l'irlandese che ricambiò lo sguardo sorridendo.
"Tu devi essere Harry Potter, la cicatrice non mente! Piacere, io sono Richard Collins, ma puoi chiamarmi solo Richard."
L'irlandese gli allungò la mano ed Harry la strinse sussurrando: "Piacere...Richard!"
"Tu invece devi essere Paciock, giusto?"
Collins fece qualche passo verso Neville che annuì.
"Io sono Malfoy!" lo anticipò Draco ancora un po' scombussolato.
"Piacere. Ho sentito molto parlare di te."
"Davvero?" Draco era sorpreso, non aveva mai avuto a che fare in quegli anni con la sezione irlandese ed era strano che lo conoscesse.
"Oh sì, abbiamo un ex in comune."
Draco impallidì mentre il suo cuore perse qualche battito e sentì gli occhi di Harry fissarsi su di lui.
"Cosa?" chiese infine il biondo facendosi coraggio.
"Steve Augustin."
"Ah!"
Draco si voltò si scatto verso le finestre.
L'inizio era stato pessimo.
Parlare di un ex non è per niente un metodo vincente per riconquistare l'amore della tua vita.
Era immerso in questi infausti pensieri quando una quinta persona entrò nella stanza.
 
Era una donna di circa trent'anni e spingeva un carrello.
La donna fece un sorriso di circostanza poi parlò:
"Salve a tutti, io sono Mildred e sono la vostra accompagnatrice. Questa è la passaporta che ci porterà ad Istanbul e si attiverà tra sette minuti esatti."
Tutti guardarono sorpresi lo strano oggetto che era poggiato sul primo ripiano del carrello.
Dal basso verso l'alto il materiale che lo componeva era ottone, vetro colorato, di nuovo ottone e oro o almeno sembrava oro, ma questo non era tutto, dalla parte inferiore fuoriusciva un lungo tubo che finiva con una specie di cannuccia.
"Scusi Mildred, cos'è quel coso?" chiese curioso Richard.
"E' un narghilè."
"Un che?"
"Un narghilé e serve per fumare."
"Io non fumo!" Disse serio Draco.
"Non è come fumare una sigaretta o la classica pipa, signor Malfoy, ad ogni modo in Turchia ne vedrà parecchi e sono sicura che tutti voi avrete l'occasione anche di provarlo." Spiegò gentile Mildred.
I quattro continuarono a fissare l'oggetto misterioso e la donna continuò:
"Bene, direi che è ora di mettersi in viaggio. Vi prego di avvicinarvi. La passaporta ci porterà direttamente nel luogo dove si svolgeranno la maggior parte della attività di questo meeting e dove c'è l'albergo che vi ospiterà. Istanbul ha ben tre quartieri magici, due sono sulla terra ferma e il terzo è su un ponte, per la precisione il Dört Sari Muz Bridge, ed è qui che arriveremo. Nella Istanbul babbana ci sono tre ponti sul Bosforo, ma per noi maghi invece sono quattro." Mildred pronunciò l'ultima frase con una certa soddisfazione, lei adorava essere una strega...
 
I quattro uomini si avvicinarono come gli era stato chiesto e mettendocisi intorno poggiarono una mano sul narghilè.
Harry e Draco erano separati da Mildred.
 
Come previsto la passaporta iniziò a tremare e dopo alcuni secondi con la sensazione di essere strappati dal pavimento la delegazione inglese partì per Istanbul.
 
 
 
note finali:
se volete sapere qualcosa in più sul narghilè cliccate qui:
 
 

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Capitolo 4
*** quarto ***



Come si dice? Meglio tardi che mai, no? Bene, ecco a voi un nuovo capitolo di questa storia. Spero sia di vostro gradimento.

Grazie mille a tutti coloro che seguono la fic, a chi l'ha messa tra i preferiti e a chi ha commentato: lake, the fly, tess4ever, xandrina, nicodora, fiamma90 e synoa. Grazie davvero!

Buona Lettura,

Carmilla1324

 

QUATTRO BANANE GIALLE
- Capitolo 4 -
 

L'arrivo ad Istanbul fu decisamente traumatico per tutti a causa di improvvisi sbalzi di energia magica, ma chi ebbe la peggio fu ovviamente Harry.
Non appena toccò suolo perse l'equilibrio rischiando di cadere come un salame sull'antico e colorato piastrellato del Dört Sari Muz Bridge, ma fortunatamente un paio di forti braccia, a lui ben note, lo presero al volo.
L'imbarazzo era tanto, ma nessuno dei due si scostò subito. Harry cercò di alzarsi e Draco seguì i suoi movimenti senza spostare le braccia. In piedi uno di fronte all'altro uniti da uno strano abbraccio i loro cuori iniziarono a battere all'impazzata. Era passato troppo tempo dall'ultima volta che erano stati così vicino.
"Tutto bene?" chiese Draco preoccupato.
Il biondo sapeva bene l'effetto che aveva su Harry uno spostamento via passaporta, così distante poi.
 
Harry frastornato dalla passaporta e dalla bella sensazione di essere di nuovo tra le braccia di Draco non rispose, annuì leggermente sciogliendo impacciato l'abbraccio.
"Eccoci arrivati!" disse Mildred interrompendo così quel magico momento.
I due si separarono riluttanti. Avevano il viso arrossato e un atteggiamento così timoroso che li rendeva teneri agli occhi di Neville che li osservava interessato.
Appena arrivato nella sua stanza d'albergo avrebbe mandato subito un gufo a Pansy per informarla delle prime impressioni...da considerarsi molto positive finora.
 
"Benvenuti ad Istanbul!" continuò Mildred, "quello su cui ci troviamo è il Dört Sari Muz Bridge. Come potete vedere la vista da qui è bellissima."
Erano "atterrati" in una specie di zona protetta, isolata da invisibili barriere magiche per permettere l'arrivo dei passeggeri tramite passaporta nella massima sicurezza.
Con un veloce movimento della bacchetta Mildred creò un varco attraverso la barriera e fece passare i quattro uomini seguendoli subito dopo.
Gli Auror si spostarono verso il bordo del ponte e poterono costatare che le parole della donna erano più che vere. Il ponte magico era proprio di fronte ad uno dei più famosi ponti di Istanbul, il ponte di Galata con la sua gigantografia della bandiera turca a dargli il benvenuto. Era proprio all'inizio del canale del Bosforo.
 
Il paesaggio era da togliere il fiato.
L'acqua illuminata da uno splendido sole primaverile ed era di un azzurro intenso. I movimenti delle onde erano leggeri e armoniosi, accompagnati da una leggera brezza che portava un invitante profumo speziato, profumo di sesamo.
La città era così diversa da Londra.
Al posto degli antichi palazzi vittoriani e delle maestose basiliche c'erano alti minareti e splendide moschee dalle cupole d'oro che riflettevano i raggi del sole irradiando così ancora più luce. Gli edifici di stili differenti, un misto tra oriente e occidente, erano tutti di tonalità chiare, dal bianco al giallo.
Barche, traghetti, yought percorrevano le strade d'acqua del canale con incredibile ordine e sul ponte che avevano di fronte si potevano scorgere più di cinquanta pescatori intenti a lanciare le loro canne da pesca direttamente dalla ringhiera.
 
Draco decise di agire subito, non c'era tempo da perdere soprattutto dopo la spiacevole uscita di Collins a proposito di Steve. Si avvicinò ad Harry e facendo finta di parlare a tutti i quanti,  fissando il vuoto di fronte a sé disse:
"Adoro i ponti. Risvegliano in me preziosi ricordi."
Harry si voltò a guardare il suo profilo.
Non era cambiato. Era lo stesso viso che tanto aveva amato, che tanto amava e che voleva amare per sempre. Sorrise e rispose:
"Anche a me. Mi piacerebbe però crearne di nuovi."
Draco a quelle parole trasalì e guardò Harry:
"Davvero?"
"Io..."
"Bene. Allora, andiamo? La cerimonia di benvenuto inizierà tra 1/4 d'ora."
Draco guardava ancora Harry con aria speranzosa, ma Mildred si era già messa in cammino e gli altri la seguirono veloci, compreso Harry.
Rimaneva immobile appoggiato alla ringhiera e nella sua mente ripeteva le ultime parole di Harry. Nuovi ricordi, nuovi preziosi ricordi, nuovi preziosi ricordi insieme...
Non poteva che essere così.
Si sentì chiamare da Mildred e risvegliatosi da quel momento di euforia si mise a correre affiancando Harry sorridendogli.
 
* * *
 
La cerimonia fu di una noia mortale.
Ci furono ben sette discorsi ufficiali: stesso concetto espresso con parole diverse.
Harry non ascoltò nemmeno una sillaba. Le sue attenzioni erano tutte concentrate sulla strategia che aveva intenzione di usare con Draco.
La poche battute che si erano scambiati all'arrivo sul ponte gli erano sembrate di buon auspicio. Era chiaro che Draco si stesse riferendo ai loro momenti insieme sul Tower Bridge e lui non era riuscito a trattenersi dall'esternare quello che provava. Draco aveva reagito nel migliore dei modi e questo lo faceva sentire squisitamente fiducioso.
 
Ora erano uno seduto di fianco all'altro. Casualmente.
Harry avrebbe potuto allungare una mano e stringere quella di lui di nuovo, oppure passarla tra i suoi sottili capelli biondi. Se avesse allungato il collo avrebbe potuto risentire il suo profumo e se...avesse avvicinato il suo viso forse sarebbe riuscito a rubargli un bacio a fior di labbra, quei baci che di solito si scambiavano sdraiati sul divano nell'appartamento di Draco mentre abbracciati facevano finta di guardare un film. Se...ma ora non poteva. Era troppo presto.
 
I discorsi ufficiali finirono in un applauso scrosciante e in pochi secondi sui tavoli dove prima c'erano penne, fogli, resoconti e programmi comparvero cibarie e bevande di ogni genere, comprese specialità turche.
Ad Harry sembrò di essere tornato indietro nel tempo, alla sua prima cena ad Hogwarts.
La sorpresa che provò quel giorno di tanti anni prima, quando vide tutto quello che la sua mente di ragazzino poteva desiderare di assaggiare non era ancora stata surclassata.
Per lui era l'immagine stessa della magia.
Uccidere Voldemort con una maledizione, salvare vite a colpi d'incantesimi, volare su una scopa, viaggiare attraverso un camino, trasformane un bicchiere di vetro in un topo non descriveva al meglio il potere della magia, ma far apparire un banchetto dal niente sì invece. Era concreto, si toccava con mano e non c'era niente di più bello per un bambino che aveva passato i suoi primi anni con gente che aveva pensato ben poco alla sua alimentazione.
 
Immerso in quei ricordi non si accorse che Draco gli stava parlando.
"Harry, Harry...ti senti bene?"
"Sì, scusa. Ero sovrapensiero," rispose imbarazzo.
"Hogwarts, vero?"
"Cosa?"
"Stavi pensando ad Hogwarts, no?"
Harry lo guardò interrogativo e Draco sorrise.
"Quando...quando qualcuno fa apparire del cibo tu rimani sempre imbambolato" spiegò Draco.
"Tu...cioè, come fai a saperlo?"
"Lo so, me lo ricordo." rispose semplicemente il biondo.
"Ma io non te l'ho mai detto."
"Io...io lo so e basta."
C'erano altre parole che avrebbero spiegato meglio la situazione, ma Draco non voleva pronunciarle: quando stavamo insieme io ti osservavo Harry.
La prima parte di quella frase pesava come un macigno e sapeva che se l'avesse detta avrebbe risvegliato dei brutti ricordi, decise così di affidarsi ad un sorriso sincero.
Apparentemente funzionò ed Harry sorrise ricambiandolo.
 
Il pranzo proseguì tranquillo. Non parlarono molto, ma si scambiarono sguardi molto intensi e delle piccole gentilezze. Ad Harry, per esempio, venne naturale dare a Draco la sua porzione di macedonia. Non che non gli piacesse, ma sapeva che il biondo ne era golosissimo e senza nemmeno aspettare una risposta affermativa gli passò la sua coppetta ricolma di frutta fresca e succo di limone.
Intorno a loro le chiacchiere e le risate riempivano l'aria di energia positiva e questo clima di serenità rilassò i due "strateghi".
 
Il pranzo finì con l'ennesimo discorso in cui il presidente del comitato organizzatore dava appuntamento a tutti i partecipanti alla prima riunione in programma che si sarebbe svolta dopo due ore nello stesso edificio in cui si trovavano.
 
Mildred face una specie di appello e costatato che tutti i suoi "protetti" erano presenti fece loro segno di seguirla.
Stranamente per andare all'albergo non usarono nessun tipo di magia. Ci andarono a piedi, passeggiando attraverso quel labirinto di stradine che era il Dört Sari Muz Bridge. Quel ponte era davvero straordinario. Si poteva trovare qualsiasi cosa un mago avesse bisogno. Era una Diagon Alley sull'acqua, pensandoci bene a Draco ricordò Ponte Vecchio a Firenze. C'era stato solo una volta e per poco meno di sei ore, ma si ricordava di quel ponte e di tutte quelle piccole botteghe una appiccicata all'altra, una sopra l'altra. Chissà cosa avrebbero pensato i babbani se avessero potuto vederlo?
 
Arrivarono in albergo poco dopo le tre del pomeriggio. La riunione era programmata per le cinque, quindi avrebbero avuto quasi due ore per riposarsi.
L'hotel era di gran lusso, era una copia identica al Pera Palas, l'albergo che ad Istanbul esisteva veramente ed era stato costruito apposta per ospitare i viaggiatori che arrivavano in quella città con il famoso Orient Express.
 
Harry ebbe casualmente una stanza vicino a quella di Draco e ne fu immensamente felice. Mentre prendevano l'ascensore s'immaginava già la mattina dopo intento a bussare alla porta del biondo per invitarlo a fare colazione con lui.
 
Appena si chiuse la porta alle spalle Draco prese un lungo respiro.
Non gli mancava l'aria o era preoccupato per qualcosa, semplicemente aveva bisogno di una sorta di gesto liberatorio che stava a significare:
e per adesso è andata.
Dopo essersi fatto una doccia rigenerante si sdraiò del grande letto matrimoniale con addosso solo un paio di boxer e l'accappatoio. Dalla finestra aperta arrivava un po' d'aria fresca e nel silenzio più avvolgente si addormentò.
 
Nella stanza di fronte alla sua Harry sdraiato su uno dei divanetti presenti nella stanza riguardava sorridendo con gli occhi lucidi alcuni ricordi della sua storia con Draco che aveva portato con se in un pensatoio. Voleva regalarlo a Draco la sera prima di ritornare a Londra. Se le cose fossero andate male, quella era l'ultima carta che poteva giocare.
 
Fu il primo ad arrivare nella hall dell'albergo, luogo in cui Mildred aveva dato appuntamento a tutti. Si sorprese di non trovarci già Draco, di solito così puntuale.
Mildred arrivò con passo deciso e una cartelletta sotto il braccio. Apparentemente non si era cambiata e nel suo completo grigio assomigliava in tutto e per tutto ad un'istitutrice tedesca dell'800.
"Salve, signor Potter. Lei è il primo a quanto vedo," disse la donna appuntando qualcosa sulla sua cartelletta.
"Buon pomeriggio" salutò cortese il moro.
Mildred non sembrava molo intenzionata a fare conversazione così Harry si mise a guardare gli arazzi appesi alle pareti.
Una mano sulla spalla interruppe quella edificante attività.
"Ciao Harry!"
"Neville!" si abbracciarono, "Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di scambiarci qualche parola."
"Già, è stato tutto abbastanza frenetico e scombussolante."
"E' vero, ma dimmi, come stai?"
"Tutto bene, grazie. E tu?"
"Non male."
Neville non voleva alludere a niente in particolare, ma mentre era in stanza aveva davvero spedito un gufo alla moglie per raccontargli le sue impressioni e aveva anche ricevuto la risposta: indaga, indaga, indaga...ma, amore, non farti scoprire.
Chi gliel'aveva fatto fare di mettere su famiglia con una Serpeverde?
Il messaggio della consorte però non era l'unico che aveva ricevuto, anche Ron ed Hermione gliene avevano mandato uno e gli chiedevano le stese identiche cose.
 
Mildred richiamò la loro attenzione e dietro di lei videro Richard Collins che li salutava sbracciandosi. I due si avvicinarono sorridendo a quel bizzarro spettacolo.
"Manca solo il signor Malfoy." Costatò la donna.
"Strano, di solito è sempre molto puntuale" disse Harry dando voce a i suoi pensieri.
"Ora lo faccio chiamare" disse Mildred dirigendosi verso il banco della reception.
"Aspetti Mildred, vado io a chiamarlo."
"Va bene, signor Potter, faccia pure."
 
Bussò alla porta svariate volte senza mai ottenere risposta così provò a chiamare il nome di Draco.
Dopo alcuni istanti la porta si aprì e ad Harry mancò il respiro ed insieme qualche battito cardiaco.
Draco spettinato, con gli occhi offuscati dal sonno e vestito solo dell'accappatoio gli stava davanti. Era una visione a cui non era più abituato e ne rimase stordito, talmente tanto che non sentì Draco che gli chiedeva cos'era successo.
Draco cercò di sistemarsi, ma aveva riconosciuto lo sguardo con cui Harry lo stava guardando e decise che per una volta poteva anche lasciare che la cintura del suo accappatoio si slacciasse definitivamente per vedere cosa sarebbe successo.
 
 
 
Note dell'autrice:
 

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Capitolo 5
*** quinto ***


Salve!
Come potete notare questa volta l'aggiornamento è arrivato un po' prima del solito...
Grazie a tutti coloro che seguono questa storia in particolare ai commentatori: tess4ever, the fly, synoa e Scar (grazie per aver commentato anche "Ho capito tutto!").
Approfitto di questo spazio per ringraziare anche Limnia_Black per aver letto e commentato "Romanticismo e L'orecchino".
Bè, ora vi lascio leggere.
Carmilla1324

 

- Capitolo 5 -
 

Oh, Merlino benedetto! Oh, Merlino benedetto! Oh, Merlino benedetto!
 
"Harry, che succede?"
 
Oh, Merlino benedetto! Oh, Merlino benedetto! Oh, Merlino benedetto!
 
"Harry!"
 
Oh, Merlino benedetto! Oh, Merlino benedetto! Oh, Merlino benedetto!
 
Draco gli si era avvicinato e i movimenti faciliatarono lo sciogliersi della cintura che teneva leggermente chiuso l'accappatoio.
 
Oh, Merlino benedetto! Oh, Merlino benedetto! Oh, Merlino benedetto! Adesso ci rimango secco!
 
Con fare indifferente Draco poggiò una mano su una spalla di Harry e scuotendolo leggermente lo chiamò di nuovo.
Harry era completamente immerso nella contemplazione della porzione di petto del biondo.
 
"Harry che sta succedendo?"
Draco era in brodo di giuggiole. Harry che lo guardava in quel modo era ben più che un buon segno. Era la conferma che stava cercando anche se internamente sapeva già che Harry era interessato a lui.
 
"Ecco..."- Harry distolse lo sguardo dal petto di Draco e lo fissò sui suoi occhi -"sei in ritardo...noi...ti stiamo aspettando..."
"Cosa?" chiese il biondo scendendo dalle avvolgenti nuvole di lussuria in cui si trovava.
"La prima riunione inizia tra meno di dieci minuti" spiegò Harry.
"Oh, mio Dio, no!"
Alla velocità della luce Draco si fiondò nella stanza alla ricerca della sua valigia. L'aprì e scelse il completo che avrebbe indossato.
Si cambiò sotto gli occhi attenti di Harry. Il suo corpo non era cambiato molto e gli faceva ancora lo stesso effetto...
"Scusa, dov'è il bagno?" chiese infine il moro.
Draco intento ad allacciarsi le scarpe glielo indicò ed Harry vi si chiuse dentro. Appoggiò la schiena alla porta e guardando verso le sue parti basse disse:
"Non ora. Lo so cosa vuoi...lo voglio anche io, ma questo non è il momento giusto. Stai buono e torna a cuccia!"
Draco lo sentì parlare da solo e si avvicinò al bagno bussando leggermente:
"Harry, non ti senti bene?"
"Sì, sì. Dammi solo un minuto."
 
Draco all'inizio non capì la reazione del moro, ma poi mentre si guardava allo specchio appeso sopra un bellissimo comò di legno intarsiato fu folgorato da un ricordo: la terza volta che fecero l'amore. Dopo quella aveva smesso di tenere il conto, perchè dopo quella volta tutto era stato più chiaro.
Scopare una volta travolti dagli ormoni in subbuglio, poteva capitare. Una seconda volta anche, ma la terza non poteva essere interpretata in altro modo. Non era solo sesso. Non era solo voglia di sfogare i loro primordiali istinti, era qualcosa di più.
 
Successe tutto durante una lezione di trasfigurazione avanzata. Come al solito nelle due ore del professor Buster non volava una mosca. Nessun si azzardava a fare il men che minimo rumore. Tutti riavevano immobili e muti a seguire la lezione prendendo meticolosamente appunti.
In quell'occasione il professor Buster stava spiegando come alcuni grandi maghi, in particolare quelli che si affidavano alla magia nera, fossero in grado di trasfigurare un intero grattacielo babbano in un semplice portachiavi a forma di orsacchiotto. Ovviamente i poteri necessari per fare un simile incantesimo erano davvero enormi e si potevano contare sulle dita di una mano i maghi in grado di ottenere dei risultati soddisfacenti.
Il professore scrisse la formula su una semplice lavagna, ma subito dopo apparve una specie di animazione in 3D. Era come vedere un film.
Un essere vestito di nero puntava la propria bacchetta contro un grattacielo di almeno 90 piano, pronunciava la formula e dalla punta della bacchetta fuoriusciva un'accecante luce arancione. Questa luce poi si trasformava in una gigantesca faccia e con lentezza la bocca fagocitava l'intero edificio fino farlo scomparire per poi lasciare alla sua base un piccolo peluche.
Nella mente di Harry quella dimostrazione era stata come vedere Draco fare la stessa cosa che l'incantesimo faceva al palazzo, nel suo caso però con una specifica parte del suo corpo..come la notte precedente in palestra.
Ciò ovviamente gli causò un'erezione da primato. Era rosso in viso, con le mani stringeva forte i bordi del suo banco e tutti notarono, Draco compreso, che il suo atteggiamento era al quanto strano...soprattutto per una lezione di Buster.
Anche il professore infatti notò che qualcosa non andava e serio chiese:
"Signor Potter, qualcosa non le è chiaro?"
"No, no. Le posso assicurare che è tutto chiarissimo." rispose a fatica.
"Non si sente bene?" chiese ancora il professore.
"Effettivamente non mi sento molto bene. Potrei andare in infermeria, professore?"
Potter doveva stare davvero male per avere il coraggio di chiedere una cosa del genere a Buster.
"Permesso accordato."
La classe intera si voltò a guardare sorpresa il professore che però si era girato di nuovo verso la lavagna pronto a spiegare un nuovo incantesimo di trasfigurazione.
 
Harry si alzò in fretta prendendo la giacca cercando di tenerla sul davanti per coprire le sue parti basse. A passo veloce andò verso l'uscita, ma poco prima fu fermato da Draco che lo bloccò con un braccio.
"Che hai Potter?"
Harry lo guardò imbronciato e poi disse:
"E' tutta colpa tua, Malfoy!"
Draco sorrise sorpreso e poi fissò le mani di Harry che impacciate tenevano la giacca per coprire l'inguine e comprese cosa doveva essere accaduto là sotto e anche il perchè. Potter era un pervertito...e questa cosa gli piaceva. Gli piaceva eccome!
 
La lezione si concluse meno di 1/4 d'ora dopo ed Harry non era rientrato così Draco decise di andarlo a cercare. Provò in biblioteca e in palestra, luoghi a loro famigliari e poi anche in mensa, ma non lo trovò. Provò a mettersi nei panni di Harry ed infine decise che i bagni dell'ultimo piano sarebbero stati il luogo ideale per "risolvere" quel tipo di problema in santa pace.
Prese l'ascensore senza nemmeno pensare al motivo che lo spingeva li. Entrò nel bagno che come previsto era deserto. Tutte le porte, tranne una, erano aperte e fu facile trovare il nascondiglio di Potter.
Si avvicinò lentamente cercando di non fare rumore.
Arrivato alla porta chiusa però, invece dei gemiti che si era aspettato sentì Harry parlare apparentemente con qualcuno. Il tono della sua voce era abbastanza agitato e ogni tanto prendeva dei profondi respiri.
"Così non va bene! No, no, no! Proprio non va!" disse Harry.
Ma con chi diavolo stava parlando e poi di cosa?
"Ma ti sembra il caso di farmi uno scherzo simile nel bel mezzo di una lezione?"
Draco s'incupì. Ma come? Non era stato il ricordo di quello che gli aveva fatto lui a scatenare quella reazione in Harry?
"Devo essere malato, anzi tu sei malato. No, mi sa che lo siamo entrambi. Abbiamo la Malfoyte acuta."
Allora si stava parlando di lui là dentro. Ottimo!
"E adesso cosa faccio? Non posso mica andare in giro così."
A questo punto Draco aveva deciso di agire.
Puntò la bacchetta verso la serratura e con un Alohomora la fece scattare.
Harry che se ne stava seduto sul water trasalì e si portò le mani in grembo.
"Malfoy! Che ci fai qui?"
"Non sei rientrato in aula. Volevo vedere se stavi bene" disse in tutta tranquillità.
"Sì, tutto ok. Adesso puoi uscire da qui, perfavore."
Draco gli sorrise sornione avvicinandoglisi ancora di più e chiudendo la porta dietro di sé.
"Malfoy..."
"Cosa ti è successo in classe?"
"Nie...nte" tentennò Harry.
"Sicuro? L'incantesimo di trasfigurazione del palazzo non ti ha ricordato niente...?"
Vedere Potter così in difficoltà era meglio di una afrodisiaco. Il suo viso era rosso e cercava in tutti i modo di nascondere l'inguine.
Harry non riusciva a parlare. Malfoy aveva capito.
"Butta la giacca per terra e sposta le braccia" ordinò gentile e sensuale Draco.
Harry eseguì e poco dopo Draco gli si sedette a cavalcioni sulle ginocchia.
"Sento che siamo entrambi nella stessa situazione..." disse Draco portando accarezzando il rigonfiamento nei pantaloni di Harry. Il moro sopirò e istintivamente abbracciò Draco cercando un contatto maggiore con il suo corpo.
"Cosa ne dici di rimediare?" sussurrò Draco slacciando il primo bottone dei jeans del moro.
"Sono pienamente d'accordo" e subito dopo infilò le mani sotto la maglia del biondo, sfilandogliela a lasciandola cadere sul pavimento.
 
Uscirono dal bagno felici e soddisfatti una mezz'oretta dopo con la promessa di uscire la sera per una passeggiata e chiarire meglio il loro strano rapporto.
 
Ora davanti a quello specchio Draco non sapeva cosa fare.
Fece qualche passo verso il bagno e poi tornò indietro. Fece un sospiro frustrato e poi ritornò davanti alla porta.
Ormai non aveva più bisogno della bacchetta per un semplice Alohomora. Bastava che pronunciasse quell'unica parola guardando la porta e...
"Alohomora!"
Harry che stava seduto sul bordo dell'immensa vasca da bagno si alzò di scatto preso alla sprovvista. Draco entrò e guardandolo dritto negli occhi disse:
"Un altro bel ricordo..."
Il moro gli sorrise e portandoglisi più vicino alzò una mano accarezzando dolcemente la guancia morbida di Draco. Il biondo chiuse gli occhi seguendo con il viso i movimenti della mano. All'improvviso aprì gli occhi fissandoli su Harry e disse:
"Io sto male"
"Cosa?" rispose Harry che non capiva.
"Vai da Mildred e dagli altri e dì loro che sto male."
"Ma..."
"Dì anche che tu starai con me e quando starò meglio li raggiungeremo alla riunione."
Harry finalmente comprese e annuì. A malincuore spostò la mano dalla guancia di Draco il quale si spostò per farlo uscire dal bagno.
 
Si ritrovarono davanti alla porta della stanza.
"Torna subito" disse Draco.
Harry gli prese il viso tra le mani, come tante volte aveva fatto in passato sulla soglia di migliaia di porte, e avvicinò delicato le labbra a quelle di Draco.
Non voleva essere irruento anche se l'istinto gli diceva ben altro, voleva godersi quelle labbra che voleva sentire di nuovo sue da tanto, troppo tempo.
Draco si sciolse in quel bacio.
Tutti gli errori del passato, i dubbi, la fastidiosa vocetta di Pansy che gli diceva di andarci con i piedi di piombo scomparvero al primo contatto.
I baci che si erano scambiati in passato erano indelebili nei loro cuori, ma quello che si stavano scambiando in quel momento era unico. Era un nuovo inizio.
Si separarono ancora ad occhi chiusi.
"Farò in un minuto" disse Harry spostando le mani e uscendo dalla stanza.
 
Nella hall dell'albergo la povera Mildred era un fascio di nervi ambulante. Camminava avanti e indietro stringendo la sua preziosa cartelletta e guardando Neville e Richard come se la causa di tutti i suoi problemi fossero loro.
"Signorina!" chiamò Harry.
"Oh, finalmente signor Potter. Siamo estremamente in ritardo. Dov'è il signor Malfoy?"
"Dr...il signor Malfoy non si sente molto bene" spiegò Harry.
"Cosa?"
"Deve avergli fatto male qualcosa che ha mangiato a pranzo. Forse quello strano dolce a base di pollo..."
"Lo Yalanci Tavuk Gogsu non ha nulla di indigesto!" osservò piccata Mildred. La giovane donna aveva una particolare passione per la cucina turca e come per la magia, accettava malamente critiche a riguardo.
"No, non intendevo..." cercò di rimediare Harry.
"Che intende fare il signor Malfoy?" cambiò discorso, mantenendo però lo stesso tono piccato.
"Ecco...appena si riprenderà vi raggiungeremo alla riunione."
Neville lo guardava curioso.
"Rimane anche lei, dunque?"
"Sì" ad Harry sembrava di essere tornato ad Hogwarts, al primo anno quando lui e Ron arrivarono in ritardo alla prima lezione di trasfigurazione e vedendo solo un gatto alla scrivania della professoressa credettero di averla fatta franca. Negli occhi di Mildred poteva leggere la stessa disapprovazione che aveva trovato in quelli della McGranitt una volta tornata umana.
"Ma lei non può!" quasi urlò la giovane donna.
"Perchè?"
"Lei deve fare un intervento durante questa riunione" disse impugnando decisa la sua cartelletta.
"Il mio intervento è programmato per la seconda parte della riunione. Le posso assicurare che non mancherò."
"Oh, va bene, ma non faccia tardi" dicendo ciò Mildred s'incamminò verso Neville e Richard facendo segno loro di avviarsi in tutta velocità verso il grande camino presente nella sala collegato alla Metropolvere.
Neville si voltò verso Harry, gli sillabò "in bocca al lupo" e poi gli fece l'occhiolino.
Il moro sorrise e appena i tre scomparirono corse verso gli ascensori fremendo per quello che lo aspettava...anzi per CHI lo stava aspettando.
 
 
 
Note dell'autrice:
il dolce " Yalanci Tavuk Gogsu" non è una mia invenzione, esiste veramente. E' una specie di budino ed è molto molto buono. Vi posso assicurare che non sa di pollo, io mentre lo mangiavo sentivo solo il sapore del latte.
Ecco a voi una foto: http://i194.photobucket.com/albums/z206/carmilla1324/yalanci_tavuk_gogsu.jpg
 

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Capitolo 6
*** sesto ***



Salve a tutti!
Lo so, sono in ritardo anche con questa fic...vi chiedo scusa, ma ho passato un periodo un po' schifido e solo ora le cose stanno tornando alla normalità, o almeno spero.

Ho una piccola premessa da fare per questo capitolo in particolare: questa fic non ha come rating il colore rosso, non è stata concepita come tale, per cui non vi aspettate scene di sesso descritte o cose simili. Non è nel mio stile, se ho uno stile, e poi io sono davvero una capra quando ho a che fare con la descrizione degli aspetti "tecnici" della faccenda.
Su, su, dai, che sapete tutte/i come funziona. Io qualche indizio qua ve l'ho lasciato per il resto date libero sfogo alla vostra immaginazione.

E ora qualche messaggio privato:
x zizela: sono contenta che la storia ti piaccia e vedrai che in questo capitolo si andrà un po' più a fondo alla "storia del bagno".
x Scar: sei affogata? Spero di no! Vorrei cogliere l'occasione per ringraziarti di nuovo per l'affetto che dimostri per le mie storie. Le hai praticamente recensite tutte. Sei davvero gentile. Un grazie immenso!
x the fly: già, già, al diavolo i piani....
x synoa: quei due si ricambiano eccome e in questo capitolo lo dimostreranno pure. Verrà il tempo anche per i chiarimenti a parole comunque.
x tess4ever: + che capito cosa fare della loro vita hanno capito con chi la vogliono passare. E' già qualcosa no? Il dolce al pollo è buonissimo!
x nicodora: mia cara, bentornata on-line!!! Vedrai che in questo capitolo Harry seguirà il tuo consiglio.

Approfitto di questo spazio anche per ringraziere tutte le persone che hanno letto e recensito "Una lacrima". GRAZIE! Son così felice che vi sia piaciuta tanto.
Ed infine un grazie speciale a saso per aver commentato "Ho capito tutto" e a titti6493 (commenta quando vuoi. No problem!) e T Jill per aver commentato "Romanticismo".

Bene, ho finito con le comunicazini di servizio. Ora vi lascio alla lettura.
Un baciotto a tutti,
Carmi

 

 

- Capitolo 6 -
 
 
Quando Harry tornò nella stanza di Draco gli sembrò di entrarci per la prima volta.
Tutto era diverso dentro di lui.
Sensazioni, desideri, speranze prima erano semplici pensieri che assillavano la sua mente e nel suo cuore, ora invece erano pensieri visibili, realizzati, concreti...da toccare con mano.
 
Ed eccolo li, il suo desiderio più grande, quello che riempiva le sue giornate da quasi una vita.
Era scalzo ed indossava solo i pantaloni del completo grigio che poco prima aveva scelto e indossato in tutta fretta.
Era di fronte ad una delle grandi finestre aperte presenti nella camera. Una leggera brezza gli scompigliava i capelli e il sole di Istanbul accarezzava il viso e il petto nudo.
Era bellissimo ed Harry non si trattenne dall'esternare quel complimento.
 
Gli si avvicinò mettendosi alle sue spalle e a bassa voce gli sussurrò nell'orecchio:
"Sei splendido!"
Draco lo guardò e gli sorrise.
"Se non mi tolgo subito dal sole qui diventerò tutto rosso..."
"Saresti comunque bellissimo!"
Draco si voltò trovandosi così di fronte ad Harry.
Sorrise e senza dire una parola portò le mani alla giacca del moro iniziando a spogliarlo.
 
Gli tolse la giacca lanciandola su una poltrona, lasciò poi che Harry si togliesse la cravatta da solo. Era un gesto che adorava vedergli fare e lo trovava tremendamente sexy.
Piano piano poi gli slacciò i bottoni della camicia ed Harry ad ogni gesto sentì aumentare l'eccitazione. Sentire quelle mani di nuovo su di lui era una sensazione meravigliosa.
 
La camicia volò a far compagnia alla giacca e i due dopo essersi sfiorati un paio di volte le labbra indietreggiarono fino al grande letto matrimoniale.
Draco spinse Harry tra i morbidi cuscini e appena il moro trovò una posizione comoda e dopo essersi tolto le scarpe Draco si sdraio sopra di lui.
Si guardarono a lungo scambiandosi carezze, come per studiare il corpo dell'altro con il solo tatto, per scoprire se qualcosa era cambiato.
 
Passare le mani tra i capelli di Harry, togliergli gli occhiali, posare piccoli baci sul suo mento erano gesti che Draco aveva compiuto centinaia di volte i passato, ma rifarli in quel letto così lontani da casa e con la consapevolezza che non voleva assolutamente che fosse l'ultima volta gli dava una serenità mai provata.
 
Harry invece era completamente ipnotizzato da Draco.
Lo accarezzava delicato con una sorta di riverenza e con la paura che quello fosse uno dei tanti sogni che durante gli anni lo avevano fatto svegliare nel bel mezzo della notte.
 
"Sei qui..." sussurrò Harry.
"Sono qui..." disse Draco prima di posare le labbra su quelle del moro.
 
Fecero l'amore.
 
Le labbra cercavano affamate ogni centimetro di pelle, le mani non volevano separarsi, ogni fibra dei propri corpi implorava di essere di nuovo una cosa sola.
 
Fu romantico, passionale e dolce.
Fu meraviglioso, violento e liberatorio.
Fu intenso, delicato e nuovo.
Fu un viaggio nei ricordi tra emozioni mai dimenticate.
 
Fu quello che doveva essere...semplicemente amore.
 
* * *
 
"Signor Paciok, è arrivato questo per lei."
Mildred con fare molto professionale consegnò una piccola busta a Neville che invano stava cercando di concentrarsi sulla noiosissima conferenza.
"Grazie, signorina" rispose gentile aprendo la busta. Il messaggio diceva:
Allora, come vanno le cose tra i due "piccioncini"? Pansy ha detto a Susan che stanno facendo qualche passo avanti. Fammi sapere, Theo
Anche lui ci si metteva adesso?
 
* * *
 
"E' stato..."
"Già..."
Harry e Draco erano sdraiati l'uno di fianco all'altro, nudi, con la pelle imperlata di sudore e col fiatone. Guardavano il soffitto cercando di regolarizzare battito cardiaco e respiro, ma le immagini di ciò che era appena successo tra di loro percorrevano le loro menti e ciò rendeva faticoso il raggiungimento di entrambe gli obiettivi.
 
Improvvisamente Draco si voltò verso Harry poggiando il viso su una mano.
"Spiegami una cosa..." disse sorridendo.
 
Harry lo guardò e poi annuì.
"Non è la prima volta che mi capita di essere in ascolto..."
Harry non capiva di cosa Draco stesse parlando, ma invece che fare inutili domande ascoltò il biondo continuare a parlare:
"E' capitato quando eravamo alla scuola per Auror, nell'appartamento che avevo a Londra e ricordo che quel giorno avevamo litigato e poi anche a casa di Theo..."
Harry continuava a non capire e l'espressione che si era formata sul suo viso era davvero esilarante.
"Draco, non capisco a cosa ti stai riferendo" disse infine arrendendosi il moro.
"Ora mi spiego meglio, con chi parli quando sei da solo in bagno?"
 
Harry non sapeva se scoppiare a ridere o se correre a nascondersi da qualche parte, non il bagno questa volta, per evitare l'argomento.
Decise di fare "l'indifferente" e con apparente tranquillità ritornò a fissare il soffitto.
 
Draco lo osservava curioso.
Non è che non avesse fatto delle ipotesi su quella determinata questione e ce n'era una che considerava abbastanza plausibile anche se incredibilmente stravagante e divertente.
"Allora?" chiese infine vedendo che Harry non si decideva ad aprir bocca.
Il moro prese un profondo respiro e poi parlò:
"A scuola, dopo l'incantesimo che ci ha spiegato Buster mi sono eccitato.."
"L'avevo capito, ti ho raggiunto...ricordi?"
"Sì, fammi finire. E' difficile..."
"Ok"
"Dicevo, mi sono eccitato ricordando quello che era successo tra di noi e non potevo andare in giro con...con...un'erezione..."
"Ciò non spiega con chi parli in bagno..."
Harry sbuffò!
Gli sembrava assurdo stare a parlare di quella cosa così stupida quando avevano milioni di cose da recuperare.
"A casa tua, mi è successa la stessa cosa."
"Cosa?"
"Ma lo stai facendo apposta?"
"Non sto facendo niente. Ti ho fatto una semplice domanda e vorrei solo avere una risposta, per cortesia..."
Harry scattò in piedi di fianco al letto.
"Oh, insomma. Col mio cazzo! Parlo col mio uccello, va bene?"
Draco contò fino a dieci prima di scoppiare a ridere sguaitamente.
Era troppo divertente!
Harry Potter, l'unico e il solo salvatore del mondo magico, che parlava con...con...Ahahahahahah!
"Piantala! La colpa è solo tua!" disse Harry cercando di rimanere serio.
Ripresosi un po' dalle risate Draco di mise a sedere sul letto guardandolo:
"Quindi tu parli con...lui?"- chiese indicando la parte del corpo di Harry in questione - "...e...e ti risponde?"
 
Ormai la conversazione aveva preso una piega completamente demenziale ed Harry decise di assecondarla.
Capitava spesso in passato che dopo aver fatto l'amore parlassero di cose stupide o sdolcinate e scoprire che anche questo aspetto di loro non era cambiato fu l'ennesima conferma che erano fatti l'uno per l'altro...anche se in questa particolare occasione era lui la causa di quelle risate.
"No, per la verità non risponde e non ubbidisce nemmeno agli ordini...specialmente se ci sei tu nei paraggi."
Draco si alzò e lo raggiunse abbracciandolo in vita e bacandogli una spalla. Harry appoggiò le braccia sulle sue spalle e incominciò a giocare con i suoi capelli umidi
"Ok, penso di aver capito. Ma ti sei eccitato mentre stavamo litigando?" chiese Draco.
"Non si può litigare con te mentre sei nudo. E' barare." rispose Harry.
"Ah, ora è tutto chiaro. Ecco perchè dopo che sei andato in bagno mi hai dato subito ragione e hai proposto di fare una doccia insieme per fare pace."
Harry si sporse verso Draco coprendogli le labbra con le sue.
Si separarono sorridendo.
"A proposito si doccia, ne avremmo bisogno una adesso. Se faccio tardi Mildred mi appende al minareto più alto e mi lascia li a bruciare."
"Andiamo...sai già dov'è il bagno, vero Harry?" chiese ironico Draco prendendolo per mano e insieme s'incamminarono verso il bagno.
"Piantala!" rispose sbuffando Harry.
"Peccato! Avevo anche io un paio di cose da dire al tuo amico la sotto..."
 
* * *
 
Uscirono da Magic Pera Palas in perfetto orario. Non avrebbero fatto tardi per la conferenza e cosa più importante potevano godersi una passeggiata solo loro due sul Dört Sari Muz Bridge senza dover utilizzare mezzi di trasporto magici, che erano di sicuro più veloci, ma non ti facevano godere la compagnia di chi era con te.
 
"Bello vero?" chiese Harry appoggiandosi alla ringhiera del ponte a guardare il paesaggio.
"Fantastico" rispose Draco mettendoglisi di fianco.
"Non vedo l'ora di visitare la città" continuò Harry.
"Domani pomeriggio è in programma una visita guidata."
"Che palle!" protestò Harry riprendendo a camminare.
Draco lo guardò sorpreso.
"Perchè?" chiese infine.
"Perchè Mildred avrà programmato ogni momento."
"Possiamo sempre visitarla per i fatti nostri..."
"Non ci darà mai il permesso."
"Potter, ma come parli? Non è mica un'insegnante. Siamo adulti e siamo anche dei suoi superiori. Più tardi le diremo che domani pomeriggio visiteremo Istanbul da soli. "
"Ben detto...glielo dici tu però."
 
* * *
 
Arrivarono alla sala conferenze in tempo per l'intervento di Harry che fu sulle "nuove tecniche di rilevazione di incantesimi oscuri a distanza".
Appena tornò al suo posto, tra Draco e Neville, sentì cha stava andando tutto perfettamente bene, anzi stava andando tutto proprio come doveva andare.
 
"Tutto ok?" gli chiese Neville a bassa voce.
Harry gli sorrise, si voltò e allungò la mano per andare a stringere quella di Draco che era appoggiata al bordo del tavolo. Il biondo ricambiò la stretta senza smettere di guardare l'oratore di turno e senza accorgersi che Paciok li stava guardando sorridendo.
"Bene, ora scusami ma ho una cosa da fare" disse Neville alzandosi lentamente e dirigendosi all'esterno della sala conferenze.
 
* * *
 
"Desidera signore?" chiese gentile una delle hostess presenti al banco delle informazioni.
"Vorrei spedire dei messaggi" disse Neville.
"Certo, mi servono i testi dei messaggi e destinatari."
"Stesso messaggio in triplice copia. Destinatari: Pansy Paciok, Ronald Weasley e Theodor Nott."
"Il messaggio, signore?"
"I piccioncini hanno già scaldato il nido."
"E'...è sicuro signore?" chiese sorpresa dal messaggio la hostess.
"Sì, sì. Loro capiranno."
"Come vuole."
Neville era ormai giunto all'ingresso della sala, quando decise che mancava qualcosa in uno dei messaggi per cui tornò indietro.
"Signorina, scusi, sono ancora in tempo per una modifica?"
"Certo, mi dica."
"Nel messaggio per la signora Paciok alla fine aggiunga ti amo, per favore."
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** settimo ***



- Capitolo 7 -

 

Per la prima sera ad Istanbul l'efficente Mildred aveva organizzato per la sola delegazione inglese una cena in uno dei più famosi ristoranti magici della città.

Quando arrivarono al "Tappeto Volante" vennero accolti dal proprietario in persona, il signor Abdullah. Uomo dall'aria simpatica e gentile, calvo, con dei piccoli baffetti grigi e una tonda e grossa pancia.
Accompagnò la squadra inglese al loro tavolo e senza nascondere la sua felicità per avere Harry Potter ospite del ristorante, li lasciò a contemplare il vasto menù che il locale offriva.

La cena durò quasi tre ore e non perchè il servizio fosse lento, ma perchè i quattro maghi inglesi ordinarono praticamente tutte le pietanze dai nomi "esotici" che trovarono nel menù senza nemmeno sapere cosa fossero gli ingredienti...ma perchè darsi pena? Alla fine tutto quello che mettevano in bocca aveva un buon sapore.
Anche Draco che solitamente non cedeva ai peccati di gola questa volta non riuscì a trattenersi, aiutato anche dall'avere vicino dopo molto tempo il suo Harry e dalla piacevole atmosfera che si era creata tra i suoi compagni di tavolo.

Ad Harry sembrava di aver fatto un viaggio nel tempo.
Sembrava di essere di nuovo alla scuola per Auror, ad un tavolo della mensa dove insieme ai suoi amici e al suo ragazzo cenavano e s'intrattenevano a chiacchierare e scherzare fino a quando non venivano cacciati perchè era troppo tardi.
Voltarsi e vedere Draco che gli sorrideva, mangiava e intavolava discussioni con gli altri Auror era bellissimo.

Neville dal canto suo osservava "i piccioncini" sorridente.
Non era ancora riuscito a parlare con Harry, ma vederlo così felice dopo tanto tempo era davvero una bella visione...talmente tanto che quando sarebbe arrivato in albergo avrebbe messo questo ricordo in un pensatoio e l'avrebbe spedito a sua moglie con il compito di mostralo anche a Ron, Hermione, Theo e Susan...così magari l'avrebbero lasciato un po' in pace.

* * *

Mezzanotte era passata da più di mezz'ora quando i quattro Auror inglesi, lentamente e con passo incerto, s'incamminarono verso il Dört Sari Muz Bridge.

L'Istanbul babbana non era molto differente da quella magica. Era una città vivace e piena di vita e la notte assumeva un fascino ancora più speciale.

Percorsero Istiklal Caddesi, una strada pedonale di quasi un km e mezzo, la Oxford Street di Istanbul.
Di giorno era la via dello shopping e di notte diventava il luogo prediletto per incontrare gli amici, per darsi un appuntamento e semplicemente per mangiare un gelato mentre passeggiando si osservava la gente passare.

Neville e Richard camminavano davanti ad Harry e Draco e tutti e quattro osservavano il fiume di persone che percorrevano la via.

Harry notò che molte coppie di uomini, un po' di tutte le età, camminavano l'uno di fianco all'altro tenendosi a braccetto o con una mano appoggiata l'una sulla spalla dell'altro magari tenendo per mano la propria fidanzata o moglie con quella libera.
Era una cosa strana da vedere. A Londra e nel resto dei paesi europei dov'era stato non aveva mai visto degli uomini passeggiare in quel modo...forse solo in qualche quartiere gay.
"Hai visto?" chiese a Draco indicandogli una coppia di ragazzi che gli venivano in contro tenendosi a braccetto.
"Oh, Merlino! Ma dici che...?"
"No, io penso di no. Guardati intorno."
Draco percorse con lo sguardo un tratto della grande strada che aveva davanti e come Harry, notò che questo modo di stare vicini era un po' troppo gettonata...non potevano mica esserci così tante coppie gay ad Istanbul!!!

Camminarono per alcuni minuti mantenendo uno stato di totale silenzio che fu interrotto dall'arrivo del sempre esuberante Richard, sveglio e pimpante anche dopo aver mangiato come un maiale e aver bevuto come una spugna.
"Avete visto???" chiese tutto contento. Dietro di lui Neville sbuffava.
"Cosa?" chiese Harry.
"Tutti quegli uomini che si tengono per mano!" rispose Richard.
"Non si tengono per mano" specificò Draco.
"Sì, bè, però..." era un po' in difficoltà, non sapeva bene come spiegare la situazione.

"Qui è normale. E' una manifestazione d'affetto e d'amicizia, non ha niente a che fare con le preferenze sessuali."
Mildred apparve dal nulla e spiegò loro il significato di quel gesto.
"Cosa ci fa lei qui?" chiese Richard.
"Sono venuta a cercarvi. E' tardi. Abdullah mi ha detto che avete lasciato il ristorante un'ora fa."
"Come può vedere stiamo bene" la zittì Draco.

Mildred sembrò non farci caso e mantenendo la sua professionalità "consigliò" ai quattro di tornare quanto prima in albergo indicando loro un vicolo dove avrebbero potuto smaterializzarsi senza dare nell'occhio.

Harry non aveva molta voglia di tornare subito in albergo e Draco sembrò leggergli nel pensiero e forse lo fece...a suo rischio e pericolo, perchè disse:
"Io e Potter torneremo a piedi. Ah! Signorina, prima che me ne dimentichi, domani pomeriggio noi non parteciperemo alla visita guidata della città!"
Draco la guardava sereno, ma il tono autoritario non ammetteva repliche.

Neville pensò che Mildred sarebbe scoppiata, che il suo impeccabile autocontrollo sarebbe andato a farsi benedire ed invece, dopo un primo momento di silenzio, annuì sorridendo.

Intuendo le intenzioni dei due "piccioncini", Neville prese sotto braccio Richard e guardando Mildred disse:
"Ci faccia strada. Noi torniamo."
"Io non voglio andare in albergoooo! La notte è...è...è ancora giovane!" cercò di dire Collins, ma quando Mildred, dopo un veloce saluto ad Harry e Draco, si diresse verso in vicolo Neville la seguì tirandosi dietro l'Auror irlandese.

Neville, Richard e Mildred scomparirono dalla loro vista dopo alcuni minuti e i due finalmente rimasero da soli.
Guardavano la via sorridenti.
"Mi piace questa usanza locale" disse Harry guardando una coppia di amici passare tenendosi a braccetto.
"Anche a me" concordò Draco avvicinandoglisi e infilando un braccio nello spazio tra il busto e braccio di Harry.
Potter non si sorprese e prontamente mise una mano in tasca per facilitargli l'operazione.

Camminarono fino all'albergo così, come una normale coppia etero avrebbe potuto fare in qualsiasi parte del mondo. Loro invece avevano dovuto affidarsi a questa "scappatoia" locale per poterlo fare senza essere guardati male.
Draco sapeva quanto ad Harry quelle occhiatacce facessero male, già ai tempi della scuola per Auror aveva esternato il suo dolore e mentre camminavano più di una volta aveva notato una luce malinconica nei suoi occhi.
"Non pensarci, Harry. Godiamoci il momento" disse per consolarlo.
Harry si sforzò di sorridere e annuì.

* * *

Al Pera Palas Hotel la notte non era diversa dal giorno. Gente che andava e gente che veniva, fattorini che trasportavano bagagli e la reception sempre aperta.

Harry e Draco andarono subito al loro piano.

Ora si trovavano l'uno di fronte all'altro, davanti alle porte delle rispettive camere e tutti e due non sapevano cosa fare.
Quello che era successo nel pomeriggio, dopo una manciata di ore dall'essersi rivisti, era marchiato a fuoco nelle loro menti e a ripensarci venivano brividi. C'era una grandissima voglia di ripetere l'esperienza, ma c'era anche il desiderio di chiarire il prima possibile la loro situazione.

Andare a letto ancora una volta, provare di nuovo emozioni tanto intense, sentire nel proprio cuore un amore così grande per la persona a cui ci si stava donando sarebbe stato un errore e un dolore troppo forte da sopportare se poi si fosse scoperto che quelle sensazioni erano unilaterali, che solo uno dei due le provava ancora, che era un'illusione.
 
In fondo sapevano che c'era ancora qualcosa che li univa. L'avevano sentito in ogni carezza, in ogni bacio, in ogni risata, in ogni respiro durante le ore passate insieme, ma averne la conferma sarebbe stato come Avadakedravizzare il dubbio, seppur piccolo, che ognuno di loro si portava dietro.
I babbani dicono "tolto il dente, tolto il dolore". Era quello che serviva a loro due: tolto il dubbio, tolto il terrore.
Bastava solo dirlo a voce: "voglio stare con te". Non serviva altro.

"Bè, allora buona notte Harry!"
"Sì...ehm..buona notte Draco!"
Si sorrisero imbarazzati per poi voltarsi ognuno verso la proprio porta.
Harry aveva già pronunciato la parola magica per aprire la porta quando sentì le braccia di Draco circondargli la vita.
Il biondo posò un leggero bacio sul collo del moro e poi gli sussurrò nell'orecchio: "Resta con me questa notte".
Harry si voltò prendendogli il viso tra le mani, lo guardò negli occhi per alcuni secondi e poi annuì sorridendo.
Prese per mano Draco e con lui entrò nella stanza, praticamente uguale a quella del biondo.

"Vado prima io in bagno" disse Harry lanciando la giacca su una poltrona e le scarpe in giro per la camera.
"Hai bisogno di fare quattro chiacchiere col tuo amichetto?" Lo prese in giro Draco.
In risposta arrivò un secco "no" da dietro la porta del bagno.

Quando rientrò nella stanza Harry trovò Draco in boxer e canotta bianca. Anche questa volta era davanti alla finestra e rimirare lo splendido panorama che anche di notte Istanbul offriva.
"Il bagno è libero!" disse Harry mentre finiva di svestirsi.

Draco uscì dal bagno dopo una decina di minuti ed Harry era impaziente di averlo tra le braccia o di stare tra le sue braccia...a lui andavano bene entrambe le opzioni, basta che ci fosse Draco con lui.
"Perchè stai lì davanti al letto?" chiese Draco, sorpreso dal fatto che Harry non si fosse già infilato sotto le coperte, ma che se ne stesse davanti al letto come in attesa di qualcosa.
"Ecco...vedi io..." farfugliò Potter.
"Tu cosa?"
"Dormi ancora nella parte del letto più vicina alla finestra oppure hai cambiato?"

"Harry..io..." Draco non sapeva cosa dire.
Sì, lui dormiva ancora nella parte del letto più vicina alla finestra, non aveva cambiato questa abitudine, ma il fatto che Harry se ne ricordasse era così...così...così bello!

Sorrise, annuì e poi si sdraiò nella SUA parte del letto mentre Harry faceva lo stesso dall'altro lato.
Una volta sotto le coperte Harry non riuscì a trattenersi e si spostò verso Draco, il biondo subito si mise su un fianco dandogli la schiena e poco dopo un braccio di Harry gli circondò la vita mentre l'altro andava ad infilarsi sotto un cuscino. Draco intrecciò le dita con quelle della mano che Harry teneva sulla sua pancia e così si addormentarono.

Quella notte erano troppo stanchi e felici per rovinare tutto.
Il giorno dopo ci sarebbe stato tempo per le chiarificazioni.

 

 

 

So che sono incredibilmente in ritardo, ma non ho avuto né tempo, né ispirazione e nemmeno voglia di scrivere negli ultimi mesi.
Ad ogni modo ecco un nuovo capitolo e ho una precisazione da fare in proposito.
Penso che qualcuno abbia già usato in qualche altra fanfic il nome "Tappeto Volante" per qualche locale magico. Non mi sovviene chi, ma ho il vago ricordo di averlo già letto, anche se non so dove. Se tra i lettori c'è la persona che l'ha utilizzato sappia che non era mia intenzione copiare. Ho optato per quel nome per due motivi. Il primo è che la Turchia è famosa per i suoi tappeti e secondo che essendo una fanfic su Harry Potter la magia ci doveva essere per forza e "tappeto volante" mi sembrava perfetto per unire le due cose.
Infine un ringraziamento speciale a chi ha commentato: Scar, Ginny W, Nicodora, the fly,Synoa, tess4ever e freehja (tesoro, ti ringrazio tanto per le belle parole che hai scritto nel tuo commento. Grazie anche per aver commentato "30 Seconds To Love"!)

E ora vi lascio.
Un bacio, Carmilla

ps: ricordatevi di commentare!

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


 
Mai perdere la speranza! ;-)
In questo capitolo: ricordi, ricordi e una frase che mette i brividi...
Un bacio,
Carmilla
 
 
- Capitolo 8 -
 
Quando Draco si svegliò non era più tra le braccia di Harry, ma contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si rattristò per le distanze che i loro corpi avevano preso durante lo stato d'incoscienza derivato dal sonno.
Per loro era una cosa normale...era una cosa normale nel passato.
 
Quando dormivano insieme si addormentavano sempre l'uno tra le braccia dell'altro e ogni mattina si ritrovavano inevitabilmente separati.
 
All'inizio la cosa infastidiva un po' Harry.
Era...era irritante non sentire l'abbraccio caldo di Draco intorno o il suo corpo tra le braccia al risveglio.
Durante un litigio, causato dalla genetica gelosia di Potter, gli aveva addirittura urlato contro che era colpa di Draco, che inconsciamente lui lo voleva allontanare e il suo corpo mentre dormiva realizzava quel desiderio represso.
Draco con molta diplomazia aveva risposto: "Potter, fatti curare!", gli aveva sbattuto la porta in faccia e poi se n'era andato aspettando che quel visionario del suo ragazzo tornasse in sé. 
E pensare che quel litigio era nato per un innocuo scambio di battute tra Draco e un suo compagno di corso.
Chissà se anche quella caratteristica di Harry era rimasta? Sarebbe stato ancora geloso di Draco?
 
Cercando di essere il meno rumoroso possibile il biondo si voltò ed appena acquistò una posizione comoda cercò subito con lo sguardo il viso di Harry. Voleva guardarlo dormire. Gli mancava cosi' tanto quella piccola abitudine...ma sfortunatamente avrebbe dovuto aspettare un'altra occasione per riprenderla.
 
Harry lo stava guardando sorridente.
"Sai che fine ha fatto Yennik?" chiese il moro con la voce leggermente roca e divertita.
"Chi?" rispose Draco più sorpreso.
"Quel tipo alto, moro, penso indiano, con cui ti piaceva tanto chiacchierare al corso per Auror..."
Draco, dopo un attimo di confusione, scoppiò a ridere ed Harry lo seguì a ruota.
 
Svegliarsi separati aveva riportato alla mente lo stesso ricordo...era un altro piccolo passo avanti.
 
* * *
 
"Che ore sono?" chiese Draco in uno sbadiglio.
"Quasi le otto" rispose Harry guardando il vecchio orologio che aveva al polso.
Draco sorrise guardandogli il polso.
Harry anche.
E come in molte altre occasioni dall'inizio del viaggio furono trasportati indietro nel tempo dai ricordi.
 
* * *
 
Non era passata nemmeno una settimana da quando si erano detti "ti amo" sul Tower Bridge e le cose tra di loro sembravano essere diventante quasi eteree..o, come direbbe Ron, "sembravano due deficienti".
Quel "ti amo" aveva cambiato le carte in tavola e il gioco si era fatto più serio, forse anche complicato, ma molto molto soddisfacente. E non si trattava solo di una questione fisica...erano pervasi da una sensazione di benessere invidiabile. Stavano bene insieme...bastava questo per rendere tutto più facile.
 
Una sera, immersi in questa nuvoletta d'amore e felicità...del tutto meritata, decisero di lasciare ai compagni di corso il piacere di cenare nella mensa della scuola e andare invece in un piccolo ristorante cinese a Soho.
Il locale non era molto grande, ci potevano stare al massimo 20 persone, ma era accogliente e con un'ottima cucina.
I piatti sul menù potevano essere gli stessi di miliardi di altri menù asiatici nel mondo, ma in nessun posto si potevano mangiare spaghetti di soia con gamberi come al "Ying&Yang". Draco ne era assolutamente convinto e almeno una volta a settimana pranzavano o cenavano li, sempre allo stesso tavolo. In un angolo sotto uno splendido quadro raffigurante una cascata.
Non conoscevano il nome della proprietaria e con avevano mai scambiato più di qualche parola di circostanza con lei, ma doveva averli presi in simpatia, perchè ogni volta che telefonavano per prenotare, il loro tavolo era sempre a disposizione...e nella porzione (abbastanza per tre persone) di spaghetti con gamberi di Draco, i crostacei erano sempre di più di quanto avrebbero dovuto essere.
 
Quella sera, seduti al loro tavolo al "Ying&Yang" a gustarsi un gradevolissimo pasto, Draco aveva deciso di dar prova ad Harry che la sua dichiarazione non erano solo parole...erano molto, molto di più. Voleva far capire al moro che quel "ti amo" per lui era un impegno bello e buono...così nel pomeriggio era andato alla Gringott e da uno quei mostriciattoli, si era fatto aprire la camera si sicurezza di famiglia.
 
* * *
 
La cena era stata, come al solito, incredibilmente soddisfacente...sotto vari punti di vista.
Harry aveva molta più dimestichezza che le bacchette cinesi rispetto a Draco e al biondo la cosa non dispiace per niente...adorava farsi imboccare, soprattutto quando si trattava dei suoi adorati gamberi.
Cibo a parte, il momento era arrivato.
Harry aveva finito il suo dolce e Draco la sua macedonia, quando il biondo posò una scatola di pelle nera dalla forma cubica sul tavolo.
"Cos'è?" chiese Harry sorpreso.
"Un regalo" rispose Draco tranquillo.
Harry guardava la scatola un po' titubante. Improvvisamente sentiva che l'atmosfera da leggera e scherzosa era diventata ufficiale.
Allungò la mano e prese la scatola. La osservò per alcuni secondi sentendo il peso degli occhi di Draco su di sé.
Alzò in coperchio con unico gesto sentendo la molla della scatola seguire i suoi movimenti.
 
Un orologio.
 
Cinturino di pelle nera, quadrante rettangolare, interno rosa scuro con le ore in nero, leggermente in rilievo.
"Giralo" sussurrò Draco.
 
C'era un'incisione. Solo due parole.
- Love Always -
 
Mentre Harry osservava l'orologio, il suo cuore era arrivato alla gola e gli impediva di emettere anche il suono più leggero. La voce emozionata di Draco però arrivò chiara alle sue orecchie.
"Non so a chi sia appartenuto. Era alla Gringott da un sacco di tempo. Qualcun'altro nella mia famiglia deve essere stato innamorato...strano, ma vero. C'è lo stemma dei Malfoy nel quadrante. Si vede solo se lo metti sotto una luce diretta."
La spiegazione gli usciva a pezzetti. Non riusciva a fare un discorso chiaro e trovare le congiunzioni tra un pensiero e l'altro era un'impresa, ma sperava che Harry riuscisse a collegare il tutto e leggere tra le righe.
Draco continuò:
"Lo notai la prima volta entrai nella camera di sicurezza di famiglia. Ero con mio padre e avevo nove anni circa. Non so cosa lui stesse cercando, ma lo vidi andare verso uno scaffale dove c'erano dei libri. Mi disse di non avvicinarmi e così mi guardai intorno e vidi quell'orologio insieme a tanti altri. Quello che mi colpì fu subito la parola amore. Anche all'epoca mi sembrò così strano trovarla in mezzo ad oggetti appartenenti a dei Malfoy."
Mentre Draco proseguiva con la spiegazione Harry guardava l'orologio, se lo rigirava tra le mani e ascoltava senza però guardare il biondo.
"Quando mio padre trovò quello per cui eravamo andati alla Gringott, apparentemente solo un foglio, gli chiesi di chi fosse. Lui me lo prese dalle mani, lo rigettò in mezzo a tutti gli altri e mi disse di lasciar perdere, che erano solo vecchie cianfrusaglie senza utilità."
Ci fu un momento di silenzio, poi Draco continuò:
"Tornai altre volte alla Gringott, a cadenza settimanale dopo la fine della guerra. Fino a quel momento della ricchezza reale dei Malfoy sapevo ben poco e dopo la condanna di mio padre e i vari risarcimenti stabiliti dalla sentenza inevitabilmente mi sono ritrovato ad avere a che fare con i Goblin quasi tutti i giorni. Mi fecero fare un inventario e così ritrovai quell'orologio."
"Prima di iniziare la scuola per Auror ho cercato di avere qualche informazione in proposito a mia madre, ma la sua reazione è stata molto strana. Non mi ha detto molto anzi si è rattristata e ha detto solo che l'amore vero capita una sola volta nella vita e non bisogna permettere che niente e nessuno ci si metta in mezzo."
"Insomma, non so di chi sia, ma sento che quell'orologio è importante, che è stato il pegno di un amore profondo, che è legato alla mia famiglia e per tutti questi motivi voglio che lo abbia tu."
Aveva altri pensieri che gli frullavano per la testa, ma non riusciva più a parlare.
Sperò che Harry capisse che non era un regalo riciclato. Inspiegabilmente teneva molto a quell'orologio e dalla prima volta che l'aveva tenuto fra le mani aveva sentito che quello sarebbe stato il primo regalo che avrebbe fatto alla persona che avrebbe sentito di amare veramente e che quella persona fosse Harry non vi era dubbio alcuno.
 
"Lo sento" disse improvvisamente Harry rompendo il silenzio che si era creato.
Draco lo guardò interrogativo e il moro alzò gli occhi dall'orologio per incontrare il suo sguardo.
"Sento il residuo dell'amore che è stato custodito in questo oggetto e sento la portata dell'amore che ha preso il suo posto."
Il biondo sorrise imbarazzato, ma sollevato che Harry avesse compreso.
"E' un modo di amare molto simile, sai? E' appartenuto di sicuro ad un Malfoy" continuò Harry.
Il moro con fare tranquillo indossò l'orologio. Rimirò il polso e sorrise.
"Grazie" sussurrò allungando la mano per cercare quella di Draco. La strinse e guardandolo negli occhi disse: "Ti amo"
"Anch'io" rispose il biondo felice.
 
* * *
 
Dopo tanti anni, Draco non era riuscito a scoprire di chi fosse quell'orologio...ma in quel momento non gli interessava.
Harry indossava l'orologio che lui gli aveva regalato ciò significava che c'era ancora amore per lui nel suo cuore e per averne la conferma bastava aspettare la sera.
Se alle 11:23 il quadrante dell'orologio si sarebbe illuminato allora non ci sarebbe stato più alcun dubbio.
 
Le 11:23 era l'ora precisa in cui lui ed Harry si erano detti ti amo sul ponte. La loro prima dichiarazione.
L'orologio percepiva l'amore che c'era tra le persone che se l'erano scambiato e anche quando, precisamente, questo amore era stato dichiarato. Per monito, o per ricordare oppure semplicemente per bearsi delle sensazioni che quel sentimento faceva scaturire l'orologio si illuminava ogni giorno alla stessa ora.
 
* * *
 
Quante volte in quegli anni Harry aveva aspettato le 11:23 guardando quell'orologio...?
I primi mesi dopo la separazione lo guardava ogni maledetta sera...e ogni volta che vedeva quella piccola luce sentiva il cuore stretto in una morsa dolorosa.
Per smettere di farsi del male aveva rinchiuso l'orologio in cassaforte per stargli lontano, ma molto spesso capitava che intorno alle 11:20 si ritrovasse nei pressi della cassaforte e che per caso avesse urgentemente bisogno di qualche importante documento che stava lì dentro.
 
Poi la specializzazione finì, diventò un Auror a tutti gli effetti e nel piccolo appartamento che aveva comprato vicino al Ministero, non ci passava che poche ore al giorno.
Missioni, missioni e missioni. Non pensava ad altro e questo metodo per distrarsi funzionò alla grande...sotto vari punti di vista.
Si dimenticò dell'orologio o meglio, fece finta di dimenticarsene e si dedicò principalmente al lavoro.
La sua carriera andava più che bene e anche a livello sociale non si poteva lamentare.
Aveva avuto storie con babbani e maghi, ma solo un paio si potevano definire vere e proprie relazioni.
Durante una di queste tornò a cercare l'orologio.
Sentiva qualcosa di diverso per Joey, il ragazzo babbano con cui stava da qualche mese, e si sentiva stranamente colpevole...era come se stesse tradendo Draco.
 
Rivedere quell'orologio però, scatenò in lui una rabbia incredibile: alle 11:23 l'orologio si illuminò, ma la luce emanata era debole, quasi impercettibile.
Draco non l'amava più. Doveva esserci qualcun'altro nella sua vita.
 
Il giorno dopo invece che partire per la Scozia per incontrare Draco, lasciò Joey e si offrì volontario per una missione di due mesi lontano dall'Inghilterra e in quasi totale isolamento.
 
* * *
 
"Dove vai?" chiese Harry mentre Draco lentamente si alzava dal letto.
"Vado in camera mia"
"Perchè?"
"Non posso mica scendere a fare colazione così..." rispose Draco mostrandosi in tutta la sua nudità.
"Bè, a me non dispiacerebbe per niente...però solo per me" disse Harry sedendosi sul letto.
Draco si girò e pensieroso si mise a cercare i suoi vestiti. Sapeva benissimo dove li aveva messi la sera prima, ma in quel momento la poltrona su cui li aveva posati gli sembrava lontana e difficile da raggiungere.
I suoi piedi sembravano di piombo. Sentiva che il primo momento da dedicare ai chiarimenti era arrivato.
Prese i pantaloni e li indossò dando le spalle ad Harry che da quando si era allontanato dal letto, non gli aveva mai staccato gli occhi di dosso.
"Draco?"
Il biondo si voltò incrociando lo sguardo col suo.
"Harry, dobbiamo parlare."
 

Note dell'autrice:
Orologio e incisione sono stati presi in prestito da una soap inglese, tutto il resto è magia...
Quiz: vediamo se qualcuno trova gli intrusi quaffiani...

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Capitolo 9
*** nono ***


In questi giorni qualche anima pia ha dato segno della sua presenza commentando e aggiungendo qualche mia storia tra i preferiti, per questo ho deciso di interrompere il mio sciopero...per adesso.

Buona lettura!
Carmilla1324

 

 

Capitolo 9.

"Harry, dobbiamo parlare."

Tre parole che come nelle addizioni, cambiandone l'ordine, il risultato non cambiava:
- Parlare, Harry, dobbiamo!
- Dobbiamo parlare, Harry!
- Dobbiamo, Harry, parlare!
...e mettevano sempre un certo timore...anche se in un paio di possibilità sembrava di rivolgersi a Tarzan..."io Tarzan, tu Jane".
Vabbè, il concetto comunque era chiaro e prima o poi quel momento doveva arrivare, per cui era inutile tirarsi indietro.
E poi era Harry Potter...aveva sconfitto Voldemort, per la miseria, affrontare Draco non sarebbe stata poi una cosa tanto difficile.

L'unica differenza, se si voleva essere pignoli e anche sinceri, era che mentre faceva fuori Voldemort non aveva vagonate di sensi di colpa con cui aver a che fare...con Draco invece sì.
Si sentiva in colpa, inutile girarci intorno. Era colpa sua se si erano lasciati tanti anni prima.
Se lui avesse avuto solo un po' di pazienza, se solo si fosse impegnato per la loro relazione quanto era disposto a fare Draco...in fondo lui aveva ragione, Londra ed Edimburgo non erano città poi tanto lontane per due maghi che si amavano.
Era stato uno stupido!
Merlino quante volte se l'era ripetuto durante tutti quegli anni.

Ora, se non voleva ripetere gli errori del passato, non doveva tirarsi indietro.

* * *

"Harry, dobbiamo parlare."
"Sì, hai ragione" rispose infine, mettendosi a sedere sul bordo del letto, voltando le spalle al biondo.
Nessuno dei due sapeva da dove cominciare però e il silenzio prese il sopravvento per alcuni minuti.
Fu stranamente Harry a fare la prima mossa.
Si voltò verso Draco che era ancora in piedi vicino alla poltrona dove la notte prima i suoi vestiti erano stati appoggiati e fissandolo disse:
"Ti amo ancora"

* * *

Svenire o non svenire?
Prenderlo a cazzotti o riempirlo di baci?
Rispondere "anch'io" o prendere i vestiti e lasciare la stanza?
Questi erano i problemi...

Draco davvero non sapeva cosa fare o dire.
Tutto si sarebbe immaginato tranne una simile dichiarazione ...non che non gli facesse piacere sentirsi dire quelle parole, dopotutto sapeva che erano sincere. Aveva sentito l'amore di Harry dal primo momento in cui si erano rivisti, però si aspettava qualcosa di più...di più...di più stimolante.
Diciamoci la verità, si aspettava un confronto, anzi un litigio coi fiocchi.

Ne aveva bisogno.

Doveva sfogarsi, liberarsi di tutta la zavorra del passato per poter ricominciare.

Amava Harry, ne era sicuro ed era venuto ad Istanbul solo per riprenderselo, ma sapeva anche che non poteva risolvere tutto con un "ti amo"...almeno, non lui.
Prima di ritornare ad essere felici insieme doveva spiegargli perchè non aveva insistito per stare insieme, perchè durante gli anni non si era fatto avanti e poi voleva sapere perchè Harry aveva fatto lo stesso.
Non ne avevano mai parlato, nemmeno nei pochi giorni che aveva trascorso insieme prima di separarsi.

Ora, anche a costo di arrivare alle bacchette o alle mani, voleva sapere e raccontare tutto.

* * *

I suoi pensieri vennero interrotti di nuovo dalla voce di Harry:
"Non ho mai smesso di amarti"
Il moro si alzò e si avvicinò al biondo guardandolo sempre negli occhi.
L'espressione di Draco era indecifrabile mentre Harry gli sorrideva imbarazzato.

"Perchè mi hai lasciato andare?" chiese infine Draco.
Il sorriso scomparve dal volto di Harry, che percepì subito il cambio di atmosfera.
"Perchè te ne sei andato?" rispose secco, senza nemmeno riflettere sulle parole che stava dicendo.

Si fissarono a lungo, in silenzio, come per cercare l'uno negli occhi dell'altro le risposte che cercavano.
"Io...io dovevo andare" disse infine Draco triste.
"Perchè?" sbuffò Harry.
Draco si voltò, raccolse la camicia e la indossò.
"Dovevo. Era la mia ultima possibilità." Rispose serio.

Harry stava per rispondere quando qualcuno bussò alla porta.
Guardò Draco e poi andò verso l'uscio.
Aprì la porta con una tale violenza che per miracolo rimase agganciata ai cardini. Nel corridoio dell'albergo però non c'era nessuno, anzi per la precisione, non c'era nessun essere umano.

Due piccoli aeroplani di carta volarono all'interno della stanza. Ognuno di essi doveva sapere perfettamente la propria destinazione perchè uno planò leggero sulla testa di Harry e ciò non contribuì affatto a migliorare il suo umore già nero e l'altro si diresse deciso verso Draco che lo prese al volo.
Contemporaneamente i due uomini, piega dopo piega, aprirono i rispettivi messaggi.
"Vaffanculo!" disse Harry accartocciando il foglio e buttandolo per terra.
Anche quella rompipalle di Mildred con i suoi promemoria ci si doveva mettere!
Draco rimase in silenzio. Velocemente indossò le scarpe e raccolse la giacca e la cravatta.
Andò verso la porta mentre Harry, sempre più nervoso, si dirigeva in bagno senza nemmeno rivolgergli uno sguardo veloce.
"Ci vediamo tra mezz'ora nella hall" disse Draco, prima di chiudersi la porta alle spalle.

* * *

"Buon giorno a tutti! Spero abbiate passato una serena notte." Mildred non diede il tempo a nessuno di commentare e continuò il suo discorso, tenendo lo sguardo fisso sul suo immancabile block-notes nero: "Il programma di questa seconda giornata è fitto di impegni, ma sono sicura che un po' di collaborazione riusciremo a portare a termine tutte le attività al meglio e a goderci la visita della città. "

Cazzo! La visita della città!
Harry non ci aveva più pensato. Lui e Draco avevano deciso di arrangiasi da soli...ma dopo quella mattina, sarebbe stata ancora una buona idea???
Guardò il biondo e scoprì che l'altro lo stava fissando e nei suoi occhi vi lesse la sua stessa indecisione.
Il moro tornò a guardare Mildred, che per non stimolare alcuna iniziativa personale stava dando una lettura dettagliata degli appuntamenti della giornata...già il fatto che Potter e Malfoy volessero vedere Istanbul da soli, aveva messo in crisi il suo super-mega-organizzato programma e non voleva ci fossero altre scocciature del genere.
Anche Draco volse lo sguardo verso Mildred, apparentemente in ascolto.

Neville, dal canto suo invece, non ci stava capendo niente.
Come in una partita di tennis osservava prima Harry e poi Draco, cercando di cogliere un benché minimo indizio.
Era ovvio che qualcosa non andava.
Non erano gli stessi Harry e Draco della sera prima. Non erano gli stessi che passeggiavano felici a braccetto per Istiklal Caddesi.
Ma cosa cavolo era successo???
E pensare che poco prima di andare nella hall per incontrarsi con Mildred e gli altri membri della delegazione inglese aveva spedito un gufo a sua moglie, scrivendole che tutto andava a gonfie vele e di spargere la voce...
"Che palle", pensò Neville in versione molto poco Capo Auror.

* * *

Si recarono al centro congressi a piedi facendo lo stesso percorso del giorno prima, ovviamente al contrario.
Che strano? A Neville sembrava che tutto fosse proprio l'esatto contrario del giorno prima.
Harry e Draco se ne stavano a debita distanza. Il primo camminava di fianco a Neville e il secondo era dietro a Mildred ed entrambi invece che godere del bellissimo panorama che, nonostante una leggera foschia mattutina, era da togliere il fiato, fissavano il movimento regolare dei propri passi immersi in chissà quali pensieri.
Neville inevitabilmente si rattristò. Non era giusto, accidenti!
Un'altra cosa completamente diversa dal giorno prima era il totale mutismo di Collins.
Se ne stava in fondo all'improvvisata fila e da quando si erano incontrati nella hall aveva aperto bocca si e no quattro volte e sempre per dire la stessa cosa: buon giorno!
Che il pieno di spezie e alcol della sera prima avesse avuto un effetto calmante?
Chissà?

* * *

Dopo nemmeno un'ora Harry non ce la fece più e in maniera poco elegante lasciò la sala, dove i delegati di ogni paesi a turno, rendevano conto degli arresti e dei grandi risultati che avevano raggiunto nei rispettivi campi di azione.
Era frustrante avere Draco davanti non poter discutere con lui di ciò che gli premeva e poi...aveva fame il che non aiutava per niente il suo autocontrollo.
I rumori che provenivano dal suo stomaco stavano diventando sempre più imbarazzanti. Decise così di andare alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Al diavolo la conferenza!

Si diresse verso uno dei tanti bachi informazioni presenti alla riunione internazionale, ma prima di arrivarci sentì una mano posarsi sulla sua spalla.
"Hey, che succede?" chiese Neville.
Harry si voltò e fece finta di non capire il vero significato della domanda.
"Ho fame. Non ho fatto colazione questa mattina."
"Non intendevo quello. Ho capito venti minuti fa che avevi fame. Mi sorprende che nessun'altro abbia sentito il tuo stomaco lamentarsi..." rispose Neville, cercando di alleggerire un po' l'atmosfera.
Harry lo guardo senza dire una parola, poi si rivolse alla signorina in completo blu che gli sorrideva da dietro il bancone.
"Salve, sarebbe così gentile da indicarmi un posto dove poter mettere qualcosa sotto i denti?"
"Oh, certo! Il Comitato Internazionale Magico ha appositamente creato per questa riunione ben tre luoghi di ristoro..."
"Bè, me ne dica almeno uno, allora!" la interruppe bruscamente Harry.
La ragazza, Rachel, così indicava la targhetta appuntata sulla giacca, non si fece però prendere alla sprovvista e con fare molto professionale rispose:
"Il più vicino si trova di fronte alla sala Thompson. Prenda il corridoio di destra e ci arriverà in un baleno."
"Grazie" grugnì Harry, dirigendosi verso il corridoio che gli era stato indicato.
"E' stato un piacere" rispose Rachel con fare gentile, volgendo poi uno splendido sorriso a Neville che salutò imbarazzato e seguì Harry.



Note di fine capitolo: Questo capitolo è dedicato a Rachel di Alnwick! Iihihihihi!

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Capitolo 10
*** cap 10 ***


Capitolo 10.

Fu facile trovare la sala Thompson e ancora più facile fu trovare luogo di ristoro indicato da Rachel.
Harry non badò a Neville che lo seguiva e andò al bacone a fare la sua ordinazione.

La colazione (quasi un banchetto) arrivò in fretta e quando gli chiesero a quale delegazione apparteneva e chi fosse, per abbeditare il suo pasto, lui rispose solo che avrebbe pagato subito.
Non era per niente dell'umore adatto per sopportare le esagerate reazioni che ancora la gente aveva quando sentiva il suo nome.
Il cameriere rispose che il sistema di pagamento per la riunione internazionale era basato su...eccetera eccetera. Harry stava per rispondere, di sicuro in maniera poco garbata, quando da dietro la spalle Neville parlò per lui:
"Neville Paciok, delegazione Inglese. Aggiunga, per favore, anche un caffè e un paio di quei deliziosi dolcetti turchi al miele e pistacchi. Grazie!"
Il cameriere annuì, completò l'ordinazione dando poi ad Harry e Neville in vassoio per uno con le rispettive ordinazioni.

Si sedettero ad un tavolino lontano dagli altri ospiti del ristoro.
"Allora, che hai?" chiese Neville sorseggiando il suo caffè.
"Niente. Ho solo fame," rispose poco prima di mettersi in bocca un' abbondante forchettata di uova strapazzate.

Neville tentò svariate volte di intavolare una conversaziove, ma il suo interlocutore non sembrava dell'uomore adatto.
Quando però Harry si alzò di scatto con il vassoio in mano, ormai privo di qualsiasi cosa commestibile, senza nemmeno rivolgergli uno sguardo o un saluto decise che ne aveva abbastanza.
"Ehi, torna qui e mettiti a sedere!" disse serio, con un tono che non ammetteva repliche.
Harry si fermò guardandolo stupito.
Sapeva che Neville era un ottimo capo per la sezione gallese, ma non si aspettava che potesse incutere tanto timore...anche a chi aveva affronatto Voldemort.

Poggiò il vassoio su un tavolo vicino e si sedette di nuovo di fronte al suo vecchio amico.
Neville bevve l'ultimo sorso del suo caffè, laccando via dalle dita un po' di miele, e poi chiese:
"Si tratta di Draco?"
Era inutile girare intorno alla questione.
Harry annuì.
"Allora?" insistette Neville.
Harry a fatica gli raccontò quello che era successo il giorno precedente, la notte e la discussione della mattina passando dall'euforia alla rabbia man mano che il racconto giungeva alla fine.
"Non ha senso!" concluse frustrato battendo un pugno sul tavolo.
"Certo che ne ha!" disse Neville che non aveva aperto bocca per tutto il resoconto dell'amico.
Harry spalancò gli occhi.
"Oh, Harry, non fare quella faccia. Draco ha ragione e lo sai anche tu. Vi amate e volete stare di nuovo insieme. Fare pace col passato e affrontare i rispettivi sensi di colpa sarà difficile, ma è necessario se non volete farvi sfuggire un'altra occasione per cotruirvi una vita insieme."

Neville aveva ragione, pensò Harry fissando il tavolo, ma era difficile, stressante e aveva paura di quel confronto.
E se ritornare sulle questioni irrisolte del passato non avesse fatto altro che allontanarli definitivamente l'uno dall'altro?
E se non fossero arrivati ad un compromesso, ad una fine, ad una soluzione?
E come avrebbero fatto a stare insieme se uno viveva a Londra e l'altro a Edimburgo?
A pensarci bene quello sarebbe stato l'ultimo dei suoi problemi, si sarebbe trasferito subito se Draco glielo avesse chiesto e lo sapeva bene, ma accumulare ostacoli su ostacoli sulla strada per la sua, la loro felicità, in quel momento gli veniva più facile.

"In più io ne ho le palle piene di voi due e degli altri, quindi fatela finita." Disse Neville incamminandosi verso l'uscita, lasciando Harry al quanto interdetto. Cosa intendeva Neville con "gli altri"?


* * *

Durante l'assenza di Harry, Draco ebbe dei seri problemi a mantenere il controllo. Avrebbe voluto seguirlo per
parlare con lui, ma sapeva che Harry aveva bisogno di tempo per riflettere.
Non aveva pensato nemmeno per un secondo di chiedere scusa per quello che aveva detto e neppure di non affrontare più la questione. Aveva bisogno di sapere perchè Harry lo aveva lasciato andare senza nemmeno provare a fermarlo, senza cercare un compromesso, una soluzione, un modo per rimanere insieme nonostante i chilometri di distanza...che per un mago alla fine, non erano niente.
Dentro di sé aveva una paura fottuta che sarebbe successo di nuovo.

Economicamente parlando, voleva delle garanzie.

Era sicuro di voler stare con Harry e in verità lo era anche quando si separarono anni prima e si sarebbe impegnato al massimo per far funzionare le cose, ma voleva che Harry desiderasse le stesse cose con la stessa intensità.

Quando lo vide tornare in sala con Neville che gli teneva una mano sulla spalla come per fargli coraggio, il suo cuore prese a battere all'impazzata...per amore e per paura.

Harry si sistemò al suo posto senza scambiare neppure uno sguardo con lui, ma Neville gli fece l'occhiolino e un rassicurante sorriso quindi si tranquillizzò...più o meno.

* * *

Intervento dopo intervento anche quella riuniuone finì ed arrivò il fatidico momento.
Fino a qualche ora prima l'idea di passare l'intero pomeriggio da soli a visitare quella fantastica città era sembrato un inaspettao regalo, ora invece era solo una fonte di sconfinata preoccupazione.
Era inutile però inventare scuse.

Dopo aver salutato alcuni dei presenti, compagni di delegazione compresi, nella sala rimasero soltanto loro due.
Draco guardava il vuoto, mentre Harry cercava di chiudere la valigetta che aveva portato con sé.
Finita questa "faticosa" operazione si voltò verso Draco che sentitosi osservare ricambiò lo sguardo indeciso sul da farsi.
"Andiamo?" chiese Harry dolcemente indicando l'uscita.
Draco senza nemmeno accorgersene fece cenno si sì con la testa e seguì Harry che era si era già incamminato.
"Harry..." Draco non sapeva di preciso cosa voleva dire, ma Harry capì lo stesso.
"Sarà un lungo pomeriggio per noi due..." disse sorridendo.

* * *

In sole arrivava caldo attraverso i rami spostati da una leggera brezza che odorava di mare.
Tutto intorno era tranquillo ed ispirava serenità e una sorta di sacralità.
Seduti su delle panchine dai cuscini decorati d'oro, nel cortile di un'antica scuola coranica trasformata in una splendida sala da te, Harry e Draco si godevano quell'atmosfra di pace...prima della tempesta.
Avevano scelto di andare nella parte babbana della città, considerandola come una specie di zona franca, lontana dalla magia.

"E' bellissimo!" sussurrò Draco guardando i muri bianchi dell'adificio.
"Già è bellissimo," gli fece eco Harry.

Stettero in silenzio, osservando ogni particolare di quell'edificio e anche della vicina moschea un po' per curiosità, un po' per perdere tempo.
Fu l'arrivo di un cameriere ad interrompere "l'esplorazione dell'ambiente".
In un corretto inglese dall'accendo arabeggiante chiese loro cosa volevano ordinare.
I due si guardarono indecisi.
"Lei cosa ci consiglia?" chiese Draco.
"Qui, al Sehzade, non potete che fumare un buon narghilè, signori. Potete scegliere tra più di cento gusti."
"No, no, no!" disse Draco con un deciso movimento della testa.
"Perchè no?" gli chiese Harry.
"Io non fumo!" Disse perentorio.
"Se mi permette, signore. Fumare il narghilè, non è come fumare una semplice sigaretta. Voi siete inglesi, vero?"
I due annuirono.
"Bè, fumare il narghilè qui è come per voi, bere il tea. O come bere una birra. Voi andate in locale e ordinate una birra, qui andate in un locale e ordinate un narghilè."
Draco sembrava ancora poco convinto, mentre Harry non vedeva l'ora di trovarsi davanti quell'aggeggio.
"Quali gusti avete?" chiese infatti.
"Cioccolato, menta, fragola, agrumi, cappuccino, Coca Cola..."
"Cosa? Cappuccino?" lo interruppè Draco.
"Si, signore. Cappuccino."
"A me ispira la menta..." disse Harry.
"Cappuccino e menta, signori?"
"Michiati insieme?" chiese Draco con aria schifata.
"Assolutamente no, signore. Un narghilè per ogni gusto."
"Per me va bene," disse Harry con un gran sorriso.
"Anche per me," disse Draco...un po' meno sorridente.

* * *

Il cameriere arrivò con tutto il necessario. Mise due grandi narghilè, uno dal vetro verde e l'altro dal vetro blu, ai lati della panchina su cui si erano accomomodati Harry e Draco e sistemò la brace all'interno dell'apposito contenitore.
Prima di lasciarli spiegò loro come fumare il narghilè e li salutò augurando loro una buona permanenza.

Continuarono per un po' a rimanere in silenzio cercando di non soffocarsi con il fumo aspirato male...
"Buono, però!" Disse Harry dopo tossito per circa 10 minuti.
"Si, decisamente. Non credevo..." concordò Draco.

* * *

Silenzio, silenzio e ancora silenzio.

"Vogliamo evitare l'argomento ancora a lungo?" chiese Draco guardando Harry negli occhi.
"Finora è stato facile," rispose Harry ironico guardando il cielo azzurro.

"Da dove iniziamo?" chiese Draco.
"Dal ponte."
"Cosa?"
"Cominciamo dall'ultima volta che siamo stati sul Tower Bridge."
"Era una notte bellissima."
"Già."

"Perchè non hai voluto provarci, Harry?"
"A fare cosa?"
Draco sbuffò.
"A stare insieme nonostante i chilometri."
Harry sospirò.
"Perchè ti amavo."

* * *

Harry era su quel ponte da quasi un'ora quando finalmente Draco lo trovò.

La notizia della sua partenza per Edimburgo non l'aveva colto di sopresa come tutti avevano pensato.
Aveva capito da tempo che Draco era attratto dal quella specializzazione e nel suo appartamento gli opuscoli informativi sulla scuola scozzese ce n'erano a bizzeffe. Anche un Tassoroso avrebbe capito.
Aveva anche origliato una conversazione tra Draco ed un professore alla scuola per Auror e da quel momento aveva capito quanto fosse importante per lui quella specializzazione.
Non riguardava soltanto la personale passione per quella branca della lotta contro la magia oscura, ma aveva a che fare anche con una sorta di riscatto, una rivalsa. Sembrava che riuscire a completare gli studi ed arrivare ad essere considerato un buon mago, affidabile, senza legami con un passato che non sentiva suo, per Draco fosse fondamentale...e con lui come distrazione, non ci sarebbe riuscito.
Se n'era convinto da tempo Harry e non riusciva a trovare nessun altro tipo di alternativa. Per questo motivo non aveva interferito, non si era messo in mezzo e non aveva nemmeno tentato di impedire la partenza della persona che amava.

Molto tempo dopo se ne penti', ma all'epoca era troppo tardi per tornare indietro.



Continua...



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